Grice e Macedo:
la ragione conversazionale e l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Macedo was a philosopher and a
friend of Aulo Gellio. Macedo. Keywords:
Livio. Macedo.
Grice e Machiavelli: l’implicatura conversazionale del
principe di Livio– Machiavelli at Oxford – filosofia toscana – filosofia fiorenina
– scuola di Firenze -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Grice:
“While Strawson prefers ‘The Prince,’ my favourite Machiavelli is the dialogo,
discorso, ovvero dialogo intorno della lingua –“ Grice: “The full title makes
it sound slightly analytic – ‘whether it should be called ‘florentine, Italian,
or tooscana’ I mean, a stipulation!” -- Grice: “Like me, we can call
Machiavelli a philosopher of language – the trend being very Florentine between
Machiavelli and Varchi.” -- possibly Italy’s greateset philosopher – Noto come
il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla
sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è esposto il concetto di ragion
di stato e la concezione ciclica della storia. Questa definizione, secondo
molti, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine
machiavellico, entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare
un'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata e, proprio per questa
connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari viene preferito il termine
"machiavelliano". L'ortografia del cognome è, purtroppo,
ambigua: la versione "Macchiavelli", quella della statua a lui
dedicata agli Uffizi, in attesa di chiarimenti dell'Ufficio Culturale del museo
o dell'Accademia della Crusca, andrebbe considerata ugualmente corretta in
lingua italiana. L'analisi della firma del filosofo, riportata qui accanto,
farebbe propendere per la "c" singola[senza fonte]. «Nacqui
povero, ed imparai prima a stentare che a godere.» (N. Machiavelli,
Lettera a Francesco Vettori.) Niccolò Machiavelli (scritto anche Macchiavelli
sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli Uffizi) nacque a Firenze, terzo
figlio, dopo le sorelle Primavera e Margherita e prima del fratello Totto; figlio
di Bernardo e di Bartolomea Nelli. Anticamente originari della Val di Pesa, i
Machiavelli sono attestati popolani guelfi residenti almeno dal XIII secolo a
Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre
Bernardo era tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa
quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in legge, risparmiatore per
carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta
da un suo Libro di Ricordi che è anche la principale fonte di notizie
sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo lontano pronipote, avrebbe
composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio
Niccolò. Cominciò a studiare latino con un certo Matteo, l'anno dopo si
dedicava allo studio della grammatica con Poppi, all'aritmetica e l'anno seguente affrontava le prove scritte
di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca
paterna: la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio Biondo, opere di Cicerone,
Macrobio, Prisciano e Marco Giuniano Giustino. Adulto, maneggerà anche Lucrezio
e la Historia persecutionis vandalicae di Vittore Uticense. Non conobbe invece
il greco, ma poté leggere le traduzioni di alcuni degli storici più importanti,
soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco, da cui trasse importantissimi spunti
per la sua riflessione sulla Storia. S'interessò alla politica anche prima di
avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera, la seconda
che di lui ci è pervenutala prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché
si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia
dei Pazziindirizzata probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore
fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo
Savonarola. Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò
Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto
negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata
teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato
allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica
attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di
corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri,
la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto
ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata,
parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona
fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi
giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel
fine ambiguo sorriso» (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)
Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già presentato
al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario della Seconda
Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un candidato
savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica e
religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto il
15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio
maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo
segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce
essere stato suo maestro. Per quanto i compiti delle due Cancellerie
siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari
esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda
Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà
e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della
Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore
responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di
compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il
«Segretario fiorentino». Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura
italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla
riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data
in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire
l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei
Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e
la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze,
autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera,
dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano,
alleato di Firenze. In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa
per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per
fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate
diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o
cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non
solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire,
perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti
si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle
mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli,
vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i
Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti
sarìa impossibile che reggessero». Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì
alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di
Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare
l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo
vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella
difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette
ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando
le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la
via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e
temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo
a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento,
quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato. Nessuna
prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la
giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle
critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo
corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per
sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore,
o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il
Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi
soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel
luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi,
lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il
commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro
riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la
Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della
Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di
Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte
francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le
rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze
non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono Luigi
a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la Repubblica
avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei francesiche
richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti accampati in
Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati fiorentini,
privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla ribellione di
Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna Cesare Borgia,
i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli interessi
fiorentini. Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la
Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle macchinazioni del
papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia,
Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga permanenza
nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura Gallorum, dove i
francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva fortuna; nella
buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et leggieri più tosto
tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo
Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su un piano d'analisi
prettamente politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato
moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperità della monarchia e
il raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione
peculiare delle "cose di Francia". Cesare Borgia «Questo
signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è
sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai
si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa
intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha
cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e
formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna» (Machiavelli, Lettera ai
Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce
della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna, si volse contro
Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle
tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di Luigi.
Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di sposare.
Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei figli:
Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di Piombino il 3
settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo Vitelli
s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di
Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì passò a
investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare trattative
con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio,
aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso giorno della caduta
della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino Machiavelli e il vescovo
di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero: ricevuti, si sentirono
ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La
crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi
queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre
terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno
successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, nel
quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di
ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente
la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani «fecero giudizio
differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare
voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati giudico ben
giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i
capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii ma
io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed Anziani non siano stati
trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si
debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia
pericolosissima.» Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e
tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni,
come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia
la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che appariva uomo accetto tanto
agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affidò a Machiavelli
fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale, formalmente
capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato, intendeva
tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia, stringendo
un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà d'azione nei suoi piani di
espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli Orsini, i Baglioni e
il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo stesso Bentivoglio di Bologna.
Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia, Firenzepur
diffidando del Valentinointendeva confermargli la sua amicizia, per non essere
investita dai suoi aggressivi disegni. Machiavelli giunse a Imola dal
Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze non aveva aderito all'offerta di
amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a Magione contro il
duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di alleanza, alla quale
Niccolò, affascinato dalla figura di Cesare Borgia, guardava con favore più di
quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta
la durata di quei tre mesi di campagna militare e, due ore dopo l'uccisione a
tradimento di Vitellozzo e di Oliverotto da Fermo, ne raccolse le parole «savie
e affezionatissime» per i Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per
avventarsi contro Perugia e Città di Castello. Firenze, a questo punto, decise
di mandare presso il Borgia un ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così
che il nostro Segretario lasciò il campo di Città della Pieve per fare ritorno
a Firenze. Vitellozzo Vitelli, ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo
et duca di Gravina in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da
pochi cavagli; et Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto
aflicto se fussi conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la
virtù dello huomo et la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati
adunque questi tre davanti al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello
ricevuti con buono volto Ma, veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò
con l'occhio a don Michele, al quale lLeverotto era demandata, che provedessi
in modo che Liverotto non schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si
adcompagnò con gli altri; et entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo
alloggiamento del duca, et entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca
fatti prigioni venuta la nocte al duca
parve di fare admazare Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo
insieme, gli fe' strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati
vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale
Orsino, l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale
nuova, a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel
medesimo modo strangolati» (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal
duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il
signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò
Cesare Borgia delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per
mantenere il ducato di Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle
vecchie signorie, mentre Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il
brevissimo pontificato di Pio III, Machiavelli fu inviato a Roma per il
conclave che il 1º novembre elesse Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del
Valentino, del quale pronosticò la rovina imminente, e cercò di comprendere le
intenzioni politiche del nuovo papa, che egli sperava s'impegnasse contro i
Veneziani, le cui mire espansionistiche erano temute da Firenze. O la sarà una
porta che aprirà loro tutta Italia, o fia la rovina loro. A Roma gli giunse la
notizia della nascita del secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come
la neve, ma gli ha il capo che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da
che somiglia voi parmi bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli,
che lungamente in questo scorcio di tempo aveva frequentato la casa del
cardinal Soderini, al quale forse prospettò già il suo progetto di costituire
una milizia nazionale che sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia
per Firenze. In Francia Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune
della Francia in Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad
opera dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di
Luigi XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della
nemica tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere
i progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere
in viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la
coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il
luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in
Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.
Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio,
ricevendo uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In
marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da
Jacopo d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo
tempo la stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi
degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se
invoca Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio
sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende
Firenze: «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al
successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia
tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue
imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra
tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto
s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a
dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual
porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier
accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto
se voi el tempio riapriste a Marte» (Decennale primo, vv 529-549) I
tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese
il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai
loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col Baglioni,
ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per cercare
invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio a Siena.
In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per
presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti
diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito popolare
potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal Soderini,
Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati,
istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima parata di
una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella successiva
conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa di Prato del
1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna,
con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente possesso del Regno di
Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di Giulio II,
deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa
chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al
signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come Firenze, dei
francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si
trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al
quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli dimostrò di
godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo
aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua voltadopo però
che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che, con la sua
corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13 settembre,
la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e rimprovero
del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il coraggio di
opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo
aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei
Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11 novembre.
Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò ancora
dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i Nove
ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili
militari della Repubblica. In Germania Massimiliano I d'Asburgo Il
nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re dei Romani»
Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla
penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore del
Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli
l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza
della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e
lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte, e le lunghe trattative sull'esborso preteso da
Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli
fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria. Da questa
esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna,
compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose
della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto
delle cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande
potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le
popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare
le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e
quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati
non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni
delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo
scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra
loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre
cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in
publico». Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai
minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta
la Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa
causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non
basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a
uno imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza
potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore,
è limitata dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una
realtà simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire
l'imperatore, «perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi
potente, è domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia
di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi
il re di Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne
qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede». La
conquista di Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa,
Firenze mandò Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati
prelevati da San Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile.
Riunite altre milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno;
poi, il 4 marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di
cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli
ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove
truppe, in maggio era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava
finalmente la pace. Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu
firmata la resa e l'8 giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò
Capponi, Antonio Filicaia e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio
era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a
Cambrai, Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la Repubblica
veneziana che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in
giugno, anche Verona, Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da
parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo
acconto in ottobre, Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a
Massimiliano, che era stato però costretto alla ritirata dalla controffensiva
veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E
Machiavelli commentava dei «due re, che l'uno può fare la guerra e non vuol
farla, l'altro ben vorrebbe farla e non può», riferendosi a Luigi e a
Massimiliano che se n'era tornato in Germania a chiedere soldati e denari ai
principi tedeschi. Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, se ne
tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto grazie alle divisioni degli
alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza
Venezia per avere le mani libere nella pianura padana, Giulio II la voleva
abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie
ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del
papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a
Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo. Machiavelli confermò
l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse
impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di volgere contro Firenze
forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il
conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilità di un impegno
nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il 19
ottobre, convinto che la guerra fosse ineluttabile. Le vittorie militari non
furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che
condannasse il papa, provocò l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il 22
settembre 1511 Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un
breve rinvio del concilio: dalla Francia andò a Pisa e riuscì a ottenere il
trasferimento del concilio a Milano. Il ritorno dei Medici a Firenze Le
fortune di Luigi XII volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione guidata
dal papa, era costretto ad abbandonare la Lombardia, lasciando Firenze
politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Pier Soderini
fuggì a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il
7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo 10
novembre fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il 17 gli
fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio. Giuliano de' Medici
duca di Nemours Il nuovo regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino
Capponi, accusati di aver complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli
a morte. Anche Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu
anche torturato (gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze,
la "colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di
Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma
scherzosa, la sua condizione di carcerato: «Io ho, Giuliano, in gamba un
paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo'
contalle, poiché così si trattano i poeti Menon pidocchi queste parieti
grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in
Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello» Giulio
II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo
il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di
guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli
cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori
e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo podere
dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San Casciano in
Val di Pesa. L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra le giornate
rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra la prima
Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al
suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma scritto
in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica dapprima
a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516, a Lorenzo
de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo postumo, nel
1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel
«redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un Medici
si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era stato
relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia. Sperava che l'amico
Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo desiderio che
questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono
stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro
servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede
mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non
debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni
che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è
testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue
luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della
nostra letteratura: L'Albergaccio di Machiavelli a Sant'Andrea in
Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in
su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi
metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique
corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di
quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno
parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per
loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia;
sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte;
tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo
ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione
ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus» (Lettera a
Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514 a Firenze, continuò a sperare a
lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del Principe, lo facesse
introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto
dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a
favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di
Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i
pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose
antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti
dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto
delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto
laudarla né tanto amarla che la non meritasse più». La guerra, ripresa in
Italia dalla discesa del nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel
settembre 1515 con la sua grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro
la vecchia «Lega santa»: Leone X dovette accettare il dominio francese in
Lombardia e la stipula a Bologna di un concordato che riconosceva il controllo
reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote
Lorenzo, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo
invano dedicava Machiavelli il suo Principe: la sua esclusione dalla gestione
degli affari di Firenze continuava. Si diede a frequentare gli «Orti
Oricellari», latineggiamento che indica i giardini del Palazzo di Cosimo
Rucellai, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni,
Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli
Albizi, Filippo de' Nerli e Battista della Palla. Qui vi lesse probabilmente
qualche capitolo di quell'Asino, poemetto in terzine che voleva essere una
contaminazione fra l'Asino d'oro di Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma
che lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio. Machiavelli si era già cimentato, quando
ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali:
una imitazione dell'Aulularia di Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a
Nebulae di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro
letterario, la commedia Mandragola, nel cui prologo egli inserisce un accenno
autobiografico «scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van
pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch'altrove non have dove
voltare el viso; ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra
virtue, non sendo premio alle fatiche sue.» Intorno a quest'anno vanno
collocate la traduzione dell'Andria di Terenzio e stesura della novella di
Belfagor arcidiavolo o Novella del demonio che pigliò moglieil suo titolo
preciso è attualmente stabilito in Favolail cui tema di fondo è la visione
pessimistica dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio
interesse a danno, se necessario, di quello di ciascun altro. Il ritorno
alla vita politica Lorenzo de' Medici morì, lasciando il governo di Firenze al
cardinale Giulio. Costui, favorevole a Machiavelli, lo incaricò della stesura
di una storia della città sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato
dall'incarico, diede alle stampe nel 1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo
stesso cardinal Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a
Carpi presso il governatore Francesco Guicciardini di cui, pur avendo opposte
visioni della Storia, divenne buon amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il
favore di papa Clemente VII offrendogli le Istorie fiorentine. Nel frattempo
giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e
l'affidamento di missioni militari in Romagna in collaborazione col
Guicciardini. I Medici furono
cacciati da Firenze e venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si
propose come candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne
respinto in quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente
VII. La delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente,
cominciò a peggiorare vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu
sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia
nella basilica di Santa Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento
nella basilica stessa; esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago
marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par
elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome). Pensiero
Machiavelli e il Rinascimento Con il termine machiavellico si è spesso indicato
un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon
principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari,
capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli
interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale
che Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una
tradizione politica che già in Cicerone affermava: "un buon politico deve
avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere
amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti". Con
Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della politica.
Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel
modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la
capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del faber
fortunae suae. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e
ragion di Stato che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome
del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da
teologia e morale e non ammette ideali, è un gioco di forze finalizzate al bene
della collettività e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e
princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai "fatti": "Mi
è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa
piuttosto che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione
antropocentrica che si richiama all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli
ideali del Rinascimento. Nel “Dialogo intorno alla nostra lingua” dà un
giudizio severo su Alighieri. Alighieri è rimproverato di negare la matrice
fiorentina della lingua della Commedia. Il passo assume i caratteri dell'invettiva
contro Aligheri, accusato di aver infangato la reputazione di Firenze:
«Alighieri il quale in ogni parte mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et
per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della
patria sua, la quale, fuori d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò
con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accusò
quella d'ogni vitio, dannò gli uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi
et delle legge di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica,
ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria
dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et
per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente
prosperata et fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in
tanta felicità et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli
accuserebbe sé stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia,
vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.» Poi, durante un altro
scambio immaginario con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere
"goffo", "osceno", addirittura "porco" del
registro utilizzato nell'Inferno: «Aligheri mio, io voglio che tu
t'emendi, et che tu consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera;
et vedrai che, se alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu:
perché, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi
versi non hai fuggito il goffo, come è quello: "Poi ci partimmo et
n'andavamo introcque"; non hai fuggito il porco, com'è quello:
"che merda fa di quel che si trangugia"; non hai fuggito
l'osceno, com'è: "le mani alzò con ambedue le fiche"; e
non avendo fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver
fuggito infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella» Autografo
delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento
verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia
fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche
le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica
della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li
medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica
della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla
capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente
le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i
mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo
anche violenza, se necessario, alla legge morale. Non a caso il Principe,
nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i
sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo,
a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è
rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La
storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene esclusivamente
pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione politica e nel
pensiero del tempo si identifica con la persona del principe. Di
conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi protagonisti, ai
pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di
coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una creazione individuale
legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la fine del principe può
determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio a Cesare Borgia. Il
Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la scoperta che la
politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il cui studio
rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente retta la storia;
da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una vigorosa
concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla
responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece
del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola
nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del
Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino
(es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia,
Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia;
così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di
una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il
patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che
spezzava in due la penisola. Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un
problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea
dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli
concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma
la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio
che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in
patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della
"nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento
culturale). Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello
studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati,
quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne
uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni
programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a
vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo
preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al
recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in
modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una
figura rispettata e conosciuta in loco). Altro elemento caratteristico
del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei
sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere
amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in
un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile
per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la
posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando
che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo,
fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente
la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a
proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì
una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".
Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia "volpe"
che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversità sia tramite
l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo
atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia violenta o di
astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata
la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della
libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase "il fine
giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo perché la parola "giustifica"
evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non vuole
"giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro metro
di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine politico,
l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello Stato. Machiavelli
nella stesura del Principe si rifà alla reale situazione che gli si presentava
attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso,
forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati da un
fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe che voglia portare
alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovrà seguire. Fuori dai
suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli stende un
vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorrà impugnare
le armi. Alle accuse di sola illiberalità od autoritarismo, si può dare una
risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili", ritratto di
un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben più solida del
Principe nato dal consesso dei "grandi", cioè dei grandi proprietari
feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno troviamo
un'ampia trattazione di pregi e dei difetti. Controversie sul Principe
«Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed
alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue» (Ugo Foscolo,
Dei sepolcri) La gelida obiettività e un certo cinismo con cui Machiavelli
descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un
capo di Stato deve mettere in atto, colpì i critici. Così, da una parte vi è la
linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il Principe" è un
trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso saprà
come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante
della stabilità dello stato. Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo
cui il trattato di Machiavelli, che era originariamente un repubblicano, ha
come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocità
compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza
avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in
guardia e difendersi quando si dimostra necessario. Il principe è visto anche
come figura assai drammatica, la quale, per il bene dello stato stesso, non si
può permettere di lasciare spazio al proprio carattere, diventando così quasi
un uomo-macchina. Secondo alcuni, Machiavelli venne in realtà accusato da subito
di nicodemismo, e: «...di non aver mirato ad altro, in quel libro, che a
condurre il tiranno a precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui
graditi...» (Attribuita a Niccolò Machiavelli[28]). Machiavellismo §
L'antimachiavellismo e il repubblicanesimo. Gli esponenti di questa seconda
interpretazione (la cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal
XVII secolo, e avanzata per la prima volta da Alberico Gentili spirandosi a
Reginald Pole, poi ripresa da Traiano Boccalini e in seguito Baruch
Spinoza)[31], furono numerosi soprattutto in ambito illuminista (anche se venne
rifiutata da Voltaire), che vedeva in Machiavelli un precursore della politica
laica e del repubblicanesimo: la sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques
Rousseau[33], Vittorio Alfieri[34], Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36],
gli enciclopedisti (in primis Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean
Baptiste d'Alembert), Foscolo e Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto
nell'Ottocento, prima e durante il Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che
Foscolo scrive nei "Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove
posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli
allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue».
Forse alcuni di essiad esempio, per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi
alternativa di Spongano e riportata anche da Mario Pazzagliaritenevano anche
che, pur essendo Il principe un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse
utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida
l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli. In generale, per i sostenitori di questa
lettura, Il principe avrebbe, come le satire (ad esempio Una modesta proposta
di Jonathan Swift), uno scopo opposto a quello apparente, come avverrà anche
per alcuni scritti di epoca romantica (Lettera semiseria di Grisostomo di
Giovanni Berchet o alcune Operette Morali di Giacomo Leopardi). In epoca
più recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici è prevalsa la prima
interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la libertà e
concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive
mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi,e la sua
concezione anticipatrice del realismo politico e della cosiddetta realpolitik. L'interpretazione
obliqua è stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi
del drammaturgo e attore Dario Fo. Il modello linguistico prescelto da
Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo
scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di scrivere qualcosa di utile e
chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di
immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello
boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti,
provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un
ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La concretezza
è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed essenziale, tratto
dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al concetto
astratto. In generale si parla di uno stile "fresco", come lo
ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là del bene e del male, con un
riferimento particolare all'uso della paratassi, a una certa sentenziosità
delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito di un maggior
rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti che, se espressi
con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da decifrare, e
riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità espositiva. Opere
Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di Pisa, Parole da dirle
sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino
nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il
duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto delle cose di Francia, Ritratto
delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi sopra la prima deca di Tito
Livio, Dell'arte della guerra, La vita di Castruccio Castracani da Lucca, Istorie
fiorentine, )Riedizione Istorie fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo
intorno alla nostra lingua, Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor
arcidiavolo, Epistolario, L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio:
Legazioni, commissarie, scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza,
Roma-Bari. Drammaturgie minori Clizia, Andria, traduzione-rifacimento
dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi
Airbus Nella cultura di massa Il suo nome, modificato in "Makaveli",
venne usato dal rapper statunitense Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni
e un album uscito postumo. Niccolò Machiavelli viene proposto anche nel
videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito Assassin's Creed: Brotherhood, in
veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo assume un ruolo particolarmente
importante, insieme ad altri personaggi dell'Italia rinascimentale. Niccolò
Machiavelli è, assieme a John Dee, il principale antagonista della serie di
romanzi fantasy I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale (come capo dei
servizi segreti francesi), scritta da Michael Scott. Nella mostra "Il
Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo" (Roma, Complesso del
Vittoriano, Salone Centrale, promossa dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana
e dalla sezione italiana di Aspen Institute, la sezione "Machiavelli e il
nostro tempo: usi e abusi" presenta, tra altre "opere", Figurine
Liebig, pacchetti di sigarette, schede telefoniche, trading card, cartoline,
francobolli, giochi da tavolo e videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie
I Borgia di Neil Jordan è interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band
belga, catalogabile sotto il genere progressive rock. Il nome della band è un
chiaro omaggio a Niccolò Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da
Vincenzo Crea, Edizione nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di
Niccolò Machiavelli, Salerno Editrice di Roma: Il principe, Mario
Martelli, corredo filologico Nicoletta Marcelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio,
Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti politici minori, Giorgio Masi,
Jean Jacques Marchand, Denis Fachard, Opere
storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo Varotti, ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia, Pasquale
Stoppelli, Scritti in poesia e in prosa,
Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo Grazzini,
Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi, ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques
Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti
di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele
Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie.
Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini. La famosa frase
"Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso
come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis,
con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli
espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia
della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un
piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha
gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo
libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e
scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice
di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il
successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina. Molte
difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi all'autore
questa o quella intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una discussione
limitata e un Machiavelli rimpiccinito".
Celebrazioni per il V centenario del Principe di Machiavelli, Accademia
della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri dei battesimi: Niccolò Piero
e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa Trinita, nacque a dì 3 a hore 4,
battezzato a dì 4 Dal Villani, nella sua
Cronica. In Discorsi di Architettura del senatore Giovan Battista Nelli,La sua
trascrizione del De rerum natura è nel manoscritto Vaticano Rossiano L. Canfora, Noi e gli antichi, Milano Giovio,
Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio graecae atque
latinae linguae flores accepisse» R.
Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il Senato romano
fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, "La
sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si accentua
progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto
dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga
tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante
res perdita, post res perditas: dalle dediche del Decennale primo a quella del
Principe, Interpres: rivista di studi quattrocenteschi:Roma: Salerno,. Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere
incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone
giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo,
e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a'
prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro. Ed avessi fatto una
cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella
potesse dependere» Nella sua Storia
d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le
opere storiche, politiche e letterarie. Lettera ai Dieci, Il carcere, la
tortura e il ritiro all'Albergaccio, su viv-it.org. Ottenendo un giudizio
evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera a Francesco Vettori, David Quint, Armi e nobiltà: Machiavelli,
Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi italiani. De credulitate
et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra. Il
machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo, Treccani, 2Citata
in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De legationibus. R. POLE,
Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae che talvolta elogiarono però anche alcuni
consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come
instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere
il popolo nella superstizione, del trattato sulla tolleranza, afferma
l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il
popolo La fortuna di Machiavelli nei
secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma,
essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la
libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia
come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione
insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie
fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata
finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia
vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo... in fondo, quanto
scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani fingendo di dare
lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli. Rousseau, Il contratto sociale. Dal
solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là ricavare alcune massime
immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe in luce (a chi ben
riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed avvedute crudeltà
dei principi che non certamente per insegnare ai principi a praticarne...
all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra Tito Livio, ad
ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume, verità, ed
altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e nell'autore
s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di libertà, e un illuminatissimo
amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e delle lettere,) «Con quel libro, se la sapessimo tutta, egli
si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due colombi ad una fava:
presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta e naturale una
caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si risolvessero a
non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare insidiosamente i Medici
a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il collo, seguendo i
fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in quella sua
dannata opera.» G. Galanti, Elogio di N.
Machiavelli cittadino e segretario fiorentino
Alessandro Arienzo, BORRELLI, Anglo-American Faces of M., Voce
"Machiavellismo" dell'Encyclopedie
Franco Ferrucci, Il teatro della fortuna: potere e destino in
Machiavelli e Shakespeare, Fazi Editore, Mario Pazzaglia, Note ai Sepolcri, in
Antologia della letteratura italiana, cfr. l'inizio del Dialogo di Tristano e
di un amico. Introduzione a: ORIANI, M.
//repubblica/rubriche/la-parola news/realpolitik Realpolitik Video di Fo che parla di M. (trasmissione tv
Vieni via con me, su youtube.com. Il Principe di M. e il suo tempo. Catalogo
della mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La su M. è sterminata. Tentativi di redigerla
sono stati realizzati da Achille Norsa, Il principio della forza nel pensiero
politico di M., seguito da un contributo bibliografico, Milano Silvia Ruffo
Fiore, M.: an annotated bibliography of modern criticism and scholarship, New
York‑Westport‑London 1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie
del Machiavelli, in "Lettere italiane", Cutinelli‑Rendina, Rassegna
di studi sulle opere politiche e storiche di M., in "Lettere italiane",
Nell'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi
l'opera Machiavelli: enciclopedia machiavelliana. Di seguito una selezione di
studi. Gilbert, M. e la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, LEFORT,
Le travail de l'oeuvre M., Paris, Gallimard, Marchand, M.: I primi scritti
politici Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova, Antenore, Riccardo
Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova Italia editrice, Roberto
Ridolfi, Vita di M., Firenze, Sansoni, CHABOD, Scritti su M., Torino, Einaudi, John
Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico
fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino, Dionisotti,
MACHIAVELLERIE, Torino, Einaudi, SASSO, M.: Il pensiero politico; La storiografia, Bologna, Il mulino (Napoli);
Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell'età moderna, Roma-Bari,
Laterza, Gennaro Sasso, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, I-IV, Milano-Napoli,
Ricciardi, Viroli, Il sorriso di Niccolò, storia di M., Roma-Bari, Laterza, Cutinelli-Rendina,
Chiesa e religione in Machiavelli, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici
internazionali, Ugo Dotti, Machiavelli rivoluzionario: vita e opere, Roma,
Carocci, Bausi, M., Roma, Salerno editrice, INGLESE, Per M.: l'arte dello
stato, la cognizione delle storie, Roma, Carocci, Corrado Vivanti, Niccolò
Machiavelli: i tempi della politica, Roma, Donzelli, Andrea Guidi, Un
segretario militante. Politica, diplomazia e armi nel Cancelliere M., Bologna,
il Mulino, Pedullà, M. in tumulto. Conquista, cittadinanza e conflitto nei
'Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio', Roma, Bulzoni,. William J.
Connell, Machiavelli nel Rinascimento italiano, Milano, FrancoAngeli, Attilio Scuderi, Il libertino in fuga. M. e
la genealogia di un modello culturale, Roma, Donzelli, Ciliberto, Niccolò
Machiavelli. Ragione e pazzia, Roma-Bari, Laterza,. Altri contributi A.
Montevecchi, Machiavelli, la vita, il pensiero, i testi esemplari, Milano E. Janni,
Machiavelli, Milano S. Zen, Veritas ecclesiastica e M., in Monarchia della
verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium (La
Ricerca Umanistica, Cosimo Scarcella, Machiavelli, Tacito, Grozio: un nesso
"ideale" tra libertinismo e previchismo, in "Filosofia",
Torino, Mursia, M. Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato
Pontificio in Collectanea Archivi
Vaticani, Città del Vaticano 2002 F. Raimondi, Machiavelli, in La politica e
gli stati, Roma 2004 Pasquale Stoppelli, La Mandragola: storia e filologia.
Roma, Bulzoni, Figorilli, M. moralista. Ricerche su fonti, lessico e fortuna.
Napoli, Liguori editore, A. Capata, Il lessico dell'esclusione. Tipologie di
Virtù in Machiavelli', Manziana, 2008. Giuliano F. Commito, IUXTA PROPRIA
PRINCIPIA Libertà e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia,
Aracne, Roma, Ferri, L'opinione pubblica e il sovrano in M., in «The Lab's
Quarterly», Pisa. Giuseppe Leone, Silone e Machiavelli: una scuola... che non
crea prìncipi, Centro Studi Silone, Pescina. Machiavelli i Guicciardini, Lublin, Marietti,
"M.: l'eccezione fiorentina", Fiesole, Cadmo, Marietti, Machiavel,
Paris, Payot et Rivages, Enzo Sciacca, Principati e repubbliche. Machiavelli,
le forme politiche e il pensiero francese del Cinquecento, Tep, Firenze 2005
Frédérique Verrier, Caterina Sforza et M. ou l'origine du monde, Vecchiarelli, Cutinelli-Rendina,
Introduzione a Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Lettera a Francesco Vettori
Letteratura italiana Francesco Guicciardini Teoria della ragion di Stato
Istorie fiorentine Barbara Salutati Machiavellismo. Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M.
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Niccolò Machiavelli, in Dizionario di storia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana,.M., su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico
della Svizzera. M. su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Niccolò Machiavelli, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Niccolò Machiavelli, su Find a Grave. Liber Liber. openMLOL,
Horizons Unlimited Progetto Gutenberg. Audiolibri di M. su LibriVox. di Niccolò Machiavelli, su Internet
Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Goodreads. Catalogo Vegetti della letteratura
fantastica, Fantascienza.com.Discografia nazionale della canzone italiana,
Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi. M. su Internet Movie
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Machiavelli, Niccolò, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Fabrizio Franceschini, M. Enciclopedia dell'italiano, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, -. il Principe, ediz. Istorie fiorentine, ediz. Le
opere minori di Machiavelli, su machiavelli.letteraturaoperaomnia.org. Opere di
M. con giunta di un nuovo indice generale delle cose notabili, Milano, per Silvestri,
Rassegna bibliografica degli studi machiavelliani: una ricognizione dei
contributi scientifici dedicati al Machiavelli negli ultimi decenni. Grice: “L. J. Cohen told me
that he once asked for the MS of The Prince at his college – and they told him:
‘We cannot find it!’ --. Niccolò
di Bernardo dei Machiavelli. Niccolò Machiavelli. Marchiavelli. Keywords: Livio,
storia romana – H. P. Grice on the history of England – Livio, storia romana
–la storia romana come fonte d’essempi nella filosofia romana --il principe,
Macchiavelli fascista – l’ossessione dal duce per Machiavelli, la dottrina
fascista dello stato machiavellico, impiegatura Machiavelli. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Machiavelli," per
il club anglo-italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Grice e Macrobio: l’implicatura conversazionale -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Ambrosio Teodosio
Macrobio. MACROBIO AMBROSIO
MACROBIO TEODOSIO adere al Platonismo. E praefectus praetorio Hispaniarum,
proconsole d’Africa, praepositus sacri cubiculi, gran ciambellano. È
ignota la patria di Macrobio. Certamente Macrobio dove essere legato da
stretti rapporti alla famiglia dell’oratore Simmaco, a un figlio o nipote del
quale dedica un saggio. Scrive un commento al Sogno di Scipione
di CICERONE, che ci è giunto intero, e i Saturnalia, lacunosi. Dal
saggio "De differentiis et societatibus graeci latinique verbi",
Delle differenze e concordanze del verbo greco e del latino," restano
soltanto estratti, nulla può risultare sull’argomento. Nel
"Commento", dedicato al figlio Eustachio, cerca d’interpretare in
senso platonico il saggio di Cicerone, accumula molta erudizione e perciò
spesso si occupa di argomenti che poco hanno da fare col suo oggetto. I
frequenti riferimenti al "Timeo" e le lodi del Platonismo -- Platone
e Plotino sono chiamati, i principi della filosofia -- fa supporre che Macrobio
si sia servito di un commento platonico a quel dialogo, probabilmente di quello
di Porfirio, derivato in ultimo dal commento di Posidonio.Si è anche pensato a
una fonte latina intermedia e sulla questione sono state presentate svariate
ipotesi.In ogni caso, anche se non si giunge a considerare Macrobio come un
semplice trascrittore di una o due opere altrui, che non mette nulla di suo, si
può sospettare che non abbia letto i numerosi autori che cita, Posteriori
al Commento sembrano i Saturnali in 7 libri, scritti prima della pubblicazione
del commento virgiliano di Servio, pure dedicati al figlio Eustachio, al quale
volle presentare i risultati dei suoi studi di autori di cui generalmente
riprodusse le parole. Però cerca di organizzare tali temi fingendo di
riprodurre le conversazioni che, durante banchetti fatti in occasione delle
feste dei Saturnali, avevano tenuto persone insigni per cultura su argomenti
svariatissimi. Quest'opera, che e espressione del genere letterario dei
simposio o convito iniziato da Platone, contiene materiali molto diversi, sia
per il significato delle questioni trattate, che per l’importanza delle notizie
riferite. Macrobio cita numerose fonti, ma non è sicuro che le conosca
direttamente tutte, tanto più che non nomina quelle di cui deve essersi servito
più largamente, Plutarco ("Questioni conviviali") e Aulo Gellio. I
libri più significativi sono quelli IV-VI, che riguardano VIRGILIO, di cui si
esalta la universale e profonda sapienza su ogni argomento. Le dottrine
filosofiche che M. espone nel commento al Scipione di Cicerone si conformano al
Platonismo di Plotino. Il divino o il buono, causa prima e origine di
tutti gl'esseri, che trascende il pensiero e il linguaggio umano, e
l’intelletto (nous o mens) che include in sè la idea o il modello originali
della cosa.L’intelletto è poi identificato alla monade o unità prima pensata
col neo-Pitagorismo, non come numero, ma come la sorgente e l’origine dei
numeri. L’intelletto, a sua volta, genera l’anima cosmica, identificata
a GIOVE, che è principio di vita per tutte le cose corporee che essa forma
imprimendo nella materia l’immagine dell'idea.Così una sola luce divina
illumina tutte le cose, connesse tra loro da vincoli reciproci e
ininterrotti. Nei corpi del cielo e delle stelle il principio animatore è
una pura attività razionale.Nella filosofia psicologico, M. dice che nell’uomo
ad essa anima si uniscono l'anima sensitiva e l'anima vegetativa, che sole
si trovano negl'esseri inferiori. Rispetto alla esistenza dell'anima,
prima e dopo la sua unione col corpo, alla sua discesa dal cielo e alla ascesa ad
esso, È pp alla reminiscenza, alla sorte che l’attende dopo la morte.Macrobio
si conforma alle dottrine che il Neo-Platonismo deriva dalla tradizione
pitagorico-platonica e che appartenevano al patrimonio comune della coscienza
dell’età sua. Anche per M. il corpo è un sepolcro dell'anima (soma sema),
sicchè la filosofia deve insegnare all'uomo a liberare l’una dai vincoli
dell’altro.Perciò, riprendendo la teoria plotiniana delle virtù, Macrobio pone
su quelle politiche (dell’uomo nella vita sociale) la virtu purgativa, che lo
purificano dal contagio del corpo, che sono proprie di chi vuole immergersi
nella contemplazione filosofica, quelle di chi ha raggiunto tale scopo,
liberandosi completamente dalle passioni e al di sopra di tutte, la virtù
contemplativa dell’intelletto. Il commento ha così trasmesso al pensiero
medioevale la conoscenza di numerose teorie platoniche e neo-platoniche, fra le
quali ha particolare importanza l’identificazione dell'idea a un pensiero
divino. Ambrogio Teodosio Macrobio. Macrobio raffigurato in una miniatura
del Medioevo Ambrogio Teodosio M. (in latino: Ambrosius Theodosius Macrobius) è
un filosofo Italiano. Studioso anche di astronomia, sostenne la teoria geo-centrica. Una
pagina dei Commentarii in Somnium Scipionis di M.. Della vita di Macrobio non
si sa molto e quel poco che è stato tramandato dai suoi contemporanei non è del
tutto affidabile. Così è dubbio se vada identificato con il M. che fu
proconsole d'Africa o col Teodosio prefetto del pretorio d'Italia, Africa e
Illirico, identificazione oggi condivisa dalla maggior parte degli studiosi. Due
cose appaiono però certe agli storici moderni: che M. nacque nell'Africa romana
e che non professasse il Cristianesimo (come creduto nel corso del Medioevo),
ma fosse pagano. Opere Lo stesso argomento in dettaglio: Saturnalia
(M.). I Saturnalia, la sua opera principale, sono un dialogo erudito che si
svolge in tre giornate, raccontate in sette libri, in occasione delle feste in
onore del dio Saturno. L'opera ha un carattere enciclopedico ed è centrata
principalmente sulla figura di VIRGILIO, anche se i suoi contenuti spaziano
dalla religione alla letteratura e alla storia fino alle scienze naturali. M.
contribuì significativamente all'esegesi dell' “Eneide” e dell'opera di
Virgilio più in generale. Inoltre è grazie a lui se ci sono pervenuti frammenti
di vari autori famosi, tra i quali spiccano Ennio e Sallustio, e se si è
mantenuto il ricordo di autori meno conosciuti come Egnazio e Sueio. Nei
Commentarii in Somnium Scipionis, partendo dal Somnium Scipionis di Cicerone,
scrive un commentario in due libri, dedicato al figlio Eustazio. In questi due
libri emerge il pensiero filosofico neoplatonico: Dio, che è origine di tutto
ciò che esiste, crea la mente (noûs), che crea l'«anima del mondo; a sua volta
l'anima del mondo, a poco a poco, volgendo indietro lo sguardo, essa stessa,
incorporea, degenera fino a diventare matrice dei corpi. M. compose anche
un'opera grammaticale dedicata al verbo greco e latino, De verborum graeci et
latini differentiis vel societatibus (titolo da preferire al più diffuso de
differentiis vel societatibus graeci latinique verbi, basato sia su fonti
grammaticali come Apollonio Discolo, Gellio, e una fonte utilizzata anche da
Carisio e Diomede. L'opera nella sua forma originale non si è conservata ma ne
restano ampi estratti, i più importanti dei quali sono quelli realizzati nel IX
secolo molto probabilmente ad opera di Giovanni Scoto Eriugena. Un altro gruppo
di estratti, più limitato ma testualmente molto valido, è conservato in alcuni
fogli di un manoscritto bobbiese scritto fra il VII e l'VIII secolo. Infine
l'operetta macrobiana è stata ampiamente utilizzata da un trattato grammaticale
sul verbo latino, composto forse in area orientale e tramandato anch'esso da un
codice di provenienza bobbiese. Tutte queste testimonianze ci consentono di
farci un'idea piuttosto precisa del contenuto della perduta trattazione
macrobiana, che sembra destinata, più che ad una utilizzazione scolastica, a
fornire esempi e discussioni erudite sul sistema verbale latino, utile
soprattutto per un lettore colto, in possesso di una buona formazione
linguistica. Va inoltre notato come questa sia in pratica l'unica opera latina
dedicata esplicitamente ad un'analisi sistematica del sistema verbale latino,
che trova qualche analogia solo in alcune sezioni della grammatica di
Prisciano. Ampie parti dell'opera furono citate in un manoscritto del IX secolo
attribuito a Scoto Eriugena. Durante il Medioevo Macrobio fu identificato come
cristiano e per questo poté godere di una buona reputazione, che gli permise di
essere letto, studiato e citato dai più illustri filosofi come Pietro Abelardo.
Le sue opere furono copiate dagli amanuensi nei monasteri e così non venne
dimenticato, ma, terminato il Medioevo, in un primo tempo non venne considerato
dagl’umanisti, che poi invece lo ripresero. Non ha avuto tuttavia grande
considerazione nel XV secolo, poiché, al Neoplatonismo, la maggior parte degli
studiosi preferiva le opere di Platone stesso. L'appartenere ad un periodo così
tardo della storia antica non gli ha mai giovato e solo oggi si sta riprendendo
lo studio delle sue opere in modo più approfondito, pur con meno intensità
rispetto al Medioevo. In effetti gli studiosi oggi non analizzano tanto l'opera
di Macrobio per conoscerne e apprezzarne il pensiero, ma cercano più che altro
di dargli una datazione e un'identità. Codice teodosiano. ^ P. De Paolis
in Lustrum, n. 28, 1986. ^ Cicerone, De re publica, lib. VI. ^ Macrobio
Ambrogio Teodosio, su romanoimpero.com. Bibliografia (LA) Ambrogio Teodosio
Macrobio, In Somnium Scipionis, (Venetiis..., Per Augustinum de Zannis de
Portesio : ad instantia Do. Lucam Antonium de Giunta, 1513 Die xv. Iunii). M.,
Commento al sogno di Scipione, testo latino a fronte, Saggio introduttivo di
Ilaria Ramelli, traduzione, bibliografia, note e apparati di Moreno Neri,
Milano, Bompiani, 2007. Macròbio, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Alessandro Olivieri,
MACROBIO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Ambrosius Theodosius Macrobius, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Modifica su Wikidata (LA) Opere di M. su Musisque Deoque. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su
digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro.
Modifica su Wikidata Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su Open Library, Internet
Archive. Modifica su Wikidata (FR) Pubblicazioni di Ambrogio Teodosio Macrobio,
su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
Macrobio a Ravenna Archiviato il 10 aprile 2018 in Internet Archive., su
patrimonioculturale.unibo.it V · D · M Grammatici romani V · D · M Platonici. Portale
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Scrittori romani Grammatici romani Funzionari romaniScrittori del V
secoloRomani del V secoloNeoplatonici. Macrobio is best known as the author of Saturnalia, a
semi-philosophical dialogue that covers a wide range of topics, although its
principal one is the poetry of Virgil. However, there are also some reflections
on religion and matters of psychology. More interesting philosophically is a
commentary he wrote for his son on the Dream of Scipio by Cicerone – an extract
from his Republic). In it Macrobio explores the nature of the soul, mainly from
the point of view of the Accademy. The ssoul’s immortality and divine nature
are discussed in the light not only of philosophy but also in that of the
science of his day. Ambrogio Teodosio
Macrobio. Keywords: Macrobio. The Swimming-Pool Library.
Grice e Màdera: l’implicatura conversazionale della
carta del senso – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Varese). Filosofo italiano. Varese, Lombardia. Grice:
“I like Madera; especially because he uses words I love, like ‘sense’ – ‘la
carta del senso’ and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha insegnato a Calabria
e Venezia. È membro dell'Associazione italiana di psicologia analitica, del
Laboratorio analitico delle immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco
della sabbia nella pratica analitica), e fa parte della redazione della Rivista
di psicologia analitica. Fonda i Seminari aperti di pratiche filosofiche
di Venezia e di Milano e PhiloPratiche filosofiche a Milano. Studia Jung.
Define la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso
"analisi biografica a orientamento filosofico", formando la Società
degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A Orientamento Filosofico”,
pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare il metodo psico-analitico,
nata agli inizi Professoree oggi praticata in diverse città. La pratica
dell'analista filosofo si rivolge alle dimensioni “sane” ed è volta alla
ricerca di senso dell'esistenza dell'analizzante. L’orientamento filosofico è
inteso come ricerca di senso che, a differenza della filosofia come modo di
vivere dell’antichità, parte dalla biografia storicamente, culturalmente e
socialmente incarnata. Questo è un tentativo di risposta alla crisi delle
istituzioni tradizionalmente riconosciute come orientanti l’esistenza;
l'analista filosofo si propone di riformulare su base biografica i processi formativi
integrandoli con le psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica”
dell’insieme della personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre
vocazione della filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e
discipline delle scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è
inteso come il fattore terapeutico fondamentale. L'analisi biografica a
orientamento filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a
meno che l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o
psichiatra. Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista
non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua
vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e
comunitari. L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce
l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore
terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di
meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la
narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica. Saggi: “Identità
e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo” (Coliseum, Milano); “L'alchimia
ribelle” (Palomar, Bari); ““Jung. Biografia e teoria,” Mondadori, Milano,
“L'animale visionario,” Saggiatore, Milano); “La filosofia come stile di vita, Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il piacere di
vivere, Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi biografica a orientamento
filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Jung
come precursore di una filosofia per l'anima”, in, Il senso di psiche. Una
filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica. La carta del senso” Psicologia
del profondo e vita filosofica, Cortina, Milano,, Ipoc,
Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e
pratiche filosofiche, Ipoc, Milano Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta
e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis,
Milano “Che tipo di sapere potrebbe
essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura
psicoanalitica, “Dalla pseudo-speciazione
al capro espiatorio", in, Tabula rasa. Neuro-scienze e culture, Fondazione
Intercultura, Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Le pratiche
filosofiche nella formazione, Adultità, Guerini, Milano Bartolini P., Mirabelli
C., L’analisi filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica,
Mimesis, Milano-Udine Campanello L.,
"L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in
Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello
L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano Daddi A. I., Filosofia del profondo,
formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta,
Ipoc, Milano, Daddi A. I., “Principio
Misericordia, perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per
l'Occidente del terzo millennio”, in Rassegna storiografica decennale, Limina
Mentis, Monza, Diana M., Contaminazioni
necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia, counselling
filosofici, Moretti, Bergamo, Galimberti U., Dizionario di psicologia.
Psichiatria, psicoanalisi, neuro-scienze, voce “Biografico, Metodo”,
Feltrinelli, Milano Gamelli I.,
Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella formazione e nella
cura, Cortina, Milano Janigro N., La
vocazione della psiche, Einaudi, Torino
Janigro N., Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano Malinconico A., "Dialettica di redazione
(ancora in tema di analisi biografica a orientamento filosofico)", in, Il
senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Malinconico
A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine. Biblioteca di Vivarium,
Milano Montanari M., “Per una filosofia
del profondo”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di
psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come cura, Mursia, Milano Montanari M., Vivere la filosofia, Mursia,
Milano Moreni L., “Intervista a tre
analisti filosofi”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista
di psicologia analitica, Sull’analisi biografica a orientamento filosofico Analisi biografica e cura di sé Una nuova formazione alla cura Psiche e città. La nuova politica nelle
parole di analisti e filosofi
Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico. Romano Màdera. Madera. Keywords: la carta del
senso, “profondo” “la grammatica profonda” “la grammatical del profondo” Tiefe
Grammatik – implicatura del profondo, implicatura del superficiale. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The Swimming-Pool Library. Madera.
Grice e Maffetone: l’implicatura conversazionale – filosofia
campanese – filosofia napoletana – scuola di Napoli -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Napoli). Filosofo
italiano. Napoli, Campania.
Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do, to defend Socrates against
Thrasymacus; in the proceedings, he provides his view on the foundations of
Italian liberalism – and has recently explored the topic of what he calls ‘il
valore della vita.’” Si laurea a
Napoli. Ha contribuito al dibattito scientifico sui temi di bioetica e etica
dell'economia e della politica, alla Rawls,, tentando di ricostruire i principi
del liberalismo applicandoli al contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente
della Fondazione Ravello. Saggi: “I
fondamenti del liberalismo” (Laterza, Etica Pubblica, Il Saggiatore); “La
pensabilità del mondo” (Il Saggiatore, “Rawls” (Laterza). “Un mondo migliore. Giustizia
globale tra Leviatano e Cosmopoli, “Marx nel XXI secolo,” Luiss University
Press. Radio Radicale. Sebastiano Maffettone. Maffetone. Keywords:
contrattualismo. Rawls on Grice on personal identity. Keywords:
quasi-contrattualismo conversazionale, i due contrattanti – il contratto come
mito – contratto – marxismo, comunismo, laburismo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Maffetone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Magalotti: l’implicatura conversazionale – di
naturali esperienze – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “I like
Magalotti – very philosophical” – Grice: “When a philosopher is a count, we
don’t say that he was a professional philosopher, but not an amateur
philosopher either – ‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’ on
‘natural experience’ – he is being Aristotelian: there is natural experience
and there is trans-natural experience – and there is supernatural experience!” Appartenente all’aristocrazia, figlio del prefetto dei
corriere pontifici. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di VIVIANI e MALPIGHI.
Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento, fondata
da de’ Medici. Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia
dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di naturali
esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del Cimento”. Passa
al servizio di Cosimo III de' Medici iniziando così un'attività che lo porta a una
serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e
brillanti relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad
ambasciatore a Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla
filosofia, con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere:
“Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del
conte M. e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze, Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo,
Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte M. gentiluomo fiorentino
dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav. dell'Ordine di S.
Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca. Lettere contro
l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere scientifiche.
“Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del
cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e
descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti di corte e di mondo”
Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo Magalotti con giunta di
otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente
buccheri” Roma.Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Saggi di naturali
esperienze fatte nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo
principe Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze:
per Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria
canzoniere del celebre conte M. ora per la prima volta dato alla luce e
dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: Bonducci); “Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze: per Gio. Gaetano Tartini,
e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Filips tradotto dall'inglese
in toscano dal celebre conte M. ora per la prima volta stampato con altre
traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso Andrea Bonducci);
Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere slegate: precedute
da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in toscano” (Roma:
Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto
Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico nell'edizione de La
donna immaginaria canzoniere del conte M. con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedite, raccolte e pubblicate da Gaetano Cambiagi, In Lucca:
nella stamperia di Gio. Riccomini, Dizionario critico della letteratura
italiana, Torino, POMBA, M., Relazioni
di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani
Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca, Relazioni di viaggio in
Inghilterra, Francia e Svezia Lettere
scientifiche ed erudite Comento sui
primi cinque canti dell'Inferno di Dante, e quattro lettere del conte M.
Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade Lettere scientifiche ed erudite La donna immaginaria Novelle
(il volume contiene anche opere di altri autori) Gli amori innocenti di
Sigismondo conte d'Arco con la Principessa Claudia Felice d'Inspruch. DICE
poldo di Toscana . Lettera III. SopralaLuce.AlSignorVincenzo Vi Sopra ildetto
del Galido, il Vino Signor Carlo Dati. Lettera V. 111 P relazione 13 28 un
composto d'umore e di luce. Al 48 394 refazione medesimo . Lettera II. . Fiore.
Al Serenissimo Principe L e o . Delveleno dellaVipera.AlSignorOt 78
ne d'osservar la Cometa l'anno 1664. Leltera VII. Donde possa avvenire ,
che nel giu dicar degli odori cosi sovente si prenda abbaglio. Al Signor
Cavaliere Giovanni Battista d'Ambra. Lettera re Giovanni Battista d'Ambra.Lette
Descrizione della Villa di Lonchio.Al Strozzi. Lettera X. Intorno all'Anima
de'Bruti,Al Padre secondo. Al Padre Lettore Don A n giolo Maria Quirini.
Lettera XIII. 262 INDICE 395 . : 126 Sopra un effetto della vista in
occasio Al Sigoor Abate Oilavio Falconieri. . Sopra gli odori . Al Signor Cavalie
Signor Marchese Giovanni Battista Sopra un passo di Tertulliano.Al Pa Sopra un
passo del Concilio Niceno Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XIV.
. Monsignor Leone Strozzi . Lettera XVII.. . 170 252 ra IX. VIII, Іоо Letiore
Don Angiolo Maria Quirini. Lettera XI. dre Lettore Don Angiolo Maria Q u i
rini.Lettera XI. Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XV. 85 157 279
Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XVI. 282 Sopra un intaglio in
un diamante. A 289 300 7 Conte Ferrante Capponi . Lettera XIX.
Sopra la lettera B , e perchè ella s'a doperi cosi spesso nel principio
de 396 INDICE. Sopra un passo di S. Agostino.Al Si gnor Abate Lorenzo
Maria Gianni. Lettera XVIII . . Sopra il Cascii . Al Signor Cavaliere Cognomi.
Al Signor Tommaso Buo naventuri . Lettera X X . FINE. SilAJilUsCEn il
poeta per una lelva, per la quale tutta notte aggiratosi, la mattina in
su falba si trova a piè <l'uQa colliuciui. Kipoaatosi alquanto ^ •!
per voler aalire f quando y fattuegli incontro una lonza, un leone
e una lupa, h costretto a rifuggirsi alla selva. In questo gli
apparisce Fombra di VIRGILIO , il cui ajuto è da esso caldamente
implorato contro alla lupa, dalla quale il maggior pencolo gli
soprastava. Virgilio discorre lunga* mente della pessima natura di quella
6era, onde cam« porne lo strazio , offerendogli sè per guida | a tener
altra a Canto via lo conforta. Dante accetta Tofferta di
Virgilio « e te- nendogli dietro ti mette in cammino. V. I.
Nel mezzo del cammin tee. Keir età di 35 anni. Ciò non t'aTguìtee
per congetture; ma provasi manifestameute da un luogo del tuo
Convivio, nella aposizione della canzone: Le dolei rime eTamor, eh*
io eolia; dove 9 dividendo il cono della vita umana in
quattro parti, che tutte (anno il numero d'anni 70 « resta, che la
metà del suo corso, secondo la mente del poeta, sia ne' 35 . Che poi
questo primo verso debba intendersi letteralmente, cioò del numero degli
anni, e non alle- goricamente, come alcuni vogliono: si dimostra da
un luogo deir Inferno , caut. XV, nel quale domandato il poeta da
Ser Bnmetto di sua venuta, esso gli risponde, V. 49; Lassù di
sopra in la vUa serena * JUrpos* io lui • mi smarrì *n una valle ,
1 Avanti (he Vetà mia fosse piena: riferendoli a questa
selva» nella quale racconta essersi smarrito nel mezzo del commin del suo
vivere. V, per una selva oscura. Forse questa selva ^
oltre al senso letterale, che fa giuoco al poeta per 1* intraduzione del
suo viaggio , ha sotto di s^ ((ualche senso allegorico • dei quale sono
ar- ricchite molte parti di questo primo canto ; e vuol per
avventura s guilicare la selva degli eiTori , per entro la quale assai di
leggieri si perde l' uomo nella sua FRIICO. 3
a<h>1etccnu; e cìie iia *1 vero nel topraccitato luogo del
•uo CoFwivio ti leggono queite formali parole ; È adunque dà f opere, che
y ticcome quello, che mai non fosse stato in una città , non saprebbe
tener le vie -, senza l' insegnamento di colui , che le ha usate : ro/1 V
adolescente » che entra nella teloa erronea di questa vita , non saprebbe
tenere il buon co/m- mino y se da suoi maggiori non gli fosse mostrato ;
nè il mo- strar vatrebbe, se alli loro coaiafidamenti non fosse
obbediente, V. 8. Ma per trattar del ben ecc. Del
frutto, il qual ti ritrae dalla meditaiione di quel miserabile stato
pieno di pene e di rimordiinenti , mediante la quale s' arriva alla
caDtemplaaione d' Iddio , che è la fine propostasi dal poeta. V. 1
3. Ma po* eh* »* fui appiè ecc. Il colle è forse inteso per la
virtù , la qual si solleva dalla bassezza della selva. V. l6
vidi le sue spalle VestUe già de* raggi del pianeta ecc.
Il senso letterale è aperto , volendo dire , che la cima del colle
era di già illustrata da' raggi del nascente sole. Ma forse, che sotto
questo senso n' è chiuso un altro ^ pigliando il sole per la grazia
illuminante , la quale all' u- sctr Dance dalla selva degli errori
cominciava a trape- lare con qualche raggio nella sua mente.
V. ao. Che nel lago del cuor ecc. Por che voglia insinuare ,
nella passione della paura commuoversi e fortemente agitarsi il sangue
nelle due cavità del cuore, dette volgarmente ventricoli; de'
quali, 4 Canto prrò eh’ e' parla in lingolare ,
pigliando la parte pel tutto , vuol forae dir principalmente del destro ,
che del sinistro i maggiore. ALIGHIERI lo chiama lago , credendosi
forse che il sangue che v’ è , vi stagni , non essendo in que’ tempi
alcun lume della circolazione. Qui però cade molto a proposito il
considerare un luogo maraviglioso del Petrarca nella seconda canzone
degli occhi, finora, che io sappia, non avvertito da altri; nel quale
dice cosa intorno alla circolazione da far facilmente credere, eh*
egli quasi quasi se l’indovinasse, arrivandola, se non con l'esperienza,
con la propria speculazione. Dice dun- que così : Dunque eh'
i’ non mi sfaccia , Si frale oggetto a s\ possente fuoco Non
i proprio valor , che me ne scampi , Ma la paura un poco ,
Che 7 sangue vago per le vene agghiaccia , insalda ’l cor , perchè
più tempo avvampi. Non ha piti dubbio-, eh* e’ si parrebbe forte
appassio- nato del poeta, che volesse ostinarsi a dire, che il sen-
timento di questi versi suppone necessariamente la notizia della
circolazione del sangue ; la quale , a dir vero , so fosse stau
immaginata , non che ricooosciuu dal Petrarca, non ha del verisimile ,
eh’ ella si fosse morta nella sua mente, ma, da lui conferita e discorsa
con altri, per la grandezza del trovato avrebbe mossa fio d' allora la
cu- riosità de’ medici e de’ notomisti a procacciarne i riscontri
con resperienze. E ben degno di qualche maraviglia il vedere , come , il
poeta altro facendo , e forte altro in- tendendo di voler dire , gli è
venuto detto cosa , che spiega mirabilmeote quesu dottrina; poiché, se
ben si considera il lento de' lopraddetti Tersi , ^ tale : Ma
il cuore rìsalda un poco, cioè ritorna al suo esser di fluidezza il
sangue , il quale nel vagar per le vene s'ag- ghiaccia dalla paura , e
ciò a fine di farlo arder misera- mente più lungo tempo.
Puoss' egli dilucidar più chiaramente Teffetto, che opera nel
sangue il ripassar cb* egli fa per la fornace del cuore, dove si liquefi,
s'allunga, s'assottiglia, e si stempera, caso che nel vagar per le vene
lontane o per paura, come in questo caso nel PETRARCA, o per
qualsivoglia altra cagione si fosse punto aggrumato e stretto; onde
poi, novellamente fuso, e corrente divenuto, potesse ripigliare il nuovo
giro ed allungar la vita (la qual tanto dura, quanto dura il sangue a muoversi),
e si a render più luogo r incendio amoroso del poeta? Ma ciò,
per chiaio ch'ei sia ed aperto, ò tuttavia assai oscuramente detto in
paragone d'un luogo, del Da- vanzati nella sua Lezione delle monete. Il
luogo ò il se- guente : Jl danojo è il nerbo della guerra, e della
repuhhlica , dicono di gravi autori, e di jolenni* Ma a me par egli più
acconciamente detto il secondo sangue; perchè, siccome il sangue , eh' è
il rugo e la sostanza dei cibo nel corpo naturale, correndo per le vene
gì-osse nelle mi- nute , annaffia tutta la carne , ed ella il si Bee ,
com* arida terra bramata pioggia, e rifà, e ristora, qucaUunque di
tei per lo color naturale s'asciuga, e svapora: così il danajo, eh*
è sugo e sostanza ottima della terra , come dicemmo , correndo per le
borse grosse nelle minute , tutta la gente rineaneuina di quel danajo,
cheti spende, evaviacontl- nuatnente nelle cose , che la vita consuma ,
per le quali nelle medesime borse grosse rientra , e cos't rigirando
man- tiene in vita il corpo civile delta repubblica. Quindi
assai 6 Canto éi leggler ti tomprende , eh* ogni
ttato vuol una quantità di moneta, che rigiri^ come ogni corpo una
quantità di sangue , che corra» Che dunque diremo di queit*
autore ? Nuli* altro ceiv tamente , te non che , dove i profeMori delle
mediche facoludi non giunsero, se non dopo un grandissimo guasto d*
inomnerabili corpi, egli senz'altro coltello che con la forza d'un
perspicacissimo ingegno penetrò nel segreto di questo aumiirabile
ordigno, c tutto per filo e per segno ritrovò raltisstmo magistero di
quei movimenti, che noi vita appelliamo* V. 31 . £ qual è
quei, che con Una af annata ecc. MaravigUosa similitudine.
V. 35. CoA /'animo miò , eh* ancor fuggiva ecc. Rara maniera
d'esprimere una paura infinita. Bocc.*, Novella 77. Allora , quasi come
se *l mondo sotto i piedi venuto le foste meno , le fuggi Canitno , e
vinta cadde ro- paa '/ battuto della terre. V. 3 o* Si che 7
piè fermo ecc. Solamente camminandosi a piano : dicansì quel
che vogliono 1 commentatori, in ciò manifesraniente conviensi dalla
dimostrazione e dall' esperienza. £ vero, che il piè fermo retu sempre Ìl
più basso. Onde convien dire, che Dante non avesse ancor presa l'erta, il
che si convince anche più manifestamente da quel che segue :
V. 3 i. £d ecco, quoti al cominriar dell’ erta» La voce quoti
vuol significare ( e tanto più accompa- gnau con l'altra al cominciar t
che denota futuro), che PRIVO. 7 Verta era ben vicina, ma non
cominciata; c pure in fin allora avea camminato , adunque a piano. Nè li
opponga quello, ch’egli dice ne* veni innanzi, y. l3. Ma po’
eh’ i fui appii d" un colle giunto ; poiché appiè d'un colle
li dice anche in qualche distanza; anzi t' e’ doveva comodamente vedergli
le spalle, v. l 6 . Guarda’ in alto e vidi le sue spalle ,
tornava meglio eh’ e’ ne fosse alquanto lontano. Molto meno dà
dilEcoltà il seguente v. 6 l. Mentre eh’ i’ rovinava in basso
loco; dicendo: dunque se ora egli scende, mostra, che dianzi saliva.
Saliva , ma dopo aver prima fatto il piano , per lo qual camminando il
pie fermo sempre era il più basso. Del resto il leone e la lonza non
poteron impedirgli il salire : solamente la lupa gli fe’ perder la
speranza dell’ al- tezza, cioè di condurti in cima del colle. Di qui
avvenne eh’ egli prete a rovinare in basso loco, V. 3a. Una
lonza ecc. Una pantera. Per essa , come animai sagacissimo ,
in- tende veritimilmente la lussuria. V. 36. Ch’i’ fui, per
ritornar, pUi volte, volto. Bisticcio. Tibullo ti fe’ lecito anch’
egli per nn^ volta un simile scherzo , Ub. IV , corm. VI , v. 9 .
Sic bene compones : ulli non ille puellat Seruire.
8 Canto £ Properzio te ne volle aacor etto cavar la
voglia, elcg. Xin, Ub. I, V. 5. Vum tiU Jecepiiì augfiur fama
puellis , CtTtus et in nuìlo quaeris amore moram. V. 39
quando V amor divino Mone da prima quelle cose belle-
Direi, che per la motta di quelle cose belle non inten- dette altro
il poeta, che rattuazione dell* idee, o tì vero lo tpartimento dell* idea
primaria nell* idee tecondarie , che è il diramamento dell* uno nel
diverto tignificato nel triangolo platonico. In tomma la creazione dell*
univerto, allora quando formò il mondo temibile tutta a timile al
mondo archetipo o intelligibile creato ab eterno nella mente
divina. £ non è inveritimile, che ALIGHERI abbia voluto
toccare quetta dottrina platonica, nella quale, come appare ma-
oifettamente da altri luoghi della tua Commedia, e prin- cipalmente nell*
XI del Paradito , egli era vertatittimo , donde ti raccoglie e 1* intento
amor delle lettere e la pertpicacia del tuo finittimo intendimento ,
mentre in un aecolo coti barbaro pot^ aver notizia delle opinioni
pla- toniche , quando i principali autori di quella tcuola o non
erano ancor tradotti dal greco idioma , o t*egli era- no, grandittima
penuria vi aveva de* codici tcritti a penna dove vederli e ttudiarli. Na
t* io ben m'avvito, tal dot- trina Incavò egli a capello da BOEZIO, del
qual aurore il poeta fu ttudioiittimo , dicendo nel tuo Convivio
queite formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia
mente» che s'argomentava di tonare » provvide ( poi ne*l ai/o, nè Taltrui
consolare valeva ) ritornare al modo» che F ni u o.
9 alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi; e ansimi ad
allegare e leggere quello , non conosciuto da molti , libro di Boezio )
ìlei quale » cattivo e discacciato , consolato si aveva. Quivi adunque
potè egli facilmente apprendere a intender Puniverso aotto il nome di
bello , e ti per la moMa delle cose belle intender la mossa del
mondo archetipo disegnato ab eterno nella mente d'iddio. 1 versi *
di BOEZIO sono i seguenti: lib. Ili de consol. etc.^ metro 1\. O
qui perpetua mundum radane guhemés» Terrarutn caeUque salar , qui
te/apus ab aeuo Ire iuhes , stabilisque nianeru das cuncta moueri ;
Quent non extemae pepulerunt fingere caussae Materiae fluitantis opus
uerum insita sutnmi Forma boni, liuore carens : tu cuncta superno
Ducis ab exeinplo : pulcrum pulcherrimus ipse Mundum mente gerens ,
similiqtte imagine formans , Perfectasque iubens perfectum absoluere
partes. In numeris elemento ligas , ut frigora fiamtnis y
Arida conueniant liquidis : ne purinr ignis Fuolet , aut mersos deducane
pondera terras. Tu triplicU mediam naturae cuncta mouentem
Connectens animam per consona membra resoluis, etc. Che poi per la
motta intenda l'attuazione delle idre mondiali, ciò si convince
apertamente da un luogo ma- raviglioso del suo canzoniere nella canzone :
Amor y che nella mente mi ragiona; dove parlando della sua
donna dice cV ella fu T idea, che Iddio si propose quando creò il uiondo
sensibile, il qual atto di creare vien quivi espresso con la voce
mosse. IO Canto Però qual donna
sente sua beliate , Biasmar , per non parer queta ed umile ^
Miri costei , eh' esemplo è d’umiltate» Questuò colei, che
umilia ogni perverso. Costei pensò , chi mosse l* universo.
Altri forse intenderà (tutto che i comentatorì in questo luogo se
la passino assai leggìensente ) per la mussa di quelle cose belle, la
mossa data ai pianeti per gli orbi loro; ma trattandosi d"una mossa
data dall" amor divino, panni assai più degna opera la creazione
dell'universo, che r imprimere il moto a piccol numero di stelle.
Dire dunque , che il sole nasceva con quelle stelle , eh* eran con
lui quando Iddio creò il mondo : cioè eh' egli era in Ariete , nella qu^d
costellazione fu creato secondo Vopiniooe di molti. V. 41 * a
bene sperar vera cagione. Di quella fera la gaietta pelle ,
L*ora del tempo , e la dolce stagione. Può aver doppio
significato : primo in questo modo , cioè : 51 che Vara del tempo , e la
dolce stagione tu erano cagione di bene sperare la gaietta fera di quella
pelle; cioè, Si che l'ora della mattina e la stagione di prima^
vera (avendo detto che il sole era in ariete) mi davano buon augurio a
rincer l'incontro di quella fiera, e a riportarne la spoglia. £ in quest'
altro : Sì che aggiunto all' ora e alla bella stagione l' incontro di
quella fiera adorna di sì vaga pelle non poteva non isperar felici
successi. Così rincontro d'uno o d' un altro animale recavasi anticamente
a buono o a tristo augurio. F R I M O. (I V. 45. Za
vista, che m'apparve étun leone. Il leone è preio dal poeta per
limbolo della superbia. V. 4^. £d una lupa eco.
L'ararizia. V. Si. £ molte genti fe' già viver grame.
Ciò si può intender di coloro , l'aver de' quali è ingordamente
assorbito ddl' avwo , e per gli avari me- desimi, che ai consumano in
continui affanni per l'insa- ziabditi della lor cupidigia, onde chiama la
lupa bestia senza pace. V, 53 . Con la paura, eh’ uteia di
sua vista. Qui paura con bizzarra significazione vale spavento
in significato attivo, ed è forse l'unico esempio che se ne trovi.
Cosi l'addiettiva pauroso è preso attivamente, Infer. cant. 3 , V. 8
H. Temer si dee di sole (fucile cote , eh’ hanno
potenza di far altrui male , Deir altre no , che non son
paurose. Cioè non danno paura ; ma questo non è tanto sin»
gulare , quanto il sostantivo paura in significato di ter- rore, e
f.tcllmente se ne troveranno esenipj simili cosi ne'Crecif come nei
Latini. Uno al presente me ne sov- viene, ed ò di Tibullo, eleg. IV, lib.
Il , v. q, Stare uel insanis cautes obnoxia uentit ,
Naufraga quae uatii tunderet unda maris ! V. 60 dove il sol
tace. Verso l'onibra della selva. Canto V. 63 .
Chi per lungo silenzio parta fioro. Quriti è Virgilio, «otto la
periona del quale pare, che debba intendersi il lume della ragion
naturale risve- gliato nella mente del poeta dalla teologia figurata
per ranima di Beatrice de* Portinan in vita amata da Dante.
V. 63 parta fioco. Dal sento delle parole par, che Dante •*
accorgesse , che Virgilio era fioco dalla semplice vista, ma a bea
considerare non è così. Perchè allora eh' egli scrisse questo verso
avevaio già udito favellare, onde può ben dire qual era la sua voce,
oltre al dire eh* e* Paveva veduto. Che poi lo faccia fioco , ciò è
furila per tacciar la bar- barie di quel secolo , in cui allorché Dante
si pose a cercar lo suo volume, cioè a leggere e studiar TEneide,
nino altro era che la cercasse o studiasse , onde poteva dirsi Virgilio
starsene muto ed in silenzio perpetuo. V. 70. Nacqui suh JuliOt
ancorché fosse tardi. Dice esser nato sotto Giulio Cesare ancorché
fosse tordi, cioè ancorché esso Giulio Cesare rispetto al nascer di
Virgilio fosse tardi, cioè indugiasse qualche tempo ad aver Tassoluto
imperio di Roma, onde si potesse con verità dire che la geme nascesse
sotto di lui. £ vera- mente Virgilio nacque avanti a Cristo anui 70,
agridi d'ottobre , e per conseguenza avanti che Giulio Cesare fosse
imperatore. V. 90. Ch" ella mi fa tremar le vene e i polsi,
piglia i polsi universalmente per Parterìe, le quali eo\ loro
strigoersi e dilatarsi con contraria corrisponden- za alla sistole e alla
diastole del cuore continuamente R I li O. i 3
dibatt^nfti. E qui è da notare ravvedutezza deì poet mentre dice,
che gli tremavano le vene ancora, come quegli che beni»iÌmo sapea , che
per non andar mai diigiunte dall* arterie, in una violente commozione
di queite, non può far di meno che quelle ancora tanto quanto non
•'alterino. V. 91. A te convien tenere altro viario.
Quasi dica; ben li può luituria e tuperbia vincere, ma superare
avarizia, ciò è all* umane forze impossibile. V. 100. Molti son gii
animali 1 a cui t’ammoglia. Molti vizj veogon congiunti con Tavanzia.
V. lOi. ... in finckè’l veltro ecc. Questi è messer Cane della
Scala veronese , onde la sua patria, dice Dante, che sari tra Feltro e
Feltro, perchè tra Monte Feltro dello Stato d' Urbino e Feltro del
Friuli si ritrova in mezzo Verona. Fu messer Cane uomo d'alto
affare in que' tempi, e d'animo grande e liberale; ed essendo desideroso,
che la sua generosità fosse per opera conosciuta, intraprese ad onorare e
soccorrer tutti coloro, che di gran saliere fosser dotati, fra quali
ricoverò anche il nostro poeta, allorch'e'fu di Faenze cacciato co*
Chi~ bellini intorno all'anno i 3 oS. V. io 3 * terra , nè
peltro» Peltro^ stagno raffinato con lega d’argento vivo. Qui
per metallo in genere , onde il scntimeaio è questo ; V. io 3 .
Questi non ciberà terra , nè peltro , Questi non si ciberà , cioè
non sarà signoreggiato da ambizione di stato > uè da cupidigia
d'avere. 14 Canto triuo. V. ic 6 . Di queìF
umile Italia» Vinile y atteso il tuo miserabile stato in que* tempi
per rintestioe discordie, ond' ella era sempre infestata. V.
111. Là onde invidia prima ecc. O sia la prima invidia di Lucifero
contro Iddio in Ciclo, o contro l'uomo nel paradiso terrestre, o
pure: V. IH. Là onde invidia prima dipartiìla\ Là onde
da prima inridia la diparti , preso quel prima avverbialmente.
V. iiS. Che la seconda morte ciascun ^rida. Allude al
desiderio , che hanno i dannati della morte deir anime loro dopo quella
de* corpi per sourarsi alla crudeltà de' tormenti, onde S. Luca, cap. aa,
io persona di quelli : Monies cadile super noi, et colles operile nos.
V. lai. Anima fia ecc. Beatrice de' Portinarì , la quale ,
siccome à detto di sopra , fn io vita ardentissimamente amata dal
poeta. In questo, che segue nel primo canto, si consuma un
giorno intero , eh' è il primo del viaggio di Dante. INFERNO.
CANTO SECONDO. ARGOMENTO. Si fa dall’ ioTOcar
le muae e l'ajuto della propria mente. Dipoi acconta , com' egli peniando
all' impreia di tal viaggio . cominciò a •gomrntoraeoe , e a
motirare a Virgilio eoo molte ragioni, di' e' non era dovere, ch'ei
ti mettewe ]>er niun conto a cimento >1 pericoloio. Dopo di che
narra, come Virgilio lo ripreie della tua viltà; e con dirgli, ch'egli
veniva in tuo aoccorto mandatovi da Beatrice, tutto di buon ardire lo
iraarrito animo gli rinfranca, ond'egli ti ditpone al tutto di volerlo
teguitare. V. 4 . ATapparetfhiava a sostemr la putirà ,
Si del cammino , e ti delta pittate. Il Boti, il Vellutello,
ed altri comentatori tpiegano qneito luogo coti ; M'apparecchiava a
tiiperar le ilitE- cultà del viaggio, e tollerar la noja della pietà, di'
eraii per farmi quei crudeliitimi tirar) , ond’ era per veder
tormentare l’anmie de’ dannati. Io però ardirei proporrej6 Canto
un* alfr.i roiuMcrazionc , le a sorte Dante avesse piut- tosto
voluto dire, eh’ ci •'apparecchiava a sostcoer la {guerra della pirtare ,
cioè a ftf forza al suo animo per non prender pietà de’ peccatori,
avvegnaché U crudeltà de’ «upplizj. fosse per muovergli un certo naturai
affetto di comjiafsione , al quale ciafcun uomo fi seme ordina-
riamenTc incitare per la miseria altrui. £ veramente il senso letterale
pare , che favorisca mirabilmente questo sentimento ; poiché , s’ei
s’apparecchiava a sostener la guerra della pietà, cioè la guerra, ch’era
per Wgli la pietà , segno è eh' e* non voleva lasciarsi vincer da
quella, ma si resistere e comb.ucere con la considera- rione, che quegl'
infelici erano puniti giustamente, anzi, come dicono t teologi, citra
meritumt mentre avendo offeso una Maestà inBnita, e sì infinita venendo a
esser la loro colpa, questa non può con pene finite soddisfarsi.
Dico finite quanto all' intensione , non quanto all* estensione ,
la quale non ha dubbio , che durerà eternamente. E chi porrà ben mence ad
altri luoghi dell’Inferno, ne troverà di quelli, che armano di piu salde
conjetture il sentimento da me addotto in questo passo. Tale è quello
dell’Inferno, canto XIII, dove, dopo il primo ragionamento dì Pier
delle Vigne , Dante dice a Virgilio, eh* c’ seguiti a do- mandare all*
anima del suddetto Piero qualche altro dubbio, imperocché a lui non ne dà
Tanimo, tanto si sente strignere dalla pietà del suo infelice stato,
v. OntV io a lui : dimandai tu ancora Di quel, che
credi ^ ch‘ a me soddisfaccia ; eh* i non potrei: tanta pietà in
accora. E piià apertamente si vede questo star su la difesa,
che fa Dante contro l’ importuna pietà de* dannati, la qual tenta di
vincerlo al canto XXIX dell’ Inferno , quando arrivato in tu ruldina
costa di Malebolge dice cosi, v. 43^ Lamenti saeltaron me diversi
, Che di pietà ferrati avean gli strali : Ond" io
gli orecchi con te man coperti. Il qual terzetto par, che esprima
troppo maraviglio- samente un fierissimo assalto dato dalla pietà all’
animo del porta , e la difesa di quello con turarsi gli orecchi. £
non solamente si troverà difendersi dalla pietà , ma sovente incrudelire
contro di essi, negando loro conforto e compatimento. Così Inf. cant.
XXXIII , richiesto da Branca d’Oria, che gli distaccasse d' insieme le
palpebre agghiacciate , non volle farlo , v. 148. Ma distendi
ora mai in guà la mano , Aprimi gli occhi I ed io non gliele
aperti, E cortesia fu lui tesser villarto. E Inf. XIV ,
vedendo Capaneo disteso sotto la pioggia di fuoco, dice stargli il
dovere, v. ^t. Ma , com' io dissi lui , li tuoi dispetti Sono
al suo petto assai debiti fregi. Io però confesso di non aver per
anche si fatta pra- tica SU questo poema , eh' e' mi sovvengano così a
un tratto tutti i luoghi, ov’ e' favella di pietà in questa prima
Cantica dell’ Inferno; e considero eh’ e’ mi se ne può addurre taluno ora
non pensato da me , il qual mostri così chiaro il contrario, eh’ e' metta
a terra tutto il pre- sente ragionamento. E considero , che altri
potrebbe ri- spondermi , che il far dimandare da Virgilio Pier
delle Vigne , e ’l coprirsi gli orecchi con le mani posson
i8 Canto ambedue etter effetti dell' cuer Taiiimo del poeta
troppo vinto dalla pietà, e non dall' eaier a lei repugnante ; ma
io non piglio per aaiunto di provare , che egli si picchi di non calerti
mai piegato a pietà de' dannati , anzi che in molti luoghi confeita la
aua caduta , qual è quella , Inf. canto V, v. 70. Poscia eh'
i' thhi il mio dottore udito Nomar le donne antiche e cavalieri ,
Pietà mi vinse , e fui quasi smarrito. Nel qnal luogo non
meno ti pare la perdita del poeta, che il contratto antecedente; mentre,
te egli non ti fotte potto in animo di non latciarti andare alla
compattione, non avrebbe indugiato fin allora ad arrenderli ,
avendone avuta occatione molto prima , cioè tubito eh' ei vide la
miteria dei peccatori carnali. Ivi, v. 3S. Or incomincian le
dolenti note A [armisi sentire : or son venuto , Xà dove
molto pianto mi percuote. Ma egli Ita forte il più eh' el potette :
però , allora ch'egli ebbe riconoteiuto quivi tanti valoroti uomini,
e coti alte donne , piegò l'aaimo alla compattione ; ond'egli dice
, eh' ei fu quoti smarrito , cioè ti perdè d' animo , vedendoti vinto il
pretto. Per lo che concludo, che, te bene da quetto e da muli' altri
luoghi ti comprende la vittoria della pietà , ciò non toglie il vigore
alla ipoti- zinne del preiente patto , potendo benitiimo ilare in-
lieme l'un e l'altro : cioè che Dante ti ditponeiie a toitener la guerra
della pietà , cioè a non compatire i dannati ; e poi , come di animo
gentile ed umano , di quando in quando cedette. V. 8. O mente , che
scru/etti ciò eK io vidi ecc. Dopo ÌDTOcate le Muse, invoca la sua
memoria, chia- mandola mente che tcriite ciò eh' egli vide ; cioè, in
cui a' impretaero le tpecie degli oggetti vedati. V. IO. Io
cominciai; Vi a’ intende a favellar di qncato tenore , e queata
è maniera uaitatiaaima di Dante per iafuggir la proliaaità dell'
introduaioni de' ragionamenti ; coal ed io a lui ed egli a me ; cio^
diaai e diaac , ed infiniti altri aimili faci- lisaimi ad
intenderai. Y. l 3 . Tu dici, de di Silvie lo parente,
CoirutlUile ancora , ad immortale Secolo andò , e fu tentibilmente.
Tu dici. Tu hai laaciato aerino nella tna ENEIDE, che ENEA padre di
Silvio , eaaendo ancora nel corrunibil corpo, andò a aecolo immortale ,
cioè diaceae airinferno, e ciò non fu per aogno o per eataai , ma
aenaibilmente , cioè in carne e in oaaa. V. 16. Però se I
avversario d'agni male Cortese fu , pensando I alto effetto ,
Ch'uscir dovea di lui, e ’l chi, e 'I guale L’avversario d* ogni
male è Iddio, e ‘I chi , Romolo fon- dator di Roma , e 'I quale , e le
aue alte qualità ; onde il aenao de' aeguenti terzetti è tale : Se Iddio
, penaando la aerie delle coac , che doveano farai per Enea c la
aua aucceaaione, conaentì l'andata e '1 ritotoo di lui dall'Iu-
ferno : ciò non parrà punto di atrano a qualunque abbia punto
d'intendimento, conaiderando eh' egli fu eletto per .vutore di Roma e del
romano imperio. 20 C AVTO V. 22. La
qual* e *l quale ecc. La qual Roma, e '1 qual imperio.
V. 14. U* siedv il xuff<//or del «o^ior Piero. Qui Piero
per Pontefice , onde il maggior Piero viene a eMer Cristo , e non S.
Piero , come vogliono ì coni» mentatori; perchè s'e* parlaste di S.
Piero, non direbbe del maggiore y il qual ti dice solo comparativamente
ad altri minori ; il che toma appunto bene , però eh* e* parla di
Cristo, il quale rispettivamente a $. Piero può vcrar mente chiamarti il
maggiore* V. aS. Per quest* andata, onde li dai tu vanto ecc.
Onde cotanto T esalti fra gli uomini per ralcissimo privilegio
concedutogli. V. a6. Intese cose che furon cagione Di
sua vittoria , e del papale ammanto. Allude alla predizione fatta
da Anchise ad Enea nel sesto deir Eneide ; per la quale egli intese la
sua vitto- ria, da cui dopo lunga serie di avvenimenti fu stabi**
lito in Roma il papale ammauto , cioè l'imperio sacro. V. a8.
Andovvi poi lo Vas delezione ecc. S. Paolo, quando fu rapito al
terzo cielo. £ veramente ne recò conforto alla nostra fede con l'oculata
tettimo- niaaza delle cose credute da essa. E notiti che Dajite da
principio di questo suo discorso, fatto qui a Virgilio, non si ristrinse
a dir solo di quelli, i quali ancor viventi pass;u*ono all* Inferno, ma
di ciascuno, il quale, sendo ancor corruttibile, andò a secolo immortale.
Laonde non solamente di Enea, ma del celeste viaggio di S, Paolo
ancora saggiamente piglia a ragionare. ai V. 34. Perchè se
del venire C tn ahhanJono ecc. M* abbandono oon vuol dire, d* io mi
tgomento di ve« iiire , come spiegano tutti i couieou , ma come
chiosa il Rifiorito : Perchè s* ì mi lascio andare a venire , assai
dubito del ritorno, V. 37. E qual è quei che disvuoi ecc.
Ci mette con mirabil similitudine davanti agli occhi i contrasti d'
un' anima, che dal male al ben operar si rivolge. V. 41.
Perchè» pensando consumai t impresa y Che fu nel cominciar cotanto
tosta. S'accorge Dante d'averla un po' corsa» allora che nel
primo canto, senza pensar nè che, nè come, s'impegnò ad andar con
Virgilio, dicendo, v. i 3 o. Poeta t i ti richieggio
Per quello Iddio, che tu non conoscesti, jicciò eh* i' fugga questo
male e ptggio. Che tu mi meni là dov* or dicesti , Si
eh* i vegga la porta di S. Pietro , E color, che tu fai cotanto
mesti. Onde ora confessa , che , sbigottito dalle suddette
con> siderazioni, l'amor dell'impresa, da principio con sì lieto
animo incominciata , era per tali pensieri consumato e svanito.
V. 43. Se io ho ben la tua parola intesa , Rispose del
magnanimo quell ombra , Vanima tua è da viltate offesa.
Rispose Virgilio : Con queste tue riflesiioni , s' io 1 * ho
ben'imesa, in loitanza tu ba* paura* Cauto V.
Ss. I* tra tra color elle son tospeti, Nel Limba , dove nè godono ,
nè dolgonti ranìme. V. 53 . E donna mi chiamò beata e bella.
Beatrice , la quale , ticcome è detto nel IV canto , è poeta per la
grazia perSciente o consumante, secondo i teologi dicono, anzi per la
stessa teologia; e ciò, secondo nota il Cello nella Lezione duodecima
topra F Inferno, per due cagioni : Una, perchè, siccome non ci è
scienza, la quale più alto ne levi nostro mortale intendimento all’
altissima contemplazione d' Iddio e della teologia , così non avea Dante,
mentre eh’ e’ visse, trovato oggetto , che più gli facesse scala all’
intelligenza delle celestiali cose, che, siccome scrive io più luoghi, le
sublimi virtù e l’altre doti esimie dell' anima di Beatrice. L'altra
ca- gione , per la quale sotto il nome di Beatrice intenda
allegoricamente la teologia, è per mantener la promessa, ch'egli avea
fatta nella sua Vita Nuova; dicendo, che, se Iddio gli avesse dato vita,
avrebbe scritto di lei più altamente, che aveste scritto altr' uomo di
donna mortale. Il che veramente ha egli molto bene osservato,
avendola posta in così bella e maravigliosa opera per la scienza
maestra in divinità. V. 54. Tal che di comandar i la
richiesi- La richiesi. In pregai, ch'ella alcuna cosa mi
comandasse. V. 55. Lucevan gli occhi suoi più che la stella.
Più che’l sole. V. 60. E durerà quanto 7 moto lontana.
Lontana, dal verbo lontanare. Quanto il molo lontana. Quanto il
moto s' allontana dal tempo presente : cioè la tua fama durerà quanto
dura il tempo. a3
Piglia moto per tempo ella peripatetica , definendo Ariatotile il
tempo : Tempus tJt aumenu mottu seoundwa prius et poiierUu.
V. 6i. L’ amico mìo, e non della ventura. Dante , il quale
per aver amato di puriaaimo amore le bellezze dell' anima mia, e non le
doti eaterne, che la fortuna coraparte a' corpi terreni e corruttibili ,
fu veramente amico di me , cio^ di quel eh' era mio , e non {Iella
ventura , e non della bellezza, per la quale altri di lui men faggio m’
averà riputata felice e ben avventurata. V. 63. Nella diterta
piaggia i impedito Si nel cammin , che volto , e per paura.
Impedito dalla lupa, e volto indietro per paura di cita. V.
64. E temo eh' e' non ria già zi smarrito, Ch’ io mi sia tardi al
soccorso levata. Dubito, che postano i vizj aver già preto in lui
tanto piede , che l'ajuto celeste non giunga in tempo. V. 67.
Or muovi ecc. Muoviti , vanne : così il Petrarca : Or
muovi , non smarrir t altre compagne. V. 71. Vegno di loco, ove tornar
disio. Toma egualmente bene al senso letterale e allegorico ,
cioà e a Beatrice e alla teologia, il desiderio di ritornare in cielo ;
il che imitando per avventura il Petrarca nella canzone : Una
donna più bella asstù che ’l sole ; disse della teologia :
34 Cakto costei batte t ale Per tornar
all* antico suo ricetto. V. 72. Amor mi mosse ecc. É
Vamor d* Iddio , pel qual e' desidera che ciascun nomo ti salvi, e questo
è il eeoso allegorico o vero se- condo la lettera ; la mosse la dolce
memoria di quell* aniur eh* eli* avea portato nel mondo a Dante , ond*
ella il chiamò, v. 61 , L'amico mio. V. 73 dinanzi al Signor
mio» Avanti a Dio. V. 74. Di te mi loderò sovente a
lui. Gran promessa, dicono alcuni, fa qui Beatrice a Vir-
gUio 1 non intendendo questi tali qual utile possa ritor- nare dair
adempimento di essa a uu* anima divisa per sempre dalla comunicazione
della grazia e della beatitu- dine. Dice in contrario il Vellutello , che
Beatrice con tal promessa promette a Virgilio in premio quello, che
da lei dare, e da lui ricevere in quello stato si potea maggiore ; ma non
dice poi , perchè , nè di ciò adduce alcuna prova. Na il Cello nella
Lezione sopraccitata spa- ne, che anche all* anime perdute si può (come
dicono t teologi ) giovare con levar loro qualche parte di cagione
di dolore, e in fra gli altri mudi in questo, che sentendo elleno
celebrar le lor memorie o esser qualche compas- iione di loro in altrui,
elle pigliano alquanto di conforto ( » ei però può chiamarsi tale ) di
non si vedere abban- donate al tutto da ogn* uno , e tiiassituonieuic
quelle, le quali non son dannate per fallo alcimo enorme e brut-
to, ma solo per non aver avuto cognizione della fede cmtiana , come VIRGILIO.
Diremo dunque « cYie non »ia ota d'ogni conaoUziune tal promeMa di
Beatrice. V. ^ 6 . O donna di virtù , sola , per cui
L'umana spezie eccede ogni contento Da quel Ciel , ch'ha minor li
cerchi sui. Qui piglia itrettUaimamentc Beatrice nel «eoso
allego- rico; e dice, che per ewa, cioè per la teologia, fuomo
supera , ed è più nobile di tutte le creature contenute dal ciel della
luna;, essendo, che sopra di quello si dà subito neir intelligenza
movente Torbe lunare , la qual •enza dubbio sì per pregio , si per
eccellenza di chia- rissimo intendimento è alT uomo superiore. £ che
Dante portasse opinione delT intelligenze moventi secondo la
dottrina d' Aristotile, è manifesto per quel clT ei dice in altro luogo
di esse. Par. cant. Vili , v. 37. r’oiy che intendendo il terzo
Ciel movete. Ciò potrebbe anche intendersi in quest* altro senso
: O scienza, per cui l'uomo eccede, cioè trasvola con T in-
telletto dalle sublunari cose alle celestiali e divine. V. 80. Che
Vuhhidir , se già fosse , m'à tardi. Che se io Tavessi obbedito in
questo punto stesso , che m'hai comandato, pure la mia obbedienza mi
parrebbe tarda: tale e sì fatto è il desiderio, che ho di eseguire
i tuoi cenni. Or venga qualunque si pare, e mi poni da altri poeti
forme così maravigliose e piene di si forte espressiva. Y. 91. Jo
son fatta da Dio , sua mercè» tale ^ Che la vostra miseria non mi
tange , Nè fiamma cTesto incendio non m* assale. l6
Canto Io lono , la Dio mercè , talmente fatata per Tacque
della gloria, che la vostra miseria, cioè die T infeliciti di voi altri
ioaprai , non mi tocca , nè fiamma deir in- cendio de' dannali non m'
assale. E notili, die quella dei aoapeai la chiama raiirria, non conaiaiendo
in arnao do- lorifico, ma in pura afflizione di apirito per la diiperata
viaion d' Iddio; dove quella de' dannau la chiama fiamma, perchè tormenta
poaitivamente il aenao. V. 94. DoTina e gentil nel Ciel, che si
compiange Di questo impedimento , ov" io ti mando , Si che
duro giudicio lassù frange. Quella donna , il cui nome è taciuto
dal poeta , è inteaa generalmente da' commentatori per la prima
grazia detta da' maeatrì in divinità grada data; la quale, perchè
viene per mera liberalità divina, è anche detta preve- niente, dal
prevenir di' dia fa il merito dell' azioni umane. Queata dunque
addirizzando la volontà del poeta nel buon proponimento d'uacir della
aelva del peccato, e di aalire il monte Bgurato per la virtù e per la
contemplazione, piega e rattempera il rigoroso giudicio d'iddio;
onde dice: che dal compiangerai di quella donna per l'itupe-
dimento, che trova della lupa, il buon voler del poeta, duro giudizio
laaaù frange, cioè muove Iddio a conipaa- aione , vedendo, che gli manca
più il potere, che il volere; onde merita d'aver in ajuto la aeconda
grazia deiu illu- minante , la quale ( ipongono i commentatori ) da
Dante è chiamata Lucia , dalla luce , eh' ella n'infonde nell'ani-
ma Questa seconda grazia chiama finalmente la terza , detta perficiente o
coniumante , espressa per Beatrice o per la teologia; dalla quale vien
condizionata la niente umana alla contem) dazione della divina etienza :
il che SECOSDO. Ottimamente li conacguiice col
mental TÌaggio dell* In- ferno e del Purgatorio , cioè a dire con la
meditazione di quelle pene ; •! come avviene al noetro poeta , il
qual per tal cammino li conduce alla fruizione del Paradiio , e ai
alla contemplazione d' Iddio. V. 97. Questa chiese Lucia in suo
dimemdo, £ disse , Ora abbisogna il tuo fedele Di te , ed io
a le lo raccoaiando. Lucia nimica di ciascun crudele Si mosse
, e venne al loco , dov V era : Che mi sedea con l'antica Rachele.
Questa donna, cioè la grazia preveniente, richieee con tua dimanda
Lucia , cioè la grazia illuminante , che aju- tatte il tuo fedele , cioè
Dante ; il quale in altro luogo dice di tè , eh* egli fu fedele a creder
quella, in che la grazia illuminante TammartlTava: e Lucia ti mette
tubilo a chiamar Beatrice, la qual ti sedea con l'antica Rachele; e
ciò per tignificare, che la teologia è indivitibil compa- gna della
contemplazione, poiché Rachele (che in verità fu moglie di Giacob ) nel
vecchio teitamento ti piglia per la vita contemplativa. V. Io
3 . Disse: Beatrice, loda di Dio vera. Che non soccorri quei , che
t'amò tanto , Ch' uscio per te della volgare schiera ? Disse
, cioè Lucia Disse. Loda di Dio vera. Chiama la teologia e la grazia vera
lode d' Iddio , forte perchè dalla prima comprende l'uomo gli ecceUi
attributi di quello, ond* avvien a intiniiarne conceui più adeguati
di qualunque altra lode, che privi del lume di lei tlamo capaci di
udirne; e dalla teconda ti nvuùfctu raltiiiiiuo pregio delle tue
miaericordie. a8 Canto V. ic5. eh’ uscio per le
/iella volgare schiera. Per te toma bpne nel temo allegorico e nel
letterale ; poiché Dante non t|nccò meno al tuo tempo per la pro-
fonda notitia della tacrata teienza, che per le rime e per gli altri
parti , a' quali tollerò il tuo nobilittimo ingegno Tecceitivo amor di
Beatrice. V. ic8. Su la fiumana, ove'l mar non ha vanto ^
Qui il Fioretti , non rinvenendoti qual tia qiietta fiu- Dtana ,
poitilla in queata forma : Che fiumana ? ieslia. Ma noi , per ora
latciando il Fioretti nella tua tfacciata ignoranza , terberemo ad altro
luogo la tpotizionc di quetto verto. V. 109. Al mondo non fur
mai ecc. Dice Beatrice , che al mondo non fu mai pertona coti
aoUecita a cercare il tuo bene e fuggire il tuo male , com' ella dopo
tale avvito del grave pericolo di Dante fu pretta a venir laggiù dalla
tua tedia beata. V. 114. Ch'onora te, e quei, ch’udito V
hanno. Perché le poetie di Virgilio non tolamente onoran lui,
che l’ha fatte, ma qualunque ne diviene ttudioto; onde ditte di té medeiimo
nel primo canto , T. 86. Tu se’ solo colui , da cui io tolsi
Lo hello stile , che m’ ha fatto onore. V. lao. Che del bel monte
il corto andar li tolse. Ti fe' ritornare indietro , quando poco di
viaggio ti rimaneva per condurti alla cima del bel monte , cioè al
tommo della virtù o della contemplaiione. 39 V. i 39-
Or va, eh" un tot volere è efamendue. D’amendue noi ; il tuo
cT andare , il mio di venire. V. 143. Entrai per lo cammino alto ,
e tilvettro. Spoogono i commentatori alto, cioè profondo. Io
però m'aRerrei al parere del Manetti nella tua ingegnoaa ope- retta
circa il silo, forma, e misura delf Inferno di Dante, dove intende alio
nel ano proprio tignificato, cioè d’ele- vato e aublime ; con ciò aia
coaa che egli pone Teotrata deir Inferno in aur un monte aalvatico , per
entro il cui aeno ruoli eh’ e’ ai cominci immediatamente a
acendere. Ma di ciò non fia mio intendimento al preaente di fa-
vellare I potendo ciaacuno in queato ed in ogn’ altra par- ticolarità del
aito e della forma della atupenda architet- tura di queato Inferno aaaai
ampiamente aoddiafarai con ana breve lettura del aoprammentovato
autore. INFERNO. CANTO TER20.
ARGOMENTO. ]\^0STiiA in qaetto terzo canto (*) c Tettersi
condotto per lo canunino alto e ailreitro alla porta dell* Inferno»
la cui Menzione comincia ex abrupto al principio del canto» come l'ei
leggeue. Di poi, acendendo per J' in- terne vie del monte, arrivato in
quella concaviti o ca- verna della terra, che è quali come un veitibolu
dell' In- ferno, ed è immediatamente sopra il primo cerchio, cioè
sopra il Limbo, vede quivi Tanime degli teiaurari, cioè di coloro, che
mentre vissero non furon buoni ni per aè , nè per altri , ninna buona o
rea cosa operando. Questi dice eh’ hanno per tormento il correr
perpetua- mente in giro dietro un' insegna che tutti li guida , c
(*> Dira qvslceia di riè che dir« il CrlU con r«atorità dal
iigliolo a dal nisota dì Dante, cha dal prima vcr.o dal quinta canta
comincia la narrationa dal paama. Calli, Uh. X..3a Cauto chr in
cotal cono ton punti e fieramente trafitti da tafani e da moaclie.
Attraversato quello spazio poi destinato alla girevoi carriera di quegf
infelici , dice essersi con- dotto al fiume d’ Acheronte , e quivi aver
veduto venir Caronte per l'anime de' dannati, e dopo, euer
tramortito in su la riva di quello. V. I. Per me si va
ecc. Si finge, che parli essa porta. Ferme, il senso it Per
entro me. Y. 4 . Giustizia mosse ‘I mio aito fattore.
Veramente il motivo di fabbricar P Inferno venne dalla giustizia,
la qual si dovi far di Lucifero e degli angeli suoi seguaci.
V. 5. Feeemi la divina potestafe. La rowaui sapienza , e 'I
primo Amore. La Santissima Trinità, della quale spiega le
persone per gli attributi: il Padre per la potenza, per la sapienza
il Figliuolo, per l’amore lo Spirito Santo. V. 7 . Dinanzi a me non
far cose create, Se non eterne ecc. Seguita a parlar la
porta per esso Inferno; e dice, che avanti a lui non fu altra specie di
creature se non eterne. Per queste intendono assai concordemente i
commentatori la natura angelica ; la quale, siccome dovette esser
punita per la sua ribellione , cosi par molto verisiiuile , che il
carcere d' Inferno fosse fabbricato dopo il peccato degli angeli; e sì
dopo la loro creazione. Che poi Dante se li chiami eterni, cioè in
ritguardo dell'eternità avvenire. 33 p«r
la qaal dureranno, onde i teologi U chiamano eterni a pitrte post^ o,
come ad altri dì essi è piaciuto di no« minarli, sempiterni, a
distinzione delT eterno a parte ante, il che si conviene solamente a
Dio. Na siami qui lecito il metter in campo una mia con-
siderazione , la qual mi dichiaro , eh' io non intendo di proferire
altrimenti, che ne’ puri termini del potrebb* es- sere , a fine di
sottoporla al savio accorgimento di quello , al quale è unicamente
indirizzata questa mia deboi fatica. 10 discorro così : L’ Inferno
( secondo Dante ) fu creato col mondo , e ’l mondo fu creato in
istante. V. la. Perch* io : Maestro, il seruo lor m è duro.
Onde io ( vi s’ intende , dissi ) : O Maestro , il senso lor m* è
duro. Duro , cioè aspro , e non , com* altri vo~ gliono, oscuro. Perchè
leggendo Dante l’ immutabil de- creto di non uscire della porta d’
Inferno , a ragione di bel nuovo s’ intimorisce. V. i3. Ed
egli a me, tome persona accorta i Qui si convien lasciar ogni
sospetto. Da questa risposta di Virgilio si conferma il detto
di sopra , che Dame non disse essergli duro , cioè oscuro ,
11 senso deir iscrizione dell’ Inferno, ma duro, cioè aspro,
spaventoso ; perchè Virgilio non piglia ora a chiosargli la suddetta
iscrizione , ma lo conforta a francamente entrarvi. Così la Sibilla ad
Enea nel VI , v. a6i. Nunc aiwuis opus, Aenea ^ nane pectore firmo.
Ma io di qui avanti non mi fermerò a conciliare i luoglìi simili di
questo canto col sesto delP Eneide, come benissimo noti , a chi scrivo,
le non dove m'occorra di 34 Canto fare apiccare
l'eccellenia di alcuna di queati col para- gone di quelli.
V.i8 il ien étW intelletta. La viltà e la cognoicenaa
d'iddio. V, ai. Quivi sospiri , pimti , e ahi guai. Ne*
tre arguenti terzetti par , che Dante abbia voglia di auperar Virgilio
nell' eipreaiione della niiieria de’ dan- nati. S'ei ae lo cavi o no ,
giudichilo chi farà confronto di quello luogo con quello del VI dell’
Eneide, v. SS^, Bine txauJiri gemi/us , et saeua sonare. V.
iq. Sempre 'n queW aria , sema tempo , tinta. I comineo latori
apirgano eoa): Tinta senza tempo, eioh lenza variazione di tempo al contraria
dell' aria noatra, la qual ai tigne a tempo come la notte , e ai
riachiara da' raggi del aopravvegnrnte iole. La Cruaea legge
diagiuntamentr, Ària senza tempo, fintai onde il Rifiorito apiega quel
senza tempo, eterna, quaai che il aentimento aia tale, aria eterna, e
tinta. Coi) nel canto che aegue la chiama eterna , v. i6.
JVon avea pianto , ma che di sospiri. Che l'aura eterna
facevan tremare, Cooiidero di pii), che l'epiteto di eterna in
quello luogo del terzo canto corria[>oude al perpetuo aggirarli
delle voci de' dannati , v. a8. Farevan un tumulto , il qual
s'aggira Sempre in quell' aria , senza tempo , tinta ;
poiclià , a’ e' a'aggira eternamente , torna molto brne il dire, che
eterna aia l'aria, nella quale s'aggira. £ poi nè meno può dirti,
che rana deir Inferno aia tìnta senza tempo , cioè ( come tpongono i
commentatori ) eterna- mente , perchè ancorché Dante dica di etta ,
Inferno , cant. IV, r. io. Oscura , profonda era , t
nebulosa ’ Tanto , che , per ficcar lo viso al fondo , r non
vi disccrnea alcuna cosa, Ciò non toglie , eh' ella in alcuni
luoghi non fotte di continuo illuminata dal fuoco , come nel terto
girone de’ violenti , ed in queito medetimo degli teiaurad, dove te
non altro vi balenava , v. i33- La terra lagrimota diede vento
, Che balenò una luce vermiglia. V. 3l. £d io, eh' avea
d'errar la tetta tinta. Cinta d’errore, adombrata dall'ignoranza di
ciò ch’io ndiva. V. 35. Che visser sansca infamia , e sanxa
lodo. Che in queito mondo , nulla mai virtuoiamente ope-
rando, non latciaron di tè alcuna memoria. V. 37 . Mischiate tono a
quel cattivo coro Degli jingeli , che non furon ribelli ,
Ni far fedeli a Dio , ma per te foro. £ opinione , che nel
fatto di Lucifero fotte una terza Lizione d' angeli , la qual nè
t'accottaiie a Lucifero , nè ti dichiaraite per Iddio, ma ti teuetie
neutrale. Di queiti parla il poeta , e in pena della loro
irreiolutezza li mette con gli teiauratì. Canto V. 4
o> Cacciarla eie! , per non tster men belli: Nè lo profondo Inferno
gli riceve , Ck‘ alcuna gloria i rei avrebber d elli. n
tentimcnto ì tale; Pel Cielo ton troppo brutti, per rinferno aon troppo
belli ; coti ti atanno in quel mezzo, ciof nel veaubolo di euo Inferno.
Notiti ben , eh' egli dice, V. 41. Nè lo profondo Inferno gli
riceve ; volendo dire per Io profondo Inferno, coli, dove ti tormentano i
rei > i quali avrebbono alcuna gloria cT averli in lor compagnia. Non
come dicono gli i|>otitori.' ti glorierebbero per vederti puniti del pari
con etti , che non commitero altro peccato , che d’etterti
indiflfereoti tenuti, ma alcuna gloria v'avrebbero, perchè agli
occhi loro la piccola macchia di tale indifferenza non varrebbe ad
appannare il lustro di loro eccella natura, dalla quale ritrarrebbe alcun
taggio della gloria , e ti della celette beatitudine. V. 47.
E la lor cieca vita è tanto batta , Che ’nvidioti ton i ogn altra
torte. Non tolaniente di quella de' beati, ma in un certo
modo di quella de' peccatori. Tanto è riera, cioè vile ed oscura la
lor misera vita, onde dice, che misericordia e giusti- zia gli sdegna ,
quella che di loro non è avuta , questa , che per cosi dir li disjirezza
con distinguerli sì di luo- go, come di pene da’ peccatori. E credo, che
P intendi- mento del poeta sia J* inferire , che la maggior pena di
costoro èia vergogna di non esser almeno stati da tanto, poich’ a perder
s’aveano, di perdersi, come suol dirsi, per qualche cosa. Ond' egli
arrabbuno e mordonsi le ■lani di noo aver avnto tanto «pirito da
irritar almmend la divina giuttisia, la quale in « fatta guisa
punendoli) par loro , eh* ella « per così dir y non gli •cimi , e ai
li Timproveri e facciasi beffe della lor dappocaggine. V. Sa
9Ìdi un insegna y Che y girando , correva tanto ratta ,
Che d’ogni posa mi pareva indegna* Mette costoro rutti sotto
un* istessa bandiera a dinotare la simigUanaa dell* indegna lor vita. Li
fa correre per giu- stamente punir Tozio e Taccidia del tempo, eh* e*
vissero. V. S 4 . Che ^ogni cosa mi pareva indegna.
Spiega il Vellntello, eh* egli erano indegni d* alcun riposQ. Il
Buti: Correva quest* insegna t che mai non mi parca si dovesse posare , e
forse meglio. Non credo però , che nè Tuno, nè Taltro la colga. 11
Daniello e'I Bonanni •e la passano senza dirne altro. In quanto a me
direi : che la mence del poeta sia stata di pigliar in questo luogo
indegno per incapace, o altra cosa equivalente ; e nel resto io credo,
che Dance abbia forse voluto dar da strologare a* grammatici toscani ;
come fece Ennio a* La- tini in quello indignas turres, dove da Girolamo
Colonna r indignas viene spiegato per magnaSy e dal medesimo vien
allegato in conformazione di ciò un luogo di Servio, il quale spiegando
quel verso di Virgilio nelP Egloga X indigno cum GaUus amore periret ,
spone indignutn per magnum, e quell* altro pur di Virgilio nelle
Ceiri: Verum haec sic nobìs grauia atque indigna fuere.
Nel quale Giulio Cesare Scaligero spiega indigna y cioè inefiabile
, e per trasUto , immensoCarto V. 59 - Guardai, e vidi l’ombra di
colui. Che fece per viltatt il gran rifiuto. Intende di
Piero d«l Murrone , che fu Papa Cele- stino V , il quale , tra per la tua
sempliciti e l'altrui sottigliezza , s* indusse a rinunziare il papato.
Questi fu ne' tempi di Dante, onde non debbe tacciarsi d' iinpietà
il poeta, sapone nell’ Inferno l'anima di colui, che non essendo per
anche dal giudizio mai non errante di Santa Chiesa annoverato tra' santi
, come poi fu , poteva leci- tamente credersi soggetto ad errare, e si
interpretarsi in sinistro i (ini delle sue per altro santissime
operazioni. V, 63. ji Dio spiacenti , ed a’ nemici sui.
Corrisponde a quel eh' ha detto di sopra , eh’ e' non eran nè
di Dio, nè del Diavolo. * • V. 64 . che mai non fur
vivi. Morde acutamente con questa forma di dire la perduta
loro vita. V. 65. Erano ignudi , e stimolati molto.
Stimolati, risguarda anche questo la lor pigrizia. V. yS per
lo fioco lume. Traslazione mirabile di quel eh* è proprio della
voce, per esprimer con maggior forza quel che s' appartiene alla
vista. Similmente nel primo canto , v. 60 , per si- gnificare l'ombra
della selva disse, dove'l sol tace: qui con non minor vaghezza un lume assai
languido lo chiama fioco. V. 83. Un vecchio bianco, per antico
pelo. Forma assai rara e nobilissima per esprimer la canizie
del vecchio Caronte. Gridando : Guai a coi anime prave : Non
isperale mai veder lo cielo ecc. Coinime mirabilmente otaervato,
ioduceme mollo mag- giore ipavento , l' imrodur Caronte minacciante
l'anime nell' atto d'accottarti alla riva, che introdurlo muto
verao di eaae , aiccome la Virgilio , il quale non lo fia parlar*
ae non con Enea. V. 88 viva , Partili da codesti , che
son morti. Kon diaae da codette , che aon morte , perché come
anime eran vive ; ma diaae , da codesti , cioè uomini , de’ quali ti
potea veramente dire, eh' e' foatcr morti. V. 91 . Disse; Per altre
vie, per altri porti Verrai a piaggia , non qui , per passare
: Più lieve legno eonvien , che ti porti. Intendono i
commentatori,, che Caronte predica a Dante la tua aalvazione , e che però
gli dica, che egli arriverà • piaggia per altre vie , per altri porti ,
intendendo del porto d' Oatia poato vicino alla foce del Tevere ,
dove finge il Poeta , che l'anime imbarchino per l' itola del
Purgatorio ; e che queato più lieve legno aia il vat- tello con cui vien
Vangelo a caricarle , di cui Furg. cani, n, V. 4 ^’- e quei
s‘en venne a riva Con un vasello snelletto , e leggiero ,
Tanto che t acqua nulla n inghiottiva. Il Rifiorito però
aaviamente contiderando (aecondo io pento ) quanto era cota impropria il
porre in bocca d'un Demonio coti fatto vaticinio , mi tpiega queato patto
in 40 Canto diverto lentimento. Prende egli
altri porti in quetro luogo per altra condotta, cioè per altri die ti
portino, e per lo più lieve legno intende l'angelo , che pattò
Dante aJdormentato dall' altra riva , tenta che egli te n' accor-
geue. Il che toma aitai meglio al rihuto che fa di lui Caronte ; mentre
di lì a poco li vede verificato quel eh’ egli dice, cioè che egli per
altra via verrà a piaggia, ticcome vedremo più a batto. V.
94. £ ‘I Duca a lui ecc. E Virgilio ditte luì. V. 99
ave' di fiamme ruote. Ave' con Tapottrofo per avea, non ave terta
pertona del meno nel preiente del verbo avere, come hanno alcuni
tetti. V. 104 e‘l teme Di lor temenza, e di lor
nasciiuenti. Gli avi e padri. Quelli tono il seme di lor semenza
, quelli di lor nascimenti, perchè da etti immediatamente nacquero.
Coti il Rifiorito. V. Ili qualunque s'adagia. Qualunque
ti trattiene , non qualunque » accomoda nella barca , come tpone il
Daniello , che tarebbe alato tpropotito. V, li». Come t
Autunno si levan le foglie, L’una appretto delF altra , infin che
'I rama Rende alla terra tutte le sue spoglie. Similitudine
tratu da Virgilio nel VI , v. 309. Quam multa in tyluit autwnni
frigore prima Lapta cadunt jolia etc. ; ma adattata asiai meglio da
Daate, nel cui InTerno niuna deir anime era eacluia dall'imbarco, liccome
niuna delle foglie riman tu Palbero ; al contrario di quel di
Virgilio, nel quale tutti coloro, che non eran sepolti, erano
lasciati in terra. E poi elf i grwdemente nobilitata col prose-
guimento di essa fino al restare spogliato del ramo , pa- ragonato al
restar voto il lido j dove Virgilio la regge solamente nella prima parte
del cader delle foglie , e dell' imbarcarti fanime ; passando poi subito
a quella degli uccelli , che passano oltramare. V. 1 18. Cori
seis vanno tu per f onda bruna. Bellissima ipotipoti , e che mette
sotto agli occhi il camminar della nave. V. lao. Anche di qua
nuova tchiera t'aduna. Di quelli, che continuamente e per ogni stante
di tempo muojon dannati. V. laS. Che la divina giuttizia gli tprona.
Si che la tema ti volge in detto. Chiese innanzi Dante a
Virgilio : perché quell* anime paressero si volonterose di passare il
fiume , v. qi. Maettro , or mi concedi , Ch’ io tappia
, quali tono , e qual cottume Le fa parer di Irapattar ri pronte.
Ora gliene rende la ragione, mantenendogli nello stesso temp^ la
promessa, che glien' avea fatta in quc* versi 76. le cote li fien
conte. Quando noi fermerem li nottri patti Su la tritta
riviera d Acheronte. 4 4a Canto £
dice , che ciò accade , perché la divina giustizia le sprona ai, che la
tema §i volge in diblo. l*^eIU epoai/ione di queato paaao i coumieotatori
a* aggirano per diverae strade t non mancando di quelli, che ae la
paaaano eoo la mera apiegaaione allegorica, lo però , fìntanto che
non trovi meglio da aoddiafarmi, atarù nella mia npinionet la qual
è : che Dante abbia preteao d'eaprimere un terri- bile effetto delia
diaperazion de' dannati , per la quale paja ior nuir anni di precipitarai
ne' tormenti , ed empier in ai fatto modo l'atrociià delia divina
giuatiziat la quale, secondo loro , è sì vaga della loro ultima uiìaeria.
Coai abbiamo veduto di quelli i che oda rabbia, oda gelo- sia, o da
altra violenta paaaione ai tono indotti a darai morte volontaria per un
diadegnoao guato di aaziare il fiero animo di donna o di principe contro
di loro ade- gnato. Cosi Inf. cant. i3. Pier delle Vigne,
segretario dì Federigo imperatore, dice essersi per un aioiile guato
data la mone , v. L*anÌMO mio per disdrgnoso gusto ,
Credendo col morir fuggir disdegno , Ingiusto fece we ,
contro me giusto^ Un a’imil disperato affetto ai vede raramente
eapreaio da Seneca nel coro dell' atto primo drlT Edipo , dove
parlando in persona de' Tebanì ridotti all* ultima diapera- aione per
quell' orribile peauleoza, fa dir loro cosi : v. 88. Prostrata
iacet turba per orai, Oratque mori : solum koc facilee
Tribuere Dei. Delubro petunt; Jlaud ut uoto nuinina placent,
Sed iuuat ipsos satiare Deot.Ancora il Boccaccio fa proromper la
diaperata Fiani- metta in una aiiuil bettemmUf tacciando gli Dii dell*
in- gordigia , ch'egli hanno, di rovinar coloro, die da esai aono
inaggtormeote odiati. Fiam. lib. 1 . Ma gl* Iddìi a coloro , co* cfuali
essi sono adirati , benché della lor salme porgano segiu> , nondimeno
gli privano del conoscimento debito. E COSI ad un* ora mostrano di fare
il lor dovere « e saziano f ira loro» V. 117. Quinci non
passa mai anima buona» Tutte ranime, che di qua pattano , aon
dannate; però tu Dante puoi ben comprendere la ragione , ond* egli
ai motte a rigeuard dalla tua nave. V. i 3 o. Finito questo, la
bufa campagna TVemà forte, che dello spavento La mente di
sudore ancor mi bagna. La terra lagrimosa diede vento ,
Che balenò una luce vermiglia , La quai tu vinse ciascun
sentimento: E caddi, come Vuom, cui sonno piglia,
Quetto luogo è a mio credere oteurittitno , e tengo per fermo , che
a volerne capire il vero tignificato , aia necettario intenderlo affatto
a roveteio di quel di' egli ò arato letto e apiegato 6nora. Poiché dicono
i commen- tatori, che la luce vermiglia fu l'angelo, il qual venne,
e addormentò Dante col terremoto, e coti addormentato lo prete e lo pattò
all' altra riva. Io qui non domanderò loro, com' e' tanno, che Dante
fotte pattato dall* angelo e non pintcotto da Virgilio o da qualche
demonio , potto che egli non ne dica da per tè nulla, dicendo
tolaiueute nel principio del IV canto , che, coin' e' fu desto, ti
44 Canto ♦roTÒ «Ter pasiato i! fiume Acheronte. Tuttavia,
perché di ciò ftimo, che §e ne potsa addurre qualche probabi)
conjettura , mi riitrignerò domandare : «e la luce vermi> glia naace
dal vento esalato dalla buja campagna nel auo tremare ( intendo tempre di
star tu la fona della lettera, che col tegreto dell' allegoria benÌMÌmo
ao guarirti di questi e d'altri maggiori inveritimili ) , come ti può
mai intender per etta vermiglia luce un angelo venuto dal cielo ? E
poi qual nuova virtù hanno i tuoni e baleni di far addormentar le persone
? O qual necessità v'era d'addormentar Dante ? E per averlo addormentato
e pat- tato dormendo, qual grande avvenimento ti cav' egli da
questo tonno ? Il Vellutello è stato a tocca e non tocca d* indovinarla,
facendo nascere non il baleno dal terre- moto , ma il terremoto dal
balenare ; ma non ha poi •piegato come ciò post* estere , stante il
sentimento dei versi seguenti: i33. La terra lagrimota diede
vento ^ Che balenò una luce vermiglia* Spiega il
Landini; Che, cioè il qual vento balenò una luce vermiglia. Dunque se fu
il vento, che balenò , non fu il baleno , che fe' tremar la campagna e
spirare il vento; e per conseguenza, se il baleno fu parte dell'
aria infernale, non ti può dire, eh' e' fosse l'angelo. Io però
credo, che con pochissimo la lezione del Vellutello si farebbe diventar
ottima , cioè con legger quel Che per Perchè, o Perciocché, o
Conciossiacusachè ; si che il •enso fosse ; La buja campagna tremò , la
terra lagri- mosa diede vento ; Perchè ? Ecco : Perchè balenò una
luce vermiglia. Cosi toma quello, eh' io diceva da prin- cipio, che a
capire e a voler dar qualche sentimento aquetto luogo era necenarìo intenderlo
a roretcio di quello , eh' egli era inteso universalmente ; cioè dove
gli altri intendevano il baleno per effetto del terremoto e del
vento , intender il vento ed il terremoto per effetto di esso baleno. In
tal modo non i più veritimile , anzi torna mirabilmente l' interpretare
il baleno per la venuta deir angelo; il quale, oltre a quello, che n’accennò
Ca- ronte quando disse, v. 91. Per altre vie , per altri
porti y errai a piaggia , non qui , per passare , Più
lieve legno convien , che ti porti. si rende molto credibile, che
foste più tosto egli, cioè l’angelo , che Virgilio , o un demonio , il
quale passasse Dante, si per la gloria della luce, che balenò agli
occhi del poeta, ti perchè estendo il passar Dante di là dal fiume
opera soprannaturale e miracolosa, molto maggior dignità è farla operar
per un angelo, che per un’anima o per uno spirito ; e ti finalmente
perchè altre volte , quando è stata da superare qualche gran difficoltà,
come alla porta della città di Dite , dice espresso , che venne un
angelo a farla aprire. Che poi alla venuta dell’ an- gelo la buja
campagna tremaste, è nobilissimo accidente, e proporzionata
corritpondenia alla grandezza dell’ avve- nimento. Lo stesso sappiamo
esser avvenuto , quando v’arrivò Tanima di Cristo Signor nostro per
liberare i tanti del vecchio testamento; come ti legge in S. Mattea
al cap. XXVII e al cap. XXVIII più strettamente; dove, scrivendo la
venuta d’un grandissimo terremoto , ne dà per cagione la scesa iTun
angelo ; Et ecce terraemotus factus est ntagnus ; Angelus enim Domini
descendiS de taelo. Dove notisi, che quell' zaùn ha la stessa forza,
che Canto io intendo dare a qnel che, cioè di perchè o di
percioc- ché , o di conciossiacotoché , arnia clic interroghi, nè
ciò aenia molti eaempj di prosa e di versi , come si può vedere al
Vocabolario, e più difltusamente appresso al Cinonio. Un
simil costume si vede anche osservato da' poeti gentili, come eh' e' lo
conobbero benissimo adattato alla dignità de’ celesti personaggi. Servio
: Opinio est sub oduentu Deorum moueri tempia. Seneca , nell’ Edipo
, atto 1.*, scena prima, dove Creonte ragguaglia lo stesso Edipo
della risposta dell’ Oracolo , v, ao. Vt sacrata tempia Phoehi
supplici intraui pede , Et pias , nutnen precatus , rile summisi
manus ; Gemina Parnassi niualis mrx trucem sonitum dedit , Imminens
Phoeboea laurus treiimie, et mouu doutuau E Virgilio , Eneide ,
lib. Ili , v. 90. Vix ea fatus eram , tremere omnia uisa
repente Limina, laurusque Dei, totusque moueri Mons circum , et
nugire adytis cortina reclusis. Precede questo alF Oracolo d'Apollo
; luogo imitato da Callimaco nel principio delf inno in lode della
stessa Deità , V. I. *Oso« S Ttt’nóAAswoc iaiiaaro
Só^iroq ‘Ola, f ZXov TÒ fiéXaipoo' enàf , inàif , Sant dXtSpót,
Come s'e' egli mai scosso questo ramo £ alloro sacro ad Apolline;
Come s' e’ scossa questa spelonca l Fuara profani: fuora: Lo
Scoliaste dice, che ciò avvetiiva per la venuta dello Dio. Le sue parole
sono : itetdfigovvTOt Tov dfov. Come t"e’ icotto quitto ramo, come i
e' scossa questa spelonca! Non , Quanto s' è scosso questo ramo ree. ;
come traalata il traduttore di Callhnaco, lenza ponto avvertire, che
Io Scolialte greco l’ ha inteio in lenio di coinè e non di quanto:
Olov 5 rà ’II^A.X«vo{ ) 'Atri Toó o2at, Siro(. Or reggili le l’
interprete doveva mai tradurre otog ovvero Sicmf per quantus; e pur era
un lolenne tradut- tore , e che li piccava iniioo di icrivere veni
greci. Virgilio nel VI fa lervire un limile avvenimento a no-
bilitar la venuta della Sibilla nelf Inferno , v. iS5. Ecce autem
primi sub lumina solit , et ortut , Sub pedibus mugire solum, et
juca coepta numeri St/luarum , tùtaeque canet ululare per umbram ,
Aduentante Dea : Procul , o procul ette profani. Coll Claudiano de
Rap. Froterp. , lib. 3 , alla venuta di Plutone, V. iSa. Ecce
rrpens mugire fragor , confligere turres , Pronaque uibratis radicibus
oppida uerti. Che poi Dante non dica apertamente dell’ angelo
, ciò è fatto ( come awertiice il Boti nel Comento lopra il canto
IV) con grandiiiimo accorgimento i poichò egli non potea dire le non quel
tanto, eh’ ei vide; e te dice, che la luce vermiglia lo fe’ tramortire ,
vincendogli cia- •cun tentimento, e che in questo fu panato di là
dal fiume , sarebbe stato molto improprio , eh* egli ci aveste dato
conto di quel eh’ accade durante questo suo sveni- mento. Dico svenimento
, non sonno , al contrario di tutti gli tpositori , i quali , mi
maraviglio , come in cosa tanto manifesta abbiano preso un sì grosso
equivoco. Dice Dante , che la luce vermiglia gli vinse ciascun
48 Canto lentimento, cadde come Tuoma preio dal loono.
Dunque, a' ei piglia la limilicudme da colui, che cade addormen-
tato, ^ troppo chiaro, ch'egli cadde per altra cagione; che non li piglia
mai il paragone dalla iteiia cola para- gonata. Qual freddura larebbe mai
queita ? Caddi addor- mentato, come cade quegli, che l' addormenta’
Tramortito bensì; e ciò ■' intende molto bene, come polla derivare
dallo ipavento del terremoto, e dall’ abbagliamento della luce vermiglia
; ma non già il lonno , il quale è ami •cacciato , come vedremo nel
principio del leguente canto, e non luaingalo per un tuono. Un caio asiai
limile li legge in Daniele al cap. X , dove egli icrive di lè
medesimo, che la vennta deir angelo, che avea combattuto col re di Persia,
avea ripieno di tale spavento quelli eh' erano col profeta, che l'erano
fuggiti; ond'egli, vinto in ciascun sentimento e abbattuta ogni lua virtù
, rimase solo a veder la visione ; yidi auttm ego Daniel solus
uisionem. Porro uiri , jui erant mecwn non uiderunt , ted terror nimiue
irruit super eoe, et fugeruni in aiscondilum; ego autem relictut solus
nidi uisionem grandem lume , et non remansit in me fortitudo, ted et
species mea immutala est in me , et emareui, nec habui quiiquam uirium. E
poi diremo noi. Dante esser caduto morto, per quel eh' ei dice al
canto V dell’ Inferno , v. 140. E caddi , come corpo morto cade
? Dunque con qual ragione or , di' e' piglia la similitu-
dine dal cadere d'uno, che l'addormenta, dir vorremo, eh' egli si cadesse
addormentato ? Nè meno volle Dante cavarci di questo dubbio della venuta
dell' angelo , fa- cendosela narrare a Virgilio, siccome nel IX del
Purga- torio li fa dir, che Lucia Io prese dormendo, v. Sa. Dianzi
ntìf alba i cKe precide il giorno , Quando f anima tua dentro
dorniia , Sopra li fiori , onde laggiuso è adorno ,
Venne uno donna , e ditte : /' ton Lucia ; Latcialemi pigliar
cotlui, che dorme : Si t agevolerò per la tua via. avendo
fone in ciA mira non tanto alla varietà e alla bizzarria, quanto (come
avvertUce io Smarrito ) a lalvar la modeitia, per la quale non vuol coti
pretto farti bello d'un tì alto favore; riapetto , che manca poi
nel Purgatorio , dove la tua anima per la meditazione del- r
Inferno era divenuta piti monda , e ti pili vicina a pervenire all'
altittima contemplazione d' Iddio. Veduto del concetto principale
di quetto luogo , è ora contegnentemente da vedere con brevità
d'alcune cote, che rimangono, per aver una piena intelligenza anche
de’ pai-ticolari tentimenti. V. i3o. Finito quetto , la huja
campagna Tremò ri forte, che dello tpavenlo La mente di
tudore ancor mi bagna. Qui mente per fantaiia; e 'I tento à; La
fantatia, ri- membrando l'alto tpavento, ancor ancora muove tudore,
il qual bagna me, e non \a mente, come t'accordano con gran bontà a
intendere il Vellntello e 'I Daniello. Coti ancora vediamo quell' azione
, liati dell' anima , o degli tpiriti, che i' etprime con quetto vocabolo
di fantatia, per allungare al palato, e romper Pagrezza de’ frutti
acerbi gagliardamente immaginati , muover taliva. V. i33. La
terra iagrimota diede vento ere. So Canto terzo.
Qurito è confuroie la volgare opioionei che crede il terremoto
produrti da aria terrata nelle vitcere della tetra ; la qual opinione
tappiamo ettere tlata leguitata da Dante , come ti raccoglie da un luogo
del XXI del Purgatorio ; dove in perenna di Staiio rende la ragione
de' terremoti, che t'odono intorno alla falda di quella mon- tagna con
quetti versi 55 e aeg. Trema forse quaggiù poco , od assai ;
Ma per venSo , che irs terra sì nasconda. Non h dunque gran
fatto , che , portando egli quetta credenza, dica, che nel terremoto
della buja campagna otc) vento di terra, volendo inferire di quell' ana,
che nello tcotimento , e forte nell' aprimento della suddetta
campagna ti sprigionava. INFERNO. CANTO QUARTO.
ARGOMENTO. Raccolta , eom’ an tuono Io f«ce ritornare in , e
come trovò aver pattato il (ìamc Acheronte dalP al- tra riva, la qual fa
orlo al catino de!!' Inferno, chiamato da lui valle dolorosa d'abiuc.
Dice poi , d'eticre tcrio nel primo cerchio <^’ etto Inferno , che è
il Limbo. Di- manda a Virgilio della venuta di Critto in quel luogo
, ed ode la tua ritpotta. Quindi patta a veder 1' anime de* bambini
innocenti , e dopo quelle di coloro , che visterò secondo il lume delle
virtò morali ; e con la motta per discender nel secondo cerchio , termina
il canto. V. 1 . Rufptmi t alto tonno nella lesta Un
greve tuono , ti eh' i" mi riscossi , Come persona, che per forza è
desta. Statuì dio della similitudine presa da chi dorme; onde
chiama sonno quello , che in realtà era tmarrimento di spiriti , e
svenimento. Chiamalo alto , a differenza del Digitized by
Google Sì Canto «ODDO naturale: anzi, a fine
d'eeprimerlo alùiiiraot dice, che un greve tuono a gran pena lo ritcofte
, rome ai rìacuote persona, che per forza è desta* £d ecco retta la
comparazioDe fin all' ultimo^ dopo averla fatta operar con grandisiimo
artifizio in tutte le «uè parti. Il tuono potrebbe a prima viata parere
non eaaere auto altro, che il rumore degli alilaaimi pianti, e delle
mìaere atrida de* danoati, chiamate da Dante poco pid abbaaao
tuono. J tu la proda a mi trovai Della valle d * abisso
dolorosa , Che tuono accoglie d* infiniti guai. Goal di
aopra nel terzo canto , t. 3o , rasaomiglia i gemiti degli aciauratì allo
apìrar del turbo : qui , ove ai aeote il pieno del triato coro dell'
Inferno li rasaomiglia al tuono. Potrebbe forse anclie dirai , che questo
tuono venne dall' aria del terzo cerchio della piova, dove aon
puniti i golosi ; non essendo punto fuor di ragione il credere, che
insieme con la gragnuola venisiero aoche de* tuoni , siccome veggiamo
accadere nella noatr* aria , il che nell* Inferno ajuu a far crescer la
peoa e lo apa> vento de* peccatori. Considero dall* altro canto , che
in sì gran lontananza , qual è quella del terzo cerchio , volev*
essere un gran tuono per esser sentito da quei , eh* erano in su la riva
d* Acheronte. Ma bisogna ancora considerare, che quivi non tuona all*
aria aperta, come fa a noi , ma nel chiuso della valle ' d* abisso sotto
la volta della terra, che rintrona e rimbomba per ogni banda, e sì
lo strepito vien portato , come per cana> le, all* orecchie di Dante ;
e a chi farà rifiessione , a qual distaiza arrivi la voce d* uno , che
parli aoche pianamente per una canoa forata, forse non parrà
tanto gUAKTo. 53 HiTerUtroile queito pensiero. Senxa che delle
campane alla campagna aperta, dov' elle abbiano il vento in favore,
•'odono dieci o dodici miglia lontano^ e rartiglierie tirate alta marina
di Livorno s'odono talvolta Hn di Firenze, che per retta linea aWà ben
cinquanta miglia di lonta* nanaa. Più coerentemente però al costume non
meno , che alla grandezza della fantasia di Dante, si dirà, che il
tuono non fu altro, che quello incominciato nel canto antecedente , di
cui nel ritornare il poeta in s^ , udendo lo strascico, non rinvenendosi
(come accade a chi dor- me, e molto meno a chi è svenuto) quanto tempo
fosse stato fuori de* sensi , lo credette ( stando assai bene io
sul verisimile ) un altro tuono. E di vero, per passare il fiume su l'ali
d'una potenza soprannaturale, non vi volea cosi lungo tempo , che giunto
su l'altra riva non potesse ancora udire il rintuono di quel tuono
stesso, che scop- piò col baleno , allorché Dante si ritrovava al di là
dal fiume ; maravigliosa osservanza di costume. Si desta na-
turalmente, perchè già il miracolo della sua trasmignv «ione era fornito,
e udendo in quello tuonare, mostra di credere d'essere stato desto dal
tuono , come farebbe ognuno, che si abbattesse a destarsi in quel eh* e'
tuona. V, 1. Rupptmi tolto tonno ecc. Questo luogo si
vede imitato, o per meglio dire stem- perato dal Bocc. Itb. I. Fiam, Fù
it grave la doglia del €uore t quella aspettante , thè tutto il corpo
dormente ritrosie , e ruppe il forte sonno. V. XI. Tanto che
per ficcar lo viso al fondo. Per invece di quantunque , ed opera
graziosissima- mence. Il senso è : Tanto che , quantunque io ficcassi
lo 54 C A H F o viso al fondo. Piglia ficcar la
viltà per Guare gli occhi ; maniera aliai biiiarra. V. i5. r
tarò primo, e tu sarai teconio. Queite parole di Virgilio aono
aliai chiare quanto alla lettera; ma vuol fon' anche lignificare euer
egli nato il primo a entrar a deicriver l' Inferno , lì come fece
nel VI dell' Eneide , e Dante dover eiiere il lecondo. A chi lia riuicito
più felicemente queito viaggio, aitai leggiermente ai può comprendere dal
paragone. V. 15 . Ed egli a me; V angoscia delle genti.
Che son quaggiù , nel viso mi dipinge Quella pietà, che tu per tema
tenti. Spiega r effetto dell' impallidire per la lua cagione
, che è il compatimento de' mortali affanni de' peccatori : forma
di dire veramente poetica, anzi divina. V. ai che tu per tema
tenti. Che tu interpreti per effetto di timore. V. a3.
Cosi ti mise, e coti mi fe' ‘ntrare Ne! primo cerchio , che V abisso
cigne. Qui incominciamo a icender dal piano dell' atrio dell'
In- ferno , cavato lotto la volta della terra , dove abbiamo veduto
eiier puniti gli iciaurati , e corrervi il fiume Ache- ronte. Entran
dunque nel primo cerchio, che è il Limbo. V. a5. Quivi , secondo
che per ascoltare , Non uvea pianto , ma che di sospiri.
S* intende nel primo verto : Secomlo che ti potea comprendere;
cioè. Secondo che per l'udito ti potea quakto. ss Mcrorre ;
poiché gli occhi non icrvivano a ditccrnerlo , mercé dell’ aria oicura,
profonda, e nebuloia d' abliao. Ma che vale eccetto , aalvo , fuorché ,
aolaniente , pid che. Forae da magit quatti de* Latini; onde con tal
par- ticella vuol lignificare , che non v’ era maggior pianto eh’
un leniplice lamentar di aoipiri , lecondo che l’anime del Limbo non
erano tormentate (dirò coli) nel corpo, ma lolamente nell’ animo , per la
privazione d’ Iddio. Queito viene apiegato mirabilmente nel verio
arguente a 8 . E ciò avvenia di duol senza martiri. V.
33 innanzi che più ondi. Andi leconda peraona dell’indicativo
preaente del verbo Ando diauaato , dalla railice uiata andare. •
V. 34 e t' egli hanno mercedi. Non basta, perch" e' non
ebher batletmo; Ch‘ e' porta della fede , che tu credi. Qui
mercedi lo iteaao che meriti; nè qurata è l’unica volta, che Dante l’ ha
preao in tal lignificato. Farad, cant. XXXII, V. ^ 3 . Dunque
, senza merci di /or costume , iMcate son , per gradi diferenti.
Parla dell’ anime, che in quello, che tono create, h.mno da Iddio ,
lenza lor merito o demerito , maggiore o mi- nor dote di grazia. Chiama
il batteaimo porta della Fede. Coll vien chiamato da’ maeitrì in diviniti
lanua Sacra- mentoruia, V. 37. E s' e’ fuTon dinanzi al
Cristianesmo , Non adorar debitamente Iddio. 56
Canto Parla de* gentili innocenti» cbe furono avanti alla ve-
nuta di Cristo ; i quali » ancorché non peccaiiero , anzi adorassero la
Divinili, non Tadoraron debitamente, cioè secondo il verace concetto ,
che si dee aver d* Iddio , e secondo il legittimo culto prescritto dalla
Legge mosaica; ma lo riconobbero o nel Sole, o nella Luna, o nelle
Sta- tue , e sì Tadororono con riti profani ed abbominevoU.
V. 41 e soi di tatuo efesi. Che senza speme vivemo in
disio. Vi •* intende siamo. Cioè , e soì di tento , o vero »
e sol io CIÒ siamo efesi. Questa dice Virgilio esser la sola
pena di quei del Limbo , Ira* quali ha riposto sé ancora ; Aver vivo
il desiderio, e morta la speranza. V. 47* per ooler esser
certo Di quella fede, che vince ogni errore. Per aver
un riscontro della verità della nostra fede. V. 49. Uscinne mai
alcuno, 0 per suo merto, O per altrui , che poi foste beato ?
Credeva Dante ( che non v* é dubbio ) U liberazione degli antichi
Padri operata da Cristo nella sua resurre- zione ; pure da eh* egli avea
sì bell* occasione di chia- rirsi del vero , e con ottimo fine d* armarsi
contro qua- lunque titubaziooe gli potesse venire di così alto
mistero, non si potè tenere di domandar Virgilio , s* e* n* era
uscito mai alcuno. E notisi , com* egli dissimula bene il suo animo :
domanda prima di quel che sa , che non è , e che nulla gl* importa il
sapere, cioè s* e* n* uscì alcuno per suo proprio merito , per farsi
strada a domandar» di quel, che gli preme aMaÌMÌmo Tesier
fatto certo, lenza che Virgilio potaa ombrarvi sopra od
accorgersene. V. Sa. Rispose : I* era nuovo in questo sfato ,
Quando ci vidi venire un possente , Con segno di vittoria
incoronato. Era di poco venuto Virgilio nel Limbo , quando ci
vide venir Cristo nostro Signore , che mori intorno a quarantott* anni
dopo la morte di esso Virgilio; il quale, perocché si non conobbe Cristo
, però non lo nomina. Dice solo , eh* ci ci vide venire un possente
incoronato di palma. Possente dalle maraviglie, che gli vide ope«
rare in quel luogo , traendone sì gran novero d* anime , ond* a ragione
si persuadeva , quegli non poter esser altri , che un grandissimo , e
potentissimo principe. V, 6o. £ con Rachele , per cui tafito
fe\ Vuol dire del lungo servizio di XIV anni reso a Laban
padre della fanciulla, per averla in isposa. V. 64. JVon lasciavam
rondar , perch' e* dicessi. Ancorch* e* favellasse , badavamo a
ire. Lo stesso con« cetto lì ritrova replicato al XXIV, v, i del
Purgatorio, ma con dicitura così bizzarra , che ben duuostra la
ric« chezza della gran mente del poeta. . Nè 7 dir l'andar ,
nè l'andar lui più lento Ratea { ma ragionando andavam forte*
V. 66. La selva dico di spiriti spessi. Qui selva per
moltitudine : metafora assai f<untgliare Dante. Così nel piiiuo di
questa cantica selva chiamò 6 S8 Canto
gli errori giovanili, per entro la quale dice etieni egli amarrito
, e più apertamente nella »opraccitata apoiizione della canzone :
Le dolci Time d amor , eh' io eolia , dice amarrirviii l’uomo
all' entrare della tua adolezcenza. Ancora nel primo libro , cap. XV
della tua Volgare Eloquenza, rispetto ai diversi idiomi, che si
parlavano allora in Italia, chiama quell’ opera Italica telva; e
selva finalmente chiama in primo luogo una moltitudine di spiriti.
Così abbiamo nelle scritture : Secar decurtus aqua- rum plantauU dominus
uineam iuttorum. Qui molto giudi- ziosamente, trattandosi d'anime
dannate, piglia la metafora più ruvida di «/va. della quale, avvegnaché
si sia servito ancora S. Bernardo, è tuttavia da notare una doppia
limitazione. La prima, eh’ egli parla in quel luogo delle anime, o più
verisimilmenle delle diverse adunanze de’ nuovi cristiani, non già di
quelli della circoncisione, i quali erano toccati a S. Pietro, ma di
quelli venuti corì nudi e crudi dal paganesimo , onde oltre T esser
forse tutti per ancora e male istruiti nella fede, e peggio
riformati ne’ costumi , ve ne potevano esser molò de’ re- probi. La
seconda, che in questo luogo selva è pro- priamente metafora di metafora,
non pigliando il santo per piante di questa selva le anime a dirittura,
ma più tosto le varie adunanze delle anime , velate prima tali
adunanze sotto l’altra metafora di vigne, per viti delle quali vengono a
intendersi le anime particolari, e di ciascheduna di queste vigne cosi
numerose ne forma, per dir cosi, le piante d’una vastissima selva, che è
la metafora secondaria, come si vede manifestamente dalle seguenti
parole , che sono poco dopo il mezzo del sermone XXX su U Cantica ; Merito
et Paulo inter gentet tam ingens tylua eredita ett uinearum. Anclir
appresso gli Arabi si trova usata la stessa figura, come si può
vedere da quest* esempio d' Harireo Basrense nel suo primo • Le sue
parole sono le seguenti : dLJLsNwc jivervio io dunque
penetrato nelt interna densissima teha per saper la cagione di quei
pianti. Nè altro intende per sehat che una grandusima calca di gente, che
s'affollava d'intorno a un ceno romito per udirlo predicare.
V« 67. Non era lungi ancor la nostra via Di qua dal sommo;
quancT 1 vidi un foco, CK ejairpm'o di tenebre vincia. Credo,
eh’ ei chiami sommo l'erta, per la quale d«l piano di sopra , dove corre
Acheronte , erano calati nel Limbo; e credo, eh' ei voglia dire, ch'egli
erano caiu- minati ancor poco per la pianura di esso , quando ei
vide un fuoco , che illuminava un emisferio di tenebre. Questo fuoco non
si rinviene molto chiaraiuente, dov'egli fosse, e come ei si stesse; nè i
commentatori si fermano troppo a esplicarlo. Pure dal chiaiuarlo col nome
di lu- miera, e dal lume, eh* aveva a rendere non meno fuori che
dentro alle mura de) castello, m'induco volentieri a credere , eh* ella
fosse una (ìsunnia librata in alto nell* aria, come vergiamo alle volte
alcune meteore di fuoco, le quali durano a vedersi nello stesso luogo,
inhn tanto che dura la lor materia a ardere , e prestar alimento
alla bo C A K T O 6(unina , pfT cui •! rcndon
vi«ibili. Nè è da star attaccato alla fona delle parole, dicendo, che, te
quetto fuoco illuacrava un eniieferio di tenebre, bitognava, eh’ ei
fotte in terra, poiché alando in aria veniva ad lUuttrare una
porzione maggiore della mezza tfera: poiché Dante in quetto luogo debbe
intenderti come poeta , e non come geometra; né è veritimile, eh’ ei
pigli itte allora le tette per miturare il giro dell’ aria
illuminata. V. 73. O tu, eh' onori tee. Parole di Dante
a VIRGILIO. V, y(j V onrata nominanza > Che di ior
suona sii ne la tua vita , Grazia acquista nel ciel , che gli
avanza. La fama e ’l pregio , che riman di loro nella tua
vita, cioè nella vita mortale , la qual tu godi ancora , o Dante ,
impetra loro quetta grazia dal Cielo. V. 81. L’ombra sua torna ,
eh' era dipartita. Partitti allora dal Limbo Virgilio , quando a’
preghi di Beatrice andò a trovar Dante nella telva oteura. V.
84. Sembianza avean né trista, né lieta; e però conlacevole al loro alato
nè di gioja, nè di tormento. V. 91. Peroeehb eiaseun mero si
eonviene Nel nome, ehe sonò la voee sola; Tannami onore , e
di ciò fanno bene. Mi fanno onore , e fanno bene a farmelo ; perchè
a tutt’ e quattro ti conviene il nome , che la voce d’ un •olo diede
a me» cio^ in quello di pòeta. In «ustanza: fanno bene a onorarmi, perchè
siamo tutti poeti, e f o- nore , che è fatto ad uno , toma sopra
tutti. Y. 94. Cast vidi adunar la bella scuola Di quel
signor dell’ altissimo canto, D' Omero , dal quale hanno cavato
tanto i poeti , e in particolare i quattr(\ posti qui da Dante.
V. 9y. Da eh’ ehber ragionato insieme alquanto, Volsersi a me con
salutevol cenno : £ ’l mio maestro sorrise di tanto.
Qui non accade strologar molto quello , che Virgilio a costoro
dicesse , vedendosi manifestamente ( tanto è artifizioso questo
terzetto), eh' egli li ragguagliò dell* esser di Dante, del suo poetico
spirito, e della sua profondis- sima scienza- Ciò si discuopre dalla
cortesia del saluto, eh* essi gli fecero , e dal sorrider , che ne fece
Virgilio ; poiché quel sorrise di tanto altro sicuramente non vuol
signiBcare , che di questo , cioè di tcmto che fu fatto. Nè quei
grandissimi spiriti si sarebbero mossi a far tanto di onore a Dante , se
da Virgilio non ne fosse loro stata fatta un* assai onorevol
testimonianza, della quale essendo frutto il cenno salutevole, esso ne
sorride per compiacenza di vedere , quanto fossero «tate autorevoli le
sue parole. V. ICO. E più d’onore assai ancor mi fenno ;
C/f ei si mi fecer della loro schiera, St eh’ V fui sesto tra
cotanto senno. Cosi n andammo insino alla lumiera, Parlando
cose , che ’l tacere è bello , Si co/u era' i parlar, colà dop’
era. 6j Cauto A chi noD aTCMC ancora Bnito d’
intendere quel , che VIRGILIO ditcorreHe con Omero, e con gli altri
tre, Dante con questi tenerti finiace di dichiararlo , volendoci in
austanza dire, che da quello, che diaae di ane lodi Virgilio, fu di comun
conaentiuiento giudicato degno d' eaaer nirsao nella prima riga, e ai
annoverato tra' mag- giori poeti , eh* abbia avuto il mondo. Più dilhcile
iin. presa stimo , che sia I' indovinare quello , eh’ e’ discor-
ressero in sesto , poiché Dante si fu accoppiato con esso loro, non
aprendosi egli ad altro, se non di' e' parlaron cose , delle quali A
bello il tacere , com' era bello il parlare colà , dov' egli era. I
commentatori hanno avuto in tal veocrazione quest' arcano , eh' e' non si
son pur anche ardili e spiarlo con l' immaginazione. A me quadra
molto un pensiero sovvenuto al sottibssimo ingegno del Rifiorito. Stima
egli, che tutto il discorso fosse in lodar Dante, e perchA mostra, che
ancor egli favellasse, men- tre dice , v. io3. andammo infino
alla lumiera. Parlando cose , che ‘l tacer è hello. Il
suo parlare non fu per avventura altro , che recitare qualcuna delle sue
canzoni , secondo che da que' poeti ( siccome s' usa per atto di
gentilezza ) ne fu richiesto. E ciò non solamente torna bene al costume ,
ma ( che più si dee attendere ) al sentimento de' versi ; essendo
verissimo, che orala modestia fa diventar bello il tacere quello, che allora
bellissimo era a parlare. V. Ila. Centi v' eran , con occhi tardi e
gravi, Di grand' autorità ne’ lor sembianti : Parlttvan rado
, e con voci soavi. Quello tertetto paò lerrir di norma a qualunque
pi> glia, deicrtvendo, a rappreiencare il coitnme di gran
perionaggio. V. il5. Traemmoei co/l dalF un de' canti
In luogo aperto , luminoso , ed alto ; Si che veder si potén
tutti quotili. Dal dire, eh' e' li trauero da un canto del
caatello, ai convince manifeicamente , eh' ei non era murato a
tondo, come alcuni si persuadono, e fra gli altri il Vel- lutello : tanto
pid eh' e' non si può nè anche dire , che il castello era tondo bensì, ma
che v' erano diverse piazze o strade , le quali venivano a formar degli
angolii poiché non pare, che Dante figuri questo castello per altro
, che per un dilettevol prato intorniato di mura ; e s' ei potè mettersi
in luogo da poter veder tutti quanti , chiara cosa è , eh' e' non vi
doveva essere impedimento di mura, o di case, o d'altri edifizj. A tal che
questo canto, dond' e' si trassero Dante e Virgilio , mostra , che
la pianu delle mura non dovea esser circolare. Molto meno è veriiimile ,
eh' elleno abbracciaiser il foro della valle, come è opinione cfalcuni, i
quali si lon falsamente immaginati, che tutto il piano dello scaglione
del Limbo fosse diviso , come in due armille concentriche , una
ester- na e maggiore, dove non arrivasse il lustro della lumiera, e
quivi stessero l' anime degl' innocenti morti senza bat- tesimo
sospirando continuameote , onde dice , v. a6. ffon avea pianto , ma
che di sospiri , Che laura eterna facevan tremare.
minore l'altra ed interna , ed illustrata dalla lumiera , è questa
facesse prato al castello de' Savj e degli Eroi. £ 64
Canto invrrUimile I dico , tal optDÌone. Prima , perchè in
pro> porzione dell* altr* anime del Limbo y piccolisaimo è U
numero di quelle* che sono ammesse per tspecialissima grazia dentro al delizioso
castello ; per lo che* rimanendo loro un luogo sì vasto , vi sarebbero seminate
più rade che per un deserto. Secondo* perchè in qualunque luogo del
prato si fosser tratti Dante e VIRGILIO posto die nel centro non
potessero starvi per essere sfondato * e ter- minar ivi la sboccatura del
secondo cerchio * sarebbe •tato impossibile discemer tutti quanti* a non
supporre* eh* e* sì fosser ridotti tutti in un mucchio vicino all*
en- trata * perchè da distanza assai minore , che non è quella del
solo semidiametro di questo prato * a farlo cale * qual se lo figurano
costoro , si smarrisce di vista un uomo dì statura ordinaria. Direi
dunque * che il castello fosse da una porle del piano o pavimento del
Limbo * e che per avventura nè meno arrivasse con le mura in su la
sboc- catura del secondo cerchio- E che sia *1 vero* usciti eh* e’
ne furono*, dice Dante, eh* e* tornarono nelf aura* che trema* cioè in
quella, dove sospirano i padani in- nocenti, che l'aura eterna farevan
tremare. Che se per lo contrario il castrilo fosse stato abbracciato
dall* armilla esteriore* per discender nel secondo cerchio, non oc-
correva, eh’ c* ritornassero in quella, dove l’aria tre- mava. Kè vale il
dire* che per aria tremante si può in- tender anche l'aria del secondo
cerchio; perchè la sua agitazione (si come vedremo nel seguente canto)
era altro che un semplice tremare, dicendo il poeta di questo
cerchio, v. a8. J* venni in lungo <t ogni luce muto ,
Che mugghiai come fa mar per tempesta, S" e* da contrari
venti è combattuto. Ecco dunque, che il catCello era tutto dentro
all* orlo del Limbo io su la mano , tu la qual camminavano : e
torna ottimamente allo scemarti la sesta compagnia in due , essendo Omero
, Orazio , Ovidio e Lucano rimasti dentro al castello , e Dante e
Virgilio essendone usciti o per altra porta, o per la medesima, ood*
erano en- trati , ma voltando all* altra mano , e incamminandosi
per altra via da quella, ond' erano venuti. Così si condus- sero,
dov' era il passo per discendere nel secondo cer- chio ; si come vedremo
nel canto seguente. INFERNO. CANTO
QUINTO. ARGOMENTO. Xl }>eccato , che ii punisce in
questo secondo cerchio , è la lussuria, come il più compatibile all'
umana fragilità, c per avventura il meno grave. Fmge il poeta di tro-
vare al primo ingresso Flinos giudicante 1' anime. Di poi passa più oltre
, e vede la pena de' peccatori carnali , la qual dice essere un
furiosissimo , e perpetuo nodo di vento , il qual rapisce , e porta seco
voltolando in giro queir anime. Virgilio gliene dà a conoscere alcune ,
che erano già state al suo tempo , ma di Francesca da Ra- venna
intende dalla sua propria bocca la cagione della sua morte , e insieme di
quella di Paolo suo cognato , con r ombra del quale si raggirava per 1'
aria del se- condo cerchio. Cori discesi del cerchio primajo
Giù nel secondo , che men luogo cinghia, E Scatto più dolor, che
pugne a guajo. Digitized by Google 68 Canto
^ Discesi ; Io Dante diacesi. Men luogo cinghia ; si di- mostra
peripatetico f ponendo il luogo, distinto dall* esteiH sione della cosa
locata. Quindi è , eh* ei dice il pavi- mento del secondo cerchio
cignere, abbracciare, occupar minor luogo, in sostanza girar meno del
primo, secondo che per lo digradar della valle gii\ verso il centro
si discendeva. Così veggiamo ne* teatri dalla lor sommità i gradi
infmo all' iullmo venire , successivamente ordinati , sempre risirignendo
il cerchio loro. C ben vero , che quanto meno luogo cinghia, contiene in
sè altrettanto più di dolore, che non fa il primo. Poiché, dove
quello per esser solo dolor della mente , svapora in sospiri ,
questo, che alFligge il senso, pugne a guajo , cioè arriva a trar guai ,
pianti e lamenti dolorosissimi. Y. 4. 5 rauvs Afinos orriòilMente «
e ringhia. Qui orribilmente ha forza di esprimere P orrida
resi- denza , il tribunale formidabile , la fiera accompagnatura
de* ministri , e forse il ferocissimo aspetto dell* infernal giudice.
Bocc. Fdoc. Kb. 6 , 42. Quivi ancora si veggono tutti i nostri Iddìi
onorevolissimamente sopr ogn altra figura posti. Dove notisi , che per 1
* avverbio onorevolis^ simamenie ci dà ad intendere la preminenza del
luogo , quanto la ricchezza degli ornamenti sacri , ed ogni altra
nobile accompagnatura pertinente al culto degli Dii sud- detti. Ringhia:
accresce lo spavento, dicendosi il ringhiare de* cani , quando irritati,
digrignando i denti « e quasi brontolando, mostrano di voler
mordere. V. 6. Giudica , e manda , secondo eh* awvinghia.
Qui avvinghiare per cignere. Ciò che Ninos ai ci- gneise , viene
spiegato appresso. Vede qu«l luogo Inferno è da essa. Da in
luogo di Per, ed esprime attitudine , proprietà, c convenevolezza. Cioè
qual luogo d'infemoèprr essa, o vero convenevole ad essa. Veggasi di ciò
il Cinonio. V. li. Cignesi con la coda tante volte ^
Quantunque gradi vuol ^ rAe sia messa. Conosce il poeta T
obbligo, ch'egli ha d* uscire il piti eh* ci può dall’ ordinario ,
rispetto al luogo , e a* perso- naggi , eh’ egli ha alle mani. Quindi va
trovando maniere strane ed inusitate di significare ì loro concetti ;
come in questo luogo fa, che Minos si cinga tante volte la coda,
quanti gradi hanno a collocarsi gid 1 * anime con- dannate. Quantunque
per quanto , nome indeclinabile. Bocc. introd. n. i. Quantunque volte ,
graziosissime donne ^ meco pensando riguardo ecc. V. i3.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: Vanno ^ a vicenda y ciascun
al giudizio: Dicono , e odono , e poi son giù volte. In
questi tre versi è compresa un* esattissima e pun> tualissima forma di
giudizio. V. a3. Vuoisi cosi colà » dove si puote Ciò
che si vuole ; e più non dimandare. Le stesse parole per appunto
furono usate da Virgilio a Caronte nel canto terze, v. 9 S.
V. a 8 . t venni in luogo d* ogni luce muto. Notisi , come
stando sempre su la medesima bizzarra traslazione d* attribuire il
proprio della voce al proprio della vista , va continuameDte crescendo»
Nella selva , ~e Casto dove r oicurit.\ e T
ombra erano accidentali per l' im- pedimento de' rami e delle foglie ,
diwe aolamcnte tacerai la luce , V. 6o. Mi ripigneva là ,
dove 'I sol tace. Nell* atrio dell' Inferno dà al lume aggiunto di
JSoco , ac- cennando io tal guiaa , non eaier ciò per accidente >
tua per natura ; cauto HI , v. 75. Com’ io discerno per lo
fioco lume. Qui finalmente , dove a' ò innoltrato nel profondo
della valle, muto lo chiama; e vuol denotare, che le tenebre di
queato cerchio non aono accidentali , nè a tempo , nè aaaottigliate da
qualche apruzaolo di languidiaaima luce, ma apeaae , folte , oatiuate ,
ed eterne. V. 3l. Za bufera infernal , che mai non retta.
Mena gli spirti con la tua rapina: Voltando , e percuotendo gli
moietta. Il Buti definiace eoa! : Bufera è aggiramento di venti
, lo qual finge l’ autore , che sempre sia nel secondo cerchio
dell" Inferno. A chi pareaac queata voce o poco nobile , o troppo
atrana, ricordiai , che ai parla d' un vento in- fernale , e che merita
maggior lode il cercar la forza dell' eapreaaione , che 1' ornamento
delle parole ; ed è queata una pittura , che non richiede vaghezza di
colo- rito , ma forza; e tanto piti è bella, quanto è meno liaciata
; estendo il naturale coti risentito , che non può bene imitarsi , te non
è fatto di colpi , e ricacciato ga- gliardo di sbattimenti. Questa bufera
adunque leva e mena gli spiriti con due movimenti. Con uno gli
aggira secondo il corto della tua corrente, che va turno torno
^UIHTO. 71 al cerchio ; con F altro ( e ciò fallo con la sua
rapina , cioè col tuo grandissimo impeto ) li va voltolando in lor
medesimi. Cosi veggiamo la pillotta e '1 pallone , i quali, se vengono
spinti lentamente per Taria, son por- tati con un solo moto ^ che è
secondo la linea della di- rezione del lor viaggio , ma dove urtino in
muro , od in legno, osi, cadendo in terra, ribalzino mcontanente,
ne concepiscono un altro , Bglio di quel novello impeto , che gli aggira
intorno ai proprio asse. V. 34. Quando giungon dinanzi alla mina
; Qmvi le strida t il compianto t e*l lamento'.
Bestemmian quivi la virtù divina. Qual sia questa rovina, i
commentatori non lo dicono , o se lo dicono, io confesso di non intendere
quello che dicono. Crederei, che per rovina intendesse T autore il
dirupamento della sponda, giù per la quale egli era ve- nuto ; e che questa
fosse la foce , d' onde metteise il vento , il quale foue cagione di
maggiore sbatiimento a quelle pover* anime , che vi passavano davanti. A
simi- litudine d* un legno o d'altro corpo , cui la corrente d'un
fiume ne meni a galla , il quale, se s* abbatte a passare, dove sbocca un
torrente, o altra acqua, che caschi con impeto da grand'altezza, questa
se se lo coglie sotto ^ lo tuffa e rìtufia per molte fiate , e in qua e
in lè con mille avvolgimenti T aggira , e strabalza , in fin tanto
eh' ei non è uscito di quella dirittura , e non ha ritro- vato il filo
della nuova corrente. Di dove, e come possa quivi nascer questo vento ,
vedremo allora , che si dirà della fiumana dell' eterno pianto, di cui
nel canto se- eondo mi rìserbai a discorrere in altro luogo*
71 ClISTO V. 40. E (ome gli stornei ne portan F
ali Nel freddo tempo a schiera larga e piena ; Così quel
fiato gli spiriti mali. Brllisùma iimiUtudlne , e cavata ( «ì come
la «cgitcnte poco appretto delle gru) con finitsimo accorgimento da
animali tenuti in niun pregio , e per ogni conto vilittimi. V. 43.
Di qua , di là , di giù , di tu gli mena : Nulla speranza gli conforta
mai Non che di posa , ma di minor pena. Eipretiione
felicistima ed inarrivabile di quel tormento , e che vince quati il
vedere ttetto degli occhi. V. 48. Cori viiF io venir , traendo guai
, Ombre portate dalla detta briga. Qui briga vai lo
ttetto che noja, fattidio, travaglio; e briga preto nello ttetto
significato d’ agitamento di venti. Farad, can. Vili , v. 67.
£ la bella Trinacria , che caliga Tra Pachimo e Petoro sopra
'/ golfo , Che riceve da Euro maggior briga. cioè sopra
’l golfo , eh’ è più battuto dallo scirocco. V. Si. Genti, che faer
nero ri gastiga^ Corrisponde al detto di sopra, v. 18. I'
venni in luogo iT ogni luce muto. E cerumente la pena de’ carnali è
pena data loro dall’ aria , poiché l’aria col solo agitarsi si li
tormenta. V. 54. Pu Imperadrice di motte favelle. Ebbe
imperio sopra nazioni , che parlavano diversi idiomi. Modo usato altre
volte da Dante : distinguere , o denotare i paeii dalle lingue , che vi
ai parlano. Infer. cant. XXXIII , V. 79. Ahi Pila , vituperio
delle genti Del bel patte là, dove 'I ri tuona. V. 55 .
A vizio di Lutturia fu ri rotta. Che ’l libito fe' licito in tua
legge , Per torre ’l biatmo , in che era eondoita.
Aaaai è nota la legge della diioneatà promulgata da Semiramide ,
per cui ella penaò di aottrarai all' infamia de’ suoi vituperj.
A vizio di Lutturia fu ri rotta. Forma di dire assai
singolare. V. 60. Tenne la terra , che ’l Soldan corregge.
Dice il Daniello , che Dante in questo luogo piglia un equivoco ; e
che abbia voluto dire, Semiramide aver regnato in Egitto, ingannato dal
nome di Babilonia, con cui nel suo tempo chiamavasi volgarmente il Cairo
, allora signoreggiato dal snidano , non rinvenendosi dell' altra
Babilonia fabbricata da Semiramide nell’ Astiria. Di questo errore
pretende scusarlo con fargli nome di licenza lecita a pigliarsi da' poeti
grandi, tra' quali gli dà per compa- gno Virgilio in un certo patto , non
so già quanto a pro- posito , e con quanta ragione. Se io avesti a
esaminarmi per la verità dell' intenzione , che io credo , che
abbia avuto Dante ; direi forte ancor io , come il Daniello : tanto
più che in que' tempi non ti aveva coti esatta no- tizia della geografia,
che sia sacrilegio l'ammettere, che un poeta anche grandissimo abbia
preso un equivoco in- torno a una città, nella quale era facilittimo
l’equivocare, 6 74 Cauto
intrndendoii allora comuneniente per Babilonia quella d'Egitto;
ticcome oggi per Lione templicemente ('inten- derebbe sempre quello di
Francia, e per Vienna quella di Germania; e quanto a questo, che
Babilonia vi fosse in Egitto, e che fosse la stessa, che dagli Europei
si chiama oggi il Cairo , l' afferma Ortelio. Il Boccaccio
nel Decamerone, di tre volte, che nomina il Soldaoo , intende sempre
quello d' Egitto ; e Dante stesso nell' XI del Farad. , t. loo. E
poi cht per la sete del martiro Alla presenza del Soldan superba ,
Predici) Cristo , e gli altri , che 7 seguirò. Farla di S.
Francesco , il quale i certo , che parla del Soldano d' Egitto , e non di
quello di Bagadet. Il Fe- trarca dice anch' egli nel Sonetto; L'avara
Babilonia ecc. non so che di Soldano. 1 commenti l' intendono per
quel d' Egitto ; e il Gesualdo , se non erro , lo cava da una sua
epistola , nella quale fa menzione delle due Babilo- nie , d' Egitto e d'
Assiria. Ma chi volesse anche sostenere, che Dante non abbia
errato , potrebbe farlo con dire , che per Soldano intese quegli stesso ,
che nel suo tempo signoreggiava la vera Babilonia di Semiramide , essendo
la voce Soldano nome di dignità, e perciò convenevole ad ogni principe; e
da Cedreno si raccoglie essere stata comune ancora ai Co- liifi di
Soria , particolarmente dove parla di uno di essi, che ebbe guerra con
Alessio Comneno. Siccome e con- verso il Soldano d' Egitto aveva titolo
di Cohffa , prima che dal Saladino fosse unito l'un, e l'altro titolo
insieme, quando egli di semplice Sultano , eh' egli era , diventò
Fun e l'altro, avendo ucciso il ColilTa nell' andar a pigliar
Digitized by Google 9 0 IRTO. 7$ da lui lecoudo il
lolito l' ioicgne di Soldano. Fu anche Soldano titolo d' ufTizio coinè ai
cava da quoto luogo del Ponti 6 cale romano citato dal Meunio ; Circa
Ponti- fiiem , aliquando ante , aliquando poit , equilabat Mare-
icallus , siile Soldanus Curiae. lila per vedere adeiao , con
quanta poca ragione il Daniello tacci Virgilio d’un timigliante equivoco
, laiciaio di riapondere a quello eh’ ei dice , che egli nel Sileno
confondeaae la favola d* lai e di Filomena , e nel terzo della Georgica
acambiaaae Caatore da Polluce , nel che vien Virgilio difeao molto
giudiziosamente dalla Cerda , vediamo il terzo equivoco notato dal
aoprammentovato apositore di Dante ne’ seguenti versi dell' Egloga
del Sileno , T. 74 . Quid loquar? aut tcyllam Nisi? aut
quamfama secuta est. Candida surtinctam latrantihus inguina
monstris, DutUhias ue rosse rales, et gurgite in allo, Ah,
timidos nautas canibus lacerasse marinis ? Qui dice il Daniello ,
senza allegarne alcuna ragione , che Virgilio equivoca da Scilla hgliuola
di Forco e d'Ecate, o, cum’ altri vogliono, di Creteide, a quella
figliuola di Niso re di Megara. Io credo però di ritro- varla , e dubito
che si possa dir del Daniello nella spo- sizione di questo luogo di
Virgilio, quello che di Virgilio disse il Berni nell' imitazione di
cpiell’ altro d’ Omero ; Perch’ e' m hem detto , che Virgilio ha
preso Un granciporro in quel verso d Omero, Chi egli , con
reverenza , non ha inteso. Noteremo dunque di passaggio , come
bisogna , che quest’ autore si sia cieduto , che Virgilio parli d’
una 76 C A H T O loU Scilla , e che a queita
attribuendo i moitri marini , e r ingordigia degli altrui naufragi ,
liaii dato ad intendere , eh' egli abbia voluto dire di quella di Forco 1
ond* egli nota r equivoco in quelle parole : Quid loquar ?
aux tcyllam Nisi ? Sapendo, che Scilla figliuola di Niao fu
cangiata in uc- cello , e fu , come altri vogliono , appiccata alla
prora della nave dell’ amato Minoi) e finalmente gettata in mare, e
non mai trasformata, come quella di Forco, in moitro marino. Ma la verità
ai à, che Virgilio intese di parlare dell' una e dell' altra Scilla; e,
toccando di pas- saggio quella di Niso, si ferma a discorrer più
diffusa- mente dell' altra di Forco , come dalla lettura del luogo
è assai facile a comprendere ; ma forse il Daniello non s’ avvide di
questo passaggio , e trovandosi inaspettata- mente nella favola di Scilla
di Forco, la credette vestita a quella di Niso , equivocando egli
medesimo nell' equi- voco immaginato di Virgilio. V. 61.
L'altra è colei, che e’ aneUe amorosa, E ruppe fede al centr di
Sicheo. Didone , seguendo in ciò anch' egli 1 ' orribile
anacro- nismo , ed accreditando T infame calunnia d' impudiciaia
datale da VirgUio. Eneide IV, v. SSa. IVon servata fides eineri
promissa SUhaeo. V. 64. Siena vidi, per cui tanto reo Tempo
ti volse. Tocca di passaggio, e con maniera nobilissima la
guerra de’ Greci , e l' ultime calamità de’ Trojani,
V. 69. CK amar di nostra vita dipartille. Della morte delle
quali fu cagione Amore illecitOi V. 7». i' cominciai ; Poeta ,
volentieri Parlerei a que‘ duo , che ’nsieme vanno , E
pajon st al vento esser leggieri. Gli accoppia ioaieme , perchè
iniieme avevano peccata. S’accorae, ch’egli erano leggieri al vento ,
dalla facUitè , anzi dalla furia, con la quale il vento li portava;
e ciò molto convenientemente, atteao il loro gravitaimo peccato ,
eaaendo atati per affinità al atrettamente con- giunti, come più abbaaao
udiremo. V. 78. Per quell' amor, eh' ei mena, t quei
verratmo. Per quell' amore , eh' e' ai portarono , il qual fu
ca- gione di queato loro eterno infelice viaggio. Efficaciaaima
preghiera , e convenientiaaima a due amanti , acongiurarli per lo
acambievole amore. Y. 80 O anime afannate. Aggiunto di
mirabil proprietà, e aenza dubbio il più proprio , che dar mai ai poaaa
ad anime tormentate da ai latta pena. ' V. 8a. Quali colombe
dal disio chiamale Con f ali aperte e ferme al dolce nido
Volan per F aere dal voler portale. Grazioiiaaima aimilitudine , e
piena di tenero e com- paaaionevole affetto. Nè traendola Dante da coti
gentili animali , quali anno le colombe , vien a intaccar punto
della lode , che le gli dette poc’ anzi , per aver para- gonato gli
apiriti di queito cerchio agli atomelli e alle ^8
Cauto gru, 1’ una e l’altra ignobile «pezie d'uccelli, poicliè
in ciueato luogo ha maggior obbligo di far calzar la similitu- dine
all' andar di compagnia, che facevano i due amanti, il che ottimamente si
ha dalla comparazione delle co- lombe , che ad avvilire con un paragone
ignobile quegli spiriti in generale, come fece da principio. Del resto
gli ultimi due versi di questo terzetto posson aver due sen-
timenti, l’un e l’altro bello. Il primo è: Con Vali aperte * ferme al
dolce nido volan per Vaere , cioè volan per l’aere con l’ali aperte o
ferme, cioè diritte al dolce nido; o vero volano al dolce nido con l’ali
aperte e ferme , descrivendo in cotal guisa il volo delle colombe,
quando con l'ali tese volano velocissimamenie senza punto dibat-
terle, e in questa maniera di volare par che si ratb- giiri un certo non
so che pid di voglia e di desiderio di giugnere. V. 88. O
animai graziosa e benigno , Che visitando vai per V aer perso
Noi, che tignemmo'l mondo di sanguigno. Ninna cosa odono o parlano
pid volontieri gli annuiti che del loro amore. Quindi è , che quest’
anima chiama Dante grazioso e benigno per atto di gentilezza
usatole in darle campo , raccontando i suoi avvenimenti , di dar
alquanto di sfogo al dolore. Per V aer perso. Il perso è un colore oscuro
, di cui lo stesso Dante nel suo Con- vivio sopra la canzone Le dolci
rime ecc. dice esser com- posto di rosso e di nero , ma che vince il nero
; e Inf. caut, VII, V. io3. L' acqua era buja molto più , che
persa. Digitized by Google QUINTO. 79
V. 90. Noi che lignemmo il mondo di ttmguigno. Scherza in la
contrarietà di queiti due colori ; Fai visitando per F aria di color
perso noi , che , per eaiere arati ucciai in pena del noatro Callo ,
tignemsno il mondo di color di aangue. V. 94. Uh Jttel , che
udire , e che parlar ti picKe : Noi udiremo , e parleremo a vui.
Non ì gran coaa (dice aaaai giudiiioaamente il Landino) , che
coatei a’ indovinaaae di quello , che Dante deaide- rava d' udire. Una ,
perché di niun' altra coaa , fuori che de’ auoi avrenimenti , potea
ragioneTolmente cre- dere , eh* egli aveaae curioaità di domandarla ; 1'
altra , perché il coatume degli amanti é creder, che tutti ab-
biano quella voglia, che hanno eaai d' udire e parlare de’ loro amori , tanto
che aenza forai molto pregare non fanno careatla di raccontarli anche a
chi non ai cura aiperli. Che riapondeaae la donna pid tosto che l’
uomo, ciò é molto adattato al coatume della loro loquacità e
leggerezza. V. 96. Mentre che ’/ vento , come fa , si tace.
n ripoaarai del vento non é coaa impropria , anzi é accidente
confacevole alla natura di quello , dimoitran- doci r eaperienza , che
egli non aoffia con aibilo con- tinuato , al come corrono i fiumi , ma a
volta a volta ricorre, come fanno Tonde marine. Oltre che non aa-
rebbe inveriaimile il dire , eh’ ei ai fermaaae per divina diapoaizione ,
acciocché Dante potesse ammaestrarsi nella considerazione di quelle pene
, e riportar frutto dal suo prodigioso viaggio. Per questa ragione
vediamo nel canto IX spedito un angelo a fargli spalancar le porte
della 8o Canto cittì di Dite, e altrove molt’
altre graxie tingolariuime, le quali la bontà divina gli concedè, per
condurlo final- uiente alla contemplazione della aua euenza.
V. 97. Siede la terra , dove nata fui , Su la marina , dove
‘I Pò diicende Per aver pace co' teguaci tui. Bavenna ; poco
lontano dalla quale il Po inette nel- r Adriatico. Discende per aver pace
co’ sui seguaci. Ma- niera veramente poetica. Dicono alcuni , per aver
pace , cioè per trovar pace in mare della guerra, ch'egli ha nel
auo letto da' fiumi tuoi teguaci ; perocché , fecondo che quelli tgorgano
in lui , lo conturbano e P agitano , onde ti può dire, che gli facciano
guerra. Ma te Dante volette ttar tu l’allegoria di quella guerra, non li
chia- merebbe legnaci ; poiché , fintante che uno è teguace d’ un
altro , non gli fa guerra, e , facendogli guerra, non |i può chiamar più
teguace. Diremo dunque , eh' ei vo- glia dire , che il Po co' tuoi
teguaci diiceode in mare per ripoiare dal lungo corto , eh' ei fa , per
giugnervi , a fine di unirai come parte al tuo tutto , eitendo
queita unione la lola pace , alla quale tutte le creature tono d.a
inviiibil mano guidate. Veduto della patria , è ora da vedere chi folte
coitei, che favella con Dante; per Io che è da taperii , che quetta è
Francetea figliuola di Guido da Polenta tignor di Ravenna ; la quale ,
eitendo ttata dal padre mariuta a Lanciotto figliuolo di Malatctta
da Rimici , uomo valoroto in vero , e nella teienza e inaeitria dell’
armi eiercitatittimo , ma zoppo e deforme d' atpetto troppo più che ad
appajar la grazia e la de- licatezza di conci non era convenevole, fu
cagione, che ella t' invaghiate di Paolo tuo cognato , il quale
non meno grazioio , e arvenente del corpo , che leggiadro dell’
animo e de' coatumi , del di lei amore ferventiiii- mamence era preao4
Ora arvenne ^ che , mentre , tcam- bievolmence amandosi , in gran piacere
e tranquillità si Tiveano , indistintamente usando , appostati un
giorno da Lanciotto , furono da esso colti sul fatto, e d'un sol
colpo uccisi miseramente. V. ICO. jimor , eh’ al cor gejuU ratto s'
apprende. Prete costui della bella persona , Che mi fu tolta,
e '/ modo ancor m' offende. Platone nel Convivio , tra le lodi ,
che dà Agatone ad Amore , dice eh’ egli i ancora delicatissimo ,
argumentan- dolo da questo , eh’ egli i ancor più tenero e gentile
della Dea Ati , cioè della calamità , la quale esser mollissima a
delicatissima / argomentò Omero dal vedere , che ella , schifando di
toccar co’ piè terra , si tiene per t ordinario in tu le lette degli
uomini. Iliad. T, v. 93. .... Tvt pio 9 * ateahol sróStc iv fàp in'
ovSit nlAra^as , <2 A A’ apa f/j'S xai^ óvfpóv xpoara fiaùani.
Ma amore non solamente non mette mai piede in terra , o in tu le
teste , le quali , a dire il vero , non sono molto toffei , ma di tutto V
uomo la parte più gentile calpesta , e sceglie per tua abitazione. Negli
animi dunque , e ne’ temperamenti degli uomini, e degli Dii pone il tuo
trono Amore ; nè ciò fa egli alla cieca , e senza veruna distin-
zione ■ in ogni sorta <t animo la sua tede locando , ma quelli
solamente , che in fra tutti gli altri p'ut gentili tono , e pieghevoli
con delicatissimo gusto va ritcegliendo. suStò 9 fizaiipii(;ipfits
6 pi^a tixpiipiusnpi *Epura Xtc araAòc óv qdp iirì TÙt fiaivit, ovff tiri
npavietr. 8a Cahto ( S, larn iravv fiaX«ut<i)
cy roif fMi^xararoig TS* S*T»T> KoÀ fiaivti Koì oisut' iw )'àf>
v6$at KOÌ XM àiiUpixfn rhf Sixqffiv iSpvxau,’ »ai oò» av f{>7(
ir xóacui rati dXÀ,’ ^ riti iv vKXtipòv vio( i;^ot<rv >* ’^XP
dxtp^^iToi' ^ 9’ àt ftoAouiùy, oÌKÌ(ixcu. £'l Petrarca nel
toaetto : Come't ccmdido piiecc., ri- cavando con maniera più morbida lo ateaao
originale, fini di copiarlo anche nella parte tralasciata da Dante ,
che rijguarda 1' avversione , che Amore ha ordinariamente agli
animi rosai e dori , dicendo : Amor , che tolo i cuor leggiadri
invesca , Nè cura di mostrar sua forza altrove. E nella
canaone; Amor, se vuoi, eh' io tomi ecc. , par- lando con Amore, tocca
leggiadramente in ogni sua parte il sopraccitato luogo di Platone ,
dicendo dell’ impeWo, eh' egli ha non meno sopra gli Dii , che sopra gli
uo- mini , con questi versi : £ s’ egli è ver , che tua
potenza sia Nel Ciri s) grande , come si ragiona , E neir
abisso ( perchè , qui fra noi Quel che tu vali e puoi ,
Credo, ehe’l senta ogni gentil persona). V. loi. Prese costui
della bella persona che mi fu tolta. Lo prese del bellissimo corpo che mi
fu spogliato dalla morte , e ’l modo ancor m’ offende , perchè mi
fu ' data violentemente, e mentre mi suva tra le braccia del caro
amante. V. io3. jimor , eh' a nullo amalo amar perdona, mi prese del
costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m' abbandona,
Belliiiiina repetizione : Àmor , eh' al cuor gentil ratto s'
apprende, prese cosuù come gentile. Amor, eh' a nullo amalo amar perdona,
prese me come amata. Mi prese del costui piacer, del piacer di costui.
Costui nel secondo caso senza il suo segno si trova spesse volte usato
dagli autori. Veggansene gli esempi presso il Cinonio. Questo lungo
può aver doppio significato. Hi prese del piacer di costui, cioè del
gusto, del piacimento , della gioja d’amar costui. E mi prese del piacer
di costui, cioè del piacer che io faceva a costui, e questo corrisponde
ottimamente al detto poco innanzi : Autor , eh' a nullo amato amar
perdona ; mostrando non tanto essersi innamorata per genio , quanto per
vaghezza d' accorgersi di piacere e d’esser amata, e per cert’obbligo di
gentil corrispondenza. V. io6. Amor condusse noi ad una
morte. Arroge forza con la terza replica , e con grandit-
aim' arte diminuisce il suo fallo , rovesciando sopra di amore tutta la
colpa. Tib. lib. l .° el. VII , v. aq. Non ego te laesi prudens : ignosce
fatemi, lussi! amor. Contro quis ferat arma Deos ? E'I
Boccaccio, giornata IV, nov. I, conducendo GuU scardo alla presenza del
Principe Tancredi , non gli sa porre in bocca nè altra, nè piò forte
difesa per iscusar sè , che r incolpare amore, il quale, cioè
Tancredi, tome il vide quasi piangendo disse : Guiscardo , la mia
benignità verso te non uvea meritato l'oltraggio e la 84
Casto vtrgogna, la quale nelle mie cose fatta m' hai; eiccome
io oggi vidi con gli occhi miei. Al quale Guiscardo niun altra cosa
ditte te non questo. Amor può troppo più che nè io ni voi pottiamo.
V. IO/. Caina attende chi'n vita ci spente. Calila è la
g)iiaccia, dove nel canto XXXII vedremo euer paniti coloro , che
bruttaron le mani col sangue de’ lor congiunti. Dice dunque , che questa
spera detta Caina sta aspettando LANCIOTTO marito di lei , e
fratello di PAOLO , che fu il loro uccisore. V. Ila O latto
, Quanti dolci pentier , quanto detto Menò costoro al dolorato
patto ! Tenerissima riflessione , e propria d* animo gentile
, ma che non s’ abbandona a soperchia vilU col dimostrar dolore. E
qui notisi , come Dante per ancora sta forte all’ assalto della pietA ,
la cui guerra si propose di voler sostenere al principio del secondo
canto, v. l. Lo giorno te n andava , e f aer bruno Toglieva
gli animai , che tono in terra dalle fatiche loro; ed io sol uno m’apparecchiava
a tottener la guerra fi del cammino , e sì della pietose. £
che ciò sia’l vero, dopo eh’ ei non potò pid rattener le lagrime , dice ,
che in questo pietoso oflìcio egli era insieme, v. 117, tristo e pio-,
dove mette in considerazione, se quel tristo si potesse in questo luogo
intendere per iscellerato , malvagio , empio , e non per
malcontento, mesto , e maninconoto , come vien preso universalmente
, e (1 come io con gli altri concorro a credere etier re-
ritirailmeote alata l' intenzione del poeta. Pure nel primo significato
abbiamo nel Inf. triatitiimO) r. 9I. Tra qutJt’ iniqua e trutitiima
copia Correvan genti ignude e spaventate. E di vero tristo in
aendmento d’ empio (a un belliatimo contrapposto con pio , venendo a
estere il poeta in un medesimo tempo empio per compiagner la giusta e
dovuta miseria de’ dannati , del cbe nel XX di questa can- tica si fa
riprender acremente da Virgilio, e gli la dire, che è sciocchezza averne
pietà , e somma scelleraggine aver sentimenti contrarj al divino
giudicio, che li pu- nisce, V. a 5 . Certo V piangea poggiato
a un de' rocchi Del duro scoglio , zi che la mia scorta Mi disse :
Ancor se' tu degli altri sciocchi ? Qui vive la pietà-, quandi è
ben morta. Chi è più scellerato di colui, Ch' al
giudicio divin passion porta ? Driaza la letta , drizza ; e vedi ,
a cui ecc. E pio poteva dirsi il poeta , per non poter vincere la
naturai violenza di quell' affetto, che contro a tua voglia lo
cottrìgneva a lacrimare ; dove pigliando tristo in si- gnificato di
metto, avendo di già detto', eh' ei lacrimava, vi vien a esser superfluo
; e non solamente tristo, ma pio ancora ; chiarissima cosa estendo , che
chi piange r altrui miseria , n' ha rammarico e compatimento.
V. lao. Che conosceste i dubbiosi desiri ? Pubiioti per non
esserti ancora l’ un F altro diKoperd. 86 Canto V. I3I.
Ed ella a me; nerrun maggior dolore. Che ricordarsi del tempo
felice nella miseria, e dà sa il tuo dottore. Quella lentenaa
h di Boezio nel lecondo libro de Consol. proia IV, Le lue parole iodo :
In omni aduer si- tate fortuna» infelùissimum genus inforlunii est ,
fuisse felieeiu. Tanto che questa volta per il tuo dottore non
debbo intendersi VIRGILIO, come, dal Daniello in fuora, quasi tutti gli
altri si sono ingannati a credere , ma lo stesso BOEZIO, la cui
sopraccitata opera Dante nel suo esilio aveva sempre tra mano , e leggeva
continuamente ; onde nel suo Convivio scrive queste formali parole. Tuttavia
, dopo alquanto tempo , la mia mente , che i ar- gomentava di sanare ,
provvide ( poi nè 'I mio , I altrui consolare valeva ) ritornare al modo
, che alcuno sconso- lato avea tenuto a consolarsi ; e misimi ad allegare
e leggere quello, non conosciuto da molti, libro di BOEZIO, nel
quale, cattivo e discacciato , consolato si aveva. V. ia4- Ho , s‘
a conoscer la prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto
, farò , come colui , che piange , e dice. Sed si tantus amor
casus cognoscere nostros , Et breuiter Troiae supremum audire
laborem. Quamquam animus meminisse horret, luctuque refugit , Incipiam.
£n. lib. Il , v. io e seg. V. i» 7 - Noi leggiavamo un giorno per
diletto Di Lancillotto , come amor lo strinse. Qui,
prima di passar più avanti, giudico, che sia bene chiarir l’intelligenza
del rimanente di questo canto , con riportar la atoria di Lancellotto
cavata da' romanzi fran- zcsi dal libro di Lancilolto Du Lac, e riferita
in quella dottiatiuia acrittura di Lucantonio Bidol6 , nella quale
in un dialogo fìnto in Lione tra Aleaaandro degli liberti e Claudio d’Erberé
gentiluomo franzeae apiega inge- gnoaamente varj luoghi diSicili de' tre
noatri autori Dante , il Petrarca , e '1 Boccaccio. Farla Claudio Dovile
dunque eapere > eome avendo Galeaui figliuolo della iella Geanda
acquitlalo per sua prodezza trenta reami , s ave a posto in cuore di non
voler <t essi coronarsi , se prima a quelli il regno di Logres dal Re
Arius posse- duto aggiunto non aveste ' £ per ciò , avendolo egli
man- dato a Sfidare , furono le genti deir uno e dell' altro più
volte alle mani. Dove Lancilolto avendo in favore di Artus futa
maravigliose pruove contro di Galeaui , e avuto un giorno fra gli altri
l'onore della battaglia , fu da esso Galealto pregato, che volesse andare
quella sera alloggiar seco; promettendogli, se ciò facesse , di dargli
quel dono, che da lui addomandato gli faste. Accetta Lancilolto con
quel patto l’invito , e poi la mattina seguente , partendoti per
ritornare alla battaglia dichiarò il dono, che da Ga- lealio desiderava :
il quale fu di richiedere , e pregare esso Gale alto , che quando egli
combattendo fatte in quella gionuila alle gerui del re Artu superiore , e
certo d averne a riportare la vittoria , volesse allora andare a
chieder merci ad esso Re , e in lui liberamente rimetterti. La qual
cosa avendo Galeallo fatta , non solamente ne nacque tra Lancillotto e
Galealto grandissima dimestichezza e amistà , ma ne divenne ancora etto
Galealto , per cosi cortese e magnanimo alto , molto del Re Artu , e
della Regina Gi- nevra tua moglie familiare. Alla quale per tal pubblico PUI5T0
Amor, eh a null’amato amar perdona, mi prese del costui piacer it forte, che,
come vedi, ancor non m’abbandona. Qui ribadisce :
Questi, che mai da me non fia diviso. Nel che ti ponga niente
a quante volte e in quanti modi rioforra V espressioni d'un ferventissimo
ed ostinato amore , e con quant' arte s’ingegna d’attrar le lacrime e
sviscerar la pietà verso que luiserissimi amanti. V. i3y. Galeotto fu il libro,
e chi lo scrisse. Il libro ) e Tautor , che lo scrisse , fece tra
Paolo e Francesca la parte, che fece Galeotto tra Lancillotto e
Ginevra; onde l’Azzolino nella sua Satira contro la lussuria. In somma rime
oscene, e versi infami dell’altrui castità sono incantesimo, e all’onestade
altrui lacciuoli ed amU Tal eh* io ti dico , e replico il medesimo.
Se stan cotali usanze immote e fisse, la poesia diventa un
ruSianesùno. E questo è quel , eh apertamente disse il Principe
satirico in quel verso. Galeotto “ il libro , e ehi lo scrisse. Qui è
da notare incidentemente, come alcuni hanno voluto dire, che il cognome
di Principe Galeotto, attri- buito al Centonovelle del Boccaccio , possa
da questa storia esser derivato; perchè, dicono essi, ragionandosi
in codesto libro del Boccaccio di cose per la maggior Cauto quinto.
parte alle gii dette di Ginevra e di Francesca simiglianti, pare che quel cognome di principe Galeotto
meritamente te gli convenga. In questa guisa inferir volendo , estere il
Decamerone il principal libro di tutti quelli , che contengono in loro
cose attrattive alla carnale concupiscenza; che tanto è a dire, quanto
dargli titolo di Primo Ruffiano, o vero di principe de' ruffiani. Na
di ciò reggati più particolarmente il Ridolfi nel soprammentovato dialogo, ove
parlando assai diffusamente di tal opinione ti sforza di mostrare ,
essere molto veru simile a credere tal disonesto cognome, come
anche quello di Decamerone estere stato posto al Centonovelle più
tosto d’altri, che dal BOCCACCIO; il quale nel proemio della quarta
giornata avere scritte le tue novelle senz’alcun titolo apertamente si
dichiara. Quel giorno più non vi leggemmo ovante. Aocenna con nobil
tratto di modestia l’ inferrompimento della lettura, ed in conseguenza il
passaggio da’ tremanti baci agli amorosi abbracciamenti. Il conte Lorenzo
Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti. Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali
esperienze’ --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Maggi: l’implicatura conversazionale -- implicatura
ridicola – filosofia lombarda – filosofia bresciana – scuola di Brescia -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Pompiano).
FIlosofo italiano. Pompiano,
Brescia, Lombardia. Grice: “I like
his portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the ridiculous; but
his most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones philosophicae’ and
the ‘consilia philosophica.’” La
famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di farmacia. Il padre Francesco,
uomo di lettere, fu il suo primo maestro. Studia a Padova con Bagolino e
frequenta attivamente gli ambienti culturali della città. Si laurea e insegna
filosofia. Degl’Infiammati, strinse amicizia con Barbaro, Lombardi,
Piccolomini, Speroni, Tomitano, Varchi, entrò quindi a far parte del circolo di
Bembo, frequentando insigni filosofi come Paleario, Lampridio e Emigli. Conobbe
Pole, Vergerio, Flaminio e Priuli. Il dibattito sulla questione della lingua e
sui temi estetici legati soprattutto all'interpretazione della Poetica
aristotelica condusse alla preparazione di un commento allo scritto di
Aristotele che, iniziato da Lombardi, fu proseguito, concluso e fatto
pubblicare da M., con altra sua opera dedicata ad ORAZIO, a Venezia: le “In
Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem
librum propriae annotations”, dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per
entrare al servizio del duca Ercole II d'Este come precettore del figlio
Alfonso e, insieme, per insegnare filosofia a Ferrara. Si conservano appunti
delle sue lezioni sulla Poetica. Anche della vita culturale della città estense
fu protagonista, divenendo principe dell'«Accademia dei Filareti», che
vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere
amico degli umanisti PIGNA, PORTO, e RICCI, che gli diede pubblicamente merito
di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».
“Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la
figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un
brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione
a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando,
che si pone come corollario dell'orazione di M. Alla chiusura temporanea
dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni dell'Accademia
di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della cittadella vecchia,
in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del nobile Paris Rosa,.
A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso nell'elenco dei consiglieri
comunali della città destilla reggenza delle podestarie maggiori del
territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi, ma vi rinunciò, come
rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle sedute del Consiglio
Generale. Altre saggi “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne,
Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes:
Madii vero in eundem librum propriae annotationes, Venetiis, Valgrisi; De
ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio, Venetiis, Valgrisi,
“Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. Expositio in libros de Coelo et Mundo, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, ms, Expositio de
Coelo, de Anima, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, Espositio super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi,
ms Pollastrelli, Mulierum praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus.
Oratio de cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de
Valentia, Consilia philosophica, Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem
serenissimi Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e
Stato, Modena. Note In Sardi, Estensis latinus 88, Modena,
Biblioteca Estense. G. Bertoni,
«Giornale storico della letteratura italiana», C.. Fahy, Un trattato sulle
donne e un'opera sconosciuta di Lando, in «Giornale storico della letteratura
italiana», Bruni, Speroni e l'Accademia
degli Infiammati, in «Filologia e letteratura», XIWeinberg, Trattati di
retorica e poetica, III, Roma-Bari, Laterza, Bisanti,
interprete tridentino della Poetica di Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio
Tortelli, “Quattro M. in cerca d'autore”, in «Quaderni del Lombardo-Veneto»,
Padova, Vincenzo Maggi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vincenzo Maggi, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Maggi.
Maggi. Kewyords: implicatura ridicola, Eco, il nome della rosa, Cicerone, il
tragico, filosofia tragica, pessimismo, l’eroe tragico, Nietzsche, la tragedia
per musica – I curiazi, catone in Utica – tragedia per musica --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Magi: l’implicatura conversazionale nell’uso
delle parole – il mistico – I mistici – la scuola di mistica fascista – il
veintennio – filosofia marchese -- filosofia italiana – filosofia fascista -- Luigi
Speranza (Pesaro). Filosofo italiano. Pesaro, Marche. Grice: “A
fascinating philosopher – “journey around the world in ten words,’ a gem!” -- Insegna a 'Urbino. Si dedica alla psicologia “trans-personale”. Fonda il
Centro di Filosofia Comparativa (cf. ‘implicatura comparativa’) e “Incognita” a
Pesaro, tesoreggiando ‘l’intelligenza del cuore’ e il principio
dell’interiorità. Scrisse “I 36 stratagemmi” (Il Punto d'Incontro; dal,
BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe. Le porte della percezione per essere
straordinario in un mondo ordinario” vede un clamoroso successo. “I 64 Enigmi.
L'antica sapienza per vincere nel mondo”
(Sperling & Kupfer )è segnalato al
primo posto dei libri più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento
rimosso dei nostri tempi: la morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti
cari agli autori: filosofia, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai
confini della morte. Esce un aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe
con il sottotitolo “La porta dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si
focalizza sui modelli mistici per approfondirne, oltre la portata metafisica e
auto-realizzativa, i concetti di efficacia ed efficienza: nel libro I 36
stratagemmi declina il taoismo nei suoi aspetti di strategia psicologica; nel
saggio "Le arti marziali della parola" in La nobile arte dell'insulto
(Einaudi) evidenzia come l'arte del combattimento diventi arte retorica e
dialettica. Nei saggi Il dito e la luna, La via dell'umorismo e Il tesoro
nascosto mostra il rilievo della comunicazione metaforica e umoristica. Elabora
e sviluppa la dimensione della psicologia trans-personale all'interno del Gioco
dell'Eroe, disciplina da lui creata e imperniata sulla capacità umana
dell'immaginazione. Altre saggi: “Il dharma del sacrificio del mondo”
(Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno” (cf. Grice: ‘timeless’ meaning,
versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola superiore di filosofia comparativa
di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto d'Incontro); I 36 stratagemmi (Il
Punto d'Incontro, BestBur); Sanjiao. I tre pilastri della sapienza, Il Punto
d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della veglia. Viaggio attraverso la
filosofia della Liberazione, Scuola superiore di filosofia comparativa di
Rimini, La Via dell'umorismo (Il Punto
d'Incontro); La vita è uno stato mentale. Ovvero La conta dei frutti delle
azioni nel mondo evanescente, Bompiani, Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra).
Arte della guerra e della strategia” (Il Punto d'Incontro, "Lo yoga
segreto del perfetto sovrano"; “Il gioco dell'eroe” (Il Punto d'Incontro);
“I 64 Enigmi, Sperling); Lo stato intermedio,, Arte di Essere,. Il tesoro
nascosto. 100 lezioni sufi, Sperling); Il gioco dell'eroe. La porta
dell'Immaginazione” (Il Punto d'Incontro, 101 burle spirituali, Sperling); Recitato
un cameo, nel ruolo di se stesso, nel film Niente è come sembra, di F. Battiato,
a fianco di Jodorowsky. Jodorowsky scrive in seguito la presentazione di La Via dell'umorismo.Blog. «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”.
Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso
immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze». Incognita. Advanced Creativity Il Secolo XIX
(Onofrio) " 'Incognita' di Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre,
un'immersione interiore al di là dello spazio-tempo"31 Il Secolo XIX
(R. Onofrio) "Advanced Creativity Mind School. Per capire l'entrata
nell'epoca del post-umano" Per il titolo del suo album Dieci stratagemmi,
Battiato si è ispirato a I 36 stratagemmi di M. Il sottotitolo,
"Attraversare il mare per ingannare il cielo" è il primo stratagemma
dei trentasei che compongono che il libro.
Stralcio della quinta puntata (youtube)
Modelli strategici. Corriere della Sera, (Camurri) wuz
Panorama (Mazzone) wuz Panorama (Allegri) Il Secolo XIX Onofrio) "Aprite le porte
all'Immaginazione, c'è un mondo oltre la quotidianità" M., I 64 Enigmi,
Sperling & Kupfer, Milano: «Diversi anni fa, in un’intervista, mi chiesero
perché sono vegetariano. La mia risposta fu molto sintetica (e la penso ancora
così): Non mangio animali. Non riesco a digerire l'agonia». La Repubblica (Michele Serra); Il Riformista
(Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Schisa) Il Gioco dell'Eroe, Il Punto d'Incontro,.
Libro/CD con prefazione di Battiato Il
Gioco dell'Eroe Gianluca. Scena del film ove compaiono e A. Jodorowsky (yout ube) La Via dell'umorismo, Il Punto d'Incontro,
Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità della Repubblica
di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha costruito attraverso la
sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa di Rimini ponti
di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e d'Occidente,
attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio filosofico,
psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gl’altri premi sono stati
conferiti a: Battiato (Musica), Jodorowsky (Teatro), F. Mussida (Arti visive),
S. Agosti (Cinema), M. Gramellini (Giornalismo), Gabriele La Porta
(Televisione). Sito ufficiale di
Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced Creativity
"Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio brevis riflessionisul Senso della vita su
riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico,
‘implicatura comparativa’ mistico, scuola di mistica, l’uso di ‘scuola’ mistica
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Magnani: l’implicatura conversazionale
della linea e il punto – filosofia lombarda – scuola di Pavia -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo italiano. Sannazzaro de’
Burgondi, Pavia, Lombardia. Grice: “I like Magnani; he has written about
conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani; his treatise on
the philosophy of geometry is brilliant!” --
essential Italian philosopher, not to be confussed with Tenessee
Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna a 'Pavia, dove dirige il Computational
Philosophy Laboratory. Dedicatosi allo studio della storia e della
filosofia della geometriai, i suoi interessi si sono poi rivolti all'analisi
della tradizione neopositivista e post-positivista. Si è poi dedicato al tema
della scoperta scientifica e del ragionamento creativo. Studia tematiche
riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina in collegamento con il
problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale nella sua ricerca. La
sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto model-based
reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning. Trattai
problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al tema
trascurato in filosofia dell'analisi della violenza. I suoi interessi di
ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le scienze
cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina, nonché i
rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito a diffondere
il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha riguardato
principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di Libri SAPERE. Opere:
“Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un mondo tecnologico”
“Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa una teoria
filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva
naturalistica e cognitiva. Note Web Page
del Dipartimento di Studi Umanistici
Computational Philosophy Laboratory Web Site [Cfr. le varie pagine dedicate a questi convegni
in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy
Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia,
Pavia (Italia)] Sun Yat-sen Award Cerimonia
Book Series SAPERElesacademies. org. Edizione cinese:
Philosophy and Geometry Morality
in a Technological WorldAcademic and Professional Books Cambridge University
Press Abductive Cognition Understanding Violence The Abductive Structure of Scientific
Creativity Author Web Page Handbook of Model-Based Science Logica e possibilità, su RAI Filosofia, su
filosofia.rai. Filosofia della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai.
Grice: “Philosophy of geometry, so mis-called – I call it the theory of the
line and the point – always amused me since Ayer misunderstood it in 1936!
Hoesle and Magnani prove that it’s less geometrical than you think!” -- Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi
Speranza, "Grice e Magnani," per il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Magni: l’implicatura conversazionale – filosofia
lombarda – scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I love
Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m talking about his “Principia
et specimen philosophiae” – The titles for the chapters are amusing, and he
refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff – *Very* amusing --.”Figlio dal
conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si trasferì a Praga. Entrò nei cappuccini della provincia boema a Praga. Insegna
filosofia entrando, grazie al suo insegnamento, nelle grazie dell'imperatore.
Presto fu eletto Provinciale della Provincia austro-boema dell'ordine e divenne
apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri principi europei. Il re Sigismondo
III gli affidò la missione cappuccina nel suo paese. Ferdinando II lo inviò in
missione diplomatica in Francia. Fu uno dei consiglieri del duca Massimiliano I
di iera. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di
Praga Ernesto Adalberto d'Harrach nella cattolicizzazione della popolazione e
nelle riforme diocesane. Prese parte in nome dell'imperatore ai negoziati con
il cardinale Richelieu sulla successione ereditaria al trono di Mantova. Divenne
consulente teologico nei negoziati per la pace di Praga e missionario
apostolico per l'elettorato di Sassonia, Assia, Brandeburgo e Danzica. Riprodusse
a Varsavia di fronte al re e alla corte l'esperimento di Torricelli usando un
tubo riempito di mercurio per produrre il vuoto. Riuscì a convertire il
conte Ernesto d'Assia-Rheinfels e sua moglie. Dopo che l'Praga venne
affidata ai Gesuiti, entrò in contrasto con i gesuiti, che lo fecero arrestare
a Vienna. Rilasciato dalla prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a
Salisburgo, dove morì quello stesso anno. Frutto della sua polemica con i
protestanti è “De acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che
senza l'autorità della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come
regola di fede per i cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de
acatholicorum et catholicorum regula credenda”, le cui debolezze argomentative
scatenarono la contro-offensiva dei protestanti. Si occupa di metodologia,
logica, epistemologia, cosmologia, metafisica, matematica e scienze naturali.
Rifiuta i principi aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di
Platone, Agostino e Bonaventura. Altre saggi: “Apologia contra imposturas
Jesuitarum,” “Christiana et catholica defensio adversus societatem Jesu,” “Opus
philosophicum,” “Commentarius de homine infami personato sub titulis Iocosi
Severi Medii,”:Concussio fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm.
Conringi, “Conringiana concussio sanctissimi in christo papae catholici
retorta,” “Echo Absurditatum Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione
H. Conringii” “Epistola de quaestione utrum Primatus Rom. Pontificis, “Principia
et specimen philosophiae, Acta disputationis habitae Rheinfelsae apud S.
Goarem, “Organum theologicum”; “Methodus convincendi et revocandi haereticos”;
“De luce mentium”; “Judicium de catholicorum ei acatholicorum regula credendi, “De
atheismo Aristotelis ad Mersennum, Demonstratio ocularis, loci sine locato:
corporis successiuè moti in vacuo, Bologna, Benatij. Vedi la voce nella
Enciclopedia Italiana. J. Cygan, “Vita prima”, operum recensio et
bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut manuscripta tradita aut
typis impressa, «Collectanea Franciscana», A. Catalano, La Boemia e la ri-conquista
delle coscienze. Harrach e la Contro-Riforma, Roma, Storia, M. Bucciantini, La
discussione sul vuoto in Italia: Discussioni sul nulls, M. Lenzi e A. Maierù,
Firenze, Olschki, A. Napoli, La riforma
ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de
Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Biblioteca Francescana,
Milano. Relatio veridica de pio obitu R. P. Valeriani Magni, Lione, Ludwig von
Pastor, Storia dei papi, Roma, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, M. Bihl, G. Leroy. Ad universam Philosophiam. De Ordine &Jl)lo
Dottrimt. Oftii Theophilc nullum entium affitmiri de alio ente, fed fingula
negari de singulis quae verd affirmantur de entibus non lunt entia, sed
habitudines, quae intercedunt entia. Ego enim illa duntaxat nunc upaui entia, qu3e
per al iquam potentiam pofluni efTe, 6c intelligi, feorfum abomni
alioente. Harum habitudiuum,
ut docui, aliae funtiden: itatise (Tentiae, ut, “Petrus est Petrus”. Alias
identitatis rationis, ut “Petrus est Paulo idem m ratione naturae humanae. Demum
aliac funt efle aut principium, aut ter- n)inumalicuius motus – vt: “Petrus
generat”, “Paulus generatur”. Ex quibus duntaxat potest demonstrari et existentia,
et natura entium.Verum non sunt negligendae reliquae: Ille,enim, qua: referent identitatem
essentiae sive affirmatam, sive negatam, inuoluunt Frequenter niotum nostrae
rationis a cognitione imperfecta, ad perfectionem: v.g huius propositionis,
“Homo est animal rationale”. Praedicatum licec sit identicum subiecto, ipsum
tamen explicat diftin&ius. Qux autem
consistunt in identitate rationis, sive affirmata, sive negata, coordinant
cognoscimentum et praedicamenta, & in omni di- £lione, iudicio, ac
ratiociatione praetendunt terminos, qui ab identitate rationis, communi
pluribus entibus, denominantur universales. Et licet eiusmodi identitatesr
ationis non inferantur syllogismo, sed cognoscantur sola collatione, seu
comparatione terminorum, cognitorum aut immediate aut mediante illatione: tamen
hae habitudines tum fubeunt illationem, cum ex identitate rationis
affirmata, aut negata de duobus principijsali cuius motus, infertur
proportionalis identitas rationis, inter terminus illorum motuum, v.g. Quae est
ratio entitatis inter Petrum et Paulum, ea eft mter filios Petri et Pauli.
Quoniam vero in primo libro de per se notis, per didboncm connexam ordinavi in
cognoscimento, & praedicamentis entia per se nota: coordinationem graduum
entitatis, nomino cognoscimentum, & A per iu* X
2 Vakriani M. per iudicium conncxum exhibui in clau^diftin &asomnes
entiurn per se notorum pra:cipuos motus per se notos, quorumillos.
quos quifquc confcit in se, ennarraui (atis accurats, inlibro
demeicon- lcicntia: fupercft, ad complementum appararus philosophici. exhibere
illas propoauioncs. quarum veritasnon dependeat abentium cxi- ftentiajeda
rarionc a?tcrn^ > & incommutabili, cuius modi debent cf- fe
i!la?,qutfin syllogismo denominancuc maiores: Minores enimper se nota propoliciones,
exararaz in cra#atu de per se noris , habenc ve- rit3tem,pendulam ab exifteruia
Ennum; v. g. Luna mouetur, qua? , fi corrumpatur,inducit Falfiratem
iliius propofitionis, Ac vero hxc: Id, quod mouctur, neceiIari6 movetur
ab alio : eft vera,tametfi corrum- pancuromnia mouentia &
mobilia. Harum vero propofitionum incommutabilium funt innumera nequecft
vllaclfYerentia motus, quaenon sibi vendicetpropiias vericate'S mcommutabiles: puta
has.Id, quod Loco-movetur 5 neccessari6 Loco movetur ab alio: ld, quod
alteratur, necelTari6 alteratur ab alio; U> qnod generatur, neceflano generatur
ab alio. Veium hae omnes deriuanc (ibi incommutabilitatem ab hac: Id quod
mouetur, neccessariu mouecur ab aho>oporcetergo congercre invnum
craclacumillasim- fnutabilium,quas nulla ipccialis pars philosophiae
pcrcra&ac, quatenuSjvbiv.g. ventum ficad tra&a cum de generatione.
Ha?c, fd, quod geiif ratur, neceflario generatur ab alio demonftracurperhanc
: id, <juod mouetur, necefl.ui6 mouetur abalioj quae supponatur dcmon-
(trata m ipfo vestibulo Philosophia?,ica vc non fic opus in vllo ratiocir
nco repetere demonftiacionem fadtam. Hiccrgotra&atus comple&iturhas
propositiones ajternas, & ir>» commucabiles>in quas neccirario
refoluancur omnes lllacioncs. quas habebir,& habere poteft vniucrfa
philosophia: has nuncupaui Axiomata, & licniiTec denominarc Maximas, veluc,
quac influanc vim iliatiuam propofitionibus
maioribus. Exordioraucemtraclatum ab habitudinibus idcmitatis
elTentiar, deinde profequar illas,quac funt efle pi incipium &
ccrminum motus, casvero, quae funt ex idcncitareracionis, poftrcmo loco commemorabo.nimirum
ilIas, quacafficiunc motum: mocum, in quam, icalem cx quo duntaxar
argumentor entium exiftencias & nacuras. Scd veiitus, nemeusftylustibi
vfquequao^ue probccur, voloprius ^cxcufareilla. qu^forcaflis exiftimabisnofacii
congrua fini,mjcintcdo Obijciturprimo loco oblcuritas, quxfuperec vulgarem
conditionem, j4xiowata S ncm rhilofophantiura. Respondeo, quod obscurafas
obuenit vcl ab obie&o, ve! a ftylo (cribentis. Meum stylum audafter
dico tam darum quam quicflepoifitnatioenimfcribendicum clarirate est mihi
& rco- peccisfima, et familiaris.cxcerum grarulor philosophiae
obfcuriracem ab obie&o,quae aiceac plerofque ab hoc ftudio, qui Reipublica:
vnlius opera,& aecace impendent in agro>in mechamcis^in bcllo
& iimilibus Laudatur pasfim rraditio do&rinae per quarftiones , quae
rnouentuc de (uL,ie&o alicuius fcicnciae>placecque numerata
partino earum.Hanc methodum refolutiuam Ego non adhibeo, fed compofiriuam
: Haec enim exordicur a nonslimis & prarcendens lucem eacenus partam,
reuelat semper obfcuriora : qui verdmouec quxftionem,obijcit tene-
bras,quas fubmoueac,(olucndo qua^ftionem propofiram. Uli,qui per
qusftiones cradunt lcientiam,ducunt argumenta ex om- nibus locis
diale£ticis:Ego proiequor lineam mocus , tfnde dunraxac infero enrium
exiftencias,tSc nacuras,ijsargumcncis, quadola poflunt efle
dcmonftrariua,quarue,adnumerata Diale&icis , digniratem pro- priam
peflundant Memineris vero, Theophile, argumentum, quod inihi est demonstrativum,
alicui fortasfis vixerit probabile:(untenim plerique, quibus opus fu
pharmaco magis quam syllogismo. Quoniam vero motiu func fubordinati >
demonltrationes anrece- dentesnancifcuntur,maiorem certitudinem , &
euidentiam a lubfe- ouentibus:fcilicer > exiftencia,& natura primi
mouentis confirmatur^ iecundis,alijfque fubfequentibus. Hxc
conditio ratiocinancis ex motu,e(t oppofita illi,quae ducitur ex nacura
Quanti difcreci f 6c continui, nam in Mathematicis vix aliqua
demonftrationum anteccdentium pendec a iubfequenti- bus.
Tibiver6,legentimeostra£htus , occurent frequenter nonnulla
amcnegle&a , qiu? tuo iudicio debuiflenc dici; ied fcuo mehorrere
confufionera,vcl minimam,mareriaium>quas fuis locis deftinaui rra-
£Undas;Ide6,Licet fciam mulcum lucis acceflurum rci , quam expo- no.fi eo
loci cognofcacur aliquid,alio loco referuarum , ramen id fe- pono,&
pra:ftoloL loco congruo do&rinam,qua: no debec anticipari. Nil
pono moieitius obueniet cibi m m ea Philofophia, quam quod fcpono
obiediones manifeftas,dn#as ab exiftencia reru contra con-
clufionnsillacasa racionibusanernis,v.g.infero mouentem non pcfle
quietcece in termino trafeuntcqui fu fibi iCqualis in entitate.Cui co-
clufioni videcur aduerfan expeucua omniu generaciu fibi fimile in na- A i
wraj, - r" — ta....\....^x V
zlcriam M. tttra^fed (tperpendasfolutiones eiufmodi obiedlionurnj facile intelli-
ges eas^fi anteuertantur , neceflai io (us deque conuerfuras vmuerlam
Philosophiam, fine quarlira evidentia. Ponofi vim a.gumenti con-
clufionisillataealTequans facile inteliigcsrcrum exiftennas, &naturas
dependcrea rationeaetcrna.a.rumpra in fyllogifmo.&fupponeslatere
aliquid in entibus concretis,vndecaptas occafionem errorrs.
Confulcoabftineoa quamplurimis, quce alioqum magna conten-
tionecontrouertuncurintei Philofophos , fi tamenhzc ncghgentu non
detrahatfcientia^quamprxtendo : Commemoroadexempkira differentiam
interdiftin&iones formalem*rationis ratiocinat*e,&mo-
dalem.Eiufmodi enim contenrione.splunbus feculis agirarae, non ha- bent
momentum ad veritatcm quaefuam,quod pofcat dispucationern zuternam. Non
infero ex conclusionibus primo illatis, reliquas omnes, qur inferripoflunt
ed illas duntaxatj quae cx ponunt natura mcntis, quoi
fub»jciturratiocinio : immopleraquc rranfilio, quxexdcmonftrati* non
obfciueprodcuntinlucem. s :
DemumnouerismenondocererespervocabuIa,fed res, confue- ta oratione
declaratas, significo per vocabuU vfitata,fi Hippetant , vci adhibeo aha
ad placitum meum. Capvt ir. -dxiomata ex identiutt
ejfentiali. Ursauternpr^miffisaggredior habitudincs identitatfs
eflenti». A Afeddebeopnusaflignarcrationem communem omnibus cnti'
bus quatenus hxc dodnna fit vniuetfal.ffima, Nofti Theophile. fpecierum.
quascognolcituri adhibcmus . jffiW eflc lenfib.les a . as
imag.nabiles.ali.. intelligib.tes/ enlib.lcs refeW aliquod lenfib.le.non
lolum quod aftu exiftat.fed & quod fi, p S n t.ffimum fent.ent.: At
vero imaginab.les. &,nrelh#b,lcs r-fe r ..m . J nutum, magmantis
&intcllige. Hisnonrolumentia ^uexiftem praefenua.fed abient, a,pr^erita,futura,poffib,),
a , ac dcmum ab ft ra Exphcaturuserg Rationem communem
omnibusentibus eim affignaredebeo. quxaffirmetur deentibuspr. sentibus
affirmVk dc pwtcri^affirmabitur defuturis , affirmaretur de
poflibSus^f! Tcnirenc X
jixiomata S venirent ad a£tum,qu#ue affiimatur de his, qux
inrelliguntur, abftra- hendoabimentione praeteritorum praefentiumjfuturorum^
ac pofli- bilium. Dicoigitur Ensefleid, quod exerceta&um
eflendi, vt v.g amans c(l id,quod exercet adtum amandi: Ctrm cogito
Theophilum, coguo id ; quod cxercet a&um eflendi Theophilum. Leo
exercet a&umel- fendi Leonem & quodlibet entium exercct a&urn
eflendi feipfum,fe- cundum praecifam entitatem vniufcuiufque, ita vt Ego
, quinon fuin Theophilus, non poflim exercere a&um eflendi
Theophilum: nec Leo poteft exercereadtum eflendi hominem. Qnaproprer
ratio , communis omnibus entibus, abftrahit ab omni fpeciali exercitio
entitatis : ita vt nuila fit,aut poflit intelligi communis omnibuscntibus
, quam quae nuuraliter concipuur ab omnjbus , quaeue habetur in ipfo
communi vocabulo.£«i:nimirum.id.quodaaumeflendi autexercet,
autexer- cuit,aut exercebit,aut potelt exercere,concipitur vt Ens, quod
aut eft, aut fuit,aut ent,auc efle poteit. Seclufa (citra negadonem )
omni praecisa rationeentitatis vllius. Itaque id, quod non exercet actum
eflendi, non est ens. Pneterita non (unt.fed fuerunt entia. Futura non sunt/ederuncemia.
PofTibilianonlunt/ edpofluntefle entia, &confequentcmil ho-
r»meflens. Ens vero abftraftum ab intentione praefentis, prarteriti ,
futuri, &C posfibi!is,denotat praedicata cflentialia Entis,mter ,
quae nil eflentiali- us ipfo exercitio eflendi. Porio Gntiopponicur
Non Ens,quodeft inintelligibile noncom- teIle&o Ente: quienimdormiensnilomnium
cogitat, non ideoin- tclligit Non-Ens,quia nil entitim intclligat. Qm
autem , int?Heclo Ente,intelligitnilcfletefidui,tiensccirecab aaueflendi
, isdemum intclHgit, feucogitatNon-Ens. Quaproptcr dico, Rationem,
communem oronibus enubus, elie Rationcm Non-Entis, fi, poiitiua
intelleaione, intellicatur sublata: scilicet Non Ens est ens coguatum, vt
ceflauit ab a&ueflendt vel qua - tenusnonvcnita4 aaumexiftcndi.
VerumNon-ens habetfuasd.t- fcrentias,& quidcm plures.has pcr ordinem
narrabo , exorfus a mim- ma Nonentitatcvfquead maximam.
Lapis, cxpeiscaloris,noneft calidus, arpotcftcalcre, fceatenusdi-
<icorcaiidiKin pocentia. Eflcensin potcntia cft minimus gradu*
m M. Nan-E ntitatis:nam id,dequo negatur
caIor,eftens,tametfi Non-ca* lor fit Non- Ens:non tamen lapidi cfl mcrum
Non-Ens, quandoqui- dem lapis potcft efie cahdus. Lapis non eft
vifiuus colorati,nec poteft efle vifiuus : Non eflr vifi-
uum.nccpofleefle vifiuum,eft Non Ens:at verd h*c negatio pocen* i\x
vifiua? , eft de lapide^qui eft pns;ita vt, lapidem non efle vjfiuum, non
fic mcrum Non-Ens. Socrates ccrto certius generabit filium; quifilius eft Non-homo:
non tameneftfic Non-homo.vtfunt Non homines illi , qui nonerunt. Sed est homo futurus.
At vero sunt alh , qiuceflcpoflunt.ncc ta- menerunc;quotfunt
animantium,quotex hominibus,qui poflent gc- nerarcfilios. ncctaracngcncrabtint?
Haccnon funtcntia fucuta, fed denominantur posfibilia,qua: magis recedunt
ab entitatc, quam quod sunt futura. Entibus possibilibus proxime
accedunt entia prastcrita : h*c enim fic non funt,vt nequeant efle ; nec
tamen deficiunc ab omni encitatc, quandoquidem fuerunt aliquando.
Denique illa quae neqne (unt,ncque erunt ; neque fuerunt, nec esse
pofliint videntur esse mera non entia.-puta corpus re&ilincum bian-
gulareiid enim imposfibilc eft eflc, fuifle,aut fore. Non-cntium
autem quaedam intelliguntur oppofica negatiue alicui cnti prxcifo,ac
fignato. Vnicum vero Non-Ens incclligicur oppolitum negative omnibus entibus absolutc
confideratis Si ribi oppono ncgatiu Non-Ens,id Non entitatis,nuncupatur
Non-Theophiius- Cuiulmodi fonr Non-Pcti us, Non-hic Leo, et a!ia
innumcia. Non- nsautcm oppofuuiuomnibusenribus.abfolutcconfidcratis
nun cupatur nihil. Porro intell.gereaut confiderare prxfata Non !
Entia cftcautelaamulnphcibus, grauis fimifquecrroribus. proucnicoiibus
ex confufa sub.eaione, & predicationc huiulccmodi Non-Ennunv a quibus
tibi caucbis haud d.fficulcer, f, nouucris accurat8 . qu* (uh * lungo. ^
* iUU V.x est aliqua differentia non cnritntis, qaamnon folcamus aut Lapis
non est, fc J potcft eflc calidus,' d nuncupatut E W in potcn- cun
L d U P m g Td. eft ' ""P 0
linsi posfibncfc. Anti- Jlxionuts 7
Antichristus efl furuius , dicitur Ens fumrum. Filiusi ; em non
cognituri mulierem, dicitur ensposfibile. Abraham fuit homo dieitur Ens praereritum.
Corpus reiiilineum biangulare dicitut Ens abfolute imposfibile
Non-Theoph:Ius dicitur Negatio vniuscntis. Nihil, dicitur, Ncgario omnium
entium. Porr6 nil horum por eftcfFc< aut subjectum aut praedicatum
reale, fi exciptas ens in potentia , & ens imposfibile secundum
quid:Iapis e- nim, quiaftirmaturcaIidusinpotentia, quiue abfolute negaturvift-
uus. Eft ens. Cetctum nil cntis eitquod
fubijcias reliquis Non-entibus, quod per singular exempla demonstro.
Anti-Christus est futurus. Anti-Christus stat loco subiecti, qui in eadem
propofulone supponitur Non- ens,cum aiTeratur futurus. quocirca fubiedtum
illius propofitionisnon est ens. Eadem
est conditio huius. Filius Petri, non cognituri mulierem, est possibilis. Scilicet
subjectum illius propofuionis non est ens, sed poteftetfe ens, vt
fupponitur, haec etiam Abraham fuit Homo: Habet fubiectumj quod fuppomturnoncfie,
fed fusse Ens : dc- naum ifta: Corpus reSiIineum
biangulare eft imposfibile , non fu bijcit en<\ cum in ipfa propositione
afteratur non folum Non ens.led Sc cfie im- posfibi)e,quod fu cns:Cauebis
crgo ubi a multiplici er rore,fi lupra di- dum confuetum modum enuntiandi
ndh:beas conlcius,ennumerata fubie&a di&arum propofitionum non
erte entis. His ergo eatenus explicaris, staruo primas propositiones universalissimas
formatascx Ente& Non ente, abftradasab omni difte-
rentiaentitatis. Vidcote'1 heophiIum,&tuaccuratcin fpecT:us
enuntias v.gde te ip(o,quodfis coloratus, quod fiscerta figura
determinatus, quae propositiones non sum illatae l et tamen dependent a te, ut
a termino simpliciterdiiao.quiaccurareinfpeaus de se enuntiar prasrata, et
aha eiufmodi. Verum hoc loco non ccnfidero habitndmcs, quarinter-
ccdunr terminos realiter diftinaos, sed eas duntaxat, quas nos comminifcimur
inter ens, relatum ad lemet ipsum, et ad non ens, cumcnim priroum, quod
obiediue cadit in mentcrn nostram, fitcns, ftlfl M. fit
Ens, fiid simpliciter dictum, seu apprehensum, referarur ad femet ipsum, fefe
pertinacifiime enuntiat, acrepetit Ens. Unde habemus hanc propositionem. “Ens
est ens.” Qux est prima omnium per se notarum incommutabilium, non solum
quia non sit lllata sed etiam quia non sit enuntiata, aut exarata abaho
termino simpliciore, a nobis accurate in(pe&o. Ex hac propositione habetur
haec. “Non ens est non ens.” Quae est notisima, citra ullam illationem:
ignorarem tamen illam fi nelcirem hanc Ens eft ens. Porro quod ensfit
ens,^£quipollere videtur huic. Ens est se ipsum. Hinc vero fubinfero
alias propositiones:Vnam ex eo, quod ens est ensi in numeras ex eo, quod
ens sit se ipsum vfic ergo argumentor; Hoc, “Ens est ens.” Ens vero
est impossibile, fit Non-ens: Ergo hoc ens non est Non ens. Hoc Ens est
se ipsum: ld autem, quod est se ipsum, impossibile est sit ullum aliorum
entiu. Ergo hoc ens non est ullum aliorum entium, scilicet: Hoc: “Ens non
est ens”, nunc upatum A.nequc ens nunc upatum E, neque vJlum aliud, ex
omnibus,quae exiftunt. Quoniam vero enri, vniuerfalisfime confiderato, licet
fubfumere quotquot funt entium cxiftentium6c exindeformare
propofitiones, & ilIanones, prasfatis analogas, uno exemplo commonstro,
ut ld fiat. “Theophilus est Thcophilus.” “Theophilus est se ipsum.” Hmc
fic argumentot “Theophilus est Theophilus” Id quod eft Theophilus imposfibile
eft. sit simul non Theophilus. Ergo Theophilus non est simul non Theophilus.”
“Theophilus est se ipsum.” Id, quod est se ipsumi impossibilc est, sit vllum
ahorum cntium. Ergo Theophilus non est vllum nlioium cncium.
Scilicet Theophilus non ctl Pctius; non hic Lco, non hic lapis,
non vllumaliorurn cntium. Quoddixidc Theophilo, idv erificatur de
quocunquc alioente, quo Axiomata quomodo libet confidermo. v.g.
Ens ad tu est enfac5 Hi ; est re ipsum. Ens m porcnua,cft cns in porcntia, elUe
iplum. i. urrens elt curtens, est se ipsum. Quin iramo aufim diceie Non ens eft non-ens.est se
ipsum. Sic enim argurnentor Non-Ens est non-ens At Non-ens est impossibile
fu Eus Ergo Non ens non est Ens. Non Theophilus est non Theophilus, At non Theophilus est
impossibilc quod sit non-ens, aliud anon Theophilo. Ergo Non-Theophilus non est
non-ens, aliud a non-Theophilo. Neque bexiftimes harum propositionum
luillum ef cvsum in Philosophuv. tu iple ex pericris freqnent! flimum, £ximiumque
solatium ex-c- uidentiflima incommutabiluatehuiul modi propohuonum:
faepius enim infertur condufio tam recondita, tantique momenti in PHILOSOPHIA, vt
trepidi exhibeamus noftrum aflinfum. Verum
conie&i incam necessitatem qucc nos compellat, aut aflentiri
illatfe conclusionem, aut negare ens esse se ipsum, inttepidi aflentimur
illatae conclufioai. Ni> Haenimeftillatio, quae vimillatiuaranon fibi
derivet ab hacptopofuione. “Ens est ens.” Id uno syllogismo ostendo
Luna loco movetur Id, quod-loco mauetur, neceflari61oco-inoiieturabaHo:
Ergo luna Loco movetur ab alio. Quod Locob meueatur, cernisoculocorporali,
quod vcro Ens loco-motum incommutabiluer moueatur ab alio.cernis oculo
mentali. lraque pr^bueris assensum duabus illis prasmiflis, & tamen
trepides af- feiuui conclusioni, cogeris praebere affcnfum, fi
animaduertas, ex negata conclusione, et conceflis premissis necessario sequi, Lunam
simul moveri et non moveri. Quod moveatur supponitur in minore: quod
loco morum neceflario moucaturabalio,concediiurin maiore. Ac impossibile est
junam moueri Localiter, & non moueri locabiliter, si non sit possubiIe,
Ens simul esse ens, & Non-ens.id sctb est impossibilccum ens necessario sit
ens. Hoc confirmatio cuiuscunque illationis dicitur a Philofophis
probatio pet impossibile Itaqueens quod cunquc simpliciter dictum fefc ex
erit in propositionem hanc identicara. I o VtUrUni Mtgni Ens est Ens; Ens est se ipsum Ex
quibus citra illationem habemus has, “Non ens est non ens.” Non-Hns.eft fe ipsum
I:x quibus qualitcrcunqjtc ratiocinando habcmus has, Ensnondt Non
Ens Non Ens non eit ens Habes ergo Theophilo ex rarione, comrauni
omnibus entibus, unam primam, vniuet falisfimamque propolirionem,
incommutabilem, per se notam, ex qua ratiocinando intuli alias. At vero nulla cearumillationumfunr reales, quandoquidemhabitudo,
aut affirmata, aut neg3ta, non est realis. Negata non est realis, quia
non negatuc habitudo vlla, sed ipsum Ensdealio ente: Habitudo autem non est affirmata
non est realis.-nam termininon sunt realiter distin- ens cthpraratae
enim habitudines affirmatae, funt habitudines identitatis, inquibusens,
vt fubijcitur, non diueifificatur afe , vt praedicatur. lllx enim propolirones
, quas in Logica denominavi identicas, non fuiil i eales, immo nec sunt
propofuioncs, sed dnftiones. Ut enira is, qui dicit, fecernit ens dictum
a rdiquis entibus, fic qui statuit lllud ipsum Ens clTe se ipsum et: non esTc
ullum aliorum entium, concipic ens catenus cognitum, velut sit indiuisum
in fe,& d uifum ab alijs, jicl vero nolTe de aliquo cnte, est dicere
ens illud. Non tamen inuoluo dictioni mdicium, fcdaio, iudicium de illis propositiombus
non esse realcjecquidem icio eiufmodi affirmationes & negationes elle
notitias intellectuales entium,cognitorum infra intelledioncm ed hanc distinctionem
reieruo in alium locum. Grice e Grice, Grice ha Grice, Grice izz Grice, Grice
hazz Grice. Valeriano Magni. Magni. Keywords: implicatura. Luigi Speranza,
“Grice e Magni: ‘Paolo e Paolo: assiomi e principi metafisici” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Maierù: la ragione conversazionale – filosofia
lazia -- filosofia itailana -- Luigi Speranza per il gruppo di gioco di H. P.
Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza (Roma). Filosofo italiano.
Roma, Lazio. Lessico intellettuale europeo – Terminologia logica della tarda
scolastica – centro di studio del C. N. R., Ateneo Roma. Secondo le norme del lessico
intellettuale europeo il saggio di M. è stato sottoposto all'approvazione di MAURO
(si veda) e GREGORY (si veda). M esprime la sua gratitudine al prefetto della biblioteca
apostolica vaticana e ai direttori delle biblioteche angelica, Casanatense, nazionale
centrale Vittorio Emanuele II e Universitaria Alessandrina di Roma; Ambrosiana
di Milano; dell’archiginnasio di BOLOGNA; Padova; Marciana di Venezia; Corpus
Christi, Cambridge; della Biblioteka Jagielloriska di Cracovia; della
Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek di Erfurt; della Bodleian Library di
Oxford; della Bibliothèque Nationale di Parigi; della Oesterreichische
Nationalbibliothek di Vienna. Deve alla loro cortesia se lei è stato possibile
utilizzare i fondi manoscritti o a stampa sui quali è stato condotto il lavoro.
Ringrazia di cuore MINIO-PALUELLO (si veda), che lui ha fornito preziose
indicazioni relative alla traduzione boeziana degl’elenchi sofistici; Pinborg,
che ha messo a mia disposizione le notizie da lui raccolte su Maulevelt; MAURO
(si veda) e Dazzi, che hanno avuto la bontà di leggere e discutere con M. il
manoscritto. E ancora Zafarana, Crapulli, Bagliani, e Stabile. Un
ringraziamento particolare vada a GREGORY (si veda), che ha indicato M. un
metodo e lui ha aiutato costantemente e conctetamente durante la preparazione,
la stesura e la stampa del saggio. Senza i suoi consigli e il suo
incoraggiamento non avrei potuto superare le non poche difficoltà incontrate.
Spera che i risultati non siano del tutto inadeguati alla fiducia accordatami.
Roma. Nel corso dell’esposizione sono utilizzati i seguenti simboli: CP a D',
‘G’, ‘1°, ‘5 variabili proposizionali; ~ “non,” segno della negazione (~p, P);
‘3° «se... allora», segno dell’implicazione (p > q); «e», segno della
congiunzione. In genere è omesso. pq si legge: “p e q”; «0 », segno della
disgiunzione (pvg); = « equivale », segno dell’equivalenza (p = g). Per quanto
riguarda le citazioni di testi, si noti: dei testi tratti da manoscritti o da
antiche edizioni sono state normalizzate le grafie secondo l’usus scribendi del
latino classico; si è unificato l’uso delle parentesi per tutti i testi
(compresi quelli ricavati da recenti edizioni); le parentesi acute, ( )m indicano
sempre integrazione. Le parentesi quadre, [ ], indicano espunzione, o includono
una frase o un rimando utile alla comprensione del passo in esame. Gli studi
dedicati alla storia di quella parte della filosofia del linguaggio detta ‘dialettica’
dimostrano che l’insieme delle dottrine fiorite nella storia non può essere
ricondotto, puramente e semplicemente, al patrimonio ereditato dagl’antichi
romani. Possiede una propria autonomia e una fisionomia ben definita. È vero
però che ciò che i filosofi hanno elaborato non è spiegabile senza tener conto
dell’eredità degl’antichi. Proprio per questo, qualsiasi tentativo di delineare
una storia anche parziale dei concetti di filosofia del linguaggio deve
prendere le mosse da un esame di quanto i filosofi hanno ricevuto
dall’antichità. Ricorderemo quindi, brevemente, i filosofi italiani e i testi
di logica antica noti nel medioevo italiano. Cfr. Bonner, Medieval logic:
an outline of its development, Chicago, Moody, Truth and consequence in logic,
Amsterdam; Bochenski, A history of formal logic, trans. and ed. by I. Thomas,
Notre Dame, Ind; W. and M. Kneale [citato da H. P. Grice], The development of logic,
Oxford – originally, ‘The Growth of Logic,’ an Oxford seminar. Si tralascia qui di
ricordare e discutere opere come quella di Prantl, Geschichte der Logik im
Abendlande, Leipzig, utile per le notizie che fornisce ma superata
nell’imposizione. Di essa esiste una traduzione parziale con il titolo Storia
della logica in]. Maestro di logica per eccellenza è Aristotele. La sua
autorità è incontrastata. Con le sue affermazioni i filosofi fanno i conti
anche quando si è ormai operato un notevole distacco dalle posizioni
aristoteliche. Il complesso di opere aristoteliche che va sotto il nome di organon
-- e cioè, “Categorie”, “De interpretatione” – su cui H. P. Grice ha datto
seminari publici a Oxford con J. L. Austin e J. L. Ackrill e J. O. Urmson --, primi
analitici, secondi analitici, topici ed elenchi sofistici – ma non la Retorica
o la Poetica, o Dell’anima --, a mano a mano che è conosciuto nelle sue varie
parti, è utilizzato e assimilato grazie a un’assidua ‘lettura’ nelle scuole,
especialmente al primo studio europeo a BOLOGNA, fondato in 1201. La storia della filosofia del linguaggio è,
per molti aspetti, la storia della penetrazione e dell’utilizzazione delle
opere dello Stagirita. Accanto alle dottrine aristoteliche sono da ricordare
quelle del “Portico,” -- stoico-megariche. Esse hanno operato in modo meno
scoperto, grazie alla mediazione di BOEZIO (si veda), soprattutto, specie per
quanto riguarda la dottrina delle proposizioni ipotetiche e dei sillogismi
ipotetici, del resto sviluppate anche, nell’ambito della scuola del ‘Lizio’ aristotelica,
da Teofrasto e Eudemo. Ma per comprendere l’ ‘evoluzione’, p unita
longitudinale della filosofia del linguaggio e la posizione storica di certi
problemi è necessario tener conto, oltre che dei contributi dei due grandi
filoni della filosofia del linguaggio ricordati, anche di altri autori e testi
che hanno avuto notevole importanza per la conoscenza e lo studio delle
dottrine. Innanzi tutto, oltre alle opere retoriche, vanno segnalati i “Topica”
di CICERONE (si veda). Poi, il “De Interpretatione” attribuito ad Apuleio di
Madaura che, con le sue due parti dedicate rispettivamente allo studio
dell’enunciato e [del Occidente -- condotta da LIMENTANI (si veda), Firenze).[Sta
in Apuler Mapaurensis Opera quae supersunt, De pbilosophia libri, Liber De
interpretatione, ed. Thomas, Leipzig. Per questo testo si veda Sullivan,
Apuleian Logic. The Nature, Sources, and Influence of Apuleius's De
interpretatione, Amsterdam] 11 sillogismo categorico, è stato a lungo il
manuale su cui si sono formati i filosofi. Ancora, l’Isagoge di Porfirio,
dedicato ai predicabili o quinque voces -- genere, specie, differenza, proprio
e accidente -- che, nelle traduzioni di VITTORINO (si veda) e BOEZIO (si veda),
è stato sempre ben noto e diffuso e ha fornito ai filosofi la formulazione del
problema degl’universali, che infatti prende le mosse dalle parole del proemio.
Inoltre, le opere enciclopediche di Marciano Capella (De Nuptiis), Isidoro (Etymologiarum
sive Originum), dedicate alla sistemazione delle nozioni fondamentali delle
arti liberali e che riservano quindi una parte alla grammatica, la dialettica e
la retorica, riprendendo dottrine aristoteliche mediate prevalentemente dal De
interpretatione attribuito ad Apuleio, almeno per quelle che si trovano in
esso; il Liber de definitionibus di Vittorino; le opere di Boezio, siano esse
le traduzioni di tutto l’Orgaron di Aristotele o di Porfirio, siano commenti
alle opere di Aristotele (uno alle Categorie, Si veda la trad. di Boezio in
Categoriarum supplementa, Aristoteles latinus, ed. L. Minio-Paluello adiuv.
Dodd, Bruges; i frammenti della trad. di Vittorino; v. la posizione del
problema degl’universali. Martrani Minner Fericis Capellae De nuptiis
Philologiae et Mercurii, ed. Dick, Leipzig; Cassiopori Senatorris
Institutiones, ed. Mynors, Oxford; Isidori Episcopr Etymologiarum sive Originum,
ed. Lindsay, Oxford. L’opera è edita tra quelle di Boezio in P. L. In
Categorias Aristotelis libri quatuor, P.L. Per l’ipotesi dell’esistenza d’un
secondo commento cfr. P. Hadot, Un fragment du commentaire perdu de BOEZIO sur
les Catégories d’Aristote dans les codex Bernensis, Archives d’histoire
doctrinale et littéraire] due al De Interpretatione?) o a Porfirio (due
commenti), o, ancora, ai Topica di CICERONE (si veda), siano monografie
(Introductio ad syllogismos categoricos, De syllogismo categorico, De
syllogismo bypothetico, De differentiis topicis, De divisione). Sono opere che
fissano una terminologia (che alla lunga soppianta quella di CICERONE e di
Apuleio e s'impone definitivamente) ed offrono ampio materiale per l’approfondimento
delle dottrine di filosofia del linguaggio. Infine, un’opera anonima,
Categoriae X, uscita forse dai circoli temistiani (MINIO PALUELLO l’ha edita di
recente sotto il titolo di PARAFRASI TEMISTIANA nell’ARISTOTELE LATINO,
‘lanciata’ da Alcuino, il quale forse per primo l’attribuì ad Agostino, con
un’edizione dedicata a Carlo Magno. Sono da ricordare ancora i Principia
dialecticae attribuiti ad Agostino, il De doctrina christiana e il De ordine
certamente di Agostino, più per lo stimolo fornito dall’autorità d’Agostino
allo studio della dialettica, della quale egli sottolinea spesso l’importanza
in quelle opere, che per un effettivo contributo dottrinale (esso, comunque, è
di matrice del PORTICO. Anic Mani Severini BoertHm Commentarii in librum
Aristotelis IIEPI EPMHNEIAXZ, rec. Meiser, ed., Lipsiae; Anrcrr Manti Severini
Boethii In Isagogen Porphyrii Commenta, rec. Schepps-Brandt, Vindobonae-Lipsiae.
In Topica di CICERONE commentariorum, P.L. 64, 1039D-1174B. 1? Introductio ad
syllogismos categoricos, P.L.; De syllogismo categorico libri duo; De
syllogismo bypothetico; De differentiis topicis; Liber de divisione. Cfr.
Ryk, On the Chronology of BOEZIO Works on Logic, Vivarium. Cfr. Anonymi
Parapbrasis Themistiana, PsEUDO-AUGUSTINI Categoriae decem, ed. L.
Minio-Paluello, Aristoteles latinus, Bruges. Cfr. P.L.; cfr. ora De doctrina
christiana, recensuit et praefatus est Green, Vindobonae. Cfr. P.L. Questo patrimonio
di testi e di dottrine non e tutto utilizzato nei vari periodi. Mentre la
cultura filosofica è dominata prevalentemente dai manuali ricordati, e
segnatamente dall'opera di Isidoro, Alcuino, per scrivere la sua Didlectica,
utilizza un corpo di testi comprendente Isagoge, Categoriae X, De
Interpretatione dello ps. Apuleio e il primo commento di BOEZIO al De
interpretatione. Nel successivo si diffondono, oltre all’opera
pseudo-agostiniana Categoriae X che lascia in ombra quella originale di
Aristotele (pure non ignota), il De Interpretatione dello ps. Apuleio,
l’Isagoge, il De interpretatione di Aristotele, i Topica di CICERONE e il De
dialectica dello ps. Agostino. Intanto, cominciano a diffondersi gl’altri
commenti di BOEZIO e tutta l’opera di Boezio (traduzioni, commenti, monografie)
s’afferma decisamente: la 1? Cfr. praefatio a De interpretatione vel
Periermenias, ed. L. Minio- Paluello-G. Verbeke, Aristoteles latinus, Bruges-Paris;
il De dialectica di Alcuino è in P.L. Una prima sistemazione dei dati relativi
alla diffusione di questi testi è in A. VAN pE Vyver, Les étapes du
développement philosophique, Revue belge de philologie et d’histoire. Per la
diffusione delle Categorie d’Aristotele, cfr. gli studi di Minio-Paluello: The
Genuine Text of BOEZIO Translation of Aristotle’s Categories, Studies; The Text
of the Categoriae: the Latin Tradition, The Classical Quarterly; NOTE
SULL’ARISTOTELE LATINO MEDIEVALE, Rivista di filosofia neoscolastica. Oltre
alla praefatio alle Categoriae vel Praedicamenta, ed. L. Minio-Paluello,
Aristoteles latinus. Cfr. L. Minro-Paluello, praefatio a De interpretatione. Per
la diffusione del De interpretatione, cfr. Isaac, Le Peri Hermeneias en
Occident de BOEZIO ed AQUINO. Histoire littéraire d'un traité d’Aristote, Paris]
sua influenza dura praticamente incontrastata. In questo periodo si rafforza e
consolida una tendenza, affiorata già nei secoli precedenti, a raccogliere in
un solo manoscritto più opere destinate a coprire un ampio arco di dottrine
logiche e perciò poste a base dell’insegnamento. Un gruppo di tre opere,
Isagoge, Categorie di Aristotele e De interpretatione, circola stabilmente
insieme; ad esso si affiancano le opere di Boezio, e soprattutto le monografie
De divisione, De differentiis topicis, De syllogismo categorico e De syllogismo
bypothetico che, insieme alle tre opere ricordate, costituiscono i septem
codices posti da Abelardo alla base delle sue esposizioni di logica. Altre
opere, come il De Interpretatione dello ps. Apuleio e i Topica di CICERONE,
sono oggetto di lettura. Ad esse si e intanto affiancato il Liber sex
principiorum, esposizione di sei categorie -- principia: azione, passione,
quando, dove, situazione, abito) che integra quella di Aristotele, che ad
alcuni di questi temi non ha fatto molto spazio. Il Liber risulta composto da
uno o due frammenti di un’opera riguardante la expositio delle Categorie di
Aristotele dovuta ad un anonimo autore. Intanto nelle scuole cominciano a
penetrare le altre opere di Aristotele tradotte da BOEZIO e tutte tradotte di
nuovo dal î Cfr. per tutti, L. Minro-Paluello,
Les traductions et les commentaîres aristoteliciens de BOEZIO, Studia
Patristica, e Chenu, La théologie, Paris
(Aetas Boetiana). Cfr. Perrus AsarLarpus, Dialectica, the Parisian Manuscript by Rijk,
Assen. Ch; L.
Minio-PALUELLO, Magister Sex Principiorum, Studi Medievali. Per la storia della
cultura IN ITALIA nel Duecento e primo Trecento. Omaggio ad ALIGHIERI (si
veda). Il testo (AnonvMI Fragmentum vulgo vocatum Liber sex principiorum) è in
Categoriarum supplementa,; si veda 13 e — mem greco specialmente ad opera di
Veneto; Abelardo ha conoscenza degl’elenchi sofistici e dei primi analitici; i topici
(già però in parte noti ad Abbone di Fleury, Gerberto d’Aurillac e Notkero) e
gl’elenchi sono utilizzati da Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi; Giovanni
di Salisbury per primo dà notizia dei Secondi analitici, venuti in circolazione
ma non ancora normalmente in uso a Chartres. Tutte queste opere sono già
oggetto di lettura a Parigi. Si ricostituisce allora il corpus delle opere
logiche di Aristotele, con o senza aggiunta di altre opere. Si denomina ars
nova il complesso di opere aristoteliche di recente acquisizione -- Primi e
Secondi analitici, Topici ed Elenchi --, mentre con l’espressione quivi la
praefatio dell'editore; l’opera è in capitoli. Uno tratta della forma, cinque
delle prime cinque categorie ricordate, uno dell’habitus, uno de magis et
minus. Su Veneto, cfr. i contributi di L. Minio-Paluello: Giacomo VENETO Grecus,
Canonist and Translator of Aristotle, Traditio. Note sull’Aristotele latino
medievale, Filosofia scolastica; Veneto e l’aristotelismo latino, in Venezia e
l'Oriente fra tardo medioevo e rinascimento, a cura di PERTUSI (si veda), Firenze.
Cfr. M.T. Beonio BroccHieri Fumacatti, La logica di Abelardo, Firenze. Cfr.
Mio-ParueLto, Note sull’Aristotele latino medievale, Rivista di filosofia
neoscolastica, Cfr. Minro-PaLueLro, Adam of Balsham «Parvipontanus » and his
Ars Disserendi, Mediaeval and Renaissance Studies», Joannis SarissERIENSIS
Episcopi CarnoTENSIS Metalogicon, rec. Webb, Oxonii. Sui programmi di studio a
Chartres e a Parigi cfr. Isaac; in generale, cfr. GRABMANN, Aristotele, Mediaeval
Studies, ora in Mittelalterliches Geistesleben, Miinchen. Cfr. Minio-PaLueLLO,
Magister Sex Principiorum: il ars vetus si designano i testi in uso da tempo,
anche se, in seguito, l’espressione viene usata dai filosofi a designare
prevalentemente le tre opere: Isagoge, Categorie, De interpretatione, alle
quali risulta quasi sempre aggiunto il Liber sex principiorum. Queste sono, in
sintesi schematica, le linee storiche dell’acquisizione del patrimonio logico
da parte dei filosofi. Ma essi, mediante un assiduo studio e commento dei
testi, giunsero ben presto a elabotare gl’elementi fondamentali di un corpo di
dottrine. Due contributi dottrinali sono decisivi in tal senso. Da una parte, la
dottrine della GRAMMATICA RAZIONALE O FILOSOFICA, raccolte da Donato nelle
Artes grammaticae e da Prisciano negli Institutionum grammaticarum libri, sono
oggetto di studio e di commento, diventano testi di scuola e vengono
distribuiti secondo criteri scolastici. Di Donato si legge l’Ars zizor, l’Ars
maior -- libri primo e secondo dell’ Ars maior -- e il Barbarismus -- libro
terzo dell’Ars maior. L’opera di Prisciano è divisa in Priscianus maior
(comprendente i libri I-XVI degli Institutionum grammaticarum libri) e
Priscianus minor (libri XVII-XVIII). Tra i commentatori di Prisciano corpus
aristotelico ricostituitosi circola in due forme, la FORMA ITALIANA (o
italo-germanica), senza l’aggiunta di opere di Boezio, l’altra francese, che ha
in più il De divisione e il De differentiis topicis di Boezio. Cfr.
Aristoteles latinus, codd. descripsit Lacombe, in societatem operis adsumptis
Birkenmajer, Dulong, Aet. Franceschini, pars prior, Roma. Prosi Donati Serva
qui feruntur De arte grammatica libri, ex rec. Mommsenii, in Grammatici latini,
ex rec. Keilii, Lipsiae: Ars minor, Ars maior, Prisciani GrammaTICI
CAESARIENSIS Inustitutionum Grammaticarum libri XVIII, ex rec. Hertzii, in
Grammatici latini, cit., Lipsiae. Cfr. Roos, Die Modi significandi des Martinus
de Dacia. For- occupano un posto di rilievo Guglielmo di Conches e Pietro Elia.
Ma l’approfondimento delle dottrine grammaticali è stato possibile grazie alla
filosofia di Aristotele mediata da Boezio (compreso il Boezio degli opuscoli
teologici). Il secondo contributo è rappresentato dall’inserimento delle nuove
opere di Aristotele e soprattutto degli Elenchi sofistici nell'ambito
degl’interessi logico-linguistici in sviluppo. Gli Elenchi, commentati a
Costantinopoli da Michele di Efeso, tradotti e commentati da Giacomo Veneto,
rappresentano in Occidente il contributo di Aristotele e della tradizione greca
e bizantina mediata dal Chierico Giacomo alla chiarificazione dei problemi che
traggono la loro origine dall'uso equivoco delle parole nel discorso. Essi sono
il primo dei testi nuovi di Aristotele ad entrare in Occidente, e innanzi tutto
IN ITALIA, per poi passare in Francia, dove e già in atto lo sviluppo delle
dottrine logico-linguistiche, e quindi nel resto d’Europa. Lungo tutto questo arco,
da un lato l’analisi delle parti del discorso proposto dalle grammatiche di
Donato e di Prisciano, dall’altro l'indagine sui termini di cui si compone
l’enunciato, quale è nel De interpretatione e nei commenti boeziani ad esso,
contribuirono a individuare alcuni temi, che vanno da quello della vox a quello
della SIGNIFICAZIONE (SEGNO) e della consignificatio, dall’indagine sui
rapporti tra piano della realtà, piano mentale e piano [schungen zur Geschichte
der Sprachlogik, Beitràge zur Geschichte der Philosophie, Miinster
W.-Kopenhagen. Cfr. Minio-Paluello, Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino; Rrjk,
Logica modernorum. A Contribution to the History of Terminist Logic, On the
Theories of Fallacy, Assen; un bilancio del contributo grammaticale e del
contributo proveniente dalla dottrina delle fallacie si trova in In, Logica
modernorum, Il, i: The Origin of the Theory of Supposition, Assen] linguistico a quello, più complesso, tra oratio ed
enuntiatio da un lato e realtà SEGNATA – SIGNIFICATA -- e intelletto che
compone e divide i concetti espressi dalle parole, dall’altro. Fino
all’articolazione dei termini componenti l’enunciato in categoremi o parti
significative, soggetto e predicato, e sincategoremi, particelle
consignificative o operatori. Dottrine semantiche ed enucleazione di strutture
rilevanti da un punto di vista sintattico sono ben presto sistemate in appositi
trattati de proprietatibus terminorum, detti anche parva logicalia in relazione
alle dottrine propriamente aristoteliche rappresentanti per eccellenza la
logica, e che nel nuovo genere della letteratura logica, le summulae, fanno
seguito ai trattati nei quali le dottrine aristoteliche sono riassunti per la
scuola. Ma, contemporaneamente, ci si dedicò allo studio dell’inferenza logica,
elaborata a partire dagli stessi testi aristotelici — Primi analitici e Topici
— e da elementi del PORTICO. Si comincia a parlare delle conseguentiae e si
avvia la costituzione di dottrine della logica degl’enunciati che trovarono
posto in trattati autonomi. Questo corpus di dottrine, appartenenti sia alla
logica o CALCOLO DEI PREDICATI che alla logica degli enunciati, è designato con
l’espressione logica moderna, o logica modernorum, mentre logica antiqua è
detto l’insieme di logica vetus e di logica nova. I trattati più significativi
nei quali si concretizza la logica modernorum sono i seguenti [Cfr. In Arist.
Periermenias; e ancora DE Rijk, Logica modernorum, Cfr. I.M. BocHENSKI, De
consequentiis Scholasticorum earumque origine, Angelicum; ma si vedrà con profitto
di BòHNER, anche Does Ockbam know of Material Implication, Franciscan Studies,
ora in Collected Articles on Ockbam, ed. Buytaert, Louvain-Paderborn. Una prima
sistemazione in BòHNER, Medieval Logic, Proprietates terminorum: studiano i
vati categoremi, e comprendono: de suppositionibus o dottrina della funzione di
un termine che occorre in una proposizione in luogo della cosa di cui si parla.
Essa si articola in varie specie; — de armpliatione; — de restrictione; — de
appellatione; — de copulatione; — de relativis, studio della supposizione del
pronome relativo, condizionata dal rapporto che esso ha col termine
(antecedens) al quale è ordinato. Queste dottrine hanno molto spesso, al di
fuori delle surzzzulae, sistemazione in trattati autonomi; Tractatus
syncategorematum: è lo studio delle particelle consignificative, o operatori
logici. Essi sono talora espliciti, talora impliciti in un categorema. Omnis è
un semplice sincategorema. “Differt” è un *categorema* che ha un importo
sincategorematico. Lo studio dei categoremi comprendenti un sincategorema trova
spesso posto nei trattati de esponibilibus. Ma sincategoremi e categoremi
aventi un importo sincategorematico condizionano la supposizione dei termini
che ad essi seguono, confondendoli. Si hanno così anche alcuni trattati de termiinis
confundentibus. Tutti i trattati dedicati ai sincategoremi hanno avuto alterna
fortuna. Spesso sono stati assorbiti nei Sophismata, raccolta di problemi
vertenti su proposizioni che richiedono particolari analisi proprio a causa dei
sincategoremi e termini con importo sincategorematico in esse presenti di: e
L.M. De Ryk, Logica modernorum. Cfr. anche, per una valutazione in termini di
logistica di alcuni temi, Prior, The Parva logicalia in Modern [Griceian] Dress, Dominican Studies;
WersnerpL, Curriculum of the Faculty of Arts at OXFORD (H. P. GRICE), Mediaeval
Studies, ha fatto il punto sulla questione (cfr. anche: Developments in the
Arts Curriculum at OXFORD. De consequentiis, dedicati alla dottrina
dell’inferenza logica e in genere alla logica degli enunciati; De
obligationibus: analizzano e sistemano le regole della disputa scolastica, che
hanno avuto origine dal quotidiano esercizio della disputa sulla traccia,
probabilmente, dei luoghi dialettici; De insolubilibus, dedicati all'esame di
proposizioni antinomiche secondo la tradizione del paradosso del bugiardo. La
discussione è condotta con l’aiuto di dottrine sematiche e serve a precisare il
significato di una proposizione; De veritate propositionis: è un genere di
trattato che si ricollega agli insolubilia e ripone in discussione il
significato della proposizione; trattati de probatione propositionis, trattati
de sensu composito et diviso. Quanto la logica debba a influenze bizantine e
arabe è ancora oggetto di indagine. Ma due fatti sembra siano definitivamente
acquisiti. Il primo è che di nessuna delle opere; ma si veda M. GrABMANN, Die
Sophismataliteratur mit Textausgabe eines Sophisma des Boetius von Dacien. Ein
Beitrag zur Geschichte des Einwirkens der aristotelischen Logik auf die
Ausgestaltung der mittelalterlischen philosophischen Disputation, Beitràge zur
Geschichte der Philosophie, Miinster. Cfr., per una presentazione generale,
Brown, The Role of the Tractatus de obligationibus, Franciscan Studies. Secondo
Birn, The Tradition of the Logical Topics: Aristotle to Occam, Journal of the
History of Ideas, queste dottrine hanno avuto origine dai Topici. Cfr., per alcune note
storiche, Prior, Some Problems of self- reference in Buridan, The British
Academy; RiJk, Somze Notes on the Mediaeval Tract] comprese nell’Organon di
Aristotele, fatta eccezione per i Secondi analitici, esiste una traduzione
dall'arabo, né risulta sia mai esistita, mentre, per quanto riguarda i Secondi
analitici, perduta la versione boeziana, essi sono tradotti dal greco da
Giacomo Veneto e poi da anonimo. Solo dopo Giacomo Veneto, Gerardo da CREMONA
(si veda) ne fece una traduzione dall’arabo. Ma tutto Aristotele, con eccezione
di poche parti, giunse ai latini prima dal greco che dall’arabo. È questo un
elemento in più a testimonianza che i rapporti culturali con l'Oriente greco
non furono mai interrotti. Per questo canale passa anche il commento agl’elenchi,
tradotto dal greco e attribuito ad Alessandro d’Afrodisia, peraltro perduto în
greco (il testo greco del commento agli Elenchi pervenutoci è di Michele di
Efeso. IN LATINO restano alcuni frammenti del commento di Alessandro -- e il commento ai Secondi analitici di
Alessandro d’Afrodisia, del quale parimenti manca il testo greco, entrambi
tradotti da Giacomo Veneto. L'altro fatto è che l’Isagoge alla logica di
Avicenna, unico trattato logico dello Shifa tradotto in latino, e la Logica di
al-Ghazali circolarono ed ebbero influenza, insieme con le opere di De
insolubilibus, with the Edition of a Tract, Vivarium. Roure,
La problématigue des propositions insolubles suivie de l’édition des traités de
Shyreswood, Burleigh et Bradwardine, Archives d’histoire doctrinale. Un bilancio puntuale delle
traduzioni dal greco in latino è in L. Minio-Paluello, Aristotele dal mondo
arabo a quello latino, in L’Occidente e l'Islam nell'alto medioevo, CENTRO
ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO, Spoleto, oltre che nel già cit. Giacomo
Veneto e l’aristotelismo latino. Cfr. Minro-Paruetto, Note sull’Aristotele
latino medievale. Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino] Averroè e degli
altri filosofi arabi, in una direzione ben precisa: se della determinazione
delle intenziones o concetti, e quindi È ; ; - ; h; scorso considerato a
livello mentale, e della discussione di problemi appartenenti alla metalogica.
Filosofi e testi della logica modernorum Il periodo di storia della logica
oggetto d’indagine in questo lavoro è limitato ai secoli XIV e XV. Ma
l’esigenza di rendere conto dei precedenti, o del formarsi di alcune dottrine,
ci ha condotto spesso a tener presente non solo opere del secolo XIII, ma anche
i testi, disponibili in edizioni, del secolo XII. Diamo qui di seguito uno
sguardo sommario ai filosofi e ai testi utilizzati. Ci si è limitati alla
Dialectica di Garlandus Compotista , alle opere di Abelardo (Introductiones
Cfr. la Logica di Avicenna in AviceNNAE perbypatetici phi i medicorum facile
primi Opera in lucem redacta È pon rota potuit per canonicos emendata, Venetiis
mandato ac sumptibus haeredum nobilis viri domini Octaviani Scoti per Bonetum
Locatellum Bergomensem, ff. 2ra-12vb; la Logica di AL-GHAZALI è in C.H. LoHR,
Logica Algazelis, Introd. and Critical Text, « Traditio. ma si tenga presente
anche il Liber de intellectu di ax-Kinpi (o Liber introductorius in artem
logicae demonstrationis collectus a Mabometh discipulo ALquinpi philosophi) ed.
in Nacy, Die philosophischen Abbandlun- gen des Ja “qb ben Ishàq al-Kindî,
Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Di recente ha sottolineato
l’importanza dello studio delle intertiones, e quindi dell’influenza araba, J.
Pinporc nella rec. a RiJk, Logica modernorum, Vivarium, Dialectica, Edition of
the Manuscri i i I ; pts with an Introduct the Life and Works of the Autor and
on the Contents of dhe: Passent Work by Rijk Ph. D., Assen, dialecticae, Logica
Ingredientibus, Logica Nostrorum ®, Dialectica), all’Ars disserendi di Adamo di
Balsham, detto il Parvipontano, a quanto ha pubblicato Rijk nella Logica
modernorum: sia nel primo volume, dedicato alla penetrazione e ai commenti agli
Elenchi sofistici (Glose in Aristotilis Sopbisticos elencos, Summa
Sophisticorum elencorum, Tractatus de dissimilitudine argumentorum, Fallacie
Vindobonenses, Fallacie Parvipontane), nonché ai testi editi nello stesso
volume sotto il titolo Frustula logicalia ma relativi al secondo commento di BOEZIO
al De interpretatione; sia nella seconda parte del secondo volume, nel qual
esono edite alcune sumzzzulae (i testi utilizzati sono, nell’ordine: Excerpta
Norimbergensia, Ars [Sono la prima parte (comprendente Editio super Porphyrium,
Glossae in Categorias, Editio super Aristotelem De interpretatione, De
divisionibus) degli SCRITTI DI LOGICA, ed. PRA (si veda), Firenze. La seconda
parte, Super Topica glossae, fa parte della Logica Ingredientibus, e sarà
citata in modo autonomo. La Logica Ingredientibus è edita da Geyer, Abaelards
philosophische Schriften, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster W.
1919-27 (la numerazione delle pp. con- tinua da un fasc. all’altro); ad essa si
ricollegano le Glosse super Periermenias XII-XIV, ed. da L. Minto-PALUELLO,
Twelfth Century Logic. Texts and Studies, Roma; la Logica Nostrorum petitioni
sociorum, è edida da GEYER, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster
(la numerazione delle pp. continua quella della Logica ‘Ingredientibus’). 48
Perrus Asaearpus, Didlectica, cit. (cfr. n. 21). 59 Apam Barsamiensis
Parvipontani Ars Disserendi (Dialectica Alexandri), in Minio-ParueLto, Twelfth
Century Logic. Texts and Studies, Roma. Cfr. De Ryxk, Logica modernorum.; i
testi elencati sono, nell'ordine: Glose in Aristotilis Sophisticos elencos;
Summa Sopbisticorum elencorum; Tractatus de dissimilitudine argumentorum;
Fallacie Vindobonenses; Fallacie Parvipontane. Emmerana, Ars Burana, Tractatus
Anagnini, Tractatus de univocatione Monacensis, Introductiones Parisienses,
Logica Ut dicit, Logica Cum sit nostra, Dialectica Monacensis, Tractatus de
proprietatibus sermonum. Ma si utilizzano anche le Fallacie Londinenses e le
Fallacie Magistri Willelmi®, che in realtà trattano temi riguardanti gli
Elenchi sofistici); sono stati presi in esame e utilizzati anche i testi che
Rijk riporta ampiamente nella prima parte del secondo volume (Ars Meliduna,
Summe Metenses) e quanti altri testi egli utilizza al fine di ricostruire le
origini della logica terministica confluita nelle summulae. Queste
costituiscono il tramite naturale tra l’insegnamento di Abelardo e le summulae,
secondo quanto ha suggerito Grabmann e ha dimostrato Rijk. I testi, tutti
anonimi, delle summulae edite sono datati dallo studioso olan- [Cfr. De Rijk,
Logica modernorum, II, ii, Texts and Indices, Assen: Excerpta Norimbergensia;
Ars Emmerana; Ars Burana; Tractatus Anagnini; Tractatus de univocatione
Monacensis; Introductiones Parisienses; Logica Ut dicit; Logica Cum sit nostra;
Dialectica Monacensis; Tractatus de proprietatibus sermonum; Fallacie
Londinenses e Fallacie Ma- gistri Willelmi. Cfr. Rijk, Logica
modernorum, Ars Meli duna e Summe Metenses. Cfr. GrABMANN, Handschriftliche
Forschungen und Funde zu den philosophischen Schriften des Hispanus, des
spàteren Papstes Johannes XXI, « Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der
Wissenschaften, philos.-histor. Abteilung, Miinchen, e soprattutto
Bearbeitungen und Auslegungen der aristotelischen Logik aus der Zeit von
Abaelard bis Hispanus. Mitteilungen aus Handschriften deutscher Bibliotheken,
Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor.
Klasse, Berlin, e Kommentare zur aristotelischen Logik im Ms. lat. Fol. 624 der
Preussischen Staatsbibliothek in' Berlin. Ein Beitrag zur Abaelardforschung,
Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Klasse, Berlin] dese al
periodo che va dalla seconda metà del secolo XII alle prime due decadi del
secolo XIII (sono collocati agli inizi di quest’ultimo secolo solo il Tractatus
de proprietatibus sermonum e le Summe Metenses. i | Per i secoli successivi, ci
si è limitati ad esaminare i testi appartenenti alla tradizione delle summulae
o singoli trattati rientranti nella tradizione della logica modernorum. Così sono
state prese in considerazione le Sumule dialectices la cui attribuzione a
Ruggero Bacone è stata rimessa in discussione, e dello stesso Bacone le opere,
certamente autentiche, Summa de sophismatibus et distinctionibus e Compendium
studii theologiae; quest ultimo ha notevoli affinità con le Sumule dialectices
ricordate. Sono state, naturalmente, consultate sia le Introductiones in
logicam che i Syncategoremata di
Shyreswood (f dopo Cfr. Rogeri Baconi Surzmza gramatica nec non Sumule
dialectices, nunc primum edidit Steele, in Opera bactenus inedita Rogeri
Baconis, OXONII. ; | Già P. Grorieux (Répertoire des Maîtres en théologie de
Paris, Paris) aveva collocato l’opera tra quelle dubbie; v. ora L.M. De Rj,
Logica modernorum, che avanza il nome del domenicano Roberto Bacone. R. SreeLE,
nell’Introduction all’ed. cit.,fa riferimento al Compendium per sostenere
l’autenticità. Roceri Baconi Liber de sensu et sensato nec non Summa de
sophismatibus et distinctionibus, nunc primum edidit R. Steele, in Opera
bactenus inedita Rogeri Baconis, Oxonii. FrarrIs Roceri Bacon Compendium studii
theologiae, ed. H. Rash- dall, Aberdoniae. L'edizione è in GraBmann, Die
Introductiones in logicam des Shyreswood, Sitzungsberichte der Bayerischen
Akademie der Wissenschaften, philos-histor. Abteilung, Miinchen; si veda
ora SHERWOOD'S Introduction to Logic, transl. with-an Intr. and Notes by
Kretzmann, Minneapolis Minn. In O’DonneLt, The Syncategoremata of Sherwood; le
Sumemulae logicales, il Tractatus exponibilium e il Tractatus syncategorematum di
Pietro Ispano, divenuto papa col nome di Giovanni XXI; per le Surzzzulae
logicales di Lamberto di Auxerre, abbiamo utilizzato i cenni che ha fornito
Prantl nella sua Geschichte der Logik im Abendlande. Di Vincenzo di Beauvais si
è consultato lo Speculum doctrinale, che raccoglie tanta parte
dell’insegnamento grammaticale e logico del tempo. D’AQUINO, gli opuscoli “DE
MODALIBVS” e “DE FALLACIIS.” Tutte queste opere si collocano intorno alla metà
del secolo, con la sola eccezione del Compendium di Bacone. Alle esposizioni e
ai commenti al corpus tradizionale degli scritti Mediaeval Studies; cfr.
SHERWO0D'S Treatise on Syncategorematic Words, trans. with an Intr. and Notes
by Kretzmann, London. Perri Hispani Summulae logicales, quas e codice manu
scripto Reg. Lat. edidit Bochefiski, Taurini. In Muttatry, The Summulae
logicales of Peter of Spain, Notre Dame Ind. In Perri Hispani Summulae
logicales cum VersorI Parisiensis clarissima expositione. Parvorum
item logicalium eidem Petro HisPANO ascriptum opus, Venetiis Apud Jacobum
Sarzinam; cfr. ora PETER OF Spain, Tractatus syncategorematum and Selected
Anonymous Treatises, trasl. by Mullally, with an Intr. by Mullally and Houde,
Milwaukee Wisc.; le pp. saranno fornite di volta in volta. Per la datazione
dell’opera, cfr. ora Rik, Note on the Date of Lambert of Auxerre’ Summule,
Vivatium; per il testo, v. LampERTO DI AuxERRE, Logica (Summa Lamberti), prima
ed. a cura di F. ALESSIO (si veda), Firenze. Vincentit BeLLovacensIs Speculum
doctrinale, Duaci (ed. anastatica Graz). Useremo il testo che sta in BocHENSKI,
Sancti Thomae AQUINO DE MODALIBVS opusculum et doctrina, « Angelicum. In AQUINO,
Opuscula philosophica, ed. SPIAZZI (si veda), Taurini-Romae] logici si farà
riferimento solo occasionalmente, e anche in tal caso si farà riferimento solo
alle expositiones di Alberto Magno e alle In librum primum priorum Analyticorum
Aristotelis quaestiones, attribuite a Duns Scoto e certamente databili al tempo
del doctor subtilis; si utilizzeranno inoltre le In libros Elenchorum
quaestiones, certamente di Duns Scoto. I filosofi e i testi presi in esame
possono essere distinti in tre gruppi. Va considerata innanzi tutto l’opera dei
logici inglesi nel suo complesso. Essa rappresenta il contributo più originale
€ più coerente allo sviluppo e alla sistemazione delle dottrine logiche
medievali. Di Occam, sulla cui personalità è qui inutile soffermarsi tanto è
universalmente riconosciuta la sua importanza nella storia della logica, si
sono esaminate, nell ordine, l’Expositio aurea in artem veterem, la Summa
logicae (nell edizione del Bohner per la parte da lui pubblicata Be per il
resto nell'EDIZIONE VENEZIANA), il Tractatus logicae minor Le expositiones di
ALsERTO Macno delle opere logiche d’Aristotele stanno nei primi 2 voll. di
Opera, cd. Borgnet, Parisiis. _ In Opera omnia, I, ed. Wadding, Lugduni
Sumptibus Laurentii Durand. n Ivi. n © Cfr. GuiieLmi pe OccHam Expositio aurea
et admodum utilis super Artem veterem, cum questionibus ALBERTI PARVI DE
SAXONIA. Impensis Benedicti Hectoris Bononiensis artis impressorie solertissimi
Bononieque Impressa s. pp. Ockuam, Summa logicae. Pars prima. Pars secunda et
tertiae prima, ed. by Ph. Bohner, St. Bonaventure N.Y-Louvain-Paderborn (la
numerazione delle pp. continua da un volume all’altro; perciò non sarà indicato
il volume da cui è tratta la cit.). Macistri GuieLMI (!) OccHam Summa totius
logice, VENEZIA per Lazarum de Soardis e l’Elementarium logicae, da collocare
dopo il Tractatus logicae minor)". Avversari di Occam sono Burleigh e
Riccardo di Campsall. Il primo e maestro a Parigi. Compose molti trattati di
logica: sono expositiones della logica antigua, oppure opere legate più
propriamente alla tradizione della logica modernorum. Di queste ultime sono
state prese in esame le due redazioni incomplete del De puritate artis logicae
e il trattato De probationibus, sulla cui attribuzione al nostro maestro sono
stati di recente avanzati dubbi. Il secondo — fellow del Balliol, poi del
Merton ricordato come maestro [m È in
Buyraert, The Tractatus logicae minor of Ockbam, Franciscan Studies; per la
datazione di de sta e della seguente opera di Occam, cfr. ivi, pp. 51-53. In Buvraert,
The Elementarium logicae of Ockbam, « Franciscan Studies: poiché non citeremo
le ultime pp. della seconda parte, la numerazione delle pp. non dà luogo a
confusione tra le due parti; omette- sue mp l'indicazione del volume e
dell’annata della rivista. er le notizie biografiche relative ai maestri
inglesi che seguono, Empen, A Biographical Register of the arida of OXFORD to
(Di 1500, 3 voll., Oxford; per il nostro autore, cfr. MARTIN, Burley, in Oxford
Studies presented to Callus, Oxford, Rio. NI ties E Ockham and Some
Mertonians [LIKE H. P. GRICE], Mediaeval Sudies, e Repertorium ivi ferergicig, Mertonense,
De puritate artis logicae Tractatus longior. With a Revised Edition of the
Tractatus brevior, ed. by Bshner, St. Bonaventure N.Y.-Louvain- na e 1955. È
contenuto nel ms. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibli Amplon. Q. 276, ff.
6ra-19va; l’indice del ms. è in Tesio, Lea klung der Sprachtheorie im
Mittelalter, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Pinborg avanza dubbi
sull’autenticità dell’opera] reggente nelle arti e come sacre theologie
professor — scrive, fra l’altro, una Logica valde utilis et realis contra Ocham
e delle Questiones super librum Priorum analeticorum: di entrambi utilizzeremo
quanto ha pubblicato Synan. La generazione successiva annovera Guglielmo
Heytesbury: fellow del Merton, e tra i fellows fondatori del Queen's, e poi
ancora fellow del Merton, è ricordato come maestro in teologia; e due volte
cancelliere di Oxford. Compone la sua opera maggiore, le Regulae solvendi
sophismata, e i Sophismata. Di lui si ricorderanno le Regulae, il De sensu
composito et diviso, il De veritate et falsitate propositionis (questi testi
sono Cfr. Synan, Richard of Campsall, an English Theologian, « Mediaeval
Studies, Introduction alle Questiones (di cui alla n. seguente); v. WersHEIPL,
Repertorium Mertonense. Rispettivamente: Svnan, The Universal and Supposition in a Logica
Attributed to Richard of Cempsall, in Mediaeval Thinkers. A Collection of
bitherto unedited Texts, ed. O'Donnell, Toronto; e The Works of Richard of
Campsall, I: Questiones super librum Priorum analeticorum. Ms. Gonville and
Caius 688, ed. by Synan, Toronto. Cfr., oltre a Empen, op. cit., ad L: J.A.
WrrsHerPL, Ockbam and Some Mertonians (in part.: il suo testamento), e
Repertorium Mertonense. Cfr. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek, ms.
Amplon. F. 135, f. 17r: Explicit quidem tractatus optimus datus OXONIE a mag.
Hytthisburi; cfr. W. ScHum, Beschreibendes Verzeichniss der Amplonianischen
Handschriften-Sammlung zu Erfurt, Berlin. Cfr. A. Mater, Die
Vorliufer GALILEI, Roma. Gregorio da RIMINI (si veda) cita i Sophiswata di
Heytesbury nel suo commento alle Sentenze. stati editi a Venezia, e il trattato
De propositionum multiplicium significatione, conservato in un solo
manoscritto. Billingham, poi, e maestro nelle arti e reggente e fellow del
Merton. Di lui si sono studiati lo Speculumz puerorum sive Terminus est in quem
e il De sensu composito et diviso Wyclif compose una Summula de logica e tre
trattati che vanno sotto il nome di Logice continuacio: sono stati tutti
pubblicati da Dziewicki nell'edizione delle opere latine di Wyclif sotto il
titolo Tractatus de logica. Condiscepolo di Wyclif al Merton e Strode, maestro
nelle arti, poeta e uomo politico: la sua Logica [Cfr. GuiLeLMI HENTISBERI
Tractatus de sensu composito et diviso. Regulae eiusdem cum suphismatibus.
Tractatus HENTISBERI de veritate et falsitate propositionis. Conclusiones
eiusdem. Impressum VENEZIA per Bonetum Locatellum sumptibus Octaviani Scoti. I
capitoli delle Regulae saranno citati autonomamente. Essi sono: De
insolubilibus, De scire et DVBITARE, De relativis, De incipit et desinit, De
maximo et minimo, De tribus praedicamentis. Venezia, Biblioteca Nazionale
Marciana, ms. lat. VI, 160 (= 2816), ff. 252ra-253vb. 87 Cfr. Maierù, Lo
«Speculum puerorum sive Terminus est in quem» di Billingham, «Studi Medievali»,
A ERMINI (si veda); notizie biografiche; testo dello Speculum puerorum sive
Terminus est in quem; testo parziale del De sensu composito et diviso (dall’unico
ms. noto, Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. 14715), ivi, appendice. J.
WycLir, Tractatus de logica, Now First Edited from the Vienna and Prague Mss.
by Dziewicki, London (First repr. New York-London-Frankfurt):
la Logica occupa le pp. 1-74 del vol. I; il tr. I Logice continuacio è ivi, pp.
75-120; il tr. II Logice continuacio è ivi, pp. 121-234; il tr. III Logice
continuacio occupa i voll. IT-III dei Tractatus de logica. Cfr.
Dictionary of National Biography, ed. L. Stefen-S. Lee, London, ad /., e EMDEN, op. cit.,
ad I. in sei trattati (uno dei quali dedicato alle Conseguentiae) è tutta
conservata nel ms. Bodleian, Canon. 219”. Un autore del quale non si sa altro
se non che e inglese” è Maulevelt: i più antichi manoscritti delle sue opere,
diffuse prevalentemente nell’Europa, sono della metà del secolo XIV”. I
trattati qui presi in esame sono Per il testo dei trattati ancora inediti ci
serviamo del ms. Oxford Bodleian Library, Canon. 219, ff. 13ra-52vb: la
successione dei trattati nel ms. non è quella voluta dall'autore; qui si darà
solo l'indicazione dei ff, non del trattato. Per il testo delle Conseguentiae
ci serviamo della seguente ed.: Stroni Consequentie cum commento ALEXANDRI
SERMONETE. Declarationes GAETANI in easdem Consequentias. Dubia Magistri PAULI
PERGULENSIS. Obligationes eiusdem Stropi. Consequentie RicarDI DE FERABRICH.
Expositio GAETANI super easdem. Consequentie subtiles HENTISBARI. Questiones in
Consequentias Strodi perutiles eximii artium doctoris domini ANtoNI
FracHantiani Vicentini. Impressa fuerunt VENEZIA que in hoc volumine
continentur per Lagarum de Soardis, sumptibus Heredum nobilis viri domini
Octaviani Scoti civis Modoetiensis et Sociorum 1517 Die 8 Aprilis. Risulta
dai sgg. ms.: Erfurt, Amplon. Q. 255 « Explicit tractatus fallaciatum lectus
Lovanii per mag. Thomam Anglicum dictum Manlevel (f. 27), e Amplon. Q. Hec
questiones fuerunt compilate per Manlevel Anglicum doctorem solempnem. Non serve molto alla
identificazione del nostro autore quanto si legge in PRANTL (che ricorda il
Tractatus obligationum di Martin Molenfelt, per il quale cfr. Murtaty, The «
Summulae logicales); F. EHRLE, Der Sentenzentommentar Peters von Candia des
pisaner Papstes Alexander V., Miinster, che identifica Tommaso con Martino;
GraBMann, Handschriftliche Forschungen und Funde; K. MicHarsri, Le criticisme
et le scepticisme dans la philosophie, « Bulletin international de l'Académie
polonaise des Sciences et des Lettres», Classe d’hist. et philos., Cracovie,
ora in La philosophie au XIVE siècle. Six études, herausg. und eingel. von K.
Flasch, Frankfurt. Ma cfr. J. Pinpore, Die Entwicklung der Sprachtheorie ...,
cit., p. 146 n. 23; il Pinborg mi ha comunicato le notizie di cui a questa e
alla seguente n. con lettera del 18.8.70. Cfr. Gottinga, Universitàtsbibliothek,
ms. Theol. 124. De suppositionibus e De terminis confundentibus. Un’adeguata
datazione può essere proposta dopo un accurato esame delle sue opere. Per la
scuola parigina sono state invece considerate le opere di tre autori: Buridano,
Alberto di Sassonia, e Inghen. Buridano e rettore dell’università. Delle sue
opere utilizzeremo il Compendium logicae
(il Tractatus de suppositionibus sarà citato L'incipit del trattato De
suppositionibus è: Expedit ut terminorum acceptio lucide cognoscatur, e
l’explicit: Utrum istae propositiones de virtute sermonis sint verae hoc
patebit in libro de Consequentiis et sic sit finis huius operis causa
brevitatis »; del trattato De terminis confundentibus l'incipit è: «Affectuose
summariam cognitionem terminorum vim confundendi habentium, l’explicit:
«consequentia negatur quia ante- cedens est verum et consequens falsum. Il
secondo trattato rinvia al primo, ma i codici consultati presentano varianti a
questo proposito: il Vat. lat. 3065, f. 26ra, ha: aliquae regulae positae sunt
in tractatu de suppositionibus sic incipiente: Intentionis praesentis in hoc
tractatu etc. », e ciò è anche (meno «in hoc tractatu etc. ») nell’Amplon. Q.
30, f. 141r; il ms. Cracovia, Biblioteka Jagiellotfiska, ha invece (f. 295v): «
incipiente: Expedit etc. », mentre i mss. Cracovia 2178 (f. 43v) e 2591 (f.
80r) omettono l’incipit, pur conservando il rinvio al De suppositionibus. Il
trattato De suppositionibus, a sua volta, ha un rinvio all’altro: de quibus
patebit [così i mss. Cracovia 2178, f. 40v, e 2591, f. 75v; il Vat. lat. 3065,
f. 68ra, ha patuit] in libro de terminorum Confusione ». Maulevelt parla dunque
di tre trattati (De suppositionibus, De terminis confundentibus, De conse-
quentis) che potrebbero essere parti di un'unica opera logica, o surzzza.
Utilizzeremo il testo dei due trattati secondo il ms. Vat. lat. 3065 (De ter
minis confundentibus, ff. 25vb-28ra, e De suppositionibus, ff. 65vb-68rb), per
il quale cfr. il mio Lo « Speculum puerorum ..., cit., pp. 312-314. Cfr. Joannis BuripaNI Perutile Compendium
totius logicae cum praeclarissima sollertissimi viri JOANNIS DORP expositione.
Impressum Venetiis per Petrum de Quarengiis Bergomensem. Anno domini 1499, die
XI Maij, s. pp. I '''+—m_—1__——___r o_o T_—1-P-P1_1_.u nell’edizione della
Reina #), i Sophismata®, le Consequentiae”; si ricorderanno anche i Capitula a
lui attribuiti dal ms. Vat. lat. 3065%. Alberto di Sassonia e anch’egli rettore
a Parigi, quindi, e rettore dell’università di Vienna e poi vescovo di
Halberstadt: ricorderemo le sue Quaestiones in Ochami logicam, la Logica!” e i
Sophismata. Inghen, professore a Parigi e rettore, primo rettore
dell’università di Heidelberg, ha lasciato molte opere, ma qui saranno
utilizzati solo i Textus dialectices. Le opere di questi filosofi, per la
diffusione avuta in tutta Europa, servono a caratterizzare [Burano, Tractatus
de suppositionibus, prima ed. a cura di Reina, « Rivista critica di storia
della filosofia. Burani Sopbismata, per felicem balligault parisius impressa
[...] die 20 Novembris 1493, s. pp. (ma con paginazione a mano nell’esemplare
utilizzato). Burani Consequentiae. Impressus parisius per Anthonium caillaut,
s. a., s. pp. 9 Ms. cit., ff. 105-107vb; per essi cfr. G. FepERICI VESCOVINI,
Sw alcuni manoscritti di Buridano, Rivista critica di storia della filosofia.
Per le quali cfr. l’ed. dell’Expositio aurea di Occam. Arsertuci Logica.
Perutilis Logica excellentissimi Sacre theologie professoris magistri ALsERTI
DE SAXONIA ordinis Eremitarum Divi Augustini. Impressa Venetiis ere ac
sollertia Heredum Domini Octaviani Scoti Civis Modoetiensis et sociorum. Anno a
Christo ortu. Die XII. mensis Augusti. 101 Cfr. ArseRTI De SaxonIa Sopbismata
nuper emendata. Impressum est Parisiis hoc opusculum [...] Opera ac impensa
Magistri felicis Baligault Anno ab incarnatione dominica, s. pp. (ma
l'esemplare utilizzato ha la paginazione a mano).Stanno in Parvorum logicalium
liber continens perutiles Perri HispAnI tractatus priorum sex et [MARsILII
dialectices documenta, cum utilissimis commentariis perCONRADUM PSCHLACHER
[...] congestis, Viennae Austriae, Johannes Singrenius. I trattati di INGHEN
sono: Tractatus suppositionum, ivi, ff. 146v-166r; Tractatus ampliationum, ivi,
ff. dottrine ampiamente conosciute e accettate. Non più di un cenno è riservato
al Tractatus exponibilium di Pietro d’Ailly (} !%. Il terzo gruppo di FILOSOFI è
quello ITALIANO. Pietro di Mantova [si veda], studente a Padova, lettore di
filosofia a BOLOGNA. Pietro ha lasciato una Logica di notevole interesse. Gli altri
filosofi o vissero a cavallo tra il secolo XIV e quello successivo, come Paolo
Veneto. Poiché tuttavia le loro opere testimoniano che IN ITALIA l'insegnamento
della logica e impartito spesso su testi di filosofi inglesi o derivati da
questi, essi sono posti accanto ai filosofi del secolo XIV quali loro legittimi
epigoni. NICOLETTI (si veda), noto come Paolo Veneto, studia, fra l’altro, a
Oxford e insegna in varie università italiane e soprattutto a Padova; citeremo
168v-173v; Tractatus appellationum, ivi, ff. 175v-179v; Textus de statu, f.
180; Tractatus restrictionum, ivi, ff. 181v-182r; Tractatus alienationum, ivi,
f. 182v; Prima Consequentiarum pars, ivi, ff. 184r-193r; Secunda
Consequentiarum pars, ivi, ff. 194v-208v. Al titolo Textus dialectices seguirà
solo l'indicazione dei ff. 103 Cfr. MacistRI PetrI DE ArLLvAco Tractatus
exponibilium, Parisius Impressus a Guidone Mercatore. In campo gaillardi. Id.
Octobris, s. pp. (ma l'esemplare consultato ha la paginazione a mano). Petrus
MANTUANUS, Logica. Tractatus de instanti, Padova, Johann Herbort; l’ordine dei
trattati è diverso dai mss. alle stampe; l’ed. utilizzata è s. pp., ma
l'esemplare che ho consultato ha una paginazione a mano; la segnatura della
Bibl. Vat. è Ross. 1769; cfr. la bibliografia in Lo «Speculum puerorum »...,
cit., p. 299 n. 16. La più completa trattazione d’insieme del pensiero di NICOLETTI
è ancora quella di F. MomicLiano, NICOLETTI e le correnti del pensiero
filosofico del suo tempo, Torino; pet il soggiorno ad Oxford, cfr. B. NarpI,
Letteratura e cultura veneziana del Quattrocento, in La civiltà veneziana del
Quattrocento, Firenze, dove si afferma che NICOLETTI rimane a Oxford almeno 3
anni, e si le sue opere: Logica parva, Logica magna, Quadratura. Paolo da PERGOLE
(si veda) e discepolo di NICOLETTI a
Padova e resse la scuola di Rialto a Venezia; la sua Logica segue da vicino la
Logica parva del suo maestro; il trattato De sensu corpositio et diviso dipende
dall'omonimo trattato di Heytesbury !°; i Dubiz sono legati ai temi delle Consequentiae
di Strode. Altro discepolo di NICOLETTI e il vicentino Gaetano da THIENE (si
veda), professore a Padova, che ha
legato il suo nome soprattutto al commento delle opere di Heytesbury (Regulae e
Sophismata). Si ricorda di lui l’Expositio delle Consequentiae di Strode. Il
domenicano Battista da FABRIANO (si veda) riporta il seguente documento. Die 31
Augusti 1390: Fecimus studentem fratrem Paulum de Venetiis in nostro studio
Oxoniensi de nostra gratia speciali cum omnibus gratiis quibus gaudent ibidem
studentes intranei. Item eidem concessimus quod tempore vacationum Lundonis possit libere
morati. Cfr. ora A.R.
PerreraH, A Biograpbical Introduction to NICOLETTI, « Augustiniana. Pauri
VENETI Logica, [Venezia, Cristoforo Arnaldo], s. pp. AI titolo Logica parva
seguirà solo l’indicazione del trattato. Pauri Veneti Logica magna. Impressum
Venetiis per diligentissimum virum Albertinum Vercellensem Expensis domini
Octaviani Scoti ac eius fratrum opus feliciter explicit Anno D. 1499 Die 24
octobris. Macistri Pauri VenETI Quadratura. Impressum Venetiis per Bone- tum
Locatellum Bergomensem iussu et expensis Nobilis viri Octaviani Scoti civis
Modoetiensis. Anno ut supra. Cfr. B. NARDI, op. cit., pp. 111-118. Cfr. Pau or
PercuLA, Logica and Tractatus de sensu composito et diviso, ed. Brown,
St. Bonaventure N.Y.-Louvain-Paderborn 1961. Si tenga presente anche I. Bon,
Paul of Pergula on Suppositions and Consequences, « Franciscan Studies », XXV
(1965), pp. 30-89. Cfr. per l’ed. dei Dubia, n. 90. Cfr. su Gaetano da Thiene: P. Silvestro
DA VaLsanziBIo, Vita e dottrina di Gaetano da Thiene, Padova 1949; per l’ed.
dell’Expositio (che citeremo col titolo Super Consequentias Strodi), cfr. n.
90. professore di filosofia e teologia a Padova, Siena, Firenze e Fer- rara,
cominciò la sua carriera accademica un decennio dopo Gaetano da Thiene;
compose, fra l’altro, una Expositio del De sensu compositio et diviso di
Heytesbury. Il senese SERMONETA (si veda), « magister artium et medicinae »,
figlio del medico Giovanni, insegnò a Perugia, poi a Pisa (per quattro anni) e
finì la sua carriera a Padova; ricorderemo i suoi due scritti di logica: Super
Consequentias Strodi!5 e Expositio in tractatum de sensu composito et diviso
Hentisberi!*, Un’Expositio dello stesso trattato De sensu composito et diviso
scrisse anche il carmelitano senese Bernardino di LANDUCCI (si veda)), che
divenne generale del suo ordine.Cfr. J. Quérrr-J. Ecuarp, Scriptores Ordinis
Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 847; G. Brorto-G. ZonTA, La
facoltà teologica di Padova, Padova. Cosenza,
Biographical and Bibliographical Dictionary of Italian Humanists and of the
World of Classical Scholarship in Italy, Boston, ad L’ed. dell’Expositio è in
Tractatus de sensu composito et diviso magistri GuLieLMI HENTISBERI cum
expositione infrascriptorum, videlicet: Magistri ALEXANDRI SERMONETE (impressum
Venetiis per Jacobum Pentium de Leuco, a. d. 1501, die XVII julii), Magistri
BERNARDINI PETRI DE LANDUCHES, Magistri PauLi PercuLENSIS et Magistri Bapriste
DE FABRIANO. Si veda ora L. GAR- can, Lo studio teologico e la biblioteca dei
Domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova, Battista da Fabriano. Cfr.
J. FaccioLATI, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii; A. FagroNI, Historiae
Academiae Pisanae, Pisis; Ermini, Storia dell’università di Perugia, Bologna
1947, p. 501. Cfr. l’ed. cit. inn. 90.
Cfr. l’ed. cit. in n. 113. Cfr. l’ed. del testo in n. 116; si vedano per
le notizie biografiche: J. TritHEMIUS, Carmelitana Bibliotheca sive illustrium
aliquot Carmelitanae religionis scriptorum et eorum operum catalogus magna ex
parte auctus auctore P. Petro Lucio BeLGA, Florentiae apud Georgium Marescottum
Contemporaneo del Landucci dovette essere il lodigiano POLITI, artium doctor:
alunno di MARLIANI (si veda), insegna calculationes a Pavia! e compose vati
trattati di logica: un De sensu composito et diviso, una declaratio della
Logica parva di NICOLETTI e una Quaestio de modalibus, che sarà qui utilizzata,
scritta al tempo di BORGIA (si veda). VETTORI (si veda), di Faenza, insegn a BOLOGNA,
medicina a Padova e poi di 1593, pp. 20-21; C. ne VrrLiers, Bibliotheca
Carmelitana, I, Aurelianis (ed. anast. Romae), nr. LXV, Bassani Porti Quaestio
de modalibus, Venetiis apud Bonetum Locatellum 1505; l'incipit è (ivi, f. 2ra):
« Excellentissimi doctoris magistri Bassiani Politi Laudensis quaestio de
numero modorum facientium sen- sum compositum et divisum. Quaestio est
difficilis in materia de modalibus, utrum tantum sex [....] », l’explicit è
(ivi, f. 4rb): iam patet ex dictis quid sit dicendum. Finis »; cfr. ivi la
lettera dedicatoria a Rodrigo Carvajal, dalla quale risulta che fu alunno di
Gerolamo Marliani, vivente quando l’au- tore scriveva (insegnò a Pavia nel
1486-87 e nel 1507: cfr. Memorie e docu- menti per la storia dell'università di
Pavia [...], Pavia 1878, ad I.), figlio di Giovanni Marliani (per il quale cfr.
M. CLaceTT, Giovanni Marliani and Late Medieval Physics, New York 1941. Sul
Politi cfr. C. DionisortI, Er- molao Barbaro e la fortuna di Suiseth, in Medioevo
e Rinascimento. Studi in onore di B. Nardi, Firenze. Cfr. Quaestio de
modalibus, cit., f. 3va: « Pro cuius declaratione prae- suppono mihi unum
fundamentum Petri Mantuani in primo capitulo De instanti anno elapso dum Papiae
calculationes profiterer per me fortissimis rationibus comprobatum »; il suo
Tractatus proportionum introductorius ad Calculationes Suiset è edito insieme
con la Quaestio ai ff. 4va-8vb. 120 Quaestio, cit., f. 3va: «[...] stante
fundamento diffuse declarato in tractatu nostro De sensu composito et diviso »,
e f. 4rb: « Hoc autem diffuse declaravimus in tractatu nostro De sensu
composito et diviso ». 121 Ivi: «[...] optime poteris sustentare definitionem
Pauli de supposi- tione absque aliqua limitatione, ut diffuse contra modernos declaravimus
super Logica patva ». 12 Ivi, f. 3va: « Alexandro nunc summo pontifice ».] nuovo
a Bologna !*; ha lasciato molte opere di medicina e due opere logiche, composte
entrambe al tempo in cui insegnava logica a Bologna: la prima è Collectaneae in
suppositiones Pauli Veneti, la seconda è Opusculum in Tisberum de sensu
composito et diviso; utilizzeremo solo quest’ultima. Non di tutti questi
trattati si troverà qui un’analisi appro- fondita, ma ad alcuni si farà solo un
riferimento.La struttura della summzula, o summa, ha subìto una notevole
evoluzione. Essa risulta composta di alcuni trattati che riassumevano le
dottrine dell’Isagoge e dell’Organon (in questo caso, l’esposizione del De
interpretatione occupa il primo posto) ai quali seguivano altri trattati sulle
proprietates terminorum. Con la Summa logicae di Occam cade la distinzione tra
elementi della logica antiqua ed elementi della logica moderna. La materia è
ristrutturata, secondo un criterio ‘naturale’, in parti che studiano l’elemento
più semplice o termine, la proposizione, e il sillogismo o strutture logiche
complesse. Questo criterio naturale non corrisponde alla distinzione tra logica
elementare o degli enunciati e logica o CALCOLO DEI PREDICATI. Ma con il De
puritate artis logicae di Burleigh si fa un passo [Cfr. S. Mazzetti, Repertorio
di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre
Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna. Cfr. per entrambe: BenEDICTI
VICTORII BononiensIS Opusculum in Tisberum de sensu composito ac diviso cum
eiusdem collectaneis in suppo- sitiones Pauli Veneti. Expositio Benedicti
Victorii Bononiensis ordinariam logicae Bononiae publice profitentis feliciter
explicit. Laus deo. Finis. Bononiae. Cfr. Bonner, Medieval Logic] avanti.
L’opera, si è detto, ci è pervenuta in due redazioni. Se il tractatus longior
risulta di due trattati (de proprietatibus terminorum e de propositionibus et
syllogismis bypotheticis) e risente ancora del criterio naturale che presiede
alla Summa logicae di Occam, il tractatus brevior avrebbe dovuto risultare di
parti dedicate alle regulae generales -- e cioè consequentiae, syncategoremata
e suppositiones --, all’ars sophistica -- dottrina delle fallaciae --, all’ars
exercitativa -- o de obligationibus -- e all’ars demonstrativa -- o sillogismo.
Nel iractatus brevior, dunque, la distribuzione della materia non obbedisce più
che a criteri puramente logici, ponendo in primo piano la logica degli
enunciati. Ma per avere un quadro più completo delle modificazioni subite
dall'impianto dei manuali di logica, è opportuno accennare ancora alla
struttura di due opere. Le Regulae solvendi sophismata di Heytesbury sono una
surzzza !” (ma vanno anche sotto il nome di Logica), ma della summa
tradizionale conservano ben poco. Si articolano infatti in capitoli dedicati
agli insolubilia, al de scire et dubitare, alla supposizione del relativo (de
relativis), alla expositio de incipit et desinit, ai problemi de maximo et
minimo e a quelli, compresi nel capitolo de tribus praedicamentis, relativi al
moto locale, quantitativo (de augmentatione) e qualitativo (de alteratione).
Più tradizionale la distribuzione della Logica di Strode. In un primo trattato Strode
ricapitola la materia dei seguenti libri: De interpretatione (con in più la
trattazione delle proposizioni ipotetiche), Isagoge, Categorie e Primi
analitici, nel secondo si toccano i seguenti argomenti: termine, proposizione,
de obligationibus (è, [Cfr, l’Introduction del Bonner a W. BurLEIGH, op. cif.,
pp. VI-XI. 127 Op. cit., f. 4va: traderem brevi summa» e «Et in sex capitula
nostram dividens summulam [...] ». 128 Così, secondo ScHum, op. cit., p. 88, è
nel cit. ms. Erfurt, Amplon. F. 135. questo, un trattato dedicato, come avverte
l’autore, ai « principia logicalia » e che deve servire ad introdurre i giovani
« in tracta- tus graviores» !®); seguono gli altri quattro trattati:
conseguentiae de suppositionibus et exponibilibus, obligationes, insolubilia. i
Si può notare che in queste opere nuove esigenze e nuovi problemi si fondono
con esigenze tradizionali d’insegnamento. Ma emerge sempre più l’affermarsi
della logica degl’enunciati o consequentiae rispetto alla logica dei termini,
giacché la logica dei termini è sottoposta a verifica mediante consequentiae.
Ciò è stato già rilevato a proposito della suppositio, ma trova ora nuove
conferme soprattutto nella dottrina della probatio propositionis. La logica
elementare, specie nella probatio, è il presupposto indispensabile di tutta
l’articolazione del discorso e delle analisi proposte. Contemporaneamente,
anche a livello di organizzazione di un corpus di dottrine logiche, la
consequentia va a prendere il primo posto. Si è ricordata la collocazione che
essa ha nel tractatus brevior De puritate artis logicae di Burleigh. Ma si
pensi che, spesso, il sillogismo è considerato, come dev'essere, un tipo di
conseguentia (Riccardo di Campsall parla di consequencia sillogistica e Alberto
di Sassonia ha de consequentiis syllogisticis) fino a giungere con SERMONETA
(si veda), all’affermazione del primato delle consequentiae rispetto ai
sillogismi. Le corseguentiae sono communissima pars libri Priorum, aut ad ipsum
isagogicon. Tutto ciò è testimonianza di un lavoro che lungo i secoli Fa Cfr.
Logica, cit., f. 19vb: «Et haec dicta de principiis logicalibus ad iuvenum
introductionem in tractatus graviores sufficiant ». 19 Bonner, Medieval Logic,
cit., pp. 29-31. 131 Cfr. Questiones ..., cit., 12.34, p. 205. { sa” Logica,
IV, 7: De consequentiis syllogisticis hoc est de syllogismis, . 28vb. È 133
Cfr. Super Consequentias Strodi, cit., f. 2ra: Ad secundum dico libellum hunc
esse communissimam partem libri Priorum aut ad ipsum isagorgicon, et per
consequens immediate postponi debere ad librum ha avuto di mira
l’identificazione di strutture logiche sulle quali fosse possibile operare. Ma
è ben noto che la logica è, nel medio- evo, una delle arti del trivio e HA PER
OGGETO IL LINGUAGGIO (è quindi una
scientia sermocinalis) come la grammatica e la retorica, differendo però da la
GRAMMATICA e la RETORICA perché DIALETTICA mira a discernere le proposizioni
vere da quelle false, mentre la grammatica e la retorica insegnano,
rispettivamente, a SERVIRSI del linguaggio con correttezza – LA GRAMMATICA -- e
con eleganza – LA RETORICA. A sua volta, IL LINGUAGGIO-OGGETTO d’indagine è una lingua storica, il LATINO. È
da chiedersi perciò fino a che punto i risultati dello sforzo compiuto per
identificare strutture linguistiche sulle quali fosse possibile operare
validamente da un punto di vista logico autorizzino a parlare di logica
formale; o, in altri termini, se le strutture siano autentiche forme, siano
trattate SENZA FAR RIFERIMENTO AL SIGNIFICATO delle parole e al senso delle
espressioni. Quando si cerca una risposta, la difficoltà maggiore s'incontra nel
fatto che la proposizione studiata ha un ineliminabile importo esistenziale,
per cui elementi extra-logici -- ontologici, gnoseologici -- finiscono per
condizionare la trattazione della logica. È tuttavia utile indicare alcuni
elementi che documentano il progressivo affermarsi di una concezione formale
della logica. Oltre alla distinzione, troppo nota, tra materia e forma di un
argomento, ricordiamo che Buridano considera la copula est “formale
propositionis;” essa cioè è l’elemento Periermenias et anteponi ad librum
Topicorum, Elenchorum et Posteriorum. Patet hic ordo, quia de consequentia hic
tamquam de subiecto agitur, quae communiot est omni specie argumentationis seu
syllogismo simpliciter, de quo agitur in libro Priorum ». Cfr. Moopy, Truth and
Consequence ..., cit., p. 10. 134 Cfr. R. CarnaP, Sintassi logica del
linguaggio, tr. it. A. Pasquinelli, Milano 19662, p. 33. 135 Cfr. Tractatus de
suppositionibus, cum copula debeat esse formale propositionis; Reina legge:
«esse (verbum) formale », ma l'integrazione è superflua. Ma v. BURIDANO,
Consequentiae, cit., tei] formale della proposizione categorica o atomica; che
Alberto di Sassonia parla di “formale propositionis” per le ipotetiche: sono
tali le particelle sincategorematiche (come “si” – sillogismo ipotetico; “vel:,
sillogismo disgiuntivo) che fungono da connettivi tra proposizioni atomiche in
modo da formate proposizioni molecolari; che Heytesbury usa il termine forzza
per indicare una struttura logica, considerata solamente dal punto di vista
operativo, nella quale le variabili stanno per proposizioni. Il progressivo,
cosciente affermarsi del primato della logica degl’enunciati va dunque di pari
passo con l’individuazione di forme logiche. Infine, in un testo in cui si
discute della diversità delle logiche, proprie delle varie scienze, all’interno
dell’unica (universalis) logica comune a tutte le scienze, e quindi della
diversità della rationalis logica fidei e della logica naturalis, Holcot scrive.
Sed quid est dicendum: estne logica Aristotelis formalis, an non? Dico, quod si
non vis I, 7 (distingue tra materia e forma della proposizione o della
consequentia e precisa quali elementi siano da considerare spettanti alla
forma). 156 Cfr. Sophismata, cit., II, 8° «Non Socrates currit vel non curtit
», f. [4lra]: «[...] quia formale, scilicet nota disiunctionis, in utraque
affirmatur », e « Non aliquis homo
currit si aliquod animal currit », f. [4lra-b]: «[..] eo quod in illo sensu
negatio cadit supra formale propositionis, scilicet supra notam conditionis.
157 Cfr. cap. VI, app. 2, nn. 8 e 9 (in entrambi i casi si tratta della
proposizione copulativa. 158 Cfr. HoLcor Opus questionum ac determinationum
super libros Sententiarum, Lugduni 1518, I Sent., q. 5J: « Eodem modo
rationalis logica fidei alia debet esse a logica naturalis. Dicit enim
Commentator secundo Metaphysicae commento XV quod quaedam logica est
universalis omnibus scientiis, et quaedam propria unicuique scientiae; et si
hoc est verum, a multo fortiori oportet ponere unam logicam fidei, et similiter
alia logica utitur obligatus certa specie obligationis, et alia libere
respondens secundum qualitatem propositionum. Modo philosophi non viderunt
aliquam rem esse unam et tres; ideo de ea in suis regulis mentionem non
fecerunt. Sunt igitur in logica fidei tales regulae: quod omne absolutum
praedicatur in singulari de tribus, et non in plurali; alia, quod unitas tenet
suum consequens, ubi non obviat relationis oppositum. Et ideo, concessis
praemissis dispositis Terminologia logica della tarda scolastica 43 vocare
logicam formalem nisi illam, quae tenet in omni “agi sicut dicit Commentator
primo Physicorum commento XXV: er- mo concludens per se debet concludere in
omni materia, tune patet, quod non. Si vis vocate logicam formalem illam, quae
per naturalem inquisitionem in rebus a nobis sensibiliter a non capit
instantiam, dico quod sic » !®: secondo Holcot, la logica aristotelica è logica
naturale, e la sua validità non trova eccezione nell’ambito della nostra
esperienza. Essa è quindi formale nell'ordine della natura. Ma la logica
aristotelica non è una logica universale valida in ogni materia (non è
applicabile, ad tr pio, al dato rivelato, come al problema della trinità) e in
tal senso non è logica formale. Forse altri testi potranno ts mentare meglio e
chiarire con quale coscienza i maestri Fa ev si servissero dei propri strumenti
scientifici, e quindi della logica Ma sembra incontestabile che qui s’affaccia
1 esigenza di una logica formale, la cui validità si estenda ad ogni campo del
sapere e non dipenda dalle particolarità della materia trattata, De sia cioè
condizionata dai princìpi di questa, ma ubbidisca solo ai propri princìpi.
Prima di concludere, è il caso di spendere qualche parola per presentare questo
lavoro e per collocarlo in rapporto ai temi ora accennati. na . Ciascuno dei
capitoli nei quali esso si articola è dedicato ie studio di un termine o gruppo
di termini, e quindi di una dot- in modo et in figura, negatur conclusio, quia
in conclusione obviat cera oppositio; sicut si arguitur sic: haec essentia est
pater, haec essentia t.- filius, ergo filius est pater; et utraque praemissarum
est vera, et app: ispositio tertiae figurae ». . de" Ivi (continuaz. del
testo della n. prec.). Il passo è gar w F. Horemann, Holcot. Die Logik in der
Theologie, in Lo ssd Mediaevalia, 2: Die Metaphysik im Mittelalter. Vortrige
des si mi nalen Kongresses fiir mittelalterliche Philosophie (Kéln 31 Aug.-6
Sept. 9 herausg. P. Wilpert-W.P. Eckert, Berlin 1963, p. 633. 44 Alfonso Maierà trina,
che ha un certo rilievo nel quadro dell’insegnamento logico della tarda
scolastica. L’ordine con cui si succedono i capitoli non è quello strettamente
alfabetico. Il criterio alfabetico si compone con quello dell’affermarsi
cronologico delle dottrine. La combinazione dei due criteri ha portato a una
disposizione che, pur salvando la varietà dei temi trattati, forse conferisce
una certa unità all’esposizione. Le dottrine, proprie della logica modernorum,
relative ai termini e alle proposizioni hanno trovato una particolare
sistemazione in due specie di trattati che corrispondono a diversi punti di
vista. Uno è quello fornito dal de sensu composito et diviso: si pensi al
trattato di Heytesbuty). L’altro corrisponde a quello della probatio
propositionis -- quale si trova, ad esempio, nello Speculum di Billingham. Si è
dato un certo rilievo a questi temi per due motivi. Primo, perché sembra siano
le dottrine verso le quali confluiscono le altre. Si vedano i rapporti tra
appellatio e senso composto e senso diviso, tra ampliatio e propositio modalis,
tra suppositio confusa, descensus e probatio, tra propositio modalis e
probatio, tra la dottrina della probatio e quella del senso composto e del
senso diviso: è una fitta rete di nessi che corre da un tema all’altro. Secondo,
perché i due punti di vista, in certo senso concorrenti, finiscono per
unificatsi. Il de sensu composito et diviso è in genere analizzato per mezzo
della dottrina della probatio dai filosofi italiani. Il rapporto tra di essi
costituisce uno dei temi più interessanti della filosofia scolastica del
linguaggio. I capitoli appellatio, ampliatio-restrictio, e copulatio affrontano
una problematica che, pur presente nella tarda scolastica, non ha ricevuto un
impulso notevole in quel periodo. Essi infatti svolgono una tematica
caratterizzante: le prime discussioni sulle proprietates terminorum. Segue un
capitolo che studia un aspetto della suppositio. La dottrina della suppositio
rappresenta il frutto più maturo dei parve logicalia e apre la strada allo
studio dei termini dal punto di vista della logica degli enunciati. Qui se ne
tratta un capitolo particolare, la confusio, al quale i logici della tarda scolastica
fanno continua- mente riferimento e che mostra la tendenza a una nuova
organizzazione della dottrina in un quadro più ampio. Seguono capitoli dedicati
alla propositio modalis, alla probatio propositionis, al sensus compositus e al
sensus divisus, che dovrebbero meglio documentare la capacità di analisi dei filosofi
alle prese con un linguaggio storico e informale come IL LATINO mentre aspirano
a fondare un linguaggio scientifico, ideale, o formale. Quanto di tutto ciò la
logica derivi dalle dottrine grammaticali si vedrà nei singoli casi. Rijk, nella
sua Logica modernorum fa un primo bilancio dei termini che la logica fa propri RICAVANDOLI
DALLA GRAMMATICA FILOSOFICA O RAZIONALE. Di essi ricordiamo suppositio,
appositio, appellatio, IMPLICATIO, IMPLICITVM-EXPLICITVM, incongruu. Ma bisogna
aggiungere che la logica necessariamente fa leva sulle dottrine grammaticali
nella sua indagine sulle strutture linguistiche
del LATINO. Si pensi allo studio delle parti del discorso, in
particolare del NOME con i suoi casi (si veda la funzione dei casi obliqui in
contrapposizione al caso rectus), e del verbo e del tempo di esso. Del pronome
relativo e l’ANAFORA, la CATAFORA, l’ENDOFORA, e l’ESSOFORA, in rapporto al
problema della supposizione, la prae-suppositio, e l’implicatura. Si pensi al
rapporto tra forma avverbiale e forma causalis o nominale del modo; e, ancora,
a quanto siano presenti le dottrine delle costruzioni sintattica – SINTASSI,
SEMANTICA, PRAMMATICA -- grammaticali, indipendenti, nella vox attiva o vox passiva,
e dipendenti (dictu72) e, in particolare, all’importanza che esse rivestono per
l’esame del senso composto e del senso diviso. Si vedrà se, e quale, utilità
possa venire alla discussione di problemi affrontati dai filosofi del
linguaggio del nostro tempo, come H. P.
GRICE, dalla lettura di testi del genere. Segnaliamo soltanto alcuni punti nei
quali il confronto risulta immediatamente interessante: 140 Op. cit., I, pp.
20-22; ma cfr. tutta la prima parte del secondo volume della stessa opera. la
dottrina dell’impositio richiama alla mente la critica della dottrina del nome
avanzata da ‘Vitters.’ La consignificatio temporis è negata’ da Russell. La
dottrina della copula e della predicazione può essere esaminata alla luce dell’ONTOLOGIA
– come rama della metafisica, come ha fatto D.P. Henry, sequendo H. P. GRICE –
“Semantics and METAPHYSICS,” Part II to his “Studies in the Way of Words”. Per
quanto riguarda i modali. Si veda l'esame dei particolari egocentrici e degli
atteggiamenti enunciativi operata da Russell. Si tratta solo di alcuni
argomenti e punti di contatto che permettono però di notare come il ripropotsi,
a distanza di tanti secoli, degli stessi temi sottolinei quanto siano insoddisfacenti
le formulazioni e le soluzioni finora affacciate, se la ricerca intorno ad essi
continua con impegno. Cfr. Ricerche filosofiche, ed. it. a cura di M. TRINCHERO
(si veda), Torino: ad es., $ 40, pp. 31-32. 14 Cfr. A Inquiry into Meaning and
Truth, tr. it. di L. Pavolini col titolo Significato e Verità, Milano. Cfr.
Henry, The De Grammatico of AOSTA: The Theory of Paronymy, Notre Dame Ind..,
che utilizza C. LEJEWSKI, On Lesniewski's Ontology, « Ratio; per i particolari
egocentrici, e per gli atteggiamenti enunciativi. APPELLATIO. Appellatio
»—mpoonyopia nell'antichità. Il valore primo e fondamentale dei termini
appellatio e appellare è, rispettivamente, atto di NOMINARE (DESSINARE) o
semplicemente ‘nome’, e ‘nominare’, ‘designare’ DESSINARE. DISENNARE. Ma
appellatio rende la “rpoonvopia”, fra l’altro, in due contesti: quello
aristotelico o LIZIO delle “Categorie” e quello del PORTICO delle dottrine
grammaticali. In rapporto al testo aristotelico e all’insegnamento DEL PORTICO si
sono costituite due tradizioni. Di esse la più antica, e più ampiamente
testimoniata, è senza dubbio la seconda. Un primo cenno si trova nel spagnuolo Quintiliano,
il quale, discutendo del numero delle parti del discorso, si chiede se
npoonvopia sia da considerare una specie di nome o una autonoma parte del
discorso -- in questo secondo caso, NOMEN è quella parte del discorso indicante
una qualità propria, individuale, esempio: ‘SOCRATE,’ o GRICEVS, STRAWSONIVS e
PEARSIVS -- mentre appellatio è la parte del discorso indicante una qualità
comune, esempio: ‘uomo’ -- e se il termine “npoonvopia” sia da rendere
indifferentemente con “vocabulum” o [Cfr. Thesaurus linguae latinae, appellare,
appellatio. Cfr. però L. ApAmo, BOEZIO e VITTORINO traduttori e interpreti
dell’« Isagoge» di Porfirio, «Rivista critica di storia della filosofia, il
quale rileva che Vittorino rende « prevalentemente “xamyopeiv” con “appellare,”
xaxmyopla con “appellatio”, xatnYyopobpevos con appellativus. appellatio,
oppure se “vocabulum” debba essere distinto da appellatio, indicando il primo
termine i nomi comuni di corpi, visibili e tangibili, e il secondo i nomi
comuni di cose invisibili e non tangibili. Come è noto, per i grammatici
filosofici della tarda antichità il NOMEN può essere PROPRIVM *o* APPELATIVO. Un
NOME PROPRIO DESIGNA i nomi di persona
(o animale – H. P. GRICE, “Bellerophon rode Pegasus”). IL NOME APPELLATIVO i
nomi comuni: la dottrina del PORTICO è qui evidentemente ripresa. In questo
contesto è frequente il richiamo, esplicito [Institutiones oratoriae, ed.
Radermacher, Lipsiae. Paulatim a philosophis ac maxime Stoicis PORITCO auctus
est numerus (sc. partium orationis), ac primum convinctionibus articuli
adiecti, post praepositiones: nominibus appellatio, deinde pro-nomen, deinde
mixtum verbo participium, ipsis verbis adverbia. noster sermo articulos non
desiderat ideoque in alias partes orationis sparguntur, sed accedit
superioribus interiectio. alii tamen ex idoneis dumtaxat auctoribus VIII partes
secuti sunt, ut ARISTARCO et aetate nostra PALEMONE, qui vocabulum sive
appellationem nomini subiecerunt tamquam speciem eius, at ii, qui aliud nomen,
aliud vocabulum faciunt, novem. nihilominus fuerunt, qui ipsum adhuc vocabulum
ab appellatione diducerent, ut esset vocabulum corpus visu tactuque manifestum
‘domus lectus’, appellatio, cui vel alterum deesset vel utrumque ‘ventus caelum
deus virtus’. adiciebant et adseverationem,ut ‘eheu’, et tractionem ut
‘fasciatim’: quae mihi non adprobantur. vocabulum an appellatio dicenda sit
tpoonyopla et subicienda nomini necne, quia partvi refert, liberum opinaturis
relinquo. Ma appellatio vale nomen per Quintiliano: cfr. ivi, XII, 10, 34, vol.
II, p. 408: res plurimae carent appellationibus. Più generalmente, per il
valore del termine APPELLATIO IN RETORICA, cfr. H. Lausserc, Handbuch der
literarischen Rbetorik. Eine Grundlegung der Literaturwissenschaft, Miinchen, Registerband. Stoicorum
veterum fragmenta, ed. Arnim, Lipsiae, $ 21 Diocles Magnes apud Diog. Laért.
VII, 57: toù Sì Xbyov tori pépn Evie, die gno Avoyévne TE Èv TD Tepi pwviig xa
Kpbatrrog * $voua, mpoonvopia, pfua, oiviecos, &pipov e $ 22: Diocles
Magnes apud Diog. Laért. VII, 58: tot Sì mpoonyopla pév, xatà tèv Atovivnv,
pépos Xbyov omuatvov xouviy Toubenta, olov “Uvapwroc”, “Immoc”. dvopa SE tot
pepog Abyov SnXoiy idtav mowrtnta, olov Atoyévng, Zwxpktng. Presso il PORTICO tpoonyopia
è parte del discorso accanto a $vopua, non una sottoclasse di esso, come sarà PER
I LATINI. per i latini.] o implicito, alla distinzione tra vocabulum e
appellatio. La tradizione aristotelica è legata a due passi delle Categorie.
Aristotele pone la definizione dei termini denomi- [Prisciano però ripete la
dottrina originale. In Grammatici latini. Secundum stoicos PORTICO vero V sunt
eius (sc. orationis) partes: nomen, appellatio, verbum, pronomen sive
articulus, coniunctio. nam participium connumerantes verbis participiale verbum
vocabant vel casuale, e aggiunge, in
Grammatici latini. Sic igitur supradicti philosophi [del PORTICO] etiam
participium aiebant appellationem esse reciprocam, id est dvTavaNALO TOY
mpoomyoplav, hoc modo: LEGENS EST LECTOR et LECTOR LEGENS, CVRSOR EST CURRENS
et CVRRENS CVRSOR, AMATOR EST AMANS et AMANS AMATOR, vel nomen verbale vel
modum verbi casualem. La lettura di alcuni passi dei grammatici mostra quanto
fosse articolata la discussione relativa a appellatio in rapporto al nome (per
altre occorrenze, cfr. Thesaurus linguae latinae, appellatio): DiomEDIS Artis grammaticae libri III, ex rec.
H. Keilii, I, in Grammatici latini, cit., I, Lipsiae. Dopo aver definito il NOMEN pars orationis cum casu sine tempore rem
corporalem aut incorporalem proprie communiterve significans, aggiunge. Sed ex
hac definitione SCAURO dissentit. separat enim a nomine appellationem et
vocabulum. et est hotum trina definitio talis: appellatio quoque est communis
similium rerum enuntiatio specie nominis, ut HOMO VIR femina mancipium leo
taurus. item vocabulum est quo res inanimales vocis significatione specie
nominis enuntiamus, ut arbor lapis herba toga et his similia. Ma cfr. Appellativa
nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur. haec in duas species
dividuntur, quarum altera significat res corporales, quae videri tangique
possunt (i altera incorporales, quae intellectu tantum modo percipiuntur, verum
neque videri nec tangi possunt; Ex CWarISsII arte grammatica excerpta. Nomina
aut propria sunt aut appellativa e Appellatio dicitur quidquid praeter proprium
nomen est. appellativa nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur.
haec in duas species dividuntur. alia enim significant res corporales, quae
videri tangique possunt, et a quibusdam vocabula appellantur, ut HOMO arbor
pecus. Alia quae a quibusdam appellationes dicuntur et sunt incorporalia, quae
intellectu tantum modo percipiuntur, verum neque videri nec tangi possunt, ut
est VIRILITA – H. P. GRICE, “HORSENESS” --, pietas iustitia. ea nos appellativa
dicimus »; PrIScIANO, in Grammatici latini. Quidam autem IX dicebant esse
partes orationis, appellationem addentes separatam a nominibus, alii autem nativi o paronimi (distinguendoli da quelli
univoci e da quelli aequi-voci) nel seguente modo, secondo la traduzione di
Boezio. De-NOMI-nativa vero dicuntur quaecumque ab aliquo solo differentia casu
secundum nomen habent appellationem [tv xatà tobvoua mpoo- myopiav éxe], ut a
grammatica grammaticus, et a fortitudine fortis . Sono partonimi quei termini
che hanno appellazione, cioè traggono la loro funzione di NOMINARE e quindi la
loro forma lingui- [...], alii XI [....]. his alii addebant etiam vocabulum et
interiectionem apud Graecos. Proprium est nominis substantiam et qualitatem
significare. hoc habet etiam appellatio et vocabulum. Ergo tria una pars est
orationis. Hoc autem interest inter proprium et appellativum, quod appellativum
naturaliter commune est multorum, quos eadem substantia sive qualitas vel
quantitas generalis specialisve iungit; Donato, Ars grammatica, in Grammatici
latini. Nomen unius hominis, appellatio multorum, vocabulum rerum est. sed modo
nomina generaliter dicimus. Qualitas nominum bipertita est, aut enim propria
sunt nomina aut appellativa [...]. appellativorum nominum species multae sunt.
alia enim sunt corporalia alia incorporalia; POMPEO Commentum Artis Donati, ex
rec. H. Keilii, in Grammatici latini,
Lipsiae. Qualitas nominum principaliter dividitur in duas partes. omnia
enim nomina apud Latinos aut propria sunt aut appellativa. Sunt nomina
appellativa quae appellantur corporalia, sunt quae incorporalia, e ConsENTII
Ars grammatica, ex rec. H. Keilii. Qualitas nominum in eo est, ut intellegamus,
utrum nomen quod positum fuerit appellativum sit, an proprium. appellativa enim
nomina a genere et specie manant. Appellativa autem nomina, quae a genere et
specie manare diximus, plures differentias habent. nam vel rem corporalem vel
incorporalem significant. Della distinzione nomen-appellatio-vocabulum resta
traccia nei commenti a Prisciano: cfr. quello di Guglielmo di Conches, (in
Rijg, Logica modernorum), quello d’ELIA (si veda) e la glossa Promisimus (ivi,
p. 260). 6 Cat. 1, la 12-15 (l’espressione messa in parentesi è alla r. 13);
transì. Boethii, « Aristoteles latinus; cfr. STEINTHAL, Sprachwissenschaft bei
den Ròmern, Berlin. Nur ist allerdings xxtnyopia bei Aristoteles nicht véllig gleichbedeutend
mit rpoonyopia und Uvopa, so wenig wie xamnyopeiv] stica, da un altro termine,
che può essere detto principale o primitivo – RYLE, “FIDO”-FIDO -- , con la
sola differenza, rispetto ad esso, della terminazione, o suffisso. Invece, dopo
aver precisato che le sostanze prime significano l’individuo (q68e qu, hoc
aliquid), Aristotele afferma: In secundis vero substantiis videtur quidem
similiter ad appellationis figuram [o sub appellationis figura, sub figura
appellationis: o oynua tig mpoonyoplas] hoc aliquid significare, quando quis
dixerit HOMINEM HOMO hominem vel animal. Non tamen verum est, sed quale aliquid
[motéy 7v] significat (neque enim unum est quod subiectum est quem- admodum
prima substantia, sed de pluribus homo dicitur et ani mal). Non autem
simpliciter qualitatem significat, quemadmodum album (nihil enim significat
album quam qualitatem), genus autem et speciem circa substantiam qualitatem
determinant (qualem enim quan- dam substantiam significant). Secondo
Aristotele, mentre i nomi delle sostanze prime designano la realtà individuale,
un nome di una SOSTANZA SECONDA desi- [dasselbe ist wie rpoonyopevtw; sondern
xatmyopia in der hier gemeinten Bedeutung entspricht noch eher dem platonischen
Ausdrucke èrwwwyia. Wahrend nimlich évopa, Wort, nur das lautliche ovuforov,
Zeichen, der Sache ist, und in npoonyopia die Anwendung dieses dvoua auf die
mit demselben bezeichnete Sache liegt: ist xatnyopta das Wort, insofern es
nicht bloss Zeichen ist, sondern zugleich das Bezeichnete in sich fasst, d. h.
das Wesen und die Bestimmung der Sache aussagt und insofern Be- griff ist ». È
da notare che PrISCIANO (in Grammatici latini) dà come DE-NOMI-NATIVO il SOSTANTIVO
rispetto all’AGGETTIVO [cfr. H. P. GRICE, “FIDO IS SHAGGY”] (es. SAPIENS
SAPIENTIA), che è il contrario di quanto si può vedere in Aristotele (del quale
si veda anche Cat.). Per principale: cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 168A;
per primitivo: cfr. Martino DI Dacia, Modi significandi, in Opera, ed. Roos,
Hauniae (cfr. PriscIano, in Grammatici latini. Transl. Boethii, « Aristoteles
latinus; la prima variante è in apparato critico, la seconda è corrente. 9 Cfr.
Cat.; transl.] gnano il genere e la specie. PRIMA SOSTANZA: ‘quest'uomo’ o
‘questo cavallo’ e SOSTANZA in senso proprio. LA SECONDA SOSTANZA, ‘uomo’ o
‘animale’, pur utilizzando gli stessi nomi che designano le sostanze prime
(‘quest’'UOMO’ e ‘UOMO’), in realtà designano di esse le qualità comuni. Sono —
precisano i filosofi — degl’UNIVERSALI. E l’UNIVERSALE, secondo la definizione
aristotelica, è ciò che è predicabile di più. Così, questo testo si presta ad
essere accostato da un lato alla definizione di NOMEN appellativum – SOSTANTIVO
COMUNE --, poiché nome appellativo è il nome comune, e ciò che in grammatica è
detto ‘COMUNE’ in dialettica è detto ‘universale’; dall’altro, al primo testo
dello stesso Aristotele, giacché, se ad esempio grammaticus deriva da
grammatica, e grammatica è una qualità, come album deriva da albedo e designa
principalmente una qualità, sarà lecito chiedersi, per un verso, se LA SOSTANZA
SECONDA va considerate nella categoria della qualità e, per un altro verso e
soprattutto, se, e come, ‘gramma-] Boethii, Aristoteles latinus. Cfr. Copulata
tractatuun parvorum logicalium (ed. Colonia) che fa derivare la dottrina
dell’appellatio da questo passo (in BòHNER, Medieval Logic). Cat.,
De interpr. Cfr. Introductiones Parisienses, Quidam terminus COMMUNIS SIVE
UNIVERSALIS SIVE APPELLATIVVS [“shaggy”]; Cfr. Occam, Summa logicae. Et ita omnia illa nomina
communia, quae vocantur secundae substantiae, sunt in praedicamento qualitatis,
accipiendo esse in praedicamento pro eo, de cuius pronomine demonstrante ipsum
praedicatur qualitas. Omnia tamen illa sunt in praedicamento substantiae,
accipiendo esse in praedicamento pro illo, de quo significative sumpto
praedicatur substantia. Unde in ista propositione: ‘Homo est animal’, vel:
‘Homo est substantia’, ‘homo’ non supponit pro se, sed pro suo significato. SI
ENIM SUPPONERET PRO SE, HAEC ESSET *FALSA*: ‘Homo est substantia’, et haec VERA:
‘Homo est qualitas’. Sicut si haec vox ‘homo’ supponat pro se, haec est FALSA:
‘Homo est substantia’, et haec VERA: ‘Homo est vox et qualitas’. Et ita
secundae substantiae non sunt nisi quaedam nomina et qualitates praecise
significantes substantias. Et propter hoc, et non propter aliud dicuntur esse
in praedicamento substantiae. Si noti però] tico” o ‘bianco’ possano designare
una sostanza. All’impostazione del problema contribuiscono due dottrine, cioè
la definizione di NOMEN data da Prisciano. Proprium est nominis significare
substantiam et qualitatem. O, come leggeno i filosofi substantiam cum
qualitate, e l’affermazione boeziana relativa alla costituzione degli esseri. In
una sostanza diversum est esse et id quod est. L’ id quod est è la sostanza
completa, ed è tale grazie a un esse, a una forma, che è un quo est, ciò grazie
al quale la sostanza diviene quello che è, ciò di cui la sostanza partecipa. La
dottrina grammaticale del nome, substantia et qualitas », si presta ad essere
interpretata alla luce della dottrina boeziana, per la quale la sostanza,
designata dal nome, è un composto, un quod est, e si costituisce in virtù di un
quo est, una forma. Ci si chiede: ciò è vero di tutti i nomi, non solo dei
denominativi e dei nomi di sostanza seconda, ma anche dei nomi di sostanza
prima. E come si può articolare nella PREDICAZIONE tale distinzione: ponendo a
soggetto la substantia, secondo la terminologia grammaticale, o il suppositum, secondo
la termi- [che Boezio, In Arist. Periermenias, forma nomi di qualità dai nomi
di individui. Alia est enim qualitas singularis, ut Platonis vel Socratis, alia
est quae communicata cum pluribus totam se singulis et omnibus praebet, ut est
ipsa humanitas. Age enim incommunicabilis Platonis illa proprietas PLATONITAS,
SOCRATITAS, GRICEITAS, STRAWSONITAS, PEARSITAS, appelletur. eo enim modo
qualitatem hanc PLATONINATE – Platonitatem -- ficto vocabulo nuncupare possimus,
quomodo hominis qualitatem dicimus humanitatem. È il problema posto nel De grammatico
d’AOSTA. Prisciano, op. cif., II, 18 (cfr. la prec. n. 5); per l’uso,
cfr.CHENU, La théologie au douzième siècle, Paris (è qui ripreso e parzialmente
modificato l’articolo Grammaire, Archives d’histoire doctrinale. Cfr. Girson,
La philosophie au moyen dge, Paris CHENU), e a predicato ciò che vien detto
rispettivamente la qualitas il
significatum. I filosofi hanno sviluppato questi temi, mentre nei secoli
successivi le dottrine fissate vengono tramandate in modo sostanzialmente
immutato. La storia della teoria dei paronimi o denominativi (o derivati) è
stata di recente ricostruita da Henry che ha studiato il De grammatico d’Aosta.
Riprendiamo qui le linee generali della dottrina anselmiana e seguiamo lo
sviluppo del problema. È noto che Boezio pone tre condizioni perché si abbiano
i termini denominativi: Tria sunt autem necessaria, ut denominativa vocabula
constituantur. Prius ut re participet, post ut nomine, postremo ut sit quaedam
nominis TRANS-FIGURATIO, ut cum aliquis dicitur a FORTITUDINE FORTIS, est enim
quaedam fortitudo qua fortis ille participet, habet quoque nominis
partecipationem, fortis enim dicitur. At vero est quaedam transfiguratio,
fortis enim et fortitudo non eisdem syllabis terminantur. ALBERTO Magno, I
Sent., d. 2, a. 11, sol. (cit. in CHENU, Duo sunt attendenda in nomine,
scilicet forma sive ratio a qua imponitur, et illud cui imponitur; et haec
vocantur a quibusdam significatum et suppositum, a grammaticis autem vocantur
qualitas et substantia. L’influenza di Porfirio è stata determinante per una
impostazione del problema in termini di predicazione: cfr. Moody, The Logic of
William of Ockbam, London, in part. p. 74. 19 MartINno DI Dacia, /.c.; ma cfr.
Cassionoro, Irstitutiones, cit., II, iii, 9, p. 113: denominativa, id est
derivativa [....] ». 20 Cfr. Henry, The « De grammatico » ..., cit., pp. 79-101
(per la ricostruzione storica del problema: in questo saggio sono sistemate le
ricerche precedenti dell’autore), e The Logic of St. Anselm, Oxford. In Cat.
Arist., cit., 168A-B. L’analisi delle tre condizioni in HenRry, The « De
grammatico » A fondamento di questa interpretazione è la dottrina boeziana
della costituzione dell’essere mediante la partecipazione a una forma, e quindi
al nome che la designa: il denominativo si ricava dal nome della forma, e si
differenzia da questo soltanto nella parte terminale. Con ciò non è ancora
risolto il problema, se il nome ottenuto significhi principalmente la forma o
il soggetto al quale inerisce. Altrove, però, lo stesso Boezio afferma che ALBUM
[SHAGGY] è detto denominative di un corpo e perciò può essere predicato del
nome di corpo, ma non è possibile che la definizione di album o SHAGGY, e tutto
ciò che essa contiene, possa essere predicata del subiecium, cioè del nome che
funge da soggetto. Diverso è il caso di animal, detto di homo: animal non solo
può essere predicato di homo, ma, essendo esso posto nella definizione di homo,
la definizione di animal può essere predicata di homo. Vengono così a
configurarsi due tipi di predicazione secondo Boezio: una predicazione secundum
accidens, e si ha quando si predica del subiectum ciò che è in subiecto, e una
predicazione de subiecto (o in eo quod quid) o essenziale – H. P. GRICE,
IZZING, NOT HAZZING --, e si ha quando una parte della sostanza è predicata
della sostanza stessa. Questo secondo modo di predicazione ha luogo quando le
sostanze seconde sono dette di sostanze prime (non solo, in tal caso, è
predicabile il nome, ma anche la ratio o definitio del nome. Ma quando un
denominativo è predi- [Cosa siamo soggetto (“FIDO”) e predicato (“SHAGGY”) è
detto da Boezio, In Arist. Periermenias. Termini autem sunt nomina et verba,
quae in simplici propositione praedicamus, ut in eo quod est Socrates disputat,
“Socrates” (FIDO) et disputat (IS SHAGGY) termini sunt. et qui minor terminus
in enuntiatione proponitur, ut Socrates (FIDO), subiectus dicitur et ponitur
prior; qui vero maior, praedicatur et locatur posterior, ut disputat (IS
SHAGGY)»; cfr. HeNRY, The Logic of St. Anselm. Boezio, In Cat. Arist.; cfr.
HENRY, The Logic of St. Anselm] cato di un subiectum, la PREDICAZIONE attiene
al nome, non alla ratio o definitio del nome. Si vede bene, dunque, che altro è
il modo in cui uomo (SHAGGY) è detto di Socrate (FIDO), o ‘animale’ di uomo,
altro è il modo in cui album (SHAGGY) è detto di una sostanza qualsiasi. E
poiché album (o grammaticus o SHAGGY) non è il nome della qualità (albedo,
grammatica, SHAGGINESS, HORSENESS, PLATONITAS), ma di un quale, cioè di un
soggetto cui la qualità inerisce (è nome cioè non della sua razio, ma del
subiectum), bisogna precisare in che modo esso denoti il subiectum. Anselmo nel
De grammiatico fa porre così il problema dal Discepolo. De grammatico peto ut
me certum facias utrum sit substantia an qualitas. I termini usati sono quelli
della definizione del nome data da Prisciano, ma posti in disgiunzione -- substantia
an qualitas. Ben presto però, nel corso della discussione tra Maestro e
Discepolo, si cerca di spiegare come grammaticus sia substantia ET qualitas. Per
comprendere la risposta data dal Maestro nel testo di Anselmo, si consideri
innanzi tutto l’analisi che egli fa di homo: Nempe nomen hominis per se et ut
unum significat ea ex quibus constat TOTVS VEL OGNI homo. In quibus substantia principalem locum
tenet, quoniam est causa aliorum et habens ea, non ut indigens illis sed ut se
indigentia. Nulla enim est differentia substantiae sine qua substantia inveniri
non possit, et nulla differentiarum eius sine illa potest existere. Quapropter
quamvis omnia simul velut unum totum sub una significatione uno nomine
appelletur ‘homo’, sic tamen principaliter Boezio, In Cat. Arist., cit.,
191A-B. All’origine della distinzione tra definizione nominale e definizione
essenziale è Anal. post. II, 10 (93b 29 sgg.) secondo ScHnoLtz, Storia della logica, tr. MELANDRI
(si veda) Milano. Cfr. De Grammatico, in S. Anselmi Opera omnia, ed. Schmitt,
I, Edimburgi; Anselmo stesso c’informa che il problema e molto dibattuto al suo
tempo. Tamen quoniam scis quantum nostris temporibus DIALECTICI certent de
quaestione a te proposita hoc nomen est significativum et appellativum
substantiae: substantia est homo et homo substantia. Si legga di seguito la
risposta fornita al Discepolo per quanto riguarda grammaticus: Grammaticus (SHAGGY)
non significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam (SHAGGINESS) per
se et hominem per aliud significat. Et hoc nomen quamvis sit appellativum
hominis, non tamen proprie dicitur eius significativum; et licet sit
significativum grammaticae, non tamen est eius appellativum. Appellativum autem
nomen cuiuslibet rei nunc dico, quo res ipsa usu loquendi appellatur. Secondo
Anselmo, dunque, ciò che distingue l’uso di homo e di grammaticus è che il
primo per se et ut unum significat ea ex quibus constat homo, il secondo non
significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam per se et hominem
per aliud significat; il primo è un nome di sostanza e quindi,
boezianamente, praedicatur de subiecto:
esso significa e nomina la sostanza -- est significativum et appellativum
substantiae --, cioè, ancora boezianamente, esso può essere predicato di un
sudiectum non solo come nomen, ma anche quanto alla ratio o definitio del nomen.
Il secondo è nome di un composto di sostanza e accidente, composto denominato
dall’accidente che inerisce alla sostanza: non qualitas, quindi, ma quale. Il
suo nome è predicabile del subiectum-composto, non lo è la sua definitio, 0
ratio: la praedicatio secundum accidens importa che ciò che è predicato non
costituisca sostanzialmente un unum aliquid con la sostanza cui inerisce e da
cui dipende sostanzialmente. Cfr. AristoTELE, De interpr. 11, 21a 7-15; transl.
Boethii, « Aristoteles latinus. Eorum igitur quae praedicantur et de quibus
praedicantut, quaecumque secundum accidens dicuntur vel de eodem vel alterum de
altero, haec non erunt unum; ut homo (FIDO) albus (SHAGGY) est et musicus, sed
non est idem musicus et albus. Accidentia enim sunt utraque eidem. Perciò altra
è la significazione, altra la funzione nominativa di grammaticus. Esso
significa per se l’accidente, ma nomina il subiectum, l’uomo che ha la
grammatica; il subiectum è significato obliquamente, o secondariamente, per
aliud, ma è propriamente nominato. L’accidens è significato primariamente, ma
non è nominato. Vengono così differenziandosi due funzioni proprie del nomen:
una è la significatio, l’altra è l’appellatio. Anselmo usa poco questo ultimo
termine, ma usa molto appellativus, appellare. La prima è ordinata al
significato, l’altra al REFERENTE (DESIGNATUM, DENOTATUM); e l’appellatio è qui
lontana anticipazione della teoria della supposizione. Nelle sue opere, Anselmo
prospetta, fra l’altro, la possibilità di considerare il rapporto tra i nomi
come humanus SHAGGY e humanitas SHAGGINESS; poiché tuttavia tra di essi non
corre un vero e proprio rapporto di paronimia, egli non ne affronta l’analisi.
La considerazione di casi come questo avrebbe però permesso di dare al problema
un respiro più ampio, come si vede in Occam. Qualche decennio dopo AOSTA,
Abelardo riprende il problema in un contesto in cui la presenza di Prisciano si
è fatta più determinante. Va notata, innanzitutto, la distinzione che Abelardo
scorge tra il diverso valore di qualità in Aristotele e [Nec si album musicum
verum est dicere, tamen non erit album musicum unum aliquid. Secundum
accidens enim MUSICUM ALBUM, quare non etit ALBUM MUSICUM. Quocirca nec
citharoedus bonus simpliciter, sed animal bipes; non enim secundum accidens »;
cfr. Henry, The Logic of St. Anselm. Un cenno in tal senso in BòunER, Medieval
Logic; ma cfr. D.P. Henry, The Early History of « Suppositio; sonlin Stadics,
ripreso in The Logic of St. Anselm; ev appendice 2, n. 1. Henry rende significatio
per se con meaning e appellatio con
reference (cfr. The « De grammatico »). Per appellatio in AnseLMo, cfr. De
Grammatico. Cfr. Epistola de incarnatione Verbi, in Opera omnia, Romae; ma v.
Henry, The « De grammatico ». in Prisciano: mentre per Aristotele qualità
denota tutto ciò che è considerabile sotto la categoria della qualità,
Prisciano ritiene che qualità sia nome di tutte le forme: omnium formarum nomen
accipitur. Ciò permette di considerare qualsiasi forma, quindi anche le forme
sostanziali, come qualità, e spiega come si siano moltiplicati i nomi astratti
per indicare le forme (es. deus/deitas), e si sia posto il problema di ciò che
li differenzia dai corrispondenti nomi concreti. Per quanto riguarda più
direttamente il problema dei paronimi, è da dire che Abelardo include questi
termini tra i nomina sumpta, i quali si distinguono dai nomina substantiva
perché sono detti delle cose semplicemente per significare la forma che ad esse
inerisce: essi #0 determinano la sostanza delle cose, ma denotano ciò che è
affetto da una certa qualità. 32 AseLARDO, Dialectica, Cfr. CHENU, pet quanto
riguarda i nomi divini.Ma già Anselmo parla di nomen sumptum (cfr. Henry, The
Logic of St. Anselm, cit., p. 64; s. ANSELMO, Epistola de incarnatione Verbi,
cit., p. 13; cfr. glossa Promisimus, in De Rx, Logica Modernorum, Il, i, cit.,
p. 262. Per AseLARDO, cfr. Logica ‘Ingredientibus'. Sunt autem omnia
denominativa vocabula sumpta, non autem omnia sumpta sunt denominativa. Sumpta
autem vocabula ea dicimus, quae simpliciter propter adiacentem formam
significandam reperta sunt, ut “rationale”, “album”, “FAT,” “SHAGGY.”. Non enim
‘rationale’ dicit animal rationale vel ‘album’ corpus album, sed simpliciter
‘rationale’ ponit affectum rationalitate, ‘album’ affectum albedine, non etiam
substantiam rei, quid sit, determinat. Sumptorum veto tria sunt genera, quia
quaedam cum nomine formae in materia vocis ex toto conveniunt, ut “grammatica”
o Letizia nomen mulieris cum grammatica nomine scientiae o stato d’animi.
Quaedam vero penitus a nomine formae differunt, ut studiosus a virtute, quaedam
autem cum per principium conveniant, per finem disiuncta sunt, ut fortis
fortitudo, quae cum in primis syllabis conveniant, in ultimis differunt. Et
haec tantum sumpta, quae scilicet principio conveniunt cum nomine formae et
fine differunt, denominative esse determinat. Denominativa dicuntur subiecta
illa quae habent appellationem ab aliquo, hoc est vocabulum quodcumque
significans ex forma adiacente secundum nomen, id est similitudinem nominis
ipsius formae, ut iam est expositum. Cfr. Dialectica. Sicut autem nomina
quaedam substan- [Ci si chiede quindi in quale categoria vadano considerati i
nomina sumpta, e si risponde: quando contingit idem vocabulum res diversorum
praedicamentorum significare, secundum principalem significationem in praedicamento
ponendum est, ut album quod albedinem principaliter significat, propter quam
maxime repertum est atque ubique eam tenet, quam etiam praedicare dicitut; e
ancora: Cum enim tradat grammatica omne nomen substantiam cum qualitate
significare, album quoque, quod subiectam nominat substantiam et qualitatem
determinat circa eam, utrumque dicitur significare. Sed qualitatem quidem
principaliter, causa cuius impositum est, subiectum vero secundario.] tiva
dicuntur, quae rebus ipsis secundum hoc quod sunt data sunt, quaedam veto
sumpta, quae scilicet secundum formae alicuius susceptionem imposita sunt, sic
et definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam vero secundum formae
adhaerentiam assignantur. Cfr. AseLarDOo, Logica ‘Ingredientibus’. Il tentativo
di ricondurre le parti del discorso studiate dal grammatico alle categorie
aristoteliche è già in Distributio omnium specierum nominis inter cathegorias
Aristotelis, ed. Piper, che ha attribuito il trattato a LABEONE (cfr. P. Pier,
Die Schriften Notkers LABEONE und seiner Schule, I, Freiburg i.B.-Tibingen, e
in « Zeitschrift fiir deutsche Philologie. Ma il sec. IX è il terminus ante
quem per la composizione del trattato secondo il De Rx: cfr. On the Curriculum
of the Arts of the Trivium at St. Gall Vivarium Cfr. Dialectica, cit., p. 113;
v. anche ivi, At vero in his definitionibus quae sumptorum sunt vocabulorum,
magna, memini, quaestio solet esse ab his qui in rebus universalia primo loco
ponunt, quarum significatarum rerum ipsae esse debeant dici; duplex enim horum
nominum quae sumpta sunt, significatio dicitur, altera vero principalis, quae
est de forma, altera vero secundaria, quae est de formato. Sic enim ‘album? et
albedinem quam circa corpus subiectum determinat, primo loco significare
dicitur et secundo ipsius subiectum quod nominat. Alle pp. 596 sg. della
Didlectica, AseLARDO si chiede se la definizione « formatum albedine », sia di
4/bum in quanto voce oppure della sua significatio, e poiché sembra ovvio che
sia definizione della significatio, chiede ulteriormente se sia della
significatio [Richiamando quanto si è detto della soluzione anselmiana e
confrontando ad essa quella proposta da Abelardo, si può rile- vare una stretta
analogia tra le due posizioni: per Anselmo, come per Abelardo, il termine
denominativo significa principal mente la qualità o forma da cui è tratto, e
secondariamente il subiectum che nomina. Il termine NOMINARE di Abelardo ha lo
stesso valore dell’appellare di Anselmo. Non è venuto alcun contributo
originale tardo alla interpretazione del problema dei paronimi.] prima (albedo)
o seconda, e mostra le difficoltà dell’uno e dell’altro caso. Conclude però a
proposito della significatio prima. Dicatur itaque illa definitio albedinis
esse non secundum essentiam suam, sed secundum adiacentiam acceptae. Unde et
eam praedicari convenit et de ipsa albedine secundum adiacentiam, hoc modo:
omne album est formatum albedine, et de omnibus de quibus ipsa in adiacentia
praedicatur, e per la significatio seconda: Potest etiam dici definitio eadem
esse huius nominis quod est album, non quidem secundum essentiam suam, sed
secundum significationem, nec in essentia sua de ipso praedicabitur, ut
videlicet dicamus hanc vocem album esse formatam albedine, sed secundum significationem,
se scilicet consignificando, ac si (si)c diceremus: res quae alba (HORSE,
PLATO) nominatur est formata albedine (HORSENESS, PLATONITAS) Cfr. De Rik,
Logica modernorum, Vincenzo DI BeauvEAIS si limita a richiamare la differenza
tra il procedimento aristotelico della derivazione del paronimo (da fortitudo,
fortis) e quello di Prisciano (da fortis, fortitudo): cfr. n. 6; PreTRo Ispano,
Summulae logicales, ripete la dottrina d’Aristotele e di Boezio, impostando il
problema in termini di predicazione; così, riprende anche la distinzione dici
de subiecto - esse in subiecto, che ricorda quella boeziana praedicari de
subiecto-praedicari in subiecto. Eorum vero, quae dicuntur de subiecto, omnia
praedicantur nomine et ratione, ut homo de Socrate et de Platone. Eorum
autem, quae sunt in subiecto in pluribus quidem, neque nomen neque ratio de
subiecto praedicatur, ut haec albedo (SHAGGINESS, PLATONITAS, HORSENESS) vel
hoc album (SHAGGY, PLATO, HORSE). In aliquibus autem nomen nihil prohibet praedicari
aliquando de subiecto, rationem vero praedicari est impossibile, ut album de
subiecto praedicatur, ratio vero albi de subiecto numquam praedicabitur. Le
Sumzyle dello Ps. BACONE riprendono la terminologia e i problemi noti:
dezominativum, sumptum (è il concreto, mentre astratto è il termine dal quale
suzzitur il concreto); diversità del [Ma Occam ha fornito un’analisi esemplare
del nostro problema, inquadrandolo in quello più vasto del rapporto tra nomi
concreti e nomi astratti, dal momento che poi con Duns Scoto, i nomi astratti
formati sulla base di nomi concreti si erano moltiplicati sempre più. Andavano
quindi analizzate tutte le possibilità di rapporti tra nomi concreti e nomi
astratti in modo da poter individuare i paronimi e indicarne correttamente le
valenze significative. Secondo Occam, quattro sono i tipi di nomi concreti e di
corrispondenti nomi astratti; in tre casi però il nome astratto e il nome
concreto sono sinonimi, in quanto le forme astratta e concreta non importano
cose differenti. Innanzi tutto sono sinonimi le forme astratte e concrete della
categoria di sostanza (homo-humanitas), della categoria di quantità
(quantum-quantitas) o che riguardano la figura e sono riconducibili alla
quantità (curvum-curvitas), e della categoria di relazione (pater-paternitas).
Non c’è alcuna distinzione, infatti, nell'unità dell’indi- [procedimento del
logico aristotelico e del grammatico di Prisciano. I nomi concreti sono tali
perché significant rem in concrecione et inclinacionem ad subjectum, sive ad
materiam in qua est accidens, quia album idem est quod res alba, res enim
nominat subjectum sive materiam in qua est albedo. Ma è bene ricordare che non
tutti i concreti sono denominativi, giacché, oltre a quelli che designano la
forma accidentale in congiunzione al suo subiectum, ci sono i concreti che
designano la forma sostanziale in unione con la sua materia. Cfr. Summa logicae.
Stricte dicuntur illa synonyma, quibus omnes UTENTES INTENDUNT (users intend) uti
simpliciter pro eodem; et sic non loquor hic de synonymis. Large dicuntur illa
synonyma, quae simpliciter significant idem omnibus modis, ita quod nihil
aliquo modo significatur per unum, quin per reliquum eodem modo significetur,
quamvis non omnes UTENTES CREDANT ipsa idem significare, sed decepti existimant
aliquid significari per unum, quod non significatur per reliquum. Isto secundo
modo intendo uti in isto capitulo et in multis aliis de hoc nomine synonyma, o
cognomina. Un’esposizione molto chiata in Moopv, The Logic of William of
Ockbam, Occam, Sura logicae] -viduo, tra la realtà di esso e il principio
formale che lo fa essere quello che è, né si può supporre che la quantità, la
figura, la relazione siano cose distinte dalla sostanza quanta, o che ha
figura, o che sia in relazione. Alla domanda: che cosa significa dunque la
forma astratta humanitas rispetto alla forma concreta homo, Occam risponde che
la prima designa tutto ciò che designa la seconda, ma in modo differente,
giacché humanitas equivale a homo in quantum o qua homo, cioè alla forma
reduplicativa del nome. Infatti il nome astratto rende reduplicativa ed
esponibile la proposizione in cui è posto. Sono, inoltre, sinonimi i nomi la
cui forma astratta equivale a quella concreta con in più un sincategorema, o un
avverbio, e simili. Sono, infine, sinonimi i nomi la cui forma astratta è un
nome collettivo e quindi designa molte cose simul sumptae, mentre la forma
concreta può essere verificata pro uno solo (populus-popularis). Ma, oltre a
questi casi, vi sono nomi astratti che non sono sinonimi dei corrispondenti
nomi concreti, e costituiscono il quarto tipo. Essi sono di tre specie: innanzi
tutto, si dà il caso che la forma astratta abbia supposizione per un accidente
o forma che inerisca a un subiectum, e il concreto abbia supposizione per il
subiectum dell’accidente o forma predetta: così, ALBEDO sta per l’accidente,
album per il subiectum, cioè per IL CORPO BIANCO (il contrario si ha per ignis-igneus: ignis,
che è la forma astratta — sostantiva, meglio — sta per il subiectum, e igneus,
che è la forma concreta — aggettivale — sta per l’acci- [4 Ivi, pp. 22 sgg.;
per la expositio in generale, cfr. cap. VI, $ 4; per la reduplicativa in part.,
cfr. Moopy, op. cit., p. 63. 4 Occam, Summa logicae: l’autore insiste sul
carattere arbitrario -- ad placitum instituentis -- della utilizzazione di un
termine in luogo di più altri. Possunt enim utentes, si voluerint, uti una
dictione loco plurium. Sicut loco istius totius ‘omnis homo’, possem uti hac
dictione “A?, et loco istius totius ‘tantum o qua homo’, possem uti hoc
vocabulo ‘B’, et sic de aliis.] dente);
inoltre, il termine concreto in molti casi può stare per una parte di una cosa
e la forma astratta — sostantiva — per il tutto (homo sta per il tutto in «
anima non est homo », mentre humanus sta per una parte in anima est humana. L’anima
infatti è una parte dell’uomo, o viceversa: anima sta per una parte, ANIMATVM per
il tutto; infine, talora il concreto e l’astratto stanno per cose distinte, per
le quali non valgono i rapporti accidens-subiectum, parte-tutto, già esaminati,
ma valgono altri rapporti: quello tra causa ed effetto (homo che indica la
causa, e humanus che indica il prodotto dell’azione dell’uomo), tra luogo e ciò
che sta in esso (Anglia, Anglicus), tra signum e significatum (la differenza
essenziale nell'uomo non è l’essenza, ma è segno di una parte dell’essenza, la
razionalità. Orbene, denominativi in senso stretto sono i concreti inclusi
nella prima specie di concreti e astratti non sinonimi, mentre in senso largo
sono denominativi tutti i concreti che non siano sinonimi della corrispondente
forma astratta. Terminus autem denominativus ad praesens potest accipi dupliciter,
scilicet stricte, et sic terminus incipiens, sicut abstractum incipit, et non
habens consimilem finem et significans accidens dicitur terminus denominativus,
sicut a ‘fortitudine’ ‘fortis’, a ‘iustitia’ ‘iustus’. Aliter dicitur large
terminus habens consimile principium cum abstracto sed non consimilem finem,
sive significet accidens sive non; sicut ab ‘anima’ dicitur ‘animatus’. In Expositia aurea ...,
cit., ad l., però OccaMm aveva affermato: denominativum multipliciter
accipitur, scilicet large, stricte et strictissime: la prima accezione (large)
è esemplificata, fra l’altro, proprio con animatus (occorre come esempio della
secunda differentia dei nomi concreti e astratti non sinonimi, cfr. Summa
logicae; la terza accezione strictissime è quella aristotelico-boeziana; la
seconda è così formulata. Secundo modo dicitur denominativum cui correspondet
abstractum differens sola terminatione importans rem in alio formaliter
inhaerentem et ab eo totaliter differente, et isto modo dicitur materia formata
a forma. Si noti, infine, che sempre nell’Exposito aurea, la trattazione dei
denominativi è limitata al richiamo degli elementi boeziani e alla riconduzione
[Ma Occam va più oltre nell'esame di questo problema. Vi sono dei nomi che sono
detti absoluta, che significano primo tutto ciò che significano -- quidquid
significatur per idem nomen, aeque primo significatur. Tali sono tutti i nomi
della categoria di sostanza e i nomi astratti della categoria della qualità. I nomi
non assoluti sono detti connotativi. Nomen connotativum est illud, quod
significat aliquid primario et aliquid secundario. Dei nomi connotativi è
possibile, a differenza dei nomi assoluti, dare una definitio quid nominis,
cioè una definizione nominale, che esprime ciò che è importato dal nome; di
album, ad esempio, la definizione nominale è aliquid HABENS [HAZZES] albedinem:
orbene, secondo Occam, album significa primariamente ciò che nella definizione
nominale è al nominativo -- nell’esempio, aliquid -- e significa
secondariamente ciò che nella definizione nominale è al caso obliquo: albedo .
Nomi connotativi sono tutti della praedicatio denominativa alla praedicatio
univoca o alla PREDICATIO ÆQVIVOCA. Al testo di Occam fa seguito un lungo passo
che a un primo giudizio sembra richiamare elementi di Buridano, incluso tra le
lettere maiuscole F e M. così: «F. Quamvis ista dicta venerabilis inceptoris
clarissima sint ut notatur hic per venerabilem nostrum expositorem magistrum
Guilielmum de Ocham. M; esso è dovuto all’editore, frate Marco da BENEVENTO (si
veda). Summa logicae, cit., p. 33. #1 Cfr. ivi, p. 35, e Moopy, op. cit., p.
56, il quale rileva che la differenza essenziale, della categoria di sostanza,
è invece termine con- notativo. 4 Summa logicae, cit., p. 34. 4 Così il Moopy,
op. cit., p. 55, e L. Baupry, Lexigue philosophique de Ockbam, Paris, s.v.
connotativum; si veda sw. connotatum una citazione dal II Sent., q. 26, O:
Illud quod ponitur ibi (sc. in definitione nominali) in recto est significatum
principale et quod ponitur in obliquo est connotatum: il termine connotativo
connota ciò che significa secondariamente; e s.v. significare, la quarta
accezione. Ma cfr. Bacone, Compendiumi. Deinde diligenter considerandum est
ulterius, quod nomen inpositum alicui rei soli extra animam, potest i termini
concreti non sinonimi dei corrispondenti astratti, e quindi tutti i
denominativi (assumendo il termine in senso stretto o in senso largo), e, più
generalmente, tutti i termini contenuti nelle categorie diverse da quella di
sostanza, compresi i nomi concreti della categoria della qualità. La
terminologia, e quindi la soluzione, occamista non è diffusa al tempo del
maestro [Dopo di lui, Strode ritiene, semplicemente, che connotare vale
secundario significare, mentre multa simul significare extra animam, et hec
vocantur in philosophia cointellecta, et apud theologos connotata ». 50 Ivi,
pp. 34-35. 51 Cfr, BurLEIGH (Super artem veterem Porphyrii et Aristotelis, VENEZIA)
che distingue semplicemente (sotto Denominativa vero, nel commento alle
Categorie) due tipi di nomi concreti: il concretum substantiale e il concretum
accidentale. Di essi, solo il secondo è denominativo. Iste terminus homo est
concretum substantiale, quia sibi correspondet aliquod abstractum, scilicet
humanitas, et non praedicatur denominative; ideo dico quod omne denominativum
est concretum sed non e contra; nam concretum quoddam est accidentale et
quoddam substantiale. Concretum accidentale est denominativum, sed concretum substantiale non
est denominativum respectu illius cuius est substantiale. Srrope, Logic. Item,
terminorum quidam dicuntur abstracti et quidam concreti. Abstracti sunt illi
qui ultra illud pro quo supponunt non connotant aliquid inhaerere sibi, ut hic:
li ‘homo’, li ‘albedo’. Sed concreti sunt illi qui connotant illis pro quibus
supponunt aliquid inhaerere, ut fere omnia adiectiva, ut ‘album’, ‘nigrum’ et
alia adiectiva, ut alibi magister declaravit. E? sic patet differentia inter
suppositionem, significationem et connotationem, vel inter supponere, SIGNIFICARE
et connotare. Supponere nam est pro aliquo capi ut subiectum et praedicatum in
propositione. Sed SEGNARE
vel SIGNIFICARE est aliquid
repraesentare. Connotare vero est secundario significare, ut li ‘album’ non
significat principaliter, sed supponit pro substantia quam etiam significa et
connotat sibi inbaerere albedinem; v. anche ivi, f. 15vb: terminus qui principaliter significat
substantiam, ut ‘lignum’ vel ‘lapis’, dicitur ex dicuntur esse substantiae vel
in praedicamento substantiae; sed qui connotant qualitatem, ‘album’, ‘nigrum’,
sunt in praedicamento qualitatis, qui quantitatem, in praedicamento quantitatis.
Butidano e Wyclif accostano sempre a comnotare l’avverbio accidentaliter: per
l’uno ciò che è ‘connotato’ è ‘appellato’ dal [Burano, Compendium logicae,
cit., III, sotto Denominativa vero:Circa quam est primo notandum quod triplicia
sunt denominativa: quaedam sunt denominativa voce tantum, quaedam
significatione tantum, quaedam voce et significatione simul; esempi del primo
sono homo-bumanitas, che sono sinonimi: et alia denominativa reperiuntur in terminis
essentialibus et absolutis, e continua. Sed denominativa significatione tantum
sunt concreta habentia abstracta cum quibus non conveniunt in principio vel non
differunt in fine litteraliter vel syllabaliter sed comnotant aliud
accidentaliter pro quo sua abstracta supponunt principaliter, ut li ‘studiosus’
est denominativum significatione tantum respectu huius abstracti ‘virtus’, quia
li ‘studiosus’ connotat accidentaliter vittutem pro qua supponit li ‘virtus’.
Sed denominativa voce et significatione simul sunt concreta habentia abstracta
cum quibus quantum. est ex parte vocis conveniunt in principio litteraliter vel
syllabaliter et differunt ab eis in fine et connotant illud accidentaliter pro
quo supponunt sua abstracta principaliter, ut li ‘album’ dicitur denominativum
voce et significatione simul respectu huius abstracti albedo; quest’ultima
specie sono i denominativi veri e propri, i quali secundum illud nomen habent
appellationem, id est connotant illudaccidentaliter pro quo supponunt sua
abstracta principaliter. WycLir, Tractatus de logica, Terminus substancialis
est terminus qui significat naturam rei sine conmotacione accidentalis
proprietatis; ut iste terminus, homo, significat essenciam humanam sine
connotacione extranea. Sed terminus accidentalis est diccio significans
essenciam rei, connotando accidentalem proprietatem: sicut iste terminus,
albus, significat substanciam et similiter albedinem, que est proprietas
extranea ab essencia, que est substancia. Terminorum alius est concretus, alius
abstractus. Terminus concretus est terminus significans rem que indifferenter
potest contrahi ad supposicionem simplicem vel personalem; sicut iste terminus,
homo, significat in proposicione tam personaliter pro persona; quam eciam
simpliciter pro natura. Sed terminus abstractus significat pure essenciam rei
sine connotacione aliqua ad suppositum cui inest, sicut iste terminus deitas,
bumanitas, albedo, CANITAS etc. Et sic ex omnibus terminis concretis possunt
abstracta capi. La definizione di termine denominatus o denominativo non
fornisce elementi notevoli. Si veda invece im. Miscellanea philosophica, ed.
Dziewicki, London. Nota primo quod “abstractum” in terminis vocatur terminus
qui termine concreto, come si vedrà; per l’altro l’accidente è il significato
primario del termine. I paronimi costituiscono dunque una classe particolare di
nomi, che pongono all’attenzione del logico il problema del rapporto tra significatio
e appellatio. Ma che cosa un nome significhi, che cosa nomini, e se la funzione
nominativa del nome sia primaria o del tutto secondaria, sono domande che i filosofi
si pongono per *tutti* i nomi, non solo per i paronimi. Viene così in primo
piano la considerazione del momento istitutivo del nome, dell’atto, cioè, per
il quale il nome è costituito come « vox significativa. Si constata che
all’origine del nome sta l’esigenza di designare le cose e che quindi la vox
diviene significativa innanzi tutto perché l’uomo possa parlare delle cose
usando segni fonici in luogo delle cose stes- [significat formam substancialem
vel accidentalem primarie; sed concretum est terminus qui formam et suppositum
cuius est talis forma significat. Suppono quod cuilibet termino significati est
dare primarium significatum.Pro i ntellectu tamen, nota quod primarium
significatum alicuius termini est significatum ad quod intellectus tali audito
immediate fertur intelligendus; ex quo sequitur quod omnis terminus communis
significans habet duplex significatum, scilicet primarium et 2ndarium; sequitur
quod omnis terminus habens predicatum debet principaliter sumi pro significato
suo primario. Exempli gracia, cum proponitur, Homo est animal, INTELLECTVS
AVDIENTIS hanc proposicionem non fertur super Socrates nec Platone, sed
absolute super significato primario, quod est species humana que est humanitas.
Si autem proponitur cum predicata humanitate, videndum est si predicatum
limitat ipsum subiectum racione primarii significati vel secundarii. Et sic
revertitur nobis illa antiqua regula et famosa: Talia sunt subiecta qualia
permittuntur ab eorum predicatis [cfr. De Ryx, Logica modernorum, II, i, cit.,
p. 561]. Exemplum ad significatum primarium. Hec est re- gula vera: “Homo
communicatur multis, eo quod predicatum non potest com- [e 5; si constata
anche, d’altra parte, che la vox resta significativa anche in assenza della
cosa da nominare e che quindi le due funzioni del nome non sono strettamente
interdipendenti. Altro è il significato, altro il referente del nome. Delle
occasioni che si offrono ai filosofi nei testi in uso nelle scuole come luoghi
per dibattere questi problemi, dobbiamo richiamarne due: una è rappresentata
dal secondo passo delle Categorie d’Aristotele e dalla sua utilizzazione nella
definizione delle fallacie’. L’altra è la definizione che Prisciano dà di NOMEN.
Esaminiamo brevemente i risultati in questo paragrafo. Ricordiamo che un’ampia
documentazione per lo studio di questi temi è fornita da Rijk nella sua Logica
modernorum. Come avvio allo studio di questi temi si tenga presente
l’insegnamento di Abelardo, il quale, esaminando la dottrina della petere
significato primario huius termini 40mz0, cum Socrates non communicatur multis,
licet Socrates sit illa humanitas que communicatur multis”. Exemplum, scilicet
significati secundarii, homo currit et predicatum limitat subiectum ad
significatum secundarium, cum non potest competere significato primario, eo
quod humanitas, sive species humana, non potest currere, nisi sit currens. Et
suppono quod significatum termini concreti accidentalis primarium est accidens
sive forma talem substanciam denominans; ut huius termini, album, significatum
primatium est albedo substanciam albisans. Similiter huius termini iustumz, est
iusticia subiectum iustificans. Ista supposicio tenet per primam Aristotelis
auctoritatem allegantem. Album solam qualitatem significat; quod intelligitur primarie;
sed substanciam cui inest albedo secundarie. Et cum omne denominans, ut
huiusmodi, sit prius denominato, ut huiusmodi, sequitur quod a principali debet
capere suam primariam significacionem sed omnem etsi non sequitur quod album
omnem substanciam significaret quod factum est. La prospettiva diversa di
Wyclif rispetto a quella di Occam è condizionata dalla soluzione REALISTICA – e
non NOMINALISTICA -- al problema degli
universali. Per la distinzione tra significatum primarium e significatum secundarium,
cfr. ancora m., Tractatus de logica, I, cit., in part. pp. 7 e 76-77 (si veda
p. 77: «[...] tripliciter contingit signum significare secundarie quodlibet
designandum, ecc.). 55 Cfr. cap. IV, $ 1. 56 In particolare, cfr. la prima
parte del secondo volume] impositio, o institutio voluntaria, che è quell’atto
libero dell’uomo che attribuisce a una vox una significatio, distingue molto
chiaramente la funzione propria della vox significativa di essere signum, e quindi di generare o
constituere intellectum, e la funzione, secondaria secondo Abelardo, di
designare le realtà estra-mentali, detta, quest’ultima, nominatio o appellatio.
Nel procedimento istitutivo della vox, l’inventor ha guardato a fondo nella
natura delle cose: su questo stretto rapporto, in sede di institutio, tra
natura delle cose e nomen, si fonda la funzione secondaria della vox. Perciò i
nomi dicono riferimento (nominant, appellant) alla realtà attualmente
significata, perché tale è una quaedam imponentis intentio, e cioè tale è la
volontà dell’inventor. Nel caso di distruzione della realtà esterna (“Roma”, il
nome di Roma), però, il nome perde il suo potere appellativo -- la significatio
rei -- mentre sussiste la « significatio
intellectus. La prima è appunto funzione secondaria, la seconda è funzione
primaria della vox; e proprio perché la prima è funzione che viene meno rebus
deletis, essa è irrilevante ai fini della determinazione della significatio
vera e propria. La significatio si allontana così dalla nominatio. Questa
distinzione abelardiana tra significare e appellare- nominare è netta, specie
nella discussione sugli universali, giacché in questa indagine non ha peso la nominatio.
Per quanto riguarda, poi, la distinzione tra sostanze prime e sostanze seconde,
Abelardo glossa l’espressione aristotelica sub 5 Cfr. Logica ‘Ingredientibus’,
qui vocabulum invenit, prius rei naturam consideravit, ad quam demonstrandam
nomen imposuit; Logica ‘Nostrorum. Impositor (Compositor: Geyer) namque nominum
rerum naturas secutus est: così legge Rijk, Logica modernorum. Logica
‘Ingredientibus’. Rerum quippe significatio transitoria est, intellectus vero
permanens; cfr. BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI; De Ru] figura appellationis »
così: «ex similitudine nominationis ». Il Maestro Palatino, cioè, ritiene che,
mentre le sostanze prime nominano le «res subiectae » « ut personaliter
discretae », cioè in quanto distinte l’una dall’altra, le sostanze seconde
sembra significhino anch'esse le cose come distinte, ma in realtà il modus
nominandi dell’uno e dell’altro tipo di sostanze differisce: le seconde
infatti sunt impositae propter
qualitatem substantiae, e nominano le cose ut convenientes, in quanto cioè le
cose nominate dalle prime convengono in certo modo tra loro. Abelardo perciò
afferma che generi e specie, cioè le sostanze seconde, sono in sensibilibus
positae per appellationem, extra vero per significationem: essi infatti
nominano le cose sensibili e in certo senso le significano, ma non le
significano in guanto cose sensibili, dal momento che se queste perdessero le
loro forme attuali, sarebbero ancora nominate da generi e specie; perciò la
significatio di essi non è esaurita dalle realtà sensibili, che non sta in
queste. Anche per le sostanze seconde (anzi, a maggior ragione per esse) vale
quindi la distinzione tra significatio e appellatio-nomi- [Logica
“Ingredientibu»’, In secundis vero. In primis videtur et est,
sed in secundis videtur similiter, ut scilicet significent rem subiectam ut
personaliter discretam, sed non est verum. Et unde videtur similiter,
supponit: ex figura appellationis, id est ex similitudine nominationis. Similes
namque sunt secundae substantiae cum primis in eo quod casdem res quae
discretae sunt, nominant, sed in modo quidem nominandi differuntur, quia
primae, in quantum hoc aliquid sunt, nominant eas, id est ut personaliter
discretas et ab omnibus differentes, secundae vero easdem appellant ut
convenientes. Sed wmagis. Secundae non significant res suas ut hoc aliquid, sed potius
ut quale aliquid, quia cum primae substantiae maxime propter discretionem
substantiae sint impositae, secundae impositae sunt propter qualitatem
substantiae. Logica
‘Nostrorum. genera et species quaedam, non omnia, in sensibilibus sunt posita,
hoc est sensibilia habent nominare, et ponuntur extra sensibilia, id est res
habent significare et non cum aliqua forma quae sensui subiaceat, quia si res
omnes formas quae sensui subiacent, amittefent, non ideo minus a genere et
specie nominari possent. Sunt igitur] [natio, tanto più, in quanto la
convenienza su cui si fondano non può essere esaurita dalla denotazione di una
singola res subiecta. Questo stesso tema è affrontato da alcuni dei primi
commenti agli Elenchi sofistici nella discussione della figura dictionis, che
dai grammatici viene definita: « proprietas constandi ex dictionibus sive ex
sillabis tantum: la stessa vox, ad esempio homo, proprio perché può denotare
più individui, sembra che significhi la sostanza individuale, mentre in realtà
la significa soltanto sub figura appellationis, cioè, non la significa in senso
proprio, ma la nomina; CIÒ CHE È SIGNIFICATO IN SENSO PROPRIO È L’UNIVERSALE –
cf. Speranza, “Platone e il problema del linguaggio” – Grice, “Meaning and
Universals” --. I testi che affrontano il problema fanno tutti riferimento,
esplicito o implicito, a Categorie genera et species in sensibilibus posita per
appellationem, extra vero per significationem Cfr. Fallacie Parvipontane, cit.,
p. 586. 6 Cfr. Glose in Aristotilis Sophisticos elencos, cFigura dictionis
secundum appellationem est quando aliqua vox eadem figuracione appellat plura
et ex hoc videtur significare hoc aliguid. Ut hoc nomen ‘homo’ appellat
Socratem et Platonem eadem figura et ex hoc videtur quod significet Socratem et
Platonem; non tamen est verum; Summa Sophisticorum elencorum, cit., pp.
334-335, e TRACTATVS DE DISSIMILITVDINE ARGVUMENTORVRA, che dipende dalla Summa
riportandone perfino un esempio; Fallacie Vindobonenses. Ex similitudine
appellationis, ut hoc nomen ‘homo’ videtur significare hoc aliguid, [non: add.
Rijk, ma sembra vada espunto] quia appellat hoc aliquid, idest INDIVIDVVM, sed
non significat hoc aliquid, immo significat aliquid, idest VNIVERSALE. Il testo
non ha in questo caso un riferimento esplicito alle Categorie, ma la
terminologia risente delle discussioni sul passo ricordato. In Fallacie
Parvipontane non occorre il termine appellatio nella discussione della figura
dictiones, ma si sofferma che il sesto modo di questa fallacia è quello in cui
si confonde hoc aliguid con quale quid. Ut autem hoc facilius intelligatur,
sciendum quod dictiones determinate significantes dicuntur hoc aliguid
significare, ut propria nomina et prono-] [C'è da aggiungere che in questi
testi si trova talora un riferimento al nomen appellativum, che è appunto il
nome comune, o l’universale. Nell’Ars disserendi di Adamo Parvipontano,
appellatio ha un ruolo di primo piano e denota la funzione del nominare. Essa è
propria del termine comune, usato come comune, il cui corrispettivo, o
designato, è detto appellatum. L’appellatio dà luogo a sofismi O IMPLICATURE
(entanglements), se non se ne precisa opportunamente di volta in volta la
portata. Ma è bene seguire lo svolgimento del pensiero dell’autore. Adamo nella
sua opera si propone di illustrare quanti e quali siano i generi del discorso,
e quali i fini dell’arte che li studia. I generi del discorso — insegna — sono
due: l’uno si realizza attraverso interrogazione e risposta, nella disputa,
l’altro si realizza senza di queste, nella esposizione. Il fine è insegnare
come discorrere e come intendere ciò che è comunicato attraverso il discorso
nelle discipline filosofiche. Constatato che ogni discorso parte ab
interrogatione vel enuntiatione, che entrambe hanno due parti, il de quo si
parla, e il quid de eo o ciò che si dice £, e che ciascuno di questi può essere
considerato da due punti di vista, qualiter de quo o cosa designata, e qualiter
quid o termini designanti, Adamo comincia il suo studio dal de quo o soggetto,
precisando che la designazione di esso può essere chiara o oscura, mina. Dictiones
autem indeterminate significantes dicuntur quale quid significare, ut nomina
generum, nomina specierum. Indeterminate caratterizza il termine communis o
universalis che ha confusio. Ma cfr. Logica ‘Cum sit nostra’, per i rapporti
tra confusio e quale aliquid.Cfr. Glose..., cit., p. 222 (a proposito di De
sopb. el. Cfr. L. Minio-PaLueLLO, Introduction a ADAM or BALSHAM PARVIPONTANUS,
Ars disserendi; ci serviremo dell’introduzione del Minio- Paluello per
l’esposizione dello schema dell’Ars. 6? Cfr. Ars disserendi] e'che la
designazione oscura può avere duplice origine: o perché si applica a differenti
cose, o perché il designatume è difficile da cogliere. Passando ad esaminare le
designazioni sofistiche, egli distingue quelle incomplexe, cioè consistenti di
una sola vox, e quelle complexe, consistenti di più voces. Le prime possono
aver luogo per aequivocatio, per univocatio, o con termini collettivi. Le
seconde possono aver luogo, se il sofisma è causato da un solo termine, in
quattro modi, di cui qui ci preme ricordare solo l’aequivocatio e
l’indistinctio. Se il sofisma sorge dal rapporto tra più termini, in molti
modi, di cui ricordiamo solo il termine collettivo. All’esame di ognuno di
questi livelli di sorgenti di sophismata Adamo fa seguire una esposizione delle
regole che permettono di dominare le difficoltà. In tutti i casi ricordati, il
Parvipontano fa ricorso al termine appellatio, per caratterizzare l’origine del
sofisma, e una volta a nominatio. Per la designazione sofistica incomplessa: —
l’aequivocatio è definita eadem diversotrum non eadem ratione appellatio, cioè
ha luogo quando si ha la stessa appellatio di più cose non allo stesso titolo,
in quanto il nome usato non conserva, nei vari casi, la ratio, la significatio,
o definitio grazie alla quale l’appellatio è stata data — l’univocatio invece è
eadem 9 Cfr. ivi, pp. 18 sge. 20 Ivi, pp. 25-31 (eguivocatio), pp. 31-32
(univocatio), pp. 32-33 (termine collettivo). 71 Ivi, pp. 42-44 (aequivocatio),
pp. 44-46 (indistinctio), pp. 62 sgg. (termine collettivo). 72 Ivi, p. 26;
definizione alternativa è: Aequivocatio est eadem diversorum huius aliter quam
illius appellatio. equivoce enim dicuntur omnia quorum duplex significatio
[GRICE, VICE e VICE], ma anche: Ex quibus igitur que aequivoce dicantur
comperiri difficile, duo: plurium pluribus ignorabilis differentia nec tamen
nulla; plurium modus appellationis pene idem nec tamen idem; cfr. Rik, Logica
modernorum, dove sono esaminati alcuni casi di
ratione diversorum eadem appellatio » ”: essa si differenzia dall’aequivocatio
perché non causa, di per sé, sophisticam duplicitatem come si ha in quella; l’univocatio
perciò non è un vero e proprio principio sofistico, e si può vedere meglio ciò
nei commenti agli Elenchi sofistici ispirati al Parvipontano; l’uso dei termini
collettivi dà luogo a sofisma quando si ha « plurium ut non unius appellatio:
nel caso della proposizione contraria non sunt concedenda, il sofisma sorge dal
fatto che contraria (termine incomplesso) designa due realtà opposte, e si può
dubitare se si parla dei due contrari separatamente o di entrambi considerati
insieme. Per la designazione sofistica complessa in cui il sofisma sorge dal
fatto che un termine è applicato a designare differenti cose, l’aequivocatio ha
luogo in tutti i modi in cui si può avere nella prima classe; l’indistinctio è
definita: cum quod ipsa verbi variatione distingui solet, in quibusdam non
distingui contingit, ed è così distinta dalla aequivocatio: Differt autem ab
equivocatione indistinctio quod illa ex diversorum est eadem nominatione, hec
ex unius indistincte variata (sc. nominatione). DI si può notare che nominatio
prende il posto di appellatio in questo caso. Infine, per la designazione
sofistica complessa in cui il sofisma sorge dall’uso di un nome collettivo in
connessione con altri termini, Adamo pone le stesse condizioni poste nella
prima classe e fornisce l'esempio, duo contraria non sunt con- equivocatio
secondo Adamo, e op. cit., II, i, p. 495, n. 1, dove ratio è resa con
definition. Apamo DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 75 Ivi, p. 32 (22
rec.). % Per ulteriori considerazioni, cfr. RiJk, op. cit., I, p. 75. TI Apamo
DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 8 Ivi, p. 45; nella proposizione «
verisimilis falsi probatio falsi similis non est», verisimilis può riferirsi a
probatio oppure a falsi; di qui l’îndistinctio, giacché non è chiaro quale caso
abbia verisimzilis.] cedenda », nel quale il termine incomplesso contraria è
sostituito dal termine complesso duo contraria. Il valore di appellatio nel
testo di Adamo può essere ulteriormente chiarito da altre occorrenze:
appellationum novitas, appellatio permanens, appellatio secundum accidens e
così via; tutte confermano che l’accezione fondamentale è parallela a quella di
nominatio. Si è detto che appellatio è funzione propria del termine comune in
quanto comune. Ciò fa sì che, data l’ampiezza della possibilità di designazione
di esso, appellatio s'accompagni sempre nel testo all’indicazione di una
pluralità (pluriumz, diversorum) nei confronti della quale va operata una
precisazione, una determinazione limitativa. I seguaci del Parvipontano
sviluppano questo elemento elaborando la dottrina dell’ampliatio e restrictio
dell’appellatio, in alcuni trattati di arte sofistica. L’anonimo autore delle
Fallacie Parvipontane definisce l’aequivocatio in rapporto all’appellatio, così
come si è visto nel testo di Adamo. Aequivocatio est eadem diversorum non eadem
ratione; è un caso di congiunzione (altro esempio: «duo et tria sunt quinque –
2 + 3 = 5. Si quos autem appellationum talium perturbet novitas, sufficiat eis
eorum que distinximus sine nominibus cognitio, ne incognite distinctis
incognita etiam nomina adhibentem horreant. appella- tionum autem novitatem non
horrebit appellatorum tam frequentem usum quam necessariam disciplinam
perpendens ». 82 Ivi, p. 36 (28 rec.): «Advertatur autem secundum ea que
predicta sunt non ex omni translatione equivocationem contingere, sed ex qua
permanentem appellationem fieri accidit et que eius sit ad quod transfertur ».
83 Ivi, p.4(2? rec.): « quoniam secundum accidens est huiusmodi certorum
appellatio. contingit autem et hoc his que secundum acci- dens fiunt
appellationes frequenter, ut cum dicitur ‘pater istius est albus’. Cfr.
l’indice analitico dell’ed. cit. curata dal Minio-Paluello, per avete un quadro
completo dell’uso di appellatio. Terminologia logica della tarda scolastica 77
appellatio; l’univocatio è compresa sotto l’equivocatio e e questa può essere
intesa in senso lato « quando (sc. est) ex variata appellatione sive ex variata
suppositione [...]»: in questo caso, suppositio è concorrente di appellatio; ma
suppo- sitio vale qui subiectio, cioè è funzione del termine che è soggetto
grammaticale in una proposizione *; appellatio, accostata a suppo- sitio, ne
assume in certo senso il valore: infatti ora appellatio è proprietà del termine
posto in una proposizione. Univocatio quindi viene definita:manente cadem
significatione variata nominis suppositio; quia, etsi vatiatur suppositio, manet
tamen eadem significatio » ®. L’anonimo autore precisa che si hanno tre specie
di umivocatio: « Prima est quando aliqua dictio sumitur ad agendum de se vel de
suo significato »; esempi sono: « ‘magister’ est nomen » e « ‘homo’ est species
»; « Secunda species est quando aliqua dictio transsumitur modo ad agendum de
aliqua rerum alicuius maneriei, modo de tali manerie rerum, ut cum dicitur:
‘homo est dignissima creaturarum’. Potest enim sic intelligi ut fiat sermo de
aliquo appellatorum huius nominis ‘homo’; potest etiam intelligi ut fiat sermo
de tali manerie rerum; maneries vale ‘universale natura’ o ‘forma’ di una
specie”; si noti l’uso di appellata per designare i subiecta di homo”; Tertia
species est quae consistit in ampliatione et restrictione alicuius dictionis,
quemadmodum accidere solet in nominibus appellativis ®: 85 Fallacie
Parvipontane; essa è duplice: alia est principalis et per se, alia ex adiuncto
». 86 Ivi, p. 561: «Item. Univocatio ex dissimili acceptione unius termini
accidit; sed equivocatio eodem modo habet accidere; quare ratione simili-
tudinis univocatio sub equivocatione continetur ». 87 Ivi, p. 562. 88 Cfr. De
Rijk, op. cif., II, i, p. 532. 89 Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. % Cfr.
De RyK, op. ciz., II, i, p. 588. 9! Cfr. appendice 1 a questo capitolo. ®
Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. 78 Alfonso Maierù il nomen appellativum è
condizionato nella sua funzione di sog- getto dal tempo del verbo, di modo che
può avere appellatio rispetto a cose presenti, passate o future”, Il Tractatus
de univocatione Monacensis, che mostra parecchie somiglianze con le Fallacie
Parvipontane, definisce l’univocatio e la distingue dall’eguivocatio come segue.
Est igitur univocatio manente eadem significatione variata nominis appellatio,
quando scilicet aliqua dictio variat appellationem. (Nota) quod equivocatio
consistit in variata nominis significatione, univo- catio consistit in variata
nominis appellatione 9. Se risulta chiaro che urivocatio è proprietà che
appartiene ai termini in base alla loro funzione significativa”, è altrettanto
chiaro che, confrontando questo testo e quello delle Fallacie Parvipontane,
sempre più suppositio e appellatio appaiono ter- mini concorrenti; nel nostro
Tractatus si parla di ampliatio e restrictio dell’appellatio”. Nelle Fallacie
magistri Willelmi, la univocatio è ripresa sotto la figura dictionis e
definita: eiusdem dictionis in eadem significatione et terminatione varia
appellatio », e si aggiunge; « Et notandum quia variatur univocatio usu et
accidente consi- gnificatione. Accidit enim ex hiis appellationem restringi vel
ampliari » 9. Anche questo testo conferma l’uso ormai accertato 9 Cfr. ivi, e
De RiJx, op. cit., II, i, pp. 494-497 e 528-533; cfr. anche cap. II, $ 2. % De
Ru, op. cit., II, i,p. 533. 95 Tractatus de univocatione Monacensis, cit., p.
337. % Cfr. De RIJK, op. cit., II, i, p. 496. 9 Cfr. cap. II, $ 2. 98 Fallacie
magistri Willelmi, cit., p. 691. Nelle Fallacie Londinenses, cit., p. 665, si
legge: « In tertia acceptione (sc. figure dictionis) dicitur appellatio
dictionis, scilicet quedam proprietas que inest dictioni ex eo quod supponit
unum vel plura». Il contesto indica che qui suppositio ha il valore tecnico più
tardi comune (cfr. p. 668, e De Rjx, op. cit., II, i, p. 541); appellatio
perciò è inglobato nella suppositio. Terminologia logica della tarda scolastica
79 di appellatio come funzione della « vox significativa » capace, nella
proposizione, di ampliazione e restrizione. Il contributo dato dai grammatici
alla dottrina dell’appellatio è rintracciabile in alcuni commenti a Prisciano,
là dove occorre la definizione di rozen (« substantia et qualitas »). Guglielmo
di Conches distingue quattro gruppi di nomi: Nomina igitur vel significant
substantias vel ea que insunt substantiis vel quedam figmenta animi vel modos
loquendi; substantias, ut hec nomina ‘Socrates’, ‘homo’; vel ea que insunt
substantiis, ut ‘albedo’, ‘nigredo’; figmenta animi, ut hec ‘yrcocervus’,
‘chimera’; modos lo- quendi de rebus, ut ‘omnis’ 9. I nomi del primo gruppo
sigrificano l’intelligibile, o essenza di qualcosa ‘9, ma rorzinano le realtà
individuali, anche se nel testo non si fa alcun esplicito riferimento
all’esistenza di esse!%; ciò non è vero solo dei nomi appellativi (ad es. di
horzo) ma anche dei nomi propri (Socrates) !. Per i nomi del secondo gruppo,
Guglielmo distingue tra ® Il testo del commento di Guglielmo di Conches,
secondo il ms. Fi- renze, S. Marco 310, è ampiamente riportato dal De Ru, op.
cit., II, i; il passo cit. è a p. 223. . 100 Ivi, p. 224: « Significat ergo hoc
nomen ‘homo’ et similia appellativa substantiam, et non aliquam. Quod igitur ab
hac voce significatur, ita ut significatur potest intelligi, non tamen esse.
Unde dicimus quod solum intelli- gibile significat et non actuale » (cfr. le
considerazioni del De Ryx, ivi, 1227), i 101 La p. 224: « Quamvis igitur ‘boo’
significet communem qualitatem omnium hominum et non ipsos homines, tamen
nominat ipsos homines et non ipsam qualitatem. Unde dicimus quod aliud
significat et aliud nominat » (per il riferimento all’esistenza, cfr. n. 100 e
quanto ne dice De Ru, ivi, ; 227), Ù 102 la p. 224: «[...] hoc proprium nomen
significat substantiam ita quod aliquam individuam, et significat propriam
illius qualitatem [...]. Nomi- nat vero eandem substantiam quam significat, sed
non qualitatem»; ma cfr. il testo di Boezio] forma astratta e forma concreta
del nomen, albedo e album: pet entrambi Guglielmo stabilisce cosa significhino,
cosa nomini. no: « [...] ‘albedo’ significat solam qualitatem, hoc commune
acci- dens. Nominat tamen sua individua, ut ‘hec albedo est albedo» 18. Più
articolato è il discorso per 4/b4m, e ci riporta a quanto sap- piamo dei
paronimi: [...] ‘album’ idem accidens signific sl a i AR nto € denti at quod et
albedo’, sed aliter, ; ‘at inherentiam illius accidentis et subiecti, quod hoc
nomen albedo non facit. Ergo hec duo nomina non in re significata differunt,
sed in modo significandi 1%; e alla domanda, se album significhi sostanza e
qualità, risponde: pg: ita, sed secundario, quia cum determinet inherentiam
acci- ale et subiecti, quia certum est quia sola substantia est subiectum
accidentium, secundario, idest innuendo, significat substantiam 15, | Della terza classe di nomi
Guglielmo afferma che « figmenta animi [...] quoddam significatum animi
significant et nomi- nant », mentre di quelli della quarta afferma che « nec
substan- tiam (nec) qualitatem significant nec aliquid nominant » !%, ;
Guglielmo, dunque, precisa per ogni specie di nome cosa significano, cosa
nominano. Ciò è particolarmente importante per i nomi delle prime due classi.
La funzione del nome in quanto designa qualcosa (zozzinatio) è identica a
quella che nei testi precedenti, abbiamo visto, era chiamata appellatio. In
Guglielmo essa assume sfumature che, a lungo andare, confluiranho nella
dottrina della suppositio; in particolare, per quanto riguarda i nomi della
prima classe, Guglielmo afferma che essi, nella propo- 193. Ivi, 1% Ivi. ist,
iuziio 6 A Ivi; cfr. anche p. 225: « Adiectiva igitur nomina nominant illas
substantias quibus insunt accidentia que significant, ut ‘4/44’ rem cui inest
albedo ». 106 Ivi; p. 225, Terminologia logica della tarda scolastica 81
sizione, possono designare se stessi o la specie!: si tratta di quelle funzioni
che saranno chiamate « appellatio materialis » e « appellatio manerialis 0
simplex » ‘!® e che saranno dette più tardi « suppositio materialis » e «
suppositio simplex ». Di diverso avviso è Pietro Elia, il quale, nella Sumzza
super Priscianum, commentando la definizione che Prisciano dà di nomen,
riferisce le opinioni dei suoi contemporanei: dai raggua- gli di Pietro Elia,
si può ricavare che ormai la dottrina di Pri- sciano si è incontrata con quella
di Boezio (« quod est », cioè «res existens », e « quo est» o forzza) e che
Prisciano viene spiegato con Boezio !”. Dopo aver esposto una prima opinione,
secondo la quale tutti i nomi significano sostanza e qualità !, perfino omnis e
nichil!!!, e una seconda, che sembra essere quella di Guglielmo di Conches !,
ne enuncia una terza, per la quale ogni nome significa una substantia, oppure
modo substantie: i nomi propri e appellativi significano la sostanza, giacché
sono 107 Ivi, p.224: «Sed quamvis proprie nominat (sc. ‘homo’) ipsa indi-
vidua, aliquando tamen ex adiuncto nominat speciem quam significat — ut hic:
‘bomo est species” —; aliquando se ipsum tantum, ut hic: ‘homo est nomen? ». 18
Cfr. De Ru, ivi, p. 526; cfr. la glossa Promzisimus; v. quanto si dirà più
avanti a proposito del testo del ms. Vienna, lat. 2486. 19 Il De RiJk riporta
ampi passi dal ms. Paris, Arsenal 711: cfr. ivi, p. 231: «Hoc autem est illud
quod plerique dicunt, scilicet quod omne nomen significat gu0 (quod: De Rijk)
est et id quod est, ut hoc nomen (‘bomo’) significat id quod est, idest rem que
est homo, et illud quo est, scilicet humanitatem qua est homo, quoniam homo ab
humanitate est homo ». 110 Ivi: « Et rursus hoc nomen ‘albedo? significat rem
pro substantia que est albedo, et facere album sive albedinem, ut fingam
vocabulum, pro forma. Et hoc idem de cetetis nominibus dicunt ». ill Ivi:
«Quidam tamen nimis ridiculose dicentes quod ‘omnis’ significat formam que
debet dici omnitas, fingentes nomen ad similitudinem huius quod est
‘buzzanitas’. De hoc nomine quod est ‘richil’ dixerunt quod signi- ficat rem
que non est pro substantia et nichilitatem pro forma ». 112 Ivi, pp. 231-232.
82 Alfonso Maierù stati trovati dall’imzpositor per parlare delle sostanze !5;
gli altri nomi, che sono nomi di accidenti, significano non la sostanza, ma «
modo substantie » !: così pure i sincategoremi e i « figmen- torum nomina » !5.
A quest’ultima opinione sembra aderire ELIA (si veda) !!, In altri commenti a
Prisciano vengono riprese alcune dottrine nelle quali le correlazioni
significatio (primaria) —forma e signifi- catio (secondaria)—substantia (o
subiectum d'una qualitas) si van- no sempre più accentuando, di modo che
appellatio cessa di valere nominatio per limitarsi a designare una natura
universale, o anche l’intellectus di essa. Così, le Glosule in Priscianum del
ms. Colonia 201 affermano che il nome nozzinat la substantia per via
dell’imzpositio ricevuta, ma significat la qualità !”, giacché la qualitas è in
realtà la « causa [Dicunt ergo quod nomina propter substantias primo reperta
sunt. Qui enim nomina primo imposuit, ad loquendum de substantiis ea invenit ».
114 Ivi: «Sed postea dilatata est locutio, ita scilicet ut non solum de
substantiis, verum etiam de ceteris rebus vellent homines loqui. Imposuerunt
itaque accidentibus nomina quibus de illis agerent, sed positio eorum est
secuta positionem nominum prius impositorum propter substantias. Data sunt itaque nomina
accidentibus sed ita ut quamvis significarent illa acci- dentia, tamen modo
substantie significarent et in natura communi vel propria (vel) ut in natura
communi vel propria. Scis quid est modo substantie signi- ficare: significare
aliquid sine tempore et in casuali inflexione communiter vel proprie, vel quasi
communiter vel quasi proprie ». 115 Ivi: i sincategoremi (omzzis, neullus)
«[...] nichil significant sed tantum consignificant, ut ‘omnis’ consignificat
quoniam universaliter et ita quod sine tempore in casuali inflexione et quasi
communiter. Nichil enim commune pluribus designat, sed quasi commune aliquid
significaret plura complectitur [...]. Hec vero habent alia nomina huiusmodi,
ut ‘quis’, ‘nichil et figmentorum nomina, ut ‘hircocervus” et ‘chimera’, ita
scilicet quod nichil possit obici contra ». 16 Ivi, p. 234. 17 Ampi passi ivi:
cfr. p. 228, n. 1: nomen substantiam tantum inventionis nominum » !!, dal
momento che la pluralità di qua- lità, cioè di forme, è la vera causa della
pluralità di nomi. Il commento anonimo a Prisciano, contenuto nel ms. Vienna,
lat. 2486, fornisce elementi, decisivi nel senso indicato, commen- tando le
espressioni « significare substantiam » e « significare qualitatem ». Per la
prima, l’anonimo autore riferisce un’opinione secondo la quale ogni nome
significa sostanza e qualità: «[...] ‘homo’ significat essentiam que est horzo
et istam proprietatem, scilicet humanitatem; et ‘albedo’ significat rem albam
et aliquam proprietatem, scilicet albere vel facere album. Et sic omnia alia
»!!. Per la seconda, si afferma: «Significare qualitatem est de notare de quo
genere rerum aliquid sit vel de qua manerie. ‘Album’ bene denotat de quo genere
rerum aliquid sit, scilicet quod ‘album?’ dicitur nomen corporum et quod semper
intelligituralbum corpus » !®. Le espressioni « rem albam » del primo passo e «
nomen corporum » del secondo non devono trarre in inganno: non si tratta di un
significare che denoti realtà esterne, ma di un rinvio alla realtà specifica,
astratta, universale, cioè alla forma che è oggetto dell’intelletto
(intelligitur), come ben indicano i termini essentia, genus, maneries
occorrenti nei testi. C'è uno slittamento della nominatio, 0 significazione
secondaria, o appellatio, verso il piano mentale, comunque intralinguistico.
Ciò trova ulteriore conferma nella dottrina secondo la quale se albume, posto a
parte praedicati; nominat, quia ei fuit impositum, qualitatem vero significat
non nuncupative, immo representando et determinando circa substantiam propter
quam tamen notandam substantie fuit impositum »; perciò, continua il testo,
ogni nome ha due significazioni: « [...] unam per impositionem in substantia,
alteram per representationem in qualitate ipsius substantie [...]. Similiter
‘album? per impositionem significat corpus — idest nuncupative, quia qui dixit:
«dicatur hec res alba”, non dixit: “substantia et albedo dicantur alba”; in quo
notatur impositio —, albedinem vero significat per representationem ut
principalem causam. Riportato ivi, p. 241. 120 Ivi, pp. 242-243. 84 Alfonso
Maierù significa una qualità, posto però 4 parte subiecti significa una essenza
!!, La prima parte di questa affermazione testimonia di una particolare
interpretazione dell’appellatio come proprietà del predicato, il quale come
tale « appellat formam » o « ratio- nem », come si vedrà; di modo che la
dottrina dell’appellatio, se fa leva sul momento istitutivo della vox, dice
riferimento alla realtà estramentale attualmente indicata; e se fa leva,
invece, sul mo- mento ‘significativo’ (nel senso più forte), dice riferimento
alla qualità o forma che è causa del nome. La glossa Promisimus, infine,
riprendendo la distinzione tra nomi propri e nomi appellativi presente in Prisciano,
analizza i rapporti tra significatio, appellatio e nominatio, riporta varie
opi- nioni sullo sfondo della quadripartizione dei nomi di Guglielmo di
Conches, e precisa che, secondo un’opinione, il « significare substantiam et
qualitatem » è del nome proprio come del nome comune o appellativo !2; per
un’altra opinione, invece, solo i nomi propri hanno appellatio-nominatio della
sostanza significata, non della qualità, mentre i nomi appellativi hanno
appellatio, e appellant i loro appellata in linea di diritto, ma non li
nominant di fatto !*. Per quanto riguarda i nomi astratti della categoria [Modo
opponitur eis de hoc quod dicit Boetius: “album michil significat nisi
qualitatem”. Ita exponunt quod intellexit: quando po- nitur ex parte predicati,
tunc significat qualitatem. Sed bene potest poni in subiecto; et tunc
significat aliquam essentiam ut ‘album est corpus’: tunc ‘album’ quoddam
corporeum significat ». 12 Dal ms. Oxford, Bodl. Laud. lat. 67, citato ivi, p.
258: «Et eorum que significant substantiam quedam determinant qualitatem circa
substan- tiam, sive communem, ut ‘homo’, sive propriam, ut ‘Socrates’, que
‘Socra- titas” a Boetio appellatur [cfr. n. 13]. Concedunt ergo quod utrumque
istorum nominum ‘homo’, ‘Socrates’ significat substantiam et qualitatem;
neutrum tamen eorum plura, licet alterum sit substantia et alterum qualitas,
que sunt plura, tamen significare substantiam et qualitatem non est significare
plura ». 13 Ivi: «Nomen proprium nominat, idest appellat, cam substantiam quam
significat, sed nullam qualitatem. De nulla enim qualitate agitur per
Terminologia logica della tarda scolastica 85 della qualità, essi, — si dice,
ed è dottrina più comune — sigri- ficant ma non appellant '*. I nomi concreti
della categoria della qualità, infine, « nominant, idest appellant » le
sostanze cui ineri- scono gli accidenti, e significant primariamente la
qualità. Per questa seconda opinione, dunque, i nomi astratti signifi- cano, i
nomi concreti della categoria di qualità significano e nomi- nano-‘appellano’,
i nomi propri significano-nominano-‘appellano’ l'individuo ma non significano
una qualità, i nomi comuni signi- ficano e ‘appellano’, e talora nominano. Il
valore di appellare non coincide con quello di nomzizare, come si è constatato
finora: l’ap- pellare dei nomi appellativi non dice necessariamente rinvio al
referente estralinguistico, ma, sulla scia di quanto si è visto negli altri
commenti a Prisciano, rinvia solo agli appellata, al correlativo mentale
designato dal termine. Ci sono, anche da un punto di vista grammaticale ormai,
gli elementi per una considerazione della funzione appellativa di un nome,
all’interno di una proposizione, che sia condizionata appunto dalla struttura
logico-linguistica della proposizione stessa. Già con i Tractatus Anagnini la
dottrina dell’appellatio, alla proprium, ut hoc nomen ‘Socrates’ et significat
et appellat hunc hominem. Appellativum vero significat substantiam et omnem
appellat, sed non omnem, cui convenit proprietas designata per ipsum, scilicet
humanitas, nominat, sed quamlibet substantiam cui ipsum convenit appellat, quia
pro uno- quoque eorum habet poni. Ut hoc nomen ‘boro? significat hominem et
omnem appellat et quemlibet hominem, sed nullum determinate ». 14 Ivi: «De hoc
vero nomine ‘albedo’ dicunt quod solam qualitatem significat, scilicet
a/bedinem, sed nullam appellat, tamen omnem significat ». 125 Ivi, p. 259: «
Nominant autem, id est appellant, adiectiva substantias illas quibus insunt
accidentia illa que eis significantur, ut ‘albus’ principa- liter significat
qualitatem (substantiam: De Rijk) determinando eam inesse, secundario subiectum
albedinis et illud nominant ». 86 Alfonso Maierù fine del secolo XII, non ha
più una funzione centrale, ma il suo posto è occupato dalle dottrine della
sigrificatio e della suppositio. L’autore, anonimo, richiamandosi alla
distinzione tra nomi propri e nomi appellativi ‘%, caratterizza l’appellatio
come proprietà di un termine di aver riferimento ai suoi appellata: in questo
senso occorre a proposito della supposizione di un termine in presenza della
dictio ‘alius’ '? e a proposito della supposizione conseguente all’uso comune
(« de communi usu loquentium »), e in partico- lare discutendo « de nominibus
articularibus », o nomi di dignità e cariche pubbliche, che, assunti al caso
obliquo, hanno appellatio ristretta !8, Appellatio dunque occorre nella
discussione più gene- rale dell’ampliatio e restrictio d'un termine, di cui si
dirà nel seguente capitolo !?, Ma tra la fine del secolo XII e la prima metà
del secolo XIII circa fiorì quel genere letterario noto col nome di sumzzulae;
in esse la dottrina dell’appellatio, pur non svolgendo un ruolo cen- trale
nella trattazione dei « parva logicalia », appare ormai matura da un punto di
vista logico: l’appellatio non è più considerata come proprietà del nome in
quanto tale, ma proprietà di un ter- mine in una proposizione, cioè in un
contesto sincategorematico, in una struttura sintattica logicamente rilevante,
nell’ambito della quale si precisano le possibilità operative dei termini. Se
ancora nella Logica ‘Cum sit nostra’ il riferimento sintat- tico non è
decisamente affermato e sussiste una considerazione del nome assunto nella sua
atomicità !*, il discorso si fa più com- pleto e interessante negli altri
trattati. 126 Tractatus Anagnini, cit., cfr. ad esempio pp. 301 e 316-317. 127
Ivi, p. 271: «[...] tunc precedens terminus restringitur ad suppo- nendum illa
que cadunt sub appellatione sequentis termini », e ancora: « sub appellatione
sequentis termini », nello stesso contesto. 128 Ivi, pp. 274-275: « nomina
articularia sumpta per obliquum restrin- gunt appellationem, ut ‘video regem’,
‘loquitur de rege’ ». 129 Cfr. cap. II, $ 2. 130 Logica ‘Cum sit nostra’, cit.,
p. 449: «Et est appellatio sermonis Terminologia logica della tarda scolastica [Le
Introductiones Parisienses, dopo aver definito i termini suppositio,
significatio, consignificatio, definisce così l’appellatio: Appellatio, ut
solet dici, est presentialis convenientia alicuius cum aliquo; vel: quedam
proprietas que inest termino ex eo quod pro presenti significat, ut solet dici.
Ut hoc nomen ‘Antichristus’ non appellat Antichristum, immo subponit et
significat !, Perché un termine abbia appellazione, si richiede la conside
razione della struttura proporzionale (convenientia) e il riferimento al tempo
presente. Manca, nel testo, qualsiasi cenno all’appellatio come funzione del
predicato !°. } Anche il Tractatus de proprietatibus sermonum definisce l’ap-
pellatio indicando come elemento caratterizzante la connotazione temporale del
tempo presente ‘*, che deve aver luogo in un con- testo proposizionale !*. E
poiché l’appellatio è inferiore alla suppo- predicabilis significatio sine
tempore [...]. Vel: appellatio est proprietas ter- mini communis quam habet
secundum quod comparatur ad sua singularia, que comparatio inest ei secundum
quod appellat. Ut cum dicitur: ‘homo est animal’, iste terminus ‘homo? habet
comparationem ad singularia, que com- paratio inest ci secundum quod appellat
Socratem vel Platonem »: interes- sante il rilievo relativo alla predicabilità,
ma il prosieguo del discorso mostra qual è il vero interesse del nostro testo.
Si noti che la suppositio è definita «substantiva rei designatio, idest
significatio termini substantivi»; è chiaro, dall’analisi di homo contenuta nel
primo testo, che suppo- sitio e appellatio non si escludono. 131 Introductiones
Parisienses, cit., p. 371. 132 Seguono (ivi, pp. 371-373) sei regole relative
all’ampliatio e alla restrictio di suppositio e appellatio. 133 Tractatus de proprietatibus
sermonum, cit., p. 722: « Appellatio est proprietas que inest voci ex eo quod
assignet aliquem mediante verbo pre- sentis temporis. Per hoc patet quod ille
terminus tantummodo appellat qui vere potest sumi cum verbo presentis temporis;
ille vero nil appellat qui vere non potest sumi cum verbo presentis temporis,
ille scilicet qui nil potest significare presentialiter. Appellare est
assignare aliquem. Unde terzzinum appellare nil aliud est quam terzzinum
convenire alicui, hocest esse assignare alicui me- diante verbo presentis
temporis ». 88 Alfonso Maierù sitio, in quanto è un capitolo di essa !%,
l’appellatio può essere anche definita come la coartatio (o restrictio) della
suppositio mediante il verbo di tempo presente !%, La Dialectica Monacensis,
agli elementi già rilevati della conno- tazione temporale in un contesto
proposizionale, aggiunge che 4p- pellare è accidentale per il termine, e che la
funzione del termine che appellat è quella di essere predicato !”. Ancora, le
Suzzzze Metenses caratterizzano in modo molto chiaro l’appellatio come
suppositio del termine « pro iis qui sunt », « pro existente », a differenza
della supposizione, che è funzione del termine non legata ai « presentia
supposita » !*. 135 Ivi: «[...] cum suppositio et appellatio se habeant quasi
superius et nferius [...]». 136 Ivi, pp. 722-723: « Quoniam (autem) variatur
per verbum presentis emporis vel preteriti vel futuri, et cum talis variatio
sit suppositio coartata et talis suppositio coartata per verbum presentis vel
preteriti vel futuri dicatur appellatio. Dialectica Monacensis, cit., p. 616: «
Dicitur autem terminus appel- lare id de quo vere et presentialiter et
affirmative potest predicari. Ut patet in hoc termino ‘bomzo’, qui appellat
Sortem, Platonem, et omnes alios presen- tes. Et notandum quod terminus
communis hoc quod appellat, supponit. Sed non convertitur, quia multa supponit
que non appellat. Iste enim ter- minus ‘bozz0? supponit Cesarem et
Antichristum, non tamen appellat cos, eoquod. non sunt presentes. Unde
accidentale est termino appellare id quod modo appellat, quia iste terminus
‘hozz0” appellat Sortem cum ipse est, cras non appellabit ipsum dum ipse non
est, sed tamen supponit ». La supposi- zione è comunque superior
all’appellazione; di essa si afferma: «[...] ter- minus communis pet se sumptus
supponit pro omni quod potest participari formam eius:[...] », dove è presente
un riferimento alla forzz4 (natura uni- versale) come residuo delle
interpretazioni dell’espressione: « substantia et qualitas ». 1388 Cfr. Summe
Metenses, cit., p. 458: «Quoniam appellatio est nota corum. que accidunt
termino inquantum est in propositione, ideo viso de suppositione termini
videndum est de appellatione eiusdem et de diffe- rentia que est inter
appellationem et suppositionem. Sciendum tamen quod appellatio termini est
suppositio eius pro iis qui sunt. Unde appellata dicuntur presentia supposita;
suppositio est tum pro existente tum pro non Terminologia logica della tarda
scolastica 89 Questa caratterizzazione è prevalente nel secolo XIII, e non solo
nelle varie sumzzzulae, ma anche in testi come lo Speculum doctrinale di
Vincenzo di Beauvais !*. Lamberto di Auxerre ricorda quattro accezioni di
appellatio, ma afferma che il valore principale resta « acceptio termini pro supposito
vel suppositis actu existentibus » !°. Pietro Ispano a sua volta definisce
senz'altro: « Appellatio est acceptio termini pro re existente », il che rende
questa funzione del termine diversa dalla significatio e dalla suppositio !!.
La necessità dell’attuale esistenza della cosa appellata fa sì che Pietro
attribuisca l’appellatio non solo ai nomi comuni, ma anche ai nomi propri
quando designano una realtà esistente ‘4°. Bisogna però distinguere due casi
existente. Et ex hoc patet differentia inter appellationem et supposi- tionem
[...]. Non autem terminus appellat nisi pro eo qui vere est. Et propterea
manifestum est quod multos appellavit quos modo non appellat, et multos postea
appellabit; item multos appellabat (appellat: De Rijk) quos modo non appellat
nec postea appellabit ». 139 Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 240: « Appellatio
vero dicitur quae- dam proprietas quae inest termino, eo quod ille potest
accipi pro aliquo supposito actu existente. Unde differt a suppositione, eo
quod suppositio est indifferens respectu entium, et non entium [...]: unde
suppositio communior est quam appellatio »; per la distinzione tra nomi comuni
o appellativi e nomi propri, cfr. ivi, 95-98. 140 In PRANTL, Appellatio dicitur
quatuor modis: propria nominatio, proprietas nominum, acceptio termini pro
supposito sub suo significato, acceptio termini pro supposito vel pro sup-
positis actu existentibus... Quarto modo est principalis intentio... ». 141
Summulae logicales, cit., 10.01, p. 102; continua così il testo cit.: «Dico
autem “pro re existente”, quia terminus significans non ens nihil appellat, ut
“Caesar” vel “Antichristus”, et sic de aliis. Differt autem appellatio a
suppositione et significatione, quia appellatio est tantum de re existente, sed
suppositio et significatio sunt tam de re existente quam non existente, ut
“Antichristus” significat Antichristum et supponit pro Anti- christo, sed non
appellat, “homo” autem significat hominem et supponit de natura sua tam pro
hominibus existentibus quam non existentibus et ap- pellat tantum homines
existentes ». 14 Ivi, (10.02): « Appellationum autem alia est termini communis,
ut 90 Alfonso Maierù riguardo all’appellatio del termine comune: se il termine
ha sup- posizione semplice (se cioè sta per l’essenza comune d’una cosa),
allora « idem significat, supponit et appellat »; se invece ha sup- posizione
per i suoi inferiora, esso significat la natura comune, supponit per quegli
inferiora per i quali viene quantificato e ap- pellat gli inferiora esistenti
!9. L’uso dei termini appellatio, appellare da parte di Guglielmo di Shyreswood
merita un discorso più ampio. Innanzi tutto, va precisato che secondo Guglielmo
appellatio è la generale predica- bilità del nome in una proposizione che abbia
il tempo presente !*. Ma il maestro ci informa che, secondo alcuni (guidar), il
predi- cato ha appellatio mentre il soggetto ha suppositio 5. Ora, la “homo”,
alia termini singularis, ut “Socrates”. Terminus singularis idem significat,
supponit et appellat, quia significat rem existentem, ut “Petrus” ». 143 Ivi,
10.03, pp. 102-103: «Item, appellationum termini communis alia est termini
communis pro ipsa re in communi, ut quando terminus habet simplicem
suppositionem, ut cum dicitur “homo est species” vel “animal est genus”; et
tunc terminus communis idem significat, supponit et appellat, ut “homo”
significat hominem in communi et supponit pro homine in communi et appellat
hominem in communi. Alia est termini communis pro suis inferioribus, ut quando
terminus communis habet personalem supposi- tionem, ut cum dicitur “homo
cutrit”. Tunc “homo” non significat idem, supponit et appellat, quia significat
hominem in communi et supponit pro particularibus et appellat particulares
homines existentes. Introductiones în logicam, Appellatio autem est presens convenientia
termini i.e. proprietas, secundum quam significatum termini potest dici de
aliquo mediante hoc verbo: est [...]. Appellatio autem (sc. est) in omnibus
substantivis et adiectivis et participiis et non in pronominibus, quia non
significat formam aliquam, sed solam substantiam » (abbiamo tenuto presente le
correzioni suggerite in KNEALE, op. cit., pp. 246 sgg., al testo che il
Grabmann ha fissato nell’ed. cit.), e p. 82: « Appellatio autem inest termino,
secundum quod est predicabilis de suis rebus mediante hoc verbo: est »; cfr. DE
Rik, op. cit., II, i, pp. 563 sgg. In questo senso il BocHENSKI, A History of
Formal Logic, cit., p. 176, intende appellare come ‘nominare’ le cose presenti.
GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cif., p. 82: « Dicunt igitur quidam. quod terminus
ex parte subiecti supponit et ex parte predicati appellat ». Terminologia
logica della tarda scolastica 9i supposizione può essere duplice: « aut
secundum actum aut secundum habitum; della supposizione abituale (che ha ri-
scontro nella supposizione naturale di Pietro Ispano 19), scrive: « Secundum
autem quod est ‘** in habitu dicitur suppositio signifi- catio alicuius ut
subsistentis. Quod enim tale est, natum est ordinari sub alio »; la
supposizione attuale è definita « ordinatio alicuius intellectus sub alio » !:
un termine, in quanto tale, è naturalmente capace di fungere da soggetto e in
tal caso ha supposizione abituale; se è usato in una proposizione, esso è
attualmente ‘ordinato’ a un predicato, ed ha supposizione attuale. Ciò premesso,
Guglielmo commenta così l’opinione dei quidam: Et sciendum, quod ex parte
subiecti supponit (sc. terminus) secundum utramque diffinitionem suppositionis
(sc. actualem et habitualem), ex parte autem predicati supponit secundum
habitualem suam diffinitio- nem. Scieridum etiam quod terminus ex parte
subiecti appellat suas res, sed non secundum quod est subiectum. Ex parte autem
predicati appellat. Secundum autem quod predicatum, comparatur ad subiectum
suum per aliquam suarum rerum et secundum hoc appellat 199. Sembra di poter
ricavare dal testo le seguenti affermazioni: la supposizione attuale non
importa l’appellatio; la supposizione abi- tuale, propria del termine in quanto
tale, importa l’appellatio; l’appellatio è perciò proprietà del termine in quanto
tale: il sog- getto appellat in forza della sua ineliminabile supposizione abi
tuale, il predicato appellat in quanto esso ha solo supposizione abituale; e
poiché il predicato significa una forma che inerisce alla substantia del
soggetto, il termine predicato designa solo una 16 Ivi, p. 74. . o 147 Summulae
logicales, cit., 6.04, p. 58; cfr. DE Ru, op. cit., II, i, pp. 566 sgg.; cfr.
anche cap. II, nn. 67 e 69. : 188 Nel testo di GueLIELMO DI SHYRESWOOD, op.
cit., p. 74, si legge sunt, che è riferito insieme a suppositio e copulatio.
149 Ivi. 150 Ivi, p. 82. 92 Alfonso Maierù 151 x n forma e appellat secondo che
è ordinato al soggetto, e grazie al soggetto; il predicato è quindi assunto
nella sua intenzione e aa; - ; inerisce’ al soggetto che riceve estensione
dalla copula !2. Da quanto si è detto, appare evidente che la dottrina della
appellatio proposta da Guglielmo è ancora legata all’analisi gram- maticale
della relazione che intercorre tra nome appellativo e realtà designata. Ma
resta vero ancora, per Guglielmo, che il nome, per sua natura (de se),
«supponit pro presentibus » !* cioè ha la funzione, che gli deriva, come si sa,
dalla sua impositio, di nominare le cose presenti: è questa la ragione per cui
l’appel- latio è legata, come a sua « conditio sine qua non », alla connota-
zione temporale della copula di tempo presente. 151 Cfr. ivi, p. 78: «Queratur,
utrum dictio, que predicatut, predicet solam formam et si stet simpliciter aut
non. Et videtur, quod non. Si enim ita esset, vere diceretur: quedam species
est homo sicut dicitur: homo est species. Dicendum, quod hoc non sequitur. Omne
enim nomen significat solam formam et non absolute, sed inquantum informat
substantiam deffe- rentem ipsam et sic aliquo modo dat intelligere substantiam.
Nomen ergo in predicato dat intelligere formam, dico, ut est formam substantie
subiecti. Et ideo cum illa substantia intelligatur in subiecto, non
intelligetur iterum in predicato. Unde predicatum solam formam dicit ». Si
ricordi che significatio è definita (ivi, p. 74): « presentatio alicuius forme
ad intellectum »: forma è una natura universale; per il De Rij€, op. cit., II,
i, p. 563, n. 3, l’espres- sione « significatum termini » del primo testo della
n. 144 vale « the universal nature the term signifies ». 12 Così il De Rug
(ivi, p. 564) intende il passo di Guglielmo: di contro ai « quidam » che
appaiono sostenitori della teoria dell’identità per quanto riguarda la copula
(soggetto e predicato hanno la stessa estensione, indicata dalla copula),
Guglielmo è sostenitore della teoria dell’inerenza (per la quale cfr. Moopy,
Truth and Consequence..., cit., pp. 32 sgg., e cap. III). sa Cfr. GUGLIELMO DI
SHYRESWOOD, op. cif., p. 85: «Et dico, quod ille terminus: homo supponit pro
presentibus de se, quia significat formam in comparatione ad suas res. Hec
autem comparatio tantum salvatur in existen- tibus. Solum enim est suum
significatum forma existentium et proprie pro hiis supponit de se »; per forma,
e significatum, cfr. n. 151; per l’interpre- tazione proposta, cfr. KNEALE, op.
cit., pp. 247-248. Terminologia logica della tarda scolastica 93 Di contro alla
dottrina che interpreta l’appellatio come una specie di suppositio, e
precisamente quella specie che vale in rela- zione al tempo presente, dottrina
che deriva dall’affermarsi della suppositio come teoria generale del termine
nella proposizione in sostituzione dell’appellatio (ben illustrata dal De
Rijk'*), sopravvive nelle sumzzzulae l’interpretazione dell’appellatio come
proprietà del termine derivante dalla primitiva impositio: essa è documentata
dall’Ars Meliduna, dalle Sumule dialectices attribuite a Ruggero Bacone, ma
anche nel Compendium studii theologiae di Ruggero Bacone. Se, per parte sua,
l’Ars Meliduna afferma ancora le tesi dell’appellatio come risultato immediato
dell’institutio 9, della 154 Cfr. Logica modernorum. Causa institucionis vocum
fuit manifestacio intel- lectus, idest ut haberet quis quod alii intellectum
suum manifestaret [....]. Notandum tamen quod institucio vocum non fuit facta
ad significandum, sed tantum ad appellandum, quippe cum appellacio vocum magis
sit necessaria ad loquendum de rebus subiectis quam significacio. Quod autem ad
appel landum fuerint voces institute, satis probabiliter coniectari potest ex
illa inposicione vocis que fit cum puero nomen inponitur: ibi enim non queritur
quid significabit illud nomen vel quo nomine puer significabitur sed pocius
quid appellabitur. Amplius autem ex hoc quod ubicunque proprie ponuntur nomina
in supposito semper ponuntur ad agendum de appellatis tantum, ut dicto quoniam
horzo currit. Appellant ergo nomina res illas propter quas supponendas fuerunt
instituta. Verba quoque similiter, saltem casualia, idesi participia. Licet
autem ad appellandum tantum fuerint institute voces, tamen preter appellacionem
habent etiam significacionem, sed hanc ex appellacione contraxerunt sive ex
institucione facta ad appellandum ». Discutendo della significazione dei nomi,
l’autore c’informa che, secondo una tesi, essi signi ficano le forme ideali,
per cui « desinente re appellata, manet vocis signifi- catio » (ivi, p. 295);
ciò ricorda da vicino quanto scrive GIOVANNI DI Sa LIsBURY, Metalogicon, cit.,
IV, 35, p. 205: « [...] temporalia uero widentur quidem esse, co quod
intelligibilium pretendunt imaginem. Sed appellatione uerbi substantiui non
satis digna sunt que cum tempore transeunt, ut nun- quam in eodem statu
permaneant, sed ut fumus euanescant; fugiunt enim, ut idem (sc. Plato) ait in
Thimeo, nec expectant appellationem »; cfr 94 Alfonso Maierù necessità del riferimento
al presente e della priorità logica della significatio e della suppositio
rispetto all’appellatio, giacché il nome conserva quelle quando perde questa in
seguito alla distru- zione della cosa ‘appellata’ !*, il discorso diventa più
articolato negli altri due testi. L’autore delle Sumzule scarta sia la dottrina
della suppositio come proprietà del soggetto !”, sia quella dell’appellatio
come proprietà del predicato: l’appellatio è ordinata agli appellata e perciò è
proprietà del soggetto come del predicato, giacché en- trambi sono ordinati
agli appellata; e poiché i termini che hanno appellazione sono usati nella loro
valenza significativa, ogni 4ppel- latio è personale (‘personale’ indica che il
termine è usato a deno- tare le realtà significate) e si può articolare a
somiglianza della supposizione personale ‘*. L’autore, inoltre, ricorda due
opinioni Timaeus a Calcidio translatus commentarioque instructus, ed. T.H.
Waszink, « Plato latinus », IV, Londini et Leidae 1962, p. 47. Cfr. MurraLry,
The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lviti-lix. 156 Ars Meliduna, cit., p.
316: «Significat enim hoc nomen ‘Cesar’ adhuc illud individuum quod olim
significavit. Neque enim nomen re (ce)dente significationem amisit quam prius
habuerit, sed appellationem, — que est per verbum presentis temporis vera
attributio sive copulatio. Unde et semper exigit rem existendi. Distat ergo
inter suppositionem, signi- ficationem, appellationem, quia duo prima precedunt
tertium, ut in hoc nomine ‘Antichristus’; semper etiam post ipsum manent, ut in
hoc nomine ‘Cesar’; ipsa vero simul. Significat itaque ‘Cesar’ individuum, non
quod modo sit individuum, sed quod est vel fuit vel erit. Et ita significat
individuum quod non est nec tamen (erit) aliquod individuum. Sicut supponit vel, secundum
alios, significat boro qui non est et tamen quilibet homo est, quia
significatio dictionis appellationem ampliat ». 157 Sumule dialectices, cit.,
p. 268: «[...] quarto modo dicitur supposicio ‘proprietas termini subjecti’,
sive subjecti in quantum alii supponit et subicitur in oracione »; quindi è
scartata la tesi che intende la suppo- sitio come « substantiva rei designacio
» (ivi). 1588 Ivi, p. 277: «[...] dicitur quod appellacio est termini
predicabilis sine tempore significatio (significato: Steele). Quod est falsum:
quia appel- lacio dicitur per comparacionem ad appellata que respicit. Cum
igitur subjectus terminus equaliter respiciat appellata, sic terminus
predicatus erit appellacio Terminologia logica della tarda scolastica 95
relative al riferimento temporale del nome che ha appellatio: una, più diffusa,
sostiene che il termine comune denota tutti i suoi (possibili) appellata, senza
alcun riferimento temporale (su questa affermazione, legata all’analisi del
momer appellativum, fa leva la dottrina dell’ampliatio e della restrictio);
l’altra, invece, intende l’appellatio del termine come riferita al presente,
giacché « ter- minus est solum nomen presencium » !’. Questa seconda è l’opi-
nione condivisa dall’autore delle Sumzzle; fra i vari argomenti addotti a
sostegno di essa, uno è ricavato dalla dottrina della ampliatio: se il termine
avesse appellazione per il presente come pet il passato e il futuro,
l’ampliazione non avrebbe senso !, e conclude: Dicendum est igitur quod
terminus est solum nomen presencium vel existencium, nomen dico significacionis
[...]. Quare terminus de se solum concernit presencia, et supponit pro illis de
sui materia; pet naturam autem verbi de preterito et futuro, vel habenti
materiali eorum ut verba ampliandi, poterunt stare pro preteritis et
futuris!9!, All’obiezione, che si può formulare contro la tesi che so- stiene
essere elemento caratterizzante dell’appellatio il riferimento al tempo
presente, che cioè il nome, a differenza del verbo, non connota il tempo, e quindi
non è giustificato alcun riferimento subjecti sicut predicati. Cum igitur omnis
appellacio sit respectu significacio- num, omnis appellacio erit personalis.
Sicut autem supposicio personalis dividitur sic appellacio potest dividi; alia
discreta, alia communis etc., et competunt eadem exempla tam a parte subiecti
quam a parte predicati »; cfr. Duplex tamen est sentencia de appellacionibus,
quia quidam dicunt quod terminus appellat de se appellata presencia, preterita
et futura, et est communis entibus et non-entibus. Alii dicunt quod terminus
est solum nomen presencium et nichil est commune enti et non-enti, sive
preterito, presenti, et futuro, secundum quod dicit Aristoteles in primo
Metaphysice ». 160 Ivi, p. 280. 161 Ivi. 96 Alfonso Maierù temporale ‘2, l’autore
risponde che il nome, di per sé, né significa né consignifica il tempo, ma,
piuttosto, l’imzpositio che è all’ori- gine del nome è in relazione alla « res
praesens » da nominare, e la significatio che ne consegue non può prescindere
da ciò !9, Dalla stessa posizione muove Ruggero Bacone nel Corzpen- dium: in
polemica con Riccardo Rufo di Cornovaglia, nega che il nome designi un « esse
habituale » indifferente alla connotazione temporale e quindi valido per
presente, passato e futuro!” e si richiama all’originaria imzpositio del nome
che esige la presenza della cosa designata. E all’obiezione che il nome «
significat sine tempore », risponde che ciò è detto « quantum ad modum
significandi, non quantum ad rem », che anzi, usare un termine per designare una
realtà non più esistente o non esistente è usarlo equivocamente e, in fondo,
dare ad esso una nuova impositio !£; e ancora: una vox petde la sua
significatio una volta distrutta la « res signata »; se dunque una vox
significa una realtà non più presente, lo fa perché riceve una nuova imzpositio
19. 16 Ivi, p. 283: «His suppositis, est dubitacio super jam dicta quod nomen
significat sine tempore, igitur hujusmodi termini ‘homo’ ‘Sor’, cum sint
nomina, non determinant sibi tempus aliquod, nec appellata magis presencia quam
preterita vel futura ». 163 Ivi: «[...] inponitur enim nomen rei presenti et
appellato presenti. Oportet enim quod sit presens et ens actu cui nomen
inponatur. Set hoc dupliciter: aut ens actu et presens in rerum natura, ut ‘homo’
‘asinus’, aut secundum animam, ut ‘chimera’ et hujusmodi ficta apud intellectum
et cognicionem ». 14 Compendium ..., cit., p. 55. 165 Ivi, p. 54: «Nunquam enim
homines, quando inponunt nomina infantibus vel animalibus suis, respiciunt nisi
ad res presentes sensui, et ideo non abstrahunt a presenti tempore, nec ab
actuali »; cfr. Ars Meliduna, in n. 155. 16 Ivi, p. 57: «Sic possumus inponere illis nomina,
set alia inposi- cione et alia quam illa que entibus fit, et equivoce; ut Cesar
potest per nouam inposicionem significare Cesarem preteritum vel futurum vel
mortuum, set equiuoce enti et non enti ». 167 Ivi, p. 60: in part.: «Si enim
non est pater, non est filius, nec Terminologia logica della tarda scolastica
97 I testi ora esaminati rappresentano indubbiamente i documenti d’una
sopravvivenza di tesi tradizionali, talora riprese polemica- mente (da Bacone)
contro l’affermarsi di quella considerazione dell’appellatio che abbiamo detto
sintattica: il termine può essere considerato nel momento della sua utilizzazione
in una proposi- zione, e in tal caso ha appellatio quando la supposizione di
esso è rapportata al presente. Una tale considerazione è possibile grazie al
sostituirsi della dottrina logica della suppositio, come dottrina generale del
termine nella proposizione, a quella del- l’appellatio, che, muovendo da
premesse prevalentemente gram- maticali (nomen appellativum), si era affermata
prima come dot- trina del rapporto intercorrente tra il momzen comune e i suoi
appellata e poi come dottrina del zomzen condizionato dal tempo del verbo nella
proposizione; i due modi di considerare l’appel- latio sono esemplificati, fra
l’altro, dalle due opinioni che abbiamo visto nel testo delle Suzzule dello ps.
Bacone. Ma, insopprimibile, rimane l’esigenza di rapportare il nome al suo
momento istitutivo, quando si pongono le premesse del- l’appellatio e della
significatio; la tesi del decadere della vox dalla sua significatio quando vien
meno la « res appellata » sostenuta da Ruggero Bacone finisce, però, per
distruggere la possibilità non solo d’un discorso logico, ma d’un qualsiasi
discorso. Niente di nuovo, rispetto a quanto si è detto, si trova nella
tradizione dei commenti ad Aristotele fioriti nel secolo XIII !8. e contrario:
set signum et signatum sunt relatiua, ergo perempto signato, non erit vox
significatiua ». 18 Si veda, ad esempio, ALserto Magno, Praedicamentorum liber
I, in Opera, I, cit., pp. 157b (i derominativa) e 158b: «Et quod dicitur
appellationem (quae dicitur quasi ad pulsum, et componitur ab 4 praepo- sitione
et pello, pellis) notat, quod alienum pulsum sit ad id quod deno- minatur,
sicut et nomen proprium appellatio vocatur proprie, quia ex col- lectione
accidentium ad id significandum appulsum est. Nomen enim com- mune propter hoc
dicitur appellativum, eo quod in eo multa pelluntut in unum, et ideo est
commune multorum ». Ma si veda, per questi riferi- [La trattazione della
dottrina dell’appellatio qual è svolta dai maestri del secolo XIV presuppone la
conoscenza dei problemi finora esaminati, da quello dei patonimi a quello del «
nomen appellativum » a quello, ancora, che è posto dalla domanda se l’appellatio
sia una proprietà del predicato e se rimandi a una forma o natura universale.
Di Occam si è parlato a proposito dei patonimi; si è visto che la sua dottrina
è punto di arrivo di una tradizione di analisi, puntualizza lo status dei
problemi e fissa una terminologia. Per quanto riguarda l’appellatio, il «
Venerabilis Inceptor » ne precisa il significato una prima volta in rapporto a
suppositio, una seconda distinguendo due accezioni di appellare. Ecco il primo
passo, tratto dalla Sumzmza logicae: Est [...] sciendum, quod ‘suppositio’
accipitur dupliciter, scilicet large et stricte. Large accepta non distinguitur
contra pes arena sed appellatio est unum contentum sub suppositione. Aliter
accipitur stricte, secundum quod distinguitur contra appellationem !9, Il
secondo passo si legge nell’Elementarium logicae: ‘Appellare’ autem et
‘appellatio’ dupliciter accipitur; uno modo pro significare plura, per quem
modum dicuntur quaedam nomina esse nomina appellativa, non praccise quia
significant sed quia significant plura. Ideo nomina propria non sunt nomina
appellativa [...]. Aliter accipitur appellare pro termino exigere vel denotare
seipsum debere sub propria forma, id est ipsummet praedicari in aliqua alia
propo- sitione. Et sic solebant (dicere) quod praedicatum appellat suam for- mam et
subiectum non appellat suam formam. Nel primo testo Occam afferma che « appellatio est
unum menti e per altri, Miztellateinische Worterbuch, s.w. appellatio e appel-
lativus. 169 Summa logicae, cit., pp. 175-176. 0 Elementarium logicae, cit.,
pp. 217-218. i Terminologia logica della tarda scolastica 99 contentum sub
suppositione » nel senso che essa è un capitolo della supposizione !;
appellatio invece si contrappone a suppo- sitio solo se si intende che questa è
proprietà del soggetto e quella del predicato: a chiarire il secondo valore giova
il testo del- l’Elementarium. La prima accezione di appellatio, appellare è
legata alla dottrina del « nomen appellativum », la seconda invece caratterizza
l’appellatio come proprietà del predicato che « appel- lat suam formam ». Ma
cosa valga questa espressione si ricava da altri passi: nella Sumzzza logicae
l’espressione vale: « ipsum (sc. praedicatum) et non aliud » !2,
nell’Elementarium essa è glossata con « praedicatum ipsum non mutatum seu
variatum nec alio sibi addito » !#: dal punto di vista logico, una proposizione
il cui predicato « appellat suam formam » è vera quando lo stesso ter- mine,
non mutato, cioè assunto per tutto ciò che esso importa dal punto di vista
della sigrificatio, è predicato « de illo, pro quo subiectum supponit, vel de
pronomine demonstrante illud praecise, pro quo subiectum supponit » ! facendo
una proposizione vera; così, perché sia vera la proposizione « album fuit
nigrum », è necessario che sia stata vera una volta la proposizione: « hoc est
nigrum ». Ora, non è richiesto in tali proposizioni che ciò valga anche per il
soggetto !5: è noto infatti che il verbo condiziona ciò che segue ad esso, non
ciò che precede, e che il soggetto di una proposizione con verbo di tempo o
comunque di valote di- verso dal semplice presente ha supposizione per ciò che
è o pet ciò che può essere (o per ciò che fu, o sarà), mentre il predicato ha
171 Per Pu. Bonner (Ockbam's Theory of Signification, « Franciscan Studies», VI
[1946], pp. 143-170, ora in Collected Articles on Ockham, cit.: v. in part. p.
230, n. 51) e il De RiJ€ (op. ciz., II, i, p. 564) è quel capitolo che riguarda
la supposizione di un termine in relazione a cose esistenti; ma cfr. nn. 186 e
187. 172 Summa logicae, cit., p. 195 (l’espressione occorre anche a p. 242).
173 Elementarium logicae, Summa logicae,
cit., p. 195. 175 Elementarium logicae, cit., p. 218. 100 Alfonso Maierà
supposizione, nel suo valore specifico, per il tempo e il valore indicato dal
verbo !. Nella dottrina dell’appellatio di Riccardo di Campsall vanno distinte
due fasi: la prima è quella che emerge dalle Questiones super librum Priorum
analeticorum, la seconda si riscontra nella Logica. Nel primo testo, appellare
occorre sia in concorrenza con sup- ponere, almeno in un caso in cui si tratta
della suppositio del predicato !”, sia nell'espressione « predicatum appellat
suam for- mam », che è usata come medium di argomentazione 18. l’autore non fa
riferimento ad alcuna connotazione temporale in questi con- testi, e l’esclude
esplicitamente là dove definisce il nome comune o appellativo come quello che «
significat naturam communem habentem supposita » !?: qualora non avesse un «
suppositum presens » o 412 Alfonso
Maierù In conclusione, Wyclif conosce due grandi generi di probazio: una legata
ai termini mediati, l’altra, meno formalizzata, che si ricollega forse a una
tradizione vicina a quella testimoniata dai Tractatus Anagnini”. Infine, è
importante rilevare che i maestri di formazione pari- gina, ma anche Occam, non
conoscono altro tipo di probatio che non sia la expositio: da questo, che è il
più diffuso, comin- ceremo l’esame dei singoli modi di ‘prova’ della verità
delle proposizioni. 4. L’« expositio » I termini exponere, expositio hanno una
loro storia ante- riore all’uso che ne fanno i logici nel medioevo, sia nel
campo blema possit pluribus modis concludi. Ad quod dubium sine verbis respon-
deo quod particularis affirmativa et universalis negativa de subiectis non
transcendentibus ad minus quadrupliciter probari possunt: a priori, a poste-
riori, aeque et indirecte; ut ista propositio: ‘homo currit’ a posteriori
potest probari sic: ‘hoc currit et hoc est homo, igitur homo currit*; a priori
sic: ‘omne animal currit, homo est animal, igitur homo currit’; ab aeque sic:
‘risibile vel animal rationale curtrit, igitur homo currit*; indirecte sic:
quia contradictoria istius significantis principaliter quod homo currit est
falsa, igitur ista est vera ‘homo cutrit’ ». C'è da notare che il procedimento
a priori, quale qui esposto, ricorda molto da vicino l'operazione contraria
alla resolutio che Billingham chiama compositio; quello 4 posteriori, stando
all’esempio addotto, si identifica con la resolutio stessa; la probatio ab
aeque non contiene alcun accenno all’expositio, che è invece presente in
Wyclif; infine, la probatio indirecta è identica alla probatio indirecta ex
opposito di Wyclif. La dipendenza di Pietro da Wyclif non è proprio docu-
mentabile, come si vede: va piuttosto detto che una stessa tradizione è giunta
ai due autori, probabilmente da fonte inglese; in Wyclif l'utilizzazione di
questa quadruplice probatio è puntuale e normale, mentre Pietro, per quanto mi
risulta, non va oltre questo cenno. 5 Manca in Wyclif ogni riferimento alle «
probatio per habitudinem Terminologia vogic. delta tarda scolastica 413 della
retorica ® che in quello delle tecniche di approccio agli auctores oggetto di
lectio ®. Il Mullally nota che l’origine del termine va ricercata nell’esigenza
di chiarire i vari sensi del di- scorso, compito che già Cicerone assegnava
alla dialettica 2. L’affer- mazione torna nel medioevo *, in un contesto in cui
si discute del compito che spetta al commentatore di Prisciano; in verità,
l’esi- genza stessa della expositio, a tutti i livelli, ha la sua origine nel
bisogno di chiarire, illustrare, mostrare qualcosa mediante discorso. Nel
secolo XII troviamo in testi di logica due usi di expomere: uno, relativo alla
vox che « exponitut per significationem alterius predicabilium » che ha una
lontana parentela con la probatio officialiter, come si dirà nel $ 6; cfr.
Tractatus Anagnini, cit., pp. 285 sgg. 9 Per la retorica, cfr. LausBERG, op.
cif., pp. 700 sg., sv. exponere ed expositio. 61 Cfr. Boezio, In Arist.
Periermenias, I ed., cit., p. 132; II ed. cit., p. 157: expositor è il
‘commentatore’; e p. 7: « Cuius expositionem nos scilicet quam maxime a
Porphyrio quamquam etiam a ceteris transferentes Latina oratione digessimus »;
Cassionoro, Institutiones, cit., I, VIII 16, p. 32: «[...] nequaquam vobis
modernos expositores interdico ». Per la distinzione tra autentici,
disputatores, introductores e expositores cfr. E. R. Curtius, Europdische
Literatur, Bern 19619, p. 264. MutLaLty,
The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lxxiv sgg., in part. p. lxxiv n.,
cita Cicerone, Bruto, xLI, 152: «[...] latentem explicare defi- niendo,
obscuram explanare interpretando [....] ». Il MuLLaLty, ivi, cita anche De
doctrina christiana di S. Agostino, III, dove le ambiguità verbali sono
chiarite con l’applicazione di regole grammaticali. GucLieLMo DI ConcHes, De philosophia mundi,
P. L. 172, 101-102: «Antiqui vero glosatores [...] in expositione accidentium
erraverunt. Quod ergo ab istis minus dictum est dicere proposuimus, quod
obscure exponere, ut ex nostro opere causas inventionis predictorum aliquis
querat et diffinitionum Prisciani expositiones [...] » (il passo è cit. dal De
Rixk, Logica modernorum, Il, i, cit., p. 110, che segue il testo corretto da E.
JeaunEAU, Deux rédactions des gloses de Guillaume de Conches sur Priscien, «
Recherches de théologie ancienne et médiévale », XXVTI [1960], p. 218). 414
Alfonso Maierà vocis » #, l’altro relativo alla propositio 9. Questo secondo
solo, opportunamente precisato, diviene corrente nella logica medievale. Che a
questo stadio l’accezione sia generica, si può constatare anche in Abelardo #;
ma ben presto essa si fa più rigorosa. La propositio in tal caso è detta
exporibilis. Ma poiché essa è tale in virtù di una vox 0 dictio, è necessario
individuare quali dictiones rendano esponibile la proposizione. Si afferma
quindi che le dictiones aventi tale proprietà sono quelle sincategorematiche o
aventi un importo sincategorematico. Pietro Ispano, nel Tractactus
exponibilium, così definisce la propositio exponibilis: Propositio exponibilis
est propositio habens obscurum sensum expo- sitione indigentem propter aliquod
syncategoreuma in ea implicite vel explicite positum vel in aliqua dictione
[....] mentre Buridano afferma: expositio non est nisi explanatio
significationis syncategoreu- matum $, La ricerca dell’identificazione dei termini
esponibili è operata % Glose in Arist. Sopb. el., cit., p. 212: «Figura
dictionis secundum significationem est cumz una vox exponitur per
significationem alterius vocis, ut hec vox ‘quid’ exponitur per quale vel
quantum, quia iste voces non videntur differre in significatione, tamen
differunt » (cfr. anche De RK, op. cit., II, i, p. 500, n.). 6 Introductiones
dialetice secundum Wilgelmum, ms. Vienna lat. 2499, f. 27r, cit. in De Rik, op.
cit., II, i, p. 132: «Sed quocumque modo ipsi exponant istam propositionem:
‘quoddam animal est homo’, absurdum est eam dici regularem, quia absurdum est
ut illud quod prorso continetur ab aliquo in ordine predicamenti, de continenti
regulariter predicetur »: si tratta semplicemente della conversione della
proposizione. $ Cfr. cap. V, n. 74; v. anche KneaLE, The Development of Logic, cit.,
pp. 212-213. ST Op. cit., p. 104. 6 Consequentiae, cit., III, 1; cfr. cap. IV,
n. 147. Terminologia
logica della tarda scolastica 415 nel contesto proposizionale, giacché è fatta
in vista di chiarire il senso dell’intera proposizione f, con l’aiuto delle
dottrine gram- maticali, oltre che della tradizione aristotelico-boeziana.
L’Ars Meliduna individua in particolare le dictiones exclu- sivae” e i
quantificatori”, ma non usa la terminologia del- l’expositio, mentre il quinto
dei Tractatus Anagnini, che tratta de quinque dictionum generibus
(distributive, infinite, aggettive, esclusive, relative) ? e che può essere
considerato un trattato de syncategorematibus come ce ne saranno nel secolo XIII”,
usa il termine exponere collocandolo in un contesto che è importante perché vi
si distingue la « propositio que exponitur » e quella «per quam exponitur »,
anche se la terminologia è in concor- renza con quella della resolutio””. Tra
quelle dictiones che l’anonimo autore chiama distributive sono individuati i
compa- rativi, e tra quelle dette aggettive, i superlativi 9, la cui analisi 6
L’Ars Meliduna, cit., p. 329, trattando della contraddizione, afferma che
dictiones come tantum, praeter, nisi, adbuc modificano il consueto rap- porto
tra le contraddittorie secondo il noto schema del ‘quadrato’ delle
proposizioni, e perciò richiedono un’attenzione particolare che tenga conto
dell'intero contesto della proposizione condizionato da quelle dictiones. © Ivi,
p. 333. © Ivi, p. 322. © Op. cit., p. 297 (argumentum del 5° trattato). 73 Come
ad es. il trattato Syrncategoremata di SHYRESWOOD, cit. © Op. cit., p. 317:
«Nos autem admittimus eas et dicimus quod frequenter ca que exponitur est
incongrua et illa per quam exponitur, con- grua, ut ‘Romanus est fortissimus
Grecorum’, hec est incongrua; hec autem: ‘Romanus est unus Grecorum et est
fortior omnibus Grecis aliis a se’, hec est congrua. Similiter
ea que exponitur est congrua, sed ea per quam exponitur est incongrua, ut
“Socrates et Cesar sunt similes’, hec est congrua; sed hec est incongrua:
‘Socrates est talis qualis est Cesar”. Sed fottasse nulla illarum resolutionum est congrua]
ha origine grammaticale” ma ha giustificazioni aristoteliche ®. Nel secolo XIII
Guglielmo di Shyreswood, fra l’altro, analizza l’expositio dei verbi incipit e
desinit. Ma Pietro Ispano, nel testo citato, così enumera i termini o dictiones
(signa, nel testo) che rendono esponibile una proposizione: Pro quo notandum
est quod ea, quae faciunt propositionem expo- nibilem, sunt in multiplici
differentia. Nam quaedam sunt signa exclu- siva, ut «tantum», « solum »;
quaedam exceptiva, ut « praeter », « nisi »; quaedam reduplicativa, ut «
inquantum », « secundum quod »; quaedam important inceptionem vel desinitionem,
ut « incipit », « desinit »; quaedam important privationem finis, ut «
infinitum »; quaedam important excessum, ut nomina comparativi et superlativi
gradus; quedam important distinctionem, ut « differt », « aliud ab », et sic de
aliis; quaedam important specialem modum distributionis, ut « totus », «
quilibet », et sic de aliis. Unde propter ista, propositio redditur obscura et
indiget expositione, et ideo dicuntut facere propo- sitionem exponibilem 8,
Alla metà del secolo XIII, dunque, i principi dell’expositio sono già
stabilmente fissati, come testimonia l’opera di Pietro Ispano. © Il MuttLALLy,
op. cit., p. lxxvi, rinvia, per i comparativi, a PRISCIANO, op. cit., III, 1 e
8, in Grammatici latini, II, cit., pp. 83 e 87. 78 ARISTOTELE, in Cat. 5, 3b
33-4a 9, afferma che la sostanza non è suscettibile di più o meno, mentre ivi,
8, 10b 26-30 afferma che lo è l’accidente. Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit.,
ad I, e De differentiis topicis, cit., 1178C: «Namque ad comparationem nihil nisi
accidens venit, hoc enim solum recipit magis et minus ». Ma v. m., In Isag., II
ed. cit., p. 253: «Quae uero secundum accidens differentiae sunt insepatabiles,
ut aquilum esse vel simum vel coloratum aliquo modo, et intentionem suscipiunt
et remissionem [...] ». 79 Syncategoremata, cit., pp. 75-78. 80 Tractatus
exponibilium, cit., p. 104. In luogo di desinitionem, l’ed. legge definitionem.
Il trattato mostra l’expositio dei vari termini: esclu- sivi (pp. 104-108),
eccettivi (pp. 108-110), reduplicativi (pp. 110-114), incipit e desinit (pp.
114-118), infinitus (pp. 118-122), comparativi e [ Il secolo XIV però riprende
la dottrina, ne riesamina i fonda- menti e ne fissa rigidamente le regole
operative. Innanzi tutto, vengono riesaminati i termini che rendono esponibile
la proposizione. Nel Tractatus de suppositionibus, Buri- dano afferma che delle
voces incomplexae, o semplici dictiones (di- stinte dalle voces comzplexae o
orationes), che significano sempre in stretta dipendenza dai concetti ®!,
alcune hanno puro valore di categoremi, cioè significano le cose concepite
mediante concetti, e perciò possono essere soggetto o predicato nella
proposizione; altre hanno puro valore sincategorematico perché significano solo
quei concetti che sono le operazioni mentali, come 707, vel, ecc.; altre,
infine, sono miste: o perché, oltre ai concetti che significano im-
mediatamente e da cui traggono la funzione sincategorematica, significano le
cose concepite ma zor possono essere soggetto o predicato, o perché hanno insieme
funzione di categorema e di sincategorema ®©. In altre parole, alle voces
incomplexae possono corrispondere concetti incomplessi o complessi *; questi
ultimi, sincategoremi come fat? o categoremi con sincategorema come chimaera,
vacuum, rendono esponibile la proposizione, nel senso che i loro molteplici
significati devono essere resi espliciti « per orationes illis aequivalentes in
significando » *. La proposizione superlativi (pp. 122-124), differt e aliud
(pp. 124-126), fotus (pp. 126-128), quaelibet e quantumlibet (p. 128). 81 Sul
rapporto tra concetti e discorso mentale da un lato, voces e orationes
dall’altto in Buridano, cfr. REINA, Il problema del linguaggio in Buridano, I,
cit., pp. 412-413. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 187-188; cfr. REINA, op. cit.,
I, p. 405. 83 Tractatus de
suppositionibus, cit., p. 189, e v. Sophismata, 1, £. [Sra-vb], dove si afferma
che tutto il racconto della guerra di Troia (« conceptus valde multipliciter
complexus ») è stato significato con la vox incomplexa «Iliade », come «vacuum
» sta per «locus non repletus cor- pore », che implica tre concetti: locus,
repletio, corpus. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 189 e 190
(duodecima regula). 27 418 Alfonso Maierù exponibilis, una volta operata
l’expositio, è propositio exposita; le proposizioni ad essa corrispondenti sono
le exporentes: tra la prima e le altre c'è equivalenza e la regola fondamentale
sul piano operativo è la seguente: « Sunt [...] consequentiae formales per
exponentes syncategorematum ab exponentibus ad expositam aut ab exposita ad
aliquam exponentium » £. Abbiamo fatto precedere il discorso su Buridano a
quello su Occam perché Buridano, posteriore a Occam, esplicitando il rap- porto
vox incomplexa - conceptus complexus, aiuta a capite Occam (anche se la
posizione dei due filosofi è diversa: alla stretta subot- dinazione del
linguaggio al pensiero in Buridano, fa riscontro in Occam la « concezione del
rapporto fra discorso mentale e di- scorso vocale come rapporto fra due ordini
paralleli di segni, ri- spetto ad un unico ordine di significati » *), il quale
tiene il discorso più sul piano dei rapporti formali e operativi. Nel capitolo
« De propositionibus aequivalentibus hypothe- ticis » Occam scrive: [...]
quaelibet categorica, ex qua sequuntur plures propositiones cate- goricae
tamquam exponentes, hoc est exprimentes quid ista propo- sitio ex forma sua
importat, potest dici propositio aequivalens propo sitioni hypotheticae ®. Si
tratta di proposizioni apparentemente categoriche: sono le proposizioni
exclusivae®, exceptivae ®, reduplicativae” o inclu- 85 Burmano, Consequentiae,
cit., INI, 1. 86 REINA, op. cit., I, p. 413 (cfr. Occam, Summa logicae, cit.,
p. 179: suppositio materialis, simplex, personalis, per concetti e per voces) e
pp. 411-412 (suppositio materialis solo per i termini vocali e scritti secondo
Buridano). Summa logicae] denti termini connotativi e relativi (come sizzilis)
o collettivi”, oppure il relativo gui”, o termini privativi (es. coecus) e
infiniti (immateriale), o i termini designanti «figmenta animi » (es.
chimaera)*; incipit e desinit*, il verbo fit": tutte queste propo- sizioni
hanno una loro expositio, ad opera di exponentes di cui numero e forma variano
di caso in caso”. Diamo un esempio per tutti: per la verità di « Socrates est
albus » è necessario che siano vere: « Socrates est » e « Socrati inest albedo
» ®. Alle proposizioni ricordate, Occam aggiunge le universali co- struite con
i distributivi utergue, neuter”; di tutte, poi, dà le regole della conversione
!%, S'è detto che il secolo XIV stabilisce una volta pet tutte le regole
operative nell’ambito dell’asserita equivalenza tra la pro- 9 Ivi, pp. 252-255
(per i connotativi, v. cap. I, $ 2). 92 Ivi, pp. 260-261. 9 Ivi, pp. 255-257
(De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi et infiniti), e c. 13,
p. 258 (De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi non
aequivalentibus terminis infinitis): la differenza sta in ciò che le prime
hanno due exponentes, mentre le seconde « plures habent exponentes quam duae ».
9 Ivi, pp. 258-260. 95 Ivi, pp. 280-285. 96 Ivi, pp. 286-287. 97 È detto dei
privativi non equivalenti ai nomi infiniti, ivi, p. 258: « De talibus autem non
potest dari certa regula, quia secundum varietatem termi- norum talium
propositiones, in quibus ponuntur, diversimode debent exponi ». A maggior
ragione differisce l’expositio da tipo a tipo di pro- posizione. 98 Ivi, p.
253: «[...] ad veritatem talis propositionis requiruntur duae propositiohes,
quae possunt vocari expomentes ipsius, et una debet esse in recto et alia in
obliquo. Sicut ad veritatem istius: ‘Sortes est albus’, requiritur, quod haec
sit vera: ‘Sortes est’, et quod haec sit vera: ‘Sorti inest albedo’ » (cors.
mio). 99 Ivi, p. 254; esclude però le universali costruite con omzis. che
invece saranno incluse dagli altri autori] posizione exponibilis e le
proposizioni exponentes, per cui la congiunzione delle exponentes IMPLICA, ed è
IMPLICATA da, l’exponibilis. Ma anche a questo proposito va ricordato qualche
tentativo precedente. L’Ars Meliduna, analizzando le ipotetiche compositae,
considera come terza specie di esse le propositiones IMPLICITE, che hanno luogo
con il relativo !%: la proposizione che implicat et continet vim alterius
propositionis è detta IMPLICANS, l’altra
è detta IMPLICITA (cf. IMPLICITVM); mentre, quanto ai rapporti d’inferenza tra
le due, si afferma che alla proposizione IMPLICITA segue la sua simplex, quella
proposizione que remanet sublata relativa particula et verbo quod ei redditur;
ad esempio: si Socrates est aliquid quod cutrit, Socrates est aliquid. Ma
all’implicita può seguire illa quam implicat nel rispetto dell’habitudo
terminorum, cioè dei rapporti tra i termini in essa posti. L’analisi, condotta
con l’ausilio della consequentiae, non giunge tuttavia a riconoscere le
strutture dell’equivalenza vera e propria. Un tentativo ancora è nel secondo
dei Tractatus Anagnini. Sotto il titolo de equipollentiis cathegoricis si
discute, fra l’altro, di un argomentare secundum inferentiam, quando sia
presente in rapporto inferenziale uno di questi termini: ‘idem’, alie habent
aliquid implicitum per relativam particulam. IMPLICITA dicitur propositio que
preter principalem significationem, — idest preter significationem que ex
principalibus attenditur —, tamen implicat et continet vim alterius
propositionis. Ut ‘Socrates est aliquid quod currit’ IMPLICAT istam: ‘aliquid currit’;
et ‘homo qui est albus, est animal quod currit’ has duas: ‘homo est albus’,
‘animal currit’. Unde magis
proprie diceretur ista IMPLICANS, ille IMPLICITE. Et generaliter: numquam ad IMPLICITAM
sequitur illa quam IMPLICAT, nisi hoc operetur habitudo terminorum. Ut ‘si
liquid est homo qui est Socrates, aliguid est homo.’ Sed non: ‘si aliguid quod
est Socrates est homo, aliquid est Socrate»; quia non coaduniatur hic
consecutio habitudine terminorum ». ‘indifferens’, ‘differ, ‘scitur’, ‘prete’,
‘nisi, ‘nunò’, ‘incipit’, ‘desinit’ »!*. Si tratta di un tentativo, in cui il procedimento
proprio della expositio s’inttavvede solo nel caso dei termini incipit e desinit.
Ma la dottrina è già fissata: basti per
tutti Pietro Ispano. Tuttavia si raggiunge il massimo di chiarezza e di
formalizzazione, definendone le regole sul piano operativo. Burleigh ne dà una
formulazione molto chiara. Discutendo della expositio di termini come tantum,
solum, incipit ecc., Burleigh ne richiama le regole fondamentali: la
proposizione exponibilis aequipollet, cioè equivale, e quindi IMPLICA ed è IMPLICATA,
dalla congiunzione delle sue exponentes; perciò (si ricordi la regola fornita
da Buridano) dall’exposita ad aliquam exponentium » vale la conseguenza,
giacché da tutta la copulativa (e l’exposita ne è l'equivalente) a ciascuna
parte è valida l’infe- renza (pg 2 p, oppure pq 2 q)!”, ma non viceversa;
mentre la falsità di una parte è sufficiente alla falsità del tutto !®, Alberto
di Sassonia considera proposizioni equivalenti alle ipotetiche quelle che
contengono dictiones exclusivae (tantum, solus, solum, unicus ecc.), exceptivae
(praeter, praeterquem, nisi 1% Op. cit., p. 240. 105 Ivi, p. 241: «Item.
‘Socrates incipit esse; ergo Socrates nunc primo est’. Item: ‘Socrates nunc
ultimo est; ergo Socrates desinit esse. De puritate artis logicae. Item
notandum pro regula, quod omnis propositio exclusiva aequipollet copulativae
factae ex suis expo- nentibus »; per la proposizione exceptiva, cfr. p. 165, e
così via; p. 171: «[...] exceptiva et exclusiva non sunt simpliciter
categoticae sed sunt implicite hypotheticae; valent enim copulativam factam ex
suis exponen- tibus ». 107 In part. l’exclusiva implica la sua praeiacens: op.
cit., p. 138: « Con- tra. Omnis exclusiva infert suam praeiacentem; ergo cum
ista ‘Pater est’, sit praeiacens huius: “Tantum pater est’, oportet quod
sequatur: Tantum pater est, ergo pater est ». 198 Ivi, p. 243: «Item notandum
pro regula, quod ad hoc, quod copulativa sit vera, requiritur quod utraque
parts sit vera, et ad hoc ut copulativa sit falsa, sufficit, quod altera pars
sit falsa.] ecc.), reduplicativae
(inquantum, secundum quod) e quelle che contengono incipit e desinit. Il
discorso è molto particolareggiato per ciascun caso, discutendosi ogni volta
dei vari valori delle dictiones sincategorematiche, delle regole di ciascuna
proposizione, dei sofismi che di solito vengono formulati in ordine ad un certo
tipo di proposizione; noi ci limiteremo a riprenderne le linee generali. La
proposizione exclusiva ha esposizione per mezzo di una copulativa composta di
due categoriche, una affermativa, l’altra negativa: « ‘tantum homo currit’,
exponitur sic: homo currit et nihil aliud ab homine currit ». Tutta la
copulativa è detta da Alberto exponens dell’esclusiva e per essa valgono le
regole, già viste, che reggono la copulativa !”, Alberto, inoltre, parla di
expo- sitio propria e impropria: la prima si ha quando l’expomens è data nella
forma tradizionale e regolare, la seconda quando l’una o l’altra parte
dell’exporens contiene elementi non appropriati: ad esempio, della proposizione
« Socrates est tantum albus », il cui predicato è un termine connotativo, si ha
questa expositio impropria: « So- crates est albus et Socrates non denominatur
aliquo alio acci- dente ». La seconda proposizione categorica non è
regolamentare, e tutta la congiunzione è falsa. L’expositio propria invece è
questa: « Socrates est albus et Socrates non est aliud ab albo », che è vera
159, 19 Arserto DI Sassonia, Logica, cit., III, 6, f. 20ra: et ista copulativa
dicitur exponens istius exclusivae, et utraque illarum (sc. pro- positionum,
affirmativa et negativa) sequitur ad illam [...]. Ex
isto sequitur quod quaelibet pars categorica quae est pars exponens exclusivae
sequitur ad exclusivam: propter quod quaelibet pars copulativae sequitur ad
ipsam copulativam cuius est pars ». 110 Ivi, f. 20rb; oltre che in tal caso, Alberto
pone expositio propria € impropria « quando dictio exclusiva additur termino
significanti totum inte- grale » come è domus (f. 20va, 8% regola); quando la
stessa dictio « additur termino significanti numerum », (ivi, 92 regola), o «
additur termino communi distributo habenti plura supposita » (ivi, 10° regola).
Terminologia logica della tarda scolastica 423 Anche la proposizione exceptiva
ha esposizione per mezzo di due categoriche, una affermativa, l’altra negativa,
che costitui- scono una propositio copulativa!!. Così « omnis homo praeter
Socratem currit » ha la seguente expositio: « Socrates non cutrit et omnis homo
alius a Socrate currit », mentre di « nullus homo praeter Socratem cuttit »
l’expositio è: « Socrates curtit et omnis homo alius a Socrate non currit » !,
Inoltre, ogni exceptiva ha una praeiacens, che si ottiene da essa (« dempta
[....] dictione exceptiva et parte extra capta, residuum dicitur praeiacens
exceptivae » !!5): il rapporto dell’exceptiva con la praeiacens è regolato nel
modo seguente: « Si praeiacens exceptivae est vera, exceptiva est falsa. Unde
si ista est vera: ‘omnis homo cutrit’, ista est falsa: ‘omnis homo praeter
Socratem currit’ » 14, Anche la reduplicativa ha esposizione per mezzo di una
copu- lativa !5: il numero dei membri di essa varia però a seconda del numero
dei termini dissimili in essa presenti !!°. 111 Ivi, III, 7, f. 21va: «Ex hoc
patet quod omnis exceptiva aequi- valet uni copulativae in significando
compositae ex una affirmativa et alia negativa: diversimode tamen, sicut iam
patuit, exponendo exceptivam affirmativam et exceptivam negativam ». 12 Ivi.
113 Ivi, f. 21vb; v. GuLieLMo DI SHyREswooD, Syrcategoremata, cit., p. 62:
«Item si praejacens est in toto vera, exceptiva est falsa et e con- verso »;
anche un’altra accezione di praeiacens è fornita da ALBERTO: Ulterius sciendum
est quod copulativa composita ex duabus categoricis, cui copulativae propositio
exceptiva aequipollet in significando, dicitur praeiacens exceptivae ». u4 Ivi.
115 La controprova è fornita dal caso in cui la negazione « praecedit
reduplicativam et verbum principale », giacché allora « fit propositio con-
tradictoria reduplicativae »; così la proposizione « aequivalet uni disiuncti-
vae », e cioè ha «probatio per causas veritatis »: ivi, III, 8, f. 22va; cfr. $
8 di questo capitolo. 116 Se la proposizione ha tre termini dissimili (es. «
homo in quantum animal est sensibilis »), ha quattro proposizioni esponenti
(«[...] ad veri- 424 Alfonso Maierù Marsilio dà molto spazio all’expositio
nella seconda parte delle sue Conseguentiae. In undici capitoli discute delle
proposizioni includenti termini exceptivi (praeter, nisi e praeterquam)!",
le dictiones exclusivae (tantum, solum) "® le reduplicativae (inquan- tum,
prout, secundum eam rationem e simili)!, incipit'? e desinit'*, o signa
alietatis (differt, aliud, non idem, alterum e simili) ‘2, infinitum'*,
aggettivi di grado comparativo e superla- tivo !4, signa collectiva (omnis)!®,
totus !%, ita e sicut'?. Di tutte Marsilio fornisce l’esposizione mediante
proposizioni in congiunzione, nel modo ormai noto !*. tatem istius requiritur
veritas unius copulativae, compositae ex quattuor propositionibus; v.g. istius
copulativae: ‘homo est animal, et homo est sensibilis, et omne animal est
sensibile, et si est aliquod animal illud est sensibile’ », ivi, f. 22va); se
la proposizione ha due termini simili (« homo in quantum homo est risibilis »),
quattro sono le esponenti (« requiritur quod haec sit vera: ‘homo est homo’, et
quod homo sit risibilis, et quod omnis homo sit risibilis, et si aliquod est
homo quod illud sit risibile », ivi, f. 22va); se invece tutti i termini sono
simili (« ens in quantum ens est ens»), « propter coincidentiam propositionum
solum habet tres exponentes, seu unam copulativam pro exponente, compositam ex
tribus propositionibus [....]: requiritur quod ens sit ens et omne ens sit ens,
et si aliquid est ens quod illud sit ens». Per incipit e desinit, cfr.
C. WiLson, Heytesbury. Medieval Logic and the Rise of Mathematical Physics,
Madison Wisc. 19602, p. 41. 117 In Textus dialectices. de comparativis. de
superlativis. De exceptivis sit haec regula: a qualibet istarum ad suas
exponentes simul sumptas vel e converso est bona formalis consequentia:
Terminologia logica della tarda scolastica 425 C’è da aggiungere che, per le
proposizioni esclusive, Marsilio esige che la praeiacens costituisca il primo
membro della congiun. zione di proposizioni mediante la quale si opera
l’expositio !?. Naturalmente, il rapporto tra l’exclusiva e la praeiacens è
definito in modo diverso rispetto a quello che vige, secondo Alberto di
Sassonia, tra l’exceptiva e la sua praeiacens: « quando arguitur ab exclusiva
ad suam praeiacentem consequentia est bona » 199. Anche Pietro d’Ailly, epigono
della scuola parigina, dedica un trattato alle proposizioni esponibili !#, nel
quale non si discosta molto dalla tradizione di Buridano, Alberto e Marsilio.
quia ibi arguitur ab aequivalente ad aequivalens »; così per gli altri casi. La
proposizione negativa è in genere prodata « per disiunctivam de partibus
contradicentibus partibus copulativae ». 129 Ivi, f. 197r: «Et propositio quae
remanet deposita dictione exclusiva vocatur ptaeiacens [...]. Prima est
affirmativa, ut ‘tantum animal est homo”, quae exponitur per copulativam
bimembrem cuius prima pars est praeiacens et secunda universalis negativa. 130
Ivi, £. 197v. 131 Cfr. op. cit.; sono sei capitoli: cap. I, f. [2v]: i termini
privativi, negativi o infiniti sono esponibili, ma «[...] de talibus non
possunt poni regulae generales vel, supposito quod possent poni, nimis longum
esset et nimis tediosum, et etiam cognito quid nominis talium dictionum, facile
est exponere propositiones in quibus ponuntur » (contro Buridano: cfr. n. 84);
afferma: «[...] illud dictum non erat verum generaliter, scilicet, omnes propositiones
in quibus ponuntur termini relativi vel cognotativi (!) aequi- valent
propositionibus hypotheticis [...] » (f. [3r]); ff. [3v-4r]: la proposi- zione
universale è esponibile se il quantificatore è ufergue o neuter, non lo è se il
quantificatore è omnis, o nullus, o quilibet; cap. II
De exceptivis, ff. [6r] sgg.; cap. III De exclusivis, ff. [14r] sgg.; cap. IV De
reduplicativis, ff. [21r] sgg., e in part., f. [21v]: «Sed tamen apparet mihi
proprie dicendum quod in propositione proprie reduplicativa reduplicatio nec
est pars subiecti nec est pars praedicati, sed se tenet ex parte formae
proposi- tionis, ideo denominat propositionem reduplicativam; et ita potuissem
dixisse de dictione et de propositione exceptiva quando locutus sum de dictione
proprie exceptiva in secundo corollario primae dubitationis princi- palis
secundi capituli, quamvis autem probabiliter dixerim oppositum »; cap. V De
incipit et desinit, ff. [24r] sgg., e in part., f. [25r]: «Ex hoc La logica
inglese posteriore a Occam ha sviluppato queste dottrine, soprattutto in tre
direzioni: da Sutton, Burleigh e Occam !° è stata elaborata la dottrina
dell’expositio dei relativi, che poi ha ricevuto una buona sistemazione nel
terzo capitolo delle Regulae di Heytesbury; all’expositio de incipit et desinit
sono stati dedicati vari trattati, fra cui quello che costituisce il quarto
capi- tolo delle Regulae di Heytesbury; alla trattazione dell’expositio del
comparativo e del superlativo si è riallacciata in particolare la dottrina de
maximo et minimo, di cui ancora una volta Heytesbury ha offerto un esempio d’un
notevole livello nel quinto capitolo delle sue Regulae (ma va tenuto presente
che in esso la termino- logia propria dell’expositio non è frequente !*). In
questo contesto, vengono introdotti nuovi temi, nell’analisi dei quali sono
applicate le regole dell’expositio: sono i temi propri della filosofia della
natura che caratterizzano il secolo XIV come secolo che ‘precorse’ (si prenda
l’espressione con la precauzione usata dalla più recente storiografia) il
secolo di Galileo, discutendo il ‘limite’ di una potenza attiva o passiva, o il
primo ‘quando’ di un processo di trasformazione. Il metodo applicato
nell’analisi di questi e analoghi problemi è quello logico-calculatorio, cioè
una sintesi di procedimenti logici e di procedimenti propri della filo-
sequitur corollarie quod quaelibet propositio de incipit vel desinit exponitur
pet unam copulativam compositam ex una de praesenti et alia de praeterito vel
de futuro, sed tamen per aliam exponitur propositio de incipit et per aliam
propositio de desinit [...]»; cap. VI, altri verbi: fit (factum est, fiet) ed
equivalenti, ff. [29r-30v]; in part. il termine che segue questi verbi «
appellat suam formam » (f. [30r]). 13 WersHEIPL, Developments in the Arts
Curriculum..., cit., p. 159. 133 Per i tre capitoli ultimi delle Regul4e di
Heytesbury, cfr. C. WiLsoN, op. cit., pp. 29 sgg.; per il De relativis, cfr. un
cenno nel mio articolo Il «Tractatus de sensu composito et diviso» di G.
Heytesbury, « Rivista critica di storia della filosofia. Salvo errore, in De
maximo et minimo occotte una sola volta il termine exponitur al f. 31vb; ma
cfr. n. 48. Terminologia logica della tarda scolastica 427 sofia della natura
(calculationes): il risultato più celebre è il Liber calculationum di Riccardo
Swineshead. Ma, contemporaneamente, su di un piano più propriamente
logico-formale, Billingham viene inquadrando l’expositio in un contesto che
sistema, come si è detto, tutta la trattazione della « probatio propositionis
». Il termine exporibilis è definito come quello che ha « duas exponentes vel
plures cum quibus convertitur » !*. È importante rilevare che, mentre gli
autori esaminati, specie quelli di forma» zione parigina e lo stesso Occam,
danno una notevole importanza alle proposizioni exclusivae, exceptivae e
reduplicativae, Billingham dà invece importanza a proposizioni contenenti altri
termini quali omnis !, primum e ultimum'*, maximum e minimum, compa- rativo !*
e superlativo !’, incipit e desinit, e ai termini exceptivi ed exclusivi, come
a differt, aliud e aliter, riserva solo un cenno !4, e alle reduplicative
neppure quello. Tutto ciò testimonia di un interesse spostato verso gli
argomenti di filosofia della natura che fiorivano ad Oxford in quel tempo.
Billingham non sviluppa nel senso delle tecniche ‘calculatorie’ questi temi, ma
la scelta è indicativa di un clima culturale. Strode, nella Logica, discute dei
termini exporibiles, trattando, di seguito, le proposizioni exclusivae (con un
cenno alle exceptivae), le universali, semper totum infinite immediate, incipit
e desinit, differt, i gradi positivo, comparativo e superlativo (e a questo
pro- posito precisa che i termini maximum e minimum, primum e ultimum,
intensissimum e remississimum, velocissimum e tardis- [Cfr. Speculum] simum,
propinquissimum e remotissimum, utilizzati dalla filosofia della natura, sono
superlativi e perciò esponibili) e le reduplica- tive 42. Anch’egli definisce
la proposizione esponibile in rapporto alle exponentes: Nam dicuntur exponentes
cum duae propositiones simul inferunt aliquam propositionem formalem, vel
plures, sic quod consequens sit determinatio antecedentis cum hoc quod nulla
illarum per se sufficiat istam inferre, et ad utramque istarum tam coniunctim
quam divisim ex exposita valet consequentia, per quod excluduntur tam
singularia quam causae veritatis 193, Questa definizione può essere così
illustrata: a) le exponentes sono due proposizioni che in congiunzione (sirz4!)
fungono da antecedente in un’inferenza logica rispetto a un’altra proposizione
(exposita); b) in modo tale che l’inferenza non valga da una exponens al
consequens; c) mentre l’exposita può fungere da ante- cedente rispetto alla
congiunzione o a una delle due exporentes (« tam coniunctim quam divisim ») !#.
L’accenno all’esclusione dei singularia si giustifica per il fatto che il
contesto riguarda l’expositio delle universali, e l’autore nega che l’expositio
di esse possa essere fornita dai suoi singularia!S: infatti scrive: 14 Op.
cit., ff. 24ra-26vb; per i superlativi elencati, cfr. ivi, f. 26ra. 18 Ivi, f.
24va. 14 Strode scrive: « sic quod consequens sit determinatio antecedentis »;
la determinatio consiste in ciò che, da un punto di vista formale, la con-
giunzione di più proposizioni (cui l’expesit4 equivale) non infertur da una di
esse: ciò è precisato nel testo. Ma forse non è da escludere che l’autore
intenda di più: si ricordi che si ha conseguentia formalis secondo Strode
quando il conseguens è «de intellectu antecedentis » (cfr. Moony, Truth and
Consequence..., cit., p. 71). 145 Op. cit., f. 24va: «Solebant tamen antiqui
dicere quod univetsalis exponitur per sua singularia, quod tamen non dico
servando quid nominis de li ‘exponi’ »; ma cfr. ivi, f. 21ra: «Mobiliter
supponit cum ratione illius sufficienter contingit propositionem in qua ponitur
concludi ex una copulativa facta ex omnibus suppositis vel, nt verius dicatur,
ex omnibus] [ ‘omnis homo currit’ sic
exponitur: homo currit et nihil est homo quin ipsum, vel quod non, curtat, ergo
etc. »!4; l’expositio non può essere data neanche mediante induzione: « iste
homo currit et iste homo currit et iste homo curtit » all’infinito, «ergo omnis
homo currit »; ma sappiamo che la proposizione universale può essere probata
mediante inductio !. Tralasciamo per il momento il riferimento alla dottrina
delle causae veritatis che verrà chiarito più avanti.Wyclif affronta la
trattazione dei termini exponibiles, precisando che la proposizione esponibile
è equivalente ad una congiunzione di proposizioni !9. Nella Logica, egli tratta
delle proposizioni exclusiva !9, excep- tiva, universale affermativa‘, delle
proposizioni includenti uno dei termini differt, aliud, non idem'®, incipit o
desinit'*. Nella Logice continuacio, l'esame della expositio emerge a vario
titolo nei tre trattati di cui essa si compone. Nel primo trattato si discute
della universale affermativa ‘5. eius singularibus, et etiam cum constantia
debita eorum suppositorum con- tingit omnes singulares et illarum quamlibet ex
tali propositione concludere, et primus modus dicitur probatio vel inductio, ut
iste: ‘homo currit et iste et sic de singulis et isti sunt omnes homines, ergo
omnis homo currit [...] » (testo già cit. nel cap. IV, $ 5), e f. 22ra: «
Probatur etiam quod illa ‘omnis homo currit’ non formaliter inducitur ex
omnibus suis singularibus sine tali medio [...] » (il medium, o constantia, è
la proposizione «isti sunt omnes homines »). 146 Ivi, f. 24va. 147 Cfr. cap.
IV, n. 194. 14 Cfr. $ 8. 149 Cfr. Tractatus de logica] ; va notato che Wyclif
conserva, a differenza di Strode, la probatio per singulares. Essa può essere
provata nei quattro modi già esaminati (4 priori, a posteriori, ex opposito,
expositorie). Per quanto riguarda l’expo- sitio della universale, l’autore
precisa: « pro regula est tenendum quod quelibet universalis affirmativa
exponenda debet exponi per suam subalternam, et universalem negativam
convenientem in subiecto, sed de contradictorio predicato » !8: cioè di « omnis
homo est animal » le exporentes sono « homo est animal » (subal- terna) e «
nullus homo est quin sit animal » (universale negativa). Avverte però l’autore
che l’expositio vatia a seconda del quantifi- catore, del soggetto (che può
essere un solo termine o più ter- mini), del verbo (di tempo presente, o
passato, o futuro, oppure ampliativo), del predicato (che può contenere, ad
esempio, un relativo implicativo, come nella proposizione « omnis pater generat
individuum de sua substancia cui est similis in specie. Anche per la universale
negativa Wyclif pone la quadruplice probatio !8, ma, di esse, la « probatio ex
equo » non è data per mezzo di exponentes, bensì « per suam simpliciter
conversam vel quomodo- libet aliter equipollens » !. In modo analogo, la
probatio della particolare affermativa è data in quattro modi !9, Nel secondo
trattato Wyclif affronta « ex professo » il tema dell’expositio, che infatti
resta qui caratterizzante, nel senso che vengono talora accantonati, o meglio
presupposti, gli altri modi di probatio. L’autore tratta, nell’ordine,
dell’expositio delle proposi- [Quadrupliciter ergo contingit exposicionem
huiusmodi variari; vel racione signi, vel racione subiecti compositi vel
simplicis, vel racione verbi, vel racione predicati »; in part. racione verbi
(con la ripresa dell’ampliatio), pp. 94-97; racione predicati, p. 98. 158 Ivi,
pp. 100-106. 159 Ivi, p. 105; ma vedi p. 106: «Exponentes autem talium
universalium non inveni, quamvis cum diligencia sum scrutatus ». 160 Ivi, pp.
107-115 (ex equo, cioè « ex sua simpliciter conversa », p. 115). Terminologia
logica della tarda scolastica 431 zioni con i termini differt, aliud (e aliter,
sic) !%; o exclusivae !® e exceptivae 8, con i termini incipit e desinit'#*, o
con le espres- sioni per se — per accidens!©, con infinitum e inmediate'%;
delle proposizioni includenti aggettivi di grado comparativo !” o con termini
de plurali (tali sono, ad esempio, « quattuor sunt duo et duo »; « duo homines
sunt homo ») !9. Nel terzo trattato, egli discute delle reduplicative ! ancora
sulle comparative !”°. Di tutti questi casi egli fornisce un’analisi ampia e
dettagliata, con esempi (sophismata) dai quali si traggono conclusiones che
riecheggiano (specie a proposito de incipit et desinit, de maximo et minimo
ecc.) le discussioni di filosofia della natura correnti a Oxford. Non riteniamo
di doverci soffermare su questi temi. Segnaliamo soltanto che, in fondo, Wyclif
nella Logice continuacio torna sui principi enunciati nella Logica svolgendo la
trattazione con più ampio respiro. In Italia, Pietro di Mantova fa un discorso
del tutto analogo a quel che abbiamo visto fare dagli altri maestri, per quanto
attiene alla expositio delle proposizioni universali, exclusivae, exceptivae,
reduplicativae, o contenenti i termini infinitus, totus, aeternaliter, ab
aeterno, semper, differt, aliud, non idem, o com- parativi e superlativi, o
immediate !". Anche per Pietro l’expositio 9 e ritorna [Tractatus de
logica, (« de maximo et minimo »). 171
Cfr. Codices Vaticani latini. Codd. 2118-2193, rec. A. Maier, Romae 1961, pp.
31-33 (l’ordine dei trattati, come s’è detto, è diverso nelle edizioni 432
Alfonso Maierù è operata per mezzo di una congiunzione di proposizioni e per
essa valgono le regole della copulativa !?, L’expositio è dottrina fondamentale
nelle opere di Paolo Ve- neto, ed egli ne tratta a più riprese: nel quarto
trattato della Logica parva!®, nella prima parte della Logica magna, e sia nel
primo trattato, dove si discute dei termini esponibili, resolubili e
officiabili *, sia nei trattati dal quarto al diciottesimo sche trattano delle
dictiones che richiedono l’expositio '%, ma anche nel trattato diciannovesimo,
dove si parla della expositio dei termini modali in forma avverbiale !%, sui
quali torneremo; infine, in più luoghi della Quadratura!”. Le regole che
presiedono alla expositio sono così sintetizzate da Paolo: [1] Ab omnibus
exponentibus simul sumptis ad suum expositum est bona consequentia, et e
converso. [...]. [2] Ab omni exponibili ad quamlibet suarum exponentium est
bona consequentia, sed non e e nei manoscritti); v. n. 331 per incipit e
desinit. 1?2 Logica, cit., f. [22rb]: «Et valet consequentia ab ista exposita
ad istam copulativam et ad quamlibet eius partem principalem, et e converso ab
ista copulativa ad illam expositam et non a qualibet parte istius copu- lativae
et principali ad istam expositam valet consequentia »; f. [28vb]: « Oppositum
tamen arguitur quod ab exclusiva ad suas exponentes est bonum argumentum [...]
» ecc. 173 Nell’ordine, viene qui discussa l’expositio dell’universale
affermativa (non della negativa, che è probata dupliciter, « aut per sua
singularia aut per suum contradictorium »), dei comparativi (positivo «
comparabiliter sumptus », cioè in comparazione di eguaglianza, comparativo [es.
fortior] e superlativo), differt, aliud e non idem, le exclusivae, exceptivae,
reduplica- tivae, immediate, incipit et desinit, totus, semper, ab aeterno,
infinitum. 174 Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb. 115 Si tratta,
nell'ordine, di exclusivae, exceptivae, reduplicativae e sicut, comparativo e
superlativo, de maximo et minimo, totus, semper et aeter- num, infinitum,
immediate; v. n. 337 per incipit et desinit. 176 Ivi, I, 19, f. 7ira-vb, ma
anche nel trattato quarto della Logica parva, cit. 177 Soprattutto nella prima
parte, ma anche nelle altre. Terminologia logica della tarda scolastica 433
converso nisi gratia materiae Ex cuiuslibet exponentis contra- dictorio
sequitur contradictorium expositi, sed non e converso Paolo da Pergola affronta
gli stessi temi trattati da Paolo Veneto e perciò non ci dilungheremo oltre. Per
concludere, notiamo che l’expositio non è un’operazione logica che riconduca i
termini mediati a quelli immediati. Ad essa è più appropriata la descrizione
fornita da Occam, e già ricordata, secondo la quale i termini connotativi
devono essere ricondotti a quelli assoluti: ma quest’ultimi sono appunto
termini mediati. Nella expositio, inoltre una delle exponentes è negativa: ciò
per- ché i termini exporibiles sono caratterizzanti e quindi, in certo senso,
limitanti la proposizione: petciò essi hanno un certo im- porto negativo, che
va esplicitato. 5. La « resolutio» L’operazione logica che realizza pienamente
l’esigenza di ricon- durre i termini mediati a quelli immediati è detta
resolutio. Essa, infatti, meglio d’ogni altra si riallaccia alla dottrina aristotelica
già ricordata, per la quale la proposizione mediata ha il suo prin- cipio di
dimostrazione in quella immediata, e in particolare in quella prima e più nota
a noi secondo il senso !°. Ma i termini che designano questa operazione, cioè
resolutio e resolvere, non hanno avuto un’accezione tecnica per molti secoli.
Impiegati per designare la risoluzione della proposizione o del sillogismo nei
loro termini, come si è visto !, nel secolo XII essi vengono usati in
concorrenza con expositio, exponete. Lusi si È 178 Logica parva, cit., III. 179
Logica] già accennato, avviene nei Tractatus Anagnini!®, nei quali, c'è
peraltro da aggiungere, si parla di resolutio con una frequenza che non abbiamo
riscontrato per expositio. Nel terzo trattato, a pro- posito della dictio
‘qui’, considerando che, quando essa è pre- sente, la proposizione è
apparentemente categorica (dal momento che equivale a più categoriche avendo in
sé ‘implicita’ un’altra proposizione), l'anonimo autore parla di resolutio
della prima « in copulativas »; nello stesso contesto, parla di una « resolutio
in adiectivis » diversa da quella che ha luogo « in substantivis », cioè della
resolutio che una proposizione includente un relativo ha quando contiene un
aggettivo o un sostantivo come predicato, e della possibilità che questa
resoluzio sia impedita !*. Nel trattato 182 Cfr. n. 74. 183 Tractatus
Agnagnini, Iudicium predictarum impli- citarum potest haberi ex resolutione
ipsarum in copulativas. Debet autem talis fieri resolutio ut loco relativi
ponatur antecedens et loco antecedentis ponatur relativum pronomen cum
coniunctione. Unde istas concedimus: ‘aliquis bomo qui desiit esse, non est’,
quia copulativa vera est: ‘aliguis homo desiit esse et ipse non est®. Hanc
autem iudicamus incongruam: ‘gli- quis homo qui non est, desiit esse’; ponit
enim aliquem hominem non esse, quod falsum est. Secundum predictum iudicium
omnes iste videntur incon- grue: ‘Socrates erit album quod est nigrum’;
‘Socrates erit senex qui est puer. Omnes istas dicuntur esse
nugatorias et ita resolvuntur: ‘Socrates erit album quod est nigrum’: idest
album est nigrum et Socrates erit illud. — Predictam resolutionem implicitarum
non recepimus et dicimus aliter faciendam resolutionem in adiectivis, aliter in
substantivis. Et predictas ita resolvimus: ‘Socrates erit album quod est
nigrum’ idest quod est vel erit album est nigrum et Socrates erit illud;
similiter ‘Socrates erit senex qui est puer® idest qui est vel erit senex, est
puer et Socrates erit illud. — Verumtamen dicimus quod hee voces que sola
significatione sunt adiectiva, possunt resolvi sicuti pure substantiva et
secundum hoc ista erit incongrua: ‘Socrates erit senex qui est puer. —
Quandoque inpeditur resolutio pre- dictarum implicitarum in copulativas vel
propter signum universale vel propter defectum recti vel propter aliquid aliud.
Propter signum
univer- sale, ut cum dicitur. ‘omnis homo qui currit, movetur® vel ‘omnis homo
currit qui movetur; hec non potest resolvi; nam si diceremus: ‘omnis
Terminologia logica della tarda scolastica 435 quinto, resolvere occorre a
proposito della presenza in una propo- sizione di un termine infinito (ad es.
zon albus)!*, o di solus!9, per indicare l’esplicitazione di quel che in tali
casi la proposizione implica. Anche nel secolo XIII il valore di resolvere
resta generico, e può essere equivalente di exporere !. Ma è nel secolo XIV che
il significato di questo termine viene restringendosi e specializzan- dosi. Per
la verità, ciò non è riscontrabile né in Occam o Burleigh, né in Buridano,
Alberto di Sassonia e Marsilio, ma solo nei testi degli autori inglesi fioriti
intorno alla metà del secolo, e in quelli degli italiani. Billingham, nello
Speculuzz, scrive: Terminus resolubilis est quilibet terminus communis, sicut
nomen vel participium, qui habet aliquem terminum inferiorem se secundum homo
currit et ipse movetur®, esset non latina, quia ad dictionem confuse positam
non potest fieri relatio per relativum postpositum in alia c(1)ausula.
Similiter: ‘exaudio precem que fit ab illo’, ista non potest resolvi, quia non
dicimus: ‘prex fit ab illo et ego exaudio eam? ». 184
Ivi, p. 313: « Sciendum etiam est de nominibus infinitis [...]. Ut cum dicitur:
‘Socrates fuit non-albus’, non est sic resolvendum ‘Socrates fuit non-albus’
idest: Socrates fuit et non fuit albus, sed sic resolvendum est: Socrates fuit
aliguando et tunc non fuit albus ». 185 Ivi, p. 319: «Nos autem dicimus quod
talis locutio potest esse congrua et vera, etiam dictione transsumptive posita,
quia non sic resol- vimus ‘solum flumen currit idest: non alia res currit, sed
‘solum flumen currit, idest non alia res fluit. — Dubitatur de hac dictione
‘solus’, quam exclusionem habeat quando adiungitur nomini proprio pertinenti ad
non existentia cum verbo pertinenti ad existentia et ad non existentia. Quidam eas non recipiunt,
immo dicunt eas positas propter resolutionem, ut ‘solus Cesar non est’, idest
Cesar non est et non aliud non est ». 18 GueLIELMo DI SHyreswoon,
Syncategoremata, cit., p. 65: «Quod patet si comparetur affirmativa
conclusionis ad affirmativam praemissae et negativa ad negativam, cum tam
praemissa quam conclusio resolvitur in affirmativam et negativam ». 436 Alfonso
Maierù praedicationem; et tunc resolvitur quando capitur inferius eo in eius
probatione, et componitur quando capitur superius eo !87, Un termine si dice
resolubile, secondo Billingham, quando nella probatio si fa ricorso ai suoi
inferiora; ciò non è vero solo dei nomi e dei participi, ma anche dei verbi («
Consimiliter fit reso- lutio verborum ad substantiva, ut: ‘homo currit, ergo
homo est currens’, et e contra compositio ») !8*. Tale probatio per inferiora è
la resolutio, propriamente parlando; il ricorso ai termini supe- riores è detto
compositio !9. Per quanto riguarda la resolutio, il discorso si sposta di con- seguenza
sul rapporto tra i termini inferiori e superiori, spesso affrontato nei
trattati de consequentiis. Billingham ne tiene conto e riprende le seguenti
regole: 1) « ab inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim
negationis valet consequentia »; ad esempio è valida la conseguenza « homo
cuttit, ergo animal currit ». Ma l’inferenza vale talora anche « cum dictione
habente vim negationis » quali sono i termini esponibili, il « non » e i ter-
mini privativi e infiniti; così è valida l’inferenza: « tantum homo currit,
ergo tantum animal cutrit »; 2) « Ab inferiori ad suum su- perius cum
constantia subiecti et cum dictione habente vim nega- tionis post superius et
inferius tenent consequentia »; 3) « Ex prima regula sequitur alia, quod negato
superiori negatur inferius, quia sequitur: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo
homo currit’, quia ex opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis.
Nam sequitur: ‘non homo cutrit et hoc est homo, ergo hoc non currit’ » 19,
Secondo Billingham, la prima regola regge il sillogismo expo- [Speculum...,
cit., pp. 340-341; ma cfr. pp. 367-368, e passim, dove resolvere e resolutio
hanno valore generico. 188 Ivi, p. 342. 189 Cfr. n. 45, e capp. VII, nn. 36 e
37. 190 Speculum..., cit., pp. 341-344. Terminologia logica della tarda
scolastica 437 sitorius affermativo; la seconda, il sillogismo expositorius
nega- tivo: entrambi questi sillogismi sono alla base, secondo il maestro
oxoniense, di ogni disputa, anzi della possibilità stessa della dimo-
strazione, giacché essi sono fundamentum di ogni altro sillo- gismo !9. Il
richiamo all’espressione « syllogismus expositorius » merita qualche cenno che
ne chiarisca il significato. Essa è già in uso nel secolo XIII!?. Nel secolo
XII, invece, l’Ars Meliduna ha l’espressione « sillogismus expositionis »:
richiamandosi all’auto- rità di Aristotele, il testo afferma: «Per sillogismum
exposi- tionis fatetur Aristotiles probari posse sillogismos tertie figure, ubi
duo dicuntur de tertio » e aggiunge: «Et dicitur me- rito talis sillogismus expositionis, quia
quodammodo exponitur medium per suum inferius ». Ma dagli esempi addotti si può
rica- vare che non si tratta del nostro sillogismo ‘*. Più probabile che 191
Ivi, pp. 341-342: «Super quam regulam fundatur syllogismus expo- sitorius in
tertia figura [...] et iste syllogismus est fundamentum omnium syllogismorum
affirmativorum. Super quem syllogismum fun- dantur alii syllogismi negativi,
quo syllogismo expositorio affirmativo vel negativo negato, non erit ulterius
disputatio, nec potest arguens aliquid pro bare nec improbare aliquid esse;
quod si arguat per syllogismum in modo regulato et negatur illud, et tunc
statim veniet ad syllogismum expositorium ». 192 Cfr. ad es., M. Fernanpez
Garcia, Lexicon scholasticum philoso- pbico-theologicum, Ad Claras Aquas 1910
(basato sulle opere di Duns Scoto), pp. 667a-668a, dove esso è definito come
quel sillogismo che ha per medium un terminus discretus; cfr. anche rs. Duns
Scoto, In librum primum priorum Analyt. Arist. quaestiones, cit., q. XI, ff.
289b-290b. 193 Ars
Meliduna, cit., pp. 381-382; infatti il testo, tra i due passi, con- tiene
quanto segue: «Exempli gratia: ‘omne animal est res, omne animal est
substantia, ergo quedam substantia est res’. Quod conclusio vera sit potest
ostendi ostenso utramque extremitatum de hoc inferiori medii Socrate probari
per tertium modum prime, hoc modo: ‘omne animal est res, Socrates est animal,
ergo Socrates est res’; similiter ‘omne animal est substantia, Socrates est
animal, ergo Socrates est substantia’ ». Basti esami- nare questi esempi alla
luce di quanto detto e di quanto diremo appresso. 438 Alfonso Maierù si
avvicini al sillogismo expositorius quello che l’Ars Meliduna chiama
inmiediatus, « cuius maior propositio est inmediata », con preciso riferimento
al rapporto inferius-superius'*. Guglielmo d’Occam nella Suzzzza logicae
scrive: [...] syllogismus expositorius est qui est ex duabus praemissis singu-
laribus dispositis in tertia figura, quae tamen possunt inferre conclu- sionem
tam singularem quam particularem seu indefinitam, sed non universalem, sicut
nec duae universales in tertia figura possunt inferre universalem 195, A
chiarimento di questa definizione Occam precisa che le due premesse singolari
non richiedono soltanto che il soggetto sia un termine singolare, ma che la
realtà designata da esso non sia di fatto più cose distinte '%, Per Occam il
sillogismo espositorio è di per sé evidente, per cui, se un argomento può
essere ricondotto ad esso, questo argomento è corretto !”. Un'ultima osservazione
Nel testo aristotelico richiamato (Anal. pr. I 6, 28a 23 sg.) a expositio
corrisponde Exeo oppure txtiderdar. 1% Ivi, p. 383: « Alius mediatus, alius
inmediatus. Inmediatus dicitur cuius maior propositio est inmediata, idest
terminos habens inmediatos, scilicet tales quorum alter non potest de altero
probari per medium demonstrativum, idest per tale medium quod sit causa
inferioris et inferius superioris ». 15 Summa logicae, cit, p. 367. 16 Ivi, p.
368: «Est igitur dicendum quod syllogismus expositorius est, quando arguitur ex
duabus singularibus in tertia figura, quarum singu- larium subiectum supponit
pro aliquo uno numero quod non est plures res nec est idem realiter cum aliquo
quod est plures res », e p. 306: « Est tamen advertendum, quod ad syllogismum
expositorium non sufficit arguere ponendo pro medio pronomen demonstrativum vel
nomen proprium ali- cuius rei singularis. Sed cum hoc oportet, quod illa res
demonstrata vel importata per tale nomen proprium non sit realiter plutes res
distinctae. Est autem probatio sufficiens, quia syllogismus expo- sitorius est
ex se evidens nec indiget ulteriori probatione. Et ideo multum errant, qui
negant talem syllogismum in quacumque materia [...] », e p. 306: « Eodem modo,
quando aliquis discursus potest reduci ad talem syllogismum va fatta in merito
alla definizione di Occam: egli afferma che il sillogismo espositorio ha luogo
nella terza figura (il termine medio, in tal caso, è soggetto in entrambe le
premesse), nella quale i sillo- gismi non hanno mai una conclusione universale
(neppure quando hanno due premesse universali), ma possono avere solo una con-
clusione singolare, particolare o indefinita. Billingham recepisce questa
dottrina, come si può rilevare con- frontando quanto abbiamo riferito sopra con
quanto è detto da Occam: per lui, infatti, il sillogismo espositorio è
fundamentum di tutta l’argomentazione (e ciò perché, come afferma Occam, esso è
« per se evidens»); le premesse sono costituite di termini inferiori ai termini
comuni e perciò non possono essere che sin- golari. Billingham però si discosta
da Occam perché estende a tutte le figure il sillogismo espositorio '*, ma,
ancora come Occam, proibisce ch’esso possa concludere con una proposizione
universale (e non potrebbe essere diversamente: la conclusione non può mai
essere più ampia delle premesse, secondo il noto adagio scolastico « amplius
quam praemissae conclusio non vule »); infatti egli fa ricorso alla resolutio
solo per la probatio della inde- finita affirmativa (e della particularis affirmativa,
« quae semper convertitur cum indefinita affirmativa ») !?: essa deve essere
pro- vata « per duo demonstrativa », giacché « non est indefinita quin habet
vel habere potest demonstrativum sibi correspondens, nec e contra » 2°, Le due
derzonstrativae fungono da premesse del sillogismo, la indefinita (o
particularis) da conclusione. E va rile- expositorium vel per conversionem vel
per impossibile vel per propositiones acquivalentes assumptas, non est fallacia
accidentis ». ù 1 198 Speculum..., cit., p. 342: « Potest tamen syllogismus sr
esse in qualibet figura: item in prima figura: ‘hoc currit et homo est ! si]
ergo homo cutrit’; exemplum secundae figurae: ‘homo est hoc et anim: est hoc,
ergo animal est homo? ». 19 Ivi, p. 351. 200 Ivi, p. 350. 440 Alfonso Maierù
vato che questo distingue l’expositio e la resolutio: la « propo- sitio
exponibilis » è convertibile con le sue exporentes in con- giunzione, mentre le
proposizioni immediate non sono convertibili con la « propositio resolubilis ».
Questa è dottrina comune a tutti i logici in questo periodo 2, Quanto alla
indefinita negativa, essa può essere probata o mediante il sillogismo
espositorio negativo, o mediante una con- 201 BrLLincHaM, Speculum, cit., p.
344: «Terminus exponibilis est qui habet duas exponentes vel plures cum quibus
convertitur, Et in hoc differt a resolubili, quia licet sequitur formaliter
[...], non sequitur e contra; sed in exponibilibus bene sequitur sic et e
contra»; STRODE, Logica, cit., £.18vb: «Regula tamen est quod a resolventibus
ad resolutum est bona consequentia; sed non oportet quod valeat e contra; si
(!) pro omnibus expo- mentibus ad earum expositam consequentia tenet
generaliter et e con- tra [...]» (cfr. anche f. 24va); WwcLte, Tractatus de
logica, I, cit., p. 83: «Ex istis elicitur talis regula, quod universalis
proposicio exposita convet- titur cum suo antecedente debite exponente, licet
non universaliter. Sed quandoque proposicio resolutorie vel officialiter
proposita, cum suo ante- cedente, gracia materie, convertitur [...] »; PreTRo
DI MANTOVA, Logica, cit, f. [76vb]: «[...] semper a resolventibus ad resolutam
arguitur componendo et valet consequentia et non e contra de forma »; PAoLo
VENETO, Logica parva, cit., III: a quanto riferito sopra (v. n. 178), va
aggiunto: «[4] A resolventibus ad resolutum est consequentia bona, sed non e
converso [....]. [5] Ab officiantibus ad officiatum est consequentia bona, sed
non e con- verso [...]. [6] A descriptione ad descriptum est bona consequentia,
et e converso [...] », e ancora, ., Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb: « Ex
istis elicitur talis regula, quod universalis propositio exposita convertitur
cum suis exponentibus sumptis simul, sed propositio resolutorie vel
officiabiliter probata cum suo antecedente resolutorie vel officiabiliter ipsum
inferente non convertitur nisi gratia terminorum [...] », e I, 20, f. 73vb: «
Et in hoc est differentia inter propositionem exponibilem, descriptibilem,
resolubilem et officiabilem: quia propositio exponibilis cum suis exponentibus
convertitur, propositio descriptibilis cum suis descriptionibus convertitur,
sed propo- sitio resolubilis non convertitur cum suis resolventibus: Ita
similiter propositio officiabilis non convettitur cum suis officiantibus;
propterea, si ab officiantibus ad officiatam est bona consequentia, non oportet
quod e contra sit bonum argumentum.] sequentia, il cui antecedens sia la
corrispondente proposizione uni- versale negativa 2°, Strode ha una dottrina
del tutto analoga a quella di Billin- gham: la resolutio o resolutio per duo
demonstrativa non è altro che il « syllogismus expositorius », che è in
funzione del termine comune °*; la resolutio è la probatio della proposizione
indefi- nita o particolare, anche se nella proposizione sono presenti altri
termini che richiederebbero un altro genere di probatio (tali sono verbi
ampliativi o di tempo passato e futuro, incipit, intelligitur, e i termini
privativi ?*). I fondamenti del sillogismo espositorio sono quelli posti da
Billingham; ma, oltre alle regole di infe- renza che definiscono i rapporti tra
termini inferiores e superiores, Strode richiama altre regole, fondate
sull’autorità di Aristotele: una afferma che quando un termine è predicato di
un soggetto che sia suo inferior, tutto ciò che si dice del predicato si dice
del soggetto; l’altra afferma che, se in un sillogismo il medio è un pronome
dimostrativo, gli altri due termini debbono costituire soggetto e predicato
nella conclusione; c'è da aggiungere che Strode chiama anche ‘resolutorius il
sillogismo espositorio nega- 22 Cfr. Speculum. Logica, cit., f. 18vb: « Similiter tenet iste
modus arguendi, ut: ‘iste Socrates hoc non est, et iste Socrates est homo,
igitur homo hoc non est’; ‘haec non est vera et haec est aliqua propositio,
igitut aliqua propositio non est vera’. Et iste modus arguendi vocatur
syllogismus expositorius vel resolutio propositionis ratione termini sui
communis; omnis nam terminus communis non impeditus est sic resolubilis per duo
pronomina », e f. 21rb: «Et con- similiter respectu cuiuscumque casus scripti;
nam cum talis terminus ‘omnis’ praecedit, ad resolvendum propositionem in qua
ponitur ille, deleatur ille, et loco illius ponatur pronomen demonstrativum sui
suppositi cum affirmatione eiusdem in recto de illo pronomine et erit
syllogismus expo- sitorius ». Resolvere è usato anche per indicare la prova
dell’officiabile; perciò l’aggiunta per duo demanstrativa per la resolutio
(cfr. ivi, f. 18vb). 20 Ivi, f. 19ra: «Debet .amen ad concludendum particularem
vel indefinitam de verbo ampliativo quandoque aliter capi constantia quam in
illis mere de praesenti, ut ista: ‘homo cu*rebat’, sic resolvitur: ‘hoc cur-
442 Alfonso Maierù tivo 2°; resolutorius ed expositorius sono quindi sinonimi,
come confermano i Dubia di Paolo da Pergola 2%. rebat et hoc est vel fuit homo,
ergo homo currebat’. Similiter ‘puer fuit senex’, sic resolvitur: ‘hoc fuit senex et hoc est
vel fuit puer, ergo puer fuit senex”. Et consimiliter sic dicitur de futuro, ut
‘senex erit puet’, sic resolvitur: ‘hoc erit puer et hoc est vel erit senex,
ergo senex erit puer?. Similiter ‘coecus potest videre’, sic resolvitur: ‘hoc
potest videre de- monstrando aliquem hominem, et hoc est vel potest esse
coecus, etgo coecus potest videre’. ‘Socrates incipit currere’ sic resolvitur:
‘hoc incipit currere, et hoc est vel incipit esse Socrates, ergo etc... ‘Album
desinit sedere’ sic resolvitur: ‘hoc desinit sedere, et hoc est vel desinit
esse album, ergo etc.’. ‘Chimaera intelligitur: hoc intelligitur, et hoc est vel intelligitur
esse chimaera, ergo etc.’ ». 205 Consequentiae, cit., f. 26va-b: « Si tamen ex
uno termino formaliter infertur alter, et non e converso, respectu cuiuscumque
verbi tam a parte subiecti quam a parte praedicati in recto, terminus inferens
dicitur inferior et illativus dicitur superior, de quibus datur ista regula: ab
inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim negationis nec
confundendi praeposita est bona consequentia, quae fundatur super multa dicta
Porphytii et Aristotelis, scilicet de quocumque dicitur inferius, ut species,
de eodem dicitur superius, ut genus. Item Philosophus in Praedicamentis dicit:
quando alterum de altero praedicatur ut de subiecto, id est de inferiori,
quicquid dicitur de illo quod praedicatur dicitur de isto quod subicitur, quod
intelli- gitur de directa praedicatione. Item confirmatur regula per
rationem [...]. Et super hac regula fundatur syllogismus qui vocatur
expositorius, cuius praemissae sunt mere singulares, cum quibus habet omnis
indefinita vel particularis resolvi, ut: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo
currit’, et sicut in tertia ita et in prima figura, ut ‘hoc est currens et homo
est hoc, ergo homo est currens’, et sicut in prima etiam in secunda. Et hoc est
quod dicit Philosophus secundo Priorum quod medio existente hoc aliquid, id
est, pronomine demonstrativo, necesse est extrema coniungi, id est consti-
tuere conclusionem. Et nota quod similiter est syllogismus resolutorius
negativus, ut ‘hoc non currit, et hoc est homo, ergo homo non currit?. — Et
notandum quod in omni tali syllogismo oportet quod solummodo illud quod
demonstratur in maiori demonstretur in minori, et sic iste modus syllogizandi
tenet ab inferiori ad suum superius sine negatione er sine termino confundente.
Sed iste modus
negativus tenet per istam regulam: ab inferiori ad suum supetius cum negatione
postposita inferiori et superiori Terminologia logica della tarda scolastica
443 Wyclif, sia nella Logica?” che nella Logice continuacio ”*, tratta dei
termini resolubiles, o comuni e mediati, che vanno probati per mezzo dei
termini immediati ?”. La resolutio è ricon- ducibile al sillogismo
expositorius, e Wyclif nota che, sebbene esso sia più comune nella terza
figura, si può avere in tutte le figure purché la cosa denotata dal pronome hoc
sia, diciamo con espressione occamistica, una numero ”°, La resolutio è «
probatio cum debita constantia superioris de inferiori. Similiter tenet cum
quacumque dictione habente vim confundendi postposita » (cors. mio). 206 PaoLo
pa PercoLA, Dubia, cit., f. 66va: «In hac secunda parte principali huius tractatus
tria [...] agere propono [...]. Secundo, syllogismum resolutorium suis
conditionibus limitabo. Tractatus de logica, cit., I, p. 4, e ancora p. 6: «
Termini resolubiles sunt termini communes qui possunt resolvi usque ad terminos
singulares; ut isti termini, anizzal, homo, etc. ». 208 Ivi, p. 82: «Sunt enim,
quantum ad propositum pertinet, aliqui ter- mini resolubiles: ut termini
communes, puta nomina, verba, adverbia, et par- ticipia habencia signa ipsius
inferiora [...] ». 209 Ivi, p. 68: «Et semper terminus mediatus, si sit resolubilis,
debet probari per terminum immediatum, ut iste: homo currit, sic resolvitur:
Hoc currit: et hoc est homo, igitur homo currit. Alia proposicio: Cras ero
episcopus, sic resolvitur: tunc ero episcopus: demonstrando crastinam diem per
ly “tunc”; et tunc erit cras: igitur, etc. Ista proposicio: alicubi
Deus est, sic probatur: ibi Deus est, et “ibi” est alicubi; ergo etc. Et ista
pro- posicio: aligualiter ego moveor, sic probatur: Taliter, vel sic, ego
moveor; et “taliter” est aliqualiter; ergo, etc. ». 210 Ivi, p. 37: « Et
notandum quod in qualibet figura potest fieri syl/o- gismus expositorius. In
prima figura sic: boc est homo, et Sor est hoc: ergo, Sor est homo. In secunda
figura, sic fiet syllogismus expositorius: virtus est hoc, et bonitas est hoc;
ergo, virtus est bonitas. In tercia figura sic fiet syllogismus: boc diligit
Deum, et hoc est homo; ergo, homo diligit Deum. Et iste syllogismus
expositorius in tercia figura est maxime usitatus. Et sciendum quod oportet bene
notare rem pro qua supponit hoc pronomen hoc in syllogismo expositorio; quia si
fuerit diversa supposicio in antecedente et consequente, tunc syllogismus non
valet: ut hic: hoc est Petrus (demon- strando naturam humanam) et hoc est
Paulus (demonstrando eandem na- turam): ergo Petrus est Paulus. Hoc argumentum
non valet [...] ». 444 Alfonso Maierù a posteriori » della particolare
affermativa: si tratta però di una « probatio a posteriori inferiori »,
distinta da quella probatio che l’autore chiama « a posteriori totaliter
separato » (0 « demonstra- cio 4 signo, vel demonstracio quia »)?!, Anche la
particolare negativa ha « probatio a posteriori », ma « inferendo talem parti-
cularem negativam ex singulis »; gli esempi addotti tuttavia sono vere e
proprie resolutiones??, Nel caso di proposizioni come « chimera non
intelligitur a te », Wyclif introduce un altro modo di probatio (si ricordino i
modi 4 priori, a posteriori, ex equo e indirecte), che è detta captio ?*; anche
questo è un modo di « pro- batio » 4 posteriori 4. 211 Ivi, pp. 107-108: «
Secundo modo probatur particularis a posteriori, et hoc dupliciter: vel a
posteriori totaliter separato, vel a posteriori infe- riori. Exemplum primi: în
corpore quod videtur a me sunt subiective opera ciones vitales; ergo: corpus
quod videtur a me est vivum. Et illa probacio est famosa aput philosophos
natutales, et vocatur demonstracio 4 signo, vel demonstracio quia. Exemplum
secundi est tale: hoc currit, et hoc est homo, ergo homo currit. Et isti modi
probandi innituntur sophiste, de quo datur talis regula: Quod ad particularem
affirmativam aut sibi equivalentem infe- rendam resolutorie oportet maiorem
esse singularem proposicionis inferende et minorem esse singularem de subiecto
sinonimo cum priori, et verbo ac predicato proporcionalibus verbo et subiecto
proposicionis principaliter inferende. Verbi gracia, inferendo
istam, homo currit, sic arguitur: hoc currit, et hoc est homo; ergo, homo
currit. Secundus modus probandi est a posteriori, ut inferendo talem
particularem negativam ex singulis; de quibus utendum est arte con- simili,
sicut dictum est de inductione particularis affirmative. Ut, homo non est papa,
quia hoc non est papa, et hoc est homo, igitur etc. Homo non fuit ad bellum
troyanum, quia hoc non fuit ad bellum troyanum, et hoc est vel fuit bomo;
igitur, etc. ». 213 Ivi, p.
118: «Sed forte contra illud arguitur inducendo quintum modum probandi
proposicionem, qui capcio dicitur. Nam tu intelligis istam proposicionem:
aliguid quod non intelligitur a te est, cum intelligere potes quod claudit
contradiccionem. Intelligis ergo subiectum huius proposicionis, et per
consequens eius primarium significatum; et cum solum primarie significat
aliguid quod non intelligitur a te, sequitur quod tu intelligis aliquid quod
non intelligitur a te. Sic enim probatur quod #4 scis aliguam proposi-
Terminologia logica della tarda scolastica 445 Pietro di Mantova discute del
sillogismo espositorio, del quale scrive: «in quolibet syllogismo expositorio
terminus qui est medius est terminus discretus aut aggregatus ex termino com-
muni et discreto » 25, ma non parla di sillogismo risolutorio; nelle edizioni,
si può leggere solo il seguente titolo d’una parte: De eodem syllogismo
resolutorio, sotto il quale è trattata la dottrina della resolutio. Pietro, a
questo proposito, afferma: « quaelibet propositio cuius primus terminus est
resolubilis reso- lubiliter tentus non verbalis, probari debet per duo
demonstra- tiva » 2!6; cioè all’espressione « terminus discretus aut aggregatus
ex termino communi et discreto » del testo precedente, corti- sponde qui
l’espressione « duo demonstrativa », e poiché « non quilibet terminus discretus
est immediatus, nec quilibet terminus demonstrativus est immediatus » ?”, la
probatio della proposi- zione resolubile non può essere opera d’un qualsiasi
sillogismo espositorio, ma solo di quello che abbia come premesse propo-
sizioni immediate: il sillogismo sarà allora ‘resolutorio’, caso particolare
del sillogismo espositorio. Per i sillogismi espositori, si precisa ch’essi
possono aver luogo in tutte le figure, e che concludono validamente se affer-
tivi, mentre alcune accortezze richiede la conclusione nei sillo- cionem esse
veram quam non scis esse veram, capiendo talem proposicionem scitam a te:
aligua proposicio est vera quam non scis esse veram. Sed dicitur quod conclusio
intenta est impossibilis. Ulterius dicitur quod modus probandi per capcionem
est modus probandi a posteriori; nam posterius est me scire illam proposi-
cionem: aligua proposicio est vera quam nescio esse veram sic significantem,
quam me scire aliquam proposicionem esse veram quam nescio esse veram. Ideo
ille modus probandi, sicut quilibet alius significabilis, continetur sub aliquo
predictorum ». 25 Logica] gismi negativi, specie se in quarta figura 2!5,
Analogamente, il sillo- gismo ‘resolutorio’ concluderà secondo le stesse regole
in tutte le figure, dal momento che, ripetiamo, non è altro che il sillo- gismo
espositorio applicato alla probatio delle proposizioni resolubili, Il termine
resolubile è definito: terminus communis aut discretus non demonstrativus
terminus, quo contingit aliquem terminum immediatum notiorem reperire eandem
rem significan- tem per quem concludi potest » ?. La proposizione in cui il
termine è posto si dice probabilis®!. Pietro precisa anche che nel resolvere le
parti del discorso diverse dal verbo, il termine notior è tale a posteriori,
mentre nel caso dei verbi il termine è notior a priori, ed è il verbo esse 2.
Pietro chiama resolvenda o composita la proposizione mediata, e resolvens la
proposizione immediata grazie alla quale si opera la probatio; una volta
effettuata la resolutio, la proposizione me- diata è resoluta 3. 218 Ivi, f.
[73ra-b]. 219 Ivi, f. [76va], sotto il citato titolo «De eodem syllogismo
resolu- torio »: «Ostendemus nunc quas propositiones etiam concludere possint
expositorii syllogismi, et praemittamus quod terminorum secundum quos et per
quos probari possunt propositiones [....] ». 20 Ivi, f. [76va-b]. 21 Cfr. n.
30, [4]. 22 Op. cit., f. [76vb]: « Refert tamen in resolvendo et alias partes
ora tionis, quia in resolvendo alias partes orationis a verbo, capitur terminus
qui est notior a posteriori; in resolvendo vero verba capitur terminus qui est
notior a priori, scilicet verbum substantivum »; per i termini e le propo
sizioni immediati a priori o a posteriori, cfr. il testo di f. [76va], in n.
39; per quanto riguarda il resolvere verbum, esso è definito (f. [77vb]): «est
notius verbum exprimere, scilicet substantivum et eius correspondens parti- cipium
»; ci si chiede anche (f. [77rb-vb]): «utrum quodlibet verbum adiectivum sit
resolubile in verbum substantivam et suum participium ». 23 Ivi, f. [76vb]
(continuaz. del passo della n. preced.): « Huius enim resolvendae ‘hoc currit’
resolvens est haec: ‘hoc est currens’. Ideo bene Terminologia logica della
tarda scolastica 447 La resolutio vale come probatio delle proposizioni
affermative indefinita, particolare e singolare, purché il primo termine sia
reso- lubile 24; nelle corrispondenti negative vere la resolutio è lecita solo
quando il termine, in virtù del quale è operata la resolutio, ha supposita,
altrimenti bisogna assegnare, come medium di prova, le contraddittorie di esse
5. Paolo Veneto conserva ancora un valore piuttosto generico dei termini resolvere,
resolutio, con riferimento al relativo impli- cativo qui, che equivale a et (0
vel) e ille”, e alla resolutio di sequitur tamquam a priori: ‘hoc est cutrens,
igitur hoc currit’, et ideo a resolvente ad resolvendam vel compositam in
verbis valet argumentum de forma et non e contra. In aliis autem partibus
orationis non valet de forma a resolvenda vel composita ad resolventem nec e
contra, sed de forma bene valet a resolventibus ad resolvendam. Convenit autem
inter verba resol- venda et alias pattes orationis, quia semper a resolventibus
ad resolutam arguitur componendo, et valet consequens, et non e contra de
forma»; cfr. anche f. [78rb]: « non valet argumentum de forma a composita ad
resoì- ventem, sed bene e contra a resolventibus ad compositam tam in verbis
quam in aliis ». 24 Ivi, f. [80ra]: « De indefinita autem sive particulari et
singulari te- neatur quod ipsa est probanda a primo termino a quo in ea potest
sumi pro- batio. Ex quo sequitur quod est diligenter advertendum quod non
quaelibet indefinita sive particularis probari potest per duo demonstrativa,
[...] et ideo illa ‘tantum animal est homo’ per duo demonstrativa non habet
probati quia sumeretur falsum ». 25 Ivi, ff. [79va-b], e [79vb-80ra]: « Pro
omnibus igitur propositionibus negativis veris resolubiliter probandis dicatur
quod, si termini ratione quorum probandae sunt supposita habeant, sunt
resolubiliter probandae, sed si suppo- sitis carent capiendae sunt
contradictoriae concludendo istas esse veras indi- recte eo quod
contradictoriae sunt falsae, et ita conceduntut conclusiones ibi illatae
secundum istam regulam probandae »; per suppositurm, cfr. cap. IV, nn. 62 e 99.
26 Quadratura, cit., II, 22, f. 34va: « Patet consequentia, quia relativum non
confusum est resolubile in pronomen relativum et notam copulationis, aut in
pronomen relativum et notam disiunctionis », e f. 34vb: «Nulium relativam
nominis confuse limitatum est in pronomen relativum et notam copulationis
universalite(r) resolubile », ecc. 448 Alfonso Maierù qualsiasi verbo nel
presente del verbo esse 2. Ma, naturalmente, prevale l’uso tecnico dei termini.
Scrive nella Logica magna: [...] est sciendum quod omnis terminus communis pro
aliquo suppo- sitivus, et omne verbum praeter verbum substantivum praesentis
tem- poris et numeri singularis, est resolubilis; omnis enim propositio in qua
subicitur huius(modi) terminus habet probari per duo pronomina demonstrativa
sibi correspondentia 28, C'è però da notare che, in concorrenza col termine
resolubilis, Paolo usa talora resolutorius?. La «probatio resolutorie » è
propria, secondo il nostro autore, delle proposizioni indefinita e particolare,
e della singolare che non abbia come soggetto un pronome dimostrativo 2°. Le
corrispondenti negative possono esse- re provate in tre modi: o resolutorie, o
assumendo la contradit- dittoria e dalla falsità di questa ricavando la verità
di quella, 21 Ivi, II, 37, f. 40rb: «Omne verbum praeter verbum substantivum
praesentis temporis est resolubile in verbum substantivum »; «[...] su- biectum
enim huius: ‘omnis homo currit’, supponit pro omni homine qui est solum ratione
resolutionis illius verbi ‘cutrit’ in ‘sum, es, est’, sed aeque bene
resolvuntur illa verba ‘erit’, ‘fuit’ in ‘sum, es, est’, sicut illud verbum
“currit’ », ecc. Ciò in un contesto in cui si discute « de suppositione termi
norum respectu verborum praeteriti ac futuri temporis ». 28 Op. cit., I, 1, 4,
f. 13rb. 29 Ivi, f. 13va: « Exempla de adverbiis resolutoriis, ut: ‘aliqualiter
est” resolvitur isto modo Logica parva. Qualiter
propositiones illative probentur prae- senti doctrina dignoscitur satis plene.
Et primo namque a resolutione est inchoandum, qua indefinitae, particulares et
singulares de subiecto non prono- mine demonstrativo rationabiliter inferuntur.
Quaelibet ergo talis est taliter inferenda, ut pro antecedente sumantur duo
demonstrativa, in quorum primo praedicetur praedicatum resolvendae et in
secundo subiectum: verbi gratia, ‘homo currit’ sic resolvitur: ‘hoc currit et
hoc est homo, ergo homo currit’ »; la Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb,
afferma che tale probatio è propria della indefinita, e non menziona le altre
proposizioni. Terminologia logica della tarda scolastica 449 o mediante la
universale negativa corrispondente ?!, Il sillogismo che ha come premesse due
proposizioni dimostrative è detto expositorius o demonstrativus: può essere
affermativo o negativo e ha luogo solo nella terza figura °°. È evidente che il
sillogismo demonstrativus è riconducibile alla probatio mediante demonstra-
tiva, ma Paolo Veneto non insiste nel collegare le due dottrine né nella Logica
parva, né nella Logica magna. Paolo da Pergola, nella Logica, considera «
propositio resolu- 21 Ivi, f. 13va, scrive: « Indefinita vel particularis
negativa potest tripli- citer probari: uno modo per duo demonstrativa
quemadmodum est (haec) indefinita affirmativa ut ‘homo non currit: hoc non
currit et hoc est homo, igitur homo non cutrit’. Secundo modo potest probari
recurrendo ad eorum contradictoria ipsa probando vel improbando, quo facto
statim patebit veritas indefinitae vel particularis negativae. Tertio modo
potest probari per univer- salem negativam sibi subalternantem, ut ‘aliquid non
currit’ probatur sic: ‘nihil currit, igitur aliquid non currit’ ». 232 Ivi, II,
13, f. 175vb: «Et iuxta tertiam reductionem est notandum quod syllogismus
expositorius non potest fieri nisi in tertia figura. Et ratio, quia ad
syllogismum expositotium requiritur antecedentia duarum demon- strativarum (ex
demonstratarum) inferentium propositionem mediatam; modo hoc non potest fieri
in aliis figuris. Si enim dicitur in secunda figura: ‘animal est hoc et homo
est hoc, ergo homo est animal’, consequentia bona est et formalis, sed non
syllogismus demonstrativus propter causam dictam. Similiter si dicetur: ‘hoc
currit et homo est hoc, ergo homo currit’, syllogismus expo- sitorius vocari
non debet, sed syllogismus irregularis, optima consequentia formalis existens.
Eodem modo est dicendum de negativis .[...]. Numquam tamen est dicendum quod
aliquis horum sit syllogismus expositorius vel demonstrativus; ubi autem
syllogismus demonstrativus non ita stricte sume- tur, potest sine periculo dici
quod in qualibet figura talis reperitut sicut exemplificatum est. Verumtamen
est advertendum de pronomine demonstra- tivo ne supponat pro aliquo communi,
quia tunc impediret syllogismum demonstrativum, aut quia esset terminus
communis, aut quia ratione eiusdem suppositio mutatur, sicut hic: ‘hoc est
pater et hoc est filius (demonstrando essentiam communem), igitur filius est
pater’ ». Salvo errore, il « syllo- gismus expositorius »» non è menzionato
nella Logica parva, né, nelle due opere logiche fondamentali, è messo in
relazione alla resolutio.] bilis » sia l’indefinita e la particolare, che la
singolare non dimo- strativa 2; le loro corrispondenti negative possono essere
provate sia resolutorie, sia « per suum contradictorium » 4, in modo ana- logo
a quanto ha affermato Pietto di Mantova. Nei Dubia, invece, Paolo affronta la
trattazione del sillogismo ‘resolutorio’, del quale si afferma che è « fundamentum
omnium syllogismorum ». Perché si abbia un tale sillogismo sono neces- sarie,
tra le altre, le seguenti condizioni: Quod si syllogismus (in rapporto alle
quattro proprietà: che risulti di tre termini; « quod semper minor fit in recto
»; « quod conclusio sit omnino confor- mis maiori »; « quod sit in figura: nam
in omni figura potest fieri syllogismus resolutorius »); Et won in modo (« quia
si esset in aliquo 19 modorum non esset syllogismus resolutorius per immediata
procedens, sed per mediata »); Et medium sit hoc aliquid et non quale quid («
Id est, sit terminus demonstrativus pro uno solo supponibilis et non pro
pluribus [...] »). La reso- lutio deve avvenire «per immediata apud sensum vel
intel- lectum » 5, Da questi elementi risulta che il « syllogismus resolutorius
» altro non è che il tradizionale « syllogismus expositorius ». Ma risulta
anche, dal richiamo a ciò ch’è immediato rispetto al senso o all’intelletto,
confermato quanto s'è detto, che cioè esso va ricon- dotto alla dottrina aristotelica
dei Secondi analitici. 23 Op. cit., p. 45: «Resolubilis est triplex, scilicet
indefinita, patticu- laris, singularis non demonstrativa simpliciter quae
probantur sumendo duo pronomina demonstrativa simpliciter, primum conforme
subiecto propositionis resolubilis et secundum in recto ut patet in exemplis. Particularis
vero indefinita, et singularis negativa possunt probari dupliciter, primo
resolutorie et hoc ubi subiectum pro aliquo suppo- nit, ubi vero pro nullo
supponit non potest probari resolutorie quia minor est falsa, debet igitur tunc
aliter probari scilicet per suum contradicto- rium [...]». 25 Op. cit., ff.
68vb-69ra, Terminologia logica della tarda scolastica 451 6. I termini «
officiales » Quanto alla grafia dei termini occorrenti in questo paragrafo, va
precisato che la tradizione manoscritta del secolo XIV ha officialis,
officialiter e così via, mentre manoscritti e stampe del secolo XV hanno
officiabilis** e così via. Noi scriveremo gene- ralmente officialis, e useremo
come equivalente italiano ‘offi- ciabile’. Officialis deriva da officium:
quest’ultima termine vale sia ‘funzione’, sia ‘compito’ e ‘fine’ ”. Il nostro
officiaiis non va confuso con quei termini « officiales » che designano dignità
e cariche pubbliche #*, anche se il valore nei due casi è analogo: alcune
persone hanno un officiuz: nella società, alcuni termini hanno un officium
nella proposizione e nel discorso; si può, anzi, seguire un graduale passaggio
dal primo al secondo valore del termine: i maestri hanno un loro officium??, le
arti hanno un 236 Ma si vedano i mss.: Vat. lat. 3038, f. 8r: « Et sicut dictum
est de prae- dictis officiabilibus vel officialibus [...] » (il testo è quello
di BILLINGHAM, Speculum..., cit., p. 367, in apparato alla r. 34), e Cambridge,
Corpus Christi College 378, f. 42r (cit. in n. 185 del cap. VII). 237 Cfr.
LAauSBERG, op. cit., p. 765. 238 Nei Tractatus Anagnini, cit., p. 274 (cfr.
cap. II, n. 56); cfr. anche Occam, Summa logicae, ‘angelus’ est nomen mere
absolutum, saltem si non sit nomen officii sed tantum substantiae ». Secondo
M.-D. CrÙenu (Tbhéologiens et canonistes, in Études d’histoire du droit cano-
nique dediées è Gabriel Le Bras, II, Paris 1965) il termine officium in S.
Tommaso deriva da Ismoro, Etyz., cit., VI, xix, 1, per il quale le funzioni
dell'anima sono officia che si esercitano nell’unità d’una natura (p. 838):
ministerium, in sinonimia, assicura la sacralizzazione dell’officium, sia per i
teologici che per i canonisti, in ecclesiologia come in liturgia (ivi). 239
Cfr. di RosceLLINO, la lettera ad Abelardo (in J. ReINERS, Der Nomi nalismus in
der Friibscholastik, « Beitrige zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters
», VIII, 5, Miinster i. W. 1910, p. 80): « Quia igitur suscepto habitu doctoris
officium mendacia docendo usutpasti, utique monachus esse cessasti, quia beatus
Hieronymus monachum, monachus ipse, diffiniens: ‘Monachus’ inquit ‘non doctoris
sed plangentis habet officium, qui se vel 452 Alfonso Maierù loro officium?, le
arti sermocinales studiano gli officia delle vatie dictiones *!, Per le Summe
Metenses e per il Tractatus de proprietatibus sermonum, officium è proprietas
dictionis o sermonis, mundum lugeat et domini pavidus praestoletur adventum’»,
e GoFFREDO DI Fontames, Quodl. XII, q. 6, ed. J. Hoffmans, Louvain 1932: «
Utrum liceat doctori praecipue theologiae recusare quaestionem sibi positam
[...] »; la risposta è che il maestro in teologia è « doctor veritatis habens
officium publicum docendi » (pp. 105 e 107); nella disputa scolastica,
l’opponens e il respondens hanno « diversa officia » (Tractatus Anagnini, cit.,
p. 260). 20 Cfr. Cassioporo, Institutiones, cit., II, I, 1, p. 94: «officium
eius (sc. grammaticae) est sine vitio dictionem prosalem metricamque compo-
nere »; e ms. Oxford, Bodl. Library, Laud. lat. 67, f. 6ra (cit. dal De RiJk,
Logica modernorum, II, i, cit., p. 165): « Officium eius (sc. dialetice) est
docere, argumenta invenire ad probandam questionem propositam et de eisdem
iudicare »; considerare l’officium è un topos delle introduzioni alla dialettica
nel sec. XII (DE Rtjk, op. cit., II, i, p. 148); cfr. ms. Vienna, lat. 2486, f.
17r (in De RK, op. cit., II, i, p. 235, sotto Quod officium): « Offi- cium
uniuscuiusque artis est quod convenit opifici secundum ipsam artem » e ancora:
« huius artis officium est considerare proprietatem litterarum in sil- labis,
proprietatem sillabarum in dictionibus, proprietatem dictionum et uniuscuiusque
accidentis earum in sintasi »; Summa Sophisticorum elen- corum, cit., p. 267:
«Officium eius (sc. opificis agentis ex arte) est sic disputare ut videantur
circa propositum ea esse que non sunt ». 21 Cfr. ms. Chartres 209, f. 37rb (in
R.W. Hun, op. cit., I, p. 227): del verbo est si dice: « quantum ad officium
quod exercet in oratione in ui substantiui consideramus [...] » e « aliud est
agere de uocibus per se consi- deratis, aliud de eisdem ad uim et officium quod
habent in oratione posite relatis »; Fallacie Parvipontane, cit., p. 569: « Et
notandum quoniam nomina supponentia verbum duplex habent officium. Supponit
enim quandoque nomen pro aliquo suorum appellatorum, quandoque pro nullo ».
ABELARDO (Introductiones dialecticae, cit., pp. 73-74) parla di officium delle
voces, ma anche delle litterae; per l’officium del verbo est, si veda, cap.
III, n. 26. 22 Cfr. Summe Metenses, cit., p. 474: «Est ergo locus sophisticus
in dictione qui provenit ex proprietatibus dictionis. Que sunt significatio,
consi- gnificatio, officium, transumptio, constructio, ordinatio, prolatio,
terminatio eic.», e Tractatus de proprietatibus sermonum, cit., p. 707: «[...]
utile vi- detur instituere tractatum de sermonibus et diversitate proprietatum
et Terminologia logica della tarda scolastica 453 mentre le « dictiones
officiales » sono quelle « quarum constructio est deservire partibus aliis » %.
La caratterizzazione del termine officiabile come quello che ha il compito di
ordinare il discorso o determinate un contesto presuppone l’analisi sintattica
delle strutture della proposizione. Poiché il compito di ‘costanti’ e ope
ratori nella logica medievale è svolto dai sincategoremi ?#, questi saranno i
termini officiabili per eccellenza per lungo tempo, dalle Summe Metenses* a
Guglielmo di Shyteswood #9 e Ruggero Ba- officiorum que considerantur iuxta
sermonem. Que sunt copulatio, appellatio, suppositio, et multa alia de quibus
dicemus inferius ». Si noti la differenza tra i due testi: nel primo, officium
è elencato tra le proprietates, nel secondo officia è in endiadi con
proprietates: ma si può supporre un passaggio dalla posizione del primo testo a
quella del secondo. Cfr. anche DE Rijk, Soze Notes on the Mediaeval Tract De
insolubilibus..., cit., p. 100 (v. cap. II, n. 91) e p. 112: « Sequitur de secunda specie
insolubilium. Que provenit ex officio vocis vel ex his que circumstant vocem.
Que sunt tria: significatio, suppo- sitio, appellatio. Unde videndum quod,
quando ex aliquo officio quod est in voce vel circumstat vocem, provenit
insolubile, id est cassandum, si sit accidentale. Cfr. Summe Metenses: tra
queste dictiones sono anno- [verate
pva). exponentium sui oppositi. Nec dicuntur exponentes nisi
significantur copulative, nec causae veritatis nisi significantur disiunctive. Secondo
Strode, dunque, le causae veritatis sono opposte alle exponentes. Queste
operano in congiunzione -- significantur copulative -- , quelle in disgiunzione
– disiunctive. Per le causae veritatis valgono quindi le regole della disgiunzione (p
> p v q – “She is in the kitchen; therefore, she is in the kitchen or in the
bedroom”), mentre per le exporentes valgono le regole della congiunzione (pq 2
p – “She likes peaches and cream; therefore, she likes peaches”). Strode se ne serve per la
probatio delle negative dell'esclusiva, eccettiva e reduplicativa, ma anche
delle proposizioni in cui compaiono i termini incipit e desinit. Quanto a
quest’ultimo caso, va rilevato che Heytesbury aveva assegnato alle proposizioni
contenenti incipit o desinit una duplice expositio, tra cui si doveva scegliere
di volta in volta quella più conveniente al problema in esame *%; i due modi
dell’expositio non costituivano però una disgiunzione di proposizioni in
congiunzione. Strode, invece, as- 54 Logica, cit., f. 19rb; cfr. anche f. 24rb:
«Et hoc est generaliter (notandum): cum aliqua propositio habet exponentes,
eius contradictorium habet causas veritatis ». 35 Ivi, f. 26va: «Ista tamen
‘Socrates non est asinus in quantum est homo? et consimiles debent dici
reduplicativae et habent (probari) per causas veritatis oppositas exponentes
reduplicativae, sicut convenienter dictum est de exclusivis et exceptivis », ma
cfr. f. 24rb, dove si assegnano le causze veritatis anche all’opposta
dell’esclusiva negativa. 36 De incipit et desinit, cit., f. 23va: « Incipere
dupliciter solet exponi: videlicet per positionem de praesenti et remotionem de
praeterito, ut quod in praesenti instanti est et immediate ante instans quod
est praesens non fuit; aut per remotionem de praesenti et positionem de futuro,
ut quod in praesenti instanti non est, et immediate post instans quod est
praesens erit. Desinere etiam dupliciter potest intelligi, scilicet vel per
remo- tionem de praesenti et positionem de praeterito, ut quod in praesenti
instanti non est, et immediate ante instans quod est praesens fuit; vel per
positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut quod in praesenti instanti
est et immediate post instans quod est praesens non etit ». Cfr. agg analoghe
in GueLieLMO DI SHyrEswooD, Syncategoremata, segna piuttosto la disgiunzione di
due congiunzioni di proposizioni (pq v rs), e cioè le causae veritatis 7. La
stessa cosa fa Marsilio, ma solo limitatamente al caso in cui il verbo incipit
« affirmatur de subiecto singulari substantiali » (ad es. di Socrates) Tra i
filosofi italiani, Pietro di MANTOVA (si veda) si serve della probazio per
causas veritatis per l'esclusiva ®, l’exceptiva mere negativa” Logica, cit., f.
25ra: «Incipit communiter debet exponi per posi- tionem de praesenti et
remotionem de praeterito, ut: ‘hoc nunc est et immediate ante hoc instans quod
est praesens hoc non fuit, ergo hoc incipit esse’; vel per remotionem de
praesenti et positionem de futuro, ut: ‘hoc munc non est et immediate post hoc
instans quod est praesens hoc erit, ergo hoc incipit esse’. Et e converso modo
debet exponi li ‘desinit’, ut dicunt, per remotionem de praesenti et positionem
de futuro, ut: ‘hoc nunc non est et immediate ante instans quod est praesens
fuit’, vel per positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut: ‘hoc nunc
est et immediate post instans quod est praesens non erit’. Sed ego dico quod
tales potius debent dici causae veritatis et non exponentes, ut patet in
praecedenti. In istis ergo servetur haec regula, quod non oportet aliquam
propositionem de incipit et desinit exponi nisi ut propositio simplex et
singularis numeri. WycLIr, nel porre il problema, non esplicita il riferimento
alle «causae veritatis », per cui è difficile intendere se si sia staccato dal
modo di Heytesbury; cfr. Tractatus de logica. Sor incipit esse, sic exponitur:
Sor nunc est, et ipse immediate ante hoc non fuit: igitur etc. Vel sic: Sor iam
primo est et ipse inmediate ante hoc non fuit: ergo, Sor incipit esse », e p.
191: « Et hoc est quod solet dici: hoc verbum, incipit, debere disiunctim
exponi per remocionem de presenti et posi- cionem de futuro; vel per posicionem
de presenti et remocionem de prete- rito; ut, si Sor munc est effectus et non
prius fuit, tunc incipit esse. Vel si non est in instans quod est presens, et
inmediate post illud erit, tunc incipit esse. Et sic de desinit ». 328 Cfr.
Textus dialectices, cit., f. 201r. 329 Logica, cit., f. [29ra-b]: exclusiva in
numero plurali affir- mativa habet duas causas veritatis, quarum una est gratia
alietatis et alia est gratia pluralitatis: verbi gratia, ‘tantum 12 sunt
apostoli dei’ altero illorum modorum verificari potest: ‘12 sunt apostoli dei
et nulla non 12 sunt apostoli dei’, vel sic: ‘12 sunt apostoli dei et non plura
quam 12 sunt apostoli dei’. Unde talis propositio exclusiva in numero plurali
non debet exponi quia propositio exponibilis copulative significat et non veri-
480 Alfonso Maierù e le proposizioni de incipit et desinit. Paolo Veneto avvia
il processo mediante il quale questa forma di probatio diventerà con Paolo da
Pergola un procedimento autonomo, fissando nella Logica parva la seguente
regola (che, si noti, segue quelle relative alla probatio mediante expositio,
resolutio, officiatio, descriptio, e a senso composto e senso diviso): « ab una
causa veritatis ad propositionem habentem illam causam ficatur disiunctive (ex
distiunctive), et ab exposita ad quamlibet suarum exponentem est bonum
argumentum formale, sed talis propositio neque verificatur copulative neque ab
ista exclusiva ad quamlibet esponentium valet consequentia: convertitur enim
cum tali disiunctiva cuius quaelibet pars principalis est copulativa, igitur
etc.». Come si può notare, la probatio qui è data mediante la disgiunzione di
due copulative. Ai ff. [41vb- 42ra], invece, Pietro di Mantova scrive: «Sed
ista ‘a te differt omnis asinus’ habet duas causas veritatis, quia primus
terminus in ea mediatus est resolubilis et exponibilis. Ideo ista significat
disiunctive sic: ‘a te differt quilibet asinus, id est a te differens est
quilibet asinus’ resolvendo, vel exponendo sic: ‘omnis qui est asinus est tecum
et nullus asinus es tu, igitur a te differt quilibet asinus’, et hoc est verum
et ideo illa est vera ‘a te differt quilibet asinus’»: in questo passo
l’accezione di « causae veritatis » sembra essere generica. 35 Ivi, f. [33va]:
«I...] exceptiva mere negativa non habet exponi, sed habet causas veritatis disiunctive,
et regula superius data de exposi- tione exceptivae vera est de exceptivis non
mere negativis ». 31 Ivi, £. [47rb-va]: « Incipit solet sic exponi: ‘Socrates
in instanti quod est praesens est et non immediate ante instans quod est
praesens fuit veli Socrates in instanti quod est praesens non est et immediate
post instans quod est praesens erit, igitur Socrates incipit esse’. Sed haec
consequentia non valet quia in primo esse mundi [...]; et quod illa disiunctiva
sit vera patet quia eius prima copulativa est vera in illo casu », f. [47va-b]:
« Ideo dicitur quod illae dictiones ‘incipit’ et ‘desinit’ et huiusmodi non
habent exponi sed habent causas veritatis», e f. [48ra]: « Aliquando autem li
‘incipit’ non habet illas causas veritatis per positionem de praesenti et
remotionem de praeterito vel negationem de praesenti et positionem de futuro,
sed aliquando habet easdem causas veritatis quas li ‘desinit’, quia illae
convertuntur: ‘Socrates incipit non esse’ et ‘Socrates desinit esse’ »; cfr.
WiLsoN]mest bona consequentia » *. In questo contesto, le causae veritatis sono
assegnate alla proposizione « denominata ab ablativo conse- quentiae »: data la
proposizione « homine currente risibile cutrit », poiché l’ablativo assoluto
può essere risolto in una proposizione condizionale (« si homo currit »), o
temporale (« dum homo cur- rit »), o causale (« quia homo currit »), la
proposizione origi- naria sarà vera quando almeno una delle proposizioni alle
quali x equivale l’ablativo assoluto è vera**. Ma, ancora nella Logica parva,
si afferma che la proposizione esclusiva negativa ha « duas causas veritatis,
oppositas exponentibus exclusivae affir- mativae » **. Nella Logica magna,
invece, si fa ricorso alla pro- batio per causas veritatis, oltte che per
l’esclusiva negativa *5, anche per la reduplicativa negativa 9 e per incipit e
desinit *", in modo analogo a quanto afferma Pietro di Mantova. Infine,
332 Logica parva, Logica magna, cit., I, 5, f. 35va. 336 Ivi, I, 8, f. 4irb:
«Si autem (sc. negatio) cadit in totum et super reduplicationem, non habet
exponi sed solum habet causas veritatis quae sunt contradictoriae exponentium
reduplicativae sibi oppositae »; nella Logica parva, cit., IV, invece, aveva
scritto: « Negativa vero reduplicativa, cuius negatio praecedit notam
reduplicationis, non est exponenda sed pro- banda per suum contradictorium ut
saepe dictum est». 337 Mentre nella Logica parva, cit., IV, l’autore ritiene
che « dupliciter exponitur », nella Logica magna, cit., I, 18, f. 65va, dopo la
discussione di molte opinioni, scrive: « Propositio ergo respectu huius verbi
‘incipit’ vel ‘desinit’ exponi non habet, sed habet causas veritatis quarum
quaelibet propositionem de incipit vel desinit potest inferre, et disiunctiva
ex eisdem cum ipsa propositione convertitur. Unde haec propositio ‘hoc incipit
esse’ habet duas causas veritatis, quarum una est copulativa duarum demonstra-
tivarum, unius de praesenti affirmativae et reliquae de praeterito negativae
cum determinatione huius dictionis ‘immediate’, ut: ‘hoc nunc est et hoc
immediate ante instans quod est praesens non fuit’, Secunda causa veritatis
eiusdem est una copulativa talium duarum, unius de praesenti negativae et
alterius de futuro affirmativae cum consimili determinatione, ut: ‘hoc 31 482
Alfonso Maierà Paolo da Pergola scrive: « Probabilis per causas veritatis est
illa propositio quae habet multas causas veritatis disiunctive sumptas, sicut
incipit, desinit et ablativus in consequentia » 38: per quanto riguarda incipit
e desinit, non c'è bisogno di altri rife- rimenti dopo quanto si è detto. L’«
ablativus in consequentia » ci riporta alla Logica parva di Paolo Veneto, dal
quale il Pergolese, al solito, dipende *’, Tuttavia egli allarga il discorso,
riservando questo tipo di probatio alle contraddittorie di ciò che può essere
provato non solo mediante expositio, ma anche mediante reso- lutio, descriptio
e officiatio, e in genere a tutte le proposizioni negative: Nota quandocumque
propositio probatur copulative, sive resolubiter sive exponibiliter sive officiabiliter
sive descriptibiliter, eius contra- dictorium est probabile per causas
veritatis, scilicet per disiunctivam compositam ex partibus contradictoriis #9,
nunc non est et hoc immediate post instans quod est praesens erit’. Similiter
haec propositio ‘hoc desinit esse’ habet duas copulativas causas veritatis,
quarum una componitur ex duabus categoricis, una de praesenti negativa et alia
de praeterito affitrmativa, cum hac determinatione ‘imme: diate’; ut: ‘hoc mune
non est et hoc immediate ante instans quod est praesens fuit’. Secunda causa
veritatis ipsius est una copulativa composita ex duabus talibus, quarum una est
affirmativa de praesenti et reliqua nega- tiva de futuro cum simili
determinatione, ut: ‘hoc nunc est et hoc immediate post instans quod est
praesens non erit’. Vel, si tibi placet, potes dare causas veritatis cum
prioribus convertibiles breviores, ut: ‘si hoc nunc est et immediate ante munc
non fuit, hoc incipit esse’; et: ‘si tu non es albus et immediate post nunc
eris albus, tu incipis esse albus’. Eodem modo dico de li ‘desinit’. Non ci
addentriamo qui nella determinazione dell’atteggiamento che Paolo Veneto tiene
rispetto a Pietro di Mantova. Logica, cit., p. 79. 33 Si noti che manca ogni
cenno alle « causae veritatis » per la esclu- siva negativa (ivi, pp. 57-60);
nella trattazione De consequentiis, però, si trova la regola riferita da Paolo
Veneto nella Logica parva (ctr. ivi, p. 98). 30 Ivi, p. 84; e ancora (ivi): «
Si vero est mediata (sc. propositio) debes videre an sit affirmativa vel
negativa; si est negativa, debes cam probare per causas veritatis, aut per
contradictorium, aut per singulares, ut supra Terminologia logica della tarda
scolastica 483 Il riferimento all’expositio è stato ampiamente illustrato;
altret- tanto chiaro risulta il cenno alla resolutio, officiatio, descriptio
quando si pensi, come si è detto, che in tutti questi casi la pro- batio è data
mediante congiunzione di proposizioni, la cui nega- zione è una disgiunzione di
proposizioni negative. dictum est ». Questo passo può essere chiarito
ricordando che BILLINGHAM (Speculum..., cit., p. 357) ha assegnato l’oppositum
per la probatio di dimostrativa e universale negative o con soggetto infinito,
e per l’indefinita negativa ha assegnato una probatio disiunctive: cioè
universale negativa o due dimostrative (quest'ultime sono il sillogismo
espositorio nega- tivo); che PaoLo Veneto (Logica megna, cit., I, 1, 4, £.
13va) ha assegnato tre modi di probatio alla indefinita o particolare negativa:
sillo- gismo espositorio negativo, contraddittoria, universale negativa, e che
per la universale negativa (ivi, f. 14ra) ha assegnato il contraddittorio;
Wyclit e Pietro di Mantova hanno svolto quel discorso che abbiamo richiamato
nel $ 3. Qui Paolo da Pergola, parlando in generale della proposizione mediata
negativa, richiama tutti questi vari modi di probatio accanto a quella « per
causas veritatis. Il trattato contenuto nei ff. 6ra-19va del ms. Amplon. Q. 276
della Wissenschaftliche Allgemeinbiblio- thek di Erfurt! si compone di varie
guaestiones, per ciascuna delle quali si adduce una lunga serie di argomenti
(cominciando in genere, dalla parte negativa: videtur quod non), ai quali si
risponde (in oppositum) spesso dopo aver formulato una determi- natio
brevissima, magari di una sola proposizione; ma talota si ri- sponde di volta
in volta dopo ciascun argomento. L’autore — chiunque sia — si preoccupa di
fornire una casi- stica delle difficoltà che possono sotgere nell’obiettare, e
nel rispondere alle obiezioni, contro i sophismata?. Il trattato si colloca
quindi tra quelli che intendono offrire sussidi ai prota- gonisti della disputa
scolastica. E poiché le difficoltà nascono sempre dall’uso dei termini cui si
fa ricorso, la trattazione verte necessariamente sul valore dei termini e sui
modi di ‘provare’ le proposizioni che li contengono. 1 Cfr. Introduzione, n.
79. Il microfilm del ms. di cui mi sono servito non è eccellente; manca il
fotogramma del f. 14r; il f. 15 del ms. dev'essere corroso in una delle col. 2
Ms. Amplon. Q. 276, f. 6ra: «Quoniam in(n)ata est nobis via a communibus ad
propria, ideo nos de modo opponendi contra sophismata cen E PA primo de communi
modo opponendi et respondendi dicamus. Gli argomenti trattati possono essere
così riassunti: 1) ci si chiede se l’inductio sia un modo valido di probare la
propo- sizione universale 3; 2) a) se la « probatio per contradictorium » sia
bora, e cioè valida ‘ e b) se la « probatio a destructione consequentis », o
anche la « pro- batio ex opposito conclusionis inferendo oppositum praemis- sae
» sia valida 5; 3) ci si chiede « de probationibus incidentibus in
multiplicibus, ut in aequivocis »: « an sufficiat cognoscere aliquod multiplex
in uno significato » 9; ma la quaestio si articola in varie questioni: a) «an
aliquod nomen sit aequivocum » 7; b) « an... significatio dictionis sit eius
forma accidentalis » 8; c) « utrum sufficiat probare multiplex in uno probato
significato vel non, et ad illud persuadendum oportet inquirere utrum
aequivocum significet per modum copulationis sua significata aut per modum
disiunctionis » 9; d) «an nomen aequivocum possit distribui pro omnibus suis
significatis sive pro quolibet singulari cuiuslibet significati simul a signo
universali sibi addito » 1%; e) « an sit contradictio in aequivocis » !!; f)
«an propositiones habentes terminum aequivocum debent dici una vel plures » !2;
4) a) sulla base di quanto si è detto ci si chiede poi « an copulativa sit una
»!5, e 3 Ivi. 4 Ivi, f. 6va 5 Ivi, £. 7vb. 6 Ivi, f. 8vb. 7 Ivi, «quod non est,
videtur»: f. 8vb; «Quod umne nomen sit aequivocum sic videtur »: f. 10ra. 8
Ivi, f. 10vb. 9 Ivi, f. 11rb. Cfr. ps. Duns Scoro, In librum I priorum
Analyticorum Aristotelis quaestiones, cit., q. x, ff. 230b-231b: Utrum terminus
aequivocus contineat sua significata per modum copulationis. 10 De
probationibus, cit., f. 11vb. 11 Ivi, f. 12rb. 12 Ivi, f. 12vb. 13 Ivi, f.
14va. 486 Alfonso Maierù b) « an sit (contradictio in copulativis) » 14; 5)
analogamente, a) « quaeritur an disiunctiva sit una vel plures » 55; b) « an
sit contradictio in disiunctivis » ‘6; ” 6) « quaeritur an haec propositio
‘homo albus currit’ sit una (vel plures) » 17; i 7) «an falsitas implicationis
falsificet propositionem » 18; 8) «an una negatio possit negare plures
compositiones » 19; 9) infine, si discute de incipit et desinit: « Quaetitur de
expositione et significatione istorum verborum ‘incipit’ et ‘desini’. Primo quaeratur quid
significent, secundo utrum suum significatum ipso (?) esse syncategorema vel
categorema »: a) «De primo sic quaeritur, utrum significent motum vel muta-
tionem » 2; b) « Deinde quaeritur an si(n)t syncategoremata » 8; c) «quid
ponitur in huius(modi) praedicationibus (?) proposi tionibus, et videtur quod
hoc quod dico ‘incipit’ et ‘desinit’ » 2; d) « (D)einde quaeritur de negatione
istorum, et primo utrum habeant intellectum negationis secundum quod possunt
con- fundere, dato quod aliquo modo sit ibi negatio » 8; e) « utrum possi(n)t
confundere ratione istius negationis » #; f)
j; op- pure 7 D LC, .v.#), e non viceversa !. I sersus di una proposi-
zione in disgiunzione sono causae veritatis di essa: basta perciò che sia vero
uno dei sensus perché sia vera l’intera proposizione. Così non è per i sersus
in congiunzione, poiché in tal caso è necessario che siano veri tutti i sensus
perché si abbia la verità vede in ciò un’accettazione della dottrina
occamistica della suppositio simplex da parte di Heytesbury. l De propositionum
multiplicium significatione, cit., ff. 252vb-253ra: « Unde et si arguitur sic:
praecise tot scis quot sunt aliqua quae Plato scit esse, ergo non scis plura
quam sunt aliqua quae Plato scit esse, non valet argumentum. Nam per id
antecedens non probatur id consequens nisi pro altero sensu [...]»: si tratta
della singolare negativa; il procedimento è analogo a quello di cui alla n. 9;
ancora, ivi, f. 253ra: « Si tamen arguitur sd istam probandam, sic incipiatur:
talis propositio sic praecise significans potest esse quod rex sedet et quod
nullus rex sedet? (...) tunc ista est impos- sibilis, igitur non potest esse
sicut ista significat, et ista significat praecise quod potest esse quod rex
sedet et quod nullus rex sedet, igitur non potest esse quod potest esse quod
rex sedet et quod nullus rex sedet: neganda est consequentia; nam consequens
id, ut praedictum est, suos sensus copu- lative significat, quorum tamen alter
sequitur ex isto antecedente»; per la proposizione in esame, cfr. n. 18; il
modo della probatio richiama il procedimento della probatio officialiter.
Probare occorre un’altra volta al f. 252va, nella discussione della universale;
A Ivi, f. 252va: «Ex quo etiam apparet, cum cuiuscumque proposi- tionis
copulative solum significantis contradictorium disiunctive significet quod
cuiuscumque multiplicis plures sensus copulative solum significantis contradictorium
disiunctive significat opposito modo quo etiam talis univer- salis multiplex
significat copulative ». Terminologia logica della tarda scolastica 495 della
proposizione cui la congiunzione equivale '. Anche l’espres- sione causae
veritatis ha dunque il valore noto; nel caso speci fico, designa solo i sensus
in disgiunzione !*. Questo è il primo dei casi esaminati nel trattato. Seguono
poi il caso in cui la proposizione universale affermativa non significa tutti i
suoi sersus in forma universale, ma uno di essi in forma universale e un altro
in forma particolare ‘5; la proposi- zione particolare affermativa o negativa
!; la proposizione singolare affermativa o negativa !”. L’autore passa quindi
ad esaminare le ipotetiche, e comincia dalla proposizione de copulato
extremo!*. Si discute poi della [Nam si copulative significaret, ad eius
veritatem cuiuslibet sui sensus veritas requiretetur » (è detto della
particolare, cfr. n. 16). 14 Cfr. ivi: «[...] est fallacia consequentis
arguendo a propositione habente plures sensus disiunctive ad unum sensum», e f.
253va: « Ca] arguitur a propositione plures causas veritatis habente ad unam
istarum, ideo est fallacia consequentis ». L'espressione causae veritatis
occorre ancora altre tre volte, ai ff. 252va, 253rb, 253va. 15 Ivi, f. 252vb:
«Quaedam tamen universales sunt multiplices, non tamen sensu; quaedam enim sunt
universales multiplices quae in uno sensu sunt universales et in alio
particulares vel singulares existentes [...] ». Se affermativa, tale
proposizione significa i suoi sensus in disgiunzione; se negativa, in modo
opposto, e quindi in congiunzione (ivi). 16 Ivi: «Patet igitur quod quaelibet
particularis affirmativa multiplex, et etiam negativa quae in quolibet suo
sensu est particularis, suos sensus disiunctive significat », e: « Nam ad hoc
quod verificetur particularis aliqua sufficit quod verificetur aliquis eius
sensus ». 17 Ivi: «Consimiliter etiam de singularibus est dicendum pro parte. Negativa
autem singularem (!) singulari affirmative disiuctive significanti [segue vuoto
di circa sci lettere] copulative significare suppono ». 18 Ivi, f. 253ra:
«Consimilis etiam responsio est ad propositiones hypotheticas multiplices, ut
sunt propositiones de disiuncto et de copulato extremo, copulativae,
disiunctivae, temporales, conditionales: non potest esse (una) responsio. Unde
primo est sciendum quod quaelibet affirmativa 496 Alfonso Maierùà copulativa !.
Sia data la proposizione [1] « tantum Socrates est homo et aliquod istorum et
plures homines sunt »; essa può essere intesa come composta di due
proposizioni, delle quali una risulti una proposizione de copulato extremo. Gli
ele- menti che possono essere presi in considerazione sono perciò i se- guenti:
[2] « tantum Socrates est homo »; [3] « aliquod istorum et plures homines sunt
»; [4] «tantum Socrates est homo et aliquod istorum »; [5] « plures homines
sunt ». La [3] e la [4] sono proposizioni de copulato extremo, ciascuna delle
quali ha in comune con l’altra l'elemento « aliquod istorum » (l’extremzuze
copulato è il soggetto nella [3], il predi- cato nella [4]). I sersus della [1]
possono essere dati indif- ferenter dalla congiunzione della [2] e della [3], o
dalla congiunzione della [4] e della [5]. Poiché non si ha motivo di preferire
una congiunzione di sersus all’altra, la [1] signifi- cherà i suoi sersus
mediante una disgiunzione, il cui primo multiplex et hypothetica quae est
particularis, indefinita vel singularis ut praemissum est, suos sensus
disiunctive significat. Unde et ista: ‘potest esse quod potest esse quod rex
sedet et nullus rex sedet [...]». Si noti che l’autore include le proposizioni
de copulato extremo tra le ipotetiche; l’esempio addotto è quindi una
proposizione de copulato extremo, propria- mente categorica (del resto, non
avrebbero altrimenti senso le indicazioni circa la quantità della ‘ipotetica’.
Negata, la proposizione in esame significa i suoi ‘sensi’ oppositis modis
copulative (ivi). La conclusione di questa discussione è: «Idem etiam de
propositionibus multiplicibus de disiunctis extremis et affirmativis» (ivi). 19
Ivi, sotto: «Pro copulativis est tunc sciendum ex suarum partium principalium
captione solum significans copulative, sive utraque eius pars copulative sive
utraque disiunctive, sive una eius pars disiunctive et alia copulative
significet illis duobus modis quibus et istae partes significant copulative, et
cuiuslibet talis contradictorium oppositis modis quibus istae partes
significant disiunctive significabit ». Terminologia logica della tarda
scolastica 497 membro sarà la congiunzione della [2] e della [3] e il secondo
membro sarà la congiunzione della [4] e della [5] ?°. Anche nel caso della
proposizione [6] « Socrates currit vel Plato currit et Socrates non curtrit »,
si possono avere interpretazioni diverse: la si può cioè intendere come una
congiunzione di proposizioni, formata da [7] « Socrates currit vel Plato currit
», e da [8] « Socrates non curtrit », oppure come una disgiunzione di
proposizioni formata da [9] « Socrates currit », e da [10] « Plato currit et
Socrates non cutrit ». Poiché l’una o l’altra interpretazione si addice a
simili propo- sizioni (« indifferenter copulativae vel disiunctivae possunt
esse »), i sensus della [7] saranno espressi da una disgiunzione, di cui un
membro sarà una congiunzione e l’altro ancora una disgiun- zione . La negazione
premessa alla disgiunzione dei sensus della [7] (e così della [1]) darà luogo a
una congiunzione di proposi- zioni negative 2. Heytesbury esamina ancora
proposizioni il cui dictum può essere inteso multipliciter®, proposizioni che
hanno vari sersus in funzione di un pronome relativo in esse presente che può
riferirsi a due diversi antecedentes”, e conclude la discussione 20 Ivi, f.
253ra-b; le [1]-[5] sono indicate da Heytesbury con le lettere dalla « alla e;
l’analisi è già nel testo, dunque. 21 Ivi, f. 253rb. 2 Ivi: «Ex quo satis patet
eius contradictorium istis duobus modis significare copulative ». 3 Ivi: «[...]
est sciendum quod sunt quaedam propositiones multi- plices quarum est dictum
multiplex, a quibus ad suum dictum arguendo fallit processus [...]»; esempio è:
«non scis propositionem falsam esse propositionem veram vel propositionem
falsam sciri a te ». 2 Ivi, f. 253rb-va; esempio è: «aliquid differt ab animali
quod non differt ab animali»: antecedens del relativo quod può essere sia
animal sia aliquid; esso significa disiunctive (causae veritatis). 32 498
Alfonso Maierù con un'analisi dei sersus delle proposizioni comprendenti una
condizionale ®. 25 Ivi, f. 253va-b. Sono di vario genere (ivi, f. 253va): « Quaedam
tamen sunt conditionales quae indifferenter copulativae vel conditionales, et
quaedam disiunctivae vel conditionales, possunt esse. In entrambi i casi
significano i loro sensus disiunctive, mentre le contradicentes significano i
loro sensus copulative. I termini “compositio” e “divisio rendono “oivdeois” e “Sraipeote”
occorrenti nelle opere aristoteliche, principalmente in due contesti: quello
del De interpretatione, dove, a proposito dell’enunciato, che risulta di più
termini, si dice che la verità e la falsità sono attinenti alla compositio, o
affermazione di un termine dell’altro, e alla divisio, o separazione di un
termine dall’altro; e quello del De sopbisticis elenchis, dove si parla delle fallacie
secundum compositionem e secundum divisionem. Ci soffermeremo sulla seconda
delle dottrine aristoteliche, ma non è inutile un rapido esame preliminare dei
valori che i due termini e i corrispondenti aggettivi assumono [Non ci
occupiamo della Suxipeoig platonica (cfr. ad es. FEDRO). Per i valori degli stessi
termini in RETORICA, cfr. LAUSBERG. De interpr.; cfr. transl. Boethii,
Aristoteles latinus: circa compositionem enim et divisionem est falsitas
veritasque »; cfr. anche 6, 17a 25-26, transl. Boethii, ivi, p. 9: « Adfirmatio
vero est enuntiatio alicuius de aliquo, negatio vero enuntiatio alicuius ab aliquo
», e Metaph. VI 4, 1027b 19 sgg. e XI 11, 1067b 26; in part. per obvieowe cfr.
Top. VI 13, 150b 22 e 14, 151a 20.31. 4 Cft..6.2; 500 Alfonso Maierùà nei testi
logici. Dei due termini, compositio è privilegiato rispetto all’altro, per il
maggior numero di accezioni con le quali occorre. Nel suo Tractatus
syncategorematum Pietro Ispano fornisce una sistematica esposizione dei vari
modi in cui può essere inteso il termine compositio *. Compositio può essere
rerum o modorum significandi: compositio rerum è quella della forma con la ma-
teria, dell’accidente con il suo subiectum, delle facoltà con l’essenza
(potenze dell’anima con l’anima), delle parti integrali tra loro in un tutto
(nella linea, le parti della linea rispetto al punto e della superficie
rispetto alla linea), della differenza con il genere nella costituzione della
specie 5. La corzpositio modorum significandi può essere o di una qualità con
la sostanza, espressa dal nome $, o di un atto con la sostanza ed è espressa
dal verbo”. La compo- sitio di un atto con la sostanza può essere duplice: si
può inten- dere l’atto in quanto « habet inclinationem ad substantiam, secun-
dum quam inclinationem dicitur de altero », cioè in quanto l’atto è considerato
« ut distans », ed è il verbo di modo finito; ma può intendersi l’atto « unitus
» alla sostanza, in quanto « privatus ista inclinatione, et sic est in
participio » ®. La « compositio actus ut distantis » è ancora duplice: può
essere in rapporto con una « substantia exterior », come nel caso della
proposizione « Socrates 4 Cfr. op. cit., pp. 483 sgg. Ma si veda anche la
traduzione inglese di J.P. Mullally (PETER OF SPAIN, Tractatus
syncategorematum..., cit., pp. 17 sgg.). Si confronti quanto dice Pietto Ispano
con la triplice distinzione di compositio (rei, intellectus, sermonis) di
Dialectica Monacensis, cit., p. 569. 5 PetrI HIsPANI, Tractatus
syncategorematum, cit., p. 484B. Per la com- posizione degli accidenti con il
subiectum, si veda il Liber sex princi- piorum, cit., p. 35: «Forma vero est
compositioni contingens, simplici et invariabili essentia consistens.
Compositio etenim non est, quoniam a natura compositionis seiungitur [...] ». 6
PerrI HISPANI, op. cit., p. 484B. 7 Ivi, p. 484C. 8 Ivi, p. 485F. currit »°, o
può essere in rapporto con una « substantia intra », x quando il soggetto è
sottinteso, come nel caso di « currit » !°. In tutti questi casi, si può dire
che il concetto di compositio, in quanto fa riferimento agli elementi di cui
esprime un rapporto, rientra nella categoria di relazione !!. Opposta alla
composizione è la negatio !?. Particolarmente importante è la « compositio
actus ut distantis » perché sta alla base del costituirsi della proposi- zione
5. Il caso più semplice è quello del verbo est: esso « consi- gnificat
compositionem », ma poiché rispetto agli altri verbi esso è natura prius
giacché « in eis intelligitur » !, tutto quello che di esso si dice vale per
gli altri verbi. Alla radice di questa interpre- tazione sta un passo già
ricordato di Aristotele 5, ampiamente sviluppato dalla grammatica speculativa
!. Che il verbo est, e 9 Ivi, p. 491D. 10 Cfr. ivi, e p. 486D: «Quod autem in
verbo fit compositio actus ut distantis, patet per hoc quod actus significatus
per verbum semper significatut ut de altero; cum nam dico “‘cutrit’, oportet
intelligere substantiam determi- natam, de qua dicatur ‘curtit’, ut praedicatum
de subiecto ». 11 Si veda ivi, p. 484A: «Sciendum ergo quod compositio ad
aliquid est, quia compositio est compositorum, et compositio et composita sunt
compositione composita quare compositio in praedicamento relationis erit ».
Cfr. anche H. Roos, Das Sophisma des Boetius von Dacien « Omnis homo de
necessitate est animal» in doppelter Redaktion, « Classica et Mediae- valia »,
XXIII (1962): la « necessitas habitudinis terminorum » (p. 190) non è altro che
« necessitas compositionis » (pp. 191-192). 12 Perri HisPANI op. cit, p. 490D:
«Cum secundum diversitatem compositionis (ex compositionem) diversificetur
negatio, ideo post composi- tionem, dicendum est de negatione »; ma cfr. L.M.
DE Rjk, On the Genuine Text of Peter of Spain's «Summule logicales», II, cit,
p. 89: «natura divisionis non potest cognosci nisi cognoscatur natura
compositionis ». 13 PerRI HISPANI, op. cit., pp. 487A sgg. 14 Ivi, p. 483F. 15
De interpr. 3, 16b 22-25 (cfr. cap. ILI, n. 8). 16 Cfr. ad esempio Tommaso DI
ERFURT, Gramzzatica speculativa, in Duns ScotI Opera omnia, I, cit., xxvii, $
1, f. 59b: «[...] Verbum habet quendam modum significandi, qui vocatur
corzpositio, de quo antiqui 502 Alfonso Maierù quindi ogni altro verbo,
significhi quella compositio che è rapporto fra due termini nella proposizione
è dottrina comune; non altret- tanto comune è la dottrina che suo opposto sia
la regatio. Si legga Guglielmo di Shyreswood: Sequitur de hac dictione ‘non’,
et videtur quod debeat esse verbum quia significat divisionem et haec, ut
videtur, opponitut compositioni denotatae per hoc verbum ‘est’, et sic debet
esse verbum sicut et ipsum; contraria enim ejusdem sunt generis. Et dicendum
quod haec ratio peccat dupliciter, tum quia haec dictio ‘non’ cum significet
divi- sionem tantum — haec dictio ‘est’ non significat compositionem tan- tum
ut dictum est prius et sic non significant contraria — tum etiam quia compositio
denotata sive consignificata per hoc verbum ‘est’ non opponitur ei quod est
‘non’, quia compositio est modus significandi dependenter, ratione cujus exigit
sibi nominativum et hoc est illud quo propositio est unum ex suis partibus. Cum
autem huic consentit Grammatici mentionem expresse non fecerunt, quem tamen
modum moderni Verbo attribuunt, moti ex dicto Philosophi I. Perihermenias, cap.
3. ubi dicit quod hoc Verbum est, significat quandam compositionem, quam sine
extremis non est intelligere; et tamen hoc Verbum, est, in omni Verbo inclu-
ditur, tanquam radix omnium, ideo compositio omni Verbo inhaeret, per quam
Verbum distans a supposito, ad suppositum principaliter inclina tur [...]» (ma
cfr. xviii, $ 10, f. 53b, dove l’autore, trattando della figura, afferma che
essa « sumitur a proprietate rei » e che le proprietà comuni in rebus sono tre,
« proprietas simplicis, proprietas compositi, et proprietas de- compositi », e
continua. Ab his tribus proprietatibus imponit Logicus tres voces, ad
significandum scilicet Terminum, Propositionem, et Syllogismum, licet aliter
sumatur simzplicitas, compositio, et decompositio in nomine figurae simplicis,
compositae et decompositae, quam in Termino, Propositione, et Syllogismo. In
Propositione enim et Syllogismo sumitut compositio secun- dum distantiam circa
diversa significata diversarum vocum cadens. Sed in nomine compositae, et
decompositae figurae, sumitur compositio secundum distantiam vocum circa idem
significatum eiusdem dictionis cadens »). Cfr. anche Martino DI Dacia, Modi
significandi, cit., nr. 112, p. 53: «Huic autem modo significandi essentiali
generali iungitur alter modus significandi immediatior qui dicitur compositio,
et ille complectitur ab omni verbo. Et est compositio modus significandi sive
intelligendi uniens exttemum distans cum altero extremo »; R. BACcONE, Surzza
gramatica, cit., p. 80. Terminologia logica della tarda scolastica 503 anima,
asserit et est affirmatio; cum autem dissentit, deasserit et est negatio. Est
ergo compositio hujus verbi ‘est’ sicut subjectum affirma- tioni et negationi
et opponitur negatio ejus quod est ‘non’ affirma- tioni et non compositioni,
nisi affirmatio vocetur compositio, et hoc est aliud a compositione hujus
verbi, ut dictum est !. In breve, la compositio è anteriore all’affermazione e
alla nega- zione, e perciò la particella zor non si oppone a compositio; ma se
si assume compositio nel senso di affirmatio, la negazione non vale divisio, e
si ha una contrapposizione. L’equivalenza tra com- positio e affirmatio,
divisio e negatio è affermata da Boezio !* ad I? Cfr. Syncategoremata; ma cfr.
anche: Sed vi- detur adhuc quod quando ‘est’ est tertium adjacens, non sit ibi
praedicatum, sed solum compositio [...] » (cfr. W. or SHERWwooD'°s
Introduction to Logic, cit., p. 27, n. 25), e Introductiones in logicam, cit.,
p. 33: « Sed (sc. verbum) consignificat compositionem, quae est copula et omne
aliud verbum sic con- significat per naturam illius. Cfr. MARTINO DI DACIA,
Quaestiones super librum Peribermeneias, in Opera, cit., q. 12 « Utrum eadem
compositio in numero est in affirmativa et in negativa », pp. 246-247: « Ad
quaestionem dico, quod certum est, quod quaestio nostra non est de
compositione, quae est actio intellectus, qua componit unum cum altero. Nam
talis compositio solum est in affirmativa. Sed tantummodo quaerit de illa
compositione, quae est modus intelligendi et datus verbo pro modo significandi,
et de tali dico, quod ipsa est eadem numero affirmativa et negativa [...] ». 18
Cfr. In Arist. Periermenias, II ed., cit., p. 49: «Igitur quotiens huiusmodi
fuerit compositio, quae secundum esse verbum vel substantiam constituat vel res
coniungat, adfirmatio dicitur et in ea veri falsique natura perspicitur. et
quoniam omnis negatio ad praedicationem constituitur igitur quoniam id quod in
adfirmatione secundum esse vel constitutum vel coniunctum fuerit ad id addita
negatio separat, vel ipsam substantiae consti- tutionem vel etiam factam pet id
quod dictum est esse aliquid coniunctio- nem, divisio vocatur». Ma già in
Boezio è l’affermazione dall’anteriorità della compositio intellectuum (e
conseguentemente verborum, che su quella si modella) rispetto all’affirmatio e
alla negatio (ivi, p. 75): «Nunc vero quoniam in intellectibus iunctis veritas
et falsitas ponitur, oratio vero opi- nionis atque intellectus passionumque
animae interpres est: (quare) sine conpositione intellectuum verborumque
veritas et falsitas non videtur existere. quocirca praeter aliquam
conpositionem nulla adfirmatio vel ne- 504 Alfonso Maierù Abelardo ”, da Occam®
a Billingham® e Strode?, Burleigh, poi, afferma in generale che il
sincategorema è « dispositio com- positionis » * e, in particolare, che i
sincategoremi possono essere riferiti o alla « compositio materialis », cioè
alla proposizione intesa materialiter (in quanto sta per se stessa), o alla «
compo- sitio formalis », cioè alla proposizione assunta nella sua valenza
significativa *. Ma si ricordi che tutta la discussione sulla propo- sizione
modale verte sulla questione se il 7z0dus determini o non determini la
compositio o l’inhaerentia costituente la proposi- zione #5. Se la compositio
fonda la proposizione tanto che « omnis pro- gatio est » (cors. mio). 19 Cfr.
Introductiones dialecticae, cit., p. 75: « Compositionem vocat af- firmationem
quia ostendit coniungi praedicatum subiecto. Divisionem vocat negationem quia
dividit praedicatum a subiecto ». Ma come Boezio, anche AseLARDO ritiene che la
compositio intellectuum sia anteriore all’affirmatio e alla negatio (Logica
‘Ingredientibus’): «Sed tamen consigni- ficat (sc. ‘est’), id est cum aliis
significat quandam comzpositionem, id est quendam compositum intellectum sive
affirmativum sive negativum, et per compositionem tantum compositionem
intellectus accipimus. Cfr. Prooemium libri Periermenias (in Expositio aurea,
cit.): « Nam in compositione et divisione est veritas vel falsitas » e «sine
compositione et divisione, hoc est, sine affirmatione et negatione non sunt
vera nec falsa ». 2 Speculum..., cit., p. 338: «Terminus est in quem resolvitur
propo- sitio, ut praedicatum et de quo praedicatur, apposito vel diviso esse
vel non esse, id est in propositione affirmativa vel negativa [...] », e il ms.
Venezia, Bibl. s. Marco, Z. lat. 277 (= 1728), f. 2r, espone (cit. ivi, p.
323): « com- posito vel diviso, esse vel non esse, idest in propositione
negativa vel affir- mativa ». 2 Cfr. Logica, cit., f. 13rb: « Et dicuntur sola
verba significare cum tem- pore, quia ipsa sola sunt instrumenta quibus
mediantibus [anima est] anima est apta pro certo tempore componere vel
dividere, id est affirmare vel negare ». 23 Cfr. De puritate artis logicae,
cit., p. 221. 2 Ivi, pp. 141, 224-225, 227, 235, ecc. 25 Cfr. cap. V, $ 3:
compositio e inbaerentia sono sinonimi per le Sumzze Metenses e Guglielmo di
Shyreswood (n. 46). Terminologia logica della tarda scolastica 505 positio est
compositio » *, la proposizione composita però è la proposizione ipotetica:
così per lo ps. Apuleio ”, per Ars Me- liduna*, per Averroè ?, per Alberto
Magno Un'altra accezione meno stretta di compositio è quella che denota
l’unione di più voces costituenti un’oratio, non necessa- riamente una
enuntiatio o propositio 8; in tal caso il termine è equivalente del boeziano comzplexio
®, e terminus compositus sta a designare anche l’unione di nome e aggettivo #.
Ma compositio 2% L.M. De Rijk, On the Genuine Text of Peter of Spain's «
Summule logicales », III, cit., p. 46 (è il commento a Pietro Ispano di
Robertus Anglicus). 2 Cfr. Peribermeneias, cit., 2, p. 177 (v. cap. V, n. 26);
cfr. SULLIVAN, Apuleian Logic, cit., pp. 24-30. 28 Op. cit., p. 352: « Deinceps
ad compositas ypotheticas transeamus. Compositarum, prout hic accipitur
‘composita’, quatuor sunt genera ». 2 Cfr. AristoTELIS Opera cum AverROIS
commentariis, I, i, Venetiis 1562 (ed. anastatica Frankfurt a. M. 1962), De
interpretatione I, 721: « Ora- tio [...] est vel simplex vel composita
Composita vero est, quae ex duabus constat orationibus simplicibus ». 3 Liber I
Peribermeneias, in Opera, I, cit., p. 410b: enuntiatio simplex- composita o
hypothetica. 3 Cfr. PETER or SPAIN, Tractatus syncategorematum..., cit., p. 20
(pro- posizione imperfetta). 32 Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 169A: «Sine
complexione enim di- cuntur quaecunque secundum simplicem sonum nominis
proferuntur, ut homo, equus: his enim extra nihil adjunctum est. Secundum
complexionem dicuntur quaecunque aliqua conjunctione copulantur, ut aut
Socrates aut Plato, vel quaecunque secundum aliquod accidens conjunguntur »; e
181A (il testo è nella n. 6, cap. III). Si noti però che cormzplexio vale anche
conclusio e ‘dilemma’ in Cicerone (cfr. KNEALE, op. cit., p. 178). 3
BrLLincHAM, Speculum..., cit., p. 351: « Sic cum terminis compositis, ut ‘homo
albus currit: hoc cutrit et hoc est homo albus, igitur etc.’ »; il termine compositus
nell'esempio è homo albus. Cfr. Pretro DI MANTOVA, Logica, cit., f. [66vb]:
«nomen compositum » è « vox incomplexa » risul- tante di più parti: «
Verumtamen quia consuevimus scire quid vocabulum significaret extra
compositionem, cum veniunt duo vocabula in compositione, vocabulum illud
resultans dicimus significare aut connotare illud quod istae duae dictiones
significant per se sumptae antequam intrarent compositionem » 506 Alfonso Maierù
designa anche l’unione di termini significativi nella proposizione o nel
periodo #. Un’accezione più tecnica di compositio, ma poco diffusa, è quella
che denota il procedimento logico della probatio quando si procede dai termini
superiori: così in Billingham *, e forse i precedenti sono da rintracciare nei
Tractatus Anagnini* e nelle Summulae di Pietro Ispano ”. Nella dottrina della
conoscenza (in particolare del giudizio), compositio si oppone a resolutio e
designa o, platonicamente, il processo dal molteplice all’unità oppure,
aristotelicamente, il pro- cesso dal semplice al complesso *. (esempio può
essere respublica); invece, nota il Mantovano (ivi, f. [65ra]): quilibet
conceptus mentalis est simplex, ita quod nulla est pars orationis in mente quae
sit composita, quia tunc partes orationis significarent sepa- rate ».
HevrEsBury, De sensu composito et diviso, cit., f. 3a-b, ha terminus aggregatus
(es. « duo homines »). * HevTesBury, De scire et dubitare, cit., f. 14vb:
«[...] et quod illa propositio significat praecise iuxta compositionem
terminorum », e f. 15va: et quod haec propositio ‘hoc est homo? significat
primo et principa- liter iuxta compositionem terminorum »; STRODE,
Conseguentiae, cit., f. 32ra: « Sed omnes istae regulae debent intelligi generaliter
cum significant praecise ex compositione suarum partium primarie praecise
significantium ». 35 Cfr. cap. VI, n. 55. 3% Tractatus Anagnini, cit., p. 225:
«Contra hoc quidam dicunt: illud quod est superius cognitione, etiam fit pars
in constitutione inferioris, perhi- bentes speciem constate ex genere et
substantialibus differentiis. Hoc verbo quidem simplices abducti dicebant genus
esse quasi materiam, differentias vero quasi formas ex quibus iunctis
constitueretur species. Sed dicit Magister Adam: “omne significatum dictione
est simplex et incompositum”; et dicit ‘componitur’, idest diffinitur,
‘constitutio’ pro diffinitio, ‘constitutio specie? pro diffinitio speciei. Item,
compositio illa, secundum quam redu- cuntur inferiora ad sua superiora,
opposita est illi compositioni, secundum quam superius reducitur ad sua
inferiora »; il procedimento, caratterizzato da Billingham come compositio, è
il primo, se per reducere si intende ‘ricon- dutre’, ‘riportare’ logicamente. 3
Cfr. GarceAU, « Iudicium »..., cit., pp. 268-269; cfr. n. 5 al cap. VI
Terminologia logica della tarda scolastica 507 Per quanto riguarda, infine, la
terminologia impiegata nella trattazione del senso composto e del senso diviso,
notiamo che vengono usate le seguenti espressioni: fallacia compositionis -
fallacia divisionis, o semplicemente compositio (o coniunctio)- divisio; sensus
compositionis - sensus divisionis; sensus compositus- sensus divisus®. 2.
Aristotele Le fallaciae del ‘senso composto’ e del ‘senso diviso’ sono illustrate
da Aristotele negli Elenchi sofistici, ai capitoli 4° e 20 #!. Incluse tra gli
errori dipendenti dal linguaggio usato (rapà TÙv Mew, secundum locutionem, o
dictionem) esse sono stretta. mente connesse, tanto da rappresentare l’una il
reciproco dell’altra. Infatti, si ha fallacia in senso composto quando si
congiungono termini che vanno tenuti divisi, e si ha fallaci in senso diviso
quando si dividono termini che vanno presi in congiunzione tra loro. Perciò,
nel corso del capitolo 20, Aristotele
sugge 39 La schedatura del De sensu composito et diviso di HevresBurY ha
dato i seguenti risultati: oltre a sensus compositus e sensus divisus, l’autore
usa, per designare senso composto e senso diviso: compositio e divisio (ivi,
ff. 2ra, 2rb tre volte, 3va, 4ra), fallacia compositionis et divisionis (f.
3ra-b) e ancora: «sensus divisus significat divise » (f. 2vb), « diversitas
compo- nendi vel dividendi » (f. 2ta), « componere vel dividere » (f. 3rb); usa
inoltre compositio per indicare l’unione di più termini che segua un altro
termine, ad esempio possibile (f. 2rb, 2va tre volte); «simplex compositio » —
« duplex compositio » (f. 3rb). Per le occorrenze nelle Regulae, cfr. n. 147. 4
De soph. el. 4, 165b 26 e 166 a 23-38. 41 Ivi 20, 177a 33-b 34. . 4 Ivi, 177a
34-35; transl. Boethii (rivista in base alle indicazioni fornitemi da L.
Minio-Paluello con lettera del 23.12.71) in Boezio, Elenchorum sophi- sticorum
Aristotelis interpretatio, P. L. 64, 1029C (si tratta della traduzione boeziana
elaborata sul greco dal Lefèvre d’Etaples): « Manifestum autem et eas, quae
propter compositionem et divisionem, quomodo solvendum, nam 508 Alfonso Maierù
risce di assumere in congiunzione i termini che, intesi divisi, dànno luogo
alla fa/lacia in senso diviso e, viceversa, di assumere divisi i termini che,
congiunti, dànno luogo alla fa/lacia in senso composto. I medievali hanno poi
fatto propria la raccomandazione aristotelica: ripetono spesso «ubi peccat
compositio, ibi solvit divisio », e viceversa ‘, e trattano insieme le due fallaciae
come due complementari possibilità di errore. Gli esempi con i quali Ari-
stotele dà una prima illustrazione del senso composto sono: a) « possibile est
sedentem ambulare, et non scribentem scribere »; b) « discit nunc litteras, si
quis didicit quas scit »; c) « quod unum solum potest ferre, plura potest ferre
» *. È evidente che l’errore si divisa et composita oratio aliud significat cum
concluditur, contratium dicendum »; ma v. anche De sopb. el. 23, 179a 11-14;
transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1032B. 4 Cfr. Glose in Aristotilis
Sophisticos elencos, cit., p. 246: « Conpo- sitio est solvenda per divisionem,
et divisio per conpositionem »; Fallacie Parvipontane: Ubi enim fallit divisio,
ibi solvit compositio, et econverso »; Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 277:
«Iuxta quod dicit Ari- stoteles, ubi fallit compositio, ibi soluit divisio, et
e converso » e «ad haec omnia docet Aristoteles simul soluere, scilicet ut si
concludatur divisim, di- cendum est quoniam coniunctim concessum fuit, et e
converso »; Ps. BACONE, Sumule dialectices, cit., p. 342: «Nemo enim debet
dubitare quin fal- lacia composicionis decurrat super hanc maximam, ‘si
conjunetim ergo divisim’, divisio super hanc maximam, ‘si divisim ergo
conjunctim’; ergo (in) fallacia composicionis conceditur composicio et probatur
divisio, et in fallacia divisionis e contrario »; ALBERTO M., Liber I
Elenchorum, in Opera, IL, cit., p. 547b: « Adhuc autem notandum, quod licet
semper simul sint compositio et divisio in oratione quantum ad hoc quod si compositio
fallit, divisio solvit, et e converso [...]»; ALBERTO DI Sassonia, Logica,
cit., V, 4, f. 40rb: «omnis syllogismus peccans per fallaciam compositionis
solvitur pet divi- sionem et e converso »; BILLINGHAM, De sensu composito et
diviso, in Spe- culum..., cit., p. 387, ma cfr. n. 97. % De sopb. el. 4, 166a
23-32; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1010D- 1011A. Teniamo presente
anche le osservazioni di COLLI (si veda) in ARISTOTELE, Organon, trad. it. e
note, Torino. Per il terzo esempio, il Colli rinvia a PLaToNE, Euthyd., 294A.
Terminologia logica della tarda scolastica 509 nasce in tutti i casi dal porre
in congiunzione termini che vanno presi separatamente: la prima proposizione va
intesa così: ‘chi sta seduto può camminare, chi non scrive può scrivere’,
mentre, assumendo congiunti i termini sedentem-ambulare, scribentem- scribere,
si cade in errore; la seconda va interpretata: ‘intende le lettere, giacché ha
imparato ciò che ora conosce’ e non: ‘intende le lettere, giacché ha ora
imparato ciò che conosce’, congiungendo didicit-nunc; la terza: ‘chi può
portare un solo oggetto, può portarne più’ uno per volta, non
contemporaneamente. Gli esempi che Aristotele utilizza per il senso diviso
sono: a) « quod quinque sunt duo et tria, paria et imparia, et quod majus
aequale, tantumdem enim est majus et adhuc amplius »; b) « ego posui te servum
entem liberum »; c) « quinquaginta virum centum heros liquit Achilles » 4. In
questo caso, gli enunciati vanno così interpretati. Il primo: 5 è uguale a 2 e
3, e il 2 e il 3 sono rispet- tivamente pari e dispari; non è vero che 5 è
uguale a 2 e 5 è uguale a 3 (separatamente) e quindi che 5 è insieme pari e
dispari; né è vero che qualcosa è maggiore ed uguale a qualcos'altro, che
seguirebbe se si ritenesse che 5 è uguale a 3 e che 5 è uguale a 2 (mentre è
maggiore di entrambi) per il fatto che 5 è uguale a 3 e a 2. Il secondo: ‘io ho
fatto di te che eri schiavo un uomo libero”, mentre non è corretto intendere
(separatamente) ‘io ti ho fatto schiavo e io ti ho fatto libero’. Il terzo: ‘di
cento uomini il divino Achille lasciò cinquanta’, ma non separando la parola
virum da centum e congiungendola a quinquaginta. Nel capitolo 6, poi, dove
tutte le fallacie sono ricondotte all’« ignoratio elenchi » ‘, Aristotele
afferma che composizione e divisione derivano dal fatto che il discorso,
nonostante l’appa- 4 De sopb. el. 4, 166a 33-38; transl. Boethii in BoEzio, op.
cit., 1011A; il secondo esempio, che ha riscontro in TERENZIO, Andria (v. 37:
«Scis: feci ex seruo ut esse libertus inihi »), probabilmente deriva da una
commedia greca; il terzo, forse da un poema perduto. 4 De sopb. el.] renza, non
è lo stesso se inteso in un modo o nell’altro, e perciò i due sensi vanno
distinti alla ricerca di quello corretto ”, Infine, nel capitolo 20, dove
mostra la soluzione da dare a questo tipo di fallacia, Aristotele dà un altro
buon numero di esempi di enunciati, nei quali l’interpretazione in un senso o
nel- l’altro conferisce al tutto un valore diverso. Ricordiamo tre di essi che
hanno avuto una certa fortuna nel medioevo. Il primo: « Putasne quo vidisti tu
hunc percussum, illo petcussus est hic? et quo percussus est, illo tu vidisti?
», donde appare la differenza tra il dire « videre oculis percussum » e il dire
« oculis percussum videre » (‘vedere, con gli occhi, colui che è percosso’ e
‘vedere, colui che è percosso con gli occhi’): esso avrà fortuna nel secolo
XIII, in concorrenza con il secondo esempio del senso composto sopra riportato.
Il secondo è: « Putasne malum sutorem bonum esse? sit autem quis bonus, sutor
malus, quare sutor malus » ® e mostra la difficoltà che nasce dal fatto che
attributi opposti sono con- giunti con lo stesso nome; il calzolaio, buon uomo
e cattivo arti- giano, non può essere ciabattino buono e cattivo insieme. Il
terzo esempio è: « Putasne ut potes, et quae potes, sic et ipsa facies? non
citharizans autem habes potestatem citharizandi, 47 Ivi, 168a 26-28; cfr. anche
7, 169a 25-26. nei 20, 177a 36-38 e b11; transl. Boethii in Borzio, op. cit.,
1029D- # Ivi, 177b 14-15; transl. Boethii in BorzIo, op. cif., 1030A. L’esempio
occorre anche in De inferpr. 11, 20b 35-36, dove si discute della liceità di
affermare « unum de plutibus vel plura de uno » e quindi di operare un’in-
ferenza valida da due proposizioni in congiunzione tra loro con predicati
differenti e identico soggetto (ma è da notare che la transl. Boethii, « Ari-
stoteles latinus », II, 1-2, cit., p. 24, ha citharoedus dove Aristotele ha
oxvTEÙS) a una proposizione con soggetto immutato e predicati in congiun- zione
tra loro. fa Terminologia logica della tarda scolastica 511 citharizabis igitur
non citharizans » 9; esso si ricollega al primo degli esempi del senso composto
sopra ricordato. La dottrina di Aristotele, per quanto riguarda il nostro argo-
mento, è tutta qui. Un contributo potrebbe ticavarsi dalla discus- sione dei
sillogismi modali a premesse in senso composto o in senso diviso, ma le due
pagine della logica aristotelica non sono acco- stabili immediatamente 5. Per
l’una, come per l’altra, saranno i maestri medievali a fornire analisi più
precise e puntuali. 3. Da Boezio alla fine del sec. XII La prima patte della
Logica modernorum di De Rijk è, come s'è detto, uno studio sulla dottrina dei
sofismi nel medioevo fino al secolo XII incluso. I risultati cui l’autore è
giunto sono i seguenti: a) la prima fonte per la dottrina dei sofismi nell’alto
medioevo è Boezio, che ne fornisce alcuni elementi nel secondo commento al De
interpretatione © e nell’Introductio ad syllogismos categoricos *. Ma tra i sofismi
esaminati da Boezio in questi testi non figurano quelli secondo la composizione
e la divisione; De soph. el. 20, 177b 22-25; transl. Boethii in Boezio, op.
cit., 1030A. 51 Cfr. BocHENSKI, La logigue de Théophraste, cit., che registra a
p. 136 (« Index des termes techniques grecs ») solo Statpeote, che però
occorre, alle pp. 63 sg. e 114, a proposito della ‘scala ontologica’ platonica,
dalla quale trae origine il sillogismo aristotelico, e del rapporto tra i
termini di questo. 52 In Arist. Periermenias, II ed., cit., pp. 129-134, cit.
in De Rgk, Logica modernorum, I, cit., pp. 25-27; le fallaciae ricordate sono
quelle secundum aequivocationem, secundum univocationem, secundum diversam
partem, se- cundum diversum relatum, secundum diversum tempus, secundum
diversum modum: cfr. ivi, pp. 27-28. 5 Op. cit., 778B-780A e 803B-D; cfr. DE
Rik, op. cit., I, pp. 4041. 5 Cfr. il prospetto in cui sono confrontati i
risultati raccolti dai due testi boeziani in De Rik, op. cit., I, pp. 42-43. Ma
cfr. Frustula logicalia, cit, p. 616: «Queritur cur Boetius non enumeravit
divisionem et coniunctionem et amphiboliam, que magis proprie impediunt
propositionum dividentiam 512 Alfonso Maierù b) sulla traccia di Boezio si
muovono le varie Glosule in Periber- meneias fino ad Abelardo 5; c) il primo
cenno in Abelardo al sensus per divisionem e al sensus per compositionem quale
indicato dagli Elenchi sofistici è nella Logica ‘Ingredientibus’, a proposito
delle modali: la modale in senso composto è modale de Sensu, la modale in senso
diviso è modale de re *; d) Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi enumera i
sofismi ex coniunctione ed ex disiunc- tione, corrispondenti al senso composto
e al senso diviso di Aristo- tele”, segno di una più decisa penetrazione degli
Elenchi sofistici nelle scuole medievali. Ma è con i primi commenti agli
Elenchi sofistici prodotti dalla scuola di Alberico di Parigi e poi con i
commenti dei Parvipon- tani che si hanno le prime esposizioni sistematiche del
senso com- posto e del senso diviso, tanto che esse penetrano anche nelle
esposizioni del De interpretatione, là dove Boezio aveva intro- dotto le
fallaciae 8. Noi cercheremo di ripercorrere brevemente il cammino della
dottrina utilizzando i testi editi dal De Rijk. Le Glose in Aristotilis
Sophisticos elencos dànno un’analisi abbastanza elementare del testo
aristotelico, e riferiscono opinioni di maestri precedenti. La conpositio è
definita « [....] proprietas orationis secundum quam ea que divisim data sunt,
coniunctim accipiuntur, ut ‘iste veronensis valet bunc panem et hunc, ergo vale
duos panes’. Non sequitur, quia datum est istum veronensem quam que enumerat ».
Cfr. n. 58. 55 Cfr. De Rijx, op. cit., I, pp. 44-48. $ Op. cit., p. 489, e
Glosse super Periermenias..., cit., p. 13; cfr. De Rijk, op. cit., I, pp. 57
sgg., dove si discute della conoscenza che Abelardo aveva degli Elenchi
sofistici. 5 Op. cit., pp. 63 e 65; cfr. De Ru, op. cit., I, pp. 72 sgg. 5 Cfr.
Frustula logicalia, cit., p. 613, pp. 616 sg. (cfr. n. 54) e p. 619: « Videntur
tamen quedam esse que impediunt contradictionem, que Boetius non ponit,
scilicet divisio, compositio, accentus, amphibologia ». Terminologia logica
della tarda scolastica 513 valere hunc et hunc panem divisim, sed non
coniunctim » 9. Ciò che distingue la compositio e la divisio è questo: quando
la seconda è vera e la prima è falsa, si ha il sophismza conpositionis, quando
la conpositio è vera e la divisio è falsa, si ha il sophisma divisionis®. I
modi o le specie di composizione sono tre, per il nostto testo: « quandoque
conponimus plura uni, ut ‘iste vero- nensis valet bunc et bunc pane; quandoque
unum pluribus, ut ‘Socrates et Plato habet unum caput’; quandoque plura inter
se, ut ‘possibile est album esse nigrum’ vel ‘hic et hic veronensis valet istum
et istum panem’ »®®. Nel testo si introduce una distinzione importante: senso
composto (corpositio) e senso diviso (divisio) possono avere oti- gine in voce,
cioè nella struttura linguistica della frase, o secur- dum intellectum, cioè
nella diversa intelligenza della frase stessa °°. Apprendiamo che Maestro
Giacomo Veneto riteneva che oggetto dell’analisi del logico sia la struttura
della frase ® giacché il logico in essa individua le difficoltà o deficienze
che dànno luogo ai sofismi. Un esempio di questo modo di considerare il senso
composto e il senso diviso può essere il seguente, relativo al senso compo-
sito: « ‘omne non-scribens potest scribere, sed Socrates est non- scribens,
ergo potest scribere, ergo Socrates scribit’ » dove « datum est Socratem
scribere cum potentia (sc. potest scribere) et postea divisum est a potentia,
cum intulit: ‘ergo Socrates scribi » *. 5 Op. cit., p. 209. 9 Ivi. s Ivi. 6
Ivi, p. 246 (a De sopb. el. 20, 177b1): « Due sunt species divisionis et
conpositionis, (una) secundum intellectum, et altera secundum vocem ». 6 Ivi,
p. 209: « Magister vero Iacobus dicit conpositionem et divisionem tantum esse
in voce, et non secundum intellectum. Est autem conpositio secundum ipsum
quando aliguid conponitur cum aliquo et postea accipitur divisim et seorsum ».
# Ivi. 33 514 Alfonso Maierù Il nostro autore, per la verità, almeno in due
luoghi riconosce che Aristotele tratta della corpositio e della divisio «
secundum vocem », e sottolinea il primato dell’oratio che esprime l’intel-
lectus ©. Questi rilievi sono importanti perché permettono di no- tare come i
maestri medievali mirassero a trasferire sul piano lin- guistico il discorso
sui sofismi, in modo da trovate su questo piano accorgimenti formali atti a
evitare errori. Un altro testo, quasi contemporaneo alle Glose, cioè la Surzzza
Sophisticorum elencorum, critica questa tesi e il tipo di analisi in vocibus o
in sermonibus o în terminis % e sostiene che il so- fisma in senso composto
(compositionis) o in senso diviso (divi sionis) ha origine in intellectibus,
nel fatto cioè che una propo- sizione si presta ad essere interpretata secondo
diversi punti di vista. Si richiama l’attenzione, ad esempio, sulla
proposizione « possibile est sanum esse egrum », la quale, intesa in senso
diviso, è vera, in senso composto è falsa, senza che la diversa considerazione
implichi modificazioni nella struttura linguistica 65 Ivi, p. 222 (a De sopb.
el. 6, 168a 26): « Ad quod dicendum quod Ari- stotiles loquitur hic de
conpositione et divisione que fit secundum vocem et non secundum intellectum.
Et conpositio et divisio secundum intellectur continetur sub oratione, quia
oratio continet amphibologiam et conpositionem et divisionem » (cors. mio), e
p. 246 (a De soph. el. 20, 177b1; continua il testo cit. in n. 63): « Sed cum dicit
Aristotiles: “quod est secundum divisionem, non est duplex”, tunc loquitur de
divisione vocis, quia alia vox est divisa et alia conposita ». %
Op. cit., p. 313: «Quidam enim dicunt quod hec conpositio fit in intellectibus;
quidam alii dicunt quod tantum fit in vocibus [...]. Illi qui dicunt quod fit in
sermonibus vel in vocibus [...]», e p. 314: «Et ideo sciendum est quod secundum
illos qui dicunt sophisma conpositionis tantum esse in terminis [....]» (cors.
mio). ' Ivi, p. 315: «Hec autem sententia, scilicet quod compositio dicatut
tantum in terminis, nobis non placet. Sed dicimus quod fallacia compositionis
fit in intellectibus, et hoc videlicet quod plura significantur vel
intelliguntur in aliqua oratione »; lo stesso vale per la divisio, pp. 317 sgg.
Terminologia logica della tarda scolastica 515 della frase ®. Lo stesso testo
ammette, però, che i sostenitori della tesi opposta evitavano l’errore in senso
composto o in senso diviso ricorrendo ad accorgimenti riguardanti la disposi-
zione dei termini nell’enunciato ®. L’opposizione del nostro anonimo autore, in
realtà, non vale a negare una linea di tendenza che riconosce nella
constructio, nella ‘sintassi’, cioè nella diversa disposizione dei termini nel-
l’enunciato, l’unica possibilità di fissare regole stabili per il rico-
noscimento dell’un senso e dell’altro. Semmai, le sue critiche sotto- lineano
la necessità di un’analisi approfondita, i cui risultati val- gano a fugare
ogni dubbio. Et ideo sciendum est quod secundum illos qui di- cunt sophismata conpositionis
tantum esse in terminis, fit illa talis conpo- sitio duobus modis, aut scilicet
quando prius coniungimus duas voces et postea separamus, scilicet cum
relinquimus unam et concludimus aliam, ut superius diximus [è il caso di «
potest scribere » nell’antecedente e « scribit » nella conclusione], aut quando
prius aliquod adverbium iungimus cum aliquo verbo, postea illud idem iungimus
cum alio verbo, ut in supradictis para- logismis patuit [è il caso, ad esempio,
di « verum est nunc Socratem fuisse conclusum, ergo nunc verum est quod
Socrates fuit conclusus »]. Et etiam sciendum est quod secundum istos nulla
orationum predictarum est multiplex. Unde non est dividendum, sed dicendum quod
alia est conposita et alia divisa. Ut in istis est: ‘veruzz est nunc Socratem
fuisse percussum’, hec est composita: ‘ergo verum est quod Socrates fuit
percussus nunc’, hec divisa ». 70 Sulla scia della Summa, almeno per quanto ci
riguarda, si muovono le Fallacie Vindobonenses, cit.: analoga è la
caratterizzazione della fallacia in base all’intelligere (p. 508: «Fallacia
compositionis est quando compo- sitio est falsa, et divisio vera, ut ‘omnia
individua predicantur de uno solo’. Si velis intelligere coniunctim, falsum
est. Si vero divisim, verum est, idest quod unumquodque individuum predicatur
de uno solo. Fallacia divisionis est quando divisio est falsa et compositio
vera, ut ‘duo et tria sunt quinque?. Si velis intelligere divisim, falsum est;
si vero coniunctim, verum est»), come è analoga la distinzione dei paralogismi
secundum habundantiam e secundum defectum (cfr. la Summa, cit., p. 320: « Item.
Vel alii paralogismi qui fiunt secundum habundantiam et defectionem, de quibus
dubium est sub [Più interessante la trattazione della compositio e della
divisio contenuta nelle Fallacie Parvipontane. Precisato che senso com- posto e
senso diviso sono pertinenti alla substantia vocis, cioè alla ipsa vox, mentre
accentus e figura dictionis spettano agli accidentia vocis, compositio e
divisio sono così descritte: Compositio itaque est fallax coniunctio aliquorum
que voce et intellectu dividi debelre)nt vel intellectu tantum. ‘Fallax
coniunctio’ dicitur ideo quia nisi sit fallacia, non est compositio. Hoc enim
nomen ‘compositi’ prout hic sumitur, nomen fallacie est; ‘voce et intellectu
ideo dicitur quia compositionum alia fit voce et intellectu, ut hec: ‘possibile
est album esse nigrum’, alia intellectu tantum, ut hec: ‘ista navis potest
ferre centum homines”. Divisio est fallax divisio ali- quorum que voce et
intellectu coniungi deberent". Riteniamo che ciò che è detto di compositio
valga anche di divisio, anche se non risulta esplicitamente dal testo.
Compositio e divisio sono dunque i nomi delle fallacie, la prima delle quali è
una congiunzione erronea, la seconda una divisione erronea di termini:
congiunzione e divisione erronee che hanno la loto radice non solo nella vox ma
anche in intellectu, o addirittura soltanto nel- l'intelletto ??; con ciò il
testo assume una posizione media tra chi qua specie fallaciarum reducantur », e
le Fa/lacie Vindobonenses, cit., p. 509: «Item fiunt paralogismi secundum
compositionem. (Qu)orum quidam viden- tur fieri secundum superhabundantiam,
quidam (secundum) defectum »: ma il rilievo è già in DE Ry. Più oltre (ivi, pp.
608-609) ci si chiede quale differenza vi sia tra la fallacia «secundum plures
interrogationes ut unam» e compositio e divisio: « Eadem enim est oratio
sophistica ex compositione et divisione et secundum hanc fallaciam. Verbi
gratia: ‘quingue duo sunt et tria’. Sub hac forma proponuntur plures
propositiones velut una. Potest etiam intelligi composita, similiter et divisa.
Et videntur adtendi omnes iste fallacie secun- dum idem quod secundum
copulationem terminorum. Et tamen adtendenda est differentia quia compositio
vel divisio fit secundum coniunctionem vel disiunctionem vocis cum coniunctione
vel disiunctione intellectus; fallacia Terminologia logica della tarda
scolastica 517 sosteneva che la radice del sofisma è la vox e chi sosteneva
ch'è l’intellectus. i; 3 L’anonimo autore presenta poi un’accurata analisi dei
vari ‘modi’ sofistici propri del senso composto e del senso diviso. Essi sono
undici: cinque sono comuni ai due sensi, tre del senso com- posto, tre del
senso diviso. Esaminiamo i primi cinque modi comuni. Primus [...] est quando
aliqua dictio ita sumi potest ut sit su- biectus vel predicatus per se vel
determinatio predicati ?3. La proposizione « possibile est album esse nigrum »
può essere interpretata in modo da considerare possibile soggetto e il resto
predicato, o viceversa, e meglio, che il dictum « album esse nigrum » sia
soggetto e possibile sia predicato: in tal caso, la proposizione è in senso
composto (« erit oratio composita ») e falsa; oppure, si può intendere che
possibile sia « determinatio pre dicati », cioè che a/bum sia soggetto e «
possibile est esse nigrum » sia predicato; qui possibile determina solo il
predicato determi. nando la copula est, e non è uno degli estremi della
proposizione: essa interponitur, la proposizione è in senso diviso e vera”. Secundus
modus est quando aliqua dictio ita sumi potest ut sit predicatus cuiusdam
cathegorice vel determinatio consequentis cuiusdam ypothetice ”. Data la
proposizione « Socratem esse animal si Socrates est homo autem secundum plures
interrogationes ut unam facere fit secundum modum proponendi qui fit tanquam
una proponatur, cum plures propo- nuntur. Unde non adtenditur secundum vocem
ideoque extra dictionem dicitur esse hec fallacia; la prima interpretazione
intende la proposizione come un « sermo de dicto », la seconda come « sermo de
re»; v. cap. V. 75 Ivi, p. 577. 318 Alfonso Maierùà est necessarium », si può
intendere che mecessarium sia predi- cato del dictum di « si Socrates est homo,
Socrates est animal »: in tal caso la proposizione, composta di un soggetto
(che è il dictum di una ipotetica) e di un predicato, è categorica, è in senso
composto e vera; ma può intendersi che wecessarium determini solo il
conseguente dell’ipotetica « si Socrates est homo, Socrates est animal » in
modo tale che antecedente sia «si Scenes est homo » e conseguente sia tutto «
Socratem esse animal est neces- sarium »: in questo secondo caso è in senso
diviso e falsa ”. PA foce fee si qa aliqua propositio ita sumi potest ut È
lusdam ypothetice copulate vel i i cuiusdam condicionalis 7, 7 iabnianicaii Sia
data la proposizione « Cesar est animal et Cesar est substan- tia, si Cesar est
homo »: se la si intende come proposizione copu- lativa, le sue due
proposizioni componenti congiunte da ef sono « Cesar est animal », « Cesar est
substantia si Cesar est homo »; in tal caso la proposizione è in senso diviso e
falsa; se invece la si intende come una proposizione condizionale tuo antece-
dens è « si Cesar est homo » e suo consequens è « Cesar est animal et Cesar est
substantia »: qui « Cesar est animal» è parte del conseguens: la proposizione è
in senso composto e vera ®, Quartus modus est quando dictio di i A ; istrahi
potest ad di diversorum potest esse determinativa”9, si VSS IRE Nella
proposizione « quicquid est verum semper est verum », l’av- verbio semper può
intendersi in congiunzione col primo est o col secondo est: se si intende «
quicquid est semper verum est verum.] la proposizione è in senso composto e
vera; se si intende « quic- quid est verum, semper est verum », è in senso
diviso e falsa ®0. Quintus modus est quando aliqua dictio non posita
intelligitur apponenda, vel semel posita intelligitur repetenda 8; Nella
proposizione « Socrates videt solem ubi sol est » si può sot- tintendere
existens, e se si congiunge a Socrates (« Socrates existens videt solem ubi sol
est ») si ha senso composto falso ©, se invece si congiunge con solerz («
Socrates videt solem existentem ubi sol est »), si ha senso diviso vero. Invece
nella proposizione « tu es vel eris asinus » si può intendere ripetuto un
termine: se è da ripetere #4, si ha la proposizione « tu es vel tu eris asinus
» che è una disgiunzione in senso diviso e vera (è vera la prima proposizione
che la compone); se è da ripetere 4sir4s, si ha « tu es asinus vel eris asinus
» che è una proposizione « de disiuncto predicato », in senso composto e falsa
®. I modi propri del senso composto e del senso diviso sono dati nel testo in
parallelo e mostrano come un senso sia il reci- proco dell’altro. Primus [...]
modus qui est compositionis proprius, est quando aliqua predicantur de aliquo
divisim que volumus fallaciter de eodem predicari coniunctim; Primus modus qui
est proprius divisionis, est quando aliqua coniunctim predicantur que
fallaciter volumus divisim predicari de illo *. 80 Ivi, p. 579. 81 Ivi. 8 In
realtà, si può chiedere a chi vada riferito existens, se a Socrates, o a sol in
«ubi sol est»; dalla conclusione del paralogismo seguente si ri- cava che va
riferita a Socrates: « Potest enim intelligi hec dictio ‘existenten’, et sic propositio
vera est; vel hec dictio ‘existens’, et sic propositio falsa est. Fit ergo
secundum hoc talis paralogismus: ‘Socrates videt solem ubi sol est, sed
ubicumque Socrates videt, ibi sol est, ergo Socrates est ubi sol est’ » (ivi).
83 Ivi. 84 Ivi, p. 580. 520 Alfonso Maierùà L'esempio che illustra il modo del
senso composto è: « hec ypo- tetica est simplex et est propositio, ergo est
simplex propositio » nel consequens noi congiungiamo erroneamente due termini
(«& siva» plex propositio ») che andavano tenuti divisi. Per il modo del
senso diviso il testo fornisce quest’esempio: « iste homo est albus monachus et
iste homo est monachus, ergo iste homo est albus »: nella conclusione noi
predichiamo albus di homo erroneamente separato (‘diviso’) dal termine monachus
®. i Secundus modus secundum compositionem est quando aliquid attri- buitur
pluribus gratia cuiuslibet eorum et postea assumitur tam uam attribuatur eis
gratia eorum simul; Secundus modus secundum Siivi stonem est quando aliquid
attribuitur aliquibus gratia eorum simul postea autem sumitur ac si attributum
sit eis gratia singulorum *, i Anche qui gli esempi illustrano come il modo
della composizione e quello della divisione siano reciproci. Per il senso
composto: « individua predicantur de uno solo, sed ista duo Socrates e Plato
sunt individua, ergo predicantur de uno solo »; è evidente che « predicari de
uno solo » è proprio di ciascuno individuo non di più insieme. Viceversa, per
il senso diviso: « isti duo hatiliies desinunt esse, si aliquis desinit esse,
ipse moritur, ergo isti duo moriuntur »; desinere esse qui è predicato di duo
homines insieme considerati, mori è predicabile solo di ciascuno singolarmente
preso: posto perciò che solo uno dei due uomini muoia, è vero che «isti duo
homines desinunt esse », ma non che « tei duo moriuntut » , Tertius modus qui
est secundum compositionem, est quando aliquid attribuitur alicui respectu
diversorum temporum, postea fallaciter infertur ac si attributum sit illud
respectu unius temporis tantum 88; Tertius modus qui proprius est divisionis,
est quando aliqua negando sive affirmando attribuuntur alicui coniunctim,
postea vero separatim inferuntur ®, Anche in quest’ultimo caso si ha, come nei
due precedenti, una diversità di predicazione. « Socrates fuit in diversis
locis, ergo verum fuit Socratem esse in diversis locis » e « album fuit nigrum,
ergo verum fuit album esse nigrum » sono esempi che illustrano come ciò che è
predicato va inteso divisimz secondo una diversa verificazione temporale e non
coriunctim, cioè con simultanea verificazione; sono perciò esempi del senso
composto. « Socrates non potest esse albus et niger, ergo Socrates nec potest
esse albus nec potest esse niger »: la negazione qui riguarda la contempo-
ranea predicabilità di due contrari, non la predicabilità anche ‘divisa’ di
essi; è un esempio di senso diviso”. Questa lunga analisi dei vari modi — che
trova riscontro in parte nei Tractatus Anagnini* ed è presupposta dalle
Fallacie 89 Ivi, p. 582. 90 Ivi, pp. 581-582. 9 Op. cit., pp. 331-332: si
esaminano congiuntamente compositio e divisio. Il testo annuncia « septem
principales modos » (p. 331), ma s’inter- rompe dopo il sesto. I primi due modi
corrispondono ai primi due modi comuni delle Fallacie Parvipontane (ivi: per il
primo modo è dato l'esempio «album possibile est esse nigrum »; il secondo
segue il primo senza solu- zione di continuità ed ha il seguente esempio: «
necessarium est Socrates esse animal, si Socrates est homo »); il terzo modo («
deceptio proveniens ex diversa transsumptione partium orationis », ivi) può
essere così illustrato: data « quodlibet animal est de numero hominum », se si
intende che est è il predicato e tutto il resto costituisce il soggetto, la
proposizione è vera e vale « quodlibet animal de numero hominum est », cioè
vive; se invece « quod- libet animal » è soggetto, est la copula, « de numero
hominum » il predicato, allora è falsa. Manca il quarto modo. Il quinto è «
deceptio proveniens ex diversa determinatione orationis ad orationem, dictionis
ad dictionem » (ivi, pp. 331-332): dato l'esempio « decem et octo homines sunt
decem et octo asini », se si intende come se fosse « decem et octo homines sunt
totidem asini », la proposizione è falsa; se invece si sostantivizza decemz,
essa vale Londinenses® — va tenuta
presente perché rappresenta un ten- tativo serio di fissare, nella struttura
della proposizione, elementi per individuare l’origine degli errori e quindi
fornire la solu- quanto « decem res sunt decem homines et octo asini» ed è
vera. Infine: « Sextus modus est deceptio proveniens ex diversa coniunctione
vel disiunc- tione: data «verum est Platonem et Ciceronem et Socratem esse duo
», se la congiunzione “et” è sempre copulativa -- cioè congiunge proposizioni
--, l’enunciato è falso. Se una sola volta è copulativa, l’enunciato è vero e
il senso è: ista duo enuntiabilia sunt duo. Questi modi non hanno riscontro nei
modi comuni delle Fallacie Parvipontane, anche se l’ultimo ricorda il
procedimento del quinto delle Fa/lacie (dove però è data la disgiun- zione) e
il penultimo quello del quarto: ma gli esempi appartengono a una tradizione
diversa. ® Op. cit., pp. 657 sgg., ha tredici modi, di cui sette comuni e tre
propri alla composizione e alla divisione. Cominciamo dai modi propri: essi
ripe tono, talora migliorandola, la formulazione delle Fallacie Parvipontane
(in particolare, cfr. p. 661: « Secundus trium propriorum modorum composi-
tioni provenit ex eo quod aliquid in una propositione predicatur collective et
post predicatur distributive. Secundum hoc sic paralogizatur: ‘Socrates et
Plato habent quatuor pedes, ergo sunt quadrupedes’ », dove formulazione ed
esempio illustrano meglio lo spirito del modus, e p. 662: «Tertius et ultimus
propriorum modorum divisioni provenit ex eo quod in una propo- sitione aliquod
verbum copulatur ratione unius instantis, in conclusione ratione plurium », che
è formulazione che allinea bene al corrispettivo modo del senso composto il
terzo del senso diviso). Dei modi comuni, il primo, il secondo e il sesto
corrispondono rispettivamente al primo, secondo e quarto delle Fallacie
Parvipontane (ivi, pp. 657-658, 660-661). Il terzo modo [Tertius modus septem
communium provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones
ipotetice ») si articola in una tri- plice suddivisione, di cui il primo
elemento (pp. 658-659) è accostabile al terzo modo comune delle Fal/acie. Gli
altri due elementi sono: « Secundus subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem
forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est conditionalis,
reliqua disiuncta » e « Tertius subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem
forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est copulativa,
reliqua disiuncta » (ivi, p. 659). I rimanenti modi comuni sono: «Quartus
septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest determinare
aliquam orationem totalem vel partem illius »: data la proposizione «omne
animal Terminologia logica della tarda scolastica 523 zione di essi. Se è vero
che, come riconosce il De Rijk 2, le analisi grammaticali hanno contribuito
allo sviluppo della logica nel secolo XII più di quanto non abbia fatto la dottrina
delle fallacie, è da ritenere che la stessa analisi dei sofismi, almeno per
quanto ci riguarda, è condotta con criteri che hanno origine gram- maticale. In
conclusione, nel secolo XII le strutture linguistiche in cui si concretizzano
le fallacie del senso composto e del senso diviso vengono sottoposte ad attenta
analisi”. Un testo delle Sentenze di Pietro di Poitiers (} 1205) è illuminante
per quanto riguarda un orientamento che si fa luce: quello di individuare
attraverso la stessa disposizione dei termini in una proposizione il senso com-
posto o il senso diviso: rationale vel irrationale est homo », ome può
distribuire « animal rationale vel irrationale » e la proposizione è falsa, o
solo « animal rationale » e la proposizione è vera (p. 660). « Quintus septem
modorum communium pro- venit ex eo quod oratio potest subponere verbo vel pars
orationis »: data la proposizione « verum est Socratem esse hominem et Socratem
non esse hominem », si può intendere che soggetto sia « Socratem esse hominem
et Socratem non esse hominem » che è il dictum di « Socratem esse hominem et
Socrates non sunt homo », e la proposizione è vera; se invece Socratem ogni
volta che occorre è soggetto, il dictuz già formulato deriva da « Socrates est
homo et Socrates non est homo » e la proposizione è falsa (ivi). « Septimus et
ultimus septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest
intelligi preponi vel postponi »: in « album est omnis homo », album può essere
il predicato di « omnis homo est albus » e la proposizione è vera, oppure la
proposizione può valere: «hoc album est omnis homo » e in tal caso è falsa (p.
661). Tutti questi modi, salvo qualche analogia, non hanno un preciso
riferimento in quelli dei testi precedentemente esaminati. 9 Cfr. Logica
Modernorum, cit., II, i, p. 491. % Oltre ai testi esaminati, cfr. l'Ars
Meliduna, cit., che ha un cenno alla fallacia secundum compositionem et
divisionem (p. 351; a pp. 334-335 È un esame delle difficoltà che sorgono
dall’uso dei numerali, cui si fa ricorso da Aristotele in poi: «duo et tria
sunt aliqua, aliqua sunt quinque, ergo aliqua sunt duo et tria», ecc.); per le
Sumzzze Metenses, cit., cfr. p. 477. 524 Alfonso Maierù Et assignant hic
compositionem et divisionem, sicut si dicatur: Iste potest videre clausis oculis,
id est oculis qui sunt clausi, per divisionem verum est; si oculis clausis, id
est quod simul sint clausi et videat per compositionem falsum. Si tamen ex
parte subiecti dicatur: clausis oculis potest iste videre, magis est sensus
divisionis, et verum est Ita etiam de impenitentia finali potest iste penitere,
sed si peniteat iam non erit finalis, et ideo his positis in predicato magis
erit sensus compositionis et falsitati propinqua est locutio 9. Il tentativo
fatto dai vari maestri è stato quello di analizzare la proposizione per vedere
quale senso fosse corretto attribuirle. Ma ora si mette in rilievo che a
seconda che alcune dictiones stiano a parte subiecti o a parte praedicati fanno
meglio senso diviso o senso composto. Questo principio si tradutrà più tardi in
regole precise: si individueranno strutture che permetteranno di valutare
facilmente il senso della proposizione e quindi la sua verità o fal- sità. Si
tratterà di regole convenzionali, arbitrarie, ma che hanno grande importanza. Il
periodo che va ad Occam non apporta notevoli novità nella dottrina del senso
composto e del senso diviso. Ciò va detto anche di Buridano e di Alberto di
Sassonia, che i i , pure vissero quando una vera svolta veniva operata nella |
trattazione di questo tipo di fallacie. Il discorso degli autori, ora, si muove
in genere sulla traccia del testo aristotelico e solo qua e là affiora una
notazione di un qualche interesse. i Vediamone qualcuna in via preliminare. 95
Perri PrcravensIs Sententiae, II, 17, edd. PS Moore-J.H. Garvi DIG 5 È -J.H.
Garvin- 1% Dee: Notre Dame Ind. 1950, pp. 128-129, cit. in De RuK, op. cit., ,
Ds 175. % Il rilievo è già in Wirson, William Heytesbury..., cit., pp. 12-13.
Terminologia logica della tarda scolastica S25 Sappiamo che Aristotele suggeriva
di risolvere la fallacia della composizione intendendo divisi i termini e
viceversa, ma ora si tileva che non ogni composizione o divisione dà luogo a
fallacia. L’affermazione tradizionale va dunque intesa in senso restrit- tivo:
là dove c’è fallacia della composizione, la soluzione è la divisio, e
viceversa”. Un altro tema che talora affiora è quello della riduzione del senso
composto e del senso diviso ad altre fallacie, per il quale si è visto che
Aristotele offre la traccia con la riduzione all’« igno- rantia elenchi ». Ma
alla fine del secolo XII in quei commenti a Boezio editi dal De Rijk sotto il
titolo Frustula logicalia si sosteneva che Boezio non aveva accennato alla
comzpositio e alla divisio perché intendeva comprenderle sotto l’aeguivocatio,
da intendere in senso lato”. Invece Pietro Ispano, Tommaso 9? Cfr. Tommaso
D'Aquino, De fallaciis, cit., nr. 657, p. 230; Occam, Elementarium logicae,
cit., pp. 121 e 123. È per lo meno equivoco ciò che si legge nei Tractatus
Anagnini, cit., p. 330: «[...] quas (sc. fallacias composi- tionis et
divisionis) ideo mixtius tractamus quia ubicumque est fallacia com- positionis
potest esse fallacia divisionis, et e converso »; si vedano invece Fallacie
Vindobonenses, cit., p. 508: « Et est sciendum quod ubicumque est compositio,
ibi est divisio, et e converso; sed non ubicumque est fallacia compositionis
est fallacia divisionis, nec e converso », e Dialectica Monacensis, cit., p.
574: «[...] numquam in eodem paralogismo debent assignari hee ambe fallacie,
sed altera tantum »; così va intesa la Surzzza Sopb. el., cit, p. 313: «iEt
notandum est quod ubicumque est conpositio, ibidem est divisio. Sed quando
compositio facit fallaciam, tunc est sophisma composi- tionis; quando autem
divisio facit fallaciam, sophisma est divisionis ». E si legga Occam: « Circa
quas non est curiose disputandum an sint una fallacia vel plures, aut quis
vocandus sit sensus compositionis et quis divisionis. Hoc
enim parum vel nihil prodest ad alias scientias intelligendas » (Tractatus
logicae minor, cit., p. 86). 98 Op. cit., p. 617: «Comprehenderat (sc. Boetius)
enim sub equivo- catione amphibologiam, coniunctionem et divisionem, quorum
sophismata habent fieri secundum termini alicuius diversam acceptiorem », e p.
619: « Ad quod dicendum quod ‘eguivocatio’ laxo modo accipitur a Boetio, ut
dicatur: equivocatio idest proprietas secundum quam aliquid significat plura
equivoce 526 Alfonso Maierùà d'Aquino !, Duns Scoto !" e Occam ‘® pongono
il problema del rapporto tra arzphibologia e compositio et divisio, anche se lo
stesso Occam finisce per considerarlo problema non rilevante dal punto di vista
della logica applicata !®. Ma in questo periodo la discussione sul senso
composto e sul senso diviso trova il suo centro nella identificazione del tipo
di ‘molteplicità’ che occorre in queste fallacie e delle ‘cause’ che la
determinano. Già le Glose distinguevano le « fallaciae in dictione » secondo
una triplice molteplicità: attuale per l’anfibologia e l’equivocità, potenziale
per composizione e divisione (e, sarà specificato in seguito, per l’accento),
fantastica per la « figura dictionis » !*, forse seguendo il commento
d’Alessandto (senza dubbio l’Afro- disio), ora perduto ‘9. Tutti gli autori che
se ne occupano nei secoli XIII-XIV !% confermano che la molteplicità potenziale
ha luogo nel senso composto e nel senso diviso. Per quanto riguarda le cause, i
testi ne identificano due in rapporto a tutte le fallacie: causa apparentiae e
causa non existen- principaliter; et in hoc sensu amphibologia, compositio, divisio,
accentus sunt equivocatio. Summulae logicales, cit., 8.10, p. 95. 100 Op. cit.,
nr. 656, p. 230. 101 In libros Elenchorum quaestiones, cit., q. xix, $ 2, p.
240b. 102 Cfr. Summa logicae, III, iv, 8, cit., f. 99rb (dove si discute delle
modali), e Tractatus logicae minor, cit., p. 87 (trattando dell’alternativa
pro- posizione categorica—proposizione ipotetica). 103 Elementarium logicae,
cit., p. 121 (a proposito delle modali); v. n. 97. 10 Op. cit., p. 222. 105 Ma
v. ALEXANDRI quod fertur in Aristotelis Sophisticos elenchos com:- mentarium,
ed. M. Wallies, « Commentaria in Aristotelem Graeca », II, m, Berolini 1898, p.
22; cfr. PreTRo IsPANO, Surzmzulae logicales, cit., 7.08, p. 67. 106 Cfr.
Dialectica Monacensis, cit., p. 569; Pietro IsPANO, op. cito; ALserto M., Liber
I Elenchorum; VINCENZO DI BEAUVAIS, op. cit., 276; Tommaso D'Aquino, op. cit.,
nr. 656, p. 230; Duns Scoro, op. cit., q. xix, in part. p. 241; Buripano,
Compendium logicae, cit., VII, 2. Terminologia logica della tarda scolastica 527
tiae (o defectus, o deceptionis, o falsitatis); esse possono facil- mente
essere ricondotte a una definizione scolastica di fallacia che troviamo in
Pietro Ispano: « fallacia est apparentia sine existen- tia » !”. Nel caso del
senso composto e del senso diviso, si cerca di individuare la causa della
confusione tra i due sensi (« causa apparentiae ») e il principio dell’errore
(« causa non existentiae », « causa defectus »). Ma la discussione sulle cause
chiarisce come vada intesa la molteplicità potenziale chiarendo i vari punti di
vista dai quali può essere considerato il discorso fallace. Molteplicità
potenziale si ha quando le dictiones o voces occor- renti nell’enunciato sono
materialmente le stesse, ma dànno luogo a diversi significati. L'identità materiale
(o ‘sostanziale’) delle voces è « causa apparentiae », la pluralità dei sensi,
o pluralità formale, o attuale !%, è « causa non existentiae ». Tuttavia detta
pluralità formale è spesso ricondotta al diverso pronuntiare ', alla diversa
prolatio !!° opunctuatio!!! che inter- 107 Op. cit., 7.03, p. 66. 108 Cfr.
Dialectica Monacensis, cit., p. 570; GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, Introductiones in
logicam, cit., pp. 89-90; Pietro ISPANO, op. cit., cit., 7.25, p. 74, e 7.28,
pp. 75-76; Ps. Bacone, Sumule dialectices, cit., pp. 334-337; ALserTo M., op.
cit., p. 548a; Tommaso D'AQUINO, op. cif., nr. 657, p. 230; Occam, Tractatus
logicae minor, cit., p. 86; BurIpANO, op. cit., VII, 3. Si notino, in
particolare, nel testo di Tommaso d’Aquino, le equivalenze potentialiter-materialiter,
formaliter-actualiter, e si legga BuRIDANO (op. cit., VII, 2): «Multiplicitas
potentialis dicitur cum vox, existens eadem se- cundum materiam et diversa
secundum formam, habet multas significationes ». 19 Arserto M., op. cit., p.
545b: « Divisa sic pronuntianda est [...]. Composita autem oratio sic
pronuntiatur [...] »; v. n. 113. Per la pronun- tiatio nella retorica classica,
cfr. CICERONE, DE INVENTIONECiceRoNnE, De inventione: pronuntiatio est ex rerum
et verborum dignitate vocis et corporis moderatio; ma cfr. LAusBERG, op. cit.,
p. 787. V. anche ps. BAcoNE, Sumule dialectices, cit., p. 331. 110 Cfr.
Dialectica Monancesis, cit., p. 569: «ex modo proferendi »; Ps. Bacone, Sumule
dialectices. -it., pp. 331 e 337. Il Occam, Suzzrza logicae, cit., III, iv, 8,
f. 99ra: « Causa non existentiae est diversitas punctuationis », e
Elemzentarium logicae, cit., p. 121. 528 Alfonso Maierù viene nella
utilizzazione pratica dell’enunciato !!, Alberto di Sassonia, invece,
definisce: « Causa autem defectus est diversitas constructive orationis
earundem (sc. dictionum), sicut patet in illa ‘quidquid vivit semper est’ » !!.
Il riferimento alla constructio!!* indica che alla base di questa dottrina può
esserci una preoccupazione di origine grammaticale, che più chiara- mente
traspare, presso lo stesso Alberto e presso altri autori, pro- prio nella
descrizione della compositio e della divisio: una oratio è composita quando «
dictiones ordinantur secundum situm magis debitum », ma è divisa quando «
dictiones ordinantur secundum situm minus debitum » !5, mentre altti maestri
non privilegiano la compositio rispetto alla divisio 9 (ma il riferimento alla
construc- [12 Cfr. ALBERTO M., op. cif., p. 535a-b: « Modi autem arguendi [...]
sunt duo, scilicet secundum apparentiam acceptam in dictione, secundum quod
dictum est idem quod voce litterata et articulata pronuntiatum est sive pro-
latum: [...] omne enim quod dicendo profertur, hoc vocatur dictio: unde hoc
modo et oratio dictio est: forma enim dictionis hoc modo accepta pro- latio
est: et quae una continua prolatione profertut, una dictio: et quae pluribus,
plures est dictiones ». 113 Logica, cit., V, 4, f. 40va. 114 Per i rapporti tra
comstructio, congruitas e perfectio come proprietà del discorso secondo Martino
di Dacia, cfr. PinBoRG, op. cit., pp. 54-55. 115 Così Pietro IsPANO, op. ci.,
7.25, p. 74; cfr. Aquino, op. cit., nr. 657, p. 230; SASSONIA, op. cit., V, 4,
f. 40rb, parla di «magis apte construi » e «minus apte construi »
rispettivamente per sensus compositus e sensus divisus. . 116 Cfr., ad esempio,
SHyreswooD, Introductiones in lo- gicam, cit., p. 89: «Est [...] compositio
coniunctio aliquorum, que magis volunt componi. Divisio est separatio
aliquorum, que magis volunt dividi » (si ricordi che in altro senso Guglielmo
privilegia la compositio: cfr. n. 17);- VINCENZO DI BeAUVAIS, op. cit., 277,
dove distingue composizione e divi sione essenziale e composizione e divisione
accidentale e precisa che l’oratio è composta in rapporto alla composizione
essenziale e divisa in rapperto alla divisione essenziale e, se falsa, è resa
vera rispettivamente dalla « div'-io Terminologia logica della tarda scolastica
529 tio è rintracciabile in testi della fine del secolo XII !!?). Per chiarire
la natura di tale posizione, esaminiamo l’esempio addotto da Alberto: è il noto
sofisma « quicquid vivit semper est ». Ci si chiede con quale verbo più
propriamente semper vada congiunto, e si risponde ch’esso va congiunto con est:
dun- que, congiunto con es fa senso composto, congiunto con vivit fa senso
diviso. Che gli avverbi « de natura sua habent determi nare verbum », come
scrive Pietro Ispano !!, è dottrina gramma- ticale; se ne conclude che semzper
« potius determinabit verbum principale quam minus principale » !'9, cioè es?
piuttosto che vivit. Guglielmo di Shyreswood ricorda che secondo Prisciano «
adverbia magis proprie habent precedere suum verbum »!2: di qui dunque i cenni
al « situm magis debitum » che troviamo accidentalis » e dalla « compositio
accidentalis »; BurIDANO, op. cit., VII, 3. 117 Per un verso cfr. la Diglectica
Monacensis, cit., p. 569; « Est itaque quedam compositio sermonis que nil aliud
est quam constructio sive ordi- natio alicuius sermonis componibilis vel
incomponibilis ad alterum cum quo videtur potius quam cum alio coniugi, sic
tamen se habens quod ab illo possit dividi et ordinari cum alio cum quo videtur
minus coniugi et ordinabile. Divisio autem est separatio alicuius ab aliquo cum
quo natum est ordinari secundum debitum sicut qui debet esse in partibus illius
orationis. Ex hoc patet quod ista oratio que multiplex est ex compositione et
divisione, quan- tum est de se, sensum compositionis semper habet actualiter et
principaliter, sensum vero divisionis protestate »; pet l’altro cfr. le
Fallacie magistri Willelmi, cit., p.
687: « Fallatia secundum compositionem est quando infer- tur coniunctim ex
divisim dato tamquam coniunctim dato. Dicitur autem in dictione quia fallit ex
proprietate dictionis, scilicet compositione, cum sit compositio dictionum
constructio innitens compositioni. Fallatia secundum divisionem est cum
infertur ex coniunctim dato quasi divisim dato. In dictione dicitur esse quia
fallit ex proprietate dictionis, ut ex divi- sione, cum sit divisio dictionum
constructio innitens divisioni. Ideoque secundum divisionem nominatur hec
fallatia ». 118 Op. cit., 7.25, p. 74. 119 Ivi. 120 Introductiones in logicam,
cit., p. 91; cfr. PRISCIANO, op. cit., XV, 39, in Grammatici latini, nei testi.
Ma sem di i i bra un’indebita estensione caratterizzare senso È pra il testo
più illuminante tra quelli sfogliati in ordine al ‘Porto tra queste analisi e
la dottrina grammaticale dell: constructio sono le « quaestiones » di Duns
Scoto sugli Ele, chi sofistici. La sua analisi è tutta impregnata delle dista È
delle esigenze derivanti da un’impostazione in linea con la ram. matica
speculativa. In essa trovano posto e sistemazione o i temi della pronuntiatio,
prolatio e punctuatio che abbiamo vi accennati e utilizzati dagli altri autori.
i Di cit., VII, 3, primo modo. Occam, nella Sunzza logicae, cit A » 99ra), per
questo sofisma fa riferimento solo alla diversa puachia: Tractatus logicae
minor, cit. 86. i È sotto il pri : ‘-, p. 86, i due esempi sono dati di segui
ae polo continua poi affermando che, se c'è una lea compositus în quo dis
composto e diviso, essa è che «ille sensus est di duo siiae di ictio componitur
cum alia dictione; et ille est divisus ictio cum nulla alia immediata sibi
componitur » (p. 119): in un’altra, non si ‘compone’ i tra, ; npone’ con una
terza dictio nella si izi cfr. l'esame dei modi, più avanti (nn. 133 e 134),
COCAINA 531 Terminologia logica della tarda scolastica Conviene perciò seguire
il suo discorso fin dall’origine. Distinta una triplice molteplicità !2, egli
afferma che la molte- plicità potenziale si ha « quando est ibi identitas vocis
secundum materiam, et non secundum formam » ‘, e che la forza non è altro che
la prolatio 4. « Causa apparentiae » della fallacia in senso composto e in
senso diviso è: « unitas materialium cum similitudine orationis compositae ad
divisam [...] et e converso in divisione »: non si tratta soltanto della
materiale identità delle dictiones, ma anche di una diversa somiglianza dell’un
modo all’altro che sulla materiale identità si innesta; questa diversa somiglianza
si fonda sui diversi « modi proferendi compositim vel divisim », che sono di
specie differenti '”. Ora, precisa l’autore, « [...] modus profe- rendi est
quidam modus significandi Logicalis, per quem unus intellectus ab alio
distinguitur » !%. Accanto ai modi significandi grammaticali, che stanno a base
della constructio !”, Duns Scoto pone dunque i modi significandi logicales che
fondano la diversità dei ‘sensi’ (inzellectus) anche là dove è una stessa
constructio. Essi 12 Op. cit., q. xix, $ 4, f. 24la. 13 Ivi. 14 Ivi: «Actualis
multiplicitas est, quando est ibi identitas vocis secundum materiam, et formam,
quae est prolatio ». 15 Op. cit., q. xxiv, $ 5, f. 247a: « Unde dicendum, quod
unitas mate. rialium cum similitudine orationis compositae ad divisam, est
causa appa- rentiae in compositione, et e converso, in divisione. Et licet
istae simili- tudines radicaliter proveniant ex unitate materialium: istae
tamen simili- tudines super modos proferendi compositim, vel divisim fundantur,
qui tamen sunt specie differentes ». Perciò le due fallacie non vengono unifi-
cate dall’autore (cfr. q. xxiii, f. 245: «Utrum compositio et divisio sint duae
fallaciae distinctae specie »). 126 Ivi, q. xxvi, $ 4, f. 249a. 127 Ivi: « Ad
rationes. Ad primam dicendum, quod si maior intelligitur solum de modis
significandi Grammaticalibus, qui sunt principia construendi unam dictionem cum
alia, tunc falsa est maior. Sed si intelligatur, quod omnis diversitas in
oratione, vel provenit ex diversitate significati, vel modorum significandi
Logicalium, tunc vera est, et minor falsa ». sa Alfonso Maierù sono infatti «
ex parte nostra » !® e si traducono in una diversa prolatio e in un diverso
punctuare, che non toccano la con- structio in quanto tale !®. Ma la
constructio operata dai « modi significandi » grammaticali dà luogo
(naturalmente, si potrebbe dire) al senso composto, mentre il senso diviso
interviene facendo quasi violenza alla natura delle dictiones e alla loro
disposizione nella orazio: 0, meglio, il « modus proferendi » che sta alla base
del senso composto è più rispettoso della constructio che non il « modus
proferendi » che fonda il senso diviso; ciò risulta dal- l’esame dei tre modi,
concretizzati in tre esempi, che Duns Scoto assegna alla composizione e alla divisione
!, 128 Ivi, $ 2, f. 248b: « Dicendum, quod diversitas modi proferendi est ex
parte nostra. Sed quod oratio sic prolata, hoc significet, et sub alio modo
proferendi significet aliud, hoc non est ex patte nostra ». 129 Ivi, q. xxi, $
6, f. 243a, discutendo del rapporto tra molteplicità attuale e molteplicità
potenziale: «Est tamen intelligendum, quod licet determi nata (ex terminata)
prolatio determinet orationem multiplicem secundum actualem multiplicitatem, et
potentialem, sicut accidit in compositione, et divisione, una tamen
multiplicitas ab alia differt. Nam determinata pio: latio orationis multiplicis
secundum potentialem multiplicitatem, punctuando ad alterum potest ipsam
determinare, manente semper eodem ordine vocum. Sed determinata prolatio, manente
eodem ordine vocum, punctuando, non determinat orationem multiplicem secundum
actualem multiplicitatem ad alterum sensum, sed ipsa transpositio terminorum.
Si enim dicatur Pugnantes vellem ma accipere, ly pugnantes, non pet
punctuationem ad alterum sensum potest determinati. Per il primo modo (sedentem
ambulare est possibile), cfr. ivi, q. xvi, $ 3, ff. 248b-249a: « Sed ulterius
oportet videre, quis modus profe: rendi facit sensus compositum et divisum. Et
dicendum est, quod continua prolatio eius, quod est sedentem, cum hoc quod est
ambulare, causat sensum compositum. Iste autem modus proferendi possibilis est
in ora- tione, nam sic modi significandi Grammaticales ad invicem dependentes
terminantur et quae nata sunt coniungi coniunguntur. Iste autem sensus accidit
orationi praeter aliquam violentiam, ideo iste sensus magis appropriatur
orationi. Sensus autem divisionis accidit ex discontinua prolatione earundem
partium. Et quia quae nata sunt coniungi ad invi- Terminologia logica della
tarda scolastica [Sembra che queste precisazioni possano illuminare testi che,
mancando di espliciti riferimenti, altrimenti risulterebbero oscuri 15, cem,
separantur, ideo iste sensus minus appropriatur orationi, unde accidit ei cum
quadam violentia »; per il secondo modo (quingue sunt duo et tria), ivi, q.
xxx, $ 1, f. 25la: «Ad primam quaestionem dicendum, quod Coniunctio, vel
copulatio, per se copulat inter terminos: per accidens autem inter
propositiones. Et huius ratio est: nam cum Coniunctio sit pars orationis, habet
modos significandi secundum quod cum aliis partibus orationis consttui potest;
sed non construitur, nisi cum illis, inter quae copulat, oportet igitur ista
habere modos significandi sibi proportionabiles, qui sint principium
constructionis; ergo non copulat inter orationes. Sed tamen, quia terminos
inter quos copulat accidit partes unius orationis esse, vel diversarum, ideo
dicitur copulare inter terminos, vel inter orationes. Magis tamen proprie
potest dici, quod coniunctio posset copulare inter terminos unius orationis,
vel inter terminos diversarum orationum »; per il terzo modo (quod unum solum
potest ferre plura potest ferre), ivi, q. xxxiii, $ 3, f. 253a: «Circa tamen
modos intelligendum est, quod tot sunt modi secundum compositionem, et
divisionem, quot modis componere contingit, quae nata sunt componi, et illa ad
invicem dividere, resultante diversitate sententiae. Sed ad videndum quae nata
sunt componi, intelli- gendum est, quod Priscianus dicit, in maiori volumine,
quod omnis deter- minatio, et omnia Adiectiva Nominaliter, vel Adverbialiter
designata, praeponuntur aptius suis substantivis, ut fortis Imperator fortiter
pugnat, et ratio potest esse, nam Adiectiva de se quasi infinita sunt, et ideo
per sua Substantiva determinantur. Dicit etiam Priscianus, quod licet omnia
postponere, exceptis monosyllabis, ut nunc, turc, et huiusmodi, sed hic videtur
esse dicendum, quod quando determinatio componitur cum deter- minabili
subsequenti, tunc dicitur oratio composita; et quando ab eodem removetur,
dicitur divisa: sed huic modo dicendi repugnat iste paralogismus, Ex
quinquaginta virorum centum reliquit divus Achilles, nam si praedicta oratio
dicetur composita, quando ly wvirorum componitur cum ly Quir- quaginta, tunc
propositio est falsa, cum tamen ille paralogismus sit para- logimus divisionis,
et tunc dicitur esse vera in sensu composito, sed tunc dicendum est, quod haec
est littera, Quinguaginta ex centum virorum, etc. vel quod paralogismus ille
est compositionis, ponitur tamen inter paralo- gismos divisionis, etc. ». 131
In particolare, cfr. Ps. BACONE, op. cif., pp. 334-336 e 341-342, oltre al
testo di Occam, in n. 117. * 534 Alfonso Maierù Accenniamo, per concludere, ai
modi posti da ciascun autore. Pietro Ispano assegna due modi al senso composto
e due al senso diviso ‘©, mentre le Sumzyle attribuite a Bacone forniscono due
modi per il senso composto e due per il senso diviso, e ne aggiun- gono per
ciascun senso un terzo in forma dubitativa !8. Il testo 12 Op. cit.: «
Compositionis duo sunt modi. Primus modus provenit ex co, quod aliquod dictum
potest supponere pro se vel pro parte sui, ut haec: “sedentem ambulare est
possibile” [...]. Et sciendum quod soleat huiusmodi orationes dici de re vel de
dicto. Quando enim subiicitur pro se, dicitur de dicto, quando subiicitur pro
parte dicti dicitur de re. Et omnes istae propositiones sunt compositae quando
dictum subiicitur pro se, quia praedicatum competentius ordinatur toti dicto
quam parti dicti. Secundus modus ‘provenit ex eo quod aliqua dictio potest
referri ad diversa, ut “quod unum solum potest ferre, plura potest ferre” »
(ivi, 7.27, p. 75); «Divisionis duo sunt modi. Primus provenit ex eo quod
aliqua coniunctio potest coniungete inter terminos vel inter propo. sitiones ut
hic: “duo et tria sunt quinque” » (ivi, 7.29, p. 76); « Secundus modus provenit
ex co quod aliqua determinatio potest refetri ad diversa, ut tu vidisti oculis
percussum”. Haec est duplex ex eo, quod iste ablativus “oculis” potest referri
(ad) hoc verbum “vidisti”, vel (ad) hoc participium “percussum” » (ivi, 7.30,
p. 76). 133 Op. cit: «Et sunt duo modi secundum hunc locum (sc. fallaciam
compesicionis); primus, quando aliquid componitur cum uno et cum divi- ditur
“non componitur cum alio, ut ‘possibile est sedentem ambulare’ Edi et universaliter,
omnis oracio que est ex modo nominali dicitur esse secun- dum quod est de re et
dicto [...]» (p. 335); «Secundus modus est quando aliqua diccio componitut cum
uno et cum dividitur potest cum alio componi, ut ‘quicumque scit litteras nunc
didicit illas [...}'» (ivi); «[..] 3.48 modus est quando determinacio
componitur cum uno, et cum dividitur componitur cum alio subintellecto » (p.
336); « Primus est modus (sc. fallaciae divisionis) quando aliquid dividitur ab
uno et non compo- nitur cum alio, ut ‘quecumque sunt duo et tria sunt paria et
imparia [...] » (ivi); « Secundus modus est quando aliqua determinacio
dividitur falso ab uno et componitur cum alio posito in oracione, ut ‘deus
desinit nunc esse’ » (altro esempio è « quadraginta virorum centum reliquit dives Achilles ») (p. 337); «In hoc tamen
paralogismo dicitur esse 3.48 modus divisionis, quia cum dividitur determinacio
ab aliquo actu posito in ora- cione componitur intellecto, set hoc forte non
facit composicionem de Terminologia logica della surda scolastica 535 delle
Suzzule è riecheggiato abbastanza da vicino dalla esposi- zione di Alberto
Magno, il quale attribuisce tre modi alla compo sitio e tre modi alla divisio
!*. Vincenzo di Beauvais, che segue qua hic loquimur, et propter hoc est ibi primus
modus » (ivi). 14 Cfr. op. cit., pet il senso composto: «[...] primus provenit,
quia aliqua dictio in oratione est composita cum aliquo, et tamen non dividitur
id quod est in oratione: et tales sunt hae duae orationes, ut posse sedentem
ambulare, et posse non scribentem scribere; « Secundus modus provenit ex hoc
quod aliquid componitur cum aliquo in oratione eadem posito, et dividitur etiam
ab aliquo posito in eadem oratione: et hujus exemplum est, discere nunc
litteras, siquidem didicit quas scit [...]» (pp. 545b-546a); « Tertius modus
est, quando componit cum aliquo in oratione posito, sed sub intellectu in eadem
oratione; et hujus exemplum est quod dicitur, quod unum solum potest ferre,
plura potest ferre: sensus enim compositionis est secundum quod continua et
composita est prolatio inter haec duo, 747 solu:, cum hoc verbo infinitivo,
ferre, sic, quod potest ferre unum solum, ita quod nihil amplius plura potest
ferre: sic enim composita est et falsa: et sic dictio exclusiva respicit
infinitivum ferre: quia quod sic unum solum potest ferre, et nihil amplius, non
potest ferre plura: quia sic dictio exclusiva ponit formam suam circa hunc
terminum, unu, et excludit id quod est oppositum uni ab infinitivo super quod
ponitur posse vel possibile: et ideo quod sic unum solum potest ferre, non
potest plura ferre. Si autem discontinua et divisa sit prolatio inter haec duo,
unu solum, tunc dictio exclusiva excluditur ab isto termino, unutt, et
conjungitur cum participio subintellecto quod est ens vel existens solum,
potest ferre: et hoc est verum: et ideo divisa est vera, composita falsa » (p.
546a); per il senso diviso: «Primus ergo modus erit, quando aliquid dividitur
ab aliquo in oratione posito, et cum nullo componitur in eadem oratione posito:
et de hoc duo sunt exempla sic, quinque sunt duo, et tria: et formatur sic:
quaecumque sunt duo et tria, sunt quinque: duo et tria sunt duo et tria: ergo
duo sunt quinque, et tria sunt quinque, quod falsum est. Adhuc alia oratio:
quaecumque sunt duo et tria, sunt paria et imparia: quinque sunt tria et duo:
ergo quinque sunt paria et imparia. Adhuc autem penes eumdem modum accipitur et
haec oratio, quae est majus esse aequale et formatur sic: quod est majus, est
tantumdem et amplius: sed quod est tantumdem, est aequale, et quod est amplius,
est inae- quale: ergo quod est tantumdem est aequale et inaequale. — Cum autem
in his orationibus sit multiplicitas in hoc quod eadem oratio secundum 736
Alfonso Maierù da presso Aristotele, ammette tre modi di paralogizzare per il
senso composto e tre per il senso diviso '5. Tommaso d’Aquino conosce tre modi
che valgono sia per il senso composto che per il senso diviso, i quali però non
aggiungono niente di nuovo al materiam in omnibus his divisa et composita non
eadem significat, sed aliud, in omnibus his significat divisa et composita.
Exemplum autem ; juod est quando aliquid in eadem oratione componitur cum
aliquo, et ii ab isto componitur cum aliquo in eadem oratione posito, ut ég0 te
posui cane entem liberum: et est in hac oratione multiplicitas, ex eo quod oc
participium, erfemz, potest componi cum hoc nomine, servum, et si est oratio
composita et vera: vel dividi ab illo et componi cat e nomine, liberum, et sic
est divisa et falsa: et hoc juxta secundum oa compositionis. — Exemplum autem
ejus quod est tertius modus co » sitionis (scilicet quod divisum ab aliquo in
oratione posito ine cum aliquo non in eadem oratione posito, sed sub subjecto
intellecto) i hoc: quadraginta virorum, centum reliquit divus Achilles: et est
h multiplicitas ex eo quod haec dictio, certurz, potest componi cum res
termino, viror4m, et tunc est adjectivum ejus et est casus genitivi: et Sic Rae
est composita et vera sub hoc sensu, centum virorum ita orco cigno quadraginta.
Vel iste terminus, centum, potest addi ad hunc um, reftguit, et tunc componitur
cum hoc termino subintellect st: est virorum, et sic est divisa et falsa sub
hoc sensu, quod de prezà qua aginta virorum, centum reliquit divus Achilles,
quod est impossibile. sti ergo sunt modi compositionis et divisionis. Ma l’aut
a Di gere chiarisce ulteriormente il meccanismo del senso composto pei ee pag:
Si autem quaeritur penes quid accipiantur modi compo- onis et divisionis? Satis
patet per praedicta: quia divisum ab aliquo i oratlone posito: aut non componitur
cum aliquo in eadem a » sic est primus modus: aut componitur cum aliquo: et si
componitur, ta "gn cum aliquo in oratione posito, aut non posito, sed
subintel- lecto. primo modo est secundus modus, altero autem modo tettius t: in
pine quam in divisione ». > sn pat ei senso composto: « Primus fit eo quod
parti È og soin 1 intellectae, potest ordinari cum diversis verbis, bre sie
> si ile est ambulare, possibile est ut ambulet; possibile agi ipa cun ser
re “N ut stano ambulet. Minor mul- i ; , est vera; distingui niter de re vera,
de dicto (ex dicta) falsa. Secandas inte rn Terminologia logica della tarda
scolastica 537 testo dei suoi predecessori !*. Anche Duns Scoto assegna tre
modi, come si è visto, e sono comuni ai due sensi !”; ma Guglielmo adverbium possit
componi cum uno verbo, vel ab illo dividi, et componi cum alio, ut hic: Quod
scit aliquis nunc didicit; sed magister litteras nunc scit; ergo nunc didicit,
non valet [...]»; «Tertius fit, eo quod nota exclusionis possit componi cum
diversis verbis, ut hic: Quod unum solum potest ferre, non potest plura ferre»;
per il senso diviso: «[...] uno modo, eo quod dictio copulativa vel disiunctiva
potest copulare dictiones, vel orationes; secundum quem sic paralogizatur:
Quaecunque sunt duo et tria, sunt paria et imparia; quinque sunt duo et tria,
ergo etc. Secundo modo, eo quod participium possit coniugi cum diversis
nominibus, ut hic: Ego posui te servum entem liberum; entem potest coniungi
huic nomini servum, et sic est vera composita, quia priori nomini natum est
plus com- poni; vel ab eodem dividi, sic est falsa divisa. Tertio modo hoc idem
con- tingit, quando aliquod nomen cum alio nomine potest coniungi vere, vel ab
codem dividi false; ut hoc nomen centurz in exemplo Aristotelis, cenzum
quinquaginta virorum reliquit Achilles. Iteque secundum divisionem potest fieri
paralogismus, quoties a coniunctim dato, infertur divisim; et e converso
secundum compositionem sic: Iste est bonus, et est clericus; ergo est bonus
clericus, et e converso potest argui similiter secundum divisionem ». 1386 Op.
cit.: «Primus modus est quando aliquo dictum potest suppo- nere verbo vel
ratione totius vel ratione partis: si ratione totius supponat, erit oratio
composita, si ratione partis, erit oratio divisa » (nr. 658, p. 230): corrisponde
al primo modo del senso composto di Pietro Ispano, fa leva sull’esempio base: «
possibile est album esse nigrum », e richiama la distin- zione della modalità
de dicto dalla modalità de re; «Secundus modus pro- venit ex eo quod aliquando
praedicatum, in quo pluta adunantur per coniunetionem copulativam vel
disiunctivam, potest attribui subiecto co- niunctim vel divisim. Si coniunctim,
est oratio composita; si divisim, oratio est divisa» (nr. 659, p. 230): anche
qui, l'esempio è classico, ma è dato al negativo: «quinque non sunt duo et
tria»: la discussione verte sull’interpretazione del rapporto tra soggetto e il
predicato «duo et tria»; «Tertius modus est, quando una dictio potest coniungi
diversis dictionibus in locutione positis: erit autem tunc secundum hoc
composita oratio, quando coniungitur cum dictione cui magis apparet, vel apta
nata coniungi; divisa (diversa: Spiazzi) vero, quando ab ea disiungitur. Sicut
in hoc paralogismo patet: Quod potest unum solum ferre, plura potest ferre
[...]» (nr. 662, p. 231). 137 Op. cit. gli esempi sono: (a) «sedentem ambulare
est possi- d’Oc i i lea atti due modi
comuni al senso composto e al senso n Pe gl 5 stessi occorrono anche nei
trattati di Burleigh editi er !. Alberto di Sassonia, invece, torna ai tre modi,
ma 5 adem aut aliquibus eisde i b ‘m replicata vel repetita, eadem dicti i cum
una vel pluribus » (Elezentarium logicae, cit., pp. 119-120; di. Tresa 139 Per
il pri i imo modo con i termini i . i modali, cfr. D i i i di do 9 . De
puritate ar, ass per il secondo modo con et, cit, ivi, a 242: « fa pio, oa pini
tra pg inter duos terminos ia $ 5 est locutio, ex eo d i : I, IG È quod potest
inc bag cà propositiones. Et haec distinetio e rit deg a mitrigria Ma iena
secundum quod copulant inter terminos È ergono meine 8 secundum quod copulat
inter propositiones sic rotta» sig con vel, cfr. ivi, p. 243: «Et est sciendum
faod “gu Legea cp ‘vel? ponitur inter duos terminos, uiciea csbieg 3 hei potest
disiungere inter terminos vel inter proposi. ri Arg Propositiones, sic est
disiunctiva, si disiungat inter ‘minos, e disiuneto extremo. Et h: istincti
;ecun Lernia la le d j laec distinctio est s o eri Le Secundum quod disiungit
inter duos = O nis, si !s divisionis; secundum quod disiungit i, Li ionis; quod
disiungit intel » SIC est sensus compositionis »; e con si, cfr. la dieci hi e
Terminologia logica della tarda scolastica 539 anche questi sono comuni ai due
sensi !°. Più interessante l’esposizione di Buridano, il quale, dopo tre modi
comuni ai due sensi che ben rispecchiano quelli dei testi finora ricordati ‘4,
esamina altri tre modi, anch'essi comuni: la negatio può cadere sull’intera
proposizione categorica, è « negatio negans » e rende composta e falsa la
proposizione, o può cadere sul soggetto soltanto, è « negatio infinitans » e
rende divisa e vera la sofisma « Socrates dicit verum si solum Plato loquitur
», ivi, p. 250, e del sofisma « omnis homo, si est Sortes, differt a Platone »,
pp. 42 sg. 14 Il primo riguarda le modali (cfr. Logica, cit., V. 4, f. 40va: «
oratio respectu alicuius modi »); il secondo riguarda le proposizioni che «
ratione alicuius coniunctionis vel adverbii » possono essere intese come
proposi- zioni categoriche o ipotetiche (ivi, f. 40vb); il terzo sorge «ex co
quod in aliquibus propositionibus aliqua dictio ex diversis coniunctionibus ad
diver- sas dictiones eiusdem orationis causat diversos sensus, sicut de illa:
‘quicquid vivit semper est’ » (ivi, f. 41ra). 141 « Primus modus est per hoc
quod una determinatio potest coniungi cum utroque duorum determinabilium et
separari ab altero, vel unum detet- minabile cum utraque (ex utroque) duarum
determinationum, ut in illa oratione: ‘quaecumque scit litteras nunc didicit
illas’ [...], et in hac oratione ‘quicquid vivit semper est [...]. Similiter in
illa: ‘quadraginta virorum centum reliquit divus (ex dives) \Achilles®. In hoc
autem modo sensus compositus vocatur quando illa dictio coniungibilis
diversis coniungitur cum illo ad quod
habet situm magis convenientem et divisus (ex divisis) vocatur quando separatur
ab illo ad quod habet situm magis convenientem, ut quando coniungitur cum illo
ad quod habet situm minus convenientem. Secundus modus est per hoc quod diversi
termini possunt coniunctim esse unum subiectum vel unum praedicatum, vel
possunt divisim unum esse subiectum et alterum praedicatum, ut in hac oratione
‘sedentem ambu- lare est possibile’. Potest enim totum dictum subici et modus
praedicari et e converso, et est sensus compositionis; vel potest una pars
dicti subici et alia praedicari et quod modus se teneat ex parte copulae, et
est sensus divisus et propositio divisa [...]. Tertius modus ponitur prout
plures termini possunt simul coniunctim subici vel praedicari in una proposi-
tione categorica, et possunt etiam divisim subici vel praedicari, et aequi-
valent tunc uni propositioni hypotheticae, ut in hac propositione: ‘quinque
sunt duo et tria’ [...]» (op. cit., VII, 3). sia Alfonso Maierù proposizione (è
il quarto modo) !®; la negatio negans può cadere sull’intera proposizione
ipotetica, e rende la proposizione co: ‘ posta e falsa, o può cadere solo sulla
prima categorica e la pro “ sizione allora è divisa e vera (quinto modo) !*;
infine data lino. tetica « homo est asinus et equus est capra vel deus est Îae
può avere una disgiuntiva, e la proposizione tutta è composta e vera, oppure
una congiuntiva, ed è divisa a falsa (sesto modo) !4, Buridano, il quale non
esclude che possano darsi altri modi ritiene che questi siano i principali !5,
i 5. La logica inglese da Heytesbury a Billingham La trattazione del senso
composto e del senso diviso nel secolo XIII e fino ad Alberto di Sassonia è
caratterizzata da due elementi: a) innanzi tutto, come si è detto, un
accostamento diretto al testo aristotelico, scavalcando la mediazione delle
summulae o dei commenti agli Elenchi sofistici fioriti alla fine del secolo
XII: questo accostamento è rivelato dai ‘modi’ presi in esame della maggior
parte degli autori che sono riconducibili in genere ad esempi occorrenti in
Aristotele; b) in secondo luogo, da un’ana- lisi condotta con i mezzi forniti
dalla grammatica speccilerive; ed è singolare che se nel solo Duns Scoto, tra
gli autori esaminati, le dottrine vengono in luce sistematicamente, l’uso di
certa termi: nologia e certe interpretazioni vadano ricondotte alle dottrine
della lasagne speculativa nelle quali trovano la loto giustificazione, L. sie
sea come in Occam e Buridano, esse sono in via di Nel secondo quarto del secolo
XIV in Inghilterra alcuni logici 12 Ivi, 13 Ivi. 14 Ivi. 145 Ivi. Terminologia
logica della tarda scolastica 541 impostano diversamente il problema. Emergono
sugli altri Gu- glielmo Heytesbury prima e Riccardo Billingham poi. Entrambi
dedicano un trattato ai problemi del senso composto e del senso diviso. Ma
Heytesbury ne parla a lungo anche nel secondo capi- tolo delle Regulae solvendi
sophismata, cioè il De scire et dubitare, e s'è detto che le Regulae vanno
datate al 1335 ‘9, di modo che, a questa data, Heytesbury aveva elaborato la
sua dottrina, almeno per quanto riguarda un capitolo fondamentale !. È
probabile che 14 Cfr. Introduzione. Ma nei vari capitoli delle Regulae, cit., è
presente la dottrina del senso composto e del senso diviso: cfr. De
insolubilibus, f. Tra: « Sed ista obiectio et ratio nimis cavillatoria est, et
bene potest dici sophistica, quia vadit solummodo ad verba et non ad
intellectum, cum intelligantur omnia superius posita i sensu diviso; arguit
autem iste cavillator contra ista in sensu composito: nimis enim esset prolixum
in verbis tantum instare, ut nihil diceretur quod cavillatorie non posset
impugnari. Ideo non tantum ad verba nuda, sed ad sententiam referas argumentum
et videbis quam potenter concludit »; De relativis, f. 21rb: «‘Tam incipit
aliquis punctus moveri qui per tempus quod terminatur ad instans quod est
praesens quiescet, ergo iam incipit aliquis punctus moveri et ille per tempus
termi natum ad instans quod est praesens quiescet’: notum est quod non valet
consequentia, quia antecedens est verum in casu et consequens impossibile. Unde
universaliter hoc nomen relativum relatum ad terminum stantem confuse tantum
non habet sic exponi. Arguitur enim in huiusmodi exposi- tione a sensu
composito ad sensum divisum », e f. 21va, a proposito di casi col verbo apparet
(altri casi con apparet in De scire et dubitare, f. 14va); De incipit et
desinit, f. 26rb: «Ad aliud cum arguitur quod Socrates in aliquo instanti
desinet esse antequam ipse desinet esse, optime respondetur distinguendo illam
penes compositionem et divisionem. Sensus divisus est iste: ‘in
aliquo instanti antequam Socrates desinet esse, Socrates desinet esse’, et ille
sensus claudit opposita. Sersus compositus est iste: ‘Socrates desinet esse
in aliquo instanti antequam desinet esse’; in isto sensu tenendo totum illud
aggregatum a parte praedicati, satis potest concedi illa propo- sitio »; De
maximo et minimo, f. 31va-b: « Sed arguitur forte quod primum est falsum quia
non est possibile quod 4 punctus sic movendo ita cito tangat punctum ultra 4
sicut 5, ergo 4 non poterit ita cito tangere aliquem punctum ultra 6 sicut %.
Huic dicitur concedendo conclusionem, et ex ista non 542 Alfonso Maierù in
Inghilterra le Regulae siano state al centro di discussione al loro apparire; è
certo però che del De scire et dubitare è stato fatto un adattamento incentrato
sulla dottrina del senso composto e del senso diviso, adattamento che, sotto il
titolo (che è l’incipit) Termini qui faciunt 8, ha avuto una certa fortuna
nelle scuole !9. Viene da chiedersi quale dei due trattati di Heytesbury sia
anteriore all’altro, se le Regulae o il De sensu composito et diviso: la
fortuna arrisa al secondo capitolo delle Regu/ae, che non si spiega se fosse
stato disponibile l’altro trattato, farebbe pensare all’antecedenza della
composizione delle Regulae; l’altro trattato, in tal caso, sarebbe stato
composto per l’esigenza di sistemare tutta la materia nel corso della
discussione nell’ambito universi- tario. Ma questa è solo un’ipotesi e non
abbiamo elementi suffi- cienti a confortarla. È un fatto però che, oltre ai
termini modali, vengono in primo piano in questa discussione i termini che
riguar- sequitur quin ita cito sicut 4 poterit tangere , poterit ipsum etiam
tangere aliquem punctum ultra è, quia ista significat sensum divisum et alia
concessa denotat compositionem », e ivi, f. 3lvb: « antecedens nam significat
secundum divisionem, consequens autem secundum compositionem » (cors. mio). 148
Cfr. appendice 1 a questo capitolo. Ma è da tener presente che anche il primo
capitolo delle Regulae, cioè il De insolubilibus, ha avuto fortuna: cfr.
WersnereL, Repertorium Mertonense, cit., pp. 212-213; il primo testo citato dal
Weisheipl è l’expositio che ne fa Johannes Venator: cfr. il mio Lo « Speculum
»..., cit., p. 313 n. 67. 149 Il trattato fra l’altro è in due codici, Padova,
Bibl. Univ. 1123 e Worcester, Cath. F. 118, che contengono, nella prima parte,
una succes- sione di piccoli trattati che potrebbero aver costituito un corpus
di manuali per principianti negli studi di logica, corpus formatosi nella
seconda metà del sec. XIV in Inghilterra (il ms. padovano è inglese); il cod.
di Worcester porta l'intestazione « Sophistria secundum usum Oxonie », mentre
il rilievo per il codice padovano è dovuto al compilatore del catalogo
manoscritto (cfr. c. 341). Il confronto fra il contenuto dei due codici merita
un’analisi più approfondita. Il WersHEIPL, The Development..., cit., p. 159,
rileva che al De scire et dubitare, comunque, si affiancano discussioni
analoghe a Oxford: si ricordi fra l’altro, la discussione di John Dumbleton
(primo libro della Surzzza) sull’intensio e remzissio della credenza, ecc.
Terminologia logica della tarda scolastica 543 dano ‘atti dell'anima’, come si
vedrà in seguito; che termini modali e verbi designanti « actus animae » sono
ferzzini officiales secondo la dottrina della probatio propositionis !°; che il
De sensu composito et diviso di Billingham tratta prevalentemente dei zer- mini
officiales!!; che in un adattamento anonimo !° dell’altro trattato di
Billingham, lo Speculum, la dottrina della probatio dei termini officiales è
ricondotta a quella del senso composto e del senso diviso, come non è nello
Speculum di Billingham. : Tutto ciò fa pensare che i temi del De scire et
dubitare di Heytesbury, più che non quelli del De sensu composito et diviso,
abbiano avuto fortuna in Inghilterra per la dottrina che ci riguarda, a meno
che non si postuli l’esistenza, in ambiente universitario, anteriormente a
Heytesbuty e a Billingham e quindi ai manipolatori dei loto trattati, di un
testo o di un dibattito che abbia condizionato e convogliato lo svolgimento
successivo delle elaborazioni relative al senso composto e al senso diviso sui
termini che saranno poi detti officiales !*. In tal caso però il De sensu
composito et diviso di Heytesbury con la sua ricca articolazione resterebbe sempre
più un fatto isolato che non trova precedenti, se non quelli lontani (e non
sappiamo quanto noti in ambiente oxoniense) del seco- lo XII. Forse per
sciogliere questo nodo sono necessarie altre indagini sui manoscritti. Ciò che
caratterizza le analisi del senso composto e del senso diviso proposte in
ambiente oxoniense rispetto a quelle dei secoli precedenti e dei contemporanei
che operano in continente! è 150 Cfr. cap. VI, $ 6. 151 Vedi più avanti, p.
556. 152 Cfr. Cambridge, Corpus Christi College ms. 378, ff. 34v-45v; per esso
v. il mio Lo « Speculura »..., cit., pp. 302 e 323-324. 5 153 L’ipotesi è stata
già avanzata in Lo « Speculum »..., cit., pp. 389 390 n. 128, sulla base d’un
primo confronto tra i testi di Heytesbury e di Billingham. ; i : d 154 Quando
Occam scrisse il Tractatus logicae minor e l’Elementarium (nel quale ultimo dà
ampio spazio alla dottrina delle fallaciae) era in con- 544 Alfonso Maierà
l’abbandono sia del testo aristotelico — che non viene più seguito da vicino e
costituisce così solo il lontano punto di partenza della discussione — sia
dell’impostazione mutuata dalla gramma- tica speculativa, quale abbiamo trovato
in Duns Scoto: resta, di questa, un’esigenza che ormai la logica ha fatto
propria da tempo, e cioè l’attenzione alla ‘struttura’ della proposizione
esaminata; non sono però più rodi significandi o proferendi a fornire la intel-
lectio dei vari sensus della proposizione, ma la ‘posizione’ occu- pata dalle
varie dictiones. Il tema ha avuto uno sviluppo note- vole grazie alla
discussione sulle proposizioni modali, come abbia- mo visto nel capitolo
quinto, ma ora viene esteso a tutta la trattazione del senso composto e del
senso diviso, e, più general- mente, diventa punto cruciale delle analisi
logiche di questo periodo, giacché è su di esso che si incentra, come si è
detto, anche la discussione della probatio propositionis. Un altro elemento
caratterizzante è il controllo dei rapporti tra senso composto e senso diviso
effettuato mediante corseguentia che, accennato qua e là in precedenza!5, viene
esaltato nell’analisi proposta da Heytesbury. Ci siamo già occupati in altra
sede del trattato di Heytesbuty !%; tinente da tempo (v. Introduzione. Quanto
ai rapporti d’inferenza dell’un senso dall’altro, già ABELARDO, Glosse super
Periermenias, rilevava a proposito delle proposizioni con possibilis: «Et
videtur semper affirmatio ‘possibilis’ de sensu inferre affirmativam de rebus;
sed non convettitur. E contratio autem negationem ‘possibilis’ de rebus inferre
negationes de sensu», e p. 32: « Cum autem affirmative de ‘possibili’ de sensu
inferant affirmativas de rebus (sed non convertitur) et negative de rebus
negativas de sensu (sed non convertitur) [...]». Cfr. Occam, Elementarium
logicae, cit., p. 123: «Est autem sciendum quod, licet talium orationum sint
semper distincti sensus, tamen saepe unus sensus infert alium ita quod saepe
impossibile est quod unus sensus sit verus sine alio [...]». Gli altri testi pongono
paralogismi (figure sillogistiche), non conseguentiae. 156 Cfr. Il « Tractatus
de sensu composito et diviso » di Guglielmo Heyte- sbury, « Rivista critica di
storia della filosofia] a questa esposizione rimandiamo per problemi
particolari e ci limitiamo qui a richiamare gli elementi fondamentali che
carat- tetizzano l’opera !7. Il maestro individua otto modi del senso composto
e del senso diviso. Essi sono classificati in base ad elementi sincate-
gorematici o che hanno importo sincategorematico. Il primo ha luogo con i
termini ampliativi o modali 8: si ha senso diviso quando il ‘modo’ viene a
trovarsi tra le parti del dictum e, se verbo, è in forma personale; si ha senso
composto quando il modo precede il dictum e sta 4 parte subiecti: il modo in
tal caso, se verbo, è impersonale !9. Il secondo modo ha luogo con i verbi dotati
di « vis confun- 157 Sarebbe da discutere lo stato del testo, anche in ordine
ai commenti che esso ha avuto in Italia, ma è questione che ci porterebbe
troppo lontano. Ci limitiamo qui a utilizzare l’edizione veneziana del 1494,
che raccoglie le opere di Heytesbury. Nel prossimo paragrafo, parlando dei
maestri italiani, diremo qualcosa circa il testo ch’essi avevano presente,
almeno per quanto riguarda la distinzione dei vari modi. 158 De sensu composito
et diviso, cit., f. 2ta-b: « Et primus modus sicut in principio fuit
exemplificatum est mediante hoc verbo ampliativo ‘pos- sum’ vel quocumque
consimili ampliativo, sicut ‘convenit’, ‘verum’, ‘possibile’, ‘impossibile’,
‘contingens’ et sic de aliis, quibuscumque similibus accidit compositio et
divisio ». 159 Ivi, f. 2rb: «Et sciendum est quid sit sensus compositus et
divisus respectu primi modi, sicut et respectu aliorum modorum, et generaliter
respectu quorumcumque modorum positorum, et primo cum hoc verbo ‘potest’ sive
fuerit suus modus, qualis est ille terminus ‘possibile’, ‘necesse’,
‘necessario’ vel ‘de necessitate’ et sic de talibus. De quibus sciendum est
quod quando aliquis ipsorum invenitur in aliqua prmpositione absque alio
relativo implicativo sequenti [v. il 3° modo], tunc est sensus divisus et tunc
tenetur illud verbum ampliativum in tali proposittone personaliter [...]. Sed
quando illud verbum ‘potest’ vel suus modus totaliter praecedit in aliqua
propositione, tunc est sensus compositus et tunc sensus compositus significat
identitatem instantaneam possibilem respectu istius compositionis sequentis
illum terminum ‘possibile’ et tunc tenetur ibi talis terminus dendi » 1: si ha
senso composto quando il verbo precede gli altri termini, e senso diviso quando
tale verbo non è il primo nella proposizione 181, ì Il terzo modo si verifica
con il pronome relativo !£. Il caso più semplice è quello del pronome gui: esso
può avere expositio in et ille; se ha expositio, la proposizione categorica
equivale a una ipotetica, cioè alla congiunzione di due proposizioni catego-
riche; se non ha expositio, la proposizione resta categorica. Si ha senso
composto nel secondo caso, senso diviso nel primo !£, ampliativus
impersonaliter [...] »; v. cap. V, $ 7. 10 Ivi, £ 2rb: «Secundus modus est
mediante termino habente vim confundendi, sicut sunt huiusmodi verba:
‘requiro’, ‘indigeo’, ‘praesuppono’ incipio’, ‘desidero’, ‘cupio’, ‘volo’,
‘teneo’, ‘debeo?’, ‘necessarium’, ‘semper’, ‘in aeternum’, ‘aeternaliter’,
‘immediate’, et sic de aliis ». ” del Nel primo caso non è lecito il descersus
dal termine confusus ai suoi inferiora, mentre nel secondo il termine non
confusus ha supposizione dreraioit Ma Heytesbury non si sofferma su tutto ciò.
; "Ivi: « Tertius modus est mediante termino relativo ‘qui’, ‘quae’ quod’,
qualiscumque?, ‘quicquid’, et hoc maxime respectu termini com- munis stantis
confuse tantum, sicut sic arguendo: immediate post hoc erit instans quod
immediate post hoc erit, ergo immediate post hoc erit instans et illud
immediate post hoc etit ». ; 163 Ivi, £. 2va-b: «Nota hic duas regulas pro
relativis. Prima est quod illud relativum ‘qui’, ‘quae’, ‘quod’ vel ‘quid’,
quandoque exponitur per unam coniunctionem ‘et’ et per illud relativum ‘ille’,
‘illa’, ‘illud’, et ali- quando non exponitur, quando ipsum praecedit negatio
vel terminus includens negationem, [2] et quando refert terminum stantem
confuse tan- tum, [3] et quando praecedit verbum principale, sicut patet in
proposi tionibus antedictis in tertio modo. — Secunda regula est, quod quando
relativum ponitur in eadem categorica, supponit sicut suum antecedens ut ‘omnis
homo est animal quod est rationale’, sed relativum positum in alia categorica
variat suppositionem, ut ‘omnis homo est animal et illud est rationale’: quia
terminus relativus numquam debet sic exponi dum refertur ad terminum communem
stantem confuse tantum (cfr. [2]), sive post negationem (cfr. [1]), sive post
terminum distributum immediate positum, quod fit quando propositio est in sensu
composito. [...]: tunc est sensus divisus quando illud relativum subsequitur
verbum principale. Li] Terminologia logica delli tarda scolastica 547 Il quarto
modo si ha con i termini infinitus e totus che, quando precedono tutta la
proposizione, hanno valore sincategorematico, altrimenti hanno valore di
categoremi: nel primo caso la proposi- zione è in senso diviso, nel secondo in
senso composto !*. Il quinto modo si ha con la congiunzione ef !9 posta fra
ter- mini che stanno 4 parte subiecti o 4 parte praedicati 16. essa fa senso
composto quando dalla proposizione originaria non è possi- bile inferire una
congiunzione di proposizioni, senso diviso nel caso contrario o quando sia
possibile inferire una proposizione contenente uno dei due termini senza
l’altro col quale in origine stava in congiunzione !. Il sesto modo si verifica
quando occorre la congiunzione tune est sensus compositus quando illud
relativum praecedit verbum princi- pale (cfr. [3]), et hoc sive illud
relativum sumatur in recto sive in obliquo ». 16 Ivi, f. 2rb: « Quartus
modus est mediante termino quandoque categorematice sumpto quandoque
syncategorematice, cuiusmodi est terminus ‘infinitus, -ta, -tum’, TOTVS, -ta,
-tum’; et ad hunc modum possunt reduci isti termini prius positi adverbialiter,
scilicet ‘semper, ‘in aeternum?’, ‘aetet- naliter? et sic de aliis » (l’autore
li ha posti anche nel secondo modo, n. 160); f. 2vb: «Unde generaliter quando
iste terminus ‘infinitum’ vel aliquis huiusmodi terminus syncategorematice
praecedit totaliter propositionem ita
quod istum non antecedit aliquis terminus qui est determinatio respectu istius
termini stantis syncategorematice, tunc est sensus divisus [...]»: se ne
inferisce che nel caso contrario si ha senso composto (ma cfr. f. 3ra: «[...]
sed quando aliquis terminus determinabilis respectu istius praecedit ipsum
quando ponitur a parte subiecti, tune tenetur categorematice, sicut quando
ponitur a parte praedicati [...]»). 165 Ivi, f. 2rb: « Quintus modus mediante
illa copula coniunctionis ‘et’, sicut sic arguendo: isti homines sunt Romae et
Ausoniae, igitur isti homines sunt Romae ». 166 Si ricava dagli esempi che
occorrono ivi, ff. 3ra-b. 167 Ivi, f. 3ra: « Respectu notae huius coniunctionis
‘et’, si fiat compo- sitio vel divisio, faciliter potest cavillari, quia
differentia faciliter apparet inter sensum compositum et divisum»; è infatti
uno dei modi più tradi zionali. L'ultimo caso ha riscontro nel testo della n.
165. sa Alfonso Maierà vel'®: si ha senso diviso quando è possibile
interpretare la pro- posizione originaria come una disgiunzione di proposizioni
cate- goriche, e senso composto quando ciò non è possibile !9, Il settimo modo
ha luogo con le determinazioni ita o sicut in quanto esse hanno il potere di
limitare ‘a un certo tempo’ (passato, presente, o futuro) la supposizione dei
termini se- guenti !”; se una proposizione è preceduta da una tale determina-
zione e non è « de simplici subiecto et de simplici praedicato » 17, si da
senso composto; se invece la determinazione manca, si ha 1 Nel primo elenco dei
modi, questo appare come settimo (ivi, f. 2rb): « Septimus modus mediante ista
disiunctione ‘vel’, ut patet in hoc sophi- sma(te): ‘omnis propositio vel eius
contradictoria est vera’ ». Ma nell’espo- sizione dei modi esso è discusso come
sesto (£. 3rb). 19 L’autore non fornisce molti elementi. Precisa tuttavia,
nell’ambito della validità delle regole della disgiunzione note dalla logica
degli enun- ciati (ivi, £. 3rb): si vero fuerit post distributionem vel
negationem vel aliquem terminorum habentem vim negationis distribuendi vel
confun- dendi, tunc [non] fallit argumentum tamquam ab inferiori ad suum supe-
rius cum negatione vel distributione, quia universaliter disiunctus est supe-
rior quam aliqua eius pars; ideo non sequitur: tu differs ab asino, ergo tu
differs ab homine vel ab asino » (differo è termine confundens). 170 È sesto
nella prima elencazione dei modi; ivi, f. 2rb: Sextus modus est mediante illa
determinatione ‘ita’ vel ‘sicut’, ut “ita erit’, ‘ita fuit, ‘ita est’, ‘sicut
est’, ‘sicut fuit’, ‘sicut erit’, ut sic arguendo: ita est quod Socrates erit
tantus sicut Plato, ergo Socrates erit tantus sicut Plato, vel e contra ». I
Ivi, f. 3rb: «Quando arguitur componendo vel dividendo mediante hac
determinatione ‘ita est’, ‘ita fuit’, ‘ita erit’, ‘ita potest esse’, vel
respectu termini distributi, vel respectu duplicis compositionis, vel
negationis, vel alicuius habentis talem vim cuiusmodi est iste terminus
‘necesse’, frequenter fallit ille modus, ut sic arguendo: ita erit quod tu es
omnis homo existens in ista domo, igitur tu eris omnis homo existens in ista
domo [...]. Respectu tamen compositionis simplicis, de simplici subiecto et de
simplici praedicato, bene valet consequentia: ita erit quod tu eris episcopus,
ergo tu eris episcopus [...], et causa est, qui ad idem instans refertur
determinati et illa propositio, sed non est sic de aliis ». Sembra quindi che,
per Heytesbury, quando la proposizione che segue la determinazione ha lo stesso
tempo della determinazione, è valida l’inferenza, se invece il tempo della
proposizione è senso diviso, giacché in tal caso soggetto e predicato, la il
tempo del verbo non è al presente, si comportano come in qualsiasi propo-
sizione di verbo ampliativo. eda) L’ottavo modo è proprio dei verbi che
designano atti dell dia letto o della volontà !?; alcuni di essi sono elencati
nel secon " modo tra i termini aventi «vis confundendi» . Essi hanno quia
i capacità di ‘confondere’ i termini seguenti, ma oltre fa ciò ue il potere di
far sì che il dictum seguente « appellat se pi Si ha senso diviso quando il
verbo sta tra = parti del Ing Um; se invece totalmente lo precede '® o lo segue
!, allora si ha senso composto. Mo Le A questi otto modi Heytesbury fa seguire
in una p 14 cazione un nono modo, che poi tralascia nella span pren zione,
perché ritiene sia da considerare sotto la E e ca niîs », ma che avrà fortuna
presso i commentatori del seco ; Ecco il testo: Nonus modus, mediante termino
nie poso a ser legni | 5 > a i i de futuro ad eundem termim r respectu verbi
de praeterito vel d i eun È È - a parte praedicati; respectu eiusdem verbi qui
modi possunt redu i i i eno diverso da quello della determinazione, l’inferenza
non è valida (così alm i o i 1 n * DIRCI n Se ruta « Octavus modus mediantibus
terminis pe reni volusitatisi sive intellectus significantibus, sicut sempe en oc
verl ; ‘haesito”, ‘credo’, ‘volo’, ‘desidero’, ‘appeto’ et sic de aliis ». s
173 Cfr. n. 160. 17 Cfr. cap. I. | 3 RE 5 De sensu composito et diviso, cit.,
f. 3va: « [...] et tunc est So È pins ue divisus in istis propositionibus, nre
ed pr gen i i jat inter huiusmodi casi intellectus seu voluntatis media i | È :
infinitivi modi [...]. Sed quando huiusmodi verbum praecedit totaliter, tunc t
sensus compositus [....] ». . . : ha 176 Questa precisazione è solo nel De
scire et dubitare, cit., f. 13rb (è pic attenuata nel trattato De sensu
composito et diviso?), ma è Ra a incertezza dall'autore: cfr. il mio Lo «
Speculum »..., cit., pp. 389- 9 ni Alfonso Maierù ad compositionem vel
divisionem, sed magis est fallacia figurae dictio- nis, ut ‘album erit nigrum,
ergo nigrum erit album’: non sequitur 1”, Per tutti i modi, Heytesbuty precisa
che l’inferenza dal senso composto al senso diviso, o viceversa, non vale a
meno che ciò non sia possibile « gratia terminorum » 19: così, per l’ottavo
modo, quando occorre il pronome hoc in una proposizione il cui verbo sia scio,
senso composto e senso diviso sono equivalenti 1? De sensu composito et diviso,
cit., f. 2rb: il testo ha 4 parte praeteriti invece di 4 parte praedicati. 178
Per il primo modo, cfr. ivi, f. 2va :« Arguendo a sensu diviso ad sensum
compositum, ubi sensus divisus verificetur per huiusmodi succes- sionem
respectu diversarum partium temporis cuius compositio est possibi lis pro
instanti, consequentia non valet. Sed respectu terminorum in quibus huiusmodi
compositio est possibilis per instans nec aliunde per aliquam rela- tionem
implicativam aliud denotatur per sensum divisum quam per sensum compositum, vel
e contra, valebit consequentia »; per il secondo modo, ivi: « Arguendo a sensu
composito ad sensum divisum mediante aliquo termino habente vim confundendi
terminum sicut prius est dictum, generaliter conse- quentia non valet »; per il
terzo modo, ivi: «Item respectu terminorum relativorum non valet consequentia a
sensu composito ad sensum divisum communiter, nisi fuerit gratia materiae » (ma
un discorso più complesso si vedrà nei commenti); per il quarto, ivi, £. 2vb:
«[...] respectu terminorum qui sumuntur aliquando categorematice, aliquando
syncategorematice, infe- rendo sensum compositum ex sensu diviso fallit
consequentia »; per il quinto, ivi, f. 3ra: «Sed satis possunt faciliter aliqui
respondere dicendo quod non valet consequentia arguendo a sensu diviso ad
sensum compo- situm seu e converso mediante illa nota coniunctionis ‘et’ post
terminum distributum. Similiter cum ista coniunctio ‘et’ copulat duos terminos
a parte subiecti positos quorum unus est distributus alius non, difficilis est
responsio (ma la differentia fra i due sensus faciliter apparet: cfr. n. 167);
per il sesto, cfr. n. 169; per il settimo, cfr. n. 171; per l’ottavo, ivi, f.
3va: «In omnibus (sc. exemplis) nam est sensus divisus impertinens sensui
compo- sito et e converso et proptetea est consequentia mala [...] » e «[...]
potest igitur dici quod non valet consequentia huiusmodi arguendo a sensu
diviso ad sensum compositum nisi gratia terminorum ». 551 Terminologia logica
della tarda scolastica i ALE i drianii giacché è irrilevante che il termine
immediato (hoc) preceda o segu ; 179 verbo !?. Ho E: E° î Il trattato di
Heytesbury non è privo di ge sog testo che abbiamo esaminato !°, e non sempre
gli eleme La valgono a chiarire la portata delle affermazioni del ce (slide i i
in ciò sia ir i i trina. Ma aiutano in ciò s : fissarne con chiarezza la dot i
. e a quanto sappiamo delle dottrine precedenti (per bm o a le proposizioni cum
dicto, specie le moda li, e i ta ig pe tutto, mentre per quanto riguarda i
relativi ca der ci sun i che però no! Y- h, Occam, Sutton ‘*, 1 e s'è detto, a
Burleigh, pe a Lnccvis in termini di senso composto e La diviso), s mi ro Wo
Siae zan] i sedi de scire — ha Su tutti i modi, l'ottavo — ge in Heytesbury la
trattazione più estesa nel De sensu sonpasie Ù i i sta - ivi. Itre a quella
delle Regulae). Questi verbi, cui è i ap i ione 12, nel secolo XIV rice- pre
riservata una particolare attenzione "*, cer vono, come si è detto,
un’accurata analisi. Nella Logica » i ini i i insieme i verbi scio, dubito,
volo e i termini modali sono trattat izi ivisione: si ha senso composto i i e e
alla divisione: si np ordine alla composizione e ( cl cina uno di questi
termini precede il resto ar Line pa i i i tra gli elemen i ivi ndo il termine
sta le del ice i 5 in fine della proposizione (cioè dictura; quando invece sta
in tin mana icati izione s assi a parte praedicati), la proposi? id Art probata
in senso composto o in senso A i iu Cit., pp. 254-255. 19 ivi, f. 3va, e Il
«Tractatus »..., cit., PP. 4? sala 180 iaia a e e alla successiva eliminazione
del nono ;i basta scorrere i rilievi fatti nelle note precedenti. 181 . VI, n.
132. : nu: . dr 182 ‘n dall'Ars Meliduna, cit., p. 348, dove i verbi | piso | A
sono detti verbi « quorum significatio proprie ce si - sg i Strope, Logica,
cit., f. 19ra: « Et ideo quando in dun ga orum: ‘scio’, “dubito”, ‘volo’ et
terminus rogge peo grin : ; ° i i ici Opos: i iti dictum, dicitur talis pr s A
iragiorg pg sorde » ‘possibile est album esse nigrum’. F posito, ut ‘scio
Socratem currete’, pos » 952 Alfonso Maierù più che al posto occupato dai verbi
indicanti atti dell'anima e dai modi, bada, come si è visto !#, alla
supposizione che essi conferi» scono ai termini sui quali operano: nel senso
composto causano supposizione semplice, nel senso diviso supposizione
personale. La stessa tesi di Strode è sostenuta dall’anonimo adattamento dello
Speculum contenuto nel ms. 378 del Corpus Christi di Cambridge: si ha senso
composto quando uno dei detti termini (e sono zerzzini officiales) precede il
resto della proposizione, senso diviso quando sta per i termini del dictum;
quando sta in fine, allora indifferenter si può avere senso composto o senso
diviso 185, quando mediat accusativum et infinitum verbi in propositione, ut
‘album possibile est, vel potest esse nigrum’, dicitur sensus divisus. Sed
quando finaliter sequitur, dubitandum est arguentem, an velit tenere talem
propo- sitionem arguens in sensu composito vel in sensu diviso, sicut in ista
‘omnem hominem esse animal est necessarium’. Si sumatur in sensu compo- sito,
conceditur quod sic tunc debet probati: talis propositio est necessaria,
scilicet ‘omnis homo est animal’, praecise significans quod omnis homo est
animal, ergo omnem hominem esse animal est necessatium. Et si capiatur in sensu
diviso, debet probari ut universalis, scilicet per singularia vel pet
exponentes, quarum quaelibet est falsa »; cfr. anche ff. 19rb e 26vb. 14 Cfr.
capp. V, $ 7, e VI, $ 6. 185 Op. cit., f. 42r-43r: «Termini officiabiles sunt
omnes termini fa- cientes sensum compositum et solum talis propositio in sensu
composito est officiabilis. Et termini facientes sensum compositum sunt omnia
signa mo- dalia, ut ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’ et ‘necessarium’,
et omnia verba significantia actum mentis, ut ‘scire’, ‘nolle’, ‘credere’,
‘imaginari’, ‘percipere’, ‘dubitare’, ‘haesitare’, ‘demonstrate’ et similia.
Unde quando aliquis istorum terminorum totaliter praecedit dictum propositionis
facit sensum compositum (tantum 4dd. inferl.), ut ‘scio deum esse’, ‘possibile
est hominem esse animal’. Sed quando aliquis istorum terminorum intermediat
dictum propositionis, scilicet (ponitur) inter accusativum casum et infini-
tivum modum, tunc facit sensum divisum tantum, ut ‘hominem possibile est
cuttere’. Sed quando aliquis istorum terminorum finaliter subsequitur dictum propositionis, tunc ista
propositio potest indifferenter sumi in sensu composito vel in sensu diviso, ut
‘hominem cutrere est possibile’. Omnis propositio in sensu composito est
officiabilis, ut ista ‘necesse est deum esse’ sic officiatur: talis propositio
est necessaria ‘deus est” propter eius Terminologia logica della tarda
scolastica 553 Il trattato Termini qui faciunt, a proposito degli stessi
termini (modali e verbi designanti atti dell'anima), scrive « [...] quando
aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat tota- liter dictum
propositionis vel finaliter subsequitur, tunc ii illa propositio in sensu
composito », e aggiunge: « sed quando - quis dictorum terminorum mediat dictum
propositionis, id est ponitur in medio inter accusativum casum et modum
infinitum, tunc illa propositio est totaliter accepta in sensu diviso »!; ica -
SAR la stessa tesi ritroviamo nell’anonimo trattato Termini cu. quibus ®8. Il
trattato De sensu composito et diviso di Riccardo Billin- gham è da ricondurre
a queste ultime discussioni. be L’autore si interessa a quello che considera il
primo modo primarium significatum ‘deum esse’, igitur necesse est deum esse. Li
Lay propositio in sensu diviso est resolubilis, si primus e sit reso! - ni vel
exponibilis, si primus terminus sit exponibilis. tì um prim: ; - ‘hominem
possibile est currere’ sic resolvitur: hoc possibile est nn fa hoc est homo,
igitur etc. Exemplum secundi: ‘omnem esi pe est currere’ sic exponitur: hominem
possibile est currere et nih | est homo quem vel quam non est possibile
currere, igitur etc. Unde propositio è rg diviso debet probari per primum
terminum mediatum in illa i proposi ros : Il primo termine sul quale la
probatio si opera può essere impedito Si A DI s° «Sed nota quod primus
terminus. probabilis impeditur sex mo; 1 ni modo, per propositionem
hypotheticam, ut ‘si homo currit, “1 currit?. Secundo modo, per propositionem
modalem in sensu composito, ut pe cutrere est impossibile’. Tertio
modo, per exceptivam et per exe cp ut ‘omnis homo praeter Socratem currit?. Quarto modo, in
propositione p cr ralis numeri, ut ‘duo homines habent duo capita’. Quinto
modo, pa 5 relativum ponitur a parte praedicati et refertur ad terminum stantem
discre e vel determinate, ut ‘homo currit qui est albus?. Sexto modo; per ig
tionem negativam, quae debet probari per eius oppositum, ut n us e currit’ A_
parte l’ultimo modo, ben noto agli altri sostenitori E" pro pei i primi
cinque non sono ricordati come impedienti la probatio del primo mine: ma essi
richiamano regole del senso composto note in past (1° e 2°, 4°) o al tempo
dell’autore (5°); per il terzo modo, cfr. il cap. IV. 186 Cfr. appendice 1. 187
Cfr. appendice 2. 554 Alfonso Maierà e che ha luogo con i termini officiales:
modali e verbi signifi- canti actum mentis! Degli altri modi, egli ricorda
quello che può essere luogo con e?! o con vel!9, Ma, per quanto riguarda il
primo modo, egli afferma categoricamente ! che si ha senso composto quando il
termine comune è preceduto da un termine officiabile e senso diviso quando il
termine comune segue il termine officiabile ‘2, giacché la probatio
propositionis può essere fatta solo in base al primo termine della proposizione
!?, Per il resto, il trattato non contiene novità né a proposito della dottrina
che qui ci interessa, né per quanto attiene alla probatio della pro- posizione
quale la conosciamo. i È necessario rilevare, concludendo queste note, che la
dot- trina della probatio si è così impadronita di quella del senso com- posto
e del senso diviso, che in Heytesbury si presentava come una sistemazione dei
vari capitoli della logica di quel tempo-in funzione di un preciso punto di
vista. Questo predominio della probatio sul senso composto è sul senso diviso
dopo Heytesbury permetterà, come vedremo, ai maestri italiani di spiegare il
testo . de [Voco autem officiale omnem terminum verbalem significantem actum
mentis, ut ‘imaginor’, ‘intelligo’, ‘scio’, ‘credo’, ‘dubito’ ‘significat’,
‘supponit’ et huiusmodi, quae communiter verba non sunt vera actus singulis
simplicis sicut sunt huiusmodi verba ‘percutio’, ‘vendo’, ‘do’ et huiusmodi »;
ma si veda, per i modali, ivi e Speculur, cit., pp. 345-346. o Ms. Paris, B.N.,
lat. 14715, f. 82ra: « Penes secundum modum com- positionis et divisionis fiunt
per o" (notam?) copulationis ut ‘quinque sunt duo et tria’, quae falsa est
». DE Cfr. ivi, f. 82ra: «Similiter in sensu diviso cum disiunctione, ut
contingit hoc esse, igitur contingit hoc esse vel non esse; tu scis 4 vel b
igitur tu scis 4; haec significat 4 esse, igitur significat & esse vel £
non esse »: Evidentemente Billingham, che non si rifà al trattato di
Heytesbury, adotta uno schema tradizionale in due o tre modi, al quale si
riferisce, 191 BILLINGHAM polemizza contro chi sostiene che si abbia senso
composto anche quando l’officiabile segue gli altri elementi della
proposizione: cfr op. cit., pp. 389 sgg. ° 192 Ivi, pp. 387-389. 19 Cfr.
Speculum..., cit., p. 373. —1 Terminologia logica della tarda scolastica 553 di
Heytesbury con le nuove regole, in modo da eliminare ogni incertezza
dall’opuscolo del maestro. 6. I trattati italiani dei secc. XV-XVI In Italia la
dottrina che studiamo ha avuto due forme, legate a due diverse tradizioni. La
prima (per la quale basti ricordare Paolo Veneto), è quella più diffusa nella
logica inglese, incen- trata sui termini officiales; l’altra — della quale
esamineremo, nell'ordine, i testi di Paolo da Pergola, Battista da Fabriano,
Alessandro Sermoneta, Bernardino di Pietro Landucci e Bene- detto Vettori —
segue invece da vicino il resto di Heytesbury, che in Italia ha avuto enorme
fortuna. Paolo Veneto tratta ex professo del senso composto e del senso diviso
nel trattato 21 della prima parte della Logica magna. Riconosciuto che la
dottrina « ortum trahit a terminis officia- bilibus » !*, egli respinge la tesi
di coloro che assumono la proposi- zione in senso composto quando il modus!
precede il dictum o lo segue e in senso diviso quando esso sta tra le parti del
dictum '6, ma respinge anche la tesi di chi (come Pietro di Man- tova) ritiene
che si ha senso composto solo quando il modus pre- cede il dictum, mentre quando
esso sta tra le parti del dicturz 0 lo segue si ha senso diviso !”. Per parte
sua si schiera con coloro che 14 Logica magna, cit., I, 21, f. 76rb. 195 Si
ricordi (cfr. cap. VI, n. 279 e il cap. V, sulle proposizioni modali), che
Paolo Veneto ammette varie specie di ‘modi’; cfr. ivi, f. 76rb-va: « Pro quo
est notandum quod omnes illi modi superius explicati, puta nominalis, verbalis,
participialis et adverbialis, sensum compositionis et divisionis expri- mere
possunt, sed qualiter est difficultas ». 196 Ivi, f. 76va: « Dicunt quidam quod
universaliter quandocumque modus simpliciter praecedit orationem infinitivam
vel finaliter subsequitur eandem, sensus compositus firmiter nominatur, ut
‘possibile est Socrates currere’, “Socratem currere est possibile’; sed quando
mediat dictum, sensus divisus vocatur, ut ‘Socratem possibile est currere’ ».
197 Ivi: « Alli dicunt quod quando modus simpliciter praecedit est sensus 256
Alfonso Maierù ritengono che il modus posto in fondo fa sì che la proporzione
sia assunta indifferenter in senso composto e in senso diviso: Dico ergo aliter
tenendo medium istorum, quod quandocumque modus simpliciter praecedit dictum
categoricum vel hypotheticum facit sensum compositum, et quando mediat verbum
dicti et primum extremum tenetur in sensu diviso; sed quando finaliter
subsequitur idem potest indifferenter sumi in sensu composito et (in) sensu
diviso 18, Li Quando è in senso composto, la proposizione è officiabile in
ragione del termine officiabile che precede o segue il dictum (la proposi-
zione, con l’officiabile che segue il dicturz, aequipollet ‘9 a quella con
l’officiabile che precede); ma quando è in senso diviso essa è resolubile. Ma
bisogna fare attenzione: quando la proposizione in senso diviso ha il zzodus «a
patte praedicati », se un termine comune precede il verbo di modo infinito, la
probatio comincia dal termine comune; ma se il verbo è preceduto solo da un
termine immediato, la probatio comincia dall’officiabile anche quando questo
sia preceduto da un termine comune posto comunque dopo compositus ut prius, sed
quando mediat vel finaliter subsequitur est sensus divisus, ut “4 scio esse
verum’ et ‘4 esse verum est scitum a me. Cfr. PieTRO DI MANTOVA, Logica, cit.,
f. [105va]: «Item, praemittamus quod verba pertinentia ad actum mentis faciunt
sensum compositum et sensum divisum. Faciunt autem sensum compositum cum
totaliter praecedunt dictum propositionis, ut ‘scio hominem currere’; sensum
autem divisum faciunt cum inter partes dicti mediant aut totaliter sequuntur:
ideo haec est in sensu diviso ‘hominem scio currere’, aut ‘hominem cutrere
scio’ » (è il trattato De scire et et dubitare, e la giustificazione è che
questi verbi operano la e a sui termini seguenti, non su quelli precedenti; si
veda cap. VII, 198 ; i " Ried ale Logica magna, cit., I, 21, f. 76va; in
luogo di surzi, In sensu composito est falsa (sc. propositio ‘creantem esse
deum est necessarium’) quia tunc aequipollet huic ‘necessarium est creantem
esse deum’ et officiabilis, sicut illa valet: propositio est necessaria ‘crean:
est deus’ sic primarie significando, quod falsum est ». i Terminologia logica
della tarda scolastica 557 il verbo di modo infinito ?°, Degli officiabili, i
termini modali nella forma verbale fanno senso composto se sono presi imper-
sonalmente, senso diviso se presi personalmente ?", mentre la loro forma
avverbiale, che è esponibile, si comporta in tutto come la forma nominale ?®.
La proposizione interpretabile in senso composto e in senso Est ergo pro toto
notandum quod quando talis modus finaliter subsequitur et tenetur in sensu
diviso, si verbum infinitivi modi terminus mediatus praecedit, ab ipso
incipiatur probatio propositionis. Si autem fuerit terminus immediatus, a modo
incipiatur probatio propositionis per offi- ciantes, non obstante quod ipsum
praecesserit terminus mediatus existens post verbum, verbi gratia dicendo: ‘hoc
esse creans est necessarium’, illa propositio officiabilis est sicut illa cui
aequipollet: ‘hoc necessarium esse est creans’. Sed dicendo: ‘hoc creans esse
est necessarium’, propositio illa est resolubilis respectu istius termini
‘creans’, sicut illa ‘hoc creans necesse est esse’. Ita ergo quod si dicerem
‘deum esse creantem est necessarium’, primus terminus probabilis est li ‘deum’
et secundus est li ‘necessarium’. Sed si dicerem: ‘deum cteantem esse est
necessarium’, primus terminus est li ‘deum’ et secundus li ‘creantem’, dato
adhuc quod sit appositum verbi infinitivi ». È da notare che, allo stesso
proposito (senso diviso con modo in fine), l’autore ha sostenuto che la proposizione
« creantem esse deum est necessarium » è resolubile grazie al termine
creanferz, così: « hoc esse deum est necessarium et hoc est creans, ergo
creantem esse deum est necessarium », e che la proposizione « hoc esse deum est
necessarium » va officiata (« Et in sensu diviso similiter, quia debet
officiari immediata facta resolutione primi termini [...]», ivi). 201 Ivi, f.
76vb: «Verumtamen est notandum quod huiusmodi verba ‘potest’ et ‘contingit’ non
habent huiusmodi distinctionem. Quandocumque nam personaliter sumuntur faciunt
sensum divisum, ut ‘antichristus potest esse’, aut ‘Socrates contingit
currere’; sed quando impersonaliter sumuntur, tune faciunt sensum compositum,
ut ‘potest esse quod antichristus sit, vel currat”, ‘contingit hominem currere’
aut ‘contingit quod Socrates legit, vel disputat’ etc. Quaecumque igitur dicta
sunt de terminis officiabilibus possunt etiam in terminis modalibus
exponibilibus confirmari, ita quod quando modus praeponitur facit sensum
compositum, ut ‘necessario omnis homo est animal’, quando mediat inter
subiectum et praedicatum facit sensum divisum, ut ‘omnis homo necessario est
animal’; sed quando finaliter subsequitur potest 558 Alfonso Maierù diviso può
essere vera o falsa in entrambi i sensi: ma è necessario distinguere questi
sensi, a meno che la proposizione non sia vera in entrambi 2°. Regola generale
è la seguente: « A sensu composito ad sensum divisum et e converso non valet
argumentum » 24, anche se in casi particolari l’inferenza può essere valida 25,
I maestri che commentano il testo di Heytesbury ne espon- gono la dottrina in
sette o otto modi 2%: in genere i modi 5 e 6 di Heytesbury sono trattati in uno
solo, il quinto 2”, mentre c'è oscillazione a proposito dell’ultimo modo appena
accennato da Heytesbury: alcuni ne trattano, altri no ?®, indifferenter sumi in
sensu composito vel diviso, ut ‘omnis homo est animal necessario’ », . i Ivi,
f. 76va: « Dico quod quaelibet istarum (sc. propositionum) et con- similium cum
proponitur est distinguenda secundum compositionem et divi- sionem nisi in
utroque sensu fuerit vera ». 24 Logica parva, cit., III, e Logica megna, cit.,
I, 21, f. 76vb: «Ex ista sententia infero istam conclusionem, quod a sensu
composito ad sensum divisum cum termino officiabili frequenter fallit
argumentum [....]. Similiter a sensu diviso ad sensum compositum non valet
talis forma arguendi [...] ». ca Ivi, f. 74va: «Et si ex his concluderes quod
sensus compositus con- vertitur cum sensu diviso, dico quod verum est quando
utrobique modus est primum probabile [...]. Sed quando modus non utrobique est
primus ter- minus, tunc sensus compositus non convertitur cum sensu diviso
[...] ». Si tratta, in tal caso, dell’equivalenza (convertitur) tra i due modi.
206 Invece di « Unde octo vel novem modis accidit [...] » del f. 2rb del-
l'edizione 1494 del testo di Heytesbury, il ms. Roma, Bibl. Casanat. 85, f.
8rb, il ms. Venezia, Bibl. Marciana, Z. lat. 277 (= 1728), f. 12v, e l’ed. 1501
col commento di Sermoneta, cit., f. 3rb, leggono « Unde septem vel octo modis
[...] ». ar Il testo del 1501, cit., f. 12rab: « Quintus modus mediante illa
copula coniunctionis ‘et’ et ‘vel’ [...] »; il ms. Marciano, al f. 12v, pone
solo la « copula coniunctionis ‘et’ » e non accenna a vel; ma a f. 14r tratta
di e£ e al f. 14v, di seguito, di vel. 208 I mss. Casanat. e Marciano non hanno
l’ottavo modo (il nono di Heytesbury) né, dei commenti, lo hanno quelli di
Paolo da Pergola e di Benedetto Vettori, come si vedrà. Terminologia logica
della tarda scolastica 559 Il primo di questi commenti è quello di Paolo da
Pergola. Il maestro discute sette modi e di ciascuno considera analitica- mente
gli elementi differenzianti l’un senso dall’altro e i casi in cui
l’implicazione di un senso da parte dell’altro è lecita. Il primo modo ha luogo
con i termini modali (« sive sumantur nominaliter, sive verbaliter, sive
adverbialiter »), e si ha senso composto quando il modo « praecedit vel
subsequitur dictum pro- positionis », e, se è verbo, esso ha forma impersonale;
quando invece il modo (se verbo, in forma personale) « mediat inter partes
dicti seu extremorum » si ha senso diviso ?”. In tre modi differiscono senso
composto e senso diviso: innanzi tutto, il senso composto esige, a differenza
del senso diviso, che i termini della proposizione abbiano una verifica
istantanea; inoltre, la proposizione in senso composto richiede che si possa
formulare la corrispondente proposizione de inesse insieme con la proposizione
modale senza che ne segua alcun incon- veniente, ma ciò non è richiesto dal senso
diviso 210. infine, il senso composto va provato officialiter, mentre il senso
diviso va provato secondo che richiede il primo termine della propo- sizione
?!!, Dall’uno all’altro senso, e viceversa, vale l’inferenza solo quan- do si
verificano le seguenti tre condizioni: che anche il senso diviso come il senso
composto richieda una verifica istantanea (l’esem- pio addotto ha il verbo
potest)”; che il relativo implicativo qui, Cfr. PaoLo pa PercoLA, De sensu
composito et diviso, cit., p. 149. 210 Ivi; forse è un po’ forte intendere
l’espressione « ponere in esse » come formulare la proposizione de inesse
corrispondente, ma cfr. n. 239. 21 Ivi. 212 Cfr. gli autori seguenti. Credo che
questo sia il senso della frase di Paoto (op. cit., p. 150): «Prima, quod
compositio sit verificabilis pro instanti et non exigat tempus limitatum. Ideo
non sequitur: Tu potes pro- ferre A propositionem, ergo potest esse quod tu
proferas A propositionem ». Qui compositio non vale senso composto (ché
altrimenti avremmo una ripe- tizione di ciò che si sa) ma vale ‘complesso’ dei
termini che costituiscono una quando è presente nella proposizione, non denoti
altro nel senso composto e altro nel senso diviso; che i termini occorrenti non
siano repugnantes o opposti (es. iustus-iniustus)?, Nel secondo modo, con i
termini confundentes, si ha senso composto quando il termine comune ha
supposizione confuse tantum e senso diviso quando ha supposizione determinata:
poiché la supposizione determinata è verificabile mediante disgiun- zione, ciò
che differenzia l’un senso dall’altro è che nel senso diviso si ha la verifica
con disgiunzione che nel senso composto non si può avere. Perciò dall’uno
all’altro senso e viceversa non vale l’inferenza, almeno da un punto di vista
formale, anche se può valere « gratia terminorum » ?!, Il terzo modo ha luogo
con i pronomi relativi. Senso com- posto e senso diviso possono aversi in due
modi: innanzi tutto, si ha senso composto quando occorre nella proposizione qui
(relativo implicativo) e senso diviso quando in luogo di qui si ha et ille; ma
in entrambe le proposizioni può occotrere lo stesso pronome qui: in tal caso il
senso composto si ha quando il pronome precede il verbo principale ed è unito
al suo antece- dente; quando invece esso segue il verbo principale, si ha senso
diviso 2! Nel primo caso, il senso diviso costituisce una ptoposi- zione
ipotetica di contro al senso composto che è proposizione categorica; nel
secondo caso il senso diviso è « magis distributus » rispetto al senso
composto. Perciò, nel primo caso l’inferenza tra i due sensi vale solo
eccezionalmente ?!5; nel secondo, l’infe- proposizione o un dictum, e quindi
sta per la proposizione stessa in senso composto o in senso diviso. Cfr.
StropE, Logica, cit., f. 23vb: «[...] ali quando verbum requirit instans pro
supposito, id est pro quo debet propo- sitio probari vel verificati, et
aliquando tempus ». 213 PaoLo DA PERGOLA, op. cit., p. 150. 214 Ivi: il testo
ha solo « [...] non valet argumentum de forma », ma pare che ciò importi che
può valere « gratia materiae ». 215 Ivi. 216 Ivi, p. 151: «A resolutione de gui
in et et ille, illa, ilud valet argu- Terminologia logica della tarda
scolastica 561 renza vale dal senso diviso al senso composto, e non viceversa
CA Il quarto modo, che si verifica con totus e infinitus, è spiegato da Paolo
con gli stessi elementi forniti da Heytesbury: si ha senso diviso quando uno di
essi precede tutti gli altri; se invece segue il verbo principale, o è
preceduto da un altro termine, si ha senso composto. La differenza fra i due
sensi è quella che deriva dalla funzione di categorema o di sincategorema che i
due termini pos- sono avere, e dall’uno all’altro senso e viceversa non vale
Vin- ferenza 28, . Il quinto modo ha luogo con et o vel (oppure 442): si ha
senso composto quando i termini congiunti da e? o vel stanno collective e senso
diviso quando stanno divisive; oppure: senso composto è quando i termini in
congiunzione o in disgiunzione stanno dalla stessa ‘parte’ della proposizione
(cioè dalla parte del soggetto o del predicato), senso diviso quando stanno in
parti diverse. La differenza tra l’un senso e l’altro è data dal fatto che il
senso com- posto richiede la verifica di tutti i termini della congiunzione 0
della disgiunzione insieme, mentre il senso diviso comporta la verifica di
ciascun termine per sé (e quindi anche di uno in assenza degli altri). Perciò,
infine, dal senso composto al senso diviso DO viceversa non vale la
consequentia”?. Per quanto riguarda în particolare la disgiunzione, poiché da
un elemento di essa all’in- tera disgiunzione vale l’inferenza (« hoc est homo,
ergo hoc est homo vel asinus »), Paolo da Pergola avverte che questa non ha
luogo quando la disgiunzione è preceduta da un termine distri- mentum quinque
conditionibus observatis. Prima quod non referatur ante- cedens stans confuse
tantum. ...]. Secunda quod non praecedat terminus distributus. Tertia quod
verbum principale non sit negatum. (tesa FA Quarta quod non praecedat terminus
qui indifferenter potest teneri catego- rematice et syncategorematice. Quinta
quod non praecedat terminus modalis de sensu composito ». 217 Ivi. 218 Ivi, pp.
151-152. 219 Ivi, p. 152. 562 Alfonso Maierù butivo o avente importo
distributivo (« tu differs ab asino, ergo tu differs ab homine vel ab asino »:
non vale) ?®, Il sesto modo si ha con la determinazione ita fuit ?!, ita erit,
ita potest esse: una proposizione è in senso composto quando è preceduta dalla
determinazione (e il verbo in tal caso è di tempo presente, come si ricava
dagli esempi), altrimenti è in senso diviso (e il verbo non è di tempo
presente, ma ha il tempo che ha la determinazione del senso composto). Il senso
composto importa che la determinazione restringa la proposizione al tempo o al
modo indicato dalla determinazione, mentre il senso diviso consi- dera la
proposizione absolute 2. Dal senso composto al senso diviso l’argomentazione
non vale quando intervengono altri ele- menti sincategorematici 2*; se invece è
« in terminis simplicibus », l’argomentazione vale dall’un senso all’altro senso
e viceversa ?*. Infine, il settimo modo si ha con i termini mentali: quando il
termine mentale precede o segue il dictum della proposizione, si ha senso
composto (come per il primo modo), quando esso sta tra le parti del dictuzz si
ha senso diviso. Nel senso composto, essendo il dictum determinato dal termine
mentale, i termini del dictum sono disposti alla confusio e alla appellatio
rationis 3, ciò che non avviene per il senso diviso. Per quanto attiene ai
rapporti fra i due sensi, l’autore elenca nove regole, delle quali la sesta, la
settima e l’ottava riguardano 220 Ivi, p. 153. 221 L’editore legge Il/la fuit
(ivi). 22 Ivi. 223 In tre casi secondo l’autore: « Primo cum termino distributo
»; « Se- cundo mediante termino confundente confuse tantum. Tertio respectu
duplicis compatationis » (ivi, p. 154). 224 Ivi: « Sed in terminis simplicibus
et sine distributione et sine termino confundente confuse tantum respectu
simplicis comparationis, a sensu com- posito ad sensum divisum, et e contra
valet argumentum ». 25 Ivi: «[...] sensus compositus est aptus natus ad confusionem et ap-
pellationem rationis, dummodo terminus fuerit capax; divisus hoc non exigit
simpliciter ». Per
l’appellatio rationis, cfr. cap. I, $ 6. a Terminologia logica della tarda
scolastica 563 i sillogismi 6 e la nona dà raccomandazioni per l’utilizzazione
del settimo modo nella disputa e nei casus obligationis ?: pet- ciò tralasciamo
queste ed esaminiamo le prime cinque. Prima regula est ista, a sensu composito
ad sensum divisum et e contra non valet argumentum [...] nisi in tribus
casibus; primo, cum termino demonstrativo simpliciter sumpto ut: Hoc scio esse
ve- rum, ergo scio hoc esse verum [...]. Secundo, cum prunomini de- monstrativo
additur determinatio palam convertibilis cum praedicato. Ideo bene sequitur:
Hoc album scio esse album, ergo scio hoc album esse album, et e converso.
Tertio cum pronomini demonstrativo additur determinatio palam superiori
praedicato ut: Hoc coloratum scio esse album, ergo scio hoc coloratum esse
album 28. Ma questi tre casi non valgono con i termini dubito, credo, ima-
ginor, suspicor, apparet 2. Per quanto riguarda le regole successive, bisogna
premettere che Paolo distingue, con Heytesbury, « termini omnino noti » (come
ens, aliguod, hoc), « termini medio modo noti » (substantia, corpus, homo,
Socrates), e «termini omnino ignoti » (come le variabili A, B, C). La seconda
regola è la seguente: « A termino magis noto ad minus notum vel omnino ignotum
in terminis mentalibus non valet argumentum, nec a minus noto ad magis notum »
2°, Le regole tre e quattro ? riguardano proposizioni contenenti termini
omznino ignoti: si tratta di problemi de scire et dubitare (quando si può dire
che una proposizione è scita, dubitanda, ne- ganda ecc.), che non esaminiamo in
questa sede. Infine, la quinta regola è la seguente: « A sensu diviso ad sensum
divisum de forma non valet argumentum »: ad esempio, 226 Ivi, pp. 156-158. 21
Ivi, p. 158. 228 Ivi, pp. 154-155. 29 Ivi, p. 155. 230 Ivi. 231 Ivi, pp.
155-156. 564 Alfonso Maierù non vale « A scio esse verum, ergo verum scio esse
A », giacché non si tratta di conversione semplice della proposizione; la con-
versa di « A scio esse verum » secondo Paolo è « scitum esse verum est A»? Il
testo di Paolo dipende strettamente da quello di Heytesburye ne rappresenta una
lettura attenta alle minime pieghe del discorso, condotta secondo il criterio
della « probatio proposi- tionis » (in particolare nel primo modo), che però
non è spinto, mi pare, fino a forzare l’originale carattere del testo. Ciò che
Paolo viene esplicitando si irrigidisce però in piatte formule scolastiche, che
del resto ben rispondono alla intenzione dell’autore, il quale vuole fornire,
come dice nella dedica a Pettus de Guidonibus, una tavola o prontuario ordinato
della materia, già nota e diffusa in modo disordinato, come strumento cui
ricorrere per evitare i sofi- smi con l’ausilio di regole certe ?*. La seconda
expositio del testo di Heytesbury che esaminiamo in questa sede è dovuta a
Battista da Fabriano. Egli premette all'esame dei singoli modi alcune
osservazioni. Innanzi tutto, « [...] arguendo a sensu composito ad sensum divi-
sum aut e converso ut plurimum et frequenter consequentia non tenet » 24: la
proposizione in senso composto e quella in senso diviso non si implicano
reciprocamente, né l’una in qualche modo implica l’altra, da un punto di vista
generale. Inoltre, non è possibile dare un’unica descrizione del senso composto
e del senso diviso, essendo i modi più di uno; quindi, ad esempio, non si può
caratterizzare la proposizione in senso composto come quella in cui il modo
precede o segue il dictum e la proposizione in senso diviso come quella in cui
il modo sta tra le parti del dictum: infatti non tutte le proposizioni in senso
232 Ivi, p. 156. 233 Cfr. ivi, p. 149. 234 BarTISTA DA FABRIANO, Expositio...,
cit., f. 4ra. composto o in senso diviso hanno un modo e un dicturz. Quindi è
necessario fornire, per ogni modo, una descrizione appro- priata dei due sensi
”5. L’osservazione è impottante, specie se si tiene presente che lo stesso
Paolo Veneto impostava ancora la determinazione dei due sensi sulla posizione
del termine officia- bile nella proposizione. Battista da Fabriano ricava il
rilievo dal- l’esame dei vari modi di Heytesbuty. I modi esaminati sono otto.
Rispetto al trattato di Paolo da Pergola, Battista considera in più il modo
caratterizzato dai termini connotativi. In breve, seguiremo l’esposizione di
Battista, sottolineandone gli elementi di novità. Nel primo modo (con i termini
modali), la forma verbale del modo (ad es. potest) assunta personaliter fa
senso diviso ?*, assun- ta impersonaliter fa senso composto #”; la forma
nominale (possi- bile, impossibile) fa senso composto quando precede o segue il
dictum, se cade « inter partes dicti » fa senso diviso 8. Le diffe- renze fra i
due sensi sono quelle stesse elencate da Paolo da Per- gola”? e sostanzialmente
allo stesso modo è fissata qui la possi- 235 Ivi, f. 4ra-b. 236 Ivi, f. 4va:
«[...] personaliter quando (sc. potest, non potest) construuntur cum recto a
patte ante », cioè quando il verbo è preceduto dal nominativo (rectus). 237
Ivi: «Sed ista verba sumuntur impersonaliter quando non recipiunt suppositum
per rectum, sed totaliter cadunt super adaequatum significatum alicuius
propositionis ». 238 Ivi. 239 Ivi, f. 4vb: « Prima, quia propositio in sensu
diviso universaliter pro- batur secundum exigentiam termini mediati
praecedentis, si quis fuerit talis, de sensu composito autem probatur
officiabiliter. Secunda est, quia propositio de sensu diviso cum li possibile
non ponitur in esse sed de sensu composito cum li ‘potest’ vel ‘possibile’
ponitur in esse, sicut ista: ‘possibile est te esse Romae? aut ‘potest esse
quod tu sis Romae’; istae duae debent poni in esse, id est, si possibile est te
esse Romae et ponatur: ‘tu es Romae’, nullum sequitur impossibile; et
similiter, si potest esse quod tu curras, et ponatur in esse quod tu curras,
hoc admisso, nullum sequitur] bilità di
inferenza da un modo all’altro 9. Nel secondo modo, con i termini
confurndentes, il senso com- posto si ha quando il termine confundibilis segue
quello confun- dens; quando invece il termine confundibilis precede quello
confun- dens si ha senso diviso #!, Le differenze fra i due sensi sono fornite
qui molto più chiaramente che nel testo di Paolo da Pergola: impossibile. Et
hoc modo intelligitur: possibili posito in esse nullum sequitur impossibile.
Sed de sensu diviso non ponitur in esse, ut ‘album potest vel possibile est
esse nigrum’ non ponitur in esse, quia de facto album possibile est esse nigrum
et tamen, si ponatur in esse, sequitur impossibile [cioè « album est nigrum»],
ut patet. Similiter de ista ‘sedentem possibile est cur- rere’: si ponatur in
esse, sequitur impossibile, videlicet ‘sedens currit?. Tertia differentia est,
quia propositio in sensu composito cum li ‘possibile’ vel ‘potest’ requirit
verificationem instantaneam respectu compositionis se- quentis, hoc est
requirit compositionem sequentem posse verificati pro instanti mediante ista
nota ‘est’, ut patet, sed de sensu diviso hoc non requirit, sed significat
successionem respectu diversarum partium temporis respectu illorum terminorum
positorum in illo dicto ». 20 Delle regole di BATTISTA, la quinta (ivi, f. 5vb)
riassume le tre condi- zioni di validità poste da Paolo; la prima (ivi, f.
Sra), la terza (ivi, f. 5va) e la quarta (ivi, f. 5va-v) sottolineano
separatamente la mancanza delle stesse condizioni. Nuova è la seconda regola
(ivi, f. Srb-va): «Secunda regula: arguendo a sensu composito ad divisum cum li
‘possibile’ vel ‘potest’ in terminis compositis non valet consequentia
formaliter et simpliciter. Unde non sequitur: ‘possibile est te esse omnem
hominem, ergo tu potes esse omnis homo’ ». 241 Ivi, f. 6rb; ma Battista
caratterizza la differenza tra i due sensi servendosi di varie formule (ivi):
«[...] est sensus compositus in hoc modo cum terminus communis stat confuse
tantum sequens aliquem istorum termi- norum vel, melius, sensus compositus est
cum terminus communis stat con- fuse tantum vel immobiliter, sensus vero divisus
est cum terminus capax confusionis stat determinate vel mobiliter; nam dicendo:
‘promitto tibi omnem denarium’, haec est in sensu composito quantum ad hunc
modum, et terminus communis non stat confuse tantum; vel dicatut quod sensus
compositus est cum terminus confundibilis ab his terminis sequitur aliquem
horum termi norum, divisus vero cum terminus confundibilis praecedit vel cum
idem terminus stat determinate. differt sensus compositus a diviso quantum ad
istum modum dupliciter. Primo, quia ista de sensu composito est probabilis
ratione termini facientis sensum compositum, sed illa de sensu diviso ratione
termini praecedentis. Secundo, quia propositio de sensu diviso requirit
verificationem disiunctivam vel copulativam, ut ‘denarium promitto tibi’ aut
‘omnem denarium tibi promitto’, illa vero de sensu compo- sito non requirit
talem verificationem, ut ‘promitto tibi denarium’ non requiritur quod promittam
tibi 4 denarium vel quod promittam tibi & denarium, et ita de aliis
similiter 2. I due sensi sono « ad invicem impertinentes » e perciò non è
lecita l’inferenza dall’uno all’altro *, a meno che i termini che insieme a
quello confundens formano la proposizione non siano singolari e semplici,
giacché in tal caso la supposizione non varia, sia che il termine segua sia che
preceda il verbo confundens. Così sono lecite le conseguentiae: « incipio
videre Socratem, ergo So- cratem incipio videre », « promitto tibi 5 denarium,
ergo b dena- rium tibi promitto » ?f. Nel terzo modo, con il pronome relativo,
si può avere senso composto in tre forme: quando l’antecedens del relativo ha
supposizione « confusa tantum » (es. « promitto tibi denarium quem tibi
promitto »), quando il relativo è congiunto all’antecedens che sia distributum
(cioè quantificato da omnis) senza che tra antecedens e relativo sia posto il
verbo principale (« omnis homo qui est albus curtit »), o quando il verbo
principale è preceduto dalla negazione (« chimaera quae currit non movetur »).
Quando non si verifica nessuno di questi casi, si ha senso diviso (es. « ali-
242 Ivi, f. Grb-va. 243 Ivi, f. 6va. Aggiunge l’autore (ivi): « Et notandum
quod ‘indigeo’, ‘requiro’, ‘praesuppono’ et huiusmodi non confundunt confuse
tantum nisi cum gerundio. Unde si dicatur: ‘indigeo oculo”, li ‘oculo’ stat
distributive, sed dicendo: ‘indigeo oculo ad videndum’, li ‘oculo’ stat confuse
tantum immobiliter ». 24 Ivi, f. 8va. 568 Alfonso Maierù quis homo qui est
albus currit »)?5. Tenendo presente che il pronome qui in una proposizione in
senso composto non può essere risolto in ef e ille e che il pronome relativo,
posto nella stessa categorica, ha la supposizione del suo artecedens, mentre,
posto in una categorica diversa da quella che contiene l’antecedens (si tratta
quindi di una proposizione ipotetica composta di due categoriche), ha
supposizione determinata e « replicat totam com- positionem sui antecedentis »
(così, data « omnis homo est animal et illud est rationale », la seconda
categorica vale « animal quod est omnis homo est rationale », di modo che illud
ha supposi- zione determinata ma replicat [cioè richiama] tutta la compositio
precedente) 24, argomentando dal senso composto inteso nella prima forma al
senso diviso non vale la conseguentia perché l’antecedente è vero e il
conseguente è falso 2”; argomentando dal senso composto inteso nella seconda
forma al senso diviso la con- sequentia non vale”, ma vale se si argomenta dal
senso diviso al senso composto ?*; argomentando dal senso composto nella terza
forma al senso diviso, « non valet consequentia de forma licet valeret
quandoque gratia materiae » 9. Per quanto riguarda il quarto modo (con
infinitus e totus) l’autore non fornisce altro rispetto a quanto sappiamo ?! se
non 245 Ivi, ff. &va-b e 9vab. 26 Ivi, f. 8vb. 27 Ivi, ff. 8vb-9ra. 248
Ivi, f. 9ra. a Ivi, f. 9rb: « Arguendo tamen e converso in omnibus his, conse-
quentia est bona, quia in his quicquid significat sensus compositus significat
sensus divisus, et plus, ut dictum est ». 250 Ivi, f. Iva. 251 Senso composto è
quando il termine è categorema, cioè quando è a parte praedicati, o a parte
subiecti, ma preceduto da una determinatio (ivi, ff. 9vb e 11ra); dall’un senso
all’altro e viceversa non vale la consequentia (ivi, ff. 10ra e 11rh).
Terminologia logica della tarda scolastica 569 la determinazione chiara della
differenza fra senso composto e senso diviso: Et differt valde sensus
compositus a diviso mediante hoc termino ‘infinitus, ta, tum’. Primo, quia in
sensu composito significat aliquod certum et determinatum esse sine principio
et sine fine [...]. Sed in sensu diviso syncategorematice significat, quocumque
finito dato vel dabili, dari maius in quacumque proportione [...]. Est enim una
alia differentia, quia syncategorematice est signum confusivum et re(d)dit
totam propositionem exponibilem. Unde haec est exponibilis ‘infinitus est
aliquis numerus’ et praedicatum stat confuse tantum, ut patet. Sed haec
‘aliquis numerus est infinitus’ non est exponibilis sed resol- vitur, et
praedicatum stat determinate ??; Differt
sensus compo- situs a diviso cum isto termino ‘totus’ etc., quia in
sensu diviso reddit propositionem exponibilem, in sensu composito est ferminus
reso- lubilis. Item in sensu diviso convertitur cum universali et est terminus
confusus, sed in sensu composito neutrum sibi convenit, ut patet. Item
differunt in significato, quia in sensu diviso et syncategorematice ‘totus’
idem est quod ‘quaelibet pars’ [...] sed in sensu composito significat ens
integrum et perfectum cui nihil deest, ut patet ex usu loquendi et accipiendi
hos terminos 25, î Dall’uno all’altro senso l’inferenza non vale; né si dica
che argo- mentazioni come « infinita sunt finita, ergo finita sunt infinita »
sono consequentiae valide perché si procede «a conversa ad convertentem »;
risponde il maestro: « Dicatur quod nulla illarum est bona conversio, cum
continue in una tenetur idem terminus categorematice et in alia
syncategorematice » 25, Il quinto modo, come è noto, ha luogo con le
congiunzioni et e vel: si ha senso composto quando i termini congiunti da una
delle due particelle stanno collective e senso diviso quando i ter mini stanno
divisive ; ciò significa che, mentre le proposizioni; a deest il testo aggiunge
est. 254 Ivi, f. 1lva. 25 Ivi. 570 Alfonso Maierù in senso diviso equivalgono,
rispettivamente, a una congiun- zione di proposizioni se si tratta della
particella ez, e a una disgiunzione di proposizioni se si tratta di vel *, le
proposizioni in senso composto richiedono che la verifica della congiunzione o
della disgiunzione avvenga rispettivamente coniunctim o di- visim?". Ecco
alcuni esempi. Le proposizioni « Socrates et Plato sunt duo homines » e « omnis
numerus est par vel impat » sono in senso composto perché non equivalgono a «
Socrates est duo homines et Plato est duo homines » e a « omnis numerus est par
vel omnis numerus est impar »; le proposizioni « tu es homo et albus », «tu es
homo vel asinus » sono in senso diviso perché equivalgono, rispettivamente,
alle proposizioni molecolari « tu es homo et tu es albus », « tu es homo vel tu
es asinus », per le quali valgono le regole operative della congiunzione e
della disgiun- zione. Se però il complesso di termini congiunti dalle suddette
particelle è preceduto da un « signum confusivum », distributivo o negativo
(es. differt, aliud), le proposizioni sono in senso com- posto e le regole
della congiunzione e della disgiunzione non sono applicabili 8. Per quanto
riguarda il sesto modo, le notizie date da Battista 256 Ivi, f. 1lvb: «Et ex
his patet differentia inter sensum compositum et divisum quoad hunc modum, quoniam
in sensu diviso copulatum aequi- pollet copulativae et disiunctum disiunctivae,
sed in sensu composito non. Patet etiam alia differentia, quia in sensu diviso
a copulato ad quamlibet eius partem et a qualibet parte disiuncti ad totum
disiunctum valet conse- quentia, sed in sensu composito non valet ». 251 Ivi,
f. 1lva per la congiunzione ef: « Sensus veto compositus requirlt
verificationem totius copulati collective et non divisive », f. 11vb pet vel: «
Sensus vero compositus [....] requirit [...] quod verificetur totum disiunctum
collective ». 28 Ivi, f. 12ra-b. Infine, l’autore si chiede se, poste le
particelle 4 parte subiecti, i termini congiunti o disgiunti siano tutti
distribuiti oppure solo il primo; es. «omnia duo et tria sunt quinque », «
omnis homo vel asinus est asinus »: cfr. ivi, f. 12rb-va. Terminologia logica
della tarda scolastica 571 sono analoghe a quelle fornite da Paolo, comprese le
regole riguardanti la validità dell’inferenza dall’un senso all’altro, con la
sola aggiunta della non validità nel caso sia presente un relativo implicativo
?. È da notare però la precisazione relativa al valore della copula est della
proposizione che nel senso composto segue la determinazione: « Universaliter
[...] in omnibus huiusmodi propositionibus li ‘est’ non significat tempus quod
iam e(s)t prae- sens, sed tempus quod tunc in illo instanti ad quod fit
limitatio fuit praesens vel erit praesens. Il verbo “est”, cioè, PERDE LA
CONNOTAZIONE TEMPORALE AD ESSO PROPRIA, e conserva il solo valore
sincategorematico, lasciando che la connotazione temporale sia affidata al
tempo del verbo posto nella determinatio. Anche per il settimo modo l’autore
ritiene la dottrina tradizionale: con i termini designanti atti dell'anima la
proposizione è in senso composto quando il verbo, sive praecedat sive sequatur,
determina il dictum, e allora la proposizione va provata in funzione del verbo
che causa senso composto; è in senso diviso quando il verbo sta tra le parti
del dictum ed è da probare in funzione del primo termine della proposizione
stessa. Perciò le proposizioni esprimenti i due sensi sono « valde ad invicem
imper- tinentes et raro vel numquam convertibiles » 24, a meno che la
consequentia dall'uno all’altro senso non valga « gratia materiae et terminorum.
L’ottavo modo è qui per la prima volta discusso. Facendo leva sulla distinzione
tra termini substantiales e connotativi o acci- dentali, ricavata da Occam?,
l’autore afferma che l’ottavo 259 Per le regole, cfr. ivi, ff. 13rb-14va; per
il relativo, ivi, f. 13vb. 260 Ivi, f. 13rb. 261 Cfr. capitolo III, e capitolo
IV, $ 2. 22 Op. cit., f. 14vb. 263 Ivi. 264 Ivi, f. 15va. 265 Summa logicae,
cit., pp. 33-36; v. cap. I, $ 2. 572 Alfonso Maierù modo ha luogo con i termini
accidentali o connotativi, e aggiunge che, se questo modo è meglio assimilabile
alla fallacia « figurae dictionis » o dell’accidente, se ne discute nel senso
composto e nel senso diviso perché quei termini, posti 4 parte praedicati,
hanno « appellatio rationis » se costruiti con i verbi designanti atti del-
l'intelletto, e « appellatio temporis » se sono costruiti con il verbo al tempo
passato o futuro *. Si ha senso composto quando il termine connotativo ha
appellatio (« animal fuit album », « co- gnosco venientem »), se il termine non
ha appellatio la proposi- zione è in senso diviso (« album fuit animal», «
venientem cognosco ») ?”, L’inferenza dall’un senso all’altro non vale, se non
talora « gratia materiae » 24. Né è da dire che la consequentia vale, ad esempio,
nel caso di « album erit hoc » perché si consi- dera « hoc erit album » come
conversa della prima: infatti la 266 BATTISTA DA FABRIANO, op. cit., f.
17rb-va: « Iste est octavus et ultimus modus. Et fit mediantibus terminis
accidentalibus vel connotativis positis quandoque a parte praedicati quandoque
a parte subiecti respectu verbi de praeterito aut de futuro aut verbi
concernentis actum mentis vel intel- lectus », e f. 17va-b: « Notandum tertio
quod appellatio temporis est acceptio termini habentis respectum ad solum
tempus importatum per verbum, ut “hoc erit album’: li ‘album’ respicit solum
tempus futurum et ad hoc (ex huc) ut ista sit vera requiritur quod aliquando
erit ita quod hoc est album; sed in illa ‘album erit hoc”, li ‘album’ stat ampliative
et supponit divisive pro eo quod est vel erit album et non requiritur quod erit
ita quod est album; et similiter dicatur respectu verbi de praeterito.
Appellatio autem rationis est acceptio termini limitati a termino praecedente
concernente actum intellectus, ut ‘cognosco venientem’: ibi est appellatio
rationis [est], quia terminus se- quens terminum concernentem actum intellectus
supponit pro suo significato sub ratione tali; unde ipsa significat quod
cognosco aliquid sub ratione venientis; sed sic non significat illa ‘venientem
cognosco’, sed quod illa(m) rem cognosco et illa est veniens, et ideo patet
quod valde differunt »; il cenno alla «fallacia figurae dictionis » e alla
«fallacia accidentis » è al f. 17va. 267 Ivi, f. 17va. 268 Cfr. in part. ivi,
f. 18rb. Terminologia logica della tarda scolastica 573 conversione della prima
proposizione è: « hoc erit quod est vel erit album » ?9. Ancora più analitica
l'esposizione di Alessandro Sermoneta rispetto a quelle esaminate; di essa
ricordiamo gli elementi nuovi e caratteristici. Scopo dell’opuscolo di
Heytesbury, secondo Ales- sandro, è quello di facilitare la soluzione dei
sofismi e di aiutare ad evitare gli errori, giacché compito di quella parte
della dialet- tica che si chiama sofistica (o sopbistaria) non è quello di far
sì che gli altri cadano in errore, quanto quello di evitare gli errori ?°°.
L’opuscolo perciò è da pospotre a quello dei Primzi analitici !: questo mostra
la corretta formazione del sillogismo, il nostro trat- tato mostra le deceptiones;
infine, esso fa parte della dialettica ??, Del senso composto e del senso
diviso non è possibile dare una descrizione univoca — ritiene Sermoneta ”* con
Battista da Fa- briano — giacché i modi sono otto, e può succedere — aggiunge
Alessandro — che una stessa proposizione, considerata secondo vari modi, può
essere ora in senso composto, ora in senso diviso 7°. Primo modo. Quando un
termine modale « totaliter praecedit 269 Ivi, f. 17vb. 270 SERMONETA,
Expositio..., cit., f. Sva: Non enim inventa est ut aliis concludamus falso,
sed ut deceptiones vitemus ». zm Ivi. 22 Ivi: «Ad tertium dicitur quod utilitas
huius non parva est sicut et totius dialecticae cuius est pats [...]. Item a
progenitoribus nostris ars artium et scientia scientiarum dicta est; ad omnium
nam methodorum prin- cipia viam habet [...]» (cfr. Prerro Ispano, Surzzzulae
logicales, cit., 1.01, p. 1). 23 Op. cit., f. Svb. 214 Ivi: «Secundo est
notandum quod ex quo octo modis causatur sensus compositus et divisus, non
inconvenit ut respectu diversorum termi- norum potentium causare sensum
compositum et divisum una et eadem propositio sit de sensu composito et diviso
sicut ista. ‘tu potes esse hic et Romae in 4 instanti’: est enim de sensu
diviso primi modi et de sensu composito quinti modi merito li ‘et’ ». 574
Alfonso Maierù aut finaliter subsequitur dictum propositionis, fit sensus
compo- situs, quando vero mediat inter pattes dicti erit de sensu diviso » 5;
in particolare il verbo potest, assunto personaliter, fa senso diviso, assunto
imzpersonaliter fa senso composto ?”. Le differenze fra i due sensi costruiti
con potest e possibile e le loro negazioni sono queste: la proposizione in
senso composto è offi- ciabile, quella in senso diviso resolubile o esponibile;
la prima « requirit verificationem instantaneam » ?*, la seconda non la
richiede; da ciò segue, in terzo luogo, che la prima « de possi- bili » può
essere « posita in esse », ma non così la seconda ”?, La discussione delle
obiezioni fornisce ulteriori chiarimenti: il modo necessario, che, essendo
avverbio, dovrebbe essere exponibilis %, in realtà equivale al modo wecesse e
petciò fa senso composto, mentre possibiliter non equivale a possibile e quindi
è esponibile e non fa senso composto ?8!; né fanno senso composto e senso
diviso verum e falsum**: evidentemente, Sermoneta non ritiene che questi due
termini siano propriamente modali. 25 Ivi, f. 6ra. 26 Ivi, f. 6rab. 201 Ivi, f.
6rb. 218 Ivi, ma cfr. ff. 6vb-7ra: «[...] per verificationem instantaneam in
proposito non intelligimus quod praedicatum requirat mensuram instantis, sed
ponatut in esse id quod importatur per propositionem; et ideo concedit magister
quod possibile est te moveri, quia licet motus non mensuretur in instanti,
tamen debet poni in esse hoc totum in hoc instanti, veritas haec, scilicet,
quod tu moveris: non tamen quod sit ita, sed quod sibi non repugnat pro tali
instanti verum esse te moveri» (nella risposta alla quarta obie- zione non
esaminata da noi). 299 Ivi, f. 6rb. 280 Cfr. capitolo VI, $ 6. 281 Obiezione e
risposta in SERMONETA (si veda): Ad secundum dicatur quod non inconvenit li
‘verum’ et ‘falsum’ non facere sensum compositum et divisum nisi in voce aut in
scripto, non tamen proprie, cum intellectus hoc non faciat; et ratio est, quia
li ‘verum’ non ponit neque aliud dicit quam si non poneretut; ideo,
Terminologia logica della tarda scolastica 575 L’inferenza dal senso composto
al senso diviso e viceversa non vale generalmente 28. Secondo modo. Con un
termine corfundens, « sensus compo- situs fit quando terminus communis
confunditur confuse tantum a tali termino praecedente [...]. Sensus vero
divisus fit cum sequantur huiusmodi signa terminum ab eis confundibi- lem [...]
» 4. Le differenze tra i due sersus sono quelle note 28, così come ci è nota
l’imzpertinentia dei due sensus e quindi che la consequentia non è lecita ?*.
Terzo modo. Dopo aver precisato, secondo la tradizione, qual è il senso
composto e quale il senso diviso con i relativi e le diffe- renze fra i due
sensi ?”, Sermoneta fornisce un lungo elenco di « documenta de mente
He(nti)sberi », in cui ricapitola la dottrina e le condizioni di verità, anche
in rapporto agli altri modi: Primum, quod sensus compositus causatur mediante
hoc relativo ‘qui’ cum antecedens stat confuse tantum. Ex quo sequitur quod tunc
non valet argumentum a sensu composito ad divisum, scilicet cum relativum
resolvitur. Probatur, quod a termino stante confuse tantum ad eundem quia omnis
propositio infert suum dictum fore verum, ut scribitur in Postpraedicamentis;
et ad oppositum negatur assuntum, nec terminum modalem dixerunt logici
mobilitare, nisi cum est aptus natus facere sensum compositum et divisum ».
Tralasciamo le altre due obiezioni. 283 Ivi, f. 6rb; al f. 7ra-va l’autore
elenca « quattuor documenta » tratti da Heytesbury e un corollario, relativi
alle condizioni di validità caso pet caso, che sostanzialmente niente
aggiungono a quanto hanno affermato i commenti già esaminati. 284 Ivi, f. 7vb.
285 Ivi, f. 7vb-8ra; i verbi careo, indigeo, requiro, ecc. « faciunt con-
fundere confuse distributive mobiliter cum absque gerundiis ponuntur in
propositione, ut ‘careo pecuniis”. Quando vero cum gerundiis collocantur,
confuse tantum, ut ‘indigeo oculo ad videndum; cfr. il testo di Battista da
Fabriano, di cui alla n. 243). 286 Ivi, ff. 7vb e 8rab. 287 Ivi, 9va. 576
Alfonso Maierù stantem determinate non valet argumentum [...] 28; Secundum
docu- mentum est quod sensus compositus fit cum immediate hoc relativam ‘qui’
additur termino distributo, sic scilicet quod non mediat inter relativam et
terminum distributum verbum principale; divisus vero cum resolvitur relativum
actualiter aut cum inter ter- minum distributum, scilicet antecedens, et
relativum cadit verbum principale, ut ‘omnis homo qui est asinus currit’. Ex
hoc sequitur non valere argumentum arguendo a sensu composito ad divisum;
patet, quia tunc maior est distributio in sensu diviso quam in composito 9;
‘Tertium documentum, quod etiam causatur sensus compositus mediante hoc
relativo ‘qui’ cum principale verbum negetur, sive relativum prae- cedat sive
non; divisus autem cum resolvitur relativum 29; Quartum documentum: sensus
compositus fit cum hoc termino relativo ‘qui’ quando coniungitur termino
potente stare categorematice et syncate- gorematice, sive immediate coniungatur
sive non, dummodo praecedat talis terminus stans syncategorematice; divisus
vero cum resolvitur relativum aut non praecedit talis terminus ipsum relativum
2. Quin- tum documentum: sensus compositus fit cum praedicto relativo ‘qui’,
cum praecedit terminus modalis faciens propositionem de sensu com- posito;
divisus vero cum ipse modus aut verbum termini modalis facit ipsam de sensu
diviso aut cum actu resolvitur relativum 22; Sextum documentum: sensus
compositus fit cum hac determinatione ‘ita erit’, ‘ita fuit’, ‘sic est’, ‘sic
fuit et cum hoc relativo ‘qui’ simul, divisus vero cum non ponitur li ‘ita
erit’ etc. 29. Di questi sei docuzzenta, i primi tre riprendono le tre forme
del senso composto di Battista da Fabriano, e gli altri tre ricol- legano
questo modo al primo, al quarto e al sesto. Niente di nuovo aggiunge Sermoneta
per i modi quarto RE 288 Ivi, f. 9vb. 289 Ivi; in luogo di distributo, il testo
ha distributivo. 290 Ivi, f. 10ra. DI Ivi. 22 Ivi, f. 10rb; al secondo au2, il
testo aggiunge si. 29 Ivi. 294 Ivi, f. 1lrb-vb (differenze tra senso composto e
senso diviso, non validità della conseguentia dall'uno all’altro senso,
discussione di difficoltà). Terminologia logica della tarda scolastica DIT
quinto ?5 e sesto 2%, Al settimo modo, invece, dedica una lunga analisi della
quale ci limitiamo a ricordare qualche punto: si ha senso composto quando un
verbo designante atti dell'anima determina il dictum della proposizione; ciò
avviene, secondo Sermoneta, sia quando il termine precede il dictu72 sia quando
esso lo segue (e ciò è secondo l’intenzione di Heytesbury)?; si ha senso diviso
solo quando il termine sta tra le parti del dictumz ?*; ma se il verbo cade su
di un solo termine (« cognosco Socratem ») o su di un incomplexum che
significhi un complexum (« scio 4 propositio- nem »), si ha senso composto
quando il verbo precede e senso diviso quando segue ??. Tre sono le differenze
tra i due sensi: innanzi tutto, i verbi in questione « [...] confundunt confuse
tan- tum terminum capacem confusionis cum faciunt sensum compo- situm, sive se
teneant in dicto propositionis a parte subiecti sive a parte praedicati; unde
‘scio quod homo est animal’: tam li ‘homo’ quam li ‘animal’ confunduntur; in
sensu vero diviso non confunditur nisi illud quod se tenet a parte praedicati,
ut ‘alte- rum istorum scio esse verum’: solum li ‘verum’ confunditur »;
inoltre, « [...] in sensu composito terminus supra quem cadit talis terminus
faciens sensum compositum appellat suam formam, et non in sensu diviso »; ma
esse acquistano luce dalla differenza fondamentale, cioè: « de sensu composito
propositio est officia- biliter probanda aut descriptibiliter, de sensu vero
diviso secun- dum exigentiam primi termini probanda est » ®°. Perciò, continua
Sermoneta, « arguendo a sensu composito ad divisum aut e 295 Ivi, f. 13ra-vb
(come sopra). 296 Ivi, ff. 14rb-15ra. 297 Ivi, f. 16rb: «ut arguitur velle
magister »; Sermoneta però ricorda: «Ali vero dicunt: solum cum dictum
praecedit talis terminus fit sensus compositus [...] » (ivi). 298 Ivi. 299 Ivi,
f. 16rb-va. 300 Ivi, f. 16va. 37 578 Alfonso Maierù contra in his terminis non
valet argumentum: probatur merito differentiae ratione appellationis formae et
confusionis in sensu composito quae non servatur in diviso » *. Ma poiché
appel- latio e confusio non hanno luogo (« esse non possunt ») quando il
soggetto della proposizione è il pronome hoc non accompagnato da un aggettivo
che lo determini (« absque aliquo determinabili »), vale l'argomento dal senso
diviso al composto e viceversa perché ciò che si intende con la proposizione in
senso composto si intende con la proposizione in senso diviso, e quindi le due
proposizioni si equivalgono (« convertuntur »)®*%; ciò si ha anche quando oc,
posto a soggetto della proposizione, è accompagnato da un deter- minabile, purché
il determinabile sia « palam convertibile cum praedicato » oppure superius ad
esso ®%, Per quanto riguarda, infine, l’ottavo modo, che ha luogo con i termini
connotativi, si deve rilevare che Sermoneta limita la possibilità del senso
composto e del senso diviso ai casi in cui i termini connotativi siano posti in
una proposizione che abbia il verbo di tempo passato o futuro, o participi
equivalenti, oppure abbia incipit o desinit: si ha senso composto quando il
connotativo segue il verbo e ha « appellatio temporis », e senso diviso quando
il connotativo precede il verbo, « cum a parte ante non appel- let » 4; nessun
accenno si fa qui ai verbi designanti atti mentali (che secondo Battista da
Fabriano fanno sì che il termine conno- tativo che segua il verbo abbia «
appellatio rationis ») giacché di questo Alessandro ha già parlato nel settimo
modo, come si è visto. La trattazione del senso composto e del senso diviso
svolta 301 Ivi, f. 16va-b. 302 Ivi, ff. 16vb-17ra. 303 Ivi, f. 17ra. Seguono
altre regole (ff. 20va-22vb), che riesaminano i vati temi toccati da
Heytesbury. da Bernardino di LANDUCCI (si veda)è la più sistematica tra quelle
finora esaminate: essa utilizza e discute i trattati di logica dei maestri più
rinomati IN ITALIA al suo tempo, ed accenna almeno due volte alle opinioni di SERMONETA
(si veda), che designa come quidam doctor, di modo che può essere considerata
come il punto di arrivo di una tradizione di interpreti della dottrina del
senso composto e del senso diviso. Secondo Landucci, il trattato fa parte degli
Elenchi sofistici e perciò esso non è da porre dopo i Primi analitici, come
vuole il Sermoneta *”, Inoltre, l’autore fa sua la tesi secondo la quale non è
possibile dare una descrizione univoca di ‘senso composto’ e di ‘senso diviso’,
giacché di volta in volta diverse sono le raziones che presiedono alla
individuazione dei vari modi ®%. 305 Lanpucci, Expositio..., cit.: autori
espressamente ricordati, oltre ad Aristotele, Averroè e Heytesbury, sono
Strode, Pietro di MANTOVA (si veda), NICOLETTI, e Paolo da PERGOLA (si veda).
Si legga il seguente passo relativo alla discus- sione circa la capacità di
omnis di distribuire tutto il disiuzcium o il copulatum’ «a parte subiecti: Ad
hoc dubium inventi sunt plures modi respondendi. Primus est Petri Mantuani, qui
tenet quod totum disiunctum et totum copulatum sit subiectum. Secundus est
Pauli Veneti, cuius opinio in diversis operibus est diversificata: nam
Sophismate nono tenet quod prima pars solum sit subiectum, et in Quadratura
tertio dubio secundi principalis, et in Logica magna et etiam in Parva tenet
quod totum disiunctum vel copulatum sit subiectum, attamen solum prima pats est
distributa, et illa appellatur ab eo subiectum distributionis. Tertius modus
est Hentisberi, Sophismate septimo, qui dicit quod talis propositio est
distinguenda eo quod subiectum potest esse totum disiunctum aut una pars
tantum, quapropter utramque partem sustentando respondetur ad argumenta
probantia quod non distribuatur totum ». 306 Cfr. ivi, f. 2rb (posizione del
trattato della suzzzza della logica) e f. 3vb (per la « verificatio instantanea
»): cfr. nn. 307 e 325. 307 Ivi, f. 2rb: «Circa secundum dicit quidam doctor
quod iste libellus est pars libri Priorum et quod immediate postponendus est ad
illum librum, quod quidem, salvo meliori iudicio, non puto esse verum [...].
Ideo puto aliter esse dicendum, videlicet quod iste libellus sit pars libri
Elencho- rum [...] ». 308 Ivi, f. 2vb. 580 Alfonso Maierù L’esame degli otto
modi segue uno schema costante: in una prima parte si descrivono il senso
composto e il senso diviso e se ne mostrano le differenze, in una seconda
vengono poste le regole dell’inferenza dall’uno all’altro senso, in una terza
ven- gono poste obiezioni (con le relative risposte) a ciò che è detto nelle
prime due parti. In questa sede noi trascureremo quanto Landucci afferma circa
i modi terzo ®”, quarto *°, quinto ®!, sesto ®!° e ottavo (con « appellatio
temporis » soltanto) ?: in essi infatti l’autore non prospetta nulla di nuovo
rispetto a quanto già sappiamo dai com- menti precedenti. Diverso è il caso dei
modi primo, secondo e set- timo, che sono simili tra loro, e nei quali si
propone un discorso unitario che mira a fissare per ciascuno di essi
caratteristiche tali che lo distinguano dagli altri due. Il primo modo ha luogo
con i termini modali. Ora, il termine modale è così descritto da Landucci: «
Terminus modalis est terminus determinativus alicuius dicti et connotativus
alicuius passionis propositionis, non habens vim faciendi tale dictum appel-
lare formam » *!*. I modi sono i quattro classici, più veruzz e falsum:
Landucci non accetta la definizione di Occam secondo cui qualsiasi termine che
possa predicarsi di un dictum è da con- siderare modus?*5; egli ritiene invece
che solo quei modi che determinino una proposizione connotandone una qualche
carat- teristica siano termini modali. Termini come scitum, dubium,
intellectum, cognitum non sono modali perché, oltre ad avere ciò che è proprio
dei modali, fanno sì che il dictum « appellet for- 309 Ivi, ff. 9vb-12vb. 310
Ivi, ff. 12vb-15rb. 311 Ivi, ff. 15rb-17vb. 312 Ivi, ff. 17vb-20rb. 313 Ivi, f.
23vb-24vb. 314 Ivi, f. 3ra. 315 Cfr. cap. V, $ 6. Terminologia logica della
tarda scolastica 581 mam » 355: essi rientrano propriamente nel settimo modo, come
ve- dremo. Senso composto e senso diviso così sono caratterizzati: Ideo sensus
compositus in primo modo causatur quando terminus modalis totaliter praecedit
aut finaliter subsequitur totum dictum totius propositionis in qua ponitur, aut
finaliter subsequitur (!); sensus vero divisus causatur quando terminus modalis
mediat inter partes propinquas totius dicti; unde partes propinquas dicti
appello totum quod regitur a parte ante et a parte post respectu verbi illius
dicti, id est a verbo orationis infinitivae vel coniunctivae [...] 317. Ma
Landucci, dopo aver precisato che questa è l’opinione di Heytesbury, Paolo
Veneto e Paolo da Pergola !, ricorda le opi- nioni di Strode*? e Pietro di
Mantova ° e conclude: « Istarum opinionum unaquaeque est sustentabilis et nulla
est demonstrativa, et ideo eligat scholaris illam quae sibi magis placet » ®!.
316 Op. cit., f. 3ra-b « [...] et non habet vim faciendi appellare formam tale
dictum, quod dico ad differentiam istorum terminorum ‘scitum’, ‘du- bium’,
‘intellectum’ et ‘cognitum’, quia, licet possunt determinare dictum
propositionis et ‘connotare passionem, non tamen sunt termini modales primi
modi, ex eo quia habent vim faciendi tale dictum appellare formam ». 37 Ivi, f.
3rb. 318 Ivi: «Prima opinio est communis tenens quod diximus, et est opinio
etiam Hentisberi, Pauli Veneti in Logica parva et Pauli Pergulensis in hoc
tractatu [...] ». 319 Ivi: «Secunda est opinio Sttodi in Consequentiis suis,
qui ponit quod quando modus totaliter praecedit est in sensu composito et
quando mediat est in sensu diviso; sed quando finaliter subsequitur, tunc est
distin- guenda, quia potest capi in utroque sensu ». 320 Ivi: «Tertia est
opinio Petri de Mantua in capitulo de modalibus, ponentis modum praecedentem
facere sensum compositum, mediantem vero et subsequentem facere sensum divisum,
et hoc potest etiam elici ex tractatu soppositionum, ubi ipse tenet in octava
regula quod termini modales non habent vim confundendi nisi terminos sequentes,
et ideo quando finaliter subsequuntur non confundunt aliquem terminum, et per
consequens tunc faciunt sensum compositum. Le differenze fra senso composto e
senso diviso sono quattro; le prime due sono generali. Per la prima, la
proposizione in senso composto va provata in funzione del termine modale,
mentre la proposizione in senso diviso va provata « ratione primi termini,
dummodo talis terminus fuerit mediatus » #2; per la seconda, nella proposizione
in senso composto il termine modale confundit tutti i termini comzunes presenti
nel dictumz; non è così nel senso diviso, giacché la confusio non si esercita
sui termini che precedono il modus *. Le altre due differenze riguardano
potest, non potest e possibile, impossibile. Precisato che potest fa senso
composto quando è usato impetsonalmente e senso diviso quando è usato
personalmente **, Landucci pone la terza differenza, per la quale la
proposizione in senso composto (« cum dicto praesentis temporis » soltanto,
cioè con il verbo del dictum all’infinito pre- sente) richiede una «
verificatio instantanea », che non è richiesta dalle proposizioni in senso
diviso. Cosa sia da intendere con « verificatio instantanea » è un problema che
Landucci si pone. Rifiutata la tesi di Sermoneta (« quidam doctor »)®5 e di chi
322 Ivi, f. 3va, e continua: « Voco autem terminum mediatum omnem terminum
excepto pronomine demonstrativo singularis numeri; pronomen vero demonstrativum
singularis numeri appello terminum immediatum, et quando ponitur pro subiecto
in propositione, talis propositio dicitur imme- diata, ut haec: ‘hoc est homo’
demonstrato Socrate. Et notanter dico ‘singu- laris numeri’, quia in numero
plurali est terminus mediatus et communis, ut vult Paulus Venetus in Logicula
»; cfr. cap. VI, n. 41. 32 Ivi, f. 3va. 324 Ivi (ciò vale anche per contingit;
tra i modi è incluso anche il verbo oportet, e di tutti e tre i verbi è detto:
« personaliter vel impersonaliter sumpta »: f. 3ra). 325 Ivi, ff. 3vb-4ra: «
Unde requirere verificationem instantaneam diversi diversimode exponunt. Nam
quidam doctor dicit quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc.
requirit huiusmodi verificationem, ut puta ista: ‘possibile est te moveri’, non
quia praedicatum seu res importata per prae- dicatum mensuretur instanti, quia
motus non mensuratur instanti ex quo est de numero successivorum, sed quod
ponantur in esse id quod Terminologia logica della tarda scolastica 583 ritiene
che la verifica istantanea di una proposizione esige che « sua de inesse sibi
correspondens pro infinito modico tempore possit verificati » *5, egli così spiega
la frase: propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit verifi-
cationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod arguendo a sua
de inesse de praeterito vel de futuro ad suam de inesse de praesenti cum tali
determinatione ‘ita fuit’, seu ‘ita erit’ si sit de futuro, consequentia
valeat, ut, verbi gratia, haec propositio de sensu composito ‘possibile est te
esse Romae’ requirit verificationem instan- taneam, id est requirit ad hoc quod
sit vera quod arguendo ab ista de praeterito ‘tu fuisti Romae’ vel sibi
consimili ad talem de praesenti ‘tu es Romae’ cum ista determinatione
‘aliquando fuit ita quod’, consequentia valeat; et quia huiusmodi consequentia
valet, scilicet: ‘tu fuisti Romae, ergo aliquando fuit ita quod tu es Romae’,
ideo illi de sensu composito correspondet veritas instantanea; ideo illa est
vera, immo est necessaria, quia omnes tales propositiones de sensu composito
verae sunt necessariae, et eodem modo dicatur de futuro; et si talis
consequentia non valeret de praeterito aut de futuro, tunc illa propo- sitio de
sensu composito non posset esse vera, immo esse(t) impossibi- lis. Vel dicatur,
et brevius, quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit
verificationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod sua de
inesse de praesenti, si sit in mundo, sic adaequate significando sit
possibilis, et si sit illa de sensu composito de negationibus praedictorum
terminorum ‘potest’ et ‘possibile’, requi- importatur per propositionem, ut puta
veritas illius propositionis seu signi ficatum, ut sit sensus quod in hoc
instanti tu movearis, non tamen quod sit ita, sed sibi non repugnat pro tali
instanti verum esse te moveri. Sed iste doctor iudicio meo volens istam
differentiam declarare intricavit se et nescivit eam exprimere, et dictum eius
est falsum. Nam quaero: per verificationem instantaneam aut ipse intelligit
quod sua propositio de inesse sit vera in instanti, aut quod suum significatum
sit verum in instanti, aut quod sibi non repugnet esse verum in istanti. Modo
quo- cumque intelligat, sequitur quod omnis propositio vera requirit
verificationem instantaneam, quod est falsum et contra Hentisberum in tractatu
De incipit et desinit, ubi ponit quod aliqua est propositio quae pro sui
veritate requirit tempus limitatum; unde omnis propositio vera, est vera in
instanti, quod probo [...] »; cfr. il testo di SERMONETA (si veda) in n. 278.
326 Ivi, f. 4ra. 58 rit quod sua de inesse, id est indicativa illius dicti,
absque negatione sit impossibilis etc. #7, La verifica è risolta dunque
dall’autore in prima istanza in una operazione logica complessa, nella quale
sia posta come antecedente una corseguentia e come conseguente la proposizione
in senso composto; in seconda istanza in una consequentia nella quale sia posta
come antecedente l’affermazione della possibilità della proposizione de iresse
e come conseguente la proposizione in senso composto, ad esempio, la verifica
di « possibile est album esse nigrum » nel secondo caso va data così: « ‘album
est nigrum’ est possibile sic adaequate significando, ergo possibile est album
esse nigrum », dove sia l’antecedente che il conseguente sono falsi. La quarta
differenza afferma che per i suddetti modi (potest, possibile e non potest,
impossibile) la proposizione in senso com- posto esige che se è posta ir esse,
cioè « si accipiatur sua de inesse sibi correspondens » come spiega Landucci,
allora « nullum sequitur inconveniens », petché «si talis propositio de sensu
composito sit vera, sua de inesse sibi correspondens, si sit in mundo, erit
possibilis »; ciò invece non è vero per il senso diviso, giacché la
proposizione può essere vera e la sua de inesse essere impossibile: così «
album potest esse nigrum » è vera, ma la sua de inesse « album est nigrum » è
impossibile ®8. Quanto alla liceità dell’inferenza dall’un senso all’altro,
Lan- ducci afferma che con potest e possibile non vale l’inferenza dal senso
diviso al senso composto né «e contra negative » quando un verbo o participio
richiede « tempus limitatum pro veritate talis propositionis » (cioè non vale:
«tu potes pertransire hoc spatium, ergo possibile est te pertransire hoc
spatium »: prima regola) *; né vale dal senso composto al senso diviso « vel e
contra 327 Ivi, f. 4rb. 328 Ivi, f. 4rb-va. 329 Ivi, f. Ava. Terminologia
logica della tarda scolastica 585 negative » con gli stessi modi «in terminis
compositis seu distributis a parte praedicati » (esempio: non vale « possibile
est te esse omnem hominem, ergo tu potes esse omnis homo »: secon- da regola);
né, sempre nello stesso caso, vale dal senso diviso al senso composto « aut e
contra negative cum terminis per se aut per accidens repugnantibus » (« album
potest esse nigrum, ergo possibile est album esse nigrum »: terza regola)*!; né
dal senso composto al senso diviso (« et e contra negative ») con il relativo
implicativo (« possibile est antichristum esse hominem qui est, ergo
antichristum potest esse homo qui est»: quarta regola) *°. Più generalmente
(quinta regola) con tutti i termini modali non vale de forza l’inferenza
dall’un senso all’altro e vecevetsa, date le differenze che sussistono tra
senso composto e senso diviso, purché nella proposizione siano posti termini
co- muni 53, Il secondo modo ha luogo con i termini che hanno « vis con-
fundendi », cioè « mediantibus terminis potentibus confundere confuse tantum
vel distributive mobiliter vel immobiliter » #4, pur- ché essi « non connotent
passionem propositionis nec faciant appel- lare formam » *5: la prima
precisazione distingue il secondo modo dal primo, mentre la seconda lo
distingue dal settimo *%. Né si 330 Ivi, f. Sra. 331 Ivi, f. 5rb; e: «Unde voco
terminos per se repugnare oppositos contrarie (ut ‘album’ et ‘nigrum’),
contradictorie (ut ‘homo’ et ‘non-homo?), privative (ut ‘caecus’ et ‘videns’),
relative (ut ‘dominus’ et ‘servus’); etiam generaliter illos terminos appello
per accidens repugnare qui non opponuntur proprie aliquo istorum modorum, tamen
non possunt de eodem affirmative verificari, ut 4 locus et 4 locus, et esse
adaequate in 4 et esse adequate in © instanti » (f. Srb-va). 332 Ivi, f. Sva.
333. Ivi, f. Svb. 334 Ivi, f. 7vb. 335 Ivi, 336 Ivi, f. 8ra: «Et notander dixi
a principio: ‘dummodo tales termini 586 Alfonso Maierù dica, aggiunge LANDUCCI
(si veda), che tali precisazioni sono superflue giacché una stessa proposizione
può essere in primo modo o in secondo, o in secondo e in settimo, per diversi
motivi *. L’autore, pur definendo probabilis questa opinio, titiene che i modi
vadano tenuti ben distinti **: se così non fosse, il secondo modo inclu-
derebbe il primo e il settimo come suoi casi particolati, ed Heytesbury avrebbe
dovuto cominciare dal secondo la sua tratta- zione, come invece non ha fatto’;
fra l’altro, avverbi come necessario e contingenter fanno senso composto nel
secondo modo, anche se sono modali, e solo impropriamente si dice che lo fanno
nel primo, così come impropriamente connotano una passio della proposizione
#°;. sono infatti esponibili, non officiabili, come si è tante volte ripetuto.
Le differenze fra i due sensi sono così formulate: Prima est, quoniam
propositio de sensu diviso ad hoc quod sit vera requirit verificationem in
suppositis termini communis cum descensu copulativo vel disiunctivo; propositio
veto de sensu composito non, quia uterque descensus sibi repugnat [...].
Secunda differentia est, quoniam propositio de sensu composito ut plurimum
probanda est ratione termini confundentis, sed sua de sensu diviso non [...]
#4. non sint connotativi’ etc., ut pet hoc differat secundus modus a primo;
dixi etiam: ‘non facientibus appellare formam’, ut pet hoc differat a septimo
». 337 Ivi. Una posizione analoga a quella respinta aveva sostenuto SERMO- NETA
nell’introduzione alla sua Expositio: « Ad hoc respondetur quod, licet haec
opinio sic arguens sit probabilis, tamen magis consonum videtur veritati
secundum mentem Hentisberi ipsum [!, cioè i modi 1°, 2° e 7°] separari quam non
[....]». 339 Ivi, f. 8ra-b: «Etiam si secundus modus non separaretur ab illis,
tunc Hentisber errasset in isto suo tractatu, quoniam secundus modus esset
communior et subalternans primum et septimum: sed communiora sunt praemittenda
in doctrina, teste Aristotele et Commentatore in primo Physi- corum t.c. LVII
et etiam tertio Physicorum t.c. II, ergo Hentisber debuisset tractatum suum
incipere a secundo modo et non fecit, ergo errasset ». 30 Ivi, f. 8rb. MI Ivi.
Terminologia logica della tarda scolastica 587 Esse riaffermano che la
proposizione in senso diviso è probata mediante descensus, mentre la
proposizione in senso composto, richiedendo la probatio in funzione del termine
confundens, sarà exponibilis oppure officiabilis. Di qui la regola generale
fornita da Landucci: « Arguendo a sensu composito ad sensum divisum aut e
contra in isto secundo modo non valet consequentia » #%, Il settimo modo ha
luogo con i verbi che riguardano atti della mente: ma questi verbi possono
designare atti della volontà (volo, nolo, malo, cupio, desidero, opto, odi) o
operazioni del- l'intelletto: «absque formidine » come scio, teneo, cognosco,
concedo, nego, o «cum formidine » come dubito, credo, ima- ginor, suspicor,
apparet e simili 8. Questi verbi possono cadere su di un « complexum verbale »,
cioè un dictum all’accusativo e l’infinito o con quod e il con- giuntivo, o
sopra un « terminum incomplexum » (Socrates, « a pro- positio »): nel primo
caso, se uno di essi precede o segue il dicturm fa senso composto, se sta tra
le parti del dictu72 fa senso diviso; nel secondo caso, se esso precede il
termine, si ha senso composto, se segue a questo, si ha senso diviso *4. Il
senso composto e il senso diviso differiscono perché il primo ‘confonde’ i
termini comuni seguenti capaci di ‘confu- sione’ e fa sì che il dictum o il
termine seguente « appellat for- mam », e il secondo non fa ciò *5; inoltre, la
proposizione in senso composto è officiabilis, la proposizione in senso diviso
non lo è #4, 342 Ivi, f. 8rb-va. 34 Ivi, f. 20rb-va. 34 Ivi, f. 20va. 35 Ivi,
f. 20vb; e ancora (ivi): «Quid autem s[c]it appellatio formae puto notum esse
ex Logica parva, quoniam ille terminus appellat formam qui repraesentat suum
significatum sub conceptu proprio ». 34 Ivi: Landucci precisa che il primo
termine della proposizione in senso 588 Alfonso Maierù Di qui le regole
generali: [1] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum aut e contra in
praedictis terminis non valet consequentia #7; [2] Arguendo a sensu diviso ad
sensum compositum et e contra in praedictis terminis ubi praedicatum sit iste
terminus ‘hoc’ et subiectum, in sensu diviso, non sit terminus pet se notus non
valet consequentia [...] 4, si foret ter. minus per se notus bene valeret
consequentia *’; [3] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum ubi subiectum
fuerit terminus pet se notus absque aliquo determinabili, et praedicatum fuerit
hoc pro- nomen ‘hoc’, consequentia est bona, et e contra, mediante verbo
import- tante scientiam vel certitudinem [...]; notanter vero dixi ‘cum verbo
importante scientiam’, quia cum isto verbo ‘dubito’ non valet conse- quentia
59, Tralasciando le regole non riguardanti strettamente l’inferenza, concludiamo
ricordando le due regole relative a hoc quando è sog- getto della proposizione:
l’inferenza è valida dall’un senso all’altro e viceversa se il pronome è «
absque aliquo determinabili » 5, oppure « cum suo determinabili palam
convertibili cum praedicato aut palam superius ad ipsum » #*. L’operazione
compiuta da Landucci, come si può rilevare, è consistita nel fissare criteri
distintivi in modo da giustificare pienamente l’articolazione dei modi proposta
da Heytesbuty; egli ha mirato a precisare la dottrina tradizionale che aveva
unificato modali (primo modo) e verbi designanti atti dell’anima (settimo)
sotto lo stesso motivo della probazio officialiter, e ha identificato composto
dev'essere immediato perché essa possa essere « probata officiabi- liter »;
così è nel caso di « ego scio hominem esse animal ». 347 Ivi, ff. 20vb-21ra. 38
Ivi, f. 21ra. 349 Ivi, f. 21rb. 350 Ivi. 351 Ivi, f. 21vb. 352 Ivi, f. 22ra.
Terminologia logica della tarda scolastica 589 motivi precisi che non
permettono la riduzione al secondo modo del primo e del settimo. Di diverso
orientamento è la trattazione di Benedetto Vettori: più vicina al testo di
Heytesbury nel ritenere l’articolazione in otto modi con la distinzione del
quinto (con et) dal sesto (con vel) e con la mancata inclusione del nono,
accennato e non sviluppato dal maestro inglese, relativo ai termini
connotativi, la discussione del Faventino si svolge su di una linea generale
che non ritiene niente della impostazione dei quattro commenti finora esaminati
e sembra anzi in diretta polemica con la matura esposizione di Landucci, le cui
tesi in certo senso vengono capovolte. Nell’esame di questo trattato, ci
limiteremo a segnalare questi motivi di dissenso all’interno della tradizione
più comune e che servono a chiarire l’origine e la destinazione di certe
precisa- zioni, specie di Landucci: otterremo così un quadro più chiaro
dell'esame finora condotto. L'esposizione si articola in lezioni, e sono otto
in tutto; di esse una è introduttiva, mentre la sesta discute insieme i modi
cinque e sei. Nella prima lezione Vettori chiarisce il suo atteggiamento in
questo trattato. Innanzi tutto afferma che il senso composto e il senso diviso
possono essere considerati o « secundum se et absolute », oppure « unius per
rispectum ad alterum ». Conside- rata in se stessa, la nozione di senso
composto è fondata sulla nozione di verità o falsità istantanea (quindi sulla
verifica istan- tanea) della proposizione corrispondente al dictu7z, che ha una
sua determinazione ad opera di un modo; perciò la proposizione in senso
composto « de modo non exponibili vel verbo concer- nente actum mentis » è
officiabilis, giacché tale probatio « explicat 353 VertORI, Opusculum in
Tisberum..., cit., lect. I, 1: « Et sic notitia sensus compositi secundum se
causatur ex notitia instantaneae veritatis vel falsitatis propositionis
significantis dictum vel determinatum a modo reddente sensu(m) compositum. propositionem
significantem dictum categoricum propositionis officiandae, cuius praedicatum
denotatur inesse subiecto secundum idem tempus imperceptibile [...] » **.
Considerato in se stesso, il senso diviso a sua volta può essere mostrato
(potest ostendi) in due modi: «aut explicatione propositionis, aut expositione
eiusdem » #5; perciò la nozione di esso è legata alla explicatio o alla
expositio; la explicatio di « tu non potes pertransire 4 spa- tium » è: «tu non
habes potentiam ad pertranseundum 4 spa- tium », che è falsa; mentre la
expositio (0 resolutio, dice Vettori) esige che sia vera in un tempo percettibile
la proposizione « hoc possibiliter currit »; per questo si suol dire che il
senso diviso deve « verificari temporaliter » 3%, Considerati poi l’uno in
rapporto all’altro, i due sensi rien- trano nella dottrina della conseguentia
come specie nel genere ?7. Da queste considerazioni deriva la determinazione
del posto da assegnare al trattato tra i libri logici: in quanto i due sensi
sono considerati in sé, la nozione di senso composto e di senso diviso è legata
alla conoscenza della proposizione e in tal senso è « pars determinationis
libri Periermenias »; in quanto essi sono consi- derati in rapporto tta loro,
il trattato va posto immediatamente dopo il trattato delle conseguenze ** e
immediatamente prima dei Primi analitici. 1 fini del trattato possono essere
interno o esterno alla logica; fine interno è la soluzione dei sofismi, fine
esterno è servire a tutte le scienze *?. Per quanto riguarda le cause del senso
composto e del senso diviso, è da tenere presente che ‘causa materiale’ è il
354 Ivi. Si ricordi come è data la probatio officialis: « Talis propositio
est..., quae praecise significat ..., ergo...
« dictum verbale » o un suo equivalente, giacché compositio e divisio
sono proprietà logiche di cui la prima inferi cioè esige l’istantanea verifica
della proposizione, e l’altra la verifica tem- porale, e si sa che la verifica
è proprietà delle proposizioni o dei dicta soltanto *. Inoltre, il modo, o il
termine comzponens vel dividens, dà nome e definizioni al dictum composto o
diviso *! e quindi la capacità di confondere (virtus confusiva), propria del
termine che è modo, opera o su tutto il dictuzz o solo su di una parte di esso
e fa senso composto e senso diviso *°: perciò la virtus confusiva del modo ne è
la causa formale; e poiché la confusio è opera dell’intelletto (« est de
operatis ab intellectu »), senso composto e senso diviso sono legati
all’apprebensio, della capacità di un termine di ‘confondere’ un dictumz, da
parte dell’in- telletto *4, il quale così ne è causa efficiente. Di qui seguono
due affermazioni di notevole importanza: innanzi tutto, senso com- posto e
senso diviso non hanno luogo senza la confusio del termine; inoltre, non hanno
luogo senza il riferimento all’intelletto (sine intellectu)**. Come si può
notare, la seconda affermazione ripren- de il vecchio tema del rinvio
all’intelletto, del resto già presente in Heytesbury, per il quale senso
composto e senso diviso sono molto simili quanto alla struttura linguistica
(vox) ma omzzino impertinentes quanto all’intelletto, in ordine alla verità e
alla falsità e « quoad formam arguendi » #7, Ma sulla prima affermazione si
fonda tutta la struttura del trattato di Vettori. Egli si chiede infatti,
subito dopo, se si possa 36 Ivi, lect. I, 2, supponitur primo, e prima
conclusio. 361 Ivi, supponitur secundo. 362 Ivi, supponitur tertio. 363 Ivi,
secunda conclusio. 364 Ivi, supponitur quarto. 365 Ivi, tertia conclusio. 366
Ivi. 357 HeyTEsBuRY, De sensu composito et diviso, cit., f. 2ra. 592 Alfonso
Maierà dare un’unica definizione di senso composto e senso diviso. Ricordata
l'opinione che abbiamo visto essere propria di Battista da Fabriano, Sermoneta
e Landucci, egli la rigetta come « falsa imaginatio »*8; egli afferma che, non
essendo il concetto di senso composto e senso diviso « mere aequivocus », esso
può fungere da concetto comune e indifferenziato (indifferens) rispetto ai con-
cetti propri causati dai vari modi 9, Ora, la ratio communis pro- pria di
questo concetto è quella che si è detto: non c’è senso composto e senso diviso
« sine virtute confusiva » + Da questa affermazione seguirebbe che la
proposizione « pos- sibile est Socratem esse istum hominem » non è in senso
com- posto perché nessuna parte del dicturz ha confusio, € che la pro-
posizione « possibile est Socratem esse hominem » è in senso diviso giacché
solo una parte del dictum ha confusio: entrambe, invece, secondo la dottrina
tradizionale, dovrebbero essere in senso composto perché il modo precede
totaliter il dictum; se- guirebbe inoltre che la congiunzione e?, la disgiunzione
vel e il relativo implicativo, non avendo capacità di confondere, non farebbero
senso composto e senso diviso, e quindi i modi tre, cin- que e sei non
sarebbero tali”. Per rispondere a ciò, Vettori afferma ancora una volta che un
termine fa senso composto quando ‘confonde’ o tutte le parti del dictum o
almeno la principale, cioè il soggetto, e fa senso diviso quando confonde la
parte più remota, cioè il predicato; perciò, continua Vettori, alcuni termini
che non hanno tale capacità, non possono fare senso composto 0 senso diviso, ma
possono causare corzpositio e divisio (giacché altro è compositio, altro senso
composto, e così via); tali sono tutti termini elencati da Heytesbury ad
eccezione di quelli del primo e dell’ottavo modo, VETTORI (si veda), dubitatur
primo. 39 Ivi. ; . ; 370 Ivi (in particolare il secondo corollario al primo
dubbio). 371 Ivi, dubitatur secundo. Terminologia logica della tarda scolastica
593 dei quali si parla communiter quando si tratta di senso composto e di senso
diviso *; perciò non « ex diversa applicatione modi ad dictum » nascono le
diversità tra i due sensi, ma dalla diversa confusio *: ci sono proposizioni,
il cui modo (in forma nominale) precede il dictum, che non sono officiandae
perché il soggetto di esse non è confuso (es. in « possibile est Socratem
currere » solo il predicato è ‘confuso’), e perciò sono in senso diviso (come «
Socratem possibile est currere » e « Socratem currere est possi- bile »; ma,
mentre quella è explicanda, queste sono resolubiles); proposizioni come «
possibile est hominem esse Socratem » sono invece in senso composto perché il
soggetto è confuso e quindi sono da probare officiabiliter o exponibiliter.
Ora: se non c'è confusio e il modus precede tutto il dictum, si avranno propo-
sizioni compositae, non in senso composto, e se il modus sta tra le parti del
dicturz, si avranno proposizioni divisae, non in senso diviso; le compositae «
possunt probari vel explicative, ut in sensu diviso, vel officiabiliter aut
expositive ut in sensu com- posito » 3, Ciò premesso, egli accetta le
osservazioni relative alle propo- sizioni « possibile est Socratem esse istum
hominem » e « possibile est Socratem esse hominem »; ritiene inoltre che ez,
vel e qui facciano compositio e divisio, ma non senso composto e senso 372 Ivi,
supponitur primo; in part: «Quia autem stat aliquos esse terminos non habentes
vim assignatam, ideo ab actione sensus compositi vel divisi auferuntur, licet
ex eisdem causetur compositio vel divisio in propositione: hi igitur erunt qui
assignantur a Tisbero in littera, praeter hos de primo et octavo, quibus
communiter utimur in locutione sensus compositi vel divisi [...]». È evidente
qui il riferimento alla tradizione, per la quale modali e verbi designanti atti
di volontà (1° e 8° modo) fanno senso composto e senso diviso essendo
officiabili; l’autore non accenna, infatti, al secondo modo, che per Heytesbury
è appunto «cum terminis confundentibus ». 373 Ivi, supponitur secundo. 374 Ivi, supponitur tertio. 38
Alfonso Maierù 594 diviso. Egli è cosciente che quest’affermazione nega la
dottrina di Heytesbury e degli altri logici e perciò la dà come sua IDE
personale ?. Egli continuerà così a parlare di “senso composto’ e di ‘senso
diviso” secondo la terminologia tradizionale, anche in quei casi in cui avrebbe
dovuto semplicemente parlare di Lp e divisio, e continuerà a descrivere i modi
nella maniera tradi- zionale. N Tralasciando i modi terzo, quarto, quinto e
sesto, cl soffet- miamo brevemente sui quattro rimanenti, limitandoci ad esami-
nare la caratterizzazione fornita da Vettori. a Primo modo. Ha luogo quando i
termini ampliativi o, bageg si operano su di un dictum verbale o un suo «prec
Ss a senso composto quando il modo precede ° segue i ic n mentre quando sta tra
le parti del dictum si ha ce De È, il termine modale, sia quando è officiabile
che quando cp ; nibile, è sempre in primo modo 8; i verbi potest e contingi 375
Ivi, in fine: «Et sic his habitis facilis est responsio ad gup dum corollarium,
concedendo id » Laren gra soir pa er) pro aliis autem tribus negatur notam cor
n be hdi i implicativim non facere compositionem vel divistonem, quan ipa e
nullum illorum facere sensum compositum La cap cum nullum horum habeat vim
confusivam, ut pro egg ir 3 Gu hoc arguatur fere omnia in tertio articulo esse
contra core Lodi logicos, concedatur. Ideo volui haec dixisse Reni prop: hear
noster habeat quod obicere, et hoc de tertio articulo et per q hodierna Pad; A
her 376 Ivi t. rimo. . . 377 da n è ia la tesi di Strode e di -_ ko; Lei
magna), relativa alla distinzione da fare quando il modo s gr ps 318 Ivi,
fertio, fra cui: «Ex quo sequitur è pen lic nomen sensus compositi in
propositionibus modalibus ut = uerunt q cai SI cfr. ad es. il Landucci, per il
quale in questo caso si e unta modo; cfr. anche il testo del VETTORI, 0p. cit.
lect. III, i ‘ubi sl fis ; prima conclusio, dove si ripropone il problema per g
men pira si risponde: « Termini modales adverbialite= sumpti componuni
Terminologia logica della tarda scolastica 595 assunti impertsonalmente fanno senso
composto; personalmente, senso diviso; il dictum vero segue alla proposizione
vera: « deum esse » è dictum di « deus est »; quindi, vera questa, segue che è
vero quello e non viceversa; triplice è la differenza tra i due sensi: a) il
senso composto ha verificazione istantanea, sia perché tutta la compositio è
determinata dal modo, come vuole Heytesbury, sia perché tutte le parti della
comzpositio sono ‘con- fuse’ dal modo, come si è detto, mentre il senso diviso
richiede, a sua volta, una successione temporale, sia perché il modo determina
una parte del dicture, sia perché è confuso solo il pre- dicato; b) il senso
composto è officiabile o esponibile, mentre il senso diviso « probatur ratione
termini mediati »; c) la terza dif- ferenza proviene « ex parte illativae
positionis »; cioè la proposi- zione in senso composto implica una proposizione
nella quale il modo sia affermato della proposizione de inesse corrispondente
al dictum (es. « necesse est hominem esse animal, ergo haec est necessaria
‘homo est animal’ ») e ciò non è possibile per il senso diviso (non vale
l’inferenza: « homo contingenter est animal, ergo haec est contingens ‘homo est
animal’ ») 1, Secondo modo. Si ha con un termine che ha « vis confundendi »
(confuse tantum, mobiliter o immobiliter) nei riguardi di un proprie et per se
in primo modo », e ciò contro Heytesbury, che « ratione suae confusionis vel
immobilitationis » li tratta nel secondo modo. 379 Ivi, lect. II, 1, quarto.
380 Ivi, quinto; continua: «Ex quo patet error nostri aemuli conce- dentis esse
id ad quod esse verum sequitur suam propositionem esse veram. Jam enim
scripsimus circa notitiam insolubilem aliquam propositionem esse falsam, cuius
dictum adaequate est verum, ut haec ‘Socrates dicit falsum’, posito quod nihil
aliud dicat, et tunc ipsa est falsa, et Socratem dicere falsum est verum ut
sequens, ergo etc. Et hoc idem militat contra ponentes obiectum scientiae-vel
dubitationis esse significabile complexe et non ipsa conclusio [...] »;
quest’ultima è la posizione di Gregorio da Rimini (ma cfr. cap. I, appendice
1). 381 Ivi, sexto. dictum © d'un suo equivalente *: termini aventi la capacità
di “confondere” sono di tre specie: alcuni esercitano mediate tale capacità
(così omnis nella proposizione universale affermativa, e non causa « compositio
»), altri la esercitano immediate (come le « dictiones exclusivae », e non
causano « compositio »); altri infine la esercitano sia immediate che mediate,
purché non siano im- pediti da altro sincategorema: di essi, alcuni «
confundendo immo- bilitant », altri no; fra i primi, sono incipit, desinit,
promitto, debeo, obligor, necesse, necessario € impossibiliter; fra i secondi,
scio, credo, volo, cupio, immediate **; si ha senso composto quando sono
‘confusi’ quei termini che possono esserlo: se si ha confusio mobilis, la
verità o falsità della proposizione è mostrata dalla dalla verità o falsità del
descersus a una proposizione « de di- siuncto exttemo »; se si ha confusio
immobilis, la verità o falsità sarà provata mediante descensus alla equivalente
proposizione in senso diviso; si ha senso diviso quando un termine comune della
proposizione non è confuso perché antecede il termine confundens: la verità o
falsità di essa sarà provata con descensus dal termine comune non confusus,
descensus che non è possibile col senso com- posto **. Di qui deriva l’analisi
dei rapporti tra primo e secondo 382 Ivi, lect. III, 1, conclusio. 383 Ivi,
supponitur primo: cfr. LANDUCCI, OP. cit., f. 7vb. 34 VerTORI, op. cit., lect.
III, 1, supponitur tertio, e cfr. supponitur quarto: « Et ex hoc supponitur
quarto quid nominis sensus compositi et divisi in secundo modo. Sensus enim
compositus tunc est, cum vis terminorum confundentium confusiva et per
consequens vel illius immobilitativa est in terminum communem, ratione cuius
veritas vel falsitas datae compositionis, si ex confusione et mobilitatione
est, habetur verificata vel falsificata proposi- tione de disiuncto extremo
compositioni correspondente ut descensus; et si compositio fuerit ex
immobilitatione consequente aliqualem confusionem termini, erit verificata vel
falsificata propositione exprimente descensum illius termini communis in divisa
propositione compositae correspondente, ad mo- dum quo ea(n)dem declarat
compositionem ex vi immobilitationis termini factam. Et sic sensus divisus
erit, cum vis illorum terminorum confundentium modo: il secondo modo è superior
al primo, che è inferior a quello (« Le. ] differentiam secundi modi
compositionis a primo esse sicut superioris a suo inferiori ») #9; ciò è contro
l’opinione di Landucci (« Senensis quidam » scrive Vettori), ma alla obiezione
di Lan- ducci, che non si capisce perché, se così fosse, Heytesbury avrebbe
cominciato il suo trattato dal primo modo anziché dal secondo Vettori risponde
che questo si deve al fatto che comunemente si parla di senso composto e senso
diviso a proposito dei termini che denotano la possibilità, inclusi perciò nel
primo modo *%, Accostiamo subito a questi due l’ottavo modo. I verbi desi-
gnanti atti della mente sono di due specie: alcuni designano un atto interiore
(intelligere, scire, velle), altri designano un atto este- non transcendit in
terminum communem per praecedentiam illius ad ipsos ratione cuius veritas vel
falsitas datae propositionis divisae habetur ES descensu illius termini
communis repugnante eidem in sensu composito.» L'esempio addotto per il secondo
caso del senso composto è « niecessatio: omnis homo est animal »: l’autore non
illustra come va operato il descensus in questo caso; si limita a ribadire che
«[...] datae propositionis veritas habetur verificato vel falsificato descensu
attributo illi termino i S diviso extraneo eidem in sensu composito ». sana sa
Ivi, supponitur septimo; continua così il testo: «Quilibet enim terminus qui
ratione sui significare posse esse vel non posse esse facit sensum compositum
in primo modo cum quilibet talis habeat vim confun- dendi tantum ratione suae
confusionis, faciet sensum compositum vel divisum in secundo modo et non e
contra; patet enim aliquem esse terminum com- ponentem vel dividentem in
secundo qui nullatenus significat posse esse vel non posse esse et sic a
ratione compositionis primi modi secluditur ». Tuttavia vii [..] supponitur
sexto, quod licet quilibet terminus ‘cdimponena vel dividens in primo modo
possit ratione suae confusionis componere vel divi cà in secundo modo, aliqua
tamen est propositio in sensu composito vel ; iviso in primo quae nec est
composita vel divisa in secundo modo, ut hi ‘necesse est Socratem esse istum
hominem’ et ‘Socratem necesse est fees istum hominem?. Et hoc patet per quid
nominis sensus compositi o divisi in secundo modo » (cfr. n. 384) sith 386 Ivi,
sotto supponitur septimo. 598 Alfonso Maierà riore (video, tango, audio)".
Solo i primi fanno senso composto e senso diviso in questo modo **. Tali verbi
possono cadere su di un termine incomplexus, o su di un dictum complexum (di
qui la distinzione tra probatio descriptibilis e officialis); se cadono su di
un complexum, o dictum categoricum, perdono ogni «vis appellationis formae »,
giacché « appellare formam est restringere terminum ad sui definitionem, sed
dictum categoticum nullam habet definitionem, igitur non appellabitur
appellatione formae » 39; del resto, solo con un complexum si ha senso com-
posto e senso diviso ?, e precisamente si ha senso composto quando il verbo
precede o segue il dictuz, mentre se sta tra le parti del dictum si ha senso
diviso 32. il primo ha probatio offi- cialis, il secondo va provato secondo il
termine mediato precedente, se è presente nella proposizione ®”. Per concludere,
esaminiamo l'impostazione che Vettori dà del settimo modo, che ha luogo — egli
dice — con le determi nazioni ita est, ita fuit, ita erit. Egli così procede:
dei termini am- pliativi, alcuni significano la possibilità (« consignificant
posse esse vel non posse esse ») e appartengono al primo modo; altri invece
consignificano il tempo, sia se sono considerati in sé (al tempo passato o
futuro), sia se considerati nella forma di participio 387 Ivi, lect. VIII, 1,
supponitur primo. 388 Ivi, supponitur secundo. 389 Ivi, supponitur tertio. : ,
39 Ivi, supponitur quarto; continua: «Hoc idem patet quia sequitur tamquam ab
eodem idem: ‘tu intelligis hominem esse animal, ergo hominem esse animal
intelligis’, quod non contingeret si dictum illud formaliter appellaretur,
sicut hic non sequitur: ‘tu (ergo textus) hominem intelligis, ergo intelligis
hominem’, ut patet intuenti ». 391 Ivi, supponitur quinto. 392 Ivi, supponitur
sexto. . 33 Ivi, supponitur septimo, e conclude: «Et scias istam differentiam
non causare omnimodam impertinentiam inter hos sensus, quia aliquibus
conditionibus observatis sensus illi erunt pertinentes [...] ». i — Adam est
praeteritus, antichristus est futurus: il participio è detto distractivus;
considerando che ampliatio est dilatatio verbi, vel ratione sui, vel ratione
participii distractivi ultra propriam sui consignificationem ad plures scilicet
temporis differentias », può accadere che unì verbo ampliato possa essere
restrictus di fatto « ad unam temporis differentiam tra quelle richieste dall’amzpliatio; così
avviene nel nostro caso, giacché ita, (e solo per accidens l’espressione «
aliquando fuit ita ») limita a un istante del tempo connotato la verità della
proposizione #9, e quindi l'aggiunta di if4 a un dictum è causa formale del
senso composto in questo settimo modo ?, Di qui deriva che il senso composto si
ha con l’aggiunta di ifa che restringe l’arzpliatio del tempo del verbo nella
proposizione a un istante del tempo con- notato dal verbo che fa parte della
deterzzinatio, e che è il passato o il futuro; il senso diviso è dato dalla
proposizione senza deter- minazione e col verbo ampliato -- es. senso composto:
aliquando fuit ita quod Socrates EST albus, senso diviso: Socrates FUIT albus. Di
qui ancora risulta che il senso diviso sta al senso composto come il più ampio
al meno ampio. Nel primo caso quella compositio che è il senso diviso ha verità
verificabile nel tempo 3% Ivi, lect. VII, 1, conclusio, e praemittitur primo.
praemittitur secundo; cfr. anche: Quantum ad primum prae- supponitur primo quid
nominis restrictionis. Unde restrictio est acceptio termini in propositione pro
paucioribus quam in propositione ampliata. Dico ‘acceptio termini in
propositione’, ut denotetur restrictionem non fieri extra propositionem: est
enim species suppositionis, quae est proprietas termini proportionaliter capti.
Dico ‘pro paucioribus quam’ etc., ut deno- tetur terminum discretum non posse
restringi [...]. Supponitur secundo quod
terminum restringi ad pauciora in propositione potest dupliciter intel- ligi:
vel ad pauciora scilicet supposita personaliter termino attributa, vel ad
pauciora, id est, ad pauciores temporis differentias connotatas per verbum cui
accidit ampliatio vel ratione sui vel ratione participii ampliativi, et haec
erit restrictio ampliationis cui committatur compositio septimi modi ». 39 Ivi,
1, praemittitur tertio. 397 Ivi, praemittitur quarto. (« Veritas [...] compositionis divisae
proportionatae illi de sensu composito est temporalis et non istantanea [...]
»), nel secondo invece è istantanea (« [...] veritas limitatur ad certum
instans proportionatum propriae connotationis verbi restricti »: propor-
zionato, cioè, al passato o futuro, secondo i casi) **. 398 Ivi, supponitur
septimo. Il testo del trattato “Termini qui faciunt” si trova in due
manoscritti: PADOVA, Biblioteca Universitaria 1123, ff. 10va-11vb, e Worcester,
Cathedral Library, F. 118, f. 30v sgg. Ho esaminato il ms. Padovano. Il testo, ANONIMO,
ha, al f. 10va, Incipit :termini qui faciunt” e, al f. 11vb, Expliciunt termini
qui faciunt. Il trattato quindi trae il suo titolo dall’incipit. Anche a una
prima lettura si può rilevare che ci si trova di fronte non a un’opera
originale, ma ad un adattamento di un capitolo delle Regulae solvendi
sophismata di Heytesbury, intitolato “De scire et dubitare”. Il materiale del
capitolo di Heytesbury è qui organizzato in modo da offrire in primo piano la
descrizione del senso composto e del senso diviso, alla quale seguono VI casus
con le relative risposte. Nel suo testo, invece, Heytesbury vuole chiarire le
difficoltà relative all’uso di scire, dubitare, ecc.; per far ciò, egli formula
gli stessi VI casi; passa quindi a descrivere senso composto e senso diviso. Infine
risolve i casus. Heytesbury e il suo anonimo manipolatore si propongono fini
diversi. A conferma della dipendenza del trattato “Termini qui faciunt” dal
testo di Heytesbury diamo di seguito in sinossi i passi più importanti dell’uno
e dell’altro (si noti la successione dei fogli dei passi riportati: si
constaterà quanto diversa sia la collocazione dei brani paralleli nel testo di
Heytesbury e nel nostro trattato. Ms. Padova, Bibl. Un. 1123 (f. 10va) Termini
qui faciunt propositiones aliquando sumi in sensu composito et aliquando in
sensu diviso et sunt isti et consimiles: scie, dubitare, imaginari, nolle,
velle, ‘perci- pere’, CREDERE, ‘intelligere’, POSSIBILE, impossibile,
‘contingens’, NECESSARIUM, et alii consimiles. Unde notandum est quod quando
aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat totaliter DICTUM
PROPOSITIONIS vel finaliter subsequitur, tunc sumitur illa propositio in sensu
composito, ut illa ‘Scio deum esse’, ‘Dubito Socratem currere’, ‘Possibile est
album esse nigrum’, ‘Hominem esse album est impossibile’. Et
significant tales propositiones sic: Scio deum esse, id est scio QVOD deus est.
Credo Socratem cutrere, id est: credo QVOD Socrates currit; ‘possibile est
album esse nigrum’, id est: “Hoc est possibile: quod album est nigrum, et sic de
aliis. Sed quando aliquis dictorum terminorum mediat dictum propositionis, id
est ponitur in medio inter ACCUSATIVVM CASUM et, modum infinitum, tunc illa
propositio est totaliter accepta in sensu diviso. Et tales sunt istae: ‘4
scio esse verum’, ‘SOCRATEM percipio currere’, ‘album possibile est esse
nigrum’ etc. Et istae significant sic: ‘4 scio esse verum’, id est illud quod
est 4 scio esse verum; ‘Socratem percipio currere’, id est: illud quod est
Socrates percipio [De scire et dubitare. Ad cuius evidentiam est notandum quod
aliquando accipiuntur propositiones quaedam in sensu composito quibus
consimiles sumuntur in sensu diviso quae non convertuntur cum illis acceptis in
sensu composito. Item sciendum quod huiusmodi propositiones maxime fiunt per
terminos actum vel habitum animae importantes, aut posse esse vel non posse
esse, seu esse necessario vel non esse, vel impossibile esse vel non esse.
Eiusmodi sunt isti termini: scire, dubitare, intelligere, imaginari, percipere,
velle, nolle, possibile’, ‘impossibi- le’, necesse et sic de aliis multis. Quod
autem cum his terminis fiant tales propositiones satis apparet iuxta communem
modum loquendi [H. P. GRICE, “ORDINARY LANGUAGE”], ut cum dicitur: ‘scio 4 esse
verum’ et ‘4 scio esse verum’. Propositiones istae multum sunt similes, sed non
convertuntur. Una enim accipitur in sensu diviso et alia in sensu composito
sicut et hic. Aliquam propositionem dubito esse veram’ et ‘dubito aliquam
propositionem esse veram, intelligo vel imaginor aliquem punctum esse medium
huius corporis’ et ‘aliquem punctum intelligo vel imaginor esse medium huius
corporis. Et ita apparet quod multae sunt propositiones similes sicut istae iam
praemissae et aliae huiusmodi quae non
convertuntur, cum una accipiatur in sensu currere; ‘album possibile est esse
nigrum’, id est illud quod est album possibile est esse nigrum postea, vel sic:
de re quae est alba potest fieri res nigra, et sic est de aliis. Ad istam
conclusio- composito et alia in sensu diviso, quia sensus compositus rato vel
numquam convertitur cum sensu diviso, sed in maiori parte quantumcumque sint
similes sunt tamen sibi invicem impertinentes sicut inferius patebit. Item
tamquam pro regula est observandum quod cum aliquis istorum terminorum vel
similium praecedit totaliter dictum alicuius propositionis seu sequitur
finaliter, tunc talis propositio accipienda est in sensu composito, sicut sic
dicendo: ‘scio 4 esse verum’; tota illa propositio accipitur in sensu
composito, et tunc convertitur cum hac propositione ‘scio quod 4 est verum’, et
ex hoc sequitur quod talis propositio ‘a est verum’ vel aliqua propositio
significans quod a est verum est scita a me. Multi tamen sunt termini prius
accepti qui non multum competenter sequuntut finaliter huiusmodi dictum propositionis,
quia improprie diceretur: ‘4 esse verum scio”, ‘aliquam propositionem esse
veram scio’. Aliqui tamen istorum competenter possunt sequi huiusmodi dictum
finaliter. Convenienter nam dicitur: ‘4 esse verum est possibile’, ‘hominem
currere est possibile', ‘hominem esse asinum est impossibile’: sive igitur
totaliter praecedit talis terminus dictum huiusmodi sive sequatur finaliter,
erit totalis propositio dicta accepta in sensu composito. Prima supponatur nem probandam arguitur sic, et primo
supponitur ista propositio: suppono quod omnis propositio, de qua consideras
quam non scis esse veram nec scis esse falsam, sit tibi dubia. Deinde
ponitur iste casus, quod tu scias quod 4 sit altera istarum duarum
propositionum ‘deus est vel ‘homo est asinus’ et lateat te quae istarum s[clit
4... (f. 11ra) Ad eandem conclusionem probandam arguitur sic, et ponitur iste
casus, quod tu scias quod a s[cJit unum istorum contradictoriorum: ‘rex sedet’
et ‘nullus rex sedet’, ita quod tu scias quod quodcumque istorum sit verum quod
illud sit 4 et e contra, nescias tu tamen quae istarum sit 4, sicut nec scias
quae ista- rum scit vera; isto casu posito, facio tibi istam consequentiam. Tertio
ad eandem conclusionem arguitur sic, et ponitur quod Socrates sit coram te et
scias tu bene quod ‘hoc est hoc demonstrando Socrate et nescias tu quod hoc est
Socrates, scias tamen bene quod ista propositio ‘hoc est Socrates’ significat
praecise quod hoc est Socrates, tunc isto posito sequitur quod ista propositio
‘hoc est Socrates’ est tibi dubium quod quaelibet propositio de qua considerat
aliquis quam ille nescit esse veram nec scit esse falsam sit dubia eidem. Deinde
ponatur quod tu scias quod 4 sit altera illarum: ‘deus est’, ‘homo est asi-
nus’, quarum unam scias esse ve- ram et necessariam, scilicet istam ‘Deus est’,
et aliam scias esse falsam et impossibilem, scilicet istam ‘homo est asinus’,
et te lateat quae illarum sit 4. Item arguitut ad idem sic. Ponatur quod tu
scias quid sit ve- rum istorum, demonstratis istis contradictoriis tibi dubiis:
‘rex se- det’, ‘nullus rex sedet’, sic quod scias quod, quodcumque istorum sit
4, quod ipsum sît verum, et quod solum ipsum sit 4 et e con- tra, et cum hoc
scias quod 4 est verum istorum, nescias tamen quid istorum sit 4 sicut nescis
quid istorum sit verum. Istis po- sitis, fiat haec consequentia... Item ad idem
arguitur sic. Po- natur quod tu scias quod hoc sit hoc, demonstrato Socrate, et
ne- scias tu quod hoc sit Socrates, scias tamen quod haec propositio ‘hoc est
hoc’ significat praecise quod hoc est
hoc, et etiam quod ista propositio: ‘hoc est Socrates” significat prae(f.
12vb)-cise quod hoc est Socrates. Sit enim Socrates coram te quem scias esse
homi- nem et nescias ipsum esse Socra- tem, quc posito cequitur quod
Terminologia logica della tarda scolastica 605 Quarto arguitur [sic] ad ean-
dem conclusionem sic, et ponatur quod Socrates sit coram te, scias tu bene quod
ipse est Socrates vel Plato, nescias tamen quis istorum ipse sit, scias tu bene
quod ista propositio ‘hoc est Socrates” signi- ficat praecise quod hoc est
Socra- tes, tunc ista propositio ‘hoc est Socrates’ est tibi dubia... Quinto
arguitur ad eandem conclusionem probandam sic, et ponitur quod tu scias quid
demon- sttetur per subiectum huius pro- positionis: ‘hoc est homo” et quod
aliquid scias esse hominem et nihil dubitas esse hominem et quod tu scias istam
propositionem ‘hoc est homo’ sic significantem praecise quod hoc est homo, tunc
ista propositio ‘hoc est homo” est scita a te esse vera vel scita a te esse
falsa... (f. 1lva) Sexto arguitur ad pro- bandum (!) conclusionem sic: po-
natur quod 4, è, c sint tres propo- sitiones quarum duae primae, sci- licet 4,
d sint scitae a te, tertia sit c dubia; et dubitantur sic istae propositiones
vel removean- tur a te, ita quod nescias quae istarum s[clit 4 nec quae d nec
quae c nec quae sit tibi dubia. Isto posito, arguo sic: aliqua ista- rum est scita a
te et quaclihet haec propositio ‘hoc est Socrates” est tibi dubia... Item
posito quod scias quod hoc sit Socrates vel Plato, nescias tu tamen an hoc sit
Socrates nec scias an hoc sit Plato, et tunc erit ista propositio tibi dubia:
‘hoc est Socrates’... Item suppono quod tu scias quid demonstretur per
subiectum huius propositionis: ‘hoc est homo” et scias quod illa propositio
signi- ficat praecise sicut termini illius preetendunt, et quod scias aliquid
esse hominem et nihil dubites esse hominem; quo posito, sequitur quod ista
propositio: ‘hoc est homo’, sit scita a te esse vera vel quod illa sciatur a te
esse falsa... Item sint 4, d, c tres proposi. tiones, quarum duae sint scitae a
te, scilicet 4 et 2, et tertia, scili- cet c, sit tibi dubia, et nescias quae
illarum sit 4 vel b, et simi- licter lateat te (f. 13ra) quae illa rum sit tibi
dubia. Istis positis,
sequitur quod aliqua illarum pro- positionum sit scita a te, quia tam a quam È
sciuntur a te per casum, et sequitur etiam quod quaelibet illarum sit tibi
dubia... 606 istarum est dubia, ergo conclusio... Septimo arguitur ad eandem
conclusionem sic: tu scis quod hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates
eodem demonstrato, ergo illud est scitum a te et tibi dubium; et antecedens
arguitur sic, et ponatur quod heri vidisti Socratem et neminem alium, et scias
tamen bene quod adhuc ille homo quem heri vidisti est So- crates, et sit Socrates
hodie coram te et lateat te quod iste est So- crates, tunc sic: tu scis quod
iste homo est Socrates; hoc arguitur sic, quia demonstrato isto homine quem
heri vidisti, scis bene quod iste est Socrates, sed neminem heri vidisti nisi
istum hominem, ergo demonstrato isto scis bene quod iste est Socrates et
dubitas an iste idem sit Socrates per ca- sum, igitur sequitur conclusio.
Alfonso Maierù Item tu scis quod hoc est So- crates et dubitas an hoc sit
Socra- tes, eodem demonstrato; propter quod ponatur quod heri videris Socratem
et scias adhuc quod ille homo quem heri vidisti est So- crates, et videas
Socratem modo, et lateat te an sit Socrates, sed credas quod ille homo quem
nunc vides sit Plato, et non videas ali- quem nisi Socratem; istis positi scis
quod hoc est Socrates d monstrato illo quem heri vidisti, quia absque
haesitatione conce- deres quod hoc est Socrates, de- monstrato illo quem heri
vidisti, quia scis bene quod ille quem heri vidisti est Socrates demon- strato
illo quem heri vidisti. Scias nam gratia exempli quod neminem vidisti heri nisi
illum qui est So- crates, et tunc sequitur quod tu scis quod hoc est Socrates,
de- monstrato illo quem heri vidisti, et eodem demonstrato dubitas an hoc sit
Socrates, quia, demonstrato illo quem iam vides, dubitas an hoc sit Socrates,
et idem est quem iam vides et heri vidisti, igitur eodem demonstrato scis quod
hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates. Appendice 2 IL TRATTATO
TERMINI CUM QUIBUS E PAOLO DA PERGOLA. Kristeller in “ITER ITALICVM” dà notizia
di due trattati de sensu composito et diviso di Paolo da PERGOLA (si veda),
nessuno dei quali corrisponde a quello che abbiamo utilizzato nella esposizione
precedente e che ha l’incipit: “Cum saepe numero cogitarem.” Del primo di essi,
contenuto nel ms. Sessoriano 301 della Biblioteca Nazionale di ROMA, KRISTELLER
(si veda) dà questo incipit: “Quoriam ignoratis.” Il secondo, invece, si
troverebbe nel ms. Casanatense 85; l'incipit è: “Termini cum quibus.” Il ms.
Sessoriano contiene in realtà il trattato a noi noto, ma esso non è segnalato
da Kristeller. L’incipit fornito dallo studioso è quello di un altro trattato
che nel codice precede il nostro testo. Ecco l’indice del ms. Sessoriano: 1)
ff. 1ra-54vb: (Pauli Veneti Logica parva) (manca il primo trattato e metà del
secondo): inc.: ef ita non immobilitant. Ideo bene sequitur: scio omnem
propositionem, et iste sunt omnes propositiones, ergo scio istam et istam et
sic de singulis (cfr. l’ed. veneziana del 1567 « apud Hieronymum Scotum », tr.
II De suppositionibus, cap. V, p. 22, 30); expl.: secundum quod mei in exordio
primitus asserendo promisi (nell’ed. cit. manca l’ultimo paragrafo:
merito-promisi; nel ms. segue, di mano posteriore) E7 sic est finis. FINIS. 1
Cfr. Iter Italicum, II, London-Leiden 1967, p. 122. 2 Ivi, p. 97. 608 Alfonso
Maierù 2) ff. S4vb-SSvb: Incipit tractatus brevis magistri Pauli Pergulensis de
sensu composito et diviso ad medium inveniendum in silogismo (ma cfr. Codices
vaticani latini, II, 679-1134, rec. Pelzer, Romae, Vat. lat. 1109, ff.
144v-145r, dove il testo è attribuito a Marinus de CASTIGNANO (si veda) sotto
il titolo Tractatus de inventione medii. Pelzer per lo stesso testo rinvia al
Vat. lat. 3037, ff. 151r-154r); inc.: Quoniam ignoratis principiis et ea que
sequuntur ignorari habent ab his qui perfecte scire cupiunt; expl: Et sic sepe
hec legendo multa alia exempla per temetipsum per regulas ante positas inveniri
poteris. Finis. Explicit utilis tractatus ad medium in silogismo inveniendum;
3) ff. 55vb-58vb: (Pauli Pergulensis De sensu composito et diviso: ) Item de
sensu diviso et composito tractatus eiusdem. Inc.: Cum sepe numero cogitarem;
expl.: que hic scripsi plurima ex te repperies (cfr. l’ed. M. A. Brown cit.,
pp. 149-158; l’explicit ha riscontro nell’ap- parato); 4) £.59r: versus
memoriales. Il manoscritto, del sec. XV, cartaceo, di ff. 59, a due colonne, è
dovuto a due mani diverse: la prima, fino al f. 54vb, al punto indicato; la
seconda, dal f. 54vb alla fine. Il secondo testo segnalato dal Kristeller
occupa i ff. 55va-58rb del ms. Casanatense 3, ed è anonimo. L'attribuzione di
esso a Paolo da Pergola è stata forse ricavata dal ms. Marciano, lat. VI, 248
(= 2878); questo codice infatti ha, ai ff. 92va-93vb, un trattato de sensu
composito et diviso, incipit: Termini cum quibus, attri- buito al Pergolese (ma
ai ff. 89ra-92rb ha il De sensu composito et diviso, incipit: Cum saepe numero
cogitarem, che una mano poste- riore a quella che ha copiato il testo ha
espressamente attribuito al Pergolese: si veda il margine superiore del f.
89r). In realtà il testo 3 Per la descrizione del codice, cfr. Catalogo dei
manoscritti della Biblio- teca Casanatense, I, compilato da Moneti, Muzzioli, Rossi,
e Zamboni, Roma. 4 Cfr. J. VALENTINELLI, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci
Venetiarum, IV, Venetiis 1971, p. 160; il ms. è segnalato dal KRISTELLER, 0p.
cit., Tk p. 226 del ms. Casanatense e quello del ms. Marciano differiscono,
nono- stante abbiano lo stesso incipit, giacché il primo è notevolmente più
lungo del secondo. Diamo di seguito i due testi, segnalando in nota, del più
breve, i punti di raccordo con l’altro; si vedrà che esso è derivato da quello
maggiore e, così come ci è pervenuto, sembra un riassunto frettoloso del primo.
Per stabilire il testo più lungo ci siamo serviti del ms. Casana- tense e del
ms. 1123 della Biblioteca Universitaria di Padova, che lo contiene ai ff.
9va-10va 5: anche in questo caso esso è anonimo. Il ms. Padovano è più antico e
perciò è stato preso a testo base di questa edizione. Ma Brown ricorda sotto lo
stesso incipit anche i testi anonimi contenuti nei mss. Oxford, New College
289, f. 36r sgg. e Worcester, Cathedral F. 118, f. 55b sgg., che non abbiamo
preso in esame. I* Termini cum quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu
composito, aliquando in sensu diviso, sunt isti: scire, dubitare, ima- 5 Una
prima analisi del contenuto del ms. è nel mio Lo « Speculum »..., cit., pp.
308-309. 6 Cfr. Introduction a PAuL or PeRGULA, Logica..., cit., p. XI. * P =
Padova. Biblioteca Universitaria, ms. 1123, ff. 9ba-10va; C = Roma, Biblioteca
Casanatense, ms. 85, ff. 55va-58ra. In questo apparato non sono segnalate le
trasposizioni e le varianti come ergo | igitur, iste / ille. Ho letto P in
microfilm negativo; si rilevano inter- venti in inchiostro più intenso sul testo,
non so se dovuti alla stessa mano dello scriba, o a mano differente; essi non
saranno tutti segnalati: noteremo eo) le cancellature, e le aggiunte in margine
o in interlinea (indicate con Pe). 1 termini] Incipiunt termini qui cum quibus
Termini P_2 composito +et C 39] -ginari’, ‘percipere’, ‘nolle’, ‘velle’,
‘possibile’, ‘impossibile’, ‘necessarium’ et ‘contingens’. Et sumuntur
propositiones in sensu composito quando aliquis praedictorum terminorum
praecedit totaliter DICTVM PROPOSITIONIS, ut ‘scio 4 esse verum’, vel finaliter
subsequitur, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et ista propositio ‘scio 4
esse verum’, et aliae consimiles quae sumuntur in sensu composito, sic
significat: Scio quod 4 est verum. Et ista propositio ‘impossibile est album
esse nigrum’ et sic singulis. Sed sumuntur propositiones in sensu diviso quando
aliquis istorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur inter
accusativum casum et infinitum modum, verbi gratia ‘4 scio esse verum’, ‘album
possibile est esse nigrum’, ‘aliquam propositionem du- bito esse veram’. Et
tales propositiones quae sumuntur in sensu diviso sic significant: ‘a scio esse
verum’ sic significat: illud quod est 4 scio esse verum; ‘album possibile est esse
nigrum’ sic significat: illud quod est album possibile est esse nigrum. Et ideo
tales propositiones sumptae in sensu diviso et in sensu composito sunt quasi
sibi invicem impertinentes, et in sensu diviso valet talis consequentia: ‘illud
quod est 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum’; et ista consequentia
simpliciter est bona: ‘hoc scis esse verum et hoc est 4, ergo 4 scis esse
verum’. Sed arguendo in sensu composito non valet consequentia, ut hic: ‘tu
scis hoc esse verum et hoc est 4, ergo tu scis 4 esse verum’, quia antecedens
est verum et conse- quens falsum posito casu possibili: posito quod 4
convertatur cum ista ptopositione ‘homo currit’ et posito quod tu videas
hominem currere, sed quod tu nescias pro certo an sit homo vel non, isto
posito, antece- dens est verum, videlicet ‘tu scis hoc esse verum’, quia ista
convertitur cum ista ‘tu scis quod homo currit’ et ista est vera, ergo et alia;
et altera pars antecedentis est vera, videlicet quod ‘hoc est 4°; et consequens
falsum, videlicet ‘tu scis 4 esse verum’, quia convertitur cum ista: ‘tu scis
hominem currere’, quia per casum est tibi dubium si sit homo vel non. Sed ad
concludendum propositionem in sensu composito oportet 3 possibile+et C 6
totaliter] totum C 10 propositio om P 11 sin- gulis] similibus C. sed om C
sumuntur-+autem C 12 istorum] praedicto- rum C 13 accusativum] aliquem (2) C_
16 significat+quod C 17-18 sicnigrum om P__ 20 suntom C etom C 21 illud] id C
23 sed+con- similiter C 25 tu om C quia om C_ 27 posito] pono P__28 nescias]
nesceas P__ 31 4] verum P homo C_ 32 videlicet] quod C 34 non+ Terminologia
logica della tarda scolastica 611 accipere utramque praemissarum in sensu
composito, sic: ‘scio quod hoc est verum et scio quod tantum hoc est 4, ergo
scio 4 esse verum?. Posito quod 4 sit altera istarum: ‘deus est’ vel ‘homo est
asinus’, et bene scias quod 4 sit altera istarum, et sit ista gratia exempli
‘deus est’, et lateat te quae istarum est 4 et consideres tu de istis, et scias
istas significare praecise primarie, isto posito sequitur ista conclusio: 4
scis esse verum, et tamen tu non scis 4 esse verum. Antecedens probo sic: hoc
quod est 4 scis esse verum, demonstrando istam ‘deus est’, ergo a scis esse
verum. Ista consequentia est bona, quia consimilis modus arguendi in sensu diviso
valet, et antecedens est verum, quia istam scis esse veram ‘deus est’ et ista
est hoc quod est 4, ergo hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis 4
esse verum; probo, quia non scis quod 4 est hoc verum ‘deus est’, quia latet te
per casum an 4 sit ista ‘deus est’ an ‘homo est asinus’, nec tu scis 4 esse
aliquod aliud verum per casum, ergo tu non scis 4 esse verum; ideo conceditur
conclusio. Et si arguitur sic: ‘4 scis esse verum, ergo tu scis 4 esse verum’,
negatur consequentia, quia ista possunt stare simul: 4 scis esse verum, et
tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum natura. Probatur sic. Ponatur quod «
sit ista propositio ‘deus est’ et quod tu scias istam, et quod tu non ctedas
aliquod 4 esse in rerum natura, tunc antecedens est verum ‘4 scis esse verum’;
probatur: illud quod est 4 scis esse verum, ergo 4 scis esse verum; antecedens
probo: istam ‘deus est’ scis esse veram, et haec est illud quod est 4, igitur
hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum
natura. Alia conclusio est ista de primo casu: tu dubitas 4 esse verum et tamen
nullum 4 dubitas esse verum; prima parts patet per ca- sum et secundam partem
probo, videlicet nullum 4 dubitas esse verum: quia nullum istorum dubitas esse
verum demonstrando istam ‘deus est” vel ‘homo est asinus’, et quodlibet 4 est
alterum istorum, ergo nullum 4 dubitas esse verum; consequentia patet et
antecedens homo C 34-35 oportet-praemissarum] requiritur quod utraque praemis-
sarum sumatur C_ 37 posito] supposito C 38 ista+gratia P—39te+ta- men C add et
delPest]lsitC =40isto+casuC 41siclsiC 42de monstrando-est’ del Pe 46 quia+tu C
48 an+haec C 49 verumi om C 53 scis] sis C esse-+verum C 55 tu om C 56
probatur] probo C 57 istam] ista C 58 illud] hoc C 59 natura+quia per casum tu
non credis quod aliquod 4 sit in rerum natura C 61 4+est tibi P per casum] ex
casu C 63 dubitas-verum] est tibi dubium CU istam] 612 Alfonso Maierà sequitur
ex casu. Ideo conceditur conclusio et negatur ista conse- quentia: ‘tu dubitas
4 esse verum, ergo tu dubitas 4 vel 4 est tibi dubium’, quia antecedens est
verum (‘tu dubitas 4 esse verum’, quia per casum tu nescis an 4 sit ista ‘deus
est’ vel ‘homo est asinus’, ergo tu dubitas 4 esse verum) et consequens falsum,
quod tu dubitas a, quia suum contradictorium est verum: ‘tu non dubitas 4°;
probatur, quia non dubitas illud quod est 4, quia non dubitas istam ‘deus est’
et haec est 4, ergo tu non dubitas hoc quod est 4. Similiter ista consequentia
non valet: ‘tu dubitas 4 esse verum, ergo 4 est tibi dubium’, quia antecedens
est verum, ut probatum est, et consequens falsum, videlicet ‘a est tibi
dubium’, quia ista non est tibi dubia ‘deus est’, et ista est 4, igitur 4 non
est tibi dubium. Ista conclusio est possibilis et sequens ex casu: 4 est scitum
4 te et tamen tu dubitas 4 esse verum: antecedens probatur, quia 4 est ista
‘deus est’ et ista est scita a te, ergo 4 est scitum a te, et conse- quens
probatur ut prius. Item sequitur: tu dubitas 4 esse verum et tamen tu non
dubitas aliquod 4; prima pars probatur ut prius et secundam partem probo, quia
tu non dubitas illud quod est 4, igitur tu non dubitas 4, quia tu non dubitas
istam ‘deus est’ et haec est 4, ergo tu non dubitas illud quod est 4; ideo
conceditur conclusio et conceditur ista: tu scis 4 et tamen tu non scis 4 esse
verum. Prima pars patet, quia tu scis hoc quod est 4, ergo tu scis 4; secundam
partem probo, quia tu non scis an 4 sit ista ‘deus est’ an ista ‘homo est
asinus’, ergo tu non scis 4 esse verum. Similiter ista est vera: 4 est scitum a
te et tamen non est scitum a te 4 esse verum. Et ista est vera: 4 scis esse
verum et tamen nullum verum scis esse 4, quia hoc verum non scis esse 4
demonstrando ‘deus est’, nec hoc verum ‘homo est animal’ et sic de singulis,
ergo nullum verum scis esse 4; nec aliquid scis esse 4, quia aliquam
propositionem nescis esse 4, ergo aliquid non scis esse 4; nec 4 scis esse 4,
quia 4 est ista ‘deus est’ et tu nescis istam esse 4, igitur 4 nescis esse 4,
et tamen haec est falsa ‘4 nescis istasC 64 velletC 68estozP. 69sit]scitP 72 quia2+tu C 73 hoc]
illud C 74 ista] haec C 75 dubium] dubia P est? om P verum-+ergo 4 est tibi
dubium quia antecedens est verum C 79 probatur] probo C.81probatur] proboC =
utormP = 85haeclistaC 88 4+et G 89 non scis] nes(c)is C an?] vel C 92 tamen om
P 93 de- monstrando+istam C verum+ demonstrando C 97 a+nec 4 scis esse idem
sibi ipsi 4 quia illud quod est 4 nescis esse 4 C 98 ipsi+a esse idem sibi
ipsi’. “A èsse verum est tibi dubium’: si concedatur, tunc sic: ista propositio
‘4 esse verum est tibi dubium’ convertitur cum altera istarum «deus est” esse
verum est tibi dubium” vel “‘homo est asinus’ esse ve- rum est tibi dubium” et
quaelibet illarum est falsa, ergo verum conver- titur cum falso: conceditur
consequentia et negatur antecedens; ante- cedens probo sic: ‘4 esse verum est
tibi dubium’ convertitur cum ista «deus est” esse verum est tibi dubium”, quia
4 est ista ‘deus est’, ergo si haec sit vera ‘4 esse verum est tibi dubium’,
haec foret vera “‘deus est’ esse verum est tibi dubium”: negatur quod istae
duae propositiones convertuntur. Contra: subiecta convertuntur, copulae et
praedicata convertuntur et propositiones sunt eiusdem qualitatis et
quantitatis, ergo convertun- tur. Dicendum quod regula non est generaliter
vera, quia oportet addere quod termini pro eisdem praecise supponant in una
sicut in alia. Nam ista consequentia non valet: ‘quilibet homo est unus solus
homo, ergo omnis homo est unus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur,
praedicata et copulae convertuntut etc. et propositiones non convertuntur, et
causa est, quia in ista ‘quilibet homo est unus solus homo’ li ‘homo’ supponit
pro masculis tantum et in alia ‘omnis homo est unus solus homo’ li ‘homo’
supponit tam pro masculis quam pro feminis, et ideo non convertuntur. Ideo, si
conceditur ista ‘4 esse verum est tibi dubium’, contra: nullum istorum esse
verum est tibi dubium demonstrando istam ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, a
est alterum istorum, ergo 4 esse verum non est tibi dubium: syllogismus in
quarto modo primae figurae; si negatur, contra: prima est universalis negativa
et minor est parti- cularis affirmativa particularem negativam concludentes, et
conclu- ditur directe, igitur etc. Pro isto negatur quod maior est universalis
negativa, quia hoc totum ‘nullum istorum est verum’ est subiectum ad li ‘est’
et est affirmativa, et negatur quod concluditur directe, quia 4 est ista deus
est et hoc est falsum quod tu nescis istam esse idem sibi ipsi C 103
antecedens! om C 104 probo] probatur C 109 convertuntur--et C. 111 quod+ista €
115 convertunturl+et P om C et2+tamen C 117-118 omnis-homo? om P__ 119 feminis]
femellis €121 esse verum om C 122 vel+istam Casinustet C_ 123 dubium+con-
sequentia est C 124 minor] secunda C est? om C 126 igitur + syllo- gismus C
isto+dicitur quod C est] sit C 128 et!+etiam € conclu- quia conclusio non fit
ex maiori extremitate et minoti tantum, sed de illis duabus et de parte medii
termini; ideo non concluditur directe. Capio istas quattuor propositiones:
‘homo est homo’, ‘homo est risibilis’, ‘homo est asinus’, ‘homo est rudibilis’;
capio tunc illas duas ‘homo est asinus’ et ‘homo est rudibilis’; munc istae
duae proposi- tiones convertuntur et una istarum est vera et alia falsa, ergo
verum convertitur cum falso; consequentia patet et antecedens probo, quia ista
convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur; consequentia patet, quia ex
opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis, quia sequitur: istae
propositiones non convertuntur, ergo non con- vertuntur cum aliquibus; ideo si
conceditur consequens, tunc arguitur sic: ex consequente sequitur quod ista
convertuntur, ergo significant praecise idem, ergo convertuntur inter se, ergo
sequitur conclusio probanda, quod aliquae propositiones convertuntur et tamen
una est vera et alia falsa. Capio istas tres propositiones: ‘deus est’, ‘deus
est’, ‘deus est’, quarum quaelibet significat praecise quod deus est, et arguo
sic: istae propositiones convertuntur, ergo quaelibet istarum convertitut cum
cum duabus istarum, sed omnis una est vera et omnes duae istarum sunt falsae,
ergo verum convertitur cum falso. Ad primum argumentum dicitur quando arguitur
sic: istae duae propositiones convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur,
negatur consequentia; nec sequitur: 1sta ‘homo est risibilis” convertitur et
ista ‘homo est asinus’ convertitur, ergo istae convertuntur. Eodem modo
respondendum est ad omnes tales conclusiones, quia si talis modus arguendi sit
bonus, tunc istae conclu- siones sequentes sunt verae, et omnes tales quarum
una est ista ‘hoc est aequale’ et ‘hoc est aequale’, demonstrato uno cui ipsum
primo ditur] concludatur €129 ex] de C 130 duabus] duobus P_131 ho- mo%est 07:
C 132 risibilis] risibile est C asinus+et C rudibi- listet C duas+
propositiones C 133 nunc] et tunc arguo sic C 134 alia+est C 135 quia om C 136
ista] istae propositiones C consequentia] consequentiam C 137 patet] probo C
139 arguitur] arguo C 140 quod 07 C 141 idem+consequentia patet per definitio-
nem istius termini converti tunc ultra ista significant praecise idem C ergo?+a
primo C 142 propositiones+inter se Cet tamen] quarum C 144 deus est*+deus est
deus est deus est in mg C 146 ergo om P quaelibet istarum] una vera illarum C
147 una+illarum C 149 dicitur om € duae propositiones om C 151 risibilis im mg
Pe om C 152: tales om C 153. conclusiones! +consimiles C 154 sunt] essent C 130
est inaequale, ‘ergo ista sunt aequalia’, negatur consequentia, et etiam ista
‘hoc est simile et hoc est simile, ergo ista duo sunt similia’, negatur
consequentia ista, et etiam ista: ‘hoc est immediatum et hoc est imme- diatum,
ergo ista sunt immediata’: non valent huiusmodi consequentiae, quia dicunt
quidam quod numquam convertuntur aliquae proposi- tiones nisi quando quaelibet
illarum convertitur cum qualibet illarum alia a se ipsa. La Contra istam responsionem
arguitur sic, et capio istas duas copu- lativas “ ‘deus est’ et ‘homo est’ ”, “
‘prima causa est’ et ‘risibile est’ ”; tunc arguo sic: istae duae copulativae
convertuntur et istae duae copu- lativae sunt istae quattuor propositiones,
ergo istae quattuor propo- sitiones convertuntur. Pro isto negatur quod istae
quattuor propo- sitiones sunt istae duae copulativae, sed istae quattuor
propositiones cum istis duabus notis et etiam cum actu animae sunt istae duae
copulativae, quia si conceditur quod aliquae propositiones convertuntur, quarum
non quaelibet convertitur cum qualibet istarum alia a se ipsa, sequitur talis
conclusio, quod quattuor propositiones convertuntur et nullae tres, et sint
istae quattuor: ‘homo est’, ‘risibile est’, ‘homo est asinus’ et ‘homo est
rudibilis’, tunc istae quattuor propositiones con- vertuntur, quia ‘homo est’
et ‘risibile est” convertuntur et aliae duae convertuntur, ergo istae quattuor
propositiones convertuntur, et tamen nullae tres convertuntur, quia istae tres
non convertuntur ‘homo est’, ‘risibile est’ et ‘homo est asinus’. Similiter
sequitur quod centum pro- positiones convertuntur; tamen nullae viginti, et sic
de aliis quod numquam videtur esse verum. gti Ideo pro secundo dicitur, captis
illis tribus propositionibus: ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus est’, conceditur
quod quicquid convertitur cum una illarum convertitur cum duabus illarum, et
hoc accipiendo illas duas divisim; et tunc quando arguitur: duae illarum
coniunctae sunt falsae, negatur, sed bene coniunctim sunt unum falsum et
propositio falsa et tres tamen illarum non sunt propositio; et non sequitur:
ista ‘deus est’ convertitur cum ista et cum ista, ergo convertitur cum duabus
illarum, negatur consequentia, et causa quare consequentia non valet hoc] homo
C 155 primo om €157 duo om C 161 qualibet] quae- libet P 168 istae? interl Pe
169 et om C 171 quaelibet+illarum EC 172 et+tamen C 173 tres+et nullae tres P__
quattuor+propositiones C est!1+homo homo est P est? om P 175
convertunturl+probatur C 176 istae om Cpropositiones] species P 182 conceditur]
concedo C quod om P 185 et? om C 187 cum?] tamen C cum3+cum Cest quia, licet
ista ‘deus est’ significet praecise sicut unam illarum per se et certum sicut
alia per se, non tamen praecise significat sicut illae duae significant, ideo
non valet consequentia. Album possibile est esse nigrum, et tamen impossibile
est album esse nigrum: prima pars probatur sic: hoc quod est album possibile
est esse nigrum, ergo album possibile est esse nigrum; et tamen impos- sibile
est album esse nigrum: probatur, nam ista est impossibilis ‘album est nigrum’
et ista praecise significat album esse nigrum, ergo impossibile est album esse
nigrum. Similiter eodem modo possunt probari conclusiones subsequentes,
videlicet: non currentem possibile est currere, et tamen impossibile est non
currentem currere. Et etiam: sedentem possibile est ambulare, et tamen
impossibile est sedentem ambulare. Similiter: falsum possibile est esse verum,
et tamen impos- sibile est falsum esse verum. Similiter: impossibile possibile
est esse, et tamen impossibile est impossibile esse possibile; possibile est
Socratem scire hoc 4 et possibile est Socratem scire hoc 5 et omne quod est hoc
4 est impossibile et omne quod est hoc d est impossibile, et tamen impossibile
est Socratem scire aliquod impossibile: sit 4 ista ‘homo est asinus’ et 4 ista
‘nullus deus est’, quarum utraque sic signifi- cat praecise, et pono quod
utraque illarum cras erit vera et quod Socrates sciat tunc utramque illarum,
possibile est Socratem scire utrumque istorum, demonstrando per li ‘istorum’ 4
et 5, et quodlibet istorum est falsum, et tamen impossibile est Socratem scire
aliquod falsum: pono casum praecedentem: isto posito sequitur: possibile est
Socratem scire quodlibet istorum, et quodlibet istorum est falsum, ut patet per
casum, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod falsum, quia ista est
impossibilis ‘Socrates scit aliquod falsum’ quae praecise significat Socratem
scire aliquod falsum, ergo impossibile est Socratem scire aliquod falsum. Possibile
est hoc 4 esse nigrum et omne quod est hoc 4 est album, et tamen impossibile
est album esse nigrum; sit tunc album aliquod album quod cras erit nigrum, tunc
sequitur conclusio. Socrates scit aliquid esse quod non scit esse: probo, et pono quod
aliquid sit 188 quare+illa C 189 unam] una C 190 certum (?)] tunc non C 195 nam
om C 197 similiter+et C 198 probari+omnes C 199 etiam+non C 206 impossibile!]
possibile C—aliquod om C impos- sibile2] possibile C 209 sciat] sciet C 212
sequitur om C 213-214 per casum] ex casu C 214 tamen 07m C ista] haec C 219-220
sit- nigrum om P 221 probo et in mg Pe pono] posito C aliquid] ali- 220
Terminologia logica della tarda scolastica 617 quod Socrates non sciat esse, et
quod Socrates sciat illud bene, tunc capio istam propositionem ‘aliquid est
quod Socrates non scit esse’; ista est vera, ut apparet; tunc arguitur sic:
Socrates scit istam ‘aliquid est quod non scit esse’, quae praecise significat
aliquid esse quod Socrates non scit esse, igitur Socrates scit aliquid esse
quod non scit esse. Si conceditur consequentia, tune sic: Socrates scit aliquid
esse quod non scit esse, ergo aliquid scit esse quod non scit esse: negatur
consequentia, quia arguitur a termino stante confuse tantum ad eundem terminum
stantem determinate. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram quam
non scis esse veram: pono quod aliqua propositio sit vera quam non scis esse
veram et quod bene scias istam; tune, posito casu: tu scis istam propositionem
‘aliqua propositio est vera quam tu non scis esse veram’, ergo tu scis qualiter
ista praecise signi- ficat, sed illa praecise significat unam propositionem
esse veram quam non scis esse veram, ergo scis aliquam propositionem esse veram
quam non scis esse veram. Pono quod non sint plures propositiones in mundo quam
istae duae ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’, quarum utraque est tibi dubia et
consideres de istis et scias istas esse propositiones contradicentes inter se,
et scias cum toto casu quod nulla contradictoria inter se contradicentia sunt simul
vera, isto posito, sequuntur conclusiones: tu scis aliquam istarum esse veram
et tamen nullam istarum scis esse veram. Prima pars probatur sic: tu scis
aliquam illarum esse veram, quia tu scis quod ista sunt contradictoria ‘rex
sedet’ et ‘nullus rex sedet’ et tu scis quod omnium contradictoriorum alterum
est verum, ergo alterum illorum est verum, ergo scis aliquam istarum esse
veram; et tamen nullam istarum scis esse veram: probatur sic, quia istam ‘rex
sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex sedet’ scis esse quis P 222
sciat!] sit P illud om C bene+aliquod esse C 224 esse+tunc C apparet] patet C
arguitur] arguo C Socrates scis in mg Pe 225 quod+Socrates C 226 Socrates!
inter Pe aliquid esse in mg Pe 228 esse?+Socrates C 232 istam] illud C tunc]
isto C 233 casu tu scis] capio C 234 tu! om C veram] tu scillam add et del P__
234-235 ergo-unam] quae praecise significat C 235 sed-significat in #g P° 237
non-veram] etc C 240 istas] ista C pro positiones contradicentes]
contradictoria contradicentia C 243 scist+ali- qua illarum P 244 Prima-veram om
P 245 contradictoria+demon- strando Cet interl P° 246 alterum] illorum est
alterum illorum adé et del P 247 ergo!-verum om P aliquam] aliqua C 248 sic om
245 618 Alfonso Maierù veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam istarum
scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram et tamen
nullam propositionem scis esse veram. Prima pars probatut ut prius, et secundam
partem probo, quia illam ‘rex sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex
sedet’ scis esse veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam propositionem
scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram, ut
probatur, et tamen quaelibet propositio est tibi dubia: probo, quia ista ‘rex
sedet’ est tibi dubia, et ista ‘nullus rex sedet’ est tibi dubia, et non sunt
plures illarum, ergo quaelibet propositio est tibi dubia. Et simi- liter, nulla
propositio est scita a te: probatur, quia ista ‘rex sedet’ non est scita a te,
nec ista ‘nullus rex sedet’ et non sunt plures istarum, ergo nulla propositio
est scita a te. Et sic probantur conclusiones aliae consimiles. IT* Incipit
tractatus de sensu composito et diviso Magistri Pauli Pergulensis. Termini cum
quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu composito, aliquando in sensu
diviso sunt! isti, scilicet scire, dubitare, intelligere’, ‘imaginari’,
‘percipere’, ‘velle’, ‘nolle’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’,
‘necessarium’ et consimiles. Et sumuntur propositiones in sensu composito
quando aliquis isto- rum praecedit totaliter dictum propositionis, ut ‘scio
esse verum’, vel sequatur finaliter, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et
ista propositio ‘scio 4 esse verum’ et alia consimilis quae sumuntur in sensu
composito sic significant quod ista propositio est scita a me sic significando:
4 est verum, et ista ‘impossibile est album esse CU 254 scis-veram om C 259
sunt înterl Po 261 suntom P_ 262 probantur+omnes C 263 consimiles+Expliciunt
termini cum quibus P Expliciunt termini cum quibus deo et mariae virgini
gratias amen (+die 112 lulij in meg) C. * Ho letto il ms. in microfilm. Ho
cercato di limitare gli interventi a quei casi che chiaramente li esigevano; i
risultati della lettura proposta, co- munque, non sono confortanti. 1 ssunt
775. 250 255 260 Terminologia logica della tarda scolastica 619 nigrum’ sic
significat quod ista propositio est impossibilis sic signi- ficando: album est
nigrum. Sed propositiones quae sumuntur in sensu diviso sunt quando aliquis
istorum terminorum mediat dictum proposi tionis et ponitur inter accusativum
casum e(t) istum modum mediatum, ut ‘4 scio esse verum’, ‘album possibile est
esse nigrum’, ‘aliquam propositionem dubito esse veram’; et istae propositiones
sic significant: ‘a scio esse verum’, id est, istam propositionem quae est 4
scio esse veram; ‘album potest esse nigrum’, id est, de re quae est alba potest
fieri res quae est nigra; ‘aliquam propositionem dubito esse veram?, id est,
aliquam propositionem quam ego dubito esse veram. Ideo tales propositiones
sumptae in sensu diviso sunt (f. 92vb) particulares et in hoc sensu tenet talis
consequentia: hoc 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum. Sed? ad
concludendum3 propositionem in sensu composito requi- ritur quod utraque pars
ipsarum sumatur in sensu composito, sicut: ‘scio quod hoc est verum et quod hoc
tantum est verum, ergo scio a esse verum’. Supposito quod 4 sit altera istarum
‘deus est’ vel ‘homo est albus’ et bene scias quod 4 est altera istarum, et 4
est ista, gratia exempli, ‘deus est’, sed lateat te tamen quae illarum sit a,
et consideres tu * de istis, et scias tu 5 ipsas sic[ut] praecise significare
et tamen hoc supposito quod omnis propositio de qua considerat aliquis quod
modo scit esse veram neque scit esse falsam quam scit de natura illi eidem (sit
dubia), illo casu posito sequitur conclusio ista: 4 scis esse verum et non scis
aliquod 4 esse verum, ergo 4 scis esse verum: conse- quentia est bona et
consimilis modus arguendi valet in sensu diviso, et antecedens est verum quia
‘deus est’ scis istam esse veram, ut patet per casum an 4 sit ista ‘deus est’,
neque tu scis 4 aliquod esse verum ut in casu supponitur, ergo tu non scis 4
esse verum: conceditur conclusio et sic $ arguitur: 4 scis esse verum et tamen?
4 non scis esse verum in rerum natura. Alia conclusio sequens ex eodem casu est
ista: tu dubitas 4 esse verum et nullum 4 dubitas esse verum. Prima pars patet
per casum, et quod nullum « est tibi dubium probatur sic: nullum illorum est
Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 34. excludendum 725. ut 75. ut 775. 6 scic m25.
? cum r25. U è Wa 620 : Alfonso Maierù tibi dubium, demonstrando istas duas
propositiones: ‘deus est’ et ‘homo est album’, sed quodlibet 4 est alterum
istorum, igitur quod- ‘homo est (f. 93ra) album’, sed quodlibet 4 est alterum
istorum, igitur quodlibet 4 est tibi dubium. Consequentia patet, et antecedens
sequitur ex casu: igitur conceditur conclusio et negatur consequentia ista,
videlicet: dubitas @ ergo® 4 est tibi dubium. Ista® consequentia est tibi
possibilis et sequens ex isto casu: ‘4 est scitum a te et dubitas (quod) 4 est
verum’. Secunda pars conclusionis satis patet, et quod 4 est scitum a te
probatur: quia hoc quod est 4 est scitum a te, ergo 4 est scitum a te.
Consequentia patet, quia talis consequentia valet in sensu diviso; et antecedens
probo: quia ista ‘deus est’ est scitum a te et ista ‘deus est’ est hoc quod est
a, ergo 4 est scitum a te: conclusio conceditur. . Item sequitur: tu dubitas 4
esse verum et tu non dubitas aliquod 4, igitur scitur quod tu scias 4 et tu non
scias 4 esse verum, et illa ‘a est scitum a te’ et ‘4 non est scitum a te esse
verum?, et illa ‘a scis esse verum’ et ‘nullum verum scis esse verum 4°, ‘non
aliquid scis esse 4°, ‘non 4 scis esse 4’. ‘A est verum’! et ‘4 est tibi
dubium’ convertitur cum alterà istarum: “deus est’ esse verum est tibi dubium”,
“‘homo est albus’ esse verum est tibi dubium”, ergo convertitur cum falso;
negatur quod “‘4 est verum’ tibi est dubium” convertitur cum altera istarum:
“deus est’ esse verum est tibi dubium”, “‘homo est albus’ esse verum est tibi
dubium”. Contra: si 4 est forte ista ‘deus est’, igitur si haec est vera: “ ‘4
est verum’ est tibi dubium”, haec forte est vera: “ ‘deus est’ esse verum est
tibi dubium”. Negatur consequentia, quia istae duae propositiones (non)
convertuntur. Contra: (f. 93rb) subiecta verbum (?) convertitur et possi- bile
et praedicata manent eadem et propositiones sunt eiusdem qualitatis et
quantitatis, igitur convertitur; argumentum non valet, quia istae duae
propositiones non convertuntur: ‘quilibet homo est unus solus homo” et ‘omnis
homo est nullus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur et copulae et
praedicata sunt eadem, (et) etiam propositiones sunt eiusdem qualitatis et
quantitatis. Et !! si concedatur “ 4 est verum’ est tibi dubium”, contra:
nullum istorum esse verum est tibi dubium; 8 vel ws. 9 Cfr. Termini cum quibus,
I, 1. 78. 10 Cfr. Ivi, 1. 99, Ivi, 1 120. Terminologia logica della tarda
scolastica 621 concedo istas duas propositiones: ‘deus est homo” et ‘homo est
asinus’, et 4 est alterum istorum, sic esse verum non est tibi dubium: negatur
consequentia. Contra: 4 est syllogismus in quarto primae figurae; quod non
dicitur quod hoc totum materialiter supponat istum est verum est subiectum in
minori, tamen idem totum est praedicatum in maiori et ideo non est syllogismus
in quarto primae. Capio !? istas quatuor propositiones: ‘homo est’, ‘animal
rationale est et ‘homo est asinus’ !3, ‘homo est risibilis’, et capio istas
duas pro- positiones ‘homo est’ et ‘homo est asinus’ et arguo sic: istae duae
convertuntur, et una istarum est vera et alia falsa, igitur etc.; patet conse-
quentia. Quia istae convertuntur probo, quia ex copulato sequitur oppo- situm,
quia sequitur: ista non convertuntur, igitur non convertuntur cum aliquibus; et
arguo ex consequente sic: ista convertuntur, ergo significant praecise idem;
consequentia patet per definitionem istius termini ‘converti’, et ultra:
convertuntur inter se, igitur a primo sequitur conclusio probanda, id est,
aliquae sunt propositiones convertibiles inter se, quarum una est vera et alia
falsa (f. 93va). Capio istas tres proposi- tiones ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus
(est), quarum una ex !* hoc numero praecise significat quod deus est; tunc
istae propositiones convertuntur, igitur quaelibet propositio quae convertitur
cum una istarum conver- titur cum duabus istarum et omnes duae istarum sunt
propositiones falsae et omnis una istarum vera est propositio, ergo vera
convettitur cum falsa. Ad! primum istorum arguitur: istae convertuntur, ergo
conver- tuntur. Quidam responderunt negando consequentiam, quia sequitur, ut
dicunt: convertuntur, igitur praecise 6 idem significant; et etiam!” eodem modo
respondent ad omnes tales consequentias consimiles, sci- licet: hoc est aequale
et hoc est aequale, demonstrato uno ante ipsum est inaequale, ergo ipsa sunt
consimilia: negarent consequentiam et etiam: hoc est simile (et hoc est
simile), igitur ista sunt similia, quia dicunt quod numquam est concedendum
quod aliquae propositiones convertantur nisi quaelibet illarum et quaelibet
alia a se ipsa conver- 12 Cfr. Ivi, 1, 131. 13 albus 775. 14 est 775. 15 Cfr.
Termini cum quibus, I, 1. 148. 16 precisse 775. 7 etiam et rys. 622 Alfonso
Maierù tantur, dum dicunt quod non sunt concedenda, aliqua sunt contra-
dictoria. Contra istam regulam atguitur sic: istae duae copulativae “deus est’
et ‘homo est’”, “‘capra est’, et ‘animal (est)””, istae quatuor propo- sitiones
!8 (sunt) istae duae copulativae, igitur quatuor convertantur et tamen
quaelibet istarum et non quaelibet alia a se ipsa convertitur. Pro !? isto
negatur: quatuor propositiones sunt istae duae copulativae, quia, si
conceditur, aliquae propositiones convertuntur. Similiter talis conclusio, quod
quatuor propositiones convertuntur et nec? sex nec xx etc. tamen istae (f. 93vb)
repios quia accipiuntur duae propositio- nes convertibiles et demum aliae duae
convertibiles et nunc quod nullae tres istarum sunt convertibiles et eodem modo
est de viginti et centum et mille quod non unus videtur etc. Ideo pro isto
argumento negatur ista consequentia: convertitur cum omnibus istis tribus,
igitur conver- tuntur cum duabus istarum, quia nullae tres istarum sunt
propositiones ut intelligibiles et falsae. Contra: ‘deus (est) nam convertitur
cum ista et cum ista, ergo 8! convertitur cum istis, cuius consequentia negatur
continue, et haec est causa quia non valet, quia licet ista ‘deus est’
significat praecise sicut istae videtur (?) per se et iterum significat sicut
ista alia per se, non praecise significat sicut istae duae, ideo conclusio non
valet: album 2 possibile est esse nigrum et impossibile est album esse nigrum;
prima pars probatur, scilicet ® quod est album potest esse nigrum, igitur album
possibile est esse nigrum; et impossibile est album esse nigrum: nam ista est
impossibilis: ‘album est nigrum’, quae praecise significat album esse nigrum,
igitur impossibile est album esse nigrum etc. a tractatus de sensu composito et
diviso parvus et utilis. en. 18 propositiones quatuor 775. 19 Cfr. Termini cum
quibus, I, 1. 167. 20 nec add ms. 21 conclusio (?) w25. 2 Cfr. Termini cum
quibus, I, 1. 192, 23 sic licet 775. I numeri rinviano alle singole pagine, il
numero in tondo indica che il termine ricorre una sola volta; il numero in
tondo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine ricorre una sola
volta e soltanto nelle note (es. 110 n.); il numero in corsivo indica che il
termine ricorre più di una volta nel testo, o nel testo e nelle note (es. 120);
il numero in corsivo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine
ricorre più di una volta soltanto nelle note (es. 130 x.); — il trattino unisce
numeri di pagine alle quali si fa un rinvio dello stesso tipo (esempi: 174 n.).
140-150, 151 n.154 n., 155-165, 166 n- NOMI DEI FILOSOFI I E DEI TESTI ANONIMI
Abbone (Fleury), Abelardo, v. Pietro Abelardo Adamo di Balsham
(Parvipontano) Adamo, L., Agostino,
Aurelio, ps. Agostino Alberico di Parigi Alberto Magno Alberto di Sassonia
Albertuccius, v. Alberto di Sassonia Albertus Parvus, v. Alberto di Sassonia
Alcuino Alessandro d’Afrodisia, Alessio Ammonio Anselmo d’Aosta ps. Apuleio di
Madaura Aristarco Aristotele Arnim Ars Burana Ars Emmerana Ars Meliduna Avetroè
Avicenna Bacone, Roberto, v. Koberto Bacone Bacone, Ruggero, v. Ruggero Bacone
Battista da FABRIANO (si veda) Baudry Becker-Freyseng Beonio Brocchieri
Bernardo di Chartres Bianchelli Billingham, R., v. Riccardo Billincham Bird, O.
20 n. Birkenmajer, A. 16 n. BochefiskiBohnerBOEZIO (si veda) Boh, I. 35 n. FIDANZA
(si veda) Borgnet Braakhuis Brandt, Brotto, Brown Buridano, G., v. Giovanni
Buridano Burleigh, W., v. Gualtiero Burleigh Busse Buytaert Campsall, R. di, v.
Riccardo di Campsall Carisio Carnap. Casari Cassiodoro Chenu CICERONE (si veda)
Clagett Colli (si veda), Consenzio, Copulata tractatuum parvorum logicalium”, Cosenza
Crisippo Curtius Pra (si veda) Deman “Dialectica Monacensis” Dick Diocle
Magnesio Diodoro Crono Diogene di Babilonia Diogene Laerzio Diomede Dionisotti Dodd
Donato Dorp Giovanni Dorp Diurr Dulong Du Marsais Dumbleton Giovanni Dumbleton Duns
Scoto Giovanni Duns Scoto Dziewicki Echard Eckert Ehrle Elie Emden Ermini Eudemo
Fabroni. Facciolati Fallacie Londinenses, “Fallacie Magistri Willelmi” “Fallacie
Parvipontane, Fallacie Vindobonenses, Federici Vescovini, Fernandez Garcia Filone
megarico Flasch Fornari Fracanzano Franceschini Frustula logicalia Gaetano da
Thiene Galili Garceau Gargan Garlandus Compotista Garvin Geach Gerberto
d'Aurillac Gerardo da CREMONA (si veda) Gerolamo Geyer Ghazali-al Giacomo
Veneto Gilson Giovanni XXI, v. Pietro Ispano Giovanni Buridano Giovanni Dorp
Giovanni Dumbleton Giovanni Duns Scoto Giovanni Duns Scoto Giovanni di
Salisbury Giovanni Versor Giovanni Wyclif Glorieux Glose in Aristotilis
Sophisticos elencos Glosule in Priscianum, v. Glosule super Priscianum maiorem
Glosule super Prisciamum maiorem Goffredo di Fontaines Gohlke Goichon Grabmann Green
Gregorio da RIMINI (si veda) GRICE, H. P., Gualtiero Burleigh Guglielmo di
Champeaux Guglielmo di Conches Guglielmo Heytesbury Guglielmo d’Occam Guglielmo
di Shyreswood Guglielmo Sutton Hadot Henry Hentisber, v. Guglielmo Heytesbuty
Hertz Heytesbury, W., v. Guglielmo Heytesbury Hoffmann, Hoffmans Holcot v.
Roberto Holcot Houde Hunt Introductiones dialetice secundum Wilgelmum
Introductiones Parisienses Isaac Isidoro di Siviglia Jeauneau Johannes Venator
Jolivet Keil Kindi-al Kneal Kneale [CITATO DA H. P. GRICE] Kretzmann [solo
filosofi] Kristeller Lacombe Lamberto d’Auxerre LANDUCCI (si veda) Bernardino di Pietro Lausberg Leclercq Lee Lefèvre
d’Etaples Lejewski Lesniewski Liber sex principiorum Licht Limentani Lindsay Logica
‘Cum sit nostraLogica Ut dicit’ Lohr Lukasiewicz Maier, Maierù Manthey Marciano
Capella Marco da BENEVENTO (si veda) Marinus de CASTIGNANO (si veda) Mario VITTORINO
(si veda) Marliani, Gerolamo Marliani, Giovanni Marsilio di Inghen Martin Martino
di Dacia Martino Molenfelt Mates Maulevelt, T., v. Tommaso Maulevelt Mazzetti McCall
Meiser MELANDRI (si veda) Menghus Blanchellus, v. Bianchelli Michele di Efeso Michalski
MINIO-PALUELLO (si veda) Molenfelt, M., v. Martino Molen- felt Momigliano Mommsen
Moneti Moody Moore Morgan Mullally Muzzioli Mynors Nagel Nagy NARDI (si veda)
NICOLETTI (si veda) Norberg, Notkero Labeone Occam, G., v. Guglielmo d’Occam
Ockham, W., v. Guglielmo d’Occam O’Donnel Offredi Otto Palemone Paolo da PERGOLA
(si veda) Parvipontano, v. Adamo di Balsham (Parvipontano) Pasquinelli Pavolini
Pelzer Perreiah Pertusi Petrus Lucius, Licht, P. de Pietro Abelardo Pietro
d’Ailly Pietro Elia Pietro Ispano (Giovanni XXI) Pietro Lombardo Pietro di MANTOVA
(si veda) Pietro di Poitiers Pinborg, Piper Platone Politi Pompeo Porfirio
Prantl PRETI (si veda) Price Prior Prisciano Probo Promisimus (glossa)
Pschlacher Quétif Quintiliano Radermacher Ralph di Beauvais Rashdall Reina Reiners
Riccardo Billingham Riccardo di Campsall Riccardo di Ferabtich Riccardo Rufo di
Cornovaglia Riccardo Swineshead Rijk Roberto Bacone Roberto Holcot Robertus
Anglicus Rodolfo Strode Roos, Roscellino Rossi (si veda) Roure Ruggero Bacone
ps. Ruggero Bacone Russell Sanuto Scauro Schepps Schmitt Scholtz Schum SERMONETA
(si veda) SERVIO (si veda) Sherwood, W. of, v. Guglielmo di Shyreswood
Silvestro da Valsanzibio, Ofm. Cap. Simone di Dacia Simone di Faversham Speranza,
Luigi, Spiazzi Steele Stefen Steinthal Strode, R., v. Rodolfo Strode : Sullivan
Summa Sophisticorum elencorum Summe Metenses Suppes, Sutton, W., v. Guglielmo
Sutton Swiniarski Synan Tarski Teofrasto Terenzio Termini cum quibus (trattato)
Termini qui faciunt (trattato) Thomas Tisberus, v. Guglielmo Heytesbury Aquino
Tommaso di Erfurt Tommaso Maulevelt Tractatus Anagnini Tractatus de
dissimilitudine argumentorum Tractatus de proprietatibus sermonum Tractatus de
significatione terminorum Tractatus de univocatione Monacensis Trinchero Tritheim
(Trithemius) Ugo di S. Vittore Valentinelli Venator, J., Johannes Venator
Verbeke Versor, J., v. Giovanni Versor Vettori, B. Viano Villier Vincenzo di
Beauvais Vyver Van Wadding Wallies Waszink Webb Weigel Weisheipl Wilpert, P.
Wilson Wittgenstein Wright Zamboni Zonta INDICE DEI MANOSCRITTI Cambridge,
Library of Corpus Christi Cracovia, Biblioteka Jagiellotiska Erfurt,
Wissenschaftliche Allgemein- bibliothek, Amplon Gottinga,
Universitàtsbibliothek, Theol. Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. Padova,
Biblioteca Universitaria Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. Roma, Biblioteca
Apostolica Vaticana, Vat. lat. Roma, Biblioteca Casanatense, Roma, Biblioteca
Nazionale Centrale « Vittorio Emanuele II », Sessoriano Venezia, Biblioteca
Nazionale Marciana, lat. TERMINI GRECI aSivatov v. impossibile &hndég v.
verum àvayxatov v. necessarium
àvarviimés resolutorius àErovyv àbprotos, v. Uvoua, pnua amoderere probatio
anépavorg enuntiatio àmbpaor (def.) negatio artogpatimde, v. \byoc Updpov
Buatpeore divisio Sua) verv resolvere Suvatév possibile Exdeows expositio
txtidectar expositio ivbeybpevov contingens Evbotov probabile inwvopia uatagao (def.
affirmatio satapatixòe, v. MbYoc xatmyopeiv
appel lare xatmyopia praedicamentum, appellatio Mextéy dicibile Mic mapà
tiv Méeuv dictio, locutio eros: -<). dmopartixoe A. xatagatimòe puépog Xbyov
oratio puépos, v. Adyog Bvopa.; -B. &bprotov nomen $poc . (def.) terminus mov tu quale
aliquid Tong idia, xow qua- litas mpoonvopetv 51 n.; v. appellare Tpoonvopia .;
-t. dvravariaotog ; -oyMua mig npoonyopias appellatio, vocabulum mpéodeois
appositio rpoconuatvev consignificare Tporaowe dueros ; «al età tporov Tpotkoen
praemissa, propositio pipa ; -f. &bprotov verbum onpaivev signi ficare
obuBorXov nota 636 cvurépacpa conclusio oivéecpos civdeoe compositio oyfua, v.
mpoonvopla v. li hoc aliquid tpérog
(def.) modus okotg dictio quo quvh vox TERMINI LATINI ablativus a. consequentiae a. in consequentia absolute,
v. supponere Absolutus, v. modalis, nomen, suppositio, terminus abstractum,
def. abstracta-concreta ex omnibus terminis concretis possunt abstracta capi, v.
terminus accentus acceptio, def. a. terminorum a. vocis a. disiunctim o
copulative (per copulativam propositionem) accidens a. sive forma a. Subiectum accidentia
adiacentia a. vocis secundum a. v. adiectivum, determinare, dicere, fallacia,
falsum, nomen, praedicare, praedicatio, significare, terminus accidentalis, v.
compositio, concre- tum, divisio, forma, nomen, pro- prietas, suppositio,
terminus Accipere 219 n.; a. in sensu compositionis 359 n.; a.
coniunctim-divisim 615; a. significative 219 n.; v. definitio, denominativum,
modus, usus Accusativus 347 n., 552 n., 553, 602, 610, 619 Adaequate, v.
significare Adaequatus, v. significatio, signifi- catum Adiacere, v. accidens,
appellatio, esse Adiacentia, v. coniungere, copulare, copulatio, definitio,
praedicare, VOx Adiectivatio 212 Adiectivum, def. adiectiva nominaliter vel
adverbiali- ter designata 533 7.; a. accidentis 171, 213 n.; a. nominis 336; a.
verbi 336; v. substantivatum Adiectivus, v. determinatio, dictio, nomen,
participium, terminus, verbum, vocabulum Adf-, v. aff- Adp-, v. app-
Adverbialis, v. determinatio, modus 638 Adverbialiter, v. adiectivum, capere,
significare, sumere, terminus Adverbium 48 n., 192 n., 211, 212 n., 227 n., 268
n., 294 n., 333 n, 334, 335, 336, 337, 338 n., 343 n., 346 n., 348 n., 353 n.,
354 n., 359, 369 n., 386-388, 391, 443 n., 453 n., 462, 515 n., 529, 537 n, 539
n.; adverbia componentia et personalia 212 n.; adverbia impersonalia 212 n.;
adverbia localia 212 n.; a. negativum 203 n.; adverbia numeralia 253, 271 n.,
284 n., 303 n; adverbia resolutoria 448 n.;_ a. temporale 212 n., 237 n., 336;
a. demonstrandi 406 n.; a. hortandi 336; a. negandi 460 n.; a. optandi 336; a.
qualitatis 212 n.; a. quantitatis 212 n.; a. similitudinis 270 n.; a.
determinativa compositionis 359 n; v. verbum Adversarius 491 n. Aequivoca
(nomina) 146, 485 Aequivocatio, def. v. fallacia Aequivocus, v. nomen,
praedicatio, terminus, aequivoca Affirmare 321, 479, 504 n., 521 Affirmatio 197
n., 203 n., 321, 330, 354 n., 441 n., 499 n., 503, 504 n., 544 n.; v. qualitas,
xxt&gaote Alienare 179 Indice dei termini latini Alienatio, def. 185 n.;
inoltre 109, 185 Alîetas, v. signum Amphibolia 511 n.; v. amphibologia
Amphibologia 512 n., 514, 526; ». amphibolia Ampliare 78, 94 n., 107, 139, 145,
146 n., 149, 151, 152, 162, 168 n., 169, 175, 177 n., 179 n., 186 n., 188 n.,
189, 190 n., 364 n.; a. copulative aut disiunctive, aut disiunctim aut
copulatim 188 n.; v. amplificare, verbum, vis Ampliatio, def. 170, 182, 186,
190, 599; inoltre 19, 44, 76-78, 86, 95, 139, 145, 146, 147, 148 n., 149 n,,
151, 152, 153, 154, 157, 162, 165, 168-170, 172, 175, 177 n., 178, 179 n., 182,
184 n., 185, 186, 188, 189 n., 192, 231 n., 232, 328, 346 n., 430 n., 599; a.
respectu suppositorum 170; a. respectu temporis 170; v. amplificatio,
appellare, appellatio, restrictio Ampliative, v. stare, supponere Ampliativus,
v. participium, praedi- catum, terminus, verbum Amplificare 175 n., 176 n.; v.
ampliare Amplificatio 175, 176 n.; v. ampliatio Analysis 396 n. Antecedens
(opp. consequens) 19, 101 n., 235, 237 n., 239, 243 n, 278 n., 286-n., 292 n.,
389 n, 393 n., 399 n., 428, 440 n,, 441, 443 n., 448 n., 449 n,, 461 n, 490 n.,
493, 494 n., 497, 518, 541 n., 542 n., 606, 610-614, 620 (v. oppositum); Indice
dei termini latini a. exponens 440 n.; a. (pronominis relativi) 285 n., 293,
434 n., 546 n., 561 n., 567, 568, 575, 576 Apparentia, v. causa Appellare, def.
87 n., 88 n.; -a. du- pliciter accipitur 98; -a. = esse commune 102, 103 n.;-a.
= prae- dicare 103 n.; inoltre 47, 49 n., 50 n., 53 n., 57, 58, 70, 71 n, 72
n., 84, 85, 87 n., 88, 89 n., 90, 91, 92, 93 n., 95 n., 98, 99, 100, 101 n.,
102, 103 x., 105, 106, 107 n., 108 n., 111-113, 116, 119, 128 n., 129 n., 130
n., 132 n., 151, 153 n., 168, 179 n., 225 n., 228, 342 n., 343 n., 393 n., 394
n., 578, 579 n., 598; a. ampliationem 118 n., 119; . complexionem 110; a. non
complexionem, sed formam lil n.; . conceptus 262 7#.; a. formam, def. 598; inoltre
84, 98, 99, 101 n., 106, 107, 109, 110, 115, 116, 117 n., 119, 175 n, 426 n.,
549, 577, 580, 581 n., 585, 586 n., 587, 598 (+. dictio, praedi- catum); a. hoc
aliquid 72 n.; a. individua 101 n.; a. rationem 84, 107, 113, 114, 116 n., 260,
261 n.; a. propriam rationem-omnes rationes 108 n.; a. substantiam 85 n. (v.
nominare); a. significatum formale 113; unum totum sub una significatione uno
nomine a. 56; res appellata 93 n., 97, 105 n.; v. instituere, institutio,
rpoomnyopetv Appellatio, def. 49 n., 86 n., 87, 89, p D PPDpp ap pp 639 90 n.,
94 #., 101, 103, 118, 207 n.; -a. dicitur quattuor modis 89 n.; -a. dupliciter
accipitur 98; -a. = proprietas praedicati 109 n.; inoltre 19, 44, 45, 47-49, 50
n., 58, 59 n., 68,70, 71-74, 75, 76-79, 80, 82, 83, 84, 85, 86-93, 94 n., 95,
97-99, 100, 101 n., 102-105, 106, 108 n., 109, 111, 112, 114- 116, 117, 118,
126 n., 128 n., 129, 130 n., 131, 132 n., 133, 135, 139, 147, 148 n., 149, 150
n., 151 n., 152, 153, 155 n., 157, 161 n,, 163 n., 164 n., 168, 172, 175, 182,
203 n., 221, 260 n., 347, 453 n, 572, 578; . alia discreta alia communis 95 n.;
. manerialis 0 simplex 81; materialis 81; personalis 95 n.; reciproca 49 n.; .
variata 47; . ampliationis, def. 119 n.; inoltre 118, 193; . dicti 124,
127-130, 150, 151 n, 349 n., 356; . dictionis 78 n.; a. enuntiabilis 129, 344;
» . formae, def. 119; inoltre 109, 116 n., 118, 120, 121, 122, 132 n,, 173,
578, 587 n., 598; . rationis, def. 107, 113, 572 n.; inoltre 108 n., 110, 114,
116 n., 120, 260 n., 562, 572, 578; . rationis vel conceptus 107 n.; .
suppositi 134; . temporis, def. 118 n., 572 n; inoltre 118, 572, 578, 580;
termini 88 n.; a. alia termini communis, alia ter- mini singularis 89 n.; 640
a. termini communis, alia pro ipsa re in communi, alia pro suis infe- rioribus 90
n.; vocum 93 n.; . per modum adiacentis, per mo- dum non adiacentis 106 n.; a.
pro formali significato, def. 111; a. pro ratione 111; sufficientia
appellationis 135 n.; ex figura appellationis 71 n.; sub figura appellationis
51, 71, 72; ex similitudine appellationis 72 n.; habere appellationem ab aliquo
59 n; v. restringere, tpoonvopia Appellativum, v. appellativus Appellativus 47
n., 58, 98 n.; appelativum 79 n., 97 n.; v. nomen, terminus Appellatum 73, 76
n., 77, 85, 86, 89, 93 n., 94, 95, 97, 101, 128, 131, 132 n., 133-137, 148,
156, 160 n., 168, 174 n., 223 n., 452 Di appellata dicuntur praesentia suppo-
sita 88 n.; a. praesens 96 n.; appellata praesentia, praeterita, fu- tura 95
n., 96 n.; appellata actualiter entia, tria habi- tualiter entia 136; sufficientia
appellatorum 135, 136, 167 n. Apponere 136, 157, 166 n., 167 n., 168 n., 170,
171, 203 n., 204 n,, 209 n., 223 n., 225 n., 259, 331 n., 344 n., 368, 519
Appositio 45, 176 n., 344; appositiones id est praedicata 352 n.; v. tphodeore
Appositum, v. appositus P » Indice dei termini latini Appositus=ex parte
praedicati posi- tus 157; appositum 160 n., 557 n.; a parte appositi 160 n.; ex
parte appositi 159 w., 160 n.; esse in apposito 209 n.; v. terminus Aptitudo
241 n.; v. nomen Arguens 437 n., 552 n. ‘Arguere cavillatorie 491 n.; v. forma,
modus Argumentare, v. modus Argumentatio 41 n., 395 #., 401 n. Argumentum, def.
398, 400; izoltre 290, 295 n., 386, 394 n., 398, 399-401, 415 n., 432 n., 440
n.,, 443 n., 447 n., 452 n., 461, 468 n., 480 n., 493 n., 494 n., 541 n,, 548
n., 558, 560 n., 562 n., 563, 575, 576, 578, 579 n., 614, 620, 622; a. notius
ac probabilius 399; solutio argumentorum 386 n.; v. enthymema, exemplum,
inductio, syllogismus Ars: -a. logica 218 n. (v. logica); . nova 15; . vetus
16; . disputandi 399 (v. disputare); inveniendi 395 n.; . iudicandi 395 n. (v.
iudicare); . resolvendi 395 n. (v. resolvere); . anche officium, sermocinalis
Articularis, v. nomen Articulatio, v. vox Articulatus, v. vox Articulus 48 7.,
49 n., 297 n. Ascendere 244 Ascensus, def. 239; inoltre 233 n., 239 n., 240
Assumere 439 n. Assumptio 398 n., 399 7. 2 pp ps so po Indice dei termini
latini Attribuere 339 n., 520 n.; a. coniunctim 521; a. coniunctim vel divisim
537 n. Attributio 208 n.; v. subiectus Auctores 413 Authentici 413 n.
Calculationes 427 Capere: -c. adverbialiter-nominaliter 466 n.; c.
exponibiliter 372 n.; c. modaliter 464 n.; v. abstractum Captio 444; v. modus
Casuale, v. casualis Casualis 45, 338 (v. inflexio, mo- dus); casuale 303 n.
Casus 172 n., 549 n.; v. accusativus, genitivus, nominativus, rectus,
obligatio, obliquus, verbum Categorema 215 n., 226 n., 228, 454 n., 486;
categoreuma 229 7. Categorematice, v. stare, sumere, te- nere Categorematicus
226 n. Categoreuma, v. categorema Categoria, v. praedicamentum Categorica 355
n., 420, 422 n., 482 n., 517, 538 n., 546 n.; c. implicita 129 n.; c.
simpliciter 421 n.; c. de inesse 403 n.; v. dictum, propositio Causa: -c.
apparentiae, def. 531; inoltre 280 n., 526, 527, 531 n.; c. deceptionis 527; c.
defectus, def. 528; inoltre 527; c. falsitatis 208 n., 475 n., 476 n, 527; 41
641 c. non existentiae, def. 527 n.; inol- tre 526, 527; c. veritatis, def. 473
(v. probare, probatio, propositi); -causae ve- ritatis sufficientes 476 n.;
izoltre 428, 429, 472-475, 476 n., 477-482, 488, 494, 495, 497 n.; v.
institutio, inventio Causalis, v. consequentia Cavillator 541 n. Certificabile
402 n.; v. probabile Coartare 139, 161, 163 n., 166 n., 169 n., 195 n.
Coartatio, def. 165 n.; inoltre 88, 139, 152, 159, 161; ». restrictio
Coartatus, v. suppositio Cohaerere, v. modus Cohaerentia 343; c. praedicati ad
subiectum 342; v. nota Cointellectum, v. connotatum Collective 256, 561; ».
praedicare, stare, tenere, verificare Commune, v. communis Communis 221 (v.
appellare, dictio, esse, nomen, ratio, suppositio, ter- minus, vox); natura
humana c. 370 n.; commune, def. 221 n.; inoltre 221 n., 370 n.; naturaliter
commune, def. 221; via a communibus ad propria 484 n. Comparatio 87 n., 92 n.,
293 n, 416 n., 562 n.; c. aequalitatis 266 n.; c. secundum excessum 266 n.; v.
distributio Comparativus 266 n., 270 n., 277, 284 n., 286 n., 293 n., 303 n.,
416, 424 n.; v. terminus 642 Complexio 110 n., 111 n., 197, 505; v. appellare,
dicere Complexivus, v. conceptus Complexum, v. complexus Complexus: -complexa,
incomplexa (designatio sophistica) 74 (v. con- ceptus, dictum, incomplexum,
ter- minus, vox); complexum 259, 371, 455, 462-464, 465, 467, 468, 469, 471,
577, 581, 598; v. connexum Componere 97 n., 198 x., 394 n., 407 n., 436, 440
n., 447 n., 482 n., 503 n., 504 n., 507 n., 513, 530 n., 533, 534 n.-537 n.,
538 n., 548 n., 591, 594 n., 597 n.; c. = definire, 506 n.; v. adverbium,
diversitas Componibilis, v. terminus Composita, v. compositus Compositio, def.
502 n., 512, 513 n., 516 n., 528 n.; inoltre 159 n., 167 n., 198, 199 n., 214,
225 n., 230 n., 319, 334, 335-337, 344 n., 346, 347, 349, 350, 351, 353 n., 354
n., 365 n., 369 n., 403 n, 407 n., 436, 456, 486, 490 n, 499, 500, 501,
502-508, 512 n., 513, 514, 515 n., 516, 521 n,, 522 n., 524-526, 528, 529 n.,
531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 542 n., 545 n., 547 n,, 548 n.,
550, 554 n., 558 n., 559 n., 566 n., 568, 591, 592-597, 599; . accidentalis 529
n.; . contingens 349; . duplex 507 n.; . formalis 486 n., 504; . indicativa vel
infinitiva 370; . materialis 486 n., 504; . necessaria 336; . simplex 507 n.,
548 n.; nnonanann Indice dei termini latini c. actus ut distantis 501; c.
intellectus 503 n., 504 n.; c. rerum o modorum significandi 500; c. sermonis
529 n.; c. terminorum 506 #.; c verborum 503 #.; c. secundum distantiam 502 7.;
secundum compositionem 381, 499, 523 n.; via compositionis 396 n.; v.
adverbium, consignificare, deno- minare, determinare, determinatio, dictio,
disponere, dispositio, falla- cia, forma, locutio, modalis, mo- dus,
necessitas, oratio, paralogi- smus, propositio, sensus, sophisma, oUvieog
Compositum, v. compositus Compositus 499; composita 366, 420, 505 n.;
compositum 198, 501 x.; v. conditionalis, copulativa, dictio, intellectus,
minor, modalis, nomen, oratio, prolatio, propositio, sen- sus, sermo,
subiectum, terminus Comprobare 395 n. Comprobatio 395 n. Conceptus 394 7.; c.
complexivus 214; c. complexus 417 n., 418; c. mentalis 220 n., 506 n.; v.
appellare, appellatio, ratio Concludere 43, 229 n., 275 n, 412 n., 428 n., 429
n.,, 441 n,, 446 n., 447 n., 461 n., 508 n.,, 515 n., 541 n., 610; c.
copulative-disiunctive 274 n.; c. directe 613, 614; c. divisim 508 n.; c.
formaliter 275 n. Indice dei termini latini Conclusio, def. 398, 400; inoltre
43 n., 45, 186 n., 210 n., 241 n., 329 n., 397, 410 n., 431, 435 n, 437 n.,
439, 442 n., 445 n., 450, 457, 485, 505 n., 522 n., 541 n, 603, 604-606, 611,
612, 614-617, 618, 619, 620, 622; v. cuprépacpo Concretum, def. 68 n.; c.
accidentale 66 n.; c. substantiale 66 7.; v. abstractum, terminus Conditio 375,
376, 380; conditiones contrariae, contradicto- riae, subalternae et
subcontrariae 371 n.; v. modalis, necessarium, nota Conditionalis 460 #., 518;
c. necessaria 380; c. de dicto et composita, de re et divisa 381; v. consequentia,
nota, propositio Conditionatim, v. descendere Confundere 149, 164, 177 n., 192
n., 210 n., 217, 222, 223, 230 n., 255 n., 260 n., 261, 265 n., 285 n., 286 n.,
291 n., 474 n., 486, 548 n., 577, 581 n., 582; c. confuse distributive 265 n.,
266 n., 283, 285 n.; c. confuse distributive mobiliter 302 n., 303 n., 575 n.;
c. confuse tantum 251, 252, 259 n., 267 n., 268, 284 n., 285, 286 n., 287, 291
n.-293 n., 294, 302 n., 304, 459, 562 n., 567 n.,575, 577, 585, 595; c. confuse
tantum —immobiliter 303 n., 304 n.; c. confuse tantum mobiliter 303 #., 304 n.;
643 c. distributive 265, 266, 284 n. 293 fi; c. distributive mobiliter 303 n.;
c. distributive mobiliter vel immo- biliter 585; c. immobiliter 233 7., 595; c.
immobiliter vel mobiliter 233 #.; c. mobiliter 233 n., 595; c. necessitate
signi 233 n.; c. sine distributione 260 n., 283 n.; c. sine distributione
confuse tantum 283 n.; potestas confundendi 260 n.; v. immobilitare, signum,
syncatego- rema, terminus, virtus, vis Confundibile 284 n.; c. non confusum-confusum
284 n.; v. terminus Confuse 217, 447; minus c. 233 n.; v. confundere,
consignificare, copu- lare, dictio, negare, significare, stare, supponere,
tenere, vis Confusio, def. 224; inoltre 73 n., 155, 157, 217, 221, 222-224,
231, 232, 234, 243, 247, 250, 254 n, 255 n., 258, 261 n., 272, 273, 276, 277,
284 n., 295, 300, 302, 306, 556 n., 562, 577, 578, 582, 391-593, 595 n., 596
n., 597 n.; . immobilis 596; . mobilis 596; . necessitate modi 233 n.; .
necessitate rei 233 n.; auferre confusionem 223 7.; v. modus, terminus
Confusivus, v.
signum, virtus, vis Confusum, v. confusus Confusus 217, 222; confusum 261 n.;
ononn 644 v. confundibile, copulatio, relativum, suppositio, tempus, terminus,
vox Congruitas 528 n.; c. intellectus 403 n.; Congruus, ». intellectus,
locutio, pro- positio Coniunctim 428, 508 n., 513, 537 n., 539 n., 570; v.
accipere, attribuere, descensus, intelligere, praedicare, subicere Coniunctio
49 n., 196 n, 197, 198 n., 202 n., 227 n., 355 n., 453 n., 503 n., 505 n., 507,
511 n., 512, 516 n., 522 n., 525 n., 533 n, 534 n., 539 n., 546 n., 550 n;
c. copulativa
147 n., 294 n.; c. copulativa vel disiunctiva 196 n., 537 1 c. disiunetiva 147
n.; . expletiva 330 n.; v. copula, nota, vis Cadunpee 203 n., 207 n., 393 n,
504 n., 505 n., 515 n., 532 n, 534 n., 535 n., 537 n., 539 n 576 n.; c. in
adiacentia-in essentia 203 n.; c. intransitive 205 n.; coniunctae (prop.) 615
Connexum 371; v. complexum, modus Connotare: -c. = secundario signifi- care 66;
inoltre 66 n., 104, 106, 111, 177 n., 183 n., 215 n, 388 n, 505 n., 599 n.; c.
accidentalem proprietatem 67 n.; . accidentaliter 67; c. passionem
propositionis 388 n., 389 n., 581 n., 585; c. qualitatem 66 n.; c. tempus 144
n. Connotatio 66 n., 67 n., 144; o D Indice dei termini latini . extranea 67
n.; . accidentalis proprietatis 67 n.; . temporis 144 n.; . verbi restricti 600
Connotativum 65 n.; v. nomen, ter- minus Connotatum 65 #.; connotata =
cointellecta 66 n. Conpraedicativum 230 n. Consequens 42 n., 235, 238 #., 239,
243 n., 278 n., 286 n., 292 n, 389 n., 393 n., 428, 443 n, 461 n., 493, 494 n.,
518, 520, 541 n., 542 n., 610-612, 614, 621; v. determinatio, fallacia, modus,
necessitas, oppositum, probatio Consequentia 18, 20, 39, 40, 41 n., 42 n., 107,
234, 235, 236 n., 239, 241 n., 243 n., 246, 253 n., 254, 258, 273 n.275 n., 278
n., 282, 284 n., 286 n., 345 n., 377 n, 381, 389 n., 420, 425, 428, 432, 436,
440, 442 n., 447 n., 449 n., 469, 472, 474 n., 477, 480 n, 481, 490 n., 493 n.,
494 n, 541 n., 544, 548 n., 550 n., 561, 564, 566 n., 567, 568, 569, 570 n.,
571, 572, 575, 576 n., 583, 584, 587, 588, 590, 610-615, 617, 620, 621, 622; .
formalis 418, 424 n., 428 n.; . materialis 235; . necessaria 377; . rationalis,
conditionelis, causalis 236; c. syllogistica 40; v. ablativus, inferentia,
necessitas, nota Consignificare, def. 144 n.; -c. est polisemis (!) 143;
inoltre 61 n., 82 n., 139, 141 n., 142, 143, popopno noann Indice dei termini
latini 144 n., 181 n., 198, 224, 225, 226 n., 228, 454 n., 503 n., 504 n., 598;
c. compositionem 501; c. tempus 140 n., 141 n.; c. tempus sine differentia 181
n., 215 n.; c. tempus confuse-determinate 209; tempus consignificatum in verbo
159; v. copulare, denotare, rpoconualvev Consignificatio: -c = secundaria si- gnificatio 140 n., 153; -c = modus significandi
190 n.; izoltre 17, 78, 87, 140, 142 n., 143, 144, 146, 147 n., 161, 166 n.,
167 n., 168 n., 169, 171, 172, 215 n., 452 n; c. varia 143; c. temporis 46,
140, 141 n., 181; c. verbi 159 n., 190 Consignificativas 226; v. dictio
Consignificatum, v. consignificatus Consignificatus, v. tempus; consignificatum
140 w., 159 n. Constantia, def. 236, 237 n., 274 n.; inoltre 148, 234, 236,
237, 273, 274, 429 n., 441 n., 443 n. (0. copulatim); . debita 274 n., 275 n.,
429 n.; . debita singularium 275 n.; . debita suppositorum 275; . sufficiens
236; . sufficiens suppositorum 274 n.; . singularium 275 n.; . singularium vel
suppositorum 274 n.; c. suppositorum 273 n.; c. subiecti 274 n., 436
Constitutio (=definitio) 506 n. Constringere 190 n. Constructio 338 n., 341 n.,
452 n.,, onpanonn 645 453, 515, 528, 529 n., 530, 531, 332, 333: ns c.
specialis 262 n.; quantum ad constructionem 338; secundum constructionem 339,
341; v. modalis, modus Construere 531 n., 553 n. Contingens 328; v. compositio,
mo- dalis, èvBeydpuevov Continuitas subiecti cum praedicato 167 n. Contractus,
v. falsitas, veritas Contradictio 444 n., 485, 486, 512 n.; v. oppositio
Contradictorium, v. probare, probatio Contradictorius, v. conditio Contrahere
151 n. Convenientia 87 Copula 41 n., 109 n., 179 n., 181 n., 184 n., 186 n.,
204 n., 214 n., 227 n., 229 n., 230, 247 n., 270 n., 291 n., 321, 336 n., 346,
355 n., 363 n., 365 n., 503 n., 613, 620; . principalis 270 n.; . simplex 363
n.; . verbalis 365 n.; . vocalis 214 n.; c. coniunctionis ‘et* 547 n., 558 n.;
a parte copulae 355 n.; ex parte copulae 321, 539 n.; v. determinatio, modus,
officium, syn- categorematicus Copulare: +c. = adiacenter signifi care 211; -c.
= significare simul esse 196 n.; inoltre 154 n., 195 n., 198 n., 202, 203 n.,
205, 207, 208, 209 n., 210 n., 211 n., 212 n, 213, 399 fi 305 n, 922 1 533 n.,
537 n., 538 n., 550 n.; c. intransitive=consignificare 205 n.; c. confuse 212
n.; onnn 646 . confuse et distributive 212 w.; confuse tantum 212 n.; .
determinate 212 n.; . discrete 212 n.; . personaliter 212 w.; . simpliciter 212
n.; in adiacentia, in essentia 203 n.; . tempus confuse-determinate 209 w.; .
modus, officium, significare, ter- minus Copulatim 188, 189 n.; c. cum medio (o
cum constantia) 274; v. ampliare, descendere, descensus Copulatio, def. 207,
209-212, 213; inoltre 19, 44, 91 n., 94 n., 153 n, 195-199, 201, 202, 203 n.,
204 n., 205, 206, 208-212, 213, 214, 260 n., 453 n., 533 n.; . sive impositio
195 n.; . confusa 211; . confusa distributiva 211; . confusa tantum 211; .
determinata 211; . distributiva 211 n.; . distributiva immobilis 211 n.; . intransitiva
205 n.; simplex aut personalis 212 n.; . adiacentiae 205 n.; . essentiae 203,
205 n.; . terminorum 516 n.; . verbi 210 n.; . secundum actum, secundum habi-
tum 210 n.; v. nota, officium, significare, vis Copulativa (prop.) 422 n., 432
n., 472, 473 n., 480 n., 486, 489 n, 491 n., 497, 615 (v. propositio); c.
composita 423 n., 424 n., 482 n. Copulative 188, 189 n.; v. acceptio, ampliare,
concludere, descendere, graonnnnnnn 00NnAnnnann5a0NnnN Indice dei termini
latini descensus, probare, significare, supponere, tenere, verificare
Copulativus, v. coniunctio, descensus, dictio, verificatio Copulatum, v.
copulatus Copulatus, v. descensus, terminus; copulatum 208 n., 211 w., 570 n.,
579 n., 621; c. ex terminis de praedicamento ‘ubi’et ‘quando’ 271 n. Deceptio,
v. causa Declarabile 402 n.; v. probabile Decompositio 502 n. Deducere ad
inconveniens 411 n. Defectus, v. causa Definire 396 n., 413 n., 451 n, 467 n.;
v. componete Definitio 55, 56, 57, 60 n., 61 n, 74, 91, 210 n., 379, 387, 409,
410, 413 n., 598; d. sive descriptio 468 n.; d. nominalis 65 n.; d. quid
nominis 65, 105; definitiones non secundum essentiam sed secundum adiacentiam
acceptae 61 n.; definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam secundum
formae adhaerentiam assignatae 60; v. constitutio, probare Definitivus, v.
oratio Demonstrare 268 n., 289 n., 398 n., 442 n., 443 n., 449 n., 459 n,
604-606, 611, 613, 614, 619, 621; v. adverbium, officium Demonstratio 397 #.;
d. a signo 444; d. quia 444 Demonstrativa (prop.) 411 n.; v. propositio Indice
dei termini latini Demonstrative, v. tenere Demonstrativum 409 n., 439, 445,
447 n., 449 n.; v. pronomen, re- solutio, resolvere Demonstrativus, v.
scientia, syllogi- smus, terminus Demonstratum 133 #. Denominans-denominatum 69
n. Denominare 97 n., 230 n., 355 7, 422, 425 n., 481; d. compositionem 353 #.;
v. denominans Denominatio 121 w., 405 n. Denominative 55, 59 n., 382 n.
Denominativum, def. 50; -d. multi- pliciter accipitur 64 n.; -triplicia sunt
denominativa 67 n.; inoltre 54 n., 59 n., 61 n., 64 n., 66 n, 67 n.,97 n.; v.
derivativum Denominativus, v. praedicatio, termi- nus, vocabulum Denominatum,
v. denominans, ter- minus Denotare 98, 115, 116, 117, 186 n., 202 n., 214, 229
n., 260, 360 n., 378, 502, 550 n., 590, 599 n.; d. sive consignificare 502
Derivativum 54 n.; v. denominativum Descendere 228, 235, 240, 241, 244, 253,
254, 256, 260, 262 n., 264 n.; d. conditionatim et disiunctim 278 n.; d.
copulatim 278 n.; d. copulative 241 #., 290, 299 n.; d. disiunctim 241 n., 242
n.; d. disiunctive 241 n., 242 n., 299 n.; d. nec copulative nec disiunctive 251 n.; .
difformiter 264 n.; . uniformiter 264 n.; . ad singulare 246 n., 272; . ad
supposita 260; ALALALA 647 d. ad universale 272; d. per disiunctivam propositionem
278 n.; v. propositio Descensus, def. 235; -d. est quadru- plex 238; inoltre
44, 232, 233-236, 237, 238, 240-242, 244, 245, 246, 249, 251, 253, 254, 257,
261, 262 n., 263, 264, 267 n., 272, 273, 274 n., 275, 278, 279, 281, 289, 301,
304, 546 n., 587, 596, 597 n.; d. coniunctim 290; d. copulatim 241, 299 n.; d.
copulative 241, 257, 473; d. copulativus, def. 238; inoltre 239, 586; d
copulatus, def. 238; d. disiunctim 241, 255, 300; d. disiunctive 241, 473; d.
disiunctivus, def. 238; inoltre 239, 586; d. disiunctus, def. 238; inoltre 239;
d. insufficiens, def. 240; inoltre 239, 240; d. sufficiens, def. 239; inoltre
240; d. difformiter et non uniformiter 282; d. ad inferiora 233, 468; d. ad
singulatria 260 n.; d. de copulato extremo 281; v. immobilitare Describere 402
n., 462, 467, 469, 470 n.; v. propositio Descriptio, def. 468; inoltre 395 n.,
440 n., 462 n., 467-469, 470, 471, 480, 482, 483; v. definitio Descriptibilis,
v. probatio Descriptibiliter, v. probare Descriptivus, v. oratio 648 Descriptum
440 n., 469 n.; v. pro- positio Designare 85 n., 103 n., 107 n, 134 n., 198 n.,
202 n., 375; v. adiectivum Designatum 74 Desinere 478 n., 482; ». incipere,
propositio Desinitio 416 Determinabile 112, 185, 539 n., 578, 588; d.
subsequens 533 n.; d. superius 184; v. terminus Determinare 145, 365 n., 371,
373 #., 403 n., 465, 471, 486 n., 529, 532 n., 551 n.; d. compositionem 336,
353 n.; d. inhaerentiam accidentis et subiecti 80; d. inhaerentiam praedicati
cum su- biecto 335; d. qualitatem 60; d. qualitatem circa substantiam 84 n.; d.
qualitatem agendi 343 n.; d. verbum 336; v. adverbium, vis Determinate, v.
consignificare, copu- lare, stare, supponere Determinatio 163, 178 n., 185, 187
n., 192, 229, 291 n., 333, 344 n., 363 n., 375, 376, 428, 481 n., 482 m., 484,
530 n, 534 n., 539 n., 547 n., 548 n., 563, 568 n., 571, 576, 583, 599; d.
adiectiva 159; d. adverbialis non modalis 358 n.; determinationes
adverbiales-nomina- les 334; d. intrasumpta-extrasumpta 375; d. superior 184;
Indice dei termini latini . compositionis 350; . consequentis 517; . copulae
355, 357 n.; dicti 390; inhaerentiae 333; . obliqui 159; . praedicati 339, 343,
517; . subiecti 230 n., 339; . verbi 348 n.; . modus, propositio Determinatuii,
v. determinatus Determinatus, v. ratio, significatio, suppositio, tempus,
terminus; determinatum 178 n., 261 n., 530 Dialectica, def. 400, 573 n.; -d.=
scientia disputandi ex probabilibus 399 n.; v. officium Dialecticus 398 #.;
dialectici 56 n., 144 n., 225 n. Dicere: - secundum accidens d. 57; . cum modis
331 n.; . de dicto 351 n.; . de re 351 n.; . non proprie 268 n.; secundum
complexionem 505 n.; . sine complexione 505 n.; v. modus, subiectum Dicibile
125, 126 n.; v. Mextév Dictio 63 n., 67 n., 72, 73 n., 77, 78 n., 86, 92 n, 94
n., 126, 134 n, 135 n., 140 n., 147, 162, 177 n., 197, 208, 212 n., 223 n.,
228, 248, 249 n., 251, 259, 266 n., 267, 274 n., 276, 277, 287 n., 29%, 320,
321, 381 n., 415, 416, 417, 422, 425 n., 432, 434, 435 n., 436, 442 n., 443 n.,
452, 453 n, 454 n., 467 n., 480 n.,, 481 n.,, 502, 505 n., 517 n., 518, 519,
521 n., 522 n., 523 n., 524, 527, 528 n.-530 n., 531, 532, 534 n., SÌ Pe pe RE
pd e aaa apaoa Indice dei termini latini 535 n., 536 n., 537 n.-539 n., 544;
adiectiva 110 n., 166 n.; adiectiva appellat suam formam 110 n. (v. appellare);
. communis generis 297 n.; . composita cum aliquo 535 n.; confuse posita 435
n.; confuse significans 223; . consignificativa 225 n.; . copulativa vel
disiunctiva 537 n.; . determinans compositionem 335; d. exceptiva 277, 290,
292, 303, 404 n., 421, 425 n. (v. exceptivus); d. exclusiva 249 n., 276 n.,
277, 291, 295 n., 303, 415, 421, 422 n., 424, 475 n., 535 n., 596 (v. exclu-
sivus); dictiones modales 277, 334; . officialis 453, 454 n. (v. officium); .
reduplicativa 303, 422, 424; . significans actus mentales 459; . significativa
208; . substantiva 110 n., 111 n.; . syncategorematica 229 n., 251, 283 n.,
336; extra dictionem 517 n.; v. appellatio, fallacia, figura, forma, locutio,
proprietas, significatio, subiectus, HE, puo Dictum, def. 123 n.; inoltre 45,
118, 123, 124, 125, 126 n., 127, 128, 129, 130 n., 151, 335, 347- 352, 354-356,
357 n., 358, 360, 361, 362, 363-367, 368, 369, 370, 371, 372, 374, 382, 389,
390, 455, 461, 462, 463 n., 464 n, 465, 467, 497, 518, 523 n. 534 n., 537 n.,
539 n., 545, 549, 551, 352, 355, 356, 259; 560 n., 562, 564, 565, 571, 574, 575
n., 577, 580-582, 584, 587, pp AAALALAALA DAALALALA 649 589, 591-595, 596, 598,
599, 603; . vel significatum 124 n.; . categoricum 471, 556, 590, 598;
complexum 598; . hypotheticum 471, 556; . multiplex 497 n.; . singulare 354 n.,
361; . verbale 591, 594; . propositionis, def. 123 n.; inoltre 124 n., 125, 341
n., 354 n., 359, 371, 490 n., 552 n., 553, 556 n, 559, 574, 577, 581, 602, 603,
610, 618, 619; v. appellatio, conditionalis, determi- natio, dicere, expositio,
minor, mo- dalis, oratio, propositio, sermo, significatum, subicere, supponere
Differentia 583 n., 598 n.; d. substantialis 506 n.; d. temporis 112, 181, 182,
184, 187. n., 189, 214; v. ratio Discrete, v. copulare, stare, supponere
Discretio 376; d. substantiae 71 n.; d. terminorum 393 Discretum, v. discretus
Discretus, v. appellatio, suppositio, terminus; discretum 220 n.; dupliciter
sumi- tur d. 220 n. Discontinuitas orationis 167 n. Disiunctim 188, 189 7; d.
cum medio 274; v. acceptio, ampliare, descendere, de- scensus, exponere
Disiunctio 196 n., 512, 516 rn. 522 n., 548 n., 554 n.; v. modus, nota,
significare Disiunctiva (prop.) 425 n. » 472, 650 475 n., 480 n., 482, 489 n.,
497; v. propositio Disiunctive 180, 189 n., 477, 480 n., 495 n.; v. ampliare,
concludere, descendere, descensus, probatio, significare, supponere, tenere,
veri- ficare Disiunctivus, v. coniunctio, descen- sus, dictio, verificatio
Disiunctum, v. disiunctus Disiunctus 548 n. (v. descensus, tet- minus);
disiunctum 570 n., 579 n. Disiungere 393 n., 537 n., 538 n. Disponere
compositionem 335 Dispositio 227, 335; d. compositionis 336, 504; d. tertiae
figurae 43 n.; v. modus Disputare 218 x., 452 n.; d. ex probabilibus 399; v.
ars, determinatio, disserere Disputatio 218 n., 437 n.; d. realis 394 n. Disputatores
413 n. Disserere idem est quod disputare 400 n. Distinctus, v. significatio,
suppositio Distrahere 178; v. terminus Distractivus 599 Distribuere 211 w., 233
n., 242, 243, 254, 255 n., 259, 279 n., 286 n.,, 287, 291 n-293 n., 295, 485,
548 n., 579 n.; habere naturam distribuendi 259; v. modus, vis Distributus, v.
suppositio, terminus Distributio 100 n., 108, 210 n., 224, 241, 254, 259, 295,
363 n., 474 n., 493 n., 548 n., 562 n., 576; d. per comparationem 259 n.;
Indice dei termini latini v. confundere, modus, subiectum Distributive, v.
confundere, copulare, negare, praedicare, stare, sumere, supponere, tenere, vis
Distributivus 234 n.; modo distributivo 262 n.; v. copulatio, signum,
suppositio, syn- categorema Diversitas componendi vel dividendi 507 n.; v.
relativum Dividere 504 n., 507 n., 513, 515 n., 533 n.-537 n., 548 n., 591, 594
n., 597 n.; v. diversitas Divise, v. significare Divisim 428, 508 n., 513, 537
n., 539 n., 570; v. attribuere, conclu- dere, inferre, intelligere, praedicare
Divisio, def. 516 n., 528 n., 529 n; inoltre 167 n., 337, 499, 501 n., 502,
503, 504 n., 507, 508, 511 n., 512 n., 513, 514, 516, 521 n. 522 n., 524-526,
528, 529 n, 531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 545 n., 547 n., 550,
554 n., 558 n., 591, 592, 593, 594; d. accidentalis 528 n.; secundum divisionem
381, 499, 523 n., 529 n., 537 n., 538 n., 542; v. fallacia, locutio, modus,
oratio, paralogismus, propositio, sensus, sophisma, Suatpeous Divisive 253,
561; v. accipere, stare, tenere, verificare Divisus 499; v. conditionalis,
minor, modalis, oratio, prolatio, proposi- tio, sensus, sermo, terminus
Duplicitas sophistica 75 Elenchus, v. ignorantia Enthymema, def. 401 n.;
inoltre 400 n., 401 n. Indice dei termini latini Enuntiabile 125-129, 130 n.,
154, 522 n., 551 n.; enuntiabilia insolubilia 126 n.; v. interrogabile, nomen,
praedicamen- tum, subiectum, verbum Enuntiare 49 n., 126, 133 n., 330
Enuntiatio 18, 49 n., 55 n., 73, 125, 126, 229 n., 230 n., 330, 341 n., 352 n.,
354, 499 n., 505; e. simplex-composita (hypothetica) 505 n.; enuntiationes
simpliciter 351, 352 n.; e. de inesse 345 n.; v. modus, pars, verbum, vis,
ambpavare, Mdyoc Esse: -e. actuale 177 n., 178 n.; e. commune 177 n.; e,
intelligibile 178 n.; e. potentiale 178 n.; ‘est’ secundum adiacens 198, 199,
203, 213, 237; ‘est’ tertium adiacens 198, 199, 200, 203, 204 n., 205 n., 213,
503 n.; v. appellare, modus, ponere, praedi- camentum, praedicare, significare,
subiectum, verbum Exceptiva (prop.) 373 n., 423 n, 432 n., 479, 480 n.; v.
propositio Exceptivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Excludere 454 n.
Exclusio 297 n., 435 n.; v. nota Exclusiva (prop.) 373 n., 432 #., 479 n., 480
n., 481; v. propositio Exclusivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Exemplum
400 n., 401 n. Existentia, v. causa Expletivus, v. coniunctio, propositio
Explicare 402 n.; v. propositio 651 Explicatio 590 Exponens (exponentes) 192 n.
250 n., 259, 275 n., 287 n., 292 n., 369, 409, 418-422, 424 n., 428, 430, 432,
433, 473 n., 475, 478, 479 n., 480 n., 481, 552 n. Exponere 84 n., 113 n., 179
n, 180 n., 186 n., 259, 270 n, 286 n., 287 n., 340 n., 342 n, 343, 402 n., 403
n., 407 n., 409 n., 410 n., 412, 413, 414 n., 415, 419 n., 422, 423 n., 425 n.,
426 n., 428 n., 429, 430, 433, 435, 437, 462, 464 n., 475 n., 476 n., 479 n-
481 n., 541 n., 546 n., 553 n. 582 n.; e. disiunctim 479 n.; e. de re, de sensu
340; v. antecedens, probare, propositio Exponibile, v. exponibilis Exponibilis
255 n., 330 n., 383, 402 n., 420 n., 574 (v. modus, propositio, terminus);
exponibile 19, 40, 402 n., 432 Exponibiliter, v. capere, probare, stare,
tenere, terminus Exposita (prop.) 421, 428, 432 n., 440 n., 480 n.; v.
propositio Expositio, def. 414; inoltre 39, 63 n., 185 n., 198 n., 259, 266 n.,
273, 276, 287, 409 n., 410, 412, 413, 415, 416, 418, 419, 421, 423, 425, 426,
427, 428, 429433, 434, 438 n., 440, 456, 467, 477 n, 478, 480, 482, 483, 486,
487, 541 n., 542 n., 546, 564, 590, 594 n.; e. propria, impropria 422; e. de
re, de dicto 343; v. syllogismus, &xdeowe Expositive, v. probare 652
Expositor 65 n., 413 #. Expositorie, v. probare Expositorius 442; ».
syllogismus Expositum 407 n., 432, 433; v. pro- positio Extrapraedicamentale
126 n. Extremitas maior, minor 614; e. propositionis 393 n.; v. extremum
Extremum 227 n., 496, 502 n, 538 n., 556, 559; e. propositionis 187 n., 355 n.;
e. propositionis categoricae 227 n.; v. descensus, extremitas, propositio
Fallacia, def. 527; inoltre 39, 72 n., 507, 508, 516, 517 n., 525 n., 529 n.,
531 n., 538 n., 543 n; . accidentis 439 n., 572 n.; . aequivocationis 454 n.; .
secundum aequivocationem 511 n.; . compositionis, def. 515 n.; inoltre 507, 508
n., 514 n., 525 n., 534 n.; f. secundum compositionem, def. 529 n.; f.
consequentis 472, 473, 474 n, 476 n., 477 n., 49 n., 495 n.; f. divisionis,
def. 515 n.; inoltre 507, 508 n., 525 n., 534 n.; f. secundum divisionem, def.
529 n.; f. figurae dictionis 550, 572 n. (v. figura); f. secundum univocationem
511 n.; f. secundum diversam partem (rela tum, tempus, modum) 511 n.; f.
secundum plures interrogationes ut unam 517 n.; v. modus Fallere 508 #.
Falsificare 486, 490 n. neh Indice dei termini latini Falsitas 476 n., 486, 499
n., 503 n., 504 n., 524, 589 n., 596 n., 597 n.; f. contracta 353 n.; f.
contracta fallibilis, infallibilis 353 n; f. simpliciter 353 n.; v. causa,
improbare, notitia Falsum 338 n., 339 n.; f-verum 345 n., 346 n.; f-verum =
accidentia propositionis 345 n.; v. modalis Figmenta animi 79, 80, 419 Figura
43 #., 72 n., 450, 502 n. (». appellatio); f. simplex, composita, decomposita
502 n.; f. (syll.) 396 n., 439 n., 443 n,, 449 n.; f. prima 437 n., 439 n., 442
n, 443 n., 613, 621; £. secunda 439 n., 442 n., 443 n, 449 n.; f. tertia 437,
438 n., 442 n., 443 n, 449 n. (v. dispositio); f. dictionis, def. 72 n., 78;
inoltre 72, 78 n., 146 n.,, 152, 208 n,, 414 n., 516, 526, 549, 572 (v.°
fallacia) Forma 15 n., 42, 59, 71 n., 81 n, 82, 88 n., 92 n., 98, 103, 104 n,
106 n., 109 n., 110 n., 149 x, 158, 163 n., 165 n., 170, 171 n, 199, 284 n.,
493 n., 506 n., 535 n.; quo est 81; " stauendì 558 n., 591; . compositionis
396 ds: £ dictionis 528 n.; f. accidentalis dictionis=significatum eius? 485;
f. loquendi 350; mmm Indice dei termini latini . praedicati 103 n., 457 n.; .
propositionis 418, 425 n.; . resolutionis 396 n.; . subiecti 457 n.; . termini
106, 137; . vocis 522 n., 531; . sive ratio a qua imponitur (no- men) 54 n.;
materia formata a forma 64 n.; de forma 440 n.; ratione formae 163 n.; sub
propria forma 98, 360 n.; v. accidens, appellare, appellatio, de- finitio,
nomen, praedicare, praedi- catum, significare, sumere, termi- nus, valere, vox
Formale 42 n.; f. propositionis 41 n., 42; f. in propositione 319; formalia
syllogismi 396 7. Formalis, v. compositio, consequen- tia, formale, logica,
principium, significatio, significatum, suppositio Fundamentum 199, 200, 203 n.,
204, 206; v. subiectum Futuritio 177 n. Ph Ph ihr i Genitivus 536 n. Gerundius
567 n., 575 n. Glossatores 413 n. Gradus, v. comparativus, positivus,
superlativus Grammatica, v. officium Habitualis, v. suppositio, suppositum
Habitudo 100 n., 101 w., 258, 454 n., 460 n.; h. terminorum 379, 395 n., 420;
v. necessitas, probatio Habitus, v. copulatio, modus, sup- positio 653 Hoc
aliquid 51, 72 n., 450; hoc aliquid-quale aliquid 72 n.; v. appellare,
significare, còSE cu Hypothetica 304 n., 355 n., 378, 421 n., 496 n., 517, 520,
538 n.; h. copulata 518; v. dictum, propositio Identitas, v. relativum
Ignorantia elenchi 509, 525 Illativus, v. terminus Immediatum, v. immediatus
Immediatus, v. propositio, syllogi- smus, terminus; immediatum 397 n.,
45Immobilis 240; v. confusio, copu- latio, suppositio Immobilitare 242, 243,
249, 257 n., 258, 266, 276 n., 278 n., 284 n.,, 286 n., 295 (v. vi: i. =
impedire descensum 304; i. confundendo 596 Immobilitatio 595 n. Immobilitare
242, 243, 249, 257 n., 266, 276, 278 n., 286 n., 295 Immobiliter, v.
confundere, stare, supponere, vis Impertinens 550 n., 571, 591, 603, 610; v.
terminus Impertinentia 518 n. Implicare 420; v. officium Implicatio 45, 159,
486 Implicativus, v. relatio Implicitus 420, 434 n.; v. categorica, negatio, propositio,
terminus Imponere 54 n., 60, 71, 83 n., 96 n., 108 n., 140 n., 214 n.,, 218 n.
261 n., 321; i. nomen 82, 93 n.; i. ad significandum 260; v. forma, intentio,
nomen 654 Impositio 46, 70, 83, 92, 93, 96, 108, 114, 140 n., 181, 195, 286 n.,
490 n.; i. primaria 476 n.; i. vocis 93 n.; secundum impositionem 490 n.; v.
copulatio, intentio, nomen Impositor 70 n., 82, 289 n. Impossibile 328, 331,
333 n., 439 n.; v. modalis, propositio, &SUvatov Impossibilitas 353 n.
Improbabile 400 Improbare 400, 437 n., 449 n, 457 n.; i. = ostendete falsitatem
propositio- nis 401 Improbatio 186 n. Inceptio 416 Incipere 290, 303 n., 478
n., 479; i. et desinere (incipit et desinit) 242, 259, 277, 287, 292, 303, 416,
419, 421, 422, 424, 426, 427, 429, 431, 432 n., 441, 442 n., 478, 479 n., 480
n., 481, 482, 486, 487, 578, 596 (v. propositio) Incomplexum, v. incomplexus
Incomplexus, v. terminus, vox; incomplexum 227 n., 468-471, 577; i.
significativum complexi 469 (v. complexus) Incompositum 506 n. Incongruus 45;
v. propositio Inconveniens, v. deducere Indefinita (prop.) 356 n. 401, 439, 442
n., 449 n.; v. propositio Indistinctio, def. 75; inoltre 74, 75 n. Individuum
94 7., 101 n., 133 n,, 221 n., 246 n.; v. appellare, nomi- nare Inducere 444
n.; i. formaliter 429 n. Indice dei termini latini Inductio, def. 401 n.;
inoltre 239, 274 n., 275, 400 n., 401 n., 429, 444 n., 485, 493; v. argumentum,
probare Inductive, v. probare Inesse, v. categorica, oratio, propo- sitio
Inferentia 231 n., 420 Inferior 103, 185, 220, 224, 236, 246, 406, 438, 441,
442 n., 597 n.; i. quidditative-essentialiter 184; v. inferius, pronomen,
terminus Inferius 90, 102 n., 103 n., 121 n., 174 n., 220 n., 233 n., 274 n,,
286 n., 406, 407 n., 409, 410 n., 436, 437, 442 n., 443 n., 506 n., 546 n.; v.
appellatio, descensus, probatio Inferre 399, 401 n., 428, 521; i. divisim 537
n.j i. fallaciter 520; i. formaliter 273 n., 275 n., 442 n;; i. resolutorie 444
n. Infinitare 320; v. negatio Infinitive, v. tenere Infinitivus, v. compositio,
modus, oratio, terminus, verbum Infinitus, v. modus, nomen, oratio, terminus,
verbum Inflexio casualis 82 7. Inhaerere 335, 502 n.; v. modus Inhaerentia 335
n., 504; i. modificata subiecti cum praedi- cato 336; . praedicati ad subiectum
377; . praedicati cum subiecto 346; . verbi 338; . determinare, determinatio,
nota, propositio Inopinabile 400 Insolubile 20, 40, 453 7. eee Indice dei
termini latini Insolubilis, v. enuntiabile, notitia Instituere 93 n.; i. voces
ad appellandum 93 n.; v. placitum Institutio 70, 93, 134 n., 221; i. voluntaria
70, 221 n.; i. ad placitum 104; i. vocum non ad significandum sed tantum ad
appellandum 93 n.; causa institutionis vocum 93 n. Intellectus 514, 516 n.,
517; i. compositus 504 7.; i. congruus 403 n.; in intellectibus 514; secundum
intellectuam 252, 513, 514 n.; v. compositio, congruitas, nomen, notus,
significatio Intelligere: -i. primarie, secundarie 69 n.; i. coniunctim 515 n.;
i. divisim 515 n., 521; terminus posterius intelligi 403 n.; v. modus
Intelligibile, v. esse, significare Intensissimum et remississimum 427 Intensio
542 n.; v. intentio Intentio 22, 145 n., 218 n., 226, 289, 394 n.; . = mana 394
n.; . animae 221 n.; . imponentis 70; . et remissio 416 n.; v. intensio,
passio, terminus Interiectio 48 n., 50 n, 227 n. Intermediare 552 n.; v. interponere,
mediare Interponere 348 n., 352, 517; v. intermediare, mediare Interrogabile
128 n., 129 n. Introductores 413 n. 655 Inventio 395 n.; causa inventionis
nominum 82; via inventionis 396 n. Inventor 70 Iudicare 396 n., 452 n.; i. de
veritate propositionis 460 n.; v. ars, scientia Tudicium 395 n., 434 n., 579 n,
583 n. Tungere 515 n. La, ». li Le, v. li Lectio 413 Li 296, 297; v. signum (s.
materia- litatis) Limitare 191 n., 192 n.; i. ad officium 402 n. Limitatio 191
x. Locus sophisticus 452 n. Locutio 435 n., 524, 537 n., 593 n.; |. congrua 435
n.; 1. multiplex 538 #.; 1 multiplex secundum compositio- nem et divisionem, o
in sensu composito, in sensu diviso 361; secundum locutionem o dictionem 507;
v. subiectum, MÉ1< Logica: -1.=scientia differendi 395 n; -l=scientia
rationis 396 n.; inoltre 42 n., 218 n., 221, 396 n. (v. ars); 1. antiqua 18,
28, 38; 1. formalis 42, 43; 1. moderna 18, 38; 1. naturalis 42; 1. nova 18; 1.
vetus 18; 1. fidei 42; 1. modernorum 18, 22, 25, 28, 44 656 Logicus 403 n., 502
n., 575 n, 594 n.; v. ars Loqui: -l communiter 334; 1. improprie 268; 1.
proprie 268, 454 n.; stricte loquendo 359 n; v. forma, modus, usus Ly, v. Maior
(praemissa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621 Manerialis, v. appellatio Maneries
77, 83 Materia: -m. termini 106; m. vocis 59 n., 531; ratione materiae 163 n.;
v. forma, vox Materialitas, v. signum .Materialis, v. appellatio, compositio,
consequentia, significatum, suppo- sitio Materialiter 227 n., 390, 504; v.
stare, sumere, supponere Maximae (prop.) 398, 468 n. Maximum-minimum 426, 427,
431 Mediare 369, 371, 549 n., 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 559, 574, 576,
581, 602, 610, 619; v. intermediare, interponere Mediatum, v. mediatus
Mediatus, v. propositio, syllogismus, terminus; mediatum 450 Medium, def. 237;
inoltre 234, 236, 237, 273, 299, 301 n., 397 n, 400, 406, 407 n., 429 n., 437,
438 n., 447, 450; v. copulatim, disiunctim Medius, v. terminus Mentalis, v.
conceptus, praecedere, propositio, terminus Indice dei termini latini Minimum,
v. maximum Minor (praemisa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621; m. composita-divisa,
de re-de dicto 536 n. Mobilis 234 n., 240; ». confusio, suppositio, terminus
Mobilitare 242, 249, 257 n., 258, 266, 276, 278 n., 286 n., 295, 575 n.; v. vis
Mobilitas 232, 234, 240, 242 Mobilitatio 596 n. Mobilitatum 242, 249, 257 n.,
258, 259, 266, 276 n., 278 n., 284 n, 286 n., 295 Mobiliter, v. confundere,
stare, sup- ponere, vis Modalis 330, 349 (v. determinatio, dictio, signum, terminus,
verbum); m. (prop.) 339 n., 342 n., 343 n, 344 n., 345 n., 346, 351, 352 n.,
354 n., 355 n., 359, 363 n., 364 n., 365, 372 n., 373 n., 381 n., 386, 403 n.
(v. modus, oratio, propo- sitio, quantitas); m. modo adverbiali, verbali, nomi
nali 359; modales improprie dictae, proprie dictae 389; m. absoluta 375, 376,
380; modales compositae 364; m. divisa 366; m. cum conditione 375, 376; m. de
dicto 150, 342 n., 352, 380, 537 n.; m. de re 340, 341, 342 n., 352, 357, 380,
512, 537 n.; m. de sensu 340, 342 n., 512; m. de sensu composito, de sensu di-
viso 388; m. de possibili et impossibili, de Indice dei termini latini
necessario et contingenti, vero et falso 362 n.; m. in sensu 338 n.; m. in
sensu composito 356 n.; m. in sensu diviso 361; m. quantum ad constructionem
338 n.; m. secundum divisionem 361; m. secundum sensum 340; m. sine aliqua
conditione-secundum conditionem 380; m. affirmativa est a compositione modi,
negativa a negatione modi 352 n.; dicimus qualibet modali tantum de dicto agi
344; m. nominalis est singularis 352 n. Modaliter, v. capere, probare, su-
mere, tenere Modernus, v. logica Modificare 369 n., 370; Moduli 329 n.; v.
modus Modus, def. 213 n., 329 n., 333, 335, 386, 390; -m. = determinatio 334;
-m. = determinatio adverbia- lis 334; -m. = determinatio com- positionis 361;
-m. = determinatio copulae 355 n.; -m. = determinatio praedicati 350; -m. =
determinatio verbi 333; -modi=differentiae entium, differentiae propositionum
363, 364, 382; -m.= dispositio 334; -m. = dispositio compositio- nis,
praedicati, subiecti 361 n.; -m. = medius habitus terminorum 337; -m. = pars
praedicati, subiecti 361 n.; -m. idest qualitas 334; -m. = qualitas praedicati
333; -m. = terminus determinativus connexi 371 n.; -m. proprie sump- tus,
improprie sumptus 387, 388; 657 -modi sunt sex 352 n., 385 ss.; -modi sunt
innumeri 358 n.; inoltre 43 n., 110 n., 151, 213 n., 328, 329-333, 334, 335,
336, 337 n., 338 n., 343, 345 n., 346, 347, 348, 351, 352 n-354 n., 355, 356
n., 357, 360 n., 361, 363, 365 n, 366 n., 367, 371, 373 n., 377, 378, 381 n.,
386, 387, 390, 391, 396 n., 403 n., 437 n., 442 n,, 450, 463 n., 502 n., 504,
518, 519, 521 n., 522 n., 523 n., 533 n- 539 n, 545 n-548 n. 549, 553 n., 554
n., 555, 556, 557 n., 558 n., 567, 570 n., 572 n., 573 n., 576, 579 n., 580,
581, 582, 586 n., 589 n., 593, 595 n., 596 n., 597, 599 n., 613, 619; m.
adverbialis 336, 338 n., 342 n., 348 n., 352 n.354 n. 358 n, 359 n., 555 n.; -
casualis 338 n, 342 n.; . verbi casualis 49 ns . exponibilis 589 (v.
exponibilis); . expressus 360; . infinitivus 339, 347 n., 354 n,, 465, 549 n.,
552 n., 557 n. (v. oratio); m. infinitus 553, 602, 610; m. magnus, m. parvus
333, 334; m. modalis 361; m. nominalis 336, 345 n., 348 n, 352 n.-354 n., 534
n., 555 n.; . participialis 555 n.; . regulatus 437 n.; . resolutorius 395 n.;
. verbalis 359 n., 555 n.; . accipiendi oppositionem 359 n.; . arguendi 177 n.,
275 n., 329 n 359, 441 n., 461 n., 528 n. 611, 614, 619; BBBBB BBBBBB 658
argumentandi 401 n.; . cohaerendi 343; compositionis 345 n., 519; confusionis
260, 261 n.; . confusionis non
distributivae 261 n.; specialis confusionis 262 n.; consequentis 329 n.;
copulandi 208 n.; dicendi 533 n.; distribuendi specialis 259; specialis
distributionis 416; . divisionis 519, 520, 534 n.; essendi 195 n.; . fallaciae
329 n., 454 n; . inhaerendi praedicatum cum su- biecto 335, 345 n.; m.
intelligendi 142, 195 n., 503 n.; ‘m. loquendi 79, 101 n., 476 n, 490 n., 602;
. communis loquendi 266 n.; . necessitatis 333 n.; nominandi 71; . opponendi
484 7.; . possibilitatis 347 n.; . praedicandi 105 x.; . probandi 329 n., 409
n., 444 n., 445 n.; m. probandi efficacior, m. probandi facilior 410 n. ; m.
probandi a posteriori 444 n., 445 n.; m. probandi per captionem 445 n.; m.
proferendi, def. 531; inoltre 527 n., 532, 544; m. proferendi compositim vel
divi- sim 531; m. proponendi 517 n.; m. propositionis 331 n.; m. propositionum
modalium 362 n.; m. rei 212; BBBBB BBBBBBBBBS BBBBBBS Indice dei termini latini
m. respondendi 484 n., 579 n.; m. scribendi 329 n.; m. significandi 80, 96,
142, 190 n., 195 n., 196 n., 202 n., 329 n, 348, 453 n., 501 n.-503 n., 531,
532, 533 n., 544 (v. compositio, consignificatio); m. significandi dependenter
502; m. significandi essentialis generalis 502 n.; m. significandi
grammaticalis 531 n., 532 n.; m. significandi logicalisi. 329 n., Salon m. significandi sive intelligendi
502 n.; m. supponendi 208 n., 345 #.; m. suppositionis 108 n.; m. suppositionis
non distributivae 261 n.; . syllogizandi 442 n.; a parte rei, a parte nostra
353; . in sensu 338; . in sensu, in voce 339; quantum ad constructionem 338; .
quantum. ad enuntiationem 338 n.; m. quantum ad sensum 338; m. secundum sensum
338 n.; m. secundum compositionem, secun- dum divisionem 520, 533 n.; m. fieri
cum distantia per modum generalis, per modum specialis 201 s.; per modum
disiunctionis 488 n.; habere modum in praedicato 333; ex patte modi 362 w.; v.
dicere, distributivus, fallacia, mo- dalis, moduli, negatio, proferre,
propositio, subiectus, suppositio, vis, tpéTtog BBBBBB Indice dei termini
latini Multiplicitas 488 n., 532 n., 535 n., 536 n.; m. actualis, def. 531 n.;
m. potentialis, def. 527 n.; v. oratio Naturalis, v. suppositio Necessitas 353
n., 375, 379; n. absoluta 378, 379, 380; . conditionata 379, 380; . respectiva
378, 379; . simplex 379; temporalis 379; compositionis 501 n.; consequentiae
379, 380; . consequentis 379, 380; . habitudinis terminorum 501 n.; . totius
vel alterius partis temporis 379; n. ex suppositione 379; v. confundere,
confusio, modus, no- men, nota, suppositio, tenere Necessarium, v. necessarius
Necessarius, v. compositio, conditio- nalis, consequentia, propositio;
necessarium 328; n. absolute, sub conditione 380 (v. modalis, propositio,
&vayxatov) Negare 255 n., 276, 298 n., 318, 319, 321, 331 n., All n., 436
n, 475 n., 486, 493 n., 504 n., 520, 576 n., 612, 613-615, 621, 622; n. confuse
distributive 276; n. confuse et distributive vel univer- saliter 321; v.
adverbium, negatio Negatio 42 n., 160 n., 186 n., 197 n., 203 n., 214 n., 224,
249, 251, 255 n., 259 n., 265 n., 266 n., 270 n., 271 n., 276, 283 n.286 n.,
291 n., 292 n., 295 n., 318-321, 330, BppPpDbpPbEDD 659 331 n., 332 n., 348,
354 n., 359 n., 363 n., 400 n., 436 n., 437 n,, 442 n., 454 n., 460 n., 473 n,
475, 481 n., 486, 499 n., 501, 503, 504 n., 539, 544 n., 546 n., 548 n., 583;
n. exercita 255 n., 318, 320; negationes implicitae 321; n. inclusa 270 n.; n.
infinitans 258, 265 n., 320, 321, 539; n. negans 258, 259 n., 270 n., 284 n.,
319, 321, 539, 540; n. praecedens 250 n., 362; n. simplex 347; n. modi 354 n.;
v. modalis, particula, qualitas, termi- nus, virtus, vis, &Ttdgaote
Negative, v. tenere Negativus, v. adverbium Nomen, def. 49 n., 50 n., 53;
inoltre 47, 48 n., 49 n., 50, 52 n., 53, 54 n., 55 n., 56, 57, 58, 59, 60, 61
n., 65, 69, 70, 76 n., 79, 80, 81 n., 82 n., 83, 84 n., 89 n, 92 n., 93 n., 95,
96 n., 97, 98, 102 n., 103, 108 n., 129 n., 132 #.., 141 n., 146 n., 148, 149,
150 n,, 168, 171, 176 n., 187 n., 192 n, 202 n., 203 n., 209 n,, 210 n, 218 n.,
222 n., 223 n., 225 n, 227 n., 228 n., 244, 246 n., 262 n., 270 n., 294 n.
absolutum 65, 451 n.; n. accidentale 153; 660 n. adiectivum 80 n., 157, 207 n,
208 n., 211, 212 n., 213, 334 (v. adiectivum, qualitas); n. aequivocum 133 n.,
485 (v. aequi- voca); n. appellativam 48, 49 n., 50 n. 32; ST; 73; "TI;
78, 95; II; B 99, 100 n., 102, 128 n., 147-149, 150, 404; '. nomina articularia
86 n., 131 n., 155; commune 52 n., 97 n., 102, 133 n.; compositum 505 n.;
connotativum, def. 65; generale 222 n.; impositum 65 n., 82 n.; infinitum 320,
435 n.; numerale 223 n.; obliquum 157; proprium 48, 49 n., 50 n., 72 n, 84 n.,
97 n., 98, 100 n., 127, 128 n., 246 n., 314 n., 404, 438 n.; relativum 541 n.;
n. significativuam et appellativum, significativum non appellativum,
appellativum non significativum eh n. substantivum 59, 192 n., 207 n., 208 n.,
211, 212 #.; n. sumptum 59, 60, 209 n. (v. sumptum); n. syncategorematicum 228
n.; nomina synonyma 117 n.; n. verbale 49 n.; n. accidentis 208 n.; n.
enuntiabilium 343 n., 382 n.; n. existentiae rei-non existentiae rei 339 ni; .
figmentorum 82 (v. figmenta) formae 59; . intellectus 339 x.; . necessitatis
331 n.; BPPDDBPPEP p PEPD Indice dei termini latini . officii 451 n.; .
orationis 339 n.; . possibilitatis 331 n.; praesentium vel existentium 95;
propositionis 338 n.; rerum 218 n.; secundae impositionis 343 n., 382; .
subiecti 208 n.; . substantiae 451 n.; nomina aptitudinem remotivam no- tantia
149 n.; nominis participatio 54; qualitas nominum 50 #.; nominis transfiguratio
54; dare nomina 82 n.; participare re, participare nomine 54; v. appellare,
appellatio, inventio, offi- cium, quid, virtus, $voua Nominales 141 Nominalis,
v. definitio, determinatio, modus Nominaliter, v. adiectivum, capere, modus,
quod, significare, sumere, tenere Nominare 60 n., 61, 62 n., 70, 71 n., 79 n.,
80, 82, 84, 85, 120 n, 205 n., 225 n., 344, 394 n.; n. idest appellare
substantiam 84 n., 85 (v. appellare); n. substantiam 60, 79 n., 82 n.; n.
individua 80, 81 n.; n. speciem 81 n. Nominatio 70, 71, 74-76, 80, 82, 83, 84,
131 n., 201, 202 n.; ex similitudine nominationis 71 Nominativus 347 n., 502;
v. rectus Nota 185 n., 204 n., 206, 333, 394 n. (1. obpporov); n. conditionalis
277, 459; n. conditionis 42 n., 304 n.; n. cohaerentiae 457 n.; BHEPBEPPBED
Indice dei termini latini n. coniunctionis 547 n., 550 n. 594 n.; n.
consequentiae 292 n.; n. copulationis 197 n., 447 n., 538 n., 554 n.; .
disiunctionis 447 n., 594; . diversitatis 223 n.; . exclusionis 299, 537 n.; .
inhaerentiae 457 n.; . necessitatis 333 n.; . rationis 304; n. reduplicationis
481 n. Notior, v. notus Notitia: -n. insolubilis 595 n.; n. terminorum 410 x.;
n. veritatis vel falsitatis 403 n. Notus, v. argumentum, probare, pro- positio,
terminus; notior (notius) 397 n., 406 n.; notiora et priora apud nos, apud
naturam 411 n.; n. per sensum vel intellectum 406 n. Numeralis, v. adverbium
DIPDDODD Obligatio (obligationes) 20, 30, 42 n.; casus obligationis 563;
Obligatorius, v. verbum Obligatus 42 n. Obliquitas 347 n. Obliquus 86 n., 279,
287 n., 547 n.; v. determinatio, nomen, subiectum, verbum Obscuritas 259 n.
Officiabilis, v. officialis Officiabiliter, v. officialiter Officiale, v.
officialis Officialis 226 n., 451 (v. dictio, pro- batio, significatum); o.
(prop.) 456 n. (v. propositio); 661 o. (terminus) 451 n., 456 #., 468 n. (v.
terminus); officiale 402 n., 454 n. Officialiter 451, 467; v. probare, pro-
batio, propositio, stare, sumere Officians (officiantes) 440 #., 461 n., 469, 557 n.; v. propositio
Officiare 372 n., 461, 462, 464 n., 469, 552 n., 557 n. Officiata (prop.) 440
n., 456 n, 461 n., 469; v. officiatum, pro- positio Officiatio 410, 456, 480,
482, 483 Officiatum 440 n.; v. officiata Officium 226, 402 n., 451, 452, 453
n., 454 n., 460; . artis 452 n.; . copulae 204; . copulandi 204; . copulationis
204; . demonstrandi 454 n.; . dialecticae 452 n.; . dictionis 453 n.; . docendi
452 n.; . doctoris 451 n.; grammaticae 452 n.; . implicandi 453 n.; . mentis
277, 459; . nominis 132 n.; praepositionis 454 n.; referendi 453 n.;
substantivi verbi 205 n.; . vocis 453 n.; . limitare, nomen Opponens 452 n.
Opponere 411 n.; v. modus, oppo- nens Oppositio 345 n. (v. modus); o.
contradictionis 331 Oppositum 411 n., 483 n., 54i n, 614, 621; soo0900L9ILLI.L
LIO 662 o. antecedentis, consequentis 436; o. propositionis 477; v. probare,
probatio, propositio Oratio 18, 94 n., 126, 127, 129 n., 136, 200 n., 203 n.,
218 n., o. composita, def. 528; inoltre 285, 505 n., 508 n., 515 n., 517, 527
n., 531 n., 533 n., 536 n., 537 n, 538 n.; o. composita ex syncategoremate et
termino communi 283 n.; o. coniunctiva 581; o. definitiva vel descriptiva 467
n.; o. divisa, def. 528; inoltre 508 n., 527 n., 531 n., 533 n., 536 n- 538 n.;
o. infinita 467; o. infinitiva 356, 462-464, 555 n. 581; o. modalis, de inesse
354 n.; o. multiplex ex compositione et di- visione 529 n.; o. multiplex
secundum actualem multiplicitatem et ’potentialem 532 n.; o. simplex 505 n.; o.
sophistica 516 n.; o. subiecta (=dictum) 341 n.; o. infinitivi modi 363 n.; o.
de re, de dicto 534 n.; v. discontinuitas, nomen, pars, si- gnum, syncategorema,
terminus, bros Orator 398 n. Ordinare 211 n., 361 Indice dei termini latini
Ordinatio 452 Ordo, v. probare Paralogismus 515 n., 519 n., 525 n.,, 533 n.,
534 n., 537 n.; p. compositionis 533 n.; p. divisionis 533 #.; p. secundum
compositionem 516 n.; p. secundum abundantiam et defec- tionem 515 n.
Paralogizare 522 n., 537 n. Pars: -p. enuntiationum 393 n.; p. orationis 48 n.,
49 n., 50 n., 211, 225 n., 226 n., 287, 289, 446 n., 447 n., 506 n., 521 n.,
523 n.,, 533 n.3 p. propositionis 393 7.; v. copula, modus, praedicatum, subi-
cere, subiectum, supponere, suppo- situm, vox Participialis, v. modus
Participium 48 n., 49 n., 90 n, .; p. = participiale verbum vel casuale 49 n.;
verba casualia id est participia 93 n; p. adiectivum 117 n.; p. ampliativum 599
n. Particula: -p. negativa 331 n.; p. negationis 331 n. Particularis (prop.)
356 n., 362, 363 n., 373 n., 401, 412 n, 439, 444, 449 n., 476 n., 613; v.
propositio, signum Parva logicalia 18, 44 Indice dei termini latini Passio
animae 394 n., 503 n; v. intentio Pertinens, v. sensus Peiorem (regola del) 327
Perfectio 528 n. Personaliter, v. copulare Personalis, v. adverbium,
appellatio, copulatio, suppositio Persuasibile 402 n.; v. probabile Placitum:
-ad placitum 106 n. 476 n.; ad placitum instituentis 63 n.; ex placito
instituentium 221 n.; secundum placitum 141 n.; v. institutio, significare, vox
Ponere in esse 366 w., 565 n., 566 n., 574, 582 n., 584; v. praedicamen- tum
Positivus gradus 276 n. Possibile 328, 331, 333 n.; v. mo- dalis, propositio,
Suvatév Possibilitas 331 n., 353 n; v. modus, nomen, privatio Posterius, v.
intelligere, prius Postponere 523 n., 579 n. Potentiale, v. esse Potestas, v.
confundere Praecedere 369, 546 n., 559, 561 #., 571, 575, 576 n., ST7 n., 581
n. (v. negatio); p. simpliciter 555 n., 556; p. totaliter 370 n., 371 n., 372,
545 n., 547 n., 549 n., 551 n,, 552 n., 553, 556 n., 573, 581, 602, 603, 610,
618; p. vocaliter 403 n.; non p. in voce vel in scripto, sed . in
significatione 463 n.; Praedicabile, v. praedicabilis Praedicabilis: -res p.
211; praedicabile v. probatio,: terminus Praedicamentum 105 n., 201 n. 202 n.,
260 n., 414 n.; p. enuntiabilium 126 n.; esse in praedicamento 52 n.; esse de
praedicamento substantiae 111 n; esse in praedicamento qualitatis 52 n., 66 n.;
esse in praedicamento quantitatis 66 n.; esse in praedicamento relationis 501 n.; esse in praedicamento
substantiae 52 n., 66 n; in praedicamento ponere 60; v. copulatum,
extrapraedicamentale, significare, xxtnyopla Praedicare 52 n., 55 n., 57, 60,
61 n., 92 n., 98, 102 n., 103, 104, 109 n., 156, 176 n., 203 n.205 n., 206, 219
absolute 375; accidentaliter 204 n.; collective, distributive 522 n.;
coniunctim, divisim 519; de subiecto 57, 61 n.; ‘esse’ confuse, determinate 210
n.; in adiacentia 61 n., 204; in essentia 61 n.; principaliter, per accidens
204 n.; secundum adiacentiam 61 n.; p. solam formam 92 n.; p. tertium adiacens
213 n., 230; v. appellare, modus, praedicatum, subicere Praedicatio 486, 503 n.
(v. vis); vp poso pd 664 p. denominativa, univoca, aequivoca 65 n.; p. directa
442 n.; p. per accidens atque impropria
204 n.; p. secundum accidens 57 Praedicativum, v. praedicativus Praedicativus,
v. propositio; praedicativum 230 n. Praedicatum 66 n., 68 w., 91, 92 n, p.
ampliativum 107; p. appellat suam formam, def. 115; inoltre 98, 100, 101, 103,
104 n., 109 n., 110 n. (v. appellare); p. simplex 548; p. sub propria
forma praedicare 101 n.; a parte
praedicati 83, 95 n., 106, 107, 166 n., 228, 229 n., 230 n, ex parte praedicati
84 n., 90 n., 91, 155; talia sunt subiecta qualia permittun- tur ab eorum
praedicata 68 n.; v. appositio, appositus, cohaerentia, continuitas,
determinare, determi. natio, extremitas, extremum, for- ma, inhaerentia, modus,
proposi- tio, qualitas, subiectum, terminus Praedicatus 151 x., 343, 517; v.
dic- tio, modus Praeiacens, def. 425 n.; inoltre 421 n., 423, 425 Praemissa 42
n., 43 n., 186 n., 435 n., 439, 457, 485, 602, 611; praemissae mere singulares
442 n.; v. maior, minor, tpotaotg Praeponere 523 n., 533 n., 557 n. Praepositio
48 n., 227 n., 453 n., 454 n.; v. officium Praeteritio 177 n. Primum-ultimum
427 Principium materiale-formale 395 n. Prius-posterius 395 n.; v. notus, pro-
bare, probatio Privatio 331, 416; p. possibilitatis 331 n. Privativus, v.
terminus Probabile, v. probabilis Probabilis 586 (v. argumentum, pro- positio,
terminus); probabile 177 n., 398, 399, 400 n., 402 n., 463, 482, 558 n. (v.
cer- tificabile, declarabile, disputare, improbabile, persuasibile, #vSotov)
Probabilitas 398 n. Indice dei termini latini Probare 229 n., 273 n., 276, 290,
p.=ostendere veritatem propositionis 401; probari vel verificari 560 n. (v. ve-
rificare); p. quadrupliciter: a priori, a poste riori, ex opposito et ab aequo
409; . quadrupliciter: a priori, a poste- riori, aeque, indirecte 412 n.; p. ab
aeque 412 n.; p. ab aequo 409; p. ex aequo 430; p. a posteriori 409, 410 n.,
412 n., 430, 444 n.; p. a posteriori inferiori 444 n.; a posteriori totaliter
separato 444 n.; . a priori 409, 410 n., 412 w., 430; . copulative 482; .
descriptibiliter 482, 577; explicative 593; exponendo 464 n.; exponibiliter
482, 593; . expositive 593; . expositorie 410, 430; . indirecte 412 n.; .
indirecte ex opposito 409; . ex opposito 410 n., 430; . per oppositum 553 n.;
uo) vo vtvvvIvvdUvvv 665 p. inductive 493; p. inductive per sua singularia 411
n; p. inductive per suas singulares 410 n.; p. per inductionem 493; p. per
singulares 482 n.; p. modaliter 368 7.; p. officialiter (officiabiliter) 369, 382, 383, 389 n., 464,
465, 482, 559 n., 565 n., 577, 588 n., 593; p. resolubiliter 389 n., 447 n.,
464, 482; p. resolutorie 448, 450; p. resolvendo 464 n.; p. per causas
veritatis 482 n.; p. per contradictorium 481 n., 482 n; p. per convertibile
magis notum 409; p. per definitionem 409; ordo probandi 373 n.; v. exponere,
describere, officiare, modus, propositio, resolvere Probatio 40, 44, 231, 232,
250, 273, 275-277, 287, 371 n., 383 n., 397, 398, 399, 400 n., 401-403, 404 n.,
406-412, 429 n., 430, 436, 438 n., 439, 441, 444 n., 445-447, 448 n., 449, 452,
455, 456, 457, 458, 461, 463, 464-466, 468, 469, 472, 476 n., 4TT, 478 n., 480,
482, 483, 487, 489, 493, 494 n., 506, 543, 553 n., 554, 556, 587, 589; p. vel
inductio 275 n.; p. ab aeque 412 n.; p. ex aequo 430, 444; p. a destructione
consequentis 485; p. a posteriori 411, 443, 444; p. a posteriori inferiori 444;
p. a posteriori totaliter separato 444; 666 . a priori 411, 444; .
descriptibilis 598; . disiunctive 483 n.; . indirecta 412 n., 444; indirecta ex
opposito 412 n.; . officialis 590 n., 598; . officialiter 413 n., 494 n., 588;
p. per causas veritatis 423 n., 471, 472, 479, 481 n., 483 n;; Pp. per
contradictorium 485, 487; p. per habitudinem praedicabilium 412 n., 456; p. per
inferiora 436; p. per singulares 429 n.; p. propositionis 20, 40, 44, 45, 234,
271, 368, 373, 374, 393, 401, 403 n., 409 n., 427, 543, 544, 554, 557 n.; p.
resolutorie 448; p. sufficiens 438 n.; v. descriptio, expositio, officiatio,
resolutio, propositio, &méSewtrc Proferre 505 n., 528 n., 532 n.; p.
continue, discontinue 167 n.; p. simpliciter, cum modo 330; v. modus, vox
Prolatio 297 n., 527, 528 n., 530, 531, 532; p. continua, discontinua 532 n.;
p. continua et composita, disconti- nua et divisa 535 n.; una continua
p.-plures prolationes 528 n. Proloquium
125 n. Pronomen 48 n., 49 n., 72 n., 90 n., 104 n., 157, 165, 203 n., 289 n,
405 n., 441 n., 443 n., 454 fia 588; p. demonstrans 52 n., 99, 101 n., 109 n.,
110 n., 115, 132 n., 219 n., 360, 366 n.; dv'Uvvvovu Indice dei termini latini
p. demonstrativum 246 #., 274 n., 289 n., 314 n., 363 n., 404, 438 n., 441 n.,
442 n., 448, 449 n, 450 n., 453 n., 563 (v. demon- strativum); p.
demonstrativum in singulari: nu- mero 404 n.; p. demonstrativum pluralis numeri
406 n.; p. inferius 404; p. relativum 223 n., 434 n., 447 n, 453 n. (v.
relativum, antecedens, referens) Pronuntiare 331 n., 527, 528 n. Pronuntiatio,
def. 527 n.; inoltre 530 Pronuntiatum 125 n. Propinquissimum-remotissimum 428
Propositio, def. 490 n.; inoltre 52 n., p. adversativa 330 n.; p. categorica
164 n., 181 n., 196 n., 329 n., 355 n., 378, 381, 403 n., 418, 423 n., 475 n.,
538 n., 539 n. (v. categorica, extremum); p. categorica de copulato extremo 278
n.; p. categorica de copulato subiecto vel praedicato 196 n.; p. categorica de
disiuncto extremo 260; p. categorica de disiuncto subiecto 180 n., 186 n.; p.
categoria: aliqua de inesse, aliqua de modo 378; p. comparativa 330 n.; 667 p.
composita 329 n., 364 n., 366 n., 380, 426 n., 446, 447 n., 505, 534 n., 593,
596 n.; p. conditionalis 292 n., 329 n., 376- 378, 381, 495 n., 498 n.; p.
congrua 415 n.; p. contingens 335, 364 n.; p. contradictoria 356 n., 476 n.; p.
copulativa (v. acceptio, co- pulativa); p. aequivalens uni copulativae 250 n;
p. cum modo 331 #., 337; p. cum subiecto infinito 441 n.; p. demonstrativa 439,
481 n. (v. de- monstrativa); p. demonstrativa sive immediata 407 n.; p.
descendens 235, 238, 239; p. descensa 235, 237, 238, 239; p. descripta 470; p.
descriptibilis, def. 469, 470 n. 471; inoltre 440 n., 470; p. disiunctiva 236
n., 246 n., 260, 267 n., 273 n., 423 n., 473 n, 475 n., 481 n., 482, 486, 495
n., 499 n., 538 n., 570 n. (v. disiune- tiva, descendere); p. divisa 179 n.,
180 n., 366 n, 380, 539 n., 593, 596 n.; p. exceptiva 264 n., 283 n., 403 n.,
418, 421 n., 423, 424 n., 425, 427, 429, 431, 473 n., 478 n, 480 n., 486 (v.
exceptiva); p. exclusiva 248, 249 n., 267 n. . (v. exclu- siva); . expletiva
330 #.; . explicanda 593; . exponenda 464 n.; . exponibilis, def. 414; inoltre
402 n., 414, 416, 418, 420, 421, 440, 472, 477 n., 479 n., 553 n., 569 (v.
exponibilis); p. exposita 418, 428, 440 n. (v. exposita, expositum); p.
hypothetica 129 w., 186 n., 196 n., 329 n., 418, 425 n., 495 n., 522 n, 538 n.,
539 n., 553 n; p. hypothetica copulativa-disiunctiva 522 n.; p. hypothetica
conditionalis-disiunc- ta 522 n.; p. hypothetica de disiuncto subiecto 179 n.,
180 n,; p. immediata 397 n., 406 n., 409, 410 n., 438, 582 n.; p. immediata a
posteriori 405 #n.; p. immediata a priori 405 n.; implicans 420; . implicita
420; . impossibilis 335, 382 n.; incongrua 415 n., 434 n., 465; indefinita 271
n., 272 n., 356 n., 362, 363 n., 366 n., 441 n., 447 n., 448 n., 449 n., 450
n., 496 n. (v. indefinita); p. mediata 402 n., 449 n., 482 n.; p. mentalis 373
n., 394 n.; p. modalis, def. 333, 351 n.; -p. modalis large, stricte,
strictissime 333 n.; -p. modalis large, stricte 358; inoltre 44, 45, 173 n.,
323, 332, 334, 345 n., 346, 348 n., lie Mo Mao Mu] PPP Indice dei termini
latini 351, 353 n., 354, 355 n., 358 n., 359 n., 362, 363 n., 373 n., 553 n.,
581 n., 594 n. (v. determi- natio, inhaerentia, modalis, mo- dus); p. modalis
modo adverbiali, nomi- nali, verbali 359 n.; p. modalis composita 363 n., 365
n., 366 n. (v. qualitas); p. modalis cum determinatione 375; p. modalis cum
determinatione in- trasumpta 376; p. modalis de dicto, de re 344 n., 348, 384:
p. multiplex 493 n., 496 n., 497 n.; p. necessaria, def. 381 n.; inoltre 335,
347 n., 360, 363 n., 378, 381 n., 382 n., 464 n.; p. officialis, def. 462 n.,
466; inol- tre 440 n., 455, 456, 459, 462, 552 n., 556 n., 557 n., 589 (v.
officialis); p. officianda 462 n., 590, 593; p. officians 456, 459, 460, 461 n.
(v. officiata, officiatum); p. particularis 271 n., 272 n., 285 n., 356 n.,
362, 441 n., 442 n., 444 n, 447 n., 448 n., 450 n., 492 n, 495 n., 496 n. (v.
particularis); p. possibilis 335, 381 n., 461 n.; p. praedicativa 329 x., 331
n., 376; p. probabilis 403 w., 405 n., 446, 455, 567; p. probabilis a primo
termino 402 n.; p. probabilis per causas veritatis, def. 482; inoltre 472; p.
probabilis per oppositum 456 n.; p. probata 456, 470; p. probata resolutorie
vel officiali- ter 440 n.; Indice dei termini latini p. proposita resolutorie
vel officia- liter 440 n.; p. reduplicativa 418 n., 423, 425 n., 427, 431, 473
n. (v. reduplica- tiva); p. resolvenda 446 (v. resolvenda); p. resolvens 446
(v. resolvens); p. resolubilis 440, 449, 450 n., 553 n., 557 n., 593; p.
resoluta 440 x., 446, 447 n. (v. resoluta, resolutum); p. simplex 329 x., 330,
331 n., 341, 342 n., 420; p. simplex de inesse 371 n.; p. simplex et singularis
numeri 479 n.; p. singularis 264 n., 271 n., 275, 349 n., 356 n., 361, 362, 363
n., 366 n., 429 n., 438 n., 444 n, 447 n., 448 n., 495 n., 496 n; p. singularis
de subiecto conditio- nato 282; . subalterna 430; subcontraria 356 n.; .
substitutiva 329 n.; temporalis 495 n.; . universalis 228, 267 n., 270 n., 275
n., 280 n., 283 n., 285 n, 349 n., 356 n., 361 n., 362, 363 n., 369, 373 n.,
428 n., 430 n, 454 n., 492 n., 493, 552 n. (v. universalis); p. de copulato
extremo 256, 263, 267, 278 n., 495, 496; p. de desinit 426 n.; p. de dicto 344,
351, 382, 383; p. de disiuncto extremo 176 n., 238 n., 267 n., 495 n., 496 n,
538 n., 596; p. de disiuncto praedicato 519; p. de disiuncto subiecto 186; vo
669 p. de impossibili 464 n.: p. de incipit 426 n.; p. de incipit et desinit
426 n., 479 n., 480 (v. incipere); p. de inesse 324, 334, 335, 338, 339 n.,
340, 341, 342, 345, 346, 348, 351, 352, 354, 355, 356, 357 n., 358, 359 n.,
360-362, 363 n., 364- 366, 376, 387, 389, 464 n., 559, 583, 584, 595 (v.
significato); p. de inesse seu de simplici inhae- rentia 365 n.; p. de
inhaerentia modificata 365; p. de modo 173, 337, 349, 355 n., 356 n., 361, 378;
p. de modo sive modalis 357; p. de necessario 378 w., 381, 382 n., 464 n.; p.
de necessario conditionali 378; p. de necessario quando 378; p. de necessario
simpliciter 378; p. de necessario simpliciter pro sem- per 378; p. de
necessario ut nunc 378; p. de possibili 381 n.; p. de re 340 n., 351, 383; p.
de sensu 340 n., 341, 344; p. de sensu composito 355 n. (v. quantitas); p. de
sensu diviso 355 n., 357 n.; p. de subiecto recto, de subiecto obliquo 354 n.;
p. in sensu compositionis 359; p. in sensu composito 355 n., 356 n.; p. in
sensu divisionis 359; p. in sensu diviso 355 n.; p. magis nota 410 n.; p. per
se nota 398 w.; p. secundum compositionem et di- visionem 359; v. connotare,
dictum, extremitas, ex- 670 tremum, falsum, forma, formale, improbare, maximae,
nomen, op- positum, oratio, probare, proba- tio, resolutio, sensus,
significatum, subiectum, sumptum, supponere, veritas, TpéTtaote Proprietas 218
n., 453 #.; proprietates accidentales, substantia- les 209 n.; p.
incommunicabilis 53; p. dictionis 452, 529 n.; p. sermonis 181; p. termini 599
n.; proprietates terminorum 18, 19, 38, 39, 44, 152, 267; p. simplicis,
compositi, decompositi 502 n.; v. appellatio, connotare, connotatio, suppositio
Punctuare 530 n., 532 Punctuatio 527, 528 n., 530, 532 n., 538 n. Quaestio,
def. 400; inoltre 56 n., 386, 485 Quale 56, 57, 414 n.; q. aliquid 73 n., 450
(»v. hoc ali quid, significare, rowév tu) Qualitas 50 n., 52 n., 53 7., 54, 57,
79 n., 80, 82, 83 n., 84 n., 166 n, 199, 200; . singularis-communicata 53 n.; .
substantiae 71 n.; « nominis adiectivi 165 n.; . praedicati 343 n.; q.
(propositionis) 353 n., 354 n., 371 n., 613, 620; q.=affirmatio et negatio 264
n.; q. propositionum 42 n.; q. propositionum modalium compo- sitarum 363 n.; sQ
QI Indice dei termini latini v. adverbium, connotare, determina- re, modus,
nomen, praedicamen- tum, significare, substantia, rrové- Tae Quando 260 n.
Quantitas 293 n.; q. continua, discreta 211 n.; q. (propositionis) 265 n., 354
n., 361, 363 n., 366, 373 n., 613, 620; q. modalium 362; q. propositionum de
modo in sensu composito 356 n.; v. adverbium, praedicamentum Quantum 414 n.
Quia, v. demonstratio Quid nominis 425 n., 428 n., 596 n., 597 n., 599 n.; ».
definitio Quidditative, v. inferior Quo est, v. forma, quod est Quod: -q.
coniunctionaliter 463, 464; q. coniunctive 465; q. nominaliter 436, 464; q.
relative 465 Quod est-quo est 53, 81; v. si- gnificare Ratio 55, 56, 57, 61 n.,
74, 75 n, 103 n., 108, 113, 114, 118, 119- 121, 122, 229 n., 250 n.,, 260 n.,
261 n., 275 n., 361 n.,, 394 n,, 470, 502, 530 n., 579; rationes vel conceptus
108 n.; r. cavillatoria et sophistica 541 n.; r. communis 261 n., 592; r.
determinata 114 n.; r. finita et determinata 229 n.; r. propria 261 n.; non est
differentia inter significa tum et rationem propriam 119; Indice dei termini
latini r. rerum 218 n.; v. appellare, appellatio, forma, lo- gica, nota
Rationalis, v. consequentia Reales 298 n. Rectitudo 347 x. Rectus (casus) 45,
177 n., 279, 287 n., 4A1 n., 442 n.,, 450, 547 n, 565 n.; v. subiectum, verbum
Reducere 506 n. Reductio 396 n., 449 n Reduplicatio 425 n., 475 n., 481 n.; v.
nota Reduplicativa (prop.) 432 n., 475 n., 478 n., 481 n.; v. propositio
Reduplicativus, v. dictio, signum Referens 289 n.; v. pronomen, re- lativum
Relatio 435 n.; r. implicativa 550 n.; v. praedicamentum Relativum 19, 39, 223
n., 285 n, 289 n., 293 n., 434 n., 435 n, 447 n., 465, 546 n., 547 n., 553 n.,
575, 576; r. non confusum 447 n.; r. implicativum 594; r. diversitatis 259, 265
n.; r. identitatis 265, 293; v. pronomen, referens Relativus, v. nomen,
suppositio, ter- minus Remissio 145 n., 542 n.; v. intensio, intentio
Remississimum, v. intensissimum Remotissimum, v. propinquissimum Repugnans, v.
terminus Res: -r. appellata 93 n., 97, 105 n.; r. existens 132 n. (v.
significare); r. praedicabilis 211; 671 r. significata 60 n., 111 n, 117, 195
n., 349, 453 n.; r. subiecta 205 #., 344 n.; v. appellare, appellatio,
compositio, conditionalis, definitio, dicere, exponere, expositio, minor, mo-
dalis, modus, nomen, oratio, pro- positio, ratio, sensus, significatio,
suppositio, tenere, universale, vox Resolubile, v. resolubilis Resolubilis 448;
resolubilia 402 #.; v. propositio, terminus, verbum Resolubiliter 369; v.
probare, stare, sumere, tenere Resoluta (prop.) 440 n., 447 n.; v. propositio,
resolutum Resolutio 117 n., 190 n., 273, 276, 357, 393 n., 394, 395 n., 396 n.,
407 n., 410, 411, 412 n., 415, 433, 434, 435 n., 436, 439, 441, 443, 444-446,
447, 448 n., 449 n. 455 n., 456, 467, 480, 482, 483, 506, 557 n., 560 n., 590;
i r. propositionis 396 n., 441 n.; r. syllogismi 396 n.; r. verborum ad
substantiva 407 n., 436; r. per duo demonstrativa 441; via resolutionis 396 n.;
v. forma Resolutorie, v. inferre, probare, pro- batio, propositio Resolutorius
395 7., 442, 448; v. adverbium, modus, scientia, syl- logismus, &vaXvtixde
Resolutum 440 #. Resolvenda (prop.) 447 n., 448 n.; v. propositio, resolvere
Resolvens : (resolventes) 440 #n., 447 n.; v. propositio, resolvere 672
Resolvere 116 n., 223 n., 342 n, 393 n., 395 n., 402 n., 407 n, 433, 434 n.,
435, 436, 441 n- 443 n., 446, 447, 448 n., 459, 464 n., 465, 480 n., 553 n.,
575, 576; r. verbum 446 n.; r. per duo demonstrativa 464 n.; v. ars, probare,
SuaX.xdew Respondens 452 n. Restricte, v. stare Restrictus, v. suppositio,
terminus Restrictio, def. 158, 162, 165 n. 169, 170, 184 n., 599 n.; inoltre
18, 44, 76-78, 86, 88, 95, 134 n., 139, 145, 146, 147, 151, 152, 153, 155, 157,
159, 161, 163-166, 168-171, 172, 175, 176 n., 178, 182, 184, 185, 188, 191,
192, 213 n., 599 n.; . maturalis, def. 164 n.; . simplex o naturalis 164; .
usualis, def. 164 n.; . ampliationis 599 n.; . termini=coartatio termini 164 n.
(v. coartatio) Restrictivam-restringens 184 Restringentes 164 n. Restringere,
def. 164 n.; inoltre 78, 86 n., 107 n., 108 n., 137, 139, 140 n., 145, 146 n.,
151, 152, 155 n., 156-158, 159 w., 160, 161, 162, 165 n., 166 n., 167 n., 168,
169, 171 n., 175, 176 n., 178 n, 179 n., 182, 184, 185 n., 186 n, 191 n., 192 n.,
598, 599 n.; r. appellationem 86 n.; v. restrictivum Restringibilis 184 n.; v.
terminus Rhetor 398 n. muonmo Indice dei termini latini Scientia: -s.
demonstrativa 397 #.; s. resolutoria 395 n.; s. sermocinalis 41; s. inveniendi
395 n.; s. iudicandi 395 n.; v. dialectica, logica Sensus 195 n., 340, 489,
490, 491, 492, 493 n., 494498, 532 n. 538 n., 541 n., 544, 550 n., 558 n., 575
n., 581 n., 598 n.; sensus significati disiunctive 477; diversi sensus 340;
integrus s. propositionis 340; sensus pertinentes 598 n.; de sensu 340, 341,
342 n., 344 (v. exponere, modalis, propositio); de sensu, de rebus 544 7.; de
sensu propositionis 342 n.; in sensu 341 (v. modalis, modus); secundum sensum
339, 341; s. compositionis 353 n., 507, 524, 525 n., 529 n., 535 n., 538 n, 539
n., 555 n. (v. accipere, pro- positio); s. per compositionem 512; s. compositus
20, 44, 45, 229 n., 303 n., 355 n., 359 n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386,
387, 388 n., 391, 462, 463 n., 499, 507, 528 n., 530 n., 532 n., 533 n., 538 n,
539 n., 541 n., 545 n., 546 n, 547 n., 549 n., 550 n., 551 n, 552 n., 553, 555
n., 556, 557 n., 558 n., 561 n., 562 n., 563, 564, 565 n., 566 n., 567, 568 n.,
569, 570 n., 573 n., 574-577, 578, 581, 582 n., 583, 586, 587, 588, 589 n.,
593, 594 n., 596 n., 597 n., 600, 602, 603, 609, 610, 611, 618, 619, 622 (v.
locutio, modalis, propo- sitio, sumere); Indice dei termini latini s.
divisionis 353 n., 507, 524, 525 n.,:529 n., 532 n., 538 n., 555 n. (v.
propositio); s. per divisionem 512; s. divisus 20, 44, 45, 229 n., 359 n., 366
n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386, 387, 391, 462, 463 n., 499, 507, 528
n., 530 n., 532 n., 538 n., 539 n., 541 n., 542 n, 545 n., 546 n., 547 n., 549
n, 550 n., 552 n., 553, 554 n., 555 n., 556, 557 n., 558, 562 n., 563, 564, 565
n., 566 n., 567 n., 568 n., 569, 570 n., 573 n., 574, 575 n., 576, 577, 578,
581, 586, 587, 588, 593, 594 n., 596 n., 602, 603, 609, 610, 611, 619, 622 (v.
locutio, modalis, propositio) Sententia 125 n., 130 n. Separare 515 n., 539 n.
Sequi 571, 575 ; s. a priori 447 n.; s. finaliter 370 n., 372, 463, 552 n.,
603, 618; s. immediate 258; s. mediate 252, 370 n.; s. totaliter 371, 556 n.;
v. terminus Sermo 48 n., 198 n., 218 #., 229 n., 230 n., 393 n., 394 n., 399,
452, 453 n., 468, 500 n.; s. compositus vel divisus 167 n.; s. de dicto, de re
517 n.; in sermonibus 514; v. compositio, proprietas, virtus Sermocinalis 452;
v. scientia Signatum 97 n.; v. signum Significabile 390, 391; s. complexe 390,
391, 595 n. Significare, def. 66 n.; -s. multipliciter accipitur 131 n.; -s.
dividitur in 4 n UI W 673 supponere et copulare 207 n.; inoltre 60, 62 n., 64
n., 65, 66 n., 67 n., 70, 71 n., 72 n., 79 n, 80, 81 n., 82, 83, 84 n., 85, 89
n., 90, 93 n., 94 n., 96 n., 97 n., 98, 101 n.-103 n., 107, 108, 110 n., 111
n., 114 n,, 116 n., 117, 118 n., 119, 120 n., 127, 128 n., 129 n,, 132 n., 140
n., 142 n., 144, 146 n., 149 n., 154, 158, 167 n., 173, 176, 177, 180, 181 n.,
187, 191 n., 195 n., 198 n.201 n., 202 n, 203 n., 208, 209 n., 211, 212, 214
n., 215 n., 218 n., 222 n, 226 n., 267 n., 288 n., 289 n.,, 293 n., 320, 348
n., 351, 364 n., 372 n., 376, 390, 391, 399 n, 409, 417, 422 n., 423 n., 454
n., 457 n., 461, 463 n., 465, 467 n., 470 n., 476 n., 486, 489, 490 n., 491 n.,
494, 501 n., 502, 505 n., 506 n., 514 n., 532 n., 536 n., 542 n., 549 n., 554
n., 566 n. 568 n., 569, 572 n., 589 n., 590, 597 n., 602, 610, 616, 618, 619;
adaequate 120 n., 121 n., 372 n., 461, 490 n., 583, 584; . ad placitum 402 n.;
. adverbialiter, nominaliter 348 n.; . confuse 223 n. (v. dictio); . copulative
477, 478, 479 n., 489 n., 490 n., 491 n., 492 n-496 n, 497 n., 498 n; .
copulative sive disiunctive 207; . disiunctive 177 n., 477, 478, 480 n., 489
n., 490 n., 492 n, 494 n-496 n., 497 n., 498 n.; . diffuse 222 n.; . divise 507
n.; . personaliter pro persona vel sim- pliciter pro natura 67 n.; 674 .
praesentialiter 87 n.; s. praecise 368 n., 455, 457, 464 n., 491 n., 494 n.,
506 n., 552 n, 590 n., 604, 605, 614, 616, 617, 621, 622; . praecise primarie
506 n., 611; . primarie 410 n., 444 n., 460, 470 n., 490 n., 491 n., 556 n.; .
primario 65; . primo 65; . primo et principaliter 506 n.; . principaliter 60,
66 n., 141 n., 206, 412 n., 490 n.; . primo loco, secundo loco 60 n.; .
secundarie 69 n., 491 n.; . secundario 65, 101 n., 141 n. (v. connotarte); .
qualitercumque 471 w., 475 n.; . syncategorematice 569; . cum tempore 181 n.,
214, 504 n.; . sine tempore 96; . ex forma adiacente 59 n.; . per modum
copulationis aut per modum disiunctionis 485; . per se, per aliud 57, 58; . per
se et ut unum 56, 57; . ut unum 57; . accidens 80, 82 n., 206; actus mentales
277; . aliquid, scilicet universale 72 n.; . essentiam 67 n., 83, 84 n.; formam
81 n., 90 n., 92 #.; . formam adiacentem 59 n.; . fotrmam substantialem vel
acci- dentalem primarie 68 n.; . formam et suppositum 68 n.; . hoc aliquid 51,
72 n., 103 n, 209 n.; . idem 143, 205 n.; . id quod est 81 n.; . quo est et id
quod est 81 n.; Indice dei termini latini s. intelligibile 79 n.; s. naturam
communem habentem supposita 100; s. purum esse 331 n.; s. quale aliquid 51, 73
n., 133 n., 209 n.; s. qualitatem, def. 83; inoltre 51, 69 n., 80, 83, 84, 85
n., 209 n.; s. qualitatem finite, substantiam infi- nite 208 n.; s. qualitatem
principaliter, subiectum secundario 60, 85 n.; s. qualitatem propriam,
qualitatem communem 79 n.; s. rem existentem 90 n.; s. res diversorum
praedicamento- rum 60; s. significatum 114, 119; s. significatum formale 115,
116; s. significatum secundum determina- tam rationem 113 n.; s. substantiam
51, 69 n., 79, 80, 83, 84 n., 85 n, 90 n;j . substantiam confuse 222 n.; .
substantias praecise 52 n.; . substantiam principaliter 66 n.; . substantiam
secundario 80; . substantiam cum qualitate 53; . substantiam et qualitatem 50
n., 53, 84; s. modo substantiae 81, 82; s. tempus 141 n., 571; s. tempus confusum,
determinatum 209 n.; res significata 60 n., 111 n., 117, 195 n., 349, 453 n.;
v. copulare, dictio, imponere, insti- tutio, modus, suppositum, verbum, virtus,
vox, ompotvev Significatio, def. 92 n.; inoltre 17, 58, 60 n., 61, 66 in., 67
n., 68, pIHLUVLW adaequata 490 n.; . distincta 121 n.; . determinata 230 n.; .
finita et determinata 226 n.; . finita 226 n., 230 n.; . formalis 116; prima 61
n.; . primaria 69 n., 140, 490 n.; . principalis 60, 140 n., 142 n. 147 n.,
154, 206, 208, 490 n.; s. propria 202 n.; secundaria 60 n., 140, 142 n. (v.
consignificatio); . totalis 490 n.; . dictionis 485; . intellectus 70; .
propositionum de inesse 346 n.; . rei 70, 218 n.; . vocis 93 n., 218 n.; . per
se 58 n.; secundum significationem 61 n.; res cum propria significatione co-
niuncta 218 n.; v. appellare, praecedere, vis Significative, v. stare, sumere
Significativus, v. dictio, incomple- xum, nomen, terminus, vox Significatum 52
n., 54, 64, 68 n., 80, nYLLOL UV Ww v ILLY VW s. duplex, materiale et formale
111; s. formale, def. 111 n.; inoltre 112 n., 116, 120 (v. appellare,
appellatio); s. materiale, def. 111 n.; inoltre 112, 116; s. duplex, primarium
et secundarium 69 n.; s. primarium 68 w., 69 n., 382 n, 409, 444 n., 470, 471
n., 553 n; s. secundarium 69 x.; s. adaequatum 120 #., 121 n., 470, 471, 565 n;
. non ultimatum 220 n., 269; . principale 65 n., 159 n.; . speciale 195 x.; .
totale 120 n., 121 n.; . dicti 371 n.; . propositionis 125, 126 n., 127 n., 382
n., 490 n.; s. termini 92 n.; s. primarium termini, def. 68 n.; s. primarium
termini concreti acci- dentalis 69 n.; significata officialia 454 n.; v.
dictum, forma, ratio, significare, supponere, terminus Signum 64 n., 69 n., 70,
97 n, 120 n., 132 n., 136, 161, 198, 211 n., 229 n., 242, 243 n., 246 n., 270 n.,
291 n., 295 n., 318, 363 n., 409, 416, 430 n., 443 n, 453 n., 471, 575; s.
aequivalens orationi 291 n.; signa affirmativa 230 n.; naVLWAW 676 signa
collectiva 424; s. confundens 177 n., 302; s. confusivum 569, 570; s.
distributivam 211 n., 214 n, 230 n., 242, 252, 264 n., 271 n, 277, 287 n., 304;
s. exceptivum 270 n., 416 n; signa exclusiva 416; signa modalia 552 n.; signa
negativa 291 n., 295 n., 302; s. particulare 243 n., 363 n.; signa
reduplicativa 416; s. universale 224, 228, 247, 249, 251, 283 n., 434 n., 485;
s. universale affirmativum 233 n., 245, 255 n., 262 n., 265 n., 267 n., 270 n.,
276 n., 279 n., 283 n, 291 n., 295 n., 302, 454 n. (v. vis); signa universalia
affirmativa aequiva- Jlentia orationibus 291 n.; universale distributivum 283
n.; universale negativum 284 n., 455; alietatis 424; materialitatis 296, 383
n.; . demonstratio, li, signatum, sup- positio Simplicitas 502 n. Singularis
366 n., 373 n., 401 n,, 450 n.; v. dictum, modalis, prae- missa, probare,
probatio, proposi- tio, qualitas, subiectum, suppositio, terminus Singulare 42
n., 101 n., 133 n, 219 n., 220 n., 246, 271-273, 275, 289, 369, 370 n., 428,
429 n., 432 n., 460, 477, 485, 493, 552 n.; singularia sufficienterenumerata
275 n.; v. constantia, descendere, descensus, inductio, probare Solutio, v.
argumentum aeouo% Indice dei termini latini Sophisma 19, 74, 403 n., 431, 484
#., 525 n., 548 n.; s. compositionis 513, 514 n., 515 n., 525 n.; s. divisionis
513, 525 n. Sophistaria 573 Sophisticus, v. duplicitas, locus, oratio, ratio Stare:
-s. ampliative 190 n., 572 n.; s. categorematice 228, 229 m., 576; .
collective, divisive 569; . communiter, discrete 192; . confuse 283 n., 284 n.,
287 n.; . confuse et distributive 249, 266 n., 270 n., 275 n., 284 n., 285 n,
286 n., 287 n.; s. confuse distributive mobiliter 284 n.; s. confuse et
distributive vel immo- biliter 275 n.; s. confuse tantum 245, 271 n. 276 n.,
278 n., 283 n.285 n, 286 n., 287 n., 292 n., 293 n, 294 n., 459 n., 541 n., 546
n., 561 n., 566 n., 569, 575, 617; s. confuse tantum immobiliter 567 n.; s.
confuse tantum vel immobiliter 566 n.; s. confuse tantum mobiliter 303 n.; s.
determinate 268, 283 n., 284 xn., 286 n., 292 n., 553 n., 566 n, 569, 576, 617;
s. determinate vel mobiliter 566 n.; s. discrete 553 n.; s. distributive 241
n., 243 n., 290, 292 n., 293 n., 295 n., 567 n.; s. exponibiliter 465 n.; s.
immobiliter 243 n., 249, 266, 276 n.; s. materialiter 228, 289 n., 367 n.; s.
mobiliter 240, 241 n., 249, 266; AV Ww Indice dei termini latini . officialiter
463; . personaliter 457 n.; . resolubiliter 463; . restricte 182; .
significative 367 n.; . simpliciter 457 n.; s. syncategorematice 228, 547 n.,
576 Status, def. 178, 183 n.; imoltre 178, 180, 184 Stoici 48 n., 49 n., 225 n.
Subalternus, v. conditio, propositio Subcontrarius, v. conditio, propositio
Subicere 94 n., 102 n., 241 n., 346, 347 n., 348 n., 349 n., 351,352 n, 354 n.,
356 n., 361, 373 n., 442 n., 448, 534 n.5 dictum s. pro se, pro parte dicti 351
n; res subiecta 205 x., 344 n.; simul coniunctim s. vel praedicare 539 n.
Subiectio 77 Subiectum 51, 55-57, 58, 59 n., 61, 62 n., 63, 77, 84 n., 91, 92
n, 94 n., 95 n., 98, 99, 100 n., 101 n., 102 n., 103, 104, 105, 106 n., 108 n.,
109 n., 110 n., 115, 116 n., 130 n., 140 n., 144, 156 n., 157, 160 n., 163 n.,
167 n-169 n, 175 n,,, 179 n, 185 n, 186 n, 203 n., 204 n., 205 n., 208 n., 210
n., 214, 215 n., 218 n., 227 n., 229 n., 230, 233 n., 241 n., 247, 248, 249 n.,
250 n., 253 n., 255 n., 264 n., 267 n., 270 n., 272, 274 n., 276 n., 279 n.,,
280 n.,, 283 n., 284 n., 289 n., 291 n, 292 n., 319, 321, 334, 335, 340, 347
n., 349 n., 351, 352 n., 354, 355 n., 357 n., 360, 361 n., 363 n., 364 n., 366
n., 371, 377, 379, 380, nIVVYLWV 677 381 n., 382 #., 393 n., 412 n, 425 n.,
430, 438 n., 442 n., 444 n., 448 n., 450 n., 453 n., 454 n. 457 n., 467, 500,
501 n., 503, 504 n., 536 n., 537 n., 539 x, 557 n., 579 n., 588, 590, 605, 613,
620, 621; . compositum vel simplex 430 n.; . simplex 548; . singulare 349 n.; .
singulare substantiaie 479; . aggregatum ex recto et obliquo 287 n.; s. attributionis
354; s. distributionis 579 n.; duplex s., s. enuntiabilis et s. pro- positionis
349 n.; s. locutionis 354; s. verbi 405 n.; a parte subiecti 84, 95 n., 106,
107 n., 108, 176 n., 227, 228, 229 n., 230 n., 233 n., 247, 255 n., 266, 283,
284 n., 287 n., 344, 352, 355, 356 n., 442 n, 524 n., 545, 547, 549, 550 n, 568
n., 570 n., 572 n., 577, 579 n.; a parte subiecti vel praedicati 176 n.; ex
parte subiecti 90 n., 91, 155, 157, 362, 524; dici de subiecto, esse in
subiecto 61 n.; esse in subiecto 207 n.; de subiecto (in eo quod quid) 55; in
subiecto 55; v. cohaerentia, constantia, continui tas, determinare,
determinatio, extremitas, extremum, forma, fun- damentum, inhaerentia, nomen,
praedicare, praedicatum, proposi- tio, significare, suppositio, ter- minus
nonna 678 Subiectus 151 #., 343, 517; ». dictio, modus, oratio, terminus
Subsequi 559, 581 n.; s. finaliter 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 574, 581,
602, 610; v. sequi Substantia 50 n., 53, 54 n., 56, 57, 80-82, 83 n., 84 n.,
91, 92 n, 198 n., 208 n., 222 n., 501, 503 n.; s. an qualitas 56; s. et
qualitas 53, 56, 79, 88 n.; s. prima 51, 71 n.; s. secunda 51, 52 x., 71 n.; s.
vocis 516; v. appellare, definitio, determinare, discretio, nomen, nominare,
predi- camentum, qualitas, significare Substantialis, v. concretum, differen-
tia, proprietas, subiectum, ter- minus Substantiatio 212 Substantivatum 207 x.;
v. adiectivum Substantivum 90 n., 175 n., 191 »., 211 n., 259, 320, 434, 467,
533 n.; v. nomen, vis Substantivus, v. dictio, terminus, verbum Sufficientia,
v. appellatio, appellatum, suppositum Sumere: -s. adverbialiter 303 n., 559,
594 n.; s. categorematice 229 n., 547 n., 550 n.; s. categorice 0 syncategorice
et mo- daliter 464 n.; s. distributive 290; s. impersonaliter 557 n., 565, 574,
582 n.; s. materialiter 356 n.; s. nominaliter 303 n., 559; s. officialiter 0
resolubiliter 463; Indice dei termini latini s. personaliter 557 n., 565, 582
n.; s. significative 52 n., 105, 227 n., 356 n., 363 n.; s. syncategorematice
287 n., 547 n., 550 n.; . verbaliter 559; . in propria forma 366 n.; . in sensu
composito 359 n., 403 n.; modus, sumptum, superlativus, terminus Summa 33, 39
Summulae 18, 19, 23, 24, 25, 38, 86, 88 n., 93, 132, 206, 210, 540 Sumptum 59
#n., 60 n., 61 n, 398 n.; v. nomen, propositio Superior 184, 235, 441, 442 n.,
597; v. modus, superius, terminus Superius 102 n., 121 #., 274 n, 286 n., 406,
407 n., 436, 438, 442 n., 443 n., 506 n., 578, 588 Superlativus 266 n., 277,
286 n., 293 n., 303 n., 416, 424 n.; s. gradus comparabilitersumptus 276 n.
Supponibilis (terminus demonstrati- vus) 450 Supponere, def. 66 n., 208 n.;
inoltre 66 n., 78 n., 86 n., 88 n., 89 n, 90, 91, 92 n., 94 n., 95, 99, 100,
101 n., 102 n., 104, 105 n., 106 n., 109 n., 110 n., 111 n, 112, 115, 116 n.,
126 n., 129 n, 132 n., 133 n., 135 n., 136, 137, 140 n., 145 n., 147-149, 150
n, 154, 155 n., 156, 158, 159 n., 161 n., 164 n., 166, 167 n., 168, 170, 171,
173 n., 176, 177 n, 179 n., 180, 181 n., 184, 185 n., 186 n., 187, 188 n., 189,
190 n., 191 n., 201, 202 n., 207, 208, 209 n., 212 n., 213, 214, 218, covw
Indice dei termini latini YU svInysaw . absolute 390; . ampliative 185 n.; .
copulative, disiunctive 177 n.; . confuse et distributive 242 n., 248, 249 n.,
250 n., 251, 253 n., 265 n., 269, 270 n., 272 n., 273 n., 284 n., 291 n.; .
confuse et distributive immobiliter 254, 283 n.; . confuse mobiliter et
distributive 233 n.; . mobiliter, id est confuse distri- butive 272; . confuse
tantum 157, 191 n., 245, 247, 248, 255 n., 267 n., 268 n., 270 n., 271 n., 272,
273 n., 278 n., 279 n., 280 n., 283 n., 291 n, 295 n., 474 n., 560; .
simpliciter confuse tantum 272; . confuse tantum vel immobiliter 274 n.; .
determinate 248, 250 n., 268 n., 272 n., 273 n., 290, 474 n.; . discrete 273
n.; . distributive 191 n., 275, 291 n.; immobiliter 241 n., 242 n., 276 n.; .
materialiter 220 n., 382 n., 621; . materialiter et simpliciter 286 n.; .
mobiliter 233 n., 241 n., 269, 276 n., 428 n; 679 s. personaliter 220 n., 273
n., 299 n., 371 n.; s. principaliter 67 n.; s. simpliciter 220 n., 371 n.; s. pro
praesentibus 92; s. pro propositione 356 n., 363 n.; s. pro se 52 1.; dictum s.
pro se, pro parte dicti 351; s. pro se, pro significato 52 n.; v. modus,
significare, suppositum, terminus Suppositio, def. 87 n., 94 n., 210, 218 n.,
219 n., 287, 295; -s. quasi pro alio positio 219 n.; -s. accipitur dupliciter
98; -s. = proprietas subiecti 103; izoltre 19, 40, 44, 45, 66 n., 77, 78, 80,
86, 87, 88, 89, 90, 91, 93, 94, 97, 98, 99, 100, 101 n., 102 w., 103-105, 108
n., 112, 116 n., 128, 131 n., 134 n., 135, 149 n., 153, 154, 157, 158, 159, 161
n., 163 n,, 165 n., 167 n., 169, 175, 177 n- 181 n., 184 n., 210, 211, 212 n.,,
218 h., 219 n., 223 n, 233 n, 243, 247, 250 n., 251 n., 256, 259 n., 274 n.,
285 n., 288 n, 289 n., 294 n., 298 n., 306, 307- 317, 364 n., 371 n., 448 n.,
449 n., 453 n., 460, 581 n., 599 n.; s. absoluta 158, 253, 307, 309; s.
accidentalis, def. 158 n.; inoltre 158, 170, 180 n., 309; . actualis 158; .
aequa, inaequa 312; . coartata 88 n., 161 n.; . communis, def. 255, 271;
inoltre 161 n., 180 n., 223 n., 262 n, 271, 306-312, 315, 316, 317; s.
comparata 307; vv 680 s. confusa, def. 224, 244, 247 n., 268, 298; inoltre 44,
217, 224, 233 n., 247 n., 262 n., 271, 272, 306-311, 314, 316, 317; s. confusa
necessitate signi vel modi, necessitate rei 233 n.; s. confusa distributiva,
def. 244, 258, 263, 269, 290, 301 n.; inoltre 102 n., 232, 233, 245, 250, 255,
262 n., 264 n., 269 n., 271, 272, 274 n., 284 n., 289, 298, 299 n., 306-315,
316, 317; s. confusa distributiva immobilis, def. 256, 282, 301; inoltre 245,
253 n., 256, 262 n., 264 n., 306- 308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa
distributiva mobilis, def. 253 n., 256, 280, 299 n., 301; inoltre 245, 253 n.,
262 n., 264 n., 306-308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa mobilis-immobilis
234; s. confusa tantum, def. 244, 251, 255, 258, 262, 269, 277, 278, 289, 299
n.; inoltre 102 n., 211 n, 232, 233, 245, 247, 248, 250-252, 254, 255, 256,
257, 258, 262, 264, 266-268, 269, 270, 271, 272, 273 n., 276, 277-279, 281,
283, 289, 291, 292-294, 298, 299 n., 305-308, 310, 311, 313-315, 316, 317; s.
non distributiva sive confusa tan- tum 258, 259, 309; s. simpliciter confusa
tantum 273, 312; s. confusa tantum immobilis, def. 300; inoltre 300, 316, 317;
s. confusa tantum mobilis, def. 299; inoltre 300, 316, 317; s. determinata,
def. 220 n., 281 n.; inoltre 262 n., 277, 281, 284 n., a Uan Ww UYU % Indice
dei termini latini 289, 306-311, 313-315, 316, 317; . discreta 161 mn.,
306-311, 313, 315, 316, 317; . distincta 271, 312; . distributa, def. 281 n.;
imoltre 277, 281, 314; . formalis, def. 219 n.; -s. formalis duplex 219 n.;
inoltre 103 n., 219 n., 307, 308, 312; . generalis 307; . habitualis 158; .
impropria 306-309, 312; . indeterminata, def. 221; . materialis, def. 296;
inoltre 81, 219 n., 262 n., 269 n., 289 n,, 298 n., 306-308, 310, 311, 312,
314, 316, 317, 363 n., 418 n.; . impersonalis et materialis 309; . materialis
vel simplex 313; . naturalis, def. 158 n.; inoltre 101 n., 158, 162, 170, 180,
181 n., 214, 309; . personalis, def. 220 n., 296, 298 n.; inoltre 67, 90 n., 95
n., 102, 131 n., 219 n., 269 n., 271, 289 n, 298 n., 306-310, 311, 312-317,
372, 418 n; . propria 219 n., 306-309, 312; . proprie dicta, communiter dicta
212; . relativa 253 n., 309; . relativa = s. respectiva 253 n.; . respectiva
158, 253, 307; . restricta 170; . simplex, def. 219 n., 220 n. 298 n.; imoltre
67 n., 81, 90 n, 108 n., 131 n., 219 n., 289 n., 298 n., 306-308, 310, 312,
314, 317, 370 n., 371, 418 n., 494 n; . simpliciter dicta 298 n.; Indice dei
termini latini s. singularis, def. 271; inoltre 271, 312; s. specialis 307; s.
universalis 312; s. variata 77; s. secundum actum, secundum habi- tum 91, 210
n.; mutare suppositionem 276; recipere suppositionem 241 #.; v. modus,
necessitas Suppositum 53, 54 n., 67 n., 93 n., 100 n., 101, 134, 136, 137, 140
n., 159 n., 170, 176 n., 180, 184, 189, 191 n., 199, 207 n., 208 n., 209, 218
n., 219 n., 226 n., 233 n., 235, 236, 238 n., 239-241, 246, 253, 254, 257, 260,
273 n., 275, 288 n., 290, 422 n., 428 n., 429 n, 441 n., 447, 457 n., 560 n., 565
n, 586, 599; s. actuale, habituale 100, 101 n.; s. in significando tantum, def.
236 n.; s. in supponendo tantum, def. 236 n.; inoltre 235; s. in supponendo et
significando si- mul, def. 236 n.; s. per se, per accidens 246 n.; s. praesens
88, 100 (v. appellatum); pluralitas suppositorum 189 n.; sufficientia
suppositorum 274 n.; ex parte suppositi 160 n.; v. ampliatio, appellatio,
constantia, descendere, significare Syllogismus, def. 401 n.; inoltre 41 n.,
331 n., 349 n., 376, 395 n, 399 n., 401 n., 437 n., 438 n. 442 n., 443 n., 450,
502 n., 613, 621; s. demonstrativus 449 n.; s. expositionis 437; 681 s.
expositorius, def. 438; inoltre 261 n., 407 n., 435 n., 437, 438, 439 n., 441,
442 n., 443, 445, 446 n., 449, 450; s. expositorius vel demonstrativus 449 n.;
s. immediatus, def. 438 n.; s. irregularis 449 n.; s. mediatus 438 n.; s.
resolutorius 407 n., 441, 442 n., 443 n., 445, 446 n., 450; v. consequentia,
figura, forma, mo- dus, peiorem, resolutio Syllogizare 355 n. Synonymum, v.
synonimus Synonymus 118 n.; synonymum 62 w., 117 n.; v. nomen Syncategorema,
def. 227; -s. est duplex 230; inoltre 19, 144, 213 n., 214, 224, 225 n., 226
n., 228, 229 n., 230 n., 241 n., 251, 252, 265 n., 266, 267 n., 268 n., 279
n.., 283 n., 284 n., 285 n., 286 n., 418, 454 n., 486; s. aequivalens orationi
285 n.; s. affirmativum 285 n.; s. confundens 284 n., 287; s. distributivuam
279 n.; s. includens orationem 283 n.; s. negativum 285 n.; v. oratio
Tardissimum-velocissimum 427 Temporalis, v. adverbium, necessitas, propositio,
veritas Tempus: -t. confusum, determinatum 210 n.; t. consignificatum 362; v.
ampliatio, appellatio, connotare, connotatio, consignificare, consigni- 682
ficatio, copulare, differentia, falla- cia, necessitas, significare Tenere: -t.
categorematice 229 n., 547 n., 561 n., 569; t. confuse 134 n., 150 n., 152 n,,
223, 224; . confuse et distributive 233 n.; . copulative 268 n.; . copulative
seu collective 268; . demonstrative 405 n.; . disiunctive, non disiunctive 268
n.; . distributive 262 n.; . divisive 294 n.; . exponibiliter 372 n., 464 n.; .
infinitive 319 n.; . modaliter 390; . negative 319; . necessitate rei pro 233
#.; . nominaliter 464 n., 465; . nominaliter et non modaliter 465; .
resolubiliter 445; . syncategorematice 229 n., 251, 561 n., 569 Terminare 394
n. Terminatio 452 n. Terministae 298 n. Terminus, def. 504 n.; -t. tripli-
citer accipitur 227 n.; -trimem- bris divisio terminorum 408 #.; -termini seu
modi atomo memteimetmtmemme mette Indice dei termini latini . absolutus 67 n.,
111 n., 404; . abstractus-concretus 66 n., 67 n. (v. abstractum, concretum); .
accidentalis 67 n., 160 n., 486, 549, 572 n.; . adiectivus 164, 212 n.; .
aequivalens orationi 267 n.; . aequivocus 196 n., 485; . aggregatus 320, 506
n.; Indice dei termini latini t. ampliativus 176 w., 186 n., 187 n., 404 n.,
545 n; t. appellativus 106 n., 113 n.; t. appositus 157, 504 n.; t. capax
confusionis 302 n., 303 #.; t. comparativus 286 n.; t. complexus 121 n.;
termini componibiles 407 #.; t. communis, def. 404 n.; -t. com- munis habet duplex
significatum, primarium et secundarium 68 n.; inoltre 88 n., 100 (v.
appellatio, oratio, verbum); t. communis distributus 422 n., 474 n.; t.
communis non distributus 303 n., 304 n., 474 n.; t. communis non restrictus
136, 157, 166 n., 167 n.; t. communis substantialis sive acci- dentalis 159 n.,
160 n.; t. compositus 121 n., 320, 504 n., 505, 566 n., 585; termini
concernentes actum mentis 303, 455; t. confundens 19, 271, 295, 442 n., 560,
566, 567, 575, 586, 587, 593 ni, 596; t. confundibilis 566, 575; termini
confundibiles et supponen- tes 291 n.; t. confusus 155 n., 223, 254, 261, 546
n., 596; È t. connotativus 111 n., 404, 425 n., 572 n., 586 n.; t. connotativus
dicitur habere du- plex significatum, materiale et for- male 111 n.; t.
copulans 208 n., 211 #.; t. copulatus-disiunctus 121 n.; t. demonstrativus 407
n., 445, 450, 563 (v. supponibilis); t. demonstrativus simplex 405 n.; t. non
simpliciter demonstrativus 119; t.
denominativus potest accipi dupliciter 64 n.; t. denominatus 67 n.; t.
determinabilis 547 n.; t. determinatus 261; t. non determinatus 373 n.; t.
discretus, def. 404 n.; inoltre 404, 406 n., 437 n., 445, 599 n.; termini
disparati 185; termini distrahentes 178, 290, 370 n., 460; t. distributus 241,
242, 259, 261, 295, 302, 314 n., 474 n., 550 n, 561 n., 562 n., 567, 576, 585;
t. divisus 504 w.; termini exceptivi 424, 427; termini exclusivi 427; t.
exponibilis, def. 427; inoltre 276, 277, 403 n., 407 n., 408 n., 427, 429, 433,
440 n., 466, 480 n, 553 n., 587; t. illativus 442 n.; t. immediatus, def. 405,
582 n.; inoltre 403 n., 404, 405 n., 407 n., 443 n., 445, 557 n.; t. immediatus
a posteriori, def. 405 n.; t. immediatus a priori, def. 405 n.; t. impediens
290; t. impeditus 441 n.; termini impettinentes 567; t. implicitus 321; t.
includens negationem 265 w.; t. inclusus 285 n.; t. incomplexus 587, 598; t.
inferens 442 n.; t. inferior 274 x., 404 (v. inferior); t. infinitatus 270 n.;
t. infinitus 291 w., 419 n.; t. maior 55 n.; t. medius 445, 614; t. mediatus,
def. 404, 582 n.; inol- tre 402 n., 403 n., 404, 405 n, 407 n., 443 n., 480 n.,
553 n, 557 n., 565 n., 582, 595; t. mediatus et communis 582 n.; t. mentalis
117 n., 394 n., 563; termini mentales substantiales 117; t. minor 55 n.; t.
mobilis 240; t. modalis, def. 580; inoltre 277, 290, 303 n., 369 n., 370 n.,
371, 372 n., 387, 390, 459 n., 460, 464 n., 551 n., 561 n., 575 n,, 576, 581,
594 n. (v. modus); termini modales exponibiles 557 n.; t. modalis captus
adverbialiter et exponibiliter 372 n.; termini negativi 277; termini non negativi
459 n.; t. officialis (officiabilis), def. 454, 459, 460, 552 n., 554 n.;
inoltre 277, 370 n., 372 n., 407 n., 408 n., 409 n., 454, 459 n., 460, 462,
466, 468, 469, 543, 552, 554, 555, 557 n., 558 n., 587 (v. officia lis); t.
praedicabilis 101 n.; t. praedicatus 94 n., 134 n.; t. privativus 291 n., 419
#.; primus terminus probabilis 463 n., 553: fia, 297 hi t. relativus 253 n.,
425 n., 546 1n., 576 n.; termini repugnantes 560; termini repugnantes per se,
per ac- cidens 585; t. resolubilis, def. 435, 443 n., 446; inoltre 276, 403 n.,
407 n., 408 n., 440 n., 441 n., 443, 445, 466, 480 n., 553 n., 569; t. non
restrictus 135 n., 157; t. restringibilis 184; t. mediate sequens 251; t.
significativus 179 n.; t. simplex 320, 406 n., 562; t. singularis 90 n., 179 n.,
241 n, 265 n., 404 (v. appellatio); t. subiectus 55 n., 94 n., 129 #.,, 134 n.,
153 n., 154 n.,, 205 n. (v. subiectum); t. substantialis 67 n., 160 #., 571; t.
substantivus 106 n.; t. superior 235, 274 n., 436; t. supponens 288 n.; t.
suppositivus 448; t. syncategorematicus 226 n., 454 n.; t. universalis 136, 211
n.; t. verbalis 549 n.; t. vocalis 109 n., 118 n., 220 n,; termini notiores
406; t. notior a posteriori 446; t. notior a priori 446; t. per se notus 405
n., 407 n., 588; termini omnino noti, medio modo noti, omnino ignoti 563; t.
primae intentionis 466; t. secundae intentionis 286 n., 370 n., 371, 382 n.,
460; t. secundae intentionis vel impositionis 466; t. secundae impositionis 370
n., 460; t. aut sibi consimilis in forma 474; v. acceptio, appellatio,
compositio, copulàtio, copulatum, discretio, habitudo, intelligere, materia,
neces- sitas, notitia, propositio, proprie- tas, restrictio, significatum,
usus, Bpoc Transfiguratio, v. nomen Transsumptio 452 n., 521 n. Ultimum, v.
primum Univocatio, def. 74, 77, 78, 146; «tres species univocationis 77;
inoltre 74 n., 75, 77, 78, 146, 151, 208 n.; v. fallacia Univocum 146 n.
Universale, def. 221 n.; -u. est duplex 221 n.; inoltre 133 n., 221, 228 n.,
272, 273, 467 n., 468; universalia in rebus ponere 60 n.; v. descendere,
significare Universalis (prop.) 275 n., 282, 356 n., 401, 411 n. 412 n., 425 n,
430, 492, 613 (v. propositio); u. multiplex 492, 494 n., 495 n.; u. negativa
subalternans 449 n. Usus: -u. loquendi 57, 490 n.; u. loquendi et accipiendi terminos
569; communis u. loquendi 155; u, loquentium 248, 286 n Valere de forma 447 n.,
560 n., 563, 566 n., 568, 585 Velocissimum, v. tardissimum Verbalis, v. dictum,
modus, nomen Verbum, def. 140 n., 144; inoltre 48 n., 49, 55 n., 87 n., 88 n,
90 n., 95, 106, 107, 108 n., 109 n., 110 n., 111 n., 113 n., 114, 115, 116,
117, 129 n., 130 »., 132 n., 134 n., 136, 141 n., 142 n., 144 n., 147-149, 150
n., 151, 152 n-154 n., 156, 157, 159, 160 n., 161 n, 163 n., 166 n., 167 n.,
168 n, 169, 171, 172 n., 173 n., 175 n., 176 n., 177 n., 179 n., 181 n, 185 n.,
186 n., 189 n., 190 n, 192 n., 197 n., 198 n.,, 202 n, 203 n., 204 n., 206, 209
n., 210 hi; 211, 212 4 213; 215 n, 218 n., 223 n., 225 n., 227 n., 228 n, 230
n., 233 n., 241 n., 260, 261 n., 267, 271 n., 284 n., 287 n,, 288 n., 303 n.,
304 n., 320, 331 n., 336, 338 n., 346 n., 349 n., 352 n., 353 n., 355 n., 359,
365 n., 371, 386, 387, 388, 391, 405 n., 406 n., 430 n., 442 n., 443 n, 444 n.,
446 n., 447 n., 448, 452 n., 462, 481 n., 486, 491 n., 501 n., 502, 503, 515
n., 522 n., 523 n.,, 529, 534 n., 536 n., 537 n., 545 n., 549, 556, 557 n., 560
n., 572 n., 576, 581, 588, 599 n., 620; verba activa, passiva 262 n.; v.
adiectivam 117 n., 201, 202, 206, 214, 336, 347 n.; v. adiectivum resolubile
446 n.; verba ampliandi 95; v. ampliativum 176 n., 177 n., 405 n., 441 n., 545
n.; verba desiderativa 149; v. distans 502 n.; verba impersonalia 341 n.; .
infinitivam 535 n., 557 n.; . infinitum 198 n., 291 n., 320; . modale 359 n.; .
modificatum adverbio 343 n.; verba nuncupativa 201; verba obligatoria 304 n.;
v. obliquum 177 n., 352 n.; verba optativa 149; v. principale 359 n., 423 n.,
475 n., 529, 546 n., 547 n., 561 n., 576; minus principale 529; privativum 259;
rectum 177 n.; . resolubile 446 n., 448 n.; . restrictum 600 (v. connotatio); .
substantivam 93 n., 116 n., 199- 201, 202 n., 203 n., 204 n., 354 n., 405 n.,
406, 446 n., 448, 452 n. (v. officium); v. substantivum resolubile 448 n.; v.
vocativum 201, 202; v. enuntiationis 150 n.; verba ad enuntiabilia pertinentia
151; verba ad enuntiationem pertinentia 134 n., 149; v. concernens actum mentis
589; v. significans actum animae 271 n.; verba significantia actum mentis 117,
552 n.; v. significans actum vel habitum mentis 119; verba spectantia ad actum
mentis 292 n.; verba ad conceptum vel ad voluntatem spectantia 286 n.; verba ad
sensum pertinentia 134 n.; verba pertinentia ad rutum animae 162; v.=terminus
communis 191, 215 n.; casus verbi 172, 173 n.; <<<c%< Sssssss
infinitum verbi 552 n.; v. adiectivum, compositio, consignificare,
consignificatio, copula, copulatio, determinare, determinatio, inhaerentia,
modus, participium, resolvere, resolutio, subiectum, vis, pîiua Verificabilis
365 n., 366 n., 559 n. Verificare 116, 273 n., 280 n., 360 n., 370 n., 477, 550
n., 566 n., 570 n., 583, 585 n. (v. probare); collective 570 n.; copulative.
disiunctive . temporaliter Verificatio 219 n., 360, 490 n., 567, 570 n., 586;
v. disiunctiva vel copulativa 567; v. instantanea, def. 574 n.; inoltre 566 n.,
574, 579 n., 582, 583 Veritas 339 n., 344 n., 360, 365 n., 366 n., 409, 419 n.,
424 n., 449 n., 473 n., 476 n., 477, 490 n., 492 n., 495 n., 499 n., 503 n.,
504 n, 574 n., 583 n., 584, 596 n., 597 n., v. aeterna 464 n.; v. contracta 353
n.; v. contracta fallibilis, infallibilis 353 n.; v. instantanea 583, 589 n.;
v. simpliciter 353 n.; v. temporalis 600; quantum ad veritatem, quantum ad
vocem 345 n.; de veritate propositionis 20; v. causa, iudicare, notitia,
probare Verum, v. falsum, modalis, &Amdég Virtus: -v. confudendi 251, 252;
v. confusiva 591, 592; <Sss v. distributionis 253; v. negationis 177 n.; v.
nominum 491; v. sermonis 102 n., 174, 248 n., 285 n., 490 n.; v. significandi
101 n. Vis: -v. ampliandi 136, 157, 159 n., 160, 162, 167 n., 168 n., 169, 209;
v. confusiva 594 n., 596 n.; v. confudendi 224, 252, 271, 276, 277, 285, 286,
287, 294, 302, 321, 442 n., 443 n., 545, 546 n., 549, 550 n., 581 n., 585, 595;
v. confudendi confuse distributive 266; v. confudendi confuse tantum 267, 268
n.; v. confudendi confuse tantum mobiliter 304; . confudendi aut distribuendi
290; . confudendi immobiliter 304; . coniunctionis 194; . copulationis 202 n.;
. determinandi 365 n.; enuntiationis 341 n.; . immobilitativa 596 n.;
immobilitandi 242, 243 n.; . mobilitandi 242, 243 n.; modi 342; . negationis
274 n., 276, 436, 442 n., 548 n.; . praedicationis 199, 200; . significationis
205 n.; . signi universalis affirmativi 293 n.; . substantivi 199, 200; . verbi
199, 200 n., 204; . vocis 490 n. Vocabulum, def. 49 n.; inoltre 47, 48, 49, 50
n., 53 n., 59 n., 60, Sdi di Vv v Vv Vv Vv Wi 63 n., 70 n., 81 n., 218 n., 394
n., 505 n. (v. mpoonvopla) v. adiectivam 145 n.; vocabula denominativa 54, 59
n. Vox 17, 52 n., 67 n., 68, 69, 70, 74, 79 n., 84, 96, 97, 103, 109 n, 126 n.,
129, 132 n., 142, 154, 181, 195, 197, 208, 218 n., 373 n., 382, 394 n., 402 n.,
413, 414, 417 n., 418 n., 434 n,, 452 n, 453 n., 463, 502 n., 505, 514 n., 515
n; 516, 517, 527, 932 4%; 591; v. articulata 195 n.; v. litterata et articulata
528 n.; prima articulatio vocis 195 n.; v. communis 221 n.; voces complexae; v.
confusa 217 n.; v. incomplexa 417, 418, 505 n.; v. prolata 221 n.; voces res
significantes 218 n.; v. significativa 68, 69, 70, 79, 97 n., 132 n., 140, 141
n., 180, 214 n,, 218 n., 231, 467 n.; v. significativa ad placitum 140 n.; v.
universalis 221 n.; identitas vocis 531; ex parte vocis 67 n.; in voce 513,
514, 574; secundum vocem 252, 513 n., 514, 517; v. praedicata accipitur sive ut
matetiae, id est in essentia, sive ut formae, videlicet. in adiacentia 205 n.;
v. acceptio, accidens, appellatio, for- ma, impositio, instituere, institu-
tio, materia, modus, officium, praecedere, significatio, substantia, veritas,
vis, QWW) . Luigi Speranza, “Grice e Maieru”.
Grice e Mainardini: l’implicatura
conversazionale del popolo romano di Livio – filosofia veneta – filosofia padovana
– scuola d Padova -- filosofia italiana – il consorzio degl’eroi -- Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Padova, Veneto. Grice: “Padova tries to institute the
‘regnum’ as between Aristotle’s ‘polis’ and the modern ‘stato,’ but in which
case, we wouldn’t call it ‘politeia’ anymore!” -- Grice: “When I studied change I focused on
von Wright – but then there is Padova and his ‘grammatica del mutamento’!” Nato da una famiglia di giudici e notai –
il padre: ‘di Giovanni’ -- che viveva vicino al Duomo di Padova, completò i
suoi studi a Parigi dove fu insignito dell'autorità di rettore. Il tempo
trascorso a Parigi influì moltissimo sull'evoluzione del suo pensiero. Gli anni
parigini furono molto importanti e fecondi per l'evoluzione del suo pensiero e
la visione dello stato di corruzione in cui versava il clero lo portò a
diventare anti-curialista. A Parigi incontrò Occam e Jandun, con cui
condivise passione politica e atteggiamento di avversione verso il potere
temporale della Chiesa. Con Jandun rimase legato da grande amicizia e assieme a
lui subì l'esilio. Mainardini dopo le sue dure affermazioni contro la
Chiesa venne bollato con l'epiteto di “figlio del diavolo”. Mainardini si
trova a Parigi quando si sviluppò la lotta tra Filippo, re di Francia, e il
Papato. Tutto ciò, assieme al vivace contesto culturale in cui si muoveva, lo
portò alla compilazione della sua opera maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui
deve la sua fama e che influì moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico
contemporaneo che su quello successivo. A Parigi sperimentò una monarchia
decisa ad accrescere il proprio potere e la propria autorità su tutte le forze
politiche centrifughe del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII.
Diventato consigliere politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a
Roma in occasione della sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo
stesso Ludovico vicario spirituale della città. L'incoronazione imperiale
avvenne ad opera del popolo romano anziché del papa inaugurando, così, quella
stagione dell'impero laico che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la
strada alla laicizzazione dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro
di Carlo IV di Boemia. Con la
Bolla d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale
diventando così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando
questi si ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove
rimase fino alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte
la compilazione di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un
piccolo capolavoro. Si può definire l'opera di M. come il prodotto di tempi in
cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e
l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera
più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge. Il
suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello
Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera
laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La
necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla
natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di
realizzare un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le
varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne
deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la
convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza
ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma
civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà
comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei
cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare
su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato,
esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio
era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso
come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi
venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato
a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che
tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi
principi politici costruiti. «occulta
valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer
contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna
ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali
aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le
altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme
avidità» (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come
istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che
gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa.
Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso
l'imperatore Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor
si colloca fra le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua
importanza. Si differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più
propriamente teologica mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio
condotto nel Defensor Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica, la
confessione auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i
pellegrinaggi, la plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della
sovranità, il matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione
imperatoris in causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del
divorzio di Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova
nell'ultima parte del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano
tanto insostenibili che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore,
imparentato con la sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico
di Brandeburgo ma a ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di
sangue. Il “Tractatus de translatione imperii” – “Trattato della translazione dei imperii” -- è un'opera che niente aggiunge alla fama
derivatagli dal Defensor Pacis anche se ebbe una certa diffusione. Si può
considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla
fondazione di Roma da Romolo (alla LIVIO) fino al secolo XIV. In M. lo
“stato romano” è concepito come prodotto umano, al di fuori da premesse
teologiche quali il peccato o simili. È fortemente affermato il principio della
legge quale prodotto della comunità dei cittadini, legge dotata di imperatività
e co-attività oltre che ispirata ad un ideale di giustizia. Questo ideale di
giustizia deriva dal con-sorzio o concerto civile, l'unico soggetto che può
stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per M. , l'uomo deve essere
inteso come libero e consapevole. Nel Defensor Pacis appare diffuso un
costituzionalismo affermato fortemente nei confronti sia dello Stato che della
Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere e separare la legalita (ius) dalla
moralita (ethos, mos), attribuendo il primo alla vita civile e il secondo alla
coscienza. Mainardini è sempre un uomo del suo tempo, saldamente ancorato nella
sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno un uomo nuovo, anticipatore per certi
versi del Rinascimento. La definizione del nuovo concetto di Stato, autonomo,
indipendente da qualsiasi altra istituzione umana o, a maggior ragione,
ecclesiastica è il grande merito di M.. Anche nella Chiesa viene
affermata una forma di costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei
vescovi e dei papi. È ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il
Concilio, ogni decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il
nostro autore non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di
Pietro e di Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà
evangelica tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe
e comprese il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o
rivalutarne il più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi
riformista e conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la
corruzione dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta
la necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel
senso più puro. La modernità di M. consiste anche nel metodo della sua
trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed esaustiva, aliena
da qualsiasi di quelle forme di retorica che era caratteristica degli autori
medievali. Altri saggi:: “Il difensore della pace,” C. Vasoli. POMBA,
Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, MILANI, Padova (collana Lex
naturalis; Battaglia F., La filosofia
politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R., Ecclesiologia e politica,
Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri
Fumagalli M.T., Storia della filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E.,
“Il ‘regno’ di Mainardini: tra la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di
storia della filosofia medievale, Briguglia G.,
Carocci Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in
Pensiero Politico Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il
Mulino, Capitani O., Il medioevo, Torino, POMBA, Cavallara C., La pace nella
filosofia, Ferrara, Damiata M., Plenitudo potestas e universitas civium,
Firenze, Studi francescani, Del Prete
D., Il pensiero politico ed ecclesiologico, Annali di storia, Università degli
studi di Lecce Dolcini C., Bari, Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica
come grammatica del mutamento, Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi
di storia del pensiero politico: dal medioevo alla società contemporanea,
Milano Piaia G., Mainardini e dintorni:
contributi alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la
Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal
difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da
Padova e Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor Tractatus
de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis
matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marsilio
da Padova, su sapere, De Agostini. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. marsilio: essential Italian philosopher. Marsilio
dei Mainardini, Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il popolo italiano, consorzio
conversazionale, difensore della pace, leviatano, allegoria del buon governo –
allegoria del buon governo, Livio, Romolo, Machiavelli -- Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Mainardini" per il Club Anglo-Italiano; Luigi
Speranza, “Grice e Mainardini – la massima del consorzio conversazionale.” –
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Malfitano: all’isola -- l’implicatura
conversazionale dei quattro – il complesso sociale -- filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. Siracusa,
Sicilia. Grice: “Malfitano, like me, is an emergentist – each ‘complesso’ grows
(cresce) and the ‘complexity’ is thus best characterised as ‘crescente,’ –
Malfitano uses ‘complexities’ in the plural – a theory of ‘complessita
crescenti’ – The whole point is that you get from one complex to the other.” Grice:
“I like Malfitano. His theory of ‘complessita crescente’ is admirable: he
distinguishes various ‘complesso’ – the material (subdivided into atomic, and
the ‘crescente complessita’ of the molecular), the biological complex (which
comprises the complex of the tissue, and the complex of tthe articular), the
social complex, i. e., the human being
in his inter-subjetctivity -- nd the ideological complex, the abstracta –
ideation, cognition, and conviction – there is a superior geometry, too!” Nacque da Carmelo, commerciante e navigatore, e Santa
Veneziano. Era l'ultimo di sette fratelli. Frequentò il Liceo Classico Tommaso
Gargallo, dove iniziò a nutrire l'interesse per la materie scientifiche. Già da
giovanissimo frequentava assiduamente una nota farmacia del centro storico
della città natale acquisendo notevole interesse per la chimica e la
biologia. Si iscrisse dunque alla facoltà di chimica dell'Università degli
Studi di Catania per frequentare le lezioni del professor Alberto Peratoner.
Malfitano continuò gli studi universitari a Palermo, dove si trasferì al
seguito di Peratoner e ottenne la laurea nel capoluogo
siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a Milano, dove intraprese
una breve carriera lavorativa nel campo della chimica industriale agli
stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola di microbiologia
dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da Golgi, futuro Premio
Nobel per la medicina. Stimolato dall'ambiente favorevole, Malfitano pubblica
I” Comportamento dei microrganismi sotto l'effetto delle compressioni gassose”
-- Inizia in questo modo a farsi notare da colleghi e professori, sia per la
materia dei suoi studi, sia per il carattere disponibile e solare, come ricorda
iPensa, celebre anatomista milanese. La carriera prese una svolta definitiva quando, durante un
congresso internazionale a Pavia, venne notato dal futuro successore di Pasteur,
Duclaux. Venne dunque invitato a trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto
l'offerta di un impiego all'istituto Pasteur. Una volta arrivato nella capitale
francese, Malfitano si dedicò in un primo momento alla micro-biologia,
pubblicando come risultati delle sue ricerche: Protease de l'aspergillus niger,
Influence de l'oxygen sur la proteolyse en presence de Clorophorme e
Bactericidie charbonneuse. Decise di ritornare a studiare la chimica pura,
campo d'indagine scientifica che lo rese definitivamente famoso. I suoi studi
sulla chimica colloidale, arrivarono a dimostrare la natura elettrochimica
delle micelle, e riuscì a misurare con notevole precisione la conducibilità
elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise a punto i cosiddetti
ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui colloidi. Divenne
capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli studi si interruppero
durante la gran guerra. Al termine di essa, sposò Vera, una studentessa russa.
Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota
dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità
crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle,
ma l'esistenza in generale. Pubblica Complexité et micelle, e Les composés
micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero
accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel
Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò
negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso
l'esame dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano
strutturalmente. La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile
in atomi, molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna
delle classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali:
ioniche, polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne
estesa in campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità
socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che
costituiscono il mondo sono dunque. Primo, il complesso materiale (suddiviso in
due sub-complessi – primo sub-complesso: “complesso atomico” e secondo
sub-complesso materiale: “complesso molecolare”), il complesso biologico (suddiviso
in primo sub-complesso biologico: complesso istologico e – secondo
sub-complesso biologico: complesso citologico). Terzo, il complesso sociale (l'essere
umano). Al culmine di un'ipotetica piramide il quarto complesso: il “complesso
ideologico” (suddivisi in tre complessi: il primo sub-complesso ideologico: ideazione;
il secondo sub-complesso ideologico: la conoscenza, il terzonsub-complesso
ideologico: la convinzione). L'ultimo passo della speculazione e il
concetto di geometria superiore, un'armonia equilibrata e simmetrica che domina
gli eventi e la materia, una variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole
dell'esistenza, un concetto che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il
compito era dunque quello di comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del
cosmo e di preservarne la bellezza e l'equilibrio. Soleva spesso tornare
in Sicilia seppur per brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine.
L'aggravarsi della sua malattia, una cecità che gradualmente lo privò della
vista, e le sue convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il
paese natale. Morì inell'alloggio assegnatogli dell'Istituto Pasteur dove aveva
trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le sue convinzioni filosofiche
servendosi dello pseudonimo "Aporema", termine che indica
l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio di un problema. Introdusse
per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido, quello che abitualmente
viene chiamato yogurt, come era già frequente nella capitale francese.
Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano aveva fatto voto a Santa
Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se fosse riuscito a tornare
incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo motivo Santa Veneziano, orfana di entrambi i genitori. Da tale unione
nacque Giovanni. Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche122. Antonio
Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato nel testo Ad Repellendam Pestem
Storie di Medici e di Sanità nella terra di Aretusa), Cisalpino Istituto
Pasteur, su webext.pasteur.fr. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa,
Tyche124. Ad repellendam Pestem Storie
di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche126. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e
Sanità, Tyche. Ad repellendam Pestem.
Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche, Siracusa, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Malfitano is right about
the ‘social complexus’ – however, as Talcott Parsons has shown there is more
complexity in the social compexus than Malfitano, a Sicilian, allows!” -- Grice:
the fourth stadia: -- il complesso sociale -- Giovanni Malifitano. Malifitano.
Keywords: i quattro. Refs.: H. P. Grice, “Pirotology,” – “The pirotological
ascent,” in “From the banal to the bizarre: a method for philosophical psychology”
-- emergentismo di Grice – emergentismo di Malfitano – l’organicismo della
diada in Malfitano --. Il complesso di
azione e il complesso di inter-azione, il complesso sociale --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Malifitano” – The Swimming-Poo Library.
Grice e Malipiero: l’implicatura conversazionale del
trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale –
the breach of contract – or Romolo e Remo, I due contrattanti – filosofia venta
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I love
Malipiero’s approach to philosophy: hardly a profession! As if someone were to
be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero loves (‘ama’) philosophy and it
shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom in any endevaour he finds
himself in!” Grice: “One must love him for his attempted ‘confutazione’ of
Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a ‘triumph of reason’!” -- Nacque
da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti. Entrambi i genitori erano patrizi: il padre provene dalla storica casata dei Malipiero (ramo
"delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre apparteneva a una
famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di abitare in un
palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo l'estinzione di
un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro botteghe nei
centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case si trovavano
tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in politica con
l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe, ma non riuscì
a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica. A
questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica
del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare dall'attualità
politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico. La prima opera
pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione e
tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si
cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della
passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di
moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le
passioni. Questa idea, in contrasto con quanto
asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal
politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In
questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte
della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in
epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche
all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini. Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo
della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale” -- ristampato,
senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella difesa dei diritti
del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice: “I find this
interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!” -- Qui M.
cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non fosse la democrazia,
ma la monarchia. La sua linea anti-rivoluzionaria
fu affermata anche quando si tenne distante dagli organi della Municipalità
istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto. Accolse perciò con favore
l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento della spirata libertà cisalpine”
e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio della Romana Repubblica e quello
dell'Austria.” Di grande importanza è quanto emerge nella “Voce della verità,” una
memoria autografa inviata al governatore austriaco Székhely all'indomani del
suo insediamento a Venezia. Nell'opera, divisa in capitoli dedicati ai problemi
dell'amministrazione asburgica (polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si
chiede quale dovesse essere il criterio di scelta per la nuova classe dirigente
veneziana. Dimostrandosi critico nei confronti degli ex funzionari della
Repubblica di Venezia (ceto a cui lui stesso apparteneva), nominati non in base
ai meriti, ma per favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che
vivevano nel lusso, poiché entravano in politica solo per il proprio
tornaconto, e soprattutto verso i trasformisti che cambiavano opinioni con
l'avvicendarsi delle amministrazioni.
Con questo lavoro anticipò le scelte del governo austriaco che, in
effetti, estromise il patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche
amministrative a personalità lombarde o delle province ereditarie. Si dedicò, con un certo successo, anche alla
stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero
presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il
sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione
delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro
critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav.
Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed
Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel
nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza.
Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle; Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo
dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della
Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco,
assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina diPisani. Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I
would often rely on contractualism, but [Welsh philosopher G. R.] Grice made a job out of it! I
saw the cooperative principle as a matter of quasi-contract – whatever that is.
And if it’s a MYTH, what’s wrong with it? Romolo mythically killed Remus
because of a breach of contract, too!” Grice: “My thought exactly replicates
that of Malipiero back in the good old days of Venetian republic – only there
was more rhyme to reason in HIS scheme!” -- Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia,
confutazione del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Malipiero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mamiani: l’implicatura conversazionale di Beltrami
contro Euclide – filosofia emiliana – filosofia parmese – scuola di Parma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Secondo Parmense). Filosofo italiano. San
Secondo Parmese, Parma. Emilia Romagn. Grice: “I like Mamiani; unlike us at
Oxford, he takes ‘science’ seriously! But in an amusingly Italian way! He has
explored Newton on the apocalypse! My favourite of his treatises is the one on
space which reminds me of Strawson – Beltrami, unlike Strawson, is
non-Euclideian, and thinks Italian needs Euclideian verbs to match!” Lincei.
Membro dell'Accademia dei Lincei ha insegnato Storia del pensiero scientifico
all'Parma, Udine e Ferrara. Si è
occupato soprattutto di Isaac Newton, del quale ha trascritto un trattato
inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e dell'origine delle enciclopedie
moderne. Saggi: “J. M. Guyau Abbozzo di
una morale senza obbligazione né sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton
filosofo della natura” Le lezioni di ottica e la genesi del metodo newtoniano,
Firenze, La Nuova Italia, “Teorie dello spazio” -- da Descartes a Newton,
Milano, Angeli, “La mappa del sapere.” La
classificazione delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, Angeli,
“Il prisma di Newton,” Roma, Laterza, Introduzione a Newton, Roma: Laterza, “Trattato
sull'Apocalisse,” Torino, Boringhieri, I. Newton, Firenze, Giunti, Storia della
scienza moderna, Roma, Laterza, Scienza e Sacra scrittura, Napoli, Vivarium. I. Newton, Trattato sull'Apocalisse,Torino,
Bollati Boringhieri, Scienza e teologia studi in memoria, Firenze, Olschki, Studi
sul pensiero scientifico Ricordando M., "I castelli di Yale", Il
Poligrafo, Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La
sintesi newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Newton e
l'Apocalisse. Grice: “Mamiani should have left Newton to the Lincolnshiremen,
and concentrate on Galileo!” Maurizio
Mamiani. Mamiani. Keywords: Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Mamiani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mancini: l’implicatura conversazionale del kerygma
– filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti). Filosofo italiano. Schieti, Urbino, Marche. Grice: “I
like Mancini: he has expanded on the ethos of cooperation – and he has explored
what he calls ‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in connection with
language – he reviewed Pittau’s philosophy of language, and published a little
thing on ‘language and salvation.’ So how can you NOT like him?” Grice: “I like Mancini; if I dwell on
philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has studied
Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of MALEVOLENTIA!” “La filosofia
è il passaggio dal senso al significato, attraverso le mediazioni culturali,
dottrinali, attraverso la struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni
della prassi.” Studia a Fano e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad
Urbino. Studia i massimi teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer
pubblicando, su quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha
fondato l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per
molti anni, di "facoltà teologica" in una università laica. Tra
i filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della
ragion pura. In questo senso è ancora
più importante "Kant e la teologia” dove tratta la filosofia della religione kantiana,
fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo
categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati
dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della
religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione
rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa
invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora
dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in
grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei
Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione
dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione
capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere
stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è
l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una
prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti
mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo
all'insieme dei suoi rapporti economici. Inoltre fa parte della redazione della
rivista Concilium. Fonda “Hermeneutica” ed edita da Morcelliana. La sua
posizione di pensiero verte su un cristianesimo di matrice liberale e
democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo e libero, dando
una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di quegli anni sulle
orme del Concilio Vaticano II. Opere:“Ontologia fondamentale,” La Scuola,
Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa, Urbino “Filosofi
esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze), Argalìa,
Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia della
religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia
utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro
dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale
comunismo?” Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma,
“Novecento teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia” Queriniana,
Brescia “Fede e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere” Rusconi, Milano “Negativismo giuridico” QuattroVenti,
Urbino “Guida alla Critica della ragion
pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il
pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come
violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri,
Urbino, Quattroventi “Hermeneutica”
“Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida
alla Critica della ragion pura”“L'Analitica” QuattroVenti, Urbino “Il male
radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su
filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in
“Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia
per il creato, Urbino, Quattroventi, coll. "Il nuovo Leopardi"
L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero
critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso,
Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino,
Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana Ethos e cultura nella cooperazione di
credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S.
Bernardino”, Quattroventi Bonhoeffer; Morcelliana,
Brescia Frammento su Dio, Brescia,
Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini,
Urbino, Quattroventi Opere scelte. Brescia,
Morcelliana Mancini Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critic
(Verona, Mazzian); A. Milano, Rivelazione ed ermeneutica” (Urbino, Quattroventi
"Biblioteca di Hermeneutica" P. Grassi, Intervista sulla teologia (Urbino,
Quattroventi "Il nuovo Leopardi"; La filosofia politica” (Urbino,
Quattroventi, Francesco D'Agostino, Filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi,
"Il nuovo Leopardi" G. Ripanti, P. Grassi, Kerigma e prassi, Brescia,
Morcelliana, Hermeneutica, Studi in memoria, Napoli, Scientifiche, G. Crinella.
Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Roma, Studium, A. Areddu, Cristianesimo
e marxismo Una rilettura in memoriam, Pistoia, Petite Plaisance tra filosofia e
teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta, G. Ripanti P.
Grassi (a cura), Filosofia, teologia, politica. A partire da Mancini, Brescia,
Morcelliana, Hermeneutica Mariangela Petricola, Pensare la differenza -- la
questione di Dio nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura in
“Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/
dialegesthai/ mpe. M. Petricola, Pensare
Dio. Il cristianesimo differente, Assisi, Cittadella Editrice Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra.
L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del
diritto, Torino, Giappichelli, "Recta Ratio"sapere, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Seminario in
memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale M" presso il suo
paese natale Schieti, su centro M. . . FB cronologica, su uniurb. L'Istituto di
Scienze Religiose fondato da lui su uniurb. Biblioteca personale "Ca'
Fante", su uniurb. Rivista "Hermeneutica" fondata da Italo
Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso
italiano.org. Italo Mancini. Mancini. Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant”
“radical evil” --. “cooperative di credito” – “la massima della benevolenza
conversazionale”, il problema del vaticano – patti laternai, ventennio fascista
e patti laterani --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mancini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Mangione: l’implicatura conversazionale d’alcuni
aspetti del nazionalismo culturale nella logica italiana – logica matematica – filosofia
calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bagnara Calabra). Filosofo italiano. Bagnara calabra, Calabria. Grice:
“I like Mangione; for various reasons: He notes that logic is more related to
mathematics – indeed, for logicism mathematics IS logic – so the opposite to
‘formal’ logic is ‘material’ logic, not ‘informal’ as Ryle and Strawson want –
Mangione has studied ‘categories’ and talks of ‘logica matematica’ – he has
studied Frege’s ideografia, as he aptly translates his grundscrift, and he
tried to improve on the ‘nationalism’ which was ubiquitous in logic in Italy in
the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano.
Diresse le due collane matematiche della casa editrice Progresso tecnico
editoriale di Milano, appendice della A. Martello editore. Presso l'editore
Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e manuali della scienza contemporanea. “Serie
di logica matematica.” Contribuito alla
Storia della filosofia pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici
contributi sulla storia della logica matematica. Amplia e sistematizza tali
contributi nella Storia della logica. Da Boole ai nostri giorni”. Il saggio
costituisce un ampio ed esaustivo lavoro di ricognizione e sintesi sugli ambiti
di ricerca e sui risultati della logica. Dirige la collana Muzzio scienze. Insieme a Ballo, Bozzi, Lolli e Pagli cura Gödel
(Boringhieri). Saggi: “Logica matematica” (Torino, Boringhieri); “Giocando con
l'infinito: matematica per tutti, traduzione di G. Giorello (Milano,
Feltrinelli); “Matematica e calcolatore, Le Scienze quaderni, Milano, “Filosofia:
saggi in onore di Geymonat, Milano, Garzanti “Storia della logica, CUEM “Storia della logica”“Da Boole ai nostri
giorni” (Garzanti); “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino, Boringhieri. Regny,
«Breve storia di una lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte le opere
di Godel» dalla Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF dell'Bari.
6.Peano, A.Nagy, Delbcedp, Logiqìie algorithmique. Revue
Philosophique quindi idem. Liège et Bruxelles Liard L., Les logiciens anglais contemporains
{ISIS). Logique. Masson, Paris. — Cours de philosophie.
Logique CouTURAT L., La logique mathémaiique de M, Peano, "
Revue de Métaphysique et de Morale „, a — La logique de Leibniz d'après dea
documents inédits. Paris,
Alcan. L’Algebre de la logique. Paris, Gautliiers-Villars, ed. Peano G.,
Calcolo geometrico secondo VAusdehnungs- léhre di H, Grassmann, preceduto
dalle operazioni della logica deduttiva, Torino Arithmetices principia,
nova methodo exposita — I principi di geometria logicamente esposti Torino, Bocca. Elementi di calcolo
geometrico Principi di logica matematica. R. d. M., t. I. Formule di logica
matematica. R. d. M., t. I. Sul concetto di numero. R. d. M., t. I.
Sui fondamenti della geometria R. d. M., Saggio di calcolo geometrico Studi di
logica matematica Les définitions matJtématiques Formulaire mathématique.
Nagy a., Fondamenti del calcolo logico. Giornale di matematica. Napoli
Sulla rappresentazione grafica delle quantità logiche. Rend. R. Accademia
dei Lincei. Lo stato attuale ed i progressi della logica. Rivista
italiana di filosofia. C. Burali-Forti, G. Vacca, G. Vailati, A.
Padoa, M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice,
Nagy a., Principi di logica esposti secondo le dottrine mo- derne.
Torino, Loescher I teoremi funzionali nel calcolo logico, Riv. di
Mat., Ueher Beziehungen zwischen logischen Ordssen. Mo- natshefte
fur Mathematik. Wien, La logica tnatematica e il calcolo logico. Riv. Itai.
di Filos. Roma, I primi dati della logica. Id. Roma, Ueber das Jevons-Cliffordsche Problem.
Monatshefbe far Mathematik. Wien,
t. Sulla definizione e il compito della logica. Roma, Balbi Alcuni
teoremi intorno alle funzioni logiche. Riv. di Mat., BuaAn-FoKTi C,
Logica matetnatica. Milano Exercice de traduction en symholes de Logique Mathématique.
Bulletin de Mathématiques élémentaires Sui simboli di logica matematica. Il
Pitagora, Padda A., Note di logica matematica. Riv. di Mat., t. 6,
Conférences sur la Logique Mathématique. Université non velie de
Bruxelles Essai d'une théorie algébrique des nombres entiers, précède
d'une introduction logique à une théorie déductive quelconque. Congresso
internaz. di filosofia. Parigi, Vailati G., Un teorema di logica matematica.
Riv. di Mat., t. Sul carattere del contributo apportato dal Leibniz
allo sviluppo della logica formale. Rivista filos. e scienze affini.
Maggio-Vacca G. Sui precursori della logica matematica. Riv. di Mat.,
Bettazzi, M. Chini, T. Boggio, A. Ramorino, M. Nassò, ecc. in
Italia. Tutti questi ultimi A. appartengono alla scuola del Peano,
al quale si deve la prima introduzione della Logica matematica in Italia con Peano,
esposti lucidamente gli studi dello Schrodbr, del Boole, ecc., dimostra
l'identità del calcolo sulle classi, fatto da questi autori, col calcolo
sulle proposizioni di Peirce, del Me Coll, ecc. L'opera de\VS9
{Arithmetices principia contiene per la prima volta la teoria dei numeri
interi completamente ridotta in formòle facendo ricorso ad un
limitatissimo numero di idee logiche che espresse coi simboli: €,
D, = n, u, --, A. Di qui trasse origine la sua ideografia, in cui
ogni idea è rappresentata con un segno, e il suo strumento
analitico andò perfezionandosi rapidamente. Formulaire de
Mathémathiques; Introduction quindi la pubblicazione completata, con nuove
formule ed arriccbita di numerose indicazioni storiche per la
collaborazione di valenti seguaci, procedette alacremente, raccogliendo
e trattando completamente in simboli tutte le proposizioni della
matematica. L'importanza filosofica di questo movimento scientifico non è
ancora stata apprezzata convenientemente dai filosofi, e l'opera di PEANO (si
veda) comincia solo ora a richiamare sopra di se l'attenzione degli
insegnanti di logica pura. Questo ritardo filosofico è tanto più strano
quanto più chiara è la filiazione filosofica di questa
ideografia. Peano stesso non cessa mai di far notare che essa è
basata su teoremi di logica, scoperti successivamente da Leibniz fino ai
giorni nostri. È noto infatti che l'ideografia completa o pasigrafia e intravista
da Leibniz, col nome di characteristica. Ma se, con definizioni opportune,
si potè ridurre le Pastore, Logica formale. Meriti dell' analitica moderna, Da
questo rapido cenno dello sviluppo storico dei postulati del
càlcolo logico e degli autori che più hanno contribuito al progresso
della logica pura e sim- bolica in largo senso della parola (simboli
lette- rali, aritmetici, algebrici, geometrici, ideografici,
ideofisici e via dicendo), e pure in mezzo alle di- vergenze profonde e
attraverso i vari modi onde le forme logiche si manifestano e a quelli
onde vengono interpretate, è possibile scorgere il filo
conduttore. Le dottrine più recenti sopratutto, parte cri-
ticando i metodi e i principi sui quali le antiche erano costruite, parte
proponendo metodi di di- mostrazione più atti all'indagine logica,
parte svolgendo fuori dalla stessa analitica germi di idee nuove
che vi rimanevano prima come oscu- rati ed occulti, sono come una
successione in- calzante di fiotti vitali che, scaturendo dalle
vette del pensiero, sono penetrati nell'organismo della logica formale
alimentandolo e sospingen- idee di logica che si incontrano in molte
parti della ma- tematica ad un numero sempre più piccolo di idee
pri- mitive, attualmente ancora si desidera una riduzione analoga
di tutte le idee di logica che si incontrano nella logica pura.
Questa riduzione presenta invero seriissime difficoltà, ed e più
facile il riconoscere quante e quali siano le idee primitive in
Aritmetica e in Geometria, che in Logica. (Peano). In questo
saggio, continuando le ricerche cominciate nel precedente, che mi
converrà di supporre conosciuto al lettore, tento di portare un
contributo alla soluzione del problema suddetto. Corrado Mangione.
Mangione. Keyword: “logica matematica” “divertente”, “Sidney Harris” Peano,
“not” “no” “and” “e” “or” “o” “if” “si” “some (at least one)” “all” “the” “il” ,
Mangione, simbolistica, logica simbolica, logica formale, logica materiale,
semantica, semantica per un sistema di deduzione naturale, SYMBOLO, whoof and
proof, w’f ‘n’ proof. -- -. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e la proclama di Mangione: logica matematica, la logica
matematica deve essere divertente!” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Manfredi: l’implicatura conversazionale del liber
de homine – filosofia emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Bologna).
Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I like the “liber de
homine.” It reminds me
that among my unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the Italians aptly
use the same particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons didn’t! That must
be because ‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.” “For I am hungry, say
I!” cf. “I am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli umanistici. Insegna a
Bologna. Riceve un compenso superiore alla media ed è il docente più citato nei
Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato da PICO (si veda) (“Disputazione
contro l’astrologia divinatrice””). La
sua opera “Il Perché” fu un successo per secoli. Altre saggi: “Tractato de la pestilentia,”
Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon” (Bologna, Bazaliero Bazalieri) “Liber
de homine,” Impressum Bononiae, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Manfredi. Keyword:
divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean death. --. Grice: “The
present budget means that we will have a bad year – Prognosticon. “The present
budget means we’ll have a hard year, but we shan’t have.” – x means that p
entails p. Pico approaches Manfredi, “You said that the budget for 1490 meant
that we would have a hard year, but we
didn’t!” – Girolamo Manfredi. Manfredi.
Keywords: liber de homine, la tradizione pseudo-peripatetici dei problemi – il
problema – la questione di ‘per che’ – Grice sulle tipi di domanda – la domanda
dei bambini – la domanda di Grice a bambini, “Can a sweater be red and green
all over? No stripes
allowed? – The philosopher’s question – ‘why is there something rather than
nothing? Why I am me and not you? Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Manfredi: l’implicatura divinatrice” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Manicone: l’implicatura conversazionale della
filosofia del gargano – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Vico del Gargano). Filosofo italiano.
Vco del Gargano, Foggia, Puglia. Una delle personalità più caratteristiche del
suo tempo della Capitanata. Definito il “monacello rivoluzionario” a causa
della sua bassa statura, che sembrerebbe di 1,40 m, la sua indole illuministica
consiste in una sete di sapere che non si placa con il dogmatismo, ma con
l'esperienza diretta, lo studio approfondito dei fenomeni naturali e della
scienza, un'osservazione empirica che poteva fornire una risposta valida e
concreta alle varie problematiche e quindi un aiuto pratico all'uomo, al suo benessere
e sviluppo, alla sua felicità. Ciò gli costò l'inimicizia di chi, seppur in
pieno illuminismo, diffidava e demonizzava la scienza. Lo sviluppo
economico-sociale che teorizza M. consiste in uno sviluppo connesso e, per
certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli riteneva che la natura fosse
una fonte primaria di ricchezza e la sua distruzione avrebbe potuto segnare la
fine dello sviluppo. Manicone può essere considerato un profeta dello
sviluppo sostenibile, perché in pieno Settecento, quando le industrie erano
inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute che gli consentì di prevedere le
conseguenze disastrose che avrebbe portato l'uso improprio e scriteriato delle
risorse naturali. Le opere in cui Manicone tratta, tra gli altri, il tema
dello sviluppo sostenibile, sono La Fisica Appula (cioè dell'Apulia) e La
Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico nome della Capitanata). Secondo il
“monacello”, uno dei peggiori atti compiuti dall'uomo del suo tempo era la
cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un tempo rigogliosi, come anche
attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire putes nemus». Riferisce
che il disboscamento del promontorio iniziò nel 1764, con il taglio “barbaro”
dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del Gargano e la cesinazione degli
ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad inizio Ottocento, l'Abate
Longano denunciò la carenza di legna da ardere per gli ischitellani. La
causa di questo disboscamento fu la volontà di destinare i suoli a coltura,
anche quelli non adatti a questo scopo e più utili al pascolo e alla produzione
di legname, vista la “rocciosità” della terra sul promontorio del
Gargano. Manicone spiega anche la diminuzione della fauna selvatica nel
Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i nascondigli per gli
animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili. Ne “La Fisica Appula”,
il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità dell'aria) e alle
cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può avere cause
naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche indigeno
(proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il Manicone
le principali cause accidentali del mefitismo erano: 1. Le condizioni
igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana abitudine di
depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei centro abitato (consuetudine abolita con
l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de
Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio
dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e
assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu
talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del
Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di
temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e
mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile
al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di
riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i
venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle
alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana
da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i
venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre
coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la
consapevolezza di “aver cantato ai sordi”. Viaggiò molto per l'Europa,
studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze
Naturali a Bruxelles. È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica
Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e
soprattutto del Gargano. A M. è intitolato il Centro Studi e
Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San
Matteo a San Marco in Lamis. Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica
daunica Al tempo di M. la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa lo
stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più ristretta
e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i quartieri nuovi
di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria delle
istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle acque
del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma
inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita
erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi
erano larghi, puliti e soleggiati. Le Istituzioni mancavano anche laddove
era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori
vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti
quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste
spesso in profonde valli o zone impervie. La popolazione vichese era
laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia M. descrive i suoi compaesani come barbari e
incivili, infatti non hanno riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori
lasciano distruggere dalle loro bestie le pianticelle fruttifere e le vigne,
sono dediti all'alcol e spesso ciò li porta a risse feroci. Le donne sono
laboriose come gli uomini e sempre gentili, il frate però critica fortemente
l'usanza vichese, e delle donne dei paesi del Sud in generale, di urlare e
strepitare ai funerali, di portare il lutto a vita e di vestire sfarzosamente i
defunti; il primo comportamento denota la selvatichezza della popolazione, il
secondo uso può essere anti-economico e negativo per la società e il terzo è
uno spreco di denaro, dato in pasto ai vermi. Un difetto presente in
tutte le abitazioni vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva
provocare incendi domestici e inquinare l'aria interna. A Vico molti boschi furono tagliati per lasciare
spazio ai campi di grano, ma ciò fu improduttivo economicamente e causò lo
smottamento dei terreni in pendenza, non più trattenuti dalle radici delle
piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi distruggevano gli alberi,
picchiando forte con i bastoni per far cadere le olive; questa errata abitudine
provocava la mutilazione della pianta e una maggiore esposizione al freddo, e
conseguentemente minori raccolti per gli anni successivi. Per M., il
mancato sviluppo del Gargano e da imputare anche alla pigrizia e indolenza dei
suoi abitanti, che non erano capaci di valorizzare i loro prodotti (olive,
agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta acquistavano prodotti meno pregiati e ad
alto prezzo da altre regioni. Al fine di comprendere come le istituzioni
del tempo fossero distanti dalle reali necessità della popolazione, è
interessante la situazione che riguardò l'uso delle acque di Canneto, infatti
veniva impedito ai vichesi (anche con la forza) di utilizzare l'acqua per
l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato l'attività di un mulino
sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede ragione ai rodiani ma,
per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata fu annullata dalla Regia
Camera. Dalla lettura di alcune pagine delle opere di Manicone è emerso
che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a disposizione, le conoscenze e
le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva e produceva nell'ottica del
profitto immediato, sottovalutando gli effetti che avrebbero potuto causare i suoi
comportamenti errati nella vita della futura comunità. Opere M. contesto – il contesto del contesto.
"Philosophers often say that context is very important." "Let us take this remark
seriously.’ "Surely, if we do, we shall want to consider this
remark in its relation to this or that problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of
context.” H. P. Grice, "The general theory of
context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la filosofia del
gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Manilio: il portico romano -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Porch. Astronomer and poet. He writes a long poem on astronomical
matters, part of which survives. He takes and extreme position on the subject
of fate, believing that not even thoughts – or the will -- are exempt from its
influence. Marco
Manilio. Keywords: liberta, il libero. Manilio.
Grice e Mannelli: l’implicatura conversazionale degl’eroi
di Virgilio – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi). Filosofo italiano. Grimaldi, Cosenza,
Calabria. Grice: “Like me, Mannelli loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio –
and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta il ginnasio a Cosenza. Si trasferì
con la famiglia prima ad Aosta, dove termina gli studi liceali, e poi a Roma.
S’interessa sempre più al mondo politico e dopo la laurea, conseguita con il
massimo dei voti, ritorna a Cosenza e venne
eletto Consigliere Provinciale. Proprio
in qualità di membro del consiglio provinciale, si adoperò in prima persona per
arricchire e promuovere l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di
Cosenza Si dedicò in tempi e con modi
diversi all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione
metrica della Xenia di Goethe (Roma, Paravia.
E tra i maggiori contributori della più importante rivista di arti e
lettere della regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia
Cosentina, l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza
plurisecolare e che nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio. Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti
grimaldesi: scultura di Cambellotti, Reggio Calabria, Editore Il Giornale di
Calabria, Paravia, Le storiche Terme Luigiane: passato-presente-futuro,
Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia Cosentina nella sua storia secolare e
nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo Serafino. Biografia in
Calabriaonline.com M. Chiodo,
L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura in Calabria. Xenia Edizione Paravia. nna Vincenza Aversa,
Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini, Catanzaro, Accademia Cosentina Biblioteca Civica di
Cosenza Goethe Poesia "Mamma"
da "Come le nuvole” su Grimaldi Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero.
Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio, gl’eroe di
Virgilio, l’eroe stoico, Acri, Enea come eroe stoico, gl’eroi di Vico. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mantovani: l’implicatura conversazionale dei
curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia piemontese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Moncalieri).
Filosofo italiano. Moncalieri, Torino, Piemonte. Insegna a Roma. Membro della
Società Tommaso D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla
Filosofia della Storia, l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti
con la scienza. Ha compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È
uno dei maggiori studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria.
Opere: “Fede e ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario
Toso, Roma, LAS, “Quale globalizzazione?: l'uomo planetario alle soglie della
mondialità,” Scaria Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra
compassione e misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto
filosofico sulla storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,”
“An Deus sit (Summa Theologiae). Fede, cultura
e scienza, Città del Vaticano, Libreria Vaticana, Didatttica delle scienze: temi,
esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana, “La discussione
sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi: prospettive per
un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero realistico
dinamico Demaria. Roma, LAS,,”Momenti
del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme, ratio,
scientia): Roma, Nuova cultura, “Per una
finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una
ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per
abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, Roma
Incisa Valdarno, Città Nuova Istituto universitario
Sophia, Lorenzo Cretti, La quarta
navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione Nuova
Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul
matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical
University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. su avepro. glauco. L’Università
Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità
accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don
Bosco» La Stampa, su lastampa,Conferenza Rettori delle Università e Istituzioni
Pontificie Romane, su cruipro.net. redazione, Nuovi accordi di co-operazione
interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di Aquino, su
cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. Premio Mediterraneo. su Fondazione
mediterraneo. org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è
più che mai attuale. Fondazione Adriano Olivetti. Mauro Mantovani. Mantovani. Keywords:
i curiazi, percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Mantovani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marafioti
– filosofia calabrese – Luigi Speranza (Polistena). Filosofo italiano. Polistena, Calabria.
Girolamo Marafioti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Girolamo Marafioti
(Polistena, 1567 – dopo il 1626[1]) è stato un umanista, storico e presbitero
italiano. Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria
1601.[2] Le notizie biografiche su di lui sono molto scarse e desunte per lo
più dalle sue opere o da una storia ottocentesca della sua città
natale.[3][4] Indice 1 Biografia
2 Opere
3Note 4Bibliografia 5Altri progetti 6 Collegamenti
esterni Biografia Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria
1601.[2] Sacerdote appartenente all'Ordine dei Frati Minori, il Marafioti si
prefisse il compito di continuare la storia della Calabria dell'umanista
Gabriele Barrio[5][6]. La prima edizione di quell'opera, infatti, si era
rivelata talmente piena di errori e di lacune che lo stesso Barrio aveva
tentato di emendarla in vista di una seconda edizione, ma ne era stato impedito
dalla morte, avvenuta attorno al 1577. Intenzione, parzialmente disattesa, del
padre francescano era inoltre quella di ricordare le vite i santi calabresi,
specialmente coloro di cui si era persa la memoria[7]. Le Croniche et
antichità di Calabria, in cinque libri, venne edita una prima volta a Napoli
nel 1596[8] mentre una seconda versione accresciuta e corretta venne edita a
Padova nel 1601[9]. Di padre Marafioti sono rimasti anche un'opera
teologica[10] e un trattato di mnemotecnica in lingua latina[11],[12] che ebbe
un certo successo tanto che venne tradotto poco tempo dopo in lingua
italiana[13]. Non è noto dove e quando Girolamo Marafioti sia morto.
Giovanni Russo, ex direttore del Museo civico "Francesco Jerace" a
Polistena,[14] ha suggerito che Marafioti sia deceduto nel 1630 presso il
convento nel suo paese natale.[15] Opere Girolamo Marafioti, Croniche et
antichità di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino,
raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni ..., Padova, Ad instanza
de gl'Uniti, 1601. Ristampa anastatica: editore Arnaldo Forni, 1975 e 1981.
Consultabile on line in Google Libri. Note ^ D. Valensise, pp. 95-96,
1862.
https://books.google.it/books?id=LlawjHUbv9UC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
Consultabile on line su Google Libri ^ L. Accattatis, pp. 234-236, 1869. ^
Franco Carlino, Girolamo Marafioti. Un sacerdote con la passione della storia
(PDF), in Il Nuovo Corriere della Sibaritide, vol. 2, n. 7-10, 2017, pp. 3-4.
URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Gab. Barrii Francicani De antiquitate et
situ Calabriae. Libri quinque. Romae : apud Iosephum de Angelis, 1571. ^ Oreste
Parise, La nascita della storiografia calabrese (PDF), in Voce ai Giovani, 16
febbraio 2013, pp. 4-5. URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Pasquino Crupi, Conversazioni
di letteratura calabrese dalle origini ai nostri dì, Pellegrini editore, 2007,
p. 34, ISBN 88-8101-407-6. URL consultato il 1º marzo 2008. ^ Girolamo
Marafioti, Opera del r.p. fra Girolamo Marafioti di Polistina dell'Ordine de'
Min. Oss. Delle croniche, et antichita di Calabria, secondo le città,
habitationi, luoghi, monti, fiumi, e fonti di quella, con l'historie di tutti
gli huomini illustri calabresi, quali in diuerse scienze, e arti fiorirno, col
Catalogo de gli beati, e santi, In Napoli: nella Stamperia dello Stigliola a
Porta Regale, 1596 ^ Girolamo Marafioti, Croniche et antichita di Calabria.
Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi
scrittori antichi, & moderni, oue regolarmente sono poste le città,
castelli, ville, monti, fiumi, fonti, & altri luoghi degni di sapersi di
quella prouincia. Dal r.p.f. Girolamo Marafioti da Polistina teologo, dell'Ord.
de Min. Osseruanti, In Padoua : appresso Lorenzo Pasquati ad instanza de
gl'Vniti, 1601 ^ F. Hieronynimi Marafioti Polistinensis Calabri Ordinis
minorum, Annotationes euangelicae lucidissimae a feria quarta Cinerum vsque ad
feriam tertiam Paschatis inclusiue, Cum duplici indice, materiarum scilicet, ac
rerum notabilium, Neapoli : ex typographia Ioan. Baptistae Subtilis. : apud
Scipionem Boninum, 1608 ^ F. Hieronymi Marafioti Polistinensis, Calabri
theologi Ord. Minorum obseruantiae. De arte reminiscentiae per loca, &
imagines, ac per notas, & figuras in manibus positas. Opus delectabile,
omnibusque literarum studiosis, & praecipue oratoribus, concionatoribus,
& scolaribus, qui ad doctoratus apicem ascendere satagunt apprime vtile,
Venetijs : apud Io. Baptistam Bertonum sub insignae peregrini, 1602 ^ Ars
memoriae, seu potius reminiscentiae: noua, eaque maxime perspicua methodo, per
loca et imagines, ac per notas et figuras, in manibus positas, tradita &
explicata: authore Hieronymo Marafioto Polistinensi Calabro, theologo,
Francofurti : ex officina typographica Matthiae Beckeri, 1603 ^ Girolamo
Marafioti, Noua inuentione et arte del ricordarsi, per luoghi, et imagini; et
per segni, & figure poste nelle mani. Del R.P.F. Girolamo Marafioto da
Polistene di Calabria, Opera diletteuole tradotta di latino in lingua italiana,
da p. Theseo Mansueti da Vrbino, Stampata in Venetia, et in Fiorenza: ad
instanza di Sebastiano Zannetti, 1605 ^ Museo civico "Francesco
Jerace", su beniculturali.it, Ministero per i beni e le attività
culturali, 16 novembre 2015 (Ultimo aggiornamento). URL consultato il 21
settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2018). ^ G.
Russo, 2012. Bibliografia Luigi Accattatis (a cura di), Girolamo Marafioti, in
Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza, Tipografia
municipale, 1869, pp. 234-236. URL consultato il 21 settembre 2018. Domenico
Valensise, Monografia di Polistena, Napoli, Tipografia di Vinvenzo Marchese,
1862, pp. 95-96. URL consultato il 21 settembre 2018. Giovanni Russo, Girolamo
Marafioti : teologo, storico e musico, Polistena, Centro Studi Polistenesi;
Storico Complesso Bandistico Città di Polistena, 2012. Altri progetti Collabora
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di Biografie Categorie: Umanisti italianiStorici italiani del XVI secoloStorici
italiani del XVII secoloPresbiteri italiani del XVI secoloPresbiteri italiani
del XVII secoloNati nel 1567Nati a Polistena[altre]Girolamo Marafioti.
Grice e Marassi: l’implicatura conversazionale degl’eroi
di Vico – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano al Campo). Filosofo italiano. Cardano al Campo, Varese, Lombardia.
Grice: “I like Marassi; he has written a ‘natural’ history of ‘man’ – which is
interesting, ‘progetto uomo,’ he calls it!” -- Grice: “I like Marassi; he has
explored hermeneutics in the German tradition, Schleimacher to be more
specific; but has also written an essay on Heidegger; his links with me come
with his idea of metaphysics and transcendental arguments which he takes from
Kant, who he reads in both German and Italian, unlike I, or me.” – Grice: “He
has written an introduction to a comparative study of the approaches to ‘the
antique’ in both Italian and German philosophy – a fascinating topic. I suppose
the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a Milano con la tesi “La differenza ontologica
in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini.
Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità”
con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione
dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano). Direttore del Dipartimento di Filosofia a
Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica. Dirige per la casa editrice AlboVersorio la
collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della
Filosofia. Si occupa di storia
dell'umanesimo (BRUNI (si veda), ALBERTI (si veda), VICO (si veda)), della scolastica,
di ermeneutica (Grassi), di filosofia trascendentale, del pensiero postmoderno.
I temi della sua ricerca ruotano attorno a tre temi principali: la riflessione
sui modelli storico-teorici della filosofia della storia, l'interpretazione
dell'umanesimo italiano (Alberti, Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione
storica e morale, l'analisi della fondazione trascendentale del sapere. Saggi:
“Ermeneutica della differenza in Heidegger, Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher,
“Ermeneutica,” Rusconi, Milano, Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,”
Bompiani, Milano, Metafisica e metodo trascendentale,” Lotz, “La struttura dell'esperienza, Vita e
Pensiero, Milano; “Metamorfosi della
storia. Momus e Alberti,” Mimesis, Milano/ Coordinamento generale e direzione
redazionale della Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano. docenti.unicatt.
Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords: gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni,
Vico, metamorfosi della storia – Alberti, Momus, il concetto d’eroe in Vico,
l’uomo come eroe – l’eroico, l’altruismo eroico, la nudita eroica – la nudita
eroica nella representazione degl’imperatori romani, la nudita eroica in Giulio
Cesare, la nudita eroica dell’atleta – la postura eroica dell’eroe in nudita
eroica – napoleone in nudita eroica – Mussolini in nudita eroica, la statua
equestre di Mussolini, la nudita eroica del stadio dei marmori, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marassi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Marcello:
la filosofia sotto Giulio Cesare – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A pupil of Cratippo. He has a
career in public life and is one of those who opposes to Giulio Cesare. Cesare
pardons him but he is still murdered. Marco Claudio Marcello. Keywords: Livio, Machiavelli. Marcello.
Grice e Marcello:
il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The nephew of Ottaviano, and until
his death, his chosen heir. A pupil
of Nestore. Marco Claudio Marcello.
Grice e Marcello:
del sillogismo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Writes about logic, including a
book on syllogisms. Tullio Marcello.
Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale dell’educazione
del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore sessuale – la società
eugenica – filosofia veneta -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Noventa
Vicentina). Filosofo italiano.
Noventa vicentina, Vicenza, Veneto. Grice: “Cassatta has unearthed some
opinions by Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo. Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova.
Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle
scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse,
inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” – Grie:
“Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana, Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale
unità del pensiero,” Firenze, Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle
opere filosofiche di Ardigò,” Firenze, Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo
le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain ecc., prefazione di Ardigò, Firenze,
Sansoni,” Grice: “A fascinating little book: it reminded me of Strawson’s
Introduction to Logical Theory! Only Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas
Marchesini commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini
shouldn’t be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being by
Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale, ad
uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione di
Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino,
F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini
uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” -- (con prefazione di E. Morselli e in
collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Alighieri ", “Elementi
di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri
e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R.
Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo,
R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Bocca, “
Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità e il diritto
all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il principio
della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona, Fratelli
Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This makes me
laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was nonsense!” -- Firenze,
Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche, Roma, Athenaeum, “La
dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione morale,
Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,” Torino,
Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R. Bemporad e
Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,” Torino,
Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,” Firenze,
Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze: per i licei
scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze pedagogiche: opera
di consultazione pratica con un indice sistematico, direttore Marchesini,
collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e altri, Milano, Soc. Edit.
Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima ristampa: Firenze,
Sansoni, Mariantonella, M. e la «Rivista di filosofia e scienze affini». La
crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Angeli, Treccani L'Enciclopedia
Italiana. A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora quel
capitano che avendo conchiuso col nemico
una tregua di dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E
ricorderemo i seguenti sofismi di Eutidemo: Qualcuno che si trova
in Sicilia e vede in questo momento, col pensiero, il porto
d’Atene, vede egli le due triremi che vi si trovano? E se non vede
le due triremi, come può egli vedere il porto d'Atene? Quelli che
imparano sono essi sapienti o ignoranti? Se sono gli ignoranti che imparano,
devono apprendere ciò che non sanno; ma come si può imparare quando non
si sa neppure ciò che si devo imparare? E se Clinia risponde che sono i
sapienti che imparano, la difficoltà resta la medesima: come possono i
sapienti imparare dal momento che sanno? Chi Ba qualche cosa possiede il
sapere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto. Origine ed
evoluzione del linguaggio. La questione del linguaggio è ancora un po’ oscura,
ma fra le ipotesi cbe su tale questione si proposero, si
può stabilire quale è la più legittima. Si esclude innanzi tutto l
ipotesi che il linguaggio sia stato inventato da un uomo più
intelligente, e adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione -- ipotesi
attribuita a Democrito. Si esclude altresi che il linguaggio sia stato l’opera
di una rivelazione, o di un miracolo. Due filologi contemporanei, Renan e
Muller, attribuirono l’origine del linguaggio a una specie d’istinto.
Nell’umanità primitiva ogni idea avrebbe suggerito per sé stessa una
parola, e la medesima parola a tutti gli spiriti. Questo istinto, col
tempo, si sarebbe atrofizzato. +A proposito di questa ipotesi si osserva ch’essa
non spiega nulla, essendo questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed
esscudo esso stesso, per cosi dire, un miracolo. È strano infatti che quei
400 o 500 tipi fonetici, a cui il Muller riduce le parole delle varie
lingue, aspettino, a manifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, dice
Humboldt, è il prodotto necessario dello svolgimento dello spirito umano.
E sta bene. Ma questo svolgimento non è spiegato dall’istinto di Réuan o
Muller, mentre importa appunto stabilire come il linguaggio si
produca. Whitney, nella “Vita del linguaggio”, dice che l’origine
del linguaggio è dovuta al concorso di tre cause, che s’ incontrano nella
specie umana: 1° la facoltà di emettere un’infinità di suoni e di
riprodurli a volontà; 2°: il desiderio, determinato da un bisogno di
socialità superiore, di comunicare le idee per mezzo di segni; 3: la
facoltà di generalizzare, di giudicare, di concepire dei concetti e di
percepirne i rapporti. E queste sono infatti le condizioni del sorgere e
svilupparsi del linguaggio, ma come effettivamente il linguaggio sia sorto e si
sia sviluppato, Whitney non dicono. Si paragonò l’origine del
linguaggio nelle razze all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino, per
attività puramente riflessa, emette un grido che manifesta in lui un
dolore, un bisogno. Al grido accorre la nutrice, e accorre ogni volta che il
grido si ripete. Cosi, si va fissando un’ associazione mentale tral’atto
dell’ emettere il grido e il successivo accorrere della nutrice, onde, a
chiamar questa, finuli j^ uXr ri- peterà, ma coscientemente, intenzionalmente,
il'^-WyoHl il grido assume un significato. Più tardi, altri suoni
esprimeranno il pensiero del bambino, come quando il bambino indica gl’oggetti
imitandone in qualche modo l’impressione sensibile che ne riceve. Dice ad
esempio “Jcolcò” per indicare il pollo; “mìàou” per indicare il gatto. Il
bambino produce un dato sensibile, nel nostro caso uditivo, a cui si
associeranno altri dati sensibili, come quelli visivi. Da prima il bambino
designa con questo suono non soltanto gli oggetti dai quali l’ udì, ma anche
altri oggetti consimili, che hanno in comune, oltre a quelle, altre
qualità sensibili. Con lo stesso suono e ad esempio dal bambino indicato,
da prima, ogni uccello. Le distinzioni di linguaggio verranno piti tardi,
mano mano che si distingueranno e aumenteranno nel bambino le
percezioni. Questa è, a larghi tratti, la formazione e lo svolgimento del
linguaggio, nel bambino, a cui contibuiscono in modo particolare gli
ammaestramenti speciali che il bambino riceve da chi gli apprende la
lingua. Si puo inferirne che l’origine e lo sviluppo del linguaggio
d’una razza, avviene come nel bambino. Con tale inferenza si
dimenticherebbe un fatto importantissimo, ch’è fondamento d’una netta
distinzione. Il fatto che il fanciullo nascendo porta anche per il
linguaggio delle disposizioni funzionali organiche-psichiche, diverse da quelle
che potevano avere gl’uomini primitive. Il paragone adunque, e l’
inferenza, non reggono. L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine
del linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolarmente da Spencer,
per cui il linguaggio è opera dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale
ed umano. Originariamente gl’uomini si servivano di un gesto,
indicativo o imitative. Poi, provveduti, per evoluzione organica, di
organi capaci di mandar suoni articolati, accompagnarono questi al gesto,
ed espressero cosi le proprie sensazioni e i propri bisogni, e designarono
gl’oggetti. Tale espressione e tale designazione avevano da prima
carattere essenzialmente imitativo, conservatosi, quanto al suono articolato,
nell 'onomatopeici, ed erano piuttosto istintive. In progresso di tempo, i
movimenti del gesto e dell’ articolazione si utilizzarono più largamente, e
venne cosi a sostituirsi al linguaggio naturale un linguaggio
convenzionale. Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un Popolo, come
quello dell’individuo, continuò a svolgersi pure per legge evolutiva,
mediante i rapporti sempre più ampi e riflessi che si stabilirono
successivamente tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi
nel linguaggio la forma mimica, l’ideografica, e la fonetica, e la parola
divenne per ultimo il linguaggio per eccellenza. Presso certe tribù selvage,
la parola non può comprendersi senza il gesto. Anche presso gli antichi, la
mimica aveva la massima importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere
il pensiero col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma
ideografica, che troviamo presso gl’egiziani, i chinesi e altri popoli, è
un disegno abbreviato e più o meno convenzionale, in cui ogni carattere
esprime direttamente un'idea. I popoli ocei- [Innumerevoli sono le forme
che la parola assunse presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o
razza ha la sua lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre tutte le
lingue a un piccolo numero di tipi, che sembrano corrispondere agli stadi successivi
dell evoluzione della parola. 1° Tipo: Lingue monosillabiche (es. la
chinese). Sono composte di sillabe che costituiscono ciascuna
una parola rappresentante un’idea astratta e generale. Secondo
l’ordine nel quale i monosillabi si dispongono, si esprimono le diverse
combinazioni e modificazioni delle idee. 2° Tipo: lingue
agglutinanti o poli-sintetiche (es. le lingue delle tribù americane).
Sono composte di radici di cui le une esprimono le idee più importanti, le
altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal costituire spesso una
parola straordinariamente lunga e complessa, esprimono sia le
modificazioni d’un idea principale, sia una combinazione più o meno
complessa di idee principali e accessorie. 3° Tipo: lingue a flessione:
(es. le lingue semitiche, e indo-europee). Sono composte di parole ciascuna delle
quali esprime un’idea principale modificata da una accessoria. Le diverse
modificazioni dell’idea principale si esprimono per il modificarsi, per
l’inflettersi, della terminazione delle parole stesse] dentali non se ne
servono più se non per certi usi (cifre, segni algebrici eoe.). Usano
invece della scrittura fonetico, in cui ciascun carattere è il seguo non
d'nu idea uia di un suono. Di questi tre tipi, il secondo sarebbe derivato
dal primo, per l’addizione delle radici accessorie alle radici
principali; e le lingue a flessione sarebbero derivate da lingue agglutinanti
piu antiche, per la fusione delle radici accessorie con le radici
principali. Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee, ma anche
delle credenze, dei fatti. E poiché le nostre credenze, le nostre
rappresentazioni dei fatti, e la interpretazione di questi, mutano,
mutano anche i significati delle parole. Una mutazione che si può
ritenere primitiva, quanto è costante, l' abbiamo nella trasformazione del
senso di una parola, da proprio a traslato -- ciò avviene per
quella certa somiglianza che si riconosce tra il significato proprio (Sidonio:
EX-PLICATVRA), o etimologico, e quello traslato (IM-PLICATVRA). Una casa
grande e sontuosa oggi si chiama impropriamente “pallazzo,” parola che indica
prima costruzione dei Romani più antichi, eretta in onore della dea “Pale,”
nel monte Palatino. La parola “palazzo” sopravvive, ma con significato
diverso dal primitivo. “Pagano” significa propriamente l’abitante
del “pagus”. Poi, significò l’idolatra, l’adoratore di una divinità esoterica,
perché a Roma, mentre gl’abitanti delle città erano i primi a render
colto a Marte, gl’abitanti non-romani della campagna sono gl’ultimi. “Villano”
si dice propriamente chi e soggetto a minori oneri, ed e, per
conseguenza, oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia militare. Al
villano si attribusce, con qualche esagerazione, i vizi e delitti. Per
implicatura, ‘villano’ divenne perciò una qualifica ingiuriosa. Il significato
adunque di questi tre termini -- palazzo, pagano, villano -- si trasforma
generalizzandosi, come si trasformarono generalizzandosi., per citare ancora
due esempi, il termine “sale,” che propriamente designa il cloruro di sodio, e
il termine “olio” che propriamente indica soltanto l’olio d’oliva. Nella
trasformazione della parola si ha pure un processo inverso, di
specializzazione. Cosi il termine “vitriolo,” da “vitruni,” propriamente
significa ogni corpo cristallino, poi si attribui a una specie
particolare. Il termine “oppio” (da ònòg succo) propriamente vuole dire
un i succo qualunque, ora indica per implicatura soltanto il succo del
pa- J pavero. E il termine “fecula” (da foex, feccia) proprio a
significare ogni materia che si depositi spontaneamente in un liquido,
poi lo si applica per implicatura al1’ amido che si deposita quando si agita,
nell’acqua, della farina di frumento. E il significato di “fecula” si
specifica per implicatura poi ancor più, venendo a indicare un principio
vegetale particolare che, come l’amido, è insolubile nell’acqua fredda,
ma è completamente solubile nell’acqua bollente, con la quale forma
una soluzione gelatinosa. Il cocchiere chiamai suoi cavalli “le mie
bestie”. Un cacciatore può intendere per “uuccelli” le pernici. V’ è
adunque nel significato di una parola una transizione, della quale, nel suo
uso, devesi tener conto. Si consideri, ad esempio, il vario significato
della parola “lettera” (propriamente, lettera dell’alfabeto, per implicatura: lettera
missiva, letteratura) e della parola “gusto” (sentimento estetico, e
facoltà di distinguere il bello). E quanto alla *metafora*, si consideri, ad
esempio, il significato che la parola “luce” acquista quando si applica
all’istruzione, e la parola “fuoco” applicata alla collera e allo zelo. E
si considerino le parole “nascere” e “morire”, che si usano in un senso
molto piu largo che non sia quello propriamente e strettamente
biologico. A tale varietà di significato in una medesima parola,
contribuiscono anche la *metonimia* (es. “corona” per re- (/no), i
suffissi (es. pre-giudizio, di-fetto, il-limitato), le perifrasi (es. padre
della storia), la composizione (es. strada-ferrata, acquavite
ecc.). Vediamo adunque come, o per circostanze accidentali, o per bisogni
veri, si trasformi il significato di una parola, cosicché non sarebbe né
possibile né utile restar fedeli al significato proprio primitivo. E ciò
dicasi sia del linguaggio tecnico di una scienza, che si muta col
progredire e con lo trasformarsi di questa, sia del linguaggio
familiare. Non possiamo pertanto accontentarci del dizionario, dove il
senso di una parola è spesso piuttosto indicato che non esattamente precisato.
La precisione del significato deriva dall’uso, nel quale pertanto
trovasi il migliore ammaestramento. Chi tenesse a sola guida il
dizionario, non riconoscerebbe somiglianze e differenze, e anche semplici
sfumature di significato, di cui il dizionario non tiene conto. Come
avvertiamo facilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più sicuro
e largo possesso. Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del
soldato” --. Marchesini. Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano
Ercole Meoli, la Societa di Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana
diGeneica ed Eugenica – il simbolismo – la dottrina del simbolismo – I
simbolisti – I filosofi simbolisti – I artisti simbolisti – Welby, Ogden,
Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il cammino del cavaliere, codigo
cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano – tutii questi appartneno
all’altro Marchesini – questo Marchesini e tradizionale --. Resf.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale -- postumanar,
trasumanar – sovrumanar – età degl’uomini – vico -- umanar – equites romani – filosofia
emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Bologna). Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I
don’t think Marchesini has a philosophical background, but he fascinates me! I
especially liked his idea about ‘virility’ and the idea of a knightly code –
‘codice cavalleresco’ – The other field that fascinates me is his research on
‘inter-subjectivity’ in the living form – which he now extends to plants –
‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as an object – and the philosophical
keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini aptly uses.” Cardine della sua proposta filosoficariconducibile,
seppur con caratteristiche proprie, alla più ampia corrente del Post-humanè lo
smascheramento di quell'errore prospettico che pone l'uomo al centro e a misura
dei suoi predicati. «Comincerò il mio viaggio dal prato più bello, quello
che l'aria non abbandona un istante, il sole vi si intrappola da splendere pur
di notte ed i profumi vergini coesistono con quelli gravidi. È qui che il dio
Pan cadde la notte dei tempi, da qui iniziò il suo girovagare incerto,
all'unico desiderio d'amare» (M., Il dio Pan). Da sempre affascinato
dalla natura e, in particolare, dal regno animale, consegue la laurea a
Bologna. Parallelamente agli anni di formazione universitaria, spinto da un
forte interesse verso il comportamento animale, stringe una feconda
collaborazione e amicizia con Celli, con il quale inizia a indagare le
interazioni sociali degli imenotteri. Per cinque anni conduce ricerche “sul
campo” e, con l'ausilio della macrofotografia, è in grado di immortalare quegli
attimi di vita animale altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di
corteggiamento, di accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che
diventeranno il viatico per tutta la sua ricerca futura. Nei suoi studi
di entomologia approfondisce l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema
di alcune pubblicazioni e della successiva ricerca sul comportamento e sul
benessere animale. Nella seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del
professor Franco Pezza, dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi
di allevamento, i parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori
di incidenza del rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei
sinistri, pubblicando alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle
assicurazioni. Inizia così la sua collaborazione con diversi atenei sui
temi del comportamento animale, tenendo corsi e master di etologia applicata e
medicina comportamentale. Alla metà degli anni novanta entra nel Consiglio
Direttivo della Società di Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà
Presidente focalizzando la propria attenzione sul comportamento degli animali
domestici, sugli stili di relazione interspecifica, sui problemi e sulle
patologie comportamentali. Osservando sul campo le espressioni comportamentali
e i processi di apprendimento degli animali, inizia a considerare anacronistici
e contraddittori i modelli esplicativi tradizionali. In sintesi, quello
che Marchesini propone nel panorama delle scienze cognitive è un superamento
dei tre modelli interpretativi al comportamento animalequello behaviorista,
quello etologico classico e quello antropomorficoin virtù di un modello
mentalistico unitario (un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico,
richiede), che valga sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che
descriva espressione e apprendimento in termini elaborativi dell'informazione,
sistemici o composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi
e relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla
pubblicazione di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e
Modelli cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca
della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i seguenti:
il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche che definiscono
il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui l'idea di
pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma non
commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si
realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive,
possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto
dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione
del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di
una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso
ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del
concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale,
come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte
quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua
relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta
si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di
sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.
In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente
a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo
animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai
sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi
cardine nell'attività di M.: egli si accorge che le potenzialità che è in grado
di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale) è da
ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che la
relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto
nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse
una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è
nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio
interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso
formativo. L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta M. alla
stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per divenire la sua
tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli studi umanistici.
Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia portando in evidenza due
aspetti: il divorzio che si è andato realizzando tra l'uomo e le altre
specie nella cultura contemporanea, con bambini che non sono in grado di
relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le specie domestiche;
la svalutazione degli animali e l'incapacità della società contemporanea di
avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le altre specie per lo
sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione operata dalla
società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di convivenza e di
ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura rurale. Nasce così il
Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire dalla dicotomia
novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione dell'eterospecifico.
Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di città, critico verso
l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre il Muro, critico verso
la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono gli anni in cui
riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale fondando, insieme a
colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina Golfetto, la casa
editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove ospitare riflessioni e
dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui abbraccia, senza più
abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a Battaglia e a Hack a
un'intensa attività convegnistica che confluirà nella collana Quaderni di
bioetica di cui sarà direttore. Nel
sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore e primo direttore, nella
direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di Antispecismo. Nel
maggio esce per le Edizioni Sonda Contro
i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo postumanista. Il saggio
affronta il tema dello specismo passando in rassegna le incongruenze e le
incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e culturale che pretende
di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno di una cornice
umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax, Vallauri e
Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina all'interno
della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico, accanto a Fiorani
e Tonutti, sia a livello applicativo con la delineazione di protocolli
operativi nelle aree educative e assistenziali. Per ciò che concerne la
zooantropologia teorica, l'ipotesi di fondo proposta da M.i, e riconducibile
alla sua teoria della zootropia, è che gli animali nel corso della storia non
abbiano funto solo da produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da
imitare ma altresì da alterità referenziale nei processi antropopoietici. Marchesini
sviluppa il concetto di "referenza animale", inteso come contributo
di cambiamento offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli
uccelli non hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare
questa attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare.
Per M.i i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la tecnicavanno
considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro relazionale con le
altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per M. rintracciabile
nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma di una vera e propria
epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano dal suo centro
filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove possibilità
esistenziali. Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata,
opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli
animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i
"protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto
delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine
relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio
dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale
ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i
suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività
specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare
secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale
on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e
dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero
della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della
attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere
dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio
scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività
animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere
dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto”
da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di
"desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di
tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che
rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il
corso della filogenesi di specie. L'etologia filosofica diviene ben
presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i
contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca
filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come
post-human. È di questo period della ri-definizione dell'umano quale
entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del
mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per
Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in
quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato
molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e
macchiniche. Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova
estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In
tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il
quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura
ibrida di ogni processo creativo. All'interno di tale campo d'indagine
pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi
disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso
l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed
editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di M.
decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne dal titolo
La fabbrica delle chimere, testo che si pone a cavallo tra le precedenti
esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione
postumanistica. Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo
corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha
suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a
divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i
rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica.
Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo
scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse
prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli
saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la
pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive
la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto
di Haraway. Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come
rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in
modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo
interamente svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come
una rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un
volume interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera.
Proiezioni per un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra
essere umano e tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico
della specie Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e
plasmatrici della tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni
scoperta, ha un effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di
imprevisto e di opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che
definiamo umano. Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” –
Grice) così minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo
anche da un punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la
raccolta di racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle
osservazioni compiute tra gli imenotteri. Nei brevi racconti dedicati al
dio agreste della mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da
un lato meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e
dall'altro lato bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che
l'autore mira ad affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte
crudele ma in grado di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la
preda e il predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito positivamente
dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto contatto con il Roversi,
altra figura che influenzerà profondamente la sua attività futura portandola a
spingersi in plurimi territori e a cavallo di numerosi discipline: dalla
narrativa alla poesia, passando per la filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo
da Lauril e la raccolta di racconti
Specchio animale che ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di
Uscendo da Lauril in particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul
piano narrativo le evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica
cyber-punk. In entrambi i lavori è possibile ritrovare quegli elementi che
contraddistinguono la speculazione filosoficai: la dialettica tra identità
alterità, il rifiuto di qualsiasi mito della purezza originaria e di ogni forma
di antropocentrismo. Esce per la casa editrice Mursia Ricordi di animali,
l'autobiografia volta a raccogliere la storia di vita dell'etologo osservata
tramite la lente dei numerosi animali che ne hanno scandito le tappe
fondamentali. -- è invece la volta
de La filosofia del giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana
Parva. Il libro è composto di due parti, nella prima il lettore è condotto
dalle parole a passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con
stupore e riverenza. Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del
mondo a far continuare la riflessioni sulla cura, portate avanti da M.
M. nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto
Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i
quali: Stati Uniti, dove dal tiene
annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India,
Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna,
Portogallo. Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli
animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza
emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso, 3, La Nuova Italia, La via vegetariana per un mondo migliore,
Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL
%20 STUDIES %201- novalogos// drive/File/
animalstudies. R. Marchesini, Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica,
diritti animali, pedagogia e scienze cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco
Muzzio Editore, Natura e pedagogia, Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma,
Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena, Macro Edizioni, La fabbrica delle
chimere. Biotecnologie applicate agli animali, Torino, Bollati Boringhieri, Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni
Scientifiche Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza
cognitiva", In Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e
biotecnologie. Questioni morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron,
Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa,
“Il galateo per il cane” Milano, Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento
animale: Coordinate di interpretazione e protocolli applicative;; Contro i
diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo post-umanista,
Alessandria, Edizioni Sonda, Vivere con
il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e bambini, Firenze, De
Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una pedagogia zoo-antropologica,
Roma, Anicia, Etologia cognitiva. Alla
ricerca della mente animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni
di filosofia ed etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse
abilità nel mondo animale, Bologna, Apeiron, Zooantropologia. Animali e umani: analisi di
un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale di zoo-antropologia urbana,
Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia del rapporto con il mondo
animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di zooantropologia. Zooantropologia
applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia, Roma, Meltemi, Il codice degli animali magici, Firenze, De
Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura conversazionale tra
specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza della convivialità,
Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto, Bologna, Apeiron, Etologia filosofia. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Emancipazione dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman.
Verso nuovi modelli di esistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del
corpo, tra umanesimo e postumanesimo, in Janus, Tecno-scienza e approccio post-umanistico, in
Millepiani, M., Il tramonto dell'uomo. La prospettiva postumanista, Bari, Dedalo,
M., Filosofia postumanista e antispecismo, in Liberazioni. Rivista di critica
antispecista, L. Caffo, M., Così parlò il postumano, a cura di. Adorni,
Aprilia, Novalogos, M., Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano,
Mimesis, M. Ibridazioni e processi
evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici nell'età della
tecnica, Milano, Cortina, Etologia filosofica. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità come relazione, Modena, Mucchi, Tecno-sfera. Proiezioni per
un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere come
relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris, Poetiche postumaniste in Polimorfismo,
multimodalità, neobarocco, Dusi e Saba, Silvana Editore,, M. , "Ontani. Argonauta
dell'ibridazione", in Ontani incontra Morandi. Casamondo, Montanari, Il Dio Pan. Racconti lirici, Firenze, Firenze
Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril, Roma, Theoria, Specchio
animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi di animali, Milano,
Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho imparato dai cani, Alessandria,
Sonda, La filosofia del giardiniere. Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni.
Blog ufficiale, su marchesini etologia. vegetti
della letteratura fantastica, Fantas cienza Academia.edu. Sito ufficiale (Scuola
di Inter-azione Uomo-Animale). Centro Studi Filosofia Postumanista diretto da. Grice: “There are two
Robeto Marchesini – but only one is a philosopher. The other writes on ‘il
cammino del cavalier’ and the ‘codice caavlleresco’ and the equites romani, but
he is not recognized as a philosopher!” -- Roberto Marchesini. Marchesini. Keywords: terio-morfismo. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchetti: l’implicatura conversazionale della
natura delle cose – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Empoli).
Filosofo italiano.
Empoli, Firenze, Toscana. Grice: “I love Marchetti; for once, he had to find
vulgar terms for all of Lucretius’s learned ones! The Italians used to call
their own tongue ‘volgare’ then --; this is not easy matter (to translate
Lucretius, not to call your tongue volgare), especially since Lucretius was
often unclear to himslf – talk of my conversational desideratu of
conversational perspicuity [sic]!” -- Grice: “I like him because he axiomatised
Galilei!” Professore a Pisa, contina le ricerche di
Galileo come Viviani. Collabora con Papa. Scrive rime morali ed eroiche. L’opera
cui deve la sua fama è la traduzione “Della natura delle cose” di LUCREZIO.
Considerata come un manifesto di razionalismo,
“La natura dellle cose” influì notevolmente sul gusto arcadico per la purezza
della lingua e l'eleganza dello stile.
La diffusione di idee materialiste attira su M. l'accusa di empietà. Pur
rifugiatosi nella poesia, non riusce ad evitare le indagini del Sant'Uffizio,
ispirate soprattutto da VANNI. Per altre sue opere di successo e attaccato
dagli oppositori di GALILEI. Dei “Disuniti”, Arcadii, Fisio-critici,
Risvegliati, Accademia della Crusca e Accademia Fiorentina. Saggi: “De
resistentia solidorum” (Firenze, typis Vincentij Vangelisti e Petri Matini (Grice:
“Opera abbastanza interessante, basata
sulla teoria galileiana, cui Marchetti dà una struttura assiomatica – ripetto,
‘assiomatica’ -- rigorosa. Tratta in larga parte il problema dei solidi di
uniforme resistenza, precedendo di mezzo secolo l'importante trattato di
Grandi), “Exercitationes mechanicae” (Pisa, Ferretti); “Della natura delle
comete,” “Lettera scritta all'illustriss. sig. Francesco Redi,” Firenze, alla
Condotta, “Saggio delle rime eroiche morali e sacre,” dedicato all'altezza
reale di Ferdinando principe di Toscana” (Firenze, Bindi); “Anacreonte,” radotto
in rime toscane, e da lui dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di
Toscana, In Lucca, per L. Venturini. “Della natura delle cose libri sei” (per
Pickard) Vita e poesie da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo sig.
cavaliere F. Feroni marchese di Bellavista patrizio fiorentino e accademico
della Crusca (Venezia, aValvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta dal
figlio Francesco). G. Costa, Epicureismo e pederastia: il Lucrezio e l'Anacreonte secondo il
Sant'Uffizio, Firenze, Olschki, Dizionario
di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Mario Saccenti, “Lucrezio in
Toscana: Studio su Marchetti” (Firenze, Olschki); De rerum natura Razionalismo, Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Crusca. Alessandro Marchetti. Marchetti. Keywords:
implicatura, lucrezio, della natura delle cose, pederastia, il poeta filosofo,
l’essamero di Lucrezio, l’essameri di Lucrezi, il poema filosofico latino, il
genero filosofico nella poesia latina. Lucrezio, alma figlia di giove, inclita
madre. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchetti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale della
missione di Roma – la religione civile di Mussolini – filoofia basilicatese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Potenza).
Filosofo italiano.
Potenza, Basilicata. Grice: “Marchi displays a few features hardly found at
Oxford: He edited a magazine, “filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley
wanting to edit “Hegeliana” at Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and
an Occam Society! The other trait is illustrated by his manifesto, “La missione
di Roma,” – Churchill would have equaled with something Anglian!” Generale di corpo d’armata italiano, Medaglia d'oro
dei Benemeriti dell'Educazione Nazionale. Insegna a Roma. Cura la pubblicazione
di diverse riviste in cui si confrontarono alcuni studiosi del primo Novecento
italiano come Varisco. Tra queste Dio e Popolo e “L'idealismo realistico.” Dio
e Popolo, rivista di ispirazione mazziniana, accoglie scritti miranti alla
ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini e i rapporti tra religione e
stato; nega l'ateismo e persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo
realistico” raccoglie teorie filosofiche di stampo anti-gentiliano. A lui è dedicato il Premio tesi di Laurea
“Vittore Marchi”, bandito da Roma Tre per i neolaureati che abbiano sostenuto
tesi su un argomento concernente il pensiero filosofico antico degne di essere
pubblicate; e un parco al Municipio IV. Saggi: “La filosofia religiosa di Mazzini,
in Dio e Popolo, “La missione di Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo
della ‘storia della filosofia,’ – Grice:
“His apt implicature is that if you are an idealist, don’t shed your
idealism when discussing J. J. C. Smart!” -- Filosofia e religione, La perseveranza
Ed., Potenza, La filosofia morale e
giuridica di Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione
tra la filosofia teoretica e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly
assert that it’s the same thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’
sounds obscene’” -- in L'idealismo
realistico, Roma, “Le prove dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico,
Roma, Gli è stato dedicato un parco a Roma. Gramsci (Buttigiec), Turris,
Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee. //uni roma3/
news.php? news=603. Vittore Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi. Keywords:
la missione di Roma, Mazzini, filosofia mazziniana, rivista di filosofia
mazziniana, gentile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale dell’anima
del corpo – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Grice: “His ‘poesia del desiderio’ is
confusing – he means tenderness, as Scruton does in his book on “Sexual
arousal”” -- Grice: “Perhaps Marchi’s most provocative piece is “L’anima DEL
corpo.” If I were to be tutored on that by Hardie, I can very well imagine
Hardie – he was a Scot – ‘what d’you mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di formazione reichiana, umanista,
autore di scritti talvolta controversi perché a scopo provocatorio, si define
Solista ed ama stare «fuori dall'Accademia». Psicologo clinico e
sociale, politologo e autore di numerosi saggi, è stato protagonista di varie
battaglie per i diritti civili e sessuali, riuscendo con una sentenza della
Corte Suprema sulla “Vertenza tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, On.
Emilio Colombo, e M.”, ad ottenere la
revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale e
ad avviare la realizzazione di una rete di migliaia di consultori sessuologici
e familiari pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in qualità di Segretario.
Ha dato per oltre quarant'anni un contributo determinante non solo alla
segnalazione della pericolosità dell'esplosione demografica (da lui definita
“la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi corollari (fame, guerre, genocidi, disastri
ambientali, disoccupazione di massa, migrazioni disperate, crisi energetica
mondiale) ma anche al chiarimento dei meccanismi psicologici che hanno finora
impedito di comprendere e di affrontare questa tragedia planetaria. Dimostrato
con alcuni foto-romanzi interpretati da noti attori (Paola Pitagora, Pagliai,
Gassman, Zavattini e Valdemarin) che i
messaggi mass-mediatici associati alla psicologia motivazionale sono lo
strumento più efficace per indurre le masse alla regolazione delle nascite: una
tesi oggi confermata da varie organizzazioni internazionali. --Presidente
italiano di tre importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella
psico-corporea di Reich, quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers.
M. matura un diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di
Reich, Lowen e Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo
l'importanza della coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle
patologie psichiche umane) e propone una
teoria della cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo
-Psicologia Cultura Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi
“Lo shock primario”, Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del
Mese”. Fonda a Roma l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi
diretto da Filastro. Pioniere della ricerca
psico-sociale, è stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia
Politica. I suoi contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della
Psicopolitica (un metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali
che propone una “lettura” psicologica di
tali fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o
istituzionalista finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze
sociali e politiche tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova
"Psicologia Politica Liberale". Si è interessato anche al teatro e
alla televisione, creando programmi di cui Fellini scrisse: “Ecco una nuova
televisione culturale di cui c'è, oggi, bisogno”. E per oltre due anni ha
condotto un programma di psicologia su RaiUno ” La chiave d'oro” con Baldini. Guzzanti
ha scritto di lui: “ è un felice incrocio tra Russell ed Allen”.
Attivista per il riconoscimento dei diritti alla contraccezione, al divorzio,
all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia, ha fondato il Centro
informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge sull'aborto in
Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica. Ha costantemente sostenuto l'importanza del
problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici,
sociali e psicologici ad essa connessi. Pur essendo favorevole alla
chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle
famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti
in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in
cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento"
della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e
l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma
strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».
Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni la rubrica
bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha trattato temi
che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e l'amore, la
procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro e le
rendite, la libertà e l'autoritarismo. È stato autore della "Teoria
liberale della lotta di classe", nel volume O noi o loro!. Istituto di
Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è
mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla
fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del
‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia
umanistico-esistenziale in particolare Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss, Jaspers,
Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita, che
rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.
Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia
esitò prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì
lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi
e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di
Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di
Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare
l'opera pionieristica di Rank con la
pubblicazione della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina,
Esperienze personali drammatiche e ricerche in campo clinico e antropologico
imposero alla sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte come uno dei
più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e
psicopatologica. Sentì allora l'esigenza di creare una nuova Scuola che
riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia primaria dell'uomo e di
sviluppare un approccio originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza
umana, fondato sull'integrazione sinergica delle tre dimensioni, di approccio
simultaneoall'essere umano in terapia verbale, corporea ed esistenziale.
Si tratta di un modello che nasce sulla scia della filosofia esistenziale,
dalla quale eredita la concezione dell'uomo e della vita che rivendica
all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e, intende: offrire la
possibilità di elaborare e affrontare le tremende tensioni esistenziali di ogni
essere umano anche nel percorso di malattia psichica e somatica nel clima di
contatto empatico, di solidarietà, convogliando nel processo terapeutico il
grande potenziale di crescita e comunicazione del paziente, la sua conoscenza
dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto decisivo della sua
esperienza. 2) che si presenta multidimensionale, integrato e non
dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente aperto ad arricchire
la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un confronto critico e di
fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e interviene su 4 dimensioni
fondamentali dell'esperienza umana: la dimensione empatico relazionale,
che definisce il nostro modo di essere nel mondo con gli altri; la dimensione
corporea, che spesso esprime sotto forma di tensioni e dolori muscolari la
sofferenza psicologica; la dimensione esistenziale, che riconosce
l'importanza del senso che si riesce a dare alla propria esistenza; la
dimensione cognitiva, che riconosce la rilevanza sintomatica della sofferenza
psicologica e psicopatologica. Un
esempio di testo provocatorio, scritto senza avere alcuna competenza in
infettivologia, è il seguente sulla cospirazione dell'AIDS: AIDS......affare
multi Miliardario, su mednat.org. e
Aids, la grande truffa continua in: L.M.,
Il nuovo pensiero forte. Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio;
altri scritti di critica, più documentati, hanno riguardato le sue critiche
alle prassi della chemioterapia dei tumori e gli effetti collaterali, come in
Kaputt tutta la ricerca sul cancro? sempre in De Marchi, op. cit. lo psicologo che inventò l'Aied Repubblica Addio a Marchi, lo psicologo che inventò l'Aied L. De Marchi, Il Solista Autobiografia d'un
italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine,
su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici,
Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale,
Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar, Vita e
opere di Reich, Sugar, Scimmietta ti
amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle
Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega,
Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo
Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori
contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti,
Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali,
Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli, Reich Una formidabile avventura scientifica e
umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io
mi sento molto meglio, Spirali, Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi
combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La
Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La
Sapienza”, Associazione italiana per l'educazione
demografica, Reich luigidemarchi.blogspot.com
openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia
Umanistica Esistenziale IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su M.. wordpress.com. Archivio
della rubrica "Controluce" che Marchi teneva su Radio Radicale,, Renato
Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della psicologia italiana in Psychomedia,
R.Vignati Lo sguardo sulla persona. Psicologia delle relazioni umane, Libreria universitaria
edizioni, Padova. Luigi De Marchi. Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marziano:
il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Marziano is a philosophy
teacher to Ottaviano. Marziano
Grice e Marco:
filosofo principe – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. There is a tradition that Marco is a
philosopher who rules the Roman empire between the death of Gordian III and the
accession of Philip. Marco
Grice e Marconi: l’implicatura conversazionale del
linguaggio privato – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Torino). Filosofo italiano. Torino, Piemonte. Grice: “Perhaps
his most brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that about what Marconi calls
‘linguaggio private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice: “Marconi has
attempted to ‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic – which is what
Zeno was trying to do with his reductio ad absurdum.” Grice: “While Marconi
starts alright, with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’ p’rhaps his
innovative approach is best seen in phrases like ‘il significato eluso’, which
may describe my implicature; but points to an etymology: ‘eluso’ is indeed
‘eluso,’ and means ‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that the game is
a simulated fight, and by eluding a punch from your adversary, you are, well,
‘implicating’!” Professore a Torino, studia con Pareyson
a Torino e con Rescher, Sellars e Thomason a Pittsburgh, dove studia Hegel. Grice: “In Italy, it is not considered Italian to get
your PhD without – not within – Italy. Similarly, at Oxford, you cannot get
your B. A. Lit. Hum. anywhere else if
you want to be regarded as Oxonian. That’s
why I never considered B. A. O. Williams an Oxonian!” -- Noto per i suoi
contributi su ‘Vitters,’presenta diversi risultati, specie riguardo alla
semantica. Su questi temi ha pubblicato “Filosofia e scienza cognitiva
(Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione della Enciclopedia filosofica
Garzanti ed è stato presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Saggi:
“Il mito del linguaggio scientifico” studio su Vitters, Milano, Mursia, Dizionari e enciclopedie, Torino,
Giappichelli, “L'eredità di Vitters” Roma, Laterza, Lampi di Stampa; “La
competenza lessicale,” Roma, Laterza, “La
filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni nostri, Torino, Pomba, “Filosofia
e scienza cognitiva,”Roma, Laterza, “Per
la verità: relativismo e la filosofia,” Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” –
Grice: “The etymology is an interesting one; since menzogna is cognate to my
meaning, so Marconi actually means ‘truth’ versus ‘trust’ – or honesty versus
dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while asserting a truth – provided the
utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But this is a commissioned thing, so it shouldn’t count as it is
Marconi discussing with a priest!” Trento, Il Margine,; “Flosofia e professionismo,”
– Grice: “His implicature, and a right one, too, is that philosophy is a
profession, which reminds me of ‘A Room with a view’: “And what, Sir Cecil, is
your profession?” “I don’t HAVE a profession!” -- On the other hand, his translation of my
‘metier’ (mestiere) is an interesting one (The tiger’s métier is to tigerise). Torino, Einaudi,.“La formalizzazione della dialettica”:
Hegel, Marx e la logica,”Torino, Rosenberg); “Guida a Vitters Il «Tractatus»,
dal «Tractatus» alle «Ricerche», Matematica, Regole e Linguaggio privato,
Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma, Laterza, Filosofia analitica, Prospettive
teoriche e revisioni storiografiche. Milano, Guerini, Vercelli, Mercurio, Scritti
sulla tolleranza di Locke, Torino, POMBA, Saggi su Marconi, “Il significato
eluso” saggi in onore di Marconi, numero monografico della «Rivista di
estetica», Treccan Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana di filosofia analitica, sito
dell'Università degli Studi di Milano. Diego Marconi. Marconi. Keywords:
linguaggio privato, il significato non eluso, alusione ed elusione, eludire,
aludire, l’alusion elusa, l’aluso eluso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marconi”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Mariano: l’implicatura conversazionale – filosofia
campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua). Filosofo italiano. Capua, Caserta, Campania.
Grice: “I like
Mariano: his study of Risorgimento applying the philosophy of history is
brilliant” Fedelissimo allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e prevalentemente orientata verso
l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che
privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non
strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la
filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a
quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane),
trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non
può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale
risponde aspramente alle argomentazioni proposte da M.. “M. non ha mai capito
nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha meditata
seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne ha mai
letto le opere. Immaginarsi che M. si
afferma hegeliano, mentre sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane
insuperabile il mistero; che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche
senza il mondo; e che la filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma,
ciò che di Hegel "non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai
detto perché affatto indegno della sua mente altissima.» Si schierò a
favore del mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo
con iVera (La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno
dei più autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce
che commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre
riecheggiando i vaniloqui di Vera, M. si professa filosofico difensore della pena
di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i delinquenti in
segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli, garrottarlie
impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama tutte le cause
generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino i limiti della
filosofia.» E anche saggista con un gusto per la "critica della
critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Balduino") –
filosofica -- non trascurando l'arte che annetteva strettamente alla morale.
Rivolse la sua indagine anche al rinascimento con un Saggio biografico critico
su Bruno La vita e l'uomo. Pubblica nche una monografia "apologetica"
di Vera. La sua produzione fu in un secondo momento soprattutto riferita alla
storia, in particolare la storia del cristianesimo e quella delle religioni in
genere, argomenti affini anche alla materia insegnata presso l'università
napoletana. Non sono presenti particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu
uno dei primi a discutere la tesi proposta da Croce riguardo alla riduzione
della storia al concetto di ‘arte. Saggi: “L’Eraclito di Lassalle: saggio
sulla filosofia hegeliana” (Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla
pragmatica oxoniense”), “Il Risorgimento
italiano secondo i principi della filosofia della storia,” ““La libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.”
Saggio critico, Roma, Civelli, “L'individuo e lo Stato nel rapporto sociale.
Milano, Treves, “Il Machiavelli di Villari,
Roma,” Loescher, (cf. “Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La
pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli. Carlo Maria Curci,
Milano, Vallardi, Vera. Necrologio, Annuario Napoli, Dio secondo Platone,
Aristotele ed Hegel, Acc. SMP Napoli. Atti, Biografie del Machiavelli, 1Arte e religione, Il brutto e il male nell'arte. Il brutto e il
male nel romanzo moderno, Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi,
risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti
dello stato con la religione, Firenze, Civelli, Il problema religioso in Italia,
Roma, Civelli, La riforma ecclesiastica in Italia, Il diritto, Cristianesimo,
cattolicesimo e civiltà, Papato e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma,
Artero, Buddismo e cristianesimo, La Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla
della Domenica», La conversione del mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo
dei primi secoli. Capua, gli ha dedicato una strada, sede, tra l'altro, del
Banco di Napoli. La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta
da Croce, Armando Balduino, Storia
letteraria d'ItaliaL'Ottocento, III,
Piccin Nuova Libraria, Piero di Giovanni, Gentile, La filosofia italiana tra
idealismo e anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica
conversazionale: tra griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo
Malerba, Luciano Malusa,, sito della Società filosofica italiana Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Marin: l’implicatura conversazionale e
l’ottimo precettore – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I like
Giovanni Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric – in his own Venetian
kind of way!” Nato dal nobile Rosso Marin, studia con profitto
sotto l'insegnamento di Feltre, dal quale apprese la retorica. Frequenta il
ginnasio, presso il quale recita eloquenti orazioni in encomio agli uomini
illustri veneziani. Si laurea a Padova. Ambasciatore della Repubblica di
Venezia presso gli Estensi e quindi presso Firenze. Rosmini, Carlo de' Rosmini,
Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e
de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni Marin. Marin. Keywords: l’ottimo
precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marin” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marliani: l’implicatura conversazionale – filosofia
lombarda – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like
Mariliani; especially the cavalier way in which he refers to philosophers in
his brilliant “De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly
are sects and sub-sects!” Fglio
del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia sotto PELECANI. Entra nel
Collegio dei intraprese una carriera nell'insegnamento della filosofia e astrologia.
Attivo a Milano e Pavia. Con l'ascesa
della dinastia degli Sforza a capo del Ducato di Milano, appartenente a una
famiglia ghibellina, aumenta il prestigio. Ottiene la concessione in esenzione
dei diritti di sfruttamento delle acque del Secchia nei pressi di Moglia, nel
Mantovano. Alla morte del duca Francesco
Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca Galeazzo Maria Sforza in cui dichiara
di essere stato richiesto da molti Studi in diverse città d'Italia, sperando di
poter essere trasferito da Pavia a Milano e di ricevere un aumento di salario. Il
Consiglio segreto di Milano intercedette presso lo Sforza in favore di Marliani,
esaltando la sua fama anche oltre i confini del Ducato. Il duca Galeazzo Maria,
dopo alcuni indugi, acconsente per conferirgli un'assegnazione annua di 1 000
fiorini, il più alto salario riconosciuto a chiunque nel Ducato. Sotto la
reggenza di Ludovico il Moro ottenne i dazi di Gallarate e della sua pieve. I
suoi studi lo portarono ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e
riuscì a mettere in discussione Bradwardine e Sassonia. Nel suo saggio, “Quaestio de caliditate
corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasis distingue la temperatura dell'organismo dalla
quantità e dalla produzione del calore naturale del corpo e sostenne che la
produzione del calore naturale è più elevata in inverno che in estate. Si reca
a Novara dal conte Vimercati, colpito da problemi respiratori e cura Rinaldo
d'Este da una gravissima malattia che lo colse durante una visita alla corte
milanese. Raggiunse i vertici della propria carriera e presta le sue doti di
medico a Federico I Gonzaga. Le opere del Marliani furono oggetto di studio da Vinci,
che lo cita in diverse occasioni nel suo Codice Atlantico. Ebbe tre figli: Paolo, Gerolamo e Pietro
Antonio, la discendenza del primo dei quali ottenne all'inizio. Saggi: “Quaestio
de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de
antiperistasi,” “Disputatio cum Iohanne Arculano de materiis ad philosophiam pertinentibus,”
“Quaestio de proportione motuum in velocitate,” “Algebra Algorismus de
minutiis,” “De secta philosophorum,” “Probatio cuiusdam sententiae,” “Calculatoris
de motu locali.” Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani. Marliani. Keywords: implicatura,
Vinci. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marliani e le sette filosofiche” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Marotta: l’implicatura conversazionale di Mario
l’epicuro – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice:
“I like Marotta; the idea of a library for the Istituto Italiano per gli studi
filosofici’ at Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si laurea con il massimo
dei voti a Napoli, presentando la tesi, La concezione dello stato in Hegel.” Si
interessa presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima
all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce, poi fondando
l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando manifestazioni e
conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più grandi personalità
della cultura Italiana. Incoraggiato
dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei
Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, del quale è Presidente. Donato, all'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, la biblioteca personale, con una dotazione di oltre 300.000
volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Per i suoi importantissimi
apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi riconoscimenti da centri di
ricerca e di formazione di rilievo internazionale. Ha vinto la sezione Premio Speciale del Premio
Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem in Filosofia
dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla Sorbona di Parigi e
dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato
conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International pour la Paix
Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del Movimento
artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone". G. Capaldo, Fondatore
dell’Istituto Studi Filosofici, su Diario Partenopeo, Claudio Piga (cur.), Per
Gerardo Marotta. Scritti editi e inediti raccolti dagli amici di Marotta, Arte
Tipografica, Napoli, Registrazioni di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila
Giorni de Il Corriere della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario
l’epicuro, il concetto del stato, il risorgimento – la recezione di Hegel in
Italia --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marramao: l’implicatura conversazionale del kairós
– apologia del tempo debito – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Catanzaro). Filosofo italiano. Catanzaro,
Calabria. Grice: “Surely Marramao’s theory of time-relative identity is more
complex than Myro’s! (Myro never read Heidegeer and was proud of it, can you
believe it! He was born in Russia and
studied in the New World – so that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao
– he has philosophised on many things, usually homoerotic: Kairos – the
opportune time – and its iconography, and Jesus against power” Essential Italian philosopher. Allievo di Garin, si laurea Firenze. Pubblicato Comunismo, laburatismo e
revisionismo in Italia, rintraccia in Gentile la chiave di volta filosofica del
comunismo italiano. Insegna a Napoli. -- è uscito il suo saggio Il politico e
le trasformazioni, nel quale pone a confronto le tematiche del
comunismo/laburismo, con le analisi delle trasformazioni. A partire da “Potere
e secolarizzazione” elabora una teoria simbolica del potere (e del nesso
politica-tempo) incentrata sulla ricostruzione archeologica' dei presupposti
del razionalismo. Fondamentali, nel dibattito politico-culturale e filosofico le
sue collaborazioni a Laboratorio politico e il Centauro. Direttore della
Fondazione Basso-Issoco. Insegna a Roma. Muovendo dallo studio del comunismo italiano
(comunismo e laburatismo e revisionismo in Italia, Austr-omarxismo e socialismo
di sinistra fra le due guerre), analizza le categorie politiche (Potere e
secolarizzazione), proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e
le trasformazioni) e con Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione
simbolico-genealogica. Nelle forme di organizzazione sociale si depositano
significati che derivano da un processo di secolarizzazione civile di un contenuto
sacro religioso, ossia dalla ri-proposizione in dimensione mondana o secolare dell'orizzonte
sacro simbolico. Il laico o pro-fano ha il suo centro in un processo di
temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che
traducono l'escatologia in una generica apertura al futuro: progresso, ri-voluzione,
liberazione, etc.) assumono centralità crescente nelle rappresentazioni
politiche. Su queste considerazioni, riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio
a Occidente. Filosofia e globalizzazione, La passione del presente, Contro il
potere, si è innestata via via una tematizzazione esplicita del problema della
tempo, che per molti aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno all’accelerazione
e al rapporto politica-velocità, sia i temi della svolta spaziale. Contro le
concezioni di Bergson e Heideggeri, che delineano con sfumature diverse una
forma pura della tempo, più originaria rispetto alla sua rappresentazione spaziale,
argomenta l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro
alla fisica, ri-conduce la struttura del tempo a un profilo a-poretico e
impuro, rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento
formale per ri-solvere i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del
tempo debito. Lectio
magistralis. Roma Tre, Enciclopedia di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure
del conflitto. Studi in onore. a c. di
A. Martinengo, Casini, Roma, D. Antiseri, S. Tagliabue, Storia della
filosofia, Filosofi italiani
contemporanei, Bompiani, Milano. Roma Tre, su host.uniroma3. Video intervista al
Festival della Filosofia su asia. Giacomo Marramao. Marramao. Keywords: Grice –
ontological Marxism, marxismo ontologico, lavoro e essistenza, comunismo, Kairós – apologia del tempo debito, la
filosofia della storia nella antica Roma, storia lineale, storia circolare, l’eterno
retorno nella scuola di Crotone, Gentile, dopo il leviatano, il comune. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Marrameo,"
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Marsili: l’implicatura conversazionale del
cimento – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Siena, Toscana. Grice: “I like
Marsili, and the founder of the ‘accademia del cimento.’ ‘Cimento’ you know,
means ‘experiment,’ – only in Florence!” Si
laurea a Siena. Insegna a Siena e Pisa. Conosce Galilei. Dei cimentanti. Le sue
convinzioni dichiaratamente lizie gli impedirono di coglierne lo spirito
innovatore. Propone un esperimento per capire se lo spazio lasciato libero nel
tubo barometrico durante l'esperienza di Ruberti contenesse esalazioni di
mercurio. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Alessandro Marsili. Marsili. Keywords: il cimento. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marsili” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martelli: l’implicatura conversazionale -- etica
e storia -- l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia pugliese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (San
Marco in Lamis). Filosofo italiano. San Marco in Lamis, Foggia, Puglia. Grice:
“I like Martelli: he wrote on Croce, Gramsci, and Nietzsche!” Insegna a Urbino.
Prtecipato a lungo alla lotta politica in formazioni marxiste nate a cavallo
del Sessantotto. D Ha diretto il master interfacoltà «Management etico e
Governance delle Organizzazioni». Collabora con MicroMega (periodico). I suoi studi si sono concentrati su Nietzsche,
Gramsci, e di numerosi autori del Novecento, affrontando alcune tra le più
dibattute vicende e problematiche filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è
occupato di temi di forte attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta
ad una critica radicale del dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in
generale di ogni forma di assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i
diritti civili, le istituzioni democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno
di saggista è rivolto in particolare alla difesa della laicità, contro
l'interventismo politico delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Saggi: “La
felicità e i suoi nemici: apologia dell'agnosticismo,” Manifesto, “Il laico
impertinente: laicità e democrazia nella crisi italiana,” Manifesto, “La Chiesa
è compatibile con la democrazia?” Manifestolibri, “Italy, Vatican State, Fazi,
“Quando Dio entra in politica, Fazi, Senza dogmi. L'antifilosofia di Papa
Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del terrore. Filosofia, religione,
politica dopo l'11 settembre, Manifesto, Il secolo del male. Riflessioni sul
Novecento, Manifesto, Etica e storia. Croce e Gramsci a confronto, La città del
sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica del «Socialismo reale», La città del
sole, Gramsci filosofo della politica, Unicopli, Nietzsche inattuale, Quattroventi,
Filosofia e società in Nietzsche, Quattroventi, Urbino "Carlo Bo"
Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche Laicità
Il laico impertinente: il blog di Michele Martelli, su
michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli. Keywords:
l’assassinio di Giulio Cesare, il laico, la religione civile dell’antica roma
-- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martelli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martinetti: l’implicatura conversazionale --
i veliani e l’amore alcibiadico – filosofia piemontese -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Pont Canavese). Filosofo italiano. Pont
Canavese, Torino, Piemonte. Grice: “I like Martinetti; he wrote about eros, or
as the Italians call it, ‘amore,’ – a different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also has a
strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé soleva dire
di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro secolo»
(Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere stato l'unico
filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo. E
il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza contare una bambina
che morì piccolissima) di un avvocato. Dopo aver frequentato il Liceo classico
Carlo Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti
Allievo, Bobba, Ercole, Flechia e Graf,
laureandosi con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia
nell’India” discussa con ERCOLE, docente di filosofia teoretica, pubblicata a
Torino da Lattes e, grazie
all'interessamento di Allievo, risulta vincitrice del Premio Gautieri.
Dopo la laurea M. fa un soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté
venire a conoscenza del fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya.
Si può dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto
quello di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con Flechia e 'Ercole." Iinsegna
filosofia nei licei di Avellino, Correggio, Vigevano, Ivrea, e per finire al
Liceo Alfieri di Torino. Compone la monumentale “Introduzione alla metafisica”
e “Teoria della conoscenza”, ch edopo che consegue la libera docenza in Filosofia teoretica a Torino
gli valse di vincere il concorso per le cattedre di filosofia teoretica e
morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano, che diventa Regia
Università degli Studî, nella quale insegna. Divenne socio corrispondente della
classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, fondato da
Napoleone sul modello dell'Institut de France. Il rifiuto della
politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare figura di
intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come ai
contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto degli
intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali
antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima
guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini
sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato
effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente
l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa
gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di
violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze
pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di MUSSOLINI a
presidente del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali
lincei. Mentre nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della
religione, inaugura a Milano una Società di studi filosofici, formata da un
gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove
si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e in cui
organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e
da Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni,
riunite sotto il titolo comune di “Il compito della filosofia nell'ora
presente” segnano la sua rottura con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio
della eucaristia» presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in
difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla
Società filosofica italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia.
L'evento e sospeso dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di agitatori. Il congresso e poi chiuso d'imperio dal
questore. Da un lato incise l'opposizione di Gemelli, fondatore dell'Università
Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante
dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di M., non e tra i relatori. Dall'altro
lato la partecipazione, fortemente voluta da M., di Buonaiuti, scomunicato
"expresse vitandus" dal Sant'Uffizio, dette ai filosofi cattolici
neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congress. Le minute cronache del
congresso hanno già messo in luce come M. nell'assolvere al compito di organizzatore
dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da
ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual
abile ruse egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico
potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime. Martinetti
firma con Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore
Mangiagalli: «Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine
il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato
all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso della
Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è stato
rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del Congresso.
Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione italiana contro
un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica ed
invano pretende di vincolare la vita del pensiero.» M. fu il direttore
della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi comparve mai
come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Carando, Bobbio,
Geymonat, Fossati (che ufficialmente ne
era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e Goretti.. Quando il
ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori il Giuramento di fedeltà al Fascismo,
Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!
Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato
le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le
considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un
atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in
nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più
profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto
quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di
funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso vincolerebbe
e lederebbe la mia coscienza. Ho sempre diretta la mia attività
filosofica secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso in
considerazione, neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste
esigenze a direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che
la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere
nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra
considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col
giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a
smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è
possibile. Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale
conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato
la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione
ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî
che hanno retto tutta la mia vita. Dell'E.V. dev.mo Dr.” In una
lettera a Cagnola scrive: «Ella ora saprà che io sono uno degli undici
(su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il
giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi
dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara, De
Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto la
cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore
intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto
una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad
Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici)
per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della
terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia
oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.» Come
scrive al proposito Minazzi. M. ha infine opposto un netto rifiuto a sottostare
al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i docenti universitari
italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre, criticamente, questo
straordinario gesto martinettiano, invero assai emblematico, da ogni ottundente
e vacua retorica antifascista, onde comprenderlo in tutta la sua genesi
specifica. Nel caso di M. non può allora essere certamente negato, in sintonia
con Alessio, il carattere dichiaratamente religioso di questa sua scelta che,
non per nulla, lo ha infine indotto ad essere l'unico filosofo italiano
universitario che ha avuto l'incredibile capacità critica di sottrarsi
nettamente e senza compromessi all'imposizione del regime. In questa
prospettiva M. non ha giurato proprio perché nutriva una particolare percezione
critica dello stesso "giuramento" in connessione con i suoi più
profondi convincimenti morali che avevano peraltro guidato tutta la sua
attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere questa precisa matrice
religiosa della sua scelta, non deve essere neppure negato il suo specifico
valore e il suo preciso significato civile, culturale e anche
filosofico.» Scrive in proposito Vigorelli. Una certaretorica
resistenziale si è impadronita anche di M. , impedendo un approfondimento più
serio e radicale dei tratti originali del suo antifascism0. L'atto di M. non era cioè solo un monito
contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni forma di
politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra
religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa di
forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non
sempre si ama ricordare che l'avversione di M. al fascismo era innanzi tutto
avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche all'esaltazione
demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura, Martinetti fu
critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui
colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e
dell'ultraparlamentarismo» In seguito a questo suo rifiuto, M. venne messo
in pensione d'autorità e si dedicò
unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di
Spineto, frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo
lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò
approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione
alla metafisica e continuata con La
libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo; Ragione e fede. M.
propose come suoi successori a Milano Baratono e Banfi. Lontano da ogni forma di impegno
politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle
degenerazioni del parlamentarismo, prese ad annotare minuziosamente sul suo
diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti
fascisti. così ad esempio a fronte di una serie di scandali annotava "è
dunque l'associaz[ione] dei malviventi d'Italia!" Come persuadersi che uno
stato senza leggi, senza traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal
terrore che desta nel popolo inerme un'organizzazione di ribaldi messa al
servizio del despota, odiata da tutte le rette coscienze, disprezzata dagli
intelligenti possa resistere, senza condurre il popolo che lo soffre all'estrema
rovina? Si scagliava nei suoi appunti contro il dispotismo che accomunava
socialismo marxista e fascismo: "Tutto deve servire alla propaganda e alla
educazione di stato. Non vi è più libertà di pensiero, non vi è più
pensiero". A questo proposito Vigorelli evidenzia «il valore pedagogico, di educazione alla
libertà, che l'esempio morale di M. ebbe per quella generazione di
intellettuali antifacisti, che trovò negli anni Trenta un decisivo punto di
riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui informalmente diretta»
L'arresto e il carcere M. e arrestato in casa d Solari, dov'era ospite, in
seguito a una delazione fatta da Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA
(delazione che porterà all'arresto e alla condanna al confino di Antonicelli,
Einaudi, Foa, Giua, Levi, Mila, Monti, Pavese,
Zini e di due studenti, Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), ed e
incarcerato a Torino per sospetta connivenza con gli attivisti anti-fascisti di
Giustizia e Libertà, benché fosse del tutto estraneo alla congiura anti-fascista
degli intellettuali che facevano riferimento a Einaudi. Al momento
dell'arresto, a detta della signora Solari, M. dice una frase che aveva
già sentito pronunciargli più volte. Io sono un cittadino europeo, nato per
combinazione in Italia. Il suo declino fisico comincia in seguito a una
trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta
accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima
operazione alla prostata. La sorella Teresa scrive a Cagnola: "Il
Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza
trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento
chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla
vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e
susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima
operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che
il tempo opportuno per procedere alla seconda."[ M. fu ricoverato all'ospedale Molinette di
Torino, sfollato a Cuorgnè, dove muore, dopo aver disposto che nessun prete
intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Nonostante "l'invito del
parroco di Spineto di non dare onore alla salma dell'eretico, ateo e scandaloso
anche nella morte perché aveva disposto di essere cremato" una decina di
persone seguirono l'autofurgone che portò il corpo di M. alla stazione, da dove
partì in treno per Torino, per la cremazione. In prossimità della morte M.
lascia la sua biblioteca in legato a Nina Ruffini (nipote di F. Ruffini), G.
Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi
alla "Fondazione M. per gli studi
di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del
Rettorato alla Biblioteca della Facoltà di
Filosofia. La sua casa di Spineto
è attualmente sede della "Fondazione Casa e Archivio Piero
Martinetti", che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della
sua operae. FiLa filosofia di M. è un'interpretazione originale
dell'idealismo post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico
trascendente che va da Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista
trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico
che fu Spir, il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il
filosofo preferito di M., quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale
scrisse molti studi e un denso saggio monografico e al quale fece consacrare il terzo numero della
Rivista di filosofia, filosofo che fu come lui profondamente inattuale. Professò
una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da
considerarla "immortale: in essa infatti vede un tentativo d'un
rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia. Il carattere speculativo dell'interpretazione
d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di Spir
esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella
costruzione dell'idealismo trascendente di M. la speculazione di A. Spir
rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in
Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di M. si trovano nella
speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio
ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua
propria, il pensiero di Spir viene trasposto da M. entro la sua propria
filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente
consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso.
Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in
armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato
e attraversato da quello di M. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto
intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua
speculazione parve propriamente essenziale. La lettura di M. insiste sul nucleo
metafisico di Spir, che gli pare incarnare "la forma pura della visione
religiosa". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume
tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero
esserel'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il
divinoe l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza.
L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la teoria della
conoscenza (l'idealismo gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione
all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma
di dualismo acosmista. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso
stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà
assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda."» Si può così dire
che in M.: «il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra
"anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e
"norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in
noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una
visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. Monismo
coscienzialista, quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di
panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane
trascendente. L'unica realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità
formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di
tale unità è solo un'espressione simbolica.» Della filosofia di Spir, M.
mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione kantiana, aveva
d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non essere in
Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano parte dal
suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo
anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse
di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a
questa Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo
l'ha portato ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in
cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della
religione". ENoce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di
Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e
come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangelo scrive M.
«lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di disporre il
materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto quello che
i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa è stato
qui conservato.» Il risultato di questo ordinamento logico è
l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o
ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di
Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo)
e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico,
l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno
resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia
annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei
cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di
fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare
al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo,
amando il prossimo. Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa
invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati
di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale
fraternamenteunita, egli scrive: «In tutti i tempi, ma specialmente nelle
età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili
che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione
invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo
naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione
della verità e la promessa della vita eterna» Gesù Cristo e il
Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato, come M. scrive a Cagnola: «Il mio libro
venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3
es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello
stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il
libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto
definitivo di sequestro.» Con decreto, “Gesù Cristo e il Cristianesimo,
Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri proibiti della
Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso martinettiano
scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in virtù della
rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore, Il Vangelo
(Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione
elaborata da Chiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della
religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche
attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione
spirituale dei quaccheri. Capitini rese visita a Martinetti, che a
proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi
convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con
l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa,
firmerei la sentenza senza esitazione." Negli scritti La psiche degli animali e Pietà
verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri
umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi
alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il
benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè
provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia
e dolore: «Nella relazione sulla psiche degli animali M. tra l'altro
affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle
grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli
animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e
della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi
l'unità profonda che ad essi ci lega. M.
cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma
anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli
insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non
distruggere ciò che la natura costruisce. Nel proprio testamento dispose
che una somma significativa fosse versata alla Società Protettrice degli
Animali; egli personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale
sentimento lo aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva
per lui quasi il carattere di un valore religioso. Scrive al proposito Vigorelli:
«La scelta del vegetarianesimo non era "generica simpatia, e neppure un
ideale politico, bensì meditato atteggiamento filosofico", da porsi in
relazione sia con la sua profonda conoscenza della filosofia indiana sia con convinzioni
radicate in una personale metafisica, sulla "unicità" della sostanza
vivente e sul destino di "perennità" dello spirito.» La scelta
della cremazione M. fu un fautore della cremazione e una testimonianza "ci
dice come M. portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua
madre."Secondo Paviolo, per i M. la cremazione era una specie di
tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali, specie
nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo per il
gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci. Non è però da
escludere, nel caso preciso di M., che questa scelta, come quella del
vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per la
filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti sono
tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino. Opere: Una
" martinettiana" C. Ferronato si trova nel fascicolo speciale
della Rivista di Filosofia Pietro Rossi: nel cinquantenario della morte, Dopo
questa data, di M. sono stati pubblicati. “Ragione e fede, Italo Sciuto,
Gallone, Milano, Luca Natali, Morcelliana, Brescia,. Il Vangelo, Alessandro Di
Chiara, il nuovo melangolo, Genova, L'amore, Alessandro Di Chiara, Il nuovo
melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo,
Genova, “La religione di Spinoza” Amedeo
Vigorelli, Ghibli, Milano, “La Libertà” Aragno,
Torino, Schopenhauer, Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario
spiritual” Anacleto Verrecchia, POMBA, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico
Dario Curtotti, Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant” Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier
Giorgio Zunino, Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e
il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma,; edizione critica Luca Natali,
introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo:
un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,
“Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma,. Il numero,
introduzione di Argentieri, Castelvecchi, Roma,
Luca Natali, Le carte di Piero Martinetti, Firenze, Olschki, “Spinoza”
Festa, Castelvecchi, Roma,. Riconoscimenti Nella seduta del Senato Accademico
dell’Università degli Studi di Milano del 19 settembre, è stata approvata
ufficialmente la decisione del Dipartimento di Filosofia di intitolarsi alla figura
di M.. La città di Roma gli ha intitolato una piazza, nel Giorno della Memoria.
A Milano Martinetti figura tra i nuovi Giusti che saranno onorati al Monte
Stella dal " nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Goretti, “M”,
Archivio della Cultura Italiana. Fiori, I professori che dissero "NO"
al Duce, in La Repubblica, «Ebbe molta
influenza sulla scelta che M. fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu
suo professore, ma non un Maestro. Scrisse di lui Martinetti: "Era un
uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua
morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla.
Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli
altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue
convinzioni"»: Paviolo. «che morì proprio
durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la
comune origine canavesana, un particolare rapporto»: Paviolo 2 «Di una reale
affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in
un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare
qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e
a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni
maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più
documentata è l'influenza su M. di un'altra singolare figura di poeta-filosofo:
quel Pietro Ceretti da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro
Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si
adoperarono intensamente Ercole e Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo
scorso e ai primi del nostro. Nel breve verbale relativo all'esame di laurea
(qui il laureando è indicato come Pietro Martinetti) si dice semplicemente che il
candidato ha sostenuto durante quaranta minuti innanzi alla commissione la
disputa prescritta, sopra la dissertazione da lui presentata e sopra le tesi
annesse alla medesima; e ha sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla
Commissione. La tesi ottenne la votazione di 99/110. Il lavoro di tesi non
ebbe, come noto, il riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze
accademiche nel settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso
sentì il bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca,
fuori dal chiuso ambiente provinciale. Del resto il suo intent e più filosofico che filologico, e la prima
suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté venirgli, piuttosto che dalle
lezioni di Flechia, dalla conversazione con Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole
si era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista
Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Di suo interesse costante per la
filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e pubblicato a
Milano da Celuc, “La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù
e Buddhisti. Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora
una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei suoi primi contatti
coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a Lipsia nella sua formazione
filosofica. Nella Lipsia conosciuta da lui sopravvive Drobitsch, lil maestro
herbartiano di Spir e dalla sua Lipsia si diffondevano le edizioni di A. Spir
entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua. Il
pensiero di Spir, Torino, Albert Meynier. Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi
Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", Minazzi, Il
Protagora, Lettere. Prima che della dittatura fascista, e critico altrettanto
risoluto del comunismo e della democrazia, di cui colse gli aspetti
degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo. Non si vede in chi e
in che cosa un uomo come lui che, per sua scelta culturale ma anche per
disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento,
gruppo avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo
anti-fascismo. Tra dittatura e inquisizione negli anni del Fascismo", in Lettere,
Firenze. Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di
esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che
hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle
quali non è il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso
di poterlo accettare»: Lettera al presidente dei Lincei, e a L. Mangiagalli. Il
Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia
italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come
deve essere in qualunque tempo la filosofia. A T. Scotti. Che accusa M., ricambiato,
di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cf. Goetz,
Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze. Per
M.. Gemelli è tutto fuorché un filosofo. Varisco, in: Lettere 33. H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti
universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia. Tutto
l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal
Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso a Gemelli
di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue
rappresentazioni ciarlatanesche. A B. Varisco, a C. Goretti a L. Mangiagalli. Quando
M., con il rifiuto del giuramento di fedeltà al fascismo, abbandona
l'insegnamento non rinuncia a quegli incarichi o a quelle adesioni che non
erano a tale giuramento connesse: guarda di non compromettere quella sua
creatura che era diventata La Rivista di Filosofia e non ne volle la direzione
effettiva ma continua l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a
che le sue condizioni di salute glielo permisero. Giuliano, Cagnola,
Baratono, Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Barié, Banfi,
Milano. Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato
giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Milano
e non posso più esserle utile che indirettamente»: a C. Gadda, in: Lettere
114. «del resto io sono perfettamente
sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora
innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei,
fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera M. a Alfieri, Sulla
cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "M. agricoltore": Paviolo «Perciò appunto
non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In
questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è
preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi
te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della Filosofia. A A. Baratono, Nel registro di
entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale
si faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti
gli altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese,
Antonicelli, Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune
schede, peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è
conservato all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale
di Torino, Registro matricole)", in: Lettere. "M. veniva rinchiuso in una cella sulla
cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza
particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si
ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto M. veniva finalmente
scarcerato.", Giorda, M., Castellamonte, «Devo darle una notizia
terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da
una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un
leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera, M. a Nina Ruffini, in:
Lettere 2Cit. in: Lettere. «Si può comunque, in base a testimonianze diverse,
ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a Cuorgnè,
ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato immediatamente
trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in circostanze analoghe)
alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini burocratiche e maggiori spese
funerarie. L'atto di morte recita:
" il g alle ore quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione
Spineto n. 106 è morto Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino,
professore pensionato"»: Paviolo.
Paviolo. "Per ultimo
desidero di essere cremato e che le mie ceneri riposino nel Camposanto di
Castellamonte", frase finale del testament, Paviolo. Il testamento di
Martinetti, da lui riscritto, "in una grafia incerta e in una forma in cui
non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"(Paviolo) fu
considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del
decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute
ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza,
cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a
nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto
di trombosi al cervello la preziosa biblioteca, che per volontà recisa,
assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che
fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Milano, prese altre vie e e sta
presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva."
Lettera di Teresa Martinetti al cugino Bertogliatti, in: Paviolo Fondazione
Casa e Archivio. Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi
legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della
"Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante
dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano
pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite.
La lucequesto passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo
sepolcrovolle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera, M.
a Ruffini, in: Lettere 155.. «io sono
sempre stato un filosofo inattuale»: Lettera, M. a Giorgio Borsa, in: Lettere Emilio Agazzi, La filosofia di M.,
Milano, Unicopli. Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità,
rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della
metafisica martinettiana»: Vigorelli, Alessio, Vigorelli Vigorelli, M.,
Breviario spirituale, Bresci, Torino,
Lettera M. a Cagnola, Lettere. Sulla riflessione religiosa di M. vedi
Franco Alessio, L'idealismo religioso di M., Brescia, Morcelliana, (Tesi di
Pavia: relatore Michele Federico Sciacca)
Paviolo Paviolo Amedeo Vigorelli,
"Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: Vigorelli, La
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forme di società, quella che sussiste anche in quei gradi della vita animale
onde è esclusa ogni altra forma di socievo lezza, è l’amore. Che cosa non è
stato detto e iscritto in ogni tempo intorno all’amore? Io non intendo qui
certamente aggiun gere su questo argomento nuove ed inutili speculazioni :
voglio solamente trattarne in quanto aneli’esso è nella vita umana una
sorgente di importanti doveri. L’amore, qualunque possano essere le
complicazioni senti mentali che ne mutano profondamente la natura e possono
dargli finalità più elevate, non ha originariamente altro fine che la (pro
pagazione Astica della specie. L’unione fisica di due individui di sesso
diverso ha per effetto l’estensione della vita organica nel tempo : per essa
l’individualità effimera si sottrae in un certo modo alla morte e celebra
l’eternità sua confondendosi per un istante con la serie delle generazioni venture.
La voluttà fisica non è che una forma di quel piacere che accompagna ogni esten
sione dell’individualità, ogni fusione delle coscienze singole in un tutto
capace d’una vita più alita e più larga. Sotto questo aspetto la voluttà
riveste un carattere ideale e direi quasi sacro : e tutta la poesia dell’amore
non è che la poesia del primo, del più universale ideale umano. Ma il desiderio
antico che in questo senso trae tutti i mortali è diventato attraverso le innu
merevoli generazioni mn istinto : e l ’ uomo avendo volto lo sguardo verso
forme più alte di unità e di vita si è abituato a'Vedere in questo dovere della
propagazione della vita solo il compimento d’una funzione organica e nella
voluttà un .semplice fremito del senso che non deve interessare la personalità
superiore e che anzi può essere per la medesima un ostacolo ed un arresto. Di
qui il duplice carattere dell’amore e della voluttà : da un lato essi sono la
secreta aspirazione d’ogmi vivente, il movente di una gran parte delle attività
umane; dall’altro appariscono come una debolezza, una vittoria dell’essere
inferiore sull’es sere superiore e veramente umano. Nel pudore che accompagna
l’unione dei due .sessi e tutto ciò che la riflette vi è qualche cosa della
riverenza che impone un sacro mistero e della vergogna che desta l’esercizio di
tutto ciò ohe è vita puramente animale. Il complesso delle attività e delle
facoltà che si riferiscono a questa funzione costituisce, forse in modo più
marcato che iper ogni altra funzione umana, un tutto ben distinto, che
si stacca nella personalità complessiva come una personalità mi nore e
subordinata : vi è in ogni individuo umano una perso nalità sessuale che, per
quanto non sempre chiaramente co sciente, ha la sua sfera di visione, la sua
vita, le sue oscure tendenze e spesso influisce in misura non indifferente
sopra lo svolgimento e il destino di tutta la persona. Questa personalità
sessuale è già in un certo senso, per l’individualità organica bruta chiusa,
nel suo egoismo repulsivo, un essere ideale : l’in dividualità atta all’amore
appare come qualche cosa di deside rabile e di bello : ed è precisamente in
questo carattere di idea lità che circonfonde tutto ciò che all’amore serve,
che ha avuto origine il senso umano della bellezza. Il « tipo » estetico che le
donne in genere e molti uomini cercano di realizzare con tutti i mezzi che
l’arte e la moda suggeriscono non è altro che la presentazione della
personalità sessuale : questa costituisce per molti l’apice di tutte le
aspirazioni e di tutti gli ideali. D’altra parte la vita non si arresta
all’amore e vi sono ideali più alti che la perpetuazione fisica, della specie :
quindi di fron te alla personalità morale ed all’umanità vera la personalità
sessuale appare come qualche cosa di inferiore e di miserabile. Quando perciò
essa si svolge in noi senza alcun legame od in opposizione con i nostri
sentimenti più elevati, noi possiamo bensì cedere per un istante al suo
fascino, ma la sua vita resta pure sempre per noi qualche cosa di straniero che
più tardi rigettiamo con vergogna e con disprezzo. Non è però affatto
necessario che la vita sessuale si svolga nell’uomo senza alcuna continuità e
senza accordo con le sfere più alte della vita interiore. Nello stesso mondo
animale essa svolge nella maternità e nella famiglia una vera attività di
ordine morale che la compie e la nobilita : e nell’uomo tutta la storia
dell’evoluzione della famiglia che altro è se non il moralizzamento progressivo
della funzione sessuale? Così puri ficato ed elevato, il desiderio del senso
si intreccia con i più nobili e delicati sentimenti della vita morale, con i.1
sentimento della, protezione e della carità, dell’amicizia, della solidarietà,
della fedeltà; anzi, intellettualizzandosi vieppiù e collegandosi con le
aspirazioni più elevate, diventa comunione di vita inte riore, di gioie alte e
pure : l’amore animale e sensuale si tra sforma nelle forme più nobili
dell’amore umano. Certo il fattore sensuale non scompare mai : l’amore
platonico non esiste o, se esiste, non è una forma viva e sana dell’amore. Ma
anch’esso si raffina e si assimila : il piacere medesimo del possesso di
venta, per la confusione della spiritualità di due esseri elevati, più delicato
e più profondo. Sopra tutto poi esso elimina gra dualmente da sè tutto ciò che
urna viva sensibilità estetica e morale giudica o ignobile o incompatibile con
le tendenze della personalità superiore : così sorgono le virtù dell'amore, la
leal tà, la fedeltà, la castità. L’ amore sensuale vive del piacere
dell’istante e cerca nell’oggetto suo soltanto il soddisfacimento del suo
ardore : esso non è che il contatto superficiale e momen taneo di due
personalità sessuali che si avvincono e si confon dono mentre le anime restano
straniere l’una all’altra diffi denti, sordamente ostili. L’amore veramente
umano si completa con l’unione delle volontà, che esige urna reciproca
dedizione intiera, leale, duratura ed esclude come cose indegne la men zogna,
l'ingiustizia e tutto ciò che diminuisce questa perfetta comunione di vita.
Così è possibile un amore che sorge non dal senso, ma da tutta la personalità;
un amore che purifica e no bilita, che ispira ad alte cose e ¡santifica la
voluttà stessa. Questo concetto dell’amore traccia ad ogni uomo la via che deve
seguire se egli sinceramente sdegni di degradare sè stesso ; essa, è del resto
anche la via più saggia sotto l’aspetto della felicità. Certo può sembrare
un’ingenuità chiedere alla ragione consigli contro una passione che si mde
della ragione : mentre l’eperienza quotidiana ci mostra con mille esempi come
essa sconvolga talora le menti più equilibrate, soffochi i sentimenti più sacri,
precipiti nell turbamento e spesso nella più irrepa rabile rovina esistenze,
che l’educazione, l’intelligenza, i vincoli sociali e morali sembravano
assicurare contro la prevalenza di ignobili tendenze. Tanta è del resto la
potenza di questo «niver i-sale e profondo istinto che esso è il movente
secreto o palese di gran parte dell’attiviità umana : la massima parte dei
ritrovi, delle feste, dei divertimenti sociali, la moda e per molti ri spetti
anche l’arte non hanno altra ragione d’essere; e i vizi che esso alimenta danno
origine ad un vero pubblico mercato e ad industrie fiorenti. Come sperare
dunque che la ragione possa qualche cosa contro una volontà oscura e ribelle
che sembra avere la violenza e la regolarità delle forze di natura? La mo rale
predica contro questa passione quasi soltanto come per sod disfare un debito :
la giovinezza, la fantasia e l’arte la rivestono dei più brillanti colori e si
ridono della morale : ed anche i predicatori più severi del resto non sanno,
tra un sermone e l’altro, esimersi da un sentimento che sta fra il compatimento
e la malrepressa invidia. Io non credo tuttavia che qui la riflessione sia del
tutto mutile. L ’ esperienza della vita insegna (e ciascuno lo ricono scerà in
stesso) che vi sono nella vita interiore dei momenti decisivi nei quali una
parola, un pensiero che sono caduti un giorno nell’anima indifferente, si
risvegliano e fortificano una nobile ispirazione, soffocano una passione
nascente, provocano un deciso cambiamento d’indirizzo. Questo è vero anche
della pas sione dell’amore. Certo è inutile invocar la ragione quando la
passione è ingigantita e il vizio è inveterato : ma questo non vale egualmente
di tutte le passioni? La ragione non può di struggere l’istinto, ma può
dirigerlo : e può dirigerlo se, come un medico accorto, cura il male nei suoi
inizi. Ora l’origine del male sta, come già videro i saggi antichi, nelle
illusioni che noi ci formiamo circa la realtà. L ’ uomo, sopratutto nella giovi
nezza, non si precipita verso i piaceri che l’amore promette se non perchè la
sua fantasia presenta al desiderio le immagini più allettatrici e riveste ila
¡realtà delle forme più ¡belle e più desi derabili. Lo spirito soggiace allora
ad una specie di limita zione del proprio orizzonte : esso si
chiude nei propri sogni e diventa cieco all’aspetto del vero essere delle cose.
In questo appùnto può intervenire efficacemente la ragione. Lo sforzo che si
deve e si può compiere in quel momento in cui sorgono le prime illusioni, è di
dissipare1queste visioni ingannevoli col tenere viva e presente diinnanzi al
pensiero la realtà che esse nascondono, col rievocare le esperienze dolorose,
col ravvivare le intuizioni profonde che ci svelano l’intima e vera natura
delle cose. In fondo a tutte le cose sta la tristezza, ha detto Amici : e
veramente l’aspetto ultimo delle cose è triste, mia anche fecondo di salutare
saggezza. L’aspetto supeSiciale della realtà è lieto, vario e giocondo come
l’aspetto d’una folla che popola le vie d’una città in un giorno di festa. Ma
quante cose sordide e tristi non nascondono anche qui le varie e splendide
apparenze! Ora in nessuna parte la fantasia è tanto fertile d’in ganni quanto
nelle cose dell'amore : ed in nessuna parte l’in- gànno è così lusinghiero ed
ostinato. Tanto anzi che qualcuno hai voluto vedere nell’amore una specie
d’inganno della natura ; che si serve dell’individuo per la propagazione e lo
sacrifica, viìttimn volontaria, alla specie. Ma la natura non è in questo caso
che la nostra natura inferiore ; noi soggiacciamo all’inganno solo perchè
l’istinto ci oscura l’intelligenza e noi non sappiamo più vedere che con gli
occhi della sensualità. Questa ci dipinge la via tutta sparsa di dolci
desiderii e di soavi ebbrezze; l’amore ci si offre dinnanzi come un palazzo
incantato pieno di misteri e di delizie. Bisogna invece che l’intelletto nastro
si sforzi di mantenere sempre a sé presente questa prima, considerazione : che
l’illusione sessuale ci mostra sotto un solo aspetto un es sere che
freddamente considerato ¡nella sua 'realtà, è il più delle volte tutt’altro che
desideratile. La personalità sessuale non è che un aspetto, uno stato della-
persona; è una specie di trasfi gurazione di tutto l ’ essere che in fondo
rimane così straniera alla persona come se fosse veramente un’altra
personalità. Per ciò quando la persona amata non è per sè stessa degna di
sti- una e d’amore, l’illusione sessuale è seguita inevitabilmente
da una profonda delusione : soddisfatto il desiderio l’immagine ideale, oggetto
d’un’adorazione appassionata, isi risolve in un essere prosaico e volgare che
ci 'meravigliamo d’avere deside rato. Bisogna, in .secondo luogo tener
presente quest’altra, consi derazione : che la «tessa personalità sessuale,
dato che in noi potesse persistere lo stato passionale corrispondente, è ben
lun gi dall’essere una sorgente di gioie pure ed immutabili : la sen sualità
è, come ogni passione, un fuoco che consuma se stesso. Un amore puramente
sensuale, non potrebbe lessero che un triste ed insaziato ardore : la vita
dominata dalla lussuria ap pare, freddamente considerata, dolorosa ed ignobile
nello stesso tempo. L ’ amore d’ una donna non rende beati che quando può
trasformarsi in un sentimento più alto, come accade nella fa miglia, od
associarsi la sentimenti ideali e diventare una co munione morale ed
intellettuale di due nobili spiriti. Anzi, nelle persone di più profondo
sentire l’attrazione sessuale maschera quasi sempre un’oscura aspirazione
spirituale, il bisogno d’una comunione di vita, che riempia l’anima loro, la
elevi e la consoli ; è un vago presentimento ideale sperduto nella sfera
sessuale. Perciò quando esse non riconoscono la vera natura del senti mento
che le attrae e, nella loro cecità, ne cercano la soddisfa zione nel senso, la
loro illusione finisce, il più delle volte, in una tragedia dolorosa. Bisogna
in terzo luogo ancora aver presente che, mentre per ogni animo 'ben nato vi
sono nella vita aspira zioni e soddisfazioni 'ben più alte che quelle
dell’amore, l’amore è spesso l'impedimento più forte a questa vita superiore.
La donna, come puro .essere sensuale, è la nemica naturale degli interessi
ideali dell’uomo; essa non vive che per sè stessa e per i suoi istinti : la
volontà sua egoistica è tutta tesa verso il piacere, il lusso, i godimenti
della vanità. In cambio della vo luttà l’uomo deve il più delle volte
sacrificare alla sua vanitosa ed insignificante persona il suo lavoro, il suo
benessere, il suo valore spirituale e disperdere in una vita di agitazioni vane
í quelle preziose qualità che potevano servire ad un ben più no
bile scopo. Quante nobili esistenze non ha /perduto il fuoco oscuro della
sensualità! Quante volte l’influenza funesta della donna non è stata causa dei
più gravi turbamenti nella vita dell’uomo; della decadenza della volontà, della
rinunzia ai fini più alti, e infine della completa rovina morale! Sopratutto
quindi è necessario, per resistere a queste sollecitazioni della vita
inferiore, suscitare e tener vivo nello spirito qualche alto e degno amore che
lo ©levi sopra la sfera della bellezza sensi bile. La passione ardente ohe
travolge qualunque considera zione e saggezza puramente umana, s’arresta
dinanzi alle vo lontà più aJlte dello spirito, che aprono all’uomo una realtà
d ’ un valore infinitamente superiore. E ’ vero che non sempre noi possiamo
rivolgere il nostro pensiero verso queste realità idea, li con tanta fermezza
che non possa essere vinto degli ardori del senso : ma la contemplazione e
¡l’amore delle cose ideali tra sforma sempre il nostro modo di vivere ed apre
i nostri occhi ad una luce che non va più .perduta. Quindi anche quando questo
amore non è per sé abbastanza forte, esso favorisce lo svolgersi della
riflessione critica e induce nell’anitmo una disposizione abituale in cui il
germe della passione non trova un terreno fa vorevole e viene soffocato prima
di svolgersi. Inoltre la con suetudine con una sfera più alta di vita crea un
sano e salutare orgoglio che respinge da sè, senza esitare, ogni ibassezza.
Un’i stintiva fierezza, permette al selvaggio di sopportare con viso
impassibile i più aspri tormenti : un uomo che sopporterebbe la povertà, la
fame e qualunque strazio per il suo dovere ed il suo onore, vorrà diventare lo
zimbello dei suoi istinti e sacri ficare tutto quello che di grande e di safro
ha per lui la vita per il possesso d’una donna? Da queste considerazioni
discende anzitutto la condanna di ogni degenerazione ignobile dell’amore.
L’istinto che tende ciecamente verso la sua isoddisfazione è soggetto a
singolari aberrazioni : e l’istinto sessuale umano può essere anche
aiutato in queste sue deviazioni dal ritorno atavico della associazione
sua con altri istinti ed altre tendenze; per es. coll’impulso alla crudeltà.
Anzi anche dall’associazione con sentimenti superiori non ignobili : come è
avvenuto' per es. nell’amore omosessuale greco. La cura estrema con la quale
queste tendenze vengono tenute segrete le fa apparire come eccezioni : ma
coloro che se ne occupano per dovere professionale sanno che esse sono
tutt’altro che rare, anche fra individui delle classi elevate. Esporre i
pericoli e le vergogne a cui queste degenerazioni con ducono è cosa inutile :
coloro stessi che vi soggiaccione li cono scono. Ogni animo non ignobile deve
del resto essere trattenuto sull’orlo di questo abisso dal rispetto di sè
stesso. Ma se ciò noni bastesse, egli deve rappresentare a sè chiaramente che,
degradando la sua vita in queste turpitudini, sacrifichereb be a misere,
bestiali voluttà tutto ciò che di migliore e di desi derabile può offrire la
vita dell’ uomo. L ’ atto dell’ uomo non è qualche cosa che si possa isolare
dalla natura sua e se ne stacchi, appena compiuto, come il frutto che cade dall’albero
: esso ri mane anche dopo e non si cancella. Seguire l’istinto nelle sue
depravazioni vuole dire rassegnarsi a diventare un essere be stialmente
istintivo : non bisogna illudersi di potere dopo ciò conservare in sè qualche
cosa di veramente elevato. E vuole dire quindi anche abbandonare la propria
vita a tutte le mi serie dolorose che accompagnano la vita d’un essere tutto
con finato nella sua animalità. Ma vi sono anche altre forme ddl’amore in
apparenza più normali ed elevate che vengono coinvolte in questa condanna. Non
parlo dell’amore prettamente mercenario, che è anch’esiso una forma di
degenerazione : parlo dell’amore vago che, pure fuggendo ogni attaccamento
saldo, circonda il godimento d’una parvenza di sentimentalità che sembra 'redimerlo
e nobilitarlo : è l’amore per l’amore, l’amore libero che comincia generalmente
fra le rosee illusioni e finisce quasi sempre nella vergogna e nel pianto. Non
vi è uomo quasi che non abbia- lasciato fra- le sue spine qualche
illusione di giovinezza insieme con qualche brandello di felicità e di onore,
che, se avesse la magica arte dello ^scrittore, non potrebbe scrivere
anch’egli, come romanzo, una pagina della 'sua vita e dedicarla a suo figlio
«quando avrà vent’aoani». Non vi è da illudersi quindi che la saggezza degli
altri possa sostituire totalmente l’esperienza vissuta; ma essa potrà, se non
altro, aiutare a formarsi rapidamente questa esperienza e a non consumare
dolorosamente anni preziosi ad inseguire un vano fantasma che ci allontana dalia
felicità vera e durevole. L’amore tende per sua natura, in ogni animo ele
vato, a stringere un’unione indissolubile; quindi il correre ap presso ad un
amore che noi già sappiamo non poter condurre ad una simile unione è un
preparare a sè stesso, a scadenza più o meno lunga, una sicura infelicità. Vero
amore è soltanto l’a more che è legato da un senso profondo di pietà e di
respon sabilità : e questo senso impone all’uomo di rimanere sino alla fine
della vita al fianco della donna che gli si è data e di non ab bandonarla in
balia dell’incerto destino. Perciò ogni abbandono, ogni mutamento lascia amari
rimpianti e rimorsi : la slealtà e l’ingiustizia che l’uomo addossa alla
propria coscienza, quando viene meno alle ¡menzognere promesse, è una bassezza
che avvi lisce chi la commette. Del resto già sappiamo che un amore pu
raímente fìsico è sempre deluso : di qui ]’universale ed infrenabile desiderio
degli uomini attratti verso le donne non ancora cono sciute. Ma anche questo
errare, dato che potesse sempre avere soddisfazione, non sarebbe che un passare
continuo di delusione in delusione, di rimpianto in rimpianto. Non vi è quindi
in realtà vita più triste di quella passata nei facili amori : vita che è
inseparabile dal sentimento della propria degradazione, perchè l’amore che non
termina in altro, che non isi associa con i senti menti più elevati della
natura umana, è un ben misero fine : esso non è in ultimo, se lo si spoglia di
tutti i fronzoli sentimen tali, che pretta e pura sensualità. La ricerca affannosa
della donna 11011 è che la ricerca di una donna : l’amore vago e libero è
la conquista, attraverso molte amare esperienze, di questa semplice verità :
che non vi può essere amore veramente felice se non nel nobile sentimento che
lega l’uomo con una sola donna per tutta la vita. Ohe l’amore pertanto, io
direi al giovane dinnanzi a cui si apre questo mondo di vaghe lusinghe, non si
disisoci mai in te, dai nobili principi d’urna coscienza retta e pura! Anche at
traverso le passioni e gli errori, sii un uomo onesto! Non acqui stare il
piacere d’un’ora a prezzo della rovina d’un povero essere debole e indifeso :
questo sarebbe un tradimento vile che nes suna riparazione pecuniarda
cancellerebbe dalla tua vita. Pensa che nessuna violenza di passione può
scusare la disonestà di chi non esita, per soddisfare un desiderio, a gettare
la vergogna e la disperazione in una famiglia : sebbene la leggerezza del mondo
biasimi l ’ adulterio quasi sorridendo, non vi è dinnanzi alla retta coscienza
morale infamia più bassa. E sopratutto pensa alla condizione di quelli che la
viltà dei loro genitori ha lasciato in abbandono e che una fredda carità cresce
agli stenti, alle tristezze, alle umiliazioni di all’esistenza miserabile. Se
vi è un pensiero che valga a farci vergognare dei bassi amori, questo è bene il
sospetto che forse ora in qualche parte del mondo vi sia qualcuno che deve a
noi la vita e che ha ragione di impre care, in mezzo alle sue miserie, al
nostro egoismo inumano. Sii dunque casto : la castità è la virtù dell’amore.
Essere casti non vuol dire andare in cerca d’una virtù soprannaturale, ma saper
rinunciare a ciò che è al di sotto della nostra natura, alle soddisfazioni dei
sensi che sono ignobili ed ingiuste. Essere casti vuole dire anzitutto dunque
essere forti, saper tenere lon tano da sè i vizi vergognosi che minano ila
salute e corrompono la, delicatezza e la dignità del carattere : vuole dire
inoltre essere giusti e pietosi e non cercare ili nostro piacere a prezzo del
disonore e della rovina di altri. Se tu vuoi che l’amore non sia per te fonte
di infelicità e di rimorsi, fa sì che esso sia l’armo, nia di due volontà
nobili e pure, per le quali l’amore non è che l’inizio d’una comunione più alta
di vita. Piero Martinetti. Martinetti. Keywords: l’amore velia, antologia
platonica, amore socratico, sezione sull’Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Martinetti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martini: l’implicatura conversazionale – filosofia
piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano). Filosofo italiano. Cambiano, Torino, Piemonte. Grice:
“One would think that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but
they were delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical
Society!” – Grice: “He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy –
starting not from Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart –
scienza del cuore – is a mystery!” Compì
studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di Torino, si rivolse
allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in medicina, cui seguirà anche quella in filosofia, ottenne
l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una brillante carriera
nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza in fisiologia e poi quella di medicina legale, cattedra quest'ultima,
istituita di cui fu il primo insegnante in assoluto. Di Torino fu anche rettore, negli anni in cui
ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma non
mancarono episodi tragici, allorché, pochi anni dopo le nozze, perse la moglie,
dalla quale ancora non aveva avuti figli, né li avrebbe avuti in seguito, visto
che non si risposò, per dedicarsi completamente all'insegnamento e alla stesura
di saggi e manuali nelle discipline mediche. In questo filone, il più ricco,
vanno almeno segnalati gli “Elementa physiologiae” e “Lezioni di fisiologia”
così come “Medicina legale”, accanto agli Elementa medicinae forensis, politiae
medicae et hygienes, cui avrebbe fatto seguito il Manuale di medicina legale. Il variegato percorso saggistico non si limitò
(e non si esaurì) a studi a carattere medico-fisiologico e medico-legale. Anzi,
forte del curriculum studiorum seguito fin da giovanissimo, cercò di
approfondire i pensatori classici, come nel caso di un “Coompendio” dedicato a
Platone, di cui peraltro riuscì a terminare il manoscritto poco prima di
morire, arrivando persino a stilare, sia
pure non in forma sistematica, una Storia della filosofia. Risultati migliori li ebbe, tuttavia, nel
campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è testimoniato, oltre che dal
saggio sulla Riforma della prima educazione dai dodici volumi dell'Emilio. Qui,
facendo leva della sua vasta cultura, tratta emblematicamente di argomenti in
cui si fondono, senza soluzione di continuità, il "viver sano" e il
"maritaggio", il "governo della famiglia" e la felicità, le
"tendenze morali" e la "moderazione nella prosperità",
passando per i modi attraverso i quali "sopportare le avversità". Saggi:
“Elementa physiologiae” (Pica, Torino); “Dei vantaggi che la medicina apporta
alle nazioni” (Chirio, Torino); “Mdicina legale” (Marietti, Torino); “Medicina
curativa” (Marietti, Torino); “Polizia medica” (Fontana, Milano); “La scienza
del cuore” (Fontana, Milano); “La colera indica” (Fodratti, Torino); “Elementa
medicinae forensis, politiae medicae et hygienes,” Marinetti, Torino “Manuale d'igiene,” Fontana, Milano “Lezioni di fisiologia,” Pomba,
Torino “Patologia generale,” Elvetica,
Capolago “Invito a' medici piemontesi all'occasione
del cholera morbus,” Cassone, Torino “Storia
della fisiologia,” Cassone, Torino “Manuale
di medicina legale,” Fontana, Milano;
“Emilio, Marietti, Torino “Della solitudine,”
Marietti, Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti, Torino “Guerra e pace dei sensi,”Tip. Marietti,
Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi
filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma
della prima educazione,” Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Cassone, Torino;
“Storia della filosofia,” Pirotta, Milano “Platone compendiato e comentato,” Elvetica,
Capolago “Alcune vite di donne celebri,”
Fontana, Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae
facultatis professore in regio Taurinensi Athenaeo, Regia, Torino Vita del
conte Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino
Vita Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Cassone
e Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Reale, Torino J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia
delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Marietti, Torino, F.
Redi, Consulti medici, Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina Commedia, Marietti,
Torino; G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano.
G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo
risorgimento, F. Predari, Pomba,
Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere,
s.e., Bologna); Emilio, Tip. Marietti, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti
del professore cavaliere, s.e., Bologna); G. Corniani, I secoli della
letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari, Pomba, Torino G. Gerini, Due medici
pedagogisti. M. Bufalini, Tip. Bona, Torino, G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords:
storia della filosofia, ingegno italiano, il cratilo di Platone -- . Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Martini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martino: l’implicatura conversazionale
-- la religione civile della prima e unica Roma! – magismo -- filosofia italiana
meridionale – filosofia del sud – filosofia campanese -- filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli,
Campania. Grice: “I like Martino – and his interviewees – there is indeed a
‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at
Oxford – Hollis is the closest I can think.” Grice: “In his strictly philosophical explorations,
Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la laurea a Napoli con una tesi in
Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo
Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche. Si iscrive ai GUF e alla
Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di Berto Ricci e facendo
circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un Saggio sulla religione
civile poi rimasto inedito. L'ingresso nel circolo crociano «Erano quelli
gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, e ancora lontano
era il giorno in cui le rovine del palazzo della Cancelleria avrebbero composto
per questo atroce sciamano europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di
seppellire il genere umano: ed erano anche gli anni in cui una piccola parte
della gioventù italiana cercava asilo nelle severe e serene stanze di Palazzo
Filomarino per risillabare il discorso elementarmente umano altrove
impossibile, persino nella propria famiglia». Il suo saggio, “Naturalismo
e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di sottoporre l'etnologia al vaglio
critico della filosofia storicista di Croce. Secondo M., l'etnologia solo
attraverso la filosofia storicista avrebbe potuto riscattarsi dal suo
naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica
francese che gli indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu
lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza,
suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si
può già scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo
etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale e pubblicato
nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale M. elabora alcune delle idee che
rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva. Qui M. costruisce
la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità
di una "presenza" non ancora determinatasi, viene padroneggiata
attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, de
Martino comincia a militare nei partiti di sinistra. Lavora come
segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato
da Gramsci e da Levi, cinque anni dopo,
entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione,
negli anni che seguono, M. comincia a interessarsi sempre di più allo studio
etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con le
inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa fase,
talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note al
grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del
rimorso. Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare,
che lo portò a costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del
rimorso è la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da
uno psichiatra (Jervis), una psicologa (Jervis-Comba), un'antropologa culturale
(Signorelli), un etnomusicologo (Carpitella), un fotografo (Pinna) e dalla
consulenza di un medico (Bettini). Nello studio del fenomeno del tarantismo
vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nardò e Galatina. A
queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi,
“Furore Simbolo Valore”. E stato collaboratore di R. Pettazzoni all'Università
"La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana di Storia
delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di Etnologia, dha
insegnato all'Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi. Con Cirese,
Lilliu, Cases, la sua assistente Gallini, e in seguito altri studiosi, quali
Cherchi, Angioni, Clemente, e Solinas, saranno esponenti di una significativa,
sebbene mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari, della quale de
Martino è considerato uno dei fondatori. È considerato uno dei più
importanti antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia
dell’umanesimo etnografico e dell’etnocentrismo critico. La presenza La
presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come
la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie
per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica,
partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre
attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il
"da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto
dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi
della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo
minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti
offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito
definita come "tradizione". 11spedizione in Lucania Se si vuole
rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e
gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua
militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e
magia e La terra del rimorso e gli
appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente
un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico,
esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal
riordino delle carte ad opera di Brelich e Gallini, bisogna rendere centrale il
nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di destorificazione del
negativo ad opera dell’ethos del trascendimento; l’immaginazione simbolica
collettiva è la realizzazione di un’ethos del trascendimento che, come un mito
di fondazione per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto”
per scopi espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della
“presenza” in quanto soggetto che opera nella natura, che rischia di perdersi
in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto dunque si ricolloca nella storia
tramite la cultura, e la crisi si rivela esistenziale nel rapporto tra se’ e il
mondo “altro da se’”. Ma la crisi affonda sempre nelle materiali condizioni di
vita e nelle modalità concrete di una prassi che deve tendere e tende
incessantemente alla trasformazione rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni)
come base insopprimibile della costituzione di sè come soggetto: “Vi è
dunque un principio trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le
altre valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del
trascendimento della vita nel valore: attività dunque, ma ethos,
dover-essere-nel-mondo per il valore, per la valorizzante attività che fa mondo
il mondo, e lo fonda e lo sostiene.” Costante, inoltre, nella ricerca sul
campo, come nelle analisi ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul
valore euristico assegnato ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione
critica sulla trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali
diversi e sulle loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più
generale: dalla figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico,
ai fenomeni di dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di
Shirokogoroff e PJanet) nei riti della taranta, fino alle note sulle
“apocalissi psicopatologiche” ne La fine del mondo. Il folklore
progressivo Il concetto di folklore, come concezione del mondo regressiva,
secondo le “osservazioni sul folklore” del Quaderno XXVII di Gramsci “un
agglomerato indigesto di frammenti di concezioni del mondo e superstiti
documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva creatività delle classi
subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla cultura dotta delle
élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo partenopeo, con il
saggio “Intorno ad una storia del mondo popolare subalterno”, pubblicato su
Società sul nr.3 di quell’anno, in cui riprende studi e indagini della nuova
etnologia sovietica (Tolstov, Hippius, Cicerov, ispirati da Propp). In un
saggio lo define come proposta consapevole del popolo contro la propria
condizione socialmente subalterna, o che commenta, esprime in termini
culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi ripreso, discusso
problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in rapporto a Gramsci)
e Satriani (il folklore come cultura di contestazione). I “folkloristi”
erano stati oggetto di critica di de Martino già nella sua prima opera del
1941, Naturalismo e storicismo nell’etnologia, in quanto puri descrittori e
catalogatori con criterio naturalistico e non storico-culturale: per cui il
folklore rimane, pur categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di
indagine antropologica nei termini più complessivi di cultura popolare.
Crisi della presenza e destorificazione del negativo In quanto alla “crisi della
presenza” come spaesamento, ne La fine del mondo, M. racconta di una volta in
Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire
in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta direzione da
seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in
auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria
angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista
il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per
l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il
quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in
fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando
l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo
viso finalmente si riappacificò. In un altro esempio, per esprimere il
medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori
australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano però l'usanza di
piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale
celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo.
Il giorno che il palo si spezzò, i membri della tribù si lasciarono morire,
sopraffatti dall'angoscia. Il concetto di spaesamento, come una
condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i
propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di
senso", viene inserito dunque da M. nelle sue categorie di “crisi della
presenza” e destorificazione del negativo. La crisi della presenza
caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al
cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali,
migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere
storico (della "possibilità di esserci in una storia umana", scrive
de M.) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la
propria azione. La destorificazione del negativo permette l'universalizzazione
della propria condizione umana in una dimensione mitico-simbolica, mediata
dalla religione e presente nel rito. Secondo Signorelli, antropologa ee
collaboratrice della spedizione nel Salento, "Il dato esistenziale che
ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora) viene mentalmente
astratto dal contesto storico per entro il quale è stato esperito e viene
ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici". Se il mito è
narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e ripetuto con
parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che mito, rito e
simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi, astraendo dalla
storia reale in cui agisce il negativo. Quando è il negativo a prevalere,
e questo accade in fasi particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come
la morte di una persona cara), può manifestarsi una crisi radicale, una
“funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del trascendimento non riesce
più a risolvere la crisi nel valore e la mancata valorizzazione fa perdere
anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della valorizzazione è
necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in quanto il
“vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello dell’intersoggettività e
il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza abdica senza
compenso”. L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale antico
Magnifying glass icon mgx2.svg Morte di
Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie di spedizioni di
ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe interdisciplinare, tra cui
Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di vita e con l’utilizzo di
strumenti quali il magnetofono e la cinepresa, innovativi rispetto all’indagine
folklorica classica. Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi
sul lamento funebre e la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle
ritualità legate ad una crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che
segue la perdita di un caro, e il pianto e il dolore collettivi che
rappresentano la “crisi della presenza”, della propria e di tutti, minacciata
dalla morte. Il pericolo del lutto è dunque quello dell’annullamento
totale. In Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto
di Maria affronta anche il senso della morte di Cristo in rapporto alla
condizione esistenziale dell'uomo nel mondo ed al momento traumatico della
esperienza della morte dei propri cari. Di fronte alla "crisi del
cordoglio" che può portare al crollo esistenziale, emerge la esigenza di
elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente codificata del rito.
La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a forme sopportabili la
carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente alla morte tragica di
Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi uguali nel dolore, ma
che diventano anche promessa di resurrezione. «È possibile interpretare
la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione di una storica
risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo risorto e il morto
che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel banchetto eucaristico.
Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la Resurrezione e la
presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano temporale di
salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca in cui il
morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta alla testimonianza
missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale funerario per una morte
esemplare risolutiva del vario morire storico e come pedagogia del distacco e
del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che poteva aver luogo solo in
quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)". Abbiamo un esempio storico di
soluzione della crisi e la garanzia mediante la fede della presenza del Risorto
nella comunità. La celebrazione eucaristica rappresenta contemporaneamente
l'evento passato di un Cristo al centro del piano temporale di salvezza (mito
che garantisce e fonda la salvezza futura) e l'evento futuro della definitiva
Parusia.» De Martino indaga la persistenza, nelle realtà marginalizzate
della Lucania, del pianto funebre, come “riplasmazione” del planctus
irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima del Cristianesimo in tutta l'area
mediterranea. La destorificazione dell’evento luttuoso, soggettivamente
vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione mitico-rituale, e dunque al
superamento della crisi. Su questi temi si è soffermata una sua
studentessa e collaboratrice, lEpifani, nella commedia La fuga, scritta a dieci
anni dalla sua scomparsa. Saggi: “Naturalismo e storicismo nell'etnologia”
(Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot pronounce ‘-tn-‘ so that
the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico: prolegomeni a una storia
del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto rituale nel mondo antico: dal
lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi, Torino); “Sud e magia La terra del rimorso. Contributo
a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); -- cf. Grice, magismo – two kinds of magic
travel, carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore,
simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica
fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano);
“Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There
are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine
del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana
viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi”
(Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i
fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione
in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e
documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una
vicinanza discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino);
“Panorami e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del
Salento” (Squilibri, Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal
laboratorio del mondo magico” (Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele”
(Argo, Lecce); “Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione
nel Salento” (Argo, Lecce); “Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni,
Una scuola antropologica sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali”
(Roma, Donzelli); “Antropologia e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e
religione”, “Il folklore pro-gressivo, in l’Unita’, “Teoria antropologica e
metodologia della ricerca, L'asino d'oro ; Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci,
G. Angioni, Fare dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il
Maestrale, M. Baldonato e B. Callieri, Soglie dell'impensabile. Apocalissi e
salvezza, Rivista sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute
mentale (Torino: [Milano: Centro Scientifico; Angeli). R. Beneduce, Un'etno-psichiatria
della crisi e del riscatto, "aut aut", S. Fabio Berardini, Ethos
Presenza Storia. La ricerca filosofica, Trento
Giordana Charuty, Le precedenti vite di un antropologo, Angeli,
Milano, P. Cherchi, Dalla crisi della
presenza alla comunità (Napoli, Liguori); P. Cherchi, Il peso dell'ombra:
l'etnocentrismo critico e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli,
Liguori, P. Cherchi, Il signore del limite: tre variazioni critiche (Napoli,
Liguori); S. Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario
intellettuale, Napoli, d'If, Donato, La Contraddizione felice? Martino e gli
altri, ETS, Pisa, M. Epifani, La fuga. Opera teatrale, Roma, riedita da La mongolfiera edizioni e
spettacoli; F. Faeta, I viaggi nel Sud, Boringhieri, collana «Nuova Cultura», F.
Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari); Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, Enciclopedia
Italiana, Appendice, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani M. Massenzio, L’antropologia, in Il
Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, stituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani A. Momigliano, Recensione a "La terra
del rimorso", in Rivista storica italiana, Quarto contributo alla storia
degli studi classici e del mondo antico,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, G. Sasso, M. Fra religione e
filosofia, Napoli, Bibliopolis, Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne, Zanardi,
Sul filo della presenza. Fra filosofia e antropologia. Unicopli, Tabacchini,
Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in G. Leghissa, Enrico
Manera, Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma. A. Rigoli, Magia ed
etno-storia, Boringhieri, Torino); B. Croce Vittorio Lanternari Claude
Lévi-Strauss Diego Carpitella, “Tarantismo” -- Altan Alberto Mario Cirese G. Angioni
Antropologia culturale P. Cherchi Scuola antropologica di Cagliari A. Gramsci
Storia delle religioni Etnologia Pizzica, Treccani Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M.
Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, VDizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, siusa. archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Massenzio, M. e l'antropologia, in Il contributo
italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Recensione a Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al
pianto di Maria. Recensione a Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del
magismo. Pagina autore Liber Censor.net
di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De Martino, su iedm. Società di
Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org. Interpretazioni
dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di Ernesto de Martino, su
L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del mondo popolare
subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino speaks of
‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an Italian
philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of ‘filosofia
del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino. Keywords:
religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico en route –
carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e Martino” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Masci: l’implicatura conversazionale -- critica
della critica della ragione – implicatura solidale – filosofia abruzzese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Francavilla
al Mare). Filosofo italiano.
Francavilla al Mare, Chieti, Abruzzo. Grice: “But perhaps more interesting that
his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and
fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice:
“Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” –
or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has
philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what
he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the
psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and
measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in
psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and
belief), and further, ‘conosecenza and pensiero’, knowledge and thought. Nato in una famiglia della borghesia abruzzese, perse
il padre all'età di 4 anni. Frequenta il collegio Giambattista Vico di Chieti
e, completati gli studi liceali, e allievo di MOLA, che gli insegna filosofia. Inizia
gli studi di giurisprudenza all'Napoli,
dove si laureò ed in seguito studiò scienze politico-amministrative. Comincia
ad approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da
Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e
dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant
e Hegel. Ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia a Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu
consegnata a Pisa. Inoltre venne nominato vincitore di un concorso della Reale
Accademia delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica
della ragion pura. Divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e,
l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Abbandona
l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato
professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò
numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore
all'Napoli. Ottenne la carica di rettore dell'Napoli e di consigliere
comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera politica fu eletto
deputato dal collegio di Ortona al Mare per la legislatura e fu un sostenitore
di Annunzio. Entra nel Senato del Regno,
dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione pubblica. Sosteneva la
maggiore importanza della formazione classica rispetto a quella tecnica o
scientifica nelle scuole secondarie. Liceo scientifico
"Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di lettere ed
arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei,
membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre istituzioni
culturali. Presso i lincei difese l'importanza di Kant e Fichte in contrasto
con le parole di Luzzati che li aveva criticati per essere filosofi tedeschi.
S’erige un busto commemorativo a Francavilla al Mare e il neonato liceo
scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore. Nel corso della sua
carriera conobbe Scarfoglio e Annunzio, che continuò a frequentare negli anni
successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero
e conoscenza”, in cui sono racchiusi gli aspetti più importanti della sua
filosofia. Ha molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia,
pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti del
neo-kantismo o neo-criticismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni di
Spaventa, sia l'affermato positivismo di Ardigò, che esclude ogni possibile
principio a priori della conoscenza. La ripresa della filosofia di Kant e segnata
dalla convinzione che e sbagliato ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma
anche dal tentativo di studiare la genesi psicologica delle categorie e quindi
negare la loro formulazione numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico
cerca di dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psico-fisica
della realtà, ma la sua filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della
mancata adesione al ne-oidealismo. Altri saggi: “Le forme dell'intuizione”
(Vecchio, Chieti); “L’istinto” (Società Reale, Napoli); “Il materialismo
psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”,
Napoli Intellettualismo e pragmatismo,
“Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità
e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e
Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni &
Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza
matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza” -- “I like the latest bit, where he discusses
the reciprocity of the faculties” – Grice.)
Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca
Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino per uniforme
ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note Schede di personalità
abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo). Storia
del liceo M. e biografia, Liceo M.).
Discorso di commiato per la morte di Masci, su notes 9. senato.
Pietrangeli, M. e il suo neocriticismo, Milani, Padova, Gentile, M.: dal
criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs, Chieti. Giuseppe Landolfi
Petrone, M., Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Atreccani
Enciclopedie , Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M., in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere M., su Liber Liber. Opere
di M., su open MLOL, Horizons Unlimited srl.
M., su storia.camera, Camera dei deputati. M. su Senatori d'Italia,
Senato della Repubblica. Differenza tra la filosofia e le scienze pparticolari.
Oggetto della Filosofia. La Gnoseologia e la Filosofia prima come parti
fondamentali della Filosofia generale. Distinzione dei sistemi filosofici, loro
significato e importanza. Distinzione delle altre parti della Filosofia
generale ed applicata, partizione e limiti della Filosofia elementare. LOGICA PRELIMINARE.
CONCETTO DELLA LOGICA E SUE ARTI. La Logica come scienza formale e
dimostrativa, sua definizione. Importanza della Logica. Suo rapporto con le
altre parti della Filosofia e con la scienza. Pensiero e conoscenza;
divisione generale della Logica. Nozioni preliminari sulle formo elementari,
concetto, giudizio, sillogismo; forme metodiche. I PRINCIPII LOOICI.
Determinazione dei principii. Il principio d'identità. Il principio di
contraddizione, valore di questo principio. Il principio di terzo escluso.
Il principio della ragion sufficiente. Valore dei principii logici.
Illustrazioni filologiche. Logica, dialettica, annliticn, elementi, c
oncetto , nota, rappresenzione, teoria. Teorema, problema/Speculativo. Astratto
e concreto, soggetto ed oggetto, contenuto ed estensione, analisi e
sintesi. Teoria delle forme elementari. Il concetto. Formazioni: k
natura dei. concetto. Il concetto e l’astrazione. L'iinagine concettuale.
Il concetto e la parola. Caratteri del concetto. Il concetto e l'essenza.
Il concetto e il giudizio. II. CONCETTO CONSIDERATO IN SE STESSO. Lo note,
loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro ordine in esso. Concetti
nstrutti e concreti; qualità, generi, specie, forme diverse
dell'astrazione. Nota e parte, concetti di relnzioue, Contenuto ed
estensione dei concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione. Contenuto
ed estensione nei concetti di relaziono. Della chiarezza del concetto. Il
concetto considerato in rapporto ad altri concetti. Rapporto d identità e
diversità, concetti equipollenti e concetti reciproci, significato delle parole
sinonimo ed omonimo. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi e privativi,
concetti in opposizione contraria reciproca. Rapporto «li subordinazione
e coordinazione, contiguità ed interferenza dei concetti, i sistemi dei
concetti. Subordinazione e coordinazione dei concetti di relazione, condizione
e condiziauato, principio e conseguenza. Le categorie. Categorie
grammaticali, logiche e gnoseologiche, classificazione aristotelica delle
categorie, differenza tra le categorie logiche e le grammaticali. Le
categorie gnoseologiche, la classificazione kantiana, Le categorie di .sostanza
e di causa; il numero come epicategoria. Grammatica e Logica.
Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio. Influenza del pensiero
sul carattere formale della lingua. Influenza delle forme grammaticali sullo
sviluppo del pensiero. Il Giudizio. Del giudizio in generale.
Definizione logica del giudizio, le definizioni realistiche e le logiche,
teoria del Brentano, Elementi dol giudizio, Della classificazione dei
giudizu. La classificazione tradizionale dei giudizii e il suo fondamento
logico. Discussione delle obiezioni contro d i essa, Forme dei giudizii
secondo la qualità -- il giudizio affermativo e le varie specie d'identità da
esso espresse; il giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali,
limite della predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una
forma a sé rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio
infinito,’ Jorme dei giudizi! secondo la quantità; il giudizio
universale, sue forme quantitativa e modale; il giudizio par- 6
ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata de universa ' 6 ;^! 1 giudeo individule,
sue forme si laro Polme ?-’ sua ,. ,rre f ucibiIità al giudizio
universale, p. ICO Forme de. giudizi, d,
relazione; a) il giudizio categorico sua funzione sua irreducibilità; ») il
giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo Ino g j 17 - 1 1 ?°|. etl ° 1
' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato logico condiziom di
validità; si mostra che non iuchiudfn con catto della re^rocità d' azione
ed è un giudizio dell’estensione, ft* e giuiUzi.
modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt Dki GIUDIZII
COMPOSTI. Natura dei giudizii composti, loro specie, p. 171 s U
Ghi notti ::rr u >i r f eiazìoue <,mogen,;u 172 -§ m. (h^ CO
m- post. a relazione eterogenea, Giudizii contratti, Qnadro
generale di tutte le forme dei giudizii, p. no. Giudizi analitici e sintetici.
r t i I | GÌ j d !? ÌÌ analitici - sintetici, e sintetici a priori,
II -ritmile della teoria dei giudizii sintetici a priori, significato
vero di questa teoria, Giudizi! empirici e giudizii a priori. Delle
relazioni dei concetti nei giudizii DELLE RELAZIONI DEI GIUDIZII.
Attribuzione del predicato ni soggetto nei giudizii, Dipendenza delle relazioni
dei giudizii dulie relazioni del loro contenuto, relazioni immediate, e
mediate, e specie della prima tecnica dei raziocina immediati, e schema
della subalternuzioue e dell opposizione dei giudizii. Delle trasformazioni
dki annui Trasformazioni quantitative e modali per
subalternazione, Trasformazioni quantitativo-qualitative e modali
por opposizione, Trasformazioni por equipollenza qualitativa, per
equipollenza della relazione, per equipollenza tra la quantità o la
modalità, Teoria delle reciproche, suo valore logico; teoria delle
reciproche universali affermative ; caso delle reciproche condizionali,
(teorema di Hauberì. Lo reciproche universali negative. Lo reciproche
particolari affermative e negative, Teoria della contrapposizione, Si
prova che le reciproche e le contrapposto delle proposizioni
universali sono, quando sono possibili, vere illazioni, Il
Sillogismo. Ragionamento e Sillogismo. I gradi del sapere e le
vie della ricerca, sillogismo e induzione, Strutturo del sillogismo e sua
definizione, La sillogistica aristotelica e la sillogistica delle
scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica, l'universale
come fondamento ili qualunque dimostrazione, Il sillogismo
categorico. Regole gonerali del sillogismo. Figure sillogistiche, Modi
generali del sillogismo, e modi speciali di ciascuna figura, Valore delle
figure sillogistiche, la quarta figuro, Specie del sillogismo; 1'
entimema, la sentenza entimematica, l'epicherema, il polisillogismo,
Il sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, Rapporto tra la vorità dell’
illazione e la verità delle premesse SILLOGISMO IPPOTETICO E IL
SILLOGISMO DISGIUNTIVO. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre
1 una all altra le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine
medio, sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, Il
sillogismo disgiuntivo e sue formo, Il dilemma, sue forme, sue regole, Del riii Nciptp e dui. valore del
sillogismo. Esposizione ed esame delle obiezioni contro il valore
dimostrativo del sillogismo, Critica della teoria del Mill, che ogni
ragionamento, e quindi anche il sillogismo, e un inferenza dal
particolare al particolare, Esame della quistione se il sili ogismo sia
la forma generale del raziocinio, Del principio fondamentale del sillogismo; se
sia materiale o formale; i principii aristotelici e quelli del Lambert. Si
dimostra che il sillogismo si fonda sugli assiomi logici e sul principio
della sostituzione dell'Identico, Teoria pei. Metodo Metodo
sistematico Oggetto e parti del metodo; oggetto e parti del metodo
si stemutico, La definizione. Elementi della definizione ;
come 1' individuazione del concetto sia effetto della loro composizione, Le definizioni come principii proprii nelle
scienze deduttive e induttive, Concetti indefinibili e loro specie ; forme
approssimate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo,
Definizione nominale e definizione reale, specie della definizione nominale, la
definizione nominale induttiva; la definizione reale, definizioni
riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche «d
empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali
deduttive, Definizioni analitiche e sintetiche, la definizione genetica, Regole
delle definizioni, Divisione e Classificazione. Concetto della divisione,
e sue regole, Da dicotomia, sue specie, suo valore logico, La classificazione
scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti; la
classificazione tassonomica e la classificazione per serio, La classificazione
per tipi , sue specie; inferiorità della classificazione per tipi alla
classificazione per definizioni, Le classificazioni genetiche ; come siono
apparecchiate dalla fase comparativa delle scienze; Jifficoltà delle
classificazioni genetiche, loro perfezione rispetto a tutte le altre,PnOVA
DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA. Oggetto della prova; i principii di
prova e loro specie; specie •della prova, La prova deduttiva, sue forme
logica e causale, analitica e sintetica. Procedimenti e modi varii della
prova deduttiva analitica, Sqhema della prova induttiva; la teoria
dell’induzione in Aristotele, Bacone, Hume e Milli; verità ed errore
della teoria del Mill; so il calcolo dello probabilit à, o il principio
d'identità possano essere fondamento deU'induziono, Differenza
dell'induzione dall' associazione psicologica; solo fondamento della logica
dell'induzione la dipendenza della realtà da principii a da cause come
una legge necessaria del pensiero e dell'essere. L'induzione come
operazione inversa della deduzione, limiti di questa teoria, Delle forme di
ragionamento che sembrano, ma non sono induzioni II postulato
dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e quali
sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col principio di
causa; si mostra che questo assicura non solo l’uniformità degli effetti,
ma anche l'uniformità delle cause, Gradi dell'induzione; di verse
condizioni della sua val idità nelle scienze della natura e in quelle
dello spirito; l'induzione nelle Matematiche, La PROVA ENTIMEMATICA E
L'ANALOGICA. La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore
essen¬ ziale nelle ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo,
Tecnica del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze dall
induzione, in che senso e in che limiti debba intendersi che è
un’inferenza dal particolare al particolare, Rapporto tra l'analogia c l'as
sociazione psicolo gica: il nesso tra la funziono logica e la psicologica come
causa dell'uso larghissimo dell'analogia nella prova scientifica, e dei facili
errori ili cui è causa, L a ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di
quest'ul- tima, e limiti della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y.
L'analogia d'identità e l'analogia «li coordinuzione, La prova
indiretta. Tecnica della prova indiretta , sue forme contraddittoria
e disgiuntiva; e rrore d ella L gica tradizionale che ammette solo l
a prim a: critica delle contrarie teorie del Sigsvart e del Wundt,
La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’ alternativa; la prova indiretta
contraddittoria, Paragono tra la prova diretta e l’indiretta; casi del
loro uso cumulati vo, e funzioni in essi della prova indiretta, 1 PUINUIPII DI
PROVA. Necessità che vi siano princi pii primi ; j vr indpii proprii,
Specie dei principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati, a ssio mi;
caratteri logici di ciascuno di essi e loro funzioni; discussione sui caratteri
dell’assioma, Il criterio della certezza consiste nell'inconcepibilità del
contraddittorio, e nei postulati della verit à d ell' esperienza ~~e ifolLy
informità della natura, Sofismi . Se la Sofistica sia una parte
della Logica, Difficoltà di dare una buona classificazione dei sofismi,
esame delle classificazioni di Aristotele, del Whately e dello Stuart Alili;
ragioni di ridurre i .sofismi a tre classi secondo che riguardano o le
premesse, o l'illazione, o la conseguenza logica della prova, n. 3( il -
Sofismi verbali e so fismi morali , p. Sili — Sofisrnìuigici relativi
alle premesse; loro specie, premesso apparentemente vere, petizione
di principio , inversione tra principio e conseguenza, Sofismi relativi
all'i llazi one, loro specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai- auto» probare
nihil probare, So fismi r i rr» |a conse- Metodo inventivo.
Oggetto o parti del metodo inventivo, Dei metodi ikdutitvi. Analisi
dell'idea di legge; leggi normative, causati, matematiche. Definizione della
legge, Oggetto della ricerca induttiva sono le leggi causali;
distinzione ili esse dalle leggi di consistenza. Il concetto.sperimentale della
causa. Caratteri fondamentali della causalità nella natura; la pluralità delle
cause, lu molti- plicità delle serie causali, hi composizione a
collocazione delle causo, la trasformazione delle cause, la causalità
unilaterale e reciproca, L’osservazione scientifi ca: il suo carattere
fondamentale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti
a cui deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve
sono, l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione
esterna od interna, L'esperimento, suo maggior valore rispetto all
induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale, i metodi
induttivi, Logica. ? o: t guenza logica della p rova: s ofismi
dedu ttivi, loro specie, sofismi di conversione e di opposizione, sofismi
por inosservanza delle regole sillogistiche circa la qualità o quantità
dell'illazione in rapporto alla qualità e quantità dello premesso,
sofismi di divisione e di composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad
ilictum simplieiter, et secundunr alterimi quid. Sofismi induttivi;
sofismi di osservazione, loro specie;
sofismi di generalizzazione, loro specie; i sofismi di falso analogio
derivanti dall'uso delle metafore sognano il limite di transizione dai
sofismi di pensiero ai verbali p. Dki metodi induttivi. (muti nuaz
unir) Metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, Il metodo di
concordanza, Il metodo di differenza, e il metodo di concordanza negativa, Il
metodo delle variazioni, Il metodo dei residui; uso cumulativo dei metodi
induttivi, Limiti del valoro dei metodi induttivi dipendenti dalla mol
teplicità delle cause p ^dOili di uno stesso effe tto, e dalle
complicazioni delle cause. Necessità dell'integrazione deduttiva per
ricollegare le parti del procedimento induttivo, Dei. metodo
deduttivo. Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo ;
uso di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle
ijw- tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento deduttivo.
Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ; necessità della
dcdueione dei concetti come fondamento di esso, 11 proce dimento deduttivo
nelle scienze eimteri che causali; suppone l'induzione anteriore delle
leggi causali più semplici, o consiste o in una riduzione o in una
sintesi. Necessità j ella itjerificazio D e. Il procedimento deduttivo da i
uotegi causali. C ondizioni cIVih i- missibilità delle ipot esi,
Condizioni di neiificazione ; verificazione completa e incompleta.gradi
di ciascuna, osompii. p.tòO. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi
unteci. Importanza dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di scienze
come condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed
oggettivo delle vere ipotesi scientifiche, Haitouti tua l'induzione e la
deduzione. Divisione delle leggi in primitive e secondarie, o delle
secondarie in empiriche e derivate ; limiti relativi della loro
estensione, Si mostra con l'esame dei variimodi di spiegazione di
un fenomeno, che spiegare è dedurre. Limiti della generalizzazione nella
scienza, Significato relativo della distinzione delle scienze in
induttive e deduttive ; tendenza generale delle scienze a diventare
deduttive ; difficoltà di tale trasformazione, ed Muti che riceve
dall'applicazione del Calcolo, I P li O. Definizione logica del problema,
distinzione dei problemi in ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli,
I problemi antitetici, modi di risolverli, VEBISIMIOLIANZA
QUALITATIVA. Verisimiglianza Qualitativa e verisimiglianza quantitativa:
norme logiche della prima, Delle ragioni di non credere alle
testimoniauzo contrarie a leggi causali note, Ul. e alle uniformità non
causali, Delle ragioni della incredibilità delle coincidenze e delle serie,
Veiusisik; manza quantitativa. II calcolo delle probabilità e le sue norme
fondamentali, I suoi presupposti: in che senso e in che limiti è vero che
il calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle condizioni
qualitative dell'evento, Il calcolo delle probabilità come procedimento
di eliminazione del caso; concetto logico del caso, Eliminazione del caso
rispetto all'effetto; olimiuaziona del caso rispetto alla causa, Metodi
delle Matematiche. Le Matematiche come scienze deduttive, I Metodi
dell'Aritmetica come metodi di formazione dei numeri; il siste¬ ma di
numerazione, e le operazioni, L' Algebra
come scienza delle funzioni: notazioni algebriche; l'Algebra come
scienza dell'equivalenza dei modi di formazione delle quantità, La
Geometria come scienza dell'equivalenza delle grandezze; i tre metodi
principali della Geometria elementare, la risoluzione delle figure; le c
ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he . L'induzione in Matematica,
Estensione e limiti dell applicazioue dello Matematiche allo altre
scienze, METODI DKU.K SCIENZE BTOBIOHK. La testimonianza come nnirp
[iri-mH-Jal Wvoi!i|-à 'lei fatt i stormi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co,
la verisijjiigliuuza; necessità del criterio estrinseco, cioè desumo dalle
reiasioni di tempoo luogo del racconto col fatto. Valore della leggenda
per la storia. S li.Monumenti; monumenti preistorici, f ihdmria o s|^ ri,i p
.ts-. g m. Monumenti storici, maggior valore di essi in confronto con lu
testimo- niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a questa,
l'autenticità e la credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore (pianto
più è possibile riportare il racconto alla percezione diretta come a
causa- Maggior valore della tradizione scritta e suoi limiti,
L'autenticità è tanto maggiore quanto maggiore i- la possibilità di
escludere lo falsifica - zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti
della tradizione orale, esempio del valore storico dell’ epopea francese,
I criteriidei numero e della credibilità dei testimoni, Passaggio dai fatti
alle leggi ; s cienze storiche e sociul i. p. Dei metodi ueij-k scienze
storiche, Tre specie di melodi por la ricerca delle leggi storiche:
critica del metodo deduttivo astratto,Critica della teoria antropologica.
Critica dell'analogia biologica, Critica dal materialismo storico .Critica
della aeuola .dorica, L'indeterminismo storico, e la scuola
psicologica, Il metodo deduttivo inverso o storico, funzione
essenziale dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i di
tendenze. \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i < 1 i nn •( 1 1• »
induttivo desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla
Statìstica, p. òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore
limit ato nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere
utili, se subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della
Filosofia della storia, LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA MORALITÀ. L'aspetto
sociale perla coscienza di sè, S I. L'io sociale, sua formazione, sue fasi di
sviluppo, Identificazione dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio
sociale, LA SoCIETA. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e
condizioni proprie di questa. Le società animali, Diffe renza tra la società
umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato mistico-contrattualista. Se la società
sia una realtà indipendente dalle coscienze individuali, Definizione della S o
cietà. CAPO III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. Il gruppo
sociale primitivo, il costume, la sanzione religiosa,
organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale. Ori gine dello Stato, il
diritto e lo Stato, DIRITTO E MORALITA'. Unità primitiva delle regole della
condotta, separazione pro gressiva della religione, della morale e del diritto.
Dif ferenze tra la morale e il diritto, Caratteri differen ziali derivati,
Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come scienza, La
Coscienza morale. I GIUDIzn vALUTATivi MoRALI. Giudizii di cognizione e
giudizii di valutazione, i giudizii valutativimorali, La teoria dei valori in
Economia, La teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel
sentimento, Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, Esame
della teoria sentimen talistica, Il senso morale, la simpatia, la pietà, I GIUDIziI
VALUTATIvi MortALl. Il sentimento non può essere principio di valutazione
morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee, e prende
nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo Kant. Si
mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che èilgiudiziodivalorequellochelodetermina,
Esame della teoria appetitiva e della volontaristica dei valori morali, La
teoria biologica dei valori,Il carattere ra zionale della valutazione morale
provato, a) dalla necessità del cre terio morale, e dalla dipendenza del sentimento
da esso; b) dalla sistemazione finalistica dei valori morali; c) dal carattere
scientifico dell'Etica; d) dalla idealizzazione progressive del sentimento
morale, ANALISI DELLA cosCIENZA MORALE. Coscienza morale e coscienza
psicologica, genesi della c o scienza morale nell'individuo, l'equazione
personale della moralità, Genesi della coscienza moralesociale, suo procedimento
dal particolare all'universale, Contenuto ed unità della coscienza morale, Autorità
della coscienza morale, san zione, Sentimento morale, affinità del sentimento m
o rale col sentimento religioso, L'idea del dovere come categoria morale
ultima; essa suppone il dualismo morale, ed è la condizione del progresso
morale. Critica della teoria psicologica. Dovere e diritto. La subordinazione
dei doveri dipende dal grado della loro universalità. Coincidenza del dovere e
del bene.ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE. La volontà morale, esame della teoria
che il fine giustifica i mezzi,Il carattere psicologico e il carattere morale,
Teoria aristotelica della virtù, che è un abito, che è una medietà; critica di
questo secondo carattere. Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria
kantiana, e sua opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può
avere se si concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza
morale, Se possa concepirsi l'estinzione della coscienza morale,Le basi della
moralità. LA LIBERTA' MORALE. Rapporto teorico tra la libertà e la moralità,
antinomia tra la libertà e la causalità, vicende storiche del problema, i tre
punti di vista dai quali deve essere considerato, La libertà d'indifferenza,
argomenti indeterministici, il numero infinito, il nuovo, i casi
d'indeterminazione nella natura, il caso, la statistica. La li bertà
intelligibile di Kant; teoria del Bergson, la causalità ridotta all'identità, e
la libertà creatrice. La libertàela testimonianza della coscienza; argomenti
opposti dei deterministi e degl'indeterministi; il risultato della disputa non
è favorevole alla libertà d'indifferenza, LA LIBERTA' MORALE. La libertà e
l'ordine morale, libertà e responsabilità, loro nesso necessario. Contro di
questo non valgono nè la critica dell'idea di sanzione, che lo nega, nè l'idea
dell'autonomia che non lo spiega, La
libertà d'indifferenza in contrasto con la respon sabilità, questa ammette la
causalità del motivo; ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, Esame del
criterio della pre vedibilità degli effetti dell'azione, La libertà morale
s'identifica con la causalità dell'io; la teoria psicologica dell'auto
coscienza e quella della volontà, come potere d'inibizione e d'im pulso proprio
dell'io, sono la dimostrazione di questa causalità. I n stabilità delle
condizioni psicologiche della causalità dell'io, con solidamento di esse nel
carattere morale, La respon sabilità morale richiede come suo fondamento una
formazione psi cologica identica per tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo
nel temperamento o nel carattere psicologico. Differenza del consenso teoretico
e dell'adesione pratica in cui consiste la libertà. Rapporto della
responsabilità con lo stato d'integrità della causalità dell'io,e loro
variazioni correlative. Suo rapporto con l'educazione della v o lontà. La
libertà e la vita sociale, intimo rapporto della libertà con la solidarietà. LA solIDARIETA' MORALE. Libertà e solidarietà;
suggestione individuale e suggestione collettiva della solidarietà; la
solidarietà nel dolore e la solidarietà nel progresso; la solidarietà e
l'eguaglianza, p. La soli darietà economica, sua causa la divisione del lavoro;
influenza di questa causa sulle forme superiori della vita sociale; anomalie.
Li bertà, solidarietà, giustizia; loro nesso necessario, giustizia ed egua
glianza, Se la divisione della voro possa essere considerata come il principio
morale della solidarietà nelle società superiori; solidarietà nel diritto,
nella storia, nell'arte, nella scienza, nella religione. L'unità morale della
natura umana, e la giustizia come condizione della solidarietà, LA Giustizia,
La giustizia come idea morale fondamentale; la giustizia come virtù, cenni
storici, La giustizia come norma; teoria aristotelica, Teoria di Mill, La
giustizia come unità della libertà e della solidarietà;lagiustizia nell'ordine
economico, Giustizia e carità; il progresso morale, La legge morale.I sisTEM1
MoRALI. Classificazione dei sistemi morali. La morale eteronoma, La morale
autonoma; isistemi sentimen talistici e gl'intellettualistici, I sistemi aprioristici e gli empirici, I
sistemi universalistici e gl'individuali stici, I sistEMI MORALI. I sistemi soggettivi, l'edonismo e l'eudemonismo,
I sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale e utilitarismo
sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione (Spencer). Altre forme
della morale oggettiva, la morale della perfezione, la morale del progresso, la
morale del vi vere secondo natura, La morale biologica, socialismo e
individualismo biologico, Critica della morale bio logica. Necessità di una
morale razionalistica. LA LEGGE MORALE. S l. Differenza tra la legge naturale e
la legge morale, carattere di obbligazione, altri caratteri della legge morale,
Concetto del Bene; la prima formula della legga morale, l'univer MAscI–
Etica. - – salità. La seconda formula
della legge, la finalità. La terza formula della legge, l'autonomia. Unità
delle tre formule. Il sentimento m o rale, Il carattere formale della legge morale
kantiana; vecchie e nuove critiche contro di esso; parte innegabile di verità
che è in esse. Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista
gnoseologico, S Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista
oggettivo, L'accentuazione formalistica
della dottrina kantiana come conseguenza dell'opposi zione contro l'empirismo
morale, necessità della negazione del for malismo morale, e del dissidio tra la
ragione morale e il sentimento morale. Valore storico e teorico dell'etica
kantiana. LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE. INTRODUZIONE S I. L'Etica come
scienza sociale; suoi aspetti ideale e storico. Le diverse forme della vita
sociale: la famiglia, la società civile, lo Stato, la società religiosa. LA
FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la famiglia paterna,
L'idealità morale nella famiglia. La famiglia dal punto di vista giuridico e
dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità, divorzio. Critica della
teoria che considera la famiglia come una forma transitoria della comunità
morale, Il m a trimonio civile e il religioso; i rapporti tra i coniugi, e tra
i geni tori e i figliuoli; la patria potestà,
LA SOCIETA' CIVILE. Concetto della società civile; in qual senso e in
quali limiti si può dire che la società civile derivi dalla famiglia, la
società ci vile e lo Stato, Le classi sociali, gli antagonismi so ciali e lo
Stato, LA SoCIETA' CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI PRIVAT1. Diritti personali e
diritti reali, loro comune fondamento. D i ritto di libertà e sue
specificazioni, la personalità morale e giuridica –della donna,
limitazione della seconda nella sfera del diritto pubblico; carattere sociale
dei diritti personali, Dei diritti reali, la proprietà, suo fondamento
psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un fondamento
esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle opere
dell'ingegno, Le obbligazioni,lorospecie; il diritto contrattuale, sua natura, suoi
limiti, Il diritto di associazione, sua natura, suoi fini, sua storia; le
corporazioni medievali e le libere associazioni moderne. Varie specie di
associazioni; le associazioni e lo Stato, DEL CONCETTO E DEI FINI DELLO STATO.
Necessità dello stato, elementi ideali del concetto dello stato, Elementi
materiali, il popolo e il territorio; fattori naturali e fattori spirituali della
nazionalità, La sovranità, suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la
costituzione, la personalità dello Stato, Definizione dello Stato, I fini dello
Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, Limiti dell'azione dello
Stato, I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii di distinguere i poteri dello
Stato, Della divisione dei poteri, suo carattere relativo, Il diritto punitivo,
suo sviluppo storico, Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di
punire, G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come limitazione
della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore relativo degli
altri fondamenti del diritto di punire. LA cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO.
Le costituzioni degli Stati, definizione, loro carattere storico, moltiplicità
dei loro fattori,Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano
ancora vitali; necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e
monarchica, e caratteri differenziali di queste, LE RELAZIONI FRA GLI STATI E
LA PATRIA. Del diritto internazionale, se sia un vero diritto, sua distin zione
in diritto pubblico e privato, Cenni storici, Diritto internazionale pubblico;
la sovranità e le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei
mari. Diritto di guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale,
Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni
speciali, Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua necessità storica e
psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali di questa idea, e
formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e imperialism. LA COMUNITA'
RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I. Concetto della Religione, ReligioneeReligioni.
SII. Le religioni positive e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo
adattamento ad ogni grado di coscienza, Importanza sociale delle religioni
positive, e unità primitiva della società reli giosa e della civile, Ragioni
della loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della
libertà di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione
sociale alla fede religiosa, I quattro sistemi di regolamento dei rapporti tra
la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei medesimi
nella politica pratica, Dif ficoltà
teoriche e pratiche del regime della separazione, Difficoltà speciali del
regime della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta
ideale nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. Nati ra e classificazione dei
fatti psichici. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, Differenze trai
fatti psichici e i materiali; che s’intende per stato di coscienza,
conscio ed inconscio. La teoria delle facoltà e quella dell’ unità di composizione
dei fenomeni psichici; il rifesso psichico primitivo, le forme piu
generali delle attività psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione
progressiva, Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI. La coesistenza e la
successione nei fatti psichici, fatti psichici primarii e secondarii;
l’associazione come loro legge generale; fatti psichici di terzo grado, loro
rapporto con gli altri. Partizione della Psicologia, La subordinazione
progressiva dei fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza
Il mondo dello spirito oggettivo. La Psicologia della sensibilità.
Delle sensazioni in P£w.v« Definizione e
classificazione delle .sensazioni in loro stesse e in rapporto agli
stimoli , Rapporti fra la geu sa- /ione e lo stimolo quanto all intensità
e all’estensione: soglio e <iifferensa;quantità negativa; stimolo,
eccitazione, sensazione, So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio
delle energie specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso
stimolo, sensazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni
si possono sostituire .L’ eccentricità non è, come la spazialità,
una proprietà primitiva delle sensazioni, Qualità, intensità, t ono delle
sensazioni. Irredncibilità delle qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra
la sensazione e lo stimolo. La legge di Fechner,c eltica de lla medesima,
Che s‘ intende per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e
l’intensità delle sensazioni e il loro tono. Le. sensazioni in
particolare. Le sensazioni particolari si distinguono in piterne
edjtf terne. e le prime "in organiche 0 e muscolari" Le
sensazioni orga¬ niche.'la coinestesia o senso vitale; le sensazioni
organiche speciali. norma li e patologiche, loro funzione biologica, loro
tonalità, loro dipendenza da stimoli periferici e da stimoli centrali e
psichici, Le s ensaz i oni musco lari; diverse teorie intorno ad esse; si
mostra che sono sensazioni centripete del movimento eseguito, non dello
stato organico del muscolo. Contenuto qualitativo e tono delle sensazioni muscolari.
Coinestesia, cinestesia e cinestesi. Le sensazioni esterne;
differenziazioue ed isolamento degli organi relativi, il loro numero un
fatto d'esperienza soltanto. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e
sensazioni di tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni
termiche: rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni di
pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del Weber
intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni di forma, 1 sensi
chimici, loro carattere biologico; mancanza di figurabili e quindi minore
oggettività del loro contenuto. Il gusto, stimoli e condizioni di questo senso,
varie specie di sensazioni gustative. Loro fusione e rimemorabilità,
penetrazione e intensità. L’olfatto, natura dello stimolo, penetrazione
delle sen¬ sazioni olfattive,loro intensità e fusione, loro
classificazione, e scarso valore oggettivo, loro valore emotivo e
rimemorativo. L’ udito , stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle
sensazioni uditive, rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito.
L'udito e il linguaggio, la musica. Altezza, intensità, timbio. Armonia,
melodia, ritmo, La vista., stimoli delle sensazioni visive, corpi
luminosi, opachi, trasparenti. L'organo visivo.Percezione di spazio e di
forma; teorie empiriche e teorie nativiste. Percezioni di luce e di
colore. Colori tondamentali e derivati, acromatismo. Somiglianze e
deferenze tra la gamma dei colori e la scala musicale. Contrasto
successivo e contrasto simultaneo. Luminosità proprie dei diversi colori .
colori caldi e freddi, saturi e non saturi. Il sentimento sensiti
ivo. Definizione del sentimento , piacere e dolore indefinibili e
di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità biologica dei
sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni. Fisiologia del
piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai pre¬ sentativi,
II sentimento sensitivo e il sentimento vitale 4 \\ punto neutro,
Dipendenza del sentimento dallo stato del soggetto, dall’intensità dello
stimolo, Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività, la
frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione particolari raggiata
del primo di questi rapporti, Sentimenti sensitivi di natura
estetica, loro dipendenza dalla forma delle sen- j sazioni, armonia,
euritmia, proporzione. L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO. I *L’istinto. L’
azioni? riflessasue proprietà e differenze. Impulsività delle sensazioni,
legge di diffusione e legge di specificazione. La tendenza, Definizione
della te nden za, sua dipendenza dal sentimento che ne è causa; ten denze
primitive e derivate; la tendenza, come stato psichico per sè, è il
prodotto dell’inibizione. Carattere biologico della tendenza, legge di
riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo dell’attività
pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei movi¬ menti.
Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale e nell’uomo,
e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in tale sviluppo. L
atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni, forme dell'attenzione
spontanea, L’istinto ; teorie opposte sulla sua natura ed origine; teoria
della lapsed intelligence (Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei
fattori dell istinto, e circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza
che è base dell istinto, 1 intelligema adattatine), suo carattere
frammentario, sua meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol-
latepale deU’ attività pratica, senza continuità con le forme supe¬
riori, p. Le condizioni dello sviluppo psichico. L’ ATTENZIONE.
Natura dell attenzione; attenzione spontanea e attenzione volontaria,
specie della prima: attenzione esterna ed interna. Fenomeni fisici dell’attenzione,
Intermittenza e ritmicità dell’ attenzione, Attenzione e percezione, attenzione
e coscienza. Carattere emotivo dell’attenzione spontanea, origine e
sviluppo dell’attenzione nella serie animale, L’ attenzione d’esperienza:
e le sue forme singolari dell' attenzione aspettante, dell’ inversione
delle imagini, e dell at tenzione marginale. L’attenzione interna. La
memoria. Analisi del fatto della memoria, memoria organica e memoria
psicologica, loro riversione e sostituzione. Non ci è una memoria come
facoltà generale, ina un numero grande di memorie particolari. IL
Condizioni della memoria, anomalie mnemoniche, Stato primario e stato
secondario nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, Sviluppo
della memoria, prova desunta dalle amnesie, La memoria psicologica e le sue
leggi. La collocazione nel tempo. L’ ABITUDINE.
Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico, Effetti
dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine, I' abitudine come educazione
di tutte le funzioni psichiche, L’abitudine e la volontà. La psicologia della
conoscenza. LA PERCEZIONE. Natura della percezione, sua
differenza dall’associazione: la percezione come integrazione. Condizioni
della percezione,. |percezione ed appercezione^ Altre prove dell’integrazione
percettiva, Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni
percettive, Misura del tempo della percezione, equazione
personale,[variazioni, percezione e sensazione, Percezione sensitiva e
percezione intellettiva, La percezione
interna, Le illusioni percettive e loro specie, Le allucinazioni, diverse
ipotesi sulle loro cause. L’ ASSOCIAZIONE. Associazione e
percezione, serie percettive e serie rappresentative, Teorie intorno alla
reviviscenza delle rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la
teoria morfologica, dell'associazione, Se siano riducibili,
Condizioni prossime delle associazioni, Tempo di associazione, L’oblio. I sogni
come fenome ni dell’associazione psicopatica. Il son no. Diverse specie di
sogni. Cause, Rapporto tra le cause positive e le negative dei sogni, la
volontà nel sogno. Sogni telepatici, L’io. Associazione e
coscienza, continuità e dinamismo delle serie rappresentative, il
pensiero delle cose e il pensiero dellMo. Varii significati della parola
cosciente: la. fase irrelativa e l’integrale oggettiva,
La.^u?cifenza \li sé (formale) e 1' empirica o storica, elementi di
quest’ ultima, (u- deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e
dall’astrazione, unità e continuità della coscienza di sè. Lacoscienza dell’identità
dell’io; funzióne della'memoria e dell’associazione, casi di coscienza doppia,
La coscienza di sè e l'astrazione come caratteri distintivi della psiche
umana dall’animale. L’astrazione, Il concetto, Il giudizio. Il
principiod'identità come fondamento del raziocinio, natura dell’identità
logica e sua invenzione. Sintesi e analisi. L’intelligenza animale e l’umana.
Il genio scientifico, Dimostrazione del doppio procedimento del
raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, Le forme dell' intuizione
e le categorie, Psicologia e linguistica: l’origine del linguaggio, Vili.
Rapporto tra la parola e il pensiero. Azione reciproca tra la parola e il
pensiero. Natura logica della lingua: suo sviluppo dal concreto all' astratto,
L’ IMAGINAZIONE. Rapporto dell’imaginazione con l’intelligenza e
con 1 associazione; l’imaginazione riproduttrice. IL Rapporto dell’imaginazione
con la sensibilità e col pensiero astratto, L’imaginazione artistica, sue
funzioni, L’imnaginazione neiia scieuza. L’imaginazione nell’Arte:
momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza,. Relatività
i>ei sentimenti. La legge della relazione nel sentimento, Il
sentimento e le altre funzioni psichiche, L’ associazione e la memoria dei
sentimenti, Affetti e passioni. Gli affetti, p.
Le passioni. Classificazione dei sentimenti. Metodo della
classificazione; classificazione dello Spemi e ilei Nahlosvski. La
classificazione biologica e genetica, e sua integrazione con la
rappresentativa. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati. 1 SENTIMENTI
MORVU. Le teorie intorno ai sentimenti morali. Esame della
teorìa empirica; se il sentimento morale sia il riflesso delle sanzioni
esterne. Impossibilità di spiegare con la morale empirica il sacrifizio
defini tivo, Erroi-' logico della dottrina empirica, parte di verità che
è in essa. La teoria razionalista; la direttrice psicologica e la socia
;; la ragione e il sentimento, Classificazione ed a .a- lisi dei
sentimenti morali, La carità e la giustizia, I sentimenti
religiosi. Natura del sentimento religioso, sua forma primitiva, direzione
di sviluppo. Il sentimento morale e il sentimento religioso. Rapporto tra
l’intelligenza, il sentimento e la volontà nella religione. La forma
superiore del sentimento religioso. Le tre forme del sentimento
religioso. I SENTIMENTI ESTETICI. Il sentimento estetico e il sentimento
del gioco. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica. I fattori
intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma. I SENTIMENTI INTELLETTUALI.
Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il dubbio
pratico. IL II sentimento intellettuale della ricerca, e quello del
possesso della verità. Il sentimento intellettuale e il sentimento di sé. Dei
sentimenti estetici in particolare. Il sentimento del bello in generale, IL
li sentimento della bellezza finita e le sue forme: la bellezza plastica,
il arioso, il drammatico. Il sentimento del sublime, sua natura, sua forma; il
sublime naturale, l’intellettuale, il morale. Il sentimento del comico ,
sua natura, suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della
libertà. Comicità ed umorismo. Il sentimento della natura, sue forme
diverse nell' età antica e nella moderna. Perche è la forma più evidente
della catarsi estetica. La Psicologia
della Volontà. Il desiderio e la.
volontà. Il desiderio, Fenomeni intensivi del desiderio. Le azioni
volontarie nelle loro forme derivate e contingenti; elementi essenziali
dell'atto volontario. Il problema della causalità della volontà. Teoria della
volontà. La teoria metafisica della Volontà. La teoria
associazionista. La volontà come facoltà del fine. e dei valori
razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti essenziale,
Il sentimento del conato volitivo, In che consistono e come sì producono
l'inibizione e l’impulso. L’attenzione volontaria e le sue forme p&-
K tologiche. La misura del tempo nelle volizioni. Le malattie della
Volontà, e l'ipnosi. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio
isterico. L’estasi, Fenomeni sensitivo-rap- presentativi, mnemonici, e
volitivi dell'ipnosi; suoi gradi. La suggestione normale e l’ipnotica;
somiglianze e differenze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause specifiche
della suggestione ipuotiCa. Temperamento e cvrattere. Natura del
temperamento, suo rapporto col sentimento vitale, sua dipendenza
dall’eredità. Il carattere, sua natura, sua unità col temperamento, La
teoria ippocratico-galenica dei temperamenti, e le sue
interpretazioni fisiologiche. La classificazione psicologica
riunisce il temperamento e il carattere: forme varie di essa, la
classifica¬ zione del Ribot. Della modificabilità del temperamento e del
carattere. Forme patologiche. La volontà e le altre attività
psichiche. L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ. La Volontà e P
inconscio. Mezzi di azione della volontà sull’ intelligenza : necessità
della limitazione della valutazione; forme patologiche, e forme estreme,
ma normali, dì questa limitazione. Modi d’azione della volontà sul sentimento.
Azione delia volontà su sè stessa; genesi della volontà comune, azione
reciproca dellajiilpiUàindividuale e della volontà comune, il costume,
la/fm(fl*A.' Influenza della volontà iudividuajeV sulla vomW^
comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe sue du^rfiel
la militare e la morale. L’idea di giustizia comprende le eguaglianze
aritoteliche, e il carattere imperativo e di necessità rilevati dallo
Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno di essere guardata in
rapporto alla solidarietà morale, dalla quale l’eguaglianza in cui
consiste deve attingere la norma. Se la giustizia si fa derivare
dall’utilità sociale, se ne assegna una derivazione che può spesso esser
falsa, (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e se si
oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura nell’ordine
morale, che toglie alla giustizia quel caldo sentimento di simpatia che deve
renderla operosa , e si fa della carità qualche cosa che va oltre il
dovere, e che può essere anche ingiusta e nociva. Se della giustizia si
fa invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come virtù e come
norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo oltrepassa la sfera del
diritto, ma appare come la sintesi superiore della moralità, come progressiva
nella ragione stessa dei suoi due fondamenti. Che siano progressive
la libertà e la solidarietà è fatto indubitabile della storia
umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli uomini in un rapporto
d’eguaglianza dal punto di vista morale; e la seconda da questo stesso
punto di vista, che è quello del valore di fine che ogni persona morale
ha in sè, tende ad estendersi dalle opere alla persona come tale, a conservarla,
a promuoverla, anche quando soggiace all’avversa fortuna e al
dolore. Noi concepiamo la giustizia come la forma dell’ unità
della libertà e della solidarietà già raggiunta dalla coscienza morale; cioè
come il giudizio della proporzionalità degli utili agli sforzi, e della
loro migliore ripartizione tra gli sforzi individuali e i sociali, posto
un minimum di utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine
che ha la persona morale, e della solidarietà che stringe gli
uomini tra loro. A chiarire questo concetto gioverà vederne l’applicazione
ad uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo
alla migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome
di giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa,
la individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed
egualitaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare i
diritti deirindividuo e quelli della società. La teoria economica
considera troppo il lavoro come merce, e i lavoratori come cose o come
macchine di produzione. Ma dal punto di vista sociale e morale il lavoro
rappresenta le energie accumulate di esseri viventi, sensibili e
consapevoli , tra i quali ci è necessariamente la solidarietà che deriva
dal fine comune e dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste
energie sono parte della società, e questa è una solidarietà più vasta
che abbraccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito. Nella
prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe libero
corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla personalità del
lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu sfruttato
prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfruttato di più quello
pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬ ciulli; cosi Tingiustizia
più aperta fu legge. La sorte dei lavoratori fu abbandonata al meccanismo della
concorrenza, alle leggi che si dissero naturali, e la società si
disinteressò della protezione dei deboli. Pareva che pei seguaci di
questa scuola la ricchezza tosse tutto, l'uomo nulla. La legge di MALTHUS
e il darwinismo biologico fecero il resto sottomettendo la persona umana
alla concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia della
natura a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano
nessun pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per
la produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che
un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per realizzare l’ideale
umano; P idea di giustizia è umana, e non può quindi prendersene il
modello dalla natura, perchè essa non esiste nel senso morale se non è
fondata sulla solidarietà. Anche Peconomia collettivista inculca una
giustizia che non è quella dello spirito, ma quella della natura. Facendo
della lotta di classe una necessità sociale, e del trionfo della classe
più numerosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i termini
della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è meno
brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno delle
ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non che 1
primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella produzione ,
e non badano che non ci è giustizia senza libertà. Invece la parte del fattore
sociale nella ricchezza, e specialmente quella dovuta all'addizione di
esso nel tempo è così grande, che mal si potrebbe confonderla con quella
che vi ha il lavoro mate¬ riale in un'epoca determinata. Basta riflettere
all’importanza capitale che hanno le scoperte scientifiche in generale e le
tecniche in particolare nella produzione della ricchezza, per persuadersi
che la parte della mano d'opera è assai minore di quella che il
collettivismo afferma. Questa parte sociale, ovvero buona parte di essa è
dovuta all’iniziativa individuale, alla forza individuale di lavoro, e
non sarebbe giusto di togliere ad esse quello che senza di esse non
sussisterebbe, e sopprimere lo stimolo che le fa operare togliendo loro quello
che producono. Anche solo nella produzione della ricchezza non si può
giustamente sopprimere V alea a cui la potenza di lavoro individuale va
incontro con una speciale costituzione sociale. Poiché è impossibile
sopprimere le disuguaglianze naturali, come la forza fisica e morale, la
bellezza, il valore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza
individuale di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia
distributiva, contro la libertà, e quindi contro il bene sociale. L'idea
di giustizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo quella
forma di essa è vera, che non ripudia l’una per l’altra. Non si può negare
airindividuo la proprietà di quella parte di ricchezza, che esso ha
prodotto, più di quello che si possa negare a un popolo la proprietà del
territorio sul quale si esercitò per secoli il suo lavoro trasformatore e
creatore. Sotto questo rispetto la negazione della proprietà individuale non
sarebbe ingiustizia minore dì quella di negare al popolo italiano o
francese la proprietà del territorio della patria in nome del diritto dei
selvaggi bruciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli
delle regioni circum-polari. La giustizia, che accorda la libertà e
la solidarietà, considera il lavoro come una forza propria di un essere
personale, che deve essere padrone di se stesso. Quindi essa riconosce la
libertà di associazione e di resistenza dei lavoratori, riconosce ad essi
il diritto di trasportare dovunque la loro forza di lavoro, ed
evita che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù
forzata del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere.
D’altra parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore
di lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro
delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto al
lavoro, sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la carità
indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva. È in forza del
principio della solidarietà che la società deve oggi far profittare anche
gli esclusi e i diseredati, dei beni strettamente necessarii alla sussistenza,
e di quelli che sono inesauribili dall'uso/come i beni superiori dello spirito,
la cultura, l’arte, la religione, È in forza dello stesso principio che la società
deve evitare che il profitto individuale danneggi il sociale in rapporto
al futuro. La società deve conservare alle generazioni che verranno i
beneficii del passato, come la potenza di lavoro e la sanità della razza,
cosi dal punto di vista fisico che dal morale. E rispetto al presente, il
regolamento del lavoro non può essere più quello di una volta, quando il
lavoratore animato essendo la sola fonte del lavoro, e l’utensile un semplice
organo aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di
lavoro potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il
la’ voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e
la forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza naturale e
meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.Il grande lavoro è oggi,
pel numero e per la qualità, un’opera sociale, e vuole quindi un
regolamento sociale. Se si considerano gli stadii dello sviluppo
etico-sociale, il primo è rappresentato da una giustizia nella quale
prepondera l’elemento della solidarietà, quindi la libertà individuale o
non esiste, o è in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati
sempre più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va
necessariamente all* individualismo, e la giustizia s’identifica con la
libertà individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima complicazione dei
rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo non deve
dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che non sono più
individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo stadio, è il
contemperamento della libertà con la solidarietà, che è anche il suo
ideale. Filippo Masci. Masci. Keywords: implicatura, critica della
critica, criticismo, neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masci” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Masi: l’implicatura conversazionale -- i
peripatetici del Lizio – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo italiano.
Firenze, Toscana. Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its
end – il fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of
reason not from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi:
“Il potere della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” -- Grice: “It’s amazing Masi was implicating the
same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’
– I love it!”. Figlio di Enrico Masi, generale
dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna,
conseguendo la maturità classica presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi
a Bologna, vi si laureò con lode con una
tesi sul diritto di famiglia negli Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di
leva e fu trattenuto alle armi in base alle disposizioni di emergenza del
periodo. Congedato, riprese gli studi di filosofia a Bologna, dove conseguì la
laurea con lode, discutendo co Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia
in Rosmini”. La tesi gli valse l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo
il primo anno, fu richiamato alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo
definitivo, insegna filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e
congressi, come quelli del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta
la sua collaborazione alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su
collezione alla Pinacoteca comunale di Pieve di Cento. L'interesse
storiografico che muove M. alla ricostruzione di Kierkegaard da un profondo e
originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto metafisico di
"analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A. si propone di
illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un profilo
strettamente storiografico, M. approda, attraverso un'attenta rilettura delle
"opere edificanti" di Kierkegaard, ad un'interpretazione che
ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi comuni della
critica.." (Baboline). "Nel
linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo "platonico", riferito
a una qualsiasi entità, vuole denotare l'immobilità a-storica, il suo permanere
in un'assoluta identità con sé medesima al di sopra delle alterne vicende del
divenire. Ciò deriva da una tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli
aspetti più rilevanti del volume di M. risiede appunto nello sforzo operato a
de-mitizzare una tale ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un
lucido esempio di come oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e
umanistica, sappia ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e
spregiudicata, le proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale
dell'Occidente" (A. Babolin).
"Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio
maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale.” Saggi:“Esistenza”
(Bologna); “La verità” (Bologna); “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano,
“La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie
kierkegaardiane” (Padova, “Il potere della ragione,” Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna,
“L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano
“Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele
(Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being”
-- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero religioso egiziano classico,
Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero
occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo dalle origini a Calcedonia,
Bologna: Clueb Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo
spiritualismo Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico.
Saggi sul pensiero primitivo, Bologna: Clueb, Studi sul pensiero antico e
dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna:
Clueb, Il concetto di cultura, Bologna:
Clueb, Commento al Timeo” (Bologna: Clueb); “Dell'eternità, e altri argomenti,’
Bologna: Clueb); “Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. S), “L'esile ombra, Torino:
Casa Editrice A.B.C. Le zitelle, Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma:
Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto siamese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio
dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di
un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze:
Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli); L'ignoto. Il sogno, Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del
liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e
altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri
Il sogno, Roma: Gabrieli Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La
croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze:
L'Autore; Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova:
L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana
Editrice. Premio Montediana di poesia, A. Babolin, rec. a Disperazione e
speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.", A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in:
"Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano:
Todariana Editrice Nunzio Incardona. Giuseppe
Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi.
Keywords: i peripatetici, la carriera di un libertino. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Masila:
l’implicatura conversazionale – Ercole -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. A reference to him as a philosopher
in a papyrus found at Herculaneum. Masila.
Grice e Massarenti: l’implicatura conversazionale -- stramaledettamente
implicaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Eboli). Filosofo italiano.
Grice: “His dictionary of non-common ideas I would give to Austin on his
birthday; he would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like
Massarenti: he can be provocative. I like his study on what he calls a
‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the
other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a
value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic is good – since
that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My wife is in the
kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when I have
truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still goddamn
logic – I haven’t lied! True but misleading
– aka god-dman logic!” Responsabile del supplemento culturale Il Sole-24
Ore-Domenica, dove si occupa di storia e filosofia della scienza, filosofia
morale e politica, etica applicata, e dove tiene la rubrica Filosofia minima. Armando Massarenti vive a Milano, dove
dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore. Scrive L'etica da
applicare. Redatta il Manifesto di bioetica laica, che ha suscitato un vasto
dibattito. È stato membro dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione
Einaudi di Roma e dal fa parte del Comitato
etico della Fondazione Veronesi, presieduto da Amato. Direttore della rivista
Etica ed economia (Nemetria). Cura e introduce diversi volumi di argomento
filosofico-scientifico, come “L'ingranaggio della libertà” (Liberi libri, Macerata),
la “Storia dell'astronomia” di Leopardi (Vita Felice, Milano), “Rifare la
filosofia di Dewey” (Donzelli, Roma).
Per Feltrinelli cura e introduce “Laicismo indiano” (Milano), una
raccolta di saggi di Sen.Cura il numero monografico della Rivista di Estetica
dedicato al dibattito su analitici e continentali e, con Possenti, “Nichilismo,
relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Mannelli). Cura la collana I
Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della storia del pensiero, da
Socrate a Wittgenstein, per i quali anche scrive le prefazioni, confluite ne Il
filosofo tascabile. In corso di pubblicazione una serie analoga dedicata ai grandi
della scienza. Scrive “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima”
per il quale gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello e il premio di saggistica "Città delle
Rose. "Il lancio del nano” è anche oggetto di un esperimento didattico,
promosso dalla Società Filosofica Italiana attraverso il quale viene proposto
un metodo di motivare allo studio della filosofia e alla capacità di
argomentare in proprio. Dal saggio è stato tratto anche uno spettacolo
teatrale, per la regia di Longhi prodotto da Mimesis). Cura “Bi(bli)oetica.
Istruzioni per l'uso (Einaudi), un dizionario di bio-etica sui generis, dal
quale il regista L.Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in
scena a Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi. Scrive Staminalia. le
cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico
e scientifico sulla ricerca sulle staminali. Scrive Il filosofo tascabile. Dai
presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in
miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico. Esercizi
filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su cinema e
filosofia (di Roberto Casati, Achille Varzi) di cui ha scritto introduzione e
saggio conclusivo. Insegna a Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per
Mondadori la collana "Scienza e filosofia". Fa parte delle giurie di due premi per la
divulgazione scientifica: il Premio Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il
Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello
(Padova), e il premio Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì
"Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano
opera prima. Ha vinto diversi premi: il Premio Dondi per la Storia della Scienza,
delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio Voltolino per la
divulgazione scientifica (Pisa); il Premio Mente e Cervello (Torino); il premio
Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; il Premio Città di Como. Altri
saggi: “L'etica da applicare: una morale per prendere decisioni,” Milano, Il
Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,”
Parma, Guanda); “Staminalia. “Le cellule” etiche e i nemici della ricerca,
Parma, Guanda, “Il filosofo tascabile” “dai
presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in
miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda,.“Filosofia,
sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del
pensiero” Firenze, Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi
conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda,.“Istruzioni per
rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano,
Guanda,.“La buona logica.” Imparare a pensare, Milano, Cortina, “Metti l'amore
sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gl’altri” Milano, Mondadori, Treccani
Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana su italia libri.net. tangenti
e moralità, su filosofia rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords:
stramaledettamente logico, stramaledettamente implicaturale --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Massari:
l’implicatura conversazionale -- l’implicatura logistica di Petrarca e
Boccaccio – filosofia calabrese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Seminara). Filosofo
italiano. Seminara, Reggio Calabria, Calabria. Bernardo Massari -- calabro --
Barlaam: -- Grice: “Should it be under B – Barlam, under Seminara, like Occam?” Barlaam Calabro – di Calabria – Scrive di aritmetica,
musica e acustica. E uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le
Chiese d'oriente e occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio
Pilato e Boccaccio uno dei padri dell'Umanesimo. Studia in Galatro, Calabria. Pare
che il suo successo come filosofo (un suo trattato sull'etica degli stoici è
preservato) e ragione di gelosia da parte di N. Gregorio. Nell'ambito delle
trattative per la ri-unificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente,
a lui venne affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppa
le sue critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra
la teologia scolastica e la contemplazione mistica. E protagonista di una
violenta polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci
dell'Athos e del loro sostenitore G. Palamas. Il dibattito divenne sempre più
acceso fino a culminare in un concilio generale alla fine del quale venne
costretto a sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace,
tutore di Petrarca e Boccaccio, inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo
in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti
europee ad una crociata contro i turchi. In quell'occasione costrue delle relazioni
e una rete di amicizie su cui puo fare conto quando, in seguito alla decisione
conciliare, decise di aderire alla Chiesa d'Occidente. Ad Avignone conosce Petrarca,
a cui iniziò ad insegna il greco. Petrarca si adoperò per fargli assegnare la
diocesi di Gerace, così e nominato vescovo di Clemente. La bolla relativa alla
sua elezione al vescovato di Gerace riporta, Monachus monasteri Sancti Heliae
de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum.
Tutore di Petrarca e Boccaccio che da un importante contributo, attraverso la
riscoperta dei testi antichi, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo
svilupa il movimento umanista. È proprio Manetti il primo a menzionarlo nella
sua biografia del Petrarca. Venne inviato in missione diplomatica da Clemente
in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il
tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso. Fa ritorno ad Avignone
dove muore. Saggi: Si occupa anche di matematica lasciandoci una “Logistica” in
cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni
sessagesimali. D. Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. C. Nanni
Editore (Maggio). Salvatore Impellizzeri, Calabro, Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Mercati, Calabro,
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ratisbona. Simone
Atomano. Barlaam Calabro di Seminara. BARLAAM
Calabro. - Nacque a Seminara (Reggio di Calabria) sul finire del sec. XIII,
probabilmente verso il 1290. Il nome Barlaam par che sia quello assunto in
religione, ma non è documentato che il nome di battesimo fosse Bernardo, come
si ripete sulle orme dell'Ughelli (Italia Sacra). Mancano notizie sulla sua
formazione spirituale e culturale e sulla sua attività in Italia fino al suo
passaggio a Bisanzio. La bolla di Clemente VI (Reg.Vat.), che lo elevò al seggio
episcopale di Gerace, ci informa soltanto che B. si preparò al monacato e al
sacerdozio nel monastero basiliano di Sant'Elia di Capasino (Gàlatro), nella
diocesi di Mileto. Certo è ormai, dopo gli studi recenti (Schirò, Jugie,
Giannelli), che B. nacque e fu educato nella fede dissidente della Chiesa di
Costantinopoli, cui molti continuavano ad aderire nell'Italia meridionale di
quell'età, nonostante l'unione alla Chiesa cattolica proclamata dal concilio di
Bari. È B. stesso a dirlo in uno degli opuscoli contro la processione dello
Spirito Santo a Patre Filioque (punto fondamentale di dissenso tra le due
Chiese: gli ortodossi credono che lo Spirito Santo proceda e Patre solo):
"Tale è la mia fede e la mia religione riguardo alla Trinità, fede nella
quale io fui allevato fin dall'infanzia e nella quale sono vissuto sin
qui" -- cod. Parisinus graecus. Problematica è invece la ricostruzione
della sua formazione culturale. Appare infatti evidente che le conoscenze del
monaco calabrese, le quali non si limitano a filosofi greci, quali Platone e
Aristotele, ma si mostrano invece profonde anche riguardo al pensiero di
Tommaso d'Aquino e agli ultimi sviluppi nominalistici della Scolastica
occidentale, esorbitano dalla tradizione culturale dei monasteri italo-greci di
Calabria e presuppongono contatti più o meno prolungati di B. con scuole
filosofiche e teologiche dell'Italia meridionale e centrale. Quando il
potere imperiale passò da Andronico II ad Andronico III, troviamo B. a
Costantinopoli, dove egli era giunto dopo essersi trattenuto prima ad Arta, in
Etolia, e a Tessalonica. Nella capitale bizantina incontrò il favore della
corte: vi dominava allora Anna di Savoia, figlia di Amedeo V, sposata nel 1326
ad Andronico III, favorevole ai Latini e all'unione delle Chiese. Presto
ottenne larga fama di dotto e di filosofo e divenne abate (igumeno) di uno dei
più importanti conventi, quello di S. Salvatore. Si diffondevano a Bisanzio i
suoi scritti di logica e di astronomia e il gran domestico Cantacuzeno gli
affidava una cattedra nell'università della capitale. Ma la sua fama crescente
doveva presto urtarsi contro il tradizionale nazionalismo latinofobo dei
Bizantini. Il primo scontro avvenne col più cospicuo rappresentante dell'umanesimo
bizantino, Niceforo Gregoras, che teneva cattedra nel monastero di Cora. In una
sfida accademica i due dotti più in vista della capitale si trovarono di fronte
a discuteresui campi più vari dello scibile, astronomia, grammatica, retorica,
poetica, fisica, dialettica, logica. Di questa tenzone noi sappiamo soltanto
attraverso un libello del Gregoras 02,OpiVrLO9 ~ 7rEpì GOCPL'2q (Jahn, Archiv
für Philologie und Pddagogik, Supplementband). Il libello, una specie di
dialogo mitico di imitazione platonica, o meglio lucianea, naturalmente
tendenzioso, asserisce che l'agone si concluse con la completa sconfitta del
dotto calabrese, che dimostrò di avere soltanto qualche conoscenza di fisica e
di dialettica aristotelica e una certa superficiale infarinatura di logica. Ma
nella persona di B., Niceforo Gregoras vuol mettere in ridicolo tutta la
scienza occidentale limitata a poche nozioni aristoteliche e del tutto ignara
di matematica, fisica e astronomia, scienze in grande onore allora a Bisanzio.
Secondo il Gregoras, inoltre, in seguito a questa sconfitta, B. avrebbe
abbandonato Costantinopoli per rifugiarsi a Tessalonica. Par più probabile
invece che egli facesse la spola tra i due massimi centri culturali
dell'impero. A Tessalonica comunque il suo insegnamento continuava con successo
e tra i suoi allievi si contavano personalità di spicco come Acindino, Cavasila,
e Cidone. Ma nemmeno presso la corte e gli ambienti ecclesiastici della
capitale il prestigio di B. dovette subire un offuscamento, se proprio lui fu
scelto dal patriarca Caleca, come portavoce della Chiesa ortodossa, quando
giunsero a Bisanzio i due domenicani Francesco da Camerino, arcivescovo di
Vosprum (Ker~-'), e Riccardo, vescovo di Cherson, incaricati dal papa Giovanni
XXII di rimuovere gli ostacoli dottrinali che si frapponevano alla
riconciliazione delle Chiese. La discussione tra i prelati latini e il
monaco calabrese si svolse ad un alto livello teologico-filosofico. M. cercava
di abbattere la barriera dogmatica della processione dello Spirito Santo
ricorrendo a un tipico argomento nominalistico: egli si opponeva alla pretesa
di poter conoscere Dio e di poter dimostrare apoditticamente le cose divine.
Ora, se Dio èinconoscibile, che valore potevano avere discussioni sulla
processione dello Spirito Santo basate sui sillogismi apodittici? Sia i Latini,
sia i Greci, quindi, in questioni di questo genere non potevano rifarsi che ai
Padri della Chiesa, la cui fonte di scienza è la rivelazione e l'illuminazione
divina. Ma poiché i Padri non sono sufficientemente espliciti riguardo alla
processione dello Spirito Santo, non restava che assegnare alle divergenti
dottrine un posto nelle opinioni teologiche particolari, senza fame un ostacolo
per l'unione. La posizione di M. è in netto contrasto col realismo di s.
Tommaso, assunto quale atteggiamento ufficiale dalla teologia cattolica: essa
si inserisce chiaramente nel movimento volontaristico contemporaneo a B., che
ebbe i suoi maggiori rappresentanti in Duns Scoto e in Guglielmo d'Occam, teso
a porre un netto confine di separazione tra i campi della ragione e della fede.
Non è un caso che B. avesse consacrato il suo insegnamento universitario dalla
cattedra di Costantinopoli all'esegesi dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita, il
rappresentante più coerente della dottrina "apofatica", della
inconoscibilità, cioè, del divino, la cui autorità era riconosciuta in Oriente
e in Occidente. Le trattative non approdarono a nulla: le tesi di B.
difficilmente potevano essere accettate dai legati latini, esponenti
dell'ordine stesso cui apparteneva anche AQUINO e inviati dal papa Giovanni
XXII, che, elevando agli onori dell'altare Tommaso, aveva fatto propria della
Chiesa di Roma la sua dottrina. Ma l'agnosticismo nominalistico di M.
doveva anche urtare le concezioni mistiche bizantine, rappresentate allora
specialmente dal monachesimo atonita. A campione di tale misticismo si ergeva
Gregorio Palamas, un monaco dell'Athos, che aveva già scritto due Discorsi
apodittici contro la processione dello Spirito Santo Filioque. Egli attaccava
il metodo di discussione tenuto dal calabrese dinanzi ai legati latini,
dichiarando perfettamente dimostrabile la posizione ortodossa in virtù della
grazia illuminante che al cristiano discende dall'incamazione, per cui la
conoscenza soprannaturale è eminentemente reale, più di qualunque conoscenza
filosofica. Intanto M. veniva a conoscenza delle pratiche mistiche dei
monaci atoniti, che si isolavano per abbandonarsi ad una quiete contemplativa
Tali pratiche consistevano nel ripetere indefinitamente la preghiera:
"Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me!", trattenendo
il fiato, col mento appoggiato al petto e guardando l'ombelico, fino a
raggiungere la visione corporea della luce divina vista dagli Apostoli sul
Tabor, nel giorno della trasfigurazione. Questa concezione psico-fisica della
divinità e, soprattutto, il metodo di preghiera degli esicasti (così si
chiamavano i seguaci di tal metodo) provocarono gli attacchi ironici di M., che
vedeva nell'esicasmo una grossolana superstizione, i cui seguaci designò con lo
sprezzante appellativo di ??? (umbilicanimi). Ma la controversia ben presto si
allargò sul piano filosofico-teologico. M., coerentemente alla sua formazione
nominalistica, non poteva ammettere contaminazione tra il divino e l'umano, tra
l'etemo e il temporale. La luce del Tabor, per esser vista nell'ascesi,
dovrebbe essere etema e coincidere con la divinità stessa, che sola è eterna e
immutabile. Ma poiché la divinità è invisibile, invisibile è anche la luce
taborica. Palamas oppose una sottile dottrina emanazionistica di derivazione
neoplatonica, che distingueva una sostanza divina trascendente (oùaía) e delle
energie divine (gvp-'pyztcxt o Suváp.rLq), operazioni eterne di Dio, che per
esse agisce nel mondo degli uomini. E appunto la luce taborica visibile agli asceti,
come l'amore, la sapienza e la grazia di Dio, è una energia divina operante
come intermediaria tra Dio e gli uomini, un ponte tra l'etemo e il
transeunte. Tra le due opposte tesi non poteva essere accordo. La
controversia filosoficoteologica ebbe anche implicazioni politiche, come sempre
avveniva a Bisanzio. M. allora mosse accusa di eresia contro il Palamas dinanzi
al patriarca Giovanni Caleca, presentando il suo scritto Kwrà MoccrcrocXtocvCùv
(Contro i Massaliani) in cui la dottrina del Palamas veniva assimilata a
precedenti eresie. Il Palamas riuscì a ottenere una dichiarazione, favorevole
alla fede esicasta, sottoscritta dai monaci più importanti dell'Athos ('0
&ytopsvrtxòq -ró[Log), mentre il patriarcato e il governo imperiale, pur
non favorevoli al palamismo, preoccupati com'erano di mantenere la pace
religiosa tra i pericoli incombenti dall'estemo, desideravano evitare una
controversia dogmatica e cercavano di far giungere le due opposte parti a una
conciliazione. Si giunse così alla riunione di un concilio in Santa Sofia,
presieduto dall'imperatore Andronico III in persona. La sera dello stesso
giorno il concilio si chiudeva con un discorso dell'imperatore che celebrava la
riconciliazione generale. Ma in realtà fu il Palamas a trionfare: la dottrina
di B. venne formalmente condannata e il monaco calabrese dovette fare pubblica
ammenda agli esicasti e promettere di non dar loro più molestia. Il patriarca
pubblicava un'encicláca con cui condannava "ciò che il monaco M ha detto
contro i santi esicasti" e imponeva a tutti gli abitanti di Costantinopoli
e delle altre città di consegnare alle autorità gli scritti di M. perché
fossero pubblicamente distrutti. Questa scottante umiliazione e la morte di
Andronico III, avvenuta subito dopo indussero M. a lasciare Costantinopoli e a
ritornare in Occidente. A tal decisione forse non erano state estranee le
impressioni riportate nel viaggio in Occidente, e le conoscenze che aveva avuto
occasione di fare (forse aveva conosciuto anche il Petrarca). Nel vivo della
lotta esicasta, M. era stato richiamato da Andronico III, da Tessalonica, per
un'importante missione diplomatica. Urgeva che l'Occidente facesse una
spedizione per allontanare da Costantinopoli l'avanzata dei Turchi ottomani.
Pare che allora B. avesse preparato un nuovo progetto di unione, che aveva
sottoposto al sinodo di Costantinopoli, in cui ribadiva le posizioni teologiche
che aveva sostenuto cinque anni prima, nelle discussioni coi legati latini del
papa. Il progetto non dovette soddisfare il sinodo e d'altra parte un senso
realistico della situazione politica doveva consigliare di evitare lunghe
quanto inutili dispute teologiche. B. accompagnato da un esperto militare, il
veneziano Stefano Dandolo, si era recato presso Roberto d'Angiò e Filippo VI di
Valois per chiedere aiuti militari dal Regno di Napoli e dalla Francia, e
infine presso la Curia di Avignone per ottenere il consenso papale alla crociata.
Al papa aveva presentato dei memoriali in cui, facendo presenti i pericoli che
sovrastavano alla cristianità tutta per l'incombenza della minaccia turca,
chiedeva che i Latini, mettendo da parte i tradizionali odi, mandassero subito
aiuti in Oriente per la guerra contro gli infedeli; dopo, ottenuta la vittoria,
si sarebbe riunito un concilio ecumenico che avrebbe trattato dell'unione. La
missione di B. era fallita sia perché il papa pretendeva la realizzazione
dell'unione prima di affrontare uno sforzo militare, sia perché le condizioni
politiche dell'Occidente (relazioni tese tra Filippo VI ed Edoardo III
d'Inghilterra) difficilmente avrebbero permesso l'organizzazione di una
crociata. M. torna in Calabria e prosegue il suo viaggio fino a Napoli,
dove aiutò, per la parte greca, l'umanista Paolo da Perugia nella compilazione
della sua opera sulla mitologia dei pagani (Collectiones) e nell'ordinamento
dei manoscritti greci della libreria angioina, che era in rapida espansione.
Poi, nell'agosto, passò alla Curia avignonese, dove a Benedetto XII era
successo Clemente VI. In questo periodo egli si legò di amicizia col Petrarca,
a cui insegnò i primi rudimenti di greco, da lui acquistando familiarità con la
lingua latina, nella quale, per la sua educazione prevalentemente greca e per
la lunga dimora in Oriente, provava difficoltà ad esprimersi (Petrarca,
Famil.). Allora passò anche alla fede cattolica e fu utilizzato dalla Curia per
un insegnamento di greco, fino a che, pare per intercessione del Petrarca, non
fu elevato al seggio episcopale di Gerace e consacrato da Poggetto. Oscuri e
duri furono gli anni dell'episcopato nella piccola diocesi calabrese a causa di
aspre dispute con la curia metropolitana di Reggio. Ma gli veniva
affidata la sua ultima missione diplomatica, questa volta da parte di Clemente
VI, per condurre trattative unioniste con l'imperatrice Anna di Savoia,
reggente l'impero di Bisanzio in nome del figlio Giovanni V. La situazione a
Bisanzio rendeva però ogni trattativa impossibile. Un sinodo aveva deposto il
patriarca Giovanni Caleca, divenuto avversario dichiarato del movimento
esicasta, in conseguenza dell'evoluzione della situazione politica dopo la
morte di Andronico III (veva fatto arrestare il Palamas e l'anno successivo
aveva fatto pronunciare contro di lui la scomunica da un sinodo patriarcale), e
aveva confermato la condanna di M.. La stessa sera Cantacuzeno, favorevole agl’esicasti,
entrava nella capitale e costringeva Anna ad accoglierlo come coimperatore
accanto al figlio. A B., considerato eresiarca, non restava che la via del
ritorno, per lasciare ad altri la ripresa delle trattative. Rientra ad
Avignone. Infatti la bolla di nomina del suo successore, Simone Atumano, nella
sede episcopale di Gerace afferma come recente la morte di Barlaam. (Archivio
segreto vaticano, Reg. Clem.). Scrive molto. Quantunque una parte della
sua opera sia andata perduta, tuttavia si conservano ancora di lui un buon
numero di opuscoli di vario contenuto, in genere brevi, ma densi di pensiero.
La maggior parte di essi sono ancora inediti. Un elenco coi titoli e gli
incipit si trova in Fabricius, Bibliotheca Graeca, Hamburgi riprodotto in
Migne, Patr. Graeca, CLI. I più numerosi sono quelli di carattere teologico e
riguardano l'attività unionista del monaco calabrese: 3 contro la processione
dello Spirito Santo Filioque, e sul primato del papa. Tali opuscoli si trovano
in un gran numero di manoscritti. Ne contiene 20 (escluso uno sul primato del
papa) il cod. Parisinus. Di essi uno solo sul primato dei papa, è stato
pubblicato prima da Luyd, con traduzione latina, Oxford, e poi dal Salmasius,
in greco, Hannover riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, Coll.. Due
discorsi greci sull'unione delle Chiese sono stati pubblicati e illustrati da
Giannelli, Un progetto di Barlaam Calabro Per l'unione delle chiese, in
Miscellanea Giovanni Mercati, III, Città del Vaticano. Il primo di essi
contiene il progetto di unione elaborato da B. prima della sua missione
diplomatica ad Avignone e presentato al sinodo di Costantinopoli; il secondo,
pronunciato probabilmente dinanzi al sinodo stesso, doveva illustrare il
progetto contenuto nel primo. Di tenore diverso sono tuttavia i due discorsi
latini recitati, o piuttosto presentati in forma di memoriali, in
quell'occasione, al pontefice Benedetto XII. Essi furono editi per la prima
volta da L. Allacci, De Ecclesiae Occidentalis atque Orientalis perpetua
consensione...,Coloniae Agrippinae, donde furono riprodotti dal Migne, Patr.
Graeca, CLI, e poi dal Raynaldi, Annales Ecclesiastici. Alla sua attività
apologetica in favore della Chiesa cattolica svolta dopo la conversione si
riferiscono varie lettere ed opuscoli, di cui cinque, in latino, si trovano in
Migne, Patr.Graeca, C LI. Poco ci resta degli scritti contro gli esicasti, che
furono condannati alla distruzione, dopo il concilio, dalla enciclica del
patriarca Giovanni Caleta (Synodicae Constitutiones, XXII, in Migne,
Patr.Graeca,CLII, COI.). L'opera principale, più volte rimaneggiata, che
portava il titolo KotTà Mocaaa?,tocvi""v (Contro i Massaliani) da
un'antìca setta ereticale a cui B. polemicamente assimilava gli esicasti, ci è
nota soltanto attraverso le citazioni degli avversari. Di notevole importanza
sono quindi le otto lettere pubblicate con ampia introduzione da Schirò:
Barlaam Calabro, Epistole greche. I primordi episodici e dottrinari delle lotte
esicaste, Palermo, che rivelano i primi sviluppi della controversia. Ma
se più nota è l'attività teologica di B., di non minore importanza, anche se
finora meno studiata, è quella filosofica e scientifica. Nell'operetta latina
in due libri, Ethica secundum Stoicos ex pluribus voluminibus eorumdem
Stoicorum sub compendio composita,edita per la prima volta da Canisius,
Ingolstadt 1604, riprodotta in Migne, Patr. Graeca,CLI, coll., B. dà una chiara
esposizione della morale stoica e mostra ampia conoscenza di Platone. Inedita è
ancora un'altra opera di carattere fìlosofico, Le soluzioni dei dubbi proposti
da Giorgio Lapita (A~astq siq T&q è7rsvsy,0d'aocq ocù-ré,-,) &7rop(otq
7rocpì ro,3 ]Pe⟨,)pytou roú Aa7r'tOou, contenuta in vari codici, di
cui il più noto il Vatic. Graer. Di matematica trattano l'Arithmetica
demonstratio eorum quae in secundo libro elementorum sunt in lineis et figuris
planis demonstrata,corfimentario al secondo libro di Euclide, edito
nell'euclide di C. Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e riprodotto,
nel solo testo greco, nell'edizione di Euclide curata dallo Heiberg, V, Lipsiae
(Teubner); e la Aoytcr-rtx~ sive arithmeticae, algebricae libri VI, edita per
la prima volta,dallo stesso Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e
poi, con un commento, da Chamberus, Logistica nunc primum latine reddita et
scholiis illustrata, Parisiis 1600, trattato di calcolo con frazioni ordinarie
e sessagesimali con applicazioni all'astronomia. Inedite sono due opere
di astronomia: un commentario alla teoria dell'ecclissi solare dell'ahnagesto
tolemaico, contenuto in parecchi manoscritti, in duplice redazione, e una
regola per la datazione della Pasqua. B. si occupò anche di acustica e di
musica. Abbiamo di lui la confutazione al rifacimento degli 'AptovLx& tolemaici
di Gregoras, pubblicata da Franz, De musicis graecis commentatio, Berlin.
Difficile è esprimere un giudizio preciso che illumini di piena luce la
personalità di B., sia perché moltissimi dei suoi scritti sono ancora inediti,
sia perché l'attenzione degli studiosi si è concentrata particolarmente sulla
sua attività teologica e diplomatica, che fu occasionale, lasciando nell'ombra
la sua opera di filosofo, di scienziato e di umanista, che rispondeva alla sua
vera vocazione. Sufficientemente chiara è ormai la posizione del monaco
calabrese verso le due Chiese. E sincero credente nella fede ortodossa fino a
quando non passò al cattolicesimo, ad Avignone, in seguito alla condanna
espressa dal concilio. E fu sincero unionista, anche se le sue posizioni
teologico-filosofiche non dovevano contribuire alla chiarificazione dei
rapporti tra le due Chiese. A Bisanzio porta lo spirito nuovo delle più
avanzate speculazioni filosofiche dell'Occidente, che preludevano all'umanesimo
e alla Rinascita. Non facilmente valutabile è invece il peso che egli ebbe
nell'introduzione del greco nel mondo occidentale. Certo è che, oltre alle sue
lezioni avignonesi, iniziò alla cultura ellenica Paolo da Perugia e il
Petrarca. I suoi interessi per matematica, astronomia, fisica e musica,
oltre che per teologia e filosofia, gli assegnano un posto eminente nella
storia della cultura e lo fanno apparire uno degli spiriti più versatili della
sua età. Fonti e Bibl.: N. Gregoras, Byzantina Historia, a cura di
L. Schopen, I. XI, c. 10, in Corpus scriptorum historiae Byzantinae, Bormae,
Cantacuzeno, Historiartum libri, a cura di Schopen, AYLOQEVILZò1; Tó~10(; in
Migne, Patr. Graeca, Filoteo, Gregorii
Palamae encomium, CLI, Contra Gregoram, XII; i:uvobL>còg rópo; (Atti dei
concilio Bénolt XII, Lettres closes, patentes... se rapportant à la France, a
cura di G. Daumet, Paris; Taccone-Gallucci, Regesti dei romani pontefici per le
chiese della Calabria, Roma, Schaefer, Die Ausgaben der apostolischen Kammern
unter Benedikt XII, Klemens VI und Innocenz VI, Paderborn; Petrarca, Famil.,
I.XVIII, ep. 2, a cura di Rossi, Firenze, BOCCACCIO, Genealogia deorum
gentilium, a cura di Romano, Bari; Mandalari, Fra Barlaamo Calabrese, maestro di
PETRARCA, Roma; Gay, Le Pape Clément VI et les affaires d'Orient, Paris; Parco,
Petrarca e B., Reggio Calabria; Gl’ultimi oscuri anni di B. e la verità storica
sullo studio del greco di PETRARCA, Napoli, GENTILE, Le traduzioni medievali di
Platone e PETRARCA, in Studi sul Rinascimento, Firenze; Jugie, Barlaam de
Seminaria, in Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés., Barlaam est-il né catholique?,
in Echos d'Orient; Schirò, Un documento inedito sulla fede di B. C., in
Arch.stor. per la Calabria e la Lucania, Sarton, Introduction to the history of
science, III, Baltimorem Weiss, The Greek culture of South Italy in the later
MiddIe Ages, in Proceedings of the British Academy, Meyendorff, Les débuts de
la controverse hésychaste,in Byzantion, L'origine de la controverse palamite:
la première lettre de Palamas à Akindynos, in OEoloyca; Un mauvais théologien
de l'Unité: Barlaam le Calabrais, in L'Eglise et les Eglises. Etudes et travaux
offerts à Dom Lambert Beauduin, II, Chévetogne, Introduction à l'étude de
Palamas, Paris; St. Grégoire Palamas et la mystique ortodoxe, Paris; Giannelli,
Petrarca o un altro Francesco, e quale, il destinatario del "De Primatu
Papae" di Barlaam Calabro?, in Studi in onore di Funaioli, Roma, Setton,
The Byzantine background to the Italian Renaissance, in The Proceedings of the
American Philosophical Society, Loenertz, Note sur la correspondance de
Barlaam, évéque de Gerace, avec ses amis de Grèce, in Orientalia Christ. Periodica, Beck, Kirche und
theologische Literatur im byzantinischen Reich, München, Schmitt, Un pape
réformateur... Bénoft XII, Quaracchi-Florence; Pertusi.
La scoperta di Euripide nel primo Umanesimo, in Italia Medievale e Umanistica. Bernardo Massari.
Massari. Keywords: implicatura, logistica, Petrarca, Boccaccio, Gentile – il
latino, il volgare – e il greco! Accademia, Platone, Rinascimento italiano,
Firenze.
Grice e Massimiano – il principe filosofo -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A philosopher who encourages Giustiniano and Giuliano -- to pave the
floor of Hagia Sophia with silver. Massimiano.
Grice e Massimo: l’orto romano -- la costituzione di Roma
– Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. L’orto. A friend of PLINIO Minore. He is sent by Rome to refer and
reform the constitutions of six Greek cities, but he declines the idea. He knows
the theory of Epittetto, and a discussion between them is preserved in
Discourses III. 7. Massimo.
Grice e Mastri: l’implicatura conversazionale – filosofia
emiliana -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Meldola). Filosofo italiano. Meldola,
Forli Cesena, Emilia Romagna. Grice: “One interesting fascinating bit about
Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!” Grice:
“Mastri has a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice: “I
love Mastri – of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll focus
on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the square of
opposition, and modal, too – what he says about nomen, verbum, propositio,
copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth, is all relevant – especially
seeing that his “Institutiones logicae” is just one of his outputs: he made
intensive commentaries on Aristotle’s whole organon, and more importantly, also
his metaphysics and his theory of the soul – so Mastri certainly knows what he
is talking about!” -- Grice: “He was a logician, and so, according to the Bartlett,
am I!”Saggi: “Disputationes physicorum Aristotelis” (Grignano, Roma); “Disputationes
in organum Aristotelis” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de coelo et metheoris”
(Ginamo, Venezia); “Disputationes in de generatione et corruptione” (Ginamo,
Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ de anima” (Ginamo, Venezia); “Disputationes
in Aristotelis stagiritæ libros physicorum” (Ginamo, Venezia); “Institutiones
logicæ quas vulgo summulas vel logicam parvam, nuncupant” (Ginammo, Venezia); ““Disputationes
in Aristotelis stagiritæ meta-physicorum” (Ginammo, Venezia); ““Scotus et
scotistæ Bellutus et M. expurgati a probrosis querelis ferchianis” (Succius,
Ferrara); “Disputationes theologicæ in
Sententiarum” (Hertz, Storto, Valvasenso, Venezia); “Theologia moralis ad
mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata” (Herz,
Venezia); “Theologia moralis” (Milano, Mansutti), “Philosophiae ad mentem
Scoti” (Pezzana, Venezia); Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Forlivesi, Scotistarum princeps. Mastri e il suo tempo, Centro Studi Antoniani,
Padova, M. Forlivesi, Mastri da Meldola, riformatore degl’imperfetti, Meldola, Forlivesi,
"Rem in seipsa cernere" (Poligrafo, Padova); T. Ossanna, M. conv.
Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma Mansutti, Quaderni di
sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, Bonomelli, schede
bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa,
Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto. Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cum SIGNIFICARE derivatum est quo patet SIGNUM
dicere ordinem, et ad potentiam cognoscente in sed ad huc dubiuin est denominibus
ipsis substantivis solitarie cui re-præsentat, et AD REM SIGNIFICATAM, quam re-præsentat.
Divi sumptis. Et extra propositionem spoflintnedici termini, nam ditur porrò SIGNUM
inforinale, cutly currere subiecti, atque ita vt verba habere rationem termiplicabimus.
ni. Refp. “currere”, et
“moveri” esse verba tantum grammaticaliter at apud logicum æquiualent nominibus
CURSUS et MOTUS, unde apud. Dubium tamen
est de adverbiis, coniunctionibus, signis quantitates – ut: “omnis”, “aliquis”,
etc. casibus obliquis et similibus, an
rationem terminis ubire possint etiam in secunda acceptione. Af De Terminorum multiplicitate
ratione SIGNIFICATIONIS, X varijs capitibus solenttermini MULTIPLICARI et
variæeo t rum divisiones atlignari, ex parteniiniru in SIGNIFICATIONIS, actu fungatur
munere subiecti et prædicati, fediufficit aptitudo, ut ad tale in unus possit assumi,
et non eam habeat repugnantiam quæ reperitur in aduerbiis, conjunctionibus, et similibus
men substantiuum extra propositionem dicetur terminus non ineo. Qu oad alteram qux
siti partem Terminus universi in sumptus dividitur in in en talem, vocale in et
scriptum vt notat Tatar. tract. 7. de
suppositionibus comm. Secundo sciendum, quæ divisiolumitur ex triplici propositio
nuingenere. Hæc eni in propo in alterius cognitionem venire, ut IMAGO respectu Cælaris,
VESTIGIUM rel pectu feræ transeuntis; quade causa Scotus 2. d. 3. quæst. 9. et
quol. 14, hoc secundu in SIGNUM appellat medium cognitum, qui a vc ducat in COGNITIONEM
SIGNATI, prius petitiplum cognosci, il propriem dicitur SIGNUM, et definitur ab
August. [AGOSTINO – Del maestro] citat, ea tamen definition etiam formali conveniet,
si prima pars deinatur, et dicatur SIGNUM efe, QUOD FACIT NOS IN ALTERIUS
COGNITIONEM VENIRE. Hæc tamen SIGNI descriptio, quam vis sit ab August.
[AGOSTINO], tra Pars Prima Inf fit.Tract. I1. Cap.1. elf obiectum ipsius formalis
propositionis mentatis, et intticuitur in Hasaute in termini propriem sumpti definitiones
itam explicat Tatar. Ese propositionis obiectiva peream, tanquam per forma mextrin
ut SENSUS sit terminum eleids in quod tanquam in EXTREMUM proposecam, itaque PROPOSITIO.
Mentalis in hoc sensu, nim irum ob fitio cathegorica elt in nediace resolubilis
MEDIANTE COPULA verbali, iectivem sum pradicitur habere terminos; et extrema, quia
in se et diciturim mediatem, ad remonendum litteras et syllabas, quia continent
subiectum et prædicatum constitutain esse talium per licet propositione solvatur
in litteras et syllabas, non tamen in propositionem formalem. Quarem cum intellectus
enunciate ebomo mediate, et id e om litteræ et syllabæ NON dicuntur “termini”,
el est s nimal interna et formalis propositio in se non continet sub tiam licet
propositio hypothetica resolvatur in terminus media iectum, neque prædicatum, nec
terminos, sed tantum propositio tem, non tamen immediatem. Sed resolvitur immediatem in propositione
objectiva. Yt etiam hic benen notavit Ovvied. Nomine autem ter sit iones simplices,
ex quibus componitur. Posset tamen ab sque mini mentalis duo possunt intelligi,
scilicet res quæ mente concipi scrupulo etiam propositio simplex appellari terminus,
quando tur, ac ipla cognitio, seu v talij loquuntur conceptus formalis, in hypothetica
tenet locum subiecti, ut notat Arriag. Nec obeit et obiectivus. Et quidem siin primo
lentu sumatur, scilicet, prom illam etiam constare terminis, nain benem potest id,
quod in se est re concepta, terminus mentalis am vocali et scripto differre non
quasi totum, esse pars respecta alterius totius, ut patet in physicis videtur, eademen
im prorsus est res, quæ in ente concipitur, vo de corpore respect totius hominis,
et in aliis multis, ut discur, cede proinitur, et calamo exaratur; at IN
SECUNDO SENSU, scilicet, renti constabit. Et iuxta hanc secundam termini acceptionem
coproipforei conceptu differtam vocali et scripto et dividisolet in et subiecti
et licet in propositione de secondo adiacente, quaquia cum sit ignarus SIGNIFICATIONIS
vocabulorum latinorum, concilis est ista: “Petrus currit.” -- lý “currit” videatur
fungi munere prædipit solum modo vocis tonum, non autem rem per illam vocem SIGNIFICARI,
re tamen vera non tantu in habet rationem prædicati, sed etiam ficatam, scilicet
hominem. Porrom licet logica proximem vertetur habet vim COPULAE, cum faciat hunc
sensu in: “Petrus est currens.” -- yn circa
terminus mentales; et vocales non nisi ratione mentalium at delicet ut gerit vices
prædicati, sit terminus, non tamen vegerit vitendat, quia tamen termini vocales
sunt clariores, et pereosinno ces copulæ. Et si dicas in hac propositione “currere”
est “moveri”, ly – motes cuntinentales, frequentius agit logicus determinis vocalibus,
at, veri, quod est verbum, habere tantum rationem prædicati, fique id eonos et iainde
inceps deistis agemus, ac eorum divisiones ex sirmant aliqui, co quia in propositione
possunt habere locum prae ex parte MODI SIGNIFICANDI et ex parte REI
SIGNIFICATAE. Ex primo dicati et subiecti, ut si dicatur “Petrus” est aliquis, omnis
est tercapite, quantu in ad præsens spectat, solet in primis dividi vocalis
minus syncathegorematicus, preter, ost adverbium, est coniun-terminus in significativum,
et non significativum. Ileeit, quiali quid tie et sic dealiis. Immo suent. cit.
hac ratione tenet etiam voces SIGNIFICAT, vc hæc vox “homo”, qui naturam SIGNIFICANT
humanam, ister non significativas e se terminos, nam dicimus “bliteri” nihil SIGNIFICET,
qui nihil SIGNIFICAT – vt “blittri”, “buf”, et “baf.” Sed ut ita divisio lit
cat. Quin etia in Arriaga ob id addit litteras ipsas ese terminos, quanreemtem tradita
intelligi deber determine in prima acceptione assignar dosolz accipiuntur, nam dicimus
A et t littera.Verum in probabi- tacap præced. Nam in secunda acceptione omnes termini
sunt signi lius alii negant, quia adverbia, coniunctiones, et alia id genus nun-
sicativi, cunies epoflint subiectum, et prædicatum in propositio quam ratione sui
et formaliter sumpta fungi possunt munere subie- ne. Terminus igitur vocalis in
tota sua latitudine sumptus dividitur emti, et prædicati, unde in allatis propositionibus
semper aliquod in significativum et non significativum -- quæ divisio ut benem per
substantivum intelligitur, in cuius virtute fungunt urila oficio sub cipiatur, cum
terminus vocalis constituatur in ratione significan iecti et prædicati, ut in ila
propositione “Petrus est aliquis” am parte tis per significationem, videndyınett
quid sit significare et quid sit si nos venire in cognitionem alterius scili ta
in oppositionem sequivelimus, tunc cum Tatar, que in seq. Arriaga, cet naturæ humanæ, unde SIGNUM debet ese tale,
ve il coognit oper tract. 1. com. 3. Ad 1, dicendum est ad hoc, ut aliquid sit subiectum
SENSUS, mediante illo deinde veniamus in cognitionem rei, cuinqua in propositione
sufficere, ut sit vox significativa NATURALITER commu- lignum habet connexionem;
hinc significare nil aliud erit, quam niter, id est, ut possit re-præsentar ese
ipsam, quod elt significare aliquid aliud am se distinctum re-præsentare potentiæ
cognoscenti. Ex large et est illud, quod absque sui prævia ARISTOTELE Definition
allata videtur ilis competere solu in, quando sunt in cognition aliud nobis re-præsentat
et in eius cognitionem du propositione.Verum non ita rigorosem intelligenda est
illa definitio cit, quales sunt species IMPRESSA ET EXPRESSA respect proprii obie
nam ve aliqua dictio dicatur “terminus”, non eit semper necesse, quod eti, et in
instrumentale, quod PRAE-SUPPOSITA SUI cognition facit nos. No dita et obcanti doctoris
authoritatem ab omnibus pallim ro sitio “homo” est animalli siat mente, dicitur
mentalis, si voce, voce pta, non recipituram Poncio disput. log. quæit. i, eamqu
calis, li scripto, dicitur scripta. Terminus ergo dicitur mentalis impugnat quo
ad veramque partem; quo ad primam quidem cum ampula verbalis, seu verbum, ut verbum,
rationem termini nequit vleii natum, et non ultimatum. Ultimatus est conceptus,
seu cogai habere, tum quia copula non est extremum propositionis, sed ratio rei
significatæ per vocem aliquam, velim scripturam, ut cum audition coniungendi extremi.
Tumqui ain eam propositiore solui non ta voce “homo” illud percipimus ‘animal’
[ZOON], quod est ‘rationale’ [LOGIKON]. Non ylti potest, cum enim sit formalis
et EXPRESSA extremorum unio, matus est conceptus ipsius vocis, vel scripturæ significantis
non yl facta eorum dissolution manere non potest. Tumdemum, quia trase ex tendens
ad re in significatam et ideo dicitur non ultimatus. Ve SENSU, quod actu extra illam
exerceat officium termini, sed quia ludverom primum vocat præcisem rationem cognoscendi,
quatenus intra illam fungi potest hoc munere. Unde dicatur terminus non præcisem
eit quo aliud cognoscitur, et non quod cognoscitur. Si actu, sed potentia. Nec aliud
probant Complut. cit. oppositum signum autem instrumentale est, de quo agimus in
præsenti, et quod it in entes. Eum dimontesa SIGNA ni. vocalis, vel scriptus, pro
ut subiectum, vel prædicatum proposi SIGNUM esse id, quod præter sui cognitionem,
quam ingerit senpbutionis et mentale, vocale, vel scriptum. Solent extrema quoque
doc. red arguit, quia non complectitur omne SIGNUM, quia po propositionis mentalis
termini appellari, quod quidem de propolilent dari SIGNA spiritualia, qux
deducerent in cognitionem tione formali, quæ eit actus, et secunda operatio intellectus,
in aliarum rerum, nec possent percipia SENSIBUS materialibus telligendum non est,
nam propo.icio in hoc lenluettyna simplex Quo ad aliam verom partem, in qua ait;
quod SIGNUM facit venire op eiro in cognitionem alterius eam impugnat, tanquam
ab Arriag. 4 modificat, et facit tal iter Significare, idel treddit eius significatio.
raticam, quia obiectum facit nos in cognitionem suivenire et tanem, vel universalem,
vel particularem, vel affirmativam, vel metbon dicitur signum. Rursus Deus ipse facit nos venire in cogni- negativam:
et dicitur aliqua liter significare, non qui averem, et pro tionem multarum reruin
eas nobis revelando nec tamen abullo priem non significet, sed quia significatum
eius non re-præsentatur vocatur SIGNUM ilarum rerum. Præter eam cognitio est SIGNUM
ut res per se, sed ve modus rei, id est exercendo modificationem rei, quz cognoscitur
per ipsam, et tamen non facit nos in cognitio alterius rei, qua de causa negat Arriag.
sect. 4. e se perfectem terminum. Dem venire. Addit Tatar. terminum mixtum id est
partim cathegorematicum, par Sed nimisandacter inficiatur Poncius doctrinam D.
Augustini [AGOSTINO], tim s yn cathegorematicum, et est ile, qui impositus ett ad
signifi qaamomnes venerantur. Ut communis magistri, unde mirum essecandum aliquid,
seu aliqua et aliqualiter simul, ut hæc vox ni. non debet, quod sz pius hic auctor
minirmu ob ore suffuse dsoctri- hil, quæ imposita et ad significandam negationem
omni sentis nam Scoti przceptoris audeat impugnare. Oprima enim eit illa hæc enim
ipsa negatio est illud aliquid, quod significat, quatenus description quo ad omnes
partes, si benem intelligatur, naimnduzæ verom illam negationem significat universaliter
cuius cunqueentis, folenta signari conditiones alicuius, ut alterius rei SIGNUM
didicitur significare aliqualiter, fic eciam significar subiectum pro catur, una
est, quod nos ducat in illius rei cognitionem, al positionis indefinitæ, namin materia
necessaria æquivalet univer cara est, quod ducat in eius cognitionem, quatenus cognicas
lali – ut, “Homo est animal” æquivalet huic,
“OMNIS homo est animal”, et quarum conditionum utram queo primem exprimit
definition SIGNI in materia contingenti æquivalet particulari -- ut, “Homo currit.”
Augustino [AGOSTINO]
tradita. Nam per primam partem definitionis secun- æquivalet huic: “ALIQUIS homo
currit.” Ad hoc tertium genus reducit dam exprimit conditionem. Vulceni in rein,
quæ in servirede- Tolet. lib. 1. cap. 12. Et Arriag. sect. 4. Omnia adverbia v...som
bet pro alterius SIGNO, prius noitris SENSIBUS cognitionem sui inpienter, doctem,
conc. Sed non placet, quia cum discrimeninter termi gerere debere, pecificat autem
SIGNUM efe debere SENSIBILE, quia nos cathegorematicum, et syncathegorematicum sumatur
præser. Ut notar Doctor 4. d.1. grætt. z. &
3. SIGNA SENSIBILIA sunt maximem timin ordine ad propositione in ipes pro sianu
isto excitare intellectum coniunctum am SENSUUM et per se potest esse subiectum,vel
prædicatum propofitionis, ille ministerio dependentem, ut in alterius rei cognitionem
veniat; verom, qui non potest esse subiectum, nec prædicatum, nisi cum ad per alteram
verò partem definitionis altera quoque conditio exdito, consequenter adverbia
omnia erunt termini syncategorеinati primirur, contraquam nilvrgent instantiæà
Poncio adducta ci, quiase solis, et sine addito non possint esse subiectum, vel
pre quia obiectum facit venire in cognitionem sui, non alterius, dicatu in propositionis,
et per se non significant aliquid, sed potius hoc facit venire in cognitionem sui,
quatenus cognitum, ut fa aliqualiter. It signum, sed quarenus cognoscibile. Nec
etiam Deus hocmo- Potiori ratione ad hoc tertium genus termini mixti nomina
adie do ad inftar SIGNI ducitnos in rerum cognitionem, quatenus eti vare duci possent,
quam visenim Hurtad. disp. l. sect. 10. mor cognias, fore as revelando, quod ad
huc facere possec, etiam dicusc ontendat esse terminus syncategoremnaticos, quia
non SIGNIS prius am nobis non cognosceretur. Cognition denique esse ficant per se,
sed CON-significant, v. g. “bonus”, non significat per se, bg num rei cognit xper
ipsam formale, vedicebamus, non et determinate aliquid, nisi ad datur alicui, v.
g. “Petrus [est] bonus”, Ta autem instrumentale, quod solum propriem dicitur SIGNUM
et men si nominum adiectivorum significatio benem confideretur, vide ab Aug. [AGOSTINO]
definicus, et ideo cognitio propriem loquendo non di bimus, quod liceti n determina
cem aliquomodo significent, ratione e in er facere nos venire in cognitionem
rei, quam re-præsentamen formæ significatæ se cum afferent aliquam determinationem,
quia non ducit nos in cognitionem illius rei, quatenus nam “doctus”, v. g. doctrinam
importat, quod non eucnit in SIGNIS quan cognica, lea ut medium cognitum, sed ut
ratio cognoscendi. So- citatis omnis, nullms, doc. quæ nulla in prorsus, rem determinatam
lum autem SIGNUM instrumentale est illud, quod hic definitur significant. Accedit,
quod nomina adiectiua possunt esesaltim præ Ethocignem instrumentale ad huc duplex
est, aliud naturale, dicatum in propofitione, v. g. “Petrus est doctus” -- quod
SIGNIS quantitate it, quod ex natura sua independenter ab hominum voluntate
tispror sus convenire non potest, ergo nomina adiectiva commodem aliquid re-praesentat,
ut sumu signem, et universaliter omnis es- ad hoc tertium genus termini possunt
revocari, quod etiam tenent sutus suam cusum, qui præsertim si sensibili serit,
dicetur tic Casil. cap. 3. et Arriag. cit. cum significant aliquid, et aliqualiter,
vn suncauz juxtam sensum definitionis allaræ. An verom it aèm contra de rem anet
sola nomina substantiva esse propriè terminus categore cala dicipole SIGNUM sui
effectus, negar Hurtad. disput. 1. fet. 4. maticos, quicquid hic dicat Ouuied. Quia eicauíz cognition ducat
in cognitionem effectus, tamen, 7.Rursus terminus categorematicus subdividitur in
simplicem boset ordinate ad illum re-præsentandum. Sed planènonmi- seuin complexum,
et compositum, seu complexum, quam diuisio mes ordinataet cognitio causæ ad nos
ducendum in cognitionem quidam sic explicant, quod complexus est ille, qui constat
ex benefectus a priori, quam cognitio effectus sic ordinate ad noti- pluribus dictionibus
– ut: “homo albus” in complexus, qui unica gau tiamanfz à posteriori, quareratio
Hurtad. Parum valet. Acinder dictione, ut “Homo et albus”, ita Roccuslib. i. introd.
cap. 8. quinzalij, quod licet icar esse habeat, solata men cognitio, qux Blanc.
libr. z. sect.2. At ve bene monet Tatar. tract. 1. coin. 4. hæc ex perfectum habetur,
dicitur haberi per SIGNUM, unde sola demonplicatio potius grammaticalis est. Grammaticus
enim voce millam Horacio, posteriori, quzelt per effectum, dicitur a signo, et idiom
appellat complexam, quæ constat ex pluribus vocibiis, et eamin solum efectus dici
potest SIGNUMcausæ, non è contra. Verun mne- complexam, quæ constat una tantum,
at non sic est apud logi que hoc viget, licet enim cognition habita per effectum
velutisen cum, qui non attendit unitatem, vel pluralitatem vocum, i ed Ebuiorem
causa, magis propriem dicaturam signo, niltam enim- conceptum in intellectu, cuiiltæ
subordinantur, unde etiam si sint pedit, quin et cognitio habit a per causam po
sic diciam signo ab- plures dictions inter se connexx, sit amen in in ente v numtan
solute loquendo. Poc est igitur etiam causa dici SIGNUM sui effectus, tum generant
conceptum, terin inum conitituunt in complexum &przsertim quando sensibilis
est, vnde a Theologis sacramenta dive v.
g. Marcus Tullius Cicero [CICERONE], et è contra fivnatantum sit dictio, cantur
SIGNA gratia, cuuus sunt causa, ita clarem colligitur ex Do- conceptum tamen generet
complexum, erit terminus complexus; vt Gore. d. 1. Juzit. 2.$. De secundo principali, et sequitur Cafil.
cit. et nemo, “Amo.” semper, quæ æquivalent his, nullus homo; “Ego sum amans”, omni
Atriaga difputat. 3. fect. 2. Aliud
vero est SIGNUM ARTIFICIALE, seu ad tempore. placitum, et et: quod ex hominum impositione aliud repræsen-
Alii proindefic explicant, quod terminus in complexus est ille, est, ficramiset
SIGNUM venditionis vini, sonus campangelt cuius partes ab in vicem separatæ nihil
significant, aut non lignih fgrum lectionis, et vox illius rei, adquam significandum
eitim- cant illud, quod in integra dictione significabant – ut, v. g. “dominus”
posita. Ubi tamen est advertendum etiam in vocibus ipsis non est terminus in complexus,
quia licet partes, in quas potest dividi aprum significationem AD PLACITUM reperiri
posse, sed etiam natu scilicet “do-“, et “-minus” sint significativæ, tamen in toto,
et integra salem, ve par et degemica in firmorum, et latratucanum. Et ideom
dictione hanc significationem non retinent: Complexus verom est il temiaus vocalis
significativs sub dividi solet in significativum nale, cuius partes eandem retinent
significationem, quam habebant licet, et AD PLACITUM, et hic ad Dialecticus mpectat
non qui- in toto complexeo, tiam ab in uice in separatæ – ut: “homo iultus”,
enlecundim tuam realem entitatem, ve vox est et fonus quidamn ita Amicus g. 2. Ruuiusq.
4. Complut. cap. 3. Sot. lib. 1. cap. 9. decaufaeus, Id secundum quod impofitus
est ad res ipsas signi- Ioan. De S. Thom. [AQUINO] lib. sum. cap. 4. & alii
passim. At hoc dupliciter ledias, et conceptus mentis exprimendos, in hoc enim lenluvo-
inteligi potest, velita, quod terminus in complexus sit ile, cuius se nere dicuntur
ad inftitutum Dialecticum, ut dicemus disp. Partes Separatæ non eandem habent significationem,
quam habe vocibus, vbictiam declarabimus, per quid constituatur ratio bant in integra
dictione etias migillatim sumptæ, in quo SENSU quod coria nificativus, et ideo per
se non significat aliquid, nec po- seca, acdere vpatett. Al Velscito amipnto enlluingtitiulrla,
nqoumodinpar, tevsetneortmaitn Fioin veelelubecom, et prædicatum in propositione,
sed cumalte- coinplexi separatæ non retinent eandem significationem, quamha
consortio aliquis inde de sumpdtiæctionis Respublica lus, vt notat Tatar. tract.
7. com .1.§.Tertio Sciendum , scio vera est, ut constat partibus illius fins, cuius
significationem modificet wessatenusa diuncur cathegorematico. n. IM Pm Pow s
JTONx AM Ve mov Ax. - . "T Vhelmadp e dm B^ us NIRÍa Y. WS em i Em us MAY
ee Bow , pue Oo cid nis SR — e e e » jouer sedode C3, deiu Nd IyFaWEO ne Spero
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nop o - . ^A Digitized by Google DISPVTATIONES IN ORGANVM ARISTOT: Quibus | Ab
Aduerfantibus tüm Vcterum,tüim Recentiorum | iaculis Scoti LO GICA vindicatur,
1 | à PP. Magiftris Be4RT HOLOMEO AMcASTRIO DE
MELDVLeA ^ -— Eminentifsimi Cardin. Cc/44 P OSN: Theologo, QJ — BON«AVENTVR-A4
BELLVTO DE CcATcANcA , nunc Sicilie Prouinciali 1 Olimin Augufto S. Antonij
Min. Con. Patauino Collegio | : Regentibus , | Editio Secunda, Priori
caffigatior, C audior , nouifg. Indicibus, / 5 x C Additionibus exculta. iia |
Eminenti(s.ac Reuerendif(s. Principi O. BAPTSITZE PALLOTTO^€« $. R. E.
CARDINALI AMPLISSIMO. Dicata . DENENIEOAN m -— Guo 00 EAT LNQESE : * VENE -
Typis Marci Ginammi . : ——————— ABO VTAUTVAAPTUE| a er 1x4 Av dy bares VEA 1 :
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Co fx 3 0o 10. DE RRETE ION REY CORE "E ef olio secolo S adio Yo
OBRPEGOHEE Bey Hg H9 VO e$ fx 6e iy HN : Ten ^s : 2 Xi T ER 9 A T5 rid d vay
UOS depen ep qu quaque s Coo VEminentifs. ac^Reuerend, Prinopi 8 IO. BAPTIST 7E
Boxe LhbeOo- TpoCPO S. R: E- CAR DINALI AMPLISSIMO. Fr. Bartbolomaus Maftrius
Min. Con. Eraphicum D. Bonauenturz Collegium Romanít, cuius modó
clauumtenes,& protectionem incom- 4 parabili prudentia geris Eminentifs.
Princeps Reli- ite noftra veluti pomarium eft, in quo tugibus cientiarum
fontibus fub doctiffimorum Pracepto- rum difciplina plantulze quotannis a'untur
, ac indé translatae deinceps in immenfías excrefcunt arbo- res ; vel potius
eft cquus Troianus diuina Palladis arte confe&tus,qui fingulis triennijs
(trenuos militcs omni litteratura mu- nitosin Seraphycam nebgiunen ab aluo
dimittit ; Hinc infulati Procc- res; hinc purpurati Dynafte, hinc Do&ores
prodiere celeberrimi , qui eruditione Vniuerfitatum fubfellia, eloquentia
Ecclcfiarum fuggeftus, & elegantiffimis lucubrationibus Typos illuftrarunt;
ex hoc ( inqui) Ocea- no tot ingentia lumina defluxerunt , ex hoc Celo tot
fydera corrufca- runt ; At fi ha&tenus tot honores, profectus tot, ac
vtilitates ex hoc Col- legio in Religionem noftram promanarunt, nunc fub
feliciffimis prote- &ionis tu aufpicijs in horum omnium; & maiorum fpem
Fi gie en in diem quoq; Men & augct ardentiffimus ille zelus, & fedula
cura; qua Oollegislium litterarijs exercitationibus ínuigilas , & quicquid
corum prcfectui prodeffe potcft alacriter promoues . Cum jgitur Emineutifs, a
ài Cat- - Cardinalibus huiufca Sapienti Prote&oribus Religio noftra tot,
titifqz cumulata beneficijs mulcü fe debere fateatur , iftius ego indignus
filius, & illius pufillus alumaus;penfuim quod pro mea parte poífum E. T.
in huius voluminis dicatiouc humiliter exíoluo, tantaqs munificentia: quantum
mihi licct refoondeo, vtiqs maiora daturus , non inter omaes Minorum Magiítros
minimus effem; paucis ab hinc meníibus paruam Logicamà mco Typographo
accepifti;nunc magai Difputationibus ; & Queftioni- bus contextam ab ipfo
Autore fufcipe, in qua (eipfam cultu deuouct ET. cui vencrabundus Celum
precatur vudiq feliciateseffundene, —' Phases di COLLEXESC TOO Ro F.
BARTHOLOMZEVS MASTRIV S. Cce tibi Logicam iamdenuó recufam , nouifg 4 dditiont-
bus locupletem salia plura ad occurrendum Recentiori- bus,nifi volumimis moles
id egré tulifíet, fuiffent adden- da, qs autem locis, quibus ad hunc finem
aliquid adinn- ] gidebebat , Lecforem ad Metaphyficam remitto , vbi ex
infiituto obieci iomibus eorum in Logica factis refpoudeo ; Id autem fülus.
Jfeci fne. facio, fine comite dilecf ifmo A. R. P. Collega meo Bonauentura. ^
Bellute facultate mibi ab ipfomet concejfa ne offre neceffitudinis iura
lederentur. Quamuis enim ab initio animus effet , ntdum totum corpus Philofophicum
(vt iam f'adfumest ) fed etiam Metaphyfrcam ffmul , ci communi [ludio
contexere, & communi nomine T ypis tradere ; uia ta- men qua de nouo
euemiunt nouo indigent confilio, cum poft feré de odd 1um Philofopbicumopus
nece[fatatibus quibufdam domeflicis in Sicilian eius Prouinciam reuocaretur
animo quamprimum ab eis fuiffet expedi- tus in Italiam reuertendi, vt
Metapbyficam pareremus 5 cum interim ad Prouincialatus culmen ob eius egregia
merita affumptus effet , videns Jexture Metaphyféce, que tota ex integro poft
eius difceffum paranda te-. ntbat, tum ob nimiam diflaniams tumob grauis o fic
occupationis,ma- num admouere non poffe
nedum-vt Metaphyffeam concimnarem folus, at euulgarem ( prout iam
c&pi priarem Tomum edendo) mibi prgmifft , fed. etiam vt Recentioribus
noffra communia Logica , c Philofophica impu- gnantibus occurrerem, prout
ferebat occafjo 5 opportunitate namq s laci , «t volumina,que indiem in leuem
prodcunt, mibi funt magis ad manum, € Veneta prgla , quibus vtimur propinquiora
. ip tamen ne ffudys vale dixiffe putaris , curis dome[Heis adbuc non
obflantibus Tracfatuna de Incarnatione eruditifimum inunlgauit, peraifa
Prouincialatus fan df ione, alja plura infrgnis eius litteraturi fpecimina
daturus . ; a5: DO- DOCTRINAM S)SO;)OTIC.A Celitis, cy hwnanitia, approbata,
commendata . Oannes Dunfius Scotus dum adhac pacculus litteris incumberet,
vtqui ab incunabulis omne in Sacrat;(Tiimam Virg;né Dei Ge- nitricem obfequmum
voucta: fertur ali.(uando vchementius cam oralfe, vt ntelle&tom illummare,
vcgetioremq; reddere dignare- tur; cui mox /omno coriepto Deipara dme apparet,
[cien- tiarum copram,& ingens in ei(dem addi(cendis, & cxprimendis
acumen pollicetur; gratias ille gaudens. agit expergefactus Vir. ginca 2
ppaniciene lcabundus,ftudia profequitur,& Dei Matris bencficio
illu&ratam bi experitur :ntelle&um. F.Cauclius in. vita Scod c. 1.
Vvane dingus tom.3. Annal. R chig. in vita eiufdem. Pari(ijs Ioann: Dono Scoto
pro immaculato Corceptu 'Deiparz à Labe origi- nal! pr atuto» at |; coixius
deprecanti , repetentiq; Verf, Dignare me Laudare: te P'irgo Ne da mibi
virtutem contraboites tàos3. Dwaae Virginis imago mar- morea caput inclinauit,
cO ]; miraculo victoriam benigné poliicita eft , atq; in eam; formam, adhzc
vfq; tempora (acram Imaginem perítare Patifijs tettantar ex Fer- Chio noítto in
Vita Scou c. 5. Ioannes Pineda Soc. Iefü in aduerteatijs D. Ioan. Re- js Aragon
pro immacularà Concept. Gregor. Ikuis ante Commerx. in 4. Ioan. de. ngancllis
in 1 .fent.Chry toph. Moren.de purit. Virg.c.4. fol.275. Ioan, Baptifta -
Lozanà Carmelita in A pol. pro immacul. Concep. In Rcuelationibus Beari Patris
Amadei Angelus eidem teftatus eft Ioannem Dunfiam Scotum ab legia Aazclorum
dilectum multum , cum ptimus gladium: füum exemcerit pro immaculata etufdem Virginis
Marizt Conceptione ; Eumqy; mo4 - muit, vt in difficaltatibus de auguüiffimo
Altaris sacramento Sco do&rinam con-, falcret; fic ex eodem Ferchio loc.
ci«« Ludouicus de Máganeliisà Pola in vita Dun- fij, Demptter in Menologio
Scot. 4. Nou. , : Bcflatton Cardinalis in Conc. Florent.ad conciliandos Latinis
Giwcos ipf (fimá M Scori do&riaam vlurpauit in 1.d. r1. q. 1. An Spiritus Sanctus: procedat
à.ate , &. Filio, Sic inorat. pro Vnione tom. 4. Conc... i Sianislaus Ofius Catdinalis vnius Scoci
authoritate ex quol. 10. totam Ecclefia Catholica? (ententíam de M.(fz
cfficacitate corroborat contra. Breatium Harefíat- cham lib.;, de Legitimis
ladicibus cerutn Ecclefíaft, c: 221. quamuis inquit , multi int, qui
tra&tent quet, haac, vtrum Saccerdocismali Miffa tantundem valcatquan- tüm
boni ( tractant .0« cam [homas de Aquino, & cius praceproc Albertus , Bo-
nauentura, lo. Gec(on, Gabiiel Biel, & alij nonnulli ) nos tàmcn vel: vniu$
Ioannis Scoiiteftimonio conten erimus, &c. : : MS I1cebinus Bargius iuifa
Patram Conc. Trid; vnam ad. Szoti mentem compofuit quz (tionem, quam in t .d.
17.q. 1. 1.. alltit à Sacro(an&ta Synodo approbata , & iuxca Scori
placita dcfiaitam , »picicu Sancto , qui scocun iülattrauerat , illuttcance
vniuctíos Patres , Ioannes de Ragu(io Dominicanus Otat. in Cóc. Ba(ilieafi
habita dc Cómanione fub vtraqy fpecie (& refzrtur à Cani(io anci.]uz
Le&tionis to. 3. pat. 2.car.103.) ait , liem Scotus;qui prae altitudine,
& (ubrlitate do&cinz anthonomaflicé no.nca Do- €toris Subtilisobtinuir,
in 4.d.8. 3.3. Vcr
Sacramentü à no iciunis potlit recipi &c. Extat Decretum Saciz Coagreg.
Cardinalium ance annum 1610. circiter lancie tum, quo przcipituc
do&teinaram , auc librorum Cenfocibus , vt quicquid. Scot etíe «oattacet, inta&um, inu. olatumque
adinitcecetur , P. Cauel. ia vità Scoti cap. $« à€ V vandiagus t0:n.3.. Aanal, i&elig. invita
ciu(dem . Aotoais de Fans l'acuinaus Medicus in Epit. dedicat, Scoxici
Repertocij qued bti po LE quod mare magnum appellatur, de Scoto loquens inquit
, quis in Dialc&ticis argu- menrationibus acutior? quis in pcripathetica
lhilo Ínbhis profundior ? quis in facr:s enodandis Mifterijs vigiluntior? cuius
rei fingulare iadiciam eft irccfragabilis vbi- ipfius adco vencilata
fabtilitas, & celebrata fapientia, vt cum plurima excellcn- tium Virorum
velumina in poblicis Concil;js dearticulata fuerint , corumque artí* culi (ub
exco-nmunicat:0n'$ no:a. fucrint promulgati , candidiffima Do∨s volu- -
mina abíqüe vlla erroris caligine hinc víque in diem ;nuiolata permanfernnt, Et
in epift. ad Le&orem; Q»em vnum ( Scotum) nter Sacrz Theologi profcílores,
vt inter Enangelittas de B. loanne incoafetfo eft, aquilam , aut alteram mundi
phaeni- cem iure nuncupauerim , llius (i ;uidem opera (i paulà accuratius
introípiciamus eadem cumaliorum operibus Theo'o;orumconferen:es , non humano
quidem ab ingemo, (ed vel angcl:co, planéq; diuino, vel pocius à coelciti
quodam numine pro- fe&a, & excogitata fuiffe | intelligemus . Do&oris (ubtilis Opera
inoffenfodecurrenda pede , ficut de Hilari libris fcri- pfit ad I etam
Hieronymus, teftatur etiam Antonius Poffeuinos *ocict. Ic(u in fuo apparatu,vbi
de Scoro loquens ait; In (cri pturis diainis,ac in Philofoph:a Ari(t.adeó Dew »
vt in Diíputat onibus palmam caeteris prar; peret, at jue ob id Do&or rilis
fuerit appellatus ; & infray cutus doctrinz graue iilud teftimonium extat,
eius Libri abíque vllo erróris nzuo ví.jue in banc diem 300. circiter ancos in
omenicis Concilijs inuiolati permanícrint; & rurfus , Haud mirum fuerit ,
ait » fi ingenium Dodoris (ubtilis mode(tia & charitate przditum
alüffimosfen(us erue- 're potaerit ad veritatem indagandam s nunquam cnim (nam
fententiam profert in aliorum iniuriam, vcl depreffionem , quin quorum. errores
conueilit , aut op:niones di(cutit, adeb 1d modetl? , & plerumque fuppredo
noxine facit , vt chcift ano pc- &orc haufi(fe à Domino (apientiam conijci
poffit . ! : - Thomas de Vio Cardin:l:s Caietanus Od. Przd:c« in Comm. 1. p. q»
t4. art. 15. 3 rarum (quod nec à Sequacibus addi&tifimis ) profundiflima
Scoti doótr oz profcrc »à Ote.) Encomium: Dum .n. folutiones parare nititur ad
ar;umenta. Scou , quibus oppu- Y gnatur, Deum cerià (cire futura contingentia
cx coc ftentia a&uali furaroium in " aeternitate; libero fuo genio
confitetur, | olt quam ncminen, ex Thomiltis rem actu &b (Autt^ terigille
viderit, poft quindicennalem tibi irritam fpeculaionem, tandeu opus fui(- ie,
te 0- (e écolo delapfa re(pon(a Scoti obie&ionibusoppcncre ; id , quod an.
etium fuerit * . afecutus, iudices fint ipfimet Thomitiz, arque Nco:berici Thcolog;
. - Sixtus Sencn(is Ord. Przd. tom.1,lib.4. Bibl.o:. fol.285 habei, loanncs
Dun(üiu Vir admirandz cruditionis, (ubulirate pra ditus . Alfonfus Ciaconus
Ord. Przd. in vita Cle. V. Ioannes Scous in diuins fcri- is, & Fhilofophia
Peripathet ica veríati (limus ob ingcnij acum n, & rerum ab- itiffimarum
accurati(fimas inter pretariooe Do&or fubtilis vocstus . Cardinalis
Bellarminus Societ. Iefía de Scriptoribus Eccleaft. Ioanaes Duns Ord.Min. Vir
fuit acuciffiino ingenio praditus . Ferdinandus Salazar Societ. Ie(u , lib. de
immacul, Concept. c.15. longé alia eft (abtil:ffimi- Do&oris Scoti mens ,
qui quemadmodum omn bus Thcologis imma- culatz Conceptionis propaganda Auctor
extitit, ita nihil prtermilit , quodin hac re ad maiorem Virginis glor'am facere
poísct ; & c, 42. Ioannes Duns 5.0tus prae- cipuus, & maximé puc
Conceptionis vindex, qur tantam haic do&trinz tuaauuho- ritate fidem co
mpata ut, quantam nullas alius antc, vc] poit ipfum Iacobis Breullius Ord, 5.
Benedi&i Antiq. Pari: lib. 2. 6264. Quidam, inquit ; Cognoincn:o 4 patria
(ua fumpto Scotus vocatus, &, Doctor fubzlis, cuius mcmoe rja nun jua.n eft
perii ucay pre ert. incec Scholatiiez (api&iig Prefcfsores o5 erndi-
ti92em;quá fcriptis (uis in(cruit ,Hareticorü impictau retundenda «p, ocunáy ce
Vaiuerfahis hitt.in 6. ztaie fol. 21. loanncs Scotus Ord. Min, Thiolosus.fubti-
— flinus «nno Domini. 1300, vélcirca- vclut alter Apolo floruit 5 pis. vá à ; a
4 heo V oif av ' 4 Y nmn. "Thcologis fubtili fima quzdam opera edidit . S.
Anton. Ord. Pred.3.p. tit.34. $.2. c. 8. Anno 1500. claruit Frater Toann.Scos
tus, qui fcripfit fuper Senc. multa fübtilia , vnde & dicitur Do&or
(obtilis , Sabellicus lib.7 c.4, Pradicari audio Ioann. Scotum,quo nemo
(ubulius diuinas tra&auit litteras, Tritem, Scriptor. de Ecclef. de Scoto
loquens inquit, vir in diuinis (ceipturis ftu- ' dioíus,& eruditus, &
in philofoph. Arift, doctilimus,, & adco profundus , vt cius fcripta paucis
(int penetrabilia . -— FHice&tor Boet.lib. 1 s.h:ft.Scor.Io. Duns Scotus
(ub D. Franc:fci inftituto (an&iffi- ' tno tan'z eruditionis Thcologus, vt
eius ingenio illud fz:culü cenícri po (lit ind: gnü. Volaterranus in Anttopol.
Per id tempus Ioan. Scotus Vniuerfitatem. Parif. ma- gnopcte illuftrauit .
Ioan. L e(sgus Epic. Ro(sen(is lib.7. fuz hitt. pag. 1 fo. Io1nnes Scotus fu:t
inge- nij acumine, iudicij vi, do&rime cognitione adco pollens , vt
Thcolos.iilam recon- 'ditiorem, quam Scholafticam vocá: , maltis (übtilitatibus
ex uitits. Fae'iciffimé au xctity in quibus quod multa, qua in obfcuro pofita
latebant , à tencbcis acerrima in- -genij perfpicientia eruerit , qui eius viam
, ac doctrinam auid:us coafe&antur , imó qui quz'ftionis alicaius intimam
rationem ad viuum refecant , ac (ubc lius perfcru- »tantur, Scotift (umma tanti
ingen;j laude vocantur ;qua(i nihil aut tanra d'fficul- tate inter (ceptum, aut
tàm den(a caligine inuolutum, quod Scoti ingenium noa po- tuctit penitus
infpicerc , acclaré aperire. Antonius Contarenus Venetiarum Patriarcha ,
Dalmatizque Prim. inEp;ft. ad "Anton.dc Eantis,Scotum oma:um
Philofophorum, ac Theol. acuti(fimum appcllat. Chriftophorus Marcellas Archiep.
Corcyren(is eidem Antonio (ccibens,ait, Lau- datiffimü,ac extra omnis
zquiparation;s aleà pofitá Ioannis S-oti ingeniü nó opus cft mo4O, vc laadibus
extollamus, fed do&rina illius cultores a(fiduos comendemus. Hicronymus
Magnanus Epi(c. Buducn(is eidem Anton. intcr fidos, inquit,arca-, —— norum
diuinorum interpretes Ioannes Duns Scotus nuacupatus nequaquam poftre- .. 4s 9f
mas obtnct partes, (i aquilinum incaittum , fi digeftum ftudium bibe v » ad
Gcorgius Raguícius in di(put. 2. peripath.c.7. ait, Dum Iuucnis philofophiz
ftu-. , 4» 4 derem, atque puru do&trinz Scoticz operam dilgentermauirem,
quó me ^ — 55 aptius in (abtilioribus difputationibus, quibus (emper miriticé
(am dele&amus, exer- — «^55 ccrem, Scoti emper opinionem tàm in priuatis
exerciratiomibus quàm in publicis — «^ congreffibus fum fecutus . , , Antonius
Roccusin Prafat.ad lib.Phyf.ait Nec alia de caufa hunc (Scotmm) po- tius,quàm
alios Dotorcs fequi decreui, ni(i quia ipfius dodrina , ficuc alijsfubcili-
tatc pracellity fic magis peripathetica , firmaque prout ício redolet veritae.
— Compendium temporum Rioche libz4. c. 4d : Ioanncs Duns scotus Ord. Min. vir
omni fcientia profundus, & peritus, vnde Doctor (ubtilis nuncupatus .
Leonardus Leffius Societ. Ic(a in ceníura fcripti Oxonien(is nouiter recogniti
, & Scholijs exornatià P. Cauello, ait, Nemo ctt, qui nefciat Scotum eíse
co:em in- geniorum,& limam fubtilioris T hcologiz, ac l/hilofophiz , quz in
Scholis, & cru- ditis difputationibus maximé triumphare confucuit. I1cobus
Philip. Bergoimen(is in Supplem. Chron. Ioannes Duns cognomento Scotus Ord.
Min. Thcologorum (ubtiliffimus per hoc tempus velut altec Apollo floruit, &
prz cae:eris Theologis (ubüliffima ed.dir, Gregotius onus aurcus in Epiftolis
ante Comment.quem in t. Scoti concinna- wit, inquit, Scou ingenium (iac exemplo
maximum fontem ingeniorum appello, ;n quo hoc przcipaum, quod ne ; ante illum
quem ille imiraretuc , ne4; pott illum qui illum imitari poifety inuentus c ;
& ruc(us ; Si ab Scholis auferas peculiares Sco- ti opiniones, reliquam
eit, vc ipüus plané difscrendi vías , & occalio langueat. Pafchalinus
Regi(clmus Vencius in pralat. ad Repett. Scoti à P. Magiitco Hyc- roni- mem
Scotum peculiariter commemorat, qui Subrilis Doctoris , nomen , i tonimo de
Ferrarijs Ord.Przd. aceuraté concionatum , inquit, Hic (Hyeron imus ) ' licér
cx eorum grege fueritqui fancitosà Diuo Dominico Canones feruare fponté
deliberant, tamem (bi videndum ceníuit,quid venuíti afferent , quid (ru&uum
pro- ducerent foscundi, ameniq; horti felicium arborum excelfatum
concemplationum in agro Eccleiige (atarum à Ioanne Scoto: & infra. Cui
namq; Scoti nomen ignotum eft, & quàm difficile üt illi infixum acumen, &
innaram fübtilitatem extorquere ? «enim facilius quiuis € manibus Hercul;s
clauam excuíscrit. Scaliger exercit. 524. alacre Scou ingenium (quem limam
veritatis appellat ) Ariftotclico zquiparat . Cardanus de (ubtilitate lib. 16.
Humanorum ingeniorum apices Wig is Ioan. it , ob do&rinam, parque vbique
acumen mcritó meruit: & infra , Nec eít vnum genus füb« tilitatis, in quo
Authores celebrantur, (ed plura: Aci(toteles ab ingenio,cuius Znut- li
Theophrattus , & Scotus. Ioannes Pitfcus Dccanus Liuerduni in. Lotharingia
de rcbus Anglicis p.35. q. T. Scotus ingenio ad litteras plané fato, & ad
miraculum tubuili , atque acuto, vt non tàm hominem acie mentis ftupendum ,
quàm inter. Philofophos quendam dixeris Deum: & pauló pott, N;hil cam
occultum, & abttrufum , quod perfpicax cius in. genium non penetraucrit,
& à tenebris craerit, nil denique tàm nodo(um, quod ille quafi quidam
Oedipus non diffoluerit . His igitur de caufis celebriores Orbis Vaierfitates
do&trinam Scoti profitentur, ac in antt Doctoris venerationem floret in
fingulis Cathedra eius doctrinae dettina- tain Bononienii, Patauina, Romana,
Perutina, Papienti , Pifana , Taurinenfi, Fer-' rarienli, & extra Italiam
in Complaten(i, Salmaticenii, Conimbricenfi, Vicmenífi, & alijs : de
Paritien(i omnium Priucipi quid dicemus ? Antonius Cucharus Epifc. Acernen(isin
Elucidar, Virg.p. 2. afSerit, Authore Scoto Vniuocfitatem Parificn- fcm decreto
fanciuifse Feftam Immaculatz Conceptionis; ad quod (olemniter ce- lebrandum
quotannis fc obttrinxerit , Epiícopo Maitse faccificiam offerente ; & vno
€x Magi(tris concionem habente: qua fcítinitas, dum in diem Dominicum incidit á
in Conuentu Predicatorum; alijs temporibus in Conuenta Minorum habctur : con-
firmat P. Petrus Oyeda Soc. Iciu
in (ua informatione pro defenfione Immaculatze Conccpt.fol.62, ex Pelbarto lib,
4. Stellarij p. t. art.3. i* Idcircó mirum non eft, no&e Chrifi Domini
Natali Sacratifsima Scruatorem noftrum Icfum fub (pecie paruuli Ioanni Dunf(io
Scoto appataiíse, feq. eiufdc oca- lis, oícults, & amplcxibus attreétandum
peramanter obtuli(se: vc referunt ex D. Fer- cluo in Vita Scoti c. 5. Philip.
de Soía in Chron. Min. lib. 3.p.2. c. 7. loannes à l'o- la in 1. (ent. Paulin.
Berti. Ord. S. Aug. in Vita Scotiante 4. lib. (enc. Greg. Ruis in. Epift. ante Comment. in 4.(ent.
Scoti, Antonius Cucharas Epifc. Acerncntis in clu- cidar . Virg.p.2. Chrifoph.
Moren. de puritate Virg. c.4 $. vl. Sic vque poftalabat obícquentifsimus amor,
quo crga Chrifti Matrem flagrabat , ac iplum Dominum Icfum, in cuius etiam
laudibus omncs exccfsit Doctores , vt conttat ex his » quz de Óiísima cius
anima docet in 3.d. 13. & 14. vbi przter communem dcfcad.t ,lum- mam
gratiam pofsibilem ctiam de potentia abíoluta fuifse ibi coilatam; intclleétum
&ius videre , quecunque Verbum videt, ac voluntatem fumma fruitione
gaudcie, 5 , qua quia funt difficilis probationis, ac preter cominunem viam, (c
Doctor cxcutac dcuoxiísimis illis Verbis d. 13. cit.q.2. litt H. Is commendando
Cbrijtum malo ex« cedere, quàm deficere d laude fibi dibup EMNM ignorantiam.
oportet in alte- rum incidere; quibus exprimit fingul are in Chriitum obfcquium
, ob os ait fc li- ius ignorantis nora inuri velle, quàm indcuoti, Ex quo
randem tofcrtur DoGtci« nam Scoticam deuotione non minus; quàm fubül.cate císe
rcfcitam. " -— OIM Er INDE X TRACT. ET CAD.
Capita per paginas, Dubitationes vetà per numeros margine indicantur . PA R S
PRIMA. Cap.1 1. De reliquis terminorum Á prietatibus. De attinentibus ad formam
Syllogifmi «— Cap.V2. De terminis cóponi^ilibu p.29 Cap.13. Explicantur quidam.
terms TRACTATVS I in fcbolis frequentiffimi-p. 3o De Tetminis, ac "Yap z^
TRACTATYS II. ap. 1. Fi uotuplex fit 1 : " P Adag "t Dc Propofitione
,& ciusaffc&ionibus, Dub.1. Qua ditiones [ubeant vattonem termini. —
num.i Cap.i. De Nomine, d» Verbo. — p.3t Dub.. £n dentur termini inpropofi- —
Dub.t. 4n folum nomen fitum , C7 nj tione mentali . retium [it nomen apud Logi-
Cap.2. De terminorum multiplicitate cum V d ratione (ignificatioms. —p-«« —
Dub.a. An nomina tra[cendeniia infi- e pon it fignuy d" quotuplex.n. f
mtaripofint. ——— — ibid. Dub.2. Qui (int
termini mixti interca — Dub.s. 4n Verbum adieliuum , tbegorematicum, &r
fyncate- fubflantiuum de fecundo adia orematicum . nó céte fint verba apud
Log.n-49 Dub. . Qui fint terminus complexus, Cap. 1. De Oratione quid [it,
€" m "n om? plex, . p. - M. L E Tre eio (Hn Aie LEAN TITRE D ^s.
4nOratio fsario dc « 2 , 1 c / P 7 E Sed ponepeat oth deer p ed "^
PRIARIDITR UTE "mai EzI xd. dade d, ie Index: Tra&t. Et p» Inftit.
Log. Dub. Vn. Qvalis fit diufio pr-po[itio- - modalis in s ordnen is diui[am .
n.61 taii Cp . 6. sud fit itio. : latur « Iuba. 4n dinifio bypoibetica jn Con-
dittonalem » copulatinam, C difiuntiinam fit generi aln cies. Cap. 7. De
oppofi, tione tabeqricrim e ofimplicium. o. Dub.1. 4n inter contradiGtoria -
medium . Dub. 1. Quot fint. fpecies duke. nis, Cap. 8. De a uipollentias e
ginnerflo- ne Cai begoricarà fimplicia. p. $2. Diba. Xinomodo ior s fn "-
; traria . n.7 Dsba. An propofitio. affirmatina e to. predicato infinito
equipolleat qo megatiu& de praedicato AT € ?contra. 0.74 Cap.9. De oppof[itione, &.
lentia , et conuer|tone cat oricar modalium, ac et tbe- carum . . Cap.1o. De
fitionibus e om is bus, er injolubilibia. p.58 Dub. i. t5 pro Ius TEC odo
contra icahF. ux Dub. 1. m propofitiones: infolubiles (imt t velbypot. n.84 TRACTATVS III. De Argumentatione ; &
cius affc- o[itiones. ex boni Cap. 1. Vid,c quotuplex fit rz j? unientatto- 5
Dub.in. Qus fit confe i4 maie- rialis, formalis. — n.86 ^ 1 De fpeciebus argumentat.
p.6x Dub.1« Quot (int argumentationis [pe- cies, T num adinuicem e[Jen-
tialiter diflin&ka. n-87.7 feq. Dub.i. £a omnis c gwnenialig. n.99
mentatio. 5.90 Cap. f: De fylloeifin 03 C7 eius principis ———Ó » »bi de figuris
.70 Dub.1. P'nde Qut maior, C vinar eiu[dem . in
[yllogifmo . 9» Duba. £n rni 1o fit de denis n- logifmi. ibid. Dub.3. 4n detur
quarta figura. n-100 Cap.6. De principys regulatiuis fyllo- ifii. p.100 Dub.Pn.
Quodnamfit principium pre. Lora regulatiuutm fyllogif- n.101 Cap. 7- Reeule
generales, € fpeciales cuiu[ciqs figrá sieur: p.75 Cap. 8. ,Affignantur modi
cuiu[cunque ura tum eorum exéplis.».78 Dub.1. 4n modi. fyllogifmorum fimt
fufficienter enumerati . n.100 sDub.2. 4n ina.C7 3. figura dentur mo- di
indiretià concludentes , fi- PALA pnm a Qu. TIE Ca De induciione modorum jmper-
s ferm dd perfe Ps Cap. 10. Devarys fpeciebus fylgims catbegorici. p.55 Dub.Fn.
um de^ f llogi ns na ftas vem jio us non fi- per intr 008.17 .i1. De $yllc ifmob otbetico, C7
Wentia fibar- — Index Tra&. Et Cap. Inftic. pe^ inter. distintlionem realem
, € rationis . n.130 PARS SECVN DX Dt attinentibus ad materiam $5l- logifmi . TRACTATVS L | De CE Demonftratiuo . TRACTATVS IL
OMBRA, Du. 1. Quót fint alpine: ; » € r&cognita . n.2 Cap. 1. Emateriatum remota,tum Dub.2.
id de agr Veg oxima Syllegifis To- tur. Ab
n CIE 3. Cap. - kr Denece[fitate principiorum,» i de modis perfeitatis. ^ p.1os
Dub.i. Qua pra pradicétur in primo modo icendi per fe. nli Dub. 1. JEn modus
inirinfecus — gei in primo modo endi perje.- n.1N Lia es ACT 2 INDEX INDEX RER
VM ROCA B ] TORN NC Primus pumerus "Partem primam , vel [ecundam indicat
Inflitu- "^ * sionum , alter cuero marginalem numerum. A ' Bflratium , €
abílratHio, | quid fit cerminus abflractus NA 1.8. abitrahen- tium nà (it
mendaciü 1.17. - "I ccidés eft veré, & pro- prie vniuerfale non
refpe&u fuorum in- ferioram,(ed (übie&orum 1.18. eius de- finitio
explicatur ibid. non tantüm acci- dens fpecificam , fed ctiam genericü fpe- €t
ad quintam przdicabile ibid. acci- densaliad predicabile,aliud predicame- tale
1. 21. accidentia cóia duplicia 2. 4 y. "IL Elio predicamentum definitur
1:29. quo fenfu diuidatur in immanentem , & tranfcuntem,vt in eius fpecies
ibid.no eft todu&iua termini , fed tran(mutatiua ubie&i ibid, eius
proprietas ibid. fumpta pro formali fübicétatur in agente 1. 30. -fequiuoca.
qu& fint 1. 12. quo pato zquiuocatio ab amphybologia ditferat. 14.
»tnalogia quid fit& terminus analo- gus 1.12. v rgumentatio quid 1.8, tria
requirit ibid. confequens differt à con(cquentía ibid.argumentatio, &
confequentia quo- tuplex 1.86. (pecies eius quataor,& qua 1.87. dilemma non
cft (pccies ar tationis à ca-teris diftincta ibid. omnes alig reducuntur ad
fylogitmum 1.88.0m nisconícquentia eft argumentatio r. 89. eius regula
1.90.& (cq. quando liceat ar- Bumentari ex .(uppofitione 1mpoffibili
1.93.cft infttumentum (ciendi ceteris prae I.116. Ars ett circa fa&ibilia
2. 8. ars inuc- niendi medium 1.123. ars bené di(putans di 1.124. i; «A
[cen[ssy 7" defcen[us quid ,'& quo- tuplex 1.9. bu MUS ; vt! prauitas
ad com pectinet,vecicas,vel falfirasad 1 quens Vis 2: ; Y J£A[a duplex
ineflendo vc! in de (cendo 1. 15. ineffendo imsdtiiex 1.19. ex quolibet genere
caufz. pote(l fu. mi medium pro demonflratione ibd, . Circulus quid fit, &
quomodo differat à regreffu 2.2 4. non eft admittendus ibid. Cognitio
intelicctiua tcia babet inftew- menta directiva 1.1 16. : Cenclufio quid fit 1.
99. eft de e(Tentia fyllogifm: ibid. 1 Concretum quid fit , & quomodo dif-
ferat terminus cocretus ab abflra&o 1.8, Connotatiuwm quid fit 1.9.
noncoin- cidit cum concreto ibid. neque cum re- 7atiuo 1. 10. : i Con[equens,
& con(equentia quomo- do differant 1. 8$. Conftquentia duplex 1.86. tenct
conícquentia a. poficione in- ferioris ad politionem füpertoris , non é contra
1.92. & a negatione fupctioris ad negauoncem inferioris , non € cons tra
ibidem , nunquam diflinguitur confe qucntiayfed confequens t. 115. Contraria
alia inediata ,alia immedia- tà 1. 47. .D : Éfinit10 c(t inftrumentam (ciendi. 1.126 D
fit,& quotuplex. 1.127 Ol cius conditioncs . 1.128 Defenon affirmat,ütc
negat. — 2.19 Demonjiratio inter omacs fyllogiini (vecics,eft principalior . ZI
Duplex eft propier quid, & quia. — 2.31. Propter quid definitur. .. ibid.
Debet cile cx veris mmediatis&c. 1. 32
D«cmótttatio Quis quad uie quouplex« Alo Vi. INDEX "Varia vtrinfque
di(crimina . 1.17 - JDenominatina quz. I:10 De[criptio; vide Dcfinitio .
Determinatio triplex diftrahens , dimi- nucns, & ccnirahens . 1.41 Di Mei
enti quid fit, & quotuplcx. 1.16 |. Vt eft tertium vniucrfale Epmmrbendk
" mom tam genericamyquam4 d ei Dicit partemeffentiz formalem. ibd. Differentia formalis non.
pertinet ad quodquid cft . 11$ oni non eft (pecies argumentatio- nis à cocteris
diftindta. 1.8 ifcur Ws , vide
Argumentatio, Vade mod fit& quotuplex. 1.130 modalis à Recentioribus aí- fignata cft realis.
ibid. id fit diflin&io formalis ex natura ci apud Scotiftas . 1.131 Quo
fenfu ponenda fit media inter rea- lem, & rationis ibid. uif, Ys Oral
fciendi. 1.126 & quotu 1.119 ; 2s conditiones, ex ibid. E $ per accidens
nequit. effc fübie- B um nec przdicatum iopettiteh per fc. pev 2, 1I Finem ft
(pecicsargumentationis. j -Eft: irpumentatio formalis. 1.97 Enunciatio quid
fit, & c uocaplex . i YA ldem eq uod popol tio, Qao sé(u dici poffit ab i
[s diffrre. a. Noneft inftrumentum Íciendi,. 1.116 Error quot modiscirca
predicatum vní- ueríale contingat. 120 Exemplum . ít fpecies einem nis, X
qualis. "E Eftargumentatio formalis. 1.97 E F "A llacia quid, &
quotu ^ F em giae in E lex. I »t 100 ! uatta non datur . ibid, Forms
propoutiogs qu « 157 AERF M Envs definitur. Non dicit v ay effentiam rei ^ U
partem material Lou ct fuptemum,medium Ri "3 mum ibid. Genera diuerforum
prdicamentoruar nullam habent commupem differentia conftitatiuam , aut
diuifigam , neque communcs fpecics . 135 Sabordinata communes habcat diffecen
ve fuperiorum generum conftituti- ibid. eh Metaphylici quidicantur, 1.12 H iT
pesdivmvecins definitur, & cius fpecics , & affcGtioncs affi. P eftiui
j nítitaitur M ober venei d bic&um fiu fit valasccidenalin iud
fabftantialis. ibid. Quid fit habitus pro prima ; tm fpecie. á
Habitueintellectus (unt quiuque. ud I | arca ems quien. Eius illi ibid:
Indiuiduum (abütantiz eft iocommuni- cabile , & indiuiduum accidentis par«
timeft communicabile, partim incom- me
3: Indudioclt f carre pi exemplodifferae. — 1.87: id tit, & quz eius
conditiones. 1.9.4 Dicitur
afcen(us, & oppo(itus arguendi: : modus de(cenfus . 1.95: Quid;&
quotuplex (it vterque, — ibid. Ett argumentatio fotmalis, 1.96 Jnflyumentum ,
fcà modus fciendiquid - fit. I.016 Ea triplex dcfinitio , diui fio, argamen-
"tario. ibid. Hec cft alioram efficacius, ibid. Eie wiplicem | habet eee
1.85 Nihil cft in intelle&u, quod prius non fuerit —— — e. o o "faerit
infenfü. — s 19 Éntentio duplex;prima;& fecunda. 1.11 L LT tópicus quid ,
& quotuplex . 2.34 rU A Quid. incrinfecus quid . uid locus extriníecus; :
2.46 Locus à definitione.ad. definitum potet effc quoq; de monftratiuus , 137
Locus arguendi à .commwtata propor- tione. 2.36 (2.49 Locusmedius, |... 1. (o
y, proximé verfatur circ& terminos tales, . Ó I. M M "Ittería
propofitionum que, & quo- tuplex . 1.7 Metbodns non eft inftrumentum
íciendi à cectcris condiftin&tum « 1.126 Modus propofitionis
dcfinirur,& diuidi- tur .' 1.$9 Modüs,& figura fyllogifmi. |. 1.1300 Qiondor dent. dire&té concludere , 'é&qui
non, 1.10$ Suflicientia modo in fingulis figuris 1. IIO Etiam infecunda , &
tertia figura darí poflant modi indire&té concludentes « I4 11I ; ) Modus
(ciendi,quid,& quotuplex. 1. 26 odi dicendi. per. íe fuse. explicantur . 2,
12.& feq. Quozoam fint propo(itiones primi mo« is 2«13. & feq. Quo
pacto modus intrinfecus pradicc- ; tur dere ingrimro modo . 11$ Gradus primi
modi. ibid, Q:z in propoütiones (ccundi modi . E 2 Qua ceriij, | 1.17 Quarius
modus explicatus cum eius gra- dibus . 1418 Eius diictiiená fecundo, 4.19
Explicantor modi peraccidens, — 2.20 N Ecelfitas principiorum -demonflra-
tjonis . falis, & quanta , 1.1 en dcttarcar, ..1«46 -&aíus nominis nop
(unt. veré nomma. -abid. .. e id b o3 kh "Franfcendentia vtiq« quat etiam
infini- * - tati poffunt . rovc spe "Notiora nobis, & notiota Quaque
di. cantur, 2.34 Oo Cy vitalis nos efl aQio pro». prié dicta , fed tantum
zquiuoce , & grammaticaliter. - 1.29 Oycratio intclle&tus triplex 1.85
Opinio quid it: ; & quomodoà fcientia differat , 18.&31 Idem obic&um
effe potefl fcibile , & opinabile íub diuerfa ratione. — ibid. orte
propofitionis , Vide Propo- IO, jt m Oratio definitur. 1./0 pes nece(farió
conflar nomine, & ver- o . J Hi L] $ I Alia perfcGa;aliaámperfedia. — r,$z
Perfc&ta vcl non enuncíatiua , vel enun- c.atiua;qua fola efl propofitio.
ibid. Vide Propofitio; Enunciatio. A[fio przdicamentum definitur , ac P cius Í
pecics enunciantur , 1,30 Subiectatur iti paífo, ibid, — Paffio pro
proprietate, Vide Proprium. "Pofitio de genere quantitatis quo pato
differat à politione de genere Situs . n 33- 8 Precognmtiones quz, & quot.
P.acognita (unt tria ig Quid de fingulis przcognofcatur. 144. & 5.
T'radicabile, Vide Vmuerfale. Tradicamentumquidfit, — -—— 1, DPeecm func rerum
praedicamenta. ibid. Cuius mmeri. efficax fufficientia a(fi- gnari non potcft .
ibi Przdicameoti. firuGura. explicatur « M ibid. - TD n"
Pr«dicariinquid;& inquale quomodo differant . co cde34 Priedicataiopica
quatuor. ; 1.3* T»«dicatio duplexalia
directa, & matu- ralis , alainairecta , & nonpaturalis - 1.11
Przdicatum. vniuet(ale. pofteriorifti- «umquodmam it." — -. | .,.2,20 PramiljA
demonitracionis debent eic ncccíiariz . 1.11 i; pet fe, & f ir EE LE INDEX
Debent effe vetz . 2212 Primz ,& immediatz . ibid. rite debeant caufiz
conclu- 2.23 qudm demonftrationis quid (iu, & -quotuplex , (RIO «Eius
proprietas. 1:11 "Tres gradus neceffi ratiseius, ibid. ADebct effe primum
, & indemonftcabde oer Y , vcl falüm virualitet «2» LZ ilia propria ; alia
communia . Problema d firy& quotuplex, 23 "Propo[itio dctinitur
bifariam . 15 Quiz definitio fit etlencialis, bid. Ligenk ,& falüias
paRioncs cias fuat. ys $a. Q:z itrinfecé (unt in propofitiooe mé tali , acin
vocalis icripta folàm ex- trinfecé, ibid. N propelitio vocalis de rigore ícr-
is clt vera, vel falfa. ibid, iditur in car begoricam, & brpotitl ó ic m
ficut in fi * Cxicgorica dcus - 1E Alia cit de fc. undo adiacemtcglia de tertio
. | Eus materia, & Ein sed * Wasdeclaramcut . 1.57 rom. propolitionum im
materia nc- ,& flbili . deid.. «ctíaria, concingeàti impo in affirmatiuam ,
& negati- uam, eram, & aliam vaiucríalem ,& s "pi qualis fic
1fta diuifio . Diuiditur ir naturalem,& innaturalem, | s inabíoluam, &
modalem, & hz non differuo: [pecic. 1,58
me modalis definitur, & eius imo- atfiznamus. *$9 - Dupliciter confici
poteft. 1.60 E pieds leet qualitas, 1. 61 , bec & ppp vi in 1461 dodici. Wi
feifus compofírus & yeu , ' modalibus, Fioorieccadefiiur ;& dsleb. € |
i mitería yquamitas, & adis i. 6; RERUM Eius regula. 1.45 d and mu generis
in fpecies, 167: E secar oppofitio definicur, 1.68 quadruplex. 1.69 od am atn
explicatur. ibide - E xplicatur contraria , (ubcontraria H L- ^ fübalterna,
Sola contradictoria , & contraria rie verz oppoficiones . 171 Oppofíiio
fignorum quantitatis — ibid. Modaliam oppofitio. 1.77 H ypotheticaram velia »
1.85 Propofition:s zui; ia.quid fit ,a€ ^musregulz.. - 17i - xS ;- Pit itd
fubcontratia " i 2 diquie fimplicibus ncgatius de " pradicato fito
zuipollec aifirimati- uz de przdicato ioiebo, & écontrà , non in
compoflitis. 74 4Equipolientia modaliam quomodo frate 8 Moralis quomodo ad de
inelfe redaca- tür . ».81 Propofitioaísconueríio quid, & quocu- plex. 1$
Eius rcgulz . 1.76 Conuecrto modalium quomodo fia: . 1. 79 Pro ne
expoaibilisquid , & qu ex. , 2 Formaliter eft cathegorica , virtualiter
hypothetica - ibid. Earum oppotitio . 1. 83 Infolubilis quid & quotuplex.
—— 1.84 Propofiiode: omni Bofteniotiftico quid t 211 Quid (it propofítio per fe
. ibid. Propoütio pcr fe non conuertitur ir fitionem per fe . 21.19 Quidi fit
propofitto íccundum — — lum. Quid prcopofitio probabilis . * : T "Proprium
Vt vniuctiale non diftinguitur accidente per conuesubiliter prz- dicari . ):3
jattüor eius modi. 1.17 'Solüm quarto modo conft ignit vniucc- fale. ibid.
Conftituitar in ratione proprij per pi €- dicari comucttibili cr aon anicin n E
tionc vn;ucrlals, ib; Si fd sen dindih
c-——— Q— NOT.4231LIF.,. ic antem Conflituitur per accidere om- P idoli,
& femper. ibid. Nteft quarum vniuerfale comprehen- dit proprium tam
genericum » qoam fpecificum. ibid. Proprium prazdicatur de fabie&o in (c-
«undo modo dicendiperfe, ^— 4,16 id. & 25 Affectioncs autem trcs
affignantur . 1, 26 . Qualitas propofitionum qua, 1.57 enti definitur, ; 112
iuiditur in contínuam , & diícretà ib. Farundübdiuifiones,& fpecies. |
ibid. Eiwsaffc&ionesaffignantur. — r.25 Quantitas propofitionum. m 1.f7
Qnánde pradicarentum definitur, 1.51 Eius fpecies, & atfe&tioncs a
fignantur. ibid. nsfliones (ant quatuor. : a. 218 gs quaítio - medij. A.19 Eduplic atio in terminis
quam virta- R tem habeat. 1.44 Sen(us rcduplicatiuus quófniodo rat à
fpecificaciuo. "ibid. Regreffus: quotmodo- differat à circulo, 2.24;
Regula anteprzdicamentales explican- tur, ! 1.3f Relatio quidfit, — . 1.37 Alia
realis,alia rationis. ibid, Ralis tres haabet conditiones. | ibid. etiam duplex
cft actaalis » & apti- tudinalis item alia prz dicamentalis ja- lia
cran(cendenialis, ibid. Pradicameonralis item alia intrinfecus. , alia
cxtrin(ccus aducnieus , ibid. Ad rclationem quarti przdicaméti biet tuor
CXiguntur conditiones. ibid, Aielaiina quid finc. 1.217 An
triacenfderaridebent. — ibid, «fíc;alia fccundum dici . Et rurfasalia mutu,alia
nonmutua;, & . dcniq jalia zquiparamigsalia difquipa. tanus, i ibid. Res ,
& rciliias quomodo differant. i. Be. Lia V alitas definitur. 124 Q Eius
(pecies, vgl modi funt quatuor, 5 C: datur de nouo, 1.6 Quid nr. 227 Scirc
tripliciter fumi poteft. ib:d, Dittinguuarab aljs habiübus intcli - é&us.
2. 8 Signum definitur. Duplex eft foraiile
& inflrumeor ibid. ] Et hoc rui(us duplex naturale, & ad pla.
citum. his 8 Caufa , & cfic&tus fürj (ibi inuicem fj - gni, ibid. Situs
prz dicamentnm definitur. 1.32
Quo paéto diftingvatur à potione de genere quantitatis, ibid. ken forte
affc&iones affigoantuc , ibid, Alia quedam explicatio prz dicamenti Situs.
dbid. Species duplex (übijcibilis, & peadicabi- dig: : : 1:13 Jr, alc.
Vtraq. definitur, id, Subi jcibilis triplex eft,fi uptema media, & infima.
ibid, Pradicabilis vna tantum,f. infima ; & fpecialiffima , & hzc fola
(ecundu m s . ' vniuerfale conttituit. ibid. Dicit totam eflentiam fuorum
infcrio- rum, 2 z " ibid. Subalternans (cientia qua fit; & que (ub-
alternata. 35. Sui fl antia predicamentalis quid fit.1.20 Diuiditut i0 primam,
& iecundam. ibid. Singulz cius proptictates declarantur, 1.2] s "2
Superius dicitur de inferiori,'& quicquid peace dc 1pío, vt de [vbicéto, Pp
dicatür de omni contento fub eo. ur Quo pado intcllizenda (t hzc regula. ibid.
- Suppofitio quid fit. 1.32- Sibpoliti, & iiguificatio n6 funt Ned Conucnit
termino foljm in prop: ne. - di. Siomode adic iuis competere poffit. : idi . 27
t.2 p 12 2 e £t uotuplxfür. . —
—1389&feq.* Noablie diícrimen inter Minis . dctcrminatam,&
€Coofufam. ^ r39 - $yllogijmns eh ciesergmenen 17 INDEX RERVJA NOT«A43.
Diuiditur in cathegoricam,& hypothe- ticum, : I. Quid fit (yllogi(mus
cathegoricus.ibid. Quot eius principia conftitutiua, 1. 99 uid figura&
modus illius, — 1.100 "Triplex eft cius figura,nec datur quarta. ib. Eius
principia regulatiua duo 1.101 Et vtraque idon:a,& necefaria — 1. 102
Regulz generales cuiufcunque figura . .03.103. tcgulz (pcciales . 1. 107. modi
carum .1.108. exempla fingulorum. 1. ' 109. füfficientia eorum. t. 110. rcdu-
&io imperfe&orum ad perfc&os. 1. 112.duobus modis fieri pót. 1.
113.re- . de&io per impoffibile quomodo fiat. 1,114. vatig fpecics
(yllogifmi cathe- " gorici, 1.1 f.& feq.quid, & quotuplex
tfyllogifmus expofitorius. r, 116. eps quotuplex hypotheticus.1. 118 quz diuifiones fyliog:fmi
fint cíientia . les, & qua accidentales.1. 1 20.fyllogit tus topicus quid,
& quotuplex. 2.3 1. quomodo d.flcrat à ropico , & clen-
Cho.ibid.materia cius duplex. ibid. [yl- ' lozifmus fophifticus quid , &
quotu- plex 2.51 * Cose quid fit, Vide Quando ; Teminu dcfinitur, I.I Copula
proprié non efi terminus . ibid. Icc adacrbiaycóiü&tiones.& fimilia,
1.2 Nomen fübftant uum extrà propofitio- nem dici potcft tetminus . ib d,
Diiditur in mentalem vocalem, & (cri- ptum, [3I T Mcatalis in
obiectiaum,!& formalem, & hic in vltimatü,& non vItimatom, ib.
&n propofitio n:étalis terminos habcat. ibid. Vocals jtem in figmficatinum
j & non fignificatiuum . 1.4 Ilic ruríus vcl cft naturaliter velad pla- citum fgnif:catiuus, SI Hic ctiam
vcl eftcathc gorematicus, vel fyncachegorcmaticus, ve! mixtus. 1.6 Cathegorcmacicus
alter. cóplexus , akcr incomplexus, 1.7 . Ethic altcr finitus, alter infinitus.
ibid, lié altec eft concrets , aitec abitrattus. * 1-8. altcr abiolutus ,
coanotatiuus al- tcr. 1:9. Ouincs abflraéti (unt abíola- lutioné contiàjncc
onncsconaota- — 7 I3 ^ * tiui (unt concreti, bid. Item alter dez nominans;alter
denominatiuus , 1,10 Item vnus cóis, alter fingulars, 1.1 Ille vel ttanfcendens
, vel limiratus, ifte vel determinstus , vel collectiuus, vel vagüs.ibid,
Communis item vel vni- uocus, vel equiuocus, vcl analogus. r, 112. Demum altct prima, alter (ccun dz intentionis. ibid.
« Terminorum quidam funt pertinentes , & quidam impertinentes. 1.36
Terminorum ftatus , ampliatio , diftra- &io,re(iri&:0, & a.
pellatio. 1.45, & Ícq. Termini exclufuui , excepriui , & reduplicatiui,
1.44 Alij tecmini inter difputandi frequena(- fimi explicantur , 1.4 $.K feq.
Totum quatuplex., 1.39 Bi predicamentum definitur,ac e'us fpecies , &
aflc&ioncs affignantur , 1.33 Ferbum defintur. 1, 18. Quofenfüin .
propolitione neceffaria dicatur abíol ui à temporc.ib d, Infinitart poreft in-
trà propofitoncm, 1.49 Veritas, & faltitas (unt prorofitionisaf-
fc&ionemy non autem differentiz e(- fentiales. 1.53 Sunt intrinfecé in
propofitione mentali, extriníccé tolumin vocali , & fcripta. 144 GUN Zn:0
przdicati cum fübiecto in propo. fitione eft copula, 1.57 Vnuerfale quotuplex.,
1413 Sufficientia quinque vniuerfalium, ibid. Genus,fpecies,& differentia
font vniucr- falia effentialta;propr ium; & accidens accidentalia. 117
Pradicari conuettibil:ter de fuis inferio- ribus repugnat rationi vniuerfalis.
1. 13.& 17. Quilibet tcrminus communis , (cà vni- ucríalis duo habet.
fignificata immc- diatum.(:& mediatum. 1.38 Sub termiao: communi
fimpliciter fup» ponente non licet de(cendere ; bené tamen fub termino
fupponente abío- luté . .- jbid. V niuoca quae fint . 1.12. Voces nedum ad
placitum , fed,etiam na- - turaliter tignificare pollunt . & $$ e INDEX
DISP. QVZ55T- ET. ART. IN HOC OPEKE
CONTENTORVM. Quefl. Trobem, a4 Faiserfam Jarift. ' Logicam. 139 CA Rc ss De
varijs Logic nominibus & acceptionibus. ; 140 Art. ». Define Logic . E 147
Art. 5. Deadzquato Logicz obie&o. 151 Art. 4. De effentia Logica.An fit
ícientia. 76$ - : Ait. s. De qualitate
Logice, An fitfcien- tia realis, & fpeculatiua. 171 fut. 6... Deneceffitate)& vtilitate Logicz, ciufq;
partitione . 179 P 1. De modis , fen inftrumentis ciendi. 18; Quzsftio i.
Quid,& quotuplex fit modus , feu ieitameetum Ici endi. ibid. Quzít. z.
Qualiter inftrumenta przfata dire&ioni cognitionis inferuiant. 159 Quzft. 5. Quodnam horum
inflrumento- xum fit perfectius. 192 Quaft. 4. Dedefinitione. 195 Art. 1. An
fit , quid fit definitio, & quo- tuplex . . Art. z. Demodo conftruendi ,
& inucfti gandi definitionem , ü 139 Art, 5. Quznam proprié definiri poffint . z0 «w Quat. 5. De
diuifione. 107 Art. 1. Quid , &
quotuplex fit diuifio , exiíq; leges. 20$ Art. 2. Qd ; & quotuplex fic
diftin&tio . 212 'zft.6. De ordine, & methodo proce-
iinfacultatibustradendis. — 251 Difp.z. De vocibus , &* communibus earum
affetlionibus, 139 Quaft 1. Quid voces figaificent , & quo- modo, .i aures,
vel conceptus , & num -matuial tet,vel ad placitum. ibid, d. 2. Quid immportet vocis fignifica- tio,& quo.nodo
cxcrceacur , 23. Quat. 5. Dc perfcétione, & imperfectio" ne
vocum1a-ftzuificando . 2.247 zit. 4, De nomimbus zquiuocis , vni- Mocisac corum
fignificatis. 252 Art. 1. Exami^atur peculiariter natura zquiuocorim. pt 154
Art.i. Examinatur peculiatiter natura yniuocorum , 256 Quzft. ;. Deanalogis, ac eorum
analogia- o 216 Art. 1. Quid fit analogum, & analogia, & quotuplex.
ibid. Art.2. Numanalogum dicere poffit cone ' ceptum vnum ab analogatis
pracifum , 271 Art. 7. An, & quomodo
analogum mediet iater vníiuocum, & zqniuocum. 276 Quzít. 6. Explicatur
natura denominati- uorum. 28r Art. 1. An denominatiua vniuocé przdi-
centar,& num medient inter vniuoca, & zquiuoca . ; . 284 Art. 2. De
principali fimnificato concreti accidentalis , & radice vnitatis,ac plura-
litatis eius . 28$ Difp. 3. De
ente rationis, C fecundis in- tentionibus . 191 Quat. 1. An detur ens rationis
, & quale effe habeat. 292 Quat. 2. Quid fit formaliter ens rationis y.
& in quoius effentiaconfifta, — 157 Art. 1. Ems rationis formaliternon con-
fiftere 1n extrinfeca denominatione , neq; in aliqua relatione cx ca refultante
1n rebus. 199 Art. 2. Statuitur,& declaratur formalitas entis rarionis. :
30$ Quaft. 3. Num ens rationis habeat caufas fui effe,& quas. — TS Quaft.
4... An folus intelle&us efficiat ens rationis, & quibus actibus. 2316
Art. 1, Refclutio quafiti de potentia en-* tis rationis cffe&rice. — 312
Art. 2. Rcfolutio quafiti de actu, quo fit ensrationis. — 314. Quatt. 5. An
quilibet iatelleQus poffit ens .Tationisefficere, —— 2329 Quat. 6. Anens
rationis habeat. proprias: - aífcdiones, & qua Gnt . 336 uzlt. 7. c 1 Quit.
8. D« ptacipua fpecie entis tatio nis, 3» dicitur fcgunc gap 34 2 Mt Q.iotuples
fic ens rationis. x es p e | NOD £ X : at. 1. Quid fit ;. inteutió,quomodofa
fus &a differat . t. s. Vbi conferuntur 2. intentiones ra primis,& ad
fc inuicem. 3$4 Difp. 7i De vniuer[alibus in communi. 359 fot i. Andetur vainerfale à parte rei: Pos t;
Refolutio quafiti de vniuerlali in
effendo. ibid. Art, 2; Refolutio quzfiti de vniuerali irf pradicando.
368 Las igno confiftat effentia aor 3 " Vniierl Logicuni iini quid
relatiuum effc . rt. 2. Relatio irieffendi vniuerfale était xui; pradícandi eft
paffio . 377 Art. 5. Effe in actu, & aptitudine conftituit c dici de
aptitudine M z afhió ; Cist. 3. Per quémaéctuni intelle&us fiac .vhiuerfale
in adu . 358 »xzft. 4. Quibus naturis poffit applicari intentio vniuerfalis.
Quat. s. Ar vninerfale re&e,ac fuficien- ter in quingi vaiuerfalia
diuidatur ; M , Predicabilia . uéft. 6. Anhec dinifio fit generis in i ties ,
& immediata; bip j. DX vniuer[alibus in podia 414 ad^ 4. fjeticicré: EU
Art. t. og ar definiri poffit ; & - fenfu hic definiatur. Att... An
definitio getieris fit re&té E: Mts. T uoniodo genus gredicetur 5 didiui
uis. 428 ^ M ego varia quefita de gene4 ne eus. i. De fpeci Art.i.An fpecies Pe
tiui didis, &prédici- bilis re&é definiantur, 444 Art. 2. Pet qua
conftitaatur'in effe 2. vni- "ES m vt (ubijcibilis, vel pradicas 448 ML.
an fpecies in vníco indiuiduo , & genus in vnica fpecie cónferuari poiiat ,
453 Art. 4. Qao fenía, & anre&é hic dcfinta- tur indiuiduum à P'orpb.
461 Quat. 4. De Proprio. Quatft. ;. De Differen 46d ET aoododa Dodo addis
diuidat gc- : nüs. . Att. 2. Quomodo differentia fimul Ez geitere conftituat
(peciem ; vbide com- pofitione Metaphyfica. 475 Art. 3. Quomodo dmn diftinguat
fpeciem abalijs; vbi de mutua przcifios negeneris, & d. fferentiz, &
dilerenda« rum fuperioris, & iofexioris.. 483 Art. 4. Quomado differentia
pradicctur depluribus, 49d $ Art. t, Agitur de proprio in rafionc so prij,feu
pro natura reali,& prefertim de diftin&tione ipfius à fubie&to. 456
Art.z. Agitur deproprio inratione vni- uerfalis; $o$ Quaft, s. Be Accidente. $09 Art. 1, AD accidens
potiatur ratione vni- uerfalis;& vttale definiatur à Porph . &
Are&ée ; ibid, rt.2. Quibus naturis conueniat vniner- falitas accidentis
,& refpe&u quorü.s 14: bifp.6. De
Predicamentis in Communi j (A 9 antepredicamentis. $18 zíl.i. Quot fit
praedicamenta, — $£3 qu. 1 Cedo aman firit iri- ter fe difhindta. $22 Quat, j.
Quz rof, Gc duofbodo reponan- tur ia [rc $ &t t. Condi Tonct epdaibilum i
ti - disinA nantuf; Art.z. Conítru&tio przdic. $n cehpini ^E , vel
concretis determinatur '; Aust. 4. De diuifionibüs ,& regulis antes
pradicam. $37 Difp.7. Dt predicamentis ín particu p. iC primo de abfolutis « E
Quz&. s. De Subílantid; Art. 1; De get tn (foo pon d ác cius fpeciebu Aft.
Quofenfu i dioidatuf "m 5s ptimám;& fccuridam,& vtraq. híc defi-
niátur,ac Via alteri comparetür. — 4/3 Art, 3. Declarantur ye 5 Kats uat. i De
quantitaté AP A. Art. i. Án diamia conn difefécà ed (jets huimsprzdicam. s71
idfit quantitás continu , X quà K &EOJEdMXS ^ '&uz fpecescius. $34 Att.
4. -Declarantur proprietátes , & at- tributa quantitatis, . $5 Duzft. ;. De
qualitate. 6o1 "Att, 1. Quid fic qualitas, vt eft füpremum genus huius
przdicamenti. ibid. Art. 2. Explicantur quacuor: comibinatio- ncs,in quas diuiditur qualitas. 60$
Art. 5. An pratata druiíto fit fuficiens, & Weregeneris infpecies. — 6it
Art. 4. Affectiones,& attributa qualitatis " dedarantur. $15 Difp. 8.
Depradicameutis refpeGinis, TEE Quzft..r. Quidfie relacio'realis , & quotu-
plex, vbi difcrimen affignatur inter, prz- dicamentalem, & trantcendetalem.
ibid, Quztt. 2. c VE fit idepritas re» lationyar cfanfcendencaliam cum rebus,
622 ^ Qr a(.s. Aürefatio'predicám fit acci dens extremis eiu s
fuperadditum,& ab d$ rc- - ipfa condiftiactuim. $212 627 Art. 1. Relatio
prasdicam. eft aceidens ab axtremis reipfa condi (tin&tum. 628 A:t.z.
Nomiaaliam fundamenta dirüün- tur « : 636 Quzft 4. xn relatio pradicám.
confticuatá? "per etfi, vel «2, vel per vtr $5645 Quz. 5. To 3
coníüderatur relatio ex " parte fubieé&tr fea fandametiei ;-'
"auo - hi "s fubi Pie relationis Me ef ; feeas rale, & fiaitum ,
ità quód nequea! 'effzidfinitum. MTM. " » Art 2. An. fübiectum relationis
eff: de- RM hoc abfolutü, ita qued nequeat cffe refpe&tiuüm . 6; zt e In dia confideratur relatto & arte
termint, ^ i* "$60 Art. 7. An relatio realis neceffario petac "rpm realem , &a&ts
exillentem , ibid. Art. 2. An vna , & eadem uumero relatio poffit plures
refpicereterminos. ^ 663 Art. 3. Anterminus relationem terminet fib ratione
abfoluta, vel paced 670 Quat. 7. Vbi
confideratur relatio ex parte vtriufq; extremi quo ad corum diftin- &ionem
ib inaicem. 629 Quxít. 8.
Quotuplex fit relatio przdica: & quz nam coaftituat quartum przdi.
camentum. 684 (uut. 9. Qiot nam-fit. fupremum genus quicu prgdicam, & an ab
Arift. it rede definitum . 6*3
Quat. io. Quot,& quz fiut gertera,& fpc cies relationum quarti
przdicam. | 695 Art. 1.
Vnde fumenda fit vnitas, vel diitin &io fpccifica reclationum, . ibid, *
Art.2. Declarantur tres modi relatino- rumab arift. y. Mer. affignati. |/69t
«Art. 3. An przfatitresmodi fufficienter
affignentur,ac velut adzquata , & pro- pria genera quarti przdicam 799
Quat. 17. Dcclarancur affeétiones relati. uorum. 7i Quett, 12. De vleiniis fex
przdicaméntis.. 79... NE. Art.:. Quid formaliter dicant yltima fcx praedicam. —
— ibid. Art.2. De fngulis fex przdicamentis . 713 Difp.9. De pofipradicamentis
».' 742. iot, De oppofieis. s 5! Pid. SEA Keatiuz , & contraria oppofitio ;
declaratur. . 2v 43 Art. 1. Prifatiuz , & coptrádi&oriz Op- pofitio
explicatur . xS HN d 3 apad 2. Dé modis prioris. 74 Arc. 1. Declarario
priorifatis naturz. 7 5$ hit, 2. Quidfit prioritas origiis. 760 Quelios. De
modis fini. ^ — ^ zm Difp. 1o. De eniaiciationé. — — 76i Qu'eftio v. An
eniinciád fit éds reale jvel - rationis . AN A 1 M Queftio: De veritate;&
falfitate: — ibid. Art. r. An veritasfit in conceptu. fottna- ' li,veF
obiéctido 765 Afr.z. An cnunciatio poffit de vera mu-- "rani in falfam;s e
Cóntrà. 36 Art. 3. Quid fortalicer fic Veritas "ronis . 223] C5 $83 Art,
4. An propofitiones defuturo con- tingenti abfoluto fint determinaté vcre,
velfalfe . - .289 Quattio ;. De regulis bone predicationis ad veras
enunciationes cfliciendas. 795 Art. t. An concreta poffint de alijs con- cretis,& de abflrad
sprzdicari. — 7.4 Arr. 2. An abflracta poffiat de concretis , & alijs
ablltractis predicari . $01 ifp.11. De fyllogifmo in communi , E: en Mort , .
807 Ln dat icon S ba Qse- EM ——— o — À —À Á€— ——————— - ; : PN D E X.
.Queltios. Anaffenfus concluf. debcat effe d ftin&us ab a(fenfu
przmiffarum. 812 Quslio y. n premiffe (int caufa
concluf. | &in quo generecauíe . $77 Qugítio 4. An premiffe debeant prius
co- -: gnofci,quàm conclufio. $20 Queftio y. n affcníus premiffarumnecef- *
fitet iutelle&um ad affentum
concluf. ($2 Difp.ix. De$cientits. . . 0 $39 Qoeítio :. Quid it
fcientia. — - ibid. ucítio . Defubie&o fcientie. — 853 » attt. 1. Quid ,
& quotuplex fit fübietum fcientiz . 834 efrt.i. fn de fübie&o debeat
przcogno- Íci qwi« eff (cu exiftentia . 838 Ait. 3. 4n fubicctum debcat habere quid so get 4
841 art. 4. fn fübie&tum debeat continere , primó virtualiter omnes
veritates fcien- , «utc. $47
dirt. f. 4n abiectum debeat effe neceffa- trf num * $ , efit.é. A—
fubiectumrefpiciat o.n nia confiderata in fcientia . $:3 io s. De vnitate
fcientie. 357 Art. «, Vnde fumenda fit vnitas & fpeci- ficatio fcientie .
$9 . att. 2. ^n fcientia fit vna fimplex quaii- «s. , 864 , hic. 5. Quilis fit
vnitas fcientie totalis. . 470 Qusítio 4. De fubalternatione fcientia- rum .
372 afit. c. Explicantur prime dg conditio- nes. j J Art. 2. Tert korr aea pd
r4 (oeftio ;. üifione (cientig in pra&ti- $91 Act 3. Quid fit praxis. 115 4frt. 2.
Quid fit , & vadefumenda ratio pra&dici, X fpeculatiui. 431 «rt. 3.
"fn. practicum , & fpeculatiuum conueniahtícientie,$& quomodo .
—|.4;7 Difp.xg. De Demonflratione, — 904 Queftio r. De effentia, & (peciebus
demon ftrationis . 90 $ Art. r, Quid fit demonfítratio preprer quid & quia.
ibid. frt. 2. Quot fint fpecies demonfítratio- nis , 9o4 Queilioz. De terminis
dcmonftrationis 7 914 4trt.1, De medio demonftrationis ,Preptce wid, ibid. Art.
2. De medio demonftrationis pocif- fime. a6 Art.2 De maiori extremo demonflra-
tio iis. gas Queftio s. De premiifis demon(trations T $2; . : art. 1. Explicaturprimitas , & immedia- tio premiffirum ,
vbi de propofitione ric nota 1D1 J. pe [ 2o. Pid Art. 2, Cetere conditiones
dilucidantur. 631 Queftio ,. Dccirculo, & regrcffa demone ftratiuo. $36
Difp. 14. De fyllogifmo topicoy 2 elen- [4 . 94A uo 1, Quid fic opinio, &
quomodo à cientia differat . s ib Q:eitio s. 4n ícientia , & opinio poffint
eff. fimul de eodem obic&to. 94$ Queflio y. quid fit error , & quomodo
à. ientia, X opinione 91? .)- (^0 (Qd ay Se quN- DOEeX us RERVM NOTABILIVM:;
Prior numerus Diíputationem fignificat , a!ter veró margina- kem numerum ,
przterquam ín quaft. Prohoem. vbi citatur tantüm marginalis . à A [^
Büra&io multiplex 10.59. in Livni € accidentib. abf[olutis fft du UT lex
abfirattio im relatis triplex ibid. &9 €o«terminus.vltimatà abe flratius
quid fit ibid: accidentalta media abflraGiione abflratia concere nunt [i
generica [untypropria indiuidua,C7 Jpecies ; at [ubflantialia fo- làm propria
[rg ria 10.61. quomodo abfiratta pradicentur , € fubijciantur in propofition:b.
reJpeGiu comcretorum 10.64. 7 feq. quomodo abftratia de feinuie "eem
10.73. 7 feq. Recidcnil V HOM € proprià vniuerfale nonrefpetiu fuorum
inferiorum , fed : fabietiorum $ 191. € vt tale definitur d "Porph.
$.198.eius definitio explicatur g« 199.accidens duplex pradicabile,C7
preadicamentale, &* eorum di(crimen $301. non tantum accidens»[ed etiam
fubflatia fundat rationé quintt vniner[alis 4.1048 wo tantum accidés
[pecificumyfed t genericii [pelat ad quinti pradicabile.$. 107« A&Gio
predicamentum definitur 8. 198.qu0 Jen[u diuidatur 1n immanentem, C
tran]euntemyvt imneinus fpecies 8.399. mon cfl produtiima terminiyfed
tran[mutati- ua [ubiet i 8.198.non folüm fucce[fiuayfed etiam infl antanea
[peiat ad boc prae dicam.8.1200. non folum accidentalis , fed etiam fubflantialis
8. 101. A&us intelletius var 4.60. — 4A&quiuoca definiuntur 2.3
1.quo0modo plura atu [ignificent 2.3 $.4quiuocum po- tins dici debet vnum
nomenyquam multiplex 2.36. &quiuocatio e$] in voce ,non in €onceptu 2.37.
quot [pecies &quiuocorum 1. 3 8. ' Analogia quia fit 1.46. quotuplex
2.47.quid analogia attributionis 2.49.qmotue plex a. 51.90id analogia
proportionalitatis 2.5 6.quotuple x 2.$7. quid analogia ime - «qualitatis 2,
61. in&qualitas participandi communem rationem analogiam indu- €it 1.62.
tranfcendentia fe fola mon inducit 2.64. Analoga quenam dicant conceptum vni ab
analogatís Indeed e oe non21.68. € feq. formaliter mediant intey vniwoca,C
4quiuoca, nenmaterialiter 2. 78. Angelus eft in pradicamento fubflantie 7.11 ld
Apurudo »ide T; ye * j : , Argumentatioan differat. d difemr(u 1 1.3.C7 7.im
qualibet argumétatione triayintecedens,confequems o nota (den H.$. urea
"feiemdi eve tie Pleni fpecialuer deJeruwens 1.17.6fl caterispe:
fetliusibid. Fide Difcure jus, 5yllogijmus . , ' Arsyquid fit qua fl probem.38-non
folii dicitur de babitu fatlinosfed etia atTiug jb.42.ars mgcanica refpicit
opus externuylibevalis potefl im. interno (aluarb ibid. -- Alfen(as com
lufionis diuer[us efl ab ajJenfn prami(Jar&i q1.11.mon atiingit fore maler
ajjen[um pramiJarum v1.12. efi tamen dependens ab ille ibid. quomodg
"affenjus praaijJarum nece[ftet ad ijr conclufionis 31.313... 5. é ' 4 : ^
x ^ * hs LAG. 1 Oniras, D" malitiaaliter conwenium alibus voluntatisyqnam
veritas, &* fala. juasaihibusiméelle us o4. o0 "1 fv tuositra cfle
" b4 Cao ce 1 ND E X. Áufa quadrvplex materialis formalissefficiens,
finalis 13.12. omnia cau« arum genera apta [unt ad demoflrattoné propter quid
caficienda. 13.13.can fat ciens duplex 13.17.in quo genere caufs prenti Je fimt
caufe eo: lufionis, 11.19 irculus quid fit 13.66.qwonrodo differat dregreffu
13.67. quopo[Jit aduti cir» culus tam in diucr[o quam in eodem genere cau[a
13.68. & Jeq. vide Syllogifmus, Coguitio intellettiua la caet p II. C 13:
qui Mlfremi A dirita tur 1.1 $.quid fit certitudo cognitionis 12.3.quid
euidétia 12:4 Quid. veritas 10.27, quid falfitas vo.40.quid cognitio quem
jpeculatima 12-115. ide Scientia. Compofitio Metapbyfica no eff rationis tantus
Jed ex natura rei $ 136.repsgnat Deo $.127.du& cüditiones ad ea requiratur
5.130.fit ex genere, t differétia 5.126 f Conceptus duplex formalis, C7
obicé£tiuus 10.6. veritas propri? eft-4nconeeptu ormali 10.7. à ^. onclotio
quomodo fit de. eJentia fyllogifmi 11.6. dependet à pramuffis v 19. -quo patía
cogno fcatur prius, vel fimul cum eis 11.2.5. non eft &qualis certitudinis
we emidehti& cum illis 13. $9-vide Syllogifmus, Dijcurjuss1 ramifi&. ,
- «Concretüm ín propofiriouc quid fignheet ».94-quid abfvlutà [umptum 1. 9$.
ac« £identale [umit ynitatems€? pluraliratem à Jubietioynon à forma 2.97. (ub/L
antia- de veró wnitatem a forma,non à fabiecoypluralitatem ab vtroqs1.99.ratio
difcri- winis affignatur 2.102. definiri potefi per Jubie&ium , ac etiam
per proprium genuss € differentiam 5. 14.0u0modo concretum pr&dicetur ,
fubiciatur in propofitie- me rejpe&u abflratki 10.64-€7 feq — Connoratiuam
dijfert a relatuo 8-53«onnotatiua a febolis ablegari non debent; 8.54. nec
tamen eis abuzi ibid. Contrárictas;? Contradictio ; 7 ide Opeofiion D ell
infirimentii prima operationi [pecialiter applicatum 1.16. in vone inftruméti
eft imperfeélior argumentatiene jim ratione « ognitionis perfetiior. 1.151
18.nocificat [abflanrid vei 1 ,30«ad logici pertinetsvt infirumenta [ ciédi. 1
23-quid fityC" quotnple 1:2 j.C7 Jeq.qio confituatutyet nuc [ltgetur
1.33.0105 £Óm ditiones 1.36.definitto , dc fimitum qWo diflinfuatur 1:38. modus
inue stigadi de- finitioné 1.40. codetitosrcs definíti 1.41«6t feq. de, ens
alia adequataset cüpleta alia $nadequat 47 mmcopicta 13.38. definitio ah rs on
de definito. 13.41.€t fe; - Demonttratio ac x proptcr quid, Q7 quia 133 «4
demonflratio im. copmuni ad yitumq; tfl jubietium in lib. ofl vg. 1 prima
dupliciter definitur 13.5. 47. 5. quid diibnfiratio quiagC? quotuplex 13.6.
quomodo canjct [cichiaam 13.4. Deuejlra- aiout& de [nnt |pccies jabalterng.
próterquidy C7 quias €7. »traq; diuiditur in 4- lias |peeies | 3. 11:qnid
demonfiratio pot 14.17» medii demonflratiouisquia, efl vcl caufa remotas vel
effectus vel aliquod cocum itans nece|Jar.o conuea «ure mjlvata
13-23.demoniiratroni s pco pret quid efl cauja proxima , adaequata, G7
immediata 1 4.124407 boc quidem in quocumgs geuere tau[& 13» 23. medium 1n
de- vatione potffima cfl defnitio-cau [alis paffiuus 13-39-44 ttiam cfl.
definitto fobicBli 1$.30«7 [ub vtvaq; ratione t; medii «f. v1 cauja pa[iont €
vt dcfinitto ith ibidsacvidens coe ncquit efte matus cxiremh dew, osivationi
pouffim & 13. 35.definitio an po[fit dc dt fiuito dcmrfi reri, J. fais
CXUrcto li ch ofi rationis propter qiia. 13:4 eft neceffe d éc ner ffr. bcbeneá
ve foluere vjq5 ed principia Bhiner|Aiiffima 13.$4.dc «9 dicic bus pramai(Jari
dem ovjiv. 13-48. vide Tramaf e, Dcnomnatio alia in r imjecay alia extrinfeca
à. 90» CXtrinjesa quomodo fit rea- Mis 3.17 20 fenfu dicatur. enviatienis $20.
0n datur denominatio nona rcalis fine Slaistiossnawirbaó 9.204. gu cog
«D.aomiaatiuagropeià (portant concreta accidentalia 1.86. definiuntur C €0- h
run ! RERVM.NOTABILIVM. "vurh definitio explicatur 2.87.C7 88 dua corum;
conditiones a.89. funt: pradicata niuoca, fed non yniuocé pradicaniur. 1.91.
quo fenjumedient anter vniuoca Q7 IMoCa 3. 91. Delctiptio, Pide Definitio. :
Determinatio alia contrarietatis » feu fpecificationis alia contradi&h
ionis, fen "exercity, idem de indeterminatione oppofita dicendum 11.30...
1 Y) Deus non eff im pi edicamento diretié 7.7. nec redutliuà 7.17. non efl
setaploy- | dice compofitus $127. mon fandat relationem realem
pr&dicamentalem ad creatu- fas R62. nec etim iranfcendentalem 8. 6$. an.
poffit efficere ens vatiomis 3.74- Differentia diwidjti in comtnunemspropriamyc?
mag:s propriam $.111.€fl ad&- quata diui[io 5 113. non intentionisyfed vei
$.114-efl vuioci in fva »niuocata 5. 316.€7 potcfi dici aliquo modo generis in
[pecics.$.117«quatuor af rentie munera ibid. diuidit genus (am in flaturealis
exilientiu, q«aobieGiua y licet diwerfimode as fed. con flituit [peciemex
naturarei per modii partis alualis. $1 16.dif- jerenrie quomodo dicatur fumi à
formayC" genus à materia $.136. femper efl per- fetlior genere $.1 38.
difliuguit e[Jentialiter [pecies abinuicem $140.50 Inclndit in fuo concepiu
genus nec à cütrà $. 342. nec inferior iucludic [uperiorem formaliter
dbid.€" 143. non de finuur à Torpb. inca comunitates qua eji tertium
vniucr[ale $. 154-definitur a nobis 4.157. quo [sam im mn quid pradicari
dicatkr $. 158. mon eou[lituitwy inraticne vniuer[alis per crdinem ad [peciem
fed ad infc riora fpeciei. f 161.infimayC [ube lterna non differunt in ratione
vniuev (alis q.165.differemia - dauifiua vnius gcuevis nequit effe diui(iua
alterius » [ed quelibet determinaium fibi genus vendicat 6.43.nec vuaxT cadem
efi conflitetiua diuer[arum fpecierum fed vnius tantuni 6.46. $ Dirigibiltas
quotnodo cognitioni conuenit 1.14. Fide isflrumentum [ciendi. Difcuc(us
definitur 1 1.2.tres conditiones eius Vi.3.an differat a. fylloifmo: 114. — 9 -
proprie cft afrenfus conciufionis vt vb c(fenjw princ piorum cawjaius 11: 4«
qhié «ius nullo modo attingit primciptasfcd folam c«nclxfioxem 13. t1. C Ditlin£tio quid (it 1. $9.
alia vationis,alia ex naturaret 1.6a.bc duplex vealits € formalis 1.63.
difiiniio realis quid Q& eis (gna 1.64. Q7 feq. qvotuplex 1 67. Diflintiio
formalis.quid €& quotrpiex 1.71.qtc1 modis |umictur identitas, €? di- 5
inti io forwalis 1.86-2pud Scotum bae diftin&iio efl a&ualis , mon
virtualistan- timyakt fundoticnialms 1.81. catuy tm:en etiam wirtuclis di(linti
to spud $coti 1. É Li$lintito modalis e xirinjeca
reducitur ad rcalé,modalis intvin(cca ad formu- 1.86. Diflintlio rationis
quias(? qroiwplex 1.87 Distin£tto vonis ratiocinate no ied on jela extrinfeca
counotata 1.88.€9 idcó coimcidit cum diflintl ione ex natura rel virtuali
ibid.quoana (it fundameniti difiiméitonis rationts ratiocinat& 1.89. Dj.
fiii Ewnkm fcgtesm geuera a Fovmaliflis offignata veáncuntur ad pauciora 1.9
$.dt- fih 10 rationis rai qeinate sy el virtralis ad quid deferutat apud Scotum
«1.93. 7 I wifio (t [kn eium friendi fecunde operaticri fpecialiter applicatum
v2 x€. (fe cgeris imporfctdus 1.17-quid fit 1.$0«q&0tiplex 1.$2.6ius leges
1, $4« quo fenju tradi po[jit per membra priwatiut, aut. comtradiéiorid
oppofita 1. $6« quomodo Wuuet ad defmi.ticuem indagandam t. $8. Y Dubitatio,
74e 9pimio « E TUM Ns tatiosus an pojjit ac finiri 1-43.triplex eius aeceptio
3.1. im acceptione pra- E pria datursQ9 pendet im [wo effe pro Jus «b vntelletiu.
35 men confiflit inexirin- 'feca de nomimativne 3:3$« neque in aliqna relatione
x ipfa refultante 3: 21« aliud materi sleyaltud forma € 3.10.n€c c(t ncc e(se
potefl exu a imiclletium: 5. a4« adbuc tamen difl nguitur a puro uibilo 3«2 «c
oftttnit iy pev quia po[i tibt Vations 3« 27» odo medier mer ent,gg puri niu
3:7.n0 jnfficitsquou [4 re go se yj ed rq uiritur quoa ibifit ad ifi ay vcri
ent3 3 18«.m quo conf ftat e Ms P f r 1 I N'D/E X31 "das 3.50. babet ev
fui efse in Lege. ge caufa eo modo, quo eff ens 4. 9» 'Saufa eius materialis in
qua non ejl intelleiius y fed res wt cognita 3.42. Ens rationis materiale ab
omni potentia-vitali fieri pote[l $48. formale non nifi ab intelle&uy zr
voluntate 3-49.quo alin fiat 3.60.7 63. intelleClus diuinus cogno vfeit entia
ronis nobis facla tamen ex illius cognitione ea non efficit 3.71.an ab- ola?
illa efficere po[fityvel non e apris vtrumq; probabile, 3.74. ens rationis
babet vy affettionts 3.91.qMomodo ei competat intelligibili as 3. 9$. non reti
à di- "miditur in relationem negationem , & priuationem 3299.diuidi
debet [ici ens rea leyad modum cuius concipitur 5. 102.diuiditur in fundatum y
«7. non fundatum $« *303.quod proprie fit fusdamentum entis rationis 3.104. Ens
reale tran[cendenter captum efl vyniuocum analogum 249-7 feq. non inclu «ditur
quidditatiue m differenijs,[ui|que modis comtrabentibus 2.64. non ejt genus,
" quaré $.36.C7 7.8. enstamcn finitum esl. genus. 2. : - aad accidens
multipliciter jumitur 12. 28. quo de ipfo detur fcientia ibid, E imema, J/ide
.4rgum entatio *- Enunciatio quid fit 7 quotuplex 10.2.métalis efl fubieti im
lib. Periber. 10-1. "enuntiatio
nece[Jaria nequit ficri falfa, impo[Rbilis nequit efie verajvo-1o. enunc,
€otingés de prajenti certa téporispartem con(ignificans non potest mutari in
falsá *30.11.contingens dc pr&fenii aut de praterito ab initio poterit efje
vera, vel falfa - «t contingens de prjenii indetcyminatam temporis partem
fignificans poteft [uc« »«e[fiue ficri vera vel falfa 10.12. contingens de
futuro multiplex 10. 49. duplex | determinatioyC7 indeterminatio propofitionis
deine[Je, € de po[fibili v0.5 1. enune kéijatione de futuro contingenti
abfoiuto babent determipatam veritatem vel fai[i- gatem 10.53. V ide
Propo[itio, Veritas, Falfitas. Error quid fit 14.23. difcrimen eius a fcientia
, C opinione 14.15. «CC Exemplum, 7 ide JArgumentatio. F UELAl£uo^ c ogfentando
datur inpropo[itionibus 10.39. primario e in concte ptuform. .4c7 jecundarió in
obielino ibid. formaliter dicit velattonem veas dem difconuemienti&
10.40-quo fenfu. [u|cipiat magis
C7 minus 10. 46. quid fit de aerminata falfitas im propofit ionibus de futuro
10. $0. " Fides quid fit quotuplex 14.9. dijcrimen inter fidem, C
opinionem ibid. Kigura fyllogiflica mnn quotuplex. Fide $yllogifmus , € Ind.
Infl Log. Fotmaiitasyvel realttas quid fits»t a Ke dislingnitur 1.63.formalis
diflíGiwo quid fit 1.72.4980 inter diflintlioné realemy€7 rónis mediatà dicatur
ib. vide Difl indito, :- Fundamentum eatis rationis;vel relationisyvide
Ensvationis,Relatio» Futurum contingens num babeat determinatam veritatem
10.49. €f feq. e potcfl propri? dcfiniri 5-3.qu0
fenfu definiatur d "Porph. $.6.quéna eius de finitio,C quoexplicada $.
Y6.quomodo;genws diflinguatura Jpecie inratione. vuiuerfalis $.19.de .udiuiduis
completis mediaté pradicatur , de incopletis imme- aliat) 5.51.de iilis per
modi generis de ifiis per modi Jpeciei. $.39.quocna fit corrte datiuuwi
generis, vt eius [ubucibile $.44-quo verd pradicetur in reél o de inferiori-
dus cfló. dicat partem efientia $. o.poteflate coutinct. fpecies, C
differentias ,nom aliu 5:54. licet diuev[imod? $.56.efl (pecies infima
vuiuer[alis $.$8. jwpremum Cr fabaliernum [pecie uo differunt imratione
yuineijalis $.60. quomodo ad eius vni- uer [alitateu Logicam pluresrequivantur.
|pecies $.96. quomodo ad Merapby[icavs $- 91-genus quomodo dicatur jemi à
mattria $. 136- t. GeueradiuerJorum pradicam. nullam babeni oem differentia
conftitwtind, aut diuifi uan 9n€45€0€5 |pecit s 6.43-| ubordimata c6e5 babent
omnes diffevétias [upcvio" yum geucram conflitutiuas.6.42. H H*?
biwusyquod eff »Itimum pradiccmenti communis explicatio ridicula 8.122.
«liasnagis cougru1,0ued cousbiiuatur pev wniontm forma ad fubie&ium 8 | E
332. RERVM NOTABILIV
M, 2.[iu fit vnio accidentalis fiuà. fubit antialis 8. 214. , Dentitas realis
quid fit 1 .66.eius adequat [ignum tbid.identiras formalis quot modis (umaiur
1.86.quo Jenn comcidat cum tdentitate efjenttala ibid... 'Indiuiduuu, vt fic, proprié nequit definiri 1.48.
quomodo differat à fuppofito, cr perfona $. 97.q40t modis [umatur ibid. quo
patto à Dorph.definiatur $.98.0105 defi- mitiones expiicantur $. 106. nedum
identicé yfed etiam formaliter, € direGià prae dicar: potefi s. 109. Inhzrentia
propri? conuenit accidenti predicamentali non predicabili q.105. ^
'Inítcumemum,fesi modas fciendi quid [ity quotuplex 1.1. quodmam jpeciali« ter
jpeciaies dirigat operationes 1.16.metbodus noneft inflrumcntum d ceteris cá«
diflinfium ibid. quodnam [it perfettius 1. 17. -— [ntclle&tus agens € pofJibilis 4.$9. varus
cius atus 6o. Intentio quid fit 3. 111. efl dupiex formalis, Cr obictitwa, Cr
vtraq; prima, vel fecunda ibid.quid jecunda intentio 3.112. minus patet ente
rationisyvelut ctia fpes. €i65
3.114. (9 etiam relatione rationis 3.1 (5. inquo fenfu fit formater ipfa come.
paratio p.[Jina $.120. Q«omodo prima, €? fecunda intentto defintantur, € diffe-
pznb $. 12. . QUO a8
fiant. jecunda mmtentioncs 3.122. an folus intelletius efficiat fecundas
intentiones 3. 113.exercità pradicantur de primis accidentaluer figni: etiam
e[Jentialiter 4, 116. 7 yag.vna fundart potel [uper aliamy Qr tunc vua. fu-
mitur, vt quicyalía pt modus 3. 12g. L Inea efi (pecies quautatis cotinua
7.69.et cfl fpecies infimaynà [ubalterna.7.8e L Liceius fignificant res
ipjassnom voces 2.3.qu0 feníu dicantur fignificare voces $bid. quom do
(ubordinentur vocibus 1.4. figskeenad placitum 4. s. | Joxus uon «fl jpecies
quantitatisvel " tim non difiintla à [uper fi cic 7. 70. Logica membrum
Philofophi quaft. Mrenes multiplex eius nomen, 7 ac. epiio ioib. 1. alia
naturalisyauta artifictalis ibid. 3. 69 bac alia docens, alia vtems dbid.4-
vtens efi babitus diuer[us d aocente ibie.. quelibet pars Lügice diuiditur in
docentem, 7 vtentem ibid. 1v. topica pecuitari modo dicitur vtens ibid. 111 fi-
mis Logic in [esr ab ;Arifl.tradita ibid.i$. tam internus , quam externus y
itemm. formalis & obieliuus ibid. 17. Obieium Logice Atrifl. e(l
[yllogifmus ibid. 24. Logi.e in je eft inflrumentum. |ciendi incommnni ibid.3
1. non vt dire&iiuum » fed. srisbe vim dirigendi bid. 34. poc C Logica docens
«fl [cieutia 1bid.40o. nen tamen ars ibid.q1-vtens e$t arsynon fcié-. - gia
ibid.tamen pajfiuà fumpta dicipotefl [cientiaibid.45. docens ex naumarei eft:
fcientia realis prout ab J4rifl contexta ronalis ibid.48.cur fic ea influucrit
tb.$ à, ; ^ Logica eft (ciétia [peculat ina tbid. g6.cfl Jeientia cou ibid. $9.
no efl fimpliciterue- ce Saria ad acquirédas alias [cientias ibid.61. efl
facultas f/mpliciter organica ibus 36.c[l diretiiua operationum idealiter ibid.
partitio Logice ibid.G.. Q9 feq. — Longitudo, Pide Quantitas. M t GO AY Ateria
propofitiouis [unt termini, C propofitiones [unt materia [yllogifmi, 10. 1. Z
ide Ind. Infl. : x Metaphyüici gradus predicamentales diflinguuntur abinuicem
ex natura vei formater , tranjcendentales veró tantm virtualiter 1.93 «
Methodus accipitur dupliciter y fub vtraqy ratione ad Logicam fpettat 1.96. de
ratione ipfius dh quod priusad cognitionem pofierioris dirigatur ibid. nian di
án(irumentum ab alij5 diflinGium 1.16. cíi duplex compofitina C7 rejolutius
y.100 ^ vtraq; pofsumus vti im facultatibus tradendis 1.101. me ibodus feruanda
in cime tijs tradendis 1,103. intexendis quaflionibus 1. 10$, Y-$5t Eo Modi
rerum alij intrinfeci ,aly extrinfect 1.80, | (&-1 Sere Motus nom efl vera
[pecies quantitatis contiua 7.7 1« quo fenfu motus non de« tur ad relationem
pradicamenialem 8. 3$«— FAERSPCM OCT MEE A. - -* h 1 , " jl » cd I N D E
X. Mult itado, Vide Nvmierss. N | Vara co mm«ai5 vide vaiarcfale ia eff doy
duplex mature communitas , fed imdifferentia pafiziut, Qr nezatina 4.20. :
" : "INece(fi:as duplex zafolut2, 7 ex, japp- i tiones vel
fimpliciter s [ed conjequen- tis, G7 fecundum quid , fea cau(?quencia 10.56.
-Negatio, G* prinativ moa fuat entia rationis 3-99» | Nuaerus alter qu
amtitatiauss aber tran[cendeas 7.5 3. neuter efl eus per. fe vni. 7-54. ideó
quantitati anc mon c(l vera fpectes quamusaus 7.46. join pro mate vialt ejl
aliquid reale $.$ 4. [pe Eat ad predicameniwn quantas ,quia
fii ex diui- flne cou: inus ibid. ride Qsanticas. Oo (2 2 fcientig eil cicca
qao4 fetentia verfatur 3-1 1.diuid tue in comple. . xum," incomplex um
ibid.iacomplexum vel fwn:tur improprid pró oui ni &osquod'in fcientia
con'deratue,vel propri, quod ef. fuus fient a, 13. boc ell duplex tot ale
adequatum, fei attributionis , CF parttale ibid. virumque diuiditun
áinmateriale, & formale 11.14. ] - Exiftentia [ubietli tam partialisyquam
tot ilis faltim pro (latu iflo potefl à pofl e- rjorisnon d prioriin [cientia
probar iyi bec [umiur pro toto proce(ju cogno/cenduns ith e facultate 11.20. de
obictlo rationalis fcientie pre[uppoauur exiflentia obiettiuzy:t de obietto
[cientie realis, apticudinalis, acbaalis veró aliquando pra- requiritur ex
parte noflri intell: Gas v2.24. quomodo obiecium debeat babere qui d vel
12.36." feq.obietIum [pecificum virtualiter continet pajones,generici veró
potentialiter 12.38.q8am nece[fit atem babere debeat 13.46 quomodo omnia con(i-
derata in fcientia dicant ordinem ad (ubieGkum 12.49.conditiones ooictli
fcienti enumerantur y 1.54.0bieCfum completum, adequatum enm fcientiam n9 eft
materiale tantum,;vel formale olim, fed ex vtroq; contt tutum. 12. 18.
"bic&um adequatum Logic, vide Logica , ' Opcracio. intellettus, vide
Cognitio . Opinio quid (it ür quotuplex 14.2-per quid [cientia differat, C
fu[picione y^ : La orte Yield pertineat ad opinionem 14 | .n*quit flare cum
attu fcientia de eodem obietEo x 4.1 pre fenju de potentia Dei abfoluta po[fiat
flare fimul. 4.18. . quid dicendumyvi habitus imporiant 14. a3. E Oppofita nd
fint, eorum [pecies 9-4. qu fint oppofita elatiuà g.$. que con-- trarié
ib.qual;s (it diflatia contrariorü 9.7. qualis repugnátia 9.8.quo vnu cótrariii
wonnifi vni contrarietur 9.9,quimam effecius formalis contrariorit 9. Voforma
ceu-. traria opponitur & in gradibus remiffis ib. alia funt mediata, alia
ymmediata 9. 1 Oppo[ita priuatiuà qu& [int.9.1 2.eorum conditiones ibid.
quomodo à priuatione adbibium detur regrefju 9.33... . Oppofita contradiiiorià
Latio Tp m cat inc omplexa ibid. inter. [.» abfolutà fumpta numquam datur
medium, benà tamen inter incomplcx a cum, yaeategoremate jwmpta 9. v. minquam
ver) medium per participatioaem 9.16, quomodo bc oppo[iio (it omnium maxima
9.21.ad faluandam contradidlionem 4 . parte vei non. [ufficit diflinlio
viriudlis, aut vationis vatiocimata 9. 23. 5 O:do dodrina quinam (it 1.97.
jnterdi coincidit cit ordine natura iwid.diuidityr - in comp [itiuumy, GT
rejolutiuum 1.100. P A(io pro ietate vide Proprium: paff »redicamentum
definitur , ac eius - "jpectes $. 202.7ur diftinium confltuat pradicam, ab
adio ne 8.205 Praxis » y cord eret Pb n it acbionzin auure intel edualisqug
aliquo patio est dirigibili 4 volwttate lependeas «2. 100:/lu8 fit elicitay
fiub impe-. rata Lm ^d iiit etiam intelle ctiua va.101.requicitur quoque quod
Md principio tutrinjéco eog dy cedex wi cozmitionis rezulan:is L2. 103. i£e m
quo d ribera Vs. 10 4446 polumatis elicitus ce pvimarió praxis , imperaius.
vero je». - CHA- La "A "wo y^ IxNiDGE!X; Fündarià 12: 105. definitur
d Scoto t 2. 106. Pra&ica cognitio , Vide Scientia. : Przdicabile, ide Pniuer[ale
; Przdicamentum quid fit 6.1.5 3. efl fubief um in lib.predicam.ibid. predica:
snenta pofsun£ conititui m vnum 6«2.dcbent ponirealiter diflintla 6.12.có-
gruitas denarij numeri illorum 6.7.quanam direi in prédicam.reponantur,ac eo-
vum conditiones 6.19. in pradicamento fub(lantie dij poni debent in concreto y
in alijs $e etiam in ab[lratfo 6 19. vltima fex prádicamenta nom dicunt folas
de. nominationes extrinfecas , aut modos meré ab[olntos 8. 192. fed puros
re[peGius extrinfecus aduenientes 8. 195: i Przdicari i7 pu € inqualeg.313. — —
.. Pradicatio alia exercitasalia fignata 5.8. € 3. 11$.alia formalis, alia
identica $.107.Ó* 10.62.vtraqi diuiditur ibid. prsdicatio inter abflratla, €
concreta quo patto fieri debeat 10. 64; [CAN n ,'Prami(fz demonfl rationis quales
effe debeant 13. 48. coenofcimtur diuev[o attu à conclufione 11.11. funt uvis
effettua partiales conclufionis 11. 19. cogno fci de- bent fimul tempore ci
conclufiones litet prius natura 31.25. prami[sà ncce[sarig fit apprebenfa
nece[fitant intelletium ex |ui natura covfideratum ad a(ien[um con- clufionis
nece[fitate contrarietatisy Cr contradickionis 11.32; idem dicendum de in«
telletiu;vt [ubest voluntatis imperio ibid: at etiam de prem:ffis frobabilibus
, vt tullavatió falfi in contrarium appareat 31.34«.—— Tremifi&
demonflrationis potif/mé debent effe formaliter immediate,no vir- tüaliter
[olim fed demofirationis propter quid virigieft probabile 13.53.pramifig
demon[lrationts quo fenfu dicantur immediata s priores notiore?
ceruores C7 perfettióres 13.47: &^ fed: — Prafentia localis, vide
Vbi. ^ TM ) Prius, & Poftcrius quid fint 9.27. varij eorum modi ibid. quid
y &* quotuplex [it püioritas nature 9.19. eft prioritas d parte vei 5j non
tantüm rationis 9. 33. pev infl antia natura non [aluatur contradiBtio 9.3 $
uid fit prioritas originis 9:37 pro- prid, c formaliter e$t prioritas d qnoynon
in quo 9.39. ] Propofitio,Z/ide Enunctat io jpropofitio per fe mota definitur
13.49-potefl coflaré éx terminis nom tentum diflintie , [edetiam confusà veprefentantibus
ibid. nulla vopofitto contingens proprié efl per fe nota 13. $1; vari&
diuifiones propofitionis per Jenot& Tbom:flarum éxaminantur 13.61. : .
Proprium qnadrüpliciter fwmitur $17 1.confiderari potefl inrationie proprii,
&. in ratione V niuev[alis s .167.definitut ia vatione propriis $:
169.definitio competit taiitum proprio quarti modi $.172. eiusyvt fic [unt tre$
conditiones $.1694nterdums canfiflit in aGiu C" non in spiitudine tantum
5: 174. tanta efl eius neceflaria cona nexto eum [ubietfoyvt boc fine illo nec
ejfeyiec intelligi polit $. 17 4. in quo: genere €an[& caujetur 4 fubietto
5.179. non diflinguitur neo 4 [ubielfo 4 fed tPhtumt aliter 4.180. C7
181.defimrur ip ratione vniuev[alis $184.20 diflinguitur ab actidente per
conuertibiliter pradicari $A8$.folum propriui quarto modo efl quar« tum
viuer[ale $.188.non efl vniuer[ale re[peGtu generis , « fpecicis fed inferios
rum vtriu[que $.184; "3 "wValitas tripiiciter fumi potefl
2.1o3.proprià Jumpta quid fit, er ie dés - Q niri debeat 7: Yo Jpecies, &
modi qualitatis expiicautur 7.10 eqpr&- Vilio qualitatis di fficiens 7.117.
non eft proprià geucrisam fpecies 7. 1304 — qualitatis áfeiliones affigmanitur
7-114. ARS "Quando p..édicamentum importat jolam Mes emer extrinfecam à
tem- - pàrc extrinjeco defumptam 8.218. quibus rebustonumiat 8. 1330« OUEST
Quanias cfl accidens à [ubl aatia veadutee disbinclum 2. 44. diuiditur inconti-
— IN D'E X. Amam,e di cretam 7.45.difcretanonefi vera [pecies buius
predicam£ti, quia ned ens per [e vnum $.46.benétamen continua 5.45 explicatur
e[fentia quanti «tis C» tinus 7.68.eiu[dem [pecies recenjentur 7.69.qu&
proprie (unt tres lineas[uperficie ss € corpusyqu& funt )pecies infima
7.80. (pecies quantitatis dijcrete funt. dua, nue merussQ oratio 7.8 1.numeris
quidem predicamentalisynon tranjcenden alis ibide non folum rerum
permanentiumy[ed etiam Juccefiearum 7.85. € efl fpecies [ub- alterna 7 .84-quo
fenfu oratio ji& [pecies quantitatis difcreta 7. 86. non efl. fpecies per
je dift insta dnumero 7.88. affectiones quantitatis a[Jignaniur 7. 90. C7 feq.
qua diuifibilitas fit eius paffio 7.92.quantitas infintta fi daretur, fpetfares
ad boc pr&di- €41.7. 95. Wiopenctrabilitas princeps quantitatis pa[Jio
7.100. Ealias, i7 Res quomodo differant 1.63. quid proprie (iguificent ibid. R Kegcelfus,
P ide Syllogi]m us. helatio quid fit 8. 1.confifitt iu aGIuali referentia 8.14 s. duplex efl
realisct rac àionis 8. s.relationis vealis tres [unt conditiones 8. ibid.
diuiditur in. pr&dicamene galemyc tranjcendentalem 8,2,» erum difcrimen
inter eas8. 6, predicamentalis accidit vebusQ? ab cis realiter diflinguitur
ibid tranjcendens idemficatur cum re- bus realiter 8.10.diflinguitur tamen
formaliter 8.13. pr&dicamentalis non cfl [ola extremorii concomitantiayvel
combinatio 8 A9.uec aliquid [mperadditii fundam& to fola ratione diflintlum
8.24-[cd verum accidensreipja ab eo diflinélu 8. 19.pro- duciturà folo fundamentopo[uo tamen termino
8.4 5.eji accidens diufibile in ma aerialibus 8 .44-n0n potefi e[Je fine
extremisymequeexirema fme illa 8.46.e[fentias- liter con[lituitur per adj in 8.
1.qu0 fenfu exirema fint , C^ non fint de cfsentia velationis 8 $7-n0n jolum
atiualis,fed etiam aptitudimalss cfi vealis 8. 8o. Quid [ubietPumsquid
fumdamentum , € quid ratio. fundandi im relatione 8.58- fnbieGium eius efl ens
realesC7 finitum $.60.non folum in accidente , fed etiam in. fubflantia
immediate fundatur 8.67. vna fundari potefl [uper aliam 8.69. nonsa- swendatur
proce[ins in infinitum 8.76. ratio fundandi uon [emper opus cj , wt [it in
extremisqiurificata 8.122.fundamienta relationym primi modi 8.15 4.|ecudi mo«
di $.160«tertij modi 8. 165. Terminus relationis pradicam- debet efse vealisci
a&bu exiflens, $. 81. quod de San [cendenti non cfl necefie $.8o-nec etiam
de pradicam-«mipcrfeiba 8.S4.nou pot eadcti plures efpicere terminosyfed
numacricó multiplicatur ad eorum multitudi- scm 8,38.terminat quamlibet
relationem fub rane ab[olutaynon reJpecl iua 8.101. Retatio realispetit extrema
realiter diftintla $.319.diditur in sntrinjecus, garrin fecus aduenienicwsprima
con[linit quartum pr&dicam. [ecunda verà alia |ofex vltima8.128.qua dinifio
fumitur etiam ex fundamentis proximis 8.129. Q9 comprebendit jolas
predicam.8.130.diftinitio f[pecificarelations vndé [umature $.147-qu«d«m
eelationes [nJcipinui magis, minus fecundu Je formaliter 8.179« 7 R«elatiua
quomodo conueniant cum conotatiuls KJ quomodo differant 8.33re— latu alia
fecundi cfse alia fecunaum dict »&7 eorum difcrimen 8,8. bac proprie
qomeidunt c&i c onnoiat iuis ibid.relatiuorum aefimitio explicatur 8. 141
.tr65 corum moda 8.1 3. pecies primi modi $.15 g.jecundi modi 8.164-relationcs
quada. Jecune di modi que communiter put atur rcalesyvl paternitas ,C fiatioin
creatis funt dantium dcnominationes extrinjece 8. 163.reiationes tevit modi
explicatur 8.165» modo ifi drfjevant à velationibus prim, Jccidt modi
8.170.borum modorsé lentia 8 72. relatina qu&dam jecuudi dicy cotrariátury
quada 6t [ccundu eJ $8.177-v6latina ommia. dicuntur ad conuertentia 8.182.|upt
famul naiura 8.184. funt [ml cognitionese? definitione S. 187.modns, quo debent
definiri 8.188. Relationum quarti pradicami. genus flit nitur 8. 134» [pectes
couflituantur. 8» 374. proprittaics affignantur 8. 15$. € feq. ve Kepuguantia
qu [ni 9.a« dyuiduntey m oppofita, 7 difparata 9-3. " » ^ - dh j «i RERVM
NOTABILIVM:; * A pientia quid (ity € quomodo à fcientia diferat 1.34... ; S
Scientia duplex babitualis, G7 aflualis c vtraque defiuittur 12.2.ipfius condi.
tiones declarantur 12.3.7 [eq.vtraq. diuiditur in totalem? partialem 12,10
4e" ente per accidens quomodo detur fcientia 12.28. c^ feq. de
fingularibus nondatur ferentia 12.54. dabilis efl vna fimpliciter totalis
fcientiaomnium fc ibilitan 13 $6. rationabiliter tamen cum fundamento in re in
plures totales [ecundun quid e(l di- mifa 12. 57.vuitas fcientie duplex
intrinfeca , c extrinfeca , feu obietlina 12.68. bac non [umitur ex
abflratlione à materia, fed ex vuitateobielli ad&buati 1 61. fcientia
totalis babitualis non eft vna (implex quet 651, fed ad diuerfitatem fpeci-
ficam conclufionum multiplicatur [pzcificà 1 1.68.//1i [peciales habitus
conficiunt vnam totalem [cientiamynon aggregationeyaut vuiouc per fe phylica,
fed artificiali eum fundamento inre 11.77.qu& vnitas efl multiplex, vel eft
[pecificayvel generis proximiyvel remoti 12.78. C7 79. Scientia fubalternanssc7
[ubalternata quid fint v2. 81. ad banc requiritur , quod obietiwunm eius
contineatur fub obieito illius 12. 82. uon tamen quod jint de cijdem €onc
lufionibus 12.83.requivitu? fecundo quod add at fupra obiectum fubalternantis
differentiam accidentalem non e(ieutialem,vel palEoné 12. 84. bac differentia
fe babet,vt pars formalis obiedi non máterialis 12.85. (cientia duplex pratiica
yir fpeculatiuaia.115.quid fit fctentia prattica. 12. 116. babitis alius
"i virtualiter Jratticus, alius formaliter, boc velproximé vel remotó 12.
1 17. quid fit fciétta culatiua ibid.ratio prattici,c fpeeulatiui [umitur ab
obietoynon à fine 12.11 unt Efproitie diuidentes [ctentiam immediate 1
2.136.[ant etiam differenti ef Jentiales itaut nequeat idem habitus efie fimul pratticus,
€ [peculatiuus v3. 129, an [cientiapolJit (lare cm opinione 14.13, per quid
differat a opinione 14.3. nfus , an efficiat ens rationis )4 s Simul,vel
fimultas quidc quoiuptex 9.41.cuim (imultate téporis flat prioritas mature,non
€ contray77 cit fimultate natura (lat prioritas originis nó à cotra 9.40.
Singularcnon eff obietlit (cientie 12.34.nà eft definibile x. 44. vide'
Indiuidui. Situs pradicam. definitur, C7 diflineuitur| pofitione de genere
quantitatis 8.112. quo con(lituat diuev(um pradicam.ab. Vbi ibidvalia
congruaexplicatio predicam. Situs 8.214.probabile e[l non confluere diuerfum
predicam. ab bi ibid.;mon eft modus f-lius quantitatis, fed efse poteft iai
"yrs 8. 215. vide Ind.Inft, Ü Species duplex fubijcibilis, er predicabilis
s. 62.[olo nomme conueniunt $63. »trinfq. defihitio exphicatur $.64.0mnis
fpecies [ubiicibilis efl predicabilis , c7 à contrd $.70.non tamen quatenus
[ubijcibilis eft vntuer[alis g.71. quo fenfn jubyci- bilitas C pradicabilitas
conxe£tantur in fpecie 7.78. quomodo ad eius KA ad 1x tatem Logicam plura
requirantur individua $5.86. quemodo ad metapbyfica $. 917 quon. odo metapby
fic componatur ex generc, e differentia q. 116. Subalternatio, 7/ide $cieutia.
Suppo(i 10, yide Ind, Inff. - Sub(tantia trifariam accipitur 7. 2«quo fen[n [»1
genevaliffimum primi predicamá 7.11. que partes fubflantiarum excludantur d
pradicamento 7.10. quo fenfu etiam. 4x bis partibus pofJet pradicam.conflitui
7.18. "Ingelis e corpora cgl.flia funt im 0€ p, &dicam.7.11.non veró
Dcus 7-7. buius pradicamenti coordinatio 7:13. 4uid fit jubfiantia
predicamentalis & quomodo diutdatnr in pumam ,C fecunda7.13 quomodo bac
dtwifio explicari Puff tam pro prim&yquam d unda imtestione. 7:24« Ptraq.
definitur 7.27.qn0m0do inicl Igatir, qiiod ácfirutlis primis jubftarijs
€7t7.29.4H000d0 item, quod prima jub[lantia « i magis Jelflantia, qua jecu 4
7.31. [i gula. proprietates (ubjtontia declarantur 7:34.67 jeq. . Syllogi(mus
1; Cmn) d gap. PAGE 17V vi arid Gr potentialem A obs bicüum Logica "IL vifl
.quafi.prolam.a4- "Adde virtialem folii cfl [ub : Ub, Prigi 31s
nltipliciter Jumitur 1 1-5.an differat à éifenzju 11 7-j)llogifmus . INDEX
RERVM NOTAB. eirchlaris quidy& quotuplex 13.66.an poffit fieri in qualibet
figura, modo ibid, circulus per quid proprià differat à regreffu Y3.67.circulus
datur 1n aliquibus, no jn omnibus,t am in diuer[oqua in eodé genere caufasnon
tamen im yfdé aumero rebus 13.68.regre[sus quoq. eft po[fibilis, c ytilis 13:7
0.no quidé formaliter, C proprie, ' fed materi aliter, C" improprió, 9 etiam
de circnlo dici debet 15.71. Pide Ind.Infl, € Wppocn dn Quandosnon eft yera
fpecies quantitatis continit 7.71» SA o Terminus, P; de Ind. Infl. i Totam;
quotuplex 1. $2. — : , Bi. definitur, ac cius fpecies affisnantur 8.211, V
bipaffiuum. efl modus rela-. | tiuus rea locat e [uperadditus 8.104.4nam [it
proprius , € per fe terminus eius 8.108 aliud efl localey Cr aliud prejcuiisic
ibid.quibus rebus conueniat 8.210, | Fide Ind, Wl. Verbum, ide Ind.Infl,
Veritas duplex in efsendo,€ inGonificando 10.5.bec propri? ef in conceptu for
mali in obietl iuo dependenter 4b illo 10. 7. veritas cognitionis non efl entitas atiusyvel
atius, c obrechumyfed relatio vealis. 10. 27. quo patio difinguatur ap aliu
cognitionis 10.30. an fujcipiat magis, € minus 10. 46. quid fit determinata .
Weritas. in contingentibus 16. go. AME Vnio forma ad [ubictium tam
accidentalis,qua fubfiantialis efl in pradicann /0 dabitus 8.213. 4, Vniucrfale
quotuplex 4.1. vniuerfale in eftendo admitti debet 4. 3« mon tamen Tingularibus
eparatumyjed realiter idem 4.8. formaliter tamen diflintium e £5t commune per
indifferentiam,non per ine xi entíam 4.10. yniuerfaie im pradi- cando datur
tantüm per operationem intelletius 41 8p cum metapbyficum , &* *dogicum
quomodo differant 4.16-logirum intvinfecó quid relattuum efl 4.29. que T»nit as
fit eius fundamentum proximum 4-30.qua fit vnitas vuuer [alis 4. 31. c0- flitur per clle in, €7 dici dc ejl paffio
4.36. quo fenfu id imtelligatur 4. 41« clic in atiuy C aptitudine cenflituit
vong dle,dici de aptitudine tantum. eft pa[Jio 4- 45- vniuer [ale quo atfu
fitcr an ab intelleiu agente, vel. pc(fibil 4.64.progre[sus intel letius in
formatione vniner[alis 4.73.fundatu folum m natura plurificabili 4-7$* qualis
b&c efse debeat 4.87. diuiditur in quinq; vniuevfalia 4493. eius
fufficieniia 1bid.bac diuifio efl generis in fpecies , «9 mediata 4.106. quinq.
fpecies vniuerja- lum funt. infima serius Torph.de V niuerfalibus in fuo
Probem. deci- duntur 4. 7. vniuer(ale eft fubielum tm lib. Porpb.5. 1. by
Vniuoca definintur 2.3 1. petunt ynitatem conceptus fermalis , c obie£lini a.
39. qualis ine debeat vnitat conceptus obie£fiui 2. 40. debet perfetià
prefciudere ub inferioribns, D" contrabentibus 2.41.definiuntur ab J4rifl.
vniuoca efsentialia , fed potefl etiam conuenire aecidentalibus 2.42.aliud efi
praedicari vniuoct , aliud efse predicatum vniuocum 2.91.non eft de rattone
vniuoci vt fi cquod vuiformi- ters j" equaliter conueniat omnibus
yniuocatis 1.44. dantur vary gradus vniuo- €ationts 4-43.[pecies vninocorum 1.
44. : . Voces res ip fas fignificant ad placitumsmon conceptus 2. 2. quomodo
intelligatur ditum J4rifl. quodjit figna conceptumm 1.6. vocum [ignificatio
quid fit 2.11.q0- amodo exerceatur 2.14.€arumi Gio, vel imper fecito iu.
figmficando duplex 2» 18. quid dicat veritas , C fal[itas in vocibus 2.20-
pofiunt voces perfethius. figni- dicare rem accidenti , quam nota. it loquenti
2,23. Voluntas anefficiat ens rationis 3-49. ROPON UI" / ke | PROLOGVS5 Ad
Inftitutiones Dialedticas. z3 JEudabilis admodum efl , «^ ab omuibus modo.
vecepta con- ^W/UV|| fuetude- ad Logicam queflionibus contextam.
pramittere.Dia- L^ | le&icas Inftitutiones, qua breuiter complectuntur ea
omniayqu& fuse tradunt voies d Qr arifi. in fuo Organo, vnde injer^ | uiunt
veluti fumma textus totins Logica, € introductio ad ipz fam quaftionibus
contextam . "Ne iguur à tam vtilirecedamus *. 'confuetudine, In[titutiones
logicales nos queque pro Tyronibus pramittimus, antequam difficiliores
queftiones pro prouectioribus pertractemus, Quia verà fubiectum adequatum
pre[ertim in Arift. logica eft fyllogifmus, vt in E Quat. proem. dicemus cum
bic confidevari posit quantum ad formam 3llogifti- camyQ quantum ad materiam ,
in qua conficiturs qua dici des circa qi am » L^ binc fit, vt in duas pracipuas
partes diuidantur buiu[modi diale&iice. Inftititio- $ ness Trima pars
Inftitutionum ca omnia continebit , que ad formam J'logifinó o fpectant, vt Irt
ce ieinl, propofitiones,ac retta earum di[pofitio in modo, & in fi- , gura;
Altera pars ex ijs con[rabitqua pertinent ad materiam circa quam ,qua tri- plex
eft, necefTaria , probabilis, &r apparens, vt ibi explicabitur. Hoc autem
praefertim. agemus, ne in commnnem incidamus abu[um Recentiorum , qui ad
Summulas, jen Diale&icas Inflitntiones ea folum opinantur (peGiare, qua
con- " veernut formam fyllogifmi, vnd? d in. ijs confcribendis mi(Ja
faciunt quecunq. concernunt materiam ; non tamen Tg confultó,cum enim buiu[modi
Inflitutio- : '^— mes parata fint, vt pereas ad JArifl- Logicam paulatim
introducantur Tyronesy fané nedum tali pr£uia egebant intvodutltone Libri
J4rifl. in quibus agit de for- sua [llogifmi, Jed praefertim €r ij, in quibus
agit de materia » Et quidem "Petrus Hifpan. facilà Summuliflarum princeps,
cum preuiam Introdutiionem ad Logi- cam .Arifl. Tyronibus flernere
cogitafset tratatus inflituit nedum de
concere nentibus formam fjllogifmi, fed etiam materiam s conjripfit enim Ls
fpecia- les tratiatus de. fy. ofifiva Tero (7 Elencbo; licet Cr ipje in boc
defecerit, wt notauit Ioan. C&[arins in [ua DialeG. in prefatioue ad trac 7
quod nullam pa« rauit Introdütiionem ineam Logica partem, qua agit de
Demonflratione , cum tamen "Poflerioriflici Libri , pracipuam pro
Tyronibus peterent introductio nem, imo (7 maiori nece|fitate , quam al omues,
vt pote cateris difficilioress J'um $uia, vt in quaft. progm. dicemus,
demonfiratio licet nou fit adequatum Logic obiectum, efl tamen pracipuum, C
principale ; cur ergo prenia t (jo non parabitur [yllogifmo demonfiratiuos fi
paratur Topico, 7 Elencbo ? ma« ; meat ergo ad integritatem. Summnlarum fen Logicarum.
Inflitutionum ne fpetiare traliatus tangentes. formam Syllogifmis [cd etiam
coucernentes males Tiam, quacunq. illa fuerit. | iet: RODA e LI * z icio, rd A 00 DIAM UP , €70.
Epor — mt y. . d P Pars Prima Inflit. Tract 1, Cap.I. DIALECTICAR VM
INSTITVTIONVM T uoP A RoE»P-R P OURC Poco De attinentibus ad firmam fyllogifmi
*"» Ria (unt, quz fpe&ant ad formam fyllogifini, vt dicebamus, fecun-
IC] [J«f — dum fe; & fimpliciter confiderati, vt abftrahit-ab hac, &
illa dctermi« ( Á nata materia, inqua confici poteft, termini fimpliccs,
propofiuoncs , & earum recta dilpofitio in modo, & figura: Termini funt
principia DE GE remota Syllogi(mum integrantia ; Propoficiones funt principia
pro- xima, & recta difpofitio in modo,& in figura eft ipfamcet forma
artificiofa fyllogif- mi; hinc parsiíta prior diale&ticarum Inttitutionum
in.tres fübdiuiditor tractatus s in primo agemus de Terminis principijs
fyliogifmi remotis: In ecundo de Pro- polos principijs eiufdem proximis: In
tertio demum de ipfamet forma fyllo- giftica, rcípectu cuiusetiam ipfi termini,
& propofitiones folent dici materia ex. ua , licet abfoluté loquendo ad
formam fyllogifmi dicantur attinere, vt hzc di- inguitur à materia circa quam. TRACTATVS PRIMVS De Terminis,
& corum atfe- €&ionibus. Cap. I. Quid, € quotuplex (it Terminus in
communi. d V oad primum Arift.r. Prior cap. 1. definit Terminum effe illum, im
quem refolustur propofito , vt adicatum,(* de quo pradicatur; pro cuius
debninionis declaratione aduer-- tit Tataret. ibid. q.1. $.. feiemdum eff tertio — 1 e dupliciter, vel in la-
1a fignificatione indifferenter.f. pro fubie-. Wa»preditste , & copula
propofitionis,. aut eterminatione alicuius illorum , vt idem fonat, quod dictio
apud Grammati- «os,quo fenfu cft genus ad nomen, verbum, aducrbia , &
reliquas orationis part ,& Bóc modo copula verbis, igna vnlueri- Porro, ia,
Yt omnis , nullus , ali- Aquis, &c. & adiectiua adie&tiué tenta.
funt termini,immó breuiter onine illud,ex quo «onftituitur propofitio, terminus
dici po- teftin hocfenfu, Alio modo fumi potcft 3n fignificatione magis propria
attenden- do vim vocabuli, quod importat vltimum, S extremum alicuius rei pro
extremitatie bus terminantibus propofitionem.f.pro fu- biccto, &
przdicato,& fic fumit Arift.ter- minum loco cit. ac omnes Summuliftc,dum
«um definiunt. effe extremmo prepofituoris , quam definitionem recipiunt
Recentiores. paffim Villalpand.lib. 1. fumm. cap, 1. Tolet, cap. 16.
Fontec.lib.6. cap.9. Hurtad. difp.s. fum. fec. . vbi priorem termini acceptio-
nem renuit: quam fcunt, Blanc lib.z.difp.1.fe&t.1. C. tract.1.c.1. Fuentes
p.1.fommul. q.vn. dif. 1. Conmlut. lib. 1. cap.z. de dip. 1. si
fum.fec.1..Ouujed. & Poricius ibidem . Has autem termini propné fumpti
defi- ras, & fyllabas quia licet propofitio scfol- : ugpitin litteras,
& fyllabas non tamcn im- mtdiate, & ideo littera, & fyllabz non di-
cuntur termini , etiam licct propofito by- * pothetica refoluatuf in terminos
mediate; neon tamen immediate, fed refoluiturim- médiaté ;n propofitiones
fimplices ; ex quibus componitur ; poffet tamen abfque crupulo etiam propofitio
fimplex appel- lari terminus ; quando in hypothetica te- net locum fubieéti ,
vt notat. Arriag. Nec obcfl illam etiam conf'are terminis , nam bené potcft id
, quod in fe eft quafi totum, effc pars refpcitu alterius totius , vt patet in
fca peorpore refpc&u totius ho- minis; ds multis, vt difcurrenti con-
ftabit , Etiuxta hanc fecundam termini ac- ceptionem copula verbalis, fcu
verburb, vt vy verbum; fa ttm y* eet (v ^ "Xe ran - dicitur ammediate , ad
rcmouendum litte- i"A(—. ütrimé de vocibus non fignificatiuis dicé- m. wv
d 29 De T'erminmum muliiplicitate . werbum, rationem termini nequit habere, tum
quia copula non eft extremum propo- ficionis, fed ratio coniungendi extrema;
tum quia in eam propofitio refoluinon po- teft, cum enim fit formalis, &
expreffa ex- tremorum vnio, fa&a eorum diffolutione manere non poteft ; tum
demum, quia Arift. in allata cermini definitione meminit folum predicati, &
fubiecti,& licet in pro- pofitione de fecundo adiacente, qualis eft Mta
Petrw: currit , ly currit videatur fungi munere przdicati, re tamen vera non
tan- tum habet rationem predicati , fed etiam habet vim copulz, cum faciat hunc
fenfum Petru: eft curren: ; vndelicet vt gerit vices praedicati, fit terminus,nó
tá vt gerit vices copulz. Et fi dicas in hac propofitione errere eff mouerily
moueri , quoq eft ver- bum, habere tantum rationem przdicati , ficutly cwrrere
(ubie&ti, atqueità vt verba ' habere rationem termini, Refp. currere , 8c
moueri effe verba tantum grammatica- liter;at apud logicum gquiualét nominibus
€ur[/a1, 5» motus , vnde apud logicum idem eft dicere currere eft moueri , ac
curíus eft motus,vt ait Ant. And, : ..à Dubtumtamen eítde aduerbijs , coa- ins
nod ps quantitatis, vt omnis ,- aliquis. ifibus obliquis, & fimilibus,an oe
termini fubire poffint eciam in fe- inda acceptione : Affirmát aliqui eo quia
in prepofitione t habere locum prz- dicati, & fübiecti,vt fi dicatur Petr
eff 4li qui1,0mnis ejf terminus f'yncategorematicus prater ejt aduerbimm er cfi
coniunitio , & fic dealijs Imo Fuent.cit hac ratione tenet ét vocesnon
fignificatiuas elfe terminos, nà dicimus Bliers mihsl. fignificat . Quin etiam
Arriaga ob id addit litteras ipfas eff: ter- minos, quando folz accipiuntur,
nam dici» mus A elt littera.Verum probabilius alij ae gant,quia aduerbia ,
coniunctiones, & alia idganus nunquam ratione fui , & formali- ter
fumpta fungi poffunt munere fubiedi , & pradicati, vnde in allatis
propofitioni- bus fcmper aliquod. fubitanttuum iacclli- gitur, in cuius virtute
funguntur illa officio lubiecti, & praedicati ,vt inilla propofitio- - pe
Perros eff aliquis à parte przdicati füb- intelligitur bom», & fenfus glt
P-2rws ef ali- quislomo, in alijs à parce fub'e&ti fubin- telisitar vex ,
vel quid fimile, vt idem pla- ni fit dicere omms eff terminus Qupiceeegore-
muticus , aC dicere bec vox. obs eff terminus mcategorematicu:, & fic de
alijs, qp eo, vel e""Edum eít ; Quod fi oppofitam opiai onem (** qui
velimus,tunc cum Tatar. q :em feq A** riaga,traét.i.com. 3. ad 1. dicendum clt
ad hoc, vt aliquid fit fubie&tum in propofitio- nefufficere, vt fit vox
fignificatiua nacura- liter communiter, .i. vt poffit reprzíenca- re feipfam,
quod eff figaificare large. Sed adhuc dubiü eft de nominibus ipfis fubftantiuis
folitarié (amptis, & extra pro- pofitionem , poffint ne dici cermini ; nam
Arift. definitio allata videtur illis compe- terefolum, quando funt in
propofitione. Verum non ità rigorosé intelligenda eftil. ladefinitio , nam vt
aliqua dictio dicatur terminus, nó ctt (emper ueceffe,quod actu a ig munere
fubiedti, & predicaci,fed fuffiit aptitudo, vt ad cale munus poffit aí-
fumi, & non eam habeat repugnátiam,que reperitur in aduerbijs,
eoniunctionibus , & fimilibus ; nomen fubítantiuum extra pro- ofitionem
dicetur terminus non in eo fen u, quod a&u extra illam exerceat officium
termini , fed quia intra illam fungi poteft hoc munere , vnde dicatur terminus
noma actu,fed potentia; nec aliud probant Com plut.cit. oppofitum (uftinentes.
3 Quoad alteram quzfiti partem Ter- minus vniuerfim fumptus diuiditur in men
talem vocalem, fcriptum,vt notat Tatar. tract.7.de fuppofitionibus com.
1.$./2c«m- de (iiendum,quz diuifio fumitur ex Spi- ci propofitionum frere ae
tio bomo ef animal i fiat mente , dicitur mene talis,ft voce,vocalis,fi
fcripto, dicitur fcri- ta,cerminus ergo dicitur mentalis , voca- fisve Ícriptus
; prout fubiectum, vel prz- dicatum propofitionis elt mentale;vocale, vel
fcriptum; Solent extrema quoque pro- pofitionis mentalis términi appellari,quod
quidem de propofitione formali , quz eff a&us, & fecunda operatio
intelle&us , in- tclligendum non eft, nam propofitio in hoc fen(a eft vna
fimplex qualitas carens parti» bus,quarum vna crtbr de alia, vt có- ftabit ex
dicedis difp.s.de Anim.q,ro.ar.z. n.3o2. fe debct intelligi de propofitione
mcatali obiectiua , quz talis dicitur , quia elt obie&umipfius formalis
propofitionis mentalis , & inftituiturin etf: propofitio- nis obicliuz per
eam, tanquam per formá extrinfecam; itaq, propofitio mentalis in hoc fenfu
,nimirum obiedtiue fumpta dici- tur habcre t:rminos,& extrema,q aia in fe
continet fubie&tum, & pradicatum coa- ftituta ia eff* calium per
propofinoné for- malem; mbmew 73^ enunciat hs- ! a mo * 4. Pars Prima
Inlit.T'ra&-I. Cap.11. imo ejf «nimal interna, & formalis propofi-
tioin fe non continet fubicctum; neq.prz- dicatum nec terminos, fed tantum
propo- fitio obiediua , vt etiam hic bene notauit Ouuied. Nomine autem termini
mentalis duo poffunt. intelligi .f. res qug mente có- cipitur,ac ipfa cognitio,
fcà vt alij loquua- tur conceptus formalis, & obicétiuus ; & quidem
fiin primo fenfu famatur .f. pro re concepta, terminus mentalis à vocali ,*
& fcripto differre nó videtur , eadem enim prorfus eft res,qua mente
concipitur ; vo- €c deprotmitur , & calamo exaratur ; at in fccundo
fcn(u.f.pro ipfo rei conceptu dif- fertà vocali , & fcripto , & diuidi:
folet in vltimatum, & non vltimatum:vltimatus eft conceptus, fcu cognitio
rei fignificatae "per vocem aliquam, vel fcripturam,vt cum audita voce
b»mo illud percipimus animal, quod eft rationale : non vltimatas eft con-
ceptus ipfius vocis, vel fcriptura fignifica- tis non vltra fe extendens ad rem
fignifica- tam, & idco dicitur non vltimatus; fic G cusaudiens vocem home
format concept non vItimatum, quia cum fit ignarus figni- ficationis vocibdlaru
latinorum , conci- pit folummodo vocis fonum , non autem rem per illam vocem
fignificatam.f. homi- .mem.Porró licet Logica, proxime verfetur -circà terminos
mentales, & vocalcs nó nifi rationé mentalium attendat , quia tamen termini
vocalesfunt clariores , & per eos innotefcunt mentales , frequentius agit
Lo gicus de terminis vocalibus , atq; idco nos J 1 5 deiftis agemus , ac corum
etiam - diuifiones explicabimus . CAPVT IL — De Terminorum multiplicitate
ratiene fgniféeationis , " X varijs capitibus folent termini mul tiplicari
, & vari eorum diuifiones affgnari, ex parte nimirum fignificationis,
"ex parte modi fignificandi, & ex parte rei fignificata: cx prirto
capite, quantura ad | fpectat.folet in primis diuidi voca. is terminus in
figaificatinum ,3 non figui- ficatiuam, ille efl,quraliquid fignificat , vc hzc
vox homo ,qui naturam fignificat hu- maoam;ifte eft qui nihil fignificat, vt
Bhti- Yi,Buf, Baf. Sed vt ita. dinifio
fit rcété tra- dita intelligi debet de termino in prima ac . ceptione: ta cap.
praccd. nam in fe- cunda acceptione omnes termini f'ant figo ficatiui,cum effe
poffint fubie&tum, & prz» dicatum in propofitione : terminus igitur
vocalis in tota iua latitudine fumptus diui- ditur in fignificatiuum, & nó
figuificatiuü: quz diuifio vt bené percipiatur , cum ter- minus vocalis
conftituatur in ratione figni ficantis per fignificationem , videndum eft quid
fit fignificare , & quid fit figni à quo verbum fégmificare deriuatum eft.
Signü ex Auguft.:.de do&t. Chrift.cap.r. eft lind , quod prater [ui
cognitionem , quam ingerit. femfibus , facit mos'penire im cognitioe nem
alterius , v.g. hec vox bomo pracer fpe ciem ,quam imprimit inauditu , vt fonus
eft, facit nos venire in cognitionem alte- rius .f. naturz humanz, vnde fignum
debet effe tale,vt illo cognito per fenfus,median- te illo deinde veniamus in
cognitionem rei, cum qua figaum habet connexionem ; hinc B esdeade nil aliud
erit, quam aliquid aliud à fe diftin&utn reprafentare potentie cognoícenti
; ex quo patet fignum dicere ordinem , & ad potentiam cognofcentem 5 cui
reprzfentat , & ad rem fignificatà, qua reprzfentat , Diuiditur porro
fignum in formale, & eft illud , quod abfque (ui prz- uia cognitione aliud
nobis reprafentat, & in eius cognitionem ducit quales funt fpe- cies
impreffa, & expreffa refpectu proprij obiecti, & in inftrumentale ,
quod prafup- AU pofita fui cognitione facit nos in alterius - cognitionem
venire vt imago refpeótu Ce faris, ve mrefpec : euntis ; qua de Cri rg :q.9.
& quol. t4. hoc fecundum fignum appellat medii co- ghitum , quia vt ducatin
cognitioné figna- ttj prius petit ipfum cognofci , illud vero rimum vocat
przcisé rationem cogno. cendi, quatenus przcisé eft qw» aliud cos gnofcitur ,
& non 4«ed cognolcitur . Signü autem inftrumentale eft, de quo agimus in
prafenti, & quod proprie dicitur fignum , & definitur ab Augufl.cit. ea
tamen defini- tio etiam formali conueniet , fi prima pars dematur,& dicatur
fignum effe;quod facit. nos in alterius rei cognitionem venire. Hzc tamen figni
defcriptio, quamuis fit ab Augufl.tradita, & ob tantt Do&oris au-
thoritatem ab omnibus paffim recepta , ná recipitur à Poncio difp.1 9. Log.
q.r. eamq. impugnat quoad vtramq. partem 5 qu primam quidem cum ait figaum cffe
id , quod pos cognitionem , q«am ingerit fenfim: rc, cam redarguit,quianon com-
plectitur omne fignum , quia poffznt dari figna fpiritualia, qua ent in cogni-
tionem - » mmm nies / F x90 3 , - DeTermintrum muliplicitate: . "tionem
alianm rerum ;nec poffent percipi à fcnfibus materialibus . Quoad aliam vero
cparterp, in quaait ; quod fignnm facie mos "wenire $m tormitienem
alteri»; eam impu- *matr, tanquam ab Arriag. traditam , quia obicéttim facicnos
in cognitionem fui ve- nire, & tamen non dicitur figaum. Ruríus D»cus ipfc
facit nos venirein cognitionem -anultarini rerum eas nobis reuelando, nec |
tamen ab vllo vocatur fignum illarum re- xum. Pratereà cognitio eít fignum
rei,que " cognofcitur per ipfam , & tamen non facit nos in cognitionem
venire. Sed nimis audacter: inficiatur Poncius «doctrinam D Auguftini, quam
omnes ve- -mierantar, vt communis Magiftri , vndé mi- . tum effe nó debet, quod
fxpius hic Auctor - 4minimo rubore fuffufus doctrinam Scoti iprzceptoris zudcat
impugoare ;. Optima enim eft illa defcriptio quoad omnes par- : es, fi bene
intelligatur , nam duz folent 'atfignari conditiones alicuius , vt alterius .-—
«ei fgnum dicatur, vna eft quod nos ducat Xx cn rei cogpicionem , altera eft ,
quod . iudus « "emn ionem. , quatenus co- tramq. opti- ivüdam exprimit
conditienem ; vult em, quz inferüuire debet pro alterius ..* igno ,priusnoftris
(cnfibus cognitionem — fuiingercre debere, (pecificat antem fignü "ox effe
deberefenfibile , quia vt gotat Doctor Doo wis 0s s. figna enfibilia-(unt maxi-
uu mé apt: pro. flatu ilo excirare intellectum. Hs rU à fenfuum minillerio
depen- dentem; vt in alterius rei cognitionem ve- nit; peralteram vcró. p.rtem
definitionis altera quoque conditio exprimitur, contra quam nil vrgent
inftantiz à Poncio addu- x, quixobicétümfacit venire in cogni- tionem fui, man
sfcerius, ncc facit venire in €nenitionem fui , quatenus cognitum, vt
fiátfigoum , fed quatenus cognofcibile. ; C xectiam Deus. hoc modo ad iaftar
fieni - ducit nos in rerum cogaitionem , quate- aus cognitus , fed eas
rcuclando , quod ad- hac facere poffet, etianifi prius à nobis non
cogaofceretur; cognitio deniq.eft fisuum P ricognitz. per ipíam formale , vt
diccba- - -— gusnonautem inftrumentale,quod folum propriédicicur fignum , &
ab Aug. dcfini- e Lie cognitio propriéloqu.-ndo non - .. aiiturízcere nos
venire in cognitionem —.. mi, quam reprafentat, quia non ducit nos jnitionem
illius rei , quatenus cogni- !astim conditiontim-v tio fieni ab Auguflino- jnm
per primam partem d:finitio- d ^W - e o$ ta, feu vc medium cognitum , fed vt
ratio Cognofcendi; folum autem fignum inítru- meatale eftillud,quod hic
definitur . $ Et hoc fi inftrumentale adhuc duplex eft, aliud naturale, &
eft. , quod ex natura fua. independeater abhominum vo- luntate aliquid
reprefentat.vt usigué, & vniuerfaliter omnis eífe&tus fuam cau- fam,qui
przfertim fi fenfibilis erit, dicetur fignum caufz iuxtà fenfum definitionis
al- latz.An veróità é contra caufa dici poffit. fignum fui effectus , negat
Hurtad. difp. 1. fe&t.4.quia etfi caufz cozuitio ducat in co- gnitionem
effe&tus,tamen non ell. ordina:a adillam reprzfentandum.Sed plan? non mi
nus grdinata cít cognitio cauíz ad nostlu- . cendumín cognitionem effe&tus
à priori , quam cognitio cffe&us fit ordinata ad no- titiam caufz à
pofteriori, quare ratio Hur- tad.parum valet. At inquiüt alij,quod licet ità
res fe habeat. fola tamen cogaicio ,quz r effectum habctur , dicitur haberi,
per ignum , vnde. fola demonttratio à polte- flerioti,qua elt per cffcctü,
dicitur a figno, & ideo f'olfi effectus dici pot fignü cau(z,no &
contra. Verü neq.hoc vrget licct.n.cogfit tio habita per cffe&um.velati
fenfibilioré caufa,magis proprie dicatur à figno nil ta- men impedit , quin
& cognitto habita per caufam poflit dici à figno abfolute loquen- do.
Porcítigitur etiam caufa. dici figoum fui cfe&us , & pra(ertim quando
fcnfibilis ett, vade à Theologis facramenta. dicuntur. ' ' figna gratiz ,cuius
funt caufa , icà claré col. ligitur ex Doctore 4 d.1.9. 2. 8. De fecundo
principali fequitur. Cafil. cic. & Arriaga difp.s.fc&t 2. Aliud vero eft.
fignum artifi- ; 1 ciale,feu ad placitum, & eft,quod ex homi nunt
impofitionc aliud repraíentat, fic rà mus eft on véditionis vini, (onus cam c
panz e(t fignum le&ionis,& vox illius rei , ] ad quam fignificahdam eft
impofita; Vbita- . men eft aducrtendum ctiam in. vocibusip. - fisnon tátum
fignificationem ad placitum reperiri po(fe,fed etam naturalem , vc pa» tet de
gcmitü mfirmorum,& latratu cani : - & idco terminus vocalis
fignificatiuus fub» diuidifokzin fgnificatimum naturaliter, —— — & ad
placitum & hic ad Dieledticiim fpes. état non qpideu e E I titatem,vt vox
eit, onus quic ;caufatus ,fed fecundu aho ed xcsipias fagaifcandaP e EoQ EE imr
end, i ,irhoc cine d pertinere dicuntur ad inlitutum Dialeó Cunsvt dicemus
di(p.de V ocibus ,ZW L3» 4 "nd E mE ^ S Kee MEO AMAT: "6 declarabimus
", per quid conftituatur ratio figni . D ] : 6 Deinde terminusad placitum
fignifi- catiuus fub4ruiditur in cathegorematicü , & fyncathegorematicum,
cathegoremati- cus idem latine fonat , quod per fe fignifi- catiuus,& ideo
per fcabfq; omni alio elfe potet (ubiec&tum,vel prz icatum in propo
fitionc,vt homo animal: fyacathegorema- ticus idem latin? fonat, quod
configaifica- tiuus, & ideo per fenon fignificat aliquid , nec poteft effe
fubiectum,& przdicatum in propofitione, fed cum alterius confortio , cuius
fignificattonem modificet,vt omnis, nullus;aliquis,vndé vt notat Tatar, tract
7. com.1.$. Tertio fciendu terminus fyacate gorematicus non figuificat aliquid
, fed ali- qualiter, quatenus fi adiungatur categore- matico, eius fignificationem
modificat , & facit taliter fignificare, i.reddit eius figni- ficationem,
ve] vniuerfalem, vel particula- rem,velaffirmatiuam vef negatiuam: & di-
citur aliqualiter fignificare, non quia veré, & propriénon fignificetfed
quia fignifica- tum eius non repra'(entatur, vt res per fe , fed vt modus rei
,.i. exercendo modifica- tionem alterius rei qua de caufa negat Ar-
riag.fect.,. ef perfe&é terminum .. Addit Tatar.terminum mixtum .i. partim
catego- rematicum,partim fyncategorematicum , .& citille , qui impofitus
eít ad fignificadum aliqaid, feu aliqua, & aliqualiter fimul , vt hac vox
nibil , quz impofita eft ad fignifi- candam negationem omnis entis, hzc.n.ipe
fanegatio eft illud aliquid, quod fignificat, quatenus veró illam negationem
fignificat .voiuerfalirer cuiufcanque entis , dicitur fignificare aliqualiter ,
fic etiam fignificat fubie&um propofitionis indefinitz,nam in materia
neceffaria zquiualet vniuer(ai , vt bomo efi-aninal xquiualet huic , ommts bomo
eff animal, & in materia contingenti zqui- ualet particulari, vt &ems?
currit zequiualet huic 44545 bomo currit. Ad hoctertiü ge- nus reducit Tolet.
lib. 1. cap. 12. & Arriag. e& ,.omnia aducrbia v.9. /aprenter, doe,
€"c.Sed non placet, quia cam difcrimen in- ter terminos catcgorematicum ,
& fyncate gorematicum fumatur praefertim in. ordi- ne ad propofitionem.
itaut |]le fit , qui fine addito, & per fc poteit efe fübicctum , vel
pradicatam propofitioni: jifte veró ,qui nó poteft effz fubie&tum,nec
pradicatumynifi cum addito, confequenter aduerbia omnia . &rüt termini fyncatcgorematici,quia (e
fo- - Cs, finc addito nó poffiat c(f« fubicdunn, Am. £x i " ; - . [eo .
Race *. 1 re Pars Prima Inflis, TraélI. Cap.L1. vel praedicatum
propofitionis,& per fe aon fignificant aliquid, fed itia aliqualiter
Potiori ratione ad tertium genus termini mixti nomina adiedtiua reduci pof fent
,quàuis .n.Hurtad .difp.x fect.1o. mor- dicus eontendat effe terminos
fyncatego- rematicos, quia non fignificant per f: , fed
confignificant,v.g.bomw: non fignificat per fe,& determinate aliquid, nifi addatur
ali- cui,v.g. Petrur bonus : Tamen fi nominum adiectiuorum fignificatio bené
confidere- tur, videbimus , quodlicet indeterminaté aliquo modo
figaificent,ratione tamen for mz fignificat (eaum afferunt aliquam de-
terminationem,nam do£w: v.g. doctrinam importat ,quod non euenit in fignis
quan- titatis emn sullut, Gc. quz nullam pror- fus,rem determinatam
fignificant. Accedit, quod nomina adiectiua poffunt effe faltim przdicatum in
propofitioae v. g. Petru; eff doct»; quod figais quantitatis prorfus có. uenire
non poteít , ergo nomina adiectiua commodé ad hoc tertiü genus termini pof-
funt reuocari ,quod/etiam tenent Cafil.cap. ;& Arriag.cit cum Bigniicent
liquid , fv. aliqualiter,vnde remanet fola nomina fub- - ftantiua effe proprie
terminos categorema — A29» maticos,
quicquid hic dicat Ouuied. . 2 Rurfus terminus categorema fubdiuiditur in
fimplicem , feu incomple- - xum, & compofitum, feu complexü, quam
diuifionem accom. tex p ont QV omo » c r EUR em COUR ita Roccus lib.:
.introd.cap.s. Blanc.lib. 2. fe&.z. At vt'bene monet Tatar trac.:.com. 4.
hzc — potius I ett; [ cus .n. vocemillam appellat có- plexam;quz conftat ex
pluribus vocibus.&c eam incomplexam, quz conftat vna tantá , at non fic eft
apud logicum , qui nonatteri- dit vnitatem, vel pluralitatem vocum , fed
conceptum in intellectu , cui iftz fabordi- nantur , vnde etiamfi fint plures
dictiones inter fecoanexz , fi tamen tn mente vnum tantum generant
conceptum,terminü con- ftituunt incomplexum , vt v.g. Marcus Tul- lius
Cicero,& é contra fi vna cantum fit di- &io,conceptum tamen generet
complcxa, erit terminus complexus; vt memo , «mo , femper, quz zquinilent his ,
sillws bomo 5 nm amass, omni tesasore , Alij proindé fic explicant, quod termi-
nus incomplexus ett ille,cuius partes abia- uicem feparatz nihil
fignificant,aut nir gun- "tX E 1 dam fic explicant, quod có«- - VG pcne
quod di j* ^ De T'erminorum multiplicitate . iMficant illad, quod in integra
dictione fi- ificabant,vt "prem: eft terminus in- mplexus;quia licet
partes, in quas poteft iidi.(.Do;& mim»: fint fignificatiuz,tamé toto ,
& integra dictione hanc fignifica- inémnon retinent :: Complexus veró eft
',cuitis partes eandém: retmnent. fignifica nelm,quam habebant in toto complexo
, am abinuicem feparatz ,vt homo ultus ; Amicus q.2 Ruuiu$ q:4. Complut. cap. ot lib.1
.cap.9.Ioan;de S.Tho. lib.i.fum. . »4. &alij paffim .. At hocduplicitcr
clligi poteft,vel ita ,quod *- rminus incó- xus fit ille,cuius partes feparate
non eà- n habét fignificationem, quam habebat: integrá dictione etiam fygillatim
fum-' Fin quo fenfu Joqui videntur Auctores: iti; & hac io fala eft ; quia
hic minus Agricola, Prorex, Refpublica, 8 iles,funt termini incomplexi
(quicquid at Hurtad.) & tamen corum partes fe- atz eandem retinent pco : im
habebant in integra dictione figilla-: fum E eodem modo vtrobique süt: fe:
iüz., quia vt tales vot a; efe t illa romina,vt netat Fonfeca, ac e. V
Visincdlign ur, quod partes ter-' 'implexi te non retinent Dueqpei quad Robebun
i | is RefPwblica qua in im ne fignificát totam hóminum commu- tem;quam non
fignificantfeparate;nec- (a dictione figillatim fumpta ; ttadi-- | Scoto 4.d
^q. 2S. Aliter epo, vbi do-' partes. dictionis nunquam figni ceptum
fimplicem,quem dictio X videtur ipfius Arift.lib. 1. de Interp. t iif dicemus
trac 2.c.1.Verü quia ad- aliquis vrgere poffet , 9» nec €t | is, vel termini
cóplexi, cát cóce- 'omplcxü,qué tota oratio , aut termi- tomplc xus fignificat,
praftat dicere cü Ep Mn m incomplexus eft i]- qui fübordinatur copceptui
incomple- contra veró complexus eft;qui fubor- SI Mdee ees complexo in anima,
etiá ca vox cffct,dummodo ad aliquod có- im fien:ficádum impofita forct , quod
"robat,quia alicui fmplici voci , cuius 8 fc parate non eandem retinent
figni- onem,poteft ore E coceptus lexus in mente, fi ad aliquod obic&tü
blexum fignificandum imponeretur , ? fi littera A, (yiquit Tatar-)imponere- ^
wa t ? ur ad fignificandum beminem currere tung A effet terminus complexus.
Pofiremó terminus incomplexus fubdi- uiditur in finitum,& infinitum, primus
elt , pi aliquam rem certam , & determinatam 1 gaificat,vt homo,lapis Alter
eft, qui nihil determinate fignificat , fed tantü determi- naté pues nó homo
uon lapis,vnde ter- minus itus euadit infinitus dum ei imme- diaté preponitur
negatio , & hic terminus - non cit propofitionem negatiuam , quia negatio
non cadit fuprà copulam . G-A.R.V
I,.1IL De Terminorum multiplicitate ratione modi fignificandi . $ TyRina
diuifio termini, quz ex hoc ca- - K^ pite defumitur, eft in concretum , &
abftractum,concretus eft.qui fignificat ali- quid;vt exiftés in alio,quod
concernit, vcl vt fuppofitum proprie naturz,vel vt fübie- Gum, vt bomo, &
album, nam bomo fignificat bumanitatem in aliquo fuppofito natura: humanz
exiftentem indeterminate , «/2me fignificat albedinemalicui fubicéto adiace:
tem;& ideo omnis talis termiaus tialis , finé accidentalis , vt ^em
fignificat nem;ferminus abílra&us fignificat aliquid ei- e copulatim fumptz
Ache | habens ffi: vere it confiatdc ribür e * in 3 di- per fe ftantis,&
non alteriine- fignificat. - aliquidad modum compofiti, fiue fübftan-.
humanitatem,e/bwm habens albedi.. xiftentis, vt humanitas eft abftractum homi-
- nis, & fignificat naturam humanam vduti à proprio sp pay feparatam ,
albedo eft i abftractum al ,& fignificat formam albe« dinis,velutià fubie&to
cui inherebat;fepa- ratam;abítrahere.n.idem eft; acab alio tra- here,feu
feparare, & ideo omnis talis tere. minus habet modum fi & non
compofitum, Altera Diuifio eft in abfolutum , & con- notatinum,quam aliqui
ità explicant, quod abfolutus rem fignificat ad ftantis,connotatiuus veró per
modum alte« ri adiacentis, ita cum Tolet. Auerfa cap. 6. Complut.cap.4 Ouuied.
in Summul contr, modum per fe gnificandi fimplicé EU 1 punc.s fed minus ree,
quia iftaexplica-- | tio pertinet ad terminum concretum , & notatiuus , qui
&um, cum quibus: céte gnifi- , y t * » i» Ed V* ndi non.
funtternunusabíolutus, & connotatiuus ; — de^ al;j fic explicant , quod
illefit termiz — , Pusabfolutus;qui fe folo eft Ro uan ficatiuus,vt v.g.
Petrus, Leo,&c.ille veró có ts infuafigmécatione notat — — terminum,fine
quonon perfcóté fi — — gu 4 "Es "h hd gnificat primi generis funt
omnia fubftan- tua, fecundi generis omnia adiectiua ,nam «lbu: v.g.requirit
alium terminum , vt ha- beat completam fignificationem , itá Cafi- lius lib.1.traét.1.cap.
3. vbi ait; quod licet à Philofophis foleant nomina connotatiua. aliter
vfurpari,logicé tamen, & gramtnati- caliter taliter víurpari debeo t quod
fint talia nomina; que non habeant completam fignificatonem,nifi vel de altero
predicen- tur , vel alteri affigantüur , Sed nec. benéità explicantur , quia,
vt liquido conftat,hzc explicatio omnmó ptinet ad terminos cate gorematicum ,
& fyacategorennticum , nà ille eít, qui fe folo cft perfe&é figuifica-
tuus, ifte vcro non fe folo perfecte fignifi- cat fed vt alteri adiunctus; vt
cóflat ex cap. praced. at confundi non debent terminus abfolutus, &
connotatiuus cum categore- matico, & fyncategorematico , quia funt diuerfa
diuifiones, & ex diuerfis capitibus defumptz,vndé valdé decipitur Fuent.
cit. diff.z art.z. eos confundens . 9 Vt igitur ifta diuifio;quz inter omnes:
przcipua eft ,& ad multa deferuit, re&te in- telligatur;fciendum eft
Summuliftas , Mlud dici connotatum alicuius nominis , quod non ex yi nominis
importatur , fed potius datur intelligi ex modo fignificandi principalis figni
ficati vt ex Scoto colligitur quolib.1 2.art.z. vnde non importatur pri-
mario,& directe, (ed fecundario , '& indire- €, & ideà ingreditur
conceptumprei , non veluti per fe pars cius Lie modum. f. gene-. ris? vel
ditferentiz, fe extrinfeco,neceffirium tamen, vt perfectus rei conceptus, &
quietatiuus , fic à eft nomen connotatiuü, quia licet ex vinominis, &
directe folà importet comme - "Élioné,tam&ex modo fignificandi
principa. lis fignificati dat intelligere tcmpus vefper - tinum ,
idq;neceffario cointelligi debet , vt . Babeatur coceptus perfe&tus,et
quictatinus z. Ex qua doctrina facile colligitur ex- tjo termini abfoluti ,
& connotatiui , nam vt docet Tatar.tra&t 7.com. 1.$.:./6i£- dm ,&
Brafaula q.7 & $.vniuerf. propé fi- nem,terminus cof eft, qui ail cóno-
tat.i.qui bes gcnus,& differentiam ,que funt per fe partes conceptus eius ,
nullum extraneum fecundario requirit cointcHi- dum, quod eius conceptum
quiddita- 1uum ing rediatur,vt perfectus, & quicta- tatiuus euadat, tales
termini. funt bos ,ho- mo;& fimilia concreta fübftantialia przdi- £amenti
intiz , nam ctfi concernant 9 Pars"Prima Ifl. TraBt.I. Cap.IIl, veluti
additum ab — vt patet, & tamen eft nomen connotatiuü,. fuppofitam propriz
naturf, tamen quf natura: cum to non facit vnum per accidens , vt forma
accidentalis cü fuübie- | &o, idcó totum illud compofitum e$ zquo
importatur , non veró principaliter vnum & in recto, fecundarió aliud,
& in obliquo . "Terminus veró connotatiuus é contra eít , 2 vltra principale
fignificatum, & in rc- 0, aliquid aliud dat intelligere fecunda- rio,&
indirecté, veluti neceffarium ad ha- " bendum conceptum rei perfecti ,
& quie- tatiuum , fic Pater dicitur connotarc filiü in ratione terrzini ,
accidens fubftantia in ratione fuübieóti, materia formam in ratio- necompartis
, quatenus hzc ommalicet fint extra f. em, & quidditatiuum có- ae eorum. ;
quia. ncc genus funt , nec ifferentia illorum,fpectant tamen ad con- ceptum
eorum integrum & perfe&tum, feurwr Scotus explicat 4.d. «2.q.1, it.
Exhisfequitur omnia nomina abítracta —— tàm fubftantialia , quàm accidentalia
effe — — edant ager 1 wi ge ter- 3: . minus abíolatus ; non tus,idtamen ——
itàintelligendumef quod nomimaabüra- — ctafubítantialiatamfecundum rem, quam,
——— cundum modum fignificandi fiot dbí $5 t2 luta , accidentalia veró ratione
tan eri modifignificandi , quia fecundum rem fi, — gnifieantaliquid alteri
adiacens. Sequitur .— — etiam non omnia pono effe conte ta,vtarbitrantur multi
; nam nomen crea- tionis, & coüferuationis non eft concretü, — vt docet
Doctor quol. :2. art. 2. fic ctiam. nomen vitalis operationis non eft concre-
tum, & tamen eft coaeotàtiuüm , vt docet — quol.13. ad arg.prin. necé
contra omnia concreta funt connotatiua , quia licet om- nia concreta accidentalia.
fint connotatiua, non tamen concreta fubflantialia, nifi quan, do nomine
adiectiuo fignificantur, vt cor- poreum,rationale, humanum, tunc enim fi-
gnificantur per modum alteri adiacentis ; vnde ratiene modi figmficandi funt
termi. ni connotatiui . : 1o Poncius in fua Logica parua OP n-14. hancnoftram
non approbat exp. tionem.quia tunc nullus cífec terminus àb- folutus ca
fuppofita quoad nos , neq. enim poffumus habere vllum conceptum difti a»
ctum;& quictatiuum de vlla re,quin necef- farió habeamus conceptam de alia
re; ergo fi tetminusabfolutuscft,quifigauficot rem —— finc dependentia ab alia
rc,qua tania x ad habendurn conceptum quietatiuü eius , nullus erit terminus
abíolutus ; probat an- tccedens;quia fi effet aliquis terminus ab- folutus,
maxime homo, aut albedo , fed nec homo potcft — perfecte abfque eo, quod
intelligatur diícurfus, aut aliqua alia operatio propria ipfius ;nec albedo
abíque €o quod intelligatur munus aliquod parti- culare,& proprium ipfius ,
per ordinem ad . quod poft iflingui ab alijs formis , ergo nullus effet
terminus abíolutus fuppofita pradicta defcriptione. Deindé coena; pro- ut
diftinguitur à prandio, principaliter , & perfe primó fignificat tempus
vefpertinü ; o fi terminus connotatiuus eft,qni vltrà "principale
fignificat aliud indirecte, coena ;fion etit connotatiuus faltim ratione tcm- E
- fo - tem . Hinc aliter explicat hos terminos . "dicendo , quod terminus
conpotatiuus cft —. ille,quifignificat rem relatiuam;vt relatiua r1 giaatque
adcó qui connotat terminit eis; . bíolutus vero, qui fignificat rem abfolutà,
ds. PA TE bfo ata cfl 5 cuius ratio eft, quod abío- relatiuo , ergo conneta-
nus qui oppon turabíoluto , ;; & hinc dominus , pa- Of; | AM ein; idi autem
cóno-- gens; tü "m ino c foluti album,iuftus,fapientia;humanitas,. $3 quia
non fignificant formaliter relatiuum, (— quaxtadle,necrelationm, —— 0 7 | ^ .-
Hzctamen Poncij explicatio eft coatrà .. *«ommuncm modum loquendi Summulifta-
xum, qui paffim docent n bac diuifioneab- folutum non opponi relatiuo;fed
connota- tiuo;non ergó per tcrminum connotatiuü idé prorfus intelligi debet,
quod rclatiuus; "Tum quia licet rclatiua quandam cum con- notatiuis
videantur habere affinitaté , quia -wtraq. dicunt quendam o;dinem ad aliud,
2dhuc ramen miagnumi inter ca vertit di- : Kcrimen, vt infrà dicimus difp.8.q.
5. art. x. *propé finem $. gro cemplegeuto buius art c. -vbi manifc(lum fit
terginum rclatiuum , & . —
,€onnotatiuum non cffe idem . Tum quia |. . -Miquod concretum accidentale y. g.
album | UR €ft tcrminus connotatiuus , && tamen nó cít - po ;-vi v 2g D
- nead tempus vefj ; Hi veró termini funt. relatiuus, vt fatis de fe patet;
quod veró sif connotatiuus;probatur, quia connc tare, vt conftat ex vi hominis
, eft fimul cum vno aliud notare,non quidem ex prima nominis impofitione,fed ex
modo significandi prin- cipalis significati , atità fe habet hoc no- men
album;quod licet formaliter ; X ex ip» fa nominis impositione significet formam
albedinis ; tan en quia significatur in con- creto, idco rationc modi
significandi) cum farma notatur quoq. fubicctum fecunda- rio, ergo eft terminus
connotatiuus , cum tamennon sitrcdlatiuus. Tum quiatermi- nus relatiuus, vt
sic, perfe primo , & dire- cte refpicit aliud , & pracisé tanquam ter-
minum;vt pater filium 5 connotatiuus aut fecundarió, & indirecté, ac minus
principa- liter, hoc enim eft importari aliquid de có- notato.i.non de
principali significato , fed fccundario, ae veluti a ccefforié ; nec etiam
refpicit aliud pracisé, vt terminum fuz de- pertdentix, vt corítat in allato
exemplo de albo, quod lignum v. g. vel lapidem refpi- cit,vt fubiectuni,non vt
terminum,fed re- fpicit illud per modum
annexi , & acceífo- rij ex modo significandi principalis signi- ficati, vt
liquet de nomine coenz in ordi- m. Neque rationes eius X ooo vr. ent; nam ad 1.
negatur fequela antecedé- concreti, tis.f, ex hac noflra explicatione fequi
nul. ua for- lumterminum effc abfolutum , fed omnem connocatiuum, quia fatis
conftat non'omnia nomina rebus imposita aliquid consigni- . boron, c gir ef
ficare per modum annexi ex modo signifi. candi principale fignificatum, vnde
hzc, & similia nomina erunt termini abfoluti; tü . x Mao dap podeis d. 11.
Er ub lit. L. falfum eftnon poffe haberi vum conceptum diltinctum , &
quietatiuum de vfla re , quinneceffario habeamus conce- prim de aliare , quz
non sit decius effen- tia, alioquin nulla poffet à nobis affignari definitio
quidditatima yerum , fed quelibet data efft per additamentum , vndé inquit
Doctor, quod quamuis forma: habere ne- qutamus conceptum perfectum quicta- tiuum,
nisi cointelligatur illud , cuius eff forma, & ideo quantumcunque
cffentialia formz exprimercntur sine illo ; cuius eft forma,quamuis quidditas
eius indicasetur, tamcn non effet conc ea peafectus quie — tansintellectum ,
& ideó nec deSnitiuusi — pihilozinus caufatum,quodceltinfequods —— dam
compositum fubsiftens , sic iti jn fc, intellectus qais non " re minatiuum
,. quz »** fo aliud cointelligere ; & fic homo quiddita- tiué , &
quietajjué intclligeretur per hoc zcisé quod intelligantur partes effentia- €s
&us, abíq.co quod intelligatur aliud , qued non clt de «fftntia eius ; neq.
ex hoc, quod heminis quidditas ex aliqua eius m ria operatione dcprehendatur
pro ftatu Jie, ficut & alie rerum quidditates in vni- ucríum, fcquitur
omnia effe entia connota- tua , fed tantüm ex operatione rei nos di- fcurrere à
pofteriori ad eius efftntiam ve- fligandam ,quod abfque vlla connotatione ficri
potcft , non enim connotatio confiftit jn boc , quod vnum cognofcatur ex alio ,
wcl cum alio quemedocunq. fed itaut vnü «x nominis impefitione detur intelligi
, a- iud vero fecundarió , & minus pripcipali- tercx modo fignificandi
principalis figni- ficati , vt conflat in cxcn. plo de nomine ««nz. Ad z
nceatur affup ptum nempé €enam;vt à prandio diftinguitur per fe pri- . Pars
Prima Inflit.T'rattI. Cap-IIT. terminus denominatiuus ille fit, qui forrh&
fignificat per moduim alteri adiacentis, in; formantis,& dcnominantis, feà
qualifican- tis, & tale fit omne concretum accidenta. le, fubftantiale vero
tunc folum , quandó nomint fignificatur adicétivo;fequitur om nia concreta
accidentalia effc denominati- ua, fubftantialia veró nonnifi quádo nemi- ne
fignificantur adic&uo 4 & quia de De- nominatiuis fusé agimus infrà
Difp. a. q.6. hic plura nen addimus. ; CAPVT IV. De multiplicitate terminorum,
im erdine . 3 ad res fignifcatas. "t 1 imadiuifio termini , quz fumitur AK
ex parterei fignificatz , eft in ter- minum communem ,& fingularem,Commu
pis eft, qui aliquid fignificat commune plu ribus , itaut etiam fingulis feorm
cenuce. niat, vt homo, qui conuenit omnibus ho- minibus , & singulis.
Terminus singularis. mo, & principaliter tempus velpertinü fi- — eft,qui
vnam rem singularem tantum signi-- dedico eae. à ex Moa dire Bx, vel lura per
modum vnius: Et tione impofitum fuit ad fignificandam co- fabáiudir commu demin
tr ionem , & folumex modo fignificandi | dentem, & limitatum; trapfcenc
principalis fignificat innuit tempus vefper /— conuenit omni bus per c tinum ,
& ideo à prandio difli: guitur fo- — do, vt Res ,ens,vnu Jum penes connotàtum
; quod fícontédss — pluribus quiden «aqnam per fe. primo fguificare tempus —
Selpertinum, vt à prancío d;ftinguitur , ad- buc crit terminus copnotatiuus
quia fecun dati. & minus principaliter comeftionem Sgndenbir, am vemq. cr
equos Bcper rimi care non poft , non enim. bsc duo talemh connexio - nem,&
zffinitatem, vt vnum per fe-conces — «ua fuam Poncius ftabilicbat fententiam ,
negatur affumptum quod f. abfolutum, vt hic de co logauatur Summuli tz ,
oppona- ptum facere poffint. Ad. aliam rationem, - tur relatiuo, nam potius hie
fupatur, vt op. onitur connotatiuo,vndé connotatio ctia an rebus abfolutis
reperitur ;vt conftat: in isallatis de albo, cena , & alijs, ertia demum
diuifio cft in terminü dc- nominantem , & denominatum , feu deno- 1 díuifio
grammatic alitcr ità explicatur , vt denominans fit à quo de nominatus
deriuatur,vt à iuflitia iuffus,2b. albedine albus ;, At apud logicum dencn i-
natiua dicuntur ca vemina ccncreta,qua à Íuisabflradtis differunt in modo
fignificá- di /'qu.i cll fignific are per n.odum adiacen- * tis, & fecundum
illudyonicn adic&ivum "^ bibent virtutem d «ncminandi, i. denc mi-
natiué pradicandi óc iubictlo .Cum ergo talem habent. inter fe connexio^-
" ic homo, ille homo. Vagus; qui rem fin- gularem indeterminate
significat, nempe mediante termino communi , & fieno par-- n t ticulari, vt er hemo. Colledtiuus cft, qui
plura, fed in vnum collc&ta dicit. vt Po-- pulus, Ciuitas, Scnatus; Addunt
ctiam ter-- minum fingulatem ex fuppofitione;vt filius $.Virginis intclligitur
C hriflus ; quis fup- ponitur vnum tantum habuiffe filium . - Sed obijcies,
quod Petrus efl nomcn có-- mune fipgulis hominibus, qui hoc nomine appellantur,
Ciuitas etiam, & Senatus plu- ra fienifcant , ergo non funt termini
gulares, Refp.nomen Petri vtique c] com- n.unc pluribus ,fed non res
fignificata ad Petium , quia Patertale nomcn impofuit Filio fuo,vt evm
diflingueret ab emni alio: Civitas vero , & Scnatus plura vtiq fighi-
ficant,fecd'in vnum collc&2,& hoc rry: dits, nc fiat terminus communis
, ov: pluribus €cpucbit eem fecifin Iun ptis, fed ad» Luc e hüc erit terminus
communis hoc nomen Civita, fiad hanc , & illam Ciuitatem có- garetur, &
non ad homines in eadem Ciui- tate degentes. : 12 Rurfus Terminus communis
fubdiui-« ditur in vninocum,zquiuocum,& analogü. Vniuocus elt,qui conuenit
pluribus fecun- dumidem nomen,& rationem importatam illud nomen ; vt homo ,
qui conuenit P.tro, & Paulo non folum (candum idem nomen, quatenus hic ,
& ille eft homo , fed ttiam fecundum eandem rationem per il- lud nomen
importatam,quia hic, & ille eft inimal rationale ; hzc.n. eft ratio illi
ne- nini correípondens . Aequiuocus eit, qui 'onuenit pluribus fecundum idem
nomen, t nor fecundum eandem rationem illi no- nini correfpondentem , fed
fecundum di- ierías,vt Cánis dicitur de animali latrabili, e fydere,& pife
, fed huic communi no- ini eadem ratio in omnibus non correfpé et, fed proríus
diuería,quia licet Canis ter lris,/& marinus conueniant ia eadem ra- one
animalis , non tamen in cadem ratio- .& defiaitione Canis. Terminus analogus
equ pluribus conueniens, vel fecundum en nen tantum , vel etiam fecuadum eandé
- ton Me. nd sorefpon entem, ita conuenit , vt participetur ab eis non z- cra i
HE cie ys Müpi 0 po pofterius, hic .n.ordo prioris, ofter f ium jg ns ,6 VI PEN
atu 9 9n o RUOMRMEET. e imum eft ita analogiz intrinfecus, vt be-- gixeur
Caict.de nominü analogia cap.t, inequafi fynonima effe analogicé dici,&
teer rius,& pofterius vndein omnibus olis femper per talem ordinem explica-
uit analogia , fic ri(usanalogicé dicitur homine ridente, & prato floreate
(ecun- n nomen tantum, fed prius de homine , 'oftea de prato metaphora iade
transla- ns analogicé conuenit fübftantiz, X ac- enti fecundum eandem etiam
rationem infecé ab vtroque participatam, fed có- it accidenti per
actributionem, X ordi- | ad fubítantiam, («d quia de Vniuocis , uiuocis , &
Analogis lat? difputamus rdiíp.z.q.4. & s. de hac diuifione pro : hzc pauca
(ufficiant. emum diuiditur terminus ia terminum lac , Sc(íecundz intentioais 5
terininus iae incentionis cft ille, qui impofitus eft :zaificandas res , vt
funt in fe indepen- operationc intelle&us, vt «mimi, & . Terminus fecundz intentionis
elt il- | impofitus eit ad (ignificaadis res (ub De T'erminorum muliiplicitate
. Ex aliquo attributo racionis,quo non afficiun- tur nifi negotiante intelledtu
, vt gem: c fpecies , quod.n. homo dicatur fpecies, & animal zenus,hoc
totum Brocdit ab opc« rc iatelledtus . CAPVT.
V. | De V niuerfalibu:, fiue Pradicabilibus , 13 J ees cóis vniuocus quádo in
ot dine ad illa plura,quibus conuenit , cócipitur fub fecüda tt&ione
fuperioritatis velut in ordine ad inferiora dicitur termin? Vniuerfalis,&
dicitur ét Predicabile,quate nus pratdicari póc,feu affirmari de illis plue
ribus;quinque autem funt termini fic vni- uerfales,feu przdicabiles .Gcuus,
Species, Differentia, Proprium , & Accidens,de qui bus Porph. in Ifg03.
cuius|diuifionis fufis cietia cít,quia o€,q przdicatur,aut przdi« catur in quid
.i. p modü nomiais fubitátiuis aut in quale.i.per modum nominis adicctie ui fi
in quid, vel dicit partem effzntiz vel totam effentiam,fi partem effentiz , fic
eft gos animal,fi totam effenriam , fic eft pecies,vt homo;fi predicatur in
quale, vel rz dicater effentialiter , vel accidentaliter effentialiter,;fic eft
differentia,vt rationa« le, fi accidentaliter, vel intranfmutabiliter, &
cum neceffaria connexiofie , & proprium,vt nfibile , quod licet fit extra-
neum ab hominis natura,tamen eft cumills neceffarió eonnexum;vel
tran(mutabiliter, & finc neceffaria conmexione , & fic eftac- cidens vt
album: Affignamus autem diftin- ctionem Proprij , & Accidentis per tranfz
mutabiliter, aut intrá(mutabiliter prz4ica-- cari,nó aüt per pradicari
cóuertibiliter,aut incóuertibiliter, vt multi faciunt , quianot pót Propriü
conftitui in róne przdicabilis, & vt fic ab Accidéte diftingui per przdica-
ti cóuertibiliter, quia repugnat Vniuerfale in ratione vniuerfalis de fuis
inferioribus conuertibiliter przdicari,de ratione enim term ni vniuerfalis,vt
fapra dictá eft , eft , 10d przdicetur dc (uis inferioribus etia. eorfim
fumptis,ita g» ét de fiagulis fingilla tim fumptis przdicetur , at implicat
poffe ità przdicari de fuis inferioribus conuer- - tibiliter, quiacum eis non
conuertitur ià fubfiftend: con(cquentia . 14. Geni elt i dicatur de. pluribus
[pecie differcntibus in quid , ideft effzntialiter , & per modum nominis
fübftantiui querenti n.quid eftho.— " me? recté rcfpondemus Apex ms - P 4
E 1 tiuum ud vniuer(sle , quod pra. ds íz . tiuum ef animal ,quid eft Leo? eff
animal , * licet.nhomo,& Lco fpecie differant , con- ueniunt tamen in
ratione generica anima- lis,ex hoc autem, quod przdicatur de plu- fibus fpecie
differentibus , palam fit genus . non przdicare totam effentiam fuorum in-
feriorum , alioquin fpecie noa different , . fed tantüm partem effentiz, &
hanc poté- tialem , & materialem , ac per differentias contrahibilem .
Triplex veró genus diftin- ui fclet,generaliffimum, feu fummum, & | just 4
eft illud , fupra quod aliud no extat genus, tale genus cenfetur effe fub-
ftantia, quia fupra fe nó habet nifi ens,q» nó eft genus,eo quia tranfcendens ,
eft com- mune Deo,& ereaturis.Genus medium,feu fubalternum;& eft illud
quod tam fupra fe, quá infra habet aliquod genus . vt corpus, lei €
fubfítatiam,& infra fe viués , & animal.Genus denique infimum, feu pro*
«imum , & eft , quod infrà fe non habet aliud genus, vt Animal , fub ipfo
enim im- mediate ponütur fpecies,vt homo,leo, &c. 15 Species ad duo co i
poteft , vel 2d genus;cui fübijcitur,vel ad inferiora, de quibus przdicatur
iuxta primam eompara- tionem dicitur fpecies fubijcibilis ; ruxtà fecundam
dicitur przdicab;lis, quia predi- ۈibilitas in ordinead inferiora attenditur ,
fpecies in ratione fubijcibilis definitur , quod fit ca, qwa ponitwr fub
genere, quod in- eelligi debet Maier ,&immediaté, quia etiam indinidua fub
genere ponuntur , fed mediaté,& fpecies fub ifta ratione fubijci- bilitatis
eft triplex, fumma, feu fuprema , media,feu fubalterna;infima,& vltima,que
dicitur athora,& fpecialiffima , fpecies fu- bijcibilis fumma eft, qux
immediate poni- turíub genere fapremo,vt corpus in prz- dicámento fubftantiz:
media , & fubalterna eft quz non immediate ponitur (ub zenere füpremo,;nec
immediate fub fe continct in- eiuidua,vt viués, Animalin codem pre- -dicamento
fubftantiz ,Infima, & fpecialiffs. qma cft, quz fub fe immediaté eórinet
indi- uidua,& immediaté continecdr. fub genere vltimo, & proximo,vt
Homoin eadem: (e- rie fubftantiz , qui immediaté continetur fub animali, &
immediate fub fe continet Sortem, & Platonem , ex quo patet omnia £o fub
fuprema contenta dici fpecies cibiles,non tamen przdicabiles , qui1 -.
siadinferiora compar&tur, de quibus prz C / éicantur, cimi ipscie differant
, hibe rationem generis , & velut genera prdi-- cantur , Et idco fpecics
przdicabibs ei vna. vx H b A E. m a zx " E oteft genus,quod non euenit in
fpecie sfi- st "Ee cintentic ii. Si atincrors come " Pars Prima
Inflit, Tratl.1, CapJ- 1] tantum jinfima.f.& fpecialiffimz, & defini.
tur,quod sit illud vntuer fale, quod pradica- aur de pluribus numera
differentibur im quid -j.effentialiter,& per modum nominis fub- (tantiui
,quzrenti.n.quid eít Sortes;recté re fpondemus, quod eff b»me, quid eft Plato ?
eff hom», licet n. Sortes , & Plato differant numero p proprias differétias
indiuiduales, cóueniunt tin róne fpecifica hominis : ex hoc aüt, quod fpecies
przdicatur de pluri- bus folum numero ditferétibus , ftatim de- ducitur
przdicari totam effeatiam fitorum inferioram , quia differentia numeralis not
elt differentia effentialis , & quidditatiua ; diffzrentia namque indiui
dualis non i- net ad quid eft indiuidui v. g. Platonis, fed potiusad quis eft ,
fi .n. quzratur quis ett ifte homo? refpondetur,eít Plato. Ex quo tandem
fa&tum eft folam fpeciem infimam proprie, & abfoluté dici fpeciem,
& noc fe- cundum Vniuerfale conftituere , quia fiué comparetur ad
fuperiora,fiué ad inferiera - femper dicitur fpecies , & es red did -
parentur, neceffirió habent rationem ge-- neris,& nullomodo dici
poffiütfpecies. «— 16 Differentia et qua res alioqui inter — fe
conuenientesinaliquafuperiori ratione —— Js abinuicem differunt
,acdifcriminantur, & — àPorphyrio infua lfagog.czp.«. diuidituf — in
communem,propriam,& mam, Cóis eft, umitur ab a ia EM muni, fic albedo in h.
d tia communis quia per cam v deu cogido: Techn qu albedinemnon
habente.Propriaeft , que — defumitur ab accidente proprio , fic homo , per
rifibile differt ab equo,& Leone, velut r accidens proprium .Proprijifima
tandé cit differentia effentialis, rer quam vna res effentialiter ditfert ab
alia; cii quaalioqui effentialiter conuenit in fuperiori ratione , fic
rationalitas ponitur hogpinis differen- tia, quia per ipfam effentialiter
dirfert ab eque,& leone;cum quibus alioqui conue- nitin ratione eencrica
animalis . Cü verà triplex fit fpecies, vt dictum eft , fumma 5; media,&
infima, triplex quoque crit ditfe« tentia ; differentia nimirum fpeciei (üm- iz
,diffcrentix medie; '& di aipfimz y illz dicügtur differenti generic ; fcd
ifta; dicitur abíoluté differentia fpecifica , qvia: ett ditferentia fpeciei
vItimie . qua nequit díci genus , & hzxccum fit vt plurimum* incomita -.,
non fui: a Porphyrio d fini- t3 51092 4 De Yoteitfalibis: *oara.dum dixit
Difertia eff , qua pradscatur — sie ávi p "4 ms dlferéribur 2 mam
differentia fpeciei infimz non pradi- '€arur ; nifi de pluribus numero
different "«5bus,vt ipía fpecies infima; Cum igitur Dif- £erentia, teft
certium Przdicabile.com- t omnes predictas effentiales dif- rétias,tàm.f.
genericam,quàm fpecificá , **ali definitiode debebit d (lpos omni- . bus fit
Communis,v.g. ure fit illud vniuer fale 4464 pradicaiwr. de pluribus im quale
sid ,fiucilla plura disfcrant fpecie , fiue fo- o numero vt docet Scot.q. 27.
vaiuerf. fic quipp? definita tàm differentiam generic; eeide dde de itis infecr
UE n, in e quid quia de fuis in. 5 vtiq. radicatur eficocidlite: ;nam dicit
parcedi e(fentiz, (ed quia dicit partem
formalem , (0 gr qualificantem,ideo przdicatur per mo- -- dum qualis,feu per
modum adiacentis , & . momine'adicétiuo,quarenti.p. quid eft ho- mo , recte
reípondemus per genus , quod (ef animal, quxrenti autem quale animal fit Uh.
effentialiter;refpondemus pcr differentiam (ff ratinpdle; Ex quo patet
lübijcibilia , re- NES quorum Differentia v. g.rationalitas 0
EMtrtinafvniuerfale, n6effe inferiora fua —— . quidditatine.i.hanc , illam
rationalitaté , . quid de iftis przdicaturin quid ;'& velutt fpecies, fed
effe inferiora fin fubie&,i. ípe- " z promi uam conftituit , de iftis
.n, « pradicatür in quale quer deSorte,& Pla —— —7- tone, & po/süt dict
fua inferiora qual: .at1- * pof: di t H feri : qual . 7 pé, quatenus de. ipfis puerum
in quale - .. quid;idern dicatur de differentia generica. ^» vq Proprinen,
& Aceádenr (unt Vniuerfa. lia accidentalia ," quía citra :effzntiam
fuis -3nferioribus conueniunt, iu quo diftinguun tiirà zribus prioribus
Voiuerfalibus, qua dicuntur Vniuerfalia effentialia, eo quia ef- feiitialiter
fuis inferioribus conueniüts quia tamen proprium. minus diftat ab: effentia iu
tci quam accidens commune; vt poté,quod " immediate luit ab efferftia
rei,ideo imme- uy V düté fequitu£ poft vninerfalia effentialia Procuiüs
declaratione aflfignat Porph. c.5- quatuor modos próprij ; proprium primo
modoillad eft,quod accidit foli alicui fpe« citi fed nonomnibus indiuiduis
eius, vt hd mini effe Medtecum;vel Geometràa; pro prit fecutido modo eft, quod:
accidit omnibus wm were ro "fed nen foli illi "pedo vt homini bipods;
ropriü ter- tio modo eft ;quod accidit foli; & omini, fcd: nonfemper , vt
homini: in fene&tute can ; kei proprium quartó modoft , quad wes : - E L *
T" | *e ^ I 5 : cidit ommi, fili, fómper, vt hominietfz ri- fibile;etfi
.n, homo non femper rideat,(*m« er tamen habet aptitudinem 21 ridendá ; ait
proprium hoc modo conftituere quai tum przdicabile ; quia accidit omni,foli; 82
femper, 3: e(se propri? proprium, quia có- ucríim przdicatur de re, cuius eft
propriü a Vndé aliud eít confiderare. propriamrin ra« tione proprij , aliud in
ratione pratdicabi- lis , id ratione proprij vtique'coaftituitur rprzdicati
conuettibiliter , rion tamea in ratione przdicabilis , quia fic przdicarg
proríus repugnat rationi vniuerfalis, quod: cá cóparetur illis,de quibus
przdicatur, ve fuperius fuis imfetioribus, namquam cü eis conuertitur ifi
fubfiftendi confequentias fed conttituitur in ratione vniuerfalis per «cess
dere omni foli, e» (emper, quod idem eft , ac przdicari de pluribus in quale
accidentale neccfftrio, & intranfmutabiliter , vt Scot. explicat q. 3 1.
vniuerf.in corp. vbi explicás allatam Porph. definitionem ait , quod per ly
accidit habetur rati » praedicabilis,& mo us przdicandi;f. in quale
accidentale, per ly omoi, c fóls habentur. fubijeibilia pro» prij; qua nimirum
(unt inferiora quiddita- tiue illius generis, vel fpeciei; cuius eft pro-
prium. , & per ly femper habetur neccfütas przdicandi , per. quam
diftinguitur ab Ac- cidente , quia eroprium de fuis fubijcibili- bus.ità
neccffarió: , & intranfmucabiliter przdicatur , vt deillisomninó negari ne-
queat licet .n. poffimus noa intelligere ho- minem cuni rifibilitate , quia
abftrahétium non eft meuJaciam, nequaquam tamé I fumus inzelligcre hominem finc
rifibilita- te vcl fub oppofito rifibilitatis aba; pre- iudicio edfcatiaipfius
hominis, quod nó eft verum de Accidente communi etiam infe- parabili refpectu
faifubief&i , quia & fine *.€o immo, & fub eius oppofito poteft
intel. lig: fine repugnantia; vc Coruus fine nigre- dine, vel etiam ful»
albedine. Hic camé ad- uertendum eft, quod licet Porph. defiaierit. tantum
proprium fpccificum (forte qui notius) potet ramen , & debet eadem de-
finitío applicari etiam proprio generico , ly omni, en filiintelligendo omnes ,
& olas (pcctes illns generis, cui adzquatur, | t «n. hoc quartum
przdicabile có» ens itur genericum y Ls med 4cutr am ar ucc denrale neetarie c
intra[Furebi ita plura umero * 4" ^ j x » fiue etiam Ípecic diffe FADE. cU
mwdonujr o qiu io5 ep UO FTT 1$.4c« Ld * we : 1 a6 met ) E Ya » qut v. ox w. M.
| m "P. 45, fint numero folum, fiue etiam fpecie diffc- ^ rentia , vtalbum
refpectu Í hy. * - . » — d p We » "de i4 13 Accident commune , quodità
vaca- tur ad differentiam accidentis pu j de. finiturà Porph.ef: qd def, e bob
pra. ter (ubiechi corruptionem, quz definitio vt explicet accidens commune in
ratione vni- uer(alis, debct intelligi de accidente pro fe- cunda intentione ,
& fecundb intentionali- ter explicari, vt $cot.docet q.34.I 3 $. Vni uerf.
vbiait: accidens fumi poffz primà intentionmaliter, vt idem fonat , quod inhz-
rens, vel alteri adiacens , & fecundo inten- tionaliter , quomodo dicit
illam fecandam intentionem,quaz attribuitur , alicui, quod fine implicantia
poteft affirmari , &ncgari de (übiedto ; itaq. in hac definitione nomi- ne
/uhiedi intelligitur fubiectum predica- tionis,non inhzfionis,& ly «def,
&r «5e? nà fonat idem , quod inhzret, vel non inhzret. przter fubiecti
corruptionem , fed capitur fecundó intentionaliter , vt idem fit , quod affirmatur
, vel negatur abíq; prziudicio effentiz fubiedti ,in quo accidens commus ne
diftinguitur ab accidente proprio, quod non poteft negari de fübie&o
abíq;dettru- &ionc effentiz illius , nam ficut ex rifibili- tateredé
infertur à pine humanitas, ità ex negatione rifibilitatis re&é infertur
negatio humanitatis. Et hanc definitionem fecundó intentionaliter effe
explicandam infinuauit Porph tem , quz ex accidentibus infeparabilibus contra
definitionem oriebatur , refpondet predictam definitionem conuenire étiá ac-
cidenti infeparabili quia re&e intelligi po- te ít (ubiectü finetali
accidéte, vt /Ethiops non niger,immo cum accidente oppofito, vt JEthiopsalbus
fine ipfius corruptione,er go Porphyr. locutus eft in definitione de
coniundtione accidentis cum fubiecto ; vel fcparatione per intelle&um; quz
non fiunt nifi fe fecundam intelle&us operationé , f. affirmationem ,vel
negationem. Explicat verbaccidens in ratione vniuerfalis, quia vtait Do&or
cit. per totum illud copulatü T , Cr abefl prater. fubiehi corruptionem ,
infinuatur genus, & ifferentia,nempé p dicari in quale accidentale
tranfmutabili- tcr ; Ex quo patet accidens commune non effe quintum Vniuerfale
refpe&u fuorum inferiorum quidditatimé , vt color non eft accidens refpectu
albedinis , & nigredinis, fed refpe&tu (ubie&orum, cum quibus con-
tíngentem habet connexionem ; finé hac : homtnis, niuis y Jas, &c. quia
accidens quintum predica- Su : pfe ,qui videns difficulta-. ^ "s. Pars
Prima Ioflit.Tradl.I. Cap.V1. bile «omprehendit accidens tàm genericit, uod .f.
Qiuienie ETM Tcr deriv cificum,quod .f.in liuiduis cantua vnius pecid: competit
:amverà etiam fubftantia przdicando contingenter de aliquo fubie- &o
fundare poffit fecundam intentioné ac- cidentis quinti przdicabilis
;affirmatiué re- fpondemus in difpuc. & hzc fufficiant de uiaque Vniuerf.
alia namq; plura deipfis icendaad quz. differimus. — CAPVT.VI L De
Pradicementis , 6 primi de abfülwir. 19 Via non fufficit Logico folum co«
oícere cermíinos pradicabiles , & fub:jcibiles, fed etiam rectam eorum di- fpofitionem
cognofcere debet;vt legitimas przdicationes conficere poffit ,. icà poft TON
przdicabilia , ru fuht mode candi e(fzntial iter, vel accidentaliter, in
uid,velin quale , de przdicamentis agere cbet,quzíuntcoordinationesgenerü,
&& — — — Bredicato- e a. fpecieru , (eu debita difpofitio pradicat rum
effzatialium [iig T iren ra vfque adindiuidua; fecundum fub,& decem veró
funt przdicamenta , ad'qua tanquam ad decem claffes, & (umma géne-- ra
reducuntur omnes naturz rerum, & ea» rum gradus , atque císenciali ! tria
prima funt abíoluta, & ad fe,fubítan- tia, quantitas , & qualitas ,
& alia feptem reífpectiua, Sead'aliud Relatio, Actio, Paí- fio, Vbi,
Quando, Situs, Habitus, cuius de- narij aumeri efficax fufficientia affignari
ná poteit , fed retineridebet , vtaitScot. 4. d.15.q.1. C. & quol. i i. K.
quia famofa eft, & ipíamet antiquitate probata . Neq; per- tinet hzc io ad
Metaphyficam, cuius roprium eftagere de ente, & eius (pecic- us; quia
agitur hic de ilis ij(dem , noa vt naturz quzdam funt (fic .n. ad Metaph.
fpe&tant) fed modo logico, vt nimirum res explicantur, & fignificantur
vocibus, & rzdicantur, ac fubijciuntur , fiué vt fub- E fecundis
intentionibus przdicabilita. tis, & (übijcibilita*is . Sumunt vero hz de-
cem rerum coordinat:ones à gencraliffimo fuo.nomenclaturam, vt ferics omnium
fub- ftantiarum vocatur fubftantia , & feries omnium quantitàtum Quantitas
, & fic dealijs , quodlibet verà yrzdicamentá tri- bus cótexitur
coordinationib*, vna media, & duabus collateralibus , media quidem eit Len
fpecierum, et indiuiduorum ita pofita,vt genera de fpeciebus, et ipei c
radiata, — 2 wt. e " Á 1 Ww € c NEIN. LESSONS ILS avv wt WY Vue we ow PU
um s." 2) qua nen efi «m. [ubiedia Ji x wi rA a 257 E 35 » Kcindividuis przdicentur, et vniuerfim om pia
fuperiora de fuis inferioribus,in latera- libus veró differentiz (quas fzpé per
acci dentia propria circümloquimur) funtcol- locata, vnm .n. quodque genus per
duas diuiditur differentias ad duas fpecies infe- xiorcs conftituendas , vt
fubftantia diuidi: tur per corportum,& incorporeum,X cum fac differentia
conftituit fpiritum , cum il- corpus,& codem modo dicendum in alijs
tegorijs : Neq; inlinea laterali differen- tiz fuperiores de differentijs
inferioribus E fe prdicantur , fed tantum de inferio- jbus ecicbus & indiuiduis
, quz funt in edia linea, vt fcnfibile non pradicatur de - fationali,(cd de
homines & deniq; cum ens finitum fit , quod in decem przdicamenta .
diuiditur, ac deícendit , quacunq; in prz- dicamentis reponuntur, funt entia
finita, imjtata , talis itaque eft f'ru&ura arbo- | talis ,cuius figuram in
textü 'zdicamentalis eft. ens ubfiftens,ideft non alteri "n quia fubftan-
vade uper s gea '&o, tanquam de per fe inferiori, quia indi- widux efi ,u
fingularis generis [afar ; wo fubiecio, fed dicitur de hielo à. caret. fubieto
inhafionis , non tamen pradicatiopis , talcs fubftantia funt Ts &
fpcéies,animal.n. licet ncn fit in bic&o, pradicatur tamen effentialiter de
fubicQo, ranquam de per fe inferiori, nam dicimus homo eft animal, fic etiam
homo pradicatur « ff. etialite r de Petro,& Paulo, * nec ramen cit in hoc;
vcl illo; tanquam ac- cideusin fubicéto per inhafionem, fed tan. quam natura
Comn.unis jn fuis inferioribus. Etcum pr:ma fübllantia omnibus fubftet, tüm .f.
cundis fubfl antis, quàm acciden- tibus, quia de illa hac omnia pradicantur,
idco primó, rrincipalter , & maxime fub- flare dicctur, & maxime emnium
fub(tan- tía, intcr fccundas vero fibfilant;ias magis dicetur fubflautia
fpccics, quam gcnus, tü quia prepicquior cft prima fubilantiz, tum quia fpecies
magis fubftat , quàm genus, "Quia eGam ipfi Jébrjciturgeneri. ^-^ Em * —.
ne fubie&torum, quibus inharent "icy ma 'ccundas giu ape SDireKorus TE
CEKEnT bifantie la qua nec efl sm. [ubie-.— ria . "Tertia/que determinate
conuenit : 9s dto, mec dicit e fubicdo Ae , vel is; crab bsc aliquid ad
diffeteng ; non dicitur de fübie- — 1j ntiz fex affignan- de fubftantia, rima,
que ; ibus fubftantijs , & pri- mis, & fecundis, earumqj pariter
differen- conet fubiecto non effe , hoc eft in fu- bieéto nullo hzrere, deq:
nullo accidenta- liter przdicari, fi fecund9 ;intentionaliter dicc: Neque id
proxime ditis infine capitis pracedentis, vbi diétü. communis eft eft
fubftantiam quoq.poffe de aliquo fübie- &o contingenter przdicari; quia ibi
erat fermo de accidentaliter praedicari per mo- dum accidentis pradicabilis,
hic autem lo- uimur de przdicatione per modum acci- entis przdicamentalis nam
fundamentum icationis huius eft vera, ac propria inharentia forma in
fubie&o,de quo prz- dicatur,quz DAbsati m deg re- pugnet , confequenter ei
repugnabit prz- dicari de aliquo fubiccto Jer modum acci- dentis
przdicamentalis. Secunda, qua có- uenit determinat? fecundis,ac earum diffe-
rentijs eft, vniuocé pra dicari de primis, 3. fecundum idem nomen, & candem
ratio- nem im illis effentialiter inclufam,quod etiá vniuerfalibus pgdcuEon
& corum diffc- rentijs c tit, non quidem comparatio- un, ab Jed infe-- care
tiam fecindarü , que fignificant qualequid, - vbi ifti termini MN fenfu qu ^ d.
usqu vniu y | Main in quale , fed ariin i due ^ figni dise fignificarenatu- ram
iücommunicabilem , fignificare ver quale quid naturam inultis communicabi-
lem,aut numero, aut rabie differens tibus,quod etiam vniuer s accidenti. bus
&u inferiorum fuorum competit nam fuperiora in accidentibus per dif. fercutias
ad inferiora contrahuntur , ficat - in fubftantia ; indiuidua vero, fcu
fingula- riaipfornm accidc ntium |n funt incó- municabilia, quia fub fe
infertora nori ha- bent, de quibus predicen ntialiter,. im communicabilia fupt
, quia fubie- étis, quibus inherent, deneminatiué com- municantur, quod eft
effe mcemmuni lia, vt qaed, communicabilia,yt 2«. € 3 - ta, lubflantia nihil
contrarium cffe, tari, prime p AD fecundg, quanmisaccidentia — cquenter
contraria fint accido aque accide tis. vnius ) r bus altcrius, vt accidentia u
"- busigoissLocwerbidemcompetitquantià ———— tatibus. e . SE Lm. i* wd r 16
tatibus etiarn, non .n. bicubitum, tricu- bitum contrariantur, neque quatuor ,
& fcx, & fic deceteris. Et hoc quidem intel- Jigendum eft de contrarietate
proprie di- €la, que vcrfatur inter formas pofitiuas fi- bi inuicem oppofitas,
& ab codem .fubie- €to fe mutuo expellentes, quo pa&o con- trariari
dicuntur quamplurime qualitates ; & per hoc foluuntur rationes, quibus Mai-
ron. paffu 16. in predicam. contendit in fubítantijs veram ftatuere
contrarietatem . Quinta, fubftantia nulla fufcipit magis, & minus, non ,n.
patitur intenfionem , & re- miffionem, vt calor in aqua, qui modó in-
tenditur in ea, modó remittitur, quod fi- militer conuenit quantitatibus .
Sexta dc- mum, qug eft vera proprietas in quarto modo proprij : & competit
detcrminaté prime fubftantie, efl, quod vna, & cadem numero fit fucceffiué
contrariorum quo- xundam fucceptiua cum fui mutatione;tan- uam eorum vltimum
fübie&tum ; dicitur decent, quia fimu) contraria fufcipere nequit, dicitur
cemfrariorum quorundam , 1jà opusnon eft vnam, & eandem fubfti- m omnium
effe contrariorum fufcepti- uam, non .n. lapis capax eft gaudij, & tri-
ftitie, & fic in multis alij5, fed fatis eft, vt - 'Miqua recipere poffit 5
dicitur cwm 9i mu- fatiene , quia oratio contrariorum quidem fuíceptiua eft
cadem numero manens falfi- tatis, f. & veritatis, verum id nom cuenit €x
orationis mutatione , fed rei, ab. co.n. od res eft, vel nen cft, oratio
dicitur z. vel fal(a ; dicitur tandem, tasmpuam fS lbiedum vltimum, quia pordi
qu dem a titas cíi fui mutatione contratia fuíc ere fucceffiué, vt fuperficies
albedinem , & ni- gredinem, fed non tanquam fubic&um vl- um. 21
Quantitat cft accidens abfolutii, quod adueniens vei facit «lam extenfam im
cvdi- we «d locum, velánerdiue ad tempu: , vndc denominat eam magnam, vcl
paruam, diu- turnam , vel breuem, &c. Diuiditur in con- tinuam, &
diícretam, continua eft, cwu; tes copulantur termino communi , vel cu- - jus
partes proprios non habent terminos , nec vna eít ab alia diuifa, vt [nea
bipaTma- yis, cuius partes palmares fupt inuicem có- iunctz . Difcreta eft ,
ewig; partez nov c- noe teymina rame cuius partes t proprios terminos, &
funt ab inui- cem folutz,fic numerus ico ure dicitur difcreta quantitas, quia
pastcs eius funt homines, quorum vnus cft io " e- Pani" Prima Ifiit. Tratl.I. Cap. dinifus, fimiliter oratío, culus fyllabz fun
abinuicem folutz . Continua vero fubdiui- ditur in permanentem, &
fucceffiuam, illa eft, cuius partes [unt imul , Ntlinea cuius partes fimul
exiftunt, hoc eft ,in eodem té. pore; ifta eft, cuins parses mom funt fimul, ed
vna poft aliam, vt tempus, & motus uorum partes non funt fimul, fcd vna oft
rg non .n, vnus dies eft fimul cum alio, neque prima hora fimul cum fecunda,
Per- manentis tres affignantur fpecies linea,que €ft longitudo fine latitudine,
& profundi- tate; fuperficies, quz eft longitudo cum latitudine , fed fine
profunditate , & cor- pus, s habet longitudinem ^ aticudi- nem, & profunditatem,
& idco trinam di- citur habere diméfionem, fuperficies duas, linea vnam
tantum 5 addit Ari(t. locum,ve- lut quartam fpeciem loquendo famosh, Succeffiuz
affignantur duz, tempus,& mo. - tus. Et hac diuifio quantitatis. in
quantitate difcreta , permanens eft no-.— merus, cuius partes pi ócalis —
oratio, cuius partes fluunt, dum proferun- — Nei is 1s formaliter aliquid de-
nominat q tum , ner pé longum, itun »5 profundum, mult um, pauéum, magnum, ,
paruum, MEE. s A eai ed i 2 23 Alfectiones quantiratistres'afigná- — —- tur,
Prima quz illi communis eft cum fub-. . flantia, eft quod nullum patiatur con
UE nulla n. contrarictas cft inter lineam, fue de icier riae n : p & co- em
perma fubiecto; deindé tempori etiam nihil ui asicinm, nec bum e pus alteri
contrariatur, non n. hiems op« ponitur zftati, fed eorum qualitates, nec dies
contrariatur noi , quatenus tempus fignificat.fed vt fignificat aciis
illuminatio ncm; & nox illius priuationem, & hac cti o aem non eft
contraria, fcd priuatiua, nulla item in quantitatibus diícretis con- trarjetas
reperitur, vt patet difcurrcndo per fingulas ; Eft folum abqua difficultas de e
& paruo, multo, & pauco; breui, & diuturno, quz contraria videntur
j. fcd facilé occurrit Arift. quod fi hzc aliquam videntur habere inter fe contrarietatem,
plané ear non habent, vt quantitates, fed vt relationem fundant, dicimus .n.
aliquid magoum, & paruum, multum, & paucum, non per fc, & abfolute,
fed per compara- tionem ad aliud, Et adbuc falfum ctt iffa effe contraria,
alicquin de vno , X codcm contraria «nunciarentur, idem .n. tc ap M a t dá *
——À made s e LN d gi un doter nb o "7 owtVirtus Diei ONSE "4 *
"S De Pradicamentis. eft breue, & diuturnum , idem mons ma- gnus ,
& paruus , ijdem homines pauci, & multi comparatione diuerforum , non
igi- tur funt contraria, fed potius rclatiué op- pofita. Altera quantitatis
affectio, quz ei pariter communis eft cum fubftantia , eft non fufcipere magis,
& minus, hoc eft non pene intendi,vel remitti, quamuis bené fu- ipercpoffit
maius,& minus,quod cft ma- gis, Sc minus extendi . Tertia tandem, que
propria ceníetur in quarto modo,eft vt fc- cundá ipí(am dicantur res materiales
xqua- les, velinzquales in magnitudine, vcl mul« titudine, vcl duratione, ita
tamen vt ly fecsndum quam dicat rationem fundamen- talem , & non formalem ,
vt Scotus docet quol. 6. formaliter namque res dicuntar zquales, vcl inzquales
per ipfafmet rela- tiones aqualitatis, & inzqualitatis. 1 24. Qualitas
dcfinitur ab Arift. per fuum concretum, vt fit accidentalis forma abfo- , peas,
aec quam [ubiethum denomina. tur quale y, cuius quattuor affignat fpecies .
fubalternas, vd potius modos, vt or (— — explicat 4.dift.6.q.16.N. quatim prima
eft P xa jitus, & difpo itio, hzc cfl qualita; de "E 4 deer mobilis à.
[ubiedto, vt V in adole- r5 . fcentc; ualitas de difficili mobilis, L 't Virtus
in fene ,vnde babitus, & difpofi- . tio differunt tantum fecundum
perfeclum, — &imperfc&un,s & ideo non duas,fed vnam . "tantum
faciunt fpecie qualitatis, quia per- — fectum, & imperfectum non variant
Tpe- — »€iems & in hac fpecie ponuntur qualitates omues, qua fuum fubiectum
aliquo modo preparant,& difponunt ad operandum, vel ,. paticodum , fiué
fint corpore , fiué fpiri- . Wales, qua ratiene inquit Arift. abitum poffe dici
difpofitionem,quatenus ad ope- Tandum difponits vndé ad hanc fpeciem re-
ducuntar. habitus omnes , tam corporis , -qcim animz ex actibus acquifiti,
& pari- ,«romnes fpecies imprefsz,tum Infibiles, tüm inte [;gibiles, qua
licet proprié non finthabitus;funt tam. habitui fimiles, qua- ^ tenus per cas
excitamur & difponimur ad weperandum . Secunda fpecies qualitatis (ontinct
omncs facilitates , vel difhicultates matures ad agendum, vel patiendum , &
r inpaturalcm potentiam, vel im- iam, qct funt duz inter fe effzatia- diftincta
qualitates ex nullo actu ac- ?. 17 ter potens ad aliquid agendum , vel ad ali-
cui refiftendum, vt durities quandam na- turalem potentiam fignificat , qua
durum eft naturaliter potens ad fecanti refiftendü, vt non facilé dinidatur;
& quidam natura- Jem habent potentiam;& promptitudinem ad curfum, ad
lu&tam, ad paleftram, &c. Ex quo patet erro) ponentium in hac fpe« Cie
omnes potentias anima vifiuam, audi- tiuam, &c. x omnes proprias pafliones
, quia hicnon fumitur naturalis potentia pro facultate indita à natura , qua
poteft quis fimpliciter facere, ( nifi talis a&tiua virtus pee pre à fuo
fubicéto diftingueretur, nam fic ad hanc fpeciem adhuc pertineret , vt dicemus
in quzfticnibus) fed qua potett fic facere, i. prompte, & expedite, vt
DoGlor notauit in 2.d.16 q.vn. P. Naturolisimpo- tentia é coatra cft quzdam
cong:nita qua- litas, & àfbaturali complexione indita , per quam ipfum
redditur naturaliter impo- tens, cu ineptum ad aliquid agendum, aut alicui
refiftendum , vt mollities naturalem fignificat impotentiam, qua molle natura-
liter impotens eft ad fe&ioni refiftendum, & in quibufdam cft innata
quzdam defidia, & ineptitudo ad pugillandum ad faltandü , &c. vndé in
hoc differt hzc fecunda quali- tatis fpecies à prima , quodin ifta ponun- tur
facilitates naturales, & ingenite ad ope- randum, & in illa facilitates
acquifite , vt funt habitus; & idcó in kac fpecie repo- nit Delphinus
nofler in fua Diale&.cap. de Qualit, vires omnium rerum fublunarium, vt
plantarum,lapidum, metallorum, & mi- neralium omnium, nam tales virtutes
red- dunt ea, quibus funt ingenite , potentia ad aliquid agendum, aut alicui
rcfiftendum : ac etiam omncs Coelorum infuentias pre- ter motum, & lumen.
25 Infüper rti qualis fpecies eft paffio,& paísibilis ra itas,que tantum
ac- cidentaliter inter fe differunt fecundàm perfe&um, & imperfectum,
pafsio .n. eft qualitas illico traufiens, vt rubor ex vere- cundia proueniens;
pafsibilis veró qualitas eft magis radicata in fubiedto: & fub hac fpecie
omnia continentur fenfuum extez- "porum obicéta,vt lux, lumen,
colores,odo- rcs, oni, fapores,omnes denique tangibi- les qualitates
frigiditas, caliditas xc. qug omnesideo dicuntur pafsibiles qualitates ,. quia
in hac fpecie rcponuntur, vtnate funr immutare fenfus AM nsa llros, & eis
pofsicnem quifita; fcd à natura ipfa congenirz, vnde wituri$ potentia «Kt
quadam congenita quilras A € ali complexione alicui e qum fun redditur
naturali- Sekt - b- t Ex - - . 4.1 Y " H i i P * B. a aliquam inferre,
imprimendo nimirum ig ienlibus fpecies fco biles, & cum cis effi» : €
cicido Em 7. " á X^ Za Ke "Me $5 18 ciendo fenfiones; & ad lianc
fpeciem re- ducit Delphinus cit. omnes tüm corporis , tüm anime pafísiones
amorem .f. odium , audium, trillitiam, dolorem, iram ,timo- m, fp.m, &c.
omnes item actus, fcu ope- rátioncs facultatum organicarü, fiué inor-
ganicarum, vt fenfiones , imaginationcs , appetitiones, intelle&tiones,
& volitiones, €o quia funt actus vltimi non ordinantcs potentiam ad
operandum, & idcó potius fpc&snt ad hanc fpeciem, quàm ad primá, etfi
Doctor vtrumq. admittat vt probabile quol.:3 € c. Arift veró folum ponitexem-
pla de qualitatibus fe;sibilibus , tanquam de manifeftioribus , ait Doctor ibi
s Quarta fpecics efl forma , & figura, que in proposito pro codem fumuntur
pro di- Ípo:itione nimirum,& terminatione quan- titatis , «ndé in aliqua re
figurata poffu- mus confiderare tria .f. ipfam rem , ex qua conflat, vt lignum.
& quoad hoc pertinct ad gcsus f.bitantiz, quantitatem) eius ter- mvnatam
linealiter , & fuperficialiter , & fic pertinct ad genus quantitatis ;
tandem ter- avinationem,v«cl difpofitionem quantitatis; )-g dici folct forma,
& figura, vt rectitu- , curuitas , triangulatio , quadrangula- tio,
&c.& hec conílituit hanc quartam fpe- ciem qualitatis, in qua proindé
ponuntur omnes figura artificiales, naturales ,tàm animatorim , quàm
inanimatorum. Mo- nettamen Do&tor 4.d.1.q.1. S. & d.12.q.4. J.in rci
veritate Biguram quid abíolutum importare non poffe, cum figura vltra qua-
titatem non dicat,;nifi relationem termino- * rüm-ncludentium partcs ad
fcinuiccm; po- nitur tamen fpecies cuacem qualitatis , quia habet mecum
déncminzu 1, p'fdi- candi qualitatis, zbíolutum ncn pe, & fine
«xprcffarelaóone ad ahud, hon.o namque denominatione abfoluta ità dicityr à
pul- chritudine pulcher, ficut zb albe cw« albus; jtà Doctor quol. :$. 1. Án ;
56 Aff: &icncs qualitatis tres zff gnan- Sur j Prima c(l habere contrarium,
fj r fas namque calicitati contrariatur, albedo nigredint, qua tamcn non cnni
ccmpetit qualitati,nam nec celores medi adinuxcm contrariantur, cum fub eodcm
e«nere pon saximé di lent,quz maxima diflantia eft dc raticne contrariorum ,
ncc fpecies focnfi- ?biles,aut intelligibiles contrarium babent, , mec lüraen,
cui ctfi oppcpátur tenebra hac tàmen nó cft cppofitio pofitiua,qualis eí- fe
dcbct contrarieras, fcd tantüm primati- ua. Sccunda «ftjquod fufcipit magis,
& Dars Prima Inflit, TraclI, Cap.1. minus, vna .n. qualitas eft magie
intenfa , quam àlia, vnum v.g. calidum babet plures caloris gradus , quam aliud
, & idem in di- uerfo tempore cft modo magis, modó mi- nus calidum ; hzc
autem proprietas non conuenit qualitati in abftracto , non .n. vna albedo
dicitur magis albedo altcra, quia cum per abfítraéta nomina dcnotétur quid-
ditates, & effentie rerum confiflant in indi- uifibili, hinc eft , quod
qualitates in con- creto tantüm fufcipiunt magis, & minus, & (ecundü
gradus indimiduales;hanc tamen affectionem ait Arift. non conuenire omni
qualitati, quia nec quartz fpeciei, nec qua- Iitatibus in abftracto ; fed
quartz. fpeciei aliquo modo etiam conuenire poteft, quia vnam lineam dicimus
effe magis,vel minus, curuam alia. Tertia affectio, quz propria cenfetur
qualitati in quarto modo, eft fe- cundum eam aliqua dici fimilia, vel diffimi-
lia,ficut fecundum titatem dicebantur zqualia, vndé due alba
dicunturfimilia,al- — bum, & nigrum dirfimilia, ità tamen vt ly fecundum
notet rationcm fundamentalem, non veró formalem,quiahzc eftipfa rela- — tio
fimilitudinis, vel dfinslisadnis t "a ^ EI^ 5 , CAPVT VIL. TRE d De-
Pradicamentis refpefiiuit .- ? 17 R Elatio eft accidens, quo v»a re: ad
aliam'refertur, fem quo ynares a*— liam evjpicit , qua rationc folet appellari
re« Ípe&us, vt Paternitas eft relatio; — ft 1d, quo Pater refertur ad
filium, vel refpi- cit hlium, & ideo Relatiua, quz funt cou« - creta
reJationis, definiuntur effe jll« , queri effe efl «d. aliud f& bibere : jn
quibus tria con i debent, id; d rcfertut , id quo rcfcrturjid, ad quod
refertus; primum appellatur fubit Cum, quatenus eft illod;in qe recipitur
relatio, & dicitur etiam fun- amentum, vt Petrus, qui fundat pateroi- tatem
in ordine ad Paulum ; fecundum aut cf formale aut fundamentalc, forma- le
eftipfathet relatio v.g. patcroitatis.fun- damentale cfl ratio fundandi
relatiopem;v. g.potentia actiua generandi in Patre ; tcr- tium eft terminus
rclationis, & dicitur cer- relativum, vt Paulus filiis , Relztio alia cft
realis, alia rationis, hac £t ab intcllcétu'in re, que relationem à parte rei
fundare nop potci, vt v. g.in Dco n ordipe ad crcatue ram; illa rcperitur in re
feclufo auc cun- que opere intellcgtus;t in NIMMA Or. P" E tio,
Pafsio,&c. Ex quo fequitur ad re- Tati .de quarto przdicaméto quatuor A
exigi conditiones, fit relatio realis; ' dan —— . quod fit actualis, nam
aptitudinales perti- |. mentad przdicamentum fui fundamenti , |. . . quodfi
àfundamento realiter diftincta ob | . eandem rationem, vndé quz realiter fun- -
- .. damentis identificantur, dicuntur relatio- 7 . westranfcendentales,non pre
C de 7 & tandem, quód fit intrinfecus adueniens, 5 ) $ » vje |. —- feferunt
refi TM ell Pali v conditiones ex Scoto i.d. 5 i. & 3- quod extrema fint
realia,qu. ter » " dine ad Deum; ad quam tres requiruntur ol.6. art. fint
reali- , & quod inter ea ex natura Oriatur extremorum ,non yerà per actum
intellectus, dinalem, quz refpicit terminum non actu exiftentem, fed
aptitudine,& fubie&o rea- hter penes vt furt propriz pafsio- nes; &
hee fübdiuiditur in aptitu- » quz refpicit terminum actu exiftentem,& hzc
rurfus fubdiuiditur, 2lia .n. eft (uo fundamento realiter iden- t1 ficata, vt
relatio effentialis dependentiz Creaturz ad Deum, alia realiter à funda- mento
diftin&a ; quz adhuc duplex eft;in- trinfecusadueniens, quz acceflario
poni- tur extremis pofitis in quacuaque diftan- tia,vt fimilitudo; &
extrinfecus adueniens, que non reíultat ex fola extremorum pofi- tione in rerum
natura, fed vlterius requiri- tur debita corum approximatio, vnde quid
extrinfecü exigit, vt infurgat, & tales pre- us vltima fex prz dicamen- nam
extrinfecus aduenientes fpc&ant ad vltima fex przdicamenta. Relatiua
fimili. ter; quz funt concreta relationis , alia (unt fecandum effe, quz de
principali fignifica- . torelationem prefeferunt,& abfolucü con- notant, vt
Pater, & filius, vadé fecundum totum fuum effe ad aliud dependere dicun-
tur, taaquam ad termiaum ; quod notan- ter dicitur,quia licet accidens vefic
habeat dependentiam ad fubicótum , non tamen tanquam ad fuum terminum, &
hec funt relatiua huius ae creep alia (unt rc- latiua fecundum dici, que de
principali ab- folutum important, & relationem folum connotant M cme 9 eae
, «t fcientia, que principaliter qualitatem importat, & connotat relationem
ad ícibile; & idcó ad pitdicamentum abfolutum fpectant, Vtra- que vero
relatiua alia funt mutua, alia non mutui, illa funt, pterea referun- ur
rdatione reali, ifta, in qu vno eft ^, rthtiorealis, & in 1lio ratioris,nec
e(t de- .o pndatía reciproca hinc in le, vt Creator, «vl NA «i De
"Pradicamentis - r3 & Creatura , Et rurfus vtraque ali funt
€quiparantig, que in vtroq. extremo fun- damentum ctufídem rationis habent, vt
fi- militudo , equalitas, alia difquiparantie, que fundamentum habent diueríe
ratio- nis, vt Paternitas, & filiatio , que candem alia funt
(uperpofitionis, vc Dominus erga feruum , alia fuppofitionis , vt feruus ad
Dominum , 28 Atfecliones Relatiuorá quinque enu- merantur. Pr.ma eft, quod in
relatiuis, li- cet non in omnibus, reperitur contrarietas, vt inter virtutem,
& vitium, fimile, & dif- fimile; fed hec nou dft vera atfectio rela-
tiuorum huius predicamenti , nam virtus , & vitium funt relatiua fecundum
dici , & qud fimile, & difsimile, fint relatiua ecundum eff ,tamen
Contrarictas non co- uenit illis per fe, & fórmaliter , vt relatiua funt,
quia ratione relationum tantum rcla- tiué opponuntur , fed tantum ratione fun.
damenti, .i. contrariarum qualitatum , ia qo» fundantur . Secunda eft, quod
que- E fufcipiunt magis, & minus ratione fun- damenti, vt fimile, &
difimile, quz fun- turin qualitatibus fufcipientibus ma- gis, & minus,
folemus etiam dicere magis; & minus zquale, vcl inzquale: verum vt notat
Delphinus,id improprié dicitur,nim . zqualitatis , & inzqualitatis
fundamentü , quod eft quantitas, non intenditur, aut re- mittitur,
fedexcenditur, S fit maior, aut minor, & ita fit maior , vel minor inzqua-
litas, non magis, vel minusinzquale. Sed qu ità communiter explicentur hae uz
relatiuorum proprietates ; adh'tc ta- men valdé probabile eft contrarietaté
pro- priam competere quibufdam relatiuis fe- cundum eff? ettá formaliter
fecundum effe relatiuum ; ac etiam quafdam relationes ps magi s, & minus
fuícipere etiam in uis formalibus entitatibus & non in fun- damentis
tantum, vt cx profefsó dicemus infrà difp.s. q.«:. declarando has propric-
tates. Tertia, qux competit folis, &z om- nibus relatiuis, eft dici ad
conuertentiam, 4. quod vnum dicatur mutuó in ordine ad aliud, fiué hic ordo fit
realis, fiué rationis; vt fi dt imus Dominus ferui dominus , dis cere ctiam
valeat feruus domini feruus, Ícientia (cibilis (ciencia, (cib:l (ctentix (ci - bile: ex quo patet falfum
effe, quo: mu ti dicunt hanc relatiuorum conueitentiam diccre mutuam
dependcntiam vnias rela- tiui ab alio per relationem realem in vtro- que
extremo fundatam,atque ideo p re C 5 Q. Á 7 zo Jatiuis mutuis hanc proprietatem
conueni- ve 5 Arift. .n. ait hanc attectionem omnibits | rchitiuis conuenire, &
inter alia exempla 2dducitillud de icientia & fcibile,qua funt relatiua non
mutua . Oportet tamen con- ucuienter a(ügnarc relatiua ad hoc, vt ad
conuertentiam dicantur , fi.n. quis diceret ferutis donuni feruus , non poteft
conuer- tere dicendo, homo ferui homo; vndé in- terdumad hanc conuenientem
afsignatio- ném oportet.nofia nomina componere , vt facit Arift. in textu .
Quarta eft, quod funt fimul natura, hoc eft, fimul naturali exifté- tia, ita
quod pofita fe ponunt, & peretpta feperimunt;ad quam relatiuorum finulta-
tcm cx poft predic. cap. de fnnul d: exi- guntir conditiones, vnà, quod
conuertan- : tur fecundum fubfittendi corfequentiam , quz fola non fufficit ,
quia ita fe habent fu- biedum, X paílio, & tamen fubiedum cft pes
natura'paffione; altera, quod neutrü t caufa alterius , quia caufa precedit na-
tura caufatum ; & ft dicas Patrem effe cau- fam filij, id verum cft de
patre materiali- ter,non formaliter fümpto, vt relatiuum cft, hzctamenaffcétio
non eft communis omnibus relatiuis, fed tantàm mutuis, vt Scot. docet 1. d. 2
$.q. :. F. namablato ( ait Arift. fcibili, & fenfibili, aufertur vtique
fcienzia, & fenfus, fed non& contra ablata fcientia, K fenfu, aufertur
fcibile , & fenfi- bilc. Quinta tandemaffectio, que eifdem competit rclatiuis,
eft, quod non tantum fint fimul natura, fed ctiam fimul cognitio ne, &
dcfinitione, itaut qni definité cogno- fcit ynum rclatum,definit? cognofcat,
& al- terü, quia diflinéta cognitio vnius relatiui ex diftincla alterius
cognitione depédet, de qua proprietate fufius infra in difp.a. q.« i. 19 4/he
ex Au&ore fex principicrum efe, fecundum quam in id , qucd fubáctter, «gere
dicimnr, 4. vt cxplicat Doctor ia 4. d.15.q.1.cft refpectusipfius agentis ad
pafz futh; quo agens dicirir formaliter 22285 , &dicrurnotaater fermaliter
, cuizogens effcécliué non dicitur agcre 3dtione; fed fua virtute abfoluta, vt
ignis cffediue dicitur agere calore, fed formaliter dicitur agere actione, vndc
rotat Do£lor cit. fub P.quod aliter calidum calore calefacit, & aliter ca-
lefactione, mim calo:e calefacit, «t princi- pio cffectiuo, & fundamentali
, quo: dici- ter ratio agendi.calcf Cone vcro vt prin- Cipio Formali denoxinan
li calidum ag ns, ita quod ly. fecundum qi dicit lab.tudi- nem caufz ormalis, X
forie proxi é dc- bo Pars Prima Inflit. Tratl.I. Cap.V1l. nominantisagens.
Dicitur sw 5d, quod /[u- bácitur , ad differentiam produ&tionis, qua
refpicit pro termino, non fübiectum traní(- mutatum, fcd formam in illo
productam v.g. calorem in aqui, atque ideo eft refpe- &us intrinfecus
adueniens ad quartü pra dicamentam o rr em autem pro ter» mino refpicit
fubie&tum tranfmutatum , & eit rcfpcétus extrin(ccus adueniens, quia vt
infurgat , extremorum approximatronem oftulat, nam vtinter ignem; & aquam
re- | etus calefa&ionis exurgat; débet aqua iapproximari , vndé minus recte
Delphi- nus & Poncius refpectum productionis in boc predicaméto reponit.
Diuiditur Actio velut genus in fpecies in immanentem , & tranfeuntem ex
Scoto quol.15. D d. per im- manentem intelligendo; que eft ad termi num
manentem in agéte, vt actiosqua ocu- lus fe immutat ad vifionem , &
incellectus ad intellectionem, quia vifio manet in vie dénte, xc. per
eixifisiteni veró, quz eft Md M tranfeuntem Man vt cale e a ignisnon fei mutat,
fe andes ed ar calor peo , olent etiatn operationes vita- es appellari actiones
immanentes;vt vifio, auditio, iatcllectio ex Arift.g. met. 16. fed.— €quiaocé
folum, & grammaticaliter, qua- - tenus fignificantur per verbum actiuum ;
alioqui funt qualitates de tertia fpecie , vt ibi diximus, & monet
Doct.cit. Propria a&ionis atfe&io in quarto modocít-ex fe inferre
pafsionem , non quidem illatione confecutionis , vtaliqui exponunt , quaté- nus
fi actio efl,valet inferre, quod etiam fit paífiojhiec.n. illatio conuenit
etiam paífio- ni, quia relatiua mutua, vt funt huiufmodi, inferunt fe mutuo , fed
intelligendum cft de iMatione caufationis ; quo fenfu cau(a inf.rt
cffe&um,non é contra,eft autem hoc proprium a&tioni in quarto modo,
quia li- cet qualitas , aut fubftantia vt ratio agen- di, & principium
cíffe&tiuuminferat pafáo- nem, non tamen tanquam principium fore
male,&formadenominans.: « .—— Pa[ffio definitur ab Auctore fex. princi uod fir
effectus , IHatiog. «clon; hoc elt cf- 15, qut infertur ab actioné;que cft que-
dam notificatio Pee Pull eme propric. tatem , proprium cnim in quarto modo cit
abadione inferri modoiam de- clarato,melius tamé defcribi poteft ex 5co- to
loc.cit: quod ficit actio torimaliter de ipfa loquendo cft rcípettus agentisad
paf- am, fcu zranfimucaatis ad tranímatatum 5 » ya De Predicamgutis. — ftà e
cotra paílio cít refpe&tus pafíi a12gés , feu tran fmutati ad tranímutaas ,
vndé ficut actio pro formali fubie&atur in agente;i cà paffio in paffo , Et
ficut a&tionis duz affi gnabantur fpecies fubalternz ; a&tio.!. im-
manens, & seanfiens; fic daz eruat fpecies paffionis , paffio nimirum
immanens , quz erit cffeétus illas a5 agente , fed non ex- tra feipfum, &
tranfiens ,quz erit effectus jllatus ab agente extra feipfum; vndé quan
doaliquid agitin feipfum vt cum aqua cali da fe.frizefacit;dicitur pati paffione
imma- mente,Quando ver agit in aliud;illud aliud dicitur pati paffione
tranfeunte; & licet co- - d hac Asin bris , nil — impedit , quin fuo modo
applicetur paffio- ni. Omittimus hic quio M iiodes alias a£ctionis, &
paffionis.quas affert Au&tor fex "princip. puta in corporalem ,&
fpiritualem : Vicods non funt diui(iones formaliter, & sn. perfe actioni;
& paffioni competentes, fed 7 tantum rationc fubiectorum; in quibus fun — —
dantüt;allatz atitem à nobis petitz funtà terminis , à eos FW Ren fpecificantur
& v 21 — ad ped a qui eft motus primt cceli , duplex conlürgit refpectus
mutuus y vnus in tempore adrem téporalem, vt men fucantis ad menfiratum, &
dicitur quando a&tiuum , alterin re temporali ad tempus, vt menfurati ad
menfuram,& dicitur quan- do paffiuum , quod folim definitur ab Au- Gore Í5x
princip.cum tàmen hocnon con- ftituat przdicamcntium quando, f«d refpe- &us
aliqurs vtrique cominunis,quod etiam fecit de Vbi, Situ , & Habitu.
Carautemid fecerit, dicendum, vel qaia refpestus patfiug funt nobis manifeltiores,
ac magis familia- res, vel etraffz non affiguando rationes ho- rum
przdicamentorum communes , vt po- terant affignari,vt ait Do&or 4.1.10. q.1
K. De fecic huius przdicaméti aliqui di- xerunt nullas habere , vt refert
Doctor. t. d.3 q.5.O; & adhuc «ffe generaliffinam;de cuius ratione folum
elt , quod nul!ü habeat füpraucniens genus , non autein, quod fub fenyllas
habeat fpecies . Alij dicunt.effe temptis przfens, pratcritum; & facarurm,
velmelusefe in tcmpore prafeati,i prz- d a&ióries . Comu aüradioni,& paffio- terito futffe,& in
fifturo fore, que ctiam ex Eu . pihabere contrarium, S fufcipere magis&.—
plicantur per hodie, heri, & cras. Atc ficuc die — aminus;non quidem per fe,fed
peraccidens, - praterit im , & futurum , quz funt partes ^. "quatenus
qualicates; quz imprimuntur ab ^ temporisnon differüt fpecic;ficut nec par. ..
. . Jagentcin paffum inter fe contrasiantur,vel | testineze inter fcità nec
cocxiitétia ad hoc, — .. omàgis,& minus fufcipiunt, i. » - velillud tempus
crit fpecie d'ucrfa: Itaque Nc . remittuntur , fic calefaétio d '- [fpecies
huius prad:camenti erunt Quan- — — faüioni contraria, fiue fint a&ti paf- «
do a&ctiuum,& Quando paffiuam vt pariter 0 0 fuz, & vna res dicitur
calefacere , vel ca- - Aefieri magisalia. S EROS » -3t Qusdo , vt przdicamcutum
eft; non aduerbialiter, fcd nominaliter (amitur,qua — «enus fieuificat cfe in
tempore , fi concre- — — tiué fumatur ,in abitrado vero dicit habi- tudinem ,
& reípectum rei cemporalis ad tempus;cui res illa fubijcitur ,' vnde
dcfini- tur ab Auctore fex.princip. effeid. qus2 ex adiacente temporis in ve
temporali derelin- quitur; pro cunis intelligentia (ciendum eft tempus eff:
menfuram dirationis iftarü re- rum generábilium;& corruptibilium, vnde fi
quzratur quantum durauit concio , re- fpondetur vna hora duabus hoc autem té-
pus,quod elt menfurá rerum tranfeuzzium, «ft motus primi Cocli , qui quotidie
confici- tur ab Oriente in Occidens, per duratione .n. huius regulatiffimi
motus durationis hà : runfinferiorum rerum metiri folemus,ficut - inhorologio
per motum illius inftruméti , quod dicitur tempus,quia vniformis eft ,&
regulatus, menfuranter njotus aliarum ro- tirom inferiorum . Ex coexiiteucia
vero rei ED EBCMM vx mtm " i- dicemus de Vbi, Situ, &
Habitu.Affzct:ones veró funt quod non habeat contrarium , & quamuis mase
contrarium vefperi videa- tur, id non eft rationc refpectuum , quos important,
fed fundamentorum, .f.lucis,& tenebra; quod non fa(cipiat magis , & mi-
nus;& quod fit aptum ef: in omni co;qüod incipit effe in tempore i. quod
fit aptuni denomitaare folum res corruptibiles , & t&» pori
(ubiacentes, & eft proprium ig quarto modo, Aa veró ad hoc predicamentum
re- » duci debeat etiam coexiftétia Angeli ad zui- ternum, vt facit Delphinus;
dicetur in quz- ftionibus; vbi etiam cxplicabrmits,quomo- do fit refpectus
tertias adueniens, V5: quo etiam nominaliter fumutür , ell cireumferiptia
corporira lacs circumíeri- ptione procedens; pro cuius d; fimitionis ex-
plicatione (ciendum , quod ex applicatione füperficiei concaux corpos
locancisiqua dicitur locus 4 Fhv£.41.2d corpus Jocatum duplex « xurgit
relpeótus , vus contia actiua in ipfa fa iecontinente, Se dici- tür Vbi
aétiunm: alter continent; padia a bu / y | 2 LL in corpore contento, &
dicitur Vbi paffi- uum,& vtrumq; diuiditur in circumfcripti- LEY.
dcfinitiuum ; quam diuifionem for- té infinuauit Gilbertus ipfe,dum Vbi diuifit
in fimplex, & compofitü : Circumícriptiuü eft proprium corporum, quia cít
cum com- meníuratione rei locatz ad locum , & e có-. tr3; itaut totus locus
toti locato correfpó. ' deat, & partes partibus . Dcfinitiuü eft pro. prium
rerum immaterialium , que eft fine vlla commenfuratione, ita quod res fit tota
in toto loco, & tota in qualibet loci parte: 'Ex quo patet à Gilbert. folum
Vbi paífiuum circumícriptiuum fuiffe definitum, cum ta- men Vbi in communi ad
a&iuü, & paffiuü , circumícriptiuum , & definitinum fit apex Ms
prazdicamenti , illa vero Vbi fpecies illius, vt docet Do& 4.d.1e.q.1.K.
& quol. 1 1. infra C. AffeQtiones veró funt,quod
có- trarietatem non habeat, quod de vera con- trarietate in qualitàtibus
reperta intellize- dum eft quia contrarietatem in alio fenfu , qualis eft
illa,qua verfatur inter terminos motus fucceffuii , habet vtique , & talis
re- itur inter Vbi furfum , & deorsü, de qua i Phyficis. Altera,quod non
fufcipiat ma- gis, & minus ,quis Vbi non incenditur , vel remittitur . Tertia tandem in quarto modo,
,quam afüignauit Arift.4. Phyf. eft, quod fit immobile, & explicat Or 2. 33
Situ, fcu Pofitio cff quidam partium fétus m generationis RS A As ,ad ie de-
finitionis intelligentiam fciendum eft,quod eipblications partium loci adlocatü
du- plex exurgit mutuus;vnus in par- tibus loci terminatus ad partes locati,
& dicitur fitus a&tiius,alter in partibus loca- ' d terminatus ad
partes loci , & dicitur Si- tus paffiuus, quem folum dcfinit Gilbert. li-
cet gencraliffimum huius przdicamenti fit Situs in communi, Differt verà Situs
ab Vbi,vt ex Scoto colligitur 4. d. 10. q«i. fub M.qued Vbi refultat (15quendo
de paffiuo) in rclocata ex habitudine ad totum locum; Situs veró ex habitudine
partium. rei loca- tz ad dererminatas partes loci , vndé fit w« inuariato Vbi
poffit mutari fitus,vt quando vinum agitatur in vafe , manet intrà candé
fupcrficiem concauam vafis , & in eodem Joco , at fingü!z partes vini
refpondent vi- ciffim diuerfis partibuslociitamen vterque reípc&tus càm f.
per Vbi , quàm per Situm importatus eft extrinfecus adgeniens, quia corpus jy
ifta v.g. fuperficie ncc locari, ncc fituari dicitur ,. nifi prius ci
approximctur, ! . a6. E. Situs vero
fpecificet mod de immobilitate op ica noci lotus. tet 'ero fpecificet modum pr:
Pars Prima Inflit. Tracl.I. Cap.V12. & fiat przícns . Differt autem pofitio
hu. ius przdicamenti, vt Do&or innuit loc.cít. à pofitione de genere
quaacitatis,quod hec fignificat ordinationem partium in ipfo to- ' to fine
refpectu actuali ad locum , illa veró ordinem a&tualem partiumlocati ad
partes loci , vndé inuariata pofitione de genere SRME poteft iutari pofitio
huius pre- icamenti, vt fit, quando homo varijs mo- dis (c componit erigit
,incuruat, incumbit, &c. tunc .n.non mutatur ordo partiü ho- minis, nam
caput femper immediaté adhz- ret collo , mediaté pe&ori , & fic dealijs
artibusinter fe , mutatur tamen ordo i arum adlocum, Solet fitus diuidi tanquam
in fpecies in feffionem, ftationem, & cuba- tionem , item in naturalem ,
quem tetigit Gilbert. in allata definitione, veluti à natu. ra inftitutum, vt
quod caput fit fupra, pe- desinfra ; & in accidentalem, qui ex libero
pendet arbitrio , vt fi quis pedes fupra ca- put cleuaret , fed non funt vere
diuifiones generis in fpecies, fed potiusfubie&i inac« — cidentia ; quare
verz ípecies huius pradi« camenti erunt Sinus actus palus: Alij veró etiam ex
Scotiftis , vt Bonet. in füisPradicam.itàexplicantpredicamentü — Situs , vt fit
modus quidam ipfiusVbi , fic od Vbidicat abíoluté przícntiam rei in Velfic C iacendo , ftando, fedendo ; vir
CFSASSRUS e iie a L accidens eii utatur in. Kta- tionem,feffionem Mee cau in
fpecies , de quo fufius difp.8.q.12.art.z. interim te- neatur allata ae Viel
ytcommu niorinter Scotiftas. Affectiones verb funt, quod contrarium non po lo
ww de contrarietate proprié , alioquin fuse ftatio opponitur fcio, vd inbadont
: rurfus non fufcipiat magis , & minus, non .n. magis fituatum corpus
ftans, quàm fedeus: Proprietas in quarto modo elt nobis igno- t2, nifi forté
ponatur ordinabilitas in loco, 34 Habitw:,vcl Habere varijs modis ac- cipitur ,
& quidem in lata fua fignificatione dicitur de omni co,quod in aliquo eft
quo- modocinque , qua fignificatione ponitur ab Arift. 1nter poflprzdicamenta ;
hic ve- ró fpeciali modo fumitur , vt fignificat ha- bitudinem mediam inter
habentem, & rem habitam, $c definitur a Gilbert. Hab;rus eft corporum , e
eorum , quacirca corpus. fum «dsacentia leníus c1, quod cít miitua quz- dam
habitudo corporum , & corum , quz funt circa corpus adiacentia,ità quod
cor- pas £T E d- n L- - D eben Wa, & illa habenturà corpore iter Lcd
habitudinem mediam ; vndefciendum elt , quod ex adiacentia ve- ftimenti ad
copus ( cuius exemplum tra- ditur, quia notior eft talis adiacentia) , vel
cuiufcunque alterius formz ad fuum fubie ctum duplex confürgit reípectus mutuus
, vnus in veftimento, fcu forma applicata, & terminatur ad corpus,feà aliud
fubiectum, & dicizur habitus, feu habitio paffiua, alter in corpore.vcl alio
fübiecto , & tcris natur ad veflem , velaliam formam habitam , &
dicitur habitus , feà habitioactiua; vndé Habitus conftituens hoc przdicamétum
eft babitio in communi ad actiuam, & paíliuá, quz alio nomine
vocaturinharentia,infor- matio, vnio, &c ita quod omnis vnio ab- foluti ad
abfolutum,omnis rgfpectus fübie- cti ad formam, & écontrà fpectant ad hoc
Lr vu vt bené notat Baffolius 4. ].13.0.1. art.r. & Bonet. in fuis
P-xdicam. libell.16. A. omnis talishabitudo eft ali- quo modo derelicta ex
adiacentia forme ad (ubiectum,vel eft ipfamet adiacentia ta- lis; quod etiam
clare Gilbert.infinuat, dum inifto przdicamento ponit album effe , &
quantum effe.i. refpectum fubiecti ad albe- inem, & quantitatem ; Spectes
huius prz- icamenti fuat. habitus actiuus, ufiitus; & impoit2bt refpectus
extrinfecus aduenie tes, quiancn infurgunt , nifiapproximaris extremis; Aff:
ctiones autem funt quod nó habct contrarium , nam effe calceatum , &
loricat. m non font oppofita, & fi aliqua - informationes contrariz
videbuntur,vt ef- fe album, & cffe nigrum , hocnon erit per fe ratione
rcfpectuum formz ad fubiectü , fed ratione ipfarum formarum ; Altera eft , quod
fufcipiat magis, & minus, nam eques cft armatiorpeJite , & forma magis
radi- cata in (ubiecto dicitur mags baberi à fub- iccto , quam alia minus
radicata , quamuis id nó fit proprie lufcipere magis , et minus: Froprietasin
quarto modo eftnobis igno- tà. CAPVT VI. De Legibus eorum, qua. [unt in Pradi-
à caimento., 35 Vas affignat regulas Arift. in ante- dueeedie o) & 4. eoram
, quz funtin przdicamento Prima eft, quicquid »radicatur eff. ntialiter de
íüperiori , vt de ibiecto , deinfcriori ctiam eodem modo — przdicari debet; quz
rcgula de omni prz- Micatione cff.ntiali
dcbct intelligi , fiue fit H - De Predicamentis . - 23 inquid;fiué in quale,vt
fubftantia , vcl fen- fibile przdicatur deanimali, vt dc proprio:
fubijcibili,ergo & de homine pradica:: de- bebunt qui ett inferis
animalicodem mo- do nimirum cff.ntialitcr in quid, vcl quale; cum hoc folum
difcrimine, quod de fupc- riori immediate przdicantur , & proximó,
deinferiori mediaté , & remoté , Quz rce- la,vt fit recta , intelligi debet
de omni- bos przdicatis, quz competunt fuperiori , vt conuenit cum inferiori,
non autem de his; quz ci competunt przcisé fumpto , & quatenus ab inferiori
differt , v.g. bomo e£ animal in hac propofitione quzcunque pre dicantur de
animali , quatenus conuenit cit homine;vt funt fenfibile,corpus,fubftantiz,
illa eadem dicuntur de homine ; qux vero dicuntur de animali;preut in pracifo
figni- ficato differt ab homine , vt funt effe fupe- rius,effe commune pluribus
fpecie diferc- tibus,etc. illa non dicuntur de hominc; po- teft ctiam hzc
regula aliquo pacto de prg- dicatis accidentalibus verificari,quia enim v.g.
album dicitur de lacte ; poteft quoque de eodem pradicaii coloratum, quod dici-
tur de albo , licet non eodem modo , quia de albo przdicatur effentialiter ,
fed de la- &eaccidentalitertantüm, — Altera regula cft , quod diuerforum
ge. nerum, & non fübalternatim poficorum, Ji. quorum vnum alteri non
fübordinatur in predicamentorum fexicbus;diuerfz omni- nó funt diferentiz
diuifiuz , fiuétalia ge- nera füb eodem tertio genere contineátur , vt animal,
& planta. fiue non, vt animal , & color, hac.n. omnia diuerfas prorfus
habéc ditferentias diuifiuas, vt patet difcurrenti ; Si veró de differentijs
conflitutiuis loqua- mur, licet illa genera, quz non fub e aliquo tertio genere
continentur , diuerfas adhuc habeant Logo rr gm alia diffc- rentia conftituitur
colorin effe coloris , alia animal in effc; animalis , illa tamen , qua fub
eodem tert;o genere continehtur, eaf- dem differentias habere poffunt , vndé
ani-. malis, & planta eadem funt differentie có- ftitucinz corporeum, &
animatum ; Sed li- cct quorundzm cenerum nó fubalternatim pofitorum cadem cffc
poflint differentia confhtutiuz , non tamen effe poffunt c a (ves ,nam cum
babcant di i tferentias diuifiuas , vt dictum cft, confe. quens eft , vt ctiam
corntp. fpecies ucríz, quandoquidem ex diycifis ditf. rene - tijs diuident;bus,
& ccnrrahentibus idem genus femper diuerfa fpeeies Mosq: e- Je h -—-— MAS
—— 24 Verüm diuerforum generum fubalter- Batjm pofitorum in cadem ferie
przdica- mentali cffc poffunt ezdem differentiz, fic tamcn st carum vna fit
vnius generis con- ftitutiua , & altera alterius generis diuifi- ua v
g.auis,& animal funt genera fubalter- natim pofita , & aliquas habent
ditferentias cafd«m,licet non omnes, nam grofibile,vo latile;aquati!e, reptile,
bipes ; omnes funt differentiz minas diuifurz , & vna iftarü eft auis
conílitutiua ncmpe volatile;fic etià fenfibile «ft differentia. diuifiua
corporis animati ,& conftitutiua animalis. CAPVT IX. De Terminorum
collatione inter fe. 36 Vu Terminorum diuifiones jam affignata funt , qui omnes
fi adin- uicem conferantur, vcl funt pertinétes, vel impertinentes ,
pertinentes dicuntur illi , qui fe inferunt , fcu quorum vnus deduci potcft ex
alio af&rmatiué , vel ncgatiué, ita quod cx pofitione vnius ponatur alter
ob connexionem, quam habent adinuicem,vel remoueatur ob repugnantiam ; primo
mo- do termini minus vniucrfales dicütur per- tinentes refpcétu magis
vniuerfalium;quia ab inferiori ad fuperius confcquentia tcnet affirmatiué,cfl
homo, ergo animal, fed non €contra; altero modo pertincntcs termini funt;qui
repugnant adinuicem,K de eadem re codem tempore nequeunt affirmari quia €x
pofitione nius ncccffario negatur z]ters -Teimini veró. repugnantes ftnt
duplices; alij difparati,ahj oppofiti ; difparazi funt, uii non habent inter fe
maior: qi repugr.á- . tiam;quam cum alio tertio vt Ecn:o, & afi- nus, non
.n. hemo mcgisrcpogrzt c mafi- no,quam cum equo; oppofiti vcro dicütur, qui
mágis pugnant inter fe , quam cum tcr- tjo, vtalbu m, & nicrim magis iuter
fe pu- T cien cum tertio ,. v.g. dulci , & illi t cuadruplices iuxtà
quadruplicem op- pofitionem ab Arift. affignatzm in pof r16- dic.cap.dc
oppofitis;relatiuam,ceptrarizm, privatiuam, & contradidoriom y Orpofita
relatiué dicuntur,cce pcr relatiencs eppo
fitasadinuicem xcfaütur,vt Fatcr K filius contrarié quaneo funt forma
pef.tivz fe- iouicem cx pellentes ab codcm ft bicéto, vt album, & mgrum,
calidum, & frigici i psi- uatiue, quádo vrü f'enificzt fermam, aliud
carenttam illius fcyma in futicGo zpto ad illam habindam t caccus , &
siócry: cce- tiadictorié, oux opponuntur fccundam a£. ku Pars Prima Infit,
Trabhd. Cap IX. 6) X. firmationem, & negationem,itaut quod a£- firmat vnus
terminus , negat alter , vt ho- mo, non homo. - : Omnes hi termini repugnantes
dif, té, vel oppofité dicuntur pertinentes fecun do modo, quia ex pofitione
vnius valet sé- eralterum remoucre, vt in rclatjué o fiis ;hic eft Filius Petri
5 ergo non eius tet; inoppofitis contrarie hoc cft album , ergo non nigrum : in
priuatiué oppofitis hic eft videns,ergo non coccns : inoppofi- tis
contradictorié Petrus eft homo , ergo falfum cft quod non fit homo ; in
difparaté tandem repugnantibus,vt homo eft animal, ergo non eft lapis . Termini
vero i iné- tes dicuntur, qui nec fe includunt , nec fe
excludunt,nccrepugnant,necfe mutuó in- — - ferunt,vt diues, &
fapiens,nigrum,& igno- —— rans,doctus,& iuflus, hi tertmini nullam in-
ter fe habent connexionem, aut repugnane- tiam,üon.n. valet
deducereaf&rmatié;hic — eft diues, ergofapiens,neque negatiué,hiG — — elt
do&us, ergonon cftiuftus. — Stein CAR IE XE De'varia terminorum fappefttione,
——000—- ita cffentia ; & multiplicitat* Términorum,rceflavegeredeeor- —
proprietatibus , quarum przcipua ett fupe pofitio: quia crgo terminiplura
fignificare. poffunt,vt hic terminus &o»o immediate fi- gnificat naturam
humanam: mediaté Petri & Paulum; & etiam feipfum fignificare po- teft,
quia omnis vox fe ipfam. reprarfcatat , ideó varia eorum fignificatio fclet in
pro- pofitione determinari mediante pra dicato aut copula ; & tunc
dicunturpro hoc , vel illo fignificato fupponere , vndefi dicamus homo currit,
terminus bomo fup ponit pro a- liquo indiuiduo natura humanz , cui hoc
pradicatum competit , noà pro natura hu- mana immediate: fi dicamus demo eff
dihio - às yllaba,tcunc (opponit yro fcipfo.Ex que patet non cffe idem
fignificare. X fuppone, re fignificationem ,X füppofiticnem,vt be- né notauit
Pctrus Hifp. traét.7.de fuppofit. nam fignificare efl fzccre vccire in cogni-
tioncm, quomodo furrus fignificat ionem , fed fupponere fcu fupponi cfl loco
alterivs fuffci, & fubftitui , vt calculifuppenuntur loco pccuniz; fignificatio
fit prerimpofi- tickcm vocis ad fienificendum ram ,feg-. pofitio cft acceptio
tevmini iam fgnificzne — tjs rem proalicco , wcéfignificztio pier — Gi
fuppofiticne & fgnificare latius patet, «quim | 37 * * . Eu LN ] As |
tra&t.vnic.cap. r.Ioan.de S.Tho.lib.2.fumm. — — — eirca finem, &
colligitur exScoto 1. d. 21. 2 -Qaeieeke & ideo fuppofitio definitur à |.
"Mdtcit. quod fit cceprie rermimi in we o "tione pro al i |
"" . !. Anauté fi i — —. pofitio fit folius cermini fubftantiui , vel
/ -— . etiam competat adiectiuo adiectiué tento. . — negant Petrus Byfpan.
& Tatar. cit. & alij *. - .Summuli dicendum , De Terminorum
fuppofitione - quam fyppooetetam omne id,pro quo ali- qua vox fupponit , etiam
feniicat non € contra , vt mus eurr t terminus :beme indifferenter fecundum fe
fignificat tà naturam humanam , quam eius indiuidua , fed in hac propofitione
fupponit tantum pro fignificato mediato,nempé pro indiui- duoaliquo humanz
naturz , & terminus connotatiuus, vt album , fignificat formale . f. albedinem,
& fupponit pro materiali .f. pro habente albedinem , vt fzpé docet Ta-
tar.non ergo funt idem fignificatio, & fup- pofitio . Ex quo rurfus
fequitur aliud difcri - meninter fignificationem,& fuppofitione , quod
fignificatio poteft cermino conuenire ttiam cxtrà propofitionem , fed
fuppofitio jlli non conuenit, nifi in propofitione , quia ex varietate
przdicati, quod ci adiungitur, dicitur vario modo fupponere , & eius in-
"determinata fignificatio vario modo deter ^ minari modo iam explicato;
& foppofitio- tr nem proprié non conuenire termino , nifi in propofitione
tenent $ummulifta melio- ris notz antiqui ,& Recétiores, Villalpand. -
Vib.s.fumm. 3.p. cap.1. Bannes lib. a.
fumm. «ap.1€. quod fumpferunt ex Tataret, tract. /.— 2.Com.a.S. Prime feiendum
, & trad. 15. filz communiter. . -quodf fupponere capiatur in rigore,vt
ift1 * —. faciunt, pro co nimirum , i aliquo , fed etiam EM € accipi pro aliquo
, fed etiam reddere fup- nS verbo , vtique adic&iua non $a .ponunt , fed
copulant fuum fignificatü for- . male alteri fuppofito , fed fi minus rigoro-
:sé fumatur , pre eo.f. quod eft accipi pro aliquo jtá fuppenere poffunt, vnd?
Tatar. ipe docet loc.cjt. quod in propofitionibus pradicate cencrete etiam
adiectiuo có cretum (upronit pro fignificato materiali , vt in ifla Petru: ejf
«lbwsly «lbus fupponit pro re habente albedinem , & importatur m recto
jitaut fenfustfit Petrus cft habens dinem ;ità cti tenent Ioan.de S. Thc- - ma
loc. cit & Cafil.lib.r.trac.z.cap.1.fec.2. 33 Quia igiturio voce
fignificatiua duo funt, vnum , quod babent rationem matc- rizliterz nimirum,
fyllabz,& earum com- binatio;ac fonus, alterum , quod habct ra- 2j tionem
formz, ipfa nimirum vocis fignifi- catio , hinc fuppofitio prima fui druifione
diuiditur in materialem, & formalem ; ma- terialis eft vfus, & acceptio
termini pro fe ipfo, .i. pro ipfa materia vocis, vtPetrus eft vox biffyllaba:
formalis eft aaceptio ter mini pro fuo fignificato , vt Petrus eftho- mo, &
ab vna fuppofitione ad'aliam argue- re non licet, vndé non valet homo eft vox
biffyllaba , Francifcus eft homo , ergo eft vox biffyllaba . Suppofitio
formalis fubdi- uiditur in propriam, & eft acceptio termi ni pro re , quam
proprie significat , & im- propriam, & eftacceptio termini pro re ,
quam improprié , ac metaphericé folum fi- gnificat , vt cum hominem fortem
appella- mus Leonem; & crudelem Neronem . Pro« pria fubdiuiditurin
communem*', & eft ac. ceptio termini communis pro fuo fignifi- cato, vel
fignificatis, vt omnis homo eft ani mal: & fingularem, feu difcretam,&
eft ac- ceptio termini pro vna re fingulari tantü , hoc fupponit omnis terminus
fingu- laris, vt Petrus, Paulus , & terminus cómu- nis figno demonflratiuo
determinatus , vt hichomo. Communis a tg fubdiui- ditur in fimplicem,
perfonalem , &abfolu- tam ; Simplex eft acceptio termini commu nis pro fuo
immediato, & primario fignifi- cato przcise fumpt o , vt itab om- -
nibusinferioribus, & ideà dicitur fimplex'g & ifa fuppofitio , nà
terminus quilibet communis duo habet fignificata, vnum marium, feu immediatum ,
alterum media- tum, & fecundarium,vt homo v.g. prima rio, & immediaté
fignificat naturam huma- nam in communi, at fecundario Petrum , &&
"Paulum 5 vndé regula generalis dignofcen- di hanc fuppofitionem eft ,
quando termis nus communis coniungitur cum tali przdi- cato , quod pon t di i
eer ipe rius, & inferius, vt cum dicimus, quod ho-" mo eft fpccies ,
vcknatura communicabilis pluribus, quz pradicata indiniduis conue« nire non
poffunr,hinc eft axioma apud Sum ; muliftas , quod fub termino communi fime
jose Íupponente non licet defcendere . fonalis eft acceptio terminicommiunis
pro fignificatis mediatis , vt omnis homo currit , quia currere competit
immediate indiuiduis , non hominiin communi, & citur períonalis,vt notat
Orbellus trad de fuppotquiainter fi a rRpecr ponit rcl nobiera int id
intellectualis naturz , quz dicuntur perfo- ng; regula generalis ad hác
fuppofinonem. Á » digno- dignofcendam eft , quando terminus com- munis
notaturaliquo figno omnis , aliquis, &c. veliungitur przdicato, quod ei
imme- diaté conucnirenon poteft, vt funt accidé- tia communia. Abíoluta
fuppofitio cft ac- «eptio termini communis pro fignificato mediato , &
immediato,& generalis regu- la ad hanc dignofcendam eft,cum terminus
«ommunis iungitur przdicato , quod vtri- que fignificato competere potcft,yc
homo eft anjmal, eft rifibilis ;nam hac pradicata. non folum humanz natura in
fe fpcétatz , fed & Petro , & «ceteris indiuiduis conue- niunt, &
ideo dicitur abfoluta, quia cá alia acceptioncs limitentur ad fignificandü ,
vcl ápfunivocis primarium fignificatum , vel undarium;hec ad vtrumq; cft
indifferés, hinc cft axioma , quod fub termino abíolu- té fupponente dcícendere
licet , quid auté fát aíceníus, defcenfus , & quotuplex , di- «emus infrà
trad. s. cap 4. 39 Rurfus (uppofitio perfonalis fubdi- widitur in
diftributiuam,collectiuam, deter minatam, & confufam.D iflributiua cft, cü
rerminus communis accipitur pro orbni- bus fuis inferioribus, & fingulis
cum coy u- latione fümptis; itaquodprzdicatum de | Hj is in propofitione
copulatiua si emnibus i werificetur, vt in hac propofitione «eis domno eff
animal ) fitur pro hoc & i lis verum fit dicere , hic homo cft ani gafiels
Dei fur.t duodecim ly Apottoliti d. ponit pro fingulis Apoftolis ícorfim fum- -
ptis, i. pto Mc d o, — — x€; ergo Petrus, & Paulus font duodecim , 4ed pro
omuibus collcétiue , ndé de tota folum collectione inferiorum verificari
gotcft,& idco ait Scot 2.d (iin plurali . minus accipitur pro aliquo, v
aliquibus inferioribus fu is determinaté , & fcorfim fumptis, fed difiun&iué
, vt aliquis bomo eft 5, non n. inferre licet in propofi- tione copulatiua,
ergo hic homo efl albus, jllc homo eft
albus, (cd folum in propo- sitione disiunctiua, crgo bic homo, yel ille homo
cit albus , et idc dicitur determina- 12, quia determinaturad vnum, licct (ub
disiunctione. Falfum tamen cít ; tion quod hic aiunt aliqui signa particularia
jDs Jen ali- E dESIA . homo diftributiué fuppo homine, itautde finpu xipitur
pro omnibus fimul, & coll mé 1 ^ vt ' | d "2. q. $9, I. fignum. i
inbac frppefitione debere acci- - Determinata cfl; quando ter-.— " Pars
Prima Inflit, Trat.I. Gap.X. quis,quidam ctc.facere femper fuppesit io- nem
determinatam , quia huiufmodi signa deferuiunt quoq. vt mox patebit, (upposi-
tioni confuse, vt cum dicitur, aliquis mus eft neceffarius ad fcribendum. Con»
fufa eft cum terminus accipitur pro alique inferiori , vel aliquibus fub
disiunctione, ita tamen, vt nó determinate fupponat pto aliquo , in quo
dif&ncuitur à fuppositione determinata vt recté Orbcllus cit. adner-
tit,qua talis efl; vt etiamsi disiunctiué signi ficet inferiora,attamen à parte
rci datur ali quod singulare cui determinaté conueniat pradicatum cnunciatuim;
et si non i tur vt si dicatur a/sqa/r. bemo cwrrit , nam aliquis homo
determinaté currit, etiamsi fub disinnctione significetur ; vnde faltim Deus
oftendere poteft quiínamille fit 5 .at confufa itafub disiunctione fupponit, vt
nullum sit inferius , de quoatfrmari determipaté , vt si dicatur /iquis cale €i
ad. [cribendum necef[arius quia de: nullo calamo determinaté dici poteft, quod
: necefsarius ad fcritenduiu bene. aliquo »quodcurrat , vel Dus. 1.2 YN UGNC nr
latum difcrimen iater fi Ahichomo cítanimal , & ic defingulis. Deus 4 i
€ft;cum terminus communis ac- r1" si dicas , Cquitandü , "HN es, et singu- los perf
lati tamé quendam d natum € designare ots uo determinate dicere queat , c equus
d ncccffarius ad equitandum, "quia 10 re pon tfl vnus magis neceffarius ,
namalter . At fupp MA c diinsica: lis efl namirz , quod licct ex vi ipsius non.
magis competat przdicatum , quod dici- tur, vni exinferioribus ; quam alteri ,
nam si dicatur ; aliquis equus currit, ex vi iftius propositionis pracisé non
datur intelli , quod vllus vnus determinatus equus ma- gis,quam alius
quicunq.currat;in que cone venit Cum fuppositione confüfa ; attamen quion:nes
equos videret , poffet abíoluté , etabíq. vlla disiunctior e. designare equü
zefpcctu cuius propositio verifcatur, et diccre, hic equus currit,quia
fuppos;ta ve- ritate ilius propositionis , datur rc vera parte t " quodit
^ D d shit - - DeT'erminorum fappofitiont - rei equus ille, de quo verificatur
cur z fus in hoc fuppofito determinata differt à confuía,imo ob id dicitur
determinata , quia hac de caufa habet magis determina- tam figaificationem,
quam confufa ;' & ra- tio huius eft, Pd przdicatum,q dicitur ig
fuppofitione determinata dicit determina- tà actione exercitam,q petit à
deterininaco principio procedere, vt cá dicimus, aliquis equus currit , fané
hic curfus eft a&tio pro- cedens à determinato principio; at cum in
mrpoccnE cófufa dicimus,aliquis equus , neceffarius ad equitandum , hoc przdi-
catum non dicit determinatam actionem , fed tantüm neceffitatem
conditionatá,quz de vnoquoq. equo verificari poteft pofito , quod ceteri
abeffent ; Hinc fequi- tur,dara hypothefi , quod duo tátüm in re- tum natura
dentur equi, fi de vno dicatur , «hic &quus non eft neceffarius ad equitan-
, dum, non obindeé licet inferre , ergo alter ncceffario requiritur ad
equitandum, P fine hoc poteft fieri equitatio inillo , & é . «ontrà, vndé
inaffignabilis eft , qui illorum tequiratur,ex vi fappofitionis confusz;at fi
deillis duobus equis cum veritate di tur,aliquis equus currit, co ipf? quod vn
(— — -. BMWorum non currat , per neceffariam
cófe- Mendgpos jcet infarre alterum currere , quia in fuppofi | ione d 'mina
dicatum . Demum ínppofitio. diltribi fubdrtiditur' in diftributiuam pro
fingulis generum,quz dicitur conie ,& proge- néribus fiagulorum,quaz
dicitur incomple- . *' «ài primà eft acceptio termini communis -oQpro fingulis
iadiuiduis omnium fpecicrum -copulatiué fumptis , vromneanimal mori- türjhoc
eft Petrus moritur, & Buccpbalus ; fiotitur ; fecunda cft pc eoi eel em
-soninibus fpeciebus indiuiduorum;vnde hic «nomine genetum intelliguntur
fpecies , & namine fingularium indiuidua; vt omne ani malfint in arca
Noe.i, ex omnibts fpecie- "fius,ideó nomen lemenon habe potiüs ampliatur homo .n. J. eft fuit, vel 27
CAPVT XL De reliquis Terminorum proprietatibos, 4o Vzdam aliz Terminorum
affe&tio- aes minoris momenti folent cnu- merari , de quibus hoc vno capite
breuiter agemus relictis Sammuliftarum ambagi- bus, & funt potius
variationes quzdam fi- gnificationis , & fuppofitionis per quafdam
additiones,aut Con ribh ct qid ifti proprietates ab illis . Prima dicitur
Status,& eft acceptio ter- mini pro fuo fignificato fecundüm illà tan- tum
temporis differentiam , quam copula verbalis importat , vt fcdens difputat, ly
fedens dicitur habere (tatum , quia fumiturtempore determinato, quod importat
ver- bum principale, nimirum pro tempore pre fenti per verbum 4/ffutatimportatos
vnde eit A om generalis,quod quando przdica- tum aliquod nequit couenire
fubiecto, nift Vei Rig exiftentia ipfius:, tunc tale Tubi um dicitur habere
ftatum, v. g. ho- mo eft albus ; quia albedo nequit conueni- re nifi homini
exiftenti , ideo hzc propofi- tio dicitur habere ftatum; quádo veró prz-
"dicatum non determinat exiftentiam fübie- &i,tunc non dicitur
habereftatum , & ita cft in propofitionibus neceffarijs, vtv.g. homo eft
animal, qiiia animal conuenit ho- mini etiam non pra(uppofita exiftentia ip- t
ftatum,fed erit,eft animal, verbum .n. ef non dicit exi- ftentiam extremorum ,
fed neccffariamip- forum connexionem. Sccüda d citur Ampliatio, quz ftatui op
ponitur, & eft acceptio rermini d fignifi- candam rem. fecundum plures
dirferentiss temporis,quam indicet verbum principale propofitionis vt Sand; Dei
videbunt ly Sa &i extenditur ad San&os; qui fuerür (unt, - & erunt;
cum tamen per verbum princi bus hoc , vel illud indiaiduum ; &hzc di- le
videbsnt fignificetur folum tempus f 4tribntio folet appellari'accomoda, quate-
— turum, & in propofitione neceffaria , vt di- nusnonabíoluié , &
fimpliciterpro omni- &um eft
fübieztum ampliatur ad omnem ^ bus,& fociis diftribuit. Prafatas ipso-
temporis differentiam; ex quo patct, quà . fitionzs alio modo affizaat; &
explicarAr- — incófulto- 'ur Fuetites p p. (um vr riága fc&..quia id
'Nominalifmum p 3 art. 3 dum áit ampliationem. rpra pis nzgat vniuerfalia
praferre rationem. — dicato conuenire, nunquam fubiecto, nam communem
abítractim ex parté obicéti ab ta propofttiptpus paf cernitur oppofi- '
ándiuiduis,quz immediate tur,nos* tam, & licet in neceffarijs anpliatio
cóue- à communi non recedimus . niat ctiam przdicato, przcipué tamen có- uenit
fubicéto, vndé per ampliationé (übie "LEES me f Der 2 i, & pradicati
fic explicari folent Homo D» ze "e Ie . ex coniun&ione cum verbo: P. x
Pars Primadfit. T rabl.I. Cap. X
I. eff animal i, homo a&ualis , qui eft tépore prafenti,eft animal actuale
exiftens tempo- fc przfenti , & homo actualis,qui fuit crit, aut poteft effe.
Ex quo etiam patet cerminü communem non folum ampiiari ad plura cempora, fed
etiam ad plura fubic&ta , 4.ad hominem przfentem , C3turum, &c. 41
Tertia eft Diftractio , & eft acceptio cermini ad rem figaificandam pro
alia tem- ris differentia, quam iadicet, verbü prin« cipale,vt £omo eff
mortuu:.ly bomo ampliatur ad tempus pratteritum, i.ille , qui fuit ho-
mo,XinEuang ceci vident , claudi «mbu- lant À.qui erant coeci,& claudi;
poteft etià fieriampliatio ad tempus; futurum , vtin ifta Mnuchriffu: eff reprobus
(ubie£tum am- pain e tempus futurum , X feníus eft , mo ille, qui erit
Antichriftus; Multi re- ducunt diftractionem ad ampliationem, co quia per ipsa
ampliatur termiaus; fed quia non folum ampliatur ad aliam temporis dif
fcrentiam, quamindicet verbum principa- fe, verum ctiam abillo diftrahit , ideó
ad Ampliationem attinerc non poteit, qua li- cet ampliet fignificatum termini,
nó tamen diftrahit ; ex quo patet has tres proprieta. tes conuenire
terminis,quatanus referütur ad menfuram temporis , illifque proueniüt autem ad
Diftractionem reduci Alienatio , cum .f. vox addita alienat alterius
fignificatum , vt hómo mortuus , leo marmoreus, nam be particulz dicuntur
alienantes,& diftrahen- tes , vnde Alicnatio à nonnullis etiam Di- ftractio
nuncupatur; &inea talis obferua- — tur rcgula , quod non valet confequentia
à termino alienato ad non alienatum , vn. non valet eft homo mortuus , ergo
eftho- i de fallacia à fecundum quid ad fim ter. Ls Quarta cft Reftri&io,
& cft acceptio ter- mini ob aliquid additum coar&ara ad mi- norem
fignificationem, quam ex natura rei illi competat, vt difcipulus diligens
euadet do&tus vbi difcipulus per particulam addi- tam retiringitur folum ad
IA geom di- fepulos diligentes , cum alioquiabfoluté fumptus etiam egligeoe comprehédat,
vndé eft regula , quo valet confequentia à termino reftricto ad amplum, vt
Petrus eft homoiuftus: ergo cfthomo. Refirictioni affinis cff Diminutio ,cum
nimirum ex ad- ditione alicuius partculz fignificatio ter- mini minuitur,vt
doQtus in Grammatica,vcl ; ità limitatur,vt non fumatur abfoluré , fed tancum
fecundum quid, vt /Ethiops albus fecundum dentes , vbi particula /eeusdwe
dente: minuit ; & limitat fignificatum albi , uia albus fecundum dentes non
ett abío- albus,[ed tantum fecundum quid . Porro -erfi Diminutio fit
Reftrictioni atfinis , tame án eis contraria obíeruatur regula,quod né valet
confequenitia à termino diminuto ad non diminutum , vti valebat à reftricto ad
non reítrictum;non .n. valet;eft albus fecun dum dentes, ergo eft albus , fed
eít fallacia à fecundum quid ad fimpliciter : de quibus pH : 42 Quinta demum
eft Appellatio, cum vox vna aliam afficit,'ac denominat fecundü fuum formale
fignificatum ; terminus de- nominans dicitur appellans , denominatus vcrà
dicitur appellatus,vnde ifte eft termi- nus fübítantinus,vel per modum
fubftanti- ui fc habens,ille adiectiuus,vel habés modü adiectiui ; ex quo fit
terminum appellátem femper accipi fecundum fignificatum for- male,at appellatum
poffe accipiinterdum fecundum materiale , & interdum fecundá formale
materialiter tamen fe babens , & um denominati , vndé duplex po- folet
affimmari appellatio, vaa materia- "Jis,altera formalis, Vt autem
dignofcatur - de materiale, & quando formale ín. 3
catumappellaturimpropofitione ,addu- — camus exemplum aum tionis conftanris ex
pradicato compofito , l eft cognitu appellatio ; v. g. P/«/o ei diwt- iin hac
propofitionc termi- eriale figuificatum .f. Platonem , fed for- male.f.
Philofophum ,& hoc contingit quo- tiesnomenadiectiuum coniungitur cüalio ex
parte przdicati', vtin propofito ; cum vero terminus lans citfolus ex parte
pradicati,tunc appellat materiale , vt fi di- ceretur Plato Philofophus eft
diuinus , nam fic dicendo diuinitas applicatur Platoni, nó cius doctrinz ; hac
elt communis doctrina Summulift. adhuc tamen verum eft ctiamfi propofitjo fiat
hoc fecundo modo terminü appel: KK. diminus appellare poffe iu- pra Philofophum
fi ex modo profcrendi ropofitionemly Philefopbus fciungatur à fubíecre &
coniugatur praedicato , vnde nulla certior rcgula tradi poteft dignofcen di,
& diícernendi appellaticnem formalem .à materiali, quam diligens
animaduerfio propofitionis conft.ntis.ex fubiecto , vcl dicatocompofito.
Aduertendum tamen bic , quod etfi ap - pellatio in materialem, & form:!cm
fccerni con- in qu: dif&cilior (hd -
aróm intelligentiam exponmiin De alijs T'erminofum propriei. tonfüeuerit
modo iam explicato , fola ta- men appellatio formalis proprié meretur
nomenappcellationis ,non autem materia» lis, nam applicatio fermalis
figaificati ali- cuius termini ad materiale tantum eft fiim plex formalis
prdicatio, vt fi dicamus Pc. trus eft bonus , vcl Petrus eft logicus ; Ap- |
pellatio igitur proprie dictaeit , quando terminusappellans nonabfoluté
conuenit fubiecto , led ratione alicuius fignificati formalis,quod appellat ,
fic quod media il- la formalitate fubicato competat , vt fi di- camus, Petrus
eft magnuslogicus , /y ma- £»s non abfoluté conuenit Petro , (ed ra- tione
logicz ; hxe proprie eft appellatiua przdicatio,ynde Appellatio definiri folet
, quod fit epplicatio fignifieati formalis vmims termini ad. fignificatum
formale alterius cu- ius variatio magnos folet| defectus parere : 3n
paralogifmis, vt si dicatur , hic puer eft .nagous logicus ,ergo cft magus ,
& logi. cüs, vzriatar appellatio , quia ly maga; appellat in anteccáentc
logicum , in con- e fcquente puerum . Es CAPVT,XIL. — De Terminis extenibilibu:
. 4s TNterdum propositiones c&(tant qui- Se douchotelen ris qui gd
rectamil- vn- cde,K propositiones exitpsis c €s,2c eti o ipaa fermini exponibiles:
dicun- tur, Hi vero fant multiplices;fed praecipui , - & frequentiores funt
exclusiui , ékceptiui, 3 »& reduplicatiüi, rclatitios. aiitem , compa- ratiuos , fupcrlatinos , & alios
huiufmodi omittimus, vt minus ncceffarios , & potius -ad Grammaticam
pertinentes: de Incipit, & Desinit egimus in Physicis difp. 14... .
"Ferminiitaque exclusi funt tameu , dumtaxat [ilum , Ke. qui pofsunt in
pro- -positione determinare fjibrectum, vel prz- :dicatum, cum determinant
fubiectum Cipnt propositionem de fubiecto exclufo , :€el melius exclusino , vt
Aldus tantum. grammaticus : cum determinant pradica- Tum, et rS fne a przdicato
'exclusiuo , vt Aldus c(t tantum grammati. '€us : Cum igitur terminus
exclusiuus poni- turà parte pradicati , si e(t exclusiuus re- ectu numeri , vt
vniueríalia funt tantupi "quinque, folet propositio exponi per rcrho
tionem termini exclusiui cum hac additio- ne, Go non plura , & fenfus cft
vniuerfalia "fant quinque & non plura : si vero eft ex- 219 clusiuus
rei , vt Aldus eft cantum gramm2- ticus,exponi folet per remotionem cermi- ni
exclusiui cum hac additione e$ wa 4/4 vt fenfus sit, Aldus eft grammaticus,
& no aliud, aut nihil aliud,ita Scotus lib.4.de ex- poaibilibus, Casilius
lib.z. Appendic. de ex- ponib. c. 1. Roccus lib.z.c:4. & alij . Sed quamuis
prefato modo béne exponatur ter minus exclusiuus refpectu numeri,cum de-
terminat przdicatum , non tamen b:ne exe ponitur,cum eft exclusiuus rei ,nam si
hzc Aldus eft tantum grammaticus ità expona- tur, Aldus eít ponens. & nihil
aliud , fenfus hic eft falfus,quia eft homo, cft arti- mal,eít quantus, albus
&c. & terminus ex- clusiuus inea excludit ab Aldo aliam quà- eumque
facultatem à logica, nó aliam quá- cunque rem,& qualitatem; Et ideo przítac
dicere cum Tatar.trac.13. com. t. $. zertie féiemdom quód terminus. exclusiuus
rei à parte przdicati potcft exponi ratione alie- tatis,vel alteritatis;, primo
modo fenfus il- lius propositionis eft, Aldus cft grammati- cus,& non eft
aliud à grammatico , .i. ali- guid non grammaticum : fecundo modo eníus cft,
Aldus elt qualificatus grammati- ca, & non alia facultate ; nam exclusio
ra- tione alteritatis excludit qualitatem eiu(de rationis, fcu ciufdem generis
propinqui . Cum vero terminus exclusiuus determinat - fübiectum vt zemtum Petr:
currit, signiti- aeta alijs fubicctis non conuenit illud pradicatum, et fenfus
eft Petrus currit , et nullus alius currit, et notat Tatar.cic.quod ly tantis
ex vi fermonis excludit ea fubie- cta, quz (unt eiufdem fpeciei , auc generis
propinqui ,vnde fenfus cft Petrus currit, ez » nullus alius hono currit, &
iftius temton heme currit Venfus clt , quod homo currit , & nullum aliud
animal currit , interdum taz men exdudere potett alia qu:xcüque fübie- '&a
in vniuerfum, vt fi dicatur , rantü ett rifibilis , excluduntur omnia prorfus ,
etiam ea, quz rifibiliratem participare non poffunt, Ss ^ - ! *44. Termini
exceptiui funt frater, pra. terquam, nifi, ctc, à dicuntur exccptiui , quia
excipiunt illum terminum, oui addun, tur,à principali pradicato , vt omnis ho-
mo. prater Petrum currit , omne animal prater hominem Pina 1 animal prater
hominem eft Z— hinc notat Tatar. Cit, com.2.$ prime ferendmm , duo prafcrtim
requiri , vt rermiaus exce- ptiuus faciat propofitionem exceptiuam , ynumcfl,
quoJ terannus , à quo Ait exces N prio, Vas 3o o, fitpponat vniuerfaliter, feu
diftributi- ué , ita quod fit cerminus communis $üptus cim figno vniueríali vel
quód fit terminus diftributus; vndeifta non cít exceptiuajali- quis homo przter
Socratém currit, quia excipere eft à coto genere partem detrahe tc, ab eo autem
, quod eft particulare de« terminatum, nihil poteít detrahi , vade etfi andoque
dicatur aliquis miles przter A- chillem (trenuus fuit , Ty prater idem fonat ód
vltra , &fenfuseft , quod non folus Achilles fuit ftrenuus miles . Alterum
eft , quod terminus communis, à quo fit exce- ptio fub fe contineat terminum
exceptum, quare hzcnon eft exceptiua. Omnis homo prater hunc equum currit;quia
equus ter- "minus exceptus non continetur fub ho- mine . ^ "Termini
reduplicatiui funt /»wpwmtum , quatens: ,preut, &c. & duplicem poffunt
in propofitione facere fenfum, vt notat Do. uol.5.H & s.d.11. q.2.
reduplicatiuum, & Prat kein ; primus eft; cum particula reduplicatiua
denotat rationem, quam af- ficit,e (fe caufam, vel faltim conditione, cur
rzdicatum:conueniat fübiecto , vt homo 1üquantum rationalis,eft rifibilis ,
ignis ia tum applicatis comburit; quando re- diplie caufam, vt in prima
exponitur me pofitio per caufalem,& fenfus eft, quia ho- 110 eft
rationalis,eft rifibilis; qu redu- plicat tantum conditionem , aut concomi-
tantiam, vt in fecunda, exponenda eft Ferca iei Sd & fenfus d fi ignis com-
burit,eft applicatus; & dat Scotus regulam €x 1. Priorum c. 5
s.dedu&tam , parti cula reduplicatiua reduplicatiué tenta in- fert
vniuerfalem, vt (i homo fccundü quód« rátionalejintelligit, fequitur, quod omne
ra tionale intelligit;id tamenintelhgas de pre dicatis conuenientibus fubiecto
ti abfoluté,non fimpliciter ; appellatur etia enfus reduplicatiuus, cum
particula redu- plicatiua notat przdicatum eife de conce- ptu effentíal; fcu
quidditatiuo fubieéti , vt cum dicimus oie 5) bomo eji ra- tionalis, &
fenfus et / nd rapinae de conceptu effentiali homihis, vnde i- tur per hoc;
«homo t quiddita- tiué concipi fine rationalitate, & particula fic
reduplicatiué tenta adhuc infert vniuer- falem,vt patet defcendesdo fub allata
pro- pofitione . Porró fenfus fpecificatiuus cit, € dotetMdend Aeon: illius
rei, quz afficitur tali particula , non repugnct ali- quod pradicatum (ubieto ,
vt muficus, n vÀ Pars Prima Inflit, TraEl.T, Cap.XIT. uantum maficus poceft
eff» logicus fenfus as d dum habet teuliczn f UoU ha- bere logicam, &
confequeater, quod logi- canon repugaat muficz in. eodem fubie- &o ; vnde
in hoe fenfu non indicatratio- nem inhzfionis przdicati cum (uübie&to nec
przdicatum effe de effentía (ubie&t, fed tà.. tum peculiarem modam
coafiderandi fu- bie&um , fub quo non repugnat ei przdi- catum , &ideó
ab his particulis fpecificati- uétentis vniuerfalem affirmatiuam infer- re non
licet, alioquin ex hac muficus inquá tum muficus eft logicus,
valerecinferre,er« go omnis muficus eft logicus . CAPVT XIII. Explicantur
quidam Termini in Scholis : freguentiffimi . : 4$ pe fatis frequentes funt apud
Philofophos Termini »aterzalster , 6 formaliter ,'I primum adhibemus ,cum
fignificare volumus predicatum aliquod conuenire fubiecto non ratione forma
fubie&um importatz, fed ratione mate-- riz, in qua talis forma itur, v.g.
hzc - propofitio, albwm efl dulee, nó eft verafor- — maliter, fed materialiter
tantum , quatenus. materia, in qua eft forma albedinis, .f. lac, * eft dulce;
tunc veró propofitio eft vera for. maliter,quando pradicatum couenitfubie- —
Gor NE pelipagnie: m di i importatz v.g. hzc propofitio D. gregatiumm vifus cít
vera formaliter , qua- tenus albo conuenit difgregare viu ra- tione
albedinisimportatz, in quo senfu nó hesirs ad cea «lbum cff dulce,quia fa-
ceret hunc fenfum;albedo eft ratio; ob qua Jac eftdulce; in idem recidunt pre
per fe fr- namque materiale fignificatum infinuarur, va ad rasa pei une ipe do
per fe , ir per accidens , per pri- mum fignificamus:przdicatum conuenire
fubie&o ex intrinfzca eius natura, ac indi- gentia;non autem ab extrinfeco,
& acciden tali aliquo euentu vt fonat ly per acciden:, vnde hzc propofitio
eft: per íe vera bee epe rifibili: quia rifibilitas conuenit homini ex
priacipijs intrinfecis naturyz , ifta vero per accidens bomo eff claudus , Cr
/urdus , uia-hazcmeré per accidens , & cafualiter illi obtigerunt)huc
rccidit-effemtialster , —! í por Pe ; Tertio abfolute, fen jciter , 6n refpe-
dud, fiu ati pn) illud dicitur cale fim- X JPetermiet fimpliciter,
&abfoluté , quod nulla facta comparatione cum alio. habet tale pradi- catum
v.g. Petrus,fi habeat fufficiente ícié- tiam, dicitur abíoluté dos; illud veró
dicitur tale reípectiué,cui non conuenit ta- le przdicatum, nifi comparctur cum
alio , v.g. homo paruus nequit dici abfolute magnus, camen Nano collatus
dicitur ma- gnus magnus nimirum refpeztiue; & fecun- quid,non fimpliciter ,
& abíoluté; va» de fccundum quid coincidit fcré cum refpe- iine, &
contradiftinguitur à fémplseiter formam, vel quid fimile forma, iftud vero;
teet eni Yos. i nominationem, v.g. ' 1d , € : poco! 4 frin abus interd - -—
gtiam,vt Quod.fignificat ca. princi 1 ye lemt deve itn P jità Petrus aod ..
bit, vt quod, calamus , vt quo. ER. intó formaliter , Cn virtm,liter , tunc : P
aliquid dicitur formaliter tale, quando ve- - . xéhabetin fe illam formam ,à
qua deno- jna- . eft in intellecti , albedo eft in X ^ménillumproducere. -. ^.
— -0 5 Sexto adiu, Cn potentia res dicitur effe —. au,curn au exiftit , dicitur
in potentia ; Minen stidotado in rerum natura ; po- —. séfttamenexiftere ;
Rurfus ex his, qua Mar nt in actu , alia dieuntur effe talia in adtu .(—
primosalia in actu fécundo, per actum pri- mum intelligitur principium,&
virtus ope randi , per fccundum He ope atio qt prouenità tali principio; &
vir- tute, v.g. homo elt fcri m ivatbi rimo ; nan habet potentiam fcribendi;
fed pon ibit; nec exercet'àa&tum fcribendi,eft ve- - rà Ícribens in actu
fecundo ; cum in actuali fcnptionefeexereet. |^ 07 |. Septimo pofrrine , &v megatiu2, &
primum dicitur , cum aliquid eft tale per 7 ai fitiuam, irà virtute imbutus
dicitur pofiti- - né bonus; fecundum dicitur , cumin fubie- |. &o faltim
non reperitur forma oppofita ; fic non imbutus virtute , & carens quoque
vitio dicitur negatiué bonus. Otauo jn achu. fignato, Qn im alTu exerci- s
primum cf , cum denotatur fignificatio cum accipitur pro exer- "—--—. 'w B
- "EC 4^ hU 4i , Ld oet que , Bot quod illud fignificat | dic minatur
talis , fic [ipis dicitur formaliter infe calorem,à quo ilicitur Mi
eaponibilibus -. k'T 31 citio fignificationisciufdem; v.g.dum dici- . tur
Dehnitio conflare debet ex gencre, & differentia , tunc fumitur definitio
in actu &gnaa iom autem a&tu definimus , Homo cit animal rationale;
tunc definitio fumitur inactu vigo é je d diis Nono [s fen, pies kan ám femín
diui- fe;primo modo fignificatur aliquid conuc» nire fubiecto cum aliquo
adiunéto , vt pa- ries albus difgregat , hoc.n. pradicatü de; pariete verificatur,
componendo-cum eo albedinemifecundo modo fignificatur pre£-- icatum conuenire
fubiecto feiuncto ali-, quo alio, vt fedens poreff. currere , eft vera de- in
fenfu diuifo;hoc eft, (eiun&ta feffione, nà infenfu compofito falfa eft ,
quia dum fe- det,non poteft currere : qui termini tra&t. feq.c. .iterum
cxaminantur ; & p.2. tract» 3. Cap.z. Rs 7. Decimo Obielliuc , 6 fubiesn?
ca. funt obie&iuéinalio, quz obijciuntur alicui , dumab illo cognofcuntur,
vel apt etuntury »fic quod cognoícitur ab intellectu, & quod amatur à
voluntate; dicuntur effe obiectiué - inintellectu,& voluntates ca vero fuut
fu- biectjué in aliquo, quz funt in illo , vt in fubiecto, à quo fuftentantur ,
fic cognitio pariete , & omne accidens cft in fubftantia : Quz veró et
dicantur diftincta realiter,quz formaliter, " ue ratione Difp. 1.q. s.art.
2. ex profef- imus, ac etiam tract. 3. huius Infti.cap.vit. 2 | pe TRACTATYVS
II. . De propofitione, & cius affe- zn ..étionibus ne Nomine , e Verbo:
Cap. f^ 46 D 1 [4 Y A quaih de propofitione a« 7^ AV gat sprisersdet de üo- )
mine , & verbo, vtpoté Di ic ^ A 7*4 i " zx Íolaà funr cius enim y Msi
alie m caciui,de quibus Kecufque égimifs - aad componere pcifint , tamen fo-
Ium tniomes ,'& verbum adtaledi compofi- tionem per fe concurrunt , qàra de
ncceffi- tate requiranturad cam ,eo quod fineillis nec fimplex eaunciatio ftaze
potcft, gc é* vef pattes , licec ift. lib; «. Periher. ante-- d tvero termini
folttm quafi per accidens pro- pofitionem intrant, quia fine illis ftare po-
teft fimplex enunciatio, & hac de caufa ait D. 1ho.:. Perhier. lect. 1.
fola ifta duo ibi eonfiderari à Philofopho,vt partes eratio- nis;feu
propofitionis alijs prztermiffis ita tiam Petr. Hifpan. tract. 1. À Nomenitaque
ibi ab Arift. definitur c.1. uod fit vex fpmif catiua ad placitum fine Wempore
ems n wllapars feparata. fignificat, mita, &nrella » dicitur vox
figmficatina ad placitum, vt excludantur voces non fignifi- catiuz, &
fiznificatiuz naturaliter. dicitur fine temprre vt excludatur verbum , cuius
proprium eft fignificare cum tempore , 4i. exereitium alicuius actionis , vel
paffionis in tempore denotare, vnde licet nomina poflint fignificare cempus, vt
«mme: , dies , tempus , & aliquam temporis differentiam, wt prateritio,
& futuritio, vcl eam connota- ze,vt cena,prandium, completorium,nun- quam
tamen fignificare poffunt cum tépo- 1€ .j. importare exercitium actionis;vel
paf - fionis, quz fit in tempore. dicitur cw/ws mulla pars,c. vtexcludatur
oratio ; cuius partes feparatz eandem retinent fignjfica- tionem,quam habebant
coniunctz, non fic "momen, nam etfi cius partesfeparatz poí- fent aliquid
fignificare , vt partes iftius no- sninis Dominus do , minu: , non tamen il-
Judidem fignificant, quod antea coniüctz, fignificabant , vt faciunt partes
erationis à. vnde folutio partium orationis nec tollit ,. nec mutat
fignificationem illarum; at folu- tio partium nominis etiam compositi , aut
tellit;aut faltem mutat; vt ct videre ju ia voce Refpullica ,licet at. singula
eurs par- tes Re; , X publica candem retincant signi- ficandt vim mintegra
dictione, & extra il- Jam,vt diximus tract przced,c.3.n.7 tamé €ombinacz in
vnam dictionem significant totám hominum communitatem, quam nó significit
singillatim fumptzi dicitur f/s;- £e, vt excludantur nominajinfinita , vt non
homo;non ke , qua uon í & abíoluté nomina, fcd cum addito 7»fiv;- 24,0 quod
nihil determinatum ; & certum significant,& potius quid non sit rcs.
quam «uid sit, explicat; cum tam dicantur de bis, que funt,quam qua non funt,
vnde licet in- gredi poffint propositiosem,vt pradicatü, *wcl fübiectum, vt
lapis non e(l homo,nó ta- men propositionem fcientificam 5 dicitur implieiter *
ind ParsPrima Wflit. TraGL1I. Cap. 1. Petri,.j, aliquid Petri , vndefolum ,
cafug nominum funt dicenda,non autem nomina. Ex quo patet, vt bene notát Tat.
1. Perhier. q.2.& Complutib.z. c.1.Arift. in prafenti nomen dcefiniffe
intoto rigore, inquantum deferuire poteft propositioni fcientifice,Bc ideo
àratione nominis excludit terminum complexum,iffinitum;fyncategorematici, &
obliquum, humusmodi .n. termini , sicu m quid cantum,& infufa significa.
tione dicuntur termini, eodem modo no- mina dici poffunt: Nec aliud probant
oppo situm affirmantes, vt Hurtad. difp.8.$. 12, & Arriagadifp.rs.fect.. —
47 SedDices, tomen infinitum ex parte significau formalis significat quid
certum, & determinatum;quia won bomo v.g. signifi- cat negationem
determinatam, .í. hominis, & non equi;ergo eft proprié nomen hac[.n. de
caufa cgewm eft veré nomen ,' quia certá ationem significat jempe vifiss, &
non itus. Accedit , quod si ratione indeter- "twm à vera ratione nominis
tuc etiar mina dens forent excludéda,,. nihil determi rr enr »1 applicari unc
tam enti , « eaivtincellgibile, ligit Refp. negant aliqui à teras rcs omnes
indeterminaté prater illa, negationem rei si nificata: p. »nomen , adiungitur ;
uim ove piel illa con. notare , veluti fabiecta , qu dunt Ruuius r.de
interp.c.5.q. 5. Amic.trac; 21.q.2.dub.6. ex noftris antiquioribus Ta- ares
vers ea nn : mirae igitur eft affnmptum tia, licet .n. nomen inlitum dec
fonmdiré certam significet , adbuc tamen remanet indcterminatio ex parte modi
significandi, quia significat ipfam negationem formz , non significando quid
sit ipfa negatio , fcd quid non sit forma negata , & in hac terminatione ,
quz fé tcnet ex parte modi *sighificandi , consiftit przfcrtjm infinitas
nominis ; ad probationem cófcquentiz nc. gatur paritas, ly enim e«cwm
significat ne- ationem forma , & simul explicat quid vet , vt excludautur
cafus obliqui ,qui ra.— sit ipfa negatio, vnde & determinatum , & tione
fui nom funt partes propositioms,nisi^ determipaté si nificat . Ad aliud patct
per casibus rectis adiungantur, vt hic libcr cft idcm, quod mominis non tam ate
tendi. zioni éapikcati cr lulius Roc ee nomen infinitum deformali significare
ce ibus applicati ^ — potcft, & hzceit verioropmio ,quamtras — — "2 xe
DEN en Verbo ^ - tendi debet me fc te- net ex parte rci ,quam ex ea,qu fe tenet
ex parte mong mel , jd igitur nomina traícen:létia figaificent quid inatum,
& communiffimum , quia - «amen decerminaté illud figaificant, expli- cant
enim , quid fit conceptus ille commu- niffimus, non autem quid ion fitjideó
pro- prie dicenda fint nomina , .. Quares, an hzc nomina tranfcendentia
infinitari poffint? Negant Albert. & Auic. quos fequuntur Tolet.
Amic.Poncius & alij, quia non poffunt verra indeterminatio- - nem ex
negatione addita, nami cum ratione & tranfcendentiz vagentur e omnia, nega-
tio illis addita potius deltruit indetermi- ionem, vnde fi infinitetur ens
abíolácé UNS nptum. folum de non entibus dici pote- "uu tit, At potius cum
Tatar 1 , Perhier. qu.a. Jo dub s. fentiendum eft oppofitum,quia cui- .-* ..
libet termino cathegorematico negatio in- ... finitans addi poteít , & re
vera hzc przdi- .. Catia Chj mera eft non en: , cit affirmatiua de prazdicazo infinito, & ita fentiunt
Louanié- "es 1.de interp. vbi Sueffanus , & Rüuius; X. Sotas lip.
2.(umm:car. & alij; Adrationem .. modo indeterminato , .f. quid non fit ens
; e entibus, & non entibus, fed id folum có- , menit termino particulari
jnfinitato. — 7^ 1 asNerbum ex Arift. 10. c. 2; eff vox fr- n E goificetius ad placitum cum
t €, cuir —. — wull« pars fperata. fignificat finita , C ve- das n
efl femper eorum , qua de altero dicun- tur , not4 , primz duz particulz, in
quibus verbum conuenit cü nomine, ex di- &is. Platucee tempora ad
differentià no- minis, quod nunquam importat exércitium actionis fub Rees
differentia ris ,vt verbum, & quando in propofitionibus ne- ceffarijs, vt
homo eft animal , verbum dici- Mirabidia à epos non eft fentis, quod fignificet
fine vllo prorfus ordine ad tem- " 20 pus,quia hic modus x xw effentialis
cheers ed dicitur abfolui à tempore de- tctmindto , vt notat Arriag. cit. quia
cum : e. ccambeni M rio pi nr RR -—
exiguntwniri fimpliciter , & abfolute , & . ... nonpro tempore
aliquo determinato, & : odepien pofitione sopuissep tb Med. . petmo
determinati , .i. quíd fienegatio entis , fed. Lee .neéeffz nomen infiaitum
verificar | ideó tra&.ptzced.c. ri.diximus verbum nó reftringere excrema
in. huiuf nofi propofi- tionibus in ordine tantum a4 diifereniam temporis, quam
confi 3nificar, fed propoft- tiones ampliari debere ad omne tempus . Alia
particula, ew/us mull« parz féparata , &c. explicari poteft , vt in
definitione ng- minis ,di&am elt ex Arift dodrina ,vel eum Tátar.cit &
tra& c in Peer. Hifp.fen(us eft, quod ei in mente non -correfpondet cóce-
ptus complexus iuxta declarationem ter- mini incomplexi,quam dedimus
tra&t.prz- ced. c.5. & applicari poteft defiaitioni no- minis, quia nec
ei corre(pondet conceptus complexus in meate . Sed iuxta hanc expli- cationem
oritur difficultas de verbo quoli- bet adiectiuo,vt «ma*, &uder, & de
ef? fecü- do adiacente, vt cum dicimus Peers eff ,nX hzc omnia verba
fubordinantur in mente conceptui complexo , nam «war refoluitur Y eff avtan:i,
& eff, (ccundum adiacens re- oluitur per e£ en: , vnde hzc omnia verba
erunt faltim implicite ;'& virtualiter com- plexa | Ad harc difficultatem
Auctores va- rié refpoadent , Ioann.dé S Thomalib. r; fumm:c.6. negat ex hoc ;
quod verbü adie- Giuum , aut fübitantiuum de fecundoadia- cente equiualet
copulz, & pradicato füb- ordinari conceptui complexo , feu duplici
conceptui , nam quocunque modo in pro- difponitur, séper fignificat rent
motus;aut actionis, & paffionis, —cw Me ce menfarantur, hzcáutem non int
duo fienificati,nec duo conceptus,fed vanum fignificatum cam tali modo fignifi-
candi , vnde eadem actio prorfus fignifica- turin Petro, fi dicas Petrus amat,
& Petrus eftamans, Cafilius verà lib. 2. tra&t.t. c. 2- in fine ait
nofi effe contrarationem verbi incomplexi quod correfpondeatei in men- te
conceptis rei compofitz , nam hoc eft commune etiam nominibus incomplexis ,
coena enim, & alia nomina connotatiuaim portant plura ,nec propterea funt
nomina complexa; vt ergo verbum fit complexum pluribus debet conftare vocibus.
Tataret. cit. totum concedit argumentum, X ait in rigore logico nullum verbum
adiedtiuum, ec fubftant:uum de fecundo adiacente ef e verbum ob allátam
rationerm,fed tantuni eff de. tertio adiacente , hanc teneas; vel imam. PC LAW
pre Deinde additur f/nt« 33 excludenda verba infinita,vt non currit,non Xa dem
ratione, qua exclufa fimt nomina infi- nitaà rationc Mat punt hinc ex-
p^fitionemnon recipiunt , vt Conimbric, t 2fil. Ioan.de S. Thom.cum Albert.
& Boet. dicentes verbum intra propofitionem infi- nitari non poffz,co quod
negatio ante ver- bum non faciat propofitionem affirmatiuá, negati :am, quare
v. g. bomo mom currit, fenfus eft bomo mon eff currens , & ità etiam
videtur fentire Scot.z. Perhier. q. 1. quare inquiunt Verbum hic dici vox
finita , quia infinitari non poteft ; Sed plané Arift. eadé tatione addidit
ff»/t« in definitione verbi , qua ipfam pofuitin definitione nominis, &
ruftrà adderetur hzc particula, fi infinita- xi non poteft , ficut reZ« finon
poffet obli- uari. Quantum autem ad hoc dubium in e ait Tatar.cit. r. Perhier.
q.2. 6. Dwbstatur rio ,quóàd licet verbum e£? tertium adia- cens non poffit
infinitari , quia tale eft pu- rum Syncategorema , € negatio infinitans talibus
conuenienter non additur , tamen verbum adie&tiuum, ( & idem dici
poteft dc «f fecundo adiacente), fecundum quod includit copulam, & fuum
participium pot infinitari , & hoc fecundum conceptum fui articipij, atq;
ita dicendo mes currit , fen- i cius non elt ifte, men eff currens, (ed ifte
eff mon curren:, fic quod a&usinfinitandi fe gatur ad participium,& non
ad jx vt notauit Banncs, qui hanc fequitur fenten tiam , Arift. ipfe víus eft
verbo adiectiuo hoc modo infinitato , nam :.Pófl. c. ,o.& z. Caeli c.4.hunc
facit fyllogifmum $£ella wos f'eimtillantes fumt propi nos planeta monfcin — 7
ergo planeta funt prop? mos , punk E tillant huius fy dcbct. effe
verboinfinitato , vt fenfus fit plamera. funt mon. féimtillantes , nam fi minor
effet nega- tiua,conclufio quoq; negatiua effc debe ret ex regulis infra
tradendis. Id veró quod reípondent Cafil. & Ioan. de S. Thoma so
feimtillare in minori fumi infinitanter vt x- quiualet participio me
fzimillentes no fol- uit , imo potius confirmat , quod diximus cx Tatar.verbum
infinitari poffe, fecundü , quod includit copulam, & participium, ita quod
a&us infinitandi feratur ad partici ium, nonad copulam. & in hoc fenfu
ver- minfinitari poffe concedit etiam Dod. Joc.cit.in corpore quafiti dum
ait,/f tamen dntelligeretur. megatto. infinitans referri ad vem verbi
,con[-quens. effet dscere , quod ver. bum ivfinitum. maucret anfinitum 1m
oratio- »*, in co igitur tantum fenfu. negauit ver- bum infinitari poffe , fi
nempé actus infini- tandi feratur ad copulam , & hanc fenten* tiàm
fequuntur Amic, Ruuius, & alij. . nomen, aut verbum eft vox , eft ibi Pars
"Prima Inftit. TraEl.IT. Cap. 11. Poftea additur reda ii. i$ t&pos ris
indicatiui modi,ratio eft, quiaibi Arift. loquitur de verbnm per fe poteft enun
Ciare veritatem, independenter ab alio , vt notant Compl. hocautem eft folum
przsés indicatiui modi, alia .n, tempora dependé- ter abillo enunciant
veritatem, nam Perrus cucurrit, ideo «ft vera , quia aliquando fuit verüm
dicere de praíenti Petrus ewrrit , && fic dealijs . T. additur ,
&& e femper eorum , &c. ad excludendum participium , quod licet
fignificet cum tempore,nunquá tamen effe poteft nota , feu vnio extremo-
rüm,& copula propofitionis . Porró verba Heic are etiam ef? de z.adiacente
, licet exprceísé extremorum nota non appareant, fed. potius extrema
videantur.f przdicata, tamen re vera, vt ait Tatar. includunt im- plicité notam
cum pradicato , vt patet fi refoluantur ewrr;t eff cwrrent . Poffent tame adhuc
participia excludi à ratione Verbi, — — vt notat Orbel, quiaabítrahuntàtemporis
5 To 091524 $m determinata differentia,& cuicunque,pofs ——— funt adaptari ,
vt Petrus Phe ic 9 mans , Kc. - A ode Poftremo pro recta totius definitionis
intelligentia tüm nominis , tüm verbi ob- feruandum eft ex Tatar.cit. nomen,
& bum poffe fumi primo intentionalite vere. ità fignificant ipías voces
nominis , X ver ER M is vocibus attributam , &ita bicdefiniun- —
intentiones, vndé bcr mis catio denominatiua , & fondanenedis., M ! fenfus
eft, nomen, aut verbum eft vnum in-— ein feu laden fecunda omm voci
fignificatiuz citum , & Cl onde iuteotio sciendi ceosiie- nominatiué
przdicari de primis,vt dicimus dip.s. q.8. Hurtad. vt fingularis videatur , quibufdam. leuis
momenti obie&tionibus prafatas reijcit definitiones,& alias addu- cit
meré grammaticales ; ac etiam Arriaga difp.-Summul. fe&.1. De Oratione quid
fit , érquetuples . " | €ap. LI. ] $o Efinit Arift. vbi fupra cap. 4. ora-
D tionem , quod eff vox fignrficartua «d placitum , cuius aliqua pars
diim" fi- gufícat vi dictio non vt affirmatio, vel nega- tio, dicitur vex
fignoficatma. «d placitum ,in quo - UT & " " * wir 1 De Oratione
r uenit cum nomine , & verbo, cum — Secwndb feiendum . tamen
difcrimine,quod nomen,& ver- $* Sedpetes; cur in definitione oratio- - bum
fignificant ad placitum ex impofitio- nis, non ponatur particula cs tempore,
vcl nefui,atoratio ratione fuarum partium, fime remepere? Refp. Tatar. quia hic
definitur . nunquam «n. aliquisimpofuit totam iftam oratio in cómuni ad
perfectam, & imperfe- orationem bomo eji «mima ad figificandü , Cam, &
datur aliqua oratio imperfecta ,in fed pracisé partes orationis funt impofitz —
qua nulla ponitur ditio , qua fignificet cà ad significandum ratione
fui;diciturautem , tempore,vt ila, &zmo «/bu;,& perfecta fem voxin
numero fin iratione vnius for-. per fignificat cum tempore; At multi hanc
mz,quz eft vnitasordinis, & complexio- una ioDets non recipiunt ,
arbitrantes nis,vt notat Verforiushic. dicitur cwiws« orationem neceffarió
coitare debere ex no- liqua pars feparata,&c. quia non eft necef- —
mine,& verbo,vndé complexiones fine ver fe , quod omnes cius partes
sintsignifica- bo,vt bomo «/bws,&
confimiles aiunt effe pu tiuz,fed fatis eft vc aliqua earum sicfe ha-.— ros
terminos complexos , qui non debent beat, aliz vero sint consignificatiuz , vt
funt omnia fyncategoremata, & non pote(t . melius explicari hzc
particula,quam dicé- E. do ei Tobit. uod ado fubordinatur ' -. éonceptui complexo. ità quod intra ipfam
|. -—- erationem habeantur partes componentes |» ipfam,qua diftin&is,&
feparatis conccpti- ».- buscorrefpondeant, qua de caufa dictiones |... .
«ompositz figurz, vt een refpublica , .. circumícriptio, &c,non funt
orationes, quia refpondent duplici conceptui, fed vni ; |. - endénon oportet;ait Tat. quod partes ora |. -
tionisin Fries: cb dictiones , quia si A
imponeretur ad significandum ,quod eme ( eft mimal , c(fct oratio, fed
(afliéit , quod à inetur c cuis citm Mo xp irur Joan.de o- — amalib.z.cap.:.
Vltima particula vt dj , &c. ponitur ad denotandum , quod partes E
erattoriis ad. minus effe debent. significati- -— . . uz,vtdictio, & non
requiritur neceffarió |. . . quoésintafürmatio, & negatio ita quod -non
intendit negare, quod in As: es orationis signi opimo : negatio; nam oratio
composita , feu hy- pothetica habet Pastel osdfant ex af- firmatione, &
negatione, fed neceffariü cft, quod alique tius partes sint dictiones,nam etiam
ipfamet aff&rmatio,& negatio, ex qui- bus conítat oratio composita ,
refoluuntur in partes significatiuas per modum simpli- ' cis termini, vt patet
de ifta Perrws ewrrit,t Paul di/putat ; & confulto id fecit Arift, «uia cum
hic intendat. definire orationem in communi, debuitin definitione eius po-
nereidquod omn: orationi commune eít, & hoc eft habere partes , quz funt
dictio- nes,nam hábcere paites , qua fe habeant vt affirmatio ,v«l
negatjo,competit tantü ora" tioni compositz, feu hypotheticz,non au- k tem
simplici , ita caponit Tatar.cit. q. 3. $. cum oratione confundi, ità
Hurtad.difp.3. füumm.fe&t.s. Fuentes a. p. fum. q.1. dif. 2. art.4 . &
videtur fuiffe opinio Alberi ,& Philoponi,quod probant , Tum quia fi qua-
lifcung; plurium vocum combinatio íuffi- ceret fine verbo ad orationem
conftituen- dam,tunc Celvm,T erra, lapis effet oratio : Tum deinde quía
terminus complexus ha- - bet quidem partes fignificantes , & pluri- wee
conceptibus ,fed per mo- dum partis vlterius componentis , non per modum totius
compofiti, quod eft proprià orationis. Tum quia nomen, & verbum süt partes
orationis principales , & neceffariz apud logicum. Tum demum quia oratio
,& terminus funt genera n& fubordinata , quia fi oratio continetur fub
termino , tunc ter- minus de omni oratione przdicaretur, & confequenter
etiam de propofitione fiter- minds fup oratione,iam omnis terminus o ratio
foret, ergo beme «lbu:,& fimiles com- plexiones nequeunt contineri fub
genere. termini, & orationis , €xeo.n. quod terdum alique planta, &
animal funt genera non fübordi. t, vtaffirmatio; nata repugnat aliquid fimul
contineri (ub Falfum tamen eft orationem , vt fic, ne« ceffario ex nomine,
& verbo conftare debe-- re,nam Arift, r, Topic. cap.4. fub oratione
comprehendit definitionem caren« tem,vt animal rationale 5 & quidem fi ver-
bum ad orationis conftitutionem neceffa- la csw»teopere : Nec raciones in
vrgent. Ad primam non Ig com- binatio terminorum. t ad orationem , fed debét
effe inuicem connexi aliquo nexu faltim grammatical: , qui non itur in- C gue
eie teri albus. . dam ex hoc; poo CAD ee LY [| - z rió requireretur, fanéillius
definitio ab A-. alata effet manca,& deficeret particu- — :6 tis ad
conftituendam orationem perfestà werbo conitantem , non extrahitur à ratio- int
orationis;quia etiam ipfa oratio perfe- €&ta fimplex ordinari poteft , vt
pars ad có- ftitutionem oration:s compofitz , Ad ter- tiamnomen , & verbi
dicuntur partes rincipales orationis perfe&tz , & propo- Siionit. Ad
quartam ComplutJib.z.cap.z. quinollram fequuntur. fententiam cü Co-
nimb.1.Perhier..cap.a- Tolet. Ruuio, Anic. Mafio, & alijs mult; dicunt
cócedentes ter minum non«ffe genus rcípcétu orationis, ncq. é contra: anos
breuiter ncgamus aí- fumptum , oratio namque continetur fub termino;nec
inconucniens reputamus pro- pofitionem ipfam peffe dici terminum, vt probat
Cafil. contra Hurtad. lib 1. tract.1. cap.1. vndé terminus genericé fumptus di-
viditur in complexum ,& imcomplexum. $2 Diuid'tur oratio prima fui
diuifione in perfectam, & imperfectam , illa eft, qua Sntegram fententiam
declarat , itaut ani- mus audientis quiefcat ; nec quicquá aliud pe quent vt
Dcus eft íummü bonum; ifta €ít,quz integram fententiam non declarat, fed
relinquit animum fufpenfum,vt fi Dcü vimueris , & vtraque fubdiuiditur j imper-
fe&a namaue altéra eft cum verbo , vt in exemplo allato , altera fine verbo
, vt ho- sno albus, animal rationale, & cft idem ac terminus complexus 5
perfcéta etiam eft duplex, .f. non enunciatiua , & enunciati- .. wa: illa
cít,quz licet fententiam explicet ; & quietet, non tamen dicit verum, vcl
fal- fum, & hac fit, vcl modo optatiuo , vt qt- mam bomines faperent , vcl
imperatiuo Vt difce puer virtutem, vcl vocatiuo,vt fercite, sid
,vclinterrogatiuo, v1 e vadts? &nunciatiua vero eft,que verum.vcl falfum
dicit, vt bomo ef] animal, & ideo fit in modo indicatiuo : hinc infert
Petrus Hifp. quod fola oratio indicatiua dicitur cnunciatio , aut propofitio,co
quia aliz non fignificant verum, vel falfum, nifi reducantur ad indi- «atiuam;
notat antem ibidem Tatar. id in- telligendum effede categorica , quia mul- tz
funt hypothetica determinat vcrz, qua non funt indicariui modi, vfi Afinus
volaret , Afinus haberet alas; cum quo ité - eft obíeruandum pro iatelligentia
defini- tionum orationis , propofitionis; ftem mi. & Bmilium cop plcxorum ,
quod hac nondefiniuptur ia Logica pro prima inten tione, quia fic funt quzdam
complexa, có- lexum veró non definitur , fcd pro £:cun- intentione attributa
oration; , xc pro- Pars Prima Infiit. T'facl.II. Cap-IT. "7 pofitioni
vocali , quo fenfu funt quid incó-- & plexum , & eft ;bi przdicatio
denominati- i ua,ficut in definitione nominis; & verbi. CAPVT IIL Quid fit Propofitio , fen Emuncistio
quemplex . X communi vfu Logicorem fuppo- n mus Enunciationem , & Propoli-
tionem pro codem accipi , & tantum pe- nes diuerfum refpeótum differre
papsie tionem:b enunciatione , nam fi fola pona- tur, dicitur enunciatio ,
quafi fimpliciter veritatem,velfalfitatem enuücieGatfi po- —— natur in
argumentatione , dicitur propoft- » tio,quafi pro alio ponatur, .f. pro
inferen- da conclufione , atque ità propofitio addit fupra enunciationem , quod
proponatur infcrendum Mqie in argumentatione i hoc quantum ad quid nominis
fufficiat. | Quo autem ad
quid rd , Arift. Propofi- — tienis duplicem tradidit definitionem, nà — .—— 1.
Priorum cap. 1 eam d tionem, & negationem , dicens , quod eft - eratis
aliquid y upon negans, & i.Per- bicr.c.4. cam definit per veritatem , &
fal- tatcm, dicens, quod efteratie werwr falfum fi mifican: , quam Petrus H P :
plexus afhs binc Lis ab ides xq UE p iftarum definitionum quidditatiua fit,
melius rem explicet, & quidem Alexadera — .— Ammoniu: fov. — due dere tur iccundan A finsionem non
effe per cffentima datà ,— Suae, &falfitas funtaccidétiapro- — o! mtr a d
vna ,& cadem propos — tio tranfire de vera in falfam , przferum in m;teria
contingenti , nam bzc propofi- tio Serres fedet , vera eft (edente Soite & fal(a nó fedente, idq. docct Scotus ex
dm fcffo 4.d. 4. q. 2. V. vbi proindé conclsdit conceptum. quidditatiuum.
tionjs rzccdere natura veritatem AK a'fitatem. dcircó ates c ul prima dcfin:tio
acce- patur, vt quidditatiua, & magis pcr effcu- tialia data; ità
Complut.Jib,.cap.3. Flanc. Hb cippus eit art, 1. Hurtad. & alij, tum quia
afhrmatio, & negatie funt cffcntiales differentia propofitionis; vndé
impelibile cft eandem propofitionem de &ftrmatiua fieri negativam , ve] é
contra 5 tim quia cffe orationem affcrtiuam,in qua teta confiflit enunciarionis
ratio , formali- te; ei conuenit , vel quatenus s num de :lio afürmat, vel
negát ; tum quia propoftio vcra, De Propofitio [esr Eninciatio vera,vel falfa
dicitur , quia affirmatiua, vel negatiua eft ;jnon é contra;non .n. affirma-
tur,vel negatur quia verum, ant falfum di- citur,fed cx eo verum dicitur. aut
falfum , quiaaffirmatur , quod non eft , & negatur , que elt,vel é contra;
tum demum, quia af- erere affirmádo, vcl negando eft de effencia -
enumciationis, & ita illi conueniens, vt ta- lis affirmatio , vel negatio
in alia oratione nequeat reperiri; vnde quamuis aliqua ora- tio non enunciatiua
videatur aflirmsztio- nem;vel ncgationem continere , vt vtinam fisideres,re
tamen vera affirmatio hiiufmo di, v cl negatio nor eft affertiua , qualis eft
illa,quz in propofitione reperitur; Videa- tur Doctor cit.fub X, vbi eleganter
docct, quomodo affertio ex vi copulationis prz- cedatin propofitione
affertionem proue- nientem ex affeníu,vel diffenfu judicij,atq. -ideà quod in
ea priori confiftat propofi- tionis e(fentia; id patet manifefte in a 1di-
fcente, ait Doétor; prius .n. aliqua coclu- - fionon demonftrata concipitur à
difcipulo affertionis , fecundo demon- inferioribus conuenit; vndé tandem ipfe
defimt propofitionem, quod fit oratio , cx vi cuius vnum de alio enuncjatur feü
ora-- tio, in qua vnum de alio dicitur ; fic enim data definitio conuenit
propofitioni, vt fic in cómuni;ac etiam infcrioribus;quia enun ciari vnum de
alio abftrahicab attirmatio- ne;& negatione & per vtramq.fieri poteft,
Poncius vero defcribit piopofitionem vo- calem,vt fic, effe orationem, qua
fignifica- tur iudicii intellectus de aliqua res S&pro pofitionem mentalem
formalem effe iudi- cium intellectus de aliqua re; & propofi- tionem
obiectiuam effe totum obiectum complexum, circá quod fertur iudicium 5 uia veró
intellectus habet duplex iudici erebus,vnum quo affirmat aliquid de ali-
quo,quod eft iud:cium affirmatiuum , & a- liud quo negat ; quod eft
iudicium negati- uum, hinc propofitio vocalis , vt fic , opti- mé diuiditur,
tanquam genus in fpecies in propofitionem afürmat;uam,& negatiuam.,
Sedquicquid fit de definitionibus prc- pofitionis ab his Auctoribus allatis,
im- meritó quidem refutatur ab ipfis definitio . ab Arift. data per
alirmationem , & nega- tionem iam explicata, neq. enim nouum eft apud
Philofophos,vt notat Ferrar.lib.:.de Anim. q.5. duplex genus dcfinitionis affi«
gnari poffe alicuius communioris , vnü cft je Tircione ad ipfam applicata
concipitur, vt z^ QUART MR "^ -Hactamen propofitionis definitio non ND Cae
Omibd 8 Poncio orig expli- E T »J catur per cam ratio pro onis , vtfic, 1 We wn
s — "vtabttrahit à fuis: uo N lebe us abftsahereà rationi bus
particularibus. Conf.quia definitio fu- pzrioris conuenit inferiori faltim
fecüda- eas peni potet in definitione cuiufcunq. erioris , fed dc&pitio
pradicta non rc- &é ponitur in 2cfinitione propofitionis af | s
Érmatiuz;aut V6 eim airs enim propofi tio affirmatiua eíl,in qua aliquid de
alio af-. firmatur,velnegstur. Conf. ruríus, quia fi quis vellet dcfinire
animam, vt fic;dicendo quod c(fct forma, qua effet: principium vel vegetandi,
vel featicndi , vel difcurrendi mal definirecillam, fed proríus eadem e
ratio'de hac de(criptione , ac de iam prz- miffa ; ergo ctc. 1tà difcurrit
Poncius in Logica pzrua c- 1o. Tande arguit Onuied. controuerí 3 Summul punt.
2. n. 6. idco. qna:1en 'am effc aptiorem definitioné pro- pofitionis ,
quixallata ex Arifl.explicatna- turam propofitionis per difiun&tione , quz
in ficri potell, in definitionevitá- a cft,quia duplicem reddit d finitionem, |
qnarum vna paro cuidam definiti , feü qui- bufdam inferioribus rationis communis
, cuz definitur, & altt ra alteri parti ;ícü alijs. ;nequeat alteri
fpeciei, tam per puré effentialia, vt dicédo horio eft ani malrationale ,animil
eft fubftantia anima- tà fenfitiua. ;.alterum clt, quando aliquod comrune
definitur per actus (uerum infe- riorím conaumergbdo illos fufficienter,vt fi
définiretur animal per proprios omnium - actus; eve re : t proprius vnius
fpeciei actus attribui actus infe- - riorum dicuntur competere fuperiori ,
& communi ,vt quia homo ridet,dicimus aai- mal ridere, nontamen dicimus
ridere bo- uem;vel equum; inter quz duo definitionü ygus hoc prelertim
diícriminis interce- it, quod definitio primi generis competit fecundum omaes
partes fuis inferioribus. contentis fub definito , at loquendo de al- teri non
cft neceffe , vt fecu "omnes pattes fui competar cuilibet contento , fed.
raped in fenfu Metas ^ & quidem mxtà. commenem Interpre-- tum omnium
expofitionem hoc fccub-.- do definitionis. genere defcripfit Arift incipid
rerum naturalium wu, Phyf 4: cà pdt cffc illa, qug uon fiunt ex a!ijs;uec ex.
alterutris, fed cx his omnia , & an mam ía ; «Co eon. Communi 2,dc Anim.24.
cum ait effe prin. cipium primü,quo viuimus,fentimus, mo- uemur,&
intelligimus : & tali gencre. defi- mitionisdicunt explícari folerefuperiora
n& quidcm,vt abitrahunt ab inferioribus, ' fed potius vt illa refpiciunt:Ex
qua do£tri- na LER foluuntur argumenta aduerfa , uorum rebur totum in hoc
cófiflit, quod deinitio data ab Arift. non fit bona , quia ex integro , &
fecundum omnes fui partes non conuenit fuis fpeciebus nimirum pro- pofitioni
affirmatiue , & aegatiue , Deindé aduertendum eít Ariftot. non conftituiffz
principales propofitionis fpecies affirma- tiuam ,& negatiuam ,fed
cáthegoricam , Ode » quia vt mox dicemus,hec diufio direc? pertinet ad
fubftantiam Pd ofitionis , interroganti namque de fub- antia propofitionis,
quznam fit ,refpon- demus effe cathegoricam,vel hypotheti- cam: diu fio autem
propofitionis in aífir- matiuam , & negatiuam potius ex parte qualitatis
attenditur : iuxtà quam doctri- nam adbuc f2lfum cft Arift. non jtà defcri-
pfiffe propofitionem , vt eius definitio fpc ciebus ipfius fubftantialibus
competere potlit,fiquidem tam propófitioni cathego: ricequam hypotheticz
conuenjt fuo mo- do affirmare aliquid de aliquo , ve! nega- ye: vnde ex vno ,
vel altero fundamento rationibus Poncij , & Ouuied. cootra A- rift.
definitionem adduétisfacilé fatisfieri poteft : Non obid tá s«garc intendimus
opositiones affirmatiia,& negatiuá effe fpecies proposition effentialiter
abiouice as , quia, ve dictuin cft, affirmatio , & negatio funt diffcrenciz
effentiales pro. gofitionis , neque pertinere dicuntur ad qualitatem
propofitionis nifi in eo fenfu , «uo ipíà ret differentia cffentialis dici x
let cius I vt dicemus cap. feq. V cl tandem dici poteit cum Tatar, Orbel &
alijs , quod perillud difiunctum affrmen: , ed y wef4n: , Ccircumloquimur
differentiam effentialem nobis ignotam & cum propo- fitione, vt fic,
conuertibilem . «4. Sed quamuis verum fit propofitioné melius, & profundius
per afhrmationem , & negationem definui ; tamen vt aiunt Conimb. multó
accomodatius definitur verum, & falfum : & ratio redditur à atar. 1.
Perhier q.5.6. ferta fGiemdum,quia bic principaliter confideratur de cnuncia-
tionibus vocalibus , vt funt figna concc- prunm verorum vel falforum : ponitur
au- tcm verum, vel falfum difiun&im (ait Tat.) . fed aliquod compofitum,
feu aliqui Pars Prima Infüit. Trafe.IT. Cap.HT. ad circumloquendü nobis
differentiá enun- ciationis, vnde illud difiun&dum verww,, ve! falfum cit
paffio difiun&a propofitionis, vt par, & impar numeri , &
conuertitur cum ta, quia emnis enunciatio eft vera, vel fal- fa, & omne
verum, vel falfum eft enuncia- tio; Dum autem dicimus in enunciatione vocali
veritatem, & falfitatem reperiri, id non debet intelligi tanquam in proprio
ftue bicéto, & fundamento fic .n. folum refidet in propofitione mentali, vt
notat Tat.cit.q. 1 ri Dubitatur. (ecundo , xndé veritas for- malis proprié
dicta eft conformitas propo- fitionis mentalis, feu iudicij ad eius fignifi-
catum, quando nimirum it eftin re, vt per ropofitionem mentalem fignificatur,
& faftas eft difformitas ta; debet igi- tur intelligi veritatem, &
falfitatem repe- riri Jageoposnone vocali , velut in figno. — exprefftuo
tudicij mentalis, eo modo, quo dicitur fanitatem contineri in vrina, qua- tenus
ef fignum fanitatis animalis; Signifie care autem verum, vel falfum,quod pro
vocali propofitioni conuenit, eft fignis rerem effe, qualiter res fe habet,vel
alite m fe habeat, & hoc non eft folum figni- care aliqualiter, ficut
fyncategorema,nec. folüm aliquid fimplex, vt ca » eft applicatio vnius
adalterui quem fignificz po degye. dum ap ; i t latar. : Bor pre inguatà modo
hgnifi fimplici, qui terminis conuenit. Itagime- lius explicari non poteft
enunciatio, vt cft communis cathegoricz,5 hypotetice,que funt principales cius
fpecies, vt poftea di cemus, qua dicendo, quod fignificat obie- &um
complexum, fuper quod poteft cadc- re iudicium, in quo veritas, & falfitas
cft, vbi per obie&uim complexum non folum incclligendum ef coniun&um
per copu- lam verbalem, quz vnit fubie£tum, & pra- dicatum, fed etiam per
copulam hypotcti- cám, T a vnit propefitiones cathegoricas; nam fuper vtrumque
complexum poteft cadere mdicium verum, vel falíum; oratio autem fuper quam tale
[iudicium cadurc nequit, non eft enunciatio . - £x ditis fequitur propofitionem
vocz« Jem , & fcriptam non dici veram , ve) fal- fam denominatione
intrinfeca, fic quod vc- ritas, & falfitas fint in ipfa , fed (olum de-
nominpatione extrinfcca, quatenus fubordi- patur propofitioni mentali vera, vcl
falfa. Et fi quis dicat, propofitio vocalisnunquá ' j ubor- NEAL d ( aur VV : i
x 960$ ro Gre. ütionalem, vteü. - candi partiai; & . —— — (ea e 1 Tos dn yt
**4 p nmmnmuum uu EREMO De Propofitione fet; Enunciatione. fubordinatur mentali
, quia vel effet,quan- do fübiectum dee ; vel pradicatum , vel copula, fed
nullum iftorum eft dicéndü, pes quando fubie&tum profertur , intelle- non
format adhuc mentalem , fed fo- lum in vltimo inftanti fuz prolationis , &
tunc non eftamplius vocalis poposno. Refpondet Tat. cit. ex longa difputatione
, quam de hoc habet Do&tor 4. d. $.q. 2. 6. "Aliter ergo , quod nulla
propofitio vocalis de rigore fermonis eft vera, vel falfa, fed folum de communi
víu logicorum accipié- tium ipfam, ac fi omnes partes eius effent fimul, co
medo quo Mathematici abfolute dicunt A tangere planum A fi fo- tangat; ità
igitur de rigore fermonis nulla m fitio vocis t: eM dinatur mentali: fed folüm
de communi vfu, & inftitutione logicorum vtentium €, acfi omnes partes eius
effent fimul. . 55 Diuid;itur autem Enunciatio,tan quá in (pecies principales,
in fimplicem,fed ca- thegoricam, & in compofitam, fiué hipo- theticam ;
cathegorica eft, quz con(tat fu- tibus przcipuis, vt homo eft thétier eft, quz
conftat ex pluribus enun- ciationibus fimplicibus coniun&tionc ali- quem
dies eft, lux eft; Petrus poet Rai q c Mit: Perlebt. plut cit. Ruuius q. 6.
Mafius 2. Perih T; C.1. q.5. & alij dicantbdóe diuifionem non effe generis
in fpecies , fed tantü analogi in fua , analogata ; probabilius camen eft cffe
gene- riss fpecies ;. tum quia hec diuifio dire&e ... bietto,
przdicato,& copula, tanquam gue T Dok accro 1 ies y terrcganti .n. de
fubftantia propofitionis, quaenam fit, refpondemus , quod eft cathe- gorica,
ve] hypothetica; tum quia vt no- tauit Delphinus hie;hzc diuifio penes par- tcs
attenditur, ex quibus componuntur, & conficiuntur tiones, quz omninó PCI s
iam perti : A o ieris quia hypothetica tio, vt talis oratio heifectizqi od con
iiid fub fpecie optatiuz vel interrogatiue ,aut alia- rum, ergo enunciatiuz;
tum demum ficut terminus complexus , & incomplexus vni- uocé conueniunt ,
licet vnus fignificet rem compofitam alius fimplicem, ita cathegori ca, &
hypotetica conueniunt vniuocé in fi- gi ficando veritatem, licet vna fit compo-
ta& alia fimplex,fatemur tamen cum ta- li vniuocatione effe à admixtam, n
quantum hypothetica conftituitur ex cz- . t'hegorica,& per prius inuenitur
yeritas in cathegorica , b àm jin hypothetica ; (e- quitur Ioan.de.S.Thoma
cit.q. 5. art. s. $o- tus 2.lib. Summul.c.6.cum multis alijs . At obijciunt
Complut. non effe vniuocá generis in fpecies;tum quia id repuguat A»
rift.loc.cit.vbi propofittionem cathcgoricá fimpliciter vnam appellat ,
hypotheticam vero vnam tantuin coniundtione , feu fecü- dum quid ; Tum z.quia
hypothetica non eft enunctatiua,non.n vnam propofitionem de alia predicat , fed
tantum eas adinuicem connectit; quod eft vmbra quzdam , & fi- militudo
propxfe enüciationis. Tü ».quia hypothetica non continet diuerfam veri- tatem,
vel falfitatemà cathegoricis,ex qui- bus conftat; Tum demum, quia hypothcti- ca
conftat ex cathegorica,ergo non eft fpe- cies ab ea condiftin&ta, quia vna
fpecies non componit alià, 4 qua codiftinguitur, vnde potius ditinguütur vc
includés, & inclusü Refpondetur ad primum , quod ficut in -entibus ens
fimplex eft magis vnum ente compofito xd fe actu , & potentia , fed adhuc
compofitum eft abfoluté ens vnum vnitate compofitionis,ità in propofitioni-
busrice fimplex fit magis vna,quàm com- pofita tamen adhuc compofita eft vna
vni- tate compofitionis fa&tz per copulam hy- pethezicam , quantum fufficit
, vt abfolutà vna dicatur , & tantum fecundum quid per comparationem ad
alíam . Ad (ecundam de ratione propofitionis, vt fic, eft effe enun- ciatinam
,.i.alicuius complexi affertiuam , poteft autem aliquid a(feri non tantum per
dica tionem hien de CER etiam per copulationem fplurià propofitionum , que
dutem dium pelm. EK ae veritatem abillis , vndé qui dicit fi Petrus ftuderet ,
euaderet doctus , vtique ali- quid afferit. Ad tertiam negatur afsume ptum ,
quia hyrothetica habet propriam veritatem , & falfiratem à cathegorica di-
ftinétam , quia non fertur iudicium folum de cathegoricis , ex quibus conftat ,
fed etiam de ipfa coniunctione hypothetica: quantum ad. ita effe , vcl non effe
, vt patet in ifta,fi homo effec afinus, effet rudibilis , nam de fingulis
cathegoricis fertur iudi- cium piod, ,de Ses. autem Ke iro roin verum magis
infra patc quar- tam fi eme. neq. bina us edet. fpecies à ternario
diftincta,neq.terminus incomple- xus à complcxo, neque homo à corpore,&
partibus , ex quibus conflat; quapropter - potcft vna entitas fimplex alterani
compo- nere fpecie dicinctam,in qua habebit vti ^: - 40 Dars Prima Inflit:
Tra£l.IT, Cap-1P, gationem mate riz,& partis, licet in fe có- fiderata fit
quoddam totum , & fpeciem vnam conftituat , CAPVI IV. Quid [it prepofrri?
Cathegorica , D quotuplex. $6 [Amdi&tum eft propofitionem cathe- goricam
eff: illam , qw« babet. fubie- durs, pradscatum, C copulam verbalem ,vt partes
principales fui,quod additur propter alia fyncathegoremaca interdum concur-
rentia ad' propofitionis coüftitutionem : quz definitio ità à Tatar.exponitur
tradt.1. fum . catbegorica eff illa , qua explicite , vel smplicità ,
form«liter ,vel aquéualenter habet fubiehum pr «dicatum, dr copulam, tanquam
principales partes [a:. dicitur cathegorica, A. przdicatiua, quia przdicatum
enunciat. de fubiccto, & ab alijs dicitur fimplex ; quia Ífelum ex verbo, X
aomine componitur,di- citur explicit? , vel implicite , propter pro» pofitiones
de verbis adiectiuis , vt Deus. creat, vel def fccundó adiacente, vt Deus eft
in quibus implicité folüm copula coa- tinetur, vt patet eas refoluendo, Deuse
creans, Deus eft ens, capiendo ens partici- pialiter; ponitur fermalster , vel
àquinalen - fer, quia etiamfi A 1mponeretur ad figuifi- candum tantum , quantum
animal currit, tunc A efft propo o , quia daas : tur cunceptui complexo,cum
vero propo-. fitio continet formaliter, & explicité fubie &um , &
przdicatum dicitur de ef tertio adiacente , quia nimirum illa tria explicite
continet , fiué przdicatüm poft Iam ponatur, fiue ante, vt in ropofi-. tionibus
de modo loquendi inconíueto, vt imal c(t
. Interdum autem contin- re folet , quod fubic&tum fit vnica tancü i&tio,
vt inexemplo allato , quandeq. vna oratio,vt homo fapiens eft bonus, aliquan-
do etiam vnica propofito ,vt homo;qui eft " fapiens fugit peccatum , &
adhuc iltz funt propofitiones cathegorica , ficut etiam cü ; dicimus b»mo eff
animal , eff propifitio : nam in his, & fimilibus integra propofitio ha-
bet ration fubieáii , & copula propofitio- nis illius, qua gerit vicem
fubie&i , dicitur copula minus principalis , quia ex illa veri- tas , ve]
fal(itas propofitionisnon attendi- tur, fcd. ex fecunda , qua idcirco copula
principalis appellatur . $7 Solent autem in propofitione cathe- quattuor , qua
eti fuo E modo in hypochetica inueniunttr , vt po- (tea videbimus:
forma,materia , quaatitas, & qualitas , metaphora translata ex phyfi- cis
corporibus : Forma propofitioni ; eft copula,quz efficit vaionem przdicati cum
(ubie&to fecandum afürmationem , vd ne- gationem, quz interdum ia vnica pro
ofi- tione poteft effe duplex, vna priacipa is,& alia minus principalis, vt
nuper dice»amus. Materia funt obiecta, in quibus, vel de qui- l bus formatur
propofitio , & cogaofcitur per habitudinem , vel connexionem prz i- cati
cum fubiecto . aam fi funt neceffarià connexa, vt homo eft anumal,propofitio jn
materia neceffaria: fi funt connexa con- tingenter , vthomo eft albus , eítin
mate- riacontingenti: fi demum neutro modo connect; poff.int , vt homo eft
lapis , elt ia. materia impoffibili , feu remota : de triplici propofitionum
materia dantur regulz, quod in materia neceffiria afirma tiua femper eft vera,
negatiua falfa, vt om- nis homo eft animal , nullus homo eft ani- mal in remota
e contra, negatiua femper "de lapis, nullus homo eft lapis i. A "EL.
vera , affirmatiua falfa , vt omnis ho: verb poteft vtraq; eff: vera , &
fa, imas Moo (tadet;nullus commis mulushomofu- —— det, aliquis Romo"
ftudet aliquis homo non ftudet . ] Quantitas eft ,qua explicat exten vel
reftridtionem propofitionis t. vel vniuerfalis , cuius nemp i terminus communis
fign. minatirs,vt omnis homo eftanimal , ullus - homo eft lapis ; vel.
pirticuaris ;cuius .f. fubie&um eft terminus cómunis figno par» -
determinatus , vt quidà homo cur- rit;aliquis homo non currit vel eft indefi-
nita;quz habét pro fubie&to terminum có- munemnullo fizno notatum ,&
ideo dici- tur indefinita , vt homo eft animal , homo eít albus , quz proinde
fi fiatin materia ne- ceffatia , vel remota zquiualet vniuérfali , nam homo eft
animal, idem valet ; qu omnis homo eft animal, & homo no1 eft lapis idem
valet, quod nullus homo eftla- pe fi vero in materia contingenti , tquiua- et
particulari vt homo currit;idem valet, uod aliquis homo currit ; vel deinum elt
is , cum .f. fabiectum eft terminus fingularis , vt Petrus legit , vel communis
o demonftraciuo notatus, vt hic homo currit , Ex quo yatet quantitatem propofi-
tionis atten li folum ex parte fubiccti, quo- modocunque prz-.licatum fe habeat
; vnde : ifta Í w^, » / . . dicendo (soft propofitionem cffe veram, vcl fal(am
E. /. tionis in vcram, & falfam, affi
ncgatiuam , veiuerfalcm , & particularem f eincdesae gEnErie M
esiste po á - De propofitione Catbegorica 7 Afta adhuc eft fingularis, Petruseft
homo. Qualitas propofitionis cft a&irmatio, & ' megatio, veritas, &
falfitas, fed quia illa vi- dentur effe cffentiales ditferentiz , ideà di-
cuntur qualitas intrinfeca : veritas autem, & falfitas qualitas extrinfeca
, & dicuntur qualitas propofitionis , quia interroganti qualis eft
propofitio , refponderc folemus effe veram vcl falfa m;affirmatiuam ,vel ne-
gatiuam; affirmans eft , in qua przdicatum afürmatur de fubiedo , & negans
, inqua ncgatur , vndé ad enunciationem negatiuà neceffar;ó exigitur, yt negatio
cadat fupra copulam princeslétis feu verbum praci- puum , & ideó fi negatio
fit coniuncta cum nomine , f. cum fubicéto , vel przdicato | propofitio
negatiua non erit fed affirmati- :wa de termino cl terminis infinitis, quales
funt ift, Pctrus cft non lapis,non fapis eft homo ,non lapis cft non homo ,
neq; fi ne- gatio coniunéta fit cum copula rjipus prin —. €ipali reddit
propofitionem negante, qua- a^ Pd acqui non fludet , eft ien débet €rgo effe
ccniuncta cum verbo przcipuo on elt iners . Quid ve- " pattexcap.przced.
—— - Quares, an prafatz diuifiones propofi- affirmatiuam,& ius fübiecti in
accidentia , R "uiter decifionem quafiti quoad primam diuifio- nem in
ycram, & falfam pendere ex dicen- disinfrà difp. 16. Q. 2. art. 2. an veritas
, & falfitas fint. «ffentiales, ve) potius acciden- tales
propofitioni,adcoquod de vera pofiit mutariin falíam , & contrà, fi enim
res átà fe habeat , planum eft hanc diuifionem non cffe effentialem , neque
gcneris in fpe- cies, fcd potius fubie&i 1n accidentia ; có- trarium vero
aff eft , fi resnon ità fe habear;de quo loc. cit. Quoad aliam di- uifienem
propofitionis in afürmatiuam , & negatiuam,non defunt exiftimantes effe ac-
entalem;quorum prazcipuum fundamé- tum eft , quia cit diuifio penes qualitatem
opositionis, qualitas autcm vi nit ef- fentiam , & fubftantiam rcis Ni
erben dicendum «ft hanc cffc diuisionem effzntia- Jem, ac gencris in fpecies ,
quia vt fupradi- &um cft, affirmatio, & negatio funt cffen- tiales
ditízrcntiz propositionis ,pam pro- positio a£iimatiua 1cIpicit effentialiter
idé Utatem , X connexionem rxdicati cum fu bicdto , negatiua veró refpicit
cffentiali- 4t ter negationem przdicati cum fubic&to;ex uo fit impoffibile
effe vt negatiua tran- fest in affirmatiuam ,vel é contrà,quia for- ma cffentialiter
conflitutiua propositionis affirmatiuz eft connexio, coiun&tio,& vni
inter ex€rema ; forma veró negatiua c feparatio ,disiun&tio & diuisio
extremorü: ergo omninó compertum eft hanc diuisio- nem effe effentialem : neque
oppofitü fun- damentum vrget , quia vt notat Orbellus , intantüm hzc dieisio
dicitur fieri. penes qualitatem , quia sicut qualitas confequi- tur formam, ità
affirmatio,& negatio prin- cipaliter refpiciunt copulam , quz habet
rationem forma in propositione : vel quia affirmatio, & negatio funt
differentia cffen tiales propositionis , que habcnt modum qualitatis. Dices
bené vransire propositio- nem negatiuam in afbrmatiuam, vt cum di- citur lapis
non eft animal, lapis eft non ani- mal, hac enim eft affrmatiua de pradicato
infinito,& illa rcgatiua , & tamen funt ef- fentialiter cad cm
propositio . Negatur qp sint eadem propositio,quia in primanega- - tur animal
de lapide, & in fecunda affirma- tur de lapide negatio animalis , ac etiam
quicquid non eft anima! , Dices faltim effe non poffe diuisionem generis in
fpecies ,vel vniuoci in vniuocata, quia zffirmatio,K nc- gatio explicantur per
cffe, & non effe, a Brmatur namq. dicendo, quod aliquid eft , & negatur
dicendo, quod non eft, fed ad effe, & non «ff: nequit dari aliquod com.
mune vniuocum, ergo etc. Refp. negando cffumptum, quia tám bené participat
cffen tiafem rationem enumciationis , ciuíq. paí- sioncs negatita propositio,a:
affirmatiua z tam enim ben? poteft significare verum , vel falfum vna perinde,
ac altera , nec mi- nus proprie terminare potest a(fenfum, Y diffcufum
affimatiua , quam negatiua; ad probationem affur pti dicendum , quod li- cet
inicr effc4& non effe nollum detur nie- dium , nec aliquid comune 3b eis
abítrahà offit, adhuc tamcninter significare effe , K non efle aliqua duo
inuicem vnita ; & connexa potcít darialiquod cómune ab- ftrahens ab vt108.
fignificatio nimirü pro-. positionglis , & complexa, quat conuenit
propositigni, vt sic , & vtraq.significatio tam .É.affrmationis , quam eft
ofitiua, & fc habent vt dug fpecies figni B casionis;vt fic, quia licet
obiectum figni- ficationis negatiux fitaliquod negatiuumg aétus temen mentis
eft pofitiuus, & realis. — Quo tádém ad aliam m rec c : uo. / ^ ^42. — dbi
uo odio uL. i 4T fitionis in vniuerfalem, particularem, etc. fcré conueniunt
omnes non effe effentiale , fed accidentalem , & ratio cft, quia non fu-
mitur penes id, quod eft cffentiale in pro. pofitione putà penes
fignificationcm cóm plexam , & extremorum copulationcm , in quo-cenfillit
vis enanciatiua , fed pcnes ext.nfionem fübicéi ad ca , quibus pradi- catum
conuenire potcft, vndé fipponit enunciastienctm iam effentialiter contlitutà
ercopulationem extremorum , qua po- fca extéditur ad plura, vel pauciora iuxtà
quantitatem figni appofiti termino cómu- ni . Dices as duas propofitiones
fpccie intcr fc differre ratione folius quantitatis , vt iftz, omnis homo cft
albus , aliquis ho- n1 cft albus,nam prima eft falfa, & fecun- da:ft vera
folüm ratione quantitatis, Ne- gatur asffumptum cum probatione, quia li- cet v
niuc rfalis plura obicéta refpiciat, quà particularis , tamen illa plura non
funt fpe- cie diucifa ab obiccto,quod refpicit fingu- laris, neq.«nim emzit
bomo quod cft fübie- €um illius vniuerfalis, fpecie diftinguitur ab aliquo
homine ,qui fubie&um flatuitur 1n particulari ; neq. ex hoc quod vna fit
ve- ra altera falfa pracisé ratione quantitatis, bené deducitur illas
propofitioncs fpecie ditliogui , quia vt diximus,veritas , & falfi- tas ncn
funt cffenüiales diffcerentiz propo- fitionis. $$ Diwsiditur autem cathcgorica
pro- qiie yatione ppisciueot in dire&tàm , eu naturalem, & indirectam,
feu innatura- Yem: dircéta cít,in s predicatur id, qnod pradicari debet, debet
autem praddicari fu- perius de inferiori vt quantitas eft accidés, diftinétum
de confufe, vt homo efl animal rationale, accidens de fubicéto , vt fetrum. eft
durum: prose qua hunc ordincm at, dicitur directa , feu naturalis ; quz autem
ordine inuerfo a£&1:mat , dicitur in- naturalis, feu ndire&ta;vt
accides eft quá- tj imal rationale eff homo, durum eft ferrum . Ratione veró
modi ; quo exprimi- tur przdicatum cenuenire fubiccto , diui- dirur in
abfolntam,feu de inc ffe , & in mo- d»lem ; propofitio abícIuta , fcu de
ineffe «B , in qua abfol;té przdicatum fubicéto uibuitur nullo addite modo , quo/ti
con- veniat , vt homo eft animal... Modalis cft ,. qua ncy tantum fubicéto
tribuit pradica- tumáícd ctiam modum exprimit;qto ei có- .ucfiit, vt neccffe
cft homincm animal: & quia. bac diuifio faris eft celebris apud $un.n.ulifl
ideo rcka2 priori haac proíc- terminare totam compofitionem,fe verum ,ac
dieete, qj hemo cft animal; ideo Pars Prima Toflit. Tracl.1. Cap.1V- | i quamur
; an aetcm hac diuifio fit generis in fpecics, Tatar.lib.z.Perhier,
q.2.6./eewn- dà [ciendum , armat , quia propofitiones modales, & de incffe
magis ditfctunt ,quà affirmatio,& ncgatio, fed hacfpecic diffc-. runt, ego,
&c. Acaffumptum cft fal(um, quis .n. non videt plus differre iftas bomo cft
animal ,homo non cft animal, quam iftas homo cft animal , quz clt de incffe,
& ho- E mo neceffario eft animal , qua cft modalis£ potius ergo dicendum
cft modalem , & de ine ffe non differre,nifi accidentaliter, qua- tenus in
vna przdicatum tribuitur abfolute fubic&to, & in alia fpecificatur
modus,quo ei conuenit. CAPVT V. d Quid frt propofitio modalis, Cr quetuplex .^
$9 m modalis fi t membrum cathe-. goricz, cam quoque pratrittimus. hypotheticz
, dicitur autcm modalis, quia.— conftat ex modo determináte ipfam, mo- dus .n
dcfinitur,quod fit adrecen: tei deter- 3j mipatio, Q modificati 5 aliqui modi
de! minant tátüm extrema propofitionis ,fü Gum.f.veTprzdicatum , de quibns
egimu tract: € .2. Cfi dicamus Homo fhusel piens, Petrus cnrr. idfins in prima
modificat, feu rei ic&um,ly veleciter in fccüdamodificat dicatum, & hi
modi non faciunt prop tioncm modalem. àliqui vero nati o- nem prgdicati cum
fubie£to , vt neceffe eft bominem effe animal", aut homoneceffarió: eft
animal, & hi conftituunt propofitionem.- modalem: vndé propofitio
modalisdefinis | | tur,quod fit illa, qwawonflat medo determi. — nante ip[amg
vc excludatur modusdetermi- —— nans extrema tantum ; modi veró determi- -
nantes totam propofitionem fex enumcra- ri folebant ,, vt 2pud Petrum Hifp.
videre. cft; poffible impcffibile, neccffarium, cori- tingens,verum, falfum,
fed quia duo vltimi fuprapropofitiones de ineife nihi! addunt ,. idem .n. cft
dicere hominem cffc animal eft quattuor primi tantür retenti funt;vt poté qui
proprie extrabunt propofitionem à ra- tione propefitionis de ineffe , &
modalcm. conflituunt: ita tamen retenti funt,vt quà-- uis efie fit quid
cotemune ncccffario ,. & contingenti eub vtroque dittim&um ,. tàm n.
néceffarivm, quàm ccrtiegcns ncn repugnat t ffe, qve cfl defiritiepefetilisvt
fic, fcd contngcus vitcrius acd.t pc ffe noh Cc, De Propofitione modali - eff, &neceffarium?
contra non pof: aon e(f;nihilomiaus in przfenti poffibile fumi- tur,vt
coincidit cum coatingenti, y f. po- telt effe, & non eff: : vadélicet quó
ad vo- cem fint quattuor modi , tamen fccuaduim rem funt tres cantüm,&
correfpondent tri- plici materie propofitionum jam explica- te cap. preced.
naturali,remotz, & coatin- genti ; hoc tamen adaertendum eit, quod
modalisin quacunq. materia formetur, aut elt neceffaria aut iarpoffibilis ,
nulla cócin- gens, nam in materia contingenti etiam eft neceffariía , nam fi
dicamus , contingens elt hominem currere , certum eft applicatione t modi ad
di&um eff: aeceffariam , quia ne- : Ceffz eft,vt curfus contingenter ei
coueniat, E nec aliter ei conuenire potelt . "^ A . 60 Dupliciter autem
poteít modus in —. propofitionc poni , nominaliter , & aduer- —.. bialuer;
primo molo ita afficit totam pro- |». - positioaem, vt illam coaftituat
fubiectum * dewerbo infiaitiai modi , & ipfe cum alia copula finita sit
przdicatum,vt Petrü cur- 3 nat . tiui modi, femper.n. retinet vim przdica- | S
APvsA .doc:t süPerhier, ca c c ad- ipm . . v. 1 - : » uercen: - nito,qui ) EE.
erum - rere : ; PI el * sum, ^ . media copula finita ieflicilür iacdus T (005
eff poffiiles si verá modus ponatur adaer-- 2 baalicerin propositioae, vt cum
diciturho- - moneceffarió eft animzl,paries eft contia- genter albus, runc
modus non cft prz dica- - tum, fed mera copulz, determinatio , vnie . modifica:
vnionem przdicati cum fubie- '&o, vt patet in allatis exeaiplis; & hic
etiá aliqui diftinzuunt modum, & di&ut di&um, nam totam
propositionem, vt homo eft animal, quae modificatur à ly seceffsrib dictum ap-
pellant; fedre vera in modalibus aduerbia- liter formatis noa tta proprié
potcft affi- gnari didum, sicut u311o formantur no- minaliter, & ratio cít,
quia cum aduerbiali- | ter foranatur , modus non eft predicatum. Rh. : totam
propositionem immediate afliciens, fedimmediaté folam copulam modificat . 61
Porró modales habent quocunque mo 4o formentur, »rapriam quantitatem, & *
qualitatem, & quidem eam dignofcere in mo 1libus aduerbüliter formatis non
di fizile, cum an. in his modus non ice- tac, (24 folun nodificet copulam ,
atque idzo idemremaaeat fubiedum , & przi- 0g PU T—-——"c—— "* ^ A
« rere eft poifibile, neceff: eft hominem eff. ^ animal vade paru refertquid
modus aa- . teponatur, vel poft ponatur orationi infiai- * fet efse modus
vniuer(alis fempzr cft pofübile ) . a5 catüm, 1110d erat ín simplici,
quancitis, X qualitas earum eodem feré moo v23aada erit,sicut ia
propositioaibus de iazf:; ac in modalibus nominaliter formatis , cim ous prz
iicetur, X,cobui aiti rioja ciatur; ad eam venandam eft aliter proce- dendum
;in his igitur cam quantitas i.vni* uerfalitas, ve! particalaritis,tum
qualitas.i. afficinatio,vel negatio, veritas, aut falsitas ex duplici capite
attendipoteftatmirum ex di&o,& modo,fed principalius ex hoc, quát ex
illo; vade si modus negatur de dicto.etsi dictum sit afirmatum , propositio
dicitur simpliciter, & ab(oluté negatiua , & folum affirmatiua fecandum
quid, vt Petrum cur- rere non eítaece(farium,eft affirmatiua de
di&o,aegatiua de modo , atque ideo sim- pliciter negatiua , fecundum quid.
afirma- tiua; & ? contra fi eft afürmatiua de modo, nezatiua de dicto, vt
hominem non : ff. la- 'pidem eft neceffe, erit simpliciter aflirma- -
tiua,(ecundum quid negatiua. Sic etiam ve«- ritas & falsitasex vtroque
att:ndi poteit , at principaliter attendi debet ex modo, an si conzeuienter
positus; vade fit , vt q1à- uis dictum sit verum, propositio polit efe falfa,
vt si dicamus contingeas eit honiné eff. animil,ia hac dictum eft veram, &
a1- hac propofitio,eft fimpliciter falfa, qaia licét verum fit hominem eff?
animal , fil- fum tamen eft illi concingenter. conuenire rationem animalis;
& ideo vt modus fit có- uenienter pofitus X rcddat propoíitioné fim»liciter
veram , attendi debet mater'a, qua fit propofitio,& dictum,cui applica- tur
modas. 15a enin conuenienter formas retur propofitio de nece(saiio ia materia
coatingenti, aut propositio de contiageg- ti in materia naturali . ein
Eolemmodo circa av EROS modz- lium difcurreadum eít,qaà4 fimpliciter at-
tendatur ex quantitate modi, fecundá q folum ex quantitate dicti, vndeilla
propo- fitio erit vniuerfalis a e Er coitac mo4o vaiuerfali, etiam!i dictam (it
parti- culare, idem & coatra : illi autem «€ tempus , & t tempore,
tales fuat N eceffarim Gr imp bile, nam ille rem gut pro omni tempo-. re, ifte
pro omai témpore tollit ; particu- lares modi é contra enti ngeni en pofibite,
vc hic famitur (am fi tur, vt idem e(t, quod noa rep. -— k -— - curo is V9 - » 3
Lid: entür . moi vniaerfales , qui amplectuntur omae ; diftribuuat pro omat
mpif-. ans, poe - VN non tua-- EO é contra talis dici 44 Pars Prima Infiit.
Tra&.IT. Cap.V. tur omne témpus,contingens enim nó fem- per accidit , ficut
nec poflibile , vt contin- 'entiam importat; illa igitur modalis , cu- --ius
dictum eft particulare , & modus vni- alis, vt iftanece(fa eft Petrum efse
ani- mal,eft fimpliciter vniuerfalis, & folum fe- cundum quid particularis
; & idem eft & contra 62 Diuiditur propofitio modalisin com
pofitam,& diuifam ; compofita elt, /» 44« modus fe habetyyt pradicatum, (v
dilkumyvt Lii vnde conftat ex modo nomína- iter fumptos diuifa eft, iw qua
modos ad wer bieliter fumptus determinat copulam , habes exempla fuperius ;
aiunt quamplures hanc diuifionem ese equiuoci in ea seres alij tantum, diuifarn
putant effe modalem, compofitam vero effe mere de inefse , vt Tatar.
tract.1.& lib.z. Perhier.q.2. S.qwarto Jiéendum,cum Bargio citádo,cuius
ratio eft, quia modilis eft , cuius copula non eft fim- plex, fcd modificata
per modü, fed folà di- uifa copulà habet modificatà, cópofita ve- ro copulam
habet fimplicem , &ideo hzc eft fimpliciter deineffe. Alijé contra com-
pofitam agnofcunt pro veré modili, at di- üifam inquiunt effe meram de ineffe ,
quia habet prorfus idem fubiectum,& przdica- tum, quod ipfa ,nec in ea
cernitur di&um , dequo verificetur modus. Acafferendum eft vtramque
propofitionem tum diuifam , tum CREOÓ EA effc veré modalé , & ideà eff»
diuif.onem vniuocam, nam in vtraq; oeil modus determinás vnionem pre- dicaticum fübiedo , & in vtraque expri-
ng modus, quo MER jccto,ergo vtraque veré modalis erit, per ""Bocenim
fnodilis feceraitur à filio pofica calis Bs tantum,quia e sé componitur ex
dicto, & modo , fed prat- fertim quia facft fef eompofiim &di- HI ; uia
facit diui- fum,ita Tatar.cit trac. t. in Pct. Hifp. c. de modalibus , qui fenfus compofitus,&
diui- fus licet fit obiter explicatus tractat. prac. €.ylt hictamen rurfus
diligentius enuclean dus eft,vt ille,ex cuius intelligentia pendet folutio
multarum difficultatum in Thcolo- gia,vt notant Complut.lib.2.cap.8. - 63
Senfus itaque Md ein perpro fitionem modalem fit,vt docet Tat. dda- ciendo
modum pradicari de tota propofi- tione correfpondente dicto, vt fenfus iftius
[A eed pojfibile eff album effe nigrum m , hac propofitio , album eft E ix
nigrum, eft poffibilis; ratio eft, quia cum modus cft przdicatü in propofitione
mo- dali,tüc totum dictum veré eft fubie&tum , & cófcquenter de
partibus eius fimul sum- ptis, & per modum vnius praedicatur mo- dus ,
&ideó sefus erit formas importatas per extrema dicti effe fimul
compoflibiles in codem fubie&o,& pro codem tempore, in quo confiftit
fenfum cffe compofitum ; quapropter cum modalis compofita fem- . er vniat inter
fe formas importatas per extrema dicti, & de illis fimul füumptis prze-
dicet modum , hinc eft , quod femper facit fenfum cote , ex quo infert Tatar.
ex Scoto z.d z. q.9. modalem compofitam de rigore fermonis non bene diftiagui
fe- cundum fenfum diuifum , & compofitum , quia formaliffimé reddit tantum
fenfum compofitum; quód fi fequédo comihunem; vfum velimus eam exponcrein fenfu
diui- fo,tunc ex modali illa compofita duas for - mare debemus
cathezoricas,vnam de inef- fe, & aliam modalem de aduerbio;, & fic al-
lata modalis compofita poffibsle efl al&um ef.— fe nigrum explicatur per
has duas ,. hoc. Yn & hoc poffibliter eft nigru eodem inftanti tribuitur
albedo c bilitate ad aigredinem,que duo.n gnant,quia vna forma non exclu t
poten- lum c ità Scotus 1.d.39 fub G,v fum compofitum,& diuifum.Hincfitquod
— fen(us diuifus eftille , qui fignificatur per modalem diuifam,cum n. in €a
modus íolà. copulam afficiat, & non totam propofitio- nem, denotat fubiecto
conuenire illum mo- dum,non autem ipfis formis pradicati & fubiecti fimul
conuenire , & 1deó ficut fen- fus iftarum compofitarum ,migrwm ejfe «lbs
eft poffibile, [lVantema federe ef poffibile,eft co ficus , & fignificat
,'quod coniun&io fe- dendi,& (tandi eft pofíibilis;ità fenfus iita- rum
diuifarum , (edens pofhibiliter ftat,feu Sas ftare, album poffibiliter eft
nigrum , cu potelt eiTe nigrum;eft diui(us, & fignifi cat,quod fubiedto
f(edenti conuenit pocen- tia ad ftandurm, non tamen ad ftádum fimul
cumfcfsione;toram banc.destrinsm de. mo dalí diuifa,& compofita, & de
fenfu diuifo , & compofito recipiunt
Complut. cic. & Toan.de.S. Thoma lib 2.C.29: Vt communem » &
explicatur fic per vnam. *Thomiftarum,& valdé notapda elt pro d'it-
ficultatibus tcologicis ia matecit de prse e :id cd poteft effe nigrum, &
fic in fenfu diuifo eft - vera propofitio , quis eidem fubiecto ied o A
oexiftentiam,& fimultatem cum illa, — f "pep nra COMER : 'abalia
dependet, & . ^ De Propofitione bypothetica - deftinatione,& diuinis
auxilijs; ità etià ex- Les Bargius (cnfum compofitum, & diui- um in t;d.
39.ad S. Ex s/fo fecwndo patet ter- tium ex codem Scoto 2.d.2.q.9.de hoc vide
etiam p. inflit.tra&. 5. c.z. vndé immerito hánc do&rinam inficiatur
Poncius cap. t4. paruzlog. CAPVT VI Quid [it li ypatbetica propofitio , Cn
quotuplex. 64 Ypotheticam cap. 3. diximus effe H viupoliiosdin ex pluribus
fimpli cibus conftantem coniunctione aliqua i1- ter fe connexis , & hz vel
funtambz perfe- Gz,& confticuunt hypotheticam copulati- vam fi per
particulam.e»,conne&tantur, vt Petrus dormit,* Paulus ftudet: fi veró per
articulam vel;conftituüt diun&iuam , vt E i vel dies eft,vel nox eft . Aut
vna propofitio feu vnius veri lituunt hypo- dee altera impf. . theticam
conditionalem , quz illas duas |. continet inuicem vnitas per particulam fi,
tfi. curric,Petrus mouetur. Ex quo . coftat!copulam hypotheticam bum,íed iod
rcr fed pe fim- .. plicesconiungentem , v. g. Et, Vel,Si;atq; roo SAEI [Nep cue
ces przdicatur de alia ,fo- lum n.verbum eft nota eorum, qua przdi- eantur ;
conftatetiam effe principales fpe- cies hypotheticz, .f.sonditionalem , copu-
latiuam , & difiun&iuam , ad quas aliz mi- 1inchidit rationem difcurfus
, & ha- - bet vith illatioais, ita quod vna fimplex in- fertur ex alia ,
ideo ad eam reducun- tur rátionalis , fcu illatiua , qux con- flat particula
2o, vt Sol eít, ergo diés eft, ac etiam cauíalis,quz cóftat particula 44/4, -
vt quia Sol eft;dies cft; Immo vt notat Tat, traét.i eed prop. hyp.fi
particula// non fumatur ilatiue in rigoresvt denotat con- fequens (cqui ex vi
antecedentis , fed largà vtimportet concomitátiam antecedentis , &
confequentis conditionalis funda- tam , non quidem in bonitate illatio- nis
fecundum fe,fed fuppofita aliqua pro- mifstone;aut propofito, vel alia
caufa;ratio- ne cuius posito in effe antecedenti , pone- retur etiam confequens
, vt si veneris ad me , dabotibi equum, si haberem libros , libenter ftaderem ,
werden dicitur yeómiísiua, altera Lbs ionalis , ifta nó efft ver-. 45 nalem
reduci: non tameasi ly,.si, n rg iz e fumatur , quia licet iftz in antecedenzi
ha- beant caufam confequentis,non tà rien ne- ceffariam , & ideó dicuntur
conditionales imperfedz quam doctrinam recipiüt So- tus lib.;.(um c.8 Jedt.;.
Compllib.z cap.4. Casil.lib.: .tradt.a. c. 1. & alij ex Societate :
Condirionilis vero fecundum vocem tan- * tüm,in qua mimirum conditio posita iu
an- tecedentc nullo modo eft caufa confequé- tis ; fed penitus difparate fe
habent , vtsi Coelum tonabit , P.:rta filabic;nullo modo ad hanc fpeciem reduci
pote!t , (ed eft mera copulatiua importants (olam temporis coe . Xiltentiam
antecedentis cum coníequeati , non cauf(alitatem . Ad copulatiuam tádem, vt
notat Tatar.cit. non ad conditionalem ,. vt quidam putant, reducuatur omnes
pro-. ositiones per aduerbium temporis , v oa , vel similitudinis , vt Petrus
dormit , quando , aut vbi Paulus ftudet , Plato fuit dostus;sicut Ari(t.&
alie consimiles, nam fenfus, eixrum eft Petrus dormir in ifto cera-
pore,velloco,& in eodem Paulus ftudet, K sic de alijsifequitur Casil.cit
cum alijs. gj Verüm cum iem definitio hypotheticze ropófitionis , quod fit
coftans ex pluribus jx Cibus coniun&tione aliqua. inter fe connexis, &
eius diuifio in conditionalem, copulatiuam , & difiundiuam fit omaiuax
Summuliftarumcommunis , vt pote qux manifefte traditur ab Arift i. Periherm c.
4» Vbi propofitionem nypotheticam vacat coniundlione vnam ,nihilominus non
reci- nó diftinguit hypotheticaa à cathegorica quia Fees di fubiecto,predicato,
& co- nus Tio udi rionam di quia.n. condi- « pitür ab Hurtad. difp. 5.fec.
5. vbi proindé tio pula, tanqitam partibus pracipuis, illa ve- ro plu
enundiationibus. fimplicibus coniunctione aliqua connexis; q * ipfum tenet
etiam Ouuied.controu.s.funi- mul.punc.4.quia, inquit, omnis propofitio
fiu&'eategorica,fiué hypothetica conftat z- qué primo , & per fc
fubic&o , & predica- to, tanquam partibus proximis , nam.om- nis
propofitio eft enunciatio vnius de alio, ergo in omni propofitione datur vnü
quod enunciatur , predicatum ; & aliud de quo enunciatur, & eft
fubie&tum; crgo om nis propofitio conftat fubie&to , cato . Conf. omnis
propofitio cft iudicium, uod effentialiter eft cognitio,qua coguo- itur
conuenientia duorum extremorum; ergo omnc iudicium, feà omnis propofitio dicit
vnum extremum, cui aliud conuenit , ctiam potiunzad hypotheicam condiigs ik
aljid quodeonucnit, quorum ho pre- E nr MP wd; 4€ —— fPariPrima InfliTraflII.
Cap. VT. | dicatum, illud fubie&um dicitur. Nec iuuat dicere hypotheticam
habere (ubiectam , & pradicatam remotum, quía iudicium im- mediate enunciat
vaum de alto , & imme- diaté fertur in conuenientiam extremorü ; ergo
refpicit extrema, tanquam immedia- té affe&ta copula e ; ergo tanquam
partes immediaté componentes propolitioné om- nem.Nó ergo ex hoc capite voluat
hypo- theticam à cathegorica fecerai, fed exeo, quod cathegorica abfolute ,
& fe fola e(t fi- gnificatuia, hypothetica vero minim? | d in faa
fignificatione pendet ab alia , tanquá à coditione, vt ff Sal Lucet ,d;e: ef,
hic enim exiítentia predicatur de die, non abíolutàj fed dependeater ab
cxiftentia conditionata Solis , vndé (eafus eit , dies eít exiftens , fi
Sollucet, vbi additum illu // $2! /wcer,pre-,. dicato appofitum facit
propofitionem ni- hil ponere in effe , fed tantüm fignificare conriexionem (ed
dependétiam inter fubie- Qum, & predicatum . Ex quo inferunt hy-
potlieticam differre à cathegorica ratione additi, fi,afficientis illius
przdicatum,ex vi cuius copula eff, y. exiftentia ex feimportat , illam tantüm
dicit condi- , tjonatam ; ac proindé etfi forma propofi- : tionis cathegoricz ,
& hypotheticz fit co- pula efl, hz propofitiones inter fe diff:rüt
effentialiter;quia copula eff ia hypothetica ratione additi fe Cenentis ex
parte przdica- ti contrahitur ad figaificandam exiítentia conditionatam
praedicati , quam abfolacá ex fc nullo appofito addito in cathegorica
propotiioncligniar . Exhoctandem in» erunt nullam propofitionem effe proprie
icam, nifi conditionalem; copula- dan vero, & difian&tiuam eff: fold
plu- . — xescathegoricas fimul iitioca : — quiaiahisomnibus exillentta pr ti
ab- enunciatur,& illam importat fecua.. . d dum exiftentiam copula «f ia
propofitio- ne appofita . Deia lé propofitio ene UM j ua Petrus crrit, e»
Io«nues «mbu!at , - fimplex propofitio , fed duplex cathezo - ... ca,ergonon
eft hypothetica , probat ante- | cedeas Ouuied. quod q'tia à nobis non ne- :
gabitur , fuperfluum ct eius probationem r -adducere;ità loc.cit. difcurrit hic
Au&or. j Hac eít contentio feré tota denomine, & modceloquendi , nam
quoad rem negari. x » quia hypochetici quoque ea nifiz ad modum cathegoricz
,itaut copu- poütionis, & fuo modo poffit aífigaari ia | & pradicatum,aon
quidem — € ! fatemur etiam proprié, & in rigore philo-
famartificiofampropofitionum hypothe- —— eit fit forma ipfam cóltituens in effe
pro- * pula abíoluté fumptum, fed peraliquam condi- ! tionem relítrictum, vt
patct in exemplo ad- duco ff $4 lucet, dierejt , quz ità refoii- taur,dies eft
exiltens , fi Sol lucet; imó vt ve rum fateamur , hoc modo, refoluta magis
habet rationem prop ofitionis , nam primo modo potius fabere videtur vim
argumé- tationis, & illatioais , quia fic (umitar per modum antecedentis, &
con(equentis ; vn- dé ben? per hoc difcerni potelt cathegorica ab hypothetica ,
quod in illa przedicacá af- firmatur de (ubiecto abfoluté loqueado, in. ilta
veró minime,(ed dependenter à condi- tione,quz afficit, & ceftrin git prz
licatum; fophico , licet non dialectico , (olas condi- tionales eff
hypotheticas ,tàm ob rationé ipfam aominis, tum quia copulatiuz,X di-
ua&iuz porn commodé explicari per plures cathegoricas ; & hic dicendi
modus re vera breuius , & clariusaperitrarionem — propofitionishypothetice,vtàcachegoris
——— ca iecernitur,minufq. coafandit Tyrond- — —— mentes. Attamenattendendo
ibradurà ip- —— X ticarum benéloquuntur Summulilkz, dunt — — aiunt formam
conílitutiuamA^lllarum non ——— eff:copalamef,(ed aliquod aduerbium ,^—————
velnotans pluresfimplices.comiunzentem ^—— — v.g. $i Vel , qua ratione dixit
Aiit. loc... ; cT DEMO hypotheticam e(f: vnà - coniundtione, vadétam
propofitiones co- — pulatiuz,quam difiunctinz funt reueracós — ws lexe,quatenus
colant duplici copula ver» — ali ; &licet coadirionalis fit minus omniü
compofíta, quatenus veritas reperiturfolü in vna, & altera fe habet,vt mera
coaditio, adhuc tamea dici potelt, ac debet propofi- tiocomplexa, &
compofita propter dupli- — cem propofitionem , vnam tamen ab alia. ndentem , nam
hypothetica illa /f $t eff, dies eft, incladithas fi mplices, quz am- bz forent
verz ex fappofitione exiftentiz Solis (aper Orizontem 5$»! eff , ac dies eff;
Irem atr do ftru&uram artificiofan copulatiuarum,& difian&tiuarum
bené ita- tuunt Sammaliftz illas effz y. once e ü & à implicibus
effentialiter diltin&tas, quia opulatiuz,& difiun&iuz, & iudi-
z. ut AN ea veritas cop cium, quod fertur de ipfis , diuerlum clt à
veritate,& iu licio, quod fertur de ipfis ca- thegoricis ab(oluté prolatis,
& fine cóiua- &ione, vel difiun&tione; hoc patet de co- àiciua, nam
ipfa fignificat illas fimplices, ex quibus componitur , e(f: (imul veras , qua
Miu aa Agnifcir dueilia -—— - Hn MTM EU i fonte, &aliorum. — .— x ei
PAypetbetics eopoftione fue etiá ..-— "modo
inuenithr materia, forma;quantitas, i He Vut alitas;. mr x E ^ snápropofitio
cum alia;ficutin cathegori- De. Propofitione bypotbetiea simplices,non atz; tum
quia foluté fumptz vna poteit cffe vera;altera falía,ied dum funt copulatz vna.
exiftente falía;tota coniunctiua cít falfa, vt pofteà ex cius regu lis
conftabit;ergo cft diuerfum iudicium,& diuerfa veritas de vnaquaq.
propositione cathcgorica feorfum , quam de vtriufque simultate , quia si
feorsim fumantur , vna verificatur , vcl falsificatur independenter -ab alia ,
at copulaté veritas vnius dependet à veritáte alterius ; hoc etiam adhuc magis
p in disiun&tiua, nam altera parte exi- ente falía , tota disiunétiua eft
vera , aliud. ergo elt iudicium , & alia veritas totius, & alia
partis,per qp patetad rationes Quuied. ino posit , & adhuc magis patebit ex
di- cendis in fine hnius capitisn 67. vbi de hac re fermo redibit. Quia ergo
hic prefertim — « explicarc intendimus formaliter itructurá -...
'"attificiofam hypotheticarum ,X non mate- —xialiter tantüm, relinquendo
modum dicé- |... di Reeentiorum, profcquimur declarare hy de jeticas de more
Summuliftarum no- rorum ; Parisiensium Tatar. Orbell. Ioan."PA i a f Forma
ejus eft copula, qua am; : ^ rbd iu Ma geiesiperirio cathego- ENS b t copula
vniens przdicatum cum . "fubiecto. Materia eft connexio;quam habet. |
*aerat cennexio', quam habcbat pradica- tm ccm fübic&g , & etiam ipía
poteft effe naturalis, &im ini s oai ful v rn c js Tisetit connexio propofitionum. ; v | — due
contingcntes, fimplices neceffario c5- .. "ecdantur, etficicoc
hypotheticam in mat c- xia neceffaria , vt fi Homo currit, mpuetur, ré non ex
materia cujuslibet fimplicis orfim, fed cx eo quod € itur, vel neéatur pet i
int 1 hypothe- ticam ,atfcadenda c eiue Ha Chin - tas cius cft , qua inuenitur
jn. vtraque ca- theporica, vndé fi vtraque cft vniuerfalis , vel
particularis,tota hypothetica talis erits fi vna vnitiefalis , & alia
particularis , erit mixta: an vero étiam fecundum fe poffit aliquá habere
quantitatem,mox dicemus. Qualitas demum
eius erit veritas,v cl falfi- 25, rmatio,yel negatio,vt de cathecori- «a diee ,
Quz vt magis innotcícat . Ciufdcm regulaslubiurgimus. 66' Pro veritate &
falfitate hypotbeti- carüm geret fequentes regula font ebícrüande, Ad veritatem
conditiepa'is - 4? affirmatiuz flri&té fumptz requiritur , vt coníequentia
fecundum fe fit bona,.i.quod ex natura antecedentis confequens dedu-
catur,fiueantecedens , & cenfecucas ife sint vera.vel falfa ,
siuepoffibilia , ftue im- poffibiila, fiue ncceffaria aut contiagentias vnde
ifta conditionalis eft vcra, fi homo eft asinus , homo clt rudibülis 5 erit
autem falfa si antecedens poteft. effe verum con- fequente exiftente falfo ,
fcu si conftquens
non
neceffario cx antecedenti inferatur : vnde quia confequentia fecundum fe bona
femper eft neceffaria , & (ecundum fe mala femper eft mala, &
coníequenter impoflibff lis , ideó omnis conditionalis vera ftricté fumpta, vt
habet .f. vim confequentiz , eft neceffaria,& omnis falfa
impoffibilis,& nul la datur talis conditionalis contingens . Ad veritatem
rationalis vltra bonitatem con. fequentiz requiritur , vt antecedens sit. in fe
verum,vnde hac erit fala, homo eft asi- nus;ergo rudibilis eft. ^d veritatem caufa-
lis vltra bonitatem copfequentiz , & veri- tatem antecedentis in fe ,adhüc
requiritur; quod antecedens sit caufa confequentis , vnde hac efit falía, quia
homo eft risibilis, eit rationalis, quia fumus efl,ignis eft ; Ad veritatem
tandem pure conditionalis , & promiifiuz requiritur,vt veré exiftat a par-
te rei fundamentum illius concomitantiz antecedentis, & co: equentis, vnde
vt hzc... sit vera,si veneris ad me,dabo tibi equum ,. neceffe eft tunc adefle
propositum i equum etiamsi poftea non impleatur pro-. miffüm, quod si tale
propositum nó adsit, erit propositio falfa , etiamsi poftea pro- miffum
adimpleatur,vt bene hie Complut, aduertunt. — - A3 veritatem copulatiue
requiritur vtrà. que partem effe veram;quod si altera pars, vel vtraque sit
faifa, falía erit tota copula. tiu; ratio elt, quia cum vtramque partem. -
coniungat , significat vtramque ita (e habe- re;,sicut enunciatur, vadé ifta
cft falfa P.- trus cfthomo,& homo cft lapis : enin dicatur neceffaria,
vtraque talis effe debet & si vna fola cit contiugcns , tota copulati. ua
cft continzcns;ratio cft,quia hypotheti- €a coy ulatiua on folum affirmat hanc
par- tem, vel illam, fed «tramque, atq; adcó ra-. tione vnius partis
contipgentis it toe tà copulatiua aliquando cffe vera, & ali- quando
fa3l(3; atqueadtó coutingcbter ve« r2; vc] falfa, ergo vt neccffaria sit. ,
verdyi- ue eed abe tequirit. Vt Mic stp isnon vtramque partc 2x d » E? Je - di
"WE CH c0 ) um 43 effe poffibilcm fed requiritur ctiá , vt sint
compoffibiles hac, n. propositio Petrus lo quitur;& non loquitur,conflat ex
partibus pofüibil ibus fcorsim , fed quia funt incom- flbiles, tota propositio
cft impofübi- s Ad veritatem disiunctiuz ftridlé sumpre requiritur alteram
partem cffe falfam quia disiuncliua in rigore continet exclusionem alterids
partis, & reddit hunc fenfum alte- rum tantum iftorum «ft vcrum, & sic
fem- altera pars debet effe falfa: si veró lar» gà fumatur ,vt ide valct;ac
/a/rem | , vel a4- miu: ,sic vtraque pars poteft cffe vera,nàá reddit hunc
fenfum , vnum faltim iftorum eft verum, quo disiunétiuo loquendi modo víus e(t
Chriftus cum dixit vb; duo, vel tres fnerint congregati, &c.ita Petrus
Hifp.tract, 1.& per hanc diflinctionem fedatur grauis contentio de hacre
inter Modernos . Ad eius neceflitatem requiritur, quod vna pars sit neceffaria
,vel si vtraque contingens cft, vna sit alteri incompoflibilis , vt Petrusle-
git,vel non legi quare si ambz sint contin gentescompotlibiles, vt Petrus
ambulat , vel legit,tota difiunctiua erit contingeus ; Tandem ad eius poflibilitatem
requiritur, quod vna pars eius fit poffibilis, ad im. poffibilitaté quod
vtraque fit impoffibilis , Pro afirmatione vero , & negatione hy-
potheticaruni hxc regula pro omnibus tra di folet , quod tunc funt affirmantes
, cum €oajunétio vtramque «oniungens propo- ionem cft capire | tunc
ncgantes,qua- do cft ne2ata:ratio iabzcfe habet in kic cer , vt copula in
cathegoricis , lrzc eritaffirmatiua. , finullus homo currit nullus homo mouetur
quia cóiüctio fif uo eft affcéta negatione ;hac vero eritne gatiua,.Né fi homo
curritj,homo mouctur , quia c6iüctio f afficimur ncgatione;Scd quà. .
uispraz-di&ta regula pro dignofcédis aifir- matiuis ,& negatiuis jn
caufalj , & códitio- nali locíü habcat, attamé nó videtur fatis có grua in
rationali quz vt negatiua fiat, prz poni nó folet negatio particu iug er
£6,nequeinconiun&tiua, quá dum volumus negantem facere,non praponimus
parti- et & negationem dicendo. Nom, 4» Pctrus Kinder em Penins fl'udes,(ed
dicimus, & Pe- £15 won ftudet. , & Dawlus nonfudet , & etiam de
difiunétiua eadem dubitatio cur- nt: Dicendum tamen cft,quodlicet huiu- modi
hypothetiez poffint fccundum rem alio modo negatiuz reddi,quàm per ncga- tioaem
prapofitam particula ncgatiuz;ta- Pars Prima Infiit J v4 Quares;an diuifio
propofitionishy- pothe coniun TratL IT. Cap.V T. — men fccundum rigorem logicum
ita debét negari , vndé hacerit rationàlis negatina fccundum regulam affignatam
Pejrws eff bo.— mo non ergo Peirusefl equus,&hacnegatio-— ua coniunctiua
Nec Petrus fludet , mec Pas- lus fíudet nam ly mec , proprie eft particula nep
&iua tamen nà : videtur fieri poffe negatiua , nifi per nega- 1 tionem
partium . Pro quantitate harum propofitionum nulla peculiaris zffignatur regula
, eo quia diucrfam quantitatem non habcant ab ca , quz eit in partibus,cum.n.
quantitas fuma- tur ex fubicéto, vt dictum eft fupra , & hy- potheticz nón
componantur ex fubicéto , 1428 & przdicato, indé fit proprié non effe vni-
uerfales,aut particulares:vbi tamen aduer- tendum eft copulatiuas,&
difiunc&tiuas ali- quo modo vniuerfales , & particulares dii poffe,
quia particula coniunctiua nata eff effe nota vniuerfalitatis,&
difiun&tiua par ticularitatis,vndé ratione iftarum poten fecundum fe dici
vniuerfales , & a ves,vtinfra cap.g.magis explicabitur. ——— tic« in conditionalcn
& difiun&tiuam fit proprie gene cies? Negant quan, aed s ! copulatiuas
ps diírunctiuas « fimplices, nec diftinétam verit: h r^ re, aut falfitatem à
simplicibus, ex quibus —— eir 2 etiam, isis fenfus eft - simplex , & per
vnam cat oncth n expli catur eofüs n.v.S. lius ciiun&li o&Pe trus,
& Paulus fludct,cft hic , vterqui "Hos UR" detfenfus iftius
disiun&iux,vel Petrusflu. — — — det,vel Paulusfludet,cflhic, vnusiftorum
^—— — ftudet;immo ncque. conditionalis iB des verahypothetica,cum.n.indludatvim
di- —— fcu; : significat veritatem , fed cófe- iw qpcion dtque Rus crit
argumentatio po- tius,quam othetica propositio. Dicen- Mim cobdic dum tamen eí
nalem , quam coni ü disiun&iuam cffe proprie | hypothceticas, ac proinde
diuisionem tam c enerisinípecies,ità Tatar. cit. & — fcquitur 1oan.de.S.T
hom.q. s. art. s. licet cum aliqua analogia , quia vt patet cx và »psius
nominis propositio hypothetica prius dicitur de conditionali quàm dx cz- teris.
Ad rationem in oppositum dc con- iun&tiua, & disiunctiua "cgoturafam
pr » nam habent veritatem , & falsitatem pr priam à simplicibus prorfus
diuerfarn « KC diuerfum fit iudicium de ipsis ,ac de sim- plicibus,ex quibus
conflant;vt patet x i) gu * penus pro earnm veritate difcernen. ; funt etiam
propositiones veré com- — — splexz; quia conitant duplici copula vcrba- i,nec
dicuntur vna, nisi coniunctione , vt inqüit Arift. Quod autem pofsit designari
earum veritas p«r vnam cathegoricam, ve- .lutin actu signato , non tollit ,quin
veré in &étu exercito veritas earü sit hypothcetica 4n copulatiene,aut
disiunctione plurzü pro positionum cósiftens; immo, & veritas ip- sius
conditionolis ità exprimi poteit per xnam cathegoricam 1n aétu signato dicen-
do,quod eft coniundio plurium simplici per particulam ff. Ad aliam de
conditjonali concedunt Conrlut. cit. non participate rationem propositionis
nisi fecundü quid , effentialiter vero effe tátü argumétationé. Sed dicendum
eft conditionales multoties - -gon tátüm
habere vimillatiuam, fed etiam - s affcrtiuam , cumnimirum fub conditione . — «
aliquid af&rmant,vel promittunt , vt patet de ila fi. bowro effet equus
effet rudibilis,nam — — de ifta fertur iudicium &on tantum quoad —
.dllationem;fed etiam quantum ad affrtio- — — jnem,i.quátum adità effe,vc] non
efft , at- - que ades wt sic propriam veritatem ha- — —wbebit' or. 3 & - m
—. «effe simulargumenttio, & propositio, cü (0 hac effentialiter sit oratio
enunciatiua; cui ^ -conaenit cffe veram,vel fiip auti. gala;cum non fit
enumciatina, fed illatiua ? — Refp. non eff: incomueniens , quod eadem - ,
oratio materialiter fub diucrsis formalita- ; tibus pectineat effentialiter ad
orationem " enunciaciuam, & illat uam , & ita fe habet - in
propofito conditionalis hypothetica ; - -quatenus.n.includit vim confequentiz,
di- - citur illatiua,& quatenus ét przcifa vi có- -fequentiz affcrit
aliquid ita effe , vel aon ei ,non quidem per praedicationem vnius . . de alio,
quia id pertinet ad cathegoricas , ^ fed per Conexionem plurium. fimplicium —
.faSam per copulam hypotheticá ,' dicitur enuneiatiua, : -* tatio aucem
folum-dici pote i CAPVT VII. De oppofitiome Cuthegoricarmm fimplicium, .63
Ognita effentia, & muliplicitate | propofitionnm, r rhe 1 ptictares
explanare tO tio, opc E E tione , € al1Js, huc prius dcoppofitionc
cathegoricarum "e 9" - — EE A. 71 De Propofitione bypothetica. — ^.
$ed dicesquomodo eadem oratio poteft. ! u«9 fimplicium, deindé modalium, &
hypothe- ticarum. l Oppofitio itaque eft durum propofitio- pum vtroque extrem
participantium: codem erd;ne fecundum qualitate, velquantitaterm, vel vrramq:
repugnanti , cx quo patet , hic nos non loqui de oppofitione reali reram,
qualis cft ca ,quz int&r calor:m; & frigus verfatur, nec dc illa ,^ quz
inter terminos reperitur, nam de hac egimus tract. prz- ced. ape fed deilla
przcisé , qug iutet propofitioncs verfatue; neque oppofitio. nem hic accipi in
toto rigerc;quia talis pg nes qualitatem tantüm attenditur in pro-
poficionibus; ita quod vna fic affirmans, al- tera nezans, vna vera, altera
falía, non au- tem penes quantitatem;, non.n. inrigore vniuerfalis, &
particufaris opponuntur, cü vna-coatincatur fub alia , fumitur ergo fue, sé pro
quacunque diaerfitate propofitio- num fecundum qualitatem, vel quantitaté, K
dicitur repugnautia d uartm propofrtionss, nam eadem caunciatio fibi ipfi non
aduer- fatur. dicitur vtroque extremo participantium, A. eodem fubiesto,S
przdicato, hzc náq. funt extrema propofitionis, & codem mo- do in vtraque
acceytis, ica quod non varie- tur terminorum fuppofitio;appellatio,am-
p'iatio,Xc.fed in vtraque fumantur pro co- dem fignificato re, & nomine ,
vt feruetur terminorum vniubcetio cum cademintee gnitate;ne aliquis terminus
ponatur in v- na,qui non fit in alia , pro eodemloco , & tempore, vt docet
Scor.z.d 2.4.9. fub S , vc ia (umma fola variatio fit in qualitate , aut
quantitate propofitionum , in czteris func proríus vniformes . dicitur eode»
ordine , qura propofitionum vtroque extremo par« ticipantium, aliz participant
inuerfo or« 'dine,vt homo eft animal,animal efthomo; -aliz eodem ordine, ita
quod fubicétim in vna fit etiam fübiectum in alia, & pariter icatum vnius
fit quoque pradicatum alterius, vt homo eft animal , homo non eft animal, &
hoc fecundum requiritur ad op- pofitionem. dicitur fecumdwm ;qualitatem , vel
quantitatem, &c. quia fecundumaffir- mationem, & negationem, vniuer(alitate
, aut particularitarem repugnantia propofi-. . -— tionum attenditur. 4 : .. 69
Poff:nt autem quadrupliciter pro- pofitiones adinuicem repugnare , repugnantia
maxima;itaquod oppo- nut cin quate inqualitate, & hac dicitur
contradi&oria oppofitio; vel effc poteit min nem oM in fola quantis : tatc
»9p-e £ d ANEREUEUI E usas *$0 Pars Prima Inflit. Tra&l.1T..
Cap.VIT. tate repugnent, in qua non daturrigoroía ,geffe; in propofitionibus
autem contradi » 1 oppofíitio, & hac appellatur fubalteraa, vel medio modo
repugnare poffunt, .(.in qua- litate fola, in qua attenditur vera oppofi-
,tio,ia quantitate autem conucaire, quz fi fuerit vniuerfalis dicitur oppofitio
cótra- ria, fi particularis ; dicitur (ib coatraria : ex quo fequitur
quadruplicem eff: oppofi- tionem, contradictoriam, contrariam , fub contrariam
, & fubalternam , quarum pri- ma cft maxima, vltima minima , aliz duz
mediae, & fingulz (unt explicanda eum fuis regulis, & legibus . Vt
autem tota hzc do- &tina de oppofitione cathegoricarü fim- | eese MTM
percipiatur fübícriptá guram folent illis proponere Sümuliitz. Omnis bomo| —— m
| Nullus bomo | efl amimal Contrarig | eft animal | a E 7 u^ ^ , * v— e S* cd I
T, e » t [2 ln! 9 — 9. e m e *b E z C o z Im, P Aliquis bemo]: ———————— Aliquis
bemo Ud «rimal | Subcontrarie |mow eff «mima: -. Centradi&oria oppofitio
eft repugná- tia duarum »propofitenum in quantitate, & qualitate fimul,
itaquo vna fit vaiuerfalis afirmatiua,& alia particularis negatiua; vt
omnis homo eft albus , quidam homo non €ftilbus,vel vniuerfalis negatiua, &
parti- latis affirmatiua, vt nullus homo eít alb, quidá homo eft albus;vbi
notád( cà Tat .tr. 1.hic definiri cotradictoriá itioné de fubiecto communi ,
ideà licet iftz Sortes currit , Sortes non currit,non fint vn:uerfa. lis afirmatiua,
& particularis negatiua, ta- men funt verz contradi&oriz,nam igne 1 em
larisaftirmatiua, & fingularisnegatiua pcr coatradi&torié opponuntur ,
vt docet Aufl. 1, Perhier, cap.s. Lex veró contradi-
&oriarumindifpenfabilis epar : funt fimul verz effe,aut fimul fal(z,(ed sc-
per vna eil vera , altera falfa , & fundatur in illo gyacrali, &
irrefragabili principio , SMem de evdem fimnl nfirmari ér negari mn 'to'hoc
modo bewo Gorijs idem praedicatum eodem modo có-* paratur ad idem fubicótum in
vna affirma- tiue, in alia tegatiué , erzo impollibile eft vtramque effe veram
. Dices ilta contrad:cunt album , & noa album, & tamen homo , inquantüm
homo, nec eít albus, nec non albus, ergo inter có- tradictoria dari poteft
medium. Refp.aliud eff: loqui de te-minis ;aliud de propo'itio- nibus
contradictorijs, nam inter terminos, ] feu contradi&taria incomplexa , fi
fumátur cum aliqua determinatione , vel fyacathe- goremate, vtique dari potefl
medium ,vt probat argumentum, fi camen fiant propo- fitiones dicendo, homo
nquantum homo eft albus, homoinquantüm homo non eft albus ( fic .n. formari
debcnt , vt fint con- tradi&oriz,vt quod affirmatur iu vnanege- tur in alia
) prima eft vera. ,altera falía , ita Do&or 1.d.2.q.7 infra & K, &
d.4. q.1. fub | E, & d.5.9.1. fub L. & albi fzpé , & malé- ncgat
Cafil.cit.c.. prefatas propofitiones — : effe contradictorias,licet.n.itenon
con- — — | tradicant, bmp inquantum bomo eff albur,.—— hemo inquantum hino non
ejf albo: , quia quo9 affirmatur in prima nonnegatur in ecunda, & cum
ipfafitafrmatiuadeprz- ——— — dicato infinito , negatio ramen przpofita .. —
copula negat in fecunda , quod affirmaba- ? tur in prima, & ita conftituit
illam contra- - diétoriam pr:mz , nam illaaffirmata albe-. — dinem effc dc
effearis bominis quod ila directé negat , vnde n.eít, quodait — Ca4fil. hanc
fecundam 'carentiam, ——— hominis, quia hzc fecunda propofitio eft negatiua de
pradicato finito, vt autem af. firmaret de homine carétiam albedinis de- beret
effe affirmatiua de przdicato infini- i homo efü woo | «lbu:.Eadem de malé
negant Arri. difp.z.n.s6. & Ouuied. has effe petii, dc z : ctorias Petru:
effemtialiter eff albus, Petrus .? effentialiter mon eft albus, ca
frztusratione, - ia vtraque falfum affirmat prima albc- inem effe de hominis
effeatia , i fecunda negationem illius, Nam re vera fecunda propofirio non eft
affirmatiua,fed negatiua £ius , € prima. Obferuandum tamen eft meliorem mo- dum
contradicendi,ae deceptio contingat, effe,fi in negatiua propofitionc negatio
nó folum copulz preponatur , verumetiá ad- uerbio, & cuicunq;
syncathegoremati , z iuam Micibit, ita in. fiet, vt vc , oppo- s --———- Pet,
sues, UE te M ?- 46 ^i tur, & quidquid in vpa affirmatur, in alia negetur,
nam de rigore re fcrmonis ncgatio folum negat , quz poft fe inuenit , non quz
ante fe : Hac de caufa hz non có- tradicunt Petrus femper fiudet, Petrus fim
per non. findet, cum poffint fimul cffe talíz ex hypothefi,quod interdum
tludeat; inter dum non , quare potius funt contrariz , vt jeitür contradicant,
fic debent fieri Petrus fempur. findet , Petrus mom. femper. finder, namcum »em
fcmper zquiualeat aliquando gon, sicut »en omni: aquiualet «//2sis nem, fenfus
fecunda eft Petrus altquamdo mon. fts det, quz. deo opponitur primz, qua facie-
' bat fenfum vniuerfalem quoad tempus , & (99 fe. ^ v€rà ncceffaria, aut
impo - laris; v.g. ex - falfitate pr ideó nunquam cffe poffunt simul verz , vcl
falfz. Dices hz poffunt effe simul vera /o- mo femper ftudet , bono mou femper
fiude^ , si Petrus v.g. femper ftudeat , & Paulus i6 femper fludear . K
cfp. id verum efse , quia illa propositiones funt fübcontrariz , quia terminus
eft communis, qui in materia có- pns eiusd particulari, ac proindé ambz
verificaci poffunt , cum non sint de eodem fubiecto 5 quot autem conditiones
rcquirantur, vt dug propositiones inuicem contracicant, vide Tatar. lib, 1.
Perhier.q. $.dubit. 1. & a!jos Summuliflas. - /,70 Centraria oppositio cft
SERUEnAD- tia duarum propofitionum vniucrfalium in-qualitate, vt omnis homo cft
albus , nul- Jus homo eft albus, & ad hanc fpeétát pro. "pofitioncs
indcfinitz, fi fint in materia ne- ccffaria,aut impofhbili , quia fic
zquiualét vaiucrfalibus , qux autcm
conditiones re- quirantur , vt duz fint contrariz, vide Ta- tàr cit.dub :. Lex ifiarum
eft, quod in nul. la materia poffunt an.ba fimul éffe verz,be 1é tamcn fimul
falfz in mate ria contingen- ti 1t patct in goes aeos jn materia ibili femper
vna eft vera ,& alia falfa,vt omnis homo eft ani mal, nullus homo cft
animal 5 non poffunt ambz fimul effeverz, quiaalioqui contra- di&toriz
poffunt effe (imul verz, nà fi duz allatz effent verz, etiam hz duz effent ve-.
rz,omnis homo cft animal, & aliquis ho- mo uon cft animal , cx vniucríali
fi quidem jua vera,nullus hono eft animal, N: ceiioferi ti culatis negans ,
aliquis ho- mo non e(t animal; poffunt tamen cffe fi- mulfalíz- in materia
contingenti, i.quia ex opofitionis vntucrfalis non re- &é inferturin tali
materia falfitas particu- hacfalía otrnis homo «ft al- bus, non fequitur hanc.
cffe falfam aliquis De oppofitione Cathegor. fimplic.. - $i homo cft albus;quia
pradicatum contingés potcft conucnire vni cx inferioribus fubie- &i, licet
non orrnibus : in neceffaria vero , aut im pc ffbili non poffunt cffe fimul
falís, quia in his prxdicatum cmmbus conucnit inferioribus,aut nulli . Scd
dices, contradi- Goriz in nuJla materia queunt cffe fimul verz,vcl
falfe,quiaafirmatiua totaliter per ncgátiuam rcmouetur , fed koc ideminco-
trarjjs euenit t€ hac propofitio omnis homo cft animal tctaliter per hanc
remoue tur pullus hon.o cft animal, & inter eas nul lum relinquitur medium.
Rcfp. a&rmatiuá vniuerfalem vt fic , non rcmoueri totaliter per negatiuam
vniuerfalcm, vt bcré bic no tarunt Complut, nam intcr omne , & nullü mediat
aliquis , atque ita vniucrfalis aff r- matiua, & vniuc rfalis ncgztiua vcré
babent medium interdum tamcn raWone materia, naturalis .[. vcl impe flibilis
mcdium non admittunt , vt patet jn exemplo allato in argumento, eadem .n.
ratione , qua vcrum eft aliquem homincm effe animal , veiü cft; etiam ratione
matcrie omnem homincm eff: animal, hinc dicimus in materia impof- fibili, vel
naturali duas contrarias non pof- fe effc fimul falfas , Subcontraria oppofitio
eft repugnantia duarum enunciationum particularium. in qualitate,vt cuidam homo
e£t albus , quidà komo non cft albus. Lex earum cít poffe cffe fimul veras in
materia contingenti 5 vt patct in allato excmplo : & ratio eft , quia idem
przdicatun non afbrmatur, & ncga- tuy de codem fübiecto determinato, aliter
effent contradi&toriz ,. Non poffunt tamen fimul efse falfz;alioqui
fequeretur contra- dictorias fimul cffe falías , nam cx falfitate pru reété
jnfertur falsitas vniuere- ,€o n.ipfo quod przdicatum remouce- tur ab aliquo
inferiori fubiccti, nó amplius . conuenit illi fubie&to vninerfal:ter
(umptos ergo ex his duabus fub. contrarijs aliquis homo eft albus, aliquis homo
uon cft albus inferr.nnirbz contradictoriz: fimul fal(z, omnis homo cft albus ,
& aliquis bomo. nó cft albus, tuni quía vc affirmatiua císet fal- f? nullus
hamo deberetefse albus, & fic negatiua tunc cfsct vera, Subaltcrea denique
oppofitio cft repe guantia dvarum p ropofitionü in fola-quan« titate,vt
vniucifalis af&rmatina cum partie lariaffirmatiua., ve! votuerfalis
ncgatiua ci part:eulari ncgatiua lx earum ett , " . fi vniucrfal;s si&
vcra, particularis etrá eri vera,non tamen € ee ga in atc ria * SR LI - $2 ——
Par Prima Inflit, Tract.IT, Cap.TI. neceísaria : ratio cft, quia ex vniuerfali
ve- ra poteft mferri particularis, non é contra, uia siprzdicatum conuenit
omnibus in. ertoribus fubiecti , conuenit etiam alieui ex inferioribus,non
tamen é contra,si con- venit alic::j, ergo omnibus ; quia non valet aliquis
homo cít albus , ergo omnis homo eft albus. Quod si hzc eft verz, quidam ho- mo
cft animal,crgo omnis homo cft animal, hoc non prou: nit ex parte forme , cumin
simili forma detur antecedens verum, & confcquens falfum, fed ex parte
materiz , uia eft neceffaria. Deinde si particularis sit fal(a,etiam
vniuerfalis erit falía,uon ta- men é contra, racio cít,quia si prezdicatum
xemouetur ab aliquo inferiori ,iatn non có- uenit omnibus , non tamen si
remouctir ab omnibus simul fumptis, ideó remouctur abaliquo determinato 5 quod
si contingat 3nterdum ex vniuerfali falfa fequi etia par- ticularem falfam,vt
in hac,omnis homo eft ris , ergo quidam homo cft lapis , id fol €x parte
materiz , quz eft impoffibilis. , eadem. n. ratione, qua impoffibile c(t om-
nem hominem efse lapidem , eadem etiam 3mpoffibile «ft aliqué hominé efse
lapide. 71 Quares an omnes fupradistzo sitiones sint verz oppositiones? kcfp.
fo- Tam contradidoriam , & contrariam efse veras oppositiones, non.autem
fuübcontra- riam, & fubalternaui, ità Tatar. x. Perbier. S. Primo (ciendum
, fcquitur Fonfeca is. dialect inftit.cap.6. Blanc: lib.e. £cét. 13. Arriaga difp.z.n.22. Amic.lub.:. & alij
quamplures, & eft exprefsa Arift. (cntenga » ier.cap. $.& 1. Priorum
cap. s. Ratio . -eft, quia veraoppositio cft eiufdcm de eo- dem, non nominis
tantum, necrei tantum , fed rci, & nominis simul, ergo quia (ubal- fernz
nonopponuntur fecundum affirma- "tionem, & negatione m , & pofsunt
amba - efse simulverz,& simul fal(e , vt patet cx lis caruni;immo vna
illarum, vniuer- is continet aliam', pus cftparticularis, funt quin. afserit
omnem bominé ese animal , cenícquenter afserit aliquem hominem ef- fe animal:
(ané non erunt veré, X in. rigore positz . Et parum xefcrt,quod vna sit v-
niuerfalis,altera pasticularis, quiain qusa- titate non datur. vera oppesitio,
& quanti- tasmaier minori non repugnat, quare füb- alterna dici debent:
pottus diueríg quanti- tatis,quam oppositas vndé , & contradi- rz ipfg non
veré dicuntur opponi xa- uantiratis vniucrfalis , & particula- one
qualitatis ; afrma- : "ET Ps - ; LEUTE Eu e doo zc tionis nimirum,&
negationis, falfitatis;&s yeritatis. Quia veró fubcótrariz, licetsmt affirmantes,
vel negantes , non tamen funt. de vno, & eodem fubiecto fecundum rem, fed
tantum fecundum vocem, alioquin non pofsent efse simul vere,cum de code fübie«
tio nó poffit idem affirmari,& negari, ideó non funt veré oppefite: vndà
quando dici- mus qwidem bomo efl albus quidam bomo non eft albus; cft idem
iubiectum in vtraque tà- tum fecundum vocem ,non tamen fecundü rem, quia; in
prima fupponit v. g. pro Pe- tro, qui eft albus, & in alia pro alio.f. Pan-
. loqui non eft albus . Quod si fuppenerent ys eodem homine yo non £i fub-
contrarie, fed contradictorie- propositio- nes, nam affirmatio, & negatio
de fubiecto singulari pertinet ad oppositioné cótradi- &oriam, vt diximus,
& facerent hunc fen- fum, hic homo eft albus , hichomo non cít albus. Ex
quo fequitur duas tantum effe Dn oppofitionis in rigore, .f.ccntradi- riam.
& contrariam, n his.n.folüquod — vnanegat, altera affirmat; nihilominus Pe-
trus Hifp. & ceteri omnes Summulifte in- ter oppositiones recenfent etiam
fubcon- trariam,& fubalternam ,eo/quod infertiant. ad conficiendam figuram
oppositarum, & quia fumunt oppofitronem late pro qua-- cunque
diuerfitatz,vt nomt Cafil.cit.cap.7:- m In finc eb[cruandum citfigna
quantitatis propofitionum, que fint quattuor omnísy nu!lus, quidam,quidam non
,ex quibus priora funt vniuerfzha, aljà duo pofteriora particularia, inter (c
haberc omnes oppofi- - tiones, qug in enunciationibus rcpeniri va- lent, nam
emn, e nwli«s funt notg-con- trarie, aliquis (p aliqui: mon , (ubcontrarie;
emmis, à aliquisnnlus, Cn aliquis nin, (unt fubalternz , demum emaus, o al
iguis non, ntllui n aisquis, contradicentess Ac ctiam in fi nis mixtis
ex.vniuerfali, & particulari fuo modo reperitur oppofitio, quia .n. alia
magis vniuerfalia, vt vterque , & neu- ter, ala magis particularia,.v£
alser, altcr non,idcó vterque, & neuter eppenuntur contrarie, neuter vero;
& sede fimiliter vterque, & alter nen, contradiétorie, alter vero,
& alter non, fubcontrarié , denique vterque, & alter ; autncuter, &
altez non, fibi]terné € übtur. -- — CAPVT VIL De Aeguipollemtia, y Conuerfione
catben M gericarum zov , 7 JE eene cxplicandas pro- pofitiones obícuriores C o-
HEEL .— LA dnnsddikensdüb i. — Au .— düiiiiteaà;EPERAHME o "gm LL.AI - De
equipollentia, eo conuerf. Casheg. fimpl. .dignofcendam vnius propofitionis ad
alte- - gam;cui gquiualetin fignificato ,etfi verbis confequentiam , &
definitur, duarum propofjtionum oppofitarum entia in (iguificato cb negationem
[u- rum parer »»el pollpofrtam , vel . fit diuer prapiftam, PM pte fimul vnde i
cs tio cfl, quz propofitiones oppofitas reddit in fenfu zquiualentes,cum .n
gnan- tisnaturz, vt aiunt logici, & collat , quic- quid poft fe inuenit,
hinc eft , quod fi inue- git propofitionem affirmatiuam; reddit ne- gatiuam, fi
vniuerfalem reddit particularé, & écontra,dummodo neganter accipiatur, .
& nonipfinitanter atque ita facit propofi- tiones oppofitas zquipollere ,
& diuerfi- modeé iuxta diuerfam difpofitionem illius . eirca fubiedum
illarum,nam przpofira fa- cit vno modo zquipollere, po£pofita facit equipollere
alio modo, & ideo ad digno- fcendam variam propofitionum zquipollé- tiam
tres folent dari regula hoc vao verfu contentz. Pra contradic, Pofl contra ,
Pra pique fuhalter ,— . Pra eontrad ic fignificat primam regulam, quod negatio
Prápofta fubiecto propo- fitionis,& illius figno, reddat illam [x có-
tradictoriz Agppollcueite vt hac omni: huno eff «lyus fit xquipollens huic
«lgwix Boma non ejf abut, fi przponas negationé, & dicas mon omnis bomo eff
albus , & fi huic propofitioni , aliquis homo non eft albus , puepons negationem
dicendo, nen aliquis omo non eft albus fit zquipollens fuz co- tradiétcriz, quz
cftjomnis homo eft albus; ratio cft, quia negatio, vt dicebamus , dc- f]ruit
onine, qnod poft fe inuenit, & oppo- ftum ponit. P»ff cemtre fignificat
fecun- dam rcgulam, .f. quod popeno poftpofita fübizé&o vniuerfalis
facitillam zquipellen- tem fuz contrariz,y.g. omnis homo eft al- bus, fi
poftponas negationem fubicclo di- cendo,omnis homo non effálbus, zquipol let
fuz.contrariz, qua eft, nullus homo eft albusJ& bac alia,nullus homo eft albus
,. fi Íubiecto poftponas negationem dicendo, 'nullus homo non cft albus,
zquiualet illi , omnis homo eft albus, quz cft fua contra- rjj. Prepellaue f
Lowe lignificar tertiam regulà, f. quod ncgatio przpofita,& poft. pofita
fubic&o facit illam equipollere (ub- alternz ,. vt omnis homo ett » sieius
fübic&o przponas, & poftponas negatio- nem e non ar bor o non v al-
zquipollet fue fubalterne;c jqui« homo c(t albus, & bec i fusil £qui- 53
ollet, si eius fubiecto preponas , & poft- phu negationem dier db n6 milia
ho- mo non cit albus ; vt autem facilius equi pollentia propositionum
dignofcatur , & memorie mandetur , notarum, feu signo« rü propositionis
aduertere debemus equi- pollentiam , que his versibus coatinctur, * nam illaex
ifta dependet. Non omni: ,quidam nón , omnis mon , quafi nullu; Non nwllu: ,
quidam, [cd nullus nom, valet omnis Non aliquis nullus , mon quidem mon, valet
omnis . Non alter , menter : netter non, pras fiat vier2y 73 Reflat tamen adhuc
difficultas de modo , quo fubcontrariz fieri poffint equi. pollentes , Casilius
càp.8. cum quibufdam alijs :nquit pro €quipollentia fubcontra- ,Hiarum
deferuire poffe regulam datam pro €quipollentia contrariarum;quod riimiruur
poliponatur negatio ; Ati regulam illam applicemus, inutilem effe patebit, accipia-
mus v.g. has duas fubcontrarias, q4/44m. homo currit, quidam licmo pon currit ,
fi nc— gationem poltponamus fubiecto prime di- cendo, quidam homo non currit ;
iam non erit equipollens , fed penitus eadem cum » fua fubcontraria , fi
fecundg poftponas nc- gationem, ncque ob id equipollendam cü prima adinuenies ,
fed fic c inutilis repetitio negationis diccndo quidam homonon, non currit ,
ergo ncgario poftpofita inepta eft pro equipollentia fubcontrariarum. Sed -
neque valet przpofita, nam fi prgponatur primz dicendo, non quidam homo currit
;. -Adem erit, quod nullus homo currit fi pre- ponatur fecunda dicendo, non
quidam ho- mo non currit, idem erit, quod omnis ho- mo currit. Neque tandem fi
przjonatur,, & poftponatur fimul;nam fi id fat in prima dicendo, ron quidam
homo non currit, ide . valet, quod omais liomo currit fi fiat in. fecunda, fi:
inutilis repetitio negationis . dicendo, non quidam homo non, nen cur- rit,
erge quocunque modo difpofita nega— tio nequit tacere tubcontrarias £quipollen-
tc55 bac de caufa Summulite communiter negant €quipollentiam m fubcontrafijs
re-- eriri poflc, it Sot. Iib.s fumm.c. Vil- E. lib.2.cap. $.Icz ne $.1
hom.C.18.Roc- cuslib 1. cap.14. Hicren. Pla. & alij... Scd cum
€quipollzrtia commuhitcz in« ter proprictates propofitionis cntimeretur. plan?
omnibus conuenire debet, pets ex S A »- $4 enitendum erit inuenire modum
applicandi vnam ex tribus allatis regulis pro equipol. fentia fuBcontrariarum,
y abfoluté ne- gare proprietatem hanc illis conucnire;po- teritigitur applicari
fecunda regula poft. ponendo n mirum negationem, non aduer- bialiter, fed
nominaliter. f.mwllum,vt aduer- tit Fonfec.cit.cap.7. & fequitur
Blanc.fcct. 18.fi .n. (ubcontfarieaffirmanti v. g. quidá homo cít albus apponas
poft eius fubicctü negationem sJ/hew faciet, banc qwid«m be- sno wullum eft
«lbum hec autem f uipollet Alli quád aon hem mon ef albus, & Tui fub-
contrarie negant pollponas negacionem zullum dicendo,quidam homo non nullum eft
album €quipollct affirmanti quidam ho- mo cít albus; Quod fi ctiam poftponcres
negationem verbaliter hoc mo-o quidam bomo non cft mon albus adhuc zquipollcbit
alfirmáti quiam bomo eff «lbu1, a que ità per tres prefatas regulas habemus
modum jnucn;endi equipolentiam in omnibus propofitionibts , & 74 Qi «ares,
an prepofitio affirmatiua de przdicato infinito aquipolleat negatiuz de
prz.'icato finito , & € contra , "ita quod ex vna poffit ali2inferri ;
vt Petrus non elt uftüs ,ergo cft ron iuftus, X é contra.Refp. quod Aritl. :
.Perhicr.c.: 1ta docuiff: vide- tur , namibi abfolute dicit ex negatiua de
przdicatofimtoiafcrri poffe afirmatiuam depradicato infinito , &écontra ,
tamen poftea 1 .iriorum. c. va c illam regulam li- mitat, quod ncn valetin
pradicatis com- pofies, nop m ualet , lap:s non eft lignum album,ergo eft lignum
non alburr: qnia 2f- firmatar hgnum in fccunda, qvod có affr- snabaturin prima:
quam limitationem ex Atitl. etià Scotus memorat i .d.4. q.1. ad 3. f. eA 1. fub
G, docet etiam non va- Jete in pradicatis fitmplicibus accidentali- bus arguere
à nesatiua dc przé:cato finito adaflirmatiuam de infinito v. g. Antichri- ,
ftus non eft crudelis, creo eft non crudelis , fe cunda ratione armata ccpulz ,
& redicati contingentis tmportat exiilen- tiam fubie&ti, vbi prima
deexiftétia fubic- &i nihil curat à fubdit tance poffe confe- entiam tenere
fi in negatiua arguatur cü eafiic ia fubicéti hoc Motte. 'Aünebriffus non cf?
crudelis ; & Antichriftus cft , erga cft non crudelis; vnde o1:a in
prépofitioni- bus in materia neccffaria , vel remota non Jute confequentiz ex
na ad alizn,v.g.ho- mo non eft anirral crgo homo eft non zni- .bus,& impe
Pars Prima Infhit . TraEl-H. Cap.V1I. — ^mal,homo non cft lapis,& hec eft
corraiuc nis do&trina Sun mul;ft. Tatar. tamen]ib.z. Perhier q.1.$.4ubtatur
primo, inquit, quod etiam in pradicatis fimplicibus accidétali- bus
confequentia tenet à negatiua de prz« dicato finito ad affirmatiuam de infinito
, quia licct album v.g. aut nigrum phe €xiftentiam fubicéti , non tamen illud
ne- ceffarió fupponit non album,& non nigrü , immo funt ncgationes extra
genus conue- nientes indifferenter tàm «nti , quam non enti , vnde dum dicimus,
Chymeranon cft dr Chymcera eft oon alba, fenfus cft, quod Chvmcera cft ens ,
vc] non ens, quod €ft non album. , & hzc doétrina videturà Scotoinfinuata
1.d.28.q. 1/6 4d arg. bwins quail ionis, vbi ait in fimplicibus afbrmati« vam
de pradicato infinito fequi ad nega- tiuam de przdicato finito, vbiillud predi-
catum infinitum fignificat negationem ex4.— tragenus ; quid autem fit neganio
in ge» nere , Kextrágenus , & quomodo dif- ferant OE Doétor cleganter p. d.
23. - . vn. LJ v H:nc fententiam. fequuntur quicunque affrmant nomen infinitum
vcrificari tam de his,qua funt ,quam quz non funt iuxta illa, quz docuimus de
nom:neipfinito c. 1. hnius trac. & fuit doctrina Arift. ;, deinterp. c.1«
dum inquit. sem beo nem efl mtmen,quinfi- militer in quo! ibet eft Ge quad efl
v qucd mom eff , & probatur ex raticne ipfius nominis ii finiti, quia hoc
ncn ponitiníübiecto nift. — negationemillius,cui adiüngitur ncgztio . fed
negatio, vt venficetur , non cxigit exi«. " flentiam,aut poffibilitatem
fubic&ti , quia nihil prorfus ponit in coergo,& c.& ita «6- tiunt
de ncmineinfinito antiquiores om-- nt s Boet. Ammon.D.Tho.1:. de interp. c. x. & reccntiores feré emnes ibidum To]
Ruu. Amic.&alij ; & videtur ctiam ita fentire Scot.:.Perhier.q. $.in
fine; vbi ait 2fürmati- uam de przdicato infinito tot modis vcri- Écari , quot
ncgatiua de pra dicato finito , €ffe .n. nog hominis non plus ponit, quam non
effc hominis * Sed obijcitSotus lib.s. Surim.c.1.nomé infinitrm non verificari
de ncn cxifienti- ibilibus,quia fecundum regu- Jam Scmmulift. propofitio
a&rmativa de, EO nen füpponente , .i. non cxiftente cfi falfa;&
1.prio.c. vlt. docct Arift. valere confccucntism à propofiticne de 5 2diacé-
Qum .€n cxiftcrct quia eft z.adiacens dicit , -. requiritur exiftentia
fubietti, vajebitabfo- — tc &d 2 adisctns , ncn valeretaüt,fifubie- —— - |
exif etiani fubicái, Addit ATA tr £. E E^ T LAE - (y tht — adiacente ad z.1 De
equipollentia, eo conuerf- Cathegfimpl. — 55 fe. 3. quod licet poffit de
chymera - dici, quod son e/ homo Eo tamen zs po- tcít,quod eff sen bomo ,quia
id fiznificat eí- Yealiquid , quodnon fit bomo , hec.n. ne- gatio confuse dicit
omnia alia ab homine , €himera autem neq. eft homo ; neq. aliquid ab homine
diftinctam . g.Regulam illà Summul. valere tantum án propositionibus
accidentalibus , in qui- bus copula vnit fubiecto Formam aliquam positiuam
fecundum actualem exiftentiam extremorum,non autem in propositionibus
neceffarijs, auc illis , quz simplicem enun- ciant negationem, & nihil
positiuum po- nunt in fubiecto , vt eftpropositio confti- tuta ex nomine
infinito , sic etiam cum ait Arift. valere confeq. à propositionede 5. uitur de
illis propositio- Ribus accident?libus, quia accidens nó po- teít conuenire
fubiecto , nisi exiftenti. Ad Arriag. falfum eft
nomen infinitum , vt sos bomohgnificare omnia alia ab homine,quia formaliter
aon fignificat , nisi negationem - rei fignificatz per nomen, cui adiungitur :
poteft camen concedi, quod illa omnia con- .. notet materjaliter tanquam fubieéta
, qui« bus applicari poteft. ' ^75 Conuerfio propofitionum eft per ex- .
trémorum commutationem fubiccti in prg- i ; dicatum , & przdicati in
fuliectum. vnius ad aliam neceffaria. confequentia feruata cadé femper
qualitate,& veritate, .i.quod maneat copula aflirmatiua, & negatiya
vtro bique, & vtraque fit vera, vt v.g.aliquis ho mo cft animal,fic
conuertitur, aliquod ani mal eft homo ; propofitio , quz conuerti- tur, dicitur
conuería, altera , qua ex illain- fertur, & in quar. conuertitur, dicitur
có- uertens . Triplex folet affiznari conuerfio, fimplex ; per accidens , &
per contrapofi- tionem,prima fit, quando nec quátitas mu. tatur, nec qualitas,
& ideó dicitur conuer- fio fimpliciter,totalis,&z mutua, & hoc mo-
do duo propofitionam genera conaertun- tur , vniuerfalis negatiua in
vniuerfalem iuam, vt nu!luslapis eft homo , ergo homo eft lapis: &
particularis adir- matiua ia particularem aff rmatiuá,vt quida homo eft
animal,ergo quoddam animal eft homo.$ conueríto fit mutata quan- tirate
vniuerfili in partic » &fic duo um genera, conuertuntur, vni. alis
affirmat.ua in Nen affir- matiuam,vt omnis homo eft animal , ergo aliquod
animal eft homo, & vniuer(alis nc- gatiua in partic avt nullus homo eít lapis
, ergo quidam lapis noa cít homo, & ideo dicitur conueríto partialis ,
& non mutua : vbi nota vniuerfalém a&r- matiuam poffz etiam fimpliciter
conuerci in terminis coaaertibilibus,vt omnis homo eft rationalis , ergo omae
razioaale eft ho- mo , & vniuerfalem negatiuam pof: íim- plicitzr coauerti,
& etiam per accidés,quia particularis continetur fab vaiuerfali .Ter- tia
fit,cum iafiaicantur extrema, &ideo di- citur per contrapofitionem;quia fit
per ter minos infiaitos, qui fiaitis cotraponuntlr , & fic conuertuntur
vniuerfalis affirmatiua in vniuerfalem affirmatiuam,& particularis
negatiuaio particularem negatinam, vt om nis homo eítanimal,ergo omne non ani-
mal eft non homo , aliquis homo non eít albus, aliquod non album non eft non
ho« mo , & proprié non eft conueríio ( nifi fe. cuadum fenfum )-qüia non
manent extre4 ma eadem. 76 Regula communis omnibus conuer- fionibus vt bené
fiant, cft, quod in vtraque propofitione, .i. conaer(a , & conuertente,
feruentur femper eadem fuppo fitio,X aliae terminorum atfectiones, propterea
vitiofaz funt hz conuer(iones;aliqua fpecies citlco, »: ds aliquis leo eft
fpecies;ali quis dormiég eft excitatus;ergo aliquis excitatus cft dor. miens in
prima.n.variatur fuppofitio;ia fe- cunda variatur ftatus, fic de alijs;vt veró
hzc omaia faciliss intelligantur quattuor vocales defignate funt. A. E, I. O.
quarum rima fignificat vniuerfalem affirmatiuam, ccunda vniuerfalemnegatuiam,
tertia par ticularcm affirmatiuam, quarta particularé XM a quod his carminibus
exprimi olet . "Afferit A, negat E, funt
vniuer[aliter am- - 3, "Affert. I, negat O, [amt particulariter am- be Ex
his vocalibus quiba(lam adie&is cá. fonantibus pro iacegritate dictionum
tres fnat conftitutz dictiones Feci, Eu, 4/fo,in gut omnes comprehenduntur
conuer- ones, &his verfibus indicantur. Feci fi splicster comuertitur, Eua
per acctys "Alo per contra, ic fit comazrfin tota. ud ly Feci, d:notat ,
quo. vniuerfalis. negatiua , & particularis atfirmatíua fins pliciter
conaertuntur, E««.figi uod vniuerf;lis negatiua poteit etiam per acci- dens
conuerti , vniu?rfalis autem affir.mati « ya per accidens folum loquendo
vniuerfali-.- ter. Aff demum fignificat , quad vntuerfa-
LA s $6 Pars Prima Inflit. fis afirmatiua, & particnlaris negatiua có-
uerti poffunt per contrapofitionem. Ob- feruandum tamen eít in conuerftone fim-
plici, quod fi praedicatum implicité conti- neatar in copula, vt accidit in
propofitio- nibus de z.adiacentc , tunc refolui debet verbumin füum
fignificatum hoc modo , omne animal fentit,ergo omne featiens cft animal, equus
currit, ergo aliquod currens eft cquus : in propofitione vero conftante
terminis obliquis debet etiam fieri aliqua circamlocutie hoc modo , vt v.g. hic
liber eft Petri, ero aliqua res Petri elt hic liber. Quares quomodo conuértantur propo- fitiones
fingulares, ac indefinitz ? Rcfp. quod conuertütur fimpliciter, vt v.g. Petrus
currit conuertitur in hanc ali- quod currens ef! Petrus idem dicendum de
indcfinitis, quarum fubie&um eft terminus communis fimpliciter fupponens ,
& pro fuo immediato c penc animal eft ge- nus, ergo aliquod genus eft
animal ; homo e(t fpccics, ergo aliqua fpecies eft homo. CAPVT IX Deoppo[ttione
, aquipollentia , & ecnnerfione catbegoricarum madalium , ac etiam
hypotheticarum , 77 Cy in modalibus attendi de- Mon- bet penes modum, fi nimirü
fue- ric vniuerfalis , aut particularis . affirmati- uus , vcl negatiuus,
diximus autem fupra cap. 5. quod seeeffz eft modus vniuerfalis , afhrmatiuus,
vnde affimilatur figno omni: impo [fibile eft modus vaiuerfalis negatiuus,
&aflimilatur figno mellu; : contiwgen: au- tem feu poffibile cft modus
particularis af- firmatiuus , X affimilatur figno «ligwis , & candem
foffibile nan , (cu contingens wn eft modus particularis negatinus , &
affimila- tur figno «ljgwis mor, quod brcuiger his ver fibusexprimifolet. -
Omnis nece[fevalet Anpoffibite nullus, poffibsle quidam , quidam mon, potfibile
na, Cumigitur hi modi per omnia affimilé-. tur radiis fignis,confimili ctiam
modo contingit in eis oppofitio, & ideà ficut có- trariantur ops»/r , &
malls , ità »ecafe, X smpoffi bile , & ficut fubcontrariantur 44/44, K
quidam non , ità fübcontrariantur peffi- bile, & piis non , & rurfus
ficut contra- dicunt sallus, & quedam , omues, quidam » »,icà contridicunt
swpoffible , & poffi- lile, (ed contingens, item neceffe, & poffbi- le
ntn, fin cemt,npens, non , E tandem licut - Tratl.H. Cap.IX. — omnis , &
aliquis nullus, & «liquis mon fub" alternantur, ita etiam p d ,&
pfihiles, fou conting mi, ac mpo[fnle, & poffssle mis feu comtingen: non ,
Excmp'um fit in moda- lide di&o fingulari , vt respercipiatur fa- cilius,
contrartz fant , Petrum currere impoffibile , Petrum currere eft neceffe, quia
prima eft vniuerfalis negatiua, fecun- da vniuerfalis affirmatiua ;
contradictoria (unt Petrum currere eft impoffibile , Petrá currere eft
poffibile, feu contingens , quia hac eft particularis affirmatiua illa vniuer«
falis negatiua ; fübcontrariz funt , pofibile eft Petrum currere , poflibilenon
eft Petrü currere, quia ambz funt particulares , prie ma afirmatiua,altera
negatiua ; fübalternze demum funt neceffe eft Petrum currere , offibile eft
Petrum currere, quia ambae unt afirmatiuz, vna vaiuerfalis , altera par
ticularis. Pariter in modalibus diuifis vt fiat oppofitio, attendi debet.
quantitas mo di , &fi faerit modalisdiuifa defubie&to — communi debebit
etiam attemdi quantitas — didi, Vtautem dodrinahzc de oppofi- — tione horum
modorum facilis percipia- tur, hocíchema proponitu r. — ^ — ———— ————— ———— o
Mo | necefie | Contrary) | née e ac T Ow. Tu En - e M. - » à - 3 C, QUAS vl I»
" 2g SV t t " 9 4 ab E] P d 9, e m z € 7 z - ————— .. 23
JEquipollentia in modalibus fit ficut C P eie tieni negationem - x vel
poftponendeo, vel przponendo, X polt- ponendo fimul , tunc autem in dod Jibus.
Paper negatio , gei negatur -— us, tunc poftponitur ndo negatur dt- Gum,tunc
demum pollooniti & [e tt nitur,cuni negatur vtrumqüe , conttituen- don
negationem ex dici& mo . di fianul;
v.gcha funccoltradidoria pote ex fibie cit Petrum currere? impoifibilc cit Pe.
adeo 2 "ad. a De eguipollentia, 69) coniuesf-Catheg-fompl. — $7 trür
currere, fiin prima negationem pre- ponas dicendo , non eft poffibile Petrum
currere, tunc zquipollet fecundz, quod fi
fecundz przponas negationem dicendo , non eft impoffibile Petrum currere
, ftatim zquipollet prima, fic etiam contrarias , X fobabemas zquipollentes
inuenies, fi alias regulas applicabis . Vt autem iuxta przdi- &as regulas
quifque dignofcere poit. op- positionem ,& zquipollentiam modalium, .
aifignar folent quattuor dict ones. Pwrgs- - rea, llliace, Amabimus, Edentuls,
in quibus notandz funt quattuor vocales A.E I. V. ' fam prima indicat
propositionem modalé -af&rmatiuam de dicto, & modo, fecunda ne- gatiuam
de dicto ,. af&rmatiuam de modo , tértia afürmatiuag de dicto , &
negatinam de modo, qüarta negatiuam de vtroque", quod his exprimitur
carminibus . si Defirnit V tofum y fed A eorfirmat vtriia; ^ Deftruit E ditum
,defirmit I 4; modum. .. Anfuper in ynaquaque ex. fupradictis di- &ionibis
quattuor reperiuntur. fyllabe . quarum primain sisguiis.petit modü poffi- - bile,
fecunda Lm ye » tertia impoffibi- —- — . : (1 Pur. $5. | pu. Fettum nó eurere
nó e(t poililsile, | - e re- ni Petrum noa currere e 2n £ofrere eft. necefle
fbile * Yes 132354 —— MÀ ITE YU. 2 1:Ó aMroA A 3t ; WE TAE -0 78 eu dila E ido
t^tas) "p. ES ot E ici ab 38, Boro :oodobapduiot A9. . B. 5 : : ' idit 8
aro sifaoeustáun ; | íi 8 1 -* 0:23 o 1586 209):252550G€9 du : 2 " ALS s
iy: PLA id pirrümcurrrscftpolmbile ^ ^ Ho -. Pcttum non curr*re eft poffibile *
; ^ Weuumcwreei contingens 5]. 573 20 Peirüm non currete eít contingens Au. Bop
ulrrer: non eftimpolibile| .Subcontrarig —|'^ Petr nó currere n6cft smpodisbile
i Jer genis Sàg cutcu. ni ef aleeds C mus Nib4 qu "Aem quio nan ofi eie E
" 4,77. Conuerfio tandem modalim eftea-
uerfione fimplici in hànc co nuertitur , ali- P deni feié; ic conuerfio
impheiuml;mam ge- — quod' album effc hominem eft poffibile , & » .
féraliter loquendo conuer ratione fic déalijs, alia de modalibus mifi faci-
. ' $i; nohratione
modi, vnde regulariter modi imiariati manent tàm in módali cóm- pofita; quàm
dülifa , & fola dicta variátur, * Wideo ull im affiznatz pro conuer- — .
Pone fimplicium inferüire modà poffint pro conuérfione ft;odalium ,& fic
hzc vni- verfalis aftirmatiua omnis homo nec rakkidens : & hec particaliris
a£ tli afiquem homiachs CC Spon b Pctrü non curzere ná gem Contratix . THtanimal,quz tft modalis diuifa,conu |
mutcrne s M le,quarta neceffe; vt autem red ex his di- &ionibus
conftituatur fisura' modalká qua- tuor etici debent anguli, itauc in duobus
fuperioribus sint Pwrpsre« , & fili«ce cum modalibus eis correipaa E iiic i
in- ferioribus J4ma«bimps , ac Edentuls , sic .n. facile dignofces
oppositionem;& equipol- -entiam modalium , omnes.n. propositio- nesfub
eadem dictione contentz [vat in- ter fe zquipollentes, contente vero fub di-
uers;s dictionibus inuicem opponuntur, n& propositiones , quz fiunt in
Purpose & Illiace opponuntur contrarié,qux in Ama- bimus , & Edentuli
fubcontraric, qua in Purpurea; & Edentuli., ac pariter , quz in llliace ,
& Amabimus contradictorié , & tandem, quz fiunt in;Purpurca , &
Amabi- mus;& similiter,qua in illiace , &Edentuli opponuntur fübalterné
. Ad cuiusrei maios rem intelligentiam pro Tyronibus propo- nimus hic figuram
conflruéctam'n didis de termino singulari pro modalibus compo- sitis , quw
vtinferuiat pro diuisis conflitui debet in distis determino communi, 4 , i — —
— —— ;j Petrum currere no 3 cft po Yibile Pet rum curr;re non eft co.:tingens *
Petrum currcerz eft impo lib.le ' €€ Petru m non currcre eít necetle ono teda
tcd oris at li mus,vt inutilia & potius deterrentja Ty- ronum ingenia quam
iuuantia; folum tra- - "demus régulam iu fine. cap. eas reducendt ur Sh
" pofitioni: .,58 De Hypotheticis verà propofitioni - tie Rud cir dion
cina faber rro- phd er i liftis in nifi oppofitio contradi&toria folet a(-
B onc- tjonem toti propofition; taut. cadat fü- g rcopliem Spe principalem, vt
v.g. Si Petrus Budesoitdedussconzadii hic, Non f Stadt, ert dochunegbgpadic
hoc, Nux "d $8 Petrus ftudet erit doctus , & ità przfertim Delphinus
adnotauit de interp. cap. de prop-oppof.vbi proindé negat poffe hypo- theticas
contrarié opponi , (ubcótrarie aut fubalterng.Sed quia cap.cit.diximus copu-
latiuas,& difiunctiuas quodam modo pro- priam habcre quantitatem, quia e»
cft nota vniuerfalitatis , vel eft nota particularita- tis,nam fi dicimus,&
Petrus ftudet,& Pau- lus ftudet,frzc propofitio reddithunc fen- fum vterque
ftudet;hoc autem fignum mix- tum redi e vniuerfalitatem, vt dictum eft cap.7
infine; fi vero dicimus , vel Petrus ftudct, vcl Paulus ftudet , hzc frorodiid
reddit hunc fenfum , alter illorum ftudet ; hocautem fignum notat
particularitatem 5 Hac de caufa 1n copulatiuis, & difiunctiuis preter
contradictoriam aflignari etiam po- terit oppofitio contraria, fubcontraria ,
& fubalterna , qualis reperitur in fignis mix- tis,quibus zquiualent;ifta
igitur, & Petrus. findet Po Paulus finder , erit contraria huic, pec Peirus
Hudet ,nec Paulus fludet. , quia rima eft vniuerfalis affirmatiua cuius js us
eft, vterque ftudet, fecunda vniuer(alis negatiua, cuius fenfus eft,neuter
ftudet: ex dictis autem c.7. hac figna opponuntur c$- trarié:erit veró
contradictoria huic,vel Pe- trusnon ftudet,vel Paulus non ftudet, nam fenfus
huius eft,quod alternó ftudet, quod eit fignum particulare negatiuü : & fic
etia adinuenies oppofitionem fubcontrariam , & (abalternam , fi
coafideraueris oppofi- tionem fignorum mixtorum c.cit. expf/ca- tam,&
examinaueris , quibus eorum zqui- ualat hypothetica latiua, vel disiun-
&iua, vide apud Cafil lib.z. tra&t. 2. cap. z. : de oppofitione harum
hypothe- ticarum , )/ De JFquipollentia hypotheticdrum parü curant Summuliftz ,
tum quia non omnes propriam habent fitionem , & confe. quenter neq;zqui
tiam; tum quia ze- quipollentia inuenta eft ad declarandam O bícuritatem nubem
alicuius hypotheticis obícuriores vtique r ropofitiones de nouo ' atin orent »
quam il. pro quarum declaratione fizrent zqui- pollentes. Sic etiam de
conuerfione €arum funt admodum folliciti , quia in hy- potheticis non v. , nam
f conditionalibus conuerti nequit conditio. in conditionatum , & in atiuis
, & di. siunctiuis identitas terminorum feruari nó. oteft , cum sint
diuerfz iti Pars Prima Inflit. TraflI. Cap.IX.. & idco de fola
cathegoricarum cormersio- ne dcbemus effe follicitt. " $1 Quares, quz
regula sit obferuanda in reducendis modalibus ad fuas de ineffe ; Refp. reduci
per officiantem de ineffe hoc modo , prius Formari debct propositio de ineffe
implicata in modali,deindé oftendcn- dum eft, quod illi conueniat modus in pro-
positione modali positus, hoc totum decla ratur exemplis , hzc modalis
composita , contingen: eft. Petrum currere,reducitur sic ad fuam deineffz, bac
prepofftso, Petru: cur- rir ,e[l contimgen:, & ilta vocatur efficiams il.
lius modalis,quatenus inferuit, vt peream
. probetur dcineffe in modali implicatz , .£ Petrus currit,conuenire
talem modum , .f. cotingentizs Sic etiam hzc is diuifa petrus nece[farso efi
bomo. , ità reducitur fuam deineffe y aber bac pro» gofitio, Petrus mo ,eff
necefiaria s itaque acini modalis ad fuam deineffe fuf. ficit yer officiantem
oltendere , quod dei- neffe in modali veneno talis modus,qui ih modali ponitur,
: CAPVT X - - De propofitionibus expomibilibur 8o — dps dfolubilibus. uem $z
pigsene exponibiles dicuntur illz,quz ratione alicuius figni ime — portantis
fenfum obfcurum pluribus pro- pofitionibus debent exponi , & declarari ,
qua ratione illz dicuntur exponibiles , iftz exponétes;funt autem triplicis
generis ex- clufiuz ,exceptiuz ,& redigit fccü- dum quod conftant fignis
exclufiuis,exce- tiuis,vel acr situm iR e ex nor gnorum explicationc pendet
propofitio- ape i rp intelligit » cum fatis- fuerint explicata trac.przced.cap
12.mo- dà de exponibilibus propofitionibus nihil momenti (upereft declarandum ,
nifi cuius fint geaeris ; num .f. fint oricz , an potius hypotheticz ? Refp.
formaliter effe cathegoricas; fed virtualiter bypotheticas, quatenus exponuntur
per plures cathego- ricas,quaz faciunt vnam b cam co- pulatiuam,aut
difiundtiuam ,aut coaditio- nalem,vclcaufalém iuxtà. copulatiuam theticam Perrw;
eurrit readiness P ; T«f ye. 4 eft rsabites vene edlen ie bemo ef ratA ——. ;——
esrrit , exponi ris. plicatiua , vt&e- wf rifMlug üccecatem dnargumcento ;
De propoftt.expowibil. infolubilib.
risidicuntur ergo virtualiter hypothetica, €o quia virtute continent
hypotheticam , & ci zquiualent in fignificando Tatar.tame trac.1 3.com.1.$.
fecundo fciesdwm conten- dit ex ponibiles not zquiualere hypothe- ' ticis in
fignificando,fed tantü in inferendo. : $3 tur etiam in iftis oppofitio
contraria, íübcontraria, contradictoria , & terna , quarum figuram ;
velrotulum (vt vocant) contextum afferunt. Tatar. or vg cie rr c.1.& alij
Sum- muliftz;(ed grauis eft diflicultas de (fructu: xa contradictoriarum aiunt
n. in. exclufiuis bas inuicem contradicere fats Petruitur sit, non tantum
Petrus currit , quod non vi- detur bené di&tuni , cum ambz poffint e(fe
falíz ex hypothefi,quodnon currat , fic .ri. falía eft prima;vt de fe
patet,;item & fecun- d3,quia ex hypothefi nec folus currit , nec ... eum
alijs sffociatus.Sic etiam iftz duz funt falfz Tamium eff malus , mon tantum
Deus. eff malui quia ifta fic refoluitur Dewz efi malus , & aliquis alius
prater Deum eff salu, Ref] t Summulifiz in his pro- pofitionibus femper
fecundam cffe veram, nam illa som tawtum Petrus curritità expoó- qitur-yel
Petrus non currit vel aliquis alims eurrit quare Petro non currente , fi tamen
alij.currant , verum eft dicere mou tentum Petrus currit; vndé de rigore
fermonis con- cedunt etiam illam, vt veram , won tantum Dens eff malu:,quia non
eft refoluenda , vt dicebatur , fedin rigore logico ità debet €x poni , vel
Deus mon eii malus, vel «liquis ulus efe malus. Ratio autem ,cur1tà refolui
dcbeát iftz negatiuz;eft, quia propofitioni copulatiuz contradici debet per-
difiundli nam de partibus contradicentibus,.i.fi par- tes copulatiuz funt
affirmatiuz , partes disiundtiuz effe debent negatiuz, fi autem copulatiua fit
de vna parte affirmativa , & akera negatiua, prima pars difiun&tiuz
erit negatina;altera affirmatiua ; & ideó cumin calla exclufiua ratw» Petrus
currit equi ualeat huic copulatiuz, & Petrw: currit, & memo aln eurrit
li bené contradicetur di-- cendo ,vel Petrus mon cu rrit;vel aliquit alius
ewrrit , Verü doctrina hzc multum difpli- cet Hurtad difp 4.Summul. fc&.14.
& Ar- riag;m.z8- qui nullo modo volunt illam ad-. Saec ihr, ge uite ecu i,
vt zquiu tua D ben cencluduac il- hs sg Sep Rear ea tantum; atque ide? cffc
fimul fal(as; cur autem fint contradictorig,ip- : contrariz potius,quam $9 fi
de e copitür;fed quia liseft denomi ne, & modo loquendi, non vltra
profequi- mur; teneas, quod maps placet. $4 Propofitiones infolubiles dicütur
que nullo modo exponi poffunt , vt in aliquo fenfu veritatem habeant , quia
ipfzmet fe falfificant, ac fuam deftruunt veritate, hoc autem toties contingit
, quoties cx ipfa- met verificatione propofitionis , .i. quod ità fit, vt per
ipfam fignificatur, fequitur , qued fit falfa, vt fi dicatur, smwlla propofítio
eff négatiua; nam cx co, quodità fit, vt per ipfam enunciatur , feipfam
deftruit , & fal- ficat;cum ipfa fit negatiua, eadem ratio- ne hac etiam
feipfam deftruit, Gmwis pro- pofítio eff megarima, cum ipta fit afrmatiua ità
Tatar.tract.infolub. $. /éqwitwr de ver;- t&te, vbi propofitiones (eipfas
falfificantes ait effe duplicis generis , quzdam .n. feip- fas per fc, &
immediate falfificant , & nul- locafu pofito, vt allatz; quzdam per acci»
dens folum ; pofito nimirum aliquo cafu , m aliàs in fe poffet effe verz , qus
claratur exemplo ; f rri etrü có- ueniffe cum Paulo de dádo illi equo,fi pri-
ma propofit s L v» ipfe Paulus pr rit, fit vera, & quod prima tio lata a n
fit fa verra m dabit wit equum ,hxc propofitio, quz aliàs poffet ef- fet vcra ,
boum falfificat ex ar pofito , quia conuentio procedere non poreít de
propofitione , qua fit dcftru&tiua pati , qua'is eft allata . : Quazres,
cuius generis fint propofitio- nes infolubiles, an cathegoricz, vel potius
hypotheticz ? Videatur Tatar. cit vbi fol- uit hoc Tee .& mylta dicit
curiofa de infolubilibus,quz quiz non funtadmodum neccffaria, dimmitimus; hoc
folum eft ad- uertendum, quod propofitiones infolubi- lesquocuzque modo
fefalfüficent , funt fimpliciter EA licent habeant veri- fcationem, & ità
fit, vt per illas enuncia- tur , quia tamen exhoc ipfo ftatim fale redduntur ,
non poteft verificatio illa dici veritas fimpliciter, & abfoluté, fed
potius falfitas, quia cx vero fimpliciter nunquam Ícquitur ex dicend,s tractat.
fequet.. Cap.3- Ho: TRA 6o TRACTATVS: ir. Dc Argumentati one; & cius af-
fcé&ionibus. Quid , € quotuplex fit aggumentatio, Cap. I. 85 1C füpponendá
eft ex lib. | RN. deanim.triplice «ffe intel Icétus operatione , prima eft
fimplex rerü apprehen fio, qua nimirü res appre4 bendimus nihil de illis
armando , vcl nc- £ando ; fictrt oculus corporcus nihil affir» mat , vel negat
de colore , quem vidct ; fe- curida vocatur compofitio , & diuifio , &
commürii nomine judicium , quia per cam jntelle&tus iudicat de re
componcndo , aut diuidendo, i. affirmando , vel negando ali^ quid de ipía , vt
cm cognita hominis na- türa iudicat ipfum effe animal, & non effe lapidem.
Tertía vocatur diícurfus , feu ar- gumentatio, & ratiocinatio , per quam
.f. jntellactus progreditur à cognitione vnius P cognitionem alterius,vt cum
cognofcit omine effcanimal, & ex hoc infert , quod elt (ubftantia.Oratio
igitur vocalis,aut feri pta qua huic duplici cognitiom fubordi ^ patur quarum
vna infertur ex alia , voca^ tur dií(curfus , & argumentatio, c ideo de-
finiri (olet,quod fit, orat/e, 4m qua y wm ex alis deducitur, vnde colligitur
tria ad argu- gentationem conuenire; are ce dem; , q et illa propofitio e a
alia fequitar , eonfequen:, , quod ait illa propofitio ; quz fcquitur, &
moram ilatiopis , qualis eft por- , ticula ergo, vel seitwr , aut alia fimilis,
per quam denotatur effe connetum. confeques rrr edente , vt v g.Sol cit , ;ergo
Ex quo patet confequens à confequen- tia valde differre, nam confequens cft
pro- pofitio,qua fequitur polt notam itlationis; confequentia veró eft illatjo
illius , feu ha- bitudo.antecedentis ad confequens , vnde eum óptima
confequentia ftare potcit fil. fitas confequentis,vt (i dicatur homo eft z-
finus, ergo homo cft irradionalis . Et hinc €ft,quod diuerfas habent quo ue
ditfcren- tias diuifiuas , nam conícquens dividitur in verum;sti falfum; non
fic confequentia, fd ;n bonam , & malam; ratio cft , quia confe- quéntia
non cft propofitio , ad quam folum Pars*Prima Inflit, Tratl. III. Cap:I.
pertinet verum, & falíum , í ehe ; aut negat, fed eft connexio illatiua
propo- fitionum, ad quam pertinet debita difpofi- tio , & conueniens
connexio ; conueniens autem, & inconueniens faciunt bonum ,vcl tnalum , non
verum , autfalíum ; Confe-: uentia bona eft ; inqua vnum exalio re- e infertur
, vt Petrus efthomo , ergo eft ; animal : mala , & vitiofa é contra eft ,
cun vnum ex alio non rité infertur , vt Petrus, eft homo, ergo dies eft , vndé
veré, & vai-- uocé ríon cft confequentia , vt notat Tatar, trac.6. COm, 2.$
, tertio: fciemd um , cum. de. fa&toin ipfa vnuntex altera non. infera-:
tur , fed folum apparenter , & zquiuocé quatenus duplici conftat enunciatione
; &. nota coníequentix. Yer $6 Duplex'eft argumentatio , redta) &&
vitiofa, re&a;et , quz bonamcontinetcó- fequentiam; vitiofa, quz malam , x
ide — — ficut malaobfequétiaabfolutécenfequé2 —— — tia non eft dicenda , fic
vitiofaargumentae —— — tio nuncupari nequit i. priorum c, $. & t«——
Elench.c.t Rurfus argumeritatio pa ind verdinfert, duplex cft. materials, &
ettilo — — la,quzconfequentiammaatérialem comti- —— net, X formalis, qua
nimirum continttcü-. - fequentiam formalem; Confeqaentia mae — — tcrialis cft,
quz vniuerfaliternontenetfed — — hic, &puncfantum ratione materiz , im — —
qua fit ,|eu rationc cermindrum,cx qubus — » argumentatio conjtat,v.g. hec
confequena — — tia.Omnishomo eft animalrifibilez ergo — omne ani ifibileefthomo
, nontenet — gratia, formz, hzc.n. eadem difpofitioar-" —
gumentationisalterimateriz applicatanó — — infer conclufionem , vt v. g. omnis
homo eftvimensfentigns,ergo omne viuenssé- ——— tiens cft homoffed tenettancum
gratiama —— teriz, quia nimirum fit'in terminis conuer^ - tibilibus. Confequentia
formalis eft , qua vniuerfaliter tenct in uc materjà etiam falfa , quia
conlequens infertur ex antecedenti gratia forma .i. ratione fitionis
extremorum, taliter vt eadé difpo: fitio x. Aun, cuicunque materia ialerat
conclufionem, yt omne animal eft fubftatt- tia,omnis homo eftanimal , ergo
omnis es a am ar hzc enim eadem difpo itio applicata cuicüque materiz etiam ime
pofi:bili conclufionem infert, vt v.g.omne animal eft lapis, omnishomo efl
animal,er -go enis homo eft lapis : vndé regula ee- nerzliseft , quod quando
feruata eadem forma;n alia materianonhabetur veracó- — €lufto, talis
confcquentia non cft formalis, irà 4 , - liinferatur immenfitas , q Quid, e»
quituplex fit argumentatio. $tà
communiter exponunt Summuliftz có- fequentiam materialem, & formalem,pra-
fcrtim Tatar. tract. 4. declarando quatuor modos prime figure , iuxta quam
expofi- tionem volunt quamplures folum fyllogi- Ífmum effe areumentationem
formalem , quia in co ratione forma fyllogifticz nun- quiam negari poteft
confequentia , ceteras veroa tationes effe materiales , ità Ponc.cap.17. vndé
Tatar. cit. inquit ; quod nulla confequentia przcisé tencas pcr lo- cum
diale&icum eft formalis coníequen- tia, & ficargumentatio ilta , omnis
home eit animal, ergo quidam homo eft ani- joel , tenet percoufequentiam
materia- Verum tantus rigor non placet , nec ne- ceffarius eft, immo fecundum
communem víum loquendi tuncaliqua cenfetur effecó fcquentia formalis , quando
innititur me- dio ex fe directe, vniuerfaliter confequé - tiam inferenti , quomodocunque
termini difponantur 5 & illacenfetur materialis , ^ quzianititur medio
habenti vim inferendi non ex fe,fed pracisé ex fubiecta materia, - .
inquaarguitur, & acceptio ifta confequé- tiz matetjalis , & formalis ab
omnibus re- - cipitur Thieologis, dum p.p. difputant , an ex omnipatentia Dei
confequentia forma- nimirum om nipotentia medium ex fc precise abftrahe- do
ànatura infinita , vbi reperitur , valens inferreimmenfitatem |, & plané
confequé- tiailla ab vniuerfali ad particularem, dice- re, quod folum fit
materialis, videtur irra- - tionabile prorfus, quamuis .n. ex particue lari
nonJiccat ipfcrre vniuerfalem , nifi in materia neceffaria, vt v. g.quidam homo
eft animal, ergo omnis homo eft animal , & ide hac confequentia fit veré
materialis ; tamen é contra ex veritate vniuerfalis, aut falfitate iaferre
particularem valetin qua- «unque materia ratione fubalternationis propofitionis
particularisad vuiuerfalem; ità fentit Sotus lib.6.cap. 1. de fyllogifmo
led.a.vbi ait omnem confequentiam tené- (em per locum diale&icum effe
forma- . — Demum argumétatio rurfus duplex eft, 2a illatina folum, alia
illatima, & probaü- va fimul , prima ft , qua folam habet vim infercnd;,
(ed non probandi quia vc] con- ficitur ia terminis non fignificantibus , aut in
mat eria falfa vbi non concludit nifi. ra- tione forma , vel fi fit in materia
vera , ta- men 3ntccedens noa eft notius confequen- 61 te,cuius defe&tu
antecedens non habet vim probandi confequens , &fi ratione conne- xionis
neceffariz cum illo habeat vim il- lud inferendi . Hiatiua veró , &
probatiua fimul eft, qua habet vimrinferendt, vel ra- tione formz, vel filtim
matertz connexa , ac etiam habet vim probandi,qu:a e pro pofitio eft notior
alia , ac proindé ex noti - tia illius bené deducitur notitia alterius, vt cum
ex definitione cócludinus definitum, aut paffionem de definito monttramus; So-
let ctiam argumentatio diuidi ex parteno- te illationis in caufalem,
conditionalem , & rationalem,nam nóta illationis effe po- teft quia, fi,
aut ergo , quz diuifio facile in- tellgitur recurrendo ad dicta c. 6. praced,
traét.de propofitione hypothetica . CAP VWI-IE De fpeciebus argugientationis ,
87 Vatuor folent affignari argumen- tationis fpecies ex Arift.2. Priorü cn
9.& deinceps 5 Exemplum, Indu&io , Syllogifmus , ac istis] ; Exemplum
eit argumétatio, qua aliquod fingulare pro bamus ex vno , aut paucis fimilibus
, vt " Deus pepercit Niniuitis penitentibus , er- go & nobis parcet fi
penitentiam ageri- mus :vnde medium , cui innititur tota vis mpi ad
concludendum ,eft fimilitudo fingularium: hinc Tatar. tract. 5. explicans hanc
fpeci i rwocapus aduertit, Q» excmplumnon eft bona corífequentia , nec
probatiua, nifi inantecedente , & confe- quente exprimatur terminus
fimilitudinis, vt hec exemplum non eft bona argumen- tatio, Ianuenfes funt
diuites, ergo , & Ve« neti font diuites , quia non exprimitur tere minus
fimilitudinis , ob quem antecedens eit verum .f. propter portum maris . Dcl.
phinus tamen ait fuf&cere , fi fübaudiatur 5 dicitur autem exérlo probari
aliquod fin- e, quia licet interdum confirmetur a- iquod vniucrfale,tamen ex
fua natura. or» dinatur ad confirmandum fingulare 5 & in» ter omnes
argumentationis fpeeies hac eft debilior , quia folum tenet per modum fi-
militudinis, modo talis argumentatio mul- tis claudicat, vt potat Tatar. z.
Priorum ip finc , & idco hac fpecics potius ad Ketho- res Ípc&tat, quam
ad log;cos . E Induétio, vtcolligitur cx Arif. Fopic.
C10, & 8.t0p.c, 2. X 2. Priorum c. $3. Mtpro. gillio a finguLaribus
fufcictter. enumera i NETS LN x. 62 tis ad vniuerfale, v.g. hicignis comburit ,
&ille comburit, & ità pariter fe habent ce teriigries, ergo omnis ignis
comburit ; vn- dé obferuádum eft debere fieri progre(fum ab omnibus
fingularibus,quz fi facilé enu- merarinon bens ; addenda eft illa. parti- cula,
(9 /rc de ceteris, vel alia fimilis , quz articula fi negetur, petenda eft ab
Aduer- ario inftantia, vt Arift.docet à.Topic.c z. uam fi dederit, indaclio
erit firma, & có- ans argumétatio ,qua de caufa ex recétio- ribus quam
plures negant inductionem ef- fe formalem argumentationem,de quo po- Ífteà: Ex
quo patct indu&tionem non effe proprie fpeciem argumentationis ab exem plo
diftin&tam , fed differre tantum penes perfectum, & imperfectum, nam
inductio €x pluribus particularibus procedit ad vni- neríale,à qua perfectione
deficit exemplüs uod ex debilitate antecedentis fingularis olum colligit aliud
fingulare , cum tamen fiadderenturalia , etiam vniueríale colli- eret ,
fieretque perfecta indu&io , & sx fic Arif fententia 1.Poft c.1. vbi
exempla pellat inductiones imperfectas; fed quia e inductione 4. fpecialis erit
fermoad a- lias i-war tranfimus. SyMogifmus eft argumentàtio tribus pro
pofitionibus conftans,quarum tertia fequi- tur ex duabus primis, prima dicitur
maior, fecunda minor , tertia conclufio , de quo poítea azemus ex
profe(fo.Enthymema eft argumentatio duabus conftans propofitio nibus,quarum vna
ex alia infertur ,vt Deus €it bonus, ergo eft amandus,cui fi addas ,p-
pofitionem , Omne bonum cít amandum , efficies integrum fyllogifmum ,ex quocol-
figitur Enthymema cffe fyllosifmum trun- «atum, & imperfectum, vt ait
Arift. 2.Prio- yum c.27. ideo à Syilogi(mo fpecie non Addunt quidam fpeciem
aliam argum&- tationis, quz dicitur Dilema ,& diit ar- 10 bicornis , eo
quia duas conti- nct partes , ità difpofitas, vcneceffirio co , gatur
refpondens aliquid cótra fe admitte- xe , vel negare , vt fi quis affcrat
tanquam verum fe per totam horam efapfam in fo- ro fuiffz, aec ibi hiftrionem
vidiffe,& alius jtà eum impugnet ; Vel eras in foro bora iam elapfa, ve!
non eras , fi primum, erga mentiris dicendo tun non vidiff: hiflrioné, qui tah
hora venitin forum, fi fccundum, mentiris adhuc dicendo te toza illa bora in
foro permatfiff.-jatque ità cx cónceffione, vcl negatione cuuislibet partis
refponfor " 1 eene minori extremitate , vt Sortes Pars Prima Inflit.
Traci-HI. Cap.H. conuincitur mendaci j Sed re vera talís ar- gumentatio non cft
ab enumeratis fpecie di uería, cum in Syllogifmum formari poffit, fi pro minori
addas, /e4 mewtrum dies poteft, & poteft etiam formari in enthymema ,
placet , immo vt notat Cafil in prolus. ad Summ. c.; . Dilemma non eft reuera
vna ar gumentatio,fed duplex pro duplici parte, quam impugnat, vt in exemplo
allato rimentum fieri poteft; & re vera eft f cics fyllogifmi hypotheticiex
difiunctiuis ex dicendis cap.r1. 88
Quares ,an enumeratz argumenta- tiones fint propriz fpecies , & ab inuicem
effentialiter diftinétz ? Affirmar Mafius. r. ' Prior.q.5. & Lemos.ab eo
relatus, & vide- tur fuiffe opinio Tatar cit.Complut, verà - lib.3.c.1.quos
fequitur Io.de S. Thom. lib. 2.C.5.& lib. 3. c.2.'volunt in rigore loquen-
do duas tantum effe fpecies argumétatio- nis.f. fyllogifmum, & inductionem
,ab his vero enthymema , & exemplum folum di- - ftingui , vt perfectum ,
& imperfectum ine tra candem fpeciem modoiam explicato.. - $ed plané fi 1n
rigoreloqui velimus, po- tius ob eandem rationem dicendum eft ne-- v ue
indu&ionern confhituere fpeciem cí- ys intam , quia- v. tam enthymema, quam
exemplum, &in- — — entialiter à fyllogifmo dift du&tio ad fyllogifmum
reducuntur, wtar- - gumentationes imperfedtze 2 vt Arift. docetex profcffo
a.Priorum cap. — 12.& cum eocateri feré omnes, & quidem - eeriÀ ra aiam
: fc clarascxem-- phum verà reducitur ogifmum accie piendo terminum Mor EE
fimilitudi- nem pro medio, & przdicatum conchufio- nis pro
maioriextremitate , & fubrectum pro minori extremitate, & fic exéplum
i& pofitum reduatur , omnes habentes portür maris funt diuites , Veget;
habent portum maris , vt lanuenfes ,ergo funtdiuites, vt. — illi; Indu&io
ver reducitur , accipiendo fi nenbee pro medio,& pradicatum con- cluíronis
pro maiori extre mitate, & fubic- ut , Platocurrit, &ficdealijs, ergo
omnis honio currit , fic reducitur , omne ; €p eft Sortes, vel Plato currit
jommshomo cit Sortes,vd Plato, ergo omnis homo cur rit fic fieri redu&tioné
exépli,& inductionis ad.Syllogifmum docet.T at.cit trat. s Jcet ibidem , vt
fuam defendat opinionem , cat hoc non tollere, quin fint fpecies difta xà Xxhts
e ,Qu'a vnam arguncpta- tionem reduci ad aliam ue dpi (e) aliam H Ws 3 ; 4 S
ax. T 8 $odbéfpeddur editis: dlen,icd d ipfam probari per aliam per- edliorem
argumentationem; Sed id cít mi nusrcáé dictum , quia re vcra talis redu- io
demonftrat exemplum, indu&tionem ; ac Enthymema effe amperfectos fyMogif-
mos,quare ficut homo, cui manus vcl bra- chium deficit , fpecienon dicitur
differre ab homine integro . fic neque a enta- tiones iflz fyllogifmo , &
híc modus dice- di frequentior ell, quem (equitur Faber ia Efe(apb.Iheor. 1
Auer(a, q. 2 5.fe& 4 . & ij paffim. t obijciumt Complut, & Io. de.
S. Th. quod fyllogifmus , & inductio fint fpecies argumentationis
effentialiter diftint zs tü quia modus procedendi vtriufq; eft efzn- tialiter
diuerfüs, nam fyllogifmus procedit à toto ad partes, feu ab vmueríalioribus ad
rona » & ànotis natura ad nota no- bis, induclio vero procedit modo oppofi-
to; tum quia vis concludendi can s eft effentialter diuería, nam tota vis
fyllogif- mi cóMiftitin vnione duorum in vno ter- tio,quod in przmiffis
affumitur, vt mediü , vudé poftea in conclufione infertur vnio eorum inter fes
vis autem concludendi in inductionenó pendetex vnione extremo- rum in tertio,
fed ex pluribus fingularibus fficienter enumeratis infert vniuerfaliter fic
fieri in omnibus , quas duas effcntiales differentias infinuauit Arift...
Priorum c. a yillis verhis Quodammodo opponitur. indu- 4Ho fyllogi[m»
bse.n.permedium probe extre. mum dc terti» , Mla vero per tertium probat
extremum de medio :naiura jeitur prior , e motiar eft fy logifmus qui frr per
medium , no» lis weroenidentior cfl qus fiy per induéchsoné , cumergo ex
Aritl.(yllogifimus, & inductio t iormasargumentationis effentiali- ter
diuerfas erunt copícquenter argumen- tationes effentialiter fpecie diuer(a .
fatis oftendere illas duas differ-ntiasab Arift.cit. infinuatas in- ter
inductionem;& fyllogifmum effentialcs non effc,fed meré accidentales, &
materia- . les, & quidem primam differentiam ex va- rio dew procedendi
petitam ab vniuerfa- libus ad fingularia,aut é contra, etiam ipfi. met Com |
sae ape uer lemjquia & fy pimus roceédere Perth vulpe tut; & 4^ iot
contra, eam ipfos - enia deícenfus rupem ia in f; frequentius vtizur me- MI EDI
M; raró inf. a 6; dimus à fingular a4 vaiuerfale, quà dcfce- damus jidco Arift.
Dialcdici ab -0, q iod frégucntius acci-fit«n his irgumentat jni- bus, folent
denominare illas aff:rentes in Uispimo procedi à coto ad purtes,ia. a- ud oncé
contra, quá refponitorem eratis admittuat Complur. cit $cd nejue alia
diffcrentia eifzacia!is eft,ve ipfi patát, quia & finon apparcát ibi
extrema intet fe vni« tà €x vi Vionis , quani often daturin antes cedéte habere
in tertio,re tamen vera sub- intelligitur ta'is vaio , quiaomnis difcur- fus
ianititur illi principio 494cwsqze font eadem vni teris fnnt cadem inter fe
vtpo- ftca dicemus , & i quolibet difcurfu cally vnio interuenit faltim
implicite , & virtua- litzr,& quo modo etiam in inductione ipfa
interueniat,patet ex iam data regula reda- cendi ipfam ad flogifoium »
quodautem explicité , & formaliter in ipfa aon appa- reat,non infert effentialem
ditferentiam in- teríyllogi(mum ,& inductionem quoad for mam
argumentationis, alioquin etiam en- thymema effet fpecies effentialiter à fyMo-
gifmo diftin&a,quia in co formaliter,& ex. plicité talis vnio
nonapparet ; cum igitur in omni argumétatione requiratur medius terminus, ue
implicitus fiué explicitus,ra- tione cuius teneat confequentia, vt aduer- tit
Cafil.lib. 2.tra& 5.c.6. cófequenter om- nis argumentatatio eft fyllogi(mus
perfe- &us,vel imperfcétus . 89 Quares, an faltim fit aliqua confequ£ tia.
ur non fit areumentatio , vcl fyllogif- mus con'mbr. i.Priorum c.i.q. 2. art.3.
& For fecalib.s c.7.Morifan.1.Priorum cap. 2.dub.z.exiftimant non omnem
confeque- tiam cff: argumentationem,fed quid fupe- riusad cam,& ab ea
diftingui, co quod có- equentianon dicat meditim terminum , vt icit
argumentatio, vndé ifla eft cenfequé- tia bona i Fonfeca) ex regulis conuer..
fronis deducta,om i: Loro efl animal , ergo «lsquod «»imal eff bomo,tamcn quia
in ea nó cft medium,non poteft dici a Dicendum tamen eft omnem cófe- quentiam
re vera eífe argumentationem , immóin omni confequentia fyllogifmum includi
virtualiter,fy!logifmus Re eren mayis patebit, tribüs terminis trei pofitiones
conflituentibus, &ità inter lea difpofitis,vt in primis duabus;lle termi
nus,qui dicitur medium,modà cum vno có- see: ouis extremo ,modo cum altero, ex
vi cuius conne&tuntur tandem alij duo termi- nijqui dicuntur extrema , in
vltima propo- - fiipoe, mentatio. (64 -
fitione,quz dicitur conclufio ; fed omnis confequentia tres terminos includ.t ,
cum fit connexio confequentis cum anteceden- ti ratione alicuius mei), ergo re
vera om- nis ccní:quentia clt argumentatio, vel fyl- logifmus faltim virtuahter
, probatur mi« nor quia fi omnis confequentia recte per- pendatur , concludit
in. virtute alicuius medi), ve cft videreetiamin iila, quam fa- cit
Fonfeca,& ait carere medio, nam rc ve- ra mediumillius cofequentie eft hoc,
quod aliquid repertü in tota collectione anima- ' lium eft homoslicet voce non
expriaiatur , vndé fic poffet illa confequ. ntia in fyllogil mum cfformari ,
aliqui , quod reperitur in tota collectione animalium, eft homo , fed aliquod
anima! reperitur in tota collc&tio- ne animalium ,ergo aliquod animal eft
ho- mo;& vt vno verbo dicamus , regula om- nes,n quarum virtute tenent
fimiles con- fcquentiz , putà ex vi fubalternationis,z- quipollentiz,&
conuerfionis, funt ip amet meia illa illarum confequentiarum.Dices,multoties
conuertens eft zqué nota, ac có- uerfa,vndé deducitur,non .n notior eít ita
conuerífa,nullus homo eft se .quamcons- . u uertens ex ea deducta , nulluslapis
eft ho- mo,ergo conuerfio non elt argumentatio , quz eli difcuríus à notoad
ignotum. Refp. neg.confeq;quia argumentatio abfolute s pta elt oratio , in qua
vnum ex alio deduci- tur , quod autem ralis dedu^iio fiat ex no- tioribus,peculiareeft
argumétation s pro- batiuz vt patet ex c.r. huius tra&t. vnde in tali cafu
vtig; conuerfio non eft probatiua argumen CÁPVT IIL qperegulis communibus bom
argumen- , fA ONE, «v] Jio MY forté plüresquá fit opus, : folent afferri regulz
à Summu- iftis pro bonitate confequentiz , nos verà €x his pluribus vtiliores ,
ac vniuerfaliores felegemus. — ; Prima regula eft , quod ex antecedenti
veroinbona confequentia femper v ed tur confequens verum,ex poffibili poffibi-
Te,& exncceffario neceffarium. Fundatur vero hac regulain illo
vniuerfaliffimo prin- cipio apud Diale&ticos , Nom potefl im bona
con[équemtia dar) antecedens yerum |, conféquems falfum , [ed fi antecedens ef.
ve- rum etiam Co cov[equen: , quod priucipium I " Pars Prima Infiit.
Tratl. IH, Cap.IIT. . antecedens verum,& non verum, quz funt eft naturz
lumine notum , nam cum con». fcquens trahat poft fe antecedens ratione
connexiouis,quam habet veritas cófequé- tis cum veritate antecedentis , idem
plane cft ponere antecedens verum;& confequés fallum, quod ponere
antecedens non a fo- luté verum, fcd ex parte falfum , quia con^ fequens eft
quafi pars quzdam eius, & cum eo connexum, quare fi daretur antecedens
verum,& confcquens falfum , iam daretur contr adiétoria. Eadem etiam ratione
fi an- tecedens cft pofübile, poffibile quoque erit confequens,nam fi
antecedens eit poffibile iam poterit effe verum , ergo confequens nequit effe
impoflibile , quod nunquam ve rificari poteft; alioquin in aliquo cafu pof- fet
dari autecedens verum. , & confequens falfum. Qua demum de caufa fi
antecedens cít nece(sarium, ét confequens neceffarium erit,quia fi antecedens
eit neceffarium fem. —— per eit verum , ergo & confequens er debet. effe t
iq Pee : ; A aliàs poffet in aliquo cáfu dari antecedens verum,& confequens
f; tdi S2" Sed obijcies hos fyllogifmos , quibus ex antecedeati neceffario
deducitur confequés. contingens v. g. omne currens mouetur y a omne currenseft
corpus,ergo aliquod cor- —— — pus mouetur.Item omne albumveftcolorae — —
tum,omnealbumeitcorpus,ergoaliquod — corpus eft coloratum, iam patet in'his sq
ry logifmis przmiffaseffc neceffarias & con» —— clufionem contingentem. R.
propofitioné- de tertioadiacente in materia contingenti - fupponere exiftentiam
fubieéti, qurexplie — catur per aliam propofitionem do adiacente , vt v. g.
Petrus eft albus , fenfus eft, & Perrus eff fci cxiftit, &n eff albus,
vno — dé qualibet talis itio in materia có» cingenti eft remo son dear verà .6.
diétum eft ad veritate, & neceffitatem copulatiua requiri partem effc vcram
, & neceffariam; quod fi vna see fit falfa,vel contingens ; talis etià eua
t tota propofitio ; cà igitur ille pre- miffa fint in materia cont ngenti, vt
patet donee copsatuzs clique € virtualiter. iuas,& illá qui ualere-huicj6*
omne current Epit v (v àmnetalemoucturi& cum primaparstas — liscopulatiuz
fic contin ,tota copulatia ! ua crit contingens , & fic de alijs pramiflis
difcurrendum cit, ac negaadum ,quod fint necc Wu. iln ^ r 91 Secunda Regula
cít, kis De regulis oe diqumentationis, — — 65 dente falfo in bona confequentia
fequitur fal(um, & «tram interdum fequi potuerüt ; exemplum primi,vthomo
cft afinus , ergo tft rudibilis , exemplum fecundi , vt homo efl afinus ,ergo
cft animal ; fic etiam ex im- bili fequitur impoflibile , vt homo eft eo,ergo
cit ruggibilis; interdum fequi tclt poflibile, immo, & neccffarium , vt ho-
mo eft equus;ergo currit vel cft animal,Sic demum ex contingenti fequitur
contingés, yt Petrus currit ,ergo mouetur , vbi confe- quentia eft vtique
neceffaria , fed confc- quens in fe fpectatum eft poffibile tantum, &
contingens, fed interdum etiam fequi po teft neceffarium, vt v.g.Petrus fentit;
ergo eft animal,nam przdicatum, quod contin- genter conuenit fübie&to
antecedentis, & eft médium in confequentia, poteft habere neccffariam
connexionem cum przdicato confequentis, fic illud inferre, vt patet in allato
exemplo.Hic tamen aduertendum eft,quod quando ex falfo fequitur verum , ib:
Wibile, & ex contirgenti neceffarium,id non ità fit , quafi przmiffe
faí(z,impoffibiles, aut contingentes , veri- tatem, poffbilitatem;ac
neceffitatem deri- uentin conclufionem , nemo .n. dat, quod non habet ; fed fit
ex cera earum difpofi- tione,nam fic, & fic difpofitis premiffis fe- quitur
confequens verum,;pofübile, aut ne- ccffarium , cuius fequela vtique pendet ex
ilis pramiífis, non tamen eius veritas , aut poffibilitas ,vel neccffitas , fed
aliunde1n fc verum cft, poffbile,vel neceffarium;vt pa- tet in exemplis allatis
. 92 TetiaRegula , in bona confequétia, ficut pofito antecedenti. ponitur
coníc- quens,non € conta ità ablato confequéti , aufertur antecedens,non e
contra, quod a- Jijs verbis dici folet valere confequentiam à pofiticne
inferioris ad pofitionem fupe- " 3ioris,non é coptra ; & rurfus valere
à ne- gatione fuperioris ad negationem inferio- xis,non € contra, v. g. homo
eft antecedés, & inferius re animalis , animal cófe- quens, & fuperius
; valct vtique dicere , cft homo. ergo eft animal, non t;men é cBtra, uia
potcft effe animal, quod non fit homo, d equus, aut 1co; rurfus valet dicere, non
eft animal,crgo non cft homo ,non tar;cn & contra, non cft homo, ergo nó
cft an: mal, uia in plus fe habet animal , quam homo ; cum hec recula fit
tritiffima mirum eft , quomodo Blanc.lib.7. fe&.;. fit halluaina- tus
diccneo, quod ficut pofito antecedenti ponitur confcquensjità ablato antecedcp-
u aufertur confequens , quafi arguere va- lcat à «gatione inferioris ad
negationem fuperioris . Quarta Regula , in bona confequentia quicquid fequitur
ad confequens effentia- liter fumptum, & abfolute fupponens , fe- quitur,
& ad antecedens illius ; quod alijs verbis dici folet , quod valet
confequentia à primo ad vltimum ; quam arguendi for- mam Graci vocant
acerualem; nam fit acer uatum tribuendo antecedenti przdicata qua competunt
confequenti,v.g. homo e animal, animalcft corpus , corpus cft
fub-ftantia.&c. ergo homo cft corpus, fübftan- tia,&c. & fundatur
hzc regula in jlla ante- predicamentali , quando;alterum dealcera pradicatur,
&c. & intclligitur ficut illa. Quintatandem eft , quicquid repugnat
conífequenti effentialiter fumpto , & abfo- luté fupponenti in bona
confequentia , re» pugnat & antecedenti; quod alijs verbis di- & folet
, fi ex antecedente fequitur confe- quens , ex oppofito confequentis fequitur
oppofitum antecedentis . Ratio eft , quia fi €x oppofito confcquentis non
fequitur op pofitum antecedétis,ergo poterit ftare op- pofitum So Nenci ins ,
quod.verum fupponitur,cum ifto antecedente; & fic da- bitur antecedens
verum, & confequés fal- fum , & hac regula frequenter vtimur ad
oftendendam bonitatem cófequentie pro- cedendo à contradictorio confequentis ad
contradictorium antecedentis . $3 Vetes, quando liccat argumentari ex
fuppofitione impoffibili, Scotusin 1. d.11. q. 2.füb A. docet modum;quo licet
vti hu- iufmodi argumentandi forma , effe quod fuppofitio impofübilisita fiat ,
vt aon fe- quantur ex ea contradictoria per Jocü in. trinfecum ( nam ex
fuppofitione impolffis bili contradictoria aliquo modo fequi feme per neceffe
elt) fed vna pars contradictio- nis per locumintrinfccum, altera veró per locum
extrinfecum dumtaxat ; ratio huius eft quia vt talis forma argumetandi fit bo-
na,rcquiritur conflantia fuppofitionis, feu confiftentia , non confifteret
autem , fi ex ipfa per locum intrinfccum ftatim fequatur vtraque pars
contradiclionis , v.g. ex ifta fuppesitore impoffbili ,fi Petrus sen effe
uximal, fet komo , pon poffumus arguniéne tari, quia &cwe formaliter ,
& intriníccé in» cludit 2nimal, at que ità ex i!Ja fuppositio- ne per
leceim intiríecum fequitur vtraque pars centradistionis, .f. amimal, (y nen
amie x«l, vndenon poneretur Wo cafu cone fans uc "ull wtiWN 66 ftantia
Wronrhag e ci formaliter, & in- trinfecé feipfam deftrrueret; inquit igitur
Doctor,quodlicctpositio , quz ftaüm ex antelleétu fuo includit
contradi&oria , non poffit admitti, qualis cft allata, tamen illa uz ex
intellectu fuo tantum vnum cótra- i corium includit,& aliud non;nisi per
có- Ícqucntiam accidentalem, vel perlocü ex- trinfecum, bené videtur poffe
admitti ,quia tali positione posita poflunt fuftineri regu- Iz difputationis,
potcft .n. concedi fequens coníequentia effcntiali ,& negari repugnas;
Siautem inferatur aliud repugnans fequens per locum extrinfecum , vel
contequentia accidentali, negandum cft illud fequi , quia propofitioilla,per
quam talis confcquentia teneret;dcftrueretur ex positione : vndé ex ifta
füppositione impofkbili ,/f Petrws so effet rifibilis, eff: t bomo, poffumus
argumen tari,quia circumícripta risibilitate ponen- Petrum in effz hominis non
ponuntur contradictoria ex primo intelle&u positio- nis, fcd tantum
altcrum, f. quod Petrus sit homo. reliquum ver, .f. quod non sit ho- mo non
ponitur,nisi cx confequentia acci- dentali, & pcrlocum extrinfccum cxremo
tjone paffionis rémouendo íubicdtum , & 3dcó ilta positio non sic includit
opposita , quin poflit admitti , & hunc dicendi modü amplcótitur Hurtad.
difp 15. Mctaph.fcét. 9.8. 114. Ruríus aduertit Doctor ibidem , quod €tiam ex
remotionc impofíübili vnius pre - licati effencialis,quod nó sit ratio inhzrene
tiz alterius pradicati, poffumus argumcn- tar/;quia adhuc contradictoria non
fcque- . yentur per locum intrinfccum,v.g. ifta fup- tio eft admittenda , fi
per impoffibile non effet animal ; & effet rationalis , adhuc difcucreret ,
& ab equo ditlinguere- tür ratio cft, quia efto anin;zlitas fit predi-
«atum effcntiale hotnin:s , tamen quia non ( principium formale diícurrendi ,
nec diftintiuum à brutis , idco ctiam tuppofi- ta animalitatis carentia bené
adhuc infer-- tur per lgcum iatrinfecum quod homo di- fcurreret;& ab equo
diftinguerctur altera ahtem pars contradictionis ,.(. quod non .difcurreret ,
nec ab equo diftingueretur , pon infcrtur ,nifi materialiter & per locum
extrinfccum,cx idcntitate.f. animalicatis cü rationalitate , cx qua per
concomitantiam fequitur,quod fj homo non «ít animal , ncc etiam ft rauionale;&
per confequcns,quod non difcurreret , necab equo diltingi re- tur 3 &
fequitur hunc dicendi uodun. Val- Pars Prima Inflit, Tracl. HT, Cap.1T. uez
p.p.difp.147.c.r. Vtrumque vero ap- kar 4 7v Mid examen Cáfilius sm
tract.z.c.vlt. quia re vera vterque recidit in idem, & huc collimat, quod
valeat argu- mentari €x M disi impoffibili ,quan« do ex eanonfequuntur
contradictoria per locum intrinfecum : valdé autem notanda eft hzc arguendi
forma;quia finis eius eft ; vt Vafquez aduertit , perfcrutari rationem formalem
rei,vndé apprimé inferuit ad di- funguepdam caufam formalem;X pradica- tum
quodcunque intrinfecum à conditio- nibus , X przdicatis extrinfecis. CAPVTIV..
| De indudtione ybi de afcénfu ,« defcenfn - 94 , WViainter omnes mentationis
fpecies Inductio , & Sy!logifmus principem obtinent locum , intantum vt
aliqui eas agnouerint pro veris argumen« tationis fpecicbus abinuicem
effentialiter diflin&is , idcirco de his fpecialicer age- mus, de
Indu&ione quidem in hoc capite 5 de js ves autemin fequentibus. —— —
Inducti illatio propofitionis vniuerfalis ex futs fin» gularibus, vbi
fingularium nomine ; vt no* tat Tatar.z. Priorum Mes MN mo jintelliguntur non
folum ea ; qua funt veré fingularia , fed etiam qua: funt minus — vniucrfilia
refpcétu magis vniuerfalium, & partes re(pgctu totius ; ficut enim à fin«
gularibus rrogredimwr ad vniuerfalia hoc modo , hicigniscalcfacit, & ille
ignis, & fic de cateris , ergo omnis ignis ca- Jcfacit , fic etiam progredi
poffumusà mie nus vniuerfalibus ad magis vniuerfalia,& à rtibus ad totum
hoc modo;omnis homo entit,& omnis bcíftia sétit ergo omne ani- fentit;
& ctiam , caput valct , ftomacus valet , & fic de alijs membris , ergo
totum animal v;let. : Vtautem 1ndu&tio fit bona confequen- tia, & rité
inferatur vni is ex. fuis fin- ularibus duz prafertim requiruntur con»
ditioses.Plina cfl, quà tradit Tat.cit.quod inferatur mediante i(la particu!a
év j;e de «lj: , velaliquafibi aquimalente , & hoc quando ron erumeratur
omnia fingularia; quando autem enumerantur , ponitur bac ilia particula, de zm
fmt plura jadhibitis.n. iftis parc;culis redditur bona confequen- tia, quia
tunc yw » itarinfts - Et fi quis pctat;quid intclligatur per illam pa euam,
jede olgulcip-Tacar qudin- ! tci- oitaque, vt diccbamuscap.s.eb — De Induclione
afcenfu, eo defcenfu, telligitur vna propofitio vniuerfalis figni- ficás effe,
ficut fignificatur per alias fingu- lares formaliter expreffas,vt Sortes
currit, ZPetrus currit,& fic de alijs &c.seíus eft, &, quilibet
homo alius à Sorte ,& Platone cur Tit, ergo omnis homo currit. Et
fi quis di- * €at, ergo in inductione proceditur àb vni- ueríaliin
vniuerfalem.. Refp. Tat, quod il- la vniuerfalis in antecedente dicitur fingu-
laris rcfpectiué quia eft minus vniuerfalis, "quam illata in confequente :
, Alteracóditio,quam idem Tatar.affignat a. Phyf.q. 2.8. Guarthfciendum ex
Scoto in 2 d 2.q.5.k.eft quod vt vniuerfalisex fuis fingularibus infératur ,
non fufficit , uod omnes fingulares fint verz, fed vlte- rius requirirur, quod
omnes fint compoffi- biles, cum vniuerfalis zquiualeat fingula- ribus
copulatiué,vel copulatim fumpüs v. .omnis homo currit ,zquiualet his fingu-
faribus,& Petrus currit & Paulus currit, & fic de alijs vel Petrus
, & Paulus , Franci- fcus;& alij homines currunt. Ratio eft quia
multoties contingit , quod fingulares sint verz, tamen quia non omnes funt
compof- fibiles, ideo non re&te inferunt vniuerfalé ; rem — or cit. : pcne
exemplo; ponamus;ait,quod hic fint decem Or cur in pondere equales, & quod
Petrus non poffit portare hos decem lapides fimul, fed nouem tantum, ifta
propofitio vniuer- falis poffibile eft omnes hos lapides portari a Petro falfa
eft, non quia aliqua fingularis in fe fit fala, quia verum eft , Petrum poffe
portare hunc lapidem, & illum, & illum,fcd uia aliquibus determinatis ,
eit aliqua in- ditermigstsincopdile uügicunque.n, nouem fingularia funt
compoffibiliz, & de- cimum indeterminate eft "pte il- lissoportet
igitur ad rité in jK col- ligendam vniuerfalem, quod omnes fin lares fint
verz,& fimul com iles, tàm fingulares determinatz , quà indetermina-
tz;quia fi omnes determinatz effent com- sÀlibilcs fed aqua indeterminata eis
re- pugnaret, adhuc nó re&é colligeretur vni- uerfalis,vt c inallato
exemplo , fedcó- ]a mitteretur fallacia
fizurz di&ionis(ait Do- &or) arguendo à pluribus determinatis ad
vnam;qua doctrina vrimur difp.vo.Phyf.q. 3 ad fo arguméta Nominalium , qui- bus
conantur oftendere continuum poffe à Dco fimul. diuidi in emnes fuas T , illam
diuidere,& fic de finzulis ; & pari ra- ———— 9 da ^! 67 producere;quia
in hocinfláti ret-ít à Deo produci hic homo , & ille , & ille , &
fic de fingulis. 95 Hisobferuatis cenditionibus modus arguendi per iaductionem
eft optimus, & vocatur Alcenfus,quatenus pcr eam «éfim à fingularibus
aíccndimus ad probationem vniuerfalis, vnde afcenfus ordinatur ad in-
ueniendas, & probandas veritáte« vniuer- fales,vt vniucrfiles funt,.i.
inquatum con- ftant ex fingularibus fub eis contentis, non ,n.melius probari
potell; quo aliquod vni- uerfale sit talc, nisi quia eius singularia süt tilia,
Defceníus vero eft modus arguendi oppofitus induélioni , clt .n. progreffio ab
vniuería^ ad fingularia, v.g .omois ignis ca« lefacit,ergo,&hic ignis,
& ille ignis cale. facic & ideó folet etiam dici reductio , feu
deductio,& przcipué ordinatur ad often- dendam falfitatem vniuerfalis,vt
vniuerfale eft ,optimé.n.oftenditur falfitas vniuerfalis deícendendo fub
illo,& oftendédo aliquod fingulare non effe tale. Verum tamen eft , quod
fuppofita veritate vniuerfalis inuen- tà per cenfum, comprobata , etiam de-
fccnfus defervire poteft ad oftendendami correfpondentiam vniuerfalis ad
fingulatia fub eo contentasex quo colligitur afcensi, & defcenfum
deferuiread oftendendam ve- ritatem , vel falfitatem propofitionis vni- u
erfalis . ^^ Acéníus, & defcéfus eft
quadruplex co- latinus, & copulatus,difiunctiuus , & di-« un&us.
Copulatiuus eft qui fit per con- iunctionem ev,aut fimilem copulatiue ac-
ceptam , .i.Copulantem , & coniungentem ip as propofitiones , non terminos
propo- tionis . Copulatus vero eft,qui fit per eà- dem particulam, copulatim
fumptam, i, eoplantm Jaen vnius extremi,non auté ipfas propofitiones ;
Difiunctiuus fit particulam »e! difiun&tiue fumptam, i.iun- p propofitiones
. Difiunctus cft ,qui t per eandem particulam difiüctim acce- ptam,,.i.
jungentem vnius extremi 3 Ex quo patet defcenfum , & aícéfum copu- e em €
0, to n in $ fcenfus,vel afcé(us per h icam pro- posco nm icis conftá- tem;in
iftis véró fit enumeratio fingularium vnicam propofitionem cathegoricam , ied Ü
conftat omnibus 'cuius alcerüm extremum » in defceníu quidem, aut afcé- fuc cto
Xa Hoc - - LE E ductum: S " TE wt 68 Pars Prima Inflit. Tract-III. Cap-IV.
Hoc totum manifftatur doce1do mo- dum refoluendi termiaos : fi cerminus
diflributiue fupponit à propoficione vmi- uerfali defcenditur ad plures
fingulires copulatiué, vel ad vaam dez copulato «x- tremo, X verbo fingulari ,
fic,o nnis homo eftanima!, ergo hic homo elt animal, & il- lc homo cit
animal, vel fic, ergo hic homo, &ille homo, & ille c(tanimil; nullus
ange- lus eft corpus ; ergonec Michal eft cor- pus , nec Gabriel eft corpus ,
vcl fic, erzo ncc Michael,nec Gabricl , nec Raphacl ctt corpus , afcefus veró
fieri debet é cotra. Si aüt terminus fupponat colleétiué,tüc aíce dendum elt,
id defceniendun copulatim fic , 2mnia elementa (unt quatuor , ergoi- gnis,
&aer, & aqua, & terra funt quatuor, nonautem ignis eft quatuor ;
omnes Apo- ftoli funt duodecim, ergo hic Apoltolus, & hic , & hic
&c. funt duodecim , aut é con tra , fi visafcendere. Si veró terminus de-
terminaté fupponat , deícenditur à propo- fitione particulari ad plures
fingulares di- fiunctiué fic, aliquis homo currit, ergo hic homo currit, vel
ille homo currit, &c. aut ad vnam de difiun&o extremo fic,ergo hic
homo, vel ille homo &c. currit: & écon- tra afcenditur. Si randem
termirius fuppo- nat confuse eodem modo defcenditur , & afcenditur à
termino confufo ad fingula- res ,& é contra , quz omnia melius perci- pom
recolendo dicta. de fuppofitioni- us tract. r.c. ro.Et hic aduerte,quo4 vcri-
tas in defcenfu copulattug z(timatur ex (in gulis parribus, quz copulatiué
enumeran- tur, inco onon ex singulis , fed ex omnibus simul collediue fumptis
partibus &€x tota carum collcé&tíonesin disiuntiuo attCJitur ex vnica
determinata parte jlicet fub disiüctione significata; in disiunéto de mum ex
omnibus cófusé , aut ex vna parte Íola prorftistamen indeterminata, & vaga
à par e rei,qug omnm conttant ex diclis de fappofit. loc. cit. quod fi plura
defidcras vide tractat. de Defcenfu apud Tatarer. ' 96 Quares,an Induétio sit
bona,& for- malis con'equentia,feü argumentatio? Ne- gant Conimb. 1.
Priorum c.4.q.a.art. y. A- micus tractat. 2 5. difp. 1. qu. 2. dub. s. Ioan, de
S. Thom. p. p. log. q.& art, 2. confentic ex parte Tat. 2. Priorum. qu.
vlt. $. Dubita-. tur. fecundo , & Poncius cap.2z. Log. par- uz & quidam
alij, quod eo magis afferunt de exemplo, ac imemate. Dicendum tamen eit effe
bonam, & formalem coní.« F féruari IM conditionjbus ajJatis, ità 1. A: T !
— communis , & probatur autoritate Arift. 1 Top.c.12. vbi habec, quod
inductio cft inftrumentum aptius fyllogifmo ad perfua- dendum, X apertius ,
& fecundum fenfum notius: Tum 2. ratione quia efficacius pro» bari nequit
vniuerfale cfle tale,quam olten- dendo fingularia effe talia , fic veró proce-
dicindudio . Tum 3.quia confequentia ab zqui;ualenti ad zquiualens formalis eft
, ac efhcax 5 fed ità procedit inductio ex fingu- laribus.n. copulatiué fumptis
infert vniuer- falem 1llis zquiualencem ; Tü demum;quia vt diximus c.z. tàm
Inductio, quam enthi- mema, & exemplum habent fuiim medium, ratione cuius
concludunt, & funt virtuali- ' ter
fyllogifun; crgo funt argumentationes forinales, & ex vi formx concludétes,
quia eft virtualiter fyllogiftica, atque ità defen* dunt Mafius hic q.5. &
Blanc. difp.z. Pla. difp.de indu&t.q.4. licet neget de exemplo. Sed contra
PUR; quod non fit for- malis confequentia , immo nec bona , quia vis probatiua
indu&tionis tota confiitit in roceffu à diftributiuo ad collectiuum, fed ic
proceffusin multis vinofus deprchen* ditur, non .n. valet, poteft homo viuere
fi» ne ifto cibo, & finc illo,& illo, & fic de alijs fingillatim
fumptis, ergo viuzre pozcit fine omni cibo ; poteit effe (ine ifto loco,&
fiae illo, & fic de alijs diftributiue fumptis, er» go fine omni; poteft
vitare hoc peccatum veniale, & hoc, & hoc, ergo omnia: poteft Deusin
hoc inítanti facere hunc , & hunc hominem, ergo & omnes ; potcft
diuidere. continuum in hanc, & illam partem,& ill, ergo in omnes, &
ità in alijs multis argue- re poffumus ; imó fecundum logicos à di- ltributiuo
ad collectiuum non tenet confe* quentia, nam przdicatum, quod tribuitur
terminis in Íu copul tiuo , nequit trt^ bui termino commuüni a4 quem fit
aícenfus; fupponenti copulatim , quod eft (apponere colle&iue, & ratio
elt, quia fubiecta afcen- fus copulatiui funt. fingularia feorfim fum- pta,
& fingillatim, fubieétüm veró eopula- tum eft collectio , feu fingula
fimul. Tum quando etiam teneret talis confcquentia y tamen eft prorfus
inutilis, co quod nó plus, immo mins, & peiori modo cogaofcamus rem in
conclufione jac in premifhis,co quod in ijs diftiaée , inilla confuse rem
cosno- fcimus., Tum 5. quia in 'nduclionc nibil có- cluditur vi formz, quia non
habet certum numerum pramiffarum, fed modo plurcs ; inodó pauciores , Imo
ctiamfi emnia enu- merentur fingularia, adhuc non crit Iram LE " d fd lc
OPI EL. CN. : De Indu£lione, afcenfuy eg] defcinfu . 'fis'argumentatio', quia
nihil diuerfunr cric "inconclufione ab co, quod eft in prauitüs .
"Tum 4. Arift ;. Poft aitinducentem non dc- nionftrare
; ergo non neceffario inf zrt , & idco non eft formalis argumentatio. 1an-
denm, quod tanto minus excmplum, & £a- thymema fint argumentationes
formales 'probatur, quia ad formalem argumenta- tionem requiritur , quod nullus
cerminus "fitin confequenti ,quinon fit in anteceden- ti, & in antecedent
fic aliquis , qui non fit "in confequenti, alioquin ex quolib.t ante-
*cedente poffet inferri quodlibet conte- quens, v.g. homo eft animal, ergo eft
irra- «tionalis , fed jn Enthymesnate aliquis tcr- 'th:nus ponitur in
coaíequenti, qui non erat in antecedenti, v.g.omnis homo eft animal, "ergo
eft fenfitiuus, ly. fenfitiwu: , quod cft $n confcquenti, non elt in
antecedenti ; fic ;etiam in exemplo v. g. Salomon inucaire "fion pocuit
felicitatem in omni gloría fua, *er&o neque Alexander inueniet . "o €$
ad primum;quod quando commu- niter dicitur vim Indu&ionis confiftere in
"proceffu à diftmbuciuo ad colle£t:uum , non accipitur diftributiuum,
& collcétiuum ia rigore, diítributiuum nempé pro folo aícc- fu copulatiio ,
& colleétiuum pro termino fcpponeute copulatim , quia fit inductio tà
afc:nfu copulatiuo ad terminum di(tributi- we (apponentcm, quam afcenfu.
copulsto ad terminum fupponeptem ;collcétiue , fed per proccffum à diftributiuo
ad collecuuü jntclligunt proereffum à fingularibus zd v- miuerfale, quocunque
afcenfa fiat t vt veró talis progreffus fit bonus, X efficax, obfcr- vari
debeut dux conditiones fuperius mc- morarz , nam defectu f(ccimdz fapius non *
tenet, & ità contingit in confequentijs in argumento allatis , licet .n.
inillis onines fingularcsfint verz, & etiam omncs deter- minatz fint
compoilibiles , (emper tamen ulta indctermipatz,vel faltim vna illis re- gnat,
vt patet in exemplo decem lapidü prà ex Doctore allato, quz repugnantia
attendenda eft ex particularibus materijs , in quibus arguitur, vndé ft
inductio quan- doque non tcnccdcfe&us proucnit ex par- te materiz, non ex
parte forma: hanc di f- ficultatem fuse pertractat. Cafilius lib, r. - «rac s.
c. fe&t. s. vbi varios refert diccndi modos pro hac re declaranda: fed
rcfpon- fio data fufücit. . . Ad fecundum negatur affumptum , quia inductio
valde vtilis eft ad fcientias , nam agunt de vniucrfalibus ,.ad quz per indu-
LAUS e 69 ctionem. manuducimur , Ad ( robatione n dicimus, quod faltim fcitur
de nouo diltin- dte, quod multitudini conueniat prz-ica- tum, quod fiagulanbus
rantüm coau nite Íciebatur, & ft argu nencai coacludit;pro- baret etiain à
definitione ad d. fiattum nog effz bonam confequentiam; quia arelius co. srl
res per d: finitioncin , quan, per «finitum .. Ad tertium hzbeciaductio au-
tecedens, X conf-quens, & antecedens vnà totalem preniffiir conítituit ex
multu fiu« ularibus jntegratam , & duas przaiiffas t, dum eformatur in
fy:lozinum 5 & in conclusione fcizur iden, q304 in prz- mif(lis,fed diuerfo
modo; inimo dicere pof- fumus (cin etiam aliquid diuerfum , quia in ea (cimus
conuenire tori vallectioti quod in przmiffis fciebamus conaenire xingula- tib
.$ singillatim; collectio autem; eft quo- modo effectus particularium compo-
nentium ipfam collectionem, X ideó quid- piam ab eis aliquo modo diucrfum. Ad
quartum negatur confequentia, quia neqs omnis, qui fy'iogifmo vtitur,
demonftrat, & tamen non negatur fyllogzifinum cffz ar- gumentatrionem
formalem : demonftlratio igitur y)tra argumentadonem formalem habet, quod
neceffirió probat , & infert, non folum ratione formz, fed ctiam ratio-
nematcriz. Ad quintum negatur minor, nant implicite, & virtualiter fe
habent «n- thymena, & exemplim sicut fyllogifmus, & habent mcdium ,
rat;one cuitis conclu- dunt, vnde ip enthymematt allato in argu- mcato medius
terminus eft eva! deettn. vitia propositio in voce, qua ramen habetur in mente,
- f. emne ampmal efl fenfitiuum , sic €t i1 exemplo allito in argumento fub-
intclligitur medium quad erit hoc , Salo- mon tt eiufdem raidonis, ac aliis kcx
; ve- rum tamen eft exemplum ab alijs fpecicbus Ra ldctnme. es valdé deficere.
*. Dices , informa enthymcmatis multo- ties dari antecedens verum ;&
confequems falfum;vt patet in hoc, emn; boi» eft. ami- m «l, ergo omnti bomo
esi doctus, crgo not eft argumentatio formalis, ad quam exigi- tur, quod
nunquam in fimili fora argue. di reperiatur antecedens verum ,& quens
fal(urz.R efp.ob id Iccenti plures Blanc. dilp.cit fect.o.Plgdifp. d de en-
thym.q.5. &alios velle enthymema tune tantum cff. formalem argumenrationem
, quando difponitur in terminis fabalterna- tis, yt omnis homo c(t animal, ergo
quida homo citanimal; tunc.n. cít Hunc Ic SU .70 formalis ratione
fubaltcrnationis, aliàs nó . Sed praflat dicere. argunientationem in ebielliooe
zddu&tam non effe enthyn.ema, quia ad hoc conficicndum non. fufcft affu-
mere pro antecedente , X cófequente duas propofitiones quon:odocunque, fcd
tales quod vna infera.ur cx alia, & poffit reduci ad formam fyllogilticam
addendo aliam propofitionem, q: od non reperitur in ar- gumentatione allata in
obicctione , CAPVT V. De 8yllegifmo, 6. eims principiis contisuti-
u15,"vbide figuris eiufdem , 9$ Dee trad. przced. enunciatio- nem diuidi
in fimplicem , :& com- pofitam,fcü cathegoricam , & hy poe. cam, &
ruríus cathcgoricam in abíoluram, & modalem ; eodem pacto fyllogifinus di-
uiditur in cathegoricum,& hypothcticum, & cathegoricus rurfus in
abfolatum, & modalem , prout continet propoíitiones fimplices,vel
coniunctas ,abíolutas,ve! mo dales; prius igitur de cathegorico eric fer- nio,&
fpeciebus eius, de hypothetico po- ftea,& mixto . Arift. it.q. 1. Priorum c
t. propé finem, & 1.Top.c. «.fyllogifmü de- finit, quod fft oratio , rm
444. quibu[dam pofi- t1 alterum quid A pofitis neceffe eff contin- gere,eo quod bac fint, dicitur eratie non au-
tem argumentatio , quia argumentatio re vera non elt genus je Pp , indu-
Gioncm, &c. wt dictum efl c. 3. & dicitur eratio in numero fingul,ri.
vel quia eft vni- .capropofitio hypothetica , vt ait Tatar. tract.4. vel
potius,vt aiunt Auer. Philopon. & Euítatius ratione vnitatis medij, in quo
.yniuntur extrema in przmiffis , & vnitatis forma fcu difpofitionis
cerminorü , & ctiá ratione vnius finis,quia ambz przmiffe or -dinantur ad
vnicam conclufionem inferen- dam; A: deed a in plurali, quia cx vna opofitione,
ex qua alia infertur, fyllogi(mus non conficitur , fed alia argumentatio
imperfe&a, .f. enthymc- ma aut inductio , &c. debent igitur plures ; LH
herir affumi,noa que, ácd positz,.i.difpositzin modo,& figura ; & vt
notat Tatar.non debet addi particula, € conce(115, quia siué pramitfz sint vera
, siue falíz, nihil refert ad fyllogifmum sim- pliciter,feu fecundum formam
considera- tum,qui híc definitur, dici tur «/reruo quid 4 pofitis nc.ad
denotandum quod conclu- ioyquz fequitur ex pramifiis, cft alia pro. .tenus
omnes , vt neceffariam , & forma Anfcrant confequentiam, indig ent Sa or rd
Pars Prima Inflit. Tra£lII. Cap. positio ab illi s,& ab eis aeceffarió
illata: ob illarum difpositionem , vade ly mece/?e , vt notat Tat.&
Alex.non sigaificat necefütaté cenícquentis,quafi conícguens in omni fj logi(me
debeat effc ncccffarium , cum «cffe potfit contingens , vcl falfum , fed tautum
neccffitatem confequentiz , vt ex przmií- sis neceffario inferatur conclusio ,
etiam si. illa non sit neceffaria , qua erit de effentia fyllogifmi ,
sicap.atur pro aggregato ex przmiffis, & coaclusione, non autem sí ca-
piatur pro folis pramiffis difpositis, vt cae pit Arifl.2. Priorum, ità docet
Tat. 1. Prio- rum q :.in fine, mu : Senfus igitur prafatz definitionis eff ,
quod fyllogifmus cít oratio difcursiua , in qua posita maiori , & minori
propositioe ne (sic.mappellaatur przmiffz, vt mox di- cemus) aliud,
f.cóclusio.ab his,quz posita sür f. qur ,.i. deducitur ex vi difpositionis
terminorum in przmiffis, v.g.omne ani eft fubftà tia,omnis homo elt animal
,ergo omnis homo cft (ubítátia hzc tertia ppo:i- tio ,quz dicitur conclusio,
fequitur a - farió ex difpositione duarum priorum j vn« debreuius poft dcfini:i
fyllogifimus , eft oratio diícursiua conftans io cum ex«-. tremis difpofito , vt
elt videre in. Íyllogif- " mo allato Sed dices, hancdcfinitionemnoncon-
uenire omn'busfyllogifmis , quia nonbys — sitorio,de quibus;infra, — *
pothetico;& ex Ap prm effe Ari(t. mcntem fui(f- hic finire fyllogi(mum
cathegoricum & hüc. termino communi conítantem; adhuc timé poteft etiam hy
potheticus. hác definitioné . . participare,qratenus, & ipfe cathegorici
habct regulari, & oricum reíolui;potcft etiam applicari fyl- ogifmo
expofitorio,& omnibus alijs, quam, a'em tione terminorum,& propositionum
Íyllo- gna iam declarata , & amplius declaran- , & omnes eiídem
communibus princi- pijsregulari debent ,quz omnia ex dicen» — dis patcbunt. 99.
Quia verà fyllogifmus eft quoddam . compos;tum rationis, ideo habet fua prin»
cipia conflitutiva , quz fuptduplicia , alia materialia , alia formaliz; &
materialia, alia proxima, vt mropsítuone la remo- tà, vt termini
propobtionum,qui in quoli« bet fyllogifmo (unt tres , ex quorum cóbi- nationc
trcs quoque formantur propofie - ti9pcs , & idco neceffe e(t vnumquem«. bis
- . TFepet, — "4 perprincipia — — pétincathe — JSEEE —————A———ás vts E AI
3 - -— ^ -emnis homo cft fub I -: 4 i - - 4. locumin fyllogi(mo : fecunda mimor
,tertia " E - za ? Y* x: . » D E 5 - -— De Syllogifmo, eiu[que Figuris.
E" 5 ratio eft, quia in fyllogifmo dcbct inferri duo extrema effe fimul
connexa ob connexionem,quam habent cum aliquo ter tio,prius ergo debet vnum
extremum có- necti cum illotertio , & erit prima propo- fitio,deindé debet
alterum extremum cum codemtertio copulari, & erit fecüda pro-
pofitio,denique ipfa extrema dcbent in có- clufionem inuicem conne&ti ,
& erir tertia ropofitio; hinc cóftat illud tertium, quod emel in vna ,
& femelin alia pramiffarum ponitur,vnum faccre terminum,duo autem extrema
conclufionis, quz femel in pramif fis cum illo tertio , & femel in
conclufione- inuicem connc&untur ,alios duos terminos erc; hoc totum
manifeftatur exemplo, fi velimus oftendere hominem effe fubftan -
tiam,excogitandum cft aliquod tertium,cü - quotüm homo, tüm fubftantia
coniungan- tur, quod erit v.g.animal, fi igitur fubf tiam, & femel hominem
cum animali com- ponis,duz propofitiones rcfultabüt, nimi- - rum omne ar imal
eft fubftantia, omn: s ho- mo eft animal , poftremó ex his inferendo hominem ,
& fübitantiam €ffe (imul conne- xa, tertiam conficies propofitionem , ergo
itia: prima propo- fitio dicitur meer , cum .n, denominatio maioris fit quzdam
dignitas, optimé illi tri buitur propofitioni , qux primum obtinet
«onclufio,que ponitur poft notam illationis, vnde coníequens ih plus fe habet
qui con- - — elufio,quia omnis propofitio, quz ponitur l notam illationis ,
dicitur confequens ; -. fed illa , quz ponitur poft notam illationis . in
fyllogil mo, d:citür proprie conclufio, ex - terminis vcro ille;quibus fumitur
ante con- - clufionem, dicitur medswm, qui iungitur cít medio in maiori,
dicitar marer extremitas , qui vero in minori, dicitur minus extremis :
"Sed quamuis hic explicádi 1é,& minoré propofitioné, ac ét
maloré,& minorem cxttemitatem fit Summuliftarum communis cum Petro Hifpan:tra&t.4.
fuper lib.Prior. & Arift: ibidem. Owuuied. tamen €ontrou.4.Summul.
pun&. 5. Poncius es - 20. Log.q.,. Auerfa q.z ;.fect.7.(quem fal. Ío
Ponc.in oppofitum IGHUE alij Recen- tiores inquiunt non ex, eo dici propofitio-
nem maiorem, vel minorem , quod prius , pofteriutue proferatur y fed illam dici
ma. jorem propofitionem , in qua medium eft fubic&um , & altera
extremitas eft pradi- - catum, & minorem é contr3, in ua medü - ^
pradicatur, & altera extremitas fubijcitur, "or " gL dus maio -
71 & fic pariformiter maius extremum effe , quod in propofitione predicatur
de medio, & minus extremum, quod fubijcitur, Hur- tad.etiam
difp.10.Log.fe&t.1 1. $. 70. aliter
explicat ,vt nimirum maior extremitas fit y quz continct fub fe plura,
minor,quaz pare uiora. Attamen recedendum non cft à có- muni
, tum quiá ità fignificarunt Arift. & Petr.Hifpan cum alijs Summulift.tum
quia ex ges modo dicendi fequitur in fe« cunda , & tertia figuranon poffe
afhignari maiorem, vel minorem , quia medium in vna femper fubijcitur,& in
alia praedicatur, quod licet gratis concedat Ouuied.hoc ta- men concefli
abfurditatem non tollit. AtPoncius obijcit primó Arift. qui r. Prior.cap. s.
explicare volens maiorem , & minorem extremitatem ait dco asfem me jorem
extremitatem in qua medium efl ( i.fub qua medium eft ) minorem voco , qua. 4
f» medio, crgo propofitioilla , in qua fubijci- tur medium;eft maior
propofitio,& in qua rzdicatur eft minor, hue primoloco pro« eratur,fiué nó.
Deindé arguit ratione;quia ex maiori particulari nihi] infertur bzne in fecunda
figura;at hoc effet falfum, fi maior eit,que primo loco ponitur, nam hic Syllo-
giímus optime concludit , aliquod animal eft quadrupes,nullus homo eft
quadrupes; ergo aliquod animal non eft homo . Refp. ArifL.ibi,vt ex contextu
patet,explicare il- lis verbis,quanam fit maior , & minor ex- | tremiras in
prima figura przcisé , non au- té in omnibus;ait enim,» prima figwra me- dium
voco,quod eff| im alia , o alind im ipfo extremitatum yero alia efl que pf eee
im quo aliud, Ad aliud , fyllogiimus ille non. concludit in fecunda f gira ,
nifi indirecte cum auté dicitur cx majori particulari nihil inferti in fecunda
figura ; id cft intelligen- dum de conclufione direéta. At inftat Pon- cius ex
hoc (cqui etiam in fecunda figura affignari debere modos indire&té conclu-
dentes quod eft falfum . Negatur falfitas , vt conftabit ex infrà dicendis cap.
& n.111. Solet hic quoq. difputari , an conclufió fit de effentia
fyllogiími, qua cft feré qua- ftio dc nom ne,quia iuxcà varias Ayllog
acceptioncs vtrumq. «fferi poteft; v dicetur difp. 11.q. 1. Breuiter tamen
dicei dum conclufionem cffe de effeatia fillogif- mi non minus, quam przmiffas
, prout ab Arift. hic fumitur, & definitur, quia ait fil- logifmum «ffe
orationem ; in quatit. ijsfe- - funt propofitioncs,quarum vna ex quitur, pct
quoddignificat ad eurem de ; gif- imi | tinfrà dicen- por MTEPETIPPSCNMC US
IAMENE S CCCANTONCEPP ^ Www. * 72 Pars Pria Inflit. Tra&l.I1I. Cap. logifmi
fpe&are tam przmiffas,quam con- vlufionem,& zqué ex vtrifq. conftare
nam xe vera ad firucturam fillogifticam tres re- «uiruntur propofitiones .
Conf. ratione , quia fillogifmus eft effntialiter confequen ti2, omnis autem
confcquentia includit cí- fentia'iter antecedens, & confequens,crgo
conclufio,quz eft illatum, & confequens in fillogifmo eft de integritate ,
& comple- mento ipfius. 100 Formalia item principia funt du- plicia ,
duobus nimirum materialibus cor- zefpondentia , & quidem cum forma fillo-
giími fit ordinatio , feu difpofitio materia €ius,illa difpofitio , qua
ordinatur maxeria xemota,(cü termini,dicitur ffgwra , & illa, 2 ordinatur
materia proxima, .f. prope» . tioncs, dicitur Medus ; figuraigitur, qus eft
forma materiz remotz , ef «pt di/pofi- gio teyminarà fecudsi (ubieclioné ,
predica fticnc. Mod? qui eft forma materiz ,pxime, efh apta d ifyofitio
propo[itionsi im dcbita quan- ditate, Cv qualitate, debita quantitas eft, vt
non omnes przmiffz sint negatiuz fed ali- qua sit afrmatiua; debita qualitas
eft, vt mon omnes sint particulares, fed aliqua sit vwniucrfalis. Et quia recta
combinatio me« —. dij cum extremitatibus , in qua consiftitió figurz , eft
criplex , triplex ét datur figura , mà ve! mediü fubijciturin vna,&
predicatur inalia,& sic habetur prima figura; vel pre- dicatur in vtraque,
& sic habetur fecunda; velin vtraque fubijcitur,& sic habetur ter- tia;
quod eo carmine oftendi folet . — $sb, pra, prima: fecunda bis gra: tertia, bis
fub. - | Quaresan admittenda sit quarta figura, € tribui folet Galeno, &
Auicennz? Mc« ici eam admittunt, & quidam alij etiam €x noftratibus, vt
Tat. 1. Priorum q. de fi- 45 fyllogifmorum $. dwUratur primo , Roccus lib.2. c
16. vbi proindé recenfent modos quartz figure , & Camerar. q. 15. Log.
Ratio fundamentalis huius opinio- nis, ommitlis alijs minoris momenti , eft,
quod tor funt figurz, quot funt difpositio- nes medij termini cum extrenus, fed
datur quarta difpositio mcdij cum extregis, er &c. probatur minor, quia
poteft ità di- pont, vt predicetur in maiori, & fübijcia- tur in minori, vt
patet fic arguendo,oimnis homo eft anima! , omg animal cft (u^flan- tia, erz0
omn's homo eft fubftantia, quz eft forma arguendi valdé familiaris , qua ra-
tione conuictus Blzuc. lib.z.fc&. 7. quartá figuram cum Medicis libenter
amplectitur, .trium terminorum fic fe habentium , d Verüm peripathetica fchola
numquá hác uartam admifit figuram , vt à prima ef- entialiter condiftinctam ,
& eft manifefta Arift. fententia , qui 1, Priorum c. z. con- cludit neceffe
effe feri omnem fyllogifmü per tres przdi&as figuras,& fequugturom nes
Scotus 1. Prior q.34. Auerr. r.Priorum c. 8. Zab.liB.de 4. figura, Conimb.&
Com- plut. Fuentes,Cafilus,Poncius,Morifanus, Hurtad. Auerí2, Amicus ; &
paffim alij Re- centiores; & quamuis varijs modis, & qui- dem vt
plurimum inutilibus , vt oftendit Auería q.2 $.fet.2. reijci foleat ab Aucto-
ribus citatis, nempe quia inferat condlu- fionem innaturalem , &
indirectam; aut : przdicationem eiufdem de feipfo;ratio ta- : men à priori eft
illa , quam Scot. cit.affi- " gnàát, & ex ipfo
Arift.deducitur,quianimi- — rum difpofitio medij nonpotefteffentiali- — ——— ter
diuerfificari, nifi illis cribus modis re- e latis, quod .f. vel in premiffarü
yna fubij- m" ciatur, & in altera przdicetur , vel iavtrde —— 50 D. ue
predicetur, vcl demum in vtraqué — füblyciatur ,ergocum in quarta figura à —
Medicis affignata habeat medium primam —— difpofitionem,plané non crit à prima
figue ( racondilmóta , quz in eo pracisé effentia- liter confittit, vt habeat
mediü in yna pro- pofitione fubie&um ,inaltera predicatü, Refp.Tatar. quod
prima figura poteft capi - dupliciter, largé nimirum, vt eft difpofiti medium
fubijcitur in vna przmi ra dicaturin alia ,fiué hoc fit in maiore in minore ;
& fic concedit quartam fig 2 non effe à prima condiftinctam 5 alio modo.
capitur fpecialiter , vt eft difpofitio trium terminorum ficfe habentium, quod
media —— — fubijcitur in maiori, & pradicaturin mie — — nori, & fic
cffe condiflin&tam . E erp Hac folutio nulla cft, quamuis.n.verum. .— fit
medium in prima figura, itàcommuni- - ter difponi,quod fit fübie&tum
maioris, & —— — przdicatum minoris ,idtamen non efhci- —— — tur, vt in
prima figura (yllogifmus fiat, fed potius regulariter, vt directé concludat ,—
| uià non minus in prima figura foret, fita. ifponeretur,vt medium effec
pradicatum — — maioris, & fubiectum minoris, hoc.n prz-- cise primam
conftituit figuram, quod me- dium in vna fit fubie&tum ,in altera prx- — —
dicatum, qualifcum que hac fucrit , hocfi-: quidem penitus accidentarium eft
aBpri- —— ma figurz conflitetionem: Et quod diuere—— fitas difpofitienis medij,
quod inmaieri —- Íubijciatur , & in minor przdiccuir « acre cone / ^ Ev 4.
v qus). 4» * - — wnitertioysut eadem inter fe; * De principis vegulatiais
fyllorifi 75 eontra, non variet primam figurám effen- -tialiter patet ex Arift.
loc.cit.qui (zpé trà- e pramiffas, vt magis fyllogifmus có- tur primz regule
antepredicamen- tali , vbi tamen nulla ratione dicendus eft voluiffc re exempla
quarta fimurz , quam rpíe nunquam agnouit ; ergo fignum eft talem variationem
düpoltionis nedij effe prorfus accidentariam , nec fufficere adconftituendam
figuram aliquam à pri- ma effentialiter diuerfam. "- Ex hoc patetrefponfio
ad fundamentum oppofitz fententiz , & quecunque in op- E tum obijci folent
, quamuis .n. poffint eri, quattuor combinationes med:] cum extremis, illt
tamen duz , qua medium íu- bijcitur in maiori, & przdicatur in mino- ri,
auté contra , non funt effentialiter di- ueríz,immo quia hec combinatio,qua me-
dium pradicatur in maiori, & fubijcitur in minori , facit fillogi(mum
concludere in- dire&é, vt patet in exémplo ab Aduerfa- rijs allato, vbi
minor extremitas przdica- - turde maiori in conclufione; quod cft có- cludere
indirecte ,vt poftea dicemus, debc- ret: figura f fi daretur) ad primá re-
duci; ficuc fillogifmi concludentes indire-
&é reducuntur ad dire&tos ; maneat ergo *quartam figuram non
dari , aut non effe à 7 prima efsentialiter diuerfam , & fillogifmü ma
figura , quia habet medium fu m in vna & przdicatum in alia , ctfi non ità
difpoficum , vt t» conclüdere dircéte ; - poteft tamen facili negotio jta
difponi tvafpenendo pramiffas abíqs vlla penitus alia mutaticne dicendo
,"Omne animal eft fubftantia , emnis homo eft animal , ergo omnis homo ft
fubftantia , C.A PVT. VL De frinciphs reguletiuss 'yllotifmi . 301 "A, T
Omine principi regulatiuilfyllo N Gifini inécilg anas gei à «ua fyllogifmus
habet fuam certituding , K cuidentiam ad concludendum ; funt aute principia
huiufmodi; Primum eft gene- ralifimum pro trosungue fylogifmo,etia expofitorio
, caius medium eft terminus - fingularis , cft antem tale , Qua fmnteadem jy. ;
quorum ynii — efh idem, cum tertio,eum quoalterum num eft sdem non po[[unt ejfe
cadem inter fé quoad ab Adueríarijs allatum re veraefse in pri- $ (0. primam
partem valet pro r dis affr- : . mutiuis,quoad valet pro ncgan- . dici de
nullo; quoad primam partem valet uis, & hoc principium eft tantz
efficacita- tis í vt m ipfo fundetur vniuerfa ftructura fyl'ogiftica,vt
teftatur Do&tor p. d. 1. q.7. Li.in folut. ad 1.princ. pro 4. q. &
declara- tur fic ; propofita quaítione v.g. an anima fit immortalis , ad
cognofcendum num hi termini fint cónex:;aduertendum eft , quas habeat anima
proptietates , & pradicata intrinfeca , & reperto animam ctfe incor-
poream, ruríus eft inquirendum , an incor-' poreum connexionem habeat cum
inimor- tali; & reperto ità cffe,tunc re&té poffimus inferre ex hoc ;
quod illi termini funt. curn hoc tertio |f. incorporco coniuncti , cffe etiam
inter fe coniunctos;Quod fi é contra reperiatur incorporeum cum immortalt non
poffe connecti, tunc negatiué conclu- deidom effet nec animam cum immortali
cffe connexam ,quia incorporeum , quod fupponitur cum anima effe
coniun&tum,nó coniungitur cum immortali ; atque ità ex hoc patet, quomodo
ex connexione extre. mitatum cum medio infertur propofitio firmatiua, in qua
extremitates vniuatur in- ter fe , & quomodo ex affirmatione vnius*
extremitatis cum medio , & negatione al- : terius infertur conclufto
negatiua , inqua vna extremitas negatur de alia. Et quamuis' hoc principium fit
omnibus fyllogiimis co- mune;eius tamcg vis im expofitorjo luculc- : tins
apparet , quia tertium illud, .f. termi- * nus, quieft medium eft magis vnum ,
cum fit terminus fingularis , in diis ero coni- munis , & ideb hec genus
fyllogifmorum eft omnium perfpicuiffimum, vt pote ,quod' ' eft alienum
àmultiplicitate praeceptorum de diftributione ,& fuppofitione medij, cü fit
fingulare; vt patet in he niscft Deus , Chriftus eft Filius Virginis ; ergo eft
Deus ,vtinfra magis conftabit. Alterum principium eft ,.Djci de omn; d$ pro
zegulandis aftirmatiuis, quoad f. pro negatiuis: dici de omni cft , quicquid *
viu ter. dicitur de fubie&to abfolute» fupponente dici ctiam de quocunque
coa- : tento fub illo ,. vt fi omne animal eft füb- b crgo & homo, qui
fatiebaiqE. fubilantia. Sic dici de nullo eft, quicquid - vniuerfaliternegatur
de fübiecto , negari etiarn de quocunque contento vf nullum anima! eft iapi di
intense ftat (ub animali,criclapis, loc autem cipiumnon eft ità vntuerfale »'
quia non deferuit ad fyllogi " torjum, vt notat Tat. 7. sum cial rn oc :
Filius Virgi- pergeoer?ó.- movet 74 & 5. fed tantum ad illum ,cuius mediü
eft terminus comm unis,cui termino dumtaxat applicari poffunt figna vniuerfalia
emis e aullur hoc principium conftrucntia , vt il- lum diftribuant pro fuis
inferioribus; Et quamuis paffim per hoc principium dican- iur przcipué regulari
modi perfecti prima figurz, non propterea negari debet ctiam ccctcros
rcgulari,per illud .n. tantum nfi- nuare volunt folos modos perfeétos prima
figurz immediate regulari per ipfum ,ad- huc tamen, & alij poffunt mediaté
regula- ri ,quatcnus omnes ad perfc&tos poffunt reduci,vt poftea dicemus,
Aducrtendü au- tem hic d hoc fccundum principium re- gulatitum à primo
dcpendere,quod vniuer falius eft, & ab eo vim regulandi defuere, vt
difcurrenti patebit, immó notant Com- plut.lib. s.c. 4. hoc fecundum principium
à primo non differrc , vifi penes hoc , quod primum fumitur in ordine ad cff
iftud ve- roin ordine ad pradacari ; & quidem vnum affirmari de alio
fundatur fupra identitate 3llorum;,ficut vnum negatur de alio ob co- yum
diuerfitatem & idco liquido patet hoc. fecundum principium vim fuam à primo
ac cipere Conf.ideó .n. ex hoc, quod omnis homo currit per d;ci de emn! , rité
conclu- ditur. quod Petrus currit , quia tupponitur probatum Pctrum efsc
hondaem.s confe- quenter coniungitur cum hogiine Petrus , & curfus; &
idem cernitur ctiam in altero. - tas reas ipfarum interfe; nó quidem reas;
iedior tmn ds i Aun ad^ yllo principio dieidé mulio. x - 1o Verunn.vcro quen
hzc doctri- nà fit ci uni Summul;Rarum calculo. pro- bata nihilominus
Mol.p.p.q.2 s. art.. difp-- 2. Vafq.p.p d.123 pricipii iilud primü, $u« Tore yi
tertio.Cre, tàquá uiro ü re- Ípuunt,& non vninerfaliter vcrum nifi re-
ucatut ad dicium de omni,& de nullo, fc-. «itur Cafilius lib.3 tract.a.
c.2. Fandamé- tum corum vnicum «ft ,quod talc principiü in divinis claudicare
vidctur, quia cx idcn- 1itate resli diuinarum perfcnarum cum di- uina effcptia
non poteft inferri realis iden- tits earum inter fe ideo hic fyllogifmus nun
valet; cff.ncia diuina cft Pater filius eft hec «(fentia diuina,ergo filius eft
Pater; Vn dé vt hic, & fimiles Íyllogifini cxpofitori) in diuinis
riteforn:éur,vt notat Scot.1 Prior. 4.7 .& oncl.4.pcr diétüm de oi,&
dictüde nul Jo regulari debent, ità quod medius -termi-. 1 nus fi fingularis
diftibuatur hoc modo , Quicquid cft cffentia diuina cfl Vat r, filius elt
«(l«ntia diuinz, «rgo Xc. nám tà confc- quentia tenet fcd maior cft (21125 Cum
cr- * Pars "Prima Inflit, Tract. HT.Cap T. o primum illud principium s we
/snteas lem vni tertio, rc.non teneat in diuinisni- fi cum inultis
limitationibus , quz tandem £iciunt illud recidere in aliud. principium, didum
de ómni , X cumé contra fecundum, quocp aptum fit regulare etiam £yl» ogifmos
expofitorios in diuinis , vt patet; in xemplo
allato, concludunt Vafquez , &, Molina,Dictum de omni , & dictum de
nul» - lo , effe vnicum principium regulatiuum: omnium fyllogismorü. Addit
Cafil.princi-- pium illud $4 funt eadem vmi , crc. poni ab Arilt.7.Top.c.i.non
autem t. Pnorum: 5; vbierat locus agendi de principijs regulae tiuis fyllogifmorum;
fed ibi cátum affignafs fc principium Dic; de omm , 6c. ergo hoc, tantum €fit
abfolute principium. regulati«:- unm fyllogifmorum . T Sed fruftra laborant ,
nam veritas illius. principij eft vniuerfaliffima , & etiam valet. in
diuinis, & qnamuis D.Th.p.p.q.2 4.art.3«; & Thomiftz cum ipfo aliquas
atferant li-..— mitationes ,vtetiamindiuinisverumfit ;—————— Scotustamencit
p.d. .q.7. profertillud,;— — — vtabíoluté verum, itaquod femperygum, — hal
" eft,qux funteadem vnitertio,effe quoque — ^ — inter fe eademilla tal;
identitate, nontamé, — maiori,quia non poteft cócludialiqua idé» — — 2i titas
extremorum inter fe, mifi fea M RA P. illamidentitatem, qua funtcadem medio, -
—— — &ficjinquitDodtor,exidehtitaterealiper- ————— fonarum in effentia
inferri poteft identie, — — ?h identitate cum effentia funt idem; fyllogif-; -
X mus autem allatus, & fimiles,indiumis non; .— ^—
tenent,quiaafferuntur,vtexpofitorijicum- ——— tamen re ycra tales non fint , fed
foplu/nte ga ta,vt Doctornotatibidem,& fequitur Amas — jii p.difp.io2
c.1.ratio cft,quiamedium — ^. in fillogilmo expofitorio ita dcbet cff« fin-
ulare,vt fit fioc aliquid, & incommunicae — — ble vt quod, qualis non cft
effentia diuino , & ideo ipfa non etl fuficieas mediugr pro. ^ - fillogilmo
cipoivonio, & quando etiam illi , fillogifmi effent expofitorj,
prorfusfalsb .— — eft polle regulari perdidum de omm , S. —— — dictum de nullo
, quicquid dicat Poncidls ] difp.:o.Log 4. vlr.quia hoc princip o folum
regblantur difcuríus , qui procedunt ex vi slicu:us ternini difl
ributisrepngnat autem prorfus tcimino fingulari ,quf cftmedium in
expofitorio;difiribui;cum infzriora non habcat ,diftribui nomqifeu
accipidifiribtt- ——— tiué cfl idcm , acíupponere pro füigilis— —
fpisinfcrioribus;:N.cScomuscit.Trimü, —— q.7- 1 EM CN f^ ' 16. Arriaga
difp.s.fumm. fect.4.& De prindipijs rtgulatiuis $yllogifmi 3. facit
at&oritatem,fe ftandum eft do- ring quam habet in lib.fent. Ari(t. autem
t.Priorum folum fecüdi prineipij exprefsé meminit, quia ibi folum loquitur de
fyllo- gifmo, sind fumitur terminus có- munis,vt poté qui magisinferuit ad
cogni- tionemfcientificam comparandam. *' Quamuisergo magma fic necefficas
fecü- di principi nam illo deficiente deftraerc- tur defceníus ab vniuerfali ad
particularia, uia virtute huius princípij tenet talis de- cenfus ,omnis homo
e(t animal, ergo Pe- trus eft animal, & Paulus eft animal ; immó negato hoc
principio duz contradictoriz ent fimul verz, nà ci veritate iftius vni-
uerfalis, oishomo eft animal,ftaret veritas huius particularis,aliquis homo aon
cft ani mal,quz illi contradicit. Nihilominus faté- da etiam eft neceffitas
illius principij Se fint eadem ,&rc. & dependentia huius fecü- di ab
illo, nà ex co przdicatum de quibus- uis fulveo contentis przdicatur , quia
ipfis -aliquo modo identificatar , vt difp. de vni-. — werídicemus;ergo dici de
omni neceffario c (upponit identitatem fubie&orum in prz- dicato,& dici
de nullo feparationem, quod bené demonftrant Hurt. di Paeog. lcd. alij Do-
&orem noftrum fecuti , & nuper Ouuied. controu. 4.fummul.punc.1. —
CAPVT VI. " Regula generales t fpeciales cuiufcunque f- | gura«[Bgmantur.
——- 103 T2Xprincipijs regulatiuis syllogifmi c.przced.declaratis quinque dedi -
«untur regulz omnibus tribus figuris com- — 4 munes.Prima eft,qp ex gwrsr
megatimis nibil fequitur ,vndé hzc coníequentia non valet, Nullus homo e ft
irrationalis, nullus equus eit homo , ergo nullus equus eft irrationa-
lis,ratio huius eft , quia non poteft conclu- a ;€o quod medius terminus qui
eft tota ratio coniungendi ,cum neutro extremo eft coniunctus, nec etiam
negati- ué,quia ad hoc,vt vnum extremum non iü- cum alio medium , debet idem
£nedium cum alterutro extremo effe con- junctum ;nam fi vnum extremum ab altero
difiungiturpropter medium , debct hoc oriri ex co quod difiungatur à medio, cum
coniungitur aliud extremum, & ita ip- extrema erunt inuicem difiuncla; fi
au- tem medium cumnullo extremo iungatur , , moncritratio neque coniungendi ,
nequc feparandi ipía extrema, vnde patet hanc re« gulam fundariin primo
principio rezula- tiuo, Aduercendum tamen eft przmiffis in. terdum videri
affirmatiuas, cum tamen re verà occultam contineant pegationem , & ideo aon
concludunt , vt in hoc fyllogif- mo,omnis homo differt ab angelo , omnis
fpiritualis fubftantia differt ab homine, er- go omnis fpiritualis fabítintia
differt ab Ángelojomnes hz pre.niffe (uat negatiug, quia ditfzrre eft idé,ac
vnu n no ef: aliud ,. & ità (c habét omaes propofitiones;in qui- bus elt
relatiuumr diuerfitatis . Sed obijcies, hac confequentia eft bonz,. quodnon
mouctur,non currit, Sortesnom moxetur , ergonon currit , & camen eft ex
risnégatiuis.Refp.nos hic tradere regu- $ de fyllogifmo cathegorico, allatus
aut& eft hypotheticus, nam illa maior huic con- ditionali zquiualet , fi
non mouetur, nom currit, & przterea fundatur in hac, affirma- tiu3,0mne
currens mouetur.Dices , hic eff cathegoricus, Omne,quod non elt animal 4 non
eft homo,lapis non eft animal, ergola- pis noneft homo , & tamen
con(equentia tenet ex puris negatiuis.Refp.maiorem ef- fe vniuerfalem
affirmatiuam , nam zquiu2« let illi omiac non animal eft non homo ,id- que
patet ex regulis cóuerfionis , nam vni- uerfalis affirmatiua conuertitur per
contra- pofitionem infinitatis terminis, ac etiá, etft. raro fubie&to
infinitato, & hegata copula , vndé hzc propofitio ,omnis homo eft ani- mal
, fic conuertitur , onifíe non animal eft non homo , velfic, omne non animal
noi elt homo,vi4e Cafil.lib.s.tra&.z. cap.6.. 104. Secunda Regula eft ,
quod ex puris particularibus nihil fequitur ratione for» mz non.n.valet
,aliqued animal eft homo , aliquis equus eft animal,erzo aliquis equus efthomó
, & fi interdum fequatur ratione matériz , vt Miquos animal eft fubftantia
y aliqüis homo eft animal , ergo aliquis ho- mo efl fubítantia . Ratio huius
regulz eft , quia in propofitionibus particularibus medius terminusnon complete
diftribui- tur , .i. nonaccipitur fecundum totam stiá latitudinem,&
vniuerfalitatem , fed folum 1nadzquaté, i.fecundum partem;hinc fit,vt ex»vt
connexionis cum medio noa fequa- tur ioter duo extrema connexio , quia ex his
extremis potefl in. maiori cum hoc medio councéti fecundum vnam partem ,
&alterümextremum in minori c | cum codem medio fecundum alteram par^ tem,
vt patet in allato exemplo , in quo li« Ka ce we ua 36 €et homo, & equus
connectantur cum ani- mali,non tamen fequitur connecti inter fe, quia animal nó
diftribuitur complete, hiac exttatillud preceptum , quod med:um in aliqua
faltim przmiffarum debet dittri»ui , vt fic perfecte poffit con ungi , vel
difiuagi ab extremitatibus , alias non regularetur fyllogifmus per dicideomm ,
vel dici de nullo, in quo principio hzc regula funda- tur ; aduerte tamen,quod
quando medium eft (ingulare , vt in expofitorio fyllogifmo tunc re&té
cócluditur,quia fumitur in vtra- que przmiffa fecundum fe totum. Scd obijcies,hzc
eft bona confequentia, fi aliquis homo currit,aliquod animal mo- uetur,fed
aliquishomo currit , ergo aligp animal mouetur, & tame elt ex puris pen
cularibus.Refp.hunc fyllogifmü effz hy thetict& praterea maiore effe
vniuerfalé implicite ,& zquiualet huic, quotiefcunque aliquis homo currit ,
aliquod animal mo- uetur,nam ly aliqui: bom (ubiectumin ma- fori, an; pliatur ,
& fit terminus vniuerfalis r illam conditionalem // , quz zquiualet ni qoot
cunque aliquis homo currit, &c. Dices;hic eft cathegoricus , quod lucet vi-
dco, Sol Licet,ergo Solem video, & tame eft confequentia bona ex puris
particularibus, Refp.maiorem poffe fumi vniuerfaliter,vel particulariter ,
primo modo zquiualet illi, omnne,quod licet, video, & cofequentia eft
bona,fecubdo modo zquiualet illialiquod, uod lucet, video, & tuac
confequentia non eft bona, quia poteft lucere cla , quam pmonvides. — — 105
Tertia Regulaeft, quod conclufio fequitur femper debiliorem partem,quare fi vna
przmiffa erit particularis , vel nega- tiuz, etiamfi altera fit afirmatiua ,
vel vni- nerí(lis,conclufio erit particularis, vel ae- tiua, quia negatiua eft
ignobilior affirma u1,& particularis vniuerfali . Ratio huius regula eft,
quia fi vna prxmiffarum cft af- firmatiua, alteranegatiua, tunc ypum ex. tremum
coniungitur cum medio , & alterü ab codem medio feparatur in premmiffis ; p
autem aliqua duo ità fc ha- t,vt vnum conne&tatur cum aliquo ter- tio,
& alterum ab ecdem tertio feparetur, non poterunt non effe inuicem
feparata, ex b .n, quod Petrus efthomo , & equus non homo, non poteft
inferri nifi Petrü non . eff: equum. Idem dicendum,fi vna przmif- farum fit
particularis; quia ctiam(i in pro- pofitione vniueríali vnum extremum vnia-
furi fecundum fc totum, ia par- Nt DM Pars Prima Inflit. Tra£l.1IT. Cap./T1 ]
ticalari , tamen alteram extréfum vnitur cum illo tertio folum fecundum partem,
8e ide3 aon poteft infzrri e£: inuicem coane- xa extrema, ni(i fecundum parce,
vt om- nis iuftas eit anandus , fed aliquis hom» ei iuítus, ergo aliquis homo
eítamandas, non potett iaterri ,omnis homo eft amans dus ob rationem allatam ;
ex quo patet hác regalam fundari in primo principio regue latiuo;quia extrema
in cóclufione nequzüt habere iater. fe maiorem coanexioaem,quá habuerint ia pr
emiffis cum medio. $:dooijaes, fyllozifm1m Arift.z. Cose. li c4. O naes (telle,
qua non fcintillaat, süt propé nos, Planet aon (cinrillant,ergo pla netz (unt
prop? nos, minor clt nega: iua. Sc tamen coacluto eft afirmariua . Rurfus ex
regulis boaz coafequentiz traditisc 2. ex falfo fequitur verum , vt pes fic
arguens do,omats equus eít animal, omnis homo eft equas ,ergo omais homo eft
animal , ergo noa femper fequitur coaclufio debiliorem Cum plares caufz cócure
partem . Demum, & vaa eft per^ runt ad eundem ed &aum , fc&ior
altera ,efz&is affimilatar perfe» - &ori, & fuperiori, vc patet de
duobus idé on Jus trabentibus , quorum vnus eft po» - teatior altero,nam
tractio ponderis fequie tur virtutem potentioris,erzo &c. R Ad m. minorem
illius fyllog.(mi effe" affirmatiuam de przdicato infiaito , ac fi diceret
, plane» tz funt ftella no (cintilantes, vt patet ex di &is c.3-huius trat.
de infinitatione verbi. AÀ2. cum Sammuliftz dicant co nclufionE . fequi
debiliorem partem ,loquuntur quoa: attributa propofitioais ad puram fxrmam |
fyllogiími atcinétia, qualia (uat affirmatio, & negatio,
particularitas,& vniuc alitas non autem curànt de attributis on bus
materiam, qualia funt veritas , ' falfi- tas, contingeatia, & dee namforma
— aluitur etiam - bonz confequentiz optime falu in materia fal(a5 quidautem
dicendum fit etiam de attri^utis fc tenentibus ex parte materiz, di(putant
Theologiin prologo de facra doctrina , & in. materia de fide: vide
Cafil.cit.fusé de hac re difzréntem , & A». mic.tradt.2 .di(p.4.. 11. Ad s.
negatur fumptum,potius.n. rese contra fc habct y uod cum duz cau(x fübordinatz
ad cune m concurrunt effc&um, etfe&tus formae liter magis adimilatur
inferiori , uamfu- periori , vtapad omneseft in confcfo , & notat Scot.pd
3. q 7. füb A a. & patet de Sole cum caufis inorioribes concurrente;
paritas dc duopus pondus - » - - fumpta noit valet , quia iftz funt caufz per
accidens fubordinatz, nam quilibet illorü oteft aliquid illius ponderis trahere
, at przmifz (unt caufz per fe fubordinatz , "quarum vna nequit fine.
altera ctiam mini- mam conclufionisparticulam caufare . 106 Quarta Regula eft ,
quod.medium nunquam conclufionem ingreditur. Ratio eit manifeíta, tumquia
quilibét terminus bis tantum ponitur in fyllogifmo , ergo cà «medium eft bis
pofitum in przmiffis , iterü in conclufione poni non valebit ; tum quia fi in
ea poneretur, non differret conclufio à pramiffis, contra finem fyllogifmi, qui
,vtex. coniunctione , quam habent duo extrema cum medio in przmiffis , infcra-
tur connexio eorumdem exclufo medio . Sed
obijcies, hi fyllogifmi tenent , cum -tamen medium etiam in conclufione ha-
beant; omnis homo eft animal . fed homo eft homo,ergo homo eft animal . Item
om« nis Angelus eft fpiritus , Michael eft Ange- lus, ergo aliquis fpiritus eft
Angelus. Refp. in primo fyllogifmo: medium ingredi con- iam Íub. ratione
extremitatis,nó fub ratione medij; ia fecundo conícquentia te- netex regulis
conuerfionis per acc dens , nam conclufio particularis eft propofitio
conuertens maioris, quz eft vniuerfalis af- firmatiua , non auteni tenet ex vi
formz fylogitticm. - € * Quinta taadem eft, quod tàm in medio, Quam 1n
extremitatibus non varientur pro- priefates terminorum excepta fuppofi- tione ,
quz prouenità fignis, vndé tàm sedium ; quim extremitates non debent effe
termini zquiuoci , nec in vna propo- f£sionc amphari,& in alia
reftringi,quia tüc retur à termino magis amplo ad cü- dem minus amplum,aut é
contra:nec in có-: clufione diftribui debet aliquis terminus , aui nà fuerit in
przmiffss di ributus ; quia tunc argueretur à non diftributo ad diítri- butum :
vt verbi gratia , fi diceremus , omnis 5omo efl animal , nullus leo eft ho-
mo,ergonullus l«o eft animal,nam animal in maiori non eft diftributum ,i.
vniucrfali- ter fumptum,fed accipitur folum pro eo, quod elt in hominc. nam
fignum vniuer(ale affirmatiuum non habet. vim diflribuendi terminos remotos,fed
tantum proximos .i. fubiedtum non praedicatum, in conclufioae veró
dillribuitur;& accipitur etiam pro eo, quod eítin Jeone , nam fignum
vniuerfale zegatiuum vim habet diftribuendi termi-- nos proximoes,& remotos;
Er ratio vnius De viguli [pecialibus gy) cnn figira:— 727 falis huius regula
cit quia fi oppofitum il lius,quod in hac regula przcipitur ,ficrcet , tunc
effent in fyllogitmo quatuor termini , & dari poft antecedens verum , &
coníc- quens falíu,quod eft formalitimum iudi« cium malz conícquentiz. 107 Ex
regulis generalibus c. praced, declaratis defuimitur pro vnaquaque figu- ra
fpecialis quzdam regula . Peculiaris 1ta- que regula pro prima figura eft ,
quod ia ghacinque iyllogifmo eius direct có ente,vt confequentia fit bona , nec
debe: effe particularis,nec minor negati Ratio elt , quia fi maior efft
particularis s medium innulla przmiffirum. ditribuere« turcontra preceptum
datum in fecunda regula generali 5 non effzt diftributum im maiori;quia effet
particularis, neque in mie nori,cum,n.in ea medium przdicetur,& fit
vniuerfalis affirmatiua (alioquin foret ex puris particularibus) confequenter
neque in ea diftribuitur.quia vniuerfalis affirmat uanon diftribuit , vifi
fübiectum , &ideó hzc confequentia non tenetjn prima figu- r2,aliqua
fubftantia eft angelus, omnis ho- mo eíl fubftantia, ergo aliquis homo eft ane
gelus . Item minor negatina cffe non de- bet;quia runc ia conclufione
ditribueretur aliquis terminus , quinon eff:t diftributus in przmiffis,&
argueretur a non difltributo ad diftriburum contra quintam regulam ge neralem,
nam maius extremum. non diftri« bueretur in maiori , quia effet vmuerfalis
affirmatiua , ia qua przdicatum non diftri- buitur , in conclufiorie autem
diftribue- retur , que effet vniuerfalis negatiua , ir hiv perfignum negatiuum
diftribuitur tà ubicctum,quam przdicatü, quia negatio y vt aiunt,eft
malignantis nature, X negat de fubiecto,quecüque inuenit poft fe , vt nul« lus
homo eft lignum aut quidam bomo nà eft lignam, i neque hoc lignum neque illud
lignumyneque iftud, & propterea vniu lis negatiua conuercitur fimpliciter.
, noa autem vniuerfalis atfirmatiuajhac igitur de caufa hec confequentia non
tenct ia prie mà figura,omnis angelus eít(ub(tantja,nule lus homo eft angel
nullus homo eft fubftantia, Aduertendum tamen , quod conclufio effet indirecta
, poteft interd maior cíf- particularis ,& minor negatiua y quia tüc
ccffant rends, vrinfra conitabit de quibufdam modis primz figus rz indirecté
concludentibus einbici Bare fyllogi(mum effe bos num, & i tin prima figue
.28 r3 maiori exiftente particulari, v.g. aliquod rationale difcurrit,omnis
homo eft ratio- 7 nalis ,ergo aliquis homo difcurrit . Refp. concludere, tátum
ratione materiz , nam fi cócluderet ratione formz,hoc etiam aliud argumentum
valeret fub eadem forma;ali- quod animal eft irrationale , omais homo eit
animal ,"ergo aliquis homo elt irratio- nalis.. — Regula pro fecunda
figura eft, quod ex ris affirmatiuis nihil fequitur, vt patet ia foc fyllogifmo
, omnis homo eft animal , omnis equus eft animal,ergo omnis homo eft equus :
Neque ex maion particulari , vt patet in hoc alio;aliquod viués eft animal ,
nullus Angelus eft animal , ergo nullus Aa- £gclus eft viuens . Ratio eft, quia
fi ambz przmiffz effent affirmatiuz , cum in hac fi- e medium fit predicatum,
in neutra di- ibueret contra przceptum datum , quia in propofitione vaiuerfali
afirmatiua qu - ies funtillz, przdicatum numquam dillri- buitur, quia cum
dicitur , omnis homo eft animal, non eft fenfus, quod fit omne ani. mal, fed
tantum illud animal , quod eft ad humanam pce coritra&tum;vel aliquod
animal confuse. Si veró maior eft particu- laris, tunc in conclufione
diftribueretur ali- quis terminus, qui non effet diftributus in pramiffis, nam
vt patet inallato exemplo, maius extremum noa diftribuitur in ma- tori , &
dillribuiturin conclufione , & fic daretur antecedens verum , &
coníequens Regula tad i gura et R tandem pro tertia H conclufio parzicularis
eff: debet , & eid affirmatiua;Nam fi conclufio non effet par- «icularis,
iam aliquis terminus diftribuere- tur in conclufione , qui in przmiffis di(tri-
butus non effet ,vt patet in hoc fyjlogi(mo , omnis homo elt rifibilis , ois
homo eft ani- mal,ergo omne animal eft rifibile , vbiani- mal diftnbuiturin
conclufione , & non in premiffis . Sic etiam idem fequitur incon.
ueniens,(i minor fit negatiua, vt patet hoc alio fyllogifmo , omnis homo eft
animal , nullus homo eft equus, ergo aliquis equus non eft animal, vbi animal
diftribu tur in conclufione virtute negatienis ante copu- lam pofitz, cum
tamenia maiori ditriba. tumnon fit , quia eft vniuerfalis affirmati- ua, inqua
przdicatum nunquam diítribui- tur; & hz regulz funt valdé nocatdz , quia
iuuant ad cognof(cerida vitia [yllogi(morü inutilium , ia quibus fccder innétür
ali- qusdefedusdillrbugonis. — —— 1— . Pars Prima Inl. T afl IT. Cap.VAI.-
CAPVT VIII. A ffignantur midi cuiufecunque fgurd cum eorum exemplis , 108 Corde
modis poffunt in qualibet figura propoítiones fecundam quantitatem , &
qualitatem. variari , nam fecundum quátitaté quattuor fuat cóbina-
tiones,poffant .n. ef: am5z przmi(fe vni- uerfales , velambz particulares, vel
maior vniuerfalis, & minor particularis , vel ma« ior particularis , &
minor vniuerfalis; & ruríus harum fingulz poffuat fecundum qualitatem
quadrupliciter di(poai in fin» gulis figuris , aut .n. funt ambz przmiffz
affirmatiuz , autambz negatiuz , aut ma- ^ ior affirmatiua, & minor
negatiua , aut de- mum maior negatiua, & minor a ua. Ceterum ex hac tota
multi tudine fo- lum nouemdecim moi vtiles funt ad re- &é inferendum,fexad
3s. figuram | tes, quatuor ad 2.& nouem ad 1. quorum primi quatuor diredé
concludunt , alij quinqueindiredé ; ille autem modusdicie - tur diredé
concludere, in cuius conclufio. ne maior extremitas de minori ic tur, & é
contra ille concludit indiredà, in. cuius conclufione minorextremitasprzdi-. ^
— catur de maiori : porró omnes , & finguli - modi tiles cuiufcunque fizurz
his verfie —— bus comprehenduntur . : Barbara ,Celarent, aro Ferio,Baralsptom,
— - Celaentes, Dabitit, Fapefm2, Frife fom»romz Cefare, Camefires, Feflsno,
Baroco, Dara. pui, Felapton, Difamis, Datifi , Brocarda , Feri em. Quorum
fenfus difficilis non erit ,fi re- colantur , quz fupra diximus tra&. prz«
ced. cap.s. vocalem fcilicet A vniuerfalem affirmatiuam denotare, E. vni nes
gatiuam , I particularem affirmatiuam , - O particularem negatiuam 5 ille
igitur dictiones fingulos iadicant modos fyllo- pilipomm cuiufcunque figurz ,
& voca» es contentz in tribus primis fyllabis des notant tres propofitiones
fyllogifmi,qua« les, & quantz effe debeant , fi quz verà aliz vocales
fuperfunt in qui i &ioni ntur metri gratia . Primi duo verfus explicant
nouem modos vtis les primzfigurz , quatuor primifunt di- rade Auouc alij
indirc&i : quatuor pri- mz dictiones tertij verfus indicant qua- tC
Démodistiofue fps. ^ pp modi tertiz figurz . Erit igitur fyllogifmus 1 Barbera,
fi medium t uio fabi jeia- tàr, & in minori przdicetur , fintque tum
przmiffz, càm conclufio vniuerfales afür- mátiuz, vt omne animal eft fubítantia,om-
iíis homo eft animal, 2 omnis homo eft. fubftantia. Erit fyllogifmusin Ce/are ,
ac iii fecunda figura, fi in vtraq; przmiffa me- dium przdicetur, & maior
fit vniuerfalis negatiua, minor vniuerfalis affrmatiua , & conclufio
vniuerfalis negatiua , vt nullum vitium eft amandum omnis virtus eft amá- da,
ergo nulla virtus eft vitium; Erit deni- que fyllogifmus in Derapri , ac in
tertia fi. ra, fi medium in vtraque nm fubij- catur, & przmiffz ambe fint
vniuerfales affirmatiuz , conclufio vero particularis af- firmatiua, vt omne
animal eft viuens, omne animal eft fübitantia, ergo aliqua fubftantia eft
viuens ; & in tribus figuris tria protul f- fc exempla in primis cuiufque
modis fuffi- ceret, fed ad maiorem Tyronum cómme-. ditateminfingulis modis
afferre exempla iuuabit;in primis itàque quatuor modis Pe 32 gd dites
cóucladentibusità fyllo- gizatur. : : ;* . . Bar Omneanimal eft fubftantia ;
bes Omnis homo e(t animal , r« Ergoomonis homo eft " z Ce Nullum animal
eft lapis , 1« Omnis homo eft animal, rent Ergo nullus homo eft lapis B« Omnis homo eff: rationalis , r5 Aliquod animaleft homo, . j Ergoaliquod animal eft rationale E Te Nullus
fpiritus eft corpus, rj Aliqua fubftantia eft pirkus s &» Ergoaliqua fubftantia non eft corpus . 103
Hac allata"exeipla funt pro qua- tüor modis primz figurz directé concludé-
tibus, vbi vt vides, primus continet tres 3 Lo. pars vniuerfales afrmatiuas ;
fe- s conítat maiori vniuerfali n:gatiua;. , minori vniuerfali affirmatiua ,
& conclufio- ne yniuerfali negatiua; tertius habet ma- iorem vniuerfalém
aflirmatiuam, minorem, & conclufionem pirticulares affirmatiuas 5 * quartus
denique habet maiorem vniuerfa- firmatiuam, X conclufionem particularem
negativam ; in alijs vero quinque modis huius prima figurz indireQé
concludenti., bus ità yllogizatur, vt in fequentibus: exemplis . * 1 B« Omnis
fpiritus cft fubftantia , r& OmnisAngelus cil fpiritus, li Ergo aliqua
fubftantia eff Angelus z Ce Nullum animal eit lapis, l«n. Omnis homo eftanimal,
tet. Ergonulluslapis cfthomo, 3 D« Omnisleo eft animal , bij Aliquod rugibile eftleo , tis Ergo aliquod
animal eft rugibile . 4 F4 Omne animaleft corpus, Pf Nullum elementum cit
animal , 1 m» Ergoaliquod corpui nó elt elementü. $ Fri Miu homo eft muficus,
fe Nulluslapis eft homo, ; [e
Ergoaliquis muficus non eft lapis. Exemplanunc adducta funt quinque mo-
dorum in prima figura indirecté concluden- tium, vbi vt vides, primus conftat
ex majo- - ri, & minori vniuerfali;2ffirmatiua,conclu- fione veró
particulari affirmatiua ; fecundus. conftat maiori vniuerfali negante , minori
vriuerfali affrmante, & conclufionem vni- : uerfalem negantemzcolligit ;
tertius conti« net maiorem vniuerfalem affirmatiuam,mi^ norem particularem
affirmatiuam, & fimi- lem omninó conclufionem deducit;quartus habet maiorem
vniuerfalem affirmantem , minorem vriuerfalem negantem, & conclu- fionem
particularem negantem ; quintus tandem conftat maiori particulari afhrmatie -
ua, & minori vniuerfali negatiua , & colli - git concluftonem
particularem negatiuam. Modi fccundz figurz funt quatuor fe- uentes,qui tantüm
vtiles (unt ad colligen- dis conclufiones ncgatiuas, & in eis iti] fy.
Togizatur . 1 Ce Nullumligoum eftanimal [4^ Omnis homo eft animal, — re Ergo
nullus homo cftlignum KuND C4 Omnishomoeft animal ,. »ef Nullum lignum cft
animal , tres. Ergo nullucitignum eft homo; 3 - Fe: Nullum ligaumn cft animal
"ex fi Mhquishomo cft animal má
Ergoaliquis homo pon cft lignum | 3 rwn Wu CC MSRP P E ^. lemnegatiuam, minorcm
particularem af- U ' : B4 — Mo C A" - v é MA - — S. - . A $0 4 "7«
Omnis homo eft animal v? Aliquodlignumnoneftanimaf, — «€ Ergo aliquod lignum
non eft homo. £xempla nunc adduéia funt modorum fecundz fieurg, vbi vt vides,
primus cone ftat ex maiori vniuerfali negante, & mino- xi vniuerfali
affirmante, & conclufione vni- ucríali negante ; fecundus habet maiorem
vniuerfalem zfirmatiuam,minorem vniuer- falem ncgatiuam, & fimilem prorfus
con- clufionems tertius continet maiorem vni- uerfalem negatiuam , minorem
particula- rem affrmatiuam , & colligit conclufionem particularem negatinam
; s denique conftat maiori vniuerfali afirmatiua,mino- ri particulari negatiua
, & fimili prorfus. conclufione . Moditertiz figurz (unt fex fequentes, qui
omnes 'tantüm vtiles funt ad elicien- am conclufionem particularem, ac ih eis
ità fyllogizatur . Li Omne animal fentit; . Omne animal eftcorpus; — Ergo
aliquod corpus fentit; D« v4 pn " F e 6p gon "Di fs mi É Nulla planta
cft fenfitiuay Omnis planta eft corpus , Érgo aliquod corpusnon eft fenfitiuü,
3 Aliquod animal eft homo , Omne anímal eft fubftantia ,. Ergo aliqua
fubftantia efthomo - Pea: J JD« Omne animal eft fubftantia 125 Aliquodanimal eft viuens, Jf ^ E:go aliquod
viueas eft fubftantia. ^ 9v s Aliqua plantanon eft lapis , Omnis planta eft
viuens, - Ergo aligjtos yiuens non eft lapis Bro ear do 6 Te. Nullum
inima! c(Mapis, - *i . Miquodanimaltft corpus , fin 'Érgo aliqdod corpnsnon
cftlapis. | Hzc modó ad funt exempla , vt di- €ebamus tnodórüm tertix
&gurz,vbi vt vi- des, prinfüs conftat ex maiori , & minori v- niue;fali
affirmante,& concluftoné particu- lari affirmante 5 fecundus cofif'at ex
maiore vninerfali negatiua,zhinore vniucríali afr- matiua;& colligit
conclufionem particula- yem negantensstertius habet maiprem paz- tícularem
affirmatiuam, & minoré vniucr- em a f firmatiam ; ex quibus colligit có-
-maiorem particularem, & qui Pars Prima Inffit. Tract. III, Cap.V11r.
clufionem particularem affirmatiuá ; quar, tus gaudet maiori vniuerfali
affirmante , minori particulari affirmante;& fimili pror.
fus-conclufione;quintus contiaet maiorem. particularem negantem minorem vniuer-
falem affirmantem, & conclufionem parti- cularem negantem. Sextus denique
conftat maiori vniuerfali negante, minori particu-lari affirmante, &
deducit conclufionem particularem negantem : Hos autem omries. trium figurarum
modos effe legitimos ex. €o conítat,quod i ijs nunquam dari poteft. antecedens
verum, quin etiam confequens: verum effe deprehendatur ex vi anteeeden.. tis:
qued fi detur aliquis argumentan modus, in quo ex antecedente vero fequae*
turaliquid falfum, noneritlegitimus. — '' 110 Sufficientia veró horum modorum:
in ftmt figura facile deducitur ex re. ga 1s earum affignatis tàm gencre
ous,tüm — pecialibus, nam in prima figura ex. fexde« cim cogibinationibus
reijci debent omnes. quatuor purz negatiuz, & omnes quatuor" purz
particulares ex duabus primisregulis generalibus,& ex peculiari gurz
rejjcidebent omnesmodi,qui habent — noremncgatiuam,.vndé quatuor modi taxat
remanent legitim: in prima figura di-- redté cencludentes ; quia veró diximus
re- gulam fpecialem prine Gigure folum r. uie " riad concludendum direct2,
idcirco adhuc. in ea poffunt admitti alij modi indire&é e. cludentes, in
quibus etiam interdum poffit. maior effe particularis; aut minor negati- u2, vt
patet in-Fapefmo , € Frifcfomorum ,— Sic etiam in fecunda figura ex duabus
pri-- mis regulis generalibus excluduntur octo combinationes, .f..ex puris
nezatiuis , & puris particularibus ; & ex peculiari eiufdé regula
exchiditur combinatie €x vtraque prami(fa affivmatiua, vel ex majore parti- culari,
& vtraque ifta combinatio poteft bis* fieri, .f. vtraque affirmatiua cá
maiore par- ticulari, & minore vniuerfali ; vel é contra, - & vtraque
maior particularis exiftente pri. mapramiffa affirmatiua, & fecunda ncga-
tina, ve[ é coatra , vndé remanent tantum. quatnor modi vules fecundz figura.
Sic denique in tertia figura ex us allatis regulis generalibus o&to
excluduntur come binationes etiam ab alijs figuris exclufa : & ex
fpecialiregula eiufdem , quod minoti exiftente negatiua nibil conclud'tur fiue
maior fit particularis ,& minor vniuerfilis fiuc € conu , & fic c. i -
come — prümgü. ^ habent mie — AU y E. tur alim dum — & ^ mnznnmdb s SRM $1
voc Demodiscuinfque fegura combinationes, vnde fex tantum rémanent modi in
tertia figura,ex quo tandem fequi- tur modos vtiles fyllogizandi effe nouem -
decim,cateros vero inutiles,& vitiofos,co rima eis aliquis dcfe-
diftributionis ; de hac fufficientia vide Scot.1. Priorum q. 22.23. & 24.
Contra fuficientiam modorum primz figurz obijcies, Primó quod fint plures af-
tis, tum quia poffunt in ca dari alij : modi direc? concludentes;v.g. Barbari ,
& Celabo , quorum primus ex przmifüis vni- verfalibus affirmatinis
concludit particula- larem affirmatiuam , alter veró ex maiori vniuerfali
negatiua;& minori vniuerfali af- firmatiua concludit particularem negatiuá:
Tum quia cum quarta fi ex dicis non fit diftin&raà prima. , eius modi , qui
funt Y. Bamana,Camene,;DDimari; Fimeto, ad ipfam - pertinebunt,cum bené
concludant, Deinde vrgcbis ex alia parte, quod fint pauciores ; or Arift.
1.Priorum c. 5. folum duos mo- s indirc&tos enumerat in prima figura , -
Refp.adprimam duas illas combinatio- nes contineri in Barbara, & Celarent,
quia fub vniuerfali particularis contin etur: hinc 14 m nec Petr. Hilp.horum
meminiffe. modorü , quia Arift. ait, quod omnis fyllogifmus, qui poteft
inferre. conclufionem vniuerfalem., poteft etiam in i riub alternationem iflius
ad. illam . d AR Od monet Scot.r. Priorum q. 22. diuer- firatem modorum
attendendam effe penes p -premiffasnon autem penes conclufionem, vt patet. ex
multitudine combinationum allata. Modi autem pro-quarta figura in- uenti- nen
differunt à modis prima , nifi ex fola tranfpofitione premi me sréiticoMi, ix
dues talis Stanfpoliio non diuerfificat c iter quartam ngu. ram a»prima ex
ditis t.e DÀ nds i .. Égura variabit cffentialiter modos . Ad - : fieoskerm
parte Tatar. 1, Prierum q fe - o - Ta ME » LJ p-fig.art.1.6. primo
fcsendum.,quem Conimb.ibi c.7:q.3. art; 1. inquit Arift.enumeraffe tantum
modos, qui dif ad untur à directé concludentibus non fo- m in conclufione, fed
etiam ex parte pez- miffarum ,quales funt tantum illi duo; alios tres non
enumcrat ,quia non multum dif- ferünt rw , cum illis fint áamiles in miffis . a
.. Deindé contra fufficientiam modorum fecunda, & certig figura obijeics,quod.in
es »6 ux S notat Sotus lib. s.c.4 lec.vn.not.s:nec Arif. - -: ipfis poffunt
affignari modi indire&é con- Cludentes non minus; in prima , ergo. funt
multó plures enumeratis; probatur af- fumptum , tum quia nedum Scotus cit. & cüeteri communiter ità docent , fed ctiam elt
expreffa Arift. doctrina 1. Priorum c. 8, ibi n. loquens de duobus modis primz
fi, gurz indirecté concludentibus Eapcfmo , & Frifefom,fubiungit fieri
poffe confimili- ter, & in alij5 figuris , hoc eft poffe pariter in illis
indire&é-cóncludi , vt ibi Aucrrocs exponit; tum quia ipfa experientia
vrget , vt Doctor oftendit loc. cit. nam 1n Cefare & Cameftres in fecunda
figura , Darapti , Difamis, & Datifiin tertia cum eadem di- Ípofitione ,
& ordine przmiflarum poteft conuerti conclufio , & à conuería ad cou-
uertentem eít bona coníequentia, in tali autem caíu minus extremum pradicatur
de maiori, quod eft concludere indirc&té; Cocteri ctiàm modi earundem
figurarum, .f-Feftiuo,& Barocco in. fecunda, Felapton, Brocardo, Ferifon in
tertia poffunt indire. && concludere per tranfpofitionem prz- miffarum;
traa(pofitis.n. przmiffis.conclu- fio , quz prius erat diretta, ficindirecta,
Xc. e Refpondent aliqui , quibus confentire videntur Fonfec. lib.6. Inft. cap.
13. & Co- nimb. t. Priorum c.7.q. 3. Poncius difp. 20, Log. q.5. n.$5.
negando affumptum ; quia Bis indie etenocudineumy radicatur minus extremum de
maiori, fcd id. contin- ere nequit in fecunda, & tertia figura, in is:n
figuris defignari nequit maius , & minus extremum ex coniunctione cum me-
dio in przmiffis, fed tantum in cenclufione ex coniunctione ipforum adinuicem ,
quia jn illisvtrumq; fubijcitur in fecueda fgu 1 ga,vtrumq. pradicatur in.t siu
ego uris, in erit maius cxcremum jin his fig «onclufione pradicat inus , quod
in ead. m fubijcitur ;quareimplicabit in adie- &o;dicere poffe n his
figuris minus extre- müm przdicari,& maius fubijci; Confirmát Ad ex Arift.
qui 1, Priorum c. 6. hoc pacte videtur in his figuris maius, , & minus ex-
eremum defigr fodumak is extremi. in fecunda gura effe, quod eft magis pro-
pinquum medio, minus, quod cft m " s. di- ro- motum ,.& é eontra
sesedqe .€,j maius extremam effe, quod Jongi ftat à medio, minus, quod cft m. Ü
inquius.Con rmant tandem,lga eioxrue fSu non hab dielioncs i modos indire pier
Op 05; indicantes modos. T 4 v4 ": " , [DN X ^v. $22 Pars "Prima
Toftit. Tra. TIT. Cap.VIIT. &tos, ficut in prima , fignum euidens non —
fiogis fimplicis.Si vero concludatur iadire" dari incis modos 1ndire&é
concludeptes , été per tranfpofitionem pramiffarum , vt ficüt in illa . in
cateris modis fecundz,& tertiz figure» 111 Oppofitü tamen verius
eft,vtoften-— adhuc modu$ indircctus non erit effentia- dit ratioallata in
argumento ; & funda- — liter diuerfus à dircéto, quia ordo pramif- mentum
eorum falfum eft , maius .n. & — farum non fufficit diftinguere modos
fyllo- minus extremum generatim loquendó de- — gifmorum:Itaq;ad argumentum
principale fignantur in przmiffis ex coniunctione cü concedendum cft affumptum
, neganda Íe- medio, non in conclufione ex coniundio- quela ob rati onem modo
allatam. E31 ne corum inter fe, vndé illud dicitur
maius n extremum , qe digniorem d C * CAPV T IX. in przmitfis , .f. in maiori
cum medio, i . SU extremum , quod obtinet minus di- De Reduttione Preis snper
fallen, gnum f. in mipori ; tà docuimus ex com- ivt x 7^ Le e STR c.s. ergo
etiam infecüda,& — 11a A EETOEM c.1.in fine. diftin- tertia figura
dillin&io maioris , & minoris guit penes formam duo fyllogif- extremi
fuméda eft ex ordine premiffarü, morum genera, perfectos, .f. & imperfe- nó
veró'ex fubie&tione, & predicatióné ip- — &os,illos appellat
perfectos;qui nullo indi- forü in cocluf. Neq. oppofitü docuit Arift. gent, vt
eorum vis, ac neccíliras i conclu- cit.nam longe diucríus eft fenfus verboó- —
dendoappareat, & huius generis funt tane rumi ciu*ab eo, quem, Aduerfarij
praten- tum quatuor modi prime figurz,in. quibus dupt,vtibiexpoait Sueffan com.
45.ab A- — euidentiffima eft «is cónclufionistiniperfe- uerfa rclatus q.2 5
fe&t. 8. & textus ; vtíó- tosécontrdyocateos;qui indigent "n nat
jit obícutus eft ,vt non magispro'eis, probatione,vt corani nélefh -
pronobisaddnciqueat.Non fuitau- diéuidemtérappareat, &huiu$generissüt ——— ^
m c - 4 dicantcs modos indirectos fecundz,X ter- — concludentes,quam cete
figura- tizfigurz ,vtfa&tum eftin prima , quia vc. rum , elle dirctte
concludant , nam c. 'üm vem neceffe diftinétas dictiotiesaffignarein — tám
reliqui modi sees eder o riakarum notat Auerfa cit. longe maiorem habent —
neccffitas cencludendi non eft ttà i , differentiam modi indire&tiyrimz
figurz a — drfin indi&eat aliqua probátione 3 Ex. directis,quarnin caters;
rationem affignat pdttt fyllogifimum
imperfectum hic n Scot.cit; quia fi concludatur ind reci? per zceipi cá modo
,quo dicere folemus Enthy conuerfionem conclufionis , vt ft m Ctfa-— menta effe
f eni imperfe&un:,, ! 5e; & Canieílres fecündz figutz , Darapti,
nimirum cric pars intrinfecá,S effcotia- Difamis & Datifi tértiz , fuf&étupt ijdem —
Irs ad fyllogifiunrneceffaria. , pur, "modi,nam frin fecida fizura fic
condiada- — fenfu fyllogifmi cuiufcunque figura funt ^ mus indire&é, Nullus
lapis eftáimmal,om- perfecti, igiturin prz£ nti üllogifmusime — mis homo cft
aninia! , ereo nullus lapis «ft. perfc&ns pro eo fumitur: , cui Squid eui-
fiomo;adhuc ite fyllo jmuseftin Cefare, déptis de ; vtiudicetür enide:ter con-
fic etiam fi in tertia fiZura fic conéludamus ludere: ; hataiitem elt
imperfcttio qu - 44 (4 E Fatal éftviucns , omne dam áceidéralisdummtaxit,
itànótàcTatar. — eft fubfizntia , sd bucifte (yllogifmus ctin. fie.Solia atormodrprim
figura. "Darapti: & ratio eft quia vt docct Arift. 1. dicuntür
perfcáti;& euidenter ce $5 "Priorum de fyllogifm. poteftatibus , ficut
vt'ait Tátar.Ge, .4sdraiur C cundo quia fo. ogifius inferens conclüfiooém
vniter- —?i ipfi regulanturimmediaté per Lenin ME l«m poteft etiam inferre
particularem — dies de emwi , C dsei de mullo , qua inc '€x vi confequentiz
fübaltermationis , ità ejsfit eai
applicatio eorum, quz di- quiinfyrt vnam conctufionem inferre pote cunras vel
aegantur vn:uerfaliter , adea. , nit ftm vides ex vi cónfequentiz "quz —
rere ra p reno conücrfionis , Cefare infertdire- pam in eis perfecte
diftribuitur me $0 illam mio rae tiegathaleh e Sadiré*e , omne "animal cft
fubftantia, ergoaliquod viueris Sel aem a rüfilendumjnfi- —— » potent -jnyieri
jn qua flat vniucrfiliter cy parte b» uertntem, & fi— fobic&ti; cü
pofteain minori przdicetur, — Darapti fest duci illam: larem hecipfo
emdcnterofteoditurillud, dequo — — d tiwfer-
pradieatur contineri fübeius «miuerfalitas — fusmqonuertentem ex legibus
conuer- — te,& confequeptcr conuenire illi id qm B. 3 I M ! —— LER z: !
"I " £ 2, A De redaélione modorum impevfz&lusad pevfePlus.— 9.3
de.t4li medió. vniuerfaliter pofito przi. eabatur i maiore, vel ne ur , quod
eft immediaté regulari per dscj de omms & disci de nullo; alij veró modi
dicuntur 1mperfc- , €i, & minus euidenter concludentes, quia fon immediate
regulantur per hoc princi- pium, nec in eis fit euidenter applicatio fu» pron:
ad ea , quz fub ipfo contiaentur, fed regulamtur mediate, & idco reducuhtur
adillos modos perfectos , & per cos pro- tur? vndé vt monet idém Tatar.
aliqué modum reduci ad alium non eft de vao fa. cere alium, fed eft
confequentiam, vel ine. üidentiam vniusoftendere. per confequen- tiam , vel
euddentiam alterius, ,113. Duobus autem modis imperfe&i [roni adpe eas
reduci poffunt,pri. mó en Ey Kinda 4. impoffibile; pri- reductjo dicitur
oftéftua , quia per eam, apum nd dimus, & 3 ide monftramus fyllogifmum
aliquem regulari ' dici de omni, X dici de nullo;altera di- itur ad impoffibile
, quia per eam dedyci-. 1 conlequenciam fyllogií(mi vallée dior olopofi Pes VU
ARSQUTSDENS VL IDPORCICSK gulatio per dici de omai , & denullo. ... .
Vtautem ácilius, & line frere ges Ulis red Aia exercinnta g [unt litere.
initiales fingulorum Let ur nia ^n. oftcafiue illi fylogi finrad modum pri- ma
figurz, qui a ; m litera incipiunt ,, . . xtParalipton ad Barbara , Cefare ad
Cela- bon aia 2d Datis [tina t, Darapzi ad. ino ad Ferio,& fic de 5;
aduerteniz funtinfüper qua- tuor aliz confonantes , quiz in medio , y fiae
nominis fingulorum imper. iegoctpn rgeg enun vt S.P.M, C- gam li- tera S cat
propofitionem indicatam Mn fibi immediaté przcedentem conuertendam effe
fünpliciter , P perac- cidens, M defignat conuerfionem | non fuf- ficere, fed przmiffas
tranfponi, debere. fa- ciendo de maiore minorem, & € contra. C demum.
" dendi aliquod impoffibile, Me eder des ed ararur :Aeduetto Miua fit per
cóuer-. gensis sepe Miner fi wif matis Worms mem. e deo. "RES »* I : Me.
suben utjunca cono re quatür per conuerfionem * t Isa. $ vult fimpliciter
perti, D vera p v acct, COM wult tranfponi , C pr tmp[fibile duci. Q 1^ad adhuc
vlter us exemplis declara- tur, Cefare qui eft primus mo jus imperfe- &us
fecandz figurz reducitarad Celarét, vt indicit litera initialis C conuertendo
fimpliciter propofitionem indicatam per, E,quzimm:zdiaté pracedit S , ni nirü
ma- iorem yniueralem ncgatiuam, vt v.g. hic. fyllogifmus factus in Cefare,
aullum ignit elt animal , omnis homo efl animal , ergo nullus homo eítlignum ,
reducitur ad Ce- larent, fi dicamus in maiori propofitione y nullum animal eít
lignum . Darapti, qui eft. primus modus imperfectus tertiz figurz,, reducitur
ad Dari] , vt indicat litera initiz-, lis O fada conuerfione. minoris per acci-
dens , vt denotat litera. P. quz immediate equitue minorem, vaiuerfalem
affirmati-, uam, vt denotat litera A , vt v.g. hic fillo-' i(mus fastus in
Darapti omne animal eft ubítantia , omne animal eít viuens , ergo aliquod
viuens eft (ubítantia, reduciturad Darij, fiin moon dicamus, aliquod viuens elt
animal. Baralipron , qui eft modus indi- Lus primz figurz reducitur ad Barbara,
vt petit litera prima conuert endo conclu- onem per accideus , vt poftulat
litera P , quz reperitur poft vocalem I pofitam in. tertia fyllaba, cui
refpondet cóclufio, & ita. hic fillogifmus fa&tus in Barálipton, o
ducitur ad 2; fi in conclufione dica. mus, omnis horto eft fubítantia : vbi
tame notandum eft cum Tatar. tra&t.5. conclufio- nem d* Baralipton non
poffz in hac redu- Gone dici proprié conuerfam per accidés, quia particularis
affirmans ex. regulis con- uerfionis fupra traditis non comuertitur int
vniuerfam a em , fed in particulare, fed pocius reductam ad fuum ftatum natu-
ralem, quem feruat conclufio de. Barbara quz cum fit vniuerfalis affirmatiua, o
timé conuertitur per accidens in particularem tem , conuertitur vel potius
reducitur conclufio. de Baralipton in vni- Bev pec aou nam cum iint ezdem O0
lipton, & ad c à de Biburs fes ralipton fequitur particularis 12, a ARN id
(equitur ad confe [ep Wurepuy uitur etiam antecedens ; ex his exemplis auno
Ambien B BLA LLL oochab!OssBrlb LIL,LUL. .LNAT"ouscob. a 84. difcere
redu&ionem aliorum modorum , nam Dabitis efficitut in Darij conuerfafim-
pliciter conc'ufionc , vt petit litera S, Fa- pefmo manet in Ferio maiori
conuerfa per accidens, vt petit P, & minori fimpliciter , vt petit 5, &
facta prxmiffirum tranípoft- tione, vt petit M. & fic de fingulis . Bonitas
vero reductionis oltenfiuz per conuerfionem propofitionum,vt notat 1dé
Tarar.fimdaturinilla regula generali fupe- rius tradita, quicquid fequitur. ex:
confe- qucnti bonz confequentiz, fcquitur etiá ex anteccdente, cum ergo fit
bona confe- quentia à conuerfa ad conuertentem;quic- quid fequitur ex
conuertente fcquitur ex conuerfa, t-lis au'em conclufio fequitur ex
conuertente, vt patet in fyllogifmo perfc- &o, ergo eadem conclufio bcne
infereba- tur ex conuerfa, q erat przmiff fyllogifini imperfc&ti,& ob
eandem rationem infyllo- gilmo rines non femper infertur eadem omninó
conclufio, quz fuerat in imperfe- &o, fed conuerfa illius vt in
Cameftres,nam cum conuerfa poffit inferre conuertentem, füffcienter hoc. modo
probatur conclufio' jniperfcati fyllogifmi: Diximus autem omn-' nes modos
imperfe&tos poffe reduci often- Ímé ad perf-&tos exceptis Baroco ,
& Bro- cardo, quia cug altera pramiffarum in eis fit particularisnegatiua,
quz conuerti non contrapofitioné, teft, nifi in fei x d altera vniuerfalis
affirmatiua, quz taptü — ri fireducere- conuertitur per accid.ns, tur oftia ,
fieret Mog; Ts $ ex puris ticülaribus, — ' poen "114. Reduétio per
impoffibile fit cum ne- gàta confequentia, feu conclufione fyllo- £iími ab
Aduerfario (fub pratextu, quod rion fit informa ) fit ptopofitio contradi-
&oria conclufioni negate, cx qua cum alte- raex propofitionibus conéeffis
fiunt tales pramiffa,ex quibus inferátur concl.fío có- tradistorta alicui ex
pramiffis iam concef- fis, vnde cogrrür Aduerfarius vcl ticgare; quod 1anr
concefferat , vcl cohcedere düo contradittoria fimul cffe veras & fundati r
bic reducendi modus in illo principio, /» Vena con[équemtia ex contradiflorio
confequ£- gis fequitur contradsclorium. antecedentis : & hoc genere:
reductionis pcffunt. reduci ogincs modi imperfedti cumfcunque fuc- zintfigure
ad perfc&tos,vt docet Tat.tract, sin apenidn- fecuridz Brei tris u e 1e
figi $.Quarrs ,X ra- tio eft , quia in omni modo vtili ;1n quo nc- gatur
confequentia, debet concedi comtra- E Pars Prima Infiit. Tratl.1ll. Cap. Ix. antem, Darij, O particularém
negancer EXON U. W «.* » 9 dictorium e us, quod negatur, ex qua con.
trádictoria conceffa, '& alcerà przsuffa co- ceff; cquitur contradictoriü
alterius; fpe- cialiter tame: Baroco, & Brocard» dicun- tur per impoffibile
reduci, quia alio mo 1o réducibilss non funt: Vt autem rité calis re- ductio
fiat; hoc datur zenerale preceprumj | vt fempcr atteodatur ad conclufioaem
illa- tam, & famatur cóntradi&orium eius,deia- : dé ponatur illa pro
vna e prmiffis cit ale tera, & inferatur conttadittóriut,vel cona trarium
alterius przmiffx conceffz , fic .n. deducetur Aduerfarius ad impoffibile ;
qued eft duas contradictorias, vel contra- rias concedere. Sed vlrta hoc Umum
przceptüm tra« dit Tar.cit.etiam Merian regalas pro fin- gulis fizuris, vndé
ait, quod modi [ren figura reducuntur per imp ^ffibile fumendo contradiétoriàm
concluftot;s pto minori, & retenta eadem maiori infertur contra- — ria ,
vel contradictoria minoris conceffa; - modi terti figura, reducuntur pet imp«
fibile fumehdo contradi&torium concla nispro máiote, & retenta eadeth
minori fertur contradi&torium, aut cgntrafiüi mae - nbn iem d gaitcu r ntc
étianrreduci pi : le fikicódo nca Anda ) ro maiori, & ponendo maiorem t
oris conceffe . Vt autem dignofcatur ad im: ipepiiore inn Eme beat reduci per
impoffibile , n ft habendá cao tnitialis Ski eru fuperic eias Moy fire.
ocardo,quí reducantur dd Barbara, fünreridó conrradi- Proeraetee UA hr ser
falis affirmatiua) fed'obferuande fiut qua-— taor dictiones à Dialecticis
inuenta, Me- feiebatir, Od iebawi, Letare, Romanis in qui- bus quatuor vocales
reperiuntur A, que fi- gnificat modum perfectum vniucrfalém alfirmantem, .f.
Barbara, E vniuerfalem ne- gantem, .f. Celarent, I particularem: affir- icm
iind ime lee y entibus: qua : focndg quis eoa ic oer eb focinde Sgurg crtias
Pei cóficeffic, non quideai i animal etl
rifibile fi - De'velullione modorum impefadpof. — $3 libusjque fex tertie
figure nodos defignit, itaqüe modus impettectus refpondens vo- «ali A réducitur
ad Barbara; rcfpondens E ad Cclarent, refpondens I ad Darij.refpon- densO ad
kerio ; Vt Vcró regu.e tradite pro fineulis figuris memorie mandeatur , notanda
fant quatuor carmina, Quorü duo prima feruiunt prin e figure * Maior fit mimór
, frt contrádiflio mor , CC Dempto'Celantes iniquo conuertitur érdo , eruat
maiorem , "variatque feewnda ii- norem » J " » |Tertia maiorem *ariat,
feruatque mimo- -- Vbi variare maiorem,vel minorem eft lo- co maioris; vel
minoris fubftituere contra- di&toriányconclufionis i di if- mi; uxtà ML po
zm leni in quacunque figura 5 ic -fyllogif- Pis i» Ralipton , Omne animal eít
(ub- ftántia;oniínis homo eft animal, ergo aliqua fubftantia eit homo, fi
negetur coaclufto , fümatur c ofitio'lli contradicto» peti eritnlla fubftantia
eft hómo;tunc Jllatur: níj&or , & pto'ea fubrogetursmae ior, & fic
inferaturin y 1 ftantia eft homo; omne animal eft fublan- tia, crgo nullum
animal eff homo; iam jftà propofitio
contradi&oria eft minori, quam mmediate , ne- — beh : Iyltoa m romero
accidens. 'Fiathic efare Nulhis honio eft rudibilis, eni dioesed ruéibilis,
ergo nallus afintts efthomo,fi nez k f- conclufto , affumatur €ius €ontradi-
"Qhoris; que eft; aliquis afinus eft homo ; & fétenta piajore ponatur
i(là propofitio pró mirióre , deindé inférütur conclufio in. Fe- rio, hoc
Pacto, nullushomo eft. rüdibilis aliquis afinus eft homo; ergo Mi quisafinue
tionc ft rüdibilis; qua conclufio eft conrra-
di&toria minori taii cenceffz;. f. omnis afi- ris eft rudibilis. '
Fiat tandem hic Mare. musii Darapti , omine rationale eft rifibile , émie
rationale éft'animal ; ergo aliquod erhzc conclufio, fumatur contradictoria
eiusque erit, nul. ]um animal eft rifibile, & ponatur pro ma- jore retenta
eadem minore, & fic inferatur —s ori Nullum animal elt rifibile, om
rationale eft animal, ergo nullum ratio- nale cft rifibile, que conclufio eft
contraria maiori conce(fz , & virtualiter contradi- squia fub vniuerfali
continetur parti- eularis: exempla de Baroco, & Brocardo ^os adducimus ,
tum quia yeffim adducun- ^p türab alijs, quáfi non agnofcant alios mo- dos per
impoffibile reducibiles ab iftis; tum quia; & tpfi feruáat leges pro
f:cunda, & tercia figuraaffignatas. ^? Denique Arilt, i "Prionit- c:6.
docet ali modum probandi fyllogifnios imperfe&os f. per expofittonem, fer
perredactionem ad ívlloci(munr expofitorium; qui folá iu. feru:t sis modis
tertiz fizure , & pra&i- catür fic,vt docet Tatar cit. fub medio có-
muni fumitur terminus fingularis ( qni eft médium ir éxpofitorio,vt poftea
dicemus) cui vtrumque extremum tribüitur, indé- que elicitür eadem conclufio ,
qui erat in Íyllogifmo ex medio communi , vt v. g. fit xalisfyllogifmus in
Darapti , omnis homo eft aninial, omnis homo eft rationalis, erga aliquod
rationale eft animal ; fi quis hanc cónfequentiam reget, próbari potcft fu-
mendo aliquod fiogulare fub! homine hoc modo, fi omnis homo eft animal, Petrus
eft "animal,fi omnis homo cft rationalis, Petrus eft rátionális , tanc fic
ar&uitur, Petrus eft "amimal Petrus eft rationalis, ergo aliquod
rationale eft animál ; & quia quicquid fe- wuitür ex confequénte , etiam
fequitur-ex antecedente, eum conclufio bene fequatür "ex pramitfis fiagula
ribus ;qua inferebán. tur ex vniuerfafibus, e itur eandem con- élufionem bene
fuiffe illatam ex pramiffis —iniüerfalibus , & hac de caufa hic modus ndi
fyllogifmos vocatur per expo tione RAN: oftchdituf valere confe ii- 'ttia
qiodammodoad fenfum, quia (ub ma "dio cotmmuri fumiturfingulare fenfibileg
"defe ruit antem hic niodas determinate pro terti : gis ,quia cum hzc
habeat omnes 'conclufiones particuláres , & propofitio particularis bené
inferatur à fingulari, v.g. Petrus currit;ergo aliquis homo currit, fa- tis
congruenter per fyllogimum expofi- Toriumprobatur. ^ ^ EEUBMI CAPVT X | De
varijs fpecicbus fyllogifmi catbegorici, 1$ A IK n E Re TER DR Ípecics cà» -
" thegorici fillogi(mi . iA theg - Prima fpecies eft eoruin , qui € 23 ^
medio, Motmceiie, communibüs, hucuf gi Orcs re» See fint eradites Megdeo uifq:
1fto- rum dicitur fyllogifmus commdüois.. ^: Vipeve eg sus Tihy ondes ex medio
,&alijs cerminis fiae fin po $6 pofitorij', eft autém (yllogi&mus
expofito- rius, vt notat Latar.tra& 4.affiznando ino- dos tertiz
figurz;& i. Priorum q. t. $. Dw- kitatur tertio, ex Doctore 1.d.2,q.7. Li.
in fol. ad i.prin.pro 4.4. euius milium efi ter- minus fingularas fingulariter
, &p wniuscé tentu: , & idco diftribui nequir,nec vniuer- [alizari, (cd
otius perfe&te dz bet fiagula- rizari, nam fi perfcdté, & complete non
fic fingularizatus , vitiofus eric fillogifmus , q» maximé obferuandum elt , ne
ecipiamur fillogizando in terminis diuinis ad abíolu- tà pertinentibus,vt v.g.
funt De»; e effen- tia dinina,quia.n. non funt completé fin- gulares, (ed
zquiualent communibus , eo quod reipia p pluribus perfonis communi- ,cantur ,
ideo non funt apti ad fillogiflmum .expofitorium, yt fupra c.6. docuimus cum
Do&. cit, & tenet Auerfa tra& 4. cap. 15. & ideo non valet ,
hic Deus eít Pater, hic Deus eft Filius , ergo Filius eft Pater , quia medium
non rfe € tur , vndé tendum eft illo tanquam termino commu ni ,&
perfc&é diftribui , vt confequencia ponet. bac mado, omne quod eft Deus,
icquid eft hic Dcus , eft Pater , quic- dud eít hic Deus,eft Fi ii ergo ef * Y
qol cquestia tenct, fcd przauifz Íz; quz etiam eft communis dei miftarum
Sot.lib.5.5.p. c. 1. Bannes Ti c.9. Complut. fuma. lib.5. Ioan. de S, Thé.
lib.a.cap 8. Season pq. 24 art 3. qua- T. .xe hac erit r tin filloz . Mk avo ro
V a dia. seiete di diltribui ex (upradictis,ità bo- €quentiz Js ifmo expo- yos
ri uar ace mediü, effe per- fe&? fingulare, & incommuaicabile, Dici-
tur autem hic fillogifmus expofitorius (vt cn Mn quid nominis explicemus ) eo
quod Ípicuus , ac euidens , quia elt de. pice 1 ; s nobis notis, vt. rem veluti
an- te oculos exponere videatur, 116 Duplex vero eft expofitorius fillo-
gifmus, a. tiuus , cuius .f.ambz prz- milfz funt afirmatiuz tiaDA , cuius
"f. altera prziniffarum negatiua eft,& con- fequenter concluíáio;
principium regula- tiuum pro afüirmatiuis, vt notat Tatar. cit. yes psp (eidem
fint es- ipfa snter fe funt eadem, tt. uis eft aliud, $««cunque ne, prónepi od
"tertio, illa megantur de fe inuicem, &idim. merità nezaat
Conimb.i.Priorá c.6. q. va. art.1. quos vga rou 3. Ct;
'um quiahac cit d ina veterum 3um- 9. ; " . Pati Prima Infli. TF. rac LE
Cáp, X. Y mulift, communiffima, tum qnia C6 (tens dimus vim illius geminati-
principij i apparere in fillozifmo expofitorio denn in alijs, vbi etiam íolutz
(untdif&cultates —-— in oppofitum . Quamuis autem poffit hic fillogifmus
fieri in. quacunque figura fer- uata femper affirmatione , vel negatione , uam
defignant moi,nam in prima poteft 1C fillogizari)hic homo eít Rex ,, Petrus eft
hic homo, ergo Petrus eft Rex 10 fecunda fic, Petrus eft hic homo Paulus non
efthic homo, ergo Paulus non eft Petrus »frequé- tiustamen,& congtuentius
fit. in tertia; in qua medium fubijcitur , q maximé.con- D uenit terminis
fingularibus fubijci in pro- pofitione;vt Petrus eft albus;Petrus mo, ergo homo
eft albus, acideo Arift.de —— hisin hacfolafigura meminit. r., Priorum c7.
Cauendam tamen eft , cü fiunt in ter» tia, ne minor fit negatiua iuxta regulá
ter« tiz figure , vndé non valet.,Petruseít ho« mo, Petrus non eft Paulus ,
ergo o - eft homo , variosauté — di hunc fillogifmnat in 2 S recenfet Auerfa
trad. pd bone y j gom ; IM i i a sonum. y ,quiconfant x t ^ 2t d & vtr pé
tts quadam f M. 2x pns ilbrequia talis tien differt ab ib eoisinien - dor i ras
aas 5 MA gaps vd vriqieen e lare,vel vnum fit cómune,& ali TX ,; &
quidem in omniu L s e CR. icfformari , in prima mi efformari , in Veg omnis
homo eftanimal , Petrus ud : ergo Petrus e Dem imd nep homo eft xat hone 2 Hw
sooneilais " d are cadres vi Pene Petrus ; in tertia [1 ata nis homo eft
animal,quidam homo ci Pe- o Petrus elt animal: videatur Auer fa facit vbi
Cap.16. etiam varios modos gnat conficiendi hunc fillogiímum. in fin- — figuris
. MÀ fpecies eft eorum , im, quorum ali» , vel M pa int c P * | /CoDe fptebis
Syllügifi cadagiria, — $7 Lent ed t fe famptus, poffit fubijci , vcl przdicar; , omnis propofitio ex obliquis
conítans ad ipfammcet ex re&tis conftantem reduci debet; & tünccláré
patebit;an recté Bloginne cx talibus propofitionibus con- atus concludat, id ,
quod Arift. docuit z. Priorum c.357. v.g.hac propofitio, hic liber eft
Francifci ad hanc reducitur; hic liber cft aliquid poffeffum à Franci(co ,
& hic fillo- £iftus,omni calori contrarium eft ee quzdam*qualitas.eft calor
, ergo cuidam ualitati contrarium eft frigus, ad hunc re- ucitur, Omnis calor
habet contrarium frigus , quzdam qualitas eft calor, ergo quzdam qualitas babet
contrarium frigus, vel potius , calor & frigus funt contraria, . quzdam
qualitas eft calor, ergo quedam emer Uia funt contraria ; itaque uiufmodi
fillogifmi ex obliquis reducun- tur ad 1ectos, & intantum bené concludüt,
inquantum confici poffunt in terminis re- €tis; aduertetamen in his, &
fimilibus fi'- logifmis obliquis feruari debere regulas F^ age ; & formari
poffe in qualibet i17. Quinta | fpecies dicitur fillogifimus modalis ;&
eftille qui e vtraque pra- miffa modali:,: ve! altera tantum , fiue fit modalis
diuifa , fiue compofita , & confici poteft fecundum omnes quatuor modos
nempe de poflibili,contingenti impoffibili, ac neceffe, &in quacunq.
figura,vt v. g..in prima , neccffc eft omnem hominem effe auimal,néceffe eft
omne rationale efft ho- « minem € oniris homo eft rationalis. , er- | gont cffc
cftomne rationale effe animal ; mi fecunda figura neceffe eft- nullum lapi- dem
efft animal. , ncceffe cft omnem homi- pem e(feaninz] , vcl omnis homo cft ani-
mal ergo üieceffe cft aullum hominem effe Japidem 'ititertia neceffe eft omnem
ho-- minem cffe atítiia] , neccfc cftomaem ho- ^mmnem-effe füb(rantiam , vel
omnis homo. [ubftantia, ergo néccffe eft aliquam fub-- Nin ef animal ; frequens
ramen. vfus huius fyllogifmi eft cum altera: moda!i tà-- tum,vt omnem hominem
currere eft pof- fibile , aliquod animal eft homo , ergo ali- boe einmerin ett -— M eft.
éritia; y ratio eft; quia maior propófitio serere huic ,onin;s homo po: teft
currere; cum qua , & minori, & coníe- quentia conficitur fyllogifmus in
Darij , vndélicet totum:diétü dicatur à Dislecticis efft-fübie&ü foli ram
bom reipfa eft fubie poffibilis curfus .. ..— Gum, dequo pradicamur LU '
Poffunt. antcm. tiones modales cum alijsde incffe ad conftituendum fyl-
logiímum modalem quintupliciser 'com- binari,vt notat Tol et.lib.4.c.16. primó
cum vtraque, propofitio eft de modo neceffa- rio. Sccundó-cum vna eft de
neceffario jal- tera deineffe , Tertiócum vtraque eít. de contingenti. Quartó
cum vna cft de contin genti , altera de ineffe: ;Quintó demum Cum na eft de
contingenti , alterade ne- ceffe,& iuxta diuerfitatem combinationum
diucrías feruant regulas ,immó eadem có- binatio interdum in diuerfis figuris,
& etia in diuerfis modis eiufdem figure peculia* res habet rezulas;cx quo
factum ett; vt fe- rétot regula congerantar pro fyllogifmis modalibus,quot
fürit modi figurarum,quas roindé recenfcre nimia foret prolixitas.& 1deó
breuitatis gratia paucas quafdam ge- nerales,& aliquam fpecialem magis
neccí- fariam adducemus ; Et prima eft;quod fi in fyllogifmo iu quacunque
figura confeéto ambz propofitiones fint modales, conclu- fio quoque miodalis
erit, vel faltim calis de- duci poterit , nam fimiles propofitiones confimilem
inferant conclufionem; fi vero altera tantum fit modalis; non fequiturne-
ceffarió conclufio modalis , vt docet Do- Gor p. d.55. ad 1. argum. z. q.
vbinotat ex vna de ineffe, & altera de poftibili i, vel con- tingenti non
neccffarià inferri conclufio, nem de poffibili , vel contingenti ; &hoc
preíertim verum elt. , quando maior cftde ineffe, quod manifc fto oftenditur
exemplo in prima figura,fi maior fit deine(fe;& mi- nor de neceffe fic
arguendo , omne animal curric,neceffe elt omne hominem effe ani- mal, ergo
omnis homo currit , ac etiam in fecundaarguendo in Cefare cum maiori ncgatiua
de ineffe, & minori affirmatiua de neceffe tali paéto , Nullus angelus eft
cor- pus, neceffe eit omne coloratum effe cor- pus,ergo nullum cóloratum eít
angelus: ex uo patet hallucinari, qui dicunt effe de c(- entia fyllogifmi
modalis, quod inferat có-. clufionem modalem , & ad hanc neceffzrió.
inferendam fufficere fi aliera pramiffarum fit mod:lis.Secunda eft qvod in
quacunque. figura,fi vtraque prznuffa fuerit de fe ,conclufio poe neceffe ,
regulatur- .n.talis f^ i rprincipia de cmn dde isi Piedicaum M NEN ineit. omni
medio, & mediü neceffario inell omni. . fubie&o,& praedicatum
quoque ncccffarió: incrit omni fubic&to,& hoc patet in cxcin- plisfupra
allatis.de neceffe. in. cS eia PM $8 D figura Tertia demuff eft, quod ex
vtraque dc contingenti in fecunda-fgura non bené concluditur, vt patet fic
arguendo, contin- git nullum rifibile ambulare , cótingit om- nem hominem
ambulare , ergo contingit nullum 'hominem effe rifibilem : alias fpe- eiales
regulas pro fingulis figuris,& fingulis earum modis vide apud Tatar. 1.
Priorum tra&t.];. q. de confequentia ex modalibus , Conimb. i.Priorum
c.8.& deinceps , Tolet. cit.Cafilium lib..trac..c. s.vbi breuius, &
clarius, quam alij, eas recéíct,& docet mo- dum.reducédi imperfe&tos ad
quatuor per- fe&tos primz figurz. Sexta demum fpecies cft fyllogifmus ex-
ponibilis in quo.f aliqua propofitio expo- fibilis,vel plores reperiuntur , v.
g. animal rationale tantum cít rifibile , homo tantum eft anima) rationzle,ergo
homo tantum eft zifibilis, ad quorum fyllogifmorum boni- tatem percipiendam
conducit multum ex- ponibiles przmiffas ad exponentes redu- cere modo
fup.declarato c. vlt, tract.przc. indé enim facilé patebit benitas;vel praui-
tas fyllogiími exponibilis. : Quzres, an detur fyllogifmus conftans €x
propofitionibus non fignificantibus , .i cuius partes fiot termini non
fignificantes , ac proindé nec fint veranec falfa ?Qui exi- flimant poffe dari
enunciationem conzan- tem terminis nó fignificantibus, confequé- tér affirmant
poffe dari fyllogifmum ex ta libus propofitionibus conftantem , contti-
tuuntque huac fyllogifmum omnis fynda- píus eft mindria,fed Dac eft fyndapíus,
ergo Dac eft Mindria; quod etiam confirmant ex Arift.quiin lib. Priorum omnes
ferc fülc- giímos efformat in elementis , & terminis non fignificantibss ,
igitur admitti debet hzc alia fpecies fillosifmi, & ità (entit Tat.
1,Priorum q.1.8.Dsbrtstur primo.Qui veró non admittunt enunciationem conftantem
terminis non fignificantibus, confequenter negant talem iem fillozifmi , &
quia banc opinionem magis probabilem iud:ca- uimus tract. 1.c 1 .nam cum
dicimus Dac eff fllabs , ve veta fubiedum huius enuncia- "tonis non eft
D«e (ed alius terminus figni- ficatiuus fubintellectus.Chzc vox , hzc di. €io ,
Dac autem cfl res fignificata, vt ibi di- ximus, 1deó confequenter ad hunc
dicendi modum neganda erit hzc fpecics fillogif. mi; Arift.autem vtitur
literis,fen clementis in efformatione fillogi(morum ,| non quod «elicfillogifn
um ex elementis confectum «E: veré fllogifmum , fcd vc oftendat fe cs Past Pria
Infit. Trafi-IIT, Cap X. non agere de fillogi(mo certi materig 2p2 plicato .
CAPVT XI. De 8 yllorifmo b ypethetico, C ali: f'yllogife morum fpeciebus . —
118. QCYllogifmus hypotheticus dicitur y ui ex propofitionibus hypotheti»
cis,vel (alim iqua bypodesiq en » & quia propofitionis hipotheticas tres
süt fpecies principsler; Le oN Hi dox ME : iua, & copulatiua , vt patet ex
c. 6. trac, rzced. hinc triplex etiam erit fillogi feponeritus s vnus conflans
ex conditiona- libtsalr ex difiunctiuis,& alter ex copie. tiuis . i
Sillogifmus conftás ex conditionalibus eft duplex;alter ex toto hypotheti i
nimirum propofitiones omnes , €x qui conftat, funt hypotheticz;, altcr ex parte
quia non omnes funt hypotheticz, fed alte- ra tantumifillogifmorum ex to
ticorum quaraor folent confitui modi à - Summuliflis.Primus,gwe'ex /ffente quid
cff vt fi es homo , esanimal, fi eslogicus , es ho- mo ergo fi es logicus es
animal , per explicatur ly que ea iffente quid eff , nam ali- quis exifiés homo
cft animal. Us quo exiflente quid non eff , vt ficshomo;non es ? brutum, fi
eslogicus, es homo , ergofi. es logicus,non cs brutum; Tertius ,gwo mop exg- —
fente quid est ,vt fi Gabriel non cft corpus cft fpiritus ,fi Gabriel cft
angelus , non eft ritus Quartus, qwo nc». exisfente quid effi es, ipe non cs
fapiens , fi vagaris , - non ftudes ergo fi vagaris, non es fapiens; &
huiufmodi fillogifmi d k iam foli K argumentationes à primo ad. vItimum ;.
facile-reducuntur d cathegoricos perfe- &os prima figura, nam primus ,
& tertius — atfirmatiué concludentes ad Barbara. redu- cütur conficiedo ex
illis hypotheticis vniuerfales cathcgoricas,vndé primus modo piacinr pns homo
cít animal, omnis Loc icus mo, omnis cus cft animal,tertius s emi corporcá cft
fpiritus,omnis angelus eft in- forpouubcNgo omnis angelus eft fpir tus,
Secundus veró ,& quartus,qui pegatiué- cludunt;reducuntur ad € elareot; hoc
medo, Nullus homo eft brutum omnis logicus cft bomo, crgo nullus logicus ki
brutum; quartus hecruodo , Nullumnoa ftudens cft fapicps. , emne- vogoos ci nte
gu. corpus,ergo fi Gabriel eft Angelus eft fpi» num ^ - pt oct - zx. bo e TM d
ss ! n Wee. A br s ew & L -w Oei qs 4 H val m e e E - T i^ De Syllogifsmo bypotbet.eoalij
fillog.pecieb. fludens,ergo nullum vagacs eit fapiés.Syl- logiími ex
conditionalibus Bipetietid £a parte dicuntur , qui conftant ex maiori hi-
pothetica, & rcliquis cathegoricis ,& ho- rum Uus MS duo conítituuntur
mo- di , vnusà pofitione antecedentis ad pofi- tionem confequentis. , altcr à
dcftructione tis ad deftru&tionem anteceden- 'tisantecedens in propofito
eft illa prior ca- thegorica,ex qua conftat maior hipotheti- ca,confequens eft
pofterior cathegoricain- . ttgrans cum prima hipotheticam vt in hac rone fi eft
homo , cítanimal ,. e£ ! dbomo dicitur antecedens,e animal dicitur
-&onfequens ; pofitio fit per conceffionem antecedentis,fiué fit
afirmatiüum , fiuene- gatiuum, deftrudio fit per negationem , fi propofitio eft
afüirmatiua , & per affirma- .tionem, feft ncgatiua ; esce pim primi modi ,
fi eft homo , eft animal, logicus eft - homo ergo logicus eft animal,exéplum
fe- adi,fi et homo,e(t animal,lapis nó cft ani mal,ergo nó eft homo ; &
facilé fyllogifmi - xtriuíq;modi ad cathegoricos reducuntur , nà primus
reducitur faciédo maioré cathe- goricam illi port zquiualentem , omnis homo eít
animal, logicus eft homo , ergo, Xc. fic etiá proportionaliter fecüdus. . .319
Secunda fpecies hypothetici fyllo- giími eft conftans ex difitictiuis, cuius
cipué duo affignantur modi,vnus à fuftcie- rtium enumeratione cum
deftru&ione vnius vel plurium partium pro conflitutio- ne remanentis , vt
veles ciidos , veltepi- dus, vel frigidus, non es calidus ,. nec tepi- dus;ergo
frigidus;vcl es mertalis,vel ater- nus, non es zternus,ergo mortalis. Alter
modus eft , dum propofitio difiun&iua-eft de oppofitisnon natis de eodem
verifica- ri,tüc.n. arguere poffumus à pofitione vni* ad ceftru tionem
alterius, vt numerus , vel €[t par vel impar,eft par , ergo non eft im- par;
& etiam hi duo modi facilé reducütur ad cathegoricum, quem femper includunt
implicite ,vt. v.g ifte fecundus fic debet re- duci,oppofita de eodem
verificari non pof- funt, fed par ,.& impar funt oppofita circa gumergade
codem numero verifica- non poffunt atque ità fi quis numerus eft iequit P dmpax
». Et ad hanc fpeciem "logilmi hypothetidi pertinet. illa. fre- quens ,
& elegans argumentatio bicornis , P^ dicitur Dilemma , de qua mentionem
ecimus fupra c.2. Notandum 'amen quod ái lla , vel teneretur difiunctim non elt
ncxus propolitionum , fed partium vnius totalis ueni Gibiedi, vel przdi- cati
ex diclis c.4-fyllogifmus hypotheticus non tenetyram fic arguere non valet,
vnus vel alter equus requiriturad equitandum ,. bucephalus eft equus , ergo requiritur
ad equicandumyitem hic,vel ille oculus cft ne- ceffarius ad videndum , oculus
dexter eft . hic ,velille oculus , ergo oculus dexter cit neceffarius ad
videndum ; neuter fyllogif- mus valet,nà ly vnus, vel alterequus hic, vel ille
oculus, qui cft medius terminus , zqui- ualet a/i29: Bc fic cum przmiffz fint
parti- culares ,nuuquam eft diftributus , ficut aon valet hic , aliquod animal
eft equus, homo eft aliquod animal,ergo homo eít equus. Tertia fpecies
hypothetici fyllogiíni €ft,qui conftat ex propofitionibus copula- tiuis,cuis
duo praecipui affignantur modi, vnus pro copulatiuis ex affirmata copula , , -
vt v.g. omnis homo;& omnis equus currit, Sorteseft homo, & bucephalus
equus, er- . go Sortes,& Bucephalus currüt ; qui fyllo- giímus duos continet
cathegoricos in Da«- fij, & ad hunc modum fpe&ant regulariter .
fyllogifmi ex propofitionibus complexis y. vt arpumentationes à pari , $icut fe
habent; duo ad quatuor ita quinque ad decem , fed duo funt pars dimidia
quaternarij ; ergo quinque funt pars dimidia denarij , & aliz confimiles ,
namin huiufmodi argumenta- tionibus femper 1mplicantur plures fyl]o. gifmi
cathegorici 5 & hicetiam eft aduer... tendum;quod fi ly e accipitur
copulatim , tunc non fumitur diftributiué,& confequé-. ter debet repeti ly
é in minori v. g. Pe. trus, & Paulus funt duo : hic homo, & hic funt
Petrus, & Pau'us,ergo hic,& hic funt duo; fi autem fubfumeretur ,hic
homo eft. Petrus, ergo hic homo eft duo , malé con- cluderet , quia medius
terminus in maiore accipitur copuladm,in minore acciperetur, diuifim, & fic
non effet totale extremum .. Aker modus. affignatur. pro 'copulatiuis.
negatiuis, in quo ponitur vna pars propo-- fianie cvi alteram dà ALES citur ex
negatione copulantis cum pofitio-- ne vnius partisin minort ad deftructionem.
alteris,vt non homo currit fimul, & fedet. (accipiendo ly non in fronte ,
vt negar to- tam propofitionem, non autem vr infinitae. terminum Ape quia fic
propofitio affirma- tiua foret de fubieto infinitazo ). fed cur-. Bipergo non
fedet, vndc illa maior zquiua- thuic di » vd non currit ,. v&l ficurrit,
non fedet.: Yieanas à P ns 5d. aduidemb a 90 eft fimul fapiens , & ignarus,
Socrates cít fapiens, ergo non eft ;gnarus; & hic mo- dus reducitur ad
fyllogi(mum cathegoricü, velut fecundus modus fupra aífignatus fyl- logizandi
ex difiunctiuis . Ex his apparet huiufmodi fyllogifmos hypotheticos , cu-
iufuis fint fpeciet, fiue fint ex parte , fiué ex toto hypothetici ; non
concludere imme- diaté ratione debitz difpofitionis , & alia- sum legum
fyllogifmorum , fed folum me- diaté, eo quod implicent vnum ,vel plures
fillogiímos cathegoricos , & ad eos redu- cantur, cum non habeant ex fe
regulas lo- gicales iam tráditas . s. ' Denique aliqui prater fyllogi(mum ca-
thegoricum, & hypotheticü addunt quod- dam tertium genus fillogiími , quod
appel- lant mixtum,co quia fit argumentatio que- dam ex fillogifmis
cathegoricis, & hypo- theticis contexta , ab alijs vero dicitur fil-
logifmus ducens ad impoffibile;conftat au- tem ex tribus difcurfibus, nam primó
ac- cipimus contradictorium illius, quod pro- bandum eft,& ex eo infertur
aliquod aper- téfalfum. Secundo ex conclufione aperté falfa infertur falíitas
eius principij . Ter- tio demum ex falfitate illius principi) con- cluditur
veritas illius , quod erat proban- dum; v. g. probare volumus , quod «ila
glanta eos fillogifmo mixzo, feu ad im- ffibile ducente , accipiendum eft
contra- i&torium illius propofitionis , quod erit hzc piorotii ed planta.
fentit,ex hoc inferendum eft aliquod manifcíté falfum , v:;g. fi aliqua planta fentit;ergo
deleatur, Secüdo ex falfitateifttus confc quentis co- cludenda ett falfitas fui
princip: , fcu ante- cedentis hoc modo , at falfum eft plantam aliquam
dele&tari, ergo falíum cft plantam aliquam fentire. Tertio tandem ex
falfitate huius contradictoriy inferenda eft veritas rima propofitionis , qua
huic contradi- rié opponebatur , hoc modo, falfum eft Lic lantam fentire, ergo
verum eft nullam plantam fentire , cum à con- ditoria rum ea fit,vt vna fit
vera, altera falfain quacunque materia; fed quia hic modus fillogizandi rarus
elt , & valdé per- pléxüs, ipfum innuiffe tantumfaterit. — 110 Qustres,
quanam fint allat£ diui- fiones fyllogifmi in cathegoricum, & hypo
theticum; cathegorici in communem ,ex- pofitorium em ,&c. & vndéfint
tendz ? Refp.cum fillogifmus habeat fuo modo materiam , & formam ex ditis.
5. & materia fit duplex, vna ex qua; vt tcrmis Pars Prima TIoflit.
TraCLITI. Cap.XI..— ni, & propofitiones , altera circa quam, ve res,&
obiecta pcr terminos, ac propofitio- nes figaificata ; ex vtroquecapite poffunt
defumi duifiones, & diuidi poteft if- mus per duplices differentias , vt
notat T2- tar. 1. riorum q.t.$.dwbitatwr primo, f. per formales; feu formam
fillogifmi confequé- tes & per Rz iacy coe nempé materianr cófequuntur,
vndé fillogifmus ratione ma. tcriz ex qua, .i. enunciationum,ex quibus
componitur , diuiditur in fimplicem feu cathegoricum , & in hypotheti- cum
, feuconiundum , & rufuscathez- quee in communem , expofitorium, ab--
olutum, modalem &c. ratione verà formae. diuiditurin fyllogifmum prima
fetundz y & tertiz figura idq;varijs modis,vt fupra. Denique ratione
materiz circa quam di diturin fyllogifmum demonftratuum , feu — neceffarium ,
topicum feu probabilem , 8 fophifticum,feu apparétem , dc qua diuifios ne
agendum in pofteriori parte Inffitutio- num: ex quo patet diuifiones hucüfa;
allaa tas petitas c(fe ex parte forme fyllogifmi, aut materia ex qua . Quares, vurfus an diuifiones fylogifmig que cx his
tribus capitibus peti nes fint cffcntiales. Refp. Tat.cit. videtuf — —
velle,quod diuifio fumpta ex parte forme - in diuerfas figuras,& modos fic
effentialis, vndénon tantum fyllogifmum vnius figure. À fpecie dillinguità
fiilogifmo alterius. , fe iun fyllogifmum vnius modi à fillogi alterius modi in
eadcm figura.Sed quamuis. — primum dictum poffit vniuerfaliter admit- ti,
nimirum quod en voius figurz - fpecie diftinguantur à fillogifmis alterius in
forma fillogiflica, quia habitudo: medij adextrema in vna ue figura eft c(fcn-
tialiter diuerfía;& i co vis inferendi ,Kiu- dicium illatiuum in diberfis
figuris videtur — effe diuerfa fpccics, ex quo oritur aha acci denralis
differentia pocnes maiorem , vc minerem cuidentiam illationis , vt diximus
cap.9. alterum tamen jim at E fillogifmi in diuerfis modis exwídem
effcntialiter diferant,non eftvniuerfaliter — — ( admittendum;fed tantum: fi
vnus fuerit af firmatiuus, & alter negatiuus , quia mod eft debita
difpofitio propofinenum | in uantitate, & qualitate , at quantitasnon
Yfünguit cffentialiter propofiticnes , fed fola qualitas iatrinfeca ,vt «ft iid
ncgatto , ex dictis tract. z.c. s. ergo fi dut modi eiufdem fieurzità fe habent
, conftent propolitionibus in bera 3 De Syllogifima bypotbitico, eovalijs
fyleg[pec..—. 91 | uerfis , erunt effentaliter diuerfi in cadem cfigura , ficut
Ls sen ri ex quibus con. : flant , atfi conitant propofitionibus fola -
quantitate differentibus,non nifi - taliter erunt diuerfi, Y 121 Diuifioncs
fillogifmi ratione mate- riz ex qua in afirmatittum , & negatiuun ,
cathegoricum,& hypotheticum funt cf sé- accidca- - . tiales;ratip eft, quia
ex didis trac.z. cap.s. * L4 )S n ^ f "*ueE eT uo» - H H ! f.v4 x3 pe 1 —
munis , & expofitoriusnon. differunt , nifi ! quibus po - -seritatem com |»
pofitiombus i | quin affirmatiua fpecie effentiafi dif negatiua;&
cathegorica ab hipothe- - tica, ergo pariter fillogifmi afürmatiui, &
negatiui;cathegorici;& hipothetici eodem - modo differunt inter fe, quia
conftant ma- teria diuerfa fpeciei,atque ideó prefate uifiones erunt
effentiales,& penes in fpe- cics. Dinifioncs veró fillogiími in commu-
:nem,& expofitorium,in abfolutum,& mo- - dalem,in obliquum ; &
re&um , funt acci- - dentales ; ratio eft , quia fillogifmus com- ratione
quantitatis propofitionum , & có- munitatis , ac fingularitatis medij ex
füpra- dictis; at propofitiones penes quantitatem non d'fferunt effentialiter ,
quia effentia fitionis confiftit in copulatione ex- n Qe ees affirmando,
velaegando; quan- titas vcro dieit extéfionem fubic&i ad ea, us poteft
conuenire przdicatio ; vndé fupponit enunciationem conflitutam,& eí-
'fentiam propofitionis significantem ipfam reritat plexam;quz per copulatios
nem extremorum conflituitur. ftem pro- :positio modalis, & abfoluta , fei
deineffe . non differunt, nifi accidentaliter, quatenus in vna przdicatum
abfoluté tribuitur fubie &o, & in alia. fpzcificatur modus , quo ei ,
conuenit ex dictis tra&t..c.,4: fic ctia pro- — pofitio conftans ex
terminis obliquis tan- tum accidentaliter differt ab ea , quz con- ftat ex
redlis, quia idem effentialiter eft fen .*. fus vtriufque, ergo fillogi(mi ex
his pro- conftituti non nifi
accidentali- er erunt inter fe diuerfi ; sillogifmus verà bilis à non
exponibili poteft interdü accidentaliter tantum,interdum ét taliter iuxtà
ditferentiam propofitio- ex quibus integratur , nam exponibi. lis propofttio à
non exponibili differt qua- oque accidentaliter cantum, vt homo tan- . tum eít
rationalis, ab iita , homo eft ratio- bo . malis,quia idé effentialiter eft
fenfus vtriuf- m.n. rationalitas fit diff rentia ho« minisconftitutiua, ipfi foli conuenire po-
.. teft;atsi expoaibilis sit de
przdicato có- ingenti, quodalijs conuegire poteft , vt di- dif homo tantum
currit,cunc ft eidfcatiali- ter differreà non expoaibili, vadé iem iu- dicium
erit ferendum de fillogi(mis ex his propositionibus conflatis , 122. De vltima
diuisione sillogifmi fum- A ex parte materiz circa quamin demó- ratiuum
,probabilem, & elenchum ait Ta- tar.cit. effe effencialem , & generis
in fpe- cies, fi per (ophitticum sillogifmum intel-' ligamus illum, qui vantum
in materia pec- cat ,quia fophifticus peccansia forma re veranon eit
sillogiímus . Oppositum tenet Fuentes 5.part.Summul q. :. dif. 1.art. 2.
Poncíus di eo Mos q.4. Amic. tra&. 15. p:2*q.3.dub. 5. Niph. 1. Prierum
cap. r. & alij, quorum ratio eft quia hzc diuisio datur per ditferentias
penitus materiales , nam ifti sillogifmi eandem proríus forma participant
sillogifticam, nec differunt;nift quia diuerfas connotant materias , in qui-
bus formantur, & videtur mcas Scoti lib.r. Priorum q.6.quia igitur hzc
diuisio nó da- tur per differentias formales , ideo negat Fuentes e(fz
effentialem cum Do&ore ibi- dem. Refp.tamen facilé cx Tatar.cit. quod
sillogifmus plures poteft habere fpecies , g dam;quz conftituuntur id
differétias ormales ,.i. eonfequentes formam sillo- puo ; feu difpositionem propositionum
, quafdam, quz conftituuntur per ditferé- tias materiales ,.i. conf: si- tiones
ipfas,quz tamen adhuc dici [A & poffunt differenti effentiales,(olet siqui
dem effzntialis differentia actuum intellc- &us,qualis eft difcuríus
sillogifticus , prz- fcrtim peti ab obietis ex 2.de Anim. Ad- uerte ramen (
inquit Tat.) quod fpecies , quz conf(lituuntur per differentias mate- rialcs,
mcludunt , feu przíupponuntalias fpecies formales, nam non pot«it effe sillo-
giímus demóltratiuus, aut dialecticus,quin sit in modo, &in figura; &
id forte vulc intendere Doctor cit. in lib.Priorum, quod f. diuisio sillogifmi
per ditferentias mate- riales non eft omnino prima diuisio , nam przfupponit
diuisionem priorem datam per D diede formales ; fed quicquid sit de hoc,
Scot.in illis libris (si funt eius ) te- nué facit auctoritaté,vt dicemus in
q.proh. CAPVT XII. De arte. inueniendi Medium , ac bene difputand; , entes pro
ed 123 Via difputatio inter duos verfa- tur,quorum vnus arguens , alter M i —
dcn- 91 defendens appellatur, munera vtriufq..hoc vltimo capite funt
aperienda,vt difputatio bené procedat 5 fpropofita igitur à defen- dente
conclusione diíputáda debet argués adinuenire medium , quo/cam impugnet ; Artem
adinücniendi medium ftradidit Arif, 1.Priorum c. 9. quz à Summuliftis Pons
afinorum vocari confueuit , fumpfit appel- lationemà ponte , yt notat Casil.
lib. s, tract.2.cap. 9. eo quod sicut pons -eft ratio connectens vtramq; partem
ripz,ità mediü cft ratio conneétens vtrumque, extremum; & dicitur
afinorum;quiain inuentione me- dij difcernuntur ingeniofià rudibus , nam
ingeniosi pollent folertia,quam dieit Arift. x.Poft.:7. effc fubtilitatem
inueniendi me- diumin non perfpe&to tempore,& qualibet propositione
posita, & negata , extrema per illam negationem quasi interrupta ipsi
illico per mediü quasi pótem connectunt ; Et quainuis antiquitus hzc ars
inueniendi medium difficilis admodum iudicaretur,mo dótamen ad facilem methodü
redacta eft . Duplex itaque affignatur- via indagandi medium ad aliquam
propositionem probà- dam,& fyllogifticé inferendam, vna eft ge- neralis non
determinatis regulis innixa, fed folo lumini, & iudicio intellectus, ex
cuius dictamine femper pro medio id affumendü eft, quod eft caufa, & ratio
, cur predicatü conueniat fübiefto, vndépro concludenda affirmatiua conclufione
pro medio affumé- dum elt id, cum quo extremaidentifican- tur , & pro
concludenda n:gatiuaid , cum uo vnum extremum identificatur, & aliud
ecernitür, At Complut. lib.z. c. vlt. & Io. deS.Th. c.9. hanc viam generale
reijciunt, vt prorfus inutilem , & manifeflé princi- pium petentem,nam hoc
cft;quod inquiri- mus , quid fit illud,in quo extrema identi- ficantur , vel
vnum eorum focernitur ; & quid eftillud , quod eft oratio , & caufa, vt
LS sene coüueniat fuübiecto. Sed fané dit regula generalis inueniendi mediü ,
quam docuit Arifl.cit. r.Poft. c. vIt.nam ibi hominem folertis ingenij , &
fubtilem in inueniendo medium appellat , qui ftatim digno(cit , & penetrat
propterquid coaclu- fionis,& cauíam,cur przdicatum conueniat fübie&o,
& quamuis hac via in particulari non doceat per regulas fpeciales,quodnam
medium fit affamendum pro hac , vel illa propofitione probanda , non idcircó
petit principium , fed tantum in generali docet , quodnam pro medio fit
affumendum pro quacunque conclufione ; relinqugns dein- Pars Prima Inflit.
TracETIE. Cap.XII. 224 — ceps explicandum: regulas fpeciales quanam media
fpccialia íumi debeant pro certis conclufionibus , & hzc docentur ab alia
via fpeciali determinatis regulis inni- xà . Altera igitur via fpecialis docet
inuen- tionem cert; mcdij pro certis coaclu&oni.. bus inferendis,quz in
vniuer(um effe funt, vel vniuerfalis affirmatiua, vel vniuer- falis negatiua;
aut particularis affirmatiua, aut part icularis negatiua , & quatuor prz-
cipuis innititur regulis ex Ariit. i 1 Priorum c23;vt notat Delphinus c. de ar-
te inuen.med, Prima regula eft: ad concludendam vni ueríalem afnrgatiuam , quod
folum fit in Barbara, pro medio fumendus eft terminus coníequens ad fubicétum,
& antecedens ad przdicatum illius propofitionis comae dz; terminus
conlequens ad alium ille di- citur" qui exillo alio infertur & lic
fupe- rius dicknr coníequens ad inferius,quia ex ipfo infertur, & é contra
ille terminus die citur antecedens refpedtu alterius, qui illü infert, &
fic inferius dicitur antecedens ad fuperius,quia illud infertz; in terminis ver
' zqualibus,& conuertibilibus , quia fe mue tuo inferunt , poteft quiuis
refpecu alte- rius dici antecedens, & confequens ; igitur ad condludendam
vniucrfalem affirmatiuá det (umi pro medio aliquis. terminus cou- fequens ab
fubie&um , & antecedens ad przdicatum,.i.qui inferatur à fübie&to
., & inferat icatum ad concludendum v.g. omne ee aee (umi poteft cer- p»:
pro medio, fic o , omnecorpus eít (Sbftantia, Mmi d cem eft ie omne animal cft
fubftantia, vel fumi aliquod conuertibile cum fubicdto,.f fenfi-
bile,ficarguédo,omne fenfibile eft fubftà- tia, omne animal cf fenfibile, ergo
animal eft (ubftantia , in quibus eei id confhat medium effe confequensad
fubie- G&um,& antecedens ad catum, ^. Secunda regula , quia
particularis affr- matiua concludi poteft in prima, &tertia — figura (in
fecunda nequaquam) ad cam .có- cludendam in prima, .f. in Darij fufficit idé
medium,quo ytimur ad concludendam vni uerfalem , quia fub vniuerfali continetur
particularis, f. terminus confequens fubie- &um , & antecedens
przdicatnm , vndé ad inferendum in Darij , quod «/jqwed: animal . eff
fubliantia , adbuc inferuire poteft pro medio /enfibrle, quod infertur. ex
animali , & infert fubftantia, & fic argeuendum erit. Omne fcnfibile
eft fubítantia, aliqnod ae . X L tIu Saee m AT! ilo* E Tx .. .Jusapis.el
o tecede 0JT onera i iE CT hal eft fenfibile , ergo aliquod animal eít
-fubflantia. Sed ad eandem concludendam án tertià figura neceffario fümendus
eft pro medio terminus antecedens tàm fubie dus; quam przdicatum , vndé ad
conclu- dendam candem , qaaddam amimal eft [ub- - flantia, in Darapti, aut
Difamis con ucnics medium erit mo , quod infert vtrumque , . f. animal; X
fubítantiam , & fic azguetur in Darapti ,omnis homo elt fubftantia ,omnis
homo cit animal ,*ergo aliquod animal cít fubftantia. ; Tertia Regula eft,ad
concladendam vai- : werfalem negatiuam fumendus eft pro me- - dio terminus
confequens ad fubiectum , & . extraneus ad przdicatum, aut é contra có- "fequens
ad.przdicatum & fubie&to extra- peus, ille autém terminus. dicitur
alicui extraneus ,quod de illo affirmari non. pc- «eft ,vt homo refpectu equi:
v-g.ad conclu- . dendum in Celareat,& Cefare, quod nullus "homo eft
lapis fumendum eft medium con- Áequens ad fubie&um, & pra-dicato extra-
- neum, vt ánimal,vel rifibile; fic arguendo , Nullum aaimal eftlapis ; omnis
homo ett «anmal;ergo nullus homo eft lapis, vcl nul- animal,omnis homo elt
animal, 'ersónullus homo elt lapis ; ad concluden - dum verà eandem in Cameflres,
vcl Cclan- tcs indirecte fumendum eft mediam ext. a -geum ad fübiectum , &
confequens ad prz- dicatum , v. [3 imanimatun: fic arguendo , omnis lapis eft
inanimatus,nullus homo eit "jnanimatts; ergo nullus homo eft lapis, vcl
"nullum inaniinacum cít homo , omuis lapis eft inattiratus , ergo nullus
ion:o cft lapis. o Qwarta Rcgula , ad iaferendam particu- farem negatiuam
fümerdum ett medi an- nsad fubretum , & extraneü prz- ,& hzc regula
valet pro quacunque . vt notat Delphinus, vnde fiin prima volumus inferre hanc
particularem negati- iiam ,4/iduod animal non eff bom: , conuce - miens medium
erit rato» ,quod cítantece- - dens ad animal, & homini repugnat,& in
Fe. - rio fic arguetur, Nulium brutum eft homo ; imuod animal cft brutum , ergo
aliquod 3nimal non eft hon:o 5 in fecunda fic in Fc- $tno,Nullus homo c&
brutum;aliquod aui- gal e(tbrütum , Pliquus amnalnon apton , Nullum brutum.
rano omne e. ox us " 'ergo aliquod animal non no; séialzs. shemoriter
tenendas eric Summuliftz quafdam dictiones vno , aut alio carmine comprehenfas,
quz plané dif- De arte inutmiendi sedium, ac beni difgur- 25 ficiliores funt,
vt memoriz manden tur,qua ipfe regulz;videri poffunt apud Ta t.1 .Prio- rum,
& alios. His itaq.vijs adinuét o medio. 124 Munus Arguentis eft argumentum
(uum proponere in formam fillogifmi ,aut quod magis fapit,in enthymemate;quod
ci breuius , & concifius procedat. , & minus manifeltet vim latentis
illationis , maiore vtique re(pondenti incátit difficultatem, tí quia eum tenet
jncipiteg ; tum quia parü temporis ei concedit ad cogitandum re- fpon(um; dum
autem impugnat propofita conclufionem v. g. Cegic« cff feientés , de- bet
initio difputationis aliquam i1 ante- cedente affumere propofitionem , vndé iu-
ferat oppofitum conclusionis , qui impu- gnare contendit,non .n. l'icet ftatim
oppo- fitum affumere in antecedenti dicedo £ega- ca n2n e(l. fcientia ,ergo
felfa. concloffo , nam hec cff:t manifefta petitio priacipi) , quia afi meret
pro vero, vcl cóceffo, quod pro- ponizur difputandum ; Et quamuis Tyra- nibus
coaceJatur non ftatimn difputatio- nis initio cardinem diflicultatis proponere,
fcd liceat per quandam veluti argumentorü féricm, & catenam longius
inchoare, vitá- dz tamen funt pueriles argumentationes , v.g. illad non eft
afferendum, ex quo fequi- tur inconueniens, fed ex propofita conclu- fione
fequitur inconueniens,ergo Xc.Pro- batur minor , tunc fequitur inconueniens ,
quando féquitur aliquod falfum,fed &c er- go Xc. Viriliterergo proponat
argzumen- tum, & quantum fieri poteft in difficultate propofíca persiftat
profequendo femper ide medinm per fuas caufas , & principia, vel sd
inconueniens deducendo , non vero di- uertac ad alind mediá , nec repetat
proba- tionem feme] propofitam, aut eifdem ,aut "alijs verbis hoc .n.
indicat ingeni] fterili- tatem, & valde tzdiofum eft auditaribus. Cum vero
fuerit illi negata aliqua pro- . pofitio, ftatim eam probare tenetur , itaut
negata propositio sizcoaclusio noui fyllo« gifmi, vcl confequetis noui
enthymematis, vt si propofitio ncgata fithac Perrws cwra rit , sic erit
probanda omnis homo currit o Petrus currit; & omaino iaful(um ad probandam
propositionem negatam in- fere ergofa'fa zia vt vero qui promptus sit ad negata
probandum , | conducit , antequam in arenzm defcendat , priuazo ftudio
affucícere adsingulas pro- positiones probandas , nam inte ac- ccdens ad
difputationem noa (cma harc- re, atque perplexum effe cogcpitqueq S 794 dé
indecorum eft. Si veró defendens argu- métum foluerit diftinguendo propositio-
nes , debet (latim. arguens parte dittinótio-. nis negatam,quz faluit coaclu
donem, im- pugnare,vel probare ,diltinctionem allatam mon valere fic. n.femper
1mmediaté arguet contra refponfionem , quam refumere aon debet, antequam
impugnetur, vc aliqui fa- cit nam ex ipfa impugnationeillico con- flabit , nam
arguens refponfionem datam pereeperit , necne 5 Licetetiam arzueati intcrdum a
refpondente petere rationem ncgationis alicuius propofitionis , aut in-
ftantiam in aliquo. fingulari , fi prztendat propofitioné affumptam effe
vuiuerfaliter veram , & aliqu ctiam explicatronem alicuius
diítinétionis,velrefponfionis, ac . demum quoque intelligentiam zn con- fionis
vt eamimpugnare poffit in fzafu defendentis,&in his ca(ibus ténetur refpa
dens arguenti in omnibus fatisfacere qua maiori potuerit breuitate,&
claritate. 125 Munus Defendentis eft audita argu menti propofitione illud
integre , ac fide- liter repetere , ad quod multum coaducet gero quando
argumenta repetenda unt plura contra plures concluftones) ob- feruare medium,
quo vtitur arguens con- tra hanc,velillam conclufioné , quia ex me- moria,
& intelligentia medi facilis eft to- tius arguméti repetitio;interim veró
dum argumentum ex integro prima vice refi- mit, perpendere debet qualitatem
przmif- farum, aut antecedentis, fi eft enthymema, &illationem conclufionis
, aut confequen- tis, fi bona fit, vel mala; femzl ex integro oarguméto przuii
tali animad- uer(tone, repetit iterum argumentum non "ex integro , fed
refpondendo ad fingulas eitis partes,negando maiorem, vel minore, aut
antecedens; fi (unt fal(z, concedendo, fi ant verz, diftinguendo;fi (unt dubiz,
vel zquiuocz, permittendo per verbum tr«s- Jeatyvel vare fit de hac , fi
fintimperti- nentes ad inferendam coafequétiam, dein- dé ad conclufionem
deueniendo, fi eft con. cedenda,dicat,concedo confequentiam , fi neganda,
dicat, nego confequentíam , non autem conclufionem , quiailla propofito dicitur
conclufio , quz neceffarió infertur ex premiffis ratione formz , & fic
negari non potett (ub nomine coaclufionis;fi auté eft diftinguenda,non dicat,
dillin zuo cófe- quentiam, fed coa(equens, (q0d etiam in eathymemate bo uid
debebit) coníe- t -quentia.n. cus confiftat in ipfa illationca Pars Prima mut.
£ract 4L H. Cap. XIT. vcró in affertione veritatis, nost poteft di- ftingui,
quia diftinctio cadit fuper zquiuo- cationem ; aut ambiguitatem pfopofitio-
nis,quatenus habet diuerfos fenfusin figni- ficando, (ed tantum negari, vt mala
, & in- conueniens , vel concedi , vt conuenicns, 8c bona; aduertat tamen
nunquam diftinguere confequens, nifi prius diftinxerit aliquam ex przmiffis
,'vt faciunt quidaminexperti, *.— -- ui concedunt maiorem, & minorem, &
di- [tinguunt confequens ; quid autem interfit inter con fequens, &
confequentiam dictum eft c. 1. huius tract.ex quo etiam magis pate bit
confequens , bené poffe diftingui , non ; autem confequentiam; Si argumentum
có- 4 ftet propofitionealiquahypothetica, vtv. —" — - . fi corpus
naturale. eft opie&tum totius $1 hilofophiz,etiam in lib. de anima obiestü
effet corpus animat ,cofequens eft falfum, zi ergo &c.fi illahypotheticanoneftvera,nó
. ^ — debetabíoluté negare maiorem,fedfeque- — — - lam maioris , quod fi poft
integrum d mentum fuüb(umeret limbs heiss ul propofitionem,vtindéinferretaliam
cófe- — quentiam , tunc toto priori argumento có- "t ceffo poteft
illàpropofitionem negare füb — nomine fubfumpti , vel minorisfubillate , — —
& talis nuncupatur , quia pro maiori —— — inferuit illi totum przcedens
argumen- - tum. v Debet autem prz omnibus curare de- — fendens,vt fit
fuccin&tus in refponfionibus, 5. &
quantum fieri poteft , formz À 2 alligatus quod facileerit , fi duo obferua- —
bit,primum eft, vt nó fit follicitus reddere — — rationem de armen sn
dicit,nifiabip- — . Ío piove petatur , fedtotum onüspro- — — bandi relinquat
arguenti; Alterum eft,vt sé per ante oculos habeat commune i inter dilputanres
fes? mega, rarbdilingat, — — nunquam copcede,primuni& fe (Art E Cumentum
nos monenttutiuseffe negare —
ropofitionem , fiin omnifenfu veranon
" — t, quàmillam diftinguere,necaddiflin- ——— — &ionem effe
recurrédum, nifi manifefta vr — — geat neceffitas, aut di(tin&tio calis
fit, quae lum argumentationis omnino adaerfario przcidat ; pertertium veró
documentum — . non prohibemur concedere propofitiones veras,& quz nihil
obfunt, fed tantum pro». digalitatem vetat in concedendo : interdü —
enimeuenit,vttantz liberalitatis defendé- — — tem peniteat , dum videtíe ex
conceffisab — — ria: Hin cea ; Quod fi obiedta — — erit aliqua auctoritas ,
quam negari non licet, cam breuibus explicare tencturapes — — Diu. ——— Ww ^
-turtria tantüm - Logica f. Dcfinitionem , Diuisioné , & Ar- LU effentia, ^
:: mi 2 (0 Déait inuéniendimedum e lent difpu: sriendo mentem Auctorisin fenfu
, qui (uz -eonclufioni minimé contradicat , | * Poftremó munus Patroni, X
Prafidentis difputauonis eft attété totum progreffum argumeati &
difputationts.comprehendc- - fe, providé rcípondenti fuggerere,nega- tioneni,
concefionem ,explicationem , aut diftinctionem propofitionisiiple vero pau- ca,
& cum grauitate loquatur , certus fuum Defendentem plus honoris adepturum
ex Afhítentis filentio, quàm cx multiplici eius interpellatione,& colloquio
cum arguente, nam ita indicabit illum ita fe gererq in con- clufionum ,VtA e
non egeat 5 ü rà quia fupponitur difputationis Patronü virum 54€ proinde de
fuis par- tibus omnino certum , alia de addenda non funt. CAPVT XII. &vlt,
T De Modis, fef Imfrumentis femnai 326 amuis de Modis, feà Inftrumen- . tis
fciédi fusé acturi fimus dif. 1. Log.per totam , attamen ad calcem huius primi
Tra&atus ad;jcere placuit hoc Capuc de Modis;& Inftrumentis fciendi, vt
de ip- fis vt poté qui pracipué a4 facultatem Lo- gicam fpc&tant, Tyroues
etiam in hac par- ua Logica aliqua przlibare poifint :. quaré hic veluti
compendio: complicabimus de hac materia , quz loc. cit. fusé dicturi fu. mus;
nomine itaq. Modi ;fzu. Inftrumenti Íciendi intelligi folet in fcholis via
diftin- &é cognofcendi id , quod anté confuse co- Ese ,; vnde à Summuliftis
definiri olet, quod fit eram manifeflatiua «l icuius ignoti, fiué id faciat via
illatonis , fiué alio eius munere . modo per quod excluduntur voces sim-
lices,& incemplexa quia fufficientes non unt ad explicandam rem
diftincl?,& expli. cité, fed tantüm confusé fignificant,vt tra- didit
Arift.in prohem. Phyf. Hinc deduci- effe inflrumenta. fciendi gumentationem,vt
docet Scot lib.s.Prior. 4-2. quod breui , & evidenti difcurfu ità fair:
iadet Tatar.quarit. i. prramb. Logicz;mo- dus fciendi eft oratio manifeftatiua
igno- tí. hocautem vel eft complexüm, velincó- plexum, stincomplexum , vel id
cft effi ntia .. reiintegra , & hzc per dcfinironem expli- — €xtur, vel
partes cius, & bz per diuisionem tur,vt v.g. siignoretur hominis
manifeftatur hac definitione ef TAtjon4le, si ignorentur partes cius; 95
manifeitantur hac diuisione , bomum;; «lj« . Cu pars efi aminta «lia corpus si vero
quod E iis ; ratur eft quid complexum,vt v.g. quo ma fit rifibilis ttatim
manifeftatur per hanc argumentationem , Omse «mimal rationale ejt rifibile,
omnis bamoeff animal rationale, ergo omnis bomo eft vifibilis , ergo) sicutnul«
lumaliud datur ignotum , quod manifefte- tur ,ità nullusalius datur modus
fciendi , qui manifeftet . Alij ad hzc inftrumenta
fciendi Enunciationem addiderunt &
alij methodum fumendo methodum pro ordi. .. ne, qui in fcientijs obferuari
debet , vt di- ftin&ée tradantur , & sine confusione. Sed vt dicemus in
quzftionibus , enunciatio re vera non eft initrumentum fciendi;quia de ratione
enunciationis , vt sic , eft tantum . enunciare vnum de alio, non autem ignotü
; manifefkare diftin&té;, in quo consiftit radio modi (ciendi ; neque propositio
valet hoc munus obire, nisi virtute definitionis, di- uisionis,&
argumentationis, si nimirum in illa tur definitio rei , vel per illam ef-
fentia rei in n Ueton vel de- nique per eam difcursiué procedatur ad co t
gnitionem rei; Methodus autem, fiué ordo in fcientijs tradendis; quamuis valdé
iuuet. mentis ionem, non tam eft inftrumen tum ab illis tribus ANULUM CÓ. munis
illorum re&a quadam diípositio , vt bené dirigant cognitionem noftram , vt.
ibi declarabitur; maneat ergo tria tantum effc inftrumenta fciendt proprié
loquendo Definitionem, Diuisionem, & Argumenta- tionem , & horum quidem
przftaotius , & . efficacius effe argumentationé ,vt poté que procedit per
vim illatiuam ad manifeftan- dumignotum , de qua xa fusé tractatum eft inTuperioribus,alia
hi tet,íed folum de definitione, ac diuifione. 127 Dcfinitio diuidi folet in
definition&. quid rei, & quid mominisilla explicare con- tendit rei
efsétiam, & quidditatem vel per effentialia, velfaltim per accidentalia,
hzc veró non tam explicat rei effentiam, quam ; ipsius nominis cthimologiam,
& sicuifica- tiopem , & per hanc indicat à longe , & confufo Diod
ipfami rei effentiam , vt cum definitur mulier, quod sit mollis aer , lapis.
quod ledit pedem &c. itaq. dim ffa defin:- tine quid nomini: , vt parum
explicantecf- fentiam rei , definitio quid rei tur ab Arift.i.Topic.cap 4.&
z.Poft. cap.ro quod sit oratio quod quide]? effe vei fiesiff CAD, o oratio
explicans e(fentam,& naturam rei & eratia, quia neceffarió plurcs c x c
addere nó opore , COMNIS 96. Pas Prima Init. Trati.IT.Cap.XHL fios vocales ,
vel mentales continere de- bet , vt nimirum cx vi vnius definitum cum alijs
conueniat , & hoc habebit rationem eneris, vel quasi generis , & ex vi
alterius atacar ab alijs, & hoc habebit ratione diffcrentiz,vel quasi
differentias sic in ho- minis definitione, quod eft aximal. ratima- 4e, nomen
animal ,vel conceptus illi corre- fpondens commune eft omnibus brutis , ra»
tjonalem autem animali coniunctum ef differentia ipfum difcernens à quocunque
alio ,' quod non eft ipfum ; dicitur autem qnod quideft e[fe res fignificams ,
Nt per has particulas fecermatur definitio à cgteris orationibus effentiam rei
non explicanti- bus, & ab alijs fciendi modis ,à diuisione idem, quia ipfa
non explicat integram , totalem rei effentiam, fed partes ; ab ar- mentatione
ver^ ,quia neque hzc mani- at naturam rei , fed an aliqua proposi- tio sit
vera,vcl falfa . Quia vero per defini- , tionem poteft effentja rei dupliciter
expri- mi,nimirum vel per partes effentiales , fci principiaintriefecé rem
conttituentia vel per proprias pathiones,& accidentia extra- nea; definitio
quid rei diuidi folet in effen- tialem.fcà quidditatiuam, & accidentalem,
fe deícriptiuam ; definitio effentialis di- citur, quz dátur per partes
effentiales,que si fucrint physicz , «t quod homo elt 1d , uod conftat ex anima
, & corpore, dicitur deftitio effentialis physica, si fuerint mc- taphysicx
nempé ecnus , & differentia, erir. definitio effentialis,.& metaphysica
, vs cit dicimus , quod homo cft animal rationale ; "definitio
accidentalis cft cum effentia rei per extranea exprimitur, &
circüfcribitur., :1328 Rurfus dcfinitio cffentialis; & quid- ditatiua
duplex eft quzdam puré quiddita- tiua, alia vcró per additamentum dataipri- ma
dicitur puré quiddiratiua , quia. omues in ea contenta discüte , & per
fepri- mo pertinent ad quidditatem definiti , irà "definitur homo, quod
fit anlmal rationale , ac paritcraliz fubltantie éompletz, quia earum entitates
adeóabfoluuntur ab ordi- ne ad aliud extrinfecum ipfis , vt perfecte in fe
cócipi poffint abí q.vlla tali babisudi- , me, alia vere dicitur quidditatius
non pu- 1€ , Ícd per additamentum data , quia ad perfc&am rei notitiam
pariencam vltrà effentiales partes. definiti additur in dcfi- nitione aliquod
extrinfccum, ad quod dcfi- nitum dicit ordinem (3ltim tranícegdcnta- lem, que
paéto materia definitur ptrordi- nem ad formam, anima. ad.corpus. ai de A- :
Doctor i,Priorum q.5.X 4. d. 1. qa. & doc nim.accideas per ordinem ad.
fubieGum ey. .2Metaph.& alia huiufmodi, cum etim sí entitates non omninó
completz', fed eiiín- tialiter imperfc&z in fuo conceptu perfe- Go, &
adzquato pendent ab aliquo extrine feco , de qua duplici definitione videatur —
*«- 12.q I. P.& Tatar q.1.de genere, $./e/eme— dwm. Dcinde defimtioaccidentalis
quoqe. —— poteft fubdiuidi iuxtà varios modosexprie '—— mendi effentiam per
extranea ,nam expri mi poteft per proprias paffiones,vtdicene. — | do,quod homo
eft animalrisibileevel etiam — .——— peraccidentia communiaquidem;sifeore.. —— |
sim fumantur,fed propriasifumanturcóe — junctim, vt si dicatur quod homo: eft
ani-- mal bipes , habens.caput ercétum &c.. definitio dicirur puré
accidentalis , quia. — — peraccidentia communia affignatur? po- —— — teft
deniq.rei effentia cpi ^ extrinfecas.f. afficientem,& finalem,vt.di- —
cendo quod ^ 3 animal — d Dco propter beatitudinem , qua definitio. — dicar
calis extsnlécá gia dauir VIP caufas extrinfecasdefinito. — ^3 —— €onditiones
quzdam bonz , ac legiti-- mzdcfiitionisfolentaffipnari ,quz prz — fertim ad
quatuorreducuntur;;prima,aC: —— — inter omnes precipua eft, vtconfletgenee —
re,& differentia, vel faltim:fupplente vices illorum , quod additur
obdefinitionem ac-. cidentalem , in qua genus ,. ac differentia: — -. [oes non
reperitur, & ratio eft Ub i-am upra inauimus , quia ex vi definitionis de
bet definitum conuenire cum: omnib. quz- cum ipfo fub.eodem genere continentur
,.— & ab.3lijs omnib:difcerai , qua funt füb di-- uerfisgenerib. primum
habet merito gene» ris,aliud veró merito differentiz 5 fecunda. - mo eít;vt
conuertaturcumdefinito ,jtaut de — quocumq.dicitur definitio dicatur &
defi-. nitum ,&é contrà, sic animal rationale. — — — conuercitur'cum
homine, & écontrà, ratio: — huiusconditionis eft, deducitur ex prece. — |
denti,quia definitiotaliseffe debet ,vtper .——
ipfamdefinitumadzaquatéexprimatur, ac —— ccernatur à quocunq.quod non eftipfum,
——— arnonsicexprimerct, necdiftingueretil- ——— lud si cum ipfo
nonconuerteretur,fed'alijs — prater ipfum conueniret ;. vel é contràter- —- i
tia conditio eft, vt sic cla»ior dc fmito iunvit Arift. 5. Topic. cap.s. loc.
17. v 5 ito i A bidie — —- definitionem tradidebere per priora, & — |
notiora ; & ratio huius condit;onis deduci- E 3 tur ex ipfo
definitionisconceptujipfacnim datar ad explicandam éifntid sci een. b. : Es
ibeqes confuse folum , & indiftin&té per sdefinitü importatur ex
probem. Phyf. tex. - 4«ergo debeteffe clarjor definito . Quarta denique
conditio cft, vcnon fit diminuta , néque fuperfiua ; non diminuta , quia tunc
mon explicaret totam rci cffentiam , vt. fi 'dcfineretur hemo;quod fit animal,
non ef- fct bona definitio , quia non explicatur al- tera pars effentiz , qua
per ditferentià im- »portatur; neque debet cffe fupcrflua cuius -defc&lu
non eft bona hominis definitio Jg» fit animal ratioriale mortale ; alie folent
addi conditiones , fed ad iftas quatuor fa- -&ilé reducuntur , & in
illis virtualiter con- tinentur, vt difcurrenti patebit. Quz auté, & quot
fint conditiones rei dcfinibilis ex- plicabitur infrà difp. 1. q. s. art. 3.
interim videstur Doctor 4. d. 1. q. 2. vbi quinque - &xigitconditignesad
hoc, vt aliquid poffit gehairi definitione císentiali, & proprie mentum
logicum, à diuifione phyficano- men traxit , nam diuilio. phyfica eft quada
partium feparago, qua antcà vnitz totum conftituebant. , vt cum lignum in duas
fe- catur partes, dicitur diuidi; ex hac itaque diuifione Dialectica diuifio
fupe. eft,que ell oratio tstum im [nas partes difiribuens , 4i.oratio dil)
ibuendo manifeftans multi plicitatem , (cü confufionem totius , talis eft
actus, quo mente , vel voce diuidimus animal,vt totum potentiale, in hominem ,
& brutum :dicitur era£/o , vt fecernatur à diuisione physica , que Rt re ,
& in effc- &u, non autem mente folüm, vel voce , vt fit diale&ica
diuisio 5 additur dfiribuems fotum. dm [uei partes loco differenti, quia per
hoc ditlinguitur ab alijs inftrumentis fciendi. nam definitio explicat quid res
fit, "argumentatio quis sit , .f. rei proprieta- tem;ícü rei qualitatem,
diuisio vero quan- «ta res xy quantitatem .i.quantüm con- tinentia fua fe
extendit per partes; vndé .efto diuisio etiam vidcatur per partes ex- plicare
rei císentiam;hoc non fit per fe pri- mà virtute ipsius , quemadmodü facit de-
finitio,fed coníequenter; & diuerfa quo modo id per vtramq. contingit, quia
def nitio pxplicie tfsentiam rei etus partes có- iungcn 0,K totum componendo :
diuisio vero id facic disiungendo il as , & feparan- do, vnde dirccté,
& per fe ordinatur ad ex- plicandam confufionem , & multiplicitaté
partium totius, non autem quidditaté cius, ^^ Quamuis aotem varia diuifionum
gene- Apt didaJ . " 7219 Diuifio, Mus aliud inftru- I N- s : Dé iri
ipiéniendimedii eren fp; — 93 ra affiz mari foleant. , triplex tamen diuifio
przcipué traditurà Philofophis, prima diz citur totius potentialis in fuas
partes fuz biectiuas .i. fuperioris in inferiora v. g. generis in fpecies
fpeciei in indiuidna: vni^ ueríale namq.refpe&u fuorum inferiorum dicitur
totum potentiale,quia non illa actu continet,ráquà cóponaturexillis,fed poté-
tia,& diuiditur in illa ,táquá in partes fubie &iuas prx dicando de
qualibetillarü;altera dicitur totius actualis in fuas partes.a les,.i. acu in
eo contentas , fiucha m" integrales fint , vt manus , & pesreípe
hominis, duo palmatia refpc&u ligni , fiué fint effentiales .i. non
fpectantes tantüm ad rci integritatem , fed efentiam quoq. & quidditatcm,vt
funt partcs hominis phyfi- cz anima, & corpus, vel metaphyficz ani-
malitas.f,& rationalitas;itaq.diuifio totius a2&tualis in fuas partes
eft oratio , ex vi cuius diuiditur totum, in partes quas actu continet , fe ex
quibus actu conftituitur , fiue illz partes fint integrales , fiue effen-
tiales,fue phyfica fiue metaphyfica: s vt fi diceretur , partinm hominis
integralium alia eft caput, alia manus, &c. effentialium alia eft
aninia;alia corpus ionihdo phyfice, aliaanimalitas ; alia rationalitas loquenda
Mctaph. Tertia tandem dicitur diuifio fu- bic&ti in accidentia , vel
proprius fubiecti per accidentia, vt fi dicatur hominum alius eft albus;alius
tiger , in qua diuifione plura aifignatur fubieéta eiufdem rationis varijs accidentib. afcéta , & fit fuo modo
diuifia alicuius totius in fuas partes,fic enim diui- ditur tota hominum
collectio , vt aggrega- tum qu ,in fuaspartes;ex quibus ag» g'egatur , ac
Solent prztereà plures affignari condi- tiones bona diuisionis , quz ad tres
redu- cuntur; prima cft vt singula membra diuie sionis sint minora toto diuiso
; fed simul fumpta illud adequent , quod alijs verbis dici folet totum d:nifum
latius patere sin« gulis membris diuidentibus, non tamen omnibus simul
fumptis;ratio humus condi" tionis eff lumine naturali nota, nam totum eft
naiusíua parte. , ergo totum diuifum debet neceffarió excedere singula. fua mem
bra sigillatim fümptas item totum prafcr- tim sincathegorcmatice fnmptum, quo
s&- fu fub ciinpoe caditnihil Ac irà om ncs partes simul iumptas , ergonon
patct furipa iis simul foibpds 5 hac dec nbA bené diuiderctur animal in esee d
à sibilc, cuntéighla mpesibra vidue) : ; »$ tul (umptá tiófi adzquent diuifum ;
cum dentur aditnalia ; quz riec fünt rationalia j ncc nidibiliá neq € cohttà
beé diuidere: tur in fensitiuum,& ittationale,quia feüsi- juum a qué
patet,ac ahitnal ipfum, cum sit fferentia ipsius cohflitutiua j Secunda có-
ditio eft,vt tietmbta diuidentia aliquo pa- €to adinuicem opponahtut .i, sit
ità ifiter fc diuería , ac diftinta, vt in eo fehfu , quo funt membra
diuidetitia non inuicem coiri- cidant vel vnum iricludatur in alioi & ratio
eft,quia tubc nori cffcnt membra diftindla , Tettia conditio cft, vt ditiisio
tradatur pet membra proximiora, quantum fieri poteft, ne getietetur cófusio, vt
cum díuffum plu« rà (ub fe contitiet mernbra. prius diuidatur in propirqtiora ,
& hac ruríus in alia , vt animal it tationale,& irrationale,& hoc
in aquacile, volatile, & terreftte , & hac rur- fus in alia inferiora
magis remota , de quo fusius in quzftionibus.. : 130 Sed pis nou midus
diftinctio , quà diuisio valdé iuuat ad manifeftandam rerü
thultiplicitatem,& confusionem,in fine hu ius capitis non eritabs re aliqua
de diftin- &ionibus ,& identitatibus fubrungcre,quá- tüm fert Tironum
capacitas ,«xacta namq. de his tractatio ad Metaphysicam fpe&tat . Thomtftz
paffim duas fo'iim.affignant di- ftin&iones realem .f & racionis ,
illam effe dicunt , qa inter plura reperitur prater opus intellc&tus , fcü
nullo intelle&tu cogi- tante , vtinter hominem , & equum , Pc-
trum,& Paulum ; diflinctionem veró ratio- nis aiunt illam effejquz inter
plura repe- ritur per folam intellectus operationem quz diftinétio si aliquod
habuerit funda. mentum ín re,dicitur diftin&tio rationis ra- tiocinate ,
siué cum fund; mento , & tunc contingit, quando intelledus rem fimpli-
ciffimam diftinguit in pláres cum funda- mento quod habet in ipfa re propter
aqui- ualent iam ,quam babet cum multis , & sic diflingui dicimus in luce
folari virtutcm calcfactiuam ab exsiccat.-ua , quatenus ea- : dcm virtus
s;mpliciffima lucis zquiualetil- Iis duabus, quas hic in iene videmus diltin
&us ; Si vero diftin&lio illa ratienis nullum habuerit in rc
fundamentum , illam vocant diftincttonem rat onis ratiocinantis, & ità
difiinguere folzmus 11em à fe ipfo abfq. fundamcnto in re:n pradicatione
identica dicendo , Petrus«tt Petrus , consideratus en:m fub fecüda intendione
fübieéti difin guitur à fcipfo considerato fub ratione pradicati.. Modo
difficultas cft , an écbcat Pars Prima Inflit.TracLlII. Cap.XIlF.
,opusintellectis, propriétamenloquendo — — n .es, & modus realiter , ac
entitatiuné dari aliquod tertium geritis diftinctienis.; quod tiec proprié sit
realis nec rationis , & amuis Thomiftz id conftanter negent , $uarcz tamen
diíp.7.Metaph.fec.1.cum cz- teris Recentiotib.fua Societatis tertiam quandam
diftinctionem affignant mediam intcr realem , & rationis , quam appellant
tnodalem, & reperitur inter rem , m fei ; homitie autem modi intelligunt.
minie mam quaridam entitatem vltimó determi nantem fubiectum quz non poteft
effe si- ne tali fubiecto,bené camen fubieccum sine illa;& hoc genere
diftinctionis difinguitur fcffio à (edente ; actio ab agente , vnio à re vnita
&c.. hancautem dicunt poni de tnediam diftinctionem inter realem , &
ra9- tionis,quia certum cft illa enumerata pluse qun ratione abinuicem
diftingui,quiá abe oluté loquendo vnum effc potcít siriealio y licet non é
contrà ; nec etiam dici poffunt. diftingui realiter,quamuis enim poffet dici ——
didlinctio realis,vtexplicaturà Thómiflis ,.—— proilla quz reperitur inter
aliqua prater. de diftin&tione realiacentitatiua,nequeü£ — — muc mo ^
édiline. — — guiquia difin&tiorealis proprié dida vers ——
aturinterrem,& rem;.iinterea,quzTede —— — liter Ac de poffunt,&
vtrumq.fefoloexí ^—— — fterefaltim per Dei potentiam , quopadla — —
difunguuntur duo homines,amma, & cote — — pus. Nc. ) e 9 2G . Verüm efto
cum Recentioribus iftis fae —— — teamur neccffüitatem diftin&ionis mediz —
— interrealem proprié didtam , & rationis; — — nequaquam tan€éad
hecmducimurexfun — damcnto ipforum,nam inprimis fa'fum eff, — quod i dicunt ,
ad diflinétionem realem. interaliqua opuscffejquod sintabinuicem — lcparata,
vel fcparabilia hoc enimmeq.in creatis,ncq.in diuinis verificari poteft ncn quidcm.
in diuinis, nam perfonz diuinz nó. poffunt feorsim feparatz cxiftere; com.vna.
sitin a'teracircuminceiionem;,vt inquiunt. Theologi, & tamen realiter
diflinguuntur necctiam in creatis,quia hie multarealiter.— diftinguuntur
diftinctione rcali proprie di- €a qua tamen nequcunt abinuicem fepa ran,vcl
feparata exiffere; sic aiunt Sconltz j totum pscunuk eius partes vnitas rea»
liter d ftingui inter fe, non tamen vnum Íc ab alio feparari , sic ctiam
Thomitta fue bic&ur: à p. fione realiter diftinguunt ,ine ter quz tamen ncecffariam
agnofcunt con» ncxionemindifpenfabilem;Deindé,quando «Gan hoc totum
concedercuir requiri ad rc 2.5 -Demollis,feis infirumentis find à gealem
diftinQtionem, vt.(.vnum fit (cpara- bileab alio, adhuc tamen falfum eft hanc
feparabilitatem deber effe mutuam ex parte vtriufq.extremi ,t.f hoc fine
illo,& e contrà exiftere poffint;nam fufficiens ftgnü diftinctionis realis
, ac entitatiuz inter ali. ua dito eft,quod vnum poffit ab alio diuel
iyquomodocumq.id ier cis vndé crea. tura adhac realiter à Dco diftinguitur,ctiá-
fi fiae ip(o exiftere nequcat, & actus vitalis realiter diftinguitur à
potentia, & tamen in fententia prafertim Recentiorum nequit ab ea
diuclli;& fe folo conferuari;non erze ad realem diftind;onem ncceffaria eft
mu - tua feparabilitas cxtremorum;atq. ideó di- ftinctio illa,quam ipfi ponunt
inter rem , & modum eius extrinfecum (nàm de diftin- &ione reià modo
fuo intrinfeco) aliter sc- tiendum optime reducitur ad diftin&tionérealem ,
cum abfoluté loquendo res poflit à fito modo feparari,lic:t non &contrà;
tum uia vt ait Doctor a.d.p.q.5.9. qwod ff ad-^ c, licet modus re extrinfecus ,
vt feffio , vbi,vnio, Kc. non fic ità res,licutilla, cuius eit modus, non camen
nuila res eit, ficut nec vllum ens , quia tunc nihil effet , quod * repetit
quol.5.ab initio, vnde concludit . ibid, hanceffe de nomine contentionem, num
f. dillinctio inter reni , & talem mo- dum fit dicenda realis n us modalis
, quia iuxtà varias entitatis, & rei acceptiones po teít hzc diftinctio
vocari realis , sica d lis, vt fufius in.quzilionibus . - 131 Ex alio itaq.
folidiori fundamento admittenda. nobis cft diftin&tio quadá me- dia inter
realem fimpliciter didam; & ra- tionis,cum Scoto t.d.z. q.7.:$. Sed bie re-
fat, & d.8.q.4. qua dici confucuitin noftra fchola diftinétio ex naturà rei
formalis '; dicitur quidem diftin&tio ex natura rei , vt fecernatur à
diftin&tione rationis , quz fit opus intclle&us ; dicitur veró forma-
Low fecernatur à diflinctione reali , ac en- titatiua proprie dida ; quz ve inter
rem,& rem, at hzc media, de qua loqui nv ae — ;& o, malitatem,quaz
plerumq. in eadem re phy- fica snae mda indin per sedie Me: titatetn , qua
ratiene etiam alio nomine di- cuntur realitates deriuato à re vocabulo cum
diminntione , vt oflendatur illas non cffe proprie rcs diucrfas, quia non
habent dmerías exiflenzias, fed potins plures ewf- dem rci realitates, &
aliquitatcs, quz cum adhuc habeant diuerfas rationes concepti- «vt per hoc
oftendaturnon c .99 intelledias , non «pim «ffe in intellecta. éac
illiseationem formalem quidditatiuá , fcd taleri habent à parte rei , vt habct
Doctor wol.1. lic. Q. confequenter ctiam fundare dicuntur diftinctionem ex
natura tei for- malem ,n aioreim quidem diftinctione ra- tion:s, quia habet
etf: przzer opus intdlz- &us, (z1 minocem ditbindhione reali, quia non elt
inter rem, X rem rinter aliqua duo, quibüs diuer(z corre[poadcant exiftcatiz,
fed inter realitatem , & realitaeem , quz li- €t habeant proprias rati»ncs
formaies co- cepubiles , noa camcn hab :pt diucrfas exi- ikteacias , fed fürulz
vnica cxi fluat exiften- tia , hirnirum ilitus rei , cui 4dcncificantur .
Confirmatur adhuc , & magis explicatur* hzc communis doctrina Scoriftarü ex
Do- &ore defümpta z.d. 5. q. 1. nam in vna, aé cadcm rc phyfica. multa
reperiuntur for- malitates, X realitatcs immcríz per 1den- titatem,vt v gn
homine rstio -fubftantie, corporis, animalis, rationalis, rifibilis &c. quz
etiam dici folent gra dug netapby fici, proprié res diuerfas,fed potius plures
eiu(dem rci gra- dus; itli veró gradus in homine licet pto- rias non habeant
cxiftenzias, fed omncs, fagul cxiftant ad-exiftentiam ipfius fio- minisideoq
diucifz res dicrnequeant,nec proprie fun Járe difhioctionem realem , ac
entitatiuam; adhuc tamen habent. díuerfas rationes corceptibiles,&
definibiles, vt có- "ftat deanimali, X rationali, neq. enim duo diuerfas
habent. rationes , quia ficap- rchcadunturab intellectu , fed potius ab
"intellectu attinguntur, vt in fuis conccpti- bus diuerfa , quia
tali1funtà parte rei , vt aiebat Do&tor quol. 1.Q. ergo inter tales réalirates
, & formalitates rationabiliter a- lia diftin&tio poni non poteft, quam
fo rma- lis ex natura rei; non enim «ffe. potefl di- ftin&tio rationis ,
quia ditlinguuntur citrà omnem intelleétus operationem , neq. di- ftinétio
realis,quia non elt inter plures res, fcà plura entia propriam exittentiam ha-
bentia,erit ergo di(tinctio media inter vtrá» que. Neque viles quod od folent
dicere Tho- miftz inter hac fufhcere diftindonem ra- tionis ratiocinatz , &
cám func to in re; Quia hzc diltin&tio non datur actu , & formaliter à
parte fei , fed tantüm funda- mental:ter,& virtualiter; completur vero, S
actuatur ede se intellectus; at aradus metaphyfici praedicti , panter fübicctum
, & paflio diftinguuntur actualhter prater —» - — biles, & definibiles
(cclufo quecunq. opere Mei scpusc usteucenigt esae p " 2 100 tellectus
operationem alia formaliter eft - ratioani nalis , alia ratio rifibilis, vel
ra- tionalis, dumitaq. quod fi per diftinctione realem intclligamus illam , quz
immedia- té, &à toto generc feccrnitur à di(tinctio- ne rationis, vt
nimirum eft illa , qua datur €x natura rei , & prater opus intellectus ,
fic inter diftinctionem realem , & rationis nulla datur media diftinctio ,
quia diftin- ctio formalis ex natura rei continetur fub diftinctione reali fic
explicata , vt quedam Ípccies ; At fi per diftinctionem realem in- tclligatur
illafic proprie dicta , Te vere fatur nimirum inter rem,& rem ,ícü inter
extrema diuerfas exiftentias habentia , fiue abinuicem feparari poffint ,
fiuénon ; fic vtiq. inter diflinctionem realem , & ratio- [] C
aunpoffibilis ,vtdixgm Pars*Prima Inflit. Tract. IIT. Cap.XIIL, nis adn iztcnda
eft diftinctio medía ; quae verfatur. inter plurcs realitates,feü forma-
litates eiuídem rei modo iam explicato à & fic dantur tria genera
dillinctionum , ad quz alia omnia excogitabilia red..ci pote- runt, nempe genus
diftinctionis realis , di- ftinctionis formalis, & d:ftinctionis ratio ni5;
diftinctio realis conftituitur in fuo ef- fe per diuerfitatem , fcü alietatem
exiftenz tiarum in fuis extremis; diftinctio forma- lis per diuerfitatem.
rationum forimalium y Ícü conceptuur obiectiuorum; & tandem diftinctio
rationis per diuerfitatem confi- derationis noftrz, fiué cum fundamento in
refiué non: & hzc attigiffe fufficiat pro capacitate Tyronum , de quo
fuséagemus infrà difp. 1. qu. 5. art, a. & fufius adhuc difp 6. Metaph. d a
, H I. » trei potradi.3.e dutem nec Petrus. Hofgan. nec alij : ummulisia im
Leeieis im/ist, de fyllori/mo wp Vice Jf mij 4. my agere félexnt, tam dic; eft
5m rrolog, ad bes !nfistdbec min fugff- mifierinm ,' fei «t3. ides in boc
vefljeus corum nem efi herendum,fed [pecialis quoq. dehet smflitui traitutus de
Jyllsifmo demsnfratimo , ficur ro dmt Dial: trae 7 Erde TRACTATVs L ' auae
fyllogifmo demonfratiuo. De pracognitionibus , et precognitis, C 4p. - I. : 1
Nter omnes. filloeifmi fpe- : ciesprincipem locum obti net demonflratio , vt
poté X qux ia mat.ria neccffaria j «conficitur , & quia ex tcr- minis,
& propofitionibus coafat, ficut ca- teri fillogifmi,non tamen ex
quibufcüque , n erit dc condition;bus terminojü, enfissitwr. de Topsee jew Ele
ncho , vtbené aduerso, Cao— & propofitionum dcmonflrationem inte —
Brantiuni,ac de ipfa demonftratione, eius- que cfícóhn ,qua eft(cientia;&
jurc merie ——— — t6,nam omnis doctrina , & omnis di(crplina difcurfiua,
inquit Arift. in prin. Iib. Poft. fit €x przcxiltena cognitione, ideft omnis
co- £aitio illatz propofitionis, & conclufionis prefoppont cogaitioué
alterius propofis tionis inferécis, ftcut süt przmiffz, in qbus. virtualiter
cótiaetur céclufto, cü difcurfus. fit illatio alicuius ignoti cx notiori;
quapro ptér ad exactam cognitionem adipifcen- dam conclufonis demonftratiuz
aliqua - pracognoíci dcbent , vt functermini, & premiffe cxillis formata,
—— cit. l9 pi DIALECTICARVM INSTITVIIONY PARS POSTERIOR. De attinentibus ad
materiam [yllogifmi. & Va ad, firmam filleeiflica fpeBl at explicuimurs
reflat,vt v. qua confres folct epfe f'slopi[mms , qua. vatione materia circa
run. upatur declaremui.Cr quomiam thsplex ejl , mece[far 4 « , contim uid yup.
tra 2. c. vnde dam eres fillogifmi ratione rnateria puta filloeifnus
demonjiratiuus in TI& vcce [aria topicus immateria contingenti, C
fophictieus , vel ret in materia falf' feu impc[Bbsls, vtimnuimus 1 Min 1deireo
pars ifla 3m tres Tradfatus pariformiter. (ubliuiditur , Guamuis—— igkur
primó,que debeant effepracognita, & quid de illis przcognofci. 2
Precognitio fumi poteft duplicfter , - velformaliter,& fic dicit
cognitionem ali- cuius neceflario. prarequifitam ad cogni- tionem altcrius ,
vcl obicctiué , & eft . obiedum tcrminans talem cognitionem , quomodo
fignificat modum. coguofccndi rem aliquam ab intellectu, & ficiamitur in
afenu. Quinque autem funt modi cogno Ueiprimus edt quid nomini: , fecundus , n
res [rt,certius quid re: fit,quartüs, quali; res (it, Quintus propter quid res
fit , quorum pofterior przfupponit priorem, vt .n. fcia- mus,quod homo fit ,
debemus przcogno- Íccre, quid importctur per hoc nomen 4o- m?,vnde quia modus
przcedens refpectu fequentis eft przcognitio , & fequens eft quaflio , fit
quíod primus modus , q»d no» minis , dictus femper erit przcognicio, X yltimus
modus crit qu&ítio,nunquam prz- coguitio;quatuer igitur in fpecie erüt prz-
cogritiones ,fed poffunt ad duas in genere reduci, vt facit Arift. 1.Poft.cap.
1.94 eff, «ed eft, primus modus fubdiuiditur 1n ^ Suid eif nimimii,& Quid
ejl rei ; ctenim de vy LH $e XT Ns - dnos fignificat - re aliqua duplicem
pofumus habere defi- nitionem,& conceptum, confufum (cilicet, ipri icitur
Quid & dif pru ' ] porm sire Secunus modus fubdi- uiditor,i di pa gii ica p
cntiz ,fiue aptitudinalis,fiue actualis... &
20 $n Quod eff compofitum ,Uy complexum, figni- ri -ficans «critatem
propofitionts ; & przmif- . farum . . Dices quatuor süt quzftiones ex
z.Poft. - €aergo quatuor füppofitiones.fcu przco- gnitiones , quia quallio vnum
quarit , & aliud prxfupponit ;Tum quia tria funt prz- - ' cognita cx t.
Pofl.c.1.ergo tres prxcogni- tiones,quia pracognitio , & prxcognitum funt
rclatiua. Rcefp. cffe quatuor in fpecie ; & duasin genere. Ad z.negatur
confequé- fia; ad probat. dicimus przcognitum , vel dicit denominationem ex
actu, cognitionis proucnientem,& fic cognitio, & obic&tum - €ognium
poffunt dici relatiua , & tot effe a&us , quot obiccta cognita 5 vcl
dicit rem coguitam,& przcognitio modum cogno- fÍccndi,& fic proprie nan
funt relatiua ,nam idcm modus pot«ft pluribus re&us conucni rc, & eidem
r&i plures modi . me itum dupliciter fumi po:eft , Primo,vt dicit obicctum
termipans przcognitionis , &hoc medo Qvid ef , & 7 De Syllogifmo
demonftratiuo . rÓI Quod est, przcognita dicipoffunt; fecvn lo , vt dicit rem
illam quam intellectus conci- pit fub modis cogno(cendi aflisnatis, X de cu
percipit Quid eff ,& Quod «4 , &inhoc «nfu fumitur in przfcna ; &
funttria fu- biectum.paflio,feu pradicatü, & dignitas , fiue principium ;
ratio huius clt, quia con- clufio demontlrationis potiffimz (de qua loquitur
Ar:ft.dum przcognita enumerat) conflat ex fubiecto & paífrone-, erzo quia
cognitio terminorum przfupponitur co- nitioni propofitionum,fübicétum, &
paf- o ante conclufioncm debent przcogno- fci: & quia conclufio ex
principijs infertur etiam przmiffz debent effe pracognitz , quz dignitatis ey
modo dicuntur , di- gnitas.n.proprié de primis principijs di- citur . Inftabisante
concluf. debent przcogno- fci conflruétio demonflrationis ii modo , &
figura, visillatiua,& medtum;ergo plura recognita quam tria. Tum z quia
fubie- vei A paflio integrant principia , ergo à funt prxcognita ab illis
diftin&ia. Tum 5. aliquando in deniomftratione concluditur aliquod
przdicatum «ffentiale, vel accidé- tale per aliam caufam tanquam per mediit,
vel per paffioné ipfam, ergo páffio non cít femper przcognitum. Refp.ad 1. hic
loqui de przcognitis ad materianidemonftratio- nis pertinentibus, non ad formam
, is eitconftruétio in modo, & figura , & vis il. latiua: Medium autem
, cum fitin demon-.— ftraticne potitlima definitio fubicéti,potius erit
przcognitio , quam przcognitum, vt dicenius. Ad 2. quamuis integrent. princi-
pia, non tamen eadem pracognitione pre- cognofcuntur vt in principijs vnita,
& eor fim fumpta, vt ftatim declatabimus. Ad 3. affignara przcognita funt
demonftratiohis potifima , in qua paffio femper per fuawa caufam cócluditur de
fubiecto.V el dicimus idcirco 2tlignaffe nos fecundum ptacogni- tum tffe
paffionem, aut przdicatum ; nam r iftud intelligitur omne id , quod dcfu- Dicto
in conclufione demonttratur . 4 Applicando przcognitiones przco- genitis;
dicimus primó . de dignitate nó dc- bere prxcoenofcinifi Quod frt complexum; I.
quod fit vera; ratio elt . quia X fi digui- tas , vt icit vnam fecunéam
intentionem pofitionis ; fit quid incomplexum
& abeat quid nominis , & qu d rci: attamen fi exercire fümatur ,
vt dicit ageregarioné illorum erminorum per copulam vnito- rum; non id et fiuc
aominis , fiu rei, La |o 3021 tei, neq. Quod eft fimplex , hzc .n. omnia
incomplexisconuemunt , &in tali acce- ptione fum;tur, cum inter przcognita
nu- meratur, quia vt fic inferuit conclufioni, nó veró vt dicit illam fecundam
intentionem, ita Do&or 1. Poft. qu. y. neceffe cft igitur przcoenofcere,
quod principia demoftra- tionis fint vera, & etiam principia illa có-
muniitfima abomnibus conccffi, qualia funt De quolibet verum e affirmare , vel
megare, neceffe est. quodlibet vel efe vel nón effe; ad quz principta,omnia
alia refoluütur,vtra- que.n, intellexit Arift. nomine dignitatis. De paífione
certum eft, non debere pre- Cognofci Quod frt complexum, neque Quid rei, quia
in definitione paffionis ingredi- tur fubiectum,& explicatur inharétia paf-
fionisin fubie&o, hoc autem concluditur pcr demonítrationem 5 deinde certum
eft pracognofci de ipfa Suid nominis, hzc .n. eft prima omnium prz fuppofitio ,
neq.po- tcfít dealiquo vlla quzftio moueri, nift fal- tim confusé
cognoícatur,quid per tale no- . mcn intelligitur . Dubium tamen eft,an de- beat
pracognofci €«o4d fit incomplexum , fcu ipfius cxiftentia: & quidem in
aliqua demonítratione eft euidens przcognofci , vtcumà Rut, & per fenfum
cogno- fcimus effectum, v.g. echlypfim, & poftea per caufam à priori
demon(tramus ; atta- men noneft hoc femper in omni demon- ftratione neceffarium
, eo quia poteft ali- quando dubitari de paffionis exiftentia , & tamen de
fubie&to demonftrari,vt eft ater- itas motus, diuifibilitas quantitatis in
in- pitum,Kc. qua ratione Arift. affcruit de affione Quid nominis pracognofci
,, quia tus eft de przcognitione, quz in om- nibus interuenit demonftratíonibus
, non ncgauit steiquia aliquando etiam «» frt de paffione przfupponatur .
Dices, de fubiecto in tantum przfurpo- nitur an fit ,quia nemo quarit , an ipfi
t. lis pafio conueniat , nifi ipfum fupponeret pron ;trgonemo quzreret , an
paffio ubie&to conueniat , nifi vt pefibili pra- cognofcatur . Tum quia
quid eft prefuppo- nit an fit , ergo fi dc paffione przíupponi- tur Quid cft
,etiaman fit . Tum 3. in maiori propofitione paffio vnitur cum medio ter-. mino
, ergoanteconclufioncm przfuppo- nitur exiftere. Rcfp.ad 1. hefiade parita-
tem;quia (ubic&um eft id , de quo quzri- tur , €ideo przfupponidebet habere
ali- quod effe;at pafíio , feu pradicatum cft id , quaritür , an conucniat,
fubie&to , - definitio hominis , quz eft animal rationa- Pars Secunda
Inflit. Tra&Ll. Cap.I. tura,eo vel maxime quod exiftentia paffio- nis eft
inexiftentia in fubie&o , vndé nó teft rc&té pra fupponi effe, nifi in
fübietto Ad z.affumptum eft verum de Quid eft reí, non de quid eft nominis . Ad
5. talis cogni- tio non conuenit paffioni in fe, & abfolnté, fed in ordine
ad propofitiones , & pramif- fas , ideoq; non d: bet affignarivt przco-
gnitio propria paffioni , vt diftindum eft pracognitum à przmiffis.Expeditius
tamé erit affercre de paíhone debere etiam «m ff przcognofcere (alt:m
confuse,& Arift. td- circo przterijffe, quia in demonftratione diftinde
oftenditur, & p: rfc ipfius inexi ftentia in taltfübicéto ; quod etam malti
.: tenent, vt Morif.difp.z.Log.q.s. & iafinüát (d Complut.difp. 17. q.2. «
5 Tandem de fubiecto non prafi e tur,quod fit complexum,fed quidnomini$; - —
deindé quod fit incomplexum & V tein LS flentia,namanficprecedit
qualéfit;& pro-——— — pter quid fit ; tum quia fübic&tum eft bafis, ———
— : ! * E :4 H », . & recie 2 n Mm €rgo pt oni debet exiftere-. a 1 FIRMME
Quote Qujd rei in demon(lratio- —— | ne potiffima , nam in hac medium eft quid.
x ditas,& definitiofubic&ti ,vtdicemus,ers — — go debet ante
przcognofci : nom w$ tamen,quin in demenftratione à pofterio- — ri,&
quidditas, & exiftentiafübietti poffint — —— — effe quaftiones,vt dicemus
in difputaties ——— nibus, cum de conditionibus fubie&tifciem — tizloquemur,
"V Poteft igitur hzc tota do&trina exer declarari : fi quzreretur,an
homo fitrifibis — - lis , vt talispropofitio probetur,oportet . pracognofcere
-quíd- fienificetur per ifta nominahomo, &rifibilis& quod homofit — — -
ens v vil flbile;deindéquiamedium — — demonitrandi rifibiliratem de homine eft:
ideoque poteft lubirarian fit inrenimmaz — — | "EQ UO UE le, ideo dcbet
etiam de homine przcogno- fc quid rei . His przacceptis intcllc&tus
procedit ad formádam demonftrationem: demonftrando conclufionem per premi fas,
de quibus debct effe certus, quodfint-— verz,& non falfz,nam ex falfis
nequit oft&-«— di verum, ex diclis p.p. tra&t. 5. ! C A-P-V- T OH. 99d
De fcientia demenfiratenis effetfn, m^ 6: wram, &preprietatesdemore — ^
Mime is cogno ipi fiitequod c& notitiam parcic De Scientia. nueftigare
debemus . Ft primo, quod de- tur in nobis de nouo notitia certa, & fcien-
tifica de aliqua re , probatur aduerfus fo- phiftas omnem fcientiam negantes,
& con- tra Platonem admittentem quidefn fcien- tiam, fed non de nouo :
putabant .n. anitmá moftram ab initio fuz creationis omnibus Ícientijs fuiffe
decoratam , at in infufione in corpus ex coníortio fenfuum omnium oblitam , fed
paulatim indé fuccedentibus occafionibus ab externis excitari, & eorü, uz
Íciebat;teminifci , vndé inferebat no- fen fcire effe quoddam reminifci. Quod
detur, probatur experientia, áliqua n. cer- to fcimus etiam per caufas ,
cognofcimus €tiam certo aliqua principia , ex quibus deindé alia euidenter
deducere poffumus. Tum quia habemus naturalem appetitum ad cognitionem rerum
per caufas,ergo nó Gebet cffe totaliter fruftra , vt nullain no- bis detur
fcientia. Tam quia, vel hoc, quod tít nos neícire omnia, certà fcitur, vel nó ,
f (ccundum , ergo non dcbet rotaliter ne. MNA primum , ergo iam in nobis
certa,& euidens notitia noltrz igno- rantiz, & confequenter fcientia,
quia « fct notitia alicuius per caufam. Deindé quod dcnouo generetur , prater
quam quod eft de fide quia anmmanoftra in coinftanti , in quo creatur, corpori
vnitur, vt determina- tum fuit- in Conc. Later. fub Loore X pro- batur adbuc ,
nam quorum reminjfcimur , non folum recordamur de illis , verum etià -— fzpé
deipfo cognitionis actu , at nunquam ínacquifitione primaria notitiz rerum re-
cordamur habuiffe. de illj*: cognitionéali- quam . Tum quianullus poff-t cffe
errorin . intellectu , quia phantaíma folum excitaret fpecies ab initio infufas
, quz non nifi verá cognitionem neri poffent . Qua propter intellectus nofter à
p pee tanquam t: bula raía , in qua nihil cft depictum , fed in fenes ad omne
intelligibile , ficut ta- bula ad recipiendam quamlibet picturam ; & potcft
vel totaliter ab intrinfeco, & jp- prijs viribus acquirere fcientiam
alicuius rei,vt cum ip(e folus per inuentionem ali- qua cognofcit ; vel partim
ab extrinfeco , uando .f.non eft bene difpo(itus.&indiget Dore tanquam excitante
, & applicante rincipia ad igferendam conclufionem. Obijc. quód non detur
rerum fcientia, Tum quia (ntcllectus mouetur à fenfa; fen fus autem Fillitur ,
vt patet. Tum 2. quia fcientia e(t de
ztemis, & certis , res verà funt corruptibiles , Tum 3. quia nonattin- 105
m naturas rerum , fed potius per quaf- am fimilitudines illas
percipimus,ergótió habemus veram de ipfis notitiam . Tum 4. ww de omnibus
dubitari poteft etiam de illo primo principio .f. Quodlibet neceffe eft
effe,aut non effe , nam multi boc nega runt, vt refert Ajift.4. Met.9. Refp.ad
1.nec femper fenfum falli circa proprinmobie- &um , quando eft bene
difpofitus ; nec in- tellectum neceffarió fequi apprehéfionem fenfus. fed
proprio lamine, & aliorum fenz fuum ope poffe errorem alicuius corriges re.
Ad z.non concludit vniuerfaliter ,nam dantur res zternz , & adhuc dicimus
nó re- uiri ad fcientiam zternitatem rerü in exi- endo, fed in effentia, puta,
quod propofie tiones fint fempiternz veritatis , vt infra. Ad s. rti
intelligibiles funt rerum fi- militudines- naturaliter reprafentantes , ideoque
es ipfas veré naturas rerum attin« gimus. Ad 4. non debemus ob aliquorum
imperitiam ,1mmoó petulantiam negate ome nem notitiam certam , & euidentem
. Obijc.2. quód non detur fcientia deno- 105 nam cum aliquid quzrimus , vel
illud fcimus, & fic nil de nouo cognofcimus, vel illud ignoramus,& fic
nunquam poterimus cognofcere, ficut fi feruus alicuius aufugee rit , fi
quifpiam antea illum nouiffet, inue niet,fi occurreret , at fi nullam habuit
dioti« tiam;etiam occurrentem non cognofceret, Tum quia fi conclufio fcitur per
prarmif- fas, aut fecundum fe, aut applicatas in mo- do, & figura; non
primum , quia fic fcien- tia nen habere er demonítrationem , nec fecundum ,
quia talis applicatio , vell eft nota ante demonftrationem addifcenti , - &
fic ipfi nota quoque erit conclufi», vel ignota ergo non poffet ducere in
cognitio nem couclufionis. Refp. ex Arift.1. Poft. 1; quod conclufionem ante
demonftrationem nofcimus confusé , & imperfe&? in fuis - principijs, in
quibus virtualiter cótinetur s & virtute luminis intellectus fitnota per-
fecté , & diffincté, ficut res, quz non eft, virtutéalicuius caufz
producitur in effe. Ad s. conclufio fcitur per przmiffas appli- catas, quz
applicatio fit nota intellectui prius natura, quam conclufio, ftatim .n. ac
iwinor additur majori , intellectus deduci- turconclufionem , & pramiffz
not fiunt ex terminorum cognitione 5 omnis n. do- ctrina, & difciplina
difcurfiua ex pracxi- ftenti fitcognitione. — EA | —— ^ HCM 104 vem per cau(atopnofcere
, propter q «amres , quod sllies ejf caufa, P non contingit a- iter fe habere 5
hac eit definitio fcientie qproprijffima dicta , fcire .n. tripliciter po. teft
accipi, communiter ; & dicit euidenté comprehenfionem veritatis, quomodo ad
contingentia fe extendit,vt cum cognofci. tur Petrum currere,fecundo
proprié,& di cit euidétem comprehenfionem verz pro- pofitionis,qua nequit
effc falfa , & fic (olü neceffaria Íciuntur 5 tertio proprijffimé pro
cuidenti cognitione alicuius veritatis neccffariz per cau'am , & fic
fumitur in praíentisly eegno/cere tat loco generis,ex- tenditur.n.ad quamcunque
cognitionem , etiam fenfitiuam , additur ger c«w/am , ad differentiam corum
quorum cognitionem non habemus per caulam , vt eft cognitio principiorü,& cognitio
à pofleriori , & P effectum; additur propter quam re; eff , quia multa
iuntcauíz , fed adícientiam folum €ücurrere débet illa caufa , quz cft propria
illus rci; & proxima ,qua pofita ponitur ef- feétus,& qua remota
remouctur , (ubditur quod silins e eua , quia nedum oportet , quódilla caufa
fit caufa proxima, fed requi ritur quód intelle&us fciat effectum à tali
caufa pendere tandem additur , € pon con- tjngit aliter fe baberequia
requiritur,vt in. tellectus nullatenus dubitet de. cffe&tu , quod a tali
caufa proces ; imó quód fit roríus impoflibi ientia nollra dicitur notitia
certa,cuidés, er caulam proximam, & nata ficri per di- edi filogifmum. 1.9
Mitam fcientiam Arfft, 1 Poft.cdt. fe- - Cernitab ali js habitbus intelleéis ,
Sc co- nitionibus jX primo differt à. cognitione tiua,quia fenfusctt
(ingulariuai5 (cien- tia veró yniueríalium,quz fub fcnfu non ca dunt. Secundo
dilfertab opinione , quia fcientia eft de ieccffatio , quod non poteit alitcr
fe babcre, cftque affcnfus conclufio- nis fine formidine de oppofito, opinio
ve- ro cft de contingenti, quod poteft aliter fe habere , & dicitur
affenfus conclufionis. cü formidine de oppefito. Vcrum cft tamen, quod licet
idem intejlectus nequeat fimul habere fcientiam, & opinionem de eodem
16,1cfpcétu eiufdcm,quia implicat fimul exi fimare aliter,& nen aliter fc
poffe habere; teft tamen idem obiedtum effe. fcibile , k. opinabile diucría
ratione , vt homo cit fcibilis fecundum rifibilitatem , opinabilis fccundum
Auftitiam, D.fíert.etian ab alijs hab itbus jntellcctiadibus,quii que .n, funt
-| ) - T Part Secunda Inflit. Tract.1, Cap. IT. E - fcientia, prudentia;&
ars,ars cít circa facti- evt aliter fe habcat: binc
habitusintelle&tus.Clntelledus;fapientiq —— bilia,& externa opera,
prudentia eft. circa agibilia iri eodem DonrYh recepta,vt vel- le,cogitare,
&c. & ift: habitus verfantur circa contingentia;cateri circa neceffaria
quz vel (unt deducta ex principis ; vt funt. conclufiones,& eft ícientia,
vel (unt princi. pia,& hoc dupliciter,vel funt principia de- -
monitrationistih , & cognitiohorum vo» — . catur intelledus , vel funt
principia etiam entium, & ficeft fapientia, quz nonfolum ——— — principia
complexa communiflima conté- : platur , fed etiam altiffimas cauías confi-
derat . Tu. Quia veró habitus fpccificantur ab a&i- bus,& actus ab
obie&is , hinc fcientia fuas conditiones,vt vnitatem,certitudinem,nos ——
bilitatem, &c.fumit à rorric ob T vt vnius obie&ti,vna imtia,&
quzeft — — de scr gia Sagio magisà materia — fenfibili abftracto , nobilior ,&
certioreft. ; ca,qua circa obiectum purae ; & minus à materia fenfibili
Cumvets ——— faturi fic EN mathematica certi ^ süt naturali philofophia proptet
Mes magis abftradum ip i5 P ede itas, & aritmethica cft certiór mufica,
quia illa có- fiderat numerum fimpliciter , hecnunie: fonorum.Et quia
obicdtialiafunt.difpara- ———— ta;alia vero fubordinata ad 1uicem , hinc | *
etiam aliz fcientiz funt omninse nM E vt arithmethica,X medicinazalize die ——
natz & quz cft prior, dicitur fubalternás 5. quz poferior , dicitur
fübaltermata , illa - probat principia int E "n accipitiua
principiaabilla, quibus proce» ——— dit ad alias conclufiones demoni E A fcd dc
hisomnibusfufiusinquaftionibus. —— — 9 Verum quia oppofitorum eadem eft. :
difciplina,& quod x Íc pofita magis clu. cent, cum 1gnorantia fcientia E
piat eni TOC eius natura, & caufz erunt explicandz,vt — ^ facit etiam
Arift.in 1.Poft.c. 12. & 13. Du-- plex eft
ignorantia;alia pura M persi - efl priuatio, & carentiafcientihcz cognis —
— tionis;alia prauz difpofitionis,Sceft Mi nia va; & praua mentis afíc&io
, qua opinamur oppofitum veritati ,& vocaturcerror . Haec caufatur in
nobis,vcl per erroneá apprehés fioné,vt fi quisapprchendat. auricalcum ;.
vtaurum, vcl perfophifticum fillogifmiü vt cum quis faifz affcntitur
conclufioni $ Ignorantia purz negationis Joterdum can- * aturob defectum
alicuius fenfus à natiui- tatc ,nam Cacus natiuitate licet poffit ha- bcre,
n prior,per - : Dese piaté primal terim,
ep md. per obere notitiam aliquam imperfe&tam,& có- E ,nüquam tamen
perfectam, & diftinctam, ratio eft, quia fcientiam non habemusnifi per
ínductionem , vel demon- 'ftratiotiem,& vtraqsa fenfu dependet , nam
áanductio procedit cx fingularibus, qua fen- fu cognoícuntur'; demonftratio ex
vniuer- falibus , quz per fuas fingulares intellizun- tur, ergo deficiente
aliquo fenfu , deficit fcientia perfe&ta obie&iillius fenfus. Hinc
deducitur illud axioma , N/bil eff im smielle- din, quod priui non fuerit
aliquo modo in fem- f95 & dicitur aliquo »odo, quia non requiri- tur , vt
resiu feipfa fenfu percipiatur , fed t vel per fuos effe&tus , quomodo co-
goce per creaturas, vel per fimi- tudinem ; vt Petrus abfens per Paulum
prifentem eiusfratrem , vcl per partes , . quas intelle&tus poteft
coniungere ; vt qui viditmontem , & aurum, poteft effingere montem aureum
vel aliquo alio modo , de quo Do&orin p.d. 5.4.1. - o2 ATP VTOTIL De nece
]fitate principiorum , ybi de modi: utri n s PREIAHAUS - 10 TyRinci demonftra -
1X turab Arift, 1. Poft. c2. propofitio jmmediata,qua.f. non Uu * tionis
defini" fit altera omne animal: rationale eft rifibile ; quod principium
eft duplex, vnum dicitur digni- .Ia5 , alterum dicitur pofitio , dignitas eft
propofitio immediata,! & indemonftrabilis, quam neceffe cft nofcere,qui
aliquam fcie- tiam vult addifcere , tales funt propofitio- nes per fe nota :
dicuntur dignitates , quia propter naximam evidentiam , quam con- tinent,
digniffimz funt,vt ab omnibus tan- quam verz — wm eai etiam ma- xima, quia ad
pro uáplures pro fitiones infermüt, huiufmodi font in M. phyfica De quilibet p
erum affrmare , * megare de mullo ambo fimiliter in MR "tica omne totum
eff mains [ua parte fi abaqua libus a47alia y qua anos sip li«, Pofitio eft
propofitio immediata,& in- demonftrabilis ,quam (cire non cft nece ffe, — v
ken inftituit , ed fufficit,vt à Mag iftroillam accipiat , vt addifcens
philofopisianon eft opus,vt fciat diffinitiones naturz,motus, corporis natu-
ralis.&c.Veriim eft tamen quod pofitio nó folum hanc propofitionem
indemonftrabi- Jem,fiu£ afiymatiuam, fiue negatiuam figni R3 7 C ivre, y05-
ficat;fed etiam definitionem;quae r-: q4:--, ditatem explicat abíq.affirmatione
, 5: mc» atione definitio .n. etfi vt in propofitione umitur , affirmat , ycl
negat , attamen fi in feipía fpc&etur,nullam dicit afirmationé, vel
negationem,fed tantum genus, & ditfc- rentiam , vt definitio hominis dicit
a»imaz faticnale; dicitur quoq; definitio pofitio , e in initio fcientiarum
ponitür ad inftz uppofitionis , qua poftea vtendum cft in nmm lg 11 Pracipua
proprietas principiorum deuoüfltationis ^ squod Aia neceffaria nam fi conclufio,&
fcientia eft de neceffa- rijs, etiam principia , quia licet ex rzmiíf- fis
falis contingat coll;gi conclufioné ve« ram,& ex non neceffarijs
ncceffiriam , at» tamen id fit non tanquam ex falfis , & non neceffarijs,
alioquin effectus nob'tor effet fua caufa , fed propter formam fillozifticá . Hanc neceffitatem, & proprietatem d rat Arilt,
c.4. ponens tres conditiones , vel potiustres gradus neceffitatis concurrene
tes ad conftituendam neceffitatem princi- pij demoaftratiui . Prima conditio ,
Ícu primus gradus nez - ceffitatis eft, vt fit de ema , propofitio de omni
eft,in qua predicatü dicitur de quo- libet contento fub fubiecto , & pro
quo- libet tempore , vt omnis homo cít colorae tus , ifta vero omnis homo
difputat, omnis homdó comedit, non funt de omni , nà pri- mz deficit prima
conditio , & fecundz íe- cunda; vnde licet ad propofitionem de ome ni
prioriflico fufficiat vniuerfalitas fubie- &orum , tamen ad propofitionem
de omni pofterioriftico vitra illam , requiritur vni» ucríalitas temporis. Secunda
conditio , feu fecundus Meidw neceifitatis eft,vtfit per /e5 pro o per fe eft ,
in qua przdicatum perfe conuenit fubiecto, non per accidens , quz conditio
vtexplicetur,adnotari debent quatuor mg wel didictndi per fe ab Arift.c.4.
"— prius fupponendum , quod pradicatio eft duplex, alia directa, &
naturalis,& cft cum id, quod à pa:te rci fubijcitur, eft etiam in
propofitione fjbiectum , & quod a parte rei incft illi , eftin propofitione
przdica- tum,vt homo eft animal ;: indiredta,& «pon naturalis,cum é
conuerío ,quod re ve- ra fubeit, in propofitione przdicatur, & quod incft,
fübijcitur; & ratio huius eft uiain propofitione pradicatum tribuitur
fübicdto, illigj conuenire ennnciatur, ergo fabiecium fe tenet in peine perm E
106 dum abentis, & continentis , & przdica: tum per modum habiti ,
& contenti, ergo illa propofitio erit dircéta, & naturalis, qua
Conformis etit rebus; vt fc habent a parte rc), & vt funcofdinatz ; Rurfus
accipien- dum ex Doét.2.d. 5.q. 4.fup.E.& $,d.7. q.1. D,&
d.33.M4.d.1:.q. 3. FF. € quol.13.A 5. quód quando aliqnid eft i fe tcpugnans ,
vcl ens per accidens , non poteft de aliquo dici perfe , nec deipío aliquod
pradicatü pcríe poteit. enunciari , vnde itg propo- fitioncs nort erunt pcr fe
; hotno irrationa« lis eft animal, homo albus cft. tationalis ; homo efl animal
coloratum , &c. & ratio cft,quia quod in fe «ft rcpugnans , vel pet
acctdens,femper erit talc cuicumque com» parctur j nam comparatio non tollit
re1có« parátz,quod intriníece , & formalier illi conuenit , ergo fi cft impotlible
, i repu- grians ,vcl per áccidens , nihil deipfo dici- tur poífibile, &
perfe; Verum cft tamen, quodillz propofitiones, in quibus explica», tur natura
horum impoiib:lium , vel en- tium pet accidcus , rcdué&tiue poffunt dici
per fe,vt chymcra eft impoflibilis , vacuum elt nihil, homo-albus cft cns per
accidens; ratio cft, quia ficut ifta ertia dicuntur ha^ bere propriam náturam ,
habita compara- tione ad vcra entia , € fimilitudivanrie ica «tiam fuo modo
poffunt in, ipfis ficri prz- dicationes pcr fe , His przaccepus. 1 11 Primus
modus dicendi per fc eft , cü adicatutm «ft dcfinitio,vel ingrediens dc-
itionem tubicéti ,ex que aliqui deducunt: omnia pra-Jicata, quz definitionem
ingr c». etiuntur tàmin recto;quàm in obliquo, fiue. fiat de cffenuia dcfioiti,
fiue aliquod addi- tum,per fc predicari in primo modo de de« finito , vnde
concedunt. has cffc pcr fc pri- mi modi , home eft animal , hómo conftat
exanima,& corpore, quz funt partes císé- fialeshomiais in obliquo c ipo
pradican- tcs, rifibile cft bomb petecalt fi.j patcr, & fimiles, nam h omo
ingreditur , vefubicétá dtfinitionem r fibilis, & filiusvt corrclati- tum
in defimtione patris ; & probant ex ipfo Arift. qui atferens excn. pla
primimo- di,ait, vt cun: linea pradicaty dc. triangu- lo,& punétun: dc
linca; at quamuis linca fit. seffentialis trianguli, & inclliquo de pfo
dicatur , punctum tamen non-cft pats. «ffertialis, nec de cffentia linca & foli de- fiiitionem linex. ingreditur
tanquam tcr- niints,i quid cxtiinfecum , ad quod effci- tial n: dieit
habitudinem;crgo quia quod- hbet accidens effcntialem dicit ordincm ad Pars
Secunda Inffit. T'ra£L4. Cap.IL 5 Íubiectum per quod
dcfinitut,& relatiuut ad correlatiuum, fta propofitiones erunt in primo
modo. Infuper quia non efl.maior identitas , quàm Pr fit ad feipfum , hanc
propofitionem homo «ft homo, in primo: - modo collocant ex Arif. $,Met.25.X 1,
Desi ber. c.4- vbi bonum diciteffe per fe bonit, ] & citatur Scotus
1,Poll.q.19,& Tromb.ca —— I Formaliftisin tract.de Form.art. 3.Tandem e
quiá natutz communcs funt de cffcntia fin gularium , de ipfis praedicantur
etiam it primo modo , m" - Alij ex oppofito non. folum negant, - quz in
obliquo definitionem ingrediun ad hünc modum pertinere ; fiue fintds ei.
fcntia, fiue quid extrinfecum, verum eti Segapt tranícendentia. in - primo. ]
dus cani dcinferioribus,quianonfehae —— tad modum formz inexiftentis, pro--
pofitiones quoqueidenticas eadem ratios — ne,&quianoníuntpaturales, neque
de» —— monftrationi poffunt. inferuire, cum non explicent as can cur przdicatum
fübies — — Goconueniat, & demonflratio procedat — ex caufis: predicationcs
itein p rfaliüt | de fingularibus femouént ab ifto 'm quoniam non funt de
omini, cumfintpartis — culares,omnis autem propof:tio periedes beteffe de omni
poflcrioriflico ficut fees. dus gradus neccflitatis prafupponit mum,folum ergo
popali en aS Mene finiaue artes dc finitionis in re« ) o pradicantur de
propro:defimto; v& — — funt genus, & dtxudpei petia Ípeciis — inhoc
primomodo reponunt, |: 5 .; 14 Dicimus tamen ,quod proprieloqué-- doillz
propofitiones crunt per fe prinmymo din quibusptzdicata funt de effentia fue —
bicéü vniuerfalis fiue in re&to;fiue in-obli- quo , fiue p radicamentalia
finr, fite trans fcendentra; at quando non funt de cffantia, quampis
ingrediantur definitionem ,-non confciunt propofitionem pcr fe: reductiué veró
ad hunc modum fpectant przdicatioe nes vniuerfalium de fingularibus , ciufdem
de fc ipfo , & propofitioncs negatiua , in quibus remouentur à fubiccto
pradicata: oppofita pradicatis ill: conuenientibus in primo modo : explicantur,
probantur fin gula; & primo quod pradicata cffcotialia in rccto per fe m
primo modo pradicétury atetcx communi coofenfu , S ex Arift, Ic, & cx Doct.
3.d 7.q.1. D. & 1. Poft: q.19.. €o quia hac cft vaior necefitas, quz pof
fit intcrpradicatur: » & fübiectum repe fübieéti 2 De necefsitate
principiorum , dt. [er de prádicatis effentialibus in obliquo di cendum,&
de tranfcendentibus etiam,qua- le efteus, quod veré in quid de fuis infc- .
rioribus predicatur, vt docet Do&or 1. d.8.q. 3. Y. & veré ens
concipitur adinodü dique fermz Metaphyfice inclufa in fuis inferioribus
quidditatiué, ficut cetera pre- dicata quidditatiua . Secundo quod quando non
funt de ef- fentia, licet ingrediantur definitionem , nó faciant propofitionem
per fe priini modi , habetur expreffcà Doctore i. d. 3.q. 3. G. vbincgat ensin
quid , X ia primo modo de fuis paffionibus dici » quod probat , quia Sradicibni
in primo modo eft de effzntia flecti, at fubiectum non ponitur in de- finitione
paffionis vel accidentis, nec cor- gelatiuum in definitione relatiui tanquam
quid effzntiale, fed vtadditum , & extrin- fscum; eo vel maximé , quod (pé
funt al zcrius fpecici,imo& predicamenti . Tum quia x U'oft.s s. pradicatio
per fe aon con- ucrtiturin przdicationem per fe , f«d paf- fio per f
praedicatur dc fibiecto. , ergo fübiecim aon pradicabitur per e d : paf- fione.
Tum quia in tántum prz-dicatum per fc dicitur de fubiecto, quia in. fubiecto
eft caufa, & ratio formalis inhzrentiz. predi- chti Cum fubiecto , qua
ratione tunc fit di- recta, & naturalis praedicatio , quando id', quod
ineft, przdicatur, & cui incll,(ubijci- tur; fed in paffione nou. eft talis
ratio , nec fuübiectumineft paffioni, nec correlztinum - rclatiuo, ergonon
poffant conficere pro- pofitionem perfe. Solum poteft inferri, g» cum paffio,
vel accidens dicat efcatialem prdinema 1 fubiectum , qu ordo circum- Ícribit
nobis effentialem differentiam ,id- circo non fubiccrum , fed ralisordo vt fic
. circeamícribens diceturin primo modo de acc denti 5 & in hoc feníu
intelligen Jus eft Arift. dum hic affert exemplum dehnea ex puuctis conflante,
punctum .n. cum non fit parscffentialislincz: fed terminus neccffa- rió
requificus, non dicetur de linea, neq. in obliquo in primo modo , fed habitudo
li- nez ad punctum ,vc explicans dif:rent am eff.ntialem ipfius , erit
praicatum in pri- mo niodo . Hinc colligitur ; quod non füffi- cit
dicere;praedicacü primi moj :tt, quad ingreditur dcfinitionem fubicct fed
requi- ritur adhuc; vt inzr«diatur tanquá aliquod €ffentiale, non tauquam
additum ; infuper quando vna icfinitio ef«nt:alis prg- catur de altera eiu[Je
d.fiaiti , eft ve- ra przdicatio per fe prizi avodi , vt animal 167 rationale
eft.ens fu ftantiale coiporcum - conflat ex corpore 4 & anma , rimlicc, vna
d. finitio non fit de conceptu altcrius , fuiEcit, vt fit de effentia definiti,
pro quo fupponit . 14. Tertió, quod illz propofitiones enu- meratz in
coaclufione po ad hune mo- düm fpcctare taltim rcdu du? , probatur ;, non.n.
proprie fpe&tant , vt patet ex didis referendo opintonem oppofitam dc
praedi- cationibus ciufdeni dc feipfo,& vnmerfalis defiagularibus: quod
ctiam dicendum eft de propofitionibus negatiuis , quia iN ets radicatum
remouctur , non Arn fu- icdlo,ergo non poffunt dici propric in pri mo modo ;
tum etiam quia ncgatrones'ne- queunt eff: de effentia , & conflituere ens
pofitiuum . Reftat igitur,vt folum reductis ué pertineant, quia vniuerfalia
funt de cí- fentia fingularium,& fi 1fta dcfiairencur, no nifi pcr
vniuerfalia ; ergo iftz pra dicatio- nes crunt m primo nodo, & ncceffariz.
Si- militer fi perfcitas propofitionis eft , quia radicatum eft in fubicéto non
per aliud , itaut quantà fübiectum eft minus aliud à rzdicato , tanto magis
propofitio eft per c, vnde niagis eft p fe jppofitio, tm qua tota d«fiiitio
przdicatur de definito , d fi pars zdicarctür,cü nó fit maior idétitas, quam
tiufdé ad fcpfum , identicz propofiriones poffunt dici per fe, & non nih in
primo E do. fnfoper quod propofitiones negatiuz, &c.ad hunc modum
reducantur , patét cx di&isin Phyf.difp.,.q. i.art.1.vbi cum Do &ore
qaol. 4.E offendimusnezationes prz dicitoium ftmpliciter repugnátium alicui, S
conflitutiué non pertineant ad ef- entiam illias rci, confcqutiué tamen. ípe-
élare.quatcnus neceffario confcquuntur ad pradicati propria effzntialia , crgo
quia negatio irr2tionabcatis v. g. confequitur in homine ad rationalitatem quz
ri primo modo dicitur dé homine , etiam talis negri- tio ad talem mo lum reduci
debet , vt hzc homo non eft irrarionalis,fno modo fit per fe p po aov Doctor,cum
1. poft.q.: y. affcrit',; quo atn pro bed ci ded puimój. per fe fed raa en- 4
tvrabaffigmatiua.Et ex his breuiter diluci- da fiunt,qua fuse dilpatant Formal
no- *ftri trac. Formalit. part 5.a:t.3. 3e diftinstio- ne formali , circa
propofitioncs fpe&taotes ad primum hunc modum dicendi per fe ,vbi prafcrtim
contenduut de pradicauone 1dentica,& vniuerfalis de ting'ilzri , de quo
plura Aretin uni Aper qinn ex di- 1 ctis Aa A , P " E: sl. "S" Z
* 108 €is breuiter conciliari poffunt. 15 Dubitaii tamen poteft de modis in-
trinfecis, an in primo modo pradicétur per fe de re, cuius tunt modi , quales
funt infi- nicas , & neccffitas refpectu Dci , finitas , & contingentia
rcfpectu creaturz , intenfio , & remiffio graduum in qualitate; non.n.vi-
dentur fpectare ad 1. modum , in quo paffio dicitur de fubiecto,vt infra, quia
modus in- trinfecus intimior eft ipfa paffione, nec fa- Cit vnum conceptum per
accidens cum re , cuius eft modus, vt facit paffio cum fuübie- cto,cx
Doct.quol. s. C. Refp. cum Smifinc. tract.2 difp.1.pu 4.vbi citat Tat. &
Pofnan, ob rationcm allatam modum proprié non ertinere ad 2.modum,fed ad primum
mo um,quia aliquo pacto pertinet ad quiddi- tatem rei,quatenus perfecté , &
adzquaté quidditas nequit concipi non intellecto modo intrinfeco; non tamen
attinet ad pri-mus gradum perfíeitatis primi modi , nam intimiora funt rei
przdicata quidditatiua , quam modi intrinfeci . Vndéin hoc primo modo dantur
gradus , primus eft , quando totà dcfinitio przdicatur de definito, fecü- dus
quádo pars definitionis pradicatur de definito, tertius quando modus predicatur
de re,cuius eft modus, & ad quartum gradíi (usine pepe tn des quz reductiue
in oc primo modo collocantur. Dices, animal non eft de ratione ratio- nalis,fed
hzc propofitio eft per fe,rationa- le cftanimal , & nó nifi ad primum modum
reduci videtur, ergo falfum eft przdicata primi modi debere effe de effentia
fubiecti, min.prob.quia eft ncceffaria,& non per ac- cidens;ergo per fe;tum
quia bené fcquitur, omnis homo per fe c(t animal,omnis homo per fe eft rationalis
, ergo rationale per. fe eft animal,quia ex propofitionibus per fe non fequitur
nifi propofitio per fe, non per acc dens.Refp.ex Sco.4.d.ij.q. 3. FF. quod nec
gcous de differentia;neq; ditferétia fe predicatur de genere,quod ctiam docuit
3X.Potl.q.2 5.quia neutrum per fe includitur in altero;aliter vnum ipforum
effet tota de- finttio,& licct fit neccffaria, non tamen per fe propter
carentiam inclufonis, fed folum eft neceffaria propter jnclufionem/in ter-
tio,.f.in fpecie.Dicitur quoque per accidés logicé,vt i0nuit Doctor in 3.d.7
q.1.D.qua- tenus przdicatum ef extra conceotum. fu. biecti, non ia iM quafi q
vnü acci- dat altcri,vel ambo tertio. Ad aliam proba tionem refp .Tat.hic
negando con(cq. quia non cft neceffe;quod fi extremitates vniun- Pars Secunda
Inflit. Tra&l.Y, Cap. VIT. tur cum medio fub aliquo. modo fpeclalc
radicandi ,feu cum aliqua determinatione los denotante, quod etiam fic vniantur
ine ter fesimó committitur fallacia accidentis, quatenus non Quicquid conuenit
przdica- to, dicitur ctiam fubiecto conuenire , eo quod przdicatum non eft
omnino idem cü fubicéto, vide Do&orem p.Poft.cit, plura. — —— circa hoc
docentem . n. 16 Secundus modus dicendi per feeft, cum fübicctum eft de
definitione przdica- ———— — tij fed hoc non fufficit , aliter hzc propofie- tio
animal eft bomo effet per fe , cum anis m4l fit de definitioone hominis,quod
tamé eft falíum,vt habet Doctor 1.Pofl.q (3.8€.— in 4.cit.eo quia eft
przdicatio innaturalis non ia(eruiens demoriltrationi , & faciuat ad hocque
füpra diximus oftendendo hác. propofittonem, rifibile eft homo , non effe per
fe,Quare requiritur adhuc,quóàd fübies €um fit de definitione predicati , non
vt. ars effentialis,fed vt additum . Sed E oc fufficit,aliter accidens commune
in ft cundo -— de fubtecto erac ,&fa- ceret propofitionem per fe , non Feld
va Ari ic £uapropver ex etiam,quod inter illa fit neccetfaria: do caufz ad
effectum , ita vt fubic cauía omnei habitudo, vt faria,non debet effe in genere
Y ; rialis , nam hac datur refpe&tuaccidenti communis , & quia hac
indifferenseft ad —— formam,& priuationcm recipiédam ,quá« — tum eft de
fc,vt habet Doctor in 1.d.33p 74 S,& 2.d.15:C.fedingenere caufz efücien.
——— tis,non cuiufcunque;fed Wires 1 nationem caufat, & propriam
refultantiig — — vtexplicauimusin Phif.difp.7.q.2.quale — — eft
füb:c&umrefpectu propriz paffioniss ———— cateri.n. cffe&us non habent
neceffariam s" connexionem,& habitudinem cum fuis cau " fis.quam
doctrinam tradit Scotus :.Poft.q. 1 5. hinc alij breuius dicunt icationem
fecundi modi eff , cum paffio de propria fubie&o prazdicatur. 1d Ex quibus
deducitur primo ,quód fi paf- sio przdicatur dedefinttionefuübiecti, vel ———
vid ciue conflitutiua,talisprzdicatio — - eritin fecüdo modo, quia expMicité
aflignas tur ipfius caufa,tta Doctor 1n s.d.1 1.q.5.B. Secüdo, quod paffio
inecundo modo prz — — dicatur de inferioribus proprijfubic&i , — vr cum
paffio generis dicitur defpecie; 8 — — pafsto fpecici de
indiuiduis;licetnoimmee — diaté,& primario, (ed mediate , & fecunda-
rio; X hoc fibi vulc Arift.cum 1. Poft.12- ait —- ,inhz De ntcesitate princip.
eo modis pe[italis. — eo ionem generis per accidens conuenire 'eciei,. iion
immediaté: ratio elt, quia in inferiorib. veré reperitur cau(a ilhus paí-
fionis. t ertio quod páffio inferioris nullo modo przdicatur per fe de
fuperiori , ita Doctárcit.vynde hzc non eft per fc, animal &ft xifibile ,
quia non conuenit illi definitio huius fecundi modiineque ifta eft per fe, nu
merus eft par, linea ett recta0b eandem ra- ionem.Quartó,quod pafsiones
inferiorum fub difiuné&tione per fe in fecundo modo pradicantur de
fuperiori, vt numerus, vel . elt par,vel impar,linea, vel re&a, vel curua,
quoniam hzc duo fic accepta, cum (int im- m«diat neceffe cft alterum incffz,fe
habec enim,ac fi contradiStori&'opponerentur,& fimul cum difianctione
fumpta conflituunt vnum proprium de genere enunciabile;idé dici poteft de ifta
propofitione,animal, aut £ft rationale,aut irratioale , quia diuidi in fpccies
per differentias eft proprietas ge- neris . Dices accidens femper przdicatur
acci- . dentaliter;ergo per accidens , non per fe . p.fi lyaccidentaliter
determinat inhz- rcns jidelt denorat przdicatum effe ens ac- peirisy ,ett Mise
vuÁ—À & fed "es: confeq quia bené potcft aliquod accidens neceffario
conuenire fübiecto;fi determinat zrentiam , & coünexionem ; . confeq.
Solent hic s notari dif- fcrentiz inter primum , & fecundum mo- dum dicendi
per fe & M enumerat Are» tin.cit,com.7.fed per hoc: brcuiter- diftin- gui
debent,quod predicata. primi modi süt eifentia,& quidditate fübie&i
,non auté przdicata(ccundi-rhodi ; & ideo illa funt priora fubiecto , vt
conftitutiua illius : ifta veró funt pofteriora,ex quo oritur alia dif ferétia,
quà hic affignat Lynconienf.quod przdicatum.primt modi eft caufa. fubic&ti
quántum Ad; effe , quia eft conftitutiuum ciussfed icatum fecundi modi eft cau-
mt biecto,quia dimanat , & pullulat ab eo .. 37 Tertius modus communiter
dicitur , nonffit modus pradicandi,fed modus per fe edi ,& varie explicatur
à Docto- ribus ; Quidam .n. dicant effe modum per fe effendi , hoc eft
folitarié exiltendi, quo fcnfu potelt etiam. conuenire- accidena , euando non
eftin fubiecto ; quam expofi- tionem recipit Doctor quol.9, A. Alij hunc modum
per fe effendi magis coarctant; vt excludat modum effcndiin alio;vt in fubic-
cto, fiuc actu fiuc aptitudinc , quo feníu competit cantum fubftantijs tàm
primis, quàm fecundis. Alij adhuc magis coarctár, vt excludat modum effendi n
alio,non fo- lum vt in fubiecto, fed eriam vt in inferio- ri; quomo :o cancum
primis fübftaatijs có- petet ,nam fecundae fuat ini primis tanqus in
inferioribus , vnd& Arift. de iftis tantujs exeniplificauit . Zab.
verólib.r. de propof. neceff. contendit hunc effe quoque mo. per fe przdicandi,
à vc eff: , féu exiltere per fe dicatur de fubftantia in propofitio- ne de fecundo
adiacente, eo quia Logica non confiderat modos effcadi , qui funt reales, (cd
modos intentionales , & przdi- candi, qui demonftrationi inferu unt , qua-
tenus per fe eff? enunciatur de fubftantia in pepe ; quz omnia probabiliter
futtineri poffuat . s 3 13. Quartus modus per fe ab aliquibus appellatur: modus
mon per fe prz.licandi , fed per fe caufandi : at Arift.in tex.& Doct, 1.
Poft.q. 5 z. clare illum enumerant per ma dos per fc przdicandi fundatum tamen
fu- per modam per fe. caufandi, & vt ait Doct; 3.d 7.q;1. $. uuinto
videndum , quando ia fabiecto includitur proxima ratio inhzren- tix
przdicati,licet inter ipu fubiectum; & przdicatum non fit neceffiria
hiabitu- do,fcd contingens, vt cum dicitur , volütas vult,iugulatus interjit :
ex quo deducitur contra Caict. hic non (umi caufam , & effa- ctum
potentialiter , fed in actu nam fi tentialiter famerentur , effet in illis
necef- fariahabitudo, nec à fecundo modo ditfer- ret , vt fi diceretur ,
voluntas eft volitiua, calor eft calefactiuus; bac .n.przdicata süt
aptitudines, & pailiones fubiectorum 5 & quamuis etf«&us inactu
cótingenter vnia- tur propriz caufz in actu' quoad efi , per fe tamen vnitur
quoad caufanr, quia abip- fa! effzntialiter dependet , & hec (ufficit ad
conftituendam propofitionein noi omninàó per accidens, fed aliquo mo perfe
,/Dez ducitur etiam per caufam hicintelligi non intrinfecam , & cff:ntialem
, quales funt materia, forma refpectu compoliti ,quia iftz pertinent ad primum
modum, féd' ex- trinlecam,fiue efficiens, fiue formalis, fina- lis,aut
materialis fit: etenim forma accidé- talis, vt albedo dicitur caufa foralis ex-
trinfeca hominis al5i , pro qianto tion elt deeluseffentia ; & ifte modus
fecundum Scotiftas habet tres gradus 5. primüs eit, ando effectus formalis
pradicatur de fübiécto mediante fua caufa formali ,vt ho ^ mo albedine eft
albus, albus .n. eft e Deegi or- ^. 4710 formalis albedinis, & ip(a
mediante dicitur ' dc homine. Secundus ,
quando actus cgre- diensà fua caufa formali prxdicatur de cf- fectu formali
illius caula illa mediante,vt album albedine difgregat , interfectum in-
terfectione interit, interire .n.eft actus in- «terfecticnis, ficut diíeregare
e(t actus al- bedinis, & cffectus interfectionis cft nter- fectum effe,vt
album eft effectus albedinis. "Tertius, quando etfectus predicatur de fuo
immediato principio, vt intellectus intelli- git, voluntas vult . At hic oritur
difficultas, quia tunc quar- tus hic dicendi modus non videtur differre à
fccundo, nam fupradictum eft; quod cum paffio przdicatur de definitione fubiecti
, yt cum dicimus , quod animal rationale eft rifibile , hzc eft propofitio
fecundi modi dicendi per fe, fcdin hac propofitione ef. fectus przdicatur de
(uo immediato prin- cipio productiuo. nà rifibilitas eft effectus, & animal
rationale cius immediatum prin- cipium productiuum,ergo hic quartus mo dus non
videtur differre à fecundo;Lynco- nienfis hic videtur concedere quod primus,
& quartus dicendi modus inuicem confun- dantur in quibufdam corum gradibus
5 "ITrombeta veró tract. Formal. art. 5. $. pre declaratione , vt affignet
horum. modorum difcretionem adinuicemità difcurrit; pre- dicatum aut eft incrà
conceptum formalem " fübiecti, aut .xtrà , fi primo modo , fic eft
radicatum pertinens ad primum nodum licendi per fe, pain tali modo przdica- tum
eft dc intellectu fubiecri; fi veró pra- tum eft exrrà intellectum fubiecti,
aut habet caufam intrinfecam in fubiecto , aut non; ft primo modo, aut illa
caufa enuncia- tur faeéu difticté,feu ex plicité , aut non; fi primo modo,fic
habetur quartus mo dus dicendi per fe , quia. in illo exprimitur caufa
praedicati , vt dicendo interemptus intesijt perimteremptionem s. fi vcro cau-
fa.non enunciatur exprefsé, fic habetur fe- cundus modus,vt dicendo,homo eit
rifibi- lis , vbi refpectu rilibilitatis non exprimi tur caufa; qua cft animal
rationalc.Sed hzc doctrina dificu'tatem nó foluit, quia etiáfi exprimatur talis
iminediata caufa rifibili- tatis dicendo, animal rationale elt rifibile ; adhuc
propofitio pertinet ad fecundü mo- dum dicendi per fe., aon ergo. bene per il-
lud fecernitur hic quartus modus à (:cun- do. Hinc idem Tromb. ibid.qu.fi hanc
dif- ficultatem friatunca am drea [ubdit iater quartam, & fccun- —— e Paré.
Secunda Inflit. Tracl-I. Cap. Hf. diim dicendi per fe , nam in feeundo modo in
fuübiecto non tantum includitur proxi- ga ratio inharentiz formalis praedicati
ad uera 5s : Pisae ge —— inhzren- tiz cft (impliciterneceffaria refpectu 1
dicati: fed in quarto modo hoer ici in fubiecto proxima ratio inhzrentiz , illa
tamen propofitio non eft neceffaria , fed contingens, & ifto modo dicimus ,
quod" illz propofitiones , calidum calefacit , vo- luntas vult, funt per
fein quarto modo;vbi pradicatum non neceffario competit fübie- cto, fed
contingenter, quam folurtionem recipit Aretin.com. 2 cit. & aiteffedoctri.
— nam Scoti loc cit. 3.d 7.q. 1. vbi ait, quod propofitiones huius quarti modi
benéfünt. per fe, (cd non femper neceffariz,& exem- lificat deifta,
voluntas vult , calidum cas — feacie , quz funt contingentes, voluntas "
enimnon vultneceffarib,fed contingenter, —. — quam doctrinam rurfus habet
Tromb. 5. Me. q.2. L Scd neq. hzc folutio fatisfacit,& doctri- nà jn ea
contenta, quamuis innuaturà Do- — Hier 9 vam ietm viec. Mee intelli 7 enda*eft,
quia omnis perfeitas min fert berebtatoml ,nam perfe escis "t accidens,quod
importat conting: ntiam , fi. — - u ergo propofitiones quarti os Ma d E. Y uo
pacto per fe, debent quoque ei ena neceffariz ; & quidem hoc negari m otcít
quia vt dicebamus contra Caiet. muntur caufa , & e jn hoc quarto modo
potentialiter ; nec caufa potentiali ter, & effectus actualiter, fedambo
fumui tur in actu adeoóut effectus: cóparetur fae, vt ftat fub ipfa
cav(alitate, vt conftat in e exemplis allatis , calidum calefacéi S HU ione ca.
lefacit, interemptus per interemptionem — — interijt: quamuisergo
incaufiscontingene — tibus, & liberis etfcctus neccffariam non habcat
connexionem cum caufa abíoluté fumpta , habet; tamen neceffariam: conne- xioném
cum ea, vr ftat fub cau(alitate;quia vtait Arift. z.Phyf & s. Metaph. caufa
in — actu, & cff cctus in actu; fimul funt ;, & non funt, & ideo
fuprà dicebamus , quod licet effectus in actu contingenter vniatur caus fx
inactu quoad effe; per fetamen , & ne- eeffario vnitur quoad caufari , «ndé
etiam ipfa voluntas, vt ftat fub volitione , dicitur neceffario M irsiooe ^
ergoin propofitionibus quarti modi per critür ropor- tionata neceffitas , t
pedi it Amic. tract.26.difp.1.q. 12. in lib. Poft. Itàq. ad propefitam
difhcv)tatem o ccurren dum do Y £x modo dictis, quodinifto quarto modo üsin
actu przdicatur de fuo imme. . diatoprincipio productiuo, non autem cf- fectus
in potentia, velin aptitudine,fi enim inet.ad fecundü modum dicendi per , &
ideo illa propofitio animal rationale e(t rifibile, ad fecundum modum pertinet,
pon ad quartum, & hanc potiffin:um diffe- «rentiam inter fecundum, &
quartum modü dicendi per (e inter alios adnotauit Vene- tus,quem fequitur Amic.
cit.q. 11. dub. 3. & Arctin. cit. -.39. Quari hic etiam folet, an
propofitio r fe conuertatur in propofitionem. per €,& difficultas procedit
przfertim de pro- pofitionibus primi,& ecundi modi , quo« modo inuicem
conuertátur. yecon vniuerz laliter Scotus i. Poft.q. 18. & 1.d.5. q.5.lit.
G.Trombet 3.Mer.q.s. & trac.Formaht,loc; cit.Faber theor 8. & alij
Scotiftz paffim ; Caiet.autem 1.Polt. cap.4. ait aliquas con- uerti,&
aliquas non couuerti ; quando ter» mini non reciprocantur , ait ipfasnon con
uerti vtifta eft per fe,homo eftanimal;non tamen hac, animal eft homo; at
quando ter minj.reci, tür:, inquit propofitionem perfe conuerti in deo cwm per
fe, li- cet non in codem modo, addunt aliqui fed Pes funt primi modi cü
cóuertuntur, fiunt «cundi modi, & € contrà,v.g.enseft vnum , homo cll
rifibilis , funt ofitiones per fc íecundimodis qucd ficonuertantur di- cendo
,vnunveftens,rifibile eft homo funt propofitiones iam primimodi ; funt quidé
propoficiones per fc, qu'a funt propofitio- ncsneceffariz;& omnis
propofitio neceffa ria cft per fc;fpe&tant vero ad primum mo- dum; quia
inillis conuertentibus przdica- tm eft de ratione fubiedti , eo quia fubie-
(inm cadicin definitione pafsionis ;:& hoc cfl totum Caiet. fundamentum :
fitum tamen cum Scoto tenendum loc.eit quod aperté docuit Arif.ipfe ex pro-
feffo 1-Poft.cap. 1$.dicens:in propofitioni- bus per fenon
dariconuertentiamineq.va- let dicere. Arift.efle intelligendü,quod pro- pofitio
perfe non conuertitur in eundemmodum,bené tan in diueríum;nam Arift. ibfoluté
loquitur & non cemparatiué, & vt €o pofteà' foluendo amecntum €aiet.
falíum | ef! etiamin hoc fenín vnam propofitionem per fe poffe conuerti in
aliam; Dcindé probatur ratione ex Tromb. cit. cuiufcumq. propofitionis
przdicatum de pendct à fubiecto quantum ad rationcm formalem intzinfecam fubic-
inhazentiz intii Dt fiecefiruti princip. 6) mod. pesféiinis, — tia &o,
fübie&um ipfius non poteft confimily dependentia dependere à przdicato;fed
i. ena fitione per fe icatum c dependet à fübie&o,ergo € contrà fübie Gum
non potcft fic dependere à pradica- to, ergo perfe non conuertitur in perfe ;
maior patet ex Phyficis , vbi probabitur nó daricirculum in dependentia
effentiali in eodem genere caufa probatur minor,quia ifta dependentia videtur
cffz ad aliquid in ratione priné;pij formalis , quia omnis de- eese quz cft
fecüdü rationem forma- em intrinfecam, reducitur ad genus caufz formalis.Nec
rurfus dicas;non fequi circu- lum ; quia propofitio perfe conuertitur in per
fein codem modo, fed in diucrío , nam mox patebit id effe falfum,tum quia quan-
do etiani id concederetur , adhuc daretur circulus in dependentijs
effentialibus in eodem genérecaufz , quia fiué jore fit perfe primi modi fiue
fecundi , perfei« tas , & dependehtia effentialis pradicati à fubiecto
exercetur in genere caufz forma- lis, Demtim jamfüpra dictum eft, concedi-
turq. abipfo Caict. predicationem per fe debereeffe dire&tam , & naturalem
; fed propofiionés conuertentes áffipnatz ab ipfo continét predicationes
indirectas , & innaturales;vt conftat , ergo &c. Conf. ad hominem.quia
ipfemet Caret.ibidem ea ra- tione negat effe propofitionem per fe, cá inferids
przdicatur de füpcriori , vt cum dicituf, animal eft homo , quia hzc przdi-
catio;eft contra naturam , fed tales quoque funt propofitiones ab ipfo
affignatz , cum fübiectum predicatur d. fua P ssicey Ur fpccies de differentia
, namdifferentia , & paffio infunt fpeciei, nó é contra, ergo &c.
Fundamentum veró Caiet. facile labitur; falfum cnim clt propofitioncs illas
conuer- tentes ab ipfo adductas , rationale cft ho- mo ,, rifibilc eft homo,
cffc propofitiones períe ad primum modum
fpeétantes ; nom enim in primis funt bcn per fe , uia aon funt naturales
, & directz ; neque pectant ad primum modum , quiam de nitione paffionis
fubiectum non cadit , vt de cius quidditate , fed vt additum ex 7, Met.tex.
com. 17. & 19. quod eft eff ex- traneum à ratione etus formali , atq. ideà
propofitioilla ad primum nequa- uam fpectare poteft . Cum veró aiebat Caiet.1
las propofitiones cffe n. ^ atque ideo effc per fe , ueganda eft confc- uentia,
quia propofitio de omni eft necef- furia & tamen non eft per fe;cuia p 10 W
ditm i dicit vlteriorem gradum necefítatis ; neq. ab codem habet propofitio
neceffitatem , K períeitatem, s ex diuerfis capitibus , wt i notat Tromb.5. Met.q.2.ad
r, prin. nam propofitio dicitur neceffaria , quando extrema ipfius funt
immutabiliter «nita in quocunque effe concipiantur, fiué in re , fiue
inintelle&u , ita quod neceffitas pro- ofitionis oritur ex immutabili
terminorü abitudine: fed propofitio eft per fe,quan- do in fubie&o
includitur ratio formalis inhzrentiz pradicati ad ipfum ; modo ftat aliqua
extrema propofitionis effe immu- tabiliter vnita, & habere neceffariam
habi- tudinem adinuicem , & adhuc vnum non includere rationem formalem
inharentia alterius. Dices, ilz propofitioncs no funt per accidens , inquit
Caiet. ergo per Íc. Reípondetur Doctorem loc.eit.1. d. 3. q.3. concedere illas
effe per accidens , vbi tame tiotat Bargius id intelligendum non effe jn toto
rigore,quoniam propofitjo per fe, & per accidens proprie loquendo diuidunt
gropofitionem naturalem,quando .f.fubij- citur quod dcber fubijci,&
prgdicatur ,q»- debet iv vt habet Doctor q.penult. vniuerf.& x Poll.q. 18
in folutione ad ar- umenta, vbi per totam qua onem bcné eclarat, quo pacto
propofitioncsille di- cantur per accidens; breuiter tamen dicen- dum cffc per
accidens , nonquidem ratio ne obiccti, quo fenfu hec dicitur per acci- dens,
homo cft albus , fed dicitur per acci. dens ratione modi connectendi , vt docet
Aritt.1.Poít. 35. & 34: & Them. com. 35. 2 przdicatur qued doberct
fubijei, & contrà . Ex oppofito totidem modí per accidens pradicandi
asignari poffunt ; Primus «ft , quando pradicacum non cft de effintia fu- ^
picéti, & elt oppofitus primo modo dicendi p:t fe;quo feníu hzc propofitio
homo cft rifibilis poteft dici per accidens. Secundus oppofitus fecundo do
przdicatü ne- dumnon cft de effcntia fubie&ti , fed nec proprietas cius, vt
funt propofitionesom- nes in quarto modo. Tertius oppofitus ter- tio ( juxta
ponétes illum inter modos pre- dicandi, quamuis ab Arift.non numerctur) «ft,
quando effe predicatur de accidente , vt albedo efl . Quartus oppofitus quarto
«ft, quado cffcétus non pradicatur de fua per fe caufa, fed dealiquo per
accidens fibi coniunéto , vt muficus zdificat , accidit.n. a dificateri,quod
fit muficus , nec zdificat vtmnuficus, fcd vt edi&cator . E -. Pars fecunda
Inflit.Tra£]. I. Cap.1IT. 20 Tertia demum conditio , feu neceffi- tatis gradus
eft, quod principiumdemon- ftrationis non folum fit de omni, & per fe , fed
quod vniuerfaliter pradicetur ; predi- catum vniueríale cft ; quod dicitur de
oni- ni, per fc, & fecundum quod ipfum;vbi hot, quod vniuerfale non.
fumitur hic pro tere mino multis communi ,vt in lib. przdicalb fed
pofteriorifticé, pro illo .f. predicato:, rag erae conuenit fubiecto , &
fecundü ipfum, ideft adzquaté , & conuertibilitet: in hoc .n. fenfu fumitur
ly primó, non ve- ró vt fonatacimmediaté) vteft rifibileres — - fpedu hominis,
vel ciusdefinitionjs 5:at — — hzc, homo
eft fenfibilis, non eft predicato- À vniuerfali , quia fenfibilitas non
conuenit homini, quatenus homo c(! ,fed quatemr$ — — animal, neq.ifta, homo eft
animal; quia — non conuertibiliter, & ada quaté dicitur de - homine. dii
soc oefs MCA E Vt auté clarius percipiatur menor u- Reeve ; debemus cum Arift.
5; Poft.c.5. patefacere errores,quos j committere circa przdicatum vniuesfale
ivtillos perder modis poffu- — mus errare ; Primo hi ext vno tantum? Ze
indiuiduo vniais fpecici,putaret quis,quod - €f predicatum pcr fe,&
vntuerfale fpeciei, — conuenire huic indiuxitto enus« ft tale IZ. indiuiduum,
verfi quiscxiftimarethuicLu- ^— — nz quatenus hzc Luna clt ;conüenire ecl
pfari,crraret, quia etiam altexie iret, dori pi am hocprzdicatum noncon- —— —
uenict Lunz, quatenus n "d ticulari (ed qpatenus. merfal, — Sécundo,
quando funt pluresfpecies, qni- — busfecundumrationem communem eon- — — wenit
przdicatum, quz cum fit incognita, — — putaret quistale przdicatum illis comes
——— nire fecundum proprias rationes peculia- res,vt fi quis exiftimaret
localiter moueri yationcs fpeciales ,cum tamen cóueniat fe-— cundum rationem
cómunemanimalis per^ ——— eh ae fupponitur innominata . Tertio, fi quod eft
fpeciei , putamus conuenirege- neri, vt fi effet tantum homo in rerum na- tura,
& quis putaret homini conuenire effe rationale,quia animal, erraret . Quos
erro. res,vt cuitemus;affignat Arift.cit.hancre- — gulam , vtverum vniuerfale
przdicatü co- , gnoícamus.$i pofitis omnibus non talc przdicatum , &
ablatis nen au. 5 - pum cft pradicatum illud non conuenite — - febiecto
fecundum illasrationes: Sedíecíts — — À : eu d] uim cam rationem erit prz M.
7De emonflratione propter quid. — gerfale.fec dum quam primo, & conuer-
uertibiliter ità conuenit ; vt illa ablata ab jntrinfeco, & per fe aufertur
tale pradica- - fum, & illa pofita ponitur , vt pofita ratio- nalitate in
homine ponitur rifib litas , & il- Jaablata, hac etiam aufertur . - Hi funt
neceffitatis gradus, quos requirit Arift. ad principia demonfi ratioriis ,
quorü vltimus prafupponit fec undum, & prim& , Loy n. de przdicato
vniuerfali eft perfe, & de omni , fecundus prafupponit primum, fed non
contra , vt patet intuen- ti. Verum eft tamen, quod non omnes mo- di per e
demonftrationi inferuiunt, fed fo- Tum primus, & fecundus,in quibus pradi-
catum nunquam poteft fubicéto nó ineffe , quamuis etiam quartus poflit
aliquando infernires tertius veró modus, quando exi- ftentia demonftratur de
fubie&to, dumtaxat infcruit. : - Dices, bonitas, fapientia &c.
demonflrà- tur de Dco, & tàmen iftz propofitionesnó funtde omni, epe
fingularitaté fubie- Gi: item eclypfis de Luna demonftratur,in qua coneluftone
non adcft vniuerfalitas t&- poris ; demonflratur etiam in hyeme effe
nlues,in aftate grandinem fieri , &c. quz nullam habentpeccflitatem , ergo
falíum efl,quod principia demonftrationis debent hcs gradus neccffitatis
habere. R cfp.quod vniuerfalitas fubiectialia eft pofitiua , vt quando fubiectum
eft commune pluribus , uibus omnibus conuenit pradicatum ; a- Jia eft negatiua-
, vt.cum efto nihil fit fub fubicélo , tamen nihil cft fumere fub illo etiam
per impoffibile , cui tamcn non con- ueniat pi edicamum: item plures dantur
gra- dus neceffitatis, quzdam .n. propofitiones dicuntur neccffariz ,quia vt
plurimum ve- - yificantur , fed/falliblliter , vt quód dentur E nióes in hyemes
quzdam aliquando , fcd infallibiliter, vt qnod tali tempore.& pofi- tis
talibuscaufis eclypfisLunz contingat 5 quzdam, vt fint fcmper, &
infallibiliter na- turali potentia, vt quod oriatur Sol queti- dic,&
occidat; quadam femper; & infalli- biliter fecundum omneni potentiam , vt
quod homo fit rifibilis :ad arg. refp. quód propofitiones dc Dco peffunt dici
dcom- ni,quatcpus fibic&tum potcft dici vniuer- fale vriuerfalitate
negatiua quatenus niil effet fub Dco, fi effet poffibile, cui nó con- ueniret
bonit;s & it: alix propo- fitioncs fccundum quod funt neccffaric;di- cuntur
demonftrari , & magis funt ne- ecffariz;co perfcóliori tionc de- ft5
monftrantur , & quia demonftratio potiffi- ma eft €— prre ,& ^e ipfa
pracipue loquitur .qua propofitiones maximé neceffariz dran iui tdcirco dixit
principia demorftrationis effe debere taliter neccffaria, vt fint de omni, per
fe; & fecundum quod ipfum . í CAPVT IV. De demonfiratione Propter Quid, 21
Emonftratio ab Arift. r. Poft. c:102- diuiditur in demonflrztionem pter quid ,
feu potiffimam , & in demonftrae tionem , qw; , prima eft , que per caufam
proximam, & adzquatam procedit tanquá per medium ad démonftrandám douciatas
nem, fccunda , qua à nontali caufa proce- dit; prior dicitur potiffima, & à
priori pro- pter perfe&tiffimum modum proccdendi,8a perfeéiffimam fcientiam
, quam parit : de qua Arift. c.z. duplicem dat definitionem. Prima definitio
cft ifla , Demenf/ratio ef fy llegifmas faciens fcire,leu eft fyllopifmus ym us
dcfinitio conftat ex genere, quale eft /!logifmw:,& ex differentia , quà
circumfcribit nobis ly faciem: fcire , per quod a topico , & elencho
diltinguitur ; & confe quenter poteft dici hec definitio for-
malis,quatenus datur per caufam formalé, ualis cft differentia ; geret quoque
dici nalis , quia datur per fincm demonftratio- nis, qui eft ícientia, propter
quam cít infti- tuta, Verum cft aduertendum;quod fi. fcire, hic fumitur lato
vocabulo , vt ét ad fcire à pofteriori extenditur, fic talis definitio erit
demonftrationis in communi , non demon« ftrationis propter quid at Arift. per
faire intellexit fcientiam proprijffimam ; quam fupra. dcfinierat,vndé in
tex.9.ait fcientiam demonflrasiuam effe ex prioribus; & conclufionis . . :
! Secunda definitio , quz materialis dici folet,quia datur per conditiones
principio" rum; & ex definitione fcientia illam de xit Arift.cft ifta,
Demonlratio efl llogsfmus confans expert, primis, 1mied 1Af i5 , not ito ribus
, pruoribus , C ceu[is conclufiomis . Ab ifta dcfiniticne parum differt
fecundum ali- s ia quz 1. Top.c.i. traditur, e& /l- i[mus conslani ex
principis verit aut prio mis aut Talibus ,qua cx promis na copPilite mi: - pfere
principium ; (cd melius dice- tur dcfinitioncm competere demon flrationi
communi ad propter quid,& quias vt omnis demenftratio à s Lapin topi "
c hcm II4. €o fecernatur, fignum huius erit, quia da- tur per difiunctionem
veri; , «uf primis, nà rincipia demonftrationis €»ws« (unt vera, Do non prima ,
necimmcdiata : pto de- claratione igitur huius definitionis fingule particula
font expendendz. : 21 Prima conditio cft , vt fint przmiffe eera , quia
conclufio eft vera, ergo & pra- miffz, nam licet ex falfo aliquando fequa -
tur verum ; hoc eft per accidens , & ratio- ne forma fyllogifticz,non per
fe,& ratio- ne materiz, imó quamuis conclufto illa fe- cundum fe fpcétata
fit vera, attamen vt de- duca abillis pramifüs eft falía, quia vt fic includit
vim 1illatiuam, & caufatiuam prz- miffarum refpectu conclufionis , quatenus
conclufio eft éffcétus , & pramiffz cau(z ; at falfum cft conclufionem
veram effe effe- um falíz premiffz , non cns.n. quale eft falfum, nequit effe
caufa entis , quale cft vcrum, quapropter hoc totum.f. conclu- fio in íe vera
cum relatione cffe&tus ad pre miffas falías vt caufas cft quid folfums tum
quía noncns non poteft fcir: , falfum. eft on ens, ergo nequit fciri , &
illi affentiri intelle&us ; hzc conditio conucrit ctiam fyllogifmo tepico.
Diccs,ex aeternitate motus,quod cft fal- fum, Arift. colligit &.Phyf.
exiftentiam pri- mi Motoris, quod eft verum, & in demon- flratione ducente
ad impoffibile vita pro- pofitio eft falfa .'Tum quia de infinito ,va- «uo,
& ente zationis multa demonftrantur, qua funt non eitia, & falía .
Refp. ad v. pa- tct ex dictis,cohclufionem Arift. de cxiften tja primi Motoris
fequi pcr accidens ex motus aternitate , vel quod etiam conclu- fio fit falla
modo explicato ; in dcmonttra- tione autem ducente ad impofibile conclu litur
tcgatiué, & pramiffa fal(a affumitur fub conditione, fi effet vcra , tunc
autcm non deifta demonflratione loquimur; fed de oftenfiua, & "pre ter
quid. Ad 2. denott entibus, & falfis datur fcientia negatiua , quatervs
cognofcimus infinitam non dori, vacuum non exiflere, ens rationis non effe
vetüm cns , fed falfum, non veio fcientia pofitiua afbrmando de illis aliquid
verum, &rcale predicatom. Secunda conditio eft , vt fint froma , & dm
mcd sata, Viae .n. particul& , quamuis ab aliquibus diftinguantur,
communter tan .protodcm fun.untur , & in tantum Arift. appcftit ly
pmmedsanis , vt infipuarct , non fumi in codem fenfu ly primis, er griri- bv;,
vnde tex.10. I 13. candem fignifica- b. d E: Pars Secunda Iflit.Tratl-I. Cap.
TV. tionem ambobus tribuit; hec igitur condi- tio denotat, auod principia
demonflratio- nis debent effe immediata , feu i ne firabilia per aliud medium à
priori, & in codem gencre; dixigus 4 £rir;, quia non officit, quodà
pofteriori, & per effectum: demonitrentur : diximus s» eodem gemere tiam
poteft vna cauía demonflrari per alia alterius gene:is,& tamen dicetur
prima,Sc immediata in Eon genere , & ratiohu- ius conditionis eft , quia f
principia effent — — demonftrabilia,& cuidentia peralia, & illa. -
peralia,procederetur in infnitum, quod —— — eft cuitandum ,ergo ftandum eft
adaliqua t principia immediata indemonftrabilia EV aliud medium prius , &
intimius fubieét EC i Verum eft tamen,quod aliqua dicuntur in- —— P
demonftrabilia formaliter,quiafeipfis süt.——— taliz,alia virtualiter ,fi.f.euidentiam
hae.— —— beant abalijs principijs prioribus ,per ———-
uepoffintdemonflrari,conficienstamem — demcnílcilionem cit illa re. Fnprio 0 ta
principia ; quamuis autem ad fimam demonttrationem requirantur prirr cipia
formaliter immediata, tamenad pere etiam demonftrationem fuffciunt prince — piz
virtualitcr immediata , aliter siis la retur fcientia fubalternata , We e ge ^
men priora principia fint nota fcienzi, ali^ — ter non effct demonftratio , fed
c topica in:pfo , Hviufmodi propofit poffunt effe tàni affirmative, quàm
ug,affirmatiue precipue erunt,que no bent caufam , cur MI &o,vt quando
definitio € jat rim genus, vcl differentia predicatur de Hefinitoy 8c cutm
prima palla de defnicione S dicitur,& vhiuerfaliter quando effe&üsdis
—— — citurde fua proxima caufa, v homo eft —— | animalrationale, bomo
eftanimal, eft ra^ —— po er dna ra onse en «^$ ifcurfiuum,&c. at hec dert ;
"D non dicitur immediata, qua po reüd á peranimaldemonftran. Negative
eruntjjn -—— quibusextremaíeipfis difünguunturl,non — — — peraliud medium,
vtanimalrationalenon - eil hinnibile,hec veró]homo noneftpláta, — non dicitur
immediata, quiapoteftoften- — dt per animak. Et ifte due conditionescó--
ucniunt premiffis in [c,abtoluté, & pofitiones junt , fequentes veré in
adconclufionem , vc principia illius. — .13 Addit dcinde Arift. tres alas
condi- tiones corucnientes principijs compara- tis 2d conclufionem nud T
priorións, notioribus , cau foue conclmfiom , epe A ^ tea 3 — tantüm in
cognofcendo poteft De demonfiratione propter quid 1 mb vltimam explicat ,à qva
coetere pro- ueniunc, debent igitur effe caufe conclu- fionis , quia (cire eft
rem per caaíam co- guoícere , vndé medium debet eíse caufa inhazrentia
praedicati cum fubiedto in con. clufione , ergo przmiffe talem caufam de-
bentcontinere. Pro cuitis notitia commue- niter dicitur,quod cau(z alia eft in
cogao- fcend»,qua (.eft racio , cur aliquid cogao- Ícatur,quo fenfu cum per
effe&tum cogao- fcimus cau(am, efe&tus refpe&tu cam(z di- citur
cauía in cognofcendo,alia eft cau(a in effendo;à qua aliquid in eff cau(atur ,
que etiam caufa in cogno(cendo dicetur , fi per ipfam cogno(cimus effe&um
;j& hzceft du pleit formalis , feu propria , qua.f. veréeft cau(a effectus,
fiué phyfica,fiué metaphyfi- €3j1lia virtualis quz propri non eft caufa , fed
taliter fe habet in ordine ad aliud , td fi illad cau(aretur,non nifi ab illa
cau a proueüiret, quomodo ticompreheafibi- litas Dei ab infinitate ipfius
prouenit , & quia hic definitur demoaftrario propter tid,per caufam non
intelligiturilla , qua ^ Fare ondes eítin dudhoftendo * fed in: imeffeado,&
fecundum rem , fiuà formalis fit,fiue vircualis, vt demon(tzationes , quz fiunt
de Dco,verz poffit d. iones dici,quod confonat Scot.quol. 1.art.z, Sed hoe
disum de caufa virtuali non placet Amico tra&t.36.q.6.dub. 1, vndé ne- gat
demonftrationes de Deo, & aliquas ma- thematicas fub demóftratione hic
definita contineri, co quiacaufz virtuales nó funt, nifi (ecundum nos, non
áparterei , ergo ft intelligitur res ab illa caufa caufari , in- tellizitur
falfum : Tum quia etiam caufa dici caufa virtualis,& fic demonítratio ab
effe&a ef- fet demonfiratio propter quid : Tum etiam quia de principijs
daretur ícientia,nam ap- prehenfto terminorum pote& dici caufa vircualis
cognitionis principiorum , quia fi offet caufari, ab illa caufaretur, Verum
tantus rigor non placet ; fi.n. pef caasa virtualem intelligitur id ,à quo pro-
prietas aliqua dimanat,& pullulat abfq.alia dependentia , &
imperfe&tione , quo fenfu Patres Grzci nomen caufz admittunt in diuinis,
& conuertitur cum principio , po- teft pro medio affumi in vera , &
propria demonftratione propter quid , quia fufficit Exec pent Q9 , & parum
re- ert, q» veri dependentia, e. &iont. Nec obiectioncs aliquid valent:non
NES virtuales ctiam a partc 115 rei funt tales, quatenus à parte rei vnum
pullulat ab alio , vnde non intelligitur tfalíum , fi à dependentia
preíciadatur. Non fecunda , quia caufa non prouenit ab effe&u ideoque
effedus non erit caufa vir- tualis. Non tertia, quia hiceftfermo de caufa
inhzrentiz przicati cum fuübiecto , bo^ fenfu apprehenfio terminorum nequit ici
caufa priacipiorü,neque termini prin- cipioram habent aliam caufam,cur adinui«
cem connestantur,cunt fint prima,& imme diata;quare de ipfis nó erit
(cientia. Verüm eft tamen,quod Arift.przcipue intellexit de cauía proprie dicta
, vndecft feré quatftio de nomine. A 24 Exhoc probatür,quàd przmiffr fint
priores (quz particula ditfercà ly primis , dicuntur.n.przmniffz prima ,quia
non habéc alias priores;dicuntur priores refpe&u có- clufionis) co quia mL
elt prior ordine , 8 natura ipfa concluüone,(icut quzlibet cau fa prior dicitur
fuo effcóta, Ec quia funt cau fx 10 effzndo,& cogno(cendo ipfius conclu
fionis euidentiam.n.,& certitudinem con- clüfio habet cx praemiffis ,
fequitur , quod nótiores fint ipfa conclufione,quod probat Aiift. per illud
axioma, Pregrer qud vssm- quodque tale, illud magis , vt ivolumug medicinam
propter fanitatem, magis volu- mus fanitatem , fcd affentimur e aera propter
przmiff;s ergo magis affentimur rzmiffis . Pro exacta tamen cognitione huius
axio matis multa folét à oribus afferri,vt ip fius veritatem faluent
,quamplurefque co- ditiones, & limitationes ad ducuntur:breui- ter tamen
dicimus, quod ifta propofitio cft caufalis, vnde verificatur in his,qua fe ha-
bent,vt caufa, & effectus; & fundamentum fumit ex hoc,quod nulla caufa
producit ef- fe&um feipfa nobilierem;fed femper caufa totalis,faltim vt
caufa, & iadependens eft, - dicit maiorem perfs&ionem , quàm effe-
&us,nam independentiz dicit perfectione,dependentia imperfectionem ; hinc.
condi- tiones reqiifitz ad veritatem iftius axioma tis,przcipuz funt, quz ad
faluandam ma- ^ jorem perfe&tion&cau(z refpectu effzctus requiruntur,
Prima igitur conditio elt, vt caufa fit totalis,& per fe refpectu illius
effe &us,qua ratione naa valet, compofitum eft ensin actu propter formam ,
ergoforma eft magis in acta, nam compoficum eft eas * in adu fubfiftens forma
elt a&tas informis, nec forma eft totalis caufa aztualitaris eó- pofiti fed
ctiam propria i s : funiliter 1 DOR E ed a* 116 1o valet, celiinfluunt propter
motü , ergo motus magis influit co quia motus n6 cít p fc caufa influxus fed p
accidés, Sinftrume- talis.Secunda, vt pra-dicatü;t quo fit cópa-
ratio,conueniat formalizer ca.n caufa ,qui effcctui,vnde nà valet,aer elt
calidus prop. tcr Solem, ergo Sol eit magis calidus ; Pe- trus odio habet
peccatum propter Deum , ergo magis Deum odio habet;homo deam- buiat propter
fanitatem,ergo fanitas magis deambulat.Tertia,qua ex prima deducitur, vt
id,quod effc&um denoiinat calem,cau- fctur à caufa quatenus tali,qàa
rationenon valet, domus cft alba propter edificatoré , ergo adificator elt
magisalbus, quamuis ip- fi etiam albedo cóueniat , quia albedo zdi- ficatoris
non eft caula albedinis domus . Quarta, quód forma,in qui comparantur ,
fuícipiat magis, & minus , hincnon fequi- tur, Petrus eft homo propter
Franci(dit;er- go Francifcus eft magis homo Fílius in di- uinis fpirat Spiritum
Sanctum propter Pa - trem,ergo Pater magis fpirat ; Fàdem quàd ly mazis,&
minusmon neceffarió dicit (em- per intenfionem,& remiffionem graduum, fed
aliquádo maiorem perfectionem quo- ad mod pe talem formam, quia.f.
magisindependenter , & àfortiori, vt fi aer vt quatuor calefaceretlignum vt
qua- tuor,fi inferretur, ergo aer elt magis calid?, ly magis nó diceret maiore
intenfioné calo ris in aere,quá in ligo ; quia ambo funt vt quatuor; fed
perfectiorem modum poffi- dendi,quia magis independenter , & nobi- liori
titulo poílidetur calor ab acre, quia ett caufa, quàm à Hino - Cà his
co3litionibus intellectum i'lud axioma femper ett verum in qnocu1que genere
caufz , vc bené hic aducrtunt Tatar. & Io-de Miriftris. lices,ràám
obicdtam, quàm fpecies ip- fius (unt mcelligibilia, &tamcn noa fequi- tur
obiectum intelligitur propcer fpeciem, , ergo fpecies mais intelligitur;
infuper fi iter, Se filius effent parui , aon fequitur fi- ius cfl paruus
propter patrem, er20 pater. elt magis paruus:ité conclufio eft fini: pi &-
miffirnm,ergo funt propter conelafione , ergo concluíto erit magis euidens,
& nora Refp.fpeciem nec cffe caufam tocalem intel Jedtionis obic&i,nea;
cocurrere,quatenas eft iucclligibilis vt Quz, (:4 potiuswt Q ia reprz(cotando
f.ob:cstan, vnde deficit pri ma, & tertia contio. Similiter fzcundo exe plo
d*ficit prima conditio, paruiras.n cum fit 1«fectio,& nezatio,non eft «tízccus
per Íc, fcd per accideas productus: D.mum cer Pars Secunda In[lit. Tra&l.I,
Cap. 1V- "tur circulus ia demonflrationibus;idem ef- - peer noa tio
exemplo deficit tertia conditio , aam cenclufio vt finis non caufat in
przmiffis. nofcibilitatem, & euidentiam , Li appe- t:bilitatem , vade fi
przmiffe folammo- doproptcr couclufionem , & non ex alie. capte amarenrut ,
mags Cif.t amata conclufio. Jd 25 Sedcircanofcibilitatem principiori duo
füeruat errores antiquorum ,quos re- | fert, S rcijcit Arift c5 nam aliqui
negarüt - fciri poff- , aliter fcircntur per alia princi ,— pia, 5c id
infinitum ; alij dixerunt fciri per demonftrationem circularem,vt.ficoms- — —
Clufiofciaturperprincipia , & hecdeinde .— — — persondighonemae non eft in
ME E ocedendum.Primum errorem,quiaeui- — ^ — Dis elt, nou confucat Arift. fed
(lá foluit ; "S rationem ipfius,nempé quod quamuss noti ,—— —
tiaprincipiorumnon fitnobisiudita á pa- ; — tura, &intellectui noftro
congenita , €o quia intellectus nofter e canquam tabula ra(a;in qua nihil elt
depictum, di&untur ta- -: men lumme naturz cogno(ci, & no per alia. .
principia y quatenus percipimus fenfibilia . | per fenfum , ex fenfu fiunt
inaginationes s; & phantafmata, ex quibus efficitur. mento- ; C Tu
rja,& ex multis mempofijs experientid, ca dem ab experienta pluriem
fingulari colli zit intcllzétus propofitionem vg lem,cui vi ]umiois
natüralis,Scindatztd nationis à natara clarum, certum prebat affzofum,&
inhoc principio wins "T tcllectus noa procedens vlcerius , | j tius cx co
colligens conclufionessvnd Mh * eít coznitio fcientifica,& per canfam, fed
à fimplici apprehenfionc terminorum origis natut,at de notitía primum
principiorum. - plura vidc difp.5 .Mét.q.2.Secundum erfo- rem refpuit quia cum
d«moaftratio circu- larisia hoc differat àregreffi, vtilla fem- - v ead.m via
procedat,.f pronti quib M caufa ad effectum,hic vero. diuerfa via ,'- primó a
pofleriori. & ab effectu fecundo priori, & à caufa; fi omnia per. dem
lel tienem propter quid fcirentur , itaut fet notius , & ignotius natura
refpe&tu . ciufdem,quo4 contradicit; prebatur. feque lanam demonitratio
propter quid proce- dità notioribus natura, & in fe , qu fuat principia,ad
igaoziora natura, quz «il con Clafioserzo fi principia deinde per .cenclu--
fionem demosft farentur demonttratione.. . propter quid,iam conclufio
cfctnotior na tura, in ferefpedtu principiórü:qua pro« - cit admittendus
circulus y M e 3 . experfeinharen : | De demtonslvatione propter quid . refus,
ita vt cum ocipiidenionftramas 'couclufionem 5. calis demóftratio nó cft poer
quid,& à priori,fed quia, &à no- erjori per c mnobis notiorem , fcd
ignotiorem.natura, ad-eaufam notiorem na tura, & nobis ignotiorem 5
Notioranobis, funt fenfibus propinquiora , ignotiora à fenfibus rematiora ,
queriam noftra co- itio ortum ducit à znfibus ; & quia ef- fedus vt
plurimum funt propinquiores fenfibas, cau(z veró remotiores (intecdum An.res é
contra fe habeat , vt patét de Sole, i propinquior eft fenfibus quibufdam cf-
ias ipfius in vifceribus terra) illi erant nobisnotiores,iffz ignotiores;
notiora na- turaé c o,quz funt minus fenfibilia, . vt vniuerfalia , igaotiora
natura , quz funt - magis fenfibilia, vt fingularia, de quo vide dfp.s. Metaph.
qu. 9. art,. vbi de hac re: agitur ex profeffo.; /— 2 T - 26 Ex hispatet
definitio demonflratio- nis materialis, & códitiones przmiffarum , ex
quibus aliz códitiones oritur, vt gp fint neceffiriz,necefficate in pracedea
cap. de- clarata,quz à doctoi;busponitur potius vt patfio cónueniens przmiffis
ratione termi- norunex quibus conftant, quam conditio ipfaruni.vt przmiffz (unt
; item,quod fint ;ex vniuerfalibus ;& . «ternz, non quidem zternitate
incomple- xa,vt eit Deus, fed complexa , vt nimirum . fint propofitiones zternz
veritatis; & tan dem quod fint propriz,non communcesiná principia alia funt
propriz,que ad ptopriá, & dctérminatam (cientiam fpe&ant , ália : non
propria;vel quia aliena:omnino, X alte : - rius fciotiz vt principia Geometriz
refpe :: &u Medicinz;vel quia cómunia omnibus. , aut pluribus fcientijs.,
principia ergo de- bent eff propria , nonaliena ;,: qitia cau(z os ANKE ad
certos piotdt , ergo roprias :caufas ,*X*non per de ert e cona debent; non
debent €ffe communia, quia iftanon faciunt (cire fccundum quod ipfumx.vedictum
cft4upra, : ta terminos fpeciales:, & proprios iuícunq;
fcientiz'contrahantdr ., vt hoc priacipium,fi ab € qualibus zqualia demas, quz
remanent,fuat zqualia , eft commune Geometriz lineà confiderarit, & Arithme
« ticz;que eft de numero , potcit fieri pro- prium Artthmeticg,fi dicas, fi ab
anqualibus nuyeris; Xc. proprium Gcometriz,fi ab e- bus linetsy&c; Hinc fi
fcientia funt.di- fparatz,non licet de(cendere de: generein. - ;hoc eft,non
licet per principia vnius ES 117 fcientia oftendere conclufionem alterius, quia
fcientiz fuam. vnitatem fimunt ab obiectis, & obiecta harum fcient arum
funt omnino diuerfa , & diftincla , at fi ícientiz fnt fübalternz , licet
quodammodo tran- fcedere de generein genus , quia conclufio- ncs
fubalternantisinferuiüt pro principijs in fcientia fubalternata propter fübordina-
tioné obiedtorum. Haxc-onnia tradit Ariff t.Poít.v(qiad ro.cap. : | CAPTYY Vi
De Dem: nfiratione Suis. 27 Tyra Quia eft illa ,quxà d ] caufa propria, &
adzqrata proce- dit ad demonitrandam dub s , qua
ratione:dicitur,demonftrationem propter- quid tacere fcire propter quid res
fit, nang perfcété quietatur intele&us per ipfam , demonítrationem vero
Quia folum facere Ícire quod res fit, nam licet euidenter de- monttret przdic
atum conucnire fubiecto , noü tamen perfede quietatur ihtelleátus , fed
vlterius procedi ad inucüigandame propriam caufam . Multipliciter antem poteft
Reri hzc dej moniratio,Primo quádo per effe&£tum de- meéllratur effe; circa
quod. eft not. quod effeQtus quandoq; eft cum. fua, cauía conuertibilis,&
tunc ex negatione , vclaf- Éirmatione effc&us potcft concludi ncga- tio,vcl
affirmatio caufz,, & poffumus dein- de progredi per demonfirationem proptec
quida caufa ad effe&um, ità fe habent rifi- büe.X rationale;quandoq;non eft
conuer- tibilis; fed inadzquatus , vel quia excedic cau fan, fi poteft ab alia produci
, vt calor refpectu igois, qui poteft a fole quoq. gene rári , vcl quia
exceditur à caufa, vt fieffc- &us quando elt, femper à rali caufa prouc-
niat;non tamen femper ab illa caufetur, ità fc habet reípiratio refpeótu
animalis , nam Bintznos doloidpn, non tamen refpirant , c fénfibilitas refpectu
viuentis, animal.n. eft caua réfpirationis, & ratio viuentis eft caufa
fenfibilitatis, non tamen funt caufe adzquatz: ab effectu, qui exceditur à cau-
| fa,poteft fieri demonftratio affirmatiua, vt rcípirat ergo eft animal, non
tamen negatis ua;non rcfpirat,ergoaon eft animal:ab ef- feétu vero excedente
caufam potett esci: demoaflratio negatiua,vt non eft calor,er. . gonon eft
affirmatiua ; ctt - Los o B ghus. Hac daponffbelie dh ergo .Haxc m ( l5 citur
quoque deronftratio Li E d 11$ quia procedit pe aliquid poftcrius ia re ,
qualis eft effcétus in ordinc ad caufam , Secundo, quando per caufam
remotam", & non propriam demóllratur cffectus , per caufam remotam
intelligitur caufa inadz- quata,& cunc fi excedit cffeéctum , à nega- tione
caufz concluditur negatio effectus , vt non eft animal ,crgo non refpirat: ft
exce ditur ab effectu, concluditur afirmatiué à pofitione cauíz ad pofitionem
effcétus, eft 1iguis,ergo eft calor.Hac demonítratio po- tef dici àpriori, quia
procedit ex priori- bus , quales funt caufze 5 hinc quande dici- tur
demonftrationem propter quid effe à priori, & demonftrationem Quia à pofte-
riori,anthonomafticé hoc debet intelligi , uatenus omnis demófítratio propter
quid a à priori, & omnis demóftratio à poíte- ' piori eft demonftyatio Quia
, non tamen eft vniuerfaliter verum , quia datur demon- ftratio à priori, quz
non eft propter quid, fed Quia, & demonftratio Qyia , quz non eftà
pofteriori. Dices datur caufa remota,à qua per de- móftrationem propter que
proceditur ad effe&um, ergo falfum eft demoní(trationem Quia P cre à cauía
remota ; dntec. prob.hzc eft demonftratio propter quid, . omneanimal rationale
eft rifibile , omnis homo eft animal rationale,ergo omnis ho* mo eft rifibilis,
& tamen incer animal ra« tionale, & rifible mediat effe admiratiuü ,
quód elt caufa proxima rifibilitatis; & vni- uerfaliter quando eftordo
inter paffiones ,- & effcétus,ita vt pofteriorà priori proue-
niat.Refp.caufam remotam poffe fumi du- pliciter, vel vt diftinguitur ab
immediata , & proxima , quo fenfu animal rationale erit caufa remota
rifibilitatis,íed adzqua- ta, &conuertibilis ; vel vt diftinguitur ab
inadzquata , & non conuertibili , quomo- do animal rationale non erit
remota catt fa rifibilitans ,in hoc fenía fumitur in de- finitiope
demonftrationis Quia, vnde nega tur anttc.cum fua probatione.Verum eft ta-
men,quóàd aliqui per caufam remotam vtrà: que intelliguat , vnde ncgant
demóítratio- nemallatam effe propter.quid, fed oppofi- ta fententia eft commuaior
, & eft quaftio nomine . Tertio, poteft fieri à figno aliquonatu- Hd furiam
habeat connexioné cum alio x s inuicem fe confequütur , non tamen fe t vtCauf2.
, & ctfcétus , vnde dici folet à concomicanti , vt cft ie- bile, crgo
cftaifbde; & hic modus, quan- Pars Secunda In[lit. Tratl.l. Cap. V. uis
exprefsé nonlaffignetur ab Arift. tamen quia eít certus;euidens, &
ncceffarius,. ratione hzc propofitio , flebile eft rites. non eftomnino
accidentalis , fed reducibi-. lis ad fecandum modum perfeitatis, quate-- nus
rifibile dicitur de homine , qui datur - intelligi per ly flebile; hinc poterit
dici modus demonílratiuus reducibiis ad mo« ^ dum arguendi à non caufa.
Ad'rítum modis | quoque reduciporeft Inductio, quz eft à particularibus
[ufficienter wr funt pofteriora , ad vniuerfale , quod.eft prius. Demonítratio
veró ducens ad im- | poísibile eft reducibilis tàm ad demonftra- tionem propter
quid, quam ad demonítra- tionem Quia ,nam fi procedit àcamía pro«. xima,c(t
demonftratio propter quid , vt-fi equus eft rationalis, eft rifibilis, fi verà
à — à tali caufa nón procedit,erit demon(lratio - Quia,vt fi equus eft
rifibilis, eft rationalis 27 Ex his deducitur demonftrationem | ropter qud à
demonftratione Quia dif- erre multipliciter, namilla procedit fem- perà caufa
proxima, adzquata,& à priori, ; polieciadi dii pestinst ai dam UT eriori:
illa pertinet ad Ícientia d- 0 hrec d dee , cum fic funeri EN M^ caufam
principiorum fcientiz fubaltema-.— — — tz,& ca probatà priori;ifta veró
fpe&tat ad fcientiam fubalternatam, quz epiusab effectu procedit: illa
nobilior eft, : pliciter magis facitícire , & à quod j ipfum. Infuper
deducitur demonftrationü — aliam effe a! tiuam, aliam negatiuaim ,,- fed illam
perfectiorem effe,quia d i tio iua non iadiget pro ic negatiua, z demonliracio
negate didiget "affirmatiua Propose uer E Do o gatiuis nihil
fequirur;ficetiam demonfira- — — to oftenfiua.dignior eft demonflratione ^ — —
ducente adimpoffibile, namilla procedit — ex propófitionibusveris,iftafaleemex
vna — falía. Tandem colligitur, quod interfiguras — fillogifmorum tertia non
eít "it ftrationi , nam fcientia eft vn apti deme » tertia autem figura
particulariter i dit; fecunda quamuis poffit inferre des — — monítrationi
negatidz , aptior tamen et —-—— primafigura , &jinter omnes modospri- ^ —
museftaptiffimus, nam prima figura non ^ — ndiget alijs, fed aliz
figurzindigent pri-.— ma , qua ratione nobi - rimus modus concludit quomodo: .
monítrat;e propter quid. ^- Av £i i238 pos D I wm www» hut OCAPVT VL Par mt mio
demonfirationis , 28 pyRacipia difficultas conficiendi de- Ti daadoqen
confiflit in inuen- tione medij termini , per quem conclufio dc atur , hinc non
immerito Arift. totum feré s. lib. Poft. confumpfit , vt ex- plicaret methodum
, & viam inueniendi medium demonfrationis , quod innuit in fine primi libri
, dum definiuonem foler- tiz a(lignauit , dicens , quód folertia eft ilit«s
inueniendi medium im nom perípe- 4o tempore, idcfteft vis velociter penetrá-
dià cauía adetfe&tum,velab etfcétu ad cau, fam in paruo tempore, nam omnis
demó- ftratio procedit, velà caufa ad effectum, vel é contra. Vt igitur tractationem med;j ag- ediamur,cum;pfo
Arift. numerum quz- € debemus przmittere . 2i * «Quatuor igiturfunt genera
queftionum e neeirii mda (9 infinitz fint quz-: iones, ficut fcibilia(unt
numero infinita an fit "x » quid fit res , konras res, Md qualis fit res,
& propter qui res , vc de homine. Primà dnetitur an fic; an .f. habeat.
aliquod effe . Secundo quid fit in epo illud effe,quod habet. Tertio
quale fit,ideft quam proprietatem babet in fe. Quarto proprietas, prima dua
tali tur fimplices, quia fiunt per Sita t - cuntur de fecundo adiacente;
pofitz, quia fiuntin tionibus de ter tio adiacente, & verbum eff
determinatur - ad peculiare erzdicatum . Sufficientia veró aser j affignari
poterit, quia de se aliqua;vel quaritur entitas, vcl proprie- t25; fi primum ,
vel qugritur de entitate rei in generali, & in vniuerfali , an res exiflat
, . & habetur primaquzflio , vel in fpeciali , quam ficilla entitas, &
NE : ritur proprietas , vel quazitur in- Meis ip in fubicóto, &c labetür
ter- tia, vel caufa tális inhzrentiz , & habetur quarta quaf!o . » . Dices Aríft.1.Top.alias affignauit qua- fliones
iuxta numcrum pradicatorum , .f. gencris,definitionis,proprij,& accidentis
, ergo quafliones plures quam quatuor. Yü quia in on.ni quaflione quar itur
predica- tum , & fupponitur fubicéium; ergo fi eft fubic&ifemper eft
precognitio ; nunquam queílio . Refp. duas primas qua flones ibi affignatas
contineri in quaflicne quid cft dps - jus Tract. AX De médiodeniwfrarionig: ^
vay ditatem rei, reliquas cótineri in tertia qug- ftione ; Ada. tum cffe verü
de alijs queltionbus non de prima ; in qua queris! tur ipfum effe dere , à ifti
preíupponitur- folum quid nominis,vt diximus eap. 1.hu« 29 Omncs ifte
quzftiones, inquit Arift; reducuntur ad vnam ,.f. ad quzftioné me- dij, eo quía
omnis queítio eft queftio me- dij,quod probatur , nam omnis queflio etf
propofitio dubitabilis ,fi .n. non dubitare- tius de aliqua re, non effet
inquifitio de il- lare,fed euidentia , & certitudo ; aromnis ropofitio
dubita lis per medium demó- atur, & quando meditm fecimus, Ue mur; &
ceffat omnis inquifitio, quod patet (e nam 1dco de edypí unz uerimus anfit ,
& propter quid fit , quia cem caufam, at Michsiopra NR & videremus
ipfam intrando vmbram ter- re deficere, nec quereremus dc. eclypfi an fit, nec
propter quid fit,quia perillud me- dium.f. per ingreffum in vmbram terre hec
omnia nabis mnotefcerent ; quapropter omnis queftio eft de medio, pcr quod pof-
fit illa propofitio dubitata demonttrari . Verum eft tamen, quod folum quarta
que- ftio explicità, querit medium , ac coetere quefliones faltim implicite ,
& virtualiter $ querunt medium,quatenus omncs ca runt , uam poffint
oflendi. P Cunifitir omnl queflio querat cau. — fam, per quam tanquam per
medium de- monftreturs fcire an.eft rcm per caufam co- gnofcere, vt clarius
pateat ; quenam caufa poflit in den; tione pro medio infer- uire,aduertendum ,
quód caufa eft , à qua res accipit effe,& que dat eff? rci , eft qua-
truplex,dua intrinfece,due extrinfece, in- trinfeca caufa eft,que conftituit
caufatum y tanquam pars in caufato inexiltens , & vna eftmater;alis , ex
qua aliquid fit tanquam ex fubiccto in fc rccipiente alteram parté , JL formam;st
corpus eft. materia bominis quiain ipfo eft , & animam recipit ; altera
caufa intrinftca cicitur formalis , & defini» tur, quod fit quod quid erat
effe rci , ideft quz ita dat cffc rei, yt eonftituat eam actu jn certa,
ac-determigata renum fpecie ,ita babet apima rationalis refpeétu homi-
nisscaufa extrinfcca eft qua caufat effcétüs fcd in illonó manet,& vna
dicitor cfficies , quz £. producit cffc&um , fed vt ait Arift. qua aliquid
primum nonet, vt Deus dicis tur caufaeff cicns omnium , altcra eft fina- Jisin
cuxus gratia aliquid fit; fic (anicas di- citur E 126 gitur caufa finalis
deambulationis . 30 Ex/quolibet iftorum generum póteft fumi medium pro
demonfltratione , & ma- ximé ex genere caufz formalis , nam in-de-
monfítratione potiffima medium eft dcfini- tio fübic&ti , quod fufius
declarabimus in difp.folum hic aduertendum,quad illa cau- fa debet pro medio
infeiuire,qua tempore. ncn antecedit cffcétum,aliter ex caufa non inferretur nc
ceffarió effcétus , eum poffit effc fine illo, licet ab effcétu poffin: us
argue re caufam , vt diximus c. praeced. Infuper fiot.illam caufam debere poni
pro medies quz in quzfito quaritur, non vero quz cf ex vi quxfiti nota vt fi p
quzrerct,qua« vé pulfantur campanz , ft reíponderemus: ; quia trahuntur,vcl
mouentur , non fatisfa- cimus quafito , nam illenon quzrit cau- fam
mouentem,& eflicientem,fed finalem, quia v. g.aliquis Sacerdos eft
celebraturus . Deducitut tandem cx ifta doétrina;quod cunt idem effectus poffit
habcre plures cau. fas , poterit per plura media, & plures de-
moníirationcs oftendi ; & quia multe res, mutuo fe generant , etfi non
ceádem numee xo faltimfpecie,fequitur poffe admitti de- tnonfi rationes aliquas
circulares jin quibus femper à caufa ad effe&um precedatür , v. g.cx terra
madefaéla fit vapor , ex vapore mubes;ex nube pluuia,ex pluuia itcrum tcr ra
madcfaéiio, vnde valet infcrre cf. terra gnadcfactio, ergo cft pluuia , à cauía
ad cf- fcBum , & deinde eft pluuia. , crgo tcrra madcfa&tio,etiam à
caufa ad effectum, que demonftrationes quamuisnon- fint potiffi-. y» €
ncceffariam cbonexioncm «auíz ctm effectu,non fnnt tamen vitiof 2, seque ja
illiscommirtitur proprie circu fus , quia non redituz ad idé numero,fcd ad ide
fpecie, vnde nó fequitur idé oino fimul effe prius, & poftcrius refpeétu
eiufdem .- Quoniam veró mcdium in demonflra-« tione cít definitio,tra&at
Arift.in a. loft. de definitione, docetque modum eam-ycnádi, &
covftrucndi;ícd quia de hoc fusé agimus infra difp. 1.9.4. hic al'anon addimus
zd fc- «undum Poficr fpe&tátia , hzc cnim omnia ibj cx profeffo tradenius.
A TRACTATVS II. De Syllogifmo Topico . pe materia tüm rcnicta tiia proxima
fyllogifmitopick, ^ Cap. I. ft tractatum de fillogtimo: demon firatiuo, de
fillogilino copico occur Par: Secunda Tn[lit.Tratl. V. Cap.V'T, "wisteram
logicam fignificet ,peculianter —— rit fermo, ficut.n. demonftratio eft
ceteris. - nobilior, quia fcientiam generat , quz opi nione ,& errore eft
przftantior, ita fillogif- mus topieus debet clencho , & falfigrapho.
praferri;quia opinio, quz effe&us eft topi ciJongé fuperat errorem , qui ab
elencho generatur; Sillogifmus topicuseft ,qwiex. —— probabilibus
collisitwridelt q xexpramuffe —— non neceffarijs; fed ProWbi libus infertcó-. -
clufionem etiam probabilem; vnde nó Íci&: tiam,quz eft cognitio certa,
& cui : opinionem parit , quz eftadhafio intellezs———— ctus alicui
propofitiont cum- formidine oppofito;non requiritur auté,qnod vtraqs. pramiffa
fit prebabilisfed fufücitvnayquià — — lufio fequitur femper debiliorempar- — t
t b ;ficut ad inferendam conclufioné fal« , fatis eft vna pramiffarum falfa,
Pros bilis propofitio cft, quz videturvera,veb — ornibus hominibus , ràm
rudibus quàm: fapientibus,vel plurimis, vel fapientibus fb«- ]om,& his,
velomnibus, velmaioriparths — — vel preftantioribus: hec antemapparentid: — 2 J
veritatisnon fe tenet ex parte rei ; k detur aliqua propofiuo , qurinfemec — —
veritatem habeat, nec falfitatem , hoc n, implicat,cum veritas, & falfitas
« &orié oppenantur ,'fed prouenit ej intellcéus,eo quia veritas, vel
falfitas) propofitionis mon 1ta cuidenter percipi ab intelle&u , quapropter
vpi- int propofitio illa propter: voi parct vera, alteri vcrivcx alijs cap
paret falía; hinc pót cffe, ? i tio fit in fe neceffaria , fc non cuidepter
percipitillam ne« nexionem , ignorans caufas illis ne tis, fed tantum ex
vorifim;li quadam. arenti ratione mouetur ad affenti ET tn,necdiecturia pros ——
fitio neccffaria fed probabilis. Ex qui» — — s pstet; quomodo fy llogifmus
topic dosi demonfiratiuo differat, & ab -a enim ex fitionibus veris ,
certis , & cuidenti s procedit; ifle ex p io- nibus in fefa!fis ,.quz'verz.
irpo non fapientibus ,neq. cum aliquo fundamento - veritatis; at to procedit ex
probabie - libus apparentibus veris ipfis fapientibus proptcr fundamentum
aliquod , & confi- milcm rationem veritatis; dicitur ifie fyl- logifmus
dialeéicus, nà dialectica ,quam- - tamen huic parti aícribitur , «o quia hac
paite nidi de ebnsomuijuspirbabi 1 De materia Jllogifsn) Topic... fibus , £
incertis copiofam difputationcm infituere acte ip tit Prud topicus, nam £pos
apud gracos fignificat idé quod : focusspud latinos , & hzc pars logicalis
locos omnes tradit , à quibus media defu- mimus ad probandas probabiles
propofi- tioncs , de - Materia huius fyllogifmi, ficut &aliorü, duplex eit,
remota, & proxima ; remota süt termini, proxima propefitiones, de vtraq;
agit Arift. | Top. hanc ait effc problema dia Je&icum,& propofitionem
dialecticam;;l- lam ait effe pradicata topica , non quod propofitiones
dialecticz ex folis Ue lca- tis conficiantur, conftant .n. ex fubiecto , copula
, & przdicato , fed de przdicatis tantum mentionem fecit , quia ex diuerfi-
tate predicatorum fumitur problematum dinerfitas, vt infra; prius igitur de
materia remota, dcinde de propinqua agemus. 32 Pradicata topica quatüor
affignátur ab Arift, i. Top.c.4. Definitio;feu terminus, genns, proprium, X
accidens. Dcfinitio eit oratio explicans effentiam rei , & dicitur
terminus, nam ficut terminus agrorü,quic- uid pertinet ad a2ros jin fe
claudit,ita de- nitio continet quicquid eft de quidditate dcfiniti,de qua
dcfinitiope ex profcffo age- mus infra difp.1.q.4. Genus elt; quod de pluribus
differentibus fpecie in quid, * len dicatur : Proprium eft. quod nonindicat ei
effentiam, foli autem ineft , & conuer- pradicatur; Accidens eft, q» nec
eft de- finitio,nec genus, nec proprium, fed pcteft ineffc; & non ineffe
rej , ex quo loco süpfit Porph. dfinitioncs przdicabilium. Ex quibus
definitionibus colligitur 5 vt re&té notauit Auería q 55.fe&t. 5 .malé
Ru- -uium zfferuiffe hic n. 8. & 9. przdicatum accidentis omnia illa fub fc
comprehende- r6 , quz de fubiecto quzruntur in proble- mate , ie €o quod
cxplicité quzratur modus, fi .. conueniant fubic&to tanquam gehus, vcl
definitio, aut proprium , v. g. fi -quisquareret yan animal conueniat homi- ni
tanquam genus, tunc animal contiretur füb przdicato generis, fed fi abfoluté
quz- yeret, an homo fit animal ; ait Ruuius, ani- mal tunc continer: (üb
pradicato acciden- tis. Hoc autem cft falfum ,quia przdicatum accidentis
fecundum Arift. poteft non inef- . fe, animal sutem, definitio , & proprii
ne- O4 non ineffe;quaprojter quam;uis ali- , 2x explicite nó quzratur modus
pre- cati, implicité tá queritur , & fic animal 'séper fub pracicato
gencris cotincbitur . Tig pim ki LEX: Sufficientia horum przdicatorum tangi- tur
ab Arift.cit. nam omne pazdicatum vcl conuenit fübiecto conuertibiliter , vel
in» conuertibiliter fi primum , aut eff.ntisli» tcr, & fic eft definitio ,
aut accident. liter. fic et proprium, fi fecundum , aut cffentia- liter, &
fic cft genus; aut accidentaliter, & fic eft accidens. Dices, tot funt
predicata, quot przdi- cabilia, fc habent enim vt actus, & poten- tia,
przdicab le eft, quod poteft predicari pradicatum ,quod actu przdicatur , fcd
przdicabilia funt. quinque. f. genus , fpe- Gies, ditferentia, proprium, &
accidens, er» go, &c. Tum quia tranfcendentia , &indi- uiduum non
continentur fub iftis praedica tis, & tamen poffunt de aliquo praedicari.
Refp.Tat. hic , & cum co fcré omnes Re- centiores, przdicatum in communi
differ- re à przdicabili, vt atum & potcutiam;at przdicatum topicum habere
vltra hoc, quod de aliquo pradicetur,modum illum predicandi conucrfim,, vel non
conuerfim, quapropter fi m dan fpccifica confide- ratur in ordine ad- fpeciem,
& generica in erdine ad genus, non erit przdicatur di- ftin$tum à
definitione , quia vtr3q; pradi- catur conuertibiliter, & effentiafiter, fi
ve- ro camparantur ad inferiora, reducuntur ad genus, ad quod reducitur etiam
fpecies, & tranfcendentia , quia ifta omnia przdi- ,cantur effentialiter
non conuertibiliter : 82 quamuis dcfinitio non aifigactur à Porph. inter
przdicabilia , hoc etl, quia nemis de incomplexis omnino in ordine ad catheg o-
rias mentionem fecit,in quib.dcfinitio non collocatur, Arift.veró locutus eft
de przdi €tis in ordine ad problemata topica 5 Sed plenius adhuc fatisfsciédum
eft huic dübio: infra difp.4. q. 5;nó inficiamurtamen ,quin aliz poflint
fubdiuifiones fieri, & fic multi- pl:cari pra dicata aifignando
differentiam , & fpecies, vt przdicata diftincta.Indiuidnü tandem potius
natum clt fubijci , quà prz- dicari, de trafcendentibus non (unt fpecias lia
probl.cx Sco.1. d.8. q. 3.5. 35 Problema dialecticum eft quaftio dg vtraque
parte contradictionis, vel contra- . rietatis, vt an homo fit animal , an non ,
an terra fit frigida,vdl calida;propcfitio diales ctica cft interrogatio ce vnà
tantum'parte quaflionis . «tan terra fit frigida , vnde ppebicma, &
propofitio dialectica d'fferüe cut pars, & totum , nàm problcima GM cité
vtramque partem quarit , propofitiá alteram explicité;alterà im Bee E à por 121
poffunt primóà iuxta. diuifionem przdica- torum, vt aliud fit problema
definitionis , in quo definitio quzratur de dcfinito;aliud fit problema
generis,&c. Secundo diuidü- tur juxta diuerfitatem materiarum , quzin
fcientijs pertractantur , vt aliud fit proble- ma morale aliud
fpeculatiuum;aliud phy- ficum aliud metaphyficum; &c. Tertio di uidi
poffunt c x parte illorum;qui illis afsé- tiuntur,nam aliud eft;quód eft equé
incertü tüm vulgaribus , tüm fapientibus quoad vtramque parté , quia nulla ratio
vrget pro aliqua illarum,vt an numerus ftellarum fit par,velimpar 5 aliud, in
quo vulgares opi- nantur contra fap:entes, vt fitne Sol maror terra,an non 5
aliud,in quo etiam fapientes difcrepant,vt an celum conftet ex materia, '&
forma vel non; ybi aduertedü ,q» ad hoc, staliqua propofitio dicatur,
dialectica , &' roblcma dialecticü,requiriturs vt fit pro- abiti per
rationes aliquas generales , nom demonftratiuas .Dicütur aatem problema , &
propofitio dialectica materia proxima fillogifmi topici;mon qnod ipfum formali-
ter ingrediantur ,non.m. fillogifmus conftat ex propofitionibus interrocaciuts
, fed vel affirmantibus ,veI negantibus ; fed materia dicuntur , quatenus
continent duo extre- m cx quibus conficitur conclufio illius fil logifmi,qua
erit altera pars , vel affirmati- vu vc) negatiua problematis , vt fi quara-
turn tcrra fit altior mari, fillogifmus con £ludct,vel quod fit altior, vcl nó
fit altior. CQATPSVUPMIL De locit Topicis . ,34 Dus problema cffc materiam fi]
4A 7 logifmi copici ,eo quia in fe conclu
fcncm continet , & duosterminos , qua- propter cum fillogifmus ex
tribus terminis ' «onllare debeat,medinm terminum imieni re oportet ad
probandam conclufionem ; , ro cuius inuentione quzdam affignantur 2 Doctoribus
loca topicanuncupata , ex quibus,tanquam st ptomptuarijs , media extrahimus ad
offendendam conclufioné . .Definitur n.locus topicus,qwed fir fedes ar- qnmenti
vel illud, à quo cemneniemi elicitur argumentum ad propofitam quefiiemem , per
argumentum hicinteligitur medium topi- cum;in his.n.locis reponütur quzdanrma-
.Ximz , & vniucrlales propefitiones tantz , dignitatis vt ab
omnib.concedüir , in qui- bus aliz propofitiones virtualiter continé. tur ,
& accipiunt vim inferendi conclufio- » Par: fecunda Inflit. Tratl, I1.
Cap.I1. riem , ficut locus naturalis dicitur habete! virtutem conferuatiuam
locati. Solet a Summuliftis diuidi locus in locü maximam ,& in locum
differentiam maxie - mz, locus maximus eft propofitio illa vni- uerfalis, qua
nulla eft prior, & notiorin illo genere, fed eft ex terminis nota , ipfique
— multz argumentatiónes innituntur , vt Pe quocunque dicitwr definitio ,
dicitur etiam definitum, De quocumque pras icatur [peciet y pradicatur etjam
genus , quibus innituntur 1ftz argumentationes , animal rationale eft. ^
rifibile, ergo homo eft rifibilis, Petruseft homo,crgo eft animal : locus
differétiamae ximz funt termini jlli , quibusavaximz differunt inter fe, &
ex quibus conficiücur, fic definitio, & definitum,genus , & fpecies
dicuntur loci differentiz maxmmz ,-per * quos terminos maxim a inter fe
diftinguüe tur, vnde prima dicitur cffe inloco a defini tione ad
dcfinitü,ilteraà fpeciead genus ,——— 35 Iniftismaximis duos terminos repe
rics,quorum vnus dicitur inferens; &cít ui folum in antecedenti ponitur, nó
in. c&- cquenti, aliter dicitur illatus,qui cóf: ingreditur fic in'exepl:s
adductis terminian fcrétes süt definito; & fpecies, termini illa- ti
definitum, & genus, animal rationale erit inferens,homo
eritillatussterminus vero , qui tam in anteccdenti;quàm in confequé- ti
penitur;dicitur terminus communicanss locus differentia maxima non fumit fuam
denominationem , nifi a cerminisinferen- te, & illato;ab inferéte vt à
curan" |» abillato,vt à termino ad quem , vnde folet dicilocusà
definitione ad definitum,à (pe- cie ad genus,&c & quando ifti termini
di- uerfimodé denomrnantur,& diuerfis nomi nibus,terminus inferens ponitur
in ablati- - vo jillatus inaccufatiuo, vt patetinexem- — lis adductis,quando
veró ij(dem nomíni- lus denominantur,ambo ponuntur in abla- tiuo plurali, snde
non dicitur locus ab op- pofito ad oppofitum,à repugnante ad re« pupeiae fed ab
tis a repugnan- tibus . Ti Locus differentia maximz prima fui di- vifione
triplex cft, intrinfccus;extri s & medius,quorüquilibetaliaspatitur (bs — —
diuif£cnes , dequibus omnibus breuiter agendum 5 ex his diuifionibus habentur
drifiones loci maxima nam maxima diui- duntur ivxta diuerfas
habitudines,quasha- —. bent ititer fetermini , vt alia -eft habitudo inter
definitionem,& definitum, & alti sn- tcr fpeciem ; & genus, &
amc ^ s De lids inten itas habitudines variz formantur maximz illas explicantes
n CAPVT IIL De lecis inirinfecit. »6 Ocus intrinfecus eft. quando argu- dL,
menta fumuntar ab his , quz ad rei " Áubftantiam, feu effzntiam pertinent
(fub- ftantia .n. hic aon accipitur pro przdica- mento;íed pro rei quidditate,
quomodo ac €identibus ctifm conuenit)vel fubftant'am Comitant ur;qui locus e(t
duplex, vel à (ub- flantia , vcl à comitantibus fubítan- tiamr. Locusà
fub(tantiaeft , quando ar- gumentum fumitur ab his , quz ad. effzntiá.
artinent;& conucrtibiliter fe inferunt;talia fun: definitio,
definitum.Diximu$ comaer- tibilirer fe inferunt , quia fi folummodo lo- cus à
(ubRanua explicetur , quód fumatur abhis,q ad effencia attinet, vt facit
Ruuius, fic (ub itto loco non tantum locus à defini- tionc.fed à gencre,à
fpecie,à partibus, &c. comprehenderegtur,cum tàmen a Summu- li&istfta
loca; füb. loco à concomitantibus fubftantiam ponantur,eo quia non explieàt
eff:ntiam coauertibiliter, vt igitur à com- muai fententia nó rccedaznus ,
locus à fub ftátiaproprié cítlocusà definitione ad dc- finitum,per definitionem
non folum poteft iatelligi definitio proprie di&ta, qug per ge nus , &
diffcrentis folum icat effen- tiam réi,verunretiam defcriptio , & incer- pretatio
nominis; deferiptio-eft oratio ex4 plicans e(fentiam rei per genus,&
accidens: proprium, vel plura accideritia communia circumícribentia propriam
ditferentiam ,vt ' homoelít animal rifibilis , homo eft aai- mal bipes ad.
beatitudinem ordinatum , interpretatio e(t explicatio nominis , X duplex:
quzdam , quz cum interpre- tato conuertitur , vt theologia eft fermo dc Dzo,
quzdam quz noa conuertitur , vt lapis.i.lzdens pedes,nam multa lzdunt pe- des,qua non (unt lapides ; in przíenti de
prima cf (crmo. : . ;37 Locus igitur à definitione ad dcfini- tum eft habitudo
idéritatis,feu coauertibi- litatis ipforum ad inuicem . vnde quatuor : maximz
ab iítis eruuntur,duz affirmatiuz, & duz negatiuz.Prima eft De 4. pra.
dicutmr definit » pradicatur dcfimium,vt pe trus eft animal rationalc,ergo cft
homo . Secunda affirmatiua eft Qucqmid pradse atur de
definitieme predicatur de defimto , vt ani- malratioaalc cít mobile ergo homo
c(t mo Um lent modal: 113 bilis . Tertia negatiua ; A'4wsc«maue reme utitur
definitio , Cn Acfinitum remonetur ,vt albedo non cft animal rationale ergo
albe donon eft homo. Quarta ncgatiua uie- quid remonetur à defimitiene ,
vemcuztur. definito , vt animal rationale non cit lapis , ergo homo non eft
Jzpisinprima,& tertia definitio eft pre ficatum , in fecunda , & quarta
eft fubicctum .. Idem dicendam de interprctatione,& interpretato, de
deíczi- prione, & deícripto . Qaoniam autem dcfinitio , & defiaitum
conuertibiliter dicuntur , p funt alie qua- tuor maximz formari à dcfinico ad
defini- tionem , dicendo De 4»ocum2ue pr adscatwr. lefinitum,pradicatur
defrmitio , Kc. itavt definitum fit inferens , & definitio illatum :
propter quam conuertentiam fimiles ma- ximz confici poffunt à difcrentia
fpecifica ad fpeciem, & a proprio ad fubiectum , & € contra mutatisnominibus
. Not. cft tamen , quod duo przcipué re- quiruntur,vt itz maxim verificencur,
pri mum, vt termini non fupponant njateriali- teraut fimpliciter, fed
tormaliter, & abfo- luté,vel perfonalitcr, vnde non (equitur ani mal
rationale eít oratio, ergo homo eft ora tio;animal rationale efl dchaitio,ergo
ho- mo eft definitio: (ecundum,quod non acci- piantur in propofitionibus ,; in
quibus in- uoluitur actus interior intcl!e&us 5 vnde non fequitur , Í(cio
P. trum cffe hominem , ergo fcio Petrum effe animal rationale , hoc n. poteft
ignorari, ità Tat. ia Summ. tract.4 item quod accipiantur in propofi- tionibus
deincffe , non vero inillis propo- fitionibus , quz fecundum aliquos zquiua- s
, vt demon'lrabile eft ho- minem effe rifibilem , ergo demonftrabile eft animal
rationale effe ritibile, hoc cft fal- fum , quia eft principium demoaftrationis
iramediatum,& indemóftrabile : ita Nicol, dc Orb. in tra&t.de locis .
Ruríus hic aduertendum eft hunclocum à definitione non folüm eff* topicum, vade
«f. poffit argumécum probabile deduci, fed etiam deronftratiuum ; & idcó
dicendum eft hunc locum tuac deferuirc topico fyl- logifno, quando vel non
conttat eíse ve- ram, & propriam rei definitionem, vel de- fcriptionem;quz
pro cali afsumitur, vel n8 conítat pra dicatum conclufionis conueni- rc
definitioni: fubieezi , auc definitionem pradicati corclufionis conuenire
fubiedto ciufdem, quod etiam proportiorialiter in- telligendum eft de alij1ocís
topicis, à qui. Qi bus 124. bus deduci pofsunt argumentaneccísaria, 38 Locus à
comitantibus fubltaneia de- famitur ab illis terminis , qui non conuer-
tibiliter idem important, fed vnus incladi- tur in alio alique modo císendiin ,
& funt oto, toto, À partc, A caufa, Ab effectu , A generatione, À
corruptione , Ab vfibus , & A^ communiter accidentibus ; nam pars eft in
toto, & totum dicitur effe in parte , effectus etiam dicitur effz in caufa,
&ideo fumuntur duolocaácau(a, & ab etfectu : generatio dicitur effc in
re genita ,quia cit via in formam , & corruptio vnius eft ge. neratio alterius
, vfus etiam dicitur finis rei, & res eftin fuo fine, & candem commu«
niter accidentia funtin fuo fübiccto . Totum quia r:latiué refertur ad partem,
quot modis dicitur totum , tot etiam dici- tur pars, vndé locus à toto, & à
parte diui. iturad diuifionem totius, & partis.Totum eft multiplex,
.f.vniuerfale,integrale,quan- titatiuum, in modo,feu modalejin loco,feu Jocale,
& in tempore,fcu temporaneum,to- tidem etiam diuiditur pars . 39 Totum
vniuerfale efl omne fuperius, & magiscommune in linea przdicamenta- Vi,
pars huius totius eft inferius , & minus commune, & dicitur pars
fubrectiua ,à to- to vniuerfali ad!partem fubiectiuam valet arguere
deftru&tiue, feu à negatione fupe- rioris ad negationem inferioris ,
&eft ma- xima , 4 qwecumqne remoueiur totum yni- uerfale, quelibet esus
pars remouetur, Xt non elt animal,ergo nec homo, nec Leo, &c. ratio cft,
quia fuperius effentialiter inclu- diturin inferiori, vnde vbi non c(t
fuperius, nec inferius poteft effe; & hoc cft verum, fi totum fe teneat ex
parte przdicati; at fi cit fubic&um, non quicquid remouetur à toto
vniueríali remouetur ab omnibus eius par- tibus , nifi in propofitionibus
negatiuis in primo,& fccundo modo perfeitatis 5 vt ani- mal non eft lapis,
ergo nec homo cft lapis, nec lco ,3Xc. in alijs vero propofitionibus remouetur
non ab omnibus partibus, fed ab llisfub difiun&tione acceptis, vtanimal non
eft racionale, ergo aliqua cius fpecies non eft racionalis, f. vel
equus,vellco, &c. A toto vniucrfali ad partem fubicétiuà af- firmatiué non
valet, nifi in propofitionibus per fe,fiue fit fubicétum,;fiuc predicatum,in
alij «nonaifi fub difiunétione , vt modo di- cebamus, vt animal eft fcnfibile ,
ergo ho- mo eft (cafibilis,Ico eft fenfibilis , &c. ani- ma! currit,ergo
vel homo, vel leo currit:vn dc diccbat Azilt.z. Top.c. fi genus przdi- Pars
Secunda Inflit. Tracl.IT. CapJITl. catur dealiquo , neceffe eft aliquam eius
fpeciem de codem predicati ,vt hoc elt ani- mal, ergo vel cit homo, velleo ,
vel equus; ex quibus patet , quod à toto vniueríali ad partem fubiectiuam non
poífumus habere rcgülam generalem nifi primam; toto fete nente cx parte
ptdicati , at alio mod sé- pcr illa regule timitantur,figaum euidens, quod nou
teneat gratia formz , (ed gratia matcriz . Dos A^ parte fuübicctiua ad totum
vniuerfale: non ten.t deflru&tiue, fed conftructiuée , feu affirmatiue,
fiueiaferius fe teneat. ex parte fabiecti,fiuc ex parce przdicati, vndefunt duz
maxima: Quicquid predicararde infe- esori ,predacatur de. fuperiori, vt homo
cure rit,ergzo animal currit : de qu» d;cirur jnfe- rins dicitur [mperiu: , vt
Petrus eft homo, ergo eft animal : ratio ell, quia inferius feme per continet
in fc fuperius , nec fincillo re« met potcít, at ne dann potett elf- fine a-
iquo inferiori , vnde non v let, nod eft hos mo,ergo aon cít animal,quia animal
poteft faluari in alijs fpeciebus . vet. Dices,valet;et ens,ergo eft Deus , eft
nu«. merus,ergo elt binarius , ergo à fuperiori ad inferius tenet confequentia.
afirmatiue. Tum quianon valet, SocratesdiffertàPau. — ep differt ab homine,
Socrates incipit: - effc albus, ergo incipit effz coloratus , füp- fito, quod
prius fuerit niger, ergoabin-- eriori ad fuperius non tenet à tiué. Tum 5.quia
valet dicere homo non currit,: ergo animal non currit , ergo ab inferiori: a1
fuperius nó folum afürmatiué tenet , fed: etiam negatiué. Refp.ad 1.illam -
tiam Mee ia ERE Mw ver » Fn eft omnis entis creati — vel. ens fupponat pro ente
in vntuer(ali,tenet gratia tior rot fummam Dei necef fitatem in effendo,non
gratia formz, exem plum de aumero valet per locum à toto in- tegrali , vc
infra. Ad s. propofitiones illae funt virtualiter
negatiuz;nam eft fenfus So- crates non cft Paulus, Socrates nunc eft al«
bus,antea nonerat , ideo non tenet confe- uétia. Ad s valet illa confeq;
vt.notat Yat. uobus feruatis, primum quod ier coní&- flat , ideft quod veré
à parte rei fit illud 2n- feriusa^íq. tali przdicato, wndé ft dicere- tur Adam
non eít albus, ertobancatent €onfrftentia albus,non valet ,quia non artis nam
Adarn non folum non eft albus , . ed neq; exiftit : fecundum, quod tótum non
diltribuatur pro omnibus , & finculis infe- M De locis intrinfecis
"poteit procedià parte fubie&iiua ad totum negatiué. : 4o Totum
integrale eft corpus conftans €x partibus quantitatem habentibus, vt do mus,
aut huic corpori fim le , vt eft totum phy ficum refpedtu partiá effcritialium;
par- tes integrantes fuat partes cóponentes hoc totum,qz funt duplicis
gcneris,aliz priu- cipales , fine quibus totum nequit confi(te- re, vt caput,
cor, refpectu hominis, paries, tectum refpz&ta domus ; aliz rainus princi-
pales,fine quibus cotum poteft effe , vt £e- neftra in domo, digitus ia homine.
Locusà toto integrali ad partem, & à € ad hoc cotum cft habitudo ipforum :
& à toto ad artes principales conet affirmatiué ,argué- de cft 2.a iacente
ad eft z. adiacens, vcl arguendo de przdicatis neceffarió confe- entibus eft z.
adiacens, non in alijs prz- icatis,vt bene notat Tát. cit. vt eil Lun ergo eft
paries, domus eft siquidiergo pi- ries elt aliquid,quia ly 4l4»d, cum fit trá-
dens,confequitur ad pit 1.adiacens,non tamen fequitur, domus valet centum ,
ergo paries valet centum. Maxima ett ifta , Po/rr toto jmtegrals, ponitur quel
ibet cius pars prim- cipilir; nam minus principalis non neceffa- rió T— Non
tanien tenet negatiué , nó eft domus, ergo non eft paries, quia licet ad
pofitionem pofterioris euo pofi- tio prioris , non tamen ad deftru&tionem
pollerioris neceffirió fequitur deftructio prioris . : A parte integrali ad
totum tenet nega. tiué jn eifdem terminis , quos retulimus de toto integrali
,vt non eft paries , ergo noá eft domus,non tamen fequ'tur, paries fion valet
cencum, erzo neq; domus Maxi- ma eft Dejfru^1a parte integrali. principsli,
defirwitur totum , quia ad deítructionem prioris fequitur beteyy c7 Moe id it
matiué veró non tenet, nifi popáturipartes omnes , & vnitz , vt (unt paries
, tedum , & fundamentum inter fe vnita , ergo cft domus . 41 Totum in
quantitate eft terminus có- munis cum figno vniuerfali , vt omnis ho- mo nullus
lap:s , pars in quantitate'eft ille terminus cum figno particulari , vt aliquis
homo, vel inferiora contenta fub illo com- muni termino ,ex fequitur,quód totü
, , & partes huiuímodi Íupponere. non materíaliter,fed perfonaliter,vt
optimé no tat Orbellus: à toto in quantitate ad partes tenet confequentia tàm
affrmatiué , quam ncgatiué fiue fit fubiectum , Subqe dicas - Ns 'fub termino
communi , fcu 125 tum,co quia totum hoc diftribuit pro om- nibus,&
fingulisinferioribus; & formantur dux maximz in genere ,'vel quatuor in
fpe- Cic Quicquid affirmatur , hei ee 4e toto in quantitate armatur, vel
ncgatar deom- nibus ^p (Pm uls; partihus , vt omnishomo currit,ergo Socrates
currit , Pctrus currit &c. Secun la, D» qu2n/fie matur vel megatur totum in
qnantitate ,affrmantar vel wegame tur ein: partes , vt lapis nullum hib:efen-
fum,ergo nec hahet vifum,nec audi: ü, &c. Dices,non f-quitur,omnes Apoftoli
funt duodecim,ergo Paulus eft duodecim ; item omae animal futtin arca Noe ,
ecgo Buce- phalus fuic in arca Noe — R.ex ditis r. p- tract.i.c.10.K
tra&.s. c. 4. quod defcenfus illatio có(equé- tiz àtoto in quantitate ad
parces , debet fieniuxta. fuppofitionzm illius termini in tali
propofittone;hinc quiain prima fuppo nit collz&tiué , debet illatio fieri
ad partes fimul fumptas ; & quía in fecunda fuppotit diftr butiué pro generibus
fingulorum, de- bet inferri defceníus tali fuppofitioni ac- cominodatus, A
partibus ia quantitate , fi omnes fimul fumantar, t: netad totum tàm
affirmatiue , quàm negatiué,tàm à parte fubiecti, quàm à parte przdicati, &
funt lux maximz , vt de toto diximus, Quicquid affirmatur , vel nesatur de
omnibus partibus famml fumptit affirmatur vel necatur. de toto im quantitate ,
Vt Socrates currit, Petruscurrit , & fic de alijs; erm&o omnis homo
currit. Secunda , De quo afjirmátur,vel negátur omnes partes fémnl [umptg ,
affirmatur. pel negatur totum gn qu imtitat*,vt Petrus habet vifum, gufti,
&c.ergo habetomnem fenfum, 42 Totum in modo elt terminus com- munis fine
aliqua écterminatione fumptus, vthomo, Philotophus,pársin modo ett ter minus
communis cum aliqua determina tione acceptus,vt homo albus; homo dici- tur
totum,quia ad plura fe extendit , quàm modi per album , vnde totum vniuer fale
diftinguitur à toro in modo , quia illud refpicit inferiora effentialia,:ítud
inferio- ra accidentalia, vt homo, vt totít vniuerías le , refpicit Petrum ,'
Francifcum , &c. praícindendo ab accidentibus » fed folum vt homines funt;
homo veró vt cotü irj mo- ——Ü quatenus ditermina- ta & diftincta per
aliquas accídenrarias de» Ro eres deg hominem album , homi- nem nigrum, 3 cans
126 * eans terminum communem eft triplex;alia eft diftrahés,feu alienas quz
repugnat (uo determinabili, & tollit rationem fui dcter- minabilis, vt homo
mortaus, pictus ,irra- tionalis,&c. alia eft diminuens,qua: nó tol- lit
omnino rationem :lltus ,cui adiungitur, fed partim diminuit,vt homo cognitus
,al- bum (ecundum dentes;alia eft contrahcns , feu reftringens,& eft,quz
non tollit;auc.di- minuit fignificatum termini cominunis , imo ipfum M mee
facic camen (tare pro paucioribus fuppofttis , vt homo albus;vt re&té
arguarur à toto in modo ad partem , & é contra , modus debet fumi in tertio
se- fu, nam non fequitur, cadauer non cft ho- mo,ergonon eft homo mortuus,
Petrus nO eft homo mortuus, ergo non eft Homo; ne- que fequitur ,rofa eft
cognita;ergo rofa eft; zthyops eft albus fecundum dentes, ergo eft albus.
Attamen vt recté arguatur à toto in modo ad partem fecundum. determina- tionem
contrahentem , requiritur adhuc , quod copula zqué primario afüciat tàm
terminum, quam modum à parte przdica- ti, & ratione vtriufq; per copulam
tribua- tur fübiecto,vt Petrus fit homo doctus,er- fit homo non valet, quia ly
f/ non affi- cit hominem .fedly do&tum ; his obíerua- tisà toto in modo ad
partem , tenet aega- tiué tàm in fubijci,quam in przdicari, vt Pe erus non eft
lignum , ergonon eftlignum album , homo noneft lapis , ergo homo albus non eft
lapis , non tamen af6rma- tiué , vt Petrus eft homo , ergo eft ho. mo albus ,
homocurrit, ergo homo albus currit;nifi in ordine ad przdicata primi, $c
fecundi modi ,vt homo «(t rifibilis ergo ho mo albus eft rifibilis; quz cófeq;
tenet gra- tia materiz quamuis propofitio non fit per fc, vnde maxima Dojrudle
foto.1n modo,de-. férmitur qualibet ess pars, A parte in modo ad totum tàm
fubijcié- do,quàm przdicando tenet conítractiué , dummodo termini non (upponant
fimplici- ter fed perfonaliter,vt homo albus currit , ergo homo currit,
Socrates eft homo al- bus, ergo efthomo: Maximz (unt i(tz, £wicquid prpdicatwr
de P aec medo, Ira- dscaturde fmo toto : & de quecunque pra- dicatur parr
sn mido , predscatur, C [uum ferum . Diximus , fi fuppofitio non fit fimplex ;
nam non. fequitur , homo bus eft ens peraccidens , ergo homo eít ens
peraccidens ,ly homo fupeonit fimpliciter pro illo aggregato 5 & ide om.
jio diccidbe ic) 7-4 p snm diximus dc , fam efficientem. Peffta, vel ramota cam
fmefe Pars Secunda Infiit.T'racllI. Cap.IIT. loco à par:e fubiectiua ad totum
vniuerfa-- le, quomodo fcilicet po!lit ctiam negatiué procedi: . : 431 Totum
.nloco eft di&io comprehen deis aduerbialiter omnem locum , vt vbi- que ,
nullibi , parstotiusin lococit dictio comprch:ndens aliquem locum aduerbiali-
ter , vt hic , illic; Similiter totum in tem- pore eft dictio aduerbialis
comprehendés omne tempus, vt femper , nunquam , pars totius in temporc eft
dictio aducrbialis fi ees aliquam partem temporis, vt ho- ie, heri , &c.
abiftis totis ad partes tenet coníequentia tam affirmatiué, quam neza- tiué, vt
Deus eft vbique ,ergo ctt hic, Anti chriftus nullibi eit, ergo non eft hic,
Deus eft (emper, ergoe& hodie, Deusnunquam fuit malus, ergo neq. hodie eft
malus , & funt duz maxima . Cwicwnue conuenit. tos. tum in loco , velín
tempore , conuenit etiam (pars: quoeung.remouctur totum jn loco, vel. 4n
tempore, remouetur etiam pars , ? i A partibus veroinloco, & ia tempore ad
totum femper tenet negatiue , vt Cafar non eít hic, ergo non eft vbiq.non eft
hodie, ergo non fuit (emper: & fit hzc maxima. ,.— d quo remouetur pars sn
loco, vel im tempore , remonetur tatum in locoyvel in tempore hzc tota poffunt
reduci ad totum in quanrita- te, & eifdem regulis omninó poffumus vti . 44
Locus à cau(a ad effz&tum,& ab effe- Quad cauíam eft habitudo, quam
habét ad inuicem hi termini,& ficut caufa eft quadru pes
eficiens,materialis,formalis, & fina- 15, vt diximus tad pri M loca poffunt
à caufa , & ab effe&tu iy. & primo à caufa efficiente ad effectum
fit argumentatio refpectu horum przedicato- rum efi. ff?,bemum, &
ma«lum,proportionali- teraccomodando iuxta cxigentiam habi-. tudinis caufz ad
effectum, & é contra, ideft fi eft (crmo de cau(a in potentia , arguatur ad
etfe&tum ,.xt potcft effc. , fi de cau(ain a&tu;ad effectum, vt eft in
actu, & fit,ve Phi- -- lofophus eis cigo poteft docere , docens actu
eft,erzo-diícens actu eit: , domificans eft bonus,ergo domus fit, vel erit
bona, eft e erit mala; quod non eíl intelli- - gendum de benitate, aut malitia
morali,vel entitatiua , nampezccator potelt effc opti- musartifex ; fed
debonitate 5 & malitia cauíz, & effectus iin quàtü caufa efficiens eft,
& nó addit impedimétü ex alio capite ; & dátur maximz á caufa cfficiéte
ad effc- &à, & € cotra aliz duzab cffeóta ad cau- fiein- iemte im
putensa vel in ado, pemitur , yel vemiuetur cfe tui im petétia vcl in adiu; Sc-
cunda Poft cam[a efficiemte bona vel mala , ponitur effechbus bonus vel me«lu:;ex
parte cí- fe&us Pofito,vel remoto effect» im potentia , gel im adiu,
ponitur vel remauerur can(a effi- ciens im patentia vel im «(tusSccunda ,
Pefito bono effe&im,vel malo , pomumr caua efficiens bona vel mala . Caufa
materialis ell duplex, vna perma- nens,vt zs'in ftatua znea alia tranfiens , vt
femen in arbore, farina in pane;abifta caufa fumuntur duz. maxima , 1. Pofíf«
cew fà materiali, pofi bulis eft fuus effectus vt pofito ferro bilis cft
gladius , 2. Remofa cena ped yremouetur effeitu:,vt remotis lapi dibus,lignis &c.remouetur
domus, Ab cf- fc&u quoq; ad iftam caufam duz maxima fumuntur,t.affirmatiua
, Pefifo effectu. poni- tuy materiam permanentem effe Cr tran(eune gem fu iffe:
2 .negatiua, Remoto effeftu, rema- wetur e ufa materialis inactu , moutamem im
potentia . ' N caufa formali in au funt duz maxime ad effe&um;&
econtra, inferütur.n. ad in- micem, Pofifa ,vel remota caua itpduqer tur vel
remonetur effectus formalis, vt albe. do eft, crgo album eft;albedonon eft,
ergo album non eft ;ab etfcétu quoq; fimilis ma- ird Pofito vel remato effectu,
po- itíér , vel remouetur ca (a formalis, vt albü eft, ergo albedo eft;diximus
à caufa formali in a&tu;quia peteft effe aliqua forma fepa- rata quz nullum
a&u effectum caufet , vt anima fcparata, & accidentia in Sacramen- to
altaris a qua caufa non valet inferre cf. fectum. ) us A fine ad cffe&tum
fumitur locus in ordi. ne ad ifta pradicata bonum,& malum;& te net
affirmatiné;& negatiué ; idem dicendáü delocoabtffectu adhanc caufam: ,
vnde funt ifta maxima, Cw: fimis efi bomu:r , vel malus ,effeus efl bonus vel
malus,K fi effe- —- dui efl bonus ,vel malwsfimis esus erit bonuss | vel.
malus;vbi nor. quod effectus finis prz- cipué funt media ad confequendum ipfum
, * que funt duplicia, alia; que ex fua natura habent proportionem, &
ordinationem ad 3 rs. air att. fecundum rectum di- "&amen rationis, vt
operationes meritoria ad confequendám beatitudinem, medicina ad acquirendsm
fanitatem; alia,qua Here cidens,& non fecundum prudens dictamen rationis
ordinantur ad finé, vt fi quis eger potum aquz affumcret ad lánitatem acqui-
rendam, aut furtum propter cjemofinam ; 127 regulz datz intelliguntur de primis
, non dc íccundis . is 45 Locus à generatione eít habitudo generationis ad
genitum, generatio hic ca- pitur pro acceptione cuiuícumque effe , fi- ué
fubftantialis finé accidentalis , & fitare eec reípeétu przdicaterum boni ,
mali,& eft talis maxima. Css gemerateo bona efl genitum bsnumeeff , cusas
generatio mala qo malum cff , & éconuerío poteft arguià genito ad
generationem ,v aurum eft bonum , ergo generatio auri bona;generatio furis eft
mala , ergo fur malus, & hoc fequitur, quia generatio ter- minatur ad effe
rei, quare fi illud effe erit benum;bona erit generatio,non mala . Corruptio
cft deperditio alicuius effe & quia non terminatur ad cffc rei , fed ad non
effe, hinc defumitur talis maxima Cw» cov ruptio eif bona corruptum esi m.lum ,
& cu- $us corruptio efi mala,corruptum cfü bonum nam fi effe rei eft
bonum;carentia ipfius mala, fi malum,erit bona, & codem mode arguiturà
corrupto ad corruptionem, vt hzretici funt mali,ergo illorum corruptio eft
bona,Doctores ecclefiz funt boni,ergo conim corruptio eft ecclefiz mala.
Dices,mors Chrifti fuit bona ecclefiz, er o Chriftus fuit malus ecclefiz,quod
eft fal m;ergo fal(a illa regula. Refp.hanc regu- lam vntuerfaliter
valere,quando ex oppofi toab effe geniti arguitur generatio mala , nam tunc
re&é infertur , quod fi generatio eft mala, corruptioillius e(t bona ,
quando vcró ex bonitate corruptionis nequit argui malitia generationis,fignum erit,
quod ta- lis bonitas corruptioninon ex fe,fed ab exe - trinfeco prouenit, vt
eft in cafu , in tantum .n.mors Chrifti fuit bona ,quia fuit à Deo ad noftram
falutem ordinata;fic Sancti funt boni, & tamenipforum mors dicitur in Pal.
pretiofa , quatenus à Dco ordinatur yt meritoria vitz zterrz.. NÍus cft
exercitium alicuius rei, qug res dicitur vfitata,& ab vfu defumitur
locus,vt à caufa finali refpectu mediorum in ratio- nc boni,& mali . Cus..
v (us bonus eff , tP- fom bonum efisquare nihi] de nouo occurrit dicendum. : .
Tandem communiter acci funt duplicia;alia,qua non femper fe con ps tur,vt effe
album, do&tum,alia,qua fe in- ferunt faltim vc plurimum , & hoc
duplici- ter,vcl pro eodem tempóre vt cft interpo- fitio terrz, & eclypfis
Lunz , vcl pro alio tempore, vt funt imors, & vita, partus , & - con-
129 ceptio ; à primis non poteft defumi locus, fed à fecundis, & fi
adinuicem infe- runtur pro eodeni tempore , tunc ab vno adalind tenet
confeq.tam affirmatiue,quàm negatiué, & é contra, vt in. exemplo addu- €to
de eclypfi; atfi pro diuerfis tenpori- bus fe inferunt , tunc afürmatiueé 2
pefitso- me poftersoris fequitur pofitio prioris , non contra , vt peperit
mulier , ergo concepit , mortuus eit, crgo vixit ; torquetur, €rgo commifit
errorem ; Negatiue veró argui- tur A deflructione prioris ad defiruchyonem
pofierioris, nó vixit, crgoneq. mortuus eft, Dices penitcre fupponit delictum,
& ta- mtn non 2c ; Ghnflurcyit penitentiam, ergo deliquit. Refp. penitentia
proprie eft dclor de peccatis à fe commiffis , & hic do- lor fupponit
delié&um , quam pgaitentiam non habuit Chrifius . - CA TU T IV De locis
estrinfecss 46 T Ocusextrinfecus eft,quando termi- nusinferens non cft; in
illato fecun- dum aliquem modum effendi in , fed omni- no eft extràillum,&
funt ifti, Ab oppofitis, A maiori, A minori , A fimili , A proportio- ne, A
tranfumptione , & Ab authoritate. Locus Ab oppofitis cft habitudo vnius
oppofiti ad à]iud; & quia oppofitto eft qua- druplex ex diclis ». p. traét.
z. c. ». fcilicet rclatiua,contraria, priuatiua , & contradi- Coria, ab
hisomnibus fümuntur loci , & maxim. Attamem de oppofitis in commu- ni funt
duz maximz ommbus conuen étes; Prima , De quocunque afffvmatur vnum oppo-
fitorum, megatur alterum v. [jen eiufd m , C fecundum idem, quod ponitur , quia
idé p eff: filius , & pater rcfpectu diuerfo- m, idem poteft cffe mobile ,
& mouens fcípectu ciufdem forma: , vt cum aqua fe fcducit ad pr flinam
frigiditatem ,fed non fecundum idcm,nam 2qua cft moucns,s t cft in actu
virtuali, & potcntiam habet actiuá, eft mobilis , vt «ft in potentia
formali , & piffiua . Secunda , Op/offra — conue- minnt,ytfi pater cít
fuperior, filius eft infe- rior;fi virtus cft bona,vitium eft malü. Tria veró
ex Morif. hic requiruntur ad veritaté buius rcgulz,pr mum,quod propofitio an- tecedens
fit pcr fe , vndenon valct , album eft dulcc, ergo nigrum cftamarum ; fccun-
dom,qued quando termini antceedentis fe habent vt inferius ,& fupérius, in
cófequen ti eppofitum à e contradictorium ponatur à parte fubiecti ,vt homo efl
ani- Pars Secunda Iofin. Tabl. Cap.IV. mal,non fequitur, ergonon homo eftaos.
animal, fed non anima] eft aon homo; Ter-" tium , quod illa contraria non
oppenantur fub eodem genere per exceffum , & defe- &um, vt non valet,
auaritia eít , ergo prodigalitas eft bona . : re A rclatiué oppofitis arguitur
tam affir» matiué , quam negatiué quoad verbum elt de fecundo adiacente , vnde
eft maxima Pofíto vel remota ymo relatiuo , ponitur , Sel remouetur alterum, vt
fi pater eit, filius ci, fi pater non eft, filius non eft . 47 Contranorum alia
funt mediata,quae medium habent fecundum formam ,.vt al« bum;, & nigrum
inter quz funt medi) coe lores 5 alia immediata , inrer quae for. ma mediatper
participationem extremo- rum , fed (olü fubie&tum vtriufque capax» A
mediatis tenet atlirmatiué , Po[rte ymo con- frariorum 1n fnbselo, vemouetur
alters , Nt eft album,ergo non eft nigrum, non tamen é contra , non cít nigrum
,, ergo eft al- bum, quia potefteffe viride , Ab ia- tis tenet etiam negatiué,
vk Kemoro ymo 1n fobiedlo e xiflente, Qr capaci. ponitur ulteri, vt non
eltfanus;ergo cll zger; diximusin fubie&o exiftente.quia requiritur c tia
fübicéti ; vnde nó fcquitur Antichriftus non eft anus,ergo eft zgers diximus in
fu- bicé&to capaei , quia fi non cft capax , nec etiam valct,vt lapis non
efi (anus, ergo et zocr; & hoc quia ifta contraria annexa hax bent
oppofitiorem aliquampriuatiuam, A priuatiué ep pofitis tenet c affir-
matiué,vnde Poffto vno in fubicdlo , remme- tier «lterum, negatiue tanen.non
tenet nift fit conítantia fubie&ti , etus capacitas, vt de immediate
contrarijs diximus, & tépus de- — terminatum , quia Catulusante nonü diem
non efl vidcns , nontamen cft cecus , quia non habet determinatum tempus à
natura ad videndum. Sed e& hic not.quodaali do priuatie negat a&tum;vt
tencbra;aliquá do negat etam principium illius actus , vt cccitas, à Prima
valet femper arguere'ne- gatiu? Remoto yno. prinatiud ponitur iei m vt aer non
ft lucidus , ergo efl te- nebro(us; à fecüda vcró non valet arguere à fimplici
negatione actus ad priuatienévt Petrus nó vi v mehwpare «i terra o 4$
ContradiGterié oppofita, alia süt in- complexa,& funt tcrmint, quorum vnus
cft epe teh . homo,& non ho- mo;-aNa complexa , vt funt propofitiones
affirmatiua, recu deeifüen: nini in primis potcft dari medium irf propofi-
tionis | " De loci s extrinfecis . 1219 &jonibus fumptis cum aliquo
fincathego- go,& ys nam quamuis videatur arguià remate, vt cum Do&t.
diximus p.1. tract.a, €.7.& 10.& ideo non valet femper arguere à
pofitione ,vc] negatione vnius ad pofitio- nem ,velnegationem alterius : in
fecundis nullum potcít dari medium , & ideo poteft in ipfis argui tam
conflruétiué , quam de- fi ru&tiué refpe&tu horum przdicatorü ve- ri,
& falfi; vnde cft maxima 5; »nwm contra- di lerium eji perum ,alterum eft.
fal/um 5 vt falfum eft me legere , ergo verum eft me non legere. Prater ifta
oppofitorum genera dantur etiam difparata, quz ad inuicem nó poffunt
verificari,vt homo,& afinus, ab iftis argui- tur affirmatiué; vt eft homo ,
ergo non eft afinus, non tamen negatiué , vt non cít ho- mo;ergo eft afinus ;
Sed debent adeffe dux conditiones,vt notat Tat. hic,prima, quod ifta difparata
non fubijciantur in propofi- tione ,aliter non femper recte arguercetur, vt
homo eft animal;ergo afinus non eft ani- mal; fecunda, quodin accidentibus argua-
tur in terminis abítractis , quamuisin fub- ftantijs poffit argui ctiam in
terminis con- eretis, vnde non valet , lac eft album , ergo non eft dulce . 45
Locusàá maiori ad minus, & à minori 2d maius eft habitudo iftorum
terminorü, vbi not, cum Tat. hic per maius intelligitur illud,quod habet
maiorem apparentiam, & probabilitatem effendi, & conueniendi ali- €ui
fubiecto ; per minus intelligiturid , q» habet minorein apparentiam
conueniendi, v.g. facilius eft fupcrare decem, quàm mil- le , facilius eft
expugnare vnam ciuitatem , quàm regnumyideo illud dicitur maius,hoc minus ,
& potcft tripliciter fieri compara- tio,vel vnü przdicatü ad duo fubiecta
cópa ratur, vt dcbellare prouinciam refpe&u ve- gis, & militis, vel duo
pradicata ad idem iubicctum,vt fcrre centum, & ferre decem in ordine ad
eundem hominem , vei tertió duo przdrcata ad duo fübiecta vt ferre cé- jum.X
fcrre decem refpectu hominis adul- ti,& paruuli : A matori ad minus tenet
ne- tiué ,& fit maxima, Si sd, quod magis vi- [9m smeffe,mon ineft , neq.
quod mini ui- detur ineffe , erit, vt ft homo adultus nequit ferre decem , n«q;
paruulas poteri: ferre «entum . A minori ad maius tenet affirma- , tiué, &
eft ifta maxima. Si 4wed minu: wi. detur ineffe , € inefl , ergo quod magis wi-
detur ine [Je merit , vt fi miles poteft ciuita- tem debellare, ergo & Rex
; in hoc tamen tion fcquitur, milcs potcft facerc decem,er^ minori ad maius
propter maiorcm Rcgis potentiam, re vera tamen arguitur à majo- ri ad minus ,
nam probabilius eft militem XY maiorem laborem fullinere, quà poí- t Rex; quia
vt diximus per maius , € mi nus intelligitur maior , vcl minor probabi- litas,
vcl facilitas rei, 49 Locusà fimili parum differt loco à proportione , fi
accipiatur fimilenon pro conuenienua folum in qualitate , fed pro quacunque,
& tenet tàm affirmatiué, quàm negatiué, fi arguatur quoad illa, in quibus
cft proportio, & fimilitudo,& eft maxima, De. (imilibus, dr
proportionalibus ei idem 19 dicium, vt ficut fe habet Rex in regno, ita
Generalisin religione , fed Rex debet effa prudens, & fapiens , ergo &
Generalis, di- ximus, ff arguatur illa , &c. namnes valet , Rex debet
habere milites , crgo; € Generalis . » Ab iftoloco fumitur
modus arguendi à commutata proportione , in quo funti(lg rcgulz, vt notat
Doctor in 1.d. 36. K.in 4. d.43.0.3.G. Prima , quód accipiantur qua- tuor
termini , & primus comparetur cüm fecundo, tertius cum quarto . Deinde com-
mutando, vt primus comparetur cum tere tio,& fecundus cum quarto , vt ficut
fe ha- bet duoad quatuor , ite tria ad fcx , ergo commutando ficut fe habet duo
ad tria;ita quatuor ad fcx; fed duo ad tria cft ptopor- tio fexquialtera, quia
includit duo,& mee dictatem ipfius, creo quatuor ad fex eric proportio
fexquialtera . Secunda regula eft, quód quando fit in alijs rebus à quanti-
tate,fiatin terminis conuertibilibus,& có- tradictorijs, nec vnum fit
fuperius alterum inferius, & hoc vult dicere Doctor ibi , cü ait argumentum
à commutata proportio- ne tenere in omnibus quantum adcontra- dicere, &
conuerti, inalijjsnon neceffarió tenet, vnde non valet. ,/ficut fc babetfuper-
ficies ad hanc luperficiem, ita color 3d ile colorem, ergo commutando ficut fe
habec feperficiesad colorem jita hac fuperficies ad bunc colorem , erficies
nequit ef- fe fine colere , €rgo neque hac fuperficies fine hoc colore non
valct , quia termini nà contradicunt,fed funt pofiaui : fimiliter n& valct,
ficut fe babet homo ad non hominé , ita animalad non animal; crgo commutan- do
ficut fe habet homo ad animal , itacon homo ad non animal, fed quod eft homo ,.
eft neceffario animal, ergo quod cft nóho- mo, cft neccífario non m » non s :
quia licet termini contradicant, fe habent tamen vt fuperius,& inferius ,
vnde in hoc cafu, inquit Doctor , non debet comparari fecundus cum 4. fed
quartus cum z.quia ab inferiori ad fuperius non tenet negatiuée , fed bené à
fuperiori ad inferius, hinc extre- ma contradictoria non habent eandem vim Íe
inferendi ad inuicem, ficut fua oppofita, wt patet cx dictis quando ergo
feruantur iftz duz regulg, valet commutata propor- tio non folum in
quantitatibus, verum etià in alijs rebus, vt ficut fe habet homo ad nó hominem
, ita p ad non rationale , ergo ficut fc babet homo ad rationale , ita non homo
ad non rationale , fed Brunellus &ftnon homo, ergo eft non rationalis. $o
"Iranfumptie eft duplex,vna,quando aliqua vox fumitur ad fignificandum
figni- ficatum alterius vocis propter quandam fi- militudinem, & analogia
in illis rcpertam , & diciturmetaphora,vt cum rifus tribuitur fiorere
pratorum; altera.quando vnum no- men minus notum declaratur per aliud ma is
Rotum;,& hoc modo fumitur hic, & dif- L ànominis definitione , quia
definitio nominis conuertitur cum definito , & in Pe accipitur expofitio
nominis , vt philo- ophus..;. amator fapicntiz, at in tranfum ptione folum accipitur
nomcn notius, vt fi quis pro Philofopho vtcretur fapientis no- mine;K tcnet
affrmatiué, & ncgatiue, eftqs maxima, flwicquid alicut comuemit , vel di-
féemuenit [45 nomine magis moto , conuenit, ! gel difconue nit ill [ab momine
minus noto, st fapiens fiudet, ergo philofophus ftudet : €x quo dceucitur ,
propric bunc Jocum nó effc cxt fecum, quia hac nomina eandem zem figmficant.
Tandem authoritas cft iudicium fapien- tui in propria fcientia , & locus ab
autho- ritate habct hanc maximam ,Cwieungque ex- gerto im fua f[cientiaesi
credendum; & quo magis cfl expertis, cominus falli poreR,&
&onfequenter maiorem inducet probabili fatem , & qui? Deus non poteft
falli, aut mentiri,idcurco authoritas diuina maxinià inducit certitudinem at
homincs;quia funt fallibilcs, quamuis fapientifimi, non indu- «unt firmum teft
imcnium,nifi aliqua ft ra- tio illud comprobans : locus iflc tenet af-
firmatiué, vt Mlirologus ait coclos mobiles «ffc,crgo funt mobiles ; negatiut
tamcn nó tenct ib authorirate ncgata , vt Arift.mon dixit cxpicffe animan, rationalem
cffc im- sortzlcm , ergonon eft in mortalis ; non tenct,valctautem ab author
jtate ncgatiua; Pars Secunda In[lit. Trati.IT. Cap. IV- uando exprefse ab
aliquo fapiente negs- Ra quid , vt Arift. negauit NER go non datur. C.
.A.P.VLUERVSV. De loci: meds: . $o Toe medius eft , quando termini inferens ,
& illatus partim conuee niunt, & parcim differunt , vcl fe habcnt vt
membra diuidentia , & funt tres.f. A cun- iugatis, A cafibus, & A
diuifione . I: Coniugata quaft idé jugum ducentia süt denominantia. &
denomimatiua , quz idem habent fignificatum principale , licet: in modo
fignificandi differant, Ab his parum differunt cafus , nam coniugata funt nomi«
na ab vno prouenientia, vt fapiens à fapi&- tia, cafus verà funt fiué
nomina, fiué verba, fiué aduerbia ab vno deriuantia,vt bonum, bené à bonitate
,fapiens,fapicnter à fapien- tia . Abifliscrgo coniugatis, & cafibus ar»
uitur tàm affirmatiué ; quàm negatiué per illam maximam-Q wrcquid comwenstvel
repm gnat Gui coniugatarum ,vel cafum , cóuenit, vel repugnat reliquo,
K.Cmiinefl , vel mom. sne[) ynum comragatoruw, C cafuum , ineft, vel ncn inejt
reli2ws 7, vt album eft colora- tum,ergo albedo cft color , iuftum eft bos num
, ergo quod iufté fit , bené fit. ! Pro veritate tamen huius argumétatio- nis
affignantur plures regulz ; Prima,quod nó fiat in tc rminis, vltima
abflra&tione ab- flraétis, vt notat Doct, 1.d. 5.0.1. vnde non valct,albedo
eft color, ergo albedimeitas eft coloreitas: homo eft animal, ergo huma...
nitas eft animalitas, Secunda , quod fiat in przd catis Y fe , maxime fi
afürmatiué ar- guatur , vcl fi ncgatiué ab abilra&tis ad có- creta, vt Ron
valct, album eft dulce,ergo al-.— bedo cft dulcedo, vcl albedo non.eft 5- rni
do, ergo album non elt dulces quamuis à concxctis ad abftracta negatiue Và-
leat: Tertia, vt non fit factum ali mira- culum circa formam, idcft fi albedo
effec à fubic&o fcparata pom valet,albcdocftco- —— lor,ergo album cft
coloratum, tunc .n. non. datur concretum ad fubiectum. Quarta , ge fiat in
diuerfis pradicatis : & nominacum - nominibus, aduerbia cum aduerbijs copu-
lcntur vnde non valet , album eft coloratü,, crgo albedo efl
colorata,fedalbedoeftcos -— — lcr,& ivflum eft bonum , ergo tuílé agere -
bené elt. * Diuifio eft deplex pronunc,yna,que dae. turpernegationem, vthoc
veleft ens ; vel — —— A ) eh at non - ; Ct e P" - * De lids mdi . fion
ens, (ed aon eft ens , ergo eftnon ens, & datur maxima, $/al/24« duo
dimidunt «li. « quod tertium, fi s tertio
tnefl vnum eorum , pios ine[! «lteru vt patet in exéplo adducto. Altera diuifio
eft, quz datur per atfirma- tionem , & eft duplex, alia pzr fe , alia per
accidens, prima eit triplex , vel generisin fpecies pec differentias ,vt
animalium aliud rationale, aliud irrationale, vel totius inte- gralis in
partes, vt domus ia csctam, parie- tem,&c. vel vocis in fua fiznificata ,
vt ca- nis alter celeítisalter cerrettris,Alter mari- nus . Secunda diuiftc eft
etiam triplex alia . fübiedti in accidentia, vt animalium aliud album, aliud
nigrim , alia accidentis ia fu- bieda , vtaliud nix , aliud papirus; Tertía
accidentis in accidentia , vt dulcium aliud album, aliud nig cun . Locus à
d:ut'toae tenet tam conftru&i- ué,quim dzftru&iue,& dátur ifta
maxima Mb aff matione dimi(i de alique cum negatio- ne alterins membri em ,
velomnis dem pro vsiad affiemationg alterius t*netconfeq; dicitur 45
4ffirmatione dimifi de aliquo , quia - fübiectm debet contineri f'ib
Jiatfo,& fub illo z2nerc,vne non valet, lapis nó eft ani- mil rationale ,
ergo eft ania irrationile, dicitur, vel ogsmium dempto v»?,quia fi diui- fum
liabet plura membra;à negatione vnius non equitur affirmatio alterins vt eft
canis, & non elt celeftis, ergo marinus. Secunda Poffto vw) membrorum
diuidentium im aliqno fobbiedlo rt myuetur a!t*rum , vt homo eft ra-
tionalis,ergo àon eft irrationalis; dummo- dó tamen membra non coincidant,fed
om- nino fint diuerfa. - TRACTATVS IIl. De Syllogifmo Sophyftico. De
fallacysingenere. Cap. I. Sg Emanet [^ complemento harum laftitutionü Logi- dM
calium , vtde fyllogifmo Me | litigiofo, feu ophi(ticoa- EE gamus.nó quidem vt
po(- einde .utputando aliquem fal'ere , ignum eft.n. fcientifico viro, fe vt
fcia- mus infidias, & fophiftarum captiones cui- tare; cuius notitiz canta
cít vtilitas, vt no- fter Ocham in 4. p.partis tertiz Lozic.c. r. afferuerit ,
neminem fiue naturalem philo- /flue moralem,ius ciuile,aut cano- | Theologiam
per- aed 13t fcéte acquu'ere poffe finenotitia fallacià- rum, imo neccffada
ifta ignorans in multos rolabitut errores ; nequit.n. euitari ma- um, fi non
coznofcatur. ] Syllogifmus itaq; fophifticus cft fy'to- fms dcceptorius cx
apparentibus cóclu- cns errorem,q ae tamen vera noa sut; vn- de ficut in r:bus
dantur celores apparétes, vt ia collo colum5z radijs Solis expofitze fimiles
veris coloribus, ita fyllogifmus ap- pen non eft verusfyllogifmus, fed fimi- is
illis quapropter fyllogifmusille ,qui ex euidenter falfis coníitat,non
diceturíophi- fticus propter non dpparétiam Tripliciter auté hic fyllogifmus
poteft dici à vero de- clinare,vel quia peccat in forma, quia .f. fà fit in modo,
X figura; velquia peccat in ma teria,fi terminos zquiuocos cótineat, quz
deuiatio implicite arzuit primam , nam cít terminus zquíaocusfit ous i nó vnus,
confequenter nullus fyllogifmas ralis erit ex tribus terminis,fed ex quatuor ;
vel tan- dem, quia peccat in vtroq; de defectibus circa formam fatis diximus in
i. p. tract.5. dum regulas veri fyllogifmi atfiznauimüs , reftat , vt defectus
circa materiam aperia- mus,fallacias communiter nuncepatis. — $2 Fallacia
igitur, quiuis multas habeat acceptiones , in prafenti fumitur pro loco
fophiftico, (cà illa | eoi in qua fut dantur frllpsitmi eptorjj , & qui
cófe- uentiz fal(z oftenduntur,vt verz,ficut .n. "dantur loca topica,quz
maxima, differ&- tia maximz dicuntur? quibus probationes ecauuntur ad inferendam
conclufioném pro- babilem,& dicuntur locus à fubftantia , lo- cus à
dcfaitione, &c.fic dantur loca fophi- ftica & ab illis maximis
denominantur,vnde dicitur tallacia zquiuocationis, fallacia am phibologiz
&c. & in qualibet iftarum da- tur caufa apparentiz,quz mouet ad crede-
dumillud, quod non eft , & caufa deceptio- nis,quz facit creditum effe
faifum, & latet in cau(a apparentiz, - Fallacia in communi diuiditur in
fallacia is in dictione,& in fallaciam extra dictionem, fallacia in
dictione eft, cuius caufa apparen tiz fumitur ex parte dictionis , quatenus.f.
ijdem figois non fiznificatur vnü, fed plu- ra, & dicio hic accipitur tàm
protermino incomplexo,quà pro cóplexo, & oratione: uius fpecies [unt fex,
f.fallacia € quiuoca- tionis,amphiboloziz ,cópofitionis diuifio-
nis,accécus,& fi yurz dictionis Fallacia ex- tra dictionem eft »qua&
caufam apparenti Íumit ex parte rerum v sonam 2 plu. "uU Ww oc€w 132
Plurium habitudinum, quas habent ad inui Cem,non quidem vt fic, (ed vt tales
res per - voces fignificátur, X explicantur, vnde pri- ma fümit caufam
apparentizex parte mul- tiplicis fignificationis dictionis.fzcunda ex arte
multiplicis habitudinis rerum figni- anos ; & huius funt feptem fpecies .f.
Accidens, Secundum quid ad fimpliciter , Ignorantia, Elenchi, Petitio
princtpi), Con- fequens, Non caufa vt caufa , & secundum plures
interrogationes vt vnam , C AT VT IL De fallaci t in dictione . $3 T)Rima
fa'lacia in dictione eft fallacia zquiuocátionis, quz eft idoneitas decipiendi
ex vnitate vocis diuerfa omni- no fignificantis, vnde caufa apparentia eft
vnitas vocis , caufa deceptionis eft plurali- tas fignificatorum, &
tripliciter potcft co- iungzere,primo quando aliquis terminus eft zquiuocas à
cafu,vt cum plura immediaté fignificát abíq; analogia, in via przmií- faruríi
pro vno fupponit, in altera proaltc- ' Yo,vt in communi exemplo de cane
celefti, & terreftri,omnis canis currit , fydus cele- fteefl canis , ergo
currit; vt premi ffz fint verz, in maiori ]y canis fupponi debet pro
terreftri,ia minori pro celetti , & (ic argu- métum eft in quatuor
termini,vel fi pro al- tero tantum fupponit;vna illarmm eít fal(a Secundó
poteft contingere,quando aliquis . terminus elt zquiuocus à coafilio , &
cum analogia admixtus plura fignificans ordine quodam quatenus vnü proprie fignificat
, alterum verb per tranfumptioné ,& metha- ,phoram, vtquicquid currit habet
pedes , aqua currit,ergo habet pedes.Tertió quan- .do vna dictio per feacccpta
vnum fignifi- cat;fcd fumpta cum alia plara fignificat, vt mortale
fignificat,quod pót mori, at süptü cum prapofitione /» potcft fignificare , vcl
€» p5t non mori ,quonrodo negat acl. mo- riendi,vel quod non potzft meri
,quomodo negat actum, & potentiam ad moriendum , fi d ren pad age eft
zternum , quod poteft non mori,c(t immortale, crzo quod poteft non mori, c(t
xternum, in ma. immortale negat actum , & potentiam , in mi.negat actá;ité
ois iniuftus eft pani&dus, ps eit iniuftas,ergo puniédus in ma.ly in«
iultus dicit nó càtü negationé iuflitiz , fed €t priuationé iuftitiz,imó habitü
pofit.uum imuftitiz,in mi.dicit fimplicé ncgaticné 5 huc fpectat equiuocatio
jpueniés cx amplia T ^ Pars fecunda Inflit. Tra&l.IIT. Cap. IT. - tione
nominis, fi cum in yna terminus pter copulam de praterito fuppoaat pro his,qui
fuerunt,in altera qopear copulam de przícni fupponat pro his, qui nunc süt, vt
quicquid currebat, fedet, ambulans cur- rebat, ergo ainbalans fedet,nam ly
ambu- lansin mmn.íupponit pro his , quinunc am- bulant, & qui prius
ambulabant, at in con- cluf.(upponit pro his, qui aunc funt ambu- lantcsracioneprafentistemporis
—— $4. Amphybologia differt ab zquiuoca- tione,quos zquiuocatio dicit
multiplicita- tem fizaificati cum vnicate vocisjamphybo logia veró pertinet ad
toram orationem,vt cum vnica cit oratio fecundum materiam, & formam,fed multiplicem
habet fenfum, ropter vnitatem orationis elt apparentia dinis fallaciz,propter
multiplicitatem sé- fuum eft deceptionis cau(a; & poteft etiam tripliciter
euenire, vt in zquiuocatione, ná teft e(f- , quod oratio aliqua ex fe plures
abeat fenfus, vt hic liber ett Arift. peteft .n. dicere ly eft, vel habitudinem
poffeffio- nis,vel habitudinem caufz efficientis, & c fe&tus,vnde non
valet, quicquid eft Ari poffidetur ab Arift. hic liber eft Arift. erzo
poffidetur ab Arift.z. poteft cotiugere per tranfumiptionem,& prouerbialiter,t
late- rem lauare fecandum propriumadeafum et aquam in lateré immittere , fed
impro-. prie , & prouerbialiter fignificat etiam in aliqua re operam
inutiliter perdere , hinc non fequitur, quicung; lateré lauat, infun- dit aquam
inlaterem , quicunque infanum docet,laterem lauat, ergo &c.Tertió tande .
fi vna oratio ex fe habeat vnum fenium,fed cum alia aliud fignificet , vt hzc
propofitio 3d cognof(cit, fi Pes » fumatur in nominati- uo, facithunc fenfum ,
quod fit aliquod cognofcens , fi in accufatiuo, facit alium, nempé quod fit
aliquod obiectum cogni- tum , vnde non valet, quod quis cogno- fcit, 1d
cognofcit , lapidem Petruscogno- feit,erzo lapis eiprot ,nam vt maior fit vera,
ly £4 (umi dcbet in accufatiuo , fed in conclufione infinuatur quod fumeretur
ir nominatiuo . : sf Fallacia Pur vprt s , & diuifionis cadit in illis
propofttionibus , quz poffunt admittere séfum composi ld ifum,ita- ur fecundum
vnum fenfum funt iro dum alium fenfum funt fal(z,nam fi fecüdü vtrun3;feníum
cffent verz, vel elis onpal fent decipere, quia vel nó haberent falfita- tem,
vel non haberét apparétii: cópofitio ergo ad fallaciam rcquilita eft corum,quz
-— ia debe sr A SUE t - De falladfi- "deberent feparari , falfa vnio,
& diuifio ett corum,qux deberent vniri falía feparatio ; fallacia
compofíitionis eft cum ex oratione vera in séíu diuifo infertur. conclufio
falía in séfu copofito,fallacia diuifionis eft cü cx oratione vera in scfu
cópofito infertur fal- fain sé(u diuifo, caufa apparentiz eft ma- terialis
1dentitas propofitionis ; propter uam videtur vera in quolibet feníu : cau- 4
deceptionis eft multiplicitas fenfuum, quorum vnus eft verus , alter falíus .
Tripliciter auté cotingere poteft propofi tioné aliquà hos fenfus admittere ,
vel quia eft modalis & de ifta ià diximus in «.p.trac. 2.C $.quomodo
.f.expl icétur modales in *é fu cópofito, vel diuifo , & in iftis poteft
có- mitti fallacia cópofitionis, vt qu&cüq; pof- fibile eft eff?
albü,poffibile cft, quod fit al- . bus,poffibile eft nigrü effe albü,ergo
poffi- bile eft,quod niger fit albus;procedit à mi- nori vcra in sé(u diuifo ad
cóclufioné falsá in.séfu cópofito : cómittitur etii fallacia
"Wuiftonis,vtimpoffibile eft fedétém ambu lare,Petrus fedet,crgo
impoffibile eft Petr -ambulare,;procedit à maiori vera in «cfu có . pofito ad
concivfioné falsi in fenfu diuifo . Poteft ctiam Secundo eif2 , quod aliqua
propofit:o a 3mittat hos fenfus, quádo cius partes cojulantur fimilibus
coniunctioni-bus & particulis , &, vel, mec, «st, Xc.quz particulzfi determinant
vnum extremum propofitionis , fumuntur coninn&im , vel difiuuctim,&
faciunt vnam: propofitionem cathegoricam de fübiedo , vel praedicato compofito,
vnde fi1ciüt Compofitum fens íi; fi veró determinant totam propofitionem , fic
fumuntur coputatiué,vel difiunctiué , & faciunt plures propofitiones
hypotheticas, & fenfum diuifum,v.g.emne animal ratio- nale,vel irrationale
eit homo,fi ly vel cadit fupra fübiectum,fumitur difiunctim, & fa- cit hunc
fenfum compofitum,omne animal, fiue fit rationíle,fiue irrationale , eftho- mo,
tft falla propofitio,fi cadit fupra to- tam propofitionem fumitur difiunctiué,
& generat fenfum diuifum , .4.vel omne ani- ial.róngle eft homo, vel omne
animal irra- tienale eft homo; imiliter,duo, & tria funt quingue,ly etf
(umitur copulatim.facit sé- 1 compofitum verum ,nam elt fenfus , » iscmid tria
fimul süpta faciunt quinq; - fumitur copulatiué, facit fenfum d,uifum
fitfam,elt.n.séfus,quod tám duo cít quinq; quam tria eft h ico en non valet
omne 'animalrationale,vel irràti eft homo , animalirrationale,ergo eft homo; .
* * , indilliont. — . t33 duo,& tria funt quinq;duo,& tria funt pas,
& impar,ergo quinq; eft par, && impar. Tertio poteft aliqua
propofitio ytrrum« que fenfum admittere,quádo aliqua dictio, íeu aduerbium
potelt cum diuerfisconiü- gi & fi corangitur cum illo,cum quo jprius
videtur conftrui,facit fenfum compofitum, fi cum illo,cum quo minus apté, I
conge- nienter conRruitur, facit fenfum diuifum , aptius tamen , &
conuenientius eft przce- dens, quàm fequens, & proximum , quam remotum;vt
quicquid viuit femper eft ,fi ly fimper coniungatur cum ly vit, facit (en- fum
compofitum, & eft vera propofitro, f£ cum ly eit; facit fenfum diuifum ,
& eft fal- fa:quicunque litteras fcitnunc didicit eas, fi ly mene
conftruatur cum ly /eii: eft cópo- fitio vcra, fi cumly didicit , elt
compofttio falfa, vnde non fequitur , grammaticus fcit litteras,ergo nunc
didicit eas. $6 Accentus hic capitur pro modo pro- ferendi,vel (cribendi didi
onem aliquam, & quiaex diuerfitate huius moii aliquando. prouenit diuerfitas
figniRcati iilius dictio- nis,hinc committitur fallacia accentus,que eít
deceptio proucniens cx identitite ma- teriali dictionis, qus: cft cout
apparentiz , & diuerfitatc figniticati illiis di&tionis ex modo diuerfo
proferendi,vel fcribédi,qua elt caufa erroris variatur autein dictio, vel ex
variationc aípirationis ,vt ara fignificat altarejhara vero cum afpiratione
fignificac porcorum ftabulum, vnde non val*t,ara eft 'in templo.fiabilum
porcorum elt hara, er- go eft intemplo: vel ex variatione diphton gi,vt aquus
fignificat iuftum , equus verà gaificat animal innibile,& non valet;equi
funt innibiles,s3cti funt zqui, ergo fantin- nibles, vel ex variatione accetus
, & quan- titatis |y li3barum, vt populus fi habet pri- mam longam
fignificat arborem, fi breue , fignificat gcntem,;hinc non fequitur, omnis
populus eft arboc, gens. Itala cft populus , ergo gens Itala ett arbor; vel
tandem,quan- do ea io modo profertur vt «na ,. modó vt plutes , vt inuité
fignificat coacté- vt vna dictio,vt duz dictiones fignificát ar- borem vitis,
hincnonre&é infertur , nihil, fit à Deoinuité, racemi fiunt in vite, ergo
raceminonfiuntàDeo. — 5. $7 Fallacia figurz dictionis eft. o proueniens à
fimilitudincapparenti dictio" — num,vcl in voce, K definentia, velin fiam-
— vel in modo figni - ier in ali- uo alio , cum tamen;re ve erant ; q»
Gipliciter effe potcft; Pria fi Wiégedi à 134 ret d'ctiones omnes fimiles in
voce , vel definentia cffe ciufdem generis, vcl inafcu- lini , vcl foeninini,
vel ncutri,vt o.nnis füb- ftantia cft bona, poeta cít fubitantia , ergo pocta
ett bona bd quia tam fub'tantia, quà poeta definüt in a,poff-t quis credere
eiuf- dem generis foe minini eff: ; idem poteft in verbis contingere, vt
calcfacere cít agere, calcficri eft pati,ergo intelligere, & videre eft
agere , intelligi, & videri eft pati. Secundo contingit , quando fub
termino diftributiuo vnius przdicamenti fubíumi- tur terminus alterius
predicamenti ,vcl fub termino diltributiuo fpeciei vnius przdi- camenti
fubfumitur terminus alterius ípe- Ciei ciufdem pradicamenti; pro quo nor ex
Och.& Orbel. hic, quod ficut diuerfg inter- rogationes conueniunt diuerfis
przdicamé tis, fic ctiam diuer(a diftributiua illis com- tunt , v. g. fi de
Petro interrogetar fub- acá. & quidditas , interrogatio fit per quid,
dicendo, quid cft Petrus ? & refp. per terminos explicantes propriumgenus,
& propriam differentiam; fi quzratur magni- tudo, interrogatio non fiet per
quid, hac .n. propria eft przdicamenti fubilantia , fed per quantum, .f.
quantus eft Petrus ?& re- fpondetur per terminum zxprimenté quan- titatem
continuam, non diícretam,quot n. eft interrogatio ad quancitatem diícretam
attinens , quale ad qualitatem ;quando ad przJicamentum quando , vbi ad
przdica- mentum vbi , €c. vnde fecundur g^ fiunt incerrogauonés debet
refponderi per ter- minos proportionatos, & conuenientes : pariformiter
diuería funt diftributiua,nam diftributiuum fubflantiz cft 28/c4254 , quils- -
Let, diftributiuum quantitatis continuz eft quantumcusg; quantitatis difcretz ,
qwar- «una, qualitatis , qwelecung; radicameati vbi hoc fiznum sb;cung; pra
diciméti 2e do , quan Gcn»4; &c. Verum eft, quodly, wiequid , nontolum eft
diftributiuum fü anti, fed cuiufeunque termini abfoluti , - etiam fi accidens
fit , eo quia correfpondet interrogationi fa&z per quid, qua ctià fit -
deaccidentibus in cermiais abíolutis, & fi- ne ordine ab (abiecta , quomodo
explican- tur quidditates ipforum, non in terminis connotatiuis, K inconcreto.
— . Quiádo crgo fub diltributiuo alicuius pre dicaméti fub(umitur terminus alterius
prae dicamenti , vel fub diftributiuo vaius fpe- ciei lubfumitur terininus
altcrius. fpeciei eiuídem Lio yocp ; comnuttitur falla- cia figurz diclioais ,
eo quia propter funi- ». Pb N &. Pars Secunda Inflit/Tvacl. LI. Cap. II.
litudinem illarum dictionum credit. quis licité a-gu.nentari poffe in illis
terminis,vt Quicquid emiíli comedifti,carnem cru emtfti, er?o carnem crudam
cemedidti , ly uicquid eft diftributiuum fubititiz, quod Cbfumitur, cft
terminus complectens vnü terminü fignificantem rem (uam per modà fubltantiz ,
& alterum per modum qualita- tis..ly arudim. Item Qicquid Deus facit medijs
caufis fecundis poteit fe folo face. re, Deus cum caufis fecundis facit actd
me- ritozium, ergo fc folo poteít facere acti me ritorium, quo eft (alíum ;
quia Deus non meretur, cuin noa habeat legem aliquá. fu- jesioduón
cóformetur,vndé committitur zc fallacia,nam fit tranfitus à diftributiuo
pradicament i fubftantiz ad. terminum de przdicamento relationis , qualis eft
ly me- ritorius: fimiliter , quandocunq; fuitti Ro- mz,fuifti homo bis fuifti
Roma, ergo bis fuilti homo , fit tranfitus à przdicamento. Quando ad
quantitatem difcretam:Vbi ad- uerte ex Tatar. híc, quod huic diftribuciuo-
qusndecunque zquiualet interdum E : «un1; i íumatur pro qualibet temporis dif
ferentia, fed interdum fignificat partes té- porisdiícretas ,&
interruptas,quomodo eft dittributium quantitatis difcrctz 5 item quanto(canq
dígitos heri habuifti , hodie habes,decem dig tos heri habuitli, ergo de cem
hodic habes, quod «fct falíum,(uppo- - fito quod vnum amifetit,eo quiain
maiori. cit (ermo de mole , & conzinua quantitate - digitorum jin minori de
numero ipforum , debet ergo fub(umi terminus aptus ad fa- tisfaciendum
interrogationi illius predica- menti v qualecunq; currit, difputat,fi fub.
fumatur fortes currit , ergo difputat , non valct,íed fubfumi deber, album
currit, ergo dilputag rurfus quandocunq; eft pater, eft filius,Petrus eit pater
,ergo eít filius, noa valet, (ed debet (ubíumi , in hoc tempore eft pater, ergo
in hoc tempore cft filius . $8 Tertio committitur hzc fallacia , vt hàbet
Sco.:.d.z 3.7. HL. & quol.s. d. quan do qualequid mutatur in hoc aliquid ,
vel é contra, vc quando commune , quod di- citur qualequid,mutatur in fiogulare
quod eft hoc aliquid vel cótra, quo cafu variae tur fuppofitio illius termini;
non camen ad variatonem cuiuslibet fu tionis có- mittitur hzc fallacia, aliter
hic fillogif(mas non effzt rectus , omnis homo eft animal , Petrrus eft
homo,ergo e!t animal : vbi ly homo in wa diftributiué in. min, determinaté, ícd
folà quàdo vaziatur gr po pe fallaci extra diclionem pofitio ma terialis in
formalé , vel fimplex in perfonale, vel cófufa in determinat, vn- de non valet
ifti fyllogifmi,homo eft dictio ifyllaba, animal rationale eft homo , ergo
Sc.hic homo in ma.fuppooit materialiter, in mi.formaliter;hon:o cft fpecies ,
Petrus «(t homo , ergo &c. híc homo fupponitin ma. fimpliciter ; in mi.
perfonalicer; ín ifto alio eft eadem variatio , Socrates eft alius ab homine,
Socrates efthomo , ergohomo eft alius ab homine : omnis homo eft ani- mal: ergo
ois homo eft hoc animal , ly ani- mal in antec. fupponit confusé , in confeq;
determinaté, Committitur ctiam. hac fal- lacia, quando arguitur à pluribus
determi- natis ad vnam determinatam ,ideft quando in antec.terminus communis
fupponit de- terminate cy omae partium totius in quàá- titate;qualia [unt
inferiora termini commu - Bis, in confcq; veró fupponit dcterminaté
reípe&in totius z-quantitate, quod cft ter- minus communis cum figno
vniueríali , vt animal cft Petrus , animal eft Paulus ,. & fic . dealijs ,
ergo animal eft omnis homo , ly animal fupponit pro vno determinato in antec.in
confeq;pro pluribus inatis . C AR. V,T. LIT. NUT TED fallaciis extradidlionem ,
59 TNtcr fallacias extra diclioné prima cft fallacia accidétis,vt pote ceteris
efficacior ad decipiédü , pro cuius notitia not.quod triü terminorü fillogifmü
ingre- di&tiü medius dicituraccidens , no gua fit sép quintü prz
dicabile,nó.n.taliter fu- mitur accidés,íed fumitur jp,extraneo, qua tenus eft
ex parte idé, & cx parte diuerfum «um alio termino,cui coiungitur,& de
quo pradicatur , & fic tàm fuperiora dicuntur accidentia sefpeétu
infertorum,quam infe- riora refpeétu fuperiorum,propter inddz-
atamidentitateminteriila;minor extre- mitas dicitur res fubiecta, & maior
dicitur attributü,eo quia minori extremitati attrj buitur in cóclufione.
Fallacia igitur accide tiseft deceptio proucn:és ex iradzquata, partiali
idétitatc acciaéus cá re fubiecta , qua identitas cft apparentizin fillo-
gifmis athrmatius , & diucrfitas eft caufa erroris; in negatiuis é contra ,
itaDoctor in p d.1.4.5. 1 I. à : ribns n:odis poteft hzc fallacia commit
ti;primus eft, quando cx ccniunéi;one cx- tremitatum cum medio in przmiffis,
infcr- ^ tur coniunciio i in mando vnum dealtero |, vt effentia diuina eft
pater,filius cft effcntia diuina , ergo fi- lius eft pater , committitur
fallacia accidé- tis,quia inquit Doctor ,maior identitas có« cluditur in
conclufione, quà fuerit in pra- miffis affumpta ,in premiflifi.n. erat ferma,
de identitate in cffcnt'a , quz fi conclude. retur in conclufione;effet vera,
filius .n. et idem cum Patre cffeatialiter , at concludi - tur identitas
perfonalis; qua propter expli canda «ft illà propofitio £ua unt eadem qni
tertio [unt eadem inter fe,.[ cadcmice- titare,qua in tertio conucniunt;huc
fpectát fillogiini in fecunda figura ex puris affir- matiuis, vt homo cft
anima!,lco eft animal, ergo leo cft homo. Secüdus modus , quando cx nó
idétitate extremitatü cü medio in przmiilis argui- tur nó idétita: ipforà in
coclufione,vtc quà- do arguitur cx paris negatiuis , nullus ho- mo elt
afinus,nullum rudibilectt homo,er- go nullum rudibile eft afinus , nullum ani-
mal eft lapis, nullus homo eft lapis , ergo. nullus homo cft animal, arguitur
maior di- ftin&io in conclufione inter extremitates , quam fit in przmiffis
cummedio. Tertius modus eft , quando ex aliquibus diurfim acceptis in przmiris
infertur inde- bira coniunctio ipforü in cocluf. vel quàdo áb aliquibus
coiurctim süptis in przmitfis infertur indebita diuifio in coclufione , vt ,
ilte cft albus, & cft monacus,ergo cft mona- cus albus , ifte canis eft
pater, & cft tuus , €rgo eft pater tuus;ifte cft homo mortuus, ergo cft
homo, & clt mortuus : diximus /». detta conimndl i2, ucl dimifío , quia à.
diuifis ad coniuncta valetinferre , & € contra, v6 ifteeft animal & cft
rationale, ergo cit ani- mal rationale jifle eft animal album ; ergo eft animal
& eft album , quapropter cft vi- dendü qfi fit indcbita coiunétio, &
diuifio, 6o Not.igitur ex Tat z Periher. c.2. q. r. 6.5 JGiendum, & vr
nimiis. arguere à diuifis ad cótunéta elt arguere ab antec. in quo ponuntur duo
predicata mediante par» ucula coniunétiua ,6n,ad cofequens, in quo przdicata
reponuntur fine aliqua coniun &ione,N ad des tria requiruptur,primum, quod
illa pr&dicara diuifa fc habeant vt de- tcrmipabile ;& determinatio,
fcu vt fubilan. tiuum, N adicéiunm, fic fe habet animal | rcípectu rationalis
a! bi mufici, c. defectu cuiusnon fcquitur,ifte eft monachus, & al- bus,
ergo elt monzchus albus, quia albedo nó eft determinatio illius przdican n.ona-
&à ; fecundum quod determinatio nó fuu.a- tur t36 tur zquiuocé,&
fignificatum varietur, qua rationc non valet, ifte canis eft genitor , &
eft ruus,ergo cít E tuus , namly tuus in antec.denotat habitudinem pofftfiionis,
in confeq habitudinem effe&us ad fuam «caufam efficientem; tertium , quod
non fe- quatur negatio, neque fiat oratio impro- ria,vt Petrus eft homo,&
animal , ergo cft ro animal, vel eft homo , & rationalis , ergo eft homo
ration:lis . Arguere vero à coniun&tis ad diuifa , eft arguere abantec . in
quo ponátur pradica- ta fine coniunctione ad conf. in quo fint predicata cum
copula coniunéctiua;ad quod «tiam duz conditiones requiruntur ex Or- bello hic;
Prima , quod determinatio nó fit diftrahens, vnde non valet, Sortes cfl homo
mortuus , crgo cft homo , & cft mortuus, «hymera eft ens impoffibile , ergo
eft ens , & impoffibilis; Secunda,quod vnum prsdi- catum ex fe ,&
fimpliciter conucniat fubie- &o;non rationealterius przdicato ,vt hz
confeq. non valent, Camaldulenfis eft mo- nacus albus , ergo eft monacus ,
& albus , quiaalbedo conuenit illi ratione habitus . Francifcus eft bonus
artifex , crgo cft bo- nus, & artifex , nam bonitas illi competit ratione
artis 5 cffcntia diuina eft pater ge- nzrans, ergo cft pater,& eft
generans, ge- nerare .n. dicitur dc illa ratione paterni- tatis . Quandocunque
igitur deficiunt ifta condciuoncs;fit indebita coniunétio, vel di- uifio ,&
committitur fallacia accidentis . 61 kallacia-defecundum quid ad finijli- titer
cít afiniscum przcedenti , pro cuius notitia recolenda funt , qua: dixiv:us
tract. praced.c.s.de toco,& parte in medo, diétü n. fimpliciter cfe
t«iminus cezn:unis fo- litaric iumptus,& diciturtotum in modo; dictum
fccundum quid eft terminus ille cü determinatione, qua dicitur pars in modo;
fedin propofito vt cemmittater hac falla. . £12requiritür , vttorüm fit
determinatum ab al.qua determinatione , vel diitrahente, vcl diminuentc, nó
veró reftringente, vnde non valct, cadaucr eft liomo mortuus,ergo «Íc hopo,
cthyops cft albus fccüdum den- tes, eigo cít albus,valet autem, Soites eft homo
albus,ergo eft hon:o,co quia ly mor tuus cft determinatio diftrabens ,1y album
fccundum dcates: cft dimmuens,& ly albus eft reltringens : quapropter
fallacia ifta cft deceptio proueniens à conuenicntia appa- renti d.&i
fecüidum quid ad di&um fimpli-
&iter; & poteft etiam € conucrfo fieri falla- €ia à $mpllicitez
ad fccundum quid,yt Soe- «9» Pars Secunda Inflit. Tratt-1TI. Cap.1IT. tes eft homo, ergo eft homo
mortuus. Hacfallacia multiplex eft iuxta multi- plicitatem additi diminuentis
;nam vel eft diminuens fecundum totum qualis eft có» ditio diftrahes, vt
exéplificauimus de mors tuo homine;vcl cít diminuens ssh parte, & hoc eft
tripliciter, nam vel hzc determina- tio eft (ccundit maiorem partem, vt cü par
ies fecundà maiores partes eftalbus,vcel fe- cüdü certà,& determinató
parté,d fit pro- rià fubiectf illius coditionis, vt fimitas re pe&u,ná
fi,& cx iftis valet arguere à parte ad tot ,fequitur.n.partes fecüdum
plures rtes eft albus,ergo cít albus ; Sortese mus fecüdü nasü,ergo e&t
fimus,negspro- prié dicitur coditio diminués;vel eft fecüdü parté minor£ nec
determinatà, vt gthiops cft albus fecidü détes ,nó fequitus;ergo eft albus:vel
tertió eft diminuens fecüdum lo- cum,vt nó licet in mari audire facrum, non.
fequitur ergo nó licet audire facrum;quar- to vcl cft diminucns fecüdü
tempus,vt non licet vefci carnibus in quadragefima, nà va let ,.ergo nonllicet
vcíci carnibus tandem. vel eft diminuens fecundum vfum , vt male vtentrnon expediunt
fcientiz,nom valet;es. gononexpediuntícientiz. — 62 Dices , in ifla
propofitione Petrus eft perfectus latro,cil monachus alus,&c. ——— ly
perfc&tus,& ly albus funt códitiones rez —— ftringentes X tamen non
fcquitur, € e perfeétus , ett albus , ergo malédicisur quod à conditionc
rcitringente nó commit titur hzc T sd ka paite eft ho- mo mortuus,licetn offit
inferri , crgo eit iE , poteit wen inferri ergo eft mortuum,crgo arguendo à
conditione « ftrahcnte non committítur hac fallacia .. . R cfp.ad 1.non fequi confequentias
illas,nó quia committatur hzc fallacia , aliter nun-* quam valerct arguere à
termino determi" pato per conditionem reftringétem ad ip- sá fimpliciter,
fed quia committatur falla- ciaaccidentis; quatenus non ad(unt omnes.
conditiones requifitzad hoc vt poffit fieri bonus proce fus à coniun&tis ad
diuifa, v& nuper dicebamus, vcl dicédum , quod licet in iftis cafibus non
fequatur,eo quia vnum predicatum conuenit propter aliud;in alijs tamen
fequitur. Ad 1.concedimus,qua elt determinatio diftrahens, poffe fieri pro
gicffum ad determinationem , nontamen — ad ipfum determinatum, quodfehabetvt
fimpliciter dictum; quádo verà eft condi- tio rcftringens ,poteítfieri
progreffus ad vubq; dümodo adíint coditioncs af&g nata in De fallacijs
extra Bibi, it tertio modo przcedenus tallacie . ^ ^ Quod di&ü eft fccüdà
quid , &fimplici- tcr, yt fe tenét ex partc przdicati , propor- tionaliter
eit dicédà deipfis , vt fe tenet ex párte fubiecti , vc homo mortuus eft cada-
ner;non Ícquitur, ergo homo cít cadauer , xofa cognita eft1n intelleétu, cr; o
rofa eít 3n intellectu; at fi eft conditio reítiingens, tenet coníeqs vt homo
albus currit , ergo homo currit , dummodo non comparetur. ad aliquod przdicatum
conueniens illi toti, wt totum eft , & conf-quenter facicnsillud toti
fupponerc fimpliciter , vt homo albus eít aggregatum per accidens , ergo hoaio
eít aggreg;tum per accidens,non valet . Specialiter autem poteft hzc fallacia
comnutti,vt aduertit Ocham in p. 4. partis tertiz fuz logicz c. 5. quando
arguitur ab eff: de z.adiacente;ad ipfum de 3. adiacea- te, vel écontrà.tàm
affirmatiué,quam nega tiué;tunc ab «(fe de z. adiacente ad effe s. adiacens
atlirmatiué fit hac fallacia, quan- do additum non neccffaiió competit fubie-
€to,vt homo ct, ergo cft albws;at fi neceffa i9 conuenit , cít recta illatio ,
vt rofa » o eft ens , eit. poffibilis &c. tunc negatiué fit hac fallacia ,
quado addi- tum eft przdicatum neccffarium conueniés fübicéto,fiué exiftzt,fiué
non , vt rofa non eft,ergo non ett pv flibilis ; fi vero additum fic pradicatum
fupponeas neceffarià exifté tiam fübiecti,recté arguitur,vt rofanó eft , non
vidctur-E coritrà ab cffc de rertio adiacente ad ipfum de fecundo affirmatiué
cov mittitur hac fallacia,fi additü fit prz- dicatum neceffarium; noo
committitur , fi fit przdicatüm centingens prafupponers conftantjam , fea
cxiftentiam fubiecti , vt fequitur ,' Sortes eft albus, ergo eft, non fequitur
Sortes eft poffibilis,ergo eft. Ne- gátiué vcró femper committirur hac falla-
cia;przterquam in przdicatís, quz exifté- tiz opponuntur;nam fequitur chy mera
nó eft poffibilis.ergo ecd eio tamen fequi tur homo non cft lapis;non eft albus
, &c. €rgo hon:o non cft. 1 65 Fallacia ignorantiz elenchi prouenit €x
deceptione , qua putat quis elencur fiL um habcr- omnes conditiones,fillo-
ifmus elencus eft. fillogifmus: eontradi. orius;ideft oftencés contradictoriü
etus, eft à rcfpondéte conccffum, vndé re- quirit primó omnes conditiones
optimi fil Ími in modo, & 1n figura. 0, quod conítet cx propofitionibus
veré contradi- ctorijs;ad quas requiruntur quamor €on- 157 ditiones, quod fint
ad idem, fecundum idem? fimiliter, & eodem tempore. , quibus addt potcft
identitas loci , nifi velimus hanc re? ducere ad fecundam. Poteft igitur
ignorari clencus fillogifmus , vel quo ad prirfarias conditioncs,fi.(. quis
putaret illum fillogif« mum cffe in modo, & in figura, cum tamen non fit ,
& fallacia huius ignorantia eftmis mis ampla omnibus fallacijs coueniens;
vel potcft ignorari quo ad (ecundarias condi- tiones fi cxiítimarct aliquis
propofitiones illas effc veré cótradictorias, cü non fint, & dc iita eft
fermo,quz tot modis poteft eue nire quot funt códitiones contradidtoria- rü, vt
quinq; eft med etas dcnarij , gon eft mcdietas binarij,ergo elt medictas ,
& nom medietas,non valet, quia nó süt ad 1€ : lie gnum ctt alteri quale,
fe-undum loagitut- din, nzquale fecudü laitudiné, ergo elt , & nó eft
quale, nó valct, quia nó süt fecüt-* dü ide : homo clt fpecies , nullus homo
eft fpecies, ergo eft,& nó cft fpecies , nó fcquie tur,quia non eft
fimilis,& eade fnppofitios Petrus hodie nó currit |; cras currit , ergo
currit; & nó currit,nó valer,qa deeft idéti- tas téporis; Petrus audit
Sacrumia téplo,: noi audit in cubiculo,ergo audit, & nó au» dit, eft
déf-&us idencitatis loci, dica '64 F.llacia petitionis principij eft, quá.
do id per feipfum protitars boc iyf- dem omninó verbis, & dicitur petitio
priu cipij ftarim,vt hono ETRAS homocus rU hzcnoa eft in vfu. vel fub alijs
verbis, & hoc multipliciter vt qu quis vtere- tur fynonimis verbis, vt
gladius cadit, ere go efifis czdit, ve! cum parti&ularis probas tur per
vniuerfalom ,& € contra , vel cum definitum oftéditur per definitionem
& vni uerfaliter quando id, quod debet probari , oftenditur per ignotius,
vel zquenotum 3 Vérum cft tamen , quod proprie — . & ex natura rei in his
catibus ron spe : committitur petitio principi], nà & tio notior efi m fe
definito, & totum partis bus; aut écontra ; poteft tamen committi ad
hominen,fi.f.refpondenti zque ignota fint definitio, & dcfinitü, totü,
& partes 8 tunc rcfpedu ipfius refpondentis cómitti* tur petitio principi)
quia zqualiter negabit Cc v Sce affümptá ad probationem, h qua v. g.ponitur
definitio, ficut antea ne gauerat antecedeps in quo e;at tum, quia zqué ignorat
vtrumque. . 65 Fallacia cófcquéris elt d ueniés cx apparéti conucrtibili
conícquentiz cum prima jit $ ^ | ápcétànt fim Tr 158 eft bona,ita putetur effe
fecüda ; ex quo in- fertur,quod ad hanc fallacià seper (unt dug confequentiz,
vel explicite, fi arguatur en. thymcmatibus , vel implicite, fi arguatur €x
maiori hypothetica conditiormli, & pcr antecedens , & confequens hie
intcllfgitur gropofitio,i qua affumitur inferius in or- dine ad fuperius, vcl é
contra; hzc enim fal lacia fit in terminis non conucrtibilibus,vt funt
fupetius,& inferiussidcirco tüc com-e mittitur huiufmodi fallacia quando nó
re- € à fupcriotiadinferias , vcl é contra ar- gümétamur j duobus aut&
módis nó recte arguitur , ficut duobus etià modis cpun.é intcrtur,nà à
fuperiori ad inlerius stf1ma- tiué ó valet,fed e cótra ; ergo à pofitione
€bícquéus ad pofitioné antececetis cómit- titur hzc fallacia , quáui$ arguédo à
pofi- tiotic antecederitis rccté pofitio conícqué- stis inferátuf; pofitio cft
affumptio eiufdem propofitionis , defttuio cft sffumptio cé- ttadictoriz
pofitionis, vidé in hoc difcuríu €ft homo, crgo cfl animal, cft animal, ergo
homo, comtoittitur fallacia conícqucn- tis, quatenus fecunda conícquentia
putatur zcéta, ficut prima, & cft à pofitione confe- quentis, f. ab
affumptione illius confcqué« tis eJ «mimal, ad affumptioncm antecederi- tis.
Dciride à upetiori ad inferius negati- né tehet, noi é cóntra , ideo à
deftrüctione antecedentis ad defiru&tionem confequen^ tishoti valet,vt fi
efl homo,eft animal , noa €ft homo ; ergo non eft animal ; hüc etiarb iles
(yllogifmi, Qui dicit te effe » dicit verum, qui dicit te cffe afinü , dicit tc
effe arimal ; ergo qui dicit te cffe tn, dicit verum , in hoc arguitur à po«
fitione confequentis ad pofitioncm ante- ccdentis,fci à fuperiori ad inferius
afirma« fjué, ab cffc animal, ad cffc afinum. $6 Fallacia fecundum non caufam ,
vt aufam eft deceptio prouehicns ex aPp4- tentia, quam liabet vna propofitio ad
infe- -endam aliam , ac fi cffet vere illius caufa , teft dupliciter euenire ,
primo Lo ax dupkci progireffus , vnus ig quo : | Fou «plemento Inftit.
Dialc&l. vt facilius Pars Secunda Toflit, Tra&i.IIT. Cap. 111.
concludirur conclufio falfa , alter', in qua - affignatur pro caufa falfitatis
conclufionis aliqua pramiffarum , quz veré noncítcau- fa, Secundó vt colligitut
ex Sco.1. d.3. q.7. R. quando infettur falía conclufio ex vn&-
propofitiorie , qua tanquam caufa affumi- tur illius falfitatis , cum tamcn
rcucra non fit vt vinuth ibcbriat, crgo cft cbrius , ines brafe cnim non «ft
caufa ebrictatisin vie no, fcd in alieno foppofito. 67
Vltiva fallacia eft fecundum plures - intcrtogationes vt nami quatrupliciter ne
potcf fieri ihterrogato : Primó, quando vnum dc vnó quaritur, vt eft ne Sortes
ho-. $0? 4, quando vpum quaritur de pluribus,. vt cfl ne Sottes, &
buccphalus rationalis? 3. quarido plura quaruntur de vno , vt eft ne Homo
anirhal, & albus ? 4. quando plura dc
plutibes quatuntur conunéüim , vt an, homc; & talpa funt videntes , vel
cocci? ia his 6m ntbus modis committitur hac falla-. Cra, prater qnam in primo
. & fit cüm vnica - rc(ponfióne tatisfit plutibus ipterrogatioe. nibus
apparenzibus , ác fi cffent vna intere. tógatio. cüt tamcn pluribus durquSn :
tum illud refponficn;bus, vt fi effent duo - hotnihes,vnus coecus;alter furdus;
& quae: feretur an effent cocci, vel furdis hrdpon- deretur; quod funt
ceci, ergo furdus érit — €gcus ffi furdiergo cecus erit fu duplici rcíponfione
dcbet huic qu tisheri, .(. ifle cft cecus, & ifle eft furdus, &&-
dittin&tione vten qued licet rcfpondens affirmatiué. fe(pone eridó ducatut
ad inconueniens ,vt patet in acus etae fi tamen ncgatiué re« fpohideat
dicerido,noh funt ceci eianuiune. i , folum apparentet ducitut ad ue ticns,nen
enitn fequitur ,erZo nullus eft c&« cus, & riullus furdus,nam fcnfus
illius tefpós fionis eft quod nec ambo funt ceci, aec am furdi; & hzc
di&a fufficiant pro com- TO- ncs ad Logicam magnam, & hanc quz'flioe
nibus contextam gradum faccre pollins » PP oW " Ww X - * - d desgus im .
Hic notat Odd mÍDUxLÁUT.-.1 UV E Ad vniuerfam A emm Hilofophia olim fapié | tia
vocabatur,&qui re 3| bus cognofcédis incü- Cx] bebant, fapientes : at
"l| quianomé hoctumo- | rem,& iactátiam pre. , fcferte. videbatur , vt
Scotus refert 1. Met.fam,p.cap. 2. Pytha- rs noluit fe fapicatem appellari , f:
hilofophum, ioc eft, fapientiz amavo- rem, hinc nomen fapientis in nomé Phi-
lofophi eft matatum,& doctrina, qua (a- pientía dicebatur, Philofophia
caepit nà- eupari; Dcfinitut ab Acift. 1. Met. cap.3. Cognitiorérum vt Junt
fiue per [uas - €dufa5 ; cum egim omnià crcata habeant : ele per caufas; tunc vti
funt, intel- — liguntur, cu;n per fuas caufas cognofcun- tur) & hac
ratroncaíebar Plato in Thezt. & Arift.1: Met.c. 2. homincs ex admira- tionc
philofophari ccepiífe , hoc eft, ex notitia cffe&uum, & igaoranria
cau(arü inae(tigare cepilfe rerum caufas ; ex quo deducitur. Philofophiam effe
reram co- gnitionem per fuas caufas, X Philofophü eife, qni rerum cognitionem
hoc modo cít afiecutus . : Diaidi folet in hac amplitudine fum- a in
Naturalem,Moralem,& Rationa- m; Naturalis Phy (icam comprehédit , &
Metaphyficain , quibus addi folet Ma- thematica; Moralis Echicam, Rationalis
Logicam,(cu Dialcéticam; hzcq; trime- bris diuifio Philofophiz non foiu cói cal
culo Stoicorum , & Platontcorü receptafuit , vt; videre ett apud Eufeb.
lib. 2. de prz par. Euang. Alcim. de doctrina Plat, €-3.Cic. lib. 1.dc Orar. ad
Quint fratré, fcd Aritt.1pfe eà amplexusceit 1. Topic.
€:12« vbi faa diuifionc problematü in ..— Naturale, Morale,& Logicum,
fübdit ad philofophbiam igitur sm veritatem de bis iandum cjl dialettico autem
modo. «d opinieuem Bam quoq. amplettitar -— STIO PROOEMIA 13$ LIS rift. Logicam
. De Natura Logica. D. Aug.lib.8.de Ciuit.Dei c.4. & eius fuf ficientiam.
ex profetfo probat , P'hilofo- phia namq;ad hominis fcelicitatem ordi- natur,
quam in hac vita confequt potcft, hacautem tum in contemplarioae veti« tatis
conliftit, tum actione veritatis con» fitit tum a&ione virtuti confentanea,
vt docet Ari. lib.1. Nichom.c.7. & 8. fta- tuenda igitur eft fcientia,qoz
cerum caus fas,& arcana natare (cratetur ,& conté- plationi folius
veritatis incübat , & hzc erit Naturalis philofophia Phvficam, &
Mctaphyficá comple&tens: Altera dein- de pars Philofophiz eft a(fignandi,
quz incumbat moribus in(lrsendis , & sdci-- uilem vitam intítuendam, & hec
ck Mo ralis. Quia veró hzc omnía non nifi di- fcutrendo,& differendo
comparatur, & intelle&us nofter (pé decipitur, X errat in dicur(a ,
conftitacada deniq ; eft aice- ra Philofophiz pars, quz mentem dirigat io fuis
operationibus , & hzc eft Ratio» nilis.Hanc denique trimembrem diuifio- né
recipit, S. T h. initio Ethic ad Nichom, . & quicunque tenent Logicam effe
fcica- tiam, & partem Philofoph:z ,Conimb. ity prooemio ad lib.Phyf. Mori(
initio Lo» gicz, Complut.difp. 1.3.6. Amic.tract.t. q.4.dub. 1. & alij quamplures;
Verum tamen cft;quod notar Pat: ualig. ia Mete 1.p.difp. 4. (e&t. 3. pote
haac trimembré diuifionem reduci ad bimembrem, .(. ad Naturalem,& Moralem,
accipiendo na- 1üralem non prefikc,vt dicit fi o mess plationem de natura, (ed
largé prout có ple&itur res omnes intra ordinem natu« rz Dom (ab quacunq.
abftra&io- neilla fint , fic.n. accipiendo naturam, res à Logica
conlideratz non erüt extra. ordinem naturz , arque ità fpe&tabit ad
philofophiam ipfam naturalem . Vuiuer(am itaq; Philofophiam iyxtà "Scoti
principia , & Arift. dogmata, vb ücfire non obuiant fidei, contexere
inc& -— LEN i. S NN ' »- ^ A&Ww"wwW€.YaXm rl." 140 dentes: ab
ea parte , qua. liationilis dici- tnr;exordiom fummis, quia hec ipa pars.
philofophie eft inftrimentum refpectu Cceeterarum,part ium Nataralis nimirum ,
& Morilis, quz non nifi diierendo, & difcurtendo acquiruntur ; modus
aü: di(- ferendi, & difcurrendi à Logica docetur. Hanc igitur prooemialem
quett.de nata: ra Logica ditierétem in plurcs dittribuc- mus articulos , vbi de
varijs Logice no. minibos, & acceptionibus diileremus, de cius
Bincyobic&tg,clientia, qualitate, ne- cc(litate,partitione;ac deni]; de
eius vni- tatc, & à ceteris facultaubus dittictione: ARTICVLVS PRIMVS. De
varijs Logice nominibus, & acceptionibus . 2 Voad ptimum;facultas, quam ag-
gredimur explicandam , Logica patti m appellati folet,& quidem Logica
dicitur quaf fermocinalis , vel rationalis facultas cx co , quod fermonem verá
vel fal(um contiderat, vel quia ratiocinari do - Cet, logos.n. vox graca
vtrumque figni- ficare poteft,fermonem, .(. & rationem, melius tf , inquit
Scotus e. 1. Pre d:cam. dicetur Logica fcientia rationalis à ratio- ne,quam
fcrmocinalisà fermone, quia p hunc loquendi modum figuificari vide- retur
Logicam veríari circa fermone, & voces, tanquam cius obic&ü, qued falsü
e(Te mon(tcabitar infcà. Dialectica euam coníucuit appellari, hoc cít facultas
di- Éceptatrix , vel difputatrix quatenus dit- fcrere, ac di(putarc docet , eít
.n. nomen gracü deriuatü à verboydialegome,quod Aynificat differerejac difputare:quamuis
auté apud antiquiores. Philofophos Dia. le&icz nomeu víurpatum fuerit pro
ca nt x ap) M" rel. tradit lib. 1. de natufa Logi- € c.9. & Arilt.ipl
* non femel infinua- uit,qut 1. Topic. 1-Elench.3. Met. & aubi per
Dialecticam intelligit (là par- Queflio Probem. de Natura Eogica . tà Logica
patte ; quz dicitur Topi- enia de (yllogiimo probabili , vt tu- 5 runtur
argu:menta, abfolatd tamen figni? — ficat quocunque modo difzurrere , & ex
notis ignota manifc(tare, & quide apud etiam Acift. réperitur hoc nomen
Diale- Guce vniucríaliter víarpatum pro tota Logica,vt videre eft 1. Rethor. c.
1. 1. Met.tex.8.& àlibi (epé,vc Fonfec.notat | 2. Mct.c. 3. q.i. feCb.3.
Deni Atift.opus fuum Jogrcuin, vti conflat ex .vulgari in- | (criprione
,Organür nuncupauit;ad (igni- ficandà logicam veluti inibrumentüinfer — V. uire
ad aliarum fciéuarum acquititione . 3 Quoad 2. Logica in primis diuidi folet in
naturalem; & artificialem, N'átü- ralis cft ipfum naturale lumen nobis có-
genitum di&tans modum re&é apprehen dendi, iudicandi,& difcurrédi,
fiu iflud . naturale lumen, fit nuda potentia incel- lectua , fiué
intelle&us cum habicu: principiorum
, quzfüntnaturaliternos ——— » tàvt Complut. contendunt difp. 3. Log, —— q.1.
Aruficialis auté eft habitus ftudio. comparatus,quo«ntelle&tus in(trutur, S
— -—— dirigitur , ncerretin fuis operaiombus " — — exercendis; traditar
autem hc diuifioab. Arift. etb.c. 1. & 1. Elenc.c,8:& i ab omnibus eft
recepta. ucfus arti v lis diuidi folet in vniuer(alem, & particue-
larem,quam diuifionem tradidit Aucr.2, ——— Met.com.r$.& rElench.q 1,&
2,vtno .— tar Maurit. nofter q.1.praedicab. Vnigers.—— falis dicitur4qug docet
przcepra cóia om . nibus (cienc;js, vt quod dcufoftratio có . flare debeat cx
nece flarijs , defintiotras —— denda fit pe: eilentialia, Particularísdis ——
Ciur,qua tradit przcepta applicata ma ——— teriz huius, vel illius fcientiz , vt
quod ig Mct.definicndum (it per genus , & diffe- r&uam,in PhyCper
materiam,& formas — alio modo cxpitcatur hzc d:uiioàZab,. — — lib.z.de
nat.log.cap. 1.fed allata cxplicae | tio communtor efl,& magis congrua. -
d» 4 Frequentior t adhuc, & magis fa- A mofa cft illa diuitio logicae
arcificialis in, - E docentein,& vcéteintàm apud Latinos, ae quam apud
Grgcos,licet (üb alijstermi- — -—— temtopicam: modo tamen communiter —
nisdocentem,n. vocantlogicamà rebus. — — toti Logicz tribuitur; quàmuis .n.
dific- — auulíam, vtentem veró rebus coniun , y perc, & dilputare proprié
figmificet ex — vt lhilop. refert in praefat. ad lb. Prior. — grobabilibus
difcurrerc , cum nimirórpro — Logicam docentem vocant ipíammet do s US qufbonis
qum prooibiMKado,. api NgUNAUE Fürst Je ndia. Sa^ « gie Pe Y [ , k we " ;*
fr x x - r Dg ^ & De varijs Logice wominib. eo acceptionib. crt. I. 1 4 - K
certas regulas in; quacüque fcientia ob faandas in definiédoyliudendo, &
di- fcarrendo, vtentem vocant earunde regu larum víum , & exercitium. , fcu
potius à ntenmquatenus.in v(ir pofi- tam, & huic, vel.llfcientig applicatà
per a&uale exercitiü definitionis, diui(ionis & argamentationis. Hinc
aliqui deducüt logicam vtentem non. effe proprié logi- cam;led fcientiam ipfam
deterfninatam;. Phyficamnimirum.Metaph. Moral&vel aliam; cuius c(t materia
diícur(us , & (ic dcfinitio,diuifio, ycl fyllogifmus in. mate: ria
phy(cadicitur logica vcens,eo quod tunc vtamur regulis, & pracepxis logica
docentis ; ex quo tandé interunt non eífe proprie aliam logica,quam docentem.
At Afti manifefté fallücur , tam quia ficucin materijs aliatü iciétiarum datur
vías lo- ica, itd*etiam in ipfa materia logica;dcfi . niendodidendo &
arguendo , ergo fal ... timinhoc(en(u,cum nimirum (eipía vti- ex tur; dari
debet proprie logica vtens ; tum ^. quia ctià quando exercetur ip alijs (cien-
. Vijssquamuis actualis ví(us fyllogiimi v. g« quoad materíá (pectet ad illas
(cientias » adhuc tà quoad formá , & modü ad logi- cam attinct;tü denique
quia adhuc in alio &níu magis proprio przfatam diuilioné €Xplicabimus,stn
quem neceffarió con- cedendus eft habitus , qui proprié dica- tur logica vtens.
it Sed circa allatá diuifioné daplex ori- tur dubitatio. Prima eft,quomodo
diftin guantur logica docés,& viés,an.f.impor- tent vnum,& cundem
habitum,an potius plures fpecie;& numero diuetfos.: com- munis fentéca
Thomiftarü affirmat cífe * vnü, & cüdemre&liter habitum ex diuer- fis
munetibus ti, & diuer(is contidera- tionibus hzc nomina fubcürem,vndé di-
£üt;quo d idem logica: habitos, quatenus. : tradit precepta dcfinicndi ,
diuidendi, & - difcurrendi, dicitur Logica docens, qua- tenus veró- alijs
(cicoc;js applicatur per LS praceptorum , & regularü |: oec coat pers
vtenSita Có- if p. r-Log.q.4.$.2. Soto q. 2.proc- mnia. Sáchez lib. 1.Log..6.
Mafius fcét- 1-q. 4. Didacusà Icfuq.
$. Ioan. de S. Tho.p.2.Log.4-1 art. $. Aucría q-1. Log» (c&.2.licet
concedat actus logic doce- tis ,& vientis e(fe realitet, &
c(Tentialicer diftin&os. Ruuius q.3.proem.& alij paf fim; Sed preter
Thomiftas videtur ctiam cómunis opinio Scoriftarü,nà (atis aper- téeà inlinuat
Do&or q. 1. ptedicab.vbi nó nifi cx diuerfa. cófideratione videtue
fecernere logicam. docentem , & vtene tem, & (equicur Faber
Theor.t.c.1. Pon cius difp.2. Log.4.6.Fuentes q. 4. diff. 2. art. 1, & alij
patlim. $ Dicendum ti eft, quod (i de logica
vtente proprie fit fermo , importat habi- tum realiter dittin&um , &
fpecie diuer- fam ab habitu logicae docentis . Conclu- fio hzc priusexplicatur
4 deindé proba« tur, Logica niqi vt ens,vt notant Mauri- tius q-1.vniuer(.$.6.
difficultas , & Tara« rct.q-t.prohe m.Log.$.1. ferendum ;. teft accipi
dupliciter ; vno modo pro ha* bitu (ciétifico logico. per demonttratio- né
acquitito)quo vtimur in fingulis fcié- tijs definiendo, diurdendo,argucdo ;
alio : modo pro habita acquifito. cx trequentt exercicio definiendi,
diuidendi,arguendi , ex iftis .n.actibus frequentatis. generatur in ioteliectu
promptitudo quzdam ad li- miles actus elicicndosquia sin Do&oré 3.d.33.ex
oL actu voluntatis . velintclle- Gs potett generari habitus, vcl prompti uxdo;;
(i logica vtens primo modo fuma- turno eft diftinctus habitas a logica do céte,
fed e(t ipfamet logica docensin víu pofita, & alijs fcientijs applicata,ynde
in hocfeníu improprie dicitur vtcns, cum potius dici deberet vía fcü vlitata,vc
no- tat Maurit. cit. & Anglicusq. 1. voiuerf, — & ità loquitur Auerr,
1. Phy(. com. 35. Acin z-[eofuett habitus procíus diftin- us à logica docent,
nam docens cftha bius fpeculatiuus, & cótemplatiuus, vtes. veró
practicus,& operatinus, ac proinde roprié dicicur vtens aQtiué, nam eftta«.
15 habitas,quo quis inftructus prompte & taciluer vutur logica docente ,
ciufq; rcgulis;& precepus,& dittindtiologicg docentis, & vtétis in
hoc feníu coincidic €um ea» quam alij craduntin logicam co» "templaciuamy
ra&tiuamycontemplatiua. 4D.cft docens factiua vero vtcns. 6 LHocautem
modoexplicaia conclu. ' $5 fo^ » ] - amxT Ys 141 fo facile fuadetur ex co,g ait
Scot. q. 4. Prclog. in folot. ad 2. & 3. Bb. docec.n. ibi , quod vbi
cognitio aliquorum nó cft propter fpeculari fimpliciter , fed ét ali- quo modo.
propter opcrari, tüc refpeétu corü duplex cft neceffarius habitus in in-
telleétu noftro, vnuserit vniuer(aliü , al- ter vcró particularium ex.
particularibus a&ibus genitus , fic rerum operabilium fcientiam moralem
habemus, quz ett co guitio quzdam vniucríali,& prudétià , quz cft
particularis quidam habitus gent tus cx pluribus egiffe; & quo in parricu-
lari cognofcimus,quomodo talis aio fie ri dcbcat; cum igitur cognitio inftrun
&- torum logicalium nó fit propter [zipfam fimpliciter, fed ad dirigcndas
opcrationcs intellectus ,. fic duplex refpeétu cius po- ncndus cft habitus in
mente noftra, vnus erit vniucr(alium , quo generalc$ regulae
dcfiniendi,diuidendi, & arguendi agno- fcimus;alter vetó particularis
habitus qui dam genitus cx ftecqucti applicatione om mium illarum rcgularum ad
certas, & de- .terminatas ma:ciias in particulari, vnde ántellc&us
habilis, & promptus redditur &d defi nicndum,arguendü & c. Con£ta-
tio excói natira omriium facultatum or- ganicarü cius n. natui& funt omncs
ifta, vt quzlibzt diuidatur in docentem ,. & vientemyfic «n.diuiditur
frene£a&tiua in Érencfa&iuam docentem, & vtentéj(cri- ptoria in
docentem, & vtentem,medicina dimniliter , & alie confimiles facultates;
fed in his omnibus facaltas docens reali- tet áb vteme diftinzuitur, &
diuetfos im rtant habitus;crgo fimiliter in Logica, difciplima organica
ctt;dicGdü crit; tobatur minor,quia v. g. fcriptoria do- «ens cít habitus ille,
qui tradit regulas benré fcribendi , vtensett ,qui acquiritur €x frequenti
fcriptionc , ficut Gt medicina docens cft habitus trades regulas, & prg-
&cpta medendi , & (olet dici Thcorica zs, gtcns cfl alter habitus, qui
acquiritur ex actuali vfu mcdicinz docentis, & dici fo- lct Pra&ica ,
vndé fempcr prius acquiri- tur babitus facultatis docentisyqdá vten- tis, ilc
acquiritur ex aud:tu Magittri &
fludio regularum, X prz ccprorujifle ve- 1 ex a&uali v[u4& cxezciuo
illorum; fic Quali Proem.de Natura Logic, — ^ ^7 igitar etiam de Logica
dicendum erit, d decens cft habitus ille, qui acquiritur ex auditu magiflriy
Icétione librorum , &c, vtés vero cft; quem deinceps acquirimus cx
frequentatis aGtibus definiendi;argué- di, &c. & multoticsfuenit , quod
aliquis habct Lcgicam docenrem,& non vtenté, vt patet 1 Tyronibos, q
regulas logicales raxiné callent,fedin coficiédis (yllogit- mis (ont adhuc
imcxpesti, & incxcrcitatie 7 kx hine rüríusalia deducitor confit- mato .
quia peflouam de recenti intelle- &us infiuctus cft habitu docentis Logie
ca, dcfinit,diuidit. arbuit conformiter ad illas regulas,& przcepta,fed
cumaliqu& difficultate,non expedite, & prompié: ve rum frequentanco hes
actis acquirit fa- cilitatem quandam , & prompcitudinemn ad ilios
promptius, f&tilius, & ere i fcium inditium habitus acquifiti, cüalie
quid operamuür prompte , & cxpedité, 9 prius difficulter efficicbamus ;
Probatur aflumptum , quia eti Tyroncs optimà - ze : LEE M o Íciant defipitioncm
conflare debere ex. ^.— gencre, & diff rentia, quod inc dis[yllogifmis
medius terminus cien- dui E d prima figura debet habere locum pv m X ma. tf
antequá fapius feexcrcucrint, dif* ficultatem fentiunt in conficiendis fyllo-
gil is in hac, vel illa figura ; quare cum applicatio przceptorun Logicz ctiam
poft cxa&am corum cognitionem bené;, » vel malé fieti. poffit , fané
requiritur fpes eialis habitus inchnans ad eam rité. fa- ciendam, & hic
erit Logica vrens. Hinc. aicbat Arift. 1. Priorum c. 28. non folum. sioruin
canfiderare,qp fit per Logi cente, fed criam is eflatsm baberet fa- ciendi,
& bic cft habitus Logicz vtentis« Rcfpondent negando intellectum Lo. ica
docente imbutum indigere di(tindta. acilitate , & habitu propter a o
nC,cognitis.n. rcgulis,& pra ar ogi ca: ,non eft vlla diffieultas.in
applicatione, & v(ucarum adtalem,& talé imareriam fcd folam indiget
appofitione matcriz'; ad quam ipía regula :finc noua difficul- tate Yincenda cx
parte füi applicantur, & &7 P «t g oportere Logicam generationes
fillogif — * cido- Ccx- - Cr $1 cffi ciendos , ergo acquirit -— a ab
illore.liter difüin&tü,boc.n.eftmanie — F ww . j | 2 Er * - v 9t T -—
extenduntur, vnde tota difficultas con(i- flic ín cogationc,& ordinatione
regula- zum, qtia adepta applicatio ipfa non ha- bet (pecialé difficulraté , quia
intellectus muraliter tendit ad obic&a femc! prco- : pofita,&
applicatio ip(a fit »d res cogni- 'tas per actus naturali
repra(entatione,&c teadentia refpicientes obiecta ,nó mora- Ai,fcu
voluntatia motione ,'vn4e cognito precepto logico,v.g. pa(Tioné przdicari
debere de fübiecto , ftatim ac Phyficus dicirque'tit pa(fio, & quod
fubiectum ; nulla difficultas remanet , cur fieri ne. » queat propofitio; Hiac
Ioan.de.S. Th.ne gat paritatem affomptá in argurméto prin cipali de Logica,
& Moralijqu:a in mora li poít iudicatum, & cognitü bonum, re- ftat
przcipua difficultas in. applicanda voluntate proptcr eius libertate , fcu in-
. ditfcrenria,vel cefiftentiam ad. bonüre- gulatü,vnde preter Syneíim,&
Eubulià , -- quz bcné:udicát, & cólilianturyrequiri- tur diltinctus habitus
,. qui imperey & . atur,& h:c
eft Pradentia. Ad Con- firm.demü eiu(dem argaméci deductam * - ex natuta
£icultatü-orginicarum cócc(fa iat Low ducis ncgat miaoré, citharzzdus .n.vcl muficus,fi
poft artis perte&tá. cogniuo- nem digicbs moucre non , vcllin. "guam,
& palatü;aut nonítá expedite, ad í xa c difficultaié vincendá noua artc non
De varijs Log.uominib.g accoptionibodri.L. 145 ruüt,ná poft exactiffi mà
losicorü prece prorü cegnitioré adhuc manere difficul- tatem ad. iilis vcendum
ipfa experientia docct in Tytonibus, (icit & facilitate ge ncrati ín eidem
ex frequenti víu (yllogis zandi;Et parü refert,«uód intellcórus fie potentia
na'urals , & naturaliter tendat ip obie&a propofitas qaia hibitus admit
tuntur no. folü proptcr imdecerminatio- nem potcotiz (alioqui folum darétur im
potentijs liberis) ied etíam ob. difBculta- tem , quam interdutn habent ad
aliquas operauones,vt dicemas in lib. de Anim. Cum igitur hanc reuncat intellectus ad applicationem przceptorum
logicalium edam poft cxactam corim cognitione s coníequenter nouo indigebit
libitu ad cam tollédam. Nec valct,,quod ait Ioan. à.S, Th. hanc difficultate
tolli excrcitia fyllogiZand;, non pcr genctationcm noui habitus fed per folam
impedrméti remo- tionem, icut in Cithira0 pott apprehé fionemartis difficultas
applicandi digi- tos intlromcnto paulatim collituc cxecci tio , non per
generationem noui habitus in digiuis,fed périmpedimenti ablauoné, quod crat in
digitorum nctu;s. Nó valet, tum quia in priiis lic refpondendo iam fatetur;poft
apprehentienem. precepto rum log ce,& appolitionem materie ad- huc manere
difficultatem , quz tollituc "s ^ indiger, fed exercitatione corporalt ,
aut i- 5 goes qo tollatur przd:ótam impedi- e mentun,& itg qoi expedirus
mouet digi- tos,no t nouam ariem;fed impe- «7 Mimétü eXerauj ciustollis(ic
intellectus paulatim exercit io,quod prius negabat tü quia gf cciá facilitas
adoperandum in mébris externis non eíiet proprie habi- tus,vt multi fuftinent;
facilit:s tamea ad opcrádü in intellectu, & voluntate impor 1 ainande
excreerucin (jllogizándo circa -— «Xucrf: as materias, vcl (ciétias,nó acquirit
nouam artem , (cuhabitum druecíumab ipfa do&trina logica ,/ed expeditioré
vsü. d&uuius veco-negat paritaré,nà artes,que | per externa meinbra
excrcencar, duplicé vtique facilitatem petunt , vnà in intelle- &u;in qdo
funtytanquam in fubiecto), al- teram in mébro externo, per qtiod cxer- ^,
C&ur;ars veró logicae, icut nó exercetur memb:a cxtcraa,ted pec
Colüiiniclie- Gtüyità nó petit niti faciliacé intcile&us , Mm sic a idein
habitus,quo cogao ut regale logicz,& applicantur . 8 Scd (olutiones iftz
cx. dictis cor- ty - tat habitü $ffi cócm,ac magis receptá fen- tentis ü quia
fi ad. difficulcarem tollen dàm,& expeditior vsü. initoducendam fola
(atlicit icnpedimenti remocioyin nl 'la potentia con(tituendus eric habitus. ad
faciliter operandum,fed (ola tmpediinéd: ablatio ; Et per hoc ctiáre joie
Raniif folutio-guis.n.ars log:ca pc: £01 intellc- &à cxercccatur, & no
pccalià posean y qua difpon debear; jura iicelLiétas d plicca tentit
didiculiacem , voa nin co- gao(cendo pracepta logicalia, akerd m applicandosiwa
duplex ficilicas,vcl habi- tus in code debzbic ad niin, vaus, qao *
priorzoliatur di iicultas; cr;clogicado $..4 Cceni 144 €ens, altcr,quo
pofterior, & eiit vrens. 9 Denique actus vtent s Logice mul- tiplicati
generant aliquein h ibituay, non Logice docentis,quia nó (anc a&us (cié-
tifici& (ic non g-ncrant, neq; augé: fcié tiam ,qualiseít Log ca docens ,
ergo al.ü à doccnie ditlinGt im. Ref». KC uuitss ipsá- mcet Logicam dócentém
perfici ger excr citum c fliciédi (yllogi(imos, nà vt fcien- tiam,led vt artem,
vulc.n. g» idémet ha- bitus Logic, prout dac regulus, & pra- cepta Logica,
cít (cientia , & dicituc Lo- gica docens, fed inquantii cfficic (yllogi(- mos
(ing ilarcs;eft ars,& Logica vtés vo- catur. At (latim cerjcicar hzc
(olacio;cum quia implicat vaum , & eund hibirü effe fimul, & femel
practicam, & (peculatiuüs cum he fint diffecentiz eifencialitec ha- bitum d
uiden:cs,vt dicetur in Iib. Poft. at Logica docens hibitus eft fpeculuuuus ,
vrens practicam redolec,rum qaia per fe- cunlam rcg4là anteprzd. diuerforü ge-
nerum, & noa fübalternatim pofitorü di - ucríg funt (pecies,&
d'ffercariz » (ciencia vero , & ars diuer(acon(ticuunt gencra . Nec dicere
iuuat , quod licéc Log:ca do €cns, ac vtens fint idem babicus , tà sm diuerías
raciones cfTe poc ars, & fcientia, nimirum quatenus docens eft (cienciasars
vcró, quatenus viens . Quiacum Logica interior (it ad fciéiam,vel artem, qui
süc habitus (upcriores, plané per rationes do centis, & vtentis non poteri
concrahi ad eife generis (uperiotis , ficut per rationa- le , & itrationa!c
non. porc animal con - trahi ad e(fz« corporis , vel viacniis , ergo dcbc:mnas
dicere Logicam docentem , & vtentem importare diuerfos eilcaualicec hibitus
tub diucrtis generibus. colloca- tos,nimirum fcienciz, & artis.
Rcefp.Ioan.de S. Th».q 2é&:s Logicae vtécis generant quanda taciliracé
perqno-. du n diípofition;s, & expeditionis io ap* uoto materia, «quz nó
cft nouas ha- itusy(ed aliquid iinpecfe&tit in tali genc- rc inicruicns
velut difpolitio, feu ex,edi- tio quzdà iu ipfo exercitio artis; d cefpó fioué
pluribus declarareconatur. »cd tcu ftrà pror(us,& Qttio euadic noaimalis,
an ficilins de nouo gs nica cx actio* Logicae vienus habitus, vcl di po/itio
dici dcocat, Quiflio *Proem. de Natura
Logica. fufficit nobis , vt noua qualitas generetur intclle&um reddens
promptum , & cx- peditua ad definiendit, arguendum, &c, 1o Conia hanc
conclufionem obij. cics t. Auchorirarem Scoti qu. t . vniucrfz vbi inlinuat
log:cam docenrem, & vren- tem non ni(i ex diaerfis muneribus, & có (id
:radonibus dritingur. Tan 2. ratione, quia po(ito hibics
logicae docentis, & co gnitione mater zin qua exerceri deber , nulla
v:detar remanere difficultas, jua n po (Ii nus facilé deánire , diuidere ;
& ar- guctc, ergo non ctt ponendus nouus babi tus ad eliciendos a&us
logicae vcentis. Tü 3:ad log cam docentem pertinet non fo- luii cónüdcrare
cegulas re&z operatio- nis (ecundum fe, (e4 eciam iudicare ,an bene fint
applicat hic, & nuac in hac, & illa materia, ergo faperfluic alius
habicus ab ca. Tum 4. habitus v:ens idem fonat, quód habitus regulans , &
dirigcus , fiue : quo inccllectus per modü regula vricums * : E ergo logica
vtens non cft habitus fecun- dum rea diaec(us à docéte. Tum s. di Tyrones inci
piunt argaere, definire, Sc ap plicace regalislogicas doceas uli ". mi
a&us (unt logic vreaus, ums adhic genitus non e(t in illis nouushabi- —
tus,ergo non cít à docente dilfinctus. Tà tanden hab:tus logicz. docentis
inclinat ad defiaiendu m, & fyllogizandum , & fa* cilitac
intelle&umn ad v(aa inttrumcentos rum logicalium facilior e(t enim &us
ad :onficiendum (yll fmimgoll, àm cogaouit quid it, quow ) cà u tá debeat ,quam
antca,ergo eft vnus, S idemhabitus , quia quatenus cradit regu« las, dicitar
docens , quatenus docendo - ad víum (acilitat; dicicuc vtens;ita Dida- cusá
Ic(u. 4 Refp.Doctorem ibi loqui delogica.a Ntence in primo feníu ,quo modo non
di ftinguicur à docte td eít ipfa in v(u po lita,q» 1! Doctor ibi(vt verius
eft) perlo: £icain docentem fumit habitum procedé- tem ex necetfarijs, per
vtentem fumit ha bituin procedenceg ex probabilibus,qua liseft f opica,
au&oritas eft ad oppoti- tum , nam concludit dittin&tionem , aon
idenutatein « Ad 2. negatur affumprad nam fuppolita logica docente 5. &
cogni uone à r: ' MR D: varijs Log.nmm:n.. eov 4ccep. e hit.T. tione
materiz,v.g phylicz, remanct ad- Tuc difficultas applicátionis logicorum
preceptorum ad materiam phy (icam,que per habitum logicz vtenus tolli dcbet. ;
Ad. negatur (equ. quia preter habitum facientem dignoicere errores , qui con-
tingere políunc in operationibas intelle- &us , dcbet alter admitti reddens
intelle- &um promptum , & cxpeditum ad recté hic,& nincoperandum .
Ad 4. quod ctt Aueríz negatur affumprum.nam nifi ve- limus vocabulis abuti,
habitus vtens non cit, quo vrimur, fed quinos facilitat ,&c proi» pios
reddit ad víum logicz doccn- us. Ad 5. illi primi actus (ant logice vren- ti5
non quía procedant ab habitu? ;gicae vtentis;(cd quia funr gencraciui rlisus ,
- cut vniuet (alicec in moralibus actus dici- tur ad aliquam (pectare virtuité
, quia vel generat ,llam;vel generaturab illa,illi er. go priorcs actus
producunturab intelle. . € mudo cum (olo auxilio regularum lo- g'cz docentis,
quz Lolumn regulauué có- currit ad eos, & idcó cü difficultate pro-
ducuater , qua dcínde tollitur ab h.bitu logica vtenus, quae paglacim iliis
actibus acquirituz. Ad 6. quod maus vrg«t, dici- mus omnioo dft inguendos elfe
àctus,qui bus addi(cimus reguias;& praecepta logi- cc , & qu;bus ilis
vamut definiendo, ar- * gaendo, Xc.aétus primi generis fant (pe- Culatiui
,fecundi Íunt operatiuiyprimi Süt gencrauui Ícienaz , fecundi: artis, logica
itaque docens inclinat, & facilitat phvti- € ad actus print genetis.[.ad
tradenda s Peeptasad actus vecó fecundi generis fací litat folà idealiter,
& dire&tiue, quatenus intellc&us,uo magis log:«ca docente in-
firu&us cit , minus cxponitur ertoribus inarguendo , at quaacumais regulas
cal- lcat io3icales ; (einpec a'iquam | patietur difficultatein , quouf:juc per
exercitium aufcratur . . Sed dices, vt quis 5cnz arguat in aliqua fcientia
particulari, v.g. phytica,non atto habita indigere videcuc, quam lomca, vc
dirigente actum fyllogizandi& phyfica, Vtelicieace a&in , ecgo
(apeclluit alcee hibitus,quia ad dirigen lum fufficit logt- €: docens, ad
cliciendum Phyfica . Refp. faflicere vti ae illos dos habitus) vt bene. 145
arguatur in Phylica;at vt facilirec, & pr pte argaatur;cx igi alü habit,
Serit log. "viens, concurrés ad illum actum, non quf dem dite&tiue,
& idzaliter qu'a hoc gecit logica docens, fed elicit'ué , non quidem
quantum ad materiam (yllogifmi,quia a hoc prz (tatar à Phyfica,1zd quantuimad
formá iyllogitticam, & (ic inzalrcalüzres habitus «idem a&ui
correfponderemha bitus logic docens concarrererregula- tiué, & directiué ,
habitus logica vcentis elicitiué quantum ad formam; & habitus Phyticz
clictuué quanium ad macectam, qus quamuis ab/urdum cíle dicat P. Di ac.q. 1.
Pcoz:n coucl. ?.14 tamen nó pro bat. Nitatur (u93 Poacius dilp.2.cit. qu. :6.a
04$ 9. noftram oppuanare lencencia , actationes dilaere; [cd 13m dif p.1. Met.
q.3.à n6 j. omnibus eius infbantijs abun- dé (atisfactum ett ,adeour | lura
h:cadde Tc non iic opus; Ec ex eadem duétiina oc- Curreadum eit Ouured.,
cóc:oucrf. 2. Lo - g C.punc.2.vbi cx eisden fundai&os n93 iinpugnat ,
Expediterelia diffcultas. — — II Ltera difficultas, quae contigit : circa
allaramn dimifionem;ctt, an hzc dittin&io cadat i omncs, tingulas logicz
partes , an in quafdamtantum 5 cui diflicaltari agíam prebuerüc Angcli cus,
& Subtilis Do&or, ille (i:qu:dein 4. Met le& . j apertis verbis ncg
utit in par- te demonltrauua logicam vcncem , ifte veróq. t« vniuerí. in
corpore quactiti (olà * partem Topicam affirmatelíe viécem , vc notant Maarit,
& Faber;quare Auctores quamplures ranta aa&ocicace (uffaiti ne- ,gint
hanc dimijionem tori logici conue- nire, & fingulis cius partibas,ità
Coplut, qu. 4.prozn.Coninb.3.4.-art. 2, Fonícca 2, Mec.c.3.q.1. (ect. 6. &
Mauricius qu. 1. vniuer.qui in hoc maximélaadac dictam D.Th.fed his non
ob(tancibus. Dicendam eft cam cóiorishic diuifio- nemtoc logicz cóuenice,&
tn gulis cius pattibus , licec peculiari quo dà modo có- ucniat Topica quod
dicatur vens ; cóc, hanc docuit $coc. ex peofeTo qu. 1. & 24^ Elench. &
fequitur Auglic. q.1. vniuzr( & probabilein purac Marc cic. & eit paf.
fim tecegia à Rscentiocibas- I auio , A- uccta r] - * 146 uer(a, Didaco, à
Icfu, Ioan. dc S. Tho. & quidem logicam docenté reperiri in om- . ni parte
logice omnes ferd concedunt. , quia non folum docet (cienufico modo conficere
J'emonfltationem,(ed etiam fl logifmum probabilem , & apparentem , QQ iod
ctiá in omni parte polfit dici vtés, piobatar , quia cecera: ícieotize vtuntur
ncdii modo probabili arguendi à logica uadito in lib. Top.fed etiam demoníttra-
tiuo,quem docct in lib. Poft. ergo ctiam in parte demonftratiua dabitut logica
v- tés,& in primo; in fecundo fen(u huius di(tin&ionis ià explicato;
Accedit, quod inipfamet parte demonftratiua non (olü datur do&trina de
demonitrationc, verü etiam datur víus ipfius , quiz inexplicaa- da cius natura
multas confici: demonftta tioncs. Denique logica sm fe totam dici- tr fcientia
cois, vt docet Scoc.q. 2. vniu. & 1. Mct.tex. 15. quia in omnibus (cien.
tijs exercemus partem demonitratiuam , . dcünitiuam,dilputatiuam, &c.ergo
logi- ca viés per omncs partcs diuagatur im v- tro3. fenfu di(lin&ionis,ia
primo quide , ' quiaoibus partib? logicz vtimur in alijs fcientijs m 2.vcro,
quia (zpius definien- do acquirimus habit operatiuü nos pró pros reddcntem ad
confimiles a&us y lic dcmoftrádo,aut probabiliter diíputando. 12. Addita
$cot.q.1.Elench.quod li cét tota logica fit cois quoad do&triná , diuer(us
t cft vfus do&trinz;qui traditur in Dialectica, 1. Topica, & in
deinonftra tiua , nam Diale&ica cít ex coibus , &.in fingulis (cient!js
ad proprias concluuo- ncs ex cóibus arguit,nam oflcadit , quod amor , &
odium (unt in eodem (ulcepti- bili, non pet proprietatem amoris,vcl o- dj (ed
per hoc meditím,quod contraczia mata (uni ficri circa idem,vndé «x coibus
arguit ad proprias conclufiones, Hla aucé pars logicz, quz c(t demonttratiua ,
&fi 1n do&tcina tradatur de cóibus , putade fyllogifmo demonftratiuo,
& de attribu- tisad iplum, quz sit cóia cuilibet fcicn- tiz, cá 1n ungolis
[ciennjs arguic per. pra- "prum mediaun,nam Geometra vtitur ra tione
dcinonitratiua , vndé accipit pri- mas, & vcras caulas conclutioais ; &
per proprium mediü argiutad propaa. coc. - ueflio "Proem.de Natura lorica
- fed arguens diale&icé aliam, & aliam có» »clu(-in alia , & alia
fcientia pec idem me- dium potcít ofteadeceyhzec Dockor. hac igitur de
cau(2,inquit ipfe, peculiari quo- - dam modo Topica dicitur vcens, quia ti cocm
attendimus loqueadi modüm;tunc aliqua ce vti poile proprie dicimas, uan. , do
cam in hàc rem, vcl illam potfamus có fumere;vt bcne notauit P. Didacus, quía
ergo hec indcterainatio, & hic indcHe- rens in hanc, & illam (ciéiam
vfus folum in cebus Topicts, & probabilbus imucni- tur cx locis.n. Top.cis
à dcfiaitione,d di uifionc,à coniagats,à totojà limilibusà paribus à
diiCcaneis,ab oppofitis &c. pof fum.* argiinéca de (umere probabilia ad
quamlibet concluü onem inferendam im fingulis (cienrjjs , quod uon inuenitur in
rcbus accetlar;js,& demonftrabilibus , d ad vnà tatum partem determinata
funt y hac rone nomea víus , (cu logicae vtencis peculiaraer parti Topice Mi
pisi cn d .13 Contra hanc,conc'utioné obijciüt Complut. probando, quod in parte
demó trauiua non detur l sica vrens; quia fi io gica haberet víam re(pc&tu
paruisdemon Iteatiuz,vcleifecim materia neceiíatia.a- — ltarum
(ci&iarumvcl'in imaceria propria, non primum, quia quzlibet (ciétia confi».
cit (uas demo ttrationcs per directionem . logicam , vnde tales
semonttrationesnà » procedunt à log;ca,(cd ab ipus fcientijs, aliás ii lola
logica omnes cfficeret demó- firationcs, ipia (,la eífct (cientia, quod eít
abfürdü. Neq. 2. quía vfus, de quo hic lo- quiaur,& à quo logica
denoannarur, y« reas,debet eile di(tin&tus à do&trina , vt logica per
ipum vüm formaliter nó do- ccat fed potius recipiat doctrinam, & 0» perccur
iuxta illam;aliàs confi derationes logica docentis, & vtentis non etlenr.
di- ueríz , (ed v(us in materia demonttratiua logica nó diftinzuitur à
do&trinay(cd po uus per talem v(um formaliter docemurs Vt patct; ergo àb co
logica nequit dici v- tcs. Tum quia fi logica re(pe&ta faz ma. terige
necc(ariz dicerecuc vtens,iam non cilent idé logica vtens, & logica rebus
co cretaj;neq. fimiitecdogica doces , € logt caa rebus auul(45logica.n.dum cit
in ma- teria propria, & aou delceadit ad extra» neas ——— " ! OA ALL
EDT UM TT w/riculus Secundus, de fine logica . itas materias, (emper cft a
rebusauulfa. , ergo reípe&u proprig materie (emper docens, & non vtens.
Refp.logicam habere vfum vttoq. mo - do refpc&u partis demonflratiue,cft
vtés patfiué in materia aliarum fcienaarü , dü ille in (üis demonflratiopibus
conficien- dis vtuntur przceptis à logica traditis in lib.Poft.cft etiam vtens
actiué dü habitu operatio logico pexercicium fepius de- monítrandi acqui to
cócurrit etiam phy ficó& clicitiue ad demoaftrationcs alia- zum (cientiarü
quantum ad parté demó- flratiuam, vnde falfum eft, quod demon- flrationes
aliarü fcientiarum non proce- dant à logica vtéte clicitiué; neq. ex hoc
fequitur folam logicam efle Ícientiam , uia etiam alia (cientig concurrunt phy-
dice ; & elicitiué ad proprias demonílra- tioncs.quantü ad materiam, vt
(upra dixi mus , vnde demonftrationes illz ex parte materia ad illam
particularem fcientiam Ípe&ant,fed ex parte formz (pectant ad 147
AXRNTRICVILVS IL De fine Logica. 14 v1 obieétum logice docentis eivf- "
quc naturà inucftigemus , cóínl- to exord!1mur à fine illius, (i.n.verum cft
finem intrinfccum fciétiz coincidere cü Obicé&o ,vt notat Faber 7 heor.
1.in fine, & obiecti ccgniuoncm in praéticis maxie mé cx fine pendere, cum
lcgica, etfi pra- Ct'ca non fit,íe camcn babcat ad modum pra&icz
facuitatisvt poté quz difciplipa organica cft , maxime iuuibit quzfic rié dc
eius fine pi emittere tàm fecundum fe & petits iadineia fuam confidera-
taquam vt ab Arift.tradicz ; Fátétur om ncs fincm, fcopü logica,in qué tora col
limat ,c(fe dirigere inteile&um in fuis ope rationibus, confentancum.n.erat
vt que- admodum int ituta crat fcientia ad dire- tionem actionü voluntatis, que
cft Echi Cà , à alia inftitueretur pro directione epcrationum
intelle&us,cum non minus logicam,dire&iué ad docentem;clicitiud "^
fit errori expofitus,quà voluntas,prarfer- ad vtétem.Datur ctiam vfus parus
demó- flratiuz in materia propriaydum cienti- fico modooftendit logica modum
ftrué di demóllrationem,vnde negatur aflum- — "ptü etiam quoad alteram
partem ;ad pri- má probatione, vel ibi fermo eft de víu,à quo logica dicitur
vtens paffiué,& fic ve ra cft minor,quia ficut logica vtés in hoc — fenfu
nó ctt habitus à docete diftin&us, ira hic v(usnon diftinguiturà
do&tr:na,& pcr ipfum formaliter docemur;vel (ermo eft de vía, à quo
logica dicitur vtésacti- . u&& fic tala eft minor; quia ficut logica
vtens in hoc (cnfa ett habs operatiuus realiter à docente diftin&us , ità
hic víus zcaliter dittinguitur à do&rina;nec p ip- sü formaliter
docemur;(cd per ipfum ope ramur, & ab hoc víu proprié denomina- tur logica
vtens. Ad dera probatione negatur confeq.nam logica etiamfi in do - €endo
vtatur (uis regulis , & praecepus., Quia tamen hoc cít n;cré per accidens,
& libi ipfi infcruit.ac fi penitus etfec diftin- €ta fciéa, hinc eft;gq;
quamdiu ad extsa- ncas matctias aliarum (cientiarum có de- &endit, (emper
ccofetur à ccbusauulfa , tim pro ftatu ifto in quo in rerum cogni tione
dependet à fen(u ; quifzpé (zpias decipitur , ita notauit Antonius dc fantis
-ration.art. 2. diff. 12. hzc autem cft logica,vt notat Scot q.4. Prolog.arc.
r.8c Ant. And.6. Met.q. 5. quz hacrationeab Arift.dicitur smodzs [ciédi 3,
Mct.1 5. &c definitur quod fit jcientia rationalis di- fcretiua veri à
falfo. Verum cü tres fint intellectus operationes, fimplici appre-
henfio,iudicium, & ditcuríus;di flicultas cft,an hzc dirc&tio per fe
intenta à logi- ca fit omnium, & fingulorum operatio num,an folius tertiz
ad quá prima, & fe- cunda ordinantur;& ruríus an hac dire- io tit pcr
(e intenta*in quacunq. mate- riaytam .f. probabili, quam demonttrati- "
ua, anpouusin demonfirariua tantum . Quanrum atunct. ad primam difficulta- tcm
, multi tenent adaxquatum logica fi- ncm cte dirigceretantum tertiam operas
tionem;qua cx notis inneftigarurignorüy ita opinatus videtur Zab. lib.i, de
natura. log. cap. 18. & quicunq.tenent(yHtogil- mum cfe ada quatam cbicéum
1n logi- €ain tota fna amplitudine. Quantü acu» nct ad (ccundam, tenent
quaaplurcs fin. LY logica . 348 logica eífe dirigere cognitionem noftram in
materia tantum demonftratiua, ita fen fifIe videt &uic. p.p.log.cap.2.
Ammon, pra-fat.in predic, Plilop-& Alex.pra-fat, in Prior, 14 Dicendütí
cft;quod fi loquamur dc lcgica intota amplifudine fua, finisa- daquatus cius
eft dirigere omnes, & fin- -&ulastres intclle&tus operationes in
qua- ^ «uq. ma!cria; fiué probabili, fiué necefla- ria ; fi vcio fermo fit de
logica ab Arift, tradira,vtique finis eius ada quatus eft tà Uim tertiz
operationis directio .. Concil. cfi Scou r.Priorum q.3.6. Quantum ad tertium
:& probatur primó quoad primá partem . quia o€s tres operationes funt p. fe
dirigibiles in Qquacunq. materia,crgo lo £ica [ecundum (c ordimatur ad omncs ,
& fingulas dirigendasin quacunq. materia; FProb.afiumptum, quia qualibet
indepen dcnterab alia proprium pore ft participa- IC ertorcm , quia li
implicarec dati ter- tiam opcrationem,adhuc darentur prace pta de (ecunda
,vniucríalem v.9.negatiua dimpliciter conuerti affirmariuam in pat
16,&c.& fi implicaret dari (ecundam,ad huc darétur przcepta de prima,
v.g.quod ad difin&é quidditatem apprebendendá Oportet concipcre genus,
differentiam obicéti . Et quáuis vna operatio indigeat maiori dirc&tione
,quamalia, vt tertia. , quam fceunda,(cconda,quam prima , nó tamen hinc fit eam
, qua indigcr mmori dircctione, pct (c ad log:camnó pertine- Fcyquia hacc
dircétioqualiícun;. t , non. ni(i adlogicam pcrtincre potelt Nec fatisficit
dicere eum Aduerfarijs. perüncre vcque , fed indire&é , ac redu- »quatenus
prima ,& fecunda reda- «untur ad 5. Nam licet prima conferat "ad
2.& fccunda ad 3. tf fingula pcr (c ha- bent fuam re &itudin e &
(unt capaces di- xcé&ionis habcntque fuas regulas, & pre- cepa
diffincta, Qd vcró- voa magis cá- pX lit, a jnd'zeus dircétionis , non c ffi-
€it; quiu cmncs per fe ,& dire&é int à log:ca ditigendz per inflzumcnta
pro- pria, (ed toium gv dircétio vnius magis principaliter intendacur, quàm
glterius ;. vnde concedendum vitró ctt,quod. Log:- €à cti adz:quaté lt. inuenta
ob dircátio- ' Quaflio Proem.de Natura Logica. nem trium fimul operationü
intelleGue in quacunque materia, principaliter tamé inuenta eft propter
dire&ioné tertia opc rauonis& in mareria neceffatia,quia in. ter
operationes intelleus ca eít diffici- lor,& idco pracipuos finis Logica
etiam in tota fua latitudine erit dirigere dein 6- flirationem , .i. fyllogiímum
1n materia ncceflaria, non tamen ada quatus , 16 Quoad alteram partem etiam
pro- batur,quia vt ait Scor.cit. Arift. péfücic rauit de diuifione ; ncc egit
de dcfinirio- nc; nifi quatenus inferuit argumentatio- ni, & dcmum totam
fuam Logicá in tiam argumentationis compofuit , vt te inftrumenti caeteris
omnib. perfe&tif- fimi , quod ctiam probat Do&or ibidem tali dituría »
quicquid tractat. Arift, in fua Lozica;in grat;à argumétationis. (eu cius cft
dire&io folius tercia opcratios nis; l'robatur a(lamptum, principiaenim
cius.tám proxima , qvàm reniota in lib. Pradic.&-Petiher. declaratur,
rationem cids in communi ,& quidditatem , quzué ipfi in communi accidunt;
in lib. Priori manifeftauit , & tandem partes (ub;e&i- uas inlib.Poti.
Topic. & Elcnch. quibus traclatibus tota abíoluitur Arift. Logica. Immo
Arift. ipfe in fine. Elench. volens fc oftcndere inuentorem DialeGticz , di-
xit fe dc fyllog:fmo tractafíe . quafi tra- &atio de iyllogifmo fit tota
Logica ab Atift.contexta ; hine Do&or ctiam Prolog.ar. i. inquic finé
Logica cffe gcreintelle&um in actibus di(currendi y liec? ením dici poffec
ipfum de fine prz- -&ipuo Logice in fc tuifíc locutü,veritimi- letficft de
Logica ab Arift. tradita verba fccifíe . Hic tà addendum eft , qnod etfi Logica
Aiiti- tit ada quaté ipflitura pro dircctione di/curfus m quacunque mate- ria
vt patct ex ciusdicto in fime Elench. nunc rclato , priecipaliter tü cfl
inftjtuta ob dircttionem eius in. materia ncccíla- ria,vt claré cciligiut cx
1.Prror. c,5. vbi proponit Íc prupum .i. precipue tra rurür de demorfliatione ,
quod dicit fe issu in I. d - 17 5cd quain dilciplinis organicis , dc
qu«rünurcro eft Logica, aliji ue fa» culta- [yllogilmi zraétat , crgo adaquatus
finis d ^ & erticulus fecundus , de fine Logica . eultatibus adminiculatiuis
duplex folet finis diftingui, internus nempé, qui attin gitur abipis, &
externus,qui non attin- gitur ab iplis «(ed ab alijs facultatibus , quibus
in(craiunt, vt pacet in fcenefacti- ua, qug famulatur equeitri , nam cius fi-
nis inrernus cit Érenam externus veró eft directio equi , ad quam frenum
ordina- tur,qua dire&io folü atingicur ab eque- ftri . In propo(ito
dire&:o operauopum intellectus 1n effe exercito noa cft. finis iatcimlecus
Logicz,(ed excrinfecas cancü quia etii Logica tit directiuay hoc non fa- cit
eliciendo operationes ipfas dire&tas , quia hoc pertiner ad. particulares
(ciécias fimul cum Logica vtente , fed «m elt di. reétiua exéplaricer, &
idealiter, quatenus contemplatur in(lrumenta , ac tdcas , ad quaram imitationem
fieri debent opera- tioncs ipfze,vc fint re&a; & quia finisin- ternus
adhuc duplex cít , vt notat Scot.q. 3. Prolog.(upra T.tormalis,.f. & obici
- uus, vel vt alij lo.juuncur, Q«o,& Qo! ,vt patet In ipfa trznefactiuay in
ip(a. finis in- ternus ob.e&tiuus, & Qu eft ipfam fcz- numyincernus
formalis Q) i5 eft perfe- &a cognitio ipfius Ereni , & vniucrfaliter
cognito perfecta fut obiecti in vnaqua- que tacuiace, vt docet Dot. cir. In pro
puo finis Qao, (cu formalis mcriníecas ogicat in «oia fua lacitadiae eft cogni-
tio modi, quo dirigantur omaes, & fing . "Ix opecaciónes «atellect?
finis yerà Qiii & obicctiuus c(t modus iile cognitus, nà wniuerlaliter
loguaendo finis fotmalis in- tnnfceus cuigícunqne.| habitus. eft cogni- tio ,
quz immediate ab co eliciemr circa proprium obiectum , fins vero. Qui ctt id;ad
quod terminator finis quo , f. co- go1uo ipía; & fic demum feruata propor
tione dici dcbet de Logica ab Aiit. tca- dita;quod fims internus eius formalis
, 8 Quoectt cojnicio dumtaxat argumenta- Íeu (yilogifini , finis obicctiaus,
& ü eft [yliogianus ipfe « -A8 In oppofitum obijcitar Primo ad probandum
dirc&ioné operationum in- icllectus nuilo aiodo etc potie finc Lo- gicz.
Lum quia efficere QUOUoRs Hos ctas in cogniuione rerum; verumque à fo epu
pettincs ad fingula fcien- | ng d49 tias , ergonon ethic peculiaris Logicae
finis, Tum quia (i effec hic finis Logicz , ergo foret quo.j; dire&tiua
operationum fua.um ,quo4 faltum ett ; quia cunc pro- cc detetacin infinitum ,
Refpon..ex Batfolio q.8. Prol. art.2. quod efficere operaciones rc&as
eliciti- ud, & in e(l Aexeccico vtiq; ad alias fcien- tias fpcétar circa
propria obie&a , fed ef- ficere operationes rcétas exemplariter,&c
idealiter; ac in e(fe qua(i fignato ad fola Logicam fpectat. Sic eciam
dilcernete ve rüa falfo formaliter (pc&at vtique ad fin gulas
fcientiascitca propria obic&ta, at difcernere verum à falío inftrameatali-
ter ad (olam Logicá pertinet ; quatenus ipfa fola dat vegulas diguolcendi
ercorcs, & euitandi.in quacunque opératiorie ín- telle&tiua v: norat
Zab.lib. 1.de nar. Log. €. 3» Ad 2. negatur falficas conícquenus , &
proceífs in infinitum, quia incellc&tas pet cadem przcepca,quibus dirig:c
actus aliaram (cient iaram , dirigere eia potett actus Logica liae implicite,
(iud cxplici- té ex.vi relexiua quam habet lupra fuos actus; vad preceptum fyi
logifmi , quod habeat rres tetiminos, elt (afficiens ad di- rigendum
intelle&um non (olum in inz- teria Phy áca , (ed ctiam Logica. Secundo
argaitur ad probandi ,quod fi finis Logicz e(t dirigere, hoc cit cantü inordine
ad 3 .operauonem, quz fola in» dige: directione, nam prima operatio cít
apprehentio obicét: reprz(entrati per Ipe- ciem y quz neceifarió reprz(enrát
«qua. rationc g22at Art. concing:re falticacé in prim operatione ; fecundi v.ro
ope- ratio , vel e(t crcca obiectam aotü cx ter^ minis, itauc propolitio tit
per fe nora , , non indiget dite&ione Logica, quia fads ett lamen
intellectus , & apprchéüo tec- mino:um, fi vero iit ctrca obicztü igno-
tü,iam nouficari debet ex vi teria ope rationis ,vndé non dirigitur, vc (ecunda
fed vt teitia. Quin cà Logica nó haber. dirigetc ip(am tettiam operaciouen ,
mifi : in materia nzccífaria; nam Logica dicitur; inftrumentum íciendi, at
(Zicucia habctur tantum per demonltrarionem . tss 19 Reíp. negando atfumptum,
oftca- dimus ,n. primam, d icemRip ciclo x - m 1jo nem cffe per fe dirigibiles;
ad probat oné dicimus, quod licet in prima operatione non rcperiatut fil(itas
complexa, potetk tamen interuenire interdum faliitas incó plexa talis nempe
defc&us; quo conci pit intellcétus rem aliter .juum lit ; vt cum apprchendic anzclü.tapquá
corporeum , vcl obícuré,& tmplicitéter aliquam ap- prehendit, non per fc
cotiderádo omaes, & tingulos gradus e(lentiales cius, vcl in- dittincté,
& cófusé cócipit vt vni quid , quz diftinguenda funt , propter quos, &
fimiles defe&tus indiget intellectus dirc- €tione ctiam in prima operarione
; & cá dicitur , quod in hac operatione intelle- Gus necetlario coformatur
cum obiecto repracfentato per (peciem , quia fpecies necefiario repra(eotat,
verü.n eft (peeié ncceífario reprafenrarc , negatur tamen Séper reprafentare
re&tà, (zpius.n.eX ma là contlitutione feníuum internorum, aut etiam aliquo
defectu externorum protie- nit mala reprazfencatio fpecierü inrelligi- bilium;
ex quo fit veritateasvel falfitaté incoplexà in hac operatione attédi debe re
cx cbic&to non vt ceprz cntato, fed vt cft in fe, dc quo fuo loco agemus in
lib, dc Anima; Secunda quoque operatio cít erroris capax, deficit n. (epe
intelle&us in enunciationibus (altim noa per fe no- tis, & adhnc initlifmet
indiget directio- nclogicasquae dat regulam ordinaté cop- — mc&endi
prazd'carü cü fuübiecto,fiug có- nexio fit nota ,fmé ignota, talis .n. cónc-
xio fit nó inurendo obie&tü ; (cd rcgulas logicales;qnod fi obiectü
norificetur per tcítiam , adhuc tamen directio (ecundz elt diftin&ta à
dircétionc tercia & pote ít infe re&ificari abftrahendo ab omni ter
tia. Tertia denique opcratioyvt cft erroris "paa in quacüj; mazecia,ità
dirigi babet à logica in omni materia, & non in necef- faria tantum , &
quando logica dicituc infiramétü (ciendi , non fumitur verbum fciendi i rigore
pro cogniuione pet dc- móftrarioné acquilitajíed pro quacüque cogsirione,quocü
]; modo fit acquifita ertió arguitur ad probandum finem etiam logic Arift. efie
directione cuia- Ícüque operatiuais, & non foliustertiz , quia à cosa
percurtatur Arilelogica vide Queflio Proem.de Natura Logica. bimus
di(tin&os compofui(fe libros pre. dire&ione cuiufcun3; operationis
ligilla tim;edidit.n.librü praedicamét. nc íntel- lcétus in apptehenione rerá cófiadere-
turfed habédo ance oailos ferié omniü rcrüdi(tinctà diftin&é,ac fine
confu(io- ne ré vnàquáque concipecet ad cuitádos auté crrores , quos potcft
committere in córügé o terminos apprché(os datae funt rcguiz in lib. Periher.ad
euitandostandé etrorcs in diícuríu contingere natos tam quoad formá,quá quoad
mater;iá ceteros cópofuit libros Prior. Pott. Topic.& Elé- Ch.ergo finis
logice Arift. no eft tárü di» rc&io tertic operationis)fed cuiufcüque. 20
Rcípondetur concedendo Logi Arift, euam partici pofle iuxta tresintel-
le&us noftri operationes , vt docet Ants And. initio Periher. & in lib.
Przdicame & Perhier. deditfe regulas pro diredtio- ne primz , & (ccundz
operationis , fed. quiaterminos , & propofitiones ibinon. confiderauit
propter fe, (ed tantü vc (unt: parces,ha proximz, ille remotz fyllogif. mi, vt
ibidé docec Ant. And. & Scot, cit« 1 Prior.q.2.hinc ficquod fimplicicef,
& abfolute inis adzquatus logice Ari «it: dire&io tantum tertiz
operationis, —— Quarto obfjcitur ad probandumdi-. — . re&t;onem operationum
intellectus efle finem logicz nedü extrinfecü y fed & ine - trinfecuio, Tum
quia finis intrinfecus be bitus dire&iai eft dirc&io,fed logica e(t
e(fentialiter babirus directiuus,etgo &c. Nec dicere fufficit logicam elfe
Tnbirür directiuam idcalirer rancá,& in eíse fi- gnato,nonclicité , &
ine(feexercito , 4c proindé quod finis intrinfecus etus ett dite&io tantum
idcalis, quz non eft, ni : - cognitio ideg, ad cutus exemplar fieri de. — bet
opetatio,vt re(ta fic. Non (uffici nà - conrra hoc eft, quod logica eflicit,
& eli- cit operationesrectas in propria mare- ria, ctgo attingit
dire&tionem etià ineffe exercito. Tum deinde probatuc exem- plo (zpius
addu&to frzacfadtoriz , quae non folü refpicit inirinfecé cognitionem
frenifaciédi,(ed ip(am quoque dire&io- né,qua c miytn rc&tü. Nec ——
(uffra gatur,quod directio equi non refpiciatut liste iaiteé cd cies M Cac - €,
quia frznefaGoyia non cft dirc&iua equi,cum hoc fr munus equeftris, at Jo-
. gica eft dirc&biua operationum . Re(ponaáctur ad prin;ü folutione data
inter arguédü , ad re plicá dicimus logicá per accidens. fciü Poi sg dircétione
in . efle exercit: nó per fe, & quatenislogi- €a cíl,accidic.n. libi quod
nrlogica inta licala; & hoc cxercct manus , veluti Eflet fci&tia
diftincta: Cui accedicy.juod eram in prepria materia dircét'o in cíle exer-
cito attirg tur à logica viétejn6 docéte, Ad alccrü rcípódeturs quod fi
fienefacto Xia contiderecurs vt f! habitas in intclle- € docés niodü rc&e
faciendi (renum 5 uo s€ía (pcétari debet, vt valeat paritasy filsü cft
dircétioncm in efíe exerzito cffe '€ius finem intrinfccü; nó.n. artingitur ab
ip(a, (cd ab alio habitu in potérjs exter" tiis rcfidétesqui dicitur
Ereneractiua vtés, hz«c.n.eít, quz conficit frenum iuXta re . gulas à docente
pra iccipias , ARTICVLVS TERTIVS De adequato Logica obieffo. 21 f^ Onftituo
finc huius facultatis tá -4 intcin(ccoquàm cxcrinfecostà a &ih [e
cólideratasquá v: ab Arift. cófcri- piu ,ciuídé propri & ade uacü (ubrectü
in vtraque cofideracione. venari. difficile nó ctit; At quia bomé fubicéi
multas ha bet acceptiones,vt docet Scot. 1. Prior. Q4. qu&ádoque pio
fubicé&o imha ions , qu&doque pro (ubiccto propouitionis, X alijs
modis, futmiror im praeséti pro co, cir Cà quod vnaquaeque fcrétia verfatur,
quo fcnfu 1. Poft. 25.vna fciencia. dicicur etie vnius genens fubicéti, &
appellatur fubie €um confiderauionis, X età obiectum , ucd potétic, vel habitu'
obijcitar cogoo cendum, quod cum'iteruu: lam. potat vel fusé pro omni re
coniiderata n (G€- tiajaut arte; quo fc-bfu in medicina , v. g. non folum
corpus humanum, v: fanab:le, fcd cttam omnia nm edicamé:a , & inflru menta
dicuntur (ubicétü circa quod aris medicz & quicquid demü in (Cientia tra
Ctatur; eius (ubic&tum vocatur ; vcl pto- prié , pro rc non quocunque modo
, (cd pet ey primo cohderara in fcienua;lile efriculus Secundus, de fine
Logica. 151 loquimur de ftubic&o cófiderationis in fccüdo fen(uj quod cum
iterum diuida- tur in fübie&tum adzquatum,feu totale, & in
lubic&tum inadz quatum, fcu partia lejquód deinde diu:ditur in principale,
& cft principaliter pars fubic&ta earü, quas fub fe toiale (ubicétum
cogprchedit , & minus pr.ncipale ; & eft pars tubicétiua inf.tioris
condicionis eiufdem fubic&i totalis, lic loquimur de (obiecto totali&
adequato, g cflita primo per fe confide rain (ci£aà,vc tota artificis cura in
eius coréplauone fita fir , ac proinde cacera omnia in (cienria cofiderata
reuocentuc ad ipfum, & habcant atiributtonen: y qp proindc fübe&ü
attributions appellari confacuit , licctid à Modeicis quibufda fumatur pro fubicéto
princi palitaus. 1; Q'àvisáutcm fübicé: hoc modo furnpu vig» ac muluplices
enumerari foleam cód.tioucs prac puz ramen , ad quas ciera ces rcducuntur ,
funt, quas enumerat L'o&or q.3.vniucrfal.quod de €o in (ciencia prae fü
pponatur quid eít, & quod eft; quod jereiusquod quid cft de mouoftrentur
affcétioncs de co in illa (cié tia , & tandem quod omnia determinata in
(cientia reducantur ad 1pfüm , & pro- pier iptum contiderentur;vcl
canquá.ciu$: principia vel tàquam partes, aur fpecies» vcl proprietates eius ,
vel alia coninnili ratioae,qua lub céti conditiones , veluti necetfiria&
(uffici ntes recipiürur neg fiin ab Auctorib Complut .difp. 1. Pro- €n.q.2.
Didac.à icfü q.3. Poem. & alijs, & exprcisé deducuntur ab Arrtt. 1.
Pott. tex. 2, 25.vbi docet fubicétü efsc iliud cuius pripcipidpartes,& pa
(fioncs in (cie tia 1nqutrütur;neceffitaté vero barücon- diionü cat; (ufhciéuá
oftéderc no cft bu.us loci, nà cx profelso tractabitor in« fta di(p.de (cientia
12.q. 2. Et quia ét vt ibidé trademus,fibicctü adequacü e p.rte mareriali coll
ac focmalt, re. . fiderata,& modo cótiderádi, cx quibus in eíse (cibiti
cóponitur vnü fübie&um Quod iouus fc: Gcistsde vtraque parie fü bicéti
logica: cric bic etia diiserendum Hac yiqanísa dottrima(quá ad pre- íens (ufficicnà
de hoc fuse infca loc cit.) detusiri (ubisQé sie quot iclnu quae P^ "d t -
x a 4527 dó defcendimus ad quzftionem pro pofi tam de fübicéto adzquato logice.
Et quidem mirum eft, quanta fit Auctorum vatictas in huius facultatis
obie&to affi- grádo;rà viginu& an plius fentétie te- citátur de hac
rcjnos celebriores refere- mus;que ad duas claíses reuocatzi pofsüt ; Vna crit
coi ü,qui ponütdogicà eísc [cié Già realé,ac proinde obic&ü reale ci atli
gnàát; Altera eft eorü;qui eam faciüt (cie tiam rationalensac proinde aliquod
cns ratiofiis obicétum eius ftatuunt 13 Aué&torü prima cla(;s Prima Opi nio
c(1 corumsqu: ftatuunt ob:edtum lo- gicz rcs onines , fiue omnia entitas 5 non
tamcn quatenus entia funt in [eipfis, & a patte rci, fic enim de cis agit
Mcta- ph. fed quatenus fünt ab intellectu cogno fcibilia.Sccunda a(lerit nó
es,(ed voccs, vt rerum fignificatimascflelosica obie- étum; qui opinio
communiter tribui (o- cc Nominalibus,& c(t Aurcoliin prolog. art. . Tertia
afferít rnodum , fcu intiru- mentum (íciendi reale etfe (ubie&ü in lo- ica,
vari tamen auctorcs infltrumétum Ícicndi acceperunt; Q iidam.o.(umpferüt illud
in toto rigore pro fola, demontlra. 1ione,qua eft inftrumentum fcicntiz jp-
dluctinum proprij(Tim? dicte jita mulu ve teres, Alij fümp(crunt latius pro fyilogit
mo,vcl argumentationc, & quidé pro pri ana incention?,quo fenfu tancum (unt
in- flrumenta realia. Alij démumlauflimé ac ccperunt inflrumcncum (cicndi
re;le, p- ut.(. complectitur definiuonem , diui nio- nems,& argumétationem
pro cóccpubus Obic&iuis,fcu pro prima intenuionc ; ita nimb.q. 2-
l'rodem.qui cá procettauur fe loqui e logica sm fe conliderata , non prout ab A
uft.tradicasita «n. folamargu- . Imentauoné aflignant pro fübieéto ada- quato;
Quarta (encentia,qua cóis eft in- zer INcotericos, non ipflrumenta directi-
uia,ícd potius opcracíoncs intelle&tus, ad quas hec ordipaptür;aflerit effe
fubre&tü, vndé ftatuunt pro (übicéo,, vcl vrcsepc- rationes
intclicétus..;wacenus dirigibiles, vcl vt (pecialiter loquitur Aucrf.q. 2. (ec.
ifogoitioem inccllcdtiuum comprehé icm utes actus noflri iatclIcétusquate« vus
dirig.bilemyjitaw illud tit materiale j- l.i "- LI Duaflio Proem.de Nara
Lopicá:— hoc vcró formaicjità Auerf.cit. Amic. im log.trac. 1.q. $.dub 4.
Blanch.difp.1.qu,. 9. Didacus à Ie(ü q.3.proem. Arriag. dis
fp.2.log.n.54.Oauied, contr. 2;log.punc. ' 1. Ruuus q.6 .(ccuti Suarez p. tom.
Meta: n t. lec.a. " í ó (unt pauciores opinionesinter Au &orcs fccundz
claffisycorum.n.qui entia ratiohis pro obic&to afl;ignarunt,Quidam putarunt
cns. rationis in fua cóitate (ume ptum debere ftacui obiectum . Alij hinc
Opinioncm coaréctantes non omnc cns ra tioni$ponünnt obic&um logicz, Ícd
rans tun: genus quoddam entis rationis uod: appcilan: ens raNonis logicun:,
& fecun- dam in:éc onem, & eft illud ens rationis, qvod tignificari
folet pafliminlogica p terminos logica!cs ger.us , fpecies, (übie- &um
pradicatun «dc finiti. enünciatio , . & alios fimiles,ità 1 homifle omnes«
a« ict.c.de gencre p.2.Scctusqu. f; Progme Mafivs hic (ec. 2.q. 1 3, Sanchez
lib.z; qué. 17.lauel.trac.1 log.c.3.Niger q.12. Cli peiComplut.dif:.1:.3.102n.de S. Tho, p.2log.qu 1.art. 3. G.lleg.
Petronius, & alij» ur pro hanc fentenaa citant vcteres on.nes 1
homiftasAT:j 'ádem ad . gis fc rc ftingcntes;pcc interlog fcs& vt ab
Arit.rraditam diftinguente$, fübicéctum legice ftatuerüt illud ensrario. — ni$,
uod per orguinentationcm tporta | tur,vel ceré fyllogiímum, quam fenten-- tiam
de fyllogiimo docuit Scotus cx pro- fcio q.3. vmuerf. & fequumur Scouftae.
paflim in cum locü Mautit. Anglic. Bras. (aul. Sarnan.F aber. Theor 6. loccus
que. roem. j. Fuentes q.3.diff 3, art.6. tàquá, Dottor ibi locutus fuerit de
fübie&to. gicz quocunq.modo fumptz ; Faber ta-- men €. 3. inquit ibi
Doctorem a(l; gnare. Íubieétum logic: Ariftotclicz , Refolutio dc obie&io
lcgice Jariffotel. 24 Icendum eft;in logica, prout eft D ab Arifi.tradi i b
aliquid rea le eiie obic&um,fed ensrarionis;nó quis dcm in tota fua
coaate;neq.vt loitatum adens rationis lcgicü, bué (ccundam ins. 'nuopcmyíed
quatenus ad a! gumemacio- nem, ícu (yllogifmum coar&tatr . Cona clufio eft
Scori q. .vniuecí.& & i. Prior; ] qa Pn €. - Deadeiuato log.obietlo
e/Are YI; Ag. i.vbraliud flatuit (übiectam in logica, tab Arift.tradita ,&
in tota amplitudine fua confideratur;eft communis inter Sco tiftas cw ditcrejáte
vno Pu i6 . cio qtii difp. 2:leg.g?s. parum curás Sco- vibra * aen Scotiftarum,
aff;gnat logica etiam prout ctt ab Arift. siadiar P obic&um rcale & fyllogitmum pro prim: intentione
captum; & proba- , Mrquoadomncespartes. — : Primó quod in logica Arift. non
fit ali quod reale fübic&um,fuadetur,tuim quia quzcunq. traduntur in logica
Arift.(unt entia rationis,& fectinda intentioncsio- cales,vt Lie ANDR diea.
ana- jprzdicamentü; propo itio, aqui- pollent amrecedens, mr » fyllogif- Anus,
figura ,fübiectum,predicatum , &e. tum quia hac ratione dixic Boctius logi-
.€am cffe dc (ccundis intentionibus appli- «atis ptimis, quia Ariftitotam logic
[uà tradidit füb terminis fe cundarum inten- dusramócóld qe hac ratione dicia
it (cientia rationalis,& (eclufa à nume- o fcientiarü realium;yt netat
Scot. q. 3. Prolog.lit. I.S fuit perpetua;& conftans fentétia omniam
Peripateticorür , qua & rone Grámatica, &R hctorica diftinguü tur conta
fcienti les, quia tradüiur füb terminis fecund intentionum;vt fünt nomen,
verb&sparticipium,&c- ergo ens rationis , no autcm ens reale fnbiectü
'erit logiez Arift.quia per ens rauonisdi- Ringuitur à czteris (ciencije .- ^
Reip. Auerfa q.2.fcc. 3.negando afsü. ru quia potius logica Ait. in ommi- us
(uis libris, trattaubus agi deenti- busrcalibusinlib. Periher. i rreróm ,&
&xuécbus perfe" agitur de a&tibus noflri intellcétus dc
enunciatiene ,ditcur(u &c. ncc per fe quarinux [ecunda intcntio- nes;q cx
illis actibus refuiiát; in lib. dicair..pcr fe conliderantur,& certis
Tocis difponuntur natura rcales
cxclufisenti- bus rationis. In lib.ctiam pradicab.quam Wis ttaétctur de
gcnerc,aificrenuay & 16- Jiquisquz videntur entia rauenis,tf tra- atur de
illis , quaicnüs nnportant cnua scalià, & vmucríairier icà procedit 1012.5
^Arilt. logicasca.niqua docet, verificaur de cnubus realibus,uon rawonis,
docct.» LI CEN 153 genus predicari de [pecicbusfpeciem de ind: uiduis, at non
valet vtique predicare dicendo fpecies cfl genus, indiuiduum eft fpecics , (ed
bonio cft animal ; l'etrus cft homo ;docet prgdicacü affirmari de (obie
&o0,at nó valet dicere fubic&tü c ft pdica t ,fcd bene Petrus eft
albus,cft homo. Scd hec foluiie facil é rcfellitur, falfum m.cft;g in
lib.Periher. & Frior.2gaur p Íc de actibus nof: ri intelleétus , nuncia-
tionc;& difcurfu, (ed agitur de regulis, & przceptis, quibus
opcracionesillz dirigi dcbent, & iig rcgulz caduntur per ter» minos
fecur.darum mienuonü, oj pradi- catum affir matur de l'ubie&o, gp :n prima
figura maius extremü przdicatur de me- die termino, mcdius ceri inus de minori
extremo, & in cóclufione maius extremi de minori; falium cft in prz
dicamétis na turas reales per fe confideruri , ná de tube
ftatitia,enantitare,qualitatcsal j(q. predi camcotisagit logicus sth Q n c5
atténdi- tur fübijcibilitas,& pradicabilitas, vt ve ró fant partes entis
realis peruretad Me taph. & fic &
diccndii de naturis cóibuss quas im portát genus, & (pecicsceteraq..
pradic.: bilia, qj per (e ad legicum nó (ye Gant;ícd fccunda intent;oncs
voiuetía tatis, quas fundant; Nec cft ncccfl'ey ca. docet infccüdis
intentionibus verifi dc cifdé pdicationc excteita, trita eft «m, losicalis
teguliquod qua bgnàátur in fe- cundis;excreentür in primis, non veró in -
cildcm feciindis,& ideÓ-tota hac refpone fio falfacf , rà 1$ Sccundo quod
cns rationis in tota fua cóiate non fat fübie&tü logica Arifte telice;nulla
indiget probationc;tum Quia; & Grammatica Foeticay& Rhetorica» fua
babent cntia rónis , tà quia Complute ipfi teftzbtur ceruffimum efie cns ronis.
vmuerfáliter fuv. ptum non cffe obicctum. logica, ncc aliqaero T homiftarum
oppo Inum aflererc , am logica nó contiderat rclaionem rópis dextri , &
bniflri in co» luna , ncc relationes ronis quibus Deus. ad creaturas
refertur.Sed qp ncque fübie- Gum fit cnsrénis iog;cum ; fcu- fecunda, intentio
qua cft veritaus manifeftatuay qualis cít fola (ccunda mtentio logica; p»
batur; Tum quia in qualiber [cientia daltige T —— gkodum - »! 154 guendum cft
fubieétum cóxatis à fubie- attributionis, neq.hoc coincidit cum illo fccanda
aut intentio in lozica eft fu bicétum cóiratis , quia pra dicatur effen-
tialiter de (übic é&o, pra:dicatn,copula,ge' ncrepropofiuone, & c.ergo
nó cti fubie- &üactributionis. Tum quia iuxtà hac s tentiam non
contradiflinguerencur in lo- ica principia,paffioncs,& (ubicéum vt docuit
Arift.1.Pott. 26. quia hze omnia €onliderarentut ,vt fpecies,cum intrinfc- -€é
imbibant conceptum entis rónis logi- €i & locunda intentionis. T ü quia Ct
(1 A. zift.in fua logica confideraret. ocs(ccun- das intentioncs veritatis
oftenfiuas(.uod .thnon fecit) non proinde dicédum toret con(iderari. omncs per
fe, & dirc&é; velu: ti fpeciesobicéti totalis,fed indite&é , &
xeductiué,& (ic de fa&o confidcrauit ter minos, & propofirioncs ,
vt principia fui obici, aliquas ver fecüdas;ntentioncs: vcluti affe Guoncs eius
« : Hinc deducitur nom conucoire fecun- «az intentioni conditiones obiccti
(cien- tia (upra recentitas, & à Compluc. cate- zilque Thomiftis receptas
,. nam vna illa- gum cft ctiam iuxca corum do&r iná , gq &ontincat
omnia; quz tractantur in fcié- tia;ita vt adipfum omnia reuocentür ,vcl. aquam
principiasvel partes,vcl (pceies ,. yc! proprietàzes cius;altera cfl, gp (it y
de potifTima.cura e(E in tali (cientia, &. - 10 (fi aliqua fuerint
),tradantur prz- &cpta;j at prima conditio fecunda. inten. tioni non conucnitquia
omnia.confide- rata in logica rcducuntur ad ip am; vt (pe. €ics,non
vt principia fübiccti nc:.vt pro: ttate "fecanda ,quia:tota. A ift. cu: Ia
fuit agerc de [yllogi(mo; vtipfe tefta- mur e-vit. 2, Elench.ciufq, regulas,
& pra- ecpta diíerté tradidit, de (ccundis autem: Antenuonibus, nec
peculiarem tsa&tatum: eonfccitncc pa(Tiones aliquas de ipis de: móltrauit,g
tfi necetfarium cracyfi fecun. da inicntio tun.Cdacrat pio fubic&o; Ac
€edit.gp de dcfinit.one,& divifione cx ;p fcio non egit, ergo fecunda
intentio vc- niaus-oftcnfiua. non cftin. Arift. logica adaquatum
(ubic&tü,cü non o€s talcs in- 4 RUOncs inca conidercatur .- - Ref. Complut,
Q quamuis Arift, cx Cuaflio Proem.de Natura Logica; à fo; -ta eft fermo; &
parui rcfcrt ' Kctatationc aliarara opinionur profcíio non c gcrit de
definitione * uitioie, hoc Decr non cda e^ tur füb obic&ologiez,[ed vel
quia dede — finitione iam egerat Socratesde diuifio. — Ane Flatoyac
nuilusveTperfanétorié dear - te ÍyIlcuifkica y & lic eam fü Anft, —. fcipi
eX prcfeílo ex plicrdemevxl bcd qs : vt inquit Laeztjus lib. $. in víta Arif. d
E cfinitione, & dioiiionc nones tide rat volumina;quae tóuninria temporispe
Lieruntjmmoó cunrArift.rcferente Laete tige logica fcripferit 1$ oc bre »fortd
€ alijs intentionibus logicalip.ex; - dioe Sod lus folutionc ottendítur lim
traétaius de defininone,& diuilione: cx natura rci ad.logicze obs Qum fpe
tas re in'totafaa amplitudine, gp grati - .cedimur;at hic L logica DAL cir
naalia cdideric de dcfin tione,& diuifio- 'Desqua pericrunt,quia qua ftio
eft de Arift-quaz nunc extat, euifg. ip p Acntiquarimusobietum «,...... 26.
Tertio tapdcax, ginlogi fubic&om adzquacum ic iyllogilm argumentatio,
probatum manct. cum c& dictisaruculo pracedenu, vbi tum ett finem logicat
Alt I te Uonis, qp eit arsumentatio » v o5 mus;finis autem ;mernus cospcidit
c& o bicétestum.candem pacot ex ptigretiu ip
pusAnft.conftai.n.fyllogmamineius — logica ommbus potiri códiuomibusad Os ^—
bicétum fcientiz.defideraus, gaudet pris —— main rs fupponuure(ic,& DOG HS
f €tationem de puipcipijsrcmous & prc - pinquisis lib. pra dicam, &
Perer Ha. e tim ap lib. Prier. pramiut definituonem ciu5; 2audet (ccüdas
quoniaman cifd lib. Fuor,muliz pa(Tiones de lodemólrá. .——— tur per predictam
defimtionem, vt efie in modo? in figura y contare ca tribus term iniscoucluderc
vniucríaliteryparti culatitcrnaffiimariué)& negauués gaudet d.
niq.tcua;quandoquidem.omniasquae infccnuacraétiur, vel (unt principia byl
leginiy& bc habentur lib pradicam. & Feiiher. ycl íani
propiietaieseius, & i habétur libri Prioium,vel [pecies P^ WT, sbétar lib.
Poft. Topic. & Elench.ita di curtit Do&or 1. Prior.q.1. .. Inoppofitü
obijcitur Primo cü Nco- tericis p aliquid reale;& nó rónis; poni debeat
obiectum in logica, Tài quia que Tibet fcientia realiter caufatur ab obicáto
fuo partialiter,& ab codem in perfc&io- ' nemenfurarur dicit.n.
telationem ad ii- lud,yt ad mé(ürá ex Acift.c. de relat. (cd mullum ens
rationis poteft cau(ure (cien- tiam,que cft realis qualitas, nec cius per
fe&tionem menfüurare , cum fit imperfe- &ius illa, crgo'&c. Tum
2.quiaobic&um fcientia dcbet effe fcibile,& perfe intel- ligibilid
autem enti ránis conueniceng eft, cum inzelligibilitas fit prima paf- Eu
tealis. Tum 3 .quia fabie&tü de- bet continere virtualiter notitiam fuüarü
a(fionum,qu£ f. ipfum formaliter con- leiduur cx Scoto q. 3. Prolog. at ens ró
' misnó pot caufate notitiam füacam paf- L'A vpR une notitia cs alitas realis.
à 4.quia li logica ageret de ente rónis , dco eller, quta tra a de genere
fpecie , (ubie&o;pred'cato, & alijs fimilibus inté tionibus , (cd hac
etiam dicunt entia rea- lia,quia in hac propotitione,bonmo eft a-
mimal,a&us iütelectus corre(pondens il li termino bomo, oon tepre(entat
naturá humanam pracisé , fed vt [ubrjcitur ani- ' mali , ergo nón folum rcprzí(cntatio
ho- minis,fed modus etiam reprafentandi il- lüm,vt id, de quo dicitur animal,
eft quid rcale. Tut $. f1logica eft de fecundis in- tétionibus vtiq.no crit de
ipfis in abftra- &o;fed in concreto,vtapplicate süt pri- rhis,atq.ita
logica herét i gatum per accidens. Tü demü d uo;qnz efl fubiect i principale m
Togica, confideratur in eà, vr quid reale ergo ctia fübic&um adequatum, füb
quo contine- tür,reale erit; probatur affumptum, quia )nfideratur à logica,vt
elt effec&trix fci ties fed vt talis non poteft effe ensrónis: , ergo
&c. - 27 Refp.ad t«g ficut non eft dc efsen E. :&ti effe motiaumy&
mehfuratiuü actus in perícctionc, ita no elt dc ro - ' ne (ctentizs Rd fot
obie&to, & ab in co pe Ofie meiure- turyyt ex Do&tore: itat 4.1
qup. De adeguato Log. obiecto vArticulusTértius -. 7 fs fubjS.fed ui;de rónc
[cientie caus, ua- lis noneftlogica,vt eft ab «r tt.tradita , & conicxta ,
quz caufatur non ab entetó nis,icd à fondamento, quod habet à par- te rci,'tà
Maurit.q.3. vniuer(al.S.6. dubi tatur yin fol.ad es addit etià poni pof- fe
totalem caufalitaté habitas logicalis ex parte intellcétus , nam licet ina
bireéto obiectum fit caufa partialis, & hoc prima 'riumyin a&u tf
reflcxo porcfl totalis a- €tiuitas tribui potentiz , & quamuis ens tónis
ncquceat cíIc menfura fcientize quam tum ad períc&ionem, pores ch effe mca
fura foi a&us quoad vetitatemyquatenus notitiaintantum vera e(t inquantum
exe rimit obiectum, ficut cft,quo séía dere ione men(urabilis ad menfaram vides
tur Scotus loqui quol.1 3.M.& O.& pro prié dici folet relatio
coformitatis actus ad obic&um. Ad 2.negatur minor, quam uis.n. non habeat
intelligibilitatcmobie- &i primarij.bzc:n.cft paffio encis realis, habet ti
intelligibilitatem obic&ti (ecua- darijj, quatenus ficut entitatem habct ad
modam enrisrealis, ita fcibile cft ad mo- dum illins. Neq.dicas ex hoc fequi,
quod WI ab Rp *- Mpdcer » Quia ficuc eius a in hoc fitaeít , quod cogno- Ícatur
ad modíi entis edis per íccon ucnit illi, quod (ciatur ad modi alterius , dc
quo fufiusipfrà di(p.5. , Ád 3.ait Maurit.cit. qiod contin£tia virtualis, cuius
meminit Do&or ,'conue- nit tantü (übiecto fcienuz realis , dc quo
jbiloquitur; vel quod conuenire potett ét enti ronis fundamétaliter; Sed ez
peditius obiccto db »*dici poffet , quod ideo (ubie&tum d:citur Lr» continere
virtualiter patfionces fuas quo-- «d c(Te cognitum , nó quiadubiectum i p-
füm,vt fic,cau(et notitiam pa (Tionis, fed: quia (ubiectum, vr cognitum, fiué
noci: tia fubie&i caufat nottcram palliopis,quo eft etiam competere
cognitio cit cns rea-* fcnfu hoc mnaus entirónis,quia |— le. Ad 4.negatur
minor,nà licec repraien tatio hominis in ea propofitione fir teas: lis, cà tá
[übicétio in propofi cione nó eft uid reale, fed deuominatio € deccticta ab
a&tu re&o intellectus , quae fit ens rónis, & fecunda intentio
formalis. tct pec a&tum rcflcxum. A d 5.vti |. logica: TR dps" wr ?
156. eft de fecüdis intentionibus in concreto , nimirum,vt applicatis primis,
(ed non id- Circo eft dc aggregato per accidens, quía res prima intcnrionis non
cadit in intel. le&u fecundz,vcluti pars,fed vt terminás re(pc&um co
modojquo accidens , qua- do intelligitur dependere à (ubie&to, non
intelligitur vti vnum per accidens. Ad 6. demonttratio poteft (umi, vel
mareriali- ter, & pro prima intentione, & fic ett illa materialis
collocatio propotitionü , qua medius tecminus ità ordinatur , vt in vna
fubijciatur& in altera przdicetar;vel foc maliter, & pro fecunda
intentione , & ctt relatio , vel relationes ab intelle&a fidt
antecedentis, & cófequentisymaioris,mi- noris,&c. occafione defumpra ex
illa rea li ordinatione;primo modo caufa: fcien- tiam realiter, & exercité
, fecundo modo fignare,& fic confideratur in logica Ai- ftot.& ab co
definitur, quod faciat fcire , Poncius cit. difp. 2,q.5.aducit cum Auer fa
nonnullas rones quibus oftendere niti tur Log. habere obiectum reale imo có-
trà coém negat genus(peciem,(ubie&tü, predicatum yllogi(mum, & alios
huiu(- modi effe terminos (ecunda intentionis; Scd rónesilla non cgent fpeciali
folutio- nc,quia ad fummum probant quod infra dicturi (umus art. $.logicà cx
natura rei , & sin (e con(ideratam effe fcientiam rea- lem, at id non
probant de logica , prout fuit ab Ariít.contexta, qui cam exprefsé. docuit (ub
terminis fecüdaram intentio - num,in quo feníu híc loquimur, € quod ilii
termini fint 2. intentioncs patebit in- fri difp.1.3.8.arc 1. & difp.2.
Mer. q. 9. art. 1 m4. 28 Secundqyobijcitur cum Thom. ad, obandum,quod cns róais
fcu fecunda antentio fit fübie&ium . Tum quia log. di- citur (cientia
ronális hac de cau(a,quia eft dc ente rónis , vc de obiecto , alioqui in.
trinfccé e(t qualitasrealis. Tum 2.quia (i. cut datur vaa (cientia,quz
tra&at de ca- tc reali in vniuerfum
& eft. Metaph. ita dabitur alia , qua tractet dc cnie rónis in
vniueríums& ccit log. Tum 5. quia quz- «unq.tra&at logica, (unt entia
róns;ac ia aentiones fecunda vt termini, enunciatio cs,
yllogiimi)figure,&e«X bac roue aic Quaftio "Proem: de Natura Loglcaz.—
bat Boetius, quod logica eftdefecundis — — intentionibus applicatis primis. Tü
4«uia, "n enti rónis , & fecandz intentioni conue- » niunt conditiones
(übie&ti, qui& predicá ^—— — tur deomnibus,que in logica
tra&tantut, — aliaj. ad ipfum reducuntur, veltanquam — —— partes,vel
principia vel pa(fiones. Tüde- — — mum quia omnes fecundzin:étiones, de - — —
quibuslogicattadtat, (unt veriradisoften — — — fiuz, & períe conducuntad
dirigendas — operationes intelle&us ,ergo omnes in- — diffecenter
cótinentur füb obie&o adz- quato cius, quod crit ens rónis logicam , fué
Íccunda intentio veritatis oftenfiua 7. confeq.patet, nai omnes participant ró«
nemobie&iuam ,perquamlog.fecerni- — | tur nó folum abalijsíciétijsrealibus,
fed — — etiam rónalibus, quales süc Grammatica, & Rhetorica, quz
confiderantfecundas — intentiones oftenfiuas congruitatis, vel — —
incongruitatisfermonis,non autem veri- — tatis, & falfitatisità
Complut.cit. — , Refpaad 1.logicam abíoluté dici fci&- tiam rónalem , quia
efl diretiua rónisin fuis a& bus,logica veró Arift. àdhuc f ciali róne
dicicur rónalis, ga nimirui dc ente róais , vt de obiecto , hoc. non cít
fubic&um eius in quacui tein(pc&um;fcd vc (upponit pro; mé mg tatione;
vel (yllogifmo.Ad 2.enstonisim A3 communi pert (c primo, & dica dmi A mmm
lam ícientiam pertinet,fed idi cm ou &8,& rcdu&tiué pertinet ad
Met. nus sif c('enciam füam eft eB ADDS X" quia ciufdem fcientiz
eftcon(iderare id, — € cít tale, & q videtur tale 4. Met. tex. 4» Ad 3.
concedimus totum, quia logica "Arift. 1radita cft (ub terminis fecu rü À
intcntignum,& diciturefledeíecundisim — tentionibuseo modo;quo Philofophiadi
— citur cfle de rebas naturalibus qd, cC quod omncs proprié funt
(abie&tumátttis, — butionis. Ad acis a appe i non cft dc rone fubicéti,quod
fircomma.— nc oibus in (ciencia confideratis per prae dicationem, (cd
vrsmioncn, c, oiircducanturad illud veltanquam pat» —— tes,vcl principia , vel
paífiones,at omnia — coníidcrata in logica; dam intentionem , vt nus, Ad
j.conceíjo | Deadequato Log.obiello. c/Articulus IF. confe tia,nam fi prz:cipua
condi- - obiecti (ciens cft , vt itid, de quo potiffima cura e(tin tali
fciétiaj& de quo traduntur precepta; vt Complut, faten- tur,plané poxiffima
cura Arift.fuit in fua logica clucidare (ccundam intentionem , eft veritatis
manifeftatiua per virtu- tem illatiuam, vt conftat cx vcrbis ipfius Philofophi
2.Elench.c.vlt.hac aurem eft io, (cu fyllogifuus , de quo ét rareliquit
pracepta «— agpéemerstinia, q obie&um adzqua tülogicz Arift.non bt
fyllogiímus; Tum ía non folum egit Arift. de (yllogifmo, de czteris etiam
(peciebus argumen- tationis,inductione, Enthymemate, & e- xéplo,cr, tius
argumentatio in cói €» ric obiecta. Tum (ecundo;quia non fo- lum cgit de
arguméatione,ícd diftinétos libros etiam-«ompofuit pro dircctione primz, &
fccunda operationis ,vt lib.p- dicam. & Periher, & de definitione lacé
tra&at 2. Poft. ergo potius modus (cien- di in cói, (cu in(trumeétum
direétiuum in "fua amplitudine erit obic&um. Tum ter- tio;quia dicere
non valet cerminos, & jp- pofitiones Arift.ibi non contidcraile pro fesfed
tantum;vt funr partes fyllogif- mi; quia &fi ho€ modo fint confide: lest
non obftat, quin etiam per fe, di rc&té contidcrentar (ait Auer(a fec. 4.
& fuit argumentum Aurcol.in prolog. art. $. ) ficut in Phyfica , licet
elementa con- currant ad conttirnédum mixtum, tamen : Fhyfica non agit per fe
folum de mixus, - neq, corpus mixcü cft adequatum obie- Gum cius,(ed per fe
eriam agit de clemé tis,& corpus cóc mixtis, & elementis cft obicétü
Philofophiz. Tum deniq.quia;vt vrgent Complut. fi femel adaittimus. in obiedis
particularibus alicuius (cientia , lbet otdmem vnius ad aliud exclu- dere illud
, quod fic ordinatur , à ratione E iay& immediata obic&i,tam in qua
fcientia obiectü principale e(let a- 'daquatum po(lemu(.dicere Deum, aut
igentias clic obiectum ade quatum i | | 153 ml ens, & quz in Philosophia,
ad homi- nem» qui eft precipua fubftantia materia lis, & quein logica ad
Demonftrationé, quz cít genuinum inflrumentum (ciédi, ergo licet intentio
generis deferuiat defi- niuoni;& intentio pradicati propofitio» ni, &
hzc argumentationi , non ideo in- tentioncs ifte debent excludiab obic&to
per fe; & immediato Logic . 19 Rclp. ad primf argumentation£ , &
tyllogi(mum non dfferre,& induétio- nem,& cxempiü,ac Entbymema non có-
ftituere fpecies à (yllogilmo eflentialiter di(tin&as,fed ad ipfum veluti
imperfectü ad perfectum reduci,quia funt fyllogifmi imperfcé&ti habentes
totà vim inferendi à fyllogiímo,vnde & in fyllogifmum tranf- ucru facile
pofiunt,&-ad aliquam trium figurat ü reduci, vt Arifl.docet in poflrc- ma
parte 2. lib. Pris erudité demone ftrat P.
Faber Theór.6.c. 3. & nosoften-. - dimus 1.p. inftit.trdc. 3.c.2-Ad 2. ait
Do Gor.1. Prior.q.2. terminos, & propofit. in illis libris cófiderari
inordine ad fyllo giímü,cuius funt partes proxim z,vel re- moz ; de itione vero
z. Poft. lo- quitur in ordine ad dcmoaftrationé ,qu& ingreditur,vt medium,
vt omnes farétur , Ad 3.potuit vtiq. Arift.logicam (uam ita inüituerc,vt
termini, & propoütiones p fe contidcrarentur , ita quod dire&té in-
cluderentur in obiecto logicz, vcluti fpe €ics eius , ficut clementa
confiderauit in narurali philo(ophia:fed nó ita fecit ;quim potius vt patet ex
progre(fü operis, con- fidetauit ca indirecte, & redu&iué p or- dinem
ad fyllogifmü;quem contt itaunt , uia folum de dire&tione difcuríus fuit
ollicitus. Ad 4.concedimus nó quélibet ordinem vnius obic&i partialisad aliud
excludere illad;quod tic ordinatur, à ró- nt propria, & imiediata obiecti,
ted fo- Id quando ita có(ideratur in ordine ad ill lud,vt nullo modo propter
fe, S direct confideretur, fed indircdté penitus, & in grati& alterius,
quod nó cx natura rei pé ed. fed cx progrelta fcienua , & Au&oris cius,
fic auiem ri tere piopolitiones,nimirum in gra» tiam M in ome a »vt partes
cius,in logica MNT pota E tores , Bis " is &orcs, ipfe infine
2-Elench; Ne. binc € onfunditur (ubicé&um adzqyationis c fübic&to principalitacis;
vel via difcerné- di vnum ab alio przcluditur ; quia (ubie- €&um
adzquauonis femper illud.erit , ad quod redacüxut omnia cóliderata in4cié
tia,vel vt parces,vcl fpecies,vcl principiis aut alia cofimilí ratione ,
fubicétum veto p'incipalitacis erit. quod'e(t nobihus , pra ftazius cocentü
fub-obie&o adarqua- tionis,quod vtique in logicaeft demon- frauio;quia ett
fyllogifiusin materia ne eciTaría confeótus;ac proinde fciétiz ge-- neraciuus,
S incer. omnes prae (Láci - 3o Quarto tàádcmarguitur ad idé Tü T. nilul eft
(abiedtum totius, & parcis. fyllogiímus eft fubiectü.in lib: Prior.. ergo;
Tum 2. quianulla fciétia füü.cofr- cit (ubiectum;fed logica conficit fyllogif
mi. Tüm3. nulium complexum potcft effc (übicctü, quia dc (ubic&o-
prasfüppo- mitur,quod'etb incoplexi ,ac (yliogimus. &fi quid cóplexam; T
ü4. quia.a (fi gnádo- fimpliciter,S&abfolucé (yllogifi pro fu:
biccto;aflignatar táruni pars materialis. ergo dimiautas.efe Doctor
nóatfigoado: etia formalé;nmmex vtrique: cosle(cere dbe:iubiectim adazquatum
(cienuz. Reí pondetur ad primum cx: Doc.q.5.. Vnuaerí: maiorem efleveram codé
mo- do;ac druerío idé etie poteft (übicétiü co- eius], & partis; cin
propohro fyllogif- mus ctt íubiectum.in lib. lr: er& quoad T aisi writ
ircialem.t«quame tüadproprierates ipfum formaliter có Écquentcs;eft vczó
(übiectii cotiusquo- ad.có;incntiamvirtualem., & potentialé fimul ,..i.
prout füpponit ét pro» (uis (pe-- €icbuss GCnop;pro feipfo- tant üi incom-
muni. Ad'1.non eft Logica ducens, qua . «onficit fyllogifmum;led vtens,, illa
tan vun regilas tradit, & praecepta recte có» jAccedisnó seper
opusceífe.quod: fübicétü ur pnus (cientia«quácua ad-ef- fe a&tuale,ícd
poffibile-Ad. 4. fi fyliogi- muscxercité fiunarur- pro- aggrcguto-.f. mera Jet
Veg tare um ^m p de ipo» yretupponi nequic, g»etk (implex,nec fta. 201 (ubic
nura o fi lümatur pro ; inrentione in ilio aggpegato fun» daa poicft oai
(ubicGtü à dc ipfo fup- Quaflio Troezwm. de Natnra Logicá- poni,quo: fimpiex.
inhoc enimséfü eff. uid incomplexum.. Ad 4. ait. P. Faber: or.6. c. 5,4u9d
quando fubie&tü ma- teriale in Íciécia cófi deraur omnibus. mo É dis,
quibus ett cóü icrabile, cunc nece(fa-. ' riaminon etfe addiuioné partis.
formalis ,, ue (olim additur ad.settriogédam coli, "aar obiecti
materialis, & ita imquig contingete de [yilogifmo.in logica quia
confidetatur ab.ca omnibus. modisquis bus eft coniiderabilis.Sed forcé in.
fylloe. giao aliqua s cóliderari poteít,.quag non attingitut à logjco , quia
ratio.genee rali(fima € at uen cis ipfo: imbibita fpe&at ad. Metaph. &
Iamitesdogicz ex« ecdit,ficur & cómunisracio-(ecüdz int&e tionis , quz
etiam vagaturpet-Geámmas. ticam,& Pocticá; certibett logici pce fertim
confiderare (ytlogi(imü qnarenus habet vim inamifcítandi ignota ex- notig — ——
per vimallatiuam;, & hanc eile-tati eas formaléobicóniuacius,
Itaqueratiofore — malis obie&baa in logica Acitt.a(Tis -—- 32 dacrit,
veinalijs(ocnjssvndemeutig —— Philotophia naturali pomuur-(übiedtam —— —
corpusmarurale , quatenusimaturale, im —— Mzaph.ens , vc ensi Theologia Deus,
—— vt Deusyitain Aci; Logica eric fyli P".
mus^juaemustalis,..quacenushabet vim, —— dicigedi
intelle&tüininueftigaioneigno — — rorü cx.notis.ira.n.Ípecificauur ratio
fot» — malis,sri.quam có(deratur atque itaná — cit dimvnurus DoGtor, quia
imtellexi (y] —— logi&nüquatenusfyllomfnd,cfféiubiee —— —
Guun.Videaliaargamentaapud Do&, —— Refolutio de obietto Logicein Jg. | »r
S! de Logicafécüdüíeloquamutk. — — proutadzquaté inítitui.poteft (e-- | Mn eh
Mer peau cs : eius partes, ad quas fe excerdere dC pM cocti neqiie usct
modastoéds d netu mint feni itii utota amplitudíne-(u» vt nimi SEM D tw
cesiongme me mms 93s t'a ionem, & 6 quz alia funt inftrumenta . adhoc
munasa (dc quo difjs.feq.) ka Scoc. x.Pri q»2- .en& Fonfec. 2. quic oaa, MT
REI €m-Log, «fs Tat q.3.. T Áenüt Fabet c. 5 i& alij Scati grs etie: babi-
,De ádequato Logica obieflo -Atrt.TIf. babilé patat P.Fuentesq. 3. diff. 3.
art.5. q.26.& fi ratio quáibi ad hác conclufio- né probandam adducit, nihil
concludarj, quia (ofum probat inf rumentum (ciédi effe iubie&um
przzdication's . Quamuis autem P. Faber Thcor.6. cáp. 3. & alij Scoriftz
negent illos libros: Priorü effe Do&oris, quia.nimirii plura cótinér,que rO
(unt cofona di&is cius ini. Vruucrf.in Metaph. & lib. Sent. vbimaiorem
haboc an&Gotitatem 5 Tamé vt bené norat Fac- te& cit.id non (t
(ufficiens argumétü , vc ncgemus-cos libros.etie Doá&oris , quia £adem
ratione poffemus dicece tracta ui Vniuerf. cffe alterius DoGoris , quia. q.
41:cgitegs e(le vniuoci,q.3.ad 2.prin- £ipalc pomr corpus mobile fubiectá na- .
turafis Philofophi 4 àmó in li..de Anim. & Met. habet quamplurima paflim
diffo- na nue Sed docet in lib /Sent. wt yería- tis in eius]i.facilé parebir,
NO crgo quia mula retractat Doétor in lib. Scnc. & quol.que dixerat in
Lozica , & Mctaph. ocgire debemus eos. libros taiffe ab eo ' «olcriptos,
quia no ell nouum Authores cla(Iicos in vltimis,& maturius cótidera- tis
lacubrationibus interdüsque antca di- xetát, revocare » fed potius regulà hinc
vniucr(alé deducece debemus,g in fcho- la Sabtiliü liber duntaxat séc.&
quol. au- Gotitaté facere dcbét irtefragabile, cz- teri veró Log. Anim. Met.nó
ab(otuta fa cere debéc au&ocitaté,fed in his tátum, cólona süt (criptissét
& hücin mo duin hoc opere vicmur auctoritate Doc. : ve wena itaque probatur
noflra có- 12:5 ? dcducta ex ipfa natura] Mt conítru&ioncm docet, (cd logi
inftrumentaria fimplicitcr,inftru- |n ara re quia elt de medo, ícu us (ciédi o,
Vd fimphcitersquia dcferuit alatur alijs (cienti 1. Top .inacnt: bit pto áüté o ciendr mon poteft aue. T i
per fe , &duc- cttarte nat r$9 &€ cenctur dirigere omn^s operationes
intclic&tus , cum in omnibus poflit error contirgcre , ergoinon folum
demon'tra- tioyfed.omnis (vIiogifaius . & argumétaa tio,non (ol
arguimétario, fed ctia dcfini.: tioyX& diuifio,& fi quod aliud extet
ifte mentumydcb:t pec logicam confidera- ri,& pertractari, quare cü logica
fecüdie feampliors (it ambitus, quam prout fuir ab, Aritt. tcad;ta,inftrumérum
fcicndi im communi, prout ab hoc,& io abflrahit'y aílignandum eric dli pro
obic&o tocati y & adzquato; Maior probatucá fimili im omnibus
facultatibus inftrumétarijs fias pliciter,omnes.n ità yersácur circa inftcu
menta, vt nó.attingát.opus,ad quod (uae P natara ordináur cd hoc ab alia per-
ficitur,cui ifta famulantur,quas pro:ndé minillras meritó nancupauit Ari(t. t.
KEuhic.c.1.& 1. Folit.c.$-fi€ (chabet fre- na(actiua vcl pe&tu
cquettris, quia verfa « - tur circa frznum ,quod eft initrament dá ordinatum ad
cqui direction , &iracir- a illud verfatuc wc non attingaz opus, ad quod
fuapué nacura ordiaatut,fed hoc ac - ungitur ab equeflri,cui ipfa fubfetuit,
iic Íc arm ferraria refpeCtu lignarie ,, quia vetíatur- circa fertam , &
dolabram, quae fünt inflrumenta ordinata ad conficien. doamífcamnum,vcl
ftatuam,& ità circa il- laveríatur,vt non attingat fcamnim, vel flaruam ,
(cd perficiantur ifta à lignacia, eui ipfa (ubfeiuit: omnes igitar ciu(imodi -
inttrumcntariz facultates (1(tant fm con- fiderationo,& con(tru&ione
inttrumcen- : torum,nec tranfcunt ad opusyende ipfum infirumenuim eft , ad quod
reducuntuc omnia quz. in tali facultate continentar, & ipíum non reducitur
ad aliquod aliud intra candem contentum; immo li opus aliquo modo contiderat ,
ad qnod inflru- mentü,dcquo agit, ordinatur illud idcm confiderat in gratià
talisinitrumenti , vt "f.illud bené conficiat yel regulas cet «óficiendi
edoccat,vt fit idoneum ad tas le opasobcundum; Gc franca ctiua equi:
directionem con(idce;at in ztaciá frani s vof. edoceat illud ità conficien-
di,vc fit aptumad talemumss,diucc(a n. infiuméta cxigütur pro opcrum diucrfi yo
dé ^ 160 dé códucit ad tegulas tradédus de. inftcu méto conftcuédo ad cale opus
ordinato Kefp.Auería (ect.4.in fiac falíum e(- fc logicam ita etfe facultatem |
inftrumé. tariam,vt non attingat opus , ad quod or. dinantur inftrumenta ab
ipía conlidera- ta, (cd in (implici inflrumentorum cou- teinplationc confiltat
; nam non folum cóficic & rimarur in(teuméra (ciendi , vt alijs (cientijs
rradat , fed ipía logica pec (ua in(trumenta perficit. , ac dirigit ipfas
operationes; Sed fal (icas iftius rerpon(io nis cx przcedéc articulo liquet,
vbi ofté fum cítex profe(fo log:cá nó perficere operationes intelle&tus
phy(ice , & elicici uéfeu incile exercit. y (cd idealiter can- tü,&
veluti inetfe figuato,quatenus vra- dic regulas, & przcepca ceteris
(cientjs bcné definiédi,diuidéedi, & d (currendi . 33 Sccundó Modus
(ciendi, (eü n(tru mentum redé cognofcendi (vocabulum namq;(ciendi fusc
(umtrur) in logica fe- cuadum fe contiderata omncs habet codi tiones ad
obiectum fciétiae requiiicascfk ,n.id,quod per fé incenditur, & confide-
ratur inlogica,cum finis intrin(ccus cius fit docere jnttrumenta omnia , quz
no- firam cogfiioné coadiuuare poitunt ex ar t.preced.vndé fi tota traderetur,
dc ip- fo przacciperet quid cít, & quod cti;cíft id,ad quod reducuntur
omnia, quz con- fidcranda forent in logica fecundam fe fümpta,omnia namque ad
hoc tenderét, vt re&as facere operationes intellc&us
-docerenr,effenr.n. regule , & pracepca in(cruiéia pro dire&jone prima
; vel [e- cunda , vcl tertiz operationis proximé , velremoté 5 Neque
ordinaretur ad ali- Tm vlterius in ipfa logica con(idcran- ui metfi.a. aliquo
modo zranliret ad có- fidcrandas operationes intellectus , (ane illas no
cófidcraret, nifi vt dirigibiles per ciufmodi infiruméra,hocauté non cft có-
teinplari inftrumenta in ord nc ad opcra tiones,yt o conatür Auería , (ed
Operationcs in ordine ad inftrumenta, vt cognita carum tura ac dirigibilicate ;
idonca coficiàcur initruméta pro. cacam direGtione, Ikucíus habet partes ,
princi- pia, & patlioncs,nam infttumcacum (ci€- di in comuni diuiditur in
dcüinitioncan Queflio Proem.de Natura Logica. diuifionem,&
argumentation&,& (i qus alia (unt (ciendi inftrumenta, canquam in
partes (übiedkiuas; habet (uam primaria » & adzquatá pa(Tionem , quz ett
e(fe di- te&tiuü oycrationum intellectus, ha principia , ex quibus poflct
logica dema- grare talem proprictatem,nimtrum dcfi - nicioné, alial; pofitiones
, vcl fappotis tioncs ad talé (ciétà actinéccs;ergo nihil dc deratur vt fit
obiectum logicz in fe, 34 Denique probatur ceterasopinio- nes excludendo , in
primis .n, nequeunt res omnes, quatenus intelligibiles poni (ü bicctum:tü quia
iam omncs aliz fcientia fuperflucrent,vt-n.ait Scot. q.3. Pradic. sihi cft
(ubicctum (cientiz alicuiüs , nifi (ub ratione (cibilis , vadé resquacenus.——
fcibiles nequeunt fpe&are ad Logicá ade quad; f'ü quia ad
Mctaph.praz(erdmfpe — atconliderareresquatenus intelligibi- — — — les , cum bac
(it przcipua paffio entis y Á quod ponitur ob:eétum in Metaph. Ne- quc obiectum
logicz poffünceffevoces, — tü quia finuila e(íet, vel efic poffet voxg — — adhuc
cffet operatio intclle&tus noftri, — que poffet dirigi , & regulari ab
aliqua. icntia quz uon e(fetmíi logica, & An. gcli de facto perfe&tam
poflent logica - fine vocibus; Tum quiavtnoxat Maurit — q-1.vniücrí. voces non
pertinent ad E cum,niíi per accidens, quarenus per illas. 1 A conceptus e——| €
0 Y "pvp ar ere. Neque cadem ratione poteft ens uet rationisquomodocü fiui
— — obicétum logicz in paene io x 6. effet, vel ctic poflet ensrarionis, adhuc
- Am : €iiet opcratio noftri intelle fci,& debere: dirigi ab aliqu. vtuque
forct logica, cum fit adinuenta. Tí quia per acci quod.
logica radar regulas, & przcepta petter — minosíecundarü intentionum ,cam
etiá — — id ficri potuerit per Mens me , ergo «X natura rei pcti £t fcieodi
reale, & ima imentione »,. — pro ade
qiso fabio dE c ef mus infra art. f. vbi s logicam ES fccunium fe effe
(cientiam r » ac proinde petere obieétum reale. Icc dem fübiectum logica in d
effe De adaquato Log. obietlo. frt. 111. pofsüt opcrationcs métis noftrz,quatc-
mus dirigibics , vt autumant. INcotetici quibus (üb(cribic Pácius dif. 1. q-4
.có- €l.2. aut cognitio intelle&iua, quatenus dirig bilisetloquitur Auería,
quia cum fübicdtum przfupponatur notum in fcié tia quoad quid cft,& quod
c(t, debet Ar- tifcx io fna facultate exploratam habcre vndcqu.que naturam (ui
obiecti ada qua- ti,& cx; licatam càm qucad «€ contüide- gatam,«;uàm quoad
modum contideradi, fed ves contiderata fecundum hanc opi- nioncn; cft cognitio
intelle&tiua, cuius cf fentia,& Goiddiree nonexplicatur inlo- ica,neque
à logica (apponitur explicata in prior! fciétiayqua ipsá antecedat, hu-
iu(modi.n.explicario ad [ciétiam de ani- ina fpcétat,vt docet Ant. And.initio
Pe rihcr. crgo quoad ié cófideratà errat haec Opinio. Scd errat eriá quoad
modti có(i dcrádi,quià fequeretur logica aliquo mo do (ubaltetnar! (cientig de
anima, uia ad dit (upra operationes,quas có(idcrat ani- ma,condiuonem;s(eu
differenuá acciden- talem, .f. dirigibilitatem ; Accedit quód ratio formalis
obic&i debet e(Te indemo ftrabilis de (übiecto,quia c(t medium ia
dcmonftrarione , quz de ipfo demó ftra- tut propria paffio , fed dirigibilitas
non poteft efic medium, cii potus fir patTio de fübie&o ipfo demóftrabilis;
Tandem obic&ü inftrumétariz facultatis , qualis eít lozica,no eft opus, ad
quod inftrumé tum ordinatur ,fed inftrumétum 1psá ;& in ipa logica;aut non
agitur de dirigibili tate cognitionis , aut certe fi operationes intellectus
confi derantur , quatenus diri- gibesihor fit in gratiam inftrumentorü iendi,vt
nimirum cogita eatü dirigi- bilitate,& indigétia,apta conficiátur in-
flruméta pro directione, vt (üupradictum eft.Remanet igtur obicétü logice in fe
ef fc inftrumétü (ciédi, vt coprchédit defi.161 menta , ad qui cetera minoris
momenti reduci poffunt,vt dicemus difput.Tequét, 34 Vcrüm adhuc dubium remanet
dc rattone formali , fecundum quam logica in fe confiderat inflrumentü [ciédi;
qui- cunque noflram amplexaci süt fentétià , dicü: logicam illud
cófideraresquatenus dircét.uü , ita vt dircétiviras fit obie&ü formale
i6fironéum fciendi materiale, & ita có ügendo. partem. materialem cü
formali,fub:cCtui adecuatum ficin(lru mentü íc:édiquatcnusdircétiuds qui di^
cendi modus cà dem ceníurá pacicur, qu& ilie,qui in Fhilofopha naturali
ftacaic p. obiecto corpus mobile , quatenus mobi- le,.,uia nó eft cófüdéda
ratio formalis fü bicéti cü paffioae ciufde , cü hec dcbeat per illà de
(übie&o demoftrari; dircctius tas vcro, vt diximus , cft propria paffio
infroméu fciédi ideo no bene có ügicur € co, vclut ratio formalis; (fignáda
cft, ergo ratio formalis obicctiua:ogicz ia fc, ficuc in alijs [ciéus,vt fupra
diximus s vndc (icut in Í h.iofophia naturali ponitug fubieétü corpus naturalc
, quatenus natu- rale;in Met.ens vt ens,in logica quoq.erit inftrumentü (cicadi
, quatenus tale, hoc eft quatenus habet virtutem faciendi (ci- te,vimq.
dirigendi, ità .n. (pecificatur ró formalis,sn quam cófideratur, & perg de
ipío dirc&tiuicas,ve lut propriay& ade - quata -— poteft demonítrari .
Scd adueríus pofitam conclufioncm obijcitur Primo ptobádo rcs ocs,vc! vo-
ces,aut entia rónis cffc (ubiectuu: in lo- gica, Tum quia 1. Elench.c.ij.X 1.
Rhet. € 1. & 2.docct logicam non vcríari circa rem aliquam dcterminatam,lcd
circa oCs te5,& 4. Met.tcx.5.ait Diaic&icam labo- rare circa omne ens,
ficut. Mer, crgo res ipla fanc fübicétii T dcindé arguit Au reol. pro
vocibusomneslibri logice in- choanrur à vocibus, liber jradicam.ab ———
jiuocis,& vmuocis,lib.de luterpà a0... minc,vcrbo, & oratione, lib.
ve(olurorij «——— à definitione (yllogifmi pct orationC,er- — - go logica cft de
voci gatenos cxyref — '". nitionem;diuif;ionem,argumentationé & li
quzaalia unt infirnmenta rc&té co- isenim Door cit.enu- ics inftrumét
fciédi Aes tantum tria reccnícat, non idcoexclude- — fiuis conceptoum . Tum
demum ad | ro- dere intellexit alia minoris mométiinflru bandum cns ronis aliquod effe lubicéui
probari pot rónibus allatis pra ccdéti ac- mcenia , fed ita locutus eft , quia
illa tria : $üt generalia & principalia quedà infttu — uc.quibus ofiésüeti
logo pati HS [115 tcale, fcd obie&um rat:onisexpofcere. 3€ Refp.Arift.t,
Elcnch.& Ehet.vo- luitfe (oluz» Dial ecticam quanti ad vsü yer(ari circa
omnes rc$,X ad ni Dim cer- tum genus con(lringi,quia in oibus (cien ijs
(yllogi(mi exercecur;& in bunc (ensü etiam explicari potcft 4. Met. s.
laborat n. Dialcéticus circa omac ens , ga ojbus rcbus applicantur inftruméta
logica,idco quc dicitur [cicntia cóis, ita innvar Scot-g. 3.vniucrf. Ad 2.
Arift. coníuluó inchoa- uità vocibus,quia voccs [uot inflrumen- ta
manifcflatiua coceptuuim , boc autem non cí(t agcie per fe dc yocibus , fed.
per accidens, 10 ordine ad aliud; Accedit, quod hic e(t (ccmo delogica (ccüdum
fe confiderata,nop aurem v; ab Aufl, rradi- ta. Ad 3.rc[p.per idem , quod
rónesalla- tz art. prz ced. procedunt de logica Arií 4e cum tradita (it per
terminos. fccun- acum intcorionum, vtiq. ex modo pro- cedendi Artíficis , fibi
vendicat aliquod ens iónis pro obicdlo ,"non ramen ex na- tura tei,quia
finc (ccuadis intenciopibus adbuc poffet logica inttitui. At rurfus in- ftat
Aurcol.cic.pro vocibus;g cft primo fubicétum veri, & (alfi cit
(ubicé&tü inlo- gicaquia verum; fal(um func pa tlyoncs gencrales à logico
coniideraue , (ed ora« tio, vt cxprefhua conceptus ctt fübiectü , veriy&
falíi ergo, &e Relp.ar ntum in primis euam contra Aurzo]. militare , quia
gana vocem tantom complexam cie ictum in logica, nam hzce(ola ak poteft eflc
fubic&um veri,vel falli, & ta- men Aureol. ccnet voccm jin cói ad come
lexam,& incomplexan efie tubic ctum; indé maior cil fal(ayquia vcri, &
fal. fum non (unt/paffioncs adazgaatz logices qua pracipue verfacur ; etiam cit
ca mitasem diícucíus, ninor etiam eft man- €a , quianon conucniunt prin;ó
orationi vocaliíed mentali cx p.p. Iuttit,n. $4. $ccüdo obijcit przieuum
Aucrlapro fci bans ioncs intel lectusquatenus di Fapbilre -Ü ciciin Tü quia ficut
opc- rationes uutellectus , quarcnus talcs 1.» €ant ad. phyücam, fic quatenus
dirigibi lcs pectát ad logican;,f.d (1 in logica co- fid rant non vidciut quom.
odo 1« duci uw ad initrumchte dice ctiuapüo OQ ; Soudflis Proem. de Nara
Logica, peraciones (unt propter inftrumenta, fed inftrameata propter
operationes, media ver reducuntur ad finem, & aon finisad media,ergo
operationes,quatcnus dirigi- - biles crunt obie&um, Tum 2.quia in alijs
facultatibus organicis cxperimut non 1a ftcumenta etie obicétum , fcd operatia-
nc$,ad quas infttumenta ordinatur ; fic jn artc (cribendi non calamus;fed
(cripta ra,ad quam ordinajir,cft obiectum, in ar 1c pingendi nó penicillus,(ed
pi&tura , ad quam ordinatur,in medicina nonpharma Cajlcd (amicas, vel bomo
fanabilis,ergo pa ricec in logica. Táü 5-Ethicayqua tradit re- gulas,&
praecepta dircétiua operationum vo].ntaris,no haber pro obicéto tales re-
gulasu& przcepta, (cd operationes volun tatis ad quas ilJa ordinantur ergo
pariter in logica. Tum tandcm; quia logicajdocet definue diuidere, &
rócinari,[ed hac süt operationes intclle&tus;immo affercre de
finitionemydiuifionem, & argumentatio nem cffe (ubic&um , eft ponere
ipfafr opcrationcs intelle&tus,nam definitio, di uifio,& argumentatio
mon funt, nifi ipfi met eucio ride apprehendendi iu- dicandi, &
di(cuitendi, 77 36 Reíp.concefio eriam opet intelle&us, quatenus
dirigibiles, à. Mg Eqs cas,vt fic, menta, per qua: dir rccduci let A pina ng
3gica prii conlideratum ; quamuis. n, inftrumet fint propter opcrationcs inf i
rese cotta fe. Beadequato LogabieloAriiculus 111. ángratiam
demonftracionis, Gc in li.Phy- fic.corpus naturale eft propter moueri. Quia
habet principium motus, & quietis, nec tfi corpus naturile ponitur ad. motü
ruso oria adobiedtum ibi primo: confi »X fic inmultis alijs .- Ad
1.facukatesorganica;alic (uot fim "s organicz qua nimirum ita. Circa.
ftrumenta vetfantur , & nor attingant opus, ad quod illa ordinantur , fed
facul- gatcs.i libi r » vti fc habet ÉKcencfa&iua reípeQtu equcficis. ,
fctraria: refpectulignariz; gnaria refpecturnauti- cz, & lic de mulcsa!ijs;
alie sür,quia ita. dc inftrumentis azunt,vt etiam artingant opus, ad
quod.ordinantur , quar proinde miniftre hmpliciter appellari non pofsüt,
quíaalijsnon famulantur,ncc fimpliciter inttrumentariz, quia etti de
inflrumentis. nt,non tfi vt alijsca [ubmini (t ré, fcd vicifdem ipíemet wantur
ad illud. idem Opus perficiendüuità (e habenr fcri proria ,
i&ocizymedicina, &c..quamuis igitur in bcakgtibas orgamcis fecundi is
nó in&trumenta,féd actiones, ad quas ordiná tur; nt obic&um; tfi in
facultatibus pti- mi gencris in(trumenta folum funt obie-
€tü,nona&iones,quz à rali facultate non ms cote La en apsedo! argu- mento
a(fumpta , fcriptoria.in: à y medicina, &c. (unc arce chic * logica
veró;primi: vt oftenfüm - Ad negari poffet operationes volun» tatis , quatenus
dirigibilesetle obicéum: in Ethica; cum potius it homo;quarenus. bcabilis, vt
innait Scot. q.3. Prolog.ad 3.. 1.3.Conceffo tà hoc;,negari debet pari-. tas
alfumpta:de Erhica,& log.quia Ethic. non (olüm-tradit regulas,
&.pracepta o-- geracionum voluntaus, verumtiam elici-- ué attingit: operati
i E" logica vcró: nonita fe gerit circa opera-- "DEM, lugiertoce
denke, Guo kir ica. docer definire; diuidere. I&
rócinart idecaliter ufi, quatenus tradit niirumentadire&bua
apprchéiionisrudii PsC cmi usjqua st definitio, diuifio,. Catgumentatio; cx
quo-equitur porius. T Burüri-cica diflmeicon vclüt obicctam,quam
circa.eperationes; Cüm- vcrb dicitur;i flhzc non cffc nin ipfos a» ul 4 I facio
conicepcus f. 165 &us intelle&us apptehédendi, iudicandi,
&c.refpondemus dcfiniuionem , diuifio- nem,& argumétationem dupliciter
fumi poffe,vcl formaliter quatenus funt actus, genus apprehendimus,iudicamus,
& di- currimus;vel obicétiué, quatenus funt in ftrumenta quzdam dircétiua
aGtuum in- tellc&us sin quod'munusterminare pof funt actum intelleé&us,
& tanquam obice. Ga fcientiam conftituere, fi primo modo confidcrentur,
vt/q coincidunt cum ope rationibus intellectus;fed nó fecüdo mos do;jin quo
tantum hic de illis loquimur. Tertio adidem vrgct. Ouuied. contt, 2.log. punc.
r,à nu.18. probanslogicam primario , & per fc non agere de conce- ptibus
obic& uis. fcd tantum fecüdario y quatenus hi funt obiectum formaliü'; lo-
gica immediatiusagit circa cóccptus for- males, $j circa obicé&tiuos, ergo
&c. Pro- batur atiumptum;conceptus obic&iui re fultant ex
formalibus,& catenus potett il lis, aliqua regula przícribi,quatenus for-
malibus prz (cribiturcum.n;in (cipfis nó fiantfed tátum in formalibus, ex
quibus tcíultant, fic infeipfis dirigi non poflunt, fed tantum in
formalibus,crgo immedia- 'tiusagit S aes dc cóccptibus formalibus, "quam
de ob:e&piuis. Conf. eatenus pote ft agere de concepubus obictiuis ,- vt
füb« funt formalibus , & dc illis pracepta tra» dére;quatenusab ipía fü,
ledc onccptug obicctiui:,. vt disci tantum fiunt à logi- Ca, quarenuszab ipla
fiunt formales, ergo tantum agere poteft. de: conceptibus. o- bic&iuisvt
füb(unt.formalibos,quatenas agit de formalibus, maior. Gemma tradereniur
precepta. de illo: quod fieri nequit; & fin;iliter minor, Conf. rurfus y
Conceptus obicctiui,vt dire étisfeu vc for- malibus füblunt,j'et tc noo
fiuntled'tan- tum rcíuültant ex formalibus;.ficut deno- ginatio vifi refultat «
x wfione,& catenus tancum poffunt bené,vcl malé fieri) qua- tenus bcné, vcl
malé fiunuformales, ergo: tota dire&tio eó debet tendere, vcr fiant
formalcs,. quibusrcété a&tisobie- Guuosefle dircóos ncecile eft.. Demum ivo
esu per cwn do- ccor uod facio. à tantetn ; Ass | —- i lo- gica s 184 ta doceor
cir&a conceptus formales , um quia logica docemur dcfinire, diui- dere,
enunciare, difcurrere , quz omnia confi (tua in operationibus nofi intel-
lc&us. d Kefp.in hacargumentatione magnam effc confu(ionem, &
vocabulorum abu- (um; tiam per conceptus obie&iuos intcl- ligit definitionem,
diuifionem,& di(cur- fun obiectiué fumpta y. inepté vocat hzc inftrumenta
directa,& regulaca per con- eptus formales, nampotius res é contra e hàbet
, quod.hac fumt infltrumenra di- re&iua,& regulatiua conceptuum forma
lium, vt conttabit ex infrá dicendis dip. 1.q- 1r.cóceptus. m.obiectiuus
eft,qui diri - git a&um pofteà eliciendum;(icut.n.qui bet artifex , vc opus
fuum rcété efficiacy prius illud mente przconcipit , qualiter fit efficiendum
cogitando rcgulas,& pre €cpta tale opus Wt fic iotelle&us yt rcé&té
definiat, & difcurrat;confiderat zcgulas , & praccpia definitionis ,
& di- fcuxfus, &. virtute huiusnotitiz, & có- eeptus obiedtiui
re&té deindé elicit, & ef- ficit a&ualem dcfimionem,& dilcurs ;
non ergo conceptus formalis dirigit , Sc regulat obic&iuum, fed é concra ;
Rurfus falsi eft coceptü obicétiuu refültare ex cóceptu formali , quia nÓ actus
pracedit obic&it, (ed obiectu przferzim motiuü. , & meníüratiuum
'actus. pra&cedit actam ápfum;hoc animaduerté placuit,vt pateat uoncs ip
arguméco alfümptas nó ellc abíoluié veras, vc proferuntur y t& oe «per
folam negationem: propoficionü vi- dcamut velle argumentum ditíoluete, ad. emen
per. conceptum obicdiuum doo iniclligi poffeyniaucte & entitatem i bici:
dcnomipationem ip(am era - i & obiecti, quatcnus-a&u obicitur in.
teilectui;sih primam conliderationé pla. *num cít conceptum obic&iuum
prace- dcre formalem;quia hoc paéto iam.ficat obicétum conce pribile , (ed in
alio fon(a vtid. cóc epujs-obic G iuusrefuitat ex for- mal: quia fignificat
obicétam actu con- ceptum, Íeu.vc actu lubeft conceptu for mali;Cum ergo io ar
gumento, ciak.j.can- firmationbus ait Ouuied. conceptum o- bic&iuum
relultare ex formali jac per ip ' Queflio "Proem.de Natwa Logica : (um
regulari , & dirigi ; fi id intelligit de. conceptu. obiectinoin primo
feníu, cff omnino falíum,fic.n. potius cóceptus for malis fit ex obie&iuo,
& per ipfum men. furatur, ac dirigitar ; fi veró intelligit de. conceptu
obiec&iuo in alio fe rum dicit,at non in hoc fcn(ü dicimus in- flrumenta
(ciendi obie&iué fumpta effe fubie&um in logica;& per banc ini
patct ad argumentum cum fuis confirma, tionibus, & dignofci poteft abuíus
mal. torum vocabulorum, quam ibi habet hic Auctor , . Deindé folutio ipfa , q
inibi Ouuied, innuit ad hoc argumentum, (afficere Íct,nam dici poífet co
argumento proba ri a&us pra&ticos logicz tantum tendere Circa conceptus
formales , daritamcen in cadem logica alios actus [peculatiuos , g, ver(antur
immediaté circa conceptus o-.— bicctiuos, hac itaq.folutio fufficienseft y quia
coníonat do&rinz (upra tradita de. logica docente, & vtente, nam] tens
cít, quz a&ibus.(uis practicis. " immcediaré
IcGasoperationcesinelledus — decens vero non elicit ilasoperationes, — Íed
fitticin, (ola contemplatione regula- jumyquibusiliz dirigi valeant. Verü hác
luioncm icijcit Ouuied.uia nullus a- €&us fpcculatinuszepcritur inlogica ,
& quando hi datéur in ipa , immediate fog. ea males couceptus intucbuntur,
9 fic pro- bat5logica non fpeculatur res ,lecundum: Ác [umptas,fed formaliter
quatenus ditc- &ss,crgo idygy formaliter Ípeculato cai ü dire£tiosled
directio ipfarünihil a- liud efi,g formaicscóceptus , à od bicéta cXtrinfccà
directa dicüur crgo €p formalier logica immediate CE tur , tantum cft
dire&tio conceptuum. o bicéttucrum;qua non diftinguiuc ceptibusformelibus,
Scd hec ip(a impue atio rui fus confundit terminos , & nis i| concludit ,
fatum namq. afiumitdu- : Pettoquod [a dentur in logictacm cculauui , & quod
ifti non immediat vcrientur circa conceptus obicétiuosin- fLrumeniocum fcendi ;
vndé ad ant dcns dicendugi cft isetpiocdpete ue cula rcs (ccundum fe fumpta ,
nonta- men (pcculacui cas , quatepus dizeGras. y : proprié nüvtiq.ve. — |
ogiav. — --. X h ? ys nn $* e £A Al uh 37 ^ De adesüato Logica olieflo,
c/frtkculus H1. E loquendo, fed quatenus dirigibi- ' les,fic idjquod immediate
cótemplatur , funt inflrumenra (ciendi ; quatenus dice- €tias; & quando
etíam concederetur , id iod immediaté contemplatur , effe dice Sion ipfam,
falfum eft hanc effe dirc- ionem cóceptuum obie&tiuocum, quia vt di& am
eft , dire&tio immediate cadic fnperipíos adus formales, & hec exetce-
tur attendendo ad tegulas bene definien- di,diuidendi,& di(currendi, quz
docen- tur in logica, vndé omnes fcré jppofitio- tics in argamento affumptz
(unt falíz. 37 Quartó obijcit P. Fuentes cit.ar.ó, agumenttio fola,teu
fyllogifmas e(t ve- «6 modus, & inflrumentum (ciendi , quia habet vim
ilatiaam,non autem deé&nitio, & diuifio, ergo folus fyllogifmus €
fubie- «&ü in logica sra fe: Probatur a(famptá ; nam definitio, &
diuifio, etiamfi fup nantut ad (cientiá, non camen modá (cié di tribuunt , nifi
quatenus vi fyllogiftica diriguotur;patet in hac definitione , Ho- mo e$t
animal rationale ,qua ticc (cien- tia c(t, nec poteft modum (ciendi tribue-
rc,niti ia fyllogifmo con(tituatur hoc mo d awniététiGifeniial rationale,Pe
£rus efl bomoyergo efl animal rationale , ergo definitio non eft proprie
inftrumé- «am fciendi,R e(p.nos hic nó accipere in- ftrumentum(ciendiintanto
rigore , fed iuxta communem loquendi modü Sum- muliftarum qui illad definiunt ,
quod fir oratio mapifefLatiua alicuius ignoti, quo modocüq;id fiar ,finé pec
vim illatiua,fi- ue alio modo , & nominc modi fciédi in- telligimus viá
quandá di in&te cognofcé di id, qp antea cognofcebamus confuse , quo fenfu
definitio ,& diuifio fant in(iru- menta (ciendi, vt magis patebit difp.
feq. ARTICVLVS QVARTVS. , PR | etit upeeffeutia Logic , Jn fit. fcientia. 38
Q'Ex genera notitiz intelle&ualis ; i; u&s precipue dc habituali, tra-
Ee Ari ea mre irme p notitia primorum principiorum ,qut- boeistails tus
sfebtirar cx la termino- rü apprehenüone abfque difcurfu; (cien- tiam que cít
notitiaccrra» & uidens de I- 4 185 obie&o neceffario habita per.
difcurfum (yllogiflicü , fi proprie (amatur, vt de ea loquitar Arift. r. Poft.
c2. Sapientiam , redis notitia rerum pra tanti (Timarü' maximé vniuer(alium,
vnde Metaphy- (ica dicitar proprie fapientia 1. Met.c. r. Prodétia, que eft
nouda directiuaactio gum humanarum, vt bené fiant in gene- te moris, &
laudabiliter. Artem , qua eft habitus cü cationc a&iuus, vcl factiuus.,
& Opinionem ;quz nócfít notitia certas & cuidens ac de obicc&to
neceffario , ft probabilis& ob(cura, ac dere contingé- - ti. Vt ergo quidditatem,& nataram logi-
cz atiidgamus,videndü c(t (ub quo horü habituam intelle&ualium.
contineatur, Quod.n.quamplores a(ferüt,vtc Zab.lb. 1.de mit. Log. Balduinus q.7
.Niacr q.ij. Chyp.Zimar.in Tab. verb. t bfurdum cft logicam ad mullum ex his
generibus pcc- tinere, (ed efe. peculiare quoddà o notitiz,quam vocant
habitum,feu facul- tatem inftrumentafem , & mod (ciendi, ex hoc ipfo
rcfellitur,quod mácá faciunt , & infafficicnté diuitionem ab Ariít. cir. de
€— intelle&ualibus vt fuse proícquitur Faber theor.1. cap. 5. ; Neque ad
rem cft ; quod pe^ exco- gitauit Auet(aq. t. Log. (e&t.s, vt aliquid noui videretur
afferre, quod nimirü Lo- gica inaliqua fui parte eft e(sétialitec in*
tellc&tus , qui continet quaedam princi « pia ex terminis ora, & per (e
ftatim euis dentia, caq; tradit in otdine ad dirc&io- n€ noftra coguitionis
; & in magna par- tecít effencialiter opinie:nam ca, quz fa» fins, &
acrius perira&átur in Logica,funt illa, quz in difputationem veniunt , qua
au &oritatibus , ac rationibus probabili: bus tranfiguntnr ,& varijs
opinionibus in partes contrarias refoluuntur , nec ha- betar certitado , &
ctiidemia veritatis, ficut ad (cientiam requiritur, vndé in his omnibus logica
eft opinio , non fcientia ; concludit randé effe vere, & i£ (cien tiam
quantum ad illas vetitates ,*& come slu "erepti quas ccrtà ; & eui
denter probat . Sane inurilispror(us e(t. hic labor Aucrfz, & minime
noceffsri s; tam quia ita quo:] ; res fe habec inceteris fccntijs,qualibec.n.
fua principia habet pe 166 erfe nota; & in quacunque plora proba- iliter
difputátur 2b Aucteribos jp vtra- Que parc: tum Guía quando proponitur ueflio
de aliqua facultate , anfit Ícien- tia, fern o inflituitar non de notitia prin-
cipiorum primorum in ca facultate, fed de notitia conclufionü, &
querimus,quo- modo proccdat ad probandasillas,& ex' tali yrocc(lu
arguimu$,an fit (cientiayvcl opinio: tum tende quia códitienesfcien- tiz,quz ab
Arift.infinaantar 1. Foft.tex. . & 6. Ethic c.3. ad tresreducuntur, rate
fubie&um, quod illud (abic&um babeat paff;ones , & cy hae
demonflrétur de illo pcr caufam,eirgo eo ipfo «p aliqua facultas habet hzc omnia,
licevalia quar- dam quazfita minoris momenti in ea fa. «ultatc cadant fub
di(putàtium opinione, abfolute ramé (acultasilla dici deber fcié tia,qna
ratione etiam Auerfa loc. cit. có. claudit Logicam abíoluté dici debere (cié
tiam,& ità cfl loquendü in caeteris (cicn tijs, etiamfi multas contineant
cóclufio- ncs probabiles, vt bené notát Atriag.di- fp. 3.Log.fect, 2.&
Onunied.cotr.2.puc. 3. ^ —. $9 Extant itaque in. hac re quatuor placita,duo
extrema, & duo media: Pri- ma fcntentia extrema cfl eorum , qui ab- fcluté
negant Logicam tàm docété,quam etenrem cíle íÍcientiam Eo rcícrütur Simplicius,
Amonins, Philoyonus , & a- lijvetcres,quos fcquitur Villalp.q.5 .pro- cem.
nda extrema aflerit vtramque eflc (cientiá,'ira Murcia q.3. proc m. Di- dacus à
Iefu q.5 .Cauero dilp.2 dub.4.& alij moderni . Tertia media vtentem 1L0- |
ait efle fcientiam, nó quidé diftin- am ab alijs (cientijs , fed; eflewariasip-
fas (cientias, docétcm vero, quz preprié eft logica ab alijs (cientijs vnd Sg
dt e(fe (cientiamita Zab.loc cit.vbi tcftatur hanc ctíe comunem
Grzcotáüjfententià . Qyuartatandé media, quz eft Latinorum : coatra ee vtentem
Logicam nó e(Ic fcientiam, (ed potius artem, bene ta- : mesdoli ita Scot.
t.vniuer(. qué fcquontur $ z omnes Maur. Anglic. Sarnan. Brafauol.ibi, Faber
thcor. 1, Fué- tcs d» f» diff.vn.ar.3. K
Occus q. 1 prooem, & Tatar.tenet ctià D. Tho. 4. Mct.lcé&.4. cii (uis
Sot. Sanc. Mal. Cópluc, Scd inter - Z)ueflio Proem.de Natura Logic —— iftos
adhac quzftio eft , an Logctdoinr] f ulti namq, — fe quoad oés partes fit
(cictia , m Topicam excludunt,co quia procedit ex cóibus ; vnde hac rauione
nolnot cam ap- pellare docéteos, fed vtentem , & in hunc Ícn(am Scotiftz
quamplures Scotíi inter- pretantur q.t . vniuerí. quando ait Logi- €á vtentem
non efle fcienriá, quia proce- ditex comunibus, ita Sarnan, & Fab,cit, 40
Dicendum ett, logicam docentem quoad omncs fuas partes effe (cientiams nonartem
,vtentem vero artem , nó (cié- - tiam: Ita Scot.q. 1, vniuer.& q. 5
.Elench, vbi Maurit. & Anglic. Probatur at pri mo , quod fit fcientia qnoad
omnes par- tcs , quia Logica demonftrariué procedit ad fuas condlufiones
probandas, non fo» fum in parte analyrica, fed etiam in topi ca, & loj
hiftica,nà vt Maur.ait,ita pro- babilitas dc fyflogifmo diale&ico ,&
ap» parentia de ophi ftico, & neceffitas illa- tionis de (yliosi(mo
fimpliciterfumpro — demóftrátur per propria procedere cx. necceffarijs S
rilogitia demóttratiuo , ergo quoad omnes partes efl veré fcientia.
lrobaturaffumprumex ————— 2" Scot.q.3. Elench.ita enim bene oftéditur
apparentia de fyllogiímo fophiftico, tan uam eius pafTio , per ynitatem
wocisin- allacia zquiuocauonis , tanquá per pro« prium mediü , (icut riibile dc
homine p.— animal rationale, ita ctiam per propri mediü probabilitatem
demonfítrat conftans ex probibilibus preniffis natus. eft infcrre conclu(ionem
probabilem, fie. - cut conftans ex neceffarij$ patus eft in-- fcrre
neceffariam, cá ergo do&tripa, quá. Logica tradit de
(yllogifmo probabi E umc-— à probabilia ded logifmo Topico, quía omnis
fyllogifmus N " ) "ut í o ve x Net ? apparenti in Topic.& .n0
fit. pro». bolilis Ac gitio( aed eerta euidens,ac — illa,quami tradit ip.patte
apalytica de des monítratiuo , confequens eft ,vt Logica docens quoad raf pis
fit (cicntia proprie dicta,quia fimili etià modo pro». bat qued vniuer(ale pra
dicatur de pluri- basquia sd in multis, quod dcfinitio eft; ftatiua quidditatis
rei, que coftat- egest deni Icio
Kefp.Zab.cit.c.3. quód licet doctrina Logica dicipotlit Siena cspicodo
(ui£c, tiafh pto coenitione certa , & euid&ti ac- - cm ex vi fyllogifmi
necefsarij; & cui- dentis;tamen nequit proprie dici (cien- tiajquianon elt
de obic&to j 10,8 &terno,vt ad (cientianr cxigitur r. Poft €. 24quia
verfatur Circa (ccundas intétio- fies,quz funt merécontingentes, & tan- diu
funrjquandiuab intelleGu fiunt. '" 4r Fabercit.c.3 vt oft omo. do ctià
cnria racionis fint íuo: modo. ne- celsaria; diftinguit tres gradus neceffita-
tis,in primo ponit (ubftantiamyim 2.acci- dentiayin 3. intentioncs logica-
les;quas intantam vültefse nece[sarias ;, inquantum fündamencunr habent in rc-
bus,& mon perperam. finguntur ab intcl-- le&u noítro,in quo
diftinguuntur à fig- mentis , quod ibi longo fermone decla: fat.Sed euaíio:
Zab.varumvalet,& Fabet- laborem aísumit voltarium, quia vt do- cet
Do&or 1. d.3. 4. 4. non exigitur. in. Obiccto fciétiz niece (Titas
incóplexa, nec: dc tali loquitur Arift. alioqui nec Philo- fophia, mmo nec vlla
cognitio: de rebus: ercatis poísec habere rationem (ciétia ,cü omnes (int
corcuptibiles, & (oià de Dco. fcientia torct , fed (ufhicit neceffitas co-
| plexa, .i.neceffiras connexionis. ajicuius: predicai cam eo,& talis
neceffitaslocü quoque habet in entibus rationis ,. & (e- cundis
intentionibus, namrdt ipíisenam formari poísunt propofitionesgrernz vc ritatis
comungendo:cua» cis predicata , quz ipi: s necefsario competüt, & talibus:
propotitionibustota logica eft plena ; vt quod Genusgradicatur de pluribus.
fjpe- cic di ferentibus de quocunq; dicitur (u- bicétüm dicitor quoque
pradicarü.Cui: accedit; nftàt ía Lab. procedit ecd. foltim fn logica Atift.qua
ett de fecundis. . imeimiónibus, nonautem in logicá abío- liiéfümptas & ex
natura rer. quo fen(ü. agit dc inl'rumencis fciendi realibus.. "
Relp.alij;nonfüfficeread (aentiam ;, quod fit cogaitio-certa, X cuidens, &
de Obic&o ncceísario habita per demóftra- tionem;fed adhuc eíse debet ob
(olam ve titarem;in qua fittatur,at logica ordina-- 1ur ad opüs.nimi nimirü ad
cfliciendas rc&tas. eperationes intcllectus.Sed hec ecià cua- fo nulia eft,
quia hzc nonett conditio. 167 fcientiz abfolaté (amptze, vt patet ex 17 Poft.c.
2. (ed (antum fcientiz fpeculati- uz , & hzc.ip(a ordinatio ad aliud
non Ampedit , quinaliqua cognitio fit
(cien- tia;alioqui nulla practica foret fcientia . 41 Sccundo probatur logicá
docenté nópofsc dici artem ; quia vt colligitür ex Arift.6. Echic.cap-4.ratio
artis repugnat fcientiz, nà ats circa (ingularia verfatur ,. veríatur.m.circa
gencracioné rerü, & ge- ncratioeft Gngularium,fcientia veró eft
wiucrfalium;ars.agit de cótingentibus , fei&tia de rebus neceísarijs,ergo
cum lo- ica docens (it fciétiayno potcft dici ars; um quia logica docenselt
habitus fpe» culatiuus,arsomnis.auté c(t habitus pra- &icus,&
operatiuus faltim prout pra&ti« ca diftinguiur à theorica,vnde D. Thi r.
Mer. lec. 1. diuidit acté contra rationem y aye et llamq; ponitin parte pra-
ica intelle&os. Tum tádé quia finis. in- trinfecus artis eft opus,vndé
definitur, gy fit habituscü re&a ratione fa&iuus;opc- ratio vctó
dire&ta nócft finis intriniecus logice docérs,fed tárüexirinfecus, vt pa
tet cx z:art.nó.n.ipfa efficit fyllogi(mos s fed efficere docet, & in cali
cotéplat. fiftit, Terti&» quod cx oppotito logica vtés. non (it
fcientia,(ed ars; probatur, quia lo. gica vtens proprie lo-uendo cft habituss.
quo inftructi facile coficimus definitio- ncs,diuifioncs, & (yilogifmos
iuxtà prae-- hse docentis logicz cum ergo circa [in gularia verfetur, &
resà nobis operabi- les,non erit fcientia, (ed ars;, quia ars cft hibitus.cum
re&a rationc fa Guuus , cum. veró non efficiat opera externa,fed intet
na,nou erit arsmechanica, qua "ba PrA bus exiérnis.confumatut , (ed li i5
in. bonum animi ordinata, & ità'cam appcle làuit Suarcz in Mct:difp. 44.in
finc .. Refj. aliqui ad riuonem atus rcquiti s, quod: todugat opus cxcernum;
tà. ndo cuitsc videtur. Arill. 6, Ethic. c. 4« atque idco i« gicam vienté non
pofsc dici arte i Sed Cónuà,quia vt bené nocat. Blanc, difp.2.proeim fec. s.cx
co,quod opis fir cxcernum , vcl jecraum , non tollitur ab. to ratio opcris.
artificiólt , ergo nc]; ab habitu tolletur. ;atio:acas. ex. hoc quod | itlud;vcl
iliud cficiat ; peobatur. als piumy-- rés Sueflio Prowem. de Natwa Logica ;
ptü,quia proptia ratio operis artificiof f €o fiia cít, vt fit conformis
regulis artisy pót aucem talis conformitas in opere re- periri,Gué fit
externum, fiu&foternum - Accedit
quod fi ad rationem artis necef- faria forct cffectio externi operisgartes li
beralcs amíttent rationéartis , cum inte rius praefertim coníumentur,vt pote
quae ordinata funt in bonü animi, nó corpo- ris. Acift.auté eir. idco
prasfertim habi- tui fact iuo, .1. cui opus exiernam cotrre- f[pondct,rribuit
rationem artisquia ficat in opcre externo,wt potc fenfibiliori ma- gis apparet
reecptio dire&tionis facta per regulas attisquam in interno, ita in habi-
tu factiuo etiam magis apparct ratio ar« tis;noob id ramé abfoluté negáda c(t
ra- tioartis habitut a&tiuo,& immanéti, qua liscftlogica vtens, nam
Arift.6.Met.c, 1.dimditartem in artem actionis , & ef- f£cGionis , vc
notatidem Blanc. lib, 1..in- füt- Di«lect, fet. 4. 43 Quarcsan logica faltim
vtés paf- fiué (ampta nimirum pre logica 1pía do- cente cateris [cientijs
applicata: , vtfic y poflit dici (cientia ?: Negat P. Faber c. 1. concl.2. quia
tahs víus,& applicatio nom habet vim tribuendi logica ratione (cié- tiz,
fed potius (upponit habitum logicae intali gcnere conftitutum, ergo füb tali
fpeci catione recipere nequit denomina- tionem foentiz. Sed potiuscum Tat.q, S
primo (eiendum,dicédum c(t e(lc fcientiam; quia in hoc fentu. non eft habitus
diitinétus à logica docente . & fub hac fpccificatione adhuc dici potefk
facnua. y imo hac ratione paffim logica dici 16ntià communist docet Scot. MU
Laeinón crgo hae cóitas víus ,.& applicationiseius«uibulcunque ,fcienti js
tollit.; quin adhuc iub tali communicate dicatur fcientia , & vt fub tali
víu potlit dici fcientia,non efl necclTeyquód ab co- dcm v(u rationem fcientiz
accipiat , w« Faber velle videtur , fed fofficit vt ratio fcicntiz , &
vfusmon pugnent in codem Babita,& ità clt in propofito, Soluuntur
obictriones -- I oppohitum obijeics 1.au&t. Arift.g, Logica docens non fit
(cicpua nam 1. EK:hic c. 4«ait tollere naturam logicee,qui cam non vt
facukatemy fed vt (ciétiá traà dunt,& 1. Topic.c-9.enumcrás tría pro»
blematum generasdeect,quod alia per fe refpiciüt cle&ionems& fugà,vt
funt proe blemata aétiua, alia per íc t€.tüt ad. wetie tatem y & feienciam
, & (unt ípeculatiuag. alia demum ait vtrique parirauxiliari,.86 — funt
preblematalogica . Et» Met.ig, ait abíurdum efie quarere imul (cientids — &
modum (ciendi,vbi per modum (cien - 4 di intcliigis logicam fecundum omne$ —— expofiuenes,ergo
cum diliunguat Arifte — — — " fcientiam à modo fcicndi noneri —— ^1
Íciétia Er 4» Met, g.& inprincipio Rhet, —— airlegicam non tractare
dealiquase de» ——— terminatacum tamcnícientiawctíaridoe —— — bcat circa
obic&tum ccrtum 5, & ei pro- h prium. Ex demum 6. Met.c. pui Y^
Ícientias [peculatiuas logiczz non memi nit(cd:tantum recenfet. Mathematicam y
hs na diinam, |... 07 ibi V 44, -ad primam ,nonnegareibb& — — efleícientiam
abfoluté, fed qualem ean, — aliqui ponebant, vt..non eet difciplina ————
organica, & alijs fcientijs premit "A" reprehendit enun cos y.
quiin Dialectica. "12 de materia omnium íeienuarum promie — — fcué
difputabà& monceteá debere pre- —— mitti alijs (cientijs Ad 2. inde Dacis.
GN giturnon effe (cieniam, fcdefiefcientii; — — Organicam,non autem prorfus
gratia fulg — vt luncalz icienüz mecéfpeculauuz »« — — Ad3.air Doét.q.i.vnia
ogcamdie —— €: iódum fcienditnó£ormaliter,& inre» éto,ícd materialiter tác
& in obliquos, — quatenus cft de modo fviédi , tanquam. de eene Obicito ipe
MN pus rs inteiligit fcientias qua: (unt de rebus , S non dc modu fnb » &
quia priusdebeg- A €ognofci modusíciendi,quàm re$,1deO-————— ait Acificabturdum
cie. virumque final. ———— Quaccic. Ad 4-logica quantum ad dotis ————
namcftdecerta ro,& determinatoobite ——— &to,quod cítinttrumentum
(cienduinto ——— — ta logica abfolute sápta, vel fyllogimus in Logica. Ariítot,
fed quantum ad vium verlaiscirca omnia mdeterminaté, quia ov nibus
(cienujsapplicatur.vode dicitur Ácientia communis. Ad $,.iam füupra.ftae tuimus
logicam clle pan Pisloopbue , aique idco piter etas o Iüm, - "- Wrum,
preterquam quo locüs ab aucto- fitatc cena nihi! probat . - Secüdo arguitur ad
idem rónib.fcien- tia cf dé neccilari]s,& perpetuis vt do- cet 1. Poft Arifl.c.a.& 7. fed logica do- €€s cft de
contingenubus, naui tt de fe- cundis intentionibus , quz fiunt ad libicü
noftrum . N«c valet folutio fuperius al- lita in conclutione probanda, f: in
fecü- dis intentionibus ipueniri etiam fuo mo- do neccflitaté cóplexàá.i.
neceffariá con- nexioncm quorundam prazdicatorum cü iptis,& hanc ad
fcientiam fufficere; & ar- gumentum ad (ümmum concludere de 1.:- gica
Ari(t.qua vtiq. eft de feceadis inte- tionibus;oon dc logica in fe; quz cít
(cie &ía rcalis . Neutra folutio valet , nonlpri- fa, quia cxttema
propofitionum logica- lium funt corrupribilia,ergo ctiam cóne- xio, qua fuper
ilia fundatur , quandoqui- dem deftru&o fundamento labitur quoq.
fandatum,neq.(ecundasquia ctiam logica in fc tractat de inftiumentis fcicndi,
quae funt resà nobis operabiles,ac proinde. » contingentes, - 4$ Kefp.optimam
cfle [olutioné alla- tam , ad impugnationé dicimus cx Scot. 1.d.3.qu.
4.duplicem effe neccffitatem, & imutabilitarern connexionis, vnam fim
pliciter, qu compctit cxtremis defitioni non obnoxijs,alteram fecundum quid, d
cadit inter extrema |, quz licet in fe iint cotruptibilia ; hibitudo tameb
inter ca nüquam mutari poteit infalsa,& hac ne "€ellitas reperitur in
propofitionibus Lo- gicalibus. (v ficit ad ícientiam, alioqui argumentü yrgcret
euam in propofitio« "pibus Pbyficalibus,& M aremaricis, qua- rüm
cxtrema funt corruptibilia. Nec euiá argumentum concludit de logica in fesga
licct intirumenta illa quoad exiftentam fint rcs contingentes, & à nobis
operabi ks, neccfíaria camen fut quoad poflibi* litaiem , & in hoc
fcn(uconflituuntur o» bicétum logica in (c . i oo. Tertio
probar, &p (alim in omni fua partic non ii fcieniasvt doceps,nà inlib. Top.
inftituit modum , quo precedi pof- fit ad«onclutiones in fingulis (cientrjs p
babilitcr ofiendendas, vnde T ojica dia- Vr procederc cx «oibus;ideo
Do&t.qu. 1. 2o Logica * wh fit
fientia crticulus Quartus ; 169 vniuerf.negat effe fciétiam;In lib. E éch.
inftituit modü,quo poffimus decipere; & fophi(mata efformare , vnde vocatur
ars deceptoria.K or(us non omnes actus pro- cedentes ab habitu logicae docentis
funt fcientifici,imó potius generant fal (itaté y nam fi bic cóficiatur [y
llogiímus in Bar- bara, On:niscaniseft afinusjomnis homo eft canis,crgo omnis
bomo eft A finus;fa tetür logicus cffe dilcurfüm bene confe- &um io Barbara
, & tamen generat fal(i- tatem. Demum logica non
acquiritur pet. demonítrationem; quia tüc ante logicam. danda cflct alia
logica, per quam illa de« monftratio effet nota,& fic daretur pro« ce(ius
iminfinium , crgo Xc. : 46- Reíp.ex Scot.q. 3. Elench. g licet logica inftituat
modum, quo proccdi p fitad cóclutiones probabiliter, & etiam fophifticé
oflendendas, hoc totum tame den:oflr itiué tacit cx proprijs principijs
oftendédo prcbabilitatem de fyliogifmo Topico;apparentiam de Elencho; Topi« ca
veró dicitur procedere ex cóibus, quia quando applicatur ad alias (cientias ,
vti- mur fuis locis coibusà definitione;à có« iugatis , à wac- ade quo fcn(u
vtige non cfi fcientia, Ad 2. poreft in eo, & fi- milib.fy!logif mis
ccnfiderari conícqués, & con(cquentia, & licet non detur in cis
a&us fcientiz confcquentis, quod jo riam concernit ; datur tamen vcrafCiens
tá confequentiz, quz refpicit formam & cum ab habitu logicz depédeát quoad
formam, & fccundum formam fint opti- mé difpofiti in modo;& figura ,
fequitut fcicnuficum effe habitum logica, & ad a- &us (cientificos
inclinare. Ad 3.logica.» acquiritur pcr aliquam vnam demonflra- tionem
dirc&am;& regulatam à logicazas naturali,v«l artificiali imperfe&ta
. Quarió arguitur; quod logica docens fit ctam arscum
Ioan.de S.] h. p. 2. log. Q. 1 att. 2.& Aucrí, cit, quiaars eft reéta 16
opcrum faciendorum , talis autcm eft logica docens in ordine ad operaciones
intclicétus. Tum 2.quia duo requiruntur ad ari&yex parte matcrig y «p bt
capax re» gulaaonis,cx parte fortia; qui ic habet vc regula dirigens, q» tiac
directio per cer i deicrminatas regulas, v ruing. ad- ta, "s gu v là w *
Cue emm 1205 elt in propofito , nà opcrationcs intelle- &us, licut (unt
capaces erroris, ita, && dire: &ionis , & cem habet certas ,
& detere- minatas regulas, ergo nil deficit,vt ars li- . Beralis dicatur. T
3. quia ró artisnon re pugnat cum fcientia ,nà licet.ex parte ap- plicationis
hic, &,püc faciende ats fit de fingularibus,& contingentibus,tamen ex.
parte regularum eft de neceffarijs,& vni-- ueríal ibus,illa.n.süt certae,
& determina-- tz- in vniuer(ali. Tü 4.quia, vt ait Auer(a,. preter noritiá
vniuer(alem logicam da- tur particularis, & determinata ad hoc o-- p eiocri
cta hic, & nunc; ergo faltim ta. is notitia dircétiua, quz (pe&tatad
logi- cam docentem;erit propriéacs. Tum de- niq.quia falsü cft omné arté cffe
habitum. practicum,id.n. verum ett, quádo cius o- pus cft praxis,non autem
quando cft pu.. £a Ípeculatio;vt cf in propofito .. 47 Rep. negando a(lumptum,
9 illa. fit complcta ró artis, nam 6. Ethic.c. 4.de finitur , quod (it
habituscum recta rone. €i üctus ad c (ficiédü idoncé, ex quo col; ligiturartem
integrari cx habitu cogniti- «o in intellectu, & operatiuo in potentia:
excquente,(iué fit ab intelle&u diftin&a, fiue non, & r6 eft , quia
finis intrinfecus. artis.non cft fola cognitio modi, quo ope rari dcbemus;(cd
etia ipfum opus , modo. logica docens íiftit in fola contcmplatio-- nc
rcgularum,;non auté cfficit rc&as ope rationcs intellc &us;(ed hzc cft
logica v-. tcnsquz 1dcó dici potcft ars.Ad 2; pra. Ter ila duo requiritur
adhuc, vt habitus , qu didtutart;phyfci, & excrcité.intto» it formam in
materiam capacem di-- tc&ioais, quod non facit logica docens, , qua tantum
deceunon autcm cfficit: Ad: geneguns affümptum , ad probationem: ndüm artem
przícindi noa poffe ab; aprlicatione ad opus bic, & nunc exercé. dum, cá
fit habitus (uapte natura cffti-- wus cuius. proindé finis exiríníecus.cft o--
pus; & ideó 6. Bihic. c. 3.ait Ariftartens: "werjart.circa. generation
mrerum.. Ad. 4 «9 ctiam potis arciculáris e: poteit propriéarscadé rone;quia.f.
phy-- ficé non attingit opus y. quod cft crm artis, fcd raptum idealiter ,
& dirc&tiue, . Ad 5, ais ois dicitur habitus practicus: ;. -Queflio
PioemdefNamraLofiez ———— 00 uatcnus cft operatiuus,& effectiuns,nGk — Mibin
fimplici contéplatione cófiftes. etiamfi operatio , quam attingit, non fit
praxis. Hac tamenratione negant Come plut.q.6.etfe proprie artem,quia nó ope«-
ratur ca intentionc,yt opcretursfed vt co, noícat,& D. Thom.vocat artem
fpecus. [Dem 2, 2,0.47:att.2.. Quintà tandem obijcitur ad proban«- dum;quod
log.vtens fit (cientia; quia sm. cóionem eft idem habitus cum docente, cum aüt
ex natura rei, & non ex'coníide-- C ratione no(ítra habitui cGucniar effe
(cié- - ? tificum;vel nó.effc, plané (1 docés eft fci&- ^ tiayerit etià
vtéSalioquin de codem cons . t E tradictoriaex natura rci verificarenture-
Refj.hoc argumentü faus moleftum effe. $£ ponenubus logicam docentem, &
vréem: , eundem liabitü realiter importare, vndé: t valdé laborant Compl. pro
cinsfolutio- - ncdifp.i.prozm.q.6.Fuentesveró mira: ———— biliacffütit indigna
plan&quereferáturg; ——— Didácus q.5:prozm..vt confequenterlo: —
quatur;conccdit logicam vtenié etie (cié: tiam; nobistamenargurnenummihilfa. —
cefTit negotij; quia concedimus importa . re diueríos realiter habitus, immo
hac- eratvnaraio,quaid probauimuSart.T.. — -— «, ^4 í 1 L^ M ARTILCVLYSOMMMS De
qualitate Logices 4n fit fcientiavea: — lis, fpeculatiua s. 0 0000— 48. pr
Itcaqualitatemiftius(ciétie dus. ——— C plex occurit difficultas;Prima as» »
eft;an fit fcientia rcalis,vel rationalis;nec - cft difficultas de logica
intrinfecéconti- - derata;& formaliter;in hoc.n.(enfuy cum fit vera
qualitasde prima fpecieynnlli da. - bium ett efle (cienuam realem , (cd d'ffi--
cultas cft de logica extrin(ecé & obie&i ué contiderara. R cc orc
sjquamplures , , & przfettimsqui arc.3, afl gnabant , ca-obicdtum
operationes inteileétus; de . fcndünt logicam effe [ciétiam realé, Qui . vcro
ftátucbant obicétum cns: rationis 9» aut.(ccundam intentionem », vel'aliquid.
confimilea(icront coníequéter effe (cic- . tiam rationalem, & ita (u
viden-. turThomittz,& Scotifla $ excepto ; P onco difp.a.à. fe ! Di $ ir ^
x e fit fcientia vealis, e» fpeculatiua stet V. T "'Dicendumlnobis eft
corifequenter ad iibi didta;g logica cx natura rei eft (cien- 3tia realis,(ed
prout efl ab Aciít.contexta *eft (cientia rationalis. Pcobatuc autem có *clufio
euidéi(fimis rationibus: Certü eft fcientiam pendere in fuo cffe, uari ab
obie&o, nam fcientia eft alicuius ffcibilis (centia, vnde impoffibili
exiien- te aliquo obiecto, impoffibilis quoq. eft "fcientia illius
obie&i;fed fi impo fibile.fo "ret ens ronis, & quzlibetKecunda
inten- tio, adhuc extaret, vel po (fibilis fotet illa "fcientia, qua
logicaimuncupatur ,'ergo ex nacura rei cít ícientia.realis; probatur mi anot;ti
nullum daretur ens rattonis ;ad huc ántelle&us nofter poffet operari,quia
ne- que incelle&tus, nec eius operatio pendet bs ente racionis fed €
contra;& eius ope itatio poflet adhuc dirigi » & regulari pr aliqua
pracepta,ícientia vero tradens hu- iufmodi przcepta efTet logica,qua in hüc
finemzit ad inuenta;vt dirigat intellectü, inc etret in operando . Bu
Refp.coutrarij, quod cum regule diti- gentes aátus imtelle&us tradantur in
actu fignato,vt patet cum dicitur genus predi- «cari de fpecie,fpecié de
indiuiduo;& :modo affignari nequeant, nifi pet termi- anos fecu intention ,
idcircó ni(i -iftz poffibiles forent,nec illz regula pof - fent ab aliqua
(cientía tradi, & fic amotis fecundis intentionibus remouctetur logi-
*cayin qua zranduntur huiufmodi regule . Scd contra,quia huiufmodi regule
poísét tradi etiam in a&u fignato per terminos 'primz intentionis,ergo
&c. probatur aí- umptum,vbi.n.nüc dicitur genus przdi- cari de fpecie ,
& per hanc m diri- itur intelle&us ad bené apprehendenda peciei
quidditatc,& de illa re&é iudicá- dum, & enunciádum , poífemus per
ter- minos primz intentionis candem alli gna re regulam dicédo,quod natura cóis
íem- per includitur inferioribus,quz regula nó minus infcruict ad bene
apprehenácnda inferioris naturam,& de illo re&té iudicá- dum, q illa
per terminos fecunda inten- tionis tradita,vt patet conlideranti, & idc
iudicii de alijs regulis, quas niic in terii nis (ecüde intentionis habemus'in
logica, cft facicndum. Accedit, g ficuc Ethica in 171 flituta ad dirigendas
operationes volütá- tis tradit fuas regulas pcr tecminos prime intentionis,
poffet fimiliter logicaalias re gula vcl ea(dé tradere per rerminos eof €
dirigétes operationes intelle&us; Nec vnquam contrarij fuffi cienter oflendent,
vndétantam habeat logica nccefTitatem fecundarüm intentionum ad dirigendas
'operationcs intelle&us [ola vilitas ofté- di poteít;vt poftea dicemus. .
49 Dcinde adhuc efficacius arguitur inftrumenta fciédi,de quibus agit logica.
i& przfertim demóftratio, quz eft oium preftantifimum, fümpta pro'prima
inté 'tione; vel habent vim faciendi fcire;ac di rigendi;vel eamnon habent;fed
accipiüt à EU ee Msenpeleie ;non sin,quia ens rónis talé vim cati reali con-
'ferrc non poteft,& cü demóftratio fit vc- 'ray/& realisccau(a
(cientizdici ncquit ,'q» producat effectum realem per ens rónis., tanquam per
rónem caufandi ; tum eciam quia fecunda intentiones logicales babéc Ifundamétü
in primis;atq.ita-vim faciendi fcire pra(ünponunt in primis,ergo primü
'concedcadü cft;fed.fi in(irumenta logica lia vim habent dirigendi ,'&
faciendi fci- re antecedenterad (ecundas intenciones, confequens cft;vt etiam
antecedenter ad. 'cas on nt conflituere fcientia logicalé - e(p.P.Ioan.de S.
Th. p.2.log.q.1 .art. 3: cffe&tiua,& phyficacauf(alitas;qua a» étus
demonfirationis gepeoeicieguan non pertinct per fe ad logicam dirigenté, fed ad
fcientiam dire&am,& hzc effe& "ià gencratio conuenitiilli róne
a&uü rca- liam,quibus demonftratiojconflat .. Per fe autem pertinet ad
logicam confiderare in demonftratione etam dífpofitioncm fyllogifticam
veritatum, & conucnientiá mmatcriz.í.quod T aprire (rnt necef faria per
fey& ree di(pofitz, que funt «conditiones ex parteobie& requititee;vc
proceffusicientificus ordi ,,nOn aue tem tales conditioncs funt virtus ip(a ef-
E eta a eff, quod in primis cá- '$0 Sed contra in i fitas , non eft aliquid
rationis , ergo: hac per i fc ad L tur lic Auchoc, di oum erp cmi id reale
ccon- Pide mv - 171 fi derabit, (ed probatur etiam, quód con- ueniétia forme ,
.i. re&a di»otitio pro- politionum fit aliquid reale, nam certum cft
demonítrationem generare (ciendàa y non quomodocüque, fed inquantum ett recte
d.(pofita ,quia ex eiídem propoti- tionibus non ordinatis , vcl generatur er-
tor , vcl (alim difparata cognitio, ergo cum etiam hzc ordinatio concurtat ad
generationem ícientiz , crit quid reale, non autem pura relatio rationis cum
ef- fc&us realis. dependere nzqueac c(sétiali . tet ab care ratiónis, &
cam hecad Logi- cam per fe (pe&et, plané Logica ex natu- fa rci fcientia
ccaliserit. Cont. hac ratio, idco enim dicimus Muficz proportio- ncs5,&
coordinationes efTe aliquid reale, Quia aurium Ooble&amentum caufant , qui
eft cffc&us realis, quod vtiq. tine oc- dinc nó caufarent,ergo fic in
propofito. Refp.Complut.diíp.1.q. 2.n.2 $ nó ex co, quod inter ipfos actus
requiratur. ta- lis ordo;aut difpofitio,vt generent fcien- tiá, ideo ordo ille
debet dici realis, quia ifte non eít forma con(titutiua actuum in cffc caufee
(cientiz , fed tantum condi- tio (inc qua non , non repugnat auté ali- uod .ens
rationis interdum effe condi- tioné alicuius caufz realis, nam in Sa- cramentis
nouz legis fignificatio eft quid rationis , & tamen eft conditio fine qua
non caufarent realiter gratiam, & quod ccttíus e(t , voces (ignificatiug
veré , & realitercaufant in auditu fpecies inten- tionales rerum, quas
lignificast, cum ta- men fignificatio, (ine qua talcs fpecies non caufarent ;
fit quid rationis reiulcans inillisex impolitionc humani. $1 Sedquamuis verum
fit prefatam a&tuü ordinationé concutterc ad gencrà dà (cientià non velut
róaein cagsadi, (ed vt conditione caufantis, & relationé rca- lem pofle pet
modü conditionis fine qua non concurrere ad effectum realé abío- Tntü,vt Scot.
docet 3. d. 2. q. 2. fub F. de apptoximatione caufarü extrinfecará , &
vnione inttinfecatum ad cócm effectum producendum , nam cauíz nequeunt cf. Pan
prodacere , ni(i approximate , & vaitz. Ex hoc tamen non ícquiur pra ía-
tam actyum difpotiuoné ia demonttra- I Dueflio Proem.de Natura Logice. à j t LE
quod ab A duer(arijs contendimus , - effe nimirà Log 'tionibus, vtpfis amotis
Logica tota fun- .pládo inflruméta fciédi pro prima intétio ,De,& regulas
tradédo ja terminis ciatdé . tione e(fe refpe&tuzn rationis, ímó cüiffe
ordo inter przmiifas ad inferendam cós. clutionem fe habeat , velati a
»proxima- tio caufarum, vt cffe&ü producant, ficut hzc in cau(is eft
relatio ccalisjita & ordo ille inter przmitfas , quo vna collocatur - fub
alia,erit ee(pe&us realis. Necfequie — — tut , (i relatio tealis potcft
effe conditio caufz realis, ita effe poffe relautonemtras | tionis, nam non
videtur vnde a(ignati — poffit in effz&u reali talis , ac tam necef- faria
dependentia ab eote rationis; e fà | a(lignabitur, tandem reduci debebit in .—
— | aliquá cáu(amy(cu conditionem realé, ex — -—— uire(ultatillude(fe cations,
vripfimet —— omplut.ibi tatencar; ex quo paretillud — — eífc racionis mere
concomitanter ,& per accidens fc haberc ad. productionem rea-
liscffe&us, & itaeueait inpropofitoia — — illauwooe conclutionisex
przmiffisytins —— Éca declatabicar ex profetfodifp.3, Ex&- — plaveró
addu&ta à Complut.moníuntad — — rem ; namfàkuüm eft facramenta nous - legis
phyfice caufare gratiam , ci cau(enc moraliter,vt apud no: teria de facramétis
habetur & fare phytice (pecies intention ditu , exercitium fijuidem. fi nis
vocis; cü .. ingerit audienti rei lignificatz , non fic px n CAU alt phylicam,
fed per quanda veluci moralem , qua vox moralite AE tat mentem auditoris, vt ad
prolationem — — vocis cuius (ignificatum fcit ,ftatimeli- — — ciat rei
lignificatz conceptam, vt fas dicimus difp. de Vocibus ex . in 24d.42.ad 2q.
i& 4.d.1,q. 5. B. i 5X den i Hz rationes adcó. fuot euidentes , vt
P.Ioan.de S.Th.loc.cit. in fine tind£' fa- teatur, quod eciam [i nou
refultarent en-. tia rationis formaliterQ7 Jecidu exifté tia obieiliuam , adbuc
daretur logica y qu& illarim rationes cofideraret [altinz.— €x parte [ui
fundamenti,plané boc eft, — icam ex reiitàcü- — ncxam & depeadentem à fecundis int£-- ditus
ruat y cum bené feruaa pollit coré- $2 Qu p yniuerfum rei . ftducere ad
faciliorem methodü po n fis [cientia realis eofpeculatiua.eAfr.^— 323 $31 autem
Logica Arift (quod attinec ad fecundam conclufionis patt€) fit (cientia
rationalis, patet ex di&is art. 3.cum.n.Arift. data opera logicam fuam
tradiderit füb terminis feeundarum inté- tionum; yt funt genus ,/pecies,
fübie&ü , povpony antecedens,copfequens,&c, inc fa&um eft,vt
logica; quz (uapté na- tura (cientia realis cft , ex intentione Ac- tificis
cuaíerit rationalis. $i autemquz- ratur, cur Arift. Logicam fuá inftituerit fub
terminis (ccundarum intentionü po- tius, quam primarum , dicendum hoc fc- ciffe
ob faciliorem method, facilius fi- quidem,& cómodius dantur intelligi res
logicales fub terminis fecupdarü inten. tionum, primarü, vbi .n. multa dicenda
forent de re , quz in propofitionc affir- matur,vel negatur de alia, fimiliter
de re; de qua alia affirmatur , fub iftis fignis in- (ubic&i , & pra
dicati bre- tentionali witer onis res sofhpretendkor, que de alia dicitur,
& de qua alia dicitur; füb no mine generis comprehenditur animal ,
lantaycolorg&c,íub nomine fpeciei leo ; | apr es 5 & lic de alijs; per
hanc re- redicatur de fpecie, igi, quod homo eft alico cft animal,atinus ef!
animal, &c. & ita vbi multa. neceflaria forent ad docéda logicalia fub
terminis primarum intentionum , pauciffimis id fit vtendo terminis fccundarü;
& hoc fuic in caufas eur Arift, qui maximé cupicbat ops - lem;eam
inftituerit füb terminis fccüda- tum intentionum , & ità vbi fuapte na- pue
erat, rationalem fecerit ex mo am, quod . do, cam contexendi . ;,$3 In
oppotitum obijcit P. Fuentcs q. f. d. £I. v mart-4. DoGorem
q.1, vniuer, in finc, vbi Logicam vocar rationalem;vt coiradiftinguitur à
fcientia reali & in 6« Met.q.1. Ícientiá fpeculatiuam diuidit in - realem; &
rationalem , & fub hac Logica €opftituit, & in prolog.fent.q.3.& 2.
ier. x Bs didis ide] bes ? .breui- Scotum, & alios Auctores, cü Logica Erie
eat ielsnbRi er Amyiplos joqui dc Logica ab Arift. conz (152,q!4 omncs yumurnon
anié de Lo gica infe , & vtex naturarei poffet infti- tui , vndé DoGor 1.
Prior. q. a. affignans fubic&ü Logica: in fe nequaquá cam ibi dicit
ícientià rationalé , & fic ctiá intelli gendus eft Boetius , cóait Logicam
efse de fecundis intentionibus. Sed inftabis ét Logicam
in fe dici (ciencantirationalé , ergo &c. Reíp. Logicam infe dicitatio-
nalem, non vt centradiftinguitur à reali , (cd quia eft dire&iuarationis ;
hoc eft , intellc&us in actibus fuis . Sed rurfns in- ftabis, Logica
Arift.eft pars Logice infe, & obie&um illius continetur füb obic&o
iftius,ergo fi Logica Arift.eft rationalis, | vt dift inguitur à reali , &
obicé&tum eius aliquid rationis,talis erit ctia Logica in fe, &
fecundum totum ambit. Refp. ge ficut tota Logica cx natura rei rcalis eft,
& petit fübie&tum reale;ita etiam illa pars dc argumentatione,quz
tradita cft ab A« rift.in (c, & cx natura rei rcalis cft, & pe- tit
fübie&ü reale,& ficut hzc parstradi- ta c(t ab Arift.(ub
terminisfecundarü in- tenrionüita poterar inflitui tota, & lübie &um
vnius femper eft (ub fubie&o alte- rius, fi vtraque (pe&etur
vniformiter; at difformiter, minimé, vndé nunc fyllogif- mus,quia eít
íübie&um Logice Ari(t.fe- cundó intentionaliter captus ; vtique non
continetur formaliter fub inftrumento Íciendi reali , fed fundamentaliter cantü
. Scd iterum vrges, nócft in AuGtoris arbà trio fciétias immutare, ergo fi
Logica ab Arift. tradita eft rationalis , talis erit ex fc , non veró quia
Arift, ci afIignauit obicctto aliquod ensrationis , quia nó ftat in Au&oris
arbitrio affignare obic&tum fcientiz cum quzlibet determinatü obie &ü
(ibi vendicet ex natura rei. Refp.quod quamnissrh rem non poffit
Au&torícien tiasimmurare, & diuería obie&a tribue-- rc ad libitum
fuum , pot tá immutare sim. modü , & ità cótiugit in. propofito , quia. cü.
inttcümenra fciendi ,. & regula bené cognolcendi fint obie&a Logicz ex
na- tura rei , & cü hzcuradi poflint per ter- minos prima & fec i
ionisypla- Fic apes Sos hoc (ecüdo: : idco Logica ciuscít rónalis,& quáuis.
vatur terminis fecüdacum imentionum ad liguificandas res rares im : X 3 -"
Uz& | ÉEndlioProen de Natura Loiice2, ^. 5 atu fi gnato'pet terminos
(ccundarü, vt exerceantur in primis;hinc tamen dedu: €erc nó debemus cà:
Neotcricis ét Arift. Logicá agere de (ecundis intentionibus tantum pcr
accidens, fed potius statera: . proximam;circa quam per fe verfatur,cf- fc
fecundas.intent; ones primas veróyqui- bus easapplicat;c(ie materiam remotam.
f4 Secundo obijcit iüc a&us.enücia- tion'selt ordinatus , quado vriü
extremü: concipitar,vt fubie&ur, & aliud vt pre- d:catnm, tunc actus
difcuifus eft ordina. tus,& rc dilpofitus, cum vna propofi- tio cfl
antecedens,& alia confequens,fed: ےlc (ubic&um , & praedicatum ,
antecez dens, & confequens-funt entia: rationis y. ergoordo a&ualis in
enüciationc; & di- fcur(u neceísarió cft ens.cationis. Conf? quia
propofitionem císe maiorem y vcl minorem; primo, vcl (ccundo loco poni,. vnum
alveri (ubijci nih;l' ponit in rebus: rcale,& totum hoc rcs liabent
ab'intelle-: prima principia obie&ti illius feiehtla à. - uibus procedit ad
cóclufiones demon- fiaadécde obie&o , vndé fi obieGü cft ens teale
nece(sarió principia debent ef fe realia;(ed Logica non habet Li o ma
principiarealia, ex quibus: proc ad coriclufioncs de (uo fubicéto.demons
flrandas; ergo eiusobie&um non poteft efie ens reale , & confequenter
nec ipía fcientia realisymaior patet, probatur mi« nor; quia'in omni opinione
tota ars(yllo giftica innititur daobusillisprincipijs di €i de omni dici de
nullotvel illisque cnuque fit eadem Ynitertioy [unteadé inter [ey quecimqs [amt
eadem: inter fé ydiflingunntur ab vno-ztertio, fimiliter: ars dcfiniendi,&
diaidendi innititor im^ tenticnibus generis;di fferentiz,& Gimis libus,quz
omnia cóflar efse entia rónis ; Refp.negando minorcm de Logica im fe,concedendo
de Logica Atift.fimiliter dicendum'ad probationem, quod a e se US ue
Guergototunkhoc cftcns rationis atqj; Fogica Arift inimtitat illispeincipij d
itn, ita logicaíermntameréri&onalis. — : plicatis per terminos
(ccundamm:iptene Kefp. negando'maioré,tunc.n:aQtus rionüsat Logica in fe potett alijsanniti y -
enunciati onis eftordisatus; quando vni! & etiam eifdem tradiistamenan ce
& alio affirmatur, velincgatur licctad- gis primarum inrentionum.,vt fupt,
buc termini nondenominentur ànotio- claratüm cft; imino princip: illud: qu
nibus (ubic&i, & pradicati ,& fic ctiam inci dicendü: de
a&wd;(cusfus, quod co-ipfo: eft ordinatus; cum vna propofitio infcr- taf cx
alia, licetnó denominentar adhuc propofitioncsà notioni busantecedét:s ,: &
co i55qug poflca fiunt per a&tüt quare cum antequam terminis: veli
propofitiones dcnominenur àfecun: dis intentionibus, ynusterminusde alio
afhractar,.vna propofitio feratur ex a- à »qui reperitur inter fübie &ít,
& pradicatumy mtcr antecedens, & confe: quedrtadcticcus. Ex hoc patet.
ad: n firm.g; quais efse fübig&tü,predi-: «arümaiorcmyminore, &c.
fincrclatios nesratienis; thi melle&usà parte rei fine: vliafi&ione vni
affirfnagde alio, vel ne- gat,& collocatio miporis (ab maiori vc- fà
cílaciscalis,& nomfi Gta, & & habet in: gmiffis,vcluc ap imatio in
caufis; Lone prev dirimi baril ; "Tertioatgpunt: Complut. difp.1. q. 2:
2x9- la qualibet (cientia/damar aliqua: E o€ A : cnr.q; [unt eadcm. &7c,
elt. prit reale ^ affignatum: pet: "terminos. intenrion;s.- QI eva /$5
Atlteradifücultasde qualite Záy — ica eft yan fit ciencia pra&tica;vel
(pea- iat cuius exa&a c TC den pcndcat cx dicendisinfca difp.de (ciétiag. -
vli expédemusquomodo liabitos diuid. tur per practicum,, &
fpecalatiuü,& de — natura viriufoue di(íetemus lic tamen beni emis pereat
at c " thic:q. apud! Maurit.q. i.vuiuecf. qui af feruitnon effe
practicaap, (pe dos, fed' eontra i eique das vtrafques fequitur Zab. lib, 1.
denats. Eo «rA rs Dons Nige dusarés - BUCO 1 docena rea i Qi quia Arift demere
aud diui inclus pude, culitiuumi;& 6: Mét«c. 1 [ciet dm ip ord. licita, S
(peculatitam umriia eo pal no uot furit
fentécia. Ptimaifüit hoftti Gerardi Mae ie NM — jo pra&tica, &
(peculatiua rationes com- €radi&torias prz(cferunt , «cl enim (ftit iv'fola
contemplatione veritatis , & fic :eft fpeculaciua,vel non fiftit, fed
ordina: tur ad'opus , &tic ef jraGtica , vt Acitt. docuit 2. Met. c.
z.dicens fpetulatreg fi- (0 "Wists veritasprafiice:veró opus,ergo on datur
medium ncque per. participa- - tionem extremonimi, neque per abaega- tionem,
ita aotauit Do&or q.4. Prolog. ar.1.& Anton.An 1.6. Met, q.2. Alia (en-
tenti é conrra docet logicam effe timal pra&icam,& fjeculatiuam, ita V
2q.p.1. "difp.8.c. c. & difj.9.c.3 . Suatez difp. 44. "Mer. in
fine Rauius bic.q. s. Hurtad. «ditp.3- (ecc 1 Caucr.difpi . dub. 5. Loma-
3üicnf.q. 15.in Porphir. Tolet.hic& alij, quz op! vede vmm EN " a
ptzcedens,nam pra&ticum, & . , "vá vel (unc diffecéciae erar (ils
. tia sy elcerué eas nobis circam( cribunt 4 -vt.rooner Dot. cit.vnde implicac
eindé «ognir? e fimul pra&ticam,X fpe -€ulatiuam, ficar implicat.cundem
nume- rum effe imul parem, imparé , (.uic- -. qnid in oppotitum dicat Poncius
ditp. 2. Toss» 91. quem: impugnatum vide ifp.1. Mcraph.n.72. )& «quia
prafeferüc ratones penitus contradidborias, ticut nó patiuntür medium pera io5C
extre morum s itanec admamar medinm per ipairicipauonem quae omnia:ex diíp de
(cient; probao:ur. Hinc ett, quod cateri Au&orcs communiter logicam po
imunbaat abíolucé praóticam, vc Nomina les palim Ocham iu prolog.(enr.vb: Ga
briel q-41. Greg. 4 $.ar.2- Aurcol. & alij antiqui, juos ex modernis
fequürar. Fol: i1. traG c4. ]-3«fec..4. Conimb. q. 4-pro- mar. $. Auería q. 1.
(ec 6 Murc.duj. t. 1.4. Ouuied conr. 2. Log.panc. (. Atria :ga dilp. 5. (ec. f.aut abfoluté fpeculatiuà , vt D. Tho.cum
fuis apud Complit. difp. A:q.6 EcScousq 4. /rolog.vbi Bargius, Li-het. Vigct-
& alij Expoutores , à 6. Met.4.140 (ol.ad 1. Anc. And.r. Met. q.
24Mauriti]-1, vaut. vbi Sarnan- Brafa uol,& aij ciccicumlocam; Ratio difcci
mins n.cer hos Autores ex nomine pra xis, & noticie practicz ortum duxit y
nà aliqui omnem operationcm dirigibilé, vt e/fn fiefeieniavealis/ e)
fpeculariune Ae. V. 15 fic, contendant e(fc praxim , & notitiam
dice&iuam «ius appellant pra&icam , co quianon fit 1n fimplici
comemplatio- nc obicdti , (cdvecíaturcirca iHud modo operabii, & teadit.ad
illudefficiendum s vüde.cum ita ver(etuc logica «itca opes tatíoncs
intefle&us,& inftrumenta fcie- düplané practica fcientia etit « Alij
vecà non:omnem operationem dirigibilem va lunt ee praxim,ne-.omaem
d'ce&tiaam pra&icam ,fcd operationem dirigibilem tanrum per di&tamé
prudcatiz ; yl artis ingenere moc's vocant praxi m,vnde có fequenter volun:
cffc operationé ab eles &wne voluataiis pendétem, alio.|ai nom
Éoterlaude,aut vituperio digaa,& omn&- cognitionem. huitfmodi
epberauenum diredtiuam cenfent effe practicam , quia per ipfam remoueturerror
pra&ticus ; &€ uia bei ita dirigit opecatiónes.iniclie us,vt tanti
inrendat ab. eis cemoueco errorem [peculaciuum qui eft fal (cas va dc tota itta
ditectio e& propter (cire , Sc €irca. vci wer(acae y quodeftobicctam
intellectus ideo fcientia (peculatiua czn- fenda ett ; & hi abíquedibio
melius lo- quuntur, magis proprie declarát natu - ram praxis, & notitize
pra&icz,& fpcca- latiaz , vt inferius fao loco dicemus j & hic
eftienfos b. Avift.incenuis 1.Mcr.c. 2.dum aic aem fpeculatiuz e(le verica-
1cim,pra&ricz opus,ita namque hzc vetba exponit Cominentcon: 3. Per
fpecula- tinam fcimus, vt Jcésnus , per pradlica veró (umus [cientes,vt
operemur , qw;a pra&ice fin:s opus; quantamcunue er- go logica dirigat
operaciones Int-leéxus, Cü talcs duntaxa: dirigat ; vt Íciamus,s- finis eius
ett veritas, & per coníc jucs cientia fpeculaciua cít;na n qae pcc eam
Ícimus,aon vt operemur fed vc fciamus , qua in wr tam actio dirgois , quam
direda ett (cire, & veritaus cozato $6 Dice dum igitut eft;quod licec pec
tandam analogiam , & fecand:in quid dogin dici pofíi fcicntia Tome ,fin-
plicitez camen , & abfoluté io jucn4o ctt ípeculaiua: Conclunoett Sco iin
tei- minis 6. Mct.q. tad t.ptin. vi» lic 1o jut- 1r de logica licer dici polfiz
y quod eft praética,quia ni efl cami p p )cire yro- V 4 —— prium» adlltnm cmd
di a. LLLA GM AL. ooonss,e9aa Lu A DN rx 176 priis, fed diretL iuii in aliquo
atín, exté- dendo nomen; quia tamen atlus ,in quo dirigit, no efl nifi
[peculatio deo logica roprié no e$t pract icayfed |peculatiua , [de explicatur
conclu(io,ná co- gaitio pra&tica poteft (umi lat , pro no- titia ./.
cuiufcunque operationiscontin: gentis,que (it ercoris capax, fiue pra&i- ES
fiae [pecalatiuiy& non cít puré cócem platiua naturz proprij obiecti (ed
etiam effc&rix ilius, & (ic Logica dici potett fcientia pra&ticanam
fcientia Logica nó fifticin [e »vttantum cogno(camus na- turam (yllogi(mr , fed
tradit regulas, & cepta illum re&té cóficiend;: ;(ed quia Boc nd (uffcic
ad notitiam practicà pro- prie didam, fed e(fe debet directiua pra. xis,nimirum
operis ab ele&ione penden- tis, & quod lit capax erroris praQtici , ac
proinde imputabilis ad laudeay,vel vitu- perium, ideó proprie loquédo logica nà
clt practica;fed (peculatiuasquia ipfa di - rigit a&us. intelle&us , nc
contingit in eis faliitas, qui. eft error fpeculatiuus , & totus cius finis
e(t veritas,& (cire,nó aüt operari, nam non folum cognitio naturz fyllog
(mi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica efficit
in(tromen tà (ciendi , non vt operemur; led vt recté cognofcamus; Et vc modo
ab(tineamus ab ca conccrtationc, erede intelle- €tus dici poffit. praxis , de
quo inferius loc-cit. hoc omnes fateri cenentur, 9p li- cet actus
intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis
habere poffit 5. tà quatenus dirigitur in ordine ad veritaté non habet rónem
pra- Xis , quia tunc finis illius dirc&tionis cft veritas,& non
opus;modo lozica dirigit opcraciodem intclle&us,nó vt participat itaté
moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- ium
intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui bac innititur (cntétia, $7. At
refpondent contrarij, & prefer tim Aucría cit. parum referrequod cogni tio
fpeculatitia , que dirigitur per Logi- Cam , filtat in contemplatione
veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione veritatis de ipfo (uo
obic&o, (cd ordinatur ad illud efficiendum , atquc Queflio Proem.de Natura
Logica. adco non eft propter — &
gratia ui in quo có(iftit ratio (cientie pra&tie cz, illa autem cognitio
e(t fpeculatiua y uz liftit in contemplatione veritatis de - uo obic&o,
quod contidetac , & tic-eft gratia (ai,& propter feipfam. Et quando
dixit Arift. (peculatiuz finis e(t veritas, pra&;ca opus,non intellexit dc
finc ope- rationis directz, (ed de finciplju(metca . — - gnitionis, quz dicitur
fpeculatiua , vel. ra&tica, ee quód fpeculatiua ita cogno. cit veritacem
(ur obie&i, vcalio veritas - tem non dirigat ex modo cogno(cendi, Jf
precipiendo , & dictando de obicáto cognito faciendo,alioquin nó rrct meré
«ogmo(ciciuá , & omm:;no non filléret in notitia veritatis, fed o.
pra&ica . Tota hzc rcípontio fal(z inni» titur intelligentiz naturz
cognitionis practice, & Ípeculatiuz,faltum tiquidem c(t qualécunq; ordinem
ad opusfLétiam — exiahercà ratione (cientiz fpeculatis — uz,&itainfimplicr,
& nuda cótempla- — Uuonefar obicéti fileredcbere,vtnequas —— quo ad illius
effcétionem ditigere pof qd P.Didacusq.6.proaem:& Compl. —— -— NM i
manifeíto demonttrant excmpló , Geó- mcetria namq; Aftcologia , & Mathemae
— tice (cicntig fpeculatiuz func, & tamen. non e(t contra fpeculariorié
earü aliquid riynimirum Bare corned jum; opus etiam nume . , * meníurandi
(jeótatad illas, &/tanien eas nó extrahit à ratione fjeculatiuz, nó alia
ratione , niti quia horam inftrumentorü conftructio ordinatur ad cognitioné ve-
ritatis, neque per illam ititendunt fciéciae huiufmodi opus ipfum fa&um fed
veri- tatem,rgo cum Logica nó folum omnia ordinet ad cognitionem veritatis,(ed
ip- (um opus,quod dirigit, cognitio veritatis fit,plane ordo tal;s ad opus à
ratione (cié uz fpeculatiuz! ipfam mon extrahct ; Et hac de cauía ctiam proprer
(ei inn cctur, & non proprer aliud, quia etiamfi dirigat inopus,ramen in
hac ipfa actuali directione, immo, & cffe&ionc oper & non intendit
opus, vt fic, (cdivericatem. Poncius ctiam difp. 1.Log, q.8 n. 85. hanc
probationem inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis
pro» ximus atiurfortt &.—— A Lok : LE &- X - " -1* ,. 'eitadi
c(fet fpeto - *&o: Mcdiciria, quit trádit modum recupe ' ande memoriz,&
difponendi caput inor . "dine ad acuendumi ingenium dicitur fpe- - eun fit
fcientia vealis, eo [peculatiua. ert. P. x77 xi mus pra&tica fit opos,non
veritas, tamé ' vetitas potcft efle finis cius remotus , & fic in propofito
dici poterit Logicá cffe pra&ticamsquia licet remote ad veritarem
ordinctur, proximé támen ordinatür ad . opus .fad confe&ionem fyllogifmi,
& a- Tioram inftromenroram (ciédt,quod fuf- "ficit, vt abfolaté ,
& fimpliciter practica "s. dicatur; quod enim hoc opus ylterius or-
dineturadveritátem. cogno(ícendam im- - .. zipertinens eft ad Logicam (inquit)
nàm 77 fi fcamtium ordinaretur, per fe.etfentiali. . Xt ad
acquifrtíoneme(Ciegriarü,non Jeered fcientia ttadens' modum illud fa. latina 5
(icit'nec de fa- «ulatiua ,licet recuperatio memotiz , & acuimen
inrelle&tus ordinentur ad ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, qua
docet conficete wiangulum,& rame "ett fpeculatiuajait don e(ie
prachicá, quia non oftendit adzquaté, quomodo trian- "gulus ficti polfit,
(i ebim fic oftenderct, plaoé practica non foret, Hinc tandem 'n. 87- ipfe
probat conclufionem , quod Logica non (it pra&ica, ted iua. ia in omnibus
eius partibus dirigit 3- intellectus , non autem actum alte- "rius
potentiz ab intelle&u , qu (ola eft spraxis,vt docet Scot. q. 4. Prolog.
Hac tamen füa ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim dubium aflumit ;
quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- xis, oppofitum namq.
probabilius c(t, vt infrà patebit difj».1 2. 2? f»átt. 1. & tenet etiam Ponciusi
pfe difp,cit.n.80.& ide "libenter ab hac rationc ab (lin uimus;quo vq;
infra melius declaretur; Quare pr- - ftat adhibere rationcm à nobis adductá,
"qua non eft ità facilis folurionis, vt Pon- cius arbitratur , fenfus
namq, illius axio- matis, quod finis (péculatiuz (ic veriras , - pra&tice
veró opusyverus,& gcnuinus cft, quem ycrba ipfa prafcferunt, non autem uem
ipfe commifcitür , ncmpe quod fi- nis pcr fe imentus à fpeculatiua ett veri-
ta5; pra&ice vcró opus bonum 1n genere n.oris, velattis; & (i interdü
(peculatiua opus attingit ; aut practica veritatem , id e(Te meré per accidens,
& propter aliud nam fpeculatiua opus attingit, vt v. g. itt propofito
logica (y Mogifasum ,non nift graca veritatis , vndé illud afumit pro medio ,
non autem pro fine à (c intento ; fic Aftalogia docet conficere,& conficit
fi/herá materialem ad eum modum , quo C«los effe inter fe difpotitos exiftimat
.tamen quia hoc opus non propter fc com- ficit, fcd in ordine ad veritatem
aflequcm dà de fituj& moribus Orbium, nó amit- tit rationem (peculatiug; Q)
10d aüt (üb- . dit de Medicina di(ponere caput ad acué- dum ingenium , &
arte lignaria fcamni confcó&tiua , quod ordinari poteft ad ve- ritatis
ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs re noflra ; quis enim non videt
fy!logifimum opus elfe magis aptum pro veritate a(equenda,quá fit ícamnum ?
& quo pacto fieri potett, vt (camnü per fe effentialiter ordinetur ad
acquilitionem fcieniarum, vt ipfe füpponit 7 nonne hzc eft ridicula fuppofitio?
fic pariter quis non vidct; quàdo Medicina remedia tra- dit memori recagerandz
, & difponen- dicaputad acacadum ingeniü, finem ab ipfa per (z intentum
effe capitis purgatio- nem, acquifitionem verà fcicnttarum , & : vetitatis
mer&yer accidens ad ipfam at- tincrc? non exempla illg ad rem fa- ciunt,ncquc
ronem noftram labcfactaat, Deniq. omninó falfum eft , quod aicbat hic Au&or
Mathematicam non adzqua- té docere, quomodo triangulus ficri pof? fit, imó
yaicus Mathematicg [copus cít docere modum formandi huiufmodi fi- ra$
mathemarjcas , vt videri pot apud uclid, quod fi Mathematica id adequa té non
docet , debebat hic Auctor facul- raem a(lignare, quz plenéid doceat. — |. $8. In oppotitum obijcies r.prgcipuü "oppofita
(cnt.tundamentum, Habius di- rigens aCtiones. voluntatis ett practicus , ergo
& habitus ditigens actiones incclle- étus. Nec valet ncgare paritatem,co
quía optcrauo voluntatis eft praxis, nà LR "tio 1ntellcétus, Hacc namquc
oon ctt fuf- ficiens ratio, vc iile habitus dicatur praóti- cus, ifte
fpeculaciuus quia prudeücia. cft habitus praéticus, & cum hit omnili dire-
Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs aliquas 4538. « Queflio Proem.de
Natura Logict... 5. aliquas intelle&tus qui ad victates perti. ment,ergo
quod Logica dirigat operatio- nc5 intelle&us, non obftat, quominus fit
fcientia practica Nec etiam dicere valet, operationes intelle&us, vt à
prudéria di- rc&as , habere ratione praxis , quia vt fic; pendent ab
cle&ione voluntatis,& süc capaces etroris practict, ac proinde im-
itabiles io gcnere aioris nó autem ira k habere, vt dirigatur a Logica,quia no
cadunt fub directione Logica, miít vc süc capaces erroris (peculatiut f.
Ealiiraus & idcó non (unt praxes , (cd mera: (pecula- tiones ..Nà contra
vrget, Valquez ;quod etiam in operibus Logica: principiam cít elc&tio, fi
quidem libere fiut, € voltas mouet intcellc&ü ad (uos actus, ficut ce-
1eras potentias, ecgo Logica vcre ett fcié tia practica a£iua , yt pocé qui
verfacar €irca opera ,cnius ptiaci fi ett eleGuo . Refp. quicquid fit de prima
folutione, uz pendet cx alia difficultate , an opcra- tio intelJectus poffit
habere ronem pra- xis (videtur .n.habere poffe quatenus be- .m, vel malé
moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo loco.fecüdam folutioné om- ninó
(ausfacere pro negarione paritatis . Kt impugnatio Vafquez , quamuis apud Mauritiü
alicuius videatur momenti,eam 4n.adducit,& nó foluit, it& tamen friuola
eft, vt eriam Coplur. aduertunt , quod (i uid probat , probat quoque nullam
elfe Dre fpeculatiua fi ;uidé omnes actus cuiufcungs (cientia funt , vel Glrim
fieri poflunr à poftro intelle&u liberg , & me- dia motionc yol(icatis
, cum igirur ait A- rifl.6, Met. c.1. [cientià a&turam verfari .circa
ca,quorü Pocipiin cit cic&io,in- tclligit de operationibus , quibus perfe
conuenit procedere ab ele&ionc, & rales ' funt ,aciioncs vittucis moralis,omnes
.n, tales àut funt actuscliciti aut (a/tim im- perati à voluntate , at
operationibus in- tcile&us,vt à Logica diriguntur , mere p accidés cóuenic
libertas, icü volütatis im- perii, quia antecedenret ad quamcunque - Wolütatis
operacioné po: inteilectus erra- rc in (uis actibus, & per rcsulss,
quastra- dit Logica dirigi, & ideo aótus eius, qua- tenus à Logica
dirigürur , nó funt praxes. $ccü 4o cbijciant rauones ex Aurcol. [| iv -- uia
Logica eft dc obie&o operabili aed eCEE NER Mica t ytyOcanscompofitiuo,&
nom meréfpe- — — culabi', &refolutorio,mom.n.contempla —— fürtan:um mitüram
delimidonis,& argu- ——— menrationisfed traditregalas, & przce- —— -
prabcoéila.conftruendi, &huic arga- — —— menco inniitur Oauizd.loc. cit.
Tum 24 -— quia agit de operariomibus inrelle&us , ———
quarenusilliussürnature,vtbem&,velma — .—- le Gcri poffiat, & tradit
mod, quo ben ; fiant,ac detegit vitíaygua. cotingece pof- -*— . (uat n
exercitio acra gii ee dc "7e fant (cieatiz paca [am fra ne hase eliciunzur
à Logica, quomodo ficride- - beat definitio enunciario,fyHogfmus, —— &c.
non fuat propter folam verita: 2s qptionem,rt ibi fi(tamus, fed ex nat
uareferunturad v(nm,vtdefiaitiónes- — — ncerrorefaciamus. T 4, Logicaettha- ——
bitusnontantum cogainuus, fedét ope- — — ratiuus,vndé diuiditur in docente,
& vt. tem,(cd omnis ralis babirus eft practicus, — Tum $5. habitus
fpeculatiuus eft propt fe 1.M et.c.z. fed Logicanoneft propter fe,fed propter
alias(ciencias. Tu 6. q tunc eflet nobilior fcientiJs p dee 4^ *w * ^ - 4 95^
1, 4 E tamen falíum ett, quiajipfa eit. tionisyilz de ente reali, patet cofeq«q
fpcculatiua quzliber nobilior eft qt «ung; practicaex 1. Met, c, 2. Tum« mim,
quia £ogia Nae ji gifinos (peculatiuos, fcd etiam pta ct. T » i «ergo faltim ex
hac parte, pra&tica. $9 Kefp. ad primum vtig; dir Ad Logic perrinere, hinc
tamé nó fequi- tur císe pra&icam,co quia in ipfamet di reétionc, im &
operatione "i gen, x nili veritatem, omnis namque Logica« e. 1c&po ad
veritaté red indigidum rdi- Et] natur, directio veró practicanonordina tur. ad
hoc,vt recté camus , fed vt boni efficiamur, vt verbisexpretfis docet. e
Arift.i.Etbic.c.i.endé moduscópofiti. —— | uus Logicz diuerusett ab co,quo
vtütur y practicz . Ad 2. Logica agit de opetatio- nibus
intellc&tus, quatenus bené vel ma fieri poflunt (peculaniué, non
pra&ticé, *tegit etiam vitia fpeculatiua, que inip fis contingere potant ;
proprium autem. Ícicntiz practicz cft darcregulasad cui- - ran oc opio rati
lesnon (unt regula logjcales, qua folum: . dantut ad fugandam suere iol modus
przceptiuus eft proprius. (cientiae a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem;.
q ad veritatem. Ad 3, dicitur adhuc fiftc- rc in ip(a veritatis contemplatione
, quia ipfemet víus inftrumentorum logicorá ad hoc inferuic , vt fciamus, pon
vt boni efliciamur;& cendit ad fugandà;ignoran- tiamnon prauitatem,vel
errorem practi- €i contra regnla$ prudentiasvelartis. Ad 4. cui prz(eztim
innitirur Arriaga cit.falsüi eft Eogicádoc&£ , dequahic e£ fermo, attingere
operationé, nam ipfa folum cft directiua operationum , illas aucem face- ze
dire&tas [pe&at ad alias. facultates au- .xilio logicz ventisvt patet
eX 1. & yare & quando etiam clicerer operatione di- rté&am , non
poflet adhuc dici inrigore a&ica, quia nom ditigeret praxim , cd: in ordincad
veritatem; quod'elt mariüs fcientiz fpeculatiuz,non practica; Logi- caveto
vtens , qnia eft effe&trixoperis » induit rationé attis, & dici pot
habere ra tionem practici, quatenus eft operatiua ;: fpeculatiui veró,quia
opus.ipsü;quod ef^ ficit cft fpeculatioynon praxis. Ad 5.non v ur remit Karin
norn tiu principalis, fed pocius miniftra;& inft rumétalis, Ad. €. Arift.
ibi loquitur del peculatiuis prin- gica, & verü óimmem fpeculatiuam effe
praética no' do procedendi circa illud, &cinhoc fenfu: Logica dici poteft
nobilior pra&icis. Ad: 7 Logicaetíá (jllogtfmos pra&i- cos; fei
ivtatione veti, f : aute in tatione boni, & idéó: cnsjll (peéatariütas ;.
hec igitur, pocmpriacn ges folait Aat. And-- folum. ptohant, quod: Logica habet
pod pra&tic), at quia omnis i fta dire- ; i eere ordinatur , & ad re-
lationisopus,fumpli- fimp : E [eei
(d& Ariffau& t € ua ; -- v ERBEE t. dun áit Dialeticam cííe mali tig
ffünc;& 3. eft habitus pra&i: (000 ador ieniarea e eai Ap, Ie » Lud
abra in genere moris, qua ait logici nófolü confidetare trà, logicam. nerationé
(yllogifiorü ,verü , X^ clic ue- potétiam habere,& alias fimiles:qi vlicia
6. Mct.c.1.fpeculariuá diuidit in Mathie maticá, Phyficam, &
Mcetaphyticánul-. lam logicz mentióncrh faciens,vel locu- tus cft de
(pcculatiuis princ;palibüs ; in ter quas logicanon eft, vcl ipfam iubin?
tellexit fub iecundo mebro, cum fit pars Philofophiz. Ad hunc cttamarticalü de
qualitate logicz fpe&tat qua ftiuncula il- la , an fit fcientia communis ,
quam quid difficultate vacat, brcuibus refoluit ; Gor q.2.vniuerf. dices , qubd
eft (cientia communis comunitate nimirü vfus, & ap dicem S aerea n in ea
tractatur unt emnibus a pplicabihia facultatibus , & fic logica ctt
icientia cómunis quoad omnes partes ;. verum tamen cft Topica peculri ratione
dici pe pr el nus nimirum locos arguendi' Communes tradit idi eréhter ad quodi!
libet probandum applicabiles .- : "ARTICVEVS SEXTVS. be nece[ftate » &
»vtilitate Logica y, sooo eiufque partitione. 6o «y Ogicamad omnes (cientias,
& fa: 3 Totam peracilet nemo da-- bitatjid enim oftentant variz:citts appel
lationes;& encomia,illudl prefertim apud" omnes recepti fimum, quod
eft. trs ar«* tiumy/cientia [cientiarum: y ad'oniniuns Metbodorum principia
viam. habens 5^ fed dubitatur aneciam fit neceffaria ; & is
nondefuerint;quifimpliciter,&' abro uer efi: iccsfbicilto dixerut ad aliam
(cientiás qnomodócunqüe comparandas: ctiatiinget feto modia Ros Qmm Arauxo 2. Met.q. 3.art. leg. hic có-: trou. r. Blanch;difp, 3-
Q3. & Amice trac, 1.q; 2.dubiz«ar 3. cócl.6. Frequés ta. men », &
communis opinio veterum y. ec Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe
pliciter neceffarià adralias fciérias vt« ^ cunq; cópatandas, p ite nimirüm
Scie ili enimdh uod oe cam partialem,,j.a Ctusmal fciétie in. ficum pót quis:
clicere'in aliqua. fcientid i flo lurbibe dabunt. "* iiid enteros 330 4
J"Quaflio "Proem. de Natura Lorica. án Batba (Te neceffaciam »
problemata ali athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét
, fynt zqualia ; manifeftum etiam cft alias "Tcientias (inc logica
imperfe&o quodam £odo acquiri pole, tà quia ante logica hucnionem
extierunt. fcientia natura- lis, & Philofophi ; tumrquia modo vide- mus
multosin Theologia;iure, & alijs fa eultatibus cognitionern quádam fupet-
ficialem,& imperfcé&tam coníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter
,& perfe- &«c acquirendas aflerunt efie fimpliciter peccilariam , non
enim quis poteft per- fc&té (cicntiam aliquam comparare, nifi fciat
conclufioncs omnes refoluere víque ad prima principia ; cognofcatque boni-
zatem 1llationum ncce(litatem ; & códi« tioncs pra miffarü, deceptioncs,
quz cir- €a cas folent contingere, & alia plura,que fola logica
artificialis docet ; Tum etiam uia nullü vidimus abfque logica in alijs ienti
js confumatum euafiffejcum tame folius Dialectice: du&u abí. alio magi-
ftro plures fciétias multi comparauerint. Hinc Arift. 1.lhyf.c. 3.1. Met. 8.
& 22, & alibi fzpe téttatur veteres Philofo- phos ob Drale&icz
ignorantiam in mul- t05, & turpcs fuiffe prolap(os errores ; & PPlaio
7.de Repub.ait, I9p« Jib ile eft in- teliciium fine dialellica exatii vem ali
quam attingere, crgo logica ad alias (cié tias toxaliter,& perfe té
acquirendas cft fimpliciter neceííaria; a tenent Cóplut, dif. 1. 9.7.Sanch.lib.
144.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S. Tho. q.1.art. a. Maius fec.3.q* 3. Auería
q. 1. fec. 4. Morifan. olog,$.Rocchus q.4. progm. Tolct. | es -J. Kuuius q.
1.& citat pro hac fent, Jamblic. epift. ad. Sofipasr Alexand. in : Vlog
Tepi D. Tho. opufc. $8. & 70. Acgid.1. Poft. Albert.trac.1.Leg.c.3.
— -61. Dicendumtamen cft Logicam arti ficialem (de hac enim eft queftio) nequa.
. «uam ncceffariam eflc fimpliciter ,& ab- folu A Prada aliarum (cien-
iiaruüm 5 ur yt experientia docet r] & muli Thcolo ; MR »s enam Fontificium
— » aut parua faltim cognitione rc um logi sali. Quod vcro inquit codnunis
"à nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, & pfc&e,
ideoque adiillas fic rendas iimpliciter ncceffariam céferi de- bere ; Sané id
non probat neceffitatem logicz fimpliciter ad illas fcientias com» parandasíed
neceffitatem fecundü quid, & cx loppofitione, illud enimdicitur ne
ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem,(:ne quo finis
abfolute obti neri non poteft ; illad dicitur neceffariü fecundum quid, &
ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obtineri non tamen certo
aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile,nó zqué €itó,quare
neccífitas ifta potius (peat. ad modum acquifitionis,quàm ad fübflá. tiam finis
obiinendam; Cu igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob.
tineri, eius neceffitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nó erit, &
abfoluta , fed tantü fecundum quid;& ex füppolitioney — finelo | nam quód
aqué facile, S& lo gica obuneri nequeant , pertinet ad mo» - dum
acquifitionis,nó ad lub&andiá nis, ur exemplo , nam ad falutem anima
ncce(farius fimpliciter eft flatus — Chriftianus,hic autem duplex eft,laicalis.
P vnus,rcligiofusalterp & quidem religios — adhibendo longé tutius , atq;
períeétius. acquiz itur hic finis; quem. ligie. tur cx boc inferre oos valet.
ftatum reli-—— giolum e(letimpliciter neccilariüiadami- — — ma (;lutemjita cx
hoc, quód logica me- ——— diátc perfc&ié , & coraliter aliz (ciencias.
acquirantur non bene infertur eius. fitas Suit & xA ad illas ac».
quirendas, m crtinct adac- aifitionem finis n m us Jas O , non bcne ecnícrasnecelari
plis: citer aene xipsbils finis, ie sib quid, & ex tione , cum nó pcer--
tincat ad (ubantia acquifitionis eius fed, tantnm ad modj;(cd Logica ex
opinione cói allata non pertimet ad (übftantiam ac». quifuionis aliarum
fcientiarü , (ed tif ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfe&é acqui.
rantur,crgo Logica nó cft neceffaria fime pliciperadillesacquirendas wid 1 In
oppoiitum obijcies Pri. 0-. bádo, Br nerit fosplsidn a ame cientja Ite re (000
Bevilitate eooiecefitate Loplea /&Aet.VT. /I 484 — fcientia etiám in effe
imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve rum animal ,
fed noo pót comparari vcra fcicntia (ine Logica , veta enim fcientia habetur
per demonfitrationem,& hac pet Logicam arvificialé. Tum 2. quia nullus
habet veram fcientiam;nih (ciat illam re- foluere vC jue ad prima principia ex
Actif. 1. Pofi.c. i; Sed (ine Logica nullws feit re folaere etià
imperfe&té. Tum 5. ad fcien- tiam requiritur cuidentia illationis. «i. c ..
cognofcamus- euidenter conclufioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola
Logicado- €et,quando conclutio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licec
quis ex lumine na- 'vurali allentirt po(Tit vni , vel akterr.coa- clu(ioni
proxima principijs lumine nitu- 'r& notis,ille tamcal(Ten(us rion eft
(cienti- »ficus*üne certitudine confequentizr, quia 'euam in prima figura
poteft error cótin- gere, vnde nemo certus eft fe non etrare "fine íliqua
reflexione, quàd feraaucric re ;gulas mm quas docet Lo 'gica artificialis ..
Jum demü quia ipfa cft modus fciendi 2.Met. 1 y. Rep. per folam "Logicam
naturalemcófici pofi aliquam " demon(trationem, quia in fcientijs fant
"alique coaclufioncs ita proximé inniten 'tes principijs lumine naturali
notis , ex ibus adcó euidenter fequitur conclu- fio , vt explicatis terminis
conficiantur 'abf4. difficultate tales demonftrationes. " Ad 2. in
(cienujs aliqua refolutio inpri- : "ma prircipia)& aliqua illatio
confequen- - tia cffe poteft ita per (e nota; vt fine arte "poffit attingi
certe, & ab(que formidine. " Ad 3 naturale lame, (icut propria virtute
"fc extédit ad a(sentüm principiorü,ita ad "vnam, velalterá
concluíionem principijS -proximà fe excendere poteft fine arca, ad 'greras veró
remotiores vtiq. fe extédere 4 itynili ex arte & magna rcflcxione. ; Aeg
iinbuiu(modi demóftrationib. !proximà innixis primisprincipijs haberi nó po ffe
certitudine coiequentig (ine ar. ione , nametiam(i in aliquo modo primz figura
pollet error conun- gere » imprimo-tamen confzquencaa cft Fei lids vé méostiun.
Ad s. Bees armani ueri & per- P^ ab ^ 61 Secüdoobijcies &contrá,
logicam artificialem nullo prorías modo ciíic ac- cetlariim ad aliarum
fcietiarit acquilitia nem, nam ad ime [unc nccce(i ria, & quod ad fint
principa per (e nota , — » s "o. T. z Ps P — - " 2 quibus przbcacor
a(fenfas ;. & vtexillis . —. — €etta deducatur cobiclufio; (edad primi fu
fficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- dàm;nam necceflfitas coal cquenuae
cciam fundatur in principijs per fe notis; f. dict de oimni,& dici denuilo.
Tum .li effet ^ m. gp nece(faria maxime id c(fet propter defi- ^ nitiones,&
d'uifioncs, (ed qualibe: (cie tia habet fuas definiuoncs, diuifioncss ergo. Tum
3. nam qui(íque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto , cui operar
cótormatur,yel nó,& fciétia qualibet co gnoícit (num obiectum Tum 4- quia
f£ cft nccelfatia ad alias (ci&ias (alti. per- fecté acquirendas, pati
racione neccílaria forctad fcipsá perfecté. acquirendam , quod impoftlibile
videtur, Tü 5 «uta (al- tim ad practicas (cientias non videiur ne »cefl'arià
nam practice (olum rcfpiciunt tccritudinem operis , nonautcm ipfam
"indagationem veritatis, vndé folum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü
quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius pofle ,
crgo liae :Logica artificiali poterit etiam. perfecte inteile&us confequi alias
(cicntias , licec cum maiori difficultate . e Rcfp. per illud probari folum
lumen 'naturale extendi pofsc ad vnam, vcl alte- ram conciulionem princij»je
pec Le notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit finc arte,
& reflixioac ad regulasartis, & in iftis neccilias conic- quee non
poteft certà cops /cr ne Ogica . Ad
2. licet (ciencia. paruculares habeant definitiones ; & diuifjoncs cer (is
materijs applicacas illarum tamcn bonj- t5 ,.& certitudo cx przceptis
logicis de dcfnitione, & diurhionedignofci dcbet . Ad 3.paict cx
di&tisarc 2. in fol. ad pa- 1.um, Ad 4. concedimus logicam eiiam tibi effc
neceffariamsficut luae, quod.cit . medii ncceülariü ad quodlibet videndü y «fl
cuà libi ipfi neceitarit, vt vidcatur, c revera logica libimet, iefciait: por
oppli- atiuRC Yoius aliam , nà ila pars qua ^ a$i i agit de terminis
fimplicibus ad dire- ionem primz operationis atcins, iudac ád cognitionem
alterius partis , quz agit de enunciatione, & attinet ad dire&tioné
fccunde, & hzc pars ipfa iuuat ad illam , quz agit de difcuríu , .&
tora ip(a Logica ruditer , & imperfecte rradita in inftitu- tionibus pro
Tyronibus eft necetaria ad feipsá poítca perte&é tradédam , & pro
dignitate . Ad 5. licet id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id tà admittendum
nó eft,quia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, & (uas
demon(trationes có- ciunt,vndé (altim ex hoc capite Logica indigent. Ad
o.negatur coní(cq.quia licet femel,atq. iterum poffimus bené operari in p
materia; perlogicam natura- Jem, & naturz lumen.circa noftras opc- rationes
reflc&tere,id tamé nó poteft fie- ti (emper, & in qualibet mareria fine
regu lis artis. Dices, ergo ad (ciétias faltim fic acquitendas, .f. perfecte,
erit [implicitec nece (Taria. Neg.con(eq. imó.e(t implican tía in adiecto, y.n.
fic pertinet.ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(tantia ,& (idco non
re& infertur indé neccílitas
(impliciter,quia (ine logica acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad
fubftan- tiam habitus , nam hoc fit per quamlibet demonttrationem , (cd tantum
neccfíficas fecundum quid,& ex (uppofitione; vt dc. £latarum
cit in concluiione probanda .. 63 De partitione Lozicz ( quz «erat altera pars
huiusarticuli) varij cxcant. mo di dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam itur in
veterem , & nouam, vetus cít illa , quz de paribus argumentationis tà
propinquis, quàm remotis tta&at, noua, quz cftde argumentatione ipfa,
ciufque cere fübic&iuis. Maurit.q.3. vniucrf. Logicam fecernit in cam
portionem,que eit de partibus áncegrancibus (yllogifmü, & cople&titur
libros pradicabilium, prae- dicam.& Periher. & in illam 1 quz c(t de
partibus fübie&tiuis. Conimb. cum alijs Auctoribus padim n procem. Log. íe.
€ant Logicam in tres partes (um ta diui- fione ex paricobiciti, in eam, quz c(t
dc delinitione,n cam , ps de diuifione, & inca:n, quz agit de diicu: (u
iuxca nume- Um initcuiieatorum tripus opceationi« -Queftio Proam-leNamraLogis.
^ 0 busintelletus deferuientium Dicendum tamen, quàd Logica infe, j& in
totalatitudine fua in duas diuidi bet principes partes , in quarii «na deia- -
ftrumento (cicadi, in cóijagatunin altera de (pecicb*, & parcibus
fubicótiuis cius, & prima pars fübdiuidi poteft in illa, in ua de
principijs,liue effendi, (iuc.cogno Ícendi modi (ciendi in cói agatur ,& in
il- lam,quz tractet de affe&tionibus cius, vt fic; fecunda etiam/ubdiuidi
poteft iuxta — :numeti (pecierum modi fciendi,quz : Átantiores (altim , ad quas
coeterz reduci potlunt, tres recenferi folent, definitio, diuifio,&
argumétatio. Ratio huius pat.- titionis facile deducitur íupponédo,quc :qR
fcientia diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,:nó autem in
minus frondes » Ille vecó dunt partes principa es in cientta , quz per fe ,
«& dire&té.ad illius (cientig texturam,& integritate (pe — «ác,
& propter fe expetuntur,& non om ninó.in ordine ad aliud,fcu ad aliam
par- tem , alioquin cum illa con(titueret vnam. partem principalem, nó auté in
fe talis ef fet; fed filogica contexeretur sr totum ambitá (aum, vtique
traétatus acie d mento Íciendi in cói dire&té,& pet í - ftirueretur
tractádo dceius principijs.&c pallionibus,& propter Íe expetereturs
militer tractatus deipeciciun DE &c. maior o(téditur exemplo, mmamlib. & 1. Phy(Cnon pem ioi) diftin-- &am principalé
à ceteris lib. Phy(. licet jnillis de priacipijs agatur;in iftis de pa-
fionibuscarporis naturali alia certé irationcnifi quia omnes ordinátur ad co-
guitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet tra&atus
direi pertineret ad Logicz confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri Di. Aon
i elfer ,vc nc- quaquam propter íe expeterctur; nàá ma« tctia tradira. in
vnoguo que, digna. fort propria, & peculiari co(i precio ordinevaius
adalium. — . 64 At fi fermoit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet
principales partcs,in Qquancu:n rama agitur def;llogi(mo , in aitera de icio
iig » illa conunebit libros pradicabil:á , praedicaméta. Peri & rriorálta
libros Poft, lapin ^ Füstio huius partitionis eftquia lib. prz- dicam.&
Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fediri rede proríus [yllogitmi in €ói ,
ergo n ime conftituere partcm rincipalem.fed cü lib. Prior. vbi de ipfo.
yllogrfmo agitur. vnam parcé principale conftituent, quod pariter eft de.
fecunda dicendum: Adliuc tamem paries eiulmo- di principales in alias minorcs
fecari pol- funt;prima in duas, in cam -f. qua c(t de principijs inte rantibus
fyllog;faiumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunt: princi- 3ia remota; &
fie elt liber predicam. cut. in(cruit liber icab. vel (ünt propins qua& fic
cft liber Periher. & inca, qua" eft de quidditate , & affeGionibus
ipfius. fyllogi(mi in cói,& fic süi libri Prior. Al- ttta vero diuiditur.
in urs minores partes. iuxta tres fpecies [yllogimi , nam vel € démonfttatio ,
& ita habentur lib. Poft. vcl
(yilogifmus probabilis » & fic habGuir: DISPVTATIO PRIM De modis , fes
inflrumeniis fendi .. Proan..merito primum locum pofcit bac Difputatios cii
fciendiyfeu inflrum&étum cognofcendi Statutum fit obietl i Logices plané
bnc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pra- mittat. jui obietii
cognitionem y btc autem non folum de: modo [cien- di im communi agemus ed:
ctiam ad quadam iftrumenta particu oft Quaji. n. modus Deneal[siiate, eo
otilitate Lopica frt. T. — 183 lib. Topic. vel deceptorius , & fic haben«
tut lib.Elench. qui difcurfus integer col» ligitur ex Do&t. 1. Prior.q. 2.
Nos quam- uis Logicam intota latitudine fua ad ni miam prolixitatem cuitandam
contexere non intendamus,cuia tamcn ampliorem contcxerc volumus;qaàm reliquerit
Arif. altius initium; Difp. petemus; nimirum ab ipfo inflrumento fciendi in
cómuni;paus latim poftca. dcícendédo ordincm ipfius Arifl.capiemus:
Aliasqua(dam difficuls ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ;
&c. quia non (unt. Logicz pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue
nes, hic libenter mi(las facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. dc
(cientias nam ibi de vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijfq?
communibus * earum attributis fumus acturi ; & cx ibi dicendis facilé-
patebit. carum rcíolutio «; A »« laria deéfcendemus, ad eomimirum , quorum
notitia eft' Preis nece[faria ad. c gte« - vorum captumy C [e babent-velut
clauicula qu&dam»ad a Soro lib. 1. [umm. c: 4: Auería q. 4.Log. - QV
&STIO.PRIM A.. Quid , & quotupléx fii modus y. feu in-- ; rumentum
fciendi . . E natura inftrument: Logici , q? D modus Ss cn tionibus
varié.Jóquütur Auctores; Zaba- tel. iníuis lib. de methodis per:totü; qué:
ftquitur. Faber T heor:; 16: cótendit de ra- tionc ow (ciendj ciie.vim
illátiua, , ira d folum dicatarápftrumentü : qued habet vim nou ficádi igno :
turm ex noto. A jij mitius: ag&tesanquiunc ead initiumentum. logicü ; quod
' . mitius fofficere ad. ; habeat vim mam fe ftandi ignotum, fiue- idiasia
rilagonisp fub ab moUoyita- liftarum, qu la aptrienda e fc&.1. Complat. in
przamb. ad fümm. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis opinio Sümue ui arodum
(ciendi dcfiriiüt , qp - eft crario tranifeflaciua alicuius ignoti «. Alij
demum perimodü fci iter non (olüm,quod habet vini manifeftands ignotumfed
quicquid quo quomodo iu« uare poteft intelle&tum indiri-- endis
operationibuseius", ita loqui. vie dentur jdem Compluc.difp.procem.q.3, -
cs namero ntmenrorm lo gicorum varij exorti funt modi dicendi, gomentationcm
inftrumentum logicum : appellant; &ecam prciputy qua-elt in. A
$4. matcria neceffaria , qualis eft dcmonflra- tio, hzc .n. parit (ciennam
proprié dicta, vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenii fciendi .
Auct.2, fent. licet ma. ior pars corum tria a(fignent in(trumenta
logica;Dcfinitionem, Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc nume- '
rum minuere aggreffi func fübftrahendo diuifionem, «o quiaró fit ab alijs in(Lru-
menus condiftintts, ità Hurtad.diíp. 19, fcé&.6.Valliusimit. Pott. q.1,cap.
3. & fuit fent. Algazcl.imtua Logica, Al1j € contra numero rernário non
contenti addiderüt Rcíolutionem, quz cft progretius à par» ticularibus ad
vniueifalia;à pofterioribus ad priora jità Euftrat.in (ua prafat. fuper 2. Poft. An.mon. fuper proem | Porph, Damafc. c. 1. fuz
Phyl.. Alij addiderunt enunciationcm, vr Auerí.cit.& quamplu zcs methodum ,
fumendo methodum pro ordinc;qui in fcientijs obferuari debet, vt diftin&é
radantur , & fineconfufionc. Au&orcs-deniq.3.fent.lati ffimé vfürpan-
tcs modum íciendi appellantj initruméta logica omes fccundas intentiones , de
quibus logica tratar, fiquidem omncs il. lz (unt aliquo modo veritatis
oftentiuz , & conducunt ad directionem operationü intellc&us;qui cft
vnicus logice finis, ità Complur. loc. vlt.cit. " ..à Dicendum ett, quod
licét flri&i(fi- mé loquendo pma fciendi, & intiru mcntio logico (ola
argumentrauo poflit dici modus (ciendi , v: pote qua fola ex noto ignotum
manifcftat pcr vim illati- vam ; & illum fuse (umendo srn tocar extcnfionem
, quam poteft habere ; om- ncs (ccundz iniemioncs logica dici pot fini
intlramenta fciendi, .1. rcété cogno- Ácendi , vt peté qua omnes fuot ali modo
veritatis ofleofiuz , & intellectus dircétiuz, tamen proprié loquendo mo-
dus ÍGcndi , & infttumentum logicum eft illud , quod habet vim manifcttandi
ignotum quomodocáüq; id faciat , cumq; id folum conucniat cum omni proprieta 1e
Defniuont, Diuihioni, & Argumcnta- tion! , hactria propriéeiunt inilrumcn-
*à logica non plura,nec pauciora. Concl. 1 Scoti q. 2. lib. 1- 1 rierem quam
tenet. Tat.q1.przamb-legice,& Symmulifl ^Difpur. 1. De infteumenis [ciendis
s. 1. quO- gargumentationem , vel d omnes . Et quantiim fpe&at ad a(fignaf
dam rauoné modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter y quia. vt
docet . Scot;4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probare nó poflumus,fed
oportet ea (ups . ponere ex comuni víuloquéziü, vt apud logicos nomine modi
fciendi.con(ucui; intelligi via di(tin&é cognofcédi Moduoq anté confusé
cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfinis. tur,quod
fit oratio manifeflatiua alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. -
limpliccs, & incomplexa quia (a fficiens, tcs non (unt ad explicandam rem diltin-,
&é & explicité,fcd ranrum contus fn ficanbergo abíq. fufficienti
rationc Aur &ores prim (cnt. nimis coarétant rone. inftrumenti logici, fcu
modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus participetur ». ua habent vim
mamiífc(tandi, ignoti per. E: aüienem, & mimis ampliant Autores ——— — 3
cnc. dum volunt cam conuenite etiam nem s vocibus fimplicibus&
quibufunquein- ——— e D T" tentionibus logicis., T WE 3 Dendé probatur exe
amisvne — denomeninflrumenti deductumett ,nà — — in eis non (olum appellatur
inftrumentüs, feu modus conficiendi artesactum illa tia difpolirio , (eu
applicatio snatet €x qua immediare
rcfaliat ariefactu 2 fed ad quamlibet parcé artefa&ti feorfiae —
facicndam datur euam quor. & facilétalis parscfficiatunfedquianom — — ità
cernitur modus rc&é operádi in qua- libet minutiffima parte arcefacti
efficié- dà, ncc certum inftrumentá illi cortefpOs - : det, fed in
pricipalioribuspartibusilliuss ———— — ita hac proportione teruata logici nomerr
: modi. (ciendi non reítringunt ad folam DELI S atére(ü ientifica cognirió, i
ampliant pt ie i rt nd; ifi tentrones. logicales, fed tribuunt illud
incipalioribus quibuídam intentioni« u$,.f. Definitioni Diuifioni,& Apees ;
pectcec e generalia quedam infira menta (ctendi, in quibus clucet vis manis
fcftandi ignotum, vndé proxime ;& ims. mediate ditigunt intelle dorm ed
rauonibus ; ac proinde fpeciali moda — Que. I. Quid, e) qunwplew
fitinftrum.feiendi.. 183 €onuenit eiscfIc veritatisoftentuas, Hinc facilé
probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inít rumé ta logica:
Deliaicio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus (cié- di cft
oratio manifeftatiua ignou hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplexum,(i
fucrit coóplexum; man;feflatur per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel
igno ramus cffcntiamn, & banc explicat defini- tio, vel partes cius, &
has manife ftat diui- o,vt v. g.in homine fi cffentiam igno- res,manifeftatur
hac definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur
hac diuifione Hominis alía pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam
pa ffionem , Qua de illo praedi. catür, dicendo bomo : rifibilis , mani-
feftatur per hanc argamentationc Qme animal rationale eji vifibile , omnisbo-
to cfl animal rationale, ergo omnis bo» amo efl vifibilis , ergo ficut nullum
aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus
fciendi,qui ma- nifcilet . Tum 2. quia & fi aliz
intentio- ncs logicalesconducant ad cognitionem rerum acquirendam , &
intclicétum iu- uent iníuis operationibus ; tamen pro- ximé, & immediaté id
non efficiunt ; (ed mediantubus illis tribus,ergo illa tria pro prie
funcinftrumeria logica, & ad ca re- duci dcdent cztera, quz ad modum fcié
di quoquomodo pertinent. 4 Viaterea numerus hc cernarius nó potcft
rationabiliter augeri , ncc minui ; €rgo initruméta logica n funr plura, nec
pauciora sribus;probatur aflumprü , non potcft io primisaugeri addendo Ix
cfolu. tioncm ; vt inflrumcntum ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fa
pe (2-. gius cum Diuifione coincidit , nar diui- - dendo reioluimus » &
reducinuus rem in. fua principia , vnde & Arift. in progem. Phy:
Rcloiutjonem appellatdiuijoncm tcX.3« Pofjerius autem eX. bis nota. fiut.
elementayG. principia idu bac diutz., «ieioluunt;interóum cuam coin», - MdRani
D-butigne t De iid pe ., quando nimirum reloluimus dcfi- niédo monftrádo;dcfin
&do quide ial ecuas iniunvin iuapria T oweqo P s i cipia definientía,
demonflrando vero, cli pcr demonftrationem à poftceriori, feu à figno;qua dici
foler Methodus refoluti- ua,cffectum refoluentes caufam inueni- mus cx
Acerb.lib. j.9.q.Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énanciationem cá
Auería,quia de ratione enunciat! onis, vt ficscft táàtum enunciare vnü dealio',
non autem manifcflare ignotá, in quo confi». ftit ratio modi fciendi ; vode
fecundum quod eft propofitio, nó neceffario affert rcs notiorcsícd folum id
evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo
efl animal rationa lejbominis alia pars efl animasalia cor- pus quo cafa
enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel
diuifionis,que in ea continerur crgo ená ciatio,vt ic,non cft modus fciendi
códi- ftin&lusà ceteris , quia per eam abfolute profercur vnum de alio ,
fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: N ec
demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs
tradendis , quamuis enim hic ordo maximé iuuct m&is dirc-
&ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufio«-
nem climinat ab intelle&u, nó ob id ad- dendyus cít y vt infirum;entum ab
illis ttje bus condiftip&um, fed y'otius dici debet illorum communis qüzdam
rc&ta. difpo- fiio , vt bcne dirigant cognitionem no- flram,g :ta probatur;
nullum inftrumé- tum ad fuum onus ztüaan oi priug fit rc&é difpofitum,
& accommodatü Kos E be pe o cte ern obtufa, fcd prit sad cotem acuitur
,non, vumur calamo ad fcribendü nili prius ak, tcmperaro; & fane acumen boc
in fecus. ri , & calamo gon eft ipftrumentum . fün&um à (ccori .&
calamo » fed. Lt difpofitio quzdam neceffaria ad inftru- Werl » vi bene fum n
ünusexciceat à at Methodus & erc »
cie j Susi li ur wlis difrolitio cómup us inftru VUPTPIIME ERU. D icf Be beca
EMESE "ct ^ 176 priiis fed diretliuii in aliquo atíu, exté- dendo nomen,
quia tamen atius ,in quo dirigit, no eft nifi pen ,rdeo logica roprié nà eft
prac icayfed |peculatiua . | been explicatur conclu(io,ná co- gaitio
pra&ica poteft (umilaté , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin-
quete (it eccoris capax, fiue pra&i- ci,fiue [pecalatiui, & non eft
puré cócem platiua naturz proprij obiecti (cd etiam cffc&rix illius, &
(ic Logica dici potett fcientia pra&tica,nam fcientia Logica nó fiftic in
hoc ; vt tantum cognofcamus na- guram fyllogi(mi , fed tradit regulas, &
cepta illum ce&é cóficiend:;(ed quia Pocos inficit ad notitiam practicà
pro- prié didam,fed effe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab
ele&ione penden- tis, & quod (it capax erroris pradtici , ac proinde
imputabilis ad laudeas, vel vitu- perium, ideà propri loquédo logica nó e(t
practica;fed (peculatiuayquia ip(a di - rigit actus intelle&us , ne
contingit in eis falíitas, qui eft error (peculatiuus , & totus cius finis
e(t veritas,& fcire,nó aüt operari, nam non (olum cognitio natura
fyllog;fmi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica
efficit inlttumen tà (ciendi , non vt operemur; led vt re&té cognofcamus;
Etvcmodo ab(tineamus ab ca conccrtationc, an opcratio intelle- étus dici
poffit. praxis , de quo inferius loc.cit. hoc omncs fateri cenentur, p li- cct
aus intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis
habere poffit 5. t& quatenus dirigitur in ordinc ad veritaté,non habet
rónem pra- Xis , quia tunc fimis illius dircctionis. cft veritas,& non
opusmodo lozica dirigit operacioaem iptelle&us,nó vt participat itaté
moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- rium
intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui hac innititur (cntétia, $7
At refpondent contrarij, & prefer cim Aucría cit. parum refecre,quod cogni
tio fpeculariua , que dirigitur per Logi- cam , fiftat in contemplatione
veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione yeritatis de ipfo (uo
obic&o , (cd ordinatur ad illud efficiendum ; atque graria (ai,&
n": feipfam. Et Queflio Proem.de Natura Logica. adco non eft propter.
feipfam , & pratia fui, in quo có(ttit ratio (centi pra&tie cz, illa
autem cognitio e(t fpeculatiua s t liftit in contemplatione veritatisde - uo
obie&o, quod conftidetac , & fic-eft quando dixit Arift. (peculatiuz
finis eft veritas, pra&t;ca opus,non intellexit de finc ope- rationis
diredtz, (ed dc fineipliu(metca , . gnitionis, quz dicitur fpeculatiua , vel —
^ ractica, ee quód fpeculariua ita co gnoe is veritacem (ur obie&i, vt alio
veritas tem non dirigat ex modo cogaof(cendi, Jf. precipiendo , & dictando
de obic&to cognito faciendo,alioquin nó rret mere «ogno(ciciuá. , &
ommn:no non fillécet in notitia veritatis, fed opératiua fortt', &
pra&ica . Tota hac refpontio falíz inni» titur intelligentiz nature
cognitionis practica, & (peculatiuzfallum tiqurdem cít qualécunq; ordinem
ad opus.fLiétiam - exiahere à ratione (cienuz. fpeculati- ug , & ita in
fimplici , & nuda cótempla- tonc ut obicéti fi(Lere dcbere,vt nequa- Jue ad
illius effc&tionem ditigere pof- 15q0d P. Didacusq.6.proeem:& Compl. —
manifelto demonttrantexempló, Geó- — — metria namq; Aftrologia, & Mathema-
— tic& (cicntig fpeculatiuae (unc, &tamen non eft contra Lei sdb
aliquid ri,nimirum triágülü, (pha ram; aut finta iin; opus etiam numerandi ,
vel - meníurandi fpeótatad illas, &Ctamen eas nó extrahit à ratione
fpeculatiuz, nó ilia raione , niti quia horam inttrumentoráü conftru&io
ordinatur ad coguitioné ve- ritatis, neque per illam intendunt (ciéciae
huiufmodi opus ipfum fa&um, fed veri- tatem,crgo cum Logica nó folum omnia
ordinet ad cognitionem veritatis,(ed ip- fum opus,quod dirigit, cognitio
veritatis fit,plane ordo talis ad opus à ratione (cie Liz (peculatiug! ipfam
mon extrahet ; Et hac de cauía etiam propter (eipfam di- cetur, & non
proprer aliud, quia etia dirigat inopus,tamen in hac ipfa actuali dircctione,
immo , & cffc&ionc oper & non intendit opus, vt (ic,
(edyveritaters. Poncius ctiam difp. 2. Log, q.8 n. 85. hanc probationem
inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis pro» - en fit
[Gientia realis, eov fpeculatiaa, e frt, V.— 177 xi mus pra&ticz fit
opos,non veritas, tamé "wetitas potcft efle finis eius remotus , & fic
in propofito dici poterit Logicà effe pra&icam;quia licet remoté ad
veritatem Ordinctur, proximé támen ordinatur ad . opus .f.ad confe&ionem
fyllogifmi,& a- . Tioram inftromenrorum fciédi,quod fuf- - ficit, vt
abfoluté , & fimpliciter practica ^. dicatur; quod enim : »-
dinetaradveritátem cognoícendam im- 5": pertinens eft ad Logicam (inquit)
nàm Uo ffcamrium ordinaretur, 8^ D-din vii irse UE deis VN fa. hoc opus
ylterius or- fc.etlentiali- ereà fclentiattadens" modum ill -
""wiitodic fet fjxttülua i cii net! de fa- . Aio Medici ' tande
memoriz,& difponendi caput inor » quie trádit modum recupe dire ad acuendum
ingenium dicitur fpe- «ulaiiua licet recuperatio memotiz , & acumen
intelle&us ordinentur. ad'ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, oa:
docet conficete wiangulum,& came "ett fpeculatiua;ait aon e(le
practicá, quia nori oftendit adazquaté, qnomodo trian- "gulus fieri poflit,
(i ebim fic oftenderet, plané practica non foret, Hinc tandem n. 87. ipfe
probat conclufionem , quod Logica non flt pra&ica, ied fpeculatiaa. iia in
omnibus eius partibus dirigit 4- 15 intellectus ; non autem actum alte-
"rius potentie ab intelle&u ; quz. (ola eft tpraxis,vt docet Scot.q.
4. Prolog. Hac stamen fua ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim
dubium aflumit ; quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- is,
oppofitum namq. probabilius cít, vt infrà patebit difj».1 2. q» f, art. 1.
& tenet etiam Ponciusi pfe difp.cit.n. 80. & ide "libenter ab hac
ratione abflinmus;qtio - wq; infra melius declaretur; Quare pre ftat adhibere
rationem à nobis adductá, "qua non eft ità facilis (olurionis, vt Pon-
€ius arbitratur ; fenfus namq, illius axio- matis, quod finis fpeculatiuz (ic
veritas , - practice veró opus;verus, & gcnuinus cfl, quem vcrba ipfa
prefcferunt , non autem quem ipfe commifcitur , nempe quod fj- mis per fe
imentus à fpeculatiua ett. veri- ta5, p'ra&ticz yeró opusbonum in genere
n.oris, vel attis ; & (1 interdü (peculatiua opus attingit aut practica
veritatem , id e(Ie meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus
attingit, vt v. g. ift propofito logica b logifmum , non nift graua veritatis ,
vndé illud a(fumit pro medio , non autem pro fine à fc intento ; fic A ftalogia
docct conficere,& conficit fi/herà materialem ad eum modum , quo Cotlos
effe inter (e difpotitos exiftimat; .tamen quia hoc opus non propter fc conm-
ficit, fed in ordine ad veritatem aflequem dà de fitu, & moribus Orbium, nó
amit- tit rationem (peculatiue; C)10d aüt (ub- - dit de Medicina di(ponere
caput ad acué&- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confc&iua ,
quod ordinari poteft ad ve- ricacis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs
re noftra ; quis enim non videt fy!logifmum opus cffe magis aptum pro veritate
a(íequeada,quá (it camnum ? & quo pa&o fieri potett, vt (camnü per (e
efTentialiter ordinctur ad acqui fitionem fcientiarum, vt ipfe (üpponit? nonne
hac eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non videt', quado Medicina
remedia cra- dit memori recaacerandz , & difponen- di caput ad Maciqun
ingeni, finem ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem
verà fcientrarum , & vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincre? non
ergo exempla illa ad rem fa- ciuntncque ronem noftram labcfactaat, Deniq:
omninà falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam mon adequa- t&
docere, quomodo triangulus fieri pof? fit, imó vmcus Mathematicg [copus cft
docere modum formandrhutufmodi fi- i mathematicas , vt videri pot apud uclid,
quod fi Mathematica id adzqua té non docet , debebat hic Auctor £:cul- tatem
a(lignare, qua plenéid doceat. — $8 Iu oppotitum obijcies r.precipuü
"oppofitz (ent.fundamentum, Habitus di- rigcos aCtiones voluntatis elt practicus
, ergo & habitus dirigens actiones intelle- étus. Nec valet ncgire
paritatem;eo quia optrauo volunraus eft praxis, nó apera- "tio
1ntellcétus. Hac namquc aon ctt fuf-ficicns ratio, vc iile babitu dicatur
practi- cus, ifle fpeculaciuus , quia prudeücia cft habitas praéticus, &
cum hit omni dire- Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs : aliquas 498 : Qusflio Proem.de Natura Logis. 5. aliquas
intelle&us , qui ad virtutes perti» nentergo quod Logica dirigat operatio-
$ intclle&us, non obftat, quominus fit Ius pra&tica Nec ctiam dicere
valet, operationcs intelle&us, vt à prudétia di- rc&as , habere ratione
praxis , quia vt fic; pendent ab ele&ione voluntatis,& süt capaces
erroris practict, ac proinde im- tabiles in gcnere aioris , nó auteq ira fc habere,vt
dirigaatur a Logica,quia nó cadunt fub dircétione Logica, niát vc süc capaccs
erroris (peculatiut f. faliicau s & idcó non (unt praxes ; (cd mera
fpecula- tiones ..Nà conira vrget,Valquez ,quod etiam in operibus Logicz
principium e(t electio, fi quidem liberé fiufic, € volütas mouet intclIc&ü
ad (uos acts, ficut ce- teras potentias ergo Logica vcr ett fcié tia practica
a&iua , vt pocé qui verfacar €itca opcra ,cnius ptiaci pii ett eleGuo .
Refp. quicquid fit de prima folutione, quz pendet cx alia difficultate , an
opcra- tio intellectus poffit habere rónem pra- xis (vidczur .n.habere poffe
quarenus be- né, yel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo
loco.fecüdamn folutioné om- ninà (arisfacere pro aegarionc paritacis . Et
impugnatio Vafquez , quamuis apud Mautitiü alicuius ni inomenti,eam
4n.adducit,& nó foluit, ità tanien friuola eft, vt ctiam Coplur. aduertunt
, quod fi uid probat , probat quoque nullam eife cientià (peculatiua , ficuidé
omnes actus cuiu(cung; (cientia fiunt , vel Gltim fieri poflunt à noftro
intelle&u libet, & me- dia motionc yol(icatis cum igitur ait A- rift.6,
Met, c.1. (cientià acturam verfaci circa ca,quor( principii cft
clcé&tio,in- tell:git de operationibus , quibus per. fe conucnit procedere
ab ele&ionc, & rales — re ' funt ,actioncs virtucis moralis,omnes .n,
tales aux font actuseliciti ; aut (a'tim im- perati à voluntate at
operationiBus in- tcileétus,vr à e dirigumur mere p accidés cóueni libertas,
(cü volütatis im- periá, quia antecedenrer ad qüsmcunque - Nolütatis operationé
po: intcilectus erra- rc in fuis actibus,& per rcsulss, quastra- it Logica
dirigi, & ideó actus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , no funt praxes.
$ccü 4o cbijciunc rauones ex Aurcol. uia Logica e(t dc obiecto operabili ,
& r2À ilie vetíatur modo opcrabili , & yt vocan compoflitiuo,& non
meré (pe- culabi! , & re(olutorio,non.n.contempla tuc tancum mitacam
deliaitionis & argu- menrationis/ezd traditregulas, & przce- — -
prabcoé ila conftruendi, X&huic arga- —— mento inatitur Ouuisd.loc. cit,
Tum 2« quia agit de operationibus intelle&us, | quarenus illius
sütnaturg,vtbemd,vclma —— — — le&cri poffint, & radit modá,quobené — —
fiant,ac detegit vitiayqua cótingere pof» — (uutinexercitio tar, arqui lec
propria — — fant (cientiz pra&ice Tam 1:2 b €liciunrur à Logica, quomodo
ficri de- beat definitio enunciatio
jf£yHc 750g er oGÁmui — Ac. noníuat propterfolam verias co» - — — gnitionem, vt
ibi fi (tamus, fed ex natura fua refc runtur ad v(um.vt definitiones &- ne
ercorc faciamus. Tii 4. Logica et ha- bitusnontantum cogaituus, fedét ope- —
FaEinuE vndé djuidApc ie e pe vul i tem,fcd omnis ralis babirus aducus, — 5—
Tum $. habitus fpeculatiuus ef M UR fe 1.Met.cz.(cd Logicanoneftpropter ————
fejfed propteraliasciencias. Tü quia —— .tunceffet nobilior (cientijs
pra&ici$ d — ,tamen falíum ett, quiajipía eít de ente, E m E. tonisiilz
deentereali, patet cófeq.quia —— fpcculatiua quzliber nobilior eft qua-- «ung;
practicaex 1. Met, c, 2. Tum de- mum, quia Logica nó d fy girarfjeruiaton (ed
eam ridicog z ergo (altum exhac parte pra&icacft, — — $9 Re(p. ad primum
vtiq; dire&ioné Ad o pertinere, hinc tamé nó fequi Jure r pra&ticam,co
quia in ipfamet di- 1 onc,imó & operatione non quzrit y E veritatem, omnis
namque Logica di- ,- ioad veritaré redté indagadamordi- — — natur, ditectio
veró pra&ica non ordina tur, ad hoc vt re&é cogno(camus , fed vt boni
efficiamur, vt verbis ex preffis docet Arift. 2. Ethic.c.2. «nde modus
cópofiti- uus Logicz diucr.us ett ab co,quo vtütur practicz . Ad 2. Logica agit
de operatio nibus intellcétus, quatenus bené vel male fieri poflunt
(peculatiué, non pra&ticé,& dztegit etiam vitia fpeculatiua, que in ip
fis contingere potfunt ; propriu n autem. fcicntiz practica cft dareregulasad
cui- tàn- — " "v -— ? - ^ ied - "bw tn fit fcienia realis, e»
[peculatiusveArt-V.— 179 tandam prauitatem in gencre moris, qua kesnon hast
regne logicales, qua folum: ^ .. dantut ad fügandam ignorantiam; neque modus
przceptiuus eft proprius. (ci enti a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem, q
ad veritatem. Ad s. dicitur adhuc fite re in ipfa veritatis contemplatione ,
quia ipfemet v(us inftrumentorum logjcorá ad hoc inferuic , vt fciamus, non vt
boni: efliciamur;& cendit ad fugand&ignoran- tíam,non prauitatem,vel
errorem prati. €i contra regnla$.prudentiasvelartis. Ad 4.cui pra (estim
innititur Arriaga cit.falsü: eft Logicádoc& , dequa hic ct fermo attingere
opcrationé, nam ipfa folum cft dire&tiua operationtim y illasaucem face- ze
directas [pe&at ad alias. facultates. au- .xilio logicz vtentis,vt patet eX
2. & 3.are & quando eciam cliceret operationé di-- rectam , non poflet
adhuc dici inrigote: a&ica, quia nomdirigeret praxim , fed: in ordinead
veritatem, quod eft muriüs: fciéniiz fpeculatiue,non pradtica;Logi- cavéro
vtens quia eft effectrixoperis y indüit racioné attis, & dici pót habere ra
tionem pra&ici, quacenus eft operatiua j: fpecülatiui veró,quia opus
ipsü;quod ef- ficit,cft fpeculatioynon praxis, Ad 5.nom probat,quod non fit
fpeculatium, fed fo- Jain, non fit fpeculatiuz principalis, fedi potius
miniftra,& inftrumiétalis, Ad €. titt. ibi loquitur def atiuis prin- Epio
nein gica, & verü | Gimem fpeculatiuam efe practica no: ltliorem;fi now cx
obie&o, faltim ex mo: do procedcodi circa illud; &cinboc fenfu: Logica
dici poteft nobilior pra&icis. Ad: nup Logica etiá (y llogtfrmios
pra&i- cos, fei ihitatione veti prudentia: auceay e qr d d xetlariuas ; bac
igitur, & alia: jue addücit;& folait Ant. And. ét. folum. ptobaor,
quod: Logica habet poni practico, at quia omnis i fta dire- o àdfpec um
ordinatur, & ad re-- &btandiss fpctulitionis opos limpli- et equ Aman t € paret adiquafd&
Ari PO EO f ^ Dené,v ire polis Lio fed zv eft habitos pradti ait logici nófolü
confidetare dcbcce ge« nerationé f yllogifinorü ,ver ü , &-faciédii
potétciamhabere,& alias fimiles: qf vcro: 6.Mct.c.r.fpeculatiuá diuidit in
Mathe- maticá , Phyficam, & Metaphyticá,nul- lam logice mentióneth
faciens,vel locu tus cft de (pcculatiuis principalibüs , irr. ter quas
logicanon eft, vcl ipfam jubinz tellexic fub iecundo mcbro, cum fit pars
Philofophiz. Ad hunc ettamarticalü de qualitate logicz fpectat qua ftiuncula
il- la , an (it (cientia communis , quam quid difficultate vacat, breuibus
rcfoluit ; Gor q.2.vniuerf.dicés , qubd eft (cientia communis comunicate nimirü
vfus, & ap deesse S omgiut ue in ca tractáturg unt omnibus a pplicabifia
facultatibus , & fic logica cft (cientia cómunis quoad Omnes partes ;.
verum tamen cft Topica peculiari ratione dici communem quate nus nimirum locos
quofdam a:guendi' Communes tradit idiTeréhter ad quod. * libetptobandum applicabiles
. : 'ARTICVEVSSEXTVS. De ueceffitate € vtilirate Logica 5, eiufque partitione.
4 60 y Ogicamad omnes (cientías, & fa ^. LL ortrateseffe perutilem nemo
da-: bitat,id enim o(tentam vari-cítts appel: htiones& encomia;illüd
pcefertim apud" omnes rcceptiffimum, quod eft. frs ar-* tium»jcientia
[cientiarum:» ad'oninium Metbodorum principia viam: babens 5 fed Wueaba com fit
cons ,& is nondefuerint;quifimpliciter, &* abfoluce-effe Rieceflariam
dixerüt ad alias Íciebittas qnomodocunqüc comparandas etiam'impetfc&o.modO
, quos fequitue Arauxo 1. Met.q. 3;arr, 3,
Galleg, hic co: trou. r. Blanchodifp, 3: e&t 3. & Amics. trac. 1.q.
2,dubizxar 3.cócl.6. Frequés ta. men , & communis opirió veterum y.
Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe fimplicitet nece(lacid ad alias
ital yt: cunq; cóparandas; partiali nimirüm:, & immpcriedté;palam
enimeft;quód feiée cám partialem,,i.actum'alíquem fciétis ficum pót quis:
elicece'in quorti (alo Jurine Garry v. confes Vo in. EpO———————— ——RPCTTRREERUETNT TEM ^ 9$ c nece(fariam ,
problemata athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét ,
zqualia ; manifeftum etiam cft alias | S RIA finc logica imperfc&o quodam
£nodo acquiri poffe, tà quia ante logicae Sinpucntioncm extiverunt. fcientia
natura- lis,& Philofophi ; tunrquia modo vide- mus multosin Theologíayiure,
& alijs fa cultatibus cognitionem quádam fuper- ficiaiem,&
imperfc&am «oníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter ,& perfe-
€&c acquirendas afferunt efie fimpliciter neccilariam , non enim quis
poteft per- fc&té (cieniiam aliquam comparare, nifi fciat conclufiones
omnes rcfolaere vfque ad prima principia , cogrofcatque boni- zatem 1llationum
,ncce(litatem , & códi« tioncs przmiffatü, deceptioncs, quz cir- €a cas
folent contingere, & alia plura,que fola logica artificialis docet ; Tum
etiam uia nullü vidimus ab(que logica in alijs ienti js confumatum euafiffe;cum
tame folius Dialectice: du&u ab(. alio magi- ftro plures fciétias multi
comparauenint. Hinc Arift. i.Phyf.c. 3.1. Met. 8. & 22. & alibi fzpe teítatur
veteres Philofo- phos ob Draleé&ticz ignorantiam in mul- tos, & turpcs
fuiffe prolap(os errores ; & Plato 7.de Kepub.ait, spe fibile eft in-
telicum fine diale(lica exatli vtm ali: attingere, crgo logica ad alias fcié
tias toialiter,& perfe Qté acquirendas cft fimpliciter neceííaria; Ia
tenent Cóp!ut, edifj.1.q.7.Sanch.lib. 1.4.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S.
Tho. q.1.ait. a. Maius $244 Auer(a qy 1, fec. 4. Morifan, olog,$.Rocchus q«4.
proeem. Tolet. |o -J. Ruuius q. 1.& citat pro hac (ent, Jamblic. epift. ad
Sofipatr. Alexand. in
grolog.Topic.D.Tho, opafc. $8. & 7o. Acgid.1.
Foft.Albert.trac.1.Leg.c.3. — 61 Dicendumtamen cft Logicam artí f$«ialem (de
hac enim cft queftio ) nequa. . «uam ncceflariam eflc fimpliciter ,& ab-
folutà ad acqui(itionem aliarum (cien- tiarum ; & Probatur quia , vt cx
perientia 'docei, & muki Thcologiam acquirunt ns ciuile, & Pontificium
cum nulla, aut faltim cognitione regularum logi. parua taliü. Quod vcro inquit
comimunis opi- nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, &
pfcó&e, ideoque adillas fic rendas timpliciter neceffariam céferi de- bere
; Sané id non probat neceffitatem logicz fimpliciterad illas fcientias com»
parandas;íed ncceffitatem fecundü quid, & ex loppofitione, illud
enimdicitur ne ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem, (ine
quo finis abfolute obti- neri non poteft ; illud dicitur neceffariü fecundum
quid, & ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obxineri ,.
non tamen certo aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile ,nó "
€itó quare neccífitas ifta potius (pe&at. ad modum acquifitionis quàm ad
fübftá. tiam finis obtinendam; Cü igitur abíque. logica abfolute poffint aliz
facultates ob. tineri, eius neceflitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter
nócrit,& ab(oluta fed tantü fecundum quid,& ex fnppofitioney — . — nam
quód aqué dedic per De fine I ncerinequeanr, pertinetad mos —— Bica obti dum
acquifitionis,no ad fubftantiá finis, . Cofirmatur exemplo , nam ad [oec ^
anima neceffarius (impliciter eft ftatus Chriftianus,hic autem duplex
eft,laicalis. vnus,rclizioíusalter, & quidem reli adhibendo longe tutius,
Wat t: €x boc inferre oom valet. ftatum giolum e(le fimpliciter i& ad ani--
ma (;lutemjita cx lo diáte perfedié , & ae iens acquirantur non bene
infertur eius necef fitas fimpliciter , & abfoluta ad illas ac«- quirendas,
Tandem quod pertinct adac- mo-. diiose finis tátum boc, vel illo acquir
itur.hie finis; aee - B Tm ca me«- de enug- —— , Don bene eeníctur neceflariü
fimplis — citet ad acquificioné illius finis, (cd'tantit- sr quid;& ex
(uppofitione , cum nóper- tincat ad (ubftantia acquifitionis tius fed. tantnm
ad modjii(cd Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übítantiam ac».
quifiiouis aliarum fcientiarü , (cd uin ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfc&é
acqui. ranturyergo Logica nó cft aim. pucipen adilasacquirendas. | — |. ,61 In
oppoiitum obijcies Prim, pro-. bádo, g, fit neceffaria &mpliciter ad alias
^0 DBewilliatt es oecefitate Loplea /€Avt.VT. //& fcientia eriám in effe
imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve ram animal ,
fed non pót comparari veca fcientia (ine Logica , veta enim fcientia habetur
per demonftrationem,& hac pec Logicam arsificialé. Tum
2. quia nullus hibet veram (cientiam;nih (ciat illam re- foluere vue ad prirtia
principia ex Aci. 1. Poft.c. 1. Sed (ine Logica nullus fcit re folaere etià
imperte&é. Tum 3. ad fcien- tiam requiritur euidentia illationis «i. cp .
cognofcamus- euidenter conclulioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola
Logicado- «cet,quando conclufio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licer
quis ex lumine na- 'turali a(lentiri: poffit vni , vel alteri .con- clufiont
proxima principis lumine.ntu- 'r& notis,ille taméa(Ten(íus ron eft (cienti-
"ficus*tine certitudine confequentize, quia "euam in prima figura
potcft error cótin- - gere, vnde nemo certus eft fe non errare "fine
iliqua reflexione, quód feraaucric re gulis bonejconfequentiz, quas docet Lo
icà artificialis Tum demü quia ipfa cft "modus fciendi 2.Met. 1j. Refp.per
folam "Logicam dotar cancel pofle aliquam " demonftrationem, quia in
fcientijs fant "alique conclufiones ita proximé inniten 'tes principijs
lumine naturali notis , ex ibus adeó euidenter fequitur conclu- fio , vt
explicatis terminis conficiantur 'abfq. difficultate tales demonftrationes.
"Ad 2. io (cientijs aliqua refolutio in pri- "ma priticipia,&
aliqua illatio confequcen- - tiz c(fc potéft ita per (e nota; vt fine arte
"poffit attingi certe, & ab(que formidine. " Ad 5 naturale laré,
ficut propria virtute "fc excédit ad a(sentüm principiorü, ita ad -vnam,
vel alterá concluíionem principijs " proxiimà fe excendere po '€greras
veró remotiores vtiq. fc extédere "ncquit,nili ex.arte, & magna
reflcxione. 1 Adqasgligbeiutuodi mer ra !proximà ionixis primis principijs
haberi nó po (fe certitudine coiequentig (ine ar. ^téj&- réflexione ,
nametiam(i in aliquo 'modo primsx figura pollet error conun- gere »
inprimo-tamen con(zquencia eft *prorfus infalibilis ,& neceilaria. Ad s. :
(olum conferre ad facilé , & per- :- iti: neart2,ad . /$i1- -- A - 61
Secüdoobijcies écontrá, logicam. $ artificialem nulio prorías modo clic uc» P
o. cetlariam ad aliarum fCiétiari acquificia 7 nem, nam ad fcientiam Nuo (unc
nccce(ie ria, & quod ad fint principla perfe nota , —— quibus przbeacor
alTenfüs 5. & vrex illis . —. —— Cetta deducatur coficlufio; fedad primü fu
ficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- $6 dam;nam neceffitas conícquentuas
euam Kt fundatur in principijs per fe notis, f. dict dc oinni;& dici de
nullo. Tuma.lielfet (UR nece(faria,maximé id e(fet proptec defi- — "7
nitiones,& diuifioncs, (cd quxlibe: (cié* tia habet fuas definitiones,
diuifiones, ergo. Tum 3. nam quiíque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto
, cui operatio cóformatur,yel nó,& fciétia qualibet co gno(cit fuum
obiectum Tum 4- quia fi cft nccelfatia ad alias (ci&tias (a!tiin. pcr fecté
acquirendas, pati ratione neccílaria forctad Ícipsá perfecté acquirendam , quod
impotlibile videwur. Tü 5 «quia fal- tim ad practicas (cienuias non videtur ne
ice(farià nam practice (olum rc[piciunt tcctitudinem operis , non autem ipfam
"indagationem veritatis, vnde tolum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü
quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius poflc ,
crgo liae -Legicaartificiali poterit etiam. perfecte intellectus confequi.
alias (cicntias , licet cum maiori difficultate . x Ref]. pet illud probari
folum lumen 'naturale extendi pofscad vnam, vclalte- ram conciutionem
ptrincij»js per fe notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit
(inc arte, & rcfl :xi05c ad regulasartis , & in iftis neccílicas contc-
"ree non poteft certó cops ici tne ogica. Ad 1. licet (cienuig.
paraculares habcant definitiones ; & diuifjoncs cer tis materijs applicatas
, illarum tamcn boni- tas ,.& certiuudo cx preceptis logicis de
definitione, & diurtionedigno(ci dcbet . Ad 3.paict ex di&isare 2. in
fol. ad pri- 1.um, Ad 4. concedimus Jogicam ciiam libi effe neceífariam,ficut
lum, quod elt . medii ncceilariü ad quodlibet videndü , « €fl.cuà libi ipfi
neceilarit vt videatur, c revera logica, ibimet, infciuit: per oppli- atio n€
Yoius parus ad aliam , nà illa pars, qua a$i o agit de terminis (implicibus ad
dire- ionem prima operationis accinés, iudac ád cognitionem alterius partis ,
qua agit de enunciatione, & attinct ad dire&tioné fccunde, & hzc
pars ipfa iuuat ad illam , qua agit de difcurfu , & tora ip(a Logica
ruditer , & imperfect rradita in in(titu- tionibus pro Tyronibus eft
necellaria ad feipsá poítca perte&té tradédam , & pro dignitate . Ad 5. licer id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id
tà admittendum nó eftjquia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, &
(uas demon(trationes có- Dcesoidiléhim ex hoc capite Logica indigent. Ad
o.ncgatur conícq.quia licet femel;atq. iterum poffimus bené operari in aliqua
materiajX pet logicam natura- Jem, & naturz lumen circa noftras ope-
rationes rcfle&ere,id tamé no poteft fic- ti (emper, & in qualibet
mareria fine regu lis artis. Dices, ergo ad fciétias (altim fic acquitendas,
.(. perfecte, erit [implicitet nece (Taria. Neg.confeq. 1mó.e(t implican tia in
adic&to,l y.n. fic pertinet ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(lantia
,& íádcó nom re&é infertur indé nece ffitas logice fimpliciter,quia
(inc log:ca acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad fubftan- tiam babitus , nam
hoc fit per quamlibet demonítirationem , (cd tantum neccíTicas fccundum quid,
& ex (uppofitione, vt de- £latarum ci in conclutione probanda .. 3
De partitione Logicz ( quz crat altera pars huiusarticuli) varij extant mo di
dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam iur in veterem , & nouam; vetus cít
3lla , quz de partibus argamentationis tá propinquis, quàm remotis tta&at,
noua, quz cítde argumentatione ipía, ciufque p fübie&iuis. Maurit.q.3.
vniucrí. Logicamfecernit in eam portienem;que eli de partibus incegrancibus
iniogiad, & cóople&itur libros pradicabiliuim, prae- dicam.&
Periher. & in illam 1 que e(t de partibus fübie&tiuis. Conimb. cum
alijs Auctoribus patlim in prooem. Log. (e. cant Logicam ia tres partes (um ta
diui- fionc ex paricobicdti, in cam, quz cá dc detinicione,in cam , quz de
diurfione, & ancam, quz agit de dilcu: (ü iuxca nume- Aum initcuuieatorum
tribus operation ^ Queftio Proam.de Natura Logica. ^ | bus intelle&us
de(eruientium? |... 4 Dicendum tamen, quàd Logica infe, '& in
totalatitudinc fua in duas diuidi de bet principes partes , in quaráü vna deda-
- ftrumento (ciendi, in cóijagaturin altera de (pecicb", & partibus
f(ubicétiuis eius, & prima pars fübdiuidi potett in illà , in ua de
principijs,liue eflendi, (iuc.cogno Ícendi modi fciendi in.cói agatur ,& in
il- lam,qua tractet de affectionibus cius, wt fic; fecunda etíamübdiuidi poteft
iuxta.— numeri (pecierum modi íciendi,qua ftanciores faltim ad quas caeterz
reduci. potlunr, tres recenferi folent, definitio, diuifio& argumétatio.
Ratio huius pat.- titionis facile deducitur fupponédo,quod :qR fcientia
diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,.nó autem in minus jede »
lle veró (unt partes principa es in (cientta , quz per fe , :& dire&é
ad illius (cientig rexruram,& integritaté (pe — «t &propterfecxpetuntur,€
nonom-s — — ninó.in ordine ad aliud, feu ad aliam par- tem , alioquin cum illa
con(titueret vnam partem principalem, nó auté in fe talis ef fet; fed (ilogica
contexeretur sr totam ambiti fuum; vtique traétatus de inftru- mento (ciendi in
coi dire&té,& per fe in- ftirueretur tractádo dceius principijs.&c.
pallionibus,& propter Íe expeteretur, ti- militer cractatus de
ipccietuipliMMerg /&c. maior oftéditur exemplo, namTib.r., & 1. Phy(non conftiruunt part tin- «&am principale à
ceteris lib. Phyf. licet inillis deprincipijs agatur;in iftis de pa[-
fionibuscarporis nacuralis,non alia certé irarionesnifi quia omncs ordinátur ad
co- gnitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet
tra&atus dire&té petüineret ad Logic confiderarioné,nec 'vnu$ ita
alteri D er pina »vt ne- quaquam propter (c expecercturj ná ma« teria tradita
in v jue, digna. foret propria, & iari colidcratione, ctiam przciío
ordinewnius adalium. . 64 At fi fermo fit dc Logica Arift.hec in duas diuidi
debet principales partcs,im quancu:n jrima agitur def;llogifmo , in altera de f
pecicbus.eius » illa conuinebit libros praedicabil:ü , praedicaméta. l'crihe
& Knot ifta libros loft, Top. i& Elenche Flstio huius partitionis
eft;quia lib. pre- dicam. & Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fed iri
gratiám proríus [yllogitau in Cói , ergo nó poflunt conftituere partcm
palem.fed cü lib.Prior. vbi.de ipfo conftituent quod pariter eft de. (ecunda
dicendum: Adliuc tamemparies eiulmo- di principales in alias minorcs fecari
pol- funt; prima in duas, in cam -f. qua ei de principijs inte rantibus
(yllog;fmumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunc. princi- iia remota; &
fie elt liber praedicam. cut. in(craic liber icab. vel (ünt propin: qua,&
fic cft liber: Periher. & inea, qua eft de quidditatc ,
& affe&ionibus ipfius fyllogi(mi in coi,& hic sü libri Prior. Al-
teta vcro diuiditur. in trc$ mimorces partes: tiaru us ít. carum attributis
(umusacturi , & cx ibi iuxta tres fpecies [yllogimi nam vel € démonfttatio
,. & ita habentur lib. Poft. vcl fyilogifmus probabilis, & fic habéur:
fylcgiino agitur. vnam parié principale Denccéfiitdtt eo onltate Logica Me. —
383 lib. Topic. vel deceptorius , & fic habene tut lib.Elench. qui
difcuríus integer col- ligitur ex Doét. 1. Frior.q.2. Nos quam- uis Logicam
intota latitudine fua ad i4 miam prolixitatem cuitandam contexere non
intendamus, quia tamen ampliorem contcxerc volumus;quàm reliquerit Arif. altius
initium; Difp. peremus; nimirum ab ipfo infi rumento fciendi in cómuni;paus
latim poftca. de(cendédo otdincm ipfius Arft.capiemus. Aliasqua(dam difficuls
ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ; &c. quia non (unt. Logica
pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue nes, hic libenter miffas
facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. de (cientias nam ibi de vnitate
habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijíq; communibus dicendis facilé-
patebit. carum rcíolutio ». DISPVTATIO PRIMA. De modis , fest inflrumentis
[ciendi .. | Oft Qua[l. Proam..merito primum locum pofcit bac Difputatio; c .m.
modus fciendisfeuinflrumétum cognofcendi Statutum fit obie£tis Logica plané
binc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pre- mittat. jut obie£ii
cognitionem s Dic autem non folum de modo [cien- » di in communi agemus » fed:
ctiam ad quadam imfirumenta. particu laria défcendemus, ad eenimirum ,quorum
notitia Lad i pet fie ad cete - vorum captum, & je babent-velut clauicula
qu&damrad alia aperienda .. QV &STIO.PRIMA.- Quid , &z quotupléx
fii modus y. feu in-- rumentun. fciendi 1t p E natura inftrument: Logici , q? D
modus fciendi; sor ipe tionibus varié.Jóquütar AnGtores; Zaba- tel. in (uis
lib. de meibdsperoni que: fequitur. Faber T heor; 16: cótendit uonc ;&n
(ciendi etie. vim illáuiua, . Soro lib.z.fumm. c; 4: Auerfa q. 4.Log. -
fe&:1. Complot. in przamb. ad fumme. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis
opinio Sümue - liftarum, qui rYodum (ciendi defüriiüt , qe - eft crario
manifeflatíua alicuins 1 - Alij dene pehcaodü (emdiiore igütys eser S wiriena
aer c ignotu ind quo qu iue - reponi le ERU Wodirmisüiliti iraq dfolum dicaturápfttument
dese em Compladif proe i, quod babet vim nouficádí igno -.. Hincidé numero
infttamentorum. foflicere ad inítrimentum logicü ; quod .nam Au&orcs prima
(encentia folà are - tum ex noto. A ij mitius: uiunc: rs ir ieang dt e mg ué-
gomentationem inftrumentum logicum : odo; ita- appellant, &&cam
pracipué, qua ett in: ma- - gicorumvani eroni fun: modi dicendis matcria
neceffaria , qualis cft dcmonflra- tio,hzc .n. parit (cieniam proprié dicta,
vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenu (ciendi . Auct.2, fent. licet
mas Ior pars corum tria afiignent in(irumenta logica,Dcfinitionem,
Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc pume- ' minuere agsreffi
funt fubftrahendo diuifionem, «o quia nó fit ab alijs int cu- mcniis
condiftintdts, ità Hurtad.diíp. 19, fc&.6.Valliusinit. Poft. q.1.cap. 5.
& fuit fent. Algazcl.im (ua Logica, Al1) € contra numceto ternátio non
contenti addiderüt Reíolutionem, qua cft progretius à par« ticularibus ad
vpiuceiríalia;à pofterioribus ad priora jità Euflrat.in (ua prafat.fuper 2.
Poft. Ammon. füper proagm | Porph. Damafc. c. 1. fuz Phyf. Alj addiderunt
enunciationcm, vr Auetf.cit.& quamplu ics methodum , fumendo methodum pro
ordinc,qui in fcientijs obferuari debet, vt diítin&é tradantur , &
fineconfufione. Au&orcs-deniq. 3. fent. lati fimé vfürpan- tcs modum
fíciendi appellantj inftrumCta logica omnes fecundas intentiones , de quibus
logica tratar, fiquidem omnes il. lz (ant aliquo modo veritatis oftenfiuz ,
& conducunt ad dircctionem operationü intellc&us,qui eft vnicus logica
finis, ità Complur. loc. vlt.cit, ..à Dicendum eft, quod licét flri&iffi-
mé loquendo de modo fciendi, & intra mento logico fola argumentauo poflit
dici modus (ciendi , v: porté qua fola ex noto ignotum manifeftat pcr vim
illati- vam ; X illum fusé (umendo sin tocar extcnfionem ,quam poteft habere ;
om- mcs (ccundz inienioncs logicae dici pot- fini initrumenta fciendi, .1.
rcété cogno- Ácendi , vt poté qvac omnes fuot aliquo- modo veritatis oflenfinz
, & intellcotus dircétiuz, tamen proptié loquendo mo- us Ícicndi , &
infttumentum logicum cft illud , quod habet vim manifcitandi i quomodocágq; 1d
faciat , cum; id folum o t €um omni proprieta 1e Defniuont, Diuihioni;&
Argumcnta- 1ioni , hactria propriéeiunt inftrumen- ta logica non plura,ne pauciora.Concl..
Scoti q. 2« lib. 1. Fricrem quam tenet Tát 2. pizamp-legiczyi Symaalila - fcfiandi ignotum; vndé JDifpur. I. De
infteumentis fiendis. «7 omnes . Et quantum fpe&at ad a(fignati dam ration€
modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter , quia. vt docet,
Scot.4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probarc nó poflumus,fed oportet ea
(ups . onere ex comuni víuloquétiü , vc apud. gicos nomine. modi
fciendi.con(ucuit intelligi via di(tin&té cognofcédi id, quo anté confusé
cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfiüis tar,quod
fit oratio manifeflatia. alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. .
limpliccs, & incomplexz quia füfficien- tcs non (unt ad explicandam rem
diftin». &é & cxplicité,fcd rantum coníusé fig ficant;ergo abíq.
fufficienti ratione. Aut- &ores prima (ent. nimis coaré&tant ron.
inftrumenti logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus
participetur » es habent vim manifeflandi, ignotü pe illaienem, & nimis
ampliant Auctores. 3. fent dum volunt cam conuenite etiam vocibus
fimplicibus,& quibufcunquein- - tentionibus logicis-. e^ 3 Dendé probatur
exemplo amis,vne de nomen infirumenti deductum elt , nà in eis nof (olum
appellatur inftrumentiüs, feu modus conficicndiartefactum illa | tiara
difpolitio , (eu Agi atia ine i (edad quamibes jac ue ERA ed ad. qua t patté
artefa&ti [corfi cic» daten RD E & facilé talis pars cfficiaturjfc ità
ccrnitur modus tcd operádi in qua- libet minutiffima parte artefacti eficié-
da, ncc certum inftrumentá illi correfpOs dei, fed in pricipalioribus partibus
jlliass ita liac proportione teruata logici nomerr fodi fciendi mon re(tringunt
ad folam argumentationem , vel demonflrationé y qe cft vltima dilpolitio , ex
quaimme- ampliant ad minuti ffimas quafcu tentrones. logicales, fed tribui hid
p quibuídam intentionis u$,.f. Definition Diuifioni,& Argum& tationi,
quia (unt generalia quedam infra. menta (ciendi, in quibus clucet vis marii
mcdiaté ditigunt intellectum in (nis opes gauonibus ; ac proinde fpeciali moda.
3 -€on- . y D j quia nom - até rc(ultat ícientifica cognifió, neque
Ximé;&ims - DECENT EE VA Poe ups MON NN AER | Duafi.I. uid, &) quouples
fit inffrum.ciendi. — 183 €onuenit eiscíle veritatisoftentuas, Hinc facilé
probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inítrumé ta logica,
Definitio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus Ícié- di cft
oratio manifcftatiua ignoti hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplcxum,f(i
erit cóplexum; manifcftatur. per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel igno ramus
cífcntiam, & hanc explicat defini- tio, vel partes cius, & has
manifeftat diui- fio,vt v.g.in homine fi cflentiam igno- res,manifeftatur hac
definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur hac
diuifione Hominis alia pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam pa
ffionem , qua de illo praedi. catur, dicendo bomo e(d rifibilis , mani-
feftatur per hanc argumentationc Qnine animal rationale efi rifibile , omntsbo-
to cfl animal rationale, ergo omnis bo- mo efl vifibilis , ergo ficut nullum
aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus
fciendi,qui ma- nifctlet , Tum a. quia & hializ intentio- ncs logicales
conducant ad cognitionem rerum acquirendam , & intelicétum iu. uent iníuis
operationibus , tamen pro» ximé, & immediate id non efficiunt (ed
mediantibus illis tribus,ergo illa tria pro prié funcinfirumerita logica, &
ad ca re- duci dcdent catera, qua ad modum (cié di quoquomodo pertinent. 4
Viaterea numerus hic cernarius nó poteftrationabiliter augeri , ncc minui ;
€&rgo intlruméta logica nó funt plura, nec pauciora sribus;probatur
affumptü , non poteft io primisaugeri addendo X: cfolu. tioncm ; vt influmcntum
ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fzpe (2- gius cum Diuifione
coincidir , nar diui- . dendo retoluimus » & reducinius rem in fua
principia , vnde & Arift. in Phy(: Rcioiutjonem appellat diui(joncm tcx. 3
Pofjerius autem €x. hi5 mota. fiut elementayG principia 1s) bac dut. rmt
yi-xcloluuntjinterdum cuam coin». n Dcfinitioney& io- dehnnum cipia definientía,
demonflrando vero, cl per demonftrationcm à poftcriori, feu à figno;quz dici
folet Methodas refoluti- ua,cffectam refoluentes caufam inucni- mus ex
Acerb.lib. 5.9.9. Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énünciationem cá
Auería,quia de rationc enunciat; onis, vt fic;eft tàtum enunciare vnü dealio',
non autem manifcftare ignotü, in quo confi-. ftit ratio modi fciendi , vnde
fecundum quod efl propofitio, nó neceffario affert Ies notiores,ícd folum id
evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo
efl animal rationa leybominis alia pars eft animasalia cor- p's quo cafa
enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel
diuifionis,que in ea continetur crgo en& ciatio,vt f;c,non cft modus
fciendi códi- ftincusà ceteris , quia per eam abfolute profertur vnum de alio ,
fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: Nec
demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs
tradendis , quamuis cnim hic ordo maximé iuuet mé&is dire-
&ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufios-
nem climinat ab iptelle&u, nó ob id ad- dendus cít y vt infirumentum
abillis ttje bus condiftin&um, fcd y'otius dici debet illorum communis qüz
dam re&ta difpo- fiio , vt bene dirigant cognitionem no- flram,g ra
probatur; nu]lum inftrumé. tum ad fuum gnünus epus sib priug fit rc&é
difpofitum, & accommodat y Minacimnt fecuri ad fcindendum , £i et obtufa,
fcd prit sad cotcm acuitur ,non, vuniur calamo ad fcribend ü,nità prius ak;
temperato, & fane acumen boc in fecus. r1 , & calamo pon efl
ipftrumentum die fun&ium à (cori ,. & calamo , fed eff difpofitio
quedam necelfaria ad inftru- rd vi bene fuum vx €À— ceat s. 4t Methodus , &
erdo cftfruilis qu diliolio. VAR Mes nitionc joári Peg dieron [: amdcd pa c
dada omnia ordinaté tenetur faccreone confuse fitumentum diftin&um ab illis
. $ Atneque dcbet minut hic numerus, mon.n. minui potc(t (ubtrahendo Argu-
teniationem,quia ad dirigendü diícur- fum plané cfficacius inftrumcntum exco
gitarincquit ; & licet. inter argumenta- tionis fpccics demonflratio
dignior fit , ac praecipua , atque ideo per excelléciam 'foleat appellari modus
(ciendi ex. Arift, 1. Poft. c.3. non camen ipía (ola abíoluté loquendo dici
dcbet in(irunicnium logi- €um, & modus fciendi, quia hic nonacci pimus
nomen fcientig in rigore,(ed fuse vt inflrumeütum fciendi idem (onet ,
cognoícendi. Nec minui potelt (ubtra- hendo Definitionem, trum quia ad cx pli-
candas rerum quidditates , & earundem grojtictares inueniendas ex cómuni om
niü (eniu maximé confert; (à quia Acift. ipfe 1.de An.8.& 1. Met. 48. inter
inftru- m&a cognofcendi eá connumerat fimul cuni demonftrauone ,& 6.
1opic.c. 1. 3.ait definitioriem facere , vt cognoíca- tur [obítantia quod
repetit 2. Poit. ca.2. INec demum minui poteft fubtrahendo diuiionem , tü quia
Aritt.1. dc An.tex, E Methodos, .i. inftruméta cogno- endi (imul cum
demontiratione coniü git diuiionem; tum quia de Íe patet, quá ium dijuifio
iuuet ad di(linctos conceptus rérum « fformandos , ad difcerocd ü quid
affiimari«cl negari debcar; in.Ó tanta cft €fficacitàs ciug i veritate u an; fc
landa , vt Ariftai. Priorum [edt. 2.63. cam ap- ptllauctit paruam quamdam
iyllogifini uculày& veluu anbecillé lyflogitaiüg tandem in diffolucodis d;
facultatibus, & rebusdeclarand:s in dübinm. verxend- bus nil fcqucocus
vumur;quam diuitio- 3c,& diltinctionc,erzo cü caam diulio. fit
manifcttariua »goou y ibter inftzua.€- tà logica ip(a quo;jue ctt computanda. .
Saluuntur obieliones .- 6 TN oppofituro obijcitur 1. quod fola. ,. A
argumcnrario (it modus (ciendi, & infltumeniu; logicumyoà omne infiru-
Ancntuum pos aba cse noto ad ignotam ntrinfec e includit vim illati Wi fcd d
Bnitio j& diuifio non includunt. vimyíeg &atio,crgo &c.min.. :
donis, fiuc a Difput.1. De Inflrumentis fciendi. patet,mai.probatur,tum ex sinh
pne facultatis logicaslogica.n. dicitur à logos «Là ratione, & di(curíu ,
ende ipfa eft fa- - cultas di(caríiua ,ergo ipftrumenta logi- : Ca, vt vcre
talia dicantur, debent include - re di(curíum à noto ad igaotum ; tü etià ex
ipfa ratione aíTignata modi fciendinà ti in hoc fita eft,v: fit oratio
manitettari ua ignoti, neceffarió illationem includit , nam nihil ignotum ex
notis notum reddi tur, nifi bencficio illauonis ; & hoc eft. vuicü
fumdamétü Zab.lib.3. de Meth. c. 73-X Fabr.cit:Quod cófirmari potet au orit.
Aci qui 1. Poft. 1. & 1. Topic. 10.6. Ethic. 3. 1. R et. 2. loquens de
inftru mentis (ciendi meminit ci (yllogifini,& . indn&ionis , &
plan non (uflficicnter 1. Pott.1. probaret omnem doctrinam fieri ex
przexiftenti cognitione, co quod fiat fyllogifio,& inductioney& cex.33.
dum probat deficiente fenfu deficere omnem. fcientiam illius fen(ibilis , quia
noname--- plius fit indu&io, & demonftrato, De-.— mum ft de ratione
modi (crendi focet , vt. fit iznoti manifeftatimus quomodocune queyunc etiam
tcraini,& voces fimplis — €cs infltumenta logica forent appelladas. €ü
nobis aliquid (ignifigent ,& declarents. prios :gnorabamus ; & fi quis
dices rct alicui Indias e(Te , quas 1fte nunquam. vidit , foret talís oratio
modus fciendi s quia cfiet manifcftatiua alicuiusignoti . Relp.negando maiorem,
ncque .n. hic fumere debemusinftramencum logicum ad libicum Zabarcl. (ed iuxta
communem. lo;uendi modum , quo víi funt veteres. Sunmulifiz:, pro. medio aptoad
mani» fcftandum j xov liue id fiat via illae. 10.modo;quo fen(u nomine
initruméu vius eft yr yen 1.Met.48. vbi definitionem appcllat inftrumentü y,
quo omnes fcienug vuntur ; ad primam, probationei maioris logica dicitur fcien.
tía rationalis, quia ctt dire&tiua rationis. inompnibus actibus luis, vndé
contidera- re tenetur. inftrumenta dire&tiua. cuiufz cumque operarionis.
intelle&us,, & non: tantum diícurfus , verü quia inter omnes.
adus,dilcuríus eft diguror, ab.ifto aGtu logica dicta cft fcientia diícurtiua.
(ame p'à denominatione à nobiliori ; adalterá. — Quaf.1. Quid,ey quotuplex fit
inftrum.fciendi. pe ncgator abfoluté non po(- c ignotum fieri notum, nifi via,
iliatio- nis, nam ficri potcft componédo pcr dc- finitionem, & refoluendo
per. diui(ioné . Ad Confirm. fi
Aritt. ibi non meminit de finitionis,& diu:fionis , meminit alibi, & 1.
Poft.tex.1,
loquitur de doctrina difcur- fina vt patet ex tpfo cótextu, & tex. 55.
loquitur de obicdto complexo ignoto , vtique manifeftatur per diícursü . Ad A d
teram Confirm. eft de róne modi (ciédi , vt manifcftet ignotum nó quomodocüq ;
fed diftincte,& explicité , & ideo nomi- nà , & voccs dici nequeunt
infltumenta logica, quia rem notificant confuse tan- tum; & implicité , vt
docuit Arift.in pro- cm. Pbyf .qua etism ratione eratio illa , quod Indiz
reperiantur, & alize confimi- lcs nequeunt dici inftrum&ta (ciendi,quia
rem confusé folum , & indiftin&é figni- ficant , vndé enunciationé
abíoluté (s ptam bac ratione cxclufimus à numero inflramentorum log:corum , 7
Secundó, obijcitur , quod definitio fit in(trumepncü Logicum,nam fi cf-
fciintttumeniü à demonftratione diftin- &um;logica non hiberet vnü
(ubic&um ncc confequentcr c(fet vna , quia defiai- tio nó potcft ad
[yllogilinum reduci, qui eft adzquatum logicz obie&um , Dcin- dé quando
fuerit claré cognita natura ho- minis,hec definitio animal rationale nó erit
modus fciendi, fiquidemtunc non monifeítat ignotum . Tandem in(trumé- tum dcbet
diftingui à finesad quem ordi- natur,íed dcfinitio non diftinguitur ab il- la
cognitionc,quz eft finis eius, quia defi nitio cft (implex quidditacis rei
intuitus , neqoe alia cognitio (equitur ad illum in- tuitum, ratione cujus fit
in ntum : Immó hac rationc Bianc. lib. 4. diale&. inftit. (c&. vlt.
negat vniuerfaliter Def. Diuif. & Apes cífe inftru pu logi- Ca;quia potius
funt opera ipfius logica ivre 1. in Logica abfoluté confi- derata in toto
ambitu fuo , non fyllogi(- müfed inflrumentü (ciendi. efle adzqua- ein » Ad 2.
idcm argumentü có- fici poffetcontra argumentationem , non manifcítet ignotum
illi , qui iam e. (cebat, dicendum itaque 10d licét dci. nitro non mauifeftct
ignotum ei, qui tany claré dcfiniti naturam agnouit, camen ex natura (ia cft
manifetartoa , & hoc fuf- ficit;ad rationem modi fciendi. Ad 3. ide ctiam
argumentum vrgeri potcft contra argamentationem , q» nó dift:nguator 2b iplamet
notitia difcur i;ua,at.jue 4deó c(Te nequeat in(trumentum cius; vt vrgcbac dc
fa&to Blanc. cit. itaq; refjodet Amic. trac.vlt, Log.q.6. dub. 1.
dupliciter. defi- nitionem pofle dici infrumentum fciédi, primo rel pe&u
ipíius (ciencig,& ità cer- tum cft non e(le inflramentü , quia cífet
inftrumentum (ui ipfis, qaia per defini- tionem non habemus aliam fcientia, Lu
cognitionem quidditatis,quz cft ipti íli - ma definitio. Secundó,vt fit in(trumencáü
rc(pc&u quidditaus cogniti, & irá bené dicitur inftrumentü, & fic
intclleótus cft principaleagens , cognitio dcfinitiua ef inflrumentü , quo
apprchendit obicirü y ficuc manus dicitur inftrumentü corpo- ris,quia per cam
aliquid apprchédit . Sed hzc reípoofio non fatisfacicnon.n.obic- &um,fed
cognitio re&a obiecti ett fias inlLruméti logici , ergo malé cóccdit dc.
finitionem e(le inftruentü obie&i cuf , non aüt coguitionis. Quad (i dicat,
cia Obiectum,quarenus rccte cognitum, tt&- tui pofle finem lcg:ci
inftrumenii ; hoc nihil eft,cum .a.cíic cognitum in obiccto nihil ceale dicat ,
nifi cognitionem tpsà » vt ad illud terminatam , plané dicere dc- finiionem
effe in(tcumcotu:n obicdti quatenus cogniti, eft idem, quod atkere- re effc
inftrumentum cognitionis 1puus atque ita redit integra d fficulcas . 8 Potius
ergo dicendum, quod dcfiai- tio, ficut etiam diuifi» , & argumentatio
poffunt (umi dapliciter, vcl tormaliter, - vel obie&iué ,'primo modo funt
ipfünet | actus definiendi,diuidendi, arguendi; fz- cundo modo (ünt obie&a
, quz. per hos a&us menti obuct(antur ,cogaofcit. n.n« tellectus per &
precepta bonc &«c. & fic cognoicit, dum fit , diuidendum , &c.
& hoc odo fumpta przcipué habent rümein inllcü- menti logici,vt Tice o P
RUN A LAU C E d icam in(lructus Sy dAldadd. dH E Auería (e&. 2. conceptus
.n. obic&inus €(t,qui dirigit a&tum poftea cliciendum, ficut.n.quilibet
artif. x , vt opus fuü re&é efficiat , prius illad mente praconcipit , Qu
fit c fliciendü cogitando regulas, recepta rale opus efficiendi, fic intel- lectus,vt
rete definiat difcurat &c. có-
fiderat regulas, & przceptà definitionis, & diícurfus, & virtute
huius notitiz, & conceptus obic&tiuty qui in propofito eft di(cur(us
regulatus , vel definitio efficit fübindé actualem difcurfum , vel dcfiai-
tionem , 1n propofito itaque licét defioi- tio formaliter fümpta non
dittinguatur à notitia ipfa quiddiratis , obie&iué tamen fümpta
diftinguitur, faltim quoad modü cífendi, ficut diltingui folet res obie&iué
concepta à feipía,vt ex ttit realiter à par - terci, & hac fola
diftin&io fufficit ad (al uanda, quz cunque dicuntur de cognitio- ne
dicigibili , & inftrumento dircétiuo , & per hoc patet ad inftantiam
Blanc.for- maliter fumpta fünt opera logicz , (ed Obic&tiué (unt
inftrumenta . Sed dices , definitio, & areumétatio (ic fumpta pro Conceptu
obie&iuo rei efficiédz nó (unt, nifi Idea, & cxéplar definitionis
atualis, & diícurtus, at idea non dicitur ihftrumé tum,funt n. caufz
dittin&z idcalis, & inttramentalis, & domus in méce Archi- te&i
non folet dici inftrumentam zditi- cádis(ed tale dicitur malleus,fecuris,
&c. ergo hoc modo infpc&a definitio nequit dici inftrumentum, ep. ideam
in logi- Ca habere rationem ilt raméti , fic ctt pac ratio de alijs actibus
fa&iuis , & logi- €a quia in illis cum exerceantur per actus "
trapfcuntes habcotür infl rumenta. cxtet- majquz proprié tali no:inc
noncupatur, gica cum exerceatur per actus 1m- manentes , & opus cius
dirigibite fit co- gnitio iptelle&iua, nil altud habct, quod ita proprie
fortiti poffit rarionem inftra- menti dircétiui , quàm ipfammet ideam
Operisfacicndi, — ^ 9 Tcrtió obijcitur , quod diuifio non fit inftrumentü
logicum ; tum quia 1. de An.tex,
E.hibetor, quód omnis ratio,vel cit dcfinitio;aut demóftcatio, & 1.Mct. 5.
omnis difciplina , aut efl pec dcaion- Türationcm,aut per definitione; tui quia
- Difp. I. De Infrume ntis fciendi. 2, Poft.in principio proponésPhilof.nnz
meiíi quzrttioniü (cientialium, tanrüqua- tuor cnumetar,an fir,quid (ic,
&c. nullam faciens mentionem de quotuplex fit ; er« go fruftra fingitur Methodus
ifta diftin- Ga ad (atisfaciendum illi queetito , tü de» nique quia idé
cogaofcimus per hanc de- finitionem bomo eft dnrmal rationale , & per
diuifionem eiufdem in partes Me- taphyficas , ergo diuitio non elt inflru-
mentium coadiftinétumà definitione . Refp. in primis duobus locis Arift.lo- qui
de cogaitione ipiiusquod quid cft; & ctiám de illa cognicone, quz proprié
fcientia appellatur , has namque cogni. tiones maxime azeftimauit vcluci
princi- palesin qualibet facultate, & in ordine ad iftas , tanquam
intlrumenta precipua conftituit definitionem , qua cft genera- tiua primae,
& demonftrauonem;quz al- teram generat , & non allignauit diuifio- nem
; quia hzc non cít ita neceffaria , vt dcfiaitio , & demonfítratio ad
perfectam tci notitiam aflequendà . Ad alterá de 2. Pofl, Arifl.:bi enumerat
tantum illa quae- fitaquz pertinent ad remin fe , & infoa communitate
infpectam ante diuilionem in plara ; vel quae itum quoruplex res fit reducitur
ad quafitit qualis fir, quia fpe cics non funt de e(leatia generis, led ve-
loti eius accidentia, quia inferiora acci- dunt füpetiori. Ad 3.6 interdum per
de- finiiionem,& diuifionem idem eX primi- tut obieétum,id tamen non fit
codé mo- do ,quia definitio componit etfentiá cei quam diuitio refoluit in
pattes, differunt ergo illz dus propolitiones non rationc Oobicé&tsfcu rci
figaificata: , fed modi fi- gnificandi, & mauniteftindi eandem rem, qui
diuctíus cfi in definitione; ac diuifio- ne;quia primus eft modus compoliciuus,
alter diorfiuus,quod (ufficic ad diuertica- tem illorum inftrumentorü;quod
adhuc magis cxplicabitacinfraq.$. art.1.— 10 Quarto detiiim obiJcituc , tp lint
plura tribus, nam (icut argamentatio có» muni confenfu inter inftrumenta logica
numetatur ; quia mediancibus regulis de ijfatraditis eit api fimum inltrumérum
ad ditcétioné dilcurlus, ita patitér cnun- *xiatio 'tit a i inlrimentua ad.
Quefi.I. Ouid,e) quituplex fit inffrum. [ciendi. -dire&ionem iudicij, quia
& ip(a habet proptias regulss,& pracepta, quitusob- feruaus nom n.inus
bcne dirigitur iudieiD, quàm regulis argumentationis. feruaiis dirigatur
difcurfus. Confirm.quia fi igno rant: naturam hominis dicatur, Hofio cfi
anitiai , vcr€ manifcftatur rli. aliquod ignotum , ergo veré cít modus fcicndi
. reterea omnes fecunda; intentiones lo- pun funt aliquo modo veritatis oflcn-
ug , & fingulz 1unant. ad. acquircn- dam Ícientiam , & dirigendum
intel. letum, crgo omnes funt mod; fciendi . Demum Arift.2. Mct.c.vlt.
Mcthodum, Ícu modum procedendi in tradendis fcienujs appellauit modum, (ciendi
,ergo nonbene «xcluditur . Relp.hzc,& fimilia arguméta proba- re dumtaxat
inflrumenta [ciendi effe plu ratribus , 11 modus (ciendi latius vforpe- tur,
& iccundum on.nem exienfioncm pro quacunque noi ma rc&té intelligendi:
at non fi proprié fumatur pro cratione manifeflatiua igooti,vnde Ad 1. nó ideó
pracisé orgun;entatio ponitur infirumé- tum logicüs qvia habet proprias regulas
, Quibus dilcurfum dirigit, nà pari rationc, nedum enunciatio, fed ctiam
termini fim pliccs inier infirumenta logica. forent con putanda,cum etiam de
fübiedto;co- pula,& pradicato propriz tradaptur tc» gulg;quibus obíeruatis
dirigitur apprché fio in ordine ad iudicii; fed ideó dicitur proprie modus
(ciendi , quia maniteftat ignorum ,jucd cnüciationi non cOuenit ; qua :alis
cft. Ad 2.aiüt Compluc.in pra- amb.ad fumn;.negando , quód cnuncia- tio cx fc
bit mamifettatiua 1gnoti; nam ip- faíclum «num de alio enunciat. , ad hoc
guten, vt vcré manifeflaret rgnotum, dc- bcret oít édere Gc cic; licet percalé
pro- policionemn ati err, quod ramen nó fit peripfausíed perargen«mauoncm . At
ità tcl pondenco pl« ne concedo nt de ra- tionc infiruméa logici , & nodi
tcicndi €lle yim: jrobatiuam ,& illauicem, quod tamcp,X ipli neganc.
Licendun igiiur, quod enüciàádo vnum de alo, (20, olitio Mtku€ aliquod ignot
nrfboamile nob quanton; ic ttciftad dede cft mjapitcfts 189 & explicité
quod nó facit propofitio,ni- fi vcl comcidar cü definitione (vt eft in exéplo
adducto in argumento)vcl cü di- uifione , vel per argumentationcm illata fit ,
cuius propriü a.unus eft manifeftare diflinété,& esplicité ignotum cóoplexü
. Ad 3.& 4. concludunt folü o€s intétio- ncslogicales,& methodum ipsá
effe mo- dos ícicndi,,& inflrumenta logica süpto Kicndi modo fecüdum omné
extéfioné . QV&STIO SECVNDA. inflirumenta prafata: diretlios ni cognitionis
deferuiant . Ertum cft cognitionem intelle- &iuá per illa inftrumenta
dirigi poflc ied aliqua difficultas cft in explicá do, quomodo in ea talis
dircétio exerce- ri pollit ; nam clari eft talem dire&ioné nó excrceri
circa cognitioné in commu- ni abftrahécem à recta , & indirecta , fed circa
cognitionem in particulari, logica .n. vtens, vt fupra diccbamus,verfatur cir
ca particulares difcurfus , & particularia iudicia ; omnis autem a&us
cegnitionis particularis, vcl eft actus verus, & rectus, vcl indircétus,
& falíus,aut.n.eft confor mis., aut difformis obiccto , nec dari po- teft
medium,fi cognitio eft recta, & ve- ra;iam nonindigct directione, (i verà
cft indirecta, & falfaynon poteít ;ipfamet ea- dem permanens dirigi,&
reta fieri, iudi cium.n.quo hominem effe animal irratio nale afferitur , nullo
prorfus modo idem perrhanens poteft fieri verum , fed debet € rente tolli ,
& oppofitum introduci. non.n.fecundum (c eft capax directionis, &
veritatis,& ità vmuerfaliter cft de pro. pofi cionibus necetíarijs; quod fi
in con» uüpgenubus poffit mterdur idé iudiciü mutari de vcro in falfum, hoc
certé fieri. ncquit , nifi per müationcm obic&i , at. dirigere hoc modo non
fpe, ad logi cam , quia ipla non habet vim dir? cognitionem ubtando obicétumsied
fos lum mvtádo cogiitioné iplam; Accedit s. quod tolum de ncceülarijs Siam qe
logica prafeitim adinucnia efl wr dirigat in co; niienc fcienatica acquirenda «
— Autrla indua.Log.q. 34 ect. 7 explicat. : X53 pol ^ b — -—" i9o pofíc
dirigibilitatem cQuenirc cognitio niindircétz, & falíz , 6 cuc Theologi in
mareria de peccaris. explicare folent in a€tibus nialis priuaucnem bonitatis ,
& €apacitatem oppolitz rc&titudinis , 1n actu. n.falfo duo
confidcrandaiumt. (in- | & «quod fit actuscognitionis, & y t
indirc&tus, quatenus crgo indircdlus; cit vtique incapax reétitudinis
,quarcnus fal(us,cft incajax veritatis)quia arrcétitu do, & fal(itas rc
étitudini, & veritau re- pugnagts cftq; illi incompoffibilis ; qua- tcnus
vctó actus ccgnivonss ett, ic fccü- dum ipiam cócm rauoné retinet. rcétitu«
diis capacitatem, & vt fic eft dirigibilis, reducitur autem hac capacitas
ad actum non quidem faciendo, vc idé actus mute- tur in vcrum fcd copucrtitur
in aliü act ü verum realiter diuer(um, & oppolitum , €onucnpientem tamen
cum ilio in rauone Communi cognitionis circa tale obiectis, & tandem (ubdit
Aucría hoc gens apu- tudinis , & capacitatis fuifle ab Arift. af- fignaum
$. Met.c: p.22.dum ait Talpam elic capacem viíus , non «quatenus Talpa eft, (cd
quatenus animalcít , & hac ra- tione dici coccam . UD. 12 Scd hic dicendi
modus patitur in primis omnes difficultates, quibus. pre- mitur fcntéria
Theologorum tencnuum a&unodij, & blafphemiz deberi rcctitu- diné sm
genus, & ha« rationc clic lerma- ' litec malos, quz plané magni iunc póde-
ris . Deindé £alfitasmaximan: ponit im- perfe&ionem in. a&u, fed
priutio fccun. dü gcnus-nullà dicit impeifcétionem in talier priuato. , «t bene
Scot. oftendit 1. d.28.q.2.ad 1. nam priuatio vilus. in plà- ta cfi quodammodo
priuatio cx Arifl. $- Meta. & non importat imperíeétior.é in planta,
alioquin priuatio- fenübilitaus. lapide , & infnita pertcCtionis in ente
€rtato. idctiam facerc , quia lapis , qua fubfiantia,cft capax feníationis,
& quod Wib«t ens creatum, quatenus cns,cft capax infinitg perfcéionis, ergo
falbtas, & ir-. 1c ét udo cognitionis non benc cxplica- tur. per
priuationem rc&itudinis in. atu: fecundum genus... Ruríus faisó (upponit.
Aucría cognitioni intel ética vc fie có- : debeti rc&bitud : mjquiaco- i
-Difp.I- De Inftrumentis fciendi- ^ ^ n gnitio intclleGiuas vt fic , abflrahit
à re. Ga, & indircéta , ergo vt fic neutrum ei conuenit, vcl dcebctur,
ficut nec animali , vt fic, debetur rationalitas, vel irrationa- ) litassquia
ab his abftrahit. Confirm.nam: rcpugnat in terminis actui falfo. sm gra. dum
gcncericü deberi recticudinem,quam non potefi habere sr fpecificum ; nam fi
debetur gradui generico , debetur euam omnibus inferioribus, vel f1 cis omnibus
non dcbcetur ; nec debetur gradui co, (cd aliquibus (peciebus illius generis
ficut quantitas debetur fubftantiz corpo: rez, non autcmfpirituali , & ideó
nó.de* betur gradu: generico (ubftanciz: in com muni; alioquin. fi deberetur
generi , de« beretur etiam omnibus fpeciebus, Et per hoc patet ad exemplum de
Talpa; nam fi Talpz repugnat vifus sin (peciem , falsü erit vilam deberi gradui
genericoanima- lis, vndé tenendo. Talpam noncarere vis - fu fecundü fpeciem, nO
eft fimpliciter cg Cavcl priuata , fed tantum sri quid, fei - fccundü genus ,
non quod eius generi, .i. animali debeatur vifus, (ed quia ei no re» pugnat;
qua doctrina cft Scot. loc.cit. v-. bi ait careniiam rationisim boue effe pri
uaiionem fecundum quid , quia licet ra-- tio repugnet boui,qua bos; non repugi
tamen aoimab , & ait hanc privationemnihil dicetc impcrfe&tionis in priuato
ob. rationcm allatam, ità intelli cft Arift.cit. dum loquitur de Talpa .. : si
Refpondeat Auerfa füfficere , quod rectitudo. faltim non repugnet gencri a-
€tus,licctei non debeatur, quia hoc fuffi- cit, vc cognitio intcile&tiua in
communi dicatur dirigibilis. Cótra hoc eft;quia.die. rigibilitasab ipío ponitur
paffio cognitio. — - nis intelle&uua) ergo nom erit mera nom repugnantia ,
fed tum , & aptitudo. addirigi .. 13 Alijproindefatentur dire&ionem
vtiq. non deberi a&ibus elicitis nec fecüs dum fpeciem , necsrh genus ,.
fed:deberi: | aGibus cliciendis, vt (ic enim nensüt re« &i nec errat, í
Qwefl, 1T. Quomodo direHlioni inferuiant. erat in potétia obicétiua, vt docet
Do&. 3d. 16.q.vn. A. cx Ariít.9. Mer, ergo (i cum exiftit non. potelt idem
numero di- rigi,crgoneq; cü exiflere poteft, idé .n. numero eft actus elicitus,
& eliciendus. 14. Dicendum itaque cognitionem in- tellcctinam intantum dici
dirigibilem; & dire&ionis capacem , inquantum intcllc- Gus cognofcens ,
& operans poteft diri- g5& corrigi tranf: ab a&u falío ad vcrum,
Probatur , quia fi hoc modo ex- plicetur capacitas directionis in cogni- tione,
vt .f. re&itudo debeatur potentiz intelle&iuz ,non aé&ui cognitioni
sfacil- limé vitatur difficultas in principio pro- polita & vniuerfaliter dcfenditur
omné cognitionem , fiue fit de obie&to conüin- genti, fiue neceffario cffe
dirigibilé , rc- &itudinifque capacem, quatenus intelle- &us in onihi
cognitione mas dirigi ,& - emendari .. Accedit , quód quando dici- mus fiam
logica eife dirigere opcratio- -nes intellectus, aliud non intelligimus, q
intelle&um pet logicam dirigi potíe , & - debere in fuis operationibus,
ergo rc&i- tudo debetur potentia intclle&iua opc- ranti, non ipfi
operationi. Denique licet - modus dicendi Aueríz , gy re&itudo de- - beatur
operationi, fuftineri in illis - contingentibus actibus ( fi tamen dátur, de
quo in lib.de An.) qui ijdem numero manentes po(funt de veritate ad faliitaté
migrarc,& é contrà ; nullatenus rf (ufti- -neri poteft de actibus
neceffarijs, & alijs contingentibus, ergo vc detur. vniucrfalis rceula ,
quomodo cognitio inteJle&tiua : fit capax directions, reftat diccre,quod
fit capax illius mediaté, non immediate, , le ratione intelle&us
dicigibilis , non ra- "^-tione fuzencitatis , (iue fpecificé. confi.
deretur , fiuc generic , Acn cótrarium obijcies, directio, vel. indire&io
conuenit inrelle&ui mediate cogaitione,ergo, & dirigibilitas, qaia eft
"eadem ratio ; probatur atiumptum , quia -tunc intellectus eit
rectus,quando eítye- rus, indirectus,quando ett tal(us, fedve- titas, &
fal(itas rminediaté conuenit co- - B csevtAc tem ioteliectuis ,» veram,vcl
falsá.Rur- | feruit, m Paodicin medi sinana eo wr 9t ergo etiam immediaté
dirigibilis ; Con- feq.patet, quia a&usin (übiedto , cui in- cít,(upponit
potentiam ad ipfum. lte(p. 1, negando parítatem , quia directio , vcl
indire&io refpicit a&ü (ccundum, & fumitur immixliaté ex
conformitate, vel difformitate ad obicétum , qua fundatac immediaté in a&u
, (ed dirigibilitas re- fpicit atum primum, & fumitur ex pofit, vcl non
poffe elicere aótum re&tü . Ad 2. in atu eft potentia logica ad directio-
nem, .i. non re antia ad dirigi , fen(u Deus dicite habei potes 2d feaon autem
potentia phyfica,feu (ubie- Gua , quz dicitur contradictionis , fed hzc in
intelle&u folum reperitur , & de potentia ad dirigi in hoc (en(u
loquimur in propofito , 15" Sedadhuc vlteriuspro maioti na- titia
famulatus horum inftrumentorü du bitari (olet,an przfata fingula ioftrumen ta
fingulis dc(eruiant operationibus , vel potius equaliter oibus . Pro decifione
breuiter dicendü eft , quód licct omnia, & (ingula a(fignata inftruméta
oibus , & fingulis inferuiant operationibus, nao và oibus zqualiter
famulantur; & quidé pri- mum facillime probatur difcartendo per fingula.
Definitio enim maxime iuuat ad — primam operationem; pía,n. lante Tité
cócipimus e(lentiam pro- priam rerü; hinc etiam valet ad directio- né (ecundz
,cum .n. nos dacat in cogni- tionem quidditatis, docct caníequeoter, quz
przdicata effenrialia de ip(a eoücia- - re debeamus, & quz negare, valet
tandé ad dirigendamtertiam , quía.cx cadE de- finitione concluduntur illariné
propriae paffiones, & atttibuca, & repugoácia ex- cluduntur , nam medii
demonitrationls , per quod paffioné oftédimus de fubiccto, eft ipfius fabiecti
definitio. Diui fio fimi- liter tendit ad dire&ionem cuinícunque
operationis intelle&us , per diuitioné li- ittin&é : Wim ea Cauet edi m
X8 Nod wA T - *f92: Difpu.L De InWramentis fciendi. ^ E
fufficientidiuifione,& preferiim perpul- — in(trumentum à coeteris condiftin&uns
€her ille arguendi modus, qui diciturdi- — vt liquet ex q. przced. (ed potius
com- lemma,io diui&onc fundatur. Argumcn- — munis quz dam conditio , ac
veluti cuiuf- tatio denique iuuat & ipía omnes,& fin- — cunq;
difpotitio,vt bene (aum munus ge- gulas intelleGus operationes, dedifcur(a |
rat, & cognitionem dirigar, confequen- tcs de fe patct, de iudicio probatur
quia — ter non eit cenfendum in(trumentumhli- fi interdum intellcétus enunciádo
decipi cui certz operationi affixum,fed omnes, tut, tr':buendo .f. praedicati
aliquodtei, - & fingulas indifferenter coadiuuans. Q» vcré ei non cóucnit,
non melius corri- gitur, & in notit iam - cie omm LN Q V£ESTIO III t
argumentationé; dirig:t étapprchen- ; Dlooé quit ad inueniédam períc&am re1
Quodnam borum PA aa um quidditaté non femel vtimur fyllogiímo. fit. perfetlius
. 16 Verum quamuis hoctotü verüfit 17 q^ Tiamíi exacta huius quati ine
omnia,& fingula hzc inflrumcnta omni- Ttisenis fupponeret particula bus ,
& fingulis famularioperationibus, — ré tractationem de vnoquoq; corü fingil
vt probatá eft , nóti omnibus zqualiter— latimy;placuit tamen, & v:ile
vifum eft id inferuiunt,fed certum inftrumentü certe — in przrfenti inucftigare
, vbi de omnibus operationi eft (pecialiter applicatum, & . promifcue
tra&amus,& vnü ad aliud có- addictum,& proximé, ac directé ad cam —
ferre: Et quidem in primiscertü e(t apud rc&ificandam ordinatur, g» pariter
pro- — omnes, & ab(q; controuerfiareceptü Di- batur difcurrendo per
finzula,& fingula | ui(ioné elle imperfc&ius inftrumeniá «e cóferendo
fingulisoperauonibus& qui- ter s,vc Scotus docuit lib.r. Prior.9.2.vn- | dé
Definitio quamuis ;uuet,& dirigat fe- — de (ola remanet difficultas de
Definicio- cundd,& terti operationé , vt diximus, ne, & Argumentatiooe.
Euftrat. prafat. tfi pcr fe primóà valet ad dire&ioné pri- in2.li. Poít. Balduin.q. 9. Smigl. & alij
| mz , quia obie&um propriü prime ope- | quamplures tenent Definitioné efle
per- rationis aflignatur quodquid eft rei ab — fc&tius , nobilius
inftrumentü coereris Arift. 3 Met.8.&
3 deAnim,26.&alibi onmibus. Ac Scot. cic Faber. Theor.16. fzpe , (cd verá
rei quidditatem noícimus . Zab.Philop.Simp. & Graciromncs afic- per
definitionem 1.Met.Sum.3. c.i. er- rüt argumenrationé przíertim, qua fit in 0
dcfinitio per fe primó valet ad dite- — materia neceffaria ; praíti itionís
ionem prima operations. Diuil;io at — & fequitur Amic.tract.vlt;q. s. dub.
3. &c licet ét primz.& tertiz operationi de(er — fi ratio, qua id
afferit, (it in(ufficiens fun» uiat,fecanda t fpeciali modo adminicu- | datur.n.in
hoc, quod definitio non fit in- latut;quia per diuifioné prefettim digno |
ftrumétü refpe&u cognitionis; (cd poti* | fcimus,quid affitmádum (it, vel
quidnc- — refpe&u obie&ti , qua doctrina (uperius pene de re quam
inquitimus. Acce- — explofa eft q. 1. haius difp.in fol.ad 2, - it, quod
(ecunda operat;o cofiflitin af- .— Dicendum breuiter cft argumenta » firmatione
, vcl nergatione predicati de | tionem,& cam prafcrtim,qua fit in ma-
Íubicéto , hzcaüt atbrmatio fundatur in. reria ncceffaria,przftare coeteris
inftru- idcatitate praedicati cum füb:e&to , ficut. - menus logicis , etiam
definitiont ipliin negatio in eorum diuerfitate,at per diui» rationc inttruméa
.. Concluflo cft Scoti fionem potiflimü deucnimus in notitiá loc.cit.vbi in
corpore quzrfiti ait,g» argu- huius idenitatis,vel diuerfitatis,erso pe^
mentatio eft modus (ciédi perfcétiffimus | culiari modo deferuitfeconde
operatio- inter alios,& quod ideo Arift.fecit quafi ni . De
Argumentationctandem certum .. totam (uam Logica de argumentationc« - eft apad
omnes,quod licet primam,& (c- | Probari auté poteft , Tum quia inter in-
ionem iuui Íe tamen | ftrumenta logica (ola ar. ntatio vim . — gtimó inftituta
eft ad di ze&ioné tertig. | probatiuá& illatiuá
pofidet,ergo perfe — : i, crimen fit peculiare . Devi modo dirigit ; &
manifcitat igno- ! d C pw. tum H "TT | ] f ——CQuefR. TIT. Quodyam borum
fit perfettius. Aü,nam nc g;ri ne juit,quin virtus illatina inmanifeftatione
ignoti ex notis maxi- "mà habeat energ.á . Tà 2.quia tüc inftru mé
cenfetur perfeé&tius in arte quanto *illimitatiot eft eius famulatus ,&
ad!plu- Ta deferuire poteft, at argumentatio non folü inferuit dire&ioni
difcur(us fed etiá 'fudicij,& apprehéfionis;nam & (i hoc fic cómune
fingulis ioftrumentis, quod om- nibus,& fingulis operationibus deferuire
poflunt,vt patet ex q.preced.negati tame n6 poteft,quin perfectiori modo id
cópe tat arpamentationi; fj,n.'intcllectus (alfa opinione dctincatur, (Latin
argumétatio ex notis ad ignota procedédo cius erroré *couincit. Tü etià
cfficaciffima cft ad in- ^ueniéda rci eísctia,& coceptü eius quid- diratiuü ,cü.n.definitio eft ignota, inue-
"ftisatur per difcur(am à pofteriori,& me thodum re(olutruá,qua vel
eft demóitra tio quia, vel indu&io , vt docet Faber cü Zab.thcor.17.ergo
cum definitio ipfa (z pius arguinétatione manifcftccor, plane ' jn ratione
inftrumenrilogici .i. ignoti |
manifeftatiut deficiet à demon(lratione « 18 Confültó autem di&um eft in
có- ' clufione definitionem /n ratione infliu- -menti logici excedi ab
argumentatione , quia fi in ratione cognitionis confidcre- ' tür,res écotra fc
habet, vnde notatiimus loc.cít.q. t.in fol.ad 2. poffe definitioné, &
argamentationem dupliciter fumi , vel 'formaliter pro ipfis a&ibus
dcfiniendi ' & argucndi, fcu pro ipfa cognitione dcf nitiua, aut demoftratiua
rci. , vel obie&i- - ue, quo fenfu prafertim induüt. rationé inftruméti
logici, vt ibi declaratum ett ; quàuis ergo in ratione inftruméti argumé tatio
dcfinirioné excedat , in rationc ta- " men cognitionis definitio excellit
argu- mentationé etiá in materia neceffaria .i. ' cognitio dcfinitiua rei
excedit demóflra. tiuam, quod facilé probatur ; Tum quia definitio ex genere
füo circa lübftátiam ' rei feines demoodébn circa accidens, eibeec «n.
"EDS 'inhzíionem onis cum fübic&o ; ergo cum perfe- Gto efsétialis
cognitionis ex obiecto for. i méf(uretur, plane ip ratione s LOc case &ior
erit de- móíti ia eft circa nobilius
obie €um ex genere fuo; Tum etià quia; & & interdü accidat,vt
definitio, & demóoftea tio fint circa accidens aliquod , adhac ta- men
dcfihitio ex genere (uo eft circa ef- fentiá,& quidditaté illius accidentis
, de- monftratio aut circa pa ffioné etus, qua eft pradicatum extra quidditaté
exiftés , ergo vniuer!im loquendo defiaitio in ra tione cognitionis (empcr
perfectior eft demonftratione. Tá preterca;quia etiáft cótingar,quod definitio,
& demonflratio fint circa tdem prorfus obiectum, adhuc perfc&tior erit
cognitio definitiua rei v quàm demonflrariua, quia hzc eft cogni tio habita per
difcurfum,illa per fimplicé quafi intuitum, ceteris aurem paribus no bilior eft
modus attingendi obie&tum fis ne difcut(uyqaà cum di(curfu , qua ratio - ne
hic intelligendi modus Dco tcibuitur. Tum demü quia hac catione ait Ariítat.
3.Mct.3. & 7. Mct. 4. quod dicimur ma- g's (cireycuin Kcimus, quid fit
homo, qu& quando qualis fit; ergo in ratione cogni- tionis definitio
excedit demon(trationé . 19 Inoppofitü obijcitur 1. quod de- finitio etiá in
ratione. inftrumenti. pcrfe- &ior fitargumécatione , Tum quia illud cft
nobilius inftrumentum logicum , ad quód omnia inftramenta logica reducü- tur,
fed omnia reducürur ad definitione , etiam demonftratio ipfa, vt docet Auer. 1.
Poft.com.i]. vbi ait fcientiam terü. per demonf(trationem quzri propter
fcientia definitionis; «nde 1.Poft.com. 38.ait tta Gationem 1.Poft. ordinari ad
(ccundum librü,vbi agitur dc definitione , eceo de- finitio nobilior cft;quia
finis nobilior eft his,qua funt ad (inem. Tum dcindc aobi- lius eft inftrument
; quod verfatur circa perfc&ius obiectüfcu (cieniam caufat de nob;liori
obic&o, fed definitio cft circa fübftantiam,demonftratio circa accidés,
ergo &c. Tum tandem quia definitio rem manrfcflat per caufam formalem),
& :n- trinfccam 3, Met. 5, & 7. M et. j. quac cer - tius ducit in
cognitionem. , quam caufa efficiens, & extcinfeca per quam proce- dit
demottratio, nó um cx obiecto, circa qp vet(atur;fed ér ex medio; quo vu tür ad
illud mani ü, definitio exce- dit demóttrarionó;ita arguit Bald.loc.ci. io
Rcfp. - 20 Refp.ad r.neg. minorem, nam in logica (ecundum (c coníiderata in
tota latitudine (ua de fingulis inftrumétis. pet Íc agitur in ordine ad
lingulas operatio- ncs intclle&us , vt patet ex dictisq. pro- cem. in
Logica vero Arift. (quicquid di- cat Auer.de quo non curamus) um abeft, vt de
demóftrationcagatur inordine ad definitionem, quód pociusomnino é có- tra rcs
(c habet, nam in 2. Poft. con(ide- ratur , vt eft mediam in deimonftratione
potiffima,vnde ad cam reduci habet , vc- lut parsad totum . Ad 2. Faber cic.
ab(o- Juté negat definitionem notificare fub (tà tiam, & inquit (ignificare
tantü fabítan- tiam rci , vnde poftca theor. 17. oftendit fubftantiam
nocificari Mcthodo rcefolu- tiua,quz vel eft demoftratio quia, vel in-
du&:o . At malé negat Faber definitioné e(dc notificatiuam , &
declaratiuam fub- ftantiz rci; tum quia hgc eft aperta Arift. doctrina 6.
Top.c.1.& 3. & 7. Met, tum quia 1d ratio cóuincit; nam (1 definitio li
- guificat fibttantiam,& etfentiam rei, vt fle coacedir, vtiq. certü cft
non fignifi- care illam coofasé, & implicité,vt fizaifi- catur per nomen
definiti, fed clacé,& di- funde, vt docet ArtLin proce n. l/hyf. tex.
j.ergo illam nocificat & declarat, nà fignificare diftin&té rem ett
ipsà declara rc, & noti ficare; X fal(um eft,vt patet ex fupradi&s ,
rem notificaci non polfe nifi pet illationé, & di(carsü ex noto ad igno
tü,& ideo quamu:s concedamus fübítan tiá cei modo illatiuo notificari poffe
pec . Methodum refolutiuam, negamus tamea alio modo manifcttari non poffequia
de- finii»per (implicem velut intuitum (ine di(cacfu quiddicatem rei manifcftat
, 21 Potiüs ergo ex di&is occurrendü eft, aliud eife comparare adinuicem
defi. nitionem,& demoltrationem in róae co - ici onis,aliud in ratioae
intlcamenti,vc nc nozauit Amic.cit.uá (i primo modo cóparentur, negiti ocquit,
quin definitio nob;lioc fit deinó(trarione ,vcbenc pro - bat argumentum;at nan
probat; quód lit perfectior ia rationc inttcaméc, ná per- fe&io in(truméti
formaliter no attendi- tut ex fi»e, vcl obiecto , quia ilioqu: no- b.liot e([ct
demon(trauio quia demoóiltca- CASS Difput.I. De Inflrumentis fciendi . tione
propter quid, nà illa (übftzntiá, & e(Tentiam rei manifeltat aec accidés,
(ed ficut ratio inftrumenti coiftit infamu- latu, & in modo adiuuandi
intclle&um in cognitione obie&i, ita ex conditionibus aug&cibus nà
perfectionem cognitionis fed vimatiuanté jntelle&ü ad cam ob. tinendam,
attend: dcbet perfe&io, & no- bilitas logici inftrumenri,cumq; hac vir-
tus magis eaitcat in demoflracione, quà in definitione, quia in ea visillatiaa
coti- neutr, ideo in rationc inftruméti ab ea ex ceditur, licet in ratione cogn
tionis cxce- dar. Ad 3.fal(uire(t definitioné vti caufa formali pro medio,quia
ip(a a4 rem ma- nifeftandam non procedit via illatiua, imó potius ipfa medium
cít in demóftra tionc poti(Tima; dicitur ramen rem noti- ficare per cauíam
formàlem, & intrinfe- cam; pro quáto dcfinitü declarat propo- ncn3o partes
iotrinfecas quidditatis eus. ob;jcitur € contra , quód nec inratione
cognitionis definitio przitet demonftrationi,nam vt.yna coguitio alia exceda:
in perfectioncsnó fufficit , vt Gc de nobiltori obicéto,(ed debet circa illud
adzquaté veríari , ergo (i demonftratio pariat clarioré, X magis ada quara
cogni tionem dc accidentejquàm faciat defini- uo dc (ub ftácia, erit perfectior
definitio ne,cuá in ratione cogaidonis, & fi fit de ignobiliori obie&o
. Accedit,quàd etià 1ntetdü cócingere pote(t vt demóftratio fit circa accidens
nobilius , & definitio circa ignobilius, illa nimirum circa intel-
Ic&ionem,hzc autem circa albedinem , 21 Refp.duplicé effe perfcé&tioné
co- gnitionis, aliam cffentialé , queartendi- tur penes obie&um
formalejaccidenta(é alteram, qua attenditur penes conditio- nes accidentales
cognitionis, pencs.nimi rum inten(ion&claritatem, certitudiné »
&c.& vtique cótingere pote(l,vt vna co- uitio lat perfectior alia
e(fenttaliter , & imperfectior accidétaliter; (ic dicemus. cognitionem
confufam fubftarige impct- fc&ioré eife diftin&a accidentis; (ic igi-
tur in propofito ,ctiamli defiaicio rei ume pe » tamé quia e fuo verfacurcirca
perte&tius obic&um , quà. demonítratio, scperíccüdü ípecié- cam e€xcc-
—— » -Quafi IP. De Definit-quid
fit, €) quouplex.edri.T. 105 eXcederet,& folá in quibufdá accidenta. libus
conditionibus excederetur ab ca , t do&ttinacíl Scoti 2.d. 3. q.9.
&tra- ita fuit ab Arift. 1. de part. animal. c. j- vbi ait melius effe
fecüdü effentia, & fpe- €ié de diuinis, & caeleftibus rcbus tenué
cognitionem habere,quàm de corruptibi libus magnam , & perfectam fecundum
Códirioncs accidétales. Ad aliud dicimus id cucmte per accidens, per fe tamen ,
& ex c luo definitio in rationc cogni- tionis perfe&ior eft
demontirauone ; aia definitio eft circa quidditatem rei , demonítratio circa
accidens eiuidem rei,vnde vt comparatio recta fit inter dc- finitionem,&
demóftrationem, fieri de- bet reípcé&a ciusdem rei , fic enim defi- nitio
deprehenditur femper. perfectior demonf(trationc , quia per cam res co-
gnofcitur quid fit;per iftam qualis üt. Qv4STIO IV. De Definitione . 23 (7
Váuis definitio , vt importat rei A J quidditaré, ad Metaph. fpcctet , qua
ratione Arift. fusé deilla pertractat 7: Met.ná attinct ad eum difputare de có.
ceptibus tráfcédentibus qualis eft conce prus ipfius quiddsratis, tamé vt c(t
mediü. in demóflratione,& ioftrumétü fciendi, feu cognofcendi quidditaré ,
ad logicam attinct,ita dirc&é docuit Auer. 7. Met. com. 4 *. & quàuis
ipsá confider:te,vr cft mediü in demonftratione, (pcótet ad lib. Pott.tamé vt
inflsumcotü cognofcendi ad hanc pertinet difputeybi ogece decre- nimus é in
particulari de. quibutdam in- firumérislogicalibus, quorum cogn tio prorfus
nccetlaria videtur ad ceterorum: €ajxü nà fe habent vclut clauicula: qua- dam
ad. alia aperienda; tale autem init ru: métum eft definiiio,de qua quia plura.»
occurrunt diflerenda ; deó quaftionem. hanc in. plurcs di ftribuemus.Aruculos
.. ARTICVLVS. PRIMVS. Min [ityquid fit: Definitio quotuplex« Y. CAE articuli
parté, X fi. vt Ariftot, refert.a. Poft. 20. &. 8. Met. 3. Antiquiores
qui-à Antifiients Sc&atores negaucrin: potlibiles cile rc- rum
definitiones, | uamopinionem fccu- tus eft Ioan.Franc. Picus in examine va- nz
coctrinz gent.lib. j.c.7.& 8.itatamé exploratum citapud omnesrerum defi-
nitiones ó folü cfle poffibiles,verüde fa- &o dartvt ceteri oés Philofophi
oppofitü ^ docuerintjita i'Jato apud Alcin.de doctr, Elat:c. $.Pythag. &
Socr. apud Laert. in vitis corum, L'emocr. qué idcircó laudat Arift. t. de
parub.anim.c. c Arift. ipfe fere vbique , fedex profétlo 6. Topic. 2.
Poít.7.& 8. Met. Accedit ratio euidens, quia ablata dc finitione tollitar
demóftra tiocuius eft mediü,& ablata demonftra- tione omncs fcienuz tollitur,
nihil pror lus (ciremus , & ca quoque igroraremus, quz funt obuia fenfibus,
& facillima co- gui : in hac igitur patte nullus remanet ambigédi locus de
exili étia definitionis i$ Quantü veró adalià quafiti par- tem de ratione
definitionis , recoléda eft cóis illa diuifio definitionis uv dcfinitio- nem
quid rei C7. quid nominis . Defini- tio quid rei apud omnes eft , que cxpli-
car naturam tci ; fcd ronem definitionis quid nominis non affi gnát omnes codem
modo: Auerfa tra&t, 1.inftir.cap.3. Blanc. Iib. 4,
inflit.(e&. 4. Amic. trat. vlt. q. t. dub. 4. Arríag.difp. 3.
Ouuicd.controu.2. Sun: inquiunt, cp dcfinitio quid nominis cft, que explicat
vim, & fignificaionem nominis, vt fi definiatur hoc nomé bomo dicendo , eft
nomen. pecie ani- malis rationalis / Sed hoc non bené di- citur, nam c(i natura
nominis eiuf; ef- (cntia in fignificatione coniftat , & 1 ü nomen quoq; fit
res quedam. veré defi- nibiks pa definit:onéquidditariud, cer- té (i dcfiniatur
per genus & differentia, vt dicendo,.quod hecncmen homo; eft nomen
fignificatiuit. animalis rationa- lis,talisdefiniuo verégrit quid rei; namr
veré cxplicat: per genus , & differentiam. totam cílentiam illius: nominis
bomo .. Faentesz,partSum«q,2:difh 1, art. 1» ait dcfniuonéquid nominis clle
rónem en» tisim poflibilis,& ideo (ubdir hoc genes. rc defin: tionis d.
finiri chymctrá ; hirco- ceruü,& alia enia impoflibilia , & ideó. nomi.
196 nominis definitio appellatur, quia totam effe dcfinici nullüm cft aliud ,
quà nomi- nariy& hanc ait fuiffe mentem Arift. 2, Poft.c.7.vbi docet de
rcbus,quibus actu c(le,& cxiflere repagnat, non pofle (cir, quid fint ipíz
, fcd tantum quid nomina fignificent ; quod ctiam ait mlinuari à Scot. 4.
d.1.q.2. $. Hic primó v idédum. Sed nequc hoc bené dicitur , quia entia quoquc
icalia vltra definitione quid rci; hàbent etiam quid nominis, ergo falfum cít
id formal ter fignificare rationem en tis impofIibilis,afsi prü patet ex 1. Poft. tex. 2. $.24.& 2 $. vbi oftenditur ad demó.
firatioucm ncceflariá cffe piecognit;oné Quid nomin s,idéinnuit Arittot.
2.Poft. tcx. 19.Qui cft locusà Fuentes citatus , & 4.Met.28. Eté contra
etian. entia. 1m- pofbbilia pollunt explicari (uo modo de finivonc quid cei,
nimirü per rónem ex- plicité, & diftin&é explicantem illud , quod nomen
importar implicite ,& con- fuse, vt Scot.doect loc.cit.ab ipío Fuent. Quod
fi cétendat Scot.ibi loqui de quid. nominis, adhuc babemus intentum,quia inquit
ibi hanc rónem nominis-cífe tàm ntis, quàm non entis, quod ét docucrat in 1.d.
5. q.6.art.3. fal(um igitur eft Do- €torem huius fuitle opinionis; quod ibi
affcrir,cft,acfinitionem quid rei proprié €xplicarc ui veram; & ratam rei
e(fenuá, v.ndé negat bancetie proprie entisimpof fibilis,quod vtique vcrum cít
, pà hac cft vnà condicio entis definibilis, vc poftea diccmus,& boc ad
(umm; fignificare vo luit Arift. 2.Potl.cap 7.quia.n. dcfinitio quid rei
proprie cnti taniü real copue- nit,idco ibi dicebat entia impoffibilia pre
feirim explicari per definitiené nominis, , Definitio igitur quid nominis, vt
col- ligitur ex Doctore 1.d.22. q-1. $. Doreff dici, & cx 4.loc.cit.$. ex
bis praditlis, vt diftinguiturà dcfiniGone quid rei , c(l €xplicatio , feu
lignificatio nominis ,vcl per aliud nomé clarius, vcl per ecymolo- giam
cius,vel alio contimili modo;(ic de- finitur mulicr, q ef mollis aer, homo; g;
ab humo uabit orginem, Sol,quod (olus. ffit in Orbe , lapis ; quod fic dicatur
à lae- ione pcdis;ità.n.non veré explicatur na- ura iplius nominis, yt
rcsquzdrem cít, Difpat.I. De Ifiruypentis füáendi ^ Cu (ed crafso quodá modo
fignificatil eius, vndé definitio quid nominis proprié » vt: notat Tat.in
2.Poft.q. 1.8. Primó fcien- dutii idem cft,quod nominis interpreta-
tio,quicquid dicat Fuent. cit. & fequume, tur aem plut.przamb.de nodis
fciendi , Calil.tra&.3.c. 1, ex quo demum fequies, . vt ibi notant ijdem,
folam definitio- nem rci effe proprie, € fimpliciter defi, nitionem , atq; idcó
predictam diuifio- nem eíle zquiuocam analogam , & idcó. dimi(la
definitione quid nominis , ad aliam progredimur. : Dcfinitio itaque quid rei,vt
ab ciusno mine cxordiamur;ità appellata efi meta- deíumpta exterminis, &
finibus agrorum, vt notauit Quuinail. lib.7.cap.4.. vndc 1. Topic.c.4- ab
Arift. vocatur tere minus,co quia vt fiocs agrorum eos de niunt, &
claudunt, vt ab alijs fecernant ;. fic definitiones naturas , & definitiones
rerum circumfcribüt,& ab alijs feparát definitur vero ab Arift.1.Top.c.4.
& 2.- Pofl.tex.10.xp fit oratio quodquideft ef. — fe vei
fienificans,.i-oratio explicas natu-. ram , & elentiam rci, nam frequens
eft apud Arifl. loco eftenti& josee quod», quideft e[fe reiy'|uia per illam
refponde-. tur ad interrogationem factam de re pet, quidsin qua dctinitione
genus cft oratio, in hoc enim conuenit.cü alijs. rmodis fci& di,per
reliquas particulas differt dcfini- tio ab illis,& à cztcris oratienibus,
qua non explicant effentiam rei;dicitur aut oraHo , quia effentia rei non
potefi vno noinine exprimi diftin&té , nam vt docet Alcní.7, M et.tex. $4.
qualibet res defini- bilis habet rationem; quandam commue- ncm,qua cum al; js
copucnit,& aliam pe culiaremsqua ab ijs difcernitür; cum igi tur hz duz:
rationes per definitioné explicanda , plurcs termini vocales, aut mentales funt
adhibendi, cum vnico prar flari non pofTitjnam nullus terminus Vni» —
uocus;quales fontjqui definitione ingree — diuntur , poteft fignificare pluresconce-
— ptus; idem habet Doctor6,Met,t.33. — 27 lfoteft autem definitio formaliter
süpta, & nonobicCtiué;.i, pro actu, quo intelicétus rem definit, dupliciter
tomi vcl pro,fola, apprehenlione quidduaus — Ici, 4 2 ; Duall 174: Defisit.quid
fite quatupleu ert. 197 tei per fe fumpta que importatur per gc- nus,&
differentiam vt eft animal ratio- nale reípe&u hominis, vel etià pro cun
ciatione , qua ralis effentia affirmatur de homine;dicendo , quód bomo 4 animal
rationale , primo modo infpecta attinet ad primam intellectus opccationé , quia
e(t oratio imperfecta , & dimiputa ab omni affirmacione preícindés , &
in hoc fenfu locutus e(t Acift. 1. Poft.c. 10. & li. 1.c.2. dum ait
definitioné non eff? enun- ciationem, (cu affirmationem,fed effe id, 1od
affirmatur de re , folum jue perci- pi, & apprchendi, vt ibi docet Commét;
at fecundo modo inípeQta prototegrani- mirum enunciationc includendo dcfni-
tum, & copulam , ita plane (pe&ar ad (e- cundam, & in hoc fcnfu
Arift. 1.Polt.c. 2.& 7.X lib.1.c.10. ait definitionem efse propo(itionem ,
& effe vnam ex prami(- fis in demóftracione, X'etia interdum ef- fe
conclufionem,fi probetur nini: um,& inferatut. ex alijs prae i (fis, quo
cafü [pe &atc etiam poterit ad tertiam opetatio- ncm, & ita faciie
refoluituc inutilis qua - fiio,quz folct dc hac re controuerti, tora namque
difficultas pendct ex diuerfo mo do accipiendi dcfinitionem ; magis ta- men
proprié capitur primo modo , quia alio modo eft porius enanciatio definiti-
ui;quimpuradefnitio. — 3 i$ Demum quoad tertà partem arti- culi , multipliciras
definitioni$pendet ex multiplici modo cx plicádi effentiam rei, pt aüt per
definitionem düpliciter ex- plicari effentia rei , nimirum vel per par- tcs
elfentiales ; & principia intrinfeca rei, vel per proprias pa(fiones , &
accidentia extranea, prima dicitur definitio quid rei e(Tentialis,&
quidditatiua;altéra veró'de- fc riptiua, & accidétalis, fed quia eflentia
rei explicari poteit , ycl pet partes effen.- tiales phyficas, vt dicendo, qp
homo cft gópofitum ex corpore,& anima rationali, vel per Metaphylicas ; vt
homo ctt ani- mal rationale , hinc dcfinitio effentialis fubüiniditar in
Phylicam , & Metaphyti- cà, & definitio cülentialis phyfica appel- lari
orgy n eec rie E nempe quia datur pcr caufam matctizlé, & foialem,qui unt
cauíz intrinícca; Quia maneat in def nito, vt pitet de ani- ma, & corpore
re(pe&ta hominis , vc no- tat Tatar.cit.S. fecundo fciendum .Dcfi- nido
autem d-fcriptiua e(t , quando per extranea circüfcribitur eífentia rei, ex
Tar.ib:. $. Ouarto [ciendunt. Pote(t verà e(fentia rei. tripliciter per
exrranea in(í- naari, & figaificari ; primo per proprias pafliones, vc
dicendo, juod homo eft ani mal tifib.le,& hic eft frequens defcriben di
modus; fecundo modo pet caufas ex« trinfecas edficiencem .f. & ünalem , vt
di- cendo, quod homo e(t anima] creatum & Deo propter bearitudinem , quz
dcfini- tió dicitur caufalis excrin(cca, eo quia da- tur par caufas extrinfecas
extra defiaituas maaentes,de qui Ariít. 2. Poft. 44.ait eTe orationé
(ignificantem propter quid eft; & vt talis definitio fit bona , debenr
a(fi- gnati in c1 propriz csufz definiti, quia fi e(Icat comunes,non poffet
conuerti cua fuo defiaito ; tertio modo explicari pót, & circu nfcr bi pet
accidearia conymuaia quidem, (i (corfim (umantur, fed propria rciconiuactim
fumpta , vt fi dicacur; og» Homo eft animal pulchrum , bipes, imr- plume,
bibens caput ere&um , crc. hec cnim, quatnuis fiat accidentia alijs ab ho
minc conuenientia, íi (cortim (ümantur, tà cóiuncta fi mulfoli homini
conueniüit; & hzc dctinitio dici folet puré accidéta- lis, co quía per
accidentia comunia affi. ME quamuis à pluribus Auctoti- us rejjciatur, ramen
íra explicata admit. ti debet, quia fic feruat leges bona deriz nitionis,vc
aduertunt Complur.cit. & do- cuit Auer. 2, Phyf.cexc18. & 95. 19 Rurfusaucem;vt
notat Tac.3. 1.de geoees.d Jtiendum, 'ex Scoc.1, Prior. nts 4.d. 1.q.2, &
d. 12, q. 1. P. & alibi zpé definitio c(fentialis, & quiddiratiua
'eftduplex , quzdam cft pur& quidditaci- ua, cuius omnes partes pertinét ad
quid- ditatem definiti , ficat ifta bomo efl ani. mal rationale y fic
(ub(tantie completa dcfiniuntur,quia earum cnt taces ipta luta funt ab ordine
ad aliud ex crinfecum illis; vc fine vlla tali habiradine potlinc ,perfe&e
concipi. Alia eft quidd.taciua da ' additamétum , quia nimirum ad peft&tin
Hocitiam rei b niin pore aliquod extrinfecum in definitione, ad quod definit
dicit ordinem faltim tranf céndentalé, (ic definitur accidens per or- dinem ad
(übie&um ex 7. Mct. 17. rcla- tio per ordinem ad terminum, aníma per ordinéad
corpus , cü enim fint entitates non omuinó completz , fed effentialiter
imperfe&z, vt non folum quidditatiué , fed etiam quictaciué concipi
poflint, pen dent ab aliquo extrinfeco ;. Vnde quia huiu(mod: definitio prater
genus ,& dif. Écrentiam,continet etiam aliquod extrin fecum dcf.nito,ideS
admitti debct praeter definitionem eflentialem,& defcriptiuam alia
definitio ;qua quafi mixta fit ex cf- fcntiali, & deícriptiua, &
accidentali. In oppo(itum contra predicta argui- tur,
Primo, quod non fit poffibilis alicu. ius rei definitio , nam vt vrgcbant Anti.
fthenici przdicata, per qua rcs definitur, debebunt & ipfa per alia
definiti , & rur- fus hzc per alia , vnde tandem in infini- tum abiretut .
Accedit , quod non potcftcognofciquidditas , mfi cogno(catar vl. tima d.fferentia,
& hzc cogncíci non po teít, ni(i cognitis iatinitis rebus, à quibus per cam
fecernitur. Conf quia delinqui- mus (ait Picus) cum quid fübftátiale dc-
finituri adhibemus ea , qua (cnfibus no- ftris occurrunt, nam hec funt
accidentia, at ubítantia nó tàm fen(ibus percipitur, quam ratione perquiritar.
R efp.ad r. ne- fando affumptum; nam vt docet Arift 8. et.7. indefiniendo
pcruenimus ad. fu- prema przdicata , quz vlterius per alia definiri non exigunt
, & ales (unt conce- ptas entis,& vlumz diffecctig. Ad 2.nc- tuc
fubfumptum, nam vi Scot.docet 2. Oft.q.vltad agnofícendum tale di(crimé à
ceteris rebus non cfl neceffe fin lasin particulari pertíngere,fed fufficit
illas cogitare in aliquo conceptu comuni, negatiuo;quatenus .f.talem eflen-
tiam non participant « Ad 5. negatur a(- fümptum,& fi .n. accidentia non
valeant dirc&é in notitiam (übftantiz nos duce- re,valent tamen
indire&té,& arguitiué,vt fuo loco dicemus in lib. de Anim. vnde extat
di&um Arift. gy accidétia magnam parcem conferunt ad cognofcendü quod quid
eft, vide Scotum a. Pott. q.59. D i(put. I. De inftrumentis fciendi . io
Sccandó obijcitur cótra defialtioz — allatá dc ipf definitione, & pie có
tra partcs eias;ná cum proprie (pe&ter ad primá opcrationem,male dicitur
oratio . Tü quia vna fola vox poreft fignificare . totà rei effentià vt pef
aep, s- 3.cu- iuslibet rei efformari poteft vnus conce- ptus adequarus per.
definitione explica- tus, ergo nó eft oratio neceffarió plures
explicas,.f.cóceptü coueniétiz,& diffe- réie, T 4. quia etiam diuifio eft
oratio explicans naturam rei per (uas partes , in quam rcfoluit definitum. Ergo
nonbené. ponitur illa particula loco differenti .— Reíp. ad 1. quod definitio
eft oratia imperfe&a,& dimmuta;qug habet ratio-- né vnius termini
cóplexi przdicabilis de definito, & ideó proprie (pe&at ad pri- mam
opcration&. Ad z.vna vox poteft fignificare totam eífentià indiftindté 3
cofusé,vt in exéplo allato, & idcó cü de- finitio debeat explicare effeatià
clare, & diftin&é , id facere debet pluribus voci« bus diucrías
c(fentiz partes fignificanti- bus,rationem nimirü zenerica, & diffe.
rétialem.Ad 3.negatur cófcq.ga illemet cóceptus ada quatus integratur cx plati-
bus inadzquatis quorü vnus cft gcneris
cus,& communis , alter differenualis , & proprius,& vterque dcbet
exprim: in de- finitrone. Ad 4.quádo ctiam diuifio ma- nifcftaret eífentiam,de
quo q.íeq; adhuc tamen id non efficit eodem modo, vt tet ex didtisq. 1.
infol.ad 3. & amplius patebit ex dicendis q.feq.art.1. 31 Terrió arguitur
conrra totá defini« tionem; Tum quia idem ncquit effe defi- nitio,&
definitu,alioquin eflet notius ,8c ignotus ícipfo , nam definitio e(t notior
cfinito,ergo dcfinitio definiri non pót , qu effec (imul definitio, &
definitum . um etiam , quia ficut actionis non eft a& io,quia abiretur in
infinitum, ita neg; dcfinitionis definitio. Tum 3. definitio dicitur ad
conuertentiam cum definito 5 hzc autem tradita non dicitur ad conuer tentiam
cum definitione quia hzc defi-- nitio tradita eft quzdam fingularis defi-
nitio, quz & ipía continetur füb defini- tionc in communi , atque ideó cum
ipfa - conuerti non potcft. Demum (i pre efinitur, vtiq; per definitionem
defini- tur,atq;ita idem feipfum definit . "Reload 1. frequens cffe in
(ecüdis in. entionibusquod vna fit formaliter talis, & (imul alia
denominatiué » vt inferius dicemus, ità genus formaliter eft intétio generis ,
devominatiue veró cft fpecies vniuerfalis,intelle&tus .n. per 1cflexionc
poteft fuper vnam fecundam intentioné aliam inducere ; fic igitur in propofito,
Quáuis nequeat dcíinitio cffe imul defini tio, & detinitum formaliter
potett tamé efie formaliter,& ctlentialiter definitio , & denominatiué
def: nitum,quatenus có- paratur ad (uam definitionem. Ad 2, hic definitur
definitio in actu fignato i. pro fccunda intentione fumpta, non autem in actu
exerciró, atq; ideó nó fcquitur pro- ce(jus in infinitü , quia omoes dchinitio-
ncs in actu excicito cóunentur fub ipfa deíinitione in a&u fignato; at ;ità
cófc- quéter etiam ipfius definitionis detiniao exercita ; nà & definitio
definitionis ext vtiq; definitio qua dam, & deífiniuo qua trad itur. de
definiuone 1pla in a&u . ài- gnat,cóuenit illi, Ad 3.ncgatur minor ,ad
probationé,ctü definitio def nitionis fit fingularis in e(fendo,cft ramé
vniuerfalis in repra(entádo, & figniticádo,quia hec ip(a dct nito conuenit
ommbus defini- tionibus rerum 1n particulari. Ad 4.defi- nitio in a&u
(ignato definitur per def.ni- tioné inactu excreitosícu definitio inco muni
dei; nitur per definitioné in partica * lar, atq;idcó idénó definitur per
feipsü, qa dehinirio in actu ignato nà cft detini- .ip.actu excrcitos (cd
definitü p eam . 1 Quarto tádem arguitur coira mul tiplicitatein detinitionis;
nam ficuc vn:us. tci cft vnica eflentio, ita & vnica dci ni- malé
affignantur tot. fpecies de finitionis, eíientialis, & accidentalis , cí-
fentialis i hy(ica, & Metapnytica,non.n. alia cft efientra rei Fhy tica;
& alia Meta- fica. Tum prefertim,vt arguit Blanc. ib. $-inftit. fec.6.
nuila ctt admittéda de- finitio puré accidétalis., & 1ar02 priori. ctt, 3
1n omni. dci:nitonc explicatur quid (it deimrum, non poteft aute expli- cari
quid res fit, quin in ipfa definitione pona ur aliguid intri quz funt
extrinfeca rei, & comunia , nifi coniügantur cü aliquo intrinfeco eiufdé,
non poflunt verificari de illo folo, (ed ce» ' teris ctiam erunt communia . Tü
demüy vt arguit idé, nulla etiam eft admittenda definitio mixta, nà omnis
definitio , aut traditur per intriníecatàtum, aut per in-. trinfeca, &
excrinfeca fimul,fi primum , erit tancum etfentialis ; (i fecundum, erit tantum
accidentalis, ficut compofitü di citur accidétalc,licét pars materialis eius
fit (übftantia;v.g.patics , & argumenta- tio conftans ex vna probabili,
& altera» neceflaria,abíoluté dicitur probabilis . Refp.vtque vnius rei non
nifi vnicam dcfinitionem poile alfignari quàtum ad rem explicatá plures tamé
affignari pof- (e quantü ad modü explicádi,eadé enim cífentia poteft per
ctlentialia indicari, vel accidentalia circamfcribi, icem vel pet ef
s&ialia Phytica,vel Metaphyfica, & hoc nullam cít inconuenicns. Ad 2. negatur
minar,ad probationem accidentia extrin Ícca, & communia , etfi feparatim
süpta cóueniát ali jsconiunctim tamé oli de-, finito conueniunt , Ad 3. verum
eft non debere adatti definitionem mixtam , vt pem tercia (pecié ab illis
duabus con iftinctam, nam abíoluté loquendo om- definitio , aut effentialis cft
, aut acci détalis , & pra íettim definitio dara per additamétum computari
debet inter ef- fenziales , quia dacar per genus , & diffee reniiam,&
quamuis aliquod excrinfecum in ea ponatur , non tamenaattinct ad cam dircété
veluti pars intrinfeca definiti, fed - indirecké tantum , & connotatiué, ve
terminus, aut fubiectum , aut aliud. quid. con(imile necetfario requifitum
ad:perfee. Gam noticiam definiti, porcít camenape pellac definitio mi xta, quatenus
conftat cx vna parte cfsétiali;& altera accidétali,: ARTICVLVS IL De modo.
constituendi » cr. inuefligane. di. D
finituonem,«.— i; ; p) Lurima tradidit Arift; tt 6, Top... 5 p ti.7. Met.
sum,2. C13. demoda conftituédi definiuone, ex quibus. omni- níccum definito
;,nà: M Eu AE CUBE BUSES MEN T" NER NOT b C delta: 390. * Difpat. I. De
Inflrumentis fciendi. ^ Mm, e bene conitituendi dcfinitionem,quod.f. in ca
ponantur ca pradicata, qua iotrin- fece funt dc cius e(ientia , & fi
interdum ita non (lufficiunt ad quictandum iniclle- €um , addaniur vlterius ea
, ad qua res definienda dicit ordinem qucudam tranf. cendentalcm,& quafi
eflencialé (ine qui- bus perfcété , & quietatiué. intelligi non potiet,
& ita definitur accidens per fubie € 7.Met.17. rclatio per terminü;a&us
pcr obiectum, &c. Ratio auté;cur in de- finitionibus horum cntium,&
contimiliü adh.bcatur femper aliquid extrinfecum , non cfl quia id it pra
dicatü cílentiale.l- lorum,ncc quia ordo,& rcípectus ad tale exuinfccum fit
de c(fentia corum, aut fal tm rcaliter idem,vt Recentiorcs putant, uia vt ait
Doctor 4 d.12.q. 1.in corp.in ol.ad 2.dub. idcputas. refpectus ad tun-
damentü,vcl non identiias non cft ratio , quare terminus «adat in definitione
fun- damcenti, vt additum,nec dependentia eí- fcnuslis,& neceffaria eft
caufa,quod ter minus dependentia addatur in dcíinitio- nc fundamcnti depend
enus(ait Do&tor) £u nc enim Deus magis poncretur in defi- nitionc
cu/uícunque crcati;quàm fübftiá- tia in dcíinitioncaccidéua, fcd cau(a eft,
quianulla forma potefl habere conceptü geifc&um quietatiuum, ni(i
cointeliiga- tur iliud;cuius cfl torma;definitio auccm exprimit concepiü
perfcétum definiti ,& ádcó quantumcunque effentialia formae €xprimerentur
finc ilio , cuiüs cft forma; quamuis.quidditas cius 1ndicarctur, tamé 6 cfet
conce pus perfectus quietans in- 1elleé&tü,& idcó ncc definitiuus, bgc
Do- €or. at. & id feruata proporuone dici dcbct de
alijs coniimilibus rebus imper- ác&tis, 4 pecunt definiri per addamencü.
34, Sccundb, pra dicata weró, qua dite «1€ [pcttant ad cflenuam definiu,vel sür
gne Phy (ica; vcl gradus Metaphytici; primum, conti tuunt definitione phy-
ficamyillamque cóponunt,no in reéto po Kita fed in obliquo «quia homo nó
dicitar gnima,& corpus; (cd ex corporc , & ant. fifunt gradus
Mctaphyij- jponütur in red o in definitione, & có- ftituini definitionem
Mctap hyficá; po- well aj defiio Metajbylica duobus B ui , modis con(trui,vt
docet Arift.7.Met.43. & Doctor ibid.vno modo ex genete pri» mo
gencrali(fimo,& omnibus differeujs vfque ad vitimam;& hoc ett, uando
ge-. nus proximum eft innominatü, tüc enim — circumloquimur ips p genusremorumy
& differentias communes vfque ád viti« mam ; & tunc genus remotücü
omnibus differentijsprgcedéribus.& communibus — — tenct locü generis proximi;
fecundo mo^ - do aíTi gatur definitio cx quee proxi. mo, & vltima
differentia, hoc quando proximum genus cft nominatü, & vltima differentia
cft nobis nota; eXcplü primis. vt fi dicatur quód homo «ft fübflantia
corporea,animara, fcntib;lis, rationalis ,- dato quód genus proximü
ignoretur;exé — - plüfecundi, vt fi dicatur,quód homo eft animal
rationale,dato,quàd anitmal fit ge nus proximum, & rationale fit vltima dif
ferentia ;ita Doc.loc.cit. & in 4«d. 11.9. | 3.$. 4d rationes; cx quo patet
non bene detniri per fummügenusfolü, & infimáà —
diffcrétiam;quamuisautemprior definit — ——— di modus fit magis
magiftralis,& exqui-- fitus, potlerior ramé cíl magis vfitatus, &
cxpeditus, & quátü fieri potefl, co vr dcbemus ; vin quia fic euitatür
prolixe - tas, vt air Arilt 1. Prior.lce- 3. €. 39, tum - quia omnia nc.
e(larta continet,nà [u nitor genus proximücfie cognitü explici t£,.i. quó ad
omncs gradus fopertores 1n iplo contentos, vt ex Arift. colligiuut 24.
lotter.21.vnde nO cíicc exacta def nitioy ^ fi daretur pet gcnus proximü tantü
cófu- $e cognitü;liue auté vtamur primo, fiue : íccüdo modo, omnia praedicata
císctiae J lia, quein tali dcfiniuone ponütur,vt col * ligitur ex Arift.cir.7.
Met. 43. ctunt ge- nus, vcl diffcréuia , aut faltim fc habebunt. ad imí;at
corumsquod addimus,cafu,qua pradicata tranfcédentia in definitione po ncrentur,
p tamen cuitari debet, quatum fieri poteft , nam termini cranfcendentes. in
dcfininonibusnonbencfonant. ——.— ' Hinc infertur non, póüc pattes | tionis ad
libitum wtcunque. diíj'oni 3). prius genus dcbere Pil differentiam.
dcinde,vtinfinuauit Arífloi. z,Poftiteme —— 19-& 11. & rauo cfl, quia
tunc genus ig. di&crentiam tranfimuramiur, idis ^ —OVat relin vovg uc rin
fupcriorem , quia quod primo lo- Fs it E, ckfetar vnerlaliulySr ppo- flerius contrahibile,
vnde non explicare- tur res, vt eft iti fe, (i ordo inuertetetur . 35 Tettio,
quádo autem res definitur per illaad Jae dicit otdinem,non ramen $rh fe incluía
in ipfa effentiarei,ait Auer- faq.4.(c&.4.quód deberent poni omnia, - adquz
res cfientialiter dicit ordinem, vt perle & adzequata effet definitio ; fed
ad breuem, & expeditam definitioné (uf- ficere; qtod ponantur aliqua ,
donec for- tnetrur conceptus ita proprius definiti, vt foli ipfi, &
nonalijs conueniat ; & ideo juxta hoc noh oportere in definitione cau(ali
omnes rei caufas apponere; nec in definitione per cffe&us omnes proprie-
tates ; candem do&rinam habet Amic. tract.vlt.q.1.dub.5. Sed fi ordo ad hec
extrinfeca cft de effentia rci definiendz, wt ifti concedüt, plané implicat
affignari poffe definitionem eius ponendo aliqua tantü in definiuone ;, &
non porius om- hia, ad quz res illa effentialem dicit or- dinem, vt enim ei
dcfipitio rect a(figne tur , omnia illius przdicata quidditatina debent inea
exprimi,vt ait Arift. 2, Poft. z1. talesaütem funt ifti refpectus tranf-
cendentalcs in rebus ex opinione iftorü, crgo o€s debebíür in definitione
exprimi, & fi ità efl;non videtur;quare oía creata per additamentum
dcetiniri non debeant, ۟ nulia res creata fitab his refpe&tibus "
abfoluta,faltim .n.omnia dicunt relario- ncm tranícendentalé ad Deum,vt ad pri-
mum efficiens ; & plané fi talisordo ex- primi debet in dcfinitione, quia
cft de cf tentia tci,cü nó magis fit de e(femia cius ordo ad hanc rem, quàm ad
aliam, nó vi- detur poffe aflignari ratio cur potius hzc caufajquàm illa,
explicari debcat in def iniuionc, cum ordo ad vtramq. fit eí- fentialis rei.
Poriusergo regula vniucr- "falis eri&quà Doét.tradit loc.cit.4.d. 12.
q.1. quod quando res definiri habct per additament i;etfi ad nulia dicant
ordiné tranfcendentalem , non tamcn illa omnia exprimi dcbent in definitione ,
quia nec idenctastalis refpectus ad fundamentü, ntc depédenua eüentialis
fundam&u cit Logita « : "Quat. IV.Demodo confti tuendi
Definit.edri.I.— 101 cau(a, cur terminus huiu(modi refpe&? aut dependétiz
cadat in definitione fun- damenti, vt additum: fed tantü illa, quz neceffaria
vidétur ad habendü perfeétü, & quictatiuum cóceptum rei, ita vt intel
le&us anxius ad vlteriora non maneat. 36 Quarto ex hisdeducütur quatuot
conditiones ad bonam definitionem rc- uifita; prima,& principalis eft,quod
có et genere, & differentia , vel (altim ali- quo fupplente vicem
gencris,& differea- ti, quod additur ob definitionem acci- dentalem,in qua
genus, & differétia pro- prié non reperitur , fed aliquid loco illo» rum ;
definitio .n. vt docet Scor.7. Met. in text. 74. conftare debet cx concepta
quidditatiuo, qui explicat effentia'quátü ad ca, in quibus cum alijs conuenit,
& te- net locü generis, & qualitatiuo,qui expli cat effentiá quoad ea ,
per quaab cifdcm ,& tenct locum diffcrentiz. Ex hac deducitur fecunda
conditio, quz eft, vt conuertatur cum[definito,& contra y fi .n. definitio
continet totam effentiam. dcfiniti,confequens eft;vt nulli alteri pof fic
conuenire , fed foli definito ; itaut de ocunque dicitur definitio, dicatur
&c efinitum;ac é contra .. Tertia, condisig. eft, vt definitio fit clarior
definito ,cü .n« adhibeamus definitionem ad manifeftans dum
definitü;confequens.cft , vt definitio. fic clarior ,. alioquin; ignotum per
zque ignotü manifeftaremus; & cü totàá eflen- tiam manifeítet per partes
fuas, necc(sa rió fequitur, quod fit clarior , & notior definito in ordine
diftin&té cognofcédi, & fi inordine cófusé cognofcendi poffit dcfinitü
effe notius definitione ex progme Phyf.tex. $. Quarta demü condito, quae ex hac
tertia (equitur , cft, vt nó fit dimi . nuta, quia tunc nó explicaret totam
effen tiam definiti , vt fi diceremus , quod ho- mo cft fübftantia
rationalis;quia tunc ine tcrmicdia genera omitterentur neque.» fupcerflua , vt
fi diceremus , quod c(t ;manal rationale bipes, quia tunc po- tius pareret
cofufionem, qua clariratem « 37 Quintó cx tertiacóditione fequi- tut
definitione, & definitum differre non parncs rem fignifi catam , fed tantum
pe- ncs a adum fignificandi, quia quod dcti- i 1x nitum nitum fi gnifi cat
confuse ,hoc ipfam figni ficat definitio diftincté 1. Phyf. cex.5. nà fi
dcfinitio non exjlicaret idcm,q figni- ficat definitum , tam non effet
definitio eius, fcd illius altczius,quod fignificaret. Hincorta cfl cótentio
inter 1 homiftas, & Scoriítas de diftinétione definitionis à definito ;
illi fiquidem aflerüt non dif- ferrc,nili ratione,& sm noftrü intellige- di
modum, quia tota cotum diuerfitas nó €x partc rei Concepte, fed folum ex parte
inccllectus cócipienus fe tener,ita Caiet. 3. Pofl. c. 5.& 1.p.q-2. art. 1.
Aucría cit. Mortifan-difp. 1 1.L0g.q.5.& alij paffim. Scotifiz écontra
tra&.Formal.art. 2.c0. tendüt differre etià ex natura rei;eo quia fcclu(à
quacunque intclle&us operatione de ipfis contradi&oria vetificantur , pam
definitio exprimit ré dittin&te, & defini- &ü confuse, & quidem
quzftio nop cft de dcfinitione formali, capta nimitü p actu antelle&us
apprehédente quidditaté rei, ácd obic&tiua, que cft res ipla definita di-
,fin&é reprefentara intelle&ui per partes eflentiales , & rurfus nó
e(l contentio de dcfinitione,& definito pro fccunda inté- tione ; fic enim
certum cft non pofle in- 'tcr ca veríari, nifi diftin&tionem rationis, wt
ait Tromb. ib/d.íed pro prima inten- tione, & pro denominato , quo fenfu
cft Eie res ipía definita diftin&e intclle- i teprafencata. 5.38 Scotus
agit dc hac re in 1.d.2.q.2. & quàuis ibi nó expbcet qualis tit d:ftin-
&io,quz inccr definitum , & dcfinitioné geperursprobat tamé cx
profefío, qued "definitum,& definitio. non (unt terniini
"fyoonim:,íed diucrfi, & hoc fiue accipiá- tur pro vocibus
fignibicanubus, fiué pro «onceptibus lignificaiis tum quia defini
"tumimportat conceptum obicctiuum rci «ontu(um,definitio
diftin&tum;tum quia alioqui in demon(ratuione cent tantum. termini quia in ca
folum ftmt defini- 8, iué (übiectüdetinitio quod eit mc- dium;& paffio dcn
óltrata; & cum. inca &emonftrctur paílio de (ubicéto mcdia- tc
(ubie&ti definitione y vc riibilitas de hominc mediante rationalitate,
s&pcr pe- terttur principium y quia probarciur idé per idé,ua- probat
Doéturauccacein bo- TJ homiflis,vt voces, & termini ded etiam sm eandem
tationemyeundéq- x propofütione, aut ouo
conteflim. — rumterminorum, quictiam concedunt —— — ipfi Thomitz; Toca igitur
difficultas co - ftit in hoc;qualis diftin&io ex hac alie» - tate inferatur
inter dcfinitionem)& defi- nitum;& in primis certum eít noninfer- ri
tátum diftindiionem rationis ratiocina tis, qua: tota fc tenet ex parte
intellectus. concipientis , vt volebant Thomiftz , & pra fercim
Caiet,'& Auería cit. tum quia. uádo Pctrus pradicatut de fcipfo, talis
diftindtio verfatur inter Petcüà parte fu» biccti, & feipfum à parte
praedic li tum,& tamcn adhuc propofitio eft idea. tica»crgo ad alieraté
terminorüyita quod ——— propofitio non fit identica, maior diftine
&iorcquiritor,quamratioDiSraciOCIDàe — isque mertbda per eer — 2 ia Auería
q.6. fet. 4. docet cu ceteris. » qu q 4 dE or tur (ynonimi,diuerfos cóceptus :
uos eis corrcípódere debere,quia fynt ma süt,quz non folà fignificat eàdé r£ s.
conceptum,ergo dctinitio,& definitum s. cum non fint termini f nidiffcr
nontantum quoad voccs fignificátes, ctiam quoad conceptis fi gnficates; at ideo
diftin&io ,qua inter definitum, & — dcfinitioné reperitur , noo fe
tenet prz» ^ cisé cx patteincellcétusconcipientis. —— Sed neque cx alictate
terminorum 4n, V M. inter eos inferre dc mus.diflin&ionem d. eX natura rci
actualé& omnino ab ope». re intelle&tus praícindentemvt. yel p^
debantur Scoti fl €,quia ne propolirio idcniica,/(ufficit,v: idem confuse, &
ina- dz uaié conceptü dicatur. de ipfo-adz-- quaté cócepto, vt docet Bargius-1.
d. .q. z.in $- ne]pondeosquod quando yi ità aC cidit vniucrfaliter,dü
conceptus.tra-cene- dentcs,quibus nulia à parte rez correfpó-- dct aczquata
realitas, enunciáur de ws. incrioribus;& ne atur principii fuf« ficitvc per
rem diftinété cognná prebe- tu: €xdé confusé cognita aliud cóuenites. & và accidi yniuerfaliter, düde uálcen- déubus
preprig oft édür paffi ones pet. €oiüconcepuus quidditatiuos; Jglt lc eX-
aliciaie cerminoi ii: juoad c Mun &uosimp ; in pirorolti ize [oriates.càm
in p!9r nd A Quaft.IV-. de modo conflitaendi Definit.cdi I. 205 *quá in
(yliogilino fola infecti poteit di- ftin&io rationis ratiocinatz; X
uateriali "tet foli ,ac de per accidens potett maior inferri nimirü quia
termiai illi res diucr- fas importát;aat realitates;cü igitur Do-
-&or.loc.cic.aliud nó probet de definitio ne,& defiaito, q folà
terminorüaliecacé, llis rónibus no (ufficienter oftéditur in- terilla
diftin&io ex natura rci a&aalis. 39 Vtigiturdiftin&ionem Íca-
mus,quz ce vera intec definitione, & de- finitum verfatur,expédédum cít
Aduer- fariorá fundam&um iam intinuac(i,quod definitio, & definitum
differunt folü sin confuse coacipi, & diftindé concipi,cü ergo cadem prorfus
firres explicata per nomen definiti, & definitionem ,& (ola diuec (itas
fe teneat ex parte modi coaci- iendi confuse, vcl diftin&é, plan tota
Biftintio fe tenebit ex parte intellectus concípientis, & nullo modo ex
parte rei COcepta atque ita erit fola di(Lin&tio ra- tionis ratiocinàris
inter illa,& (ola diftin Gio quoad voces figuificantes, nó quoad Cóccptus
obic&iuos. Verü pto mtellige- tia i (dius rei, & cuerfione iftius
füundamé ti obíeruandü eft,quód cófulio,& diftin €&io, (cu claritas non
modifican: urn actü cognitionis,feu concepti formalé,(ed &c obic&tinü,
.iipfam rei cogno(cibiliraté , quatenus intrinfece i pía res cognofcibilis ett
hoc,vcl illo modo, confusé per nomé defiaiti,diftin&é per definitione ,
& hoc totü concedüt Thomi(lz 1.p.in materia de vifione beatifica, loquentes
enim de có, fione docent illà effe cognitioné obie&i cóprehétiuam, qua ,
clare actingicur obiectum, quanti intelli. gibile eft,diftin&ione , &
clarizate fc te- nente ct pattecogaofcibilitatis obie&i , mon auté
cognitionis,quia v.g. tá copre. hendit (ormicam Angelus inferior quàm fuperior,
quamuis ifte clarius , & diftin- Gtias eam attingat. claritate (e tenente
cx parte intellectus cognofcentis . Scante igitur hacdo&rina,quód coníulio,
& cla ritas cognitionis non tantum (e tenet ex damentum Aducrf. concedendo
, vui]; cadé res per definitione , & de declacatar,& figaifizatur,
& qud ett fo la dinerficas in inado. concip'edi eádem rem di(tin&é,vel
confusé;verà ifta claci- tas, confulio non fe tenet ti. ex parte iatelle&as
concipientis, fed etiá ex parte rei concept, & ideó cü (e teneat ex par te
obie&ki , optime inquit Do&or defini- ' tonem, & definitum efe
diuerfos rermi- nbs,non (olum quoad voces tignificátes, fed etiam quoad
conceptas ligaificacos, & obie&iuos , non uod diucr(as res ex- plicentyíed
quia ex plicant eandem diuer- fis modis ex parte o5icdti fecenentibas « Vnde
hac rationc etiam cum Scotiftis a(- feri poteft, quod definitio ,& definitü
dif- ferunt ex natura rci aualiter,quatenus à parte rei ide proríus obie&ü
duplici pve- do ex natara tei c(t conceptibile, confuse »f.per nomen definiri,
& diftincté per de- finitionem ipíam, & hi duo modi concce- ptibilirats
(unc in obie&o abinuicem di- ftin&i ante omne opus intelle&us; €
qai dchac re plura defiderat adeat P. Fabeüt thcor.7. vbi fatis eleganter hac
dc re di(- ferit , à quo folutioncs ad atgum. Caier. tranfctibere de verbo ad
verbum n9 eru- buit Pofnan.1.d. 2.4. t. art.3. à f Sexto tandem modum
inueftigi- di definitionem docuit Arift. 2. Poft.c.8. Plat.in Sophi(t.de quo
late tra&at Zabar. lib.3. de Method. feté per totum ; Plato docuit
inueítigare definitionem via diui fionis (amedo predicatü, quod eft cóius re
definienda , & illud diuidendo pet dif- fcrentias in fpecies, deinde
adiungédo il- li differentiam (pecificam,quz ti con:ter- tatar cum rc definienda,
crit. dcfinitio rei adinuenta, at fi non conuertatar, vlterius progrediendü
eft,donec oratio conucrta- tur cü ce definienda , quod quif. exéplo fibi
manifeflare poterit ; & in hoc (eufü vtilem ete diuifionem ad inucniendá
de- finitioné docet Scor.1.d.3.3.2: N. Arift. veró vtilior vifa eft via
compotitioniss vndc é contra vulr,quó d primó (amantar Anferiora rei
definienda, dcinde videatur. adazquata ratio,in 3 ipfa conueniunt, &c
jéxcerde inito talis rei , vt fi quisvelic inem definire fumat Ioann&,
& Pau "lun ;& viden rtedienti, i qaibas elen- ter coueniunt alijs
(cclufis, hzc enim : Y La pre- , i d 204 prz dicata fingillatim expreffa erunt.
ho- minis definitio . At breuior modus eft, quem infinuauit Galen. lib. 1.de
(anit, tuenda,& lib. 1. de differ. morb. vt refert Amic. cit. dub. 4. &
Do&or obferuaffe videtur 4.d. 1. q.2. inucítigàdo definitio- nem
Sacramenti; Primó igitur percipien- dum eft quid nominis illius rei, quam vo-
lumus dcfinire , (i enim bzc ignorétur;ad inue(L;izandam rei quidditatem omnis
via przcluditur, vt etiam Arift.fatetur 2. Poft. deinde inucftigandum ett , (ub
quo gencre fit , quod facile deprehenditur ex proprieratbus gencris vnde rató
ideft igaotum , demum inuefligare debemus , Quznam differentiarum inlit cci,
& hoc fit, vel indu&ionc , fi differentia fenfibi- lis fit in (uis
particularibus, vel per demó firationcm quia , vt late docec Zabarcl.
Coníulatur Do&or loc. cit. & cxpenda- tur modus , quo vtitur in
inucftiganda s dcfinitione Sacramenti . ARTICVLVSTERTIVS. Quenam propri?
definiri po[fiut I Efoluit Scotus quztitum hoc ex v R profctfo in 4 .d. 1.9.2.
vbi docet ad hoc,vt aliquid definiri poffit proprie 4i definitione efenciáli,
quinque códitio ncsnecc(Tariaselle , quasScotifte ceci- piunt pa(lim Tatar.q.
Liegrdém, $.ter- tio fciédum. Fuent.cit.diff.2 .ár, 1. Arnic.
tra&t-vit.q.2- Auer(a loc.cit. & alij com- -muniter , quamuis aliquas
non rccipiat - Blanc.lib.5. inftit.fec.7. E Prima conditio cít,quód definibile
fit - ens. pofitiuü ;& probatur, tom quia deti- - mitio proptié dicta cft
oratio verü effe fi gni(icans 1. Topic.c.4. at nó entia ,priua- tioncs,&
negationcs tale elfe nó habent; tum qhia definitio cffentialis explicat eí*
fentià,& naturam rei,at effentia eft entis efTentia,nó veró nó entis, &
ideo Arift. 1. Poft.t.7, ait nO ens polle quide habere finitionem quid nominis,
nó auté: rei '; quia tá non encia,ncgationes,& priuatió- es concipiunrur ZR
entis benc nus,& RE nerui b ,vt notat Door quol.18.5.ex ;ffo (equis eas URP
lid coda a. Dijput. Y, De Inflruments [ciendi- .tfi hic Do&or.quód ifta per
fe gnando carum differentiam: 42 Secüda cít,quàd fic ens pet fe vni, fiue vnum
(it vnitate fimplicitatis , quia caret pattibus phyficis,vt angelus,& albe
7 1do , fiue vnirate compofitionis cx per fe actu, & per (c potentia;quale
eft compo-- fitum phy icum;requiritur ergo,vt nó fit . aggregat quoddam cx
diuertis naturis , " qua: non funt nata facerc per fe vnum,'ná.- omncrale
c(t ens vnum per accidens , vt r homo albus, & aceruus lapidum; fimpli. À
cicer vero & abíoluté süt plura entiajat- que ideó vnica definitione ex
plicari non poteft, cum vnam non importet naturá , fed plures.hinc Arift.z.
Met. 12. € 13. d & 41.& 8. Met. tex. 15. ait bari - 2l 4 entia
peraccidens poffe nominis defini. ——— tioncexplicari,nó autem definitionerei,
———— — vtautemmclius intelligatur hzc pet'fe — — vnitas requifitaad
definiuum,videndisüt — — ra dime gradus vnitàtis, quos Scotasa(- — — 1gnat
1.d.2.0.7.H h.& qug de hac co. tauimus difp.s.Phyf. adi un 2 impedirquód
definitum includat aliquid tanquam terminum pcr fé depend T 6 fuz, vt accidés
includit fübie&tü, velficut — — aliquid , quod (imul cft fecum natu ,
rclatiuum includit cortelatiuü; ita qua licct in definitione accidéciscadat fub
Gumscáquam teraiinus dependere : t 1 & in defmitione vnius relatiut ingredi
CH : tur (aam correlatiaum, tanquam aliquidy quo minus definitio
accidentis,& relati- ui non (int quidditatiua, fed posae nihil includatur
táquam per fc pars inips (oquod non fe habct ad aliud in codé,fi - cut per fe
a&tasad per. fe poxéntiam , vel pars eiufdem atus, vel eiuídem potenti
adaliam partem , ficut conüngit intoto per accidens ; hzc Doà. loc. cit: quibus
verbis docere voluit accidétia debere de» finiri definitione quiddicatiua ,
quam vo» cant per additamentü, quia'habeuc defi- niri pec ordinem ad bifandam
quedo: &ina fuit Arift. 7. Mcr rex. 12. v(i]i ad
i20) vbi docet (ubttantia gate nc ifünpliciter quidaitgtiuam (i fi Mead
alterius natura , at acci que tioncm quiddicatiuam pet ad E m, quod cft fecum
fimul natura, non obitat "un tat, ergo oportet , quod de Quaft. IP. Qua definiri
pofsipt. eode. IIT, Quia etiáfi habeant propriü genus,& pro- iam
differentiam, quantumcunque hzc explicenurin definiione , non quicícit
intelle&us , quoufq; attingat fübicétum, cuius fünt accidentia , vt.
explicatum eft ^ initio praced.art.ex DoGt.4. d. 124 q.i ..45
Tertiaconditio,quz po(fct ad pri mà reduci ,eft,quod fit ens rcale,X patet ex
prima conditione, quia definitio expli .€at veram quidditatem, at entia
rationis, & fi&titia veram c(lentiam non » fed eam habere finguntur per
intelledtü y wt difp.3. dicemus , ergo proprié definiri &ó poffunt; &
fuit doctrina Auer. 1.P'oft, €om. 10. fübdit tamen inferius Doctor licet entia
rationis nó poflint in hoc eníu proprié definiri , quatenus nempe definitio
exprimit veram eiientiam cxtra animam » adhuc tamen in alio fcnfu dici polfunt
haberc fao modo proprias defi- nitiones ; ia quitte: genus ,&
differétia,& p quas explicetur coceptus in anima pcr Lt & hoc modo
defi- niütur o€s intentioncs logicales ; & fic habere definitione fnlicis
ad ia pro- ié dicta, alioqui logica nó cflct fiera. deter eno quod deben:
aliquam cópoltitionem,per quam fir 10 plures con- —À— refolubile dicentes quid,
& quale; vnde quz non habenonifi conceptu fim- pliciter (implicem,veluu
funt ens, & viti- mz diffcrentiz', proprie definiri nó pof- funt, Ye: folum
aliquam explicatione ad - mittunt , quz fufo vocabulo dici potcft
definitio;probat hanc conditionem Scor. ex Arift S. Met cap. 9. vbi ait
definitione efic orationem lógam cxprimenté quid y & qualequia dill
in&é, & per partes ex- plicat, quod definitum imp icit€ impor- definito
pof- fint plurcs conceptus formari, quidditati- uus ncmpéper quem cüalijs
conuenit, & filisuuseper quem ab alijs differt, & atis liquet hzc
conditio ex art. praeced. vbi. inter afl;ignandü conditiones bonas
,'definitionis cà. cfic praecipua conftar et cx genere, & differentia ,
€óceptu quidditatiuo, & qualitatiuo, Quinta dcii.ü ,& vluma conditio
cft, d fi res vniueríalis , pet quam exclu- — ià Arifk, 2« Poft. texe 2.7. Met.
$3. & 1. Mct.tex: $« & probatur, quia definitio explicat quidditatem
rci;at finaularitas ,ffeü differentia indiuidualis, quamuis pertincat ad
fubftantia , & inte- ritatem rci , nó tamen pertinet ad quid- ditatemyvt
docet Doct.2.d. 3.q. 6. $. 67 per boc piteti tum quia quidditas cft có-
municabilis, non autczn fingularitas: tum uia bac rarione dicitur Ípecics tota
quid itas indiuiduorum ; tum quia cuam ex €ói modo loquendi per fingularitate
po« tius explicatur de Ó ngulari aliquo quis fitquam quid (it ;tum tádem quia
fi fin- fusi adderet nouum gradum eie fpecie diftinctum, indiuidua intcr fe cí-
fenualiter ditfertenc . Ex his itaque con- cludit Do&tor,quod definitio
proprié di- Gta nà cil nifi enus pofitiuipcr (c vnius, realis, compo fi!
realicer, vcl faltim quà- tum ad conceptus , & vniueríalis . 4$ In
oppofitum arguitur 1. contra tres priores conditioncs , nà ncgatio lia bct
dittinctam formalitatem ab affirma- tione,cui opponitur , vt docet Ant. And.
4«Met.q.2. & priuationes habent fua gc- nera, & freie ex p quol. 18.
ergo proprie definiti poffunt , atq; irà prima conditio ncccffaria nó eff.
Diude ens p accidens eft fcibile , vt multi tenent ,& Scor.ipfc 6. Mct.q.2.
ergo & proprié de- finibilc:Nec valet dicere definiri nó pot- fe,quia ditc
été plura entia importacquia hoc tantum facit, vt vna definitione non poffit
explicarifed pluribus ,cü quo ftat, vt adbuc tit proprié definibile. Tandem in
Logica dcfiniuntur genos , fpecies , & ceierz intentioneslogicales: Nec
refoá- dete iuuat definitioncs illas exactas non cffc,quia ficut Logica eft
vcra propri fcienua, ita proprijsvtirur definitionibus ergo fccunda, &,
tertia conditioncsnes «cliariz non fünt , Refp.ad 1.fatis patere ex dicis inex-
plicatione prima conditionis, quomodo ncgationcs, priuationes , & caetera
non «nua poffint definiri & Q. erba uoeoiedet, perpe n quid : i£ non lunt
res, nec Ma pr - Pre qudrei ubere non xoilunt, n tum analogiam tia « AÀ' 3, de
à l im erit infr | Y3 di 206 difp.dc (cient. pro nunc dicatur , 9 ficut non cit
faltim ità proprié fcibile, velat ^ ensper fe vnum,fic etiam nó cftità pro-
prié definibile ; & (elutio inter arguene dum allatacft
(ufficiens,co.n.ipfo;quod aliquid nonet! vna definitione explicabi-
le,confeftim conuincitur nà cfic proprie dcf:nibile,alioquin etiam zquiuocü defi
niti poflet, fed cr ex plicari pofle plari- bus dctinitionibus quas Ariít.6. Top.vo cat comjylicaras definitiones, & fic expli-
€arc potfemus , quid fit homo albus affi- gnando detinitioncs hominis, &
albedi- mis. Ad 3. patct ex diétis in explicatione tettiz condicionis ncn polTe
c(ledefini- tione de (ccüdis iptétionibus co modo , quo cít ratio explicás verü
quid extra animá, fed co modo, quo cxprimit vnam Cóccpt ü per (c in intellcétu
, fiue conce- prus ille (it reci extra bué rationis, bene potic definiri, &
hoc modo ni,& nó ali- tcr definiütur omnes intécioncs logica- les, &
(ic habere definitioné tufficit ad fciénà proptié dicta,ità Do&.loc.cit. 46
Secundoarguitur contra quartàá quia per definitione explicatur quidditas
rei,fcd quiddiras cofifüit in tndiuifibili 8. Met.tex.ij. ergo quarta conditio
cft im- pertit és 1 ü ét quia definitio fit peraQü fimplice, pertinet .n.ad
primá operatio- »em,fed qua intelliguntur per adtü (im- lice, non hibent
partes. Tum tandem , qu. Deus, & (umma gcnera
proprié de- miuniurj& tamcn ró componun:ur. Refp.ad t;quidditareui dici
indiuifi- bilem quoad intenfionem;quatcnas non "füfcipi: magis,&
minus, no autemob ca- 'sentiam compofirionis realis , aut faltim
Xjuoadconceptus. Ad z.negatur minor, pam ficut oculis fimplici intuitu imagi-
mem perípicimus multis conftantem mé bris,iia mente fimplici intuitv poffumus
«ognofcerc quidditaté cx generc, & dií- fcretia conftantem ; co vel maximé
quia multiplicitas illa partium non tollit vni- tatem,vt probat Arifi.7. Met.
42. & 8, Mct.15.Ad 5.ait Amic.& fequitur Auer m emet ais he de cau
,& quia nó à y& quia de- fiit debet cffe (ub generc , 2 do&ri- -——
Difput.I. De Inftrumemis [cendi — ,Cit- & quidem Do&or per illà quartam
mon.inPorph.q.4.idem docet S. Thome — 7.Met.lc&t.5.Scd arbitramur Deü,
& sü ma genera pofíc proprié definiri, quia et- fi non fint compofita cx
gencre;& diffe. . rentia, adhuc ramen fimpliciter fimplicia. non funt, fed
refelubilia in vlteriorescó- — ceptus quidditatiuti,& qualitatiuü , defi-
nitio autcm quidditatiua non debet ne * ceffarió cóflare ex genere,&
differétia y fed vcl ex his,vcl cx proportionalibus, vt. docct Arift, 9.
Met.tex.ij.idé tenet Blác. condicionem (olü excludit cayqua habét conceptum
fimpliciter fumplicé , qualia süt tran(cendentia, differentia vltimae,&
& propriz pa fTiones, vt explicat Tat.cit. qui proindé aduertit duplice
cífe defini- tioncm puré quidditatiuam,quadá cft cu ius omnes partcs pertinent
ad quidditat€ definiti,[cd-non vt.genus,& diliecéda yn defivitiones gencrü
generaliffimorü,quae dantur per ens, & n:odum intrinlecum i, forum ; alia
cfl quz datur per genus, & differentiam, & deilla communiter dici-
tur,quod fola (pecies dcHisnige capt fpccicm tàm pro fpecie fpecialifhma y.
quàm fubalterna;itaque Dcus, & genera fumma proprié dcfimiupursnà funt com
polita falim quoad conceptus , & folum . excluduntur pcr. hanc particuia
tanícée dentía, & vltima differérig)que folii de- finiun'er
propértionaliter ; vt ait Arift. cit 9.Mct.ij.& Doct. in eumtex. 47 Tertio
obijcitur contraquintam s quia indiuidua habent: proprias rationes
indiuiduales,ergo definiri pofiont explica tà naturà fpccifica; &
additatali differen- tia.Conf. quia ilia definiri poflunt dcfinr tionc
e(icntiali, qua liabent plurcscóce ptos intrinfecos, quorum alter fit princi»
pium conuenicndi;alter difiimguendi , at P 1ndiuidua funt hu:ufn.odi,crgo
&c. Ncc valet dicere (ait Blanc.) quod ponitur im definitionc cffentiali
dcbcre'etie aliquid fpc&ans ad cflencam definiti,qualis non eft differentia
indiaidualis.N ó valetquia. fofficit, quod definiuo cfientialis coftet «x
gradibus cfícnt;alibus, aut fübflatialie bus,cun, omnes lint inttinfeci rei
dcfini tz, &in Li nri Ecet differentia indi- .. uidualis nom fit de
cfientiaindiuidui , e& ^ BuRCA * Quafl IV. Que definiri pofint: eet LT.
tamen de integritate (üb(tantiz ipfius , & con(equéter eft gradus
intrinfecus cci, — quod fufficit; vt potlit inttace definitio. nen e(fcacialem.
Tum ;.3uia Aciftot.z. Poft.2 2. ait facilius e(fe definir (ingula- re ,quàm
vniuer(ale , & de (a&o Porjh. c.de fpecie definit indiuiduum, &
cap.de (ubít. dcfinitur prima fab(tantia. Tum tandem quia. definitio (peciei
conuenit indiuiduo crgo poteft definiri . 48 Refj.ad r.ea cone, vt notat Marg.
Scot.1.d.5.q.6.Bonetü in Met. aífcruiile fingulare poífe propcié definiri ,
quod é fcatife videtuc Ant. And.7. Met: q.7. & fequitur Atriag.difp 3.
Summal. n 7. vbi hasc eadem tatione ait indiuiduua poffe €x fe definiri, per
accidens tamé pro hoc ftatu à nobis non poffe , quia n6 cogno- fcimus
differentias indiiduales. Sed cum Do&.modo cit.in fol.ad 3. & eodé Aat,
Aund.7. Mer.q.1 5.ad 2.prin. dicendücft, quód etfi aliqua rario po(Tit
exprimcre , uicaid concernit ad. entitatem indiui- dina tamen illa ratio.erit
petfe&a de- finitio, quianon exprimit quodquid ecat efTe,at ^ c Íecundum tes
Vip C. 4. e(t oratio exprimens ui cei Ad 2. fafficiens eft (olutio sem at-
guendum data, quá fruftra conatur Blác. cuertere , dü cx proprio capite fingit
ad dcfinitioné c(fentialem (ufficere, vc coa- ceptus eam intrantes: finc gradus
incria. feci, & (ubftantiales, non autem effentia- Ics; quia oppo(itum
conítar ex áp(o mo- mine dcfinitionis efentialis , nim calis dicitur,quia
gradus, ex quibus confl atur, — unt e(fcatialesrei diss ; * a- ioqui partes ét
intcgcales tagred! poísét duffsideuni e wddom Nee quia fünt' de incegritate
(ub(tanciz cius. Ad 5. Ariftot.ibi per fingalate incelligit miaus eniaeríale ,
vt ex ipfo contex. colligitur , o. intelligendum fit , (uo loco expendemus;
Porphyrius vero dcfi- hic ti profecunda intentione, & in a&u tignato ,
non autem pro deaomi- nato, X in a&uexercico , .i. definit fia. gularitatem
ip(am in communi,qua vt (ic areae iei S tic —— tac prima fubftantia vt magis
ibi cx- plicabitat, Ad 4-ummo, ex hoc conclu. dit Do&bor cit.indiaidaum, vt
fic , ratie- ne (ui non poffe definiri, quia indiuidaa non hibent aliam
dcfipitionem ciTentia- lem à dcfinittone fpeciei , hinc diftingui folet duplex
dcfinitum saliud propinquis & immediatum , X e(t natura cómunis 5. quz
immediate per definttiionem. expli- catur,aliud remotum, & mediatüi , quod
-f.remoté explicatur , quatenus. contince tur in propinquo, & funt
iodiuidua, QVA&STIO V. De Diuifione . 49. N& defuerücqui folam diuifio-
né generis in. (pecics dixerunt efsc inftcuméci logicum, & proinde hác
folam diuifionem totius vniuerfalis in (uas partes füb:e&t/uas per fe ad.
logicam prinere, ita refert Zab.lib.;.de Method. C.6. & videtur tenuiffe
Anc. And. in lib. diui. Boerij At praxis Diale&icorü. ine do clt in
oppoiitum; nam hic in logica de diui(ione agentes , ex profe(To omnes modos
diuifionis declarant, tam tocius vniuer(alis,quam effendialis,& integcalis,
immo recca(ent ctiam modos diuilionis per accidens, & de omnibus proprias
re- gulas a(fignant. N cc plané abfque róne, uia ficür in dcfiaitione duo
foiemus di- Minguerématcriamy& fotmam,& quauis uancá ad materiam poífic
ad Phylicaa (ped we, vel Mecaphyticam iuxta. diger- fttatem materiz,ex qua
conficitur, form tamen, & in2das eam cóficiend: a4 Lug cá (peátat, ita
diuitio Phy(ica , vel Meta- phyica , rti quantá ad materiá ad hinc , vel illam
attincat (acultatem, jquaneu n ui adformim , & modü cam te& cóficien-
d: (pe&ac ad logicam, qae radit leges, S£. — przcepta omaibus diuilionibus
commu niaj igitur & nos omnes diui(ionis ma- dos atcingemus, quia diui(io
ample fum- pta eít intiramentum logicum, ; & ita te neat. Recentiores omncs
; imó non fc dc diuitione in tali tigoificatione hicage mus;(ed adhac eciam in
ampliori , quate- in plus fc im ip(a duxi; o vt no- tat Tcob. initio (Dali dile
omnis di uio cít ditinctio, fcdnon e contra ; Y 4 mudo* fatio eft , tum quia diftin&io non
m inus iuuatad manifeftandam rerum confufio- nem, quam faciat diuifio; tum quia
qu£ , & quot fint diftin&ionum genera cft irá neceffarium addifcere ,
antequam gre(sü faciamus ad alias facultates ; vt quamuis bzc difpatatio de
rerum idenritatibus,& diftin&ionibus ad Metaphyficum rc ve- ra
pertineat ex profeffo; adhuc tamen fal- tim per compendium (it in Logica prz-
mittenda , in Metaphyfica deinde rur(us pro rottris cuoluenda, nam non folum in
tebus phy ficis,verum etiam in legicis ip- fis tradendis nil frequétius vtimur
, quam diftinctionum varijs generibas, vc plane mirum fit , quare Auctores
omnes de rc- rum diftin&ionibus in Logíca aut parü , aut nihil prorfüs
tra&ene; prius tgizuc agemüs de Diuifione ,' poftmo multiplici retum
diftin&ione " ARTICVLVS PRIMVS. Quid, Q quotuplex fit Dimfio, eiu(que
leges. ' «9 Iuifioeftoratio totum im fuas D partes diftribuens, i, eft cw tio
dilribaendo manifeftans multiplici- .tatem,feü confufioné totius; dicitur ora-
tío , vt intelligatur non pertinere ad dia- le&icum diuif(jionem quocunque
modo fa&Gauníed tantum mentalem , & vocalé , ie diuidimus homincm in |
|, & rationale, aut in animá, & cor- pus , vcl ore has cafdem partes
exprimi- mus; ponitur loco gencris, vnde per ora- tionem hic intelligitur illa
, quz eft mo- dus fciendi, id .n.indicat parcicula illa di- tede uz idem fonat
, ac dittribuen- do manifcftans, pote(t autem accipi ràm pro oratione perfecta
quàm imperfe&a, 'quofcnfa eoincidit cum termino cóplc- '&o,& ratio
cft, quia in cxercenda ipfa di- uifionc interuemit operatio prima intcl-
lé&us, apptehenfio nimirü totius,& par- "tium, € es ipfa dinifio
in propoti- tione cathegorica per modum termini ' i hábere rationem pra-dicati,
ticut 'définitio, vt cami dicimus animal, ant rationale, aut irtational«, (ed
praci- € (umi debet pro oratione perfecta, á- dum de. Difp.T. De Inflvumentis
fciendi . cut diuifio fit ab intelle&r, & ptecipna exercetur per
(ccundam operatio enim cum omni proprietate dicitur intel Met — . eres pere
anc,& illà cffe partes; inte: | talem diuifionem: inferret ex alijs prz»
miffis ,' tanc actus diuidendi ad tertiam operationem (pe&aret ,.—.— sh
chere ^ogr Additur ly diftribuens ip fuas ue tes loco differentiz;per hoc .n.
diuifio à definitione diftinguitur , & argumenta- tione,vt notat Ant.
And.li.o. diuif. Boet. $. Circa ifl am let ionem , quod definitio explicat quid
res (it, fcu rei quidditatem; argumentatio qualis res fit rei proprie taté,
& qualitaté, diuifio veró quanta res fit; (eu quantitaté,.i.quancü (ua
continé- tia (c extendit per partes; vndé quamuis diuifio explicando partes
confcquenter manifeítet effentiam rei realiter, nontas- men explicat illam
formaliter, wt effentia cft ,vt facit definitio, fed folum uet multplicitatem
in tali e(fentia 5 & hoc cft,qued (upra dicebamus defini- - tionem
explicare effentiam coniungendar partcs& componende tocum/, diuifio vcrà
disiungendo , quare dinilio » & per fc ordinaturad explicandam con«
fuíionem, fcü maltiplicitaté partium to- tius,non aüt ipfum totum, vel eius qui
ditatem, & demü definitio refpicit. cat o matice (olum quorum terminorum
cationem videas apad Scot.4.d.2. q-1.A. €x qua doctrinaffacile folui
poflunt,qug- cunq. contra hanc communem (entériam obijciunt Hurt, difp. 10.
Log. fe&k. 6. c Arriag.di(p.5. (umm. n. 15. non diftin- guentes diuilionem
à definitioneynifl in toto porentiali, vbiid omnino negari poteft. Ex
hiscolligitur in ompi diuifio ne dari totum, ien. pet ipfam diuiditur, &
appellator diuifum , & dari partes, in i» iuiditur, & dieuniur membra
dinis entia ; vbi notandum eft. nog oportere ad efficiendam diuifionem femper
int uenire veram rationé rouius, & partis» quandoq; fieri pcr imitationem
quádam totus, & partium, vr cótingic ifa diuo" nc, qua fübie&um in
(ua accidentia digi» ditur, nam ncc [ubic&tum et veré touum in Quaft 7 de
Diuifione quid ftt, é qiotupl. Art Y. 7269 Otdire 3d accidenti , nec accidcntia
tte$ jn ordine ad lubie Gt, fed quia ac- cidentia cum fubie&o faciunt vnum
pec accidefis ad imitationem veri totius, ideo fufficit ad efficiendá diuilioné
falám er accidens, vt mox explicabitur magis. .. $3 Secundó , duplex eft
diuifio , alia nominis;alia rei, Diuifio nominis eft illa, qua vox in (uas
diftribuirur fignificatio. nes , vt quando dicimus hanc vocé Canis varias
haberc fignificationes;per hác ve. £o diaitionem non tantum difttibuuntur
termini fimplices in varias fignificatio- nes , verumetiam oratio integra
in'variog fenfas,quos recipere poteft; vade hic mo dus diutdendi multum
deferuire folct in difputationibus ad indagandam propoti- tionü veritatem.
Diuifio rei e(t,qua res ig fuas partes fccernitur;& quia totü di- uilibile
eft mulciplex,ita ét diuifio re1; To güitàq; aliud eft perfe, quod nimirü con-
ftat pártibus pcr fe vnitis, & non aliquo vinculo mere accidentali, afiad
pet acci- ' Cuius vo per accidens adu: iac funr & fic in primis duplex ett
di-: tifio,alia per fe quar nimirum manifeftat. imultiplicitaé parti pet
fevnitarü alia er accidens , quz é contra explicatar . Forum autem per fe
duplex cft ex Scot. 2.d.3.q.4- aliud petentiale j feu vnincría- le, & ett
illud; quod diuiditat inipartes fubié&tiuas przdicando de quálibet illa- m
jaliud a&uale; & eft illud quod a&u ntinet partes , ex quibus
componitur , nec cft przdicabilejde qualibet illarum ; íta etiam duplex eft
diuifio, alia potétia- lis corre(pódens pritrio toc & eft ; qua vniaer(ale
diuidicur in partes, duas (ub (e, & jin potentia continet , vt ett diuitio
ge- Beris iri fpecies, & fpeciei jn indruidaay& dicic d hác reducitur
diuítio generis perdiffe Kentias ; nam illas quoque dicitur genus in potctitia
continere, Iicécpon wt partes fübicótiuas;qu;a in ci$ nó incladitur,aec
dicatur, vndc proprie non dicitur ge- ; diuidi ia diffcrenuias, (ed per
differé: tias; alia e(t d'uifio a&tuais , alteri toti £érreípondcus, &
cft qua tale towm di- sriglitur in partesjquibus actu contiac , & Pomitür.
c | 31 à -FRrtus torum tQusle dipidiux in e(: fentiale, & integrale : illud
cft , cuius fin» gulz partes fpeGtancad cíicntá rei , quz fi fuetint phytica ;
confticuunt rocum cí- fentiale d o ae fi metaphy(icz ,con- ftituunt.
metaphyficam ; intcgrale verà eft,cuius partes fingula , et(i non (pe&ét ad
efIentiam rei, pertínent tamen ad inte gritatem rci materialis, vnde foiü in
ma- terialibus reperiuntur , quz fi fuerint fi« milates,& eiufdé rationis,
vt guttae ee in Occano conflituuat totum; quod dici- tur homogencum, fi fuerint
di (fimilares, & alterius rationis, vt brachium , & ca» put in homine
conftituunt totum, €» di« €itur heterogencum ; fic igicur dimifia aGualis, alia
erit effentialis,qua totü di« &iditur in partes, quarum fingula fümt dé
effentia diui(i,qua fi fuecint phyfice, vt Corpus , & anima teípe&tu
hominis , eric effentialisPhy(ica , (i Metaphylicz , vt animalitas,&
rationalitas, erit effentialie Metaphy(icajalia erit incegralis , qua to« tim
tateriale diuiditur in partcs; ipfum inrcgrantes , qua: iuxta variam naturam
partium integrantium geminanda erit. $3 Ex partcvero totius per acciden&
adhuc triplex diuifio folet affignari, Vna eft (ubiecti in accidentia, vt cam diuidi-
tur homo in album ; & nigrum, homo enim, qui diuiditar , cft (abiectum
;albe- dinis, & nigredinis, quz illi accidunt, & ad haríc pertinet
diuifto vocis in (uas (i- gnificationcs upra allata, fignificatio.n. eft
accidens vocis , & cadem vox velati fubicétum plates interdum habct
fignifi- cationcs, Altera é cóuet(o eft accidétis X fübie&a vt qn
diuiditaralbü in lac,& li- lium jquibus veluti fübie&is incftalbedo
diuifa; Alia demum affignari (olet .d'ui- fio accidcniis in accidentia, vt cum
dulce diuiditur in album,vt eft lac, & fl auum , qualc eft mcl,re i6 vera
hzc diuitio ró c ácatcris codiftincta, vá li diuisü cft de cf fentia mébrorü
diuidétii, vt cii diuiditug coloratü inalbü, & nigrum, üc pertinet m yrys
ad diui fione totius Voy 15,& eft generis in fpecics, cft eninac fi OM Pte
c(t albedo , nite; do alter; i vcró diuisü non eft. de cffcn, tia mébrorü
diuidétili, vt eft in allatajdi, uitione dulcis in flauii,& albü, tunc per,
tinet - £210 tinet ad dini(ionem (ubie&i in accidétia, Quia dulce, qp cft diuisü,
non (umitur pro forma dulcedinis , (cd pro (abie&o ipfo . dulci, cui
accidit e(fe alauim ,vcl auum. $4 Tertio multa folet affecri leges bonc
dmifionis , (ed »rz.:ipuz, ad quas aliz reducüturc,duz süc , vel cres ad (um
má, Vna eít,quod fingula mébra diuiden tia (int inferiora,.i.miaora diuilo , €
ra- tio cít euidés , quia omae totü eft mius fua parte;omnia veró (imal (umta
toc diuiíum adzquent,ac exhauciac , X ratio e(t,quia i coco prae(ectim
(yacathegoce maticé fampto,vc à diui(ione attingicu, nó eft aliud,quà omnes (uz
partes limal; Nec valet; (à dicas,hominem bea diuidi Mctaphyficé inaaimal,
& rationile , in ua diuiftone con(tac alcerum men5ram iuidens , nempé
animil, cotuin diui(um excedere, hominem; Nà quáais animal in rationc totius
pocentiális excedat ho- minem, tamen ratione partis a&aalis mz taphy (icz
exceditur ab homine.& in hoc feníu eft mébriü diuidés in allata diui (io.
ne. Altera ccgula cít,vt mébra diuidétia abcát aliqua inter (e
eppolicioné,-i.Linc ità incer (e diítin& re, vel có3e, vc non coincidát ia
co feafu,quo (aat mébra di- uidétia,aut vnum aonincludtuc in alto . 5 f Sed hic
moucri folet difficultas,an d:ui(io tradi poffit pec membra folü. pri. ia&
oppofita,aut contradidtorté, vt v. .aniíta diu:(10 üt bonaanim i aliud ho
mo,aliud aó hom»; A ficmit aliqui, quos fcuitar Ioan. de S. Thom.p.p.Lo2.q.4«
art. 3. & probat, quia ficti pocc(t diuifio scermídos priuatiuos , vc fi
dicatar y ono;altus videns, alius caecus , aer alius tenebrofus , alius lucidus
, ergo eciá fizci eft per cecminos negaciuos , quia pri- uatio d: formali
negatio quz dam e(t;có- ftat eciam ex vf/à com mnuatter haac diui- fionem ab
omaibus admit animal aliu fationilz;aliud «erationale ; & tamé irca-
tionale eit a-giciad feu priuatiud zefpe- €u racionalisCóplat.veco preáb.dc mo
dis (zicadi coace daa dari po fc diuifto - nea »er vmm mnzmorum policiua.n ,
alugd »ciaacuan, aon dà acce aegatiuü, vadz :a ea diaid oae , qua animi diuidi-
tüc ia raciale, & iradoaale ia 44iuac uo, Difput.1. De inftrumentis ftiendi
ly irrationale non effe intelligendam 1" ncgatiué, (ic.n. noa RS sa "
tis,(cd etiam plácis,elemécis, & alijs,que non cominentur fub animili,
hec.n.om- nia non (unt rarioailia , quod camen eft contra primam regulam,:ux:à
quà vnum mebrü diuideas noa poccít excendi vlcra diuifum ; vt ergo bona(it
diuiio debet - membram negatiuum (umi priaatiué,.i. pco carétia altecius membri
poficiut,non vb:cunque,fed in cali (abic&o ,.i. conten to iatra (phzram
cocius diui (i, & fic irra- tionalitas im prcatata diui(ione hoc modo
(amp:a fizarficat cacentiam. rationalita- tis non in quocunque (ubicdto, fed in
apto nato, i,imragenusanimals, — — .$6 Ant. And. cit.de diuitione generis in
(pecies przcipué loqués negat fieri (e pet priuaciad,aut contradickorié fica
przcisd, & probar, quia genus diuidi tuc in fpecies per differétias ,
fpecies tem aliquid pouit,S& per coníeqaés di rentia, quz con(tituic
inccin(ecé fpecié y negatiuum aucem noa poteít e(fe de A. trin(eca conftitati
one pofiriui , qua rario etiam in alijs per (c diui(ionibus militare videtur,nà
in his cocam,quod d iuiditur » aliquid pofitiuum eft , & cum diuidatut per
fuas partes plané diui(io non mei fieri pec folam negationem, au priuatio-
negatio totá ncm, quia nec priuatio, ncc negario toti poíiciuum conftituere p ;
Addit tamen, quód quia differentiz rerum có- maunitet (unt nobis igaocz,
(pccies etiam nà (emper proprijs nomiaibus nuncupá- tucyhinc eft 9
circüloquimureas per ali- qua vacabula, uibs quádo quc addimus parriculam
priaaciuam , vel aegatiuam , & tunc diuifio generis dicitur ficri per contradictoria,
& priuatiué ipu io ncgationé , aut priuacionem, pofitam in diui(ione
circamloquimur, & imcelli - imas ali quid politiaui (peciea, vel di£.
eccatiam, & in boc (en(u etiam Caius concedit dac poffe diuiioné per termi-
nos aegatiuos lib. 1. cca. 3 c. 1, acque ica concladcadum ett dari. poife
diuitionem pet fe per tecminos priuaciuos,vel nega- tiuos,0G t meré neg iciud,
aut priu técos, &,ia hac feafu animal diuiditur per itationale;quod sobis
cis camfzibi dif E rene [] "Y S»uafl.V-de Diuifione quid fit, y) quotuplex.
e/Ari.I. 113 ferentiam brutalem;verütamé concedé- dum cft diuifioné per
accidens tradi pof fe per terminos ncgatiuos , aut priuati- uos negatiué, vcl
priuatiué fe habetes,id- ue folü probant exempla fupra 'allata à oan.de.S.
Thom.quod homo alius eft vi dés, alius cecus,aer;alius cft lucid", alius
tenebrofus nà ifte , & fimiles diuifiones attinét ad diuifionem fübie&i
in accidé- tia,nà habitus,& priuatio accidüt fuo (u« bic&o, circa quod
immediaté fe habent . 7 Solet ctiá addi alia conditio,g di- uifio tradatur per
proxima mébra,quan- tüm ficri potcft, & fit bimembris fi. eft poffibile,ne
multitudo membrotü pare- ret confufionem; Verüm hec regula non séper cft
nece(faria;imó quando aliquod gcnus diftribuitur per fpecies plures ex
£quo,& immediate (übietas, poterit di» hifio per tot mébra tradi, quot sát
fpecies immediate fubie&a fc bonum bene dj- viditur in honeftum,vtile,&
dclc&tabile, fi aut fpeciesnon ita fe habeant, ruuabit vtique
cóficerediuifionem bimembrem, ita vc mébra fint duo;vcl pauciora, quan- tum
fieri yoteft;qua deinde in alia infe- — » os nó bene iuideretur m lignü,
lapidem, & angelü; fcd yrius diuidi debet incorpoream , & incorpoream,
corporea in (éntientem,& nó scntientem,& c.adhuc tamen non erit
abíoluté neceffarinm , nam fi ómnes fpe- cics (übítantie,vel alterius generis
efient alicui ncte, policr illas 1mmediaté enu- mera: e abí-];ercoris neta non
illo-ordine feruato;& adhuc illa diuifio effct bona ; quia effet
manifeftlatiua multiplicitatis to tius diuifi,vt norant Compluc.cit. /— $8
Quarto tandem, vt de vilitate di- uifionis aliqua tangamus , iam diximus
q-4«at. 2n fine valde vtilem efie ad dcfi- mir:onem indagandam,quod prater
FPla- tonem ib: cit. docuir euam Boer.lib. di- uif.& d j — ratio efl, «quia
omnis bona definitio datur per ge- usd differévas fcd differétig labesiir per
diuitioné gencris ; cütn per difierea- tias diniditur, fic ét diiidédo genus
col- E t omncs differ&t e necciariz ad dcfinitioné fpeciei; Quando auté A
rift. 2.Pott.tex. 4. probac ,' quód via diuiliua non eft vtilisad inucftigandü
quod quid cft ,.i.definitionem, quia committitur pe titio principij, inquit
Ant. And. dupliei- tet intell;g: poffe viam diuifiuam ad de- finitioné valere,
vno modo per modum fyllogizandi;alio medo colligendi, & cé ponendi differentias
cum genere; primo modo ncgatur ab Arift. propter petitio- n& principij, vt
fi velimus probare animal rationale ctle definitioné hominis,fic vel animal
rationale eft definitio hominis , vcl animal irrationale, fed nó eft defini-
tio hominis animal irrationale , ergo eft animal tónale, hic petitur in minori:
' 2 debet probari, quod fi probatur ; vtiq nó poteft probari per modü
'diuifiuum fed alia via,at alio modo;.f.per modü col ligé&di differétias,
valet vtique v1a diuifi- va ad definitioné;neque id negat Ar;ft.2. Pofter.sed
dices definitio eft prior diui- fione, quia antequam aliquid diuidatur ,
Oportet fcire per definitioné,vtrü fit vm uocüm;vel e quiüocum;ergo ad
illam'in- ueftigandam non valet, R efp. Ant. Andr. ibidem, quod diuifio
przupponens defi- nicionem fai diuifi eft vtique pofterior illa, nec valet ad
illam inueftigamdá , fed válet ad aliam polfteriorem;vt v. g.diuifio animalis
non valet ad definitionem ani- 'mális;que prz fapponitür ; fed addefini- tionem
liominis,cug uariis & dupli- éirationc iuuat tx Aiift. 2. Poft .cext. 13.
com. 74. & 7 f; primó in/imuat., vt ree difponantur partes definitionis ,
cum .n. duz fint, .f. genus, & differentia , diuifio facit, yt prz ponarur,
quod eft comunius, deitide fuuat , vc nihil prtermittatur eo- rüm;qtz pradicantor
imquid ;; | l igit omncsy& tingulas differentias, qua de fpecie
pradicanturinquid. ^ Ett vulis euam diuifió ad totà aliqua fcicntiam ,vt notat
Amic. tract. vlt. q. 5. dub.4. nam iuvat ad diípéncndas pulis fcrentiz , vt
patet ex progret:u Arift. 9n khyficay nam cnm de corpore narorali velle
arerespnus de eoteáttacin vniuct- fali
inoéto lib. Pbyt. tum diuifit sWüd. f. Caii'áb initio in fimplexg& misti,
atq de 1upliéi prius cgit uo dc Cade tum autem, eum diuidátur in peitectum,
& imperfectum; & perícétum inbhomo. E*- rri geneum,& heterogeneum ,
homogenea in lapides, & metalla, heterogenea in plà tas,& animalia,
& horum (pecies , vt le- gitur 1.Mctheor.c.1. agit deinceps de bis omnibus
boc eodem ordine . ARTICVLVS II. Quid, c quotuplex fit diflintiio . 39» TN
primis de formalitate ip(a diftin Guonis e(t difficultas,in quo.f.. for
tniliter coníiítat , an importet aliquod golitiuü,vcl pocius in fola cófiftat
nega- tionc, & remotionc identitaris ; Pa(qua- lig.in Mctaph.p. 2.di(p. 47.
(cót.1. tenet sdentitatem quid politiuum cferre , vndé poflea (c&.1. (ubdic
diftin&ionecm «Ólifterc formaliter in ablatione talis po fiiiu' per
identitatem importati fequi- tur Ioan.
de S. Th.part. 2.log.q.2. art.3. & alij Recétiores paffim; Mauritias no
ficr écontrà in Epithom.formalit.doce- tt videtar, 9 diftinóuo fotmaliter cóti-
flit in aliquo pofitiuo nimiritn in alicta- te, (cu diueríitate extremorü,
idétitas ve 1O in ncgatione talis alietatisfequuatur alij formalifte , &
Achillings li.de di- ftin&.c. :6. art.3. Sed cum hic fermo fir dc
diflinctione , & identitate in tota. fua amplitudine,vt nimirum füb fe
cóprchen dit tam rcalem,quá rationis, tá pofitiua, uam ncgatiuam, vanum cft
laborare vt aMquiramus aliquam rationé cócm vniuo- €am diftinQionis,aut
identitas [ie infpc $a quia nulla talis datur; quarc cum di- flin&tio ,
& ideuutas in tama cómunitate fit aliqaid zquiuocum,(u fliciet affignare
ipomins explicádo formalitatem di- AUndionis per negationem , aut carentiá
identitatis , & & contra identitatem per negationem diftinctionis,feu
alietatis. 60 Qusntum veré ad numer dittin- diionum ; veteres Thomiftz duo
tantum Rlcnüitatum, & diflinctionum genera po fuerunt , primum gcnus
continet di flin- i & identitatem realein, quz eít à parte rei ante opus
iptelicétus , & con- uenit ijs,qua ve! important res diuciías, vel funt
vaa, atqe. tcs : alterum vc- 1Ó genus cít idéntas ; & diftin&io ratio-
hi$ » qua; habet effc pex intcllcctü, & tunc Difput.L. De Infirumentis
fciendi contingit , cum cadem! res in feipfa cum diftinQtione ab incellectu
cócipitur.Hoc autem genus diitin&ionis (ubdiuidür im eam, quz cít (ine vllo
fandaméto ex par te obic&i , vt cü idem diftinguiturà (cip- fo , &
vocant diftinctionem rationis ra» tiociantis , & in cam ,quz fit cum fun-
damento cx parte obiecti jquo modo di- ftinguunt gradus cílentiales metaphyüe
€os, & vocant diftinétionem rationis ra» tiocinatz,& parüm, vel nihil
ab hac (cn« tentia diftant Nominales. Recentiores veró Thomifta , qui &
Ncoterici, feu Neutrales dicuntur ; prz» tcr diftin&tionem realem, &
rationis, ad« dum: tertium genus diftin&ionis , quam appellant modalem , co
quia non vetí(a« tur inter rem, & rem fed inter rem , & modum eiufdem
rei , nam prater resin.a rerum natura dantur citcunítantig quae earundem rerum
afficientes i|[as, &c vltimo determinantes, vceftfeffiorefpes — — Qu
(cdentis, fi tia,vel res, (ec poc rn cM tiz, quarum virtute fic, vel (icf
habent ; explicant autem ita hoc genus diftin&io- nis, vt folum inter ea
vericiur, quz ficex — natura rei, & prater opus intelle&us dis fünguuntur,vt
non vcramque ipíocü, (ed altcrum trantü poflit (cparatum exiftere, nimirü res
(ine modo, noné contra, vt (cdens fine (cione, uàcitas fine hac, vel illa
figura,extrema finc vnionc,non é có- trajquia cffentia modi ita (ita cit in
actua. ]i modificatione, vt ncc per diuina poten tiain fieri poffit, vt modus
exi(tatícpara- tusà re modificata , & hac de«au(a no- lunt hanc di
ftinGionem ctiam ex natu» rà rci, & praet opus inte]le&us, appel-
larercalem » quia diftindio rcalis pro- prié verlatur inter rem, & rem,
quarum ynà vici (Tim finc alia poteft cxiftere fale tim per potentiam Dei
abíolutam ; atque ideó ita flatuunt banc di(isn&ioné, vt » membrá
imtpediaré. diuidcns difiinctia? - ncmsvt fic,vt bene notauit Pafqualig.cit,
diíp.$ 1.ÍcG. 1.n.4.non vei dpod tit mé« brum di(iinct:onis realis , & hanc
fenté-. tiam docuerá. Fonfec,5 . Met. c. 4. q. 6« ÍcQt. 2. Suar-in Met, ditp.7.
(edt, 1. à n. 1$ quos gura reípeQuquantitaris, — — qu! modiinfeipis proprié non
(unt eme — — T H - " [ HT " quos coteri Neeterici pafEim fcquuntur.
"€t Scótiftz antiquiores qui Formali- fle nuncupati funt, feptem
afTignarüt di- ftin&ionii genera,.(. diftin&ioné ratio- ,ex natura
rci,formalem,rcalem,císé- tialemsle totis (ubieétiué ,& fe totis obice
tiud;quas (meulas breuiter explicatas vi- dere licet apud P. Fabrü in fuo breui
tra. &átu Formalitic.7.ita docuersnt vnani- miter Ant.Sirc& qui
proptereà Magifter Formlic.ett appellatus , Tróbet. Maurit. . Doduet. in (uis trac. Formalit. Licher.in
2.d.1.q.4. Zeib.in queft.de plu ralitate difinétonü,
& tieu alij andi- quiores noti rz Scholae. Verum al:j Sco- tile tot genera
diftinétionum inficiá uir tribus ramumipodo contenti,ad quas om nics alias
ceducunt , nempé reali ,rationis, & formali rredia inter vtráque ; quz mi-
nor cít illa; quia non verGrur inter rem, rem, fcd inter plores. einfdem rei
for- malitates;& maior tla , quia inter. illas repecituc citra quodcüque
opus intclle- €tus; & hoc genere di (tincbionis (ecerni *u volont-jnter fe
gradus Metaphyficos in creatis; vt animalitatem; & rationalitaté inhomine,
& attributain diuinis; vciufti- tiám,& mifcricordiam in Deo,ac vniuer-
falicer (übicctum; & propriam paffioné , ita Tataret.q. vlt. przedicab.dub.
2. Butli- fcr, & Bonet.in (uis tra&.formalit..& (e- quunttir Recentiores
oés Scotifta: Faber cic. Vulpcs in (um.tom.1: p. 1.difp. 8.ar. f. & 6.&
tom. 3.diíp. s g.ar.3.Smifmch. r.p. trat. 2.di(p. 1.2. (8. Mcuriffe in Met.lib.
2.C.2-4«p.q.4. & ita ponür hanc d ftin- «&ioné mediam, vt fit membrü
immedia- té diuidens diftinGioné in gencre, vt fic, 562: Dicédum cft pro totali
re(olutio- fc iftius materiz duocffe prima genera | diftin&ironum,&
identitatum, nempe ex "matura rci,fcu przter opus intellc&us, &
"rationis, (eu.per opus intelic&us ; & bac »zuríus (übdiuidi in
varias fpccres iuxta.» &wariam rerum, vcl rcalitatum vnitaté , vcl
"pluralitatem ,in quibus fundantur;ita $co ifta quamplarcs Kada:1. p.
controu.4.. 8 Nolan.n Pynach.q. 1. Conclufio hzc jp- baut: ex icgulis bonz:
diuiiionis jam at- "Kignatis in ptaccd. art. quiacumaliquod -«emmuri in inferiora
diuiditur ,. (0 Quel I. Quid e quituplex fre Diffnfli ei T. ay ca a(fignari,
quz immediare fe habent ad- rationem cóem, nam fi vnüimébrum affi - gnarctur ,
quod immediaté diuideret ra- tionem cóem, aliud veró, quod non im- mediaté
diuideret ; confufa nimis , ac in- ordinata proríus cuaderct diuilio,nà ipfi
nita pené membra pofset affi gnart fic di- uidentia; ergo in a(Tignádis
gencribus di«. ftin&ionum illa primó debent alli gnari , quz iminediaté.
diu dant difinctionem , vt fic fcü in qoi fumptam , fcd talia funt membra iam
affignata , crgo &c. Proba- tur minor,mébra, que diaidüt immedia- té ens
'in tota fua amplitudine , funt ens reale, & rationis , capiédo ensreale
pro omni eo,quod et extra nihil, nà impot- fibile e(t aliquà ronem entis
excogitari y Quz non dicat;aut ens reale, aliquid nimi - rü habes eife
independéter ab intellectu , aut ens rationis , aliquid. nimirum habens effe
dependenter ab intellc&u; 'cuim igi- tur tdeuritas, & diltin&io
fequintur or- dincm,& rónem entis, cuius a (Bzgantar veluti paffiones
disitinctz conceptus có - muni(limus identitatis, & diftinctionis
"a(lignata membra debebit primo; S immediaté diuidi . Conf. tunc re&té
aUi- atur diuifio alicuius cóis.com membra rimó diuidentia ità (c habent ad
rónem cóem, vt (ub iptis contineantur alia jnfe- riora, fiu& gencrz, fiue
fpecies; ita quod - mébra diuidenia fimul (ampta zqué pa- teant;ac ipfum
commune diuiíam,;vt pa- tet ex codcm, art; praeced. crgo in atli- gnandis
diftin&ionam , & idcacitatü ge- : neribus illa primo 'a(hgnare: debemus
, quz fub (c omnesaliascontiacnt media- té, vcl immcediaté,fed ità (e habent
imem- bra iam aii ; mm omncs identita- tes , vel dit oacs affignab:lcs ad illa
reducontur,crga &c.probatur minor af- —— füb iliis genecibus: totam ferié
idenritatum;& di(linctionum. - 63 Diltin&io itaque cx natura rei,ftu
precer opus intelle&tus ; vt ex Scoto col-: ligitar 1.d.3.9.7.. Sed
bicresbat ,& d. -q.4-$. £4 quasi ronem , & 1.d. 1. q. 5. $. 4d
qua(licnem iflam,& d.3.q. 1. & alib: (epé, fübdiuidituc in ditinctionem
exnituri rej rcalem,& in diftnétionem ; €x natura rci formalem ; ratio aii,
ic vt. [| »" i . AA s 214 docet Ariít. &. Met. tex, 18.. ideatitas
proximà fund ur (ape: vaicaté , diftia- &io fupra multitudinem. [eu
placalitaté, ergo tot modis diilinzti» ex piccerei di- cetar , qoc mo is
dicituc pluralitas, & multitudo , fed plucalitzs à parte cei , vc norat
DoGbor 1.d.13.q va X 4.4.45.).3. in (51.24 1.daplex eft, alceca recam; &
di- icu plaralitas fimpliciter, altera cealica- tum,íca formalitatum, X dicitur
pluzali- tas fecundum quid , ecgo & z,. dclaracuc fabillata minor; per R?m,
quz aultipli- «cata facit plaralicatem (implicitec, & ett mata (andare
realem diftiactionem , noa tin venic intellig*nium id, quod per fe primó ,
& immediate exiftic, vel tic exi- ftere poteft, vc malti Focmulitkz velle
videntur, (zd omae id, |u »4 per veri ef- ficienuam,& plty /icam
caa(alitatem acci- pit e(Ts, (iae (olitacié exiftere poffit, fiuà non,& ita
fe habeat omaes phylicz eati- tates,omnes nimirum fubftiacie, (iue có. pletz.(iué
incompletz, vt materia, & foc m1i,omaia item accidentia, (i18 abfoluca,
fiue reípe&iaa , hec .n. o naia veré (aat entia ia rc&o propriam
cifznriá , & exi. ftentiam habentia , etfi non 0.nnia foli- taric cxiftere
nata , v: patet de relacioni. bus,q104 (olum indicat ex hibere exilé exi
(tentia, & ab exitteacia altecius deps- dentem,noa veró carere pcoríus
exitte- tía; acproind? omnia t(Eh ec (uat idoaea fundwmenta di(tin&ionis
realis , & nata facere pluraliratzm (i pliciter , q ua (anc vera res, &
vera entia phy (ica pec veram caufalitacem phyficam à caaíis (ais pro-
du&ain fen(a explicato in Phy dif».7. q.2. Per Realitatem vero , que malti-
plicata folum nara eft (acaggplucalitatem sf quid, & fundar: dittiaiflóaem
ex na- tuca rei formalemyin:eiligitar id, 4304 e(t aliquid cei pczfato (en(u
explicat , non uocanque modo, («d per identitate rea- lé (qua cóae dici folet
aliquiras) fiue per- fe&ti,vt c(t identitas actribucorü tn Deo , habetur
rationc infinitatiscxcrem - rum, (iuà impecfe&im , vt e(t idencitas vadaü m
:taphy(icocam in cceacis ; que ibetuc przcisd ex vaioneéorum in cec- tio,vt
docet DoXor 14d. 8. q. 4. at; idà per tealitatsm omae id iateliigsad un ve e —
' Difput... De Inftrumemtis faiendi -.— N Neo nit, quod pir
fenonrecipiteffedfüapro: ———— ximicauíaperverug inflixüphylicum, —— — fed per
f(implicem dimanationem mz2ta. — phyficam, qao fen(a aic Do&or 14d. 3. q.7.S.& 1.d.:j. C. pi(fionenemaoare — — à
(ubic&to, & 2.4. 16. q. va. potencias ab . - anim, & vaiuer(alitec
emnanant realita- tes, (cu gradus metaphy (ici a rebus phy- ficis , vt
animalitas, & rationalicas à cor-- porc, & anima. Explicatur.
diflin&io Realis . 64 D I tin&io igitur ex aatuca rei Rea- as eft; qua
reperitur inter rem, & rem przfato inodo explicatam , quam. explicuit
Do&. 2. d. 1.4.5. $. Contra. ifla. opuinonem, &$.
£dqua[Lionemlit, M.. (ed exackias 2,d,2.q.2. 4 ,& B.vbi talem. tradit
regalam digno(ceadi diítin&tioné.—— realem,eirealiter dittinguamrur, quorü
— — vnam veleit, vele(fe poteft (eparatüab.——— alio,vel (altim ralia ft ME
dicadimaicé —— — fe habent, ficut illa,quaz func. Pw VEENEIE fepacabilia; quod
(eparatio a&ualis fic —— fignam (ufficiens ditin&ionis realissfa« — —
tencur omnes, & eít de fe euic Xx intelligi debet , etiam(i quz fep vnü abí
ue alio vicifia exilbece fety(ola .n. illa a&aalis [eparatio & hic
ratioae relaciaa,vt Pater, fi diítingiaatur realiter, etiamli vaum. alio
exif(terenon córingit:feparatio item — pocentialis (uff :iés eit ad. inferendá
di- ftin&tionem realé inter illa , qua it Tr" *- feparabilia, nam omae
ens nac per có fequens indiuiübileà feipfo , & in« feparabilequare eo ipfo
, quoda : fant l'eparabilia,iam nó vnü ens, fed duo - ventia realiter
di(tin&i cen(eri. debent, Nec e(t acceffe ad | di(tin&ionem realem
inferendam , quod feparabilicas ifta. (ic matus,ita .( vc hoc fine illo, &
6 contra viciffi n exiftere poffit , vt cótendüc Re«- Centiores , nam ad
diftin&ieaem realem cum omni proptietate fufficit,» aleram extcemorum exi
(tere potfic fine altero, etii non có:ra ,& imooilibiliras ex pat-- te vnius
cxcreai exiftendi tine"alio. foi infect;quod dici nequeant mutuo fepara-
bilia cum retentione propriz exiltentiz ; & quamuis vaio,fefi »,& ali
jhimu(modi enctatcs modalzs dici nó. poffiat ces Cüü» | ! nas » Ad , "
"s fnticas,füimendo rem pro co,quod per fe, — & immediaté (alim per
Dei potentiam . exiftere poteft ; tamen dici poffunt res, & ens co modo,
quo hoc in decem prz- dicamenta defcendit, & (altim, ait Scotus
2.d.1.q.5.$. Quod fi adbuc ,licét modus non fit ita res, ficut illa, cuius cft
modus , nontamen nulla res eft , ficut nec nullum ens, quia tunc nihil cffet ,
quod etiam rc- ^ petit quol. 3. ab initio, vndé cócludit hác effe contentionem
de nomine, quia iuxtà varias iones entitatis , & rei poteft haiu(modi
diftin&io vocari realis, & mo dalis; Hoc tamen certum cftquod refpi-
ciendo naturam diftinGtionis in fe , & nó denominationem à modo defumptà ,
de- bet potius dici realis, quia nonex hoc, qp fübie&um exiftere poteft
fine modo , nó é córrajftatim inferri debet, quod hac di- | ftin&io non fit
realis , (ed modalis, quia & crcatura veré diftinguütur rea- ^— fiter
,& tamen nulla aJia inter ca ver(atur . — diftin&io, nifi hzc, ep Deus
exiftere po- teft finecreatura,non é contra . Nec va- /— let,quod aiunt
quidam,diftinctioné,que /— eft inter Deü, & creaturam non pote di ci moc
yquia creatura non eít modus -- Dei,nec iilü afficit in ratione modi. Nó -
valet; imó potius ex hoc confirmatur , p refpiciendo naturá huius diftinctionis
in fe tealis porius dici debet abíoluté loqué- do; & (olum poterit appellari
modalis, quádo rcs,qua fine alia exiftere nequit , bené tamcn à contra, cft
modus illius , & cam afficit in ratione modi... Nostamcn praíenim banc.
diftin&ionem dcbemus appeliate realem ; & non modalem , quia
difiin&io modiis apud nos. cop(ucuit ac cipi pro eaque vei fatur inter ré;
& mod ü. -jntrinfecü eius, vt inter etfentiam,& cxi- flentiam,nó autem
intcr rem & modum cius cxcrin(ccum, & accidentalem , qualis -€fL. hic,
de quo Recentiores loquuntur . &5. Scparatio tandé proportionalisfuf. -
ficit etiain ipfa ad. inferédam, realem di- f » hac auiem proport:onalis.
fepatatio inter.ea. veríatar ; vt notat o- &or Cit.quas cfi fint abinuiccm
infepara hilia 5. hzc tamen jn(epara bilitasaion..» proucpit ab intrinícco »
(cd meré ab.cx- tuin(eco » quod ipíemcet. inz.d..1..3.4».— Qua. V. Quid, ej
guamplex fidifinDBK C4e11I. 315 $. 4d que[lionem , explicat exéplo mo- tus
Caeli , quia fecundum Arift, contra- di&io eft Coelum effe fine motu, nó
qui» dem ex cau(a intrinfeca in Celo, quia e(t receptiuum motus;& indifferés
ad quic- tem,ficut ad motum, fed ex caufa cxtrinfe ca neceffarió mouente, &
ideó cx tali in- fcparabilitate non reété iofertur Coelum clic realiter idem
cum motu (üo;vel ti in- feparabilitas ab intrinfeco prouenit, ad- huc tamen fe
habent , vt producens , & produétum;cau(a,& cau(atum,& vnü ad aliud
dependentiam habct effentialem ; hzc enim contradictoria przdicata necef farió
inferunitdiftin&ionem realem , vt Scot.declarat 2.d.2 5.q .vn-$. 4 d prima,
quia relationes produccnis , & produ&i repugnant in cadení perfona,
relationes, que dicunt dependentiam c(fentialem,vt cauígad cauíatum » repugnàt
non folüin eadem'perfona,fed cuiá natura, vnde hac rátione, quáuis-perfonz
diuinz fint ab in trinfeco infeparabiles propter vnitaté cf- fentiz adhac tamen
realiter diftinguun- tur,qaia vna eft producens,& altera pro- duéta,vt
docet D. Aos. r,de Trin.cap. r.. quamais totum fit à partibus.infe parabi-
itemab intrinfeco,quia tamen ad eas dependentiá dicit cffentialem , vt caufati
ad caufas intrinfecas, hac de caufa ad buc abeisrealiter ett diltinótum , vt
Scotug. "docet 3.d.2.3. 2, Itaque cócludamus fepa rationem extremorü
a&tualé » vel poten- tialé, vel (alim proportionalem fingulas di(iunctim.
süpras.efle e. ud figaum. realis.diftin&ionis,& omnes coniunctim
(ümptas effe tignum adaquarum- .. 66. Hinc facile deducitur;quid fit idé- titas
realis, nam é contra illa erunt cade: realiter, quz nec feparata.tunr , ncc
pof- (unt feparari,nec proporrione correfpon. dé his,.ua: funt feparabiliayita
p vnicü, , & ade quatum fignum identitatis realis; fit inlcparab:litas
aiiquorum tàm aétua-. lis, quam potentialis,& proportionalis y; quali
infeparabilitate folum potiürureay, quorum voum non cft fine alio, necctie
poteit ab.intrinfeco, nec fe habét vi pro-. ducésy& productum, ve] caufa,
& cauía-. tmyita vt vnum cíl ntialiter. ab alio de- - pendcat,quia
hzcinfcrunt feparationem, proportionalem i.talia inferunt contra- di&oria
in his;que ita fc habét;.f.vt pro- ducés,& productum;caufa, & caufatum,
ualia nata funt verificari de his, quae süt rsen vel feparabilia (eruata
propot- - tione ; €x quo patet, malé Recentiores omnes afDgnare veluti
fufhicieos,& ada- quatum fignum "3s di ftin&ionis (cpa- rationem
in c(le actualem , vcl potentia- lem, & identitatis realis infeparationem
actualem,& potentialcm . 5 ers €7 Dcinde diftin&io realis iam expli
cata (ubdiuidi folet in negatiuam, & po- fitiuam, & bac rurfus in
accidentalé , & eflentialé; ncgatina cft, que verlatur in- ter ens,&
nonens , vt inter materiam, & priuauonem vcl inter duo noncntia , vt inter
duas priuationcs, de qua Scot.3.d. $.q.vn.& quol. :8.vndc quia proprié non
eft inter r€, & r€, d£ diftin&tio realis im- perfeáa , pofitiua eft ,
qua veríatur inter «luo entia rcalia, quorü vnum rcalitet nó eft aliud;rcalis
e(fentialis eft , qua oritur ánter duo ex principijscorum cflentiali- bus,&
ita diftinguütur res,qua extát fub diuerfis gencribus,: vcl (peciebus ; quia
Jizchabent effentias ,' & naturas alterius yationis;quam diftin&ioné
vocat Do&. 1.d. 2.9.7.F F. diftin&tioné rcalem natu- rarum, cx quo
patet di(linctionemeflen- aialeim reduci ad realem;quia nó eft ; ni
diflin&io rcalis naturatum, vt bene nota- it Tatar.loc.cit. natura enim,
& cflentia ádé süt;diflin&iio veró realis accidentalis elt, quz per
principia accidentalia cau- fatur; qáo homo albus à nigro diftingui- tur ,
& ad hanc reduci potcft diflinctio .mumerica indiuiduorum, quatenus prin-
ipium indiutduationis ,vndeoritur, etfi petüncat ad fub(!antiam indiuidui,cft
rfi extra elfentiam cius,vt dictum eft q.pre- ecd. art. 3. quz tamen diftinótio
potiori vocabulo fclct matérialis appellati qua- tenus differétia ind
iuidualis, quae cfi eius principiti, dicitur materia votius,vt Scor.
docct.2.d.3.9.6. & ab codcm lococii-r. 4.2.q:7. optare appellator dift
inétio ica Jis fuppolitorü ; Denique ad diftir Gio- nérealem reducit ér ilia,
qua verfari fo. Jet inter totü,& (insulas partes fingiila- aim fumptas, G
vocant diltinétione inclg Difp. I. De Inflrumentis fciendi ; DW dentisab
inclufo quomodo totücorpu£ — —
diftinguitur à a quiaincluditillud, — & adhuc alias partes. Verüm quia non
fa Jà datur totü Phyficisfed Metaphyficü ctià& logicü, poterit hec
diftin&io ins cludétis,& inclufi ad varia genera diftin- &ionum
pertinere pro qualitate tOtoru. — : 68 Mcurifie loc.cit. cocl. 3.diuidit di- -
&in&ionem realem ini mutuam , & non mutuam ,& ruríus vtramque
ina potentialem & virtualem; mutuam ait ef fcyqua diftinguuntur ea;qua cífe
poffunt mutuo fine (cinuicém ; non mutaam,qua vnum cxiftere poreft finc alio,
non € có» tray& fic ait dillingui rem& medüeius; a&tualem ait
efle,qua din fcparata;potentialem,qua diftinguuntur feparabilia; virtualem,qua
diflinguuntur cayquz íc habét ad modum feparabiliüy Vcrum tota hac doctrina
fal(a eft qui implicat vnum efle realiter diftin&tü ab alio,& quod vice
yería hoc non fitreali- — it ter diftin&tum ab illo ,. ergo ink pei - Lh
omnis diftinótio realiscftmutua.Quod ——— — a2uté aliqua.duo extrema fint ita re
jitet » diitin&ta, vt vnü poffit exiftere f« V ab alio non écótra,non
facit. quodinzel — capon fit realis diftintio mutua; fed fo* lum qued r. (it
mutua feparabilitas, mul* tum autem differt alíqua duo nó e g- tuo realiter
diflin&ta , & fion ellen rcalitcr fepapabilia. I urfus ex lio, D odor
in 2.d. 24]. 2« docet diflinctione 1caló inter eliqna duo concludi ex eorü
fcparatione,vcl actuali vel poientiali;vel faltem iproportiopali., malé
fubdiuidit- Mcuriflc diftinétionem realem jn adbuae lemsporcntialem, &
viriuslein, leu proe porucnalem,tam quia Scots ibi exprefe sé loquitur de
diftiné&ione cali actuali» cuius (ufhiciens., & ada quarum fignüine
quit cfle fcparationem,vcl adtualem, vel — potenciales, cLecopartiogsieraq m Z^
non pari paítu currunt di füinétio realis , & Ícjarat;oita vt codem modo
fcccrmi. dcbcapt in aCtuslé;& potentialé;& quód: fi (c paratio inter
aliqua duo fat. actvalis, infcrat diftin&ioné a&ualé, fi potentia
lis,potenualé tm ,& fi vrtualis,virtvalé, , quaa clàn (Tin ücft
[cparationem potétias- J6 uf inire inter lac (cparabilia dilige - JQusfL
I". Quid; eri quotuplex fe dif At. 11: 17 Gon realé actaalé, lic pattes
coiius c(sé tialis,& intcgralis ; co quia funt abinuicé
deparabilesscen(entur a&u realiter diftin yquia earü vnio nonexcludit
diftin- -€&ioné a&ualé carüdem , (ed urn fepara- tionem, &
diüifioneim actualem ; tic e motus Celi,& ipfum Celum;qua süt sin
Philofophtm in(eparabilia, proportione - Samen correípódent M pofsunt fc-
parari funt realiter a&u diftincta , ergo eparatio porentialis, &
virtualis femper infcrunt diftin&ionem realcm actualem, && ron
tantum potentialem; vel virtualé 4nter easque tic fünt feparabilia . ri ir:69
Sedcótraallatà do&rinam de di. dftin&ione reali moueri folet
difficultas dc toto, & partibus, quod vtiquc(loqué- do de e(sentiali)
rcaliter diftinguitur à partibus ctiam fimul vnius cx Scot. 3. d. 4.q«2. &
d« 22,q vn.conftat autem nec to sum exiftere pofse fine partibus frmul i
xX&is , nec viceuerfa partes funul iunctas abfque toto;canttat ctiá nec
i(la eíse fe- ;parata abinuicem , nec feparabilia , nec debobere ad modum
feparab;lium , nec -m voum eíse proprie producens , & aliud productum )c rn
allata de diftinCtione rcali cft infüfficiens.. Hzc . difficuhasardua adeo viía
eft Meurifse Joc.cit.vt ea coactusaufus fit. negare fa- mofam fentétiam
Scotiflarum de diflin- &ionc reali totius d partibus.ait.n.falfum effc de
mente Do&oris totum diflingui xcalitcr à partibus vnitis, cü .n.in 1. d. 1.
q.4.& in2.d.1. 9,5. & alibi paffin do- «cat ,omne prius naturaliter
pofíe cífe fi- nc (io poftcriori abíque contradictione, fi non fit ciidé ,
fequeretur partcs vnitas poffe cííc finc toto, quia funt priores eo nauualiter
, cum ig tur vnitz lane co effe nequeant,fit, vt finr ei réaliter idé, quod
exprceíTius ait docuille 1.Phyf. q. 9.vbi di- ferté docectetum, & partes
vnitas efle idem realitcr; quare fubdit decepros om- . nes cie; qui bs Genus
cxiftimarunt de g;€ Motitocü diftingui realiter à partibus ynitiSex €o fürté
quia in 3.d, 2«q« 2oper- mi xum probat difiinctionem rotius, cá à pact ibus
vagis uiidigufis. nam quando probat totum e(fe aliam enctatem à par- tibus
vnius intendit (olügn inter ca indu- o6 Loa ecre diftinciionem formalem, itag,
in fen tentia DoGtor;s totum diit inguitur à par tibus vnicis formaliter folum
, fer ex na- tura rci; non quidem formaliter cócepti- biliter, fcà meraphyficé
, quo genere di« ftin&ionis diftioguuntur gradus meta- phytici, fed
formaliter entitatiué,feu phy fice, qwomodo diftinguuntur gradus phy fici
incparabiles ; quod exprefsé colligi arbicratur cx quibufdam verbis Doétoris in
3.d.21.q.vn- contra Magiftrum in fol. ad arg .opinionis aduerfa, vbi concludit,
quod quamuis totài nà fit fiue vnione par tiugtamen vnio illa, velrelatio non
cft ormalis ratio illius totius, quibus verbis indicat (olum inter partes
vnitas , & totü non efle identitatem formalem. 7o Verum quantü diflet hic
Scotia à germana Scoti fententia, & veritate có- ftat ex dictisin Phyf.
diíp.5.q. 13. acc. 1. vbi cx profeflo de hac re differimus, nam in 3. d.3.3.
2.quarta prarfertim rationc cf- ficaciter demonftrat diftin&tionem rea-
Jleminter totum;& partes vnitas. quia fic vnitz verécaufant totum, &
nihil rcali- tet caufat feipfum , nam inter eaufam, & cffe&um
vniuerfaliter intercedit fem- E realis diftin&io , vt oftendimus in.»
hyf.difp.8.q. z.art.1. Et in 3.d, 22:q.vn« $ quantum ego, ait entia materialia
có- pofita habcre caufalitatem intrinfecam per caufas inexiftentes materià.
f.& tor- mam,;quas;ftatim ait,cffe realiter diftin- Gas à tali
compofito,vtibi cft videre ;fal fum ergo cft ex eoloco folum colligi di-
ftin&ionem formalem; & plané non vi- demus quomodo ex verbis illis à
Meu- riffe adductis deducatur totumin Scoti fententia à partibus vnitis folnm
forma- liter dittingui. Accedit,quod fruftra pre- ter diftin&ionem formalé
, quz proprie verfator folü intcr formalitates met ficas, fingit aliud genus di
ftin&tionis for malis phy fice;vt eam at ruat inter totu, & partes
vnitas,nam in Scholam prarfer- nl aversum hucuíq; talis dedic ingre(lum non
babuic.Q uod vc- rà expreíse docuerit Doétor 1.Phyf:q.9» 1dÉtitatem totiuscum
partibus voius,nos párum vrgcet;quia opus iilud Scoticó non: cft, cum palfim
multa contineat ditlona. £ à &co- à Scoti doctripa in Metaph. & lib,
fent. fed eft Marfilij Inguen Nominalis,cuius fcriptum fc compcriffe in quadam
vetufta Biblictheca Venctijs teftatur Roccusm I hyf.in epift.sd Lectorem ,
& idem in- gcnué fatetur P. Lucas Vuandingus , dum e«nuina
l'o&oriscpera reecnícr, & no- is orcterus dixit; cx quo fadtü cfl ,vcin
Phyfic. illius pieudofcoticz: phiofophize ncc vcrbum quidem vnquam fecerimus.
Qued tandem ait , hinc fequi partes vni- tas pofle clTe fine toto , quia in
Ícntentia Do&oris cé pnus naturaliter potcft fe» parari à pcflciriori , fi
non. fit ci realiter idcm; quod (i (it infeparabileid arguere rcalem
identitatem cum pofl criori, vt pa tet de fübicéto, & pafTi onc. Hoc ctià
pa- rüm vrget,iam . n. fopradiétü cfl cx Sco- to 2.d.1.q.$. IN. & d.a. q.2.
A. id vcrum effe, quoucfcunque repugnantia fcpara- tionis àb intrinfeco veniat,
& non ab cx- uinfeco vt cft inlpropofito,quod.n.par- tes vnita cfle
ncqucant finc toto,prouce nit ab exirinfeco, nempé ex carüvnione, quz illis
accidit , & qua fuppofita ne- queunt non caufare toti, ncn autcmtalis
neccffitas prcucnit. cexabfolnta. ear cn- titate,vt notauit Lichet.2.d 129.
2.in fol. ad initanuas Caict .contra maximáà Scoti Qn.ni abJolutum prius alios
c-fcd fu- fius hanc difficultatcm peruractamvus in Fhyf.loc.cit.in fol. ad
3.prin. I .71 Reéhus ergo dicendum cft in hac 1e P. Mcuriíic fuiisc deceptum,
& nóom ncs alics Scotiflas , vt iplc parum humi- liter dixit , & ad
argumentum ex. dictis occurrendum «c ft quód licetitorü, & par- t5 vnitzncc
fint feparata, nec fcparabi. - lia proportione ramen correfpondé: 1js, Qua
(cparari queunt, vt fupra explicatum eft ; & quan usnon fc habeant propric
, yt y rocucés, & produCium,quia hoc fpes €tat ad genus caua cfficientis ;
fc habent tamen vr cauía.i caulatamingenere » «auíz maircriakis,& formalis,
quód.(ufli- cit ad infcccndam rcalem difiinctioncm, quia inter caufam; X
cficctum 1n quocá- quc gencre cauia: calis, & phyficz rea- km aintcrcedere.
Jifinctionem. femper: «1l ncecíje, vi f..sé probamusin Fhyf. lo-, «0 iam
Cit.diíp.8.9.2. arta. T Difgut;1. De Inflrumentis [cendi |... Diflin&iio
formalis declaratur ctio. , 71 Iftindio cx natura tei formalis. D qua erat
alterü mébrum diftin- ; &ionisex natura tei,vtà diftindtionera- — ^ ——
xionis, & facta per intellcótü fccernitur., | cft illa,quz verfatür inter
plutes eiufdem - » formalitates, quz: nimirum in eddetn phyfica entitate
radicantur ,& identifi- cantur , eft autem formalitas ratio - Giua,&
fecundum (e conceptibilis, v illa dicuntur. diftingui ex natura rci for-
maliter, qva habcnt aljam,« aliam fore malitatem, feu rationem conceptibilem.
ita vt virumque dcfiniendo nó ctit idem | adzquaté conceprus obie&tiuus
vuridf. — que, ita explicant diftinctionem. formas / lem Scotiflz quamplarces
Tatar, Bonet. Butlif. Fab.Mcurifl. loc. cit. vnde € con- v tta illa crunt cadem
ex naturarei forma: , liter,quz candem: babenr formali & candem rationem
concep iem, Ve i rum;vt docet Sootii dish 7.8. Sed bic refl al, duplex
reperitur diio natura rci formalis ,aétnalis nimirum, virtualis: actualis cft,
quz verfi | plurcs formaliatesincadem re phyfica —— a&á ,&
nonvirwterantum exiflcntésy ————— quz proinde à partereiciira i opus
mtellc&es habent diwerfasiGnéS — — cóccptibiles;fic diflinguunrar ck nan
1ciformalitér a &valiter diuctía [otétig in cadcm anima radlcaiz , diuerhi
gradus Meiaphyhici in.homine,& diucr(a artrie buta t» Dcoex Scoto 1.d.8.q.
4. $ 4d. hafiioncms quia nimitü hzc oaa tunt Jincifosptló csfonnaluer ,&
acta in Dco cxiflentcs, & nó virtualiter tátü vnde ,& corum ditlinétio
atualis cfTe de bet. V irtmalis ver cfl, qui verfaür inter plurcs eiufdem tei
tormalitates,non actu, (cd virtute tani ü in. éa contentas, quate« nus cadem
finiplicillima tcs , vc] rcalitas cb (ài cminencià zquiualct pluribusrea--
litatibus , vnde occafione przber intelle. &ui tormand: pluccs
ccnceptusinadasjna toS obicétibos cx codcm obictto to, quibus actualiter
diftinétas facit forz.— maliiatcs illasycude folum-etác viciualitet diftiy.ca
antc opus intcllétus inad 16 cóuipicnis qua 16netolct lacainat 1 TOUS "D
&io ^ idi rationis ratiocinatz , qua- tcnus folà per opus intelle&us
fit a&ua- lis, cumanteaífolum eflet virtualis; ira - diceremus in; Sole
folü ex natur: rei vir- tualiter diftingui virtutem calcfactiuam, &
deficatiuam quia nimirum huiuímodi virtütes nonaótu continentur in Sole (c-
cundum fuüai effe form:le , (ed virtua- liter ti, & eminentialiter,
quatenus. Sol vnicam , & fimplicílsimam'virtutem eminentioris ordinis a
ju:ualet illis dua- bus, ex quo intellectus occafionem fumic didinguendi
hasvirtutes in Sole,cum ta- tn&à patte rei vnica fit,& fimplicifsima,
Éx quo patet falfum effe; quod Recétio- rcs paísim Scoto tribüunt,quod.f.nullam
* diftinctioné formalem vittualem agnoue ric ,ícd omnem dittinctione cum funda-
4méto inre actualem po(ucrit, nà loc.cit. eamex,teísé admiteit , & eciam
quol. t. $. De fecundo avticul», & in 1.4.8. q.4. | "* is gd
que[liorem; vc mox dicemus ex pli do diftin&ionemi tationis tatiocina-
tz,quz cum ferrali virtaalicoincidir. - ed Thomiftz ,- & alij Neoterici
tualem, & folá virtualem admittunt, n alio nomine vocaat diftin. catioriis
ratiocinatz; diftin&io- 3 * i - c 1 E ^ mem vetó ex natura réi abaalem
volunt NN femper efe reale, & c ca ptorfüs coin tidee enl Pafqualie. difj.
$6. (e&t. 1.ait " buc 'comnuonem fententiam extra
fchoiaii'Scotiftárum; fed prater diftin- &ionem eximatuia rei realem, &
cx natu- £a rei virtuale debere etiam admitti di- flin&ionem formalem
actualé, minorem illa quia non eft inter rem, & remjmaio- rem iffa quia eft
actualis, & im else diítia Etionis allo modo ab ifitellectu depen: det ,
probatur euidcarér ; qiia multoties Blites perfétiónes ini inférianibne dif ped
f£ reperiüntucin aliqua re fupetioci ob. iDinentiá vau realiter , vbiin infe-
riotibüs eran: realiter diftinctz ; & quia $th (e (unc pecfe&tiones
fimpliciter , ma-- nent adhuc in eà re sm (aas proprias for vnde r inca fori
ufi, aüt-eminca« ; lót s hiavulaodi ;-ve Ge: 00 Que. V. de
Difüntlimertali-edsll. — 219 queunt diftingui realiter quia conrinen- tut in ea
pecidencitatem realem , neque fold virtualiter, quia non exi(tuar ibi v:c- tute
cantüm, fed au sm proprium efse tocmale cuiu(cunque; afsampcum patct , quia ità
concincarur attributa in. Dco iu ftitiaymi(ccicordia &vc.vbi.n.in nobis süc
perfectiones accidensaciz cealicet abia- uicea diítindtz; in Deo realiter
adunan tur; & quia süc ex fe perfe&iones- fimpli- citer, extant in eo
form ilitec ,'& non vit tualiter cantu n; (ic ét vcg xtatiua, & (en-
ficitia continentur in houine, quia. vbi in btatis,& plácis (unt formz
realitet difti- &z adunantur in liominc in vicam for- mam;quz c(t ordinis
(apetiocis,.(.in ani ma rationali , fed quia anima rationalis * eft forma ,qua
ho no non folü incelligity fed fcncit& vzgecar, & informat non fo- lur
quatenus rationalis, (ed etiam quate- nus (ca(itiua ,& vegetatiua hinc
dicimus fenfitiui, & vegetatiuam in ho.nine ad- hac reunere propcium e(sc
formale, qp per earum definitionem explicarur y. ecti ion tetincant propr;um
císe ccale . ^74 Refponderc folét Aduer(arij có- cedendo huiu(modi formalitates
a&uali- tct ex naruca rei ceperiri in eadé re , actu «mreperitur ia Deo
formalis iuttitiz y & aníericordiz, a&u reperiantur in. ho mine
animalitas ,& rarionalicas , fed nc- gant reperiri a&u dillinctas, non.
n.bzné (axunc ipfi ) ex adtuali earum. exiftéua in cadem re deducitur actualis
carü dittin- ro cx nxtara rei; Sed hiec refponlio, q (emper habent in promptu '
efficacitec refellitar , quia d.ttinótro formalitatum e.u(dé cei tandatar in
modo, quo ibi süc » & repeciücur,crgo aibi fant ex: nacura cei actualicer
,: coem cciam modo eruncibi dittin&a, probatur a(fumprü , quia quo res eit
, co forinalilli:nd e(t vna vnitace Oportionata (uz enritadisergo tormalif ime
eitindatiadaà fe , &- dittin&a ab Qxnni alio (ecandum formalita:em
vaita- tts . Accedit ex fupradictis ex Acitl. f. Meta 8 .idengitatem fan dari
(49ca vnlca- tém,dittindtionca (upra m ilucadiné, & plucalitacem;ü.ergo
tocin dizatcs v.g.ia- ftitue , Sc avíecicorfie acta exiloac 18
D«o,vel(uac£ocmuliili ad-voaa :c perfe La Go, o. 220 &io , & hoc dici
nequit , quia tunc vna- uq; non cxifleret ibi sm fuam rationé Pia sm » fecundum
quam dicit perfe- &ioré fimpliciter,vel (unt plures, & tüc neccílario
infertur actualis diftin&io 1n- ter illa, quia baec fequitur pluralitatem .
75 Piaterca principaliter , multa rca- liter identificantur ; quz tfi adbuc
varijs definiticnibus exprimuntur, vt Arift.do- cet 3. Phyf. 22.de a&tione,
& paílione , & 3. Mct. 1c. de genere, & differentia , (cd
definitio, pra(crtim cü traditur per con- ccptus ada quatos,cx plicat e(fe
formale , quod habet definitum à parte rei , licet ron explicet effe realequ« d
vcluti mate- rialiter fc habet , ergo debet admitti di* flirGio formális
actualis à parte reique fit minor rcali ,,& maior virtuali , Et de- mum
contradictio fcmper infert diftin- € ionem, implicat.n. de codem fecundü idc m
contradictoria verificari , & quidé talem infcrt diftin&ioné;qualisipía
cft. y fi cà contradi&o rationis, infert diftin- &ioncm (ccundum
duicríum cffe. ratio- nis,vt cum de Petro pofito à partc fübie- &i in
propofitione identica affirmamus efte fubicétam,& de codem negamus et fe
(obic&ium , vt ftat a parte pradicatis fi cft contradictio fecundum clle
reale, infcrt diflin&ionem realem , vt fi dica- m us,quod Vrbanus
VILIL.cft, Paulus V. 10 cít;talis cótradictio infert inter iflos Fontifices
realem diftin&ionem ; fi cft &io fecupdü cflc formalc;ipfert
diflin&tioné formalé,non rcalc,quia mul 1a propofitiones vera fant in (cnfu
reali, & identico, que nonadmittuntur io (cn- fu formali,tic in diuinis verü
e(t jn. seu identico cffcntiam e(fe incommunicabi- ltm;quatenus cft cadem
rescum Paterpi tatesquaec ft incómunicabilis, at fal(a cft in séfu formali,qui
explicat rationé prz- cifam rci,quaz per fe primó fign:ficatur , & per
cítcntiam indiuinis per (e primó importatur entitas com mun:cabilis ; Ve- rüm
córradictio fccundum etse formale, & cx nata rci efse poteft duplex , alia
aCtualitery& formalitet vera citrà quod- €unq; opus intclle&us , vt cum
dicimus y quod homo pcr animalitatem actu a par- tc rei conuenit cum Afino ;
& per ratio» Ns Difput. I. De Infirumentis fciendi s Flea qud pui ci
nalitaté a&u à patte rei differt nullo in2 telle&u cogitante;alia
virtualiter folum, & fundamentaliter, vt fi diceremus in So le effe idem
principium proximum cale- factionis,& de(iccationis,& nó eíse id, hzc
contradi&tio non verjficatur à parte rei actualiter , quia a&u à
parterei eft vnicum,& proximum principii vtriufqy fed tantum virtualiter ;
& funda ter,quatenus vnica. illa virtus aequiualet duplici virtuti; ergo
cum cótradictio im- ferat (emper dittin&ionem , qualis ipfa eít, non
dabitur tátum diflin&io formas lis virtualis, (ed etiam formalisactualis ,
Refpondent Recéuorcs. fcré om» quod cum definitio fiat per a&ü in» telles,
& non definiatur aliquid , nifi inquantum apprehenditur , non,explica-
"HT tur rcs (ccundum efie (ubieckiui habet à parte rci,(cd fecundum efse
Giuum,quod eben int llein NM repugnat quod ti de eodem chen» diueite cà duntur
; & preícinduntur nesformales , euam diuerfo modo de 7213 explicentur; 288
tcllectusré cócipit aliter , q. 7 tiones ille fondamenraliter. differunt ii re
Ad aliud de cótradi&ione pariter dis cont nullam conttadictionem dari ad
patte rei formaliter, fed tantu, damcntü contradi&ionis ,qui &io
confiftit in z d " lor ul» ncque (olü habentur per intelle ram dc altero
affirmanté ; vel é, it praícrtim Pal alg. $9.8 60... 77 Scdncutra reíponfio
(atisfacit; n prima , quia definitio exprimit naturam rei;prout cít,& res
diuer(imode dcfiniit- türsquia diuer(as habent a uin ip-- dass Dog quia de RENE
AN DR | concipiátur; & per definitionem expriani tur eíse rei
quidditatiuü,& D autem císe,quod accipit per apprehéi nem intelicétus,ergo
fal(um ctt per &tiuum. nitionem nó cxplicati efsc fubictiuum. rci ; quod
habet extra ; (cd tantum. ; & obic&iuumquod habct in intc licet
definitio fiat per a nó propterea [cqui ey, po "T" TM - —
Mitasadzquaeé expl - ge definitiónbm; qua folü per conceptus ; €usfi V. de
Difüintlione formali eAr.11. — xii pofitio,Soí e(i lucidus, fiat perfinicl- um
enunciátem lucem de Sole,ramé imit rem :, ficut (c habet a parte rci uáliter
etiá nullo intelic&u cogitáte autem vniuerfaliter cótingity ione €üque
dcfinitio rem exprimit per concc- ptum adzquatum;cui.f.correfpondct to- ti
idjquod eft in reexprimendü ,pofsunt auté fic exprimi omncs fortnalitates, quae
a&u plurificarz reperiunturin vna, & ca- dem re phy fica, vt
intellc&us,& volütas jn anima;animalitas,& ratiopalitas in ho-
snine,bonitas, & fapientia in Deo ; for- -analitates veró, quz folá virtute
in aliqua xec&inentur ob cius eminentiá , nó pof- fünt exprimi ,ai(i
inadzquaté, qe à par- £c rci nulla ip fuo ordinc corrcípódet rca ilis, vnde hoc
gene -ánadaquatos traduntur; verü cft non ex- primi rem,nifi vt apprehenditur
cum fun alamento in re, qua de caufa non fallitur « | — 38 Mcó Pafqual.difp.6o.
(cc. 1. n.3. i ui -finitione, alia eft phy- » definiatur, yore ks rici toti ete
e dendi » cum efie rei 3nfcrt difiinétioncm à parte rei adualem intcr eaquz
diuer(as habenr huius gene. ris definitiones; fed talis diftin&io ft ef- fentüalis,vnde
comcidic cum ditiin&ione , reali naturarum; alia eft definitio meta.
hyfica, & falfum cft;quz habent diuer- as hinus generis definit;
oncs,diftingui à paite rci aGtoalicer, quia-per bas non ex- primitur obiettü si
totum effe adzqua- tum, «uod habet à parie rei, fed fccundü eli c obiectiuum
metaphyücü , qp habet inintellectu ; hoc ala cile , vt fupijcitur definitioot,
(cmjer fupponit alix juam di- flin&Gioncmión.s,nam fupponitaliquam prac
fionemytormilhitaces.n. Mera phyfi- . €a perabitraéuoncan , & przcifioné co
Aiteunmuar. Hac (oluuo magis caucé pro cedit,led quan uis;uod ait de di fimuo-
ne jhy(ica, tocü it verum,nó tamen om- nino, vcuum cft, uod a de metayhytica,
Quia quandu n aliqua tre j.hyiica plurcs actu continétur focu;aliarcs, quac süc
ali quid cius peridcnctaté, tunc poicít affi- 0 Logica. i. " Coruo ; vcrü
tamen gnari defiaitio mctaphyfica iilascxpri* mcns ada:quaté in fuo ordine ,
fic poilu- mus exptimere adaquaté animalitaté in homine , & hoc vtique fiet
per prcitio- nem animalitatis à rationalitate , cü qua. identificatur im homine
, fed talis przeci- fio erit adequata; quando veró in re phy fica pluralitas
formalitatum non eft, niíi virtaalis, & per zquiualétiam; tunc verü eft
detinitioné metaphyticà illas nó ex- primcre,nifi inadzquaté,& pracifionem
eará abinuicé non cíIe,nifi inadmquatam, quianulla realitaseis correfpondet
adz- quaté manifcftabilis in fno ordine. 79. Altcra quoque folutio ad argumé-
tum de eontradiétorijs nulla eft ; quia à parte rei multa [contradictoria actu
veri» ficantur nullo pror(us cogitante intelle- Gu, vt v.g. quód homo ratione
corporis conuenit cá rebus materialibus , tatione animz non conuenit, &
plané hzc cóae- nientia , & di(conuenientia eft formalis & in a&u,
& nà fundamentalis tantü, vn- de inre merito Caict. 1.p.q.3 9.art. 1. hà
folutioné, dos falfam rcfcllit,quà - uis.n. contradictoria enuncientur tantu
per intelle&ü, non inde íequitur corü ve- irr semet ai pie pendere ud uin
nulla propoffitio y quantumuis necearia., (fet formaliter vera citra opus intellectus,
quia materiae lisilla connexio prdicati cum fubiedto etiam ab
intclleétuconficitur; ficut ergo à parte rei verum eft a&tualiter ! eie ex
corpore , & anima conflirutum, quia hz partes a&u. continentur. in ipfo
y n contradictoria der sap vera de ipfo)quod per animá differt à rebus mae . ME
sind i gi a differri fie Xx V pte et » et» uàd paricscít albusyti oci torma- no
inhaeret , nà (ubie&um cie tormali« ter tale eft habcre talem tormam, ita
ve» rum crit formaliters.& actu, quód per al» bedinem eft fimilis Cygno ,
&-ditlimilis quod. quadà re- periuncur contradictoria , qua dc rebas
actualiter verificari nó poflunt, [ed rantü. vircaaliter, & fündamétalitcr»
vtpatet 1n. exer plo fuperius allato de Sole ; icd non itacttin olbus, lico cam
Caict. Cit« cÓ*. £4 5 ccdunt. LI 222
cedunt talij contradi&oria actu à parte rei vcrificari,v.g-quód homo per
anima. litatem formaliter, & a&u cóuenit cü afi- no, & ncn conuenit
perrationalitate, fed hinc aiunt non inferri diftinctionem for- malem actualem
interanimalitatem , & ratioralitatem, fcd tantum virtualé; haec n. fufficit
ad tollédà contradictioné Sed ncque itia rcefpontio fatisfacit quia cauía in
a&u , & ctlc&tusin au timulfunt , & * non funt 2 ,Phyf.& $
Met.fed caufa con- tradi&ionis cit diftin&:o ; nam quzlibet
cótradi&tio séper aliquà arguit diftin&tio né,crgo qfi cotradictio cft
formalitcr,& a&tualitcc vera,arguere debet diftinctio- né formalem
aGualem;& non fufficit (o- la virtualis,dc quo vidediíp.9.q.1 art.2. : $0
Atrcípondct Caiet.ibid.negando, €» fola a&tualis diftin&io fit cauía
actua- - Wis contr adi &ionis,nam ifle cffcétus po- teft cííc à
diftin&iooc , vt à cauía quafi vniuoca ,& à virtualiter conunente di-
füin&ionem , qualis eft eminentia rei ; vt à cauía zquiuoca, itaque ifte
effectus in actu habebit caufam in actu ;, non tamen neccílarió vninocam , nam
ctiam fufficit zquiuoca nempé eminentia rei qua có- tinet virtualiter
diftin&tionem, bec cnim fola (ufficit ad tollendam cotradi&ioné ,
quiaoppofita enunciantur de cadem re emincnt nó quatenus vna, fed vt virtua-
liter n ultiplici. Contrà, emincntia rei nó tollit contradi&ionem
a&iualé, ergo non ztquinalet diftinctioni actuali , vt inquit Caict.
Probatur afTumpium,(ü quia con- traditio aétvalis tollitur per multiplici tatcm
rci & non virtualé tantü, alioquin de codem (ccundá idcm à parte tei
aGtualitcr coniradictoria verificaren. tur ;tum quia cótradictio [rmper argui
diflin&ioné intér ca. de quibus vcrifica- uUir,& quidé ralem ; qualis
»pla eit, vt di- ximus, fi cil contradictio rationis, infert Íolü
diftinCctionem rationis li rcalis rca- IKé,ergo cotradi&tio actualis arguet
actua leo; diftin&ionem,& non im virwalem. Omnino gi ur admittenda. efl
diftin- Gio ex natura tci formalis a&tualis, que fit minor rcal; actuali ,
& immior formali virtual X bac dithindtio, vt bene ait Bo necnon habuit
ortum. in Scotia ncc in - Difput.I. "De Inftrimentis fciendi. .. Francia ,
(ed in Gracia apud Athenas ig Schola Arift. qui verbo; & (criptis cam
docuit, vt benc probat Bonet.ibidem. Et ad banc diflinétionem dcbct redaci di-
NONE veríatur inter rea,& modü eihs intriníccum , vt inter eflentiam ,
& exiflcntiam , vc docct Tatar. cit, nam vt. fupra infinuauum eft, dantur
tugdi rerum. vltimó cas determvnàtes in fuo cfle quis dam funt intrin(eciquia
nimitnm intrine fece rem determinant, vt exiflétia cífen« tiaminfinitas Dcum ;
finitas creatutam y Ime deicrminant res e trinfecé. folüs accidentaliter ,
& ideo dicuntur modi — exttinfccisita fe habet feffioreípectu fe-
dents;figura refpe&u quantitaus&c.Sis cut auté 1(ti non appellantur in
re&o res, & centia , quia feipfis exiftere nequeunt inrerum natura, led
(emper cíie rebus a ffixi , ita modi intrinfcci proprie non dicuntur
formalitates , quia. fcip(is concipi; (ed petüt concipi modificant , atquc ideo
(icut dilin&o. - rei,& modi cius cxtrinieci ponebatur ftin&o rcalis
licet quafi i dá tionc alterius extremi deficientis p nc rei, itain propofito
difündtiorei,& —— i dcbet. forma- modi eius intrinícci poni bet exucmi
deficientis à ratione fort : tis, & x denominattone à | po- terit illa dici
realis modalis , liac forma- lis modalis, ne confundantur.comuni minc
diftin&ionis modslis diftinttio à (uo modo extriníeco,& diftin&io
ciuf« dem à fuo modo intrinfeco . - $1 Contra przdicta obijcitur.Primó, lis,
licet quati imperfc&ta ratione alterius — diftintio tornsetis a&tualis
tit fuper" ! ua, Tum quia nulla cft neceffitas cam ponendi, cáca omnia
aqué bene faluen- tur per folà diftin&i vi pter quz inuenta cft à Scotiftis
difli &io formalis actualis, 1 fccundo, quia: Do&or ipfein 1.d.2.4.7.
$. $ed bic ve- fiat dittin&tionem formalem , q aftruit inter clientiá ,
& relationes originis, vo cat rtualem, & ait melius effc vci iita
ncgatiua;quód inter efsé relauio- ncs (ic nonidendtas formalis ex rei ; €x quo
coiligicur ralem diftinài fotaralcgm sin Scotü non eic ooliiems, ^ n B * 9 e L3
5 v5 "1 MEL ma . Kalis,quia.[-prabct vi - füb di&tigétione ab altero
concipiatur, & * fine illo represétetury& (ic ibi a&u rela- uf V
deDiflintlione frnali-eAdit.H. — 233 fed negatiuam , & proinde nó cile
a&ua- lem, (ed virtaalem , quibus verbis motus Hurtad.in Metaph. difp.6.
fc&. 5. putat fic miter Scocü Y diftin&ioné ex natura rci formalé nullà
intellexille diftin&tio- ncm actualem,fed folü virtnalem, quod etiá cx
noftris tenet Herrera 1. diíp. 14. .t.concl.2, T tertio, quia oé ens actu, aut
cft reale;aut rationis, ergo oís diftin- &io adbualis, aut e(t realis aut
rationts , quia proprietas omnis (equizur couditio- nem (ui fübic&i ergo
non eit admitiéda " diftin&io media aG&ualis intcr diftin-
&ionem realem,& rationis, fed (ola vir- tüalis, Tá quatto,quía vt
arguit Ioan.de S. Thom.1.p-Log.q.2. ar. 3. extrema per diftin&ioncm
formalem non manent ita diftinda, quàd poffint fundare inter fe etam relationem
diftinctionis, vt patct eios diuinis , quz Scotus ponit hoc modo diflingui,
& tdmen inter vni y - & aliud nonv je Were fo- la negario idéritatis,
(cu connexionis for malisergo diftin&io formalis nó eft po- DA T tiu: Ez
tiua, in , is. üquin Eds tit ic im qa editt o for malis non tollit identitatem
in ipfa enti cate rei fic enim efset realis, (c4 (olá idc- — titatem cóceptus ,
(cuformalis rationis , ^ ita vni oó fit decóct formali altc- dug xe rius,ad hoc
auté nó r ur diltincho actualis.(cd (afficit viretalis, & fundamé ndamétii;
vt vnum ccat diftindio, vbt a&u cft ablata idéci - tas;cererü in re folü
inueniturquod vnit non üit formale cóflitutiuum alcerius, at- ue adc non habet
connexionem cífen- tialem cum alio mado formali , feucon- ftitatiuo, licet
habeat modo identico. ^82 Refp. ad t. negádo affumprü quia ditin&io virtualis
non fufficit ad tollé- dam cótradi&tronem ex natura rej. atua- lem;quz dc
eadem rc enunciari folet, vt quod anima per intellc&um operatut na
turaliter,non per volütatem, Dcus per tu ftitiam punit,nó pet aufericordiam,
ho- mo peránimalitatem conuenit cum afi-
no,non per rationalitatem& fic de alijs X Ad 3.DoG&or ibi docet
diftin&ionem in. ter esentiam,& relationcsex natura ret repcrtam poíse
vocati virtuilé,on rf id aíscrit cá pracifione , quafi fir viitualis tantum,ni
poílea infrà ait , «citer tgi- tur'dico omittendo illa verba de. diflin- Gione
rationis, e de diflinclione vir- tuali quod in e[Jentia diuima ante atum.
intellectus est entitas 4, CF eft cutitas B,Cr bec non eft formaliter i[[;&
pau là (uperius dixerat quod effentia, 27 re- latio babent aliqua i diflin
ionem ion. cedentem omnem atium — intelletiue creati" increatiergo cum hac
diftin« &io exnaturarei , de qua ibi loquitur Do&or,& ponit inter
c(senuiá, & relatio ncs, przcedat (ecüdü ratione diftinctio- nis omnem
a€tum intellectus,non poccft e(se (ola virtualis,(cü rationis ratiocina-
tz;quiz hzc licet praecedat fecandü fun- damentum , non tfi pczcedit sin
rationé diftin&ionis ; vndé valdé decipitur Hut- tad.vt bené notauit
Pa(qual.g. difp. 60. fe&. 1. nu. 4. vbi maturius. in hoc póderat Scoti
menté , quam fecerint Huctad. & . Hetrer.Hanc veró diftin&ionem ex na-
tura rci voluit ibi appellare nó idétitaté y quia cx comuni vfu loquendi
przfertim tüc temporis diftin&io ex natuta rei pro vera di tinct;one reali
vfurpari folebat y vt ibidé Doctor iníinuat vert. $ed num- quid b&c dif
in*lio dicetur realis 2 & quia talis dittin&io nou importat vcr&
relationem,vt ibi Tat.& Vigerius aduer- tüc. Ad 3.hec d.ftin&io dic
potefl realis actual's, & ensrcale conte ju: , (i amplé (amatur pro omni
eo, quod ctt extra ni- hil, tiué (zcundü fe , & immediate, fiu& quia
per identiatem eft aliquid alterius , dsin fe, & in re&o cft extrà
nihil, & c nà clt diftin&io media , (ed mcbrum di(tiactionis ex
naturaret'in communi , vt cocradiítinguitur à diftin&ione rario- nis,fi tá
ensreale minus amplé (umatür-y pro co.niinirum,quod cít ens,& res,vc à
realitate, (cu aliquitate diftiaguitoe , & diftin&io rcalispro ea,que
ver(atar intet duo taliter entia, (ic vtique dillinctio rea. lis dici non
potett, (ed media inter realé, & rationis, minor illa, & maior (ta. Ad
4. Vallon-p.1.formalit.art.2.1n finccog- y £ 4 cdit 214 cedic diftin&ionem
formalem ex natura tei pra(cfcrre in re relatioaem poficiaam. attualem fed hoc
ett fal (am quia vt da- cet Dot. r. d. 3 1. celacio realis ver(atur intet
extrema realia,& realiter di(tin&a: nó ergo diítin&io formalis
cenfendacft a&ualis rationc relationis formaliter im» portate per
diftiactionem, (ed folü mate tialiter rarione extremorum , quz (ic à parte rei
diftin&a ità Inbenc in cade re proprii c(se actuale extra nihil , vt efsc
formale vnius non fit e(se formale ale- rius,irà Baísol.2.d.22.9.4.art. 2.
Tatar. & Vig.cit.& fequitur Vulpes loc.cit-Ad f.negacur minor, quádo
defiaitio expli- Da Feendiedté cóceptu ada juaco , imo fiia virtute huius diltinctionis
in reinue nitur ,quod vad nó habeat cónexioné cf- sétiale cá alio modo formili,
(ed tantum idético, vt fatetur hic Au&or ; ià manife- fté cóccdit hác
dittin&ioné c(fe actualé, quia aualiter vaum noa hibzt ia rc connexionem
cum alio mo 1o formli $5 Secüdo obijcitar cü Pafqualig.cit, quod hac
diftin&io formis coincidat cum rcali,(i ponatur a&ualis , ante opus
intelle&us; T'ü quia q iod e(t exrra aliud à partc rei , eft «cra illud
fecundá illud effe, quod natum cít e(Te à parte rci , fed folum efe entitatiaam
phy icum natam eít efTe à parte rci, itaat formalitates nó fint aptz ad c(fendü
à partc rei,ni(i prout funt in entitaribus phy (icis , ergo (i huiuf modi
formalitates effent intec (e. dittin- &z, itauc vna effer extra alii à
parte rei , iam deberent e(fe tot entitates , cum dc- beat gna c(fe extca aliam
fecuadam eí- fe, cp aptum c(teffe à parte cei, Tà 2.ex- treina huius
dittin&ionis iaaoluüt ratio - né entis, itavt in vnajuaque fic propria
ratio entis, quia huia(modi focmalitates veré (unt aliquid politiuü, ergo ii
di(tia- guuntur ante opus intellectus. a&aali- tcr, diftinguuntur tàqud
eatitates adtua- les extca nihil, atque idcó realiter , Cófe- quentia probatur
,quía quotie(cü jue ali.- qua non commuatcancin eife , quod hi- a parte reidilbiaguütur
(«cundd il- lud eí$e,quod haben à pacte rci, caaicr- mp wan re$ hibet à parte
tci, (ic e(- (c phy icumyaecatítatiium, iam cacicaci- Dif.I. De Inflrumentis
fciendl- uo modo diftinguentür, & confequentec reali diftia&ione. Tum ;
definitio ex-- licat cfentiam rei,ergo (i illa cenfentur cw qirhu diftin&a,
quz habent diuer(as. definitiones, habebunt ctiam eíTenrias di- uerías,ac etià.
confequeriterexiftentias g quia quamlibct cfeaciá fequitur propria. exiftentia
, atque ita eranc veré realiter . ditin&. Tum 4.contradi&io actualis de
ali-]uibus iafert di(kin&ionem realem. intet €a, quia de eadé re
ncqucuat'adtu à parte tei coatradi&ocia vecificari., erga cam di(tin&io
formalis a&aalis ex actaa: liconcadi&ione ex nacura rei colligas
,íignum eít coincidere cam reali; Nec valer dicece , ad verificaadam. concradi-
&ionem de eadem rec fufficere , 6 ia eaa plures reperiantur. Éocnilitates
ex natite rateidilio&z . Qua ira dicendo nuns quam ex coarradictioue
di(tindbioneat realem colitgere poi[2mus , quia diceres tur (afficere
difin&tioncm fotmalem in tec aliqua, vt de ipfis coatradictora ve» -
ri&cécur. Demü ex Acriag. difp. gs (eG Ee cum Hurt. cit. e(fe aliquid à
patte. reiame te actum intelle&us cft effe qui hzc .n.e(t defiaitio entis
realis)fed difti- &io formalis eft à parterei , ergo. 84. Re(p.ad 1.aliquid
efe polle à pare te rci, & excra nihil duplicite , vel tone (ai, &
iutedto,telino iuo, Krarone alterias , caias &(t aliquid pec i priino modo
(unt extra nihil res phy fica» fecundo modo formalitates metaphyfi« cz;
conceffa igitur majori, dicitucad mi« norem , quod vtique folum effe entitatt
uum phyücum natum eft effe à pacte rei primo modo, at fecundo modo etiá for-
malítates mecaphyüicz: nac (unc elfe à- parte rei, prarferrimillg,qux (unt
predi» — cimentales , & veram faciunt tioné metaphyficam à patterci , &
inde. negatur Con(eq. vt enim effent tot enti» tates, deberet vna cffeexcra.
aliam primo modo. Ad az. c(toquzdam formalitates - mcetaphy icz includant
formaliter ratio- nem catis tranfcendentis , adhuc tamen; proprie , € abfolacé
noa dicuatur eatia, aut entícaces; fed gcadas entis , & aliqui- tates ,
quía juxta comaunem 1o ueni modii per eas extra nihil intelligitur res y Quas ,
d " 1 1 quz eft terminus canfalitaris phy fica iux à. (uperius dicta ,
vnde in hoc fcníu nc- T formelitates metaphy(icz: dici "dofoluté entia,
quia nom funcextra nihil catione fui ,& in re&to, fed in obliquo tà-
aum , ratione Jf, illius , cuius fünt aliquid .per identitatem; & ad
probat. conícq. — .. pegandum eft, effe rerum (t folum eic phy licam, X
entitauaum , quia etià à parte. tei poffidcnt effe Mctaphyficum urius, &
neri Por aee à conditiopi- us materialibus, licet non ab co realiter
diflin&um ;vnde in homine à parte rci non folum datur materia , &
forma, fcd etiam animalitas ,'& rationalitas. Ad 5. definitio proprie
di&a , vt conftat ex ge- nere, & differentia,vtique non conuenit, ni(i
rebus propriam e(lentiá, & exiften- : tiam habentibus, vnde quz habcat
diuct- . fas definitiones in hoc (en(u;veré dittin- guuntur realiter
diftin&ione reali natu- - -rarum,fed fi definitio magis amplé (uma |.
tüspro conceptu quidditatiuo explican. *
a«we propriam ali uius conceptibilitatem y 21 | Qualifcumque fit,in hoc fcnfu
etiam for- - . , mnlitates poterunt definiri, & ca dictur /— formaliter diftingui,
qua habent in hoc — " -— fen(u
diuecías definitiones,.i. conceptus. T. obie&iuos;& tunc negatur
confeq. quia Aes - definitio in hoc fenfu nO«x?rimit cílen- UR tiam rei propt;
dictam quz. (.cóftat ex ^ "gencre,&
differentia , & datur 1n otdine - ad exifteatiam, (cd propriam cóceptibi- 3
Jitatem; qualifcü-ue cadit. Ad 4.ncgatur formalis cx n2tura rci fufficit ad
enücia- . dacontradi&otia cum veritate de cadem rc, fic de fabicéto , &
paffioneob talem dittin&:onem vetificantur contradicto- ria actu à parte
rei,& (alsü eft hac rone p :cludi vià cócludédi cx conrradi&tione ex (—
amuara rci diftin&ione rcalcmsvt.n.notat ' JBonet.c. de dift. ex natura rei
licet oía .«ontrad.Cloria auc. repugnent quoad .&eritatem.n codcm
rcfpc&u eiufdem, quoad d ftinctionem irfcrédà non axqué rcpngnantnam qna
d«m inferunt dift in- Giopcm realem, que dam formalem tan- tum;fünt.n.aliqua
przdicata , quz com- p ec poma cxidtéti,ficut - alfumptum ,quia interdà (ola
diftin&io . - adii Suef. V. de Diflintlione formali. eArtIT. — 225
exiflere,& nom cxiftere,& contradicto- ria-detalibus pra dicatis
concludunt di- ftm&ionem realem;cuius raujo cft, quia talia
predicata,quibas iníunt , infunt ra- tionctei, & nonratione realitatis 1n
ea indlu(z(unc criá alia pre dicata,quz pro . ximé compctunc rcalitati &
rei noh có- peeunt , ni&i ratione illius realitatis in ea inclufz,vt
vclie& intelligere inanima 5 pam intelligit pcr intellcétü , & vult.
pec voluntatem, & talia contradi&toria non concludunt: diftin&ionem
realem illo. rum,quibus applicantur , fcd cantum for- iualé ex natura cei. Ad. talis diftin&tioy vt (epe dictum eft, poteft
dici ccalis , vt cns reale diftinguitur ab ente rationis. $$ Tertio obijitar,g)
bec diftin&tio non (it rc&é adignata , neque quantü ad qu;d
nominis,neque quantü ad quid rci, Non primo quantum ad. quid nominis , quia
nomen di(tin&ionisformalis cft no valdé zquiuocum, & accommodari ràm
diftin&ioni rcali quàm ratio- nis , quatenus diftin&a realiter
c(Tentia- liter habt diuerfas e(fentias, & vnitates formales, & diftiréta
ratione (ecernütur rariones formales ; & przecifas ab in- telle&u,
Neq.quantum ad quidrei,quia Scotus 1.d.2.9.7. $.cit. illam vocat rden- titatem
formalem, vbi illud, 9 dicitur fic idé includit iliud, di fic eft idem, in Jua
ratione formali , € per cofequés per fe primo modo. , cx quo Mauric. Sitc&,
Vallon. & alij formaliftz deducunt ipfe - rius cífe idcm focmaliter fuo
(upcriori » quia illud iacludit in fua cationc formali, nó é cütra;crgo ex
oppofitopet Scoti il- la erit di flin&io formalis, per quà illud's quod lic
diflicguitur,nó includit aliud in pnmo modo dicendi per (c; non vc: il-- *
[ayqua cft iniec duas formalitatcs)quarü vna pracise, & adzquaté non eft
alia. 86 R«fp.ad 1.ex Scot. 4d. 1.q.2- (igi ficata nomind probati non polKc,
fed ttá» dum cíic communi víui loqucnuüum;cuam igitucnlla;que funt rcs diuer(e,
& dincr- fas habeot ctlentias, fccondum cóinunem ylum logncntium dicantor
realaec, X ct- fentialitcr diftipguis quz vctó tani: jer intelle&um ,
dicantur dillingui rauione ; plané yclie bis difnctionibus applicare nomcá 116
nomé dittin&ionis formalis cft velle vo- cabulis abuti, nam vt tcitatuc
Ioan.de S. Thom.cit.:. 2. att. 3. concl. 1. (ecuadum c6emlo juendi. modam
vocamus idend- taté formalem illam, quz proprio, & for mali cóceptu exprimitur,(eü
quo (ocma- lier aliquid conttituituc , vadé dicunruc differre formaliter, quz
ditfecuar defiai- tione,(cu ratione propria;identica.é ma- terialcm , fcu in
fenfu idencico vocamus, quando aliqua funt idem ia ipfa catitate pbyfica,nó aüt
in ip(a ratioae,qua: per fe primó fignificatur . Ad 2. diceadü apud Scotum,
& formalé identitate, & di (Lin- &ionem fotmalem cribus pee(crtim
mo- dis v(urpati folere , primo in co (en(u, vt aliquid dicatur £ocmalitec idem
alicui, cü illud includit 1n (ua ratione formali,& lic inferius eft idé
formalitec (uo fuperiori , vndé é contra illu crit formaliter dittin- €um ab
alio,quando illud non includit in fua ratione formali , & in hoc fen(u (
qui tfi e(t minus (cequens , & proprius) loca- tus e(t Do&or de
idétitate, & diltinctio- nc formali 1. d.2, q. 7. H
h. Alio modo magis proprio aliquid dicirur formalirer idem alicui , cà eit de
rone formali illius, uo fenfu (aperius eft idé formaliter in- feriori, & é
contrà illud non elt idé for- maliter alicui , quod non pertinet ad ra-
tionemeius formlem;quo fenfu de idca- citate, & diftinctione formali
locatas e(t Do&tor ia 4.d 12. q. t. &coiacidit cum identitate , &
dittinctioae elf-ntiali, de ia loquitur Doctor quol.r. D.& nos in hyf.
difp. $«q-1 3 act. t.cocl.4. Aliusde- mum fea(us magis ftequeas , &
proprius dittin&ion:s formlis cft , quando ratio obiectiua
vnius/formalítatis cit alia à ra- tionc obiectiua alterius , quo (caía fupe
rius, & infcrius funt formaliter ex nacu- ra rci diftincta, quia ratio
hamaniratisa: eft à ratioac anim litatis, quia aliquid addit faper illdm ,
& tic de dittinctione formali lo4uitur Doctor r.d.8.q 4. cum ait diuina
acccibuta abinaicem formaliter diftingui , juiaratio bont:aus nó eft ra- tio
(apienuz, & fic iuxta hanc (ensü iden titas alis eft ilia4qua plures cóaes
fo- lu n per incellec:um d.ttincte cóicant in cadcm conceptibüitate , & rac
obica« - D ifput.I.. De inflrumentis [ciendi . us; & itá (e hibencsm Scoti
generatiai-. tas, genzratio, & paternitas in eadem re latioae có ticaciua
primae. perfonz in Ji- uin:s quol.4. & de identitate focmali in hoc (eníu
loquitac ia 2.d.1.3. $$. 44. qu.flionem 1(Lamyw i circa fiaem ait re-. lationem
nó eife eandem formaliter futt daméto, quia per fc ratio re(pectus nó in-
clud:« formaliter rónem ab(oluti, nec ab- folucü per (c includit fotmalé
rationem teípecus, quibus verbis infingat, vt notas uit Mcucifs.identitatem
formalem nó efz fc folum inclufioncm alicuius. gr perioris,(ed incluljonem
mutua qua plu- tes rónes folü per. intelleccü di(tinctae im cadem róae obiectiua
cóucniunt; at; ità ce(Tat inutilis contentio hucufq; ràm acti- ter agitata apud
noítros Formalitt vcluti prorfus inanem bené (pernit P. ber cit. c.8. quem
fequitur Mcuriffe , ve- rus .n. & proprius modus identitatis ,
diítinctionis formalis eft hic vltimus fi omnis identitatis fundamentáü cft
tas, & diftinctionis pluralitas , f. quod Amer vnam & candemformae — —
habent, (int formaliter Tyquz - vetó alia,& alià, fint formaliter diuerfa
Diflintio rationis elucidatur . * 87 I(tinctio rationis e(t , quz non D ineít
rebus, ifti in * eaciaen t noe duplex e(t, V. : ibus noftris , & c 035 ps
non hibet fundamentum in xe ipfas i dA ——— jeerp eer i ^ tis, & fin quando
ei, à parte ! vnam,& idem rcaliter,& formalitetsaf- finguntur diuecíz
relationes rationis. di- uertimodé illud concipiendo , itaut tota diueritas fit
ex parce modi concipiendi non cx parte ronis conceptibilir, & i dicitur
diftinctio rationis ratiocinantis, quia nimirum folum ex, ipfo intelligen- tc,
feu ratiocinantc orig;naturtalis cít v. ieri yz eid intet Pera parte
fübiecti,& (cipfüm à parte cati in propofitione identica, Pide eft
Petrus,& vaiueríaliter contingit, cü uecío modo concipitur idé omnino obie
G&umy;(iue diuecfó modo GENDER homo hominis, fiuc ctiam logicé, vc ho mo, ;
"dte TWO "€ "- - E» ' h D Qua]... de Diftintlione vationis.c/frt
11. mo, & humanitas, ctcnim abítractum a- liter concipitur à concreto, cum
illud có €ipiatur per modum naturz
pracisé, hoc veró per modü (ubfiflentis, ita Scor. 1.d. 2.0.7.8. cit: & d.
8.q. 4.$. 4d qu«flio- nem . Altera diftinctio rationis eft, qua habet
fundamentum in re ip(a,qua diftn guitur, & dicitur diftinctio rationis ra-
tiocinatadici'ur rartonts , quia formali- ter , & actu non eft in rebus,
fed fit , & actuatur per rationé; dicitur veró ratio- nis rauiocinatz, quia
cft quati inchoata à parte rci;& fi complementum ab intclle- €tu recipiat,
quatenus rescirca quá verfa- tur ratio,fcu rotellectus, przbet occafio-
tiem,feu fundamentum talis diftincuonis ptet cmincntiam fuz narurz , de qua
ancellectus format conceptus inadzqua. .. t05,.i.quibus nO exprimitur totum id
, gp eft inre, nam licet finguli attingant ali- | m. jn cil in re,nullus tamen
feortim imptus adz quát totam naturam, & ra- ina onem ebeciuam rei; fic
Thami(te di- t in Dco omnia attributa,fapic- tiam, mifericordiam,iuftitiam ,
&c.quia intellectus nó. poteft ob fuam iem vnico conceptu ad aqua ^re toram
diuinam Ratüram ob eius infini tam perfectionem , cam concepribiliter VÀ ex
ordine quodá ad diucríos cf- [S jquos poteft producere; vcl per ha bitudinem
quádam ad virtutes, vel atri- buta , quz in homine videmus abinuicé realiter
ditincta,hoc etiam gencre diftin ctionis diflingnunt Thom;tlaz in creatis
DEbstteerky con Luar diceta füpe- riora, & infcriora,vt efie animal , eflc
vi- vens,c (7e rationale in hominc, nam con- €cptibiliter partiuntur. candem
humani- satcm ex ordine ad diueríos effectus yc- getandi,fcntiendi , &
intelligendi , quos poteft [c (ola producere ob fuam emiré- tiam;licet hzc
oinnia nos Scotifta pona- mus formaliter ex natura rei diftincta, vt fuo loco
probabitur. ^. 88 Hinc otta cft contentio de funda- mento huius diftmctuonis
ratiocinatz,an femper debeat intrinfecé reperiri in obie cioynimirom quód
aliquam habeat emi- ncutiàm viicntem diuerías perfectiones, feu for quod
vocatur virtüalis 2127 diftinctio , quia eadem forma virtute fa- cit
folaquicquid facerent diuería';an po- tins fola extrinfeca connotata abíque in-
trinfcco fandaméto diftinctionis in obie cto fufficiantad corftitucndam
nterali- qua d.ftinctionem ratiocinatá quatenus intellectus ex iilis motus
fuppefita fua impcrfectione candem omnino rem , in qua nulla cft actualis, aut
virtualis diftin- ctio intriníeca;concipit plaribus cócepti bus inadz quatis
cam diuidendo in plures rauoncs conceptas
; Hanc fecundam Ícn- tentiam citat, & (ecuitar vt communem
Paíqualig.difp.57.(ec.2 .quod tenuit Vaf? quez i.p.difp. 117.C.3.& Torreion
trac. 2.d;fput. 1.q. 1. Verütmagis placet prior dicendi niodus, quód fola
cxtrinfeca có- notata non fo fficiant abfque fundaméto intrinfcco diflinction:s
in obiecto ad có- ftituédam diflincuoncm rationis ratio- cinatz , [cd fo]à
conflituant diftinctioné rationis ratiocinantis , & ita vidctur fen- fite
Scotus loc. cit. dum docuit concre- tuim,& abflractum non differre , nifi
ra- uonc ratiocinante,nimirum penes diuer fum modum concipiendi idem formale
obiectum;,certum aurem eft concretum & abftractum non differre, nifi per
con- notatüm extrinfecum,nimirti fobieccum; qucd connotawr à forma incócreto
sü- pra,nó in abflracto.Et plané id conuincit maurfelta ratiosquia vel in ipfo
obiecto; quod diftinguitur,e ft aliqua proportio ; Ícu fundamentum , vt ad
inftàr connota- torü extrinfecorum realiter. diftinctorü concipiatur ,vel
non)fi primum;ergo pre- «cdit fundamétü inrinfecum diftinctio- nis
inobiccto,& ia vota ratio diftipga£- - di nop fumitur ex parte conpotatorum
* exu infecorum;fi (ccundum,cum fne yl- llo fundamento ex parie rei ipbus, quam
diftinguimus , cam concipiamus inordi- ne ad ca,qüg fuut diflincta, fequitur
nos cam a4 libitum noflrum , & fine funda- mento d.ftinguerequod eft facere
diftin- cuenca rauonis ratiocinátis, ficut fiidé à (cipfo diftinguas
concipicado ip ordi- ne ad rcs d:uci (a5; & hac ratione Ioan. dc
S.'Thom.q.2. art. 3. tenet. hume dicendi modü iuxta qué diflinctio rationis
rat;c - cinata prorfus coincidit cum diftincuone. ' ex - 218 ex natura rei
virtuali (apcrius cx plicata , quia femper petit fundamentum ipitinfe- cum
diftincüonis ia obiecto 5 pam iuxta altcrum d;ccndi modum nó omninó co-
incideret quia pofferalT gnati diftinctio rationis ratiocinatz in ob/ccio , in
quo nulla preccecret virtalis difisctiosex fo lo ordinc ad diuerfa cónotata
excrinfcca, 89 Fundamentum igkurs €» requirit diflinctio rationis rasiocipatz
ex parte obiccti, efl virwalisaliqua diflinctioyfeu eminentia sci , qua vnica
exiftens plures zationcs(cu perfectiones continet in ali. quo c(ic; & ratio
cft,quia res aliqua quá- tó fuper:or eft,& emipentior;plurcs per- fectiones
vnit quàm inferior, vnde in (u- perioribus fimpliciori modo inucniuntur
pcrfcctiones,q in inferioribusvbi sót di-. uer(z res, ac entitatcs, fi in re
fuperiori adunentur , & contineatur fecüdum fuas proprias vniufcuiofq;
rationcs formales, 4n ca re füperiori erüt realiter ide ac enti- tatiué, (ed
quia in ea continentur fecundis Pei formalitates,remancbunt adhuc rmalitcr actu
ex natura rci diftincta, fed fi contineantur tantum virtualiter in €a,&
eminenter , vt virtus calcfactipa , & de(iccatiua in Sole,& fecundum
multos fenlitina, & vegetatiua in rationali , tunc intcr eas virtutes , &
ioncs nulla erit à parte rci actualis diflinctio,nec rea lisnec formalis, quia
in ea non extát, nec fccundü proprias entitates , nec formali. tatcs;fcd
tant& aderit fundamentum cogi tandi illas actu diftinctas;vndé intellectus
manifeftando illas pluribus conceptibus , banc attingédo vno coaceptu,&
aliam a- lio,diftinguit illas in c(e obiecti, cum ta» mé in cfTc rei j&
realitatis diftincta non finbfed vnum ; itaq; fandamentum huius diftinctionis
confiflit in eminentia ; feu vnitate rci virtualiter continente plurcs rationes.
(imul.cum intellectu inadzqua- té attingcnte illam, & fic pluribusconce,
pubus diuidente , & abfirahente vnà ra- zionemab alia ; vnde ex partc
intellcctus requiritur etiam ad. banc diftinctionem «onititaendam in;perfecrus
modus inrcl- ligendi, itaut non vnico act , fed pluri- bus attingat totam rei
cminentiam , & . fingulis inadequate . TAUM ; PAM i Difput. I. De
Tnfirumemis [indio ———— In oppofitü obijeiunt r, Vafquezcit2 — — 3 Suarez in
Met.difj.7.íe&. 1.quos(equie — — — tur ipid e eee , quod diftinétiorationisratiocimanus
nà — - fit proprié diflinctio, fed potiuscinídem — — — formalis conceptus
repetitio circa idem. i emnino obic&um, vt cüin propofitione identica
dicimus,quod Petrus e ED hic nulla pnm diftincuo Pod: fcipfo per intelle&um;immo
potius € coe - ed ier Mite pra dicaionem intelle&us- concipit Petrum cü
ipto PM ergo hzccft potiusciu(dem nominis, vc conceptus repctitio,non
diftinétio.Si di-. cas , coipío quod intclle&us identificat sedlitet Se
fosckaltn Dau cüícpfo — — inilla cnunciatione, difüinguere u- à (cipfo ratione,
quatenuscundemPettü — — quafi duplicar, femel ipfumaccipiendo à; — partc
fubicéti , & iterum à pecu cati . Contrà, inquiunt; quia id folü pro« bat
cadere diftinétioncm inter coc : ipfos formales, quibus Petrumincadems —
propofitionc fubijcimus,& predica aut interi pfas (ecundas int nes dicati
,& fübic&i , quas eidem buimus, nonautem inter Petrumy& fe» ———
ipfam , quia diftinctio non bay is VES trofcd (üperexeinfeca Petro, füper Pes
————— | trum aucem cadit lolum repetitio wr dT 9o Hcípond. negando diftin it s
rationisratiocinanus effe folam eiuídem — — conceprtustepctitionem,
repetitio.m.prOe —— prié cit , cum idem obic&tum,& codem 4 modo
femel,atqy iterum concipimus ; &&— — , vríidicatur Petrusaq; it^ — rum
Petrus, tertio denique Petrus at in — diftin&ione rationisidem vuq;
obic&tü, concipimus, fedInon codem modo ,quia dicendo Pctrus eft Pctrus ;
primó conci- pitur,yt (ubicé&um, deindé vt pra dicat, vndé non folum
pluries concipitur Pee. - trus,ícd etiam vt plurcs,qnia. intentiona-- liter
gcminatur , vt fubftar diuerfis iptens tionibus fobic&i,& prz dicati
hinc vc in» telle&us faciat in obie&o diftinctionem- rationis.
ratiocinantis , opus eft ; vc i comparct ad (cipíam, vel rcfpectumape prehendat
in ipfo obie&to ,. quo Pa ua iplum, quati duo,non quidem (ecundum, diuerías
rationes. in ipfo obiecto intrits E ÍcCas a. fa | mé rationis ratiocinata y
feca$, & ex parte cius fundatas , (cd «x ifta coparatione extrinfeca
relultantes. Adreplicá cótra hoc in argumento alla- tam dicimus , diflin&tionem
, quz fit pec actam collatiuum,non cadere fupra con- ceptus formales,quia cunc
effet di(tinctio rcalis,non rationis, nec propric fupra [e- cundas intentiones
ipías, fed (upra rCip- (am cóccptam, quatenus haber effe obic- étiuum in
intelle&u, itavt proprié idem dicatur à feipfo di(Lingui, non (ecandum eflc
reale,fed obiectiuü, & intentionalc , quia idem proríus obiectum à parte
rei zcaliter& formaliter,dum intellectus fa- cit propofitionem idéricam ,
ipfum quafi eminat intentionaliter; ità Tromb.trac. rmal.att, 2.8, Pro
intelligentia prim concl. ybi docet, quod diftin&tio rationis ratiocinantis
fundatur fupcr pluralitatem elTe cbic&iui, & cogniti, quod intelle- -
&us per a&& cóllatiuum deriuat in idcm obic&tum reale; & é
contra, quod identi- tastatiónis fundator fuper vnitaté eiuí(dé )" eltfc
[4 M ogniti , quando nimirum obic&ua non fübttat pluribus fccundis
intentio- nibus , fed vni tantum namque ità cófi- deratum vt vni ; & eidem
fübítat (ecun- da intcntioni , dicitür cilc KENTGOMR cuc (cipfo,fequitary&
fuse declarat Pa(^ quali difp. $ fedt.2.. Aicy TP pd arguitur cotra
di(lip&ios d pen detur velati membrü à diftinctiene formali. cx natura rci
condiílinétum ; Tü quia 5co- tus nullibi hanc difljnctionem affignauit veluti
condiflin&ià à diflinctionc cx na rurà rciy & idcó omncs Scotifiz tüm
ye- tercs tüm Recétorcs femper tenucrunt hanc-dittin&ionem: rationis
rauioci nata, fai vtipli aiunt y ratiqnis zatiocinobilis , com diftinétione cx
nauira rci. prorfus coincidzrc; vt videre etl apud I orgialift. art ,2; &
omnem diflinctionem rationis concladi docent intra genus illius ditin-
&ionis , quz fit per actum colla iuum, & pro hac fentenua citàuc ab
omnibus Au Goribus,vndc prorlus noui videtur hang * 2 : Quafi V. de
Diftinclione rationis, efrt.I, — 229 Thomi(lz cà admittunt propter diuina
attributa, & gradus metaphyficos,hec.n. omnia inter (e faciunt diflincta
cali geae- re diftin&ioniscüi igitur Scot: Ga hec fa ciant actu formalitct
diflinGa , (ané co» . Íchola hoc genere di linctionis noa iudiget . Tü deaum
diltin&io rationis ratiocinatz de illa tanti re pót haberi , de qua
intcllcétus venari poteft multos coa- ceptus, fed nullü obie&um potcft
pluces de (e conceptus caufarc in intcl'cétu, nifi in ipfo fit aliqua
dittioctio plurium for- malitatü ex natura rci przccdeos omne a&ü
intclieGtus , ergo di(tin&io rationis ratiocinatz coincidit omninó cum
difti &ione formali cx natura rci , Probatur minor, quia vnü obie&um
naturaliter a- gens ad cius iatellc&:onem/nó caufat nili vnicum cóceprum ,
quia cü agat fccundü vltimáü virtutis fvg , caufat o&m cóceptrü quem [Or
caufare , ergo fi cfl vnicum , tà realiter,quá formaliter, vnicum tm cau»
fabitde (e conceptum. Nec rcípondere juuat vnicum tantü caufare cóceptü ada-
quatum ; fed plurescaufare pole inadz- quatos in iniellc&u przfertim
imperfc&e 16 cócipiente, INO valersquia vna res vnit tàtum nata cfl de (e
caufare conceptü, &c hunc afaquarum , quia alàs nó efle: vnü
cognolcibile,nec vn:co a&tu cognofcibi- le, & iflum coceptam formádo
immutat intelicétum., quatum rot, ergo non for- mabit intcllectus de. rali
obic&o aliü , & alium cóceprm; nifi per actü collatiuü intcllcctos, ità
arguit Tromb. loc.cit. 921 Lclp.ad. 1. Do&orcim con (cac meminitic huiv$
diftincrionis, & cà admi lifie, vcluti mébrumà diftinctionc forma li ex
nauta rci codiflinctum, vt mirll fit » re $cotille tam vnanimiter oppo- fitum
doceác;cam igitur in primis admit- iit 1 d.2.0«7-$. faeit. füb nouine di-
flincuopis virtuali (upcris cxp'icata;dc- inde in codem 1.d.8.q.4. $. 4 d
qu«ffto- Veni at intcr. diuina attributa ziom cff tanti diffcventia rationts,
boc efl duer- [edo concipiendi idem obiciis ortalestalis enm difliutio cfl mter
fa piense fapiensiam nec eft ibi tantu di- flin&io pri ie y; ininiclle-
Guyquiao t argutüi efl prius, iila "iet s ej efl in cognitione intuitiua ,
efl ergo ibi diflin&io teitia precedens intelte&um omni modo , vbi,vt
patet;per prim gra» dà diftincrionis rationis intelligit diftin- tionem rations
ratiocinátis, per sr in- telligit di (Linctionem rationis ratiocina- tz,quz
quando actualiter fit ab inrelle- ctucx cócepribus intellectus refultác di-
ueri conceptus obie&iui non in effe rei, fed ín etie obiecti, &
reprzsécati,& idcó ait cíTe diftin&tionem obicctorum for- malium in
intelle&u; & quidem cciá hoc modo ab ipfis Thomi(lis explieatuc 5 per
terriü tàdé gradi inrelligit diftin&ioné fotmalé a&ualé ex natura rci;
& quol. 1. ar.2. duplicé a(fi gnat dittinctionem ra- tionis, vnam meré
cau(atam per a&á in- tellectus,& haec e(t rationis catiocinátis,
altera:n fumptam , feu occafionatam ex parte cei, & hzc e(t ration's
raciocinatz ex quibus patet Do&orem veré agnouif fc diftin&ionem
rationis ratiocinata , vt genus condilt;in&tum à dittinctione ex natura rci
a&ualijatquc ita (encic P. Vul- pes to. 1 d.6.ar.7.& loco tio art.cit,
ac omnces illi Scotifte , qui doceat gradus tranícendentes nà przfeferce real
tates ; fcd conceptus;nidaquatos ; mém ni éc hu:us duplicis d ttnótivnis
cauonis Do« é&or 1.d.8. q. 4. . Ifla tamen pofitio » vt 1bi
Bargiusaducctit. | 93 Ad a.negatür adumptum , quáuis n.Scotiflz, nec propter du
ni acttibu- ta,nec ob gradusmetáphylicos przdica- métalcs hoc genere d
ittin&tionss egeant; quia hzc oninia apud Scotum func abin- u:cé cx natura
ret fortimaltéc actifal ver d ftincta,illotü ind;gét ob. d; (tnctione
ponendaminter. praedicata? quidd;tatiua Dei, & gra dusomn. s tran[ccderites
jg - enim illa non inter (& differant, & ab. e(- fcntiatantum
dillinctione ration $,& cx alia parte maiori diit in& one ex natura tei
ab efentia dittinguancutt attributa , quá pradicata qnidd. tatiua, vt fpiritus
, i& vita intelleétaalis , vc docet Doct, quol. 1. fub lit. L. plan? fc
ju:tur , quod cü attributa dift: nguantar à ctualitec ex ntu Ta rci,
przdicat«quidd:citiua dift nauá - tur tantum virtualitec, feu rat?one cacio*
cinata,vt declarat Valpes cit. difp ait. I - Difput. I. De Inftrumentis féiendi
—.—— 7.Et cum gradus metaphy(ici tranfcens— dentes non dicant realitates , fed
folum — conceptusinadequatosvtScotifte me. — lioris notz doceat ,st fiolocoin
Meta» — — phy.dicemus, confequenseft,vt cum pto. ———— corum di(tin&ione non
füfficiat fola ta- * tionis ratiocinantis diftindtio,& exalia — — — parte
dittin&ionem ex natura ret actua" lem fundare nequeant ;, qu;a non
dicunt realitates , quód diítin&ione virtuali » feu rationis ratiocinatz.
diftingui de- beant; vnde ex hoc duplici capite oritur. * ind:gétia huius
diftin&ionis in fübtiliü Schola;que plané (uppleti nequit per di-
ftinctionem ex natura tei actualem » vt proprijslocis declarabitur. — — — 94 Ad
s.argumétü Trombet; proba tantüm vajus rci generari nom pol[fs ii intellectu
,m(i vnum conceptum adzq cum; ti illum immutet quantum pote & pet propriam
(peciem,at extra b cum tancias n:| impedir quin eiufd plicis obiecti plurcs
habeantur cóceptus imadeq iati per actum peeciliaum,X nà. collatiutim , quatenus
inadaquaté ol ctum intelligeado-vnim ratiade fcind't ab al'a,vade aecc(fitas:
fo lianc diftinctionem ration;$ proue limitatione; & imgerfe&tione nof
telic&us qui vcl vaico conceptu tc naturá ice ey cce 3 tiam,vel in
intelligédo cozitucvttal: fpeciebus , quz cü noa reprzsétent totis. - obiedtü
adz juaté, debet plaribus vti, vt — — réadequaréintellgar,e& quo fit &,
quod —— per plures concejxus cam intelligit '&& — plutes ratioucs
obie&iuas in ea diffin- —— guat,quas alioquin nó ditbingaeret, fir& —
per propriam f(peciéavc en tu A - 9j Exdi&isiahocamiculocócluditug ———
fcotem illa Formaliitarum generadiftim — Ctionun ac identiraum ,quafcinuicem —
inferrent, e(« prorfüstuperuacanca V£
——— abinuicemtondiftiacti ,nam dilodio ——— ex natura rci non eft manbrum
códiitim Gumnàdittin&ioncformili,'vtbené pro. ———— bit P.Fabet'dit.c.o. nam
&iüliacenfentur — — : €X natura cei difti quimbas.fecinfo — opcre cito
qeadicico pta te contradi&oria vecidieali cadeu A €x nacura MbuMNORUD - |
Dü: ^ - - - * m^ ^om 3 p de Diflinélicne vaticuis .Od.IL — 231 (Que. sificari
non poffent , plané ex hoc mani- fcíté deducitur bec non efle diuerfa di-
flin&ionum g«nera , cuia de illis tapium verificari poflunt a parte rei
aliqua. cop- tradictoria pradicata, qua habcnt diucr- fasformalitates,&
concepub:litates,nam .qüz in eadcm concepubilitste, & raco- -nc formali
conucpiunt, contradicioria cx patura rei non patiuntur, & quióem D o-
&or nunquam diftinxit: inter diftinctio- ncm cx natura rei , à formalem
,vt. con- fict ex his,que habet 1.d.2.4.7.& d.8.q. 4.& d.13.q.vn.&
alibi fepé ; cxcn plum vcró, quod adducunt ad banc diflir.Gio- ex natura rej
declarandà de dcfini- tionc,& definito, nihil (acc (Dt negouij ',
€onftat.n.ex dictis fupra q.4.ort. 2. quo feníu definitio ,.& definitem
díci queant exe ex naturarci.Diftinétio e('entia- -lisqucquerócotifüituit genus
peculiare - diftinétionis CodilimGm eb alijs; quia :apud Fortnaliflas dnas
habetacce; tiones - Jhze difinét:o;nam in vno feníu illa dicü -tür
cfientialiter diftinGa,qua habent di.
ucrías effentias, & é conira illá dicuntur tisqes cadcm e[Tentía
communi- cát; in alio fen(u illa dicütur efientialiter diflingui, quorum vnum
nó eft. de c(fen- tia alterius,nec eius.cóce formalem ingreditur, & é
centra illud dicitar idem eficntialiter alteri.q» conftituit eiuscísé- tiá,
& eiusconceprü formalem ingredi. tur, aret autem,quod identitas, &
diftin &io cficnualis in ptimo f; niu. coincidit um diflirétione rcali, nam
quacumque babcnt diucifas cffentias funt etiam di- ueríz rcs ; inaltero autem
fcnfn acccpta «oincidit cum identitate, & diftin&tione formali capta
(ccundo: modo ex illis ui- busyquos tupra infi nuaimus declarando hanc dift
inétionc m in folut.3.0bic&t.Sic «tá diflinétiofc rotis cbic&iué , qua
di- inguiyaint,qua in nullo cóceptu quid- dit conuen: üt;vt paffioncs entis ,
& vititmz ronerd:ffeiéca, & diftinétio fe toris (ubic&iuésqua
ditlngui;aiont, quz non coneriiüci aliqpa realitate potcn- tiali ad ipla
corirzhibili, vc Deus, & crca tU; à, non'coplirgunt duo genera diftin-
€uonum à ceris condittin&a;!cd coin- cidunt cl reali, & formali, vt
bene, nota» uit Tatat. cit. quia gez diftingeuniur f€ totis obiect ue aliquando
diftinguuntuF tdiü formalicer , vr bonitas , & veritas in Dco,&
interdum evá realiter dift;nguü- iur,vt cuz vltra d.ffeiciaspariter que di
linguuntui fc totis fub'ediué, quàdo- quc rcalitcr difüirguuntor , vt Dcus ,.
& creatura; irterdem iui formaliter, vt bo- nitas, & veritas in Dco,
vcelcreatwras & ha« dicta. fuficiát pro dignofcédis var;js :diftinctic num
generibus cuátum ad logt cum I pc&arsreliétis an bagibus Foimali- cftarum,à
quibusror tm 7 yroncs,vcrum & prouc&os sbflinere contulimus , nam
inillis multa cóunenrur tüm logica, uim philofophica;um metaphyfica,
&«theo- confusé,& p 1omifcué irodita, vt potus more gallico pa'm ntum
qucd- dam cor fecerint Formalif!z ,quàn nová quardsm fcicnuá,cuius fübicétü fic
for- malitas,vt ipfi prztédunt,apti ff n.um ad -Obrvéc (i quodcunque c
uantomuis perí pi cax ingcnió;nec dubitauimus aficrcre tra atum: liunc foórmalitatum
plures alum- nos € fubrilium Scbola indolis escclicn- tis perdidiffe,&
quotidie perdere,vi miü it;cur adbacinnoflra Schola toleretur, Ammo vt omninó
neccflarius T yronibus à quibusdam prz dicciur. QV£&STIOÓ VI De ordine , €
Metbodo procedendi in facultatibus tradendis . 96 E Metliodis quamplures
fcripfe- D re Philofophu magni nominis tüm veteres , tüm Recentiores (&
forcé plufquam peteret néceffiras , ac materiae vulitas) & nuperrime non
minus, quam do&ifli me fcripfit Scipio Claramontius vir on nigenz
literature bros quatuor j notant 2utc m Methcdum pofle duplicis ter accipi vno
modo pro rcgulay& cano- nc procedendi. in (cieptia , & ordinandi rcs m
»j fa tre&tádas, vt de hac prius, & de illa pottci;us agawr ; aliomodo
pro or- dine ipfo; vclut in «éu cxerciro , fcü pro ipfoprogretius funi cttam
folet incer dum E 6t nii firümcnto (cicndi , ied quia hec cit tufan nas
acceptics rüprie, pe- Mtihbeodi icfiinguur ad €uliaritez nomé rcla- Telatas
duas fignificationes. Dubitant au- tem primó fub qua ex relatis fignifica-
Mcthodus ad Logicü pertineat; acab ;pfo definiri debeat , an .f. accepta pto
regula, & norma procedendi in fcic- tia, vcl pro ipfo progreffu ;
Euftatius, & Toan Grámat.cx antiquioribus , & Fen- dalius, ac Zabarcl.
cx recentioribus apud .cit. lib. 1. cap. 2. arbitrantur Mcthodum confiderandam
ctíe, ac defi- nicndam à Logico pro regula, & canone proccdendi; at
Claramont. opinatur po- tius defin endam effe pro progretiu ipfo, quia
Methodusex vi nominis fi»nificat viam;& progreflum ipsü ,& hoc cft cius
formalc fignificatum , res aüt, inquit, de- finiri debét: n fua formali
fignificatione. Hac cfl fcrt qua (iio dc nomine;adco ut mirum fit doctiffimos
viros tot verba inre parus, vclnullius momenti cófume- 1c ; nàm ccrtum effe
debet Mechodü füb vtraq. acceptione ad Logicam pertinere, fub prima quidem
acceptione ad Logica docentem, cuius munus cft tradere regu- las, &
inftrumenta fciendi, & ordinaté fciendi , (üb fecunda autem acceptione -
Ápectát potiusad Logicam vtentem , quà doccntcm;nam Log:ca vtés,vt in quaft. prooem.dictum
ett, talisappellatut,quia pon:t invíum regulas , & precepta logi- '&g
docenriscum crgó ordinatésac diflin €té proceditur in aliqua facultate traden-
da, ilis progreílus cft acus logiez vtcn- tis ; ergo fub vtraq. acceptione
Metbo- dus ad logicum pertinet , & .ab ipfo (ab viroq.. fenía confiderari
d&bet .. Conf. 1juja vt. dictum cfl, non.(umiiur hic Me: tbodus pro
quocunq. inflrumento fcié- dli; led peculiariter pto ipfoordine , qui in
(Gentijsob(eruari folet; vc rité, ac di- nc confulionc tradantur , quia rationc
ex &ómuni fenrétia definiri folet quod eff babutus inflrumentalis, feu
infirumenti intelletiuale,quo docemur euiu[qidifcie pliua partes conucnienter
difponere , vt refett Zab.lib. 1. de Method. cap.4. fpe- «r;t autc ad logicaw
tradere methodi x ordinem proccdcndi in [cieniijs, ficut «nim ipfatradit modum
fcicndi ;. ità eciá wadete debct n.odum ordinate [ciendi , i precedendi in
[Gienti;s uadendo jeg * Difp.I. De Infirumentis fciendi ^ las,& precepta
ipfiusorditis;medumi era — atq. ità fubinde emper qua fucce 8Ó ad logicam
fpectat, ac ab ipfa definiri debet methodus fumpta pro ipfo progref fu , (cd
ctiam fumpta pro ipfa regula , & norma procedendi in fcientia;ac ordmis
feruandi ; Et falíum cft, quod dicebatur. — methodumex vi nominis figmficare
pre cisé progre(um ipfum , mam in quattio- nibus de nomine, vt (zzpé dictum
eft, cóis ac frequentior loquendi modus femper pra ferri debet ; Methodus
autemapud Philefophos , nedum accipitur pro i. progreíiu, fed etiam pro regula
& nore ma ordinate progredicndi. - Sccundó dubitatur, an de inna thodi; vt
hicíumitur pro ipfoordine ler- uando in fcicntiayvt de hec prius agatur, quam
de illo, fit quid priusad cognitio-— Ls Lacum, er a om imr debere 1,de
Method«ap. tex- plicando notiorem edis (emhbiu e , nam fi oncci portus ,ab
Oriente petra, poteft numeratioab altetutro tete —— mino exordir;,& effe
ord.nata, T" ) mcencgptusordo retineaum y v.g.li Mongci, portum Albiminiü,
inde Albis gaunum, poftcà Gcnuam wes Oricntem loca mumetet vnde deducit
rationcm.otdinis requiri quidem quod dc hoc priusquam de illo agatur, nequa«
quam autem , quod prius ad fe:ju&tis co» guitioncm djrigatur ,ncq. cnim ad
cogni ioncm Genug A Ibigaunum pcrtincte. Dicendum t& cft de rónc otdin;s ,
v& hic de co loquimur; vt nimirumeft ordo. dcé&rirz, &
pracipualpecicsmethodis - vel potius methodus ipfa feruanda in fae cultate
tradenda , effe quód priusad co« gnitionem fcquentis dirsgatut. Probatur quia
licet de rationc ordinis, vt ficit e(- Ic difpofitionem plurium sm.prius,&
po serius, vt bené oftendit exéplum allatis tamen vt €x roox dicendis
parebit,de ra» tione ordinis doctrinz eft , Vtab 1js in« cipiat; qua (unt
faciliora captu , & cone fcire poflunt ad notitiam fequentium,ó2 fic
obferuari videmns ab Auctoribus 1p- fis) qui in facultatibus uradend isnonie-
mae, -SNWÓ:"emere ceo -- niscui? ab Occidéte principii: ks nell t
"apes 1 it, Lol 1n ad 4 - 4- ev ^4 Que. V1. De ordine 6) Mabodo. meró,K
caf prius hanc difpatation£ in- ftituant, quam illam; fed quia hzc ner «onfcrt
ad cognitionem fequentis. Conf. ' quia cómuhe proloquiü eft , quod lectio
lectionem aperit , vt per id oftendatur rectum doctrinz ordincm tnnc feruari
quádo non folà prius hac lectio inftitui- tur,quam illa , fcd 'tant prior
lectio con- ferat ad notitiam fequentis . Conf.
taridé ex dictis ipfius, nam cap. 4. definit metho dum (lumptam pro ipfo
progretfu , quod fit via ad cognitionem promouens abíq. . Errore, & birc
cap.6. deducit ordiné efle fpeciem methodi ,quoniá & ipfe c(t pro £reffio à
prioc: ad poftecius,& ad cogni- (ionem prom.ouct, iuuat .n. ordo ad reirü
cognitionem affequendam ficut cofu 6o impedir,ac perturbat,ergo de rene ordi-
nis doctrinz cft, vt prius ad cognitioné fequenus dirigstur, idq. expretíe
docet Zubsn Ioc.ci. At refpondet Clarag;ót. ordinem 1n difciplinis tradendis
vtiq. no ftram iuuare cognitionem, non tamen ia €o feníu,quod priora conferant
ad cogni tionem corum; quz poftcrius dicuntur, boc.n. conucnit methodo
fpecialiter di - €z , quà ponit fpeciem ab ipfo ordine coniifinctam ; fed
quatenus per ordiné tollitur confuiio, quz tüm mtelligentiam retardat ,tum
memoriá impeditremini- fcentiamq. penitus tollit , & hec cft vti- litas
ordinis per (e , & precise (umpti. Scd iam dictum eft hic fermoné non cffe
dc ordine pracisé (üb róne ordinis, fed de ordine doctrinz. feraando in
diícili- nis tradendís,& dicimus hunc expoftula- re, vt quz prius dicuntur
conferant ali- quo modo a4 pofteriorem notitiam, 1 ü ) ceci idm videtur ponere
metho- fpecialem;vcluti fpecié per fe ab or- dine condiítinctamsdc cuius
ratione fit vt fuperius conferat ad cognitionem po- fÉterioris, nam vt dictum
cft, hic non eft fermo dc methodo pro quocunq .inftcu- mento (ciendi.(ed pracsé
pro ipto ordi- nc docring, qui infciencjs obferuatt fo- let,vt rité, ac fine
confutione cradantur, quod przcipué cóting:t , quando priora conferunt ad
potter:orumi noticiam. Tcitió dubicatuc , quzpam iit norma Ordinis doctrina ;
quain in cient;Js tcà- Logica 235 dédis obferuare debemus; A liqui docu runt
ipfummet naturalem rerum ordine e(fc regulam, & normam ordinis doctri- nz,itavt
ordo doctrinz runc rectus cft , uando conformis eft ordini naturali ip arum
rerum; i.quando in fcicatia res il la prius cognofcitur, & cófideratur;qua
eti in c(fcndo eft prior, ita opinatus cft Piccolomineus in fua Morali introdu-
€tione c. 14.& 15. & fcquitur Aucría q. 30- Log. fcc. 1. licet addat
interdü ctiam licere ob vrgentem aliquam rationé faci litatis,& comoditat
s,ordiné naturz im- mutarc. Al;j cx oppotito docuerunt nor- mam ordinis
doctrinz vniuer(aliter lo- quendo effe faciliorem methodum no- ftra
cognitionis, ita quod cü in fcientia primó tra&amus rcs cognitu faciliores
& paulatim ad difficiliores afcendimus , rectum ordincm doctripg
feruamus,licet non (cruetur ordo naturalis rerum in ef- Ícndo, quam opinioné
laté defendit Za-* bar.lib. 1.de Met.à c.6. & lib. 1. Apolog. Mercenarius
in fuis dilucid. Faber Theocr. 18.Cópiur.difput.progem, Log.in appéd,
q.vlt.& al j quam plures, inquam ctiam incidit Aucría cir.dum fatetur ipfum
or- dinem naturz nen (cmper folere efle fa ciliorem , & commodiorem ad
perfecta rerum notitiam aficquendary , ac ctiam Claramont. loc. cit. Á 97
Dicendum cft cum-4ecunda fenté- tiá, vcram normam ordinis doctrinz cf- fe
faciliorem modum notlrz cognitio" nis,liue fcruetur ordo natura , fiue non
5 quod addimus,quia ad banc facilitaté in- terdü Cripuat iplemet ordo nature ;
vt nimirü res omncs co ordinc difj;onaturs quo €x natura fua süt inter fe
conexa, &C ordinata; vnde ordo docrinz nQ cft ad quaté códiftinctus ab
ordine natur , ft interd coincidit cum co. Conclufio de- ducitur ex Scoto 1. d.
3. q:2.vt benc Fá- bci aducrüit, nà ibiait Doctor Metaph, ctie vItimà fcientiá
ordine doctrinz,&- h agat de. principijs aliarü fcicntiarum Philofophiam
vcro naturalem efie prio- rem;& plané ratio,cur Ariftot.basfcien tias fic
ordinauit,non cft, quia ordo na- tvralis rccum iic peteretquia potius hic ordo
oppofitun poltulabat,yc nimirum | Aà Me- 235 «Metaph. pr&mitteretur ;
veluti qua agit de princip js priniis omnium rcrum com muni(him:s,non autem
Phyfica;qui E. de parc culari ente ; ordinauit ergo ihi- lofophus has (cic nuas
hoc modo, & Ph ficá pianafit Metaphyficz quia illa € facilior,vt poté qua
cíl de rebus fenfibi- libus,qua funt cognitu faciliotes . , Probatur autem
conclufio manifcflis Anft.auctoritatibus, & inprimis $.Mct. tcx. 1.ade t
auctoritas qe nullam páti- tur gloííam , nam ibidiftioguens intet principium
eiiendi , & cognolcendi ait , piincipium doctrinz nó fcmper cft prin «ipium
teiícd vnde quis facile addifcere potcft, inquit .n. ;v; docirin noná pri-
moyac vei principio aliquando imc boan- dum eft , fed vnd? quis facilius
difcat. INec valet folutio Piccok quod ibi Arift,
loquitur de via doctiinae,.1.de Methodo, &dcmontiratione , quz cfl propria
via fcicndi , nonautem de ordine doccrinz. Hoc .n4nanifclié rc pognat textui,
vbi po nit varias acccpcrion:cs princip]; & poft- quam locutus cfl de
principio. doctripz, inferius in codé capite loquitur dc princi- pio ;p i:cdio
den ctl rationis illis verbis, praieica cem coguojciilis res eft prtu- cipium
boc quoq. dicitur yvt demonflra- tronum, (uppofitienesÓ ergo m priorilo co
loquitur de meth. do, & via dociring, fcd de ordime. Itcm 1. Phyf. tex. 4.
a(i- gnans ordincm ptocc dédit in fcicntiana- wiral ait ob vn uctéilioribus
ctle incipié dom, & róncm adducens inquit, quia süt nobis notioras quod ét
rcpetit 1. Érhic«. 4:crgo norma ordinis doctrina cfl faci- lior noflra cognitio
. Nec iuuat refpon- dete com Piccol. g il'a non ctt (officicns zgtioyncq;
primarias ouiacf. ex vniucríaliü «ognitionc facilius habemus cognitioné aharum
rcrü paiuralium , fed primaria ró eft, quia fünt priota, idcó illis coznius fa
cilius alg res cc gnoícumursoam ipfe or- do natura facilior , &
ccnimodiorcft ad perfectam) rerum notitiam. affcquendá, ! INOvalet ; tum quia
nimis derogater Lhi- lofopho d'cendo ftatim in ingrctlu f lulo fophiz defecitie
nó atlignando primaria 1ónem, futiicicnie ordinis, cii ferua- turus erat in
j20greltu ; tu quiafeisü eft Diff: DéInfiriimemis füudi.. vniucríala , de
quibus ibi loquitat Arift. c[ic priora srh ordinem natura ,quia nom loquitur de
vniuet(alibus, in praidi fcd 1n continendo, vi dicimusin Pbyf.um expofitione
textus cx Scoto 1.d.3.3. 2.0. tum quia etiamfi per. vniuerfalia toiclli-. geret
ibi cóiora,qua (unt priora fecundü naturam particularibus, adhuc tan; vni-
uer(aliter verum non eft ( & fi interdum. ita fit ) quod ipfe ordo naturz
facilior, fit, & commodior ad no(trá cognition£s, atque idcó illa adhuc
cffe non pofset prie maria ratio, quia funt priora; t tandem, quia ctiáfi iple
ordo natura. séper facis lot e(fex , hinc non (cquitur primariá ra» uoné;cur
velit Arift.ab vniuer(alioiibus procedere;eiic uia ifta funt priora, imó.
potius fequitur oppofitum , quia non conquiefcit. incellectus y t qu manet,
quare vult agere priu$ .— c prioribussm ordinem natucz 2& 69. (pondcre
debemus , quia facilioré lec tionem habemus (eruádo hunc ordine cum ergo bac
fola caufa , facilior modus noftrzcognirionis quietet noflris ^inicllectum ipía
folaetit primaria. — 98 Preterea videmus Arift. lurie dincm naturulé rcruin
pratcunib ffe, & - ordinem nolle fac.Loriscogoiuionis (ge — cui cile; hir
prius cg:t de apimalibusq. dc plantis, 6 aliararione , Bf. quia PUB nobis
notiora, vt ipfe dicit dc long. & bre uit.vitz X lib. 1. hitl.animal
cap.6.dicit prius le agere velle dc differentijssiX aci depubusqug circa
animalia contingunt » poticaad caufas inquirédas aleédere , ai — n.rationem
cógruam notiro naturali co. gnofcendi n-odo efle, vt à facilioribus,&
pcopinquioribus nobis ad difficiliora ; &. remotiora procedamus, &
ibidé de par- tubus animal.c.2c-reddensrationem , cur prius de homine agere
velit, (ubdir, quia. exteriorum partium eius forma notiffi- ma efl Nec
valet,quod a Piccol.hoc al» Atidl. factum fuifleex accidenti . Quia AU agit
tcflatur fe itd agercquia ratio doccndi expoftulat, vt à tacilioribus no» bisad
difficiliora procecau:us ; non ergo. id fccit cxaccidentsled coufuló,& data
opcra, Et bac (ententia nontolum fuit Ail fed CcLElatonlib.z.de Rep. G.lene.
lip.9. e Qudt. VI. de Ordine , es Mabodo . Nb. dedeerets: Hyooc. & Plat.
c2. & Auiceg. ia pria. lib, de Anima, quibas in locis vnan/mtter docent in
rerum ccacta- tione, & facultatibus tradendis à facilio- tibus, &
clarioríbos noscexord ti deoere. Demum huic feacentiz manifetta ratio
fuffeagatur , nà ecfi pluries iaaet res ad- di(cete eo modo, quo fuat à natur:
dlpo . fitz , nam valde coafert cra&bstü de có mun:oribus przmittere
wactaribus de particularibus, vndé Arift.sn lib.Phyf. a git de principrjs,&
proprictaubus corpo- ris naturalis in cói, deinceps io al js Jib. de varijs
Ipeciebus corporis nataralis; lac - tamen eriam.contingtE Fem aliquam s quamuis
in cffondo priorem eite adeo scconditam, vt non alter poffit bene co- gnotci ,
quam €x praua cogaicione ali- cus rcr. pofteriors (cnhbus obaiz , atq; ideo à
nobis cognitu facillima , c Autt.m Met, a&urus de (ub(tàtijs fepa- ratis
pt?us. agit de. materialibus ; & ideo fion ordo. geram. vpiactfalitet E(Ic
|ót norma ordmis doctrm,fcd faci- lior modus cogmttiomsmoftrg , vnic sé- per
debemus incipere à nodor;b? nobis. ^ 99 Hictamcn adaerreodü eft cü Fa. bro
cit.c.z.m fine,quód cum dicimus or dinem doctrinz poftalace, vt à notiorib,
nobis exordium fua.aror,per noriota no b;s non intelligimus, qua (olent contra-
diftingüi à nous nauta, (cd per notiora nob:s inteligimus ;lla , quiz facilius
als initio fcienaz addifcimus , & ex quorum cognitionc facilius io
cognicioné aliorum in illa (ciétia deacnimus cx quo fit vt & ucies in
icientijsordo doóring fequa- tur ordinem narurz,& prioranatura de-
&larentur , deinde pofteriora ; hoc autem non1deo fit , quia ordo naturalis
(it nor- ma veri ord.nis doctrinzs,vt Piccol. arbi- gratus eft , (ed quia hic,
& nonc ile. ipfe ordo naturz cft facilior , & cómodior ad affequendam
noticiam aliotum in íciétia €Ótentorom,nct poll criora potctunt rité percipi
nifi luppotita notitia. priori (e- cundü natutaa ; hac racione Acitt. prius egi
de elemencs , q de m:xcis, quia rité mixti nacura percipere non poliumus;n.(i
pee elemeata cognofcamus; Et per hoc lecociliantuc omncs Ariit auctorita- 1:j
tes, quibus ip(e te(tatur fe idob prius re de. quibu(Jam rebas, quia ceca turam
priora (uat, ita 1. Elench. c. 1.& 3. Rethor.c. t.li.de fen( & feníaco
in prit cipio* .de zen.antinal, c«4.1« P hyl $7.24 dc Anim. 64. 2.de partibus
in mal. c, 10. & n -hyf. primo loco agit de princi, js rérumn taraliü
v,quia $m natura priora fumt,quamuis slio w^ unc difficiliora. Có» cilian.uraüt
omnes iz auctoritates , dc coafiaides 1cédo Ac tt. eps fas onus có» formale od
nem dodrine cum ordine macur£ , non ,uia 0:do rile nacuralis E norma vcrio:d nis
Jozteinz,led quia fa- Cilior nottra .ogn tio tuac iliam 0o:diaé ex
poftulabac.& ordo ipie namuralis con- dacebat ad facilioré captam atiarum
rerü in fcientia, vnde X quando Acift. à prio- ribas srh naiuram incipit
feruindo ordi- nem nature ,& quando eundcm ordincaa omqtit;id (cmper facit
ob faciliorem no» flram cognit;oné , ita quod modas faci- hor noftiz
cogattionis fic fempcr norma ordinis doétrinz, fiuc incipiendo à prio» ribus ,
fiue à poftcrioribus sm naturam. Neque huic refolutioni adacratur , quód ves
icut fe babent ad eí(fe, ira ad cogno- fci atque ideó ordinem in cognofcendo
Íeqai dcbere ordinem in eflenao ,& oc- dinem (ciencifics confocmné effe
debere ordini natursli. Non fequitur, debet enim vtique fcientia docere res,
& modum;quo inter le (onrà natura dil pofirz (ecundum prius, &
poftezius, fed in docendo necef- (atium nó eft,quàd illum modum iimnitc- tur,
dcbet v.g.docere ,uid it Dcus.quid creitura , & quod Deus cft prior cceatu-
ra, fcd hinc non fcquitur, quód pro de« claranda Dci natura incipere non polit
à creaturayque cft notior y iuxta praecepti D.Pauliad Rom.1. Inaifibilia enim »
fiws à creatura mundi, perea, qua fa fami yrmte lle a con[piciuntur . 100 Q irt
dubitatur in hac quzftio- ne,an in tacultatibus cadendis vcendü füc m«eibodo
rcíolutiua, vcl potius compofi- tiua, itacn'm diuidi folet methodus, fea ordo
fcientificus 1n c (tiuum, & tefolutiuum, & is ar. diíp. de Mcethod.X
Mafius j.vl.proasm.log. addant, tertià [peciem mc- Aa i thó- thodi,quam
áppellant defin tiuá, ex Gal. lib.de artc medic.à principio; cóis tamen diuifio
mcthodi in compolitiuam , & re- folutivam fufficiés cft,&
inimediata;nec mcthodus dcfinitiua cft ab illis condiftin- &a,vt
Zab.oflendit lib 2. dc Method. & lib. 2. Apolog. & ita colligitur cx
Aritt. Eihic.cop.4. vbi non nifi duplicisordinis (cicntifici meminit ff
difputationibus fer vádi,vnvs eft qui eft à princigijs ad prin- Cipiata, qui
prcindé dicitur cÓpoficiuus , nam partcs coyonunt totum, & principia
principiatum alter cft à principiatis ad pricipia, qui preinde dicitur celolutiuus
Quia totum in fuas partes refoluitur, & principiatü in fua principia.
Zabar.loc. cit.docct ordinem compolitiuum effe jp- prium fcientijs
[peculatiuis,nam cum ifte non rcferantür ad. finem alicuius opetis faciendi,
non poffunt aliter ordinari , q à principijs inchoando,& hoc cflc de mete
Arift. 1. Phyf.c. 1. Ordinem vero refolu- tiuum docct eic propriü (cientijs
practi- cis, & attbus, nà cx netiopc finisjad qué tefcruntur jartcs funt
ad.nuéia,& fic A- tifLipfc docet 7. Met. 23. in quauis arte prius contiderari
fincm,dcindé media, & in (cicntia morali ità obícruat, quia prius sgit de
foclicitateyquae eft finis deinde de virtutibus , quz (ünc-aíedia , iraque con-
«cludit in tradendis fpeculatiuis methodo «€ompofiriua vtendum cfle, (cd in
tradcn- :dispracticis refolutiua,quam opinionem fequuntur Complat. cit. 1c1
Dicendum tamen cft neceffariü inón effe fpeculatiuas procedere ordinc
cópo(itiuo, & practicas tefolutiuo , fcd vtrumq; crdiré his,X illis
infetuire po(ie iuxta exigentiam noltrz facilroris cogni tionis;ità P. Faber
cit.c.3.& icnet Auctía cit.& fequitur ex proximé dictis, iam .n.
:xconclufum eft ordinem doétcinz refpi- cerc noflram faciliorem cognitioné ,
(ed n ultotics cótingit; quod tacilius addifci- mus incipiendo à copolits ,
& principia- tis od prima v(quc principia procedédo , & ab cficQtibus
nobis notioribus ad cau- fasctam in (cientijs (peculatiuis,vc fupra probatum
cft;& multotics contingit op- potitü etiam in praclicis,crgo in vtrifque
facultatibus iuxtà cxigenuam facilioris Difput.T. De Influmentis [ciendi s
noftra cognitionis arripete p v nam seshodi, e cam. nó vt norat
Auería,contingcre poteft, vt plures pat- tcs eiuídé rie totali ità dncdifpoti.
tz ,vt vna procedat ordine compofitiuo- alia rcfolutiuo, v. g.pars illa
Philofophi, qua prius confiderat mundum quantum ad compofitionem,&
flru&uram fuam j vhitatemyoriginem,& alia, deindé di (tin &$
conliderat fingulas mundi partes, ,p- cedit methodo reiolutiua,alia verà pars,
quz prius contiderat elementa , dcindé mixtam, procedit ordine compofitiuo. Sed
cum Zab.obijcies ; quod ordo de- bci] tradere cognitionem difti rel — ergo
debemus incipere à cómunioribus, & à principijs, & caufis, quz funt
nobis notiora cognitione diftin&ta . Confir, ex Arift.qui 1.Pby(. $7.&
Iib.s. tex. 2..& 1. dc part.animal.c.1, & 4. docet prius de comunibus
agendum effe, deindé de par-. ticularibus; & ratio eit,quia Ícientiz in-
tendunt tradere explicitam s & di(l inctà rerum noritiam;fed notitia
voiucr(alium requiritur ad explicitam cogmtionemins feriorum, &
particularium , ergo ab vni- uecíalibus incipiendum eft. f efp.cü Fab. cit.
negando a(fümptum, quia nó (je ctar ad ordinem tradere cognítionem dftin-
&Gam;,vel confu(am rei , id . n. munus cft inftromentorü (ciendi, (ed ordo
proprié inferuit folum facilitati fcientie;vnde fie- pe cuenit, quod priori
loco quedam pre - mittimus, de quibus habemus folü cogni- tionem quandam rudem
, & pcr rationes "arum efficaces;no alia rationehitfi $4 crudis ipía
cognitio nos adiuuat a« acquirendá elaram aliarum rerum cogni4 tionem. Ad Conf.
dicimus ea probati tá- tumjordinem compotitiuumi longé prz ftarc refolutiuo ,
& in difciplinis traden- dis co vtendum effe , quantüm ficri pot ; non
tamcn probat, quod (i neceffitas, &c commoditas addi(centium id cxpoftulet;
non polfimus interdum illum pra termit- tcre vcendo ordinc refolutiuo,
premitté- do nimirum cognitionem rudem,& con- fufam effc&uum,&
cópoíitorum,vt indé procedentes ad cognittooé caufarum 5: & principiorü in
hunc modum acquiramus cognitioné quoq; diflinctam corüdem , 192 Quin- 117 aor
intó dubitatur , an quzlibet paffim Recentiores Philofophiam tra - (ciétia
me;us tradatur ordine expofitio- dunt, ptoprias namquc; relicto. Arífl.cex-
nis,vel poriustra&ationis an virumque — tina alo , contexunt qua'ftioncs ,
ac permiícédo; & vtfenfusdubirationispa- — difputattones , quafi nil
referat fcire Ari. ntia traditur pcr modü cx- uis allumendo ccrcum Autorem,à
quo fcientia antea eft tradi t2, Vt Ariftotclemin Philofophia, Magi- firum
Sententiarum in Theologia , fata- git illum explicare & reconditos illius
sé- fus apcrire;& qui fcientias in hunc modü tradunt per modum Cómentarij
non alio ordine proccdcre tenentur ab illo , quem fernat Au&tor
principalis.Tunc v fcié tia traditur per modum tra&tationis, cum u:s
4liquam (cientiam tradit rcs cractan bs in cadifponendo ordine'quodam di-
füindto, & cxquilito proprio vcluti Mar- teadinucnto , non autem cuiufdam
Au- - &oris textui innitendo . Tunc tandein mixto modo traditur , cam quis
po quá ccrtum Au&ocem tibi exponendum a- fumpfit » occafione quotumcunque
ver- borum, qua ab Autore textus inrer po- nuntur , teat; tunc [cic pofitionis
, cum ex profefío fuas inftituit quz- fhioncs,(ic .n. hucufq; Au&orcs
vcrumq; ordinen; milcucrunt Ant;qpiorcs primo modo tàm Philo- fophiám,quim
Theologiam wadidei üt, nam Aucrr. Alexander, T hemiftius,Sim- plicius , Fhilop.
& alij illam docuerunt Arittotclem commentando, iftam vero &gidius,
Scotus , Riccatdus, D. Bon. & aljj quamplures exponendo Magiftrum Sccundo
modo omnium primus Th«olo- giam uadidit nofter Alcnfis nouo otdi- fc contcxendo
fummam theologica iuf- fu Innocent. IV. qué poftea [amma cum laude San&us
Thomas cft imitatus; & idem im;erito Aucrfa q. ó.(e&t. 1. 7.hoc
przconium (ubripit Alenfi , vt tri- buat Aquinati qui alijs.mille titulis cu-
mulatus meritis hac laude non eg:t ; nam id aperi rcftantur Abbas Triram in Ca
talog. (criptorij Eccleliaftic. Bartholom. de Pifis ib. 1.
Conformit. Firmament. trium ordib.p. 1. Sixcus Sencn(.lib. 4. Br- blior.fanc.
quorum teftinionia extant at- fixa in principio Summz A lcnfis , & af-
firmant etiam primi (cripfiffe fupra Ma- gificum ; hoc ctiam fecundo modo nunc
sudare bus philofophicis, in qvibus ramcn veluti Magiftrum , & ora- culum
ant quitas cft vcnerata. Tertio tá- dem modo philo ophiam trad;derüt Au
&ores quidam inferioris nore, qui occa- fione arrepta alicuius verbi, quod
incidé ter habet Au&or in c^xci, quzftionces ia- ttudunt ad illum locum ,
& ctiam forec- dum ad cam fcientiam prorfus imperti^ nentes, vcluti funt
illi qui 1. Phyf. vbt de ptincipijs rerum macuralium agendü eft difputant dc
entis vniuocationc,quae (pe- &at ad Metaphyficam , & de primoco- gnito
, quod attinet ad libros de Anima. 103. D'cendum bicuitec cft, gplicet in Sacra
Theologia confcribenda, in qua alum textum non habemus , quam Scri- pturam Saciam
, & Sanctos Patres ordo tra&tation:s fit admodum accomodatus, itaut
apté difponantar mareriz , & tra- &arus pro rei exigentia
Fhilofophiata- men ,in qua babemus Arift. vt oraculum, & Magiftcum , nó
bcne traditur per mo- dum purz tractit/onis rextum prorfus omittendo, quia
Arift. textus revera € totius Fhilofbphiz bafis, & fundamen- tüm ; nec bene
traditur per modum pu- rz cxpofitionis nullam prorfus contexé- do qua
ftionemyquia vt ait Aritt. ipfe in przd cam. adaliquid , dubitare de (in- gu'is
noa eft inutile , & qut ioncs fünt , quz acuunt, & exercent
ingenia,& ad ve titatcm Ayr onis maximé iuuant , vC poté qua cfficaciorcs
rariones pro altc- tratta partc producunt ponderandas. mixto quedam modo
tradenda ctt, non quidem tali, qualis c& iile 1à relatus quo huculq;
Au&orcs quamplurcs vii (ants imb hic vt penitus ineptus, & nox us cit à
(choliseliminandas , (cd alio quodá fic accomodato,v: ab initio totus p.
nitatur , Arift.tex.in sümá rcdattus , & deindé q- füioncs, ac
difputationes contcxantur iili 'repódentés vel co ordine difpofiue quo textü
Arii.o;dinauit ;vel alio nourter ad- innento, vt introdoci poffint qóncs q de
nouo pettra&ácur; fic nos logicá 1&0 cÓ- Aa j icxi- flot. mentem tn rc
258 teximus,quia Sümulas pramiffimus , vt A ritt. textus breue compendiü ,
& nunc di(putationes fubncé&timus Ilis refpondé tcs , cundemque ordincm
(cruauimus in Phy ficis,& in al;js libris tencbimus. . 104 Dubitatur
tandem, quisordo fer uádus fit in qualibet qucftione difponé- da, praícrtim
quàádo circa illam variz ac inter (c repuzáantes extant Au&torü sC- téz ;
& quidem cuin tota qua'flio in his duobus vertatur cardinibus, in alienis
ni- mirü impegnandis, & proprij confirmá- dis, hoc tribus modis fieri
poteft ; primo vt aliena referantur, & rcijciátur,proprià dcinde
inuroducendo fententiam, & con- firmando, quem ordinem obícruauit A- rift.
1. Phyf.agens de rerum principijs, & 1.Ccrli ages de origine müdi , &
1. ac 2. lib.de Anima agens de natura iplias ani- ,& 1. Echic.agens de
humana faclici- tatc;íecundo vt ptius propria apcriatur & folidetur
séériapottca aliena. rcferá tur,& cofutétar d methodum feruauit 3.
Phyf;agés de motu,vbi prius fuam tradit definitioné de motu, deinde Antiquorü.
tertió demum,vt prius quidem alieng rc- fcrantur fententiz, & minus
probabiles , & poftca propria, (& magis probabilis , fcd illa non
reijciacur , nili dum propria fulcitur fentétia,ita quod fimul, & fcmel
propría probctur sétentia. , & oppotirz rcfellantur, & propriz
confirmatio fit alienz confutatio;ac € contra;& fané hic ordo magis
cxpeditus e(l, & breuitati ada ptatus,nam fic nó oportcbit in plures ar-
ticulos quzflioné diuidere , in quorum vno aliorum fcotenriz rcfeliantur ,
& in alio propria introducatur , atque probe- tur, fed in vno, & codem
articulo. ambze it€$ COn.odé cxcqui poterunt fimul,& propriá
cofirmando,& contrariam euerrendo,& hunc ordinem nos fcré sé-
obferuabimus in qua-flionibus difpo copia circa cundem jue it;onem peteret bunc
ordincm aliqualiter immutari. 10$ Sed quamuis hac methodus in quaítionibus dif
ponendis n.odo (it fami Difj.I. De Ifiruinentis friendi. liaris,&
confüera,camen in refer&dís, B& diffoluendis alien fententiz: argumétis
non eodé modo procedunt omnes; quá- plures .n. dum ab initio quz(tionis alio-
rü proponüt opiniones,illas adducunt cü fuis fundàmétis ,qua poftea diffoluunt
in fine quz(tionis ex declaratione propriae fententiz , quam pofucrunt inco
uzliti, & hac metodo vfi funt vniuet-- aliter omncsanuqüi Ncolaftici , quam
ét Ariít.ip(c commendat 3.M ct.tex. r.nam vilis aliorum rationibus maturius
fertür de veritate iudicid, inquit Philofophus Verüm vt aduertit Auería cit.
quamuis hzc methodus (it valde illi commoda.» , qui proptia induftria , &
exercitatione veritatem indagare contendit, ille tamem Auctor qu! veritatem
inuentam alijs tra dcre ,& perfuadere contendit; confültius vüque procedet
, fiabinitioqueflionis — — tefcrédo aliorum fententias,illarum fan- D , damenta
non referet , (eddifferetad iné ^— quz (tionis, poftquam fut ftabiliuit s&-
tcntiam,ea fimul referendo, & diffolue- do;& ratio eft, «uia li im
qdcilim vei — bulo referantur nó folü fententia PAEA. (cd ét corum fundamenta,
mncin- k mnm- tclle&us addifcentis fitnudus, & canqua— tabula rafa
imbuitur quodammodo prie — — mó illis falis fundamentis,yndeminusfa — - cile
poftea difponitur adafleniédumra- ——— - tionibuspropriz (ententiz, camfemper —
— anxius maneat dc folutione argumétorü oppofita (ententiz,mcelius igitur eft ,
vt intellectus primó abuse Fubdiie vera fententiz, neque tali anxietate labo
rct. Accedit vlterius experientiam ipfam docere, quantum afferat i Ty- ronibus
conferre folutiones in fine quz- ftionis pofitas cà argumentis ab initio
premiossnégng plané eft incómodü pra ferum qfi queítio eft prolixa;gp | poft
argumentum A duerfarij relatü tta« , um faa immediaté fubdatur (olutio,con- fcftim
gaudet addifcentis ingenium, nec manet anxius , aur perplexus , & melius
(olutionem memoriz maridat. w^ * 1 DESPVTATIO SECVN ja 239 DA: De vocibus, e!
communibus carum affectionibus nen Cientia quecunque , »t more bumano
tradatur,vocibus indiget , que funt manifeflatiu& conceptuum; quia igitur
Logica cft inflrumentum enerale omnium. fcientiarumy tenetur bac ratione
,quatenus nempe unt figna conceptuum y traiare de vocibus, vt colligitur ex
Arift. lib.i. Periber«ap.1.C7 ibi docet $.Tbomas lect.a. quibufdam ea- vum
comunibus affectionibus &quiuocatione nimirum yvniuocatione,analogiayC €- d
quibusproindà con[ultó /£rifl. [aam incboauit Logicam y 7 non ex abrupto, »
putauit A uera q 2» feti. quafi tratkatus ali uis ex ,Arist. Logica füt ami($us
in iuria temporum m illum pr&cedebat; Et Ijagoge Porpbyrij banc
tratbationem pracedere non de tepradic. quantum tario de V niucr[ali et, fed
fequi , cum Arift. ipfe de pradicabilibus agat cap. 2 an atis Illi videbatur ad
librum ceret »ndà mal? dtfpi- us communiter pramitutur difputationi de V
niuocis, C" , 4€ quiuocis, cum re vera pertineat ad cap-2.
antepr.&dic. .QVAESTIO PRIMA. ^ - Quid veces
fignificent, & quomodoyboc "efl , anres, vel conceptus, C7 nume ,.
matraliter,, vel ad placitum. 1 Sia. Ertum dd eum exero er : monc aliquid
fignificare in- Y | tédimus , duo in mente lo- . WySdX* quenris prz(upponi, rem «f. cognitam, de qua
loquitur, & illius reico gnitionem , quz conceptus alis ap- pellari folet,
ficut res ipfa cognita, vt fic, conceptus obie&iuus ; difficultas igitur
cít,quidnam horü voce fignifi cetur prin- cipaliter, & immediaté . Afferunt
quam- plures voces immediaté liguificare con- Ceptus ipfos formales,& rcsi
pías mediá- übus illis, ita D. Thom. 1. p.q.13- art.1, & q.9.de potentia
att. f. & 1-Periher.lec, 1.& videtur fuifTe communis opinio cx-
politorum Ariftot. Ammonij, Alexand. Auertois, Boer. Porph.óegliorum ; addür
tamen nonnulli hains opinionis Aucto- res,quod licét voces immediarius fignifi-
€ent conceptus , quam res, principaliustamen hignificant rcs , quam conceptus ,
2 ipíe conceptus ordinatur vltimaté , principaliter ad repraíentandum ipsa zem
, cuius eft ümilitudo i entionalis , irà Ioan.de s. Thom.1. p. Log.q.1.art. 4.
quz fuir opinio Datiolij 1.d.22.q. 1.ar. 1. . Alij vero abfolute dicunt per
voces fi- gnificati res ipfas non folum primario, &
principaliter,verumetiam dirc&é;proxi- mé ,& immediaté,& hec eft
cómunior o- pinio, quam fequücur Nominalesomnes Ocham,& Gabr. 1.d.22, q.vn.
& paffim Recentiores Fon(ec, 2. Met.
cap. 1. q* 2« fcét. 4. Vaf]-1. p. difp. $7.n.8. & difp.75- cap.3. Suarez
1.p.tra&pe 1-libe2 - c«3 140.6. Hurtad.diíp.8. Log. (cet. 3. Arriag.difp«
13.fect. 2. Ruuius q.1 Murcia difp. 2.q. 1» Amic.tra&. 31. difp. M)
1.dub.4. Auerf; q.6.Log.fect,4. Ouuie .conttou.8. Log. n.7. Poncius difp. 9.
Log«4-2.& fuit sétem tia Scoti ,quáuis.n. 1. Periher.q.2.proble« maticé
procedat,& dicat, quod attenden do auctoritatem prima opinio cft pro-
babilior, fed attendendo rationem (ecun da, poftca tamé in 1.d.27.q- 1. ad 2.
prim. relolu.é docet res ipfas , non veró carum conceptus per voces immediate,
& prins cipaliter tignificati imó
difectis verbis declarat ibi res tantum proprie loquen- do fignificari per
voccs , & nulla modo conceptus ncc mediaté, nec immediaté » quia litrerz,
voccs ; & coceptus siit figna; immediata vnius tantum frgnificari »-f. rci
nec voii froprié elt igoum alterius y (cd pro tanto dici folct ;nü » quatenus
dat illud intelligere 5, ncc fignu poftcrius figmficarct ,. niii prius fignü dé
fignifi. taiüimmediatius manifcil arcc; vnde có- cludit Do&or,littcras
voccs & conce" Aa 4 — ptus 7 E 1T] NASA C 246 — Difput.1T.
puusadinuicem fubordinari in ratione fi- gni prioris, & pofferioris vcludi
fubordi« nàátur pl urcs cffc &us ab eadem caufa im- mcdiaté producti, non
auté in ratione fi- gni& figoificati,quia proprie loquenido littera n0
fignificat voccs, ncc voces có- ceptus, (cd hzc omnia süt immediata (i- gna
ciufdé fignificati if.rei, & hüc dicédi modi paflim Scoiifta docét
1.d.22.& 1. Petiher.q.1.vt Tatar.Io.de Mag.& alij. Circa alteram
quz'fiti parté de modo fi snificandi vocum non cfl diflicultas in- ttr
Pcripateticos , omncs namque ynani- mi oni docuerunt voccs articulatas (cx
hiscpim conflituitur. humanus fer- mo, dc quo hic loquimur) non fignifica- rc
naturaliter fed ad placito, hoc cft vo- €cs ex fua naturali vittute nuliam vim
ha- bere fignificandi fed cx fola homir.ü tm- pofitione. Oppofitum docuerunt
vete- res quidam Cratyllus,& Heraciitus apud Ammonium 1.Periher.c. 2. &
Pythagori ci apud Dexi ppum 1bidem c.6.cx quo in feriis fapientis tnunus non
efle rebus nomina imponere, féd nomina rebusim- pofita à natnra ipfa
adinucnire. 2 Dicendum cft pro folutioneqvzfi- ti quoad vtramque partem, per
voces fi- gnmficari resipf;$ non.folum primar;ó,& principaliter,.fed etiàm
proximée,& ime diaté,1mó proprie loquendo folas rcs ti- gnificari per
voces, & nullo modo conce pus,ncn quidcm natural.ter , f d ad pla- €num .
&onclot;o cft tcié comunis ,& Bow quoudoés,& fi gulaspartcs , Primó
quidcm; qx ód figuificent rcsop fas prmcipalter Auctorcs ipfi. prung ejinionis
libenter admittunt; uum quiaad manifcité docuit Aritt. 1,
Eicnc. cap. 1. vbi ait;quód in difputatione pro rcbus vti mur nominibus,quia
ic$ ad difj utationé afferre non pofíümus, ficut in ludo vti- mur fabis pro
nummis & 4. Mer. 23. ra- 4i0 , inquit, quam fignificar nomen y efi «cfmitio
y at definijoindicat vcram cf- Íentiam rer ium quiaid principaliter fi-
gnificatur , ad quod fignificádum pruna- TiO nomé it'nponitur& quod
repraícnta tür intelicétur abdicnus ad. prolauoncm ncminis; (cd inientio imj
onanus non.é De Vodibus . principaliter efl,vt fienificentur res, vnde
Gencf.c.2.nomina dicütur àmpefita re- bus, & ftatím audito nomine'fcrimur
in res,& cóftituitur intellectus reijnon au- tem fpeciei, vel conceptus; tü
ét fi primarió conccptus fignificaren propolitiones de (ccundo adiacéte eflent
veia , vt ifte Antichriftuseft Ch cft , quia intellcétio Antichrifticüceft,
& pariter intellectio Chymerz , & écó« tra omncs de tertio adiacenteyin
qua vnd. enunciatur dc aiio;cfient falíz;nam dun dicitur bomo efl apumai fenfus
etfet , qp. intcllectio hominis eft intelle&tio anie malis;tü demü,quia
ipfe concepuss ordi« natur vItimató,& principaliter ad reptate fentandam
ipfam rem,cuius eft fimilitue do in:entionalis, ergo vox;quse fubflitui tur
folum loco cobcopuis AMD prasétáda principalius ordinabiturqug —— rauoncs
tanguntur à Scoto 1, Perier.q.2« i» 3 Sccundo, quód nó folum prin ter , Íed
etiam díicété , & iffimediat ipfas tignificent, probatur eiídc bus;&
adhuc viterius, quia fig deducere audicniem innouciam 1 gnificataz,at nomina
immediate inrerum noticiam; quia quód gr €irr .nreiltét ui audientis per nomen,
eft. — re$ ipf) nam audito nomine lapidis tta-- tim lapidem ipíuüm cócipimus,
nó. cogn.uonem , quam de lapide biberio- quc..5, imóilla ion nifi per.
rcfiexioncmi aitingituc , quia prius conciptinuslapidé — audito cius nomme,
& deinde fit seflc- xic;quod loqués calem iem intelligit. 4 e« ccdic ex
Tatai.cit. quod yoieft rcs audi& ti rcprafentari pilu] vog tanti de cogni-
tione loquentis , vt expeuicntia contar y er£o per vocemi rcs ininediaté
16prasé- taturjX non cius cosoitio.Demum comn- ccptus non fgnificatur,vt idad
quod (üt impofitum nomé, crgo vó potelt imme- diaté figificari nouine , quia
nominis immed.sta (ignificatio cft ab imporéte nomcn. Quod autcm di ximus de.
voci- bus:n oidine ad cóceptus , idem diccitdü cft de littera, & fcriptura
in ordme ad vo ccs; litteras népe fcriptas principaliter j & in.mediaté
tigurificare ics rplas,non au teu Qu«ft .I. Quid «votes fignificent, eo quomodo.
— 241 teft voces,vt contendit A ucrfa cit. in fi- ne fcc. & Arriag nu.3
6.quia Arift.1.Pc- riher.c.1. eádem paritate affirmat. inter litteras, &
vocesac inter voccs, & conce- ptus , & Scotos cit. ait hzc tria
litteras , voces, & cóccptus effe immediata figna eiufdem rei fignificata:
; & tandem quia vrget eadem ratio » quia fi fcriptura 1m- mcdiaté
fignificat vocem baec propotitio fcripta bomo e(l amimal, cft falía, fen.
fus.n.e(fct, quód hzc vox bomo cft ifta vox anima!, quatatione Arriaga conui-
Gus fatetur (ub nam. 39. fcripruram im- mediate lapponere pro rcbus , efló eas
non ita fignificet . Poflet t in hoc fenfu dici voces proximé,& immed até
fignifi care conceptus, & litteras voces , quate- nus cum nequeamus
immediate caufare notitiam rci in intclle&u audicnt:s Ange lorum inflar
ratione impedimenti corpo ris,loco conceptuum fubrogamas X im mcdiaté fubtt
ituimus voces, quz excità- do mentem audientis ingerunt illi notitià ahi. sri ,
& cum non poffumus ab- entem alioqui ratione diftantiz , loco / vocum
immediate litteras , & cpiftolas fubftituimus, atque ita voces, i mediaté
vices conccpuvum,& littera vo- cum ; vnde bac ratione atcmer e litteras
immediate fignificare voces & voccs
conceptus in animo ; nequc quid amplius probant Autores modo cit. 4 Tertio
probatur hinc tertía pars conclutionis,quód.f. voces, & conceptus
(ubordincntur innicem in ratione figni prioris, & pefterioris,nóauwm
proprié in ratione figni &[hgoati, quia vt notat Ioan. de S. ] homa cit.
vnum fignificare mediante alio potett imelligi cripliciter; primo mcdiapte alio
, tanquam rationc formali, non tamen tanquam re rcprassé- taa , & lic vox
dicitur fignificare media impontionc , cóceprus media fimilitudi-
neintentional) ; (ccundó mediante aiio , vite reprzfentsza , ranquam primatio »
& inimediaro hignificaro , & lic homo dicitar figrificatc immediavé
lhioniinem in commoni, & mediate Petrüm ; tertio mediante alio,nó vt re
bgmificata , fed vt principali fignificáte; cuius vox eft (ubtti- tuum , &
quati initrumentum ; & hoc untim- tod o vox figmficat conceptum ita Au-
Gorrelatus , & eft quod Scotus docet vocem dare intelligere;& infinuare
cóce prum in ratione figni prioris , & princi- palis,nó autem in 1óne rei
fignificat; eX tm patet hanc controuer(iam , fi bcne enfus Auctorü. vtriufque
fentéci per? pendatur,etle dc (olo nomine. Hic if ad- uertédü eft cum Bargio in
1.d. 27. ad si 1.q.& Tat.cir.non codem modo litteras fübordinar1 vocibus ,
ac voces concepti- bus, quia voces funtita per [e concepti bus (ubordinata in
fignif.cádo, quod re$ nullatenus (ignificarcot, nifi carài cogn! tio
przcederecin méte loquentis,non .n» narrare poffuimus, «ue ignoramus, & nó
cogitamus, fed non ita littera funt voci- bus fübordinatz quia vocibus nó
exifté- tibus adbuc litere , & fcripture fignifi- carét,& (aa
fignificata oftéderent, h:c mosfcribédi apud gyytios fuit im víu y ni figuris
quibufdá , qua Hieroglyfica doeet ,non voccs aliquas,fed imme diaté res ipfas
denotabát, «ui mos fi crib é di adhuc apud Iapon:os viget,vt referunt
Hiftoriciqua ratione Valles. c. 3. de fü" cra Philofoph.ait fcripiuram per
fc igni- ficare independenter à vocibus ; X idem conftatapud nos de f garis
numeros fi- goificáibus quód vluó concedit ctiam Arriaga cit.licet neget
de.alijs vocibus. - arto probatur quoad vltimami sje rris oépe fignificarerescx
vo ütaria hominum impofitione, non veró ex carumnaturali virtüte,quia ita
docuit Arift.1. Perier.c. 2. &
4. & Platoin Cra- tyllo,vt retert Alcinous c. $.Scotus 1. Pc-
riher.q.4.& 2.d.42.0. 2.ad 2.& 4.d. r.q. .tum quia alioqui ab omnibus
nationt- jsomnces linguz intelligerentur » ficut alia figna, qua naturalitet
lign.ficant , & cadem voces apad omnes fignificarent; & fürdi nauuitate
loqui. poffent , fi à natura voccs nobis i hec figaa ratus ralia rerum
fignificandarum ficut natu- raliter formant gemitos,& lufpiria cmit-
tunt;tum etiam iignum naturale non pa- titur mutationem cx v[u, vcl coníucrudi-
ncjícd eft independens ab hominü volun tàtc vOCCS autCim murátur i dics ; «€
ti- gn naturajc figmficat tfi rer aliqua dc * ier- 242 Difgut. 11.
terminatam , fed cadem vox fz pé multa fignifica& interd oppofita,ergo. De-
mum;quod magis yrget, Sacra Scriptura 2. Gcr. dccet Adam impoluiffe nomina
rebus. 1d autem,quod de vocibus dictum cít,dc litreris etiam incelligendü
cft,quia mon cit liqua naturalis vis 1nfita chara- Geri fic, vcl aliter
cfformato ad vnam; vcl aliam litteram denotandam , fed homi- nun; placito
factum eft ; vt hzc , & illa 5 liuera fic ,vcl tic cffingeretur, vnde ficut
non apud omncs extant ezdem voces; ità nccliuere czdem. 6 lo,cppolitum cbijcitur
Primo au- &oiirate probandc voces primo , & im- mcdiaté figoificarc
conceptus, id namq; manifcfté docuit Arift. 1. Per.her.c.i.dü dixit Voces cíle
figna carum, qua: funt in animo pa fonü , Auguft. 15. dc Trin. €ap.11 .vbi ait
Vcrbü »quod foris [onat , efic fignum verbi,quod intus later & om nes
deniq; aiüt res lignificari per voces, quatenus cognitz, quia' non potefl quis
€xterno (crmone quidpiam fignificare, nifi prius actu intcrno intclicctus illud
€«ognoutrir;ergo voccs primó , & imme- diaté fignificant conceptus, &
illis medià tibus rcs cxtrà manifcftant. Reíp.di&ium Aiit. diucrfimodé
explicari (olere , ac mapis rccepta cxpofitio cft, quam tradit ctor
cit.1.d.27.quod voccs lignif;cát €oncepius,non vt rem fignificatam dire- 6 (cd
vt principale fignificatiuum , ita quod fübordinantur non in rationc figni,
& fignati , [cd in rationc figni prioris, & pofleuoris, nam intcilcétus
prius per co- gbitionem res apprehendit , dcindé illas immediate per nomipa
fignificat, & in hoc fcnfu explicat Scotus cic.dictü Aug. & in ccdem
dicuntur res fignificariqua- inus cognitz X m.cdijs conccptibus,nó quidem
rcduplicatiué, quafi cognitio me diet; vt obicétum ad quod figni&candum
fint voccs impoiu (cd f(pecificauue ita- ut folum mcedict, «eluri cc nditio
nccc fa» rió prerequibra ad rcm extra fi; nifican- d.n'quia vt ait Doédt.cr. 1.
Perihicr. fi- gnibcate praíuppenit intel.-sere, ficut Mluds Gne quo non,quia
non prius tcs ore profertur , quia mente concipiatur. e 7 St«uudo arguitur ad
ide rai cnibus, DeVochus Cnu4 Tum quia voccs funt inuentz, vt homi- ncs fuos
exprimant coriceptus , etgo immediata figna illorum. Tam 2.per vo- ces (pé
fignificamus resin eodem ftatu, uem habent in noftro intelle&tu , vt cü- ?
PAr gar iis albedinem, vc! aliud accidés in abftrao , quod tamen in re nó eft
ab- ftractum.Tum 3. ràm haz voccs incóple- xa intellc&io, cognitio, d ha co
, intclligo,cognofco,fignificant immedia- té conceptus noftros. Tum 4-gemitus
ani malis fignificat immediaté dolorem eius internum , crgo pariter, voces hominis
immcdiaté paffiones cius internas figni- ficare debent. Tuu 5.quia de facto
mul- ta fyncathegoremata folos co 5 fi» gnificancvt fi,forté,& fimilia
dubitatio- nem hgnificant, Tum 6. voccs func mem- us nofliz interpretes, (ed
interpres prius verba rcfcrre deber , quam remipfam in- terpretur,crgo voces
prius, & immedia- tius figrificanr có ceptosqua res. Tum 7, quando vnum
fignu fubftituitur]oco al». terius , ncccíHc cfl, quod prius iüdicet fi-
£num»pro quo fübftituiturquamtem ab illo fignificatam,quia rendir inn 2 ficio1llius
, (cd voces irent Mi ^" conceptibus, crzo immediatius figmficác conceptus,
Tum demum ; quta alioquin non darctur mcndacium,nam mentiri cít cotra mete ire
cx D. Th0.22.9.1 107af.3.. 8 Refp.ad 1.inuentasctfe voces,vt ha mincs (uos
exprimant conceptus obie- Cucos,ron formales, & hoc loquédo re- gulariter ,
quia interdam etlam accidere poteft ; vt principalis intentio loquentis fit
alteri exprlmere nó tcs, fed quid iple [cntiat de rcbus ipfis, an bznéconcipiat
; vndc verum cft aliquando cx intentione loquentis principaliter primiízate
finis fi- £n;ficati conceptus. Ad a.in eo ctià ca- fu voces ità fignificanr
albedinem , vel aliud accidésin abítra&to , vt immediaté non fignificent
abítractioncm ipfam lo- qucntisquare ctiam jn co cafu voces sür immediata figna
rerum. Ad 3.ille ctiam voces atüngentes a Giusmentis fignificat ilios,yt (unt
res quedam cognitz,i& obie &la , pon vt puri actus , vel conceptus in«
icllectus. Ad 4.ncgatur patitas quia ge« mius cft vox inaruculata uaturalitci
fi» gne L t "t N E ui Quafi.I. Quid "oct fignificant, eo quomodo. 143
gnificant,non ità humanus fermo. Ad 5. talia (incathegotemata, (i per fe
profcrá- tur,nullam rem fignificant,vt dictum cft 1. p. [nft. Log. tract. r.
quod (i dubitatio- nem (ignificant , illam certé fignificat, vc rem quandam (üb
obiedto intelletus ca- dentem, non vt a&um , & purum mentis concepium.
Ad 6. patitas cantum in hoc Lond ons voces interpretantur menté , cuius
dicuntur interpretes licut interpres interpretatur verba cius , cuius dicitur
in- terpres, modus tamen interprerádi vtriu( que cft diuer(is , quia interpres.
prius ex- ptImit vcrba ,deindé res,voces veró prius excrimüt res, deindé
conceptis . Ad 7. probat tantum voces prius indicare con- ceptum; quam rem;in
ratione figni prio- ris, & principalis , cur fubordioantur , vt fignum
minus principale , quod libenter admittimus , non aurem ptobat prius in- dicare
conceptum in ratione rci tignifi- ca. Ad 8.(ufficit ad mendacium, 9 ic- peamut
p voccs exprimere noftros coce ptus obicétiuos,& gd in méte habemus . 9
Tett obij-i(ur probando,quod vo ecs Gignificent naturaliter ,, nam dantur uzdam
nomina, quz tantam affi nitaré bent cum rebus lignificatis, vt quiedà proportio
naturalis, & particularis cffica cia videatur illis indita à natura ad ha-
iu/modi res fignificandas ; (unr .n. quzdá yoccs rigide , & afpere, qu&
fimilibus rebus ügnificand s (unt idonez, v. g. fer- rum , conturbatio,
contritio; fimilirer bombus, fib:lus , tinnitus videntur natu-
raliterfignificarc fonum illum, ad quem fignifieandi illis vtimar.,. Accedit,
quod in idiomaram varictare; periti teftantur vocem banc faces. idem
reprefentare apud omnes nationcs, (gnum cuidés da. ri fermonem à natura
hominibus inditum Quo vteretur infans (1uxca quorunda pla- citum) in filuis
enutritus,& ab ou.ni ho- mínum loquentium confortio fesccgatus naturali
inftinctu.Ité fi omnis vox ngni- ficaret ad placitum , hz quoquc propoti-
tiones c(Icnt verg,bouo e5t a[inus , Dens efi diabolus, quia quilibet terminus
ifta- rum inftitui poteft ad quodlibet tignifi- ii. Tandem in Genef. loc.cit.
nomi- na ab Adamo rcbus impofita dicuntur propria illarum , quo maaifefté
indicatu" nó fuiffe impolita omnino ad placitam, alioquin malé dicerentur
propria rerum. 10 Refp.ad r. probare folum qua(dà cffc voces, qua nan temcté,
ac mcté for- tuito fuerunt. rcbus impofirz , (ed ratio nabili occatione,&
fpectatis e.rum pro- prietatibus, vt Do£tor aducrtit 1. d. 22, 3 vn.$. potefl
dici breuiter s hinc autem educi non potcft, quod talcm fignifica- tionem
habeant à natura, quod cx eo pa-— tet ,ouad multT ill as voces nó intelligüt,
& voces valdé affinesaliud fignificant - Ad a. iila vox tantum d:citur
naturaliter fignificare , quz apud omncs nationes idem reprefentare nata cft ,
etiamfi cir- ca ipfam nullam (uerit facta impolitio ; cx quo fajwtur , quod fà
illa vox faccus per totum orbem idem fignificct,non ob id d;ccnda cft t
gnificare naturaliter , fed ex beminum impofitione, qua preciía nihil
fisnificaret ;jvndé contendunt aliqu e(Te voccm or;gine hebrzam , & habcre
vim fignificandi cx inftituto faltim Deis à quo prima illa lingua inft:tuta eft
, &€ retentam fuifie in difper(ione zdifican- tium turrim B«bylon,
cam.n.difcedcndü eilet , finguli (3ccos fuos quaerebant ; in quibusres (uz
condcbantur, eodem v.é- do vocabulo que tfi cxiftimatio nullam habet
fundamentum 5 fed adhuc magis vana cf ex iftimatio illa de infante ia fil- uis
«nutr;to, fi náquc tal;s loqucla dare- tür à natura homimbus :nd tà, pláné quif
q;cam retineret , criamti alium fetmoné addilccrer,vr notat Aucrfa cir. (c&t.2.
fi- cut fcrmoué patti femper retinemus, cuáli alium quemcunque e;trincü aps
prchédamus,igiur infans enntiius in fil uis nullo id:omate loqueretue ;' vt
liquet ex celebri illa hiftoria, quam re(erc He- rodotus lib.20.de infzncibus
enutritis in filuis cü pecoribus, qui poft bicnniíi de- miffi carittebant folam
hanc vocem be- corgquam à capris; cum quibus erant cnu triti didicerant. Ad 3.
vox non dicitur fi- gnificatiua ad placitü , quia (ignificat ad placitum huius,
vel illiusfed quia tignifi cat ad placitum alicuius cotius cómuni- tatis , vcl
alicuius habentis auctoritatem in ca,yndé non licet caique — figni Cà- 7 244.
Difput. 11. ficata vocabulorum,fed (tandum eft v(ui cómuniter loquécium,vt
docet Scot. 4.d. 1..$.iuxtà quem propofitioncs ili bo- mo cfl afinusy C7 c.v
zrificari non poflünt. Ad 44,omina rebus ab Adamo impofita diccbà:ur propria
rerüsquia ex eius infti- tütione oés deinceps illis vli (unt ,co mo do, quo nüc
bomo d;cituc nome propriu ammalis rational;s , & Frácifcus nomen propri
cuiuídam indiuidui, quia omnes iliis'vuimur ad has rcs (ignificandas. QV
E&STIO SECVNDA. Quid importet vocis fignificatio, C" quomodo
exerceatur « 11 Vid tit fignificare ; quidue fi- , Q gnü;à quo verbü tignifi
carc de" tiuatum cit r. p. Ift. dialec. trac. 1c. obiter declarauimus, nüc
ex profetfo exa minandum eft , quid importet vocis (i- gni ficatio; & vt
quacfiti fenfus magis elu ceícat, hic per fignificationem intelligi- mus vim,
quam habet vox in actu primo r impofitionem ad hanc; vcl illam rem. ignificandam,
& quarimus, quid dicat ; quidue ponat in ipfa voce, & loquimur dc
vocibus articulatis ad placitum figni- ficantibus, non vero de inarticulatis ,
& naturaliter fignif.cantibus, in his.p. clacü cfl vim tignificatinam
aliquid reale im- portat e,potentià népe,& aptitudinctalis vocis ad talé i
(ignificada, vt gemit? ad dcnotádum dolorem,rifus gaud;üloqui- würcrgo de
vocib.s articularis , qua vim lignificandi habét ex hominü impo- fitioncsquid
dicat figaificatio in his voci- bus, & quomodo exerceatur;.i. quomo. do
ingcrat audiéd notitiá rci (ignificata. D. Thom.3.p.9.62.art. 4.ad 1. (cntific
vidctut hanc [/2nificacionem e(fe forma réalem , & intrin(ccá ipfi
voci,veluti vim quandá,& virtu: inzxtflentem illi g gn€ di notitiam rei
fignificat in mente altc- tius,itàvt
contincat in fe virtualiter con- ceptum rci, qucm caufat in àn:mo audié- tis,
fic cnim loquitur, [m ipfa voce séfibi- li efl queda vis [piritualis ad
excitadis intellettum bomai5 & hinc confcquen- ter voluifTe videur,q
exercitium fignifis cationis vocis, cü actu generat notitiam De Vocibus; rei
fignificatz , fiat per aliquam canfalí- taté phyficam, qua vox producat cogni
tioné ; quem opinioné refert , & reteilit Do&or in 2.d.41.ad 2.2.3.
& in 4. d. 1. q. $. B. vbi de hac re fuam explicauit fen- tentiam quz eft
communiter recepta, & fequentibus concluGonibus declaratur. — 11 Dicédà in
primis eft fignificatio- nem in a&u primo nullam formam realé &
incrinfecam ipti voci dicere , abfolu- tam;aut refpe&tiuam, fed folum
denomi- nationem tcalem extrinfecam deriuatá in ipfa à voluntate primi
inftituévs. Có- cluíio quoad vtramque partem cft Scot, loc.cit.quam tenent
Recentiores omnes Hurtad.d:fpuc.8.1og.fec.2. Arriaga nu. 20-& 11. di[p. i3.
Auería q.6 Lóg fec.3« & alij pa(Tim; Quoad primá partem pro- batur à
Do&orc;rum quia fi vo: haberet talem virturem vt ait S. Th. tüc mouere
poffet intelle&tü audiétis sim (llam inten- tioné ,inquátum.(. cft vox
figmficatiuag & lic vos Latina, v.g. lapis mouerct intel lc&um
Grazciaudientis cà caulando in €o conccptü lapidis; qué tn fe continet ,
probatur confequentia, qu'a cóceprus fi- gn'ficat idé apud omnes; tü quia calis
vie - tus per modü qualitatis (piritualis,vt po« ncbatur à S. Tho.non poteft
inefle voci, quz materialis cft , & corporea , enis .n. accidens (pirituale
recipi in (abiecto corporeo przfertim naturaliter. ti tádé quia in voce
impofita ad. fignificandum nulla ralis fora reperitur ex natura rei, vt patet
dc voce,blitíri , ergo neque impofitionem recipit aliquá talem for- mam, (ine
abfolutam, fiue rclarioà, ficut ncque in ramo appotito ad vendenduat vinum ex
tali impofitione vlla qualitas dc noao, vcl realis relatio imprimitur. Forté
dices, ex tali impofitione dere- rg sa faltim in figno relationem realem ad
(ignatum. Scd nequc hoc dici poteft » qua idem prorfus fign fimul, &yfem:el
à i erfis imponi poteft ad oppofita fizni- ficanda;at relationes reales
oppofita ci- d€ (imul conucnire non potlunt. Si dicas conuenire polfe ex
diucríis impotitio- nibus , yelucicx diaerfisrationibus fün-, dandi . Contra
ett , quia impolitio n;hil realc;& phbyficum unpottat in figno fe ibis; !
Quail. I1. Quid fit vocis Jfiniificati : 3b im(jonentis voluntate nihil realc
pro- ducatur,nec in re volita, nec in voce im- pofita, nec in re fignificata ,
ergo nequit efle ratio fundandi relationem realem . 13 Ex hocprobata manct
altera con- cond eh. fi.n. hzcvs. fignificatina in vocibus non cft aliqua
qualitas imprc( fa in voccà voluntate imponcnüs, neque relacio rcalis in voce
derelicta , fequitur aliud non efle , quàm denominationem realem cxtrinfecam. derclidtam
ab actu voluntatis primi imponentis,quz cxpli- cari poteft per relationem
rauonis , vc. Scot. decet loc.ci.in 4. Et probatur, quia nucem,vel ficum
fignificare hanc , vcl il. lum fru&um aliud non cft,quàm hoc vo cabulum
inft itutum fuiffe ab hominibus, vt proferatur à'quocunque;qui tale fru- «tum
intédat fignificare, id aurem in tali vocc non dicit ,nifi denominationem rca
lem c«xtrinfccam. Accedir, quód clTe co- gnitü,cfle volitum 10 obicéto non
dicit, ni(i denominat;oné extr;nícca ex Doct. «it.in finc quatft.cd hominem
v.g.figni- -ficare animal rationale aliud noncít , d ;hoc vocabulum bos;o
fuificalümptum à voluntate primi inflituentisad id figni- ficandum , qucd non
cft , nifi terminafle- actum voluntatis primi inft itucntis. De- niquc hac
fignificatio poteft in vocibus mutari ex va, vel confuetudine, vt expe- ricnria
conftat , ergo fignificare non cit quid rcalc vocibus in'rt;n(ecü , fed peri- .
tus extrin(ccü, cx voluntate hominü j €- dens ; id tamen explicari pot xr
rclatio- nem rónis , quatenus hee fignificat o in voce cócipi lolct quafi
vittüsquadà in- trin(cca fundans rclationé adjnotitiam gi gncndà in mente
audicntis ;'! abfolute t loquendo ita explicati non debct , quia ita nó
explicarctur, qd dicat à partc rei .Scd diccs,licet (ignificatio in potentia
proxima .i. vis, quam habet vox pcr im- potitioicm ad fignificandut , non dicat
quid rcale in vocc , fignificatio tamen in potentia remota ,ustenus .f. potefl
vox atlumi ad hoc , vcl ;llud figaitcandum; vidctur dicere aliquid reale, Refp.
hanc etiam potentiam remotam , vcl non di- «cre, nifi denominationem
cxtriníccam dcriuatam à yoluntate potente. iinponc- 14 re , vcl ad fummum
capacitatem , & po- tentiam quifi obedientialem ad agens intelle&ua!c,
vt illa vtatur, velati (igno, ad quicquid velit Ggnificandum . 14. Dicendum
(ccundo exerciciü figni ficationis vocis , cum ,f. ingerit aud;enti notitiam
rci fignificate,non ficri per ali- quam caufalitatem phyficam 5 qua vox
producat coguitionem, feu conceptti red in mente , icd &cper quaedam
cxcitatios nem , & caufalitatcm veluci motalé , qua vox morzlitcr excitat
inentem auditoris, vt ad prolut;oncm vocis, cuius tignifica- tionem (cit ,
latim cliciat tci. fignificatae conceptum mceritó fpcciei. impref'a il-
lius,quá prz habet. Cóclu(io quoad verá- que parte eft Scoti loc. cit, &
prima pats patet ex cenclu(ione przcedcnti, cum .n, vox lit accidens materiale,
non[poteft ha bere vim prcducendi cognitionem intel- Icétas, cuz fpiritualis
cft. Alteram parté vcró. probat Doclor declarando modi , quo vox ingerit notitiam
rci bgnificatas in audientemodus auté cft hicjquod vox tantam immutat fenfum
auditus, nec ha- bet cauface infeníu, vcl in phantafia, vel in intéllc&u,
nifi conceptum vocis cx fe; auditu tamen immwutato à vocc figuifi- catiua
immotatur p haniafía,& memorias & rememoratur rei , cu: tale nomen fuit
impolitum , & ficexcitac;ntellcctum ad. contidcrationcm illus rei,cuius
prius ha- buit notitiam non .n.moucret,& excitd- rep, nift rcs, cui
impomtut , prius fucrit fibi nct, & quodad rem illaa fignificán dam impcncbatui;
& li haz conditiones funr in audicnté, tunc vox reducit prafae to modo
iptellcétü ad a&ualem intelle- &ionem illius rei prias ootz habituali-
ter pcr fpeciem prius habitam; ità loqui tur Docter in duobus ;ocis iam cit. 15
Ex hoccolligicur , quod vt vox (i- gniftcatíua (uum munus exerceat ; ducat — -
[mentem audientis in itionem rei fignificatasscriplex notitia fcquiritur, tü cx
parte loquentis,tum audicpus, notitia fpfius vocis, tignificationis cias, &
rei fignificatz pct iplam;tequinitur hac tri- cx nouitia cx parte lo:jucntis,
nam qui verba profctt , dcbet prius in mente illa habere; debet ctiam
bgnificationem vg» eis "ul di. md ' 246 cis callere,qui .n.nefciret vocé,
vel figni» ficationcin cius , cercé vu non poflet rali voce ad al ud ign
ficinduin,tandem de. bct haberc not.tiam rei igni: cai » qu à Cr voccs non
Dgnii camus , n.liresa no- b: cognitas; triplex ergo notitia predi- €
jrzrequiritur ;n loqucare , cum hoc tamen dilirimine , qaod rocitia de voce in
(c & rc lignitcata per vocem elle de- ber actualis , quia qui dc aliquare
loqui- tur, a&tu cog tat in mente, & vocem , & rcm uignificaam. per
vocem , fed noticia figa. ficaion s vocisfuflicic quod ut ha- b talis, non
.n.opus elt, vt loquens illius actu recordetur . Sed dices interdum acci-
dere,vt qu's vocé prof-rat , cuius fignifi- cationem ignota ,& cólcquentet
ré tigni ficatam, ut i Italus profcrat verbum Gal licum,vc! Hi(panum illorum
1idiomatum ignarus. F.elp. quod in tal; cafu non pro- fertur vox formaliter,
& quatenus. figni ficatiua, ed folum materialiter, tanquam fonus quidam ad
mod vocis non (ignifi cac;uz quo pacto Picz ,& FH fitraci voces quafdam
arcicularas efforinare folent. 16 Quod autem cx parte auditoris pa riter
necctíaria fic illa triplex notitia de voceyde figaicatrone vocis ,& re per
vo €€ lign:fi-ata , clac. (Inné docetur à Sco- to loc.cit, & probatur ab
co, quia fi ab audiente vox ignoraretur , vcl res fignifi- €ata per vocem , vcl
«uod ad talem rem fignificandim tucrit impotita ,nullus p/a- né conceptus (ait
Doctor ) caularetur in eo dc illa re, ergo dcbet audicns fcire, uid vox
figmficer) deber percipere ip- dos voc slonum i tan 'ein [peciem ha- bere rei
prolaiz , vndé fübdit Doctor in 4«it. quod pervoces non intefligimus , pifi
res, quarum habemus fpecies qua ra- . tione in 1. in]uxt vocem liguificatuam
effe (ipnum rememoratiuu ad placitü. Cum hoc tamcn difcrimine prazrequici. tur
in audiente triplex praefata notitia, qp potitia vocis nccetfatió debct e(se
a&ua- lis,ni (i.n. aud;és interaa cogwationc pcr- ciprat loquenus vocem,
nullatenus pote- rit rem percipere ex vi vocis prolata:co- itio veró
(igaificationis vocis non de- EK effe neceitarió actuaiss, fed (ufficit ha
bitaals, vt de loquente dicebamus; noti- Difju.1I. De Vocibus. tia veró rei
(ignificatee nullo modo so- teft cfic aGualis , neceífarió tamen cfe d bet
habitualis; nequit effe a&ualis , Quia cum vox à loquente proferarur ,vt
1ngerat audiéti notitiam rci (ignificatg, vuque tal s noticia nó praexigitur in
ade diétc,fcd potius de nouo gigoirur in ipfo ad prolationem vocis ; 1mó
actualis co. gitatio rei impedit actum tignificanionis, o ré bigaificare alicui
eft rem iili notis care , li igitor ille rem a&tu cognofcit , vox
lignihicariua (uum munus excrcere non potcít ,cum fit przuenta eó modo, quo
ait. Dod&or de inreliectu agente in Angelis, & Chrifto
Domino;fuppofito, quod ab inftanti (az creacionis omnium (pecies receperint,
Debet tamen neceí- (ario etíc haoitualis, quia quantumcungg. fermo proferatur,
(i audiens non habet in fe (peciem rei prolarz , nullus conceptus cau(arecur in
co dc illa rejquia conceptus rci v.g.coloris,cau(atur in incelle&tu pet
propriam fpeciemilius , nec vllo modo fpecies (on: qualis cft I pecies vocis
,.po- tcít caufare in intclle&ta conceptum ca-. loris ergo necetiar;ó
pratrequiritur ia intclleétu auditoris f(pecies.lltus rei, de qua nt lermo., ad
quam feconucrtat in- tclle&tus excitatus per vocem, mediaa te illa
actualiter rem coniideret. 17 Sed Auer(íaxcit.cü cotum hínc Sco ti do&rinam
tum dc vocis lign ficatios- ne,tum cius cxercítio rronfcribac ("licet eum
non memorcet g'ati snimi gratia y VE mor;seft Kcecentiorü) hoctamen, quod.
poftremo dixi;nus, nó recipit,nà cócl. 3. contend.t notitiam rci (ignificatz
per vo cem non ncceflarió debere ellc habitua- lem, quia fzzpe vnus cx locutione
, & do- trina alterius addi(cit,qua nü juam fci- uerat; & ad hoc (c
extendit etiam uigaifi- catio vocis, vt non folum poflit in menté reducere Hla,
qua audiens al quando co- it» fed ctiam poflit de neuo mani - feftare illa ,
qua nüquam fibi fuere nota, Fallitur tamen Auería, quia iuc audicns acquirat
per voces coguitionem alicuius complexi de nouo, fiue incomplexi, quà nüuam
hibuit A femper fx p voccs earü rerum tigni itla$ , quarum fpccics in mente
habcbat , & illarum vice tuc Q uefl, LII. depeife£l. erimprfvocalia
fignife. — 47 tute acquir.c cognitionem nouam illius «omplexi,vel
incomplexi,quod de nouo fibi à loqu&te nou ficaur; vt fi quis p vo- €cs
infinuare velit aué, quz (olü in India naícitur ; hoc vtique cxplicabit per vo-
ces nobis notas , quód nempe fit auis ta- liscoloris,magnitudinis,&c.
quarum rc- rum fpecies iam pridem habemus in mé- tc, & ex carum concur(íu
dcuenimus in notitiam illius auis ; 1ta etiam contingit , cum nobis
manifeftarur aliquod cóplc- xum,id .n. fit per voces catü rerü fignifi-
€atiuas,quarü fpecies apud nos habemus. Verum cft hanc ié effe penitus animafl
1 Cà, Ícd cü voces quatenus fignificariue lo gico cóliderandz proponantur ; non
fuit absre quz(itü hoc de vocis fignificauio- ncquantü ad prafcnsfpcctar,
re(oluerc. QVXASTIO III. De fetlione , & imperfe&iione vo- so umm
fignificando. — ^7 18 qA Vplex attendi poteft perfc&tio ; i 7 vcl
imperfectio in lignificatio- ne vocu;veritas f.X falfitasdiftiottio,&
confufio, ficut .n. cognitio habet reprcsé tare obicétum vcré , vel false , di
ttincte,. vc! confusé; ita vox in fua fignificat. one habct fignificare veré ,
vci false , ditlin- été, vclindittincté ; & ficut in cognitio- nc veritas j
claritas , & | diftinctio petrfe- €tionem importat,impci fcétioncm veró
falfitas,& confutio, ita pariter in fignifi- Catone vocis , veritas, &
claritas dicitpeiteétionem,falíitas, & cotutio imper- tfcctionem. Dub.tatur
iguur in pratcnti dc pcifectione,& impcrtcétionc vur.ufqs generis; de
ventace, & faliitate dubita- tur;quid impertent in vocibus, an 4. quid
rcale,nccne,& vnde fumi dcbeánt , an cx «ontoriiuate , vcl difformitatead
rcs. li- gmficatas pcr voccs, num potius cx ipla cognitione vcra , vel talla in
iniclle- u pia ccdcuti, vL arbitraur Aucrla €t. fect. 7- vbi docet vo.cs dcuomunari
vc- ras, vcllullas p varticipationé veritatis , vcl t.líütats , qua incinfecé
in cognitio- Dc repetitur , 3dcÓ vt propoütio vocalis fic vera, quaudo
lucordinatur iudicio ve ro»i€u Luolbicuuut loco iudicij veriyune / vcro (it
fal(a , quindo fübordinatur iudi- cio falío, feu loco illius fabftituitur.. 19
Dc perfectione veró , & 1mperfe- Gionc fecüdi generis puta difli
&;one,&c confutione, maius adhuc extat dub ü, an dift nctio
ligniíication s vocis , ac indi- ft:nit.o proporuone fequatur. diftin- C; oné, &
confufioné coceptus mentalis in reprafenando
, itaut rcs extra caliter pracisé per vocem fignificetur , qualitet
interius per mentem concipiur, ampo« tius interdum cóunpgere poffit,vt res dis.
ftin&ius per nomen, & magis proptiéac fign; ficcturjquam per men-. tcm
cócepta fucrit à loquente. D. Thome cum (uis 1.p.q. 13. art. 1. tenct
meníur& fizn ficaticn.sfumcndam císe ex conce- piu loquent;s,& idcó non
potic aliquem perícétius rem fignificare alicui, quam ip Íe cogno(cat; (equürur
Recentiores quá- plures Zumcla p.q. 3.att. 1. Valéría püc, 1,Fon(ec.2. Mct.cap.
1:9.2- fet. 4. Suarez difp. 30. Met.fe&t.13. nu, 8. & 9. & 1. p.
tra&t. 1.]. b. 2.cap. 31. n. 13. Hurtad.difp. - 8.Log.$.14.Amic tract. 3
1.Log. difj. 1. »1.dub.7.art. 2. & alij. Oppofitü docuit otus 1.d 22.q.vn
quem fzquuntut ne- dum Scotiítz iEidc, Laber in 1.difp. 48. Vulpes to.r p.
t.difp.2 2. arc. 2. Sanifing- de Deo vno tra&t.2.dit jp. 7.4. 2. Poíná.1. d. 22. verum et'am. Nominales omnes
Ocham,& Gab. 1.d.22. & ex Recécioris bus Molina i.p«q. 13. art. 7.
difp. 2. & Vafquez ex profeiio diíp.$7. At quidam alij Kecentiores,vt
Auctía cit.fect 6. me diant ipier vtráq; fententiam, & inui üt voccs non
poffe perfcétiusrem iignifica- re aydieniisquá nota fit loquenti y fi au« diés
nullam vnquam notitia babucrit de illa rey fcd omnimó de nouo acquirit ill li
vetà talem nocitiamaliquádo habuit » & Ípecies impretia rei in iplo
remanfit. y tuuc voccs colunt perfectius fignificare rem audicntiyquan nota fit
loquenti exe cicardo in audiéte notitiam virtute illus Ípeciei paitceliorcm:
quod curs exéplis infca ivan ietlubitur , atque in hun. ifo dum vtiá.uc
copcil.át opinenésdiccnic s D. i bom. in primo séiuloqui , & Scot. - in
iccüdo vt claé deduciuuc ex cxéplo , $p aduucit de ignorante L.ngua habraxcà, ^
4 "5E" i 249 Difpu.. 11. A characteribus illius linguz nomina im
néte,& quidem in hoc fen(u intelligit Lors fequitur sététiá Do&oris, jp
rc- folutione que(iti quoad vtramque parté; 20 Dicendum eft primó ,quod veri-
tas,& falfitasinvocibus cft mera dcno- minatio extrinfeca, propric, &
per fe p- €cdés nó ex cognitione intclieQus vera vcl fal(a,cui fübordinetur
vocalis fermo, vcl cuius loco fnbflituatur,vt aicbat Auer fa, (cd cx
obic&is à parte rci ità fc habé- £ibus,vcl non habentibas,ficut per voces
fignificantur . Conclofio qucad primam parté colligitur ex
Do€t. fupra cit.in 2. d.42.ad 2, q«2. & probatur, quia voccs intantüi funt
verasvcl (alfa inquàátum fi^ ificant,adeóut tignificatio ipía tit vni- €a;ratio
fundandi veritatem, & falfitate, fcd ignificatio vocü formaliter eft fola
denom nato extriníeca ex voluntate pri- mi inflituentis in voccs deriuata ,
ergo € veritas, & falfitas fuper ipfam tüdata etit fola denominatio
cxtrinfcca . At inquies, veritas copnirionis dicit fotinaliter relationem
rcaiem ín cogni- tioncad rem extrà,vt decet Scot. 4. d.8. q.2. fub V.crgo idcm
dicendü de vcrita- 1c in vocibus , imó Do&or ibi loquitar nonío!ü de
veritate orationis métalis , Ícd etià vocalis , vel fi veritas in vocibus
faluator per folà connotationé ipfarü rc- 1G (ignificavarífità fc h: be nuü, vr
voces deciarant y'occzit codem g;6do (aluari in €oncepribus métis. Ref». E
o&.loc. cit. fon explicare;an rclatio, qui digit cogni- t0 ad obicétum
cxtra, lc rcáhis,vcl ratio- nisl. d admitio pro nonc , quod fit realis (nm de
hoc ;niià difput.10. ) ncgáda cft paritas de concejt bus, & vocibüsin fi-
gnificado cóccprus n. n:étalcs (unt figna saturalia ref, & proindé fundare
pof- süt rclauoré realé repraíentaotis ad rc« pra(entatum , at voces [unt figna
ad pla- €num repra:éuntcs bocvchillud non ex inttinfcca fua natura, [cd cx mero
homi. nem lib.tog& 1deó veritas , & faifitos in ipfis à parie rei
nonnili lolam denomis- mationé cxiriníecam importare potcft. 211 Quod vcró hxc
denominatio cx« winícea ium€da fit exobicéto a partc rei ità (c babenic; vclnon;
vt (er vcccm cx« De Vocibus »4 9 primitur(qua crat altet' pars cóclnfio9
nis)noautem cx cognitione vera, vcl fal- fa przcedente in inielleQtu,
colligitar ex. Do&.cit.1.d.27.ad 1.q.2/& 4d. 8; q.2. infra V.&
probatur, tum autoritate A- rift.in przdic.fubft. quam Scotus ibi ad-- ducit,ab
cojquod res efl, vel non eflyorae tio dicitur verayvel falfa, & quidem A.
tift.ibi nedum loquitur de oratione men. tali fed etiam vocali; tum qura
veritas fi» gni cótiftit in coformitate eius ad fignae tum , fed voecs pecfe,
& propriéfunt fia.— gnarcrum.-&-aà cóceptuum cx dictis q. .heias
difp.tam tandem, qnia farpius fer n:o vocalis dicitur falfus nuila prceden- tc
falía cogmtione in im elle&u, & ita sé« per cuenit;quando habens in
mente verá rci ccgaitioner exterius oppot;tm atfe rit volensaudyemtcm decipere,
ergo im— |iftis cafibusfcrimo vocalis nonpoteft di» — " - ci falíus ex
falfa cognitione quat in k 7 w le&u przcedar,cum nulla talis adt
falfasdicctur, quia nóneftconformiso-- — —— bicéto cxtraj& ita vniuerfaliter
dicendü. | ett. Hictamen aducrtendum eff,quódli- — «ct veritas
locutionisconfiflat pizcipue — iv conformitate ad rem extra, vtt com. pleta fit
ex omni parte; exigit ét conforz—— mitatem ad mentem loguends; cótinge-
tc.n.poteft quempiam mcentiendo verit - obic&tiué diccre, & non
mentiédo dice-- re falfum, vt eum im meme fua filiàm ha. bct exiftmationem dere
, & ita etianr falfum enunciat , putat tamé fe verum af* (crere;vt ergo vox
vel locutio fit come plcté vera, petit vtriquementi .f. & obie Cto cóformati
, qura vtrumque fignificat, licet diuer fimode, vt diétum cft q. r. 21 Dicédü
2. polle voccs perfectius fignificare r€ audienti , quàm oota fit lo- quent5
ita Doctor 1.d.22.& quidem in cocaía , quo rcs fepponatur audienti ha-
bituahter nota , inquo fenfu przíercia Scotus ibi loquitur ; manifeflé probatur
- exemplo ab ipfo ibidemaddu&o , fi qui linguam pebrici ignorans, X charae
tcics ilhas, imponeret ips nomina ordi. nc inter ipfos (eruato, vt primo
characte ti vpum nom.é,íccundo abudstertio aliud! ttibucret , &c« certé
nomina hacc difline eus X chris ciaéecierol Ru | «acns : "itam - |a o6
audiens h Quafi ITI. de petfe£leo imperfect eoocum infronif. 249 fcientibus
litcras Ha braicas , quà is, qui «anomjna impofíuit,ipfas literas intelli-
geret. Aliadüo exempla addit Vafquez , nimirum fi Rex prazciperct Duci exerci
tus,vt infülam primó capiendam vocaret nomine Regisv.g.Philippiná,& fi
cacus imponeret nomina coloribus, audito no- tnine talis infula,vel auditis
alium colo ri nomimibus,perfeétius cóciperet Dux infulam , quiam vidit; &
cegit ; quàm Rex;qui noa vidit,& nomen impofuit,& perfectius conciperet
colores, qui illos vi dit,quàm czcusqui non vidit,& nomen
impofuit;concludtt igitur Vafq. cü Sco- to, quód dum quis lrbens
imperfcé&tio- fem rci notitiam loquitur alteri,qui aliü- de petfc&tioré
notitiam habui(fe fuppo- nitur;,cxcitat in illo actü perfe&tioris no-
tiuz,vt (i fciés loca fancta Roma ex rela ione aliorum narraret alteri; qui ea
loca. iffetaudiés diflinctius, & melius per- 'etyquàm narrans . Et hoc fuadet
ra- tio à priori,quia voccs nó folü vim habét i i notítiá audienti rei antea
igno in FT s notitià przccden aliter m, quan T ism iubet - no- titiam
perfe&iorem de re loquens, bzc vaque excitabitur, vibricos tali ca- fu
voces perfe&ius rem fignificabüt au- dientiquàm nora fix loquenti;idem
tenet Ouuicd.controu.8.Log. n.6. Retpondent Caiet. Suar. Hurtad. A- mic. alij
in hisca(ibuscognitionem il- lam perfcétiorem im audiente non oriri ex vi
vocis,& fignifi cationis eius, fed ex fpecie impreffajquam de illa re habet
au diens perfeétioré , quàm habeat loqués qua fpecies excitata. eft ex auditu
illius vocis; ideo inquiuot dici nó dcberein his cafibus voces perfe&tus
fignifi care , quà loquens concipiat, quia ad ignificationé attendi dcbet id,
quod pcr fe eft effectus fignificotionis,nen autem quod per acci- dens fc
habct, & aliunde prouenit. 13 Sedvalde fallun:ur Aduerfarij, dr putant
cxcicatiorem fpeciei factá in au- diente per vocem per accidensíc habere ad
vocis fignificauonem., & eius exerci- rium;nam q.praced. ex profcílo demon-
ftrauimus ipcciem 5 quam deícingerit Logica. Ha vox in menteaj auditoris , non
fufficere €um inteilcCtu ad rcm fignificandam,de qua fit fermo , fed neceflarió
przrequiri in intcllcétu auditoris (peciem illius rei , quam vox fignificatyqua
fpccies per vo- Ccm excitata concurrit poflcacum intcl- kétu ad pariendam
noutiam fignificati , ad cuam occafiopaliter tantüs& per mo- dum excitantis
vox babet concutfum; cá igitur talis excitato. fpeciei in- audiente per fe
fpcétet ad fignificationé vocis , & cius exereitium,nccalio modo perficia-
. türyac exerceatur fignificatioquàm per przfatam excitationem cx dictis q.
prz- ced.concl.2 .ruit allata refpótio.' Accedit, vt bene notat Auería
cit.contra hanc fo lutionem , quó4 voces poflunt fignifi- care, feu. eaufarc
cognitionem in mente audientis,vel per modum notitiz noua, tei.f.antca
ignorasvcl per modum reme- morationis exciando audienté ad actua liter
cogitandum de re alias (ibi nota ex di&is q preccd. licet ergo in prafatis
cafibus taEs perfectior netitia in audien te non oriatur ex vi vocis , &
fignifica- tionis ,quz refertur ad caufandam noti- tiam dc nouo rei alias
ignota ; oritur ta« menex vi vocis& fignificationis. , que refertur ad
excitandam , & renouandam antiquam nctitiam rci prius nota. 24 Sed maior
cft difficultasca(u,quo- res,de qua fitfcrmo, non fupponatut au- dienti aliunde
habitualiter nota;an ctiam tunc poffit res diftinétius fignificari au- dienti,
quam nota fit loquenti ;.& quidé quamuis Doctor loc.cir.id nó exprimats
ratio tamcn, quam adducit, id etia o(len- dit efle poflibile,quia interdü (ait
Scot.) alia eft ratio, cx qua defümitur nomé, &C alia;ad quà fign:
ficandam. afiumitur , ine terdum.n. qui nomen imponit, certàali« quain róncm
inre nominata conlideraw uit,ex qua metiuum accepit nomen ime ponendi sm
aliquam ethymologiam; te mcn non adiilà pracisé rationem fignifie candá nom en
impofitum clt , fed ad ab« foluté tignificà dum rem ipfam sth omné rationécius
; fic homo dictusett ab hu- molis à lari one pedis,& ti hac nomi na non G grificant
has pracisé rationes» f«d ab[oJuté ; & adaquaré ipfas res quae : Bb do- h
on. 250 Difput. 1I. do&rna cítetiam D. Thoma 1. p. q. 13. art. 8.1mó ita
cft vt plurimü,inquit Do- &or, de nominibus (ubftanuarum , quia imponcns
nomen fubílantiz. non conci- pit de iilayn:fi aliquam proprietatem, vel
accidens quoddà, quod cft,tibi ratio im- ponendi nomen, v. dicebamus de fubftà-
tia hominis, & lapidis, & tamen nomé in fc non figu:ficat folam
l&fionem pedis, d folum coacipicbat impofitor nominis, cu non:cn impofuit
fcd ligoificar fubttan- tiam illam tctream;s & auditor boc nome audiens
plus intcll git, quam folam la- fioncm pedis,ergo nomen fimpliciter, &
abfolüté loquendo plas hignificat vcl i- guificare potcft,quàm hit coguitio
1mpo- ncniis,vel quam oftendat 1mpolitor no- minis habuifle io. inm pofitione
illias . , 1$ hefpondét Adueríarij rcsà nobis gnificarisquomodo intelliguur,
vndé (i fubitantias in feipfis.non intciligin.us , poflumus imponete nomen ,
«uod illas infe fed tantum cx al qua róprictate nob:s cogoita, quaté ficut ex
Ls proprietate Icdédi pedem cognofci- nus naturam lapidis contusé, ità lignifi-
«amus corfusé. Cora «ftyquia fi pcr no- anina (übftantialia à nobis impolita
non fignificaremus «mdditates fubfiátiarum án ic , (ed prec:se (ub vclaminc ptoptie-
tatis 1n Cocretovnde defum pium e(t no- mcn,plané nó aliud etit lign. ficat ü
fubie €i, X aliud prz dicatis cum dc fubftantia aliquam enuncia; us
proprictatem y. vel €pcradoncm, vnde fc nius hiius propofi- -Wonis [apis ledit
pedem ycllet lgies pe- «cm lzdit pedetb, nc igiwir nugatoria fit
propotitio,layis figuit.care dcbet quiddi Satcm lapidis:n (cji o0n
praciscvtinfi- nuatur pcr Ieliorem p edis Acccditquod voccs illad t guificont ,
cuius cóceptü ine gerunt audiéti, ingorunt aüt audienti co- €cpium 1€), non
autcm modum , quo Io- qucn$ rem :psà conciyiu,nam modus,quo sudiens concipit
rca auditá;non folü cx iilo igno, & vi novi n.$ icd cx alis etia
princiyjijscosnolceedicrium ducit, puta &x perfectione inicllcétus ; qui
excitatus à 'gaificauonc r.onunis, lua vi r Gigni- ficaian cifbpétus auingit
pencirádo il- luis pra dicata; cü igitur perfectio fignifi Deldbaseds uy. NN
cationis non tantü ex cógnitione]oqu&. tis) ed ét audientis penfanda fit,
Sm rientia conftat , nà audito vno, & codem Iz nomine vnus apad
figni&catam —— perfc&ius, quàm alter audiens, bené cfle 9s du
pót,quodimponcosnomenlapidilze(üO. — nenitantumpedistunc cüceperit,& au- —
dientesillud nomen nócademmodocó- —— cipiant;fcd aliquid amplius, quia modus
concipiendi auditoris non nccceflarió ar- Qa:ur. ad mod concipiendi. loquentis.
26 laoppoütü ob.jcuint Aducrfarij, prafcrum Spar.loc.cit. primo; quía no» mina
co n.odo fignificant , quo poffunt vi (aa caufare in audiente noutiam rei fi».
gnificaiz, hzc cft enim communisratio ugniex Aug-lib.z.de doGt.Chrfl. cip ——
pizr fcaliquid aliud faciat inane 2 venire, fed vis (ignificandi in nomin tut a
cognitione 1mponentis ,& ei come meníuratur, vnde Gencf.a, adduxitie
animalia ad Ada Quid vocaret ca, eigo €tuus ignilicarequain d ficatü iouccit.
Conf.quia | ne aliquo vnus concipit petfeetu. rcm bignificaram , id »on cfi ,CX
VIT nisJed ex alijsricipijs cognolcédi,qua ^ — fuppctunt vor &
nonaltenaudienti fed. — figni-catiovocü c(ica,quamh:bent và ——— [ua x
mponentisintentianc,adcó que ét. €x cogniuone , quomodo .n. pót intendi
fignficauo,quz pon cognofatur? Conf. — — acLuc,(i quis nullo modo rem cognofce-
ret ; illi ccrté nomen imponc:enon pof- íct ergo cum1llà impciscété cognofcit,
non potcft imponcrc nomen eam perfce Cuusignifkás. Confeq.paetex propor — — inter
1gnorare rem fimplicitercáq; cegnolcere in ordinc ad pofle, vel non pofic illam
nominibus fignificare khurus vox non fignificat ré , nifi quate — nus
conceptamycrgo nequit nomé diltin €€ rem fignificarc,cum diflinété percóes
€cptun non repizfcntarur . Tandem cóe cít axioma facilius cffe rem concipere, d
explicare,ergo nó potcft quis mes 22 Kcip. ad prin üncgado maiorem, faltuui
cnim eft nomina folum eo n.oda 65 mficare ; quo yi biaqo n OAEMWC - Quafi. TL.
de perfell.em imperfell.-vocum in figmf. 151 fate inaudi-nte notitiam rci
fignificata, ncq..c id habetur m definitione igni, ed folü , quód feipfum,
& prater fe aliud fa- iatin mentem ven're,tiue hoc faciat fo- ! Javifua,
fiue adiunctis atijs cogno[cendi principis; minor etiam defi-ir,£il'um n, eíl
men(uram figoificationis (olumfumé dam cífe cx cóceptu loquenus, quia cius pe
fcéto non folü ex e , fed etía ex audience per fc peofanda e ?, A d 2. pa- tct
ner idem, qu'a modnsquo audiens ré conc ipit anditam, non folii ex vi nomi- nis
attenditur , fed ex alijs ctiam princi-
pijs, quz al'unde audienti füppetunt ; & quia loquens rà intendit faa m
concipié fi modü,ed pracisé rem cóceptam fignifi- care, vt audiens eandem
concipiat, modo tamen accómodat» fais primcip js cogno fcédi aliunde acceptus ,
idco fignificatio, quà intendit, (cmnper céfctur illi nota (al- tim confofo
modo. Ad 5. ncgatur confe- quéri1, nam vci; Coguitio requiritur ex parre
impenentis, vt poflit nomen impo nere,fcd quia perteétio fignificationis nà ex
ea (ola pender, verumetiam es cogui- ' tione audienus, ideó non tenet allata
pa- rias; & iile modus i valet tant in cau(is preci(is , & in propofito
caufa przciía perfcétionis in figuificatione » non cti cognitio 1mpon-ntis,
quia ad id eft a(fumprtumjyuatenus inloq ue tc ipponiur feinper cognicio rei.
fignifi catz xr yoc£ » (ed quia loqués pcr yocé obie&um cognitd: intend t.
ex« audicnu,non modum, quo coci- pir dittinctum,vcl cótuíamideo (equc]a
negatur. Ad $.orgumentum plus probar , * un veliac Aducrfarij;nedum.n- conclu
it non polfc rem pertectius ügaificari , quam concipiatur (cd quod nec. éceqag
períccte , dictum ignur illud incelligen- duum przí(erim cft in explicatione
illarü reram quas jo«qu€s y:dit, ac intuitiué no. uit, quía victuce fug
locuuionis nunquam potett audienti impartiri voritiam intui- tiuam ilius reis
quam vidit . 28 Secüdo arguit. Amicus cit. probás pertcétionein tigaificaionis
nullo modo per fe pendere xx cognirione audicntis , fed ui loquentis, &
imponentisX. idco A |uam cxcedere potfe perfcót.onea eivs ; vel.n. loquimec de
i'gmócicione , bituali'er,& plané peelcttio lgnificatio- nis in hoc seh nó
p€det ex audiéte , quia cóuenit voci prinfquam audiens 36b au- & ira nec €t
pé lere po eit eius pertectig ex cognitione audientis , cü' potius ipla» met
actuilis iguficatio fit c»u/a cogni- t onis in audiente.Confirm.qu:a (à je.£e
Gio fign ficationis eram ex a idienre pé fanda ctt,fequ tur nallum nomea hibe-
te determinatam (i?n ficaionem , ficut non eit determinata di(,0fitio
aadicatiüt quoad cognitionem rci fignificate , nam alius al:o perfe&ius
cognofcit,at negare determinatam fignificationem vocis c(- fetomnia nomina
facere zquiuoca . Refp. perfc&ionem tignificatonis in acta fecundo , &
veluti excrcico nedum perfe pendere cx cognitione lo-quencus , fed eciani ex
alijs princip js intelligendi , quz (uppet&r audienti aliunde, quam. cx vi
nominis, vt e£ prztrerica cognitonc » quam habüit de re, vcl ex perfcatione in-
tclle&us-, qui excitatus à f anificattone nomrnis fua vi rem dittiaGus.
attingit » quz cognofcendi princijia pracedunc in de re per vocem parta
fequatur, & in hoc fenfü dic mus petfc&on£ tiguifi-a- tionis in a&u
cxercito pendere ex cogai tionc audietis ', vt rzdkeé noxar Sinifing, cit. Ad
coafirm.gratis concedimus nuliá nomé habcre dstecimiaatá 8 gnili cationé quoad
moatt ügniticàdi pfccté, velim p- fcéte ,& ad rale,íeu tà pecifeclà
notitiam cau(andà ,cffe proríus ind.fferens ad ex. citádá quamcunque iuxta
perf. cione in- telicétus audi£tis;ncque h.nc (cquituicom nia nomtn eíle
a:uiuoca, quia cà inde- teraunatione in modo fign:& candi reti- nent sé,er
determmarionem in re figoifi cata, quod fuflicic ad eniiocationcin , Ay beiuo
agat Aucrfa cit cocl. 200 mina fubilituuuiur loco con.eptuum; & intàcum
habcat vim fignil cádryinquáac t fic tub(tituuntur' ; loco ip:tur conceptus jmjcrtcáti
ponetur vox code modo im- peiteéte (go:ficás, & loco cócegtus per» Bb 2 f
2152 Difput. 1 I. fe&i vox perfcGé fignificás;nec fieti po telt vt loco
conceptus imperfc&ti (ubfti- tuatur vox perfcétius (igarficans.Cont. fi
quis naturaliter loquerctur maniteftádo altcri immediaté cócepaim (oum, vcique
conceptus rem exprimer iuxta fuam per- fcétioncm ralicer,g; íi c(t confufus ,
non rem manifcftare diftindté. , ergo tanto magis idem dicendum dc vocc, cui
non co vpctit intrinfecé cx natura fua cé fignificare, (ed cxtrinfecé, & ex
libera ho minum impofitione.Demü (1 voces,quz profecuntur haberent vim grgnendi
noti tiá perfectiorem , deberent eciam illam gignere in ipfo loquente . fef .ad
1 .conceílo antcccdeute negà - do coníequétiá, quia ficut poceft loqués loco
conceptus perfe&i ponere vocé in- perfe&ius (igmficantem, vt quádo
habés perfeótum rei conceptü profert voces mi nus pcrfedie (ignificantes,ita
poteit loco conceptus imperfe&i (übítituere vocem [eus nificantem; imó fi
arctacur quens ad (übiticuédas voces. perfc&us iuxta men(urám perfectionis
conceptu, nunquam poffent rcs petfe&ius concipi , uam vetbis explicaci (ed
codem proríus modo exprimerentut,uo concipiuntur ; cuius oppofitum experétia
docet, & 1p fc Auer(a concl. 3. Ad cont.conceflo an- teceden:c negatur
cóníequencia, cnimue - tb quia cüceptus fant figna naturalia re- rum,idcó neque
üt illas manitef ire. vltra fvà perfe&ioné innatam , at quia voces font
figaa a4 placiti, potcft imponés ha. bita notitia cotufa rei, vcl quoad vnà
cius proprictatem tantum, cx cali proprietate nomé a(fumere,& velle , quod
calis vox , non rántum illam proprictatem figaifi- Cet,fed rotam rem ada quaté
, vt diceba- inus de nomine lapidis & hominis. Ad vItimum voccs g:gní&
illam perfectioré notitiam inaudiencc,non in loquente, tü quia voces per fe
figaificant audicnti nó loquenti:tü quia audien: (appetunt aliü- dé meliora
priacipia cognofcend!, quam babeat ve » quz concutrunt ad per- fc&ioné
(iguificationis in actu fecundo. 1
De Vodbut . JAM t Qv AS TAÀDAM. De nominibus equiwocis, C vliuocis v ac eorum
Kguificatis. 30 qxOlluntres,rtpatetex di&is,medü — — p conceptibus, fed
etià nominibus » * [3 fignificari,cü hoc difcrimine, quod cáce- — — pcus;veluc
naturalis imago res,illan natu — — raliter fignificat, nomen veró ad placit— —
primi imponentis; ex uo fit, vtquoad.- enitatem, & diuerlitatem,cóceptus
pro-.— porrionetur rebus ; ita q» vnius rei vicus, tit cóceptas formaliter,
& f»ecificé(pla- res.n.namero effe poiTun: érineodé nus —— mero intellectu
(ucceffiaé einien rem. cognofcente) S plurium rerum plures, ,—— cu m.n. (it
naturalis imag » cct » eius nate. ram,quantum fieri potett, imitari debet:
fecus autem et de nominibus, reso. jl res,ac [pecie diueríz vnico nom ficari
pofTunt,vt patet de voce.c eadem impofita cít ad ga fi nem terrettrem,piícein ;
leftefydus , & hzc noinina uerfas vna voce. i gaifici d «quiuoca y uafi
plurcsresapp-láta ea- — dé voce,fierictiá potell écOrra. vt vnius — tci plura
(int nounnayvt gladius, & enlisy quz eandem proríus xem figmficant , 6C — —
proindé dici folent fynomima, vel malté- — — — Moca;ficri it€ pote(t,
vrcespluies conce» ——— ptibus diuerfis tian fi i dio tia gt vocibus
(ign:ficétur, ft homo, & equus» & dicuntur diwer[iugca; Tandéfieiipo- —
teft,vt plates res.códem conceptu quide. — ditatiuo explicabilesetiameodem.
nomi — — nefignificen.ur, & dicuntur »AjwoC4, Vt —— — homo,& equus
inquantuunanimalia.la- —— — ueque nnomine, & inconceptü per — ud nomcn
fignificato conueniunt, PAMé- - «oca dicuntur; qua in vtroque d;ffecunt,
diuerfiuocz, quz in conceptu conuenit — & in nomine diffcruat ; fynomima ,
aut — multiuoca , quz demum conueniunt in.—— nomine, (ed in conceptibus
differunt, di- cuntur £quiuoca . , .31. Cumveró hzc nominü vanitas, vcl diuerütas
rebus. conucniat ex fola ho- munuminoüitutione , resipf nó funt vnie — uocz,
vcl zquinoczexíc[edralesdicüe — — — isvelallis nemis. - , Tas v tur,inquantu à
nobis hi. : Ee ^ D . Quafi. JP. De c^fequinicis, to Vniuacis - bus
fignificitur, & idco zquiuocatio, & vniuocatio (de quibus prefertim in
prz- fcnti cft (ermo)tàm rebus, quàm vocibus conueniunt per intellc&tü,
primario tamé vocibus,& fecundario rcbus; quiaiflz nó dicuntur tales;nifi
in ordinc ad voccs vni uocas,aut zquiuocas . Hinc diftingui co- imuniter folent
zquiuoca, & vniuoca in "actiua& paffiua, illa funt nomina rpfa o
vniuocé,vel zquiuocé (ignificantia , ifta funt resiptz illis nominibus
fignificatz . Arift. in przdicament. c.1.multiuocis, & diucr fiuocis reli&is
, vt (uo propofito inutilibusagit de vniuocis,& zqniuocis, definit
zquiuoca, quorum nomen efl có- mune, ratio veró Jubflantie importata per nomen
cfl diuerfa ; € conta vniuoca definit ves nomen cfi commune, & 'vatio fubfl
antie importata per nomé eft eadem. In vtraque definitione ponitur no quenvbi
nomen non fümitur in rigore, vt 'à verbo condi (tin&um,fed laté,vt com-
prehendit etiam verbum, participiumy& ran alià orationis partem, nam
in hisomnibus vniuocatio , &
zquiuocatio - cadere potefl, vt lego eft zquinocum ad Yegero;& legare; diligo
vniuocü ad actus "dilc&ionis : eff commune; ponitacad in- finuandü nom
debere omnino vni, & idé non folum per eaídem litteras , fed etiam pet
candem pronüciationé, & fjl- labarum quantitatem , fic .n.proprié erit
cómunc,vnde quglibet diuerfitas, vcl fo- lius accentus;tollit zquinocationem:
ra- 410 fumitur pro conceptu obiedtiuo, fiue fit propria definitio, fiu£ non vt
notat Ant. And.hic fub[lanti&;vbi non fumi- turinrigore pro fubftantia ab
accidente condiflincta , quia eriam in accidennbus inueniuntur vniuoca; &
eme. qn fa- mitur pio e(fcritia, & quidditate ; 3 (üb- ftanue acceptioné
docuit. Arift. 5. Mer. 15. Addi.ur /mportata per nomen, quia ratio fubftantiz
ad illud idem nomen rc- ferridebet , in quo res vniuocantur vcl gquiuocátur,
alioqui zquivoca in vno no mine pollunt vniuocari in aliqua ratione «omuni per
aliud nomen imiportata , vt Canis terreflris marinus, & celeftis in ra-
tione Corporis, & fübftznrig. Demü hxc ratio fübflantiz sra idcm nomen in
vni- Losica , 253 uocis eft eádem , in «xintcis diuerfa y quia hec ende unt ,
ficut ilJa, füb vno nominc vna definitione ipfis adazquata dcfiniri,& in
hoc formaliter co(iftit corü differétia ; ita paffim exponunt Au&ores has
definitiones , & prae(ettim noftrates in Anteprzdic. c, 1, & Scotusq.
$.. & 6. pradicam. & Bonct.in fua Met.c.2.lib.1. 31 Ex quibus conftat
Aritt. definire &quiuoca, & vniuoca pa fTiua, nó actiua »Haquiuoca
aquiuocata,& vniuoca vnjuo cata;hoc ett res ipfas , non quidem nudé
infpectas , fcd prout nominibus fignifi- cantur, & vt fübfunt fecundis
intentioni- bus vniuocationis,& zquiuocationis,que immediaté fündatur in
vocibus,propter« quod eas definiens non dixit &quiuoca funt, vniuoca funt
,&c. fed «quiuoca di» Cuntury»niuoca dicuntur, &c. quarc de- finitum in
his definitionibus cft (ecunda |, intentio conftituriua zquinocorum , &
vniuocorum fignificata in cócreto, quo- modo fupponit pro ipfis rebus zquiuo-
catis, & vniuocatis, & in cffe fignaco , vt docent Scotiflz omncs cum ;
Cit, & etiam. Thomiftz Sanchez lib.4.q.1.. . €oncl. Nude
in przdicam. cap. r4 contra ' ] Conimbric. & alios có- tendentes hic
definiri pro rcbus ipfis,qu& dcfiniendi medum logico confuctü , qui per fe
fccundas intentiones concéplatur y re$ vero , non nili vt illis fubftant ,
fufius infra declarabimus difp.de Vniucr(.Quàa- uis autem hic Arift. ex
intcptione dcfi- niat vniuoca, & equiuoca paffi ua, adhuc tamen ex his
dcfinisionibus facile c(t de- finire actiua, nomina .f. vninocantia , &
zquiuocantia; equiuocum .n. eft , qu cóc pluribus cft (ecüdüà diner(as rationes
Vnpiuocum veto , quod eft cóe pluribus fecundü vnam, & candem, vndé nomina
zquiuoca funt Gallus,quod dicitur de ho mine franco, & gallo gallinaceo,
Canis,qo dicitur de canc terteltri,de pií(cequodam marino;& ceele fli
fydere;nomina vniao- €a süt homo, animal, fubitantia ,quantie vcn em hcic os
irat vniuc r. lis, quz per (c prim ificatur per tà» ha mL, & cft
communisplutibus, 33 zn oppolitum obijcies Primo con- tra definitionem
aquinocorá, quod non "Bb E recte . 254 Difput: 1T. & é affignetur ;
tum quia omne defini- bile debct effe vitiuocum; cum quia debet e(Te quid vnum
, fed aqutuoca (unt eflen- tialiter multa 7.Met.32. tum demü;quia £quinoca
nnllam habent rónem cómu- ncm,in qua conueniant, Refp. Doót. cit, q. f -ad
6.quod licet equiuoca fint effen- tialiter multa, accidemaliter tamen vni-
uocati poffunr,quatebus fundare nata süt fecunda intentionem eiufdem racionis
in vna ratione cómuni ,quz omnia deno- minat £quiuoca,& in hoc fenfu süt
vnius definitionis capacia , inquo cafu efseria- liter zquiuoca , & vt quid
, cuaduat vni- uoca accidentaliter, & vt modus , quam zcfponfionem caeteri
omnes recipiunt, & nos (x piusadhibemus , & magis declara- mus infra
di(p. Vniuerf. Scd V rgeS,ergo non dcfiniuntur ab Arift. a.juiuoca , vt ! yt
ic, (cd potüis quatenus rionem vni- uocorü induunt « Rep. G ly quatenus re-
duplicat ratione definitam,negatur fcque hi, quia hic re veradefiniuntur
&quiuoca ro [ecunda intentione; inqua accidenta- iter vniuocantar, X corum
matura expli- catur, velut imn cffe (ignato; fi reduplicet conditionem definiti
, couceditur, quía «anditio rei definibiliseft , quód fit vni- Uocum quid, vcl
e(fencaliter , vcl taltim accidentaliter, vt cft in propotito. 44 Sceamdo
obicitur coutra defini- tionc vnuocorá,quia videtur cua arqui- uocis
compctere,nam azquiuoca omnia , vt fic habent rorsen zquiuocationis có-
munc,& rationem candem (ecundü illud nomcn, videtur etiam conuenire dcnomi
pauiuis,quia albums idem nomen , & fccundu candem rationem dicitur de ni-
ue,& Cygno, non enim hac folü alba di- «untur,led ce vera tal:a funt; vnde
nó fo» lum nomen, fed euá rationem, & natnra albi parucipantyeftó
accidécaliter, ik efp, quod sicut zquiuoca , vc quid , & in effe €X:1cito,
dicuntur vn.yoca, vc modus, & veiut in clie signato ob intentioné z:qui-
Uocatioms; quam fundare poliuar, ita ét acc) dentaluec ; & in cflc s'goato
partici- pacc potlunt dcfitionem vn.uocorüs Nec valet dicerc voiuoca, X
aquiuoca cile op positas & idcó «nüm de aiio pra dicati no pofie euam
accidcntaliuer. Opgonunur De Vocdibu: . [ vtique, siambo fumaritur eodem modos
at fumendo vrium,vt quid,& in elfe cxcr- 18 cito, alterum vt modus, &
ineffesigna- to5ita non oppontütur , quit potius vnüs vt modus dici poteft de
altero vt quid , quo (eníu genus dicitur (pecics vniuerfa. Lis,vt infra. Nec
minusallata definitio de nominatiuis compctit,si ly ratio fub[tan- ti&
(umatur, vt dicat relationem e(fentia. lem effenrialiter vniuocatis conuenien-
tem, vt vidctur Arilít. intentiosde quo (ta. tim dicemus ; verum tamen e(l
denomi- natiuis pofTe applicari materialiter ,qua- tenus idem prz dicatum
potefl eíle simul dcnominatiuum,& vniuocum; vt infra« A Tcttio obijcitur,
quod prefate. defi» . nitioncs rebus compctant , 110m inteptige- nibus; tum
quia liabere nomen cc E Á ds à nc cópetit rebus,& nom intentionibi qu
Arift. ipfe exemplificauit in rcbu elp«(enfum illarum definitionum
matctialem,nempe mis ca dicuntur illa , À. funt fe tiones applicabiles co
conccpus, & exéplificaui we familiate ett logici icationcs signatas, qui
dicitur, pradicatur, e e perexcra- €itasqua fiunt per verbi eff vt fusius dis.
— Cermusdi(p.de Vniuerl. Verü vt aquiuge. corum, & vnibocotíi natura magi
cluceat , licet fubderedaosa : hác qua ft actinéces,in quibus singillatim
horum,& illorum conditio explicewr «.— ' * PENAS a ARTICVÍVS PRIMVS — —
Examinatur peculiariter matura — 4QMiMOCOTMD. 0000 4$ A Dmaiorer. nominü
2quiuocó A ram intelligentiam nonnulla du: —— biayqua de illis moueri
folent,(unt breuie tcr rcfoluenda. Primo igitur dubitari fo« let , quomodo
tiomen aquiuocum plur. Ssignficet, an plura a&u significet, velape titudine
& an füb disiunétione,vel potius füb copulatione omnia (ua significata ue
simul contineat. Aliqui,vt Ancrfa q.1$, Log.ícét.1.dicünt nomenzquiuocum cx
vidua nude jrolatum actu non gignetc im R.€Rte audientis,nist conceptum nó
yiti« matum ros E | - i Quef 1. de Natwwa e Aeguiuotoruni. eL i55 etiem füi
ipsius , quantum verà ad rem significatam,dubium;& (afpenfum relin quere
audiearem , quidnam loquens si- gn ficare velir, aptum tamen effe , vt per
appositionem alterius nominis determi- naté sigaificct aliquam rem. ex his;
qui- bus nomen competit . Hzc opinio teij- citur à Scoro q 1 1. Elench. tum
quia vis fignificatiua vocis exercetur ; cum actu ofcrtur, inordine ad res,
quibus impo- eft , vc etiam ipfe Auería concedit q, - 6. de Vocibus fec. 3.
ergo cum harc vox Canis profertura&tu debet aliquid (igni- ficare prater
feipfam; umquia hoc fer- fione prolato Canis moneturypolsüt plu raadu cócipi,
quia vnus accipere poteft Cancm pro animali cerreftri , alter: pro marino, alius
pro (ydete ; tum quia licet auditor ambiguus remaneat de tmtentio-
neloquentisad quid fignificandum de- terminate illam vocem proferat,non fe-
quitur , quod ipfe aliquid concipere ne- queat a&tü cx nada prolatione
illius vo- cis,eftà non ad intentionem loquentis ; .tum denique fi actu noa
fignificatet vox zquiuoca,nifi detérminata per appofitio- nem alterius nominis
, fequitur , quód nüquam a&u fignificabit z:quiuoce , (ed femper vniuoc? ,
quia femper derermi- naté ex yi illius appofitionis, - Alij proinde dixere ,
quód nomen z- uiuocü pluta a&u fignificat füb di fium- dione itt dicendo
Cawis mouetur, fit (en(us vel tetreftris, vel marinus, vel ce- leftis. Hunc
etiam dicendi modum refel- lit Scot.ibidemq.9. quia tanc refponden dum non
eflet ad terminum aquiuocum pet dittin&ionem,fi przdicstum vni (i^
nificatorum conuentrec; imó conceden meffet, quód talis propafitio fit fim-
pliciter vcra , nam ad veriratem difiü&i- ez fufficit , quód altcra pars
eius fit ve- ra. Alij tandem dicunt , quód plura actu fignificat (ub
copulatione ; fed ait Do- &or q.10.quàd potett hoc bifatiam in- telligi,vel
ita redi d cadat inter ipfas res Giznificatas quod nempc Canis fignificet,
& terreftrei, & marinum, «aelef(tem copulauim ; & ita nó fignificat
plura acu (ub copulatione , tum quia id potius cft fignificare vnum; quam
plura, quia totum hoc copulatum potefi Pabc- re vnam ritronem intelligendi ,
cum fic cxtremiim orationis, atque ira ctíam ba- bcbit vnam rationem
figaificaudi , ficut & hocalind copulatum :;n i(ta orauone duoyC* tria fimt
quinque s tum eti quiae tunc ad termi niim equinocum nonelfet re(pondendam per
diftinctionem , fed concedendum ciet, quod pro politio, vel et fimpliciter
vcra, vel iimpliciter filfag vera, fi predicatum omnibus fignificauts
conucnirct.fal a, (i vni folo non conuenis ret , nam ad copulariuz. fil(icatem
fuffi- citjqu5d altera eius pars li: falía ;2fio eo. do potett id intelligi ,
itavr copulitio ca- dat,non fuper res Tos "ficatas , fcd fapet ipfos aus
(igmi candi, & fic verum cft nomen zquiaocum plura actu indeter- minare
tignificare , nam Canis fignificat latrabile animal , & fignificat marinam
belluam;& (ignificat ceelcfte fydus. 36 Schals dubitatur, an ab(olutéTo .
quédo nomé zquiuocá dici debeat. vnü y vel plara nomina,& rati o dubitandi
cft , uia nomen formaliter conflituitur pec gni ficationem,ergo cum nomen
azequi- uocü multas habcat fignificariones , non vnum;fed vtique plura nomina
dici dcbc- bit; ex alia patteccrié vnavox eft Canis, & Gallus; quamuis
plura. fi9n:;ficent P de Arift.aitzquiuoca habcre vni nomen có mune; quamobrem
Do&or q.8 .Elench. ait nomen zquiuocum pofle dici voum. mültiplex,quafi
vnum complicás multa, ynum f.materialiter , quatenus eft vnus fonus, vna vox,
& multtplex formaliter e quia plureshabet (ignificationes. Quan- . tüm
tamen fpe&tat ad modum toquendi, potius dcbct dici vnum nomen , quàm
multiplex , ob rationé , quam ibi Doctor affignat,quía cócreta, aut compofita
ac- cidcntalia nó vhultiplicantur pro. díocra fita:e formarum, fi enum fit
omnium (ü«- bicé&à, fic enim dicitur vnus arcfex;qua- uis plures
hibeatartes;cti igitur in propo fito nomen zcuiuocum fit compolitum quoddam
accidentale; & artificiale ex no mine,& voce pro matenali, cx
fignifica- tione pro fcrmali quis mulkplicetur for malc, nimirum fign;ficatio,
ramen nó mul tiplicatur accidentale compofitum , qu Bb 4 ma- 21$6 Difput.T T. materiale, f.vox,&
nomen eft vaum;que dé&rina confonat his , quz habet quol. ELAC.3. & 3.
d. 8. q. vn. & ex profeffoq. fcq.cxplicabitur;qua ratione € contra no gina
[ynonima abfoluté dicuntur plara fiomina,non vnum;cílo vnam,& eandem
habeant (ignificationem. 37 Tert ó dubitatur, an in mente, fea in conceptu
repcriri pe(Dtaquiuocatio, ficut in voce ; & communis feré (entétia
cft;quod licét in conceptu non vltimato, qui cfl cóceptus ipfius vocis
figuificati- uz,| ofTit contingere aliquo modo zqui- uocatio,vt bené declarar
Tat. in predi. cam.q.2.dub. r.in fineytamen in cóceptu vltimo, qui eft
conceptus rei fignificatz per voccm,contingere non poteft, vt Sco us docct q.
1. przdicam.ad 2, Ratio fun- damentalis eft , quia vt diximus ab. initio qua
.cum conccjus fit natoralis imago rei,quoad vnitatem , & diuer(itaré, pro-
portionatur rcbus ipfis;itaut eiu(dem rei vnicus fit conceptus , & plurium
rcrum plurcs, cum ergo in mente non fit idem conceptus rerum diucría: ü,quz
appellá - tür vnico nominc, con(equenter ncc po- terit effe zquiuocatio, nó
igitur cft cadé ratio de voce, & conceptu ; quia .n. vox non cft intrinfccé
fignificatiua , (ed ex im pofitionc,nó repugnat cidé voci diucrías conuenire impofitiones,
ficut repugnat CÓceptui diucrías cGuenire naturales rc- piafentationes | Quod
adhuc magis de- laratur,quia zquiuocü cft;quod (igoifi- €at plara inquátum
diucr(a, (i.n. plura (i- gnificaret inquantti in aliquo conuenicn- t1a,non
effet para zquiaocatio , fed vni- uocatio faltim imperfecta , conceptus au
tem;cum fit naturalis imagó reinon po- teft c(fe vnus, fi obie&a (unt
plura, & nul modo vnü , quiavnitas eius in ratione teprafentarionis,&
(imilitudinis (amicur ex aliqua vnitate tcireprzfenra:e v: Do Gor folidé probat
2.d 3-4. ro. ab obic- . &o.n.(uàá (umit vniratem (pecificam,nec vno,&
codcm acta poetae p'ura obiecta di(parata,vt fic,intelligi,yt docet Bargis I.d.
1.q.4.cx Scoto mulus inlocis, ergo in mentc zquiuocatio cadere no poteit y ita
aped rerum difparatarü , & di- uer. cf]c concoptus idem ,. ficuc cft LO De
Vocibus - Ri "o T. d ador s DN R^ a eadem vox, quod etiam ín mente di«ind.
"t fuo modo afferédum efl;nam hicét vnus. —— realiter ,& matcrialiter
fit a&tus,quo om nia concipit , tamen ille idcm conceptus ratione
diftinauitur, vt cócipit vrd rem, . ^ & aliam,& dicicur virtualiter
mulciplex ,- 38 Quarto tandé dubitatur, quot fint gquiuocorum fpecies , &
communis opi. nio cft e(íe duas , quarum Prima eft. cos rum , qua dicuntur puré
zquiuoca, qua — «f. (ine omni proríus habitudine , & cons. uenientia
adinuicem ecdé nomine (u appellata, vndé etiam dia folent a;uiuo.— caà
calu,velà foriuna;vt v.g. ga E" 4 mo,& gallus auis dicantur. aequ iux
ra,& à caluyqura meréfoituce euenit vt — homo , & auis nulla habita
inter illos zs conucnientiz ratione codem nomineap- — — pellarentur. A Itera
zquiuocorum a E cfteorum, quz dicunturaquiuoca ana» ——— Pnteua L. Porc MM wnob
-— aliquam conuenientiam , & orioné —— ier ipfa repertam» ità ridere c NS
YAT bomine,& dc prato,pratum namque flo- —— tens tidcre dicitur quia : mini
lzto ,& rident, homo dicitur de V8. ro,& p:é&to , quia conueniuntin
extefna — ——— figura , & (ic de mulus: Bon ration ** " folent
etiamappcllarizqumoca àconfi--——— lio,quia nontemeré,(ed confülió enum »— —
& idem nomen cx àm eft ad plara. " ificanda; Con(aeuit t zquiuoca à [2
lio etiam dici, non folum quàdo idem. nomcn de j;luribus dicitur ob habi ncm
aliquam,vel proportionem la tcpertam, fcd écquando, vel ex deu tione 'mponétis
aliquem (anciuM E m ex affcétu ad aliquem defun&tum eiufdé — cognationis ,
vei memotiaalicujus viri — iníignis , vel alia racionab li de cauli
nomcenalicuiimponiur pucllo, ————— T3" ARTICVLYS bp E Examinatur
peculiariter natura. — J yn:uocoritm « dECENO 39 A Dampliert quoque Vninocerü
——— | , A intclligentiádubiaquzdá deile: ——— — lis incidentia reíolucre
juuabit, Pri ene itur dubitarifolet ,anad «niuocationé———
ufhciatvaitasconcepuus formalis, me» —— iare A * "oo Quat. IV. de Natura
Vaiute eA.IT. díznte quo omnia inferiora immediate corcipiantur , num potius
rcCuiratur , qp tcrminus talis conceptionis importet aji- qvod commune pluribus
, .f. conccpuum obic&iuum. Dixerunt aliqui ad vniuoca- tionem fufficere
folam vnitatem concce- pius Formalis,quo nimirum plura imme- diaté concipianiur
,veluc Gmilia; talis vi- detur opinio Nominaliü Ocham 1. d. 2. q. j.6.& 7.
Rubio 1.d.3.9.5.& aliorum , vbicunquc pete de conceptu natu- rarum
vniuerfalium.Sed vt docet Tat. q. 2.przdicam. $. 2. [ciendum ex doctrina
Scot.1.d.1.q.5 & d. 8.9.3. & Bonet. in Met.loc.cit.preter vnitaté
cóceptus for malis ad vn'uocationcm requiritur. euá *nitas conceprus ob.cétiui,
.i.quod vox vniuoca fignificet pr marió aliquod cóe illis,:cut homo fignificat
primó , & im- mediate humanitaté,que cft cois fuis in- feriorbus; Et
comunis omnium fentétia córra Nominalces, & probatur; tum quia cü inquit
Arift.vniuoca participare non folum comune nomen, (ed etiam cómuné fubflontiz
rationé in cis c(icntialiter im bibitam, vtique per tónem fubflantiz nó
intelligit conceptü formalem illiscoem; fcd obie&tiuum;hic.n. eft,qui in
cís císé- tialicer includiturnon ille;tam quia quá- do dicuntur zquiuoca; vt ab
vniuocis (c- cernantur, carere vitate tationis, & có- céptus,pra(crtim
[ermo cft de vnitate, 5 €óccptus ob;e&iui', quia ad prolationem ipfius
nom:nis zquiooci experimur. intel lcé&um no(trü non vpiri concipiédo ali-
od vnum cóe illo nomine fignificatü y €d ad diuer(a àmmediaié obicéta diflra-
li,v.g.ad prolationem Canis non vnuur inteilc&us aliquo modo,fed potius
diflra hitur ad d:uería immediate concipienda, Mf. cancm marinü, terrcftcem;
& ceelefie, é conira igitiir. vniuoca dicentur habere vnam,& candeni ra
ionem obiectinam , & inprolauonc vocis vbiuoce debebit incelicéus coliigiad
vnum , in quo infe- riera conueniant , uim tandcm «uia vni« tati conccpuis
formalis dcbet occ (Tario rcípondere vnitas obicétiui , ergo fi ba- bent
vniuoca. vnitaicm. cóccptus forma- lis, vnitas obicéti.i cis denegari non po-
tceripater aliumptum , quia vnitas con- tTTCÉ 157? ceptus. formalis atcnditur
pencs vnita- tem obicctiui ; & See cft Vespetim com- munis, quam fuse
prcbat Pafcualig. p, 2. Mct.difp.28. né à C RESÉ 40 Sccundo dub tatur,an vnitas
i(Mits conceptus obicét uineceflarió debeat et [e tealis,ita quod coireípendcat
ci à par-- t€ rci aliqua rcs, vcl rcalitas, & matura €ó- munis pct ipfum
adzquaté concepta, &c explicata;rà;ionc cuius intercedat diftim, €i cx
naturarci formalis intcr przedica- tum commwunc, & inferiora, an pocius fuf
ficiat vnitas rationis , & praci(ionis per. intelicdipm immediate pluta
inadzqua- t€ concipicnrem, quatenus fimilia ratia- ne cuius inter przdicatum
communce- óc infcuüora intercedat. [ola di(tincto vir- tualis,ac rationis
ratiocinaie. Prunam di- cendi modum (cqui videntur. Scoui(te illi ocnes ,
quinon folum gradus comu- ncs pradicamentalcs, vt hominé ; & ani-. mal;ied
«tiam tranícendentces , vt ens , & fubftantiam proprias tcalitatcs
ade&qua- té conceptibilcs, & inferioribus vnmocé cómuncs ( & fi cum
analogia mi: ta) ptas feferre dicunt,vt Canon. 1. Ehyf.q.5. Fa- ber 7] heor.94. McuriiTe 1. lib. (ug Mer. : q.7.&
Eonct.eit. (equuntur etiam Rccé- uores quidà, vt Amc.in Log.tr2&. 12.q.
6.dub. 4. «qui per hoc dittinguuot predi. catum vniuocum. ab analogo , quod
illud dicit vnitatem, & communitatem rcalem prafato modo , fed Ae pec folam
pracifioncm inrelle&tus plura immedia- té cócipientis rnadzquaté,vt
fimilia. AL- terum dicendi modü fequuntur alij Sco- tiftz,qui (olum gradus cócs
pradicamné. talcs afierunt importare realitates,& na» turas vcré cómunes
adzquaté concepubi- les; gradus vetó trantcendenies Dco ; & €rcatura con
munces, inquiunt importarc folü conceptus imadaz'cuatcs,non aüt rea litatcs vt
Lic h. V ger. Tromb.Bairg. Her- rerasé alij. Vcrü quicquid fit de predi tis
uáicendenubus, an praícfcrancreali- — tatcS,vcl ioj05 conccptes inadequat quo
1n Mcta,h. dicendü cílin propotito ad vniuocationem pertectà,& puram nc«
€cllarió 1equiri. vpitaté conceptus obie- Qui ia e(ie 1calem vt à parterei
cotre- fpondecat €11calitas ; & natura coma.ünis pe 24,8 r'ipfum adzquaté
conccpubilis , uà Dostor in 2.3.3.0. 1- & 6. oflédit ex p- feflo,vt ib: ct
videre; «d vniuocationci vcró imperfecta ,!& cum analogia mica (de qua
duplici vpiuocationc ftacim di ccimus) qualis eft vniuocario omnit trane
fcendentium , non neccí(larió requacituc vnitas cóceptusrealis pra faro modo,
[cd fufficit vnitas rationis.qua non idcó ralis dicitur , quia fit merum opus
intellectus, vt por( cnsrationis , (ed quia fit per ab- firictioné,&
przcitionem incelleétus plu ra imme diaté cócipientis inadzQuaté, vt fimilia;
ob fundamenrum timilitudinis, g» repetit inter ca à parte rei , yndé in hoc
feníu poterit dici vnitas realis fundamen- taliterjin qao fenfu aticrit
Do&. 1. d. 26. : lic. Y. à relationibus diuinis conceptum communem realen
abitrahi potíc , cum tainen relationibus diuinis nulla fit rea- litas communis
, & aliqui Scotiftg cuam ab vlcimis differentijs conceptum com- miunem
hacceitatis ; cum tamcn in reali- tate fint primó diuetíg cx Doctore in 1.
4.3.3.3 $. Md quaflionem igitur, — 41 Tertio dubitarur,an cocepuis vni- nocus
dcbcat neccífario perfcé&té preícin dere cum à fuis inferioribus, tum
differen t js vel modis contrahentibus, itavt in co rationes inferiorum , yel
contrahentium rullo modo inuolyantur ncc explicité: , : mec impliciré « Negat
Aucría cit. q. 15. fe&t.v.vbi aic fufficere imperfectam prz- cilionem,vnde
q.1 3 (cét. 1. ftatuit genug * ' mon fempcr praícindere perfecte à diffe . rentijs
fedin co (zpius inoolui rationes Ls sllarum implicite, & in tali
cafü non pre- fcindit genus,nili ab explicitoy& ex pret - : fo conceptu
differentiarum. V eti o, fica opinio cómunis cft pra(ertim apud €à5, |ui per
prz-citionem petfecta, & im perfectam ab inferioribus, & concrahen-
tibus diftinguunt przdicata tranícenden tia à non tranfcendentibus, &
vniuoca ab analogis; imó Scotus ita. huic (entencie adbaiit , vc non folum
gradus cócs przdi- eines ipa pra(cindere üc arbi- tratus ab inferioribus, &
contcabentibus, vt genus à diffcrentijs;fed ctiam idé affic- mauerit de ipío
conceptu entis tum refpe tta inferiorum, Uuimodotrum conuahcn- ADifputs LT. De
J'icibut 0.0 T". ti 1.d 4. q.1, quem (equuntüeferd Res. c&uorcs.omocs
, & mula ex Thomtlis , Ratio aütycur coaceprus yniuocus debet perfecte prz
(cindere ab jaterio ribus , & conuahenubus elk ,quia in co vniuocara. |
conuenignt , X pecfedé affiimillaniur , fà.— —— | e(l pertcéta vniuogatio ,
ergo exci debet rationes pecaliares interiorum , contrabentium;quia tiillas
aliquomodo. i»duderet, noneílet tantumrauoaffiinie ^ ——— landi, fed etiam
di(tinguendi, Accedit, — — quod genus,vr dicemusinferius,nullomo — — do a&u
conrinet fpecies, & ditferearias, nec deteuninaté, nec ;ndeterminaté,nec
expliciré,nec implicite (ed potentia tane fum,ergo perfedté prz(cinditab eig.
————— 41 Quarto dubitatur , num oporteat M rationc: ngnificatá per nomen
yniuocit e(fencialiter congenire vniuocatis,an f ficiat , quod cis conueniat
accidentaliter , & fab allata denitione tam $niuoca € fentialia,quàm
accidentalja cópreher rur, Et dicendum cft cum comuni (« quid dicat Paíjual. p.
2. Met.difp.27. 2.0-4-) no:nen vniuocationis. polle | dupliciter , primo molo
magis proprid. — — — quo (cufa tignificat Matonem cf- ———— ntialé
pluribuscómunem , ac in eise. - 1 fentialier inclufam,&taliaprgdicatadie
——— — cuntur yniuocaeffentialia,& becfolayis ——— detur. Arift. voluifje
comprehendere fub. — vniaocorum definitione, vt Scotus d q-6. Predicam.n
corporc ,& in 3.d E 2 qp probat ex illsverbis, &$ ratio fubfi | ri La e
Mr hzc enim fatis ex« 1 primit (inquit or) talem rauonem — — — debere eile ^
viii pena , quod - - adhuc magis liquetex exemplis,qu z | ducit de vniuocis
eífentialibus; tumquia — cap. dc fubft. docet accidentia pre dicari xr non
poffe dc(ubie&is nomine, &r0ne, ——— qp vaique falsü eifec ti fübhac
defiaitios —— Hc etiam ynidoca acci ia compre. — — hendere vellet; cam demum ,
quia Arift, - diuifit tanquam in membra apre E dum formaliter, fed etiam
marerialitet equiuoca,vniuoca, & denominatiua, (cd 1s j fi (ub allaca
definitione com, ere ^ ^ ctiam vniuoca accidenralia, coofuderet — | vtique vniuoca
cum H L o £C] "Poe. | Quefl.IV. de Natura
Vniuocorum. ert.IT. fiatiuasvt poftca dicemus. Alio modo ma gislaté , v —
rationem pluribus "communem; liue efTcocialem, fi uc acci- dentalem , nam
vt inferius dicemus , nom folum dantur vniueríalia e(lentiaha , vt 5, &
fpecies, fed & accidentalia , vt roptium, & accidens ; & certü eft
dera tione vniuerfalis effe, quód fit vniuocii , erzo non folum admitti debent
vniuoca effentialia, fed etiam accidentaliaj& qui- "dem Scotus quoquc
hanc difiinctionem fepius inculcauit
poncps differentiam in- - tterpredicatum vniuocum , & vniuocé praedicari
1.d.3.q.3.& d.8.q.3. P. & 5.9. 7.4.1. D. & cumeo .Formaliftz omnes
art.1.formalit.vbi per praedicatum vniuo cü intelligunt vninocü
accidentale,quod de (nis praedicatur fübicctis sin idem no- men;ac candé
rationcm accidenralem;vt album de cygno,& niue, per praedicatum vctó vnit i
ntelligunt vniuocü effen. tiale, quod de fuis pra dicatur inferiori- bus sri
eandem rationem effentialem, vt animal de hórnine, & equo; Quamuis au tem
intentio Ari(l. faerit definite vniuo- ca tantum cflenrialiavt dictum eft,
ccrcü tfi eft abfoluté loquendo poffe füb hac "definitione comprehendi
vtraque ca, ita.n.przdicatur animal sta 1dé nomé, & ratiotiem de bomine,
& equo,ficut al bum de niue;& cygno; vt docet Scot. cit. nec tefett ad
rationem vniuocationis ; qp Katio fit vna; & cadcm eflcntialiter,vel ac-
cidentaliter , atque ità ratio fubflantie explicari debebit ; quod denotet
voitaté conceptus obic&iui , qualifcunque ille fit. e(fentialis,vcl accidentalis,&
dc fa&o áta intelligunt, & exponunt Sanch. q. 1. prtdicam. Caict.
Hurtad, & alij. 43 Quinto dubitatur;anoporteat ra- tioné fignificatam per
nomen aqué pri- mó,& principaliter conucnire omnibus wniuocatis, vcl poffit
connenire vni prin cipaliter,& pritnarió;ali j minus principa liter;&
fecundarió , fiue vni originaliter, & independentcr;alij
participatiue,& dc- pendenter ab illo . Et quidem Reccntio- res multi cam
Snar. difp.2. Mer. fec. a. n. 6.primum em oma M vt fi adt vnitas €onceptus , fed
inzqoalitas in parcicipa- tionc ipfius inquiunr; hanc uflicese c ià- e . 159 [i
minimam, vt ille conceptus cadat à ra- tionc vniuocationis, & fiat
analogus, At potius cá Scoto q.vit. Prolog. in calce de duplici vniuocatíone
diftinguendum cfl, altera períccta;& complcetaaliera dimi- nuta,&
incompleta , pricr cft , cum intet aliqua cft fimilirado in forma ,. & in
mo- do habendi,fcu cfiendidorma, ficut cum fotma nó un eiufdem rationis «onünc-
tur in illis , fcd etiam sm cundcm eflendi modum;sm eundem ordinem e fTentiale,
&& sh cundem perfc&ionis gradum, qua vniuocatio phy fica folet
appellari, & 1m in fpecic intima reperitur 7. Fbyf. 31. ic «n. tátum natura
fpecifica indíuiduis con- municatur,& conftituit primum, & fupre mum
gradum vniuocationis, cx quo col- "ligi quattuor conditionesad vniucca-
tioncm puram, & perfe&am tcquiri,pri- ma eft vnitas cóceptus, xquod co
dem modo effendi fit in omnibus, Tertia quod dcfcendat in illa eodem ordine ,
larta quod vnriuocata fint ciuíde perfe -&ionis effentialis.& ad hanc
vniuocatio- nem vtique requiritur , quod communis ratio equaliter participetut
ab omnibus; & cum tota &ione effentiali,(ecun- «dum quam concipitur
cffe in vno,cócipia tür ctiam effe in alio ; Vniuocatio veró incompleta, &
diminuta, cft cü interali- qua reperitur (olum fimilitudo in forma, quatenns
(ecundum eandem ratione im- bibitur inillis , quz cft prima conditio
fimpliciter necefiaria ad v niuocationem, deficiunt tamen ceterz , que nó funt
fim pliciter neceffariavt in cóceptu entis re» Ape&u Dci, & creature
(ubflátiz , & ac- cidentis & hic cft minimus gradus vniuo «cationis,
vcl faltim aliqua , quatenus illa eadem ratio,licet repcriatur in illis (ecü-
dum cundcm cflicndi modum; non tame fccundum cundcm ordinem deícendit in
illa,vt numerus refpeftu binarij;& terna- rij,vel fi eodem ordine inilla
dcícendirs non tamen fecundü cundem peric&ionis eticntialis grad reperitur
inillis, quem- adir. cdum (c h.bct genus refpcttu De cicrum; quia vna fpecies
eft peifcétior cf ialitcralia ratione differcnüae nobi- loris, &hifuntduo
gradusn edijintet tá. (upremum, & infimum , & bac vriuocae uo 160 tio
incópleta appellari folet metaphyfi- fica, & logica,que nó differunt,nifi
quia prima fit in terminis prime intentionis a ltcrain terminis fccundz , &
ad vniuo- cationem huius fecundi generis plané nó requiritur equaliras , &
vniformtas in participanda cadem communi ratione y vt patct ex cius
declaratione , 44 Ex quibus cóftat ad Vniuocatio- ncm abfoluté, & in tota
latitudine fum- ptam, quo fenfu vniuoca definiuit. Arift. conditionem illam
qualitatis, & vnifor witatis in parucipanda eadem communi ratione non
rcquiri, quia nihil rale poni- tur ab Arift.in definitione vniuocorü,vn dé
Do&Gor 1.d.3.q. 2. B. loquens de vni- wocationeim tota fua vniucríalitate
in- quit, ze fiat contentio de nomine vnino- €ationis, conceptum »niuocum
dico,qui itd efi vnus,quod eius vnitas fufficit ad «ontraditlionem afirmado , C
negando "d fum de eod£, € [ufficit pro medio fyl- iflico, vt extrema vnita
inmedio [ic o fine fallacia «quiuocationis cbcln- dantur inter fe vnum , calis
igi vnitas «onccptus requiritur ad vniuocatjoncm abfoluté fümptam,&
ab(trahit ab zqua- litate;vcl inzqualitate ip participáda có- suni rationc,
Hinc demum infertur. vni- uocorum in hac amplitudine duas effe fpc €iesaitera
cft corum, quz habcant eandé rationem, & codé omnino modo diftri- butam
inícrioribus , & fic vniuocé com- - municatut [pecics infima indiuiduis ra-
"x. tionc differentiarum indimidualiü equa" Jisomninó
perfc&ti0nis cffentialis, & hec dicütur puré vrinoca, Altcra eft corum,
propi cadcm ratio , non tamen €o- «em modo, ícd inzqualiter infcrioribus
«ommunicata , & ordine quodam , talia funt genera, in quibus hac rauienc
ait A- €ift.7.Phyf. 3 1.latere equiuocationes, & 3n vniucrímn pradicata
tranfcendentia y *& PON vniuoca analoga . QV£ESTIO V. De JAnalogis,ac
nominum J4nalogia. 41 V E:rcs. Scholaftiei
de. Analógis pauca fcripfcrüt , & Arift. iplcin Antepred. agcns de Vuiuocis
, &quiuos Difput.11. De Vocibus. —.— E M cis,& Denominatiuis,mecvetbum
quidé — — fccit de Analogis, fignum euidens mate- riam hanc in fe non multum
continere difficultatis; at poflquam Caietanusedi- — — dic opuículum illud
(quod auteum Com? plut. appellant diíp. 30. Log.) denominü Analogia , cot funt
exorta aifficakates, —— vt nullus in logica; vcl metaph. extet trae — étatus
dif&cilior, adebut Au&oresnon — — folum inreipfa nonconueniat, verünec
— etiam in vfo nominum ad iplam explicás —— — dam. Nosigiurintantahumsreiambie
—— |n & prolixitate bieuiter, cri poteft , tribus arciculis qua hanc abfoluemus
; inqairendo quid ex Quintullib, t.cap.6.& Cicer. | Vniucrfit. quz omuia
aliqualem nientiam fimul cum differentia , aut qualitate important, vndà Anal.
v! nominis fignificat diuerfiratem cita: , quali fimilitudine mixtam;quare Ie
ERG proprié dicimus cíle adinuicem propor. — ^ pas 0 i. tonata,aut
proportionalia, quz non ita — — — funt duuería EAS LIRE à t ur 33$ lia, ita
illa dicuntur analoga, quorian. "d prins men comune e$i » à ratio jgm|
illud nomen partim efleadem, partie ———— diu£ría, quz analcgorü explicatio c E
niter ab omnibus recipitur, & E. 5n] j inibosdel - : ] ducitur apalogia in
nomim: 2 ccic aliquam rationem , quz: fubftct sv c «ui nomihi, que
tamenratioobicCtiuaae — — liquam vnitatem, & aliqua fimul diuerfis tatem
impostet,qua ratione Scotus Ld.B.—— q.a.[ub É. ait vniratemanalogiz ( quam. |
ibi attributionis appellat ) etie maiorem -- vnitatc zquiuocationis,&
ainorem vnis tare vniuocationis atque idcó comu ttie ket ceníentur analoga veré
mediarcinay Yn -* «niuoca, & equiuoca, quod in quo fenfu fit verum, poftea
explicabimus Vera igi- turcatio enalogix confi (iit in pcoportio- ac plurium
rerum ; quá habent adinuicé fecundü diner(as rationes , quod mericó
additur,quia proportio,quze c(t (ecandá ea(dem rationcs, non elt vcra
proportio, fed vaitas, qu conttituit «ninocationc , «t Petrus, & Pauls in
humanitate nó di- cuptur proporrionariquia mon compatá- tar inuicem (ecundü
diucrías raciones,(ed penitas affimilari, & hinc patet,quomo- do Analogia
dicat conceptum obicctiuü partim cundemspartim diuer(um , cít .n.
diuerfüs,quarenus dicit diuerfas rationes obic&iuas,cft idcm nempe fecundü
pro- rtiónem;quia proportio,cum ex intrin v. fua ratione ponat aliquam
fimilitu- dinem,dicic ecià aliquam wnitaté cfló 1m- perfectam. Patet etiam,
quomodo Ana- loga difcernantur ab vniuocis, & aquiuo €is,dicuntur enim
vniuoca conuenire fc« cundum vniratem fimpliciter , quid affi- milantur in
aliqua natara , analoga veró d untur conucnire fecundum vnitatem opottionalem,
quatenus nó funr res ha- t LR cto funilitudinem in ali. - qua natora , fed
dicuntur cfle idem yo " potcionaliter non zqualitec, quatrzf. in fua
men(ura , & proporticpe , vnde vni- noca habent rationcs abíolüté fimiles,
& abíoluté conueniunt in natura, at analo- £: habeot lolum conucnientíam
rclauivá, iucfl iuxta proportionem, & commenf(u- rationcm, ocutram habent
zquiuoca;ted in fola voce conueniunt, 47 Quotautem nodisanalogia con- tingit,
quorque fint eiusfpecies maior - cft difficultas, nam in primis in ipfisaffi-
gnandis valde difcrepant Au&orss j ali- Qqui.n, vnzm tantü fpeciem analogia
pro- guz agno(cunt, (cd nó omnes eandé a(li- nant ; Caict.opu(c. cit. c. t. vi
nommis analog. in(iítens, quod proportion fi- gnificat, ut diximus,(olam
analogià pro- poruonis vocat ucram analogiám , tcli- qe abuliué; ficetiam
loquitur £oco c, c aquiuocaart.2. Corollar. 1. Palqualig. p.12. Mct.dilp. 30.
ubi analogiam atutibu- tionis negat elje ueram analogiam . Sco- tusé cona banc
(olam aidetur agno(cc- Quaf. V. detNatura c/Analig «eit. 161 rc , nam
vbicunquede analogia loquitur, fempcr dc attributionis analogia (crmo- cinatur,
vt ifi 1.d. 3.9.3. Q dbiuE & in z.d.12,q.2.G.& in 4.d. 12.9. 1. H.&
. 13. vniu. Arriaga quoq. ditp. 11. Log. (tà... fola admittit an attributio-
nis ,metaphorica tamcn , 10 quibus ratio m non rcpcciur proptié in ome nibus
analogatis, in quo diffeit à Scoto , vt videbimus pottea . Alij vcró analogia
nomen extendentee, vt dicat non folum proportionem , & (imilitudiné. inrer
ali- qua,ícd etíà habitudinem per modü otdi- nis, (eu dependcntix , duas
agno(cüt fpe- €ics, vná, quz dicitur proportionis , (cu proportiopalitatis
alteram attt. butionis, kà Scotiftz quamplures Faber in L-hilof. Theor.95.c.
1.& in Met. lib.4- difp. 1. c. 11.Mcurille lib. t.(iz Mct,q.$.noc.5. Fa tcs
in 10g.9. 12. diff, 2.21.1. & paffim Re- centzcres Tbomitfiz Complut. in
Log. difput, 10. queftionc fccunda. Ioan. de S. Thom. par. 3. Log. quat. 15.
attic. 3.Moci(an.difp. 3. Log. q. 1.art. 1. Alij vltra has duas fpccics tcrtià
addunt; quz e(t inzqualitatis, vndc prater analoga at- tribut;onis, &
proportionalitatis. a(li- ant snaloga inz:qualitaris ; ita vidctut £ntire Suar,
dum in Mer. difp. 2. (ect. 2. n.6. & alibi (zpc docet
effe de raiione: » vniuocat'on'$ , quód catio lignificata pec nomtn z qualiter
com perat inferioribus, & non vni dependenucr ab alio 5 alioquia ex tali
inz qualitate. (latin emergit ana- logia,& fcquitur Aucr(a q. 1$. Log.
Ic&. 3. Alij demum quartam addunt fpcciem analogie, .f-tranicendenuam; ita
cx ke- ccntioribus quamplures , qui conrendunt folam tranícendenciam,quaita
rario alis qua tráfcendit per interiora, vt imbiba- tur in ipforum diflerenrijs
, con(litüere analogià etiatn [ecluia. omm dependen- tia vnius analugati ab alo
; Hurtad. in los.d.fp.s. (:6t.4 fubíec. 5. ga ow Y Iciu difz.11. q«3.
blanc.ditp.4- fc&t6. & alj &c, Veiü non tanum dilcrepát Atr-
&totcs in af.unouone [pecicrum analo- gia, led cuá sn carum appcliatione,
qui- dam conn vocantanalogiam | proj Ottio- nis; quamalij dicunt attributionis
, vnde * x »ditiinguunt analogiam proporionis ab H » 1 ena- Qua. V. de Natura
eAnalog. e/frt.T. per tefpé&om ad vnum, & Scoius rullam aliam videtur
(pecicm analogiz admitte. re prater iftom,vi Faber cit.adnotauit 4. Met.& Ruuius in 1 og irac.de analog.ita dc fado
tenet cü multis alijs. Tü demó, uia hzc analogie (pecics à cateris prz- flat vt
pcr cjus rauorécxpbceiur apalo- gia 1n con muni , hac erim ab omnibus explicari
folct per habirudinem,; & ordi. nem prioris,& poflerioris in parucipan-
da communi rationc, ip qua fit gias quod intátum vcrum eft , vt dixerit Ca»
iet.C.1.dc non.analog.in fine quafi (yno nima cffe aliquid dici analcgicé,&
dici p Cyr | tud Gap Fafqualig. difp. 30. €c .2.teftatur cflc omnium tam comnur
nem fentenuiá;vt potius [npponatur, quà probecur,ted bic ordo prioris , &
potte- tioris adinueniri ncquit,nifi cum attribu- tione poli erioris ad
prius;cigo &c. $1 Cztcrum,vt DoGor aduertit 2.d. 11.0.2. .4.d.12. q. 1. íub
H. & Alentis 7.Met«ex $.quos pee Scotiftasiá cit. fequuntur Suar 1n
Met.difp.2 8. fec, 3. n, 14: Runius , & Morifan. loc. cit, Auciía Q.15.
fec. 4. & cta ex Thomiftisquam- rus Capreol.
1.d.2.q.1.ar. 1. concl, 9. errara 1.cOtta Gentescap.34.$ 4d pii mii& $.
J4dueriendum; $1. p q 1 4,ar. 6. hzc analogia dupliciter contin- ere potci!,
vel ita quod analogata fic fe Eicion ; Vt primum tantum analogatum proprie ,
& intripfecétale denominetur performam fibi inexiftétem, reliqua ve- IO c:
trinfecé rationc folum illius habitu- dinis , quam habent ad illud prímum ac
velut improprié;vel ita quod omnta ana- logata formam illà proprié, ac
intrinfecé includant,licet adbuc cum fubordinatio- nc. & dependentia vnius
ad aliud ,vcl am- borum ad tcrtium, primo modo analogi- cé dicitur fanitas de
animali, cibo, n) - cina, & vrina, quia ratio formalis fanita- tis, quz cfl
dc bira humorum temperies , intrinfccé , & formaliter eft in folo ani-
mali,in medicina vero,cibo, & vrina,tà- tum extrinfecécà:uam in terminis
babi- , quam dicüt ad (anitatem anima- lis,.f.immedicina,tanquam in cauía.
cffe- &iua in cibo táquam io confciuatiua , & in vrina táquam in
Igno;alio modo ana- 265 logicé dicivür ens de Dco , & creatura ,
fubftantia; accidéte, vt Arift. decet 4. Met.c.i. & lib. $.c.6.&
lib.7.c.4.quibus in locis conftituit analosiam accidentiü? ad fubflantiam ,
quam certum cfl talem. €ffe , vt ratio enus proprie , & intrinfccé omnibus
conecniarj& m analoga wül- tis intcr fc differunt, vt notat Suar. & cld
ré colligitur cx Scot. cit. primo, quia in analogis prioris gcneris ordo ,
& habitu. do ad primun: analogatum cft. ratio for- malis, & przciía,cur
talia dicuntur , non fic in analogis fecüdi generis , vt patet in exemplis
aliatis . Secundo, quia fi apalo- ga prim gencris dcfiniuntur ; per ordiné ad
primü definiri debent , quia cfl ratio przcifascor talia dicantur, in analogis
fe cundi id necefle non cft , cum omnia à propria forma talia dicantür ; Tertio
in prod genere nomen proprié tribuitur olum primo 2nalogato , ceteris AE |
priéyin poftcriori proprié om.nibus.Quiar to ip priori genere non datur vnus
conce ptus communis ompibus,quia forma,vn- de (uritur analogia;c!! in vno um
inirin- fecé,in alijs extrinfecé folii , at in fccüdo daturconceptus comunis
omnibus, quia. omnibus incft intrinícca forma,vnde de- fumiturstandé nom.
analog ü prioris ge«. ncris nequit cffe medium in demóftratio-, nc,quia deficit
ci vnitas rationisfecus de nomine analcgo poftcrioris gencris. $2. Adhuc auté
analoga attributionis viriufque generis fübdiftinguuntur ; fi.n.. loquamur dc
analogis prioris generis;süt; quadruplicia , ficut quadruplex nata cít effc
dependentia czterorüanalogatorum ad primum ;u»ta quatuor caufatum ges nera,vndc
alia erunt analoga attributio- nisex c fficiéte,vt medicum inftrumétü , &
przceptum medicü , quatenus in hoc communi nomioe conucniunt cum medi co,ad
quem, dicunt ordincm, vt ad causa. efhcienté illis vrcntcmjalia cx fine,vt me
dicina (ana,(ana dieta , quatenus conuc- niunt in Communi nomine (ani propter
dcpendétiam, quam habent ad fanitatem animalis vt ad fuum finem ; alia ex fors
ma, vt bomo viuus, & homo pi&us , vcl fculptus,qnatcnus conueniunt in
nomie, nc honunis propter ordincm ad form , ^ 264 & cffigicm hominis viui ,
quam imitan- tur;alia demum ex mareria,vt aurcum vas ex auto confcétü , &
aurcumvas pidti, quod vas cx auro contc&tum imitatur.Si vero loquamur de
analogis pofterioris ge meris funt tripliciaprout ordo in eisque «and:m formam,
& rationem participát, €x triplici capite oriri poteft, nam inter- dum
oritur talis ordo praecise ex varicta- tc gradnum perfc&tionis
cffentialiscotü, in quibus reperitur ; ficut accidit in fpe- €icbus fub vno
gcnere , quarum vna cft perfe&ior alià etfentiahiter ratione diffe- zeniiz
cx Atift. 10.Mcet; 2. Aliquando ét oritur propter ordinem e(fentialem, qué
feruat illaratio comunis in inferiora dc- fcendens, fic accidit in numero (vt
cómu ni Scotiftarum exemplo vtamur) qui in binariü pront in ternariü defcédit.
Aliquando nedum propter ifta;fed ét ob diucrlitaté modorum effendi, vt accidit
dec ente re(pe&tu Dei,& creaturz,(übfti- tiz,& accidétis quia in
Dco cft à (c, & per cffentidiu creatura ab alio,& per par tici
pationé,in (ubftatia per fc, & m fe, in atcidente per inalictaté , &
dependentia ab ca ; & in hocíenfíu attributio fumitur jn omni rigore pro
dependentia nimitü €flentisli vnius analogati zb alio ,vel plu- gium
analogatorum ab vno tcrtio . '$3 Cótra hác coclutioné Primó. obij €it Pafqualig.cit.
probans hzc analoga 5 dttributionis non effe vcré analoga , (ed «4b vno,vclad
vnum .'Tü quia ita vbique "loquitur Acift. & przícrim r. Rthic. 6.
€ontradiftinguit analoga ab his ; que ab no,velad vuum dicuntur. Tum 2. quia
ánalogia contlituitor per proportioné , wt patet €x vi nominis analogia ab
initio uli, ergo cum hac attributio nullam Simportet proportionem, neque cti
im- pottabit vcram analogiam. Tum demum T^ hac attributio tmportat praferum
pendentiam aliorum aralogatorum ad principale ànalogatum , (cd dependentia
rzcifa proporuone aralogism nonin- ucit , alioqui vbicunque rcperiretur, etiá
adcflet nrbes tamen conftat ef- fe taifum,nam etícétas vniuocus cft talis
slcpendenter à cau(a vniuoca , — Refp. efl ab Atiflsocemur bacana- Difput.IT.
De Vocibus. — loga ab vno , & ad vnum ex vi atrribue tionis, quam important
, nonidcircó ea exclufit ab apalogorum numero , & fal« fum eft 1. Ethic. c.
6. comradifti - analoga ab his,quz ab vno,vel ad vnum; imó potiusanaloga
diftinguit in analoga auributionis,quz appellat ab vno; & ad vnum, & in
analoga p ienis , fcu proportionalitatis , quz vocat fecundum coparationem
rationum. Ad 1.. licet ana- logia ex vi Graci vocabuli fólá propor» tionem
fonet;tamen apud Latinos analo-- ix nomen magis extenfum cft , vr non folam
dicat propojtionem , fci fimilitue dinem intor aliqua, fed etiam habitudine per
a:odum ordinis,fcü dependentiz, & attributionis ; imó multi hanc analogiam
vocát proportionis,vt dixi- mus , nam atiributioné , quam * ad alteram, vel
multa ad vnum volunt ef- fe proporuonem , vndé fanum appellant analogum
proporuonis , & attriburionis; ia de vrina , & medicina dicitur fecun-
um próportionem , quam cüfa« nitate animalis , inquancü vrina eft fign
fanitatis , medicina verà caufa , & hoc eft dici pcr atiributionem ad
illam. Ad. prater depepdentiam requiritar ad indus ccndam agalogiam praedicatum
cómune pluribus cóuemens vni principaliter quie tum ad nominis impofitionem ,
ac inde- pcndcner , altcri veró minus. principali- terj& dependenter, quodin
cau(a & ef fcétu noncernitur , nam calor v.g. quá primó figoificat calorem
1gnis, vbi eftin- dependenter, & aque, vbi eft deperdca- ter ab ignc , irá
infinuat DoGtor loc. cit. vbi etiam docet qualeijcunque inzquali- tatem in
participanda comuni racienc füf- ficere ad inducendam analogiam;vt.ma- gis mox
declarabumus , & idcó con(ultó: plures modos huius-analogiz confttitui-
mus-iuxtà varios gradus vniugcationis , nostollant ; vt qui(que videat depen-
étiam per hanc analogiam. impertatam. non femper effentialem effe. X 54 Deinde » o mete Thomifte, quibus prgiuit €aict.
opufc. cit. cap. 2. Coplut.Ioan.de S. Th. Fafqualig. Dida- cusa Icfu,Cumel
1.p.q.13.ar.6.q. 2. Ser nain Log.difp. 13 (e&t. 1-9.
1,ar« 4. Tolet, ur Qusft V. dé Naiura in i£. C. 1: Aunic. tra£t.12.Log.. q«i
dubi2.art.3. probant cile contra ana- logiam atribuuonis,quod omnia analo-
tainuinlecé parücipéc formam, m - fit analogía. Tu quia fccundatió analo- gata
non dicuntur talia , nifi per attribu- tionem ad primum , fed attributio nó vi-
dctur eflc , nifi quadam exirinfcca deno* minatio, ergo &c.. 1um 2. quia (i
reperi. retur in üngulis,non effet cur dependcrét minus principalia analogata.
ab vto ter» mino , & talia dicerentur per babitudiné ad illud,cü illa
forma:it in omnibus. T à quia Arift. ipfe hzc atwributionis anas eam plicat
excmplo fanitaus jn animas lis cibo, pulíu; &c. que folum in aniniuah
inarinfecé scperi tur. Tug 4-.dici non po« 1cfl poc eíse in linguis cà
dependemgia tamen ab vio;naman principali apalogae to cft independeos , & imalijs
eft depe ne decns; at impoflibile c eandcm foriuam cflc dependen em , &
indeperdcnrem «x naturà (ua . Tum 5. ft intunfccé partici. formam ciuídem
rationis; jam vni- ugocé, non.ycró analogicé ircnt.in ca. Tum. quia non f erct
zauributio a- liorum /anal« gatorum ad primum fecun- on dm . vbioie ccs tique i
uus analog iz: fupeorins alla- quia in.omgibus cct cadem ratio funcá- di ; imó
non poflct offerri 1at0 ; cur hoc analogazum pendrar ab illo, & ncn € có-
i2 cum cadem forma fit incn.nibus. ' og Relquad 1«cx Scoc.in 4.]cc.cit.vti-
qucinapilog;s prioris generis habitudi- ncm ad principale anzlogatum efc ratio-
ncm. formalem pracilam. denominandi talia c q:cra aoalogata& diccre
denonii- cxrrin(ccam à forma illi incxi- flentc delumuptam, & in ceetcra
derivai3, at [ccus cfl in analogis
oftcriotis gene- fis, nam in vttoq. cxirca o (ait J c&oi) cft
aliquod abiclutum; proptcr quod tor- malucr viruu«uc dieitur (ale ; liccc fu-
pcr. vnum abfoiutum. fundetur erdo ad aliud, vndé denominabitur. tale per (or-
snam | bimieiniccam fundantem ordine ad aliud. Ad 2.1lla torma babe ur in cm-
nibus , (cd diucitimode deicendit inca , Q uà niniim conucnit yai ci aliud, yt
(1 egiee c/fhalor c^frt. T. 265. cft de cn'ercípedtu Dei, & creawrag, &
perfcétius in vno repcritursquam in alio & hzc d:ucifitas in modo
parucipandi eandcm tormam etiam intrinfecé (afficit: ad induccrdam attributicné
vnius ad a«: liud, & confcquenter analogiam; vt do- cet Doét.cic.& lib.
Elench.q.1 egcenl die atu ergo qua flic nem» Ad 3.ait Doctor in.2.loc.cit. quod
ctfi res ità fe habeat. in vno cx cmplo , .(;.dc fano ; in ceniücft cótrariüm.,
vndc adducit ibi aliaexempla ad oppolium,«f.de ente refípetu Dei, S&
ciecura y ' lubflantiz ; & accidentis, de gradu generico rclpc Qu fpecierum
, in» quibus: femper. eft aliqua. atcributio pertc&iorem, quiain vnoquoque
gencre fcmpcr ett vnum; quod cft meu ü,& mé- fura aliorum ex 10. Met.
vtitar vcró A- ex cibplo de fano ,quia in illo manifc (lior
ccrnitur^attribuuo,& analo- gia: Ad 4; nonmplicatformam eiufdem rauonis ,
& caridem non quidem rer inc- xrficnciam , fed perindifferentiam (quo feníu
qualibeunatura communis dicitur cadcni m fuis inferioribus: , vt in Micr.de-
clarabiir) in. vno fuorum inferiorü de- perderesinzlio nó dependere; quia id n6
procedit ex tali identitate; (ed ex diuerfoo modo deícendcndi m illa, &
quando erià teta bac diuertitas prodiret àb extcinfez €o cx different;js
nimirum conirahenti- bus, vt omnesconccdunt de gradb gene- r;co reipc éco
fpccierim; adbucifta foffi- cit (inquit Doétor ) ad induccndam ana 1cgiamvt docct
Arift. 7. Phyf.51.vbidit in gcnetc apalog.à latere: cx hae fola di- ucrfitate
ab exainfccoprodeunte; & rá- tio cfl;qeá adéucit 3. Met. 1 1.quig priis,
& |oficrius( quecunque modo fit) non flat cim cmnimmoda voluocatione 5 pér
qucd dilvunur c n.ncs obic&iopes cora harc tolutionem congerit Pafqual, cit
dilp.2 3.Íc6t.2. Ad 5. graiscóccditur inco caíu illa plura vpivocé conaepgire
in forma jícd cà tali vniuccatione ftat etia aralogra, quia tupponttur illa
fotnia pat- ticipati ab 6$ nó zqualiier , & vniformi- icr fd. per pris.
& poflcrius; perfcétio- 15& m pertcétiori modo; quod enalogiá inducit.
Aa 6. quamvis iHa defuttio pre- Ícrug à Rote ci — nQ- c 1s. 166 EE Difrut. IH.
nonofficit,& adbuc fecundà diuerías habitudines caetera. analogata tcfctentu£
ad prim ,quia nó fola forma in omnibus intriofecé reperta eft ratio fündandi ,
vel habitüdinem;,fed dcbet eciam modus,quo in cis repericur ; nam. am
diueríimodé in ca de(cendas , in vni prius,independétcr,& perfcétius, in
aliud ficrius ,dependenter, & imperfc&ius, 1dco in iftiscft ratio
fundandi dcpenden- tiam,& in illo cít ratio terminandi. Explicatur
,Analogia proportio- ualitatis « $6 Icendum cft (ecundo,alterà fj D cié
analogie;que dici folet - portionis, vel mclius proportionalitatis , admitti
deberc, velut aliquo modo ; non tamen proríus; condiflin&tam ab analo- gia
auributionis; Analoga huius (peciei funt illa,quz licer babeant rationes fim-
pliciter diucrías, quia tamen luat propor tionaliter fimiles, idco participant
com- mune nomen , quorum plurima folent affetri exempla, nam Ariit. 2. Pott. 87. attulit exemplum fpinz , & otlis ,
dicens $a (c babcre fpinam in piíce , ficut osin alijs animahbus , & 1. Ethic.
c. 6. affert exeinplum vi(usquod nomen dicitur. de iniellecto, &. de oculo,
quia dicimar vi- dete corporaliter , X inielleétualiter, & Aucr.5. Met.
com. 12. attulit cxemplum
obcicatorisquod nomcn dicitur dc co, qui regit ciuitatem ; &
quiregitnauem , V quircgit domum, & comgunitct cir- «umfertur exemplum de
riu , qui dici- aut dc homine , & de prato florente , & «xemplum de
pede, qui dicitur de pede animalis dc baíc lc&iuli , & radice mon-
Ais,ynde iunc fcmper ifta inicruenir ana. ia ; Cum nuncupam us aliquid codem
mom;ne à proporuonc , quam habet ad aliam rem; Ha vero analogia potius di- € i
debet proporti onalitatis, quàm pro- ; hoccnim intcreft (ecundum
Maihcmaticosinter hanc, & illam,vt no *at Do&.4-d.6.q. 10.qu6d
proportio cft babitudo quedam vzius rei ad aliam , vt duo , & quatuor eft
proportio du- pla; fcd proportionalitas «ft habitudo duarum proportionum
adipnaiccm cop- De Folie? 51.0, ueniencium, vt fi dicamus, ficm fe- : duo ad
quatuor, ita fe habet fet, cum igitur hzc (pecies analogie in. uli.
comparatione confiftat, quód wg.fcut - fc liabet tifusad homnicmyita.Lortread
Leve piss ; plane snalogia pro». poruonalitatis porius, qua inter quatuor .
verfatur terminos, quàm propórtionis ,. quz tantumincer duo,vocari debet. -— $1
Poteft auté hzc quoque analogia d dien contingere, vt dc analogia at«
tributionis dicebamus; vno ita ga. vnum membrum fit abfolutétale ds formam,
allud verà , vt flat (ub comparae- tione, & proporrione ad illud,ratione,
€uius pcr mc am fignificatur nomi. ne abioluté , kar irati os €onueni entc, vt
patct de rifo refpeQhu minc , de prato veró metaphoricé per: quádam comparationé,&
proportioné. y pà ficut ri(usin homipe it eXinte hilaritate,cii bene fe babet.
,.& alis. tan oblcétatur obicéto , fic ridere- icimus,quia benc fe habeat,
& (ua.ame- nitate quali uipudiare» ac luxuriare videa - ; al.cro modo
cótingcre poteft p de. rinfecam omnium ana: * nominationem int lagatoram; cum
nimirumip v ctt verum; & incriniccum fundamentum- proportionalis
coüenientiz & vni ue participat commune oomcn;quia li»- Pas habeát rationcs
diuerías , —— hac ipía diuertitace propertioné aliquá intet Íc feruant, quz,
quia cuicunque eft intrinícca,ideó ex natura rei , & i voumquedque
participat illad cómuae nomen, quod talem indicat proporcio« nem; ita analogicé
diciur principium de patte ref(pe&u fili pde fóte refpectu riuus lorum;,de
corde reí pc&u viz de funda- menio rcípe&u domus,de puncto refpe- Qu
linca,dc pramitfis rcípcéta demons ftrationis,&. & nomen gubernatoris
de €o,qui regit ciuitatem; qui regit nauem, & - A domum, sao ità mctas
thoricé hac nomina dicuntur. de aliqao uo Bignificato , ficut perc etaphoram.
dicuntur prata ridere & Chriftus appels latur Agsus,l co,F eia, & c.fcd
cu € maiori propticiate , C1 $8 Hanc . Quaft.V. de Natura analog. ert. T. 38
Hutc modi analogiz proportio- A admittunt tà Thomifha ex Ca- iet.loc.cit.c.
3.quà Scotiftz, vt eft videre apud Fabr.& Meuri(T.in Metaph. cit. fed
aliquo difcrimine, nà in iftis analo- gis Thomiftz nullam admittüt attcibu-
Wwonem vnius ad aliud ,(ed volunt commu nenomen omnia equalitec , & per (e
(i. gnificare, & quidem illa omnia immedia te fignificare, aon autem
aliquem conce eis coznmunem, ac ctiam fecádum uas proprias rationes, non
abfoluce fum- pras;(ed vc proportionab:liter (e haben- tes incer fe,vt
declarác: Coplut.& foann. de S. Thom.cit.Scocftz € concra folunt hoc nomine
figainicari conceptum com- munem ani!o gatis, & erit v.g.conceprus
principij,ec fic; gaocrnatoris, vc fic, & vl tétius in iftis analogis
adinitcant accribu peces ad vnam awe, ERR nemnegauctitm Philo táimen po« ftca
iesonlibis Met. loc. cit. iuxta quá icationem nullatenus prorfus t hc (ccundus
modus analog: proportio- nalitaus à fccundo modo analogiz attri- butionis ;
vnde & hunc moduin , (icuc& ilium ad eniuoca rcducuni; Verü hic mo. dus
non eft camiilo procíus confunde- dus, quamuis n. cum co éonucuiat, quà. tume(t
ex partc attcibucionis , quam in- uoluit, vt clarépatet 10 exemplis allatis nam
enam primà ,& per fe fignifi- ca: illad ,à:Quo pcr veram originé proce- dit
aliudsia cile; & per atttibutionem ad hocprincipiam d£ de rcliquis ».
guberna. tor primó dicitur dc ce&tore ciuitatis, & per auteibutronem ad
büc dicitur. poftca de reétore nau s, & domus,quatenus fun» guntuc |f; in
domo,& naui codem mune pe, quo ilic in ciuitatc,vndc immericó ne- t
Fhomiftz aitributionem in hisana- bes adhuc tainé in hoc difcriminátur y Fo cre
Pusetitrte nó vndin communem concejxum , & vnam formam, vt in aoalogis a i»
«d iimmediaté plarcss non quidem omninó diucrías;vt in puce d quiuocis ed
propor tionc ia enim ratio principi] ctt corde, (om ce,pundto,&c.cü tà non
fit alis fanitas , àqua animai dicitac (anum y - ? ceptusà quo fubftantia ,
& accidens di- «ütur cns; quarc hic modus analogiz at- ttibutionis ad
zqu:uoca ceducédus erit y nó ad vniuoctcum non immportet vnita- tem
cenceptus;qua de caufa in (ccu conclutione diximns hanc (pecié analo- gix
proportionuliatis admica debere, velut aliquo modo , non tà pror(uscon.
diftin(tam ab analogia atiributionis. $9 Contra hinc conclufioaé arguüt Suarez,
Kuuius, PaCquilig Dliz. loc. cit. probádo,quód oma s vera anilog a pro-
portionalicatis incladit aliquid mctaphe - rz, & impro ,tie:acis, vc pacec
de ri(a ce- fpecta hominis,& prati , quorum funda- mentam eft; quia
propoctionalicas de fe eít infufficicns ad inducédam analogia, fiquidem vera
proportiopalitas poreít éc tepecici intet res vniuocas , & oino (imi les,
veré .n. dicimus , quod (icut (e habet quatuor ad duo, ita octo ad quatuor, vel
quod ficut homo comparatur ad (uos (ca Lusita equus ad fuos, & tamen nomen
du pli,«cl animalis nó ett analogü ,fcd vai- uocum ; ergo vr
proportional&as analo- già inducat, debet ri mn metaphora , &
improprictanis includzre. Deindé vel ra- tío communi nomine fignificata.
inucni- tur pec (e primo , & intriníecé in omni- bus analogacis,vel in vno
tantum;ia caete- ris vcró excrinfecé , &. veluti pec meta- phoram,ft
primtun, ergo erunt vaiuoca » nam omnis ratio Cóis pluribus equaliter ab illis
pacticipata c(t vniuoca; i (ccundü intécum . Deniqie hzc analogia fundatur in
proportione duocum,ucl plu« riam adinuicem, ergo noa potett, quod dicit in vne
proprié , dicere proprie in as lio fed tantam metaphoricé, alioquin nó cflct in
co fecuo dum propecuoncin; pto» porto enim e;cludit proprictacem. 6o Ketp. ad
1. cóccdcado poil ficri proportiogalitaccm in unnuocis ad expri oimodam
tiailiurdinem (ettà. aliq:i contendant binc non foce propri proporüonliacem) X
talem proportio. nalitatemut;quc nu (utficere ad. analo- giam. fed daturalia
proportionalitas,que Ron fuppoait, nec cx primit , nia meram unitate;n , &
conu-aientiam proportio» naicim , hacia ry a e metaphora, uel improprictate ad
analo- giam. Ad 2. hocnomen aaalozum nom fagntif cat rationem enam, fed
immediate fi&nificat ipfa analogata sifa i25 propr'as rationcs , non
abíoluté fumpras, (ed vt (e habentes
intet fe ; inquantum .(, vnum uodq; fundat hibi- ad (unm effe fim:lé habitudini
» quà fundat alterum , fine metaphora, vel improprictatequare cft analozü ad
equi uocationcni potius tédens,|uà ad vniuo- cationem. Ad 5 proport;o excludit
pro- moda fimilitudo , nam qua. (ünt propor- tionaliter fimilia, vtrque non
funt omni- nó fimilia , at non (emper excludit pro- prictatem ;: fi pec hanc
intelligas verira- ;& in hoc feníu dicimus :nterdum no men analogum propre,
.i. veró , & non dic: de pluribus , veré n. & non metaphorice, cor eft
jrincipium vi- fundamcntum domus, & vtrumq; no- mine princip;j nominamos ,
quo-vcique non ign;ficatur aliqua vna natura, feü [i-; - omnimoda vtrobique
part:ci« pata; fed vniufcuwfq; formz proporto , vt ficat fc habct cor in
animali , ;tà fun: dameniü in domo, atq; ade» al quá vni. cet. néci(ta duon
ipfa roce pr nciz pijnon quidem vnitatem niturarüm, fcd folum proportionum ab(,
metaphora . "Expligatur 4 nalogia inequ.litatis . ' - 61 qx Kendunitettio
adinittendá quo PIS Mo omeerienicci (pecié analoge y quz dicitar in2qualicaus,
vcvtilem,; non ,.vt cond; (tinCtam ab. anglpegia ats tribution:s. Concle(io
c(Excon«ra Caicr. €it. vbranaloga huius (pccsei deti eli feilla , quorum
nomencti conanune ,& età ea illud: nomcn: ett cadem, nagxqualitcr tame
participata d per fcctionem ,vt homo, & ir iur csl in nominc ,'& rat;oncanioalis
, (cd:ho- mo patrücipat naturam animalis conia, &am per rationalitátem ;
qua ctt diffe- rentia multo. perfcétior.irrauonaltate contrahente animal ad
brutum; vndé fit y fericcon naurra animalis pribomitede mulca quàm in bruto ,
nonquidem. pet cíientiam ipfius cis icd. per dierentiam rationalítatisadiunctig
- quoc'rca cumchzcinzqualitasetiam. ine gradibus. vniuocis repctiamat, Cin .
tibus. ref(peótu fpecierum , infett Caict, non induccte vecam analogiz (peciem
y quam putat cile cam vniuocatione inca» poffibilem , & ideo concludit hanc
(pes ciem analozóz ede aniíslemn ;A&(equade — — turoallin Recentiores
omnes. 755 62 Scedapud scor:ítas, quos fequitur - Aucría cit. admittentes
varios gradus y cü vaiuocatiomis,tom analo2:z3& compof- fibilitarem huius
cü- illa im aliquo grada inzqual:tas partici pandi co REPRE. nem rationem quoad
ordinem,vel pertes —— &:onem cifl'encialem (afficitad inducea — - dam veram
andlog an , quaex vihoius, — inzz ualiracis ilia ratio. cómunis iminfee,—
riocibas partim efteadem s partum diuer.;— (a;n juo ratio an;loz:z eonü(t;
Ethio — — dicend. modus. f;ndaaentum haberi —— Ar;ft. jurrauione luis
ánzqualicatisg;— Phyf.5 r; sim generibus latere analogia Es & 3. Phyt.79.
ait nacorim mnfmti nó eif i vnáj&ccandcem, .i. vniuocam. ou PET quia dicitur
fecandü prios pr mE & 5. Met rti infinearprigs, polterus — — non ttàte cum
perícdtavauucatione, de — : cias catione eft (quod nat ipe. — tur ab
infcriaribus'tam omnimoda litate; ac vnitorautate quóad ncm, &
pcrfc&tonemetlznnuglems cum — — ig cor (ecundem.-Arift. lüfboiathgcinge —
cualitas ad tollendam perfcélionem x& : puritatem «muocationis, éuffi
ciensitemt eric ad inducendam veram 4: & propriam analogiam, nico détecsis
aM inielli; untur ;lia,qug necdunc purégequls Oca /neC jurévniaocas 5 c d opt 2
- I tpódent àliqui ex Suatezlóc.cit.pa —- quamlibet : ecc CRI MADE login
j7& jririerdim illam qi or eri nscamthenu niti T tein noà cilc; quiacum hac
pz P Ca piorlisinacurg communi, nulloynes — dominii vnitatemracrioniseíus,
&cwnis — — uocauonenr fed ad ianinterendá — — " ) * ER , —— Buaft V.
de Natura Analog. c/fri, T. tudinem ad ptimà,& hzc inzxqualitas di- ci
poteft e(lentialis dependentia, vt patet in ente, fano,& fimilibus , nam
ipfa ratio entis ex fe poítulat,vt determi- netur per modos intrinfecos cü tali
ordi- , & habitudine ad vnum , & idco licec fecundum confu(am rationem
fit cadem entis, ficut eft vna , tamcn non cít omnino eadem , quia non eft ex
fc omai- vniformis, qualem vniformitatem re- uirunt vniuoca; Hincad
Arift.teftimo- dicentis prius, & poftérius nó ftare
cüvniuocatione;inquiunt;id intelli" non dc quolibet priort, fed de
partici- priori, & poftcriori alicuius có- munis,vt vni cOueniat per aliud
non aüt de patticipatione priori, & pofteriori sm ne, nam ibi non cít
prioritas conflituens dependentiam, fed tanium dignitatem. 63 Hac folutio
allatis Ar itt, teftimo- nijs dire&té aducr(atur,qui manifefte lo- quitur
.de inzqualitate perfectionis , & ordinis re(ültáte inipía natura communi
uam inducere analogiam ; quod aui& hzc inzqualitas eco vnitaté ra- tionis
eius, nono quin analogià in- ducat , nam non ex defcétu vnitacis dici- mus
talem naturam effe analogam;fcd ex » "dcfe&uiliius zqualitaus , &
vmformita- tis, qua folct natura fpecifica deícendere in indiuidua nullo prorfus
per fe ordine feruato, qua r;tione ipfa (ola dicitur per- fe&é, & pure
vniuoca ob zqualitaté dif- ferentiarum in perícétione effenuali. Ac- écdit, non
cilc ompinó certü talem 1nz- qualitatem ex ipla ratione cói pullulanté
pofl:bilem efie, & forté nulla alia inzrqua lits in rationibus
comunibus,& precifis adinucniri pocett;nili que jllis (uperucnit
extrinfecésex differenujscontrahétibus; yt muiri vi genter demonitrant
praícrtim Pafqual.ci.& Hurtad.difp.9. Log.fcc. 3. «4. & Arriaga diíp.t
1. Log. Ícc.2. quód muito sntca. de ipfo cnc docuit " Mairon: q- de
vniuoc. enus dub. penult. cum ergo dicit Acifl.incqualitatem in ra- tionibus
comunibus ad analogiam (uth- eere, vtique dc ifta intelligi debebit ; &
dcnique Qa ingqualitas conce- datur, & vt füfficiens ad analogiam ad:
mittatur, non idcircó hzc alia yelut infuf ficiés reijci debet, & negare ,
quod fuo modo analogiá nó inducat. Quod có ma- gis dicendü eft ,quia etfi hzc
inzqualitas €x differécia oriaturadhuc camen ex ipfa communi oriri dicitur
fuapté na- tura exigente talem'd.fferentiarum inz- . Vtilis igitur eft ifta
fpecies inzqualitatis ; non tamen cft ita coníti- tuenda,vt fit diuerfa ab
analogia attribue Faber cit.in Met.nam quod eft ana logum analogia
attributionis, per prius Explicatur /4nalogia Tran[cendentia. 64 | Ee 4. Tran(cendentià
fe *, fcd tantum ratione inzqualitatis, qua predicarum tranícédens in inferiora
de: fcendit per depédentiam effentialé vnius ab alio , atq; ideó non cóftituit
fpeciem ab analogia attributionis diftin&à.Con- clu(io ctt Scot. loc. cit.
vbi docet ens, & praedicata ratione huius ingqualita- tis cfTc analoga ,
& » quia in pri- Auctores oppofits fententiz abucü- tur nomine
traní(cendentiz, nam per ipsá rationé omnibus rebus come munctm,ac in cis
cffentialiter imbibitatng at multa fant praedicata tranfcendentia , non funt
ita comunia ,vt conceptus voluntatis, iuftitizs fcientiz ; & nce gat
Hurtad.cit.$.46. effe tran(cendentias camento, & fint indifferentia ad
finitumy & infinitü, tranícendétia dici debent; ná primus conceptus tran(cendentige
tali indifferentia cótiflit , & exclu(io« ncà przdicaméto,vt Scotus docet
1.d.8, *3: N. & O. quód autem tit cóe multis pizdicatum
tranfcendenshoceiaccidit, inquit Do&tor,& fequitur Aueríain Phi
loioyh.q. 3.fcét. 12. Et (ubflantia incói ad Dcuin , & creaturam vtique
tranfcene: dens dicitur,cum tamen non fit omnibus rebus cis ; cum ergo ex fuo
primo con-- ceptu tranfcendenua non dicat partim fi- militadinem;partim di
(limilitadiné(qum eft rao analogia) — mde € 3 oe cft predicatü tranfcendens , fed
tantü exclufionen; à pradicamiento,& indiffe- rentiam ad f.Ritum,&
infinitum;plané nó fc (ola, fcd ex vi inz qualitatis anuexz , «oa in inferiora
defcendit,analogiam in- ducet . Acccdit ctiam , falfum etle ipfum ens cíie ita
tranfcendens , vt non folum e(Tentialter, & quidditatiué imbibatur ia
inferioribus foitepcrt etiam in ipforum diffcreniijsac in fuis
modiscontrahenti- bus, nam dato quód ita includatur in qui- bufdam paucis
diffcrentijs, quas appellat &on vlumas, falfum tamen M includi co- dcm modo
in diflcrentijs vitimis, ac fuis modis contrahenubus, vt docet Doéi.1. 4.3.
q.3. $. Contra iftam vniuocationé , & dicemus in Met. difp. dc natura entis
; suit igitur torum fundamentà buius opi- nionis, qued erat praedicatum
tranfcen. dens cx vi fuz tranícendenüz formali- tcr imbibi in infcrioribus ,
& corü diffe- sentijs , & fic cfc raionem fimul , & (e- mcl ca
diftinguendi, & affimilandi. Rur- fus dato;qnod inferiora , ac corum diffc.
zentiz ita cfientialiter inclndant tranícé- elcntia , tamen tran(cendentia in
(uisra- &ienibus non ita includunt inferiora , ac «orum differentias ; quia
inferiora ,-& «ontractiua fcmper accidunt füperiori- bus, & hoc verum
eft de gradibus com- munibus tàm przdicamcntalibus , quàm &ralcendenübus ;
quia vtrebique ca dcm Sarioncs milizant , crgo ratio praciía trà- Éccndentis
dick taniim. tnilitudiné in- Scriorum;,& fic ex vi (uz traníccndentiae non
etit analoga, (ed ianuim rationc in- qualitatis , qua in inferiora de(cendit .
JDcnique ex co praccisé , quod aliqua ra- tio fit tran(cendens, non icquitur ,
quod nilla cenucpiant,& differant formaliter anferiora, etiamfi fequi
concedatur inclu eius in diffcrenujs corum , ergo x implici tranícendemua non
fequitur poteit , quod aliqua differant. fecufidum dilferentias,nen vcró
fecundum ra- tioncm inclufam in illis ; vndé non valc- 1€t fic arguete
differétiz differunt (e to- ; ipfa tora funt entia; crgo difierunt, vt
.sntid,quia quamuis, vt aificrunt y inclu- tient C35 hOR LajuCR gifíciiCBi
forguas. Difp. I. De Inflrumentis fciends . n liter in ipfo cott, ed peritcinenii
im cft cns hoc,quod vtraque di er d 6$ Cotra hac cóclufioné inftát Hurt,
Elanc.Didac. & alij;tunc aliqua rario cfi analogayquádo;n ea inferiora
aliquo mo. do conueniunt ;& differunt, in hoc.n.có- fiftit vera analogia,
& per hoc diflingui- tur à pura yniuocauonesX aequiuocatios ne,quarum vna
folum eft ratio conucnie di;altcra differendi , at (ola tranfcendene tias&
inclufio enus v.g. in vltimis diffe- renti jshominis,& leonis, facit vt
& leo conucniant in ratione ends prout. precifa , & in cadem prout incluía
1n vl timis differenijs ipforum diftingaantury. ergo fola tranfcendentia làm
Call«- fat. Conf. ratio vniuoca ideó tanum. cít principium conueniendi inter
füaine. feriora,quia in differentijs corum nO.ine cluditur , vt conftat de
ratione animals. rcípectu hominis, & leonis, ergo cü trà« fcendétia cauíet
talem inclu m, al E, i quoque caufabit, rmatuy uc; quia (ola inaequalitas i ex
ipía ratione (upcriori ;« tura petit prius partieipari abyno. rum; & poftea
ab alijs dependen lo.fufhicit ad anzlcgiam, non autem illa rx B 5 quz pracisé
proucnitexratone differCe. — uarum alioquin nulla ratio cómunis fct
vniuoca,qu'ain inferioribus habe ucrfitasem ratione diffcreotiarum 5 fed. talis
inz- qualitas oritur praccisé ex urne Kc BdcgOR rationis communis, ex vi cu».
ius includitur etiam in diffcrentijs infe» - riotü,crgo ipla fola fufficit;
maior patet. probatur minor ,quia eo ipfo ,» includie tur in diflcrentijs;non
potett inz qualitas cx parte diíterentiarum emergere y quias etiam Cmergat cx
parte iplius rationis cona tibjs,quae 1n eis ncludior « Demi analogia rci
ttanícendemus participatae ab infcrioribus cum dependentia vnius, abalio nom
prouenit ex dependentia, er» £9 cx (ola uranícendentias probatur aísü ptum 5
quia salis dependentia £iare | tcft cum perfcé&iffima yniuocatione £^»
cut.n.accidens pendet à (i là in gce. ncte cauía cfbicientis, & materialis
, tà. a&us vitalis a potentia , qug tamen Vnie coc 6 Ref. tal. i. * Vis
—&& Refp.his'omnes rationes ex eodé falf5 fandaméto procedere,quod.f.
cran ftendentia impottet inclufionem rrá(cé- dentis eciam in ditferentijs,ac
modis có- trahentibus ipfu.n , quod prorfus fil(am eft,quo ctiam admiffo, nec
fequitur inté tum,rt conftat ex di&is :n probanda có. clufione; ad primam
igitur neg itur mi- not; At /nftan,(i noa raclad:tar eas foc- mal;ter in
diffecentijs, & modis contra- hentibus,etgo pcr nihil contraheretuc ad
conftituendumaliquid ,quia modi com. trahentes effent formaliter nihil. Refp.
faciliter ex Do&t.cit.modos entis forma- fiter loquendo nó effe entia , aut
aliqu. d, nec non entia,aut n il, (ed effe entia, && aliqu;d folum
realiter , & identicé , for. taliter veró (ant ralitates entis , quod ét
dicere tenecur Hartad. & quicunque ex Aduerfarijs concedunt. differentias.
n0a includere formaliter rationem generis , nam przcifo conceptu relation:s,vel
qua litatis à con:rahentbus ditfsrentijs , vel iftz (ant formaliter relaziuz ,
vel abfola- tz , & currit omninó eadem paritas , vt dicetur in Met.difp.de
natura entis. Ad Conficm. tunc ratio vaiuoca eft perfe- €tum ptincipium
conueniendi , quado in infcriora de(cendit eodem ordine ,& pec differétias
prorfus equales in perfe&tio- ne cílen:iali, quales fur indíiuiduales , fi
diffecenciz non fint zquales;reduadit inzquailitas in. rationem cómmunem , ob
qam deficit aliqnaliter ab. vniuoca- tione,& ad analog'am vergit ; potius
er- go ex defc&u inz qualitatis in contrahé- zibus, quàm inclu(ionis in
€;$, procedit , quod ratio vniuoca fit rantum principiü conueniendi ; &
rurfus falfum eft , quod affumitur in confequente , tranfc tiam.(.caufare
huiufmodi iaclufionem , Ad aliam Cont. falfa eft maior; vt n. có- ftat ex
3.concl.otiam inzqualitas ex par- te coacrahentiurm przcisé emergens (ub modo
analogiam inducit(fiuc hzc apcl. letur analogia M -caphytica, fiue tit fo- luin
Phy (ica,vt aliqui contendunt, parum refert) nec indé fequitur nullam. rationé
fore perfe&é vniuocam , quia etfi quzli- bet habeat in infcrioribas
diuetüitarem ratione di i non tamen (em- ^ P Quafl V. de Natura c/Analog. efe.
T. 171 er hzc diuerfitas in inferioribus cft ef- entialis ; fal eft etiam
minor, vt (epà di&um eft , quod tranícendenria caufet eam inclufionem, Ad
vltimum (tís pa- tet ex (olutione tectie Conf. prim!argi« menti conira primm
coaclafionem ha- ius art.qualis depé4&ria rc juiracur vnius ab alio in
parcicipaada commam: rtio- nsalialaceadin aniloztam, & fatua cft potentiam
vitalem cffc in genere qua litatis,vt notat Do&or 2. d. 16. q.v.
ARTICVLVYS-TIt 'N«m a nalogam dicere. poffit couce- pram »aum ab. analogatis
precifum . 67 Vitam hoccxaminarifolet c de cüceptu formili,quàm obie- &iuo,
nostiumé przfertim dc obiect ao diferemus,nam iud? con tabit, quid di^ cé.lum
(it de conceptu formali, quia nmt- lam potet habere vaitaté concepts foc- milis
, quàm nonaccipiat abobicitiao per ipfü n reprzfentrato, vn tas li juidem
imaginis ualis e(t conceptus formilis ,
non a (i exva tate rci reprzfentat qua lis eft obie&iaus;potc& acen jl;
vade (a9 tis allucinantur illi ; qu! analo 2tís vaici- tem conceptus obie&iui
denegátes , có- cedunt vnitatem conceptus formalis . Prima fentencia. nzgit.
vniuerfaliter aaalogis omn bus talem vnitatem conce ptus , & aíferit
analogam dicere cantu n ipfa analogia in confu(o , prout hab.nt inter fe
aliquam habitadinem ; ttà Caiet. tra&.cit.Complut. & Ioan. de $. Thom.
loc.cit. Zimara ia tabala vetbo | 4» 1/92 € Fonfeca 4. Met.c. 2. . 1. & 2.
Vafqu:z 1,5.difp. t 14.caj.2, n.6. Kuu usin Log. tra&.de analog. Pa(qualig.
p. 2. Mcr. di* (p.3 1. Alteca fencentia affirm:t po;e ia adalo 2is alti
quibu(dam zeperiri cóce. pum vaum przceam , ità Scoci(tzoés vno excepto Fuentes
iam cic.) cü Scor. 0C. Cit. t. d. 3. 4.3. in (ol.ad 2. d.8.q. 3.in fol.ad 5.
& quicum jue cin ipfo tes nét analogiam eie cu vaiocicioae tn. terdum compo
dibilem . f«3u/tae Suaccz in Mer.dit p.a. (eck. 2. dip. 217. (ect. 5, & dilp.3 2. (ck. 2. Hurtadan Log-
difp.9.. Cc 4. ud. 272 fe&t.5. Auet(a in Log. q.
15.(e&t.5. Serna in Lo g.difp. 3.feQt.r q.1.art, 5. & multi ex
iniguioribus Thom:(tis Caprcoius t. d.2.q. 1. lauetl. 4. Mct.q. t. Sotus.cap.
4. Anteprzd. q.1, & quicunque tenent ens e(íe analogum, & haberc
conceptü pra- cifum ab interior bus. 68 Pro dccifione qua (iti recolendum eft
cx praccedenti articulo ex. analozis quadam clle , quorum fignificatum non
reperitur formaliter ,& intrinfcce, n (i ia principali analogato,in
cae:er:s auté per denominationem extciofecam , ità (e ha- bét analoga
attribution:s , & proportio- nmalitatis primi modi,vt patct de (ano rc-
fpc&u animalis, & medicinz , & de ri(u tefpe&tu hominis, &
prati; quzdam veró etie , quorum fignificatum reperitur for- maliter,,&
imirinlecé in omnibus analo- gatis , ed primario , & principaliter 1n vno,
n quo c(t indepeudcaccr,;in alijs vc- ró dependenter ab illo, & ità (e
habent analoga attributionis , € proport;onali- tatis (ccundi modi,vt patct de
ente re(pe &u Dei € creaturz ( quod (upponimus efte analogum attributionis,
vt in Mec.) de principio reípectu fontis,cordis, fun- damenu, domus, &c.
hoc prenotato « Dicendum 1.analoga attributionis, & roportionalicaus primi
modi non potie fast vnum conce xum cómunem,ncq; obicétiuom;neque formalem,íed
plurcs, cum vnitate tamcn cóparatiom.$, & con- notionis, quo (olo d: fferü:
à pure zqui uocis. Conclutio habctur quati i0 tccmi- nis ex DoQoore cit.in 2.
d.12. q. 2.;in fol. ad 4.pro altera opinione;vbi fac loqu:tur, von c[l idens
conceptus jautatis,qui di- ctuy de vrina, de animali, € dc dieta , nam non. efl
idem formalis conceptus fanitatis,vt efl equalitas bumorum , vt cfl quid
caufatiuum janitatis, vcl fiu. gnificatiuum [anttatisy licet in viroque.
materialiter inciudatur formalis con-- ceptus fanitatis,Q" tunc dico ,
quod bu- iu[modi conceptus P formaliter di- utr[i in 1llisde quibus dicuntur na
cau- fatuum. fanitatis efl formaliter in die- ta, vel intali potieuesvel berbas
fignifi- catiuwm in vrina efl, C7 bi cóceprus for- maluer diner[i | , y i NEG
Difgut.1. De Infirumenmis fGiendi Mah E 4 erdinanjur ad isdà con- ceptum
fanitatis, qui walitat, vel — — proportio bumori y quá n fic f rmalie —— terest
folum iu ammali, pet quz vlti-— ma verba iníinuat vniratem cóparatio- - nis,
& connorationis , quz cft propriae — analogiz,maior quidé vnitarez4uiuoca-
— tion:s purz , quz cítfolius nominis, fe minor vnitate vniuocar.on.$ , quz
dic? vnitatem conceptus cómun s omnibus, vt ait in 1.d.8.q. 3. infra E. idem
dici debet - dc rifuccipedtu hominis, & prati; quod — - cit analogum
preport onaltaus primi. modi, non ergo va;ras aliqua natur & - conceptus
fignificau dcbet concedi bu- — iuímod; Mee ad fumn tudo quedam, jux non uc pec
m rz, & ab(olucz vnicaus, fed per cu:u(dam attriburionis, & prox qua
(olet dici vn tas propottional rd HNIC aucé concluíio, q tas horum analogoruim
non conlift aliquo,quod iatriníecé EE nibus,(ed in ociine vmus, vcl p vnum
terminum y à quoreci minationcm, quia ad. iilam On. noutoncin vclhibiudinem
ergo ita —— aniloginon Ma i | vnucon- - n. Ccepai.a probatur ejuentia, ratas 7
dan lis vnicas,cam (ic nitas ordinis, & habí tudinis vn:us, vel plucium ad
aliud; necef. lario pluces petit conceptus illi ordini ad , & ad talem
connorationem , S habitudinem exercendam neceffarios.- Conficinatur , qui ei,
quod rea ; tercale , & pet incinlecam denominae. Uonem, i quod ett si quid
tale, & per : extrinfecam , nó cft dabilis yna ratio có- eri outs ege
1.d.19. q. e. i ita rc$ (e habet in his analogis, quia fo. priacipale analogatü
dicitur fimplicaer & abíoloté tale per inttiníccam denomi- nationem ,
caetera vcró talia fecandum. qu:d pct denominatioaé ab illo; & curfus hi
ral;isratio communis. eft abftrahibilis, petendam ett, an (it intrin(ecz
denomi- nationis, & fic no crit cómunis omnibus, quia uon in omnibus talis
forma eft in- - t'in riníecz denomi- feca , " tantum extti , Pationis,
& (ic noncompeterct, Tandem in hi. anilogispecu- — sd cge Res , analozato.
Dülcéicorü axio- liaritec. verifieatar comune i S.V. de Voitate conceptus
.AnalogeArt.IT.— 175 axioma, qubd analoghm per fe [(umptum flat pro feteejiori
frei tato 5 fignum «uidens non poffe ab his ànalogis cómuné abítrahi conceptum
, qui, ( id poffibile , vtique pro hoc commnni (üpponc- ret analogum ab(oia:à
fümptum;& hinc fit , vt huisímodi analogum. nequeat cíic medium in
demontratione , quia figai- ficat rationes plurcs . 70 Dicédum 2. nec etiam
omnia ana- loga denomina:ionis intrinfece habere vnum conceptum communem
przcisü , fed illa tantumque (unt attributionis (e- «undi modi. Conciufio
colligitur ex Sco- cit. & probatur, quia analoga propor- tionalitatis
fccüdi modi vtique (ont ana- loga per denominationem incrinfecam , quia
vnumquodquce veré dicitur tale , & ion meraphorice rantunt, vc conflat ex
di&is art. prazced.concl.2. & camen non habent vnum concepuuin cómunem,
er- £o non omnia analoga intrinfecz deno. minationis habent cómunem conceptum
abftrahibilem ; probatur aiumptü, quia vt repra(enientur hzc analoga, quatenus
talia funt , debent teprz(cntari proprie rationes ipforü fundantes diucrías i
portiones cum aliqua tantum | incer fe (i- milicudime, qua itas appel- latur,
fundata ;n :llis diucríis proportio- nibus ergo hzc analoga, vt cadem (ecun-
dum proportionem, nequeunt reprzcn« tari vn:co conceptu ob:ectiuo, quia licéc hibzant
vnitatem,& conuenienttam pto- portions, hec tamen couuen'entia adeó exilis
cfl,vt nequcatilia coadunare in vni cü conceptum obiedtiaum, fcd m. habet vim
conncétendi diacrfos illos conce- prus adinu'cemscü .n proportio fit císc.
tialiter ad aliudynon porc ít aliquid intel- ligi) vt proporcionem hibens, niti
cü alio. coníeraibr , vnde ex vi conceptus ipfius, d: bet ctiai aliud concipi.
Conf. quia &. fi hacanaloga finz talia perintrinfccam, denominatioaem forma
, hzc ramen dc- nominatio non fumiturab vna forma 1n. onynbus.ipnziníccé
repertasfed (ümitur à pluribus, & diucrtis, non quidem vt om- nino diuciis,
ficut coptingit in zquiuo-. cis, fed vt proporuone fimilibus ,. yt ex« plicatum
cft cone 2.pigeeduare, | 0, 71 Exhoc probatur altoca conclufio- nis pars , quod
nimirum analoga attcibu- uonis (ecundt generis hàbeani vnü con cep:üm coimuaem
orzc'(um , quiahzec gpyriéy ac intcinfece zalia d cüzur ab vna eiuíde:m
racionis,vr quae: aatura cómu- in inferioribus , ac pro'ude vcre, & proprie
conuenit in tal: forma , ratione proprie cóuenic nig ab(lcahibilig eft vna
catio comunis omnibus, vt patet ente, & ceiccis canícendétibus, quod quidem
cft ( quod cit valde notandum) monet Doctor 1.d.8.3.5. ralem vnita- tem
conceptus his analogis cóuenirc nà ex viiphusanalogia, c.n vi vniuoCa- tion s
annexa (vccnin dieemus art. fcq. oninia haus generis aniloga mixta funt cum
vaiuocacionc) ná cx vi (implicis ana logiz nequeupt habere , niti vnitaté at-
tcibutionis, & ord:nis ad primum analo- gatum , quz licet (it maror vnitatc
zqui- uocationis , adhuc tamen minor e ait Do&or) vnitatc vnuocationis ,
vtpote qua indifferenter compoflibilis clt cam hac, & illa, cx quo patet
analoga,vt aga- loga,nunq:iam peruenire polle ad vnita* tem conceptus
abftrahibilis , quia hac eft gap vniuocorum. . rer 72 ln oppotitum objjcitur
Primo , probando omnia analoga «n vniucrsü ha- bere conceptum communem
prazcilum . Tum quia omnia analoga , quancmuis impertecta;analoga funt, non z
quiu0Ca, cto habent aliquid co.nmun-, nó folum in voce,ícd ctiá in re (ignificata
per illà. Tum 2.cercum eft analogum de rn logatis pradicari , vel igiiur f'ola
vox có» munis praedicatur ,.& (ic ecuncze jiriuoca pura, vcl aliquod
có:mane figuificatü pec cam,& habeur inceacum. 1 dm 3.quado concipiuntur
analoga conceptu reprz- f otintecóucnicnuam ipforum, vcl con- € piuntür Iccüdum
rationcm aliqua com m.nem,& habetar intent
ycl (ecandit r.tioncs paruculares& (ic uo concipiu- BER FANE
conucoicniz, Tü 4-qudo plura concipiuniut, vt plura, fe» cundü tationes
quiddjtatiuas , cózipiuns tuc vt zquiuoca, ergo yt Coneipiantas ur 174 18310ga,
debét concipi fecundá aliquam rationem communem,& vii, Ta td- dem vel
aniloga, quando concipiuntut , funt plura fimpliciter , velal:quo pa&o
vnum,(i primum, non cogn »(cuntur , vc analoga , (ed vt meré z ju uoca quia ana
loga (ant aliquo pa&o vaum , fi fecua- dam,ergo habencaliquam rationé obie-
Ctiuam van'tatis. t 3. Rep. ad r.analoga ex vi analog:z estis có,nunem
conceptum , in quo coadunentur obie&iud , hibere tamcn conncxienem rationum
| particularium fecundum eífe ob e&iuuim; habent enim inter (e , vcl ad
vaum certium tilem. ha- bitudinem , feu dependentiam, ex ui cu- ius unam
concipi non po:eít (iac alio & in hoc (ecern intuc ab z juiuocis , qui ex
vnitace vocis non habeuc talein con- nexionem particularium coaceptuum ;
fiquidem ad prolationé vocis Galli , aut alterius nominis meré aquiuoci poteft
ad libituai intelle&us ita folum conci- pere gallum gallinaceum , (icut
& homi- nem ex Galliaortü. Ad 2. analogum,vt analozum;,dicitut de
plucibas,fecandum diuerfis rationes ,& (ecundum aliquam hàbitud:nem ,
analoga quidem attcibu- tionis d;cuntur (ccandu:n habitudinem , qua vnum
ordinatur ad aliud, proportio nalitatis veró fecundum habitudine , qua vnum
compa;atur , & quodammodo a(- fimilatur altcri; «nde ex v! analogie nal- la
habetur vnitas , & commun:tas ratio- nis, fed folius nominis, cui
(ubttituantur immediate diuer(z: rationes obiectiuz , non vt ab(olacé diucríz ,
fed vt habeaces proportionem ad'nuicem, in quo analo. gad fferunt à puré £
juiuocis , que. ha. bént càmunc nomen diuer(a figo:ficans, & (ub racionibus
diaer(is ab(q; vlla pror- fus habitudine , vel proportione vaius ad altetun..
Ad j.pec nomen anilogum, vt fic conciptuntur immediarà ipfa analo- gata
fecundum fuas proprias tationes , non abíoluré (um;xas , fed vc proportio-
nabiliter (e hibentes iuter (e , &in hoc fen(uü dicuatur concipi: fecun lum
ratio- nem conuenienti£ ,. Ad 4. analoga licet concipiantar,vc plura , & f.
un di- uctías rationcs,aon camca conciprücuc - Difgut. LI. De Vocibur. vt
zquiuoca,quia fima! concipitur pra« portio, quim hibzac adimuicem , Ad y.
concipiuntar, vc plara fimpliciter,& vad proportion iliter, quz
vnitasapitibutios — nis, & proportions dencic at quiuocis , — &
minorcitvnitate valuocurion'g, — .— Secundo ob jcitur probaado , quod. -
aniloga omn a , (altim incciaíecz deno- minarionis, habere. debcanr conceptam
co.mnunzm precium , Tuin quia ideo coaceditur talis va tas analogis. attcibue
tionis fecund: gcaeris , quia omnia anas logata funt tala pec denominationé ig»
crinfecam,cum ergo ita (c hibeanc etiam analoga pcoportionilitatis fecuadi ge-
nctis,ip(is etiam vacas concepcus obie« & ui acgaada non videtur ; Tum 1.
quia. 9 nan? io Ktcahib lis videtut racio coa munis princip:j ad cor
refpe&tuvirz, fon tis re(pe&u riuulocum , fuudament res—— fpedtu domus,
&c. gabecnatons refpes —— uregentis domu.n,ciucacem ,& na:&——
faltentandi carnes rel pe&ta ollis, & (» nz,qug communis ratio
futtentand: car- nc$, rcgendt, & principandi poftea coa» - trah:tur. per
racioaes peculiares íic (ü« ftentanli, (ic gubermandi, GC principane ——— di,
ergo his, & (1m libus anilogis non eft. 25 i neganda talis vpitasrationis.
Tumtane.— dem quia ipía (aitim proportiomalitas, —— — feu fi militado
proportionum poteit ab. in. his aa lo zs przr(cindi, & illa vnico com 5 ce;
reprzlentari, &c. ooh 74 Refp. ad t. analogis attributige — nis(ecund:
generisdeberi , & alfignari — — vnitaié conceptus, nonprzcisé quiaime ^ ^ —
trinlecé talia denominentur, fed quiaic — - denom:niutur ab. vna , & eadem
for- ma in omaibus , quod non contigit in analogis proportionalitat;s fecundi
ge«- neris, vt di&um eft in probanda fecunda. conclufione. Ad z.in illis
anilogis fub. nomine principij, gubernatoris , &c. re vera non fignificatur
vna forma , vt mul- ti etiam ex noltris exillunant , que fim - pliciter lit
voainrauone, X quiddii formz , fed (olum iatinuatar conueniens tía, quzdam in
iingulis in modo habendi. fuas formas, quod cít (uo modo , X poruionabler effc
tale,non fimpliciter, » vadc rauo v.g-priacipij um co Quaflio V. De Viitate
concéptute/fnalog;c Art. I1. 135 & íincorde non dicit aliquam vnam for- mam
conílituentem rauonem funda- inenri,& cordis,ícd omninó diuerfas for
mas,(uo tamen modo habentes rauoncim prodi & hoc tenemur dicere, ne con-
undamus vnitatem dip ever cum ynitate vniuocationis. Ad 3.conccdimus poflc
przícindi conceptum proportio- nalitatis, at nomen analogum , .f. princi- pij;
gubernatoris,&c. non (ignificat ara. ipíum relationis, in quo conueniunt
dua proportioncs ,quia hoc fignificatur per nomen ipfim proportionalitatis,fcd
fagaificat ipfa extretna , inter quz verla- tur proportionalitas , quz quia in
racio- ne analogorum non coníiderantur fecuri dum gradum communem , fed
fecuodum proprias rationes , vt tamcn proportio- nabilirer fc habentes, ideó ab
illis, vt fic abftrahi nequit ratio aliqua communis ; etíi ab iptis
rclationibus abttrabi poffit , Xertio obijcitur € contra nullum proríus analogü
pofie habere conceptü vnum pau analogatis communem , quia plané implicat ;
& cft repugnanria in terminis,quód fit conceptus analogi , & quód fit
vnus,quia analogia intrinfe- ێ includit , vcl plures rationcs habentes inter
(c proportionem, vel plures habitu dinesad vnam formam , ratione quarum
«oncepuus obiect;uus analogi non po- teft cíle vnus. Confirmatur quia fi talis
conceptus non attingit pue rationes , fed vnam , in qua fingula inferiora con-
ucniant,iam erit vniuocus, nil cnim am- pliussd vninocationem defidcratur, quà
prafata vnitas . Si dicatur cum Suarez , potfe analogum prafeferre «oncepium communem,
votimfcd mmaqualiter in- fexioribus communicabilem per -diffc- rentis$
dcpendcntz , & independenuz , ira qnod imiclligatur pr:us defcenderc ad
vnumabalogatum ,: & pofteriusad aliud in victuie prioris, ac proinde mon
efie: y- piuacum, de cuiv$ratiopé eft. cfle a Qua- liter cogwounicabilem
infcrioribus fine eíienti crdenua vniusab alio ; & fic adhuc inco
corfiftete rationem: ana- log;z uia in illo vno , & codem concc- pui
conmeniont ipferiora ; & diffcrunt , — Los ront ratione illius inzqualitatis,
Cone trà initac Hurtad. conceptus communis non cíl diuerío modo, & ine
qualiter par- ticipabilis, nifi ratione modorum contra- hentium,fed hi modi
nonincluduntur in conceptu abítra&to , neque igitur inclu- detur illa
inzqualitas . Neq. dicas,quod licét in conceptu abflra&o non inclodan tur
hi modi , tamen includitur ordo ad bos modos , quatenus ille conceptus eft Prod
natura capax; & cxigitiuus talium differentiarum inzqualium . Namin
conceptu abílra&o ; vcl confideratur hic ordo; & turc nó potett e(fe
abítra&us ab his modis , ficut ordo potcft con- fiderari non confideratis
terminis , ad quos cft ordo ; vel non copfideratur , & lic abftrahit ab
ipfomet ordine. Acce- dit,quód admffa hac incqualitate ex par te ipfiusrationis
comunis prodeunte, &c non przcisé ex parte differentiarum , jà ille
conceptus non erit in fe vnus,fed po- tius geminatus , & duplex, quia
1nzquae litas neceffarió exigit duo. Si dicatur , hane 1nzqualitaté non tol-
lere vnitatem cóceptus, fed tantü ex par- te minuereyitavt non fit tà perfecte
vnus, uantum ad vniuocationem requiritur . Cond ; inftat Páfqualig. cit. non
datur imperfe&ta vnitas,quia vnitasnon poteft. tolli,nif? per
multiplicitatem , & bzcex nauxa (ua perfe&té tollit vnitatem ; ex quo
fit,quód vnitas,& multiplicitas con- . fi ftant in indiuitibili, vnde fi
altera ab ale tera tollitur, adaquaté tollitur ; ergo non poteft dari aliquid,
quod non fit perfe&té vnum;aut perfe&é multiplex . Accedit , quód omnis
ratio Metaphyfica confiftit: iw indiuifibil , namefientiz rerum funt ficut
numeri $.Met. 10. ergo nonpotefk tolli indiuifibiliras mifi ponatur mulie
plicitas rationum formalium 5 ex quo: rurfus fequivar , quod firario illa ad
tne feriora deícendit , dcbet modo indiuifi- biliy& fecundum dcr hat icncia
ad omnia, quianop Ma a sc,fecundum quid n ek ipdtatur io- quin cflet
diuifibilis, fraucem fecundis fe totam ad omnia defcendit, iam defc ndis
equaliter , ncc perfectiori modo eft in vno» quàm in aliquantum tft cx (e , (cd
tantom ratione contrahentium . - 46 Refp. hanc difficultatem ;:llos vr. gere;
qui admittunt poffibilé effe conce- pum przcifam ,& vnum puré analogü &
clem dc fiéto ponunt conceptum en- tis, & cuiufq; tranícendentis , at nos
non admittentcs. parum analogü, leuiter pre« mit, quia libenter concedimus
analoga ; vt analoga nunquam Pony poflc ad vnitatem conceptus
abftrahibilis,quod fi interdü talem videantur obtincie vnita- tem, vt in
tranfcendentibus , hoc vtique non cft ex vi ipfiusapalogiz , fed ex vi
vniuocationis annexa , analogia enim fc- cum non defert , niti vnitatem atttibutio-
nis,vcl proportionis ; quz eíl vnitas im- petfe&ta femper inuoluens, vel
plurcs ra- tioncs inter [c proportionem habentes , vel plurcs babitudines ad
vnam formam, vt bene concludit argumentum , hac ve- IO vnitas atcributionis
addita vaitati vni« uocationis , cum quabene compoffibilis eíl, (icut vnitas
minor cum maiore , pro- prié non minuit cam , (cd tantum reddit inzqualiter
participabilem ab inferiori- bus; & quamuis hzc inzqualitas oriatur ' €x
ditlerentijs analogatorum,vt conten» dit Hurtad. tamen adhuc dicitur oriri
quoque ex ipfa ratione comuni exigente tali modo , &.tali genere
inzqualitatis patticipati, quia licer in illo (tatu áb- firaé&tionis
prarícindat à d ffcrcntijs , ta- men conlideratut adhuc, & fundamétali- tcr
cft capax, & cxigitiua differemiarum ficinzqualium; non igitur ex dcfcéta
v- nitatis talem conceptuim appellamus ana- logum, ied potius ex defcétu
zqualitatis; qut requiritur ad perfe&tam vniuocatio- ncm; l'raterquam quod
falfum e(t;quod Paíqualig. addcbat , nó poíle dari vnita- cia nifi bt peifcóéta
vnitas; nec multipli" €it2:cm nifi fit. perfecta muluplicitas, giam quis.
non videt in vtraque dari lati- tudincm? fané Arift, $.Mct,.12a.. plures gradus
vnitatis di(Linxit; dum dixi a/1a muero, alia gencre , alia fpecie » alia «nalogia
vnum funt,& de «um vpitate fpccifica naturz. ftare multi- plicitauem eius
nuncralen & ci vnitate &enerica flate fpecificam,non crgo qua- hibet
mükiplictas ftatim ex inegro qua- "Difput. 1H. De Vocibus: libet dcfiruit
vnitatem,necquelibet vniz — tas dici poteft (cdtantü illaque nullà (ccum
compatitur multiplicitatem, - ARTICVLVS TERTIVS..- i "4n, C quomodo
analogum mediet. in- X. ier vniuocums, Cg «quiwocum. — — 77 A Pud Thomiftas
omnes itacertü eft analogü mediare inter vni«- uocum,& zquiuocum , vt id
potius fups. ponant, quam difputent ; vnde pauci trae - &anr hoc quzfitum
in terminis, Scotis — — fiz écontraitaprocomperto habét ope — — pofitum,
vtabfolucépronuncientanalo- gum inter vniuocum,& zquiuocum nul». latenus
mcdiare poffe , ita Formalifta- omncs art. 1.Formal.Sire&t-Vallon.TrG« bet.
Faber 4. Met. loc.cit. Meuriffe in fua.
Mct.lib.1.q.2.not. 3. & alijpaffim. Pro.— refolutione quziiti not eft
analo- Lrsibspes poffe dupl;citerformaliter,.f.— materialiter , analogü
materialitereft — ipsümet pradicatum quod denominatur — analogum , Moo ipamet
—— ratio analogiz,qua ipsá tale de nat — Quarc cü quzritur, an, & quomodo
ana- logum mcdiet inter vuiuocum , & zqui uocii poteft quefitum intelligi
de anal go formaliter ,& matctialiter fumpt iuxta diuerfam analogi acceptione
qu Riggris diuerfimodé refoluenda . 78 Dicendumigitur cft iuxtaallatam
dittin&ionem, quod analogü formaliter fumptum ita mediat inter vniuocum ,
&- zquiuocum » yt nunquam cum icri coincidar, at materialiter fumprum feme.
per cü alterutro coincidir ; & (cafus eft reperiri non pofle przdicatum » m
quod fimuJ vrina vcl vniuocum ; : du | quiuocumyita quod ratio analogie in
ali-- quo przdicato fola reperiri non poteft, ————— rc tta ocatione; vcl gt |
quiuocationc,ícd quamuis analogürícm- per fit matetialiter c vniuocis,.
&zquiuocis , formaliter tamen fempez— - renanet impermixtüsquatenusratio
for - malis analogie nunquá coincidit cum tae tione formali vniuocarionis ,
& gquiuoe cationis,& vanas analoga: eft formaliter diucifaab ynttaic
yniuocationis, & equis | Be Vyitate Gonciptus e/Analog. rt. LIT.
osddons, fiquidé eft maiori(to, & mi- nor illa . Cóclu(io aperté craditür à
Sco- o 1.d.8.q. 3.in fol. ad 3. E. vbi docet vni- fatem analogia ; quam 1b:
vocat attribu- tionis, e(Te vtique maiorem vartate zqui- üocationis féd minorem vnitate vniuo- cationis, ac
proinde else c.n illa cópof- fiblem;quia non tepugra: minor vnitas cum maior
ficut quz (unt vnam genere fant vnum fpecie , licét vnitas generis fit minor,
quàm vnitas fpeciei , ita inquit Do&ot , licét vnitas attributionis nó po-
nat vn:tatem vniuocationis, poteft càmé ftate cu n illa , licét hec non lit
foemali- tct illa, hec scocis,quibus verbis Do&ot duo man.tefl é mtinua:
(quz sát dux par- tcs noftre conciufion: resin ett, analo - iam flare potfe cum
varuocanione, vel a quiuocarone in cozé pradicaro , quod coinéidere
materialiter cü. votuocis; vel zquraocissátrerür quód eftó ita com , alhüc
tamcn femper eft formali- ter diaccía vnitas analogie ab vnitate tá ,quàin
yniuócationis,cum dn coníonéta rcpéritur , & e(t qaos ammodo inedia, quia
eft minorifta , & maíor fla; &'quidem banc veritatem at^ tigit P. Faber
in (ua Phiof. Theor.95. c 1.*n finc; VbiCGianyfolaictationem alio-
rüm'Sco:rftarom imóppofitam ,'quami- uic poftca Met Aoc. cit. eadem rariodd
fitus 'abtoldté'voohhcier an doEü mut? lo modó 1dtéraitócim, W s quiuocum
tiedrare Be qiiod ficecvnirisamiogis fie fortmialrierdioerfa abwniráre vniuoca,
& mitioc inl! , tamen non ef media mreft vilitatedi vritiocam ; & ze
juidocam. ^? * "39 I'rübatur iraqüe ih Primis conicà T hotniftas'omftc$
andto£um' marerfalicer $E jet cóincideté cüm «maneo j & eduic tio£o, ac
proinde datinosi poffe praedica tum , q&od (it pure analog medians LE
tCPyniuócinm, & erus "Vnitas'dha- im et quedam vorcis! [iréportioBis ;
potiusviitàs cuna damordinis, & ac- | e vntos ad aliud vcl piuciiri:
d'tertium im ctr fatrone equa fien ffecüdumi prius, & potierius,! fed'hie
COP nh edel i füc té zqu'uócattonis; & vni-* vicéarionis j etgo fcaftra!
ticdius c1 -difi-i gnatur locus, maior patet ex di&is hucuf* que deratione
analógiz , probatur mt- nor, quód enim talis vnitss attributionis ftet cum
vnitate 2 juimocationis quz cít folius nominis,pater de rifa cefpectu ha- minis
Ici, & prati cidentis, quibus vtiqg eft cóiune z juiuocum, tame prius dict-
tür de howine,pó:terius de prato depene €i poflunt dc his a jurocis à conilio;
im quibus ob ralem ordinem, &attribatioe nemab omnibus admitutur analogia ;
qp Cam eadem vnmitas a tributionis ftet cá 'Ynitate vntuocationis , probit
Do&.loc. Cit 1.d.8.3.3. & d. 3.2. 3. Q. nam Aul, 16. Metitex. 2. &
inde concedit orditicem (fentialem,feu
attriburionem f pecicrum einldetm gencris ad vnum primum inillo gencte quod ef!
métrum, & menlura om tium aliorum,& támen cumhoc ILat vni- tas
vn'mocation's ratiónis generis in ipfis fi'ecicbus ; quod: adhuc
vlterius'oftendit otor , qura nunquam aliqua comparg- tüf;vt menfurata ad
menfuramyni in ali» vno conaeniant , (icut eim coparae fimpliciter e& in:
fictipliciter vniuoco 5. ehyCtox24: & inde;ia omnis compas tio eft in
aliqtiabrer vninoco , quandg. n. dicitur, hoc eft ius tllo; ratnr,quid
perfectiüs ?. oportet ibia (Tim. realiquod cómune vieiqueyita quod ome $
cópacacim deteemincb:le comune cft vt riqoe'éxtréi&io:comparationis uon «m.
in eft pecfe&ior hono; quiim aíi nag, ed perfeét iis áni tial, cibergoali
jua pof irit cÓpurariin etes «p omiies Fatentur elTc analoz ,ét quód D-us ctl
perfe&uus en$ ctcatura, oporter enctare effe vtris tóminem , tn qiia) cá
fitaccributio vnius ad atiudyclaré patet, suotnodo eii vaxtate dtiributfdnis It
cvm as in uocadonis.. c3 "UgRurfd cánc Áliqued pre d:caauncene fecir
oiiidduemg cunt Minibus Conucmt s [:d iwnirhochuv; & vhiidependcater-ab alo
, ànvIàpra nomkqoe (mper aliquá fee cum delére inaequalitaréay ;
&cattributios nemi vis ad aledjob quam ino;nnibus áfalobis vei à mper ett
iu aodo( quia fane afeno snalozorum cinagis vC« rificaeic , quàai m atio )
Dialzéticorum axioina; analequm-abjolw à «3 278 Difrut. 1H.flare pro. famofiori
fienificato y pótaüt przdicatum huiufmodi babere ad illa plura cum tali ordinis
vnitace cómunita- tem foitus nominis, vt e(t de rifü re(pe&u M & prati,
aut etiam tationis , vt de cnte rcfpc&u Dei,& creature, nec tned.ü
videtur excogitati polle, (i grim, etit aralogü ax«uiuocum,fi (ecundü , erir
analogü vniuocum ; & hzc cft pou(lima rfatioycur Ar.ft in antepczdicam.cü
cgif- fet dc x ouivocis, & vniuocis, nullum dc- inceps inftituit de
analogis (ermoné, quia addito ordine prioris , &.potterior:s ha- bent cundé
modü przdicádi cum vniuo- €is,& mquinocis, & cum eis coincidunt. $o
Loftremó probari potcft à (uffi- €ienti dinifionc;analoga cnim omniayaut Mant
atiributionis , aut proportionalita- £is, vt patet cx 1.srt.Dam aliz dua
(pecics inzqualitaus , .(. & «ranfcendenuz non fant à primis duabus
condiitin&z ; (ed hzc omnia coincidunt cum voiuoc;s , vel aquiuocis,ergo
&c. Probatur minor , nà analoga attributionis , & proportionis primi
generisfané cum aquiuoci$ coin- cidunt , quia ilii$ (ecundu:n nomcn coam- mune
correfpondencrauones diueríz, vt patetex cori natuia dam explicata , quia
primum analogatum inter ca proprie cft tale, (ccunduin unpro prie , & per
mceta- phoram , primum abíolu:é cft tale, alte- rum pcr quandam fi
imilitudinem, & pro- poruonem, primum c(t cale per forman fibi intcinleram,
akerum cxtrin(ccé ran- tum & pet (rmplicein. habitudinem ad illad;vt patet
dc (ano re(pectu medicinz, & diciz, dc ri(u feipeidu hominis, X pra ti vndé
nó (aus coíultó P, Faber in Met. loc.cit ait (anum in otdinc ad illi ctl prae
dicatum varuocum , plane hoc cíl conira rauoncm, & Scoiü ipluinyquitn 2. d.
12. Q.2.ad 4. clarius 4.d.12.q 1, (b H. do- cet c(ie prz dicatum omniaó
£uiuocum verbis ita cxpreilis , vc nullum adanittant gloffam. I:& analoga
proportionalitat;s (fecundi gencris eito talia dicantut. pec inttinfecam denom:nationeum
, adhuc ta quia talis dcno ninitio 00a (umitar ab vnaforma ciu(dzm rationis in
oa: fcdà detis in ungulis illorum ex.iten- non vt Q;nning diucriis, (cd vt A T
De Vocibus twi toportione fimilibus , vt fatis (upra eg Picard cit ,idcó adhuc
ad mag pertinent , quia non eftabitrahibilis ab cis vna cómunis racio , vnde
ncque faris con(ultà hzc analoga reducit Mcuc loc. cit.ad vniuoca, Aniloga
tandem attribut tionis (ccundi generis, quia inccinfecé de-. nom:nintur ab vna
forma ciu(dé ratio nis cx ftente in fingulis , qua de reab- ftrah:bilis eft ab
eis cómuuis conceptus, (pcétant ad vniuoca,vt patet ex di&is,ec- go an1loga
oum, cu'ufcun que fincges neris,ad vaiuaca reducuntur. vcl ad jui uoca iuXta
varictaté analoz;z , nec dari poteit purum analogam , quod nec vai- uocum fic
nec z:quiuocum, (ed med:um., Ke(pondent quamplates Recentiores. cum Suarez
lupra cit. quod licet | actributionis lecüdi generis habeant wai- tatem
conceptus, & toferioribus fuis có - ueniant non (olü sm ;dem nomen , fed éc
(ecundü eandeat ratione;n, adhuc tame vniuoca non unt , quia prater vaitarem
nominis, & ratioa/s ad vniuocationé ad- rc quicitur,quód illa ratio
communis g:ualicec participecurà (uis infer oribus, acqi 1dzó dcfedtu calis
qualitatis przfas — tà analoga , quz comprci:endunt oinnia tanícendenua, nec
poífe, nec debere dici vniuOca, quia ing-jualiter deícendunt ii Deos €tcaruram;
(ubitanciá. & acci* ens , quz euam (it opinio quorundam veteruin [. bae ph
laucll. ftete in hoc, quod pacticipetur fc pr/ás, & polteciusy vaiuoci
vero. q parti- Cipccurc equaliter ,;deoque analogü. me» diare intet vniuocum ,
& z;u:uocum , quia zuiuocum nulio modo participa- . uir fecundum rationein,
vninocam partis cipatur zqualitec, analogum vcró inzqua (ecuad.umn prius , & yo (terius . 81. Scd
hzc ce(poüo ex dict:s corcuit, tum quia Acl. ia definiaone vaiuoco- ruin huius
zz jualitatis , quag dicunt for-- mal.tfi aé có ticuece vniuocationcm ,ncc
verbu a quidem fecit, (1gaum eu:dens 4 vniuocacionean à mplickec »» &
ablolu famptam aó cile accetfariam, fed canum ad va;uocatioaen pertectiffi nag,
&. in pruno gradu ca (upra a(lignaus , Em , Q. Pen mediet analinter
"uniuot-Cortquiu. cft. II. 179hyficam appellauit, tà quia hi talis equa-
ps cflet ncceflaria, fequereur (ait €or)quod nuilun: genus e(fct vniuocum, quia
inter f, «cies cuiufcücve generis da- Ur inzqualitas c(fentialis ob
differentias contrahentes , quarum vna cfl eflentiali- ter perfcátior alia. At
re(pondenrquod aliqua rauo communis poteft inzquali - ter participarià uis
infcrioribus duplici- ter, vcl inuinfecé, & racione fui, itaut sim. fe (it
p.rfectiori modo in voo,quàm in a- lio ,& in vno-cum cífentiali dependentia
ab alio , vel exin(ccé tanum, & ratione conrabenrium, & taliseft
inzqualis par- ticipatio naturg genericg. à (peciebus, que non tollit
vn;imocatienem,ncc analo- giam conftituit ; cum meré ab extrinfeco proucniat ,
fedingqualitas primi generis proprie vniuocationem tollit , & analo- jam
ponit,quia prouenit ab intrinfcca o ratione ipíius natura participate , qua
intrinfecé perit contrabi. per differenuas inz quales, & priusdefcendere ad
vnum analogatum , & pofterius ad aliud in vir- ture prioris ; & ita (e
habet ens.cum cee- teris tran(cendentibusad Dcum, & crca- Rrepecuri coe
accidens, quantum- uis enim abftra&é concipiatur. ratio co- vUs,^dhuc
intali ftatu cft exigitina diffe- réuatüng:qualiü, & iptcinfecé perit hüc
ordinem, per Íe primó cop&tat Deo,& depédenicr ab co rp «reaturas
defcendat. 81 A: hac folutio , ecfrapud multos plaubilis , cx dictis
multipliciter reijci-tur, quia in primis Ariflin vniuocorü de- finiuone nuliam
prorfus zqualtaté me- snorat» qua ncccflaria (it ad «onftituendü vniuocum
fimpliciter,& ab(olucé süptü, Ícd (clan; nominis, & ratiopis.vnitarem
requirit. Tuc quia;fta inzqualitasana- logiam conítituens,qua nimirum proue-
niat cx ipfa rationc communi,& non.po- tius folà ratione contrahentium,
mulas. imphcare videtur doGi (Ti mis virisjno .n. potcft ratio comunis inz
qualiter defcen- dere;nifi aliquid dc fe dicat in vno., quod non dicat inalio
ahoquin 6 a qualiter, g» in vno dicit, cuam dicit in altcrosz:quali- ter
dcícendes, fed hoc flaze non poteft cü eins vDitate & indmubbiltace na
diminu. tà Lüc CIE 5 ybi de (e imperfeétius exiftit, & diftincta,prout eft
in iflojà fc pía, pro ut eft inalio rav;one illus maioris perfe- Gionis , &
quidem intrinfecé , cum talis inzqualitas cx cius natura pullulare dica- tur;
vcl fi eft vna , & quantum ett de fc, ciu(dem rationis in omnibus , plané
quic- quid períc&tionis inttinfece ponit i0 v005 ctiam ponit in alio. Tum
ctiam quaa li ta» lisinzqualtas dcpendenciz , & indepcns dentiz (uffici ad
inducendam analogià y €o quia oritur cx ipfa ratione communi, &
antecedenter cogiratur in ea ante a- &ualem contraGtionem pcr differentias
, quia cx fua natura petit talem ;differen- uarum i litatem 5. hoc totum dici ,
& debebit de qualibet natura En nerica , cum-n. qualibet talis (it per dif-
inz:quales in perfcétionc ctlen- tiali contrahibilis;talis inzqualitas cogis
tari potcrit ín ca antecedenter ad cóira« ; X dici poterit oriri cx ipfa ra-
có»íuni gencrica, quatenus, & ipfa fuapcenátura, SpantemoMaHicacia » età
crigitida pro fui contra&ione d.ffcren- fic inzqualium. Tam deindé;quia fi
dicatur,nec etiam ibet inz.quali- tatem ex parte rationis cómunis à tem
fufhcere adanalogià (ed przcisé ef- fc debere inzqualitatem per differentias
dependentiz , & independentiz, & non. fufficere inzqualitatem per
ditfereotias Ie Quores, & imperfectiores c(Tentia- er fine dependentia,
qualis eft inzqua- litas generis. Hoc
plané videtur voluntas rié di&um , quia nec ratio, necauctoriras ad id
(uppetit: imo Arift. 7. Phyf. 3 4. & 10.Met. 26.0b hanc ter inquit ia
natura generica iam fubeíic, X ratio fuadet , quod qualibet 1ngqualitas in
communicatione naturzy duiuinodo (i pes diffcrentiasc (Fentiales, íut&icit
ad indicendam | lain maie- remsvclininorem iuxtà maioritacem, ee] minontatem
eiuldem; cuim vniuocarione tainen compo ffibilem ; qua de canía fus
praali:goaumus varios gradus vniuocae uO0Di5, gia. "T $4 Altcra vcro
parscócluionis, quod nimituüm analoga non coincidant forme r cuin zquiuocis,
vclwniuocis, led. 1 boc (cniu. medient umier illa — Ó ib omnibus forté etiam a.
Scotiflis rela- tisqui quando negabant analoga efie me dia inter vninoca, &
equiuoca, verifimi- le eft, quodin ptior! fcpfu loquerentur , efto corumratiopcs
quid amplius proba- rc vidcantur. y & ideo infra folücntur cx ea parte, qua
nobis videntur officere ; & facil probatur , quia vtinqait D;odtor , vnitas
analogiz , etramli reperiatur Cum vriinocatione ; aot zcuivocatióne Ih CO-' dem
przdicato: ,'non tamen formaliter cenfandijdcbet eur hac, & iMla;fed fem-
pér manet Formialiter ab vrraque. diftin- €3,& eft iriaior vna .& mmor
alia ; vnde foimalitcr infpeéta mediat intet cas ; cft maior vnitate
zquiuocationis , quia hzc ett vnitas (olius nominis, (upra quam ana ia addit
vnitatéattributionis, vel pro- fóttionis;eft autem minor vnitatc vniuo-
cetionisquia quz furit «mam jer habitu- diücm ottributionis,ve] proportionis nó
€ft neccfie;quódalé liabeapt babrtudmé fecundim eádém rationem omnibus in-
ttin(cCé patticipatam, fcd f; fficit quocii- Que moedo'illam furident y vt
patet i exé- phis dcfanos & rif z»us allatis ; ergo vhitas apdlopiz
vctémediat inter vrram- Y cage: cü vtraque fitcópo fTibilis; Ac- t, qu6d Jicet
analoga feraper in 1€ » eóibcidant cum wniuocts y & e qunitiocis ,
áliataincn (cmpgcr cftlauo vniuocatio- nisya quiGocitionis&' analogia, nam
fi anslogurh coincidir materialiter cosy at- O , idrio zquiumocationis
confittit illa corhnamitate neminis, cur rdtroncs diiicri a brief] GdCtstatie
veró anilegie «onh ti tin illaiualicarque vnitate pro- portionis, docu
ributiomsivni? ad aliud , us illo € Cu-uni B6 mise párticipár; Ayveró apalogum
coircidat cum. vnihos &0s ratios nteccarionis confiftit in 1a. vniaic
roninisj& rationis, analogia vc- tótimlia vnitate ordinis, &
attributionis wnius:adalind , vel plurium ad terum quademper cft miuer-vilitate
vniucca- nonis jcrgo analogum formaliter ium. tim veré n«diat inter; voiuoccm ,
viuoctn; ncc vnquam eoincidtie ; vcl permilceri poflunt , atm confundi (ccun-
dum duas. rationcsformalcs ; - Difost.1T. De Vobis. alc . fcqucnua in pratato
[enfu , negatur; ^ Saclneppolumobijcuur J:pro Tho. quid probare A. "ow 9T
s miftis probádo analogG proprié media? : reinter vniuocum , & zquiuocum.;
nam analoga dicuntur illa quorum nomen « commune ejl € ratio illa nomin fub- :
e$t eademypartim diuer[a y: quiz analogorum dcfinitio ab omvib. re« ,vt patet
ex art. 1.ab initio y ergo vcré mediant inter zquiuoca, quorü. ra«^ tio
importata per nomen éftomninó dis! - uerfay& inter vniuoca quormm racio
eft. proríus eadem. Tum 2.zquiueca habent-- folam vnitatem nominis , vnidoca
preter — vnitarcm nominis habec etiam vniratem- rationis ,& naturz
comnonicabilis, quae « vnitasanalogis jvc fic,conucnite 1 teft , fcd vl.rà
nominis vnitatem jÜ competit hib.cudo que dam;qui nont: . per modum vaitaus ,
fed vcl permodum - attri burionisjytl per m ngr ; ms 1oXta variás aralogia
pedes ^ Tà3-- analogum, vt fic; plura immediate fignie: ficat Iccüridum
rationes diner[as j nod - 7 abíoluié tumptás yy fed vtprope i - Íc habentes;
érgo innü anri E teft cum aquiuocoicountidesc , quódfi- — — gnificat plura fub
pm veniri ari Jit &propote! — hic;abfíque aliqua fh H uonc, & cum
vniuoco ; qrodbgnificae — pita fob vna,& éadém tatione, Tümay vniuocum;vt
Bic; diciccónaemienoáà p rom fub eadcm ratione preícindendi y zQuiocum'é contra
diucríitatemin rasombus prefcindendo acanucnienijà ,' crgo predicatum amas — —
lugum ,quodfimuldict virumque, né€ —— ctiam materialiter potcflcumiftiscoins
——— €idcrealioquin idem praedicatunidimuly —— & [etel pra(cmdercr, &
noti praícindes ret à comucnicnt/aimn commüni tationty ——— aut à diueríitate.
Tüm $. quta Ariflot.a. Meta vbi & Aucr. analorza,qua dicuns türabwno
,&ad vnum spetté conflie — — tui media inter vmbocaj & zquiücéa. —— — ^
Refp.hzc,& Gmiliaurgum: AL rc folum , quod neqecant ataléga cos — incidere
formaliter cuat vniuocis, & e» qQuiuoéss, non veró nec etia; mide -
1ccraliter coincidere poffi utsquare ad pti mum ceneedimus Coníequers cum:
€cn.cndàátc ; : Cuam , » Vn mediet analinter ttniuoc.eo &qHike Art IT. i81
étiam riegatur, quod vniuocum' abíolute fumptum dicat rationem ita prorfus ca-
dem;vt nunquam poffit babere anpcxam diucrtitacem ex analogia cau(atam , quia
vnitas analogiz. compoflibilis eft. cum vnitate vniuocationis abíoluté fumpcz ,
folumq; pe: cum vbitate vniuoca- tionis pur. Ad2.& 3.patet peridé, Ad
4.vtique ipfamet ratio vniuocation!:s .à . diverfitaue przícindityat non ipfum
prae dicaum vniuocum (nifi fic parum) quia poteit effe fimul analogum, nec
im.L; cat vnom , & idem pradicatum importare Conucnientiam , &
diuerfitatem (ub di- &erlis raionibus, analogiz nimirum & wniuocationis
in ipfo coniuncta. Ad 5. fi : tadocent Arift. & Aucr. lequuntur dc analogis
formaliter,pon materialiter . * $$ Secundo é contra probatur cüSco- tiftis
analogum in nullo (cnfu mediare iter vniuocum,& zquiuocum ,quorum vnicum
fundamentum cfi ; inter conua- d Coria nullum datur medium; vniuoca , &
zquiuoca funt huiu(modi , ergo &c. maior patet,probacur minor,quia vniuo-
ۈ dicuntur juosum nomen cid commu- ne,& ratio base eft eadem; a.quiuo
nocnett commune;& ratio fubftanciz non cft cadcm;at habere ean- dcm
rationem ,& non habere eandem ra. tionem contradicuot . Et Confirm. quia.
intet idcm ,& diwerfüm, idem, & non id non cíl darc medium,idem cnim ,
& d uerfum (unt immediate oppohita circa €15,10. Met. 11.fcd definiuones
vniuo- «orum ,& zqu:oocorum dantur per 1íta immediita,crgo &c. - Relp.
hi Scotifiz hac ratione folum probare contendunt analogum materia- hter fomptum
non mediarc intcr. vniuo- — €um; zquiuocum, cam libenter admit timus ;. at b
quid amplius probare intcm- dunt, nimirum , quàd ncque formaliter poffit
mediare,eis non ailentimur 5.408. y vcra à £coco rcccedunt qui loc. cit. ma»
nifcfié docct vniratem analogiz. forma- ltter mediare intcr vni veu,
vniuoeatuio- ni$,X 2:,ujuocauonis, vt minore ifla , & moarcIem illa. &
coim rauo adhoc j/ro- bádum ingenue aliud non conuincitquà gcpez ki non poule
prgdicatum ,oy fit pu- Logica . ré analogum,& veré medium, intcr vni-
uocum, & zquiuocum , fcd'omncanalo- gum, vcl ei'« fimul zquiuócü ye] vniuo-
«um;quia hec 16. medista tunt, cü quo cà flat, uod rauoanalogz reperta «um
vnivOcationcaut cum c.uiuocario- ncin codcm pra dicato lic adhuc. forma- liter
ab eis diftinéta, ficut & eius vnitas y ncque id atlercre cft aicdium
conftituere inter vniuocum , & a quiuocum quate- nus contradiétoria , vnde
hzc ratio bene concludit conira Thomiftas ,qui admig- tenics analogum purum rc
vcra medium conftiiuunt intcr. conuadictoria. Ac de yniuocis,equiuocis, &
analogis rur(us re« dibitfermo difp.a.Met.q. j.art.3, — ^ QVAZSTIO vI
Explicatur natura Denominatiuorum ; $6 Vm ex di&is 1. p-Inftit.tract. i,
c.3.in finc term nus denomina- tiausille tit , qui formam fignificat per modii
alteri adiacentis , informantis , & denominantis, (cu qualificavis, &
rale fit omnc «oncreui accidentale, fübftantiale vcro tunc Alec Mri nomine
fignifi- catur adic&tiuo , (equitur omnia concre- Lus ree cffe denominatiua
, fubs ntialia veró nonjniti ofignificá- iur nomine adic&iuo , & ficut
predica- tio denominatiua , licet diftingui foleat in c(lentialem,X
accidentaló,in quibus.f; pradicatum dicitur de fübic&to, vel in a e efTe
ntiale,vel accidentale, vt notat &or quol.3. O.tamen proprié im- portat.prz
dicationem accidentalem, & non nifi excenfiué effenialem ;. fic etiam
denominariua proprié 1mportapt cencre ta accidentalia, & (olum cxtenfiué
etíen- uialia in quale quid prz dicantia, vt notat Mayton.(uper pradicam. paflu
3.& Bras fauol.in q- 16. Vniuerfal.ad prinium, Dcnominativa igitur proprié
dictané- [6 «ercicra accidentalia dcfimic Arift, in anrcpra d.» (int illay
Quacunque ab ali- a jolo di|jeremtia caju fecudum nomé bent appellationcni , và
Gcammatica Gram maticus;à forticudinc toruss cuius. dcfiiitioaisintclligétia
eacft apud expa fitorcs paflim » qp denonriuatiua qua sé- Dd pet. 192 Difput.1.
pet funt concreta; cü forma denominan- tejqua femper cít abftracta , conueniant
in principio nominis , quod infinuatur pet ly fecundum nomenbabent. appella
ti0nepi,& diffcrant infine, & termina- tione,fcu definentia
eiufdem;quod innui tür pct [y folo cafiscr. cadentia nominis, vndc poítca ad
foluendas difficuliates binc emergentes diftinguunt tria deno- minatorum rà ,
voce tantum , vt ftudiofusà fludio,retátum, vt ftudiofus à virtute, re, &
voce fimul, vt cayde qui» bus exemphficat Arift. & hac tantum, ihcuiunt;
Philofophum dcfinite quorum etiam plures affignant conditiones, $7 Diceodam tfi
cfthanc denomina- tiborum definitionem non ita mcré grá- maticalitcr intelligi
debere , vt ctiam fa- tetur Arriaga difp. 10. Log.(ec. 2.(ed logi € explicandam
effe, & quód licét Art. dcnominatiua folum accidentalia. defi- nire
inténdat, vt ex cius conftat cxéplis , poteft tamen tota definitio intclligi de
dcnominatiuis ciiam cflentialibus; ita is docet Scots q. S. przdicam.&
q.18.pre- dicab.ad tertium, & in 2.d. 12. q« 1. ad 1. &
quoad primá partem. probatur cóclu- fio , quia fi ita intelligi deberet hec
defi fiitio,vt comuniter explicatur, multa dc- nominatiuz przdicaupncs de medio
tol. lerétur,vt à mufica mulier mufica , & à virtutc hon:o fludioíus,nam in
priori pra dicationc eft consenientia in principio, & fine vocis, in
pofteriori differentia in principio, & fine. Necreípondere valet tales
przdicationcs non cfle dcnominati- uasrei; & vocis, fed rei tàtum. Quia
etfi dc homine fludiofo à virtute fic diéto id admitteretur, de muliere tané
mufica fic dicta ab arte muficz id nequit admitti , quia í(ccundü Grammaticos
genus nomi- his hà Variat nomen,vnde aliqui fatentur hat,& fimiles
predicationes vcté cfe de riorbinatiuas , & conucnieniam illam in finc
vocis non efie neceflariam . Deinde non (folum nomina adic&tiua à fubfláui-
uis abftractis derinata dicerentur deno- minatiia , (ed ctià cafüsobliqui nomin
$ccuam plura adueibia à nominibus de- 1iUat2; 1llj enim cum reco. conucniüt in
poncgio vccis, & dificium in fine, vt pariter ifta com riuátur 4 «tà c
oftiatim. Tande fi accipiéda cft ifta dc-. finitioifi fenfüquo qelím
explicatur, fas. né concretis etiam fübftantialibus nomi. nc quoque (ubftantino
(ignificatis. ueniret , nec videtur, per q dcbeat accidentalibus coat Gari ;
animad, ss hue stia cum animalitate, & omo cum bumanitatre 1n principio. :
finc vocis ficut albus cü i Rui dem prorfus vanum cft , quos it ali-- qui;pcr
particulam illam - ficari formam denominanicem efte de effentia rei denominata
, dc px " x cft,proprié non dici uid aliu ipfa,& r ef c ESL Minas
animal ab aninalitatezHoc parum valet tum quia exponere ly a(iguo pro alio eft.
meré voluntarium dee eX« pofitione bymanitas cit alia ab hoe ter«- - bomo;quantum
fufficit ad formang. enominantem, alictas m requifita inter. formà
denominantem; & rerminum de- nominatiuum cít | cretoy quz in propofito
verfatur vtique. intet illos términos , quare magis coní« ees P. prafacum
definitionis (« uicur 2 ayt. cit. qué fequitur ^ diíp.9. Log.:ec. 2. qui
cócedunt hac efie. denominatiua ex vi illus definitionis fic intelle&tz ,
—À Mass & $8 Alioigitur igno, in sé(u magis logico dolci iEE fata definitio
cam Scoto loc.cit. d tantur Ant. And.& Nicol.de Orbcllis, & alij Scouifta
inexpofitionc huiusdefmi- tionis in anteprzdicam.& cft, quod cum. concretio
formiz, & nacura alicur fitcle duplex, vt Do&or wei 16. vniucríad
1.& 1.d. s«)«1 B. dlia ad (üps pofitum eiuídem natura , vt homo, alia. ad
(oppotitum alterius natura, vcl (ubiee. &uin,vt album;ita caus, fcu
cadentia for. mz ad aliud poteft cífey vcl icut aceidem. tis ad (ubiectum, vcl
(icut forma ad ups. politum eiu(dem nauwurz,vt Scotus docet: loc.cit.in 2.d.1
2.9.1. I. atqueita per cde. fum, in pratata definitione dcbcnius ine Wl. l'rere
non de(itionem nomini sfed ca- poc fabie&tum,fea (uppa- fitum alterius
natur ,nó autem propriz, quia fic effer denominatiuum effentiale , & potius
pertineret ad. przdicata vniuo- a,cü tamen hic Arift. agat dc denomina tiuis,vt
ab vniuocis diftinguürur ex di&is q»4;at.2«dub.4 ita exponit Do&or hàc
przfaz definitionis particulá q. 16. cit. vuiuer(.ad 1. q» 8.ad 3 &
Maaritids q. 13. Quàd autem sr nomen habeant ap- pellationem,non dcbet
intelligi quafi per | fominis dériuacionem ab alio, (ed portus uia icantur sx
nomen taatum dere enominata, appellare enim uandoque accipitur pro przdicari ex
2. Topic.cap. *2. & ita explicauit hanc particulam ipfe- met Philofophus
c.de fübftantia,dum di- cit differentias effentiales non pczedicari .
dcnominatiue , benc tà accidentia de fuis fübic&is, quia przdicancur de
illis fecun. dum nomentantum , & non (ceuudü ra- tionem, .i.
accidentaliter, & non etfen. cialirer ; ybitamen adgertendum cft, 9 quando
hic dicimus formam denominà- tem debere effe quid accidentale ,nomi- ne
accidentis intelligimus quicquid non eft dc e(fentia (übic&ki , etiam(i
materia- liter, & entitatio& habeat rationem | (üb- ftanciz , non enim
minus; denominatiua eft przdicatio ifta Corosa efl aurea, quà bomoefl albus;«c
ex profello probabitur infra cum de accideate przdicabili dice- mus;ita quod
se(us definitionis fir i(te, vt uocat Dor,de Magiftcis , quód denomi- natiua
dicütur ca nomina concreta , quz à (uis ab&tra& is diff-tunt in modo
(ignifi €ádi, qui c(t fignificaré per modum adia €encis S m illud qomé
adie&iuü habcat virtatem dcaominádi,.i,denomi- varigé prz dicandi dc
(ubie&o, & haec & fuit Aucrrois opinio in epitom. in lib. cuius
verba refer: Bra(au. cit. . 189 Exhis veró duo deducitur, vnum - cow anui
dcfiaitioné dc - somintiuis c catialibs applicari, vt fa cit Do&or a.d.
12:q. 1. eit. ad 1. (quz erat altera conclu(ioais pars) quia euam 'quid
huiuímod: ,*t à fuis ab- fica&is dittinguuntur, cadunt ad aliud , &
ajiud conccipan: ; f. proprium (uppos .pomenbab .in(inuat , ^o Bud VE de Nata
Diseninriurum. — 283 ficum, vnde à fuis ab&ra&is dici poflunt folo
differentia cafu difcriminari; (funt etiam dici ab eis appellationem ise s
fecandum nomen, (i huiufinodi appzlla- tio fignificet, vel. (olam nominis
deriua- tionem , vel modum praedicandi in qua- lc. Altecum eít,duas conditiones
ad dc- nominátiua tequiri, prima cft , vt conuc- niant cum formi denominante ín
inci« pali fignificatione, fecunda , quod diffz- rant in modo (ignificand:, nam
cum om« nis (orma accidenralis , quz in (ubie&te eft; dupliciter (umi
poffit; vno modo fub .propria con(ideratione , contemplande nimirum ca
zantum,qus (ant cius , & ab- ftráhendo ab orani co,quod non eft ipft, fic
vcique in abftra&o figaificabitur pec feip(am: altero modo, vt informat
fuübic- &um,& (ic in concreto fumitur , ac de- nominatiué dans nobis
1atelligere (ubie- &um,non quód fic per fc dc intellectu ip (ius,(ed cá
juam ad quod intelle&tus eius dependet fub tali modo concipiendi » quare
ipfain abftra&o , & denominati- uum ab ea in concrero eandem ferm ;va
fignificabunt,fed fub diuer(o modo có - fidetandi; & hz duz conditiones ex
ip- (amet Denominatiuocam defiaitione P Escprk Apc ex eo; quàd fecundi t
appellationem. , hoc eniaa uód conucaiuat in principali figaificato tormz,quz
przdicatur; & ex eo » — folo cafu differunt, infinuatuc diucríus
tignificandi modus, .(. concct- nendo fübiectum, vcl abftrabhendo . 9o Sedquia
Denominatiua funt dupli cis generis,alia per intcinfecá denomina- tionem, quz
(ümitur à forma intrinfecas feu inhaccate fübic &o,quo modo paries dicitur
albus ab albedinc ei realiter in- haréce jalia per extrinfecá;quz (umitur à
forma in alio ubie&o , quo modo paries .dÉ vius à viionc,non in ipfo , fcd
in ocu lo exitente , quz diftinctio indicatur à Scoto 1.d,30.q.2«& quol .
18. R. & Bo- nc.in fuis Foraalit » Hic dcfiniantur (o« lum denominatiua
primi generis quic- id dicat Arriaga cit« cam Caictano ; quia conüderantur pec
cadentiam tormz ad (ubie&um,quóà d intciaíccé dc» -mominat,nó vero "
wd ad aliud, Equod (olum refpiciat in ratione termini , ac proinde tantum extrinfecé
denomi- net , tum quia denominatio extrinfeca et(i vera fit à parte rei, nihil
tamen reale, & phy ficum ponit intermino, quem de- nominat, yes extzin(ecé
cantum ilii at- tingit per (implicem refpicientiam y atqs idcó denominatina
huius fecundi gene- ris nequeunt conuenire cum forma deno- mináre in principali
fignificato , cd eam realiter non importent , vel participent , fed potius cius
terminationem ad aliud vt ad'tetmínum , hzc autem erat vna exconditionibus
requifitis ad denominati- ua,que hic definiuntur. Verüm tamé eft banc
dcfinitionem illis etiam' applica- ti poffe , fi vcl. puré grammatice: expli-
cetur cum communi, vc! per cafum intel- ligamus nedum inbzlionem ad fübiectü,
fed refpicientiam quoque ad terminum . Scd adhac ad maiorem denominatiuorü
intelligentiam duos fübinngimus articu- lus ad [nh quz (ionem attinentes.
ARTICVLVS PRIMVS. tn denominatiua vniuocé predicen- «4r Cr num medient inter
vntuo- cay &quiuoca. 91 Voad primü
Scotus 1.d. 8, q.5. Qs Ad aigumenta apin.oppofit. in finey& 5.d.7.3:1.
D.& 1.d.3.3.3 $.Co tra iftam vod rcreliouptd cipe negat przdicari vniu
inatiua de fubieckis , & vult effe cantum iva €a pr&dicata (quid autem
interfit inter vninócurm przedicatum , & vaiuocé pra- * dicati oai qu.
4-att. 1. düb. 4:) aflcrit efle vniuocá przdicata, quía pras- dicantur fecundum
vnitatem: noiiinis ^& rationis , vtalbur de niue , & Cyono ' ncgat
vnitioce przdicari;quiaratio pra. dicati nó eft dc ratione fübiecti . Ex: ália
parte Caict.Soto,Santhez, & alij; recen- ' tiores docent vniuocé praedicari
de fd- 'bic&is,nón quidém ceritialiter fed acci dentálicér tácumjiüqdiunt
vaiuoódé prai- dietis predica dei cium, : stor dels fci predicatur omen abl,
& cius definitio, ptirdicatur camen acci" ipte "A-———— ÉA
deatalitét ; suitsbeokue sciat Cátroaer(ia eft de folo nom in rc conucniunt
album praedicari de nis uc, & Cygno(ecüdum vnitatem nomie. nis,&
rationis , & Scotus appellat przdicacü vniuocuim dumtaxat , ipíi voe cant
praedicatam etiam vaiuocé dia " accidentaliter támé, vade przd:cati vni»
uocé fumunt in latiori. figuificadone quàm (amat. Scotus, Do&or tamen mae
gis petipatetice loquitur , nam Arift... dc (ub (t. dicit (ecundas (übftantias
vnip. uoce praedicari de primis, .i. fecundünos men;& rationem, accidentia
Piden [it przdicari vniuocé , quia pradicatur « illis tantum fecundum en ; crgo
iu; phraim Arift. cari vniuocé- pluribus eft przdicari de illis effentiali- tet
fecundum vnitatem nominis ; & ra» in rigore negari. debet | tis,&
afleri c(sc pdicara dütixat vntuQCa. 91.Qnoad Kiner viui. aqu re vera medient j
ca; Mi- tuoca;an potius po mene ec- p tum eft formaliter nog coíincidere, funt
- enim diucr(z intentiones, & dioer(zr rae —— formales: finguiorum 5-an
vero "tmáterialiter eciam mediare dicantur, ifa 'quod dari poffit.
predicatum puré de» nominátiuum; quod necyniuocam , nec zquiuocum fityait
Do&or cit, «d. 8. qx 3.quód de praedicato. vniuoca. dupliciterloqui; vel
incelli catum de pluribus e(fenti2 Lm vereint iesnau Ac priditinits de MCA gei
ce d 'dum vnicatem nominis, & rationis jmori inter vnioocum,& zquinocum
, noníge lum fermáliecr ) (edéziumiagia ir er, z: (t aui | rsen MP
amioemherecri pradicec tionis, quarc melius loquitür Scotus , & -
Pdicarivaiuocé defübiedtis denomina- — — $.PLDe princ fignific.toncretatcidem.
Ae. T1, — 28$ altero illorum femper materialiter. co- "incidit, cum
vniuoco quidem ; fi dicitur de pluribus cum vnitatc nominis, & co-
iceptus,vt album de Cygno, & niue; cui; «xquiuoco autem , fi de iliis
dicatur cum nominis , fed non conceptus, vc viride di&um dcherba, &
Iride, aui col- lo Columba inquibusre vera con cxtat talis color, fed tantum
apparenier fecun- ;dum cómuncm opin. Hinc habcs ; vt do- «ct Ioann.de Magift.
cap. de Denomin. licet omne prz dicatum fit vniuo- €um, vclaquiuocum,& nó
detur mcdiü, .3nodi tamen: pradicandi abinuicem ci- fentialiter diftin&i
(unt tres , quia omne przdicatum,y cl habet, e rationcm Ateípcétu corum , de
quibus praedicatur vcl. non, fi (écundü; habetur modus prz. 4icandi zquiuocé ,
fi prímum; hoc con- ipgit zuplicic erba vcl ita pra dicatur, "et illarauo
fit eff entialis (ubicéto, & fic Dabctur modus przdicandi vniuocé , vel
3€fi extranea, & accidentalis fubicéto, & habetur modus pradicandi
denomi- 'patiué-mediüs inter. vniuocé, & a:quiuo- cé ptradicari,vt Delphin.
cap. de vniuoc. s bac cid catioyrt notat Mcr cur Arift. pofuir denc gine art.
1. Form ad übiedia di módos elu, 4). 4 | 2 221, 3uU
2212943 no ARIICVLVS de. 'be principali fignificato concreti at- "^
eidentalis; C7 Yadice vnitatis, aut^ i — pluralitatis eius. oM $3 pu andeno- 4
jminatiua, qua funt concreta ac- &identalia , principalius fi gnificét
formá, vcl (abie&um , quod ctiam de.concreto fub(tantiali quati folet in
ordine ad fup pofitü propri naturz. Certum cft apud emncs in hoc dubio , &
colligirur clare ex Arift.7. Mcl. 21. concretum acciden- tale fignificare imul
aliquo. modo for- . mam , & (ubie&ium ad diflcrentiam ab-. firatti ,
& ctiam concreuim ipfum fübe flantiale fubttantiuum;vc homo, lapis,fi- azul
cum natura fuppofitum, Ícd difliciluiscit , ao virumque impor: o, o egiea. cres
prindpalitersan potius v; ü pri 11:17 ,akcrum fccundario ,& quodnam ex abis
lit f gn ficaumn primarium,quod- ue cc npOtz; tun « Et quamuis Aucr(a qe .1 cgi
cCt.3. cum Eoníeca $. Met. c.7- G. fleet. $. yclicconciciom nedum fab- , (ed
cuá accidentale vtrumg; fi- guificare per [e dircété, & intriufece ; id
Aamcn omnino dici.non potcft de cou- &rcto praícrtim accidentali , quod ex
rcbus diuerforum pradicamentorü coae , ex quibus conceptus per fe vnus Keri
ncquit,vt docet Scot. quol.13.$. De terio principali 4.d.1. q.2.. & q. 8.
vni- nerfal.& pradicam. & alib: fz»pe ; quia gcnus; differentia ad idem
debent fpes are prasdicamentum; A ccedit,quodita dicendo, concretum accidentale
femper erit ens per accidens, illud enim propri dicitur ageregatü per. accidés
ex Doct, , quod dicit plura diuetfz ratio- ,nis, vt plura funt , i..zqQué
principaliter, €ü ergo concretum accidentale veré dee finiaturyin przdicamento
ponatur, de ipio (cienria inftituatur;ac paffiones de- montirentur, vt inferius
videbitur, dicé- dum cftquod vnzm naturam princ ipali- TEE COpOUSQ NC ali
(onpolet y Doc enim nó praiudicat natura entis per fe vnius » .. 94 Et quidem
fi dc cócreto urbes mut, vt propolitioncm ingredi t cfL.cognofccre , quid
pcrillud fignifice- tur, Tes connotcuir,nam pofitü à par te fübic&ti
regulariter. fignificat (ubie- ctum, & connotat forman: à contra ve- 10 fi
ponatur à partc pra dicati »q ita probatur , primitas fignificati in no- mine
nonatrenditur ex primitate (ccune dum rem , (cd ex primizate 1mpofitionig ipfius
nominis, vt docct Doct.cit. 4d. 1, S2 G. & q.8, pradicam.ad 1.vbi ait ge
hignificare cit alcjnid. reprafentare ex jmpolitionc nominis, itavt nomen ex
ine tentione primi inftiwuentis ad illud (igni licandum fueüit impofitum ,
conoo! verà cit aliud. dare inceliigere. modi figoificandi principalis
liggifigari 5, lic cit; quàd quando concretum fe cnet €x partc przdicauin
propolitiopovt ci dicimus homo cft doctus ,aqua cit cali- da; paries elt albus,
maximé intendimus. Dd à pa 236 Difput. 1T. dicare formam de (übie&to, &
non ubiectum dc fcipfo , al.oquin vt norat &or cit. q 8. pradicam. fen(us
illarü prorofiuienua; etict nugatorius,quia po- rationcm €oncreti loco nominis,
idcm (ub:c&um bis diceretur; fcnfus .n. cflet, aqua cfl aqua calida y vl à
expli carciur, e(d res, eut enscaloré babens y propolitionon eüet meré jer
accidens, quia non folum «alor , fed etiam enucas enunciaretur de aqua ; € cont
a vcró cü € tcnccá parte (ubieétis vt cum dicimus alix eft. rigidums wowjicus
adificai y vtique actám zdificandi,& frigus inten- din.us jn a dicare dc
fubicétis tcigoris;& mufsz,& nonc ipfis foim:s. Vei. tamcn cfl
concrecum tàm fubftanuale , quam accidentale cuam à. parte (übicéti ! arise eta
€x vi alicuius particu- aut predicati adiun&ti deteruinari ad fignificandam
formam;fic cum dicimus, wibum efl. per fe difgregatiuum v tfuss €x vi particula
per fe bgnificatur. for- ,quia illi, & non fübiecto pcr [e com- petit
proprietas illa, & cum dicimus Ho- ye ejt vifrbilis , tale praedicatum
deiet- igat fubicótum ad. fupponcpdum pro forma, & rátura,non pro
fappofrto,quia bzc piojrictas cít natura ; pon fuppoli- ti, vndc vt babcan.us
rcgulaut géucralt , diccre dcbenais conctccuac hi ,ropoli. viónc fignificare
iuxtd cxigenciau vlte- xiuscxccenilycum qoo comunbstt.r, 9$ Difficulias;gitur
precipua cft de «Ocrcio in fe, & abioiuné Füingtos & Aui
&cn.i.p.Log, c. dc proprio, quem le ui- tür Hurtag.diíp. 9.1 09.cc 3.
Arti4g. di- fj.1.ib Summol (cct. g. docuit Bguifica- ae lubicétum; &
connotarc formam 5 at Oppobtaicritriua nempe banificare tor inawi, &
ccnnotare fubicétum cíi cónuu nis,quam docent Auctrocs 5. Met com. 14. Alentis 7.Met.tcx.3. Qq.3.& tCX« 14
Aurcol. 1.d. 4. 1. p. ast, 1. Scotus q.8.cir.
przrdicam. 1. d. 8. q.i. in finc. & d, 12. 91.5. I4 d qua fttonct. 2 bius.
« Met. Q9. Lara. 2:aptepra dic. $. Duiottat ir». 1- Antv And.c.de Dcnomio. D.
hom. $. Mctciceg.tes 3. Xa keriecdec. 4. & 1. — act. 3-& qu. 16. ari.
$« Sot. Caict. ' "Sapcb.& alij m LogicayX n.anifcíté do- De Vocibus .
vagi I1, cuit Acft. in przdic. cap.t. vbi ait deno-- minauua, fiue concreta ab
abítractis dif ferrc Jolo cafu, crgo non differunt ip fi guificato penc fubit.
:oft medium ait fignificare fo. qualitaté y hoc ctt principaliter importarey
juod ree" petit s. Met. c4. & 1: Foft. 5 s. archbane, alb.m cft
Lgnumscfle per accidés, quod nó cliet , f1aibum primario fignificaret
tubicétum, & 7. Met.à «ex. 12. oftendit. concteta accidenuum defimiri per
fub- ftantiom per additameni 1. tanquá aliquid extrin(ecü non per fe to durend
» ipcé&ansadcorüiptelle&um ,(&«ap.de — qualrate ponit 1n
pradicamente H * tatis concretum cius, cüm: dicam fubft. repor €dum fuic
&um cffec principale fignidficaui dcm vrgcc mant. fla rauo, nam f cate cti
inielicétum conftitüere in dicen. principaliter figoificatur y. ^ paliter ob.
jcirir imelie&tuiaudi denomina jripgpalitet obrjonun telic&ut formam ,
€um Al j dicant, & in propria t pecicl fcrunt à forma , nifi cafu, feu in
iub;cétum logicaliter, & teimt vocis grammatical "Conc hánehefol ds
Tum quia rd pi cr gr dicitur in reci o , cum. cxplicatur, - Icd concretuíin
DIRE ücfiniur | lubicétum in re&o » & fouman im — obliquo, vt sibum cft
rcs habens albe- . dincin. ] um 2,cadem (unt. principia cos fütucrdi&
ditlinguendi , & di m o | ferc ab abtiracto: piaícrum perlubies — —
&um,ergo yim 'Juu.g:concretumdacit — — tormamaX (ubictum,cr5o«uod prince ——
paliusctt, principalis tgnificatur, ded — fols Gn principaluuseficum fitiube —
— &c. d um 4. concretum fup ponik. pro (ubicéco;vcinuimnt Suo muliltzy&
— nos 1. p.ipftitradl, 1.c. 10,.crgo lignificag. Íubic£tum,quiaid tupponi, quo.
mime ficat. 1 um dca;uu; ait Hurrad. » v. g.foru.am perte pgnificat y haec
[e5uo Femasm cft aibum , ic "1 dcoctctpomuni eji albeao babés jubieo
(odium, P A 1 Ttt QVI. deprinc faguificzancret. atcidém. etl. — xp wh, vel.
vaita [ableGo , quz cxpoti- tiofal(a e(t, & in olsns , cum potus fic hibzat
expoai eff pomum »aam al- bedini , velbabens albedinzm. : 96 Relp.al 1. q101
eftvaicum fun. dumeacnun Adaer(aciocim. l'acir. c c.ex Scoto 1-d.4..]- t. in
fiae, cuim dicitar, al- bueftees hibeas albezdiaz n , non eife per (e
iizaificiti expeefTi aen, (ed po- tius quandam no ninis explicatione, qua
vulgas vcitut , vade magis pcoprié dice- retur, 194 a/bu ett albedo exiiteas ia
(abiecto, h ac có ültà ait A. nic.in Log. traS. 12.4.7. dub. 3. acc. 4. illun aon
ede am rcgulam cozno(ceadi principale fignificataia in concrets , &
conaocati- uis , qnia vaiaer(alitet concceta oma a , etian 4uando expce(ie
ttint pro foeni, petuat ex eoram muucali conttitucioae defiairi pec (ub:edtam
ia cec », quare, » veta cegla coli;gead: (1gaifizatü prin- cipaleecit acédzcey
quid. conccecam re- pczíenet cx Impaliaiaae nom.nis , Sü- mul (te vcco .a
j2/anc ex hoc, 4354 có- cretü explicecae, X re(ola itat pec fübie- Gum ia
re&o , noa bae dedaci ipía principal.us iign.fi acis fed raacu n q104
conctetum or» ipfo (a "ro. for. na, pro illo enim 4:cicur aoinen fü poaeco
apudlo ian, [19 0 impoctacar. - gacccto, u pol otax arc dla d aoa cas im e
poctetar 10 aom natiao. Vol deam «ó- ceifo ,-j19d coaccecam dicat rubiedbin
idecét» t in a»iti nariao ca(a, & rorimi in obl; quo, uacua sgindag cítelle
idem d cece dli yudaa ceto , & dicere ali jid focimil|ter , vel de
principali tigaifizato , & rac(aseifé idem dicece ali juid in ob ; liquo,X
dire&g ali uid m itecialiter feü pro'conaocaco ; ino cócingere porefté quod
aliquid d catur in cccto ,& tic cou nca n, ili | iid: 05:320, & (it
prin. cipale figaifhizacum, vade bic videtur có tcouerlia de a9.n'n5. Ad 2.
potius ett 4d oppolitum, nam vau u coacrecü dirf«cc ab ilio, vt albü à airo
pertForma n, noa per abie&am, & ex e», quod cocrecra à (a0 abikcicko
duferac pec (uoizctü , a0. béne deducitur: fabic&uin: pciacipalius . fi
mificaci , quia vc dict «n «(t ex Avi(t. concreuum, & abátcact un n2a
dufccqar ponit, & ao pro. dum in rc figaificatay fed cantum in mo 0o ü-
gnificani concretam cnim ,nó quidem ex ipf1 nominis impo tione, fed ex mo-. do
(i znifican !! princip is fignificati dac intcl'tzere fubteS.rm. Ad 5. negacur
có- fe. entia , quia priantas (1g vificaci qoa attend tuc ex primirate fecun
tum rem, [ed ex primitate unpoficionis,licac caün figaijcarum no:ninis non
pendet exna- tura rei, fed ex imponenus intentione, ita & primaciuin
Gigaificarum em cadem, intentione peadcet. Ad 4. quicquid (ic de antecedente
ncg tut. confequentia ex Scot.q. 8.predicam.cit.ad 1. princ. diffe- rü: enim
fapponere ; & (iznificare ex di« is r.p. Intticloc.cic.vad: cecasnas (uj
pouic vtique,quod iizaificat, fe! nó fem per fioponit pro ee,quod (ign ficat,
fed interdum pro eo , quod coanorat , & dat, ia:ell.gerc fecundatió, vt
patet in (appo fiti0nc per(onali,m uaterm nis cóma- nis(apponit pro in ,quad
camem non fignificat , (ed iácum dat intciligere fecundacio. Ad 5» nencro
illocum modo- rum expori debet. illa. propofitio , non primo ,quia albedo i
tata in cócres to przedicari dcbet de (ubie&to: per ad'acenus . , &
informantis, , q bon habet, dum ja ab trato» profcriur, & eff-ccac
defabicdko jne que (ecuado. quia dicendo pomdin efl wait, albedi n:yaitt babens
alisdinem , «cl fen(as e(t pomum efl i44 «04 efl album Vigaifican do per ly jd
m zeáere » aac regii V ipfum 'übiectum ,&ruac propoutio elt nugatotia vel
aoninxé. pct accidens. y vt dicebamus; vel fenfus etb; pougam e.t vnitum
albedini, aut habens alb:diaem ii. pomo inhxret alosdo, & h c eit verus:
sélus in cigare logico, (cd (ic pecatbü né importatur fabiectü in cezbosfed
ipla foc ma albed:ais , nó quidé ia (e fed per mo- dü adiacéas,&
infocinácis, dz modo des fiaiendi concteta. vide dif» fact, t. qe t. 97
Scdaihic ina exti dubiü;zadé fainatur vanitas , vel plucatitas coa-cett y aà ex
parte (oc ne, velcabedt vel veciaf quz (iml ?: De coaccetis 1cid ncalib is,
& adicékiisngn ct gcauis, didi zuttas 0 nncs.n.in hoc congzatre vi deacany
daa ialimodi concreta waren: uinsre y X Dd 4 pla 188 Difyst. 1T. pluralitaté ex
parte (üb:e&i,vndé (i ea. dem albedo eílet in pluribus. fübic&is
abísluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fipluresalbedincs torent in
codem fübiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità inter alios docet Scoc.3.d.
6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi
(olet, quia ci nomen adie & uvm dicat formám pet modum adia- «ntis
sübic&o , maximé determinatur pcr ipfum fobicétum,quod magis,& pro-
declarans Do&ot r.d.12.4. 1-$. inxiá quafi ionem ifiam ait, quod nome
adie&timum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum , cui adiacct, &
non alterum adicGiutim quia folum fübftantiuum na- tüm eft terminate depédenuam
adie&i- , non autem adicctiuum , nili fub(tan- titié (matur , cum autem
accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi fübicdto,quod afficit
fequitur, quod ter- tnitins numceralis düostria fcx &c.tribuit eficGum
formalem numerationis iubftà tiuo,ad quod rerminatur,nóadie iuo vt poté
impotenti ad tertninandà eius dc» endentiá, vr dé fi vna albedo efict in tri
bor (ubic&is;tría alba dicerentur, quia tà tiomcn nutictale tria: quam
album lunt adic&tina ;& idtó anibo cerininantur ad terciam, f. dd
fübicétam, & illi ccibuunt fum cffe&umtormalem 5 qp c in caíu fic
ctiplex uia etiam erunt alba de rigore [c isjqua ctiam rationo,fi plures per-
fore diuirg candom aítutnerent hamani- tatcm dicecceaiur plures hümanati ,
& in- carnati :é contra veró fi plurcs albedincs eficnt in codem
fubic&o vnum duntaxat diccictur album, ficut dc £1&to vnus ha» bens
multas feicntias cft vnus fcicns , ait ipcáor quol.cit.& (i vna perfona
diuina plures afiumérec humanizates , dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus;
vous incar nauis,non plurcs.qua. do&tina cóa.mu- niscít omnibus ScoufUs,
& probatur à Molin.t.p.q.36-art.4. difp.2. Catil. lib.r. Introduct.tta&t.1
c. 5.& mulcis alijs. 98 De coctetis vero lubflarialibus,& fubfiantiuis
cfl maior difficultas, & «qui- dem aliqui totum oppotitum docet cius, quod
dc accidencalibus, & adicétiuis di- €cbamaus, n, vaitatcm corum , & Ln
N HO 1 De Vocibus, — plaralitatem ex parte forme fümi debe2- reob eandem
rationem ,quia cum nom&: fubttantieum d:cat formam ad modum - per fe
ftanus, maximé determinaturadie; — Cuum namcrale pet ipfam formam , vn dé
(1icadem diuina. pcríona pluces affüs. meret humamtates ,. dici deberec homines
,tà Vafquez 1. p. difp. r $$. €. & alij quáplures, qua videtac fuitle nio
Do&totis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné- illius quzfiti,an :lla perfona dici
deberet-— plures,vcl vnus homo,remittit ad eayquae- dixerat de pluritate ,
& vaitate concreti: in 1.d.12.4. t. ex regula auté ibi wadira.— de termino
numerait , quod séper tribuit ^ — cffcctum formalé lquodtermimiteins — —
dependeotiam , manit-fté deducitur , « £D ad n attiplicationeni conc ceti le T
lis (ufficit fola form» pluralitas ,quia ^ elt apta terminare dependentiam
termi- )^ ninumerzlis;jearationeomnes feré Sco — tfl: veteres Lichet.Batgius,
Baifolius ,—— *. | &alj,concedüc incafupofito perfonam; ———— illam cte
plures homincs , M» non determinat (üppoti el ubttan E tiuam, cui im diaté
adinrgitur ?qdod. - Y in propofito cft ly hommes , & nc folum 99 Scd licét
prima regulade. cocretis- accidentalibus,& adicétiuis data fit vniie
uerfaliter veta ob rationcm allatám y &- etiam altcra de concretis "us
, tubitantiuis quantum ad vni rum enitn eft folam vnitatcm forma in- fi
luppofita fint multa, vude cres períong" Diuinz vnus tanium Deus dicuntur
ob. Hoa formz,& naturg € tamen quoad alterá parté , A tolafote — pluralitas
fufficiat Ta rali; LE cocreti fobftancialis: fine j(üppo pluralitate , quia
vniucr(alitet vera eft als la Scoti regula dc concrctorum. multi plicationc
tradita loc.cit.im (dip in 1 .& d.8.q.vn.F.& Rol. LHax dae. pe,quodad
multiplicationem «onctetoe& — — non füffrcit (ola mulaplicatia fote . | : ed requiricut ia oo pe fupe. — — pofitorumqua
ratione ncgat 4.d. 12-0. I, ad s: Patschti Dininis daos irincia | piaylicec
habeat duo prinripia prodoGti- ua; «41 de princ fuif. comvratid.edt.H. — ato 1
3.d.6. q. 2. Chriftum effe duo nca- traliter , & mafculiné , & quouis
modo , vnde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur
vna fubftantia, & vnus viués ob vnitatem (up politi , qua ctlam rationc
dicendum eft, quod (i Ver bum plares affameret naturas hamanas, nó effet plures
homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiftz recen tiorcs,vt P.
Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- nc, & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec
ndere valet cum Bargio 1. d. 12. q. 1.ad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam
de concretorum: multiplicatione valere folum.de accidentalibus , non de
fubítantialibus.. Quia Do&or in 3. d.8. q. vn. illam tradit de'concretis
quidem accidentalibus, (ed labftantiué. fumptis , ficut (unt pater, filius,
cau(a, principium , attifek , opifex , &c. hzc cnim conccceta accidentalia
, quia fubítanuué dicuntur , zz quiaalent fübítantialibus, & terminare:
poliunt dependentiam cuiu(cunque adic étui, & tamen Do&orait , quod
homo. . habens plures pateraitates, vcl filiationcs dici nequic plurcs Patres,
vel plurcs Filij Ob vnitatem füppotiti, ergo regula illa dc mente Doctoris
cenet euam im concrc- us fübItantialibus;& (ub ftantiuis,nam fi de folis
accidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater exérmus duo prin-. €ipta;duó productores , & Chriftus duo
viuctites,duo entíaq cá negat Do&or-.. "100 Cà vero alij Scouittae
dicebàt cx tegula Doctoris tradita de termino nu- mcrali in 1.d. 12. q. 1.
neccfTarró deduci , quod cadem perfona plures aiumés hu- ianit césplarcs
diceretur homincs; quia cum ly bowiines (it fubttantiuum, termi« ntc poteft
dependentiam adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcráris ,Occurrendam
cft , & dicendum vuq; ter- minare potle , (cd novlumaté ficut quà: tita$
terninaré potctt dependentiam al. tetius accidents (cd non vitimaté, quia.
ádhuc ipfa dependet ad tubttangiam , ic etiam in ptopohto concretüay. natur y
vt homo,vtique terminate pocc(t dcpen- dentiam adicétiui numeralis,(ed quia
ad-- | hucipfum depéder ad (uppotitim, quod. concernit vagé,vt omnes fátenur ,
etiam Do&or 3.d.6.3- 2, D. & de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare
nequit abíolu- té, & vltimaré,fed tantum cum witeriori dependentia ad
(uppotitum;ex quo fic,vt euam in cócretis (ubftantialibus , & (ub-
plurificatio (eri neucat y nifi ad(ic plarificatio (üppoüitorum , & hac cít
ratio à priori, q21 optimé infinua uit Franci(cusà Chüíto in 3. d. t. q. 9. Quando
dixit, quod nomina concreta ét (übítantialia,yt homo,dicuntur in plura- li
pluralitate tàm formz, quàm yu te ti,quia bgarfican: formam cum habitu- dine ad
fuppofitü;vndc ad hoc,quo 4 tine ies homines , cequirun'ür & plücc&. ,S
plura (uppo fita . Soluuntur Qb ict iones . 101 ntrra ias rcgulas obij- e d
CAMo ka. concretorü accidental; ü, & adicctiuorü (ola (ufficit
(ubie&orü pluralitas , ergo in diuinis rité dici po(sét tres aterat,tces
immCü,uresomnipocentes, quia funt tría ; fuppolitay& (i ad ynitatem eorundé
con- crecorum fufficit (ola fübiedti vnitas , & (i forme. (int plures, tunc
omnia accidé- tiasquz funt in eodem fübiedo , habcrée eandcm vnit:tem, &
facerent idcm con- Gretum, v.g.in lace album, dulce ,frigi- dum cil edic vnum
,'& idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifla. Conícquencia funt
£aliarjquia & Dj Acdhan.in $ymb.ac- gat dici polic trcs etcrnos y'rrcs
immcen- 105, & cit.couumugis omn:uim fenfusal- bum, dulcc, £rigidàm iu
lacte ctfe diucr- sa concreta ob folam £ormaruu diucríi- tatem in códem
(uübiccto . Refp.de rigore (ermonis d:ci poffe in diuinisucs ztcrnos, ues
inaen(os, &c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf etfc rcétus ,
quia cum careamus proprijs concreus igbitancdiuis ; qualia a» forent i;
Qimenítor ,(apientor az: 99 (unc in víu coacrera £plà adicctua (umunus ,
fubttantwe , X.ideó cin vna nic ececnt» tas iD tribus,vna immceníicas,voum
dici- mus tcrtium, Don trcs eccrnos c. Ad aliud , dumhic lo uiui devnitate »
& . plu-alitare concretocuim s fzcino ett concretione fccundum
ligaificauionem P euit-elu(42* foi, n1 1t non ininipli- cant forme ni mu
ciplicécicíasieX, ; quibus iahazent , qu:aip(e Crema ex. (e concrecionem non
faciuaz, (2d caciaae fübie&i , & 1d:9 etta lac ticdalce. alb, frigidam,
nontamzn dicitar pluca qa- lia,(ed vaam quale ; età h»mo ic Logi- cus,
Gcometra, Theolozus, nonta.nea d cituc plures (ciences,f«4 vaas (ciens, Secando
, fi ad pluralitae m cóo:ceto- rum fabftaatialium ,& (uüsttantiuorum nón
fufficit fola.forimz placalitas , quia concreta fubítanciale adhac 4e»cead zc
ad (uppoiium , & - idt dependencia terininare debet adie&tiuum
pluralicacis, eadcm racione (ola toc.nz vaítas ad vai- tatem coacreti
(ub(tancialis aà (ufi ier, quia cum dependeatia ad (ap jo (itum tec minarc
debet tàm adiectiuum maltitu- dins, quam vnitatis, & ideà ti func pluca
füppo(ita, X natura vaa , non poterit cü veritate vnum dici concretum , ficut
cü vcritate dici plura ne queunt, i1(appoli« cm cft youm , & nacucz places
. 102 Refp.negindo paritatem,ni vti. que poteft conccecum fuo (Eanciale deter
rbinare 4b a4iectiu » vairatis pra(cinden do ab vlteriori tea dentia &
dependzaiia ad (appolitum , non aatem (ic ab adie &i- vo multttad'nis; (éd
racio d.(p citatis o8 cadem aff:rcue ab omnibus ,' Auería q. 23.Log.(c&. 4.
in finc an jc poci(Ti nin ritionem hairs rei eife ipfam vta lo- quendi,quo fact
im cftvc hu:uiinodi có- cre finzularlter dicka 2a ficea" , vel vnicatea
formasvel (uo /tft :acize, & (ap poticiy plucalicer autem dicti (nifi :eac
pluratitacem vcriufque. mul; Arlgc va- tio non (atdistacit, quia nezare quts.
»of- feccalem v(um loqué 4i 4pa4. 0.nncs ac- ceptum, a0 eciam ad nifa ceae
nacced dererationem huius v(us, quirce non (ic abafus. [d20 Suarez 4. p.diíp.a
7. (eb | 2. hàc reddit vacio iem difparitatis; ad h»c vc aliqua finc vod,
(u;dizit, qu04 in aliqua ratione va:aatuc, vcp ic in ilia cacigae , per qua.n
(aat vam ; adhoc voco vc (rat: plara , in. aulla vaicace ao(5tacé. d :bzac.
con.cnire, quia aalcic119,ca n ac ida. quod diuilio opyoaitur vanitati, vc
ergo: Coucret.aaun malcpliceatc s : necede cit ,. 4$o0 50 Difp I. De Fodbu s 00
Eh q1012mn9,& (mliciter omia plu« .. rificeatur ; & nalla vaa raria
cemanear. Se4 neque hoc (ansfacir rar quia pocias, te$0ppolica udo (ehibsc ,
quod plus ad vnioazin , feü vattaté ceqaiicac, quá. ali viazn , 6 malacuduen,,
vadé. hono , & : uas (imobeicer p'aca dcaas tu^, etiam^ hibeaa: vaitatein
Zencricà s. & vaitas velat perfe&io ». & (iaplicitep: boaa pcocedic
ex incezra caia. y diuitig. aucem, & mlitudo jue vecgitad mnalü,. pont tex
quocua jue defedtu , ci : 3c noa ett verum in coactetis- accidée! libus , quz
plurifican:ur tiae I forinz : Quod (i dicat ia (abiticialibus (aaé priacigi ' hoc a.cít,g» quzcicur,cucfola
vaitas for-- mz oos a4 —— Mesi P talibus , & aon fola pluralitas eiufdé a;
plucalitacé,cur que conctecü (ubltancile. term:aare polit caa veritate a uü.
vaititis ftace (appo ticorid glucali auté adic&au a plucai «acis (tàce te
(appo(ici cu a ola. malticadiae formas, I:a que prz:tibit. dicere cation bod
gm! fcciminis, cuc ex E IM tiale dstecminari ab. ad edito vnitaus fiuc
vltecioci dzpendentia ad luppalita,, — — non (ic ab adiectiuo. matita Timis;, «
ey quia vaitas.pecciaec ad aatara nm - 3 ad (upoo ica, haec .a.ia nataca vai P
tur, aacucain illis maluplicatarsqda; —— etiain catione adie&tiuü mulcicu
dinis tele E buicuc concreco aatucz ,vc C1pponirpet- - , (oailiec,Adie&t 4d
vecó vaicaasvctup. ponic limplicuer; & ids dixit Porph. luces h »niges.
coa? nacurzs dicivaum. 2 niaé ; à.az igicur eit, quod cócterum fubitàciale
decec ninici po:ett ab adie Ciao vgitaus p^;elc:n dead» ab vlceciori d :pend
:ncia euis ad (uppofiid nan vec ab. adiit: 10 0 ilcicu dins quia (ubhoc, ;
adic&cio peeiecoimn refpicic (üppolisas. —— | 103. Szdd.ces, fi à
ek,ecgoPatety & Fias iaxliatots po:eru 1. dici d 10 foi E ix ratoccs s quis
c(ü. cogcecü i at epamad (appo icm » 44m JJ 10 fü paticay que (piranz. íg«acg
indo c [equzat.a m, quialieécex ex parte, qua — — coacec ai 409a iitu n v. pa
dent dici c (pitatoccsycain za ex alio capice, jai 9 .VI.Depiiné-f erf
amecacciden.eti.1T. dnfeimmcearate nat n4 fl iai natcac- pendentian. terminj 11
0.c18/5 ad.cQu- ui, quia eft lubtiant; tum; à vs pirati- qa tantum vna c(t in
lairc;& F l;o.vt do ct 1 heologus ,' ideb «un. veritate non potefl
iufciparecflectun. torn.le adie- Gui nomcralis ; b) cuccx alio capice Pa- ter,
etiamfi babeat «uo punc:p:- produ. &iua, non potcft dic; duo prod« étrcs,
quia et(i adit pluralitas formae » dccft ta- amen pluralitas: füppotiiocum.,
& haec eft gatio, cur ad pluraliratem concr.toi um accidentalium , &
adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicétorum ,& ad piura- liratem
tubftanaaliuai vtrag; tequiritur uia ibi [olim fubie&um tcrmunat de, é I
adic& ui numcralis , cum adie- €tiuum nullo m«cdo tern.inare queat , hic
veró duo forma nen; pé , & luppofitum, hocvictmaié ,illa non vitimaté. /(
Tera atguit. Arriaga cit. veritatem predicationum, & n ultiplicationem ter
aninorum «oncretorum, ncn ex formali fignificato eorum auc ndi dcberesied ex €0
, qj importe tori rcélo , & hac róne ait ccrcrcta accidentalia vnitaté
lume- ze,& muluplic: enm ex parte [abiti precisé,quod im; port«nc in rcQ'o,
non cx parte Wa pis, ean llam fignificent de formali,cum ergo «oncreta
fübflantialia ex nacura, & lubfifl entia dicant in rc &to naturany
& in cbliquo fubiificuam , (e- quu ntcctlarió €x pra dicta resula , cp in
cocé fuppofito dug lublitierent na- aura s v. g.humaniates,ulud dici deberet
phucshomincs qu'a plures nauiras ime yorterct in rcéto, Et num.62. av fal. m
lie rcculam à robis traa;tani quod no- mira non:cralia coniun&a cócrcts
fub- ftant iuis muluplicant formalcg& mate- riale; quia non.cn pe»foma cft
concrcium fubflanuud , & tbinomenpumerale 1lli adiundt à r6 mulujJicat
formale) X ma« teriale illus ignificatü,aliàs dü dicuntur tres diuina perjom« ,
t multiplicatetür Aininitas, Qcll materiale illi? iignificati. 104. l:
efy«ócrceta accidentalia nume- rariad numerationcm fübiectorü pici- /:88 , quia
ipía (cla fübie&a verm;nant dc- pendentiam adicétiui nümeralis , & hac
tit ratio propria; & à priori , & quia in concretis (ubftantialibus tàm
forma,quá (uppofitü terminát, idco ad coi requie zitur multiplicauor € vtriufq;
muluplica tio. Neq; «x hac regula fcquitur cá dici- mus tres diuina per/one,€t
diuiniatem .mulcplicari debere , quia cum ly dium ncmen fit adicétuum , nequit
tci minare dcpendentiam adieiui numeralis ; fed terminatuf ad nomen pe» fora ,
cuius ti- gnificatum, nimirum fobiftenuá multi- plicat hegula veià ab ipfo tradita, vel non cft ad
rem, vcl pronob/$ contra ip- fum concludit, quod fi in codem fuppotà to Plotes
fubisfic: rét nature;illud dici de- beret vnus homo, & non plurcs,quia có-
erctum quoque fubítantiale , ficut acci- dentales pai tg per loppofirum in re-
&o , nam homo cfl habens homanitas- iem, ficut album eft babens albedinem.
DISPVTATIO TERTIA De Ente rationis , eo fecundis Intemionibus - Lan? ad
Metapbyficam [pe&at tra& ave de ente vationis perredu-- ionem ad.
ens$realesy quod eft proprtum eins obiectum 5 vfus tae men apud multos
snualuit, vt ifle iratiatus Logice demandeturs, ph € quidcm rationabiliter tum
quia cognitio entiszationiss? fe- "Progme«ium quia adbuc mogis de eruit
Logica ab. Arifl hr | -cupdarum intentionum valdé injeruit Logtce im fe ,»t
pord p 2] muli um. 1sat direti ionem: op ji nationibus rationis melius
dinifionibus, € argumentationibus , vt «onflate x die eratiomum iuicllefi Ws. »
ves n. percipiuntur ,7 cómodiws TE Uo Difm.IL. Dente vátioirt ^ 1^ Tub terminis
fecundarum intentionum eft inflitutay wt niagis patebit ex dicendis bis igitur
de cau[is communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , cr fecundis
intentionibus: / QYvVEASTIO IL 4n detur Ens rationis , C quale effe babeat 73
Omineentis rarionis || intora fua latitudi- ne intelligitur, quic- | quid habet
effe ali- quo modo dependé- "terà ratione ; quod ^ quidé potcft tripli-
citer contupgere , vt docent Formaliftg nollri art: 1. Formalit;
&-colligiur ex Scoto 4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó
effe&iue, feu caufalicer , quia nimirü per verum,& phyíicum influxum
&aüfatur, & producitur ab intelle&usqua les (unt atus intelligendi;
qui effi ciütur àb co . Sccundo (übie&tiui , quia (obie- €t ur, &
recipitur in intellcétu , eique adbzrct, quales funt ijdem actus denn fant
u$,& orones habitus rege quate- srecipiuntur in intelicétu, eique tan- Quam
fiubicdó adherent. Terr;ó obie- ué , quia obijcitur inteHeótui; fcu. ab
iótelle&ü cognofcitr, qualia sit omnia , qu£ ab iatcl MS » Vt fics adh
iciter in hoc vltimo fenfu porci "y ui nderc' in'(uo cfTeà ratione , vel
ità qued babe: et illad cffe , ctiamfr intellcétui-nón ob'jcerctue y vt ienis,qui
eft calidus; licét à nob:s nó co- no(ceretur,vt calidus ; velità quod non rez
illud eile ; nifi obijcerctus intel: * lectuisfed intantum illud babet, inquan-
tum ab iptclic£turcognofcitur, cuius co-, gnitionc ccífüme ftatim edanetcicy vt
An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi quatenus rali modo apprehenditur
ab in- tellc&u; & hoc cft illud ens.rationis, dicitor babere efie
tantum obie&iué in intelle&u ; qued dicitor.ens fi&ium à ra- tionc;
& de quo queritur in przfenti, an dtbeat admitti,quo ctiam admiffo dubi-
tatur deindé quale effe (it ci tribuédum . 7$ Circa primam qualiti partem entia
tationis; ac teundas jnccnuones yidéuur. negiffe Mayroriquodlib.7. Ioann. Gan.
dau.lib.2. Mer.in fine, & lib. 4.3.6. licer non fibi cohftet 6. Mct.'q. 5.
Bernardiis quidam Mirandulanus in expolir. przdi- xam.& Vallefius controu.
10. Phyticae, Oppofita tamen fententia e(t communis omnium feníus,qui
admittunt, & paffim fupponant cotia rationis ; fed adhuc nom omnes
conueniunt in altera quz fiti pare te,qualenam effe fit eis tribuendü ; dam
enim quibufdá entibus rationis tau- tum deferant , vt eis concedant effc for-
male,& act&ale antecedenter ad omncm operationem intelle&us,
iraloquitur Me dina 3.p.q;3 f«art. 5. dub. 1. ad 1,de illis entibus racienis ,
que habent fundamen- tumin rcbus, & Fonfeca 4; Met. c. 2. q. 7: (ec. 9.
& li; g.c.1$-q4 feci. de illis rc- lationibus qua ex denominatio fültare
videntur , vt fuiit relatióncs Creatoris , prioris ; & po- füerioris , ac
aha confimiies 5 Alij veró etfi fateantur; orne ens rationis quaptá ad exiftentiam
abintelle&u prorfus pene dere; adbuc tamen aferunt habere (aam 'eflentiam
independenter ab eius opcra tione , fccuridü qnam rcuera dicitur pof. fibile
effe'in intelle&u, ticut ens reale. » pcr fuam effentiam dicitur. poffibile
cffe cxtrá intelle&um ; Alij demum ftatnunt ens rationis penitus ab
intelle&u depen- dens quoad omnc (uum effe, non folum cxiftentias,led etiam
effentia . 15 Dicendücft pto refolmione quafi ti quoad vtráque parté éns
ratioris orri- ninó concedendum efié , nó tamen in. co. feniu,vtante acr
aliquod cf- fc formale , & a&ualc habeat , fcd ita gj emnc fuum effe
a&tuale accipiat à ratio nc.Conclufio quoad primam partcm eft communis
Gracorum , Arabum; & La- tnorum, vt teflarur Carrarius de primig
princip.vniuer(. Log.lec.7. nam Auicen, 1.lug Met.cap.2. & 3. Aucrrocs 4.
Met. cóm.2.& in Epitom.Log.cap. vlt. docét logicam efle de fecundis
intentionibus: , boc idem allrit Anonim jn b prs alij paffim, xta - fufficere |
.& Porphytius in lib. peedicam.in- og.3. & lubícribunt Latini famofio- res
D. Thom. Scot; &gid.A lbert.Alé (is , quód (ola Antiquitas fufficere poteft
ad oftendendà huius co- clufionis veritatem; hanc Suarcz proba» re conatut
difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Acift.teitimonijs, quz ad rem non facc- re
oftendit P.Faber 4. Mct. difp. 4. c. 1. fed Ari(t.pro hac ftare (ententia
manife« fté demonftrat famo(a illa iun - in anima, & extra anim, quá fzp:us
ipfe tradidit, prafertim veró C Metin fine, X lib. 1 1.(um 3.c. 2. vhi p ens in
anima ex- xofitorcs intclligüt ens ronis ; przcipud tus in-1 .d. 36, q.vn.
F.fEt Mayr. ipfe nó abfoluté negat entia rOnis, fed un di- fputádi gratia, vt
jp:elttat in fine quol.é. - 4 Probatur ctia ratione malcipliciter; Tum quia
multa (z pe cogitamus , ac ti e(lent,qua tamen ncc fuat, ncc cfle pof funr, yt patet
de Chymera, Hiccoceruo, fimilibus,ecgo cum aliud etie non ha-. cantjquam
cogitari, & tamdiu finr;quá. diu cogitantur , veré (unt entia rationis, .
Tüquia cüintclic&us concipit negatio- nes,priuationcs, ac exttifi(ccas
denoma-. nationcs,eas vtique concipacad mo eat cü enira cius Trpo adzqua- tum
(iot ens reale , nibil concipere pot y, nifi ad modum veri eocis., vndc
tenebra, inaere, cacitatemn 9culo concipit per modü.qüarundam formarum luc ac
po tentis vifiug contrariatum, hoc aute eft efformare cns rauionis, Tum etiam
quia experimur aJiquos actus, quorüi obicéta non (vent à parte rci,vt cum.cquum
ratio- na|em concipupus , & Angelum.sorpo-. um, naro harc obiecta, equus.
seti eun rational AC anaclus €um corporco,,nó funt à patte rei ,necef. fc potias
fetaneré ctt etdunc i intelic&u fingenic cquuairationalem,&. apngclum
corporcuia. Tutn.denique quia * toc Arii. Logica plena eft his rctminis sies
ubiseiums prx dicatum» » vnucifale, S bmulibus , qua. ATGUORMS.;. . 0 2005
ndent negantes entia rationis; s equum r. onalcm.a , & milia gonci- /
DuefkE cn dein ojo Plon? pit , non vti jue pettalem actum. € oaci-- pere quid
m; & ápparens , quod di- catut ens iationis, fed concipit vstam, &c:
realé rationalitaté;vera & rcalé corporei tatem , quam in alis rebus
coznofcit ; &' eas incentionaliter conne&it cum equo , &
angelo,atque idcó* nunquam dari tale: ens racionis , quod cx parte obic&ti
actui. fingenti corcefpoundear.Sed haoc folurio- né opcimé confutat Atriaga
difp.6. Met. fec.1.nu. 10. nam quando intelicétus affe! rote ex rationalé ,
angelum corporcü],: plaoé non pradicat rationalitatem , quae conuenire (olet
indiuiduis humana na- turz,ncquc corporeitatem conacaienté& rebus
materialibus ; (ed aliam con(imilé, : quam fupra numcrum.catum , quz (urié
poffibiles, fingit iatellc&us, ticut (i Tho miftatcnens (ub fpecie
Gabriclis vnicü tantum índiuiduum cfífc po (fibile, conci- et vltra iitud adhuc
aliud c(Te poffibi- »tünc vtiq; hoc aliud,quod conciperet , non cítet
indiuiduum ip(um Gabrielis fed aliad fi&um; & repugnans in eius s&«
tentía , itaigitur in propofito cua alis. rationalitasdi(tin&aab omnibus
ratio | humanorum indiuiduorum y illistamen con(imilis; non fit rcalis,fed
fi&a , & chymerica ,. quastdo.concipitue equus rationalis, &angclus
corporeus, ve. ré eflicitur ens fdtionis .. Accedit , quad: etiam admifTa ea
folucione adhac no eui tatuc cris rationis, licét enimrarionalitas: equo
applicata effer realis, adhuc vnio rationalítatis cum equo eflct omninó fi«
&a,& rauonis. Quod (i intlcs intellectis illis extremis ctiumapplicare
veram. vmà nem; quas ince alias fes experituc «Non adhuc eu:tatuc.ens cele quia
(alti applicatio ilia obi "plius yaipnis etit rationis, & ficta quia
applicatur re« bus inudibilibus.:: «3. idtrtana 5$: Quo etiam ad alteram patte;
cons. clufio cft. communis y.& eft pra(cntiay Scoti quol. 3; A. vbi docet
.cns mci rms: habere iptaséisé heroe) lecka.co Mie derante'in I.d.56. q«và- F.
S4 G, ape? : pellat illud ens ià anima, v jin Lern animam un Jn cífe:
actualijquàm in elfe po(Tiüilis tam qup ad eiie cxiteatic quàm cflentis ja
quodé : omnem proríütteilitatew , & exi(ten-- tiz,& cflentiz, &
1&a1lem, & poffibilé negat Door enti racionis, & ei dama. Xa:
tribuit e(fe obic&tiuum, sin quid , & - diminucam,quod aon hibecur,ni(i
beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.4. t, art.1.diferté docet
pause ha berc eife a&uale,& formle,nifi cum ia. tcliiguntuc;&
mauifefté deducitur ex p fo concejxu entis rationis, id enim incel- ligimus per
ens rationis , quod omninà contradiftinguitur ab ente reali ergo nal lum effe
formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us , nam (i aliquod tale
ha - bereuprofe&o ab ente reali nó effet pror Pire tg Pet quod excluditur
inz re(pon(io , & aliorum dicentiü bancrationem folum concludere , quod €ns
rationis in a&u perfedto, X comple- €o pendet ab opere tatelle&us ,
quod tá prazcedere poteft in a&u imperfedko , & incompleto. Exploditur
hec folttio;quía fi aliquam realem actualitatem, quaatá - wis imperfe&tam
antecedenter ad. opus intelle&us haberet ens rationis, (ané noa e(fct ab
ente reali vadequaque diftin&tü, ncc propcié effet ens cationis, quod ideà
dicitur rationis , quia mullo modo poteft effc in adtu,nifi pec opus
intelle&us .. Ec hzctatio nedum p. de efc cxiften- tiz (vt nonaulli
re(pond&) (cd ét de cífc. effcatiz ; tum quia exiftentia proportio- natur
csétiz,vt eius, vade ex cà- ditione cxiftentia arguimus c(fentiz: có- ditionem
à pofteriari , ergo (i exiftentia entis rationis prorfus ab iatelle& pea-
dcoidé dc e(sétia dicendi eric; & proc- füs itcacionabile e(t alicui a(lignacc
cf- 'ntiam realé inde cxiftenciá ratio - nis; tá quia exti aliud non e(t, quam
ipüus c(fentis a& 1alicas , ergo fi entía. rationis hibent exiftenciá folu
ab incel- lc&u,idé crit de edeatia diceadà; Tà cà- dem, quia hzc ip(a
ctteffentia enis ca- tiodis, quod ncc fit , nec e(Te poffit ciccà eperacioaem
intellectus, & hacde cau fa dicitut ens racioais , im3 (i hiberer e(-
fenciam cealem, iam quiddicariue , & foc malitec eas ceale (orzc, X aon
rationis. ,$ la oppoetitum obijcitur Primo pro. Vio ca: ;atiogis adinittiad
debzrc, Tà Difp. HL. De Entebatiinte ión 0] quia ulla potet illius aifigazri
c30( 25 hzc .n. prz(ertim deberet effe. intelle. Gusyt hic eft cauía realis ,
& caufat ase« dia a&:0ae reili,ac proindé cffedtü (em« per
actiagitrealem . Tum 1.quod eft im- poffibile, aon poteft concipi, ncc mente
tatelligi,quia intelligi (equituc effe, & (o lumens reale et obiectum
adzquatum intelle&us , (ed ens rationis et impoffi- bile realiter,etgo
etiam menraliter. Tá 3 implicat obie& um in intelle&u , quod noa ptius
fit intelligibile , quàm iarelle- &um, quia quod intelligirur in a&a
fe- cundo, fané (upponitur intelligi bile ine a&u primo ', at cale foretens
ratioüis ex di&is, i daretur, Tum 4. implicat dicere illud hibereeffe
proprium , quod tátam fingitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- fe poffir,
quia quod tantum fing itur,aec cít,nec datar. Tum 5. (i a&ui af cmandi
angelum cfe corporeum nderet ex patte obicái vnia fi&s, effet aus ve
rus,quia afficmaret , quod veré daretur ,' nam inter angelum, & corporeum
datur vnio fi&i , ergo vt fic fal(us , deber inter ea concipi vno realis.
Tam 6, no poteft. daci medid inter ens reale, & puri nihil, —
conttradi&orià opponuntur , (ed & atetur eris racionis, inter illa duo
media- rctuon .ni. cffet ens reale, vc patet, neque puram as Js. Pes eec
intelle&1m . Tám deniqae quia ho» De Aperiri videtur toe dtap , vel faltim
vcilitas ad res veras declarandis , & do&rinas capiendas; ecgo &c.
7 Refp. perfe&kim hacá difficultarum folutionem pendere ex dicendis, quantü
ad MM petit, ad r.dicédum eft in. telle& im eife" cau(am efficientem
entis ratióais,noa tatien propcié;& in rigore di&im qus .(.vecé, &
phytice iafl aat ia cife& 1m, (icu: .n. enscationis non habet effc vecü,
& ceale , ità etiam nequit effe cif :& 15 cau(z vec, & realiter
inllaétis , nec ab intelle& 1 pendere pec realem , & phyficam
a&ione, fed (icut eft casfecua- dim quid, & veluti vmbca,&
timilitado entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur fie« ri,& produci, vt
Scot.docuit 1.d.36.q. vn.& 2.d.t. q. 1. & fulias explicabitut infrà. d
z.ncgatar affumpcum , bos ia NR * . : EAS CUNEP T £z wt Quaft: Le detur
ensvarionis: 255. 0o gsíehabet intelligibileequam poflibi- refle&itut
attingendo illam vaion em am omne poffibile eft intelligibile,. vc fi&am,
iP ille verus cít. écontra, cumpoffitintelle&us in- ^^ Ad é.negatur minor,
nà vt docet Do-- geros& cogitare,
quod nec eft , nec e(le«. Gor quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- poteit; ex «o
autcm quod cns reale lit. tur in rigore pro co» quod veré, & pro- dsequatum
intellectus obicótum , collis; prié cft. i. realiter »vel faltim fic exittcre
ons rationis non e(ie perfe. poteft, & nihil,prout opponitur enti: hoc uté
intelligibile, fedtantüm in. modo fumpto, & fic ensrationis eft pa- "Tute
, quatenus nequit intelligi, rum nihil;quia nec realiter eft neque. fic. iad
modum ipt i Le & hzc. c(fepotcít;vel nomen entis fumitur ma- eft propria
ciusintelligibilitas ,vrinfrà | gis ample pro co , quod cft vcl inre, vel
dicemus. Ad 5. verum eft formaliter, & — faltim in apprchenfionc;nihil
vero; prout . a&tualiter ens rationis non prius habere; opponitur enti
inifla amplitudine, & in | lc intell le quam intelle&um; vt . hoc (eníu
ens rationis noct purü nihil ^. notat Scot. d, tq. art. 2.G. quemfe- |
fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur quuntur Cun .ns ic 5 fed hoc non di. ens
proprié,& in rigore, & nihil (umitur : . .. €irur, quia abíolucé
loquendo nullo mo." amplé pro co;quod negat quodcunque ef;
dolitcognofcibile , antequam cogno- . fejiué in re, fiué in apprchenfionc,&
ic o fear, nec poffit actus (ccundus vllo. ens rationis cft medii inter ens ,
& purü. .. modo à primo diícerni, quia faltim vir- — nihilquia ex vna parte
non cft ens rcales ialiter in fais cau(is pot dici prius in- — ex alia nos
caret quocunque effe ; quia bile,quam intellectuoy, imo ctiam — habet cffe
faltimin intelle&u ; hinc tamé: inaliquo fenfu formaliter,&
a&tuali«; non fequitur effe medium inter contra» hoc dicitur ad denotandum;
9. di&oria quia ens reale , & nihi! hoc tet- - in fe
cognofcibile.i[ecun-; tiomodo fumptum non contradicunt, vt: le&
actualesquam..— bené notat Amic-tra&t.3.q. 2. dub. j.
ab: " inofci elt de — initio . Ad 7.neceffitas, Salario vdlükim iden
mendciesnotio inpefedo cóc lo potentia non an ene . dimodo, (pé .n. nequit
intelle&us nos: ... a&um, quaratione in Deo potentia ad; (ter concipere
res,vt infe funt, & ità có«. . «xiftendum non abfolute dicitur prace- .
cipit cas per comparationé adaliud, fin-- * .—. dere aGium exiftendi; quomodo
autem — gitque relationem rationis,vbi r& veraza 1 fakim virtualiter in fuiscaufispoflitdici
/ nonc(t, diftinctionem, vbi nó reperitur, etiam, & inaliquo fenfu
formaliter & — iuuant noftrum imperfc&um iutelligen- : |. aéualiicr mox
dicemus , quz veró con- — di modum , vx bené difcurrit Smiling. ' TN Miidcbici
Poncius difp. 1. Log. q. 1« tract.3.de
Dco vnodi(p.2. n. 175. —. «oncudit de các fimpliciter, quod eft. alteram
coaclu(ionis partem,probando , proprium entiumrcaliü, non dee(icfe« — vel
omnia, vel (altim aliqua entia ratio- idum quid,diminuto, & abufiuo. Ad —
ríis a&u dari citrà operatione inielledtus, aliqui magaificiunt ; vt notat
Tum uia nullo operante iptelle&u dan-: —.- Arriaga cit. rcdargutionem
inuoluit, ná J turá parte rei caciras in oculo , privatio", 'inante
concedit illi a&ui vnio- — in materia; parits viíus, L'euscrcator X^. £ ncm
fictam corrcipondere,quamdeindé — fimilia;qua profe&o quidpiam reale
poe" E negat in coníe.jüente ; vndé ibibené re-.— fiiuum poo important,
(«d rations. T* torquetargumentum;correfpondetigi- —2.quia entia rauonis prius
babét e(l ine tar illi aéui vnio ficta, (ed quia fingiur, | telhgibilequàm
intel ctum, & prius ef- Ad & cócipitor, ac li rcalis edet, idco actus —
(e po(fibile, quam ad&iuale, nàam antc.juà: : eit talfus, quáde vero
jnteliedtus denuó — ad modum cuui VapcipantUr ped196- fic cócipi,& vernm
eft dicerc antc ope- - zationé intellectus ens rationis effe pof- .
fibile,& poffe per cum beri, Tom 3-ens raticnis cft prius cognitiene
if'a,pcer quá €ognofcitur, ergo nonhabcet eife folum : qu.tcnus cogn. fcitar,
Proba. atium- pt ex Arifl. 1,de Anima 3«vbi ajt obie- €um efle pr:us adu
imipfam tendente ; ac ei'am ratione; juia quelibet potentia «cgoiv ua foppon:t
obiectum, in qued fe Taur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus
fupponit coloremnon veró illum ef- ficit videndo. Tum 4.ens rationis dcbct cíic
al'cubi fubie&riué ; cum non tit (nb- flantia per fc fubhiftens,fcd nó cft
fubie- €liu£ :n intcke£ti, cum in co lit tantum Obicétiué , ergo fubic&iué
erit jn rebus ipfis,de quibus pradicatur ; quod etiam tus inhinuaust q.- 9.
przdicab. & in 4. d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum $.dà- tur
propofitiones effentiales dc ente ra- iionis atepna veritabis ex parte obice »
n6 minus d de ente rcali crgo ficut inen. 1€ reali arguunt efientià realé,in
qna funr datur ralis veritas pracifaexiftentia, ita & in cnte rationis . Tü
tandé fi efe entis. rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poteris dari
gradus genericus fine fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in
communi, & non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem
ratio- nc porzerit dari fübicétum fine paffione. E efp. ad 1. negando enumcrata
ibi entia racionisformaliter , quauis ,&. «nua realianó (int, nó protinus
infcren- dü cfl effc eniia rauionis , fed effe nega» tioncs,X.pruariones
rcalcs., vt süt venc- brz,& cceitas ex Do&tore 1.d.23- q.vn. . «l
denominauones rcales exuinfccas y wt Dcum cffc Creatorem y pariciem vi- fum,;rt
docct idem 1.d. 30.q.2.nbi in cal. c optimé notat , quod quando aliquam, necat
oncm, & denominationé dic: aus 'elic rcalem tunc realitas determinat rá- wm
cempofitionem,X cnc nibifaliud 1ft; quam illud, quod vc;é etl , & irafe ha
Bet à paric re) , non autcm prz dicatum quia e(i« &rcatorem nih 1 Dco
tcalitatis addit dc nouo. , ficut nec cfe vifam pa- ficti. Ad 2.entim rationis
, antequam in- ganiurjnà funi intelligibilia forga- Difp. II. Di Enterátióniez
liter , fed tantum virtualiter , ad hoc antt non eft neceffariüsquod prz.cedant
intelle&us si aliquod e(fe propri cd fufficit, fi in rc przcedar E
qualecunque ilkud fit& in intelle&u po- tentia & virtus
inteliigendi ; vnde quód ens rónis tit poffibilequód poffit fieri &c
inelligi, hoc totü verificatar ad potentiam inteiletiuam , (cu ad ope- rationé
poffibilem illius, quare cfle intel ligibiletn entibus rationis nó cft aliquod
intrin'ecü, vc in entibus rcalibus;fcd po- tius cft mera denominatio extrinfeca
à: potétia intellectiwa Pape vr onem qua nó funt, ncc cffe pofsüt ; concipere
ad mcdü entis poteft. Ad 3. negatur af- fumptum;auótoritas vcró Arift, &
ratios ad illud probandáradducz valent tátuav de obiecto ASARAY S757 asa ducere
in potentia (üi fpeciem aar fam,& cum ca expre(fam , non autem de: fimplici
terminatiuoyquale eft ens ónisy— Per em Doétintinuat 4. d. 1.q.1. fub Sy &
magis infra explicabitur ; vel clarius: pore inreliedtus rem daplicitcrcoguo«
oe d rig cit, bseniz ac eft, cum rimo modo cogonoícittunc vtique pre faorcic
obiectum M oicop fecundo modo , tunc cfficit obiectü (ui. & nullo modo mm
quia:tale obie-- bii dic Mie HEE RN c, erubuit mnielle&os yita ves
cognofcity dum cflicit ens rationis nam illnd'cffor— mavcognofcendo rcm aliter
a6 fic, & quidem: toties intelle&us- pera&tum fuür fibi cficit
obiectum » quoties fallitur iudicando eflc id , quod re vera non cft, ys ipla
expekientia docet . 49: Ad 4. ncgatur maior, fi .n. ens ra« tions cílet vcre
inaliquo fubieótiué;tüc cflet vcrumaccidens , & per confequcns. ens
reale,fcd tantü cft obictiue in intel. lcu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian-
uasquia hac realiter eft, & fobfi ftir po- tcft tamcn concipi » vt per fc
fübüftcns y & ad modum fubflantiz , poteft & con- cipi, veinalique-
(übieQ;ué exiflcns ad, inflar accidentis,& ita cfl; quando ab in-
tclic&u pradicatur de rcbus ipíis, vt cüb d:cimus animal effc genus, in hac
enims & limilibus przdicationibus pradicau non ord.né CNWgtv rm T | k: visi
Ribicasin fe; fed vt cognito, — &italocutust cit. cum 1nquit P e gepe
fübie&iué in rcbus 3; s. Ad $. negatur veritatem propolti- dbnidd id
entibus realibus fumdari in ali- qno effe effentiz resa&tualiter ha- beant
arite effe exiftentiz ; (ed fundatar itico,qüod ipfa effentia rei fit
poffibilis, vt onatur in effe exiftenuz , & eí- ftàtiz; vt ]até dócet
$Cor.1.d 736. q.- yn. potius ergo diceiidum eft, quód ficut ve-' fitates entium
realium fpndantuc (uper ' poffibilitates eoruxti,vt atu finit, & actu
ponátor in ee extra intelle&um, co quia iftz propófitioues catenus vera
sát;qua-' terius ab omni d&uali exiftentia pra(cime- darit,ita etiam
veritas propofit. oni eísé- rialimm de entibus rations. fundatur in €ó,quod
ipfa effentia estis racionis pof- — fit, vt a&u fit , & aQu ponatur in
ife per intem, Ad é«concedirur fe-: qüéla,Gcnt n. obie&tiué cogitari poteft
matura vniuerfalisabftrá&ta: à fingulati-- pc nathra: ca à [peciebus, ita.»
.. fitti poteft eris rátionishn commun i non: . fa&o iu parrietlati , enis
rationis fubies One dat bd Mi ip av lind: d ebiehieIn i i feroces drm»; /&
obie&iue: Dicesetgo inter gradum: gencricitm,& fpecificum, fubiettum ;
& : páffione' in entibüs rationis dabitur fuo : modo'diftinctio tcalis.
Negatür cónféq:c quía heécpoffit vem gradus: generi." . &ns'aon
cogirato (pecifico,S& fabie&rím" mon cogitata: ar práci (iue
tamen: itari nequit diuifiud, qhod requirere- : 3 icad ditur riotiem realé.
Accedit, quia. hárü iaténtionüm efle cófiflirincegno- fti Nontepusnare vnam
actu effe tineal- terh in ipfo intelle&u cognofcente anam: connetioharum
intentionum fon atté- ^ ditür quóad cxiftentiam actualem;ita o vna (equatut'ad
aliam in effe , eum cic non conucüiar eispet cobfecutionem. ,. fed per
cognitionem:connexio igitur at- téditur in cisratione fundamét quate mus
fandamétum ita fundat vnam, quod: ax viillius petit etiam fundare aliam... 43 [
iba * Logica d EN oU X7 E Saal. T. en detér cns vatiopis: QV.ESTIO
SECVNDA:" Quid fit formaliter ens rationis , C in quo eius efientia
con[iflat.- " II Vamuis vt ronct Do&tor4:d. 1 q. 2.1. ens rationis
proprie de- finiti nón potlit reftringendo defraitioné* ad'quid proprié
dr&um extra animam, ta men quia dcfiniri poteft eo modo; quo: definitio
exprimit vnum conceptum per fe in intclle&u , fiue conceptus ille fic rei
extra, liuc tónis, idco in lioc fenío queri. tur in przíenti ; quid fit ens
rationis, &' am eiusdefinitio ; & licét comunis tétia ens rat ionis
admittens concedat: illud 'nullü habete effe extra animam ; &
füb'e&iaü,(ed tátà in anima, & obiectis aum,vr ex praced.quatt.
liquet;adhuc tfi* difciepant authores in explicando , quid: fit illud, quod
habet eile tanti obieétiue". in intellectu, & folum tandiu eft ,
quádiu' con(ideratar , quod eft proprii efie entis: ratiónisqua in ré plures
cxiá topinionesy que przíérrim ad quatuor reducantur ,** -"Ptimà fatis
famofa conítituit formializ tatém enri$ rátionis in dénominatione ei*
ttinfetayquam aliqui fine vllatimiratione: amplc&entcsaffirmant — deno:
miinátionem extrinfecam à-quacü " Ouenientéeffe ens ratíóuis; vnde iuxta'
dicendi--módü non' fotum dehomi-' nati, qua res detomisiatàr coguita; fed"
ctiá ea,qua denominatur volitá, vifa Gc. ' imb qüátés infenfibilis vt columna,
di- * citur dextta, velHini (trà ex warió-animalle* fivu', & fimiles funt
formaliter. éntià rae tionís;ita fenfiffe videtur Fofeca $- Met, c.p4].6.le Gr
3:& Vafq.t.p.difpitors nis," & pi 2-difp. 95- C. 10. Vbi
denominatióné* extrinfecam inquic eflé-aliquid" ratiónis, ' Aj veró
eiufdem fentcriti d Auttoresear coát&ant: ad folam demomitnatiotem fU.
obicctüm deriuádtam ab à rquálms* cft denominatio cogniti, &
intelle&ti;ità- Durand. 1.d.19; q.$. n. 7. Soto qus vie" oer et
Didac.à: ifp. 3; Logq 1: Alij mü Recentiores adhne eandem (cntentiát
scoarótafitcs-dixerunt notromnem: denominationé excrinfecám^ab atu in--
selleiusproneniérem appellandi Ve 2 " 188 ^ Difjst. 1T. pluralitaté ex
parte (üb:e&i,vndé (i ea« dem albedo eílet im pluribus. fübie&is
abíóluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fiplurcs albedioes forent in
eodem fubiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità intcr alios docet Scot.3.d.
6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi
(olet, quiacüi nomen adie & uvm dicat formam per modum adra- «ntis
sübic&o , maxime determinatur r ipfutn (obicétum,quod magis,& pro-
Fündius declarans Do&or 1.d.12.4. 1.$. inxid quefiionem ifiam ait, quod
nomé Adiectiuum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum, cui adiacet, &
non alterum adicGtiuüm quia folum fübftantiuum na- ttim eft termrmare
depédenuam adic&i- €i , non autem adic&tiuum , nifi fubítan- tiuc
(umatur , cam autem accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi
fübictto,quod afficit; fequitur, quod ter- tnirins numcralis duostria, (cx
&c.tribuit effcGum formalem numerationis iubftà tiuó,ad quod
rerminaturnó'adic&riuo vt poté impotentiad tertninandàá. eius dc» ndentià,
vr dé fi vna albedo efict in tri bus (uübic&tis,tria alba dicerentur, quia
tà tiomcn nutmictale rias quamalbi cunt adicé&tiaa ,& idt anibo
teriminantur ad tercom,.f. ad fübicétam, & illi ccibuunt fuum
cffeéumtormalem ; gp cü in calu fic criplex uia etiam erunt aiba de nigore f
isjqua ctiam rationoyfi plurcs pcr- fore diuirg candem aítumerent hamani- tatcm
dicecemur plures hbumanati , & 1m- carnati :é contra veró fi plurcs
albedines cficnt in codem fubicé&to vnum duntaxat diccictur album, ficut dc
£icto vnus ha» bens multas (cicntias €f vnos (cicns y ait ipcéor quol.cit.
& (i vna períona diuina plures atiuméret humanitates , dicerc- tur vrias
dumta xat bumanatus,vnus incar ^ nauis,noo plurcs.qua. do&tina cón:mu-
nisc(tomnibus Scouflis, & probatur à Molin.t.p.q.36-art.4.diíp.2.
Catil.lib.r. Introduct.ttaGt.1 «c. 5.& multis alijs 98 De cocretis vero
fübflacialibus,& fubflantiuis cfl maior difficultas, & qui- dem aliqui
totum oppotitum docét cius, quod dc accidentalibus, & adicétiuis di-
€cbamaus, volunt n, ynitatem corum ; & N - n. 3 ; " , DePodus; ^ 5 00
pluralitatem ex parte formte fumi debe2 reob eandem rationem ,quia cum nomé
fubftantiaum d:cat formam ad modum per fe ftanus, maximé determinatur adic . Guum namcrale pet ip(an formam , vn dé ficadem diuina
pcríona plures affu- meret humanitates , dici deberet: plures homines tà
Vafquez 1. p. difp. 1 $5. c. LI & alij quáplures, quae videtuc fuifie opte
nio Doctotis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné illus quefiti,an :lla per(oaa dici deberet
plures,vcl vnus bomo, remittit ad ca, jua dixerat de pluricate , & vaitate
concreti in 1.d. 12.4. t. ex regula aüté ibi iadira —- de termino numerait ,
quod séper tribuit effc&um formalé /11i,quod terminat eius dependeptiam ,
manf-fté deduc itur , ge. ad n.attiplicationem con: reti fübftantias lis
(ufficit fola form: pluralitas quia hec elt apta terminare dependentiam termi.
ni numeralis;qua ratione omnes feré Sco uftz veteres Lichet. Batgius, Baitolius
, & alij, concedüt in cafu pofito perfonam, illam cie plures homincs , quia
ly plstres non determinat fuppotirumyfed (ub (tans. tiuum, cui ummediaté adiung
tur , qued in propofito cftly bosnes , & ac folum multiplicat
humanta:cs,non luppotita, 99 Sed licét prima regula de. cócretiff: accidentalibus,&
adicétiu:s dara fit vni» uer(aliter veta ob rationcm allatam , & cuam
altcra de concretis fübftàrialibus , & tubftantiuis quantum ad vntratem; vc
rum enitn eft folam vnitatcm forma ia- fcrre vnitatem concreti fübflantialis ,
& fi luppofita fit multa, vnde trcs pertong: Diuinz vnus tabium Dus
dicuntur ob. vnitatem formz,& natura, Falla tamen eft quoad aiterà parté ,
quod «f. tola for» mi pluralitas fufficiat ad. pluralitatem cocreti
fobftantialis tine ((üppotitorum. luralitate , quia vniucr(aliter vcra cft il-
a Scoti regula dc concrctorum. muiti- plicationc tradita loc.cit.in 3.d.6.q.
1.ad. 1.& d.8.q.vn.F.& qguol.: 1.H.& alibi (ag, pe,quod ad
multiplicationem concretos rum non füffrcit (ola muluplicatia fot» marum;fed
requiricuc multipiicatio fupe pofitorum;qua ratione ncgat 1.d.12.Q. T, ad 5.
Patreim in Diuinis c tfe plura ; tincia piaylicet habeat duo prinripia produ
dis ua; CTuerEL TIED o c ————— ——NE e LER IS, MN 7A ITIN -. T"
Conitutie LL IP ] B $6. q. 1. Chriftum effe duo nca- ' accidentalia ,qu. (Su Le
princ fuif. cmvatid.eAe.I,— ato traliter ; & mafculiné , & quouis modo
, vüde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna
fubftantia, & vnus viué$ ob vnitatem fup ofiti , quà ctlam ratione dicendum
eft, quod (i Ver bum plures a(fameret nataras hamanas, nó cfíct plurcs
homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiítz recea tiores,vt P.
Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec
MAopiscnlet edm Bargio 1. d. 12. q. fad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam
de,concretorum multiplicatione alere folum-dcaccidentalibus , non de
(ubftantialibus. Quia Do&or in 3. d-8. q. vn. illam tradit de!concretis
quidem accidentalibus, fed labftantiué fumptis , ficut (unt pater, filius,
caua, principium , artifex , opifex , &c. cnim concccta lia ,quia
fabftantué dicuntur , ztquiualent fübítantialibas, & terminare pss
dependentiam cuiufcunque adic i,& tamen Do&orait , quod homo. . habens
plurcs pateraitates; vcl filiationcs dici nequic plurcs Pacres, vel plurcs
Filij Ob vnitatea fappofiti, ergo regula illa de mente Doctoris tenet eciam in
concrc- tis fübtantialibus ;& (ub ftantiuis,nam fi: de folis àccidentalibus
teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater ecérmus duo. prin- eipta;duó
productores, & Chriftus duo viactites,duo entiagqo cá negat Do&or..
-'100 Cá vero alij Scocittz dicebàc cx 4egula Do&oris rradita de termino
nu- mcrali in 1.d.12. q. 1. neccílarió deduci , quód cadem perfona plures
aiumés hu- ianicátésplarcs diceretur homincs, quia cum ly boxaines (it
(ubttantiuum; tertni- marc poteft depeadentiam adie&iui :nu- meralis,&
ica (ccundum illud numcraris ,OGccurrendam cft , & dicendum vuiq; ter-
minare potte , (cd now!umaté ficut quà- tita$ terminaré pocctt dépendentiam al.
terius accidens (cd non vitimaté, quia Adhuc ipla depender ad tubttappiam ; tic
etiam:in ptoponto concretum natuce y vt homo,vtique terminate pocc(t depen-
dentiam adiectiui numeralis,(ed «uia ad- ' hucip(um depédet ad (uppofitàm;
quod. Concernit vag, vt omncs fátcnur , etiam - Do&tor 3.d.6.3- 1, D. &
de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare nequit abfolu- té, &
vltimatré,fed tantum cuim witeriori
dependentia ad (uppotitum;ex quo fic,vt etiam in cócretis (ubftantialibus ,
& fub- ftantiuisrecté plurificatio (ieri nejucat y nifi ad(ic plarificatio
(üppotitorum , & hzc cít ratio à priori 21 optimé infinua uit Francifcus à
Chrifto in 3. 4. 1. q. 9. quando dixir, quod nomina concreta ét
faübítantialia,yt homo,dicuntur in pluca-. li pluralitate tàm form, quàm DR
ti,quia tigarfican: formam cem habitu- dine ad fuppofitü;vnde ad hoc,quo 4 (ine
itcs homines , cequirun'ur & plücce. umanitates,S plura (uppofita.
Soluuntur QbicG iones tera prdi&as regulas obij- citur 1. (iad
multiplicationem concretorü accidental: ü, & adicctiuorü (ola (ufficit
(abie&orü pluralitas , ergo. in diuinis rité dict polsét trcs ecernt tres
imm(iuesomniporenres, quia funt tria fuppolita)& (i ad ynitatem eorundé
con- cretorum fufficit (ola fübic&ti vnitas , Gc (i forme (int plurcs, tunc
omnia accidc- tiasquz funt in eodem (übie&o , habcrc eandcm vaititem, &
facerent idem con- cretum, v.g.in lacte album, dulce ; fcigi- dum cfl erc vnum
,: & idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifta. Conícquentiz fant
£aliaryquia & Dj Adan. Symb.ae- gat dici poljc trcs etctnos y'trcs 1mmen-
105, & cit couamugis omo:um fenfusal- bum, dulce, £rigidàm in lacte etfe
diuer- $a concreta ob folam £ormaru a diuccíi- tatem in códem fubiedto .
Refp.de rigore (ermonis dici poffe ia diuinisucs acternos,trcs imaion(os,
&c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf eife rcétus , quia cum
careamus proprijs cancrcus iubitanciuis , qualia a» forcoz immeníor ,(apientor
az no tunt. in viu , concreta (pla adicctua (umnunus fubttantiie , X ideó cin
vna nic acernte tas in tribus, vna immen(icas,voum dici- . mus ztctyium, Don
tres zcernos c. Ad aliud , dumhiclo quur de voitute y & | plu:alitare
concrerocuin s Aecino ett concretione Íceuadum hijgoslcacgpem euit IOI — VI
Degprint-f erifeénccactident:eAetIT. — $91 dnfeimmearte not nfi ciüsneicuc-
gpendentian. termini 1t 0.ct8/5 adc ui, quia eft (ubtiant;cum; à v s pirati- ua
tantum vna c(l in Farc, & F lo.vc do ct 1 heologus , ideb «un. veritate on
gotcfl (u(ciperecflecttun. forn.le adie- x&iui nomcralis ; fj cuccx alio
capice Pa- ter, etiamfi habcat «uo princ. p. produ. &iua, non potcft dic;
duo prod« trcs, quia et(i adíit pluralitas formae » dccft ta- amen pluialitas:
fuppobitorum.,& hacc cft gatio, cur ad pluraliatem concrctorum
accidentalium , & adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicctorum ,&
ad piura- litatem fubftancialiua: virag; requiritur y Ae Lolim fubic&tum
tcrnunat de, €- iam adic& ui pumcralis , cum adie- €iuum nullo mcdo
tern.inare queat , hic vcró duo forma nem p , & luppofitum, Meine illa non
vitimaté. «| TFenuó arguit. Arriaga cit. veritatem Bus ic oai at & o
uluplicationem ter ninorum .«oncretorum nc ex formali fignificato eorm aucndi
debetesicd cx 40 , importetorin rcélo ,
& bac róne ait corcrcta accidcntalia vnitaté | ic. maluplicat onm ex pare
fübicé prciscquod ip;pott«nt in rc€ o, non cx artc foro s, etramfi illam fig/ficent
de formali,cum ergo «oncreta fubfiantialia €x paura, & [ubfifl entia dicant
in 1c &to natura, & in cbliquo fubiificuam ,le- uitur ncccüario €x. pra
dicta resula , cp in cocé fuppobito dug lubtifiercnt na- Aurasv. g.bumanuatesulud dici deberet
phiucshomacs,«u a plurcs nauras ime jy ortarer in recto, Et num.62. ai fal(^m
clie rczulam à robis trad;tani quod no- mira nom:cralia ceniun&ta cocretis
fub- ftant uis myluiplicant formalc9& mate- riale; quia pom.en perJona cft
concrerum fubflanunod , &t&nomennumerale 1lli adiunctü r.ó mulu licat
formale, X ma« terialeil.us bignificatü aliàs dü dicuntu£ tresdiuima perjon« »
ét multiplicatetür dinimitass Qcfl mazcriale ili? iignificati. 104. |: ef
«cócreta accidentalia nume fariad numerationcm fübicétorü pizci- -:88 , quia
ipfa (cla (übic&a term;nant de- pendentiam adicétiur numeralis , & hzc
'€lt ratio propria, & à priori & quia in concrctis (ubftantialibus tàm
forma;quá (uppofità ecminát , idco ad corf rcquie zitur gultiplicatioré
vtriufq; muluplica tio. Neq; cx hac regula fcquitur cá dici» mus tres diuima
perjona, €t diuimitatem .mulciplicari debere , quia cum ly diam ncmen fit
adic&boum , nequit tci minare dcpendentiam adicciui numeralis ; fce
terminatur ad ncmen fe» Jor& , caiusti- gnificatum, nimirum fobbftenuá
multi- plicat , kegula verà ab ipfo tradita, vel Him cit ad rcm; n. [3 ose I
concludit, in codem fupp 10 plores fubit rét nature,illud dit! de- beet vnus
homo, & non plures; quia có- erectum quoque fubitantiale , ficut acci-
dentales heri per loppofirum in re- &o , nam homo cfl habens homanita- icm,
ficut album eft habens albedinem. DISPVTATIO TERTIA ); 4 Premium quia a 45 De
Ente rationis , eo fecundis Intentionibus - | mpm Lan? ad Metapbyficam Jpetiat
trattare de ente rationis per redue- 4| ionem ad ensrealey quod eft proprium
eins obietium ; vfus tdm men opud wultos snualuity vt ifle yra&atas Logice
demandeturg, | 4 quidem rationabiliter, tum quia cognitio entissationts? fe-
Pal -cumdarm intentionum valdé injeruit Logica in fe » vt pod pn 2| mulium. iuuat
diretl ionem: operationum iníelleésiWs. y ves i c bis denominationibus rations
melius percipiuntur 7 camodiws definitionibus, dimifionibus, C a bue magis dej
eruit L1 umentaticnibus , vt onflare x die ict ab. A rifl iraditat y M Jub terminis fecundarwn
intentionum eft inflitutay vt niagis patebit ex dicendis bis igitur de cau[is
communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , Cr fecundis intentionibus
. QYVASTIO 1. fn detur Ens rationis quale effe babeat - 2a 54 Omineentis
rarionis intota fua latitudi- Y |- neintelligitur, quic- | quid habet cffe ali-
quo modo dependé- 'terà tatione , quod quid& potcft tripli- citer conungere
, vt docent Formaliftg moliri art; 1. Formalit. &-colligrut ex Scoto
4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó effe&iue, feu caufiliter , quia
nimitü per verum,& phyíicum influxum taüfatur, & producitur ab
intelle&tuyqua les (unt a&us intelligendi, qui effi ciücur àb co .
Sccundo (übie Gui , quia fübie- €t tir, & recipitur in intelcitu , eique
adbazret, quales funt ijdem a&tis. intélle- u$,& omnes habitus
fcientiárG, quate- pus recipiuntur in intellcétu, eique tan- uam fübicétó
adherent. Tert;ó obie- "tíue , quia obijcitur intele&tui , fcu ab
jütclle&tü cognófcitur,qualia süt omnia qui ab iatcllectu percipiuntur , vt
fic Séd'adhuc düpliciter in hoc vItimo fenfu potett alijuid. dependerc' in'fuo
cffeà rationc ,'vcl ità qued babe et illad effe , ctiamfr intellcé&ui'mon
ob:jcerctec yj vc 3gnis,qui eft calidus; licét à nobis nó co- nofceretur,vt
calidus ; velità quod non ret illud cile ; nifi obijcerctug intels : ineipi,
ied fruitom : babet, inquan- tum ab intclicétu cognofcitur, cuius co-. gnitionc
Brio fcio dri cj vi An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi (quatenus tali
modo apprehenditur ab in- tellcétu; & hoc cft illud ens.tationis, g dicitor
habere efle-tantum obie&iué in intelle&u , qued dicitur.ens fiéum à ra.
*ione;&
de quo queritur inprefenti, an dtbcat admitti,quo ctiam admifio dubi- tatur
deindé quale effe fit ci cribuédum . '$ Circa primam quatit partem entia
tationis; ac (teundasnccnuones. videcur negaffe Mayronquodlib.7. Ioann. Gan-
dau.lib.2.Met.in fine, & lib. 4. q.6. licer non fibi cohftet 6. Met.'q. 5. Bernardus quidam Mirandulanus in expolfit.
przdie «am.& Vallefrus controu. 10. Phyiicae, Oppofita tamen fententia eft
communis ómnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant entia rationis ;
fcd adhuc non omnes conueniunt in altera quz (iti par» te,qualenam effe fit eis
tribuendü ; Qui- dam enim quibufdá entibas rationis tau» tum deferant ; vt eis
concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omnem operationem
intelle&us, ira loquitur Me dina 3. p.q:3 f«art. $. dub. 1. ad 1» de illis
entibus ratienis , que habenc fundamen- ecd rcbus, & Festis Mou dicn fec.
9. & li: g. 0.15.04 feci. lis re- faiosiboé oc : err dimisi Hp ei mire ie ^
Et I funt io ) O i 3, prioris , [ fterioris , ac aha confimiles 5 Alij vero
et(i fateantur; orbne ens rationis «uantá ad exiftentiam ab intelle&u
proríus pene dere; adbuc tamen alferunt habere (uam Heoierinddiienss ab cius
opcra- fibileeffe'in intelle&u, ticut ens reale. » per fam
effentiamdicitur. poffibile extrá intelle&um ; Alij demum ens rationis
penitus ab intelle&tu depen- dens quoad omne (uum effe, non folum
cxiftentias,íed etiam effentiz . 13 Dicendücft pto refoluione quafi ti quoad
vtráque parté ens rationis oiri- ninó concedendum cff nó tamen in. co fentu,vt
ante opas intcilcétus Xy cf- fc formale , & actuale habeat , fcd ita gj
emnc fuum effe a&uale accipiat à ratro« nc.Conclufio quoad primam partcm
cft communis Graicorum , Arabum; & La- tinorum, vt teftarur Carrarius de
primis princip.vniucr(.Log.lec.7. nam Auicen, 1.(ug Met.cap,2, & 3.
Aucrrocs 4. Met. cóm.2«& in Epitom.Log.cap. vlc. docét logicain efle de
fecundis intentionibus: y Botisen Masit Aqinenze ih pq 1 tione y fccundü « an
rtucra itar poe ehv SEM MESE. ERRAT TU NTETA C ENERO KEW Ir 1v z um "ts on
». | Quefl.T. e /fn detur eys f"bah H ^ar i d VI
Porphytius i in lib.psedicam.in- g.3. &
lubfcribunt Latini famofio- id-Albert- Alé (is , r5 D. Thom.Scot. & atij
eed - vr d (ola Antiquitas | fufficere ad oftendendá huius cóo- . clufionis es hanc Suatcz probas re conatut
difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Arift.teitimonijs, qua ad rem non facc- fed
Ari(t.pro hac ftare lententia manife» flé demonftrat famo(a illa diuifro cntis
jn anima,& extra anima, quá fzpius ipfe rir iltdidi pre fértim vcró 6.
Met.in fine, lib. 1 1.(um 3.c.2.vbi p ens inanima ex-fitores intelligüt ens
ronis ; ibrecipes tur Eousi in-1.d. 56. q.va. F-SEt Mayr. ipfe nó abfoluté ncgat entia rónis, led un di- fpuadi gratia,
vt xettat i in fine quol.6. . 4 Probatur
etíà ratione multipliciter; Yum quia multa (zpe cogitamus , ac f e(lenr,qua
tamen nec fuat, ncc efle po(- - yt PSU dc Chymera; Hitcoceruo, mulibus,ecgo cum
aliud etfe non ha-. quam cogitari ari Ac tamdiu fint,qua. d BAT ; werélume
entia rationis ,.- Tüquia cüinrclic&us. concipit ncgatio- nes,ptiuatjones,
ac exttifiíccas denomi nationcs,eas vtique concipac it ad modum entium, cü enim
cius adzqua- "^ tum (ipt ens reale, niil concipere pot y ni(i ad modum
vcri cotis, vndc tenebra, ináere, caecitatem in gculo concipit per
modü.quarundam formarua luci, ac po tentg vifiua contrariatum, hoc aute cít
efformare cns rationis, Tum etiam quia experimur aliquos actus, quorü Obiccta
non (ent à parte rei,vt cum.cquum ratio- naiem e90tpupus: » Th bxetPas. pam hac
obiccta,. |o tele eun Mere ina gs Taur à patte rei niunoied Ancré bm.
exittuntit &tu fi pgenie cquumrrationalem, apgelum gospareom. T Tum.denique
quia ' tot. Aritt. Logicap his teteinX A, el vii MN vniucr(ale, S 1 i gue. a;T2tjORIS., .. ji pi
negantes entia rationis, «um s equum rati NOR. angelum corporcam, & inia
gon 193 pit , non vti jue pet talem actum. € oaci- pere quid &&tum,
& ápparens , quod di-: catur ens iationis fed concipit vsram, óc: realé
rationalitaté verá & rcalé corporci tatem , quam rm alijs rebus cozno(cit y
&' €as incentionaliter conne&it cum equo , & angelo;atque
idcó" nunquam dari tale: ens rationis , quod cx parte obic&i adtui.
fingenti corcefpondcar.Scd haoc folurio- né optime confutat Atriaga di(p.6.
Met. ícc.1.nu. 10. nam quando intelleétus affe! uum rationale , angelum
corporeü], plood non prztdicat rationalitatem quiz ier aid [olet indiuiduis
humana na- wx reitatem conacnienté as us » (ed aliam con(imilé, : (upra ciega
oma » quz (urit Boffibil-s,t iriatelle&us, (icut i Tho. miftatcnens (ub
(pecie Gabriclis vnicá tantum indiuiduum cffc po (Tibile, conci- et vltra iftud
adhuc aliud cíTc poffibi- ;tünc vtiq;hoc aliud;quod conciperet , non cíiet
indiuiduum ip(urn Gabrielis y fed aliad fium, & repugnans in cius s&«
tentia , ita igicur in propofito cum alis. rati ditin&aab omnibus ratio-
nalitatibus humanorum indiuiduorum ; illistamen con(imilis; non fit realis ,
(ed fi&a , & chymerica ,. quasdo concipitur equus rationalis, &angelus
corporeus, ve. ré efficitur ens fdtionis.. Accedit , quad: etiam admifTa ea
folucionc adhac-no eui tatuc cs rationis, licet enimrationalicas: equo
applicata effet realis , adhuc vnio ratiopalitatis cum equo eflet omnino fi«
éta,& rationis. Quod (i inflcs intellect illis extremis ctiamapplicare
vcram vmià nem; qas inrcr altas fes experitur Non adhuc euitatur.ens rati »
quia (alti * , applicatio: illa obi plius.yaipnis - ; etitrationisy& Riéhi
s quia applicatur re». bus inudibilibus.;: «3. 5- $5: Quoctiam ad, alteram parten.
con« clutio cít. communis y :& cít weite Scoti quol. 3; A. vbi docct
cpssmci- mis poe ipud pe iotelledka.co afie derantcy& in 1.d.46. q«va - E«
«1G. ape? peat illud ens in anima, vt catatrad itia " guitar áb.entc. das
— tàrm jn eife. actualijquàm in Pre saris esi At eco pu 394 omnem
prorfüstealitatem , & exilten-negat Door enti racion:s, & ei dumca- xat
tribuit e(fe obie&tiuam, si quid , & - iminucam,quod aon habecur,nt(i
beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.. t, art.1.di(crté docet ros
cd ecterra ha berc eife a&uale,& formale,ntifi cum in-
tclliguntuc;& manifefté deducitur ex ip fo concejxu entis rationis, id enim
intel- ligimus per ensrationis , quod omninà contradi(tinguitur ab ente reali
ergo nal lum e(fe formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us ,
nam (i aliquod tale hz- rofc&o ab ente reali nó elfet pror (is
condiftin&um. Per quod excluditur Medinz re(pon(io , & aliorum dicentiü
.bancrationem (olum coacludere , quod €ns rationis in a&a perfeGo, €
complc- €o pendet ab opere tatelle&us , quod tá priccdere poteit in a&a
imperfecto , &c incomplcco. Exploditur hec folatio,quia fi aliquam realem
actualitatem, greet wis imperfedtam antecedenter ad. opus intelle&us
haberet ens rationis, (ané noa effct ab ente reali vadequaque diftindtü, nec
proprie effet ens rationis, quodideà dicitur rationis , quia mullo modo poteft
effe in actu,ni(i pec opus intelle&us .. Ec hzctratio nedum p. de elfe
cxiíten- tiz (vt nonaulli cc(pond&) (cd ét de (fc effentiz ; tum quia
exiftencia proportio- matur iz,vt modus eius, vnde ex cà - ditione exiftentia
arguimus c(Tentiz có- ditionem à pofteriori , ergo (i exiftentia entis rationig
prorfus ab iatelle& pea- devidé dc e(sétia dicendá eric; & pror- fas
itcacionabile e(t alicui a(fiznarc c(- fentiam realé inde cxittenciá ratio nis;
tá quia exit aliud non eft, quam ipus cifencis a& 1alicas , ergo fi entia.
rationis habent exiftzntiá folu ab incel- Ic&u,idé ecit de edentia dicendü;
Tà cà- dem, quia hzc ip(a ctt e(fentia entis ca- tiodi5,quod ncc (it , nec e(Te
poffit ciccà epecatioaem intelledtus, & hac de cau fa dicitur ens racionis
, imÀ (i háberert e(- fcntiam cealem, iam quiddicatiue , & foc malitec eas
ceale foccc,S aont is. ,$ Ia appetitum obijcitur Primo pro. bio ca;
:&tiogis ad ittiaó deb:re T Difp. HI. De Entebatints-: quia mulla potet
illius alfigmiri ca0(8 25 hzc .n. prz(crtim deberet effe. intelle. Gast hic eft
cau(a realis , & caufat ae- dia a&ioae reali,ac proindé cffedtà (em«
per attingit realem . Tum 1.quod cft im- offibile, uon poteít concipi, ncc
meate tntelligi,quia intelligi (eqaítuc effe, & fo lumens rcale et obiectum
adzquitum intelle&us , fed ens rationis eft impoffi- bile realiter,etgo
etiam menralitec. Tá 3 implicat obie& um in intelle&a , quod nou prius
(it intelligibile , quàm iacelle- &um, quia quod intelligitur in a&u
fe« cundo, fané (upponitur intelligi bile inze a&u primo 'y at calc foret
cas racionis ex di&is,(i daretur, Tum 4.implicat dicere illud habere effe
proprium , quod tátum fiagitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- (e polfic,
quia * dm tantum fing itur ,aec e(t,nec datar. Tum 5. (i a&ui aff cmanti
angelum e(fe corporeum careefpondecec ex parce obicai vaio fi& effet aus ve
rus;quia afficmaret , quod veré daretur y nam inter angelum, & corporeum
datur vnio fi& , ergo vt (ic fal(us , debet inter ea concipi vio realis.
Tam 6. nó poteft. dari medid inter ens reale, & puri nihil, bs
contradi&orié opponuntur ; fed & atetur ens rationis, inrer illa duo
media- rct,non .n. cffet ens reale, vc patet, neque purum nihil , quia aliquod
effe haberet pet iatelle& m . Tám deniqa& quia hos rum entiam malla
videtur neceffitas , vcl faltim vcilitas ad res veras declarandis , &
do&cinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacü difficultatum
folutionem pendere ex dicendis, quantü ad prze(ens fe&tir, ad r.dicédum eft
in. telle im eife' cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié,&
in rigore di&im qu£ .f.vecé, & phytice infl uat in cife& vn, (icu:
a, enscationis non habet effe vecü, & ceale , ità ctiam ncquit effc ci
:& 15 cau(z vecé, & cealiter inlaétis y nec ab intelle& 1 pendere
pec cealem , & phyficam a&ione, fed (icut eft cas fecua- dim quid,
& veluti vmbca,& timilitudo entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur
fie« ri; & produci, vt Scot.docuit 1. d.36.q- vn.& 2.d.t. 4.1. &
fulius explicabitut infr, &d z.ncgatur affumptum , Pm : us E 4 € , LAM n wi
* E LÀ Las 1 ;: t habet intelligibile, quam po fibi. na ame perii eft
intclligibile,. | écontra, cum poffit intelle&us fin. gae cogitate, nec eft
, ncc cfle poteit; ex eo RO aod uj ree dx «quarum intelle&tus obic&tum
, colli gitur folam ens rationis non cfe per fe , . &abío
é intelligibile, x: (x Ite . cnus nequit intelligi , modim cius percipiatur 8
le propria eius.intelligibilitas y. vx intrà us. Ad 3. vcrum eft formaliter,
& . a&waliter ens rationis non prius habere . efie intelligibile quam
intelle&um notat Scot.2. d. 1.q. r;art. 2.G. quem fc. quuntur C uc bic ;
fed hoc di. . ciui quitabi-lu queo millo qué. - . dolitcognofcibile , antequam
cogno- . - fcatur , nec poflit adus € Tp eats y relin «cerni, quia faltim vir-
[ok M can pét dici prius in- telligibile,quam incellcétuo, imo etiam : Soie
fcn(u formaliter, & a&uali- . ter : dicitur ad denotandum. Apis in dt
^bleecan- dum faum effe formale & actuale , quam. c 1 u cc exiftendum non
abfoloté dicitur prace» -. derc aGum exiftendi; quomodo autem - fakim
virtualiter in fuis caufis poffit dici o ptius intelligibile, quam
intelle&ti;imó * etiam, & inaliquo fen(u formaliter & .
a&ualitct mox dicemus , quz veró con- did obijcit Poncius difp, 1. Log. q.
1. ide diluta difp. 2, Mct.q- 2.ait. 14 Ad. - concludit de các fimpliciter ,
quod cft proprium entium rcaliü , non de etie fc- cundum quid, diminuto, &
abufiuo. Ad f-quod aliqui magnifaciunt , vt notat Atriaga. cit. rcdargutionem inuoluit, nà
inanteccdente concedit illi actui vnio- ncm fictam corrci pondere quam deindé
negat an coofe;juente , vndé ibi bené re- 'argumcntum;cotrcípondct ;gi- li
a&tui vnio ficta, (ed quia fingiiur; ARN ac li realis edet, idco actus
&«c eit tai(us, quàde vcro inieliectus dcnuó QuaftL. ed) deimr tnsrarioni:
M. dimodo, fzepé .n. n295: rcfle&itur attingendo illam viion cm vt fidam,
tunc actus ille verus cft. Ad 6.negatur minor; nà vt docet Do- Gor
quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- tur in rigore pro co» quod veré, & pro*
prié cft. i. realiter ,vel faltim fic exiftere poteft, & nihil,prout
opponitur enti: hoc modo fuümpto, & fic ens rationis eft pa- rum nihil;quia
nec realiter eft, neque. fic e(fe poteft;vel nomen entis (umitur ma- gis amplé
pro co , quod eft vcl inre, vel faltim in apprchenfione;nihil vero, prout
opponitur enti inifla amplitudine, & in hoc fehíu ens rationis no c (t purü
nihil , fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur ' ens proprié,& in rigore,
& nihil (umitur : amplé pro co;quod negat quodcunque ef. fee in re,hué in
apprehenfione,& (ic iens rationis cft medii inter eus , & purü.
nihil;quia ex vna parte non cft ens rcale, €x alia non caret quocunque effe ,
quia habet effe faltimin intelle&u ; hinc tamé ; non fequitur e(Te medium
inter contra» ». di&oria quia ens reale , & nihil hoc tet- tio modo
fumptum non contradicunt, vt« bené notat Amic.traGt.3.q. 2. dub. $-ab; .
initio. Ad 7.neceffitas, & viilitas cffor- rl rationis potiffimum dea. me
VINE EDAEO imperet eóxipiA. uit intelle&us no» : fter concipere rcs,vt infe
(unt, & ità có». cipit eas per comparationé ad aliud, fin-: gitque
relationem rationis,vbi r& vera non cft, diftinctionem,vbi nó reperitur; *
& inhunc modum entia rationis mulcü: iuuant noftrum imperfc&um
iutelligen- : di modum , vt bené difcurrit Smiling. ' tract.3.de Dco vno
di(p.2. n. 17 f. : 8 Secundó € contra arguitur. contra alteram coaclufionis
partem,probando ,. vel omnta, vel (altim aliqua entia ratio 1i$ a&tu dari
citrà opcrauioné inielledtus. Tum uia nullo operante iptelle&u dans: tura
parte rci czcicas in oculo , priuatio". in materia; paries vifus, L'eus
creator X^. fimilia,que profe&o quidpiam reale poe" finum noo
important, (ed rations. Fà* 1. quia entia rauonis prius babét e(Te ine:
telligibile,quàm intellsétumy & prius ef- le poffibile,quam actuale, nàm
antc uà: ad modum uuum sqaciptantat pelis € 196 fic cócipi,& vernm eff
dicere antc ope- : rationé ;ntcllectus ens rationis cffe pof- . fibile.&
poffe per cum lieri. Tom 3.ens raticnis cft prius cognitione ifla, pcr quá.
«ognefcitur, ergo non habct eife folum; : qu.tcnus cogn..fcitar. Probat. atium-
prü ex Arift. 1.de Anime 3-vbi ajt obie- €um efle pr:usadlu in ipfam tendente ;
ac etiam ratione, juia quelibet potentia «cgoiviua foppon:t obie&tum, in
qued fe aur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit colorem,non
veró illum ef- ficit videndo. Tum 4«ens racionis dcbet cilc al'cubi
fubie&tiué cum non bit [nb- flantia pes fc fubfiftens fcd nó cft (ubie-
€tiué :n intelietn, cum in eo fit antum Obicétiue , ergo fubic&iué erit in
rebus xs de quibuspradicatur ;, quod etiam tus inbinuaust q. 9. predicab. &
in 4. . d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum 5.dà- tur propofitiones effentiales
de ence ra- tionis atcsna veritasis ex partt obicÓi, repe rl erred coe censere
E clare án d eq. in magis infra cxplicabitur ; vel claris: 7 ir iniiemie s rom
ti ted aeda 1€ reali arguunt efícntià datur & in cote rationis. Tü tandé fi
cfe entis rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poterit dari gradus
genericus ne fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in commun!,&
non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc
poterit dari fübicétum fine paffione. FK efp. ad 1. ncgando enumcrata ibi t
entia rarionisforimaliter , quáuis i» enua rcalianó (int, nó protinus inferen-
dü cfl c(ic enia rationis , fed elle nega- tiones,X.prwationes rcalcs., vt süt
onc- brz,& cceitas cx Do&tore 1. d. 23. q.va. | vl denominationes
rcales exuinfccas ; vt Dcum cffc Creatorem y parieiem vi- fum,vt doect idem
1.d. 30.q.2-nbi in cal. €c optim é notat , quod qnando aliquam, neraG oncm,
& denoninationé dici aus 'elie rcalem ,tun« rcalitas determinat rá- wwm
cempofitionem,& rnc nibitaliud sft; quam illud, quod veié ett, & irafc
ha Bet à paric rei , non autcm pra dicatum ; quia c(Ie rcatorcm nih 1 Dco
rcalitatis addit dc nouo , ficut. nec cfe vifam pa- ricti, Ad z.enti rationis ,
antequam in- «lliganuurnà funs intellis:bilia forg;a- Difpat. 1T. Dti
Éntevátiónis: liter , fed tancum vircaalitet y ad hoc anté- non eft
necefíariü;quod ptacedant opus intelle&us si aliquod e(le propriü,fed
fufficit, fi in rc przcedat d qualecunque illud fitj& in intelle&u po-
tentia & virtus inteliigendi ; vnae quód. ens rónis hit poffibileyquód
poffit fieri & incelligiy hoc torü verificatar per ord.n& ad potentiam
inteile&tiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quate cfle intel
ligibile tn entibus rationis vts pm intrintecü, vt in entibus realibus;fcd po-
tius cft iuf tenet ruta à potétia intelleCtima proc tenus: - 5 funt, nce «f
pofi condpere mcdü entispoteft. Ad 3. tur afe fumpcumsauótoritas vcró Lir ratio
ad | mirc oci od.l. natu eft pro- cere; vcl ficut cft, vealter ac eft, cum
"rimo modo (» cognolcittunc vuique pre- upponit obiectum efíc/fed
dicognoiee fecundo modo , tunc cflicit obiectü (uit, & nullo modo
fupponie., quiatale obie-- Gum non habet alud effc, niti quod.
ciuribuitimielle&ias yita vesó cognofcit,. dum cflicit ens rationis) sam
illudc f£or— mat cognofcendo- rcm aliter a6 fic, & quidem,
totics-intclle&us: per aétum fuü fibi cfhcit obiectum » quoties füllitur
iudicando cflc id , quod v ipía Puseeria du. me 19. Ad 4. negatur maior, fi .n.
ens ra- tionis cílct vcre inaliquo fubiectiué,cüc eflet vcrumaccidens , &
per confequcns: ens reale,fed tantü cft obicctiue in incl. Ictu ipfo ; ncque
idcirco erit fubtian- uasquia hac realiter'eft, & lubfi ftit, po- tcft
tamcn concipi » vt per fe fübüiftcns » & ad modum (ubflantiz , poteft &
con- cipi, vcin alique- (übic&ué cxiflens ad, inflar accidentiss& ita
cfl; quando ab in-: tcllcéu pradicatur de rcbus ipfis, vt cü d:cimus animal effc
genus, in hac enims. & limilibus
przdicationibus pradicat non "n d ietto'in fe; fed vt cognito, & ita
locatus eft Do&tor cit. cum inquit éhtia rationis effe (übiectiué in rebus
ip- $. Ad $. negatur. veritatem propofi- rue entibus tealibus fundari in ali -
quo effe effentize res.a&ualiter ha- beant arite cffe exiftentiz y (ed
fundatur ifi co,qüàd :pfa effentia rei fit poffibilis, vt a&u ponatur in
effe exiftenuz , & eí- ftatiz; vt laté dócet $Cor.1.d;36. q. vn. potius
ergo diceriduim eft, quód ficut ve-: fitates entium realium fundantuc fuper:
poffibilitates eoruxri vc a&tu fint, & actu itor in effe extra
intelle&um, eo quia iftz propofitiones catenus vera sür;qua-' tenus ab omni
a&tuali exiftentia pra(cime Min Etiam veritas propofit. oné e(sé- imn de
entibus rations. fundatur in có,quod ipfa effeptía citis racionis pof- fibilis
fit, vt a&u fit , & atu ponatur in »er intélTe&um, Ad ó«conceditur
fes: ela, cnt. m. obie&tiué cogitari poteft matura vniuer(a
alisabflra&a: à fingulati- ii eris rationis fubie-- | Gus, non fato eite
rationis» quód eit ) id c61enic in ijs» quz alind- eie rien Meer ; à 7o inte
gencricim,& fpecificum, fübiectum
& : paffione in entibàs ratioris-dabitur fuo : vertieiim i tcalis.
onte iía-héeepo fit cogitari gradus: generi" diaom ebgirato (pacifici Ac
fbraGio sion cogitata: paffióre prácifiué tamen ecgitari nequit diuifiué, quod
requirere- : tdr-ad diftin&:onem realé. Accedit quia. hárü iaténtionüm efle
cófiflitincegno- fti honfepusüare vnam actu effe fineal-- terh in ipfo
intelle&u cognofcente mam: connexioharum intentionum fon atté- ^ ditur
quóad exiftentiam a&taalem,ita 9» vna fequatut'ad aliamin effe , cum etie
noti conuctriat eispet cohfecutionem. , per cognitionem:connexio igitur ar-
téditur in cisratione fundamétquate-- nus fundamétum ita füdat vnam, quod: ex
vi illius petit etiam fundare aliam... Stisft. Len detir ewb varionis: ! 195
QV.ESTIO SECVNDA:." Quid fit formaliter ens rationis , c in quo eius
cfientia com[iflat - : II Vamuis vt tonct Do&tor4:d. 1 q. 2... ens rationis
proprie de- finiri nón potlit rcftringendo defroitioné* ad'quid proprié
dr&üo extrá animam; ta men'quia definiri poteft co modo quo: definitio
exprimit vnum conceptum per fe in intellectu , fiue conceptus ille fit rei
extra,liue rónis, ideo in hoc fenía quzri- tur in przícnti ; quid fit. ens
rationis, &: m eiusdefinitio ; & licét comunis «ntétia ens rat ionis
admittens concedat: illud nullà habere effe extra animam ; &' füb'
e&iaü,(cd tátà in anima, & obiecti aumyvt ex przced.quait. liquet;adhuc
tf" difcrepant auchorcs in explicando , quid: fic illud, quod habet elle
tanti obieétiue in intellectu, & (olum tandiu eft , quádiu' con(ideratur
quod eft proprii efie entis: ratiónis,qua in ré plures cxiitopinionesy que
przíértim ad quatuor reducaatur ,^* « -"Primà fatis famofa conitituit formali
tatém enris rátionis in denominatione e&* tisinféta,quam aliqui fine
vllalimicatione: ample&tentcsaffirant quamlibet denos: minátiónem
extrinfecam à quaácüq; forma ' ienienté effe ens.ratiónis; vnde iuxta: nc
dicendi-módü non' fotum denomi-' natià, qua tes detomisiatür cognita; fed ctia
ea,qua denomínatur volitá, vifa;&cc. ' imó qaátés
infenfibilis ve columna, di ^ citur dextta, veHini (trà ex varióanimalle« fitu.
& fimiles funt formaliter éntiá rae tionis,ita
[enfiffe videtur Foféca 5. Met, c.2«].6.(e&n 3: & Vafq.v.p.difp?trg nis
& p» 2-difp. 95- C. 10. Vbi dehominatión&* extrinfecam inquic
effe-aliquid" rátiónis, ' Aij veró eiufdem (enteriti Auttorescar
coir&ant: ad folam demomtpatiosem Tw obiectum deriudtam ab attu tónisqhális
cft denominatio cogniti, & intelle&tijità- Durand 1.d.19; q.5. n: 7, Soto qi2« vnis* uerf. Onna
ibidem, e probatilihimé cer fet Didac.à-1efurdifp. 3. Log i ra máü Recentiores
adhac eandem (cntentiá* magiscoarétattcs-dixerunt notromnem- ^ denominationé
excrinfecáam^ab: actuin-- tellcétus prouenicrem — t£on niaiuho dabéos nf ne dde
eA n5 ratonisformaliter, fed illam dunta- Dijput. 1
1T. De Enteratiopis?.— E deident. & diflinc. rationis, vbi folam. cipientis
obiectá aliter;acit. Ecin hanc. denturex actucollatiuo confurgens;qui-
fententiam de exirinfecis denominationi- bus trahi folet Scotus; quia
iu.r.d.36. q« vn.doccet toxelfe&um diuinum producere &b attcrno
creatucasin effe cognito,quod ibi appeilat ens rationis ,& contradiflin-
guit ab císe rcali, & in eodem 1. d. 45- q« vn. pariter e(se volitum in
obie&o appel- lat cns rationis à voluntate fa&ium,& ita fentit
Tromb.tra&. Formal.art. 2. . Pro intelligentia prim conel. . 12. Secunda [e
ntentia negat ensratio- nis cfle formaliter ipfam denominationé extrinfecam ,
(ed ait effe relationé ratio- nisex ipfa denominatione extriníeca , (cu. €x
forma rcm exuinfecé. denominpante te(altantem; quam opinionem aliqui fi-- nc
limitatione ámplcé&tentcs affirmant ensrationis c(se relauonc reíultanté
per. a&um cuiufcunque potemiz attingenris obicctum, & per omnem forma
extrin- fecé denominantem aliquod fübic&um , 3jaindicaon V igucr. in
inftit. dc Anim. ygtionali $.2.verí a. & ahj im materiamo: rali, Al.) vcro
coat&tant hanc (cmtentiam. adíolas denominationcs cs actibus vitali- dude
»'& volunt relationem .cx illisre(ukatem eíse formaliter ens ratio- nis,imÓ
aliqui [pecificant hanc relationé, $0 qua confiftit ens ratioms,eíse iljà
pre- RLANEH UK per a&um rationi,
"P M epa icéum ; hanc auem r tamiá ita intelligere videam , vt rclatio tin
obiccto flatim , ac terminat a2&um POE vitalis ab(que alia opera- tione
rcfitxa fupra przcedeptcm opera- aioDewn; non faris autem explicanitermi- mum
buiusselarionis refükantis , an.f. ft abic&i cogniti , v: fic ad porcntiam
co- gnoícentem ,an ad a&Gum ipfum cogni- tionis,€x quo derclinquitur, an
potius ad aliud obiectum; cui comparetur, (cd va- zie loquuntur , & in bác
fentcoca fuiife vidcntur quamplures Thomilte veteres, i Sonein.6. Mcr. q.18.
& Scoirittz , qui xoi frequentius dcícribunt cos ra- Wonis , quod habcat eíse
per aGtum col. iuum ,ntelle&us, vcl alterius pocenus latas, vt cit videcc
apud Focaaal. art. bus plurimum fauct DoGor 4. d.1« q. 1. art. 1.vlsi aitens iu
anima ( ideft ens ra» cionis) 45 fumma nofi e[fe, nifi erit rationisyjuod ctiam
infinuauit 1, d.'3 f. q. vn.S.Potefl diciy& 4- d. 16. q. 1. E. &
incod.4.d.1,9.5.in fine , &alibifzpe- 13 Tertia fententia inter Recentiores
recepti(fima , quibus prariuig Suar- diíp. vlc. Met.(e&.2. docet cps
rationis efse il- Iud ,quod folum habet effe obie&iué. im intelle&u fic
enim definiuit cns ratio- nis Commentator 6. Met. com, 5. id au- tem ita
cxplicat, vr ensrationis üt illud , quie à parte rei nibil (it, ab intcllo- u
tamen percipitur per modum entis y quafi aliquid effet, caxcitas enim,& qua
uis alia priuatio , at etiam cxtrinícca dc- nomitüatio s quz'à parte rei mon
süt reale aliquid, cócipiuntar ab intelledtu per mo m cuiu forma exiítentis in
ocu- lo, vel inalio (abic&o,aut obi "no- mimto , & ideó «um
entitatem non ha- beant , nifi beneficio inrclleQus concie pientisin
illisraciowememis, merito di- cuntur entia tationis, cumita concipiune tarque
explicatio defumitur cx S. Thom. Vp-q-16satt.3. dum ad 2. rc(pondeus ait. en
rationis efie , quod cum non ft inrt- TWIB Walura accipitur ws ems inrationey
quod etiá docuit opufc-41. c, 1. Arquo- niam iuxta hanc f(entcntiá ad
ensrationis dem tedae videntur, nihileitas.nimirü, . Ja ab cmie reali
di(tingukur , & entitas a abintellé&tu adimvodom vert enis , qua ab
omhinó nihil di. tinguitur,quod.(. non babet efsc aequerealiter, neq; men-
taluer, vnde modo mediat inter ens tcale,& purum nibil hinc varig du-
bitationes & varij modi dicendi exoriü- tuc in explicáda hac fentenuia .
Nam du- b:tator primo an illa mihilcitasincrec tor malitatem cms rationi$,an
potius mate rialicer ad eam fe habeat , quidam primü aiícrudit, co quia pet
nibyileitatem €ns ra» tionis intrinlecé, & formaliter diftingui- tuc ab
ence ceali: aljj negantquia «un ;n« cludat info. conceptu entitacem sllà fi.
&aam,quaz habet modü pofitiui, tüc con- Xat, quz prouenit ab a&u
intellcGus có-. ens rauopnis, refpectiuum agnofcere vi» ceytut ence rationis ex
pofitiuo & neza- títto conflatus eíset , quod r: Sed quocunque modo nih
leitas fc habeat ad | ens rationis, dubitatur oUm P etin efsc debeac,an
fcilicet , talis efle »vt nó folam excludat a&ualé exiftentià obic-
€tiinrerum natura,vcrü etiam poffibili- . tatemad fic exiftendum , as potias
fuffi- ciat, vt folum excludat a&ualemexiften- tiam, .i. non vitm rer nd
tamen esc concipiatur,ctiamft aliàs fiz poffibi- fc inrerum natura»vt tenet
Hurtad difp. 19. Mer. fc&t.1.$, 14. & Arriagadifp. 6. "fc&:s.
fubfec. r. Deinde dubitatur infuper de illaentitate fi&a per modum eeti
encis, cumtalis mon fit, an ita cótti- tuat formalitatem entis rationis, vt (it
de conceptu entisrationis, quod quando efformatür ab intelle&u,concipiatur
ali- ter quàm eft e communis velle ca tür, i cius proprietas, quiddi- . tasvero
fit fola obieGtiua exiftcentia in intelle&u , ycrener Caeleftin: par.
prior. bo oe pe dte eg velat id contin- ones per accidens , vt tenet Didac.
difp.3 3.1. vbi defendit ens rationis cf- fotmati poffe ab intelle&u etiam
cogno- fcente rem, ficuti eft, & ideó afserit de rationeenusíolum efse,
obic&iue tantum habeat eíse in int skal 14 Quattademü fententia eft Recen
tiorum quorundam Scotiftarum , qui ad concilianda varia di&a Scoti , quibus
fa- uere videtur relatis opinionibus , admit- tunt omnes prz faros modos
conftituédi ens rationis, & ita lacé defcribunt ens ra- tionis , vt elus
formalitas conuenire fit tum denominationibus extrinfecis, cü telationibusex
illis ccefultantibus: , tam entibus confi &is per opcrationem tefle xam
intelle&us ad modum vcti entis, ita Meuriffe lib. 1-füz: Met.q. 3. &
Smifing. trac-5.de Dco vno difp.2.nu.1 89.& (cq. Poffet etiam quinta (enteacia
refecri nod roríus 1 ilis , quz. tens sónisin applicatione vniusentitatis
realis offi bili , de qua erit fer cum alia . moàtt.2. huius quaft. in fel. ad
2. v Qualt.II. Quid fit ens rationi ert... — 299 ARTICVLVS ?RIMVS. Ens vat
ionis formalit.e ncn confift re ^in extrin[eca denomirakione , ne- * que in
aliqua relatione ex ea le refaltamte in rebus . 1$ Dye e(t Primó ent tationit
formaliter noa contiftere in ex- trinfcca demominatione proueniente ab aliqua
forma reali , nequc ab actu ratio- nis, iuc hic exprimat rem, (icut elt , (iue
aliter. Concla(io eft contra Auctores pri mz ferit. & (ingulos eius dicendi
modos, & Scoti 1.d,30.q. 1.ad vlt. vbi docet de- neminationcs extrinfecas à
formis reali- bus de(ümptas effe reales , noo quia (iat entia rcalia fed quia
veré dantur à parte tci co modo,quo in codem t. d.25.q. vn. "docet dari
negationes , & priaationes realcs,etiáfi non fint entiarealia;fequun tur
Scociftz quamplures , & ex reccatio- ribus P.Fabcer 4. Met. difput.4.& Vulpes to. t. p.part ditp.17.ar.8.nu.6.& di(p.28.
arc vlc.nu.7 Fuentes q.2. Log. diff. 2.art. Thomiftz , ac Neorcrici ferà omnes
arez in Met.loc.cit.Complut. difp. 2; Leva engem q. f. fec.2: Blanc.difp. r«
fec... Didac.cit.q. 2. Amicus trac. 3. q.2. dub. 1 .ar.1. Hurtad. Kuuius,&
alij patfim in hoc trac.S«d vt verus huius conclufio- nis iatelle&us
habeatur , c(t aduertendü hic nos non loqiti de denominatione foc maliter, vt
nimirumeft ipfamet actualis appellatio,no:mini(que impotitio, fic .n.y cim non
pertineat ad ordinem rerum , (fed nominum (dam ves, nónvt res (unt fed vt
nominibus tignificaatur , denomit- nari,vel denomímare dicaacur)-eft ens raJ
tionis ,fiquidem eft ip(a(ignifitatio , vel impotitio nominis, & cft opus
rationis y quia intelle&us eft, quiimponit nomina rcbus ; (ed loqu'marde
denominatione (i pro materiali , & prout [pe&tic ad dinem rerum , nempe
fccundum quód fotala tribuesde (aum effc&tüm formas le fabic&to ',
& "aliud relpíciefido prol tccmino;dicitur hoc qaidem exerinfecg y
atitfecé denom ^ jllüd veroi inare , & ia ' hoc fenfu afferimus ', quando
forma de- nominans c(t reális, denomnationem i& intri »quàth extrinfccam ab
ipfa' Ec * pro. "rics cnim v. 3ee ^ -Difput. IL. Dà Ent? ratóóis: proced
entem effe realem, . i. veré dari à patte rei nullo cogitante intelleQtü, pa-
-dicitur à parte rei albus*ab albedine fibt inexi ftentey & vifus à eM nc
c&iftente-io animali. 16 Probatur igitur im hoc fcaft ipcel . Je&u
Conclufiosuia ens rationis forma liter habet effe przicisé per opus intelle- ^
£us,at denominat oucs extrinfecz dan. tur a parte rcicitrà quodcunque opus in-
zcllcclus ficut veré à parte rei dantur ter- minationcs rcalium habitudinum ,
quas resquadam ad alias pr (cferunt , lic .n. veré Dcus dicitur à parte rei.
creator per exicinfecam terminarioné effcotialis entiz quam habet creatura ad
ip fum cx Doctore ET cit. & in 3. d. 8. q. vn.ad 4.& quol. 12. &
paries vifus à vie fione exiftente in animali. Neque Au- &otes hanc
defendentes fent. cum. Du- rand. in fccundo fen(íu poffunt Vim rz tionis
euadere affcrentes difcrimen in- ter denominationes prouenientcs ab. a- Gtibus
inrcllc&tus , & alias prouenientce ab a&ibusaliatum potentiarum ,
& alijs formis exttinfecis. Cuamuis enim huiuf modi dcnominationcs poflent
aliqua pe- ' culiari ratione dici denominationcs ra- rionis,quía.l.proucniunt
ab actibus ra- tionis, attamen non poffunt dici ele nis , & denominationes
rationi fenquo hic (rens Suiions ip €nim non minus actus aliarum potenciarum
vital, & Fac rma funt reales , & tealem dicunt ha- bitodinem sd
obicfhurb ita denominas Goncs-ab omnibus promenicntes p ess modo reales erunt ,
Et bac ratione mci qon fidora ores eandem (ent.tientcs i un va enfu poflunt
rationis robur [ubtcr denominatam,
requiritut veta vnio forz ; me denominantis cum re denominata , & idcó cum
formia extrinfecé denomi- .nans non at veram enionem. cü (ae biedto denominato
, denominatio cx. trinfeca non.e(t realis, fcdfolum ens ra- tionis con(iflens
in concomirantia plu- rium entium in(tar terminantis , & ter- minati fe
habentium ; idem habet [o.. de S. Tho.p.2.Log.q.2.at. 1.ait enim , quód licét
racione formz denominands pof- fit extrtiníeca denominatio dici realis ,
ratione tamen vnionis ,.& applicationig ad rem denominatam elt rationis ,
quis nihil reale in ea ponit . 17 Scd nds falíum eft et i in ex trinícca
denominatione nà reperiri no modo vnionem realem forma mantis cum re denominata
; (in "Dod, quidem: TE r tin à Vi- adobie&a , cum quibus vnit. po»
denis yitales, quam habitudinemait; [ub — pecialiori nomine vocari polle rela-
tionem attingentiz altetius, vr cermini , vcl tendentiz in alterum , yt in
tcrmi- num, in quo nihil realc ponit ; (cd quad ax iftos decepit, ceftjquod.
omhé vüiov RUP Irie per modum inhz fio falfam cfl , quia euiá admiru deber modi
adhafio PEE E. priori Bouser e $5 m NENS A pee Bali id wj fée li cx hac, dirige
in HAUS vnl um 4». , neceilarió QARENUQI » ,vt bene adnorauit, ensi £ivdisé
fatis difcurrit, fc, y aida deno. $8 iinÉg ji d iul cxcrinfecz , extrinlccamqua
gehn nene 25 SEM vrominsipns cnini alatus,exprinatur rcs irs
ioBia5,extrin(ccas. à; parte. rci, attamén in (e rcalis du ET Ps Pt. cebus.
vopficas non tame Íorz delumkah, non minus el iz yell malirer, fed gantum,
fugare ane ,&, iencs cxtrin(cae, per.quas rcs copi, Uc aiudtelle cales tod
mentaliter , fed | ias ficatfunr. |. , ;,:,, Formalierelle rationis. Ainegue
hoc be», Refpondet Smitipg. Cit ni. 1 B4. deo" nc dicitur at oeulus.per,
vifionema minationem extrin dcs cilc XKCà-.; lem , quia ad ia enominatiggis .
preter formam ur * M" 2 dicicur formaliter videns , ita paries per
terminationem vitionis. dic tur formalis €&m , &I€m,. tet vifus , &
ticut rcs per dc; cndentiam cüen- * , :m ad Deum dicuntur formali- ercreacurz ,
ita Deus per terminatio- m cim(dem dicir formalter crca- & non
fundzmaenraliter folum ; INec— tefert , quód fo:ríis dcnon/inans ncn fit inre
denomina:a jid enim folum i fert , nad res pct cam formam nem. denomi- patur
talis formaliter intrinfecé y fcd um
extrinfccé; benc verum cft, quód qua € J vifio ad parietem terminata
& depéden- &ia crcaurz ad Dc ,funt fundaméta; vel occafioncs fingédi mutuas
rclat ones ra- - tionis in Deo ad crcatuià , in pariete ad - eculà , poflunt
hac raticne antecedenter ad ralem fi&tioné parics dici fundamen- taliter
relatos ad oculü,& Deus ad crca- — turam adhuc tamé debct dici paricsfor-
"maliter vifüs,& Deus Creator omnium ; quia videri à partc rei non efl
referri, íed - terminare vitionem, ficut creare eft ter- . minate dependentiam
rci creata. 18 Sed dices, ti paries ante quodcun- (que ops intelle&us eft
realiter vifus non idamentaliter, fed ctiam forma- » denomina- [eca aliquid
reale ponit in re z. ata ur cófequentia , quia dem videtur tlie , quod patieshr
reali- ter vitus , & quod cfse vifum eft aliquid octore realein paricie.
R.cfpóderur : cit.1.d, 30. ].2.ad vit.negando conícqué tiam,cutm tnim dicio vs,
parics eft. reali. ter vilus, Deuscft realiter creator , tunc ly rcalitct non
determinat pradicatum » 'quab przdicatum yer importer rea- - "le mbarchs
(abiecto;de quo enunciatur ; fedurin dcteiminat com»ofitioné ,& tüc . —
milil aliud ed (inquit. Door) quàm àl- "jud, vcté cttyficur cü dicimus bec
pro- "pojitto eft reaiiter falfa, fcolus eft;g) cít "weré Fla, &
fané hic eft aptiffimus mo- 'dus declárandi realitatem denominatio- "num
estrinlccarum; Neque illz propolt "tienes z quiualent pariescfl realiter
vi- *fus;& effe vifum efl aliquid veale in pa- victe ; quiá per hanc figni;
catur paricié "eise materiam, in : ta aliquid rale (ona- tüt €x «t y:fion
svi perillom infinuatut folumyquos fic n'ateriasciica quam ope- "rátur
potentia,fcürobieétücmis cx quo
eolligitor re.vcia pr.us els€ , quodaes fit 3 0 .Logiea.s b d | 100 Eur
No cjiflit ineitrib(ec deomim riL.— io cxtrinfecé denominata;, poflerius veró »
quod in re frc denominata aliqua rclacio rationis concipiatar « Dem om quando
etiam concederetur dencminstiones. exuipfccas. preferum €x actibus rationis
proucn entes eísc fun- damcnraliier tanum reales. formaliter vcro rationis,
adhuc tamen non bené pet denominationem cxtrinícci cogniti ex- plicarctur
formalitas entis rationis in co- munis vcl.n. ifla denominatic cíl ipfa foc ma
conflituens ens rationis , & hoc non ; cum ifta denomipatio etia afficere
poffit entia tcalia cà a&tu cognefcücur, nec ta ob id euadunt entia
rationis ; vel ct id,gp (ufcipit formalitarem entis rationis, cum nimirü
apprcbenditur, vt forma intr; nfc- cé affi ciés obicétü ,quod cadit fub acu
cognitionis , & hoc vcique verum cft , at non tantum dcnominatio.
extrinfcca ità efformatur in ens rat; onis , fed etiam alia nonentia ,vt
ncgationés,priationes, & c, 19 Et quidem immeritó trahitur Do, Gor in hanc
(ententia inuitus vt x diuet fis locis colligitur , in quibus de entc ra-
tionis loquitur » aut fccunda intentione y 1.d.1..7. Gg-ait)quicquid
antellectus cau[at [ine a&ione obietli circa obietl i pr&cisi,boc e$ly
virtute propria intelle- ' &usgC? boc loquendo de obietkoy vt ba- bet effe
cognitum im intelleEin pracisé y C7 de intclleGiuyvt con(iderans eíl, illud eit
pracisà yélasio rationis, crgo non co ipfo, obiectum caufatur ab intelle-
&u in cíie cognito per actum re&tó, cau- fatur in co ensrationis , (ed
potius obie- &uin (üpponitur cognitum y cüm virtute (ui, à
intellc&us,ex bis .n. duobus caufa totalis cognitionis intcgratur, &
deinceps intellcétus (c folo operans circa obiecti vt cogni üm apprchendendo
nimirü pcr actam vcluti scflexum illud efTe cognis tum;vt quid intrinfecü
obic&to, «aufat in illo vc cogntto cus racionis, Et ina. d. T qiart2- &
quantam ad boc veri. de boe qucd dicit ( leet bignetur pro cxua/ In» quit,quod
zzzeutio. fe cda [ine atin cà paratiuo nuquam erinscsto. fjac per uiti Ligentiam
in vero e[Je fuoyquibus verbis, vt aduertit P, Vulpeslóc.cicn«4 infinaat
Dp&ios pevattumcontgarsus ca Ml 3o& — ' Difpu. II F.,De) Ente Rationis
| i fe fccundas intentiones rantii (Te dereli-. &um, & per intelligenti
refl exam fufci- perc poftea verum effe rationis fabricas tum , ergó (ccundum
Scorumilla deno- minatio extrinleca comparati inhoc , & illo cb/céto
derelicta ab intellectu cam» parante noncft vcrum efsc enus rationis, &
Íccundz intentionisin 3.d.8.q. vn. H. ait,quod ens rationis , non efl inaliquo,
nifi vt tantum babet effe in. intelletiu , ficit cognitum im: cognofcente , at.
per ipfam 2 8, quo rcsaliqua denominator copnira, ró cognofcitur iflud effe
cogni- 101, & pcr'con(equens. nonc eft obie- diu inintelicctu, ví; dà
peralium actü cognofcatur;& tüc f et ens rariopis: 1n4, d.1.q: 2 art; 1.füb
B. inquit, quod cns ra- tionis cft ens in anima,tanquam jecundo confideratinu ,
non tanqua primo. confi- derattm ad quod «or[iderandum mone. ur primó anima à
ve extra , fed téquam ens in primó cenfiderato
uquautim con(ideratum lané clarius innare non potetat ; qued obicérü
realcnon (uícipit €(Ic rationis fortnaliter, cam ptimó cone fideratur, cum tamé
tác fufcipiat deno- minationcm extrinfccam cegniti , íed fü- fcipit illud
quando fecundó contidcratur «quali per a&um refloxum apprclienden- do illad
cfle cognitam, vclut quidánttin- — tionis; vt iple cxpicflitibideni 1n fol, ad.
«um obiecto. Tandemquol.3.af.1:ab — 2. prin. PH uod Sd- itia ait ens rationis
efle;llud ,quod cff. uisibidenomin: ones enr leti pracist babeus in
intelle&n cofiderantes — tià Latiopis; tum suia iuntcrdü ío] -& haud
dubié loquitur de contideratio- — iple confonder: iepssctionielidle X nequi
cogitatur 4pfan cns: rauionis , fcd » V& parerin eod, 1.d,30.q. 2T.
Cüprimóres cognoícitor, runcdepomie — ybr ait Deum fieri-dominum jet icl.to-
patio cogniti non cognoícirur;ncg; con- fiderátor:, quia anillo rrr eig fi-
riter Quo y/non vt rquod ; «rzo curidum?scorim "cenomibationes;cx-
iriideca vc Gc; non func-cntia rationis Totrd'aluer , (ed nouus actus
iniclleéctus fcquinmiry perum tale efic (ulcipiant. * a0 Quardoautom Dottor
r.d.36.c. $n$-Cópctdoliud: cüccognit um y «uod Tübenticreauirg ab aov pcreétü
di- Wwnintclicé(us ; vocat cnsTaLiGDis, potat socios loc cii: Scomm acuera
ronsvo- ait: Gs ratioysts ji Hüd cfle divanstuerea- ptedaclaciencin Znündaw; ap
1- "bliéddanasad Deum cag roteg mucus ix 1 ' £ - inquit Do&torém ita
fe explicuifse in "dA clim ; & ita loquitur in 22 q. f. In finc; (ed
quando ctiam loquecetur? de illo e(se diminuto . »f& denominatio — nis
extrinfeca , dicédum cft ci P. Vil Do&orem non € illud ehs rátio- nis
formaliter,fed materialiter tancü,quo feníu illud dicitur ens rationis ; quod
per actum intellectus poteft formaliter cfle rationis (ufcipere ; hinc
comuniter ditti gui folet, & prafertim m (chola fubrifiü ; €ns rauonis in
marcriale , X formale , (cu vt ipii loquuntur, in ens rationis a ratrorié
fabricatum, & arauone derelictum ; En$ rauonis formale; tabricatü, (cu a em
F- Jj cfl,gy habet a&u exiftériam ab incelkc, fictam;cns vcro rauonis
materiale, derc- - tclicétu (ic concipiente , vcl iogéte cxi fienua calis non
repugnat ; depominatió- ncs igitur extriníccae (cundum fe fuf cntia rauionis
materialia, quatenus. [.pof concipi, vt forma intiinicca m obiee E Go.fiunt vet
cnua rationis fo cum.ta concipiuniur, & Bingunuir; Itas iilud - que Doctor
in hoc fcnfa appcllaug i cile cognitum creaturarum otiltiou; quarcnus f, tundare potcít per opus
in- iclle&us aliquod cfsc, vcl relationem raz ncmiationis, sb intellectu
creato 1n iplo «oncéptanx yl per ccrmynationeim ali- Cuius relationis n
creanara tum quis etia apud abos.L'oGtores frequens elt hic lo- quendi.moeus,
ina:O4i cns rationis dica tur ad diflgrenuam entis, 1calis» non in lua
latiiudme ; [ed carum; YCintrin- Iccey à Lobcétiue copucnitucbus dc «ut- bus
dicitur 4 fc omncs. deuguunationcs &xcunfecas polsunt dici. cnta Fitonis. '
A1, Lacendum a. cns raugnisIoi ga- Mic atquecófitterc in aliqua rclaticne,,
Quar in icbus rclulict ex ipla denouiina- IU cxtabispay [co eX dounos LES CX ie
AÁcee icnomupant. bus, auc per bas Forms. "
x i- dintelligàtur [Ea diras Lbs gei ; E
3 -queennque alia forma: res extrinfece dc- ? " Sape valentes. Concláfio cft contra ; .Au&ores fecundz fent.
io co przfcrrim Fo-d55 poney ) eis defenditur, & man;feft , «olligitur ex
Scoto 4.d. t. d. 2. B. & 5. d. , a6. q. vn. E rabo
antra ponderábi- vo 7o imusatefeqin ol.àd 1. Probatur cuidenti |i. rationc ,
quia vc! talis relatie refultat ;n ' febus ante operationem intelle&us ,
vel per folam eius operationem, fi primum, ! . profcdto relatio reàlis eit;
& non rónis, ' "fücet süc alig 06s relaciones, quz dicütur , reful;are
in ijo fubjcéto, qfi ponitur ter- , minns; sim, praterquá qp per actus alia- .
rü poiéuarü, & aliastoónas enstónisin - zcbus refulraré néquibit, quzrédü
manet, quarà fit hzc mtelle&us opcratio, per (— —. quà fit talis relátio
,vel.m.eft a&us.lle di- (77 .Xe6us squo primó Mo d apcene ad M fuo eíse
reali vel alius reexus , quo co- — 7 s gitat obiectuni eíse cognituin, &
efie co —. * yguium Porteuhnvc ada inttinfecam - . ,JObic&o per q rci d
cognitionem, "i * d - acus prior e se non ot, quia ex vi iplius 0 yim Em T
fio fh E pep t (ultare efcctiué , quia o ] c eset ens reale , nam /quod.ex vi
a&us habitu naturali ; fi veró eft actus poftc- rior;bcne dicit illa
fententia; attámen ae- quc adhuc adzquaré affignatin quo coa itat formaliter
ens-rátionis , quia non , TE ens rationiseft relatiuam , vt exi- "ftima(se
videntur ex veteribus Scoti(tis X quamplurcs , & ex rnis Fucntes cit.'ar.3.danturenimetiamentia
racionis ab- foluta,vt intra ottendemus de'menie Do * "éorís, qui ecfr
trequéter ensrationis cx- . ' plicüerit per relationem rationis, nó ideo x
Cfecit, quia porauerictórmaliter , & ate'illud contitlere in relatione ta-
ased a vt plarimü locutus ett; nó "dete ratronis in fua comunitáte (cd de
tipué quod dicitur fecunda in.é- | 4-Cit63: &'$ 'abmicio , qi vequecoü-
"Itic ia relatione rois,vi peltea dicemus, PBpoppofitü obijcitur Frimó
cóma - primam concluü onem ; quia deuominae - - 20 VA &us efficitut, eft
tealé;vr pátet de ' idem efse, uertit P. Faber 3. Met. dip. us K | Quaf 1E No
orf in éxtrinf' denti. rt. 503 tio eft opus rationis; ergo non datur arte
operationem intelle&us , (ed c(l torma- liter ens rátionis .. Tum 2, quia
Dcus cx per aliquod reale , quod ei de nouo aduc- niat; fed rationis, atfola
denoininatione dicitur creator, ergo &c. Tum 3.quia ea prz(ectim
denominatio extrin. feca , qua res denominatur cognita » nul- lum prorfüs e(sc
habet , nifi obie&iué. ini &tu,& iià pédct in (uo efsc ab ope
rationc intelie&us, vc tp(a cefsante. jni- tus euancícat, ergo formaliter
e(t ens ra- tionis hzc .n. conueniunt enti rationis . Tum 4. qu:aadhuc magis
przcipué hoc totum verificatur de illa deno.ninatione, qua tcs denominatur
cognita aliter;ac fits Cum.n. res ità cogaofcitur prof-&tó nihil aliud
hibet prater ipsü obijci , (eu cogno (ci, qv et proprium entisrationis. Tum
tandem, quia ens rationis nó cft,nifi düce gnofcitur,ergo torü eíse entis
rationis c(t cognofci ergo adzquaté ens rationis có- fibt in ipa denominatione
cogniti , "' Refp.ad t concedendo aísumptum, (i denoininatio fumatur
formaliter , & vt pertinet ad ordinem nominum;hoc cnim modo etiam
denominatio |ipía intrinícca quantum ad impofitionem nominis de- nominatinieft
opus rationis , vt omncs fatenturjfed
negatut, (i (matur materra- liter, & vt pertinetad ordinem terti, quo fenfu
hic loquimur . Ad a. patet ex dictis Dcum parte tei dici creatorem à rela-
tionc rcali crcaturarumad iplum,& non per aliquam relationem rationis,niíi
ope rante intelle&u. Ad 3;dicenduia, cü Sco- to in 4.d. 1.q. v. Q. &
1,d. 36.G.quem [e- quuntur Suarez dilp. j 4«Cit, (e&t. 2. n. L3. ' Auetía q. 5. fe&. 2an fol. ad 4, Gomplet.
diíp.2:q. 2.. 13. & alij illud císe cogni- tum , quod eft dcnominauo
excin(cca. » potius formaliter ,'& fübiectué ese in intellecta 4 quam
obiectiué , quiavt ait Scot. teál itcr participat in inrelléóto illud imareih
tend ela ipa ce nitiosreahter.nnà € D "no. ddobiedim terminata: ecquc eit
obie- étiué , nifrin cognitione reflexa y qua at- .curóbie&um; yt cogaitaig
&ap- icaditura 103a Ec 4 l2: . 304 :.
Difp.ILE. De: Epté Rationis, intrinfectm obie&o , vnde. pet. ipfiim
a&um, quorcsaliqua deaominaturco..:gnita,noncogno(cituriftude(sc cogni- tum
, & per confequens adhuc non eft Obicét;ué ip intellectu, fed fic in
talieíse per alium actum fequentem, in quo. fta- vtique cft cns rationis
formaliter ; & uamuis denominatio coghiti in obie- o pendeat ab actuali
opere intelle&tus , & quidem non in ratione producentis, quo modo
pendent ab co a&us ip(ius,(cd , & cen(iderantis , adhuc tamen non
pendet ab eo,nec habet císe ex vi co- gnicionis,vt habet ens rationis, hoc .n.
di- ctrur habere cffe. ex vi cognitionis , per q cognofcitur; itaut intantum
fit; & fiain- quantum cognofícitur , quia totum illius ese elt eísc in
intelle&u obieGtiud, quod conuenit extrinfece denominationi cogniti , nam
ex vi cognitionis directa non cít obie&iué in intellectu, fed (olum
formaliter , & (ubie&tiué ratione forma: denominantis, quam realiter
dicit. Ad 4. cum dicitur totum efsc epus rationis cà- fiftere in obijci
intelle&ui , id accipi non deber in (enfu formali , quafi illamet paf- fiua
atcingentia,in qua confiftit extripfc- a denominatio, (it e(fencialiter ens
ratio- ni$,talis .n. att/ngétia,ctiam cur res có - cipitur aliter , ac fic, veré
datur. à oa BeOL dp cages à explicant . cit. quatenus ficobij. : Cii tipi ctc
veloci fendi entiration cx co,quod res attingi- tur aliter, ac fit , relültat
quoddam elle fiftum, quod haber rationem obic&ti» & termini, & hoc
eft formaliter ens cónis . Ad 5. patet per idem, ens rationis nà efse :
denominationem ab ip(o a&u coguirio- : nis ctiam intelle&us
&ogentis proaenien- em, quía talis denominatio etiam enti rationis
applicata rcalis eft, (ed c(fc id, cui cogenit talis denominatio aemnpé id , quod
cognolcirur & cogno(cendo fingi- tar ab intelle&u ; quare cum dicitur
to- tum efie eucis racionis e(t cogao(ci , fen- fusett,quod e(t illud, quod
cogaofíci (o. . lum poteft,at realiter ese non poteit, do . veró, quod (it ipía
denominatio cogniti ; ia hzc [etiam applicata enti. racionis e ipae ci verum
elt cas rationis ab intelle&u concipi. A 13 Secundo Contra fecundam cóclu-
fionem , quod rclatio rationis te(ultet ad dire&am obie&ti attingentiam
ab(1 alia quali reflexa , nam mE: tali a&u ftatim rcfultat in obiecto
formalis denominatio rationis, quz plane prouenite nó potefty nifi ab ipfa
forma: qua in obic&o rc(ultauit ex fola tecmi- natione a&us directi,
Prob. a(Tumptum, Que Vtbano v.g.conuenit formaliter e(- c Pontificem cx (olo
actu elc&tionis per fa&a , ab(4; alía fi tione , & pa(fim cernitur
in moralibus. : relationibus rationis fieri po(se formalé a efie paie cun reed
te- damentum fictionis carü qp cft acus fl- le dire&us , & rationc
potenuz denomi- , & inquit hoc bet peculiare in re- lationibus rationis ,
"do&tima fuit — Fonfece cit.q. 1 qui aiebar relationes ra-- tionis in
moralibus re(altare in obie&is cx ip(a terminatione actus dirc&i, non
Lr quoad exifLentiam obie&tiuam , 'fed (übie&tiuam,-i. quoad
conueniétiam refpeáta fubie&iquod denominant, aa- tequam exiftant. hzc
do&trina pror- (us falfa eft jaeintgena. non v e ucnire fübieccosnifi
exi(tat exitentia fibi A io vua " [bi & 1 xrin(ccé , nam de tali
denominationc loquuntur hi Au&kores) quz nec in ipfo , nec inrerum natura
exiftir, cum ralis de- nominario non fiat,ni(i per communica- tionem forma
fubiecto denominato;po- tius ergo dicendum denominationes in fed extcinfecas
de(umptas ab. aCtibus in- tellectus,vel voluntatis humanz a&u ex i-
ftencibus , vel faltim moraliter perman&- tibus in hominum memoria, &
talia paf- fim fant entia moralia ; vade negatur c(- fic denominationes entis
rationis ; quatenus yer. denominantur intrinfecé Àrcladoac, ita (unt
denominationes ca« tionis, fed non line cognitione , qua cà» ad nodum verz
relationis «.—— R- relationc rationis e formaliter jac - VOSSARTICVLVS IL Ae.
Stath itur, C declaratur Formalitas TX : entis rationis. 24 Mist » quz in
efformando - AM ente rationis interueniüt; 10d ' yea eius suia pent difii-
«cilis cognitu , nec facile tit difceincre ; " quznam (pcétent ad
formalitatem entis «rationis , & qna materialiter tanti ad il- lame habeant
, plerique namque vnum «&&i altero cófundüt,& micét; pet fingula
uábit, vt indépura,&»valeamus excludédo , quz proríüs mate- "
£ialiterj& cücomitáter ad cá pertinent. . nis formaliter fumptum omninó
diltin- gui ab ente reali fumpto tàm pro reali exi 07. 0
oWftentequàm jre potfibili; probacuc tum |... au&torir. Arift. qui j. Met
cex« 14. & 6. — —— ^Mer.in fiae cns in animasquod ett ens ra- . — tionis
,.omninó coniradiftinguit ab ence / — —
weto, & ráto; t Scot.qui 1.d.46.q. va. F. — -. docetensinanima e(fe omnino
aliud ab 4s quod.f.a&tucxiftit;quá ens nomiaaliter , uod.(.non exiítit ,
benà tamen exiftere E poteft quod iterum docet quol. 3. ab ini F tio, cüair.cps ratiariis illad effe, quod
nec wW.. efl, nec effe poteí£t excra animam ; cum ex "e . communi
conceptir,omnes.n, communt- ^ fer concipiunt ens ratíonis, vt quid di (tin !-
&um ab ente reali; tum ratione, quia enti " A-' tcft,nili cxiftentia
tantum obic&tiua,er- . go dittinguituc ab cate reali tàm. exifté- tc,quàm
pollibili, tà tandem quia quod potfibile eft in ce,licec adu pucetur cífe,
-euma&u non fityvc mons aureus; non c(t » ; «ns raionis.(ed veré cns
rcale;quia ad ra- tioné c(Tencaleaa catis realis perc accidés elt acta cxi(Lere
, (cd cius effenria falua- .turinhoc,quod üt aptü exittere , vc fuse ab omni
exiftentia verü cit dicere , quod homo e(l cas reale;cuin crgo ens racionis
enti reali opponatur , protc&à ab omni co diftingui dcbet , tiué
cxittézi,fiue po(- UU - . Agitur difcurrere iu " aiccrs entis rónis
formalirate colligere . Primo igitar ftatuédum e(t ens rauo- T A 4 1 (0 s
wenteextia animam,& ensextta animam, | Ux UM vreonuadit iturabente in anima
; .F r [c ràm ens verbaliter , . 1T. De Formal.emisvatioflt.e/frt. I. 305
realitas tàm a&uslis, quà po(Tixili - .Ex quo patet fal(um elfe , qp aiebat
Hart. & Arriaga (upra cit.ad'efformandum eas non requiri , vt obie&um
actus impollibile, fedfufficere , vt obic&t a&u non fit, (icut
ccpra(entatur , eziamfi alias fit po(fibile.. aut (cdente quid fi&ü e(t ,
& cns rationis totum fuum e(fc obie&tiue in in- telle&u,& tamen
nan cft impo(fib 1c Pe trum eurrere,ergo &c. Ref ».negande af- fuimprum,
quia ens rationis (ic obie&tiué tantum in intelle&ka exittir, vt extra
ill mecaátu exi (tat , neque exiftere poffit , alioquinrofain hyeme coacepta
cas ra- tionis cífet, quia a&u non extat in rerum natuca ; Vel fi
concedatur atiumptü , Ji- cendum eit ibi poni impoffibile, nó (im- pliciter,fed
ex luppofitionc., dum .n. Pe- tro dormiente,vcl (edente enunciatur Pe- trus
currere , fané hoc e(t impo (fibile in feníu (vt aiunt) cópofito, quod .f.
currat pro co tempore, quo non currit , vt notat uentes cit arc.2. n. 5. Dil 9
autcqi illaequam affert Arriaga n. 2 3. ad [edan- dam haac litem de duplici
ence. rationis, vno
chymerico,&impolfibili,&alteropoffibii;prorfíusvanacft,quiapoffibilitasdeítruite(Jentiam
entis rationis. Secundo ftatuendum c(t ens rationis formaliter faumptum
diftingui etià à pu- ro nihilo; probatur, quia purum nihil, vt fic, dicit param
ncgationem cuiufcunque entis (iud intesue in apprehenlioae, vt n. diximus q.
praeced. in fol. ad 1. ad $. cot.pucum nih:l dicitur, quod nec habet , ncc
haberc poteft vllam exiftétiam liue realem , fiue obic&iuam; quia (i habere
poffet (ecundum (e cxi(teaciam aliquam, iam nó eí(set purum nibil ; (ed
adin!xcum cum entitarc; cum ergo ens racionis exi- ftenciaa h ibcac obiectiuam,
& licensyli- : , €& a ratione fa&um $ vt docet ead: probat Doctor
loc.cit.vndé abítrahendo alc et vniuer(. vbi determinat vaiucrfale el ens,
vtiquz ponendum elt à puro nihilo didiücum ; Tum quia puram nihil yel duplicem
continet negationem , .l. encis realis, & cacis obicétiui, vel pocius vaa :
à nega- "d 50$ hegat;onem totiusentis adequate , & in fua maxima
amplitüdine; (i hoc fecundü , palam eft ens rationis non efie purum nihil, fed
contineri (üb ence in illa amplitudine; fi primuni dicaturyadhuc idé
fequitur,nó .n. eft negatio entis obiecti uiscü fit rpfumens obic&iuü, nec
proprie negatio entis rcalis,quia cales negationes, & primationcs funt
reales, & daniür ante uodcunque opus intelle&us; vcinfrà ex Toa . 1. d.
23.]q; vn. demóltrabitur , qua Saifing.cit. num, 180. ait ens ra- tionis non
habere vilum prorfus císc ex- | trà intellect, nec-pofirinum; iicuc encia Wcveg
mp. reps primriuoncs,& ne- "uü ' gationcs: Tum éc quiaens tationis
for- maliter habet. conceptum: pohitiüum ; vt "Do&or indicat 4.d. 16
q.2.ad t .imoppo- | fitum, efsc f£. obiectiuum ad inar veri entis,vel (altim
muita funt entia rationis; " que in formali conceptu intrinfeco non *
Difju. TH» DéEgté Railis- 7. esc faltim in apprchenfione. Sed an foli ;pet baec
eandem obic&iuam enutatem ensrationis diftiaguatur.ab ente reali; nü vcr
etiam per negatione enris realis , ità quod ifta nihileitas inter tatione
formale enusratiónis, per quam a reáli [ecerni- tur, non cít ità facile
re(oluere , nam ex "vna patie ità videtur afísccendum , quia ens rationis
fccundum fc non eft cas rea- le, ergo talem negationem quidd:tatiué
includit,& peream intcinfecé ab ente - » re;li diftinguitur; (cd exalia
parte id mi- nimé afsercndum videtür,cum .n- étisita- tionis in fuo conceptu
dicar entitatem obiéctiuam, quz habet modum pofitiui, fi curfus includit talem
negavooem ,tünc conceptus entís ciaionis vo ue perfe 5 "^ vnusex politiuó
; & ncgatiuo cooflatus 'císet , quod eft inconucniernis; * 27 Quamobré
dicendü eftens ratio- - ftisnon includere in fua formalicare4llam dicunt
negationé entis;fcd potius ens po» — negationem , fed folum poütiaum illud , ^
fitinum, vt eit relatio Dei adcreaturas, ^ quod actualiter fingitor ab
intelledtusil- ' generisad. fiaules, que cxigunt — lud vcró negátiuum, .f- nó
ens reale, prze- ^ cócipi,tanqvá politiu/ad aliud, — cedit formalitatem enti
rationis , vr ma- "Tüm tádemquia hac ratione dicebimus tcriale ,&
lubftrarum, cui talis formalitas attribuitur,cum concipitar ad modü vcri -* !
fopra q.pracéd. loc. ciens. rationis clie . A e mcdium inter cns teale, &
puruam nihil. cnus; ex quó fequitur tormaliter » & pri- e "sed
Vrges,cum cns rationis nó fit ens * reale, neceflarió continebicur (ub mébro *
oppotito;:i.Íub non ente Pis inter duo cotradictoria nó datur medium, fed :
"mo ensrealc formaliter idé cft ; ac purum - màr:ó ens rationis ab eme
reali dittiogui — fuam entitaté obiectiu&jnon vcró,per — — ^ illam
negarionem ; Hoéafscrtum proba- tür ; tum qaia ens ratiónis formaliter j&
explicité dicit ens, eftó à raiione fabrica- "nihil uia purum nibil
dicitur id,uod ct tum,& licet nó fit
ens reale y illam tamen so Ce Kefp.negando thinorem;quia purum — cité (ed
impbeié , & concomitanter-ad - "nibil non folum dicit ncgitionem
realita- fümit.um, leu confequenter; ficuc € cótra "o tisícd etiam exi
(tentiz obicétiug, cóce- "etis reale dicit negationem entis rationis, ;
dimuisergoensrationisnon»&tamécertumeltnócóltituiformaliter,fedindenon(equiturefseputànihil,*
per talem negationem, fed potius pec ra- Mada-cU. mis cuoi c ud "quia ett
eas mentales & cb:cétiuum . ' 7 26 Tertio inucflizàdum elt per quid !
formaliter , & incinfecé diftinguatur ens rationis ab cnce reali, & à
puro nihiloyin- "terque mediuaiconftituiur, hoc n. erit | ratio formalis
ipfius; & quide per quid di ftinguatur à paro niailo noa ctt difficile '
tioncmformalem realitatis ; vnde (equi- tur illa negatio ; per (uluitur ratio
dubitandi allata in oppotitum. Tum quia talis nthileitas realis cft, & fuo
a:odo da- tur à parré rei ergo nequit formalitatem . enus rationis
cóltituere,quz omnino ha- "bet efse per intellcétum: Tam étquia fie. |
affignare, nan ab eo [ecerniur perenti- — ripoicitensrationis, etia talis
adhileitas Y tatem (aam ob;c&tiuam » quam acquirit 7 mon concipiatutsergo
ad cius formal itacé | ; intellectus minittcrioytdeó a. extra iphae «nón
[peGtat, ted pto: (us materialiter fea E Tam puct nuhi! coniucuuur y quia habet
^ betyprobatur a/sumpiuim quia «xeciens tià "ws L-]tier: plerumque entia
rationis tando an poffint císe, vcl nó ef- tc rei , vEparet dum concipimus fei
€resturas , ob re&tum ad - €ognitionem, nam ad formationem entis - gationis
fufficu. cogitare efse ens,quod rc vcra non eft,licét id non cogicetur ; Imà -
. adbuc cfhceietur cns rationis , etiamfi .— dámtelle&tus putaret veré eíse
cns, cum tale mon fit,tormauur cnim ens ratioms co 1p- A non cn$ obijcitur
intclle£tut. vt ens, buc intellectus feiacre vera illud nó efse, iuc neftiat,
hoc foiü inrercft,gp (iid. | eiat jncelleétus, fiagit folü, at non decipi .
tur;fi ne(ciat,fing t, fimul atq ;décipitar. -;28. Quarió tüatuéaü c(t ilhid
eile ima — gioatium , quod ibi propriain vendicat — ensrationisjünéceilario
penderc ab cà ima | ginauon: , «jua concipiatur per modum Xen cm 5 ;qu£
do&tina preterhua juod eounm « ipnibus Keccotioribus , O cricis Scoutt;s
Fucat. it cns rat:ont$ cle 1m- - ipa teet M ct.dilpeg.cit c 4. 3b int s
raticu.s ficri jer ficitonem 1ei,quam ad modum ens Fl, Py H "T ro yi üirén
ercip.tinrelleétus , licet rcuera non Pp : . €üsreale , ac proinde fubdit in
hac matc- k aja de ente raten. riullam y quan'uni ad "11d rem fpcátat,
vértere diferépantim inter Scotus & D. Tbonfam;io.ó ct à ex par- 4€
icéipitur à Mcurilie & Sang. loc.
-«it- iniuo quaft: vbi proinde nam. 177. — unc dicendi modii inquit efTc
probabr- lÉcciain uuu. UAE i& ido non cít noua fed vetultiffima , quam.
pros : Aude cage ibid May On. Bur Jdlip-q.6. & ctedituüs fuiffe ou: fcié
vcterüni Scoutl rüm 1 à ndmQue iuxta doétrinap; uaditau à Scoto. dc re- l
tcalij& LiUuon:s 1.d 29. .te- t enscommoniliiiné fui etie n d «ns re; Ley
rationis ; ron [e a ju uocum »ledz liuic ai VE ctt videreapud Au gylt à its dr.
vade Miu: Vds f oni ait bane eae codiunt in - Queft.IT. De formal. enis rationis.
crit. 307 noflra fchola, at hec analogia fundari ne quit , nifi inaliquo ordine
attributiopis inter ens reale, & rationis,talis auté ordo non vidctur effe,
niti imitabilitatis obic- &iuz , quz confiftit in cognofcibilirate vniusad
fimilitudiné alterius. Porc(l cà dici, quód bac lit analogia. proportionis cum
Vallon.art. t. Formal.& Mceur f. cit. nam quod non potcft comparari àd vecü
ens fecundum aliquam habitudinem , vcl proportioncm,non jo:cít appellari ens ,
vt patet indu&tione in alijs quiuocis ana logis, quia fanum, gp
principalicet & per fe dicitur de
arum]. , non dicitur de vri- E & dietaynifi ob ali.juam proportioné ;
'hib:udinem quam habent ad. (aniracé animalis,& ridere dicitut de prato floré-
t&ob proporuponerm, quam habet pratum florés 4.4 hominem hilaré, cum igitur
cns cele bit obiectü intellectus principale , & attributionisens racionis
profe&tó po- flüJab:t cOcipi ad modü curis realis , quía fuáü elfe hibet ex
habitud ne , & propor- tione ad ens reale, & quia in analogis c-
q'iuocis ordo, & hib'tudo ad principale ana'ogiti c(t catio formalis ) cuc
ceteris €&Oocniat rat o análoga, vt ordo ad [anita- té animalis eft,quo
formaliter. vrina dicis tur (ana, vr d &um ctt dilp. preced. q. ex Scoto
4.d 12,3.1.infra H. ideb ad ro- né formalé entis rationis non uh fpedtat ; quód
fit ób:eQt.ué in intelle&u;icd ctiam quod ibi fit ad intlár vcri enus,nà
ratio- nc iflius hab.tadinis pracise participat extrinfccé,& aqumoce effe
jimó id forcé intellexerunt pritci Scotiftascum abfotü- té dixerunt quodc(q; ens
tónis fieri si collat:uo,quia nimirum iritércedit aliqua: lis compacatio qua
concipitur ad inftat enüsicalis,vtinftaq.4.àr.2. —— i /à9 Et lapé hac &r
fut pérpetua: Do- "&orisIcotentia, quito pottea Recentio- res amplexi
(untnam JoC.C it. 1,d. 29. ci rclaioni fcalfj& rationis nihil c corbuiune
vnitiocums quia ei,quod eft: quid tale, & Eugen Aimpliciter tale 1n u4otum
tale sont comune E jlldd'. quód accipiturih as sih quid y 9 ; quód accipitur
imi Ms ten reLjoaürem n Lo nun relati Badii ^ TEMP CTUM 7 "UK 308 cft cílc
sin quid, ità referri si rationem, fiué comparari à ratione eft. referri , vel
comparari sin quid;ità arguit Doctor loc, cit.cx quo colligitor Doctorem v:lle
ens rationis dici ens sth quid, & omninó per analogiam ad ensiea!e , atquc
ideó petat cGcipi per modum veri.enus, ficut homo pictas.concipitur per modum
veri homi- nis, Accedit DoGtoré vbique docere re- lationes rationis.tunc
fabricari ; quando p ini licctasaut altetius potentigcollatiuz ojcrationem duo
aliqua referuntur inter Ic, vc1s numad alterumyque à parte rei nó referun
ur,nec fünt nata rc Erde irà prz- fertim docet 1.d.4 .q.vn.C. & quol. 17.
C.& 5.d.26.q.vn-E. (id inrelle&ü rcfz;te adinuicem aliqiia duo, quz non
(unt nata tcfarialiud finé non cft, quàm cócipere non rc lata inter fe,ac ti
relata ctfent,& il- Ta omninó concipere ad modü rclatorü ergo vniuerfaliter
in eius (cn:entaa tunc ens rationis formaliter fit , cnm id quod n cít,nec effc
pote ab MER ef- & pcr modü entis exi (dentis, fiae abío lati iuérefpe&iui.
Rurfus cü im 1. d. 13. Q,vn:$. fliter dicitur,verf.contra ifl nd, &
4,d.1:3.2.& quol. 3 art. 1, & loeis om- nibus citat, ait. praccd.
inquit ensrationis ncn h»bcre offe , nifi inquantum cognitü, & confideratü
, ptocaldine loquicur de itione , qua pcr moduni cptiscon- tidie sibl i pe modi
uU € valet,qua ratione q. 4, vni- iiLolicar iuieriale efe mol fub ra- tiene non
cnus(ait Doctor) n:hil intelli itur & s. Met.q.ij.ab initio ait, quod no pf
t intellcétus, vridé concipcret rela- joem rationis, hifi appreliendifsec ,
& n aliquo jer realém ; Et hacra-- —tienc ait Arift. 4, Met. ab initio non
ens p TIU intelligitur [üb ra- Aonenonenus. — 3e . Kttandcm hic dicendi modus
próba- aur p anifcfta ratione , quia ens rcale , vcl cíLobicctum adaqnatum, vcl
faltim pri- maru intcllctus y vt omnes concedunt eum Do&oic 1.d.3.q.3. crgo
cn$ratio- nis non potefl iniclligi nri quatchus con tipitür y vt imitabo quidam
enis realis , quia obicitum i5 fccüdacium de- bcr aliquo modo patficijure
rauenem Difjut. 1T T. De Énte Rationis:
'do colit formalem primi obic&i , at ens ration" non poteft
participare formaliter , & in- triníccé entitatem realé , ergo debet par-
ticipare fccundum aliquam fimilitudi« nem, & proporuonem. i3 30 Qumó
tandéex his colligitur ems - rationis e[Je illud , quod obycitur , vel potcft
obyci imeelletiui, ac fiefset,cum tamennec exiflat in rerum natura , nec ex
iflerepo[fi'; vndé fequitur totum efse . illius e(se obiectiuum , mentale ,
& fidüs & quia ab intellect noftro vers entibus aísueto fingitur ad inftar
veri entis, idc €ns$ rationis dicitur vmbra entis rcalis, Gc cius cnticas
vmbrata » quis participatanae logicéz érationem cns realis; &c quidem femel
admiíso ens rationis nor confiliere in aliqua cenominatione ex« tripfcca ,
neceísar;ó elt afserendum efse aliqued eíse fitum irefultans In rebus cx
opcratione intelle&us ; & planéomnes relationes rationis, &
pratlertim fecunda intentiones logicalcs , f non dicum folas denominationes
cxcripíecas , qu.bus res dicuntur cognitz , alio medo explicari nequeunt;nili
per iftud c[se fé; & vm- bratum rcfultans in rcbus, vt cognitis ; &
casquafi intriofecé denominans , Et pef hoc eíse explicatur tio elsentia, tà
exie flentia cntisrationis ,nà in illo efsc ficto Lens quidditas » &
actualitas cius. [ olo' difcrimme,quod quatem py à, dicetur e(se exiftencia ,
quate- nus vcró confide co seb iura abftrahendo ab actualitatc cfsendi , dice-
tur elsc císenia, vnde confulró diximas. - cus rationis efsc illud,quod
obijcitur vcl obijci poft intellectui, ac fi efsct, idque fignificáui:
Mayton.quol 6.ab initio, vbi quadtuplicem entis rationis aflignans ac- €cpuonem
inquic vltiiàm, quz ett catis rationis inodó declaiati, efse propriam . Obiell
iones enodantur. j1 | operis arguüt Primo Didac. & Smiling.cit.ens rationis
fic, & concipitur nó foiü fingédo illud per 0:0- dii vet: enus,&
concipiendo aliter, d tit, fcd'euiá concipiendo iliud per modüc uds
ratiónis,& f. di c(t;& ia concinit; ud- derauic si liani quiddatem - '
— ^ 2 mme E EL MUR Gu Teal eS Ir IRE e REPEINIRAS S - ^N os (00 ud IE De
Formal. enti rationi ct IT. ,quod .n.tunc concipitur , ique cns rationis efl
,& non rcalc ; imo itade fa&o diuinus intelle&us concipit &
efficit entia rationis. Cófi rmatur, quia fi in cogniuone , & formatione
entis ra: tionis opus effer illad concipere-aliter, ac fit.i. per otn osten »
plané fem- intclle&tus alleretur,& nunquam co- bs ! pofiet, ficut eft ,
ergo &c. ' * Refp.duplicem efse cognitionem entis tationis.ynum
dire&amsalterá quafi rcf c xám,vt Do&or indicat 2.d.1.q. 4. art. 2,
(licét in quibufdam voluminibas fignetur foro exta) & adhuc clarius in
codem 2. d. 1 4.$ B. prima eft , qua fingimüs ens ra- &ionis concipi non
eft,ac fi ef- fcc,íe qua cencip:tor ens rationis , ficut veté eft, &
cognofcimus rem efsc cognitá aliter ac fit vnde Scotus 5. Met, qj. jab miro vt
motat ibi P, Cauellus Schol.1.(uem;etiam citat 4.d. 16.q. 2. n. 9. $- Contra
ccmelufionem ydocct ens ra- b. pisietur icspqoisiiecet dire&á , non .
ttllcxi ;nà per hàc potius recogitaturfa- &um,& vt arc ibi-Do&or,
in hàc (ecunda . iuione habet praec ere eed . €tdoà cfic&tus hinc cft, quod
pri ica guitcnus pon tá* tum ffwasfed eciam £atiua entis racionis & jimhoc
feta pofsedici pacti; . €& docnit Scóuis 6er); 1,ad, 1,arg«quia p«á
prnóticé,& in a&u exengto veríanur jacllcétus rca ens ration s.fingendo
, qs Bon cé jac císersíccunde;verà d cituc (pe- culata y-quia pec cà veluti in
a&u Ggna- toconlidcrauurobiectà illnd fidum ;pen ptiorem.éognitiorted? ,
atq;.ideo ab alijs dicitur contemplatina, quz diftindtiono c matería de ento
rationis e(t valdé no tanda ,& ab oibas Recentior. pa(Tim reci pitur; vt
eft videre apud Aucr(.q. 5. Log. [c&.5.concl. 3.& Blác.difp.cit.[cdt.
g.X. Alios, ctíi de mote Scorum nó memorer; poteftigitur (vt argumentum
foluamus). ens rationis vtroquc modo cognoíci y ;n. prima cognitione attingitur
aliterya€ fit» . qiia: pec modü entis realis concipitur, cu. talc. nom (itin
(ecüda concipitur vt €tt y quia attingitur,v: ens rationis, & fictum. pcr
primá cognitionem recipit císeat pet (ecundá non recipit e[sc , fcd (upponiur,
ci,vt vná dc genercincclligibilium,vtlo- 309 quitur Do&orcit.z, d. 1. q
$..B. & hoe modo ens rationis cogno(citur axDeo, vc poftea dicemus, ncc
tamé efficitut ab co Ad Cof. patet per idem, quia cas racionis cognoíci potelt
(icuteft y cognitione rc- flexa;aduertédum tá eft neque. intellc&t proprie
falli;quando per direGtaoyems tionis cfFormat, nà.a cenc iudicat ens ra« ionis
císc ens realc, quia hoc ad. fecüdam Ápe&at operationem , in qu? proprig
fala 1tas réperitur , (cd dumtaxat fimplici ap- (ionc lud ad modum entis realis
percipit; (icut quando rem f; ir tualea ad in&ár:corporcz apprehendunus ,
tunc proprié non £allimur, quia tunc non iudi- camus-cem fpiritalem císe
corpoream S de quo fufius infra q- 5. . 1 Secundo argattc Mcuri(sequamais talis
modus faciédi per conceprioacm, .f, ad modum verti entis. pofset conitenite
entibus. puté fictiujs , ac etiam fi&is cii fundamento , «clatjonibus tamen
ra:io- nis aeutiquam conuenire poicftyquc per meram refultantiam: (iüt an
obiectis co- gon compatatisi TVA, Vide Haa us:cas concipiat m eii rcla- t;onum
, formatà cnim itio petrus cfl homo;cfulrac in, Mis extre niis relatio
ptadicau, & (ubie&tijab(que quod intellectus rcfle&tanw füper illa
exe ttcma cognita , & apfrehendat r «tionem: fubiedti & ien prr js. Con&rinatex Do 4«d-1. q
2b. die. cit relacionem rationis. nihil aliud efses quàm comparationem ps
fliua,qua obie- &um aliquod con(i dcrarum, comparatug ad aliud. pec
a&ürintelleGus cóparantis y; & in 1.d.3 j.ait in codem inftanti,in quar
diu nus inteile&us produci lapide in e(se, cogniroyre(ultare relatioaé
conis in lapi- de ad diuinü intelle&ü, idé habet. 4. d. 14. q:$-in finc
& d.16.q.2. E. I: alibi f * crgo ad relationcs í;lgim 10pis effici das. nó
cit opus actionc. intellectus, qua €a$. conc ipiat ad modi rclau onum realis, ,
Kelp.latis patere cx dictis att- prz cede, conc], 2. noniefuliaré.flatim rela .
cogniti & voliti. in obiecto ;
"1 1 ficuone inteilc&us, quia hoc intere A tcr rclanonem realcmy X
ragionis, quod. il poicis sutiomi dro tto Ue Do- -— infurgit cx natufa 310
'Do&or $. Met.q.1 1 loc. cit. &1.d.31.q. r.& quol.6. & alibi ,
(cd relatio rationis vitta extcema indiget operatione intel- »qua efficiatur ,
n mirt cogitatio- ne intelle&us,ante quam operatioaé císe cognitum, &
volitum metas ina- vioncs rcalcs important in obie&is; & cát Doctor
loc. cit. indicat ex illis dctomi- mationibus refoltare celationcs. rationis
Aere denomtioacis, id — eft per ali operatione intelleGtus y & doit denis
tci , quam licéc Do&tor mon exprimat, camtamen fupponerenó eft dubitandum;
gy» magis infra conftabiz aiédo dc ente rationis relaciuo; Bc plané falsüet
Dot. cit. a4. d.t. q.2. velle re- lationé rónis e(se merá denominationé
exainfecam. paffiuz comparationis dc- reli&am in obiectis comparatis ex
fim- plici a&u intelle&us comparantis , aut telatione ex illis fic
comparatis iunmedia- té refultantem abíque nouo a&u intelle« f&tus
accedente , vt intelligit Meuri(se cü Valon. d nos 43. imó jbi dircáe dacet
fieri tduiéod tationis , quando illa obiecta primo coníiderata, & comparata
vnum a&um , deinde per alium actü uenté (ecüdo cóliderantur apprehen- dendo
sugiere paffiuam illorü;; veluti quandam relationem: inter ipfa in-
Yeriacentem,& ide, inquit, ens rationis eflc ens in anima,ranquam [ecundo
co- fideratum , non tanquam primo cat ratum . Et quando alibi Doctor infinua- -
t€ videtur relationem rationis. produci per a&um comparatiuum, quo duo
obic. dta comparantur , fic debet intelligi , vt bene exponit Bargius in 1. d.
23. q. vn. jqua expefitiose citat quo3; Lichet. 3.d. 1 .q.1. quód non poteft
produci, nifi '(appofito a&u comparatiuo, quo ha- bio intcllectas nouo
a&u producit inté. tionem inre cognita , & non producit cá ipío a&u
comparatiuo, ita us, quod etiam es preffis verbis docuit Doctor ;. d. 26.4. vn.
E. dum art, quód omnis poten- tia collatiua porefl obieHium [uum có- parare ad
aliud , Q7 ineo fic comparato «auJare re[peGium rationis, qui no inefl, ex
natura ret, fedex atu potentia, cr- goaliumaQum (cquerké posit Doctor, Difpu.
11, De Épte rationis - P. ^6 Tm rgo pares. cet z el 33 vrgcs, oppofitam man: indicari
Budkorc loc aie ipse in (ol.ad imam, nam $.. Met. q.11. ab initio ait Palms eit
, quód a£fu reflexo intelligé- di fit relatio rationis, fit enim primo Gu P f.
diretto intelletius comparatis boc ad illud,quando autem reflettit imtelli-
gendo coparationem illam ,vt obieEumy, tunc mon cau[atur elatio rationis, fed
confideratur , ergo per) primumomnino a&um;quo obicea comparantur, ftat
immediaté refaltat relatio ratioms ab(15 nouoadu, idem hàbet 1. d. nq. B. ait
enim, relatio rationis efl modus obietié in primo atu intelle£ius , & tamen
nom € ed veri genere intelligibilium ed eft in fe aliquid verà inte pi , € ita
n0 intelligitur ni(i imattu refle- xo,vult ergo,quód im primo a&tu fiar,
& in (ecandó tantum intelligatur , vt facta. PIT Tee a&us i,&
reflexi, quz h:ncingerit difficultarem , & Doétorem reddit ob- fcuram , hic
diftinguendi funt tresa&us y primus eft,quoduo obic&a realia cópa-
rátut adíinuicé,ex quo in ipfisaliud nó re« fültat, quam fola exttinfeca
denominatio patfiuz comparationis:(ecundus,quo in» telle&us concipit talem
comparationcm paífiuam in obic&is per cui telationis;tertius tandé ,quo
relationem ità confi&am in obic&is intelligit , ficut eft,hoc ctt
,e(sie relatione confidam, & . rónis; primus aGus cít omninó dire&tus y
ficut € cácra tertias eft omninó rcflexus s fecundus veró poteft dici
quodammoda reflexus refpe&tu primi; & dicectuscefpe tu tertij, qua de
caufa interd dicitur di- re&us , intcrdum reflesus, fed certé cum fit
primacognitio,quam dire habemus dc ente rationis, in ordine ad ens rationis
abí(olucé dici debet a&us dirc&tus , cü cr» 8o Do&ocloc.cit. inquit
ens rations fie ri cognitione directa, nó reflexa, quia in ifta habetjcantum
rationem obiecti , non effc&us , non loquitur de primo ouninà actu quia per
illum actingicur (olum cns reale, & nullo modo ens rationis , (cd de fcüdo
a&u, quo primo, & directé arun- gürcns ratroms, quia per ipfum accipit
cie, T. di E - Euaf. IT. Dx Formalit; Entisemtienis. VAfri,1,— 5t tertio qui
veré cft refiexus in " t ad cns i shes qercit Ia- i ic&i aufa (upra di
Ez : ad pA Dind encisirealis » cfsc pradti- efse, K intelligitur, & ideo
refpc&u cius Bir ratum obediimcfilus er - cam, & fa&tiuam,
pofteriorem verà eí(se incré fi tiuam, & contemplatiuam. ..$4 Tero fi
ensrationis cft id, quod €ócipitur ad modum vcri eatis ; ergo nó fit fingendo
aliquá formam, quz fecüdü fe totam fit meré obie&iua, & apparens, fed
potius per falfam applicatione vnius entitatis realis cumaltera incompoffibi-
ti, vnde entitas obie&ta intelle&ui erit fc- cundà e(scaciam realis ,
& folii (cundum ^ exillentiamobietiua rationis, quatenus (00 per
intellectum eít applicata fubic&o y — — . eui non cfl applicabilis;
probatur coníc- SE ia, quia iuxcà hanc fententid quan- | domcelicdus cécipit
Deum , vt relatum t concipit ibi relatione realé folitam.à fe concipi inter
caufam creatá, — & efíc&um , (ed dicitur eíse rationis, ^
-uiaapplicatur Dco, cui eft in applicabi- -— Bis; quando concipit fpiritum ad
modum — «otporis, ver? ibi concipitur (ubflantia excenía,fed dicitur e(se
rationis, quia ap- plicatur fabie&o incompoffibili quan- do concipit hyrcoceruum , concipit vcra
-&nionem, qua inter res vcré vnibiles re- periri folet, inter naturas
hiscis & cerui,. tamen quia vnibiles non (üm ad có- ituendum per (e vnum,
ideó vnio inter illas concepta dicitur rationis - 3$ KR ane ode be ensra-
tioniscófi flat in falfa applicatione. vnius entitatis realis cum alia
incompoffibilig indicauit Mayr. quodl;b.7:üct.2. quis modo paucos b.bear
a(seclasefsc trauen fatis ilem,vt teftarur Amic tract, 344.2.dub.5.concl.6.
& nos intinuaui- mos di(p.7.-Phyiic. q.8. art. 2. lano fatc- mur ità
iorclligi pofse,& cxplicaci coin- munem (cntenuam veterum Scotiftarü , cum
aiüng. enria rationis ficri folu à po tentia collatina ,& nonni adtu
collari- uo, cum .n«juzcunque caks potentia có» paraudo ynum ob.c&ua ad
aliud jungit non vnibiliz,cfficit ens rationis, & quide ità defa&o
interpretari videtur Fuentes cit.q.2. diff. 1.
art. 5. communem Scoti- ftaru,quz forté in alio fenfu defendi ne- ques fit
vniuerfaliter vera , vndé fi no- ra (ententia ità interpretarctur » adhuc
fuftincri poffet. Vetum quia non omnia: enia racionis funt per apprehenfionem-
plurium partium cum vnione carum s.vt conftat de multis, quz concipiuntur ad
modum pet (c fub(ittentium, & nonal«. teri inbzrentium ; & cogitur hac
(enteu- tia affererc. omnia entia rationis ficri per copulam , non autem pcr
przdicata , && fübiecta , quod tamen falíam eft , quia as : fzpé ex
patte pra dicati a&u corrcípome : det aliquid fictum ; non fecus ac ex par-
tc vnionis,vt cum dicimus animal efl ec- nus, nam przdicatumità cft forma ficta
» ficut copula; & demum quia hzc fcnten- tianon (aluat ens rationis, nifi
in concre- to y quatenus entitas realis ab intelic&u : applicatur buic, vel
illi (übie&o income poffibili,, ia abftra&to autem cogitur có- Cederc
ens rationis omninó dicere forma tcalem,& ad hucipfa quoque tenctur di-
cere applicatienem ill obie&iuam , fiue diftinguatur ab voione, fiuc ffl
cfc oínó «ns rationis abíquc alia rurfus Ml(a appli- catione vt diximas q.
1.ideó pra: (tat alio. modo noftram interpretari fententiam; . vndé ad arg.
neganda eft coní(cqueotia, quia te vera valdé noftra fententia differt ab
illa,vt cóftat ex loc.proximécit.aliud mit in formatione entis rationis conci«
pere ens reale det pi aliud veró concipere, quod nó cft ens reale, ad.
bimilitudinem entis realis , vt ooftta a[- fcric opinio , quia primá ficri
nequit. fine : &uali conceptioue entis ad sm ve só nó cft acceffaria,fed
(uffi cit, quod füp- ponatur cognitio illius enzitatis rcalis , ad : cuius
fàmiliadiné ipfum ens ronis etfocs : matur , & üioterdum in efformando eme
: te rationis accidit ens reale actu cogno * Íciy non vtique interaenit , vt
obicctum .. cogn:tionis , qua. formatur eb ration $« : fcd vc terminus
fimilitudinis , fecundam « quam cffingiur; & tic in Dco conc;pimus
relationem ad ctcaturathzc tclatio à nobis concepta cft «ota bei Icn55 nn ens,
& obie&tiua , & folum realiseft re« Vatio illa, adcuius inftar
cffingxur, & fic dicendum de alijs exemplis ia argumento : relatis vide que
diximus q. 1. probando primam partem:conclüfionis: — ^. 36. Quarto fi ens
rationis cócipi debe« ret ad fimili tudinem entis realis,(cquitur tócipi non
polfe fine ente!teali, quod cft terminus tals (imilitudinisyat hoc eft có- tja
experiemiam, Deindé fimilitudo, cá . fit rclatio-zuiperantiz: fecundi: modi f.
Met.tex. 20. requirit in extremisracio- ncs tundandi eiufdem rationis , fed
talis ratio fundandi in ente rónis ceperiri non poteft . Demü entitas fia quam
przte- ! fert ens. c ationis, cft formaliter impo (Ti bi: lis, ergo nópoceft
habere timilitudíncm: €ü ente realiter. poffibili ; quia oppotita : non habent
fimilitudinem adinuicem fed d itfimilitudinem.. t R efp. timilitudinem entis
rationis. cü reali non c(fe vniuocationis, (cu commu- : nicationis., qualis eit
albi ad album, fed . ionis, & imitationistüm in exis : là;tüm m modo
cxifendi, juia ficut : ensicale exittit à parte sei ita«ens catio. « nisexittit
obie&tiué instellectu,& (icut ; dupliciter gftc(l ens reale extaze
inrecü natura aur pct (e ftans, aut in alios ità. cns rationis pot« [t Esau e
qa "habere: €xittentiam;.f.per modum pcr fe flantisy. & per modum
inharentis, ad hoc autem non «ft ncceffaria: pro illo.tunc cognitio
entis-rcalis.actualis »X explicita, (ed (üf- facit habitual, & inplicita,
vt ad prace« &énsargumentum dicebamus ;.ncque in» . CÓnucnicns foter jfi
illa intcrucnirct,quia- in apalogus aquiuocis.con(uetü cit vt fc- «unda
anaiogata definiantur pcr primü . yt pate: dc fano. Ad 2 patct por idc, quia.
3lla timilitmdo: non cft vniuocasionis, & :
«émmunicationis;fed.imitationis, Ad 3. eppofita in.efíendo po(süt habete aliqua
fimilirudinem in repra(cntando, vt patct. deípccie imprefla fub(tantiz ,qua
illi af- fitmilaturin reprzícntando,cum tamé (ic oppofita in cficndo ;. fic in
propofito ens gealc , & rationis opponunur in eísédo ,. "fed cum hoc
fit veluu vmbra illius;affimi» xar ili quodammodo in reptzfentádo,.
&jmitando eo modo quo vibra imita» $e. UU Difpa ET I Dé Eprevationit; 507
tur efie corporis - Multáobijcit Poncróé kic contta doctrinam à nobis traditam
de ente rationis , quz omnia diluta videti poffunt difj.z.Met. q.9. art, r. àn.
241. vbi etiam n.243. impugnatur ridicula a quedam defcriptio enus rationis , —
- poaenu affert manne fatio cffe illud , quod nequit aliquid efficerez ticq;
inexiftece sica iode efficere, niti per confiderationem pótentiz potentis
aliquíd contiderare; cut bene quadrat. il- lud Horat. de arte poet. - Spetk
atii admi[fi visi teneatis amici UOQVASTIO ITI. "Num ens rationis babeat
caufas fui. iti effe quas. 5, s. 37 (^Vmloquimur de caufalitate em- tiu
rationis, vt Tatar.aduertit 4» d. r-q«2:queftiunc.4. earum; quz ibi moe uet de
fecundis intentionibus ,& Bargius: f:d. n etam cord caufa pro^ prié: um .n.
entiarátionis non fint- ptoprié ertia y fcd (lum concipiantar ad' modà entium ,
protc&ó habere nequeüt veras caufas, implicat .n. aliquid habere — veras
cau(as , & non habere veram eíse gi qua ig:tue'ratióne dicuntur entia:
eadem» bn asp modó quzritur, ati habeant eauías (ui clle,& quas. N - aliquii ens rationis habere caufas (ui císey cita
tur Harueus tra&t. de. (ccundisintentios nibus, Mayron.quodtib.c. Sonc. 6.
Met: q«18.Niger q.4.clypeiin fiae. Suarez ve 10,quem multi
ex Recentioribus (equü- tur difp. $4. Met. fcét. 2. concedit quidé cn5 rationis co modo, quo eft ens, habere caufam
cffcGinam! (ui effe ; id tamea'de alijs caufis, & maxime de finali concede
rc inficiatur, & (cq«. Amicus q. 3. düb. 1. D 2e Meran n alij coetu rater
forma ità Cor plut.dif p. 2,q,. pee Diar €difpa. (c&.3. : a Dicendum tamen
cfl cns. rationis eo: modo, quo eft ens, etiam habcre cau(as: (ui effe; &
quidem inomni genere caufa, Colligitur ex Scoto 1.d. 5.4.7. vbi argués: contra
Goríredum docct cniia r.tionis cau(aci, & d.36. q.yn.& a.d. 1.q.
1:docet produci, & probaiur.. : 3$ Pix D 2 —T.. j H |: d ! ins Er x El 00
Quat. HL De caufis Entis Rationis; ; 8$ Primó qui entia ration.s fuo modo
caníentat, quia ciuslibct cx- ftentis c «rà primum ens cft aliqua caía
proportionata illius exittentiae , vc pater, . .— Moquin deduceretut de nó
cxiftentc ad exiftendum pet feipfam!, (cd entia ratio- nis cxiftunt;cum antea
non cx; (terent;er- ! &c. Confirm.quia non (emper habent R tle
obic&tum;feü obiecriuum in mé €e ,quod efl elTc rationis , nifi cum cóci-
piuntur ad mod entium, ergo cá tunc il- lese babcant,non antea, vcl poft, ccr-
&éinaliquam caufam 1d referendam cft alonio nulla racio fufficiés illius
qua(- . €unq;vatietazis reddi poter. Et tandé cü "£a ad modum entium
fingimus , vtique —«oncipimus cà odum caufatotum .. Sccond3. yc (ingillutunoflédamus
ha- bere cauían; preportionatam in vnoquo- genere caufz , probatur in priniis,
« 1 dabcane (alum avit pro caufa ds ' —— "ficcnte (nam an aliqua alia
porentia vi- ape Viimicd efficere , dicemus oficà) dicitur n.ab omnibus
ens.ratio: "« lectus, & timilia;:mó.hac pori(Ti- ü de cauta
ens.rationisd;ctü eft; quia à zatione i«achinaur ,. ergo haber iniclle- &ü
aliquo. modG pro caufa cffcGtiua. Ac- €cdit, qued cut fuo
modo dicitur ens, & «(je obieét'ué inintelledu, pari modo dici dcbct tile
elTe accipeteab codem. 39 S d.óita obi foler;quod caufa: rcalicor. c! pondet c
ffcéas rcalis, & po- - tentiz rcal; oo. céctum reale ; ergo à nulia —
cavfayi& potentia reali , qualis.cfl inteile- " &us,cns racc
n.Scffici potell. R ep. có» munitcr przlcram à noflris cauíz reali timarió, X
unmcdiaté vij correfpó- dere cff. Cum cealam, (ccandatió iamé , & mcdi-w cffccium non. realem corre-
fpondcic pbile , qui qnafi comproduca- tur ad product.onem effc&us dolis .
ità in propofito cns rationis lecüdum ef- fcobicct uum producitur ad próductio,
pci 1cahis iniclicétionis,qua ctt effectus. grnianus 1n.cil. Gus» Hac 10ludo
pro» €cdit j'Ot.us.dc core rauonis pro mare- Ziali qualiscft. denominatio
cogaitiyqua. deret. nquitut ;n; cbicéto ex intellectioue: uper. siu tranf
euniejnon de ente ratio» Jeogtea »- 7 Bia cri ab intelleQu;efic per operatío-
ur 314. n5 pro formali ,quod immed'até produ« citur ab incelle&u ea
cognicionc, qua in- tell git fem 3H cec, quam fic. Quare prz- ftàb:: dicere
verum effe aflumpcum;quan dó cauf: yr oducir per actionem phyficas &
realcin , quo n:0d0 intelle&us produ- cit iniellcétionem. per a& onem
intelle. &ualem,qua diétio appellatur à Docto- re quol.i 3. &
alibifzpé, at non quando agit a&ione metaphotica,& quafi gram mat:cali
5:galis eft cognito , jer quá ens rationis producitur, fiquidem per cogni-
tienem nom producit intelle&us aliquam entitatem realem,quia nó ctl actus
pro« ductiuus, € veta actio, fed tant ü operati uus ex Doctore ibidem;ac
proinde affert tancum e(fc quoddam obicétiuü, non rea» le; vndé (iin obiecto,
quod intelligitur » nullü aliad e(Te repcritur prater hoc cfe obiectiaum. ;
quod ab intellectu recipit, erit ensrationis,& productio cius crit pe
du&io fecundü quid, & rationis,non reae lis,vt docet Doctor 1. d. 36.q:
vn. & 2. d. 1.q. 1. Pariter poteft potentia rcalis ex Doctore nác cit. re
ens rationis pro. obie&o faltim fecundario , & terminatie uo , licet
primarium ,S&& moriuum debeat e(lereale , & prafertim ità contingit
quando rem concipit aliter ,ac efl, vc ac«- €idit in tormatiooc entis rationis
ex die €is q. 1. in fol,ad z.ad 5. Confinin.. 49 Tertio habct euam fuo modo cau
fam finalem, nam (zpéinte!lectus format: enüarationis., vt res re&té, &
fine errore cognofcar., aceprarfertim ad hunc-finé ex. natura fua ordinantur
intentiones logica- lcs,ergo &c.probatr aifüinprü, tic enim; quia
priuationes, & ncgationcs ex fe ins- tcliigibiles nou
füntynilr.iudicio.quodam. diaiüuo,, vt v.4jitelligendo
intaliorganonon.eilepotenuam videndi .,in. aere: non etie lucem; & é contra
denominatio* ncs excriniccz.non funt intcliizibilcs,nifi iudicio ja Rees La
tjuo, vc v.g. ime telligeado. Deum creatorem ,, parietem v.[uin per hoc ,,
quod. relaGio.cxiftens im creatura term:nait ad Deum, vilio exis ficos in
oculo. terminator. ad. parietem » vt cas intellcérus apprehendat apprehen»
Lione fimplici quae SUUmBo deqén Ice t €is$ conueniunt, à. necele pradicet, qua
5 ids: 314 Taría (unt ad explicandam earum natutá , data opera fingit illa ad
modum entium, vt caecitatem, veluti quandam pratam di ípofitionem in
oculo,& fic dc alijs, us entia rationis ficri pofsunt , imb de facto fiunt
propter aliquem finem.Sic ét confi- cit intentiones logicales, vt certà fibi
pra- fctibat regulam,qua in vnum plures pro- pofitiones cognofcere valeat, nam
in pri- mis intentionibus ex cognitione vnius propofitionis exercita: non
poteft deue- nirc in cognitionem alterius ,quia vna exercita non continet
aliam; hinc fit , qp . cum poficaquam plura adinuicem cópa. rauerjt,confimilem
inucniat modum cf. fendi denominationisextrinfecz in plu- ribus, format fecundasintentiones
; v. g. quod animal fit genus ,quod homo , Ico, bos,(nt f;ccies, & (ic
predicando figna- té pra (cribit fibi regulam dicendo, genus pradicatur de.
fpeciebus, (ub qua propo fitione fignata continentur omncs exer- citz dicendo,
ergo homo eft animal , leo €ft animal, quia vna fignata plures cxer- «itas
continet . Pariter quia longum etfet enümerare omnia,& fingula, qua in pro-
pofitjone afijrmari,vel oegari poffunt de 'aliquare, & valdé prol «um
fingula rc- ceníerc ; de quibus alia affirmari! , ve! ne- gari poflunt, vt vno
nomine hec omnía '«ompleétantur, vtimur coníultó nomine fübie&i, &
prezdicati; Et quia decon- clufione in i spar dc premiffis,de à prima,&
fecunda prava:ifa forcat quam. plura dicenda , vtimur nómine antecc- dentis,&
confequentis,maioris,& mino: ris,quz omnia funt entia rations; & pro-
pter eum finé inréduntur,vt operationes - noftri intelle&us bené fiant;imo
vc dice- bàmus q.proem.hic eft pcecipüus logicz — finis, & hac de caufa
Arift: cam inftituit fub terminis fecundarum inreationum. cfpondét aliqui ex
Suarez cir. quod Jicét intelle&us aliquando entia rationis effingat ob
predi&os fines, ifti tamcn nó funt proprie finesillorum entiü rationis, fed
potius corum a&aum,quibus fiagun- tut; fic in Logica directio operationm
intelleétas nó cíttinis illius et]e racionis; AXjued ab intelic&ta
recipiunt res logica- ks,nam cao;üniavt eflc przdicatiyfubic- Difput. ITI.
"De Epte Rationis. Gi,antecedentis, confequentis, &c. quafi
con(íequenter infargunt ex a&ionibus mentis noftre, & non i propotito,
(cd proprié eft finis illius cognitionis , qua ntur illa entia rationis
logicalia. - 41 Sed hac folutio nulla cft, quia vti- que concedimus caufam illá
finalem nó else veré,& proprie caufam finalem refpe &u entis rationis (
praefertim fi caufalitas finis ponatur efse realis, de quo in Phyf.) attamen
prout in prafenti loquimur de caufis, ipfi eriam enti rationis caufalitas .
finalis deneganda non eft, nam ad hoc (uf ficit,vt ad iodum caufati, &
procedentis à tali caufa concipi poffit. Accedit,quod fi cogoitio logicalis
dicitur à cau(a finali procedere, quia à propofito intenditur propter eum
finem, fic & entia logicalia - fuo modo ab illo fine dependentiam ha-
bebunt;quíia ad eum fiacm ipía preíertim iufecuiunt, plofquam tpfa cognitio, y
refültát . Demum fi entibus rationis fuo modo cóceditur caufa efficiés , à
fortiori €t caufa finalis ei cócedi debebit tum ob generalem connexioné harum
caufarum; tum quia caufilitas finis maxime deficit à Phy(ico cau(indi modo,cum
metapho-- —N- r:cé caufec , & ideóciliscaufalitas magis ——— proportionata
éft enti rationis , quam . cau(alitasefficientis,ex (uanatura, — ' Dices , à
Sopirill s fhioftris entia ratio- nis rcliquijs cretze à. fisulo dercli&is
, dá vas incendit efformare , affimilari folerc ca ratione , quód (icut figulus
folum vas per fe effingere intendit , reliquie vero meté per accidens fequuntur
prater eius intentum , ita logicus a&us logicales pc. fc intendit,
intentiones autem logicales ex iliis cefultartes folum per accideps . Refp.hoc
Scoti(tarü di&um debere intel ligi de enterationis pro materiali, vt (unt
dcnominationes extrinfecze cóguiti, com parati, &c. ifta enimveré, &
per (enon imiteoduntur ab intelle&tu,(ed pet accidés derelinquuntur in
cbiecto , cuius cogni- tionem per fe, & à propolito incellcctus uzrit ; dü
vero eadem denominatione$ pet alium actü [equentem conc ipic intel letus, vt
quid intrinfecum obiecto , hoc €etté facit imn logica prarfertim'ob aliqué
finem totécim , & dicéhre íctundas iaten- tiones d N. P. "a TP Rn ow
uA ri Ard cadi 1 Zu M —. pon pro forma parts, & phylica, fed pro M .admo i
: —— .ellcétus, an potius rcs ipfa, de qua enun- iar tale ens rationis. Dicendü
cít non , | IA di Quafi. L1. Decaufis Entis Rationi; . s in logica non per fe
intendi ab in- u, (ed ipfos us logicales ; cft a(- re nedum logicam in (e , (ed
nec eciá .. logicam ab Atift.traditam císe per (c de fecun dis intentionibus ;
quod eft (al(uai exdictisin quaft, prom, — - 4t Quarto habent etíá fuo modo cau
fami materialem, & formalem,.quocunq; modo fümantur , fi cnim fumuntur
vclut cau(z intrinfecz tcm componentes , fic | -* entiarationis fuo modo habere
poterunt caufam materialó,& formalé,& crunt hus iufmodi omniailla i entia rationis 315. gnito
erit,can.;uam in fubiec:o. T à q uia tormz non denoininaat, niti res , quibus
1ncxittunc vt de albedine cóitat in otdi- nc ad paricté, fed ens rationis deno
minat rem, & nó intellectum, natuta cnim huma na dicitu: v niucr(alis,
dicitur (pecics,non intclicctus, ergo &c. Tum tandem, quia illi inexiitere
concipiuntur;cui applican- Auc fed applicantur rebus , vc cognitis , iuxta
illud Boetij , logica ctt de fccuadis intentionibus applicatis primis . ^ 4j At
contrà in(tabis ; Tum prim . quia; liens tation s ctlet in cebus fübie&i-
pofsuncad inftar (ubftantiz matetia«. ué,cllet accidcas , & per con(equens
ens tz, & corporea veluti (unt hircoceraus, €bymcra,& fimilia fi vero
(amatur cau- fà matetialisnon pro illa, que dicitur. ex qua, (ed ih qua , &
pariter cauía formalis forma totius, & metáphyfica, ficur cft cf
fentia,& qu dditas , ficetiam entia ratio- habebunt cau(am materialem in
qua , iimirü illaegug cócipiütur ad mo- ccidentis,& formz (iaplicis abfola-
I relatiua alteti inbzrentis, Habe- denique omnia. rationis entia cau-nus
habent omnia proptiam quidd.ta- tem , & c(scnriam [ibi proportionatam.
"Quares, quanam fit caufa. materia- —— Ws, 1n qua en:iuim rationis
conceptibiliü um altetj inhzrentis , num fit in- eísc intclle&um;fcd rem
ipfamquatenus cognitam, & ab intellectu apprehenfam, ita Scot.q 9.
vniucrí,& in 4.d. 1.9. 2.B.& in1.d.23,q,vn.& alibi (zpe;quod proba-
tur, quia huiufmodi entia rationis eadcm tione dicuntur entia cau(ata , &
cre (abiectum, ficut ergo dicitur en- tia, quia ad modum entis concipiuntur ,
dicuntur caufati, quiaad modum cau(a- torum concipiun:ur » ita cum corü fübie-
ctum quarimus , fenías e(t quodnam cít illud; quod à nobis per modum fubiccti
cócipitur;in quo illa fint , at clarum cíts quód cli concipimus intentioné
generis » iilam vtique conci pimus in animali , nort vt es led in ipfo, vt
cognito, &'ani- Mey ires ,crgoin animali co reale;vt arguit: S, T'hoca.opuf
48. crab. 2 c. 1. Tum 2. quia hac ratione Scotus ipfe docuit 7. Met... 18.
habere effe in intel lectuynoa (olü obic&iué, fed etiá (ubic- - &ué,
nanautem in rebus cxtra, Tum 3. quiaens przcipua d:ui(ione diuiditur in ens
inanima, & extra animá , fe per cns inanim. iatciligitur ens rationis, ecgo
de bet efe in anima, non in rebus iptis. Tá- dem Chymera, & hitcocecuis.
nequeant elfe (ubic&biué in rebus , ctiam quatenus cognitis ; quia non
concipiuntuc ad mo- duin entis alteri inhzrentis, (ed ad in(tar (ubitantiz ,
& rci per fe ftantis, erzo dc- bent ftatuit i$ intellectu ubie&tiuc .
.Refp. ad 1. quód coafequentia cene ret, fi ens rationis ponecetur. rebus inef-
fe vt funt extra incelle&um ,& ita intclli- git S. T hoaat ex hoc,quod
ponitur (übic- Ctiué in rcbus,vt cognitis,& vt in intelle &u iacent ,
fcquitur folum e(Te accideos intentionalc,(eu rat ions, quatenus cóci- pitur ad
inftac alteri inhzrentis. Ad. 2, Doctor intcliigendus ctt , vt (& explicuit
f Mer. q.1.quód vniucrtale inhzrcat rei, non quomodocun que;(cd quatenus habt
elfe cognitum in intelle&a ; quia cum res potfint contiderari ccipliciter,
vcl (ecun- dum (uum ctle quidditatiuum, quomodo cas conliderat Metaphyíicus ,
vel (ccune dum fuum cílc materiale, quomodo cas confiderat Phyficas, vel
(ecundü illud cf- fe:cognitum & comparatum, qp hibent pcr operationem.
intellectus » quomodo cas con(iderat Logicus , vniuer(ale non incft rebus
quomodocunque, (cd «90 eas. coniiderat Logicus,& idco proa tunt 1ü Ef ai
inicl- $16. dntelle&u , quare ensrationis eft intelle- &u (übic&iue
non immediaté,fed media- témediantibus nimirum cebus, vt cogni- tis. Ad 5.
dicirur ens in anima obieGtiué , non fubie&iué , & per hoc dií ; ab
ente extra animam,vel fi etiam (u Giaé dicitur ens in anima;id debet ligi
mediaté modo nunc ito , non immediaté, ficut ineft intcl O 5» alio- quin cíict
accidens reale ,vx actus, & ha- bitus intellectuales .. Ad 4- illa entia
ra- tionis nullibi (unt fübic&iué, nec habent materiam in qua , quia ad
inftar (ubítan- tiz concipiuntur, (ed ex qua, & (unt tan- tum obic&iué
in intelle&u. "QV ESTIO IV. vtt folus intelletfus efficiat ens ratio-
nis, & quibus atibus. 44 Emo negat ens rationis per in^ N telle&um
cffici, quare hoc fup" pofito quzritur , an eiustantum fit hoc munus, num
potius aliz ctiam potétiz vi- tales illud cfficcre poffint.Comunis opi- nio
a(ferit hoc cffe fpeciale munus intel- le&us przfertim Thomiftz Copl. difp.
2.q. 5. lo.de S. Tho. p.2.Log. q.2. art.4. . Caiet. 1.
p.q.28.att. 1. Auería q.s .fect.4. Blanc.di(p.r.(c&t. 3. Amic. trac. 3.
q.3. dub.2. & 3. Contendunt alij, vt Scouiftze cómuniter,etiarn per
voluntate, quia po- tentia collátiaa cft , ens rationis cffici poffc,ita
Formali(tz omnestrac.Formal. Faber; Fucntes,Smi(ing. Meuriffe loc.fu- pra
cit.nam fic infinaare vi(us eft Do&. Td.45.q.vn. $. £d argumenta , &
3.d. 26.q-vn. $. 4d quaitioncm , & 4.d.v6. q.2.$. Re/pondco , & quodl.
17. art. 2.$. "Potefl dici , dum yim docct poíse volütatem fuo ,Caufare
relationem rationis ia obicétis , quando '.(. ordinat vnum obiectum ad aliud,ad
quod non cít ordinabile à parterci, vc fi Deum amat in ordinc ad creaturas. [mó
vlterius ali- qui Scouiftz, progreflTi funt afferentes ét Phanta(iam, (cu
Imaginatinam poffe ens rationis cfficere, coquia inter porentias fenfitiuas
ipf1 f0Ja habet virtutem cóiun- gendi, & conícrendi obiccta adinuicem, yt
patez dum Chyaneras , & hireoceruos - Difp.IIT. De Ente Rationis. — * In H
* . E fi cd rum à parte rciincomes - . indeeiam. ità Faber
cit.c. s. Fuentesdiff. 3.at. 1. iffe cit. »3»1n fine, Val- lon.pag. 43. Ant.
Koccus tract. de fecundis intentionibus (quamuis ilti duo exptimant phanta(iam
, etiam(i vim ha- beat collatiuam,non poffe idcircó cffices re
(eccundasintentiones ) quod etià rang. probabile amplectitur. Suarez difp. cit.
fec.2.n.18.& Rauius q.4. Tandé idiplum alij affirmarunt non tantum dc
ceteris s& fibus internis,verumetiam exteroisgo dh — ipfi ; plerumq petcipiant,& repre noe d noch ad adum EN
di, ein "s dS MESA RR TN A IHR aqua,Solem exiguz magnitudinis, &c. ita
Jandon.infinuat f Me 23. & Arriaga ex profeífo tenet difp.cit.[ec. 5.
lub(cc.2.. & 3. vbi có magis id tenet de voluntate. : n 45 Circa alteram
quafiti partc du- pliciter dnbitatur ; Primó generatim,cuim enim actus intellectus
geoeraliter loqué- do fit,vcl abíolacus, quo.f. obicctum ab. folutéconfideratur
fine ordinead alud,, — velcollauuas , quo confideratur cum talt ordine, &
ruríus vterj; aut directus qug. Jf. primó , & direc: obiectum atingitur
illisactibus,au: reflexus.quo niirürclle ——— ctitar faper obiectum, vc abfolute
Ar og " OQ,» tum,vel relatiue; dubitatur in pro qualis in vn/'ucrfum cílc
debeat actus, uo ens rationis 'efformatur; Scotus s. et.q. 17-ab initio
expreísé docet hunc actum effe debere directum, & compara- tiaum , &
e(t comunis doctrina pri(corü Scoti(tarum,cum hoc tá difcrimine quàd Doctot
loc.cit. loquitur fpeciacim de re« latione rationis, at ipfi loquuntur vniuer-
(aliter , forté quia omneens rationis pu- tarunt e(sc relatiuum , quos ex
recentibus Seotittis fequitar Faentes cit.& ex Tho- miflis Loan.dc S. 7
ho.q. 2.art.4.concl.5. Vulpes vecó di(jp.cit. 28. act. vlt. n. 4. ait per actum
directum comparatiuü (ccuu- das intentiones habere tautum c(fe dere-
lictum,& per intelligentiam rcflexam (u- fcipere verum effe rationis
fabricatum ; Meurifsc cic.concl. 3.dcclarar diuería ea- tium rónis gencra ex
diuerfis, actibus rc« fultarey dcaominationcs extriníecas co» gniti --— m -- »
n "- " 21 ) "P PW 1 MET. e * 000 Bud TV. otn folusinelleElus
efüciat &ns rationis... 317 E vom putat ad ordinem entium ra-. art. 3.dub.
5. & Hurcad.difp. 1. Log.fc&t: ... "Rjonispertinere) ex cognitione
direQa, — 4.6.18. & fufius difp. 19. Mer. [c&.1.$. | |. eltiones
rationis ex comparatiua, & en. 14. co quia omne ens rationis cít quid ] ..
tia rationis fi&itia fieri pera&ionemre- falfum, & ad modum
alterius confidcra- - Mflexam, qua intelle&us apprehendit eie; | tom dando
illi aliquod cffe repugnans, uod reuerà non cít . Ex Ncotericis fed veritas,
& falfitas ad fecundamtan- rez cit.n.16. quem multi fequuntur;
tamopcrationem fpe&tant. Tertiacon- docet omnem actum , quo fit ensratio- —
cedit ficri per omnes , & fingulas , quia nis,effe cóparatiuum,non quia
omne ens apprehendi potcft. aliquid eíse , velexi- . . gationis fit relatiuum ,
vt prifciScotifiz — flere, quod nec cxiftit, & cxifterc impli- — .
-sicebant,fed quia ens ratíonisquodcun- — cat, poreft item affirmari, quod cft.
im- — — que,fiue ab(olutum, fiue relatiui, fit per ffibile, & negari , quod
cft neceffariü | €omparationé nó entisadensreale ,qua- — & poflumus tádem
cogitare vnum fequi . &enus concipitur ad inftar entis realis ; — ex alio,
quod veré non fequitur, quz om- -. "hancvero cognitionem contenduntali-
pia (um non entia ad modii entium ficta qui femper effe directam, vt Blancuscit.
per fingulas operationes, & cft cómunis fec.4. Suarez ibidem innuit potius efje inter Modcrnos Fuent.
cit. art. 2. & 4, -—., debere reflexam , & prafertim in fabri- —
Complut.q.3.concl. 2. Amic.cit.concl.4. - "eahdis fecundis intentionibus.
Alijde- — Ruuius tra&-de enterationis q. 4. & alij "mum
diftin&ius procedentes inquiunt , — pa(Tim ; quam aliqui adhuc magis expli-
mne ens rationis abfolutum fieri per cantes inquiunt. hanc fententiam nó ita
nitionem abfolutam ,. & omne rela-
intellizi debere , quati quodlibet ens ra Qüm per relaiiuam , &
rurfüsillaentia tionis poffit promifcué fieri pex quam- s,quz
fundanturinipfisoperatio- libet intclle&us operationem, fed per pti
itelletus, & habent pro ia mam determinaté fieri ens rationis ge- nat:enes
extrinfecascogniti, &c. — nus, (pecies;apprehenfum, & fimilia,que itis
c /mi« conueniunt terminis fimplicibus , per (e- cundam ficri ens rationis
predicatum , - fübie&um, propofitionem, & alia huiuf- : modi, quz
conueniunt integris enuncia- — —nmnis,feuforme extrinfece, casera vero —
tionibus; per tertiam tandem fieri ens ra» 11 fieci per notitiam diceGtam , .i.
nonin- tionis medium termini, maius, & minus -— uoluentem reflexionem
circaaliam prz- — extremumsantecedens,conícquens, & fi- .. wiam cognitionem;ita
Auerfacit.fe&t.6. — milia, quz argumcntationem concernüt, — €omplut.q.5.
& alij quampluresfic lo-— & in hunc modum hanc declarauit. fenté- - qui
videntur Hurtad. dilp. 1. de obie&o. ' tiam. Darand. 1.d.19. q.5.& 6.
—- 0 Log.(cct 5. Amic.trrac. 3.9. 3. dub. 6.ar.2. 1 26 Deindc cim uie Ls
intelleGius ARTICVLVS I. noftri operationes cx di&kis 1. p. Inft. 3 3 OA
Log. distr in fpecie , inr oleas, Refolutio quafiti de Potentia enti$yáe |
&lipgulas ficri poffirensrationisan per — . . tionis effettrice .
aliquastantum 5 de quo tres cxrant fen 45. 4 Rorefolatione quz fiti quoad pri:
tentiz . Prima docct fieri folü per primá | ren partem , quz eft de potétia
operationem »quando obiectum fimpli- entis rationis ctfectrice , eft
aducrtendü: Citer apprehenditar aliter , acfit nam. ensrationis dupliciter
accipi poffe; prie. ' quando poíicaaducnit (ecunda , &ter-. mb proco, quod
folum babet effc ex vi.ti3 operatio , .& iudicium, & didcurfis, —
rónis,fecundo pro ente'proportionali, & — inueniumt: ens rationis factum pcr
pri- zquiualente enti , gy fità rone; in propo» mam, Secunda ncgat €n$ rationis
fieri — lito cit quaeritur, quz po'enria ens ratio. per primam , fed aílerit
folum ficri per nis cfficcre poffit, & an hzc folus fit in- iecundam » ita
Coconcll. g.1. predicab. — te]le&us, noncít íermo ^ entc rationis Loa. ———
UNES A tme i HR 10 211 messis 2 M 318 $n primo fenfu , nam fic cffet repugnátia
in terminis, quód alia potentia abintel- . le&u;qui dicitur ratio, feu
porétia ratio» cinatiua, cns rationis cfficere poffet ; fed cft (crmoinaltero
fenfu. quare quafiti fcnfus crit,an ficut datur aliquod ens ; y folum exittit
obic&iué ininiclle&u , ita detur, vcl dari poffit ens , qp folum obie-
& vé cxillat inaliqua potentia intentio. nil; a2 ab intelle&u; &
hoc voluit in- nuc; c Doétor, com in 1.d.45.q.vn. C. &
qQuol.17.C.-ipquirvelationem , quam pot voluntas , & quzlibet potentia
collat iia alia ab intelle&u caufare in obic&is ab ipía inuicem
comparatisn qu:bus ex na: «ura. rei non reperitür , non cH rationis loquendo
ftrité de relatione rónis, quia non fempcr potentia illa comparans eít
ratio,fiuc potentia ratiocinatiua, fed dici rationis , vcl quiaillis
obic&is non cóuc- nit ex natura reiabíque atu potétiz in- tencionalis,vt
ait ibi,vel prout hoc nomé ratio comprchendit int.llectom, & volü xatem
iuxta phrafim Acifl.9. Met. vbi cas appellat potentias rationales, vt quolib.
*cit.adnotauit ; vcl quia hoc nomen ratio Difput. IIT. De Enterationis 1 ja
poíTumt intelle&ui vel alteri potenz. mp fundamentum fi&ionis , vr
concipiat id,quod non cft jac fi effet:aliud vero formale, & a&uale ,
quod nimirum a&u participatformalitatem entisratio- - nisquia.f.a&u
fingitur etleab intelle&u, aut alia potentia , & ita obic&tiue
exiflit in ca, vt extraillam nec exi ftat, nec exifte re poffit; Non eft hic
quzítio de ente ra- tionis matcriali,& derelicto, fic enim có- cedunt
omnes, non tantum intelle&um ; vcrum ctiam volontatem,imaginationé ,&
omnes fenfos internos, & externos pof fc ens rationis efficere , quia in a&ibus
omnium barum potentiarum poteft vti que cns rationis formaliter fundari,qua- -
tenus denominationes extrinfecz pcr a- - &tus carum in obiedtis derclidie
concipi - poffünt,vt formze illis inteinfecasac inhze rentcszjuzftio igitureft
deente rationis — — formali, & eft fenfas,an peropus alterius - potentiz ab
intellectu poffit fieriensha- ——— — bens folum efle obici & ex via u À 49
Dicendum eft ccrtum e(fenullà po tentiam vi | prater intelletum , &
voluntatempolféens rationiscHicere, 8c —— ex hísduabus certum elfe intellettü.
cf- m t ficete poffe , de voluprate vcio non it —— certumy(tis tamen
probabile.Conclu(io —— extendi etiam folet ad quamcunque po- xentiam collatiuam
, vt ait Troimbct. in Fonnalit.art. 2. prin. $. notandum vlte- zius,ecltandcin
cuia ielatioaut denomi- natio comparatj jn. obiecto caufata pec a&um
potenua' collatiuz magis partici. pat rationcm cntisrationis n primo fen-
firquam aliz denominationcs-vili, cogni tic. quia vt docet Scot. $. Met.q.
ri.ab initio nedum c&fe cationis hibet, quate- rusà potentiam'ept onali
procedit, fed etiam alud cile ration's lupponit, in quo fundaur » quía
denominatio com arati nón yefultat in obietto;nifi prius bfolu- té cognitum
fapponatür quoád iilud at- itibutum, jà quo alteri comparatür..— 48 Rurfuscum
ens rationis cx di&:s 4.2.art.1.duplex (it , aliud inateríale , &
derelictá, ac potentiale, quia nimicü for- malitatei entis rationis actu non
parti- €ipat , Ícd v. ique participare poteft. per a&tum potent z finzenus,
quo fena. ne- gationcs,LriuutioncsyX omncsexminfece dcpom;nátilncs reales dicütur.
entia ra- tionismaterialiicr , & fundamcertaliter y eít Scorilocis omnibus
citatisyac &tmox cirandis,& probatur quoad fingulas par« tes ; Et
quidem Primo, quód nulla poté- tia (enfitiua, fiue interna, fiue externa pof
fir, oftend«ur geuerali rat one , illa ola potentia vitalis potett emia
rationis c ffo iare ;qua ita rei iprz (Lore poicft eife, » obie&tiuam in
(ipfa, vc excra iilà necti c , ncc exiflere poffir, ac in nullo (en(w, fiuc
externo, liue interno potcft aliquid 1t10 - bicctiué exittecc ex vralicaius
a&us. (cn- hiiui » ergo nullus (enfaum ens rationis poteft efhcere / maior
patet ex dictis de formalitate entis rationis , quod talis cft naturz, vt illi
prorfas repugnet. exifterc extra potétiam 1 qua fotmarur;probatur minor , tum
quia vniueríaliter loqucado cbiectum fentuum cft (enfibile, íed. etfe fcnfibile
efl etfcreale contradiftinctü ab cie rationis ; tóm quia obiectum prafer- tim
fcníus eztc fni edt aliqua qualitas sé^ ibi-tte rei , vnde com- T dieitur
(en(ationem externà pen- detenon folum
ab obicdto exi(tente , fed | etiamin fc prafente, ergo (cn(us cxternus J mon
poteit dare effe obicctiuum rei non - exiftenti, nam femper terminatur ad efle
reale eius a&ui prarfi pofitum eriam in illis cafibusde quibus itati (olet;
nam remus, v.g.repra(entatur cacuus , vel fca» .. &usinaquaabilla
(pecieyque vranfmitti- .. turadoculum cx immutatione fa&a ab j ME |
&qua,per quam tranfit , antequam remus SM cipiatur ab oculojergo remus ille
non 4 ha rationem curai ex ipfo actu vifio- /. mis,fed antecedenter ad
illumsquia fpecies .. — állafic immutata determinat eculum . videndam tali
modo, & ita (uo modo di- .. cendumin alijsca(ibus , cü nimirum Sol (0
propter dittantiam apparet miaor ; quam — fit, & denarius inaqua maior,
& edificia difiun&ta eminus
apparent coniuncta , & . oncauitates in pictura;in his enim, & fi» |
miil uscalibus attingit vifus apparentia (0 jllamcaufatam ex vi pecierum (ic,
vel tic ENS immutararam, vel aliande,& bac appare (0 wk repr (cntatio vera
eft ,& realis , li- /— cé&nóreprafentetur obiectum, ficut eft, is,
& exi(teris à ob immutationem fpeetecum, aut cauf(a,(ed in hoc nullum
interuenit ens ra tionis, alioquin etíani fpeculum ; quando reprzíentat remum
euüruum in aqua ens rationis efficeret. . ,$o Etex codem capite probatur eadé
minor argumenti. principalis de fenfibus iuternls , prz(ertim de 1maginatiua'
aut z timattua,de qua cft dubitatio quia licet ha potentiz non neceífarió
pendeant ex pra (entia obic&ti in feipfo, vt fen(us ex - terni adhuc tamen
non refpiciunt coram latitadinem entis, vt intelle&tus;fed deter minatum
expofcunt obie&ü, & hoc qui- dem fcntibile, quia non percipiunt cflen-
tias,& (ub(tantiam rerum, fcd tantü qua- litatcs & accidentia externa ,
que vtique fünt entia realia ; vnde vt docct Scor. t. | -d.3.q. 2 F.contra
Henricum , dum agnus fugit lupum ; non apprehendit rationem micitia,(cd
accidctia Lupi,vt fibi ma- tetialiter dií(conucnientia ; à quorum ap-
prchen(ione mouetur cx inftiactu nacu- tz appetitus ad fugà (cd ha fulius pro-
| 91r. en folus intelleGlus efficiat ens rationis-zArt.F. 319 fequi fpe&at
ad libros de. Anima, X idco rationes quz inde (am: polf.nt ad. pro- bationem
cócluíionis dimittimus, hac fo- lum cótenti, qua ex natura entis rationis,
deducitur , quod fení(us dare nequit effe obic&iuum rei nonexiitenti; Et
quando etiam inallatisca(bus contederetur fen fus externos dare effe
obie&iuum rebus non exiítentibus , & precipue imaginas tiuam id facerc,
cum mótem aureum, vel mare vitreum imaginatur , hoc etiam ad- miíÍo non
fequitur hzc idola effc entia-a rationis,quía hzc ob:e&a noa habét im- poffibiliratei ad exiftendum à parte rei.
quod cit de e(fentia entis rationis » quod non folum excludit a&ualem
exiftentiam Ob:e&i, (icut reprafentator , verumetiam poffibil;tatem ad
exiftendum; cum igitur neque per feníus externos » ncq; intecaos tale potlimus
idolum machinat 1cui cepu« gnct exiftere inrerum natura falcim per potentiam
Dei abfolutam , concludendü cft nullum (en(uum pofle tale e(fe obie- étiuum
dare rei non cxiftenti , quale re- quiritur adens rationis . . $1 Refp-aliqui
ex Suarez cit.imagina- iuam (alim inhomine babere hanc vir- tutem fingehdi;quod
non cít,nec e(fepo- teft,ex coniun&tione , quam habet cii in-
telle&u,vndé inquit Suarez imaginatione in homine participare vim cationis,
& for té nunquá fingere, quod nó eft nili coo- perante ratione quod etiam
expertentia ipfa edocet,non.n. imagina ua mac ina- tur folum monté aureum, marc
vitreum , & aliajquz vtique po (Tibilia fanc, fed alia quoque qu£ proríus
impoffibilia funt v vt hircoceraüm, & chymceram, & alia» huius eneris
repugnantia. : i Sed facilé euertitur. hzc folutios tum quia proptet hanc
coniunctionem nó po telt imaginariua extendi cxtrà (uii adz- quátum
objie&um, quod cíLens (cnübile exittens vel exiftere potens quale nà efcns
rationis ; tum quia etiam ipfa imagt- patiua humana adhuc continetur intra Lli-
mitc$ potentiz organic » atque adcó fpicitobiectum, quod contisetur infrà
limites obiecti materialis. ob proporttos nem; qua verfari deber inrer paient
^m» &obic&um quoad rauionem Eon lei F f t 9, e. 24 7220$20. éperandi;
tum quia fal(um eft imaginati- uam per fe participare vim tationis in ho fnine
, nam tantamcum ipfo intelle&u conucnit inrationc potentia cognitiuz:
interne ; cum tandem quía vc ait Auer(a, fi imaginatiua (uo proprio a&u
diftin&o ab a&u intellectus habet cfformare ens rationis;frufira
affertur coníortium intel- lectus . Neque experientia eft in oppofi- titm, dum
.n, concipimus hircocecuum , chymetam, Deum corporcum, & fimilia, plané vt
paffim notant Au&orcs, non ex vi imaginationis voiuntur mátürz , auc
effentiz incompoffibiles, quia nec imagi matio,nec alius íen(us profundat fe
víquead fübftantiam , (ed tantü externa acci- dentia hirci v.g. & cerui;
quotum cóiun- €tio certé non repugnat, nam (zpius viía funt monitra ex diuettis
animalium figu- ris conflituta , vnioaütem naturaruin 1n- compoffbilium fit à
folo intelle&u. $2 Altcractiam pars conclufionis có- fti probatur, &
primó quidem ens rationis ab intellc&u fieri ità compertum cft in- tcr
admittenres entia rationis , vt proba» tionc non egeat , quod vel cx ipfo nomi-
ne entis rationis indé deduát conftare.- dcbct, id autcm ctiam de voluntate
pof- fc probabiliter affirmari oftenditur ma- nifcfia ratione, quia nihil illi
dee(t ex re- quifius ad potentiam formatricem entis rationis, fi .n. rcquiritur
, quod talis po- tentia fit collatiua, certum cft hoc i tati non deficere, ità
.n.. poteft cóparare. vnum obie&um alteri , ficut intelle&us ,
nonquidcai per modum iudicij, & cogni tionis, (ed per modum ipfius, ordinis
, & acceptationis, vt notat Bca(auol, q. quol. 20.cx Do&orc cit. v: cum
vulc media.» propter finem;imo potcft inuicé ità duo €onfetre obic&ta, quz
à parte rei ó fint refctibilia,vr cum peruersé agésvult Dcü proptcr creaturam
viendo fruendis , & . froendo vtendis ; Si requiritur, quod talis potentia
fit rcflexiua,vt vlteriusaliqui exi unt,ex Suarcz n. 17.0b quod ncgant sé- us
ens rationis eflicere poffcquia oculus p em vidct, fed reflexé nó nouit parie
té e(Te visü,ncc imaginatio perci D abicdto. eque id fit cíÍc imazinatum
voluniati deficit quia voluntas liquid vo it; quid. Difput.IlI.
DeEntevationits-—-. 000 » lens faepius hue a&um reffexum con(entit- fc
velle,vt docet Scot.quol.16.D. & r.d. 47:q.vn. D. & ratione reddit
quol. 17. C. quia hzc munera competunt illis poten- pos rationem ambabus
communem gs fob earum immaterialitatem; Si tandem requiritur (quod principalius
eft) quod otétia det effe obiectiuum rei, qua reali- rer non eft,ncc cífe
poteft , adhuc neque: hoc deficit voluntati , tü quia poreft vo- - luntas impoffibllia;etiam
vt talta ab intel Ic&u often(a , appetitu faltim inefficaci appetere,vt
docer Scot.2.d.6.q.1.quara* —— tione tenet. Fuent. cic. polle voluntatem - ens
rationis efficere; tum quia (quod ma- is vrget) poteit voluntas ex fua
libertate - Pocta in obte&o fingere , vbi te vera - nonrcpcritur, nec
reperiri poceft, neque vt bonum ab intelletu proponitur , crgo poteít taleeffe
obie&iuum bonitati tri- - buere,qualerequiriturad ensrarionis CÓ- — — wii
nes onfcquentua pater ,quiaim - rali ca(u voluntas eft,qua primo fingit nitatem
in.obie&o, vbi non ett, nec cíTe poteít, non autem ipiclle&tus; per
quod excludicur commumis rcípontjo Recen- tiorum dicentium; quod licét voluntas
in- terdum tendat im bonum, quod re vera tà le non eft, tamen ipfanon fingit
tale boe numy;fed (upponit iam cófictum ab intele - le&u,& propofitum
pet intellectum; af- (umptum probatur ; quia in fentétia pras fertim Scoti
przter finem veram , & ap- parentem datur etiam finis prafi xus , (e
praititutus in T.d. f.q. r.arr. 3. & 4.& eft quando obieQtum 'pracisé
e(l à ratione oftenfum fub ratione mali, & voluntas ex fua libertate illud
(ibi pratigitGraquá finé, nom quod voluntas feratur im malitiam pet fe;quia hzc
non cft obie&um profe- cutionis,(ed quia oftenfo obiecto volun- tati (ub
ratione mali,& ex alia parte oít&- fa rationc boni vel in fe , vel in
alio obic- &o; poteft voluntas bonicacem illi obic- &o affi gere,quá
tfi pon habere prius ofté dicis inb Qt , & (ub illius bonitatis praetextu
obicétum illud in (c malü acce ptate j de quo agimüs ex profeífo dilp.7-
Phylic. q. 8. arc. z. ticuc igitur probabile * eit dari hineii praefixum; &
clTe (ufficiens voluntaus motuum; non tantum bonum verum» -— &flertionis
fundamentum; quodE " bando diuerfis cxpetientijs | externos ensrationis
cflicere poffe CRM colores in Iride, vitro triangu- —. lari,collo c .W" LA
pparenss(ed eti pra ftiturum , ji prob sodes oaept eft volunta- s rationis
efficere poffe hide uimur,& hoc eft praecipuum huius Aci aii fruftrà e
Poncius hic, cui occur * P Rx D - gimus difp.2,Met.q. 9.art. 1. à .246.; 7
Solumtur Obietliones- | $3 TNoppofitum obijcitut Primo pro- t (cn(us ; Vi. X£ ,
concauitates in pi- | €&uris,vnum,& idem obie&um multipli v rm o
oculo ex parte (üperiori infcriori,& alia huiufmodi, qua à par / Hw - —
retci non exiftüc 1n obiectis vifis)ícd cà - .. — tum in €a cognitione , qua
exprimuntur , X dt LA N dei ——
Confitmatur;quia in his cafibus , & alijs - multis falluntur fcnfus
cxterni; quis hoc . ncgct at per omné actum falfum fit ens - rationis inquit
Arriaga cit. quia ftatim ic - fe /— apptehendendo ncgationé illam per mo- . E.
dontigrR poütiuz , & cnübl ; . potentia fenfitiua non attingit, nili obic-
- a&tus cit (al(us , obiectum citis non cít parte rei, fed tantum in illa
ip(a cogni- nc . Demura oculis videmus no adcf- m , quod vtique fieri nequit y
ni fi - " lis »quia &um fen(ibile id autcin. cft ens ratio- nis
machinari . - *: Refp. iam ex di&is patere , quomodin illis, & (milibus
expericntijs nihilfin. . gitur ab oculo, quia ipfc non habet vim compon: ndi
cucüitatem cum remo, par- uitarem cum Solc;colores cua Icidc, &c. fed re
vera exprimere , quod illi per (pe- clesobijcitur antecedenter ad a&um vi-
fiónis , hzc igituromnia non (unt obic- &iué tantum un ocuio , (cd veré à
parte rci, non quidem (ccundum cfc reale , & fubie&tum inillis
obic&is [ed (ccundum cflc rcp lc; & intentionalc, quod variatur iuxtà
variam (pccictü » vel etiam ipfius organi iaxnütacioné , ficut paries, qui à
parte rei eft albus;pofito ante ocu- los vitro viridi ob imiputationem (pccic-
rum, que per tale medium deferuntur ad oculum,eít viridis,non quidé realiter
,fcd tccundü cffe repra(entabile; & hoc (ufl- gur. en filus
imellefuseffciat eut rationis ct. 3i cit ad foluendgm argamétam ex illis ex^
periétijs dedu&ü, namexplicare vade ia fingulis proueniant illa
appatentiz,vt du. plicitas obie&i inoculo compretfo,colo- resin collo
colamba,concauitates in pi-. &ura;(pc&at ad libros de anima; videatac
Amic.qui cra&t.5. Log. q.3. dub. 2. art. 2. fingula explicat. Et
quando-etiam con- cedceremus hzc omnia exiftere tátum ime vi(ione, qua
exprimuntur, adhuc bis - da foret confequentia, quia vt fepe dici eft;ad ens
fenüibile equiaalens enti ratio nis non (ufficit,quod videaturid quod na. '
eft,iíed quod etiam illud tit inpoffibile, ficut apparct; tnodo nec colores apparés
tes in colio colua;bz, necremi cacairas z ,S& alia huiufmodi apparentia
funt impof* fibilia,qua rationc conuictus Arriaga có- ccdit perfenfus externos
ficri non potfe. ens rationis impotlibile, (ed tanti illud , uod actu à parre
reinonexittit, licet it poflibile : Atiam ex didtis conftat hana... fitam
diftin&ionem de duplici entc ra- tionis penitus implicare , quia realispof-
fibilitas repugnat enti rationis , vt fic. m Ad Contira. in hiscafibus , &
fi- milibus re vera fenfus nonfallitur, quia apprehendit illa obie&a, (i
non vc süt,(al- tim vt à parte rci reptatíentátucá fpecic- bus;vndé vifus
apprehendit folum appa- renuam illamcolorum v.g. in collo colü- bz, inquo
falíiras nulla , aut fi&io inter- uenit; quia à parte rei ità fitrepraícnta-
tio per fpecies; quare fi erroc intetuenit, hic potius erit imaginatiuz , vel.
intelle- &us,vt conliat in exemplo vuarü à Zeufspictarum; quas aues
cxiflimaruatc verassg i&lintet à Parchafio depictiquod Zeufis ipfe
exiftimauit verum , nà in his caibus: vifiua non e(t decepta, quia vifio veré
ad yuas pictas, & lineum pictum termine. — batut, Ícd exittimatiua
tancü,vclintelle- ctiua ob fimillima accidéciajiaió neq; tellectus ip fejant
imaginaciua fallercturs li cius iudicium feratur non fupra obiecti exiftccian ,
(ed (upra (olam eiufdé nip rétiam;quia tunc iudicaret, quod veré à parterci
apparet. Quod fi iaccidum fale latur ipfc intelicctuscum ipfo séfu:adhac
obicétà talis (cofationis; auc intellectio- nis non erit cns rationis , quia ve
(4e bur 322 impo(fi bilitaté ad exi (t édum.à parte rer. qua ad ens rationis
requiritur, vnde ne. gatur abíolucé,quod ait AC RUE Cue actü falí((um ens
ratioats coltitii , Ad Confira. vltimam 'a(Tü- ptum, nullus fiquidem fenfus;
przfertim cxternus , percipere poteit negationem actu po(itiuo,ícdrantum
percipere fa- bicéctum nó cognita forma negata ; atque ità non videmus tenebras
in acre. ficut neque flentium audimus in folitudine , fed per carentiam actus.
dumtaxat id di- cerc (clemus abufié . $5. Sccondo obijcitarprobando ficri líe
faltim per feníus internos , & prz- Lie x capui im »Icu phátafiam ; Tà
-quiactiam ip(a cft porencia collariua , vt Scot.docet 1.d.4 $.q.vn.in fine;
& habet virtutem ncdü obiectiué coniungédi, ve compoffibilia fuot , vt cum
ex connc- xione fpecierum montis , & auri fingit montem aureum , fed etiam
incompof- fibilia, vt cum cx connexione (pecierum hirci; & cerui coiungit
illas natutas . Nec re(pondere valer phintafiam vnire acci- dentia cxterna
illarum naturaram,non ip- fas naturas. Quia phantafia format (ibi ebicéctum,vt
ctl cognitum ab intelle&u ; quia quod intcllectus intclligit ; id ipfum
phantafia phantafiatur , (cd iatellc&us in io cafu non fela accidentia
externa coniü fcd & paturas,ergo &c. Tm :. quíaimaginatiua potcft
concipere lineà quàá- dam infinita ,quaz implicat, & alia huiu(- modi,vt
[patum realc extra Cclum , qua ratione Dialectici dicunt ens unaginàbi- le
magis ampliari quàm ens po(fibile; Tü 3.cx Arriaga interdü tall tur. camis
cepu- - tansvmbram hominis cffe hominem illá, à quo vapulauir,& aufugit
imaginando ab co,quod videt fuifle latum,at coniupgé- do percuflionem cum illa
vmbrasvt cum cauía c fficiente profe&tó impollibilia có- iungitsquia cum
vnibra (it nihilynó poteft darc ictus. Tum 4.«x codcm , dum quis videns àlonge
ítatuam piat efe homi- nem;vtique habet hanc apprehen(ionem , quod ille cft
homo;at impollibile eft ho. minem cflc (tatuam, ergo faz pius phanta- fta
apprehendit vnioncan, fcu 1denatatcm Diput.1 LI. De Ente Rationis. &üme(t ,
obiectum fenfaum non habet. reram impoffibilem i»; -.:$6 Rhefp. non e(fe ccrtum
pun lic potentià formaliter col. t iuam, nam loc.cit, 1.d.4$.66 4.d.49.q.. -
r.relinquit fab dubio , quin potius fitum aperte alib TW nn Dx EE. & in
44.3 5.Sc in 4-d. 43.2. vbi Tatar.&c d.45.1-3- que toca pouderat Bargius in
1d. 2.0: 1.8. Quinto dico, & quol. 17. C. cum innuit vim collatiuam oriri
ex ime materialitate potentie , & cum dicitur phaniafiam coniuogendo
fpecies montis, & auri componere montcat aureum, & il lud atingere,vt
quid vnü, inquit Bargius cum Tatar.illud tantü attingere velut có- plexum
indiílaas, .i. fine co do,quo oculus tine formali complexione atungit Petrum
currere, dumactuillm — — 'det currere,non autem velut complex ü Itans, icum
copula;quafi attingat for- malitct vnionem illorum;vnde iuxta hanc viam, quam
ku q.3.n.28.cum aiijs mod : ] (o docet Brafau.q. 13.quol. (à quó,vt eius moris
eft,Pofnan. 1. d. 5 5. difp. 1. vbi de hac re agit , totam ttanfcripüit quz
(tionc fuppreflo nominc) plana r collatiua formaliter,& proprie , nec
dici" tur componcre chymceram, qua(i attingat. - fua cogniuone illud
aggregatum forma liter, quatenus eft quid co.npotitom ; « vnionem illam in
ratione obie&i; (ed dici tur cam cóponere matccíaliter.; quateaus
fimul,& qua(i vnica a ionc attin» git partes , ex quibus chymera reulcat ,
quas antea (cor (im coguouit, & iuxta hác viam on.nia illa arsumenta ruunt
, vtpote qua fupponunt pbantatiam effe potentia. -formaliter collatiuá &
attingere formali- * ter vnionem duorum in ratione óbiecti. $7 Scd quia hoc
plenius difcu ctai ad librus de/Ainm; nunc phanta(i am. ctlc formalttcr c
uam;«uia tamé non egreditur Irmites po tenug (enfitiuz,plané cópenetc nequit
nifi fpecies (en(atas,vt Scot.doccet 1.d.3. Mem Qumto dico,quate in compos
tione chymere, & hircocerui folum ate tingere poteft vnionetn accidentiunsqug
vtique pottibilse(t;nonnaturarü; &ad inttanuam ila m dicendum efl vecum ef
fe apud Scoti. co mo«s ; » difp. 2. tors Gat gage ah ; - anoett virtus — : ? Ld
: at D. | 10d cum intelleQus operatur , etiam iantafía dd fed circa (uim obie-
9 n, quod fenfibilitatem non tranícen- . . dit, vnde cum intelle&us
intelligit natu- |... masincompoffibiles , phanta(ía coenofeit figuram,
quantitatem , & accidentia ex- terna illarum. Ad 2,negatar a(fumptum cum
potius experientia confiet cognitio- nem imaginatiüz ferri ad obie&tum cum
aliquo termino , quia ex modo eius ope- . randi concipere nequit obie&a ,
nifi in determinato loco, fizara,& (im.libus, vt nótat Amic-cit. qui etiam
ait imaginabi- ——. leex vi imaginatiuz won latius patece , .-— quàm ens
poífibile, quia dicit quantita- fuo tem, fpi n fimilia, quz fant poffi- — .
bilia , fed inotdinead intelle&um magis Jaté patere, quia. comprehendere
potc(t fi&itia, & de hoc intelligi di&um Diale- . &icorumr .
Vel dicendum potfe phinta-—.— fiam concipere lincam , & (patiur infi-
-.-PREPIOM : 23 . zc .— mitum/íyacategorematiciof; quod nó im- —— — pficat,non
vccà cathegorematicü, vt di- R: imus in Phy(icis. Ad 5. (u» nitur fal- .
rafía(uffodere fpecies non fen(atas,qua- " lisef fucctes inihicitie Ic imt
dns ... Door (upracic. loquens de 220 tefpc- &u lupi ; falfam itemett canem
vifione atingere vmbram , que eft mera priui- tio, & cum ea coniansere
perculTioné , - et cum efficiente caufa , quod igitur in "vmbra
percipit,eft lomé ipíum fecunlá, & ipfius luminisfigura , qua terretur ob
(imil tud:nem; quam habet cü figura bominis, quo vapulauit , & cam ca con-
^. Aogix pecie percu'Ti onis, vnde nunqua -
mttiggit , nifi vnionem fen(ibil um acci- - gii resi eee Ad 4. intel-
c&us ui facit illam cómplexionem; .' . phantaliavcró camnon fe profundct ad
fubitantiam , ftit in coremplationc ex- ternz fizure hominis, &
ftatuz,& cas ob- fimilitudiné coniangit adinuicé , & earynionem
attinrit, non Yeró naturarum. T $8 Dices Me adtdun (altim per 1
modummemoriz,& remiaifcentie po(fe cns tationis efformare, quía remuifccn-
do ia ue rem;quz non cft, (ed fuit, & facit ionem quandam fupra a&utm
aam prateritum ; cx qua refleai ("A Ne necu füm io argumento quod .(. poffit phan--
fultare folet ens rationis;ita .n. formatur ab intelle&u. Refp. licét Cópl.
cir. n.29. probabile cefeant cogitatiuam , & remi- nifcitiuám ob maiorcm
quandam cóiun- Gionem, quam habent cum intelle&u in bomine (upra
ceterosfenfus , pose ali- quod ens rationis efficere , tamen quia Ob ralem
coniun&tioné non eleuantur il- l;feafüs cxtra fphazcam fenticiug poten- ti
, vt fapradictam cít contra suarez; praftat id potius abfoluté negare, nam
quamuis poffit imaginatiua per modum remimfcentiz cogao(cere obic&tum; vt
antea recognitum ;hzc tamen non cft re. fl.xio cius geaeris, qua ficri folet
ensra- tionis, quia illud apprcheadir (oli quoadan eft recolendo antecedentem
act co- gnitionis,non autem recogirando quidua tuccit tale effe cognitum in
obic&o. -' Tertio obijcitur cx Suarez , quód ne- queat voluntascfficcre ens
rationis , Tá quia etli (zpc appetat rd, quod noa cft re ipfa bonum fed tantü
appareucer; üihilo- minus ctim non det ipfa illibono apparé- tiefe
obie&iuam,fed intellectus, no po- terit voluatas dici fiasere illud bonum
fd potius ferri in illud iam fi&um ab in- tclic&u. Tam 2.quia cum
votuntas fit po | tentia ceca, füppponit obie&um propo- fitum per
cognitionem, fiuc fit bonü | uz apparens,ergo cü non faciat obiecti, fed illud
(upponat , inepta jrocfusett ad cas rationis efficiendum. Tum 3.etiamf(i voluntas
poit vnü ordinare ad aliud, ad quo4 non eft fuapte. natuta ordinabile , non
format noua relationem ordiais in tali mcdio, quz (it eas rationis, (ed rantit
refalcit ineo fao modo denominatio ex«- trinfeca rclatiua, vc paffim refültant
ex a&tbas aliarum poteociarum , Tà 4. quia etiamfi poífit vlterius voluntas
reflecti fapra fuas denomiaationes extrinfecas im. obic&is dercli ctas
amati, voliti, ordinari, &c. ficut intelle£tus fupra fuas;tamé per talem
reflexionem nonillisatfert nouum. — eife rationis,ficut intelle&us, quiillasap
uer. vrquid. exiitens. iP um tádem , quia intellectus tationis a firmando, quod
z gando, quod cít ,& hic voluntas autem accedit lebie&o , quod non eft
illud efficere. $9 Refp.exdi&tis non tantum bonü verum, aut apparens effc
fufficiens volü- tatis motiuum , fed. etiam bonum : prafi- xum , licét ergo
quando voluntas tendit in bonum apparens peccádovx ignoran- tia,fictio fc
teneat ex parte intelle&tus, tá quando renditin bonam przfi xum pec- cando
ex mera malitia ; fictio non fc tc- net cx parte intelle&us, quia
ipfeoftcn- dit obic&um malum, & (ub ratione ma- li, fed totaliter fe
tenet ex parte. volun- tatis, quz non obftante intellectus ofté- fionc cx mera
füa libertate applicat illi obiecto bonitatem ,& illud bonitate fal-. so
indutum fibi przfigit , tanquam finé , om caíu peccare dicitur ex certa mali- -
Ad 2. patet per idem, quia intali cafü m fibi obicctum , in quod tendat . ces,
ergo tendit in incognitum , cum talis bonitasnon fit ab intellecta in illo
obiecto oftenía , Negatur fequela , eftomamque intellectus non oftendat. boni-
zatem in tali obiecto , cam tamen oftca- dit inalio,vel in fe abftracté , quod
füffi- Kit; vt voluntas poffit eam applicare obie eto'?ropofito, vt malo, nec
ob id dicatur "Éctri in incogoitü , vt declaramus in Phy- - fica dilp.cit.
Ad 5. veram eft actu. dirc- €to,quo primó vnum obiectum ordinat , &
comparat ad aliud non refültare ex vi zalis comparationis actiuz in obiccto,
nifi excrinfecam denominationem cópa-. rati tamcn n co fic comparato;&
deno- m per aliam actam quafi re- , caufare refpectum rationis ; vt aicclarat
Doctor 5.d.26. q. vn. E, Ad 4. , negaturaflumptum , nam vt docet idem 3Doctor
quol.17.C. quemadmodü intcl- &clicctus (uas denominationcs cxtrinfe- €as
apprchendédo ad modum cniitim di- «iur illas cff c in entia rationis, fic &
volantasidipfom facere poteft. acce- prando (uas , nam acce obiectum €o
ptacisc, quia ab alio,vel etiam à feip- cft amarum , tribait illt extriníecz
de- nominationi etíc quoddam rationis ni- mirum quàdam rationem boni , &
ama- bilis, ob quà mouetur ad illud obiect ecceptandum, A d s. qua céfetur
ratio à priori ex diucrío modo tendendi int«llc- &us,& volütatis
de(umpta , negatur a(2 fumptum effe vniuerfaliter verum , quia non folam per
iudicium,(ed etiam per ap. ptché fionem incomplexam fit ensratió- nis,vt
dicemus art. feq. quando nimirum. obiectum non habet aliud effe,nifi cogai tum
in ea,quod autem voluntas operetur accedendo, ve] recedendo ab obie&o nó
refert , fufficit enim , quàd illud obie- &um non habeat cffe in (e , (ed
tantum in voluntate. At Dices, id implicare,cum enim non feratur in incognitum
, fed ab izzelle&tu propofitum , nunquam dare potcít pri- mum effe obicéto,
fed potius fertur in il- lud ià datumab inteliectu, & conlequen- ter eít
ens rationis [olum in ordine ad ja. telle&tum. Refp. iam oftenfüm efe, in
quo cafu poffit voluntas dare primü effe Obic&o; & adhuc conceffo illo
antece- dente deberet negari con(equentia, licet enim ens rationis non fic
luntate, adhuc camen fao modo fieri pof fet fe vtbene aduertit Arriaga cit. — 0.37.
ficut Adaerfarij concedunt iudiciür fuo modo facere ens rationis, licet füp-
ponatur ta&ü ab apprehentione , vt mox dicemus, & ficat omnes
fateritenenturs — perrepetitos a&us-po(Te ab codem in- telle&tu idem
ens rationis (cpius. fieri« Ouuied. controu. be ea un&. 6. n.7-fatetur
ingenué rationemallatá , cui - JE fidunt , & prafertim oncius,non
concludere igtentum , quia licet itionis non fieret primó à vo- luntace adhuc
tamen fuo modo fieri poí- fet (ecundo ; vede ex alio capite probat voluntatem
ens tationis cflicere nópof-. fe,quia aequit przftare rebus eíle obie- Guam,
& inteauonale;quod fundamcn- tum eflc fai(am ofteadunus di(p.z. Met,
q.9.art.I. n.248. — i ARTICVLVS II. Refolutio quafiti de aiu , quo ens -
rationis fit. 6o | g geom Primó , ens rationis in vniuerfum fieri per. illum
a&tum intelledtus,quo per modi entiscócipitur idjquod ui re nQ babet
egucatea, feu (vt de j euam fieret primó àyo- — — Am. "o NT P DU ES x
pera&em illum na&us voluntatis comprehédatur) pet ilum a&umy ex vi
cuius ita ali- d exiftit obie&tiué in ea potentiaycu- eft a&us,vc extra
illam nullam pror- efle — É mpeg jbic ves poteft abfolutus , vel collatiaus ,
Pig ds , vcl reflexus foxta exigentiam entium tationis , qua . Concufio
fequitur ex didis q.2-art. 1 de formalita teentisrationis , nam fi ens rationis
jl--.— fudcft, quod habet tantum effe obic&i- mum in potentia, à qua
fabricatut , vtiq; y cx vi cuius accipit tale effecbiectiunm ; & cum in SE
intellcétu talis a&us fit ille,quo per mo- |... dumentis concipitur , quod
in re nullam | prorfusentitatem habet,plane per hunc . eundem a&tum
prodücetur ab eo ; & ita ficri ipfa experientia docet , cum enim a&u
fimplici , & pofitiuo priuationes | » . — megationcs , & alia
impoffibilia , item & |. sexrpDfecas denominatienes , quz om- (v
miafuncentia rarionis mate,itlia ; conci- l pimus , & efformamus in entia
rationis |. formalia , viique illa concipimus ad in- ir veri entis,ncmpe
czcitarem» vt pra- iam organi difpofitionem ;. tenebram vt actipam in Ucoj, et
relationem quád adcreaturam, & vificnem paffiuam in paricte vt aliam
relationem a&iuz iu oculo cortefpondentem , & fie de alijs, vt
difcurrcnti con(tabit : ^ 61 Quodveró hic a&us entis ratio- nis tormatiuus
poffit effe abfolatus , vel comparatiuas direétus, vcl rel exus,iux- ta variam
conditionem entium rationis, (ant facienda ; Prob.quia omnis rc- latio tationis
fit per acá. conferentem , velordinantem vnum ad aliud, ncc aliter fieti
pcteft, fi enim denominationé ex- ttinfecam Crcatoris in Deo volumus in ens
racionis cfformare , neceffarió con- ferimus Deum cum creatura , vt relati- uim
cum fio correlatiuo ; € contra ens rationis abfolutam (quod infra concc- dendum
effe oftendimus) fit conci pien- do aliquid non in ordine ad aliud, dum enim
tenebra concipitur , vclut forma cxtenía per aerem, nalla profeta imer- uenit
comparatio tenebrz ad aliud , vt Keri can aeris difpofitionem , creationc Ba o.
| a IV. Quoatia fit Éns Rationis. 1L. 325 adtermimum , Rurías quia malta (ur
entia rationisquz fundantur in ipis opc rationibus intelle&us,vt fuat omnes
in- tentrioncs logicales , hecomnia fisci pc tunt per notitiam reflexam , tunc
enim proptié efficiuntar,cum intelle&us reflc &endo concipit
denominationes ortas ex priori cognitione ;nobic&to ad mo- dum alicuius
relationis , feu formae in^ wimfece ; éconrra vero alia entia ratio- nis, quz
non hibent pro fundaméto pro- ximo denominationcs extrinfecas co- gniti,
abftra&i , & alias ex »&ibus intel- le&us ortas , fed immediate
fundat eas intelic&us (upra i pfam entitatem tcalé vt relatio creatoris
& (imiles , fieri ha- t per notitíam dirc&am aon inuo- luentem
reflexionem circa aliam pra- uiam cognitionem. , Sed obijcies 1. quod omne
enscatio- nis ficri debeat per notitiam compara- tiuam;quia fit per eum actam,
quo con- cipitar ad in(tar entis realis ; ergo lem- per concip:tur comparatiué
ad aliud , & ex a&u collatiuo cop(urgit. Sccundog» femper fiat per
a&um reflex , nà actus intelle&tus , quo fit ens rationis , (emper
fapponit alium actum eiufdem intclle- &us , vt enim paries cognofcatur
v.íus , fupponitur cognitio alicuius vi(ionistec- miaatz ad ipfum ; vt. fiat
hircoceruus , fupponitur cognitio hirci , & cerui , & cum omnc fiat ad
inftar entis rcalis,fem- per (upponit cognitionem entis realis. Tandemé contra
videtur nunquam fie- ti poffe per a&um reflcxum , quia actus reflexus non
facit ens rationis, edattins git illud iam fa&um per priorem cogni- tionem
directam vt (upra docuimus q. 2. arc. 1,in fol.ad t.cum Do&ore Met. q. r1.
& 2.d.1.q. f. B. 62 Refp. negando a(fumptum , quis enim intercedat aliqualis
comparatio in formando ente rationis , non tamen irt- tercedit illa comparatio
, qua refertur vnum ad aliud , vt ad füum retmint qua: proptié cft comparatio,
& per a&tü € latiuum fit vt bene notauit Auer(a q. f» fec.6. fed tantum
concipimus. vnum fimilitudinem alterius , fic dicimus v.g. concipere tencbram
in acre pet compa» rado- 3426 » Difput.1 I L De: Ent Rationin d e ":
rationem ad lucem , quia eam concipis mus extendi pet aerem; , vt loler extendi
lux,qua proprié non "n some a. IUS 1mitato ; quo Concipercaus eebrén i
acre A quendam reípc- é&om ad lucem. tunc vrique hac foret - vera
comparatio,& rcferétia ad lucem , vt ad terminum, & eficr ensrationis
pro pic fadum per notitiam comparatiua ; ob illam tamen aliqualcm comparawo-
nem dixit Suarez. nu. 16. actum torma- tiuum cotis rationis effe aliquo modo có
paratiuum,& forte etiam in ho fenfulo- -cuti funt scotiftz iili ; qui
dixerunt ens quodcunque rationis actu collatiuo fic- £i. Ad 2.fi actum rcflexü
fümamus pro cognitione quomodocunque aliam prio rem fupponente, lic dici poteft
omne ens rationis ficri per actum reflcxum , fiqui- - dem necettarió illi
fupponitur cognitio - entis realis ,ad cuiusinftar cfformatur ; fed t1actus
rcflexus fumatur propriéypro co.(-quo intellectus (e reflecut vel fupra fc cognofcentem
vcl fupra obiectum ; vt à fe cognitum, vel fupra actum ipfum co gnitionis
(inquo fenfu proprie diftingui tur ab actu rccto, non autem in priori » nam
di(turfus fuppon.t iudicium, & hoc apptché (ionem, & tfi tá indicium,
quàm difcuríàs actus recti funt, cító etiam ipfi potlint cle reflexi) (ic non
eftopus om- me cns rationis per notitiam refiexam "fieri. Ad 3.iam ibi
q.2.ar.2.in tcíp.ad in- ftanriam factam cotra (olutionem£ecü- di principális
$lené declaratum cft , quo " s&lu dicat Dóctor cns racionis fieri per
notitiam directam , non vero rcílexam ; nam loquitur. de -notitia reflexa mere
. fpeculatiua , non autem de rcflcxa pra; etica, & factiua ,"u& in
tanuunin appellas tur directa, quia per ipl am primo intel. ligitur cns
rationis yt 1bi dicrum eft. ^ 53. Dicimusfccundo , entia rationis fpectaetia ad
materiam propofitionis , & dilcur(us ficri potle p. tres opcratio- ncs
incellectus dittributiué , alia acmpe per primam, alia pcr fecundam;alia p ter
tiam;fpectantia veró ad formam, vc ge- fus,(pecies,lubicctum, praed icatum; an-
tecedens ,coníequens, &c. fiunt per pri- mam dumtaxat. Conaufio duas habet
partes, & quoad vtramque probatur, .&z explicarur , potet enim
intellectus ap-- endete teciminos repugnantes, vi cá cócipit aluum Deum à Deo
vero di(tin- cium chymeram;hircocceroum, ac alios terminos incompicxos
repugaantes; po* teíl iteni componere propotitiones fal« fas, &
repugnátes,atfirmando, quod im- poffibile eft , & ncgando,quod nece(fa-
rium eft, vt homincin elfe brucum , ho- minem non eíse animal; poteft denique
prauos efficere difcur(us ex aliquo ante- cedente deducendo, quod nullo modo
fequi potefl ex ia j tic autem apprchen- dendo iudicando, & inferendo
fingit di- recié idquod nó cít,nec e(se porett,qui enim dicit equus eft rationalis,
non fo- lum concipit equum , & rationalem, fed etiam vtriufque identitaté
realem, qua nullibi eft,nifi in illa cognitione , timili- tcr qui ex vno
antecedente deducit con- fequens,quod ex 1llo fequi non potett, non folum
concipit jO&con- (cquens, fed etiam confequentiam , qua nullibi ett , nifi
in illa repraíentatione y idemque dicendum in apprchentioue, » termini
fimplicis repugnanus, curnihil — corrc(ponderà parte rci , ergoobiecta - horum
actuum veré funt enua rationis dirc&té fabricata per illas.Et in hoc fen-
(u cantum admitci debet (ententia (upe* rius relara initio quettionis , quz
affere- bat intantum per (ecundam , & tertiam operationem entia rationis
fieri , quate- nus intelic&us falsó judicat, & malé di-
fcurritjalioquin abfolute loquendo non bene rem explicat, quia videtur velle ,
qe propoliuo, & (y logifinus non fint entia rauonis,nifi quado propofitio
eft fallas & (yilogilinus prauus , quod quidem fal- fum cft ; nam fiuc
propoditio fit veraífi - ue faifa,tiuc con(cquenaa tic bona , fiue
mala;propo(it:o in ciíe proponaonis, coníc.ucntía in cflc contequenrig funt
entia rationis formalitec , quia lunt no- mina (eccundarum i0tenuopum logica-
lium, füb qua tamcn tocmalitate racionis nà-fiunt, nifi per primaui
opcrat;ionem vt mox paicb:t. , 64. Altera vcro coclufionis pars, quae eft cotra
l.eccntiores omaks ale: cnics [ccun- » gGq*. i(— fecundasintem.iónes logicales
ad fccü- dam,& tertiam intelle&tus operationem 'Gantes , vt funt prz
dicatum , fübie- Gum,con(equensconfequentia, &c.fic- fi per illas nom
tantum fundamentaliter, fed etiam formaliter , Probatur cuiden- ter ,' &
inptimisquód entia rationislo- gicalia ad terminos (implices attinentia , «f.
vniueríale genus, fpecies, fiant forma- liter per primam 'operationem cx Ad. .
— uerfarijs concedunt quamplures, & faci- (—— leprobatur;qtía cum
intelle&tus cogno- .. fcittermibum fiinplicear, non eo ipfo fit ..
ensrationis » (ed tantum habctur actus — . extrinfecé denominans illud obiectum
| . eognitum; & fi res cognofcitur abilra- . . €k?ynon eoipfo habetur ensrationis
, qp — — dicitur vniutt(ale. ,. (ed tantum habetuc b denominatio extrinfeca qua
obiectum | — denominatur abítra&é cognitum ; tunc — vero habetur ens
rationis formaliter , - pe dicitur vniucrale, quando illud ef- ..
fecogaitüabftracte concipitur in obie- &o pcr alium-a&um reflexum per
mo- dum alicuius forma realis in re ficab- / ftra&é apprehen(a . Eodem
etiam modo probatur alia quoque entia rationis lo- . tia, fieriformaliter per
intelle- &us operationem , confiderando .n.iu- dicium , quo: affirmatur
hbomirtem e(fe animal , hocipío a&u non efficitur ens .. rationis
(ubic&tum , przdicatü , aur pro- |.
pofitio, (cd tantum hábentur denomina- woncscxcainfecz , qaibusanimal
deno- minatur affirmatam,& praedicatum ;ho- à fubieóétuin, copula
connedtens , qua denominationes extrinfece. defümuntur - aba&u intellectus
przdicanus,fubijcien- ti$, & conneótentis duo in aliua enün- Ciationc. ;
tunc veró in entía racionis cf. formantur , cum intellectus concipit. effe
fubie&um in homine , & predicarum a animali, & connexionem in copo!
per modu relationum reali $ fic etiam agtecedens ,conícquens; & có.
fequentia non funr cntia. ratiouts pec ip« fammet a&umn illudonis , (ed
folum dc- nomunationes cxtcia(ccz. quibus vna» propoltitio deaominatur
antecedens; vc) E- | Duef. IV- Quo acla fiat Ens Rationis. rt, 21..— 327.
inferens, alia veró confequens , vel illa- ta;tunc veró fiunt entia rationis,
cum ct» (c inferens in propofit;one concipitur per
modumcuiufdamrelationisadpropofitionemillatam,&cilecon(equensCócipiturinpropofitioneillatapermodumalteríuscorrelationis5omnesaatéiftafi&iones,quibus.£.c(Icpraedicatumituradmodum
formz realis in obie- €o , císc antecedens , vcl confequens in propofitione,
fiunt per. primam intelle- &us operationem quía vniuecfaliter de- nominationes
extrinfecze. non apprchen- dütur ad modum exis ; nifi per primam operationem,
& per cóceptus fimplices. um ergo omnia entia rationis logica- lia non
folum ad terminos fimplices fpe- Gantía , (ed ctiam ad formam cnuncia- tionis ,
& diícuríus fint extrinfecz de- nominationes proucnientes à diucrfis
a&ibus intelle&us , & denominationes extrinfecz concipiantur
permodum en- tis per folam primam operationem , quia fola apprehenfio cft
entium, vbi iudiciü , & diícur(us (unt ctiam non entium; con- fequenter hzc
omnia fient entia rationis formalierperilam. — — -— 6$ Conficmatur, quia licet
relationes rationis] important enunciatio,& argu- . mentatio;in
cocrero,& in actu exercito , quatenus nempe'applicantar a&ibus iudi
cij,& difcucfus;quid complexum impor- tent ; tf in abftracto , & velut
in actu ti-- pe ét ipla (unt quid incomplexum,ná itudo, quam dicit
prezdicatumad fu. bic&um;ctiam vt actu pra:dicatur,& có- fequens ad
anteccdcns,ctiam vr a&u in- fertur,c(t qid fimplex, & incomplexü ; cum
non üt,nifi quedam rclatio rationis, vt ctiam concedant Complutcit. nu. 2 j.
€'20 nó íunt obic&a improportionata;a pinna operationis . Aduczríus hinc
conclofionem obij« cies t. prob»ndo per primam operatio« nem nullum fizri poíse
ens rationis; TG quia irea nulla datur falíicas: at ens ra- tionis fir pet
actum tal(amjquo nimirum concipuatur res alicer , quàm fic » quara- tionc
cootendir-Hurtad.. cit ficri foluu per iecumdaim operationem « Tà: quia tanco
magis videtur inepta ad entia. rae uonis oEsticnis precise fufficic , vt $29
tionis conficienda, qux fpe&tant ad enü- ciationem,& difcurfum; quia
illa omnia; funt complexa;at prima operatio cft in- complexorum , qua ratione
videtur nec efficcre poíse entia rationispuré- fiditia €bymeiam , &
hircoceruum quia fieri nequcunt , nifi per compo(itionem plurium naturarum
incompoffibilium ,. quz compofitio. ad fecundam fpc&tat eperacionem .. Tüm
demum quia (i. per primam operationem enc ratio« mis etam fpe ja ad lecundam,
& ter- tiam, crgo per iftas nullomodo cfhiciun- tor , (cd potius factainueniuntur.
ex vi folius prima .. : :* 66. l'efpncegando minoré, quiaad ens ic&um ,
quod eognoícitur , noh habcat eíse , nil ^in intcllectuj quomodocunque id
contin. gi & hoc vuque iieri pocctt per prima epe ratio. icitur autem in
formatio- nc«niusrationisconcipi resaliter , quam fit; non quia femper
contingat in ca pro- gria,& formalis fal(icas,a ffirmando , ni- m'rcm de
re,quodnon eft ,& negando , od cfb, fed quia imteruenit. poiius; ina-
zquatio quzdá, & improprierasappre- shendendo rem non per proprios. concc-
ptusícd cxcrancos,& conorariuos, quod€ft concipere rem aliter) quàm fit,
quafi przcifiué,nondiuifiué,vt diximus: q. 2. Gt... in./ol.ad 1..Ad zpatcrex
ditis. , quomodo ctiam illa ipfa entia rat:onisin 'abftracto,& fccundum
fe.fint.incomplc- xayquod.co magisafTerendum eftde chy mera .& hircoccruo
,«qvorum partes in» «ompoflibiles inicllcé&usnon componit effirmspdo vnam
de alia,qoe compofitio fpcótat ad (ceundam: operauonem ,. fcd
-apprehendendo.lla duo;.vt vnü.per fim- plicem |. & incomplexam
attingentiam wnion.s fide inier illa... Quod fi: ctiam. entia ration.
s(pcétantia ad formam enü- elationis ,,& difcurfus (rcum ab inttinfe $0
al:quam adferrét complesionem, nó: adhuc ferent prorfus. improportionata.
obicétá prim: operationis, quiahac (uo: modo extenditur etiam ad complexa is
datur.n. apprcheniio non folum tecmino: mm fimplioum fed etiam ant pee
gofitionis-ablueafsenfa wel disen(u, vc Difn.IIl De E Raimi 0 0c docet
Scot.2,d.6.q. 2. & quol, r4. atciez 2. vbi inquit,tunc apprehédi
propo(itia- nem,vcneutram ; Ads.etiamcex di&ti$ conftat cnunciationem.,
& argimentae tionem po(se dupliciter confidcrarivelquoad formam, pro
ilHa.f. ordinatione, s pre dicati (ubic&ti, & copulz in enücia- tione,
& propolitionum. in argumentae tione ; vel quoad materiam.t, quantum ad
veritatem, vel:falfitatem conncxionis: przdicati cum fübicctoam propofitióne ,.
anteccdentis,& co n(equentis in argumé- tattone : fi primo modo
confiderentur ,, fiunt per primam operationem , quia illa. erdinatioeft relatio
qua am limplex ra. toniSqua repericur. in omni propofitio-- nc; &
argamentatione , fiue vera , fiué. fal(a ;.at fecundo modo fiunt à fecunda,
wcl.tertia operatione, quando fünt falfz,. quia in tali cafu: intellcétus
connc&it plu. r4, quz inter fe: connexionem ied m bent, vcliudicando,
vcl:difcurrendo, vn-- d? codem.ipfo actu direéto: iudicandi 5. vel di(currendi
fiunt. iflz complexiones. fiCutiz, & falfze .. 67. Atinftabis;ctiam quái
üfpe&tatad:. ! matetiam propofitionis nihil rationis de: n0»0 cx. parte
obiecti fidum additur ini fecuoda operatione ,.quod non fuerit in: rima,ergo
enscationiscomplexumnule - o modo fit per. (ccundam operationems. quia cuam
quatum ad: materiam reperit. illud factum per primam , probatur a(sü-
prum;quiain hac propofitione bomo eff. brutum, apprehenfio przcedit iudicium;,
& per. apprehé(ionem actingit incellectass ncdum extrema realia ,. (ed.
etiam vnio» nem corum ,.qua eíl meré ficta exmo» dó d:cus, cum ergo bzc vnio
fingatur à prima opcratione, nilil rationis remanet: addendum obiecto per
fecundam ; fimili ter. poffumus- arguere de tertia .. Refp.. negando atfumptum
,. ficut. n. ex parte actus (fecunda operatio addit aliquid pri- ma , nempé
determinationem quandam. cognitionis per affenfum , vel ditienfum .,. ità.cx
parte obiecti additur., g» determie- nato.modo-cognofcatur per affirmatio» nem,
vcl negationem, vndó dicetur facere: ensrationis quantum ad hunc pcculiareas.
modum deierminauonis , dum afirmar; quode » 1: c "^ vr. guod non eit
pofDbile, vcl negat ; «uod / . oit neceflaiium. ^ 88. secódo cbijcies probando
icr! ca- gia ratioms fpcétantiaad for mám propo- | Kitionis,& difcurtus pec
(ecundam ,& ter .&iam operationem , quia cum intelie&tus A -
affirmat vnum de ulio ,, & vnum cx al. o — — . deducit » flatum reíultat
relatio rationis incer fübicétum. , & przdicatum, inter propofitionem
infereotem , & illatam , rgo per iudicium fit formaliter ens ra- | . ionis
przdicatum, & fübiectum, per di- |. Kuríum antccedens& conícquens ; Co-
| firn.quia licet przdicatio, & confequé- . tia in abftracto ,&
adtu.tignato fimplices.áimportent relationes per primam opera- & actu.
exercito fine complexione non . fiunt , arque ita. non nifi per. (ccundam ;,. —
— . & tertiam. —— » Refpaegando a(fümptum: ,. fiftendo B. im ptzcisé in
a&ibusiudicij , &di:oiscac A D eid nifi ext . Mlas denominationes ,
fiunt autem rela- z;ones rationis . cum Jenominationcs il- Aecogitantur ad
modum. realis relatío- .ni$,quod vtique fit per timplicem appre NMcocolsican
..Adcoatipm. di- citur per. cam folum probari tundamen- ta illaum-rclationum ipfas
nimitum có- pate » quibus applicantur ;, ficri de- -bere per (ccundain, &
tertiam operatio- nem;quod vcique verum eft; at non pro- bat per iftas ctiam
attingi. relazioncs. il- Ms rationis, quz íolum à prima opera- tione
inducuntur. faper. complcxioncs fackasá (ccunda, X.terua.. 1o4Q Vv ASTIO v. utn
quilibet iutelletius poffit ens ratio- , nis efficere .. à; Ota huius quz
(tionis. di fficultas - d orca an intellle&um: diui- nam;de hninano. n..,
& angelico $m. (ey & naturaliter cofidcratis nullus videtur dübitandi
locus, & quidem de humano omncs concedunt, ac eciam de angelico concedere
deben: potíe.cotia rationis cf- ficete . cum enim & ip(e difcurrat (vt.
modo fupponimus).& multa per conie. Logica .- |. Aionemattingibiles, tamen
in concreto ,. L0 07 Sudt I Quratis far Éns Ralmisié4eIT.— 2 &araui
Cognofcat, potcft vtique. circa talia obiecti actus falfos elicere, ex qut- bus
tefultent entia rationis ;. imó & pct primam operationem potell, id quod
nó: eft,cogirare , ac li eflet , & in hoc nulia cernitur repugnána,
necaliquid cü eius natura incompoffibile; fi enim illi none repugnat peccatum ,
& eror , tanto mi- nus entia rationis cflinzere , etiam(i ali- quam
inuoluat imperfc&tionem , ac in« iclle&us errorem. Ic3que de folo
intel- Jectu diuino remanct difficultas , quae cftó Theologica fit , quia ramen
cias in telligentia ad formationem entis ratios nis multum conducit, & ex
principijs lo-- £icis cius folutió: dependet , in pra'finon iaconfultó:
proponitur ; Neque hz di(putatio: initur cum illis Auctoribus ,. qui fupra
q.2.;conftituebant entia ratio«4 nis- formaliter in denominationibus cx.
tcinfecis cogniti, & cogitati,fic enim cer tum eft: Dcum. formare entia
rationis 5. uemadmodum:. indubitatum cft. feip- uiny& aliaà fe cognofcere,
& iuxta hanc viam docet Smifing.trac, 3. difp. 2. num, - 197. Diuinum
intelle&um entia ratjoni$: fabricare, vt cófequenter loquatur ; Ne« que cít
di(putatio cum Au&toribus; qui: priced. qua (t afferebár cos rationis for»
maliter fieri folum per a&us falíos ,. (ic: eaim tàm ccrtum efL diuinum
intell ed: ens rationis e flicere nó polfe , quàm falli: non poffe,vcl decipi .
Igitur fola di(pa- tatio cít.cum eis. qui nobifcum conue«- niunt tàn in
formalitate ». quàm in for« matione cntisrationis, vt fupra explica« tum c(t j.
cum enim iuxta hanc vram fiat: ens rationis,cum cogitatur; juod nó eft ,. « li
effet ,..i. per. quandam comparatio»- nem ad ens verum; feu (ub. quadam timi--
liudine vcrientis.,. prout nosillud imae- ginamur,concipere autem hoc modo vi-- deatur ienperfeétus concipiendi modus ,.
uia: aliqua: (altim-improptíetas, & inae atio repcrituria co. i, quod!
dubitationem facitn przfenti,& Aucto- re$ icinditin diuer(as opinionesé .——
^ . 7o. Prima cít.corum;qui Mel Ron ami adire rationis cificetobed eciam bulo a
enum fizri cns. rationis Pee Gg fit co- 4 nisl sndiic dite. -— — -—À DH o 530 *
fitcognofei , profectà (i cognofcit,facit;, fein Vafquez i.p.difp. 118. c. 2.
& 4.Celett.difp. 2. Log.fec.1.& alij. Secun- da é diametro. oppofita!
vitumque affir- mat,& cognoícere.& efficere,co quias tota illa
impcrfe& o pocius fe tener ex tc obiccti intellIgibilis » ita Faber , &
Tulteicit- cü omnibus antiquio£ib. Sco.
tiftis, ralis enim videtur fuifle Do&toris fcntétia 1.d.30.q. 2-$.
Re[pondeo a » & d. g.q.vn.$. Pote(l dict ad qu&jlioné, d.36 & 4.d.
16.2.2, & quol. 17. & ali- (gpe,& cum in hunc (cenfum interpre-
taptur cius. expofitores. Lichet.. Tatar. xg.& alijcirca ealoca » &
fequuntur iftz omnes , acctiam multi ex ys: i er ht UN wem e(t Azria cit. fec.
4. Tercia Íentene ti copa nei » & plauübi- . negar
diuinum intellectum entia ra. Ionis cfficerc,addit tamen cognofcere à jobis ta
Ga, vel fa&G bilia , ita Suarez di- $4: Mer.cit. Auerfa q. 5. fcc. $.
Blanc. . lfec. c. Ruuiustrac, de ente ratio- nis, Vulpius ex noftris.
to.t.p.1.difp.28,art.vlt.& di(p. 19. art. 4. Quarta difün- guit de cnte
rationis fito, iunt illa.» , Qua entia prohibita dicuntur, & figmen- tà,
& fundatosquales fuat intent; oncslo- gicalcs,& alie mults
kchtiones,& con- €cdit cntia rationis. fecundi generis ficri pottc ab
intelle&u diuino , quia eulla in «orum formetonc iaterücoit. impeife- iO »
nonautcmcntia primi gencris,ta. Amic, trac. 3. q.3. dub. s. art.2. Mcuriffe €it
q.4.»bi negat Deut ficere entia ra- tioms fictitia , affirmat £icereilla , quz
hobent effe per refu'tantiam; quales (uot zelariones rationis ; ita eciam. loui
vi- «etur Io.de S. I hom.nam q.2.art. f. ait mia rationis ,'qua cx (ua
intrinfeca ca- tione formantur, & cognofcunrur ex im- perfecta rei
apprehenfione. Deum -facc- tc non po(fe;benc tamen .(uoídam refpe €tas rationis
, qui non fundantur füper. cognitionem i Gam, retamé ve- fà potius cft tecaz
opinionis , quia. addit hos refpectus rationi& tantum davien£- taliter ab
inicllectu drminocaufari. ,, ncn formaliter. Quinta tandem affirmat. poí- e
diuinum 1atelle&um ens quodcunque 1 D -— 5 Difjut. 111. De Ente Rationis:
rationis cflicere , fed ad euitandas diff cultates inquit hocoon poffe facere.
di. rcGé,& immediaré , vt facit intellectus creatus, fed tantum indirecte ,
& media- té , quatenus cognofcendo entia rationis A ncbss facta dat illis
rurfus aliud effe. obicétiuum quafi fecundarium , ita fen- tire videtur P.
Didacus à Ic(ü di(p. 3. qe 3.cum quibufdam alijs. 71 Dicimus r, Diuinum
intelle&üco- gnoícere entia rationis à nobis facta , ta» men cx vi ilius
cognitionis illa non fa- cere. Conclutio cft contra primam opi- nionem , &
quoad primam partem eft adco ceita, quod Turrianus opuíc. 7. di- fj-4. dub. 8,
conatur oftendere Vafquez ipfum ab ea non rccedere;manifeft é col- ligitur ex
illo Sapieatiz 8. $cit verfu- tías fermonum, C? difjolutiones argumé torum
figna, 7 menflra fcit, antequam fiant, & probator euidemicatione , quo-
modo.n. dicerctor Deus fcire cordiü co- gxationcs, nifi obicéta cogitata
videret y qua fz pe (zpius.impoffibilia fünt,& chy merica, vt cum
affirmamus cqui cffe ra- tionalem , howinemairrationalem &c. Ncc valet
rcfjonfio Vafquez cognitio- ner illam dicere ordinem tramfcenden- talcm folum
ad.illa extrema realia , non. àd vnioncm fictam intcr ca , arque ideó Dcum
cogrof(ccere (olum cxren atilla i» realia,non cns rationis -. Non va'ct, quia.
Alle actus cft falfus , & vc calisà Deo €o- gnitus , crgo non tantum
cxtteima illa a» tcalia attingit Deus,vcrum ctiam vaionc à nobis affitmatam
inter ea, qaia fola 4 extrema attingere non fufficit ad cogno- fcendam
filitatem actus., cum.lla. eadé attingi po(Tint per a&um verur, vc fi di-
catür cquum non ctíc rauonalem, Ncc mious valet , quod ait, cpsrationis no-
ftum non pofle habere eile obiectiuum in nente Dei, quia in. mente fua mon ha-
bet. noftrum conceptum forinalem , à cpendet ; Alioquin nec intcligere polfes
obie&um cale cognitionis no- flra;co quod illam cogniuioaem i0 mé- te(uanon
habct, Non crgo opus ctt di- uinum intellc&um nottra cognitione in Ézrmari
, vt attingat obiectum c us (iue - reale, (iuc rauonis, (cd tuffic:t, vt illa.
(it obic- Quaft. V. c/4n Deus effelat ens vationis. obícdiu? indiuina mente ,
tunc enim non tdntam ipfa attingiturà Deo,(ed éc illud ip(umob;e&tum,quod
erat eius ter- migelorcos sie Nec demum va- t, quod inquiunt alij, cognofcere
quic- po eit innoltro inicll ; & hoc ad diuinam fpe&are
perfc&;onent, non ta. men f: co modo , quo clt in ipfo, quia cum hic tit
imperfectus, rcs e poffet (ine imperfedtione'ex parre. Dei , fic dicere (olemus
Deum noftras cogno dfcere complex ones,& difcuríus, fed (i. ne complexione;
& difcuríu, Non valet , 1ia ad excellentiam diuinz comprehen- tionis
(pe&araedum attmgeresquzcun- ue cognofcuntur à nobis (ed etram mo- m
quantumuis imperécétum , quo co- gno(unur à obs , quia & hic ipfe vti- e
cogno(abilis eft, vnde & ip(os no-fios difcurfus , licét Dcus atting t (ine
modo difcuríus ex parte potentiz , non tamen ex parte obie&i, alioquin
cogno. fccret obiectimáaliter , ac cft ; ergo ens rationis à nobis (1&tum
dcbet à Deo co. gnofci,& etiam ipie modus, quo à nobis umeft. Eczora huius
ratio cít, quia licéc fall. , & fingere ens rationis ti hoc todo fiar, fit
impertectio, '& ota- men eft cogofcere aliosfalli , & illorum fismenta,
ac pro/nde taliscognitio non cit Dco deneganda . 71 Deindé , y cx vital s
cognitionis non dicatur Dcus formare entia ratio. mis , quodct altera pars
conclufion's & €ft contra Poacii difp.1 . Log n. 95.pro- bbarur facile ex
dictis q. 2. atc. 2.in fol. ad r.vbi diximus ens ration:snon exiflere , nec
formari perillam cognitionem , qua «ognolcitur, vt quod, & vt terminus co.
;tusfeuin qna habet prazcisé rationem Obic& non cffcétus, (ic
enimtolumrced- ditur cogritum denominatiué , ficur aliae tcs quando
cogno(cuntur , fed 46i Deus cognofcit enua ration s à nobis forma- tayattingit
ea tali genere cogaitionisynam füppomt illa 2nob:s efformata per alia
Cognittonem ,& coznoícit illa, vt quo 1 , ergo lolumredd.t illa c..tcinfecé
cogni- ta,nonautem illa format. Nec cetert,q ita cognoícendo d«t iilis efe
obic&iuü ; quía vc notat Gillius lib.2.trac. 6. c. vlt. 335T duplex eft
effe obie&iaum , alteram en» ts rationis propriam , & e(lillud, quod
nullü prorfus alia4 fuppenit effe in obic- &o, tiuczcale , (iue rationisex
vi prioris cogaition's : alterü commune cum alijs rebus , quz obijciancar
inrelle&ai ; per quod non conf(tituitar ens rationis ; dum autem Dcus
cognofcit entia rationis à nobis fa&a tribuit illis effe o5iectiuum fecundi
geaeris . Tandé (uadetur à prio- ti, ens rationis nequit cífe extra porentiá
£ormantem lud , im^ neque exca ilum adum , quo dicitut formari , quia tocum etc
faum debet habere in illo , & ex vi illius , (ed quan30 Dcus cognofcit
entia rationis à nobista&a , non folamattin. git ifla,stexiftentia extra
(oum actam , led etiam extra fuam intelle&um;nam il- la videt in intellectu
noftro , ergo cx vi «alis cognitionis non formar illa . Forté dices , (alum
indir? illa effi cere,quia indirc&é , & mediacé iacelligit aliquid ,
quod non eft taà parte tci. At ncquc hoc dici porcft, quia Dcus cognio- fcendo
creatum intellecta 6ngere ens rationis,dum concipit rem aliter aceít, co ipfo
cognofcir ré , ficut efl hoc enim modo conficit matellcétus creatus ens ra-
tionis;vnde ly aliteryac esl,cd mcdas ca gnitionis humane, & obic&um
durnz , & declaratuc excinplo,fi eaim quis arfic- mat Peuum c(fe
mentituah:c nallo ao do mentitur,nec dire&é , ncc indirect? y nà itaeflà
parce rei, ficuc atficmat , ergo: paritet dam Deus videt creatum intelie- €tum
cns rationis efficere , dum concipit rem aliter,ac cft,nec dire&é, nec
indirc-: éé concipit rem aliter,ac eft nam ita res: fc habet à pacte rci, licut
ipfe nouir. 73 Maior cft difficultas , am poffit Deus entia tónis in fe
cogno(cere abf jue ordine ad intelle&tü noftru.n , hoc enim admittendo
difficile cft euadere , quin. formcet entia rationis , ita enim ex vi di- uinz
cognitionis reciperent ile. obic« &iuum omninó primam , quod e;t pro- prium
entis rationis , & quidem non vi- detur negari pofle Deum ita entia radios
nis cognofcere poffe, nam de facto De s: multa impoffibiia no;it ab'que ocdme :
ad inteilzétam noftrum ,p i2 €hy.nercm Ga - rep 332 tepugnare , equamrationalem
non effe polTibilem , & vtique cognofcit Deus , uod negat, &
impoffibile reputat; cum igitur hzc obie&a attingat in fe, & non
intelle&u noftro ,. formabit entia ratio. nis. Accedit cx Scoto r.d. 43. q.
vn. im- poflibilitatem in rebus formaliter pen- dere ex rationibus formalibus
earum , principiaciue veró ab intelle&u diuino , ergo attingit impoffibilia
independenter ab intellectu noftro , & dc fa&toita co- £nouit ab
zterno;quando nullus extabat «reatus intelle&tus , qui illa effingeret .
Necfíütficit dicere cam communi tunc cognita fui(le in fictione humana. futu-
ta,aut po(fibili,cum enim ab xterno co- gnoucrit omnes , & fingulos
actustàm veros,quám falfos à mente hamana tem- risdecutía futuros , velíaltim
pof(fi- biles cognouit confequenter obiecta ho- rut a&uum. Non íufficit,
quia et(i hoc modo«cognoíci potuerint, vt obie&a no- ftrorum a&uum ,
tàmen adhuc ab(oluté i nter ab eis cognofci potuetüt, mam data hy pothefi ,
quod intelle&ualis €reatura repugnaret in rerum natura , ad. huc diuinus
iotelle&us impeffibilia co- quiete » ergo eoríü intelligib;licasnon abet
meceffariam connexionem. cum a&ibus noftris futuris , vel poflibilibus ;
ficrgo poteft dare illis efle ob iectiuim indcpendenter ab co,quod cis
tribuitur y vcl tribui poteít ab intelle&u creato , vi- detur facere pofic
ens rationis j itaq; pro zcfolutione huius difficultatis . , £. Dicimus fecüdó
vtrüque effe pro- babile , quod diuinus intelic&us faccre poflit,vel non
polit ens rationis. Con- ufionem hanc ponimus problematicà , quia Doctorem dc
hac re omnino certü non u$ , quamuis enim lociscitatis pro fccunda fcntentia
partem affirmati? uam problematis affercre videatur , alibi tameo vcl negatiuàá
infinuat , vt in r.d.8. Q.-4-N.vbi ncgat intcliectum diuinü, co quia omnia
intuitiué cogno(cit, ficuti funt , poí(ic caufare relationem rationis, &
concipere vt diftin&ta,que à parte rei non funt , vel faltim dubitaciué
loquitur vt in 1.d.5 j.H. vbi quattuor in- 1a ponit ; in quorua primo aic Dcü
Difput. ITI. De Énte Rationis. - intelligere eífentia (ub ratione mere abz
foluta, in fecundo producere lapidem im efe intelligib:li , in tertio
comparando intelle&ionem (uam ad quodcunque in- telligibile forte pofse
caufare in fc rela. tionem rationis ad lapidem intelle&um s in quarto demü
rcflexione cognofcere il lamrelationem rationis; Qua de cau(a ét Mauritiusq
8.vniaerf.dub. g.hanc cangés difficultaté, an poffit diuinus intellcétus
cau(ate refpetus ronis, problematicé pro cedit dicens aíseri poíse; quod Deus
hzc entiarac onis cogno(cit , vt habent efsc obie&tiuum in in:elle&u
creato , vt tertia ponebat opinio, vcl non efsc inconucnics ponere huiufmodi
vefpectus in Deo, vt €t habeat eísc cognitum , & obie&iuum
inintelle&u ipfius , vt afserebat (ecunda opinio , quz confequenter aiebat
ens ra- tionis ab intclle&u diuino cffici poísc . ^ 7$ Affirmatiua pars
problematis di- ueríimodé probatur à d:uer(is . C) iidam ex co probant , quia
inefficienca entis tónis nulla interuenit faliitas , vcl error, peus cum fit
per (implicem appre- en(ioné, nam non ens reaíe , quod tunc Obijcitur
intellectui , non cogitatur c(se à parterei , fed im pliciter cogno(cituc exi
ttere obic&iué in intelle&ta,quod nó falso, fed veté dicitur , ergo
efficere ens rationis non repugaat inteliectui diuino . Hzc ratio elt
iniurficiens, quia licet non it faltitas intali conceptu noftro; cü nó affirmet
intelle&us nofter ens rationis c(se verü ens,cum (ciat contrarii, tamen in
coconceptu improprietas quzdam vi» detur esc quatenus non ens reale;etíi nó
apptchendamus eíse ens reale,apprchen- dimus tamen illud ad imodáü cuis rcalis,
& pet (pecics alienas , quod eft extraneo modo ré attingere , & quai
aliter ,quàm lit (altim modo przci(iuo, ino diuifiuo. Alij probant cx coyquod
non ett de conc enusrationis, vt res cognolcatur aliter, ac lit,fed tantum qnód
aliud e(se non ha- beat, quàm obicétiuum,potelt autem in» tellectus diuinus
tale c(se tribuere non enti, Neque hac ratio fufficit, nam dicet fuitinens
partem negatiuam problema: Us repugnare , quod aliquid habeat taocü €(sc
obic&tiuum in intellectu, & non in- tel- O&O —n "- -Y A «Y —
tur aliter, 4uàm eft,non quidem,vc fit ens rcale;ícd quia ad modü entis rcalis
concipiatur y & in illis fubicétis concipia- tür císc;in quibus veré non
ell,vc rclatio- nemin Dcoad creaturas; crgo eo ipfo quod aliquid concipitur
císequod re » vcra non«it, ncc eísc poteft; non cofor- matur intelle&us
obie&io à parte rei, at- queideó cócipibtem aliter,ac fit, Nec di- cas
intelle&um in conficiédo cnte ratio- ' nisconformari debere obiecto , vt
cft in ipfo intellcctu , non v: eft à parterei . Quia tune fequeretur ens
rationis fieri non poísc; nili per a&um veri, nami talis €onformitas (cmper
adcft, quod tame cft omninó falium . Alij probant , quia licet efficere entia
rationis,& ré aliter? ac eft, cognofcere afsentiendo vt facit intelle-
&us nofter;(it maxima imperfectio, quia interucnit deceptio,tamen ca
cfficere per a&um diísenfus, & cognofcere aliquid aliter, a€ eft,
dummodo cognofcatur , vt eft, nó infert imperfcé&ionem in cogna . fcente,
quia per hoc fecundü omnis ab co . excluditur imperfectio, ac proinde Dcus pt
hoc modo ens rationis efficcres ità Quuied.tontr. 1 2.Mct. pun,7. & Poncius
en 1-Log.n.97. Sed plané hocaliud nó €t; quàm dicere poíse Deum habere ali-
quam imper fc&ionem, dümodo eii ha- beat perfc&ionem,quod cft proríus
ridi- culü ,ctfi enim pofierior cócipiendi mo« dus deceptionem non inducat in
cogno- fcente , adhuc tamé arguit imperfc&ioné in modo cognofcendi rem
aliter , ac fit. Accedit, Deum per actum difscnfosens rationis facere nó pofse
circa impoffibi- lia,cum cnim intelligit Chymeram repu- gnare, equum efse non
pofsc rationalem , profcáo dicitquod eft à parte reijatque ita non cfficit
ensrationis At inflat Ouuied.cótrou.12. Mctaph. oscar rationis ficri per dif-
enfum chimerz, (cu per iudicium ; quo dicitur ; «byme:a cfi non exiflens, € re-
pugnans, quia per hoc iudicium non folü uir rcpugnartia chimerz, (cà nó eic
chineiz; fcd ctià ipfa chimara,cuius «ft ocgavo , (cü dc qua pradicarar nega-
tio ;cigo hoc iudiciu babet duplex obic- €&u miyucgaucnem f. & chymeram
5ergo Logica B * Quaflio V. c/fn Dew efficiat ens rationis . 333 cx vi huius
judicij datur aliquod habens eife ob'ectiue inintelleciu , quod nullum efe
habei excrà intellectum ; ergo cx vi huius iudicij datur ens rationis ; quod
cft id;qued tantum habct effe obiectiué ina intellcétu.. A d rationem vcro
nuper addu &am,quod cotum illud complexumychi- mgra non exiítens, datur à
parte rei , & idcó apprehendens chimzram; vt nó cxi- flentem;non facit
ensrationis, refpondet chimzram, vt non exiftentem duo dice. rc,negationem
clumerg,& ipfam chimg- ram,primü habet effc à parte rei , quia à parte rei
cft negatio chimera ,(zcundü. f, chimara nó habct effe à parte rci , fed «m
obie&iué in intclle&tuscx quo fit cogno- fcentem hoc complexü;chimzra
vt no exi ftés duo cognofcere,negationc (.chime-r£ cx vicuius przcise
nonfacitensró- . nis, & ipfam chimeram , ex vi cuius facit cns
rationis,fundameptum huius Aucto- ri$,quo contendit per di(senfum circa im
poflibilia feri ens rationis, & hinc folait rationem allatá,falíam eft ,
ncmpé qp per illad iudicium , quo dicitur , chiniara eft non exiftens,non folüm
attingatur repu- gnantia, Ícü non exiftcntia chimcetz , [ed ctiam ipía cbimara
, nam vt ex profcfsó dicemus difp.6.de Anim. q. 10. art.2, ac tenct.etiam
Oauied. ipfe controu, $. de Anim.punc. 2. actus iudicij cítvna fime» plex
qualitas,cuius proxin.um ,& imme- diatum, imó & adacnatum obie&tü
non fünt terminiilliincomplexi fubic&tü, & praedicatum, fed copuh illos
conne&ens; termini veró illi attioguntur. per actus Sperchentonis
precedentes a&ü iudicij, illiq. coexiftentcs com aduenit; cü extrema illa
nó artingantor cx viausiu dicij,
fequitureuidenterperiudicidjquodicitur,chimaranoncftexiftens,nó fie- ri ens
rationis ; quia pcr talem aum pr cisc iine repugnantia ; iué non. ftentia
chimzra, non autem ipfa chime- ra, vnde conftat tam rationcm Ouuied. q eius
folutionem ad noftrum argumentum falío inniti fundamento ; quod ncc eius
rincipijs confentaneum cft . Alij pro- €x co, quód vis cfficiendi ens ratio-
nis non oritur ex imperfc&ione intellc- Gus , (cd potius cx perícétione ,
nam sim Gg $9 ham 334 hanc rónem füpcrat pctenrias. (enfitiuas, qua nequeunt
lbi formare obic&tum ad fimilitudiocm proprij obiecti; Scd. neque hac ratio
vrget. , al/oquin probarct etie perfcétioncm in intellectu fibi conficere
oLbicctum per a&sm falfum; & quia pu- tatur. ratio àpriori fumpta ex.
vntuerfali- tütcobicéti intelle&us,rurfus ponderabi- ter.infra. Alij
denique diftinxcrüt de va- rj: zcneribus entitrationis , & dixerunt vüvm
gcnus €florman poffe ab intclle&u diuino, non aliud,tandata nimirum ,.non.
fi&itia, quia ip bis fotmandis vtique fal- fitas. interuenit, &
deccpio, quia nullum corrc(pondet fundamentum à parte rci , at nonin illorum
formatione, cum inzcl- lc&vsxunc tribuat obie&to,quod.lli có- unit
ratione fundamcnti , qua dc caufa nec firgit,nec decipitur. sed quauis hec via
facilior videatur ad hanc partein pro- blematis defcndendam , tamcn. folidior
tatio pro hac parte vniueríaliter probat , da ente cationis tàm fundato ,
quamnon. fundato, quod poffir ficri à E eo . Accc- dit;quod oppolità partem
fuftinentcs ad- hucvizebuncquód licet coznitio forma- tiu €ncs rationis fundati
veritaté habcat: raucne(ondamenti , falfa tamen crit ra- tione obicéa immediàri
, & formalis . 76 Rauoigiturad hanc parté proban dám cft, quia poteft [eus
quodeumque. ensaationis.cogaofcere abíque ordine ad, «iftelle&utn cícatum »
& confequétcr dae xc. illi pritt.m efle obic£tiutita& imper- » qua
jnterenit in fabricando ente. rationis, pritür precise ex natura obici. quod
ita petit intelligijnam cum incriníc- €x analeguimn includat ad ensrealc, non
mifvad initar cius,& per ordincm adillud inteilisi poteft; & bic c(t
modas. proptios. elir:ibilitatis cius; & quando ita intcl- hgiturdici
poteflintellizi, ficut ctt, quia. tiis CLE ctus.natura;vt iprelligatar p imi-
tationem ents realis; cum gitur tota ime j ci fccto (c teneat ex parte
obie&ti, pote- yt diuinus tutelledus illod: arungcre euá. adinodutn
cnus.realis, quia ad. petfe&tio- ncm. cis (pcétat, vx voumquodue co-
snotcat, ficuc cd; nec abfurdum cfl diui- - Tuminielle runi concipere obicétü
cum Ayettcéuonc suam fecum adf. cx na. | Difput.11I.. DesEnte Rationis? 0 «
tnra rei ; & per hoc folui poffant omíies rationes partis-oppofite , quz
fandantur in imperfectione potentiz requifita: ad faciendum ensrationis.. 77
Parsveró problematis oppofita j quod nequeat diuinus .intelle&tus entiaza
rationis cóficereycx oppofito co FÉ eft proba imperfectio, intérucrit in fuss i
picos non oritur przcisé cx natura obie&i , (cd ex noflro
prz(crtimimproprio , & ina- daquato concipiendi modo , € faz pe fz pius
cócipimus,qua: nó funt diftincta, vt diftin&ta ; qua non funt relata,vt
rela* ta,quz (unt ncgatiua,& priuatiua,vt pofi: tiuayin quibus omnibus
apparet res cone Cipi exiranco modo,& nào quales süt,hoc autem repuguat
perfe&ioni diuini intele lc&us,qui res cognof(cit vt süt in fcipíiss
& idco cum entia rationis non fint in rc- busipfis,nó poteft cognofcere ibi
effe v. . g:dillindlioni vbi non cfd;rclationé , vbi pócft viu iu dui itc
actingece ipint » lianc impcr- fc&i cogno(cendimrodam,fed nequaqu&- co
vti ;. poterit etià attingere entia renis 'cognoícendo fictiones ab
intclle&u no- ftro futuras,vel poffibiles jcuarü süt obie Cta,non th.jlla
attingere in (cip(oy& hzc 778: problematis. magis: coníonat com muni modo
loquendidc ente rationis. : 78. Inoppotitüarguitucprinto, quod Deus non
cognofcatentia racionis: à no» /bisfa&a ; Tum quiacfto attingat omnes .
fi&ioncs noflras:, nomproind: Jiccndus. eft cognofcere cns rationis, quod
per cas - eflicimus,quia vclatt ct idem nume ro ens rationis per illas
machinatum ab intelle&uaoftto;& hoc rationis iia dependet ab actu illo.
inteile- Gus crcatiyvt n oca: pendere repugnet ; tingi ^ens fátionis ibo
dipiciuim ad (imilitudine illius, & ncque ltoc,. alioquin nonattingc ret
ens rationis à nobis'faGtum, (cd aliud €i fimile .. Tum quia fi cognoícendo fi-
- Qoncs notlrasatongic etiam fis aentas, quz iunt earam obicéta^aam illa cogno-
(cctad moedüentis,quia (ic continttur tn ca fictione,ergo efficit cns
racionisyquia boc cft coguofcecc noncns ad i; d cie Ls nOgquia.iftad cns - d ox
6 Muy may &is, Tum tádem;quia etiamfi illa cogno- ia vtà tob fads. tamen
quia reci- piunt nou e(icobie&inumab .intelle&tu diuine, tàquam ab
integra caufa, nam ad *jllud,vt ficinon concarticintelle&us crea
"crus,erunt entia rationis ab ipfo efforma- tanoaurem ab
intelle&tucreato. —— - Réfp.ntelle&um diuinum cognofce- cidem
ensrationis à nobis fa&tü , quod licétinefTe , & fieri ita pendeat ab
acta illo intelle&uscreati , vt fic nequeat ab alio dependere,poreft tam ab
alio actu VA RAD incognofci modo meré (pe- «ulatiuo,& vcluti ineffe fignato
, & in dioc fenfa pendet à cognitione Dei.A d. $mmediate , & formalirer
cognofc it i!la "ficuti funt,quia videt effe figméta, & en- "tia
rationis , & mediate foli attingit illa rhodü entis; quatenus videt fic
etfe o- "ebieéta noirorum a&uum . Ad 5. dat illis ie(je obiectiuom
exttinfecum, X denomi- datiuum , quale eft illud, quod conuenit leiam entibus
realibus,non aucem intrin- fecum, & tormale , quod foli conftituit
ensrationis ex di&tis concl. 1. & idcó li- 'cé illud cfle
obic&tiudá primi generis fo lo pendeat intelleétu diuino;non idcirco
'dicantur ab eo cntia rationis ficri,fed tá- tuni factajvel factibilia c íci.
'79 'Secundo, quód polit facere ens ra itionis; Tum quio;vcarguit A mic.cit.
vis efficiendi: ens racionis perunet ad perfe- "€tionem intellectus
creati,ergo nó dcbet ;denegari diuino , probatur a(fumptum , *quia-oritur.ex
lacirudines& vn ucrüalitate « Obiectiy quz vtique ad perfectionem po-
"teaug (pectac nam quà potentia ad: plu- ta (e extédit;có c(t perfectior,
& idc vis €ficctiua enis rationis negatur porentiz 'fenfitiuz ob cius
impcríectionemyquia 5 "atcuatür ad ens determinatum , ranquá ad 'Obicctum,
putat ad rem tenfibilem. Tum quia vt arguit Fuent.cit.deratione mtel- lectus
cópt chendeatis cft, vt obieciü om ni modo; quo cognoícibile eft, penetrer, fed
priuauones, & angcli nó fol si (e , fed admodum altcrius (ant attingibiles
, "érgo à diuino inxelic&u ctiam hoc mo- .:do atungi poffunt fora;ando
encdia ratio- nis. T táaé,quia Deus cognotcit priua- tioncs& ncgationcs,qua
funt non entiay Quafi V. €4n Deus effciat ens rationis . 335 '& vtique per
modü entiü, quia nihil e(t per feiatelligibileinittens, & vt Doct. r 'q 4:
vniaerfal. nihilintelligitur (ub ratio - nc non entis, & bac nece(Ticas
communis cit omci intelle&ui quia won fandatur in imperfcó&ionc
intell:genris, fe. in ipfa matura obicéti inrcllisibilis ; ergo &c, ;:
Reíp. negando alfumptit cü fua probá tione, n .n. ita patet obiectum ade qua-
tum intelle&as , vt ctam fub fe dire&? «Gprehendat ens rationis; imo ex
Doc&to- rc 1.d.3.q. 3. folum ens reale cft obiectü primum primitate
adequationi$; quare ex latitudine fütobieót non hibet, *jiod ferri potlic in
ens rationis , n' à in virtuce entis realis, concipiédo eas rition.s ad
modá& eius, & quia talem'collation*m n5 entis ad ens rcale ne jui:
fenfus facereob Tuam materialitatem ex Scoto quol. t 7. C. ideó negatar illi
vis cfficicnd! eas ra- tionis,quz camcniniatellectu nà ett pec- fectio
timpliciter, [ed perfeétio (üppiens imperfcé&t onem, aut potids
imperfectio, & impropri.tas in concip eedo;nz; hoc c(t mirum, quia età vis
refleziua tribuirur intelle&ui ob etus fpirrtual:tatem & ne- gaiur
fep(ui ob eius impecfcQtionem , & tamé formal.ter non reperitac in Deo « Ad
2.vilet affumptum de: modis non in- ducentibus impctfzQionem in. comptre-
hendente; qualis eft ille, 4:0 ens rationis elicitur , alioqui prob ret etiá
rcs a Dco cognofci debere cuin diícuríus cum hoc quoque modo fint
cogaofcibiles. Ad 5. perfzétus modus cognof.éd. negationes, & priuationcs
non cft ;llas. attingere di- rcété per modum cnus., fed induecté ius dicio
quodam diu:fiuo, qu» modo attin-- Simuscaecitatem conciprendo in calt or» gano
non effe potcntià vilitiam , fic cn; m cogno(cuntur, acuti func, X per mo-lü no
enus, & hoc qutdem modo -ogonofcuniuc à Deojinquo nulli imercaenic eas
cÓmis» Quia nop concipiuntur ad modum entis. «90 Tertio? contra probucar ao police
Deum efficere enscacionis, Tum quia vis cfficiendi ens rauonisnon ram. gcndct.
ex. imperíectione obiedti iei pub quà intellectus , quioonada-juai obiectum
comprchendens,nec incoitiué videns, ead (at in co diftinctionein rationis ,
& alias ego —- 336 intencioncs logicales , quz fiunt per ab- ftra&ione.
Tum quia tuac cócipere pof- fecque non (unt diftindta , vc diftindta , qua non
(unt relata, vt relata » & priuati- Ua,vt pofitíta; & cófcquenter rcs
aliter , ac fint. T à tandem quia entia rónis dicü- tur formz fi&as
prfertim , quz nullum habent (ündamenti inte, ergo oequeunt à Dco ficri ,
alioquin fingere diceretur. Refp. negando aiTumptum , quamuis enim quzdam cntia
rationis ex fua in- trinfeca ratione formentur ex imjxrfe- &à apprehenfione
rei, vctorté (ant rela- tiones rationis in argumento ra&z , tamé
vniuer(aliter loquendo vis efficieadi ens tationis pédct potius ex parte
obiecti in- tellectus,quod cum fit cns, intelle&us vo lens cencipere nihil
, cogitur formare ens rationis, quia n:hil concipere poteft, nifi füb ratione
cntis,& ideó non eft abíolure affereadum Dcü nullum prorfus ens ra- tionis
efficere ; quia etiam intclie- €&us circa obiettü cmt vifum potcít formare
ens rationis, m relationé vi(i , ac intuitiué cogniti , de quo vide Lichet.
I.d.8.3.5. in$. Preterea intelleius in- nitiurs. Ad 2.negatur in cflicienria
entis rationis (emper miíceri errorem, & rem ' concipi aliter, ac (t, quia
e(fe, quod tunc intellcétus tcibu;t non enti, & effe di(cre- tum, vcl
relatum, quod tribuit non diftin €is, & non rclatis,non cl rcale,fed ronis,
& cócipit non ens (ub illa ratione entis , que illi conuenit. ex vi
intelle&us ; inquo nullus interuenit error , nam concipit nó tclata
rcaliter, vt relata racione , non ens tcaliter, vt ens rationis, & quamuis
in hac conceptiontecogatut cx natura ipía en- tisrauonis illud concipere ad
inftir veri entis, nonob hoc concipit illud, vc verum ens realc,(ed ad cius
fimilitudinem , quz duo niultum diff:cunc , nam in prima có- €eptione eft
falticas,& error,non in fecü- da, imó eo ipfo quod ens rationis conci-
pitur ad iníLar entis rcalis, concipitur, vt eft, ob incrin(ccam analogiam, quà
habet ad illud. Ad 3. nonomnia entia rationis dici ficta, nam illa , quibus
corre- fpondet à partc rci fundamentü, proprie non (uat figmenta ( nifi forte traba
diceré tur per cóparacione ad entia rcaliaquorü Difput. LIT. De Éwte Ratioiis
vmbiz, & (pectra dicuntur ) vt infrà eg Scoto dicemus q.4.vn:uerf. in fine
, & $. Met.q.1 t. ab initio ; (ed quicquid fit de antecedente, negatuc
cquentia,tanc n.Deus fingere diceretur quando ità có- ciperct impollibile , wt
illad affirmaret ef- fcy at Deusità cócipit,vt fimul neget e(Te, q nó cft
fingere, (ed pou? cuectere figmé tü,vt bené aduerut Arriaga. (ck.4 n4 1.
QV£ESTIO VI 4n Ens Rationis babeat proprias affe» G iones, C que [int. 91 N2:
quatimus hic , nü entia ra- tionis habcát proprietates,que ab ipfis veré
fluaot, (icut. n. nó (unt pro- prié entia;icà nequcunt habere veras pro- prié
entia ità nequcun: habere veras pas priccates ab iptis veré Bué&es. Qa 5
modá ergo dicuntur entia per (olam ana log à ad ens reale ità quzrimus r tatcs,qua tales dicátur pcr
analogiam veras proptiecates 5| & quatenus ad mo« dum illarum concip:
poflunt, Dc. Dicimus [.rimó Ens Rationis
habere f fuo ordine proprias affectiones. Conclu- fio elt Scoti 4.d. 1.9.2.
I.& q.6. vniu. vbi efto in !pecie loquatat de fccundis incen- tionibus,
& vniucr(ali log'co, doótrina tá commun; clt , & probatut , tü quia ,
vt ait DoGor cit.in entibus rationis non fa- lum inuenitur przdicarum in quid.
, & przdicatum in. quale effentiale , fed enam io Quale accidentale.
conucrti- bile , quod e(t proprium ,
vtinductio- ne probari poteit in omnibus , tum quia formari pofluot de
ipfis propofitiones, nedü in primo modo dicendi pet fe , fed ctiam in fecundo ,
in «uo propria pa(fio dc fuo (ub:c&to prz dicatur ; tum tandem quia (i
babet fuo modo effcntiam , crgo €tiam , & ptoprictares ab ea fluentes ci
proportionatas ,nam quamcunque cífen- tíam propri comitantur paífioncs . Contra
obijcies ; Tum quia proprietas ità fc hibet crga lubicctum, quod ex na- tura
rei diftinguitur ab llo , ab euis quid ditatc fluit, & e(t minus ens
illo,(cd oulig affectiones cogitari poffunt , quz ia 4e. habeant cr3a ens rati
onis;non.n. cx natd- ra | Queft. VT. De eius affellionibu:. | Facti diftinoui
gofsentab ente rationis, um non cxilterent à patte rei , nec pof. fent ab cius
quidditatc fluere , cà ens có- nis nullam habeat cfficicntiam ; nec po(- funt
effe mious en co, quia quod cft mi- nus ensente rationis , cft penitus nihil ,
Tum qaia tales paffioncs non effent rca- des, vt patet, ncquc rationis , alias
conti- t effentialiter (ub ente rationis , & dc iliis eflentialiter
predicaretur,quod gnat cuilibet c(fenciz refpectu pro- priacum pafionum. Tum
tandem, quia dantur quzdam enria rationis ; qua aal- lam habent determinatam
naturam , eo «uia nullum habeant à parte rei funda- mentum,vt func chymerica »
ergo faltim ita proprias pa(Tioncs habere nó pofsüt, quia ilz petunt
determinatam naturam , ^ áquafuetc concipiantur. 91 Ref(j.conditiones proptiz
paffio- nis a (li ia maiori (folum affectioni - bus rc timpliciter couenire;at
fecü - 'dümquid poffit etiam conuenire affc- "€tiomb.rationis, nam (uo
modo concipi unt, & fluere abeffentia entis ratio- his , &ab illo ex
natura rei diftingui , & tle minus ens co nec ob id (zquitur ef- fc othil
proríus (ait Docror cit.q.6. vni- ueríad 4.) quia ficut in entibus real.bus
"dantut gradas in eflendo , nam accidens €ft minus ens fübitantia; nó
tamien oihil, ita (uo modo admitti dcbét in entibus r&- tioms, cum omninó
concipi debeant ad inftar coram. Ad 2.licut ens rcale ob fuà tranfcendentiam
praedicatur de (uis paf- fionibus, vel quidditatiué , vt aiant Tho- miftz vcl
denom;natiué, vt nos , & idcó e(lentialiter non continentur (ub ipto, cum
proprié , & formaliter non iit ens rcalc, (ed cantü aliquid cius ita pati
mo- do dicendum de ente rationis. Ad 5.chy- merz & fimilia entia rationis
fuudaméto carere dicuntur, & nó habere determina- tánaiuram non quia nullü
habeant pror- fus fundamenrum , & occafionem à parte - tei nec quia nó
habeant naturá fibi pro- portionatam, fcd quia fundamentum illis correfpondens
à parte rei no determinat nos ad illa Gegend hoc pouus,quàám illo modo, ficut
nos determinant fundaméta, quiz folent correípodere determinatis cn- 537 tibus
códis, & (ccundis intentionibus gc - ncris,(peciei, &c. potelt igitur
ipíis ccá adícribi natura (uo modo determinata, &c affcdtioncs illis
corre(pondentes; imum hzc ip(a critcorum aacra , vcl affe Gio ncceifaria, quàd
fingi poffint quocüque modo ad libitum notlrum , & pet hoc e(- fcatialitec
(ccerncacur ab. alijs entibus rationis qu: aon po'funt fiagi, nili illo modo,
ad quem nos deterainat , & im. pellit fundamentum illis corrcfpondcng à
parte rei , vt magisexplicabitur q.feqe 95 Dicimus 2. ensrationisin comuni
habere (uo modo omacs illas propricta- tcs, quz conaeniunt enti rcali in
cómuni, ad cuius ia(tar concipitur , & pariter en- tia racionis in
particulari habere proptie- tates illorum entium , ad quorum in(tac
concipiuntur , Pciuia pars concluGonis probatur, & explicatur , ens rcalc
habct. yropriccates limplices,vt vaum ,vscuary onum, & diliunctas, vt
contingens, ne» ce(farium,idsm, & diuerlum, fin:cü, & in- finitumy(cd
omnia i(ta poffunt fuo n;odo adapcati entibus rationis,ergo &c. Prob.
minor, quodlibet cnim ens racionisin fe eit vnum (uo ino-lo, quia in fc
indiui(um, & à quocü uc dittiodtü ; vnde natum e(t ad quode ü uc cóparetur
idem, vel diuere (un (uo modo cife; eft etiam fuo modo verum in cllendo, fi
veritas , quz elt paf- fio enc;s, declaratur per ordiné adzqua- tiodis ret ad
intelle&ü ; etenim ét ens ra» tionis natü c(t terminare cóformitatem
cognitionis ad ipfum , & hoc prztertim , quando fa&um per priorem actut
recog tatur inde per alium polterioré, && rcflexü, p qué veré
aciazicur, trcuti ett, vt (upra declarauimus , at uc idcÓ pro- priam haber
intelligibilitatem, vc aic Do &or 2.d.1.q. j. B. nam ficuc habet cati-
tatem ad modum entis realis , ita & in» telligibilitatem . Neque hiuc
inferas ip» fiim ede tantü per accideas ince;ligibile imó ficut eius eiden.ia
conuttic 1a hoc , quód cogaofcatur ad modam entis reas lis, ita hioc inferendum
efl per fe cósenie re illi quód fit cognofcibile ad modü l- teriüs. Habet etiá
bonitatem (üo modo nam (ze videmus vóluntatcin fecti in bonum apparens, &
fictum. Po;tuot de«nique nique étiam fuo modo applicari enti ra- ' wienis
affc&iones difiun&z. finitum ,& infinitum;neccflarium, &
contingens (li- «et aliqui negent) vt conftat,quando Dcü concipimus ad nodum
venerabilis fenis fempcr durantis , & infinite virtutis. Probatur ctiam
& explicetur altera "pars conclu(ionis , nam proprietates en- tium
rationis correfpondere debent fuo modo r«busillis , ad quarum inflar:con.
«cipiuntur, quapropter fi concipiantur ad moduri fubftantiz non habebüt
propric- tates accideptisyfed fübftantiz,(i ad mo- dü accidentis, €
contra;& paritér (i cóci - piantur ad modi entisrelatiai, nó habe- (it
proptictates abfolutorü,fed relatitmo- tü, fiad modum entis abíoluti € contra.
:94 Contra obijcitur 1. quod etia ra- . tionis non habeant propriam veritaté;&
jntelligibifitátern. Tam quia hac e(t pro- pria&"idgquáta paffio entis
realis,vt do «et Do&ót 1/0:5:q. 3. Tum 2.quia obic- . 4&&um
concurrit cum potentia ad cópro- ducédàm (ui notitiam;at ens rationis nc- -
quii partialiter producere (ui notitiá, c hzc fit ens teale. Tum 3,nihil cft
intelle- &u,quod príus nà fuerit in fenfu , (cd ens rationis fub fenfu
cadere nequit .- Tum «4. vel cflet prius ;lla cognitione , per quam actingitur
,& hoc non, quia per ipfam ac- cipit e(ie , qua ratione ncc ét poteft e(fe
fimul cü ea, vel pofterius, & neque hoc, quia coghitio in illo priori ad
nihil tcrmi- naretur « Tutm f. qnia de enribusrationis praefertim fi&is non
dotur fcientia , quia non habent certam naturam , de qua de- terminatd. paffio
fit demonítrabilis , & . idcó Scot.quol. 3. ab initio docet entia
ratjonismeré ficta , & quz conuadictio- mem ic ludunt , nó cíle per fe
intelligibi- lia. Tà 6. obiectum fpecificat cegniuc- ncm , quz cum fit rcalis ,
debet rc Ípceaficatiuü reale . Tum 7. obiectum eft menfura cognitionis , cum
tota perfcótio cogn tionis mcea(urecur ex obieéto , at ens rationis nequit cííe
meníura cogni- tionis, qu cft cns rcalc, vt Scotus docet 4. d.1.9.1.füb S. quia
ex 4. Mer, meníura eft perte&ior menfurato. Tum demuin quia cognitio diiit
rclarionem reàlem atüngenua ad obic&um;quod pcr ipfam - Difput. 11 1.-De
Enté Rationis. attingitur-ex Scor. quol. 13.:at relati realis expofcit
terminum. realem. 95 Refp. ad 1. Mauritius q. $.voigerf. '$.
Quantumadtertinm,q»licetintelligi- bilitas motiua fit propria paílio enrisrea
lis,terminatiuatà cfteómunis viriq;quia obie&um adaquatü terminatiad
intelle- - tus non eít.ens reales (cd communi (Time fumptá ad reale, &
cónis , quz rcfpontio innuiturà Do&orequol.. ab inito; fed quia inferre
videtur vnitiocationem entis cóiflimé,quod rc vera z:quiuocim eft ad reale,
& rationis, idcó aliam (ubdir.cefpó fionem ab omnibus Scoriftis receptam,
qp ficut ens rationis e(t ens per reduction ad tcaleita eftintelligibile per
redu&tio- né ad illud, na ensrcale cóítituitur obie- &um adz quatum
iatcllectus per duplicé primitatem,vt docer Scot.cit, f. d. 3. q. 5. $. Quantum
ad fecundum. articulum, comm(ünitatis, per quam fub.e continet omnia , de
quibus quidditaciué predi tur & virtualitatis, perquam fub fe
tinecomnia,quz quoquomodo ;n co vi tualiter continentur , & abeo, origine
ducunt;quo feníu entia rationis dicuntur in realibus contineri fundagieutaliter
, & inchoaté, & fecundz intentiones dicun- tur ofiginari à primis &
hac ratione citur ens rationis per. fe iatelligibile , ni- mirum virtute cnus
realis, in quo funda wr , quz folutio c(to pra (errim inferuiat pro enzibus
rationis fundatus , vt declarat Tatar. q. 3 -przamb.dub, 2. deferuire tf ét
post pro al:js,quia vt fupra diximus in hic quaft. omne ens rationis habet ali-
qualc fundamentum à parte tci, qp quado tale non cft,vt cogat ad lic illud
cffingé- dum;unc ens rationis dicitur nofupdatá. Hac quidé re(ponijo optitna
cft ,fed vc aduert.t Barg. t.d.3.q. in illud. $. Quan tini ad 1.art. procedit
um de obiecto mo tiuo,nà in ratione mociui ytique ens £a« uonis reducitur ad
reale,no uh in ratione tzcrm:natiui, quonia ratio terminatiua nó pot fapplcri ,
vt cóftar de creaturis in di- — uina ciientia,ybt licetnó moucant,terini- nant
tamen ,ideoq; erroris notat Lichet. quod ibidem dixerit fecüdas iniéciones
tcduci ad primaséc inrónc terminatuui , & laudat Vigcriü, qui ficut ens
ronis tta- tuit ——— —nL o o iiio X ;E we
P WA Quail. FI. De eius affectionibus. tuit effe alterias tonis à reali ; ita
'ponit duas intelligib/litates terminatiuas cor- reípódentes illis vna erit
fimpliciteralia fecundü quid, iuxta illorü entium condi- . tionem ;;neq;
hinctimendum cft inferri Ic is- comuni(fimé süpri, - iaratio mouÉdi , li foret
comunis, 1n- tret comen nan ey: vs ratio verminandi,inquit .vi au.q.3-
yaiuer(.in fnci& Barg.cit.in$. 4d que fitotiem;quomodo
ctiam hinc non cogi- ponere vnum obiectum terminati- uum intelle&us-ex
Scot.in z. d. z4.ad 2. 96. Ada (epiusdi&ü eft aff'amptü va- lere de obiecto
motiuo, nó de terminati- uo, qualc ponitat ensrationis .. Ad 3; ait Dodor q.
3.vniuet(, ad 5; a(iumptü vale. re de illog eft primü intelligibile pro fta ui
ifto,quod eít quidditas materialis, vel fenfibilis,non auté de omnibus per (e
in- telligibilibus., multa enim intelliguntur non quia pecie faciant in. fen(u.,
(cd per Sc Hexionem intellectus, quare nó cfl (cn- fus. illius a(lürbpti , qp
nihil cft inincelle- v — €u,quin prius fuerit in fenfu períe , & immediate,
quia res fpiritualcs intellipi- mus,yc Deum,& Angelos, quz (ub fenfu non
cadunt; fcd vt notat ibi Mauritius ex. Ant. And. 1. Met. q:5.art. 2:quod
priusnó-fucrit in (enfa aliquomodo; vcl per fe, & immediaié,vt colores,vcl
per accidens, vt fübíizutia, que cognofcitur medijs acci- dentibus ; vcl
fecundü fuas pattes, vt hir- €occruus, mons aureus, vcl per effectus; vt eus,
& Angcli,yel per fimilia,vt cü co- gnolcimus abí(cntes peripforü 1magines,
vcl.per-oppotita, vc afpera per lenia,tenc- bras pcr.lucem;& in hoc fcnfu
falsü cft, gy €ns rationis nO (uerit infcn(u,quia occa- fioncm iliud fingé4i
habeinus à re (enü- bil;ynéque cognofcitur ab intellc&tu , ni i. adinttar
alicuius rei aliquo modo à fcnfu: cognitz. Ad 4,cít fimul cü ea cognitio.
nc,per.quarm fity;efto pcr noftrü cocipien: MOD, poflit dici pofterius ca;
quaic- nus peripíau accipit cüc ,. eíl aut prics- cognitione rcflcxa
feqocnii;pcr quá atn. »Ad $ cria de fictinijs poteft. haberi fcicutia , cü
babcap: patíicn.s. de iptis demo(trabiles, vr patet cx dictis có--
&Lr.& q&comunite: diciur dc illis aon: 339 habcti (cientiam , id
non debet. abíoluré intelligi , fed coparatiué ad alia entia ra- tionis
fundata; quatenus dc illis nó potett fcientia inftitui in tali grada
certitudinis, qualis habetur de iflis,.& fic debet Doct, intelligi
loc.cit.fi ibi loquitur de figmen- tis,rern.vcra-de illis loquitar,quarira pet
fe primo contradictione includunt,vt ne- dum eífe in rerü natura
repugnet,verame etiam ob manifcftam implicantiam ne- queunt intelle&ui
obijci , vt vnü intelli« gibile , quod claré coliigitur ex eius ver- bis. Ad
G.obic&ü (pecificat cogpitioné nó intrin(ccé , fed extrinfecé tn, vt (epe
docet. Scotus,& ideó hoc munus fuo mo- do poteft ctiam
enti rationis conuenire . Ad7.licet ens rationis nequeat c(íe men- fura füz
cognitionis quoad perfc&ione , póttamen cile méfura quoad. veritatem , quo
fenfu de rcla:one menfurabilis ad meníura Do&or loqui videtar quol..13.
M.& O. & proptié dici folet relatio có- formitatis actus ad
obie&am. Ad 8. (icut in notitia abftcactiua. dáur relato. rcalis
actingentig ad obic&um noncxi(tens cx Scoto ibid£, ita dicendü erit in notitia
en tis rónis;nec in tel:tionibus tran(cenden- talibus,qualis cít illajincouenit
c(le ad tec minüm non realem ,. vt patcbit difp. dc Relat: quia earum realitas
potius fün- damento fpcéanda cft, quàm à termino. - 97 Sccüdo arguitur, fi
ensrazionis e(t intclligibile, vel cognofcitur per propria . fpeciem,ycl per
[peciem entis realis;nan primü, quia cü'ensratienisnon fit obie- &uin
motiuum, propriam fpecie caufare : non poteft ncque sm uia fpecies difpa« rata
nó poteit. cau(are nodtiam alicuius. obicéti difparati,vt per fpecié hominis
nó. pollumus.venire in cognitioné.Iconis, vt Scot.docet 2.d. 3.3. 10.. &.
tamen magts aliimilantur adinuxcé homo,& lco,quam ens-tealey & rauonis
lcd pecicsiotantil: reprefenta: aliquid;quia eft eiusfimilitue do, ergo
[pecics.cptis realis. nullo modo Feprzicngare potefl ensratiópaSs. ^ — - lefp.
dilcieparc BieGtorcs, an ensrae- tionishabcat propriam fpcci&imprefsago- an
potius cognoí«arüz folum per (pcerem.- entis tcális,in quo fundatur, & ad
Cculuse- fumilitudincin cocigitürg Vrique ipte 346 bile puxant Cóplat.difj.2.
Log.q.5.n.19. Atens rationis non habere propriá fpe- tiem impre(fam manifefté
coliigitur ex Scot.q.3.vniuerf.ad 3.vbi innuit entia ra- tionis intclligi per
re flcxjoné intellc&tus, & nó per propriam ípeciem,quod non eft ita
intelligendum, vt intellexit Bonctus in pradicam. cap. de relatione , quafi vio
actu producantur; & alio reflexo in-telligantur,codem .n, a&us;quo
producü- turycuá inielliguntur, com eorü produci fit cognofci;& eft exprefía
Scoti do&ri- na in 2.d. 1.q.1. art. 2. vbi ajt non prius haberc entia
rationis cfle intelligibile , q sntellectum;& licet 2.d.1 .q.5. B. vidca-
zur ipnuere ; quod folumio actu rcflexo intelligitur ens rationis,&quód in
dire- :&o producitur, velut modus objecti,non obiectum , iam fuperius
explicatum eft Q.zatt. zinfol.ad 1. quod in cognitione &cílcxa cognofcitur
, ficat eft , in. priori vcr, qua formatur; cognofcitur aliter; quàm fit , quia
attingitur ad modum en- 1is rcalis. Qaod a(t ens rationis non ha- beat propriam
fpecie impreffam; Proba - 1ur,quia bac (pecies nequit e(fe producta ex
phantafmatibus, cá ens rationis nó üt $cnfibile,& confcquenter propriü
phan- talma nó habcar,neque etiam educta eíle poteft cx ipfo ente rationiscü
ipfa it ac - cidensreale quod nonnifi ex reali (ubie- -&o cit cducibile,
Accedit, quod matcria prima non cognofcitír per proprià fpc- &iem (ed per
analogiam ad formam :. Phyí.7. i1& relationes rcalcs, & cia tran-
fcendentia proprià (peciem non habznt ; ' wt docet Bargins 1.d.3. q. 1. in $.
Quinto dico quod iii a, ergo tanto minus ens ra- tionis, Quod cít infcrioris
conditionis omnibus :flis, ficut igitur materia ccgno fciuir pcr analog;á ad
formam;vniucila- Jia, & tranfecadentia per fpecies infcrio- tisin quibus
continentur ; & relationcs per fpecies abfolutori, in quibus fundan- aur,
vt ait Barg. fie in propofito entia ra- tionis ccgnolcétur pcr fpecies entiü
rea- lium, in quibus quoquomodo fuodantur, vt hircoceruus per fpecies birci
&ccerui , & omninó pcr analogiam ad ens rcale. . 98
Etcum dicitur in argumento fpc- ciem yn:us obie&i di(parat caufare non
Difput. 111. De Ente Rationis . p notitiam alterius, &c. R efp.fpecid minis
elle magis difparatam à leone, q; fit fpecies entis realis ab ente rationis,
quamuis enim in cfiendo magis affimilé- tür homo, & leo, tanicn in
reprzfentado poffunt conucnire magis ens reale , & ra- tionis, ficut duz
(uübftantiz magis in ef- (endo inter (e conueniunt ,quàm cá acci dente, &
tf in reprzíentàdo magis, con- uenit accidens cum fubftantia , quàm vna
fubftantia cü alia,nam fpecies reprafen- tatiua fübíLantiz accidens eft ; non
füb- ftantia; fic igitur 1n propofito, quia fec dz intentioncs virtualiter
continentur ia primis , dicere poffumus, q» (pecics entis realis, licet fit
reprafeatatiuum formale folius ent is realis; ideoque per fc primo in cius
notitiá ducar, tame cft reprafentati- uum virtuale ctiam entis rationisidcoqs
fecun darió in eius notitià ducere valens; - Ncc inconacnit ipecicsobic&i
vnius ge- neriscfle virtuale reprzfentatiuü obie&ti alterius Braripe Barg.cit.
quando hoc continetur in illo; quia videmus (peci albedinis effe virtuale
reprafentatiuii fie militudinis in ca fundatz quamuis fit al- terius generis;
Et hoc eb magis in propo. tito dicendum cft, quia dicimusensrónis — quando
incognitionc directa artingituf —— per fpecié enus realis,non cogno(cit ada
uaté & licut efl, quia cognofcitur
pet peciem alienam: quando veró initione reflexa attingitur, ficut eft, tüc di-
cendum cit nullo modo concurrere fpc- cicm enris realis 4d cam cogaitionemyfed
tota a&tiuitas tribuenda eft virtuti refle- xiuz intelle&us, vt inauit
DoG. cit. q.5« vniuctf.ad 3. Mauritius
ibidem.$. $ex- to dubitatur, in folutione ad primum. : QVvV£ESTIO VIL Quotuplex
fit Ens R«tionis. . 59 Elcbris , ac inScholis frequens E diuifio entis tationis
eit illa in ies fpecies relationem , negationem , & priuationé,quá
afferunt; & recipiunt Re- €entiores omncs , vt traditam à D. Tho. 23.de
veritart.1.& 1.d. 2,9. 1. art. 3.& : 19.Q. I.att-1. ita Suatez difp.
$4. Met. Ícc. 3. Didacus difp.3. Log y Ae d qf — di« H ^ P
j2 ^73 : ] Pr i T "* . lia : Fa Za E. dom modum , v; valdé improjtium e
Eua. VIT. Quotuplex fit Ens Rationis. 23
«tife&t.4.q i dart. 3. mc 46. À- koc DAE UOS fasdurac. 1t. «]» f- Ruuius
tra&t, cit. & alij paffim. Comp $4. o. de S Th. ferant
Complut.di(p.2.q.4. Io. de Q. 2satt. I, fed bimembrem , .(. in nega- tionem,
& rclationem' rationis , quia (ub negatione amplé fumpta etiam contine- .
«tur prinatio, & hoc modo teftantur tra-- dià D. Th.cit. € q.5. de malo
att. 7. vbi «€n5 tationis immediate diuidit iu rela. tionem rationis , &
carentiam , & hanc in negationem, & priaationem. 'ed
quocüique modo tradatur hzc di- tifio, (emper graues paffa cft difficulta- tcs.
In primis .0. non videntur rccte a(li- gnati, vt (pecies entis rationis ,
negatio «X priuatio , quia cftó non fint entia rea- lia , non proindé inter
entia rationis for- maliter computanda funt, cum veré den- tur à parte rci ,
non quidem vt entia rea- priuatiga vcl negatiua ; vt arbitratur Mct.difp.2. & Fuentes t1. Phy(. c gen cum multis alijs (hunc
.n. «onfutamus difp-4- Phy(.q. 1 art. 1. ) (ed vt amorioncs rcales entiü
quatenus nul- lo.cogitantc intelle&u veréjaer cft renc- br "4 niger,
non albus. Q)uà fi dicas cum Suarez , & al;js hic non fa- mi ncgationem ,
& priuationem , vt (unt amotioncs realium entiam, fic.n à parte rci
repcriuntur , (ed quatenus concipiun- tur ad modum forma pofitiuz, vc cü in-
zelle&us cócipit caecitatem in oculo per modum formz pofitus tollentis
vi(um , fic .m, funt aliquo modo entia,non tcalia, fed rationis. Contra
ctt,quia negauo,vel priuatio, vt cócipitur per modum forma polüiriuz;nó cit
priuatioyfed forma po(i- tiua fi &ta ; & negatio , vel priuatio in fc
materialiter (e habet ad ens rationis, & velati (ubit ratum quía eft id,
cui cribui- zur cile rationis cx dius Q.z. art.2. ergo vt tales nunquam íunt
entia rationis , & rat10à priori cft, quia intelle&tus format
cnsrauüonis illud &ingédo ad modd cntis potitiui, €t ipa non «ntia, &
negationesrcalcs, crgo nullü daiut cns rationis nega: tiuum,íed omne cít pofitiuum
, vt innuit Do&or 4-d.16.q. 2.ad 1.in oppofiti; Et 34* pet hoc reijcitur
folutio, quad ad hinc tónem affert Blanc. cit. vbi vult tantü ens reale , ad
cuius inftar ens rationis conci- pitur ,e(sc formam pofitiuii, non aatem ipfum
ens rationis . Hoc prorfas talsá eft, ná li ens rón's formati debet ad inftar
en- tis tealis,cum hoc fit forma pofitiua ralis ctiam etie debet ens rónis, non
quidé ve-- r&,& realitec fed fi é,& fimilitudinarié, alioquin
noncíf:t ad in'tac illius . 100 Soilct etiam prafata diuifio' ve» fellivelat
in(ufficiens , & diminuta ; nam przter enumerata dátur alia entia rónis,
qua coníucuetunt appeilaci fizmenra, & entia prohibica, vt chrmera, &
hyccocec uus, hzc.n. ne3uc ad relationem, aut pri- uationem pertinenr, quia dum
finoitur y nonconcipiuntur per modum relationis ad aliud, aut per modam
carentiz in (u- bic&to apto , vt fingi folet priuatio . Nc- quc pertinét ad
(implicem negationé , & veluti extra genus,quz ab omai fübiecto p'aícindit
, quia negatio , vt ens rationis Ítatuitar , dicir carcotià form conceprá ad
modum entis extrà fubie&tum, at chy.- mzra non dicit carentiam , fed aliqu:
pofitiaum,.(.animal dam per fc vná €x hominc, & Icone copofitum.At inquit
Gd Suarez cit.fcG.4.n. 10. & fequuntur alij, omnia hac figméta fub
negatione com- prchendi;quia (unt fimpliciter non entia. Contra cft, tum quia
hac ratione,vt beaé notat Auería,ctià relationesrationts (ub negatione
cótinerentur, quia fimpliciter (unt nó entia ; tum quia vt ait Blanc.aliud cít
cócipcre negationem animalis, quod fimul it homo, & leo per modum vnius
compoliti , aliud verà concipere animal fimul hominem, & lenem, quamu:s
igi- tut ens racionis primo modo formatum ad ncgationem ípectare poífit , tamen
ens rationis-fecundo modo fidum c(t prorfus ab ea diftinctum . , Adcó alij, vt
faluent fufficiétiam illius diuifionis, inquiunt hzc ; & fimilia entia
rationis cffc fi&a (incfundamento;,& id- circó in ca non includi , quz
folü eft en- tium rationis habentium fundamentü ia re;1tà Didac.& Complut.cit.ex
Suar.cit. n.2. Quz folutio nihil prorfus valet,tum quia plura fuot entia HM Du
342 fandamentum in rc , qua excogitari pof- Áunt in alijs przdicamentis à
relatione, imó illa ipfa: , quz fingunturin pradica- mento fubftantiz chymcra,
& hircocer- nus ron omni proríuas carent fundaméto, vt poftca dicemus; tum
quia € cotra inter fpecies diuifionis allatz aliquod ens ra- tionis continctur
non habens fundamen- tam in.re yt negario extra genus, quan- do concipitur
vcluti rcs per fe cxiftens, 1o1 Aacerf.loc. cit. maluit przfatam dinifionem in
peregrinos feníus deduce re, vt cam facerct fufficicntem, quàm de- ferere,
'nquit enim, quód primo concipi potcft ens rationis per modü effendi ad aliud,
& hoc efle relationem rationis; fe- cundó pec modum c(Tendi in alio velut
in fubieéto tine ordiae adaliud,vt ad termi num,&-hoccíle pri uationé;de
cuius róne eft cíic infübic&o ; tertio (inc ccípectu adterminii,& (ine
modo cflendi in (übie- &o per modü effeodi in (c , & per (e vt cum
concipitur chymera, & hitcoceruus, & hoceftnegatio,quz non neceffarió
ad fuübie&um determinatur , (ed zqué bene faluatat cxtra illud; itaque tria
ftatuit gc- ncra cuti cationis, ens rationis ad aliud , qp ít relatio tationis,
ens racionis in alio, eft jrivatio rationis , & cns rationis in & quod
cit negatio racionis,& fübd this eltimnis duobus generibus bcne applicari
tiomina priuitionis , & ncgationis, quia in vniucríam ens rationis non
cítens rea le. Sed licct in re bene dif: utrac Auerfa , difplicet tamen in modo
loquendi ; e(to enim primáü genus entiscationis conuc- niter appelletur
relatio, o hileminus n6 rc&é cetera duo negatio, & priuatio vo- cantur
ca przrfertit ratione quam affert, - quia in vniucr(um cns ration s nO cfl cns
tealc. Quia liac rationc ctià relatio rónis dici dcberet. negato, vcl pcuatio ,
quia non elt cnsreale , vt iple :bidem neg.bat «ontra cópcchzndcnies 1 gmenta
fob nc- gatione ju a funt non ent a; Acccditga- Ii0 principal s allata initio
quzit.ens ra. tionis in vniucríum quid pofitiuu rónis prafcferre, ac proinde
forma!iter cotific- re nó poflc in ncgationc , aut privationc, 102 D;cendü
igitur cfl cns rationis da- ta proportione diuidi deberc, ficut ensDifput. 111.
De Ente tionis . reile, ad dfodum cuius concipitut. Com: clufio colligitar ex
Scoto q.6. vn:uerf. in fine, vbi docet, quod ficut in cate reali dàtur diueríi
gradus (fendi , ita etiam ia Tem ar s, & probatur Primo ex illo generali
pr.ncipio ; quod quicquid fimpliciter p n entibus hus ibus f Rs dü quid
inuenitur in entibus rationis , cr- go qtalis eft d a:fio fimpliciter entis
reas i$, taliserit sm quid diuifio encsrón s. Dcinde quia natutá entis
rationis, & quid fit & quotuplex,omninó inucftigare do- bemus pet
analogiá ad cns reale,(icut cr- go intancum habct effeinquaptum cóci- pitur ad
modirentis rcalis , ita intantü di- uiditur quarcnus cócip tur diuidi ad mo-
dum entis realis,quarc (icut ens rcale di-- uiditar in (üb(lanam,&
accidens, & hoc ih abfolutum,& rc(pc&;uum;& ruríus ab folutum
in quantitate, & qualitatem, te«- fpeciei inintrinfccus , & excrin-
ccus aduenicns , fic ens rationis diuidi- tur in fubftantiam rationis,
&accidens - rationis, & hoc in abíolutum , & refpe« rurfus
inzmriofe- — cus, & extrinfecus adueniens.Demü pro-.— iuum rationis , id
batur dcmonftrandoin tingulis pteedica- métis proportionata entia rationisabin-
telle&u formars,vc docu t Mayr.quol6. — & mult ; ctiam v fuc ie rait
rez cit.Ícc.4. Vafq.1.].difp. 114.à nu-14. Caict. 1.p. q.2 8. gr Molins ibidem,
Aucrí.loc.cit.& aij. etenim in füb lacia - concipiuntur chymerz, &
fimil:à mon- ftra.qua« non vt al5js adiacentia , (ed vt in fc (ub fiftentia
fingüturjin quantitate fpa tiuinsimaginariü extra Caelum, & ipfam
quantitatem molis 10 chyasera jmagina- tamyinqualitarc cócipimus famà ; &
ho- norcm,vt dif, ofitioncsconaeniétes pcr- forz honoratz , & iplas denominatio-
ncs cxtrinfecas cócip:mus i rebusdeno- m'nat;s pcr modáü correlations , vt
rcla- tioncm cogaiti ad cogn tioné ; fingimus etiam a&t.onem,&
patlionem,cum cogi- tamus igné animas torquere, & in casage rc aCtione
corporca , caíqs torqueri paf- fionc £o mili, & tádC al a quoqit ng m, cü
cogitamus Deum rcpelei c huoc à üsu ad modom coryor.s,Qarc in Ce'o,vci fe dere
,infin.to tcmporis fpatio E )& ; cilc t dE M ET ^ tücntisrationis non u.
Quaf.V1T. Quwotuplex fit Ens Rátionis . effe am:Gum!umine tanquam vcftimen. to.
Et qui. vod prat.r ens radionisre- fpe&tiuum;quod folum videntur agnou;f fe
veteres Scotiftasét abfol.itü cóccedi de- — sbear,exptefsé docuit Scotus 1.d.
56.q. vn. $ conira illud obgrituryn(olad 1. & ex -Kecétioribus Scotittis
qui »lures P; Fab. 4. Met.d.fp.4.cap.5.& 1. difp. gt* nu.26. Satnanus
tract.de 2 intent. Smi(ing.trac, - dilp.z.n. 179. & :nfra , vbi ctiamcitat
atar.4«d. 1.q 2. Rada 1. p.concrou. 29. -Nolanusin P.nach.q.15. Vulpes 1.p.to,
I. difp.28.art vit. Camciar.q. 1 4.Mct. 3103 Rurfusensrationis.in tora (ua am
plitudine diuidi debet in ens ration: s fun- datü in re, € non faadatum, fed à
nobis mcré fi&am , quod hac rationc fibi vca- dicauit nomen &gmenti ,
vt chymcra , & byrcoceruus , Ex quidem per fundamen- i accipi in prz- imperfe&io
noftri intellectus ; ac dcbilis eias concipiendi modus, vt quidà volunt,
alioquin omnia entia rationis ha berent fandamentum , & illa przfertim ,
eani ama adesomoie A ai nà. que przecipué pendent ex actibus chyme Roda
intellectus ea ad libitam fin- gentis, vnd ifta magis dicerentur funda- , ta,
quàm alia,cum magis nitantur noftro «oncipiendi inodo esie . Neque per
fundamentum encs rationis debet ac Cipisilud ens reale , ad cuius inftar con-
cipitur, eadem racione , quia nimirü om- nia entia rationis haberent fundainenci
in re, etiam chymerz , & monftra, vt be- né aduertc P. Faber in Met. cit.
c. 2.in fi- ne,nam intellc&us ex apprehélione rerü realm fumit occafione
fingédi illa ma- ftra, non.n. cnsrauonis cozitaret , nif | prius cnszcale
cognou:ffet,vadé chyma- IXm ipfam concipit ad inftar animalis , q» ens rcalc
eli. Ncq; perc fundaieatum en- tisrationis (umi debet ens reale; quod ab. ente
rationis denominatur , (eü de quo. ens rationis pracdicatur » vt fora inten
tionalis de (ubic&to 5 Íicur exittimauit Fonfec.s.Metécap.7. q.4. fe&t.
5. Quia ens racionis poce& alicui (abiecto actripuat fine tundamenro , vt
fi homini tribueiec intellectus inventionem gencris , nó (pc- & ci,coloci
celationein auditi, non viti;cr- 343 go fundamentum entis rationis aliquid
aliud importat preter (ubiectum, cui ci- buitur ipfüm ens rationis, occalioné
neam pé llam tribuendi tali fabie&to cale ens rationis, € non aliud;non
ergo fundamé- tum entis racionis contundi debct cü eius (ub:ecto,prefcrtim quia
accidere poteft , quod mielle&us efformet ens rationis €um fundamento
ab(que fübiccto , cui il- lud tribuat, fic fpatium imaginarium ab €o cogitatum
per modum cuiuídam ex- tenlionis cenfctor ens ratignis cum fans damento,nam
occafionem habet à parte rei illud ità concipiendi,& non alio mo- do, &
tamcn nulli entireali cogitatur adiunctum, de quo przdicetur . 104 lraque pcc.
fundamentum entis ration.s illud intelligimus , quod cft fpe- cialisquedam
occafio;ac veluti motiuum vrgens intellectum ad excogitanda entia rationis
& tali, vel tali modo fin . itaut intelle&us non temeré, & meré gra
tis,fed ex ipfis rerum proprietatibus oce caíione defümpta efficiat entia
rationis & hzc eft communis explicatio Scoti- ftacam Fabri
cit.cap.3.Sarnani, & Rocci tract.de (ecimd. intent. & aliorum , dum
inquiunt fecundas intentiones loicales neris (pecie, &c. non po(fe ad
libituna [aes quafcung; res fundari;fed iuxrà re» rum proprictates , vt li
aliqua natura. fit aliquibus comunicabilis,(uper ipfam fan» dabitur «atio
vniuer(alis, (i plutibusma- gis vniucríal;s, i nullis , particularis, &ce
uz explicatio exprefsé traditur à Do« re q. 4. vniuetf. in fine , ybi
vniuerfale ponit effe ensrationisfundatum , quiae Aliquid ei in re exu cocref,
quo mouetuc intelle&tus ad caufandum ralem intentionem,& nó aliam;
figmentum ve« ró inquit e(le non fundatum ; quia nihil talc extra correí pondet
, vade coacludit ens rationis Cundatü. di i à figméto quia originaliteryfitie
ionaliter eft 4 proprietare in tc, figmentum veró. mini- mé, ità Do&or ibi
, ac cius Expofitores Maurit.Braiauol X alij . luxta quam do« &inam à
pluribus, Recentioribus rece- ptam,& prafertim ab Auerfa q. 5» (e&.3,
€nua rauion;s cum fundamento 1a lunc qua cx aliqua nece ffitatey vcl x $44 £c
finguntur, & nonalio modo ;. at fine fundamento illa dicurtur ; que
fingimus. prout volumus , cum nulia fit neccífiras, vcloccaíio, quz nos
dctetminet ad tius.quàm ille modo fingendü,vt dum: E aon chymeram,vel aliud
monftcum;, in quo non determinamur ad hoc potius, quàm illo modo fingendum ;
Quem. di- «endi modum optimé fuadet Aucrfa cit. vx coníueto loquendi modo,
illud enim ,, uod cft nobis motiuum; & occafio ali- qu fundamentum no-
opinionis. & indicia, ac fi gna;qua mouent ad aliquid iudicandum, dicuntur
1alisiudicij fundamentum , ficut é cótra «omquis fine ratioue opinatur. ,|
& (ine 1alibusiudicjs iud.cat,. dicitur ine fun- dam«nto gratis. &
temeré opinari , & quia chymerz ; & conlimilia monítra z áta formantur;
idco antonoma fticé. no» men figmenti fibi víurparunt.. 10$. Ex hocvetcres
quidam Scotiftz; &. Thomi(tz deduxerunt. fola. entia .ra- sionis fundata
veré & proprié e(ic entia zationis ; quorum proinde cognitio de-
s&rinalis cit, & ad Ícientias deferuire po- acft; alia. vcró minimé. ,.
fed potius dici &cbere entia fi&itia, & prohibita, quia «oium cogpirio
doctrinalisnon cft, po- zeftque in infioiuum multiplicari nulla. a- hibita
rationc rerum , & paturarum .rea- lium ,. fcd pro inelle&tus cerebro ,
vc ait Didacus, iuxta quam doctrinam praíata qiuifio effet zquiuoci in
zquinocata. Ve» zum immceritó: huiu(modi entia fi titia excluduntur à fcrie
entiüi racionis, nam fi ens raiionis illud eft, quod ce repugnat &
parte.rci& folum habct e(feob:cétiué iniptelle&w vt fupra fancitum cft
ex có- ambni omnium fenfu, plané fié&itia quo- quc. cruar entia rationiscum
goa habcát €(fc.nifi peropus intelle&us ; imó vt ait "Auería; hzc
videntur quodammodo ma gisparticipare de ente rationis. vtpote qua. magis
pendent à virtute fidtiua intel. Meétus,
& minus nituntur rebus jpfis, &. «oníequenter. magis diftant ab ente
rca- Ii. Neq; huic obíiat, g» nequeant ità (cié- 1ijs de(eruire, (ieut encia
rationis fundata. . Inoppofitumobijcitur 1. ad proban- dum negationem,
priuationem cfc.en» Difput. Ill, De Ente Rationis: tía rationis, Tum quia
Arift.&a connuz- merat inter entia 4. Met.2.X
li.$.tex. 145. & plané nonnifi iater entia tónis conu- merae potuit. Tü
2.quia noa folum dane- tur negationcs realcs ,qualessüt omnes ,, qua verz sát à
parte re! » (cd etiam won uonesratioris »uales funt oés, qua (unt: falfa à
parte rei, Tum 3- quianontantü: concipimus id, quod non eft , ac fi effer,
verumctiam id, quod cft, ac (i non eser ,. & non folam affirmamus , 9
impoffibile: efl;(cd negamus;quod neceffariü eftjergo: non omne ensrationis
formalitere(t po- ficiuum;fed dari ctiam debet negatiuum.. Tum tandem; quia efto
negatio , & pri uatio,vt íuntà.parte rei,non fint entia ra: tionis, tamen
quando à nobis concipiun«- tur , vt formz pofitiuz , participant ra«- tionem
entis,non realis, ergo rationis, 106 Rceíp. negationem, & priuation&*
infe eífe entia rationis fundamétaliterta: rationisilliszribuendo efle
pofitiuum, vt: - tüm ., quatenusintelle&ui epof- — funt occaGeiicot Wow
senno " benenotat Hurt. difp.19, Met. $, 87; &-—— in hoc fenfu Arift.
ilias:cnumerauir inter- entia rationis; vel potius enumerauit ina-.- ter non
entía;ait «n. quare Q7 ipfum mon: - ens efie non ens dicimus ,vt adacttie
Fu&s £a tes. Ad z.ipfaquoque negauo rarionisà - nobis apprchenditur per,
modum forma. potitiuz ;.vt magis conffabit eeu r fione (equenti- Ad 5, negatur
(eque fiue cnim affirmemus» quod impoffibile - cft, (iue negemus,quod
necelfacium eft; hoc femper fit fingendo, quod non cft. ac fi elict,vnde cum
iudicamushomineim: non cfle animal rauonale, cogitamus idj. ac fi ita elfec à
parte rci, Sfi ngimus veria tatemin 4fla propositione, inqua tamen: nulla eit
veritas, & veritas i(ta fi&a quid! pofiuuum cft; ficut veritas.realis
in pro- pofitione quid -potitiuum dicit... Ad .4.- cum concipiuntur à nobis
pcr, modü for« mae pofitiuz,(equiwur folumquoad illud i efc potitiuum,quod
illis ab incelle&tu tria- buitur, cffe ena rationis forialiter, non: autem
vt font ncgario , & priuatio, 107. Secundo obijcituc (olum impres dicamento
relations , nó autcm pcr alia: polle cns rasonis proportione d.ftribuiy, | Coo
o Qul. VIL. Quotuplex fit Ens Rationis. —
$45 ' TN ratione D.Th.1.p.q.28.ar. 1. quia predi. | & €amétü relationis cóftituitur per ejfe ad ,
.. «uEtera veró accidétium geucta per ce
- o "in, & inhztere, at hoc intercfl inter efie Uh - «d, & ejfe in
, fcu inharere, qubd effe ad | e abítrahit à reali,& rationis, (cd
inhzerere - 3 €x proprio conceptu dicit aliquid reale , : ergo folum in genere
relationis pót in- ueniti cns rationis,nóin alijs;ita hanc ra- . tionem
declarant ibi Caíet. & alij Expo- fitores D. T hom. Confitimatur, € decla.
ratur ab alijs in hanc modum, potett in- itelle&tusreferrevnumalteri , ad
quod re . vera non refertur , at nó poteft facerc in- haerere; quod re vera non
inhzret,& càto minus fübfiftere, quod à parte rei nó fub | —. fiftit,ergo
inter omnia przdicameaca fo- ^ — Jarelatio potcft in fua coordinatione en- .
tíarauonis admittere. Ruríus eriam in cómuni modo loquendi non admittitur (—
fübftantia rationis, & quantitas rationis, —. vtnotat Do&or 5. Mét. q.
11.ab initio, . fed fola 1elatio rationis « Demum licet aliquid poffit fingi ad
inftar (ubflantiz, Chymera, & quantitatis;jvt vacuum,nàó B2 9t » . .
bidfcquitut dari poíie fab'tantiam ra- — fed negationcs fübftancg", ve]
quantitatis ad inftar (übitantiz, vel quantitatis con» cipiütur; non dicitur
aüt ens rationis id , Ma pin inftar aliquid cócipitur, fed id, q» €oncipitur ad
inftar entis, cü fit non ens. 108 Refíp.rationéillà D.Thomz pa- —— gum valere,
vc enim conttabit ex inferius — dicédis de Relatione,talfa eft maior,quia
relatio cx propr;o conceptu intrinfeco nó folum dicit ad, (cd ctiam in , fal(a
eft eria minor, quia effe ad veré, ac proprie füm- ptum, quo fenfu confticuit
przdicamen- tum relationis, 1uipptam reale cít; quare ficut ho« nó obftante
poteft dari efse ad fationis,ita & cjfe in; & quidein mbzre- re diminaté
(ainpium conuenit etiá enti- bas rat;onis , có (io modo habeanc causá
macecialem ex f'ipradictis. Ad Cofirm.n- cut. iaccelleétus vim habec
conciyiédite- fpcetum jotcr aliqua, qua nonicfecikurs rta plané v. m habec
apprehendendi acci- dcns in aliquo (uoiccto;eui inicie nequit, Agua " /— .
tionis,vc em rationis, quia non F du -* K i EELdCNreRE E^ : ac etià aliquid in.
rerum natura fab(ifte- re,quod implicet; & quamu:s dcucàt iprcll- és
viceure füa facere inherereg» non inha:ct ; coyítare tamen pót iliud;vt
inharens , hcut quando ireferibilia ad- inuicem rctcrt , vtique non facit illa
re- ferri à parte rei, fcd illa apprehendit , vt relata; idem dicarur de
fübiifterc. Ad alia Confirm. frequentius nominatur. relatio racionis, jua
lübttantia rationis , quanti tas, &c. quia illa magis in fcienujs defer-
uit; & aptior eft ad noftros coceprus exe plicandos. Do&or autem
loc.cit.ait quá« titatem racionis nó reíaltare in intelle&a €x vi a&tus
collatiui,vt ibi cft videre. Ad vltimam, fi valeret , concludecet etíam no dari
relationem rationis , vt conftat , fi de«pfa argumétum formetüt , ticut igitur
informatione relationis rationis , ncque relatio realis, ad cuius inftar
efficicur,nec negatio relationis cft relatio rationis, fcd forma relatina
fi&a,ita in formatione fub ftantiz; & quantitatis rationis, nec ipía
real.s fübftancia,vel quátitas,ad cuius in- ftar efficitur, nec eorum ncgatio
eft füb- ftancia rationis,vel quantitas rationis,(ed precise forma abíoluta
fi&aad corum ti» militadiné,hzc enim eft, qua habet prz« cise effe obiectiuum
in intelle&u; & nulq loalto modoexiftir. — Tertió arguitur ad idem; Tü
quia non debemus ponere tantam diftinctioné in- ter ca,qua finguntur ad modum
entiumg quanta eft inter entia ipfa fimplicirer,ere o non debent diftribui per
omnia pra» icamenra, Tum eciam. cg &c., differunt genere generali(fimo ,
& habent decem modos eiicndi primó die ueríos, fcd omnia enuarationis habét
v« num,& cundem effendi modum, .f. fit E rauonem, & diminutum. Tum
3.quia c ratione Door q.1 1.przdicám. có» fütuit peculiare przdicamentum cntiam
rationis,quod poft ifta: omnes arm plexati fuor, & llaronc i pra dicamenuió
. Tum tandem quia di. - entis rationis in oe infcriora i
eft vniuoci analogi.in fua analogata, e: un poteft ciTe yd apte rra L a genera,
qualis cit. Ica. - probiua aampium, *-- vnum eus ra- * dian á 546. tationis non
dic tut tele per analogiam adaliud ens rationis, (cd omniadicuntur talia per
analogiain ad cnsteale 109 Reíp. non debere. poni tantá di- ftin&ionem
fimpliciter, & abfoluté,fed tantam; sr quid , & proyortionaliter, (i-
cut intcr hominé,& leonem pióos vtiq; fimpliciter non tanta diftin&tio
rcperi- tur,quanta c(t intcr illa animalia vera,re- peritur tamcn tanta
fecundum quid , & proport.onaliter ad illavera. Ada. iam fuperius dictum
c(t cx
Scotoq.6vniuerf.infinc,quódlicutintralatitudinementisrealisdatutvarijgradusc(fendi,
ità pro- portione dicendum cfl de ente rationis ità quod fübflátia rationis fit
perfe&tius ens accidente rationis , quia nimirum có- cipiturad iaflar
perfectiotis entis ; & cü d:ci:urqnod omnia habent vnum,& cü- dcm
cflendi modum;.f. fidum pet ratio- nemsvcrü cfl de comuni(Tino,& trapfcé-,
dcnti , non au:em de fpecifico, ficut etià entia rcalia dicuntur habere vnü,
& eun- elem cffcndi i odü, quarenus omnia prz- teropus intclic&us
exiftunt, vel exiftc- re petlunt. Ad 53. Do&or ibi mouet du- bium, an entia
rationis rcducátur ad pre- dicaméta rcalía , num potius propriü co- fituaut prz
dicamcenium , nec aliquid re- Éoluit ,. fcd provtrag; patte-difpurat ; & em
enatis paffim peculiare illis a(lignent pred:camentum,tamea ne dicamenta
auluplicentur line Meri 1e , reduci poffunt ad illa predicamenta rcalia,ad
quorum inítar concipiuntur , ficut vabrareducitür ad corpus . Potcit tamcn
quoque conílitui vnum predica- gient& pro oronibus entibus racionis fub
codem gencre gcneraliffimo , quod fit ensrationisin tota fua amplitudine , in-
quanü cóftixui etiam meis .ynum pra- dicamcntü pro omnibus entibus real;bus fob
vno, & codcm gene:e generali(limo, "- fit ens reale finitum ; fed fiue
hoc , alio modo entia rcalia dift ribua:ur, ce inferius füó loco , E Gud my vno
,iu€inpluribus przdicamcntis , cer.é cn- tia rationis codem modo di(lcibui, ac
di« uididebent , ficuxilla (eruata proportio- se5dc hoc vidc Fabram
cit.c.6.& Vallo- mum in Foraialit. pag nubis 93. & Zerb, 4X cx muni
mode loquédi non cenfetut funda«
talisaüit cft oceafio,vndé án 1ebus,ncc proxi gaturaffamptum c — i Mct.
q.8. Ad 4. ua probatione , ficut .n. accidens rcale attributionem ad fubftantiam
rea- lem, tic accidensrationis habet attribu- tionem ad (ubftantiam rationis
fecandü quid,& proportionaliter, cftó deinde ve rum (it »fta omnia vltimaté
attributioné. tad ensreale, & ex tali attributio- ne vltimaté dici entia
ronis neq; hzc vlti- mata attributio impedit illa; (ic dicere fo lemus
qualitaté depédcre proximé à quà- titate, vtrüq; veró vltimaré à fub(Lantia,
110 Quatto obijcitur,g» omnia entia. rationis fint fundata , quia (cmper ad
illa eflingenda occafionem intelle&us (umit à rebus, quod etiam in ipis
chymeris ex- (eme non .n. eas ex incompofíibili- us partibus conftitutas
fingere poffe» — mus, nifi partesillas (ciun&im, & in di- ucríis
repertas intelligeremus . Refp. negando affimptum,cfto.n.per endum, nó tamen
quamcunq; fcd occafionem pro»imam, & vrgemté,nam. — EV p r^ fi leuis fit
& temora,proprié, & cx 'om- y mentum , icut in moralibus. qui iudicat
aliquid de proximo fao, etli boa a iat abíq; mociuo,fi tamen motiuum non «
vrgens,(ed parui momenti;iudiciumillud — vocamus tcmerariü, & fine ITA Pes!
s chymeras, luis ni- mirum , & remota; licut temoté tii [un- datur in rebus
,.f. ratione fuarum parti, lectus ad fabricandas: -— RÀ - nopratonctotios.Imo
P.Brafauolaq.4« — x vniucif. in finc exponensdi&ü Doctoris. — T dicentis
figmento nihil extià correlpon- dere; inquit Doctorem loqui de fgméto ca
rauione, qua e(t figmentum ; & quod. pet pnt intendit ornata omnia . Quod f
obijcias partes corrc[pondere bamcento. gni boc effe verum de. fig- mento ca
rationesqua tale cft , quia ra- - tionc partium noncft igmentum,fed id» tum
ratione vnionrs earum. » cur vniont nulla pcnitus po(libilizas corccfyondctà
p?rte tei, & idcó conclud:c figmcnmum , vt talc, nollam pror(us occalioné
habere m; nccremoram, QVA- quA E. Du dft, HT De fecusdisTiimtionlli e A1. I.
347? t erey £&STIO VIII. e(emrialis, Varias ad hoc re[;onfi nes ye Wax e.
JOD affzrant Heragus y & Menzus tract, cit. t «cipua [pecie Entis Rationis
44 . . by caicer dici poteft:ex Scoto q. r4. pw. dicitur jecunda Inteutio.,
voruer(;in corpore etiam hoc nomen í5-
"yit FN hácmateriadefecnodisinten — fen:5o e(ie concretum,
intenuo..n.iaquá - "«*- E donibus Au&toces extcemi für, —
vumiintentio,cft apoticabilis reb, 19 quit : quidam,n,
Thotmiftaram,&Scorittirü|Do&or,atq,ideofignificatquidditatem^éntegros
ediderunt tra&atus defeeindis "intétionisintócernentia ad rem ip(am;vt
—.. "Ratentionibus,vt Herüzus, Méngus;Sar- ibi
Beafinola cx pouit ; vel faltim omnes — — fanis, occus, Billeus, & alij .
Neoterici « eo nomme vtuncur, ac fi concretü effet , ——. ctó;vel mhil, vel
parum de'llis cra&át, « inadhibzn Jis xutem vocabulis communi .
"wteftvidere apud Suarez, Ruuiü, Hart. 1o queotirn víui ftandum eft vc
monuit Did, Blanc.Coplat, Arriag. & alios. Nos ' Do5t 4.d. 1.q.2. explicato
quaítionis ti- "mediam tenentes viam füperflaa ommit - tulo;& qirid
nomin:s intentionis (ccüda, *mus, & illa folmn trademus ,'querie- mnc
explicandam e(t quid res. | «elfaria videbantur ad cognoftendá.ma- .-.^ turam;
& affe&ioncs erii Mun- (3 ARTICVLVS I tionum , quas iion ad rnàci e dU
PED DO4 7. - ^g —— mus, vt Neoterici, Gidbdlon ipfas vec- . Ald i, Tecta ipie o
quamodofit, |fetmrLogica,vteflab Aríft.conrexcta; ^-^ i prima differat . ..
omnia veró duobus articulis comple&te- — 112 I" explicanda natara,
& quiddira- |. .. amurjin quotum s das to quid- te fecundatum inrentionum
varij .' . "ditatem earum;
affle&ionts inaleeroex-— funt dicédi modi. Mayr.in primis r.d.23. | no
ibimus.' Et wcà noaiinis explicatio-— qc. & 2.& quol,7. aic primas
inréciones - .qnecxord:amuryaduercendum eft nonfu- - eife ceram quidditares,
fecüdas veró efle J ^mihic inténiti
preís& pro tendentia | earundem aptitudines,vc v.g.ratio fpeciei ;
(aum finem, fed laré pro t&- | in homine nonet, mii apcitu 10 cómuni- u$ in
rem coznitam, feü. cabilitatis pluribus indiuida:s natdraliter 5c
inscelie&us; fed uia conce- | humanitati inexiltens ,& ratio differétiE
ptus int is elt. dupfex , formilis, € — inrationali eft virtus quzdam;qua natum
Obictiaus;fic & duplex-eritintéuo,for- eft animal diuidere , & hominem
confti- « máalis, & obicctiua ; formalis cft actis. uere; vndé cenfere videtur
[ecundas 19- ple intellettuscédens in obrectum,ob:e- teacioncs eile potius entia realia , quà ra-
| diis cit ipéceng uam tend.t 1ncelle- — tionis;qaia viuerfalitas qua ab
omnibus étus, & vccaque c beet prima, & (e. ponitur (ecüda in:enrio ,
in homine ; & - . *unda; dum ifütuitur quzitio inpr — an'malraliud non ip
orat uàm hara | fent de fecunda intentione, non iaflitii-— nacurarumáot
tudinem,vt pluribascom- — . "tur de formali. hiinc n. faceritac omnes |
imunicentur , & hc apcutudo vi juc illis ^. fe pe eft adtusipíeintelle- —
natucis comienit citrà. opus. inrellectusz « & us; quof: riótédit in
rem,fedin- .^ Verüm hecop o reijcitur ex folcus $ (00 Riuritur de fecüda
intenuoné obie&iux: | ceriinorum declarati »a? ab omn.bus ce -«
"Accirca hunc có munem loquédi mo- — cepta prima, (ccund e intentionis,
càin —. .. dem, &accipiendi intentionem primás — formil s;quáim
obic&iís ; mn cam iü- e 'vel fecundum, ori«ur d fficultas, uia res —
celle&us , cendens in obiectum cx rimit qu dicituc prima, vel fecüdainrentio,
illud ia (ao ordine,.i. cogno(zi snillo ta. . 3 Z 4 re E Vara rium,
vel(ecüdariam — apiributa jqu£ ipfi conaeniuatex ma'ura i adipíam j.(ed res.
rei.cicrà omnem iatelle&us
negoxatta- vtimelle&a dicitar inrenta-jaconcreto, nem jadcó vc 6 nulla
dacecor ficio jicl- | Es dines titio lc&us , adhuc illa actr.buta: spa
'obieóbo * aio inábitraso femperelk-perío & imenrio formalis, Tea d — 34$
coghium dicitur prima inventio obic&i- pa , vt v.g. quando intelledus
cognoícit mararam humanam participari à Petro & Paulo ; matura humana
cognita com atiributo dicitur prima intentio obicdti- ua, & cognitio , cua
intcllc&tus tendit in na'uram humana füb ca ratione , dictur prin aictenuo
formalis, Cum ver» hac eccalione motus intelleQus, quia.f. videt natur m humanam
cóem Petro & P.ulo, concipit illam woiuerlalé , & illam veluti fpecicm
actu dc illis przdicat hac vniver (alias concepta in ipía efl (cconda inten tio
obic&iua ; & cognitio cam exprimés fob tal: formalitate cft fccunda
intcnuo formalis,qua licet (it realis, id tamen, €i cotrcíy ondet ex parte
obic&i, reale no eft, quia vniver(alitas non. daturà parte sci, fd fit p
opus intelle&us, vt dicemus diíp.ieq. & inconfultó proríus confundit
May:ó tundan ema, & occafiones (ecun- darum iptenticnum cü ipfis
imétionibus, mam apt;tudines ilie naturarum, vt pluti- bus cómunicentur , funt
radices, & occa- fioncs fundandi (ecundas 'n'couones, no iplz (ecundz
intentiones , vt «x cadcm (p. conftabit. Cum ig itur (ecundz ini €. tiones
rermincent Ííccundartas animi con ceptiones, conícquenter entia ronis erüt,
& non icalia, nam vt colligitur cx difcri- minc pofito ; prima intentio
1deó dicitur ima, & alia fecunda , quia cum obicétà -€ontidcrari poffit in
duplici (Yatu , primó fecundum quod cft in (c, & sri attributa €i conucnicotia
ex natura rei ; (ccundà vt cft in apprehenfioue , & sm auributa ci
Corucn;entia ex intellectus operatione , qui (tatus , vt liquet , polfterior
ett illo ; mcritó cognitio, quz exprimit obicétum fub primo tatu, dicitut.
prima inrentio , & quz illud exprimit (ub poferiori,dici- tar (ccunday&
cà er qua talé cóce grioncm terainant , entia rationis eruar, 113 Sccundó .lib.
1. denatura Kogic& cap. 5. inquit primas intcntioncs eic nomina rcs ipfas
igmticáua med.js anime concepiibus,vt nomen homo,ani, al j cu efle conceptus
ipíos, quorü hzc omina figna fuat . s vcro nten« tiones ait cic alia nomina lis
nourmibus Gmpolita,vt genus, à (pecics ) quae, (üac Difpu. TI I.
TDeEnteRationis. ncmina impofit« animali, & homint,fett elle concepts
ipfosqui pec hzc nomina lone & lvbit primasiniéciones idcó non efie an'mi
noftri figmenra,quia fignificát rc prout fünt,yt homo; & anis — mal
natoran: hominis , & animalis in fey at (ccandz. incenioncs res. lign
ficanc s prout à nobis menie. concipiuo. ur , nom prout cxtra nenté funcvnde
potius cores ceptus concepruum fignificant,quam re- rum,& ideó. ote mernó
fccundz incen« toncs appellantur , atquc aninv no(tci opera,& fign enta ,
cux fuit opinio No« minalium,vt refert Tatar. q.3. yra: mb. Logic dub.1. a«
E;ceuj,vt rcícet Dado. uct.lib.r. Formalit. cap. 16. Sed neque hic modus
dicendi eft ad- mittendus; nam vt docct Mauittmis q. 5. vniuctf.aliud cfi loqui
de primis. & fe-— ^ «undis in'entionibus, aliud de termina ——— primarum,
& fccundarü mientionü,nam. ? pria & fecundaintentio ,vccontlat cx——
ipfis vocabulismporiantcceptusmen- ——— us, & que conceptibus:
lisexerimüiut, -—— teco/mrvcró,kcunominaeasdüvt homo, - — — animal,
genus,pecics lolas voces impots —— tant lignibicantcs illas ad plaotum;
cofut——— dit cr&o Zabarel.cum Nommalibus nomi. 4 na (ccundarü enrionao,
& primarum — cum intenu:-pibus iplis.» cft cauendum. 114 Tercio, alj
exylicantsm intede tioncm omnino , vt ensrationis , purant enim hzc duo eife
ade quaté idcm , ita Zeibius $. Met. q.8. ad 1. Arcum. art, r. Formal.com.4. s,&
Roccus trac, dc fecund.intent. quod probant nam ijsüens rationis, quodcanque
tr, fccandarió intellig.tur , nüquam cnimcirca ipsü jo» tcít in cllectus
operari , n.i prius rd realibus intelle&tis, ergo in vniucrfum ips fa enia
realía íunr priinz incenüionces , & entia rationis (ccidz, Alijita
explicant e vt fccunda iütentio latíus pateatquá cns rationis;ita
Didac.cit.q.vlr.quem fequi» tur Fact.q.2. di. Macht: ERAN A fccüda intédo
obiedtiua includit omnia iliaqua: rebus non conucniunt ante opc- rationé
intellcétus,vndc & inclad. t dcno minationé cxtrinfec ERA Net Á proucnicnté
e anis ghe jquta €ct,ens rationis non fit formaliter , nom "oie. Lio i
tamen cónenit reiantc opus intelle&tus, Auer eft fecunda intentio. -— At
vtriufque modi dicendi Au&orcs valde dccipiuntur, quia tantum abctt , 9
intentio fecunda go pateat , vc] magis, &c ens rationis , quod potius e
contra res fe habet, vt bcne notat Dudouct. lib.. Formalit.cap.6.nam fecunda
intentio sé- pet eft ens rationis rclàtmum ; cü fiat per €ollationem rerumadinuicem
in attribu- to rationis, vt mox dicemus, ens vero ra- "nis,vt
fic,abftrahit ab abfoluto, & re. - fpe&tiuo vt cóftat ex dictis, atq;
idco có- fultó intitulo quaftionis diximus fecun- intentionem effe fpeciem
entis ra- - tionis. Ratio vero primorum probat tm quodcunque ensrónis poffe
dici fecunda intentioncm,quarenus in omni inuenitur «.. fccunda auteütio
füpponens priorem co- gnitionem de ente reali, ad ca'us. inflar concipitur ,
quz fecundz intentionis ac- €eptio valde fuía eft, & impropria,vt no- . -
tant Complut.q. f.5.44.& Suarcz fe&.6, Meere fecun Kart intentioné pro-
o RA Md eure Sides riturquc etur rem, | dü quod cognita ef cópatatacum alia in
attributo rationis, De hend, d in omnoi ente rationis, & ideo non quodcun-
que cft fecunda intentio. Ratio ét aliorü parum roboris haber,nam q.2.art. 1.
fatis aperté demonítrauimus denominationé extrinfccam & ex a&u
cognitionis dcfam ptam pertinere ad illa ; quz rebus conac- niant antc
operationé intelle&tus, nó qui- dem illa, ex qua defumitur ( fic enim &
a&us,& habitus ipfi intelle&us fecunda jntentioncs dici deberent,
cum n6 habeát €ffe antc opus intelle&us ) (ed illam , qua fiunt entia
racionis, & à R ecétioribus di- citur fictio, ab antiquis autem negotiatio
jntellcétus. Accedit , quód fecundz in- tentioncs fapponunt pro fundamento cf-
fc cognitum,fi ut 5enus füpponit rem ef- fe ab inferioribus abftrractam , ergo
for- maliter non funt ipíz denominationes cogn ti, & cogicari, fed aliquid
aliud (o- per illas findatum. , 115 Qno , concedunt alij fecüdaimn intention.in
clc fpeciem enus rationis, Ulam nimirum , qua confütuit ens ratioe Logiea « :
Me on 7 Sauct.VIr. De. fecundis Intentionibus. c-r t.I. 349 nisrelatiuum , vnde
afferunt confequen- ter omnem relationem. raiionis cífz fe- cundá intentionem ,
& e contra;in juiunt cnim omne ensrationis ex a&a collati- uo rcfu!tans
e(fe f(ccundam intentionem ; fed tale ett omne ens relatiuum róníis, er- go
&c. ita Scotiftz quamplüges*. INcque ifte modus dicendi recipiendus cft ,
duo enim prafertim manifefte, fala continet; primum eft , quód omnis relatio
rationis fit fecunda intentio, docet vcique Scotus in 1.d.23. q.vn. $. Contra
ifíiud , omnem fecundá intentionem cffe relationem ra» tionis, fed non
quamcüque , fignum eut» dens rclationérationis magis patere fe» cunda intentione,
vt ibi notat Bargius, & in 1.d.8.9.3.in $. lterius probo , Brafa- nol
q.quol. 19. & (equuntur Kecentiores omnes Susrez,& Complut. cit.cum
alijs» & manifeit? probatur , quia fecunda in» tentio e(t alis relatio
rationis, quz deno minat rem, vt cognitam , & illà exprimit in aliquo
attributo rationis , vt genus, & fpecies,qua naturam denominant vt ab
itferioribus abftractam , & illis collaram in ratione füperioris, vndé cífe
fic cogni- - tom pracedic in re velut ratio proxima fundandi fecundá
intentionem ,quz ideo dicitur exprimere ré extra fuum ordiné, & in flatu
fecundo , qualis cít effe cogni- tum; fed multa relationes: rationis , licét ex
cognitione refültent,ramen nó fuppo- nunt efle cognitum, velut rónem fundan-
di,fed potius vt meram conditionem fine qua non , & immediaté fundantur
fupra effe reale rei , & ideó rem exprimunt im - fuo ordine , nóautem in
aliquo attributo rationis ,q» ei compctatquatenus cogni» taeít,ergo nó omnis
rclatio rónis cft íe- cunda intentio, maior patet ex communi cóccptu;:qué omnes
haben: de relationes probatur minor de quuiose cm ^ Deo;dexiri in columna ,
& alijs, quia li dicdiué cet relatio creatorisin Dco fiat e à cognitione ,
ipfum tf e(Te cognitum in. obiccto non fc teaet cx parte fundamétiy vt ratio
recipiendi talem relationé , nom .n.ideoó Deusfandat relationem ereato-
ri$,quia cognitus eft,fed quia cft omnipo tens, vel creaturas produxit,&
idcà expri mic Dcum $2 Hdjquos; T à parte E y vla , ; E p uum tÓÓstw—mt CIERRE
UT $e feconcü habitudinem realem, quam dicit €tcatura ad ipfum,ac proindé
noneft fe- «unda intentio , de cuius ratione e(tex- primere rem extra fü
ordinem; hoc eft; 1n fccundo flatu, qui er competit,quate- nus cognita eft -
Ruríusfecunda intentio eft relatio rationis in vtroqoe extremo: €x scot.Cit.
quia dere[inquitur per ratio- nem in obic&is comearatis adinuicem im
attributo rationis . vr patet de fecundis: in:Cionibus log calibus ,fed relatio
Pei ad creatoram , licet fit rationis, tamem rclatio- fibe correfpondens in
alio extre- mo eft realis, ergo nom quaecim uc rcla- tio raioniseft
fecundaintentio 116. Alterü,quod falfum affümebatur ab illa opinione , cft ex
,uocunque actu «ollauiuo duorum obie&rorum cogpnitorü: reíultare
relationemrationis; qua fit fe- «unda iniétio, nam vc docet Scot. r. d. 7» 9,7.infra
E; arguens contea Gorfted. in; wcliectus cOferens.youm obic&tü ad aliud
sristalem habitudinem, qualis c(t ipforü: €x natura rei,non caufat
rclationcsratio» nis, cuz funt (ccüda: inrentiones ( de his: am iBiloquitur)
fedtantum qfv comparat in habitudine , quz nom fequitur illa ex: matura rci (cd
careis: conacoit ex nego* siazionc intellectus ,at per. multas rela-
tioncsrationisfolcnr cxplicari res in (uo: ecdine;..i. in habitudine ,.quam
vna: ex matura cekdicivadali$, vt modo diccba- mus de rclaeioue- creatoris. in.
Dco; quar licet fit rationis , adhibetur tiyad expri- mendam real habitudinenr
creaturz ad eum, crgo non quodlibet ens rationis: «xa&u
collatiuorcíultanscit fecüda- in» tenuo; cx:quo ét infertur nó. (emper pri«
máintentionem cle cns rcalc , (cd iner- €um efie rationis, et rc&é notauit
A mic. trat. 3.q. r.art. 5. in fine. ,& ata cuenit: y. quoticícü:); pct
ensrationis res cxprimi- wr in fio otcdine;hoc .n. (jcótat ad cóce- prum rei
primarium & pcr eófequens li- mites non egreditus prima integuonis « 117
Quimio hac de caula Recétiores comuniter ponunt fecundam intentione — hà ellc
vtiq ; relationem Fatiopi$, non tamem omneumsíed illa (clum, qua lupponit ali-
quam priorem «ognitioncm , & iniétio- nan; inqua fondetur , qu& jceindé
not Difp. III. De Ente Rationi; — 000 folum in ficri ib intellectu ct, «E eft
relatio rationis in Deo, fed Ét infune dari, fundatur .m. fpecialiter impriori
co» gnitione, vel inobie&ca, prout denomi- nato à priori cognitione ,
atquc.ità cum concipitur cffe cognitum,cfle prad efie fübicctü per modunr
relationis fun- darg imobtecto prius cognito , dicüt fieri fecundas
intentiones; ità Suarez, Aucrfas Complur;Toan.de S. Tho. & alij paffimz-
& ratio corum potiffima eft, quia fecüdae intentiones illa dicuntur ,qua:
fecundae notioni, feu'intentioni formali obijciun- tur , appellantur.m fecunda
inceriiones ; quati refultantes ex fecunda attétione; vel cófideratione
intelle&us, (cd nó folü ef- | fe przdicatume(le fubie&um, &c.fedég
— — e(íd cognitum; effe apprelienfümr, cürte Hexé cócipiuntnrper
mudumrelationisy- — — obijciuntur fecunda notion: formali in- telle&us,
erzo proprie erum fecunda in« relationes rationis, qua fundátu ri cognitione,
vck in obiedfo re prout denominato à priort cog . 118 Quamuisifte modus Rant»
t(i liabeat probabilitatis, & propiusalijs: accedat ad veritarem; tívnec
ipfeattingit - de , formalitatcar fecundi intentionis, nà de: ratiome
fecuridae: intétioniseft,vt pom Jh t- - exprimatur res extra fuüordiné |
aitributa tnis, que ei competit imfecüs- do ftatu;i m quo nóponitar; nifi
abintel- kétu negociáte zfedpel viliéssorüni: etiam fundatasin priori:
cognitionc, (cir inobiecto, quatenus prius cognito fzrpe exprimütur rese
(uo'ordine,S sm quod: süt à parrereis ergo nóo6s huiu(medi re
lationesfanrfecunda: intéioncs , maior" patet y quia quádiu res exprimitur
in füo- ordine, si quod;cft pane rei illaex- preffio pertinet ad cGceptum rei
prima» rium; nó fecüdarium y Probatur minor 5. uia ficut per rclationem.
crcatioois in Ino capnt toU, quod eft à par*c rel y. licet fit relatio
rationis,natu ex primiimus: i realem creatur adipfum ,. ita per relationcm
cOgpitt ip obiccto ad: porctiam co. Cem. exprimimus id y quod c(t à parte rei.
Í. habitudinem co- gnivionis ad obic&uim;X obicétü à parte rei icatüg , :
D» tentiones, &talesvniueríalitereruntoé$: — — mrimptig — " xci à opü
xclationem creatoris in Dco, mI Sei eitiedec xdcbemus 1c- E: tioné conceptá in
obiccto cognito ad (ome LET "ES ER ^ 4 M^ - [] "i Lo IET " /——.
3tionis jcrinésad extrema i . mifeflaratio quia cum re(ultet in exire-
cogno(cétem ;& ratio cít,quia z potjoncs nó carcdiunrur dimiies Roos n RAT
explicent rcm in (uo ord;ne. Rurius idco rclationé crca- tionisin Dco diximus
nó clTe fcc. —. dntétionem,quiamo eft rationis invcrog; Xr mo;cum in creatura
(it rcalis, (ec - ida vcró intétio eft relatio ronis mutuain oenueno jg claié
innuit Doctor 1, /d.25.q:vn.cum inquit;quod eft relatio ra- & (a idet ma-
[d rmis per-mutuá cóparationem in attribu- — so rationis, fequitur debere cie
mucuá in ambobus ,fed fic cft , in propoiito elatio cogniti m obicéto ad
potentiam «ognofcétem nó cít rationis in vtroq;cXe /—— sremo, quia habitudo
inxelle&tus ad obic- , Repo iem ati ra rü ratio: at incitoppofitum y quia p
fe- Íecan- — «undamintentioné formi r d Geneooeptonéin intellectus non dc-.
bemusintelligere quamcunque €ogotuo- ncm teflexam cadic im aliai) cogni-
tionem;vel in obic£tuay prout deaomina. tam inprioricogniione » vc ipfi purant,
conftat .n. nó lolum ob:c&tuim, quatenus, «ógnitum ; fed ctiam ipsá
intellectionem: .. eeaiem polle reflexé cognolci., &.inboc. fenfu obijci-
fecundz iientioni tormali; fed pet (ccundá imétionem forisalem in- telligi
debet actus res exprimens extra fuum ord inem;quod fit per a&um colla- -—
mitum illari in aliquo attributo rationis ; - inhoc autem feníu cle cognitum ,
& cflc appreheníum nóobijciuntur fecunda in- tenrioni formali (ed pruna 5
nam ficut pertinent ad illa , qua «cbus conueniunt cx natura rci,hoc cfl,ante
negotiationem , itelletus «x dictis q.2.art. 4. ita nó ter- soinantsnifi
irimatias animi notiones. 119. Obijcies,cü obic&tum
cognirumreCogitaturcilccognirum,cócipiturextràfüumordinen,&poniturin
fecundo flaw, quia inteliigiiut (üb aliquo attti» ; buto;quod non cit àiquid
cius. ex natue Quafi. VILI Dé fecundis Intentimibutesi.I.— 351 nin. txquneilingo
ficuc taret y mem; fub rclatione rationis 3d, iuGmusá numero 4ccundarü
potentiam cagnofcErem,eig» conceptu re flexus, qué cecmuat y ettfecandar:us s
& clie cogaitan haic;concejrui obiecto cric fecunda intentio obieótiua,
Negatul. affumptrauxs quia per eamd fam relation tationis obiecti cogniti ad
potétiá cogno fcentem aliud ex primere ap 1ncédimus, quam obicétü terminare
actamintelle- étus,quod totü cit parce rcl & per cós fequés attinet ad
cócejtum rei primariüs ad fecundam auem intentionem nO fuflt €it5 qp ficrclatio
rationis, fed vicerius re» quiritur vt per.cam rcs cxprimatur Ctra fuum
ordinem, & in ttatu (ccundo. Sexto :àdem hac de caua Scotite nó omncs
tclationes rarioa!s etià fandatas in prioticogoicion: vel obiecto , quate- mus
cognito , agnofcunt pro fecundis in- téuonibus, (cd 1ilas vm, quz derelinquan-
tur inobiectis comparatis, vt comparata (ant in aliquo attributo rationis, qp
apet- 1€ colligitut ex Doétore 1.d.3.4.7. infra E.& d.23.9.vn,& 4. d.
1.q.2. & $. Met. Q.11-& alibi (z a lententia ita intel - ligiwirab
An&tore foruzlit X Tromb. in Fatmalit, & al;js Scotíftis,quos fequi.
inpet cinyt fecunda meo dà ies uer fit ipía pa(fiua cOparatto derclicta sedis
"lta db t5 ita n. loqui videtur Scot.a. d. 1» q. 2: Sed uon a(fentiivar quia
vel per compa-« tationem pa(Tinà intellig tur ipía deno-: minatio exrrinfeca
derclidta in obiectis; ex terimmmatione a&us comparantis; quadam cclatio
rationis , qua rcíaltare. concipiatur im obie&to,vcl obieQtis copa ratis ad
intellectum comparáté, ícd quo» - «unque modo accipiatur, pertinet ad con» ;
cepium rci primarium, ergo nó benc cues nitur fecunda intentio obtectiua,
Probas tur minor ,quia (i primo modo fü y pro denominatione extriníeca , claré-
liz d exloco fepe cit.q. 1. art. 1. huias difp.pertinere ad ca,quz rebus
conuemut : nullo fingente intelle&ucum aliud ceali.- ter nó fit; quam
ipfemer actus collationis ad illa obieéta terminaius,cp quidem ve- rum eft de
extriníeca denomimatione à uoctnq; aéu virali derelicta, vcibi ote i cundo modo
adhue nà: - p iseery aane Hh 4 *gtc-
1$'cx actui incelleétus cópatan- | ^" —— LANG, Lo 352 egreditur limites
cóceptus primarij, quia licét fit relatio rationis,cum non atfama- tur ,ni(i ad
exprimendam realé termina- tionem,qua obie&um ter minat adtá rca- lem
mentis collatiunm , plané expriinit rent, (icut c(t in (uo otdine,& ita eft
pri- ma dumtaxat intentio. a 120 Dcbet igitur hzc fencéria (ic in-telligiquód
comparatio pa(fiua duorum obic&orum in aliquo attributo rat. onis concepta
ab intellc&u inter ilia ad inftar teípe&us inter illa duo verfantis (it
(ecu. da iniétio , & quatenus per illamobiccta comparata referuntur
adinuicem nó aüt ad intellectum cóferétem; aliud eniin c(t e(fc coparatam ,
quod habét in ordine ad intelle&um comparantem , & aliud illud effc comparatum
quod inter fe habenc ex otiatione intclle&us , & aliud eft co cipere
illud effc comparati; hoc; cóci- pientes .n. illud effe comi paracà obicéto-
fum in ord.nead intelle&tom comparan- tem nó egredimur limites concep:us
pri- marij,vt Rüpct dicebamus conceprü veràó fecundarium formamus,cü illud efle
co- tum concipimuas , quod obic&a inter € habét ex negotiatione inte
le&tus ;qua- rc magnum d: crimen cft inter concepcü , quo concip'tur homo,
v.g.habere cffc co gnitum, vcl con paracü in ordinc ad intel le&ü
concipienté , & comparántem , & alium conceptum , quo cóparotus cü e
tro, & Paulo intelligitur haberc rat.oné pradicabilis, quia hic vitimus,cx
quo ncc tfem;ncec habitud né realem cius ad «lud exprimit;aut alterius ad ipsá
,«fl conce ptus omniné fecundarius expranens ho minc,& Petrum , nó (icut
(unt in fuo or- dine,tcd sr illud addi ab inielle&u ca ! tc in attr/buto
rauonis ; iile veró pror cóceptus cít primarius, uia cx quo exprimit realem
terminacionesqua obic- Gum terminat a&tum realem mécus col- latiuam,
exprimit rem, ficut eft in (uo or- dinc. Hinc Scotus &. Mc. q. 2ait , quod
fecunda incéuo inetl rer inquancü con(i- deratur, & per cé(idcrationcin
alieri có- paratur , qua cófiderauo cti ccll^tiua v- nius ad aliud , quafi
dicere velit (ccüdam ántentioné inc(c rei,vr con(idera.u: altc- ti coparatajcu
in ordinc ad aliud; cui có- Difpat. 111. De Ente Rationi Seen paratur,non in
ordine ad intelle &tü com parantem, quia talis có fi deratio coll tiu.
folum e(t, quz dar rcbus c(fc omainó ra- tionis, & inuicem referri
relatione raiio- nis,quod etiá manifcfté docuit 1.d.2 4.dü dicit si
iatencionemeetfe relatione ca- tions perinétem ad extrema (nempe ia. ter quz
verlatur) axtus :ntellecus com- paranus.& imn 4.d.1.q. 2,(ub B.quádo ait,
quo fecüda intentio e(t relato rationis, feu comparauo,quia cófideratum cópa-
ratur ad aliud pet a&tum cófideranus, 8e ita im.elliganc haoc fentenià
Mauritius q.3.vntucri.$. Sed quias lcafauol..j.quol. 19. Bargius 1.d. 23.
quictat Lichet. & a- hos. Qui tamen in hoc deficere videntur, quia p.it ant
fecundas intétiones necetfa- r,Ó aliquá proprictacem à parte rei exige re,vnde
moucatur intelle&tus a4 (l'as cau- (andas, quod nobis omninó nó probatur,
quia coparatio pa (Tiua inter duo obiecta, TM modo expl.caiaettyporettomninó —
— ng: ab intelle&a |tüinzvilo fundamétoin — — re, Vcrum efl vugu.
wiétioneslogicas — —lcs non tormari finc tundaméto , forina- tur enim
vniueriale y.g. ftante reali come — ucniécia plarin 1n cadé nacura , forma- tur
przdicatio. vnius de alio (tante ccali - ; idétitate vtrorumq; adinuicem,
formatur illauio , vcl confequentia flante real. ena- natione vnius ab alio,
vel filtim cócomi- tantia& fic de alijs. Aft hoc nó impedit, quin pofTint
al;z excogitari fecundz in- tenuoncs omninà phantaflicz j quibus
inieiicé&us comparet ad libitum obiecta cogna in attributis rationis , vnde
non cft dc rationc fccüdz intentionis, vt fic, habere fundamentum in re. Ex
ditis infertur definitio prima , & fecunda intentionis , & difcrimen
intet illas, Namprima intentio cfl obiciiuns al£u cogni um vel abfolute per ai
re- £^ Gum aut refle xuyvel im ordine ad aliud per atium collatiwum. fecundi
aliquod aitributü conueniens illi exnatura rci ante. intelle&us
negotiationem . Ratio huius dcfinirionis ett, quia per actum re« €um, &
rcflexum res cócipi folet in (uo . ordinc,X boc ctia fieri potctt actu colla-
tiuo , (i res cOferantur adinuicem fecundü aliquod attributü reale ; (i
quiscnim ho* mi- Am, & animal cócipiat actibus abfo- lomo oc ra quid fint ,
ac -etiá rclexis inelligédo fe illa intelligere, el illa vt (e cognita adhac
& actu. col- - faciuointelligédo hominem c(Tentialitec warcicipare naturam
animalis , animal aüt mon includere natur hominis , nihil talc concipiet,quod
homini, & animali in (uo ecdine non cóueniat. Verum fi a&u col. latiuo
alterius generis cócipiat animal di- - &um dc homine cíTe genus hominis ,
co "quod inrcllcéus cognoícés hominé par- |! ticipare natoram animalis
(umptit occa- fioné pradicandi animal, & (ub: jciédi ho minem dicédo bemo
cft animal cunc vti- . que in obicétis fic cópararisdiucríe com tiones pafTiuz
per talem actum col. feioem derelinquantur qua ex parte ex- tccmorü srh
diucrías corum proprictates diucr(imodé nominantur, & intentiones fecundz
dicuntur przdicati, fübic&i, gc- peris, fpeciei &c. Specificauimus
autem prin intentioné elle obie&um a&u co. ^ gnitum, vt cétra quáplurcs
Scotiflas do- " ceamus non fufficere,g» üt cognolcibile, (wt prima intétio
dicatur, & racio cit ,quia ficut obicétum nondicitur cognitum , &
intellectü, niti qnádo actual:tcr terminat actü intelle&us , (ic nó hibet
elfe primo intentum, vcl primà inccntioaé, nili qua- tcnus primó tecmioat actü
intelle&us, va dé ob:cctum,vt cognofcibile,dici nequit prima int&uo,
niá remoté, actu veró có. ftituicurcalis .cumreriminat actualiter pret- -Apàm
inrentionem formalem intclledus, vt bené notarunt Tromb.7. Mct.4.9. sar- nanus,
& Fuentcs cit. Secunda veróinté- 140 eji comparatio pa[fiua, qua reperitur
int«v duo , vel plura obie&ia adinuicem "€aparata 1n aluo
attributorationis fi- 6o ab intelleiu per modum relatioms dUnuiud intcr illa,
quz definitio soligi- tür cx Scoto 1. d. 25. q. vn. cu us intclii- gentia cx
dictis facile deducitur quoad owncs cius parciculas,. Maximé auté ad hunc
dicendi modum accedit. Aurcol, 1. d. 23.pati, L.art.2. m fine, vbrait intétio- ncs
prunas cie cóceptus obicétiuos pri- mi ordinis, quos inicllectus immediate
format circa res ; inientioncs veró (ccun- das «ffc conceptus (ccundi ordinis »
quos Vi. De fecundis Yntestionibus efr. — 353 intelle&us fabricat
relc&tédo , & rede- uadocitcà primos conceptus,v: süt vni- ucr(alitas,
przdicabilitas , & huiutmodi qti ad actum componétem , & dinidéie,
& connexio cxtremorum in medio, quà- tum ad a&um di(curfinum,&
inquit om- ncs itas intcutiones pertinere ad przli- cámentum relation;s. 1211
Quomodo aüt,ac pcr qnem ada fiant (ccundz int&cioncs, facilé deducitur CX
di&is q-4- art. 2. nam iuxtà principia ibi tradita dc formatione catis
rànis di- ccte debemus (ccüdam incctionem mate- raliter ficci lioc ett
derelinqui (ec acti collatiuum intclle&us, nó quidé omnem, fed illum
dumtaxat, quo res coimpacacur in aliquo attributo rationis ; formalitee vcrà
Bir per a&ium reflexumsquo tal;s có- paratio pafliua cócipitur in
obie&is co- paratis admodü vere rclationis,& mutue inter illa. [tà
inlinuat Do&ot 2. d 1. q.i. atr. 2. dum loquens.dc fecundis intentio- nibus
ait non haberc e&c line actu. cópa- rauvuoscfló fiant per intelligétiam in
ve^ ro cilc (uobis. n-ycrbis,vt D. Vulpes cit. - di(.att.vit.adaotauit ,
fignificat (ccüdas iar&tioncs per actum cópatcauiaum habc- te un eflc
materciale,& derelictum, & per intell.géiam ccflcxà füfcipere poftca
c(- (c vcrum conis fabricatum, & Formalc, Et probatur breuitet y quia talis
comparado paífiua anté scum rcfle xum, quo comci- pitur ad mod rclationis, eft
cii d enoini- natio exuinfícca in obiectis coparatis de- tcliéta ex
«crminatione a&us collatiui, ec o ante talem a&ü non habet cüle actua-
c, & formale rauonis, (cd rantü materia» le,& fundamentale,cü vcró tali
a&u có- cipitur ad inftat verg. relationis iater illa obic&a, tunc
(uícijic formale e(fe ronis, ità (cnc Barg us cit. 1.d. 23. vbi notat gp fi
interdum inquit Doctor fecundas in- téuones produci. per aCtü comparatitils id
debct incellig: nó formaliter,(ed przz- fuppofiuué, 1nquavtum produci nó póc
fccunda in«cnuo , nih jrziuppofico actu Cópatatiuo ; quo habitoincellectus
nouo. actu producit intécéonem in re coguita s & nó producit eam ipfo actu
comparatis uohzc Barzius ibi,pro quo modo dicedi citat ctiam Lich.z, d«1 5 q-
1.1dein habet Maurit, - 354 Maurit.cit.q.3. vniuerf. vbi jn formatio- ne entis
rationis ponit multa figna , & cü indecimo figno dicat intellectü habere
actum comparatiuum pluciumlobie&torü in attributo rationis , poftea fübdit
in v0- decimo habere actum prodattiaum fe- «üdg intétion's cólargentem cx cópara-
uonc przdié&o,& idé docet Brafauol. 9. quol.19. Et quia hicactus
apprehendédi illam coparationem per modum vecz re- lationis fpeétat ad primam
operationem, idco pcr hanc (olumoperationem fiü: (c- cundz. iptentioncs in fuo
e(Ie formali. 'a vcro situs collatiuus omnibus , & Jirgulis operationibus
conuen:cc poteft, idcó poterit per omncs ! eri marerialiter & derclinqui
peculiaris fecunda intentio, fic per primá operationem intelle&us có
fÉcrendo animal rationale in ratione defi- nitionis ad hominem in ratione
definiti , & é cótra abf; aliqua affirmatione, quz nócít dc cílentia
definitionis , derelin- quitur in his obic&is fccunda int&uo dcfi
nition:s,ac definiti; per (ccundam opera- tionem cófcrentem animal , &
hommem in rationc fuperioris, & inferioris,gene- ris,&
fpecienprzdicati,& (ubie&ti, pre dicádo.(.anima] de homine,derelinquun-
«tur 10 huiuí modi: obie&is coparacis comit parationcs illz paffiuz pra:
dicati, & fub. 1c&i,copulz ,propofitionis,&c. & tandé per
teruam operationem cófcrendo vná propofitioné in ratione antecedentis ad aliam
in ratione cofcqaentis derelinquü- zur in illis propofition. bus có arationcs
paffiuz pettinétes ad argumcotationcm, aioris,minoris fequc!a,&c. qua omnia
fatis liquent ex dictis q. 4.a1t.2.&inhocfen(adixitZerbius.sMet.q.8. ad 5.
fc- «undam intentionem non rantum reperi- ri in primaopcratione,quádo eft
compas 'rátiua; quod ytique potcft illi conuenire, vt docet Scot.2.d 6. q.2»
fed ctiam in fe. cunda;& tertia, quando per cas vnum al- tcri comparatur in
attiibuto rationis, 123 rcs an folus intcelie&tus cf- ficere pofiit (ccüdas
intécioncs ; num po- tius etiam volátas,& dubium pertinet fo lum ad
Scotiflas cocedentes cns rauonis ctià à voluntate ficri po(fe . Bargius cit.
negat, & cít doGrina cómun:s apud Rc- Difrut. 111, De Ent Ratinis ph
"C centiores, idquc nó probatfed veluti" ^ —— nifcftum fupponit,
1mó.hacde cauía, it* quitno omnes relationes rationis effc fe» «üdas iniériones
; quia mult relationes rationis fiunt à volütate,ua' tamen non funt intentiones
(cctida . Sed a6j Scoti- flx cocedunt , vodé paflia det:niont £3» «üdam
int&uonem , q fit; rc(peétus caue fatus ex actu collatiuo inceiledtus , vcl
ab tcrius potétiz collauuz , vt comprehen dant refpectus ration's à. volütite
caufa» tos,& Tatat przícram lib.1.Elcn: h.q. r, $. Quartó (ciendum inquit,
quod figni ficutio)quz in vocibus ett relauo rauonis vocis iigaificaciüz ad rea
6gnificatam, cft (ecüda intétio fadta per voluntatem , quia hazccóparatio vocis
in ratione figni ad rem in ratione f;gnatifi c à volütates nO ab intcllectu,&
talcs vidétur cífe om- nesrelationes rationis,quz in vtroq; ex- tremo fundátur
ratione denominationis extrinfece ab a&u voluntatis procedéte; vt fant
relationes dominij, & (eruitutis, — emétis,& vendéus,&c. que
ompesoriü- ——— — tur ex COtractibus,& volütatibushamas ———1— nis; nejue
inbocdubio videturetle ma- —— —— ior difhcultasquáminillooanpoífiteffi-.—— cere
ens raionisquare fidcfendatur poí» —— fe ens rationis efficere , facile
ctiamdes—— fendi poterit polle formarc fecundas - Aanienuoncs . [t jx.
ARTICVLVS Ino d; Vbi conferuntur fecunde intentiones cum primis, C" ad fe
inuicem. Pr. - T AX 114 97 Onferri foléc intéciones fecüdz C tum cum primis y
quibus imm tur, & applicárur, tum ad femuicéjquate- nus einuicé dc
nominant;ex qua collatio- nc vari dignofcótur affe &bonts carum .* Pranó
iaque cóferantur fecundz incé- tiones cum primis y licut imagines cü re- bus
imagatis;inuente cnim funt ad reprae fcntádas ics ipías fecüidum
methodaom,& cuitatcm, có modo, quo declarauimus q. 3- huius difp.explicádo caufam
finalem: «nuum rationis,& q. Prooem. Log. art. $. & haicpotiffimum
ratione dicuntur di- rcétriecs noftig cognitionis, vt 1bi cxplis ' , Cà-
TUIMNMOUSNOS C HTS . catum eft ,& notauit Auería q. $. fc&. 8. tali
vero collitione oritur , q quic. d (ccundis tribuitur intentionibus, &
rcbusipfis verificetur y ficuc quicquid Á T tribuitur 1magini,de re, cu:us cft
imago$ EN verificatur, cam bac fit fa&a ad inflar il- lins, illis du nta»
at przicats exceptis , vt E * "bene Roccos aduertit trac.de fceund. in- T
- vx ponunt diffcrentiam inter ipfas fecundas intentioncs,& primas, nócnim
..Valetdicere, genus cft ensrationis, fcu $1! intendo , animal eft genus; ergo
RUE animal cft ens rationis. vel fecunda inten- TUBI » ioyquia eicfmodi pra
dicata funt illa ip» *f E EU PNOMI peciem, alias. /.. intentiones fccundus à.
primis j. ficut fi . ... diceremus de imagine effe figuram » vcl H ^. piQturam,
vtique hac predicata dc re Pu euius eftimago , verificari nom. poflent Edea
ipfa, qua difcernunt imagi- .. pem ab imagato , && conuenrunt imagini
—.. gatione fuí nor ratione imagati .- ." r2$ Buplicitctautem hoc
contingere Tw os bifariam poffunt inrenti ones: (— fecüda primis applicari ,
vno modo mc- diante priedicatiotie exercita , alio modo ^» pes iR eir quam duplice
pradi- ionemy ita declarat Do&. q.1 4» voiu. ih corpore quie (ii; &
'o€s ciusex pofito» resibi qp exercita fit illa qàz-fit iniebus,
vclintentionibus per verbum Jus yesyeff , vt homocft animal , fignata veró fit
illa,. —— qua fit perterminos(ecundarum in'étio: - gum per verba dicí ; &
praedicari, vt ge- ] mus praedicatur de pluribus fpecie diffc- ' . fenubus, cx
quo infcrt Mauritius q. cit. Banc pofteriorem nótam effe pra'dica- tjonem,quàm
fign praedicationis amus: indicium ett , quia. quod: deberet poni à rte
praedicati inca ponitar à parte » biecti, vt patet in allata praedicatione
fisnatay attalis non cft proprie przdica- « tio,quia non prz 'icatur, quod
matum ge ieari & non fübij. itur
quod na« um ett (ubijcis quami docteinà nomreci- pit Brafauola illa eadem qj:
(t.contendic enimvetiam. fignatz pradicationem: effe ie füo generc vcramy &
propriam pradi- : cationem; que liscit parui moinéti, có- » cedi .m. po:cft
cíle veram przdicationem in (uo sencrc y abtolué tamenloquendo »e (000 eft. PL
De fecundis Iptentionbus.e/dre.I.— 35$ negari nequit quod prz dicato exercita
non fit magis propria praedicatio, vtpote illa, qua primo inturtur ante. oculos
ponit ident; ficationegy predicati cum: fubie- Eo, quod non facit. praedicato
fignata ; fed rarius de bac duplici pred:cauoue, » tedibic fermo infcriusdifp
5. q. r. art. 1. 126: Ad propclitum redeundo,li fec dz intétioncs applicencur
primsmedia- te cxercita predicatione ,predicari ne» qucunt nifi accidentaliccr,
& denomina- tiué , nam non (unt nifi relaciones quz dam rationis, quas
intelle&us veluti acci- "dentia quzdam intentionalia: attribuit primis
intéion:bus , ac proinde nom ni f& dcnominatíué- de illis przdicari
poffunt, hic cnim cftpropriismodus przdicandi accidétium dc fuis fabiectisita
docec Do or q.. 10. vniucri.& ficüt acccidentia e realia de fuis (abiectis
pra dicamur in co- cretoynor in abfl ra&o, dicimas enim, gr homoett
a/bus,non albedo;ica dicendum eft dc his przdication: bus fecundatü in»
tétionum refpe&u primarü,vnde animal d:citurgenus,non gencrcitas,& fic
de a« lijs »quia hic €t eft proprius modus prz- candi accidentium de fuis
fubiects ; vt concreta przdicentür de coacreus . Pof- [um auem fimiles prz
dicationss,animat c(t genus, homo ett fpecies, fumi infenfur formali,aut tantum
funJamentali, qui- denv(i fundamétalier fumátur , sát verae à parte rci y
fenfüsenim eft ; quod animal cft fundamentum: idoncum , vt ad plures fpecies
referri polfit in ratione vniuerfa- lis, quód vtique verum eft nullo cogitan-
tc fatelle&tu ; at ti fümaatuz in (en(u for- mali,nó funt vete;ni i
intellectu a&u illis fundamétis affi géic tales relationes ró- nis,&
per itenim ad plurcs fpecies vcl indiuidua'in rauone vniuctfalis ,. 127 Si vero
huiufmodi applicatio fe- cüdarum incéuonum ad primas fiat me- dia piz dicatione
iignata , pór fieri etiam - praclicatio e ffentialis, vt conftar cum di- cimus
gcnus pradicari inquid de pluri- bus (jcciebus; fpcciem de pluribus indi-
uiduis;; verum tamen eft hanc non exer- ceri nifi intermynis primarum (pót ta-
mcn exerccti ecia in ccundis, quando in- tentiones (c habent , v; lüperfus,
& infe- rius, 356 tids,vt notat Tatar.q. 1.de genere dub. r. vnde valct
dicere Vniucríale predicatur de genere , ergo genus cft vniucrfale ) vc tlocet
Scot.q. 14.cit.vnde ifta praedicatio: fignata in (ccüdis fpecies praedicatur.
in re dc pluribus indiuiduis,ita exercetur, pra&icatur inprimis , Petrus
eft ha- mo, Paulus cft homo, & ratio e(t, inquit DodGorquia fecüdz
intétiones, maximé uádo copulátur per verbum predicari , üpponunt pro
fandamétis , & ideo tales pradicationes verificati debent per ter- minos
primarü . Ad pecsdm aüt, «uomodo fieri debeat huiu(modi appli- «atio (ecüdarum
intétionum ad primas praícrtim per. excrcità pradicationem, attendi debet
fundamentum , quod cft in primis intentionibus , nam fi inferiora , «lc quibus
natura apta cft przdicari,ditfe- rant eflentialitcr;illi natura applicari de-
Abo intentio generis fi vero funt indiui- dua, applicari debet intentio fpeciei
, & cic dealijs. 1:8 Deinde cóferendo fecandas inté-
tionesadinaicem,videmus vnam fecandá intentione alteri applicari, & de illa
prz- dicari tàm exercité, quam fignaté, vt gc- pus cfi fpccies
vniuer(alis,vniuerfale pra» dicatur de gencre. Ratio cit, quia vt do- €ct
Scot.q.6. vniuctf. vbi omnes cius ex- pofitorcs & q.3.antepradic.ad 3.
& q.1. poftpradic.ad vIr.& 4.d. 13.9.1. infia T. & quol 6.infra
X.& alibi foc pore ab - 'istellcétu vna fecü.ia intétio fundari (u- per
aliam, & fic de alijs przedicari , quod pe pendet cx virtutc reflexiua q bet intelle&us (upra (uos actus;hinc.n.
potcft ipsa fecundam iniétioncmreflcxé €ognofccrc,& ipfas alteri comparare
in attributo rationis, atq» ità cognofcendo, & cóparando fuper ipíam
fundare aliam fccidam intétionem, ficut intentio genc- ris.quz tribuitur
animali , fanda iniétio- xcm fycciei eo ipfo, quod ab iicelle&tu «óparátur
vniuer(alivt inferiustuo fupe rioti, & tunc fecunda intécio fundata dc.
nom£aat priorem fundatem,& fic in pre- fato exemplo dicisur ,3nod gcnus
forma- lier cft gens, & denorninatiué fpecies, &idcó inquit Do&or ,
quodin his cai- bus1ntentio fundans fumitur , ye quid , Difpu.11I. De Ente
Rationis: — tat, uafí dorf us, fandata verà,vt modus ; hos auté termi nos ità
explicant Expofitores q.6. cit. ex - verbis iplius Do&oris przfertunqu.8.
—— $. propter boc,vt (amere intencioné fun- dantem, vt quid,ím illa accipere
sin fuam quidditatem,& natura, (cà vt eft id,quod intelligiturffumere
intétionem fundatá y vtmodum , (it illà acc: pere, vc decermi- nationem, &
modücótiderandi alterius, & (ic cum in prz faro exemplo dicimus 5 €p genus
cft (pecies, genus (umitur vc id, q intelligitur, fpecies vt modus , fb quo
intelligitur, & hoc modo non incóuenit, quod vna fecuada intentio
praedicetac de alia, & (ignaté, & exercité ; imo cadem de feipfa,vt cum
dicimus fpecies efl fpe- cies, mquoca(unos eft imaginandum, — quod cademmet
intentio numero fit il- la, quz incelligatur , & ub qua intelligas — eadcm
intentio numero fic mo-. — vtputauit Mauritius; (ed. — c(t
imclligédumeandemimnédonenfípe- —— — cie effe modum fui M4 c éü di- 9€ cimas
fpecies cft fpecies, vác (pecics,que accipitur vt modus, & poniturà parte
rz dicati,no cft illa eadetn namero, quae — | f umirur vc quid, & ponicur à
parte (übies 35 Gi,quià idem numero nó poteft applicae — — —
rifibiipfiytadditi, quilberautem moe — dus efl quid additum, quod benégotaui
— — Bra(auogla contra Mauritium Q6. 1:9
Hoc autem intereft inter appli« cationem,quae fit fecüdacum intention ad
primas, & ad (c inu/cem, qtiod primis femper applicantur, vt modi
accidétales,. qu femper applicatur ,vt accidétia (ubie. is,& ideó coltituüt
pradicationes exec citasaccidentales tantü.m, ac denomina- tiuas; verüm cü vna
intétio (ccüda alteri applicatur, poteft illi applicari tàm vt mo dus
accidétalis , quàm effentialis naa 1i intétioqua alteri applicatur, vt modus ,
fa illi (aperior, vc cumdicimusgenus e(t — vniuctíale;eft (ecunda intétio,cít
cns ra- tionis,tunc applicatar,t modus, & detec minatio c(entialis , &
cóflituit predica- tionem quidditaciuá. fupcrioris dc infe- riori ; fi veró
incenzio alteri toten fit infcrior , vt cüdicimus vaiucríale cft ge- nu$ vcl
difparata,vt genus cít (pccics,rüc. applicatur, vt modus, & dererminaso ace
^ : eiden- iidentalis,quia inferiora accidü: fuperio- tibus, & vnum
difparatum alteri difpara- to;quod valdé notáduin etl;quia Scou(te cómuniter,&
alij vniuer(aliter docet abí- Que vlla limitatione , €ü vna fccunda in- tentio
fundatur in alia, & Plone » vt modus,cam denomipare, (eu prz dica- tionem
accidéalem , & denominatiuam cóftiucrequod vniuer(aliter verum non eit,v;
cóttat in allatis exemplis jin quibus intentio fuperior przdicatur de infcrio-
tian vcro pra(ertim in hoc cafuycum fi- peior intenuo de inferiori pradicatur ,
(lic , nedum m cócreto ; (cd cuá iaab- acto ficri prz dicatio, vt genus, vcl
ge- ncrcicas cit Poesia » infra fuo loco dicemus , quia eft difficultas
communis €uamadalispizdicanones, — . Contra prazdicata
podeis 1.proban- do (ccundas int&tiones de primis pradi- cari non poflc,
quia o m nequit | przdicari de oppolito y ed ens. reale, &c . Kauonis (unt
buinímodi,quia habcnt có- tradiétoria
pizdicata, ergo &c.. Nec di- (le oppohtrum przdicori dc oppolito, alim per
accidens, ità e(- fc in propoiito. Nam contra probatur fe- cundas intentiones.
ncc etiam accidétali- tcr polle prz dicari de ptimis»in acciden-
tibus.n.experimur,qua veré praedicantur de inferioribus , vct ecram ,pradicari
de füpcrioribus ,& fi veré Pe de fu- perioribus, veré ctiam pra dicárur
deali- quo,nfcriort , vt fi de Feuo przdicatur «urius,neccifc cft eiiam prz
dicari de ho- mine, & animali, & li przdicatur de ho- minc , ncceiic
e(t etiam. pteedicari de ali- quo homuuc fingulari ; (ed nec fecüdz in-
t£cntionc$, quz przdicantur de inferioci- bus.poiiuat przdicari de fuperioribus
nà » 5h à meMUPEUR fccunda imiétio individui predicatur de Fetco , (o tamcn de
hominc, & animali , ncc qua pradicatur dc (uperioribus, pof. süt praedicari
de interioribus » mà fpecies dicitar de hoininc,»ó de Petro,ergo Xc. -- 4$9
licfp.ens, & non ens eite propr;é oppotita con. :«dictorié , non autem cns
ecalcy& tatiouis, vnde porius dici debent di parata, velui tubitaniia &
accidens, A ádcó ficut rali difpatationc, vel qualicua- d : REB Quafi. 111. De
Jecmdis Tutenticnibus.eAfrt.IT.. 357 cidens pr zdicatur de fubftantia denomi-
natiué , ità à pari poterireod& modo ene rationis de euce reali praedicari,
& fecun- da intécio de príma ; (ed cóceffa minori, adhuc (ufficienter
foluitut argumentum per rcípofionem inter arguédd. allatam uia vt notat
Do&tor t.d,1. q.3. C. & 4. 43.«q. t. infra T.bcné potett oppofitum
pradicari deoppelito filtim denomina- tiuc, & vt modus. Ad impagmtionem,
quod neq; per accidens. poflint fccundae intentiones przdicati de
primis,ncganda cít paricas d accidctibus rcalibus, & ra tionis, quia vt
notauit Kuutus tract. de. 5 - pizdic.(ecund. intent. cx do&lrina Maus riaj
pluribus in locis accidentia realia có» ueniunt fübic&is abfolute, vt (unt
à pacte reiy(ed (ecüdz imétiones conueniunt nae turis , vt tali modo
cócipiuncur ab intel, lc&u; hinc eft. quod (ecuda inrentio in- diuidui,qua
Petro cóuenil nó dicitur de hominc, & animali, quia illi conuenit , vt
concipitur indiaifibilis in partes fübiee &iuas, qua conceptio repugnat
homini, & an:mali , & é contra. fpecies dicitur dg homine, non dc Pewo,
genus de animalis non de homine;quia talcs incécioncs có« ucniüc illis
naturis,vcfunt diutlibiles in ta les partes fab:e&tiuas , quz pracíus repas
gnant indiuiduo,& ctiam fpeciei, (i plu(s quammumcrolinrdiuerír .— — 131
Secüdoobijcituré cótra probas do fecüdas intentiones przdicori de pei mis, nedü
accidétaliter, (cd &c centtalie ter,quia homo per fe prz dicaur de plus
ribus diffc;étibus numcró, ergo per tc eft fpecies, cólequentia tenec per locü
topi cum à deGini one ad definitum , Si neges. tur affuu;ptü , quia pradicar;
cóuenit pet fc iotétionibus , rcbus verà tm. per acce dés, vt docct Scot. q.
14. vniucrf. in core pore quzfici.. Conua elt , quia fi oma. pet «ccidens tám ,
& nà per fe de infe« rioribus przdicatur , ergo Petrus perace cidens tatum,
& nà per te cft homo, cO« (c. uétia patet » quia ideo Peuus cftho-mo , qura
homo praidicatur dc fuisiafe« t:9rbus, & eo modo € homo, quo pnt dc
inicrioribus pdicauur valct -a«contee
quentia à hgnata pra.dicauone ad cxcre €itam, vnde 1 prgdicauio dignata rx $358
fer fe, nec exercita raliserit. | - Relp. Do&or q.11.negádo affumptii, fi
ly-pet (e determinet inbzrérià obiróné affignatam in folutioneinter arguendum
data;(ed verü eft dumtaxatsti ly pérfe de- terminet inhzrens; pro cuius
declarario- ne nota , quod per inhzrentam intcliigic vniónem pradicati cü
fubie&o, per: rens vcro ipfummet pradicatum , inquo funditurillavnio ;
quando igicur aliua dcterminatcio , vcl begorema con- ftruitut cü copula
vétbali determinat ia- hzrcntiam, vt fi dicatur,accidens per. fc «eftens mm
fenfus eft, quod ens couenic pet (eaccidéti; qf veró conllruitur cum a dieato tunc
determinat inhcrens; ve ffi dicátar accidens etl ens pet (e, quz eft s co ree
quid eft fen(us, quód fit - en$hóaltcri inlierens;ita igitur in propo fito
itiquit Doctor affumptü effc fal(uen, fily pec fe dcerminet inhzcentiam,quia
ftcacípecies per accidens ineft homiai, ita & priedicári de pluribus numero
dif-.— ftro, cum vna fecunda intemio füper ali — "Kunidatur,1unc enim
fecüda intentio fun feteritibus; cocedi tà potett ,' fily per fe deterininet
inhzrens I.ly preeüienr ;& : Difput.I 1b De Ent Raiinté S & Í— -5
-ficyfit modus intclligédi prima intentio" ^ — - nisjnó potetit per aliam
fuperucnicnrem intentionem modificari , € denoaminasi ,, Tum 2. quia fecunda
intentio dicitur ta- Jisquia prime fuperuenit ,& in ea fundá-.tur,ergo fi
intentio vna pàt aliecifaper- uenire ; & haic alia, dabitur non (oium
prima;& (ccunda intétio, (ed cerua;quar« ' tayquinta , &c. iuxta
catenam fabticaram fecundarumintentionum . Tum 3. quia fundamétum eft maius ens
fundato; quia . hoc iubftentatur in illo , fcd vna fccunda intentio non eft
matusens alia, namome ncs aque pendent ex intelle&us operas tionc,ergo
&c. ]umrandem , quía dare-- tut proceffüs in infinitum , qui cuitandus..—
eft quantum fice potcft. 2 133 Refp.ad.1. quicquid (it de modis císendi,in
modis ramen intelligédi, vr süt intentiones f(ecundz non implicare dari. — modü
modi,dummodoalterlumatur, vt — — - quid;& determinabiléj ater.vr
modus,&— eterminatis ,& fic córiwEit in cafa no- r. dans (ümitur,yt
quid,& induitquafi coe ——— &üc fenfus eft, qp prz dicati perfe de diffe
geüiribus ouo fici itwini nb quida noe (oltm per accidens ; vnde patet ionem
inter arguendum datam effe fafficientem,(i bene intelligatur. Ad im- ditionem
intentionis pria refpedtualé — | terius fundauz,nó quia icfimpliciterprie — |
máafcd quia eft pnorillaquam fundaty& — — determinátur per eam,vt
modírinrelligés — WWE B9, XM B9 -—85
pugpnationem ibi fa&dtam negatur Con(e- quentia, ad tionem dicimus,valere
vtique coní equcentiam à (ignata ad exer- «itam , quoticícunque illa fic in
terminis fecaada intentroriis , quomodo proprie ett pradicario fignata , &
virtualiter có: tinct e«crcitan, amet fit intermi: nis prima intentionis, vt
eft in argumen to aliato ; quod fi interdum in fioiibbus p iombus tenet-
Confequentuia à fipoata ad excroicam y. hocplané ctt gr; tia marcérig j noa
gracia formae, rta à git. q. 8.in fine, clatus Brafauol. qu. 117 quain
docttidati habet Do&or q- 14; & "eL iy d aes 25 Vai ut *9?131
Terrio obicitur nó potle vnam fécundarà incentióoem alteri, velut modü » perierat
- Tum quia im- cat dari inodudi modi;nod. enim datue. - aXionis a&io;tiec
vnionis vnioj & ficde alijs - at «um crgo [ecüda iirentíoyve di €ius, Ad
2.negatur aflümpti,nóenim. fccunda inté io dicitur fccunda, quia fu perueniat
prima, fcd quía explicat resia cíte (ecüdoy& attributo racionis ,vr art; 1,
declaratum ett , vnde licét vna fccüda in- - rcntio fundetur fuper aliam ,&
fundátes dicantur (ccundum quid primz reípectu fupetaenicntum, (mpliciter tamen
, & abf(olu:é omnes dicuntur fecüda, no aüt tertia, vcl quarta , quia ones
coueniunt obrcéto,vtcognitoy & cÓparato ibattris — — buto raton's,
quodeffecognitum, & cóc — — paratum eft ftacus rerfecundus. Ad 3.ne« gant
aliqui naiorem, vt Mafius (cct.5.de rcbus vriuerhis q..8. fed quicquid hc de -
hoc,vcra cft anaiorjquando tundatio exi- gic lubitemationem; X influxum f:udgo
meti quód nog requiritur in propofis to- de antentionibus ; «uz-fumb mera
relationes vatioms ;& nullum ye. tum inlaxum exigunecy patic fandamé- uy ^.
Myfed qualicunque exigitur ad dandam MeNlunis chio BiMM patus atiendi- * turex
parte intellectus ; & adhuc cóccfTa 13io1i deberet negari mjnof;quia vc con
| T |. — àmuenitur (i0 modo gradualis
latitudo , | — «wtinente reali ex Doctore
q. 6. vniuerf. |. . infine, & ibi notant Mauritius, Anglicus; |. — &alij:Ad 4. Negant aliqui Scoriftae
pro- "keffum in.infinitum , nam
trcs tátum af- fignant gradus in fecundis intCtionibus ; tiones fundaras in
primis, in fecüdo pa(- — — füb quibus
concipiuntur,& hic datur tta- «. tus, quare vÍq; ad itum tertium gradum;
dumtaxat admittunt. progreffum in fa« bricanda catena fecundarum intentionit, ]
& hoc. putant e(fe de. mente DoGoris —.—. Qs6.cit. in (ol.ad 4. vbi
expreflc admit- —. . st vltimum gradum in fecundis intentio- |. -mibas, quiet
terius.iamaffignatus. — — - 3Verümfolatio hzcnon eft idonea, nà ES Ux A» ; Qua
FI. De fecundis Inicwrionibus . e-fr.1T.: ftat ex q.6. intra fphzram.ents
rationis inprimo gradu ponunt fccundas inten-. . fioncs Buentcs abipfis ; &
in 3. modos, 359 etiamfi in ordine entum rcalium proccf fus in infinitam effet
euitandus ; tamen noninconuenit in relationibus rationis y vt expre(sé docet
Scot.4. d.6. q. 10. fub E. &calib; zepé , id.n. aliud non (ignifi- '€atquàm
intellectum poffe.fncoeffiue in infioitum intell:gédo refle&ere [e (upra
biecta cognita; & illa comparare n at- tributo rationis cam autem loc. cit.
ad« mittit Doctor wlItimum gradum in entis: bus rationis loquitar ex
füppofitione, vt — ibi notauit Mauritius,qu£ tamenfuppos fitio ett abfolucé
falfa. Vel dicédü, quod etiam tribus illis dümtaxàt gradibus ad- mi(lisin
fecundis intentionibus, hoc non. obítat , quinadhuc vna ure intentio poflit
(uper aliam fundati in infinitum, quia im i]lo tertio gradu potett inflituila-
titudoinfinita fecundatü ;ntentionum , . quarum vna fuper aliam fundari poffit,
& omncs fpe&abunt ad illá tertium gradi, quia quatenus vna fecunda:
intétio fuper: aliam fundatur, liabet rationem modis DISP VTATIO QVART -. De
Foiuer[alibus im Communi. — ———— Xplicata natura Entis Rationis, C*: fecunde
Int£tionis , vt fic j imgenere, nunc ad explicadas in fpecie defcendimus
intentio- nes Logicales, Cr ab eis mmcipimms,qu 'niuer[aliayfen Predi-' j| «abilia dicitur, eo quia eorum cognitio multu
deferuit ad or« || dimanda pradicaméta; agemus autem de ipfis pofleain
particulari - H«c dici folér viniderf ia inpradicada ad differétia vuiuer[alis,
tum in caufandoycu iufimodi efl Deus, A: rimó in comuni, € quacunque alia cauja
concurrens ad plures effetius, tüm in fignificado, qualis* eft vox plura fignificans,
vt boc nomen animal, quod omuia fignificat ammalia;th' dnreprajentanio,qualis
eft bomisis imagoyaut ettam eius cognitio, que aliquo mo- do omnes bomines repr
&fentat; tum denique ad differentiam vuiner(alis in effen- — vs nempe cum
aliquali fua vnitate e[lyvel eje potefl im multisyvtnatura ani alis in omnibus
animalibussGr bominis in ommibus hominibus. Igitur Vninevfae le'in pradicando,
de quo bic agere tmtendimusysnullum borum e$t , fed tantum eit fecuida quadam
imeniio appiicata illi natura commun , que dicitur vuiuerfale — in e(Jendo, per
quam relationem rationis illa natura communis conjtitui oxi- | ? m? potens
pradicavi de multis. Ex quopatet vniuerfale rp. effeudo effe funda tum
vunerjalis in Lemaire eon. quód natura banana cft in ?Peivo O Paw i lo,
pradicatur de illis - Hinc vniuerfale in effendo confucuit appe liart Jat
materialeyc7 fundamentaley cr pro prima intentioneyiré vuiucr idle
Metopbylicits i guat enus Meragbyficus vonjiderat magtras rerum fecundum Jes
yuiuer[aic E^ in 3$6 dantur in primis . Cum igitur vniuer[fa £lety ad Meta d
Logicisyquant Logicum; nc QV ASTIO I. n detur V niuerfale à parte rei .
Oueturquafitum tàm d| de Vniueríali in c(s&- 4 B doquàm in przdica- M| do;
&quoad viráque | parié hic refoluetur, "EXEC. obiter tamen de vni-
'werfali in effendo. Hac de re due extant €xtremaz opiniones, & vna
media,que cft wera ac tenenda . Prima cft quorundam Philofophorum antiquorü ,
quam rcfert Arift. 1, Mer.c.6.& 4. Mctcap. $.de Hc- zadito, & Cratillo,
qui in rerum natura fingularia folum agnofcebant,& vniuer- falia pror(us negabam
; ab hac opinione non malum ditat Nominalium placiti, qui rationem vniucrfalis
reponant folum àn vocibus , & conceptibus concedendo tantüm vn;ucr(alia in
Gignificado , & re- atcntando, negando prorfus in eff en- do,vndé &
Nominales cognominati süt, ià Ochá Vd Log.cap 14. & 1. d.a. q.4. &
quol, s.q.121.& 15. Gabxicl 1.d.2.9.7* Grcg.1.d.3. Rubio.ibid.q.7. & ex
Recé- aioribus quamplures ex Patribus Socicta- tis prz (ertim Hurt. difp. $.
Mct. fe&t.10. Aniag.difp.6. Log.fc&. 4. Akera opinio €x diametto oppotia
concedit vniucría- le ina&uáà parte rci, nótamen codé mo- do. Plato namque
hoc adaittebat (epa- ratum à fingularibus,vt ci impiogit Arift. 1. Met.cap.6
& lib.7. cap.. itaquod da- zetor homo, (cà bumanitas ip cómuoi, de qua
tingali homines participent, & equus in commani,de quo omnes equi, co fcré
modo , quo pliscs hucerng cx codem lu- minc accedunius. Alij «cro. admíttix
vni- , wecflc à parce rej nont à fingularibus Difput. IV. De. Vniuerfalibus in
Communi. gradicaudo dicitur vniuer(ale formale in a&inye* pro fecunda
intenzione, quia nis mirum importat ipfam intentionem vmuerfalitatis,que e(l
forma rationis,qua ali" uid denominatur vniuer (ale in a&us dicitur
etiam vniuer[ale Logicumy quia Lo- gicus per fe confidevat feowndas
intentionesnaturas »erà erum nonguf infevuiunt pro fundamentis illarum , m p
ini fecundis intentionibus , vt fun in e [icam trattationem eius ex profeffo
remittimus, vt Met fieri potefl di [cernamus, quia tamen fundatur ineo
vniuerfale amentum eius fit tyronibus pror[us ignotum , aliqua obiter ini« $io
buius difp. de ipfo wniuerfale in e[Jendo ex Metapbyfica fuppouemus . quatenus
sendo proprie ad Metupbyficum fpe- aphylica feparatü,fed in cis realiter
inclufum,imó & cum cis realiter identificatum; vocant autem illud vniuecfale
in aGu, quia nata- ram cómunem in pluribus Lena - amyinquiunt, veré, ac propri
P dici vale uec ci aliquid defice- read a&ualem vniaerfalicatem mW tam,ità
Paulas Venet... 1.vniuerf. & lib. z.Mer.& ;cusrenet Monlorius difp. de
vniuet(.cap.6.& folet quoq;Scoto ime. pingico quia in 2.d. 3.3.1. docct
naturá à arte rei de fe pluribus cómunicabilé ef- i. Tertia demum (entemia
concedità — parte rci vniuer(alc in effendo, .(.naturas communes in
fingularibus exifténces n üidemquafi (it eompletum, & ip adus — ; ed inchoaté
folum, & remote , quatenus fundarc potcft fecundam intencioné vni- ucrfalis
Logici , quod folum fatetur effe — vniuerfale completam, & in actu, at non
habere effe , niti per intellectus opcratio« nem quz eft vera (cntencia in
omnibus fcholis recepta . xdi ARTICVLVYS PRIMVS Refolutio quafiti de
F'niuer[ali in 1 , effendo . . ; Dis Vniuerfalia in efew- dcm Y reir inu a» fed
i ncis i à fingulari t2, fed in cis fcu, Cmdm cis realiter identificata .
Coxclu(io eft Arift. loc.cit. vbi acriter iouchicac ia cos , quicantum
fingularia agnmofcebant in toto entrum ordinc E ait deinitionem , pet quam
exoli- canit rerum quiddicates , dari de re vnmuerfalibus,& 1. Poft. c. s.
& 1 1. fcien- tiam effc de vniner(alibus, qitz in (inga- Jaribus exiituat ;
SCeum Kiencz pluris — "ma mie (int'reales y wniverfalia eorum ie&a
erunc aliquo modo à parte rci , Gi: Perihzr. rerum alas poni vniucr(a- ;
les,& aliasfingulires,X 1.Poft.c.1.& 2. dec Anim.c. fait vn 'ucríalia
miclleétu fin laria fen(u cognofci ; cerum autcm eft ic&um , praicctim
motiuum , antcce detca&tum potentiz cognoícentis aliquo modo,ergo hzc
conclufio cft peripate- tica, quam proinderecipiuat vnanimiter T » &
Scotiflz coma Nomina- lescum D. [ ho. de Eme, & etfentia c.4. Met.q-13.Probatuc
€ cuidcoti ra- tione ipfam declarando. Nam per vniuer- lalia in eflendo hic
intelligimus folü na- turas cómunes;per quas indiuidua à par- t€ rei
conucniant, & affimilantur,fed ta- les naturas reperiri ipfa experiencia
do- cet, nam per hamanitatem Petrus cóue- ' nitcum Paulo, non eum Bucephaloy f
animalitatem conuenit cum Bucephalo , . nócumlapide,crgo &c.Itemiper
vniuer- M ile in cfi sm cómunem loquédimo «lum non intelligitur vniuerfale
cóplctü, »fed natura comunis, qu po(- itati$5& ob fuam cómunicatem przbe-
1€ occafionem inttlle&ui , vt ipfam cóci« piat veré, & pofitiué vnam in
mukis , & ec mulus przdicetur , at admittere vni- ueríalcà parte rei 1n hoc
fenfa , inchoatü nimium duntaxat, incompletum, non folum ab(urdum non eft (cd
maximé ne- d €cílarium, ne dicamus intelie&um teme- (0 $6, abíque
fufficienti fundamento co- & o natucas vniuerfales, ergo Xc. vide: —
"[romb.7.M ct. q.9. & Ant. And.ibi- dem; & initio pradicabi À -..4
Secundo probatur cadem Conclufio €ontra INoininales. ncmpe noníolái dari vOCC5,
aut conceptus tormales cómuncs y fed illis veré corre! pondere maturascom
muncspzo cóceptibus obie&tiuis, idque Mic jmpriaus cx. veritate pradica-
tiOni Sin quamatt Pa comunis cnunciatur dc ali có pata vt cum dicunus 'Pe- trus
c deno ead arp vniuettale quod- dam cnunciamus de (ingalapi .& oftedi«
musbab.re cü eo eticntialeu conncxio- mcn, & quidem noa indicaui connexio
^o Logaels | N e w & opafc. y j. & $6. Scoto 2.d.3.4. I. & 7 1 :
Duell Lion detur Vniwer(ale à parte vei. eEL y6nb inter illasvoces Petrus , &
booo,ncue inter conceptus formales illatum , quia pradicatio effec omnino fala
, (ed. inter rcs per illas voces , & conceptus tignifi« Catàs , ergo cum
epunciatio- fit vniuerfa- Lsde parciculaci , plané prater. lingula ria, &
vniuerfalia in igmficando admit- tenda Íunt natur communes , quz .di- cuntur
eniuerfalia in effendos & conce- ptibus formalibus comunibus corrcfpone
dent pro conceptibus obietiuis. $ Refpondent Nominales neg. cone feq.conceptus
namque formalis hominisy vt ficnon fignificat immediate aliqua na- turam
coómunem indiuiduis humanis , (ed immediate omnia ipfa fingularia confus&
cognita fine diftin&tione inter illa. Con tra vel fignificar illa
copulatiué , aut co- pulatim süpta,vel difiun&iue, feu ditiun: &im,nó
primum, quia cum totum, q concipitur ex parte przdicati, debeat af^ firmari de
fübic&o ; fi per illud przdicae tum bomo copulatiué fignificamuc indi uidua
omnia, & fingula naturz bumanz, omnia quoque, & fingula dc Petro affir-
marentur, & fic effet propofitio fal[a.s 4 Nec valet quorundam
refponfio,quód li-- cét videantur omnes naturas fingulariump de Petro affirmari
, re tamen vera noaf- ficmatur, nifi propria cius natura quia irs hoc br aétus
copulatiuus B rrind per quéfit fopradicta propo(itio,3 cope latiuo claro, quod
vbi itte de fübicéto af- firmat totum id, quod ex parte pradicati-
attingit,confu(us nonaffirmat,nili part&- fuiobiccti. Non valer,quiaad
vezitateas. propofiuonis copulaciug ab(oluté fum-- ptzliue nimirum fit
copulatiua clara, fi uc confafa y1ndifpen(abiliter requiritur g yt totum
przdicatam , &cqualibet cius pars verificctor de (ubiecto ; nec fufficit
quod aliqua pacs tàcamalli coueniat,& ip: hoc praferum à ditiunétiua
fecernitur s vt con(tat ex Summulis.. Si verà alemume alicratar cum
Hurc.$.179:quód .f. bomo in allata propofiuone ficar 03a Due mana indwuidua
dilute ;; cunc. illa propohio eiriseft bonos fic colues zur, Petrus.eft hic
vclille horao, Ícd ifta. noneí) pradicatio-vniuenals' de (inguee lari plod
indiudui vagi yvt cum — Fr 362 ille homo ; tum quia vniuerfale dcbet pluribus
pradicari per modü vnius , hac enim ratione dicitur vnum in mulus, & de
multis , crgo in ptzdicat;one non poteft fignifcarc plura difiun&im . Si
tandé di- catul,vt ait Arriaga cit-Ícét.6. nu.3 1. na- turam humanam confusé
conceptam effe przdicabilem de quolibet indiuiduo ina. dequaté, .i-vnam de vno
, & alià de alio, quod fufficit , vt abfoluté 1ila fit pra dica. bilis dc
pluribus, vt ad wniwetfale requi- ritur, Contra, quia tunc in qualibet pro-
politione propria matura przdicabiiur de proprio indiuiduo ., & ita cum
dicimus "petrus efl bomo,nop erit pra dicatio fa. perioris de inferiori ,
& vniuerlalis ce, 5 brgulari, fed eiufdem d fcijfo ; vt bcne vrget Lichet,
contra Ocham 2. a q.1. $. 4d vc[ponfionem , qucm nodum vt folnat Arnaga cit,
mirabilia dicit ,& ;n- eredibilia, qua confutatione non egent. |. Deindé
principaliter, cognitio v niver falis non immediaté terminatur ad om. nia
lingularia cotenta fub illo, ergo obie- Gum immcdiatum talis a&ss erit
aliqua vnanatura ita comunis à patte rej omni- bos illis,vt in ipfa onininó
ccnucniant & aflimilcntur, Irobatur affumptum; quia illc actus omnino pra
(cindit à Gingulari- 'aatibus , cum ex vi ipfius indiuidua con- ueniant, &
nó diflnguantur, ergomóim- mediate «ci minatur ad /dla, alioquin etiá
Jfingularitates attingontur a c(p.Hurtad, cit. $.163. per illuni actum concipi
1mme diaté omnia indiuidua, vt. 6 milia, X idco. [cindcre à fingularitatibus ,
quac 1pla redduni di(Ii miliayvnde $. 147.inqnit im- medaotün lündaocnt 6 vn
ücríalitatis ef» feplura tingularia, vt timilia, Hac fola- zio tàm infirma eft,
vi ncque Arriaga , -€ftó it eiufdem opinionis , cam rceipiats & quia cft
quorundam veterum T bomi» farum przícrtiin Heruzi, eam refcrt & optime
unpugnat Zerbius 5. Met. q. 17« S. Prepier. [ceuudum 5 nà quatitur, quid fi 1
lud; in uo inciuidua v.g. bumana. fum 6 milis,Kané cns rationis c ffc nequit
«uia Vimili ode (ipj oniur efe reat s, fa €Ák quid rcalc; plané id cte
ncquita)iqua Difput. IV. De Puiutr[alibusin Commmi; .— petrus efi aliquis bumo,
taenimrefol- — natura ] tiitür ,vc cius fenfus fit, quod elt hic, vel js,
quaidtm Diainis perfonis referua-. ispluribus commmmicibió ^. tur, ergo
communis, Neq; immediatum —Ó fimilitudinis poffunt poni ipfa omnia fingulatia,
vt cóformia s. vt dicebat ome mni eft omnia fingularia, vt coformia , vel
dicitaliquid — prater ca abloluté confiderata; vel non; finon , cum omnia
(ingularia abfolute: confiderata fint plura,vt plura, tuncom« nia fingularia ,
vt fimilia erunt plura, vt plura;& fic ratio pluralitat;s, inquantum talis
, effet ratio formalis conformitatiss & vuitatis quod eft impoffibile ; (i
pri- mum, certéid effe nequit, nifi aliquod rcale ipfis commune, in quo
conueniants quod eft intentum. . 7 Refp. Arriag.cit. pera&ü ilhi cone 1
fufum plura cognofci ex parte obiectis —— etiamí) cx parte modi attingamtut; vb
— — vnum, quatenus pet confufionem nó di- kr rpm illa plura . Contra, ille
adus. ob íui contufionem nonattingitfingula- — — riates omnium indiniduorum
,ergonom — — aiingit plura , vt pluraex parte obiecti y quia indiuidualis
pluralitas cx illis folum & : prouenit,ergo nedum ex parte modi, fcd ctiam
cx partc obiecti plura attingit, VC— — -vnua; Prob.comfeq.quiacogniioidiàe —— —
tum reprzfentat , quod fc tenet expate . 'obic&rüigitur non reprafentar
plurali-— utem, & d.itinctionem,certé neq; obies —— &um, prout efl
terminus illius cognitio» nis) dittin&ionem habcbit « Confir. qiiia li-cx
paite obiedti plura attingitvt plu« ra,ergo non repra'(cntabit illa vcindi ftm
&a,& per modum vníus , namrotum id teprarfentat , quod attingit, com
ergo nó rcprafentet plura;(cd vata, (i 2nd. cft no atcingere plara (cd yaum.
Tandem it ko- - dec Anim, oftendemus obie&tü non acci- pete vnitatem à
coceptu,fed potius € co tra conceptum ab obicéto, quia potentiz. — - Épecicaumr
pactus, & actus per obiecta. ex 2«de Anim«crgo falium cft natura hu« mani;
g.aliam vnitatem nó habere, nif quà accipit à cóccptu formali intellectus.
confuío; (ed contra hoc [INominili(mum fufius agcmus in Mct, Vide Taur. q.1-
Pra dicab.dub.z. Fabrum 4., Met. difp.9. $ Ieruó quod hzc. vauucr(alain cí*
Íci- $4.1 f. «efu detur Vniue[ale & parte vei, &/Art.1. 265 . fcnlosfeü
n.c re cómuncs poni non de- beantà (u;s ngular:bus feparata , fed in 37.
eisinclufa, & cum eis realiter idenufica- | — — gta, clt cid communis
Peripatheucorum , fenfus, & expreffa A1ift. fententia contia ; Platonem,
vnde 7. Met. ait; quod nullum -. vniuerfale exittit preter. fingularia fepa-
;ratim, & 10. Met. vmuerfalia. non. (unc . przrer multa , & 1. Poft.
domus non cft prater has domos, & lacetes prater. hos lateres, & in
predic.fubftátiz haber.cor- .rüptis primis fubftanujsimpoffibile cfle ali uid
aliorum remanere,hoc cft, deftcu . €tis fingularibus vniuerfalia quoque cua-
" neícere;vt expofitores ibi tradant; & pro- batur manif fla ratione
ex ipfo A:ilt.dc- du&a 7. Mct. contra Flatonem, quia vni-. uerlalia veré
praedicantur dc fuis fingala- . gibus, vt 5ottcs eft homo; fed przdicari — «cté
dcalio przí(upponit effe inillo , de P qu predenunenge vniucr(alc eft in in- i
— diuiduis,nó autcu, (eparacum ab cis.1mà vniucrfalia eflenrialia , vt funt
genera , & fpecics,nó folum dcbét elic in jndiuidus, B LU 5C
nerío.ingularis cft, ac ind;uidaa , iuxcà ... jud Bocuj axioma Qmn^,quod c$t
,ídeà — 7 efl, quia »3umnumero eff , quodin hoc feníu ab. omnibas intelligitur.
Vecüm an talis fuerit feacentia Piatouss m ci e eyrus Aritt. valdé dubium cft
& quod picionem auget, cit, quod teftatuc D. Thom (teftis plane &de
digniffinus, & omni cxce ptione maior.) lib.4. de regim. |. FPrinc.c.4
Arift. ncmpé non plan? tefcr- Pons [cntentias, maximé Socrar.s,& » ^h fy o£
& "t KA 17 RUN ! ; & quidem grauiffimi Patres & ilofophi, prz
(cca veró Auguft. lib. $3.4.9..]446. & lib.7. de Ciuit. De1c.28. Seneca
lib. 8. & E ugubinus de. perenni : 10. Placon.
—- - indices àimpottura , X 4 iuit £aulc locutum de Idcis inedit. quibus.
(ubícribit Scot. 1.d,3 4.4. vn.$. 4d «fia y allirmaus Atiltanaié retul dc
Platonis (cntentiamy fubdit Mayron.1.d.47.9.3. id fccillc in» nidia motum, fed
videin'uc Auci(aq 8. Los.(vc&.2 . & Fafqual. parc. 2. fuz Mer. difp.1
1.(e&.3.de«nence Pliconis oii né dilcuccentes, & Mayson.loc.cit. pro
Pl;- tone conica Arift, fteeoué decertans. De
-yniuer(ali platonico etiam d tfasd diTe- .ric Bonct.a. (uz Met.c. 2, & 4. & poftea lio.8. cap.1. agit de eifdem vau.
rfalibus iuxtà men:cm Acift. & Concaren. to. 5. quat. perip. 3.1. 9 Hac
igitur cft comm'ms fententia Realium contza No.ninal.s de Vniuerfa- lib. in
eífendo ; v: notat Mcuri(fc lib. 2. Mert.cap. 5 q.3- & quidem Scotü ;lla
ad- mittere à parterei modo :am declararo tet exloc.cit.2 d.3.q. 1. vbi conis
viri- s id probare cótendi: , quia vcró VT. loc.lapracit.ita aper: non la
u'tur,ynde non dc(unt ; qui eumtrahere conantar in Nominalifaium , vt Hurt.
& Arriag. cit. ideó locum alium adducere libet , quem rcfcrt Zerbius,ex
crackatu de fenfu refpe- €&u tiogulacià, & incelie&tu tefpe&u
vni- ucr(aliu.n, vbi in 6ne inquitipf.£ natur, uibus accidit inientio V
nuerf[alitatis, unt in rebus," propter boc no'nina co- munia fignifi c
antia natar as ipfas pr.edi- eqntum de indiuiduis, non autem nomina fignificantia
intent iones, Sortes-n.efl bo- * moyfed non [pecies, hinc,& alialocva . S.
Thoma ex tra&. de Vaiue fal. b. & de- n tura genceis,X cx 1.(cn .d
38.3. 5 acc. io Corp. a idaci Zerbius , ex quibus ina- nife(té deducitur
Doctor. Angcl. non à Nomioalibus.(edà Realib. ft «ce., Verum tamen cít , Keslcs
poflea etia inter fe di- f.tcparc in mo lo ponendi va'ueríalia in €il-n1o;
Scouitz nam ]'ic docent, nacura 1;à cxiltece in üngulaci, vt juam us ficilli
realiter ideacfi caca, manet adhuc camen €x natuta rci formaliterd tlincta à
(iogu laritate ob d ucriiarem (uar rationd , quas etiau) in cali idenarate
rcali (eruant bees ca e — n. ex fua ratione ormali femper ctt pluribusco ica
bil iagularimtim dinum bU RR quod natura ex coatractione per fingas lacitatem
facta,non ni(i exainte. 6, x des nom .aaug? aaanet fiagulaizata, q./à d.»
tlinctioaem euam agnalcür iocec ac dis. m.taphyacos i. inter padian s de : A la
; à 364 fia natur fuperiora , & inferiora lineg gradicamenialis eadem fere
ratione , vt v.2.anima!& rationale it& diftinguuntur, quia importát
diuet(as formalitates ,qua- fum vna c(t potentialis , alteca a&unlis , «na
e(t ratio, qua homo; & brurum coa- ueniunt , altera eft ratio, qua.
differunt , 'citrà quodcunc; opus incelle&us;cum er- ' go de codem (ecundü
idé contrad:&oria à parte rei verificati non po(Tiat , nece(Je eft, quod
importent diftin&as ex natura tei formalitates, ità m— i apud Sco- tum
7.Met.q.13. & 16. vbi Tromb. q.4. Pert
jv: Am & in r.d. 8. q.:. X 1. :di3- q. 1. vbi
Tatar. Lichet. & alij Scoti- , relrca eademloca. Thomiftz veró , ] tquidem
naturam cómunem ha. "bere e(te reale in ingularibus , (ed nullo ca ab efle
fingulacium, & differentia iuiduali ex natura rei actual ccr d ftin-
€uin,fed tantum virtualiter ,& per intel- Ic&um concipientem cü
fundamento ia re/naturam cóem à fingulacitatc abítra- &am , & ità
con(equcncer loquuntur de cateris gradibus metaphy(icis ; vndé ad argumentü
illud de contrad:ctoc/js ccfpa dent ad collendam contrad €tioncin (uf. ficcte
di(tin&ionem virtualem , ratioge cuius aliqua' non funt omn nó idem , &
adequate, & ità fic contradidtio circa $idem,non (üb cadem ratione, nec fub
co- dem modo . At hzc folucio parum valct, vt
conftat cx di&is difp. 1. q. £. art. 2. lo-
quendo de diftinctione formali, & ex di- cendis difp. 9.q. t. art. 2. cíto
.n. fufficiat ad euitandam contradictionem fuppotita - intclle&us
operatione , & d uera ciu(dé | gerappreehenüone, quia tunc oppolica s
pridicata non verificantut de re fecundü
adzquatá iplius róncin, (ed inadeequatá, & aliquid T emqe vni Roa ,
qued "* t altet!,:fi prz ci(o opere intellc- ri So fufficit uim ibi nó eit
alia,& alia ratio, jvndé abíoluté quicquid przdicarur de|vno, pra: dicacur
etiá de altero, vt tunt à parte rci ; fed de dittin&ione icamentalium,&
compofitionc mc- taphy(ica, quà faciunt, quatenus vna. c (t «calitas actualis,
& contractiua, altera , ial.s, & contrahibilis ex profcífo B Mcgis
igendutet; quamuis dc c6- Difyut. 11. De Viituér]alibus in Coimiunt ' tat
indiuifionen per principia eilentialias . non arbiccantuc abfurdu.n , (ed fumme
.lo, ucur eaim conftituit c . taquantum eit defe , poteratcótlituere —— Paulum
; à illi à gencrantecomuiunicata — po itioae aliua dicemus difp. feq. q.3; to
Piaterea neque ipfi *corittz (aci imer. (€ conueniunt de. cGmunitáte cealt
naturatum', quidam .n: contendunt effe cómuncs per inexi ttentram, itaquod vna,
: & eadé humanitas realiter reperiatuc in Omnibus homimbus , v.g. humanitas
Pe- tri, & humanitas Pauli nondifferunz, nid — —— extrinfccé,rationc .(;
diffcreniarüad d Garum; qf autem atferunt vn im eile oa. tutam iv omaibus
fiagularibus, (3nà non intelligant cile vnam mumericé, d.n. di- uinis taacü
períonis referuatum ett , in quibus vna, & eadem numero prorfus in- diui(a
na:uca repetitur; fed loquuntac de illa vnicate propria naturz , qua impora
"— dici folet vacas rocmalis, & eff -n- tialis , quai ide ett m nor
vnitace nuines ; & ponere in cceaus eande n nitucá fic vnam in platibus
fiogutaribus nedum — neceifar;ü ica. dc fendunc Canon. 1; Phyf. q 6.Bonet lib.i Mcr. cap.2. ra'ion bus - fané
nó (petnend s , Mcurüle loc.citq.4.— & fuse Pafquahg. «om. 2. Mct.dif.1 4.
à etia ita loqui videtur Faber 12 Mci. loc, ci, & 1n Ehilofoph. cheor. 95.
cuin alijs —— qu.buldam. Carceri vecó Scoutlae admits — tunt natura$ cómunes
folum per inditfes ——— rentiá, non autem per incxitlencá, vade. — cóícquéter
volunt quodübet fuppoutum —— — hab.rcpropriam nacurà cum fua vnitate — —
foimali, & aliam effe humanitaté Petri, ———— aliam Pauli, etiá ancecedemer
ad diffciés —— tias indiuiduales; dicitur ca.évnaqueqg —— nacura €ó
s,quia.juanrumuiss lit excciníes — €é contra&a pec differentiam ad hoc,vel
illudindiuiduum,inir.niccé tamcn sépet ——— inditfereas manct; vc ic in hoc; ce
mile et tuilfet , & idcó dicitur comunis pct indif- ferentia, ita defendunt
l'atar. qc1.przs ——— dic.dub. 3. Vallo: Formalit. in explica- —— tione
diuifionis entis rationis, & cgregié ] Lichet.cit..vbi camen benc notant ,
quód licét tint toc. hamanitratesquoc homines, adbuc tamen vna tantum eit
(pecies hu- máànà , quia vnaqua quc non c pr aic, Aem... 2 ^- * L L x Li - | Q.
Een detur Pniuerf. h parte rei. c/Art, T. dare, nifi fccopdam intétionem
eiufdem fpeciei.ut poté entitates ciuídé rationis , idem tenet Rada a. p.contr.
5. ar. 1. 11 Et fané hecfui(fe videtur més;Bo - &pris, vt patet cx toto
proccffu ill;us q. 1:dift, 3. fecüdi,nà pra(ertim à $. $ed con- 365 uiduis
remanentibus; neque nouus homo creari, quia creatio perit e(Te ex nihilo,&c
in hac s€:étia przexifleret cius natura inr indiuiduisiam exiflenubus; daretur
in(u- per de facto vniuer(ale in a&ü à parte rci y cx vna enim parte natura
elt realiter vna, tra v[que ad finem queft. aperti(Timé dgp- & ex alia cum
tali. vnitate reperiretur in «et communitatem Baturz cífe per ind:f- ferentiam,
nó per incxiftériá, & q.6.ciuf- dédift.(ub D. refpondens ad illud quzti-
tum , an vnitas natura cómunis fic alicu- . iusentitatis in vno tz indiuiduo
cxiften - * tisan vetó alicuius, quod imul e(t in duo bus,inquit Concedo ergo ,
quod bc vni- tasformalis nà efl alicuns entitatis exi- flentis in duobus
indiuidai led im vno, & in 5.d.8.q. vn. in fine ait aliam e(Te vni- ta
(ormalé haman tatis Chrifti , & aliá bumanitacis Mari, & 2.d.3. 9. 7.
D. in. quit effe diftinftas humanitates im. pluri- - bus ominibus, eciam vt
przceduat fia- gularitates ; h«nc tà ioferri non debere » Slides m vr meri ise
td id.di(tingui, & aliud ipfum efle pri- mis Fationem di(tinguendis vel
diftin- - &ionis,quia cum hoc, quod ipíum fit di- .. flinctum , ftat, quod
ipfum non fit ratio —'liftinguendi ; concedit ergo Doctor hu. manitatem Petri
effe emitatiué. diftin- Gm ab humanitate Pauli, non tamé cf- fe rationem di
inguend; Petrum à. Pau- lo,quia quátam eft de fo, ett ctiam com — * gmunicab
iis Paulo , & ideo cum fit enti- tas communis per indifferentia , non po-
teft cfe prima,& per (e ratio diftingoen- di , hzc c:go eftgenuiua mes
DoGtoris , - vnde €inonm iple cit. quamuis probabi« liter oppotiram tueatur
fententiam , füb- dít tamen hanc fecundam ctle magis (ub- o gilem,& opiniog
Scoti conlonam 11 Etquidem faftinendo dari naturas: Comaxines per inexillengam
, cuitari "mequeuat ab(acda iila , qu cootca natu. Ig commaoaitateim
vrgebanc Auccolus:, & Ochim, niarram-quód via, & cadem .Batura
er.t(inul , & femel mifera , Sc beata , quia io Chcifto exiftens cft. bea-
tz,& in 1ida animata ; & quod Perrus nequit aonihilani à Deo,quià
femper ali- qua ciuscniitas remanerer , nempe illa Mena Rp eOD | E qaa commanis
c(t illa cum caters nda- (o 4ogieae : multis, quz duo confticuunt vniuerfale in
actu , vt patebit art. (cq. Conantur quidé Audorcs alterius
opinronis Doctore ex« plicare,& hac inconucnienria cuitare, vr dc ad primam
au&oritatem ait Mcuriffe q. 4. Scotü intelligere vnitaté natutz nà e(l
alicuius entkaus exiftentis in duo-. bus indiuidais cum fui diuiione athero
genca 4. per di.terentias alterius ratio« nis , quales (unt fpcciticz , bene
tamen cum fai diui fione homogenea .i. per dif- fcientias ciuídem rationis ,
quales (unt indiuiduales, Ad 1. inconaenicns ait Fa- ber, gr natura Chrifti eft
numero diuer(a à natura ludz, & lolum eadé (pecie , non inconuenit aucem
aliquam naturá cia(dé fpeciei cum matura Chrifti e(Te miferá.Ad alterum
inconueniens inquit Canoni. fuf- ficere ad anihilationem, fà nihil temancac s
sn ad creatiónem, fi nibil przc- xittat fingulare « "tg 1:3 Sed funt vani
cortus, nam cum ait Do&or vnitaté formalem mtra nó. effe alicuius eatitavis
exitléus in duobus indi- uiduis,fed in vnoyc (to exemolificet de na tura
fpecificaycradidit címllá do&lrina ge neratim de vnitate natucz tàm
fpecifice y à genericz ; de quibus loquitur promi- ftue inillis qua. imó fi
verü eft , quód ibi docec Mcuri(Te natucam lramaná ef- fe totá honozencam
Metaphyticam,&c indiuidua natutz hamaoz effe partes fus bie&iuas
illiustotius , atque ideo contractam habere folam vniracem ne« antem diuifionem
atherogeocam, noti am(in quo melius lo ui nonza. poterat) ccrté nod amplius
defendere, s pore(t commumnitarem natura fientiam quia nalla eadem encicas.
eft. in duobus indtuiduis, alia .n« cfLenciras hue ao Petti , alia Pauli,
eftoomaes- M contlitait Pe« 55 Ne ae damnilin util 366 . Uipu.1P. Pe
Fmutrjalibus m Commmi. Neque etiam Faber primum fübterfagit ab(urcdum, quia
argumentam vrgct incó- ueniens e(lequód vna, & cadem entitas, «quomodocunque
ponatur vna,fiuce nume 1ó,liue fpecie dummodo fit vnitas realis, qualis ponitur
effe vnitas nature; fit fimul, & (emicl mifera,& beata, nam i illa opi-
nione humanitas Chrifti & Iuda nte-
ccdener ad hingularitates nó funt diftin- €lz rcs, vel entitates 5 ergo licét
non ca- dé (ingularicas fit mifera, & beara, limul, &(emc! , benetamé
cadem matura, quod adeó abíurdum et etiam in hoc fenfü a(- ferere, vt meritó
Tatar. cit. hanc imagi- nationem appellet meram fatuitatem . Nec etiam candide
Canon. alterum fuüb- terfugit abfurdisquia fecundam cómuné, fanum fentum
annihilationé requrri- tur, vt nihil remaneat in reram natura us entitatis
a&ualis qua intrinfecé compo-. nebat. rem annihilatam , ficut ad creatio-
ncm, vt nihil prrexiftac entitatis imrin- fccé componentis rem creatam , íed de
hoc ex profeíio agcimusin Metaphylica , ac Solusmrur Obicttiones - 34 YN
oppofitü obijcitur r. pro opi- À nionc Heracliti,& Crarilli, quias
syuicquid eft inrer natura, veIett Deus; velcreatoras fed vaomquodque horam
fingulare e(t, de Dco patet ; ac etiam de €reatura, quia hac exiftit cxvi
alicuius is realis , adtioncs vecó. fant circa fingularia r.Mct-tex.i, Tum
z.cziflentia eft aQusrei (inguluris, ergo quicquid exi ftit iineulare cft -
Turm 3. qu:a omne, g eft idcó cil , quia fingulare eit-ex Boer. - Tum 4 fi
darenmir voiucríalia,id potiffi- mum cífec propter [cientiassled ifTa pof- funt
effe de Gingularibus , vt coa(tat de "Ihcologiz, quz cft de Dco
fingulariffi- m0 . Tum $. ad vaiucríakeduo neceísarió px CoA vnitas, X multitudo,
vnde definitur , quàd tit vnum in maltis , quia fi clct vnày & nod
re(piccret mulra , cunc ' comuiiunitas , fi veró refpiceret sigla, & non
cíf:c vnum; tunc etler mere simpliciter plura, (ed vntras, & m ltiut- do
inicr Kc repasnant;ergo &c. Tum tá- dcm €uia SEMETDoli-t49. lcquzn$: 7 t 1
E de vniuerfalibus ait; fpecies valeant, fig*- mentum.n. fant, & i de Anim.
c. 3. EM vniuerfale, aut nihil eft, auc pofteriuseft -F. per folam operationem
intellc&us. ; Refp. neg, minorei de creatura quae libet vniueriim ; licét
enimy omncs illae *Q«eaturz, qua primario , & immediate terminant actionem
productiuam , fint fingulares, nou tamen quicquid produci- tur concomitanter ad
earum productio- nem, neccíle eft effe incrinfecé Giogulare, & in hoc fen(u
poffunt a&ioncs efe etia circa vniucrfalia, vtait Do&tor 3. d.22. q.vn«
G. Ad z. verum eft allumptum de cxiflencia perfe&ta, & vItimata;,
qualis e(t exiftrentia rei immediate exiftentis,ta- lis non cft exiftentia
matuczs, qua cxiftit folum mediantibus (ingulatibus. Ad 3. . ideó fic loquitur
Boet.quia etiam naturae : comriumes ideo exiftant, quia (umt in (im quedam
ratione; & ipíz tingulares. icunttrjnoa per fe, & intcinfecé,(cd pec
accidens, & denominariué ratione diffe- rentiz indiuidualis adiun&a ,
vt declaratDoGtor 2.d. 5.2.6. T. Ad 4.data ma.neg. min.vt .n.dicetur ad lib,
Po(t. fcientia proprié nó efl de (imgnlaribus, Deus aür cíto tit fingularis ,
adhuc tamen eft (unz- méncecetfarius,& ideó deipfofciétiadae ——— tur. Ad 5.
vnitas, & multitudo non rzpurs; gnant, nil) codem modo famamur, népé::
vnitas numeralis , & pariter nameralise multitudo, quédo autem dicimus ad
vnt-.. uetfale in effendo ctia fuo modo requirr. vnitatem,& multitudinem,
loquimuc de, vnitate formali, & multitudine nunyeca- , lis qua: inuicem non
repugoantyquta vai- tas formalis cft minor numeculis bend ia- mer verü cft non
requ cí tantam vn ta. ad vniueríale imetfeado , quama rcu ci- tur ad yniuetfále
im prz dicádo, vc pitcbic ex dicendis, Ad 6.vt ones Exyotrtorcs- adaerturft,
ibi loquitur Atifk.de Vaiuec- (alibus Platonicis;& loc. cic. 1«de Anim,
loquitur de Vaiuec(ali Logico,quod vii- que aut nihil eft, cum (olun lit ens
ronis; aw pofterius et; cum abflriliutuc à ccbas per operacionem inclleótus .
1$. Secundo argaituc pro Nomioifi- bus, quad dentur loia vaiaeríala im gat-
fiàdo,quia Aft. Mer. 13: X Lb. 10.6- D eur ^ in jac MR NL: €, ca Cala PP] pr 4
n & - Quaf.I. /fn detur Vniucrf. i pareri. cdu.I. 469 rri geneta , &
(pecics (abflanriaró no (ubftàtias ; in praedicam. cap.dc (ub. . ait (ccundas
(ubftantias qualequid figni- ficare;fed fignificare pro prium eft nomi- müm,
& conceptuum; ergo hzc omnia » funt voccs duntaxat, & conceptus. Et 4.
Polit.cap.2.ait de optimo ftatu Reipub. differere nil aliud effe , quam
denomin;- bus difputare . Praterca dantur termini fhiueríales,&
particulares, vt ex Sümulis - &onítat. Tandem fcientia eft de Vniuer-
falibus;at non eft ni(i de vocibus, & co- «eptibus,cum .n. intelle&as
affirmando, . vcI negando iungit, vcl feparat extrema , «erté non iungit ,vel
feparat rcs ipfas,(ed taatum conceptus formales 5.& voces , dum foris
exprimuntur , crgo inter con. ceptus folüm ,. & voces exercentur pta-.
dicationcs mentales, & vocales. Rep. Arift. negat genera , & fpecies
fübftantiarum efie (ubftantias feparatas, wt aiebat Plato , ita exponunt ibi
Scotus . gralertim,& D.Thomas;in przdic. fub. turre pro nomine, vt fcafus
fit fecun. ; "msan re momios ioni fub- flanriarum fignificant quale
quid,codem * n. modo ibi. dixit. C n Pi epi fignificate hoc aliquid, que ramen
etíam fecundum Nominales non eft. purum no- : mcn; vel acci pit fignificare pro
cle, ficut dicere folemus , quod homo fignificat animal rationalc.1. c(t animal
raticnile; 4. Polit. non hibentur illa verba, fi ali- bi habentur, dicendu:n
ett interdum ac- «ipi nomina pro rcbus , & quidé phralis eft Sacrz
Scripture (atis familiaris. acci- pere vcrbum pro re (ignificata , videa- mus
boc verbum , quod fattum e[l , &c. -dijplicuit boc verbum in confpecture-
gi5,&c. Ad 2. illa diftin&io conuenit terminis ratione fignificoti
vniuerfilis, yel particularis, qj optimé docuit Arift. LElenc. cap. 1. cum ait
nominibus nos . Vti pro rebus, quia res in di[putatione ad- . duci nonpoffunt,
vndé nec de fingulari- .bas ipfis loquimur, niti vtendo nomini- bus, Ad 3.
ncg.min. cum fua probar. in- telle&us .n. in propofitionc iungit,& (c-
[sn in uidem vt (unt à pat- tc rei , fed vt funt obic&iué in ipío , &
fimiliter dum fiunt. przdicationes v oca- les non cnunciatur vna vox dealia,
fcd rcs lignificata per voces , ! 16. Tertio argnitur pro Platoaicis, qp fi
dantur vaiucr(alia inc(Tendo ,-debeanc »oni f(eparata à fingularibus; (cientia
de- ct c(fe deobic&ko immutabili, incorru« pobilisac eterno, fed
vniuerfalia adrit- tuntur , vt Vera de cebus habeatur fcien- tia, crgo hzc
(tati debent immutabilia, perpetua , & ecrna , fed (i ponerentur in
Gngularibus, no cfient haiufmodi,quia ad corruptionem illorum interirent,ergo
debent pon: abillis (eparata. Tum 2.: nullus exifteret homo tn particulari ;
ad- huc daretur. fcientia de homine in com- muni;vcerum «n; e(fet dicere hominé
effe animal rationale,&c.ergo datur homo ia communi , «c quo id vere
affirmari pàt . Tum 3. cífentiz rerü (ünt eternz , cum femper vcrum fir dicere
hominem cffe animalratiooale , fed non funt zternz.in fuis (ingulatibus, crgo
extrà illa, Tum 4. - fimile deber gencrar1à (imili,at videmus multa à caulis
particularibus diflimili- 'bus generari, ergo dcbet dari aliqua cau- fa
vniver(alis , quz (uam fimilitudiné re» bus genitis imprimat. Tum 5; finon da-
retur vninerfale feparatam, tunc intelle- &us filleretur cognofcendo.
vniuer(ale non cognitis fingularibus , quia cogao- fceret e&trà illa, cü
tamen lit intca « ['um dcemá (i vniaerfale e(let in-fingulariy ipsi
quoque.teddeter vniuerlale,Gicat albedo exiftens in homine ipíum reddit albuar,
17 Rclj. nócffe de róneobic&i (cien tiz, quod tit neceffarium, &
immutabile quoad exiltentiam, fed tátum quoad có- ncxionem predicati cum
fabiccto,quod eft dicere ad fcientiam requiri ncceffita- tem complexam , &
propofitionis , non ; veró incomplexam , X terminoruin , vt : docct Do&or
1. d.3.q. 4. I. & k. -Ad ie ncg. conícq. quia ad vcritatem propofi- riis
ieu nó. gin extrema fupponant pro aliquo c& tc; fed (uflicit , quod
(apponant pro ali- quo íneíle. cognito , & quod iungantgt adinuicem , qua
.n.. extrema talium füppolitionurm componuntur ad- inuicem,propotitioncs
cóftitutz exi pfis fact fémper vct y »— — i 4 * 368 Conformitas a&us
intellizendi, (cà pro- (itionis menralis ad rea1 cognitam, ità atar.
q.vlt.przdic.art.2. dub.3. ex Sco- to t | cciher. q.8. & fufius 1.d. 36.
q.vn. Ad 5 cil-ntiz reram dici folent zternz , non fimpliciter, &
incemplexé , quia & ipf corcampuntur ad fingularium cor- ruptionem , vt
notat Do&tór 3. d. 22.q. vn.G (ed sm quid, & cóplexé, quatenus
propofitiones zternz: vcritatis de iplis etformamus,dum eis có:ungimus propr!a
prz dicata; dicuntur etiam zternz,vt no- tat Do&or cit.quatenus non fünt
proxi- mé corruptbilcs , ignis .n. non cít in po- tentia propinqua ad
corruptionem , nifi fit in effeexilleniz. Ad 4. non cít ne. cefTaría femper
fimilitudo formalis, & vniuoca inter caufam,& cffe&ü ;fed mul-
totics fufficit virtualis, vt generatim pa- tet in caufis zquiuocis ; &
talum in effe- ' &ibus vniuocis locü habere nequit vniuer falc Platonicum.
Ad $. intellectus nó fal- litur quia dum cófidcrat natutá non con- füderatis
indiuidais, proprie non diuidit , aut feparat naturam ab illis,quia non có-
templatur naturam (ine illis,fed confide- fatiuum mon confiderando aliud,quod
eft praícindcre, & abttrahere, abítrahentiü veró non e(t mendacium z. Phyf.
12. Ad vlt. negatur fequela , quia nauxra cít in fingularibus, vt (fuperius in
infetiori,non vt accidens in fübie&to , & communitas conuenit naturz vt
fopponit Gimpliciter y Aon aucem períonalitet . :ARTICVLWS IL Refolutio quafiti
de Vniuer[ali m -o. predicando. —| Icendum cft Vniuer(ile in prz- dicando;quod
folum proprie ett sniüerfalc, non dart dein dtantü * cócla- per operationem
inte HE conibinis p ità manifefte do euit Scotus , vt immerito pror(us.cicetur
"in oppofitum, quamuis 0.2. d.3. q. 1. & "fcq. tribuat natürz à
parte rci quandam. d enitarem seed ane namcraált , - quádam aptitudinem ad
e(fendutn in mu «is diiun&tum, ibi tamen aperté fe decla- tat hoc son
(uflicere ad rationem vni- | *i Difput. IV. De Vuiuer[alibus in Communi.
uerfalis in a&u, vndé (üb I. fic loquitur ; efl ergo in re commune, quod
non ef de fe boc, fed tale commune non efl vniuer- fale in atiu , cuius
di&i rationem reddit ibidem ; imo $. 4d questionem diee docct naturam de (c
, nec effe vniuerfalé , neque particularem, fed ad vtram jue in- diflcrétem,
& in fiue quztt.ait , quód có. munitas conucnit natutz ex fe, nó tamen
vniuerfalitas, & ideó quarenda c(t caia vniucrfalitatis, non tamcn quzrenda
eft cau(a cemmunr:tatis alia ab ip(a natura, & 1.d.233 q. vn. verfus finem iuit
vni- uec(alitavem non conuenire homini, ni (i per a&um incelle&us
operantis,& nego- tiantis, & 1, Met. q.6. n. 6. irem 7. Met. q.13.
n.19. fic loquitur. fmtelligendum quód vniuer[ale completum eft ,quod e, im
pluribus, C de pluribus,non a&fu,Jed potentia propinqua, tale mb;l efl uifi
ex con[ideratione intelleBfus , ic ctiam loquuntur eius Difcipuli circa eadem
lo- ca,vnde To. et. q.9. efto voiuer- (ale Metaphyficé fumptum ponat à pat- te
rci , vt fundamentum vniverfalitatis Logicz , ipfam tamen vniuer(;le Lozis cum,
inquit, e(se tantum n intellectu, & nullo modo extra intellc&um ; «e
mente igitur Scoti , & Scotift acum nullus renia- net ambigzndi locus. ! 19
Probatar. itaque conclofio au&o- titateyArift.loquens 1.de anim,tex 8.de
vniueríali logico , ait ; aut nihil efie in re- bus,au: potterius eílc, quía
nimirum ope rc intellectus fit pec abttractioncm ab Cis; & Auctrocs ipfe
dixitibidem intcl- lectam ficere vniuerfalitatem in rcbus, cft ihilop. 1.
Poít.c. 20. dicentis vniucr- fale in (ola intell:g*ntia habere else, &
omnium deniquc Gi scorum , & Lati- norum. Ratioà priori buius conclufio-
niscít, quam Scotus adducit 2.d.5. q. t. H. vniuer(ale in acti illad cft, quod
ha- bet vnitatem indiffecrentem , fecundum quam ipfum idem c& in potentia
proxi- mayvt dicatur de quolibet (uppofito pra» icatione dicente,hoc e(t hoc ,
quia vni- aerfale 1,Pott. 25. eft,juod eft vnam in. - maltis , & dc multis
, (cd nihil (ecuüdum quamlibet vnitatem in re cil talc. quod iecundum ipfam
vnitarem piacifamn fit m F3. 2 dr "A "ü. * :|Qua[L.I. en detur
Vaiutrf. & partevei.drt.IT. $69 in potentia MN adialé predicatio- pé ergo
malla natura à patte rci dici pót vmuetíalis proprié, & in rigore ; Prob.
tnin. quiá licét alicui cxiftéti in re nó rc- pugnet efse inalia (ingularitate
ab illa, in qua eft , nontamen illud veré dici potett dc quolibet inferiori,q»
quodlibet fit ip- sü,quia ctu nó reperitur , nifi in vno in- diuiduo, & à
patte rei nó conftituit , ni(i illud,quare de illo folo poterit affirmari. a0
Proinelligentia huius ronis notá- dum cít quód in Schola fubtilium duplex -
diftiogui folet cómunitas,(cu indiffcren- tia , aut apt tudo natare ad
císendum;n multis (quz. diftin&io eftoà quibufdam Scotiítisfoleat pauló
aliter. explicari , à mobis tamcn éxplicabitur magis ad phra- fii Do&oris
cir.d.3. q» 1. vbiilam infi- nuauit) altera pofitiua, altcra priuatuua , vcl
ncgatiua;pofitiua eft illa; fecundü quá matura concipitur in fc indiuifa, &
abom - ibus differentijs indiuidualibus abftca- - &aaqualitcr omnes
re(picicns, qaa róne - appcliati ctiam folet indifferentia, feu in-
dctereinatio contrariasquate nus pofiti- ué con fariacir derermmationi: aCtuali
per d. rlercGam,& cam penitus excladit fi cnin illam fecum admitteret , iam
non elset a» omnibus (ingulacibus abftra&a, ncc e jualiter omnia. refpiceret
5 priuati- ua ve o.fcu negata e(t illa indifferent, quam adhic natura in (e
retinet , quando conttscta elt, quia ,n. adhuc contracta» diltiagurcor
Éormalitec à differentia ; per quaqi coniushicur, hincreener quandam non
repugnantiam c: fua ratione tocma]i proccdentem, vt poffit else quantum clt de
res(ub alia üngalatitate ab ea, in qua eít,& dicitur prinaciua, vel
negatiua, quía - €um fimili indifferentia naturz ftat ex- trinfcca determinatio
eiuídem per ali- 'quam d.ffcrentiam indiuidualem .. Quiz inctio ab alijs adhuc
facilius tradi. tüuríub nomine apticudinis, quód duplex fit aptitudo natura ad
eísendua in mul- "tis vna proxima, altera remota, proxima 'eft potentia li
bera , & expedita , remota €(t potentia impedita , propter quod iim- -pedimentum
rcduci nequit ad actum, ti- cutmateria fecundum fe dicit potentiam proximam
recipiendi formas quasli difiunctim, itavt hibeat (i mulcitem po- tenti, non
potentiam ümulzaus,fed af- fc&a aliqua forma eft in potencia remo- tà ad
recipiendam alteram. : 11 Rur(us not. eft, vcfüprainfingaut- mus,rationem
formalem vniuerfalis com- fiftere in duobus.(. in vnitatey & có nunj-
cabilitate. i. t actu, vel faltim aptitudinc pluribus infitngm vtramque
explicat A« tilt.dchiniens vniuerfale vmum ia multis, & quidem id
intelligendum elt de cGindt« nitate pofitiua,& aptitudine proxima;ita vt ex
aquo omnia inferiora refpiciat & non
magis vaum;quaa aliud; (ed natura non poteft ita (c habere à parte rei, d
tantum per incelle&um illam przícindé. tcm á differcua indiuidual: , (ub
qua adw reperitur; Frobatur hoc, quia à parce rei in vno tantum iudiuiduo
reperitur vna , & in muitis multiplex, & ab vna differc- tia
determinata, ac proinde extrinfécé im pedica,vt omniainferiora ex equo refpi-
ciat ; & omnibus difiun&im commu . «ari pof[it, vadc à parte rei non
eft indif- fcrens, uj(i negatiue, pet intelledtum au- tem aufertur huiufmodi
impedimentum, -dum przícioditur à diffcicritia indiui- daali, & redditur
communis pofitiué, dü concipitur pluribus actu communicata s vel
faltimcommunicabilis,vt magis mo patebit, ergo (olum per inceile&um eífi-
citur proprie vniueríalis . Y Inopyolitum argaitur, quód natura cóis fit
proprie vniuerfalisà parte rci,ná habet de fe propriá vnitatem formalem minoré
vnttate numcrali , item de fe ha- bet quód fit pluribus comu: icabilis, quae
duo fufficiüc ad confticaendg vniuerfa- lc. Tam 2. natura vmuerialis eit obic
ctü intellc&us , vnde (cicntia dicitur efse de vnueríalibus , tcd
obic&tü prz cedi actü Áuz potétiz,ergo &c, T 3.malta atttje buta tcalia
de natucis. enunciancur, quae tenus vniuct(alcs fant , quod ncinpé obicéta
fcicntíarum,de iE biliayergo à patterci (onc talcs » Tü 4« pót vnias naturz.
vaiucrfalis attendi ex. vnitate ceptus mentis , tunc .n. feque" returquód
iultipl;catis numcro, conce. Neh aid human in pluribus sncellg Gibus,plurcs
quoq;císét nagura: VIRANR 570 miuer(ales , ergo dcbet attendi ex parte tei. Tum
demum à patte rei datur lingu- lare ina&u ; ergo & vniucrfale in (quia
relatina funt fimul natura . 21 Refp.efló natura habeat à parte "fei vnitatem
formalé, & communitatem 'ncgatinà , hec tamco non fufficit ad vni-
"weirlalitatem proprie dictam , fed debet cffc communitas pofitiua, vt
nimirü a&u fit in multis ; velfaltimin potentia proxi- $a ad fic
effendum,imó non tantü maior 'cómunitas, ed etiam maior vuitas requi- itor ad
vniuerfale, quam habeat natura a rte rei,vt conftabit ex dicendis. Ad 2. Lares vniüetfalis materialiter , & re- 'moté
ob (uam indifferentiam 'negatiuam 'eft obie&um intellc&us , vt notat
Doct. €it.2.d.5-q. 1.9. 4d qua[Tionem , vo aüt wt vniuer(alisformaliter,
Inftabit Scot. t. l.3-.6. $. Contra iflam opinionem, do- "ere
vniver(alitatem formalé efie faliim conditionem obie&ti intelligiblis , fed
Obic&tum przcedit adum sm cooditio- n uz requiritur ad rat ioné obic&i
, ergo &c. Relp. & ibi Do&oré loqui de
wüiuerfalitate materiali;& remota, vt ad- wertunt Vigerius,& Licher.
quód (i con- zendatur loqui de formali , dicemus non efie códitionem
prarequifitam, fed tantü concomitantem actum intelle&us. Ad 5. patet peridem,
illa nam; ; attributa enü Ciantur dc naturis , quatenus vniuerfales funt
materialiter, & remoté quia nimirü on pendent ex condirionibus indiuiduá
tibus;(ed à ratione formali naturz, Ad 4. verum eft ynitatem vniuerfalis
przíer- tim attendi debere ex vnitate formali , q libet natura à parte rei,
in;qua fundatur , «amé adhuc cócedendum eft naturàá vni- | ab a&u
cognitionis fufcipere ger cxtrinfecam denominationé vnitacé numeralem
obic&i,vt notat Do&. a.d. 5. 4.1. H.quacenasett ynum de numero in-
telligibilium . Hinc tamen nó fequitur e(. fe dinería numero yniuer(alia , quia
con- cretum n prefertim Diei mul- tiplieatur ex multiplicatione formarum, quádo
e(t idem tubieétü ex di&is difp.z. 1e at in cafu,natuta quz cft (ubic-
intentionis vniueríalitacis , eft fem- pet vna fua vnitatc; formali. Ad vlc.
tam 4. "- Difjut. 1I. De Vuiutr[alibus in Communi . fingulare, quam
vniuer(ale fami poffunt formaliter, & materialiter , ni nirum pro
intentionibus fupcrioritaus, & inferiori- tatis , & pro rebus fubítratis
illis intétio- nibus, vniformiter lumpta funt relatiua , & fimul natura ;
materialiter enim (um- pta ambo füntà parte rei , formaliter ve- rà folum per
imelle&um przdicantem , & (ubijcientem illa inuicem. 23 Sccüdo
arguiturad idem. T ü quia przdicamenta funt entia realia, & extra animam ,
(ed in ipfis continentur naturz vniuerfales, ergo &c, Tum 2. Conftans cx
materia, & forma cft ens reale , com- fitam naturale ctiam in vniucrfali
cft uiufmodi , ergo &c. Tum 5. vniuerfale cadit fub fenía , vt cius
obie&um , ex 1. Pott. in finc, cfto .n. (enfitiua potentia non attingat
naturam , ni(i füb fingulari- tatc , non tamen fingularitatem attingit , vt
docet DoGor dift.& q.cit.füb C. (z- pé etiam apprehenditor res diftans (inc
cognitione differentig contrahentis ,' vc cum cernimus aliquod cffe animal, fed
nó cogno(cimus fpecie , vcl effe hominé , & non cognoícimus indiuiduum,
crgo &c. Tum 4. & cft argumentum DoGoris ibi- dem,à parte rci non fol
datur. diuerfitas numcralis, fed etiam fpecifica, & generi- Ca , crgo &
à parte rei dari deben: vnitas fpecifica, & generica, quz funt vniuecfa-
les, patet Confeq. quia vnum, & multa , idem, & diuerfum fant oppofita
10. Met. toties autem dicitur vnum oppofitorü, quoties
& reliquum ex 1. Topic. Tum 5. intelle&us
concipit naturam vniuerfale , ergo talis eft à parte rci ; quia ipfe nona mutat
realiter obiectum, nec veré pó: illi tribuerequod à parte rei non conuenit.
Refj.przdicamenta efe entia realia. *ion racione vniuerfalitatis,fed rone natu-
tz qua: denominatur vniuer(alis, quorum contemplatio, vt fic ,(pe&at ad
Metaph. efto quatenus vniuer(alia ad logicü perti- neant. Ad 2 compofitum
naturale in : ni- ucrfali con(tat ex materia,& forma obic-
/&iu&,& veluti in effc (ignato, non aucem realiterj& exercité ,
Ad 3.rc(pectü fen- fus licét fingularitas non lit ratio moué- di, ctt (altim
conditio moucnus, itaut q» fentitur, femper fingularc ett, vt in i" —BBÓ
"RENE A onpnnn& Quafi I.e Mn detur Vuinerf. à parte vei. ei drt.IT. de
Anim. fic etià quod à longe vidctur, séper cft aliquod fingulare ,vt docet
Scot. 4:d.S.q. 1. $. Has omnes conclufiones , quam uis confuse, &
indiftin&e ; conftac enim femper. attingi füb conditionibus indiuiduantibus
temporis, & loci, vt ani- mal, vcl hoiníné hic, & nunc ambulanté, Ad 4.
probat folum dari à parte rei vnita- tem genericam, & (pecificam fündamen.
taliter, & ad hoc inducitur à Dot. loc. €it.
non autem formalitet , quia fic prz- Ífeferunt. fecundas intentiones , mcritó
quarum funt vniueríales. Ad vlc. neg, confeq. quamuis.n, iniclledtus nó mutet:
realiter obicétü , immutat t obiectiué , nec prOptercà (alsü dicit,quia licét
atcri- butü vniuerfalitatis nó cóueniat náturz d. patte rci formaliter, &
actualiter, coaue- nit tamcn füandamenraliter, & virtualiter y quod
fufficit ad faláitatem tollendam . ,.44 Tertio adliuc fortius atguicur ad idem.
, natura cominunis e(t à parte reí yaa. ,& cadem in omnibus fingularibus
intrinfece , & (olum extrin(ecé multipli. cata pet differentias
contractiuas , ergo. veré € (t vniuer(alis à parce ret. C , patet, quia vt
dicebamus art. praeced. ad- naturam comuriem vnà in om- nibus per intexiftétiam
vaitate ill forma- liqua eft minor numeralt,ceaemur quo- que à parte rei
admittere: vniuerfale in actu ; affumptua veró fusé probatur ab Auctoribus ,
qui vnitatem formalem na- türz non multiplicanz im interioribus ad multi
plicationum vn«tatis numeralis, fed protíus ponunt candem ;& fundamentum
tro, & Paulo , cavet diuifione formali, & ellen: ial, ergo à partc rei,
vt eft in pluri- bus, eit Formalirer vna ,& confequenter vnitas formalis
natara: humanz cft vaa in Onmn/bus , nec multiplicatur ad multipli- €ationem
enticatis namcralis , Confeq. patet ; quia vnitas cíl carentia diuifionis
$-Met.1 1. & quz diuifione carent , eo modo (ant
viai y quo caremc diuidtione . Frob.amec.quia ie cus,& l'aulus nó dif-
fccum in nacura; & effentia, & 1n ratione h»minis noo (ua plura à parte
rciquia (i Petrus noa etl'et cilencialitee vnam cuim Paulo à pacte tei nqn
magis differret à 371 Paulo,quà à Brunello. Imó vnitas formaz lis natura: ex
hoc capite dicitur mínor nu« merali,quia bec reperitur tantum in vno, illa vero
in pluribus,& ef quedam vnitas communis importrans indiui(ionem par pipvs,
se formalia, & effentialia . 15 Refp.(olutionem hnius difficultatis
prolixam petere difpurationem ia-Me«- taph. differeridam, pro nunc dicimus,ens
dupliciter accipi, primó formaliter, feu; riomínaliter, & tignificat
effentiam,(ecü dà materialitct y (cu participialiters.& fi«. guificat
cxiftenuá, X quidem primo ma« do abftrahit si (e ab omnibus códitionia: bus
indiuiduantibus, alio modo cócernit- omries; cum etgo dicitur vnam, & eandé
nacuram, fca entitatem cómunem elfe in. ouinibus inliuiduiseiufdem fpeciei ;
nom e(t incclligendü de entitate in (ecio fen« fa, fic .n.nolla pror(us entitas
, que cft im Petro à parte rci, repetitur in Paglo,ome. nia enim funt realiter,
ac entitatiué diaí«. faat in priaio fen(a entitas cómunis,quae cít in
Petro;etiá in Paulo tepetitur, quia: vna formaliter cft vcriulque etfntia,
quia. entita$,vt dicit efTentiamsnullam dicit de- terminationemsnec loci, nec
céporis, nec. indiuiduationis; vnde fallantur imagimas tione ecc A rie hzc
feratur ad. entrate fing Mes, es pattículà. aliquam iategez entitacis Petri
eife eciam in Paulo ; concludimus ergo naturam nG habere fuam vnitatem formalé
adaquaté in omnibus indiuiduis à parte rei;quali (it cadé entitas
participialicer in omnibus s fed in hoc feufa in quolibet indiuiduo cit vnitas
formalis ftam confequens nata ram diftin&a ab vnitate v'merali eiufd&.
indiuidui, & ab vnitate formali naturz al« terius indiuidui ; & licet
multiplicezur cis vaitate numeral; adhuc tame dicitur mi- nor ea, quia quantü
cít dc fc pote e(fe io alto indiuiduo ob intrinfccá eiuscom münitatem , vnde
dici poceft ftare cum multitudine numerali
(altim aptitudimas liter. Bene tamen "€ dum pe intcllectum natura;
quz eft in omnis à parte rei loló per rodifferéciamy ca« Cip&ur ctiam vna
in omnibus pcr jnexi- flentiam (quo actu fit vmacrfalis,vt infra dicemus) tune
ejus vnitas dicitur minor nume- $7»
DifpIV. De P'oiutrfalibus in Communi . femerali,quia aGu ftat cum
multitudine mumcrali,vcrum hzc vnitas nó eft realis, fed rationis, &
dicitur vn.tas vniuer(alis, *26 In fine huiusart.aducr endum eft
Pafqualig.to.2.fuz Met. diíp.18. fect.5. hanc candem tencre fententiam. de vni-
uer(ali in przdicando ad menté Doctoris vb: füptay& c us verba refert;ac
poderat. Weram in duobus erraz, primo in hoc , quód vniucrfale ip przdicádo
putat effe vniucríale Metaphylicum ; vnde confe- «ucnter etiam errat ^n alio ,
quia quod Scouusibi docuit de vniucrfali in przdi- cando, putat docuilfe de
Metaphyfico , qnia hoc cum illo confundit ;hinc polteà ad métem Do&toris
ibidem poni du;'lcx wniuer(alc,alcerum
Phyficum;alterü Me. taphyficum, per illud intelligens naturam à parte rei in
ftatu rcalis e«iibencia: com- plicatam cü differentijs indiaiduantibas, per
iltud candem naturam in ftatu prz- £ilionis obic&iuz , quando nimirum per
antelle&um exuitur differétijs indiuiduà tibüs, quod fubinde ait efie
vniuer(ale in a&u , & císe przdicabile de pluribus in potentia proxima
. Hic loquendi admittendus non cíl;quia vniuerfale Me- zaphy(icumnon cít
vniucrfale in a&u, & formaliter, fcd in potentia tant (i, & füa-
«lamentaliter ; & hoepedum in Schola 5 Subiilium, vt videre eft apud
Parifiéfcs ; "Irombci.7. M ct.9,8.
& 9. fed ctiam in la Thomi(larum, vt teftantur Com- pluc.dif p. 5. L0g.q.6.
ip fiae; vbi aiunt ali- acrloqui Mieibad terminis, & quidem velie
yniucrfali mactaphy(ico. praedicabi- Wiatem tribucre , cit-prorfus wrationabi-
le, & contra cómunem loquendi modá , süm quia apud emnes wniacrfale logicü
E ocium Rise cft cotum pore- atiuum dius libik ip plures partes fubic.
s&iuas,de quibuscít pradicabile ,vniuet- falc vetó-metaphy(icü vt fatczus
Pafqual. m. 4. porius habet rationem partis pocen- uialis per differentia
contrahibilisad con- skiwuendiun totü ge ei metaphy(cós tumquia práficari cft
proprium Lecun- darum incCuonum ,ac proinde artinet ad saiuer(ale jogicum;aon
meta P iegn E IN eq. Scotus 2-d-3-q.1 ando fub LL ait Auct ale jn acta ic jd»
quod eft jn jo- tentia proxima ad przdicari de pluribus s: loquitur de
vniuerfali metaphytico , (ed logico; fuperius .n. fub E. de illo verbaua
fecerat quando dixit naturam de (e nec vniuerfalem effe acu, nec parcicularem
& licét realiter nunquam (it finc aliquo ittorum , nó tamen e(t de (c
aliquod itto- rü,(ed eft prius naturaliter omnibus iftis & (ecundü iftam
prioritatem naturalem c(t quodquide*t, Kk pet fe obie&kü intel-
leétus,& per fe vt fic confideraturà Mc- taphyfico; ita Do&or,quibus
verbis aper té lignificat vniacr(ale metaphyücü effe naturam fecundü fe
con(iderata, vt prae- fciodi ;à fmgularitate , & vniucc(alitate actuali :
non ergo (ecandum Do&orem vniuer(ale metaphy(icum eft vniucr(ale in a€tu,
(ed tantum :n potentia... 27 Quantum veró ad illam di(tin&io- né, quam ait
cffe de mente Doctoris , de vniueríali phyiico, & metaphytico, vt il- lud;
coftituat vniuer(ale in potentia , hoc in actu ; verum cft quamplures hanc
mittere diftin&ionem , vt cfl videre apud Suarez difp.7. (cók.8. n. 3. per
vmuer(ale PEIUS ac gentes nacuram, dum in elfe realiscxi(tentiz cotracta manet
per differéciam indiaidualem , per metapby- ficum eandem naturam, quando cí(Là
có» —— ditionibus indiuiduáribus per ab(tractio- neat intellc&irs omninó
immunis; «ous , cipiturque folü in ordinc ad fua pra: licae ta cífenualia , in
qao ftatu przcitionis di- cebat Auicen. à Dotore relatus , quod equinitas efl
tantum equimitas, (cd vlte- rius addant vniuerfale losicü , per quod:
intelligant eandem natara aff-Cbam (ccit-da intcotione vaiuer(alitaus, per quam
ad inferiora tefertur in ratione fuperioris, &- praicabilis ; & quidem
rauoaabiliter confideracur natura 1n hoc teruo ftata ,, quia ;níecundo (tato re
vera non. habct rationem vniuer(alisim a&u , fcü prdi- cabilis, quia tuac
vel con(ideratur vt pars. metaphy (ica poxenzialis.per differenitam,
coatrahibilis , & lic pon rationcm yniucríalis,quia non refpicit
differentia s. vt inferius,de quo pradacari poffiz;vcl in. illo
(katu-concipitas vt qnoddam.totam actualca. in ocdine tantum ad ca atcribu- tà,
qug aC Contiikt, non vero. inordi« - /£ LL NE |i P Buff T. ei den Vaiuerf-
párte relié dei. 393 ,n Lb Hia ; Xo de eR» quodin fecundo flatu eft in pocenria
rs LI 28 , ad infericra, que cátinerin potentia, ^pa ie s natura gon vt
fübijcibilis, quam vt przd cabilis; ergo nec Maro eididos cft tertius ftacus ,
vt fiat vniueríalis in a&u; bene vcrü proximaad recipiendam relationem vai-
uerfalitatis,quia tunc intellieitur potit:ué jndiffcrens ad multa, ficuc in
primo fta- tui Quando eft contracta per fingularita- -— (1€m, dicitur in
potentja remóta, quia non — hibet indifferentiams ad multa,niti priua- . giuiá,
hinc eft, noftrates pa(fim , vt tít videre apud Trombet.cít.q.9. noa(-
fignant,ni(i vniuerfale logicum; quod eft in a&u, & metaphylficü , quod
cft in po- tentia, & fondamentumillius, quod rur- (— fos dupliciter accipi
poteft , vel pro fün- damento remoro ; & eft natura ipfa per differentiam
contracta , vel pro propin- quo, & immediato, & eft ipfa natura per
intelle&tum abflracta à conditionibus in- «diuiduantibus; & lic modus
loquendi eft "magis cófentaneus , quia per vniuer(ale , fcü genos phyficum
confueuit (ignificari matcría prima iuxtà cómuncm cxpofi- tioré jlliusd &i
Aci. 10. Met. 16.corro- ptibile,& incorruptibile differüc ied genere,vt
refert | oor 4.d je. q.10. M. ad animadacrfione digoum iudicauimus, nevárictas
Auctorum in modo loquendi de Vniuet(ali confutionem paretct « Ss QvESTIO II ;
In quo conjifiat effentia. Vninerfa- 1$ Logici . Ommunis fententia. eft ,
effentià Vniueríalis Logic: inrelauione €onlitlere , & per refpcctumrarion:$
na- turz comunis ad inferiora conttitui non defucre tamen, qui nature
vniuerfalitaré in ratione abíoluta conttitüiebant , vndé Suarez
difj.6.Mec.(e&t.6.n.2.rcfertopinionemquorandamsfferenuumpaturàfierivniuerfaleuina&upet.operationédire&amintellectuspoftibilisquacognoícitnaturàcommunemfecundü(uàpraci(amrationéformalem,&etlenciaynihildeinferioribusrónibus,veldeindruiduisconlidctando
; ncque cciá formali« tcr; & quali in a&u fignato conidcrando coitarem
ipfius nature, quia hzc ci con- uenit in lecundo modo dicendi pet fe ^5, fed
folam cífentiam, quz communis cít, quam fententiá deiodé etiam ipfe Suarez €x
patte approbat n 8. Conimb.q. art, 3: & amplectitur Tolet. 4. 1. vniuer(,
3c videtur fuifTe Durand. r.d.5. p.a. q.$. & in 2.d.3. q.7.. Quamuis aucem
cómunis D.D.vt dicebamus,conttituat formal;tá- tea vniuerfalis in acu in
relpe&a ratio- nis ad inferiora , quia tamen duplex com- ftitui poteft
refpectus racionis in natura vet(us interiora, nimirum, vcl ad etlendü inillis,
vel ad przdicandum de iliis dubii eft, quifnam iftorilcoultituat cílentiam
vniuetfalis,cui dubio cca (ionem dcdere plares definitiones vni ter(alis, quas
a (Ti- guauit Arift. modó definiens illad pee efie iny vc 7. Mer.
44. modo per drei 4e, vt t.dc Ioterpt. c. $. modó per ytrumqs vt 1. Poft. 25.
vbi inquit cífe »num im multis, e de multis; quapropter D. D. diuifi (unt, alij
dicentes , quod ratio vni- uerfalis
conliftat in effe tm i dici de (it tlio,qoz lententia frequens e(tIn Scho fa
Thoi ft. aljjé contra, quod dici de fit definitio, & effe in fit paio , qua
apud Scoriftas ccceptitlima e(t , vt eft vi- dcre apud Expofitores fuper
q.6.vn:uerf. Mautitium, Anglic.
Bra(a:0l.& aliosefto DoGor ibi expre(lis verbis fein hac re problematicum
oftendar. Auctores vc- rà vtríufq; fencentiz adbuc inter fe diuifi funt, quidam
.n. fentiunc císentiam vni- aeríalis contiflece in ene inyvel dici de , vt importaar
aptitudinem, & non adtü; alij € contra, vt important actum, & non
aptitud:nem,cui etíam dubio anfam pri- buit Anfl.ipfe , qüi in prafacs:
dcfimicig- nibus modó víus c(t nomine actus, vc f. Poft.2 ;. modó aputudiois,
vt alijs duo 'busin locis, quarc ad plenam elfeaiz V- muertalis nouiciam tria
puncta examiade re debemus, an eius efsenua (it abfoluta, vel rclatiua ;
contiituto ; quod ficrclaci- ua,in quouam re(pcéta confi ILacex prae dictis;
& an pon: debeat actualis vcl (uf- ficiat apatudinalis, ^^ 7770 tara Weg
o50V 039999. GTWIE A R- Ko ap ceixd kia É . — — üt hp. LABS B n ($74 ARTICVLVS
PRIMV S, Wuiuer[ale Logieum intrinfecà quid " , relatiuum effe. la ]cimus Vniuerfale
Logicü for- E D maliter cóftitui edes, cec fatioms nature comunis velut
fuperioris, ad infcriora , & fübijcibilia. Conclufio cít communis, fcd
przferrim Scoti, & Scotiftacü locis omnib. cit. deduciturg; ex ipía
definitione vn uer(al's , quod ctt yuua in multis. demmultis,per boc.n. datur
intclligi fceundam intcéconem vni. ueifalitatis e(Te «elationem rationis ad
amulta; quod amplius declaratur , quia o ad coní(Liturionem vniuer(alis duo
necef- fario interueniunt , vnitas,& comunitas , fcu ind.ffcrcntia , &
apritudo ad pluca , mon qu li/cunque fed. indifferentia po(i- tiu2, &
apiitudo prox«ma, & expedita, vc. di&um eft q. praeced. ar. 2. & rà
cft, quia fi natura non cft aliquo modo vna , fcd prorfus multiplex, 1am erit
multitudo , -fcu colle&io mu!rocü, & non vniuctfalc ; "fi non fit
cómun:cata vel comunicabilis pluribus, 'am erit fi e, & non vni. ucr(ale,
ergo vniueclicas in natura vni- ucrfalizata ponit neceffatió hanc ordiné ad
plura , quo apta conftituacur ad cfjen- dam inillis, ac j pats er de illis. Có-
firm. ecol o; i sm aede con. nenit e(le przdicabile de pluribus , vel vt «tius
formale eontlitatinü, vel vt propría patfio iuxta diuertitatem opinionum ; fi
yiam habetur intentam,g erit cf- Áentialiter rclatiuum, quia rzdicabil;tas
dicit ordinabilitaté v ntucríalis ad plura ; fi fccundum, adhuc habetur intentü
, quia talispafTio non poceft fluere à natura, vc &f à patte rci , quia
nulla paturaá parte ICi,vt: voa, idis cát in pluribus, aut Ale potefi in.
pluribus ob umpedimentü extrinfecü diflsiuie ^o0p- DES, ncds d natura vt
abflracta a fi ritate,quia fto vt fic fic «na » tam vt fic przfcindic potius à
tingular à ca concernat , €rgo oririnop potcft , ni(i abvnitare na- turz cum
otdine ad efTendü in pluribus. Demum vniucr(ale Logicü in hoc ditfcre à Mera;
hyüco, quod illudcft vnum in loe vero vnum excra mulca, qua- Difpu. 1... De
Vuiwer [alibus im Communi. tenus ab illis abfteahit, neqae illa cox nit,nil vt
cciam » à quo, ergo cftà c(- femia vniuerfalis Mcra phytici (La:ai pof- fit
abfoluta finc vlio ord:nc ad interiora iuxtà ,/lLid Auicen. eq4/225. ejl (atum
€q «4:25, ctlenaa camen vniuer(a..s Lo- : ui" gici poni. debet clariua , E
uA 3o Sed vt magis digno(c itur hec fe- cunda intentio vntucríalitaris c 5(id
*ran.. da cft , ac inucitiganda 13 n tuc i cÓmuni ratio proxima fuadandi ipfii
, at Do- Gor , vbi (üpra rationem proxiaam funs dandi el vnitatem natucz , non
il!à tca- lem,quam hibet nauuca à. parte cei , Ra- tio eft , quia (ola vaias
formalis, quam hibet natu a in rei in ungulis indi- Aiduis,non fufficit ad
vaiucr(alitate.n,nà illa mulaphicatur in iofecioribus , q» vais. tati
vniucr(slirepugnac; tü quia (ub ifta debet inferiora vairituxta illud Porphir,
participatione fpeciei plure$ bomines Junt. vnus bomo, tum quia fi vaitas vui
uer(alis maultiplicarewur in inferioribus, .vc formalis, plane tot confticuenda
cífent genera quot fant fpecies , & tor (pecies y quot indiuidua, quia
vnitas generica 0 multiplicaretur inlingulis (peciebus, S — fpecifica in
ingulisindiuiduis; maiorere - go vnitasaffignari dcbet. pro fundamen- to
proxuno vniuerfaliaris , & maioritas — — «ontiflit in hoc ; quod inhoc
flatu pra ci- ^ fionis obicétio foncibie natura ha- ——— bere
vaitatemiodifferenté potitiué,vbi à - parte rct,mgnniti ncgatmé crar indiffc-
—— — rens; imó dum fit vmuerfalisconcipitur - ehabere talein indifferentiàh
potitiuam ,— vt poffit effe ab(jueimpediméto in om- nibus, &
hngulisiofcrioribus, non tam ü di(iunctanfcd fimul,X coniunctim, quia de
ratione vniueríalis eft , vc fic etiam de fuis infcrtoribus poflit przdicart,
vt do- «ct Scot,loc.cic & adhuc magis expreísé in 4.d.45.-2. F. ex quo fit
pottea, vt qf concipitur natura vütuerfalis atu in fuis infcrioribus ,
concipiatur in eis vna per incxiltenuam quamuis .n. zalis vnitas ree pugne:
naturg,vt cxillic à par:e rci in line gulribus , vt dicebamus q. praeccd.art. T
(ono tamen illi repugnat, vc concipitur ird eis pet intellectum per | vniucr»
falis. Addit preterea. Doctor — de- "T€ - càbile
inferioribus p 1 i is, eft fecundi ipfam 1e omni finga- chet; 2.4.5. 4. $. 10i fed contra iflud ,' |
& fequitur dur erehtlten iei . quod (aperiüs innuimus q.1; arr. 2. vni
Ahuef.1T. De effentia Vuiuesf- Loin. T. — 398 satem numcralém obie&iuam,
feu ín rone [i Were naturam woiucrfalem habcre vni- .. ebie&ti intelle&i;non
quafi ip(a natura in fc it *na numero, quia lioc ei repugnat, juatenus
voiuer(alis, fed in hoc feníü , q» cut conceptus formalis hominis, vt fic , eft
vnus numero , ità obiectu eigsin ra- tione obiecti vnum numero dici pàc per
lenominatione extrinfecam à conceptu. entis, quia vt fic cum tota füa comma-
aiite vnum de numero intelligibilia, & curi tali numerica vnitate eft
comuni- iotibus: per cOtra&ionem ra- lari eft pradicabile pradicatione
dicen-" te hoc & hoc, quod opumé' declarat Lt- Lnumir2. - 31 Exhis
patet,quomodo verum fito tem,& indifferentiam requifitàm'ad vni:
oérfalitacem cffe maiorem vitate , & in- " - t . idet nati à " L.
ch qui A let natüra d parte itas quam haber à parte rei, eft vnitas pet
indifferentiamsqug non flat cit multitudine namerali a&uali, quia mul-
tiplicatur'in indiaiduis (ecandü propriam : caiufque naturam; vnitas verós ha-:
etper intelie&tum , quando vuiüerfali-- zatut; eft perinexiftentiam; ita
quod eius vniras ftat cum multitudine numerali in- ' díüiduorum; co quía vna
per inexiltentia: concipitur io omnibus , & fingulis. In- ' differentia
quoque;fcu aptitudo ad efsé- - dum in pluribus maior cft;quado fit vni-
ucríayquam libeat à párte er den par- te rei cft indiffereotia tiu2,&
aptitür- do remota ad cílendü in phüribus difiun- Ctimyat fub vniucrfalitace
eov! indi£- ferens politiué, & proxiinéapta ad e(fen- düin fnultis, nedum
ditiunctinr, fed etiam fimul; & coniunctim , ex quo rurfüs paret tám
vnitatem quàm aptitudi nem re jur- fitas ad ynittérfolitatém non cile rcales ,
fcd'rónis;cá tales non hibeát à parte tei. , Hi fátficor Suarez cit. dim ait
vnita« tem vnidecalis logict conGiflere irindi- uilione alicuius naturzzin
plures nacuras fimileslub.codém nomine, & raone c a, titudine , vt in eas
diuidatur ; & hac de caula,inquit)nó effe vnitaterffrcalem,fed ] ration; $
; quía talis indiui(io n6 competit naturz in ftatu realis exiftenciz ; vbi per
varias indiuiduales differétius diuifa ma- ner, fed folum im ftatü pra'ei
fionis obie«" &iuz; & vt l'übflat conceptibus mentis y. loc.n.
modo óthnes homines im ratiotie fpeciei dicitur vnus homo, quía in conce- ptu
hominis, vt fic,non diuiduntur; fi&a. verà diuifione, feu contra&ione
vniücre falis ctiam per intelfe&tum , ftatim eius veh »quia iamdiu: drar in
plu- ra eiufdem nominis, & rationis,vn.Ie vule vnitatem vniuer(aus efie
(olum compof- fiBilem cudrápticaditie c(fendi in mulcis, * nontàmencümaQu. ^ —
we 31 Hecdoütina omninó non p d arbitramür im. vnitatea vniuerlalis età ' -
confiftere cá actu effendi in multis, ratio t uia hoc negato nalliamplius dare-
tü vrbdicalo vniuerfilis de inkerióri dd n, vnriuerfale a&a przdicarit de
inferio- * ribts vel (apponitur per intelle&ü prius ^ cohtra&tuim ad
illa, vc de illis przdiceturg velfiltim fic contrabitor inipf 2&uali"
przdicatione; ergo ni(i extebmimare velis | mnsomries haialinodi
przdicauones;fas^ teri debemus vnitatent , & aptitudinens vhiaccfalis
manere cam fra actu elfendt. in axattis,& przdicandi d. dit aptitudinem nó
dari ad a&ium cü í répugnancetr , tmà paffim videmusadtü," perficere
aptitudinem, & effe cum ea co- pollibilem; (olumq; deftrut ordiné prio-
ritatisad actum,ergo idem fuo modo di- cédum etiam in apticudine rationis, qda-
lis ponitur ifta natura vn;uer(alisad efsé- " im multis, & przdicandü
1c mulcisg » ig tur facédum cft , vninecíalicatem ftare ctiám cum a&tu
e(lendi in multis pec £a« ' tioném, quia tunc natura concipitür haz" bcre
inomnibus ilis adzsquaté luam vni- tatem formakm per incxitientiam rone
eiuldein communis RM in o conceptae, ac intrinfece indaiifae , Vlte qiiidcta
cbacéoh adn tato Qr tonis obic&iuz: poffidere nárur/mindiüifios - nein Pu
eidfdcm rationis, & cam amig tete dam pet differeotías dinidt DO" rar.
Vetüm aliud cit loqui de vocuerfali, quatenus precise c(t y:0ddà toux pos
tentiale habens patics lubiectiduso quas mente , * malis, Acce- "t 376 —
Difju.IV. De Vuluerfalibus in Conmuni: tnen:c diuidi poteft , aliud de ipfo
loqui. quarenus ctiam tocum quoddam actuale, eft, & sm hanc a&ualitatem
includitur in, omnibus illis ratione cuius inclu(ionis Gt. | pr pul de ipfis
przdicatione dicéte,. ioc cít hoc; (an€ , gnapdg vuiucríale v.g. animal
diuiditac m (ua inferiora vt homi ncm;& equum, defiratturtozalitas poté-
tialis, & pcr confequcns cius vnitas, quae in illa indiuiGone confiftcbat;
fed bo. goanct vnitas cius,quatenus eft cot actua. le;si quam totalitatem eit
in fieguhli- cét nontotaliter ,& adzquaté, & idcó adhuc diuifum ( vr
notat Do&or 2. d. 5. «4. [ub H.& 3.d. 2.9.1, 6. C1 arguitur) potcft in
ratione vniucr(alis prz: dicari de omnibus illis , & im hoc fenfu dicebat
Porph. participatione fpeciei omnes bg- mines efle vnum bominem, vtique enim.
quando hoc dixit Porph. loquebatur de . homine diui(o in plura indiuidua ,
& ab omnibus ncs ge afferebar tamen ad- . huc illa omnia dici vnnm hominem;qua-
&£ngs natura bumana concipitur in ome. ibus vna vnitate formali, quz eft
minor mümcrali, per inexiftentiam, & folum cx- puníccé diuifa per
differentias. pap 33 Contra pofitam Cóclufion£ obij- weitur yniuctfale logicum
quid abfolutum. «e (fc : natura fit fingplaris per diferentias. gindiuiduantes
, ergo tancum abcít, quod. 1fiaz wniuci(alis pez refpcétum ad tingula-.
z5ia|uod porius fingularizatur, & eo ipfo xjnodab omnibus iliis prafcindit
per cons iptum abftraGtum, vr; ucrlizatur. T ü 2« «uia li bomo ità in te cxillerer
» ficut illi contcptui abfoluto-obijcitur, cíTet vniucr ^ ow afalc ia cílendo »
qualc Plaroni tribuurs «rto ctiam nunc cít vniuct/ale pec deno- mibaconen ab
intelle&u ablque aliquo dtu adinferiora. Tum 2n intcilc- diis ie Beato
fupra hominem fic cone | scptum conlideranscóditionem;& (Lati * ius,
cognotcit illum non cfle aliquod fin. apre »icd eíse quid commune omnibus.
sixgularibus,jn qua rcficxione non tribuit anielle&us homi fic concepto
aliquod. aouum»lcd.conci pit,qnod.in eo przcrat,, «rgoenic hanc reflexionéiam
homo erat . siis pet priorem eonccptioné di- actam , Tuin 4-quia wniucrfale péc
con» cipi per modum abfolati non dicentis re fi Mdunod alteruay,fed potentis
fundare. talem refpe&um, vt album, & quantum; qua (um abíoluta, &
poGunt fundare re- lationem fimíilitudinis,& zqualitatis. Tü tide iei
vniueríale regulariter loqué- o fiat per cognitionem cóparatiuá, iraut.
abftrahatar à multis ob (imilitudiné ine : ter ea repertam, abíolaté camen
loqucn- do abitrahi etiam poteft natura commu« - nis per puram prazcifioné
natura ab vao inferiori abfque vlja cóparatione, wel fue Periorisconepeed
aliquem iirirb vel iptor iorü adinuicem,!vt doà (olo Petro fimpliciter
prar[cindi ia fiogularitatem &
fiftimus in folius-hu-- manz naturz confideracione, quo cafu.
habemus.concept&i vniier(alis abfolatitw 34. R efp.per folà ab(tra&i à
có- ditionibus iadiuiduantibus naturam fieri vniucrfalem metaphyficé,aon
logicé, li- cé nm Fasstnnhdabésasa à proptia indiuiduatione (e habeat
inditfereter po- fitiué ad hanc; vél illam indiuiduationems., diuifim, nó tamen
fit, quod virtute illius. fimplicis- przcifionis. po(lit vna eíse in.» pluribus
coniuactim,qualiscít ynitas,quas. - exigitur in natura ad fundadam proxime:
logicam vniuer(alaatem ; & qnamuis cii vaitate pra:cifionis nom. cohzrcac
actas e(Cendi in. pluribus. , bené tamen cohacte aptitado,& fic non
implicat naturam císe: przcifam à pluribus, & adhuc retinere. » aptitudinem
cffendi in pluribus; imó art.. 3.baiusqua (t.oftédemas. a&tü ipfum c(--
fendi in plüribus- per rationem., efto rc-- pugnet cu vaitate praccifionis non
tamé: €ü ipfa vanitate vniuer(alislogici, (cd actür dumtaxat cíl'endiia multis
per reale con- tractioné. Ad a.patet per idemsquod ta- le. idolum non
tranfocnderet limites voi- ucríalis.mctaphy.lici. Ad.3.auingeret io-
tellc&us in tali zcflexione (olum vniucr- falitatem quandam negatiuam;
quatenus. cognofcerct hominem; v fic,mó-cle ali. quod ng MAR MR PoRHUt m, 9Ria
non cognoícece: illum., vt comunicabilé. pluribus fimul. Ad 4,negazar aiamgptl
y, (pia vo:xuccfale,.vt patec.ex «cius definitio-- ne, dicic formalitec
relationem ad. multa... Ad Ylt- SUagitz (cet. n1 1. velle d ie S3safII. De
efentia Psiserf. Logici. &drt. H. xb vno folo abftrahi non po (Te vniucr(a-
Jlelogicum, qaod eft re(pe&inü, fed hoc meceffario plura requirere inuicem
com- ao 5àquibus abürahatur ob fimilicu. "dinem interea fepercam ;. vult
igitur ab -«no folo abftrahi tant vniucrfalesquod : appellat abfolutam ; in quo
reijcitür ab 'emnibus ; quia natura apta ad vniuer(ali- taté logicam ita
abftrahi poteft ab vno 'ficut à duobas] , alioquin natura folaris
vniuet(alitatem logicam fundare nó poí- fct; ratio cít , quia natuta, po met
:abitra&a , etiamíi abftcactio faéta fit ab - vno folo , non plus eft
illius ; quam alio- rum quorumcunj; fimilium,& ad omnia Andiuidaa maaet
indifferés pofitiué;alio- rs ab(tracta non effet; ità Aueríaq. 8. 1 t.
Pafqualig.difp. 20. Amictract 4. q.2.dub. f. in fine, & alij paffim ;
igitur . Adargamentum infe dicimus , quod na 'tura,tiue ab(trahatur ab vno folo
indiui- : duo, tiu à pluribus quoufi; non conci- itur cum ordine ad inferiora ,
nempé vt llis cómunicabilis coniun&tim, nó tran- fcendit limites
vniuerfalis metaphyfici . *.-35 Rurfus arguitur ad id ; pura rela. tio rationis
nequit cóftituer "uer(alé, ac de multis przdicabilem, ergo vniuer(ale
logicü non e(t formaliter re- latiuum,probatur affümptü, tum quia illa rclatio
rationis eft fingularis quzdam fc. cüda intentio,ergo nequit vniuetfale co.
ftituere; tum quia nec ipsá relationé vni. uer(aliratis pr dicamus de
inferioribus , non .n. dicimus, quod Petrus eft fpecies, ncc ipfam naturam
fubtali relatiodie có. eR fic eft ens per accidens,ergo talis relatio mec
impertinens eft adcoftituendumvniueríalelogicurn;Reíp.negandoaffumptum;ad
primam robationé dicimus , quod ficut fpecies prelTa, vel exprcffa eft
vniuerfalis inre pra fentando, cíto fit fingularis in. effen- do,fic'(ecunda
intéio vniuer(alitatis po- teít naturam denominare vniucríalem , eftó
entitatiué. fit fingularis, vndé ipfa.» non eft vniucrfalis,, vt quod, & in
effe €xercito, led folum, vt 440; ac in cffe fi- gnato, ad (ccundam pariter
dicimus rela- tionem vniuerfalitatis: non clie pradica- tum; fed conditionem
pcadicau ; quod kogica: L4 e naturá vni- ' 377 optimé Lichetcit.adnotauit, cuni
ait nas turam fub ratione relationis ad inferiora przdicari de illis , non
quidem quatenus eftens per accidés ex natara ; & relatio- ne con(titutum,
fed tantum per rationem naturz,quze cft vnum ers per fe quz ta- men prazdicari
non poteft; nifi a&u fic fab tali relatione ratíoais, Hoc autem probatur
cuidéti ratione | quianon vniuer(alitas,nec aggregatum ex natura, &
vnitcríalitate, (ed nacura cantü eft in rebus vniuerfalis fubietis, ergo na-
tura etit , qua proprió pradicabitur de illis , illad .n. przdicatur de
fubie&o; gs eft in co,& vniuer(alitas erít códitio,qua facit naturam in
potentia proxima de illis przdicabilem . Verum tamen cft in prz» dicatione
fignata, non proprie naturam, neq; aggregatum ex natura , & vniuerfa-
litate, (ed vniucrfalitatem ipfam , in con- creto tamen,. i. vt applicata
naturz pra dicari de plaribus,ratio eflquia predicas tio ininaodi fit per
terminos fccunda intentionis; vt applicantur primis , ARTICVLVS IL Relatio
inefsendi vuiiuerfale conflituity 5 andi efi ro " v» 3 predic 36 HX
conclu&o eft Scoti in 2.loc, toties citato $. Sed contra,cum
.n.q.6.vniuerf.$. Dicendum;de hac re du bius manferit , dicens , quod fi
definitio vniuerfalis tradita 1.Periher.cap.$.quod eft efíc podicabile de
pluribus, fit vera definitio, tunc effe vnumin maltissper q» definitur 1. Poft.2
5. erit pa(fios& e con- tra fi ifta e(t veta definitio,tunc ica« bile de
multis erit paffiosdü poftea .s&t4 loc. cit. vbi maiorem habet
au&toritaté s accejxat pro vera definitione illam , LI traditur 1. Poft,
per efte iz, tenédü c(t in fenrétia Doctoris potius efse in, qua díci de c(fe
vniuer(alis c(Tentiamg& quidé hee elt expreísa mens Doctoris ibidé , docet
n. quod vniuet(ale in a&u illud eft;quod habet vnitatem indiffere : quàm
ipfum elt in potentia proxima y vt dicatur de quolibet fappofito quod non
conuenit natura RA da au ci non eilc in alio angulatiyquans mme sí me . áo e ME
o oo o 3738 tum eft de (e , tamen quia in vno reperi tur, nequit effe (imul in
alijs; & ideó de illo folo przdicari poteft cum veritate y non de
omrübus;fed hoc folum cft poffi- bile de riatuta concepta fub indifferentia
pofitiua ad e(fenduni fimul ini pluribus ; quarido .u. habet vnitatem fic
indifferen tem ,tünc ftatim efl in potentia prosima ad ptadicaridum de pluribus
; cüí ergo di- «at Doctor vniuerfale in acu illud effe y liabet vnitaté
pofítiué indifferenté a ciendum in niultis ;& ex tali itidiffereri- tia
otiri potentià proximans ad prédica- dutbs(eu pfzdicabilitaterii de mülus, pa«
lani cft (cüfiffe, ui vhiüerfale cóftitui- tut pet efie ins & rs dé ett
paffio ; idé docuit q.18.vnit,ini fine, ebi dit getiu$ n e(fe apti dici de
multis fpécicbus, ni(i ptius ab ree cócipiantur qiulta fpe «ies quibus fit
gebus;fed in liac re prat- fcttiai teflimoriiunt Doctoris ini quzft; vitiderf,
(iuc pfo vnd y fiüe pro aftera par- t€ pátumi debet vrgere , quia ibi fuit dit.
biás ; ptaterquari quód etiarn? affertiué loeutüs effet , ftare debemus
teftirnonio (fcripti (erit, duai ibi di&a alibi reüocat justd fegalami datà
in qu£ft; ptoeai. ide dertiqj habet TUAE PSRUOR CI RA & ifi tex: 45.
eiufdem lib. Haric eandem fentétiamt tradidit. Majrou. füper viiuerf. pafTu
prime, Lichet, ini d.dift.cit. Tat. vac. . in Pétrürii Hifp. iri princ;
Trombet. 7. Met.q. 8. att.1. tbi poflqtiám docuit duas conditiótie$ ad
vrtiuctfale id atu requi- fitasità coricudit , ex ltis (equicüt ;qdod pramiffum
eft ; quód ad ratiofiem vni- uetfalis iri a&u tequicitüf nattira ipfa.» j
e(t aGu participata ir multis, & ip. ititentia vdiderfalitatis atcributa
matu. rz per actim ifitclleGus coparantis talé naturátn, «t ptadicab;lem ad
iridiui dua ; hac Tromb: vbi vides ad vüiuerfale iri s&u prius esigece,
quod narra concipi&s tur vria iü i$,Vt de illisteddauit pré- dicabilis j
(ic etiam loquitur Bargius de Vniuerfali it a&u 1.d. 4. q.6; $.. Ex alio
membro (ic arguitur » ex Recentiotibus veró tradit banc. febtefitiath ex
profe(so P. Fuentes q.6. diff. j art. 4: & quidera cü hzc (eteutia fit
epreffifima Doctoris in 2 fent, & oppofitam (ub dubio (olum Difput.1V. De
Vniuevfalibus in Communi» tradiderit q.6.vniuerf. miram eft cur Seg ti$ztàm
vnanimiter banc arripuerint vtde mente Do&toris; fedantequam cG« fionenr
probemus aduertenduni cft , quod cua dicimus vniuer(ale conftitui per eíse es
araltis loquimur de illa vnitate indifferenti pofitiu&. ad effe in multis
(imiaf , & coniunctim per intelle- Gun, - rug przced. declarauimus, 7 Primó
itaque Probatur coriclufio' in fiunc mod&.; quod primo intelli simus aliquo
dicimus efse eísentiam cius;(ed ' ptiniuni y quod intelligitur de vniuerfali
Lógico, & in a&u, et efseiri multis, er- gó lioc fpe&tabit ad
efsentiá eius ; ma. pa- tet miri.proD.taüni eX Árift.qui r.Pofter. 2 f. vtrique
attribuens vniuerfali logc- coy prius tribui efse in s poftca dici dey inquiens
vni € e(se vnü iri multis, Sc de'nialtis,tum ex Scot. cit.vbi ex hoc , gr
vitite(afe cócipitur vnum in maltis , vel faltini (ic aptum efte in illis ob
indiffecé - tiani pofitiuiami naturgarguit, quód fic in poteritia proxima, vt
dicatur de mufis; tü taríderi ratiorie,quia effe ime(t cau(a di- ci
des(icut.ti« quia hoc eft fic quia lioc e(t iri ilg per rationem, ide
éritticiamus hioc de illo per intelledum . y pei Scotifta: oppofita? opitiió«
nis di uitpto dc duplici efse in;rcali y & rationi, hoc importat
communitatem pofitiuam ,ilíad negariuami , verumi eft efsé initealc' ptacedereé
dici de ; & cí(sc cáufam, cut riatutra (it prdicabilis de in- feriotibus
(ed eft caula remota, & no (a£ ficit ad conffitutionemi vniuerfalis logi-
ci fed taditummietaphyfici ; (ed (i de. efse iri cationis ,& pet intelle
uni (eraio fiats fal(a eft omnid minor j (ic enim. efse ini (equiti dici de,
& vnider(ale eft vnü in riultis;quid dicitur de ainltis , vel (altim non
MAN fed (unt pror(us idemi dici de, & ese iri, in lioc fen(ds praedicatio
.m. qd fit fuperioris de imferioribus per iritelle&uoi , nor eft nifi quadami
iden- tificatio rationis. illiu$ cum multis; & vnutri prádicári de alio cf
lioc éffe in il- lo pet aliquam identitatem. Hinc dd i. prob. miri. cx Atiftot.
dicunt quod & loquitat de efie imtealiy iam non definit fni« inillo
realiter e — ideó enunciamus lioc de illo realiter y ] 2 [1 er, vt eft in
,Mecur Quefi.IT. De efiemia Vyiuerf.Lopici drill. 379 viuet(ale logicum , fed
meraphy Gcum , |. ffiloquitur de efse ài rationis, hoc nondi- tur : abipfo dici
de , quia predica- itio non eft , ni LidestiBcasio eationis grzdicati cum
fübic&to . Sic ctiam ad 1. | gprob.ex Scoto e(pondent,& addunt ali- ui
Doctorem ibi non loqui de vniuer- li completo fed incompleto , & pro
fundamento proximo . Ad 3. aiunt yale-* rc in przdicationibus ; quz funt
tocmali- «tet vcrz à partc rei, non in illis, quae fünt- formaliter vere per
intelle&tum,& attri- butioncm alicuius fecunda intentionis y mon vcro à
parte tei » nifi fundamentali- Mito , cum fuperius yzdicatur.de inferiori j 7*8
Lcuiffima quidem refponfio, & multa falfa continens, nam Arift.cit. lo- .
quitur de rniuer(ali logico, ac proinde de - F3 inrationis , imà Ane quis
(afpicaretur i definire vriuerfale metaphyficum, il- Jud dcfiniuit per actum
yon i in mul- ;tis, non per aptitudinem; dicere veró «p -e[se in tationis,&
dici de funt idem, ett ,yrorfas ridiculum , tunc eaim fruftra -quarerctur,
quodnam fit e(sctia, & quod patfio , quia vcl verumque efsct de císen-
;tiayvel vtrumque paffio , certum.n. ett, quod dum hzc quaftio inftituitur ,
non . € (t altercatio de efie £n ;reali nam apud -omncs cft in confefso
vniucríale logicü per efse in rcale non ,conftitai ; falfum etiam cft jesse
áliquid de aliquo for snalitet eíse vnum identificari.cum alio , -wel eíse in
illo , (cd potius eft per przrdi- cationem oftendere , quod hoc eft inil- lo,
vcl identificatum cum illo, itautine- — -xi (t&utia » vcl identitas vnius
cum aliosé- ge modo prarfapponatur, vt cad- fà veritatis przdicationis, hoc
innuit'Do- -€&or füb lic. 1. dum ait indifferentiampo- fatiuam císe illam ,
fecundum quam vni- ueér(ale aliqua identitate efl pradica- bilede quolibet
indiniduo , vbi vides fe- cundam Scotum predicábilitatem in ali- idenuntate
fundari ; & rao ipfa fua- jl uia/fündamcntum , & radix przdi- ca €(t
identitas extremorum pre- dicabilium, quod .n.-noncít idem cum aliquo ^ Lancia!
vct , fed remo- àb illo ; ergo apuitudo adidenufi- candum efl fandamentum
aptitudinis ad praedicandum , & actualis identificatio cit caufa
a&ualis pradicationis. 39 Facile eriam refcellitur expolitio allata ad auctoritatem
Scoti ; qui dubio procul locit. loquitur de vaiuerfali có- ppletoy vt patet ex
hs, qua habet (ubi tI. vbi ait; quod indiferencia pofi tiua , /fe-- «undum quam
nacura concipitut vna im multisper iatelle&um , complet vaiuere f4le in
actu , quod iampridé docuerat 7. "Met.q.13.n.19-dum ait »aixerfale com
pletum ejses quod est in pluribus , &* de pluribus , ergo Do&or
loquitur de vni-: "uerfili completo ; & per conícquens.de .e[fc im
rationis , loquitur enim ibi de vni tate in multis , quz conttituit vniucrfale-
jn potenría proxima vt poffit dici de il- lis, vnitas aucean realis, quam habet
natu- ra per. indifferentiam ncgatiuam , non conftituit naturam proxime
przdicabi« lem demulris,(ed rantum remote. Acces
dit,quod (i vaias rcalis in multis elt cau faremota predicationis ,.vt
Aduerfarij. .concedunt , debent affignare talem vat» eft nili vnitas rationis
in multis , .vz ibi- .docet Do&tor. Confirm. quia ibi ex nom T ia nature ad
cilcndum in mul- tis dunfim à parte rei arguitquod (olum - remote eft
prz-dicabilis de mulcis , & cx aptitudine ad ellendun mm multis imul per
intel e&tum ait, quod ctt pradicabilis in potentía proxima, quod étiáa
repetit : 4d. 43.q.2 F. ergo dici de (oras ab effe - in'ratione , (cu per
intélle&tuam . t 40 Qodrandem dicebant ad 5. prob; eft pror(us fallum,&
voluncarte dictam, fi enim praedicari accidentis defubic&to pra fupponit
efle accidfehtis in fübictto y '€ur idem non erit de prdicaris per ra- tioncm
formalter, quod prias prz (üppos antur effe4z ,pofteà derilis enunciens tur in
quibus ab mtelle&u preconceptá fuere ? hanc plané paritatem conuimcunc
rationes adducta ; & adhuc vlcerius pro batur , nam fimplex appcehentio prz
cez ,dit compofitionem ,quia'bzc fpectat ad' fecundam, illa ad primam
operationem, fcd pcr illam natura apprehéditur in pla-? ribus, pcr itam 2e Tu
de pluribus, 1 c tatem, qua lit caufa proxuna, & hzc nom. - LI 'Konis, non
poteft autem dici vniu $89ergo effe in przcedit dici de in omni prae.
dicationc. Item in przdicatione. forma- li przdicatum debet aliqua idétitate
idé-- tificari cum fübiecto , fed natura fcclufo opere intellcétus non ident
ificatur tingu- lis ind:u dais, fed illi (oli , cuius e(t pro- pria; ergo
neceffeeft , quod intelle&us aliquant machinetur vnitatem,(eeundum quam cum
fingularibus idenuficeiar, vt proximé poflit de quolibet przedicari, Secundo
principaliter prob. concl. fi daretur natura communis vna per inexi- : ftentiá
à parte rei, ficut datur per indiffc- rentiam nagatiuam, procul dubio daretur
wniuer(ale à parte rei in acto, haberet .n«.- fimul,& (emcl,&
enitatem,& communi-. tatem pofitiuam in multis , qua duo (uf- ficiunt ad
conttitucionem vniucríalis in. adtu fed natura Petri cü fua vn rate fot- mali
in ipfo exiftens redditur communis pofitiué mulus eo ipfo, quod cótiderarur «t
contracta nó ad folum Petrum; fed ab omnibas indiuiduis fimul , ita quod non
fit propria alicu us, fed omnium ;ndiffes rentet , ergo per hanc implicem
appre» henüonem naturz in ploribus imul habe tur vniucr(ale in actu ,abfiuc
quod natu sa affirmetur de hoc , & illo indiuiduo , na dicebamus, hoc
pertinet ad (ccü- intelle&us operationem. Tertio probatur, quia natura
diuina litiné pluribus per- pon quia de illis non pradi m quia de illis nc
icetur predica, tionc dicentejhoc cft hoc, fcd ird quia eft vna numero in illis
abíq; ylia fui di- vifione, & multiplicatione, vt Scot. no- tat 1.d.8.q.3
.in fine cum caeteris Thco- gis,quód Ij eflet yna in illis rribus cum qliqua
(ui diuifione , (alum numcerali ia quod effet vna in tribus aliqua vpitare
minori, quam fit numeralis , (ané effet vniuerfalis in a&u, etiamfi non
conci» finr aQu, ycl potentia przdicari de » ergo vBitas naturz in multis per
entiam , quz (it minor vnitate nu- cf communis ' merali, cum communitate
po(itjua (uffi- €it ad cóftitutionem vmuerlalis in 41. Quarto candem oftenditur
cuidc- €i rationc, vniueríale predicari, yel predi €abilc cíie dc pluribus
aliud non cit; quà "Difp. IV. De Vniuer[alibus in
Communi ; vt fuperius enupciari , vcl enunciabile ef- fe de ilis, vc de
inferioribus , ar inferiora non(unt, nifi per inclutioncm fuperioris in illis,
ergo efse im (emper przcedit di- ci de . Dices , quod ficut fuper;os inra-
tione fuperioris intelligitur, eo ipfo quod concipitor potens efle. in
inferioribus , riamfi nó fit actu inclufum, iic é conira nferiora intelligürut
eile talia, co ipfo q» concipiuntur includere potfe fuperius ,. (io actu nó
includant ; & 1dceó actaalis nclulio fuperioris non c(t nece(saria ad
cottituendam fotmalitaté infccioris Có. trà, neq; argumeniü contendit probare
modó cíle necctlariam acualé incl.fio- nem fuperioris ad conítituendam forma-
ltatem inferioris , fed (o'um probare in- tendit efse in lemper procedcre dici
de y fi vniformiter fumantur,vndé dato ,.;uod inferiora talia dicantur per foJá
incluiio- — nem poffibiié (uper orisin cis ,& actualis nccetíaria non lit,
adhuc tamen habemus, uod e/se m apriudinale praecedit dici — aptitudinale ,
ficut a&uale przccd't &&uale;quia inferiora nó (unt , n:fi (upe-
rius intelligatur poflein eis includi, (ed.— tedicab:litasvninerfal'snonett, nifi
de, — inferioribus , ergo dict deséjer necetfas -—— rió prefupponitefíeim
vmfotmiersüpta, —— 4» Reflatigitut ex d s , quod dici. dc lit paflio , nam
quando sü: al'qua duo attributa , quz c dem rei conueniunt , fi vnum eft caufa
altcrius nin pote(t id, quod eft caufa, eile putbo fübfequens ;. lud, cuius eft
cau(3, fed pot us € contra, fea eile in mulus , & przdican dc mulus
conueniunt vn ucríali& primum cft cau (a (ccundi,vt bucuf.; probatum ctl,
lieb -phomo prazdicatur de pluribussquia eft in pluribus; (ccunda «operatio, pcr
qua fit ilia przdicatio, tapponit primam,qua hocapprehendiur in do abf; vlla
affic- mationc , ergo efsein multis erit eüen- Ua, & dici dc eri pa(fio.
Confir. quod (upponit etlentiam rei ada.juatam , (cd idhuc nccetíari9 fequitur
illain , cft pal- fio cius, at police pra:dicari de multis (up-. ponit
adzquatain Vniuerlalis etientiaas 1am con(titucam per ejse in rationis , &
adhuc neceffarió conuenit ipfi, ergo e(t proprietas eius « Dum vcró dicimus
pa(- » Roncmn - Douclt.I. De effentia Vuiuesf. Lopici. eft. — 48Y fionem
vniucríalis efle poffc przdicari de pluribus, intelligendum eft veré affir-
matiué , & diredt? , fiué cffentialiter, fiue accidentaliter, fiue in quid,
fiue in quale, fué neceffario, fiu? cootingenter. Katio efl;quia orfine;quod
eft in alio; veré;affir gatiué ,& dircdde poteft pradicari de il. lo,veré
quidem, & affirmatiué,quia repe sU jo (lo » directe ctiam ; quia directa
przdicatio illa e(t , inqua pra-dicatü ali- Quo modo recipitur in fubic&to
propoli- tionis, vt hzc homo cft animal, nam ani- (mal recipitur in hominc, vt
pars matcria- lis cffentiz ipfius ficut € contra illa dici- gur
indirc&ta;in qua porius fübieGü inclu ditur in przdicato , vt animal
efthomo , vnd hzc dicitar innacuralis,& illa nata- falis, vt declaratü cft
ve infit, trad, 1. £3. cü ergo vniuer(ale (it in multis, veré, atlirmatiue ,
& dire&é poteft , & debct pradicari de illis . Debet auté fic
przdi- «ari abftrahendo ab illis deterinmmacis mo dis prz dicádi effentialitets
vel accidenta- liter, in quid ,vcl in quale, neceísarió, vcl €ótingenter, quia ex quinque vniucr(ali- à
enymerádis coueniunt inícrioribus neccfsarió, .f.genus, (pecies , differentia,
& propriumaliud veró con. tingcater.faccidens. Item quadam prz- dicátur
intra e(lentiá,vt prima tria;quz- dà extra,vt vltima duo. Ruríus quzdam ra
dicantur in quid) nemp mo- di aer inhzrentis , fed pe li per fe exiftenis ,
& quafi aliud (uflentancis , vt genus, & fpecies; alia veró in quale,
f. tnod&alteri adbzrentis,& ex his quoddà gpradicatur in quale
efsentiale, vc differc- tiayalia vero in quale accidentale, vt pco - prid,
& accidens . Dcbetiandé po(ic dc '6mnibus przdicari , nedum fucceffiue,
& difiunétim,(ed ctià fimul,& coniun&im, n& homo in rationc
vniueríalis poteft (i- mul dici de Petro,& Paulo; ac ceteris in- -
liuiduis, vndé dicebat Porphirius;gy par- Sion fpeciei plures homines funt 15
homo,non quidé à parte rei, fed per intelle&ü;ratio buius et, quia
vniuer(a- le habet indifferentiam pofitiuá (ccundü uà pot de(cendere ad plura
fimul, & có- cott de omnibus pari modo pradi- -. Sari; quia dici de
proportionatur c/)€ jl « degita . fecun Contra allatam do&rinam folct
obijci Primé auctoritate Porph. dcfinié- tis vniueríalia per przdicari de
multis,na auté pet effe im, ac etiam Scot. q. 1 j.vni- uer(.$. Dicendum vbi docet
rationé vni- uerfalis císe dici de , & fufficiétiam vai- uerfaliam a(fignat
per dj ci de , quod eti robat hac ratione, quía in quid, & in qua [: (unt
differenuiz eísentiales diuidentes vniuerfale in communi , & con(t ituentes
uinq vniuer(alia (ed in quid,|& in quale dnt Ac contrahunt ptzdicari de plu
tibus, vt conftat cx definitionibus pradi- cabiltü, ergo praedicabilitas cft
ratio vni« uer(alis, Deindé obijcitur ratione. Tum quia tunc vniueríale
concipitur in ordine ad multa,cum cognofcitur couenire mul« tis,fed hoc fit per
przdicationé,ergo &c, Tum etiá , quia. vt paffim Diale&ici do- cent;
& ipfe Scot.q. 14. vniu. hoc intercft inter dici de,& «i in, quod dici
de fe copetit (ccundis intentionibus, r vero per accidens, é contra vero efje in
rcbus per fe cópetit,& fecundis intentio- nibus per accidens ergo cü.
vniucr(ale fit intentio , cius ratio eris dici de, non effe in, Tuatandem, quia
vniuer(a- le Logicum , vt à Metaphyíico fecerai« tut, dicitur vniuerfale in
przdicando, & metaphyficum in e(sendo,ergo efje in;cfb ratio iftius; &
dici de illius. 44 Rce(p.primó falfum efse omnia vniuer(alia definiri p dici
deyquia propriüs & accidés iuntur per ejse in,vt vide- bimus di(j. (eq.
Deinde nontantum pet dici de ,(ed per ipfam a&um pradicandi definitur
genus, & fpeciem, & ramé cer tü eft a&ualem pradicationem non císe
de cíientia vniucrfalis , imó nec eius pros prietaté,fed accidens coe , ficut
aus rie dendi in homine , vt art, (eq. non igiar quia per dici de [olent
vniuer(alia defcri- bi,& eorum (ufficicntia affi gnari » inferre dcbemus
eíse de císentia, quia & ipfe Sco tus non tantü q.12.& 19.,vniner(led
erià q. illa 1 f. ingenné fatetur inquid & in. quale przdicari non cfsc per
fe differea- cas vniuct(alis, (cd potius modos;qui in-uantà important cócepius
contrahentes denen quit poísunt deb i jo auiem, cur ita actum fr, cita EET RE.)
392 uia tra&atas de. vniuerfalibus inuentus eft , vt rité cogno(centes
terminos fim- plices abíque errore poffemus eos adin-: uicem coniungere fecundü
debità (ubie- &ionem,& pradicatiopem , vnde cü vni- uerfalia defecuiant
proximé ad bene enü ciandü terminos comunes de particulari- bas, hac de caufa.
per dici de- fuerant à Porph. defcripta , & per dicide eorum fufficientia
tradita; & demum vniuerfale logicum hac ratione con(ucuit appellari
vn;uetíale in przdicando, vt ideo verum fit vniucrfale in Logica potius
confideras. xi (abratione przdicabilis, quàm vniuet-. falis; vnde & illz
quinque fpecies vni- uer(alis (olent potius predicabilia nun- eupari,quam
vniucrflia . "Ad rationem neg. min. poteftenim. vniuer(ale , vt q. feq.
dicemus, cognofci &onuenite-multisetiam per primam ope gationem , quando
nempc per (implicem apprehenlionem. concipiturin maltis a- étualitcr,vel (altim
apcitudine. Ad 2;Dar €or ibi oit effe conücuite per fe. rci, S per accidens
intentioni,nonautem loqui- suc de effe imr, & quando etíam de ipfolo-
queretur intelligendum effet de effe in xcalis hoc enim per accidens conuenit
imenrionibus [écundis,quatenus fandan« (ür inprimis. Adi3iviiuerfale metaphy«.
4icü dicitur vniuétfalein effendo, loquen, sio.de ejfe: in reali,pct quod non
excludi- für, quod logicitm nequeat dici vafuzrfa- Je in effenda , loquendo. de
ejfe inratio- nis, tamenne zquiuocátio contingeret in Nocabulo, & etiam ob
catione nuper ad- 4loctàm vniuerfale logicum in. communí, vu loquendi:
vniuerfalc in praedicando Zee confueuit;& per praddicabilita- * àmezaphy
uco diftingui «; — JurwAR TICYLVS: il, lle.in a&u , er apritudine
constituit vniner(ale , dici de aptitudiue — tantum. e5i paff 4$. pies $ effe
in multi (pe&are ad vniuectális effet] am, nedum wt dicic aptitadiné, fed
étiá vc dicit 48, dici vero de muliis efie palfioné taniü , vt dicic
aptiudinem. Conclufio ves hia-..
"Difp. IV. De Viiierfalibus ii Conmiumi! bet partes, & quoad omnes
colligitur exe. Scoto , & probarur . Et quidem primo» quod aptitudo proxima
ad effendum in: multis fimul , & coniun&im (ufficiat ad. conftitnendum
vnrucr(ale in acta, eft có munis opinio , & eam manifcfle tradidit
Do&orloc.fzpe cit. dum ait indifferen-- uam proximá ad elfendum in maltis
fi- mul complere vniuer(ale , probatur ex Ari(t.qui 7. Met.4 5. definiuit,
vniuer(a- lc per apxitudinemdicens effeíllud, quod aptum efl, vt pluribus
infit. Necvalet cum quibufdam iyd »ibi definiri vniucríale metaphy (icum, &
fandaméta- le; quia, vt notat Doctor in cum textumy & caeteri Expofitores,
loquitur de vni uer(ali formali; & in a&u ; Probatur etiá ratione ,
quiaper vniuerfale in a&u illad intelligitur , quod eft cómune , vcl
falticr cóomunicabile. multis cum (ui diuitione $ remanente tamen: adhuc
aliqua. eius.vni« tate(edaptitudoproxima,&indifferentia pofitiua conftituit
naturam in tali fta tu, quem vtique nom habec à parte reid.——* ^8 ialicét; vr
ait Doct. naturaàpartereá —— u Un conDM. vtei intrinfecénon ves — pagnet ciTe
füb: alia (ingularitate ab ed fub qua efjdilsnéHor spon taret communis, vt
poffit effe in mulcis (rmalj - ergo talisapcitudo (ufticit ad confti dum
vniueríale in a&u -. Confirm. quía quou(que manet natura coniuncta Irec-
eritatinequit dici vniuerfalis, quia vt fic dicar tallseo ipo 3 dien india uut
talis eo ipfo, i i£ indi daali pet isediechun ect i add fetenter comparatur ad
omnia indiuidua, vt eis cómunicabilis , etgo &c. Preterea a&uali
cómurticationi. rationis , qua vna fet inexiftericiam concipitur-in multis cit
fola diuitione. numerali, correfpondetc debet potentia , (eu aptitado
proportia- nata, ergo fi actualis communicatio Corte ftituit vniuer(le in
a&u fccundo , ac va- latin exercitio , aptitudo.& poceniailli
cortifpondens conflituet. vniueríale ve^ lutin actu primo . LT 6 Negat Blanc.
difp.2.q.2. in nata abiicacta talem aptitudiné, quia 1n natu ta , anteqnaar
actu referatuc ad incrio- Ta 5 à quibus cfl abftracta , folum (uppa- pitur Fa :
ar M . exclulionc hzcceitaum; tui neque en- - sitas nacura cfl talis potentia,
fic.n.cífec mes * eti Lu x 2n » 3 Ade «^84 x -Saw A : Poe le [em non;ipis -
quiuis hoc af : Qua[1H. De effentia Vniuerf, Logici-c Art. TIT. s25
aténtitasnacurz ,& denominaijo ex- tüimíecayà qua denominatur cogni.a cum
»ocetia rcaliscum encitasnaturz fit rca- s , ncque ip(, denominatio extriníeca
, namnab ca folum cognita denominacursnó vcro apta ad ef[endu in mulus , ergo
ralis :apritudo rationis non eít admittenda in natura abítra&ta, (ed ad
fummum non re- pugnantia. ALIS i$ clt hzcfolutio,nam quando nil aliud
(uppcteret, dicemus 1lià nó repugnantá ex incrinfeca ratione na- gutz
procedenrem,quando non cít impe- ditaconíorrio hacceitatis ; quomodo (c habet
in ttato. pracifionis obie&iuz ; có- — &ipià nobis pur odum. cuiuídam
apti- tüdims proxima,& pofitiuz indiffereua .ad effendum in mulus fimul, Ec
(ané noa .videtut vllo modo negari potte vniuerta- Aein a&u cóftituium per folam apti;udi-
nem rationis àd, e(lendum in multis per diuifjoné diderenziarum ; nam genus ,
& Fpecies, vt icta quzdá potcflarua, & per diff. céntias. i0 piutcs
partes tübicétiuas & rauonis dinilibila, pr&cedunc & difiercucias
3n & Anferiora conft;iuta, quia vniuter alia funt priora natura
particularibus, &, procul- dubio in illo pt;or: antecedencer ad có.
traCtioncm , di uifionem fanc voiuer- falia io actu, érào &c. |... 1. 47
Sccundó,u0d ciam ynipérüolitas «onlilLa: cum a&tuali coaunicatione ip- fius
vniuer(alis, colligitur ex scot.loc.cit. wbi vult vniuer(alc 1a actu dici dum
eitin potentia proxima y vt pradicetur de impl- &is fimul , (ed nuiquá cit
ifipotenua ma- gis propinqua ad (ic prac dicadum, mfi qf acu eongipiur ynàm in
mulus tunc «n. immediate potcft (e.jui talis prz dicatio s nec vnquam fi eri
poreft talis. praedicatio, E prius naturá concipiatur , ned apta fcd ctiam atu
cxittens in pluribus idem . eXpréllius habet 4«d.43 «1-2. F-diceps vnii- ucale
ele [imul dicibile de omuibus Jingularibus, 1a quibus. jaluatur,vult ec- Bo
vniuer(alc 1o actu cciam faluari in fin- gularibus polt a&ulem co;cauonem ,
& letum fi: eoatra cómu- ncn; qua fepon,t tota rationa vniücte (alisin
i&à. in fola apcitudine ad cifendü in malus , tamé viri graues illad cec
ipit Biaac.loc.cit, Caeicit.difj. 5. vniuert.fcc, 3» ita ctiá loqui videntur.
Fuentes fapras cit. & Mearille , dum ait vmaerfale ia actu fieri per
actualem collationem eius cü (uis inferioribus ; £ulcitur quoque au-
&oritate exprclfa Arift qui 1. Poft.2 5.82 lib.2.. ia fine volcas
vniucr(ale in atu dc- finire, illud exprimit per actam , non per
'apcitudinenyy: per hoc mnd:cacetnedaas cam apticudine , fed ctiaarcuma&u
ipfo e(lenátin multis cófi(tere vnuerfalicaié 5 ac ctiam folidiiliais
racionibus , quz de- ducuntur ex di&is art. 1. contra Suatez., nàm propriü
eit naturz vnuerfalis eiie pcedicabilea«de multus in tauone vniacc falis, ergo a&ualis
przdicato de mulus, iua fit, vel faadatur in a&uali commauni- catione
naturg per incelle&ü ad illa mul- ta. imul, nonzollit vniuerfalitacem ; tum
quia actus nó deftcuic aptitadinem ad ip- fum,v: rifus-riübilita rem, imó
potius per- ficir, & poait ia a&u fecundo ; rum quia nulla alioqui
daretur a&ualis praedicatio vniuer(alis de fuis fingularibus,; & certe
in hac predicarionc. Petrus. e bom, videmus ly bomo manere in (ua vniuecfa-
litate,quia non lupponit fuppolitione, » , fingulati fed communi, alias eter
lenLas "Peirus cfl bic bomo ,&, iic nóquam pra- dicatezur de Petco
aliquod, fibi cóc cuia Paulo;n naturayergo vnuugrfaliras codfa- flit cuin ipfo
actu eilendi,in maltis, X nó cuim aptitudine tàu. Cont. quia naru- ram e(fcin
plucibus actu coi/caram per in» telleCtum (ub eadein enutate »ac vnitate
formalicü fola dilione materiali , [ca mumeralt cít actus («cua lus nacucz con-
fideraiz íecundum eife precio ab in- diuidus à parte rci y ita quód na ura fü
AXali pri ione, ac ind.ff-zenva. pofitiüa "fu velati io actu pramp
refpecta a cxiitendi in pluribus pet cale pott adum non detiruamir, [cd porius
exer- .&eaturgaiurz vniuetlalita$. ...— 48. Nec v.l ec cüiucra
Aduerfariorum reípálio aaturam,dua cfl ininfcciogib; dcuncre eife pie quia
Amacui vni- tatem, quam habeba: i | puzcinónis cbicctiuz A em in, pluta Kk
4 cul- 384 tiufdem nominis, &
rationis, Non valet, quia diuiditur folum sm e(fe materiale, & f'oumericum,
non veró sr proprium elfe fformale, quia vaa , & eadem (ibicorce- fpóodet
formalis vnitas, vt eft in omnibus inferioribus adatquaté , vnde valde diaec-
fus eft (tatus naturz , vt extat in indiui- duis à partc rei difu(a, ab eojquo
conci- pitur in ci(dem per intellectum , dum fa- € c(t vniuerfalis, naminillo
primo fta- tu ita diuiditur, vt diui(io redundet etiam in ipíammct formalem
nature vnitatem, ita quod n:tura in ftatu realis cótra&io- nis ef! ó hibeat
fuam vnitatem formalé , non tamen quz fit eadem in omaibus in- diuiduis, fed
propria vniufcuiufiue, quia 4f. in ipis multiplicatur natura,& con(e- uenter
etiam vnitas natirg , vnde in ta- Vi ftatu Petrus , & Paulus non (unt vnus
homo,fed plures homiacs ob pluralitaté humaaitatürat in altero ftatu cótractio.
nis pec intellectum diuifio non redüdat in vnitatem formalem naturz fed (impli-
citet fi ftit intra latitudinem hzcceitatá , & ideo natura incali (tata
'contraGionis remane:! vna formaliter io omnibus indi- uiduis,& (olà
exttinfecé multiplicatur nu meraliter,vnde & in tali (tatu ob candem naturz
vnitaté ia omnibus Pecrus,& Pau- Jus dici pofsüt vnus homo co modo,quo
Porph. dicebat oés homines participatio nc Ípeciei c(ie vnum hominc. Ratio
huius . diuerfitatis eft,quia aptitudini refopdere aebet a&us ci
proportionarus,cum igitur aptitudo , quam habet natura à parierei 'ad c(fendum
in multisfit remota , & ad plura difiun&im , confequenter ita debet ad
actum reduci, vt à parte tei'íit in vno folo indiuiduo cum fua vnitate formali
, & nonin al;js; cumautem aptitudo, quà hibet EowlA in ftata przcifionis
obie- Cuz , ad c(fendumín multis , fit proxi- ma ,& ad plura
conian&im;vt reducacar ad idum ci proportionatum dcbet aífi- gnari via,
& eadem natura per inexiften. tiam in omnibus , & fingulis , ita quod
vnitas formalis cius illi correípondeat , yt cft inomnibus indiuiduis adzquate.
'
49 eere m noftrá non lo- c tur de illa vnitate importat pcr in. Qisifótem in
plura ciuídem racionis , tuin qu Difp.IV.. De Vuiserfalibusin Communi) quam
natura acquirit ex vi precifionil luz , hanc enim vtique concedis mus diflolui
eo ipfo , quod diuiditur , & ad inferiora comrahitur, fiue realiter , (i-
ue per intelle&ü , vc loc.cit. dicebamus , nam talis vnitasc(t prorfus
incompoffi- "bilis cam differentijs, cum ex (uo conce- ptu dicat
negationem. a&ualis coniun. &ionis cum ets , fed loquitur de vnitatd
focmali,qus (equ itur naturam ,vt eft to- dam a&uale, & effentiale ,
&c dc e(ic, quod etfencialitet dicit, & per pre dicationem tribuitur
indiuiduis , modo idem predicatum obic&:ué famptum isa iatelle&us
tribuit vai indittiduo , vc cct- buat eciam alteri , ergo licét per diuifio-
nem , & cóntta&ionem ad inferiora di(-—— foluatur vmritàs cius , quar
ipfim fequeba- tur ante diuilionemin tatiome totius po- tentialis , adhuc camen
etiam poll diuie — — fionem perfeucrat vnitas qu iplun(e- — — quebatur inratione
rotius eilencalis, ^ fo Tertio rande, quód dic; d« multis fit paffio
vniuerfilis , cancü vc dicit apti- tudinem , nonadum , docet Do&ot 7,
Mer.45.dit aic a&um ip(um przdicádi ac. cidere vniueríali, quod etram
man.(etta ratione cóu:ncitur quádo homo v. g.de vno folo przdicatur dicendo
Tetris cf bomoyfané przdicatur adhuc, vc va: uería € , quia non (apponit
(uppotiriope fim rijfed commuoai,vt fupra dicebamus, id aute nó habet ex vi
actualisiftius rz- dicationis,imó ex vi illius exttncatut re- lario vaiuer(alis
, vc norat Do&or q; 16. vuiuct(.m (ol ad 8.quia ex vi illius appli- catut
vni fingulari tantum,non ad plura, fed przcisé id habet ex vi. przdicationis
aptitudioalis,oá cíló ex vi actaalis ad vnü un fingülare máncat coar&td, tá
ex vi apritudiaal;s manet adhuc jllimitarum ad plura , ego dici de ett palTio
vniuer(a« lis vc dicit aptitudinem,non actum. Di- cesfilrim adi przdicari de
plurib. pof- fe poni paffionem. Neque hoc bene di- ceretur , quia cx vi
a&ualis przedicatio- nis vniueríale noa magis applicatur ad pluraquàm a4
vnum (oluin, fed ad vtrü- quc manet indifferens , at cx vi aptitudi- nalis
neceffarió extenditur d plura. Có- firm, id
ctiam , quia vaiuéc(ale in acta apium Du«f. IT. De effeutlaVniuerf.
Logici-edrt.IIT. — 583 eft proxime, & immediate przdica- / c. sam autem
aptritudo nó com etit ei in primo modo, vt probató cft;er- in (cüdo. ; atque
ita hzc apritudo prz- - dicandr, feu przdicabilitas de multis erit pekovimelim
dh vcró pdicatio, nata fiue exercita erit exercitiü il- fius paffionis, vt ft
ridere ri(ibilitatis. *"$1 Inoppofitumobijcitur 1.proban- Moeffe in
«onftituere vniucrfale vt dicit "ipfam a&um efíendi in multis
przcisé,no /— Gutemaptitudinem, quia vt arguit Blàc.. - sit. vniuerfale metaph
Ne a&tu cognolcitur natura bnc dif- . ficum tüc tale fit, ijsinferiorum,
ergo viuerfale logi -«um tunc fict tale,quando actu cóparatur -. ad míeriora,
atque adeó ficut vniuerfum-metaphyficum non conftituitur per apti- -udinalcm ab
flra&tionem, (ed per a&tua- -Jem , ita neque logicum per aptitudinalé
"€omparationem, fed per actualem ; vnde "ficut vniveríam metaphyficü,
vt oprimé — - *defihiaurs dcbet definiri vpà atu. à mul "tis abftra dtum
per racioné , ira paritecvt optime dcGimatur vniuerfum logici jerít -definiédà
vnà acta in mulus er rationé. Deinde vniuctíum logicum con(lituitür 'tále per
a&toalem relationem ad inala,nó "alice ac albü conflituitur tale per
actua- lem albedinem, atqui ilb dcfiniturfubie €um aclu afkétum albedine'; non
autcm potens illi afhcere , ergo pariter vniucr- fum logicum crit natura aCtu affc&a
rcla tione ad mulia, tinc dic, noo potett con- ipi nátura actu relara, quin
concipiatur actu in multis , ergo ton potcft concipi vniucría lógicé,
quincocipiatur vna actu in mulis, & con(equenter vmucrium lo- gen dcBiniewr
vnum actu in multis smationem .. l'emum opinio Blanc.fic có- firmari potcft,
niuec(alitas ett 1 elatio ra. tionis a0 plui a infcriorayin quibus eft na- tura
vniuertalis , & de quibus prae dicabi- lis cft ncccfie ctt ergo, quod fi
illa plura non (unt à parte rci , (alim per intelleétü accipiat eísc quia relatio
nequit efse,vel «oncipi finc cxccmis, vnde illa plurayquae à parte rei (üt
po(f.bilia, dü fit vniueria- le,süt in a&u per coladcrationé, ergo vni
'uersü logicü e(lentialiter re(picit plurag inquibus aétu fit; & non
aytitüdinc um, $2 Ref. hzcomnia stgum enia in z- ina. laborare,cócedimus , n.
vniucc- alelogicum fierí per a&ualem compaca- tionem ad inferiora,non autem
aptitudi- nalem;hzc tamen a&ualis cóparat:o var, ucr(alis non fic fcmper ad
inferiora , ia quibus actu cófidetetur inclufum, fed in. tecdum in quibus
cálideratar apum iit- cludi, quare auliter cadit vtique fem- pet (upra
comparationé,non autem fem pet fupra inclutionem argumenta autem ità
procedunt;ac fi negaremus a&tualita- tem ctiam in coparatione, €
ex;a&ualite- te in comparatione contendunc inferre a&ualitatem etià in
iaclufione , xp falso deducitur, nà ante actualem inclufronem ipfa inferiora
(unt, vt potentia includere, inquátum inferiora, licut ip(üm fuperius » vt
potens includi , & fic terminant rela- tionem (aperioris, & vniuet(alis
anccqua conlideretur aualis incluio in multis . Dices inferiora non císe , ni(i
per actual incluGonem (üperioris ; atque idcó oos terminare relationemillius in
ratione v». : niucríalis, nifj per efse jn a&tvale , Neg&- 7 tuc
afsumptü, ficatenim acta elt aliquid faperius, non tantum quándo a&u inclu.
"ditur ia. pluribus, (ed etíam quido ei có- uenit aptitado,vt fit ,&
includatur in mu] «tis; quia ad (ormalitatem fuperioris non cit neccísaria
actualis inclufio :n iofzrio- ribus , fed (ufficit etiam potentials; ita
inferiora func actu talia, non tanti quam do aa includunt fuperius, fed etià
quam do conliderantur,quod adu cis conuenit potle includere , & contrahere
fuperius ; «x quo patet quid dicendum fit ad fin2u- la argumenta , & hacc
doctrina expreísé habctur à Do&ore q.18. vuiuer(. in cor- pore quaft. vect.
Item fi aliquid. $3 Sccundo obijcitur & contra pro- bando efsc /z
conititacre vaiuccfale s» vt dicit aptitudinem tantum , non ve- ró a&um ,
quia uit paílim Scontiz do- ccat cx Do&t. cit. vt naturalit vniuer- lalis ,
requiritur. indeterminatio pofi- iua, lcu contraria , [ed hanc inde-
.termimationem non - ,natura eo ipfo , quod ponitur conkra&a, fiue» 1d tit
à parte. tci, Buc per intcileetum, er- fali t aum actu cí- Lu vaiucifalitas
rzpugna m $86. "Diu. IV. Dé Vaisevfalibis in Conus. fendi in multis;quia
hic eft (tatus cótra. &tonis . Tum 2. quia qoamuis patura de fe indifferens
(it ad (ingularitaré , & vni- ucríalitatem ditiunctim , coniunctim un hzc
dao in natura. repugnant , fcd ftatus contraéctianis cft ftatus (1 ngular;tatis
ere EN repugnat ci «niueríalitas in tali ffaru. Jum 5. vnmcrfile formalitec
ita. habet: indecermimnationem ad plura ; vc tic inca- pax determinauonis ad
vnum at. nacura tn ftatu. cótra&ionis c(t determinata ad ynum per differentiam
cótrabentem , er- go non eft vniueríalis. Tum 4. naturacó- trata nó praedicatur
,vt indifferens;ac ia» deterininata , (cd vt applicata ifti iadiui- duo,de quo
prz dicarut;& vc vnd cü illo, alioquin verénon predicarctur , ergo nó manct
vniucrfalis , remo:a. enim indiffe- rentia tota vniueríalitas ruit, Tum tandé
natura non habct vniucrfalitatein, nifi in fuppolit:onc fimplici, nam quando
dici- tuc bomo eft fpecies, homo efl vnincr[a- lis, ly homo fa pponic
fimpliciter, dta q» no defcédit ad fuppolita fub fotmalitate fpecici, &
vniucríalis, (cd qf peraétualé kontractionem pra dicatur actu. de indi- uiduis,
non habet (uppofitionem fiampli- ccm, (cd per(onalem, verificatur enim de
perfonis , & indjuiduis ergo in actuali iprzdicatione non habet vmueifalitacem.
$4
Refp. hzc panter argumenta in gquiuoco laborare , ita ,n, loquuntur de natara
contra&a per icellectuim ad actu e(fendumin multis , ac de natura contra- a
à parte fci, cum tamen ambo hi tta-rus conira&tionis fiot intcr (e valde
diuer fi; quando enim natura có;rcahituc à par- te rciycum yna, & eadem
ne;ucat efle fi- mul ,& (femel ia pluribus , determinatur ad vnum, &
fit illi propria, arque ideó in 1ali. (tatu realis contractionis repugnat àlii
vniueríalitas ; qu&do verà contrahitur per inicllccti,cum vt fic obiectiné
cóli- dcrara non vna & eademin plu ribus cumíola diucr(íitate numerali,
tunc nen conideratar,vt coottacta ab vno fo- lo, (ed ab omnibusanfecioribus
fimul, & femel, itagy licéchoc, & illud cogítitaat, nequit camen dici
ad vnum determinata , aut alicu:us propría, quia indiffcréter om nia refpicit ,
& omnia conít iuit ; & idco licét per cótra&tioncd rcalé
amittat:mas tora radifferéuam potitiuam,. indeice- minationem cótrariam,nó
camen per có- waé&tionen rationis, quz fic zQüalierad omnia inferiora: perlcucrante:
Vnitate, 9 4ocmali eruidem natu zin omnibus -cepie; cx quo paret; quid dicenda
ad à gula argumenta naui ad prima ttcja yera -ett minor denatura có:racta à
pacte rei » falla:de ipfamet contacta pcc incelleGt s «Ad 4 ctló ex
via&ualis.przdicationis maneat. yn 'ucrfale applizatum adynu:üy adhuc tamcn
cx vi aputud;nalis remanet - ad alia ind;fferens,& idcó cetinct vniucc- -
falitatem , vnde dum' dicimus Petrus. eft «bomo, ly homo non amittit
vnuerfalita- cmyyt enim eà amitteret; opus efTeccóns ceptum cómunem mutari in
fingul . Ad vlcfillaett maiorquia natura retiogt vmucríalitatem eua in
fuppofitionc ab- foluta fub qua poteft &t ad indiuidua de- fcenderes &
idcó fala eft quoque minor, | ucícunque natnra deand iuidui . pra dicatur,
fitluppoGtio-pcríonalis y vr :conftar ex dictis Inft.tract.1, c10. 5 $5. Tertio
tandem ob; jcitur , ad pra- bandü dici decfle patTionem vniuertalis; t
dicita&um , non vecró aptitudinem quia pa(Iio proportionata vniueríali de-
ber ctie rationis, non rcalís,at fola aQua- lis praedicatio eft relatio
rariogis , pradi- cabilitas veró eft rcalis , cum talis aput :do cópetat natucz
euam à. jure eds &c. Kelp. naturam cffe pratdicabilcm de multis, poffe
dupliciter intelligi, vcl fune ; damenialiter, & remote , & fic cf quid
cale, neque hoc modo cit pa (jo vniuct- falis; vcl formaliter proxi. y. c imme
diaié ;'& (ic ett quid rationis &, vniuerfalis,vide rationem huius in »
ci H. Dices nuilà dau rglatio rationis aptitudinalis,(ed quzlber cft
actualis;cu ambo extrema habeant actualem cxitte- tiam obic&iuá ergo
&c- Rel p.quicqu:d dicat Braíauol,q. 18, negatur adu. pium, nam (uo wodo
dátur aptitudincs 1005 .potiun faperius , & «nfcriusnurcem actu cófcrriin
roac füb:jcibiliss praedi- «abiljs no vcró.in,ratioue actu jubiccti, &
pradicau & jo boc teníu collatio
eoiü erit actualis, (cd elaüo apiudinalis . 46
Ex- » TN pec" S ET x oc Quat De effentia U/niuerf- Lorie MIT. — $87 - F6
Explicaà Voiuetfalis c(scn:ia, faci Je cft colligere germanam vniuc; (alis de
Biitioscu, uod f. fit nun in multis eum. (ui multiplicatrone , Gr: dinifione,
ac vcram eiusintelligentiam , quz talis et, quod per Ly vai
ifitelligere'debemus vnitaré rationis, per S Vased pa uoca habentia folü
vnitatem nominis, & analoga ; quando süt cürri £quiuocatione
coniun&ta,quia de ratione vniuerfalis cít vt Gc predicarü vniuocü de fuis
inferio- ribus,.i. habens rationé in fc vnam quo. modocunque hzc inferioribus
.coueniat; fine effentialiter,fiue accidentaliter; dà- tür enim , vt videbimus inca, vniuer(alía
nedà e(sentialia fed etiam accideotalia ; & ratio-huius eft ,. quia cum de
tatione eniuer(alis fit, quód poffit effein multis; ffifi'diceret rationem vnam
, (ecundü quà reperiatur inillis, iam non effet in mul- tis, fed vna ratio
efser in:vno ; & alia in . alio: ly im multis indicat quod vnitas v-
filueríalis ton debet e(se numerica , ícd Cómunis ; tüm quia .yniuocatio
proprié fpe&ar ad termini cómanem ;'tum quia vniaer(ale-dire&te o ir
fingularis od adhuc magis declaratur;per part Yam à nobis additam ad maiorem - fionem
cum. fni Ó— di fiifione , per quam fignificatur narurá vni« uet(alem débere,
quidem plaribus cómu- nicari, (ed cam fui multiplicitate', ac dic . uifioné
numerali, itaquod cftó ratione eiufdem natura vniüerfalistformaliter, &..
effentialiter indidifie po(linc humana in-7 'diuidua dici vnus homo in
coim-nuni , ve. aiebat Porph.totiescit. ratione támé-di- "uifionis
numcralisetiám in ipfam nacará redundanus pofsunt quoque d'ei-nó'tan- etum
plura indiuidua; fed étià plures hori Ws. Ex quo fequitur; vt docet Do&or
hic fob I; & omnes E: áduert ác naturá diuinam;eftó de fa&o it tribas
perfonis comungicata, díci noii poffe vniuer(alem y quia non eft cómunicata c
maltiplicita- t€ nümerali, fed vna, & cadé numcto elt jhronmibus tribus
(uppofidis diuinis; qua etiam ratione req; forma eadem name- ro, fi poncretur a
Dco. pec teplicacio- nem ín pluribüs fubiectis "5 -acquirerec
vüiuct(alitatem , quia in €js nog iiec cum la; muliplicatione rimerali, —
" 57 Facilé etiam eft ex dictis (adisfaced rc que(tionibusà Porphiexcitatis
de vnie uerfalibus in fuo procem: Si enim prios Qquaratur, an voiuerfalia fint
in rebusve potius in intellc&tu .i an fint entia reas lia,vel rationis e
Refp.fi macerialiterfus mantur.f. pro naturis , quz denominarur vniuer(ales.süt
in rcbus, (cu entia realia, fi verà formaliter fumantur j süt entia rae tionis,
& tanti obie&tiué in intelle&u . Adüertendü tamen eft vniucrfale
etiá ma terialicer fümptii poffe interdü císe ens rationis, cüemim vna (ecüda
intentio pof fit (aper aliam fundari ex di&isdifíp. 3 q.8ar.2. poterit
vniuerfalitas ipía appli cari etiam entibus racionis, & ita euenit
c&entia rationisad inftar realiü à fuisine ferioribus abftrahuntar , &
iterü ad ip(a cóparantur, vnde vniucrfale dicimus c(se enus ad quinque
vniuerf(ilia', vt infra. Sí €cüdo quaratur; an eniuerfalis fint cor, porea,
vci-erorporea? Refp. formaliter Süpta'nec corporea efse,necincorporeaj cum ita
nom fint nifi quadam (ccü is ine téciónes haic, vel ili natura: affixa: ; ma
tetialiter veró ; quia tatio yniuet(ali limitatur ad naturas. corporeas , vel i
cotporeas, cosíequenter & corporea, & incorporea eíse pofsüt ; &
etim ab his abfirahentzà ^ quandoq, qtidemi per irie- diffcrenriaii; quàndoq;
vcro'etid per ef fcritiá; quando natura, qua dénomtmatue vniuér/alis, ef
córporea, tüc vniuerfale corporeü ctt ; vt homo refpectu Petri, & Pauli;
quando eft. fpiritualis , tüc eft ine corporcü,vcangeliea'natura refpe&tu
Git briclis;& Rajfhaelts;quando nec eft cora porea nec iricorpotca
formaliter, fed Ve trümd; perari (Hrué; vt fubftantia, quz cft ápceXin primo
predrteamento,tuünceft abe ft rahcus ab vttoq; per indifferétia, quia &
hoc; & illud else poteft; efto: fit £formaliters. quando tanídetri bens
denominata elt cüsrationis | gy nec cor^ porcuin, nec incorpoream efie r dix
fiit differentia ens realis tune ni verülediciuir abítrabens ab vtroq; no pev
indiffcrenciá, (ed pér elsenciam, quia Alla: acgationes ei conuemiünt
c(sentiali &cc «$1 tandem quafarür y anvniucefatia 338 fint in fingularibus
, vel potius ab eifdem feparata. Hefp. materialiter fumpta effe in fingularibus
, formaliter veró accepta poffunt aliquo modo dici ab eis (cpara- ta quatenus
vniuerfalitas eft ens rationis habens tantum cfíe obie&iuum in intel-
le&u; adbuc tamen etiam in ifto ftatu di- «i potlunt cum fingularibus coiwn&a
per intellectum ; quia conftituuntar' per cíIe jn illis 3&u, vcl aptitudine
. $8 Eodemt modo alijs quibu(- dam quz(itis de vniuerfalibus potcft (a- tis
&iz,vcl accidentia? Refp. formaliter fam- pa, nec effe fabftátias , nec
accidentia. realia, dici tamen poffe accidentia ratio - wis , quatenus funt
fecundz intentiones , quz funt relationes rationis ; materiali- t€r vcró
accepta , & (übftantias cffe po(- fc, & accidentia , & ctiam ab his
abítra- tia, intentio enim vhiucr(alis fandari poteft (uper naturas
fübftantiales, & ac- «identales , & pud formalitatesctià ab
bhisabfteahentes, Si quzcatur an tint tec 'ha,vcl cemporalia? Kefp.formaliter
fum- ta non cfe aterna,tamdir enim funt,quà- intelleQtu fiant ; materialiter
veró fumpta , quantum ad exiftentiam adhac terea non funt, quia cam hanc
habeant án fiagalaribus ad corum corruptionem elcíinun:; dicuntar ergo terna
quantam &dceTentiam ; tum quia non (uot in po- Aétia propinqua ad
corruptionem, nifi fn: in cífc exiltentiz , vt Do&.docet 3. 1).22.q. vn. G.
tum quia quantum ad efie potlioilc (emper talia fuerunt,& erunt,vt «locct
1.d.36.q.vn.& d. 43.tuimquiaqua- Num ad pradicata complexa, quz ab exi-
flentia non pendent, femper talia fucco 3K crunt,quia etiam fi non exi(lerent
fin- ria adhuc talia przdicata fibi debita » dcftra&is.n. omnibus
indiuidais -bumanz | fpeciei , vcrum aihuc eífet di- «cre hominem effe animal
rationale , vc slocet 1.d.3.q«4. I. & k. quia verbum eff Wn his
propotitionibus non dicit exiften- extremorum, fed neceffariam cóne- xionem
inter illa. Scd dices, i yniuet(alia queres funt , cecté alicubi permanere bat
fi nulli effet fingulare, vbi ccá:? Befisen Do6.cir, nallibi actu erum, (cd -—.
- ficri ; nam fi quaratur , an fint fübítà- — nerf; Difput. IP. De
Viineifalibisin Commhni. obic&iué folum in intelle&u diuino 4&8
cognofcente cis effe debita huiufmodi . przdicata,& cü his coiungi debere,
quà- do ad extra producantur in agulatiuus, Qv &STIO III Ter quam
operationem intelleus fiat — vniuer(ale in aGiu . 9
: ftione có , quod tota anima(t:ca fit, (ed quia malcü cofert ad noritià Vni«
alis Logici, eam difcuticmus non ez profeffo, (ed (olum quantum patitur Lo- en
inftitutum. Pro intelligentia tituli b m eft ex 3.dc Anim, plicem in nobis
conftituiintelle&umyvnum » alterum patlibilem, feu poffibilem ( fiue formaliter
, fiue folum rationc diftindtos ) cumenim cognitio €x potentía , & obicQto
generetur, vt fu- sé Do&or 1.d.3.9.7. & nequeat obic&ü materiale
immediaré recipi in intelicctg pet fondi eniin niei fuit, vt in eo reciperetur
per fni fpeciem,& fimilitadie nem intenti » vnde dicebat Arift, quód lapis
nó eft in intelle&u , fed fpe« Ibenter abftiteremus ab hac qu£ , » cies
lapidisque cft accidésquoddamges — rens vicem obic&i& illud
reprzíentans. Verüm licét (pecies fenfibiles ab obic&tis externis totaliter
imprimantur. in fenfis bus,tám exterioribus, quà ioterioribus quia & ipf
funt adhuc materia cor porca, ideóque opus non fit aliquo séíu agens mui cum
illis obie&is fpecies (cn- fibiles comproducat, tamen quia fpecies iftz non
(unt intelle&ui proportionatz, : vtpoté n cít potentia »: fpirita » pU ac
proinde non receptiuus fpecierá, ni der ondas 5 ideó vltra iütcl. &um
paflibilemqui talis dicitur , qua- tenus cít (pecierum » fuit opus alià
conítitaere iutelledtiuam facultat£, quz cx (pecicbus fentibilibus (piritualem,
ac,vt vocant, intelligibilem fpeciem cli- ceret, & intclle&ui po(fibili
imprimecet, àquo munere producendi fpecies intelle- us agens. eft appellatus ,
de quo fuse Do&or 1.d.5.4.6.& quol. 15.quia obie. €ta (cn(ibilia non
poítunt feipfis produ- - eere fpeciem fpiritualem faluim totaliter. - 6o Ru
T--- i DEL — 0 onus. LIT. Quo aC Vuiuerf. fiat... 76e Rurfus ex di&is
difp.przced. q.4. ar. 2. & q.8.ar. 1 .recolédi süt varij aus, quos circa
idem obie&um potcft habc- se intellc&tus polffibilis; poteft. n. in pci-
. mis habere actam abfolutum, quo fupra 1€ abfeluté fertat non in ordine ad
aliud ipfum con(iderando, qui etiam fubdiui- tür in rc&ü,& reflexü, vt
ibi dictü cft ; poteft eam habere aGtum collatiuum , . que rem aliquam, non
iníc, fed in ordi- fic ad aliam confiderat, qui rurfus fubdi- nidirur, nam
alter terminatur ad res , vt - $nuicem comparatas in aliquo attribu- to eis
coneeniente ex natura rei in foo Ordine y alter vcró terminatur ad res', vt
inuicem comparatas in aliquo attribu- to rationis , & ruríus actus
collatiuus tàm primi, quàm fecundi gcaeris duplex eft; fimplex, &
compofitus; fimplex eft, quo concipitut vnum jn ordine ad aliud finc aliqua
afficmationc ; & ideó pertinet ad primam operationem,poreít .n. & ip»
fa implex-apprehenfio e(ie. comparati- uà, vt docct Scotz2.d.6.q. 1. ad 2.
& bene declarat P.Caucl.q.8.de Anim.n.5.quo- modo rclacionem ipfam (emper
appre- hédimus; cópotitus veró eft;quo intelle- &us ita vnà ad aliud
cóparat ,vt per actua lem przdicationé vná dc alio affirmet , - 61 Qraftio ig
tur fupponit ad intelle &ü dütaxat fpe&tare vniucr(alis cffcctio nem ,
fen(íus cnim , quia eft corpori aí(fi- XUS , nequit naturam attingere, nili fub
conditionibus. indiuiduant tempo, ris.locis&c. vt dicum eft q. r.art. 2.
n.a fol.ad 2. idcóque vmueríale cfficeve. nc- uit,quod abf rsh t omnino ab his
cón- itionibus «. Ncc alias pofle cfficere fal- tim ta!c vniueríale, cempe
fenfibile ; ab- endo quidditatem. rcrum | fen(ibi- Ye Quia & ipfa natura
rerum fcn(ibi- iam 1i (ccondum (c confideretur , non amplius cit (entibilis ,
licec fit quidditas tci fenübilis , ratio cft , quia fenfibilitas nedum oritur
ex tali qu:dditate;fed etiam € €o , quód fit immería ceteris condi- !
1nd;uiduanibus, vt reété aduer- ut Faf.ualig.cir.difput. 19. fcc. 2. vbi de rc
agit cx profc(To ; lupponit igirur quaílio (vt d.cebamus )(olum intellc&tü
cdiccce vniueciale , & qu&iit » cuius in 389 telle&us (it hoc
munus, num agcotis, vel. potius poffibilis , quàd fi ad po(libilem pertinere
dicatur ,quzit vlterius ex aul tis a&ibus , qaibus (e poteft exercere cir-
ca aliquod obiedtum quem adbibeat. ad vniuerfale conficiendum . STU | 6» Hinc
variz sütexortz opiniones; , Quidam enim aflerant hoc effe munus.
intclle&us agétis,quia putant ipfum cam. phantafinate,ncdum fpeciem
intelligibi- lem fingulatis producere, verü etiamfpe cies magis , & minus
vniuerfaliü inquis, . bus proinde narura rclucet denudata à, conditionibus
indiuiduantibus,ita Auer. - 1.de Anim.com. 8. D. Thomas 1.p.q.8 f. act.
r.Caict.ibidem,& de ente, & eflentia. cap.4.q.6.Sot.q. 2.vniuerf,
Zumel.1.p.q.. 13.art.7. Mafius fec. 2. q. $. Flandria 3. Met.q.5.art.2.&
alij Thomflz quápla rcs, & ex noflris Orbeilus initio przdica- bilium.Faber
4, Met.q. 9.c. 4. citans Do-. G&orem ry. d. 3. 3.6. Alij é contra vo-.
lür,hoc effe munus intellectus podfibilisy fed adhuc inter (e difctepant. ; nam
affe-. runt multi fieri ab intclle&u poffibili pet. a&um abíolutum,quo
naturam parícinas do à fuis inferioribus concipit quoad fua: prz-dicata
qu:dditatiua;quem proinde vo. cant a&tum abtira&tiuum, fcu pracifinüi
intelle&us poffibilis , vade hzc fecunda. opinio parum differt a prima ,
quia vtrae. que confentit vniuer(ale- fier: per ab(lra-. &ioncm ab
inferioribus , & folà di(cres» pant de potentia abítrahente , hac vulc.
effc intelle&um agentem, illa poffibilé ; ita defendüt Au&ores cit.q. A
jen qui. ftatuebant. formalitatem. vnluerfalis. in abíolui0,& Capreol. 1. d. 8. q, z« art. 3«. Haru.c.1. de fccund. iotent.
Conimb. qe: 4. Vallius dc vniuerf.in communi q.4 C« 9. Pctron'us lib.4.q. 1.ar.
6. Serna difpe 1.fec.4.q. 7ar.6. & alij. Tertia
fententia. docet vnimeilale f eri per a&tum. collatis, uim , quo natoia
fata vna. per abítrae, &ionem , & policiue indifferens cogno», Ícitur
pluribus inefle cum tali nitate. 2» vel f'altim fic apia ad inc(lendum, ita
com. muniter Scouitiz cum Do&tore 5. Mer. 11.& Eib.7.q.13:56 i0 1.4. 3:
q 74. 4 1. q 2. & ex prote(fo 2.d 1 vbi cius Expolitores pta ertim Lishet-
S. rct, E E . Tromb.7. $98 Difpu.IV. De Voiuerfalibus ih Comi : do
" s. vue, Er 7.Met. « Bargius t.d.3:9.6:$. Ex alio mem- MidQuuc: 3»
Q.6.diff.3 . art. 2, 'Mcurifle ldc.cit. Merin.di(p.2.dc Vaiuerf. q.1.1t€ ex
Thomiftis Complat.difp.3 ..6. Loan. de S. Tho.p;2.Log.q. 4.art.2.Sanch.q.58.
Vniuerf.Soncin.9. Met. 27 .£auet S. Tho. opuí; 55. &1;p.q.28. art.1. q. 7.
de pot. art. 1.4. Met.le&.4.& -Pecibet. le&.10.
Jtem Kecentores ex Societate , Kuuius q.5-& 6. Vnerf. ies ^ Up 6.concl.6. qui alios citant. Mor
f.diíp. 1. Log:q.8.& Blanc:(upracit. V erüm neq; adhuc Au&orcs cit.
omninó intere co- ucniunt,gnificant .n. aliqui hunc adtüm «ollatiuum efle primi
generis , alij infi- nuant eífe [ccüdi ors (nam te vera in. hoc puncto non fe
fatis explicant). Rur- fus quà plurcs volunt hunc actü collaciuü effe fimplicé
(pe&tantem ad primà opt: ratione, dli] inquiunt effe compoficü fpe- étátem
diecindi, & ita defendunt qui- cunq; contendunt c(fentiá vniuetfalis có- fi
(tére in aduali prezdicatione de multis. 63 Demam nonulli Moderniores vo-
Jentes relatas fententias concordare , di- ftinguunt , aliud effe vaiucríale
fieri ab intelle&u, & aliud cognofci , vt vniuer- fále ; fit .n. pet
fimplicem ab(tra&ionem abíque aliqua comparatione , non tamen cognoíci
poteft,vt vniucr(ale;nifi per co iti atiam, quia debet co gnoíci cum ordine ad
inferiora Sed hzc. concordia parum valet,quia ens rationis, quale ett
vniueríale , vt hic de co loqui- mur, non hábet, nifi effe obie&iuü in in-
tclletu -non habet autem cale e(fc;ni(i ex vi alicuius cognitionis, crgo tunc
fit vni. €, ratim:loquendo fieri: entis rationis El cortofcile intantum fiunt ,
inquan- tum cognofcuntur ,.vcdi&tum eft diíp. 5.
Q4» att. 2, ergo prorfus incpta:elt hec concordia , ac proinde ipfa relicta .
64. Dicendum eft vniucrfale in actu nó fieti per a&tü intelle&us
agentis, (ed poffibilis, non q uidemabfolauim , fcd iuum, non compofitüfed
fimplice, & hunc non primi , (ed (ccundi gencris. Conclufío eft Scoti & Scotiftarum loc, iter, Ant. And. j.
M«t. 26. qaando coguofcitur. ;'tam quia. cit. qunad.ocs partes, /& quoad
(ingufas probatut. Primó non fictipera&umius - tellc&us agentis (ed potfibiliset
alia lo» «amittamus,docct Scot. (pc cit. 2. d. 3, Q1 fub H,ibi .n.ex profe(fo
impugnar il. lud di dintellcétus agens faciat: vniuer(ale illis vcrbis ; ex boc
apparet: improbatiosllius di£it quod intelletius. agens facit vnuerjalitatem in
rebus per. boc , quod denudat ipfam quodquid eft inpbanta(mate exiftens, dc quo
ftatim: infra concludit, quód in intelle&u agéte munquam «efl tale, cui
potentiaproxima conuenit dici de quolibet,fed tantum e(l 4n potentia proxima,
vt est inintelletiu pffibulg& probatur efficaciter quía opi mio aduería
4dcÓ flatuit vniuerfale fieri pet perirsarmyr Vua quatenus arbi. ratur ipfum
ita dbflrahere fpecies intel- ligibiles ex phantafmate , vt naturam de. putet,
non tanrum à materíálitate , (ed éc à i indiuiduantibus , ita g» in tury
athocfundamentum eft fatis dubiüs quiavtdicemusinlib.de Anim.probabie —— lius
cft fpeciem produ&am ab intelledta.— agente reprzíentace naturamadhuc.cum.
conditionibus indiuiduantbus , quz im phantafmate-reluccbant ;.&
intellectus offibilis fit ille qui cam vltcrius abftrae darácoditionibui
illis,ita quod fpecies, & phanta(manondiflinguantur cx obic« &o
repraríentato;fcd ex propria entitates quód phanta(ma fit ens corporalej&
fpes .€ies intelligibilis (pirituale ,"vnde intantü intelle&us agens
.dicatur abflrahere à «concrctionematceriz, inquantum produ« cit fpecies
(pirituales ; hzc enim ett ma^ gis recepta dcétrina dc intellectu agéte, quam
docuit Scot.4.d.4$.q.3. Ttotibgs . Mct.q.7.& 8.Bargius cit. & alij
Scotiftar,, qui paffim «cum 1pfo dicunt intellectum. agentem vtique transferre
obiecta dc or« dine in ordinem, .i. cx otdine materialiü .ad ordinem
1mmaterialium ,non tamcm ex ordine fingularium ad ordinem vni« ueríalium ;
& idem cum Scoto docét alij cómuniter-A mic.cit.art. 3. l'a(qual.(cc.3«
Auería q.8.Blanc.cit. cum coeteris. Ac« cedit,vt aduertunt omnes hi Auctores,
gr ctiam dato iniclle&tum agentem * ab- : fira-
iefolanaturacomunisreprefentee ——— bá ey Dii sd "étz8 fftahete fpeciem, vt
etiam depuret natu- támà condicionibus indiuiduaritibus, ad- hac tamen non
dicetur efficere vniaerfalc 4n a&u,quia tora eius efficicatiatermina- 'tur
ad illam fpecieni;qua eft quid fingu- lace; poterit igitar ad fummum dici intel
esiceduul paio ue tntádo quaténus i yqua ex byiotlicf eft reprafentatiug vniuer-
falis , aut vniuer(ale in libitu ; quatenus at medium y quo vniuer ale in a-
apo. poffibilí j dum illi ger fpeciemi obijcitur ; vt docet Sin hun fenis iren
$ o: füám , & Caict, cit; pro prima opinion coniu doaside S. Thom,
&dlij Re tiores Thiomi(ia. 6$ Secundo quód nó fiat per a&ü ab- -
fofutum , & przcifuum intelle&us pot fibilis(ed collatiuum , eft Scot.
cic dum ait vaiser[ale in au e(fe illud ; quod liabet vuitateni indi, d y
fecimdum iffuni idem ef in potentía proxi- 3t dicatur de quolibet fuppofito y
fectitidim mentem DoGoris «inc fit nattita a&tu. vniuerfalis , quadido iam
faGa vrià ,& indifferens pofitiué per ab- flra&ionent poftea comparatur
ad infe- tiora in ratione participabilis fimul ab omnibus , & de omnibus
pradicabilis q» adeo clarum eft , vt nefciamus quo verbo Dod&oris ibidem
motus dixerít Pafqual. eit. ipfom inibi fencire , qy vriiuctfale frat pet
cognitionem pure abítraGtiud ; plané Pr ot ibi vult vniuetfale ia acu. effe
s&dicabile de rnultis ; & nà poterit hoc i pet itioné pure abftractiuá,
j: natara fic abftra&a qon eft de alio predi. cabitis,nó. ni. dicimus
Petras efl bumani- tat. et igitur , ve natura per a&tü ab- folutà
abítra&ta ab indiuiduatione , quz ipfam ad vnum deut inabat, fiat cócre- ta
pet tefpectü ad ififctiorasquod fier; ne (ine (upetueniéti a&u
collatiuo.Ne- ue dicas pofita tali abftractione racurze jm in €a refultate
re(pc&um ad inferio ta je interuentu noui a&us, qui col- latinus
dicatur : Hoc enim proríus vo- Juntari diceretur j tum quià ex Vi a&tus
abftta&iui potius tollitur à naura qui- libet refpe&tus ad inferiora ;
quàm po- 0 Sesduafl IT. Quo aGbw fier Vuiuefale?— sor natut ; tum quia relatio
rationis, & fe cunda interitio ; qualis eft vniuerfalitas y non làbet effe
per refültantiagex vi po- fitionis extremorum y fed ex vi cognitio- nis, &
negotiationis intelle&us ex. dictis difp.3.q.4.ar.2. Ratio antem à priori
hu- ius atlerti eft; ; quia vniuerfale definitur vbum in multis,ergo nequit
natura. hanc vniuerfalitatem recipere , nifi conicípia- tur in ordine ad multa
y fed hoc fieri ne- quit pet abftra&ionem y quando .m. ime telle&as
naturam abftrahit , potius illam fegregat ab inferioribus, $ àm concipiat illis
comimüriem , crgo id fit per compa- rationem j prob. min, aliud .ni. eft conci
perealiquid in alio , aliud veró concipe- xe aliquid fine illo , vel non cum
illo, per abfira&tiotem intellectus concipit na- tüirarh don coricepto
aliquo inferiori, et» £0 per abítra&ionemi nequit natura vni- uer(alisfieri
, & hac ratio vrget tàmi de abftra&ione facta ab intellectu poffibi-
lijquàmi ab agerite - 66 Tertiosquod fiat per a&i collati- ad ficiplicei»,
nó compofita, fequitur ex extent Dod adum prd gp €x fent. .à i fiere nát pr i
iaiplceft veluti exercitium pradicabilicatis , &c vt aiürit Complut, potius
faci przdicatumy quá ptzdicabile ; pradicabile verb ponit voinerfale tám
a&tu conttitutütri s üid efteus ) send , €rgo a&ualis pr&- duo; quz
fit per comparationem com- ofitam ; fupponit iampridem vniuerfa- ^ formale
conftitutum .. Accedit, quod eft5 per a&ualem przdicationem com- furgat
aliqua relatio rátionis, heec tamen ad vniner(alitacer (ufficienis rion eft,
quia vniuerfalitas refert naturatm ad multa» ficceffarió,alioquin vniuerfalitas
non ef- fct , ar przdicatio actualisex di&tis ibz art, 4. indifferenter
refert niuerfale adi vnum , & ad plura , loquendo praferti dc pr dicatione
exercita , ergo non et fufficiens ad conftitiéndum vniuerfale imb ait
Do&ter q. 16. vniuetf: per Bag przdicationed actualem pótius extta- beari à
nanura relationem vriuerfalis quàin conftitui ; ob rationeti allácam' . Quarto
tandem , quód vaidérfale fag per 392 gera&um collatiuum fecundi i$ , fion
primi , conftatex ditis difp. 3. q. 8. art. 1. vbi diximus fecundas intentiones
, dc quar namcro cft vniuerfale logicii , , per talem actum collatiaum ficri; Er
fi- . cutibi diximus fecundam intentionem actum collatiuum accipere tantum effe
materiale , & dereli&um ex illo co- dem a&u in obicéto comparato,
eífe au - tem rationis formale , & actuale recipe- re per alium actum
reflexum , quo illa.» extrinfeca denominatio comparati con- - €ipitur in
obic&to comparato modü i relationis ad aliad obietü , cui comparatur 5 fic
in propofito cü dicimus . vniuerfale accipere effc per a&tü collati. uiid
cft intelligendü de e(fe materiali, ac . dereli&to rationis , quia efle
formale non i niti cü intellc&tus reflc&és fe (u- 4ptà naturà comparatá
in attributo ratio- nis ad inferiora;cócipit talé comparatio- nem in natura ad
modum cuiufdam vera relationis ad inferiora terminatam. 4, $7 Inoppofitü
obijcitur r. vniuerfale kids fieri ab iptelle&u agente ; tài quia ; Vt ait
Faber cit.eft expre(là Scoti fenten- 1a 1.d. 3.9.6.6. Contra ifl am opinionem,
vbi ver(ZNpba arguitur bic habet Do&or, quód in fpecie rclucet actu
vniuerfale, & 7-Met.q.16: manifcfté declinat 3d hanc partem 5 Tum quia id
(uadet ratio, nam wn;ucríale e(t obie&umincelledus. poffi- 'bilis,fed talc
obie&um praeparatur ci ab Antelleu agente,dum LI ab(trahit à phantafmatibus
, & pre cedit quécunque a&üintelle&us potTibil:s,ergo &c.Refj.
textum à Fabro citatum fignari pro ex- Aray& quando etiam conccderemus
intel. Ae&tü agentem tales ab(trabere [pccies , mon fequitur ip(um ob. id
proprié facete vyniuerfale, (cd g» former fpeciem,qua me- diante poffibilis
inteilc&tus naturam in- telligens Gne indiuiduatione formet vni- uerfale ,
vtíupra dedu&tuin e(t,& in hoc fenlu dici poteft in. fpecie relucere.
ada vniuer(ale,quatenus nimirüm in ipfa obie um cít actu infpe&um ab.
intellectu Eae mel egiosin prt ird ni(i ddy: I itu. Ad locum ex Met. ait bands rius ngularibas , quia fit
per abitractió- Difyut. YV.. De Vniuerfalibus in Commumi . nem(ed in 2.d.5.q.
1. faam docuit 4. dez inde , quod in Mct. loquitur fecundü te- nentes;quód
intellectus agens cauíct co- itionem,quod cómaniter infua Scho- a non tenetur,
& in 2. loquitur fecüdum aliam viam probabiliorem ; demü ait 9» in
Mct.loquitur de vniuet(ali habituali , quod cft (pecics intelligibilis , &
in 2. de vniuerfali a&uali. Ad tatione ià diximus q-1. art. z.in fol.ad
1.vniuerfale fandanie taliter tantum efle obie&um intelle&us
Ji.naturam,vt à fingularitate. prafcindit. , vel precifione negatiua , quomodo
prz-- fcindit à parte rei , quatenus formalitas naturz non eft formalitas
hzcceitatis , yel przcifjone pofitiua , quomodo prz - fcindit cam per
intelle&um (ingularitate denudatur ;» qua etiá re(pontione vtantur
.Complut. hoc tamen non c ft intelligen- . dum cum przcifione., qua(i
intellectus nequeat cognofcere etiam fingulare,vt in lib.de Anim. dicimus ay 68
Sccundo , quàd vniuecfale fiat . actum abftractiuum intellectus poffibi- lis,nó
comparatiuum;quia yniueríale de- bct effe vnum;fed tale non ctt;cum conci pitur
in mulcis,quia fic e(t multiplicatum, & diuifumyfed us quando abítrahitur
abillisergo fit peractu abí(ltracciuum; nO ^ comparatiuum « Tum 2.quia nili
natura non pra (cindcretur à differentijs, oüuá ,€am vnitatem , &
indiffecentiam acquire- reret; quz ad vniuer(ale defidcratur;ergo actus
abítractionis eft necc(farius ad vni uerfaliratem. Tum 3;vniueríale ett vnum
aptum in multis, at natura habet vtrüque ex vi lolias abftractionis ; habet
vnitaté , vt pater, habet etiam aputudinem finc in- teruentu alterius actus ;
quia banc habe- bat à partc rei,fed remotam , & impcdi- tam à diffcrenua
indiuiduali, tale autem impedimentü olg per folam abttra- cuoncm,& aptiuflé
, quz erat remota , fitrproxima. Tum 4 natura fit
fingularis ex vi diffcrentiz contrabentis , ergo fict vniuerfalis ex vi actus
praticindentis il- lam à tali differentia. Tum 5. & 1. Poft, «& 1. de
Anim. vniuerile dicuur, pofte- '€it.primó,quod Do&orin Mcr. cómu- ncmab cis,yt omncs exponunt. hem yine
temporis fecutus eft opinio- T 69 Rclp.non folá debere effc n , v JOE o —D nmn
amDet M? j: 0 Quafi. LIT. uo ali fiat Vniuerf. fed vnumin multis ; quod non
habet ni tura ,cum pracise intelligitur à fingulari busabhiradia » quomodo
aucem talis vni- tas vniueríalis coafi (tat , nedum cü apti. «udine ad effendum
in mulis , verum etia cum ipfo a&u , fatis explicatü eft q.pra- ced.art. 3.
przfertim in (ol.ad 2, Ad a. vc. ram e(t a&am abftra&ionis nature à
fta- tu exiftentiz , & contra&ionis realis nc- - ceffarium effe, vt
przuiam difpofitionem ad vniuerfalitatem inducendam, vt nimi- rüm natura , qua
à parte rci erat vna om- nium per folam indifferentiam, pott ab- fira&ioner
fa&am concipi poffit in om- nibus vna per incxiflétiam a&u, vcl apti-
tudinc faltim, per qué actü proprié natu- ra fitvniuerfalis,vnitas .D, natucz,
vt eft vniucr(alis ,non eft vnitas abfoluta , fed relatiua;, non ergo negamus
abflra&ioné fuo modo concurrere ad vniuer(ale , (cd dicimus pet ipíam non
compleri , fed Lus percomparationem. Ad 3.aiantc Re- centiorces nacurà à
differentia ab(ira&tam non effe comunem ; & aptam ad efTendü in multis
pofitiué, fed tantum negatiue , quatenus non eft ME tate; atque ideó non císe
vniuer| quia ad hoc requiritat communitas pofitiua . Nos concedere debemus
etiam pofitiué e(íc cómunem , hanc enim aptitudiné ad- fcribimus naturz ctià in
ftatu realis exi- ftentiz licet remotam, & impeditá à dif. ferentia
indiuiduali ;jadhuc tamé au vni- ueríalis dicenda non eft,quia nondü con-
cipitur apta ad effcndü in pluribus fimul, fcd «in ditiun&tim, concipitur
aüt fic apta p«r nouam rclationé rationis , (quia talis aputudo ncquit cffe
realis ) & tunc dici potcft vniucrialis inactu, vnde ad vní- uerfalitacem
rcquiritur, vcl quod fit a&u in oultis , vel faltim apta ad effendum in
illis cóuun&tim,quz aptitudo nó habetur ex vi. folius abftractionis ; fed
noui actus i cmd Íuperuenients , per qp patet | Poncium;qui ob predictam
rationem 4ifp.5. Log.n.74. probabile iudicat natu- Tam fieri potie Logicé vmuerfalé
per fo- lam e:us abftr;étionem à differentia in- diuiduali , qua co 1o ccníctur
in poten- tia proxi ma v poffit przdicari dc pluri- bus; €^ intali (tatu fit,
libera ab iopeii- &^Sica. 393 mento fingularitati$ .. Ad 4. patet ex di«
&is q. preced.art. 1. in folut.ad t. uomo - do natura ex vi przci(ionis à
differenria con:rahente nó fit vniuerfalis, niti funda- meataliter, quad non
tranfccndit limites vniucrfalis metaphyfici. Ad . patet ex di&is
abttractionem cócurrere ad cófti- tucionem vniuer(lis , vt excludit concre«
tionem rcalem naturz cum fingularibuss quia talis conctetio , & cótraétio
vtique tollit vnitatem naturz, qualis exigitur ad vniuerfalitatem , non aut
concrctionemy fa&am per intelle&um , & fic loquantur Expofitores
;jn eum locum Arift. dum aiupt vniucrfale ficri per abftractionems alia
argumenta ad hoc facientia vide qe praced. art-i, cum folutionibus . 7o Tertio
tandé, gj nonfiat peractü collatiuti fimplice, fed cópofi tum ; Pro» batur,
quia nequit intelle&us comparare natuià ad indiuidua nifi cognofcat in eis.
efíc, & eis couenirc, fed nó cognofcit cis: cóuenire;nifi quatenus ficatur
de illis y ergo fit vniuerfalis p cóparatione copoli- t,nó aüt fimplicé,cü
hzcpó detur, quia nullaróne ficri poteft naturá concipi vt conuenientem multis
, quin cam de illis multis i éd, Sc rMtin alberi coue-. nire ;nifi per
affirmationem. Confirm, quia ifte a&us comparatiuus, vel attingi naturam
effe in multis a&u , vel apti ne tánt i, nen fecundá, quia ralis aptitudo
ponitur in natura per folü actumabftra- Gionisque virtualiter eft cóparatio,
hoc ipfo , quód naturá relinquit aptam ad fua inferiora,ergo primü,fed non
intelligitur natura au in multis , nifi per a&ualem pradicationem de illis,
ergo &c. Tandé per honc actum collatiuum natura c ratur ad fingulatia,vt fuperius
ad inferioe rà fed inferiora conftituumur talia actualem inclufionem fuperioris
, quae fit pradicando hoc de illis , ergo &c. : 71 Refp. comparationem
fimplicem fpe&antem ad primam Ros ccel d in&am à compofita ,qua
fpe&tat ad fe- cundam , plané negari non poffe , vt dixe muscx
Scot,2.d.6.q.1.ad 1.cuíus doctri- nam reci piunt omnes ([ppracic.Au&tores,
tum quia fimplex apprebenfio non(olum shiesinoi dedi opo dais 394 vt patet,
comi 'intellc&us ad ptolationem* icuius propoGitionis dubia concipit v- tique
predicatum in'ordine ad fübie&tü, fcd non progteditür vlterius, quia dubius
eft, an debeat affirmare , vel negare , & hec vocatur compatatio fimplex,
vel co- gnitio vnius in Ordine ad aliud abfque af- f&irmatione ,' vel
negatione 5 tum etiam quiain feníi ion eft operatio enunciati- ua, &
taineri oculus cernit per fimplicé ibcuitam albedinemiin paricte,z ftimati- u4
ouis cognofcit inimicitiam in lapo, & fen(us communis difcernit inter
obiecta: fen(uum excernorum ; at'hec nor pof- fnnt cognofci fine aliqua faltim
virtuali- 'comparatione,tam demum;quia intelle- &us attiagit fimilitudinem
duorum al- borum per finiplicem: intaitamr extre morum relatorum abfque aliqua
affirma- tionc, ergo: fimplex apprchen(io compa- ratiuanegar; nequit? An vero
in hàc tfim- plici comparatione: plurium adinuicem: artipgatu? cohucnientia y
vel di(conue- nientia coruin:ad' inuicem , quidami ne-; gant , vnde in
propofito cam'intelle&us: efficit vniucriale comipatando naturam ad
inferiora, concedunt intellectum nom aninpere conueniétiam- fuperioris ad in-
fetiora,, putant .p. id fieri non polic (ine ... €omparatione compofita, ac
enunciatio« * ni , Sed adhuc dicendum ett in (implici »paratiene plurium
ctiamconuenien- tiam;vel diconuenientiam corum attingi offe , nam in excaplis
allatis ouis attin - 'onüenientiam cam lupo , & intel- conluenientiam ioter duo alba per aplicem
intuitum; igitur ad argumen- Aum rieg. min. potet.n. natuta abftra&a
.&9ncipi pluribusconuenire coniancti my & aptitudinaliter , &
a&ualitet 9 & vtra- is tenetemus: vniueríale con- itui per folam
conuemientiam aptitudi- xalem, fané argümentüm nollam vim ha beret ; conftat
.m. dari talem conucnien- uam faperioris com inferioribus ab(que iali
praedicatione - | .. 21 Ad 2. dicimus pera&tü compara- eos fufficit ad
vaiuer(ale ; & .cummultis Viam fimplicem vtroque modo factum gefaliae
voiucr(ales& Éil(um cff,cum at- Uungitug natura aétu ib gnultis » id ncccí,
a 4.! - "Difp. I. De' Pniuerfalibus in Communi . fari ficri debere per
a&aalem praicaz: tioné, vt uet ex modó didis, (i cut etiam: fal(um eft , vt
atringatar aptà c(lein mul- tis (imul, & coniun&im , (qualis cft apti-
tudo ad vnidéríale requifita): fufficere folum a&um abftra&ionis ,'
quia licét ex tali actu aptitudo remota , quam à partc rei habebat naturáad
multas difiu im; fiat proxima ex remotionc hzcccitatis facta per abftrationem ,
& in: hoc fen« fa aptitudo proxíma ad multa ditiu&ctim dici poffit
refultare in natura. ex vi lolius abitractionis, taméaptitudo proxima ad multa
coniunctim non hibetur , nifi per faperüenientem: a&lum comparatiaum y vt
in| rc info ad 3: dicebamus; ncc abítractio dici poteft virtualiscom- atio
natut ad niültà hoc fecundo mo* o, nempe ad aiultà coniunGiim , quia a €ay quz
per cogáitionem habent effe , nà (ufBicit vittualiter cogno(ci , vt a&u di-
cantur hàberc effe , (ed foluin habebunt: effc virmalitery & iri potentia .
Ad 5. pa« tet ex dictisart.3.q. praced. in fol.ad 1. ad formalitatemr
inferioris non.neceffa-: rió requiri: a&taalem' inclufionem (upe- rioris,
vel fufficece aptitudirialé ; & quà, do'etíam actualis nece (Taria foret ,
falsi . cft hanc fieri per: a&um ptz dicandi (ufa ficefet v p ins ^ ui 74
Ex didiiscollipi poteft;quomodo! fiat natura viiuerfalis: formaliter , primó:
-n. apprcliendit intellectus tingularia , ac realem eorum conueniétiam ;;
deíndé ab- ftrahit natutam illam jqua erat ratio:con- uenientiat inter illa,
abfiractio ; licét in huncmodum: regülariter fiat ,' ab(olus tà tamcn fierictia
poteftab vno folo fia- gulari , confiderando nempé naturam abfq; expre(fa
conlideratione tatis indi- uidui , vt diximus arr. 1. q-przced. in fol ad 1.ad
vlt. cóf« Tertio coparat naturam. fic przciam ad indiuidua inaliquo attri- buto
rcali, quatenus illam; nouit 2quali- ter. párticipabilé ab-omnibus
difiun&im talis.m. aptitudo: in natura ad eífendum in multis difiundbim
realisct , quia erac ctíam in natura artc przcilionem y licet: non proxima,
& expedita ob impedi, tum diffcrentig indiuidualis , & talis cit aétus
colliuus primu gencris« Qoa: vlte- ^ 04 ) u————t o Quafi. IV. ue Natura fondem
Voinerf. *, L 4 * - * reris pop litat eam comparádo in- diuiduis,velüx omnibus
communicabilem coniun&tim, & fic; conftituit vn uerfa- le formale jn
actu primo , & hic cft a&us ,€ollatiuds fecimdi generis; quia talis
apti- tudo proxima ad eflendü in multis con- | iob&imnon eft realis,(ed
rationis. Quin. 1ó rurfüscomparat nauiramad indiuidua . comparatione fimplici
concipiendo illa , vt vnam formáliteria omnibus per inexi- ficntiam,& tolü
numerice diuifam,& tjc .€ottituitor vniaerfale foripale in a&u fe.
;cüido,& hic etjà a&us cít cóllatiuus fecü , di generis,quia talis
a&us ine(fendi natu- rz-in omnibus pet. inexiftent/am non cft à parte rei ,
(cd omnino petintelle&tum , "Sextotandem, quia in tah flatu eft.pro-
ximé przdicabilis de. omnibus , quibus ineffe cócipitur y exercet ralem
vnjuetía- litatem cóparationc cópotita , dum illam : »yüam naturam méte concept
enüciat de "fingulis przdicatione dicéteshoc ctt hoc. QVASTIO IV. Quibus
Netiis pe[fit applicari intentio - Fniuer[aliratis,. : ; D refolationé haius
fiti duo " A. dubia funt hic duicorienda. Pri- mum ett, an vaiuct(alitas
conucnice pof- fit nature ompinó immu'tiplicabili à par- te cei , hcuc
Thomiflzs quamplures po- nunt ele naturas Angclicas, quas iudicát
immultiplicabiles -£ccundü numcrü..Ca- ict. V p«q.15.att. 9. decote; &
eff'eotia c. 4:0. in Log.c.de fpecieyvt adhuc tlá- te bac opinione. defcnderec
fubftantias angelcas varias (pccies cóttiruerey ait ad fundandum vniucr(ale
log'cum ;pon etic neceífatium , quod.natura poffit multi. plicari naturaliter ,
vel fapernaturaliter, fed (ufficete , quód obijciatur intellectui non
patricularizata quia tunc;haber non repugnantiam ad efíendum. io, multis,un dé
poflca concludit, opus non offe, quod commünicabihtas , pct quam qonftitui. ruc
yniuetíale , habeat. fundamentum ex ace Midi; fed. fufficit; quod'habeat cx
parce noflri, quatenus inceile us s.de- nudando fiatucá ab idiuiduatione, illam
cohicipiteü quadaaycoicabilitate; & hoc uod TT 95; 39$ modo defendicnaturá
caiufq; Ancli,ct à parte rei numeraliter jmmultiplicabilc, fieri poffe
vniuer(alem , fi cocipzacur fing indiuiduauone; cui opinioni adherent €t illi
Thomiftz , qui conccdunt Angelos poíle de potentia Dei abífoluta 4n.cidem pecie
multiplicati , quia d:cunt fa&a etià ;fuppofitione , quod nequeant
multiplis cari,pofíc adhuc nauiram Angelicam fie- ri vmuerfalem inodo cxplicato
à (Caict, Comunis fententia oppolitum docet, fed aoneademyvia , nonnulii
(ignificant naturam, vt lit idoneum fundamcntiui vni uerfalitaus logicasc(fc
debere actu mul? , tiplicatam, quodípecialiteraffirmantdegencrere(pe&tu
(pecierü,vt difp. (ea. vi debimus;al;j fateotur quide actuale mul»
tiplicationem neceffariam non effe, cone - Atendunt.tamen deberecffe phyficé
muli, . j pisc 4. per potentiam naturalem, ira auc(ius diíp.2. Mct.c.2 9. &
Zimar. ia - .anbotatiopibus cótra Iands 5. Met.q. 12. 2e proindé negant
incotruptibilia poffe eti vniuer(alia, quia.non po(funt multis plicari
potentia. phyfica. Alij demum do». «€t (afficere, quod fit muluplicabilis pet
potétiam faltim (apernaturalci», itaquod illi naturg mulaplicabilitas non.repus
gnet , qua ratione dicunt naturam Soli .yniuerlalem fieri poffe etiamli
non-exi4 ftantyneqj finc furi plozes Sales, ad hoc n.(athcir d oc meré
poffibiles,ità The miit.1.Polt,c.12. Philop.ibidé
com.22. & 23. Simplic.t.Ceelicom.92- Algazelin. Log.o3.Auicen. 5.
Mer-cap.2-X in Log, «cap de fpecie Alenfísz, Met.43. D. Tho. I:b.1.de
Intérpr.léc. 104X opuíc. só-podi meditim Scotus in 2.d. 3.9/7 .& q.4 8.y2
muerí.Aat.And.cap.de genere & [cquüe tur Recentiores paífim Moln:t.p.)-50«
att44; Vafq. p. 1. dilp. 1$1;cap.3. Suarez difp. $: Mct.(edt.a. n-28. A
mic.tradt4qe 2-dub.$. Pf jualig.in Meedifp.1 2« tovs Blanc. diíg.i. fedt. i1,
&alij.. -— 5 «75 Dicendüigitur eft cum hac pi lensentia ad fundandam irn
logicam, noa quidem. » quod . tura fit;a&k plurifi ^. "v
1 acc tiebibkn TI NOME cit. 9€ Difp.II.
De Poisefalibit in Commipi faliim, itaqnod nulla natura à patte rei
implurificabilis poteft efe vniuer(a vni- ucrfalitate habente fundamentum in
re, ualis cft logica vniuerfalitas. Conclu- do ttes habet partes , & quoad
omnes probatur,& quidem non císe ncceffariam actualcm multiplicationem ,
omncs. feré fatentur, & cx co patet, quia alioquin na- tura Solis, Luna,
Fenicis &c. non poffet concipi, vt voiuet(alis , quod eft £ilium , nam vno
tátum exiftéc indiuiduo adhuc patura potcft concipi , vt indifferens ad plura;
imó abfoluté loquendo neq; vnius indiuidui neceffaria eft exitlencia , vt na-
ra vniueríalis dicatur, nam nullo homi- exillente;adhuc natura humana poilcc ab
Anzelo , vt vniuet(alis concipi , & ra- tio cfl,quia quatuor falom
vn:ucctaulia, vc videbimos, non indigent extenta (ubie &i ad hoc, vt
przdicentur . 76 Scd neque necellarium eft , vt fic plurificabilisper potentiam
pli ficam, & naturalem; tum quia eodem modo fc ha- bet natura quoad
vniacrfiitacé5 (i malti. plicetur in pluribus per vaam potentiam v.g.natucalem
, ac i1. per aliam .f; fupcr- naturalem, vt fus Paíqual. loc, cit. fec. 3. tum
quia adhuc etiam natura Solis, & Lanz non poffet concipi , vt vniucc(alis,
uia ab agente naturali plurcs Solcs , & nz produci nequeunt , vnde halluci-
nantur valde Pand. & Zwar, dum
hac gatione dixerunt incortuprib lia nó potie fcri vniuct(alia,nam 1. Poft.
11.ait Ar ft, 'ertorem eflc circa d tation vni- uer(alis, quando pa(lio
alicuius fpccici , cuius cft «num tantum fingulare , de illo folo demon(tratur
, & ouncs cyponunt dec Sole,& Luna, Tum qua a(fignari de- bet
fundamentum adzquatum omnibus paturis,quz vniuer(ales &icri potluntbaec
autem e tle nequit plurificabilitas phyfica, Quia ab agente naturali nec
Solynec Luna multiplicari poffunt,ergo tale fandamen. tum pocius crit potencia
logica , feu non gcpugaantia, vt à parterei multiplicéur, & hinc coll:gi
potcft ratio à priori iftius afler:i; fimpicx non repugnantia cx natu- «a
rciorta ad plurificari s fundimétum vniucr(alitatis , quia co ipío pót coacipi
&ac cócdidionet in pluribus exifié vel exifterc potens, (ed huic nó tig,vel
apritadini nó ett opus,qp cocrefpó dcat poiétia phy(ica,fcd fufBcityuod (al.
tin à Dco poffit ad actum reduci , ecgs &c. hoc innuit Do&or q. 18.
vnuerf. in corpore;cü ait ad naturam gencricam (u£ ficcte aptitudinem ad
plurificari effencia- licet,cftà non habeat potentiam quia hec dicit ordinam ad
a&tü ex viribus naturse, 77 Hinc probatur vltima pars conrra Caiet.X ctt
ratio dcdudta ex Scoc. cit. 2. d.3.q 7-(ub A nà repugnantia ad plurift» cari, X
cóicarictt fundan;eniü vniucrfae Iitacis , fed nacura de (e immu'tiplicabilis
talé non repugnantia , vcl apc cudiné ha- bere nequitucc écab intellectu, vc
exclut ditur rcípóito Ca-ei,crgo,c.Prob.min. quia (à patte rei cópctit natura
calis re- pugnáua,vt tit n pluribus.certé cx fola cor gnicic ne tore lectus nó
pt colli cal 5 repa gná.ia, & wibut apciiudo, aliocuin & m- diwduo X
naturz áioinaz golfcc a,plicari ratio vn ucrfalis,vt ait Do&t.cii.vedecó-
cludit hu:utmodi cóceptionzan ctfe 1m pli catoriam, qu. ra.16 inrcll gédi p.
pognat oino fuo ob:ccko ncelle&o. Cor fic. uia vn ucríale debet císc «nd in
malus , crgo fi dater natu;a, cuius va cà: m ond. uiduü fic potlbile, plicat
polle cociiv,vt vni- ucr(ai.s, juia plicat polfe «Oc pi.vi vna ipizulus, Qaod
adbuc mig s decliracur, quia vcl illa naturayvt 06; cocpicur cü re« Pugpária ad
ctle in plur bus , vcl (rne tali rcpusvátia , (ed potios cü aptitudinc, fcd vi
ü que implican prin ü quidé, quia tunc có-iperctur vniucríalias (imul cü repue
grátia ad e(Ic i pluribus, alicrü vcró,quia tüc natura infe icpugnàs ad
plaraligatem €«ociperetur n repugnans, & apta ad talé aralitaté,q prorfus
unplicat,quia intel- e&us nequit tribuere ret,gy eis cilen a dirc&é
re;ugnannon .n. poceft cócipcre boaué vüdibilem, quia hoc attr.bucura-
tionilitati rc, fi homini tribucict Meere ning aplius hounoé,ícd as
nüconciperet ; cd. crgo natura Gabrielis fit c(lentialiver fingularis, sin
Thomitlas, fa intellc&tas. ctibuu. ci vn;uer(alitarem, Porpeequg , non
amplius 3 rà » (cd aliud quidpiam có- cipere; & hi cauoncs (ant itd
cóu:ncen- AC$, Quaft. LP; Quenatire fun dem Vniunf. — 397 ter, ve nüllus quem
viderimus: 5vel pau- ei(fimi , extta familiam Dominicanam banc fententiam
fuftineant ;i& qui. funt ex familia S. Thome non cadem via gra- diuntur, vt
oftegdant non repugnantiam. "fPertar. 4. contra gentesc 3 $ ait natu- ram
angelicam poll é (ine contradictione concipi,vt vniucrfalem , quia licét illi.
re- eflc ia pluribus ,' vt ralis fpecics! efl,nó tfi ci repuguat , vt
fpccieseft alio2 uin re t omni fpeciery& natura. ki cula plané folutio,vt
ait Didac diíp, n cadem ratione homo dic! pof- et irrationalis,quia licét hoc
repugnetil- lisinquaut& tale animal, non tamen ci re. at , inquantum
aniinal abfolute. 78 veo ue eg q.4 inquiunt ex noitro intclligendi modo
procedere , cy natara angelica poffit fine contradictio- ne concipi , vt
vniucríalis cognoícimus enim pro flatu ifto angclicas naturas pcr [pecies
corporum,qua non sür.actu intel- ligibilia; qaoufq; intelle&tusagens denu-
det phantafinata à conditionibus .indiui- : duantibus,ex quo fit angelicas
naturas nó: intelligi à nobis , ( à quod in (c funt intelligibiles, & sr
principia indiuidua. lia carum , (ed ss noftri intelligendi mo- - dum, qui eft
cognofcere naturam fpecifi-. cam prxcifam à condicionibus. indiui«: duantibus;
quód fi cognofceremus ange- licam naturi, vt infe eft, concedunt non potíe tüc
füícipere rationem vniucrfalis; & in hoc feaíu intelligunt diftin&ionem
illam Caiet. quód duplex ett vniuer(ale, aliud ex parte intelle&us tantum ,
aliud eft ex parte rei, & incclie&us imul;& in- quit naturam
iaplurificabilem feri vni- uerfalem ex parte intellectus rárum,dum concipitur.
fine. indiuiduatione , Scd hac refpontio patfim reijcitur ab omnibas euidenter.
tà uia licet intelle- &us na:uras angelicas inceilligat per fimi-
litudincimn ad corporalta;adhuc tamen in- telligit sm praedicaca , qua eis non
repa- gnaü; cum «uia aLo-jui non vere, fed fal- yas inteiligereius , ino ncc
illa , (ed alia,quedam à noots conficta cognolce- remus; tà quiaeadem ratione.
natura di- uina potiec my vt vniuerfalis, quia & ipfa pro ftatu i(to
intelligitur per fpecies Logica córpori ; Nee (üfficirad hoc edita&dum
afferre. difcrimen quód natura angelica - coponatur cx zenere, &
differentia , non fic diuina . Q)ia vmuertalitas, przdi- cabil tas nor ocitur
ex buiufmodi copo fitione, fed ex ordne ad plura inferiora ; nam fpecies
fübalterna ; ctiam(i cóponas tür ex gencre,& diffcrentiaynon tameng vt
fic;eft vmucrfalis , quia vt fic non cor paratur ad inferiora vnde fola
cópofitio ex generc, & diffcrentia efficit quidem fpeciem fabijcibilem ,
non tanitn predie Cabilem. Tum tandem quia ex d ex noftro concipiendi modo
apprehene - datur,vc quid commune; & ab indiuiduas ione abftra&um,non
fequitur effe veré& proprie vhiueríalem , feda concipis ac (i effet
varuerfalis ; quz duo valde» — differunt , vt bene notat Arriag. difp. 7. — .
tiim.4 f: Si dicas vniuerfalefieri per ine — telle&um,& ideó (i natara
angelica cone cipitur ad modum vniüerfalis , veré , & proprie vniuerfalis
erit « Conirà , falfum et vniuerfale ficri adzqüaté perintelle- &um , quia
—— in natura vniuerfas lizata multiplibilira rem parte rei , vclut fundamentum.
39 Refpondent alij, quod licét inan. s non fit aliud, à quo fumatar fpecies,
& aliud à quo fumatur indiuiduatio, quia per eandem entitatem fimplicem
babet - EH angelus etlc fpecificü & indiuiduale;hoc tf non obett quin
eandem timplicé enti taté vno conceptu conf(ideremus, vt coris füiuit angelum
in (ua fpecie, & habet rae tionem differétig e(fenrialis , & alio com»
ccptu, vt indiuiduar , habet rónem diffe rentiz numerice;qua folutione etiá
vtutis tur Complut.cit. Contra;quia licet mi (tz poffint hanc folutioné adhibere
in naturis materialibus, vbi diftin&ioné fal- tim virtualé agnoícunt inter
naturam, && differentiá indiuidualem;non tà in fpiri* rualibus habet
locit, qua per eundem gra« dum sh ipfosin vtroq; efle cofticannturg vel ti
talis obre&tiua partitio perintelle- &ü fieri poteftin A étin ipfis
natara nof erit de fe hac, (cd dc fe come mütiicabilis , & à f are
diftinctas ficut dicimas de "ed qw creatis. el i ! vt docet 2 : Mi EN MATS
398 Difp.IV. De VsiutrfalibusinCommni .
& cíTentia cap. 4. ideó natura cum ve- ritateconcipitur vniuerfalis , &
à (ingu- faritate przícinditur , quia non eft dc fe ngularis, fed aliquo modo
(altim virtua- litecà (ingularitate diftinda ; ergo niti talis diftintio etiam
intercedat inter £uram angelicam , & indiuiduationem , nunquam fieti poterit
abftractio natura à ingularitate, & (ub eniuerfalitate con- €ipi ; vcl
codem modo poterit »di- nina natura concipi (ub vniuerfalitate : Hinc bené
probat Hurrad. difp. $. fct. g. non pofle in hac fententia talem mturz
abíftractionem;quia hzc fupponit diftinctionem eius ab hzcceitate . 8o
Refpondenr alij Thomiftz , quod licet natura angelica lit cx fe determioata
vnum indiuiduum rcale , tamen adhuc tpanet indifferens ad plura fita , &
idcó «oncipi pore(t vt potencialis ad differen, tias indiuiduales , & vt
vniueralis , & in hoc ícníu explicant Caiet, cum dicebat ilcin naturam fore
vniueríalea ex par- Ic intelle&us cin . Sed hoc effugium etiá ab iptis
Thomiftis ceijcitar vt inutile or(us,quia (peies pradicatur eísentia-: iter de
(uis inferioribus, fed natura angc- liga acqait efsentialiter pez dicaride An-
elis confictis, quia natuta. realis nequit le entibus rationis quidditatiue
predi. Caci; tuin quia refpicere plura ficta nà eít 1efpicere plura,in quibus
poffit císe (ed potius in quibus repugnet c(fe,quía repu- maturam realem
con(tituere indiui- i racionis j.cum candem «quia. eodem modo potfet natura
d;u:aa fi cra vniería. : ponden alij , cale. gatuer ale non effc omninó
fi&um,quia cfto noa habeac fundamentum in re , & ind: tfzreniia na-
iras tuadatur faliim ia notlco concipié- Z modo , quo immaterialia per modum
materialium concipunas, cum auté ma- 1erialia plucificari poíliaz per di
ufiooem materia, qua eit principiam indiuidua- uenis; hinc fic , quod o ip(o,
quod Aa» &clus concipitur a nobis ad modum rei materialis ,. co ipfo eius
nitata. concipi pocell «t plarificabil;s. Reijciur , eciam 0€ elfugiuarum cx
confucatione [cct- olu:i0 0,55. quia falfo ipn tituc faa- 0,9y süuliplicatio
numetica prog niat ex diuifione iferté rez futat iip iq Rl v 7. & nosin.a
Mct.tum quia iplo roni nó fequitur imentum res (piricuales concipià Nope d pei
00n tamé cft neceffe, quod in reca ge ad ; tum nde qoia etiam.hac via poffet
natura diuina fieri vniuerfalis, quia & ipfani ex noftro imperfe&o
concipiendi modo in- telligimus ad inftar rei materialis . ..$1 Reípondet
randem Ioan.de S. Th. q.8. art. 3. talc vniuer(ale adhuc effe cuas fundamento
in re ; quia licet re vera (ul natura angclica nequeant cífe plura indi- uidua,
adhuc tamen concipi potett indif- fercatia nature, SC potencialitasad vnum
iadiuiduum , talis , quod cx fc (ufficeret ad plura, 6i aliüde in re
poncréursquia, vt: ibi fuse explicat,repugaantia ad pluralita té nO cft ex
principijs incrinfecis iplius na- turz angelicz, (ed ex modo, quo ipfa in»
diuiduatur,quia nimirum non indittidua- tur pcr defignat ionem materiz íed per
ca renti illi sende in refp. ad 1.princ.con.. ceditsquod ex vi conceptus natura
o süt. impo(libilia plura indiuidua. in cadé (pc-- cie Angelica;quare cócludit
, quod fi có- cipiacur nardra inadzquatc.i.quantum ad. rationem (peciei, &
non modus ipfe indi « uiduandi naturá,non accipitur natura, vc. tepuguaans
multiplicationi indiuiduoruas;: & coní(equétet vc habens pluca indiuidua:
pollibiliter. , licet politiae non refpiciae maulta,aon dcífe&u (ui ,(ed
quia illa mulca. nà sic , Hac foluzio,licet eidé fal(o inni- tatur fundamento,
q diuifio materiz (ic origo multiplicitatis oumcralis, ái conce dittotum , quod
in hac quz (Lione coa- tendimus, quia concedit naturam angc- - licam non effe.
de (e ctfendaliter finga- larem, Scimmaltiplicabilem,(edab. ex- triníeco
proucnire , co modo , quo dicit Philofophus: vt refett Sco cit. q. 7. in fine
q.18.vniuer( in folad 3. de coc- poribus caeleltibus y quod«in vna fpecie cft
enumzantum Cor pus, vnus $9], vn.i.s Lana ,nonquiamatura tllafolaris tic abr
intcintecodmmaltiplicabilis ; (cdex de« fcckumategia: 4quia cale corpas
liagalass te-fait ex tou maretia ijlius
pecieccomie pactum ,nonsantum adtaali ) fed euam. por:en . — Quafi: 17. Que
nature fundent Vuinorf- oteniia!i ; quare Giéurhbac ratione «duc
"defenditur in. emtentia Philofophi cor- iota corleft a fieri poffe vn
aerfala , fic Ley bác via id& defendi poteft de nitu- xis angelicis; &
hic dicendi: modus fuit. cap,de fpecie , vbi ait fpecies non nieceflarió habere
plura indmi dui ats, quia fíatura diuiditur jn. indiuidua. per tnáteriam ,
poffibile autem ctt totà ma- "tetiam actuari per. vnam formá, vr patet
'denatuta Sols , fcd fufficit cfle plura in T ed Ek nc,vt fpecies Ange. : » in
quibus non poffunt effe plura .. $ndiaidua, cti careant materia, funt tamé
plura aptitudine, quia forma de (cett ap- 'ta pluribus cómunicari licet
contingat , non poffit;quia tota perfcétio eius có- "tinetur io vno
indiuiduo;quod etia fizni- ficauit D. Th.opuf 48.de pradic.c. 5. $1
Inoppoíitum obijcitur 1. proban- o ad fundandam vniuétrtalitateutogicá
"opus non effe , quód natura fit à parterei "nultiphicabilis .. QXiia
vniveríalitas eft 1elatio at ;ion's , cr; illi fufBciont intc- riora plura
(olum apprchenía rer intelle- &un;etiam fi aliàs fiacimpotlibdia,na:n
Iclaticpi rationis füfficir procermino ali- id rarion:s. Tum quia'apcitudo
etiendi multis coniunCtiim$ 'vt eit de ratione vniucríalis, ac etiam
predicabilias , non conuenit naturz à paice rei, fed vt eft in intclle&u,
ergonon ctt atícndenda cón- ditio nature in fe , fcd quam habet in in-
tellc&u. Tum 3. quia Arift.dicit corpo- ra celcflia ficri potie
vniucrfilia, & tamé inus fententia tunt per quamcunq; po- tcntià
immulciplicab:lia, eo quia iudica: uit vnum:;u0dq; tllornm contare ex tota tnateria,
nedum actuali , fed ctiam poffi- bili in fua (pccie . Tum tandem, quia in
entibus rationis, & chymcetis, qua omni- 2Ó tepognant à partc rei ,
concipimus tationé vniucrí.lis logiciynempe genera , & fpecies;ergo &c.
83 Refp.uód licét vniuerfaliras for- pta fit relauo rationis , tamé dcbet
haberc fundamentü in te ; quia nà potett intellectus vcré applicare alicui intentionem
vniuer(alitatisinifi (uppofi- to in re fundamento , aliàs iia bene pof- fet
intentio fpccici applicari natura gc- 399 ncii-z, licut (pecificze, & in:
contio gen:- tis indiuiduo; (icut natura generica, wc bene Rada notauit loc.
cit. & vnincrfalg refpiciens plura. fidt, vt fupra diceba- mus, non e(t
proprié vniuer(alelogicum; fed abufiud , quia 6c non eft refpicece plura;
in.quibus ro:ic eife, & dequibus poffit praedicari , (cd potius in quibus
ef- [enon polfit, dc pluribus .n. fictisnó nifi ficte praedicatur , at prz
dicationes vnie uerfahis logici fant verz « Ad 2.cflà apti. uido proxima. ad
e(lendü in multiscon- iunctim cóueniat naturz per intelledkü , hzc tamen hibec
fundamentum in ce, g» cft non rcpuznantia, aut aptitado remo- ta ad elfendü in
mul.is difiuncti.n. Ad 5. pofu:tillacorporaimunultiplicabilia,ndabintrin(cco,
fed ab excrin(eco cantum; Àj: non quía forma, & natura corum. non fitaleri
cómunicabilis , fcd quia non cft alia materia füfceptinatalis forma. A d 4,
ficutens- rationis dicitur cosinquantum cócipitur ad modi veri entis , fic
& in en4 ubus racionis admittitur vniuerfale, quia. ficut intclle&us
potcft naturas cealcs- ab. infecioribus pre(cindecey icerum ad in«
ferroracóparare inracionc vniuecfal;sla gici,ira poteft entia rationis, fcruaca
portionc;pta fcindere à (ais lnferiacibat, & licut vmuerfalc logicii fundar
in nata ris rcalibus .dicituc proprie variet(ale y quia refpicit infeciora,
faliim po (Tibilia à. parte rei , fic vniuerfale fundatum in en «. tibus
rationis proportionaliter dci debae: verü vniucr(ale logicumjIquia ilayde qui
bus ponitur. przdicabile , funt po(libilia: fub ipío in fuo ordine .(. per
opusintels; lcétus, & ideo non (iG, (ed vc«é predi-. catur de illis ; vide
Fuent;q 7.ditf, 3; acr. 1. vbi D. Tho. & Caiet. interprecatut effe; locutos
dc vniucríalilogico fi&to , nó aüe; proprié dicto ; fed .an i a(lecutus
men-- tem illorum,iudicent Thoiniflz ,ad attinct, alia argumenta. boon MAR hoc
fpectania vide difp. (eq. quail. a» arc. 3. contra 1,.C : 1 j40q 51 $4. Sccundo
ob;jcitur àcontra probás; doad fundandá vniueríalicatem 0,us c(- fe
multiplicatione £,&non: fufficere potlibilem Av neci fura vnis-. uciíalisfiatindiget
dol e li ins . 4 iui 400 diuidua a parte rci non exiflant , noncít vndc
abitrahatu: .Rur(us dici de l'equitur e[se m;crgo l1 natura à patte rei nó e(t
in multiis.non pote rit praeci(a przedicari de mulus ncc con(equ&cr ficci
vniucríalis . "Tandé nó quia natura aliqua eft porens €xilicre,idcó
a&u cxittir, ergo à fimili , nó quia aliqua natura cft. pores cexiftere 4n
vlantios debes dici vniuerfalis in actu, fed canc tancüumsquando exi (Lic in
illis. Rcefj.ex didis q.2. ar.1. infol. ad. 1. ad vlt. Conf. naturam abf(lr;hi
potle. ab vo folo indiuiduo cxiftéte , quod etiain fi non cxitlcrer, poffet
adhuc abtirahi. à poftibilibus , (alin:ab intelleéu angeli- €o , qui à (ch(u
non dependet in cogno- Ácédo,& idcó ncg.ntin. Ad 1. neg. Coa- feq.quia
vatucríale ex dictis non coulli- tuirur per a&tum cileadi in multis à pac-
tc rei , vel przd:candi de mulus , fed. pcr efTe , aut (alim potfe cffe 1n
mulcis per intelle&um , quz camen multa à parte tci linc po(fibilia. Ad 3.
negatur patitas y quia vt natura dicatur actu cxi(lens, vu. que oon (ufficit ,
quà ux poffibilis intra cau(as , (ed actu d:bet poni extra ill c , fed vt
a&tu vniucr(al.s dicaczur, non nccef? facio requiritur exittentia in mulus
, fed quód in illis exittere pollit ..- 85 Terüioobijcitur probando ad faa
dandi vniuct(alitatem opus e(ic,quód aa tara (ic phyticé , & naturaliter
inultipli- cabilis , &/non fufficere potentiam logi- cam, Tuam cx
definitione vaiucríalis , non «n.dicitur , cui non repugnat , fed quod apcumett
císe in mulcis,crgo noa (utficit non repugnantia, fed re.juiritat porcntia iua
nacuralis. Tuin 2.quia Aritt.de* aiuit vhiner(ale sin illam potenciam na turz
,qua ipfc cognouit,fed nó cognouit, fifi poteaciam phyficàm , ergo c. Tuin
3:quta fecundum A riftot.omai porentiae pailiuz naturalicorrc(pondet a&iua
na- tütalis;alioquin videretur po:étia palliua etsc Ecuttea ia natura , fi per
nibilia aatu- ra poísct reduci ad aCtuim,vt collig.tur cx 3»de Anim. 'text.18.
Relj.ly aptum natum fignificare » qp matura ex principijs fuis intrinecis efse
potcft in multis ; àuc id cxlicctur poti» tiué per aptitudinem, (iuc ncgatuc,
tan- 1 i Difjut. 1. De Voiuevfalibus in Communi. : iui j'€- non repugnanciam ,
at quocum que modo cxplicctur,certum c(t hoc non fignificate cantum potenuiam
phyficam , (cd logicam quoque, uia contingere po« teft vt aliqu: natuca potlic
císc in plucib. cx fefed aliunde üt iinpediunencun , vc contlat de naturis
ceglocuin in (encentia Arilt. Ad 2. deficit. Acifl, vniucrfale fecundum
vtramq pocenciam , qas pro- mifcué
fignificauit in verbo. aptum nae tuii & lalium cit Philotoph (m nó agno
ui(sc potentiam logicam in rcbus , mul. ta cnim cognouit non implicare , cue tà
videbat virtuie 4gécium naruciliuin. fieri non po!s«,. juod aperié coi'igitur
cx 2. de Anini.4 1. vbi ait ignem habcce a imen- tum in infia'tü, quoadu( ,uc
fucrit cóbu- fübil. hoc autem non ctt potlibilg vica. tc naturalium
agenrium,quaa na.uralicer no cit coa.buttibilc in infimtum;& cdam 6.
Phyf.docec conanuü eife in infinitam diuitib.le, & «à continui diii tio non
po tcít pec agens naurale in infinitum pró- trahi. Ad 4. Dodt.q. i. Prolog $.«d
argu- menta & 4.d,43.q:3-ad 1.& d 49. q. 11. Refj. nega illà
propoticionem cilc vais ucríaliter veram éc si Aiifl.quia incor. pore datur
pocegtia patliua, naturalis ad animam recipiendam & camo tota nitu ra
crcata non poteit eam imdagcre ;nc igi tur illa poteoua patlitia naturalis
dicacur frultra, (uficit.v c courelpondcat a&iua in Datura.i.i tora
Coord:nationc cnt ili , aic Dodor , puta agens (üpccaaturale , pec quod poflit
reduci ad actum, t6 Alem dubium diitoluédü ad hoc quz(icum peruncas cit ; Num
ouncs adhuc naturz prztato odo multplica- biles potlint fundare
intentionem vni- ucríalicaus ? Negant
Albert, act.i.pra dicab. cap. $. Soncia. 7. Met. q. 39. Ca- ict.in Log.cap. de
generc. Tolct.q.de jd cic ad 3.'couicndentes folus naturas di» rcété in przdic
"n ibiles po(- fc fieri aqu DUM Hoo quchter excluduat omnia prz dicata
tran(cendé- tiayqua func luper ipía praed: camcota , & quidem Acift.r.
Ethic. cap. 6. & 4. Met. 6-ita lignificatdum ait cns ,vaum,& bo- num
non €(Ic vaiucríalia,qued euamfn tic Tatat q. vlc. predica. dub. 1 x D» 1 or ^4
——HREHN p o Susfi IV. Que nature fundent
Vuiuerf, — 401 €&or ipfc (entire videtur q.1 2. vniverf. in "fine .
Exclodüt etià naturas incompletas, & parcicles,vt materiam, formá, &
fimi- Jes, uz non directa per fe, (cd tátum per "rcdu&ionéad totem in
prz d:caméto rc- ptur,& Scot.fauere videtur 1.d. t.q. *6. $. Dico tinc, dum
inquit , quod ange. Tus, & anima diflinguuntur [pecie ,no qui- dem ficut
dug [pectesyfed ficut fpecies,et pars fpécief y quia anrma nou cfl propri? fp
ecies fed país [peciei. $3 Verum oppofita fentécia, quod in quocunq; genere ex
enumcrans entibus flit repzriri vniuerfafe ett cómunior , & probabilior ,
proculdubio eft de "mente Do&oris;nam quoad tranícendc- tía quamuis in
1. d. 3. q. 3- $. Contra ifla "pnisotationem,& d.8.q. 3. S2 & T.
ne- 'get cnsc(le genus , nontamen negacctle vniueríale , imó cum ib: omnibus
tran- fcendentibus vniuocatíonem tribuat ,' & vniuocé intériocibus couenite
affirmet , clarà fignifi cauit cffe yritdicata. vniucer- fulia;quod etiam
cliré. fignificauic, A citt. 3. Mcr. tex, 10.dum ait cns , & vnumctle
maximé vpiucr(alia. Qo atit€ ad parces phyíicosy& entia iocomplcta id jpsij
cla- rius (i guificauit a.d. 3.q.69. 4d Qu nem quintam pracedentesi, dumi
quicquid efl natura in. quocunins totalis ,vel pa» tialis no efl de fé bocyom-
fis autcm nacura, quz nó cít dc (éhizc, po tc(l furiduce vniuecfalitatem,vndé
ét q.7. fub A.ait in vniuer(um , quod alibus ne creatura ref intelligi fab
atione vntuerfalis à fis FlrradiDviae, probatar euidenti ratione; nà tormáli-
tas vniueríalis in eo conliftit, g» (it vnum; & oidinetur ad plura in
quibus effe pof- fit pcc multiplicatione, X de ip(ispred:ca Fi,crgo natürg omncs
€t incomplete , & tranicendentcs pollunt fundare vniuer- falitatém, ratio
eft;quia hingelz ifl na- turz habcnt vnitatem efleniz , & repe- riuntur im
plüribus , vel faltim reperiri poliünt cum tali vnitatc, & de illis radi
cari , vt toperius de inferiori , ergo &c. «quia ens , materia & foriia , fi fecundum p toriam naturam
confideien tut,non funt quid Tliogulare,fed funt mol- ti^ lcabilia ; iunó
muftiplicata, fecundum numerum, fctuando eniratem natarz tungulis interioribus
erg3 &c. Taadem plures forme,plures maceciz , & plura 2» enta , fi
inuicem conferantur , non mis nus conueniunt in ratione forma , mate- tiz;ac
entis,vt Doctor oftsndit loc. cit. quam plures homincs intatione humanis tatis,
& cqui in ration'saquin tatis , nec minus (ccernücut proprijs diffecccijs,er
a goratioformal's vaiterlalis,feruari. pos teft in omnibus naturis
plurificabilib. tà completis, qum incompletis , tam limi- tatis.quàm
tcan(cendentribus , quid quod aliqua natüra fic apta fuadare vniucr(a- lirateai
, nonoritut éx eius complemen: to, ne&q; cxcetus limitatione,fed praecisé
ex cius multplicab;litate in plura. eiu(dé rationms;omats aaté prefarz naturz.
süt hoc modo g qué plarificabiles,vt homo in plurcs hom .nesens in plara entia
, mates tia in pluccs indiuidaas materias ,de qui« bus prz dicatur, anima in
vegecaiam,feg fitiuam,rationalem,& hz rurfus in plures numetaliter
differentes : dicentur autem hzc vniuet(ilia incóplcta,nó quidem for- maliter
,quia habent omnia ad vniuerfa- litatem requifita& eodem modo ceí(picit
infeciora ens incopletum,ac completumy fed materialiter antum,quatenus nacuraz
fin fantes vniuerfalitatem func parziales, & iocompletz. . 88 Quáuis autem
in his omnibus fun- daripotlic vera ratio vniuerf.Lsadhuc tpoterit vniuer(ale
d;(t nyui, & variari iux ta diucr(itaté natararü , in quibas funda- tur,
ita fane diftinxerüt Mayc-paffu 1-(up. vniu. Maur.q.9.vni.ar.2. Ant. Aad.
infin, predicab & alij quamplures ex noflrig vniuer(ale in tran[t endecale
; X prz dica- mentale, & inquit Ant. And. Porph.
noa enumcera(le omnia vniaeríalia,fed limita ta un,& predicamcntalia, quia
agít de ile lis in ocdine ad cathegorias,vbi ponuntat folü natutz limitate,
& ideo loquitur. de illis vninettalibus ; quz aliquo modo in- ücniuntur in
ocdine pradicamérali , qua fanc illa quinque,(ed pracer itla (ait An ton. And.)
cít aliquod. eniuertale trai Ícendens , imó multa traofcendencia ; ex' quo
patet , quomodo-totehigendus (iE .Anf, & Scot,dum inquiunt;ens gs
"SEN. LLasdude, dil mdinll di £ bonum non efje vniucrfalia ncgant Lo. ada
» ficut funt ifta quing; 2 tem abíoluté, Sic ctiam ex pane fun- don
diftingoendü erit vniucifale 1n completuay& incoupletum iuxta diucr-
fitatem naturarum , in quibus fundatur; & quando Scotus. ncgat loc. cii.
animam non cfle pcopre (pociem, louitut copa- ratiué, quia naura ;ncópicta,
& partialis deterioci modo jundat raioné vmuería- lisquàm«Opictas atque ita
deficit a ione fpcciei propriz, oon rone vniuer(aitaus Abi clues bené feruatar
p natu X44 Completo. uam incompleta,fcd ra- tionc fundamcnpt;;quem diccndi
modum fcquanzur Aucrfa q. 8. fcc. 4» Fafqualig. €it.difp.1 3. & alij
qoamplures. - - 589. Adhuc auicm pto vuiuer(ali, prz.- dicamétali, de quo
deingeps locuturi (u- tius notandü cft ex Trómb.7. Mcet.q. 8. art. 1-9)
vaiuctíaliras non atrribuiturna- wi Lmtatz vn focaterynam intra imi tationem
ipfam natura eft quadam lati- studo,nam sm maiorem,& minorem có ucnicn.iam
ig ration bus formalibus có- tentis in indiuiduis repertam antellcdtus
attribuit aliam, & aliam ratíonem woiucr falis ipfis naturis , «vndc quia
intelle&tus won percipit taptà conuenienriam indiui- duorum, vcl
fpecicrumeiuídem gencris; ^ euantá percipit in indiuiduis eiuídé fpe- €iei,
ideó naturz animalis , v; g. attribuit fecüdam intentionem vníucríalitatis,que
€ft genus , & quia maiorem reperit in jn- diuiduis ciu(dcm fpeciei, attribu
t natur v.g-humanz intentionem vniueríalitatis, quen icd, & fic gradatim
proce- idum in tota linca przdicamentali . Quates,
an ctiam priuationes , & nc- o" valcant fundarc vniuuer(alitaté . àt
Conimbr.hic q.2.arc 1. ex D. Th. 3,2.9 72. art.6.. vbi ncgat peccatum ex. parte
aucrfionis no habere fpecie, & dtm Arifl.4. top.67-ait non cutis omn.nó
tiic fpecies, vnde colligunt ad ra- tionem otii alisrequiri pro Mnetintio
entitacem pofigiuam ,qua per differentiá ftcontabisue ad Sun ie dia natus ram
inferiorem , Scotus tamco quol. 1 8. $. Ex iflo
fequuntur, concedit negatio- Rt5& priuationes polle (uo modo. dcao- 4o&
— Difpu. LU. De Fniueifalilus in Communi . Am bari à notionibus gcncris,&
fpecieisfc idco peccara ctiam cx parte aucr(ionis fi ecie ditingai ; &
444.23. G ait poll ab bac, & illa nepauonc alfiiahi concepuua €on quncm
pcgationis in.cói , poa qicré analogum,vt ajunt Coaün. (ed veré vni- uocumycum
ab inferioribus [ccuüdü eag- dcu cationem parccipctur , vcconttat conceptu
ptiuationis in comm ni ad ce- citate & furditatem , & notio gcacris
atficicas negauionem incómauni eut ciu: det fpccie: cum ilaque dcnominat nae
1uram rcaicm politiuam, quia cundcg fpcc.c habet efic&tum £ormalem ; &
hoc totum fundatur in co, quod uos de ncga- tion.bus, & pruiatiopibus d
fcurrimus ca proportione ad formas,quibus opj tur , Verüramcn cllnon ita
p:oprié fun» dare vniuec(alitatem,vt entia poliriua, & hoc voluit
Acift.& D. 1 ho, cit vt Blanc, nocuit difp.j.« fc&.16, ^n * 1^
QY-4& S.T LOiY. 5, n Fniserfale vet, ac fifficienter iüi quinque
vniuerjalia dimdaturs — (o0 feu pradicabilia. 90 [5 t Porph.in füa Ifiz0ge Vni
à; uccfale in genus, (pecicm , um fentíam;propriutm, & accidens, & qui
yt conia ex di&is infine quz ft, pip | certumett non diuilille vniucrfale
in to» 1a (ua aenplitudie iofpcGrum,(ed tantu) vniucríale limnatum, & prz
dicamétale j vciütamem cfl(üb hacd.uilionc vniuer- falis pradicamencalis
coprchendiífe non tancum illa , quz dirc&é in predicaméto ipentatun cd
ctiam quz per reductio- hcim,& à latere , differenti .n. non po- vuntur
inre&o; fcd à latere,& proprium tcdu&iué ponitur in pradicamento
fui fubiecti, ficut & nonnulla accidentia có- munia imperfecta « Quatitur
ergo, an Bes xv i o aint rent t recte, & ufhcienter tra t2,& fuppo-
nitur contra nonnullos Punicabde e pluribus, & ymuerlule zqué lace patere ,
«à vnü (t propxietas alterius, ficut zqué patét tiftpiley& rationale, quod
ctt adc à «crum ex dictis, vt probatione non indi- get vnde miramur,
Paí.jualig. EU » D C scvdüadii. V. De Numer Foisir]falime ^ id cGcedar, &
poftea difp. 2 j.afferat quis re effc praedicabilia , (ed vniuer- tantam-duo
/f. genus , & fpeciem, d tenet Camcerar; di(p.7. Logicz . «91 Quamuis auié
hzc diui(io famoía fit, & pa a à clafficis Au&ori-« bus, & Expoftit
1 , Arabibus; & Lati- nis, Aurcen« I, p. fuz Log.c. 6. Albert. tract,
1.przdicab c.9. D. l'ho.opufc.48. €. 1. cot.q. 12. vniucrf. & 1 d.8.q. $ fab S. item Alcxand. & Sucfan.r.
Toptc.c. 7. & 4. Buridan. initio tra&. przdicab. &&gid. &
alij — ibit Re- «cntiorum totrens. Non tamen y & quidem magni nominis
Au&ores , qui ab hac diui(ione receicrant, alij augedo , alij € contra
minuendo prefatam nume - rum ; Greci namque potiores cantü vni« uer(alia , quz
de rebus eflentialiter prz- dicantur, & intet hzcea przfertim, que
przdicantur. in quid, vt genus, & (pecié , agnoui(fe videntur , pro qa
[entétia ci- tantur Dexippus: in ptedicam. cap. 14» Boctius ibidem com. 6.
Sunplic.ibidem com.6.& 9. Porph.ipfc etr ra Ammnon.in ancepradic. c.3«.
& ex 4bi ; mó adducunt Axift.qué Auerrabi era Aift.q falia cmumeraíTc,quin
potíus (ub hoc no- mioe vniucrfalium nom nili geneta, & fpe cics
propofuifse , vt conftat ex frequenti diíputatione,quam inftituit contra Placo-
is Idzras,& 1.de partib.anim.c.f. Fun- mentü veró przcipuum huius opinto-nis
cít, quia vt cóttat ex dictis hucu(que potiílima conditio vniuerfalis eft, vt
fit przdicatum vniuocum;at vniuoca e(sen- tialiter dicuptur de fuis
(ubijcibilibus , vt conitat ex corá dcfiaitione in anteprz- dic.data € 1.&
2. Topic.c. 2. «nde confe. quenter. c. de fuLftant. negat Arift. acci« dentia
dc fuhie&o vniuocé dici,quia nom puzdicanrur efientialiter, & in
antepred, Casdiflinguit e(Ic in (ubie&to , & dici de fubie&to,
aique de fubicéto dici bominé dc hoc homine , in íubie&to aucem ede
fcientiam in anima ,albedinemin corpo- re » tolumecgo prafdicata eíscarialia
pro- prié dicunrut de (ubicéto,& cofequenter huic - ipfadola: funt
vniuecfalia, Suffragaturét — ci 40$ di de viuerfálibus, quando , n. voiaerfafé
dicitur contrahi per differencias, quxado dicitur poteftate cótinere fua ifcri
vniuer(ale dicitur .aperius refpedtu i riorá,nó nifi de naturis,quar
etfeacialicer dicuncur.f. generibus, & f»eciebus , pro« feruntur, his
rationibus comaictas Auer (a q.8.(e&. 6. quamuisrion rc;jciat pror» fas
diuifionem,& accepcioné vaiazrfalie à Porph. allatam , ait tamen non efe cz
Arift. de(umptam , fed nouiter excogita- tam , ac proindé aliam acceptionein
vni uer(alis pro eo, quod predicatur in-quid s & c(Tentialiter, eíle magis
peripatetcá y & ctiam migis vtilem. Hanc opinioneas
fequitur etiam Paíqualig,cit. (ed neà có- mani cecedere videatur , di(tinguit
vniuer fale à praedicabili, quinque concedens pre dicabilia (ed duo vniuerfalia
, & fequitue Camer. cic Lay 2v 91. AUjvero Recenriores.ex aduer( muimecum
pugdicabilium auxerunt , vade : Caiet. cap. de fpecie addidit indiuiduum: m
v.g. quidam homo;patef n. dici de o & Paulo, & caeceris , addidit ét
definitioné, vt animal rationale, quia pa« riter & ipfa dici de plaribus.
Quai dam etiam logi addüt ex myitcrio- Incarnationis (extum.pradicabile , quo'
natura (ub(tantialis aifampta dicitur de- ona a fumerte , qua tatione vocaruac
oc pra dicabile atfumptiuum,veré .n.di« cámus, Deus eft homo, Filias Dei eft
ho- mo, & poffet etiam hoc predicarumdict de pluribus , (1 Pater, &
Sjiritus Sanctus aliam;& aliam humanitatem affumerente Neque videtur híc
przdicandi modusad: aliquem illorum quinque poífe. educi: non-n. hac
praedicatio eft ia quid , & ef- fentialis, quia non eft fuperioris de infc-
riori, & praedicatum ita conuenit fübie« &o,vt poílit ade(se, &
abese pratec eius corruptione; neque cft aceidenialis , dicatum dicitur
(ubttantiué de fubi &o, & humanitas con (t itai vau fubttane tiale pers
tmd serment hac ra i Auer(a cit: conatus inquitg 404 Diu. 17. De Vuluetyfalibus
in Communi. d&rína fidei cognitam , & hunc dicendi modum iampridem
fignificauit Bafsol, 3«d.7.q. 1. 1mó Doctor ipfe ibidem $. Quarto-»idendum. -
93 Dicendü tamen cft cum cómimi, praíatá diuiíionem exa&am efse,& ade-
quartam, vtpoté quz exhaurit omné róné pradicabilitatis ; vt. hanc coaclaionem
probemus,fapponendum eft hic non di- uidi vniuerfale pro materiali , nempé va-
tione naturz , quz vniuerfalitati (ub (ter- nitur , fic .n. vtique non foret
adzquata diuiio,quis .n. non videt; quanta (it co- 'jiay& varietasnaturarum
quz vniuer(a- itatem fandare poísunt . diuiditur vniuer(ale pro i.(. róne
vaiuer(ali- tatis,& prdicabiliratis, vnde ad proban- dam (ufüciencium
illius dinifionis fumé- da cit (ufficientia cum Doctore cit.q. 1 2. vniuerf. cx
parte vniuerfalitatis , & pra. | dicabilitatis ,. vt quot fant modi diuer(i
vniucr(alitatis, & pradicabilitatis , to-. tidem (iot vniuec(alia, &
pradicabilia. Primo igitur ex. parce: vniuerfalicatis fic (umicur , natura
vniucr(alis vel et in multis e(sentialiter , vcl accidenzaliter, (i
efsentialiter ; vel tanquam tota císentia , & heceítípecics , quz proinde
dicitur tota quidditasámdiuiduorum , vc docet Do&. 2.d.3.4.6. $..4d
argumenta, quia haccciiates. perrinct ad císe materiale, & integritatem
indiuidui , non ad ese for- male, & quidditatem, vcl tanquam pars eísentiz,
& hoc dupliciter , vel tan juam pars materialis , & contrahibilis ,
& hoc eft genus , veltanquam pars formalis , & contra&tiua, &
hzc e(t ditferentia, quie reípicit genus , velut forma a&uans, ac,
dewerminans illad; (à veró narara votüer- falis pluribus ineft
accidenraliter,vel ori- tür, & promaoat ab císentiarei ,& fic cít
proprium » v6] prouenit meré ab ex^ trinfeco abíque nece(saria connexione , vcl
dependentia ab eísentia,& hoc cít ac €idens . Quia veró ex vniuerfalitate
ori- tur pra dicabilit;s , & €ó iplo quod vnü eft in multis, cft
pradicabilc de iliis, ideo. ex (ufficientia iam afflignata ex parte vni-
uer(alitatis foümitur fuffiCientia ex parte Le titia ni PIzcipué aflignat
oGt.citquia vt di XiUS q«zsar, 2, in fole ad h. hic confiderat vi uerfalé ae
cdm ub ratione prz-dicabil's ; fa» mitur autem fic , vt :nnuimus q. r.
Inftit,", tra&. t. cap. $. omne, quod przdicatur ,'- vel — in quid,
vel in quale, fi ia quid, vcl dicit totam etfentiam , & (ic eft fpecies fi
partems& iic e(t genus; ti prae dicatur in quale , vel »rzdicatur 1n quale
eflentiale , & fic eft differentia , vel in as qualc accidentale ,& hoc
dupliciter , quia vcl praedicat; accidens conuertibile egre« diens à
principijsfub:ecti , & ficeft pro-. prium ,;vel accidens commune, & fic
eft vltimum vnitter(ate;hzec eft füfficiétia di^ uifionis vniuer(aliam , quá
affert Scotus loc.cit. alijs quibufdam refuratis , & am- ple&untur
cómuni :cófenfa. R ecctiores , vbi etiá explicat , quod pradicari in uid: cft
przdicaretlentiam per modum fab. fiftétis;pradicariautem in quale eft prz«
dicari per modum denominantis, 94 Hacceadem fuflicientia defumpta: ex parte ——
exno- ftris quá plurcs.(cdinept?,co quia 10 qui-* serta cobinationibus
deficiunt redo güt enim fic; omne,quod praedicatur ,vel ' predicatár inquid,vel
inquale;fi in r2 c vel de pluribus differencibus (pecie, genus,vc] dc pluribus
differentibus , nu-« mero,& eft (pecies, fi in quale, vel eflen- taliter,
& cít differentia, vel accidentali- ter, & hoc dupliciter, vel
conuercibiliter, & (ic cft proprium, vel inconnerubiliter, & (ic e(t
accidens. Hic colligendi modus in duplici combinatione deficit, primó in ea ,
qug di(tinguit genusà (pecie pracisé r pradiciri de pluribus differentibus
pecie, vel numero;ti.n. hzc fola d.ffere- ' tia fufficeret ad: ira
diftingaendum 2enus à fpecie,vt duo vniucr(alia con(Eituác, ea- dem ratione
differentia g-nerica& fpe- €ifica, proprium genericu, & fpecificum
diftin&ta przdicabilia contbituercnt , vt bene deducit. Tatar. q.de di
ffer.dub. 1. dc- ficit etiam in ea cóbinatione; qua diftin- guit proprium ab
accidéte cómani in ra- uonc vmuerfalià per praedicari conucr- tibiliter; &
inconacttibiliter , quia vt in» nuimus Ii p; Infk. loc. cit. prorcius repa-
vmueríali (ub rone vniuectalis pra- dicari de inferioribus conuetcbilicer ; ca-
uo 4 e—————— —— : Quafi. V. De Numero Voiuerf. 49$ tio eft, quia spud omnes eft
in confcílo vni efle prius (uo inferiori ea prio- gitate, à qua non
conucertitur (übfiftendi conícquenua,ex poft pradic.c.de priori. Et quidem
DoGor loc. cit. licéc propriü appellet accidens couertibile,non tamcn illud
diftinguitab accidente communi ia racione vniueríalis per przdicari cóuerti-
biliter fed per hoc,quod cft pradicatum groucniés ex proprijs principijs
fubie&t , c proinde aliae neceflariam cónexio- né «um co, aCcidens vero
cómunc cx ex- trancis,ix communibus, vt con(tat intuc ti textum,in quo puncto
Scouftz quam- res hailucinati funt. At refpondet nó- nullos vniuerfale ad
inferiora po(se dupli- citer comparari, vel ad omnia collectiué Süpta ,vcl ad
fingula feoríim, licet Íecun- do modo vniucríale magis patcat , & maioris
longé amplitudinis fit. fingulari- bos,primo tf modo non c(l magis com-
mune,& hoc enu poteft de illis conuer- tibilitcrprzdicari: Hzc folutio 1.p.Inít,
loc.cit.ceiecta eft uia terminus comanu nis,& vniuer(alis cft ille, qui de
infcriori- bus przdicari debe: nó tàtum coliectim, fed ciiam diuilim,hoc cfl de
ommbus, & finguhs.cfto igitor quod ex ea parre, qua dc omnibus limul eft
przdicabile , posce conuerubiliter przdicari,repegnat tamcn fic przdicari cx ca
parte , qua cft de illis diui m przdicabile . 9$ Scd in hanccommunem f.fficiéca
inuchitur Auctía q. 10. fec. 1, & Torre- ion di(p.vnic.de comp.przdic.q 1.
5pe- cics non cft tota efsentia indiniduorum , «& veré fe habet in
indiniduo per modü partis materialis refpectu diffcrentiz. in- -diuidualis,
ficut tcaliras generis n Ipe-
€ic,€rgononbened.ftinguunturprimaduoprzdicabiliaperhoc,quodIjeciesdicittotamcísentiamtuorum
iferiorá » vcró parcem , probatur aísumpiü , «uia ctiam fpecies contrah tur ad
indi- uidua pcr differentias indiuiduales ,. & ditfcrentia indiuidualis ct.
gradus císcn- 1ialis& intrinfecus iodiuiduo . Contr. B aes idcó cóple:é
przdicatur in quid luis infcrioribus , quia dicit toram. na- ram
communcmiliorum , ergo eadcm 1&tione gcnus completé. pradicabiur in quid dc
(uis (pecicbus,quia dicit totam. naturam Commtaem carum .. Ruríus ra- tio
vniucrfalis fami debet in ordiac ad illa plura , tcfpe&u quorum eft vniucc-
(alis , & ex modo efsendi nature in ipis multis , fed cíló ditferentia
SCING Bee nctis, quod contrahit , fiuc refpecta. (pe- cicisquà cum genere
cop(tituic, (e habeat tanquam pars form.lis, & contrahens, tí fi comparetur
ad infcriora, refpe& 1 quo» rum cíl vniucc(alis , fc habet tan quá pare
matcrialis,nó minus, quàm ipfum genus , ergo non benc ditt:oguitur genus diff:«
rcatia, quód hoc przdicceturc in quid , & - per modum partis
matcríalis,differentia vet in quale , & per modam partis fors malis ;maior
patet, min. Proh. tum quis differentia fuperior (c habet wcluti parg
dcterminabil:s per vlteciores diffcrems tías; tum quia quindo genus (übilteenü
contrahitur per diff:rencias inferioresto- tuin quod ctt in ipfo gcnere , etiam
dif- ferentia conltitutiua cius, fubit talem de terininationem , &
contraCtionem per inodum partis marcrialis. | 96 Micü cft fané, qnomodo
przfertim Auer(a audeat hanc fuffi -icntiaa ceijces fc , cum cam libenter
receperit , quite- nus fümifolet ex parte vniuerfalitacis: y q.8.fcc. 16.
vbictiam cum communi ple- no ore fatetur, fpeciemdicere toram ia- diuiduorum
cffenriam ; Ad primum vc« rum cít naturam [pecificam contrahi pec
radamindiuidualem , hic tamé gradus s :cét (pectet ad integritatem enutatis 1n»
diuidui , non tamcn fpedture dicitur ad eius quidditatem,alioquia, vc ait
Doctoc hic , 1ndi»idua. incer feetl'cacalitec dif- ferrent ; Ratio hu us elt,
aia cfsentia g & quidditas cít;lla , per quam cc(ponde- tur ad quz ftionem
qid efl , & ad hac da indiuidu s inoram ccipondetur pec natu ram fpecifcam
, à .n. quzrotur quid. eik Petrus? cc(pondctur ctt homo ; ac pee diffcreniam
1indiuduilemm. reípondetur (olum ad quz(tione.n qiis efl , nam ü ugrcatuc ,quis
cft ille? re(pondeir e 'c.rus, en quomodo fpecics dicit tocam císent:am
iadiuidui , licét non cotam ens titatem,genos aurem non ita fe bibet re» i,
cttu [pcaierum , fi quinis HA, TM. * uo OD Wt rm" eft homo?on fufficit
diccre, eft animal', fed addere debemus rationale,vt adequa té illius effentia
explicetur, & ideó nega- tur paritas in argamento a(süpta de gene- te,
& (pccie reípe&u (uorum inferjorum. Ad Confirr. patet p idem ;ideó
fpeciem prz dicati copleté in quid de fuis inferio- tibus, quia per cà fatisfir
quz fito in quid fa&o de illis adzquaté feclufa differentia indiuiduali,
quo qui genus non fatisfit quz(ito fa&ojin Sod de fpe- cicbus fcclufa
differentia (pecifica. Ad vls.ncg.min.quia diffzrétia forinaliter nó dic tur
nift diuifiua generis, & conttituti- ua (pecie ncc. formaliter dici
poteftcon- trah bilis per differentias diio de fua.racone formali ci quidam
actus fimplex,& perfc&tiuus, non perfetibilis , vt norant Complut.diíp.
4.4.6.n.5 4- fcd tan'um in fcn(ü identico, & materialiter ,
quatenus.(.gcnus, cui idenüficatur , con- tr ahitur, & determinatur per
illas, $c in 2s hoc fcnfu dicitur differentia generica; fi- eut igitarrilibile
v.g.eundem modá pre- . dicandi,quem exercet in ordine ad fabie-
&um1immédiatum (bominem , exercet etiá in ordinc ad fubiec&ta
mediata.f. hüc y & illum hominem ; fic ctiam de differen- tia dicendü
eít,quod eundem modi pre- dicandi, qucm exercet in ordine ad fubic- étum
immediatum.f.(peciem, quàmcon- ftituit, exérccat etiam in ordine ad (ubie- €a
mediata .(.ad inferiora illius fpeciei y itavt ficut de fpecie przdicatur per
mo- dam partisformalis immediaté ,tic etiam de inferioribus illius fpeciei
mediate : vt dicem:is difput.feq.q.3, att.vIt. ' 92 Secfdo principaliter
probatur fuf- ficiétia illius Widifiena excludendo alias opiniones cam
minucntces , vel augentes & in primis excluditur ; quz i mi« nüebat , non
ni(i vniuerfalia eflentializus agno(cendo , quia vt diximus ex Scoto , &
communi Scotiftarum difp. 2.q. 4.art. 2.& q.6.art.1 multum intereft efíe
pra- dicatum vninocum,& vniuocé pradicari, fcu quidditatiué , nam ad
przdicationem vniuocam fufficit, íi przdicctur vnaratio preci, fiue e(fentialis
fic, iue accidenta- rn illis, de quibus praedicatuc , qua acce- ptio vniuocz
przdicatonis no. eft volá.- .cetur
fecundum vnam rationem pracisá ,. - Difja. V. De Vaiuafalibus in Conmwi..
taríayquia vt te(tárur Simplic.in reg.gua- do alteri de altero prétdicatur,
fuit Au- ,dronici, & aliorum antiquorü '; quamuis ergo fit.de satione
vniuer(alis , vt przdi- ,«t excius definitione colligitur , vbi dici- tur effe
id,quod prz dicatur,vt vnum,non amen opus cít quod etiam pra dicetur
cíientialiter,& quidditatiué,quia cum ni- hil tale explicerur inea , &
pradicatio .vnitioca ab(lrahat ab císétiali, & denomi natiuaplané in hoc
fen(u prefcindéte fta Licpradicari yt vnum in dcfiaiuone, 5» . vniuerfalis,quia
quàdo datur ratio aliqua communis pluribus,nomen fignificans i la vt conueniunt
in illo commani; primo fignificat illud commune. Conf. «t aliqua natura fit de
pluribus przdicabilis,non. ,eft opus , quód przdicetur .effentialiter : .de
illis,ergo neq; vt fit vniuerfalisCons . feq. patet.,quia etfecommune tale,
quod" fit pradicabile dc illis multis , quibus ek ,commune, cít effe
vniuer(dle , nec vlcen rius requiritur quód predicetur jn quid Yt conftat ex
cius definitione , r .alfampttm , quia eciam(i natura fit acci- .dens; tamen fi
confideretur , vt ab inrel- Ic&uabftrahitur, & comparatur ad pluta
[ubie&ta inconcreto,eft prz dicabilis de il lis (ubie&tis. An
vcró opinio illa fueritce vera Gracorum (upra relatorum , A mic. trac. 10-q. 1
.art. 4.ncgat ,& eorü teftimo- nià partim explicat;partim ait.non cffe fi-
,deliter velata, aut won inacnitis fed quic- quid lit de Graxis, certum eft
Arift. eius opinionis nonfuiffe , quia Porph.in pro- «m. 1ía202es proponit
tra&arc dc illis quinque sm Ari(t.fencentiam,&,Aciftot, ipfe 2.
Doft.tex. 8. fic loquitür »muerfa- le namque efl predicatiun idjquod mon-
Siratur,(ed quod vri" sc MT crgo &c.io ancepradic.veró ;.dü c. 1.dc- :
finit vniuoca qud cílentialiter dicantur de infcrioribus, accipit ynittoca
preíse, vt diftingueret contra :denominatiua, vt loc, .Cit.aduermus;ettó illa
definitio abfolu - té loquendo; €t przdicatis acc idétalibus poffit
applicarisvt ibi diximus ;c.aüt 2.nó eft mirum, (i excludit accidés,&
propriü À dici de fubietio,cum etiam excludat dif fcrentiam , quam 1A vniuocé
przdicari pofica MEL Senso !)y)!)oeanUn0ióf die, -foftea docet cap.de fübft.bac
| tur vri uerfalia excludit à dici de ; i» accipit ibi vniuerfale proco, qp
dicitur de. pro- prié inferioribus,& ponitur in rc&a linea pra
dicamentali , quia vt ibi Expofitores adaertunt;hzé erat eiusintentio, inucfti-
gare nimirumimaturas , qua in recta linca i debebant, hac autem funt genera
,& pecics ; Prefertim veró dü difputat con- tra Platonem,(pecierum; &
generum fo- - lummodo meminit; quia Plato no ni fi illa* septa enim vniacrfalja
e(Te effentía particulari, vnde Arift.difpu-* tat de illis iuxta fübiectam
materia ; De- nique communis loquédi modus frequé- tíus'memorat vniuer(alia
eflentialia gene-^ rà; & (pecies;quia hzc dicitur de proprié infcrioribus ,
aliaveró de fübie&is, aut quafi (ubie&is, vnde fa&tunieft , vt. vni
ueríale in communi príncipalius dicatur de illisquàarde iftis,vnde quia
anaioga- tum ftat (emper pro! principaliori hinc cft; quód pcr vniuerfalia
abfoluté intelli- girhtur vniaerfaliarefpe&u inferiorum. (.- genera,&
(pecies;ex hioc tà nó fequicur ;' iin etiani dari. debeant vpiuerfalia re-
'pe&u (ubiectorum cum talis vniuerfa- Iitas'formaliter tit diuer(a'ab illa;
tü quia" bc infunt a&cideataliter illis, de q przdicanait jilla
e(fentialiter,tum quia o Íi variatur predicabilitasex ordine ad id- fcrióra,
& fabie&a , —— debet viiuerfalitascum illa: fic illius paífio. Nec
yalct,g ait Pasqual.aon quácunque pr£- dicabilitatem effe paffiorié; (ed illam
tà- tum, quie cft de ioferióribus. Nam pr&di- cabilitas de multis abfolute eft
paffro,fiue " illa'fint inferiora , fiue fübicéta nature fraidicabil:s; .
98 Tertio neque dcbet e contra auge- t? Sumerus vníaerfaliü rarrone. definiuo-
ni$y Quafi frc aliud vniuerísle diuerfüm ; nonquía fit tetmmus complexus, ideo-
que vhiuerfalecffe non poffe ; vt multi ^ téfpondent ; taf quia potcft dici
termi- nus incomplcexus , tiexcca propoficióriem fumatar, vt dictum cft
dilp.1-q.4« art. 1 tum quia nón videtur neceffe vcrmuinum comp à ratione
vnimerfalis exclu- dere, quia predicabilia: delignare poflu« inus tàm per incompkexosgüam
pr eo N ria iua. V. De Numero Vniuerf. E 407 plexos terminos yita in. dicere
poffumus, ' quod homo eft difcurfiaus , vel ritibihs , : ac quód cft aptus
ridere , aptus difcurre- rey quia idem prorfus praedicatum impor. tant;tàm füb
complexione, quàm (ub in» comple :10ne 5: Aicigiaár Do&tor q.12. vhiucr(ad
1. & q. 21: ad $: definitionem non conftituere diftín&tuni* predicabile
ab alijs, quia non habct vnum pre dicare di modum .f. in quid,vel in quale,
fed' ob: genus; & differentiam, quas contine; due lici qua(i módo prz dicar
. Nec dicas: itaqioque de fpecic fore diccadum;quia & ipfa conftat ex
gencre , & differentia. Nam (pecies non dicit genus; & fpeciem:
fepatata & finigillarim fumpta, vc
defi- nitio;quz fingula diuid:c x. Phyf. tex. $.- fed totum mctaphyficum ex
illis: reful- tans , quod ficut formaliter diftin&um: eít à (uis partibus
;: ita diftin&tum habet: modutn prz dícandi ab illis. Vide Brafa- dol. q.:
12. vbi bene reijcit folutionem? Mauritijad hanc ínftaritiam , & declarat
qüoniodo noftra folutio valeat ». etiamfi: teneretur definitionem dicere
tertiam em titatem,vt definitum, Vcl demutn, inquit Scotus » fi definitio
conftituit vniuerías le,fane diftinétum non erit à przdicabi- Ii,quod
confti'uit definitim, quia habe- bit eundem modam pradicandt y q habet definiti
refpe&u inferiorum ; quas folut;ones- amplectitur. Paíq. difp. 24 to. z.
Met.fec.4.nu.4. $9 Quarto hac cadé ratione negát qua plures indiarduum vagam:
numerum aue gere predicabiliü ; quia non habet vnun iimplicem módum pra dicandi
,fed pt dicatur in quid;& in qualeyit quid;quate- rius dicit naturam, in
sce c dicit modum indiuiduationis;qui extra concee ptum natura eft & à
conditionibusacci- dcnialibus depédet,quz pertinent ad hicg & nunc, &
ita nonreduciturad vpumtüim przdicabile,fcd ad plura.f- accidentale, &
cfientiale ; que refponfio non prorfus di« fjlicet 5 Scd v t omme dubiam
tollatur 7 dicendum ctt,ly quidam,aut aliquis bo« mo poíie dupliciter fummi,
vel pro conce ptu commun: ind;oidui abfolute fumptis. d dicitut de hoc , &
illo indiuiduo » de indiuiduo fic abíoluté (uxjto dif- 408 Di(pu.1V. De
Vuiuerfalibus in Communi. fetemusinferius di(p. (eq. non enim cer- tum cít ab
induiduis, vt talia funt, poffe abftrahi vnum talem communem conce- prum ,qui
fit vniuocus,cum in ratione in- diajduationis fint prunó diuería;vel fumi
potcft, vt importat aliquod particulare , & non commune omnibus indiuiduis
jin- deterininatum tamcn,qua ratione dicitur indiuiduü vagum, vt f eccrnatür à
certo , ac determinato; fic nó cfl aliquod vni- ueríale,quia non importat quid
yaum có- mune pluribus , fed inmediate. fingularia ipfa fub difiü&ione ,
vnde tantum valet gpetrusefl aliquis bomo y quantum fi di- ecres, Detrus cfl
bic velile bomo, Cc. Huius rei fignum eft , inquiunt Summu- lif quód indiuiduo
vago nullum appo- mi potcít fignum particularitarisaut vni- uet(alitatis, no.n,
dicimus omn15 quidam bomo;aliquis quidam bomo y qua tamen figna paffim
apponuntur termino com- muni, dicendo omnis homo , nullum ani- mal,aliquod
indiuiduam, ergo indiuiduü vagum non eft terminus communis , fcd potius
particularis fub difiü&tione süpcus; wt diximus 1.p.Inft.trac,
1.c.2.ratione, » «uius indeterminationis poteft per prz- «dicationem applicari
ad hoc;vel illud in- «diuiduam , & 1a hoc fcnfu dicitur. prai- «abile de
pluribus ; Quod Confir. ciam «x Ariít.qui cap.de (ubít, excimplifican- «lo de
prima (übítantia, inquir , vt aliquis dhomo,aliquis equus, fignum cuidens , in-
diui vagum n6 importate aliquod «&ommunc , & vniuer(iles alioquin illud
po(uiffet fecundam, & aon primam fub- ftantiam;& hac folutio,qua
czteris pre- ftat,clt Scoti q-12« przdicam.& 1.d, 2 j. caa .Refpondeo
,,quàm malti ample- t, pratlertim Auería cit. q. 8. fcc.a6.X
Pafqualig.loc.cit.fec. 3.vbi cx pro- fcflo omncs alias refatat (oluciones ;
quae dfolent pr debi aifetri, i 109 Quirxo tádé, ncque ex erio Zlacarnationis
introducédum cft à Theo- Aegis (extum pradicabile , quia in Chci- Sio Domino
przdicatio naturz bumanz «ic Deo (pe&at ad quintum pradicabi- Ac,ghia pra
dicatum illi contingenter có - peut ; quod autem pradicetur fabflan- svi
Mlicéndo Dcus efi pomo » non ipc- dit,quin hzc przdicatio fit quinti praez
dicabilis , quia cum dicimus, Petrus eft fuppofitum "Petrus eft perfona,
talis prz dicatio fit fub (Lantiué , & tamen pertinet ad quintum przdicabile;quia
eft extrà il- liuse(fentiam , & pote!t abeffe per Dei potentiam eius
corruptioné. Acce« [d pm illa predicatio Deus efl bomo , Verbum eft bomo,
poteit etiam fieri ali- quo modo adie&tiué,d;cédo pens efl bu- manatus yq o
ficri nequit przli- catio fuper ioris de inferiori,fignü cuidés, quod ille
predicationcs in rigore logico non (unt effentiales;. Et tandé,quod acci- dens
pra dicabile ita cóuentat accidenta- liter fübie&o,vt noa cóltituat cü eo
vnü fabftantialicer,vbi natura aísüpta contti- tuit vnum fubftátiale cü perfona
aumé- te,non obftat ; tü quia abfoluté falsü jef& hoc a(Tumptum;nà modi
(ubftátiales, qui fatis familiares süc Recentioribus, coíti- tuunt vnü
(ub(tantialiter cü rescuius func modi,& tfi pertinet ad quincü predicabis
le eocum przdicatio ét fecundam ipfos 5 tum quia efto materia, & forma vnü.
pec fc conftituant , x» (übftantialiter vniane tur ; tamen quacuag; przdicatio
formae - materia ile eo przcisé,quia forma contingeatek. (c habet ad Maisr
fccundum fe coafi- : deratam ; tu n demam quia concediinuss qud in hoc fenfu
hzc prczd:catio (ic (ub ftantialis /erbum efl bomo , quatenus natura humana
coofticuit vaum lübitaa- tiale cum períona a(fumente.f. Chritü y non tamco ex
hoc fequitar , quod (it per. fe, & cifentialis in tigore logico,quia prae
dicatumilli aduenit cótingenter ; & hac refponfio eft Doctoris ig 3.d. 7.
q-1. C. & D.vbi ex profetio tangit hanc ditficul- tatem , quam poftea
folucionem ample- xi(ant Va(quez 3. p.di(p.68.c.4 . & Pa(- qieligioca vbi
bené aduerti t, quod ia iftinguendis przedicabilibus non. dcbet attendi res,qüa
ipfius cum (ubie&o, dequo ptzdicacur , ed modus, quo | crue (e habet ad
[abie&um, Quia fi accidentalis e(t hoc c(t, fi facit, quod pradicacum
conacniac (u- bie&o cotingéterperrinet hoc ctiá pr- dicaigra ad. quiam
pcadicabile, qua ; € quintum fpe&at przdica- . — dicatur, neque vnig.
dwell. V. De Numero Pniuer[.. fie cfl modos proprius przdicandi illius; qua de
caufa notat T ribid.quod ha- bitudo quini przdicabilis poteft funda- si in re ,
quae ficfubttantia , quando hzc accidi fübie&o, & ilh comingenter vni-
tar, vt cx profe(fo dicemus difp. (eq. q.$ 'Non omnino tamen abs reappellauit
hoc Baffol. nouum pradicabile , quia ita ciiam Do&or ipíé innuit
ibid..dumait ; quod cum nulfa vaio fit fimilis ifti pro» pter quam pradicatio
dicatur vera, nullá e(t przdicatum diétü de fubic&o , (icut in propofito,
quantü n. eft cx parteeius, qp przdicatur,eft fpecies, (ed quantum eft ex parte
modi pratdicandi, e(t accidés,irà Do&or. Qjuia tamé,vt (zpé dictam eft,
numerus piedicabiliit aufpicari nó debet ex varictate rcrü pra dicatarüs fed
modo. rum pr£d:candi,tdeó cü oem bo- mo dictus de Dco; cftà in fc (it fpecies,
tf refpe&u Dei habeat modum przdicá- draccideatis nou debet con(tituere
nouis przdicabile , fed ad quintum reduci. *in Oi vo oSoluuntur ObicGiones «
161 YN oppofitü funt adbuc alia quz- "T D argumenca falsae ui] ói- tía,
vel minuctitía numerum quinariüvni- "Wet(alium . Primo ita3; obijc. qaod
at plura quinque , quia przdicamema (ant dec£ , ergo & pra dicabilia y oam
diui fio quoq; predicamenrorü dáta cft penes di- &ertitaten módorum
przdicandi « Tá z. quia ex iftencia fabtiflétia perfortalitas, "vnio
fübftantialis , & fimiles modi non -przdicantur , vt genus ; fpecies, &
diffe. entia , quia nom cont ituunt rei — miec vt proprium, quianon fluunt
necef- 'fario ab effentia cum fine ilisetle poffit, ficc yt accidens , cá (int
modi fübftantia- Tesyergo dabitür fextum prae dicabile,né- modus fi bít
ancialis .'1 à 3. qvia genas dhinidi poteft in generalitfimü , & tubal-
"termuai; item differentia in genericaas& : , fimiliter propri ü ,
& accidens. utrtandem quia tot modis dicicur voü Lares ME rcIquir 1. Topic.
€: 12. vuiueríale, & fingulare funt oppofi- ta ,& tingulacra fur infima
ergo &c. 102 Kelp.neg:gac:tacem,concefTo.n. q nu meros
pritdicamenroris(ümacur etià Luca v £s 409» aliquatenus ex diuerfitate modi
predicz di de prícàa fubftantia, de quo inferius non adhuc camem famitur eo
modo, quo numerus pre dicabihium , hic n. namerus fumitur penes modü predicandt
efsctiali- tcr,vcl accidentaliter, nó attendendo te 5. quz pradicarur;an fit
(abítátid, vcl acci- dens, (ed attendcsido folam connexioné efsentialé,vel
accidétalem, quá res habet c6 fübiecto, que eadem efTe poteftin dis ueris
prxdicamentis , nam ità ifi genere accidentis cóne&itur color cá albedine
vt pars materialis , (icut animal cü ho mine in genere fabflantie, &
(icdealijs $ ar in diuifione predicamétoruma(figaa- tur numerus non folit
attédendo modum pra dicandiy fed praefertim ré ipfam, quae przdicatur; exquo
fa&ü ett, vt numerus pritdicamentorü fuperet in duplo numer przdicabilid,
quia re$, & nature przdi- cabiles in fc (unt decem, modi veró prz- dicandi
funt quimue;ficat comexio ear cü (abic&is quinque ifi modis fieri pot. Ad
z. in no ra Schol non itd liberales fumus modorá fubftantialid ; vt Recea-
tiorcs, eridé in hyf. difjs.g. q.9« di vnionem matcriz cü forma eíse relatio-
Tiem pra dicamenralé, & in Mctaph.(uüb- fiftentiam có fiffere in duplici
aegation admiffistf hismodis fübftanialibas,m idcircó addendü cf fextum pra
dicabile, cü corü «modus przdicandi poffitreduei ad aliquod iftorü; fi n.
fümantur; vt dicüt. aptitud:nem, pofsni redaci ad quarti jfi "vt dicunt
actum , ad quintam przd:cábi- le; quia abcfse pofsum abfq; prieindiciosy.
/& dcítruct;one efsent'e.i coceptus quid- " ditatiuri (üb:e&ti, de
quo pri Ctuk hé id impedit, quod (irit modr fübftantiales, & non accidemia
, vt Recernciotibas pla cet , quia aliad eft efe accideb $predtcde mentale
aliad'przdieabiléjaceidens dicamentalc d.citar illud , quod fubftantia, vt
quantitas, & qualitas; ci folet aceidens nominmlitet ; peraomcen accidenus
e : ens veró pradicabile eft -q prad;cacum accidétariwm, non per ad e(scntiam
rei , flue in le fit acei fiué (ubftantia, (ic veftis re(pe&u veftti- tr
homo refpe&tu animalis dicunturace Mm | ciens, essi dd 2 410 Difpu.1V. De
Vniutrfalibus in Communi. €idens , non nominliter , quia in fe funt fubftantiz
, (ed verbalter , quatenus ve- ftis dicitur accidere veftito, & homo ani
màli ; vndé dicebat. Seotus loco fupracit. quod habitudo accidéiis quinji
praedica- bilis potett tundari in re, qua fit (ub(tan- tia» quando hzc
contingenter vnitur al- teri, de quo pradicatur , licde fio efse bipedem
dicitar accidens cómone quintü prz dicabile,& tamenres, vndé fumitur , eft
(ub(tantia . Ad 3. illa diuifiones non muhiplicant icabilia , quia tàm ge- nus
gencrali(fimum;quá fub alternuin ex vna parte;tàm differentia gencricaquàm
fpecifica cxalia retinent c przdi- candi modum, illa per modü partis poten
tialis, & ifta partis aGualis,vndé in raio- ne vniuerfalis formaliter non
differüt in. ter fc genus (upremum, & fübalternüsdif- ferentia infima,
& fübalterna, fed tantum materialiter penes maiorem , vcl minore
multizudincm fübijcibilium .. Ad 4. ait Doctor in hac quzft.(en(um illius propo
fitionis eíse, quot süt (ignificata vn;us op pofiu, tot & alterius císe,
nam quot mo- dis accipitur vnum, tot accipitur, & rc- liquum, vt v. g. tot
modis dicitur vnum, : , multa, tot modis idem, quot diuer- Y riaisodÜ
pecicnumero;nó autem cít vcrayuoad numerum (üppofitoram,qu:a Nem, ftus, &
iniutlus funt oppofita , non cft tamen opus , vt quot fuat indiuidoa
nigredinis,tot fiac .Scalbe- adinis, quox funr iufti;tot ioc iniofti, :4303
Secundoobijeuur & cótra probá- tio, qp (int pauciora quiaque . Tum quia (unt
przdica:a ; tot funt przdicabi- Ata fcd 1. Topic. c. 3. przdicata funt qua-
1u0r,dcfinitio, genus , proprium, & acci- «dens. Tum 2. gcous, &
diffcrenia conti- menaur in fpecic , quamcomponüt , er. c diuitio bona, quia
membra coincidur, ncc prz dicabilia quinque. Tum 3. omnc 23ccidens,vel cft
zcnas vel c(t fpccics, c beat propria inferiora, de quibus eísé- jalter
pradicatur ; vt conttat de colore pectu albedinis, & nigredin;s, crgo fa-
(qns przdicabile . Tü 4. quía diuifio potcit ad bimembrem redu- 4i, li nimité ,
tradatur per capita gcnera- -haadqua caicrateducamur, 9 .i. ahud " cft
przdicabile e(sencialiter, aliud accidé taliter; ergo ita fieri debct, vt
regula (er- uetur bonz diuifionis, quz debet císe bi- membris. Nec dicas fuifse
datam per fin- gulailla quinque membra ad maiorem rei declarationem. Quia
potuiísent, & de- buiísent hac ratione plura alià membra affignari, nam
diuidi poterat differentia ingenericam , & (pecificam ; fic & pro-
prium, & accidens, genus in fupremumy & (übakernam; & raríus (icut
diuiditur pradicabile peoes przdicauofié. in quid, & inqualeefsentiale,
& accjdentalc;po- terat ctiam diuidi penes praedicari (epa- rabiliter,
& in(eparabilier, intrinfecé, & extrinfecépollibilicer, &
impoffib.liter, & alios fimiles modos, qui diuerías (pc-. €ies prz
dicabilitatis conttituent . 164 Refp. qp licéc idem fic fecundam rem
pradicabile, & prz dicatum , tamen differunt (ecundü rationem icabile «nim
dicitur , quod poteft przdicari de pluribus, pradicacü veróà dicit illud , pec
9 terminari poteft, ac folui quatiio du- birabilis, (en problema . Arift. autem
in Top. docet modum foluendi hutu(modi dubitationes, vndc ibi oftédit de aliquo
, queonde potefl (cici cy eft genus , & fie c alijs , & ponit bi.
quatuor pra:dicata ,. dao in quid.qua (üor genus, & dcfinitio, & duo
ip. quale .f. proprium, & accidés » quia omnis quzttio folu: poteft ,
reípon- dendo per al Mtorum, vcl peraliqp reductum ad illa : quia autem nó fit
qnz- ftio de indiuiduis,cum de illis nó (it (ci€- tiafed de fpeciebus ;ideO
(pecies nó nu- meratur inter pradicara , cum in talibus quaftionibus
fittubie&ü . Nec de diffe- rentia fpecifica fit fermo ibi , quia idem
iudiciam eft de illa, (icut de (pecie , ditfc- scntiam auccm genericam reducit
Arift. ad genus,cum in ipfo formaliter includa- tur, ita refpondet Orbellus
initio przdi- «ab. & colligitur ex Scoto 1.4.8.4. ;.tub S. vide tamen aliam
refpontionem apud Dod&orem4. 1a. vniuerí. Ad 2. cx code verum cft SP pn. de
genere, & dif- ferenia. fundamenzaliter tampus, fic .n, (unt gradus metaphy
(ici fpeciem comp nentes in rauonc totius císentialis ; ícd falfum eK , fi hac
omnia formaliter (u« mán-: L-- R sb Quafi. V. De N umero Voiutf..— tnontur ,
fic enim fingula (unt intctiones diftin&z , & conftituunt vniuecíalia
di- uerfa, ncc vnum fpe&tat ad formalitatem alterius, — cta totum — d3. acc
comparari , vel a Not irinferiora dequibus e(fentialiter przdicatür, vt color
ad albedinem, vcl ad (ubic&a , quz accidentaliter denomi - nat,vt ad
lignum;vel parietem, ficét pri- mo modo imípe&tum; (pe&ct ad primü ,
velfecundü przdicabile » altero tà modo confideratam con(L ituit quintum przdi-
fla 2. Ad 4. verum cft illa dinifionem pofic ad bimembrem reduc , fi trada:ur
per rationes generales , & poffe amplius plurificaci , qnam in quinque
mcmbra , fi tradatur pet (peciales, itaquod fatendum e(t diuifionein illam à
Pocph. wadicam noncffe ita ex matura rei, vt mon potucr t alio modo fieri ;
ordo tamen do&rinz polccbat, vt dum hunc przdicabiliü tra» &tatum ad
praedicamenta coordiaanda o ditigebat,non nif illo determinato mo- do vniuerfate
dinideret, cuius rer ratioóc fats congtuá a(Tignamus q. (e:). & plena (olutionem huius argumenti tradirus , LI »
74 QVA&STIO. VL. A«nbec diuifio (it generís im [pecies, |o dmmediatd. 70 10
T Eeant Boct. & Ammon. in : N defóicigpircidi Auic. in 1 og. €.7. Simpl.in
przdicam. in definit &quiu. Albcit.trac. 2. predicab.c.9 Niger 2.par.
Ciyp.q.16 Bruxcil.q.2.predicob. Vallius
q.7.de vmiucrí. c.12. uia hr on nes negát vniuci(ale cffe verü gcnus ad iila
qu.nque; atque idcó atferunc hanc. etse diviiionem L à, l'cét diuer(imodé.
explicent ta- lem analogiam. A firma: $.0t.4.8. vniu. fcquuntur ceteri ounces ]
acini tàm veteres , quim I: ccenuiores *cotiflze , ac Thomittz Maur.
Anglic.& S.rnan. bid, "Tatar. q.2. Ant. And. ibid. Ochoa 1.p.
Log.c-18. Conimb.1 oun.Con plut. 10- lec. &uvias, Hutt; Aucifa, Setna,
Blanc. Pafqual.& cetcti patlia:; Quoad altcram 2 fici parcem [onuunt
aliqui, vt rcfcrunr éoplat difp. 4.',«6. hanc diuiionem císe FU immcegiatam ;
alij communiter aiunt cf- (c mediatam , praíercim veró scotitiz noftri 4.
12.vniu. Tadem Ioan.de S. Tho, q.6. art. 2.vtrum uc ait efe probabile, 106 Pro
deciiione quafiti quoad vtrà que partem , d cendá cít , vniuer(ale effegcnus ad
Ila juin ;ucyac proide diafios tcm cius in ca ciicgeneris mn fpecies, nà
immediatam , (cd mediatam .. Probawuir, uia genus ad Ila quin qne cóparatü pre«
) peas dc ills simidemnomcen , & ratio« ncm, vt de pluribus fpecie
differemibus, «t 20 (e habet vt genasa ! i'i, & in ca di- uiditar vc in
fpecies ; Confeq. patet cx definizione ipfius generis; probatur a(sü prum, quia
ex vna parte dcfin tio vniuer. (alis in CÓ! verificatur client ialiter de (in.
gulis quin; przdicabilibus , vt gj fic vnü aptü eíse in mulcis, vel dici de
multis , & ha:c particula; vt eidcbimus,indcfinitios ne fingulorum ,(tat
loco genes , ex alia: vct. parce intentiones przdicab ilid ad« inuicemmon
accidentaliter , & nunicti- cé, fed cífencialter , & .(pecificé
di&in- guün'ur, alia cnim fpecies vniuer(alitatis eft genercitas, alia
('»ccicitas, &(ic- de al js. Imó addunt alij efsc genus ita vni- — vc.
nullam procíushábeat analo« um adimixtà quia fingula illa predica» Diiesrim cag
ons ive eir qe zqoalitet Li icipánt ratione vn.uer(aliratis,omni-. us cnim veré
, & propr:é conucnitefse rclatiorics rationis, quibus naturz abftra- étz
rcfecuntur. ad plura , nec hinc racio- ncm participat vna títaramintentionum
dependcater ab alia , tiquidé uaque: earum effet veca vniuei Dita; era Rae
intentioncs effent impoffibiles ; Cererü ,; vt docet Doctor q.8.cit. $. i4 d
ifl am,ne- «c(fe non cft omnem ororfus negarc anas logiam o vniucrfali
refpe&u illorü quim. que (pecrerü; tu:n -jnia analoga benc cit vniuocauone
cfl cópofhb lis, vadeafsés rendo vn:ueríaic eise aniloguax ad illa quin 35.nà
có ipfo excluditur vaiuocatid, vt cóltacex dictis difp. 2» q.-$/'arc cam. quia
& in ipfo genere aliqu lis-analagig. reperiri tolet , quatenus. perfcótius
in vna [pccie reperitur quàm in alia etiamti hec inz qualitas proríus
proucntatab extrine (cco,cx ele di iari có» moa trahentiam , vt patet ex diis
ibide ; qua fatione aicbat Arift. 7. Pbyl. 5 1. multas in genere latere
z:quiuocationes, vbi z- Qquitiocationcm vocát analogiam ex ine- qualitate
differentiarum defampcam ; tü tanden quia in propoíico in participáda racione
viueríaliraós videtar. inter illas intéciones intercedere illa dependentia ,
Quz (oicc infcrre veram anilogiam, quia gedum vnjucrfalitus perfectius
ceperitur in vniucr(alibus effencialbus, quam ta ac «idencalibus,quia illa
prasdicácur in quid, ifta in quale, dia c(fenczaliterjiftaaccidé- taliter; icd
t in ift:s reperitur juodámo- do dependéter ab illis,quia ita przdican tar de
(uis fubijcibilibus mediantibus ii- lisrationalitas namque, & ri(ibilitas
prius cóueniunt homini in cói dcinde huic , & ' iili ; Nonergo neganda eft
quiliícunqae anjlogia jn conceptu vniuer(alis ad illa quínq; (ed concedenda ,.
non camen ta- L5, quz vniuocationem excludat. ' 107 tem hac diio: non fit
immediacr , (cd mediata , eaidens cft ex fufticientia huius diui (ions q.
prgced.vt -ni exea liquet , vniueríalenon dc(cedit &mmediaté ad hzc
qàinque,: neque eft ge -us argen flloram, qnia prius diuiditur m 9»
diciturelleniajiter , & quod dicitur accidenraliter, qua dao iceri (üb-
diuiduntur , rgo. vaiaer(ale'diuidatuc prius per ias duas differétias ,
conftituit de enere intec media , qua poftea (ub- ntur per aliasdi ffecentias,
deucnié do :tandé ad iílas quinquc (pecies;cp aper kécolligitar ex Porph. e. de
communit. ; Cut àuem in prooem. vmuecíate (La- tin duxerit inbisquin. fpecies,
nec il. Mi tradiderit p rátiones magis generales, vclimagis fpcciales, vt poffe
ficci d'ceba- mus in fine przced.quazft. Ratio cft;quia vniaerfália fc babent
tan a reípe &u (uübicéti, de qi icantur , atque ideo explicare Peas aliquem
formalem «ffcctü;& determinará refpe&tu eius ;fed fi ynuuer(ale
diuifü.m fuiffet per rationes generales ,f, in elfentiale, & accidentale ,
nimis adhgc indeterminatus , & confufus mene € vniueríale prz beret ieGo,
nec ixà lenlim docuiffct Porph. modü applicádi (ccüdas intencioac: pri.
Difp.1V. De Voisérfalilas ipCómwuni . mis, qui tamen cft cot dis, Sc vn'cus
Lozia« cz (copus , vc ipfe facere (Vat igebat , quia, illz- prima (pecies
(ubulteraz tac remo. tz nimis àcali applicatione; (i veró ex. alia parte
diuifam tuitfec pec cationes ad - huc magis fpeciales ,.plané diuilro fuiffet.
fuperflua protíus vltra hunc quinar:ü na- merum , nec ad rationes magis
(peciales erat opus deícendere , vt doceretur cxa- &yis modas appltcandi
fecundas incentios nes primis ,quia fata quacunque alia lub. dwitione
vltrahzcquinquz adhuc mem- bra fubdiuidentia feruarent cefpecta fa-
bie&icandein fotmz. habitudinem, & cundem priedicádi modü,quem feru.t
ta trm diuifann ; vadé (i diudatar. genus in gencraliffimü & fübalcernum,
differentia. in gencricá,& (pecificam, tamen in ordi- nc ad fübijcibilia
eundem séper (eraant. prz dicandi modum; quem totü diuifum, mam wtüímq: genus
femper. praedicatur eflentialiter per modum partis potencia« lis,diffetétia per
modu.n partis aGtualis ; fic dicendum dc proprio, acéraccidente, quod fiué tit
(cparab le , (iue infeparabi- le, (emper tamé cótingcater vnitur (ubie €to nec
attinet ad eius cífentiá in primo aut fecundo modo, quia non omnes modit
variant pét (erationeas pra dicabil:s , fed illi tantum ;effentialiter,&
accidentaliter fc habete, pet BATA 4 Mai en , ad Kem alij modi reducuntdt : pec
quam do inam plené: fatisfieri-poteft ad vlii- mum argumentam quaft. przcéd.
108 Ex hoc colligitur has quinquc fpe cics vu :uctfalis effe infimas, quia hac
, & illa gencreitas v.g quantiatis, & (abftaa tiz vc docet Scot. quol
6. (ub X.nó d. ffe- — tuere nifi numcro, ctlo natur ratz differat generc
generali(limo, fic etiam bec, &lla fpeciertás v.g.homi- nis,& equi
differunt uin numero, quia Vi- cét vaturz,quas denominan: fpecie inccr fc
differant , intentiones tà denomináces.— funt ciufdem rationis; X (ic pariter
dicé- dum de iatention bus aliorü vaiucrfiliü : tum ctiá quia cftó genus
diuidatur. in (u- premü,& fübalternum ditfcrentia in ge- ncricam, &
fpecifican , proprium tiai- liter, & accidens, hxc tamen membra nó inter (e
diffecunt cx parte modi ptae- dican: eb Mitos 2 -Duafl.VT. £ualis fit Diuifio
Puiutrfalis. dicandi , & in rationc vniuer(alis, (ed ma- tetialiter tátüm
paenes maiorem , vcl au- norem mulutudinem eorum, de quibus !przdicantur 4
oppolitam tencc Poncius di(p.5. Log.n.1 11.cui fit fatis infrà dif. j. n.60,
& 108. Ex quo: tandem deducicor hanc Porph.d:ui fionem vniuer(lis in g:-
nus, fpeciem. &c. effe rité tcaditais qiiia diuifio alicu:us generis. eciam
fübalterni poteft ficci afligoando omncs fpecies in- imas, quando ill poífonz
cecio numera comprehendi , vi norauit Soto lib. a. Sumul.cap.4. 1: &. 2. b
' 1c9 In oppofitum ob jcitor r.probá- -do vniuctfaic non efie gnus ad iila
quin- «que. Tum quia wnc aliqna fpeeies dire- € przdicaretur de (uo genere,
quod cft impofhibile; Prob.coníc:. quia tüc etfec verum dicere. quód vniueríale
eft g«nus ad illa quinque, inter quz numeratur £e- mus primü praedicabile ,
vclut vna fpecies vniuctfal;s in comuni. Tum 2.3uía cunc vna fpecies dilparita
pradica retur dea- i, quia tunc eísct vera przdicatio, quód genus cft vna
fpecies vniucrfal s, d:fferen tia alia fpecics, & fic deals. T 3. non tanti
di(paratum de di(parato , fed etiam eppotlitum de oppofito pigdicaretur,n&-
pe fpecies dc genete , cui faltim relatiue opponitur, Tü 4. quia tunc. inferius
con- fticueretur (upra. fuperius , dicendo enim quéd vniueríale eft genus, tunc
vniuerfa- le; q»od cft (uperius,ponitur infra genus; quod cft cius inferius ;
ne igitur bzc in- conuenientia fequantur , negandum eft vniuct fale císe gcnus
adilla quinque. Refpondct Doctor q. cit. omncs alla- tas propofitiones posce
concedi,non qui- dcm císentialter , fed denominatiué, po- te(t.n. vna fecunda
intério fundari (uper aliam acceptam , vt quid ; accam deno- aminarc, fcu de
illa przdi cari ; vt modus, cnim cft comune omn.bus (ecundis intentionibus (aix
Do&tor) quód quali- ber potefl eccipi vt quid , velut modus , quando enim
cft iliud, quod iniclligitur, tunc eit quid , quando cítratio , fub qua aliquid
intell gitur, tüc accipitur, vt mo- «us , quam doctrinam ex profcíso decla-
saumus (upra difp.3.q.8. arc, 2, & docct idem $cotus 1,4.2.q.3.C. &
490.13. 9 1» Logi 8, 413 fub T. A4 r. igitur veraefl illa propofi- tio
denomuatiue, Zniver[ale ef genus, qu:a vaiuecfale fumitur, vt quid genus vt
modus , juitenus e(t ratio, fub qua. vnuztialz coofideraww , dum ad fua in-
fer'ora. confertur, Ad 2. pariter noa in-* conuenit , quod genus , ditfzrentia,
proe priam, & accidens finc fpecies denomis matué , & accidenraliter ,
Ad 5. air Do» &or locis cic. quód 'ntentiones nonopeponuntur,nifivtrag;accipzatur,vtquidsvelvtraquevtmodus,dimvetódicimusgenusell[pecics,intentiogencris(umistur,vtqu.d.intentiofpeciei,vtmodusy&idcó,vt(ic,nonprzdicaturoppofitideoppolito.Ad4.vnurrlalecontinetfub(egenusefsentialter,tamenneq;iaeconucn.t,gpviciimvnuerfaleacc:dcntalitercócincarurfübgenere;quatenusa£ficipotmo«ozenercitatis,vode
genus vc quid eft infecius ad vn acrfale ; vt mo- dus ,císe pot (uperins ;&
hec eft comunis doctrina Scot: (lariquà omnesalie Scho, kz recipiunt, efto (ub
diuerfis terminis. 110 Diccs nullü genus poteít accidé- taliter de fuis
(pecicbus predicari,fed vni, icatur accidental Mis uerfale - C iter deil $3
muipquimga dc Prob.min.nam quádo vna intentio applicatur alteri , vt modus. tüc
efficit przdicationem der üudg .& accidentalem, at quando dicimas, ge- nus
c(t vniuer(ale , tuac vniuerfalit2saps plicatur generi , vc modusquia cft rai
fubqua confiderarur » ergo &c. Refp. neg. min, ad prob. patet ex dictis
difp.3. cít.q.. art. maiocem ese veraas dikaxat ,quando intentio akeri applicae
tav modus , cít interior » vcl difparata g non autem quando eít faperfor, vi
eft im allata propofitione, genus eft vniucr(aleg Vidc ad hoc alia argumenra
apud Fuente, q.6.d:ff.6. minoris momenu . ^ prnde pe j zs conca ilem cc partem
uifio generis in | idédo per iffcrentias magis ge» nerales con(tituerentur.
duo. de termedia , quz poftea fi ur pet alias td fierérias y m darenuur hàtale
ueríalia, qua inter ifta quinque ex vpiu fale ig(um in 6i utei vs id N 414
diuidédo peruen:remus ad oo, vel decé vniuet falia,vt deducit Brafau.q. 12.
vniu. €um Maur. q.9.$. Quinto dubtratur. Refpondetur ex Brafauol. ibid. dimif-
fis Maur.ambagibus , quod cum proprie loquendo fuperiüsnon ponat in nummerü cum
inferior: , quia inferiora in fuperiori vniunrur, noni diuidantur;idco genus,
& fpecies, & pradicabile in quid non dicü- tur tria vniueríalia,nà pra
dicabile i quid, — Difput. IV. De Vniuerfalibus in Communi. feu effentiale eft
(aperiusad genus , & fpeciem,& in illis includitur ; atque ideo cum eis
non facit numerum ; & ficeriam dicendum eft de przdicabili acciden- tali in
ordine ad proprium , & accidens; Vel dicas , quodlcum hic. aflerimus vmi.
:uerfalia effe quinque,non plura, nec pau- ciora,loquimut de fpeciebus infimis
praz dicabilium ,' nam dari aliasfuübalternas fané negari non poteít.
DISPVTATIO QVINTA De Vniuerfalibus in particulari .— tat ut 0JI tratfationem de
/niuer[alibns in Cómuni ad fingula in fpe- d| ciali defcédimus;de (ingulis
quafliones inflituendo 1uxtdordi- nen [cruatii d Porpban [uo tratt.de cuius obieto
nà efl m diffen [io fiquidé fer? omnes pro adaquato eius : ] Junt cit Doctore
noftro 4.7. fuir Fniuer, bile comune ad illa quinque , it ibie;0di- TPredi
Uniusq. yn TPradica- »apium eft pradicari de pluribus, tale an. efl
predicabile, de quo Porpb.agit im boc trait.nam cap-de gen, fatía diuijione
eorum ,qu& pradicanturs aliud de vno folo aliud de pluribus
pradicarisprofequitur deinceps tra& ationem eorit , qu& de ple
tibus-pradicantur , diwidens illa in quinque fpeciessc* cap. v.i. colligit V7
protee — eu ficio egt(Je. Et adbuc poiius i ub ratione Pradicabilis, quam
Vniuerfae et bie vuiuer[ale (ubietiumponi, quia C ipfa etw Mini, | P füb
ratione pradicabilum ,q-m wmuer[aliwm confiderauity cniusrationem re di[p.
práced.q. x. artia. in fol. ad bicobiethum attributions ,qu vatum efi an.
Vniuer(ale igitur bac modo c ia onfide - abet omues conditiones ad tale obie-
UEBbum defideratas à nobis affignsudas inferius "n, 12. ex Dotfore q.3«
vniu. qu& ad | trevoducuntur, qucd de eo [wpponatur quod e s». quid efl » quód
de co proprie demonjlrentur p»(fionesin [ctentíay G tandem quod omnia ibi
confiderata babeant uu tributionem ad ip[umy Gy in eius gratiam confideremtur:
bas autem omnes babet t Kuluer(alé in prejenti traBlatu nam dum initio tra.
mouet illas qual. d quarum refolutione ab:iinet ob arduiatem an vniuer[alía
(int m vebussvel im intelleduyan fint corpore ayvel incorporea crc. fant
fupponit vmuer[alia e(feycr querit vbi fint, . € quoniodo, C" dum in fine
trati.cap. vlt. de communitatibus mquit y fingula vu- werjslia conuemive
inatione cümuni vniuerfali $quiafingula predicantur de piu- tibus y plan?
fuppomt banc e(fe ius dvfinirionem im ratione pradicabilis , c [ic babct.
primam conditionem, duin demonft vat genusyfBeciemycr c. differre ab indi-
widnuo im pliettó, tanquam ile primo, r pradicari de pluribus, vptigyeandem
pa[fionem de mon[lrat de vniucr[ali Pim ye rra fecundam a: qandem cap. vír
docet efie osanibus commune predicari de pliwibus man jeff in- ofiniat vlla
omnia e[se fpecies P vaiuerfa € cómune geaus, ad quod reducit um, grau vüra Wa
quinq, viiuerfalia agatit in boc trac atu de andiniduo y QF. fpecie tiv;b, in
pr Mafius fe& Duries NRI A d 2 52:2] ii c -
üimb, in proam-q.7. Maf[ius feb. $.9.3. Tolet. q«1. : &" «lij
palfim; promifc uà autem alfighamui, pro oA d A dile, quiapro eodem vtrumq;
fummus ,nam per predicabile intelli imus , quod i. ; dum, quía defi : qe i rium
y vel combinationem accidentium commsnium y Y fola. fpecies defi- Quefl.I. Quo
fenfu definiamr genus ecdrt.T.— Ari cie fubij cieli. qua tamen vniuer[Alia non
(unt ; adoue tamen, C ip/a red«cun- tur ad ipium vuiuev[ale,non quidem vteius
[pecies, ed v: tévmiat (p-cieru n eius, dndiuidua nimirumyvt fubucibilia
[peciety: fpecies fubijcibiles, vi termini ge- gereitatis, C7 (ic tandein babet
teri am conditiouem .. "Aner[4q.7-Logsjecl. .adbarens opinioni quorundam
antiquorum Expo fi'torum ait non vuiser[ale in communi,fed partes eius.
fubietituas genus, Jpecicsa Gc. fo- lur, c (ingillatim. uw ptas effe blc
obielium a 1equatumy ratio eius free eft, quia Porph. non egit de illis quinq;
fub conceptu commnni vniuerfalis, vel pradi- Cab. lsyfed laum aggrejfus eft
diflintlà, C folut? illa fiagula explicare . Imó ne- que de fingulis cgit
quatenus vniwerfalia fimt, nimirum per ord:mem ad plura y fié .9. folum
genus]peciem, €? differentiam con[ider aut; proprium veró, C accidews aon
explicauit ip ordine ad plura y quod e[l de ratione vniwer[alisyfed petius per
or- dinem ad jubietfum, cui conueniunt. $ed fallitur Jgueríay quod Porpb. nom
egerit de illis quinqy [ub aliquo conceptu communi, et de fingulis (ub ratione
vniuer(alis in ordine ad plura, nam cum cap.vule. agit de commuaitatibus
predicabili , agit de aliquo concep:u có muni, in quo conueniuntyg7 omnia
definiuit in ordine ad plu- yay vt infraconlabit ; &" certé tollit
J£uerfa vnitatem buiustratlatus, dum illa 114; folutablc accipit pro obie&o
contra. Atrifl. monitum,qui 1. Pofl. 25. dixit, frieutien debere ee vnius
generis fubiccli. « - Quam verà vtilis fit bic trakatus ad dive£Hionem operationum
intelleGus , qui ejt finis Speaune porpb. expre[fit in progm.cum inquit innare
primó ad defini£- 2 , effentialis conflat ex genere, cr differentia,
accidentalis daturPetr. secimds ad diuifionem, quia in diui(ionibus eTent
ialibus diuiditur genus in fpecies per differentias , in accidentalibus Prec
pir accidentia propria, vel comininia: Tértió demum ad demonflrandum,quix
mediwa in demon[t ratione eft definitio, qu& con[lat ex genere,
differcatiay & quod demonflratur efl pa[fio ad ceteras etiam argnmentationes
infernit, in quibus, wel accidentalia pr.edicata per efientialia comprobantir
,vel àconuer[o ^QYVRSTIO L' '- tumdubiorum,queftionem hncin plis Q ^.
resdiftribuimus Articulos . ; De Genere. to" | qure erae Orph. cap. 2.
definiuit ARTICVLYS 1. E- genuslog:cum illad effe iv */ 3 Or DM | | plu, An
Genus definiri po[fit ; &P,quo fen|8 quod pradicatur de plu ry E un T 9 rus
Jpecie differenii- ; : WWUP busintoquodquid,cit- 3 q,Ro imelliz&ia quaici
quoa pri» € qiiam occurrunt difficultates quà plu. p maih pacem recolédua ett
cx di« s iacantuim, vt nonnulli eamabiecetirt, — &is dilp. 1. 4- arc t;
defiaitionem fumi aliam cx proprio capite adinueaerint, | poife dupliciter, và5
modo prefsé pro od ctiam fecerumc de cexerísvaiser- — definitione esplicanse
quiddiacé vei ibas ; (ed quia hzc defiaítió e(t ipiius | genas, &
difecenciun, vel INIM Acill. t. Topic.c 4.S lib.4.c.1.8 2. $.. quatgenus ,
& dilfzteutiam c rcainlen Met.c 8. & vcleg imatecipiturà Scoto. bánt',
&'iicd.Gaicio eft ieu illius eil 1$, vnigecfz in cclebtiozibus Scholis, MS
dads , & ditferemiam., alia iiedicon-ndie , pialercun que (ire ^ m Mo fid
fo Conééptu 'quiddicaugo £L? explicecur, nulli poticut dicil: — &
efsentláli rei ; quofeolu etiam ens «die tem. Ceterum quia exacta ciis inteil
g$- (Edi polTe de finiel, c nojhibem go» tiaindl.orum exigit (olatiouem
incídcd- eus, & dif-tendam ; & fioc wiodo deismen v aeERa SO Wet COMES
SONO 05 * 3I egnugy: 3077 gri: Y 416 niri potcft omne id ; quod eft cns per. fe
intelligibile,fiuc habeat genus , & differé tiam,(:uc non.Qvando hic
q;zritur , an gnus dcfiniri poffit , noncit quzftio de d:finitione (ccundo modo
fumpta,nam in hoc fenfu negari nequit genus e(fe defini- bilcfcd tantum primo
modo,namin hoc Ícoiu rcgsrunt Ammon,.& Boct.. de ge cre. A Ibcit.tract. 1,
predicab. c. 3. quos fcquicut Villalpan.c.de gencum alijs qui- buídam gcnus
cffe deti mibile . . Diccndütamen eft cam communi gc- nus
definiri poffc €t definitione preísé sü pra. Ita Door loc.cit.quem ceteri om-
ncs (cquuntur, Probatar;quiaillud dicitur fic defnibile » incuius integro
conceptu Aun potcft conceptus genericus , & diffcrentialis , quorum.Í. vnus
(it alterius determinatiuus,fed de genere primo pre- dicabili poteft calis
conceptus affignari , ergo pót preísé,& quiddiratiué definiri ;
Prob.min.quia vt docet or in 4.d. 1«q.1,I.etíam in intentionibus logicis ba- —
conceptum per (e vnum inucni- (uo modo genus, & differentia, & in
ropofito in genere imbibitur ratio có- vm vniueríalis velut gencrica .(. efie
in puo vel dici de pluribus , & prater imbibitur racio peculiaris
contracti- ua illius , eie nimirumin pluribus fpecie diucrfis, velat
differéualis , ergo &c. Ac- ccdit,quód genus,vr hic de eo loquimur, eit
vnum cns per (c intelligibile ; vc mox patebit , quiánon loquimur de ipío pro
aggregato cx prima, & fccunda intentio- nc,quali in reóto vtrunque includat
, (ed vcl pro prima intentione vt connotat f'ecü dam,cut fübftat,vcl pro
(ccüda,vt conno- tat primam;cul cft aplica diuer- fitatem opinionum,hoc autem
modo ge. mus cít eps per fc vnum, & intelligib;le, €rgo eft proprié
dcfinibile . »- Sed inflabis, Tum quia definitio pro- prie di&a conitare ex
erentiay(ed generis non datur 9 | pec eu. uia (olius fpeciei e »* Difput. V. De
Puiuerf.in parti. — 50 eius dcfinitiomE ingredi poffit B gu) Refj. definitionem
gencris conftare gencre,nó rh cílenualiter genere, (ed ac- " cidentaliter
, quia vniueralé commune ad illa quinque nó c cffentialiter gcnus , fcd trs
accidentaliter à quadam (aperad« dita notione cx didis Q-vlt. piz&ced.
difp, nec fcquitur procefius in infinitum ; tum quia genus prz dicabilc,non
quatenus gc- nus;(cd quatenus (pecies (abijcibilis re pi cit vniacríale ia
communi,vt (uum gcnus; tum quia femper fiftimus in (ccunda in- "tenuone
gencris,à qua vclut cffentialiter tali.caterz omnes naturz fiuc reales, (i- ue
intencionales illius vniuerfalitatis ca. paces denominátur tales. Ad :.Ncg.min,
quia gcnuseft fpecies fübijcibilis in or. dine ad vniuet(ale,non quidem
cffentiali- ter vi qud »Ícd M Re ,& vt modus . Ad 5. vcrum eft genus primum
prz dicabile non habere A (apta fc , quod (it efTentialiter genus , poteit ta-
men babere aliud .(. vnruerfale » quod fit accidentaliter tale; & etiá
verum eft vni- ucríale viciffim accidentaliter contineri —— fub generequatenus
cft affectum tali fe- ^ cunda intentione,vt dictum cft q.vlr.pre- . ccd.difp.in
folu.ad 1 nus vt quid e(t inferius ad vniuzríale , vc modus poteit etie
(uperius. Et hac do&ri najquz valdé familiaris cft in íchola «co- tiarum
(oluendz (unt prz di&z diffical tates tangentes definitionem generis,qua
euam paílim vtuntar Recenuores, vt vie deri potcft apud Ouured.controu.4.Log.
punc. 1, qua quia noluit vti Poncius di(j. 4«de genere q.2. multa dicit
inutilia & mi nece(faria pro folutione harum dif- ficultatum quz camen cx
allata docttina facilli po (eode ; mt 4 Circa alteram quz(iti pus. in-
tcliigentia eius ciendum e uod ome concretum, vt in propofito eft genus , &
uodlibet aliud vniuerfale poftca dcfinic- . dum , de quo eadem quaz(lio
inftitui po- teft , dicit in omnium fententia formam - fimul, & fubiectum;vel
vtrü jue cx zquoy definitio 7, Met. 4.at gcnus nequit ef « & in vel vnu ndo
aliud n nel er] & in reo, m connotando aliu . uia gc gius primi icabile cít
i Ez connotando (üb:e&um , aut € Vin nai varias de hoc opinioncs à no- bis
relatas diíp.2.q.6. att.2. Cu igicur ge- nus; *ad 4. Conf.vnde ge el M tà Porph
. definitur , importet gcne- E. » «t formá afficientem aliquam maturam ,
atqueideó in concreto non in | ab&ra&o jiatur , conticpiunt omnes nec
definiri (ecüdam intentionem folam , 4 e nudam naturam capacem illius in-
tentionis, fed vc] vtrumque ex zquo , vel vnum in ordinc ad alind, nimirum vel
fe- " €undam intentionem in ordine ad naturà fübftratam,vcl é cotra , vno
excepto Faf- ual.qui r.p.fuz Mer. difp.49. tenet nu- dam naturam definiri ,
& intentionem : noneffe neccfíariam ad pradicari . $ Hinc tres cxorte funt
opiniones duc - xtrems, & alia media.Prima extrema af fericin re&o ,
& yrincipaliter definiri na- ,vt tamen conno:at fecundam intc- tionem,cui
fübftat , vndeait vt Quod de- finiri nataram,vt uo. fecundam intétio- ncm, qtia
prz'fara dc nit;o non conuenit "maturz fecundü (eyquia vt fic ncquit prz-
- dicari de pluribus , cum fecundum fuam |. ef'entiam non fit vniucrfalisncque
inten- ticni,quia ncc ipfa (ccandü le potcft pra- £x dicari de plur/bus,fed
nature,vt denomi- Ft patur genus, & cum ordine ad intentioné Ys: Die qua
formaliter habet natura ef- vniuerfalem;ita laucl. in I og. tit. 4. c. 2. Paul.
Venct.c.de genere; Amic. trac. $. q. r.dub. $. Tolet. 1. Moril.difp.2. art.2.
Aucr(a q. 10.fec. 2.& alij. Secunda extre- ma docet hic directé definir!
fccandam jntentionem in concrcto,vt.f.connotat na tura, quam afficit;ita vt
ipfa fecunda inic- tio fit res definita , natura vcró connote- tur ex modo def.
niendi , ita Scotus q. 14. vniu, vbi Maur. Anglicus , Sarna. Brafa- ucl. Anto.
And.c.dc gen. Tatar. ibidé ar. 2.dob. 1.Ioann.de Mag.Fuentes q.6.diff. q- art.
2. Roccuscap. de gen. q. 1. & alij Scotiftz pa(fim, & cundi feré
Thomiflz Caict.in hoc cap. & de ente,& effentia c. 9.Sáchez lib.3.9.3.
Galleg. controu. 12. Araux.lib.2 .Met.q.4.ar.2.Mafíus hic fec. 1:3:3.
Cóplut.difp.$.q. 3. Ioan. de S. Th.
piss 1. & alij quamplures , quibus (ub- ribunt Didac.difp.6.q. 1. &
Blanc.difíp. 3.fec. 3. Tertia tandem opinio media atle tit hic
definiriaggregacum , (eu compo- fitum ex natura, fecunda intentionc;ita ! vr
viramquc dircéte dcfiniatur, natura vt a kl : eius, vcluti pars, *00 uel T. €
fenfdefriat Chus AL. ai materiale;intentio,vt formale, ex quibus vnum pet fe
confurgit bic dcfinitem, ita ex Hl ccentioribus quamplures R uius. q. 2. Mvrcia
q.3. Hurt.difp.4. fec. 1. Amic. hic trac.5 .difp. 2. dub. 1, & alij;dicüt
aute hac duo conficere vnum cns er fe , quia natura animalis v. g. vt capax
gepereità- tis , dicit ordinem ad illam tanquam po- tentia ad (uum actum, qnod
autem fic ex duobus fic ordinatis , eft vnum per fe, ex a&u enim,&
potentia fit vnum per (cs opinione autcm Pafqualig. nil dicendum occurtit,
fatis .n. conflat ex di&tisnatur& non contt itui in flatu
vniuerfalitatis , ni- fi per fecundam intentioncm. 6 Diccndum eft liic non
definir: s?pre gatum cx viroque.f. ex rc , & intentione , (ed vel definiri
rem,vt fubeft intentioni;, vel incentio n&,vt applicatam rei,iraquod vnum
corum fit dire&é , & principaliter defioitum;aliud autem velati
connotatü, & intrans definitionem per additamen- tum.Conclufio duas habet
partes , quatit vna damnat tertiam opibionem vt pror- fus improbabilem altera
vetó priniam,& fecundam ample&itur , vt probabiles ; Quodaggregatum ex
vtroque. non defi- matur,docet Do&or q.14. cit. quia hoc eft illud ens per
accidéscx rebus diucrfo- rum praedicamentorü , quod cum non fit ens pcr fc
vnum, fcd Giinplicirer pluta,nec etiam vna definitione exprimi pote(t , vt
docet. Arift. 6. Met. 4.& $.& lib.7. 11.8 43.& lib 8.13.& t4.
concretum enim ac- cidentale dupliciter (ami poteft,vno mo- do, vt fignificat
aqué prímo (abic&um, & formam, & hoc proprie dicitur ens per
accidens,alio modo , vt non vtrumque ex zquo
principaliterfignificat;fedvnumprimarió,alteramfecundarió,&hocdici- tur ens
conotatiuum,quod vtique defini- ri poteft definitione quidditatiua per ad-
ditamentum datayde qua diximus difp. 1. Q«4 ar. I.quia 1d , quod conccernir
princie pale fignificatum; non cadit in intelle&u (ed vt terminans re(pes
&um illius, X ideó nó defttuit enitatem cius ,yt docet Scor.q.8.vniu. propé
finé , & 4.d,1.q.1. cit. e peras igitur genus. , uod elt accidentale
concretum ; poffit defini i proprie , vt ens connotarigum j' vtdo- . » D «t em
: | 418 vt docct prima, & fecunda opinio, milla- tenus tamcn dcfiniri potcft
, vcaggrega- tum importans vtrumque cx zquo prin- cipaliter, vt ait tertia. ..
7 Rfpoodct Murcia cit.negando hoc eoncretum cíic ens per accidens , quia i- ct
oon fit vnum pcr fe fubftantiale » eft tamen vnii jer e accidentale per phyfica
vniorem, co modo , quo factunt vnu pet fc fubicetum, & fotma accidentalis .
Scd valde vir itd «fes ipiror dà putar cx vnio- nc accidentali co quia cfl
vcra, phyfi- cavnio fc ultare ens per (c vni y ad hoc enim non folum rcquiritur
vera phy ü- ca ajo inicr (ubicétum , & formam, fed ctiam fubftagtialis cx
per fe actu , & per fc potentia, qué quia non repetitur inter GERA. fat
aani accidétalem , idcó ncgat Arcitt.loc. cit. ex illis ens ec (e vnü
rclultare, Ecquádo etiam concederemas qualemcunque phylicam vnionem fuffi -
cere inter formam, & fübie&um , vt ex illis fieret pcc fe ynum ,
cumtalisuoa tit :Dideaiei A genereitacem, quia cft olum vnio f. &a per
rationem , dum in- tellcéius affizit patur illam inicntioné, confcquceater
nequit inf«tre iliud. aggre- gatum effe per fc vnam. Rcefpondent alij
concedendo aggrega- tam illud cííc ens per accidens,fcd negant id dcfinibile
non c(le , vndc Blaoc. cit. quamuis gobifcum fentiat inquit ramen, banc
rationem cx ente p:taccidens dedu- &am facile dilfolui . Ceterum ens per
ac- cidcns nec e(Jc definibile , neque fcibile monfiramus ex profe(lo
inf.difp.13.q. 2. art. 3.ynde ratio-inde deducta ctl cffica-cilTima, Scd adhuc
copcedcodo,quód fir definibile, euidenter oflendiur non hic definiri aggregati
illud;oà illud hic defi- nitur,quod de pluribus przdicatur, & ad inferiora
deícendit, ac cooflatum ex re,& intentione non defcendit ad. inferiora, ,
ncque dc illis pra.dicacur exercité , auc ü- gnat , quia przdicauo exercita cit
pro- piià primarü itencionü,tignata fccunda" map, ergo nullo g -ncic przedica;i0ni$ ót 1i PLE Qin prasócari de ploribus, *1&
Vt veró jcobem:s alter conci, par- tem, qua auibas cxucemas opin;oncs tacit
probabiles , & oltendaimus ctl de mcacc Difp,V. DeVnintrfin partic. .——
" DoGoris,tecolendüeftexdi&:s dif.,2" —— | q.8.att. 2. dupliccin
eife przdicarionem excrcicam , & lignacam , illa perciact a4 primasyhec ad
(ecundas intentiones, nam vt inquit Do&or in hacquett. omnc fignatur
inccund;s intcttonibus p.t prie dicationem fignatamycxercetur in primis per
exercitam, vnde ea, que cebus exer- cité conücniunt,ctiam in eacioaibus,que
illis fanc applicabilesattribuntuc ligaaté; tunc autein aliqu.d conuenit alicui
excr« cité, vt colligitar ex Doctore 4. d. 1.4. 1. quod à parte rci veré ineft
illi , vt fi dica. tnus; q hono eft rationalis, hoc atiribu- tum conuenit
homini exercite, quia rea- liter in ipfo cft , fignaté veró aliquid ali- cui
conuenire cft, cum illi conucnit tan. tam,vt fi2no,pcr quod figaificatur attri»
bu:am illud veré , & exercité conuenire rciycuius cft (ignum, v.g. fiia
pitturare- prasécctur nobisaliquisequus,dicere (os —— lemus illum equum etfc
ferocem, dum " B g tem fic loquimur , cetcé tigoifica à mus eoe tek
"equo pido « bisintclligete ,quàd equas vetus, & vi« * uus, cu.us
fignumeft, exercité habet. fe- rocitatem ; 1n hoc igitur fenfu multa tri-
buuntur fecundis intentionibus , nam di- cimus fpeciem pradicari de indiuiduis,
propofitionem conttareex terminis, cr quód fpecies, vt (ccunda intentio, veré ,
& exercité dicatur de ind;uiduo per ver- bum efl quaii verum fit dicere;iad:uiduü
eft [pecics,vel (ecunda intentio propoti- tion.s cóilat ex terminis fed
fignaté, quia funt figna , quód illz res,quibas tales in- tentioacs appl.cancut
, veie , & exercité przedicatut de indigisuo , & conttat ex 1erminis«
Etadhuc Do&or ipfc opcim& dcclarat difcrimen iacer a&tü fignacü,
& exercitum in duobus ptzícitim fianli- bus;per noa cnim exercetur acgatio
( in- quit ipfe) per nego yeró ignatur, pcr zm 4um fi aiicec exercetucexciutio
, pecex- €ludo figoa;ur , & vult dicere , quód 6 quis diceret 2egazie ncgai
y vite ica dicé- do exercité afhemat , quia propofitio cft affirmat, &
cancum fi gaaié negat, vn. de hoc przdicatum ucg4i, tcbaitr (ccü- de inicationi
negacionis tantum figaas (6, exercé — conucnire,fedfigmaté, quatenus datno- ———
Quaf.I.Quo fenfu definiatur Genus. esdrt. T. ^— 419 t, exercitiü vero
negationis fit pergo, dicendo, homo non cft afinus , vndc ze. gatio in au
fignato ncgat , won. vcró degat in au exercito , X hac dotri- na eft valde:
notanda in his rcbus lo- gicalibus . 9 Cum hac do&rina itaque poffumus
vtraíque extremas opiniones concordare, & ctiam de mente Scoti defendere,
nam fi (ermo fiat de praedicatione exercita, verum eft hanc prdicationem
conueni- £c naturz,nó intentioni, neque »/ Quod, quia non dicimus homo cft 2enus,fed
ho mo eft animal, neque »t Quo ,.
vtaliquire(ponderefolentqua(ifecundaintentiofitratioformalispredicandinaturzquiaquodpraedicaturdepluribusinferioribusquidditatiae,itaprzdicatur;vtexviicationisdeícendatad.effendiinil:iionfolumfecandüid,quodpredicatur,fedctiam
sin tationem formalem,vn de habet vt pra dicetur, genereitas autem | mon ita
d«(cédit ad inferiora, ergo in hoc fen(u nequit cffe ratio formalis, cur genus
»predicetur . Accedit , genus definiti, eífe 1dyquod
ptadicatur,non quo;ergo etiam (i concedatur genereitatem efle , quo , vel qua
natura praedicatur , non idcirco Au. '&ores (ccandz (ententiz fc refpondédo
dctendunt definitionem zenetis principa- liter conuenire intentioni, fed
natura. Si igitur de praedicatione exercita dcfimtio , men P.tph. iniclligamus
, tenemu: dice- "re, quód ücut talis prdicatio conaenit nature, non
intent: ori y ita. ills definitio tonueni: naturz, non intention, & hunc
" dicendi inodam effe de mente Do&toris jn 1,d.3.q.1. n2tat
L'chetabidem; $. (515 Jed contra ; vbi docet, vmucríale predi- cari de
plüribus;n quid,non quidem [ge tenus cit ens per: accidens contlicucü. ex
natura, & rclatooesled tantum per ratio- né naturz, quz cft ens per (e vnum
, & in inferioribus eifencialiter iaclafum ; fub- dit camen naturam non
effc fic proxime pradicabilem y nii ada c. fub relatione vniuer(alitats, &
indeterminatiouc poli- tia ad »lura, quia non eft inpotéciaproximayvt a&ta
dicit: t de illis,niá pcr calem relation£, & indccerminationé , qux ipsá
ficit acta vmuieclalem & in hoc fenfa lo- andem de t Do&otis Mearifs.
lib. 2. da Me '€unda intentio quendo de ifta predicatione intcellizendü eft,
quod hic definiatur natura, vi [ub(tat intentioni, non quod principaliter dcfi-
niatur totum cóftitutum;nec natura prin cipaliter, & vt Quod y intentio
aurem, vt quoquafi tit ratio formalis, cur pradice- tur natura, fed (olum quód
dcfiniatur, vt fubftat intentioni, veluti conditioni cam. ponenti in Itatu
vniucrfalitatis, in qu séfiinon fequitur ipfam effe przd;cabilem nec vt Quod y
ncc vt quc, Quia cft mplex conditio , (icut eriam abltractio ab infe» rioribus
quia requiritur,vt fimplex codis tio puzuis ad conftituendamnaturà pro« ximé
przdicabilem de multis , idco noa pra dicatur ipfa, nec vt Quod,nec vt qu05
& hoc torum có/onat €i, quod docuimus *q.2.praeced.difp.art. 1.in foLad
2.vbi di- ximus rclat:oné vniuerfalitatis in przdi- catione exercita nó effe
przdicatum , fed cond:tioné prdicati.Si tamen velis inté- tionem appellare
rationé formalem;qua- tenus eft forma denominans natur3 pro- ximé pra dicab:lé,
ira tamen quód natura ex fe hibéat modum efífenialiter. przdi« candi , vt
contendit Auería., qui nona vult intenrionem appellare icem «onditionem ; non
repugnamus ; hanc [ententiam tenet .: fet fo 3.q. f$. ;& Oibellus- c. de
gen. ait cfle fansprobabilem. - «^... V. - 10 Siveró loquamur de przdicatione
fignata, & de hac definitione generis in- telligere velimus ; tunc dicendum
cft ibi proytié, & per fe intécionem gencris de- finirt, quia talis
predicarioef propria [ir «undarum intenrionum , & ilhs « vt Quod , gcüus enim
pro fccunda intea- tionc illud eft , q» rali cp nisdeploribus fpecie
difictenribus catur ; Quia tame ied rcípicit fignat & (ecundisintérionibus
vtitor logie fignis primarü,ideb dicendi non d À à Porph.folà intentionem
generis, fed cum dciur gens ins qodprekn ilis alli nature , bes & exerciré
dde pluribus fpecie differentibus affirmatur , Vtroque 1gitur catur, (gc.
fcnlus eft, pee wuwIy! 4106 modo poteft explicari definitio genctis ficut &
aliorum vniacrfalium) & forté ac de cauía poflquam cius cíicnciam in-
dicauit per przdicationem fignatam di- cendo, Gezus efl illud quod praedicatur
y &c.ftacim exemplum attulit ia pradica- tione (ignara , quod homo eft
animal equus cit animal vt nimirü p id ügnifica- rct police explicari esed
gencris, tà pdi- catione (i znat2, dcfiaiédo iatétioi€ 10 or * dincadre, d
przdicatione éxercita dcfi- niédo rem :n o;dinc ad intent!on m, IN e- qu-
Do&or ilia 14.1eced t à pr. ma opi nione ,v: à nob:s cll explicata, licet
ad jfe- «üdàá magis inclinet, cuius rei fignum cft , quia ad argarmeata qz
conira ipsa ob j .ifolutiones adduc:t,ncc illos re j-ic,vt dbi Expofitores
aducriur: vnü d:ncaxat . mon (oluit, uia procedit cótra iilam opr- monem fic
incelic&ain, vt res effet , quae sdchoirctu: ; acento ratio,qu:
defiairetur, - inquo scu (aftineri nequit, vt fapra decla aumaus;quod vt inagis
patcat,lioct cac» Thic producere cam corum folutionibus Àbt à Do&orc
potitis, -. 41 Obijciturergo pose principalicer 3itionc 15 4S ctiam aliorum
vniucr- Talium. Tum quia logicus per fe coníidc. kat (ccundas
inienciones,primas ver mifi pcr accidens, quatenus fuada;néta il- 'umyergo,
ilias cantum defini: Tum iali rem definiret log cus, non incé- MOntr te artiicx Ett: Lam j. Quod hic
defioiur,vaiuocum cft ad oin /iayquz poísunt denominari gencra, fiue fit
ensreale,fiue rationis, liue tubflantta , | uc accidens (ed mhilieaie ad hzc
om- Ania datar rsiuoci ere mon rcs,íed incé- dme. Tam 4. f€$ (ub inccncioae
defin cur, uic res per aceidens defio.cir Tu hoc imen:io fibi acidic , func
eciam fequitur , fi per acci» defiaitur,ab(oluré dici debct nó de- finiri quia
definitio cQaenit definito p (e, mà pet accidens, T tandem formale uefi- nicum
debet e(fé quod iplo nomine for- sgoalitet,& per (e importatur , (cd nomen
, *tin propofito eft genus , nom faguificat formaliter, & pet (c
(ubic&tum, ded vanum gro cónouto, vc diyünas dile ade ré efsc nó aicum n
hac dcfi- Difp.V. De Vuiueral. in particul. 1.q-6.it, 2.ergo genereiras, nó
natura hic dcfinitur. Cofir. quádo dcfiaitur aliquod concretü accidencale ,
dcfiaitiotacadit fapra formam concteti,vt cx;l cec rantá e[sc formz.fabiectü
vero puré denomis nauué (c habeat , & (clu. denominecut d. fiaxi,ergo ita
cric in propofito. Probae, tur aísumptain,cum.n.d cimus iiou eft dilgrcg iuam
vif is,aullo modo explicas tur natüta füb:cctuíed folum accidents, & idco
1cfinitio quiddicatue cadit cancü- fupra formams & hoc etl praecipuum fuas
d. mentum fecundz f*nicncaz . *Od befpad 1.& 25,uod hic nondcfi- nitur fola
res,(c4 resí(uo intécone fcofü iain cxplicato , adducic Doctor banc f[o-
lattonemnce ipfam re jc (41a vidit (uf- ficieuter fitsficcresna re vera parü
re- fett dicere, quód logca fit de fecundis iae tention bus applicaus
primis,vel de pri- mis,vt ubftant fecund's,quia quocunque modo d icatur (emper
faluauur ; «uod lo« gica fit Ícientia rauon.lis , & per fe cone uideret
fccundas incétiones;ratio €(l,quia vno, vcl al.ero mmodo dicendo, nunquam
aíseritur quód res folas , & nudas conii« dcrer,tic enim cfset arcit-x
realis, fed vt dcnom;natas, & atf :Gos fecundis incen- nibus,fübquaformalitateconfideratznó(untmateriaidoneafacuicatisrealis,ierationalis.vteftlogicio«vdAd5.dicimusarguméamilludvrgce«rcinomuiopinione,nàcuamfecüdaaíseritnondeíiniriincentionemfolam,icdconnotandofübicétum,vndé
adhuc 1 :1- laepinióne quzri poteft de voitacilliug €onnotativcl.n. eft aliqua
res parcicula- ris,& hoc non,quia [ubic&tum non efseg proportionatum
formg , quz (bi appli- catur , quia (cunda inteotio gencris hic definita nO e(t
gencreitas haec,vcl illa, fed gencreitas in comuni 1n patitci res «onnotata per
hanc fecundá iniencioncm erit communisoma:bus, qoe pofsunt à tali intétione
dcnominari; Arc igi tur Do» €or,quod rcs illaqui bic defioituc, nom eft vna
vnitate vniuoc itionis,lcd tintum habet vnitatem proportion:s, modus tii , quó
hic dcfinitur , eft vaiuocus omnibus genccibus, quia ou:ncs natürze eod é mo-
«0 «onucnium in mod) Wiédirana « de S S LM ^ 1 ü Dr 2» EP RESUC j "Vt
" tow * y 4n tn M mm - Ps —- 'apdepedieco ———— — ———— go Quafi. L.Swo
fenfu definiaturGeuus. edri.L. fois infer: oribus,quam refponiiodem nà improbat
Doctor,fed fequitur , vt nozat ibi Maur. &
amplectuntur. Recentiores, 9mnes,quos valdé exercuit hoc argum. tum, vt eft
videre apud. Hurtad. Acriag. & alios hic, qualis autem (it vnitas propor-
tionis, dcclaratum e(t (p. 2. q. f. art. r. od fi vrgeatur hanc enitaté non
fuffi- €cre,vt aliquid fit definibile, quia defini- tio poftulat in. definito
vnitatem vniuo. . cationis, i.n. de nitio e(t vna , defiaitum quoq;c(fe debet
vnum, vt fit cum ea con- ucrtibile.Dicimus cam Do&ore ibidem, faltim ad
e(Te vnitatem. vniuocationis ex garte mod', quo naturz diuer( funt ca- paces
intétionis logicz;, & bác fuflicere , vt definitio gener s (it vna,ei];
vnum cor» teípondcat delipitum . 7-3 Ad quartü valecillud argumentü ontra primá
opipionem , vt dicebamus, P intelle&am , quod fecunda intétio tit ratio
formal:s, pet quam natura cont itua tur de pleribos prd cabilis,tunc .n. bend
^n £oncluditargamentü, quod ficut tal's in- tétio accidit naturz jt ctiá ,
& pradica. bilias , & definito generis per accidens tantum , &
denominatiue con«eniret na- turz,ficur definito albi i4e5 per accidés€onuenir
paricti quia accidit ei albedo ; At iam docuimus cum Lichet, &niuerfale
przdicari de plaribus ellenual.ter ratio- ne natnra in illis
inclufz,imtestionem vc to efe dumtaxat códit onem, quz eam in à&u proximo
có(tituic ad. exercitium ta- lis przdicab litatis , & ideó Falsü eft de.
fimiionem gencris conuenire natura ca- tione iplius inteatioais in eo fenfu;
(ic di- €imus 1gnem dc fe efie potentem ad plura €«alefacieada, appro
xrmationem ramen cf féneccff'iriam vt fiat in a&u proximo ad exercitium
virtutis caletadtiug; nec tamé licet hinc inferce , quod approximatio fit ratio
formalis calcfacicadi in 1gne , quia €oncurrit tantum ,v cond cio,q 1àm. do-
iain ctiam rectpit A mic. Cic, - Ad quintum maroc non efl vaiuerfa- liter veta
quia concreuim accidentale, 5 nó folum definiti potett ratiooe. forma ; vccuim
definitur dod eile d fgregaciaua vifus,fed e.iam racione fab:ect , vc fi de-
finiitur «lba:n ede. luuftaatian habeaté : , "uoc albedinem, quo cafü
certum eft. albedine non dcfiaiti, etiamfi nomine albi princt- pal iter (igni
ficerur albedo;fic 1gitur in a propofito genus eft vtique nomen con- creiQa
principaliter nnportàs generei- tatem,bazc ramen eius defiaitio , fide 2
predicarione exercita intelligatur , oon conuenit haic concreto rationeforma ,
& intentionis, fed ratione naturz , vt ine tentioni (ubftant:s, vclut i
códitioni ,. per quod etiam patet ad Conficm. ARTICV'L'€s'M vn definitio
Gereris[it rei? affignata* 14 Pis recta definitionis generis intel^. , K.
ligentia nor. quod cft concreta ac? cidentalia, vt in propofito cft.genus , o7,
leant deB niri per fübic&nm,vt cum dici mus;quod album eft tes hibens
albediné;. adh^c tamé.er/à definiri poffunt per pro- prium penus,& d
fferentiá,vc bene notae uit Didacus difp. 6.4.2. m9 fec defipitio efl
perfe& oc illa. Ratio eft, quia vt notat, Tatar.q. r.antepre d.dub. 2. ex
Scoto 1. d.3.q-4.:n finc cum definitur concretum, accidentale per fubic&im
, vt cum dici* mus;album cít res h;bens albed nem, ta-. lis dc(criptio non eft
,ni(i q:2dam nomi ois explicario, & non per (cexpreffio fi. gn'ficati,quia
nomen cócretum de. per fe; f)gnificato fub:c£tum non mpor'a: , fcd. tantum de
congotato, & de modo (igni- ficandi; perfe&ius igicur defiaitur concre
tum,fi definiatur per ratoncm c:us acci« deotalem füpertiorem etiam in
concreto, diccudo v.g.alb& e(t coloratum d.(grega- tium vifus.vndé defia
endo concreta in hünc modü,im itandus femper e(t modus, quo ipfa forma dfiaitur
in ab(tra&o ((cc U4tà tamen connotationc) vt v. £g. li in, ab(tra&o
definitur albedo per colorem y non per corpas ,albu.n eciam defiaiti. de- bet
per coloratam , quod elt connotati- uum genericum,& (uperius ad albuan, p
totam inngimus difp.z-q-6.art.3. - At inquiunt Thomiftag Sonc. 7. Met q.
6Zanard.ibrdemq. 3. Kuuius in Log 9.3. Complur.cit, q. 2 Maius hic , & alij
cx D. Th dc interpret, Ieét. 4. & de ens te & cllentia c. 7.coucreta
aceide talia as niri per (ubiectum nuam per.pro» prium *. 4232 "Difp. V.De
Puiuer[alibus in partic. prium zenus,& ideó in definitione con. €rctcrum
aliud genusab ifto nóctie qua- tcndam. Scd hzc do&trina non. eft. reci-
picnda,quia etfi concretíraccicétale po(- flit, ac debcat definiri per
(übicé&tum, tan- Quam per extrinfecum add tum,vt docet Arift.7. Met.cap.
13,non tamen tanquam xr genus , quia genus dci nitionis cft ac- €ributum
intriníecum,& cffentiale tei de- Éinice, at (übicétum noncft intriníccum
Kormz..Si dicas falrim intrinfecü effe toti conífttuto accidétali. Contra , eft,
quot €ale conftituiü cft ens per accidens cui de finito; non cópec t ; &
adhuc fub cérem Mic con derauum illios conflituti v.g.albi,hoc.n.eft colora-
«ü;vndé ad (ummü nequit dici nifi genus qphyticü , quatenus ett fübiectá
informa- «um,& dcnominatü a forma accidental: ; wide dilp.1i. lhyf. q. 2.
art. 1. vbi rurfus «ec Thoniiftica doGrina refellitur. "*$ Sed ini'àt
Cóplur.cit dub.append. ellatenos pofle accidcns in concreto de- €initi per
concretum fuperius loco. genc- «is;quia tunc ideam effet modus figoificá-
di,& dcfiniendi concreti, & abftra&i& wiriufq; dcfinitio efTct
qué perfcéta 1n gationc dcfioitionis, & vcrq; zqué pro- gie collocaretur in
przdicamento. R ef p. ex. (cquelam , quia eiiam concreté fu. c. ingreditut
definitionem inf.rioris truata connotat:one, ex quo fit , defini- €ionem
concrcti (emper perfectiorem efie, quia ctl data per add ramentum ; &
gratis concedimus accidentia in concreto an pr dicamentis pote difponi, et
dice- vus dip (cq.& in virtute ill us di/politio- mis tenet Famofa illa
rcgula argucadi Sü- enuliftarum,qua Scorus vriturq. i. Vor- uerf.&
q.16.& quol.13. & alibi (zpé, & concictis ad
ab(traóta tenet. confcquen- tia,vbi c(t przdicacio per (c... iu»crioris de
inferiori,vt album c& coloratum, ergo albedo cft color, ex qua regula
deducitur €uidenter, concretum fuperius e(lc veré | npn rcípc&u inferioris,
alioquin regula la mon valerct. Scd adhuc vrgent Com- plut. connota.iuum,
quando pradicatur vt tale, przdicatur in quale, non in quid ergo implicat
ponere concrctum (aperius electo modo i0 definiuonc infcrioris uit dici geous
log:cü EL per modum generis , de cuius ratione eft pradicari in quid, non in
quale. R cfp. taie concrctum fuperius in deaaitionc infc- rioris prz dicart 1n
quid de (uo. inferiori ia eft cius genus , & praedicari in. 4u4le d:
(ubiecto mplic té cónotato,vndé quà do dicimus, :lb3 esi color:iumyly coto-
ratü re(pectu corporis, Gu? (ib ect adie- & ué tenctur. , led ceipc&u
albi jro tor- axali tenctur fubiiantiué , X tic rcfpectu fubic&ie'us
predicauo el denominaa- ua, & ad cótiuarcfpectu ramé albi «quod c(t (uam
iof-vius, ctt praedicatio juiddie tatiua ratione foring mrnportatz « 16
Haccergo lupyofita dedteina de da plici modo dcfiorendi concreu. acc den-*
talia«cum att. przced. conclufum/ic pof- fc dcfiaitionem peucris mcellig: d« ce
1 quantthin ad excrcitam ped cationem , & dcintencione quantam ad. ogaitam
, modó conte jucntec D cen iücft , quod fi in primo (enfu vclimus dcfioitionem
ig- tcliigere, unc definitio g. ncis debet cex« plicacivt wa ica perfubicótu s
va vt per. ly quod infinugfor natura &cncnca. , nom qu'demyquatdnus co axid
(eurn defia'toy (ed prout importat ma:erigle dcfin ti, de- finitum en m ctl
natuca,qustenus fübttar fecundz incentioni , pars vcró matertalis hu:us concret
ctt ipfa natura in (c. Si ves ro definitio gcneris imcelligatur in (ec do
(cniu,:ta quod non res, fed intétio de- finia'ur,tü: vel accipi poteft in (enu
ma- terial, vt facit Ocbellus c. de gencre cum als quibufdamsvel «a fenía
formalnfi pri mo modo accipiaturyadhuc cenferi dcbet tradita per fubic&tum
, itaut perly quod. infinuetur fundamentum relatton/s gcne- rcitats.f. natura
generica, vt fenfus tt ge- efl id, quod preedicatur 1, e(t ioten- tio ,qua
fundatur in illo , quod przdica- tar &c.qua quidem per fuum füundamen- tum
notficatur ; ncc inconucnit relatio- nes ptacrcim cationis (ait Orbel.) dcfi-
niri per (ua fundamenta, cam Arittot.| f. Met.ditinguar modos , fcu fpecies
rcla- tionum reaiium per iplarü tunda menta . 17. Si veró definitio accipiatur
in sé(ü. formali,tunc inaenicndü cil aliquod con- cretam fuperius ad genus,quod
cius dcfi- nitioncm ingrediatur per modum gcne« Us; A de ssssdedÉ E bei MER ER
LRURLLL'ZÍLPPLCEU E ÉZZLLDÜLLTÍÍTT TÉ GÓLÓLT»)GOGS Qua[1. T. c/An Genus bene
definiatur. c frt.1L, ris; M autem poni peteft predicabile de ribns, tale
namque cócretum ait. Sco- tus q. 15. Vniuec(zin(inuatar per illa ver- ba
indcfinitione pofita, Quod praedicatur de pluribus, hec enim elt definitio
iphus przdicabilis in communi,& bene licec lo- Cogencris , quod deberet in
definitione poni,ponere integram dcfi nitionem cius, vt Arift.docet 6.
Top.c.3.cum definitio, & dcfinitum quoad rem (ignifizatam fint 15 idem ;
& hic dicendi modus fuic Auicen.c. 6. fuz Log. quem (c uuti funt Caiet.c.de
gea. Tolet.4. 3. Villalpand. q. 3.Conimb.q. 1.art. 1. Hurt.
dif. 4. Log. fec. 1. Nec obftat, gy pradicabile (it pa(-
fio vniuer(alis , ac proinde in definitione allata locum generis obtinere non
poflit , €um non przdicetur in quid de quinque vniueríalibus, Nam huic
obiectioni fc pius di&um eft Porph.hic definire genus, (pe €iem;&c.
potiusin ratione pradicabilis , quàm vniuer(alis;& vt omnistollatur. al-
tercandiocca(io ; dicemus nos accipere pradicabile radicaliternon formaliter y
quo fiin MM zdicari inquid . Nec obflat,quod ch per illam parti- culà
praedicari depluribus diflnguat ge- nus ab indiu:duo , ac proinde tenere locü
differentiz,non is. Quia vt notat Do&or 1.d.11. q. 2. (üb C. benc etiam
genus proximum prafertim di (Lin- guere definitum ab his , quz non füb co- dem
gencre contoentur cum definito,ani malcnimdiftinguit hominemà lapide , vnde per
preedicari de pluribus,velut per genus, poterunt omnia przdicabilia ab
indiuiduo d:flngui , quod-man.fcflé col. -— exipíis Porph.verbis , duminquit ub
js igitur, qua de vno folo predican- tur, differunt genere,eo quod bac de plu-
ribus predicantur , declatat igiur fe Por- ph-po(uitfe illam particulam
praedicari de pluribus loco generis. 18 Adhoc cuaprobabile eft genus in bac
definitione etfc vniucr(ale,prafertim fi dicamus torpb.illa quinque. pedü (ub
ratione pradicabilis , fed etiam fub ratio- ne vniuerfalis confiderafle X tuac
fenfus defiaitionis efl jd, quod p gdicatur, erit, genas cit id vniueríale ,
quod pradi- catur ; &c, Ncque ob 1d fupci ua cfüct. il- 323 laparticula
praedicatur ,de pluribus , vt quidam obijc:unt;veluti iam contenta in ly
vniuer[alequia tunc poneretur ad de- terminandam propriam rationem gene-
risyper vltimam particulam differentibus fpecieyqua fine illis medijs collocari
, & cum ly vniucríali connecti non poteft, vc notauit Auetía q. 10.(cc. 3.
vbi lunc dice- di modum ample&titur,quem docuit Ta» tar.tract.2.in Petr.
Hifp. Ioan. de Lapide q- 2. Albert.trac. 5. prz dic.cap. 3. Soto q. - vn.dc
gen.ad s. Titelman. c. 7. de predi Cab. Louan. c. de gcn. Mercat. c. de pro-
prio. Didacus difp.6.q.2.& alij. Verü ta- men cft, hunc dicendi modum nó
effe de mence Por ph.quia vt conftat ex texta,il- lam particulam predicari de
pluribus ad aliü 6inem pofuit;vt.f.per eam diftingue- ret genus ab indiuiduo ,
fic autem pofita illa particula,non amplius dici poteft re- latiuum quod
rcfetri ad vniueríale , tan» quam ad genus , vt perperam Tatàr. cit. e(t
arbitratus quia tunc per vniuerfale intelligeretur es ab iodiuiduo füffi-
cienci(Ti me diftin&um. .19 Ceterüaliz duz particulz roo tibus fpecie in
quid, ftant loco di tig , per illas enim diflinguitur genus ab alijs
prxdicabilibus,cum quibus conueni & inpradicari de pluribus,per ly enim
4iffe- rentibus fpecie , diltingaitur à fecundo prz dicabili quod pradicatur
(olü de plu« ribus d;fferentibus namero;bzc .n. par» ticula dat intelligere,quód
genus non di- cit totam c[Tentiam, fcd partem e(fentizg nam id;quód prazdicatur
de pluribus fpe €cicbus,non potcft eife toa illorum efse- tia,quia fpecies
habenc diuer(as cffentiag totalcs , que vna totalis non potefl de omnibus illis
przdicari . Vnde genus dif- ferre à fpecie per hoc, quod pradicate dc pluribus
fpecie diffcrentibus , fpecies autem de pluribus diffcrentibus numeros non ita
dcbet intelligi fufficiat fola di- ueritas (pecifica, vcl numerica inferior ad
diftinguenda vniucríalia, rta quod có- fütuaotuc. diin&ta. vniucrfa ic
maioyem , vcl minoré multitudine Íubij» €ibilíum Lp, vt coptendit A :
10.fe&t. 1, & q.11. íc&. 1. hoc. eft flo quia diffcrentia ctiam
Matan » ine, 1i / . MEecioM eet eiEDproedifferentibusfpccieintelligifundamenraliter,acpromacctiialivcidemfitfpeic;acplu(quamnumero,fcueffentialiQuafi.IednGenusbene
definiature uder-II.— 45 tur per modum magis incomplcti , & rx prd:
ioferius, quia, vt aiunt ?hilofophi, magis & minus in cadem li neanon uiu
Mot cicm nt conttar dc » magis, & minus albo ; non crgo cx hoc modo
difceracndi genus à [pecie fequi- tur geneta füperioras & inferiora abinui-
c£ ( pecie diftingui , vt infert bic Au&tor., 21 Hicautem aducrtendom eft ,
cum gus definitur per pradicari de pluribus pecie diflercntibus , non c(sc
accipienda icm pro formali , quia przdicari de plc ibus ditferentibus fpecie
pro forma- i idem c(t, quod przdicari de pluribus contentis (üb genere, atque
ita probando aliquam rationem cómunem cffe genus , quia icatur de plur;bus
fpecie ditfe- rentibus, hzc aurem differre (pecie, quia concinentttr fub codem
genete ;, commit- terccur man feftus circulus ; differre . n. fpecic p r ex co
, quàd fint fub nere; & cífe'genus , co quia lit fupra a ergo przdicari de
pluribus ttr, ita quod differentia inferiorum genc- ris actendatur cx
diacrfitate cffentiarum fuarum pracifo refpe&u , quód fint füb €odem
gcnere, vt cuit etur circulus in bac dcíiniuone ; hoc totum notauit Arriag.
difp.7-L0g.nu. 26. fed füperbé dide, du ait forté nullum 1d adnoxaffe ; hoc eoim
docet Tatar.cx profectio q.de (pecie ar. 1. * &.Secundà fciendum , vYbiait
genas dcfi- niti per fpccié; & (peciem per genus fun- damentalitcr tantum,
& pro materiali ,vt euitctur circulus in bis definitionibus . - à3 Poftremb
per aliam particulam in id leparaumr P on ab alijs tribus prae- dicabilibus
difkrcn.ia , proprio , & acci- dente , nam vltinfa duo abfolu:é pradi-
€antur in quile , & accidentaliter , diffe- Fenta vctó. ptadicaur in quale
quid; quia dicit partem elfentiz per modu de- 1erminantis, & qualificanus ,
& per mo- dum termim adic&tini , genus verà dicit effentiam per modum
per fe ttantis , & termini fübancui , € idcó abí(olure di- ciiur prz.dicari
in quid , & elientiam per modü clleniiz , quia dificrentia quoque L^8iéa
prz dicat vtique e(fentiam, fed per modü qaalitati$ , qttam ex pofitioné tradic
Do- &or q« 12. Vniuerf, & eft
communiter ab omnibus accepta. Ratio huius di(ctimi- nis inter genus, &
differentiam iudicatur üb Arift. (.Met.c.28. vbi ait, genus císe quod primum
incft, & quod eft fubicctü, differentiam vcró fe habere, vt qualitaté cius;
quia igitur differentia munus cft nó pr&berc primum quidditatis fupdamcn-
tum, fed aducnire generi , illadq; deter- minare, vt cóftituatur fpecies,monus
ve- rÓ gencris cft przbere tale fundamentü, ideó ad genus pertinet modus
fubflanti- uus, ad d fferentiam vcró modus qualifi- catiuus , &
adic&tiuus , vnde differentia pr&dicatur in quid fecundá rem , non fe»
cundum modur , genus veró praedicatur inquid fecundam rem, & modum; &
ex hac doctrina cxponendus cft Acift. vbi- cüque affirmat , tàm genus , quàm
d:ffe- rentiam pred cati in quid.vt 7. Top.c.2» 1. Poft. 2
1.loquixur enim de pradicari in quid fecundum rem tantum . Num verà ex natura
tei determinatum fit in quali- bet fpecie, quód hoc prz dicatum (it ge-
nus,& dicatür fobftantiué; illud differen- tía , & dicatur
adie&tiué , num porius cx Marte o. , vt contendit Auería, di^ cemus diípur.
[c3.q.4«- Contra allatam definitionem obijci- tur,1. contra fingulas particulas
, videtur enim in primis malé definiri genus per a&om przdicandi , quia vt
diximus dif. praced.q. 1.ar,3. adus. candi meré accidit vniuerfali , & ex
vi actualis prz- dicationis potius extrancatur relatio v» niucr(alis, quàm
ponatur vt ait ibi cit.q. 16. Vnjuerf. in fol.ad 8. Secun do animal , quod cft
m Petro , vcl Brue nllo, non potcft quiddit£tiu przdica- ri, nifi de folo
Petro; vcl Broncllo, quia folum eft dc corum quidditate nam malitas Petri
tantum conftituit Petrum & Brunclli Bruncllum; nó alia — crgo malé dicitur
, quod przdicetur pluribus. Tertio € contra, non tátum dicatur yenus de
pluribus (pecie di tibus,(cd ctiam geneic,fubitátia namque [usce de
corpore;& fjsritu , Pel m int gencra, pra-dicamr ctiam dc | qe mr Nn» ribus
416 tibus numero differentibus. Nec dicasge- nus prz dicari óc ipdiuiduis.
mediate can- tum,nam ar.feq.oflCdeinus etiam imme diaté pra dicati. Nec ctiam
dicas [pcciem przdicari de indíiuiduis cum pracifione fcd genus tinc
przccifionc; quia fi hoc fof ficcrct ad dillinguendum genus a fpecie in rationc
vniuerial.s,uafic etiam differée- , tia generica, & fpecifica, proprium
Bene, ticum;& fpecificum,item & accidens ucría vniueríal a
conftituerent. vt (otics iaculcatum cfl cap. 4. de fubftant. & 7.
Mct.48.(ccunda (uübflantia ,pizdicantut 1n quale quid,; € contra vero 2. l'oft.
79. diftcrencia piedicatarin quid; & cum tit gradus cffentialis ficut gcnus
, ino no- bior y. dcbcbit queque ei concedi perfc- étior mcdus praedicandi .(.
i0 quid , ergo non bene per hanc particulam di(iingui- (ur gcnus à d'ffcrentia.
24 Refp.ad 4.Mayron;paflu 2.logicos vcrbua peadicatir inteligere , vt. dicit
eptitudinen: 5. vcl dicendum ; quód ficut rátio vbiuer(alis, vt (icy eraut in
relatio- ncincüendi tàm aptitudinall, qua acttia- li; fic in propofito ratio
ple dicabilis vt lic eruari poicftau relatione. pradicaedi tàm, apciudinaliquá
actuali , loquendo 145,Ct de [»a'drcatione ignota, qr binc enim fcmper
applcatur ad pluri;& quan- 4o Doétet ioc. cit« inquic cx v1 eciualis pra
dicas; onis extrancari46laCon:m vat-- ltsyaducrtit do1,:d cileintcliigendum de
pracd:cauione excicictynondignara.A d 24licét amunalitas contracta pcr.
ditfecen- tiam à párte rci ad. conft iruendamndiui- uiduam alicu:us fpecici
nequeat a. patte zci praedicari s i6 de illo fülo 4 vtnotat $60t.2.d.5... 1.
(ub H , quia tamen adhuc natura remanet indi Ierens" intria(ecé ad
fingulari aliacain [peciccun coa (itaen- dá temocté cit pr dicabilis eciam de
illis, S quando ab intellc&t przecila ab. ilia s differcatia accipis
indciciminationé po- fiiuam , cnc cfhcicat proximé prad;ca- bilis,vc explicaium
ett di(p. pizc« Ad 3. genetalupecioza predicaacur de pluribus genere
diffzceadbus, non quac enus gene- rá (unt, (cd «uacenas tubslierna, quo (e n-
füdicun: uc Lpecies [ubigciotlesy mnia vc 1g- quit Doctor in hac qug (t, de dif
créubus Difput.V. "De Pniuerf. in partic. J - es genereyinquantum talia ,
uihil per fe prae- dicator ; quomodo autem genus refpiciat indiuidua: iaté,
dicemus attic, (eq. Ad 4« alio mode fumit Arift. ibi qu: quid, vt diftinguitur
contra hoc aliquid. , vt innuetct naturas vniucrí(ales effc com- municabiles,nó
yero pecfe fübhiftentesy; — i non dixit illas przzdicari in quale quid , . (ed
fignificare quale quid. Patet autem ex di&tis,quo fenfu.mulus in locis
dixerit A- tilior.diffcrentiam prz dicari in quid , ni- mirum quantum ad rem
prazdicatà , prz- dicat etum attributum é(lentiale, & par- tem quiddicatis
(pecificae non cámé quà. tiim admodum $ qnia praedicat per mo- di
jualitaus,& adiacéus, Nequc hic mo- dus prziteándi derogar excellenjig gra»
dus differeütialisiquia abfoluté loquendo. nodus, przdicandi in quale quid
petíc-. &tiore(t modo predicadi inquid per mos. díi partis,ficut.n.forma
cft perfe&iio tetiagquia illà cótrahit, ac detecmim 1n j'ropofito modus
praedicandi in quid. & p. modü
determinat s crit mado praidicaüicán guidy&,. ddierminabilis, vt
benemotauit Didat ; 2$. Deiode ob jc.cótra totá def nem. Primo;quia. conuenit
aljjs à 16,nam cofuenitenti. , quod| ra de pluribus [pecie differéoban qui non
cit acnus;vt tc (tatur Arilboc. 5. | €,3. militer anima.i comn uni, qt cir de
rátionali tiuay& fen qua pecie dificrunts& tamen Qon 20S AVIASPO Fédi
iin fell ribus, nam gfvut.Q naa Io n deiiie ion unit pico quos diu Pusat odit.
TERUEREIO i t;0.contincr aliqua. a il phirs T cíienuá 1c delinitg ?on ita €lic
analogum , «t cxclu- dar vnixatemy conceptus , qu& ad vniuo- cationem
fufliciat vnde innottra fenzen« 1ia magis adhue viet di ffi-ultas;(cd ope 2v wo
me - ; eios Quafl.I:e An Genus bene definiatar. v» fez.IT. 427 v refpóndct
Doctor 1.d. $43. $. Con- tra iffam vniuocationem eipfoArift.'€it.;Metro.quiaquidditatiuéincludiutinauibu(damntijs,q»c(tproc.fusconiraratjonégeneris,dcnmficreahaspotentalisadillas,coufcquenteromnihóprafcinditabillis,quamfolutioncmadhucmagisdeclaransd.8.4.3.S.&Y.6.4dprimum
argumentum y ait conceptum generis neceflarió defumi ab aliqua rcalitate dift
in&a à realitute diffe. femur y& per eam perfe&ibili, € contra-
hibili, ac proinde limitata, & finita, con- ecptus vcró entis cft
commun'sad fini- eres infimum; quam doórcinam dire- €ibi declarat, & nos
infraexplicabi- intus", cum Dcum à predicamento exclu- demus; cadem
ratione negat Maur. q. j.. . Vniuetí.$..Q uartó-dubitatur, cns$c(e -genus;
& ce:eri Scoriflz palim ; ettà illi . qui tenent, conceptum Cnus-de(umi ab
aliqua realirate adaquaté concepta.» vt d ü , hunc no- 3 on pes adicament — dum
ificulter foluant, vt fu(ius in. Met. ^ - .37 Scd inítat va. RULA AL NN - ex vi
dcfinitionis traditz i ens e(Te genus; pra(ertim tota 3 een dcfipitio ci
competit , €u; rz dicetur in ,uid incozmpleté de pluci- bus fpecie,lioc ett ;
plu(quà numero dile rentibus, «quod add;t, ne quis dicat ipfum petere
principium, quodilla , de quibus ens predicatur,.(. Deus, & creatura, füb-
ftantia,& accidcns,[upbponat efle (ub ge- mere » co quia illi appcllac:
diftinéta (pe- Cie ; cü 1g:tur per nuilam particulam ex- cludacar cns aba(ta
definitionescur genas |.dicinondcbebic, (i liec definiuo ett bo- na? Kcfp. fi
loqu' tur de ente, vc folum traníccndit lubít ciam; & accidens -i« de , eme
finito,grat s concedimus císe genus, "Nt mag's conitabic dilp. feq. Si
verolo- quitur dc enic, vt conl cendit ,;* ercatutam ncgamus cile genus, t ob
ra- tionem allata: quia non praefert reale tat pocéialéin, & corrah;bilem
pet rca» liatem def tent ie, quod ncceriaium eld vt aliquod propc dicatur genus
vt do- €cCSCOL £d 5.4,3. prope tin. tü quia de tonc genecs citvt dicat celauoné
ad plus i* : | rcs ípecies, Deus aüt non eft. fccies, («il c(ientialiter e(t
(ub(bantia: indiuidua ,.& finzularis , nullum veró genus conttiu;.- tur per
otdinem immediatum ad rem in - diniduam, vade formaliter loquendo ex- cluditur
à deGnicionc seaeris pcr hoc ; gp non praedicatur de Dco y & creatura , vc
de pluribus (pecicbus, ficut neque ad illa contrahitur pcr veras differew ias
facicg- do compaiit;onem Mctaphyíicam qug omnia neceiloria (unt , vt aliquod
com- mune-de. plutibus dicibile in quid per modum: pattis eifcntg dicatur gcnus
,. Qaod fi Arriag. velit appellare. genus quégicunque talem conceprü etiam cir
illas condicioncs,crit que fto de nomines re tamen vcra non 9unem huiu(cemodi
concepium eile appellandum genus opti- mé,demon(trat Pa(qualig. 1,p. fux: Mct.
d.(p.3 9.íc&. 2. voi aduertit quod cealitag apta fandare intentionem
gcnctis deber dicercaliquam rationem cutis determi. natam , inqua faluetur
potius. inchoatio huius natura'; quàm altcriusncc fofficiat ratio éntis, vt
fic, quae cx (e non dicit in; «hoationem deterininatz oaturz fed cá» tum effe
reale, (ed de boc fufius in Met, ja -. Ad intlantiam de anima in iiL dd mo
argumen: o allatam concedimus ha- bercratiooem .genccis adilla. tria, quod auté
non ponatar dire& in pcedicamen- to;(olum infert,g» non eft genus complzz
tum nO €x dcfeétu vniucilalitacs; fed na tuiz, quz partialis ctt,ac incóplcia «
Ad 2. 1amfüpra di&ü e(t vninerfale, vcl p;at- dicábile ; quod ponitur Joco
gencris u.a hac difinirione. ; accidentalitet contiaeri fubgcncre. primo
pradicabili , quarenug "f.quicquid conuenit gencri vc gonuselt, cGuenit
ctiam vaiuerfali, quaccnusa tali intentionc dznominatar.. Ad 3. iilaplura
ponuntur 1n definitione oblique tantü, & &onnotatiué, rcfpcétus enim
temper defi fitue in ordine ad terininum, X t pouitur m eius definiione, y; adi
28 Quiares, an ita dcfininim nicdcíerie iua, v.i quiddiratiua ?. pef pr magn ic
ablque cau(a iri praeli inier düop ^ miflas , & Scowftas, euo lic iie lis
de nopvne; fi l'ocpb. Jo niic de genere , quatenus pra
d,cabile cft , X non pouus Nn i Qu. M 428 quatenus vniuerfale , vumens cias.|
fuiffe vidcturserit definitio, & noa delcriprio, quia dici de, licét (it
pallio vaiuec(alis , et tamen dc etfentia pradicabilis ; Si ve- ró loquatur de
gcnere , vt cit vniucr(le, tunc dicendum cft, quód ti przdicart fu- mitur
formaliter; eft de(criprio ,quia elt data pcr páflionem, fi vcró radicaliter ,
cft dcfinitio , (ic enim dici de coincidir cü effe n, & aliero if&orum
modorü in- telligédus eft Doctor q. 1 ;. voiucr( qui- do mquit przdicati de
pluribus effe ra- tionem vniuerfalis; cum in 2-d.5.q. r.ali- tcr fentiat ; quód
(i quid amplius conten- dan: ex hoc loco Scotiflz , dicimus Do- €otem maiorem
babere au&otitatem in lib.fent. quàm voiuerf. in quibus folum- modo €a
doctrina reci picada c(t, quz có- fonat cum lib. fent. iuxta rcgalam genc-
talem, quain tradidimus in quaft proe:n, de recipienda Do&toris autoritate,
Ad- uertendumtn c(t quod cü dicimus prefa- tam definitionem ctfe
quidditatiuam,non loquimur de puté quidditatiua quz ran- tum con(lat ex pcoptio
;2neres X differe- tia , fed de quidditatiua per addtamentii data, in qu: vltra
proprium geaus, ac d f- entiam, inuoiu tur quid aliüd ab eifen- tia definiri
diuet(um ob ordiné aliquem; em habet ad illud , tinc quo definitio
intellc&uin aon quietaret,quo gcne- tc definitionis non lolum definiuntur
ac- cidentia omnia relatiua, quoi am c(T- to- tü cft ad aliud (c habere, &
ideó perte&e concipi ncqucuni, nifi eciam cócipraatur fondamenunn;&
termiqus;(-d etiam ac- cidentia aliqua abfoluta , imo & fubttan: tig,
prz(ertim incópletz, vc docct scot. 4 d. iR d.1 2.0.1. L.& alibi lac pe.
"in Prater allatam generis definitionem Porph affert aliam , dicens genus
cfl id, €i fupponuntur. fpecies , quz dcfiaitiQ potcft iciy tum effentialis,
cum acciden- talis iuxta duplicem (enfum;quei poteft abere ; i.n.
itaintelligatur , genus eit yniaer4le , quog refertur ad fpecies , erit
ellentialis , quia ccn: iale c(t seneti re- fpicctc (ua inferiora; (i veró ita
intclli- fatur, jenus clt vniderlale, ad quod tpe- cies tut Ícu quod terminat refpc- n fpecicrum, etit
accidentalis, quia Difput. IV. De-Viutvfalibus in partic. Accidit geacri » quod
refpiciatur ab infc- rioribus licét .n. nà refpiceretur pet mu- tuam relationé
, adhuc «à benc idtellige- recur cóiticutum ia fuo cile pec re( pests si dici
ad inferiora , € quonià hic po- ctior diccnd; modis elt £cequcatior a- pud
Auctores , & magis inteatus videtut à Porph. idcircó cóicer docent hanc
vlci- mam defiaitionein cíle acciden:alem .— ARTICV.LVYVS.HL. Quomodo Genus
pradicetur de. indiuiduis. 19 Ompertum e(t apud omnes ges C nas delidliiaif
prid C4 UR CH- prerca cnim dixit Porph. genus pradicani dc pluribus fpccic
ditferentibus, noa aüt- dixit de (pecicbus ; wc in(inuaret genus non cantum de
(jecicbus pizz-icars, ded dubitari tolet dc mod» , juo | , &du»lex cíle
porett dulyun,——— Priasum cit, an mcd até anum pr | E dicctur de iliis «.
med'aure fpecie, juo (cnfa d. cimus , quód Peirus ett animal, quia el homo, aa
cciam polit ra:crdum etiam de carum indiiduis, que proprà — — abinuicem (pecie
differre dowurslld mi v À. " ir hr ^ immediate przzdicar;; Eft (ausvaloata
o — Op'nio , gcnus a. n prz dicari per feiplum immediate de iadiuid.is , fcd
folum de fpccie, € hac med áte et à dc indiuiduisy. in quo à 1p: cie
(cceraicoryquz de fuis ta- dividus imaediaié przcdicacur, ita Alber. traCt.4.
de praedicab, c. r.Scot-q. 17. Vatu. Cooimb.. t .de (pecie; Tolet.q v0. Onna
kam y de Auf. 3.9.7. Maius fec.2- genere. 3. 4. Laucli. tract. de quin» que
pizd ve Ioan.de S. Tho.q.7, art. 1. alij paffim: quód maniteité vide- tuc
Porph. ip(e docaide c. de (pecie dum ait Jf tque omninàó id omne ,quod eft an-
te indintdua,dF de ipfis fine medio predi catum [pecies erit dz mtaxat, et
nullo mo do generís rationem jubibit. Et hanc fe- quutur opiniomem;quicunq.
negant indi« uidua gencrica.i.immcdiaté cóoteaca füb gencre,de qu bos immediate
praedicetur, vt Suarcz diíp.6. Met.(ec. 9. vbi a(ferit nu| la racione potf'e
gradum animalis contra hi imaediate. pec — pu alm i .Q.I. Quod Genus pradicetur
de indiuid.c/et. 1. £19 ddaalem,fed mediante diff retia fpecifica , uc adcó nó
dari hoc animal immediaté »ntentüm fub animali , (ed Petrum , vel v Leonem , in
quibus per eandem in- inifibilem differétiam indiuidualem có. grahuntur omnes
gradus fuperiores , idem quoque afferit Foalec. y. Met.c. 28, que(t,
a4dec.3.& alij ad ipfum. Aliafentécia docet poffe genus &t per
feipfum,& immediaté przdicari dc indi- uiduis,vt cü dicimus, hoc animal eft
ani .mal,hoc corpus eft corpus, quz propofi. tioncs verz funt immediate , &
non folo nomine,nam przdicatum fignificat nata fam corpoream, vcl (en(iriua in
cómuni , & (ubie&tum eandem naturá. fingulariza- taim;itaex Reccdoribus
multi, vt Runius cap.de fpecie q. $.Ouuied. contr. 4. Log. pünc. 4. Hurtad.in
Log. difp. 4. fcc. 5. quicüque admitrüc indiuidua generica , & . jincó vt D
Thom.opufc.5 $. & Sco- . tus 1.d.3.9.6 verf item vitimó vt ibi no PENA Er
icter 1.d.8.q.3.ptopé finé & cla 207 giffime in 4.d.8.4.2.O. vbi citat
Do&t A- ... wic&.r.[na Phyfic.qui fuit primus inuétor —— ánduridui ics
idis: Sáchez q. $6, .Log.na.5. & 28. ] ures. — m e bm rcfolutione bw dubi
E: - i m "J-. nad om. i * y" OE e. MET 2 , . 2 Ce z fe,primó vt fünt
à parterei; & fic verüeft nullü dari indiuiduum , quod immediaté fub genere
cóuneatur, quia omne tale có - tínetur immedíaté füb aliqua fpecie infi- ma ;
fecundó prout ab intellectu. conci- piuntur fub gradumnaturz fuperioris non
confiderato gradu [pecifico qué re vera rticipát,g vulgari exéplo de veniente à
e ex plicari poreft,nà fi ex motu , vel aliqua alia animalis proprietate,quà in
eo deprehédim is,cognofcamus illud effe in» diuiduumaliquod animalis,non uj
difti. &$ (it nec cquus,vel afinus, tunc dicimur cognofcere indiuidud inadequaté
, & in- €ópletéin qua accepcione fignificatur no mine huius animalis; &
indiuidaa boc imo do cótiderata dicütur incópleta , & genc- ricayincópleta
quidem,quia non attigiur af totam cí(lentiam (uam quam babent à parte
rei,generica veró quia orinaliter , | 2000 Siímmediaé pasticipant nauxá generi.
Logic [D di eft;indiuidua dupliciter cófiderari pof cam,Et qaidem hac indiuidu:
generica» hoc modo debere admitti .i, non à parte rciy(ed apud intelle&um
inadzquaté có- cipientem,docet Scotus aperté loc.cit«cü Auicé. & Varrone
Magiilro (uo, vnde in- Suenuod in fingularibus cft ordo fecü- um ordinem
vniuer(aliü , & quod prius vnuerfale quodcüue potett intelligi de- (cendere
in propriü fingularey quàm có« trahatur per differentiam aliquam ad ali- quod
inferius, tanquam ad fpeciem , vt fic habeamus ordinem ittorum fingulatiums
hocens , hzcíubftantia , hoc corpuss & iic deinceps víque ad. Sortem ; hoc
prenotato . 31 Dicendü ,qu5d licét deindiuiduis fpecificis , & completis
praedicetur ge« nus media [pecie,de genericistamen , & incompletis per
feiplum immediate prz» dicatur . Conclufio colligitur ex Scot. cit. camque
tenent Auctores fecunda fententiz . Probatur , quia vt dicebamus hz
przdicationcs (unt verz , hoc anima] c(t animal;hoc viuens eft viués,vbi pra-
dicatum fignificat naturam (enficiuam in communi , & fubie&um candem
matu» ram fingularizatam ; fed inter natu. tam in communi fumptam , &
infingue larinullum poteft dari medium, ergo E nus immcediaté przdicatur dc
indiuidui incompletis. Deinde ficut natura fpeci- fica in fingularibus eft
indiuidua , ita & ncrica,ficut enim Petrus , ideo eft hic omo di(tinctus
numero à Paulo , quia habet diftin&am numero humanitatem , ita eft hoc
animal , quia habet animali tatem diftin&am numero ab animali. tate Pauli ,
elo igitur animal przdice- — tur mediaté de Petro ,& Paulo ;| vvfünt
homines ,'immediaté tamen predicae tur deillis quatenus fan;jhoc » & illud
animalquia inter animal ; & hoc animal nullam cft medium , quo probari
poffit animal dici;de hoc ammali.Conf.illudpradicaturimmediatédealiquo,quod£ognofciturilliconuenirenulloalioter^tiocognito,&&contrailludmediatepradicatur,quodnoncognolcituraltcrconuenire,nifimediantecognitionealicuiustertij»fedintercKindisiialédone"Aopescogniti,&pa$3.*44,0itionemnaturagencricemedíatco«£uitiofpeciei,quanonmediatintercognitiopemindiuiduiinadzquatécogniti,&cognitionemnatura:generic,ergo.fnpradicaturmediantefyeciedein»uiduo.completo,feuadatquatécognitoyimmediateveródeincópletoyfeu
inadz- quaté cognito: minor quoad primam par- Icm patet , ratio enim cur de
Pctro (qui fub tali nomine datur intelligi indiaiduü completum, & adzquaté
cognitum ) af- ctur, quód fit antmal,eft quia cogno- fco illum effe homin£,
veré enim Petrus. idcó eft animal, quia eft homo, & parti- cipat naturam
genericam mediante fpe- €ifica; Pcobatuz etiam minor c. quo- ad fecundam partem
cxemplo fuprapoti- to de veniente à longé , quod percipitur effeanimal, fed non
cu:us fpeciei, qp qui- dém tuit exemplum ipfius Auiccn. & ad- ducitur à
Scot. loc.cit, vbi etiam refellit taciramre(pontionem , poffct enim quis dicere
; quód cum videmus vcnicntem à longe iu cafa pofito;no videmus hoc ani-
mal,(edvniuer(ale;id dici non petet (ait etse X Dh rie eg nae €» det ergo debct
intelligide ingulàri vniuerfa- lis. Próbakur psa rauone ibi à Scoto allàta ex
Varrone, quado enim dc aliqua ze 12noramus,quid.fit diftin&té,& in par-
ticulari, quarimus., quid eft hoc ?.at tunc ibi ly boc non(aüpponit pro aliquo
eredi dame: vt hoc ligno, vcl 7 $'quia unc. nonignorarctur ; quid. fit
illadjquod pcr tale nomen quatur ; idem non (upponiuir ,'& quaricut y.
pponit ergo pro fingulari cntis,& qua ritur in: ipesesidod "- - saper
d Y nc; quod. cftyel ligaumy vcl la- pho imeicdus. ia 3x I» oppotitum obijcitur
1» s ita prz dicantur dc dime. ib eee eifpofi ci im ferie prae dicamentali. y.
(cd. in €alerie inicr gradum fpccificum: ; & in- dsaiduu m medias
fpecicsycrgo gradusge- nerxus nó piz dicatur. dc-indiuidu s, ni mediante (pecie
Cof. nó poc elfe mme- iata progretl;io decxtremo ad cxtiemü, nii pcr a:cdiü ,fe
gradus genericus ct füprémus., ndiuiduus eft.infurus, (pcci- €45 verQ cll
nicdius inccr vrgumqueyesuo LM & * Difju. V. De Vniuef. in partic. nequit
gencricus predicari de indiuidao 5 nifi prius pczedicetur de fpecifico. Ref »
cum diftin&tione minoris inter genus, indiuidaum completum;ac adzquaté co-
gnitum vtique mediare fpeciem , nonta- menm genus, & indiuiduum
incompletum,, feu see A: Quac indíuidàüam enim fic (amptum eftimmediatum generi
. Ad. - Conf.conceditur maior; quando illa ex- trema non fint immediata at in propofi-
tojgradus genericus X indiuiduusincom-. ples (unc immediate, & gradus
generi-- cus dicitur füpremus , quiaeít fuperior , indiuiduus dicitur infimus,
quia eft infe- rior, & non quia inter vtrumque alter intercedar . P 33
Deindcarguitur, bzc indiuidua ge nerica non dantur à fpcci ficis di(lincta,er
pecificum. Tum quiafecand m$cuum —— — 24.12.92 grecia ipa bi aliquan * ieminal
o pencse Jic aliquod. indi de uam in illa fpecie,ergo omniaindiaidua. - funt
fpecifica. Tumtandem;quia animal nó multi plicaturynifi per rationale, & ir
1 Di- leer. non datür hoc an; nai Wii Auepoi nico do efp. neg-affumprum, non
dene tur indiuidua generica à Ípecificis diltiae- 6a modo tam deelarato, ad
pruna pcob,. neg. item allumprum, ad cuius prob. oc - Currit Doctor loc.cit.in
4«quóod licer illa. omina hoc , & onfirenr Áingulace (pccickinfima. singt
voiueríalisacquit.efse jorerü natura ; nifi. iwalkyuio fingulari alicbius
(pee1€i infima rejxtiarur ytamen: per e (upponunt pro "fingulari
entis& magis vniuec(alis,& ra- tio cft ; quianen demonftxant fingulurc
Xpecietiofima difta de; & adequate, (cd. *copntuse;
-argumentaprobatLolumy.«gyvtiqueàpacte:rcimcecdatur,nccdara«páupgulaie:vnaigriul.sdiitinctààpwoodgn45dlixerui,eenEfis,(cdfpeciei;ytXindiocaulis(ufficienscftad'Quafi.1.QuandoCeu:pradic.deindia.dr.T.stlatifpecieiinfima,nótamenprobat,inpxusconci»poffitfing:loremagisAipuertafeaiiDiigoalis.con'donsncomempeperintelledumanimaLtateém
prices cum fingularitate, ouam c ü rationalita:e5 neque enim oportet, vt m- ter
coficepius ingularmmy& conceprum genericam animalrsobuerfcntur in men- te
conceptus (pccifici, Ad altecà eiufdem aflumpt prob. ex Scoti auctoritate patet
per idem ,'quód confiderando indiuidua, 1mftatu rcalis cxiftétig,owmia funt
fpeci. fica (cd in ttata exlftéuz obie&tiuz apud intellectum inadzquaté
concipienté cuá dantur generica. Ad vltimam patet quoq;: peridem, non enim
animal à parte rci prius hingularizatur in indiuiduis , quàm contrahatat. per
rationale, & irrationalc ; oppofitum tamen contingere poteít per intelle&um — concipienté , Sic «uique
iutelligendi funt Porph. & Scor. €it. initio dubij,dum dicebant vniuct(ale
immediate" dictum de indiuiduis babere ihe E zum ita t l- indiuiduis
complets ; tum quis (— €tíam fi genus przdicetur de incompletiss iQ 32 per modum
genc- " moxdicemus, —— — 34 Tandem arguit Suarez, & eius arga: ta
probare vidétur nec ctiam per in- telle&u inadaxuaté concipientem pofle
dari indiuidua genetica à fpecificis di (tin Qa quia ratio generica precise
fumpta eft indifferens, & quati in potentia cfica- tiali , vt per
differentiam £pecificam de- terminetur, ergo doncc intelligatur hoc modo
determinata , non potett inielligi proxi e capax indruiduationis, Accedit; ,;
& fimpliciffima differentia determinan- - dam in áingulari totam;&
integram císe-. oce inclüdit omnia pradicata fu- periora , fruftra ergo
finguntur tot diffe. renüz idiaidualcs determinatiug pros. priorü sradutim
fuperiorum . INcc v c vnicam à parte rei 4 fed ef- fe multiplicem per
intelie&ü , nà nequit reddirauo , cur poflit eadem differentia indiuidualis
partiri 10 plares pcr. intelle- &ü;quarü fingul fingulis gradibus (upc- X
rioribus cortefpondeant,& non differen. tia Ípecifica in plures (pecificas.
Deniq ic non cíl mmas elfentialis connexio. & or- do inier differentiam generis
fpecificam, & indiuidualem , quàm inter differentias faperzoris magis,&
min? vuiuerfales ví;ad fpecificam v. g, non eft maior connc- xio, & ordo
inter (cntiens, rationale , & Petreitatem, quàm inter fubftantia, cor-
pus,viuens;(cntiens , rationale; atqui cor» pus non poceft contrahi etiam per
intel. le&um per;ditferétiam hominis, nifi me« dia differentia animali,ex
corpore enim, & racionali folo
nequiteciamperintelle€tumaliquidvnumcontfticurergon*queanimalcftdeterminabile
per differéiam huius animalis v. g. Petri , n:(i media dif- ferenua hominis .
35 Refíp.ad 1. rationem genericam ante determinatioaem fpecificam nó cef. fe
proximé capace pariter indiuiduatio- nis fpecificaz , quia cum indiuiduam fpe-
€ificum fpeciem includat, (and nó poteft genus ad ipfum contrahi, niti media
(pe^ cie, benc tamen eft capax indiuiduationis ice, quia cum indiuiduuin
genericü ried: nen includat , poteit vtique im» mediaté ad ipfum contrahi. Ad
2. vna indiuidualis differentia (ufficit ad deter- minandá fpecié immediaté,
& media illa omnia pra dicata /(uperiora à parte fei j; adhuc tf: per
intellcétam poffunt. concipi aliz diffevcntiz ratione diftinctz , qua gradus
(uperiores contrahant 1mmediaté modo explicato . Ratio autem, cut indt-
uidualis eaigecis, my ita partiri per imelle&um, & non (jccifica, eft ;
quia s uilibet gradus fuperior ,ét ab alio pract- yet capax indiuiduarioinis ,
vndc dici- mus hoc ens, hoc corpus, &c. vnde dari potiunr plures concepius
ciutdem diffe- renta mdiuidualis,quorum quilibet cor reípondeat fuo zrádui fuperiori;
at non qunlibec gradus tuperior precifus ab alio cít capax effectus tocmalis
diffcreua (pee €ificz v. g. rationalis , póchim clt fubiee €um capáx rauoci s ,
nifi animal, & ideo nequeunt diti res conceptus eiufdem fpecifica i tiz.
correípondcntes diticibuuue gradi. bus (upcrioribus - m paris y Nn 4 «um ipiam
t plue crc d "7. 432. cam enim in gradu fpecifico infimo efsé- tialiter
includantur omncs gradus fupc- riores v.g in homine, vtiq; rationale ne- uit
horiné conftitucre; & ad ipfum füb- antiam, & corpus conrahere , nifi
me« dio viucnte, & fcnriente; fed quia in indi- u'duo zceerieo no vifi
genus includitur , potcft genus immediate per fingularita- tem contrahi ; bene
tamen currit paritas dc indiuiduo fpecifico, cum cnim in 1pfo fpecies
includatur, coníéquenter nequit gradus genericus ad ipfum có(tiruendum
deíccrdere , nifi media fecic. 36 Hzc omnia bene (i2nificauit Blac. cit. ibi
tamen valdc decipitur, dam ait in hoc tátum fenfu poffe admitti indiuidua
generica , vt fub vno gencre non nifi vnü aflignari, vt [ub animal: hoc ani-
mal, prout ideme(t, quód indiuidpü ani- gnalis,nam hoc animal. fic famptum ,
fub nulla (pecie continetur ; imó cómune ctt omnibus fpecierum indiuiduis, ram
& Pe ttus eft hoc 'ammal , & Buccphalcs «ft boc animal .i. ind:uiduum
animalis. Pre tcr autem hoc animal fic fumptur , nulla alia dantur indiuidua
animalis,niii h.c ho mo, aut hic Lco, quz funt mdividua fje- cierum,nec aliud
potefl mensaflequisin - quit ipíe .. Scd valde fallitur , vt diccba- (nus ,
ficut enin Pcrruseft hic bomo di- fiin&us numero à Ioanne, quia babe: di-
ftin&tam numero humanitaté , ita cfl boc animal, quia habet animalitatem
numcro diflianctam ab animalitate Ioannis , & fic de alijs. indiniduis ,
crgo plura indinidua erica dantur (ub eodem gcnere , non Vnicum tantum ; &
quando hic fit que- fiio dc indiuiduis gcnericis , an dentut faltim pet
iniclic&uns diftincta à (pecifie cis,eft qua fiio dc indiuiduis (i
gnatis,non autem dc octet ie cft indiuiauum vagum animalis , quod magis proprie
di cerctur aliquod animal , bí res à nullo ncgatuc; ncc ctiam e(t quz fL io dc
conce- piu indiuidui gencrici m communi , qui videtut abítralu polie à fingulis
gcneri- Eis, (i admittantur ; nam his admiffis idé Qin iu dc tali concepti,
quod folet de cóceptu:indiuidui (pecifici 1 communi; quare concludimus Blanc.
nó affecutum fuific flatum quatüonis , " Difp. V. De Vniutrf. in partic?
:37 Pafqualig. etiam r. par. fuz Met: difp. $$. adhuc etiam rem magis confun-
dit,dum diítingtiit de indiuiduo (ecundü cíle phyficum, & materiale
coníiderato, l uo fen(a dicit totam ; & completam in« juidui entitatem ,
& fecundum elle fore male, quo feníu dicit (olü eife indiuidüa- le,vt fic,
& poítea inquit genus immedia- té pradicari dc indiuiduis primo modo |
confidcratis , (ed mediate de ipfis altero E inodo in(pedtis . Plané hoc ett
contra a» ] omnium opinionum, nam indiuidua pgi- rho modo infpecta (unt
completa, de qui« bus ramen fatentur omnes genus non nifi mediaté pradicati ;
fecüdo modo fümpta (unt incompleta, quia dicunt puram indi uiduationem im
cócreto, vt ipfe loquitur, fic autem poitunt immediaté (ubiterai y non tantum
fpeciei, (ed cuicunque gradui (uperiori pracisé iampto » quia quili E (c
folo-eft capax effectus formalis indti^.——— uiduationis, vt icindepedenter
àípecie, ——— licét non ind uiduarions (pecifigg ; vt.———— contra Suarez
di(currebamus ; (ed quzfo ne conteramus tcapus circa dicteria , a chymeras
RécencioraiM M NE de ui videantur aff. rrc, n nlie paffim labü- tur ineptias.
Poncius autem diíp.4. q.6.-— hancquzftionem pertractans querit, an. nacura
genctica poffit :d:1à pattere. . que vila diff-rentia »oficiua prererindie —
u.dualem , vndé non videtur adecutushic — Au&or ftatum |.uz(onis , non cnim
cft difficultas dc :ndiuidu's ;
vtfuntàpartetei,quiavcdiumcftn.30.certumeft.noilumdariindiuiduuaiàpartereiimmediatécollocatumfubgenere,quodnonfitcttamlubaliquafpecie,vtnotatScot.2.d.12.0.2.lit.C.;pA38Aliudautemdubiumad!ticulum[pe&anscft,cumicaripoflittumdeindiuiduiscompletis,vtPetruseftanimal,tumietis,vtocanimalettanimal,deillismediate,ittisimmediaté,quaritur,aninhisprzdicationibus(ecuetadhucvniuer(alitatemgeneris,velporiusinducatmodü.fpeciei.Hurtad.cit.tenetadhucpredicaripermodumisquiaadhucprzdicatpartemeffentiz
, & per modum entisincomplcti ; idem Mode jj , [: & Pone * -uidgis
ciuídi - amplius rationcm ^ U^ 9 - NEED gov ' quidem, (ed fine przcifione,
& QI Quod Gesns predictus desndiidie Ar HT. — asi pter eo nimirum efto |xe«
icetur de. indiuiduis » non tamen przecie sé deillis , cum etiam de ípecic- bus
(ix pradicabile, in quo (cernitur gc- nus à [pecie , qua de folis indiuiduis c
przdicabilis, qui dicendi modus Auicen. tribuiturj & rcfertur à Scoto q.
17. Vni- ucr(.in fol. ad 1. fed non fittit ioco ime mediaté (ubdeos aliam
folutiouem. Alij inquiunt przdicari per modum fpccici , ita volunt huius ,
Didac. Blanc. Com- plat. & Arriag. dum praedicatur dc indi- uiduis
incompleus , quia tunc pra dica- tüt ac fi diccret totam corum c(lentiam ; idem
aíIcrit Aucrla,dum pre dicatur ctiá de completis, declarat «amen, id cfle. in-
telligendum,cum przdicantur de indiui- duis ciuldem xpecici , quia rc vera
tunc. gcnus non przdicator. de pluribus fpecie differenti bus, ied tátum
numcro,& idcó indüic modum fpeciei . [.ouanicnics tan- n c.dc gsnete,
quibus fab(cribit Blanc. ind ilp«4. n-6$. loquens de indi- 1 (pcciei., docent,
dum ge-, nus id indiuidua refertar, non habere, » cneri$,aut alterius ex
quatuor pratdicabilibus fed conftitüere. aliam quandum fpeciem vniuer(alis nno
minatam ; quz lententia etiam abfolüré rciclienda cit , quia abíque neceffitate
mulcplicac yoiuerfalia. F .39 Dicunus, quod[i genus compara- tur ad indiuidua
complcta , bue diucría , - fiuc ciufdem f|eciei, f mper praedicatut per modim
gencerisfi vero ad incoimple-. taypouus indu:t modum fpeciei Hc có- clut.quo ad
1. partcm communis eft quà * . mulg probant ex illo Auiccn.fundamcn- to , quia
gcnus prz dicauir de 10diuiduis qu e iut dco nae huc manet diftinctum à fpecie»
qug pra- dicatur de illis cum przcitione . Kuuius notauit buius rationis.
infufficientiam qua genus, & [pecics differrent pcr iffetenziam ncgatigam ,
& non pofitis uam , nam przdicari de. indiuidius prz- ciséi* pon dc ahjs,
magis diuerlis clt pu- ra ncgatio. Pakqualig» norauit ex alio ca- pitey quia
tunc genus non tantum císct ge nus ,icd ctiam fpccics quia pradicaict dc
pluribus numero
differentibus,quodcitpropin[Bec»RatioAuic.equidcminfufficienselt, non c.inen ex
co ca- pite;vnde dicebat Rauius,quia adhuc gc- nus haberet fuum modum
przdicandi po fitiuum , quo fe extenderet tum ad tpe- Cics , tum ad indiuidua ,
[pecies veró tulé modum , quo fe extcnderet ad ind.ui;ua tantü,& quidem
pofitiuu, cfló pittim per negationem explicarctur,ne:jue cx cox capite, vnde
argucbat Falqual. nam cfto gxnus prz dicarctur de indiuiduis,non (e- queretur
cfTc ctiam Ipeciem , fcd folii ef- Íc vniuerfale magis 1llimitatum fpecies quia
(e.cxtenderct ad quz cunque (e fpe- . Cies extendit , & ad alia plura , ac
etiam per diueríum modum pradticandi , ficut. etiam non quia feníus dicitur
cffe fin gu- larium cum prazci(ionc , incclle&us fine pracilione quia etiam
cft vaiucrfalium y deducitur intelle&um etíe ctiam fenfum,. fed olum,q» fic
potentia illimitatior fea» (uj (ed ratio Auiccn. ex hoc rcfellenda 2» cft, quia
[1 dilcrimen ab co a(Lgnacü ef- (gp (ufficiens ad dittinguenda gcnus, & fpeciem,vt
diuerfa przd:icabilia , deberét etiam: in ratione vniuer(alium diftingui
d.ffcrentia [pecifica,& generica;propriü fpecificom, & genericum;&
fic ctiam ac- cidens, quia illa cum precifioneifla (ine pracifione przdicaniur
de pluribus nu». mero differécibns,et fgpius ett inculcatü, - 40 Raro igitar ,
cur genus euá de;n- diuiduis eiufdem fpeciei praedicetur per modum generis, non
fpccici, cft, quia vt fupra diximus hzc duo. vniucralia no di- ttinsuuncur per
illas patticulas namero » vel [pecie differentibus materialirer cone.
fjdératas, fca formaliter, hoc cít, fub cali modo pra dicandi. de ilis mulus,
nempé compleié, vel incopleté , qui prz-dicandi modus indicatur per illas
particulas, vt fa pra declaratü eit , tcd genus € compaura- tum ad indjuidua
ciu(dew fpeciei retinet. tálé przdicandi modü , ergo veré pradis. catur per
n.ocü gencris ; 1 rob-min. qtia pridicatur de ill is mediante xai ,n4m, fermo
ctt de ind iuiduis compleus, ergo. predicantur incóplecé, & pér modi pz us
Hac cófcq. eti euidens nà co Ipfo qe: gradus fuperior praedicatur de indiuidüis
alio intct medio, fioi cft cóuahi ad illa T me- n^ LPS d Qu. T 434. ^ Difpu.V.
DeVpiuerf. impari ^ 7 mediante (pecifica differentia ; atqj:deó &iilla
deícendere per modum parcs ma- tcrialis eflentiz, Et idcó bene dicebat DoG&or
q.17.Vniuer(.infol. ad 1. «p ge- — pus ad indwidua collatam adhaccationé
gencris fcruat , quia de illis mediate prze* dicatur,non immediate, hoc enim
manife €&é indica: ipfum predicaci partem eífen- tiz,non vcró totam
effentià ;Conf.quia 2» «x di&is difput. praced.q.2.art. 3. quádo dicimus,
Perrus efl bomo, c(t adhuc prz- . dicatio (pecici , licét enim ex vi actualis
przdicationis reftringatur ad «num indi- niduum;adhuc tàmen ex vi aptitudinalis
extenditur ad plura numero, ergo pariter in propofito hz predicationes , Petrus
efl animal, Francifcus cfl auimal, erunt 1eris,quia efto cx vi a&ualis prz
dica- - - tionis coar&tetur natura ad plura folo na- mero diffcrentia,
adhuc amen eft aptà 5 proximé ad predicandum de indiuiduis aliarum fpecierum, p
fufficit ad (aluandá M aii itatem genericamyper quod fol. uitur ratio Ponci] ad
oppofitum. "41 Hincprob.concl. quoad altera par- tem cx contrario
fundamento ; q nempe de indiuidnis genericis przdicetur p mo- düm (pcciei,non
generis jideó enim predi catur dc fpecificis per modum generis , quia de1llis
przdicatar mediate ; hoc eft àncompleté , & per modum partis , er- £9
écontracum de genericis immedia- 16 przdicetur , przdicabitur complete, &
per modum totius qui eft modus pra-- priips esa . Conhr. quia refpectu il- - Jorum
habet rationem totius, & comple- , tz cílentiz , ego pradicatur de illis
per modum fpeciet,non generis. Probatur af- - futmptum; quia (icut cam dicimus,
Petrus efl bomo,!y homo dicit totá eflenuam Pe tri , quia Petrcitas ad
effentiam non fpe- €t c fit potius determinatio effentize , ita cam dicimus boc
animal efl animal, animal dicit totameffemiam illius in- iuidui incompleti ,
quiaim eo nonrepe- ritor,ni(i natura fenfitiua y & haecceitas , quz ad
naturam non perunet ; & fane ad przdicationemcompletam aliud non re-
quiritur , nifi przdicatam explicare to- tun, quod pertinet ad effentiam
(übie&i "teli indiuiduationc , ergo cum totum «etur , & per modum
partis. (Quia talis-— ordononconíideratur , quando imme--—— — "t daré
contrahitur perindiuiduales imb ^ — — ' hochabeatut in his predicationibus ge-
netis de indiuiduis incompletis , dicendü - eft de ip(is praedicari per modam
fpec:ei . 341 Nectefert;quódíecundürem , &* confasé boc'animal dicat etiam
differen: tám fpecificam: Quia ad dift aguenda a: ptzdicabilia non accenditur
praedicacum, & lubiectam,vtfunt inre , fed vtconci- piuntur à oobis ,
alioquin genius non di. ftingücrcetur à fpecie, & differenti a, cum ergo
boc anintal, «t à nobis concipitar , differentiam fpecificam nón dicat, e(toa
partc rei includar,iam extali modo con- cipiendi incladit zcadumrgenericum ,
vt: totani e(Icatiamcontractam pet diffecé- tiam materialem,& namcralem ,
non ve. : rà vt partem effentiz: contracta per for. malem,& (pecificam :
Nec etiam refert - quód talis natura fit contrahibilis per dife ferentias
fpecificas , atque ideó etiam de ^ — irdiuiduis genericis incomplete predi: —
tunc przícinditur natura à tali
contrahis-jbilitate,&folumconfideratutwtcontrasMhibilisperdifferentiaszmdiuiduales,naturzautemficconfideracznonpoteftDietribuiratiogeneris,fedtantumtpeciei.xrContrahancpartéConcl.arguitHur——
tad. cit. Q) ando quis videt quatuor jim , diuidua animal is,duos.C homines,
& duos- leones, & cxplicité-cognofcit ea effe anis ' malia, (cd
ignorat,qui animalia, runc ab iilis quatuor indiuiduis ab(trahit imme- diaté
rationcm communem animalis;quá illis omnibus codem modo conuenire vi- det,fed
illa eft racio; 1 ia conuc- nit pluribus differenubusfpecic , ergo cü ratio
ab(tra&a de illis po(fit immediaté pradicari, à quibus immediate abftrahi-
ache D reticdiein M code pc- iacópletis icabi ge- v À Ded rationem [ic Concegrw
e fpecificà or rim ;Contrà;at- Eri runi itio (pecifica folis có- uenit
indiuiduis eiuidem fpecici , nó veró indiuiduis alterius . Confir.illa ratio
ani- malis abftra&a immediaté ab indiuiduis codé modo przdicatuc de lilis
.(. in quid incópleté,ac &abíl raheretur à fpecicbus , & tà-
Quaft.I.Quomodo Gesws pradie-de indi, eArt.IIT.. £3 $ & tamen de (pecie,
& indiuiduo pradica- tur in quid incómpleté , ergo (cmpe: ha- bet rationem
generis. Ruríus ad pradica- tioné gencris nà requiritur, imó eft pror- fus
impertinés cognitio tot;us cflentiz fu- biecti,ergo cum dicimus boc animal eft
animal , non pra dicatur tota e(fentia de fubie&o, & fi tota predicareruryiam
illud indiuiduum e(fet dilinété: .& adzquaté conceptum,quod eft contra
rationem in» iuidui generici ; Tandem ideo dicuntur indinidua generica »uia de
illispradica. tur genus per modum generis , alioquin.» fpecificadicideberenb ^
— ^ -4* Refp.folutione intet arguendü da- tà; ad impugnationem dicimus, illa
qua- tuor indioidua in flatu cxiftentiz realis vtique (pecie differre yat à
vidente talcm: diffcrentiá non percipi, vnde in eius con- €cpru folo numero
differunc fub genere tamen in ordinc ad illa ^y . Wt. fic cognita-, induit
modiim fpeciei quia rcípicitilla , vt (olo numero diffc- tenisquod et proprium
feci Diees Y (— €rgó genus geocralitimi habere potet genus quiaomms : €abihs eft quoquejfubijcib/lis . Refp.be:- :
v & cius probationem: ait effe: fpecisbus vt funt ordinatae in przdica-
mento , ille.n. ordo refpondet. natura
rerum qua poftular , vc gradus genericus: .defcendat ad' indiuiduazionenr per
fpe- ci€ , & ita ómnis fpecies prasdicabilis. cft fübijcibilis;potcft ramen
intelleáus hoc ordine noníeruato faceré fpeciem: pra dicabilem quz
nonfit(ubijcbilis, — Ad Confir. Ncg. affumptum; vt cóftac ezdidis. Adaliam ,
quando de Petro: cnunciamus effe animal, non fub rationc Petri, quia(ub hoc
nomine importar in- diuiduum fpecificum, fcd (üb ratione hu- iusanimalis ,
vtique-nomcenüneianir tota: efsétia, quam habet à. parte renqpia prz- ter
animalitatem includit ratiomalitatem fed'enünciatur tota cffefitia ilhus , vc
ftat (ubmeftro concepta: ;; cum enim à nobis 1n concipiatur", nifi (üb
raiione huius que! i^ bic&i eft cffeanimal , & fic Petrus (ub tali
conceptu im ratione indiuidui genc- rici pót dici diflinSté,& adaquaté
cogni- —À — indiuidui (pecifici con» usé , & inadzquaté, quia nomartingitur
fpecifica differentia elplicinde Ad vit. hocanimal , & illad animal non
dicuntur indiaidua genetica ., quiade illispradis cetur genus per modum generis
, quias plané cx hcc capite: potius fj pecifica di« ci deberent (ed dicumur
generica, & nom fpecificaq doilla dicuntur (óecifica indiaidua , quae genus
párticipaüt mediante fpecie , vnde quia ifta genu$. participant immediate . ideo generica appellari confüeucrunt . 44
Exd:&is colligitur refoiutio illius quztti , dc. quo fuse nimis agunt
Recens tiorcsnonnulli , quodnam fit cotrelatiz vum generis, vw ei correfpondet
intra» tione fübij. ibilis 5: primum enims & im« medíatum füntfpec:es ,,
mediarum indie idua » tatione enim fpecierum przdicae c indiuiduis , quando dc
illis prz di- catur per modüm generis , quando cnim de indiuiduis incompletis
immediate , &C U. ique Pri ime RET mos dum fpeciei, & talis
przdicatioad fecun» dum fpectatpra dicabile, nàad' primum. Hac de caufa alij
dicunt fpecics. effe ter« minum formalem genereicaris,indiuidua- materialem
ille enim dicitur. termi- nus focmalis alicaiusrelationis , qui pro rié &
per (e illi correfpondet, materia - is veró , qui cam terminar ratióne ipfius:
termini formaliscum quo reperitur cone iun&us, & non tam feipfo ,,
quàminter-- uentu alterius, Neque ramen: hinc iofe-: ras cum Páíquailg, 1.p.füg
Met.difp. 14. fcc.2.0. r2. indiurduà meré per: accidens; (c haberead genus: in
rarione fubijcibie: lis,atque ideo adzquatum. correlatiuumi generis c(fe
(ólam.ipeciem, vnde ad indi- uiduacomparatnm , fiueciufdem: y. fiue: diuer(
(pecie, nullo mod rà tionem genetis. Hoc eniav eb prorías: ^ je diferté: flum.
; quia Porph.c-deípeci &ocet. , nedum cilc gcnus reípectu. fpc- animalis,
fan& cum dc Fetro fic coücepto: cierumíub (e eonrétacum »fedietiam rez
icitur boc animal eft animal, tota cfiéne v indiui duorum ,ad'qua rctcetur s
tía enumciatur quia toracffentiaillius lus jo id manifcfi collum ex Erici uia
ex confueto loquendi mo» Nx... S ct e 436 Oo Difp. V. De Voiuenfin panico: 000^
- inifione quam dicitur przdicari. de pluribus bo Rie differencibus. , quevct;
nÉ non tantum conuenit fpecicbus , fed etiam earum indiuiduis , non enia ran-
tum equus, & homo fpecie differunt, fed etiam Petrus, & Buccphalus,
crgo. (i
genuspropriéfubrationcgeneriseft.prailedeindiuiduis,1ndiuidua.quoqueproptiécruntfubijcibiliarefpe&uillius.&.qnamaisindiudaanon.fubijciancurncri,nifimediantefpecie,&depensterMt:^"eopriafubjcibilitasdiftiataà^fübicibilitare(pecie»quafifolafpeciesfitvnicum,&adaruatumfübijcibilegcis(uar5.declarari
poteft ex doctri- m,quam Sco:us docet quol. 18. adit. inquit enim ibi , quod
licec a&us exterior non. habeat rationem vo- lantarij & liberi , nii
mediante adu. in- .. terioti volütatis.qiádo t a&us. exterior coniungirur
cum interiori, & ex illo pro- potort fic; & in ratione'a&us
conuentüt vniuocé forma fubttantialis, & acciden- talis,cíto accidental:s
non a&uet, niti me diante forma (uübftantialis , quod exem- plum valeat
,quantum poteft, Colhig:tur etiam folutio alterius qua» fiti ,' Angenus cadem
hibinidinc refpis ciat [pecies,& indiuidua in ratione fübij. €ibilium;an
potius diüería , dicendum .r, cít , quod itudine eiufdem rationis refertur ad
vtrumque: Ratio eft; quia ex parte generis femper e(t cadé ratiofun- dandi,
(iue ad (pecies referatur, fiuc ad in- diaidua, nam dc omnibas przdicatur, vt
pars materialis, & vt praedicatum incom pletum;X é contra ex parte: fpecierum
, & indiuidaorum ratio terminandi cft eadem , quia terminant generetarem
wt. ,— plura fpecie diftintta, (iue (pccifiza s flue - "muümerica,ergo ad
vtru;mq; refertur relas ——— tione eiufdem rationis,Scfpeciei; Anve- deereidims
T ro referatur ad vtrumque ea I i» -ne ctiam numerali, per quam cedit ,tunc
ille excerioggrt di ftin&us, ha- H, bet ratioticm volanafi y diftin&al.
fpeciem attíngat, &i aré ,- 3 ] "t quia vofuntarij meliaté , vade hoc
iplD -poreftdici quod fi e lito 0 hábet
diftin&am rationem liberiabimte- — intelle&us natütam Eo, EUM &
indiuidais,cadem indimitblitelatione —— xo vtrumque , fecusautem » fihoc —— i£
, us e riori,quia interior eft liber immcediaté. , qua do&trina ex integro
poteft huic pro- polito applicari , & per cam probari ctiá s ITEM om
indiuidua eíTe proprie fub jcibilia gene- ; Ed ris, licet mediaté,&
depédemer à (pecie: & hac (ententia eft Scoti q. 17. Vniucr.in fol.ad
s.quam paífimal:j (cquuntur. 4$ Vnde fi etià velimus a(hiznare ada , quatam , &
totale cortelatiuum gencris in ratione (ubijcibilis , prater... quod nil aliud
eft ,quod habitudinem generistet- minatc poffit, hoc fané erum fpecies , ac
andiuidua (imul ; vcl (1 placet , poterit €t conftitui aliquod commone illis.
impot- 1atum per hoc , quod eft plura fpec.e di-. flintía , quatenus ambo
conaeniuot in rationc fubijcibilis ad genus. Nec. ob- flat,quód fpecics
immediate fübijciatur enerisindiuidua veràó mediate , nam hac ftante hac
difparitate potfunt habe- rctationem communem , & vniuocam in rationc
fubijcibilis,(ic.n.de fa&o videmus rarionem (ubttàriax vniuocam eífe corpo-
Ei,vt 16, & cali corpori,cám tamen ad tale vorpus non dcícendapnifi
mediante cor- " T UA d vd ARTICVLVS IV. ^ — Expediuutur varia quafitade G
46 Y. *nr - lit in quid przdicari exercice S in recto de (uis inferioribus
dicendo ,ho-- ndis eft prec "e da itandi cíL,quia pars,vt fic, eitó
potficin obliquo pradicari de toto, veré enim di- «imus homo con(tat anima ,
habet cor- pus; caput , &c.inre&o tamen enunciaci non pote(t,vnde non
bene d.citur, homo c(tanima, homo e(t corpus, i43; docuit Arift.4« Topic. cap.
2. & fuadet manite- fta ratio , quia hoc przdicatam 25/mal vt pars dioit
isé in homine gradum feniitiuum, & nihil alind, vade ii przdi- caretar,yc
pacsfaccrec banc (entum, ho- mo e(t animal .i.bomo c(t ca aacmàl , fiuc homo
nóe(t plu(auam anunil; vnde vt aliquid de alio vcre pradiectur A "Te
" 5.1.45 Genuspradic.cvt totumyvelpars.evfrt. IV. 437 &o , debet
aliquo modo dicete totum il - lud;quod dicit fubiectü,hoc .n de rigore
importare vidctur copala eff in illa pc- .— dicatione bomo eft animal , ncmpe
sé(us eft,animal cft totá illud quod cft homo; cum igiturin propofito , vt
conftat ex di- &is , animal dicat partemceffentie (uorü inferiorum,non
vidctur pote cam vecita- te de illis enunciati in przdicationcexer- «ita ,
& io redo . . 47 Adhoc dubiü dicunt aliqui,vt A- uerfa q. 16. dc gencte fc.
5. in finc , Di- dac.a lefu difput.6.3.5. Blanc. difpu.5. fec.ro.& alij,
quod illud axioma ; gy pars nó przdicatur de toto, verificatur ctun de partibus
phyficis, vt (unt materia, & forma;ac etiam integrantibas,vt caputy&c
brachium, non tamen de. Metaphyficis , huius rationem reddit Didac.quem (equi-
tur Blanc.qüia cum partes Meraphyice Tamantur à tota tei entitate , nimirü ani-
mal, € rationale ab incegra. humanitate, fub diuer(is ramen gradibus concepta»,
hinc eft , quód ctiam in ratione pacium dicunt totam naturam fpeciei , cunus
süc partes, & idcó etiam in ratione veh am potfunt predicari de roto , quod
dici he- Pid partibus Phyficis,quarum neutra icit totam entitatem ret
conitituta . Hic dicéd: mod is n5 fufficit , mí aliud addatur,quia vt vt bene
notauit Ru:uus c. dc genere q.. j. imó & Scotus ipfe q. 16, Vniuerf.ratio
allata , quód pars nequeat Cer detoto , zqué m litat io parti- Metaphyiicis ,
& rauons , ficut in Phylicis. &
vealib is, & excmpla &dducta ad'rd probandum fun: ind ffercater de. 5
partibus his, & ilis. Raciocna. difcrimi- ms adduct: à Didic. nihil
conclidit,cum | falfo innitatur fundamento, vt infra vidc- bimus . 3. cftó cnim
genus diceretur fu. mi à tota enutate phy(ica rci , non tamen itat à tota
entitate metaphyiica , de qua hic ett (ermo,qu:a nó fumitur à d ffe rentia ,
quod, (i (amereiur à tora encitace : Ca , cü prz dicatum dicat quan- tü actu in
(c continet,tunc genus coa c(- fenià fuorum infcriorum.predicaret, cü toram
actu imporret , quod acc ipíc i:dac.concedcret , cü nobifcum tencat (olü dicerc
partem matcrialcm cícnuz, 25^ 48 Alij dicür,quod licet genus, vt psce
metaphyfica a&taalis , néqueat cum vc- ritate przdicar: de fuis inferioribus
; vc probatallararatio , tamen vt pocentialis -i,non vt a&u componens , fed
vt potens componere (ípeciem, poteft cum veritate przdicari , ficenim altquo
modo cótiner totum, quod continet (ubic um , quia cü po (fit proxime coniungi
cum hac , & illa- diífccentia, continet illas omnes in poten. tia , &
hoc atis cft , vt dicatur continere totum;quód continct fpecies, nempe vmá
partem a&u , & alteram in potentia ;. ci. tatur à Ruuio pro hac opi.
Cantecus qaí- dam hic c. de gen.q.5 Scd ratio allata, pars dc toto pizdicari
nequeat pec modu partis,qué probat de adanili , & poten. tiali, «cbene
notant Comjlat. difj»5 q. c. fepugaat eaim, quod pars metaphy(ica ; fiue
conderetur, et a&u com»oart , (iue vtantecedit compof(itionca, formaliter y
quatenus pars c(t, contiacat cotum illud , quod coatinet compofitum , cuius cft
5s, vt patceccontideranti . : Alij concedunt partem. poffe predt. cari pec
modum partis , ncgantes ad vc» ritatem przdicationis necelfarium effe, e
pradicatum importet totum cífe ubiet: , fiae explicit , tiue inplicité,
fei(üfficit , vt importcet aliquid de fübie- &o;feu quod includatur ia co,
itavt (cn- (us tit, liomo eft animal.i. coatiaet na« turam animalis , ira cum
quibuí(dam alijs videtur (cnure Pafqualig. difp.s fcc.4. nu.2 scd hic diceadi
modus satia reij- citur , quia (i jn predicationibus in recto (ola talis
inclutio figa;ficaretur, & (uffis.— ceret fenfus allatus, pofet etiá pars
phys fica, tàm integralis , quàn eential.s de fao toto in recto jtd oi didtado,
ho- mo ett corpus,hoimo-éft capat, nam itae partes veré includuntur in (uo
toto; at re vcra pizdicatio in rcéto aliquid plus. fi- gurficat, nimirui hoc
cile illud, vnde c dicimus homo ctl animal, noa cancum fi- guificacac animal
includi in homine , (cd hoiiaem etle animal , & hoc clie quic- qu;d iilud
ctt. , nain per ly animal. nihil excluditur ab homine;quaa homo (it ii- tum
anunlynam pradicaco etfet £alfa. any icd aliquo modo denotatur Me » q 438
Difpat.1V. De Vise alibus.in partie. € 5 »quod importatur per hominem . 49
Hacigitur dc caufa Tlomiftar có- muniter (entiunt genus ., cfto fit tantum pars
fpec ci pralcindens ab alia.cóporte ; .qua: eft differeotia » praedicari tamen
de infcrioribus per modum tot'us potentia- lis ; «um«enim fübhac ratione
continet implicite, & confuse ctiam differentias ; «onícqucnicr continebit
toram | fpeciei quiddititem , «nde hac ratione poterit de ipfa inrcQo prz
dicari,ita Suarcz dif p.1 j. Mct. fec. 140.16. Soto lic q. vn. ar. 2.
CoójL&.Ruuius cit. Mafius fec.2-9.2.Ca- ict.de cote, & eflen.c. 3.
dicentes clic cx- preflam (ententiam S. Thong ibidcm;do «ent igityr ad
ycritarem pracdicationis in 0 nó rcquitiquód prz dicatum actu , & Lomaliter
dicar ; quicquid dicit (üb;c- €&um(alioquinnon forct przdicatio for-
malis,(cd identica) fed fufficere , vt dicat impliciié,virtute?& potétia,
& ideó quá- uis genus in ratione totius vniuerfal:s non dicat aiu,
formaliter , & exprefsé ,cuic- quid d;cunt fpecies, quiatamen e tum illud
confusé, com (it totum portn- ziale confufüm includens differentias, po terit
cum vcritatc przdicari in rcéio de fuis infcrior.bus (ub ratione totius vni-
ueríalis,& poentialis . ] Cz terum neque hac fententia ,. quam- uis
communis , rem bene explicat. , cum €nim docct genus , quando praed catur de
(pccicbus, nonfe babere , vt partem d vt totum potenciale, quatenus in con-
fufo dicit , ac implicité totam (pcciei ef- fentiam,de qua przdicatur;
quzrimus, in quo fenfu id intelligant vcl enim eatenus icit totam fpeciei
e(fentiam qnia conti- ncat ind» ; &nonn poteniia rantum coníuío tamen, ac
indeterminato diffcré- 1ias, quatenus non magts hanc dicit.quá illam,ted
promifcué omnes, vc Suarez loc. cit. mfinuare videtur, & bic(enfus elt om
ninó fal(us, mox enimottédcmus , genus jn potentia tantum. conuncre. ded.
tiaS,non aucem in acta copfufo, & impli- «ito, vnde liget pre dicetur
tanquam totü potéciale de (peciebus , adhuc pra dicab:. tur canquam pars
fpeciei, fi vcró dicát &ó £otincrc in actu confuío diffcrcntías, (cd tantum
ligaificare totam náturam [pcciei ves? . * (ub gradu vnineríali(upetiori , vt
explicar Ruuius;fic fané manifefté patet non dice. retotá naturam fpeciei, quia
dum fignifi- cat naturam (peciei. folum fab gradu vni- veríaliori, vtique fc
haber tantum. vc par fpeciei abítrahens ab inferiorum d;fferé. vjs, &
importans (olam rationem gene- ticam. communem. Accedit per. praedi. catum
gencricum vnam fpeciem ab alia non d Ícctni , (ed prorfus copucairc ,
&itaenimciaridevnafpecie;vtnu!lapror(usfactamutationeilliusprag»!1cat;inef,fcobic&tiuo,potietaltericompetete,et»gonecexplicite.nceimplicitedicittoruimefiefjecieialioquinperipsü.&yfpeciesdicernereturabalia,&illudipsüprediestaumdevnafpecieenunciatummópoffetaltcricompetere,ergoetiamingaetionetotiuspotentialsveré.pradiEtantummodo,.vtparsRies!à»foDicendumigitorcftcum,Scot,16.Vniuerf.quodcflógenas,totumporentialedicattantumelicntiz,dumtamenprzdiciedicendo,homocítandicaturquianonfignificdumpartis,fedpermodamtenusprzdicatuminconctoexcon(esquenufignificattorumiuenimcft;ad.bocvr.portatur,pecfabie&tum;inris,quoditaexplicaripotftvcrapropofito,przdicaiuqfcidemcum(ubiecto,fedquando
vni-- ucríale przdicatur de inferiori in con» ——— creto. pizdicarum eftidem cum
fubie- — — &o in raiione habenuüs, dum enim dicio —— — mushomo eülanimal
(cníasett;habens — humanitatem eft habens animali » quare pradicat €to in rationc
fupgeliun ios malitatem , inlüc, modum faciliter rc hanc declarauit Door loc.
cit. in fol-ad : 1,& 2. dumaitanimalpradicari de ho» — — minc non per modum
ni ledtotius ,—— — quia etli genus primario Importct. mas teciam , &
diffrentia formam, M rio tamen 1mportant totum , quod cone notant , quod
explicat cxemylo Auiceu, $.Met.de manuato , & capitato qua. di- ueifa
fignificant primario f. manum, & caput, capüt , vttümque tamen ex
confequenti B fi t touiin in ratione habentis, nàm | — gnáfiatam exponitür per babens N vbi habens
rigo eft de (igniticato manua- | tis (ed demodo fipnificandi per. modum totius,
vnde licéc dicére nion poflimus , homo eftuianus;eft cáput,dici tamen po
teft,eft manbatas,e capitatus, & expli- catur,eft habens matü;ctt habens
capat. * $t Cotta hune rdiiodü explicandi quo- modo fetioti tum eft
denominatiuum , fi igicur genus , vtveré praedicetur de fpecie , debet pre-
dicar: in concreto: y jam deilla prdica- retur denominatiue, juod eft falso ,
qaia priedicacut v6isocé . Tam 2. quia vc vr- m Blanc.citifilíum e(t , quod
animal fit abés an'malitatem, quía porius e(t ani- malitas fubiifteas ,
concretum enim füb. ^ Pftantüle (tolum dicit: naturam cum fub- | filtentiz, €cgo aonbene explicatuc illas s homo
ett amimal ; in rationc t dicacioy quia pozdicauum ex cónfequenci E cote dioe
eilelbicdti » ergo praedicatio generis de [pecie , vel efT'et idenuca , vel
nugatorid, quía rdem bisponeretur. Tam — 4pportes phylfiez , & incegrantis
magis di- ' dinseürucà totoquam metaphytice, ille Anmealiter diftingauncur à
totosi(Ez nop; fedillit inconcreco przdicantut- de toto dicendo,homo c(t
animatus, cft corpora tus, cft capitatus , ergo iftz velut magis "intime
poterunt veré praedicari de toto. , : étiamlfimantur vt partos. fum tandem, | -
quia r.Po't;c.4. Anf, docux parces defi: niuónis preedicari
de defimto . "Ust Refp. Doctcrhie neg:a(fumptá,li : romne denominatiugar fit: con- cretum; ton camcn
odnce concretum eft denomipatiaum, quia denominatiua pro- prié funtillaqüz
caduntad lubic&um , vel 1T fübiectum .,. & ideó: nomine adicétiuo
fignificautur , & pra dicantur inquaale totaarconítat cx corum dcfiaftione
, vt explicuimusdilp. 2; q. 6. nus przdicetur in re&o de in-: , arguitur,
quia omne concre- 9 Quimodo cont.Genus (pecies,cov differscodri.I. 439 animalautemmon
cadit ad. (ubieztum » vcl quafi fubiectum s (ed proprie a4 :nfc- rius , nec
nomineadie&tiuo fignificitur » fcd (ubftantino , & predicatue in quid »
Ad 1. fi Blanc. inceliigat , quód animal de principali fignificato non dicit
habens 'animalitatem , fed animahcatem fubti- ftentem,verum eft affumptum cun
cius prob. quia nec Deus de perfe (igaificae tó impoitat babeos Deitatem , vt
$corus docet 1.d.4.q. 1. a4 4. Si vcro incelligat , quod neque illud dicat.ex
confequeati , ac de connotato, ncg. a(fumprum,quia 9 Darua(cenus à Doctore in
ibi allegatus in hoc (enfu inquit , quód Dcus c( diu'e nam habes naturam ; ne
ex hoc fequis tueuotcoDoogquaed mulünlicatiog nem conccetorum |
fub&antialium. non fufficit maltipl:cacio fuppofitorum , fed requricut etiam.
plurificatio formarum ; vtdiximusloc.c:t. difj.2.q. 6.ar. 2.in di- ninis autem
funt vti que tria fappofita ey fed vna fingularis natura. in omoibus , . Ada.
Negaur con(equentia , nugatio enim ,
& identica pradicatio fequuntur tantum ex idenuitace. priacipalis 6 gnis
cati ,nonautem ex identitate connotati y. nam dicimus moülicusalbus currit
abíque vlla j ror(us nogacione ; licét. vtrüque idé fübiettürconnotct, qua ref;
olio inQuitue à Doctote hic q. 16. ad r^ Ad 4.quíta par- te$ metaphyfice funt
intimiotcs phyftciss
&intcgrancibus,(equiturfolum,quodpotlincpradicaridetotoinconctetono«mnefübttagriuo,vtfacitgcnusyvbipatstcsphyficage;&integralespradicarinesqueunt;ni(iadiectione,&pecmodumdesnominautis,nonfequanuartàmen;gpvnquaprzdcacpotlint
pcr modü parus. Ad 4« ait Arilt. vique. partes defininionis praze dicari de
definito.quod concedimus,nom tamenáit predicari per a oduim partise 5 $5.
Quaritar tecundó, quomodo ges nus conu necat (pccics, X d. lrerendas,am actu
faliim contu(o, & 'püeterininato;a poicftate folum; Ceriücft apad omnes y
ipecies , & differenias non contineri m gencre formaliter , &
explicité ton€ «m dc nulla pecie poez.
cns cuim P ien pradicari 4 nim dicendo lomo cit-snis mal, (caius cticu houio
clt ani;al m a ias * 44e — Difput. IV. De Voiuerfalibus im partic. — "
nale, & irrationale; nec poteft etiam im- plicité continere genus aliquam
differen- tiam dererminaté, quia tunc noneíler in. differens ad omnes . Quamuis
autem có- pertü fit apud omn:s genus a&u in hoc fenfu d fferentias non continere
,non dc- fuere tamen , qui dixerint continere om- nes implicité a& confufo,
& indetermi- nato, quatenus oon magis hanc dicit ,quà illà,vt dubio
precedétiinGnuaunimus; cui fentent'a confemit. Auerfaq. 13. fe. 5. dum ait
neceífe nó cffe, vt genus pesfcóté praícindat à differentijs de quo infrá.— $4.
Dicendum tamen eft ci commuoi, nullo prorfusmodo genus continere in actu
fpecies, & differeniias, fed potefta- tefolum. Ia Dodo q.z5. Vm. propa-
"y, tum quia 2enus importat gradum fu- periocem ad illam , quem important
fpe- €ies, & diffcremia, & ab illis abfira&um «f. ab bomine,&
ab equo; à rationali , & irratiopali , ergo aétu illanon includi , alioquin
actu ab cis non prafcinderet ; t*um quia hac ratione DoGor s. d.8. q.5. ad
Conf.primi arg. pro Henrico inquit, €p conceptus generis, & aher quicunque
«ois duobus cít neuter formaliter ad illa; tü quia vt arguit Aritt.7.Met. 42.
(1 a&tu dhifferencias contineret, cum be fin om- ninó diucr(z,&
oppofita, vinc actu eid€ oppofita ineífent , nec refers quod con- tinentia (it
contafa, & indetcrmimata s , sodó (ic actualis; tum tandem quia. gc- mis,
& diferencia font conceptus diaer- fotum graduam eiu(dé natucz ergo ncu-
trum incladit atu alterü, Gcut in €ompo- fixo phyfico vna pars non includit
aliam; remanet erg5,quód (olü potettate conri- ncit, axem eft natura füfceptiua
om- njum differenciatum diuilim , & per cas contrahib.lis ad banc , vel
illam (peciem «onftituédam, quó4 clare docuic Pocpb, €. dc ditfcr.dum dixit de
gencee. poteflue idem babet omnes , qu Jub fe Junt 'fferentias, abu verb uud am
, & Aciít. ipfe 1. Poft. c.8. dicens
$upponauur tale e[fe genus , wt fit fecundi potentiam in plus. Yono bac rationc
dicitur totü poten- tiile, quia nimirum a&u nó includit, nec fpecies,nec
differédasfed poteftate cm. ^ $5 Relpoden: aliqui genus císe aftra &um à
fjxcicbus, & differentijs, si cons ceptum explicitü, non autem i1mplicitü
y. & idcó implicite importat differentias , & totam cfTentiam [peciei .
Contrà , (ic vrgemus, vcl in abftractione peneris à Ípeciebus, &
differentijs , intelle&us re- linquit differentias,vel (ecum trahit, fi re«
linquit ergo nullo modo actu eas iaclu- dit,ti fecum trabit , esgoab illis non
cfi facta abfira&io. Dices, relinquere expli- cité, fcd fecom trahere
implicite. Córrà, n.hil poteft genus dicere in tali eíse obie &mo,nifi quod
manifeftatur intali cogni tionc, nam genusvt fic , aliud e(fe non.» babet, nifi
quod exprimitur inintclle&u ex vi talis cognitionis , vel ^3 aei 4 iab cile
obicétiuo includit differenuiam, vel non, fi lecundum habetur inventumy fi
primum , ergo non tantum implicité , fcd ctiam explicité genus differentiam — —
e buius » Oniscótcmdivtde- — — monítret, quód rc(poadere genas. ip eie pracifo
dicus differentias implicite eft — — a(ferere,quód ab[olaté illas non. b ou.
tct,quia nihil pote dicere in illo el fc obie&iiuo , q» non manifeflatar
inco iuone,vnde uit dcfend 1; quod od. , includat osi HB rationc identifica»
tionisqaam ci ipfis habet à paste rci, nà autem fecundam cffe ris S EN 16.
Quàuis anté genuspoteftate. fo contineat fpecies, & ditkeremrias, b : men
continentia potencialis non eft ciu dem rationis , fpeciesenim coninet, ve- -
lac faas partes fubie&tiuas , de quibus ef - przdicabile inquid , vade
refpcótu ear dicitur totom potentiale, nam tale totam, illud eft,quod ita
concinet faas partes, vt tamen cx illis nonc ur , led anta de illis it
pradicabile » ac proinde illas — potius componat, & con(cquenscr finga- la
p fix ipfum totum,vt docet Scot. 2.d.3.q«4. Hi,
& ideà non cft proprie to- tá, fed metaphoricé tantum , & (imilitu-
dinarié, vnde Acifk, 1. Phyf. 4. non appel- lauit illad abfolut& totum ,
(cd quodam- modo totum refpe&u veró diffccentiarü non dicitur totum , (ed
pars poxentialis per illus perfe&ibihis, & determinabilis y & cius
contiacntia cít. in generc cauíae masczialis eo modo, quo materia dicitur — Y lucibiles , nam (cipit formas , quibufcü
conft ituit va- .. tias [pecics , ita genus diucrfarum diffe- . gentiarum eft
(afceptiuum, qubiufcü mc- ..— taphyficé componit diuer(as fpecies. -— In
oppofitum folet obiici 1. quia A- rift.1 ,Phyf.a4.ait, vniuerfale totü quoddà
e(t, multa enim coprehendit , vt pattes. f. fpecies, & 7.Phyf. 3 1. ait; in
genere latere . gquiuocationcs;quia .f. a&u continet di- uer(as
differentias , quz pariunt z:quiuo- — — — cationem. Tü 2,cum genus predicetur
de ( fpecie; dcbet a&u cótinere cotum idjquod d dicit (ubieQum , alioquin
falfa effet pra-- dicatio , non enim pars potefl pradicari dc toto. Tum
3.genus, vel eft pars actu , vcl cótum a&u,non primum crgo fccun- dü ;non
cft auté totum metaphyficü;ergo : logici . y cófcquenter continet actu ipe |...
€«s, & differentias laltim in contufo. TG - ———— Asquia hsc ratione genas
dicitur à Boctio nuis fimilitudo (pecierü, quod non cí- fet nitifaltim actu
implicito eas cóntinc- zct5àc €arü differentias. Tü j. genus con- tinet
actualiter vnicué, & nontantü po- 1 &cialitetsgp cft ci realiter
i&éuficatü (cd : lllercatié realiter 1déti ficantur cum ge- (0 merestomnes
facentur, ergo &c-Tü tan- E . dtmquia gcnus cít rclatiuü ad fpecies,er ] go
a&u dicit illas, & earum differentias. Y - $7 hefp. Arift. primo loco
loqui de | ' coprchenftone potentiali, non a&uali,& loquitur dc
vniuerfili in ordine ad partes fübiectiuas , nonin ordine ad. differétias,
& vocat illud totum quodámodo , & ti- militudinarié,vt diximus, &
fimilitudo có diit in hocqp ficut touim talé habet lati- tudinemvt non à
fingulis adequetur par- tibus, (ed ab omnibus tiniul, fingulas aüt Cxcedat ,
ita vniueríale poteft ivefle plu» ribus inferioribus , & de ploribus pra
di- Carijita tamco,quód eius inexiflentia, vel ptzdicatio non adcquatur à
fingulis mfe- rioribus ; nam licét totum fit in fipgulis non tamen totaliter,
& adzquaté, nifi in omnibus fimul; in alio loco ait in genere latete
zquiuocationcs, quatenus quz fub IC continentur, non in co ri- goro(o gradu
vniuocationis conueniunt ficut quz cocinétur fub eade (pecie atho- Logica . i
Len Genus f fpecies infima Viiüérfe det-IV :.441 ma,vt notat DoGor
1.d.5.3.3.Q.. Ad ?- fauisconítat ex dubio poeced.ad vcrita- tem propofitionis
nó requiri , qu ód prz - dicatum a&u contineat , quicquid cont!- net
fübie&um , fed (ufficit , quó d fint idC in rationc habentis, & ficin
propofito , cum genus przedicatur de (pecie in cócre- to,przdicatum eft idem
cum fubic&to in ratione babétis, licét non fint id€ forma- liter in ratione
totius, & partis. Ad 5. to- tum genctricum, vt tale cft,nec cfsetotum
a&ualc; nec partem actualc, fed actu cfle totum potentiale,quia non dicitur
totum potentiale,quafi potcriam habeat ad hoc; vt fit totum,fed quia potentia,
non actu , fuas continet partes. Ad 4.dicitur genus tenuis timilitudo
[pecicrum; quarenus im porrat rationem generica , 10 ta omnes inadzquaté
conucniunr, & ex li:c inadz- qua tione procedit tenu:tas fimilitudinis,. nó
autem quia imglicité innalaat omni ü differentias , vt cx Scoto colligitur
q.4.. Voiuerf.in finc. Ad 5. negatur difícrétias identificari realitati
gencrica in (c fpe &arz, folum enim ei realiter identificatue rationc
tertii .i, fpeciei; quam cóllituunt, vt notat Brafau, q.24.
Vniaerf.inhoc.n.diftinguunturgenus,&differentiaàmateria,&forma, quód
non vniuntur inter Íe v«nionc aliqua Ns ipfisdiftin&a , & fe. parabili,
ficut materia , & forma , v- niuntur fcipfis , & per identitatem in
ters tio. Ad vlümum, probat tátum genus
re- fpicere fpecies, & differentias, vclut ter- minum fuz aptitudinis , non
autem tane quam partes intrinfecas ,& formales, $8 Quaritur 3. An genus fit
(pecics. infima Vmuerfalis.Aucría q. 10. Log.fec, 2.putat genus e(le capax
diucrfitatis (e« cundum cífe formale vniuer(alitatis, & ideó non císe vnum
fpecie ahoma ; (ed diuidi poffe in dincrías ipecics , ita vt di- ueríitas
proueniat ab ipía aatura , & 1e« dundet etiam in ipfam genercitatem, —
Dicendum tam£ cft cum cói genus ef. fe fpeciem athomam in rationc genetis, ica
q» nó dantur plutes fpecics genereita, tis;led vnafola infimasita Scot.q.9.
Vni, uetf.vbi ocs cius E» pofitorcs ;& quol.ó X. & (cquitur ex dictis
difp, prac. q. vlt." vbi flauimus diuine vpiucriale in cói o in 343 .—
Dif.V. De in genus, (pecie, &c. efTe diuifioné gene-. foi : propofito i- —
Ki [j'ecics infimas ,& abe ID .«étfundamenta remora(int diuerfa ,& — —
di&is , quia genercirates fundatz: in na» ter C turis, etiam diuerfilfimis
, vc fübftantias quantitate, &c. quoad rationem denomi- nandi illas , &
predicandi de iplisomni- no conueniunt, & (olum ratione. conno- 1áti
dift:nguuntur;(icat albedo hominis , & cqui ciufdem funt fpeciei , &
(olum fpecie differunt materialiter , & rationc fundamenti. Confir; quía
fpecies vaiuet - falis per dinerfüm modü cíTendi in mul- tisvel przdicandide
multis di(cernücur , fed omnia genera, fiue fuprema, [iuc fub- alterna, (iuc
fubftantialia,Gue accidenta- lia,& quacunq.excogitari poísunt;habéc cundem
modum cedi inmultis, & pre- dicandi de illis, nempe per modum parcis
materialis, ergo omnia illa fub fpecie in. fima generis continétur , & ró
gencris in cói oibus illis coucnit, tanquá indiuiduis naturz genetica
formaliter accepta, $9 Sed vrget Auerfa cit. diueriitas re- lationis, &
aptitudinis, no (olum fumitur €x diuerío modo reípiciedi, fed etiam ex
diuctfitate fübie&orum, & terminorum, nam de ratione relationis, &
aptitudinis non folum eft talis, vel talis modus tcípi- £iendi, fcd etiam ordo
ad talem , vel talé terminam»& ordo talis,val talis fubiecti, crgo exteali
diueríitate eorum reíuitat euam formalis diuerfitas in 1pí(a relatio- me, &
aptitudine , atque ita diucrátas — quantitatis
& fubftantiz cedundabit in , gros geuscn malc, - — ARcelp. hane,
& alias rationes eiu(dem tcnoris, quas ibi Auer(a cógerit,nó infer- o —— xc
inpluribus generibus diuecforum pre- . dicamenterum srh eíse formale generis, .
fed uh sim materialocontingit enim tau- aum fecundi naturam , quz fübítecnitur
neteitati ; quod ex eo £otugin, uia diuerlitas non importar diuersa . bitudiné
ad inferiora;fcd folum diuerfam rem,qua referatur , vt qp fic (ubftaria, vel
accidens; igitur ad arg.diftingui debct af fumptü, quod fundamétum remotum nó
diuerfificat relationes, fed fundamentum proximum, [eu ratio fundandi,
fimiliter tetminus materialis nó diuerfitcat rela- ignes, fed cerminus forsaalis
, (ca ratie - tionis, vt probatü eft, quia omaes naturis fundant relationem
geucreitatis , quatee. funt plura fpecie diuecfa'. -—7T JN" ftem si fa MSS
ws (M * ww lis terminandi , & ià rmini materiales, tatio tamé fundandi,
acterminádiin omnibus cít ciu(dei ra» musapugsüteücin mulüspermodupar- tis
materislis effenciae, && omnes naturae terminant ralem relaionem ,
quatenus —^— 6o Rurlusvrgcbis adhuc fortias, quia enus (ubfc continet
generalilimum, &. fubalterpum fed hzc fpecie diftinguun- tur,ergo nó eft
fpecies infima ; maior c(t «erciffima apud oinnes y ita quod plufqua pueriliter
ecrauic Fuentes , cü dixit q. 17. diff. r.art.1. geaus primum przdicabile e(fe
dütaxat genus intermedium Prob. min-tum quia illa fpecie differant que —
diuerías habéc deinitiones, & paffiones, "m. fcd genus (apremum,&
fabaltermam funt. —- .huiufmodi;vt patet cx Porph.cidefpecie, — — ergo &c.
tum quia plus diffecunt inte quàm duo genera fub d ha tum nuieto diffccunt,ergo
illa difi fpecie, quia inrer diftiactionem mu " &am, & fpecificam
non datur medium. Refp. quód licét geouslupremum, &^^ intermedium, quatenus
talia fpecie diftin guantur ( dequocamen eft aliqua diffi .cultasapud nónullos
Scotiftasq.12.Vni« — — uctf.) non tamen effentialiter di - nantur in ratione
generis , & vniucrfalis, ««ü codem modo fint i0 multis , & przdi- 'd
centur de multis, gp enim genus (upremü : v nulli alteri (ubijciatur i,fed
interme "o dium vtique , accidit illis quatenus gene- ' ra funt, &
vniuerfalia, quia hac r fubijcibilitatis nihil attinet ad róaenm vni-
uerfalitatis , que conftitüitur perordiné ,ad inferiorayde quibus
predicetur,non ad "faperiora,quibus fübijeiaturgadhuc ctiam — quod genus
fupremum plura habeat infc- riora,quàm intermedium, meré per acci- deris fc
habet ad illa, quatenus gencra o» , quia codé modo de illis multis predican-
.tür, & illa refpiciunt , nimirum vc mulia ,effentialiter diüerfa , vade
non nifi diffe- rentiam accidentalem inter ea poieft in« ferte, quemadmodum
lineam decé pal- morum per excellum quantitatis intcaza * gan- | "mes
tandem linez fpeciem infímam dicimus .. à bipalmariaccidentaliter tantü
d'fferre; .. Éx quo etiam facilé occurritur Poncio difp.2.n.11 1. diftinguéti
genus fuperiusy SH EEUU Mise vridicakilium que - licet vtrimq; prdicetur, vt
pars contra- hibilis, tamen vnum: pratdicatur , vt pars contrahibilis per d
fereatian nó vltima ; élTentialemi, aliud verà puta infimum; vt (4 pars
contrahibilis per differentiam: vlti - gnam effentialem. Hoc enim parü refece
'ea diftinguenda in ratione pradicabi- t Rs De enim iiec tegere —. tias, quibus
contrahi munt ratio- e dens brdicabiu, fed per dcdirienrad ats ———
fériorz,& modum prz dicaridi de illis;co- - — demautem modo pradicátur
deill;s tans X genusfaperius,quam inferiué , quia refpi- iot illa, vcwulta
effentialiter d:uer(as füagis autem, vel mipus intra candcim li- inonvariant
fpecieme — * ET LVASTIOT 34i r i» ? 3! Pate - HG À " - deillo , qdod
przdicatur quid vt cot — de pluribus numeto differencibas de ^» - - fpecie,
& meritó quidem , cum genus, & t (becics relanua cenfeantur ; &
quamuis gnirio rocius pendext ex parobos; vr. "videtar prius de diffciétia
cractaride- esi .. buiffe, vt poté qua ctt alcera pars fpeciei, — —&
priticipslis ; cameri quia hic nó agimus de Specie; ficuc neque de slijs
Vniuerfa- fibus, fecundi cile reale, & metaphyfici, fed intentionale;&
fog:cü, quomodo fpe ^. €ies prius rcfercur ad genus , vtCcorcelati . —wunj quàm
ad differenciam, vt ad partem, ide) immediate poft zenus de ipfa difpu tamus,
Tri&at autem lorph.c.de fpecie, noti tantum de ipecie fpecialifliima,&
in- fima 5quatantü conftituit hoc fecundum vniuct(ale;fed etiam de fpecie
(ubalterna, quia Icéchaec in ratione vniucrfalis , & pizdicabilis à (pecie
omumnó difcrimi- neu. quia pra d cacur de plutibus fpecie differentibus, € idco
ad primum vniuer- E TU TC 3 | €0 VER (ale (petat, tamen quia in ratione (ub j-
443 cibilis in ordine ad genera fuperiora oin- ninà conuenit curo [pecie
fecuhdo prz« dicabili,ideó de ipfa agit in cap.de fpecié, quatenus eft
fubijcibilis, cum cius natura explicuetit in ratione vniuerfalis cap. de
genere. Diximus autem fpeciem fübalter nauy ia ratione fübijcibilis omnim
eifene tialiter couenirecum (pecie infima, quia. g:nus celationie eiu(dem
rationis refertuc o spe fiue (it (upremumt, fiuc inter- iedium;ex eo fo!um,quia
refertur ad in f'riora ;im quibus e(t , vt pars materialis eiT.ntiz, vt in finc
przced. quaft. & arc. dicebamus,ergo
cortuerfo in propofito eiufdear rationis erit relatio (ub Jcibili- tatis
(peciei infima, & fübalternz , cum ad ca refcrantur , vt ad partem
materialé (az eilentiz , imo hac raiione poffümus dicerc füb;jcibilitatem
fpeciei, & indiui- dui effe eiufdem rationis, vt benc
nocauitDidac.difp.7.quaft.r.ínfinc.Exquoconttat,nonrectAuerfamditinguerefiasfpecieseffsntialicer.etiiinraionefübijcibilsq.t.Log.fet.3.ex€oquiafubijcibilitasfubalternafuadacuedit.invniuer(aticategeneríca,&fübijcicurgeisnerijquodhobctfubealisgenecaya€ibilitasvecóinfimafandacorinvniuereubfealiageneca,(ubij-
falitate pecifica , & idcó fübiicitur gene« rísquod fub fe habet tantum
fpecies, qua- re cum fundamenta & termini fubijcibi- litatis vtciufq; fint
diuerti, diuer(a quoqs etit (ubticibilitas. Sed hiec omnía nónili accidént'em
diuerfitatem inferugt intet fpeciem fübaltcrnam , & infimam in ra- tione
fübücibilis,& vr füpra notauíaus s diueriitas fundamentorum, & termino-
rud materialium non diuertificat etfene raliter relationes,fed formalium ,
bieaue tem eadem eft formalis ratio fundandii fabi.cibiliratem ex parte
(pecierum , & eadem ter minandi ex parte generü, quia omnes ad ea
referuntur, vt ad partem mas terialem (uz effentiz; & diuerfitas , qu&
oftendere conatur Auer(a ,non elt , mifi materialis , vt patet confideranti «
Flzc autem qozftio , quia diucrfas continet difficultates, in varios (ecabitur
Artie culos , : Oo b AR-444 ARTICVLVS I. vn [pecic: [ubijcibilis e pradicabilis
A3 etant suia non poceft dati vna 'definitio cómunis vtrique fpecici forma-
recià definiantur . 62 Mere cft pro intelligétia qua'fiti , quód eadcm omninó
na- tura intra feriem pre dicamentalem fecü dum diueríos re(pcectus dicit pra
dicabi- lis, & fub;icibilis ; przdicabilis, quatenus refpicit foa
inferrora; fübiicibilis refjpcóta fuperiorum , quod ecam concedendó cít in ipla
fpecie fpecialiffima,quamuis enim Porph;cap.de fpecie dicere videatur, vni- cam
in ea cíje habitudinem fimul attingé- tcin, & genus; fub quo cft, &
indiuidua , quz (üb ipfa (untyid tamcn intelligendum €fl dc vnitate nominis,vt
notant ibi Ant. "And. Mauritius ex Scot.q.2 1. Vniucrf. ad A.
Caict.Soncin. & alii Expofitores, qua- -XCcnus in [pecie infima vnum cft
nomen vtrinque habitudinis, nam cuicü]ue com retursfiue fuperioribus , fiue
inferiori- us,(emper eft fpecies ; vbi in fpecie (ub- alterna vtraque habitudo.
diucríimodé maturam demominat, nam i icr fupe- . u riorum fpecies dicitur, refpectu
infcriorü gcnus, Suntigitur diuerfz ifte relauo- nc5, non tantum numeraliter ,
(cd etià cf- Écntialiter,imó & oppofita, ficut rclatio- ncs Patris, &
filij ,-Domioi , & fübditi, unt aurem effentialiter diuerfz , licet in
vno;codéque fübiecto vniantur, quia re- lationum diucrfitas à formali
diuctlitate damenti , & termini attenditur , talis autem diuetíitas
interucnit in propofito, quia terminus predicabilitats funt iofe- riorayde
quibus natura predicatur , fun- —o. daméum veró ipía naturz communitas, vin
qua;illa ieferiora conueniunt; terminus aurcm fubiicibilitatis eft ipfum
faperius, «ui eadem natura (ubiicitur, fundaméntü - vcrà ivfcrioritas, (cu
dependentia ab illo; adhuc tamen benc poüiunt oppofitae. rc- Tationcs eidem
conuenire refpectu diuer- -/ forum, & füb diucr(a ratione . 63 Exquo
deducitur, vtbene Mayró adnotauit pa(fu 3. & 4. Vniuer(.& (equü- tur
Complat. difp.6.q. 1. Sot. c. de ípecic, - Mafius (e&t.
1.q. 4. Sanc-q. 5 3. Auería q. - 11fec.5, & alij. Speciem reipectu (ubii-
tibiis ; & pta djcabilis gquiuocü nomen Difjut. V. De P'uiuef. im parti.
-ne fpeciei, cum aliqua tamen analogia s . hitionis generis;vnde folü ccftat
explicas ia ifti tefpe&us fant oppofiti , & ita diuer(i , vc Ee odins
fpeciei in nul. liter (umptz; cóueniunt ergo fpecies pre- dicabilis, &
(ubiicibilis xar. in nomi- quia vt aduertit Orbel.cap.de fpecie, no- : men
fpeciei verius conuenit. fpeciei (pe- cialiflime,quàm fubalternz, dicitur nam-
quc fpecies à (pccificando,ícu determina- do,gcnus autem magis determinatur in
fpecie fpccialiffima , quz non poteft vite rius (peciacari , & determina:
per diffe- rentas formales , quà in (pecie
fübalternayquzadhuceft(pecificabilis,&dererminabiliseísécialiter.Hacigiturdecau(aPorph.dittin&tasdevtraquefpecie^tradiditdefinitiones;X(peciéprzdicabilemdefinitperordinemadinferiora|dicendo$peciesefl,qu&depinribhammerodiffereniibusinquidpradafub:jcibilemveróinordineadfüperiodicedo
fpecies efljqua |ubiciturgeneris — C de qua genus in quid prd. pra babile enim
eft hanc eífe vnicz gum definitioné, vt ipnuit Sce ol.ad ;.non veró plures ,v
arbitrati; Quariturergoi iftz Worm eue de a 64. Dicendü eit vtráque ef fignatà;
ita comniver D'adtorc tus pre(ertim q.2 1. Vniuer(.& probatur , quia
vcraque harum definiionum expli- cat adzquaté edentiam definiti , ipfum];
di(tinguit à od nó c(t ipsi ; vt patet di(currenti per (ingulas; & quidé
definitionem fpeciei pradicabilis , duis- tum ad eas particulas , in quibus
conuenit cum genere, explicare nó elt inod? nece fe, ci (atis liqueanr cx
explicatiouc defi- t€ particulam diftinguentem (pccicm à genere; quz eft illa
de pluribus, n.4mcro differentibus , & expofitiué dcbet in:clli- gh vt
& de illa particula pluribus jpecie differentibus diximus circa
dcfinitionzin generis quatenus exponit , & dac iniclli- gere propriam
diffcrenciam,qus ctt prq- dicari totam cllentiam ind uiduorun, ii eut eim id ,
quod praedicatur de plui. bus basfpecie differentibos, neceffarió dicit - folum
partem cffentiz illorum, ita quod - przdicatur in quid. de pluribus numero L- differentibus,co ipfo dicit totam eficntià ^
jlloram;d/fferentia cnim numceralis fola.» ^4 non eft cffentialis, fed
materialis. Vnde numcrus bic accipi non dcbet pro nume- ro przdicamentali, qui
fpe&at ad pradi- camentum quantitaris , atque idcó dicitur : titatiuus,&
fit ex diuifione continui, —. fed pro numero tranfcendentali , ac enti- tatiuo qui rcfültat,& conftituitur cx
plu- - ralitate quarumcunque rerum 5 & per res numeratas intelligimus
illas,qua süt mul —- wiplicate per differentias intriníecas indi- - widuales,
quz dici folent hzcccitates , ac proindc funt vlterius inconimunicabiics, bzc
cnim (unt ca;qua propr:é numcerali- ter differre dicuntur , & dicuntur
indiui- dua. Parum auté refert quod hzc ind:ui- dua fint qualis perfcétionis',
vr aliqui expofcunt,quia apud admittentes ralé ;nz — qualitatem indiurduocü (ub
cadé fpecie, fu * Lr fioi illa effentialiter diuerfay ..— fed folum
indiuidaaliter,quia inzqualitas adi ^ a continctur infra latitudiné graduum
alitu. ditam (pc dta titudo, de quà fpecics dica- ir, an a&unlis in re,
veles im intelle- &u, an füffciat tr aptitudinalis, vt dicit de Sole, Luna;
Phenice & c. dicemus ar 5. *- 65 Definitio ctiam fpeciei fübiicibilis —— o
eftexa& tradita, vt patebit di(currendo — -.-pereius particulas; Cü enim
dicitur fpe- — &iesefl, que fubycitur generi, poffet ita — - explicari,vt
fecimus in Inflit.cü cói, vt fit - illud fübiicibile , y generi immaediace fu-
| huic iid escladinss indiuiduum : - quod nó (übücitur generi immediate, (ed Y
mediáte (pecie, vnde & ipía incompleta, |. - . feugenerica, efto immediate
gencij fub- dantur, vt qua ft. przced.art.3.d &tü cft , adhuc t£ ci
(übduntur. fub rationc fpeciei potius, quam generis. Verü quia praetcre quam
quod ap, oncndo ly immediate ett novain particulam definitioni ad exeludendá indiniduum
data hac cpoti- tione4equicuryquód homo non cff. fpc- €ics l'übitancigsvcl
corporis animaus uia fab nilio iftorum immediaid. ponitur, vt : "bene
vrget Maycon.patf.4» Ide cum ipfo Logica , wr o- 9.11. Quid fpecies
[ubijcibilis.co pradic. c/frt.I1.. 445 ibidcm praftat d cere fenfam illius
defi- nition'$ etie, quód fpecies tit vniucr(aleg quod generi fübiicitur, quia
hic folü agi- mus dc co,quod tanqaam vniucr(ale, fcu vnum cx quinquc
przdicabilibus fübiici- tur; vnde co ipfo excluditurindiuidaum; quod elto
gencri fübiiciatur , non tamen tanquam va.ucrfale, quam expofitionem recipiunt
Louanicnf. & Aucría fedt. 2. Fuent. Loan.à S. T ho.& alij,licet Poncius
prima
adharcatrefpóo!ioni.Quodfiobiicias,fpeciemvtfibi;cibilemnocffevniacrfalé,acproindenequevtponiturfubgenere.Occurriturfacilecxdicendisatt,fe].quodlicétformaliter,&reduplicatiué[pecies,vt(übiicibilisnonfitvniuer«falis,material
ter tamen; & fpecificatiné tulis cft; illaveró particula, ponitur fub
genere, vel generi [ubi citurscxplicat na- turam [peciei.fubiicibilis , &
relationem fubiicibilitatis , per quem conftitaiturin tali effe, & tandem
dum additur, de que genus in. co quodquid efl pradicatur,ex- plicatur modus
fübücibilitatis nempe. » fübiici inquid , & fic explanatz manent hi duz
definitiones . . : 66 Neaütyt conatur ofléderc Arriaga difp.7. fc&. 2. in
his definitionibus cir- as committi dicatur , dum fpecies per genus , &
genus per fpeciem definitur y obferuandum cft cum Tatar. q.de fpecie $.Secundó
ciendum, quód vuum relati- uum non debet definiti per fuum correla- tinum , fed
per fundamentum (ui correla- tiuivt euitetur circulus,& fic in propofi- to
fpecies no debct intelligi effe definita per genus formaliter captum , (ed
funda- métaliter , quà doctrina laté profequitur Blanc.feG. 8.de genere; & fet.
a. de fj cic, & ex co confirmar, quia genus refpi- cit fpecie, &
fpecies genus eo m vniucr(ale refpicit interiora)fed vniaería- le nó refpicit
inferiora;vt rclatiua süt,ere go nec genus (pcciem, nec fpecies genus s. minor
patct nam 1n dcfinitione vn;uerfa- lis arie mentio cepisse n tis, definitur
namque y fit vnum aptum cflein multis , eigo ealedale folum re- firicit
intcriora,vt multa funt,non vt infe- riora funt; ícd quomodo vnü relarinü de«
b«ai definire ger aliud , xis Qo 3 D 445 C Tn oppofitiim obijcitur 1. conta dee
itionem fpeciei przdicabilis , quiacó- uenit alij5à acfinito ; tum quia
conuenit Dco, qui pre dicatur in qui d de pluribus numero differentibus f. de
Patre, Filio , & Spiriui San&o , qui in cadem matura fubíftentes.
con(Lituunt numerü trium períonarü . Tam 2. quia etia perfona c 1llis tribus,vt
perfona (ant,pradicatur in Quid , talem enim cóccprum effe ab illis
abftiabibilem cócedic Do&or s.d. 23:4. vn.in finc & clariusd.26. q. vn.
infra Y. & in illis tcipfa multiplicarur , quia trcs petíonz diuiog
rcal.ter intec fe diftin- guuntur; vt perfoaz (unc ,& tanien neque Deus;
nec conceptus perfonz diuina: ad "Ma tria (appofita eft (pecies. Tum
3.alia etiam multa predicatur de pluribus nume tod:ffereatibus ià quid , que
ramen non fun: fpecies, vt patct de anima rationali ide materia prima, de
pancto;& alijs qui- bufdam entibus incompletis. Tum randé quia ditferentia
, proprium , & accidens prdicátur in quid ,'& vt cota effentia de fuis
inferioribus; rationale .n. rifibile, & albi praedicantur, wt tota
e(fentia,de hoc tational:,de hoc ritibili , & de hoc albo . 6?
Reip.negandoa(lumptum, adpri"mam prob.conitat ex dictis ifp. przced.
«q.2.art2- prope finem , quod natura diui- mà in tribus péríonis cxittens
nequit dici , "vniuerfalis per modü 4peciei ,vt docet Do kót t /d.8.q. 3:
prope (in& & Tatàát: Qj. 1. dicam.dub.5. quia nó cft in eis cá (ui
iuifioneyac multiphicitare nuaerali , fed — "éademnumcto. in omnibas, vnde
licét bx — "diti inttres numero per(onit, nó ta- - "snentres numero
Dij., qua ratione docet - "Scotus 1.d.24 Q vn. cria diuina füppofita Ton
poffe áb/olu:e ,& fimpliciter dici na- mero diffecentia (ed tancü ssi quad
| .cü *hac decerminatione peifonarti, quáateous "dici poc quód funt tres
namero per(onz. «Ad'^. difficilior eft folutio, (i datar talis "€onteptas
communis petfonz ad tres di- "minas per(onas, quia ralis ratio communis
"eflet veré malcplicara it illis, & ideó a- tvjant Auctores; concedunt
aliqui habere "modum tpctiei , quia in ratione pet(onz "ino nift
numero differunt, Arciag. difp.7. *fcóis
j« iiquit hibere: 4qnodum. genctis t d GA Difput. V. DeVuiutf. inpar...
.diuinas períonas non folo nu vero differ. quia dining perfonz in ratione
perfonaf »rmali fpecie differunt , quia Paternitas, Filiatio ; & Spiratio
funt relationes di- uer(z fpeciei, Hurtad. id concedit. f.tres tc, áddit tamen
nec proprie differre (pe- cic, quia süt pror(us zjuales in perfe&io-
ne,(pecies autem nequeunt elfe equales ;. ideo concludit conceptum períone,vt
fic, participate de genere, & de (pecie, & cf. fe vn:ueríale quoddam ,
oy Porph. igno. rauit , qui tant cognouit vniuer(ale rerá crcatarum ,
italoquitar. difp. $. fe&. 2, ^ Pafqual.verà difp.74.,(e&; 1. data
cómu. nitate talis conceptusnegat hab.re ratio- nem gencris,vel (peciei,quia
"gui rad horumconceptuum fiaitus e(t, aclimita. — tus, at quicquid eft in
Deo, illimitatam — e(t; (cd nonexplicat poflea, qualis effet — cius
vniuerfalitás. Nos dicimus, fiadmnits ——— q:3. in finc , quia licet Paternitas
t0,'& Spiratio , quatenus rela alterius fpecieis tamenin nalitatum folo
numero differ rct etiam fuo modo ille conc Xc ceptu generico , & differen
nn ab« ftrahi poffit per intelle&tür adbuc inada- quat concipientem
cóceptüs commuais nis creatis, & increatis, vt Scotu$ — - docet loc.cit.
qui haberet modü generis cü hoc tfi ftatquicquid cft in D*o à te rci, effe
infinitam, & illimitatam , ifi. —— namque cóceprus inadquati pendent ex.
no(tro concipiendi modo , ncc explicapt res,vt funt infe di(Ltin&té & adzquate, . 68 Ad 4. ref, ex Caiet.
Cóplug. Amic.Toan.de S. T hom. & alij, quod en-
tiaincompleta ficut noa ponuntur in re- £a liüca , ità nec proprie , &
fimplicite? (unt vaiuet(alia genera » aut fpecies, (ed tancumsin quid. Sed
vcconftat ex dics difp.prazed.q.a. dub. 2. etiam natara is» xóplcuc fundarc
poffunt vcrá , & períca& vni 2 .II. Quid fpecies fubijcibilis , co»
pyadicecfrT.— a wilucrülitatem , quia eodé modo rcípi- iciunt (ua inferiora y
licut natur cóplet , nam ficut animal eft pars msterialis ho. minis, &
Lconis,& vt fic de illis predica- tur ficanima eft pars materialis animz
vcgctantis, & (enuentis, X vt tic de illis przdicatar , vnde licét natura
in (e tiat incomplete , yniucr(alitas tamen lli con- ueniens eft completa.
Necobitat, quód . ponfinrdire&é in przdicamento , bene enim ftat,quód ali.juid
(ic directe in prz- t dicabil:bus quod indirecte rantü repeti- : tur in
przdicamenris,vt patet de ditferé- à tiayquz eft vnum de pradicabilibus, &
ri ' ^ . poneít directe in pra dicamentis ; quare cum huiufmodi geoera , &
fpecies d;cun- "E tur incompleta , id dcbct intelligi funda- fnentaliter
cantum, nó formaliter ratione ipüius vniuer(alitatis,cui docteing fub(cri bunc
Murcia hic q.3.dub.6. Blác.di!p.3. fedt. 16.& alij- Ád 4. concedimus
differe. tiam, propiium, & accidens fic conüdc- i; in ordine .[. ad propria
infepiora y .. habere rónemfpeciei, tunc enim tantum 'audent ratione illorum
trinm vniucr(a- Quando coparantrad fatui. vel quati fübieéta, V nouae Mayron, 3
Na Vrsebiadbc contra candem dc- finitionem,quia homo cftfpecies ; & ta- mer
prz dícatuc de placíbus fpecie diffe- rentibus, yt de inafculo, & feemina ,
plus mmque duferant vir, & mulier, quà duo [4 - witi ied hi numero
differunt, ergo illi (pe [ cie, quia inter differentiam numcricam , &
(pecificam nulla mediat. Hac de caufa i - Redulphus Aericola lib. y.de inuét.
c.6. - &quidam alij dixerunr [pecie infimam lle cle genus intermedium; fed
pror- 1nepté , cü hoc 6t ompinó impoflrbi- le; quantum vero fpe&tat ad
argumentum in fe, dicendum eft mafculum, & feemi- nam non d. ferrc, nitifpecie
accidentali, nó vcró effenuiali , vt ex profeísó docuit Arift. 10: Metitox. 2 $
de quo vidcatur ibi Dottor,& Alcifisin expo(itione rextus; & io hoc
sé(à vetá eft plus ditferre vir y & mulierem ; quàm dào viri abinuiccan ;
vude in differeoria numcerali admittenda €tt latitudo accidencalis. - Deinde
arguitut contra. definitioncm fpeciei fübijéibilis, quia agar aliqu : fpe, cies
praedicabilis , quae nulli genezi [uo .j« Citur, vt materia prima, qua iuxta
noftzg fententiamia Phyf dif, 2.q.4»art. 1. cft fpccics infima , & ramen non
cít (ub ge- nere fubltaug in przdicamento, & idcm cít de pan&o
quantitatis,quod nó eft (ub gencre quantitatis , cü non fic quantitas . Etquod
mags vrzct.genus gencrali(fimü fubtlantiz reípectu huius, & illius fubftae.
tz induit modum fpeciei ex dictis praz- €cd.q.art. 3. dub, z. ergo faltim
reípcétu indiuiduoium incomplerorum , quz dís cuntur genericasdabitur
fpecies'predica- b.lisnemini fuperior! fübijcibilis, 70 Refj.cuidam Thomiflz ,
quód fi^ €ut non inconuenit dari fpeciem fub jci- bilem,qua nó eft predicabilis,
yt ipli ces nent de fjeciebus Angclicis , ita nec inz «conuen:t dari fpeciem
przdicabilem,quae non fit fubijcibilis,ende cófequenter hác
difhinitionemnonrecipiunt,quibus fauet €aicr.eap.de fpecie ,& Tarer quaft.
de - diffcréria un me. Nos veró vuiumq ; hae bemus proincoucementi, & quidé
in pro- polito prorfus ablurdü clt (pecem pra di cab lem admiticresqua non fit
(übijcibie - Wis,quis omois (pecics , vt talis,debct eífe füb gencre, cóponitur
cnim metaphy(ücé coniidcrar« ex genere, & differentia , om illosyt ex
gradufuperiori, ex hac au:£ ve -ex rationc particulari& coowahente ge* rus.
d.cendum igitur cfl ,gp ficu: omnis fpc cies lubijcibilts dcbet etie infe
yniucre lalis vt arte. tà omnis przdicabilis cft eua (ubijcibiiis , fub genere
aliquo có» tincturjquod iiexira przdicametum cO- fti uitur , nonquia:aiiqnid
vniucr(alitas us ad genus requifitze er deficiat, (ed quia non fuudatur in
natura completa, cui foli datur locus in predicaméto,vr modó có- textum eft,
Kato buius c(t, «uia omais natura (pecifica (emper cóuemt cum alt- qua alia
natura jn aliquo gradu eflentialig y.g» inexemplis al latls materia puimacóos
fübitunte prout diio gar db acécen ub1tanums prout diíliu 9esiet 1C; CÓuenit
ctiam in conceptu. pattis phy« - fice cifentialis,licét quoad modum con»
ftitiendt cópolitam phyticü habeant ras tiones primó diucc(ss , vt docuit Dot,
2s Oo 4 Qn 448 d.12.q.1.$. fequitur [ecundó. Pariter pü &ü quátitaris
coucnit cü inttáti téporis in €Oceptu indui (ib lis cótinuaciui, & termi
natiut partium abftraheado à quantitate permanéti, & (ucccetli ua, vnde
licut dixi. mus definitionem fpeciei pradicabilis , €t materiz prima, puncto,
& alijs naturis incópletis competcre cum omni proprie tatequanium cft cx
parte vniuerfalitatis; fic ctiam pet hunc dicendi modü , quem fcquitur Auct(a
q.2, de fpecie cum mul- tis alijs, opiimé defendicur definitionem fpecici
fübijcibilis enfdem conuenire. 7* Adalud de gcnere faptemo de. 5 fuis
indiuiduis przd:cante per modü (pc- cici, concedimus co caía dari (ci pre- dicabilem,quz
nonctt fübijcibilis,vt ecia loc.cit.diximus ex Didac.difp. 7.3.1.qui bene
aducrtit,cum dicitur, omnem fpccié redicabilem efle quoque (übijcibilem , $d
debere intelligi de (peciebus p:edican tibus dc fuis indiuiduis , vt (unt a.
parte tei, & (cruato ordine, qué poltulat nacara rerum ,cui corre(pondcet
oido przdica- métalis, iuxta quem genus non detcendit * inindiuidua,nifi per
(peciem; quarc fi in- terdum ind:tidaa immediate: fübijciun- tur gencraslifimo
, non ett connaturali- ter, Íccüdum quod indiu du s debetur , fcd per
intelle&tü immediate iodiurduan- tem naturá generica fpreto ordine na-
turali; iraque argument m («t6 fübule) non ofhicitquia P defiaiur fpecicin
faübijcibilem , vt (pectat ad icriem vradi- ^ lem , qu contexta eít iuxta cxi»
(^ 0 gentiam natucz recum., — Sed ruríusobijcies contra eandé defi.
-"mitionem, quia pore(t etià indiu:duü imi. mediaté contineri (ab genere,
ergo illa. s definitio cópetitetiam i0d:iuiduo
J/rob. affumptum in illis (peciebus , quae süc im- mulciplicabiles
imdiuidualiter, vt funt fpe ciesangelice in (enrentia D. Thoma ,&
rclationcs diuinz , ncque enin poflunt efTc duo Patics;aut Fiiij eterni cum
1gi- tur in his [peciebus ratio indiuidualis fit eadem formaiitlimé cü
fpecifica.ponerur vtique immediate iub generc . Hoc argu- mentum exiftimat Arriag.di(j»7.(ect.2. cam infoluiá
reliquerit. Specicsideó cft diflicilis (olutionis,& re vera d:fhicilc cft
apud admittétes illas fpccics & dittinguc- Difp. V. De Voinérfal.in
párticul..— tes fpecie fubijcibilem ab indiwiduo pef hoc ;quód !mmediacé
ponitur (ub gene- rc;at neutrum bo;um nos tenemus,nega- mus .n. has fpecies, vt
conflat ex di&is difp.przced.q.4.dub.1. & magis pat-bit €x dicendis
att.feq. neq; pet. iilam pofi- tionem immcediatam fub seacre. przcisé
dittinximus fpeciem fubijcibilem ab in- diuiduo, fed per hoc , quód fpecies
fübij- cibilis seper eít in fe vamuertilis , licét nó quatenus fubijcibilis,vt
inox dicemus, ARTICVLVS IL. Per quid. conflituatur [pecies in effe 1
vuiuer(alis num vt jubucib.lis , vel predicabilus . 71 (^Vminfpccicinfina , quz
eft sii vniueríale, cócurrac haec duplex habitudo .f fub.jcib litatis ad
fuperioragg ————- & pr dicab litatisad inferiora; nuncine— dazandam eft ,
per quam habitud:né maliter conftitucur m cífe eaiuertoli hac quz'flio poteft
eui agiraci defpecie fubalterna , quacenusin ea con eadem duple: habicado ; in
qua . E ris cft opinio Caiet. ca Mac d vl His Ri gnificauit fpeciéim ince
peciet,& fe. — - erfübijcibi- cundi vniucríal s conftitui' per fübi
liraccimad gcnus ; vnicum eius func tum futt, jura propria ratio (peciei fe
cortclatuum generis , hanc autemra- - tonem corrclacui non habet per ordiné- ad
inferiora , dc quibus dicitürs fed per ordinem ad genus , (üb «uo ponitur.
Dicendua tan;cn ctt cum cói fpeciem conftitui micinfecé , & torma'licer in
etfe vniucríal's, non per otdine;n ad fuperio- ra, quibus fubiicitur » fed ad
infcriora, de. quibus prz dicatar9& ca quidé folo nume ro diffciert o.
Conclafio eft apud omnes vnanin.i cof. n(u contra Caicr- recepta, & eft
Scoti q.2 1.cit.infol.ad 4.vbiait fecüe dan dcfinitioné de fpccie;datà , quód
.f. ptzdicatur de pluribus nuchero differen" tibus, eiie proptiá eius ,
inquantü cit vni» ucríale ; & probatur rationc tam valida ab ipfomet Gatet.
cx: (Eimata, vt loc. cit. vnü dc numero vniuerfaliü , quia particie pat ronem
vaiucríalis in coi ; ergo coltt:- : tuti» . tionem.i. ad füperiora. tutam eius
debet effe infra laruidinem formalis conftitutiui ipfius vniucr(alis in
cóoi,implicat enim quàd relatio quzdam in cói tendatad vnum termin ,&
rclatio fab ca contenta , veluti fpecies tendat ad oppofitá, ergo cum
vniuer(ale in cói cá- fiituatur in effe tali per habitudine ad in- feriora ,
covfequenter quodlibet vniuer- fale (ub eo cotentum deber incfie tali có ftitui
per rclationé. ciu(dem rationis ma- gis coar&atá,& non pcr oppofitam
rela- 'jod autem vni- - — werfile conftituatur per habitudinem ad inferiora in
efkc tali, patec , quia refpeótu füi termini, fe habet vt fuperiis,ende illü
fibi (übixcit , nóautem ei (übijcitur ; ergo (pecies non conttituitur in cfíc
vniuerfa- bis per cfe (ubijc:bilem fuperioribus, (ed per e(fe ptadicob/lé de
inferioribus. Ac- cedit (ubi jcibil:carem fpecier,& indiuidui tox cflc
ciutdé róois , efto ex parte atetialis (ondamcnti duferant , vt dixi- . mus
inito quaflionis; ergo per fubijcibi- (Go Vitatécóftiui nequit in effe;
eniuer(olis,cü X «adem lubijcibilnas competat indiuiduo, 233 Fonaan ,vcco.
Caen, facile dituitur cx decina, quà habet Scouus in bac i«€it; ad 4. vbi
docet» quod viüque fpccies sm tuum propriam (Q Jem dicitur ad-genus velut ad
eius prmvü corrclatiuum , àt sm rationé fui gcneris y. fub juo coutinecur «f;
vaiaetfalis dicirur ctíá rclatiué ad inferiora , de quibuspra-' dicata r,
vmucrf.le - n. refertur ab fübijci- bile;cx quo infert. qj fpecies per fe primó
fécfertur'ad gcnus, pei (e aücnon. prim, ad indiuidua, velut interiora; quia
ratione fai gcneris.(Cvniucrfalis: vnde tandé coa- eludit, quód c(to dei: nitio
eius in ratione fübijcibilis .f. data in ordine ad genus, fit fpecici
propriaíccuncü'fe ; quia datur per €iQs primum correllauuum , fecanda-ta-
men;quz da:rür per ordinem ad ipferio- rà; licét detur pcr. pofterius
corrclatiuis «4 pec indiuidua;adhuccft magis ad pro- potitam, quia eft proptia
(pectei , in.quá- tum eft vniueríaic , quo modo praefertim hic confideraur à
Porph. cx quo. patet ad argumentuca. Caict. falfum cífe; quod genus tit
correlligiuam fpeciei, quatenus ctt va'uecfale quoddun , n formna-- 50 II. £uo
emflituatur fpeciesin effe Volikédrt.1T * 449 74 1n oppofitum tamen adhuc
vcg:'t poteit ; quia quod immediate fubijcicat eneri eft vniucr(ale, fed
(pecies quacenut fübjcibilis immediaté fubijcicue. generi » ergo quatenus
fubijcibilis eft vniuerfalis . Tum 2.quia fpecies ideà, eft vnum de na- mero
vaiucr(alium, uia corinerur fub vni- uer(al: in communi , vt eius. pars
(übic&i- ua, (icut homo dicitur animal,uia conti- netur fub animali, fe 1
(pecies, quatenus fub vniuerfali continctur, c(t (ubijcibilis,ergo &c. Tum
3. vi fpecies fubijciatur generi , opus eftvt abftrahatuc ab indiuiduis, erga
vt ic e(t «nuuerüalis Tum. 4. (pecies (übiy- cibilis praedicatur de hac , &
illa fpecie fubijcibili, ergo inquancum (ub jcibitis et tormalitec voinec(alis.
Tam 5. quia. fpe- cies (ubijcibilis femper eft vniaec(alis,& é contra, vt
dictum elt , € adhuc magis pa- tebit ex dicendis, ergo &c. Relp. quod.
immediaté fübijcitur ge- neri cile vniuer(ale materialiter, & ced
ci&icatiué, & fenlus c(t , naturam, quz po- nituc (ub gencre, cffe
vniucrfalem, non ta- men formaliter , & redupl.catiué , quafi liz
yniuer(alis , quiailli (ubijcitur, quiae re(pectu eius vniaeríalitatem nà
exercet, " eu fuperiocitatemyfed infcrioritaré. Ad a. patet. per idem,
fpecie. , quatenus conti- netur (ub vniuerlali ,effz vninerfalem ma-
terialicec, & fpecificatiue ; vcl potias ncg. arfamptum cumeius probationc,
homo . n. non dicitar animal, quia. fübiicitar anima- lit generi (uo,(ed pouus
contra fubiicis tur animali , quia eft animal , & participat rationem
ipfius,hoc enim cít fundamentü relationis (üb;;cibiliaus , qua illi accidit per
intellectum; (ic igitar in propofito » non ideà- prz: dicabilia. (unt.
vniuer(alia as formal«er ,:quia fab. vaiuerfíali continen- tur, fcd pot:us ideó
vniucr(ile de his quin» que przd:catur, quia hec. fuat wee la , & rauooem
parucipanc ip ucr(alis; quz confiftit in ordinc a infe- riora .' Ad 3. in co
ftatu abítra&t.opiscít folum. vniuerfalis meraphyficé , non lo- gicé ,
& quando conccderemus etiam lo- Bi«é vaiertalem cic. , tunc dicere prae-
ftarct potlidere vmucr(alitatem ex vi db» itra&ionisab imfetioribus , non
€x vi (u- bic&ionis ád (uperiora. Ad «orgiégaltqs, qu ày6 " CDs. De
Foüerf-inpánie. ^ o0 quia ex cópararione fpecici ipfius fabij- €ibitis ad hanc;
& illam refü!cat in. ipfizs Vniuetr(alitas,à quo formaliter denomina- tur
vnuerfalis, & (ic induit modü fpeciei prrdicabilis vnde tals fpecies erit
fubijci- bilis,vt quid, prz dicabilis, vt modus, Ad $f- Neg.fequcla,verum quidé
et! fpeciem , que (uBijcib lis eft effe vniuerfalem, non: tamcn talis ett
quatenus lubijcibilis.ficut écon'ra fpccics que eft praedicibilis , ett ttiam
vtique fub;jcibilis, noa tamen talis € ftjquatepus przdicabilis , * $1 Sed
adhucfortius vrgebis,genus fub alterniim non contticuitur in ele vniucr- fas
(obaltethi per priedicabilitatem, fcd p.t fobijcibil:tatem , ergo & fpecics
po- terit quoqae pet propriam fubijcibilita- tem conflicui in etfe
yniucerfalis- infimi , Ptob. affumptum, quia non conítituitur in tali vniuerfal
tate per-przdicabilitatem de pluribus fpecie differentibus quia hzc
ctiam'covuenit generifüpremo: ; nec per etinquzcft de pluribas numero differé-
tibus,quia hezcctiam conuenit fieciei in-: mz , ctgo per nallam
przedicabilitatem conftituitur;(ed praecise per fübijcibilita- ter.
Refp.hiccommittifallaciam,quasficfecundumpluresInterrogationes,vtvnà,petiturenim,per'quidconftituaturgeousfubalternuminmtálieffe,quatiquidvnum
fit in co effe gcnus & cffe [übalernd quae tamen dao vlde diuetía (unr;nam
ete 2c- nus conuenit ei pcr habitudinem ad ipfe- fiora,de quibus dicitur,efle
veró fubalcer- num conuenit ei per ordinem ad (upcrio- ra, quibus (abijcitur ;
& quatenus fpecies fübijcibilis, non quatenus genusjitaque arg.dicimus,
quód efto genus fubálternü , ZUG fubalternum , conftitnatur per
bijcibilitatem,nihilominus quatenus ge- : nus conftituitur per przdicabilitatem
de: pluribus fpecic differentibus: nec obftat , uod tális prz-dicabilitas
competat etiam ^ generi fupremo, quia vt diximus arzvlt.q. przced,in fine
gerius (lüpremum;& fabal- ternum non differo fionegencris , &
vniuer(alis »—— 5 - 76 JníLabis adhuc;genus generali (Tfimü »on conftituitur in
hac fopretma voiuer- falitate per ordinem ad i nferiora,fed prz- €ise pcr
hocjquàd fupra fealiud 2enusnó ad' rationc alterius, fiue vna fundamétum al» nt
cflentialiter in rà- habet,ergo genus (ubalternüin &a coaes— Gara
vniuerfalitace conflituctur precisà p hoc,g fuprafc habct aliad genus, Prob,
allumptum;tum ex Pocph.ci ex»coc 1. d.8.9.5.O.vbi docet nó cllc dzrat'oncge —
ncris general;(fimi plures (üb (z haber fpecies, X dat exemplum de quauao, 44
3l conflituitur vnü ex. 10.2enetbus (upres mis.licét fub fc paucas habeat
fj«cics, aut nullas,eo praecise quia non habe: aliud (u- prauen és genus. R
ef]. fimiliter vt ad pre ccdens,sl;ud cfle loqui de genere gencras liffimo,v:
genus cft, & vc generalitfimuag cit ,verü cnim elt atiumptum, fi con(ide-
retur vc gencraliffimum eit)nonautem vb —— genusett,& inhoc fenfuloquütur
Porph. — — & Sco. qui optimé dixitgeneralilimo ,— — vttaliprorfus accidere
, quód habeat fih d [05 ^ fc (pecies, quia non con(ticuitar io zal fc pct
ordinem ad inícriora, fed pe tionem ordinis ad aliud fuperius contra fi
genetali (fimum , & fal conhiderentur,quatenus vatuerfa fes acciditeis
habere, vcl non. nus fupraucniens , vt notà Mauri. q. 12. Vniuerfe- ^ E. 77 Pro
compleméto huiusa sj OS fiat dubium diloluendum ;quódhicagie ——— tarifolet,
quiaciusrefolntio multum jue —— uatad cognitionem fpecici üpre- dicabilis ;
cumenim vidcamush duis D habitudines (übijcibilitatis, & prdicabie | ic
infima, & fub- €r Acci" litatis concurrere in fpecie infim: alterna,
quaritur anconcurrant per à i» dens & veluti difparatz,an pouus cOÓcur- — —
rafit,vt perfe coonexzita quod vna fit de. terius, & origo ,. Ciica quod
dubium tria prafertim reperimus Auctorum placita y duo extrema, & aliud
medium cum dittin. ione procedés. Prima ira inio CX. ema abíoluté atfetit e(Ie
dil paratas,itavt. yna vm accidés va dem " aliam 5 nec fübijci gencti e e
dc ratio- se nmontuit ad edicsidid mulus s. nec € córra cíle predicabile c(t dc
ratione. d ret eet tae enim , & de£acto vna. " rationum reperitur bae
alia ; cuimif: i generibus (upremis reperiatur przdicabis. litas
finefubijcibiliate , & inindmiduis: (übijcibilitas line pradicabilitate ,
ita Al- W beit. f , , Ti eft bect.ttae 4. zdicab.c.2. Complat. diíp. am Milos
fcc. 1«0.4« Didac.d:fp.7.2. ZiKuuiusq. 1;Galleg.controu. 14. & aij. .. 1
Akera opinio extrema. docet cie. pec conneXas,& vnam originari ab alia;ni-
mirum vel fübijcibilitatem ex. przdicabi- litate y^ veHé contta; Caiet.cir.
poftquam conftituit effentíam (peciei in fubiicibi- litate , ait deinde
przdicabilitatem (equi ád rationé fübijciblis , vt eius propriam paffionéyravt
dicere valeat , ideó (pecies €ft apra dc indiuiduis predicari quia fubij €itur
generi. Tolet.écontra q.vn. de fpe- €ic,& Sachez q.35 Log. fignuicát
fubijci- bili 'vaiuer(aliratem., velut paffionem , itavt dicere valeat , fpe-
Cics, ideó scelti a^ immediate , Quia eft quid vntuerfale in fe , indiuidua »
enim non imimedtaté fubduntar. generi . "Tertia opinio media cum
diftin&ione it,& ait) quód fi fiat (ermo de his n abijibiltat & przedicabili- ecis? confideratis
, vtique nonsüt vt bene demonfttát ratio- ' , nec vna per [c
condNEutemfiTnitata,&coarctara,qualiseftvniuetfalitàs(peciei,vtiqueinhoc(enfadicendum
"eft ex ip(a oriti (übijcio;litatem immedia. "fam ad $,vt eius
propriam paffioné , dicét enimex|vniuerfahitace,vt ticnequéac 'oriti
(übijcibilitas , quatenus tamé limita- 'ta,& determinata benc fequi
potefl;con- "elitdit igitur przdicabilitatem,& (ubi jct- !bilitatem in
hoc (cna ede perte connexa in (pecie, quarenus eius vmuerfaliras non fuprema,
fed limitata, & fübordinata 'hoc.n.ipfo quod pred;:cabilitas , que per-
"finer ad ratione; Ipecici: non cft predi- Cabilicas faprema,fed inferior
, per fe , & non dilpáraté: perit. fundare relauonem fübijcibilitatiss fine
qua ratio infcriorita- "tis ne [uit intelligi ; omne cnim inferius NOn.
quia fecundum prze- "dicabile nom liabet eife vniuerfale e 'modocunqué y
(ed vniue;lale (ubordina- *tumj & minus aleto ,(, genere,ergo idjcp "
ncccílació coniangunxar in fpeci (0107 T. Qseolinacar [peces nef Vuiatifreder.
LI: ast xondueic ad hoc , vt fit vhiuetfale minu£ amplum altero;nó poteft
di(paraté (c ha- bere ad có flitutionem ralis yniuerfalis, fi- uidé de
intrinfeca rationc cius cft , quód 1t vniue:fale fubordinatum , & inferius
ficut non difparaté fe habet ad conftitue- dam caufam (ccundá hoc quod ett
(abor- dinari caufz prime , i inordine politico tniniíito inferiori nonelt per
accidens , & diiparauim, quod bou fuperio tijita loan.de S. Thom.q.8, art.
1. idcmq; fentire videtur Aucría q. 11.Log.fec.3.. 78 Dicendü eft pro
rcíoluaone. dubij fubijcibilitatem,& przdicabi!tatem vti- quc in (pecie
aeccílarió connc&i , nó ta- men velut caufam , & effcétum , quafi g»
vna per fc oriaiur ab. altcra , (cd potius veluti d.ios etfe&tus ab eadem
caufa. pro- cedentes , (ub diuerfis tamen caufandi ra- tionibus... Conclufio
í(cquitur cx didis , & mox dicendis , eftue coníona doctri- na $coti q. 21.
cir. & quoad omncs. par- ,tes probarur ,& primo quidem illas duas
rationcs. in. fpecie: nece(Tarió. conne&i €x eo conflat, quod in ferie
predicamen- -tali,& inxta ordinem a natura inflitutum üi xv enim
pradicabilitatis v. g. c- mullacít (pccies predicabilis , quz non Mit fab
/jcibilis , quia fpecies effeoualiter €onttituicar cx genere , &
differentia , er- go ncéettarib alicui fübijcitur generi , & Qaando genus
(upremam. przdicatur (uis finguiaribus immediate per m fpeciei , conftat ex
diétis in finc preced. att; id e(le prater ordinem connacuralem rerum, & ex
mero intelle&us beneplaci- to,& re vera tüc genus fapremü , vt fub-
ftantia adbuc habet rationem gencris , li cet induat modum praedicandi fpeciei,
«ne de cft genus, «t qud, fpecics vt modus, "quarc cuu rc vera fpecies non
üt , mirud non ctt,li gencri non (ubrjcitur y ex alias euam parte non eft
dabius £pecies fabij- ftc cx dictis difp. przzced.q.4. dub. adhuc dicemus
iterum ,. ergo ha di tioncs fubijcibtlicatis & przdi L &bilis , que non
lit przdidabilis , vt. con i5 , Que non fit pr , e E rà quantuim-eft de (e:
inüte nici in diuer(is (obiectis vt bcnc demons ítrancrationcs priv lemienuz 4,
^79: Deinde quod non enc D wp - sz JEN LOL 4 r.c 452: flat caufa ,&
cfíc&us, probatur ,:quiaifte habitudincs funt oppoficz,vnü autem op-
pofitum nenperícoriturex alio , nec phylicé,nec metaphyf(icé;tum quia tota.
gatio (ubijcibilitatis fita eft in relati inferioris ad (aperius , ratio
praedicabili- tatisé contra, ergo ab his rclationib.ne- qucunt deriuari nifi
relationes ad coídem terminos,non autem ad oppo(itos. Si di- €as cum 3.opinm. ,
9p licét íubi jcibilirasne- queat deriuari ex prz dicabilitace,vt fic nà ita
funt oppofita , bene tamen cx prz- dicabilitate, quatenus limitata , &
(übor- dinata ,. nam hoc ipfo quod przd:cabili- tas non eft (üprema, fed
fuübordinata, uc preedicabiliras petit fundare. relationem fubiicibilitatis.
Contra hoc cft , quod iila limitatio,& fübordinatio non tollit op- mes
przdicabilitatis cum fubijci- llitate,ergo adhucobflat, nc vna cxalia deriuctur
; tum quia non videtur maior ratio, cur fübijcibilitas potius oriatur ex
pradicabilicate limitata, & fabordinata , quàm é contra, imó fübordinatio
pradi- cabilitatis videtur fapponere fübicctio- mem pradicabilis potius , quàm
pracce- «lcre;ita quàd fit verum dicere, idco prz- dlicabilitas animalis , vel
hominis eít li- mitata,& coarctata, quia animal non cít fupremum genus, fcd
(ubalternnm, , non «rgo fübijcibilitasex pradicabilitate età i &
coar&ata deriuatur 5 (cd po- aius à coutra dici deberec, fi invicem fub-
wrdinarentur in ratione cau(x, & effe&tus . , 8o Sidicas iterüi cum
Au&oribus ter- aix opinionis , ideo porius (ubijcibilitaté -*x pradicabil
itate limitata oriri , quàm *€ contra;quia prior, & effentialiter eft in
"fpecie habitudo ad inferiora; per quà con- itürtür Ip ratione vniucríalis
, quàm sbitudoad füperiora. Contra boc cft;quod 165 potius oppofito modo (e
babet ; quód smimirum 10 fpecic , vt fpecies eft ; prior » Wk eilentialior eft
fübijcibilitas , &ordo 18d füperiora, quàm ad inferiota , vt Scot. «loxet.
q. cic. in fol. ad 4. vbi proinde ge- mus appellat primum correllatiuum fpe-
.Xiei s indiurdua veró correllatiuum po- "f&crius , quem (equantur. Complot. cit. Blanc.difp.5. fcc. 3.Fuent.q. 8.diff.
1.ar,3. & alij quamplores ,. & probatur manifcs Difp. IV. De
Vniuerfalibus in partic. ' hzc (oluiio ex ipfius di&isreijcitur; nam P .
€líc (ccundi pre dicabilis, parum ge ? c ftaratione , qaia prius eft rem
confticull in fua effentia , quam aliud conílitucres vcl alteri communt:cari ,
dum enim com- municatur , iam in (uo etfe conítituta (up-
ponitur,(ed[peciesperfubic&t'onemadgenusintelligitariliud.parcziciparevelugrationem
füuperiorem , & partem eífentias €ius , per przdicationem verà intelligi
tur alijs communicari, ergo 1n (pecie. fus bijcibilitasre vera
przedicabilitatem pra» cdit ; Et adhuc magis declaratur , prius naturam
(pecificam intelligimus contra- here genus, quàm coatrahi ab indiuiduis , quia
per contrahere genus media ditfe- rentia conílituitur in cfle fpcciety(ed qua-
tenus genus conrahit,imcelligitur (ubijci- bilis, quatenas contrahitur ab
indiuiduis incelligitus pradicabilis , ergo (ubijcibilia tas prz cedit przdicabilitacem
. L $1 Reípondet Ioan.de S. Tho:aliudef — fe (peciem contrahere genus, &
aliud fü--— bijcigeneri , illudemim perümetad cone ^——— fututionem naturz in
(e, quz fitper ge» — — nus, & differennam , fubijabilitas autem — dicit
rclauonem canonis, qua coordina» —— tur fpécies generi , & fic pertinet ad
cundam intenuonem natura, non ad con ftitationem , & in hoc generi ioni$
prior eft vniucríalitas , & pr: ilitas- in ordine ad. conítituendum
fecundum przdicabile ,. quod cft (fpecies, quàm fue ijcibilitas j licet refpeá
rg fecun - dum fe. ptius intelligatat.contradio. ge» neris , qua cít
fubijcibili- tatis,quam coni fabibilitas ad indinidua , qua cft fundamentum
vniuetfalitatis ; Sed [| fi verum ctt , vc ipfefacetur , contractio. ncm
generis ia fpecie eífe tundameniam — fubijcibilitatis , & praecedere
coatrahibi- litatem ab indiuiduis, qua cft fundamen- tum pra dicabilitatis;
fané fequicur. eciam (ecundá intentionem fübiicibilitatis pra» cedere debere
intentionem pradicabilitae iis, nam ifte inrentiones cundem rationis ordinem
fandant inter (e , quem hibcnc à parte rei fundamenta, alioquin non dicere tur
ficti cum fundamento in re. Quod au- tem inquic relatione pradicabilitaus eife
riorem quoad conítituendam (peciemin E hocenim vtique verum eft, imó. nó fol
eft prior, (ed vnica & pracifa ratio cótti- . 9 tuens fpeciemin effe
pradicabilis, at hoc ^. monquzritürin propofito;fed quzritur, S uznam iftarum
rationum przce dar inca f ecic » vtfpecies eft , abfolute loqucn- o , non vt
vaiuerfale » . 81 Denique q; connectantur potius ; veluti dao effectus ab eadem
caufa. pro- .. «edentes fub d:uer(is rationibus caufan- J.. diqua erat vltima
pars cóclulionis pro» ^ batur,quia differentia c(lentialis duo ha-- (—
»bet,roum eft, quod e(t determinatiua, & |. . «onuadciua efentiz generis ad
confti- 4uendam fpeciem : alterum ett ,
quod in. fe importat. gradum formalem eifentie . adhuc communicabilem , quia
licéc rem E. à fe «on&titutam conftimar. in e(fe fubii- ——* . eibiliad
geodiquen cótrahit , non tame "HN - eam confi ituit in vltimo cffe
(übiicibili , (0 st facit ind iutdualis d; ferenti; cum igi a Voi unas e o dor
d Fat in Z E mco, titur E. - bili ad genus ,q conflit fübillo c in pluribus,
plné co taccm , & przzd'cabilitarem in fpeciea differentia fpecifica oriri
(üb diuerfis ta- men rationibus ex ipfa namque vt con- tractiua gencris
fübiicibilitas derimatur, S ex cadem , vc vlrerius communicabili . eritur
pra-dicabilitas [peciei. - . $3 Etexhis facile fatisfit fandamen- tis carüi
opinionum prafercim tertie que wtijue maiorem hi bebat ceteris. appa- renuam
veritatis , ni| enim aliad effica- citer probar, quam duas illasrationes (ü-
biicibilitatis, & pradicabiliratis non om- nino per accidens , &
difpararé concur- rere ad conítitutioné huius fecundi pre- dicabilis, dc cuius
intrinfecaratione cít cile vmuet(alc iubordinatam , & minus amplum genere.
Hoc (ané verum eft, & nos quoque vltró facemur , atq; 1deo bac de cau(a
dixunus , illas raciones etie. ne- ccilar;ó connexas in [pecie , verum non
probat «ile connexionem inier. jlla 9 v&« Q.II. dn [ubijcib.ey predic fimt
COBWOX d Aot M. Ag lat effe&us& caufas,ita quod vaa depenz dea, &
oriatur ab alia a. sed obiicies, quod dri po(fint,imo de fa&o dentut
fpecies (ubiicibiles , quz nó fiot pradicabiles , multi namque tales cie
aíIccuat relationcs diuinas, quae funt immulciplicabiles intra fpeciem infimá
y. quemidmodum ponuntur à Thomiftis: natu:z angelica ; nequc enim pofsüt eífe.
duoPatres,autFiliieterni;&tamenhaerelationes funt inter fe vcluti fpecie
dis — &in&z cx D.Tho.1.3.32,art.2.& q.10« de potentar. 2.ad 12.
R.eíp. prorfus ime plicare fpecies , qua vaum duntaxat in- diuiduum (ub (e
habere poffint , atque id:o ünt folum fubiicibiles , non verà pradicabiles, vt
afferit Arriag diíp.7. n. 35. 0b rationem allatam,quia fi talis [pe- cies
conftat ex genere;fub quo ponitur » & differentia (pcafica contrahente, non
apparct, vnde repugnet illi communica- bilitasad plura ex principiis cius
intrin« - (ecis uia nec ratione gradus genericiil-* li repagnaret,vt defe
patet, neue diffe- rentialis , quia hic etiam eft adhuc vlte- S:
.communicabilis ; cam non fit indi- alis, Relationesaurem diainz j vt.
liximusart. prezed. in fol.ad r.quams ——- be Di MR DADO En drint "n |»
quaratione funt multiplicab ] imus in creatis , éum quibus conueniun in pracifa
ratione relationis;quarenas tfi petíonalitates diuinz, quo fenfa funt im-
multiplicabilcs,non fpecie differunt, fed quafi numera !iter ; quatenus im
conceptu - Communi diuinz perfomalitatis ab cis abftrahibili (pecifice
conueniunt, vt ibis dem explicuimus . capu ARTICVLVS IIL n Species in vnico
indiuiduo, C" Ge4 nus in vnica Jpecie conferuari 84 Enus, a&uali .i
fecundum (ua pradicata ef- fentialia, vel vt tota quaedam potentialia fuas
partes fübieGiuas refpicientia , &C- hoc vel metaphylicé,vel logicé ;
difficule tas non cit de iplis primo modo infpe» étis , iic enim omncs
concedunt , & ge« nus ia ynica [pecie & fpeciemin Mos les, vtcer--
Species ex dici cóGdg- : rari poiluüt,vel vt tota quzdam - - — (dua tefpe 454
indiuiduo conferuari polTe ; quia fecun dum 1otam fiam cílentiam commani-
cantur cuilibet fuo inferiori, qua tatione" dicimus torrm animal effe in
fpecie hu- mana,& toram humanitaté in Petro , fed' non rotaliter; & hoc
fignificare volue- runt Parifienfes,cum c. de gem. dixerunt pofic genus
fecundum cxiftentiaur (al- uari in vnica fpecie , quia deftructis om- nibus
(pecicbus fola li remanen- tc,adliic homo effet animal, E (t ergo dif ficultas
de ipfis, vt tota potentialia , ícu' vasti qua nictaphyficay quàm lo- gica ;
& (enlasefl, amad coníeruandany cotafitarenr fuam potentialem fecundum
ftacuai ei conmaturaliter debitaur exigat gcaus le esactu fpecies, &
fpecies plu- ra iodiuidua , av potius (üfficíat apritu« dinalis entia 4 &
quod illa plures fpecies rein gris, Né plura iioi: ul fp eciei (int. poffibilia
, 10ad genus,tres exrant. opiniones ' dux exceiz , & vna mediz. Príara ex-
a docet totalitatem potentialem,(eut rfalitatemy generis tàm atetaphyfi-
&am , quimlogicam in vna fola fpecie €onferuati pofTe,ctiam (i aliat fotent
un- polfibilesita Celcftin. difp. $. Log. fec.2, euayaliisquibu(dam;
Fundamentum hu- ias opinionis eft ; quia ad lioc, vt gertus fit vmaer(ale
metaphyficum , (uflicit , vc veniat in compofitionea fpecici;tanqua E
müatcríalis PR 3E paco haberet illafpecíc , etiamfi aliz implicarcat .
Fanrfusde ratioue vniacrfali logict cf y quod (ic vua in multis y velat pars
ma. tciialis coram, fed relatum ad indiuidua illiaé fpeciei actualia, vc!
poffibilia ; iam habetcífe vum y nanr ab illis omnibus indiuidu's abttralii
potett ratio animalis, item lrabet efe ii multis, riempé inidiuis duis, &
candem dicit folani parten ma. tecialem ipforaat,quia (i illa e(fet (pecics
humaaa , (tinc adhiic artimalitas non di- Ccret totam edentiam liomim s,ac
indiuia duorum eiusfed patte; & haac quidem taatetialétn,erg aihil te vera
illi defice- tet requiitum a4. vatüec(alitarem ram logicainquam mctaphy (ica. Hinc
ia- runt non ita pile de [pecie dici, quod juvmico. coníccaetut iadiniduo quoad
LiJput. LV. Le Feuer alius im partic. fuam'vniuetfalitatem logicam , vel meta2
phylicam , fi alia indiuidua implicarent , uia de rane vniüet(alis cft , q»
plura re- "T piciat infetiora , inillo antem cafa non pofíet illa (pecies
plura inferiora habere!y qtfod nori contingit de gerere admi(fa. » vtia
(pecie,quia haberet pro inferioribus: indiudua illins fpeciei « 8$ Altera
Opinio extrema affcrit ge- nus pro (ua vniuerfalitate con(cruanda y tàni
logica, quám qu LE lares fj cics requítere, non folurb po (fi biles : fed etid
actu exifteote$ ; Fundamientü huias fentétiat eft ex ipfa natura. generis dedu-
Gi, cum.n.hzc fit effenrialiter iicomples tayvt exiftat fccundum fuum ftatum
conz natatalem; petit effentialitct perfici per d.fierentias,,uia perfectus
(stus potens —— tiz yr ado ex MEM qut. fz t. vna differentia non cft adus. adz:
^d potentíg generis; cuni poffir Mid Es iebus eed , aliasyv : uari , uifi iri
duabus [peci adminu$ —— — a&tu exiflentibus,& aliquiin(imuant, ops ^.
pofitum nec per Dci potentiam fieci pof. fe,quia duz ad minus (pecies funr
necefle riz, vt intell:garar genu npos tétialey nec poteft senusintel! ipe
n& 1 09 differentiam diuidi , & ad^ un MAUS. " Put dre
fimulabaliacondiuidarur, —— — & inaliafpecierépoaatuf , vadéinquit ——
Átitl, 3. Mct, 10.neceffé ef UNA que generis differentias e[fe. Hinc i fufit,
rion ità de (pecié poffe dici, quia Ii-« cet dicat poteritiam pet diífercacias
indi « uiduale$ perfe&ibilem y quia: tamen bat 4 non (unt e(icnitiale$ 5
(ed marertales , & la(i accidentarim ; ad (uum perfectum flatum
cotinaturalem nom indigct natu ra (pécifica y vt 4&u exiftac im. pluribus indiuidui$ ; fed quoad
totam (iam pet- fedionent e(lemialem; & ftatum períc- Gum illi debitum
conferuari potet iu vtlico indiuiduo,vt patet de Solc, Luna s &c.quare ad
vniuerlalitatem fpeciei co (eruandam (uffici pluralitas indiuiduo- P tum
poflibilisiità Boculib. dc diuif. Ale-
; and. lib. 1. naeiral. quaft.cii 1; D. Th. 1 Poft.c.5.IcG.12. Fonf. $. Met
c.28.q. 14: [ect.5. Sot.in Log.queíi. de fpecie » Tolct.ibidem«Niget q. 41. Lac
lib. 1.de deducunt genus non po Asl ples . XA uh. - Fs | lures requirat
fpft.eobecinl, feit. 455 uS 6j ae Mis" UE .de Demonftrat. q.
17.art.i.Complut. quiritur, vt pater ex Summ ilis , Ncq; di- dips.
j-2.Ioan.deS.Thom.q.8. at. 4. cas effe neceffacia illa pluc1, vt a» ci» 2- alii
lhomifte paífim.Immo vniuer-
ftrahanturille vuiuer(alitates » vt vid.- falitatem prefertim logicam
fpecieiait tur innuete Do&or q cit-quia licet regu- — - «onfetuaripoffe
infpécie , füb qua non — lariterita ficri foleat ábítractio natur — gmifi vnum
indiuiduum fit poffibile,& ità ab inferioribus, quo (enfu ibi loquitur -
loquuntardeípeciebusangelicis: — —. — Scot.abfolutg tamen poteft vaiueríalitas
"dertiafententia media afferit , vtiq; tota ab vno folo infctiori
exiftente ab- VU 1-9 |. sequiri
plataliratem fpecierum ad fer-— flrahi,ficuc à pluribus, imo ctiam (i nul- . -
. gandam yniuerfalitatem gencris,itemg; — lü cxilterec poffer adbuc abftrahi à
pof- AM indiuiduorum ad(cruandam vniuerfali- — fibilibus (alim ab intelle tu
angelico à . «atem fpeciei tàmlogicam ; quàm me- fcnfibus noa dependcte,vt ibi
diximus , taphy(icam, negat camen hanc effe debe- — & fuse probat
Pa(qnalig.cit. (c&.4. - geneceílario
a&tualem , S& "zc videtur — 87 Quid auté requirant illa inferiora
-— «communis Scotiftarü, vceft videre apud — a&tu exitte ntta. obicétiué in
intelic&u , Parifien(es cap.de genere, Ant.Andr.ibi probatur ; quia
vniuer(aliras cft relatio ,d€, fic.n.Scotus inlinnalTe videturq. r$, conueniens
naturg per opus intellectus , Vniaerf.hoc idé a(Terunt ibi eius Expoíi fed nó
pot effe,aeq; cognoci relutio (inc —.*orcs Maurit.Anglic.& alii ,S&
fequuntur. fuo cermiíno; ergo cum adiequatus tcrmi- — «€x Modernis quáplures
Ruuius in Log. nus vniuctí.litacis tint ioferiora;aon po- j:4. de fpccíc. Auerf.q.
Wer eii telt hzc relatio fundari in natuca, ni(i ia- &.a4.dub. 3.
Louan.cap. degenete. telligatur terminata ad illa plura iie: icd.contr.4.
Log.pur yid , telle&um apprehen(ía , quod cft habere 4 Blanc.difp.3. fet. T
legen. & .exi(tentiam obiectiuam ; & hec pracisé ir r ificat ad
fufficit ad cerminandam vniuerfilitatem, | f exiftétia- nam relatio non maiorem
a&tualitaceaa orum per in tü, requirit in termino , quàm ip(a fiibeat , ami
ci. Didac.a Te(u difp. 7. Eo genas logicum ,vt fic, obie&ti-
q-4-Pafqualig.tom.1.Mer.difp.g6. Roc-
u8 folum in inzellectu exiftat, ad fummü Cap.de gen.q.4. & alij quamplures.
— requiret im termino exiftentiam obie&ti- '.£us ! - 86 Dicendü t. quod hzc
vaiuerfalia | uam. Hic tamen aduertendum eft , cum
——sfiformaliterconfiderenrur, quantum ad. dicimur hac vniuer(alia logice infpecta
Jogicam vniuerfalitatem;licet non requi- rcquirere pro tetmino vniucr(alitatis
plu rant plura inferiora à parterei actu cxi- ra inferiora obiectiué
exi(tentia, non eft Ítentia, requirunt nihilominus illaa&u intelligendum ,
quod illa üc actu exigár, .exiftentia obie&tiue inintelle&u itàta- vt
ig eis actu cile concipiantur , fed vt men yt quamuis à partezei non exiftant,
concipiantar a&tu illis inc(le , vcl faltim fint tamen poffibilia illa
plura Conclu- proximé potcatia in eis exiftere , & ratio fio cft Do&torisq.
18. Vniu. in fineybi cít,quia vt vidimus
di(p. praeced. q. 2. art. dum ait genus multas a&u fpecies requi- 3. non
neceffarió conftituitur vnuerfale rerc perintelle&tum apprehe(as, explicat
per a&um ctlendi in moltis ; fed ctiam Maur: ipfam1oqui de vniuerfalitate
Jo» — per aptitudinem proximam:;quia veró & &a ; & docet quoq;
Barg. t. d. 3. a. €. apa aptitudorationis (uum termin eX& "tob.quoad
omnes partes, & quidé quo- — poícit obiectiué exiftécem in intellectus ad
primam , quod nempé plurainfetiora vt bene probat Doctor queft.cit.ideó di»
a&u exiltentianon requirant, conítatex cimus vniuer(ale plura actu
lnfcriota exi dictis dip. pzced.q.4«uiahzcsüt vni- gere,non tamen in quibus necelfarió ada.
uerfalià eifencialia,ac proin dé quidditati/ concipiayir ineffe , fed vcl
a&u,;vel apti ué przdicantia dc fuis inferiotibóEnd ve dine , quod
manifctle Doctor innuit ia ritatem au:em przdicadonis cífentialis,— fine
quzft.cum ait N ora, quod fimplicis . ; ncc fubiecti , nec attributiexiftenta
re. — zer tenti potefl quod genns non en SR es su: " atum dici de
multisynifi que concipiim tur ab intellctiu, en quomodo, efto pos nat ila plura
a&u concepta, selationem - tamen vniucríalis ad illa ponit aptitudi- nalem,
nam bené poteft cffe, quod am extrema confcrantur adinuicé.(.inferius, &
(uperius, in ratione fubijcibilis, & pra- dicabilis, non ver a&u
fubiecti, & pra- dicati,& fic collatio, & conceptio extre- morum
etit quidé a&ualis, fed relatio in- ter ca veríans erit apcitudinalis . 88
Poftremo,gp illa plura a&tu conce fa debeant à parte rei (ub illis maturis
ef- fe potlibilia , fatiscon(tat ex dictis q.4. praeced. difp. vbi contra
Thomiftas lace probauimus naturas nó cffe capaces vni- uer(alitatislogica ,
nili (inc à parte rei larificabiles , ac proindé vniuerfilitaté peci quam ipfi
fabricant fuper na- turas angelicas, (ub quibus non ni(i vnum indiuiduum
poffibile agno(cüt, efie pror fus chymcricam,& commentitiam,quod etiam
adhuc probatur , nam de ratione naturg vniucrfalis eft , vt fit vel po(Tit efle
vna iri mulus, (ed natura angelica , vt ponitur à Thomiítis , nequit etfe vna
in multis;ergo nequit cfle vuiuer(alis, Prob. min .quia ve] illa multa funt
a&t« exiften- tia à parte rci, & hoc non;quia vnum tà- tü extat
indiuiduü. füb his Thomiftarum fpecicbus,vel poflibilia,& hoc no, vt ip
ficócedunt , vel(altim funt ab intelle&u cóoficta, vt poffibilia,vcl
a&u cxiftentia , & neq;hoc,quia refpe&u talià indiu duo tum
fictorum nüprzdicaretur quiddiza- tiué natura angelica , quia ens reale non
dicitur quidd;tatiué. de ente rationis, ' Kcfpondent Cóplur.difp.6.q. 4.ange-
licam ratüram conceptá vt logicé vniuer. efle vnam in multis, ad hoc tamen
ncccílarium non ele , quando natura cft yniucríalis fecandum rationem un vt eft
in propofito,gy illa multa (int actu cxifté tia,vcl adu po(libilia,vel a&tu
ab intelle- &u confi&ia;fed tufficit , quod ex noftro concipiédi modo
ità comparetur ad pro- prium indiuiduum, ac (i habere alia plu- £a ,quod tunc
fit, cum nobis apprchendi- ir,vt füpetior ad illud ,& indifferens, nà vt
fic conceptz , non repugnat multi- plicxrio in ilis indiuiduis, à poffibiliafo-
Diju: V, Dé Vel pii 0 T m t MJ - sent. Sané hac folutío incapibilis cft, ci -
An, vniucríale dicat ordinem ad plura.» y. - quando natura angclica cócipitur
vt vni- ! uerfalis,vtique plurapyad quz referatur ,—— aflignari debent, ncq;
affignari poffunt, nifi in aliquo ftatu illorum trium , vt di« fcurcenti.
patebit . 1 . Contta banc Concdl.ftant Tbomiüie, — — inquantum coníttuunt
aliquas fpecies — vn:ueríales inordine ad multa , etiam(i — — illa plura non
fintà parte tei poffibilia 2» fub illis ipeciebus , quod probant, Tum quia
natura Gabticlis pre(cindi potcft heir emer à differentia indiuidua« i(ub qua
au eft , & vt fic accepta non eft fingularis , ergovniuerfalis, quia (ub —
tali precifione concipi potefl, vrapta ad.— — etfieadam in multis.
Tum2.quiaconcée — | ptus naturz fic precise cófideratz,quate do praedicatur de
rndiuiduo , inquo eft, —— fit praedicatio füperioris deinfeiori, mà —— —
conceptus ilie non cft ita decermi V es ficut conceptus indiuidui. Tum 3.indi-
wuidaum Gabriclis ponitur in: przdi mento fubftantiz,& non ponitur 1 diaté
fub genere , ergo fi athoma , uz erit praedi Tum 4-ip!z natura a d:camenro ,
vcíccu i ha funt vniuerfales c. de fobfl, ego &c« Tumtandem , quia natura
Gabriclis Michaelis ditferun: fpecie , & cx gcnere , & differentia,
ergo funt fpe- cies. predicabites . gm 89 Reíp ad hzc omnia vno vetbo;effe
verayquia nauirz angclicz veré fünt mul riplicabiles à parte rein plura
indiuidua ciu(dem rationis , quo principio negato tunc data hypoihcfi, Ad
1.negandum cft fieri poflc taíem przcifionem quia talis abftractio natura ab
indiuiduationc , vt bene notaut Hurt.difp. s. fec.3. fundatur. in
diftin&ione naturz à fingularitatc vel formali , vcl (altim virtuali , qug cum
in naturis angclicis nó rcperiatursquia que* libet eft de (e haec in (entécia
Thomitia- rum, conícquenter in eis talis abilractio fieri non poterit (ine
mendacio ; qua etiá admifla;tunc adhuc negandum erit patü- ram (ic; ab(ltactam
clic formilirer vni- ueríalemytüc enim [olum ad abitcactio- nen clicee iif
"T" wu * nem fequitur vniuetfalitas, quando natu- Peabfiradta non eft
de. fc determina: ad talem fingularitatem , vt. cuenit in nacu. gis
materialibus quia enim nulla iftarum ^ . gefeeitad hzcceitatem determinata»,
"n idco abflra&a dicitur vniuerfalis ; at na- | £urà ica ponitur de fe
determinata ad talé fingularitatem . Dices, natura fic abfiracta non cft
(ingularis, quia nih:l c(t fingulate (ine fingularirate , ergo eft vni-
werlalis. N koe (equclaqu:a & ipfi na- ] guras reales à tingularibus
abftractas aiüt ——. &um Caict. neque cffe vniucrfales , neque (ed effc
naturà sri fc , X in (uis —— pradicaus cflenalibus. Nec dicas eífe |
wmiucr(alem , quiatunc conciperctur , vt c icetimsias Ac indifiertne Hoc enim
..— efifalfum , quia talis cóccptus dc narura .
illac(let omnino fiitius , velut omnino | gepugnans eius conmaturali
conditioni , —— quz cít effe determinatam ad vnum fin- gulare; vnde quando etiá
(ic cóciperetur, ci nó poffet natura veré vniucría- àm concepta ad modi vniuer-
ia ille eft indetermi- o ex opere intellc&us cum repugnantia ex —.— parte
obie&ti, iam ille conceptus cric im- !
plicatorius, & folum fite cífet illa pra- ] dicatio fuperioris dc
inferior! veré auté 4 foret zqualis dc equali, quia licét natara | concipcretur
cum taiori latitudine , qua | indiuiduü, tamen à parte rei forent zqua
Jisambitos natura ,& haecceitas « Ad 3» data bypothefi; poneretur Gabriel
imme diaié (ib genere , idc. cnim regulariter ponuntur indiuidua, mediaté
.antum fub €, quia ali juo modo cxnatura rci ittinguuntur natura, &
indiniduatio;vcl 1» poncrctuc fub (pecie achoma, illa foret fubvjcib.li
tantum,nó vero pradicabilis, nifi dc vno folo. Ad 4. cífcnt fceüda (ub- ftintia
,juia vniuccé pradicarentus de primissnó quidem co modo;quo genera, 3 Ipecies,
cü à pazte rernou forent am- plioies prins fcd co modo, quo ait Ari(. c.de fub.
etiam differentás vanioeé pia- dicar) dc primis fublkanujs « Ad vloncg. Logica»
gh IT. fn Genus plures requirat [oet eo lac inde. 457 con(eq. quia
illacompofitio ex g«nere, & differenua folum facit , vi. bnt (pceics
fub:jcibiles;vt autem forent ctiá predica bilcs,opus etfet, vt illa d:fferétia
eflet pof Ábihs in pluribus indiuiduis à parte rci 9o Nec etia noftra
cóclufioni obe ft fundamentum prima fententiz , quo có» tendebam fcruari poífe
vniuer(alitatem gener;sin fola fpecie , etiamfializ impli- carent, plura fü fe
indiuidua habente , quia nimirü adhuc pradicaretur de illis incomplete , &
per modum partis mate- rialis , quod cft proprium gencris . Hoc aijumptum eft
penitus fallum, ideó enim modó apimal v.g. pradicatur incomple- té, & vt
pars materialis de Petro, quia cfl indifferens, & contrahibile ad aliasfpe-
cies anrmalium 5 verum fi nullum animal effet poffibile prxter hominem,cum tunc
nó magis pateret anima], quàm homo,& nO minus per ashes unit. L0 huma-
nitaté diftingueretur Petrus ab indiuiduis aliarum fpecierü, plane implicat ,
qp data illa bypothe(i pr. cosmecon Pag iei per modum partis materialis , Vt
magi adhuc conftabit conclufione fequenti, Sed dices , adhac 1n co caíu dicendo
y petrus efl animal , non cxplicaretur tota effentia Petri , ficut fi
diceremus, Petras tfl bomo; &rgo adhuc in co cafu prdicas- retur
incoroplet?, & per confequens , vt. genus, Probatur affumptum ,quia data
il^ ha bypoxhefi adhuc homo haberet princie ium difcurtendi,& fcntiendi,
fed per il- .propofitionem folum explicaretug principium fentiendi , quia
animal nó principiuagdifcurrendi , ergo &c. Rcíp. negando affumptum , quia
cung €x hypoxheii animal non effet. poffibile in alia fpecie prz ter humanam;
qui dice« ret animal,diceret ctiam ME pee M im implicite , & concorhitanter
ob mutuam «onncxionem,qua tüc efdet intor animal» & rationale , ncque enim
ad faciendam pra dicationcm copleram femper eft nes Cciie exprimere quemcungae
gradum ef- feptia , nam cum dicimus bomo cft anie mal rationale , bac eft.
praedicatio come plea , & "a ieplicicé folam explie cantur gradus
(aperiorcs viucnus,cor pae 1is) &c. &; hoc totum y Mnr^ 2s Ace iP pe
458 $tadi&is,vbi oftédimus práfertim att. q-przced.omnem ptedicationem mme-
diatam dc pluribus numero diffctentibus cnonciare cotam eflcntiam illorum. Die
«es , licét data hypotliefi non poflct. anis malrcpctiri cxtra humaná fpeciem ,
ad« huc tametfi dicendo ,. homo cftanimal y pra ícinderctur a rationali, &
vt fic pra- cifum non dicerct toram hominis .cffert« 1iá,ergo cflet przdicatio
generica. Refj tünc non dati talem pracilionem , mo enim datnr ob
diítin&tioner formalem; ^O vel virrualemsque reperitur intet animae litatem
,& rationalitaterbtuncautem nul la eflet diflin&io , & idem elc
omninó principium (entiendi, & di(currendi,om nisautcm pracifio fundatur
fuper aliqua dittin&ioncm. V cl fi darctur talis praci- f:osdicendum;vt
nupet;quod adhuc prt- 'dicatio foret completasquia affirmans ho mincm cfie (ana
affirmarct ét virtute s & implicité effc rationalem; & quando
etiampradicatio foretincompleta ,.non tatnen efiet genetica , quia non efTet
pet tnodam partis matcrialis , quod (ignifi- cat eífe conrrahibileni per plures
diffc- rentias effentiales . Dices; faltim concedi dcbete , quod fi darentur
vcl dari poffent plura indiuidaa dillin&z rationis, quorum tamcn ratio
dittnétiia nó fic comotiicabilis vlterius.; aut faltim confidctarinon debcat ,
vt ta- lissita .(..vt fi efiet tantiim vnus homo flibilisy & vnum bratü,
adliuc animal rationem genetisec(pcétu limi. fiis, & bui , quia tunc prz
dicaretuc pet modum: parüs cflentiz deterrminabilis , * pliciedy diceret — MN E
iplicité, nec implicité;ergo (altim in loc fen(ümatura generica non cequirit plures
fpecies pofib/les , & poceft in pluribus indiuiduis cdaferuari » qu£
e(Tcatialitet 4diffctant, Porcius ditpia. Log«q:3:con- cluf.1. ob predi&tam
rationem concedit, quod in tali cafu fine. fpeeierum plurali- tàte (aluaretüt
adhuc conceptus pzenctis, vt diftinguitür a: cteteris:prsdicabilibus. Negat
Auería quaft. 10/Log, fc&.4; qui vlt ratione-gencris, vt diflingciur à fpe-
:xie y eft vc offic efle 1n pluribus fpecic- ursi etiim genus nequit efleynidi
in plu- ^k 4 1 & ^ Difput. V. De Puiuenf- inpartites «so o sci te. tunm
ribus ifidiuiduis , iam effet fpecies, nó 263.. nus, Sed bc Aucr.ratio non
concludit; . quaia ifto cafu (upponitut illa plura in« iuidua cfe diftindtz
rationis effentias lis,& pluíquam numero diftin&a: (pecies autem nequit
efle ; ni(iin indiuiduis (olo manet differeteibus « Ad hanc itaque .
inftantiatn dicendum cft argumentum cx, vriaparte c tiuibcete anittial
teteriturum ratioricm generis co ipfo, quod effer praz« dicabile de duobus
indiuiduis diftin&zrationisc(sentialis,feüctTentialiterdi£- ferentibus ,
pet modua partis materialis ctiárnfi de alijsmó effet predicabile, hec
dlijecbmimicdbile 3 fed ex alia parte cae fum .císe implicatorium, quia £i illa
indi» uidoa (urit ditindte inct£ tationis e(fentialisy. feüedentialitet
differunt, & plu(quà nue. - metosergo differunt (pecie & fantin die —
uet(is rene ,qu2cun;j; enim diffe — rünt entialiter ; differark ctiam fpc — m
cie, endé in eo cafü data hy potliefá t. dum e(ct,quod vnumq:0dqj illot VES
diaiduoram propriam [ fpes — ciem , quemadinodum de indiuiduis ame
gelicisfolent dicere : e ME 2 Dicendum 2. quód htec vnider(alia.(o— — genus,
& fpecics fundamemtalitetinfpca — — €&ta ,[. quantum ad vniuer(alitatem
mea taphyficam requirunt plura inícriora, «2 genus plures (pecies , & (pecies
plara ute diuidua , non tatnen atu à parte exi tiajfed folum potlib:lia; ita
quad vniuer4 falitas metapltyfica generis poffit ferua« tiin vrlica tantum
fpecie à parre rci exis ftente, & vniucríalitas (peciei 11. vnicd
indiuiduo-ob platalitatem iti(criorü pof fibilem:. Cericlufio colligitur ex
Scord eit. & e(t communis Auctoribus tertia fen:entiz , atque probatur
quoad omncs tes; & quidé vcab. vltima incipiamus, àtio ,euidcns cam
conuincit ; quia vtnas tura: aliqua (it vniucría metaphyficé y de« bet efle capax.
vniuerc(alitatis logic , na* tuta autem generica y quz folum vnaud fpctiem po
(lib.lem.habet , & (pecitica que vnum (oium indiuidaum,non pote a
eísc'eniuétíalogicé.ergonec metaphy (i- € 55 iA ccedit ; vmucriale quoque Ae i
fhy acam d. &ioiri ed Lillud ; quod;e ajuü icísc in mulcs.falam remuté
s;fi- &Mf thbi'swv] - - -w *- MES: Peg ARM m r4 xc /QAT. An Geyus plerrbti
fpei ev acidic 11. 49 cedet fale Yogicü dicitur c(sc illud , n mulcis; vel
aptum cft e(se in vetya oximé, ergo vt terminus adzquatus vni uerfalitatis
generi pin boc sé(u sác plu. "res fpecies poffibiles , &
vniuerfaliratis fpecifice plara indiuidua poffibilia .. 91 Sed quia eft
pracipua difficultas p ett ob Au&orcs prima fentétiz , ia aicmt pose
faluari quoad vaiuer(alira tem genetícam in vnica tantum fpecie, ét fiíalig
implicarent,eo precise quia venirec i&eius compofitionem per modó partis .
materialis probatur id efse falfum, qu "modo in:antum eft pars materialis.
7i £ie:quia ad plures (pecies cft contraliibi- de,ergo 6 voa tantum císet polfibilis
cer &é non pofset conf(titui eius pars materia- lis; Probatur a(sumptam ,
quia fi genus non císet communius fpecie ; quà confti- tüit,&
differentia,qua cotrabitur, veré nó po(set dici contrabi , &ccoar&ari
per dif- rentiám , quia noa e(set cuaioris ampli- LAPIS potentiális illias
fpeciei, nam y]timü rugis tec pe a (e biber, t irt ais; S differentia talis
e(sentize: Co ia ficut in cópotito i uda pocencialis cius .,quia eft (üícepriua
alrerius forma: ab illa. in qua efl,ita in compofito met hyfico na tura geaétíca
dicirur pars potécialit cius, quia eft fufeeptiua aliarum differentiarü , vndc
fi aliz fpecies implicarent, omnino deftrueretur porécialicas generis, ergo cx
hociQ venit in cópo(itionem fpeciei per tnodum partis materialis , arguere
debe- mus, qp pro faa vniucríalitate (eruáda pla tes neccísarió exigat fpecies
polffibües , * Refpódent aliqui. pofsc faluari adhuc potétialitarem generis in
vna (ola (pccie potlibili ; quod declarant exemplo mates fiz coctus, que adhuc
per modum po* rentiz etlivaita torma Cai enamtial- terius capax non (ir. Sed
falfa clbpoísc dari materiam: phyáücam; quz lic vnibi- firm. 4nateria dicitur
lis cum vnica tantu forma , vc lace de- monítramus in pby(cis diip.2 .q-4- arc.
1. & Dod&or di(erté oltendir 2.d. 14. q..1. 'vbi acriter euellic
do&rinam illam d. ^ . materia celefti; fed quicquid fit de. hoc , -plané
repugnat genus. poise fic vniti.cum diffetéua, (eruata adbuc (ua porentialita-
tc, li.n; non eft. magis de, fe indctermi - natum, quam differentia, fà noa
latius il- la, cur magis dicetur: geaus per difteren- tiam determinari, i£
coac&ari quam dif- fer per genus? Demum diffzrentia «eft gradas
'císencialiter (eparans tem ab 'alia iden» genus Participaorc,ctgo e(sen-
*tialeett geneci pluribus differentiis (pc- "éificis eíse concrahibile.,
& confequeri- ter pluces(pecies poffibiles re(picere .... "94: Deibdé
probatur altera pars coclu fionis ,'quod noa requiranar inferiora a&Gu
exitkentia pro vaiuerfalitate meta- «phylica ; & quia cft przcipua diffi
culras 'de genere propter Auctores fccundz sé- 'Tenpiz, qui contendunt genus iu
rationc totius potentialis,& «niuer(alis metaphy fici plures a&u
ípecics à. parte rci cxi- gere, Probatur hoc eísc falium, quia vni- nerfalitas
generis metapbyficanon con- fitit ia hoc , quod; habeat plures partcs
fubie&iuas, in quibus actu exiftat, (cd «antuar quibus poffit. incísce ,
cim ecgo.— waiuér(alitas metaphy(ica generis conu- ftat in relatione aptitudi
nali fcu ra que- ritur terminus actualis, nam folusapz- tudinalis (afficit ,
bic 3utem. ctt (pccies ipfz potfibiles (ub genere; ergo (utlicien rer(aluacar
vniger(alitas genccis per. ot- dinem , ad (alas (pecies poffibiles . Refpondent
A u&torcs 2. (cac. no pro- »pter ipsá vniucrfalitatem geacris requiri
plures. (peciesactu cxiftenies , (ed (oluad -exiftentià perfe&tam naturg
generica /ftatü connaturalem ejus «Sed contrà , t quia hac rationc non folum
plucium y led -omnium proríusfpecierü fub genere pe "fibilium
exi&&cia requicerernz, vt genus «eset vndequag; perfcétüs i tgiuur modo
-de facto genus cxi(Lir X colecuatur, qut fufficit ad (tarum eius connacurslean
uge wovlpcticbusíab ea pallio isa go 4 é finc iflis,quas de fadto/ub4c habeo
(«rati vna duntaxaz jacolu ni» Jd ian quta E Pp 2 gra. 460 gratis damus, quod
genus exiftens in voi- ca fpecie non haberet omnem perícitio- «fed nem;quam
haberet in pluribus , (ed pro- pier hoc non dc(ineret eíse genus , qui talis
perfectio eft prorfus ei extrinfecaz zz, vndé animalitas hominis dicitur perfe-
&ior,quam equi, ratione tantum diffcré- tiz adianttz , ficuc etiam de
fa&o nó dc- finit eíse genus , etiamfi non exiftat fe- es pr ebus
perfe&tieribus pof re in aliis(peci ieribus po fibilibus t qiit idem fuo
modo dicendü eíset de f pccie, Cbené notat Hart.diíp. 4. fe&.4. 11
admittatur inzqualitas quoad mer indiuidaales intra latitudine ciuf- em
fpeciei. Tum tandem, quia quando etiam haec omnia admitteremus , nó pro- 'bant
necefsarium ;eíse fimpliciter macu- tám gencricam tali modo exillere , («d ád
fammunm naturaliter ítà efse debere . 94 Et hocmodo (atisfit fundamento fecundz
(cntentiz; non .n. nece(ditaiem oftendunt, fed (olam cógcuitatem, quod
sa&tu (ub (e habeat. plures fpecics , n. tuxtà naturalem retom difpofitio-
tiem vtiq; magis debitum eft generi,quà fpeciei , quia| naturaliter loquendo
(ub omni genere nobis noto inueniuntur pla tes (pecies exittentes, vbi
(übquibu(dam fpcciebus non fifi vnum duntaxat indi- uiduum reperitur, vt patet
de Sole,& Lu- naj tum quia multó magiscontert ad (ple dorem vniucrli ,
& ad varietatem rerum fnultiplicatio fpecierü , quàm idiuiduo- tum; &
inhoc feu locuti funt veteres ilii Auctores , qui pro (ccunda (entendia
adduccbantur. , Cótra hanc concluf.inftant 1. pluribus Arift. tc(limonijs,
quibus docet generis plurcs debere c(le di fferentias ncceffarió, plurefa;
fpecies, ità loquitur 1. Topic. c. 3. loc.29.& cap.6.loc. 71. & 3. Mer.
10. & 7.Mct.4 2.& 10. Met. 14.& alibi (zrpe. Dcindé rationibus ,
Tom quía nequit in- telligi genus per vnam differenciá diuidi, K ad vnam (pecié
contrahi, nifi fimul ab alia condiuidatur , & in alia fpecie repo- matur.
T( 2. quia diffcretiz fpccificae süt oppofitz, & veluti cótrariz ,cxiftentc
au tem vno contrariorü debct cxifierc, & a- "Bud 2. Carli 48, T
j.gcnus nequit cfc fi» e&ioné quà pofsetha- q Difpa.V . De Veiserfalibusim
parties o * differentia, cá qua conftituit (peciemy differentia facit actu,
diffctre (pecie -con(titutam ab omoi alia fpecie; quod e(- fc acquit , nili
alize Ípecies actu eti à: d rd am aote goo 15 ad tes (pecies eft potentia
naturalis, "bet reduci ad a&um , ne o A c 9$ Refp-Arift. velle
dumtaxat , quod plures relpiciar fpecies poffibiles, uia hoc fufficit ad cius
vniueríaliratem "metaphyficam ;
Q(ialicubirequiritexi"lientiamaQtuálemearum;cuncvelloqui;tacdegenerephyfico,hoceft,iuxtanaturalcarerumdifpoíitionem,quofenfu«oncedimuspluresexigere(peciesinexiftentia
reali , vcl loquitur de genere logi- €o; qp plures etiam a&tu exigit
fpecics in exiftentia obieckiua . Sic etiam dicitur ad rationes; Ad 1. ex
diuifionc generis fae a per differentias vtique neccífarió tefpicere. dcbcre.
plures fpes Cics, non tamen necc(larió po«cerunt cócipi plures (pecies quz
inuoluant naturam gcnerici parté materialem có(tituuuam ipfarume , - Ad 1.
negatur diffcrentias feci : ptoprié cótratias » quia .carumoppofitio pocius
reducitur ad priuatiuam, quatenus vna femper cft perícior , alia "e: eftde
tior. Ariít.aüt 2.de Coelo locutus cft contratijs proprie dictis,& non dc
omni- bus oppotitis , de quibus potius.dixit ip poftprzdicam. vt notauit Auerfa
q- 10» e nó cffc acceffarium hoc exifterc, fi exiftit illud. Ad 3. zqué
cocludit deípe- €ie,q» ncqueat cóferuari in vnico indiui- duo,quia ét talis
diffcrétia nameralis di« ftinguit nümericé indiuiduum , q» coafti- tuit, ab oí
alio; negatur itaq; minor quo ad (ccüdà parté,quia differecia diftinguit
fpecié,q contlituit , non folü à (peciebu actu exittétibus;fed ét po(libilibus
diftin Gione rcali negatiua. Ad vlr. illud plus probat, velit Aducríarius,cü.n.
potcn- tialitas gcneris nó fit ad duas differentias uh,ícd ad
(yncathegocematice infinitas, cócladit genus debere fub (e cótinere de facto
fpccios infinitas ; patet igitur cx di« Gis q.4.praced. di (p.dub; 1.qüo
potencia generis , & «uiusliber vniucr(alis lit nae turalis ad (ui
mulciplicationé; X nc potc* tja S AC t^w AUi * E .. €ajnonautem logica, quz
confiftit in fo- M lanon i E -— QI. cn Genus plures requirat [pec.eos hac
ind.j4rt 1T. 461 tia ipfa naturalis dicatur ese. fruftra in- quit DoGtor 4.d
.49.q- 16.$..4 d primum ; mentre cit vt tit redu&a ad i&um in aliqua
fpecie, vel indiuiduo , fic enim non fruftratar potentia fccundum tom.
velfpecié ; & idco fi genus vnam axat haberet fub fe fpeciem inaGu , eius
potentia naturalis non di- ccretur fruftra ; Imó illud commune dí- - &um,
fruflra eft illa potentia, € c. ex- . plicact (olet de potentia naturali phyfi-
Metas elicn ad f ulti ) vniuer(alium ad fui. multiplica- tionem ex di&tis
ibidem. mend bd. T LC VE 9.$. 1s "Quo fenfu y € anve&tà bic definiatur
XT PUVsuM vor: 56 Por c.de fpecie (ub fine agit de Indiuiduo , quia eft
proprium - - seluscorfellatiuü , potat au! Tauar. c.de yftantia 9.2. $. Tertio
fciehun. ; efie wt n deme iui echec Ts m 'o(hec.n. unt y ; ima 3 politum ac
perfonam indiuiduum ^ a fingalare& vnum numcro t ! | C , "ognat diuidi
in plures partes fübic- i .m plura ifetioté v het albedo, - .- hic ipis",
mquoliber prexicamento feperitur cám f.fuübflátia, quàm accidé- tis;füpppohtum
véró reperitur tátur praedicamento fubttantiz , & di ud , quod eft a!tcri
incommumg - ^ * Thy ^ , ^ tàm vr quo.i- ficut forma fübicé&tejquàm ?vt quod
4i, ficut (uperius infet iori, wt eX- plicat Doétor in 1.d. 2.9.7. $.44d prima
uejlioncm Perfcna tandem reperitur tantum in gcBicre naturz intellectualis ,
Vnde yt notat. Doctor t. d. 23. q. vn. $. VI quxftionem, definiwirex Ricar. 4. dc Trin c. 22. quód fit
intellectualis natu- tz incomtunicabilis cxiftétia, 1ta quod fuppfitum addit
fupra indiuiduii, quód "BC fubftantia, & períona füpra füppofi-
tix,quód fix fubftantia inteile&ualiss& fic ifta tria fe habent vt
magis'amplum ; vel minüusamplum , nam omnis pcríona eit (uppoltitum fcd nó é
contra , & omne fuppotitum cft vnum numero , Ieniudi- uduum,fed non é
contra . Logrea L 97 Rurlus,vt notat idem Tatar. q. de fpecie $. Quartà
fciendum jind:uiduü , vt c » poteft (ümi pro fecunda intentione attributa illi
, cui repognac diuidi in plu- ra feipía.i.in plura inferiora ciu(dem ra« tionis
, quorum quodlibet fit ipfum , eo modo quo diuidi folet voiuerfale , alio modo
primo intentionaliter.i. pro denos minato ab illa relatione rationis; Primo
modo fümptum duplicem potcft fundas re telationem rationis , vna dicitur (übi
" cibilitatis, per quam conftitu:tur corre itiüum fpeciei , fub qua
ponitur imme diaté, altera pradicabilitatis , qua confti- tuitur potems
pradicari , non de aliqua. inferiori,fed de feipfo; luxta hanc tripli* €em
confiderationem tres quoque affi- gnat Porph. inditidui definitiones. Pri« mà
c(t indiuidui primà intéuioniliterca- pti,quz talis eft , Indiuiduum efl cuius
tolleio proprietatum ín nullo alioea- dem erit, quz propticratesillis carminis
Dus dcfignantur , Forma; figura, locus s tempus cum nomine , fanguis ,
"Patria » futit feptem qua noti bábet vnus , & al- ter .' Alias duas
tradit de indiuiduo pro fccunda inteotione, vnam quidé ex pars te 2
licabilitatis dicens ; Indiniduu eft illudyquod de vno folo pradicaturyake- ram
ex parte fubijcibilitatisy fic Indiuie duum efl quod continetur fub fpecie.
Dubitatur ereo in prefenti; am per has fin'tiones explicetur aliqua ratio coms
nis , inqua vltra conuenientiam fpes cam conucniant quoque vt indiut dua üc;
deinde an finr recté a(Bignatee;Qauo- ad ptimü dubiü Caict.c.dc fpecie, Alberte
Soto, Tolet. Louan.ibidé Morifan.& Paf pend to.2. Met.d.24.nu. 1 1.
Martinez && c [pccie q.3.negát indiuiduü hic defcrie bi fub aliqua
rationc cóvuni quia nalla talis affi gnati poteft , cüindinidua intet fe fit primó
diuerfa; vtindiuidua funt, VE €t ftequcoter docet Scotus 1.0.3.9.3-F» 2.
dift.3.quzft.6.& 7. alibi , ac prc dc volunt hic. definiri indiuiduüm con
fusé [imptum , ita quod omnta 1mme d:áté defcribantur , nullum tamenec
expritmatur detxermiinaté, ficür de Indi duo vago dicere folemus ; quód
guiticat rcm yram communem , fed par» Pp 35 tud 4 "462 ticulatcm , fumptam
tà indeterminaté . * Dicendum tamen cít;po(fe per has de finitioncsexplicari
rationem indiuidni ,. vt fic, vniuocé communem | omnibus in-. diuiduis,& de
fingulis pra dicabilem ina Quid,qua ratio commuais habcbit mo- dum przdicandi
fpecici. Conclufio pro- culdübio cft de mente Do&oris,qui con- cedit ab
vltimis differencijs , & conftitu- tis per cas ab(trahi po(ie ab intellectu
ia | adaquaté concipiente rationem commu- nem in quid , vt conftat 1. d.2 3.q.
vn. in finc & clariusd.26.q. vn. Y. vbi, & cius Expofitores przfertim
Lichetus , idem colligitur cx 1.d.2.q. 3.8. 4d illa vbi do «ct hanc
propofitionem effe conceden- dam fingulare efl vninerfale , quia licet quod
concipitur (it finguláritas , modus tamen;(ub quo concipirur , eft vniuerfa-
litas,quia quod concipitur,vt cócipitur, habct ind fferentiam A ha: quod etia
tepetit 4.d.13-q. 1.infra T; idem quoque ids q.12. Vniucrf.in fol.ad AC ait; gp
indiuiduü, vt (ic., e(t fpecies re(peQu in- tention;s, & fequuntur eius
Expofitores ibidé,vbi Brafauol.prefertim explicat in- iduum , vt fic cffe
vniueríale dcnomi- natiué.& effe aliquod illoràquinque;né- fpeciem, quia
exercité pradicatuc de eng illo indiuiduo, Gicerià Tatar. loc. cir.& Barg.
1.4.24.in finc $./4d qugflto- tic & ait císe mentem Doéctorisq 7.&
$.Vniuer(.& Fuent.q.8. n. 3 3. (cquuntuf ^ Recentiores pa(im. Kuuius c.de
fpecie - q.6. Hurtad, di(j.5 .íec.7. A rriag. dilp. m. £5Compluc.di(p.6.4.6.X
f: uec S.T T-p.q:39.art.4. quem fequitur Caict. ibi Gi immemor alibi; vbi etiam
Sàcius Do- — *&or bene aducrrit, quod non dctur 1(Le Ventepas communis
indiuidui (ccundü £em,fed folum fccundum rationcm, qua- tenus à parte rei nulla
ci corrc(pondet na tura communis, qug per talem conceptu adaquaré exprimatur »
ficut regular;ccr dere folet generi, & fpccici , vc humanitas, (ed
co;cefpon- omnes fingularitates rcalcs se, & inadzquaté conceytz qua de
gana conceptus indiuiduationis , vt. fic , | (ogpacitus dicitur inadaquatus. 99
Probatur auc ; um quia definitio Difput. V. De Paiuerf. ín partic. xut "JJ
uu VIP " ! » pd * "i ^ Te ^x p E: indinidui, vt fic, eft communis
omnibu$. — 1 indiuidais, ergo aliquod commune ipi$ ^ 1 peceam exprimitur, &
quidemcommu* —— 1 ne vniuocum , quía zquiuocam definiri non potcít; Tü quia ti
hic non definituc ratio aliqua communis indiuiduorü , nec . defi niri
pote(l,ergó tot a(fignandz erunt. dcfinitiones, quot süt indiuidua; T i quia
indiuiduo,v: ftc , apponirur figna quáti- tatis,omuis;nullys aliquis, dicimus
enim omne indiuiduü,aliquod idiniduü, ergo e(t terminus communis, quia
hzcsütti».gnaterminicommánis.Tumeuam, juia hic fyllogifmus cit bonus; vr ait
Rauius s Omne indiuidoum e(t incommunicabi- le, Petrus cft indiuiduum.ergo Xc.Sed
(a nihitcommune datur -indiuiduis vniuo- cum, eciam vindi dua funt , crít vitio
fus,quia medium erit gquiuocudm, aut tas liter analogumsquód cius vnitas non
fuf-- ficict ad vniratem medii , qua ratione, 9 Scotus 1.d.3. q. 3. demonitrat
vniua tioncm entis. Tum tàdcin, quia pofsumu: indiuidua cona, cic, juatenus
funt timi lia in hoc,quod non func vlterius diu lia in plura inferiora , ergo
vniuocé con. ueniunt ip ratione idm dui Sed cótra obiici folet 1,quia fi
"v mis differcoti's abftrah: potefl ralis radio commun s,que
hicdefiniaturgà nO crüt primo diuecizrqnia in aliquo 4uidditati- — ué conucment
; Éa€ habeb pes Ice- tuia 1mpliciter limplicé , & vlrimó de- nlantem, quia
adhuc tetola poterüt ptum communem, & proprium $ dcm dabitur, sus in
infinitü » «quia fi viumis. differentiis affignari po- tclilid , in quo
conucatunt , & perc Sfibncadm erit rato de ills differen
tspcrquasdifleruntque fantrationes, ——— s Doctor probat 1.d:3.q.3.vltimas
cenuas non incladcte. conceptum enus qu:dditatiué; & hoc e(t vnicum fun-.—
dameatum A duerlariorum, E 1co Kelp.hasrationesprobarefolü.p — — ab vlu mis
diffecentiis nequeat abitrahi concepuis communis ada quatus, & rea- litatem
impottaps, nam fi calem conce- prum communem habcrent , tunc viique non forent
a parte rei primó. diacr(z 5 quia conucnicenr ia rcalitate, vc Petrus » &
YN d €— & Paulus in humonitase ; f percoatc- - . quens non eflcn vitis d:
freni dg v ora |^ pa ruris deberent alijs diderenu)s o t- i ferre, item nó
haberep: concepium c m- A0 Her gsfers veter quia cilet retolubilis e vlieriores
conceptus , qu'àans propr a t. vndc nec rca- realitatcs corre fj . f&di,
fed deberet dari vIterior procetlus , & fic in infiaitum erit proceílus in
reali- | — tatibus ;at ponendo, quód ralis cóceptus — abíira&us, inquo conueniunt, fit inada-
/— Qquatus cuitatur talis proceffus in
conce- gpribus, quia indiu:dua confiderata fub il- | doieitee cómuni non
d:ftinguuntur rur- ——— fus per alias differétias indiuiduales , (cd 1 per
eafdem adzquaté , & claré confide. yatas ,yt bene notant Ruuius, Hutt.&
Ar tiag. cir, Sed inftabis adhuc fecuturum goceffum in infinitum in cóceptibus
in- .. adequatisjquia cü ab hac, & illa heccei- ni Negat kurtad. $.69.
cófeq. jia r primum actü abflra- di ue lum Iadi tract Minfonmi hac RicuppuR (i:
— gnanctinillis racio iadiuiduationis , qua —— abfirahitar, (ed tantum remanent
conce- «pius differentiales,: qui funt primo di- herfi;& 1deo non datur
proceíius in infi- fit (ed in prima abflractione datur fta- tus. Hac refpontio
füpponit vnum falsü; quod nimirü cum fit abftractio (uperio- tisab
inferioribus,quodammodo fcpare- tur ab cisin eüc obicétiuo y quod eft fal. füm,
lic. n. ficret abitractio mendax , vt docct in fimili Do&or 1.d.2.q.7. $.
Te- | fiendo; verí.cum autem infers, quod ma- hifcité pacer, cum enim animal
przfcin- diturab homine , fané non ob id home $rarfcinditur ab antmali licct
.n. hzc mue | taa pr&cifio f:cri poffit inter fuperius, & ditferentiam
illud contrahentem;non ta- 1nen inter fuperius, & inferius, quia inte- tius
cflenuatirer incladit fuperius. — |o 101^ Quare potius concedendü cft fa-
€&ta abiliactione indiuiduauonis ab hac, Jitas differentia cífet prac:la
ratio di ie- For Q.H. Quo fesfuTadiuiduum definiatur eMrIV.— 465 & ila
haecceitates manere adhuc ra*ioné «oueniendi 15 Hiis ob aliacam rationcm h.
ctanieg non fequitur procefdus ia ia« finum , (cd adbuc deber dari ftauus ino
prima abftractione obiecrina , quiaratio conuenicndi,qea manct in illiscft
eadé, qua fea clab(tracta fuic 4 vnde fi fecun- $Ó, velteruió redeat
intclleótus per va« rias rcflexioncs ad. illam abllrahendamy dabitur vtique
proceffus in infinitum in przcitionibus formalibus .i. 1n actibas
iprelledtus,non tamcnin obicctiuis , quia. ratio; quz abftrahitur per
fecüdü,& cer» tium actum , cft cadem, quz abitracta fuit per primum; nullum
autem cft incó- ueniens admittere proceffum in infiniti in przcifionibus
formalibus, quia poteft iatelle&us ad libi: cedire ad huiufmodi
-abtira&tiones faciédas ; (cd bene incóuc- nicns foret , fi daretur in
obiectiuis, quia tunc admitteretur in indiuiduis-infiaitac rationes
cómünes,& gradus couenicndi. * 102 Secüdo obijcitur ad idem]; Tum» quia
indiuidunm definitur à Porph.efTe id, qy de vno tantam praedicatur , &
caius » proprietatum connexio in nullo alio re- Lage e maie commune pluribus,
Tum 2-quia formalis ratio: differendi ne- quit cíle ratio cóuenicndi, (ed
indiuidua- tio eft formalis ratio differendi , ergo in €a nequit effc
couenientia. Tü 3 quia ta- lisratio cóis implicateffet enim fimul, &c Ícmel
cómunis, & fingularis, communis. uidé,quia cóuenit omnibus indiuiduis g
ngularis autem, quia et fingularis ipfa » Tum 4.quia tác cocipi poffet natura
hue mana cum indiuiduauone illa communi s qua faceret compofitum, quod non
eflet. c«ommune;nec fingulare, noncommunes quia fi€ natura illa non effet
indiniduata » ncc tingulate;quia fic ratio indiuiduatio« nis non ciet communis,
(ed jars Tum 5. fi indiuidua vt talia , ali- quam d communem : etiam fpecics,vt
fpecies.i. quoad | tias Ípecificas , non confiderando , quodi fint haius,vel
illius genaris , hàbere potee rum talem rationcm Les qi ira fit media inter
proximum genus, & ipe» &cs. Tüm 6.quia fi daretur ialisratio có- munis
; hace deberet pur Der Pp4 dí P. Y. B * am v^ EE yp «- 464. differentias
indiaidaales , hoc autem im- ce nam quod eit contrahibile pec di£ erentias
indiniduales , non ef intra ra- tionem indiuiduatiouis,fed effentise (pe-
cificz . Tum 7- fi ratio indiuidui effet có« munis
omnib. hzc effet praedicatio me- diata; Petrus e(t homo;quia mediaret ra- tio
indiuidui humani inter Petrum; & ho minem. Tum $. poftquam Porph. tradi-
dit pra fatas dcfinitiones , fubiungit hac exempla , $ocrates boc album, eego
haec omn a indiuidua immediaté deícriptit , & confusé, non autem aliquid
commune ips. Tum tandem , quía (i dati pót con. ceptas indiuiduationis didus in
quid de vltimis differentijs idcm quoque de có- ccptu entis poterimus , &
debebimus aí- ferere contra expre(fam mentem Scoti r, .3.q.3:F. prz'crtim,cum
non imporcet t£ealitatem adzquité cognitam ; vt docet 1. d. 8.4.5. prope finem
: 103 Reíp. ad rz. Tatar. in Petr. Hifp. c.de fpecie, $ Tertio fciendum ,
indiui- duü (ecundó intentionaluer captum prz- dicationee xercira prdicari de
pluribus numero differentibus.(-de hoc,& illo in- diuiduo per modum
fpeciei,fed przdica- tionc (ignata dici de eno folo. At hzc fo- latio non
(atisfacit, quia fi pro fecunda 5 ifitentione induit modum fpeciei , nó fo- lum
exetcité, fed etiam fignaté pradicari debet de immo hic e(t proprius rhodus pra
dicádi ( pecieiratis; praftat er- 8o t (icut talís ratio cóis indi- uiduorü, vt
indiuidua funt, eft (olü cómu fis,vt modus, fed fiagularis, vc quid , itd DE
cóuenitj& de vno (olo prz- | » vt quid, fed de pluribus , vc mo- m
exercité, quà (ignaté; nec repu- gnat indiuiduum confuse ; & inadz quate
€ógn:tü przdicari de pluribus , fed tantü illi r, t;quádo eft claré, &
adaqua- 1€ cognicim. Ad z.dicimus ad min.quod ind iüjduatio io cói , &
confusà cognita non eft ratio diffcrendi, fed ipfamet per- fe, & adgquaté
cognita,quo modo ex- | per Petreitatem,& Pauleitacem, ideó quamuis indinidaat:o
, vt quidsfit ratio t , fà confusé cognita cli gatio couenrendi,vt modus, (cu
denomi- Batiüé « Ad 3. cllct cóisy& fingularis, (cd Difpu.. De Vuiuefalibasim prit non codé raodo, nam cffet
fingularis , we. quidycóis, vt modus. Ad 4.natura conces pta c indiuidustione
illa cói non effice- ret cópofitum aliquod vnum in intelle&a noftro, quia
indiuiduatio non concipitur intali ftatu per modü cótrahentis , & de-
terminanus ,fed potius per modum cone. trahibilis, & decerminabilis ; quod
ti có. cipetetur az quaré ,& di (t:n&é,vtiq, cf- ficeret quid vnum,
quia tunc cóciperetur fingularis, vt vcré eft in fe Ad s. conce- dimus idé
iudicium fieri potle de differcm tijs [pecificis adinuicem collatis , ticut de
indiuidualibus, quod licét sipropriasràtionesnonconucniantiaaliquoillorum.generum,quzdiuidunt,conueniunttameninhoc,quodhabeatfimilem
modá , diuidendi geuus,& coftituendi (peciem » quá rationé cómunem
defcripit Porphe ; cap.dc diff. cuns ait differentiam effe, 2» —— ^» cft
diuifiua generis , & conftitutiua vx peciei , & talisratio communis
fpecies . rum,vt fpecies (unt, nó mediat inter: ximum genus,& (pecies,quia
non eft illi cóuunis, vi quid , fed tantum«t m 104 Adfextum dicimus; : eft
contrahibile per di -—- , e LE de min indui AM AI duales,vt quid, & velat
&.. lis ad illas, vriq; reveraefleetlentiiàfpe- ^ — — Cificá quia fpecies:
iddi&atalérea- —— —— litatem pre(efcrredebet,vcfüpradiximus ——— retine Ati
" non; d quod cttcostra tantü, yt : 4 vcluti conceptus inadzquatus eiufdem
————— realitatis confusé cognige ,vt eftindiui- ——— — duatio tn cómuni , hoc
.n. dicitur (pecics tantum,vt modus.A d 7 non eft inconue- niens inter
indiuiduum; & (peciem infi- roam dari mediü per rationer , licét fint
immediata à parte rei licut etiam q.prz» «td. att. 3. diccbamus inconucuicns
non | esc indiuiduum cffe gencri immediatum. pet ratione, efto fit mediatü à
parte rei ; vcrü tamen cft, quod iodiuiduum hama- nuim;vt fic, non ponitur in
predicaméco vt inedium inter Petrü, & hominem,qui ibi ponuutur natura, à
realitates, no au- tem mod: naturz,& puri cóceptus inade- uati, qualis eit
indiuiduatio , Ad 8.tra- it illa exempla, non quia imncdiaté de- finiantur
Socrates , & boc albü , (cd quia omnc, t bà — JI. Cio fenfu Indiuiduum
definir. ete-IV.— 465 " omne, qnod figoatur infecundis incério- id Lima in
primis , vc (upradi&ü - ft dc exemplis adductis à Poryh.pro cx- JV plicatione dcfinitionum generis , & (pc-
|. &ici. Ad vlt. concedit Lichet. loc.cir. ens pofíevniuocé dicietiam de
vltim s dif- fcrentijsco modo , quo dicitur dc Dcó , x & creatura, quia vt
fic dicit conceptum i uacum. nullam prae(ctecens reali- ci zatem , nontamcen
eo. modo,quod dicitur , dedecem przdicamentis, quia vt fic. di- . ..
€itconceptum adzquatum , & realitaté , | Tfepugnat autem vltimis differentijs
con- uenire in realitate , cum in ea. fint primà : dhuer(z, & in hoc
(cnínait procedere ra- —. — tjonesScoti 1.d.3..q. 3« Sed. quia de hoc ; agendum
cft in.Met.: poteft pro nunc di- ci non cífc.candem ratjonem de. vItimis
diffcrentiis ad cócepum«ómunem hec- | — eeitatis ab illis abitcahibilem
comparatis, Wr c & ad cócepum communé entis , etenim ad iftum comparantur
velut contra hens ntrahibije , ad illum veró- vt inferius uperius , prz dic tio
autem fu- de infcrioti femper ett quiddia- — Agit us trou:5. Log. pun. 3.vbi
ait , quod licet in — fententia pcz (cindenaium formaliter tan- — £üm ,'&
cx parte a&tus , poffit prafcindi io communis omnibus indiuiduatio- nibus,
ac ctiam ipfis indiuiduis formali- ter fumptis, camen in fententia praícin-
détium etiamex patte obie&i nequit ad- miti calis ratio cómuuis, quia PY
ciat | indiuidualis nó cft re(olubilis.in duos cà- &eptas,quorum vnus lir
ratio conuenien- di «umaliis , & alter ratio differendi., quia primus
cóceprcus non attineret ad rationem indiuidualis diffecentiz, fed edzquaté
conft ituitur per fccundü,cum 15 à. conceptus tit. facere vlti- mo differre ;
Foncius cx codem fundamé to idemtenct di(j.7. Log. q. 2. Sed hec ratio, ficut
& al;zz , quas ib1 Poncius ad- | ducit, coincidunt cum modó rcíaus , &
iam foluuis ,ncq; aliud ad (ummum pro- bant sni(i abvltimis di&fereariis
abítrahi non poffe conceptü cómunem adaquatii, ac rcalitatem importantein, vt
importare folent cóceptus generici,& fpecifici prz- dicamenrales ; &
praíeram rationes Pó- cij 1n hocíenfu procedunt, vt patcbit di- fcurrenti
perillas & liquido conftabic difp.9.
Met. de principio indiuiduatio- nis, vbi curíus de hac cc redibit (ermo , &
exad&ius de-hacre di(putabitur cum his duobus Recentioribus; interim nota
Po- cium in ea ip(a quzítione non faris fibi con(tare , quia (ub n. 18.
conccdit , quod fi rgularitates , ac indinidua omnia , qua talias fint
comceptibilia conceptu tam de- tetminato,quam oancs homincs, qua ho mines;
& quod edam tnt tam fimilia in- ter (e & dcünibilia vna definiuonc vni-
uocé competente iplis,
quod&(upràconccil'erat.ineademdifp.n.7.&tamcnnegat ibidem hinc (cqui,
quod cóueni;nc in aliqua rationc abflra&a ab iplis , & pracifa » que
plane. e(t manifetta coura- di&ia,vt loc.cic.difp.9. Mctapb, demons
ftrabitut ; codem quo js modo procedüc rationes, quibus idé Au&tor probat
difp. 7-Log.q- j.n. $$. differentias vluimas (pe- -€ificas.non conuenire. in
aliqua ratione differente vlimz , alioquin. non client vltima , probant enim
non polse conuc- - nire inzali racione ; quz fundctur. in ali- qua reelirate,
& fit illis cómunis;vt quid; quod autem in. concepta imadze juaco. àl- lis
communi , vt modus., conucnire ne- queant, minime probant. 10$. Quoad 2.
dubium, vt conftet de fafficienuia definitionum,quas ex Porph. retulimus,
notandum eft, qp per cas Por- phir. non definit indiuiduuiu vagum , (ed
fignatum vt patet in exéplis ab ipfo ad- du&is Socrates, & boc album
jid -n. indi* uiduum proprie dicitur de vno (olo p dicati ,quia illud detis
indiuiduum veró vagü nó niae quid etadicadder plura fu ne nam v, g. aliqvis
bomo idem (onat » Q hic , vcl illehomo , & hic eft proprius modus
figui&candi indiuidui vagi,vt,di- ximus quett. $ prac ed.difp.ex Scot«q.12«
predicam, & licec in.crdum in propofi- tonc difiücttoe . iis 466 tione cius
fignificatü reftringatar ad fup- pofitionem determinatam iuxta exigen- tiá
przdicati, vcl fubicéti ; quod requirit 3llam reftri&tionem;aur ex
intétione pro- fcrentis , vt cum quis dicit quidam bomo futt occifus,nam ex
intentione fic loqué- tis ly quidam determinate (apponit, ab- folutd tamen ,
& cx matura fuafemper plora fignificat indetermmaté. *. Sed quamuishic
defimiatur indiuiduü fignatum, nonramen definir particu- laritcr tentà f.pro
Petrojaut Paulo,quia fic non efl definitionis capax , vt dictum eft difp.
1.q.4-ar.3. fed vniueríaliter ten- tons nimirum pro concepra indiaidui in
communi , quem ab eis ctiam vt. indiui- dua funt, abflrabi pofíe iam demonftra-
mimus , fic enim indiuiduü eft capax de- finitionis, cum induat modum vniucr(a-
lis.Diccs,hic definiri indiuiduum;t fic , ergo non fub ratione vnincrfalis «
Refp. vcrum effeaflumptum , quatenus ly vt fic excludit conuenientiam
indiuiduorü in illa fpecie, quorom fant indiuidua;no "gutem conuenientiam
in aliqua ratione €ommnni rationc indiniduationis przci- &&. Diccs
rurfus,hic definitur indiuiduü, hen predicabile quoddam de vno olo dicibile
diftin&ürn ab alijsvniuer- . falibus , crgo nonpoteft definiti fub ra-
zionc irídiüidui in cómuni , quia fic prz- «licaretur de plüribns,ticut alia
vniucr(a- Aia;& prafertim nom diftingueretar à Í "«icquia predicaretur
de lioc,& illo indi- aiiduo, vt de pluribus numero differenti- m Refp
conceffo antecineg. cofeq.ad. uc cnim bene ftatjquódà fpecie;ad quà
reduciur,& ab alijs vniuer(alibus indioi- dunt in corbmoni diflinguatur ,
quia.» 7 Npecics,& alia vniuerfalia de pluribus prie &licantur, vt
quid, indiniduáü veró non ni- "fi vt modus, ficut fipgulare non cft vniuer
fale,nifi tt modas cx Scor.cit; 106 In illa igitur prima dcfinitione in-
Qiuidu: , qua dcfinicbacut indiuiduü pri- tnó intentionaliter captum , &
dicebatur Üescuius colletfioproprietatu in nullo alie eadem erit , definitur
ratio indiui- "duatiohis realis in communi in concre- ^"ojhoh eft
autem iniclligepda hec. dcfi- " hiug de eifdem numero. proprictatibus
Difp. V. De Vuiuerfal. in particul. accidentia extrinfeca colleétim fumpta .et
ait Doétor loc. cit.$. 4d auttoritae ;$num indiuiduum: cíle
alteri timile;8 itnhoc enim (cna non folum tota colle. €tio, fcd ex aliqua ex
illis-poteft effe — in codem fübic&o , quia nó poteft idem. numero
accideasnaturaliter. e(fe in duo- bus fübieQtis,fed ett intelligéda de acci-
dentibus omnino fimilibus ; quia fecan- dum communem naturz coríum nullum:
indiuidamm cft alteri lumile 10. omniuam proprietatum colle&ione , fiue fit
acci- dens indiuiduum, fiue fubftantia ; qnod addimus ob maltos , qui dicunt
hanc definitionem non c ehendere; niii indiuidua humana, & bruta, juia
inquiüt indiuidua reram inanimararum non ha« bere proprietates contentas in
illis car- minibus,& quia aliquádo ita inter fe süt fimilia , vt inter illa
d/ícerninequeat, vt. patet de duabus partibus aqu » albedi» ^ — nis,aut ligni
inter fe. Sed quamuis veram —— fit cx. illis m: magis iater fe diftingui ,&
diícerni indiuidua animata , quia plures earum participant »i nimata , tamen
negat: ncquit y. inanimata ex eibi cà ticipant,fufficientet ir tionem etiarn
aliquo mod derc indiuidua inanimata , & x neà; Quamuis a(it hec definitio
noi effentialis & quidditatiua, qnia
res noa funt indiuiduz per aceidétia,led per pro« prias differentias
indiuidaalcs cis incrine fecas,ac rcaliter identificatas y vt probat Do&or
2.d.3.q.4. & (cq.clt tamen (aff &ienter defcriptiga, quia optimé
infinua» tur differeritia nümeralis intriufeca. per tes,glo(ans illad Boctij
1.dc Trin.cap. t« V arietas accidentium facit in fubstame 1ia differentiam.
numeralem , & ratio eft;quia vt dicebasus; nequit naturaliter omnium
proríus aceidentinin collcótio» ne j quia tamen licét hoc tix naturaliicer
impofli bil) tamen non repugoat de po» in- i cea lane 1900 Pu tentia Dei abfoluta
, ideó illa de(crijtio mon cít in toto rigore exa&a . . 107 Alrera
definitio Indiuidui,d crat illad efe , duod de vno folo predicatur ,
affercbatur de indiuiduo fub róne prz- dicabilis yt diximus , &
con(equentet fc- cando iatentionaliter capto, Vt aute in- telligatur modus
przdicandi indiuidui , aduertendum eft ex. infra dicendis difp. to. duplicem
e(fe przdicationem, vnam formalem, & ditcétam , alteram identi- cam , prima
cít , inqua przdicatum eft aliquo modo à fubiecto diucríum , vel inrc concepta,
vel alin in modo conci- piendi explicitum , vel implicitum, dici- tur aurem
dirc&ta,quando in ca cít (ubie- &um , quod cx natura rei natum eft (u-
bijci& pra:dicaum , quod natü cft prz. dicati, vndc hzc ptzdicatio, hono
c(t animal rationale v . g, dicitur formalis , quia licet (ubiettum , &
pradicatum in tc figu ficata non differant , differunt ta- men penes inodu.a
fignificandi explici- tum,& iaplici.am , nam przdicatum di- cit explicité,
quod (übie&um confuse , & ideo dici (olet przdicatio doctrina. —0 5
"hsS&(cientialis, quia facit (cire aliquid. , quod prius non.
fciebatur , vel faltim non (ciebatut ido , nempé diltin- Clé , qua ratione.
etiam dici folet pra- 4 dicatio arrificio(a , quia fini arcis infer- , qua
ali.jüid ignotum notificatur ; cft .- euam illà predicatio dicecta , quia dcfi-
7 mitio naa c(t przdicari de dcfinito. Idé. tica vcro predicatio cít , in qua
vtcü.que extree&uaum codem modo concipitur , ncc di(tinguuntur, ni(i
rationc ratiocinante , vt cum dicimusbogo efl bomo , Petrus efl Petrus,&
hac pradicatio dicitur na- -«
guralis,quia cx natura rei fignificaiz non potett verior cíle ; nam vt
aiebat. Boct. nulli eftverior predicatio , quàm eiu(- dem de feiplo,adhuc tamen
dicitur pror- fus ad (cientiam inepta, quia pcr cam ni- hil aotificatur ignotum
. ] ! 108 Hoc fappofito; Tolet.Sot.& alij ita explicant hanc
definitronem;vt predi cabilicas,que conuenit indiuiduo , cü. tit tancüm dc
feip[o,non fit nii 1dentica , & naturalis , ac proinde ad fcientiam. pror«
fus iuepray& sad cau(iimjuiunt Ari« IT. Qu fein Iudiniduum defiuatufigte. I
— 467 ftot.inantepred.& c.de (ub(t.& 2. rior. c. 27. docere tadiuiduum
de. nullo pta:- dicari,quia nimiram predicib;le propci& fumptum, vt fic,
dealio dicituc , & eius przdicatio eft aliquo modo do&rinalis, Atquia
hec explicatio (ic abfolute fum. pra non cít (aic ens,nà pra:dicazio idé. tica
etiam conucait rebus in vaiuerali ac ceptis, dicimus enim homo elt homo ,
animal elt animal ,ad fant alij, vt hzc/de- finitio (oli indiuid:10
applicecur,quod ids quod folu:n identicé , & non alio modo praedicari
potett de vao , illuleít indiui- duum, res cnum in communi , etfi identie cé
przdicari pollinc , tamcn ctiam alio modo przdicari eis conuenit .f. formali
ter , & directe de (uisinferioribus. 109 Sed hic dicendi modas,quocunq."
modo explicetur, (i intendat negare indi amaem focmailem praedicatione ,
adittendus non cft, nam in peimis cer- tum eft indiuiduum accidentis veré ,
&c proprié przdicari de indiuiduo. fu5ftan- tiz , vcdocuit Alexand. t.
Priorum (cc. 2.& certé negari acquit hinc cffe przdi- catioaem formalem ,
quia dum dicimus Tetrus e$t boc album , ly album tcact locum formz refpc&u
(ubie&i , & cx- plicité dicit aliquid ; quod non dicit (us bicctum ;
neque ifta przdicato eft na- gatoria , vt putauic Tolet. quia ali.juid amplius
explicatur per przdicatum , fi- gnificatur enim Pettum habere ratione
[ubic&i re(pe&u hu:us albedinis; & ddo Arift. in anteprzd. dixit
boc album. de nullo pradicari, intelligcb it tan quam de inferiori,non tan juam
dc (ubiecto, vt ex ipfo contextu coliigitur. Imó cum verumfit, quod docet
Scotus 1. d.8. 3. 5. prope finemcuiuslibet vaiuec(alis dati propriü
indiuiduum,nimitum hoc animalhoc ra- tionale,hoc rifibile, hoc album, quz dici
folent ind aidua incompleta , fané ficut ha rationes in communi fumpta predi
cantuc formaliter , & directé de indiais duo completo , & fpecifico «e
de Petro, 'q» ücanianl, g» fc racionsdis;titb.l s , ale bus, üc etiam fümpue
Nec ael lin- gularitate. poflunt. adhuc | liec, & directé. przdicari dc
codea udiuiduo complctojuon quidem aestadà . 468 riori, fed tanquam de
fubiecto, refpe&tu cuxus babent rationem forma ; omniu» namquc indiuidua
incompleta fünt come municabilia , vt quo , vnde ift predica- £ioncs erunt
formales, & direótz , Petrus: «ft hocánimal, eft hoc rationale, hoc ri-
fibile , hoc album ; quam Scoticam do- &rinam páffim recipiunt Recentiores
q. dc indiniduo
;Conimb.Amic.Hurtad,Blanc.Didac.&alijquamplures;&illepradicarionesfuomodoreducenturad1llavniuerfalia,
quorum fingularia incó- pleta praedicantur de completo; & fpeci- có, nam
ifta przdicatio Petrus cft boc animal erit in quid illa vero eff boc ra-
éionale etit in quale quid,& (ic dc alijs ; imó fimiles predicationes
potecunt dici doctrinalcs , & artificiofa in ref[jc&tu ad praedicationem
omnino identicam.f. Pe- trus e(t Petrus , qura per przdicatum ali- quid €
explicatur , quà per fübic Gt ; vnde reítat folum indiutduum | comple- tüm effe
illud,quod no ni(i identicé prz- dicari pot de leipfo , vt dicendo Tetrus efl
Tetrus,vcl Petruseft bic bomo,famé ly bic bomo 6gnáté , & particulariter,
non autcm pro conceptu humani indiui- dui fingulis indiuiduis humanis cómuni ,
uatenus & Petruscft hic homo, & Pau- us cft hic homo , fic cnim son
habet ra- tionem tndiuidui , [ed vpiuetfalis, vt mo- dus ex di&islopra .
Quace concludendü €it cum negat Aciít. indiuiduum dceali- quo praóicari ,
locuítur vt de inferiori, ac ctiam intcrdum ípeciatim loquitur de indiuiduis
fubitantig complcus, que non Rifiidenticé predicaripollunt. |— . |.,119 Vltma
deínitio,qua crat, ízdi- piduum efie qitod continéiur 1t Jpecie, tradebatut de
ipíb in rationc fübijcibilis, aurem intelligi de indiuiduo (pcci- fico,&
tubie&tiche immcdiatas nam indi- uidua generica immediate ctiam generi
fobijciuntur cx di&is q. praeced. art. 3, & Ipecifica ipfa fübijciütur cidé
mediate ; yerum ramen cft , quos cum genus non Fiedicetar de fuis indjuicuis.
icnciicis pili pct modum (pccict, vcib: dictum cit , abíoluié dici
poictt.ornnta indiuidua iri- mediaié conticti (ub ipccie ; fubdit au- Ven
l'orph. poitquam darc indiuiduum Difp.V. De Viiwrfim patti, 00 cóntincti füb
fpecie, fpéiemquoquecó: - tiri genet dic didntoe c timetur Jub (pecie, fpecies
autem [u ge quali hzc particula fpe&et ad irte- jedus deRiitiotis 1ndinidui
füb róne vltimü ubijcibile, vt pote fub genere, 82 . coti um , & nüllum
dari indiui- uum fab aliqua fpecie , cp confequenter n6 fit füb aliquo genere.
Ex quia mdiui- duum opponitur vniuer(ali , i cut inferius fuperioti;hic c(t
aduertendum fübijcibi- litaté, quz eft relatio indiuidui, vt infes rioris ad (ua
fupcriora, effe precrpuum, in ind«uiduo inertia principalis r Índiuidui cft ró
1ferioritatis ad voiuct(ale, QVESTIO I. Me De Pifferentia . íi. 225 * Y'- 324
i£ Lr MEOS ;w. 7 111. y^ Xpeditis Vniuerfalibus in E przdicantibus, acce ad
Vmuctíalia, qua poe & primó agehdü de Differentia, dicatur in quale
effentialé, cum fentiale przcedat acgidét ex vi nominis dicituf fcrre; pro quo
notdngum Doctore 1.d.5. q.2 48. 4 & noflris Forma ! eíIc idem differeos
cnim dicunturdifferentia,quatpriusialiquocommuniconuenuntdeindepetaliquidillicommu:
fuperadditum dif- fcrunr, illa veró dicugeur diuer(a, qua nó per quid (uperad
ditum toris (ecernuntor quam doztriaain ai Do&or etfe Atift. 10. Met. 12.
Lour ig hic Porph. de differentia , noa. de À uerfitate, & cam diuidit in
cominuné , — propriam , & magis projriam y icu proe pujffimam, qua (ofa
conftituit hoc ter tium vniuerüale. Cy;amuis autcm baec di uilio non fit
bime;nbris, facile tamen e ;teduc;bilis ad bimembrem,yt notat Or- bell.c.de
differ. Differentia namque ; v aitipfe Porph vci facir aliud, vel facital-
teram "eu aleratü i. vt cottct exponiit vcl facit differre cilantialier,
vcl accidé- taliter, primo inodo;b.betur differentia pcoprijduma , & in hoc
sela d:cimus ho- mi- (cdfeipis,& fe —— eninem per rationalitatem à bruto
differ tc, cds node ibo edisic pow có- dos dupliciter , vel per accidens pro.
in(cparabile ; & (ic habetut dif- I ia proptia » & in hoc fenfu Sortes
fimus dilicrtà Platone aquilo vel demü per accidés commune,& feparabile ,
quo . modo dicimus Sortem fedentem difler- fc à Platone ftante,& fic
habetur differe « tia cómunis,qua ideó talis dicitur , quia attenditur penes
accidétia rei prorfas ex- ——— .&rinfeca, & (eparabilia ; ficut € contra
5 ^ proprijffima calis dicitur,quia facit differ .. gc eisétialiter, proptia
ver intra effeatiam, vel ad vecta ;, realis exi- ftentiz non eft aliud , quàm
diuifio , & multiplicatio ipfius naturz: pracedés ab- flra&ionem
intelle&us , fed hec diuifio , & multiplicatio veré datur à parte
rei,er- go hoc primü mimus differeariz circa na turam gencricamin ftatu realis
exiftétize reali modo exerceur, Maior patet; Prob. min.quia alia eft
animalitasquz in equo reperitur,& alia, quz 1n homine, & qui- demalia ,
& alia realiter , & nonratione tantum. Hac autem diuilio animalitatis à
parte rei per differétias, cíto fit realis, nó ti fit eo modo; quo diuifio
vnius conti» nui v.g. ligni in plures pattes, vt bene no« tauit Tatar.q.de
differ.$. Quartó fciendis & ratio eft, quia animalitas à parte rei ng habct
rationé totius in ordine ad (peciess fed!potias partis, materialis , &
contrahi- bilis,ac rc vera determinabilis per differé- tias. Nec dicitur diuidi
, quati quód vna e(set entitas realis ante aduentum diffe- rentiz, & poftea
per ipfam (cindatur , &€ amittat vnitatem fuam po velé com. tra cam retinendo
folá extrinfecé dittin- tur per differentias a4diras, quianon natura creata
talem vnitaté rcalem in omnibus per inexiftétiam, vt innuimus
di(p.pr&ced.q.1.ar.2. folum igitur dicitar dinidi, quatenus vna, ac cadem
manens, ita contrahitur per. hanc diffcrentià v.g. rationalis ad conftitutionem
huius fpe- cici.[. hominis, vt eadem , quátum eft ex c , contrahi poffet, di
fiunctim tamen, adi conftitnendá aliam fpeciem. v«g. equi pet hinnibilitatem ;
ita chimrc vera narüra generica metaphylicé contrahitur,& de- terminatur
per realitarem differente, fi« cuc materia phy(icé contrahitur, deter minatuc
per. formam;& dicitur ctià re wes ra diuidi excrin(ecé per ditfereorlá,
quates nus animalitas hominis per rationali fpecificé diflinguitur ab animalitate
equis & in hunc modam explicat Dactor diui« fibilitatem natur per
difícrentias in ef- (c rcalis exiltentiat n 1.d.5.9.2-$. Tertió &
quamuisibi loquatur de natura fpeci- ficii. cm tamen dicendum eft quoque de
generica proporcione (cruata « : 120 Sed obijciestota natura effentiey Q3 E 474
«..g. integra animalis natura e(t in homi« ne,& equo ; ergo non eft veré
diui(a per differentias, qu:a tunc nori effet iniegea us in quolibet, Cóf.quia
natura eft veré vna dn omnibus inferioribus,cum oqinia fünt eiufdem naturz ,
ergo nom diuiditur rc vcra pcr differétias; quia per diuifionent defituitut
vnitas, Refp. illud ptobare fo« lum;quód no fit quzdam realis diuifio ; velut
cótius actaalisin fuas pattes , quod vertieft , qiia à parte rei matura
arniima- lis intantum dicitur diuidi ab liacy & illa diffcrentia
,inquantdám " ipfas contra- litur & determinatut ad hanc ; vel illani
"fpeciem. Ad Conf. dicimus effe vnam iri omnibus pet indifferentiam, non
per ir- cxiftétiá,co módo,qüo explicarü eft difp. ptaced.q.1. ar; 1. nec per
talem diuifio- n& collitut hec vnitas,quia nó e(t vera di- üi(io,vt
alicuius totius in partes j cd po- tius cotra£tio partis potentiali$ ; &
ideo bià deítruitut illá vnitas per indifferétia ; fed «im ab extrinfeco
determinatur;& Ii- rhitatarDices, fi datura nó elt vna in om - fiibüs per
vA Peri dp potius iri mul tis mültiplet hoc modo ; ergo erit teali- tet;ac
entitatiué diui(a in multis aritc dif- Éctentias,atqüe ità re verd nó dioidctur
p differétias.Refp.quocuntue modo (e lta- ; beat natura anite dificrétiussnà
lioc nó cft e pracntis ncgotij:lioc cettü cl jante diffe -t&tia$nó pofle
dici Vnà in multis, uec mtl tiplicem,qutia cü diffcrentijs ipfis conti tttit
illa multaj& quia in tali cont itutio- ne fe habet per eiodü realitatis
poteritia- lis ;& detefmitabilis pet ditferérias hoc fcafa dicitür diuidi
pec ila$,ac ctià id alio feüfa y quatenus exctiafecé mcrito diffe- - tcntig
adiufi&lz ariimalitas hoininis [pc- : cie diffett ab animalitate equi ; .
-—»121i Dicirhus 2.(i natuta gerierica 6ó- dideretut io ftatu cxiflétie
obiediugyüc proptié cocipitur diuidi ad modum to- vius 1f fuas partesstotius
himirtim poten- tialis in füas partes fabicétiuas , licet talis diuifionó fiat;
nifi per opus intclle&us ; Hanc ctiam concl.ponit Tatar; loc: cit; Vbi ait
genusin hoc ftatd diuidi pet dif- fcrebtias diüi(ione lógicáli , lioc autem
aliud non cft; vcipie ibi explicat ; quam ljenus manife(tart à poltcriori quoad
Difpu.. De Fuisérfaliuin par: 000 eius cómunitatem per eius partes fubiea
&iuas, Sed adhuc melins, & clariusexplis — catur cócla(ío;qui4 gerius
in tali ftatu ab- ftra&ionis conici pitur per modif cuiu(d& totius
yniuetfali$, vt Sco, docet 1.d.1.q. iD.& qum toti poterniuale concipi tur
diuidi ini plures partes poteftatiuas. (; in plura ioferiora v.g.in animal
liominé y in animal equü per diuerías di ffcrentias y. ergo in tali (tatu
proprie diuiditur per dif fereritias. Fit autem talis diuifio, & cotra- Gio
per intellc&um, quia (upponit natu ram petintelle&ü abitra&à, &
itavnàg —— — qualis nom eft à parte rei; quia iri aliae Te ftractione
füpponitur haberé. viii per iridifferentiam poüitiuam,& concipis — — uic
diuidi per differertiasim plures (pe- — cies Ynd, & cadem manens per
inexifté« —— tiam ir illisvt di&umeftdifp.pr&c.q. $a —— árt.1. quani
certevnitatem non habetd ——— pátte tei diui(aj& multiplicata « V ir 1ii
Sedobijcies i.finatdrd animali$ — — Vna Torn. per inexiffencià im (uis; re
" fioribus,ergo no cócipitur diuifaper di — ferétias iri "iis acmíi
wi». AS iion vuliidinésie üli dis. 12 pedit vitare. Kefp.rieg.cófeq. quia M Er
Pit loquendo vnius cópotiblci cà Dod diiifione non (ibi oppofita, &quomi« —
riot eft; (tat cum diuitiorie maioris quare ficut vnitás fpecifica ftat cü pu
cde A numerali, (ic vgitas geriecis (fat cd mal: tudine fpecifica «. Dices
diuifio tollit afi- quam vnitaté, nec didi(uat poft dic p ge- manet iridiaifum,
ftcut afitea nus pet differentiasdiuiditurinipecie$ ;— ctim diuidinon poffit
,mi( stt vaitaterd — — genericaim, vtique per illas diuifurti talé vnitaté nó
retinebit. Re(p. quód (icut (je Cic$, cum diuiditbr ii indiuidua, non vtis que
cadit diuifio fiiper. Vnitatem fpecifi- cám;quia (ecundü liané indiuifibilis
cft cum h&c noi tollatur ; nifi per differen. tia$ eflentiale$, &
formales , ad qiias. eft inipotcehs (pecies infima , fed fuper vni- tárerti
numeralem rationis, quati d : u rit eo ipfo , qdàd ab indiuiduis abttc * tut,
quo fen(u Vecum eft quód contra&tá "- per iatelle&um, & diui(a
nó remanet fic vna, & indiuifa, Gcuci priuscrae in. ftátil 1 abfiractionis
j lic à pári cam gx g A "^ I4 Ru JJ /—— min dividitur jn fpeciesper
differen. A , non vtique cadit diuifjo fuper. vni- | — "Raté gencricà
generis proximi , quia hzc ; 'tolk ncequir,niii per diffcrentias fubalter. -
nas;sm quas proríus indinifibile cft gchus roxiait & infimi, fed fuper indiutfione
Tpecific quà ope intclle&tus acquifiuit , .um à fpecicbus abftracta fuit ;
& in boc fenfu ctiam dc genere verum ett dicete , uód cótractum per
differentias,ac diui- - fum pec intelle&um nó remanet fic vnü , wtpriuserat
inf(taruab(traGtionis ,—— . Sccundo,fi cadem fimplex natura exi- fleret
reáliter in ploribus , ficut de facto matura diuina efl n tribus perlonis ,
& (à | vna albedo etict in pluribus fitbiedtis col. - locata, hzc vu]; non
effet diuifio natura 1 E An multis , aut contract:o iplius ad mal- E t2, fcd
potius eflct quafi applicatio quz- |. — . dam naturz ad plura fübicéta , ergo
bac E i ; fliuiio generisin (pecics per differentias ..- gonbenéa[fignitur, quod yna, & cadcm
(ger inexiftétià in pluribus cócipiatur [pe S3 '€icbas, qu'a fic proprie nó
concipitur có- |. hi ad plura,& diuidi in multas nacuras . &iu[dem
rationis, lees juodam mo | o candcm maurtam pl uribus fubicct;s ap H plicari,
Refp.neg.paritarem, nam licét in E. &aíu noftro natura genetica concipiarur
s vna per jacxiftentiam imn pluribus fpeciee bus,& fpecifica in pluribus
indiuiduis, ui - — ^ gotca , bcné
concipitut fic vna manens "proprie diuidi in plura. feipía per diffe-
,EKentiss ; vt hominem v.g.in plures homi- - ^ nes,& animal in plura
animalia. ..333 Tetüó,hec duo pugnare
yidécur, natura v.g.animalis effe diuisá per. ditfe- E renti in fingulas
fpecies, & effe totá eíse tialiter in (ingul.s,& non potius per par-
1cs ditlra&tà in illis, ergo talis diuifio ge- nctis per diffetétias nó
poteft modo 1am explicato ficri: Prob.aísüprü ,quod.n.di- piditur,in partes
diuiditur, & quod eft co rum in hngul;s,nó porett cile diuisir, fed ynum,X
tidem erit in omnibus , Kelp.bené cxjlicari,quo;nodo hzc to talitas cuin
diuiiione cobzrear; fi aduer- tamus, quod ani nal... potett. có/idera- ri,vt
to:um c(ientiale rc(pe&u füorü pre. icatorum eff.atialiày ]uz formaliter,
& quia hzc vniras non eft numeralis fed mi e ." SEE TE Quomodo
Differentia dividat gens. e ist-L, 475 intrinfecg in fe continet a&u;&
v: cottim pot£tiale refpeétu füorum ipferiorr, uz dicitur contincre in
potentia,co quia non funt de conceptu efséali illius; vniüetía- le igitur
anuma] , & quodl;bet aliud diui- ditur in (Da inferiora,non quatenus totum
t(Ienriale , quati in plures partes fug. ef feniiz,quarum yna cócrahatur ad hoc
in- fcrius,& aliaad illud v.g. ex homine ani- mal contrahatur ad Petrum;
& rationale ad Pauli, quia (i tota cíleotia hominis nó tifec in vnoquoque ,
quilibet effec quafi dimidiarus hoino , vcl potius non; homo,ícd diuiditur
qua(i tot. porétiale in plures partcs fübicétiuas-i.pluta inferio rajatg;ità
non repugnat maturam vniuer- fa'é clle jn fuis inferioribus diuifam & (1-
mul rotam sm c(sériamin Gingilis manes rcquia diuiditur (olum (fecundum torali-
tatem potentialem, non veró actuale , sc ctientíalé X hoc cft,quod vulgó
dicitur, | vnius (ale effe totü in m fao infe- rior' fed nó touliter ; quolibet
inferiori quoad ro:alitaté cllen- icitar cffecoiü in 1alem,&
a&tualcoi,non autem toralirer, quia ab illo inferiori non adze.uatur rora-
litas eius, fcu latitudo potencialis. * SORORHFEYIVS IL Quomodo differentia
fim«l cum genere fpeciemconflituat, vbi de coi . - pofitione Metapbyf[ica , 124
Oc fecüdii different/z monas , quod eft conflitucre fpecie p modum partis
actualis , (ufficienter inti- nuauit Porph. per primam dcfinitionem «ius,cum
dixir Drfferenriam e[Je,quo fpe ies excedit genus,eel abundat à genere vt alij
legunt ; vt.n.notat Do&or 4. 27. citin (ol.ad $.conuenit diffecétiz,vt cft
cóftitatiua [pecici;fenfus.n.cius eft,quod differentia eft , quz cum genere
confli- tuit [peciemy;itaquod ibi pooitur fpccies, vt cotrelatiuum differentiz
, inquantum fpecies clt contlituta; & differentia. con- ftituciaa ; abondat
a genere ponitur pro Conítituere,& propria rationc conítitué- di, quia non
vt genus conftituit seien ità explicat ibi Do&tor prafatam defim tionem;
vndéimmceritó ezm carpit Pe- Qi 2 trus «476
Difput. V. De Pwiuerfalibus im partic. m^ b trus Greg.in Syntzxi tom.
1.lib.z.cap. o. quod diflercntiz monus adhuc ettam uia gis explicuit Porph. per
quintam dcfini- tionem , quz cít aliarum pracedentium declaratius, dum ait,
diiferenuá effe id ,quod«d(ubflantiamyrarionemq; cfert , «C quodqiars eius efl
rei , cuius differen- fia dicitur e[fe . Et quidem differentiam cum gcnere
fpeciem cóftituece adeó ve- rüc(i , vt nemo de hagre dubitauerit vn- quà,id.n
di(erié dock: Arift.7;: Met.(olü dubiü cft,de modo;quo munus hoc à dif-
fcrentia excrceiur in fpeciei cóftitucione an.(.exerccatur modo reali , ita vt
quan- do dicimus d:ffcrentiá addi gceneti ad có- ftitucndam (pecié , fit hzc
additio, & có- füitutio;cx natura rei , & rcalis, an pocius fit additio
rónis. f.quoad rón& aliquà có- €eptam,vcl quoad maiorem expl.cauoné jn modo
cócipiendi eádem r&, & ralis có- füicutio fimiliter fit per noirá incelligédi
modü; Et qua (tio procedit de (pecicbus naturarum rcaliom y non autem de fpce
ciebus,qua f ngi folcnt in enubus ratio- eis,cum. n.iflz fint mera entia
rationis, certum cf non poflc in illis reperiri có- potitiorem realem ex
gencrey& differen- tia ; Similiter qua flio noncft de Ípecie formaliter
fumpta, & pro fecunda inten- tione , fi. n. exploratum elt , rclavoncm
illam non confütui ex relatione gencrci- -. tatis , & difterentiz,quia
hu:ufmodi re- lationes funt inter (e diuerfa císétialiter , & fingulz cófliruüt
pradicabile d;ftin- €um, gitur quzftio eit de fpecie mate- tialitcr ,.i. de
natura fpecifica rerü reali. 12$ Qua inre Primaojinio ett Nomi malium, quj
ficut nó admitrüt vniuerfalia vllo modg in cendo, fed tà: à 'n fignifi «ádo,
itd ncgát copo(itioné fpeciei ex ge nere, diffcrétia factà fiué realé, fiue ra-
tionis,ità Ocham 1.d.2.9.6.& 'bidé Ga- briel,& i.p. Log.cap.16.&
17.& quol.$. Qq.11.& 13.Adà 1.d,33.4. 8. art. 1. & te- quitur Hurt
$.Met.fcét.5. & 10.Ouured., €ótr.6. Log.punc. 2.& ex parte cósétit A-
uería q.1 3. Log.(cCt.6.vbi ait cóftitutio- né (pecici ex genere, &
differctia nó (em cfe per modü compoiit onis , led in- per modü (olus
explicationis ; quando pimirü gcnus nop perícété pia- M fcindit à difterentia.
Secunda opinioeft — — Thomiítarü,quificutinegant genus , & —
diff:rentiá,aliotq; gradusmctaphylicos — cllecx natura tei actualicer diftintos
y — affirmantes fola ratione diflingui cü fuds —— daméto inrc,quatenus
inrelle&tus virtde —— te przcifiua,qua pollet, eandé iimpliceaa — —
entitaté partitur in diuer(as formilicateg obic&iuas,quarü vna habcat
rationé de- terminabilis ,& alia detcrmimatiui, ità im - propofito docent
comyolitionem fpecie — cx genere, & differentia elle tamummos —— —
dorationis cü fundaméco inre , iraquod —— cum dicitur [pccicm componi ex gene-
re;& dífferen:ia,(cníus fit. cóceptü obie- tivum fpecie có»oni ex conceptu
obit —— étiuo gencris,& d ffcrcniz ; tàlbigaifi- —— cat.S. | hom.de ente,
& eiientia cap. 4« "a vbi Caict. Capreol,
1.d 8.4.2.art. 3. Son cin.7.Met.q.36. Laucl. ibidem «18. Mo-- rif. difp. 1.
q.9. Complut. difp-s q-$ to.q.1. Vniucrí. Ruuius cap, de d ffc 4- Murcia cap.de
fpecie q- 4. Didac de gen.q.3. Blanc.difp.3 (e&t. difp.15. ct. fc&.r 1
P. À & alij hecentiores paffim eft scor ftarum ,qui ficutiinrer genus,
& diffcrentiam agnolcunt diftinctionem ex ——— natura rc; formalem,
quemadmodü cti&--— inter coeieros gradus przdicamentales, ———— ità
conícquenter afferunt talem compó- , fiuonem eflc aliquo modo realem,i oon ——
€x diuctiis rebus , vt e(t phylica compofi - tio, ('iItim cx diuerfis
realiratibuseiufdé rciante operationem intelle&us abinui» — ccm di
(tinctis; ità ex profello docet Scoe — tus 2.d,3.].6. & 1.d.8.q.3. 8, Teneo
opis — niont m mcam mediam ,vbifusé Lichets—— & Bargius , item 7. Mct. q.
19, vbi Ant, And.q. 14. Zerbius q» 144 & 1$. Fabet. ibidem diis. 18.
Canon.1.Phyf. q-7. Tró- bet. in Formalit p.2. art. 2. cx exteris ve rà
Fonfec.4. Mct.cap.1.q«4. (e&t 3. & f» Mer.cap.7.q. 3 (ect. 3. Molin, 1.
p«q.$9* "i art.2, Amic.tract. 4. Log q.3 dub. 4«—— — arc.3. &
tribuitur Ferrar. 1, conrca gene tc$ Cap.24. & 41. pro refolurione. 116
Dicendá;el » quod cópofitio fpe Ciei cx genere, & differentia quz dici [o«
let mecapbyfica ; licét non hit realis cx regc & rey vt pbyfica ; cft tamen
formalis ex natu. - "12 EA 1&6] eX realitate yj &rrezlicire;nó au-
(folam rationis ex diver iis coc epribus "Giu . Ità Scot.& Scor:íte
cit: Cócl, — bxc fundantur in diftin&ione formali a- f&ualt , quam diximus dif]. praeced. q.
t. art. 1-verfari inter gradus imetaphylicos 'ilertim gencricum, &
differeutiolem, e Quia iuxtà modum dittin&tionishorum LET graduüm
explicandus cft modus confti- tütionis, & cópofitionis fpeciei ; & qui
- dé hic potíemus vrgenter: oftendere talé diftin&:onem , quia nimirum
gradus ge- ficricus eít ratio cóueniencig à parte rei, mon autem dif£-rentialis
, ité gradus gene Kicus, vtracio magiscómun s dicitur in
cópolitione.metaphyfica diffecentialea rz cedere ex natura reí; & per ipfum
có- trahi; rur(as gradus gener'cus füapte na- .. — tura cít pcrfeGtibilis per
difterentialem , |. »monécó:ra, m vtique faluari nequcunt Eu Ero cege
d;ftin&ione ex natura rei in-: y Te" c llos,nàá à hiec muncra cui Lu
liter. cribuerétur ex libico intelle&us , T ue for- uel. IT. De compifit.
gentiis fon differ ear I. 47 cft c métaphyficé cópofitus , Cum etian ipfe
refolai poffit ab intellectu (ic cóci- piente in conceptam cómunein, & pro-
prium, quia ét Deus conuenit cum crea- tura in gradibus tranfceadenralibus
entis, fubttantiz, (piritus,viuentis,&c.qua (iat lirado; & conacnientia
poteriteffefundamentumtalisabütra&ionis.Tandem(àcompofitiofpecieicxgenere»&dificrentiaooncltàpartecei;ledcmrationis,fe»iturfpeciemeísentialiterinrecífeiraIunplicem,effcaciadiuina.R.e(pondet
Mori(an. cit. ad hoc argu. mentunn , & ad przcedens deductum cx
dittin&ione graduum, & inquit ; qp licet hzc coinpoficio fit cationis ,
non inde, fequituc poffe ad libitum concipere intcl- leé&um 2radum hunc ,
vcl ill: promifcue pocencialem, vel determinantem,quia ng eitiomninó
confidta(ed habet (fundamé-, tum in rc,róne cuius potcft , ac deber in-
tellectus hunc gradum,qui . (eft principii cóueniendi cü pluribus,vt potentiale
,1llü. i T nóminuspoffet cum verirate.cócipi vcrà,qui eft principii
diff-rédi,vt astua- E E orm prior animalitate, & ve. lemy&
determinantem non é conuerso «- .— «ontrahibilis, ac perfe&ibilis per eam
, Subdit ctiam hanc eo tionem repus. | .
quéécontra: ;Scd quia hzcdittin&tioin- gnare Deo , non quía fit aliquo modo
ex |. ttr gradus meta e vniuerfum o-. naturarei , & lapponat di (tináioné
fore , fiendenda cft in Met.& interim ipfe Do-'— malem inter hos gradus,
fed ex alio capi- mw &or facis cam demóltrat loc, cic. 7. Met; ] Q» 19. Vb:
probat cóceptibus obiectiuis ge neris , ac differentiz dittinctas correfpo-
dere dcberc realitates,vt veré faa itinera exercere dicantur ,
ideó,Le&toremadip«fümpronuncremi.cumus;&folumex ra- Vyone ipfius
compofitionis metaphyfice tonibimur dcayonflzate ip(m non po(fe effc rauonis,
& ex (olis conceptibus obie &inis cum fundamchto ín re , 1 327*Probatur
ergo fic, Co pofitio me« taphy ica cx gradu aerierico & differen- tiali calis cft, juód Dco
repugnat, & eius fumma *timplicicat , vr patfim farenur. Omnes
,.crzo cít aliquo inodo realis , & nan rationis tantum , dbia hac non
tollit. 1citatem à parte cei. Ec confir. quia ad taluandain cópoiitionem
metaphylicà in uatura creata non (ufheic ipsa eile refo lübilem in cOceptum
cómunc, & propcrü ci fundamento in rc ab intcilc&uinada- quaté
concipiente,quia wine Deus ejam 2 ' Logica, " tc f. ex illimitatione,
& infnirate natura diuinz,ratione cuius fic, vt nullus in cas: poffit
concipi gradus cóis, qui noninclu- datur in rattonc particulari propter (ume :
mam fimplicitatem , &, fit potentialis ad illam ob cius fummam
a&ualitatem --- . 128 Vtraque folurio facile refutatur , , Prima quidem,
nam petimus;an ftáte tali . fündamento , & exigentia à parte rei, vt hic
gradus concipiatur, vt pocentialis, ile ! le vero, vtdcterminans , poflit
intelleótus ; inuertcre ordinem; vel non,(i primü ere ^ go talis ditin&io,
& compofitio non-ef& . cum fandamento in re , quia per fundas: mentum n
reintelligitur maziuum ; feu occaíio necefficans inte. ) ad (iC: & ic
concipiendum , & non alio modo; fi ecundum, ergo illi conceptus Í "
nunt rcalitates à parte, rei formaliter di», ftinctas ,& non vnamtantum
nedequ té conceptam, quia ordo rcquirit diftin-. Quos paa ades. : wu» 478 t^,
tibil eniti ad (eip(um omninà ordis . nouit, & qualis cft ordo , talis eff
diftine . &io,cüm igitur odo fit ex rei ipfius exis gentia préfitus,
nonimtnutabilisab in- ielicéta;difün&tia quoque & corbpof(itio crit ek
natura rei. Neéetiam folutio ad'ar : giunentum ex cópofirione deductumiifa: -
usiscit ,& à Dco fufficienter expellitury fi cfi rztionis, nam falfum e(t y
p in.Deo ne:xucat cócipi graduscómunis entis (ub- finu, & c. perfecte
pritfcindens à parz ticulari, neque huiufmodi: pracitio tollit fuco man fi ip
licitateinyquia ad ipsá (uf- iit (ümmaidenurasá patte ri. intecilé lá; qox
abibütcea pra(cindumtur,ncc po tenudalitas copcepta in illaraciónecomus fiiad
particulare collet a&ualitatem; qua : d:patte rei reperitut. irilla ratiane
; vndc cürb to:a 1mperfeótio cópoticioni$ metas phificie, vt ponitur ab
Aducrfarijs, pcn- deat cx noflro iimperfe&o:cócipiédi mo« do;& non ex
natura óbicéti, fané non vc« poguabit Dco, vndehiac rauónc Valq. 1«; p» difp. 22;
toncft vatitus cuta in Dco admittcte, qua inre cettéalijs ett mas gi$
conféquenter locótus. 7129 Refípotdet Kuuiuscit.talem com potituoné non poffe
pori in Deo; tà quia «Óceptus genericus debet efe vninocus, à Dec atté nequit
przlcindtcóceptus. (ibi vhigocus;d cteaturis; vüquia conceptus. |o oir ride
c£natuta e ibilis cttepcialitec peti cónent diffc e-« tiat.; Sed hcq; biec
écfpotfio alet quia fal(utitelt nó pofe à Dco pseícindi consi «eptatri entis;,
&fabitàntiz bi eniuoci, é&ccteatutis,vt ib Metridiceaus quod ad t due
gehcticus fit (uapcé natura per. fedtibilis per difíetétialem; ideoque cepi:
gnet in Deo reperiri corroborát argumé- ' iam, & ipfcrt aliqoá di
(Hin&ionem ex na tra rei inter hos gradus, quia nihil potet cü veritate
cócipi ; vt à (erplo perfc&ibi- . Ié,& cófequentet concedit aliuam cópg
fnionem cx fiatuta rei ab ipfis refutare o :"Kefpóndct proiide Auerfa
conceden- 'ilientiat crtatam nop habcre máioré cópofitionem; d tónisjadliuc
tamct non; &d£qüarc (i mplicitacem ditinam;quia li- cétin e(Jentia creata
cópofitio ex predi-- cxiis eíicaualibus nOdit tcalsy uircepctrj- V ! -« Difput.
V.-De Phiutrfe im partis Ut i-o tür éópofitio ex natura, & fubfi fétía, e:
fabflantia,& accidenti jAlijsq/modis Deo Cue apr Scd hzc folutio exeo fo«
lum fatis ab(urda conuincitut , gi cócedit: creaturam omnem catere cópo (itioné
ef« (cotiali quoad gradus metaphyficos , &- juátum ad liaric ad£quare.
fimplicitatemi: tuinami 5 patumi áutéqi refert rionadzs quare ob ceteras
copofitiones, quas ipfe . commemorat ; quia illz potius funt acci : dentales,
vnde creatura (pirituales mates: tia formá carentes in ordine ad cópoti«: tiohé
metaphyticam erüt puri(fimii a&ase 130: Deinde coricínfio oaftrademon:
firatürà priori, quia adcópolitioné fea: — leni, vtdiftiaguiur à compofitionie
ra--.— üonisdug coiiditionesrequiruntur;prie; — — ma cfl di(tin&tro rcali$
compónentium 5- E vr án cópolicione phyfica liquét , vbi mas; teria, &
forma realiter dift vel: faltinp non fint: perfe Qté ideiatapl e. A tunc
coribgit, quando :la.on ex ig tionibus idétificántutsfed quatenus vni. tüt in
tert:o;cuirealiter (unt idet: da cft, draltera pars excom bént ratiopcm
poreürii;& a&us;fed:ambas iltasco conctptüs 8eneris,& differe!
priftam;quia hcàt gcadosaftipon di guanturreakue itullé ia quoinucaiugk tur ,
tfi corum idé&tiias- non debet Ü ck corumirationibus fortnalibus, fed tam:
tutntatione illius tertij, ib quo vniüncur) & identificanutr,
stávt.imtatitum funt eae dem itire (es quatenus fum réalitce ideri- !
tificaraillrtettioà qdof&abliiahantar j— ^ notrretnapet (ótficiens: auo.
idetuitatis-yf 4 vt dircété docet DoGor i.d. S. «-4/atol c ] ptin. vhde mon
valct dicerejanimalxcaseff | rauonalitas , ed.be&e in hoinineagicunal cit
ragonale ; habeht quoque fecunda (o«* ditionem 5 quia fecundum Aríü.7. Met;
41:&.43; ideo ex gchere, X differentia tcíukat (pecics perfe vna;quia
gradus ge« neticashaber ratidnem potentialis,& cá:wahibilis, grádus autérm
difterentialis des terminantis &
conuabentis; 5: k o Ü In oppof«tü arguit Didac.e: Ade tcolo-; íi genus eüet difinctum
d parié rei à differcnujs , cü qnibus proinde rea lem cflicecec cópoliionem ;
winc trahla T . mutárt - Uu WEE LZ. CUTS. , " A... — -— Mgsutári poffer de vna differentia
(verifica "E ónaliam, quiag 1dorcs
potentialis , .& i 00 pri refpicit plures a&tualitatesoppofi- / *gas, poteít illam Deus de vna tranímuta- |^
sein aliam; vt conftat de materia habente I C tentiam ad oppofitas formas ;
& ratio Ww ius e(t; quia orrinis tealitas ab(oluta. ji jvc & ab ca
diftincta realiter , f Rs. feparari ab illa,quia non dependet ab illa |. "wtScotus
ip(e concedit 2«d. 12.9.2. at da- Ip "£i genus fine differentijs eft
prorfus im- ' . — "pollibile Mas: 16.& 3. Met.c. 3. Conf. IRA -iuia
idé cim feipfo nequirrealem efficere |. . ópofitionem , fed genus cít idé
realiter 3 » . kum differétia, ergo nequibit cum ca rca- (0. dem .efücere
compofitionem, fed rationis. 2009 C C Refp.neg.confeq. qua teneret,fi inter |.
e«genus,& differétiam realem poneremus P. diftinctionem,at folam fomalem
admit- ^imus ; quz minor cftreali , & maior di- | ftin&ione rationisràm
ratiocinante, quà — átiocinata ex di&tis di(p.t. q. y. art. 1. & fui
taibus reale dintis, vt n: /— hate »lóquitur Doétor loc. &it.& ett folutioeiafdé 7. Met. g.13.nu.
.. 2e, Adconfir. vtique «pcftidem realiter . ea »,üequit cum eo efficere ; COD
ofi aieepnis i Hec onibus iuinis, quz qui im cuiufque in ASTU Duictn De fim
ideh- sificatut, ideo nullá pror(us efficiunt có- politionem, atqui
idéificantur imper- £c&té, nimirum folum ratione terij , in quo vniürdr, vc
ett in propofito de gene- — 16) & difíctentia , potluntaliquam ex na- tara
rci efficere compofitionem, vt mox adhuciiagis declarabitur, 13 "Secundo
argaitur ex Ocham geous vion eft ver?
& realiter poteritialead dif- ferentia; fed tantüm per noftrum cori-
cipiendi modum; crgo nequit cüm &a ef- ficere compofitioniem vllo modo
rcalem, fed ti rationis ; Prob. affumptü, tüquia nulla res e(t iri potgntiá ad
(cipfam ,nec à feipía perfectibilie . Neqi dicasat 1d fuf- ficete diftinGtotié
formale. Quia re vera hax nó (ufficit ;;vt vni dicatur potentiále ad áliud,
quis per Scotü effeatia. diva eiufq; attribüta sür ex naturarei formalis cer
diftinGa,& tamen nó eft perfe&ibilis ab cis ob identita:€ rcalem. Tum
quia: fi pir m ueft IT. "De compofit gener.» diffs. c 4n. IL ^ 4?9 | «
genus effet vere ede ad differentiis, tunc,quantum eft de fe, non minus pofi: t
effe füb hac, quam fübalía , & tic diftin- guctetur realiter ab illa, quod
enim effe potcft tine alio, vtiq; realiter diftinguitur ab illo, ergo cum implicet
getius efle (inc diffítentia, fub qua eft, fatendum eft non efe verd potentiale
ad illam , fedtantum per noftrum coricipiendi modum. 131 Rep. negando af(umptum
; eftó ,n. genus non fit veré potentidlead ditfe- rentiá;vt ad quid realiter
diftinctü , ficut -ft materia ad formam, eft tamen poten. 'tiale ad illam, vt
ad id; c quo cft imperfe- &é identificatum.f. ratione tertij , yc ;n,
diximus fufficit imperfe&a identitas, wt «ni dicatur saecu ad aliud; &
per hoc patet ad primam probat. affumpti , concludit enjm vnum non poffe/dici
po- tétiale ad illad;cum quo eft perfecte id£, Alioquin foret in potétia ad
fcipfumneq; nos Uc ép potentiale ad dif- : aped ob folam € forma- Jem inter ca
repettam, alioquin, & cffentia diuina dici poffet potentialis ad acttíbu-
ta, vt bené probat illa inftantia , fed atfe-- - rimus e(se potentiale ad illam
ob imper- fectam eius identiratem cum e, quia eft identitas mendicata à tertio
, à quo fi ab- -firahantur , non (anc idem realicer , vnde rcalitas generica,
vt praecedit differendia- legy;erit veré potentialis ad illam, & pec-
fe&ibilis per illam , vt docet Doctor f, d. 8.9.3 iofra I. Alia vero
probawo tàgic arduam difficultatem examinanda in Me- - taph. dip.de natura
cói,de qua videri po te(b Licher.2.d. 5.0: f. vbi pro eiusfolae «ione tnultadieitg
intetim dicimus falua- ti potential tém generis dd di(ferentiám b
imperfc&tám identitatem eius cá dif- ferentia in certioquod cü spfa
cóftituit, ratione cuius imperfeGite rdentitacis diei- turjqtantum eft de (6;
poffe effe fiáe illas non quidé porentia nathrali, & ad atur rcducibili,(ed
logica, quátenus (i cófrde- rede vtptius'riaciralitee differentia cO- HE AVRNNA
NI imdénitün perg i ] ci repagnetieffe (ab alia; éó (reonfr retur , vCConiuncrü
v i tio implicet (eparari pote ab illa oh tea- loch identitatéeqei ptc (xi
cób/gsdióde Qq 4' sme «430 - Difpu I. De Fniutrfalibus i parti: amborü in
tettio , cui identificantur , ità dilerté docet Door 7.Met.q.1 5 cit; n. 20.
vbi ait , quod centradt(lio includi- tur, quod feparetur propter vnitiuam -
continentiam y dius reddens rationem fübdit , quedam natura in fe non repu-
gnanty C tamen repugnant ofi - ten e[fe, vel fatta. Dices , fiextra ter- tium
nó (unt realiter idé ; ergo per vnio- nemintertio nequeunt fieri idem , quia
talis vnio non habet vim tollendi realem corü diftin&ioné,vt patet de
materia ,& forma , quz etia in cópofito vnitz adhuc inter (c di (tinguuntur
realiter. Refp. 9» aliqua poffunt voiri in aliquo terdo dupli citer, vc innuit
Do&or 2.d.12, q.2.ad r. grin. velfola vnitate vnionis , vcl etiam - , vaitatc
identiratistranfcundo nimirum in tcalem identitat£ ipfius, vnio primi gene-
.£isnótollit diftinétionem realé vnitorü , . quo genere vnionis vniuntur
materia ; & in phyfico compofitojin quo etià vnite realiter ab co
diftinguuntur, vt lusd demonftramus in Phyf.difp.$.q.13.ar. 1. bené mor vnio
fecundi modi ,qua qui- slé genis , & differentia vniunturin com- pofito
Metaphyfico,vndé cá illud cófti- tuant fcipías illi realiter identificado ;illa
qu0q; tealis idétitas in ip(a reddat, qua- £cnus qua funt eadem vni tertio, ét
inrer | Kc cadem cen(entur, quatenus vnira ineo. 133 Tertio vrget Auería,(i
natura ge- seris diftinguitut à differentia , petendü eft,nam animalitas,que
eftjn hominc ,(c- cüdum ill&entitatem , qua dieitur diftin- gui à
rationalitate,fit à parte rci determi mata; & diftin&a ab
animalitatesqua e(t in equo, vcl indifferens , & indiftin&a, lIoc
fecundum dici nequit , quia entitas gnimalitatis, quz cft in bomine, non eft
snttinfecé entitas animalitatis , quz cfl in aíino,videmus .n. afinum interire,
& ho- mincm remanere sm omné fuá encitaté; (i primü;crgo in ca formalitate
dicit diffc- rentiá determi adcó ab ca M rei Co c includ tiam, pc ftinguitur à
differé:ia (ua. bac NER ola epum um, quod folet vrgeri coma Scotittas.
:miné,& afinum,quia animalitas hominis, ^ tati d ;Cendentibus » quibus
" rminapté,& diftinguenté;atq; in tnatcría de natura; communi , de qüó
etiam multa Lichet. loc. cit, illudq; opti» mé foluit Doétor 7.Mct.loc.cir.vbi
quz- rens, an natura Sortis realiter: diftin E à natura eae res Me ,inquit;
quod natara Sortis , ficut dif- ferentía numerali circum(cripta,non ma« net vna
maxima vnitate in fe, (ed tantum illa vnitate minori , quz eft communis, fic
neceft diuifa: ab human:tate Platonis diuifione numerali , nec aliqua ;quia nom
fpecifica, ita Do∨ quam etiam refpó- fioné applicat ibi' naturis
genericis, nam circum(criptis differenujs fpecificis nul- la remanet
effencialis d:ffzrétia inter ho- &aliniprzcifis illis fuat-cadementitas, —
— & cíientia, fumcndo ens ter, 66 — nominiliter; fed de hocex profedodt- —
— cemus in Mct.«nterim vt ben& hanc Sco» —— tirefípontionem percipias,
vide, qum die — — ximus difp. ptzced. q.i. art. 2.ad 3. Ad
—— Conf. dicimus genus& differeniamtom ——— dici proprie difiecétia qnin
iquoquid.— — "epis , nifi forte. V N te,dequo in Mex. fed ptopsiédienntur
— — diuerfa . i. (c totisdiffimilia, &non pet- *— aliquid fui, vc docet
Arit.g.Met.lo. —— — 134 Tandemobijcitur, quia Ati, 7. Met.31. air, quod genus nihil eft pracer eas,qua fant
generis fpecies,etgn grada. £^ art genericuas nihil
dicità parte rei lua ciicum , & d fferentialem . Tam quia vi ab(tra&io
horü graduü fiat ab mtelic&a linc fi&ione , nó indiget pro f.indamento
di (inctione ex natura rei pluriam rcali- tatum illis conceptibus correípondenziit.,
vt Scotus vulr 7. Met.q.19.cic- (ed (ufficit diftin&io virtualis&
emincntia ci fimplicis entitatis, rationc cuius polea intellc&u partici
(ine mendacio in diucr- fas fórmalitatesobie£kiuas, vc maior | Scotittarü
cócedunt de concepubus tráfs | , ponunt correr | fpondere realitates| integras
à parte rei | ncadmitdt rien 6 in Deo, quibut expreísé fauet Scotus ipfe
1.4.8,q.3« pFO* | pé inem. Tum demum, quia omaes grav dos Metaphy ici, vc
pluciinum fundantut in vna fimplici encitate, vc patet in Ánge- lis, &
accidentibus,quz (unt forma fime i - IM » (- Mlicts s ergo mon füpponun:
diftin&ioné (felis vie fumenrar, concen à | cfficilit compo (i tione, nifi
ronis. — «.. Refp.DoGor 7. Met.q.19.& 4- d. 11. | «Qe 3* Cc quod
au&oritas illa adducitur |. -AruncataaiGn. Arift. quod genus,aut nó - eft
aliquid prater eas , qua vg pim - fpcciessaut fi eft ,vt marcria c(t, &
fecü- -. da pars difiunctionis efl vera. Ad 2. neg. D -aflumptiüm, ad
prob.dicimus non effe ca- .. dem rationem de gradibusprzdicamen- LIÉ D nibus
tranícco contio, is.m. COncc- du peboimicteuaedc up qen! ! — . la debet
correfponderc realitas à parte. fei per ipfosádequate explicata;alioquin |»
poneretur compofitio in Deo , vt bené g^ 5 Doch eir. q. 3. oltédic&
Bargius, - ac Lichet.ibidem ; gradibus veró przdi- . camentalibus correípodere
debent tcali- » loci. Do&or cic7, Mcc. q.' 19. ac etiam ad; 2 -a«1«ex
profeílo; quà di(patitaté in- 'éc.gracus pr:édicametales,& uranícendé alius
declarare muneris eft metaphy 4 fia «Ad 3-licét gradus metaphyfici gene- . a&us,&
perficiéus;poteft (0 fi$;ac differentia (zepius fundétar 1n vna (Oo coemücace
fioplici phytice, prout fimplici . tas excludit copolitioné cx re,& re ,
illa ^tf entitas eric muluplex , & con mctaphyficé. fex rcalitate, &
tealitate ;yna poténal:;à qua (umaátur genus;altcra -a&uali,à qua füiatur
ditferéua, & talem «cüpolitionem habét Aogeli,& accidéiia. - 45$: Sed
ad maiorem copofitionis me -taphyfice notitiam occafione przcedétis -atgumenci
venit hic declarandum axio- iaiilud ex: Arift. (amptum 7.& 8. Met. - quod
genus fumitur à materia , & diffc- rentia à forma , non enim videtur
verifi- «ari pofle in illisrebus,que carent mate- Iia ,& forma, & tamen
habent proprium genus,& differentiam, c (iut in przdi- &amento,yvt
(unt. A ngceli;& accidentia; Gum igitur cfle Toct^ph pc (umatur ab e(Te phy
(ico,.à quo abilrahitur, indagádü eft, an hzc duo principia copofiui mztca-
iiiimoper defumi debeant, & abitra partibus phyficis,genus quid& à ma-
^ fes & 1d. 5.q.3. 0 teriasdificrentia à forma .. Comunis opi» * yg ; nio
eft in.hulla re. senus dcfumi à marcia, & diffcrentiamá torma; (cd
vttüg;gvadü k c 3 e A ——— QUIE Decompofulene generis em differ, eet Ir, a8
promi(cué a totanaturá , & catitate ret dcfümi;diuccfimodé tamen concepta.»
, genus à totacntitate, vt vlterius pciíc- €tibili,& determinabili, feu vt
cum alijs in aliquo gradu cóuenir;differentiam vc- tà ab cade totaentitate, vt
contrahebte , & determinante , fcu vt áb alijs in aliquo gradu difcrepat,
ità Vafq. t. p.difp. 179. cap. 3. Routus
q.5. dc ditfer; Sanchez in Log.q.45- Aucríaq. 13.fc&t.2. Suarez d. -. 6 lc
Ct. 11. Palqualig.tom. 1. Met.difp.6o.. Blanc. di(p.3.(cAt.14. Didac. Complut.
& alij paflim;vndé inquiunt illud Arift: dictum non debere intellig:
proprié, fed . pet quandam analogiam, & fimilitadiné; & quidem ità
loquitur Atift.nam 8. Met. cap.2«ait,sportet boc quidéyvt materia, illud
veró,vt formam e[Je;cadé fere ver- ba habet cap. 3. & fic ctià loquit
Porph. tates adzquaté, vt facere poffint veram . cap. vlr, genus preterea
fimile efl mate- zompofitionem metapbyicam, vt bene . rie, differenti forma ,
ES ri ada € , axioma illud fic efse intelligendá , genus : fumi ab co;quod
habet ratione materie.t, potenciz, & perfc&ibilis , differenti ve- ró à
UP n €0,quod habct rationem aütem vzriufc Iationem fübire tota natura. fub
diuerfis &onccptibus , atq; ità à tota illa diuerfi- lé concepta fumi
vterque gradus. 136 Hicth dicendi modus recipiens dus non K.
;cü.n.hucu(q;probatü fit có- ,ceptibus generis , & difiercug neceffarió
te[pondeic debere in cad& natura diítin- , &asrealitatcscon(equenter.
dicendü eft non fufficere candem naiurà diuerfimo- dé concepubilem,vt ab ca.
fümantur. có- err genciis,& diffcrentiz fed in caza afi;guari debere
diuerías realitates,ynam uidé (uapte natura potentialem;à qua. umatur
genus,altcram a&tualcmyà qua.» fug;atur S eENAME quod cflà opus , non fit
gcnus, & differentiam (umi spet cx diuctíis pattibus phy ficis, img freqac-
tct (umanuur ab eadcin natura DT. , vt in, Aogclis, & accidenubus femper tí
lumi, dcbcant cx. diaerfis páttibus metas Phyliegpird docti 'ottor loc.cit, 7.
Met. ;9 qc. n dbi ie poum- AO gres ep ade bi epe ,e quidem T Md yiLrae Anift.7.
Meaph. 17, vbi ai arces dcfi- nitopis ) quis [105 SOUS, PVP Bid) m" 7492
'' Dif.P: De Vuiuerfal.in partici, ^. ! Cérrefpondere
partibus dcfiniti, ergo per ' Arifi.(emper de(umi deben: ex diftinctis partibus
definiti,nó phyticis, quia no om * ne definium tiles habet,erzo. metaphyfi cis.
Nec poteft dici, quod tátii fundamé- * taliter ia ve definita huiufmodi partes
* metaphyficz- correfpondeant | partibus "definitionis Quia Arift. ipfam
definitum vocat formaliter, & actualiter totumser- £0 formaliter, &
actualiter habebit pac- ' Rcs E ry qe ; & cum ex huiufinodi partibus debeat
fieti vnum per. fe totum : metaphvficü,neccífe etit, vt vna cealitas habcat
róné partis potenrialis à qua fu- tratur tó'eeneris,& alia roné partis ada.
C - fis qua fumator ratio d:(feréciz, vt do- cet Arif,
8. Mer. 9.& 7. Met. 42.& 43. & hac
rationejnguit Door, dicitar gcnus * fumí à materia, differentia à forma, non
quidé proprie, (ed per quandam propor- ' tionem ad partes compofiti plyyfici.
Sub- dit tamé Do&or loc.cit. interdum in phy ali differentia fumantur à
diuerfis partibus M incorporibus animatis cor ' pus;qugd eft zenus;fümitur à
corpore. » pro altera parte compofiíti , quod habet rationgm matcri,vt
oflendimus in Phy- ficis difp.2.q.4.at. z.animatum verà. ab iaima;fufilis de
Irc re bené difcurrit Pó- «iusdifp.4.Los.q.4. — ' ! 137. At obijcit Auerfa,opus
nó effe ge mus fumi (emper ex realitate potétiali, & differentiam ex
a&tuali nam vel differen "tig intermedig fam(ütut à formajfeu rea-
"litate a&uali, & Gc folum genus gencra- "liffimum fumetur à
materia , feu realita- "re eap ; fübalterna autem firmentur ^& forma,
& ira non falüatur sradus poté- tiales (emper (umi à materia ; vcl faman-
tur à materia , & fic (ola dikfetentia vlti. ma fumetur à fori, &
habetur intétü- , quod nó omnis differentia fumitut à rea- litate a&aali. R
efp.oés dificrentias fub- "alternas,vt differentiz fant, defui à réa
litate actuali,& genera fübalterna , vt fic , . modo ex hoc; quied
differentia conftitu- tiug generum fübalternorum filmantur forma , feqaatur
etiaai ip(amet genera fuübalterna
conftituta(umi;quíaanimalv.g.conftituiturexviuentetanquàmcxgenere,&(enfibili,tarquamexdifterentia,viuensfumiturexrealitatcpotentialiiftiusfpecieifübaltetnzs,(en.fibileexrealitateactualis,exquibusrealitatibusrefultathatcfpeciesfubalternafanimal,quoditerumcumvenitincó-infima
fpeciei... hominis cá rationali,animal importat realitatem po«- tentialem
iftins fpeciei , rationale reali tatem actualem, (ic de fingulis 5 & (ic
patet femper differentias omnes fumi cx rcalitate a&uali illius fpeciei ,
quam conftituunt , fiue (ic infima: fiue fubal- tecnay & genera fimiliter
ex i ds: ; 138 Poflremó cx módo ià declarato s. quo genus;& differentia
cócurrüt ad cá. flitationem compofiti metaphyfici coclu dédam eft contra
Murciam q. 4. de fy cic, & Blanc.difp. 3.fec. 12. & alios quc dam, differentiam femper effe
perfeébig. ic ua aod conrthir re FR ' ert plut.q. 5. Kuuiusq. 6.&c Paf- ——
" ficis cópofitis cotingere poffe , vt penus vIcdaci p otefí ex Doctore
1.d. 8.9.1.ad es bi do qualig.di(p.6 $ .cuius ratio €et,quod quàádo aliqua duo
cómparantti in perfe&ione , pen ndum eft,quzmam illatum perfc&ionum
fimpliciter, & ab- foluté magis excellat, & ex dit, quod quamuis
matcria fit fimplicior «ompofito, tamen quia compofitum eft aGualius
matetiaabfoluté dicendum.ett compofitumeffe perfc&ius materías actualitas
eft pertc&tio abfolutà à tior fimplicitatey cum igitur ín ptopo(ito
differentia séper excedat genusin actua - litate, quantamcunquc perte&ioné
inue- niamus in gencre , tameníemper maioc erit perfectio differentia quia
habetima gis de a&ualitate;eft.n. gradus derermi- natiuus gcaeris,illudque
cflentialiter per- ficiens. Accedit, quód vt ait Porph. diffe 'rentia cít qua
fpecies excedit genus, vci- ué in pertcétionc;ergo fempcr elt perfe ior illo,
noo folü in ratione partis,quia 'eft pars actualis,vz ait Blanc.fed ecià ià
tatione entis, quia magis accedit ad actua litatem; & quidem fi
(pecies.cxcedim gez nus ín perfectione , vt omnes concedunt; . ctiani A
duerfarij ipfi, fane lunc exocísü à (uis principiis habere debet, ex quibas
conttituxur,cum:nequcat habere a ge« ncte,vrique habebir à diferencia . ; | Sc
ex a STE altioris natu. uda s t femper ipo nebiliores , vt ratio- . .. - tale
refpeétu animalis; quod cleuat ad EAE - gradü inteletioi , que tanien ipfum có.
..' finus perfectus reperitür gradus fem - .. ghificite naturam (etificiuam
abftra&am : (Es ab his defe&ibu. ^ ^ | — .-139 Refp.argumétü, fi quid
habet ro: re * ;j probare don f'olua differéncas fe- : y OR * cutdi genetís ,
(ed etiam fpecies confti. : (— - tüutaó
pet eas effe ip(o gencre irhperfe :: ' prater eleuationeiad p oré opta: tatio:
: opea: ! tis d (Fereritiadleuat geriüs, & ide. feme .— - perelft perfectior illo; vride eti K- ame in
ánitialibus iniperfettiy: perfe. $
rcpecitur gradus (enciendi , quàm i inpfo gencte, quia in iptisseperitur des:
térmitiacus, & (pecificusimgenete
icon-fufus,&itideteéminatusab(ltahésà:pet«fecto,&imperfe&toyquodaucemdetecmiríatuecft.,atque«diftinétum;perfe:&iuseftindeccrminato,&confulo5.Addias
tamen, tjéftó animalia illaumper: Éc&a careat alkjdà opctatione vitali, id.
Cit pet accidehs,vt bcne notat Paíqualig.: aima non reperit 1à tali Cor- poreorgavi
teuifita ad. calessopetatio- nes j Quod ni ex defectu operationü va» lecet- €
it perfectiorem differen « tiam s'etiüifiargur deberet genus iipec- fe&ius
, quia de(unt o perauones geucti- ce alia qumedam argumenti addunc Có.
plat.cit. que eodem modo toluuntar ,:i Ad €oaplaam nouta liuigs axccdpy- Lj
(000 UI Deep genes e ifie, ats ticfidi ; quàm i genere ipfo animalis (1.
ficz.compoficionis (pe&aret etiam re-. folutio illorüi dubiorü, Quomodo in
qua libet fpecie pmo & differentia d-fignari, & An entia Canftitur.ua
fpeciei debeat effe ei , eiufgsgeneti pro-: t ifitra proptium gradü, vt fe
habet - / ptia,adeó vc alteri eouenire nequeat fed: irtationiale re(pe&u ei
,non$ürno Opporumiusca tractamus dip.
feq«q.:4. biliores,fed vel eque mobiles , quia rion. oceafione declarationis
fecunda cegulat. €onflituunt fpeciem liaberit perfe&tior& «| antepca
dic.diuerforum generum: &c. -..- operationem fenfiriua, quz gradu: gene-
" fi$propriaeít,& etiamnónunquá;guo: ^ ARTTICVLVS IL | biliores , quia
conftitaurit (pecicai , que : | habet minusperfe&tü gradum fenuendi:
Quomodo differentia diflingudt. effet 2 ipfogenere animalis j vt patet de
talpis, tialiter ; vifo yquam,confi iuit y.al. S Olftreis,& ront bad
tacdtumnullü; ^ ais , vbrde mnuiua précifione ' alium fenfum habere vidétur ,
ergoin his; — - ris d differenti; acettam d P uli ' tialem fuperioris, d
inferioris &.— 5 1 Orpli.pet quartà definitionc à fe ^s p Cotreci, &
"explicatá ita definit: D ffcrentiam,quod fit id,quo diffevitef fentialiter
later fe fingula. w (ingalarfga cies, vel Gngula indiridua vaius fpeciek à
ingülis alcerius ,. fpecies enim noa dif& fcrunt fecuadumi genus, cum in
ipfo.con4 uemattt;fed per proprías differencias ges nas illud jitaque quara etr
tini T MUN orones y quod.ctat diltiaguere etfentisljter.wnam fpecicítab alia ;
pro cnius déclatationc lig diderenduar eft ;- an!Ditferentia i 'in fuo concepus
genus, quod diuidit ,;& differenti am (ito petiorem cui fubordinatur,vc
v.g. nüb rae: tionale includat in (a0 conceptu-animal;! vel fenübile, fi eniminc
ladit, non magis» dici poterit ratio diffcrendi:.,.quàm conse ueéniendi;&
(icállata defiotco recta non? erit quod ii nón incladit) ccit precise rase tio
diffcrendis & üicilludcne veré mue nus dítferenrz,a2 allara definito: bod:
& cum hic quz (tione coincjdunralie fub al'jtitul;s propofitzean..(. di n
fapalterna per fc pred:ceiuir de iofimazasg. &can genus inclifdanirin
differencjs vla timis, & randeman perfe przdicctur de difcrearijs perxgms
diuiditur, Nonef& doxé uam ode difligreatia io fenfü aae cectal;,at
idinercoproot n: miruin (ignie ficat tac:onatestoe cationalitar € habens. , fic
cnim éxpiorauun eit includeresges nus; B. E La, 464 ODifpa. IP. De
Viiutrfalibul in partie. 5 2 fus, & differentiam fuperiprem illud có-
füituentem,fed quz ft :o cft de differentia pró formali , nimirugr fecundum
perfe* &ioncm illam;(cu gradum,per quem có- ftituit hanc;vel illam fpeciem,
vt notauit Do&or 1.Poft.q.24.6. 4d queflionem. 141; Tresopinioncs. hic.
inaenimus y: duas extremas;& rertià med:á; Prima ex trema eft af&rmatiuayque
a(feric differc- tià infcrioré faciudese Diivéficeks aui lini fubordinarut,ac
erià genas ipfüm , quod diuidit ,tribuitolet Themiftio, & Nomi nalibus;fcd
prafertir quàtü ad inclafio- fiém dificrentiarum füperiorum tam tué tr Soncin,2.Met.q.
37. land. 2. Met. 11. Barthol/Spia 7. Met.defenf. 16. Cáce tus c.dc differ.
Altera extrema id prorfus fncgat tam de genere, quàm de differentia fuperiori,»
inclodatur ip infér:ótibuss&.. efi communis inter Scoriftas,& Thomi-
las, ita docuit Do&torex ptofeffo 4. d, 11.93. $.:4d rationes , & 1,
Ppft.q. 24. & q.9«X 13. Vniuer(. vbi Mautit. & 7. Met.q«17.vbi Ant.
And. q« 14. Faber d.. 39.Canon.1. Phy. q« 7 Poricius difp. 7. Log.q« 4. &
fequuntur T homitt& paffim Caj:col.laucl. Ferrar. Complus. Sot, Fó-, fec;
Tolct.Sacffan.Hutt.Blinc.Didac.Paf qualig.Celettin.& alij omnes;Teruasé-:
tcntia media eft Fecentiorum qtorudá inguentiü de duplici genere. differen Ri
liud. Candsnct proptii ali- €xius generis,fed foteft etiam inalirepe - dirij&
gcrius quoq; c(fe potcft fine tali dit fctentia& hoc gcnus differéntiararb
in- quiunt períc & preícindere à perierc,qy «onttahit, & genus qnoque
perfc&té praz- Écindcre à diftcrentijs jfalind vetó genus: aiíferentiarum
cft; quod eft propritt ali. ; . €uius generis, & &im illo cantum
feperi- tur ;& hoc aiGt &on pevfect? prefcindere à gcncreyneq; écontra
genusà differen-. $ijsjita loquitut Auctía q.i 5. 16g. fec. f. ficciam Losup
sue opdec. r.diftin , uic de duplici gencre difierentia rü,qui- dà chim escrabüt
rationem genecicá ad diiquá eliam operatione; qua iit extta ge nus,vt atimatuw
s que cleuat mixtü ad ationem vitalem, & rationale , quz €«Icuat animal ad
operationem intceliccti- và, & has diffcrenias. concedis nó inclu- dete
rationem gencticam formaliset , ij fi differétia talis fit, vc non refpiciat
opes rationesnifi formaliter contentas fub ge. nere ad modum quo vifio
materialis et quzdam fenfauo , auditio, olfa&io, &c. : inquit in
fentétia noflra admitrente prae- : ciftones obie&tiuas omninó cen&dü
eífe genus, ac differédias (uperiores in talibus : infcriocibus formaliter
imcludi , 141 Dicédüett cum fecunda sécctía ; nec genus in fuo conceptu
obie&iuo dif ferenuias formaliter includete,ne3; é có- | tra, P pos Pd
infcriorem includere faperiorem., Ex quidem quód us non includat diferencias,
(ed ome nino in fuo conce pu pracindar ab illis: deducitur ex dictisarr,
praeced. vbi dixi« mus genas, S differenciam fumi à diuer- ; fis teplisanibus
ex DAIICA RM E Vt fCde litas,qua refpondet conceptui gencricos " dida eit
abea , quz reípondet di Ze rentíali; & probatur cxperientia ipfa a. : -
cnim concipimus animal, vel tüc ; 1 7x menti obuerfanwr rauomalitas,&
irratio.——— — nalitas, vcl non, non primum; qaia tunc; menti nil aliud
obijeitur ,quàm fub(tásia | * anjmatá (cnfitiua;ergo sm. aut£eít: — tnum ab
alio obiectiué pia inderei.co | - nofci fine illo, aux illo noe cognito ; fed.
. c pars conclu(ionis (offici proba. tà cfl qi 1, huius di(p-art«4.dub: tbiofté
dimus differentias nulle modoadu , 66. — ' formaliter contineri id. .expli- cité,
nec impliciié fed poteftate folum, 143 Sed e neque contra differentia ipcludar
getus , aut differentias luperio» ; rc$,quibus fubordinatut, lt Acid .4« To:
picea. & libó.c. 3 -& 4 Mer-10.& fi 115. cap.1.his enim locis
dierté docer: geous,; ree e(lentía — ntiarum jn: ex, uitur ; neque ditfetentiam
füpee: oen lt de eoicrp He fi .di., fcn(ibile effet de cffentia raionalis,etiam
act o de effeotia eiu(dem, ficut cuí inttipfccé conuenit rationaluás , intrin«
fecé etiatn conuenit effe homin£;& pro» ; batur rationibus euidétibus ex
Scot, loc.; cit: Tumquía. à differentia inferior con. ; tinet (uperiorem
effenualiter,& genus ,, re d'uidictá fpecies non differtà dif «. crentía,
quia in fpecis nihil continciut 1 quid. (000 Q-HIL De precfione generis, acdif
dre HT, — ag qe iué preter genus, & diffcrétia. um 2.diffcrenta.
fimpliciter cit prin- cipium diitinguendi (pecicm, quam con- - füitu:t, abillis
quz (ub eodé genere con- tinentur ;ctgo nequit cíTentialiter inclu- dcrc genus
, aut differentiam genericam (aper;orem, 2s fi includeret, ficuc eft priocipium
diffeceni , effet etiam prin- cipium conueniédi cum illis ipfis , à qui- bus
(pcciem diftinguit ; quia includit c(- fcntialiter illud ;in quo cóueniüt; Tum
3. ( diit eure debeo bomo efl animal c rationale, eifet vitiofa, quia bis
repctere- tur genus , &d'fferentia generica fupc- tior, (emcl quidé per (e
loquédo de gene tc, & itcrum,vt inclufum in rationali , tic & fcnlibile
bis diceretur (emel in anima- li,& iterum in rationaliquá fationé addu xit
Arif.6. Topic.c.6. Tum 4.fi rationale includit s&(ibile,aut animal adhuc
aliquid iu4 addere dcbet (uper illa, rationc cu- jd "m conf(timiar , &
fpecifice di- flingmat ab equo; & a(ino, «
quibuscon /— — Wenit in rat MN
Umdlitiun & feafibili- — &atis,tunc de illo gradu przcifo, quod (u- eo
praanimal,& rationale addit rat onalc , quzcédum eft,an in eo, vt
fic;includatar heu 00 , & quidem repugnat. diccre, qp includatar , fi enun
cft ali.juid faperadditü animal, & fenfibili, aliquid altud ett praeter
illa.ergo &c.Tum f-Quía tunc daretur proce(fus in infinitam, (1 .n.
rauonale,& irrationale,vt fic , includunt fenübile;vel animal, in quo
conueniunt , per alias different fccerni debebunt , de quibus redit cadein
quzilio,ergo di- cendum cft differentiam inferiorem ete E Ii mpliciter implicem
non refo- ubilem in vltetiore$ conceptus generis » quod diuidit , &
differentiz fuperioris cui (ubordinatur. Tà tàdem quia fi genus, &
differentia nó dicunt duos gradus per- fcGé przcifos in mente noftra, itavt ge-
nus non includatut in cóceptu differét 2, ncque é contra fcquitur , fpeciem
nulo modo etle metaphy cé coaipotitá etiam noftrum intell;gendi modum , quia
compol1itio cff duirum partium;q uarum vnà non includit aliam, (ed amba in con-
ftituto,qualil cunque fit talis copotitio, in.Ó hoc «ft ue iaGone paras non
incl: di in altera,neq;illam iacludere;& hz ra- tiones probant ia
vniuer(ümde quocurr- que genete differentiarum . 144. Aucrfa cit. fec.ó.gratis
concedit. conítitutionem fpeciei ex generc, & diffe récia non femper effe
per inodum cópo- fitionis,fed interdum pcc modum cxpli- cacionis , qui1 genus,
& diíferentia noa (emper fe habent, tanquam dua partes condi(tin&z ,
quarum vna adda:ur alte. : ri, (cd (c
habentnonnunquampermoddconceptusexpliciti&impliciterufdem,quatenusf.quod13conceptagenerisimplicite,&indcterminaté
con tincbaiur,in concejtu differenu:e poftea explicatur , & determinatur.
Scd oppo- fixü conuiucunt rationes allatz, probant enim differentiam addi
geaeri, vt aliquid ab ipfo perfe&té condiftin&lum ; quod adhuc magis
declaratur , nam gcuus in fuo conceptu rcipectu diffecenuz (eha-.- - bet;vt
fubic&tum, differentia veró vt fore ma illi aducniens, ergo fecundum ftas
ra- ;t'ones. formales. fcinuicem excludunt, qua fccundü (uas ratioucs formales
vna aduenit alteri. Neque dicageuin Aucifay ad id (afficere , quód genus fic
explicité extra ditfcrenuiam, c quo ftat, quód ad - hoc implicité ipuolaatur
intpía. Nam quzrimus , qud intelligatur per hoc, q» genus includitur implicite
in ditfereatias. vcl enim tignificatur id, quod cócipiturg quádo differentia
cognofcitur, cile reali- tcr euam genus,Icu cfTc entitatem illam , qua ct.à
gcnus includit , & hoc non ett includi amplicice in concept formali dif.
ferétz, (cd potius includi in cóceptu ma terialijracióne 1dcafi cationis, no
adteqi sm efle przciíum;& fic nonfumus in ca- fu, quialoquimur de
cáccptibus formali- bus, & obic&iuisnon de materialibus, ac identicis ;
5i dicar Auer(a includi in ipfa formalitate diffcrenciz,(cd implicite; üc
iterua rogamus,an includatur in ipfas v€ cít à patte rci , vci vt eft obictiué
inins teliectu, non primiümj quia bic recurrerec ad (enium materialé , &
idcuticü ; neque sth, quia fi includitur in. 1pfa sz illud efz fc , quod
miclicétui reprlentatur , €rgo — includctar ?n ea ex plicités non autem ime
pHEcixé Lolumyquod .n. attingicur à cognie ^ » tione » am j » 4 h "A. 486
ficne, & per ipfam reprafcnratur , expli- €ité dicitur efje in
intellectu,u/a per 1psá cognitionem cxplicatur,& expanduur il- "]i, (i
autem nó includitar inipía sm illud (Te,
quod intelle&tur reprzfentatur, er- go abiolui? non relucer m cóceptuobic-
pendit ab ipfo genere, necimplieite dici "potett genus in ca inuolti, nifi
róne idcn- Kificaionis, d. habet cü ipfo à parte rei, " d4$ Zeibius 7.
Met. q.16. ello «à Do "orcteneat coclufionem , aic ramen eniá
"oppofitam parté ; qp (di fferéuia inferior : füperiorci: , ce probabilem,
& rauoncs D coris facilier fihoi poísc , vnde ad illan: dc procefiu in
:nfinitü ne E confe. cü fit dcuienire ad alicuss dit- fcrentiasqua non incladunt
alias, & que feipfis dillingauntur , (icut fünr differen tic; quibus
diuiditur genus generali! limü Sic ét ac illam rónem, qua cócludebstur, nd
differentia effer fpecies;negat con- Te |- nam iJlud, quod includit ditfetenuá,
tcon(t iturumincluditcontlituens,il"ludcftyerafpccies,nonauremillud,quodincluditalindpermodwuincontrahencisgcnus,qualiseftd.fferentia,Scdceriénonitafacilefoluuntur
ra- tioncs alat, vt putauit Zerbius ; & qui- dem quantum fj &at ad illà
de procctlu in in5n:tum;aduertendü cft Doétoré per ipfam non ab(oluté
concludere proccisü dninfinitum,(cd d. Ganctiué,vel quod da- - &etur talis
proceífus in infiattüm , vcl da- retur tandein al;qua differentia; que non
includcret ptior£ , per quod vult concla- dere ncn clTe de rarionc diffcrerievt
(ic, pow; rc gradum fibi camunem cü dif- crentia oppofita, atque 1dcó e(ló quod
dcnuur d ffctencz fübalterne;non cile de —. ratione illac(i ; vt diffcrentz
(unt , quod anfctiorcs includant füpeciorcs y fed (olü quód eas fupponant ,
quatenus fübalter: »in comuni contlituto ; (ed q-ando et o&or per illam
rationem abíolucé có- cluderet proce(sum in infinitum , adhuc beneargueret ,
nec ratio foluitur à Zcc- , quia (i ratioüale v. g. & irrauonale "xd
vam d f&crentias (üperiores .f. ien- tiens, viuens, &c. pre aifgnare
alias diffccentias, quibus feccrnanur ; de qui- Difpui. P. DePwuerf.in pari; —
^ bas tedic cadem qugftio,nec vaquam de*.— ueniemus ad (upremas, que feiplis
di(tig guamur; in illis namque qua diuidunt cnus generali fimü,cóueniuntrat/onac,&irrationale;nóergoillus,fedaliasdcbetZerbiusa(fignare,perquasiradifunguanur,
yc rurf.s ipf non diftinguá- tur per alias, Accedic écde RE di- uiden'bus genus
generaliimum redire difücultatem, (i noa de ditfetentia alias fupciiori y (alum
de iplo genere , g d:ui- dont ; nim fi illud íacludunt , rurfas alige —
diffcrenuz. affignari debebunt , quibus diffciant , INec etiam benefoluiruüc
afia - rà:i0, quod d:ra hy »otheti,tunc differen tia c//-t fpecies, Qiia fi
femel cóceditur — «i ffcrenuam fupcciorem e(fentalizer in». ciudiin inferiot .
ftatim fe itur, gi i Y includatur, vc cóft cuens in fao cól icut nim pidicarum
cit- ntiale habet ratiogé- coit, tutjui rcípecru ilius; cui efi cOucait,ergo
erit yeré (p nil includatuc MIC di 146 Reípondent alij , has. concludere , quia
eodem m rent eti tranfcendentia, vt y includi in diffccencjs (uorum t vt
cooftabit dilcurrenti per (ing in primis adducere inconuent ^ | non cft
Íoiuere. uve jdncó- — uenicns, & eifdem rationibus fuftineri — — polTe
videtar ens non ioca 1 quidditati-- ué in fuis vltimis differentijs y : modis
contrihencibus , immó hzc L tur eflc mens Doctoris expretfa 1. d. 3. quat. 3.
$. 4d quaflionem ,fed quia hows pücti decifio ad pra (ens nó [pe&tat ;
adhuc ad- mil(fa opinione cói de etfenciali inclufios ne entis in vltimis
diffecetijs patfion;bus, modi(;; oranibus realibus rerum, dicen- dü cft, non
cl[c tantam neceffitarem ; vt ens excludatur ab illis, licut zenusà fuis
differentijs ,quia genus,& ditfcrentia fa- ciant cópo(raoncin
metaphyficamsergo - necellario debct haberc rationem cópar- tis cum differentia
, atque adeó excludi dcbet ab ilia de ratione namq; partis cft , quód non
includatur in altcra,ens autem cum fuis concrahentibus coimpotitionem non
facit, vt pact in Dco, X bene Do-** &vr oltcadit 1.3.4.3. ad princ. $
oppofitam 1. obijci folet Ac.it.7: .vE itia doce de si itha differen. —
4ia.Primtm , quód in definitione parum is ^ viae trim differenkia po- — patur ,
vel etiám omnes fuperiorcs , quia - vltima includit omnes. Secundum
quod - €]tima differeritia eft tota rei fubftantia j & idcó (i ca ponatur
ini definitione; non licere aliam fupertoté addere ; quia com- - fnitteretur
nugatio. Terium;quód ad iri- V, PAD ee diuidere fuperioré pet Que cft
differentia animalis per diuifum fotmalitet fumptam — " tibus; &tandem
inquitibi Arift. quod filio pedis est quedam pedalitas , qua przdicatio, cum t
id abitracto; c(t c[- -— fentialis, & quidditatiud; : iuk47. (pedet ad hzc
omnia Doctor d Atift. ibiaffignat duplicé modü E E k : e: pét fpem
dae|.OrüncsdifferentiasVclperproximügeISENS$vperudebite,&fubdit.dirus,|patamreferre;cseaobra|..fiesquadatiproximumgenuspo«UoARfüpetióres,quiaomnesh.12temdicit,quódincludanturidiffeétia.vltima,
nili in fenfa identico, & materia- li. Et cam dicit vltimam diffetencia
effe totam fpecici fübftanuiam, ait Doctor id nion effe intelligedum totaliter,
(ed com- pletiué, quia complet fübftanuam cei, & dctet minat in vltimo c(fe
fpecifico« Tet- tium vcro quod ait de diuifione fuperio- tis diffcréiz per inf:
riores, non proprié; & fotmaliter intelligi debet , quali quod differentia
(upetior vcre diuidatur per id- Fetioret Oppolitas;(ed matetialitet)& idé
ticé,ratione inn quod cóftituit, ipsü enim propri diuidiwr , non quide ia dit-
: Ferentias ojpo íitas (ed 1o fpecies per ile las, vnde membra diuidentia, alia
[unt in Qua, & in his includitur diuifuat, alra süt pee $6 & in hi$ non
iucladicar; cü vec . — praedicat ibi (apeciorem differentiam de E
1nfe;iocis!lla prédicatio non eft formalis, & propria yitavt vaa in aliera
Fotimaliter üeniendani differétiam vltimam alicuius. tas inferiores oppolita$ ,
vtbipedem, - as inferiores oppolitas , s v fion fios pedes habentem,clatum atem
eít , qu alitet (um incaditt: in fidguli$ membris dididen- Que ITI De preci.
generi, acdiferssdenII,— 387 includatur ; vnde non dixit abfolute f/ffío efl
pedalitas, (ed fiffio efl quadam peda- litas, vbi ly quedam; vt notant pracipué
Expofitorcs,dicit improprietatem quan» dam; voloit igitur tátum Philofophus per
illum loquédi modii indicareait Doctors filionem pedis effe difterentiam per fe
dixi fiuà pedalitatis inse(u explicato , 8c nori per accidens,vt cífe alat
& nó alatüe At Coritra hanc expohitionem vrgebis- quód Arift.declarans ibi
modum defi- niendis ait non debere dici anima! habens pedesbipes, quid faceret
hunc fensü,ani- mal habens pedcs duos habens pedes, fed dcbet dici, animal
bipes, quia dicédo bi- pes s qua ett differentia inferior , dicitur etiam
labens pede$,. qua ett füperior. Refp. non dcberc (ic exponi illü textums
alioquin fibi cótradiceret, cü dicit ibide y quód licet d: fioire pet primum
genus, &c Omncs inferiores differentias , igitur per ]y pedes bxbens,
intelligi debet 22aus talem differentiam contticutd , vnde vule dicete
Philofophus, quó4 cum tot (pecies animalis pede$ habentis (int , quot difíc-
fentiz. pedum non debct definiti per hgc omnia gencra (übalterna ; v.g. Hoo ett
corpus, viuens animal , rationale, quia.» vnumincludiurinalio, ——— -——— 148
Secundó arguitur rationibus;norr poteft cócipi tugibile formaliter,quin for
maliter concipiatur fenfibile , & viuens.z ergo ha differentiz fupeciores
iacladun- tut forinaliter: in illa inferioti , Probatat aliuinptum , quia
rugitus Leonis eft for- malicet qagdam (cn(atio , & quidà a&us Vitalis,
& hoc atgamentum putat efse ine folubile Artíag. in fententia noftra ad-
mittente prcilioncs obiectiuas, Refp. tamen facile negando atfumprum cá fua
probatione, dificrentia :n. mferior, prat- Íertim qua nan cleuat genus ad
altiorem gtadum oaturz , non cft Iimpliciter
& adgquaté principium opetationum , qua (unt propriz calis fpeciei,
quia hat opee tationes dependent à tora natura, quare« nus impoctat talem
effentrá complecam, quare ditferentia infzrior folum ett prin- cipium taliu.
opcrat.onum,quatenis ta« les (unt, vnde difterentia v.s. tragicus mont addit
nouam actionem à emycr di- ] in- - Aue fH LIED prácf. generis, acdifer-eA IIT.
— £85) differencijs aliorum generum . Verü-bzc folutiomulusreijcuur ab Auería
cit. & te vera non fubütütquia cadem difficul - tas fieri poteft ctiá de
illo conceptu fub. ftanig , vC eriam comprehendic incom - pletisnam &
fubftátia, vt fic, diuidi po- teíl per fpiritnalem; vt eft anima,& cor-
potcam , vt alia quelibet forma (übftan- tialis , re(pe&tu quarum non ita
analoga e(Tet,vt excluderet ratióné generis vniuo ci,vt patebit d.7.q. 1 Potius
ergo dicédü cft,quód rationale v. g.formaliter loqué- do non cft (übflanria,nec
accidens, fed ali uid (ubftantiz quatenus eft determina- o illius, ncc potelt
dici füb(tantia ; nifi realiter, & identicé,vnde etiam;& in có- muni
modo loquendi differentiz illius przdicamé:i dicuntur fübítantiales , non autem
fübflantig , qua ratione ipfe A- wería quofdam modos v.g. fubfiiten- tia,vnioné
materiz,& forma ,&c . vocare folet fübítüuialesnon autem fübftantias
Quia formaliter fübflantia nó sür , fed ci €ius modificatio ; fic ergo de
différentijs 'endam eft edy rieired rion quia -imuoluant tati. formalé
(abfátie,fed ; Ema ge cundé ordinempin quo eft ibftantia , & eam
determinantes, & có- trahentes fab eodé ordinc; fic etiá dicen- - dü crit
de differentijs aliorü generüfer- uara proportione, vnde differentia rela-
tionis erunt relatiuz , non formaliter , & cfTentialirerfed identicé tii,
& realiter , uia nó funt formaliter relationes, fed ta ,. hitates
celacionis;verü quidé eft frequen- ter differentiá cali nomine nücupatri ; «p
necceflarió ex vi nominis vidctur eflentia- liter includere genus, quod diuidir
, vel diffcrentias faperiores, vt eft de longitu- dinc,latitadine, &
profunditate in gene- Tc quantitatis continuz que necetfarió videntur includere
extenfionem , fedid totum euenit ob nominum penuria. Ad Conf. neg. aflnmprum
effe vniuerfaliter vcrum , nam & pa(fionem pra (cindimus à proprio
fübiccto,& é conuerfo, & ta- mcn pa(Tio
nequitdicidealiofubic&o;valetigitutaffuupiumfolumimillisfotmaJitatibus,qua(uotcomm'ünior:sillis:&quibusprafandunt;Advlt,concedimasinierpeceeitatemincommuniy&Logiéav
hanc, & illam in particulari non poffe in« tercederc mutuá przcifioné «quia
cópa- rantur ficut fuperius; & inferius , & licet: fuperius poffit ab
inferioti prt(cindi, nó tf contra , quia inferius séper inuoluit: e(lenualiter
fuperiusvt ditü eft. q.prae- ced. art.vlt. dubi r.in folad 1-aliud aüteme cft
comparare inferius ad füperius ,quod inclodit , aliüd comparare differentiam ad
gcnus ,quod contrahit, contra&tíouns enim vtiq.prz (cindi poteft à
fuperiori , qs contráhit,non ramen inferius; quod fi A« uería loquatur de
differentijs rationis quibus cócipitur contrahi cóceptus Ceítatis in communi ad
modum cuiu(d& naturz communis, tunc de illis differen- tijs rationis
debemus proportionaliteg loqui,ficut dc realibus , 1$2 Demüobiicitur; tü quia
tunc rea litas diffctétig effet omnjnó fimplex, &c purus actus; tum quia
tunc differentias vltima eflet faprema, nam differentia fue puse dicitur,quz
nullà aliá habet fupra &;quà includat ficut ove illud dicitur nullum aliud
habet fupra fe , qe includat, ——— hec propofitio eft effentialis, & per
fe;rationale eft fenfa tiu&yeft anima! , ergo predicatum c(fen- tialiter
includitur.in fübiecto. Re(p.ad 1. i Seer quia cum fit entiam. includit ad coóponédü
totü,& participane dü effe Félegis wi eft comune omni ti, vt
Scotusdocetquol. 9. M. & imbi- bit intrin(eccam imperfe&ionemintratio-
— ne partis ei proueniété;& cadé difficultas fieri poifet de gencre
(apremo, quod nà habet cóceptum refolubilé in vlteriorc9 realitates , quar
dicendü hos gradus fu ptemü,& infimum, non efle puros actus, quia licét
careant cópofitionis ex his me taphytice,non tfi cópofitione cühisquia stt cü
alijs cóponibiles . Ad 2«neg,it€ fee quela, quia nó cx eo differétia dicitur fue
prema, quia nà habeat fupcrioré, quà ine cludat,fed quia in có (tituto per eà
nó fuponit priocé differentiá , cuifübordine- turquaté omhis illa dicetur
inferior, que prieré fapponit im conftituto cui (ubor" dinatur. À d tunc
rationale fu ma^ tcrialiter,& in fcnfa identico. pro babé te
ratiopaliatéjnon auccm, formaliter , ] Rr ojised 4ee. Dipu.. De Voiutrfalibusin
pantiés s... $3. Sed dices ,(amcdo rationale fora tnalitet vel illa prz dicat
ioncssüt pere y; ecl pet accidens, na fecüdi, quia tunc, ex ehitmali,&
rationali fieret vnugiper. acci deos,ergo t. Ref; pras dicari per agctdég. ftat
dupliciter, vc] per accidons pr dica. amétale, ge , icauir pet áccidés de
differentia. ia eft exta ratione illius, bile, vcl pet accidens pradic fus prá
primo modo: ] no auté fecundo modo , quia fpe&ant idé ptadicamentü , &
ideb ex cis adhac rà vnü per (c. Sed dices iterü, liec iio aétia eft optima in
Darapti ,omh:s lig- mac Ea Gmais homo eft tamo- Mie odé pepe al (fi$
diajor,& rainot extre tnita£ inclodütur & pradicatar formali. ter,&
per fe de medio;ergo in cóclufious inaior etremitas C fenfibili iicladitür ;
& przdicatar formaliter, & perfe demi fiori; rat ionali hitet
Au&totes, & re(pon(ie eft Scoti 1; Poft.q.25.vt berti notat. Amic-
quod. ex eirtüte foras (yliogiflice folum extte- 1hitate$ eniuniur inter (c ir
coficlufione b vüiione cardi iri pizasifTi sinen támé "^ exviciaídemfotma
opus eft,quod vaiá- tur codem rhódo ; ficdt in przmiffis, quod propolittones
eandeti habeát pci- ácitatem; & fic contingere poteft, vc in propofito quod
ptzmiflz infenfu fot tuali tint vert;conclofio éctó folim inia 9A materiali;
& idebiico : vnde inquit &of loc.cit.lianc (jyllogi(innm nó te- iere;
lomo «ft per.(c animal ; hlomoeft per fe rationalis;ecgo rarionale e(t pér fe
iral; quia licét ex neceffarijs fequatut &óclulfio ricceffarias nà alias
po(Tet cx vez fb fequi fal(im;tamé ex per (e nofi (cni- rompen quia nó
oportet;quod fittahta nio exctemorü ad iiuic&;quari- &a Eft cü
tettio;fic igitur eti non cft oc- tele ;quod ek prami(lis in s&(u formali
&rrificatis inferatut conclifid vcta etiá ip (enfa formali (ed fufficit;
quod it fenfu Sidentico;quod miltis$ exemplis derbon- fitari potett;prefercim
in certia figtica yt '9mne iac cft album', omne lac eft dulce ; rgo aliquod
dulce eft album 2» - — d rationale eft feni(bis, ,4 Refpondent commu.. tetitias
cie genericas , & nullas dari (o8 SÁRTICVLCVS IV. | Quomodo diffeventia
pradice- 1 tur dep "us. o5 ;» i$4. CEcunda de&nkio yifferentia , gj,
5. MJ fir illaque pridicatur de pluri- bus diff erentibus [pecie in. quale quid.
y traditá eft de diffzrécia jn rationc. yniuet falis,vt de fe.có(tat; nà irn
ordinc ad ca. , de quibus przdicatur , in ratione vniuer- falis
cóftituitur;Supponimus autc hic, gi fer£ omnesdocernit Auctoresca Do&
teq.27: Vuiucif. Anc. And. Tar, & alijs. Scoiiftiscorita Caiec;&
Sot.indioc cap. Porphiper (ecundao illam definitionem (olum Eotsies dcfin'jtfe
tar autem nz; fimas,(ola .n. genct;ca cft illaque prz - dicatur de pluribus
(pecie differétibus im... qualequid .. Quod autegi ait Caiet.dele — nirionemillam
ciam infimis conucnireg quia illis cx praci(a rationg diffcreatiz yt ic, quiz
e(t facere differre non at clfc in altis (peciebus,, licet vt. ir ma (o'itelle
po(lior in vna - Sane pro cet a(ino,quatentís afinus ell: , 1 effe taticualem
id tàmeni. rior. repu : ei, quatenus animal ; poa rd M uu bicmodnsdelümindi,
quemCaiet. ago ——— pellat per tion repügagitiárts comuenicns cffet, tuc
definitio vniu$fpecici conues hiretalteri ; vt bend. inferunt. Coriplut; ' q.
3. fiquidem. differeritiaconfticuitiua d yniu$ fpeciei non repugadt. alteti ob.
ra- tionem cofnmubctm ; & denericam ; (ed Ob rationcm propriam ;&
(pecificam ; cü uia fi (pecibicis non tepugnarex predic iw de phi (pecie
diferte jad- liuc definitio pro eis rmianca foret, quia à etiatn pr&dicantur
de pluribus nunizro difterenibut.,..— . 14$. Curamé has folas defiaierit , iod
.eft explotatü fatis,quidà eni. dicüt ità eci(Te;quia putánit omnes prorfus
difíe- Cificas proprias vai foli infina (eciet y (gd omncs talcs cífc compo
/itas cx uc ^ AW o* | n. Quoi Mfopeel di phi I An bus. ni fingulz gulg alijs
fpecicbus etfenc Lose on ee ide propeniio- Jes dixériit, quod ytiq; differétias
vlrimas ugnouit,altim quáti ad 6 eft, (ed (olum d enericas definiuit , tàánquá
notiores , X - E |qu&riores , Sed quicquid fit de Porph. Be cuiüs mete fint
; qai ve)int , folliciti , cóítabit ek dicedis dilp.fég.d:vlt.omniaó dri débere
vlrimas differécias;& fimpli- Es,qüz en post de pluribus nà : mero
differéntibus in qualeqoid , & ideo : tum y ye a(fignaaerit definitione ,
in iséccómuné.cólequebter nó defioiuit itam, proüt eft tértiüm prdicabi Ie,vc
(icin;coprebénait cà fübalternz, quá -jnfiinam, vt docet Do&or loc. cir.
quarc dà eft in hoc art: quomodo definiri flit; ac debeat differetitia tertium
prz- icabile,qua eft commanisycria; & re: fina quorfi conftinyaturin effe
vniuer: 1 lis, ah, conttitgatur in effe cali per. or« &linem ád'fpeci& qaam conft icuit,vt
indi &àt Caiéc Sor. & ToLin hóc
cap,& fequi? Petros, q.3.d«
Differart4. an potius dinem ad inferiora illitis [peciet y ve | € olo CEBP» 3
co 76 Katioauré, rate: tiü duo capita cedocatur boc sh dubi,etb quia d quatur ,
vel quinque cóparati potett diffecehcla.Primo ad genüs cuius eft di£- fcrehcia,
vr ttionale ad animal, & cer m Eft je baric compatariónem ip elle tértij yniuer(alis
nón coltitut, vt nocat Do&or q.19. Vàiget(, ad ttum quia de illo mon |n
effenrialiter,zd inere in qua- c: vnde elt przd'catio quinti vniyer(alis tum
quia yniuer(aleconftrtüicur rale per tdinem àd inferius, gedus autem'reípe- |
(übe ó 65 differétiz potius babet rationein 1 dor. per cg contrahitur, &
limicatur Secundo ad alias diferencias inferiores vt cotporeü ad animat, &
inanimatum, & ticetiam certum eft ex bac compara- tionc non conftitui in
ratione vniuerfa- lisquia cum aon includatur in iliis effen- tizliter ; yt
vifam eftart.przc. nequc de effencaliter prazdicariquo tame mo do przdicari
debet differentia 1h ráció- né tertij vniuerfalis; vide qui oppáticot teneni;tt
confequencer 'oquácur, depent posae ond füperiorerh 'Te- [pe&u ipferiorü
babtre tónem cuiufddry vniucrfalis éfsentialis, & (ic (éntit Auerfa
q.12.fec. 3. Vbiaici roto rigore bibcre rationem gencris,aut fpeciei, (i
fumatur ad moduin per (e ftanus, Ter com pa- rari potett ad propria inferiora
yt ratio- pale àd hoc, & illud citiodale 5 & nezue fic babere
vaiuerfalitatem differentig concedunt o-nues, quia de illis oon pra dicatur in
quale ,
(edmeréinquid,velpermodumper(eftxmtis,vade€tpraedicaturipabflra&o,&vctotacfjentia,vthzcratiópalirase(t
rationalitas. Quarta tádem comparari po:gft & a1 fpeciem , quam con(tituit,
& cuius eft pars forma- lis, yt fenciens ad animal, & rationale ad
hominem, ác etiá ad inferiora illius fpe Eiel;vc fegrieps ad hominem, &
equum ; rationaléad Petrum,& Paulum , & quía refpe&i amborum,tàm f.
fjeciel , quai inferiorum ciusfcrüat enndem moduri przdicaodi .f, in
qualequid,binc ad ee tancüm duo capira reducitur. difficultas » ^14 Dicimus
r.differentià teruiü vnis er(afe, quz e& cómunis infime, X fübal rerng ,
itz definiri debere, ee id , tio T de pluribus in qualequid, ett i loc, cit,q.
27. Vniuerf.ybi eius Ex,'à titotes Mautit. Anglic. Sarnan.
Bráfauol. item Ant. And, Tárar. & alij Scoriftg in hoccap.& (quitur
Au&or-aliarü Sclio* lar b debfetrum Huc. Accag. & Cóplut. &
probatur; quia omittédo illà parricul It cje differen: ibs ampliaput defiaitio
iravt adzquaté cópreheridar, tà differes tià fubalterna, quà infima , &
facilc pof» — fit vnicuique applicari, eta in fpeciead-— dedo pancdom
Jpecieyvel numero d: rentibus. Pet haic etiam definitiope óptimée explicatur
effeaca. dilferentig: yt éR vmuerfalis, nam cius edentia in ra* tionc
ymuer(alis cófi ftit in hoc, qu in pluribus per modd partis formalis | feutiz,
hoc autem torum explicatur illam particulam in qualequid , per? hoi eiim,
"s id; oftcr yet DD 25 adiongitut fn qu4te ott Partem ford m. nti &
qu. iem » quia : [t] iu M pt - cati per ipformancis , &akeri c 492 facentis
, vc fcequenter di&um e(t ; Po- 9b ctcepnet ditferencil hoc modo przdi
terittaniem in hac defiaitione affige& — care ri,quod tenet locum gencris,
& quoddif fit pre(crtim ita praedicari de fpecie, vcl fcrentiz , vt in
definitione aliorum vni- ucríalium feruata proportione , licét.n. diffzrentia
materialiter fümpta , & pro prim4 intentione mon iacladat genus, &
diffcrencá fed (ic forma limplex; fecua- dó tamen intencionalitet capta , &
qua- temus e(t certium vniuerfale , con(tac. ex genere, & ditferentia,
inqaantum conci- pitut , vt fpecies quedam vmucr(ilis in communi;in hoc reo o
irit -" iodaliquam po c ingerere dif- M isi: modusifte przdicand i»
qualequid. , nam videtar modus predi- cand. impo((fibil s,& tibi repugnans,
prz dicar! .n. in quid eft przdicari , vt quid eflentiale , & quiddiratiué
, przdicare in quale cft przdicari , vt quid extra cílen tiam, deno;ninatiué ,
at iflz ritiopes funt inuicem incompoffibiles, ergo &c. Conf.quia difp.
przced.4. $.1de» n.ga- «imas defiaiionem coníticuece vnum vniuerfalcà caeeris
dittinstü, qu'a prz- dicatur i» quale quid , nun ratione. ge- cris przdicatur
ia qutd , rinone d.fferé- ti przdicatur in qua!e,atque ita nó ha- bet vnum
przdicandi modum, (ed.dajli- ccm crgo idem crit in propoüto de dif Écrentia
dicendam . ' 158 Pa(qualig.1.p.fuz Mer.d.5 o. fec. .vt hàc foluat d:
fficultaten , cócedit rc- í eiufdem noo poiic idcm cffc. prz- 'dicatü in quid ,
& in quale ncque refpe- eiuídem id conuenire d.Iferenriz , nà Kc habct vc
przdicatuinin quid. refjcctu fpecici cum fit pars effencialis ipiius, & eft
icatum in quale refpedtu genc- &i5 , quia eft extra quidditatem illius ,
& - Mlli adiacet, & quia mediante gencre cciá fhoc modo,. p modii
adiacécis przedica- €ur de fpecie ,.& cius infertocib is,ideó a- da'quatus
modus predicádi eius d.ciiur is qualequid. Hec folutio aliquid cócinet ve
titatis (ed (1 melius nó exphcetur nó (uf- Gcitnà re(pectu ciutdé debet
differentia 'exercece hüc puedicàdimodü,& przicc- ti inordine ad fpecié,aut
inferiora cius, 'pe&tu quor(ü cótlituitur in eíic vniucr alis;hoc igitur
explicádü cft, quomodo Difp.V. De Psiuef-in pati. * reípcétu eiu(dem, &
qnomodo po(- cius inferioribus , quibustamcn certum ett non ad'acere,(ed potius
uxciro te e(fcarialiteciaclad: ; Hoc a utem por explicari cx&»1o có,ouci
phyfici; fi .n foc ma cÓpare ur cü matctia,vt'queett om. nin extra etfenciá
eius, ac mccé illi ada. cet,li verà comparetur cü có »oliro (a nà eít ex. ca
eius efséc à, adhu: ramé dicis tur illi adiacerz, quia ad acecvnriote dle —
lias , quod euá fudct có.mun's loqnendi: modus , animam .n. 'oleinus dicere
for- mambhominis , etiamfi re vera fit foraa folus natcetize , fiuc corporis
pro altera parte com»otiti5 lic is;tur eftia asp fito metaphyfico, d ffcrenaa,
eramt dc iliius e(f.n' ia , adhi cam i dici porc ritilli adiacerg , q2tenus
idiacer. alietà eiuscomparti , & fic poterit deapfo ib quale uid praedicans
; (0:quid » uatenug - — ett intra cius elfzntiam; in quale 9 quotes — nus ci
adiacer ràuione. alterius. com. tis; rato lii us ed, quja ad veciratem pres —
dica'ionis, ncdum tcqu ritur , quod pe ipfam explicetuc praedicacum im fa
bie&o,tcd edam «cod. sjquo ipfi mfit. 1$9. Ex hoc au 6 bene deducitur,quo-
k modoh. duo modi prz -anji nonfint —— incom,offibiles ref»cétuemídem , quia —
— non codem inodo pradicuur di e Ta — in 4uale dc genere, & de (pecie, de
geac- reen' m propr € , lecuadum rem piue- dicatur in uale, qu'a re vera cft
extra cius etfenriam , at de (pecie y & eius infe» tioribus przdicatur in.
quale tagcum fe» td im modum , quatenus per terminum adiedtiuum. üignificatur.
adiacece alt eius coaiparti ; vnde concludit. Do&ot q.28. Vmuer(.(ub fisem
in diff-rentia, vt pradicatur de lpecie, rationes predicare diin quid , &
in quale non cilc oppofi* tas, uia pradicaci 10 qu d (ecüdum rem , &
inquale (ecundum rem , vtique oppo* nonurat przdicari in quid fecudü rem y in
quale veró tancum fccandum 1 non vtique opponuntur, licor plurale» &
tingulare non opponauatur , fà iilud (uma- tur,vt quid, hoc veró, vt modus , Ec
cum diccbaiuc , quód przdicari in quale ct. pezdi- ZEE pradicari
denominatiué,quod oppo nituic icationi effentiali, rcfpodet pcr ide, quod
praedicari in quale sm rem boc eft án quale accidentale , vique opponitur
redicationi eísétial& e(l propr:é pre- Len denominatiua, non tomen pradi-
cari in quale fecundum modum tantum , modus enim przdicandi in quale poteft
etiam conucnire focmz fpecificz, in quo fenfu Arift. eriam appellat $« Met.
cap. de quali; & 5. Phyf.18. qualitatem cfsen- tialem, vt norat Do&tor
ibidem, ncc ta- men con(tituit praedicationé denomina- tiuam,nifi fecundà
modum,;quatenus no- mine adietiuo (igni ficatur ; (ed quomo- do concretis etiam
fubftantialibus , dum nomine adicctiuo fignificátur , ratio dc- | '
pominatiuorü conucnirc poflit, e xplicui- | , mus ex iplomct Doctore
diíp.a.q.6.ar,t. Y -. 160 Ad Conf.neg. paritas,idcó .n.ex- ^ — «lufimus (upra
dcfinitionem à numero (0 gradicabiliu, quia cüexplicité conuneat «genus cesa i8
illas partes im- portet etiam quoad habitudinem, quá ba nter Íe,vt .f.vna habet
modu infor - E abet modum predicandi duplicis vni- uctíalis .f; inquid ratione is, & in
quale quid ratione dfíctentiz, at.differé- tia non pra dícatur , nili per
vnieum tct- minui perfe&é in qui d;nec perfe- &e in quale przdicatur ,
fed fimul vtroq; modo iadiuifibiliter, & ideo vnü coníti- tuit przdicabile
à caeteris diftinctum. 161 Dicimus a. Differentiam noncó-
ftitui inratione vniuerfalis per ordiné ad fpeciem;quá conftituit, fed per
ocdinem ad inferiora fpeciei. Conclufio e(t com- munis Scoti, & Scotiftarum
loc. cit. qui differentiam definicrunt in ratione pra- dicabilis , non per
pradicari de fpecie; q coni ituit , (ed per predicari dc pluribus inferioribus
, quod cà fccit Porph. ipfe, & ideó eam (cquuniur lk ecenuores om- ncs
Sàchez, Onna, Ruuius, Didac. Aucr fa , Complut. Aciag. Paíqualig. Morif. Fuent.
& alij pailim , & probacur euidé- ti ratione, quia refpectu fpeciei;quà
con- fiuit ,diiferétia nó cft (uperior,Ied ome nino aqualis , (cd quale non ett
vniucra fale reípeétu zqualis,folum crgo eris vni» Logica L . | itis, &
alia modü (ubiifléis, hinc eft, - Q. III. Quomodo
liffer.prad.deplirib.ety.IV..495ueríalisinordineadinfriorafecic,refpe&uquortihabetróneinfuperioris.ualequidprzedicabilis,Prob«min.tüqaüpcriusnoconuertiturcüinferioriin(abfitendiconfeq.exl'oftprzdic.cap.depriori,benétamenzqualecüqualitumquiafüperiuscórraluturadipferius,atzqualegócontrahitucabaquali;necdifferentiacótrahituràfpecie;cumquiaPorph.cap.de(peciepropéfinemdi(eriédiftinguirprgdicationemzqualisde,zqualiàprzdicationefuperiorisdeinferioridicens,namautpariadepáribus,vtbinnibiledeequosautmaiora
de minoribus prsdicentur,oportet,vbi per predicatios nem maiori de minoribus
vt1q intelligit p-adicationem vniucrfalium de inferiori" bus X illa
appellat maiora; hzc minora quia illa latius patent iftis. Conficm.quia
vniuetfale , vt (ic conftituitur per ordiné ad multa; fed fpecies yt fic
importat tan- tum naturam effentíaliter vnam , & plu- rilicas folum
habetur. ab ipfius inferiorie bus , ergo folum inordine ad illa con(ti- tui
po:e(t in ratione vniuerfalis . 161 Nec valct illa re(poníio, quz hic affetti
folet,fpeciem nimicü habere fuam virtualé pluralitatem , quatenuscontinct fab
fe inferiora ; idcoq; przedicationé de fpecie zquiualere pluribus przdicationie
bas de indía:dais,(1 eft vltima. Nam cons trà eft , g vniuer(ale conftituitur
pet oc- diné ad inferiora plura forma!iter,in quie bus nimirum fit a&u
maltiplicatum ; vcl maliplicabile vndé
refpicit fimpliciter ulta; fed indiuidua, prout cótinentur in fpecic,non funt
fimpliciter multa, fed po uus fimpliciter vnum , vt dicebat Porph.
participatione fpeciei plures bomines fuit »nus bomo. Conf.quia fpecificatiuíi
aliéuins debet participare formaliter ró- * nem illam,sin quà fpecificat,vndé
ad fp& cificandam vifjinam potentiam requiritur Obicétü , quod fit
formaliter coloratum & non viraliter tancü;íed mulcitudo € terminus
(pecificatiuus vniucr(aliaatis, cf go debet etíc formaliter talis, & nó
virtua liter tancüm ,. Tandem ex €o , quod fpe« ics fic virtualiter mulca »ad
fummum fe- qui poteít quod diftzrencia re(pcóka eius -fitj quoqj virtualiter b
curs non tà. r j men we 494 hen formaliter ; & a&ualiter, quia quas lis
e& mukirudo,talise(t vniverfalitas ip- fam tcfpicieos , neq; fpccificatiunm
po- tef fpccificare vltra fuam virtutem. 164 Scd Contra obijciunt, quia natu-
ta cóftituitur vninerfalis in ordinc ad ea y de quibus primó ,& immediate
prdica- tur,(ed differentia primario, & immedia- té przdicacür de ipfa
fpecie, & mediante fyccie de infcrioribus ergó &c. Ti z.quia
diffcrentia przdicatar de fpecie, & non vt fingolate, crgo vceniuerfale;
Tum 3. quia codem gcnere pradicationis diffe- rcntia przdicatur de fpecie,
& inferiori- bus eius, fi igitur przdicatur tanquá eni- "ier(ale, Gc
etiam à ipfa fpccie « Tutn 4. qnia prafertim refpectu fpeciei exercet
differentia propri& praedicandi modum in quole quid, imó pottori
tationeyquam teípe&u infcrioruthsin ordine ad quz po- tius abet rationem
partis materialis , q formaliss quia ad illa arulca contrahitur per alias
peculiates vationcs dcterminarr- "xesipfam. Tum tabdem quia dantur qaoz-
dam differénti&qu non adzquantar c á vna fpecie , fed corincniunt pluribus
, vt €fic contifiuum , quod ncdum reperitur in quantitate permanenti , fcd
etiam iu fücccffiaa , ergo datvraliqua differentia; 4o tcípeétu fpccierüm de
pluribtts prie dliccur , atqae adeó fic vniucifalis.3464 Rclb,noteíse omninà
ceriü,num «Sniverfale debeat n: ectlarió pradieart de iploríbus ithmed até,
& Tarar«c. de pro- prio id negat,gcnas.n. € iam tefpeQta in« Wioicuerü Iuam
retinet vmaetfalitatem , de quibus tf nó niti mediaté pre dicatur; «j&0 cti
dito dicimus vlterius, nor quá- €ung5 predicationem immediatam cótti- ttuere
vhiuerlalitace , fed illam tatiiü, qua - «ft fuperioris dc inferiori , quod non
ha. bet differentia in ordirie ad. (peciem , fed tant inordinead inferiora eius
; & ideó quamois Petrus; & Paulus tiit rationales, :quia (ant
homines,tamcn rónale nom ctt wnjuetlale quia refpicit hominé,fed quia are(picir
Peirit& Paülum, vfidé vt notarit C oplat.hic cuo valde diucría (ont quod
Peuo eonueniac cffe rationalem , quia itl
homo,&q»odirationalicopueniatfecundaintentioyauct(alis, quia tcfp:eit c E 1
Box" 2L dh T" Difput. V. De
Vniuerfalibus im partic. — horinem ; prímum eft verum;at fecundi eft pror(us
falíam , vide aliam folutionemt apud Tata. cit. hic applicabilemi. Ad 2.
dicimus, quod ptzdicatur, vt vniuerfalis , non formaliter, & reduplicatiué,
(ed ma- tetialiter ; & fpecificatiue , vt fenfus fity differentia, quz
przdicatur de fpecie;cft vniuerfalis, non támen refpectu illius,fed refpe&u
faorum inferiorü , Gicat fpecies (ubijcibilis generi comparata cft vniters
falis materialiter folam.i. nou per talem comparationem , vnde pratdicatio ifta
us borno efl vationalis,nà tit alicuius prate dicabilis , vel (aperioris de fuo
inferioris (cd erit prdicati topici de fubiecto cós muni, cum qug reciprocatur,
ficut, & iT« la, bomo eft rifibilis s vndé à quibüldana appellantat
prdicationes tertij; & quar« ti przdicati non autem przdicabilis, Ad 3.
verum cft affumptumi , quatenus de (pecie ; quàm inferiortbuseii catur, vt
diff-renitia,& inqraeqa füb cadem habitudine, qnia de prz dicatur , vt
acquále, de atq vtró , vt füperias de inferiori re vcra tám refpecta fjeciei ;
tiorant eius diftcrentia dicitur. nialis eorum ; £al(am.m. eft. diífei
fuperiorcs dinidi ; & contrahi pe riore$ ad modurn partis materi. id
vérit:catur tantum coricou identicé ratione gencris y q tuünt, vt fatis
liquecex e m t idcó tam refpe&u fpecieisquám inferias r(t cius (emper
préd:catut in qle quid s vt declatauimos concl. praeced. ramen.a " folum
iti otdine ad indiuidua conft uiis. multa ,. qaare licétin ordiaead fpe habcat
fufficientem modum;praui yriucrfalis,nom camen habet fufficientent tctannuni
vniuerfalitati$ ; qua requirit fnulta infetiora pro termino « Ad s. cori ccdit
ob. id Áuerfa «f 1 1. (e&t. 3. aliquas diffetentias,qua fint vaiuct(ales
re(pe&ta Toss fed quia d.fp. feq.q« vlt tiegamus oluté tale$ differentias
itotiMa$ y quz poffint in pluribus reperiri. (pecie- bus, idcó tiegatut
a(samptum; ad curas probat. ibi dicemus 16$ Quaces an Dificsoiaiómai tur inede
vniuer(alis, quia relpicitilla;ve . » ie 3 «andi - y^ ""*Lu ,
fubaltetna fpecie differát in ratione pre- dicabilisitavr duo yoiuerfalia
cóftituát, ficut genus, fpecies. Auerfa q.12. (cd. 12.quem hic fequitur
Pócius,afficmati - né refpondet , & cius fundamentum ctt , quia intátum
fpecies eft cora effentia , & s pars, inquantum fpeciei, adduntur . vitem
AG (pg nó (unt gra. dus cülentiales, generi vero adduntur d f fecentiz
[pccificz qua (unt gradus e(se- £ialcs;fcd codem modo penitus (c babéc
differenria infima ,& (übalterna compa- rata ad inferiora » quia
differentia ubal. zerng adduntur aliz differentiz, quz sut us e(leniiales,
infimz verà adduntur aliz, quz non funt e(fentiales, ergo tantà diuerfirarem
babent in ratione. vniuccía- lis differentia generica, & (peci&ca,quà-
ram habent genus,& (pecics . Nihilominus cum Scoto przdi&a q. 27 quem
alij paffim (equuntat , ncgau- néelt refpondendum , & probatur , tum. ^quia
tunc. fex foren; przdicabilia ; tum, quia de tariope differenti » vcett terriü
e abile A irs prdicnri deis qnalequid S per hoc diftingaj: ir à ceteris
vniner(alibus, (ed hoc viia i€ d ffcrentie conucnit,ergo &c. Tum. adcin,
quia gcnus , & fpecies:deó a przdicabilia conltituebant, quia vnuin pta: d
cat toram effe ntiam j & alterumis partem efIcntia, fed differentia , fiue
fit anfima;fiue (ubalterna , femper pradicat partcm cífeatim , & ad boc
omainó peraccidés cft, quód przdicauo fiac de multis f, dg. num. differ. ergo
&c. dice undamé:ü ver doce nó fub. tncgatur .n. paritas affampta in mi-
nori,quia ex hocquód Me infime addantur aliz ditferentiz, quz non fant gradus
e(lenuales,noa fequitur, quód di- Cat totá c[5étià indiuiduorü , ficut (cqui-
IUucex €o , q addütur fpeciei fpecialitfi- nz,& ro cít,quia (pccies infima
sép di- Cit;cóceptü cópletü,(cd differentia íca- Per incompletum, etiam fit
infima, . Atinítab $,ditferézia infima pradica-. tur d ibus in qualequid
coipleté. , & (gbalterna in qualcquid incomplet 65 crgo funt diier(a, prz
dicabilia, licut. cc- nus, & fpecies, Prob.alumptü , quia d f- o;aino d
[Lin juic c(.n- fereada | Q.III. Quomodo differ-pradic. da plutib.ceee.I7. — 9
5 tialiter (ud conflitutum à quocunque 9 n00 cít ip(un,quod non (acit dit
rerenzia fubalterna,quia in ratiooe (en(ibils v. g. homo conuenit cu.a e juo
hac vica ra- rione teftatuc Hartad. dil» 6. fec. 4. €i no nunquam placuiffe
appofitam opinione. Rclponfio tamen facilis eft, op diffcre tiam infimà
przdicari de plurib. in qua- lequid comp!cté poteft dupliciter intel« ligi ,
vel quia dicat rxtam eísétiam illorü plurinm, & tic fallo ctt adumptli,
quia omnes dilfecentize fant conceptus incom pleti, nec mag:s complet rar-opale
homi- nem, quàm f;nb le animals vel quia có». fticaicilla- mula adzquaé
difiaiilia ab. omaibas indiu:duis cuiufcü jue. alcecius (peciei, izavc per eam
excludatur. oinois ratio conueaiendi, & ita vcrum cft ante- cedeos, (ed
Neg. coníeq. quia facere dif- fectrecompleté;& adzquaté in hoc. fcn- fu non
ett dicere conceprum rci com- pletum;quia bic integratur ex rationc có,
ucuiendi , & rationc vitima difterendi
fedcftdicereconceptum.incompletumyltimum,vtbenenotatHutt.^QVASTIOIlt4..DeProprio.167P2:traGauonédeVniuetíali:busefsétialibusadvniucríaliaaccidétaliadefcédimus,quescPropriü,SAccidés;&quiapropriiimaior&habeta£finitai£cumeffentiarei,quiaccidéscómune,vtpotéquod1mmediatéfluitabc3.ciieaeflrealiteride;ideópriusdeProprioagimus;quàdeAccidéce;poteitaut&,vthicomnesnotàthocnomépropriumdupliciter
fuinipoimó vt opponiz , ur improprio, & dicitur illud quod pro-- prié X
abfque vlla metaphora rei conue- nit;fecundo vt opponitur comuni, & tic!
fignificat illud quod ita couenit ym rei y; vt alijs cópetere nó poffit &
hocmo dcfinitio dici olet propria dcén;toydiffe 1éia dicitur propria fpecici ,d
calLituits,. vt racionilitas bominis, & deni; pallio. dicuar propria
nature, à qoa dimanat,vt. riliblitas hominis, vctfi quia pio duo, pra licata
cifentialia habent propria ng». mina, quibus 1 centur nani vnuni i. citur
defioiuoyatetuln diff ct enda » bine factu cf,vt nomen próprij appraprie- hr o4
rur A" «t 496 tur folum]przdicato extra e(lentiam , ne- ce(Tarib tamen,
& conucrtibiliter conuc- nicnti naturz quam in(cquitur, vt efl ri»
fibil'tas in homine; & de l'roprio in hoc enía proponitur quzftio , fed
quia rur- fus potcft dupliciter capi , vel pro ipfi proptictatc ceal: , quz
cealitet fluit ab cf fentia,& cüeffentia reciprocatur, vt eft rifibilitas
qua ab hamanitate dimanat , vcl pro cadem affe&a iant vniuer(alitate logica
in ordinc ad [peciem, & indiuidua eius ; hic agemus de Proprio ts vtcoque
fenfu ,quamuis.n. primo modo potius ad Metaphyicum [jedtet, tamen abs re non
erit aliqua de ipío,etiam pro prima intc- tione,di(ferere,quia eius natura c
xplicata conftabit magis quale fundamentà exigat vniuerfalitas quarti
przdicabilis, quà hic explanare intédimus;itaque duobus arti- culis rem
expediemus, in primo tractádo de proprio inratione proprij , feu pro natura
rcali,inaltero de vniuet(alitate, », qua (üpcr cam fundari potett , ARTICVLVS
I. Mgitur de "Proprio in ratione proprij jew pro natura reali, prafertim
de diflinB tone ipfius à fubieclo . 168 MS diíputari folét de. ,pprio in rónc
proprij, nos hic quz magis neceffaria süt.& ad recta intelirgé tià
vniucr(alitatis erus magis códucut,lte- ligemus;alia ad Meraph.dimittentes.
Primo itaque dubitari folet , an ró for- malis Proprij vt propriü eft, (it
realis,vel rationis. Didacus à Icfu di(p.9. dub.3.cxi ftimat rationem formalé
omnis proprie- tatis realis non in indiuiduo, fed in fpecie effe rationis ,
& sif intentionem, idque probat tali ratione, a qua fe conuinci fate tur.à
parte rcifolum datar hzc, illa ri- fibilitas laens ab hoc, & illo homine,nó
tfi rifibilitas in cómuni flués ab homine in cómuni, hzc.n. folum datur per
intcl. le&ü abitcahenté proprietaté à differé- tijs indiuidualibas,
fimiliterque effentià, aqua dimanát ergo licet dimanatio pro- prictatis in
indiuiduo, ciufue cü indiui. duo adz uatio (itrealis , no tà emanatio
proprietatis in fpecic;eiufq ;adaquatto cü entia in fpecie crit realis , (cd
rationis, Difput. V. De Voiuerf. inpartic 2" Scd certé (i hzc ratio
valeret , nonfo - lum probaret rationem formalem om- nis proprictatis realis
effe rationis , (ed etiam rationem formalec cuiu(cunque
natut£,humanitatis,equinitatis,& c. uia necà parte rci dantut harucz commus
nes extraindiuidua , vt diximus di(pur, przced. Porius ergo dicendum eft, quód
licét in entibus rationis proptictates illis corrcí podentes (int rationis , t
naturis realibus proprig pa(Tiones debét corres fpondere reales, quarü formalisratio
fit realisstü quia paífTio debet. proportionari fubiecto,(abie&tü aüt
páffionü c(t natu- rajnó indiaiduü, (ubiGtd.[ primü,& ade quatumyergo fi
natííra ett realis,proptiee tas quoquc, ac cius formalis tatio , cílc tealis,tü
quia indiuidua realia debét [üb fpecie reali contineri ; fed hec rifibi- litas
, & illa (unt indiutdua realia rifibili- (atis incommuni , ecgo &
ipfarifibili« tas in communi debet cfTe realis ea reali tate,quz tribui folct
ceteris naturis entirealium;tamenvcrumeft,qceTat.cap.prafenti,proprium:rationeproprijfundarepotTefecurintétionemdiueríamabea,quaminrationevniuetfalis.^M169Secüdoquaritur,quomodo
Pro» priü ip róne proprij firglefiniédü. Refp, illud ab Aritt.definici t,
Top.cap. 4, hoc modo, Proprium cfly9 non indicatiquid reisfoli autem inc[l , ci
conuerfim pra- dicatur,quz (ane definitio datur de pro- priofüb ratione
propt:j,non fub ratione - vniuet(alis , vt notat Tatar. quia dcfinit per
ordinem ad vnum folum, & per prz- dcati conuertibiliter,qua duo repugná
vniuctíali ex dictis art, vlt.q. prac. & li- cét Do&or q.5 1. Vniuetf.
in corp. dicat definitionem , quam tradidit. Porph-de proprio füb ratione
vniueríalis , coinci- dere cum ifta Philofophi , noa debet in- telligi
formaliter;fed materialiter tantü, quatenus definitio l'orph. &equiualet
illi, velillà infert ; vt Bralau.noauit ibidem. Cum ait proprium nó indicare
quid rei intelligendum cftà priori ; quia à pofte- riori bene indicare. poteft
iuxta illad 2. de Anim.: r.accidentia magnam partem confcrant ad cognitionem (ubftantiz
& ü "per " »- "1 , - ) E im pet hoc ignificare voluit,
proprium non & iecur intra effentiam;quia 5 tunc illam indicaret à priori,
fed extra » effentiam ; addit veró foli antem incfi , quia proprium füb ratione
proprij oppo- nitur communi , & ideó ficut commune dicit relationem
comrmunicatiui;feu con- uenientiz ad multa , ita proprium dicit relationem
conaenientig ad. vnum cum exclufione communicacionis ad extra- ncum,addit
tandem, c conuerfim predi catur, vt per hoc fignificaret neceflariá , & mutuam
conncxionem , quz incer fu- "bie&um, & cius paffioné intetcedit ,
ra- tione quius (einuicem inferunt in fübfi- fiendí con(equenua, (i e(t
homo,eft rifi- bile,& & contra; quod probat Ariít, di- cens,nemo .n.
proprium dicit quod con- tingit alij ine[Jey vt bomini dormire,ne- ue ft
forfitan per aliquod tempus ineft foii, pet quod fignificat proprium debe. re
inefle foli, & temper , vt poftea magis | explicuit Porph.c.de prop. Ex quo
colli- gitut tres conditiones rcquiri , vt aliquod predicatum dicatur proprtü,
Mes cit , . qp non fit ptedicatum intra etlentiam;fe- cunda,cy conueniat foli,
quia fà alteri na- ture conuentret iam non effct áccidens proprium;(ed commune;
tertia demum , qp» neceffariam babeat cum fübieé&o con- nexionem , ita quod
vbicunque talis ves inuenitur, & quandocunque;habcat (cm- r anncXam talem
proprietatem ex in- trinfeca illias cxigentia, ac indigentia. s &
dcficience aliqua ex his conditionibus, non;datur fimpliciter proprium , ncc
in- tcgré, vt ibi ait Arift.quia non habet oés conditioncs ad ipfum
effentialiter requi- fixas ; quanta autem fit neccílitas iftius connexionis
diceinus poftea. 170 Sed dices,calor e(t propriü ignis, & tamé cóuenit
alijs & rifibilitas ett pro prium Petri , & tamen non conuertitur eum
ipfo, ergo particulz definitionis non bené a(fignamtur ; przícrrim etiam quia
vna illaram fapertluit , nam fi conuertim przdicatur,íam inclt foli. Refp.
concede do ca de caufa caloré non polle dici pro- iieri uai toto rigorc, quia
non con- uenit foli : cam autem dicitur proprium deb.re conuerti cum (uo
fubicéto jid dc- UPS — Quafl.IV.. De Proprio inratione proprij-eAri.T. 497 bet
intclligi de fubie&to adzquato,& pei mi, quia nonc(t neccíle, vt
proprium co- uerratur cü inferioribus (ui (übiccli pri- mo,quia ipfa fant
fübicéta tantum fecun daria,& inada'quata,cacioné,n.praprij » vt
ditinguitur à communi , totu habec in ordinc ad elfentiam , à qua immcedia- té
fluit,ná in ordine ad inferiora talis cse tie potius habet comunitaté,quá
rationé proprij oppoliram communi igitur de rá tionc rifibils , quatenus
proprium eft à communi códiftin&um; cft, qubd couer- tatur cum homine eius
adzquato (ubie- &o,non cum Petro,v:] Paulo ; Demum nulla particula eft
faperflua, quia contice- tibiliter przdicari non ponituc , vt figni- ficetur
conuenire illi (oli, quia hoc per an . teriorem particulam explicatum erat ,
(ed ponitur ad tignifi candam necctlariam, & muruüam connexionemyquam dcbet
pto - ptium babere cü lubie&o, vt diximus, na ridere conuenit [oli
homini,fcd quia nog habet cum eo cónexionem neceílariam 5 non e(t (impliciter
proprium , 171. Tertió queritur,quodoá fit Pro- priü, q» hac definitione
detinitur; pro quo recolenda eft illa quadraplex acceptio proptij , quam r.
p.[nft.tradidimus cum | Porph.& Arift.nà propriü primo modo etat rp conuenit
foli on tamen omni, vt homini effe Medicam ; fecundo modo ; quod conuenit omni
;fed non foli, vt ho- mini e(le bipedem ;tertio modo !, quod conuenit omni,(oli
, (ed non femper , vt homini cancfcete ; quarto modo , quod conuenit omni foli
, & femper, vt homi- ni effe ritbile ; quzritut ergo , nur proprium ex his
modis fit hic definit Arriaga di(p.8. Log.(ect.2.inquit ea 2» accidentia , qua
foli alicui fpeciei conue- niunt; ctíi non femperilli conuemiant, vo* canda
c(le propria ab(oluté, quia in coms muni modo loquendi ridere dicitur pro-
prium hominis,item dijcurrere,ctli non femper conueniat homini. , item quando
Peirus v. g. habet phra(im ali uam , aut modum (pccialem loquendi , vel inceden
di,quo nullus alius vritur , illa phrafis. di- citur propria Petri , ec£ nontemper.
Pee trus illa vtacar,id probat Arriag.ex ira Cic. 1«
Top» caps 4» vbi folum ercusit à B8B. ^ 49 — Dipu.IP. De Vuinrfaliusin pari, —
fatione proprij id , quod alijs conuenire poteft illis verbis,nemo proprium
alien. aus vei di xerit. quod aljs coguenire po- ! tefl quare conclüdit
proprium in fecun- da cum acceptione excludi debere à ra- tione proprij
rjgorosé (umpti,quia in il- la acceptione tantum víurpatar pro eo , quod aon
conuenit oli sd etiam alijs; at9;ideó illud folum ab bac excludi deti- nitione
, cetera ver. incladi , 172 Vei cómunis opinio cft; propriü rigorosé fumjtum
efTe tantum proprium quatto modoó;atq, adeo illad tantum pec cam definitionem
explicari , ità fignifi- cat Scot. 3 1. Vniuerf. & eft expreifaz us mens
Arifl.& Porph. cit. & probatur , quia przdiétz trcs condition-s ad
rigo. rofampropriü requifitze folum inaepiua- tur in proprio quarto modo,
proprijs au - tem al:orum modorum (emper deficit ali qua illatum; nam ptoprifi
primi modi có- uenit folis(ed non femper (omittimus di- €cte ,q non conuenit
omni,vt ait Porph. quia hzc códicio couenit proprio in ra- tionc vniucr(alis,
in quo fen(u de ipfo lo- quebatur Porph. nó auté inratione pro- prij,vt nos hic
de co loquimuc)ratio cft, adgucit au&otitatem ; non enim negat: AUTt.rantum
e(Te veré proprium, g» alijg conuenire poté(t , (cd etiam illud ; quà4. licét
foli conueniat, tamen noa conuenit femper, lic namq: loquitur Nemo enin
proprium dicit , quod contingit alij inef- Je,neque fi fov(itam per aliquad
tempus inefl [oli ; vnde altos modos appellac ibi. Aritl.non
limplicitet propria ; fed ali- ando, vel ad aliquid, nam ex dextrig quidem e(je
aliquando proprium efl , bi. pes autem ad aliquid proprium eil. i. te«
(pe&u alterius,cui nonconuenit,yade. 2 fubdit ibi b:ipedem cfle proprium
homi«- nis,non fimpliciter, & abfoluté fed com- paratiu£ ad quadrupedia »
quate conclus dimus , ridere non ede in rigore propriü hominis , (ed accidens
commune , quod. & adeft,&
abe(t,vt docet Scor.q.5 3- Vai, uerf. in folut. ad 1. quod etiam expre(se
Porphir. docuit . MUT173 Adhuc tn verü eft propria alia- rum modorum po(fein
aliquo fenfu te« duci ad proprium quarti modi ,& &am participare
de$nitionem, fi proprium primi, & tertij modi. i T quia yt. notat Tatar.
c(le medicum ibi ac- cipitarà Porph.vt dizit a&ü, & idco e(t fcparabile
euà naturalitct , quiae(fe po- pria quarti modi,vt notat Tatar.cy citur ex ipfo
Ariít. cit. vbi effe gramma- ur» yt dicunt apritudioé;(ic enim erunt m. à us.
SENE) ticum dicit effe propriam hominis fim» — | tc(l, vt nullus homo medicinam
edifcat ; & vai róne propriü ro modo nó eft reré proprium quia cancícere
accipitur , Enron a&tiquomodo non conuenit (em pet homini; proprium autem
(ecüdo mo do,licét accipiatur, yt dicit aptitudinc,& non adtü (quicquid
dicat Poncius)vt no- tatidé Tatar, quia a&u habere duos pe- des,nó coucnit
femper homini, adbuc cà nó cit in rigore proprii , quia nó cóuenit foli homini
;quare remanet , v: folü pro* pn in 4 modo fit rigorose propriü, qp ic
defioitur vnde falsüclt,g» affamit Ac riag.g Arift.in Top.cxcludat (olü à vera
rationc proprij, & rigorofa id, go alijs có- uenire pote(t,ná excludit
etiáà,quod con- uenit rei feparabiliter , & cótingéter per illam patticulam
conuerfim. pradicatur de re,per quam Ggarficatur gp femper rei £onaeniat jitaquod
(cinuicem inferant in fübiifiendi con(cgaeniia, vndc truncatam pliciter,&
in quarto modo, quia (urit il- lud, vt dicit iprrudioemynonadi; Hoc tamen
intelligendum e(t , quotiecuoque. tales aptitudines ex pni ctfentiali-. bas
fpeciecum ort ducant, & non aliun- de,quod ideó dicimus , quia sát quadam.
inclinationes , & aptitudines peculiares quorundam jndiuiduorum , quz
potius oriuntur ex principijsindiuidualibus co- rum,ac vario humorum
remperamento , vt peculiaris inclinatio & propenfio Pc- triad arma, Pauli
ad (cintas , & magis ad hanc,quam illam , qua proinde opti- rudincsnon veré
dicuntur proptictates , fed potius accidentia quzdam de (ccun- da (pecie
qualitatis,yt notat DóGor 2.d. 16.q.vn. K. Dices , erunt (altim proptie- tates
huius, & illius indiuidui, quia 0j 110«. tur ex principis indiuidualibus
corua , licut fpecifica. dicitur propria. fpeciei y. quia ex princijujs cius
ipscifict 0; hy., ucit, UTE. 7 Bad IF Quidsahi ft prijriu in rique 4.1. 499
lie e . teft ad quartum; (i quartus ità a wx dacit. Kefp. indiuidua non habere
aliam eram proprietateai prater illam nature, quz cft in (ínguli$ cohtra&ta
y quia que- €unq; alia proprietas
affigrictur inindi- üiduo , poteft alia proríus fimilis in alio indiuiduo
reperiri j quiaaliud effe poteft eiufdeet tempefamieniti ,vndé per accidées
eft; quod illi foli competat, imo pore(t ex infirmitate, vel alia cau(a
naturali tempe- tamentü illud afiquarenas variari, & con- fequenier
aptitudo, ifla deftrui ; Taridem €tiàm fecundus modus proptij reduci po- mple
(u- tnatur , vt- coréplé&atur proprium gene- ticum, & fpecificam,
fecundus veró.f.císe bipedem ; tcferatur rion ad natüram hii- fbatiam,fed ad
illam natura animalis, qua €ómunis eft omnibus bi pedibus, vc à qua- drupedibus
diftinguuntur; tiam iri ordine Ad illam dicetué conucriire foli, & séper ;
Porptli. autem diftinxit fecundum modii aquarto ; quia fecuu$ Arift. rion eft
lo- cutus , tiii de proprio fpecifico quarti tiodi, forte quia notius, vel quia
vt notat Do&or q.17, Vniuert.ad 1. proprii nul- lius eftinquantum eft
genus;(e4 inquan- tum eft fpecies, quia ptopriuas folum eft Alicuias,
iriquantum eft apti natam effe bie&um demonftratiouis , & hoc (« meft
inquantum fpecies , quia folum inquantuni fpecies definicur. 174. Quiartó
queritur ; án Proptium tigocose dictum, feu in quarto modo, di- cát femper
aptitudinem; itaquod riequeat dicere actum. Communis opinio noftro. tüminfrà
citatidi videtur e(se, quod fem- pet dicat aptitüdiné, vndé rcrü paffioncs
paffim in aptitadinibascóftitaunt, & fa- ücce videntur Arift, & Porpli.
cit. qui dü Quarturri proprij modam atlignantyde. » &pritudinibus ex
carpiificant , monde acti- bus, imd atus excludunt , Dicendum i eit licét
vecuim lit propeietatcs recü tegulatiter,ac vt in plurimum dicete apti-
tudine$, interdu:n tamen non folum apti- tuduiem, (ed etiam actum dicuntaiic
v.g. dicimus proprium eíse trianguli liabere tres angulos duobus rectis equales
non tanium im aptitudinesíed ctià jn actu, fc €tiam inhztere eft. proprium
accidentis teipeGidi noD tantum y vi dicit aptitudje net , ficuc eft inaccidente
abfoluto , (ed ctii vt dicit actü, vt docet Do&. 4. d. 12. q.i. & ratio
cft, quia huiufmodi naturj; non rantuni prafatz aptitudines necel- farió
conneótuntut , fed & actus illis cor» rcípondentes, quod etiá cernimus im
paf» fionibus difiuntis , vt eft par, & impat refpe&u numeri, re&um
, & curuum re» fpectu line , conueniunt cnim fu s fübies tis necoffarió non
folum im aprticudiné y fed e$ inaétu ; quare (i aliquod atttibu- tum habet
etiam (ecundür actum; nece($a- riam connexionem cum aliqua natura , & ei
tátum cOuenir, nó videtur ; cur nomine proptietatis appellati nó poffic,cü Fri
bear omnes códitiones ad eam rejuifitas, vine dé fi Arift. & Porph, vidétur
actus exclu- -dcre, loquuntur dc a&tibus nó habentibus €um fuüb;e&o
ríecetlacíam connexionem. 17$ Quinto queritur , an ncceffiras Conne£ionis
proprietacs c& faofübiccto tartta fit,vt neq; de potentia abíolara pof- fit
ab eo (eparari. Negant
Caprcol.1.d.3- q-3. & Catet. 1. p. q. $4. art. 3. Soncin, 8, Met. 1.ad 4.
&alij quamplures . A flir- mant Fertar.4. contra gentes cap.65.S9« to q 2.
dc propr;o, Bannes t.p.4.75.att. 6- Alij veró d:ftinguunt duplex proprie tátaum
genus , qua dam .0. à (abiecto rea» liter diitinictz noa (unt , vt fur
paífiones entis, & appctitas materie ad formas; & liz nequcüt à fuo
(ubie&o difiangi; quz. dam vctó futi realiter di ftiacté,vt quáti- ta$ in
matcriascalor vc octo in 1216, frigi« ditas süma in aqua, &c. & hz
polltmr per potentiá Deiabtolurà à fuis fubiectis fee patari;ica Didac.
difp.9.q. 1.dab.4. Auete q.14-fcct.5. & al;j lunores paffim, Dicendum tamen
cit fcceifitatécon- nexionis proptij cum (tuo fubie&o nom folum e(sc
phyficam,quazenus (ecanduns Communcm natura curfum. nüquam poe teft (ubicétum
line fuo proptio inueniri, , fed ctiam mctapbyGcam , itaquod entia Dei
abloluca. poísunt fepara ansam | ('d nec ettam pet incellectum pe 'oísunt
iotclli- no fubiectum ipa e. rà colli- is ex Scoio vbicung s loq.icar de pra. i
cius Expolicoics 1.d; 3. ue Venet Q5. * - $oa 85 ada. pro
opin,2.d. 12. q. 2. ad 1. & 16.8.1. $. Sed quia via bac , & d, 15. q.
vn. C.& 4.d.12. q. 3. $. Dico ergo ad poe & d.13. q. 1: art. 3. in
prine alibi fapé, quem omncs (equuntut Sco tiflz Tatar. hic dub.3.Canon, 1. Phy(q. rt, 2. Tromb.4. Met-q.4. Lichet. q. 3. drolog.
Rocc.q. 3. de proprio , Poncius ibid. Saxiustom. 1. Catalt, difp.1 1. q. 7.
Faber 4.Mct.difp.6. & alij paffim.& tc- quitur Nominalium Schola; &
probatur €fficaciter (ic conclufio demóftrationis, in qua paffio demóftratar
inhercre fubic- €to,cítadeà vera, vt per nullam potentiá poffit falía réddi,
ergo nequit (epararià fubic&o , alioquin Él cari poffet , nec effet eccrna
veritatis Refp. Didac. hanc
conclufioné,homo cfl rifibilis, eífe atcr- Ag veritatis radicaliter , quia in
homine neceífario (emper manet radix ri(ibilita- tis , quz eft rationalitas ,
noncít autem &terna vetitatis formaliter. Contrá, hoc noncít aliud , quam
dicere (olam illam pramiíiam dcmonítrationis, qua perti- fict ad primum modum ,
cíTe tormaliter neceBariam,conclofioncm vcró effe for- maliter,& in (e
contingentem,quod om- nino dici non potett. Kefp alij proindé , tunc fore vcram
etia fórmaliter,non quia &&u cxiftat in homine rilibilitas,(ed quia
«ónexio illius cum [ubicéto e(t 1n (ccun- do modo períeitatis, & ità femper
cft ri- fibilitas in homine fccundü cónexionem pet fe,licét nó fccundà
cxitteutiá ; quam- uis ero tune fa (Tec £al(a j bomo exifl;t vifibilis, ia tain
emper veta forct, bo- mo efl vi[ibilts , quia cum cius veritas fit ncceífaria,
ab(lrahit ab actuali cxiftenria, ontià,conexio per (e pred aci cü fübie to oritur
cx neceffaria inhzrentia illius «um 1íto, ctgo fi riüibilitas neceilarió non
áneft homini,non etit vera propofitio Íe- «ündut connexionem per (c in fccundo
1nodo ; Et quamuis veritas propoiitionü nece(lariarü non pendeat ex a&ual
éxi- ficmia cxircmorum, poftulat ta.n6, quod fi cxtrema exiftunt ,. przdicatum
veré «Xillatinfubiecto , vnde earum veritas ampliatur ad omne tempus,vt diximus
1, :s ft. cract t. cap, 11, & explicatur per . ticam condiWonalca, vt v.g.
lo- -Difp.V.. De Voiuerfal. in particul. M—-— 8 mo eft vifibilis, .i. à fait ,
fuit camrifibis litate, (i eft, cum rilibilitate exiitit ,6 erit crit cum
rilibilitate, ergo fi fena. exiftic, fi Deus auferat;ab co rilibili« tatem ,
propofitio neq; vera erit fecundiá cónexionem pcr fe. Refp.tandé alij, pro-
politiones (ccundi modi dici neceffarias, quia neceffarió cópetunt fubie&o
(ecun« - dam naturalem facultatem, & innatá eius cxigentiam,non tamen
abíoluté,& in or« dine ad potenrià diuiná, ita Arriag.di(p, 16.Log.(cét.7.
n.61. Conwrà , neceífitas conclaüonis non folum elt phyüca ,. fed etiam logica
, alioquin etiam accidentia naturaliter infeparabilia poffent demona ftrari de
(ais (ubiectis , quia neceffitate phy fica illis coherent, ergo pra dicata fe-
cundi modi debent necellarió competere: fubic&is abíoluté , etam in ordine
pocitum disinam Mee. Zabarei. in Log. lib. t.de propofitionibus neceffarijs
Eris 11« vbi difecé oftendit ies tionibus fcceundi modi nedum i . €cilitatem
phyficam, fed etiam] nam accidens proprium,cum ab effer & forma (ui
(ubicéti fluat,e[sem dens dicitur, quia eifentiam coni ideo neq; re^, ncq;
mentc poteft rijquod etiamreplicat 1.Pofl.cap.ó. . - 176 Ex quo rar(us
roboratur afsert noftrü,oam (i Deus pollerjfeparar Ec priam pa(lioncm à
(ubic&o,ergo. erit difcrimen inter accidens proprii , & accidens cómune
infeparabile,quia vtri« ufa; connexio eum fubie&o císet eode modo
ne«eílariá, nempé necellitate phy« fica, & fecundü cómunem natura cursu $
fed per potenuam Dei virüg; ab(olucé poísct feparari à (ubie&to« Reip.
Didac- ncg.conícq. quia fepatata tifibilitate ab bominc, diceretur radicalitet
rifibilis,ó& maneret in Co debitum habendi talé proe» prietatem , quia
maneret in eo rationali« tas, qug cft radix illius, & principi exi« gitiuum
eius , quod non potcít dici de.» «oruo refpectu nigredinis(i
abcofeparetur.Contrà;quiaeademrationecoruüsdicipoffetradicalitcrniger,quiamaneretineoprincipiumradicaleilhusnigce«dinis,nempétaliscomplexio,&taleteaperamcntum,,&confequencermaneretPEparv€.vtw.LdeC"Tenpropriumà[ubieBopepefepavaristei.L.$01^fintodebitihabendinigredinem.R.efg.idemaffcréndoaliuddifcrimen,9fepagatariibilitareabhomine,adhuc
homini conucoitet císe rifibile fecundü propriam 'fubieQi virtutem , &
naturalem faculta- tem, vnde -. et sb cina iam pa(Tionem , & poftea illà
rclin- Li e isque , ftatim naturaliter di- wmanaret ab ea, noii fic dc
accidente infc- »parabili. Contrà, quia in multis
acciden- tibus etiam naturaliter feparabilibus ex- perimar quód fübic&um
illis denudatü, fi non impediatur , (ua nacurali facultate, da dcmnó fibi
comparat, vt patct de aqua calida íe ad priftinum gradum frigidita- tis
reducente, crgo tanto magis id cueni- gerin accidentibus naturaliter infepara-
bilibus at; ita nulla cft difparitas allata sn reiponfione, & ex lus manent
ex»lofa te(ponfiones sanchez ad argumenta aila- ta , nàm cum pra'factis
coincidunt. 177 Demum, gp neceffitas connexio- mis inter fübicé&um, &
pa(Tionem fit eti logica , ita «quod ncqucat (ubie&tum fine patlione
;ntelligi, vcl tub bfpolto cius; Probatur, quia vt docet Door q.3 1. V-
niuerí.ad vlc. & alibi (ape, licét poffimus nó miclligere hominem cum
rilibilitate uta abürahertium non cft mendaciü cx 2.1 hyf. 12 vt ipfe aocet 1.
d.2. q.7, infca J.& 5.d. 3.q.vn.G ncquaquam tamé pof- fumus inrcll gcre
hominé ünc ribil tate, vcl (ub ojpoito cifiollitaus abíque a iudicio ciientiz
ipfius hominis, negando mimirum rifib.ltatem de homine , aut af- firoando eius
oppofitum , & ratio etl, quia licut. ex rifibilitate recte infertur à
criori humanitas, ita ex negationc ri- fibilitatis re&é icfertur negatio buinani-
tatis , & vriucrfaliter ex negatione paf- fionis dcflru&tio
(ubic&isergo nece(Ttas €onnctionisinter (ubicétum,& psffioré eit euam
logica; Afsumptum conccdi- tur ab omnibus etian: ab ipfis Thounttis, yt.
patetapud Complur. ditp. 8. q.1. vbi bene notant per hoc d'ttingui proprium ab
aceidente communi, euià infcpatabili, quia aec fine tali. accidente diu di- ué
poteít intell/giimió fub oppof(ito cius, vedi ipfe Pub €. de IER , €x quo
cflicax deducitür argumentum cota Thormiftas , quia (i accidens propriü pct hoc
diftinguitur ab accidente có! , quod nec mente potcft à [uo fübie&to
diuidi, feparati, quomodo pofsun: ipfi asc: cre, quód ctiam à parte rci fit
feparabile? 178. Sed contra obijciunt, quia omne prius, inquantum prius, cft
(altiim per di- uinam potentiá (ep:rabile à fao pofterio ti, fed (ubicétum e(t
prius natura paffio- nc ex Arift.in poftprzd. c. de fimul , er- go&c. Tum
quia pec Arift. c. Met. 1 6, priora nat.ra d.cuntur illa , qua polsunt císc
tine alijs , non tamen alia fine ipfis; ergo (i (abretum ctt prius natura
paílio- .pc, poteft císe (incilla de potentia abío- luta. Tá 3. quia (i
(abie&um nequit efe fine paffionc,iam dcpenderct ab ilia,atq; ita etiec
poíterius ca; quód (i non depen. det,ergo pót effe tine illa . Tum 4. quic-
Quia eft 1n aliquo infláti , in quo noa eft aliud, poteft à Dco confcruat; pro
quo- cunque alio inttanti fine illo víedi (ubie&ü cít in aliquo prior:
inflanti naturz;,in quo non cft (ua propria padioscteo &c. Tum tandem,quia
quantitas eft pailio (ubttan- tiz corporea , calor vt octo 1g0is , licut.
frigusaquz, & tamen de potétia Dci ab- Ío Bé poritar hzc ab illis
feparari-. Reíp. maiorem cfTe veram, cum prius eft realiter diftin&ü à
pofterioi , vt do» cet Scor.a.d.12,q. 2.A, ac etiam ell vai- ucr(aliter vera fumédo
ly inquantum rc- duplicatiué,quia prius,inquantü prius,nó dependet à potleriori
, & ita poteft eífe finc illoyinquantum priüs, (ed ex alio ca- pite potctt
ede impedimentum. f.ex iden- titate (cali, vi notac Tátar,cit. ,& ita cft
in propotitosgy (ubiecto nà repugnat effe fine paffione, ca rationcsqua prius
cft il. la) fcd quia cfi idcm realirer,cü lla. A d 27 duplex cíE prionitas
natura, vt fufius in» . Éra di[p. 9. q. 2. vna effcndi , & explicatu£ pet
poísc cse pnus fine pofteriori, alia iocciligendi cum fundainento in re , quae
non rc&té. cXplicaiur per polle císe , vel fcpatari prius line. pofteciori
, fed cantum - pcr potie voum abíaue al osvcl prius alia intelligi, quia non
includ;t illud in fag conccxuyyi docct Doctor 3.d. 5. q. 1. G« Aufl. oc-cic.
loqu.tur de pioritate natu» rg Ciendiycd (ub.e&tum cft prius pa(Tioe
"^ nc $02 fic (folum priorirate nátura intellizendi . Ad 3, (enderet ab ca
pendétia quam yo- ' cant à poflcriori, & mielus diceretut co-
-exigcntia,cuo fenfu dicere folemus,causà formalem p&dere à fuo efic&u
formal , *Quátenns nequit efsedfiie 1o. Ad 4/ncg. min. quia yt bene nórát
Canon, cit. efse qpuus nacura non eft efse- prius in aliquo fiznó,in quo
non'fit poRerms quia nullus feiexiftentia menfurauir perinftans ratu. ( tz, fic
qnod a] quo exiftat id ; duod dici- "tur natura prius,i&quo non
exiftat, quod ft nacura pofteriüs, ted tantum yerfi cft , Ev io al;qtio
inftanti intel! gitur illud, quà non 1melligitur iftud; ynde pti. ri- tas fola
dirationis ex plicatur pet ycrbum efl ;& in'quo , (cd prioritas nacorz
expli- atur [olütm per verbum poteft effe& im quos 6ett prioritas naturz
c(scudi, yel pec deseo intelligituvy & in quot cR inccl- ligendi ; v futius
infra difp. 9. cir. Ad j. ncy. illa cfse propria in rigore illorü fübie
&orü, fcd (unt accidétia quaedá illis con- maturaliter debita, quare potius
propétio €is innata ad talia accidentia recipienda dicenda eft corü fübiectorü
proprietas. 179 Deinde argaunt cx modo;quo paf fio caufatur à fübie&o,
omnes enim con- tecunt caufari ab co , vcl in genere caufz efficientis, vcl
materialis; vel vtriufque fi- mul; (i dicatur primom , poteft £u bic&ü c(se
fine paflione ; quia Deus im- pedire poteft omnem effectum in genere
efficienris; fi dicatur fecundi neq; faluaturneceffitas connexionis pa(li onis
«um fübicéto, quia caufalitas materia. fie tc potentiz palfiuz eft
coxiradi&ionis i& contingens ex 9. Mer. 17. li dicatur 3. uam quod runc
fnatetia ; & effi- Cicris cOinciderent, contra Arift.2. l-hyf. 79- adhuc
fequitur propofitum , quia ncc eaufalitas materi , nec efficientis elt ne-
£císaria, vt probatam eft," — — | - Reíp.fübie&um efse caufam
pa(fionis; hedum in genere materialis caufz , quiá tunc certé non eíset
necefsarià conncxio pitlionisad (ubie&um , vt norat Dottor 1.d.3.0.7. S;
& 2, d. 25. q, và. C: & D. "Tho.opuíc.48. c.de proptio , fed etiá
inr egeat entis non quidem phy ict, & pet verum j ae realem igfluxum ; ^
Difpu P DeVwunf is ppc: 7 in genere caua efficientis f - nim in hoc fen(u
aliany caufam nó babet abeaquz ip(uin produxit fübie&tum, (ed li uerunt
fotnine ebullitionis j ac fimplicig £eroerét; vcdiximus ig Phyf. dilp. 7. qa, quamurs igirarpolsec Deus omnem caus d tarm
phyiicam-efficientem 1 i "Metaphyticam. Dices , Deusliberé con-
fionem,érgo poterit fuum cócurfam füb. , alioquin libere non concurrereay &
lic: fabie&um (ne palfione maneret, bet in produ&ione paffionis à
coneurfu, quo producitur fübie&ü;quod noncredi- mus,non concurrit
libeté,(ed nece(sarió, non quidem neceffitate fimplicitec , fed ncce ffitate
fuppofitionis, quia en. do fubicétuin , necefsarió tenetür cócur-- rerecum co
ad produ&ionem fuz paffioe nis, quod etiam ip mulus ajijseucnm Et cum
dicebarur, ep marcriay& efhciens ng. coincidunr 1.phyf. Refp. Scot.
loc. cit, : di&um Arift.eíse verü de materia ex quay feu materia partis,non
de materia in quay qualis c(t (übie&um refpectu (ug pa(lio» nis; vide
Do&torem q.3 ; Vols ríad3..- Sextotandemquazricur, quomoe do paffio fic
indifsolubiliter ynita fubice &o diftinguatur ab co ; Thomiftz adhue non
obftante tali nece[saria connexione, pa ffioné realiter à fübie&to
diftinguunty eftb quafdam nó dittingaant;ità Capreol, Caiet.& Soncin. cit,
Nomina!es é contra negant vllo modo diftingui à parte fei fed cantüm ratione
raciocinata ; ita Greg 24d. 16.q.3. vbi
Gabriq. 1. Marfil 1. q.7« art. j, Durand, 2.d.3.q.2. Scouftz. cü fug
Dodt.loc.cit. medi&tesinter bas opinios ncs extremas diftinguunc illa
diftin&io- nc ex natura rei formali ; qua fcequenter ytuntür in rebus
megaphyficis ; Et quidé quód non d:ftinguantot realiter potefl in primis deduci
ex di&is in vefolutione przcedentis'dubi) y fi enim eft tanta. ne- ce(saria
connexio inter illa , vc ne mente diuidi poffint; ergo neque cealiter diflin-
guentur ; nam in ab[olutis , quz pecie ACT, OP. De difiucl: jrijrijh fublefa
«Met. — S03, Pride pk E ao Lipa e id 4 Probaur ud.jue ratione ex Sco- todedudis
n2 p Adnan ilm » quia vt ait ibi D ,mrinfeca .litás (cparationis duocü ex tri-
plici capite procedere pateft,icl quia süt iul natura ;. vt eft de duobus
rclatiu s;, quia ynuni ef pons » à quo effertiali- tct dependet poílerius ;
ratione cuius dc. pendencig loc riequir ede (ine illo, yt cft. de toto, &
partibus, vel quia funt idé rca« liet,vnde poftea infert in eoáC 2. d, 2..q..
1.A.& B. gj illud; gi fi ellex dittiactam áb.aliquo ; sies pofterius eo
natdraliter , tiéccilarió eft idem illi;(i impoffibile ett, .. illad aluide(fe
Gne ilo, & qv nihil realiter ftirituiti ab. aliquo, (inc quo gequi: eí- i.
fibi contradictionescft prius co.fed eft poftcerius co naturaliter, vcl fimul
natura Cü eo; (cd fübie&d eft pritts natura ip(a palin ex ineo fimul;quia
(übie cauía illius ; etgo fi &um. rícqui eds niet pro sex c [13 ) inuiníéco
: n Ó fi id ded or one ead ii ide CHÍO, 0c CIA nora Qui Arift, enrétia (unt
in(eparabilia , non cx inttin- 'cà caeli nátura, (cd à cau(a estcinfeca.i; ab
inreliigestia pecellacid ninoente ,non infert ccaledi identitatem , ( yt notat
ibí DoctogitN.) id etit vtiqy ob idencita- teri zcaleni inter eajquix nunquam
impli- cat ab intzinfeco. prius (cparari , à - e tigri;nifi propter idenutatetn
realem. [a- füper pa(liones,vt platiaum, dicunt inna- tas aptitudines ad
aliquid agédum, vcl cc- cipicüdum; at tales Eel, enis niliil rea - le
(uperaddunt nátarz. (ic apt cx Scoto 4:0: 49-3. 10:ab initio v.g: tilibilitas
ni reale humanitati fupecaddit, ratione cu- ius fitcapat rifus, vcl apuasad
illum;nara Iubiectum quod ponitur ab ifta aptitudi- nc realiter d:
ftin&tum, immó à quibuídà €x Adacrtarijsfeparabile, antecedécer ad illa UK
IRBALAUT-SO €a ».vcl e(t naturas l;cerilius capax, vel non; non (ecunduin, tc 9
priunum; tunc.crgo de ilia priort aj- uicidiné quarendua cftyvtcum, Gt cadegi
rcalicer (ubieGtosvel. non, i prunumy;crao pt lebat ftare in ilia (oja
apciungine ad a&tü fübiccto realiter identificata, & non, poncrc
anteriorem capacitatem , & apti tudinem ad ipfam; fi noo; ergo. pcocedi-
tur, vt prius,& (icininBnitü; vide Trób., & Canon.cit. 1. Fh (:q.
1.art.vlt.bené hàc. ratioricm perttactantes. Tandé palfioncs entis fant adem cü
ip(o ex Acift. 4. Met,, & cóccdunt, ipti Thomiílas, erg» fiinilis tet, X
alig pa(íliones cuin (uis fubicctisg. quia ficut. (c
habet pa(Tio entis ad ipfum €n5, ita talis paíljo ad tale cns,.nec vnqu&
poterit afferri (ufficiens dilpacitas . 181. Quod veró cum taliideniiate teali
ftec dillinctio formalis,probaturexillogenerali,principio1nferiusiacicidadiíg.8,.quad,nallumabfolatumidécificactibiform.lirerrefpectiuum,quiaab(olu-
tü,vt lic,cftad fe, refpeótiuü ad aliud, (i- ué talis relatio. (it
predicamentalis ,. fiue tran(cendentalis, parum refert, vt ibi di- cetus ,fcd
(ubiectü, vt plarimd; eft quid abíolutom , & paffio cft relatio aptitudi-
nalisad actum (übieéto naturaliter con» wcniehtem » ergo &c.. Deinde
verificanz tut contradictoria ex natura rci de [ubi &o, & paífione ,
ergo ex natura rei di; flinguuntur $ quia contradi&tio fcmper arguit
diftinctionem vt dip.9. g« 1.ar 2, dicemus, & quidem talem;qualis ipfa efl;
Prob. a(famptum,nam (übiectum dicituc nauraliter prius ip(a paffione, pa(fio
pg» ftetior,(ubiectum e(t cau(a patfionis, no. é contra, & tandem paífio
aon eft de gà, ccptu quidditatiuo fubie&i , cum de ipío prédicetor tahrum,
in 2, modo, crgo, ad minus inter ilta requiritur. diflia&ig fore malis,
& ex natura rei, prz (ercim quand natura importat yeram realitatem , &
no tantü pracifionem obiectiuam inadz tàn, vt cft de rapicendentibus , nà vugg
inter naturas: tran/cendentcs &
carum pathoncs nonnifi diftin&io ratiocinata intercedere poteft ; vndé dc
paffionibus tranícendenuium admini potcft Nomi. naliumn in » at hic loquimur de
na; taris. praedicamen bs opa Sed obijcitur Monta qnod dine grantur rcalitet;
quia caufa , & caufarur realiter. di ftipguuntr, fed (ubie&tum c cauía
pa »,cgo&c. Tum xad ryveiip bae menn SRd ee iuReke "Maaiig $04 thento
9. Mct. 13. ergo propria paffio , qut dictt potentiam ad actum accidepta- Icir
y vt rifibilitasad ridendü, collocabi« tür in prazdicamcnro-accidentis., vt
ipfe a&us, & tic à fubic&o ; quod cft in pra dicamento fubftantiz
realiter diftiogue- tur. Tum 3. quia fufcipit magis.& minus, pam vnus homo
dicitur magis riübilis alio, ergo eft accidens realiter à fubicéto diftiactum.
Tum 4.2 Cus efl nobilior po- tentia ipfum refpiciente , ergo fi rifus cft
accidens,ctiam potentia jpfum rcfpiciés. Tumtandem ,quia illa contradictoria ,
Quod fübicétum elt prius , paísio pofte- fiot , &c.non tantum
diftin&ioncm for- malcm fed etiam realem inferre viden- tur , quia nihil
potcft pra.cederc feipfum. 183 Reíp. afjumptum valere de caufa phy fica per
verum , & realcm influxum agente,ró de mctaphyfica, ficut cft (ubie &um
cauía paffionis, vndé proprie non debet dici paffionem caufari, vel effici à
fuübie&o; fcd tantum puliulare , & ebul- ab co , hzc enim vocabula
infinuant &Gioncm utr i be per fimplicem emanationem; illà vcró
phyficam,& rca- lem; vide Maurit.q.30. Voiuerf. declaran ' wem hanc cómuncm
Scotiftarü rcfponfio- rcm. Ad z.ait Do&or 2.d.16.4.vn. A.ve- 1 cfíc
atffumpram de actu & potentia, vt funt difícrentig diuifibz cntis «f. pro
po* tentia obieétiua, & a&u cotitatiuo,nó au- &€m de potentia, vt
cft principium opceráe di , quahs in propofito eft propria paflio án ordinc ad
fuum a&tum . Dices, paflio tfi in pra dicamento qualitatis in tertia»
fpecie. Ncgatur,loquedo de paísione pro $nnata rei proprierato)beec . n.ponitur
re« xuétine inilio przdicamento ip guo eft tius lubicctum ob idcpiitatem realem
cü illot qua nam autem fit paffio de tertia» fpecie qualitatis,dictü eft in
Inf! 1.p. Ad 9. ncg. affumptum,re.n. vera non fuüfcipit magis,& minus
illud;quod veré eft poté- tía,& aptitudo ad ridendi, fed illa maior, vcl
ninor facilitas ad rifüm orta ex pecu- liari temperamento indiuidui, que quidé
facilitas cft potentia naturalis de fccanda fpecie qualitatis , vt docct
Do&or modó Jic. R« Ad 4. verum efi à um de yotenua seipiciene aétam y qui
fi perfe- C uet Difput. V... De Vniuerfalibus im parti: &io lab(tantialis,
non auté fi fit perfcétia accidentalis, vt eft in propofito; nifi accie piatur
in fenfu reduplicatiuo, fic .n. vais ' uerfaliter a&us cft nobilior
potétiaquod ' non officit . Dices,
proprium vel eft füb- ftantia;vel accidens,nó (ubitantia , vt pa« tet,crgo
accidens . Refp. cum Canon.cit, formaliter neutrum cffe, (ed pec identitas tem
vtrumque quia in (ubftantijs eft reas litet ac identicé fubitantia, in
accidenti» bus accidens. Ad $.non quacunque con- tradi&toria etiam ex
natura rei inferunt realem di ftinctionem,fedtantilla,qua:radicanturindioerfiscebus,quaenimra«dicantutindiuerfisformalitatinififormaleminferunt.diftinctionem;vt
ex-« plicabitur difp.9. cic. quamuis ergo prio« ritas,& pofterioritas
temporis femper fan denrurin diuerfis — arque idcó fint cótradiétoria
diflindtionem realem indu. centia,nó tamenquacunque prioritas ma emis ete
édiqualiseft,qug — intercedit inter fubi Y& 183. Deinde pró Nominalibus
vrge« tury$ ratio Canon. & Tromb.allatacon- tra diftin&ion£ paffionis à
(übiecto rea lcm militet etiam contra formalem, nan circfcripta rifibilitateab
homine per telleétum , aut homini repugnat rilus y 8c rifibilitas ipfa;att non.
i ; ry enki 9 fccundil;atq; ita fübie&tü erit cspax ifbus aputudinis : nec.
dicas effe cantum capax - fundamenraliter;quia fic etiam refponde- rent
Thomiftz; vcl igitür ante aptitudiné dabitur femper aptitudo in fübicéto , vel
non cft diflingaenda paffioà fübic&o ; nifi perrationem. — — — Refp.ti illa
ratio non bene percipiaturs nontantum contra formalem diftin&tios ncm
paflionisà fübicéto, fed eriam cótra diftin&ionem rationis ,' videtur poiic
re^ torqueri; dicimus ergo cum Tromb.cit.& Brafauol.q.3 3: Vniuet(. non qué
milita* re contra formalem, (icut coatra cealemg quia formalis aptitudo ; &
capacitas de» bct vtique poni in fübicéto refpe&u il- lius quod eft fibi
conucniens , & ab co realiter diftinctum , nec fufficit capacitas
fundamentalis ; non autem poni poceft refpc&u eius, quod eft realiter idem
(ibi, «uóia albi dici proptie eif in poremin à ———— S HN Sueft. IV. De Proprio
inratione Vuiuef. ide L.— $05 ad (cipsü, & capax fai ipfins,quare circü
(cripta: rifibilitate ab homine; vtique ipfi pórcpugpat ri(ibiliras, quia eft
fundamé talicer capax, fed non bene infertur,ergo «ft formaliter capax ,&
pofitiué talis apei tudinis, quia in tali przcifione quiddita- tiua nalla
capacitas, (rae naturalis aptita do tibi cópet:t,quia hzc przdicata aduc- niunt
in (ecundo modo, & pofteriori (i- gmo , &ücintali przcifione
fübic&tüm €ft tantum capax priuatiue,f(cü negatiué, vt ait Tromb. quatenus
non inclut ali- quid repugnans , fed fi przícindat pa(fio £ealiter à
iübye&to,vt condunt Thom:- fte feri polTe, tüc (ubie&o affignari debe
bx pofita capacitas , & formalis apti- todo ad apticudinem , qua praccifa
fuit quia datar formalis aptitudo ad attribu- tü cóucniés fubie&to, &
ab co realiter di- ftn&um.& ét quia ralis przcifionon ef fet per
intelleétü ted à parte cei , in quo fia fübie&ü eft pofitiué capax. cuiuícü
que arcriburi ibi naturaliter debit , ma- met ecgo illa ratio in fuo
robore,adeó vt Zan. teftetur à nemine vng fu: (fe (olua . De hac qozftione
diftin&ionis patfionis à (uo füb:c&o , quz. cft precipua intec
Scoiittas, & Thomiflas; & à qua multe aliz dependen: refolutiones in
Philofo. m » videri poffunt Canon. & Tromb. oc.Cit, & cx V ecentioribus
.Sax us tom, 1. fug Cataft. difp. «1. 96. & 7. vbifu- 5€ , conformiter ad principia Scoti de bac rc
tractat. ARTICVLVS IT. vC gitur de Proprio inratione vniuer (alis . Xplicita
narura Proprijqnz na- 184 t cft fundare vn uetlalita:é hi- ius ua. ti przdicobils
, nun. expl cana n anet ratio ift. us vojucríai citis, & quo- modo natura
realis Fr. p ij couftiuator in ratione qoarti poedicabius. Dicenduum
igitur. ett cu. communi Do&trum proprium conftiu in rauio- nc quai ds per
etie pradit'a- bile de pluribis im quale accidentale nece[farió, &
imiran[mutabiliter, (cu :n (ccundo modo dicendi pet fc ; ita. Do- Logica. Gor
q.'36. Vniuerf. & Scotiflz ibidem , & przlertim latar.c.de proprio.
Proba- tur,& declaratur Cóclufio,per hoc enim, qubd dicirur effe ptidivuble
de pluri- bus , fignificatur propriam non cfe vni- ueríalc ccípectu
foliusfpeciei, vt aliqui dixcruat , quia vn'act(ale pluca refpicit , (cd natura
communis, cai propeium ada. quatur,confi dcratur ,vt vna , fed in otdi- nc ad
indiuidua erus ; & *co.cir. ad 1.qua vationc ctia art vIcq.przced.
negaaiimus differentiam conflitni in catione pradi- cabilis in ordine a4
fpeciem , quamcon- ft ituic. Pet hoc,quód explicite nan addi- tur mamero , vel
frecie igmtcatur ad hoc przdicatile, non folum (pcctare pro pus fpecificam vr
ritibile, quamvis ife ud tantum definicri (quicquid Ruuius d'cat) hic Porpb. cb
r; tionem allatam , ptzcced.art.dub. 3. in rr pro- prium gencricum , vr
fenübile, eo pror- fus modo,quo fupra dicebaa us de sife- rentia. Per hoc ,
quàd additur ín quale accidentale, goificamar ditin&io a tri bas
vniuerfalibus prioribus , quz dicun- ur effeatialiayquia (pe&ant ad
elfenuam rci, & infinuantar etii fubij ibilia ipfius proptij in cone
vniucr(alis , hec enim nó funt fua inferiora quidditatiué, vc hoc ri- fibile
vel iilud, hoc , vel illud fenfibile , quia de iflis non prdicatur in «uale,
fed in quid ad modü generis, vel fpeciei , (ed fub jcibilia eius in ra&ióne
qusrtt przdi- cabiiis [um 10ferora illios narurz com- mun;$,cu! proprium
sdzq«aiur, de. ittis enun pidicajur 10. juale accidentale, vt S.oi, docet q.
30. Vn'ucirf. in corp. Per hoc tandcu4 quód additur «eceiiarió, e ini au[mut
abdtti: y Wfinuaur. dtiftin- & o yropr:j quarti pred cab; s ab acci. dnte
quimto ,rgdicabili, cu'a proprium de tuis füb:jcbil.bus ta necelTarió, x in-
tial omtab.d cer. pigd catur,vi de ill som n nó ncaart ne.(ucat; licet cnim
poffimus nou inclligcre hominem cim ritibilita- tc ; neiuaquam tamen mielligcre
potfuz mus honané (Ot fibié, vc) yi c tib Té ab(* qae pia iudicio eisériz fius:
à xoéya t;one pallron.s. valet. nferri. detiruét 0, Icu iiegau0 lubicéti, juod
non cft verum, dc «cdente quigto predicabih, eria im st fcpa- go6 Difp. De
Vuiuefal. in partiode s. feparabili ; quia fub eius oppotico poteft itclligi
fine repugnantia, nam potett in- telligi coruus tine nigredinz, 1mÓ (ub al-
bedinc , vt ait Forph. & Sco. 4.3 2. ad vlt. 185 Hinc infertur 1.nó bene
difinzui propriü in ratione quarti prz dicabilis ab accidente quinto
pr&dicabili per conuerc tibiliter prz dicat) , (etiam diximas. di- fj»4-q.
tatio eft , quia vt frequenter in7 culcatü ett; »radicari conuertibiliter om-
ninó repugnat raugoi yniucr(als,qycum comiparerur riis, de quibus przedicatur ,
wt füpccius fuis 'efsrior bus, & fit pradi- cabilc de (inguls, età (corti
fumotis , muonquam «um eis conuerciur in fuoli- endi coníequentia » igitur per
conuer- ;biliter radicari ditbinguitur ab acci- ente (olum in ratione proprij;
aliud au- kem eft looi de rrlibilisvel (coüb.li ina fationc propri) , &
aliud in ratione prz- dicabilis , & vainerfalis , vt notat Ta ar. quia yt
proprium refpicit folam natutá , cüi adgquarur j vt ycró yoruet lale, infe-
fiora illius naturz, quia propt:uin tale, » dicitur in ord nc ad vnum folum,
vniucr- fale veró re(pc&u ylurium , vnde repu- gna idem tcípectu eifdem:
elfe vniuer- ale, & proprium. vc docet Dottor 4.30. ad 1. & ita.
intelligi debet. 1pleiiet 120- &or ; fi q»andoque. proprium dittnguit ab
accidente per comertibiliter prg (i-a rj, quód n& c illud tunc di (t inguat
in ra. tione proprij , non in rauonc vaaertans , 186. oféttur (ecá.4ó de
Biniconé Pro prijá Por, h.tradita;quod,accidic orn y folii [emper eile ab plo
dará de pro- ptio in ratione przdicabilis, noa autein proprij contra Tatar. ,
& conftat ex iila parucula omni » qu£ non tribuitur pro- prio (ub ratione
proprij,nam («b hac ra- tione conuent vni foli cx di&is art. prae- ccd,ita
docet ScÓ:, j 1. Vniueri. in corp». vbi aitquod pet p£imain parículan ac cidit
habetur ratio pred ca, & moti zdicaudi f. in quale accidem ale , per. y omui,
dr foli babéur lub j:ib lta pro* prij, fepertr epe puyqu. ila necef- fitas prz
dicandi y per guam diftiagu cuc A quioto przdicab [;& licéc Porph.defi- .
nicrit cantum proprium (pccificum , po- teli amen eadem proríus dcónuio appli *
cati proprio generico, (i per ly omni , eo Joli imelligantut omaes, & lo €
fpect allius genetis , cu' ade juator. proorium genericti ; serumramen ett,
quod Arift. 1. Top. cap. 4- proprium dclinzaít (ub ratione propr J »& ideó
omific illam pate ticuülam omar Aciaftabis cciam Por h. definijiT: propriuin
(ub ritione prop'] non vniuerfal.s, quia illa d tio pm iefpi- — cit fpeciem,
& dicit conucc ibifiratem cá illa, nec poteit adaptari iadindors Negs
alfumprum cum cius prob. ficurenta omni inünuat indiuidua fpecie',ita &tia
ly foli ad cadem retertur', vt excladandur indindga cuty(cu ue alceríus
[pecicis ene de facit vine fenfum, proprium eit quo conenit oit c7. (0/4
omnsbusind ui- duis ill.us fpeciei & ilis toL s:poie!t d dici, quod per
illam partculam a0tnuatioidoadfpeciem,quiaprope üm non przdicatur. de idigiduis
, ni participant naturam fjccificar i princi» js emanat, 187 dofcrtur (dé
decifi b multos ang t, quodoà i tuor adduct sà l'orpb.fundare p .ffitnos ,uonem
quart: przzdicabilis, & dubiü eft . dc ipbus primis. Nam 6 fümamur &ips
— fa , vt dicuo' aptitudinein , inboctcafü fundare poitunt , quia fic
reducuntur a propr um quarto modo , vt art. preced. dub. 3, di&um cft ; At
qu a Porph.oro^ prium primo, X tertio osa put, vt dicunt a&um , palam ett
ficfumpra fane * ic dare non potíc hanc vniuertalitaten. quia primum non
conuenit omni, & terium non conuenit (empet , & ideà pétrinent ad
s.praedicabile.. Tota ditliculkas efl de proprio fecundo njodo jaa plerique d-
lud excluduat , qiiia conuenit omni qui« d^a(ed noafol: , A lij écontri dad i7
€luduntquta;quod couucnit o mát, & sé pei neceffar'o copuenit, juancum
tüurh cit Ad. excludendam contiagenuam qn prgdicábihis, & paruin refert ,
quód non. &ouueniat [olt » quia licéc haec ut condi- tio cequitira ad
propri (ub ratiooe pro porpett cà omnino Lnpertincs ad propri 4ub ratione vn
ucrfal;s , nam cale di «itur per ordinem ad piurajuon ad vaum (ol; & ita dc
facto cic iniellectiuu m pro po- tentia | 12m ^. Suefl IP De
PpsioüivatióhePuiurf e dll. gen | proxima dicimus prar icaride ho- ibine in
fccindo modo perícitatis' , velut EorÁA e des eftó nófoli homini con- tieniat ,
(ed'etiam Angelis", ergó proprii fccundo modo (ufficit ad fundandá:i ftam
vhittcr(alitarear ita (ertinüt Conimb; q. Y.de Ptoprio ,' & Lousm ibidem,
& fuit fementia Fofec. 5, Mct.c.28.9.19: fec.4. 188. Hec diffi cültas
decidéda eft ius ta di&à art. praiced. dub. 3. ibi náque dixi- rbu$ propriü
fecundo modo poffe parti- 2x definitioné proprij/ quarto modo' Arift. traditi,
quod coueniar foli" cs femper, (i ceferacur ad: gradü fübalternü Vte(Te
bipedé ad gradu omnibus bipedi- Buscómuné , fic .n: dicetur illi foli cóue:
fire, & séper;quo quidé seíu reducitur ad: topriüquarco modo. Sic ergo ét
dicedü iri propofito, qaàd'in hoc (enfu fundare poteft hác vniuerfalitaté
propr'j generi ci, & quàuis, quód cóueníat foli , non fit conditio requi
(iraad" formafitatem vni-tretalicatis haus, prerequirirur tamen in eíus
fandaiéto,nifi.n. illa proprietas có . lieniret prius alicii gradui
fübalterno,nó: "A 4 ftique riccelfartó conueniret omnibus in- diuidais alicuius
(pecici, & & alterius, nà intát i habét necefsaria cónex ion&7im
hac i'optictate indiuidua illard (pecierü , in- Rr ratticipát euhdent communé
gra; m fubslternam, qui eft principi exi» gitinam eius,quod patet de
intelle&tiuo: quod dicitar angelis , & hominibuscon. Übcá're , vt
proprium , rationc gradus in- tellectualis cis communis; vnde patet fe- cundum
modum proprijnó fundare vii; üerlalitatem proprij , tili generícam , &
quatenus reduc tur ad quartis n& falíum bom a;ant Cónimb: aliquas proprie- eselfe
phiribus fpecicbus cómunes, & fion ratione «licuíus gradus geerici com unis
illis; à certé (1 nó darectdr calis gra — dusgcnericus ab illis part
icipatus,nec vti jué darccur proprietas eiufóé raudB isin ;$, proprii enim
femper: pottalat ade- quacam effentiamsà qua promanat, extra equa nó repcrirur
y. & perquá nece(sarió é einnibus inferroribus iZam pat tic ipantibus;,ncé
videtur im alio poíse fan dart ralis neéclliras; nifi logradufubal- — cá fu
trao plaribus ipeeicBus communi. | 183 Inoppofitü obijcitur t.quod pros priü nó
(it vninerfale;quia proprii & co- mune opponüuntur; & ét quia non
praxdi- catur de plaribus:i mmedtatéjqnia ri bie le priedicatut dé Perro, &
Pàulo median- tc homine . Refp. propriü,& cómunedisr uetfo modo fumpta nà
efse oppofita,di« Citat itaq; propritrípecieiscü qua conuere titurj&
cc(pe&tueius concedimus nó dici Vniucrfile , dicitur aaté cómune indiuis»
duis illius (pecici, & refpectu quo j;illord dícitut vníacr(ale,vndé cü
Scoto q:50. ad 1.cócedimus propriü quatenus propriü s. & MAU e cuius eft
propriü,no effe vnis uet(ale, (ed'tárü cefpe&tuillorü: plurium s quibusc(t
cómane,vnde propri d, & q t vniaer(ale süt id£ materialiter, nó maliter;
poíset tírdici proptiü'; ét refpes &uillorü, quia h'ec comunitas nó elt ad
extranea;fed'ad indiuidua prie natura ,- Adaliud',vel dicimus vead r,cótra 2,
có» cl.vir.art, q. priced. vel.cum Tar. hic, ? aliquid dicitur immediaté
predicari-de ali quo düpliciter, vno modo immediatioa ne modi predicandi; (ic
videlicet q»integ ip(um & (ua: (übijcibilia ni medict,q ha: beat talem modü
przdicandi refpectu ils lori,& tic ri(bile immediate przdicatao de Petro,
& Paulo,quia nihil e(t inter ip« s, & hzc indinidua,q» hibet cal modii
pezdicand:.f.in qualeaccideotale nece(a farib ako modo 1mmrediatione cauíe, vel
fubre&ti, & (ic nom pradicatur immedias té : »- rdi eor meowpost ali«
id effe predicabile proprié fumptum. pe^ Secüdo arguitnr;quod nó fit vni»
ucríale diftin&ü ab accidere; Tü quia có muniter diuidi folet accidens m
przdicav mécale, & pradicabile ; (abquo:compree lienditur ét proprium.quia
aecidens "- dicabile eftjquod pradicatut extra e tiá. Tü quia przdicarr in
pale ctl cntiale vnirun conflítait pradicabilesetgo etiamy pte dicari in quale
accidétale«T U 4.quia accidés diuiditur in (cpatabile, inlepar tabileyproptimm videtur ace:dens
yofepae fabile. l'um tandem quia modus c& d: eft idem tn proprio, &
accidéu, quod aüt rcs, qui pradicatr, hic cónexayec] no à fubiecto , habet fc
peracerdens In or» dific ad pracdicationemy!n qua nea ex ^" St 1 t t 308
Difyai. V. De Vuintfalibus in pari, —.——— -eaturilla cónexio, nec rationeillius
vn& Vniuer(. hac racione probat
proprium ef alio modo przdicatur, q alind,qua róne Atriag.difp.8. Log.in fine
tenet ,pprium nó c(Ic diftin&ü vaiuerfaleab accidente. R efp.ad 1.cftó verü
fit. affümitur, th accidens prz dicabile (übdiuiditor per. modos przdicandi
diueríos c(Tentialiter, quales íunt przdicari extra eflcotiam cü ncceílaria
cónexione cum ipfía,& (ine. » tali connexione. Ad z.neg.paritas,quia non
datut , nifi vnüs modus pradicadi in quale cffentialejnon autem pradicadi in
quale accidentale. Ad 3.negat Doctot q. 32.ad vit. minorem, quaa €t accidens
imíe parabik habet rónem generalem accidé-. is .f. adefle, & abeffe faltim
logicé , quia eius oppofito pót (ubiectum intelligi fine repugnantia,vt
diciwrintemu de. » toruo;& JEthiope ;fed fub oppofito pro ijno poteft,
& idcó proprii maiorem, Uva is intrinfecam cónexionem habea «ii fubiecto ,
quáaccidens infeparabile , quia hoc non habet radicem in principijs matura.
licét ex aliqua cau(a cxtriníeca.» feparari non poffit quaritii ad exittentia.
Ad 4- neg aflumptum;nam ratione ncccf fati, vc) contipzentis connexionis prz- '
dicati cum fubicéto variantur. e(fentiali- ter pra dicabilia quoad modum
p:zdican di,cui no'obftat,]uod in a&uali przdica- tione non (emper
exprimatar talis cadi- tio,vel prz dicandi modus,fic.n. c enus, Sc ies
nonconflituerensdiuetfaprzdi-«abilia , quía in actuali predicatiene fo- lus
exprimitur modus przdicandi in quid & per modü termini fubftanciui , qui
eft vtriq; communis, non autem e» primitur quod pee dicat part£ effentig
fpecies to tam; he etiam differentia, & propriü non diftingueremur in
ratione pradicabiliü , ajuia in actuali icatione folum expri mitur modus
przdicadi in quale, & per modii ponens adiediui, d.c Me a . 191 Tertii
arguitur, gp proptiü (it vni ucrfale rcfpeQtu meme qua cóuerti- sur pocius,quam
indiuiduorum . Tà quia fpecics,de qua przdicatur proprium, ef&
vniucrális,ergo éc& proprium y cum in 3ali pradicatione (ic ci zquale ; qua
róoe tenet Mafius proprium ét reípeta fpe- 9xci effe voiueilale , imo Doctor q.
39. fc vniuer(ale, Tü qui PAPE Am ones generis re(pe&u inferiorü nó[t
habent vt propria quarto modo , fed (ecundo,vt conftat de bipede , quod eft
proprii ani malis códiftin&ti à qnadrupcdibus, eft genus innominatum
refpectu omni bipedum, & tamen re(pe&tu hominis cff. proprium fecundo
modo,ergo proprium non dicitur quartü przdicabile reípe&ta infcriorum, fed
refpe&tu iplius naturz ,, €um qua conuertitur. Tum tandem quia fi
fubijcibilia proprij in ratione vainerfa- lis (anc indiuidua (pecici,vel
generis, sis qp propriü eft fpecificü,ve] genericü , er» go cadé erüt fubi
jcibilia proprij, ac gene ris,vcl (pecici, & (ic nó erüx diuerfa pdi-
cabilia,quia non func diuerfa fubijcibilia. Refp. neg. affumptum, quiafpecies
im — tali przdicatione habet rationem v4 cibilis, quaratione non eft
vniuerfalis gicé,ícd xantum metaphylicé ,vndé neg. etiam confeq; nam ad (ummum
in pradicauonc proprium. babebit ratio" —— nem przdicati cómunis , non prz
dicabi- lis. Ncgs Do&or loc.cit. ea ratione baui proprium cffe vniucrfale ,
fed id x oflenditcx co quia przdicanrde pluri — — bus,hocautemprobat, quia
copuertitut — cum fpecie, vndé pradicatur inqaale de omnibusillis ; dc quibus
fpecies przdica- tur in quid quod collat cile medi long diuerfum ab co,quod
tangitur inargumé te. Dices, fi reípcótu fpecicieft piadi- «atum , ergo
alicuius praedicabiks cff pradicatum, atq; ideo in ordine ad illam erit
pradicabile - Refp. cffc vciq;alicuius raedicabilis pra dicatum; (ed nónper ta-
comparationé eft pradicabile, ficut fpecies tubijeibilis refpeétu geueris cff
vniuer(alis, ícd non pet talem compara- tionem. Ad 2.cóftat cx dictisauper in
3. €onfe&ario,qua ratione proprium gent" riscft ctiam proprium
fpecierü in quar- to modo : vocat autem Porph. bipedem proprium hominisin
fccundo modo ; nó inquarte, quia inquarto pofuit tantum proprium (pecificum »
vndé (i proprium 4n quarto modo pauló Jauus fümatur y em fecundi modr ad illud
attinec , «ei»quomode pow dici propr:üfpe- erum, e TAUTA QJ Anc Acádem [it
Voiuerf- eo bend defindrt.I. $09 ieram,fi eft illis communc? Refp.candé DE
ioleem de proprio fpecifico, igitur,quod eft proprium alicuius nature, [ as
dicatur commune ommbus inferio - ribus illius, adhuc tamen ctiam refpe&tu
illorum dici poteft proprium, nó qu:dem yt proprium diftinguitur cotra
cominunc, Ícd contra extrancum; quatenus eius com munitas non cft ad extranea
fed ad infc- riora eiuí(dem naturz.. Ad 5.neg. confeq. quia licét nt eadé
(ubijcibilia materiali- terjnon camen formaliter , quia generi, & fpeciei
(ubijciütur in quidproprio ia qua Je:aliaargumenta cótra boc (olui poffunt ex
diis in lirmili (uperius de differentia . QV£A&ST IO V. De cci dente. 192 x
7 T manus extrema huic impona- ^ j V tür difputacioni de V niuerfali- ;busin
particulari,cemanet hoc vltino lo- dum de accidente ; & quidem ra- .tionabi
eto xpo iod cít omninó ex- tra effíenam illorü,de quibus pradicatur; —. &
meré cótingenter illis tribuitar,& duo- — obuspariter articulis rem
expediemus ARTICVLYS I. n AAccidens n"— ratione vniuer[a lis yc vt tale
defimatur: à Porpb. [6 retià. x . N Oneft hic que(tio de accidente re- é
ípc&a fuorum ioferiorum, vt de co - lorc refpectu albedinis, &
nigredinis , & . de albedine refpeótu huius ; & illius albe- dinis,
quia fatentur omnes in ordine adil la habere rationcm. generis , vel fpeciei ;
' fed quattio cft de accidentein ordine ad fua fubiecta , refpecto quor proprie
di- .. €itur accidens, .i. de albedine v. g. in or- dine ad aiuem , & lac ;
cum enim in con- -. reto süp:a poffit veré dc [ubieQtis qui- , im abíftza&o
poceft tantum de (uis inkc- rioribus przdicari c[senuialiter,vt bec al- . bedo
eit alocdo) «uaritor , an cum de: pluribus przdicacut. hoc modo , ingerat nouam
vrxoeríalivacem dittinctam à quaa. iur jà declaraus. ecenuorcs nonaulli Logica,
bus accidit, pradicari accidentaliter (riá .. iter identifietur cam illis;
arbitrantes ab ip(is (tare totam Grecor á catecuam, vt diximus difput.4. q. $.
uc runt accidens e(Te veré vniuetfale, quibus faucet Suarez difp. 6. Mer.(cét.
4. n. 4. vbi ait proprium , & accidens non effc pro- prie vnuer(alia , quia
propria vnitas vni« uerfalis eit re(pe&u corum , qua füb illa e(fentialiter
continentar « 193 Dicendum tamen c& cü cómuni, accidensquintum pradicabile
efse veré , & proptié vniuerfale , Ita Do&or q. 44. Vniuetf. deducitur
, & probatur ex dictis loc.cic. difp.4. q.5. nam de efsentia vni- ucríalis
eft , quod fit vnum in multis cum fai multiplicatione, przfcindédo ab hac, quàd
it e'sentialitec in illis multis, vel accidentaliter , fed accidens in concreto
fümptum e vnumin pluribus fabietis , quia Petrus eft albus ; Paulus eft albus ;
& cum fui multiplicatione, nam non ha- bet idem cfle album à parte rei
Petrus, & Paulus,ergoaccidens cít eísétialiter vni- uerfale, licét non fit vniuerfale eíJentiale,
quia qu/bus conuenit, accidentaliter có- uenit, & non effentialiter. Conf.
quia ac- cidens hoc modo fumptum .f. in concre- to rcfpe&u forum
fubie&orum babet, guicasiá tequiritut ad rationem voiacr- alis , vnitatem
.f. & multiplicationetn in pluribus , habet vnitatem per abftra&tio-
nem imellcns,, quando nempe abftrahit naturam albedinis, non folum ab hac,
& illaalbedine , (ed esiam ab hoc, & illo fi- bie&to albo , vndé
album in communi , vt fpe&at ad hoc vniüerfale ,non folum di- cit pateram
albedin:s przfcindendo ab bac, & illa albedine , fed etiam connotat
fübicctum in communi pra(cindendo. à 'ingulis fübicé&tis in particulari ;
babet eam commanitatem cum fui tipli- cauone , quia album fic abfiractum cone.
cipitur contrahi,.ac diuidi in plura alba «o modo , quo fupra diximus de
diuifione, vniuerfalis pes differentias, ergo Xe. 194 Obijcei- de ratione.
vpiuctlair eft qp includacuc in bà (ubicótis ef ES milis VP dicatio n tora de
inferiozibus,vel etd que dà identitas cationis vnius natur có plu- ribus-,
wclillam aliquo modo ptzfuppo- nit à parie rei , «ü ergo ra nd ità | » 3 L
I" . E - $10 fe habeat in ordine ad fubiecta , quibus accidit , fané
tcÍpe&tu eorum vniuer(ale mon cuit. Refp.neg.aiumptum; vt«n.c6- flat ex
dictis difp.4. q. 4. non cfide rone vniuctfalis , p p'adicetür de ;plüribusin
quid, & cflcitialiter, cons niil talepóna- «toc in eius definitione , fed
fufficitetiá, gp pradicetur denominatiué, dtm modo-ra- Aio pra dicans (it in [e
vna 5'ncc miss re- uiritur idtitas rea!is nature cá plaribus, in quibus eft ,
fed (uflicitetiam idenutas quzdam accidentalis, (ctr qualifcq; con- «tetio
ndtuiae ad illa, «nde licut in pradi- cationibas effentialibus intcllc&us
pra- dícando identi&icat naturá «nam cum plu tibus inferiofibus effcmtialiter
, erf in re nó fit cadem in illis pcr inexift ent: am, 1tà jmaccidétalibus
idétificats(cu potius vnit -patoram albedinis c(i j luribus fubicé&tis ,
licét à parte rei in illisnon fit vna', & ea- -dem albedo, non folum
vnitate nnmera- Vj,(cd nec euiá vitate minori , per incxi- entiam, fed £antum
per indifferenziam . 19$ secundo li accidens haberet tóné wniuetfalis in ordine
ad plura (ubic&a , quibus incfle poteft, fequitur dari poffe . wiiucrfile à parte tei, cafa quo poneretur -à
Dcoidé accidens ia plaribus (abiectis. 3Rély.cómpniter ncg.(eq quia vniuct(ale
éicitor ee jn mulus per. fui multiplica- ? ionem, & dimtfionem, at ià cafu
accidés . "bó diceretur de plur bus per (ui multipli- "xXauoBem fcd
potis idé numcto indiuisü 7 diceretur de i;lucibus per folam fui repli-
"«adont:Hgc ett cómwoisfolutio, qoa nes qj inceeduas s(i (atas , At fané
nó vi- ; plené (atisficere,quia in coca(u ef- "séoplura alba, «uod malé
negat hic Blác. jum ad multiplicationem concretorü ac- *€ideocalium (ufficiat
(ola (abic&ord mul miplicatio ex diíp. 2.q.6« ait, 2.X tanc ve- "fésb
illis abftrahi potict ratio communis - -dibi nempé (übic&i habentis
albedinem, ua tatio malt iplicatctur in illis, quiage- Uf cent plura Bübentia
albedinem ; non taníé hioe tequitur dari vniuerfale à pátte tei, quia qood
€ftyaierfale , non cftal- ;bedo, fcd album , album autera non eft "anti à
parce rei; fed mülople£, Atiac.é ^fi vis comun: adirerere folutioni,dicc- ^tt
oportebit 3 qcod e(ià ilia hiat plura al- Difput. V. De Vninerfalibus in partic.
ba , album tamen non eft vniuerfale re fpe&u illorum, quia effent plora
alba prae ciséob (olà multi jüciiepdin fübic&torá, nonautem albedinis in
(ilis , quod camen ncectiacium effet;quia forma ipía aceidc- talis cl , qua
importatur per concretum huios vniuctía!is; iubie&um veró , quod cft hábcos
illam,folum cónotarurs& idcó non videtur potíe habere rationem vni-
uctfalistcfpectu illorü plurium,efto mul uplicctur in ei$,quia
multriplicatur,ytcós. notáturm, non vt principale fignificatum ; 196 Teitio vniacríale
poteft i ri démulus , antequam a parterei exi in tnaltis(ed id accidéi couenire
Ux a ergo &c.Prob.rbai-quia in natora fufficit qnod praecedat aptitudo
pluribas ine(fen di, vcl fi illa plata actu requiruncut ,
fufficitjquodfintperintellectumappreherefa,vtcóflat ex fuperius dictis;
Prab.min. uia accidens non potcft veré prz dicari dc fübicéto, nifi prz
oppofita a&tgali exi ftentia illius, vc patet ex Summwlis y. vbi alia
przdicari pottont prefcindendo ab exiflentía,& omi temporis different Refp
hoc argamentam mulcos fc, fcd finc caufa nam facil foluitut-di- cendo ,
accidétal:s de pluribus ficri nicgüeat fine exifteacia (ubiectorum, quibus
actualiter in(it,ob ratioacm allatam,tan ue rentiam aptitudinalein, 3 habct
accidens ad fübiecta, etiam poílibilia , potcft fieri pradicatio aptirudinalis
de plovibus, qdi- bus ineffe aptttm eft;quod (afficit ad vni- aer(alitatem ( fi
illa aptitudo concipiatur vt proxima ) nam ex di&tis difp. 4. q. 2. att. 3
s cilentia vmuerfalis nó tantum €óu- fitit inipfomet a&u etsédi in mulws,fed
etd faluatur in ipfa apcitudine- proxima ibi explicata ad císendü in cis; quaré
hoc erit difcrimen intet hoc vltimum vniuett 'faley& coetcta ex alia parte,
quod exerci- ti praedicationis in ittis ficri poteft veré erá nullo infertori
exiftente, a nó inac- €idente y apcitüdinalis priedicatio'tamen «ntvera in
omnibus ob apticudicénatu- 1& ad cffcndü in mulcis fiue e(fentialiter, Áiué
denominariue. Vrgebis,(ubicéta noa exiftéca nequeant ab accidéte refpiciynili
per aoc6 poll; biliü, in quibus poffibili- [ — ex^. s 4 bx 2 ad died 'e(Lo
exercitium piedicationi$. — QV. cAneAcidens fit Pniuerf- eo bené defin. cdi. v1
get effe poteit ;(ed exiftécia porfibilis nó | toni rrr efienisli- tas, q104
po.ejs ade(Je,etabeffe fine [ubie ter , & necefsarib, vade hecpropotio —
fz,cr non tnefJe , non dcfiaict fecandá in- modalis, 4 dam iter efl albus, eft
tentioneyyfeu accidens, vc vniuetfalc for ncceflaria , vt con(tat ex dictis in
Sümu- lis , ergo vmuer(alitas quint) predicabilis fion bene conft tuitorin
ordine'ad (übic- &s cantum poflibilia,(ed debenteffe exi- ftenta.. Refp/in
pridicacionibus aptítu- dinal bus quinti cabilisnon poffibi- litatem, aut
exiftentiá poffibilem przdi- cati de fübicé&tis non exiftentibus;, Gc .n,
€onc luderet argumentum,(ed przdicaror ipía é-rma accidentalis , quz
ill.sipeffe cft contingenter, vndé licéc fjr necef- faro aptà ad effendum in
illisenon tomen ad.c(lendumin illisneceBarió ; (cd cótim- geniec, & adeo
per hincaptitudinalem praedicatione accidcutis de (ubie&nis pof-
fibilibus,quibus ine(e potett;bené expli- catur cius vniucríalitas ,-cftb
exerciuium icationis requirat realem exiftétiam fubicétoram , vt vera fir, ^ ü
"ing arto tandem vnimquodqicó- füiruicur 2^ eccle qrotiinfadcs aqui; bus
abttrahitur,(cd album; g» cft quintum 'dicabile, non abftrahiturà Peuo , &
aulo,vt fic, fcd quatenus hac alba , ergo - €óftituitur vniuerfale in ordine ad
ilia,tà uam inícriora , quz cft vniuer(alitas ef- nrialis, non tanquam
fubiecta,ergo noo datur vniuer(alitas quina przd:cabiis. - Refp.Didac.gemim rcíponfioge,
qua: fum ncutra valet , vt foclb conl ibit cas nte vndé cas refcrre non
curamus; euiter dicendü ad min. quod licécalbü nonab(trahatur à Petro, &
Paulo, vtüc, quia hoc modo (um jofcriora à sturz hu- manz,utcab ipfis
vcforingliter alba, quia hoc modo céícetut itctiora albedinis in .
«oncreto;abftrahicur tfi ab iliis crus funt. denominatiue alba, & nus fant
fubieta 4b aibedinc deoominabilia , fic sn. conueniunt in albo accidentaliter,
& inariué , vndé ratione talis conoe- it ab ipíis,vt (ic, albüabflra m
vmueríale conftituat. altcrá quaaci partea 10.de Tasatt. r- huuius q. 3:
Atriag. 3. cümubtis alijs aflerunt-per identis'á 1-orph.atligna- maliter ,:nam
abeffe , & non abcffe habet accideas ex aturafua ; partetei, — .
Dicendütamé ett cum cói hic definiri accidens. fecundo intentronaliter capti
& conícquenter in racione vniuec(alistal tim jmpliciiéjirà DoStor q. 34.
Vniuerfi yb! notat accidens (umi pote priv in tentionaliter; vt idcm fonat,quod
iohie- rens sve! al.erradiacens,& (ecupdo interi- tionalitec, quomodo nó
importat, nifffe- cuadi inten:t0n£ , quz acccb.crur alieuij quod fine
ibpircanua pore!t alfi" mari, & negari de fübiecko , & fubda.
Porph. in lioc rantuafenfu hic de accideo:e loqui. Hinc demdé q. 35: explicans
dcfiaitioné prafacamaccidencisait , quod per nomen fabiect: intelligitur
fubic&é przdicatio- nisjX nà iahz lonis , & il'a vciba adeffes. €
abejje bic non capi realiter , & priaió intécionaliter,yc fenfus tic,
inhzrer,& nó indir afficit; & non afficit fübic&im pracer ipfius
fübie&ti corruptionem ; fed intelligt fecundà iatentiopiliter , vt (eme fus
tit, cuius affirmatio , & negatio nihil derogat eflentize (ubie& ;, (ic
vc fübiedti eílentia ex hutofmodi affirmatione; vel negatione non dettruitur.
199 Etqudé quód defiuitio Porph. debeat fic imelligi, Propstur;quia confi -
deratio accidentis primo modo fumpti (pedtat ad Metaph. & ett potias
cófidctá tio accidétis prae icamentalis quam prze- d'cabilis, de juo ett nic
(emo ; tum quia Ii dcfiaitio iraderetur de accidente realis, tünc diuiíio accidentis
realis in fcparabi- ley & infeparabile dircéte rept ct defi mitioni, ex vi
cuidas quodam accideus cófticuitur: feparábile abfquefabicéti rüptione; cá
tandem brob.ex ipfo Porph accidend. qti videns diffcultaié , qoa ex - bus
infeparabil ibus có:ca dc flaicioné ori batut , rc( poet prafacá definicione m
ená 'acéidéa inieparabili cógenire , quia cc&e intelligi poc fubiedtü fine
tili accidens teyvc/Ethiops gos niger, iind ser ne ipffus eor inc ,erzo Porph.
loca e cei i o i orn ST 4^ "ek Gicorrupttone,ucl quod poteft eidé inef $12
eidentis cá (obie&o , vcl feparatione per intellcGü,quz nó
fiuntnifiperfecüdamintcllc&tusopcrat;onem;illaveroparti- cula, (7 , in
del;nitione pofita tcoeti de- bct di(iunctiué,(i adeft, & abeft,(uman- tur
pro a&u afficmandi, & negandi,(i au- tcm (amantur, vt dicont
aptitudinem , q» magis przrítar, quia non ett de effentia o accidentis, quod
a&u affi rmctut, vel ne- getur, fic potcft adbucteneti copulatiué, quia
cfto afhrmari,& negari Gnt oppoti- ta,non tamcn potentia ad illa, quia nó
cft ad illos a&us fimul , fcd fücceffiue . Explicatür etiam accidens pet
cam de- finitionem in ratione quinti
vniuer(alis , quia vt ait DoG.cit. per totom illud copu latum adefl €? abefl
prater fubiecti cor- ruptionem in(inuatur genus , & differcn- tia ,nemrc
pradicari in quale accidentale tran(mutabiliter ; diximus veró explicari
inrationc vniuerfalis (folü implicite ,quia non definitur explicità pet ordiné
ad plu- fa (ubicéta vt fieri deberet, vt explicité in ratione vniuerfalis
defcriberetur , (ed «im implicite, quatenus per fubicétü in com- muni
infinuatur hoc, vcl illud in partica- lari, cumquo pó accidens concingenter
concdti; & g diximus dc prima dchinitio nc ,dicat €t dc (ecüda, d c ü ea
coincidit, 200 Et hac dc6nitione fic explicara o per terminos fccumdz intéuonis
tollitur omnis di ficultas emergens ex illis accidé tibus , quz vel fuo aduentu
, & prz'ícntia
Iructionemaffecüt(abiecto,vcmorsyiuentibus;combuftiolignis,calor(ummasaqua
& fimilia,vel ablentia (ua,vc vi vere, calor naturalis, debita téperies
ani» malibus,&c- nam cu dicitur acc:dés adef- fc ,vcl abeffc precer
(übie&ti corruptioné, intelligitur quoad e(Tentiá, no quoad exi- flentiam,
vi fcn(us fit, accidens adcfle, abeffe 1. aHirmari, vel negari de fübiedto
Citra cius císétig prariudiciü, & in hoc sé- fu verü eft etfeniam homius
integré có. cipi poffe (ine vita , & (ub oppotito cius , quia neutrü
[pe&tat ad hominis effentiá , ncc mors opponitur c(icatiz rei , fed exi-.
ftenig. At hic vrgetur difficultas de morc te,quia quádo pradicatur dc
animali,tol- lit ab co prz dicatum efenciale, quod cf viucns,ergo non potcít
affirmar!, & uc- Difput. V. De Veiuef.in pário 50500 ri integra manente
homiuis effentía 1s; cíp. hic (ine cauía trepidace Auctores Caiet. Sot.
Sanchez, Complot. Mafiuin,. &
alios recurrendo ad varias folutiones y. quas tcfert,& reijcit Fuencesq. 1
1. d.ff.r, art.2. & ipfc candem relpondet , quod cá definitio (it
intclligenda de abícotia , & pra(enua intentionali,(ufficit qp (abieótá
po(TDt incellii tine contradict onc (ub yi ta,& (ub oppcfito eius.f.
morte.Scd ipfe difficultatem tolit,hoc .n.probat ats gumentum;nó potle cocipi
hominem fiue contradi&ionc fub oppoltito vita: , quia viuens cíl
przdicatamc(lenualecrus Fa- cilc tamen reí ponde. ur , q» viens poteft fumi
dupliciter , vcl verbaluer, feu parti- cipialiter,vc dicit actü,vcl nominaliger
wt dicit aptirud.nem, & ablolui. uc a rempos re, primo modo ctt/predicatum:
cohtin- gcns,& ci vt fic mors opponitur, non ad« tem oppon:tur ci fecundo
modo,;quo pa- &o eft przdicatum. eflenpiale ,& folucio innuitur à
Tatar. q.vit.przdicab.dub.3. . 201 Demü tic explicata definitio có- uenit omn:
definito; quia TCccundz integ* tiones dicütur accidenua primarü,& ade —
(unt , vel abfunt prater earuin Corruptio« nem hoc modo , conuenit eciam
tecmanis (ubflantialibus, dem alijs accidunt, vt pa- tebit art, feq. hoc autem
dici. non pollet , fie plicaretür de. inhzrenca reali, quia hzc nec cntibus
ration/s conuemr y nec fubftantijs ; faluatur euam hoc modo di. fcrimen inter
accidens. prz dicamentale , & pizdicabile , quód accidens primi ge. neris
concraponitut. fübltanug , & ftat pro accidente inhzrente j accidens verà
predicabile concadi(Linguitur à przdi- cato efsenuali , & (ic quicquid
non-coa- ncait e[scnrialitet y dicitur accidens praz« dicabile , (iue fic
aliquid reale, finc ratio- nis, uc inhzrns,huc fublftens, quo fen fu dicimus
haac e(se pet accidens ammal efl bomo , quatenus inferius (emper acci- dit
(upcriori przzdicabiluer . Hoc autem difcrimen penitus ruit iuxta primam (en
tentiam, quia fi accideos pra: dicabile , de quo hic agitur , coaftiuitur y S
defini per inhzrcnugm, realca , non.remanct vnde dittingaatur à pigdicamentali
, qp onfbruxur « ét. pet realem inba geotia n m | - QV e dncAaidon fà Vase.
eene df ch f13 ., Sed obijcies 1.quod & definitio intclli- gitur dc
(cparatione per intelle&um;ergo mullum etit accidens infeparabile .. Rcíp.
confeq. erit enim accidens inícpa- able tealiter , de qua leparatione io- itur
Porph. cum diuidit - accidens in hie infepatabile. Dices,(i diui- it accidens
reale , ergo illad ipíum de- it, quiacodem modo (mitur accidens in definitione
,& diuifione.Neg. confeq. «um cius Prob. Porph.cnim dcfiniuit ac- cidcns
iacentionale,& poftca coníulto di vifit realc , tum vt facilius pofemus cam
imcelligere dietas quomodo-f. acci- dens po(fit fcgari de fübic&to , cum
dcn- tur aliqua in(cparab;lia, (übdir .n. , quod funt inleparabilia realiter,
feparabilia ta- men pcr intclledtum ; «um quia vt magis explicaret accidens
fecunda intentiona- liter captum , affignauit ftatim fübiecta rcalia, quz à
tali intentione denominari poflunt. quod etiam in alijs ob(eruauit
vniuer(alibus , dum explicuit coram dc- fnitioncs per naturas reales. —
.&0£. Secundó definito fic ex plicata ét
conueniret proprio , quàd (altim per in- tclicctum feparan poc à fübiecto ..
Neg. con(cq. licét enim proprium poffit à [u- bicéto ,tafcindi per primam.
operatio- pem ,nontamen bncmendacio[cpararipoxctt.per(ccundamnegandoipfumdefubic&to,veloppolitudafirmado,quodfieripoccít
de accidente etiam infcpara- bili, vc ait Porph. & rario huius patet ex
di&is 4. rzced. Dices , ram fala cft. ne- gato . accidentis infeparabilis
de (ubie- éto, quàm propr:j de natura. Neg. pari- tas: » nam dicendo coruns non
eff ntger, propofiuo eft fal( quia (ecundum com- muncin naturz cur(um omnis
coruus cft .. Digersat diceedo bomo non efl rifibilis citfaliayquia implicat
eius (cparatio,ctià dufallitatis hzc propofitio reperitur y illayita €x Scoto
q.35.in finc; Ac- lit, quod quamuis rcbus fic flantibus illa it £al(a coruus
non cfl niger,'amen fi id dicatur, nihil dicitur contra. cíicntiam coruisimo ii
faciat hunc feofüm, nigredo nonsi de cílenuia corüineque cuin eius principis
neceflario cóncxa , propofito erit vera. Artiag.cirac ét Quuicd, hic ac- guit
cotra hác cómuné foluuoné oflcdés, uód cító valeat de. pcoptio rcalitcc indi
indo à tübic&o, vi ett rifibile ,nó ctamé dc co,quod realiter di[Hiaghitur
; Sed cü nos nullua tale adaittamus. proprium , non vrgct argumentum, carent,
qui talia propria admictunt . ' Tertio arguit Io. de S. Thom.idquod explicant
ift dcfinitioncs, inucnftur cti& in accidenti fi ngulari,quia adc(fe, &
ab etie à (übie&o conucnit ctiam accidenti indiuidualiter accepto ,
(edqnicquidinuenitutinlingularibus,&adIxdefcendit,nonpertinctad intentione
vniuere falitatis , quia hzc non dcícendit ad (ia- gularia,ergo hic priura
intentio acciden - tis definitur , non (caunda.. Rcíp. quod, * explicant
definitiones accidentis in com- muni inucniri etiàm in quolibet acciden- ti in
parciculari (ecundó. intentionilitec. cua nietos ies &ilaintendoad- cidenialicatis
huic , & illi rcali accident apiicatz fuat indiaidud"zecidentalitatig
in communi , & hoc mado non inconuc- nit ; jmà opas cít vniuec(alitatem ad
(ua inferioradeícendere. — ' . 303: Quzres,an pee fata accidéris defi nitio
po(li: explicari de accidéte rcali;ita quod ly adefl, C abeft intelligatur dc.»
reali prz(entia,& ab(entia ; aco difti- cultatis ct ,quam moui,
Porph.ipfe,quia, nimirum tunc ifta definitio. non videtur. ffe competere
accid.ntibus infepara- ilibus. Refp.quod fiade(l, c abe[l (u- matur pro
inhzrere,& non inharete,nul- lo.modo applicari poteft accideaci rcali ,
dequo hic cft ermo ; & eft tundamctum viue; falitatis huiusyquia iahzrcere,
& nó inbarere conuenit. foli accidenti prazzdi- camentali , at nonfolum
accidens przz- dicamentale , fed ctiam fubítantia hanc vniocríalitatcm fundarc
potcft , vt mox diccmus ; fi autcm adcflc, & abetfe dicat conungcnter
copuenirey& cura vilam cf» (entia rci cx genuam ficapplicari potcft ctiam
accidenti reali. non t. ntum Ícparae bili ,1ed cios ul ARM » quia talis ina
Íepatabilitas non 1pcétatur. cipis cficnug rci » [cd piens. We libus, vadé cum hoc , quod fic neccliacid. "
Wt " con- $14 | Difput, V. De Vniwerfalibus in-pattie. Neo connexám cum
indiyidao , flat femper , quod fit contiagenter connexum c. eius efientia ,
re(pe&tu cuius omne accidens dici poterit feparabile ; itaq; potcft tàm
dcfinitio,quàm diuifio accidenti reali ap licarí, :taquod adeíle , & abetje
(inc fu- . biccti corruptione attendatur. refpe&u quidditatis, e(Te vero
feparabile , & infe: parabile attendatur. refpeétu (ubic&i ex parte
indiuiduationis, ARTICVLYS II. Quibus naturis conueniat vniuer[(ali- tas
accidentis, repeti n quorum, 204 Váplurcs afferüt vniuerfalitaté Q quinti
przdicabilis füdari folü füpet accidens commune,quod à (ubftá- tia
códiflinguitur ita figoificauit Burlcus hic quem fequitur Tolet.cap.de acciden-
te dub. 1. Amic.ibid.q. 1, & ex noftris An glic. q.51,,& Brafauol. in
q.3 4. Vniuerf. Dicendum tamen eft vniucrlalitatem quinti przd.cabilis fündari potfe
fapra 5 quodcunq; predicatum contingenter có- iteniens alteri , fiue illud fit
praedicatum fubftantiale, find accidens przdicamen- tale. Ità Scor.in 3.d.7.
q.1. vbi. Lichet, Jtem D. Th.1, Poft. 9.& 1. Top.4.cap.& e(t communiter
recéptum; Probatur au- tem. Tuin quia hic definitur accidés prz dicabilejnon
ptz dicamentale,fed (ub eo etiam fubflantia continetur, quatenus po- teft
dcalioperaccidenspraedicari,ergo&c. Tàm quia numerus pra dicabilium non
fumitur ex varietate rerum,quz pra dicaotur,fed epe modi,quo prze- dicatum cam
(übie&to connedtitur; (ed grzdicara fubftantialia potlunt alteri có- '
tinzenrer conuenire, non iinus , quam aécidentia;ergo potetunt ipla quoq; hánc
vniuerfalitatem fandare; Prob min. for- ma.n.(abftantialis afficit materiam;
& de ea przdicatur ,non in quid, fed denomi- natiné , & in
quale,dicimus .n. materiam (fe informátar, corpus effe animatum , loquendo de
corpore pro áltera patte, vc docet [ 1d. 8.3.4. X-& quol. 3.O. item bomo
denom:nacur vcílitus à veít i- bus,vas deauratum abaaro, & é contta fole:
forma ab ipía. materia. dcneminari dicendo hzc coroqa eft aüfes , cathedra -
eft lignea , vasargcoreüm , quz-ounücg predicauoneg ad quintum pre ficabie
fpectant,quia agrum , & arseuccü cone trahant figaram coroaz , vel valjs ,
quar de tc indi tferés erat, vt e(fet lignea, vcl pidea, atque'yta fc habet
rcípectu ies per modi formz; dec ad »rzdicationeay quinti v maerfalis
requit.cuc inhier&ia im alio,fed fola conuenieatis concingense 210;
Relpódct Tolet.id illis praedica tionibus aon p-zdicari fubttan iar aurrg vcl
argenti de váfe,& cocona;(ed tancum rcípectum vafis , vel coronz ad aurü
,vel argentum, ex quibusconflaca fuac , qui refpe&ug eft accideus
(pe&ans ad prze- dicamettum habitus, (icut enun vas eife album, e&
habere albcdinem , vt ibido- cet Aüctor fcx princ. ita elfe auteuin, vel
deauratuim eft habere aurum circüftans , vcl tanquam materiam (ui , vnde
inquit: has przdicationes,vas eft deaucatum, ha mo cft vetirus, aquiuslereillis
, home eft habens veftes.vas eft aurum ; in quibus (olum ille refpectus
habitionis pradicatur dc fubic&o,non verà veftis » vel aurum. At (i hzc
folauo valetyfequi- rar nullam accidens prz dicari de (ubie- &o,fed tantam
illum refpectam habitios ms de przdicamento habitus ; Prob. EE. nam corpus effe
quanium cde album, ei habere quantiratem , & albedinem, &c. Sidicas,in
his prz dicarionibus; quod for- maliter praedicatur , etfe illa accidentia ,
quia (umunturin concreto, quando ve- re retoluuntur. inillas xv est babens
q«auitatemye sl babens albedinem,quod . tormaliter praedicatur, etfe
illumirefpe- €tam habitionis, non aute accidentia s quantitatis , &
albedims , quia fümuatar in ab(tra&o, & in obliquo . Sic nos: dicc mus
in p fitoqa cum dicitur, ho- mo e(t veftitus, corónà cft aurca, quod formaliter
przdicacar, eftvcttis, & au - rum adie&tiue virtue ee a s ; aliis
praedicatioe mz accidentalis;licét in à niDus,in quàs rclolui poffunt. f. homo
eft habens vettem, id; quod formaliter pras dicatur, ic ille refpectus
habitiónis Alij fateotuc hits pra4icatroues effe. 7 vtique accidenilc$ j' non
tainci quinti : pra- s "Uu Z» ^"-n» TO-— -- pradicabilisquia efe
auteum,vel argen- tcum dicit tátum partem niaucríalé com pafiti artificialis,
vt autem lit quifiti prat dicabilis, debet ali dicere totü Compolitum. Scd hoc
nihil eft, quia pars illaprzdicatur per modum totius in con- creto, &
adie&tiuc;ac mere contingéter , atqua ideó fimiles pre dicat [pectát ad hoc
quintum przdicabile, séíus enia earum cít , vas eft fabricatum in argenti
matcríds corona eft fabricata in materia auri, e(fc autem ex tali , vc] tali
materia as eft accidentale vafi& coronz . Manear £rgo (ubitantiam poffe
fuadare modum icádi quinti vniuetfalis, nam adbuc bemus exenpla magis obuia ,
in ui- bas non videtur afferri poffe inflantia a, uad valeat , vt cum dicimus y
animal eft poe cati efl rationale, hic .n. quod ptzdicatur , (ubftantia eft ,
modus pra .dicandi accidenualis, & conungens cft, Quia iint » &
differentia accidunt ioribus , t 106 Sed obijcius 21d nó e(fe de mente Porph.
qui attulit exempja. de accidente -gredicamentali ; & cum agit de commu.
Aitatibus vniuettaliuns , multa tribuit ac- ;cidemi quinto pradicabiliy ua
lubttaa- tiz'repughant, ctiam de ineate 5ca- tiná loc. cit. 3, d. 7. vidctur
dicere, quad de facto nihil, quod cft in p: dicamento (übttanriz; fundat
habiudinem acciden- ti$quod cít quintum
pradicsbtle«Kcíp.Tor,h.affctreexempladcaccidenceipfoptedicamenrali,&mulcadiccre;qua
ipfi 'oli.copucnium ,, quia modus pradi- .-£andi quinti vniucríaus mags
praética- tur in ugue in (ubft;oua, adeoquod c cem ili (oli: coguenire cenfctuc
, sulibitcamen negauit, poiic etiam con- , ucnice lubltanuz .. Ex quamuis
D'o&tor jta loquatur ioc. cit. camca infra (ubdis. , - quód non «(t de
iatiunc accidentis y vc elt qunm vnrueríale , apylicari praci- sd prima
intentionis qoa: a M.rapbe dicis - tut accidens,imó quod torte ita cfl de fa- -
&oy& licéc viatur pacticula de (cnientia tamen D'octor;s dubitari no
potell cum frequenter alibi dicat prac di- cationem form. lubttanuialis dc
tubiccto cüc aceidentalem, denominattuam « * itatiua , , Q.V. Quibus conpetat
Vaiuerf. actidentis &rIT.— x5 Deinde arguitur ratíone ; t quia vt aic
Anglicus, quod veréjeft , nulli accidit ex Arift. 1. Dhy(; ergo cum fubftantia
nulli accidat , denullo praedicari pote(t pet modum accidentis, tam quia vt aít
Brafa- uol.quod przdicatur per cdam nini vniueralis, dcbet habere rationem
infor- mantis , & inhzrentis reípe&u fübicQi actualiter , vel faltim.
aptitudinaliter , quia pradicatio accidentis de (übieto ell folum vera per
inhzrentiam , fed hoe tepugnar (ubítantie crgo &c. tum tandé quia modus
pradicandi (equitur modü cf sédi,(ed (ub(látia , & accidés differant in
modo císédi,ergo & in modo predicádie , Rep. eife quidem de ratione
acciden* tis przdicamentalis , quod femper refpi- ciat (ubie&tum inhzíionis
a&ualiter , vel faltim aptitudinaliter , nion tamcn de ra- tione accidentis
przdicabilis, cuius ran« tum eft refpicere (ubiectum prsdicatio- nis meré pet
wor Len diximus ad- efte se abe[fe in definitione accidentis 1ton fumi pro
inhaerere , vel non inhzce- resfed pro affirmari , vel negari de fübie- &o
abíqu: cius deftru&ione , vnde ratio Angl'ci nil aliud probat , m(i quód
(ub- ftantia nequ:t accidece metaphyficé,non autem quód nequeat accidere logicé
; & Bra(auol.talíum atfamit , quód accidegs pradicabilezale dicatur per
ordinem ad fubicclü inhziionis, vt bene notauit Li- chet.ci.3. d.7.9. 1. Ad 3.
neg.abfoluté ma ior modus enim pizd!candi non fequi- tur;ab(oluté modum cilendi
, fed vt (ub- ftat nofiro concipiendi modo , & fecün- dum habitudinem, quam
habet ad (ubie- Gum, alio.juin tot elieot. predicabilia y q uot prae dicamcnta
. 107 Circa alteram qug (iti parté, certá eft c: dictis atc. prz ced. accidens
coniti tui quintum voiaet(ale,non n ordine inferiora fua , in
quibusquidditatiue it claditur,(cd ccfpectu (ubicétorum bus meré.cenungeotcr.
aduenit , quare quantum ad hoc nibil addcadumn eft . E & lolum al:qua
ditficultas,an hec (ub:eótas ,feipectu quotum conititucur quintam vouucr(aley
dc ,cant.cise olo nuineto dif- fczétia tavit cclpeét [pecierum pluriam dari
nequeat accidens o enericüa, Vd fo- j ; um $16 Wa tefpe&u indiniduorü
accidés fpecificü, ita.n.afscoeran: aliqui,inter quos videtur Sanch.q.80.vnde
nolant album dici prae- dicabile quintum refpc&u Cigni;niurs, &
la&is , (ed proprie refpe&uhatus homi- mis, haius niuis »I»uius lactis,
' Dicendum tamen eft cum communi poíse conftitui accidens quintum pradi- cabile
in ordine ad fübiecta, nedum. nu- mero fed etiam fpecie diuerfa, atq; adeo dati
accidens gencricum, & fpeeificum . Prcbatur euisencer,quia dantur acciden-
tia qme dam,qoe non folum corimuünia s Tont plüribus indioiduis,fed etiam
pluri- bus genctibus,& fpccicbus,& dc hisom- nibus przdicatur accidés
commune mo- do ab omnibus alijs prz dicabehibus di- uerío , & codem modo
pradicaur dc il- 1is .f. in quale accidentale tranfmutabi- litcr. R efp. quód
licét codem modo pra- dicetur in hoc fenfa de indiuiduis ; & fpccicbus,
quibus conuenit , attamen de 3ndiuiduis (olum przdicatut immediaie , de
fpccicbus veró mediaté .f. medianci- busindiuiduis;qua [unt propria acciden-
ium (übicéta, vndc Arift.c. de fübft. ait indiuidua mayis fübtlare, quàm gencra
4X fpecics,quia fabttant ipfis generibus , & fpccicbus, & etiam
accidentibus , qui- "Ipusnon fubttanr genera ; & fpecies ; nita
"quatenus sücin ipfis indiuiduis,vndc ho- "mo intantum diciuir albus
, inquantum * hic, vel illc homo eft albus, & idcó cum 'accidensnon
przdicetur immediate. de * pluribus fpeciebus , non potcrit refpcéta *Mlotum
dici qnintum przdicabile. ** 308 Atcerié hoc no obítat, quin etiá * relpc&u
fgccieram dici. poflit quintum rz d. cubile; rum quia lieet fubiecta 1n- lionis
accidentifm. realium "e ; fit indioidaü, vt ait Arit.cit.c, de (ubR.
fpceics tamen cffe poicft (übictt om przz- ' éicarionis accidentalis, quod
fufficit ,vt fufuübijabile huius quidti. vniuer(alis , ' aum quia vt conflat eX
diótis, non eft dc rationc yniuerfal:s , quod pradieetur im- mcediaté dc
pluribus,cum nullum rale po ' painr in cius dc fin.tione ; tum ctiam qsia (o
przdacatur mediaié de fpecie raediatio- * yc cauía:,vcl (übie&ti , non
autem mcdia- uoac mod; prx ditandi
fic«quod inter ip. (c : Bifput. V. De nisierf. impartic, (um,& fpecies
mediet aliquid , quod ha beattalet modur pradicandi tefpe&u — illarum,
talis autem medíetas non impe- dit aliquid eíse przdicabile proprie (am- prum,
alioquin nec differentia, nec pro9— prium e(sent veré i siepe As prt dicantur
de indiuiduis medrante. fpecie y & de fpecicbus mediante bees ram dem;quia
fuac aliqua accidétia rationis y quz pradicantur tmmediaté de maturis
communimus , vc cam dieitus homo eft fpecies, animal ett genus , ite .m. pradis
,& timiles funt. quintrpraedicas bisits; & competunt homini, &
ammali y non vt quzdam naturz(ingalaces.füntvtvoluitSanch.ci.fedproprià,vt(ung
miturz communes ab indíniduis condi- fun&r. Igitur ad (ümmum indiuidu a
erunt terminus proximus iftius pcaedica- bilis, nonautem adz quatus fed
(ubijéi- bile ade juatum erit Lr een; €um quo accidens contingeaté nexionem ,
huc illud (i: genus, fiue fpe- cies, (iue indiuiduam , hzc .n. differentia fab;
jcibilium meré materialiter fe habet quoad modam przdicandi , quem acci- dés
exercet reípectuillorü;vadé Porph cap. vk. etiam dixit accidens praditará —.-
dc pluribus fpecic diffetécibus ,per quod fignificat fe in qainto pradicabili
agno- uiffe non tantom vniueríale fpecificum- » fcd piani: ers) afi 109
Quueres, an Acci nac tn fic n: itr vites, oncius t difp.9. Log.n. 9. confzqué
tcr ad dits ab codem dip. nae Mine probat, quia accidens (eparabile miturati-
tec, vt vedo refpectu muri, X accidens patabile naturaliter, vt 0127edo refi ^
&u córut , drilinguantor in pczedicabili- tate plu quam duo accidentia
feparabilias ergo di ferunt fpecie in prardicabilitate e Tum quia proprium eft
przdicabile di- f'inctz (peciei abaccidéce cómuni quimi przdicabilis eo;quia przdicatur
per mo- drm alicuins neccfísario cóucaremis- fais infcriotibus , accidens veró
prardicasur per modum contingenter conueaientis ; erge illad accidens quod
prardicator pet modum ità conucnienus conanzentcr,vt vequeat uaiuraliter
fepararr & iud gp pes 2 ,w» d grzdicatur per modum ità cont inzenter
«onuenientis , vt poffit naturaliter fepa- fari, erant diftinctz "eee .
Tam dein- à, quia accidentia infeparabilia emanát aliquo modo à (ubicctis fuis,
& connatu- raliter exigantur ab ipfis, alia veró acci- dentia feparabilia
non ità emanant, nec ità connaturáliter exiguntur , ergo alio modo conueniunt
fübicctis, & confequé- ter diuer(o modo funt przdicabilia dc ip- fis. Ceterum
conícquenter ad di&a (au perius di(p.4.q.6. n.108. & difp. $.q. 1. art. 4. n. 8. oppofitum tenendum
elt cum Do&orc q.9. Vniuerf. vbi docet quinque fpccics Vnucr(, à Porphyrio
a(fignatas effe inimas; & hocpra'(ertim de acciden- te alicrendum ett ,
quia fiué fit (eparabi- le,liué in(eparabile, femper tamen fubie- €&to
contingenter vnitur , neq; ad cius cf- fentiam vlio modo fpe&tat nec in
primo; pec in fecundo modo dicendi per fe; pa. fum vcró refert ; quod accidens
fübie&to vniatür feparabiliter ; vel infeparabiliter, quia non omnes modi
variant per fe ra- tioncm przdicabilis; alioquin aimis mul- tiplicarentut
fpecies praedicabilium , fed illi tantüm cflentialiter, & accidentaliter fe
habere , per modum quid, ve! qualis , sicce(iarió, & contingenter. Cont.
quia ficut modus concludendi contingenter , vc! neceflarió variat eflencialiter
ipeciem fyilogifmi , quando enim conclud:tor ex principijs necetfarijs
conftituitur fyllo- gifmus demonfítraciuus, qnando veró có- €luditur ex
contingentibus fit fyllo gifs probabilis, qui fpecie d:fferunt ; hic in.2
propofito modi pradicandi ncceffarió , & conungenter funt modi. praedicandi
c(Tcntialicer diftin&i , quia contingens, & ncec(idariom e(fentialiter
opponuntur ; bac autem ratio non zqué militat de modis przdicandi
feparabiliter, & infe- parabiliier , quia infeparabilicas accideg- tisà
(ubic&to infcrt folam neceffitatem phylicam, & natutalcm connexionis
cius €um (ubiecto , non vcré mctaphyficam , vel logicam, qua fola conftiiuit
modum pra dicandi ncceffarió eilentialiter diitin €turm à modo przdécandi
contingeuccr. Conf. adhac; & amplius declavatir, quia fiué accidenstit
Ícpa. abile, Gué infcpata- bile pawraliter à (ubicctotcmper vnitus contingenter
€um eo , vt cótingentia ex- cludit oeceffita em metaphylicam, & lo«
gicam,vnde fcparabilitas,& infeparabili- tas accidents infert (olum
maiorem, vel minorein contingentiam oppofitam nc« ce(Titati logicz, &
metaphyüca,fed ma- gis, & mtinusintrà candcm lincam non yariant
(peciem;ergo &e, Hinc facilé occurritür rationibus Pó- cij in oppoitum
addu&is. Ad 1. dicendü illam diuer(itatem ptzed'candi feparabie liter ,
& in(cparabiliter non etfenifi ace cidentalemn , nec illum modum arguendí
femper teaere j non enim valet arguere , maículus & foemina di ftinguuntar
plus y q duo mafculi;ergo dittinguütur fpecie y linea palmaris, &
bipalmaris di t iguütue plusq duc linee palmares inter fc,ergo di ftinguütur
fpecie , quia talis diuerfitas eft folü accidétalis intrà eandé fpecié effen-
tialem . Ad a.negatur paritas ob rationes allatas, nam ficut ex diuerfitate
matcrim contingentis ; vel neceflariz re(ultat dif- ferentia effentialis in
fyllogifmo ex bacs velilla conftituto , ità ex diuerfitate eiuf dem materiz
refaltare poteft differentia ctfentialis in predicabili , quod conftitui tur cx
predicato conuenicnte fübiccto contingenter,vel neceffario ; non autem
conueniente lubiecto magis, vcl minus contingenter, quia magis , vel minus non
variant fpeciem; ficut à pari,fi fierét duo fyl'ogifmi , quorü vnus con(laret
ex pro« pofitionibus contingentibüós , in quibus rzdicatum €onuemret
fübie&to fepara- iliter etià naturaliter,alter veto ex pro« potitionibus
contingentibus ,in quibus praedicatum conucniret fabiecto feparae biliter (ohàm
fupernatucahiter, noo fpecie inter (e d:flerrent , fcd adhuc ambo effent
fyllogifmi probabiles, & eiufdem fpecieis folüm ex aliqua conditione
aecidentalá diffcrentes, Ad 3. licet accidentia infepas rabilia manent aliquo
modo à fübiclis fu s, & connaturaliter exigantur ab eis €a tamen exigentia
talisnon cfl, vt infe* rat cce (litfftem cónexionis cum eis mee t phy(icam&
logicam; qua fola copftie wi modum pradicandi neceffarió etlene taliter.
diftinétum :à modo pradicandi contingenter, (ed (olim infert maiorem» vcl
aninorem contingenuam; & -— illa ie- Q.V Quibus competat couiuer[alitas
accidemite/AMfrt.1. $17 " | is Ed aripoteratytm quo
tata rerum dierfitas ad decé capita eu [uprema gez 4 $18 ^ Difp.
DeVuiurfallbusimpani, ^50 alictas conueniendi fubieétis, &praidi- ma fed
quia alia opinio interScotiflag — candi de ipfis cít (olüim accidedtalis,non'
ell commuhiory & Do&ori conformior, - vcro c(fentialis ; Verum ett 2
nobnullis:. ilir libenter acquicfcimus ,. & pra(erumScouftis oppolitum
teneri quod: aimi» — quia pro' oppolita fententia: conuincens; rum fpecics
vniuerfaliuay non int infi- — ratio non apparct, [4 DISPVTATIO SEXT A2 Peur d
MM ELi. c mv ARRA ARCET S. De Pradicameéntis in Communi, ese
c/dstepradicamemis: wzsn, Rift. fue Teripatbeticd dotlriri& ab hoc libro de
Predicamen- po tisfeude decem catbegorijs infcriptó [umpfit exordium:in quar wu
de Tradicamentisegitynom quidem mateyialiter acceptis , " fRabflvatlo ,
quomodo dicunt res in. predicameito reponi- " WA biles vt fic a. ad
Metapb- [peGant y fed forinaliter fimptis y A, o fenju fignificantves vt
ordimatas ad inpitémyO" connexas. aed Jecundnm debitum [ubieClionem,cz
pradicationem fiut coor-. dinatioxes illas ili vatione predicabilisy C
fubijcibilis y Cr wt fic quid rationij* dicunty.jzrelatiohes ordinis inte
fuperioray C imferiora,pradicationes umquam uis babeant futdamentum in rcbus y
formaliter tamen fiunt ab intelletdu ; in bot Quo 2 fenfu pevtment ad Logicum
yvt docet Scotis q.2. pradicaih.mam Lo timu- en
coordinare naturas iores, Qr irfertores,vt ciamus, quid rit? de aliquó
affirmare ju ussvel uegare. Tum qtia libér sflé valde confert ad tritt opera- ;
r3 Y gromum intelle&ias divcitionem yeteuiim ne. prónti[cug itelletius ves
apprebende-- Tetyad rità affirmandnyvel negandiy C ad re? dif currendum
,nilvtiluus tra&batu/— Yd fénocaturgnatmr& comumores [ipra, imiuus
commpnites infra collocantur ,Q* idem [cicutes re&? indicares [cimus
confequerite? ve clé deducerescr uferre- .,, Iti boc tra£latn vr dé [nbictTo
non agitur de votibus y velde vebus y vt notat Do» 9 q1pra dicam. [ed de aliquo
intentionaliyqmia fubieésl «nd per fea Word T8 aliqua parte. [cientia debet
babere attributionem ad totale, ad&quátuth uod in Logica .Arifl.efl quid
ini£ntionalé y non reale ex diclis q. Prodn. Et. Quamuis popa votibussetl rcbus
cohucniuti jexplicauerit griflenom vrgetyqiua de illis egit, vt fuat [;
gnificat iut intentionum; de ifli$ vt fundamenta inteniionma ,inz terdum m. expe
reri denominatarum natkrata iDuefligare vt inxtá etus exis gehtiam.prdicationes
exerceantur « Hoc y eróintentionale non efl. »yuimer[ale ovs dimabile in.
gentresmets ihodn$ pradicardisquia ordiriabilitasgquee cfl pajjioycons
&eénit allsspuid indiuiduisy CF fubicibilUns, qua ptr 7 ordinasur in prd:
c.unéta W $c0.34d/2 1. B« (9 3:d,3-4-4. D-&7 bic per Je. con(i Vantur,cum
de ip[is demos teh paffionesyvt dc prima fubfl antia fignificare boc aliquid
,no.e(fen jubiecto, nec dici de fubietto- Erit igitur [ubte(lum bi c
pradicamemiu in communiyvr dicit ratiotié qtandamisqua aliqua ordinantur fc
cünda [ubijci, C7 pradicari 5 Yatio eft y guia pra[vpponituy quid; C7 quiaydum
bic liber de pr&ducaman[cribiturydemü[lran iur pa[fiones de ip[oyiam vt aif
Scot.cit, cr 4.7. niu quando aliquod [ubiectum. Mari hito faihousdufdr de fuis
inferioribus demáftrentuy non primós,co.n. ipfo de [ubietto tà communi primó
demonftrahtuvsnec cómiltuu error $ quia non Bias ftat etica, de ad Quatis
[übictiiss G^ tandem omnia blc có »€ ita (ul»ratione pr&dicabdis C:
fubyciends traduntur; qua. eld predicamcnti- 4530, (im: gratiam ipfuss yel vt
partes fubicéliua 4 vt pradicamenta y. vc vt ed Om E) po , 2 r. AHt€- 4- 4 P] L
^ oQudflio T. Quot fiut Peedicameuta,.. epadicemeniun Q pofipradicamenta. H H
ipeteffavia ad ipfius intelligentiam, vt ant er intres partes pri ond $19
uiditur tratbatus ifley pruma vocatur -Quapro, bi xe Camentis, 1 4 va de
quibu|dam agitur ,nece[Jarijs ad collocationem, e ordinationem verum in
predicamentis pertinentibus, P talia fuat tres definitio- mnes,
wniuocorum,^[-aquinocorum , C denominatiuorum ,du£ diuifiones, & dua ve-
guia. Secunda pars dicitur de IPradicameniis,que decem. enumerantur . Tertia de
fPoflpridicamenis, q«g funt modi quidamyZ7 vel adomnia , vel adaliqua pradi-
samenta copjequumnimr, Hc Difputatto correfpondet prime parti 4. C7 quia de MW
ninocis, A CQuinocis «P Denominatiuis [auis pidimus difp.2..q-4-$« C" 6.
fol. dic de y», qu dicameuto reponuntur y agemus . QVESTIO I "eb ; Quot
[imt Predicamenta . A. Radicamentü, vt.ex pre- fatione di(p. conftat , cit
quoddam -aciificio(um opus ab incellectuforma [2 | FEAR iu, & conflru&ü
cx ;na- «uris reràm in cerra, & determipara (crie - &olicétarum fecundi
dipoliioné fupe- rior fubugcibilitatis cum funda: mcuto 1n re , im quo arcif
cio velucfonda- anentum toris ficuctuug func indiuidua, fpecies fpecial ffin;a
deindc gencra . fübaltecna, fi adlunt (non an. efl de ratio-- mne przdicamenti
, quod.dcnurcalia;gcnotatSco;:d.8.93.0.)tandem«ftgcnusgencraliffimum,quodtan«juamtecta,ifapremumfebabetiniilare«;ramcolle&ionev:n.1là(upra(etanquágenusrefjiciat;luncoriturquetlioquotfincbu:atmodiprzdicamenta,inquibustanquamjndeteraánatismanionibusrcs'"Vniuerlicollocant.r,&habitant.FlatoinSoph:ftayeum
pofuit. jtzdi- €amentum f. c5; Xcoocratcs & Anaro- nicus duo, (ubttantiam
,& accidens ; alij tt: ffatucront iubftanniam Creatam,.ub | flaniam
incccatams& accidens, vcl (c ü- duin alios fubtiarg am , accidens abtolu-
tum, & accidens rclaiiuum , alij qua uor €lie dis erant; fübftanuao , quonticatem
H Quahtazea, & rclatiopem , coe cra ver IDpropté dici pra dicaméta, ciatur
Fof. $ Mer«.7.4.8.icct.4- Ammon. predi- Cimn,c.de arts 1
auctus dilp. 1. M ct. €- 27* & dip. c.13. AL j quinque 1. cticntá » ide
nyaltccaasttatnn, & mom, ta quie Hun Plavonici Alij (c& enuincra:
lubitá- & ad. ip[a Tredicamenta in Conmuni, Gr regaiis corum, qua in
Tr&- tiam,quaptitatemqualitatem, télatiené, vbi & «uid action: &
patfion cómüne ; quibus ab) addant.Q uando.Fcrchius vc- tig. 7. cenumctat octo.
P'eripathetici ad- jungut $uü, & habitum contiituétcs na- imccuum denarium:
quem numerum cx- cedunt. al; ob entia rationiswndecimum praedicamcntum.con
(Litaentia,ita quani - iplures ex vofiris, vt vidimus difj,3 ..q.7. ad 3.
Quidam dicunt accidentalia prz - dicamcnta e(lc decem, & odto;nouem cx
teroiinis abi radtis& nonem ex terminis «oncret;squ bus daniur intelligi
termina .connotuau J'ihagorici tandem viginti a(- Áignaurnt, doccbant n. duas
e(fe coordi- nàtioncs. rerum, «pam determinatorum s, Andeterminarogü alteram,
& in vnaquaq; Alkarum pogcbant decem quali principias an prima fioitu S
par,vnum, dcxuti mae (culum quic[ccns,ccétum,lu:ncn, bond y & quadracum ;
in fccunda infinitum ,im- parmulzcud.nem,inittrum, (geminam , anotumyobliquum,
tenebram, malum T aliera parte longius ; qua; ad deceui capis t4 rduccbant
atbanando ynicuiquc dno oppofita, vt pary& pat, Kc. * .€ numcro 1gi ur pta
dicamcntorum 4i niter vtamur nümero d«nàco ab Ati«- Angcns tuit controucríia,
Aaab AU. flor. affign«to cu us ramen primus Inu&- 4or dicii A^ichitas
Tarcpunus Puhago- fICUS, OubC$ Lanicn in hoc conucmont 4p numcrus iftc depar;us
cfi. caci reione Ot édi 10 potcft wecmonct $ o.q.1; re dicam dc quo fuse Suatcz
tip. ; 9. ^ ct. feét.2. X Amic,uacliS aub. 5. mà vbicunqs Doctor loquicut dc
iov oiumce- ro inquit rccprendai cuc non ob laua &fficaccin ratioucu
(juicquid dica Bu ] Icol, $20 $c0l.1.d. 30. I. p. art. 3.prop. 6.) (ed pro-
pier E hilefophorum veterum auchorita- tcm; tum quia jam inoleuir ;n Scholis,
& ' euahit f:imofa d:uifto, ità quol. 1 1. att.4. & 4.d.15 quaft, 1.C.
fecutus Auihorem fex princip. diccntem , nos iflius numeri denarij pig dicam.
habcre fidem , non fcientiam, & ideo (pé fepius dubitat Lo &or de ifla
díuifione, vt loc.cit. & in 4. d.10.q.1. K & $. Met. j & 6, &
in cón. $. Mct.tex. 1 3.& alibi; idcm h«bet Mayr. paffu 8. fuper prz dicam.
1 3 Dicendum;in vno fenfu vnum dom- taxat prz dicamentum debet conflitur, in
alio féníi plura, vcl pauciora ad lib tum ; ad maiorcm tamcn commoditatem &
fa ciltorcm captüm con muntter con (titu&- tur dcccn. genera. Et quamus hoc
affer "tum apud antiques $cola(i cos non :nue "Wiatur.vt poré quibus
piaculum eidcbátur in Fhilofcph'a m gare illa decem c(le cm nino pr ma ,&
luyrema genera , & aliud Bees admüterc fupra ilia , modó tamen 'Recentiorib.paffi
m recipitor, ita Hurt, "Arrisg.& Quuted. in Metaph. Auerfa in Log.q.
16.(c&. 1. Poncius d fp. 11. Log. q.1. & alij paffim. Conclutio tres
ho»bec paries, prcbatur,& explicatur tmul; Ge- mus generalifbmum poteft
dupl.citci iu- «iy Prim ó in cigore, prout cft ;l.e gradus füpren us, &
cómunitfimus , qui non hi. bet al uii füperiorem habentem rauoné generis ,quo
fenfu de eo locutus cft Por- ph- & Doctor 1.4.8.9. O
alio modo e, gradu generico nó tm liciter,& ab- uté fuprem.o; [cd «n quid,
& in ;liquo €crto ordine , quo tcntu vidctur locucus Scotus 4 d.19 cit.
defammuus decen gene . Kibus vbi ca vocat decem fuprema gcne- £2,non nbsp cra
ncqueat gradus ad huc genericus illi faperior (ed quia ad ca tinquam ad (aprcmá
capita 10. diuerius coordinationibus reduci. potiunt omnia » & lufficicnter
cuacuant toiim €n$ crea- tum, imm;ó in hoc tenía eiiam locutus vi- detur ip(e
Aci (t. c.vltantep. dum omnia ait effe; aet lubftantiam; aut itacem &c. nec
ilta app.liaun gc- nera (impl;citer íencrali rase 'Si gencraliflii'um: primo
modo (uina tur , tic non qii. vnum fopremü ge- Difp. VI. De "Pradicamentis
in Commun X nus ftatui poteft , & confcquenter vmm dicamentutn , cu'us
iftud tit apex , id aüt c(Ic nequit ens tranfcendenter (um- ptum cómune
Deo;& creaturis, cx di&ig difp. praeced. q. 1. art. 2. «nde non rect
Auerfa q. 16. (eót.2. hoc purat probabile; & (equur Ponc uscic.n. 13.
coouca quem plura vide diíp.2. Met. an. (3 2. fed itla fupreri.um genus erit
ens Bnitum, ^e vcluti genus Dim phciter fumaum dcícene det poltea in decem genera
, veuridecás dum quid luprema,vt claré docuit Scotug cit. 1. di&.q 3. N.
ibi cn. non oblcui có. ftituit ens iniu m genus füpreo d ad de- €cm genera, vel
potus in eà d.tcéndat or dinc uodam .f, tnfubítaniam , & accie dens, &
(ic de nceps tobft;aria iacorpo- tcam, & in incorporcam ,accidens ii abe
tolutum,& refpcétiuu,hoc in intrinf-cus, & cxtrinlecus adaen ens ,
&c. lic euam habcc quol. cin fioc , Tü quiasdeo Scot; cii. excludi rac oné
gencris ab ente, quia non cfi conceptus luoatus , ícd indiffe, reos ad
fiaicum,& infinium, ecgo cá cóe ceptus ens finiti de fc ffi limqatus, nuls
là ecu ratio,cor genus non dicatar. Tua Tum — 4 quia Scous7.Met,q.1.ai,quàd
liinhate —— i | rentia accident s c(let de eientia 3píius s quantitas, qualitas
, & relatio non forent generali(fima , quia cum inharrencia vi» deaur
eiutdem rationis in oun bus, ac- € dcncbus, potetit abit rahi «nus conce- ptus
cómunis dictus in quid de tpfis , qui eiiec .nfcriorconceptu entis, X (fuperior
cis, oninis autem talis ( ait iple) ctt «o.c ptus generis : quz. ratio magis
videtur conctudere dc concexu enus niin refpe &u decem gencrum , quia
dicicur de ei in quid, & ett inferior concejuu entis, 4. Dices,non elf
penus , quia non eft vniuocum-(ed analogü , cum perfccté nà ptetcindat à differ.
nij»; Sed hoc tà ££ improbatum dil p.2.q. 5. art, 2, & 3. voi cum analogia
tl arc-vn.uoCde tionem, &- dicere conceptum à dilferens tjs ptecitam.
Dices, ideo cns finiü 00a cie genus , quia non importat ccalitatés fed
conceptums vei t hancfgaificasnom.ertperfepoteacialis,&pecaittecentiagconitahibilus,fedpermodsinccinfecos,adquosnoncfi.veré.potenualisscumutcadcmTwo»AL.|ELolaSdwQuaflioI.QuotfinPredicamema..eadcmcumillis;acproindenoneftvefacontra&tio;infimnrevidentacaliquScotiftz,vtAn&AnJ.f.
Met. 4.7. Faber Theor.q.7.& 7. Met. difp. ? c. 1. & dilp. 1.c.1. Hoc
tamem e(t omnino vo luntarié di&tum,quia renétur adhac otté dere,cur hic
conceptus finicus, & limita- tus non poffit dicere realiratein veré po--
t&ríalem per differentias contrahibilem , €ó vel maxime, quód fubftantia ;
& acci. dens effcacialiter ditferunt iater fe, & e(- fentialiter in
ente finito conueniunt, er- | non fitens finitum inditferens ,&
creaturis,nihil videcur obítire cur non fit genus . Si dicatur obflare, ne
decem genera in aliqua realitate per diffe rentiam contrahibili conueniant.
quiddi- tatiué , ac pro:nde nec. amplius ünt pri- mó diuerfa , nec genera
generali(Tima, iam petitur principium;hoc.n- coatendi- mus mod5,illa decem
genera non effe pri rno diuerfa. Si dicatur , conceprum im- mediaté abítrahibilem
à decem generi- bus effe conceptum entstran(cendentis, vnde ens finitum primó ,
ac immediate decem genera ign ficet.. Exploduucfa- Cilliim& , quia
conceptus encis finiti. eft diftin&us à conceptu (ub(tantic quanti- tatis ,
&c. crgo eft ab eisimmediaté ab- ftrahibilis: nobi(cum fentit Bargius 1. d,
$ q. 7. a(fignans definitionem modi in- trinfcci vbi citat Canon. (ed de hoc vide rurfus di(p. 1. Mer. 3. 6-art.2.3 n.
165. && indé vbi hoc ex proteíso probatur . $ Sec&ádo quod (umédo
genus genera- lifimum in fccundo fenfu , poffit duo, vcl plura affignari
praedicamenta |, prob. quia posent primo conftitui duo , ncm- (ubttantia,&
accidensy.uia eps finitü mmed até diuiditar in (übttantia, & ac- cidens ,
uod alteri inharere nacum ít: . Vbi pet accidens non intelligimus efsc im, feu
inhirentiam actualem accidentis; vt explicat P. Fabcr in Mer.cir.vt fic.n.dicit
éloechum qnendam informationis ab ac «idente ab(oluco realiter diftinctum,ted
imclligumus eus illud , quod immediate à fübitantia diftinguitac, & 5m xao
cete- Tà ptdicamenta conueniunt e(sentiali- tcr, maiorem .m conucnienuam habet
el. fcn tia quancitacis cuun e[senca qualitatis, . ege. $i! vel relationis ,
quamcum (üb(tantia , qui gradus circumícribitur. per apticudimalé inhzrétciam
Et cercé gidiculume(t, quod aíserunt Ant. And. & Faber eit, diuifio- nem
caus finiti in(ubftaniam , & acci- dens non eíse priorem diuilione eiu(dem
in decem genera , (ed eíse omainó eandé breuius explicatam , quia (ub accidente
Dove reliqua nouem pradicamen ta, Nam quam vnitatem , & communis tatem
babet (ub(tantia cefpecri (ubitane tiarum,pacircr habet accidés re(pe&u ace
€iden. ium: nulla.n. di( paritas pote(t a(fi- gnari,ergo (i ens finicum non
immediaté deícendit in fübttanuiam corpoream , & iniacorporcam, fed 1o
fubftantiam vtri com nunem;nec etiam immediaté deíc det in abfolutuin accidens
, & ;refpe&is — uum ; fed inaccidens vtriq; commune .: quacc fi
fubftantia habet rationem gene* r1$ , ctiam accidens in ferie accidearium
rationcm generis (upremi. 6 Deindc ficut accidés in comuni ynà M dc —
accidentibus ta olutis,quam r uis , ita aci rta, vniuocé dicetur de Mm
ab(olatis, & refpe&tiuum de ce(pe&tiais. & ità tria tantum
fuprema genera tui pofsencíub(tantiayaccidens abíoluty - & accidens refpectiuun
.. Rurfus quia e quim vaitatem ,& commanitacemyatqs adco genericam
vniuer(alitaté habet. re» fpectus intrinfecus adueniens ad omnes huius generis
refpcctus, pariter habet re fpe&us extrinfecus adueniens
adomnescia(demgenerisrefpectus;hacrónequa»tuorpollentconftituipraedicamenta,&iocisquatuorgencra(uprema,fübítàciasaccideasabo'utá,refpectusintrinfecusadueniens,&ce(pcóusexceinfecusadaenicos;queetfeac(umma,lupremasquastenusconumíTiimaforent.oimn.buscon*teacis(ubiuapeculiari(ericsXcoordinaetione;at;itadilarando,vclrücinqeddcOcepr.isinentisaugetipoccib,vclmiprcedicamenoramnaacrusadlibram,Diccs,accidensab(olutamaon.poffeconfttuigenus,numctkcommunequanetitatq4xconlequitacmateriam,
X qua litau, qua formam tafequitur, hiac.| ficut TRaccriz , & focinx noa
commuac l Tt gcauss $2; penus,pariformiter nec quátitati,& qua- itati. Tum
quia abfolntum folum dicit ncgatiorem relationis, quz cóucnit quà» titati ,
& qualitati ex proprijs rationibus formalibus , non propter rationem pofi-
tiuam vtriq; communem , ficut negatio Ieconis conuenit homini, & equo per
pro prias differentias, non per quid commu- ne pofitiuum; cum ergo negatio non
pof- fit c(fet genus ad entia pofitiua , non po- terit rcété accidens abíolutam
dici ge- nus, & conícquenter nec relatio . 7
Scd primum nó valet; tum quia ma- teria, & forma babent proprium genus
commune vt dicemus;tum quia acci tia illa confeqoantur totum compofitum ex
di&is in Phy(.dif, 3-9. 1.tüm quia ma- is differunt in ordine ad principta
quali- tcs naturales , & fapernaturalcs , quàm nera & qualitas ,
natusa'es .n. cau- ntur ab ente creato, fupernataralcs im- mediate à Deo,
Densautenr ,& crcatura magisdiftingwontur inter (equàm matc- Sia, &
forma ; & tamcn non ob id'fequi- itür qualitatem naturalem , &
fupernatu- ralem non habere commune genus, ergo meq;ex hoc capite dencgandum
erit quá- titaci, & qualitati, Nec tccundum aliquid prodeft , mam abíolurum
non dicit fim- plicem negationem refpcétus, fed quen. dam modum
pofiriuü-eficrdi ad'fe, quis Cohn am explicetur , ficut vnitas tur per
negationcm,reuera tamcn. €ft qmd politiuumi; imé poflct cx oppo- fio quis
dicere e(fe ad aliud cflc quid nc- gatiunm , quatenus habet annexam ncga-
"tionem c fTend?sd fe , (ed dc hoc in Met. .. Tandem hoc iptum prob. cx
(ufficien- tijs, quibus aduerfarij hunc numeram co- nentur oftendcte, ouncs.m.
fufficicntiz dnpliciver peccant , vt aduertit $cotus 5. Met. q.6 primà.n.
oftendunt oppofitum pte pobiti,nam fi hzc decem: a cient firjrema in
rigorcydeberet cns immedia té inilia diuidi , & non pern uhas diui fioncs
fubordmatas, co .n. iplo qued cns finiiom in duo tantum ü.c«mbra. primó
diu:diuut, & vtrumq; deindc in aka,daiur intelhgi intcr ens. finitum, &
ifta genera Difp.V1. De Pradicámentis in Communi - fionem illam fic pra
cisé,& non aliter fie- ri debere , ergo voluntaria eft hzc diai- fio, non
necetfaria- $ Tertio quod numerus ifte denarius. fit congruus, rationabilis,
commodus, &c vtilis, atq; ideó retinendus , prob. Tam: quia denarius
numerus vniucrfalitaté (i- gnificat,quarc inquit Hurt, congrué vai- ueríitas
rerü ad dccem capita reducitur Tum quia omnia membra fimul (umpta adaquanr
totum diui(umyJ.(. ens prz dica" mentales& finitum , & quia longe
maior eft copia , & diuerfitasaccidentium, quà: (übftantiarum , vnde im
vnica (ubftancia (apius inueniuntur omnia illaaccidétiay quz varia con(tituunr
pradicamenta. o y. hinc optima ratione fa&um.ef vt [ub-- ftanriajynum
dumtaxat conflitueret prz. dicamencum, accidens ver per plura di»
ftribueretur,ne canta accidentiuar varie- tas pareret confutionem ,. Tum quia
eft valde virilis, & accomodata captu cuiu(-. cun ; & qua(i
fenübusobuia. , quia de- ducla cít ex varijs interrogauonibus;que communiter
fieri folent, vt Aritt, docuit $. Metaph. 1 4- cuicung; enim harum pet:
fpecialem fatisfic. pr dicationem; quare fingulis interrogationibus. fingula: cor:
refpondcbuor piadicationes,& cófe.jué- ter fingula prz dicamenta - De
indiuiduo itaq; fubftantiali;, vel quzriturquid fit z & reípodctur,quód cft
homo, & fic prz- dicamenium fubflanua 5 vel quarituc quale it, & ref.
efle calidum,album , & habetur prz dicamemum. qualitatis : vef quaricary
quantum fit : & reíp.latumy,om. gumy& cft przdicamenram quantitatis z
vcl quzcicur,quid reípiciat «& rfj. fiti, fi efl parec y eruum;fi clt
dominus, & ha- betur pra dicamentüiclacionis : velqua- ritur, quid-agat :
vcl quid pariaturz& refp, peraétioncs fcribic , vcl loquitur , vel per
paffioncs,calcfit vapulat, & funt przdi- camcermta actions, & paff
onis; vel quzri- türsvoi fitz& refp.n foro, inle&o, & ba- betur prz
dicamcntem vbi: vcl quaitur y uomodo ht in co loco : & scfp.per itü at
fedet; vcl quaerite quado hir, & reíg. heri , hodic; & habetur
prad:cau.encum mediae plurcs comceptus gencucos, Quuando;vcl tandem
«uar:iir,quomodó Yeceant fccundo quia. non ptobant /dim- 4c habeas: & rel
p. hoc , vel illos odo fe hibe- enqQuafl. T. Quot fint Pradicamewa. * Wiabete ,
& eft priedicamentum habitus . 'icque aliqua alia interrogatio fieri pote-
tit, que ad vnam iltarum non reducatur, Tandem patet.gp rationabilis hzc di-
uifio affigna tcimqtancitatemy&c. quam per illos ter. minos Platonicorum
vcl Pythagoreorü , hi namq, potius per quafdam paíTiones 'conflituant
przdicameéta ,vt funt motus , ftatus, idem, alterum, par, & impar, &c.
s& tamen. przdicamenta ex generibus, & fpecicbus debent conftrui. 9 Sed
cotra 1. 'Concl. partem, & z.ar- guitur oftendendo decem effe füprcma
*genera generaliffima in rigore, & confe- uenter decem inrigore
przdicamenta . ü quia Arift. 10, Met. 12.& 5. Met. t2. vocat decem illa
genera primó diuerfa , ideft in nulla realitate geaerica conue- nientia, quod
dictum valde familiare cft apud Focmaliftas, & affertur à Sco.a.d. 34 D.
qua ratione m 4 «d.1 ; qi. €. veretur concedere rationem vnam com- munem
quiddiratiué omnibas refpetti- bbus. Tum z.quia 12.Mer.19.& 28. do- €et
Ari(tot. principia «erum .i, naturas Przdicamentorum non effe cadein (cd
diaerfayS& dumtax:t ali.jno modo.i, ana- gicé eadem . Tum 3. t. Pott. 108.
ait propofrtionem 5::n qua vnum gencralit- 1imum negatur de alio , efTe
imimediatà , vt hzc ,(ubflamtia non e(l quantitas,quia fon datur praedicatum
faperius, quod de vno dicatut, & nondzalio. Tum 4.8. Mceth.16. docet
,ens,cum diuiditur in de- Cem genera , non cfle genus , ideoq; non efic
ponendum 1n de&nitionibus ,qua cx "genere, & differentiacóflaut:
& 5; Met. 16.ait non effe genus , quia in d. fferen'ijs incladitur, quod
generi repugnat . Tum $. in antepradic c.4. diftinguit genera» in
fubalterna,& nó lubaltetna, per prima intelligens, quorum vnum continetur
(ub alio , vel fubtertio illis füpetiori & fübdit animal , & fcientiam
non eflc fubalterna,quia nec continetur vnum fub alio,ncc ambo füb tertio; fed
fi cns finitü ctict gcnus ad illa decem ; iam ilia omnia poticnt dici genera
fuübalterna in 2.fenfu. , 10 Refp.ad 1. locumiliü cffe prono- bis,quia in illis
locis docet afiac(fediucre tur per fubitantiam, qualita- n $23 fa,& alia
differétia, diuctfa vocat, qua in nulla realitaté couenunudiffercnua;q «o in
aliqua conueniunt .aut generica , aut fpecifica, & inter ditfcrétia numerat
do- «cm genera, crgo (ecundumiplumin a4- qua communi realitate conueniunt ;
& dum dixit genere diffe , noluit ob id negare »quin in aliquo fupcrioti
genere «onucnircent , ad difcrimen diuer(orum quz prz mifecat , (ed
(olumiatinuare vo luit ,q» non tanum (pecilicis diffetenrijg differunt,fed
etiani gencricis , € his quie dem (ccundum quid fupremis: &, in hoc -
Len(ulocuti fant Formalitte , dum ca vo- càt primó diuct(a, & Scotus in a.
cit. qui vercbatur concedere rationcm rcípe&tus «ómunem omnibus qui
1ditatiu£ nc con- tradicerét authoritatibus Philoforhorü , vt ibi (e explicat ,
non veró;quin oppofj- «um ratiofuadcat ; & quidem in 2. d. tq.
*$.P.inquirquàd pra fertim loquendo.de «el jeétiuis , negari poteft, quód lint.
pri- aró diuerfa .. Ad 2.per principiarcrü ibi Ariit, non incclligit ellentias
rcrum , fed poncipia phytica,.f. materiam, formam; & priuationem , quz
dixit effe eadé ana- logicé i. proportione in omn:bus prae- dicaméts. Ad
3.vocauit propolfitionem illam immediatam, fi omniailla deccia ita fümantur ,
vt immediate fubftent enti finito, fic .n. quia in illo gradu fupcriori Omnia
coucniunt;nonm porerit per illud cà- quam per mediü vaumf'ab alio diftingui :
vetó illa decem nóita fumcrenrur , (cd fubordinaté, itavt ens finixum prin;ó
dc- (cendat infubflantiam ,& accidés, poftca in accidens ab(olutum, &
refpectiuu c. hoc certé modo illa propofitio 1mmedia ta non císet , probari .n.
poffet per fubftantia non cft accidens, Ad 4.it. illis locis loquicur Arift.de
ente traniceae denti; quia ctiam ibi loquitar de vbo,qua eft adzquata pafhio
«nus zaliter fumpti s 4p coccáimus non ctic i áccediry quod in 2. loco folü
di(puraré diticrim ncc al;quid afiertlué ponit, vt notat Do- &or (luper
illom 4ex.-& cim d.3.q.3«IN. - j. icíp. te vera polle dici fübalterna
Arilt.autéibi negat animali , & (cienciag fuba!ternationem illam , quam
concedit ijs , que in eadem c pia d. camentali S&Tt oa .con- T A mo RF, rv
24 continentur , hzc autem fübalternari. di- ambo fub tertio ,«p ett
determinatü ge- nus in illa coordinatione , quo fenfu ani- mal,& (cientia
(ubaltepáari nequeupt, cü in diuerfis coordinationibus reperiantur, 11 Sccundo
arguitur , quod non (inr decem. Tum quia $. Met. 14.0&o tantum enumceraz
Arift. omitrens ficum , & habi- tum; quód non debemus afferere, tecille
breuitatss caufa , vt reí(pondet Commen. nam ait I o&or ibi,&
$.Met.q.5. quena prolixitss fuiflet addere. dumtaxat duo vcrba, Gitum,&
habitum;vel vnum, .(.his fimilia, vt fecit 1.Eth. c.6. vbi (ex tantum
enumeratis adiecit e bis fimilia , vt coe- tera comprehenderct. Tum 2.fi actio
, & pallio duo prima genera conttituunt, cr- go Gmil:ter vbi actiuum, &
vbi pafiuü , fitus aCtiuus , & fitus paffiuus. Tum 3. ando non dicit al
quid reale , vt dice- mus diíp.8.q.vlt. fed denominationé cx- trinfccam,ergo
plura przdicamenta,quia in infinitum tales denominationes multi- Lag ; peur cx
a&tibus vitalibus. um 4.multz po(funt fieri interrogatio- ncs de indiuiduo
(übftantiz ad genus mo £5 pertinentes , vt elfe Regem, Dodtoré, bonum, malam,
&c. quibus nequit fieri fatis pcr predicationes horum generum, nam entia
moralia in nulio horum conu- nentur; idé dicendum de ent.bus rationis. Tum 5.
6icutà caufalitatibus cau(ai'um &fficientis,& materialis (umuntur duo
ge nera aCtionás .(. & paflionis, ita duo alia affignari debent à
cau(alitatibus caufa fornnalis,& t nalis defumpta . Tü 6. quia f£nótus,
& cetera pofljrzdicamenia habéc aliquam entis rationem , ergo dcbent ha-
're propriam coordipationem, & malta aliarcperiontur ad i(ta przdicamcnta
no zeducibilia,vt modi intcipfeci, pafflioncs, entia artificialia,&
timilia. Tandem yrz- dicabiba funt quinque ,. przdicata (unt Quatuor, cur decem
przdicamcenta ? -12. E efp. idcirco adanuffim ibi dece £e non enumcrat , mo ncc
in (iota.a etaphyfica,vt ibi Do&or aducirtitquia nümerum denariü flocci
facicbat,vtpotequinonni(iinpopulari[eoíu fun, zlamcfium haberet ; & non in
aliqua (oli- - » c Difp.J/T. De Prediamesitis ip Communi . da tatione. At
inftat Ferchius ojt.veflig. 7. Atifl. Gedüm ibi , (ed eciamalijslocs ab ipfo
de»romptis ex libris (cientificis ftadiosé octo dütaxat! praedicamenta »c-
cenfere oamilTis tito, & habitu ab(4; addi» tione paruiculz colle&iuz ,
quam tamen alijs in locis addere (olet cum alia predi- camenta prztermittir;
lignü ergo eft pre- dicamenta apud Ar;(t.oGtonari numerü non excedere, ncc ab
co deficere. Sed hic Auctor,qui intima Acift. séla proficetur erucre, (i data
opera id fccit; rationem ex ipfo adducere debebar, cur (iius, & hab:- tus à
numero predicamentorü finr expüe genda , notare tamen libet At fd. loc.cit, f
Met. 14. pa uis interiectis vctbisadde- re particulam colle&tiuam fimiliter
au- tem, c? in alijs Sed quicquid tit de Aci (enfu, hic nos loquimur de
diuifione en. tis n dccem pred camenia ex, natara rei, Ad 2. licet Ant. And.
iilud. putauecit in- folubile , dicimus tamen non valcre pa- ritatem, &
congruitas cft, quiaa&io, & paíTio veram , & realem rationem agen-
di, & pauendi prz(eferont , non ita vbi actinum, & vbi paffiuum, nam vt
notat Orbell.(up. pre dicam. vbi , circamfcris ptio a&iua,qua fundatur m
loco circum- Ícribente , quamuis fignificetur per ver- bum actiuum
grammaucaliter , non cí tamen vcra a&tio , & idem elt dice de vbi
paffiuo, quod veram paffionénon hgnif;car , & de ceeceris praedicamentis ,
Ad 3. dicimus re vera predicamentum , Quando, ctfe denominationem extri cam,
conpumerari tamen inccr pradica- menta realia , quia cüm h cnumcerus in vulgari
hominum a tlimationce fundetur, & ex D. Aug. 11. confell. c. 14. nil fic
no- tius , quam tcmporis cXiftentia , videiur hoc,quod cft in tempore cx;tterc
tte alie quid rcalc , licut tempus vt quid reale , & noti (limum
apprchenditut ab omnibus, cum tamcn formaliter fit ensrationis cx d.&is in
I hyt.difp. 13.9.4. art. 2. quaproz pier inrigore cÜct expungendum de nu- mero
prg-iicamcntorum;stolleratur rame propter vulgarer opin onc, quod fic eos calc
: dcnomivatoncs tau:cn cxtr;picct ex a&ubus vitalibus yt intelhist, videri,
&c, nonconfütuuunt hts dapi) di- - "»—-—4 Quu451.1, Summo
diflinguantur abinuicem. — $25 finum, quia non (unt cntia realia,nec vt (ic
indicantur effe, fed potius reducune tuc ad pcedicamétü qualitacis, in quo cft
formi qua de(üma ntur. A 1 4.per idem denomimtiones in moralibus (unc extria
fece,vt plarimü ex a&ibus volunzatis, & humanis legibus prouenientes;
non entia realia ; entia deinderationis nó debét có- ftrucre prz dicamentü
diftin&á , vt dixi - mus d. 3.q.7.ad ;. Ad 5. caufalicates cau- farum ad
efe&us,qnzcun3; int, collocá tur in przdicaméto
relationis,cüfintintrinfecusaducniétes,cau(alitates agentis ad mareriá,& é
cótra cóftiruüt duo prz- dicam&ta a&ionis,& paffionis,caufalita-
tes forrmz ad materiam,& é conuerfo, .f. informationis a&iuz , &
paffrac, funt in £dicaméto habitus, & cü nó dict rea. € aGioné,(ed
grammaticalé, non contti- tuunt duo,(ed vnum przdicamentum, yt fais locis
dicemus. Ad 6. motus non eft per fe ia aliquo przdicamenxo , quia non eft
refpe&us ümpliciter realis,(ed (ecun QV A&STIO IL omodo Predicamenta
fint 2 inter fe diffinda. —— 13 Qu eft,anque in diuerfis przdicamentis
collocanrur,debeàc diftingui inter fe realiter , an formaliter vel (utficiat di
(tin&io rationis ratiocina- t£,1c proinde eft fermo de przdicamen- tis
materialiter acceptis. (pro prima in- tentionc, non foranliter , & pro
fecunda intentione,vt (ic.n. clarum e(t non diftin gui , niti diftin&ione
numerali racionis , vt docet Door q. 1 1.prcdic.in corpore. Prima opinio a(ferit
non neceffarió re quiri diftiationem aliquam ex natura le rei , fed (afficere
diftin&ionem rationis rátiocimatz,ita communiter Thomiftz , ques
neothericis fequütur Vaf. r. p. 138. n.4.& difp. 17 ;.nu.5. Saarez d, 39.
pom irsqondii p hic id fin. — cam. Ruu.in
antep.c.4.q. 3. Hurt. difp. 9. Mert.fe&.1. Auerfa q. 16. Log.
fec. Sec dum quid, ideo ad predicamentü fui ter. , da opinio admittit
neceffarià e(Te diftin- mini reducibilis,vt fuse diximus in Phyf. difp. 1 $.4.
1.poftpredicaméta potius func quzdam entium attributa, quam encia di recté ;
modi intrin(eci,& pafiones, cum mon diftinguantur realiter à (ais fübie-
&is,non (unt in diftin&is predicamencis: tandem entia artificialia ,
quia non funt vnum per fe , fed per accidens , neq; fümc in vno przd:camento
collocabilia. Haec omnia re&é percipientur. ex dicendis in hac,& feq.
difp. Ad vlr. ratio difcriminis eft , quis przdicabilium numerus ex di- &is
d:fp.4.q. f.ad 1.de(umitur in ordine ad modos przdicandi in quid , & in
quale dc fübie&is , neq;dicunt quafdam reales effentias, (ed intentiones
fecundas appli- cabiles naturis diueríorum przdicamen- torum ; pra dicata
famuntur in otdine ad diale&ticas een quz per quatuor z-dicata
(olauntur,& funt ctiam fecun- intentiones applicabiles primisjat di- uifio
pradicamentorum defumitur per modos varios efíendi , quibus diuiditat ens ,
& perquosin (ua. inferiora de(cea- dit,, que diuifio varijs modis afbgnari
potcít;vt di . : € . Logica. &ionemex natura rei actualem, fiué for-
malem,fiué realem;ita Fonf. $. Met. c. 7. q.3.fe&t.5. Amic. tra 18.3.
4.dub. r. Dicimus , przdicamenta nece(fario debere di(tingui inter (e realiter,
ita Do- Gor in 2.d. 3. q. 4. D. & $.
Met. q. 6. fe» - quuntur Scoti(lz omnes,& Zetb.q.7.V e netus sapit ge LR
ar. 2. Nyphus q.1 2.& 4.Met.q.4. Iand. 3. Phyf. q. $.citatur ctià Caict 1.
p. q.28. ar. 1. ybi x hoc, quod faübftantia eft in vno gene- re,rclatio in
aliodeducir realiter inter fe diftingui , & Morif. dif|.4.Log.q.7.qui
differt folum , quod diítin&ionem ter refpe&tus, & fandamenta vocat
modalé , nonrealem iuxta; v(itatum loquendi mo- dum recentiorum , vt vidimus
diíp. 1. q. $. ar. 2.cum haac diftin&ionem explica- nimus. Probatur ex his;
quz habet Do- Gor cit.nulla ces poteit fimul , & edens tialiter contineri
fab diaertis diíparatis fpeciebus,ergo nulla res pox etfe in bus przdicamentis,
fed tantumin vno,er go resdiuerforum funt. interfe realiter diftio&z,
Antec.patet,quia nulla res ba- bet duasctfentias, ergo nulla res conti- netur
indaabus (peciebus. T6 quia qua jJ: 3 nmu- € p? ^ ji6 — Difp.V1.De
Pradicánieniis in Coppmini. numero differunt , realiter diffetunt , res
diucr(orum. pradicameptorum numcro d.ffcrunt,quia diftinctio gencfica arguit
fjecificam,& numcralem, & resifle ge- riere differunt ergo Xc. - 14.
kefpondet Auctía veri effe afsü- ptum de re sr candé ratione formalem ; ró sm
diucr(as,quia vt fic poterit effe fado diuerfis Ípecicbus, & haberediuerfas
cf- fentias. non rcáliter - fedratione diuer- fas,timiliter diflinctio
numcralis nó séper eit realis; fed aliquaodo rationis cum fun damentoin re :
nam bene potfunt in vna re reperiri duz tationcs formales virtua- licer
diftin&z anteopusintellectus;(cd $étualiter,vt flát (ub duobus cóceptibus
inadzequatisjitavt vna non iit de cfientia alterius,& Ee
poteritintclie&tus for matc doo prZdicamenta dittinéta pero- pus
incclicétus cü fundamento in tc: (ecü dam quis rátióhes deinde prdicamenta
dicuntur mpertmixta , habere diuerfa gc- cra fpecies;& diffecentias. "
Contra iftam re(pentionem prim ar-. £e poffer ómnibus illis rationibus , qui-
us ofl éditur dift;n&io attaalis ex natu ra rci anteopus intellccttis:
maxime quae defumantut €x contradi&torijscum.n.io ab opere. incelle&us.
praedi- €amentis conucniant cócradi&toria, quod praecipue probaiut in
actione , & pall;o- nt (qua. per aducríarios virtualiter di- flinguuntor
)nà 2ctio de fva rat:one for- ilt cft aiusagentis , & cerminatur ad pátlüm,
non eft actus paffipa(lio non cR atus 32cnt s , funditur in pao, rclpi- €t
agens, crgo ance opus intelleckns nc- €éffarró (uot di(lin&a .. Tum quia
repu- gnat, vt ab cadem t€ abftraliantur duo cà €cptus inadzauati duarum
d.fferentiatü . diüdentium idem genes, vt patet, nequit «n.cadem rcs e(le
virtualiter rationalis ,& irrat;onalis , eadem que nritas virtaaliter
longa, non lata, & longa timul,& lata;cr- o répiignat, vt ab cadem re
duo ab(tia- antur fnadaquati conceptus diffcréca- tutm diuctía gcrera
diuideniium,patet (e qucla,quia ifta: magis inter fe difiir,quia diuerforum
jcedicamenioram,quam :1.- Ta, qz (unt eiu(dem predicamentu. Tam Qui alis res
cífet ens per accidens , quia -— infuo adaquato conctncludere t. res.
dinerforum przdicamentorum . Tüquia c1 vao genere,
& vna differentia confti- tnitar vna fpecies realis, non rationis , cx.
ifta. ,. & cx differentia ind;uiduali conti. tuitur indruiduum rcale
à-parte rci exi- flens,non pct opus intcll:&tus, (ed in quo Llbet
praedicamento adeft hzc compoli- tio cx genere ,& differenua& cx
fpecie, & bzcecitate ergo in-quolibet przdica- * menco adeft fuum
iadiuidaum reale , fcu ojnia indiu:dua rcalia realiter diftinguü. tur,&
con(equenter [pecic , & genere (i fünt diuer(orum generum, ergo ifta pra-
dicamenta realiter diftinguütur. Tü quia data hac refponfione fi, vaus.
conciperet inadequaté rem (fccundum. conceptum fubttantialem,alter vero
fecundum con- ceptum accidentalem, res illa eflette[pe- &u vnius
(ubftantia,re(pe&tu alterius ac- Cidens , & tamen à parie rei necclarió
, vel effet (ubftantiasvel accidés,nó vtrü ; Hüc fpcétant: quac infra. dicemus
de re- gula illadiuer[orum generum y Qt. . Secundo principaliter. potett.
probari Conclu(io inductione;nam fubftantia as rcalter diflinguitar ab omni
accidenre pradicamentali,cum poffit ab omni ab. foluto feparari per abíolutam
Dei poten tiam , & etiam fer&ab omni refpcctiuo iuxta dicta in
Phyf.difp.3.q.4«art: t.quá- titasquo3; eft realiter à fabttantia ; &
qualitaxibtis diftin&a , & multó magis à relatione , vt diximus difp.
9. Poyf. q. 1. ar. 1,de qualitate nullus ambigit » relatio. ex dicendis infra
difp.8.cft realiter à fun- darmento diftincta , nam que ct realiter. idenuficata,non
eft predicamentalss, fed uanfcendcutalis, idem ciiam d: ecinus Ae aljs fcx pre
dicamentis;crgo &c. In oppofitunrarg. ex Atift.c. dequil,— iti fiuc ,vbi
concedit, idcm poffe ad plura. praedicamenta fpe&are fecundum d:uer fas
rauomes. Tum 2.uia cx 5 Phylza 2, a&tio , & pa(Tio realiter non
ditinguun-. tut ; rclaio non poniiwr à andamento. quid real:eer di tinctum ,
nec fex, vluma, gencraliffima, cum fint mod; etis; mul- tz
quo5;relationcsiealiter com fundas. mcnto identificantur, -Tuin 3. pred'ca- Wienta
pcr artem 5 .& rationem dilpofird - funt, u€ 4 Y gt ———Ó— 4 vtt, etgo bené
fieri poteft , vt diftin&a pred ca menta (ügnentur, & conftituan r cx
ration bus codem modo diftinátis, |. pec intelleétü. Tum 4.ex Rau. gradus
etientialcs rei, non dilbinguütur, nifi vic- tualiter,vcl (alim nó realiter,
fed polTunt przdicaméta ineodé reperiri , inquo nó " dittingiantur si
gradus eísentiales ,. fed tantuin penes modos effeadi, vt (abftaria ' ab
accidente per modü effendi per fe jac - " €identia peres díuerfos modos
effendi in, "etgo nó neceffarió realiter differüt, quia mag s
diftinguuntut. gradus etfentiales , cin modi eflendi: Tum $ ex eodé, quan 0
plura in cod reperiuntur non per có- pofitionem,di(tinguantur ratione , nam
multa non poffunt vnü con(tituere,(i st ex natura rci dittinQka, nifi vnà fe
habcat vt àctus;altétum vt potentiayíed przdica- méta aliqua funt huiufmodi ;
vt patet in a&tione, X pa(fione , quz (unt in motu abíq;compohtionesergo«c.
à 1$. Refp.ad 1. vel Acif-ibi locutas eft - ex fentétia aliorum; vt ex
Adueriarijsét Auct(3 concedit, quía neq;diueriicacem rationis ibi expel vel
folü haberevo- "lait, vt ibii(aa paraphra notat IKoccus , De hicét nibil
eentialiter poffit eGein ,diucrfis generibus; potett tamen effe ac- cidentalner
, & decnominatiué, quacenas rcs effentialiter varus generis, potett rem
alterius denominare,vt vniucrfaliter do- cet Do&or 4. d.12.q.1. D. (ic
Petrus qua tenus (ubltantia ett e(Tentialier. in.prz- dicamento
fübttanuzquacenus denomi- natuc pater;cít in predicam.relationi s ac cidenialiter
, veftis eft in predica m.(ub- 7 fianue , quatenus denommatut hab«us, eit
accidenralicer imn priedicam. habitus . Ad 1. patebit ex dicendis fao loco ,
& ex di& s in Phyf.qualirer Ariit.ibi loquatur dca&ione , &
patlione materialiter pro re actà,non formaliter pro. re(pe&tibus im
agente, & in paffo fundatis ; relatio quo- quc & iex vltim: genera
dittinguütur rea liter à fundameacs, (nam quz relationes fuot realiter
identifica , noa (uacin prz dicamento) & quaimiuis tint modi, adhuc dcbenr
dici realiter dittincti ex dictis di- fput. 1,.5.ar.2.
Ad 3.pradicamenta for- malitet [umpra süc coordunauoncs intel- Ic&as , at
materialiter dicunt. ;pías aita. - tas rcales per differentias contcactas , «c
in inferioribus contencas, quo (enu aon funt quid rationis (ed reale. Ad 4.
vecum cft gradus effentiales fübordinatos eju(dé rci non diftingui realiter,
negamus ramcn idem de przdicamentis dicendum ,quia ' funt gradas effenciales
difparati, & diuer- farum rerum ; faltain quog; ctl pradica- men'a folum
per modos efícndi differre ; hi.n. modi citcum(cribunt nobis diffzren tias
etientiales, quod patet, uia predica menta (uat diucr(a genera , & (pccies
di- Íparatayergo proprias h. bé ditferentias: tum quia (1 pcacs modos tantum
(übttan tia , & accideos. differrent , cuch modus non vatiet c(lentiam ,
cuiusett modus, non differrent effentialiter , alirer haoc- rent elicaciales
differentias , ergo de juo dicicat (ubftantia quiddiratiué, dicezur ét
accidens,etfic valecet dicere homo quid- ' ditatiue elt accidens , nec przdicamentca
el(ientialiter different ; & con(equencer noneffent genera generalitliaa 5.
£díuin
-tandem ett przdicamenta. poifc in codé "^ Feperiti, in quoetlentualiter
conueniant . Ad s-patet cx dictis, quicquid
fic de ma. quod actio;& paíTio func refpe ctus reali» ter diltinti , &
in rundamentis diuerc(is y vt diíp.7. Phylq.3.explicatum
eft. 46 'Sccundo ad idé ex Sco.a. d.t. q. f- - Pjvoiprobabilem pütat modum
illu: po nendi praedicamenta eile primo diue. (a in tónibus formalibus, iraut
nuliüilloruin : foraalicer incladat aicerü, nec aliquid al- teríüs , quà.us per
idéatacé in exittendo ' vn cÓ' incat alter quod eíl dicere , ad pradicamenta
fufficere diftint. one É r- malen. Tum 2.d;ttinckio grzdicamé orü fumitur ex
diuerüs inodis praedicandi, ergo illa diftinétio requiritur ad praedica meta
qua fufficit ad variauogem prz Ji- cauonisscalis eft diitinctio rationis, T um
3 omnia (unt vnum in ente, [ed qua "eadem vni tertio,(unt eadem mcer fe y
cr- go&c. Tandem quando vnum .nteccac - necetfarió ab alio, tunt idem
incecíc,lua- "ftanua " accidcus, & é contra, aliter
katíepararergo&e, |——— — PRep-s xumib: non approbare re- fpaniionem illam ,
(cd e e put f "n. X s ) X gat Difp. V I. De *Pradicamentis in Communi ;
te;eo quia fufficiebat pro (olutione illius. dà ad probationem illius partis
affampti argumcnti , nam (i przdicamenta forma- liter diftirguuntur, cclatio
creatur ad Deum, cum fit à crcatura formaliter di- (in&a, poflct poni
indiuct(o przdica- (ento à creatura ; tamen ibi dat alià re- (pófionem, quàd
illa relatio eft ttanfcé - dentalis, cum fit realiter idencificata ; ex quo
col!igiwr per Scotum, quz pontitur n diuerfis prz dicamenus , cfle realiter
diftin&a. Ad 1. fal(umeft a(fumptui, ali- tet quia diuerfimodé pre dicatur
abítra- €um a concreto, deberent accidentium dicamcnta multiplicari; quare
dici- mus przdicaméta diflingui pencs modos dicandi dc prima (ue intia logicé,
proximé loquendo, at metaphyice, & remocté penes modos cflendi cireumícri-
bentes proprias differentias . Ad 3. fequi- tur omnia cífc vnum in conceptu
ens, A eadcm Mosis hs Mp ima vcl etica interfe, Ad 4. neg.affumptü,vt Buct in
cauía, & eficctu, & in telativis. * Poftrcmó arguitur, mobilitas,
riübili- tas , & sla relationes apt rudinales (ub. ftantiaram (unt iilis
realiter identifica: ertim in fchola Subtilium , & tamen adbuc (unt in
peidicamento ad aliquid , €um fiot intcin(ccus aducnientes , ergo tcs vnius
przdicamenti non cft ncce(ia- fio rcaliet. diftin&aà rc alierius przdi-
«amenti . Conf. quia paífio eft in przdi- €amenio qualitas ,& tamen apud
Sco- &iftas przícrrim identificar realiter ci fübic&o,quod cft in alio
przdicamento . Dcmum eadcm figure entitas (pc &at ad tatem , vt cít
fuperficics lineis ter- minata ; ad Qualitatem vcró , wt dicit ipsà
£erminationem linearum , vt docet Scot. q.10.przdicam. Reíp. ncg. affumpium
quoad 2. partem,cít enimregula genera- lis , quod quic id realiter ident:
ficauir alicui, debet c ad pra dicameptü il- lius rci; cui idenuficatur, &
(ic omnes rc- latiooes realiter. identificaue cü (ubítan- tia dicuntur cfle in
predicamento fabftá - tiz , nonquidem formaliter, & dircété, fed tcduétiug
s " identitatem nde tales relationes. d;cuntur potius tranícé- dcniales,
un josdcims c5quia n$ Attinent ad
quartum przdicam£tum ; vn- *É tur talcs relationes fundamétis iden-- tificatas
e(ie proprie intcinfecus aduenié tes quia talis diderentia eft proprie rcla-
tionum przdicamemalium , vc. infrà (uo loca dicemus; intanrüm ergo poffunt di-
ci intciníccus aduenientes , quatenus ne- ceílarió (equuntur ad fundamentum cum
tcali identitate cum ipfo. Ad Conf. nc- gatur affümptum quoad primam párrem, íi
paffio (umatur pro innata cei ptoprice tate, quia & hzc reductiué ponitur
in.» przdicamento (ui fubic&i , vt rifibilitas in przdicaméto (üb(tatiz ex
dictis difp. $.q.4.art. 1. quo aurem feníu paffio fic in tertia [pccie
qualitatis explicabitur in- ius di(.7. q. 3. art. 2. Ad vlt. non ait &ort
candem figurz enutatem ad di- uería przdicamenta (pectare fub diuería
ratione,(ed inquit figuramefle vocem z- quiuocam,& quatenus fignificat
luperfi- ciem lincis terminatam fpectare ad quan- titaté ; quatenus veró ipfam
terminatio- nem fignificat , quz realiter diftinguitur à fuperficiey(pcétare ad
qualitatem, quod nec in toto rigore intelligendum ett, (cd tantüm in co
fenfu,quia calisterminatios - efto re vcra relationem pra'ícferat , ad- huc
tamen habet modum pradicandi , & denominandi qualitatis , vt. explicabitut
infra loc. cic difp.7.q. 5. art. 2. Qv £STIO III. Quae res, &r quomodo
reponantur in'Predicamemto. — — 17 C» primam qua (iri partem fup- poniaus cum
Tat.q.preamb. przdicam.dub. 2. res per (ey propri£ , aC principaliter , &
non voccs in. Przdica- méto collocari, ex rcbus cnim, nó ex vo* Cctbus
przdicaméta (unt cófltructa , & res funt , quz in przdicamento difponunturs
. licét non ita difponantur , nifi quatenus füb(unt mentis nofttz coacepuibus,
rem pamq; in przdicamento reponi: aliud né cft quàm rem à nobis concipi fub
ratione —————— fupcmioritaris,yel inferiorizatis, voccs igi. pet accidens ,
& minus princi- dicamenro penentor , qua« figna corü. qua pcr fe font m tur
palicer in tnus .f; — Quaf. LIT. Que ponantur in Pradicam. ei... $19 dn
przdicamento,ifta 4. vox,homo,non difponi debere , «y probabilius cenfet A-
onercrur in przdicaméto (ubftáris, niti Ribes fignificaret;vcrüm tamé c(t, quod
ctiam veccsipíz.,fi non veluti (igna serum , fed potiuswt qua dà res confide -
Doy s felocum habét in predicamé- tis, & determinate (pe&ant ad,
przdica- 'mentü qualitatis , quatenus f. (unt quali. tates paffionem inferétes
(enfui auditus. 18 Supponimus deinde cü codem Ta- tar.ibidem dob.3. cripliciter
aliquid pof.
fcponiinorzdicamento,(cuin(criepredicamentali,prim?dire&é,feuinrectalinca;fecundoindire&é,(euadlatus;ter-
1:0 redu&tiué: in re&ta linca ponit 2e- nus lapcemum, & eade quibus
przdica- 'sur in quid, genera .f. fubalterna, fpecics, & indiuidua; ad
latus ponuntur diffcren- ' «iz c(lentiales , per quas naturz generica
diuiduntur,& fpecies conft tuentur, redu &iué denique, quz ncc (unt
genera, neq; fpecies neque indiuidua, neque differcn- tiz e(fentiales, aliquo
tamé modo ad ali- "quid illorum pertinent,quta vcl funt par- ' £es
intcgrantes, et caput , manus, brachia, ' &c. velíunt partes elientiales
pbylicz, vc — materia, & forma reípc&tu cópofiti phy. fici, vcl
paffiones , vt tilibiliras reípzétu hon inis, vel (unt termini rerum, vt püda
reípeátu linez,vel ncgationes carum ,vc] aliud quid huiu(modi; bic
ergoquaritur, quznam dirc&te in przdicamento collo- ccntut, an .f. entia
rcalia,cl etiam ratio- nis,an entia per fe, vel etiam per accicés, an complexa
, «cl incompleXa , an cóple- ta, vel partialia an finita, vel infinita , an
uibechd ía tandem , vcl particularia, & indiuidua . Circa (ecundá partem
quarftionis quz- timus;an res ifl , cum poffint, im abfira- Xo, & in
concreto fumi, debeant in prz- dicamentis collocari fub nominibus ab-
fira&tis, vcl concrets ; & quidem de fub- flantjs omnes conuesiunt fob
nominibus '&oncreus dilponi dc bere, de accidentibus eft difficultas , cui
occationem dedit A- tilt.ipfe, qui (ccundü varias veríiopes pre dicamenta
accidenaum di(potuit tà fuo tcrm niscoücretis, quàm (ub abilraGtis iN yoh-j
.Metq 4. X 7: Tol. Uu. 2. Foti pr. - Llanc.diip. 7-4c€t. 3. tuentur in concreto
' mic.tract.i8,/q.3. dub. 2. Alij comuni. cc inabítra&o, Iaucl.5. Mct.q.
16. Onna q. 3.art.4. Sot.q. t.de quant.
Fuentesq.15. diff. 2.art. 1. Conimmbr.c. 4. pra dicam.q. 2. at. 1. Moril.dip.
4. Log q«4« Didac. à Icí(u difp. proaeme przdicam. Complut. difp.14.q.vlr.dub.
1, Acriag. diíp. f» Met. fc&.1. Tandein quidam aMj
dicuntytro- e modo pofle di(poni i1 Auer(aq.ió. og.(cót.$. Maf- hic (c&t
s.q.4. Ium. q.2. Huürt.ditp.9. M ct.$. 17. Caict. de ente, & elfcn.c.7.id
aüt nó 1n codé sé(u dcfendür. ANUDTCYEVCVSUE Conditiones reponibilium in
predica" mente afiguantar. "D Icimus entia cealia,non rationis, per
Íc,non per accidens. 1ncom- plexa,non complexa, complcta,non incé pleta,finita cflenzialicer,non iufinita,liuc
gencta fint , fiue fpecies , liuc indiurdua pere; & dire&é in
pracdicamenüs collo- cati . Probantur, & explicantur finguia ; & primó
quód entia zcalia debeant cffe e(t Arift. 4. Met. 14. & 6. Met.4. diuidit
cis in ens in anima, fcurationis, & in cns * extra animam, (cu rcale , quod
deinde ia decem pra dicamenta (ubdiuidit ; tá quia przdicamenta fünt
coordinationcs corüs qua vcra eflentia conttant;quod non folà de
pradicamentis,vc à Meta phytico cófi- dcrantur, eft verum, (cd ctiam vc à Logi-
,non cnim alia przdicamenta itte ab illo coniiderat. Hic autem per ens rcalcaon
cft intel- ligcndumens rcalc verbaliter, (cu ensexi- ns; quia qua ponuntur in
prz dicamé- to , abtirahunt ab cxiltentia actuali , vt cit communis omnium
fcníus ;. nec cít ncceífe res actu exi ttcre ad cóllractrone prz dicamentoruim,
quia in 1$ ponü(ut fuperiora tanquam cfiepuialia praedicata infetiorum, &
hzc vt quidduadué inclu- dentia ilia,cxifentia aucem de nulla crea" 10a
qu.ddicatiué przidicatuc , ita Doctor 2.d.3.]. 5. lumitur. €rgo ens teile
noihi- naliei pro cosquod exiftere potett inre- natura. Per hoc ex-luduuntut à
praedi- camentus negationes, & gi liiationesyua- mun 430 Difp VI. De
Predicamentisin jommi, -.. fwm licét aliquz dentur rcelcs , quatenus font
privationcs , vel negarionces alicuius foraz rcalis , & nonintentional s;
nin- quam: idcirco poflant dici entia realia; & quamuis ab alicuibus entia
rcalia ncgat- ua voccntür, id taméc(t filíum yam ca- dcm ratione morié vocare
goíseni.yitam priuatiuam, & vitium vittutem negatiuá, vt diximes 10 Ey (
ditp.aeq. mart. 1. Ex* Cluduntüt ctiam entia rationis omnia, contta E urid.ib
fig. pradicam. dicentein entia rationis in predicam. relationis col locari,
& concea-illos$cotiftas admitcen tcs vndecimü pradicamentum entiü cà- nis,
nam cumnon int fimpliciter, entia, fed entiü vmb:z , nequeunt per (ein pra-
dicameniis realibus reponi; & potius rc- ductià in przzd:camenus illorü,quorum
fanc fimulacra, & vmbra, quá in proprio pradicamento, vt diximus difp.
3.9.7. fi- cucnegationcs , & prinationcs in prz di» camcntis 4llaram
reraum,quarum funt ne- gationes,ex (Lentia quoque, & pa(Tiones ert um;
ficat nà (unt quidditariuée enua , fed :denticé, nó habent diftin&ta,&
pro- pria pra dicamenta, (ed reductiue ad prz- dicam. illias cffentiz ; cuius
cft exiften- tia , & pa(Tioncs, aciinent, * 10 Secundo, quód fint entia per
fe,& non per accidés, colligitur cx Arift. s. Me Ataphoir4.vbi cü
diuififlet ens in ens per fe, d& cns per accidens , diuiditeos per (c in da
dicam, Hic aüt accipitur cns per "fe pro cmte vnus cülentiz, (eu
e(Tentialicec D 'proinde fimpliciter, & (inc ad dito dici poteft vum;
vtleo;homo;albe-. : parte 1 . ptdicandi, y ticui [pecies, quafi c mple- 4ój ens
autem per accidens, importat ens "etfentialiter multiplek vcl. potius
plura entia,vt accruus lapidü domus ,& etiam concreta accidentalia,
albumsdulce, vt as- qualiterimportant formá , & (ubic&tum, "quialicér
faciantwnü , non tamen faciunt vaum effentialiter , g» dicitur fimpliciter -
vn, (ed accidétaliter ex duabus eífentjs fimul cóiun&is, quarü vna non ett
per fc | potentia,nec alia per fe a&us;cx quo col- ligitur ratio , quia ens
per accidens ficut - proptié nó e(t vnum.fed plura entia, nó "eft vnius
e(Lentiz fed multiplicis, ita po- "nitequit in vao pradicaméto, (ed in
plu- tibus, vt albü rauonc fübiccti,.q cf iub- DET Qna, (peétat ad prz dicam»
(ubftantie,. rauone vero foring ad ped cam. quili- tacs« Per hoc excladuntui à.
prz ficumé- ito ómuia arcficialia, qua xalià , conftant «n, ex materia
v.g-ligaos quod ctt (uottás tia ,& cx figura arificiali quz perti -ad
qulitatem, vcl celationem, & cónfe- quenter non funt vnum quid,vc non 20 or
4.4.1.4]. 1.5, Multa hichabet 1 ocids ad explicandum quodoam, (it ens per fe -
vnum, & quod vnum per.accideus; fed de hoc aginius. ex profetsó ditp. s. M
qe vbi varios cxplicamus vnitat;s gradus ex quibus ctiam facilé dignofces,an
dita h à l'oncio ftent ad urucmam veritatis. 11 Tertio quod dcbeant elfe incó
nr xa, habezar ab Arift n antep.
c.ylt.vbidi-uiditindecempraedicamentaeaquzfecüdumnullamcomplexionemdicundit&ratiohuiuseftquiarra&tatioprzdicamentorum,&eoramd'uifio,acdi!€tiofactacft.prz(crrimadcopftiruendaprimaelcméta,iinuencrerücon«cptus,ergocónftiturdebentex.tcbusincomplex;s.Sedcompleaalia(untfecundumrem,quad;ucríasnat.tasfignificantjaliafccundummodomtignifiÜcandi,licet(ecundumremvn;auacemnaturamlignificent,vtdcfinitoexpropriogencre,&A.Conítantesvtanimalrationae(naa
- funt date per additamcnrui,d us - prefecntat naturas) licét,n.an gal ratio-
nálc fecundum rcm ligoif.cer vaam narg- ram humanitatis , qu'a camcn plam diui«
ditin partcs, vndc oon habet vati modum xé illam fignificat , alia funt comple
tantum fecundum vocet, Ícd jncom,le- xa fecunduin rcc , & moduin
ligoificane di ,vt Marcus Tullius Ciccro; Cum A- rift. exclufit à pradicamenus
omnia có. plexasccrium cft non cile jocu u de com- plexis iecundum voceus
tantum , fed de coinplexis ecunduii rem ; an rS c : reiececit complexain ugnifi
cando «f. finitioné puré quidd tatiuam , vt luttinet Fon(..$ Mct.67.4.8. Ruutus
bic c.4«Q-1«- & Amic.tradt-18.3. j.dib.3.vclillandis — — re&tà in
pradicam,collocsu;r,vt « omaiu- niter aüeritur, cít dubium. igielt cube es - rl
*uÓ 4 ndos(n.p'ces - 5 H d: "2j B w^ *e ^ -—Qua[l.II. Qua poantur in
"Predicam. ed L.— $31 dieijquod:fi definitio (ümi'ur ,vt dicit to- tum
mcetaphyficum refuliás ex partibus , *quaratio;ce habet vntrm modum predi.
candi fpecie; in qu d , iuxra di&a difp. 4. Q.$. im 3. probat.con;l. cum
Scoto q. 12. ' Vniu.ad 1:8 q.21.ad 5. fic poffe direóté poni im przdicamento »
quia vc fic habet rationem (peciei ; vnde Porph, c. de fpe- ' €ic
incoordinacone pralicamenti quz- m genera n»mimauit per tcrininos có-
plexos,& per definitionem;vt corpus ani matumyanimal rationale, 104
fecuadum Lis erat commune genus Angel;s, & injbus. Ac( fumitur defiaiio ,
vt explicite dicit genus ,& differentia , (ic quia non hibet vnum
przdicand. modü, nec poteft dici fpecies, vcloc.cit diximus bità: pred camento
excludi. 22 Quarto quod entia tocalia , & c6- pleta,cít 'Ar:(t.7. Mer.8.
vb: expre(sé ma tctiam teijcità przdcamenro, quod eriá —— demateria docuit c0.
2.d. 12,4. T. D.illà ponens folum reductiud in praedicam. & 3:d. 22: B.
eodem mato loquitur " €or- | pore proalrera parte cópofici in 4« d. 11,
Q.3.H h. idemafferit de pacte forma 'i,ét " dcanima rationali 2. d. 1.6.
C. & vniuec faliter de partibus c(fentialibus id docer ex profeíloq;1$.
pradicam-in corpore vbi ctiam idem. afferit de partibus inte- gratibus,& de
differentijs q.t 2. vadé mo». dó
ferécommonterinomni(cholateueturperhanccompletioniscond'tiopem,&totalitarisexcladipartesphyíicasmàidxextenduntadpartesmeraphy(i€35,dicentes
propterea different as poni à laterc,quia funt entia mncompleta; quod noo
placet Hurc. difj.9. Metfe&. 3. quia ánquit,non cft maior ratio de
genccesquá : . de differentia, & ad di/paritatem inuemié - damycur genus
ponatur dirc&te in recta o. linea, aon differentia , valde laborant op-
politum (utLinentcs: & cercé quando Sco tu$ q.1 f. cic. exclufit partes à przdicam.
nullam meationem fecit partium mcta- m , forté né ctiam per hoc gc- nas e
xcludetet .. Et cur(us qui partesme- taphy(icas in prz dicam. reponunt, valdé
infüdan: ad inueaiendam rationem , cur partes phytcé excludantur j &
rationes , quz communiter adducuntur , vel nihil - . concludunt , velidem de
partibus meta- phy icis oftendunt. Et precipué quod ait Auería cit. hoc
effc,qota per hoc lolum , quod torum ex hisconftans per fe poni- iur in prz
dicamento,co ipfo imucniun:ut in przd;camento per inclutionem io illo, &
idco (upcrtluic illas (epararim ponere, quia bis ponerentar; Non valet , qnia
«dé concludit de generc . Haec dictis vcl gragis z(timatar ab authoribus,vt cfl
vi- dete apud Ruu.& A ici, velimnis , & nominalis,vt ab Arciag, difp.
3. M.z-. (c&. 1. & forté non tinc fund imento 5 peadect «n. ex
ácceprione huius ter.iini direct à reponi inpredicaméto,& ab explicitio-
ne, & acceptione generis (opremi , nam vt videbimus difp.(eq.. 1.fub tania
po« teft ira genus fupremum conttitui , vt lit comunis entibus completis ,&
incó»!ctis. 23 Vtautcm à cómuni nó reccdamus, '& rationem aífigaeinus , quz
zque mi- litet de partibus metaphy(icis, rccolendu eft, quae dilp.praced.q.
1.ar.4.diximus.f; partem decoro. przdicari non po(fe per modum partis,cum igitur
linea predica- mentalis dicceéta ex ijs conftituatur , qua ele pofíuat
fubic&umvcl pri dicatü tor malis przedication's, quia füpcriora e/Ten-
tialiter ptzdicantur de inferioribus , & inferiora recipiür przdicationem
illorü ex hoc fequisor manife(té nihil quod ba- beat modum partis, &
incompleti , pofe dircéte poni in przzdicamen:o , fed quic- p«- ibi ponitur ,
debere reponi per mo- im totius ,& cnuüs completi ; ex quo (c- oem »ad hoc
vt aliquid ponatur in prz- icamento non e(fe neceifariuin , quód fit ets
completum fimpliciter ; & fecun- dum rem, (ed fufficit , quod fit completü
fecundum quid, (cu .(ccundum modum, qüz ratio concludit dc omnibas, n ficu
inateria, apima, pes, caput, vt fic dirc& non yonuntür in przdicam.quia
retinent modü partis, ca pari apimalitas, DHT na litas, corporietas non
ponuntur dire- &€6 iu predicarequig tic in abfLrato re- tinebt riodum
parus,fed tantumpoDun?turinconcrero,quomodobabentratiosnem totus, Attamé quia
vcali.jud fic dis . rcá&éin przdicam. non tufijcit quod prz dicar: potlit
de interioribus (Alier diffe- 1cnua LS $32 sentia e(sct dire&te in
predicam. quára. tione mouetur Hurt. ad id afferendum ) etiam,quod potfit
fafcipe- fc przdicationem fuperiorum graduum y uod nequit facerc differentia,
cum ef(sé tialiter iftos non includat , idcirco-etli ex primo capite poffit in
przdicam.reponi, ampcdimentum tamren oritar ex 2. Acce- dit,quod adbuc,vt tic,
non habet rationé totius, ficut gcnus , quia figaificatuc per modum
altetiadiacenus,& in quale prz- dicarur, non pcr modum per fe (tanus, &
inquid vt genus (quod eft enum ex re- quifitis fecundum aliquos , vt aliquid
di- catur per fe, & dire&é ingencre ) quàdo enim dicimus , quod Plato
cft aoimal , cx tali modo loquendi nó Ggnificatur, quod prater animahtatem
inuoluat aliam par tem e[sentialem , [ed quando dicitur ; qp cft rationalis,
vel fenfitiuus, ex modolo- quendi datur intelligi , quod prater ra-
tionalitatcm , & fenfitiuitatem includat aliam partemefsentialem , cui
adiaccrc concipitur vt eius determinatiuum . 24 Ceterum quia partes frmnilarcs
, & homogencz, qué recipiunt przdicatio- ncm eísentialem vniuerfalis
fuperioris , ficut totü integrale, cuius funt partcs, vt SSco.monct
2.d.53.q.4.H.& 3.d.2.q. 1. H. 1à n. tota aqua quam quzlibet cius pars eft
císchtialiter aqua , & non dicuntur aqu císentialiter à toto integrali
homo- dependeater , fed independcnter , quod nen conuenit partibus etheroge-
eis, & diflrmiliribus, nan manus náqu& E dici homo idcirco contra
Suarez iíp.33. Met.c&. 1 .& 3 4-fc&t. 8. Ku. & AA tmc. partes
bomogeneae tux directe in pradicomento , pon atherogencz , nam «quamuis
homogenez fint aétu partes to- 1ius integralis, caius pra dicationem nó - eam
pofsunt recipere; tamen (ont vcré indiuidua totius císeitialis vniaer(alis,
&& per accidens (e habet,quód (nt a&u par- €es ocius quantitatiui ;
nom.n. ex hoc, qp parsaquz cít akeri vnita, idcirco non di- €itut císcatialiter
aqua, & indiuiduüi to- tius vniucrfal:s : qnod ctiam tenent Lo- uanienf. V
illalpand. Blanc. Fuent- & alij. Raio vcró, quam adducüt;quia iftz par -
165 non ordinanir eísentialicr ad com- Difp.V I. De Pradicamemis in Communi .
jw mem aliud, non conuincit, nam va« eret ctiam de ztherogeneis « Oo hinc
eandem rationem lomo manus fine bra. Chio, vcl pede , quamuis dici polit pars
hatterogenea totius integralis re(ultantis ex ipfo, & brachio , vcl pede
deficiente; tamen quia adhuc retinet denominatio: tocius, & recipit
przdicationca c(fentia- lem vniuerfalis (ipicioris ,non minüs q totum rllud
integrale,quod ex ipfo rcíai- tarct, & pede,vel brachio deficiente,nam
adhuc dicitur homo, & animal racio nale perindé , ac quilibet alius home
integer, idco ponitur directe in pradicaméo (ub. ftanuz,quod dici nequit de
manu,vel pe-de abfcitio, quia talem pradicacionem nó: recipit, eftó Ouuied. hic
idem quoq; ia- dicium faciat de his membris ex hypothe: fi , quod abíciffa
adhuc informentur ani« ma,nam manus abfci([a, (r cadem potirc- tur an.ma , veré
di homo ( inquit iple) etfencialitec cópletus, ticuti » i caret pede, vel
brachio; quod noa vi«- etur omninó bené dictum; quia cora iis etur
mácum;pede;vcl brachio adhac ce 1 idoncumy& adzquatum anima perfecbi--
bile,quantüm fufficit ». vt totum indé re- (ultans homo dicatur, non (ic manus,
vcl brachium abfciffa,vt dicetuc inlib. de. » Anim. yndc membra actu non
fungantur munere pasti , quia tamen manent femper effenualiter ocdi- Bata, vt
informentur ab anima, séper ha- bent rasioncm entisincempleti, & ordi-
nabilise(fentialiter ad conftitutioné al- tetius , atq; idcó neq; in (tatu
(epatatio- nis à corpore funt in przdicainenxo dire- été, quicqoid dicat ied.
tum. quia lie «et in rationc totius incegralis forcé pof- fcnt imrarc
predicamenuxan , & dici en-- tia completa im genere (uo, quia ip tali.—
ftatu non funt partcs, fed tosa, tamen ia ratione totius eífencialis adhac (um
iacompleta,perindéacmateria,velanimaÍeparata;Vtergoquoadhochibeatucregulageneralis,exentibusphyicisilla
deben cenferi comp vcl noncó- currunt,vel nonfünt nata concurrere, tà- — Quain
partcs ; ad compofitionem alicuius phyficam, vel etlentialem vel intcgraié 5 vel
fi ad talem naga snsapuddh E abfci(fa y ctiam tüc- "i ! c "E Tac
tamen ità concurrunt; vt habeant dc- nominationem illiufinet entis , quod có-
fRituunt;& c(fentiam metaphyfica eiuídé rationis cum ipfo participent. Ex
gradi- bus veró metaphy(icis illi tantüm cense- tur completi, quantum fofficit
vt dirc&te ip przdicamento reponantur , qui funt pradicabiles in quid ,
& per modum to- 1ius; ac per fe ftantis& quia fola genera, &
fpecies fic predicantur , idco itti tantü gradus mctaphyfici dirctté. in
predica mento ponuntur . 15 Quinto, quód entia effentialitec Qüta» at
finita,eft Scoti 1. d.3. q.3 H. & 4.8.9.3.. Teneo opinionem meamscitq;
cómunis,vt videbimus difp. feq. q. 1.pro- munc prob. quia quicquid eft in
przdic. aut cfl genus aut fpecies, aut indiuiduum, ens 1n etilentria inffartum
non poteft «(Te gienus,quia ex €o, quód eft infinitum, nó cft pcrfcétibile à
differentia , caius cit perficere genus effentialiter ; nó fpecies, quia bzc
conftat ex gencre , & differen- tia, qua fi non funt infinita, ncqucant in-
- fnitu onlt icucre nec tandem indiui- duum, quia hoc conflat ex fpecie; &
indi- pidvali differentia , fpecies non eft iu bita cx dictis ncquc
ditferentiaquiá hec itialis, & incompleta ; hac rationc 5 vtuntur Fonfeca,
Vaf. & alij, quz tamen wt Tatar.q. 1.ptz dicam. dub. 3. & licet Poncius
cam hic inficiétur , ei occurte- mus inftà difp.7.q.r.arb1.m.9. — * Tandem quód
eciam indinidea dirc- &? in przdicam. collocentur , efl Scoti 2.d. 3. q. 4.
D.& 3.d.2 2. B. & fequi oc ex dictis , quia indiuiduum ett. ens perfe »
ynum mcomylexam;fini'um, & comple- tui; infe conciüers omnia przdicara li-
nca pizdicamentilis , quibus tubijcitur . Tum quia Arift.in przd.fubtt. per fe
ex plicauit (ubltanuam primam, & fecundá, *i. ingularem , & vniacrfalem
; tom quia Fidix perle ad arborein fpcctat, & bafis &d colümnam ,
indiuidourm ett radix , & batis przdicamenu ex Scot. cit. 16 |noppol. atp.
1. contra 1. 2. & 3. conditionein, Tua quia predicamentum fit per fe ex
generibus ; & tjceicbus, qve [un entia rauonis . Tum 2. quód tubtia- ta fit
prior corpore , & corpus puus vi- | Quefi. LIT. Que ponantur in Predicásn.
e ft.I.. $33 nentc, non hibetat ex niturarei, (cd cx opere
intelle&ustendentis jitius in fub- ftantiam ,quàmincorpus,ergotalisfzrics,&predicamentumcítensratienis.T3.deenteperaccidensprobatus,quiaquantitasdifcectayc&ficexplaribusquidagstegatum,c(tcnsperaccideüs,&tamencftinpradicanquantitatis;(cientíaettinqualitaspraedicam.&c(lvnumag-
gregatione ex plut bus habinbus;imó eft quid ex ab(oluro ,& refpeétu ad gbiectü
intrinfccé cóltitoti ; veftis cft in predic. habitos , & tamen ctt quid
accificiale ; etiatn patet in omn bus conctetis accide- tium. Tandem oratio c(l
qu'd coplexum, & ett in przdicamento quantitatis Refp.pradicamentum
conftitoi ex gez neribus, & fpeciebus materialiter,no foc- maliter , i, ex
rebus ipfis ; quz dicuntat genera, & fpecies jmon c; ipta; genereitae te,
& fjecicitate ; vnde Onod ponitur im pratdic. e&t res; Quo ponitur eft
intentio , quia non ponun:ur res in przdicam. nift vt fubftant conceptibus
cationis. Ad 2,ac- gum. vrgere contra Thomiftas nczantes diftin&ionem ex
natura rer inter.evadus prz dicamentales, ac proinde ctiam prio- ritatem, &
pofterioritatem ex natura rci, non autem coutra nos , qui vtrunque ad-
mittimus. Ad 3.patebit ex dicédis in pro- prijslocis; nam quantitas di(creta
non eft vcra fpecies ; (cientià eft vna qualitatis fpecies , vt dicit vnum per
fe habitam, ro vt dicit illam aggregationem,, vt explica- binusdifp.12. &
quamuis dicat rcípetár realiter identificatum ad obicétum,nó ob id eft ens pet
accidens; «jura non ponimus illum dc effentia fcievtig ; veftis ponitur in
przdicam. habitus ian. aam materiales & fundau entum habition;s pafTiuz,
quae eit formalit;s habitas ; & concicta 2cct- dentium poruntur in
pradicim. non vt fignificat, ex zquo fübicétum , & for- mam , vt ip fcq.
att. diccaiuss Tandem ot;tro ron cfi vcra quapatatis ipeCiC5, VE
fuoiecovidebimus . —- — : iy Sccundo,coptra 4«& 5. conditio- nén; Tum quia
accidcnca inabltradto fua j'rzdicamenta con(ticount & camen abttracta higoibcant per mod.im
partis. Tum 2. partes phylica j $14 — Difp. VI. De*Tredicamentisin Communi. .—
foa genera, fpecies], & differentias, vnde multis inlocis fubítantiz
vocátur.ab A- rift. poffant concipi vt abülraéra»& con- creta in fuis
inferioribus, & habec omnes paffiones fübftantiz , ergo perfe funt in
pradicamento. Tum 3.genus,& differe- tia quomodocunq; fumantur,(empersüt
«entia incompleta, ergo fi genus eft per fe in predicamento, omncs ali partcs
de. bent reponi. TumA.cx 1. Top.c7. omnia pra dicgta dialectica in
ptzdicamencis rc- eciantur, fed dialetica di(pütat de enti- s cópletis,&
incopletis,ergo &c. Tu 5. rotü non cft (ine partibus , ergo fi totum eft
per (c in predicamento,partes nó pof funt excludi. Tandem contra quintani .s
Chri(tus cà in predicameto fubftantia , & tamenthabet c(Tentiam infinité.
perfc- &à,& (i daretur linea infinita , adhuc ef. fet in przdicaméto
quátitatis ex d. 8. q.5. «rgo finitas non cüneceflaria conditio. Refp.ad 1.
patebitex feq.art. Ad 2. difp. feq. q. 1-art. 1.dicemus poffe quoq; ordinari:
aliuam feriem przdicamenta- lem ex iftis entibus incompletis ad inftar
przdicamentorum entium completorü , quz modó (uot in vu , nontamen fequi- tur
dcberc in his dire&é reponi. Ad 5. quamuis fint entia iacomjleta. fecüdum
rem;(unt tamencompleta fecundum m;o- dum in tatione habentis,quod (ufficit, vt
poffint de inferioribus przdicarí,S€ cum genus etiam fit potens fuícipere
pradica tionem fuperiorum graduum cf(lentialé , erit dire&té in gencrc.
Dices,genus fupre- mum folum de inferioribus per modum totiüs przdicatur, non
auté (üícipit prz - . dicationem-gradus fapetioris , cum non adíit , crgo
differentia, quia eifenualiter . deinferioribus pradicaturquamuis non recipiat
predicationcs fupeciorum, debet elfe dicc&é in genere . Reíp. ncg.patita-
tcm, quia genus fupremum falciim potctt tccipete praedicationem c(lentialem cn.
tis tranfcendentis, quod non habet d;ffc- rentiayquia non eft formaliter ens ;
tum que pesdieater pcr modum per fe antis ; & liveliscam Hurt. ad e(lc per
fe,cx dirc&é in generc íufficerc pofle de altero ciTentialitcr pradicati ,
& confc- quenter diffeentiam » quamuis à latere; dici.camen per fe in
genere , eft quefti? de nomine. Ad 4. verum eít afjumptum» fiue dire&é, tué
indirekte. ,-vel cedu&i- a€. Ad 5.folum ptobat partespertinere ad idem
predicamétum indire&é, vel re- du&iu&, quacenus funt racione totius
in przdicamento. Ad 6. Chrittum effe ig przdicamento tatione natur haman£, 1
non diuiz vt difp.(eq.q. 1.dicemus ; de- inde negatar paritas de linea infinita,
& de infinito in edientia,qu a linca eífet dua- | taxat infinita (ccundum
quid, fimpliciter tamen e(Tet limitacae, & fini naturcze. 28 Tandé contra
6.arg. Tumquia pre | : dicam&um cftcoordinado plurium prae- dicabilium
fecundum fub, & füpra,indi- widuum non eft huiufmodi. Tà 2. Porph. claudit
praedicamenta genere fummo, & fpecie infima , & ad indiuidua defcende-
re proh bet,quia (unt infinita iuxtá prz- ceptum Platon:s, Tum 3: indiuidua ad
fcicntiam per (c no (pe&ant, ergo ad pra dicamenta per fe nó (pe&abuntquz
fi 23 4 parsprecipuilogicz ,&adícientian ot" — ——— dinantur. Tum
4.indiuiduu mg en vhi — : uoecam , quianoncít de plucibusfecun- ————
dumidemnomen,&rauonem,ergonod — eft per fe in przdicamento , quia heceft
vna principalis coaditio. Tandem indi» :uidua funt entía per accidens , quia
ftant ex rebus diucríi ocdinis , vt fecunda definitione Porph. Indíuiduwm - :
e[l , cuius collectio proprietatum, qua im * vno e(l,in alio non poteft
reperiri. n Refp. ad 1. przdicamentum eft coor- dinatio non folum przdicabilium
, fed & 2 fubijcibilium,de quorum numero eft ia- ] diuiduum..A d 2.im9
debere claudi - a" T re, fummo, & indiu!duo, fi cat. n.apex po !
nitarprzdicasum , de quo nil aliad dici- | tur in re&ta [nea ita bafis
debet poai fu- biectam,;cui nil aliud fub: jcitür, vc Scot. M ue doccun acit.
Porph. ita fecitquia emu- / merarc folum carauit prz-dicata elfcatia- E: 112;
& Piato indiuidua in prdicam. recé ; (ere vetabar, quatenus iafin ita (ánt
, non Y Quatenus iadiuidua quo eciam (&afu non €ft nece(fe (pccics in
praedicamento recé 4 fcre neges numctan4o ; vcl Porph.tan- tum volux
diuitionem, qua fic per dies —- rcnias,non jrogre 4i vica pecie. Ad : j ü-
ua" mmo amant Uo w- "uameEi—É———————— £). LII. Qunmede ponantur
impredicám.cMfrt;II.— $35 3-ficut pertinent ad. predicamentum vt fubiecta Lars
oes omnes. gradus fu- eriores,ita ad (criem przdicamentalem: peers velut id,ex
quo vt ex fundaméto: zdificium priedicamét conftruicur ; nec, efi neceffe ,
quacunq; in: predicamento: ponuntur, immediatéad fcie nciam perti- nere. Ad
4.iliam folam;effe conditionem corum , qua ponuntuc in: prz: dicamento: vt
gradus prz dicabik s& communes, nó indiuidui quod folum ponitur vt fubijci
bile. Ad 5. ratio indinidui non cófiftit 1n ptoptietatibus extrinfecis, ied
(olum includit naturam; & differentiam indiui- dualem;definitio Porph.cft
quedam no- tificatio indiuidui à pofteriori.. AKKTICVLVS II. Conffrutiio v
edicamenti in terminis: abflra&lis » vel concretis de-- terminatur - Dess
in prdicaméto fübffatiae naturas di(pon debere in. cocre- — to;in predicameotis
veró'accidemiiü in ri - gpre reponi debere imab(tra&o: non vlti mata
abftraGione , e ipe demie etiam in: to poffent: col . Et quidem de fubit
antiali przdicaméto do- eet ipfemer vías, videmus.n. in eo geme- ra , &
fpecies difponi nominibus concre- tis (ubttanria, corpus viuens,animal,ho-
mo;& ratio eft , quia re$ nom difponun-
turin preedicam nifi quatenus gradus (u- perior poteft efsétialrter dicr
de. inferio- ri& inferior talem pradicationem fuíci- pere ,at in abíl
ra&o fieri nejucunt tales przdica: ioncs,non.n.dici mus humanitas. eft
animal t55 , «uia natura fic bgnifica- tz babent rationem parcs,X enusancó-
pletiyat iv concreto haben: ratiomem en- hes me & totalis , vt diximus dilp.
praced.q.r.ar 4. X ex profe(lo agemus difp. 10.q.5. nam cum natura fubitantia-
lis nata fit cfle in (u, potito, inquo fuum bubet co: plememum, .f.
fubuftentiam, ftauimac d (uppohico abitralitur, babet ranonem parc s,&
torag metaphylica. 39. Sccundó. g accidécia debcat n me dia abftrachone reponi
, mnitcfté Ret «x d icédis dif. 10, cit nam ab fracta me- dia abftra&tione
funt termini illi, qui à ft bic&o abftrahunt, quod in concreto có-
cernunt,fed nomab inferioribus, vt albe- do abftrahità ligno;per album conmota-
to.fed non ab hac;vel illa albedine , vltí« ma veró abflractione bte et pos
ctam ab indiuiduis pra(cindit. ,, vt albe- dincitas,dcbentágitur accidentium.
prg« dicamenta in terminis media abflractio- ne abflractis-di(pom,vt docet Sco.
q. 1 f-- Vniu; poft.refp.ad 2.princ.& q. 1 r.predi cam. poft. rcp. ad 3.
& probarar auth, Arift, qui multa przdicamenta acciden- tiumrita difpofnit,
(pccies n. quantitatis» & qualitatis (nb nomine abftracto refert. lineam ,
fuperficiem, fcientiam , egritue dinem, &c. Tum quia przdicameptum e(t
coordinatio pluriü in tali ftatu ,.qa fuperiora ies przdicari per modum
gencris, vcl (peciei , fed termini acciden- tales media abflractione abftracti
adhuc permanent in tali ftatu, (ignificant .n.for mas accidentales per modum
per fe cxi- ftentis,& completa naturz;quod non Có: uenit terminis vItimaté
abíiracts,nam yt. fic tignificant formas vt incompletas, & per modum parus;
cum ab omni habitus dine im ratione. habentis prafcindant « Imó quia
coordinatio pre dicamenti eft ordo quidam effentialis intcr. pradicat fuperiora&
inferiora, & per accidens fe haber ordo ad exerancum potius przdi- camenta
accidentium difponi debent im terminis'abítra&tis, quibus praícinditur à
quolibet ordine ad cxtraneü (ubiectü ». & ordo effentialis inter fuperiora,
& m- fcriora denotaturquàm in-concretis,que ordinem dicunt ad (ubicóétum. e
31. Tertio tandé noncxcludimus ons nino cóctcta ab ; (Lis
przdicamentis,nam. Scotus cit.quamuis fimpliciter I dicat ab(tra&ta
accidentium ordinari 1m pradicamentis, addit tamen ctiam crcta poffe per Íc
ordinari ficut Means & interius ,, non quidem concretum f abftraéte,vt
album fi ub qualitate ed có- cretum inferius fub cócreto fuperiori t album
tub.quali, vulr itaq; pra dicamen- tum acciécnüum;velcotum imabiliactos vcl
tomum concreto potic rc&te contti- twi:binc Agfa. vlt. de Monta die
$36 Difp.VI. Dc PredicamentisisGimmunls
0 dentium praedicamenta in concreto re- cepfait , & inprédicam, qualit.
etiam de: 7 egit fub nomine concreto. Tum quia 1 quid
obftaret;aut effet, quia concreti efl en: per accidés,vtvniucc(aliter Arift. dixit
de quocunj; concreto accidentali . Met. z. aut quia non poteft pet fe fub-:
ijci& pradicari; fed primum nó obftat , quia licéc fumendo concretum
accitéta- Je pro aggregato ex €quo;ex fübie&o ,& forma,quomodó de llo
loquebatur Ari- flot. cit. non poffit definiri , ncc poni in przdicam. vc notat
$co.q. 1$ Vni. ad z. zameh formafliter,vt dicit formam, & pro tonnotató
fübicétum,nonett ens per ac- cidens ; vt fzpe dictum clt : Neqiper fe nitas
accidencisexcluditurpera&tualemdependentiamad(übre&urn,quiafübie- tum
non pertinet ad intelle&um eius vt pars, fed vt terminnstalis dependentiz .
vt Sco.docct 4.d. 1.4.2. A. & q. 8. Vniu. infine: cum ergo termini (int in
prdi- «ar. ratione faorum fignificarorum for- ium,non matcrialiü, vt notat Tar.
q. procm.ad predicam.dub. 2 albüerit for- fnaliter in przdicaméto qmilitatis.
Neq; &t impedimentum oriri potcft ex 1. cap, &ria criam in concretis
accidencalibus dà tut przd;cationes per fe fuperioris de inte xiori,vt album
e(t coloratüalbuim cft qua Ye,vt Scotus docet q. r. Vniuerf.vbi ctiam fiotar à
talibus concretis ad abtiracta te- inerc cóufcq.vt album cft quale;crgo albe do
cft qualitas ; vnde r. Top.c.vk.ait A- fiftor.alburrcontineri fub colorato,tan-
quam fpeciem fub genere . * gz Cótra arg.pamo;quód n6 poffint inabüracto
difpont ; Tumquia vtficfe ibent per modam partis,vt fant abtira- fübftantiahia
, pars veró non potett toto przdicari. Tum 2. accidentia de- ent poni in
przdicam. eo modo ,quo de fubflantia pradicantor,quia pradicamé- a accidentium
diftingauntur per ordi- em ad (übftantiam,vt diximus; (ed prz- itatis,veflisin
przdicam. fübftamn- tiz , ergo hac altim neceífe eft con(ti-* tüere in
concreto, Tum 4.. modus inheré tie , quo forma accidentalis inzft (ubie- Go;
pcttinet ad idem prz dicam. firi acci dentis,at hic modus fignificarur: per.nge
men concretum , quod concernit fübie» Gumnon per abítra&tum , quod à
fubies: &o prat(cindic. Tum 5: ficuc fe habet (ub. fiftentia ad naturas
(ubitanciales; ita in-- hzrentia ad accidentales, (ed (ubttantias les quamuis
(int magiscntia , & perfe- &i0ra , nibilomtinus vcab(tra à (ub.
fittentia, (ant catía incópleta, multo ma- gis aecidentales., vc ab'trahanc ab.
nha rentia: ma. paret quia ficuc natura (uüb- ftantialis completur vltuna.é per
(ubü- fteatiati;ita accidentalis pec imhzrentia. Tandem connaturalius. cft
accidenc cife iafübic&o, quàm abillo pezfcindereserce go (alin re& us
prz dicamenta acciden- tium difponentur per.concreta, qua oom — folum otdinem
ad infcriora, fed eua fabie&a tigniftcancy] üàm per qua à (ub:ecto preícimdunt,
— 33 Refp.ad r.accidés vltimaré &um effe quid 1zcompletum: , ' dia
abtlra&tioncabftractum , in te lit pars concresi ad (ub bet ta nen modum
fignificandà totius. ,, quia cft concrecum ad (ingulace, ea. ! [cinditab ordine
in ratione babentis, vt. tzpé dictuas cft,non fic abítra&ts (nba tialia quz
licec dicam ocdinemad pro- pria indiusdua, vnde hzc ef veras hzc ha- manitas
eft humanitas , bzc ananilikas- e(t animalitas,non tamea ifLi, am initas. eít
animalitas , nam. animalitas tocaliter ptrzícindit à (pecicbus. Ad.1. neg. ma-
quia licec diuifio prazdicamentoram. ac cidencium facta fic juxta diuer(irm
ordi - nem;queim dicua: ad (ubtitanuam , coor- dinatio tamen eorum in fuis
pradicame- tis non eft fa&a , quatenus pra dicantus de fubftantia in. quale
accidencale , fed dx "dicamar de fübüantia in concreto; nó in (0.
Jabffracto,erzo &c. Tum 3. formz quo-. — — . ""yundam
predricamentorum.f. Vbi, Situs , ve : s uel ,& habere , frabitradté (uman -
"tur , incladuntur inalijs przdicamentis , Wempe locas ; & tempus in.
predicam, quacenus praedicancur inquid dc (uis. in» tetioribus : tam quia licéc
accideatia 10 abítracto nó afliciant a&ualitec- (ubáan- tiáso fliciupt
tamen aptitudinalicet , un? etlam in aliquo fen(u actualicr , dicimus €ninqu9d
corpus habet quancitaté due t Q. III. Quomodo ponantur in predicam.cidri. 1.
bet albed: nem; fimiliter quanucas e: tco dit (ubic&tum, qualitas afhicit,
&c. Ad 3. n«g. affumptum ; quia illà etiam quaruor przdicamenia in
abflra&o fumpta. funt diuerfa à predicamenro quanctaus , & fabftantiz ,
«à praicferam varios rcfpc- &us extrinfecus aducnientes , vtanfra in fu:s
locis videbicur. Ad 4.neg.ina.vniuer faliter, quia :nhzrenua , quando ett rca.
liter ab accidente diftinéta , eftin prz- dicam.habitus,vt ibi dicemus, &'folü
de- nominatiué vagatur per ilia prz dicamé- ta, vt docet $co.4. d. 1 2.9. 1:
negatur etià mi. quia vtro«uc modo fignif;catur , vo- catar .n. predicamentum
habitus , & ha- bere. Ad g.negatur patitas,quia e(fentia- lior cft habitudo
naturz fubítant'alis ad proptiam fuppolitam , quod eft eiu(de m przdicament:
«quàm accidentis ad fubie- &um,quod ett ipfi extraneum quare fta- tim ac
natura fubítanualis à (uppofito ^ yrzícindit , cenfeiur incompletum ens ,
faltim in modo fignificandi , non (ic acci dens , quia adhuc retinet
habitudinem ad interiora ; neque in hoc attendi debct qmaior , vcl minor
perfc&tio :n entitate , nam adhuc hamanitas vt quid incomple- tü c(t
perfc&tior accidente in concreto , od habet modum completi entis , re
picitur .a.'ad modum fignificandi, non ad rem fignificatà, Ad6. patet ex dictis
, de rationc .n. przdicamenti ett predica- tio,& (ubiectio cffentialis,
& qu:dditati- ua,non accidenialis,& qualitatiua; aliter pradicamemtum
accidentis non deberet conítitui ex generibus , & [pecicbus acci- dentis
inter (e ordinatis fecundum füb , & fupra,(ed ex accidenre, &
fübic&o, in- ter quz cadit przdicatio accidentalis. 34. Secundo arg.contra
diipofiionem intermin:is concrcus. Tum quia Sco.ipfe q.1$. Vniu.ait,concrcta
accidentalia non tlie in gencre , nifi reductiue fimpliciter uendo. Tum 2.
Atifl.3. Top.c.1. ait iuttitiams non iuftem cite 10 predicam. Tum 3. concreta
nO potlunt cüe genera , & (;ecies,quia ca folum potfunt genera , vcl
fpecies c inari quz figoificát na turam per fe ftantem , & non alieri adia-
€entemyaliter pre dicarentur in quale ,nó in quid accidenua verà in cocreto
ligai- Logica . ; : $37 ficant naturam non per fe ftantem , hinc Arift. 2.
T0j.c.2. ait coloratü non dici de albo ranquam genus, fed denominatiué. Reip.ad
i.& 2. vel loqui Scotum, & Arift.de cócreto pro aggregato, ycl quia ron
eit in predicamento, ni(i ratione for m (igniticauz , & quia coordiDatio
cone crctorum pendet à coordinatione forma- rum , ficut vniuerfaliter verum eft
deno- minatiua pendercà form.s denomináti- bus. Ad 3. dicimus probare folum in
ri- gore debere ifta predicaméta in abítra- cto con(litu:, adbuc tà etiam in
concreto poffunt conflitur,nam concret, licét vt refpicit fubiectá babeat
rationem qualis, attamen vt refpicit inferiora ratione for- mz,quàm forvaliter
importat, habet ra- tionem quid , nec vt adiacens prdicarur dc inferioribus ,
fed vt elfentialiter inclu- fum. Arift. auté fumpfit album , non pro formali,
(ed' pro materiali , & (übie&o quomodo coloratum denominatiué di- citur
de illo .. Declaratur amplius hzc folutio, ,uiaalbum, & nigrum , fi conli-
deranuur vt talia formaliter, nó veró pro - ut connotant fübie Cum, coloratam
prz « dicari potefl de 1pfis per modum generis, & fpeciei , interroganti
AIOROP Sid fit album, vel nigrum fic fampta,bené repo detucquod cit coloratum ,
vndé licet fit concretum adiectinum; attamen nO prz dicatur per modum
adiacentis, nili refpe- * &u fübie&orum de quibus accidentaliter
predicatur refpectu veró inferiorum pre- dicatur e(fendaliterjac per modum pet
fe ftantis; licet connaturaltot modus cócre- torum adiectiuorum fic.
praedicari. per modum adiacentis . QVAESTIO IV. ; De diuifionibus , &
regulis an- tepredicam. ^ 35 q)OR definitiones vninocorum "T quiuocorum ,
& uo- rum, quas dip. 2. explicauimus » fubdidie Arifi.in Antepradic. duas
diuifiones , Sc duas rezulas , dc quibus erit Ícrmo in bac quzitionc. . r
"vpn Prima diuifioeft corum , quz dicun- tur» nam alia dicuntur , cum coin
Vu: psc $38 Difp.VI.De
"Pradicamentis in Communi. fic, vt homo albus , alia fine complexio- me,
vt homo equus; & valet hec. regula ad d:gnofcendam conditionem eorum y Quse
in pra dicaméto repom debent, que eft incomplex'o , vt diximus q. pra'ced.
árt.1. ac proinde Arift. incomplexa .po- fica diuidit indecem praedicamenta .
Ex quo deducitur , hanc diuitionem princi- paliter effe rerum, feu conceptuum
obic- &iuorum, & minus principahter vocum, quatenus pereas (igmficantur
res , & có- ceptus, nam fcientia przdicamentorum non e(t de vocibus;
quapropter ly dicun- tur in prafata diu(ione id (onat, quod concipiüntur , «t
etiam dicebamus in de- finitionibus vimrimocorum , & a'1uiuoco- rum atq;
irà fenfusdiui(ronis eric. Re- tam alie figmfrcantur conceptibas com- plexis ,
aliz incomplexis; & licét com- plexio, & incompletio (in: paíTioncs vo-
€um, conueniunt ramen primó concepti . bus, & complexio , aut incomplexio
vo. tumyttendimur proprie ex coxnplexione, aut incomplexione coaceptuum,itaut
il. Ja vox incóplexa cenferi debeat y cui vnus tantum correfportdet cóceptus,
comple- Xa vcro , cui plures, vt determigauimus in r. p.inft. tract. 1. c.3. 36
Sccundadiuitio eft eorü, que funt quod alia de (ubieto dicumur , & in (u-
bic&o non funt, vt (obftat; vniuerfales, homo;animal;alia infubiectofunt,
fed dc fübic&o nullo dicuntur, vt accidétia par- * ficularia,harc albedo 5
aiia dicumtur de fir- bie&o, & (ant in fübiecto , vt accidentia
tniucríilia,coler, albedo; al:a deni ]z1ec fant in (abie&o; nec dicitur de
fübicctoy vt fingularia (ab(tantiat Petrus Sortes; fin qua diuitione (olum ett
adaertendum cf- fe in (ubicGo;& dici de fütrie&o diuerfi- modé (umiab
Arift. nam «ffe in fubie Gto accipit provera, & reali inhe(ione in co;
quomodo accidentibus conuenit nan li - «ét forma fuübütàárialis fitim materia
vc. in fübiecto; non tamen inhieliad , vt docet Scot. quo]. y. À. (ed per vetam
infotma- tioncm, nam inlrerere dicit informatio- fticim nou per fe, hoc ett,
quod inbzrens , «um non (it à Gus Gicaphiciter 5fed Lecait- 1m quid, non facic
vnum per fe cam fu- Ms4ào ,(cà per accidens ;at forma (ub- " ffantialis
eft a&us fimpliciter, & cü maz teria facit vium pet (e , & ideó non
dici. tur e(fe inubieGo per inhzrentiam. Di- ci verb de (übie&o (fumitur,
vt fignificat pradicari dealiquo vt de inferiori quid. ditatiué . Valet hacc
diui (io nedumad di gaofcendum difcrimen corüsqua in prar dicamento fubflantia
reperiücur jab hiss. quz ponuntur in przdicamento acciden- tis,(ed eram ad
cogaofcendam conftitus tionem przdicamenti tam fubitantig;qu& accidentiam,
qma illud cóftituitur ex fübs flantijs varaerfalibus , & particularibus s &
(iiliter iita ex accidentibus vniuer- falibus, & particularibus , nec aliud
di. cend.1m occuttit de his diuifiomibus . 37 Primaregula anteprzdicamentalis
eft. Quindo alterum de altero (tzedica- tur ,vt dc (ubie&o , hoceft; vt de
quiddi- tatiué inferiori , quzcunq.de praedicato — dicuntur, etiam de fubiecto
dici neceffe — — eft; nimi homoeflentialrer induditur — — in Petro, ét effentia
hsminis in eo inclus. de:ur, erzo (i homo e(fcaialiter eft anis mal , etiá
Petrus effcacialirer erit anim Valct ifta regiila ad cogaofcendum or nem eorum
, qui pomintur im predi nierito, nani qua in re&a lirica p deben: effc
effentialiter fubor: ut faperiora im inferioribus : j s & de
illisquiddiatiué dicamur. Ex l$ ——— deducitur regulam valere , &
tradifolang —— de prad:caris effcavialibus — vt 1. p. imft, trat. t.c. S.
diximus, quia talia funt fape- ri0ra cefpe&u inferiorum im linca pras-
dicamemali; & his quidem ; quz predi, — — cato competumet fupponitabfoluté,
nó — autem vt (upponic fimpliciter, vel quar different iam ponant imer prz
dicati ipe fuay & fubrectum , eft pradicationes m fccundis iatentionibus
fiunt. per acti fie gnatum non y iq; exerceri dcb: buntsaili im primis, et (ze
pius diximus z quar omnia —— éx Sco..9 ptz:dicam.& qui- bus obteruatis
toluumtu: omm f ta,quz contra liinc regulam ficri f, - quo autem fenfu poffit
exreridi quoq« ad prédicata accidenetlia i bid.explicarü eft. - Sccunda regola
; Diweiforum genetít, & non (abalcermaurm pofitorum diueríar funt [pecies,
& differenu , vcl vt alij le RI. lr. »9 -. Quef IV. De diuifion. e) reg. c
Antepsádic. — 559 gunt, diucrfz font. fpecie diffcrentig ; vt animalis .&
(cience (ibalternorum vcró nil proh:bet caídem «ile d:fferentias , nà füperiora
de inferioribus dicuntur. Valct hzc tegula ad cognotcendum ordiné co- ram;quz
ponuntur in diftinctis pradica- menc$,diuerfa .n. przdicamenta diuerfas habét
fpecies ,& differentias, Circa hanc regulam primó dubitari folet ; quid
intel- ligar per genera. fübalternatim , & non fubalternatim pofira; genera
.n. alia funt , quz in nullo füper:or) genere conuenirir, «t fant illa
diuer(orum. przdicamentorü, alia, qua funt fub aliquo gcnere » inter fe verb (e
habent , vt difparata,vt animal, & planta,qua dicuntur fübetternasquatenus
in vno tertio conueniunt , ,f. in corpore, & in viuéte, quzdam tádem
dicütur füb- altetna proprijffimé, quia vnum (ub alte- ro centinetur vt animal
, & viucns. Soto, & Complut. hic explicant gene- ta fübalterna c(fe,
quotum vnum fub alio continetur,uon fübalterna , quorum vnü non continet aliud,
fiue fob tertio comu- fnicontineantur, fincin diuerfis fint prz-
dicamétis;fauct $cot.q.10.predicam.fun damérum (fumitur ex 1pfo contexcu, nam
explicans Arift.quz fint gencra fübalter- 52, adducit excmpla de fuperioribus
re- fpe&u inferiorum . Tum quia hocclaré habctut in verfione Argyrop. quz
cft om tibus caftigatior , Quando genera diuer- f funt, neque »num ab a'tero
contine- tur, eorum ét differenti [pecie diffcerut; eorum autem generum , n
»num fub altero contimetur, nibil probibet eaf- dem differentias e[fe. idem
habet 1. Top, €.13.ib1 à pofitione generum ,vbi expli- cans Arift.genera
(ubalcerna,& non alterna, in hoc fenfu,tradit hanc eandem tcgalam, &
doctrinam . 39 Cómunisopinio , quà tradidit Ta- tar. m fumm.in ex pofit. huius
regulaper genera fübalterna intelligit ca , quorum vnum fab altero cótinetur ,
vcl ambo füb tertio, non fubalt rna vcró , quein conueniunt ; Fundatur in hoc,
quód exé- plilicans Arift, de generibus non fübal- cernis mentionem fecit ; de
his, que praze- dicamento differunt, vt animal, & fcicn- tiaj tum quia 6.
Top.c.2.loc.41. quz: (ub nullo quód gcnera alia funt alia inadzquata , de qui ,
tcrtio continentur , fabalterna vocat, de sce docet , non implicare haberc dií-
crentiam coem, ergo cum hjc ait &cne;a (übalerna habere cafdem fpecie
ditfcicn- tias , €t de contentis fub tertio intellexi: . Awuan;é quia rcgula
ifta de genctibus füb tertio coi contentis intellecta in vno fenfu eft vera ,
in altero falfa, vt videbi- müs,ytràque cxpofitionem poffumus ad- miucre?&
qp per fübalcernagenera intel- ligátar , qua (ub tectio conupcntur quà ad illas
differentias , quas po(funt habere €ócs; & quód per no fübalterna accipiat
» meia vnum non e(t fubaltero ; fiue (int ub tertio, fiuc nó,ex plicando
reg.lam in eneribus fub tertio contentis quà ad il- las differentias, quas
nequeunt in cói pof fidere; eó vcl maximé, qp ia textu vtragi expofitio
fundamentü habet, vt vidimus j quapropter explorare debemus quà ve- riratem
babeat hzcregula , przcipué ia generibus füb vno zertio contentis , de uibus
eft maior difficultas; non quidem c conftitutiuis illuus generis communis, ha
namque omnibus inferioribus conuc- niunt vt diffcrentiz conftitatiug viuen- tis
conueniant animali, & planta , (ed de diuifinis, an .f. differenti diuifiuz
ge- neri$communisconuenirepoffiotindiffetentergeneribuscótentis(übillocoi.40Primaopiniocftaffirmariua,fedAuthoresiftiusopinionisdioififunt;ali-
ui n. indifferenter de qualibet differen- tta loquuntur,; eo quia putant nullas
císc differentias proprias vnius Ípecici cófti- tutiuas,& vnius gencris
diuifiuas, (cd quà libet communiorem cfic fpecie , & folü adaquati cü illa,
quatenus eft alteri con- iundla differentiz , cx: qua combinatio-. nereíultat
adzquarum conftituriuü fj €ici ; ac proinde admittunt eandem di ferentiam
pluribus generibus. pofleaduce nire, illaque diuidere ; ita. Auería q. 15«
Log.fe&. i. nod: vni. c.de di fc i 8.qui alios citat. Ali A ita non polunt
habete communcs frecies, concedunt in ie rcperii policy in qua deicédanc
iicrentuas inadz quatas; unde licét Vu à mera "NS vna fac l. LJ -- 3 OU Wo
Lue iui * L4 549 fixa difparata haberc communes diffc- tentias , admittit tamen
continere fub fe communcm fpcciem , quam inaditquaté contlituunt,dc qu busnon
erit verum di- «cre , quód generum ad inuicem non (ub ordinatorum diuerfa (int
fpecies ; ita 5 Arriag.di(p.8.Log.fc&. 1.fub fe&t.2. Alij ditiinguun:
de differcntijs,& generibus, nam quz dam differentig (unt vniuerfa- les,
gor totam lineam przdicamentalem unt, vt Corporeum, & incorporcum in
przdicam. fubftantiz,& gencra ab il- lis conftitata d:cuntur. vniuerfalia,
quia totaliter Jineam. przdicamentalem am- le&tuntur, vt corpus , &
(piritus ,& dc iftis verum cft,quód non habent differen- tias diuifiuas
fuperioris generis cócs,quia . talcs (unt illz vniuer(ales formaliter op-
ofitz, quz nequeunt in codé repctiri;a- - dig (un: differentiz particulares,
partica - "late genus diuidentes, & de iitis verü e(t pofie pluribus
generibus infcrioribus có- ' uenire, refpc&u quorum non fe habebüt t
difterentiz adequate coftitutiuz , has «n. afferant non poffe e(íc cómuncs ,
fcd inadaquaté,& non vltimaté ita Rau,hic , & Amic. af(eront exemplum
de quanti- «tate;quz primo diniditur in permanenté, & (uccefliua,qua genera
habent cócs dif ferentias. f. córinuiy& difcreii , qua (unt t diuifiuz
quantitatis in comuni, nà da- tur quantitas perganens continua, Vel di- fcreta,
& quantitas iucccfTiua conma , " wel difcreta,confentit Ponc.
difp-7.n-46. Secunda opinio afferit , quodlibet gc- anus habere proprias
differentias diuili- jitávt.vna diffcrenua fit vnius tantum generis d ufiua .,
& vois (pecici confti- *tuuua,ita Doctor q. 10.przdicam.q. 27. "V niu.& 2.Poft.q.58. & alijs inlecis
infra it. efta; apud Antiquos communis, quà «x Recentioribus (equuntur Mor;f,
difp. . Log.q.6. Conplut. hic; Pafq. tom. r. €Mecdifp.61.67.& 68, Pro cuius
refolut. ^ 4t Dicimus prymó , genera diuetíoiü przdicamentorum nullam babere
com- munem differentiam conf(litutinam, aut diuiiuam , ncque. communes fpecies;
áta Sco.ci.& 2.d.5.q.4. D. Probatur,quia praedicamenta (unt impermixta ,
itavt &num etfcnualiter non parucipat natura | $ Es d - — P Difp.J/I. De
Pradicapsentis in Communi . alterius , ergo quz fub ipfis continentur, - nullam
habcbun: d.firrcotiam cóem, nec conflitutiuam, nec diuifiuàa ; fapponimus n.
nunc decem genera non habere (upra . (e aliud genus,na (i velimus loqui infen-
tentia admittenre vnum , vel pauciora , quàm decem przdicamenta ,. fic de illis
idem iudicium faciédum eft , ac de gene ribus (üb communi tertio coaftitutis
,de quibus in feq. concl. ex quo paret alias pats de fpeciebus, nam fpecies
nonnili cx genere, & differentia coale(cunt, ergo ex diucr(s generibus ,
& differenrijs diuer(a quoque ífpeciesconfiruuntur, 41 Dicimus 2.geneta
iater fe fübordi- nata comunes habent omnes diífereniias fuperiorum generum
conftitutiuas,quod ctiam eft vcrum de generibus füb cói ter- tio cótentis; quia
clecitind in diffecécia ^ illius certi conttitutiua; eft cóis cü Ari(l.
hic,& patet, ná animal includit oés diffe- rendas, (. corporcum quz e(t
conttitu- tiua corporis, animarü , :,uz eft coltitutis - ua viuenus, &
fentibile, quie cft propria ipfius animalis; (i militer animal, & pla habét
diftereacias cóitituguas coi i& viucnus. & fequitur ex prima T alteri
de aliéro predicat X hinc cá dic mos horum generum eafden c(lc ditfcrenias
conttimutiuas mil aid. fignificatur, quá rationem generis lupes tioris inueniri
in inferioribus, non veró differentiam. conftitutiui generis fupe- rioris elfe
vitimaté conitiruriuá generis - infcrioris,hoc.n,cftimpoffibile.Scquitue etiam
gencra inter [e (ubalterpa. particie pare aiiquas d.ui(iuas (aperiorüs nà ani-
diuifiiuis fubitanciz h:.bet corpo rcü,ex diu .fiuis corporis habet animati »
ex diuifiuis viu&tis habet (enfibile ; quod etiam elt alicrendum de alijs
(ub tertio ' cóhtcátis , quz habent commuaes diífc- rcntias diuiliuas, que
gegera'conftitüunt in illis inclu(a j praeterquam diuifiuas 1m- mediati generis
fuperioris , v.g. animal «& planta babeat communes diifcrentias. diuuiuss
fubftanue,X corporis, puta COE - reum , & animatum, nontamenbas /——— — t
communcs differentias diuttiuas vi« uentissvt eít,(cnibile, & vcgcetabile,
5» , vrmoxdicmus, —— c mpm ^4 Di- Pi : I p TAX PV ^ | t Duft. IV.De divifonib.
evregulis e dntepr «di. ^ -— Dicimus 3. nulla differentia diuifiua itnius
generis poteft efte diuitua alterius - generis , fed quelibet determinatum fibi
genus vendicat, ita Sco.cit. quam probat q. 10.przd. fi eadem differenua fiue
vlti- ma,fiué nó vltima aducniret pluribus ge- neribus, (equeretur idem
fpecie,vel gene re inferiori effe in diueríis gener bus non fubalterdis,quod
implicat, quia idem fpe €ie,vel gencre inferiori habet vnam císé- tiam , genera
autem non fübalcerna , (ed difparata , ctiam ciuí(dem przdicamenti, non faciunt
vnam ctfentiam , vt patet deanimali, & planta;fcquela probatur;quo- rum c(t
vna differentia ;|vna eft entitas fpecifica , nam vnitas fpecifica nonniíi à
ifferentia potefl prouenire , in caíu vna e(Tet differentia. Dicesa iefle
diucrfitacé nercum; ideo conftituta non eífe ciu(dé peciei.Contrá;genera funt
rationes con» ucniendi in (pecicbus, diffeietiz funt ra- tiones difconucnicndi,
hinc genus dicitur à differentia contrahi , clc magis vniuer- fale ,
differentia minus vniuerfalis : vnde ger diffcrétiam magis accedit ad cffe in-
. diuiduale , co qtia eius communitas per differentiam reftringitur ; qua
ratione die citur genus inquid pra dicari , differentia in quale, & per
modum adiacentis ; ergo ab illis generibus non poterit prouenire differétia
[pecifica ; imó fi hocafferatur, potius illa differétia fe haberet vt. genus ,
quia omnia generis attributa illi copete- ret, gencra vcró fc haberet vt
differciig, Refpondet Auerfa cit. & (c&t.5. nullü efle inconucnicos
idem habere modo ra- tionem generis, modó raüonem differen. tiz modo cGcipi vt
cóius,modó vt minus communc;quia genus, & differentia non funt quz dam
entitates ex natura rej di- functz, fed vantü virtualiter , vnde ad li- birum
poterit intellectus nofter formare diueríos conceptus srn diuer(as a (fi mila-
See af ceucmentaedquis habet ea- dem (pecifica patura refpcótu dimerforü. . 44
Contra T sia icipon Gers n à argumenta probantia di 10n€ for- male M dr gradus
metaphylicos . Tü quia admitla funda rali diftin&io- nc » adbuc efl talia ,
ná dittinGtio rationis rat iocjnata per boc diifcita diftünétione (o ka. |
rationis ratiocinantis,quod illa non ad Ti- bitum noftri intelle&us poteft
tribui re- bus, & inter aliqua conc.pi (zd neceffi- tatur intelle&tusad
tales vel tales conce- pius formandos ex fundamento reperta in re, non fic
cuenit in dittinctione ronis ratiocinantis ; cum ergo per Aduerfarios gradus
mctaphyfici diflinguátur ratione cü fundamento inre , neceffarió concipi dcbét
deterniinato modo,& nO ad libitü intelle&us noftri .. Tum quia ex 7.
Met, 41. & 43. definitio dicitur per (c vna, quia vna pars eius cft per
feactus , altera per fc potétia, (cd f1 ex noftro capite vna pars dicitur
actualis,altera potentialis, & non,quia fic exigitur à parte rei,nulla ef-
[et pct fe a&us, vcl per fe potentia , fed qualibet ciiet per accidens
a&us, vel peg accidens potentia , quia nou ex fc ipfis, fed quoniam (ic à
nobiscócipiuntur. TG quia vt arguit D'o&or quol. 1.P.qualis oc do perfe
realis effet inter aliqua, (i eflent realiter diftin&ta, talis pcr (e ordo
eft in» ter ilia,correlpondens, illi di(tin&ioni » quam habent, puta rationis,
fi diflinguae tur ratione; (ed fi genus, & differentia e efsét à parte rei
diftincta,neceffarió prior e(let ratio gencris, & vniuerfalior , ratio veró
differentiz poflerior, & minus vni- ücríalis,& hoccx proprijs
rationibus fot malibus ipforum ; crgo & fi ratione po« nautur ditlin&a
(emper ratio gencris de» bet concipi, vt prior, & communior,non autem ad
libitum n:; ftrum ; mai patet,ná ideo conceptus diuinz effentiz concipi- tur vt
prior quam fapientia diuina ( quae per Adueríarios ratione diftinguuntur ) quia
vbi ifta realiter diftinguuntur , vt im crcatis,eflentia clt priorjquam
fapientia, & quz iiber alia attributalis ratio. Aliter teípond. sfl'umptum-
yalere de dificientjs conftitutiuis vltimate fpeciae rumynon dc diuibuis
communibus. Con- trà qualibet differentia hobet , vt fit diui- fiua generis,
& conftitatiua fpeciei, fi e vluma;l peciei intima, fi non vltima, fpc*
cici fubalternz,yt (eq.concl. dicem go.quaübe: ncceffario eri minus cómue
215,qUÀ genus, & non poterit nii vni fub alicrno gencri conuenire » non.
«n, datur diffcrenua aliqua , qua fit diuifiva genez T Yo 5 m5 fas Difj.VI.De Predicametisin Comum: ^.^ tis,
quin ctiam aliquá fpeciem confliruat: hoc .n. eft diuidere genus.f.facere, vt
id, cum illo addito vni tantam. 4$ Refp Run.d:fferentiam diuifiuam ü gcnere
conflituere propriam fpecienr ,cá hoc tamé flat, qnod inadz- quate conftiwat
illa genera. inferiora. , quibus conucfiit , vt fücceffio aduen;ens quantitati
adequate conftituit. fpeciem quantitatis fucceffiuz , & quia cft com- tait
illasinadequacé,ade'juaté tamen có- ftitauntur à ditcrenup proprijs vitimis.
quaté conftituta per differentiam diuiti- gam qualis affi ematur quantitas
fuccetfti- tia, vcté fe habct vt quid commune poten tiale ad quantitatem
continuam,& difcre tam, per continnitatcem , & diícreuonem diuilibile,
& cotrahibilead illas fpecies, Wt ad inferiora; & in hoc fenfu non
difpu. tamus, quia effer diccre gencra inferiora habere füpra fe genus , à quo
inadaquate conftitauntur, quod efl verum;vel non fe hibet vt genus fuperius,
fed potius vt dif fcréria conflituens inadequate ex (c mo- tur, oti eft fpecies
quantitaris continua fucccfliae , irauc fjmul cum continuitate diüidat
quaritiratem in communi , & có- ftituat fimul cum illa viotum , & in
hoc fcntu coincidit cum illa opinionn ponen tc differentiom vltimam nom effe
vnam fimplicem differentiam , fedex pluibus «ombinatam, quam opinione ipfe 1:
uuius «onfütat, X nc sconclaf. feq. nam conti- nuitas hoc modo non pcfftt e(ie
ade qua- te conftitutiua motus, ficx aquo concur. tit (acceffio ad
contra&tioncm quantita- Lo commani , & conflitutionem mo- itaut vna
finc altera non fuffic:ar. Tà- dem principaliter conf.quia ficut in phy-
ficisin fententia ipforum admittentium lures
materiasdiuer(z.raticnisinceleibus,&(ublunatibus;nompoteft ma- teria caeleftis
intormari forma füblunari mec (fublunaris materia forma aliqua coe- i proptet
ordinem intrinfecam,quem inuicem dicunt , ita quia genus fc ha- | Yt rnatcria
i| ica , & dificren- tia vt forma nictaphytica & vnum geras. "tfe
eft alterius rationis ab alteto,nom poterit diuidi, & actuar: per
differériam alterius «ris fed quodlibet petit propriam di" tiam,& hzc
proprium genus, 46 Dicimus 4. quamlibet fpecic tàtm infimam; quà fubalternam
non conftitui in proprio cíTe per plurium differentiatü combinatiónenr, &
vríioncm , quarü (in gola alijs (pecicbus finr communes; fed fimul fumpta
nonnifi in fpccie,qua con ftituunt, imeniaritur;(ed con(litui detet- minata
differentia. fimplici , quat ita. fit ptopra illius fpeciei vt non fit
alterius, fed cum ipfa adzquetur , & conuertaturz conftitui quoq;
determinato, & certo ge nctc proximo , qued vnur crit, non ra; clt Scoti
cit, &in 4. d.11.3.3. CC. vbi docet
rerum differentías fumpliees ef Íe & in r.d.11.q. 2. C. vulehiominé per
esos cp non folum abhis d;ftin- ui, quz (ub eodem g:ncre proximo có« Lage som ,
led edaà lapide, licét nonadz- quaté,& claré d. 8.q.3.in fine Prima pars dc
differentia prob.ex 7. Met.45.vbi do» cent artem conftruenda delinitioms ait
tandem dimdendo gencra deucniri ad timas differencias , & indiuifibiles. Tu
quia quzlibct ilierum differentiarum: - ^ quibus combinauo 1lla coalefcit, Gom
determinata ad banc fpeciem, cumquz- libet ponatür cxcddens,ergo neq ; cómum-
étz poterunt dici ad hanc. (peciem: minat , Prob. conícq; pcr itlamc nacionem
differentiz 1llg nomamittunt proprias entitates , quarum qualiec po- nitut
indetermina:a , ncc per ibam come binationem aliquid de nouo aduen,t; ni vnio ,
quz cft ccípe&us quidam non has bens vim determinandi, (icut (i plura ge-
ncra difparata (imul vnirenrur; ex il vnione non refültaret aliquod determi».
natü, (cd c(fent adhuc plura radetermina- ta vnita, co quia talia inier ic,
ergo in combinatione ditferentiarüm debet affignari. necetlánó aliqua.
detcravunata diffcientia , qua conftwaror fpecies, & hzc ecteonuertibilis
cum ipfa ; vt eue- niti combinatronc gcucris , & ditfzrene tit j €x qua
idco determinata 1alurgit fpecies , quia & i genus üt quid commu, &
indeterminatua; adeft tamen ip(a differentia determinant qx li non dc-
fcrimiaret y quontumcanque vniceatuc, fiup quain cefaltarec( pecics . - 47
Hirecratio, quam fuse profequitur pa qual . cic. adducitur a $co. q.5 8. Poft.
in oppoltü, quarens n. ibi , an quxlibec pars definitionis fit in'plus,(eu
commu- nior,quàm d.-fiuitum, pro ncg iciua parte arguit » jud (i non cft aliqua
pars con- crabliscam definito , non effet aliqua cau(4 , cur tota definitio
conuertatur. Et fi diceretur, gy ex hoc, gy vnü additur
alcc- ri,vnum per alterü dererminatur. Con- tra arguit, nihil additum alteri
determi nat iplum ad aliquid inferius eo , qdód addicur , v. g. fenübile
additum corpori nó determinat corpus ad hominem , qui eft inferior fen(ibili,
(ed ad animal, quod &óuecnitur cum ipfo ; (ed (i qualibet pars definitionis
eft coómunior dcfinito , nulla ipfarum addita potefl deccraiinare dcfi- .
mitionem ad defiatum ; quod ponitur 1a- ferius (eu minus cómune. Deinde refol.
uendoqueft.renet athicimatiuam partem; quando definitum pcr mulcas differentias
circumfcribétes vItimam, nà. «na determinatur ab alia; & affert exem- plum
de defiaitione reruarij, .(. quàd. ar numcrus impar: primus ,' quz definitio
conuertitur cü tecnario ,& tamen i- bet cius pars eft communior üingillati
fumpta, vt patet: quare ad replicam ait , verum efe a(lumptum dequalibet patte
abíoluie,& ex (e,non tamen vt mutuo, & vicitIim aliam determinat ,&
àb iila de- terainatur,vt patet in exemplo adducto, nam ly impar c(t
differentiacommunis ad ternarium, quinatium, &c. ly primus cft '
indifferens ad dualitatem , quz ex alio numero non integratur , & ad
tetnarii qui ett primus, quia partes ipfius no funt numeri , (ed ümul (umpta
determinátur ad inuicem, nam ly impar decerminat ly Primus; vt ftet pro
ternario , non pro bi- vario ,.& lyprimus detecmninat ]y impar
adcernaciüm,;non ad quinatium;quarc ex mutuacoatractione fit cotam conucrti-
bile cum definito , ^ Haceadem do&trina poteft refponde- — fi ptobation:
Mus qnod ex mutua có-« combinatam , fe tra&tione differentia ille & a
nc cun fpc- o Que IF. Dc diuifionib. évregaliscfotepredic. $45 cic
cóuectibiles;quauis (cor(im accep: e in plus c hibeant ; quod potett con aM ni
exemplo quantitatis permanentis cti- nuz , namha differenti pecmancacia .(.
& cóxinuitas ting;llazim 1a plus(c habét;
permanentia.n. potefl conuenire quan- titati difcretz , &
continuitas quantitati facce (Tiuz, at vt adinuicem determinan- tur, &
combinantut , conacttuntur Cg peremnentiquantitate coatinuà, —— 5 ..48
Sedaduertendum,quód Scotus ibi dittinguit de differécia , quo. alia fit fe,
& eísétialis, alia per accides, & accid talis ; de prima ait , quód eft
cü propria fpecie cóuertibilis neceísarib , & probat ex Arift.z. Mer. 41.
& 43. vbi ait , quód * fuficit definite pec vIrimam differentiam '*cuta
genere , quia vltima jàcludit totam f'ibitantiam defifiti: de 2; concedit poffe
fcorlia excedsoe dzfiaitum, fcd couiun- Gim conuerti ; figaüm. euidens doctrina
allatam no c/Te vniuerfaliter veram, & de differentijs ellentialibus;
aliter n&àropor- tcbat diliingacte, & diuer(imode decide- fequa (icum ,
quapropter coacedímus éc nos,quando vltimz ditfetentiz nos latet, ero A
accidentia fimul combinata &icumtccibere naturam fpeciei deBaitio.. ne
dcfcriptina', non quiddicatiaa; (icut cü volumus fignificare aliquod ind.aiduum
inpatticulari, circumfccibimus ipsü per x. accidentia excriníeca , quz timul
colle&a ia ipfo tantum reperiuntur , (e- oríiq vecó in alijs; at à
di(tincte, & pro- priévellemus ipium fignificare , oporte- rc attingere.
differentiam indinidaalem, qua vna eit, & (implex, non plures; ra- tio.
verà difparitatis cíE;, quia ad defini- tionem accidentalem de(cripriuam fuff-
€it , vt partes illa aliquo pa&o vniancur y at in definitione quidditauua,
quia hec explicat vnum per fc ; quz ponuntuc in definitione, debent ctiam fc
habe- Fe vt per fc vnita, quod non fix, nili cu vnum (cbabet; vt per. fc actus
, alte- rum, vt per (c potentia , quod nequit reperiri an illis diffcrentijs in
vnum com- binatis , ergo 1mplicac differentiai con- ftcu:tuam vmus fpeciei cffe
ex pluribus i düinplex ; & d.tecmie * natz eie dcbzr. E Eeedore VU 4 — 49
Quod EN t wN (x x To E 49 Quod verb illz differétiz nó pof- fint mutuó fe
determinare, probatur,im- plicat idem refpe&u eiufdem effc fimul genus ,
& differentiam , namquarationc effet genus, eflct per fe potentia, qua ta»
tione e(let differencia , e(fet per (eacus , quarc fimul erit in potétis,&
in aóu for- mali; ergo implicat illas differécias inter fe determinari;
Prob.confeq.quia fi con- tinuitas v.g. per fe coar&taret permanen- tiam,cui
aducnit,iam effet iptius differé- ti2, & a&us , permanentia veró fe
habc- bit vt potentia; & vt quid efTentialiter dc- terminabile , & per
coníequens effet gc- nus; in hoc .n.cófiftit ratio generis,quod fit quid
cótrahibile per aliquam aliam ta tionem effentialem fupcradditam tanquá uid
contra&iuum , € actualc . Dcindc 1 continuitas eft effemialiter à permané
tia determinabilis,iam ccit genus, & pcr- mnanentia erit differentia.
Quibus acce- dic, quod vcl ex ifta combinationc diffc- tentiacum rce(ultat vna
per fe differentia totalis,& adzquata, vel non, fi (ccunad, terca
inquirimus ab Arriaga, quomodo alia genera dicütur adaequata, quorü vnü uin
poteft We Ud $44 Difp. L.De Predicamentisin Conmi; - (pecicicóuenice, &
aliainadzs ,— quata,quorü duo, vel plura poísüt ad(pe €i€ coftituendà
concurrere, an.fiex M v. 4 prianatura (íotadequara, vclinadequa- — ta,an veró
vnüdicitur inadzquatum ex — concurfu aliorá, reuera tá in (e Meo, J quatü, (i
(olü cócurreret. Si hoc alleratur,vana ett ifta diftiXtio ; gp fpecies poffic
in duobus generibus imadequatis re. periti,nó veró adz juatis,qua Arift, expli.
cat ; dum ncgat diuerforü generü ag (üb« ordinatorü cafídem cíle (pecies
faceret n.hunc fensü ; fpecies non poteft eífe fub duobus generibus
adzquatis.i. 6 elt cm. (ub vno gcnere, nequit tunc e(fe füb du bus,nà iilud
dicicur genus ade quatü,quo« fc (olo conftituit (peciem,quamais poffit cum alio
concurrere ; qua eft eidicula 2» expotitio . Si dicatur primum quia illa.»
genera poffent (eparari, nam a&us , qui ex motiuo obedientig , &
rel;gionis elici tur,poterat ex folo motiuo obed. Cuz fie 2 s 2 V ri,iam cffent
diftincta cealitec , & confes Me ergo erunt] quid accidétaliter aggregatü:
quenter nonpoílent vnamperfeípeciem — ——— vnde ncc vnam per fe (peciem poterunt
conftitucrc"; fi primum , preecerquá quod talis eflct (pecics conftituta,
vnde nó pof fet poni differentia alterius confticutiua , adhuc tamen ipía
poneretur differentia 1s adaequaté conflitatiua illius fpeciei, Ex ifta
doctrina impugnatur rcípon(io Ar- . riag.ait .n. (peciem non pofle conftitui cx
duabus differentijs adzquaris , fed be- néex Unete Nam quzrimus ab ip- fo foe o
iflz differentiz concurrüc adcottitutionem ynius ada quaue diffecé- tiz, non
per aggregationé,quia mon con- ficcrent vnum per íci, fi per cópofitioné , ià
cedit argumenti factü, pro cuius fola- tione, Ponc. cit, valde laborat,;&
tandem ad diuerías recurrit confiderationcs . $o Sccüda emis concluf. eft
praccipud cotra Arriag.i& fequitur ex dictis , i. .n. fpecies nó nili ex
vnica diffcrentia cófti- tui pót propria, & adzquatay& hac düta- xat
vni generi pot conuenire; tà qualibet Épccics cx vnico genere proximo , &
vni- €a differéuia decerminatis)& ceris, ficuc rminatá, & certá habct
entitatem,S& non cx noftro capite, erit cOftituta, Pra- con(titucre,mfi
phyticé per modüadus, | Rm & potenciz facerent compoutioné,quod eft tilíum,
Tum quia genera ill, uia fe» cüdum iplum habé: proprias differen:ias, quibus
contrahuntur , conttituent pro» pr.as fpecies inadzquatas , & tic pocius
actus illa effet in duabus. fpeci ina- dzquaus, quam in vna (pecie ; quz (ub
duobus inade juatis generibus cóciicatur, Ex his patet fenius fecunda regula
an» tepra dicam.nam fi cft (crmo de d.ffcren tjs cft itutiurs (aperiorum
generum, lic p«r gencra non fübalterna ncceffario in- telligit Aritl. genera ,
quz nec fub aliquo communi tecuo conunentur , fed in di- ueríis funt praedicamentis
, & per (übal- térna,qua: vel ad (c inuicem , vel (ub ter- tio (ubord
nantur. Si veró erit (crmo de differentijs diuifiais& maxime de diuili uis
generis proximi, tunc per (aübalteraa debcat intelligi, qua ad (ciuuicem (ubor«
dinatur pcr non fübakerna etiam » qux fub cominuni teriio continentur , cuius
diuifiuz diff-rcatig non potlunc illis ge» neribus cífe conmunes; & reuera
hic vi- detur [ P TOURAN RM 00000 CMM MP PRDPRREPEEE X tuns diuerfoe funt
fpecies, differéris E n non d e diuerfis ^ etidug tur przdicamentis , non
poflünt haberc Ípecies communes;(ed neq;illa fub com- muni tertio contenta cx
dictis in his cócl. . $oluuntur rationes
in oppo[itum . $1 Ontra cóclaf. vrgetur, quod eedé m fpecies poffint eife in
diuerfis pre dic. & coníequenter etiam ezdem dií- ferentiz ; nam corpus e(t
in gencre (ub- ftantiz , & quaniitaris ; igura cftin gc- nere quantitatis ,
nam per fe con(idera- tur à geometra » qui folas quantitates coníiderat , &
eít eciá in predicam. qua - lit. doplum , & dimidium fünt quantita- tes ,
& relatiua , ende (imul. ponuntur ab E Ariftotelicus f'enfus;pracipué fi
le- Actilt.ia vcroq: predicam. fic fimile, &. diffimile fant relatiua,&
qualitates, mo- tusex H Phyf.cft in tribus
pradicamétis. — Relp.5co.q. 10. prz dicam.neg.afium- ptüm , nam corpus
inratione corporis z-u'uocé dicitur de corpore füb(tantie , & quantitatis ,
illad namq; eft (abttantia capax fuapié nitufa tring dimenfionis: , hoc vet eft
iplumet cina dimenfio «. Fi gura poteft accipivel
pro fuperficie figu- fata , & terminata , & fic ett quantitas, Vel pro
ipfa fizuratione , & terminato nc , & fic eft qualitas , vcl
faltimhabet inodum qualitatis, vc üoloco dicemus. Duplum , & dimidium,
zquale, & inz- qualc formaliter fumi. fj mpliciter rclati- uajfolum
fundamentaliter in genere quan titatis ,quatenusiptorum fundamentum eft
quanttas;pariter (imile,& diffimile , quorum fundamentum eft qualitas . De
motu autem diximus difp. 15. Phy, quod non e(t dire&é in predicamento,fed
re- - du&tiut in przdicamento (ai cermini ; cü non fit re(pectus
(impliciter realis . —.$2 Secüdo cótra alias concluf. argui- tur authoritatibus
Arift. nam 2. Pott.c, dd definiuonibus poni debere plu- res differétias, quarum
qualibet excedat dcfinitum;fed (imul (umptz cum illo co- ucrtanturs& adducit
exemplum de ;d« fi- pitione ternarij , quod fit numerus impar primus ; qua
reguli vfus e Porph. c. de dif£. & c.de commit. gcn, & diff, dum 4X MA
" — Qual IV. De dinfnil. cpoigalie/fitpralie 345 definienslhominemdixit
e(Te animal c1- tionale mortale,quz daz: differenti - mul fumptz conuerruntur
cum homine » (coríim vero excedunt ; Tumquia 2. d part. Ani.non admittit cot diffecencias vl- timas,quot
fpecies infimas; Tam 3. quia 1. Top.c7.&6. Top. c.3. docct diffz-
rcntiam,que definitionem ingreditur fj ciei,in plus (e habere, quam (pecies .
fà 4. quia 6. Top.lec.«1.& 4. Top.locart. - -ait genera (ub communi
tertio.contenta non effe inconucniens habcrc commu- nes (pecics, &
differentias ; qua rationc quamuis animal diuidi (oleat pec rationa« le, &
irtationale atramen 7. Mct. 43. ip» fum diuifit in habens, & nou habzns pe-
des;& hic c.4. in greffibile,aquarile , Sc volatile,tignuw euidens
diffzrencias non neceífarió conuenire certo geacri , fed ad libitum fccundum
noftram concipicn di modum, modó vni;modó alteri appli- cati potl'e;quapropter
non implicabit cá dem differentiam effe communem | plu- ribus generibus ,&
candem fpeciem fub pluri bus generibus contineri. Refp.cx Sco.q.58. Poft.
documentum Ari(t.obíeraandum,cum vltimz d:ffcrea tiz nos latent, quz
circumícribi debenc per plurcsaccidentales, vt diximus in.» probat.concl.&
quia Porph. putauit da« ri animalia rationalia immortalia, idcir- co defin:uit
homincm per morale, vt fic circumfcribens vIrimam ditferéuiam ho- minis ipfi
12notam. Ad z. ibi. Arift, pec differentias vltimas intellexit accidenta-
les,quibus vuimur loco effentialium,quae veré excedunt, non etfenciales, de
quibus loquimur. Ad 3. ibiloquicur Mibinten- tijs. med:js,aon de proprijs ,
& adzqua- tis (pecicbus Ad 4 intelligi debere illa loca non de diffetentijs
edcntial bus, fed accidentalibus, quoeníu cadem fpecies poterit cíle fub
diuerfis generibus,in vno €ficntialiccr, in alie denomipatiué, & ace
cidentalier, vt mox dicemus. —— $3 Teruo ad idé arguicuc multis exé-
plis;Corpus.n. dniditur in viuens, & non viuens, &
tamenvjuensreperiturinArtegelis;Qrutascontinuadividiturinpetmancnicm,&focceffiuam,quedifferenUgrepcriüturinquanutareStmHAus&$346..Difj.^L.DePradicámeptisin(ommwi.bitusdiuiditurpernaturalem,&Küperna.turalem,perntelle&ualem,&moralem,&c.quedíffetenuzconuen'unt.et:ama&busintellectus,Potentiacogno(citiUadiuidituriocorporalem,firituale,
ug dif(ccentia competunt etiam poten- Ur appetitiuz. Bipes eft differentia vo-
lalis, & greffibilis. Incorruptibilitas «onueni: (ub (Lantiz
corporcz.f.celefti , & incorporez .. Pra&icum , & fpecula- tinum
funt diffecentiz (cientie in com- muni, & eidcm a&ui (cientifico
poffunt conuenire .. Prudentia eft (ub genere ha-
bitws,& (ub genere virtutis moralis. Idé actus moralis , (i fiat ex dupl:ci
motiuo duarum virtutum , vt charitatis, & obe- dientiz , cx equo mouentibus
voluntate erit (imul in illis gener.bus. virtutum cf- fentialiter ;non.n. effet
maior ratio, cur wna (pecics fit illi a&ui effentialis,& non alia.
Przdicariin quid & in quale (unt
differente diuidentes pradicabile in có- munis& vtraq; conuenit ditlerentiz
cer- &i0 prz'dicabili,quz in quale quid przdi- catur; Propofitio
affirmatiua diuiditur án veram,& falíam, qua differentiz pro- pofitioni
negatiug quoq; competunt j & ' multa alia pofícnt exempla adduci. Nea:
dicas (ait Auería) cum differentia ma-; 85 patet , quam genus , yel fpecies non
debere na intora latitudinc (ed in fen- fu magisaccomodaro , & determinato
. làm vcl. ifta . minario prouenit cx nfort:io generis, & habetur incencum,
Lin fe (pectatam diffetent.á eile ad plu- ra Erosr eO orti ex Aqua ra- ione
incláfa ia conceptu talis d;tfcrétig, Bebe efcHilanyais detenta ia ; Vsg.
viüens, vg: copas pur cii poo jus Y corporc. —— p-differentiá emper refcinge- i
$4 .re genus, & monitum eft in metaphy fi- €a dicerc gerius etiam
reftringerc diffc- rentiamyquanquam id|coacedat Auería ; quare cum Ai gira:
addita generi vide tur cx vi nominis plus extendi,non debet . fumiin tota
amplitadine, vt nomé fonat, . fcd (ub ratione magi propria , & deter-
minata; licét indigcamus oominibus (z- Eun determinationem exprimenti- 5j.
tationale diuidit animal,& (cicn tiams& attamen virobiq;(amitur difforz
miterz al.ud exemplum addacit Arift, 12. — Top. c.13. nam acutum conuenit quaus
— | tita: q'ita darur angulus acuus, Xquas — — litati, f£. voci acurz .
nontaneneft eas — demdifirenta. Necofliciquodvox, — — & ansu'us finc
diuetforum pradicamens —— | toram,ficuraaimal&(cienta,namprzs —— — cipue in
(ententia Aucríz vnum ptzdie —— caméntu.n poneatis , hzc generare vera. — fe
habebunt vc duo (ub communi tertio. — - contenta, Noncrgocílcadcm differeas— |
tiahic, & ibi , quamuiscodennomiüe. — appellata,vel ti eft cade m,non erit.
e(fca- "PEE tialis;(cd accidentalis: »cr quod poifet ad omnia illa exempla
refpon cad im- pugnationem dicimus nunquam differen . tiamà genere detecminati
, fedex (c des. terminatam effe , quia ralis eft natura dif feceatiz, vnde
negamus, yt à genere prae«- fcindit in plus fe habere tuac. — p concipitur ,
non et di renda is ge^.!iLaneri$,(edconceptusalteriusshinc prelbag — — ad
(ingula exempla re(pondere. bf "D $$ Cücorpus diuid:tur in viuegs , &
E non viuens , ly viaens non deben id. MN tora (uaamplitudine,fecundum quam ét
— — — conuenit Angelis , (c4 fumi debi p. DUM. animato, quo
(en(üunonexceditcorpus; — —— fed illad retkcingit.Qisanutas có d nua - j i €um
diuiditur in perinanentem , & fuc. E ccífiuam , item & di(cceta » pecia
, * & fuccetliuum vtrobique non eodé mo- : do (umuntur , licét idem nomen
id (igni- 3 ficare videatur quicquid reclamer. Auer- Z2 faiprzterquam quod
hzc-eft diutfio ac- z cidentalis,aar vt (uo loco dice;nus , fpe- : ' cies
quantitatis [anctancun tres,liaca, fa »! perficies.& corpus . Habituum
differen- 2 : tig a(figaatz quz (unt accidcatales,con- . ccdímus actibus
conuenire , non tainea eentiales qua diuerfx fuot in adtibus , a &
hibitibus; quod przcipaé imnotefcit ; - quód alio modo inteliectualitas ;
velía- 4 pernaturalitas explicatur in a& ,. & in E bhabitu,nam cum ex
noltra igaorantia pe-- netrarc ne(ciamus. vltimus , & proprias rerum diffe
rentías, fz»e adiing inus ge- neribus quaídam difiecentias! cominu- niotes,
quas poltea per aliquid. aliud ic- fringimus j fic rauonileimportare vis |
"Ww v TOTEM detur : liquod comaune Anzclis, & ho- . mmimbus ,
circumfcribit ramen nobis ali- quid homini peculiare , per quod ab An- ge
diftingaitur,vt docet Scor.2.d. r.q. Idem de differents potentiz dicen- dum.
Bipes cft accideni. Es differentia : Tncorruptibilitas celi eft diuerfz. ratio-
nis ab inco:rujxibilitate Angeli; ficut ra- dix elt diuerfa in ccelo , & in
Angelo . Pra&ticum,& fpeculariuum numuá. pof- —." funt eidem actui
conuenire, vcHabitui. , «t fuo locooftendea:us. In prudentia ra- »'
.Homoralitatis e(t accidentalis , cum di- — . eat denominarioncin extrinfecam
ex or- dine ad voluntatem prouenientem, vel fi dicit rai enem pracbci , quia
prudentia €ft regula dircétiua operationem volun- tatis,iic eft iph eífentialis
, & habi:us in- telicétitüs cft gradus genericus fobfe 5 contínens tamquam
fuba'ternas. fpecies hibitus practicos;& fpeculatiuos . Actus ex duplici
motio el'citus porius etfec in dujlici (pecie inima, quàm fub dupii- . €i
gcnere; idco dicimns , ft mouua funt - fübordinata , ete invna fpecie centia
liter,in alia accidéialiter, ti ex aquo mo- uerentyn genere phyfico edet in vi
rer tia pecie mnominatayquia à mot iuis fo- lum exttinfecé fpecificatur actus
;' non ' intrinfece ideo non fequeretur duss dif- fcrentias fpecificas imul.
vnam fpeciem con!Lituere jm gebcere monis , vel ide. di- . cendum vel quó-l
nonimpicat , quia rà- - tio moralitaus eft extrinfeca. denomina tio ina&u ,
non quidefientiale. Fradt- cari in quid, ecà praedicari in quale di-
füinguitur,non tignificat pradicari císen- taliter, quomodo diffcrentiz dicitur
conucoire;vt difp. praced. diximus. Tà- - dem veritas,& faliitas; vc! non
funt císen tialia przdicata propofiioms,vel ri funt eifentialia,veritas timé,
& falfitas viriuf que erunt alterius, & alterius rationis « e 48 Quarto
cx codé Aucría,quód mon neceflarió differentia detetmimatum ge- ^: V nip rep
" s ex Aritt.2. Met. 43. voi 5 i- catis c(sentialibus. CA aie est T fub:
fiantia yquo namque modo imtelligere eportet poc quidem prius tllud vero po-
erint Tum 2«folet genus hominis a[-& «4 " Quaft-IV. "De
diuifionib. eo regulise-Antepradi. — $47 figmari anirfial ;, ditferentia
raitomale ; at zqué bene potuit affi gnart fubftantia in» tellc&tualis,
quod cft ipfi commune cum Angelis , & deinde ditfcrentia poteft a(z figaari
vel corpoream , vel mortale , vel ditcarfiuum, Infüper corpus animatum ponitur
genus amimalis,feu viuens,in qua conuen;t cum plantis , & diftert ab An«
gelis,st aqué bene poceft affignari viueng cognoícitiuumyin quo conuenit cum
An- gelis& differt a plaris,& ditfzrentia erit effe (enfitiuum, vcl
corporeum, fübttan- tia modó diuiditur. immediaté pet «ors poream , &
incorpoream , & (ubttantia : corporea eft genus, juod diuidituc in vi«
uens, & non viucos; voi viuens fe. habet vt differentia, fed pariformiter
diuidi po* teft prius in viuentem, & non viuentem y ac po(tea viucns in
corporcam , & in in« corporeá,vbi vines eft genus, císe corpo- reum eft
differétis,ergo nó plus vna ratia e(t ex natura rei prioryquam alia, & cum
uodlibet icc s diuidi pluribus mo dis immediate T ibusctiam modis 2e«
nus,ditferent'a defjgnar: poterunt, & co- dem fcre difcurfu vtitur Ponc.cic.
Refp. ad t. exSco-4.d. 114. 3. C C. 'ex hoc loco mon colligi, quod non fit per
fc ordo n icarís e(lentialibus , nam immediaté ante voluit ; gj fi. eft nagatio
- addendo in definitione priorem di tiampofteriori, q» pari róne erit nugatio é
conuerfo addendo poltertorem priori s puta fiue dicatur homo eft anim róna- le
(cnfibile,vcl sétibile rationale, fempep committitut nugatio,non . n. fubiungit
s cft talisordo in lübftantijs,.i.in his, quae percinenr ad rationem alicuius
definiti uam; alius; vel alius ordo tollat, vel fa« ciat nugationem;ncgat
igitur ordin non in predicatis inter ie, fed te[pe&tu nugae tionis
inferenáz, vel tollenda. Ad 2. zu bene a(I gnari genus hominis füb flantiam
intellectualem , & differenriam. elle corporeum , vcl mortale, quia de ra-
tione differentiae
cftminuspaterc,quàmgenus,cumfitcoatractiua;fiigitur€or*.porcum,vclmortaleponetditierétia,tuncrónediffcrentiaecumplucibuss«dfalumnoncumpaucioribusconueniarct,quamrationegenerissnamiperenutEwÉMEELLEL.$48£onueniretfolumcumAngels,perdifferCnt;amcüomtiicreaturacorporea:difcurfinum
veró alfignari nó poteft, quiaAngelus etiam eft. difcurfiuus in fenten- tia
Scoti , & cadem ratione non bene aí- fignarctur vinés cognitiuum genus.
pro- ximum animalis ,corporcum veró , aut mortale differentia; Neq; fubftantia
po- teít prius in viueotem , & non viuentem diuidi, quia ficut in Angelo
prius cft effe fpiritum,quàm viuentem,& viuenté,qui intelle&iuum , quia
Ipiritualitas eft ra- dix vitz intellectualis ; & in his infcrio- tibus
prius cít effe cerpus;quam tale cor- gpus.(- tim plex ,vel mixtum, aut animatü
5 ita immediatiusd uiditur fübftantia per corpoream, & incorporea ; quàm
per vi- nentem,& non viuentem , & vniucrlali- 1er loquendo ctfi
concedamus hac .& 6- milia exemplayquz pro fe adducit Aucr- fa; non tamen
obiíta negobimus cfle or- dinem naturalem inrer. prz dicata cífen- aialia,ícd
dicemus hàc ipsom con. tingere, quia ifle ordo nos latet - ^am ad idc vna,
& eadé fpecies potcft cilentialiter conuenire, vel in vna, wclinaliazatione
cum varijs fpecicbus , & ctiam varijs rationibus ib eifdem dif. ferre,crgo
inxta has varias cóuenientias , & diftin&ioncs poterunt varia pra dica-
ta cíientialia progencribus , & diffcren- atijs fingularum fpecierum
conttitai , Tá z.per cundem gradum corporci. v.g. d:£ fctt homo ab Angelis,
& conuenit cum «mni creatura corporca, ergo ide gra- dps apetta dinetforum
crit genericus , & differ ga rci di ffcrentialis, ergo non crunt ex natu-
fa rci diftincti, & determinati. Tum 3.1n- acllectiuum ip bia dicitur de
bo- minc, Angelo, ergo poteft poni gcnus AIST-VT.ATI -— | ÉBatienem eoridem m
particulari, Q7 primo Difp. V I: De Predicamentis in Communi tia
intelle&ualis continetur immediatd fub corporc ; & (ub fpiritu , &
(ic cadem differentia ad plura genera fpc&tabir; aut non continetur, &
(ic quia eft communis: homini ,& Angelo,poterit diuidi per cor poream ,
& incorporcam , quz | tig nunc ponumtur diuidere fübitantiá in communi ,
ergo nullus determinatus. or- do reperitur inter pdicata quiddiratiua . $8
Refj.ad 1. coccd.totü,fed hincnon fequituc poffe indifferenter. ex hac , vel
illa ratione genus, & differentiam (umi y. nullo ordine feruato,imó (icut
ex ratione — cóueniendi vt tic (unitur tatio geaeris y & e LE diftinguendi
vt fic rG diffe reiiz, ita ex rationc coueniendi vniuere falioti,feu cà
pluribus (üumitar genus ma gjs remotumyex ratione conueniendi mis nus
vniuer(ali fumitur genüs minustemo tum; & fimiliter ex rauone minus dili
&iua,(cu qua alijs conuenit à conflituto, Íumitur differentia magis remota
, & ex magis diftinztiua , & paucioribus con- ucuiente diffcrenria
magis propria. Ad - 1. concedimus ctiam geous dilinguere — conftitutum ab
his,quz nó (unt (übcod&- gencre»fed negamus ob id dici poffe diffe rétià,
quia hec dutinguitur illud ab his, süt (abeodé gencre» Ad 3. conceptus illc
Có:s nó effet proprié genericusyquia non correfpóleret à quse re; rcalitas
generi cayquia hzc nó eflet diuitibilis per e rcà, & fpiritual&, cum bz
differenug fint priorcs ex propria natura , nam incorpo« Ycüá, feu fpirius cft
radix. intellc&ualitae - tis, quare i(ta nata cft aduenire fpiritui nó é
contra; & intcllcétuale cóueniés homi- . ni; & cü corporco cópoffibile
nó citintel Icétuale in cói fcd corpori proportiona- tü, & illios
informatiuum , quod Angelo non competit. Pcr hoc patet ad vitimuwn. O SEPTIMA:
Dc "Predicamentis im particulari , cov primo de abfolutis.o abjolnta [S
Tralietione "'Pradicaneniorum in Communi gradum. facimus ad tra«
€onfideranda,quia bat ex naturarei praecedunt fL raises rc[peti- na5vt
potà,qu& fundantur, rm ipfis, identitas m : De bis aem Pradicamenis abfolue
— qantitate, Pm itinde in gualitatesvt i —— nbflantia , «qualitas im z
COTURCOUPUERI- m————— o (DM (o- OCSCUOHERBAQR-GesgU -— c - JGBTEEUN uo T
€--—-M—Rw-€— Quafl.I. Be generalis.Predicars.[ubfl. ,dét.T. — $49 tis ea folum
ip m^ qua nece[Jaria [unt ad eorum coordinationem conteteas dam , in boc .n.
en[u ad Logicum pertinent ves.n. ipfe e fiet C e vt d tali ordine prtcifa,
[petant ad alias facultates ,vnd3 de. fabfkantia , C^ ac- cidente , »t fic,
agitur in Metapb. de quantitate agitur in Pby[ic. trai. de Contt- nuo ad 6.
phyf. de QV£5STIO I Dbesubflantia. | 1 Vre premittit Arift.defce- dens ad
predicamenta in pac ticulari fabftantiam cereris accidentium predicamcetis , cü
ipfa fit fundamétü,& caufa omniüac- videt ü, eaq ;pcedat
tépore;natura,& co gnitone ex 7. Met.cap.1.co tf modo;quo expltcat
Doct.2.d. 3.9.4.füb B. Nos igi- tur quoq: ceadé de cauli ab ipfa exordic-
fnor,vbi notádü hic fübftáuá nó (umi in illa amplitudine;per q excéditur ad
(igni ficádà natara ,& effentia cuiufcunq;enris, quia lic etidaccidentibus
conucnit ,. (ed prout ab accidéte condiftinguitur & cü €o adquaté diuidit
ens reale, in hoc igi- tur figni ficato inftituituc queftio de fub. flantia,
quamtibus atticulis ab(oluemus. ATYWTICVyDpws tL De generalifimo buius
pradicam. ac £ius fpeciebus. 2 (C Vbfttátia,vt lic de ca loquimmr;pót fumi
trifariam,commaailfimé , có- munitcr,& (trice; primo modo lübftan. tía
dicitur omnc illud ens, qd ett. pcc fe, fiué per fe exittic; & non mn alio
pec inhz rentiam, fiué a&ualiter, fiuéaptitudina- liter;fiué talem effendi
modü à (e habet , fiué ab alio; & in hoc fen(u cóprchendic De fubftàtias
crcaras,t& fimplices, quá cotmipofitas,& pattes eat ; tameííentia-
les,Q integrales; vt Scot.docet q. 1 5. Prz- dicam.& 1.d. 8.q.3: l'cét.n.
forma fit in materia, & pars intcgralis in toto , nullum tamé horü eft in
alio, ráquà accidés in íu- biecto; quia inbarere conuenit anui lli, quod nó e(t
per fc actüs,ncc facit vn per f: cum (ubiecto,cui infidet,vt Doétor no rat
qtiol. 3:$.& quol.9. A. & hoc modo f'abítantia nc jici à (ublando ,
quia Deus in hoc . eft (ubltanua, & tame fpeciebus qualitatis egitur in
lib. de /gmim. ci. de'wen. nulli rei fubeft, nalla accidemtia fufcipit, fed
dicitut (ubftantia à lubtiftédo.i.à pec fc ftando ,'& non in alio ad modam
acci- dentis, & licéc ifta per(citas efl'endi- ex- plicaci foleat per
negacionem effendi in alio ad inflar accidcacis, noneft,quia for maliter in
tali ncgatione contiltat, vceft communis omniü (cn(us cotitra Soncim. $
Met.q.r4itum quia ratio pet fe cxitté- di, vt conftitaic (übftantiam , &
eamabaccidentedí(tinguit,cftratiopotitiuzs,ficutfübfantia,vtficeftentitaspofitit3,vtaitDo&torcit.quol.3.tàiquiavai»uerfalitecnullumensrealepoficiuutspotCltin(uàcilentiaconftitulperfolammegationemi:tumtádeinquis;vtdocetDoQtor2,d.5.9.2&.Coniraifia,nilulfimepliciterrepugnatal;cuientiperfolamnegationeergoinhzrcotianonpotettfüb-
ftantiz repugnare per folam negationem inhztentiz inip(r cepertam , fed potius
per aliquod pofitiuum , inquo fandacuc talisnegatio , ficut ncgatio
hinnibilitatis in homine fundator in rationalitate ; igi- tur petfeiras
fubftantia explicatur pef ncgationem inharentiefolum;vcluci pét quid
cócomitans,qua de cauía cam. enu merauit Arift. inter (übftantiz propries
tates,dicés efle commnne omn: fubitau- üz in fubie&o nó effc ; &
fubftantia hoc prímo modo fumpta fimul cumaccideace membra funt entis
tranfcendenter s üptia 3j Subitàtia (ccundo modo fumpta .(C communiter, cft
quodcunr, ens parte! rfi fej& pec fc exiftens, & noninalio - modü
accidcnus,nó ran € à fcyfed ab alio. & in hoc icniu tubftanua fimul c.
acci- déte diuidit ens finitüy lmitatüs& come prehendit ompé tubftantiá
creará , tà có- pletam, 4 incoiplcia, cam fimplices ; q. cpmpolütas,á parces
cac, tàm C lcs, inicgcales, vt notac Scot. cit. qa 9. A. & lübflantia in
hoc fepfuyeon [a] a [übi.ficndo [ubíitátia aiciuui jverim etia à fabítando ,
quia cis (ubllantia iae 4 * institu adi $56 fübfl are potcft alicui accidenti ,
vr docet Scot. cit. 1. d.8. q. 5. F. má ramen vt fola ratio fubfificndi y vel
pcr fe exitlend: dit eticntialis ,& primara ,ratio veró fub- flandi
(ccondzria , & concomitans , quia fubijci acc'dcnibus non clt prin: , quod
inucnitur in (obfiantia, prius .n. efl r€ ia fe clle. quàm alijs (ibefie ,
& non idco fubftantia pet fcexiftit,& conüftit quia accidcnübus fubefl,
(ed é contra ; qua. dc caufa merito. Arift. rationem fubftandi inter
affc&ones fubflantiz connumera- uitycam dixit effe fufcepibilem contra-
riotum,quod cft poffe fubflare acciden- tibus,intcr qua contrarietas exercitur.
^. 4 Tertio tádem modo fubftantia dici- tüuromnc ens infe , & per fc
exiftens (li- «ét mon à (c) prout per fe e(fe excludit non folum inhzrere ,
& inalio effe per modum accidentis, verumetiam vt exclu - dit cflc in alio,
vt pars in toto, vcl in alia cóparte per modum informátis, vt Scor. notat
quol.4. M.& in hocfen(u compre- hendit (olum fubfiátias creatas copletas ,
1àm fimplices,q compofitas excludendo mo earum;tà e(lentiales , quà intcgra- $,
inquo fen(ü (obQátia diuidit ens fini- tum deícendens in decem praedicamenta,
& dicitur ubflantia tàm à (ubfiftendo,q à (ubfládo potiori quodam modo ,
quam fubftantia communiter di&a , quia fub- ftamia cópleta magis dicitur
per fe fub. fifterc,g incompleta, quatenus excellen- tiori modo in fe, &
per (e exitlit, q. illa , & magis etiam dicitur (ubftare,quá illa , ia
proprium fübicétum accidentia eft ftantía completa, vt dicimus in I hyf. juxta
hanc triplicem (ubflátiz acceptio- nem epe folet effe opinio de genere, »
generali(Iimo huius przdicamenti, f Prima opinie cóítituit genus fupre- mum
huius przdicamenti fi ià com- muniffimé fumptàá,vt in eo é Deü ipfum reponant ,
ità Naim omnes Greg. 1.d.8. q.3 "Gabricl ibi , & Rubion. q. 1. art, t.
& art. 3. Maior d. 8.9.2. Marfil. r.
12,art. 2. Baccon.d.8.art.2.& 3. Bonet. lib.1. Theol.Nat.cap.
1. & lib. 2. cap. 1. 2.& 3. quibuscx parte fauent ex Tunio- ribus
Auer(a q. 17. (c&. 3. Hart. i. Met. "Difp. VH. De Ptedicaritu:s in
partic, quam n £5: caotar Au&oresifti , De&. inpre dicimcento non
conuneri,vt de fa- €&o cit 1n v/»; aiunt tame». polle contli- iii in prz
ticamenro fübitantiz , (i fub. ftantia ità amp!é tumatur , vc omnéfub- ftàrià
compleétatur crea:3, & increatam pizcifis imperfectionibus quz modo
adinueniuntur in przdic»mento fubftan- Gg . Add r Hurr.g» i1 cófticai nequit
pras dicamcotim tubttantiz,(ub quoc creae turis cont/nearur Deus , omninó tamen
potíc, ac debere conftitui przdicamentü fubftanriz incceatz diftin&tü à
predica- méto creauge,nà &r Deus habet ferié pdi; catorü ordine
collocatorí, eft.n ens. fab» ftantiale, có; lecü fpirituale eterni, &c.
Sccüda (cotentia genusfapremam hu- ius predicamenti conftituit (übftantiam
communiter fumptam, vt in icamen . to recludat ctiam partes (ubftàniales , fi«
ue cffentiales , & phyficas , vt fant mates ria, & forma;fiuc int » Vt
caput 5 manus, & pedes ; itaden(iffe videatur ex Grzcis quamplarcs Ammonius
,Simpli« cius, Boctius ,& alij , quietiam differene tias (ubftantiales per
fc sn hoc pni mento, ac dircété pofuerür, pro qua fent. citantur etiam Holc.
1.4.6; Venet. 4s fuz Mct.& Zimar.:n Theor. — — Tertia tandem, &
communis fent.cone flituit füpremum genus huius przedica- menti fübftantiam
tertio modo fumptà .l.creatam,& finitá,vt exc Deus , & completam , vt
excludátor entia inco - pleta , quz reductiué (olum ad przdica- mentum
fpectant; Verum eít non dcfuif- fe, qui generali(fimum huius przdicam. adhuc
magisr cftcinxcrünt afferentes (o« lam ubftátiamcorporcam effc íummum genus ,
vt Angelos excluderent ab hoc pradicam.vt Plotinus Engad.6. li. 1, c. 2. A
lberr.trac. t. przdicam. c. 7. 4&gid. ibie dcm, & quol.1 q.8.&
(eg.Honorat. hic. Imó quidam hoc fupremum .ad- huc magis coar&tarunt ad
(übndnciam corpoream corruptibilem , «t'Coelos ex« cladetent , & tribuitur
Auerr.Nypho, Gandauenf;& alijs quibufdam. E 6 Huius «olutio pédet ex
di&is e sire 2, att. I« vbi affignauimus conditiones entium in przdicamento
1e« poni- Queft. I. De geni ali[si"Predicam.fubfl.cfs.T.— gx ibilium:
&«quàmuis Arriag. cenfeat € e(ic meram qónem de nomme , nam iuxta variam
acceprioné generis, & prz- dicimeni poteft Deus includi in przdi- canto,
vel excludi , vndc per hoc expli- cat Auctocitates. Patrum excludenci um Dcüà
pradicumétostamé nó cit ita , nifi veliarus abut nominibs, , & ea exnoftro
Capite con&ingere , hinc cíly'qy K ecentio- fes,(ed prelectim A'riag.omnesferé
que- ftiones reducüt ad litem de nomine; quta nimirum nolun: vocabulis vt:
fccundum vulgarem acceptionem;cti ramé Arift. in Top. & Scotus 4.4.1 - 1,
docuerint vté- dum cffe nominibus fecundum commu- rem víum loquentium ;
concecdemus & ros Dcum efTc in genere, fi hoc ita acci- piatur, vt nullam
dicat imperfe&ionem , fed hic labor , hoc opus cíl, nifi .n« abutt velimus
nomine generis , vidcbimas ge- flus etiam cx vi ipfius nominis impcrfe- étiónem
importare ; ftando igitur com- -fnuni loquentium víui de genere , & de etie
in pr&dicamento, ctiam fapicntium y & Philefophoru m.s « 7 Dicimus t.
fübftantíam cómuniffi - mé («emptam , vt .(«. comprchendit crea- tam,X
increatam, nec poffe, nzc debere poni gencraliilimum haus prz dicamen- ti,quia
Deus nullo modo pont poteft in hoc pr&dicamento . Conclu(io eft recc-
ptifftma in vtrag; Schzla Thomiftaram, & Scot;ltarum , quam expreís
cradide- runt SS. Pattcs, quorum teftimonia af- fct Didac. difput.12.q. 2.
nobis fufficiat Aaguft. rettimonium pro mille,'gr refert Dottor 1.d.8.9.3.8.
Teneo opini- meam $ncdiam ex 7.de 1 iin.c. $. vbi diferte do- cet Deü non cde
fübftantiam huius prz- dicaménti. Re(p« Arnag.cü alijs ibi Au- guft. accipere
(übftamiam pro ea , quz Saphisinbus fubttat,quo fcnfu veri cft tiec eile lubttantiam,fec
in przdicamen- to füb(tantiz. Vk taterur Doét.in boc fen(a Aug. ibi'accipcre
(abftamam, (ed €x hoc;ait;colligi in nullo [cnfu poffe po- Bi wibfübllanua,vt
genus cít , quia vt e(t pu ME limitata, vt ftatim pro- bxur , omnisautem
tubttamia limita- ta capax cft accidentisycrgo ft Deus efte in geacue
(abftauizy pollet accidéu fub- ftare, n hunc modum ait Do&or tenere
tarionem Aagift. Probat autem ibi cócl. Scot. ex triplici capite ex süma. Dei
(im- plicitace , ex infinitate;& ex necef(Titatc . Ex timplicicate diuina
lic arguit j quia fi Dcusetfet (ub gcaere , vuque cx illo confücueretur per
additionem differen- tiz ;atque ita effet mctaphylicé compa- itus, gy o5 ftat
(fumma iimplicitati «Nec valet (olutio Vaf. 1. p. dilp. 22. vbi etfi nobi(cum
concl.teneat, inquit ta men hác rationem non valere , quia cam compo- (itio c;
genere,& differentia fit rationis y noa deítcux Dei irmpiiciraté. Non valet; tum qaiacum gcnus, & differentia dicant
diuerías realitates, affereat veram. com- pofitionem metaphyücam , vt probaui-
mus difj. $.9- 3.art.z. tum quia ei G. eg non diftinguamas ex natura tei ane
opus imelle&tus , vamenvt Ruuius aduertit y hzc cóceptuam diuerfitas,ne fic
fictitia s debet habere fondamentü in aliqua com- politione, fiué ex materia,
& forma, fiud €x a& ;,& potéia,ná ni ti inre (it aliquid fc
haoens,vt potentia ; & aliquid (c la- bens,vt a&us;abíq, nto ibi con-
ciperetur genus,& differentiayergo etiam &i compoirio ex geaere,&
diffeccucia im mediaté coaipioticioné ex natura rei non affzrret, &
fornaliter "illam tamen inferc. radicaliter quta illam (apponic, Nec etiz
valet íolu:io Hartad. a(figrari potle dif- ferentiam infinitam ,quz contrahat
con, ceptum communem Deo; & creacurz, & qp de fa&o perfona diuina
in. comuni. ità contrahitur ad tres períonas diuinas . Nó valet, nam tàm
conceptui geacris, quàm diff-rétiz repugnat in&mtas , cum de fua racione
habcant. ratioaem partis , quod infinito repugnat , vt mox dicemus , de
conceptu autem pceríonz communi ad trcs diuinas perfonas fatis diximus f.quzit.z.art.i.infol.ad
1. — 9 8 Ex ratioue infinitas fic arguit; reg litas generis (emper ett
potentialisad rca litatem uid euis re- ciri nequ;t in yin quo qozlibet rea Los
ctt i sisienat realitas infioitay quá tumcurr];pracise (umatur nequit. effe 1a
potentia ad aliam rcalitacm ,cum mfini- Íub- tüiitscui nibil entuatis dceít, co
modo » quo $ft Quo poffibile eft illud haberi in aliquo -yno, vt Do&er
explicst quol. $. B. Nec valct comunis Nominalium folutio Dcü efie in genere
füblatis impcrfc&:omibus , finitatc f. ex limitationes vndé ait Augr-
fa,admitti poffe Dcum cffe in genere Ta- 16 (umpto , & (ubftantiam
communiffi- mé fumpram poffe appellari genus , ficut & cns communiffiiné
fümprum , fumen- do népé genus proomni przedicato,quod non folo nomine;fzd
etiam ratione figai- ficata dicitur in quid de pluribus, & non cft
(pcciesquod vocat genus tranfecadé- &ale q.16.Íe Gt. 2. At iam di(p. $.q.
1. att. 2. prope finem oftendiimus contra. Arriag. ens non elTe genus ,&
cadem ratione nc- gamus hic poffe dici genus fübflantiá co- snuni (fime fumptam
, niti vocabulo gc- "mcrisabuti velimus, & in tàm fufa figni-
ficationc accipcre,vt idem fit, quod prdicatum vniuocum, nà in hocíenf(u vtiq,
non inficiabimur Dci e(fc(ub genere ; fed fi dc genere loqui velimus, vt
fapien- tes locuti funt , certe implicat in ad:ecto «dati genus
tranícendenrale,quia cum ge- musíuayte natura importet conceptü po sentialem,
& per modum partis , femper 4e (c quid initum eft, & limitatum,tran-
fccnácns veró «um dicat COnceptum in- alifferentem ad finitum,&
infinità,viriq; prafcindit à limitaiionc, non ergo fübfta ia communifTiine
fümpta poterit appcle lari geous, cum fit tranfcendens , & im- | exo dicere
Deum eífe in genere fub- isimperfectiomibus. Cont, conceda- anos fübftantiam fic
faimptam e(Te genus , tunc velad Dcum contrahitur per diffe- rentiá finitam,vel
infiaitam,nó primum , 'vt patccincg; (ecundum;quia cum fübflan aia vt fic, fit
perfectio fimpliciter, ià crig ambibita in ipía diffcrétia ratione (uz in-
finitatis, alioquin infinita non cflet, com €i aliqua perfe&io dee(Tcr;
quod ft in ip- fa includitot , ergo non eric genus , neq; t ipfam
contrahetur,quia genus manet empcr à differenujs exclafüm, 9 Ex nccelfitate Dci
tádem idipsü co Vincit, quia nulium gcnus eft neceif'e. ef- - descxum omnc taletit
in vltima. a&ualita- Ln vero formaliter fit in potentia d vla tatcm, at
quod «ít nc- Difput. VII. De Pradicam.im partic, -eeffe effe, non poteft
cóflitui ex aliqua. uodnon cft necefle ele, ergo &c. Nec valet reflexio
huius rationis,quam contra Dod&orenm facit Greg. quod népé Deus
con(Lituitur ex ente;ac infinito ,& ramen ens in fe formaliter none neceffe
efle 5. Nà Bargius bené neg;t paritatem , quia cómunitas entis non cft alicuius
realita- tis,quz vna,& eadem formaliter per indif ferentiam reperiatur in
Dco, X in crcatu - ra,vt laté difp.2.Met.(ed tantum eit com munitasconceptas
inadquati,vndé rea. — litas , quam ens dicit im Dcod parce rei , c(t necefie
e(Te; & non eft conititutio fa- Ga ex ence , &
infinico,velu:exduabusrcalicstibusformaliter diftinctis,at com- - munis generis
eft communitas. realis. ! per indifferentiam,& compofijo,quam — — ficit cum differentia , eft metaphyficà — —
— realis. Alij alijs ratiouibu No Dac AU) : rün non abfoluté probant Deum nó
cífe "ur in generc (ubftanuz fed rantum non c(fe inco,vt modó contesitur.
Etinhoc dis ——— — fcuríu dedu&oà Scotocx süma Derfigs ————
plicitate,in'initate,& neceffitate, fundas — - 4 ? tut racio, eua
difp.6.q.3.art.s.m.2 4. prO» — batum eft lola entia cbialiter À "Mu
przdicamento contineri , quia quic cft in caen Pe eitiliusgenus — gcoerah
fimum, aut fub co con my nihil autem, nifi fiaituin e nusgencraliffiinunwautíub
eocontentü, — — vt ibi deducebatuc. Ac Poncius difp. 10. Log.n.24. contra hanc
rationem ait fa^ cere, quod valdé difficilee(t allignace fa, tionem, cur
fubttantia,vt fic, non lit ge- nus refpectu Dei
& aliaruin (ubtlantia- rum; vnde n.25 . aliter ipfe probat, quod
Deusnon fit in predicariento, & inge. nerc fabftantiz quia re vera Philofophos
non voluit diuidcre ig prdicamenta;nili entia crcata ac finita, vndé certuin
debet e(Te , quod in. pradicamencs his decem à Philotopho a(ligoaus né ponatur
Deus ; & quod coníequenter vn ex condiioni- bus reramin illispofitacum fit
finitas, At €x dicuríu Do&or:s conitat illam ratio* nem eífe bonam;quia
loquendo de gene- re,vt genus cít & 1n accepuone apud Phi loíophos vfitata,
non autem ad iibitum — «uiuíaj confi nus cx fua ratione di« cit (NH. 43-3 ; |
EIER ERE Butt. Begiseralifs Pradicam de daI.— 353 Iit tealitatem veré
potentialem , & per differentias contrahibilem , & ideó ram genus,quam
quz (unt lüb genere imper- &Gionem inaoluunc compofitionis . vcl
componibilitatis metaphylicz , vt cuam fatius dicetur difp. 2. Meraph. n.131.
& indé, & n.165 . Ratio vero , quà ex pro- [ow capite a(Tignauit Poncius
racionibus &oris noftri non acquieíceps eft om ninó frinola , Pr;mó quia
non abíoluté probat Deum non effe rn genere fubftan- tiz,fed can üm nó e(T*
ineo, vt modó ab Atift. contextum eft ; deindé quia com. mittitur in ca
manifefta petitio principij, dum ait reuera Philofophum nolui diuidere in
przdicamenta,ni(i entia crea ta;ac finita ; nam boc ipfum eft, quod hic
controuertitur, mum ab Arift.przdicamé ta ità fuerit difpotitayvt (ola entia
creata, & finita füb eis contineantur , an potíus intanta amplitudine,vt
etiam Ded ipfum €üceteris Intcll.gétijs fab (e coprehedár. ^30 Dicimus 2. neq;
fübftantiam fini- tam comuniter famptam, vt cóprehendit fab(tantias
completas,& incompletas ef- fc (apremü genus in zdicamento , Ya
Doót.q.14.& 1 Í pradic. depédetq; exdlictis dil peace .q.2. art, 1. in
expli- «anda quatta cond'tione entis reponibi - lis in przdicamento , ibi .n-
a(T;gnatà eft ratio, cur entia incempleta locum in pre- dicamento habe:e
nequeant. $atis nunc fit adducere Aritt.ipfum, ficut .n. ab ip- fo accipimus
huius pra dicamenti textu- ram , ita cius icítimonio flare debemus quoad eius
generaliffimum, in hoc igitur €.dum ait primam (übftantiz affetioné, . [non
effe in fübiecto, conuenire no (o- lum fübftantijs ,fedetiam fübftantiarum
differentijs manifcfté difereuit ditferen 1ias à fubftantijs huius predicamenti
; & $n 2.de An, c. 1. loquens de partibus ef- fcnialibus phyficis /aquit »
materiam fe- &undum fe non eite boc aliquid ; & for- foam cile pcr quam
fx hoc aliquid; com- [geris vero e(le boc aliquidcum igicur oc aliqud fit prima
fübftantia,vt in hoc €. docc:,reilas materiam, formam non ce fubitantias huius
prz dicamenusnili rcdactuié o din partes prima fubftanuz « Tandem 7. Met. 56.
diccns Logica ' corum, qua videntur fübftantiz , mukas cíIe (abftantiarum
partes, «f. pedes , mas nus, caput, man:fefte fübft antiam (ecers nit à.
partibns integralibus fubftantiali» bs , tignanter veró loquitur de partibus
integrantibus ammaliam;qua fünt athe« rogcnc£ , quia dc homogeocis conclufig
iniclligenda non cft , vt fuperius loc.cit; notauimus,vade rextus hic non
modicam fidem facit dictis ibidem. Z5 11 Dicimus 3. (üpremum genus cathe gotiz
(ubftà:ie elfe (ubítatiam tertio mo do EN nempe finità& completá,
cótrahibilé per di fferétias ad omncs fini» tas fubflárias cópletas, tà
corporcas, quá ve ricas itavt in hoc pradicamenta coprehendantur ét angeli,
& corpora ce Icftia; ita Do&. loc.cit. & in 4.d.6.3. 19» M.&
cft cómun s Thomitt.& Scoti ft.& e(t expreísé Arift. s. Met.15 &
lib.7.tex. 5$. vbi. inter fpecies fübftantia numcrat demonia, caelos, &
aftra, & 8. Met. 1. ponit in przdicaméto (ubflantias ab om nibus conceífas
inter quas coelos enume- rat,& alias conceífas tantü à quibusdà .i« non
omnibusnotasquz ex iplius (encen- tia funt incelligentiz vt colligatur ex 6.
Met. 2.& 12. Mer. 5. diuidit fubftantiam przdicamentalem in fenübilem ,
& in» fenfibilem,per banc intelligens Angelos. 12 Probatur età ratione,
quia Ange- li, & corpora celcítia habent o€s condi tioncs
loc.cit.de(ideratas ad ens reponi- bile in prz dicamento , (ant .n. entia rea«
lia per íe completayincomplexa,finita, & vniuocé conuenientia cá alijs
fübitantijs ioferioribusin ratione cómuni. fubftauia abítrahentis à corporca,
& incorporea y atcrna; & incortupnibili. Tnm quia eis cóuenit ró formal;s
(ubftáciz, quz con- fhitaitur apcx butus cathegoriz, omnefqs affc&ioncs ,
quas cijaflignat A rift. nà ra» tio formalis fub ft antiz,vt fupréwum ge- nus
huius przdicamenti, efl per fe effe,vt excludit etíe in alio
;nedumper.moaccidenus,(edétpermodumpartisinto»toyprzlertimcfientialis , quia
non omneg integrales cxcludütur , vt diximus yaffee 6&0 veró pracipua eft
übftare acciden- ubus,;vt Arift. docet in hocce. & 1,d.8, 4. 5 lub F. ex E
ru [cd vrumgs x €. — -——— Aime afedd $:4 — Dif. VIL. De Pradicamemisim pártio —
^. A €onuenit cetli$& Anzclis; omnia namqy- fant (abftantig cópletade celis
pacet,de Angelis probat vrgenter DoGtor z. d« 1e .6.& quol.g. vbi ofiendic
ron pofse in- imare matcéris,& in alterius vemre có pofitioncm per
modirpartis ; fubftart ét accidenubus, non quidé corruptiuis» (ed rf &iuis,
Angelus nimirüintelle&tioni- s, & volitionibus , corpora coelcftiaza
quantirati, & luminryadmi& üt ét cótra- zi2, nà angclus contrariorum
aficétaü .f- amoris, & odije(t capax, & ce&lü modà iliuminatürymodó
lumine priuatur,vt pa tet de Luna nunc eftin Oriente nunc im Occidtnte fecand
diuerfas partesatque ita admittit conwaria faltimi lacé süpta; imó & preísé
, quia afficitur raritare , && dé(ftate , vcHaltim opacicate; &
diaplia- neitate, qua funt cótrariz qualitates. Ti quia etizafi fecundü-
cómunem ponan- tür hz incorruptibiles (übftanuze carere phytica cópofitjone ex
maceriay fotmay adliuc tamen habent Metaphyficà ex vea litate potentials
a&tuali; & hoc cft fuf- ficiens fundameniü vnde intellectus de- fümot
gcnus, & d:ffereatiam ( qua cópo* fitio neceífaria zft ad reponibile in
prz- . dicamento) nar in accidentibus habcat genus, & ditfcrentia tine
copofsione ma- teriz, & form2 . Tü tandem quia fi An- geli excluderentur ,
quia nacurd (piritua: kes.tunc ob candé rationé a pradicamen. tisaccidentiua:
excludi deberent accidé- tiafpiitualiaac Aft. & caxcri Fhilofo- ghi
(cientias,& virtarcs collécant imea- fhicgoria qualitatis non obttance
carum fpiricalitarcgergo idem taciend(t de An- gelis m pialdican;enco fabfantiasqua
id- eircó diuiditur in apice m corporcam, & incorpoream y quz diuifio
vttque mánis elict, ti aliqua fübttantia fpiritalis ad. hoc gra dicameniunm nod
pertineret « 13 Arbor itaq; pradicamenti fübftà- tkv ica etit coordináda, g»
(upremirzenus fit (ubítanuia fimica& copleta modo iam declarato. Diuiditur
in (piritualé, & cot- potalem, (p ritnalisin varias Angeloruar fpécics
Corpus im corruptibile, X incor- raptibile. Iacorrupcbile in varias fpecies
€:*'orum, & Planctaruar. Corruptibile R5 vWcass & non vigens . INon
viuensin elementare, & mixtum, quomm quodli« bet varias fpecies hbet .
Vincdiiin feni ^ tium vt animal, & infenfi ciuüvt planta; Plantain
variasarborümpecies y & her- barum . Ammal in ratiopale y & irratios.
male. Irratioralein variasbrutorumfpes — — : Rationile pite vt Sortes . &.
Plato : quam difpofitionem cathego- rz abanis nom 1ta' porfectam rw affi gnautt
c. de (p*cie ,fed quafi mutila y quia notadamu(fim oTa enumerauit ge« nera;
(ed'ea tantum, quiz notiora! erant lioc .n; faris erat ibi tuo inftituto: Diti
mius autem animal im ratronaley & irrae uonale , fcu brutum & hoc
imvaridsbrus — torum fpecies ; quia non eít' ommnino'cere. tuaramal effe
immiediatd genus tefpe- — - &n brutord, (icut rcfpectu hominis; quá- uis
.n. ita pleci-]ue fentiant become | mtn efl valde probabile , & manifefté
in mitur ab Arif.7. Met,z&vbiintereQuís ——— — & animal confticaic aliud
genusinnomi-- 1 natüm dicens, quod s,cómwneeff|u- — — per equum, CP
afimumsnonefl nommati —— d proximum genusyquamuisatillud dicat — — — císe
innomimatum , confacuit tamcn po« * E wr fica appellari nominc byutie — —— -
Satiifit ObieGiombus- * s T I4 | Sis Lern [coutra r,! q Deus fitum genece T:
trate P'i'«Damafcenitib. 1.fidei e.97 1. In(t.c.7. vbi dicit yi i eife d. f- E
ferentiam(ubttantiz, X fo (d concinne" Deum,& Angelos , & Aug. 4.
de Trin.c. "a S. vbi ait, quzdam pradicaiméta dici pro- pe de Dco,
(ubttantiam &, relauioneimy aétionem;coetcra iasproprié, & ineta-
phoricé. Tum Aci(t; nam 1 2: Met. ?. ap pellar Deum primam fabitantiaims X r«
Éthic.c 6. & $. Meter ci rer exépla eo- ram quz (unc in przdic.nuimerar
Dieumy : & 4 Top. c. 3. loc. 17. ponit Deum (ub. E genere animalis, Tuay 3.
rone, qnia inlt« nitas addita quantitati, vel qualirati nou cas cxtralit à prz
dicamentis quanuatis & qualitatis, fi .n« darecur lnexintinita y - adhuc ad
catbegoriam qaantiaris (e&tas 14 ret, vC dicemusq. fej. ergo neque addita.
fabftanmar ipfam excrahet ab h»c przdi- camento , Tum 4. Chriftus
i Po cww fimpliciter infinitàcá (it Deus, & tamen 2 prz d:camento
fübftantiz , cum (i- mu! (ir nobifcfi vniuocé homo, ergo infi- itas nonobítat,
Tum 5. arguit Auería fubftantia ample tumpta, vt coprchendit £rcaram , &
incceatam , importat Conce- pium vcré.voum illis commanem ,vcgo . conftitui
potettiyna fcries predicatorum incipiendo ab huiufmodi conceptu com- muni(fimo,
qui praedicetur elfentialiter , & inquid de .omnibus (übitantijs, & hoc
dicetur ynum rotius fübítancie praedica- mentum , Tum. falcim redu&tiué, (i
nó dice&é , (pe&abit Deus ad hoc przdica- mentum , tanquam principium ,
& caufa itoxius (abítanciz creatz , vt .dixicSim- plic. in hoc c. Tum
tandem, quia faltim , vt vrget Hurtad. poterit conftitui przedi- «amentum
f(üb(tantig increatz diftiodtü À przdicamento creata , & in ip(o Deus reponi,
& tale pradicamétü erir ens (ub- "ftantialecópletín fpirituale, à (ey
zternü. 1$ Refp.ad Has Pairum auctoritates Do&tor loc.cit.g fi intelligi
deberent vt . aéferantur ,& fonant , ponenda cfsent in Deo aliqua
accidentia ; mens igitur Pa- rum fuit terminos fignifignies pradi- amentacx víu
Philofoj im couenire Deo, non quidem co (en(ü , quo v(urpari funt ab cis ad
puedicamenta fignificáda, quz funtres quzdam limitatz , fed ina propria fua
Ggnificatiane;q habent prz- fcindendo ab imperfe&tionibus, vnde ij:dé -
Patres Damaícen. in clementario cap. 8. & lib.r.de fidecap.1. & 8.
& Aug. 7. de Trin. c5. affirmat Deum non elfc eps .(. pradicamentale , fed
(upra ens neq; fub- ftantia, (ed fapra (übftantiam,qui loqué- di modus (tis
apcrté oftendit non fuifse - Patrum inteationem Dcü in przdicam. reponere , ità
Doctor cit. (ub V. qua 1c- Íponlione vtuntur Didac. & Vafq. cit. fed (i
Damaíc. ità claré loqui vt re- fertur, multum fauct oppo fitz fententie. Ad
Arilt.dicimus illis ia locis Dci n0- mine y vel Deorum non intelligere ve- rum
Deum, quem vnum efe agnouit,fed inrcliiga Deos pofitos ab antiquis,qui di-
ccbant cile (ubitancias qua/dum iu; erio- icsylubulifTima eorpora habentes,
hniilcs qu.dea hoaxn:bas , (cd eis perf Ct. ore, Quo De genenili. "Puedicam.fubf.edn.T.— $55- quia immortales, ità
notauit Do&or f. Met. intex.illam 15. Hic rameneít ad- :uertendum,
glicécAci(t.t 2. Met,inue- ftigádo naturà primi principij diftinguat. .ens in
decem prz dicam. & poflea diltin-. guat fübftantiam in fenüblem , &
infen- aIDHCmTUD quia pernic qoradies spem i LS inde tame Ee tede ioetri
abaliquibus, , Dcum poni in predicamento (ubítantias quia fuübttantia, quz ibi
diuiditur, nó eft przdicamentalis, (ed cranícendens, bené tamen adhuc ad
inueftigandimi cem, quz: eft extra przdicamentum, predicamcenra diuidit, vt.armirum
facilius à (en libilibus. ad cognitionem infcn(ibilium peraents ret, & ab
his, qu.e (unt in generc, ad res; qua funtextra genus gradum faceret , Ad 3.
negat Scoc. paritatem fub R. aliud eft n. loqui de infinito fimpliciter, qualis
eft infinita fubitaatia , altud de 1nfinita uid , fcu. in determinato ; nete,
vt e(t aufinita quatitas, vcl qualitas, hzc .n. infinitasmon rollit amaem poten
tialitatemyncc aufert omnem limitationé in genere entis, fedrantumin tali
genere. linea infiaita dicetur edes illimis tata itas ,nó tamca illimitatü ens
; & ideo cum tali infinitate (ecundá quid ftat ratio generis, non tamen cum
infint- tate Kimpltciter , quia hzc tollit omneqn limitacionem,&
potentialitatenms, vt pro- batugn cft; gide ibi auream do&rinam.16Addi,saatishicdifputarc,qualis(itvnitasChuftiDomin;cft.n.ncgot&metétheologici;hoctàcertumeftquodfiinhoctreponiturprzdicamento,1deicontingittationehumangnaturz»nondiuine,vtomncsdicunt;vbiomninocauemodüloquendiPoncijvaldéimproriumquidi(p.11.Log.infinen.$c.adargumentuminquit.ChrilLumponi4nprzdicamento(ubttantiz,(icófidere10r,vtcftfuppofiuimhumanumprzcisdsabttrabédoabinclufioncdiuinitatis.
Hic fané loquédi godus valde improprius cfty ne dicamus erroneit,quia yc fides
docet in Chri(Lo vnà tancámodo (üppofitum .re- peritun& boc
diuiaum,quamuiss crgo có- fiderari policy vt fuppolitem diuind «n humana natura
(ubfilcns, nequaquam uà coníidccari potcft, vt foppot tü human. Kos
* e $56 To prazced.nó ponuntur in prz dicamento goificatz in abftra&o, fed
in concreto, i1 concernunt fuppofitum, fed in rifto aliud fuppofitum non
reperitur, uà diuinum , ergo faltim diuinü füppo- ti .ep cft
inGnitem,collocabitutin pr-- dicamento . Refp. fubfiftentiam fecun. dum fe in
przzdicamento non poni,fed cf- fc conditioné neceffarió requifitam , vt naturà
ibi ponatur; vndé concreta fub fla. tialia dicuntur effe in przdicamento ra-
tione principalis fignificati.(.naturz non auté connotati, gerit auté hoc munus
có- ditionis fine qua non abfolute , quatenus Tabfiftentia
e(t,prafcindendoabhoc,qfitfinita,velinfinita,natura.n.humana, co on con(tituit
hominem, gy termina- «ur fübfiftentia, fiu hec fit finta, (iae in- finita, vt
bené notat Didac. Ex quo dedu- citur,nónifi accidentali(li mé, vt (ic dica-
mus;ac mcré materialiter fuppofitü diui. num in Chri(to ad hoc (pe&are
predica- mentum ; tum quia fubfifiécia diuina eft tantum conditio , qua Chri
fti humanitas in hoc reponitur pra dicamento ; tü $» tale munus gerit , vt
fübfiftetia pracise, non vt diuina. Ad s.conceditur conftitui poffe calem prz
dicatorü (errem, (ed ne- gatur 4p praedicatum illud (ubftantiz có- munithia um
haberet rationem generis, quia cà fit conceptus tranícendcns jssnol- lam à
parte rci przícfert reTlitatem, vn- de ncque contrahibilis etiet per conce-
ptus veré diffecentialcs . Dices;taliscon-
ceptus communis eft potcntialis,& inde- terminarus,(cu ind;fferens,& de
pluribus fpecie diffecenribus dicerctut in quid, er- go effet genus. Refp.g
ibi nulla eft poté- tialitas,uia talis prztupponit realitaté à parte rei; vel
tantum cft ibi potentialitas co modo , quo conceditur communitas ,. &
indifferentia nimirum per intellectum ctdtowi ientem, quz commu- itas, &
potcentialitas nó fufficit ad hoc, vt aliquis conceptus (it.veré genericus,
fedzantum per noftrum intclligcndi mo- dü,vt notauit Bargius r.d.8.q. 3.
pag.no- bis 18c. loquens de conceptu «nus, (,17. Ad6, necbene diceretur Dcü rc-
auctiuc perüncre ad hoc pradicanicgtü, Difp. V1I. De Predicametisin partic.
Dices,natutz fubftátiales ex didis di« quía id fonat imperfe&o modo
patticí- pare rónem illius; nec quia eft principii, & cauía totius
fubftaciz, debet reduci ad: illad przdicamentum, quia cum etiam tig. —
principium, & caufa accidencium, ad illa rzdicamenta reduci deberet, non
itaqiIDeus$ ad crcaturà , (ed porius creatura ad. Dc reduci debet,vt ad primam
caufam, in qua virtualiter,ac eminécer cócineture Ad vlt. illud nonum przzd:
camentum pro diuinis ab Hurt. inuectü ett prorfus chy« mericum ,tü quiare vera
feries illa prz« dicatocum non poílet dici predicamen- tum , quia effec cantum
ordinatio conce- piuum à noftro confi&a intelle&u cane dem proríus tem
concipiente per modü magis, & minus cóis; przdicamentü ve« ro accipitur pro
coordinattone realiratü, qua natz funt facere compoólitioné mee taphyficam ,
quz Deo repugnat ; 'ü ran fi concedatur e(fe predicamentum, plam | nequit poni
à praedicamento fubftoniz ——— — creata diftinctum, vc contendit Huraad. — —
quia pradieata illa ens,fübftancale, comre Y d pleuum, (piritaale ; (int
praedicata comes munia Dco, & creaturis. —. 7 18 Secü ijc.conaz,Cond gd —
—— ét pattes fia éinprgdicaméto qua — — — Arift. in hocc. defendit partes
integran- —— tc$ veras c(fe (übitantias,quia nor in alio, velucin fubie&o ,
fed v toto &c.ad aliquid illas coputat inter primas, & (ccüdas
fubftátias, caput, quoddam ca- püt,manus, quedà manus . Et $5. Met. 15. intet fübítantias enumerat partcs,
& de- nique 2.de Ani.2.& 3. Met.z. & libi 12. —
tcx. 12.(uübftantiá diuidit in materia; for- mam, & cópofitum,ex quo a
licet - fuperius dittin&ü in infcriora quidditatte ué predicatur de
illis,ergo fubftátia quid ditatiué pradicatur dc materia & toria. Refp.
quádo At:ft. inhoc c. partes in» tegrales appellauit (ubitanrias,(olum do» cere
voluit illas effe (ub(tancias , non ace cidentia, quia non funcinfuübiecto, non
idcircó cas ditedé in; praedicamento co'- locauit; dixit ét effe vecas
(ubttantias hue ius prz dicamenti, quia iliis non'repugaat e(fe tales,
quaten:is süt partcs integrales» nam fi (int (i milarcsy intrat predicamés uim;
c-cró ad aliquid aliud myftcc uas voluit yt VOR. COE PSU. Queft1 De gentralifs.
gu ou TOLL IIT noe er; " voluit nobis aperire Arift. appellauit .n. - eas
primas , & fecundis fübftanuias , vc in - dicaret ét rerum incójletarü ,
& partia- lium poífe nos fericm przdicamencalcm conflituere ad inftar przdicament:
com. pletarü ; quatenus
étipipfismucniunturprzdicatafüperioray&inferiora,genera;&fpecies,quarationediximusdifp.4.q.4»infinequamcunquevniacrfalitatisfpe€itabcBefuadariincnabusincomletis,licutcomplet;s,vnde
porerit v.g.affi- - gnari, v: genus fubftantia phy(ica partia- his, que
diuidatur in materiam, & formá , & hzc incorporcam , & fpitizaalem,
ilia in codleftem,& füblunarem;fiin ceelcfti- bus corporibus admittitur
materia & qui dem alterius rationis ab jfta inferiorum . Quod malé inficiatur Sancb. 4. j. ad 8.ca rat one
fretus , q» hzc funt entia incóple- ta ac proindé inepta. ad praedicationem.
Nam licet re vera tint incompleta , €a ta- men intellectus concipere poteft per
mo dum entis fic completi, ficut requiritur : ad praedicationem , idq; totum
innuit A- — rift.cit.fieri pofle vocans manus, & caput fecundas
(ubftantias,& fimul partes fub- ^ flantiatum, qua dircé&te füpt in
pradica- mento. Ad locum ex 5. Mec. vtiq; Inter fubftantias enumerat partes ibi
rame de- clarat non dici (übítantias, ficut compo- fita conftituga pcr
cas,cxcipe partes fimi. latcs y qua recipiunt przdicationem vni- ucríahs, (icut
ipfum torum. Demum di- uifio illa (ubflantiz in materiam , forma, &
compolitum non cft proprie ditufio fubftantig in cómuni huius przdicamen- ti,
(ed potius quzdam refolurio fübftan- 1iz pradicamentalis compofitz , q cx co
patere pó:, quia illa diuifio non continet Angelos, qui tamé süt if bac
cathegoria , 19 At diccs,materia, & forma,manus, & pes (up quidditatiue
fubftantia ; non minus,g cópofirü,ergo fi hoc eft in pre- dicameuro directé, eu
& illa. Refp. ve- rum eile affumptum , fi fubftantia cómu- niter famatur,
qnomodo dici folet fubftà tia ana iagfus uten. comprehendit ram completas
fubitantias , quà incompletas, fallar WR CUAM ,h Rida fumatur, vt cft fupremumgenus
buius przdicam:é- tiic -n. non dire&té , (ed lateraliter tane Logica «
Pradic. fubft. etrt.T.— $$7 tum , & reductiué dicitur de m arccia, 8€
forma, ratione .f. compofiti , ac proindé non qu'dditatiué, ficut fuperius de
infe riori. Ais , ergo fubftantia communiter diQa,vcluti commune genus etit ad
fub- ftanuas completas , & incompletas, cua talis conceptus fübítantiz: non
fit tran« (cendens, (cd finitus, & limitatus,& alto- qn vnuocus
przícrtim infententia no- ra, Refp.ità efle, quod in hocfen(a par» tes
cffenriales phy fice cadunt fub eodem. genere cü compofiro , ac ét partes inte-
gralesaherogenez (en. habent ad füb- ftàciam tic (ümpram , vt modo homoge- neg
ad przdicamentalé , ficut .n. ifta re- cipiunt przdicationem fübüantie pradie
camentalisdircété non minus, q totum ipíum , ita vniuerfaliter oés fübftantiarü
partes przdicationem analog I ubflatiz recipiunt nó minus,quà tota per cas cone
ftiruta; exhoc tamen non fequitur,quod €odé modo recipiant praedicatione fi
flantiz przdicamental:s , atq; idcó dire- &é poni debeant in hoc
przdicamento . Hinc dedacitur , potuiffe vcig; fieri praz« dicámentü fubftantiz
, qp cople&terctur (ubftantias omnes creatas, tam cópletas La since quo
bené diícurrit Aucr- cit. nó tamen qp vlterius cópledter etiam mcrcatam, in quo
Aucría deficit. 20 Solet quoq; hic afferri difficuitas dc corpore jito altera
parte compofiti iu viuentibuscüm «ri. praedicetur quiddita- tiré de viuente ,
vt fuperias de inferiori y vt cü dicimus; gy homo eft corpus;coníe« quenter
videtur dircété poni in predica- mento,non obftante,gp fit pars. Hac dif-
ficultas vrget íolum ponentes 1n viuenti- bus formam corporcitatis preter animá
s Q cx profefío docet Doctor 4. d.11-q.3« Mairon.pafíu 40. fuper Vnerf. conce
dit alumptum . Dicendum tamence Scotcit, H H. q cum dicimus ani Íc corpus, ly
corpus non ftat proaltera parte compofiti,li accipiatur vt ica» uo
quidditatiua;& is,fed pro cor- pore mecaphyfico, q» inlimea predicamé tali
elt gradus gencricusad viuésyqui vtie quc gradus delumitur à corpore pro alte»
|. Ka parte » vt fuse mia Ic TE A Phyl.q-4«ast 2» pradcrtim in
fol.ad1.8€Xx3ibii"y$583.vbietiamadducunturquxdamgrauesdfficu'taccsbicàMaiton.co&a,&folvuritor.Rogabis;anfaltimpottaiimaedifcciium,velinteritumcorpusproalteraparteponaturdirecteiggetiere?Zabarel.lib.
de pluralit. form. annuit , €ó quia turic nom habet amplius rationem partis,
[ed tocius ; vnde cuadit ens com- pletum,& proportióratum predicamen- (QV
Atperpc ane TU GAST colt anim»! ciereritipiadbuc manet ens anccinpkeuü ; &
aniv z effenrialiter fub- erdinatüm pef modum materi ; licut € contra ariima
rationalis pofl (eparationé á corpóre adliuc manet enis incomplet y quia
e(sétialiter (ubordinata corpori per modurn form: tum quía eff quid inte-
gratum ex pluribus formis pattialibus cx dié&is difp.Ehyf.citz 21 Tertio
obijcitur coritra 3. concl. ptobando nec Angelos , nec corpora coe- ]Jefta in
hoc contineri pradicaméto; pra-- fettiri itr Arift. fcotentía, nam 10. Met. 16.
cortüptibile, & incorrupubile diffe- 1üt gericre fed h&c (unt
incorrüptibilia ; ergo noi haberi: genus cómunc cum ca- ducis; & códein
lib.tex. 12. inquit ea dif- fcrre getiere j &. pradicauonis figura .i« pre
dicamento, vtomnes exponunt1uo- rum rom cft communis materia, quod ét habet
$.Met.$3. at Céli , & Angeli nom habcntcommunem materiam cuar cada- tet 6
ficc coimiune genus. : «Do&or 4-d.6.9.10. M.
Atiflo- qui de genere pliyfico. i. matetianion ad. 1é logico, qu£ cft. cóis e»
pofitio , & vult corruptibilia ; & incorcupubilia nomncommunicate in
materia; qat (enfus «oll;gitut ex. cap praeced. & qoidem fa- miliart eft
Atiftinomine generis fignifi- care materiam, vt coríttat ex 1, Polt.19. vbi
docet iti fcientijs fieri noti debere. » uran(icü de genetein geüus.i. ex
(ubiecta vnius in fubicétü altefius, & 4.Mct.2. vbi ait vnius feti(us vmü
c(Te genus i. mate- riam circa quám« Vel (i loquitar de gene- re logico,non
vriq'loquitdr de fupremo, fed intermedio , qj co'ticidit cüm fpecie fubalterna
, alio.,uin araumencá adductü ibi ab Acift.ad probanduai corruptibile, &
incorruptibile differte getiece ; e(ict in - Difp. FII. De "Pradicamentis
in partic. quatuor terminis,initio.n. textusficeri — it rónemycumz contraria
[pécie diuer[d. int , corruptibile autém'y * incorrupti? bile contraria (int y
neceffe eft diuerfum incorruptibi- enus e[fe corruptibile, det in cóclüfore
fius difci genus non intelligit fabalternim, effet u quatuor terminis ; quomodo
auté ten argumentum Ariit. intelligendo de ge- nece phylico vide ibi Scorum ,
& Alen- fem - Adalium locum , non ità loquitur ibi Aritt. (ed aic differte
gere eque noü eft cóis materia , & eid T- fa cathegoriz figura y it
loquirurada- muffim $. Met. 33. fpecie veró differre ait,quorum idem eft genus
: Joquitur era go Atit.de genere phyüico; vt cur(us ibi Do&or
explicat;& fen(usett genere phy fico ditferre , & quz (untimdiuet(is,
ca« thegorijs , hzc .n. adinuicem non tranf- mutantur quia non fit 'ex füperz
ficié y neq; é contra , & quat (unti codé prdicamento , fed iri materia nom
coms — mudüicant : pecie veró differre y idem eft genus;i. di ficá , à'qua fumitur
differentia fpectfica f comgéntunt im materia ; aliam cti$ expoa fitionc
riobisproficui vide apud Alense; ii Dices.vf Aritt.pofüiffciptelligem- tias
actus purosy& limplicessaceidenti d incapaces 8. Met. 16.9. Mer. (7 &
lib: ro; tex. 30.& lib.12.43. ergo nó folir phyli- cà, (ed & metaphy
ticam cópofitioné ne- gat in cis;quod conf.ex Scot.quol.r$.C., & quol.7.
Gg. vbi docet Arítt.in imelli- geritijs pofuitle intelligere idé c (ui (ub.-
flácia quia fünt puri actus fecundá ipsi. Refp.& cft folutio cóis Acift.
vocare cas á&tus puros, & fimplice$quatenüs carent cópofitiorie
pliyticaj& negat in eis poté- tiá cóttadi&tionis ad e(fendd, X nó eísen
dum; quia funt incorruptibtles , non auté ri: gat conyoliioncani potenciam mc-
tapliy(ic&, ben& ri. nouit nou cífe puros; & fimriplices , vt
intelligentia prima: qua dc caua nec etiam credibile eft pofuitle ilias omnium.
dccidentitim prorfus 1mcd« paces,nani faltim rion videtur in cis tiegaf' fe
accidentia reípeétiua ab ipiis realitet diftinavarios nem uic ;ad orbem moti ;
ad [uos cíícctuss tOAÀIsS ^ Éerre per tormá pliya s ! ré(pcitusad foin» — ji t.
^ à i^. og H "rr N ' —. 4e fc hanc, .& nón 4 Ab? Ac. J)-- ! ;7« ad
1.prin. docere ibet intelligentiá cffe differentiam indi- uidualem,ob
nece(fitatem effendi, quà ci tribuit. Refp.fi ita eft , plané difficile ctle —
tueri intelligentias fecüdum Atift.in hoc pradicam.contincri, imó & corpora
ce- Asso 1.4.3. do fent. Arift. quan — leftia, cü code modo ea videatur
pofuiite entia nece(faria , vndé non abs re Auer. in «ap.de (pecie, & 10.
Mct. cap. 26. nega- uit bzc in przdicamcntofubflantiz con- tineri. Sed (i
Arift. prz di&ta expofitioné nó patitur, curent al;j explicarcqui fin- gola
eius di&a vt Sacramenta recipiunt, quamuis .n. acris fuerit ingenij, &
mul. tas(atis reconditas veritates lololumi- nis naturz du&u
attigeritfatendi tamen eít e defe&u luminis fider in multis ce- cutire
prelertim cü de Deo loquitur ,& intelligét;js, d (uperát humanu captum,
^"ARTICVLVS Il. Quo fenfu diuidatur fubflantia in pri- : fs " er
fecundam, 7 vtraque bic —'. defimatur , ac vuaalteri comparetur. ag Goyuifie
Acftin hoc c. fübftantià 4 D in primam, & fccüdam, viráq ;defininit, ac
demum ad magis eer :viriufd; nauram vnam altetí cóparauir ; hz igitur tria in
hoc art. nobis funt cx- plananda , diuitio fnbflantiz in primam, &
(ccundam, vcriufque definitio; & eatü comparatio adinu:ccm ab Acift. facta.
Quoad primum dubitatur , quomodo accipiatur fubftantia , dum diusditur in
primam, & fccunda , an.í. pimó, vel fe» cundo intentionaliter 5 dicunt aliqui
di- uidi (ubftantiam quoad. primam intétio- neim,vt Suarez difp.3
5.Met.fe&t.2. quem fequitur Eaber 7. Mct. difp.7. cap. 1. alij aflerunt
diuidi quoad (ccundam , vt Soto in hoc puedic.q.1. att. 1, Sed vtrumq; de-
fendi porefl, vt abfolute verum , ac eriam de Atiit, mente ; vt docet Doctor
qu. 4. Vniü, in (ol. ad 2. vbi inquirens; quo séíu diuiferit Ari. fubftantiam
in. prtmam , & Íccundam, ait, qp non cantan. antelli- git debis qu [unz
prater operationem imtellecus , uibus vcrbis 6gnificac Do- &or joie viroque
modo. explicari Aut : Sudf.1. De generalis. *Pradicam.[ubft. Ant. L $59 At
quocunque modo explicetur diu; fio; ruríus «ft difhicultas,quodpam fit diuisó,
& quide Authores in hoc oés conuenire videtur,
vtnotatAuer(aq«16.(ec.2.,(ubftantiam,vteftapcxhuiusptzdic.nódiuidiinprimam,&fccüdam,quafiin(uasÁpecies,licutdiuiditurquantitasinconunuam,&dilcretam,quiafubftantia,vtfic.continetur.fübalteroexicmbrisdiuidcotibus,népefubfubftantiafecunda,atdiuilumdebetc(icquidindifferensadprimam,.&fecunda,Scdneq;hocrc&éa(leritur,quiabenepoteflà1u:süaliquodcótinertaccidentaliterfubaliquocsmébrisdiuidentibus,vtconftatdevniucrfasli;quodaccidentalitercontineturfubalteroexmcnibrisdiuidenibus,népcfübgenere;quamuisigiturfifubftantiafüpremacapiaturproprimaintentione,
nó poffit diuidi 1n primam, & fecundam, vt notat Tat.9.1, | redicam.nor.3.
cx *cor, q.12.Pre dicam.in fine , quia vt fic figni» ficat naturam cócm , non
autcm fingulas rem,& indiuiduá , qualis importatur pet pramá tüb(tantiam ;
tamen fifumatur pco ' 2. inuentione , diuidi potcfl incas vt in fuas fpecies,
(ic. n. vt quid , abftrabic à fecundis intentionibus vniucrfaliracis, &
fingularitatis , vt à iuis (pcciebus , & (o- 'eoncipitur yniueríalis, vt
modus, 24 Yoiipitur in primis accipi f. b(tan a/a,vt genus g« ncrali(fin à,
& diuidi prz-. fato modo ip primam,& fecundam, vclut n (uas
(pecies;pozeft et acci pi fubftancia pro quocangue dirc&té. ponibili in hoc
pradicamento, ex Tatar.ibidem,quo sc(u dicitur fubftantia. praedican.éial
$, có- prehendit fupremam,intermcdià,
& infi- mam;& í£ic. diuidi in primam, & fecundà , -biniliá,quz
ponitur ihfimo loco, hec eft prima fubttantia, & in illam, quz po- nicur in
aliquo fiction loco,& cft [cci da, ícu in T8 quz folü ponir in. pre-
dicaméto, vt (ubijcib.lis,qua eft prima, à in cam, quz ponucur yt. pradicab;lis
, & cit íccunda ; in qua diuiionc fi fubítan- tia przdicauentalis fui - peo
prie intenuonc.r. pro Datura; & clientia rea- li quatenus affici ,'Ot.
intentionibus vni» ucclalirauis & fingularitals, fic cri duis. fio
(ubi€& in aco dé. ja ; (1 veró (umatur RIS Xx 4 — pious E MEET $60 prout
pracfcfert illam (ccundam intentio- Dein ordinabilitatis in predica méto , (ic
€rit diu;fio peneris in (jccics, quia ita di- uiditur. oidinabile, in prz
dicamento in Pra dicabile, & virimü fubijcibile, itá do- €et Tatar cit.quem
dicédi modum multi €x Recentioribus fequuntur ; iuxta quod tal sdiuitio | 6: é
fuo modo affignati m pradicau entis accidétium fimnendo (ab- ftanuam ampli
([imé pro nitutay^& e(Ten- tia rei, & pr mà pro natura fingulari , &
fobijcibili, (ecüidam pro natara vniuería- li;& przdicabili,vt optimé
notauit Mau- rit.q.4. Vniu dub.5.Pót é diuidi (ubftà- tia in primam, &
fccandam sm rationem fubfittend: , & (ubütandi alijs, primario, &
(ccüdarió velui per varios modos , vc volebat Suarez, vt faciat huac fensü
,(ub. füantia alia cft, cui primo , & per (e con- uenit (ubfiftere, &
accidécibus (ubftare , & hzc cft prima , alia veró, cui conucnit fübtiftere
, & alijs l(abftare mediae , & fecandarió, & hzc cít (ccunda, &
in hoc fen(u etiam poteft diuifio cxplicari per terminos (ecundarum inrentionü
, quate- mus (ubttantia poteft accidentibus copa- rari, ncdum per modum
fübic&i inh ii0- fis, vcrametià przdicationis , quod vciq; €i conuenit pro
fccunda intentione. 25 Exhis patet poffe hic diuifionem explicari primb ,&
fecundó intencionali- tcr,tàm cx parté totius diui (i, quàm mem brorü diuidéuum
; & licet Do&t. cic. in- nucre videatur prafatam diuiliónem ex par:e
mébrorum diuidentiü nonnifi per fecundas iotcationes affi gnati poffe, ca
ratione fretus ; q» membra diuitionis dc- bent opponi non coincidere, at quod e
ft fecunda (übftantia preter. operationem intellc&us, nó opponitur prin ze
füb(tan- tiz,[ed e(t id , ergo &c. nihilominus nó eft ita in rigore
intelligendus Doctor , quali prima , & (ccunda fubftantia à par- te rei
comcidant omninó , & realiter, & formaliter , nam certum cft in cius
(encé- €&ianaturam commanem, fuper quam fun-
daturjmcentiovniucrfalitacis,diftingui€xnatura4ciabndiuiduo,fuperefundatur(cundaintentio(ingulatitdtis,&quodammodoopponi,fcdtantuimvogitiadicaremaioremoppofitionéccrni»WeDifp.VII.DePradicamentisinpartic.aiemtinterprimam,&(ccandamfubftantiafecundóintentional:tercaptas,juamprO.prima10rentione,quiatic
fanc realitet — 1demsat iflo modo func intentiones pror — fus diuecíz ,&
oppofitz, vadepercica — — membra diuitio magis clacet . | e etm 16 letes.quo
modo ex bismagisdie« — — uiferit Arift. Refp.Suarez,Faber,Blane — — & alij
diuifitie terio modo , & pro pri- ma incentione, quia hic explicat fubftan-
tiá pernon efle :n (ubiecto, & períübftas — reaccidétibus, qua (unt
rationes reales — & iuxta duplicem modü realem fubüfté- di, & fübftandi
acciden:ibus diuidit fab- ftantian in primam, & fecundam; prima eft, quz
per fc, & primario fübhflir , & ac encbut fubftat , (econda veró , uz
ecundario. Sed plané fallum eftArift; — — hictantum confidcrare fubttanrra
quoad. rauonen, (ub tiftendi , & fubftandi acci- dentibus, quamuis .n.
quoad hanc óié y illam bic peculiari quodam modoconti- — — deiaucrit,vtpoté
pérquáab accidéte(e-:.—— — cernitur, tal;$.n. coofideratio accidens —— bus
appl.cari non potet; adhuc tamen: : iplam cólidcrauit , vt eft ponibilis.
&. dinabil.s in radicaniéto , que lané coe — — fideratio tota intentionalis
cft , nequefo- — — lum di(tinxit primam, & fecundam fu ftanuiam per. illos
modos »timarió; fecundatio fubít andi, vcl fubfiftc: ed. preferum etiam per non
dici , vel dicrde: fubiecto, imà quand. eciam primam füb- ftantiam ditlinxit à
[ccunds , quia (übij- cirüc omnibus alijs ctiamipiis fecundis y——— hac certé
iubicctio dicit fecundam int&- tionem in prima füb(tantia, ficat dici de
intcationem oppofitam.ponit in fecüdas. & etiam in accidentibus ipfis, quia
in or- dine ad illa, nedum hic comparatur , vt fubie&uminhatüonis ;
verametiam pfe d:cationis , vt mox dicemus , quarc Con-- cludimos cum
Do&tore cit.q. 4. Vniu.& q.1 2. Pradicam.in finc prarfatami diuifio-
nem porius explicandam effe per fecun dis intentiones, quàm per primas , quia
fecundum eam coafidcrationem prafer- tim pertinent pradicam:nta dd Logicil;
& non tantum tertio modo, verumetam alijs accipi poffe etiam de. mente
Arift. - & fic manet breuiter cxplicata hec füb- JM E » Y» 8.1. De diuifone
fubfiamtin primam, feere. IT. $6t LN E nti diuifio, circa: uam tot verba in- |
. nt inatiliter Au&ores paffim ; & o^ /. . -forté improbabilis prorfus
non c(t A mo- —. mijsopinio hancnó tàm
efe diuitionem , /.. quàmenumerationem,& (eriem quandá eorum, quz in hoc
predicam.ponuntur , velati cam dicitar , difcumbentium hic , eft primas; ille
(ecundus,&c. qnem tame dicendi modam non adeó approbare dc. bemus, vt al:j
modi dicédi iam relati om ninó dcbean: reprobari, vt facic hic Pon- cius,cuius
rationibus occurrere ex dictis non c(t difficile ; fed recipi poteft , quia e(t
expeditioralijs ; & minores paticuc difficul'ates . / 17 Quoad 1.
Arift.codé c. definit, vel tius dz(cribit ptimum fubftantiam effe lam;qua nec
e(t 1n fubietfoynec dicitur de fabiccto,(ecundam vero , quz 5n eff in [ub:e Ho,
fed dicitur de [ubiecko, vor p fubie&m intelligitur (ubie&um inhe-
fionis,& prz dicationis, ni quando vtraT; dicitur non cife in füb.ccto,
fermo eíl de füb:e&o 1nhzlionis,nam pet hoc fubita* tia dillingaitur ab
accidente;vadé pet it- €i negauonem citcamfcribitar modas gotiuimus períeicitis
fübitandam conttr- tuens,& ab accidente diftioguens ; quan do vcró de
primaltübttantmia ncgacur dicr detübiecto, & de fceüda afficinatar, tnc fit
lermo de (abie&o przdicarionis,& pe ncs hoc diftinganatur prima , &
(«cunda fübttantia, quia prima fibitantia nullum babet inferius , dequo
prz-dicecur , bené camé fecüda;quia hec cft vniaerfalis,illa fingularis, quacé
etiam alteta negatio in dcliaicone primz fübftantiz , qua nega- tuc dici de
tubiecto,circamfcribit po (ici- am hzcceirarem ; per quam ei repugaat dici de
lubieéto.i. de inferiori; hinc patet lomodo hz d«cfiaitiones bené
remexplicent,quiaeftódenturperncgationes,'nótamépfimplices negatrones,alioquin
definitio priimz/(ubftanuzetià chymcse conueniret,fed per negacrones mdicances
quid pofitiuuin,vt notat Tatar.cit.not«4. patet etiam quomodo ambz poffint cx-
plicari pro prima intentione. Verüm quía cffe in Jebietlo,& dici de
[ubiecto no cà- tum primo intentionafiter , (ed eciam (e- cund? intentionalitec
capi poflunt, ità ni- c miram vt effe in fubie&io idem fic , quod przdicari
accidentaliter, & denominati ué ,quicft proprius modus przdican di
accidentium; & dici de fubietto i. d« in- fcriori, fit prazdicari
e(fencialiter,ideó po terunt etiam przface defiaitiones expli« cati (ccan ió
inréciónaliter, ica nimirum , St fecunda fub(tantia dicatur illayqua nó eft in
[wbiztto fcd dicitur de [ubi ek o i. quz uon acciden:alitec , fed cilencialiter
predicatar de prima , prima vctró fubítaa tía fit illa, quz nec cfl in fubietto
,uec di- citur de fübietfo à. nec przdicatur de . alio accidentaliter ,nec
cílentialiter ; itag» ifta duplex negatio indicet oppolitàin- tentioné
fübijcibilitacis omnimoda , pec quam excludatur omnis pradicabilttas & hoc
man fefté infinuat. Arilt. pcr illud dc prima fubíftátia pronunciatum , quod
accipiunt aliqui vc aliam prime. fübtcan- tize defia cionem eff qua propri?
princi- aliter? maxim [ubil are dicitur, pet c.n. fignificat; qa0d ill non funt
purz negationes/fed mobis citcüfceibunt omni modam fubrjcibilitatem prime
fübftan- tia? 1n qnacunq; pred catione, tài elfed- - riali,q accidental adeoquod
boc proná ciarum fic potius declaratio" dcfimtionis prima fubttantig,qua
vt tradita pcr nc- gatronss poteracaltquá. parere fulpicio - nem Q noua,&
diitin&a definitio, vel cd Mairoa.paílu 9.dicendum,q cü ea vnam cont icait
definitionem, & ett de cius in- tegrirate;irà pec fecundas intétiones ex-
plicát has definitiones primz , & fecun-da (ubítantiz Io. de Magiftrisq. 1.
hu ius prz'dicam. not, 2. quz quidem expli- catio ci! inftitato logico multà
magis ac« comodata,quám przccedens,& etiam ma HR demente Arift. qui defiait
primam ubftantiam per oppofitionem ad (ccua- dam;cum ergo fecundá dcfiniat per
prae dicati ; conueniens cft, vt primam dcfi- niret pec fubijci, . . tu 28 Scd
dices, ex hoc; gp prima fübítan tiaomnibus alijs fubftar, accidentibus n&
póX& ipáü(met fecundis (ubitanti]s, rofert. Autt.deflruBis primis
fabitantus vr fibile ejfe aliquid aliarü ve manere: , aucem nequit incclligi,
miquoad effe» — x actualis ciens Cam «n, turn Ac ides : : D ALD * S Lia » Ii
joe ci ois ecu NR ER Z6. — Dig.VIL DePrédicmiioh pani: —— tia, tum naturz
communcs in fe immedia té non exitiàt fed in indiuiduis, tolle in-
diuidua,tolluntur ctiam. & accidentia) & natutz communcs
,omnia.n.corrümpun- 1ut ad corruptionem indíuidui ; vr docet. Doctor 3.d.2 2.4.
vn:G.-quo autem ad cf. fe obie&inum , & effentiz non eft vera illa
propofitio , quia nullo fingulaci cxi. ftéte,achuc poteft quidditas
intelligi & formati de illa
propofitiones vera & ne- ce(lariz m ordine ad pradicata. cilentia lia,vt
clacé docuit Forph. cap. 7. dicens fublatis indiuiduis nó tolli fpecics, vel
ge- nera,quo .(. ad effe obiectiuum, & etien- tiz , ergo vt hoc Arift.
dictum vcrifice- tur;oportet yt aliud dictum , vndé dedu- citur, quod.
f.(ubftantia prima principa- liter, c maxim? fubflare dicitur jintel- ligatur
de (ubftare realiter, & vera (u(té- tatione rcfpeQu accidétium , ac reali
in- clufione naturz communis , quz efl. fe- «unda (ubflatia , non aot€ de
tubttare in- tétionaliter, feu fubijci in praedicatione . Refp.quod ficut
primum Arift.di&ü , . quod prima (übftáta principaliter;& ma ximé
fubftat; poteft explicari tàm pro pri m4;d pro fccunda intentionc,népé de rca
liaut intentionali fübiectione in prz dica tione , ità etiam confe&tarium
ex co de- du&um;vt bené aduertit idé Io. de Mag. cit-dub. 5, vndé ex illo
primo di&o tea- liter intellecto deducitur hoc fecüdü rca liter
intelle&um eo modo , quo demon. fratur i arguméio.(. quod deftradis pri mis
fübftanujs dettruuntur alia omnia .f. patüra: comunes,& accidentia quoad
eífe actoalis exiltentge , & ex eodem logica- liter intelle&o
,deducitur illud idem con- tium logicaliter intelle&ü hoc mo- do;quod cü
bic có (ideretur prima (ubítà tia in ordinc ad (ccundas , & ad accidcn- tia
in ratione fübijcibilis, bac verà 01a in ordine ad primam in ratione przd;cabi-
lis , vcl m Ken 2 velaccidentaliter , quia relatiua pofita fe ponunt , &
perem- Le Deribit nnl fublatis primis fub- ijs riecht denso S oidipis ^ ^. 49
Exquo patet modo fit yerü il- - lad Aritt.di& defirudtis primis fübftan
tijs,&c.tàm phyucé,g logicé, Dices,dc- flrucis omaibus ; hominibus adhuc c-
— — ll aR n mane:et anima rationalis, & matería, vé «corpus pro altera
parte compotiti cum - fuis accidécibus, ergo falfam illud di&ü,, : E
efp.Louan:cnt.ob id habent pro fu(pes. &o Es Arift. dictum, veluti tendens
ad. animz mortalitatem, Alij e» plicant de totali.deflru&ione primarum
fubftantia: — rumjnemp? quoad vtramq; partem, quafi -—— Arift. apertis oculis
agnouetit annihis . l:tionem ; Mairon, pallu 11.ad 4,ait,per primas (ubftantias
bic Aritt. intelligere — fubftantias o€s lingulares , tam comple« tas,G
incóplctas,quod fané textui fatis co fonü nó cfl. Facilis rame eft folutio,
& ex. ipfo consxuco lige e NE ftlo- — quitur fimpl:cirer.de onmibus, quafi
oía — prorfus interitura(intdeftru&isprimisfubtantijs,(edloquiturfignarédefecunedisfubftanujs,&accidentibusqua(ub.eflentanturincis(vt.n.dicimusinPhyf,«oumpofitumeftadzquatumfübiedumaccidencium,non
matctia príma)nam per nt lhancpropofitionemiptendit Aril.demó — — ftrarc
dependentiamtàmfecundar | fláriarum, q accidétiumà primis,parum —— auté ad hoc
icfert,quod facta prime füb« flàriz dcftructione adhuc aliqua mancat Vh ;eius
pars fuperfles, nam Dué mancat,fiué nomcertam cft naturá , quz in ipfa exta-
bat , paritcr & accidentia in ipfa fundar .deleri;quod dictum, ficut verificatur
c mé in lub ftanujs integris peii , de qu bus rcucra przcipue illud pronun-
«iauit hic Acift.:tàcumomini veritate po. terit applicati quoque fubftantijs
partia- libus & incomplecis con(Lituendo ,& di- ftinguendo ctiam in
ipfis primas , & fe- ,cundas iuxtà füperius dita, Quares , quomodo
intelligatur aliud - Ari(t.dictum; prima fubftantia proprié ; principaliter,
& maxime fubflat,d gá -[. ponantur ille particulz JRefp. Orbcl. quod
ponitur propri? ad diffeiéiam ac- .Cidentium , licét .n. accidens polit effe
fübie&tum accidentis, non tamen vItima- té terminat cius depeadentià, vt
lace ofté ,dit Do&or 4. d.1 2.q.1.pomitur principa liter ad differentiam
fecundaram füb- ftanttarum, quz non (ubftan: accidenti- bus,ni(i prout funt in
primis, homo. n. nó dicitar albus, vel niger) nifi quia. Sortes , vel B.—-Vo ^
uu WEM. . m N Mos 4752 . " "as FEN : i |». — sel Plato eft albus ; Et
tandem ponitur 3 M. Bointsa oftendédá, quod prime fub- | flantiz pluribas
fübftant, quam fecunda, eh VE p yt T *:".A^ "Wir Sec A1 - Pairs cared
quibus (ub . . jo fccunda, & cum hoc i pis fecundis. . $0 Quoad tertia
fübflantia fingularis vuiuerfali cóparata dicitur prima fübftan tia, &
magis osieimds erit quá- m primitateim perfe ctionis im partici- ando ronem
fubftantiz, q nó haber fub - Au c nuarl3lie [ra Arift. in hac cap. ailtid
Viliuvsaaisss * anth aam 8 ^À enius compararionis declárarioné re- Wer ——. a
—-—--- T nep 1e €olendum eft ex di&is (übftantiam ità ap pellari,vef à
(ubftando , quz eft denomi- fiatio relatiua;vt ait Orbel. quia füb(tare fonat
(ub alio ftare;aut alteri (ubelTe,vel vt inferius fuperiori, vel (abiectum
acci- denti, aut à fübfiftendo,qua eft denomi nitio abfoluta, quia (ubtiftere
fonat. pec fe ftare, & nonin alio,cui inkzreat ; hzc e(t ratio effencialis
(ubftamtia , illa veró i accidentalis, & iftam confequens ; fatio
abíoluta,& effentialis equaliter có- petit omnibus (ub(tantiis, cum
a&qualiter . omuibus repugnet alteti inhzrere , vndé - ex lioc capite,
nimitum róne fubti (tendi , non datur primiz,& fecunda fübítátiaynec
fübftadtia particularis eft magis fuübftan- tia, q vniueralis ; vndé minus
rc&é ali- qui &t.ex hoc capite .(: quantum ad ratio - neni fubíiftédi,
aiuat fübttantiam prima effe aiagis (ub(tantiamsd (ecundam , quia
erfe&tiori aiodo participat fübiiftentia , q (ecunda, cum partici pet illam
imimedia té ,(ccunía vero mediate , quia .f. ratio fuppofiti primó conuenit
indiuiduo , & €ommuonia nonnili per indiuidua fuppo- fitanuur. Minus redde hoc dicitur. , nam vt rotat Do&or
quol.4. M. & quol. $. V. & quol.9. A. aliud eítlo-qui de fübüttere pro
p fe eiie , vt excludi imnhatrete , aliud prout idem cit ,:juod
incómunicabiliter pet fe cxifteccquod eit pro»riam füppo- fiti ,& petíonat
; quando hic fic compa- fatio iter primam, (ccundain fubftan- tíam; &
quaritur queam cacum perfe- €t.0ri modo racionem (übttanua partici- petsquattio
efe debet de ali quaratione , qua (ic ecriqscomanais, c n.tieri folec quacum;
comparatio, in tora nempe : n oing. t j ed E ual Le dif [di is rimen ep female
65, tur fübtittere pro- acórhutiicábiliter per fe e(Te, fubttantias primáe
düritaxat com- perat, ex hoc capite non debet dici prima in rationc
fubfittendi;quam fecüda, & ana gis fübftantia , quam illi» . : 31 Potius
ergo talisprimitas, & maio ritas attendi debet peincsdenóminati oné relatiuam
fub(tandi, hec .& ratio perfe- &ieri modo partícipari pót ab vna (ub-
ftantia, q ab alia, quatenus vna. füb(tare potce(t Dudbos pradicatis, ac magis
in- denendenter, q alia , & (ane in hoc fenfi Anft. primasfubftantias
appellauit tabe ftantias fingulares , f(ecundas auré vniuet- fales;ac illas
etiam magis fabttantias di- xit;ità colligitur ex ipío contextu, vbi fic
loquitur,prime [ub[lantie ide, omni- bus alij$ [ubijciutur y C alia ommnia,vel
de ipfis predicamtur , vel in ipfis [unt y propter boc maxim? fubflantie
prim& dicum ury& ex hoc etiam capite compa- raudo adinuic em fccundas
fübtt arias ait , fpecies effe mag s (ub(tantias generibus y nempe quia
pluribus (abftant,d genera , & itd explicat Tat.cit.dub. 2. At (ubftan-
tias fingulares cífe primas (ubftantias in hoc fenfu , magi; (ubftantias
vn:uer(a- libus potet adhuc dupliciter explicari , vcl realiter , & pro
prima intentione , vel logicalitcry & pro fecanda. Primo modo fubftantia
(ngularis dicitur priiha füb* ftàtia,quia quoad actualem exi (tentiam, &
phyí(icam omnia fundátur in ip(a, quia & natui£ communes, & accidentia
ipfa 2» exiftunt ad exiftenuiam cíus,& ea. fubla- ta ruunt quoad
exifEentiam, quod infinua uit Arift. dicens, non cxi flentibus primis
fubftanujs rmpotlibile cffe aliquid aliorü remanere j cum igicur fit bafis,
& tunda- mentum, cut cete.a innituntur quoad exi ftentiam, optimaratione
prima fübftan tia dicetur,quarenus prímó,& immediate exiltit , & nature
comuncs (fecunda füb- fiátiz dicécur,quatenus fecüdarió ,& me diaté
exiftüt,ad cxiftentia.(. primarürité magis (abitanti dicetur. , quía pluribus
realiter (ubfta:,d. commuüncs, juia eGenialiter includit naturas. coipmunes
fuperiores, &accidentaliter plurima (u- " fcipit accidentia;à quibus
poftea median pit Ag tc denominantur euam f ; prima | jio. LI - $64 | Dif».
VII. De "Tradicamentis im parti; — z é 31 Alioautémodo .f.los;caliterfub-
ftantiz cenfequens ad rationem effen2 - Ns ftátia fingularis magis fubtiátia
dicitur. j vniuerfa is , quia plaribus fub ftat praedi- €atisloquendo de
pradicatione tài cf- fentiali, d accidencali, & diciiur ctiam pri ma
fobftantia ; quia in predicationibus accidentalibus immmediaté lübijcitur ,
& primarió , fccundz vero lübftantiz me- diaté , & (ccundarió 1 vbi
aduertendum ex hac prazfertim fübiectione in pradi- cationibus accidenralibus
attendi deno- minetjonem (ubflantie, auia in prz dica- tionibus
c(Tentialibusetiamaccidentia.fubijciumturfuisprzdicatisfapcrioribus;&excoyq:odeftlubie&tioimmediata,"2cindependens,diciturfübftantiafingolarisprimafübflantia,&magisfubflan1ia,qvniucrfalis,vndélicethomov.g.pluzibus(übttetaccidentibus,qPerrus;quiafubfitomnibusaccidentibusPetri,acaliorumfimulindiniduotum,ramen.adhucLEetrusdicidebetmagisfubftantia,quamhomoinrationcfubflandi;tüquiapluribuspredicatis(ubftat,loquendoetiadecflenualibus;tumquiaeflóloquendodcaccidenralibustantum;fubftetpaucio.yibus;adhuctamenfubftatnobiliori
mo- do,nimirum propria virtute,quia imme diat &,ac independenter ab alio.
homo au- 1€m. fübftat illis dependenter ab ipfis ;n- diuiduis,quz expofitio cx
ipfo contextu «olligitr 5'v bi hac ratione diccbat Arift. anter
primás(übftantias , & inter. fpccics vnam non cfle mogis fubftantiam , quàm
aliam qoia zqualiter fubftanr,quod vtig; nequit cxcéfiué inrelligiquia hic
homo; sel é homoin cómuni pluribus accidéti- , bus fubflat,ac
przdicauscffenialibus, q hiclapis, vel lapis , fcdjintelligit in (centu prefato
, qj equaliter fübflát prime fub- flantuz;quia vna in fübítando non depen dct
ab alia, & pariter omnes fpecies [pecia Viflimz zqualiter à prima depédem
füb- ftantia,nec vna dependet abalia , 33. Scd
obijcics,vniueríalia precedere fingularia ca prioritate,à qua nó couerti- tur.
(ubfiftendi confeq. ergo debent. dici prima fubftanug, & fingularia
(ccundz. kem $.Mct.2. ai nue Meri raid n:agis lubltantias.q laria « Tandcm ier
ase acides ibus eil proprietas (ub- talem eiusquz cit lubhftere, ergo cui
conucnit prius talis ratio fubflantie , eidé —— quoq; ralts proprietas prius
conueniet , at illaratio prius conuenit (übftantijs vni uerfalibus, ergo
&c. Et cctté quantum ad: (ubftare accidentibus proprijs negati ne- quit
fubftátias (ccüdas prius,& magisJub ftare primis, nà accidentia propría
prius. cóueniüt naturis,& per cas ingularibus . Refp. ad 1. hic
Arif.accipere primita- tem;non eo modoy(ed alio Jogé diuerío , vt
explicauimus,& notar Tatar. cit. Hot.
3. Ad z.ibi Art(t.loquitar fecundümen- tem Platonis ponétis ideas (cparatas ,
vt ibi communiter Es pofitores notant,prz fertim Scot. Ad 3.ncg.(ub illata
minor y nam ratio fübftantiz in communi, vr cfk prz dicamentum a ceteris
diüetfum , vel equaliter competit omnibus fübftantijs prmmis,& fecundis, vt
dicebamus, quate- nusomnibus ex aquo repugnat inhzrc« re;vcl ti aliqua
intercedit analogia , pere fe&iori modo conueniet primis , quà fe» cundis,
vt poté quz includunt totam Icctionem fecundarü,& aliquid amplius. Dices,
(i equaliter cis coücnit ratio come munis (ubfi (tédi, ergo & proprictas
füb- ftandi,qua ab ca dimanit . Refp,etiam(ü aptitudo fübttand: 2.jualiter ;
imó prius. fubttantijs fecundis conucniret, aétus ta» men ipie tabítandi prius
cxercemur in pri imis,quàm in fecundis , in quibusexcrceri nequit , ni(i
mediate , ac dependenier ab illis. Ad illud denique de (übftare acci- dentibus
proprijs,vluró concedimus prius cóuenire naturis , quàm fingularibus,, S. ijs
conuenire medianiibusillis fed iam. di. ximus denominationem prima fubitan- tiz
non attendi dcbere ex (übie&ione ad: huiufmodi prz dicara, quia ctiam
aecidem tia fuüblunt füis vniucrialibus, ac eorum paffionibus mcdiantibus
illis, led attendi ex fübicctione ad accidentia communia Addunt alii , qi
immediata;ac i bati cue uenit Eesti g cdm vadit .9 quoad cíientiam, & necc
ftcnuam tes e, conua fc haber » idco. «ew aj —— —— orent EMEND: FU
"C" 7 enim ti(ibile realiter exiftit in homine , dud exile realiter
in Petro » vcl Palo , ita Sanchez , Complut.& alij; - ARTICVLVS III.
Declaratitur proprietates , Q* attributa exoc3 fubfl antt. 3 4Q Ex
proprietates, vel attributa adícri pfit Atif. fubftantiz, vt dictü efi 1.
p.Inft.quarum aliquz ei couueniunt pro ima intentione, aliqua pro fecunda.» ,
quzdam tandem pro prima, & pro fecun da, quatenus vtroq ; modo explicari
pof- funt, folct.n. Arift.in his preferam pra- dicam. multa primarum
inten'ionum ad mifcere in gratiam fecundarum , vt nimi- rü mclios difcamus iuxta
earum extigen- tiam fecundas fundare intentiones , cas autern vocamus ét
attributa , quia nó os conueniunt fübftantiz in quarto n;odo. Prima fubftantiz
affe&tio eft in lubie- &o non cífe ,i: in nullo harrere fubiecto , fi
explicetur primó intentionzliter &
hac non cit propria fabftantie przdica- mentalis ;n quarto modo propri jquia a
€onucnit o9 pro-(us fub ftantise Là. in- Haken finz, tam complere quam
incomplet, tàm ptimis,quárm fecundis ; licér:n. (ubftantiz fccundz dicantur de
fubic&to,nó tamcn funt in (übiecto , quia natura nob inberet fuis
ipferioribus , fcd potus illa contütuit in efic quidditauiuo '& torma
fübftantialis, licet reciprarur. in fmarcria , & ab ca in cfle , &
fieri depen- deat fi cft materialis, nnnquam tan di- €i poteit iij
inhercre;quia vt Scotus do- €et quol. 5.S.& quol. y. À. inhzrerce dicit ron
per fe informare , nec facere per fe vnum , fcd facere vmum per accidens ,
& darc effe, vel a&um [ccundum quid ali- cui priori fimpliciter enti
:at forma fob- flantialis, vt per fc actus , per fe informat trateriam;dat ei
a&tü fimpliciter;& cum €a facit per (e vnam ; partcs phyfica inte-
grales (unt quidem in toto,non tamé tan quam in fübicéto,quia illi non
ipbzrcnts fcd pouusillud coniticuunc integralitec: & tandcm hac affectio
cóuemt. ctiam dif f. tentijs fuübflantialibus , vt ait Avift, in- - textusquia
eque ipfe iphgrenc ei cuius Quafi. I. De prprietatibid fubflamis edre11I.. $65
funt differentig,(cd conftitaant in eíic (pecifico jac determinato. Ex quo fe«
quitut,quàd licét ifta affc&tionó fit. pco- pria fabftantiz przdicamentalis
in quar- to modo , cít tamen fic propria tiz in tota fuà latitadiaic, vt
contcadilüm- guitut ab accidente ; falfum namq; efty quod inquit Tatar.hic,hanc
affe&ionem Conucn:re accidenti feparato. in Euchati. ftia;quamuis.n. non
fit ibi ía (ub:.eóto a» &uahiter, cft tamen a jxitudioalitet , dum autem
dicimus proprium efk fübítantiz in (ubie&o non cí(le,vtroque modo intel-
ligitut.Poteft ctiam hzc affe&tio cxplica- ri pto fecunda intentionesvt
idem fit. (ub. ftantiam in fübic&o non effe, quod nom eife aptam de aliquo
accidentaliter prae dicati , vtfapradiccbamus exponendo fecundó intentionaliter
eandem particu- lam in dcfinitionc fubftanti . . Sed inftabis effe in fubteCEo
male intcr affectiones recen(eti (ubftantiz , cum fit de ipfius definitiones
& maléetiam cx- plicari per lioc, quod fubftantia nequeat de aliquo
accidentaliter predicari , cadi oppofitum ex profetfo docaerimus di(p. $. q.$.
art. 2. Refp. inrer affectioncs te- ceníeri , quatenus eff negatio immedia- te
fequens ad rationem politiuam fuübftai tiz , ficut paffio fequi folet ad
c(fentià y vndé dimanat , & ponitur in definitione fübftantiz , non
(ccundam fe formaliter confiderata (ed vt indicat, & circumliri- bit
rationem politiam fübftantiz, vnd& fatemur nocificationé illá (ub(tantiz
po- tus effe de(criptioné,quàm dcfiiiioné 5 cando autem difp.cír.q.vlt.di ximus
pof Íc tübitantiam quoq;acctdentuliter pras- dicari;loqucbamaur de pizriicari
accidcdi- taliter per imodurb accidentis przdicabi- lis, hic autédicimus pradicaci
noa poffe per modum accidétis przdicamentalis quia fundamentum huius
predicacioni$. cít veta;ac propria inherent forme,que przdicatur, in (ubieéioy
de quo pradica- tur,quz inhzrencia fübftantrig repugnat » & in hoc nulla
eft contradictio. » 3j Sccundaqua cóuenit determinat fecundis fubítanujs , ac
ctam ad carum ditfercntias cxtenditut, eft vniuocé pr^ dicari de primis i,
(ecundum ide nomen ; * & ra- $66 E em in illis etfencialiter inclufam ; «X
quo patet hanc affectionem elfe me- Té;nten;onalem. quia przdicari eft fe-
€undarum intemtiondm , & inrell'2i .de- berede przdicatione figoata non
exer- €ita,non.n.in tecminisfecundarum inten tionum valct dicere » lub(tantia
prima» e(l. (ccunda, bené tamen in terminis pri- marum , Petraefthoao;e(tanimal,eftpationalis;Vtautemhaecaffc&iofolumAn(ubftácjsreperiatur,dcbentaccipiprimz,&fecunde(abftanrieinrgore,namfifuséaccipianturproquacun:j;natura.»vniaerfali,velparticulari,camhocmodopoffintetiaminprzdicamenusaccidentiumdiftribui,&a(Tignari,vtart.prz€cd.dub.1.diximus,potecitconfequen1ethzcproprictasetiamadvaiueríalia2»Accidentiumextendi,cumipfaquoq;de
fuis inferioribus vniuocé prz«dicentur , vt di&um e(t 1.p.Inft.tra&t.
1.c.6.at rc(pc- &u (uerum fubie&orum;eftó poffint ef- fc vniuoca praedicata
,.quia dici poffunt de eis (ecundum idem nomen , & ratio- nem , vt
conflar.de albo ref pé&u niuis , & papyri, nunquá tamen poffunt vaiuocé
gra dicari , quia talis conceptus non in- claditur e(fentialiter in illis , wt
declara- uimus diíp,2.q. 6. art. 1. quod alij dicunt pofie de illis praedicari
vniuocé. acciden- pi e eücoridier x : 36 Tertiaquz determinate conuenit eta Lor
rv iat hoc aliquid.i.igni ficare aliquod determinatum , & lingu- lare non
vlterius communicabile, ad dif- ferentiam (ccundarum » quz. figaificant quale
quid .i. aliquod. indetetminauum voluecle ; & communicabile pluribas .
Neqae hinc inferas , genera ; & fpe- €ies in qualequid pradicari conrra
dicta in difp.g. Nam vt notauimus in Iaft. non famitur hic quale quid in
ptzdicamen- tis,vt (imebatur in prgdicabilibus ; quia bic (uautur, vt
contrad/ftinguitur ab boc aliquid , quod (ignificat (ub (tantiam ità per fe
exiltcotem, vt poditdigito demó- Ílrari dicendo, hoceit aliquid; € contra veró
quaJe quid (ignificat lubaantia. vni- uct(alem aon per fe primó , &
iinmedia- té (ub (tencem,(cd per primam fubítan. tiam, in quo vidctur habcre mo
jum qua- T Difp. VII. De Pradicamentisin partic... litatis,qua: nó pcr fe, (ed
per aliud exi (titg potcft etiam E BACEEA fub ffir figals ficare quiequid ,non
a&iué, vt differens tiay fed paffiué, quatenus fi gdificatinact- ram
vleerius communicabilem., & quali- ficabilem per e(fenuales differentias,
"Vt autem hzc atfc&io fingulacibus td» tum fubítantiatim conueniat ,
cum dici« tur prima fabftantia boc a[iquid figni - care,non fufficit dicere ,
quod fignificet aliquid determinatum,& vnum numero s non alteri infcriori
vlterius communica- bile, quia in hoc feníu etiam fingularibus accidentium
conuenire potcft , yt dixi- mus in Inft.(ed addere debemus , quod illad
determinatum,acnumcro T | fignificat, ità fit incommunicabile, vt al- teri
nequeat cómunicari ,nec vt fuperius inferiori, quod cít e(fe incommunicabi- le,
vt quod , necvtformafübiccto , fiud —— — fubftantialis , (ind accidentalis,
eit. e(fe incommunicabile vt. atio. n.(i : politi " quod hi: Ariít,
imcelligit per pris roam fubftantiam,yt notat Mair. paíT.1 1,nam ipíc
nondiftinxit, vt nos Theologi, — inter fuppofitum , & ngulare fubflan- ——
tig)confifticin hacdupliciinoommunis — «cabilitate , vt quó ; &vvtquód ,
ytdocet— — Scot.1.d.2.3.7.$..4(d primam queft.Dü — — autem dicimus primam
fubftantiam hoc — aliquid fignificare , & fcciüdà quale. fumitur prima ,
& (ccunda fubftantia &cntionaliter , ríon.n.folummominibus; — Ícd etiam
intentionibusconuenitfignifi* —— care res feu effe (igna rerum , alioqui £4
(umantur primó jntenttonaliter, tunc, yt ) notat Tatar. actus f/gnatus capitur
A a&u cxercito ,vt (cn(üs (it prima fübftan tia lignificat hoc
aliquid.i.eft hoc aligd . 37 Quarta, quz cóncoit omnifubità- tiz,non
(olumdirecté, (cd etiamlatera-— liter ; acindirecté exiftenti in przdica - ?
mento,ett,noa habere conccarium, quod quidem intelligendum ett de contrarieta
te proprie dicta , qua verfaturinter for- mas politiuas übi inuicem oppofitas ,
& ab codem (ubie&o fc mutaó expelientes, ——— vt funt au umPladas
qualitates ; hoc.n, modo nulla (abitaotia alceri opponitur quia cito vna forma
fubitantialis à matc- ria cXcludatur per aducnium alterins, nó —— — ; ; idur. ^
e « yu ^———"— —— — CREER 7 a sd -* — 7" Que A. De proprietatibus
fubfrdmia: c/fot-IT. idcircà cótrariz cenferi debent , quia c8. trarietas eft
(pecies oppofitionis , at inter formas (abftantiales non: vcr(ator repu- ia
oppofita,(ed tantum diíyarata s [m qua duplici repagnantia vide infra.
difj.9.q.1.art. 1.. ) nam abioluté
loquen-, do forma füb(tantialis non decetminatam: formam excludit, & magis
hanc ; quam illam, quod ad oppofitionem requiritur fed Qué excludit omnem d;
(paratam 5.& € quacunq; codem modo íncompotli- bilis eft ,& non magis
cum vna;q cü alia;; Quod á dicas, faltim formas cicmenta- tes lic opponi,nam
forma ignis magisre . t cífe«um forma aquz, Q.aeris vt €olligitar ex z. de
Gen... Ref. forma: ignis fecundum fe (ümptam z'ju& in ca- denr máteria
repugnare cü forma aeris , ac cum forma aque , dicitur tamemmagis pugnare cam
hac;quam cum rila, racione qualitaturs- illas formas: infequentium ; quz veré
,& propri& inter fc comrarian- tac Ais , qualicates itta ab iplis:
clemen- torum fübítant;js dimariant ergo prius iu
ipfisslacontrarietasteperitur, d. dcin de paci. Ref: cum Tatar- hic 4.2« it
(ol.ad 5. prin. g» cótrarietas in etfc&ti- bus. nom arguit femper in caufis
contra. fietarem focmalem (ed rátum virtualem ,. & radicalem, qu& vltró
adanctimus in ele mentis, quia vt ait Tatar. aliqui hibere conttarictacem
victualem non eft aliud , Q illud poffe contraria producere «. IKkur- fus
quamuis priuatio veré opponatur for. ma (ubftantiali, oppoiitio tamea noa eft
contraria, féd folum priuatiua, cum priua- tio nihil reale pouiuuay yorat. im
fubic- &ooppofitum formz. Deaunr ncq;dif- fctenug fübitanviales idea genus.
con- dinidentes propt € dici polf'anc cótrariz, quía nom infun: gem ri, veluti
conum fu- biccto,à quo vt fiam fe potfinc exclude- fe led dicun:ur coacrariz,
quatenos fant primo diuería: ; cx quo patet erratle Ma- ir patfaü 16. dum his
rationibus conuictus fiacuicin lübttant/js veram contraricta- tem; ita |; de cont: arietate
Fus? lumpta y m arum vel pro nobili diuertitate
& incompo libilizate atit pro oppofitione pruauua explicandus ett
Arift. cum 1. Vuyl. go. ait iv omni genre. vnam cflc wA— $67
contrarictatem,& 10. Mcr. 24. differens tias (pecificasfubftantiarum e(fe
contra. rjas;de quo vide Ant» And: cap; de fübft. quomudo autem hatc affe&io:
quantitati quo; conueriiat dicemusq. feq. 38 Quia, qne Er omaiilteirie el uenit
cft non(ufcipere magis & minass vt accidenuia,quia velconfideramus fube
ftantias quoad rationem ipíam commue nem.(ubítantis; prout fübftaxia dicitur,
non quidem à (ubftando, (ic .n. vna (uüb« flátia dicitur magis (ubflátiay q
aliayuia heccft ratioaccidentalis, fed, vt dicitur a fub(itiédo,vel pcr (c
e(fendo,& fic vna (übilantia non poteft dici magis fübttan- tia, alia; vt
Scor, docet q. 1 $.predicam, propé finem , nec cadem (ubttaatia in: fe potelt
dici modó magis.» modo minus fubftantia » ficut vanum album eft magis: albuar
quàm aliud , vel lodié infe ma- gis album , Q bati , vcl etiam
confideran.turfobftintig(ccédumrationespeculiaresearumy.&ticneg;fubflantiafufcipicmag,s,&,vnus.n«homo:noncitmagishomo,quamalter,necidem:homopotcftfaccefTiuéfierimagis.vclminuslomo;vteueuitde:accidente,Pro:;acintentionisAri(t.no,d.17.q.5.formàá.fufciperemagis&.,Q.ipfambaberelatitudigemquadam,quaelacitadoaliudnoneft.,quammagnitudo:formae,magnitudoautem:formaduplexefl,vna(ecundumquampluresfubie&tpartesinformat,&diciturmagnitudoexcen(ronisproueniensexlatituriineen.uitatiuaformz;akerafccundüqipfafotmamáior,autminorcítin(cipa,Scinuaeeadzmpacte(ubicéti,&diciturmagnitudointen(ionisproucniensexlatrtudis.ncgradual:forma;gradusautemformaeduplexettexDo&.ibideXXosoditaciuus,&fecundumiftumgradumeffereamimindiaiibiTiconfiflic,quiagradushuiufmodiaddatur,vcl(birahiaturymutarut[pecics,non.n.cltmáipfas.metdifferentia(pecibicayquazioduuifibisliter(pecieconjuanjbeacaiebatArif2$Mcr.10.rcrumc(eniiasfchabere,venumeroS,ju:busadditavoitace,velfub.tracta[ratumcilenualiternumeius.iuratatur;$68"Difp.VIL.De"Predicathentisinpartie...tatur;altereftgradusperfe&ionisinditidualisquzeftquedamrealitasformamatavniricumaliarealirateeiufdemfortmzadintegrandamvnamformamaalemfic,vclficintenfam.'39CüigiturArift.bicnegat(übitátiáreddefubflant'a(ecundumgradumpecificü,fic.n.neq;albedofufcipitmaier
magis albedo albedine , vt dto,atque ita per hanc proprietatem nó «li
ftingueret Arift. fübftaptiam ab acci- dente;vt ipfe pretend t;loquitur ergo de
ipfa praefertim fecundam exiftentiam in indinidüis , & ait etiam in hoc
fenfa non fuícipere magis, & minus; veram non ita abíoluté loquitur, vt ex
hoc loco vidca- tur penitus przcludi via tuendi fubflan- tià füícipere magis,
& minus quoad gra- dus indiuiduales , vt putauit. Mercen. in fuis dilacid.
nam potius videtur compara tiué loqui, qj nempe & quoad iftos gra. dus
magis, & minus non füfcipit,vt quali- tátes,quia albedo v.g.vel calor
fecundum exit entiam ita füfcipit magis,& minus , vt paulatim, &
diuilibiliter acquiratur , ec 1ntendatut, & acquifitus remittatur , ya quod
fit modo magis, modó minus in- aeníus; at forma fübítantialis- (6i habet bonc
graduum latiudinem, hoc .n. difca- tere non cít praríencis ncgotij) plané non
habcbit,ficut forma accidentalis ,nà to- a fimul fecundum oés dicetur induci ,
& femel indu&a ,non amplus fuccetfiué in. tendetur, vel remiuetur, fed
(emper com €is permanebit, quoufque corrumpatur , boc .vt. modo Scotiflz
quampintcs dc- fcnidvot fab(tanriam (afcipere magis , & minus ex Dodore 8.
Met. q. 3. vt FaberTheor.;$.fedanfalicitcrfuolocovidebimus;Scotiftznàq,nonignobilestuenturfubflantiáneq;hocmodopollema,gis,&minusfüfcipere,vtTatar.in:hoc€ap.q«2.dub.2.Barg.
1. d. 8$.q«2. $. 4d «liud de attributione.. Maior paffu
17. Caucl). im Anim.difp.1. (c&. 10. & alij , Quomodo autem hec affeGio
ctiam quantitati conueniat dicemus q.feq . .40 Sexta demü , ac vlrima
proprietas ef; quod (ubitáiia vna &
cad numero eft córrariorü füfceptiua fucceffiuà , de n eft d fficultas , an
competat foli fab-- antig,& omni,nempe tam prima, quá. fecüda
,communisfteré opinio Scr j €o quia céfer banc cffe proprietatem fübe— ftantiz
przdicamentalis in quarto imo do , ac proinde cum ea in tali latitudine.
conuertibilem, ita .n. communiter inter- prezantur illa Ari(t. verba maxim verb
proprium fubflantia , &c. ita.Au&ores- paffim przfertim Thomi(tz Caier.
Sot, Maf. Sanch. Complut. & alij. Alia opin- negat effe propr in quarto
modo , quia. nó tantum competit (ubftantia: predica- mentali,(ed ctiam extca
pradi nam anima feparata recipit accidentia ae. cótraria » ac etiam materia
prima y rüríus- non folum comperit fubftantiz , fed etia. quantitati , eadem
,n. fuperi cies modo - cít alba, modó nigra yndeait Maior. paf- fu 18. quód qui
vult hanc proprieta ? feruarc , debet tenere. ualitates- contrarig immediaté
informant (ubftan-: tiamficut quantitas ipfa- "mo Scd media
viatenendaeft,quod nimi- — — ram hac proprietas foli vrig; ful bfant Nco^
conueniat, non — [miei d prim: dumtaxat, atquea lius tantum erit. propria
quarto modo, itadocent ex Sco. —— tiftisquipluresin hoc cap. Delphinzs ;.— —
Io.de Mag Au. And.«ui piOurX ; quod cum Arift. ait maximae autem p prium
[nbflantie videtur , ly maxime accipi debet nominaliter , non adactoia- liter
,nimirum pronomineadicttino ; ge — — €onítcuatur cum illo geniuuo fubflus« « uj
vt fcnfus fic maxima fübtlácix. t. pri. * mz fubftantia eft proprina;&c.
Vt. aue, tem hzc affeétio (oli (ubftanriz conue- niat,& non etiam
accidentibus, non tan» tum dc concratijs refpe&iuis inielligene, da eft,(cd
dc concrarijs abfolutis praster- tim , vt norant Mair. paífü 18. & Io. dc
Maz. hic $.5.$ciends ,conuaria.n«tcfpe &uma fafcipit oratio , cum cadem
perícuc- rans ex aliqna dumtaxat. accidentali *3- riatione traníit de veritate
ad falütatem y. aut é contra ; & boc fignificawt. Arilt, ipfe , dumad banc
obiectionem de ora* tione tefj inquit , orationcm elle fuccefliue capacem
verjtaris , & faltitae Sta k € $ iE D ^ PA A* t — Mat Quafi I De
preprieratibus fubfanti.eAytIT. | $69 *isnon per mutationem (ui, fed rei , non
ym. vul: negare, Q» etiam aliquo modo in fc non mutctur,icd (olum,quod nen mu-
tatur co modo,quo (übflanua,cum füfci- pit contraria: ipfa .n. per folam
fuiamu- tationem contraria (uícipit , ncc neceífa- 110 f(upponit. mutationem
alterius , quia syoutatur mutatione ad fe recipiendo con- traria abíoluta : at
oratio contraria fufci- 1 mutationem altcrius , quia muta- | so angit ad aliud
ceci cótca- ria reípeétiua, vt funt veritas, & faliitas. 41 lIncelligenda
eft. etiam de fübiecto vltimato, ac prorfus independent, nà fic excluditur quátítas
cfto.n. pott & ipfa fufcipere-conuaria abíoluta , & per fui gütationé,
nunquam.tamen ia recipere ' poteft, vt fübicctum vltimaté rerminans corum
dependentiam, fcd rantü vt fubie- €tum proximam, & minus principale, vt €x
profctio Scot.docet 4 « d. 12. q.2. quia Ficét in quantitate iamediate.
recipiatur albedo,calor, &c. tamen quia etiam ipfa nancitas eft accidens ,
& eadem depen- ia dependens, ac qualitas ( & idé di- endüef(fct de
inrelle&fa recip;ente fcien- tiam, & errorem , íi poneretur accidens realiter
ab anima diflinctum ) non poceft illa (uftemare , niti bencficio (ubftantia
fuftentantis ipfam, qp licét actu non pra- ftet fübflantia in Eucbariftia ,
przítacurfamenà Deo fuppléte vicesillus, & actu fatentantem quáxitatem in
gencre caufa efficientis : vode (emper vcrum e(t dice- re , quod quantitasab
alio (u(tentata. fuü- fleniat, & in virtute altecius, & quamuis incali
flatu a&u non dependcat ad (übftà tiam, vc ad lubieGum inhzrlionis , adhuc
tamen dependet. apsitudinaliter , & idcó m dici potefl. (abic&um
princi- palc, ac indcpenders ; vnde conítat opus non cífc, vt aicbat Mairon. ad
(eruandam hanc proprictatem tencre , quod qualitas immediate inharcat
(ubftantig, ficut ipfa quantizas, Nec minus acgare quantitatem mediare inter
fubitantiam , & qualitaté , vt fabic&um quod, & rccipicns, (ed tan-
ttim vt fübie£tum qao , & rationem rcci- paendi, vt ail omplut. difj.12. q.
f- & Lo.de S. .1.art. f. Nam quana- tàtem veré effc tubicdtà. q«od immedia-
logia, NS um aliorá accidentium per quod fuübfti- .tiz inhazrere dicuntur, fusé
monflramus diíp. 5l hy(.q.3-art.1. & 2. neque hic af- fert Cóplat. pro
parte oppofita aliqui n €x ibi dictis non mancat perfc& olutum. Tandem bene
ét dcfend: poteft hanc proprictatem covuenire folum hu ius przdicaméti (ubflaotijs
, quatenus conutuir; niti iliis, quz (unt directe , vcl faltimreductiue in
ipfo, vt [unt anima, & matcria prima ,& corpus pro altera parte
compofiri; vel t sueri velimus (quod crit difficile) conuenire tantum fobilàcjs
di- scéé in ipfo repofitis,negandü eft mate» riam primam effc fabicétü
accidenrium, vt nos late tuemur difp.3.Phyf.q 1. Cor» pus auté,& anima
rationalis, quando sü£ feparata,nó ampliuscenfentur partes, fed tota, &
habent quati rationem fuppofitiy & idcó bene potfünt accidétia fuícipere.,
41. Quod veró non omni fabftantiz huius predicamenti cópetat , (ed tanum ptimz,
quod prater Scotiftas cir. tencng Ammon. Canter. Didac. Ruoius, & alij
Prob.in primis Arift.teftimonio, qui mi- mimé docuit hanc proprictatem eíse có-
muné omni fubflancg,(ed dixit efc ma- ximé propriam,vt (ok fubflantiz ill3 tri-
buerct,& accidentibus negaret, quin po» iius c xpre(Tit conuenire
(ubfLantig , quae eft vna nuincro , bac autem cft fola pri- ma fubftantia , Nec
valet folutio Tatar. hic in (ol.ad p uz eft communis Thomift. quod licét
(ecunda fübftantia, Íecundum (e nó fit vna numero, bene ta- men denominatiué,
& per accidens dici tur vna numero , vt ipfingularibus repe- ritur. Non
valet, quia «um talis exiflétia numeralis (« necetlarió requi fita,vr fubie Gum
dicatur realiter contraria in fe ve« €ipere, plané (i natura , (cu fecunda füb-
ftantia (ceandum fe taliter nó exiftig;, «3 tantum pez accidens ex
conun&ione c diffcreniia indiuiduali, ic neq; per fe di- €ctur «ontiariorum
fofccpriuayfcd rant per accidés. Neq;
fatisfacit, gy al j dicüns illam particulam (am vnam» 7. 1dé nie mero fityidem
fonare, ac vna, & eadé nue mero períeuerans, quo [cnfu poteit ét ta« lis
vnitas (ccundis conacnire fübflanujs, Quio, vt diximus; pcr es vbum numero y m
vU ^ ETAT Te — UDfg VU. De "Pelicanientisin fatti... dititeligie
fisgalarem fübüftctii qua ome "finó neceffaria e&t ad (ubieclanr ,
inquo *eóttrariarecipi dcberit y & non fola períe- süctantià (obicéti
qualitercir]. esi(lentis; o Ratione idipíam prob.quia Aríft.do- *€uit hanc
proprieratem conuenire primae fübftantix ob eias (ifigularé modi cfien. 4,
& (abftandi propria virtute , ac indc. pendenter abialio , & ide
negauit con- (cniré orationi, quia fecipir.coptraria nó "per marationé
füi5fed altcrius, at fecüda ftantie nequeant hoe modo cótariz Tccipete, (ed
tantam mediate , & depen- denter à primis ; quod non fufficit, v eis «ilis
próptiéta$ conuemte dieacur ; alio- Quir etiamoration y & alijs
accidentibus *Opetére poffety quia & ipfa poffunt re« vipete córratia in
virtute altcrius, ac dee pendétet à prima fabflaiia,ergo &c. Ac- cedit;cuod
fi hic proprietas nonconue- mit fecüdit, nift per ptiRas , ergo re vcra *folü
cft proptia prima tubflanuiz, & cü xa tonoertib;lis.euia proptietas lolum
cü 6 conaertitut (übicéto,cui pra. 0,& im- tfhédiaté conachit , don cor
cóuenit me- idiaté, & fecandarió , vt patet de rifibili
Tefpcétubofninis,& Petr , vel Pauli; - 4$ At dices,fufciperc cóttoria nil
alind «eft; d fubBare conirarijs; fed fubftareace tidentibas eft afie&tio:
fequés fübftancia pé&dicon entaletn, vt fic ; cx Scot, cit; 1; €l/8.9:3. 6.
Teneo opinion m; crgo faíci pere cóncatia hon tstÉrüm prima , fediit Kfecanda
cotüeniv fob fran. Retp.cda- €tdédó min. fi (obflore lurhatür qnocüg ; hod fiac
media é,1.06 immediate, hind depehdenter ; fii€ iodepeadenter , vndé -
"étiatu ?v hoé fenfu eoncedi dcbet habc Bréprictatem edat fecunda
compewere e, vtbené Roujus.adhotat (ed fi fübttare famatür proprie, princi^
ter, & tiakimés(olüm peim& cottpe« (übflatitizs fica pati, fi cobtraria
tccie peretüm atar pet fcj?e indopcadenter, vt Beirat 2b Arift. folom, prim
comperit füb frd is $0tandüm tamen eft, ey pro« priccas (ofesprendi CÓttatra
homdicit de fictéc fob etis im vota faalatitodine, MU 6n folum dicirüctefpe
&tu vtalfoioi fedus in ecdiaead prt i 'eveita Lpuierag & proprias pa
(Tons, * X x 5. ^oc PR. quibus omnibus fubftat. prima: fobflast" tia s bac
autem proprieta$attenditurío-, ^— lum penes contraria accidentia, quibu — —
fubitare poteft independenter: —— 55. Vtaurem hac affectio: cuicárgs primar fubftantia
conuenire dicarur. non:cft nes €ctfe , ep (u(cepriua fit (uceé(liué omit. -—
coniiranoruim, fed fufficit aliqua poffe fue fcipete fecundum conueniermiamfug:
naa ture , itaquod efe fufceprutam 2 tiorü indcBnit€ (umatür, neq; debet irà
intcliig: de contrarijs abfoluris ,:& ptos prie (ümptis, €t prorfus
refpcétiud exclu daritur,& minus propr: é dida; Ex. ' caelis, & angelis
necetíe ett " trare(atém qualitatomactiuapü A pàfa — fisaram, vt bene hic
notar Orcbel.ícd. fier aliquam a(fignare , cui itideper | terfoübRcar.Et candem
cumrdicimus$(aba
——frantiame(Tecontratioruattiuar2sfuecefbaé,valiéwotandumeft.quoddo€et$co.4.d.49.q.13.$:eg,hocLL:»nondebereinteliigidequibufcungsconatrarijsacceptisfecundumnutmecum,nec.déquocangqseodemfecanidumendfeddecomcrarijsfecundumfpecie€cptis,&decodemfecundumT&tideeodemfccundummiynomomni,fedaliqno;quiatüncvilium(bid*étumdecerminaret(ibaltetoriorum,oconitateidefalfum;gideterminatuseftadcalorés.:efauitDoctorq.15Pciidicam.infine,aitjidebquaimcunqsfübftantiam:dicicGattariotum(afícepriuamyquianuliafubfÜe:tiacxratione(ubftanuaprohibetuccó«rraríafufcipere,licétaliquaexfudproeptiáformadetermineturad.vnücontrastramfhecommadicrdcbuerücprocóeletatiotitiahumuspfoprictaus,qaarcuhintentiotialitctpotcftexplicari4vciludsdicaturcóirafia(ulcipetedc«juoprardáecatacóttatía(ücceffruéverificaripoísüteHyeyio$uedogquimsQv£ASTIOIL$1»"aiainul!t7pni:b»beQrdntitalec.i346n*«B44(^xVabtitatémolis,quehoeptadeCoWdcamerkumconitmuisciedésteahcerdifiaétüaLubtta**ea6fl«nabingisómnium(cnías.con;tdi^Ne«^.^num[!".de'potenNopindes,&uiaidfuseprobamusdifp.9.Phy,q:art.2.nibilhicfuperc(taddendamadibidi&a,nifipAtriag.nupertimàdifp.s.fec.xtenetquantitatcfondiftinguiàmatetiaprima,idquetuc.fürpeculiariquadamvia,etiamàNosninahibusdiaetía,fedcertgminusfelicitet.Vt.n.refpondeatadilludincluctabicargimenta;quan-
títa$ partis (eparata manet ab cia(dé (ub. ftantia , cühoftiaconfecráta nequeat
c Alio corpore compenetrari: » qui eft effe- &us quát itatis, qug corpora
exteadir ad impenecrabilitatem ; ait , quàd licet ma- feria recedat ex viiconfecrationis
, ma: fient taletía ieationes ciüs ,qug proti- mé: fündànt mmpenerrationem;
quatents natura faa fant mcompoffibiles cum alijs «bicatiodibus alterius
diaterig. Sane hoe eft contra cotmunem: doótrinam ceram m Socíet atis, qi modos
(de quor(rnu- vbicstio apnd omat m' à re wbicarà diftingwentes ) patfiei docent
ef- fe infeparábilesà rebus ; quani fuat mo- - di, & per hoc modum à rc
dittingunat , di Z eius e(tentiam in hoc có(tiraum ; femper fitaffixusrei vom —
a rer in rerum natucaexiftere poffit eiaga Dci abfcluta , Falíum ctiam eft
ibicationem fórinaliter , & ptoxidie
fondáre impenctrationém , quia cüdic rie que Des poffcr dao corpora in'eodélo-
^ £ocoinpenetráre, quia vnumquódq; faà petit vbicatióncm numcericam,nec vnum
poteft in loco conftiui per alterius vbi- Cationem aut ambo per eandem;vt oíté-
dimüs difp. 11. Phy(.q.5.arr,1.agnnos isi tur hic de quancirate, vclut dé
accidente à: fubftantia realiter diftin&o ; idq; modó fapponiaus cum
communi ; cótra quam licec.Poncius difp. 14..Log. n. $9. argu- fnentüm proponat
, quód ei videtur yal. dé difficile, áttamen bené percepta quá - titatis
elfentia; prout diftinguiturà fub- ftautia materiali, ex bic diecndis , &
in Phyca loc.cit. facillime'diluitar; fala eníai affikmit; quod quantitas ex fui
maru ra nofi hibeac faa eot«tate abfolata partes fias extraj(é- * Anuicé cum
*proporuone. ad. pacces-loci.: precise, & fovdialíter ex Quat: Y De
quamitiledfola] OE! — $7 inipenetcabilite? sed hoc habeit ex r&
(pe&tibus vaionis rater.-pattes adindicé s quia fimiles refpédtas
treperiuncuc intcr partes (ubfkintiz Gae cili. impcenetrabi- Hitate,
(igaum-euidens banc prouenire à pattib.is quantitatis vt c ; Quare auc Acitt.
immediate poft (ubttaucam teit- Éct de quaatt tace ear praferendo quá.
htati,qdie rémen digarot videcur, & tio- biliot, vari rationes ab
Expotitoribus dt féruatur, catimen precipug eft quà reds d.t Do&. 4.d.
11.4,5. F. q od cum Arift, (ülstadtiam cotitide auecit in rone fubz
ftandídceiden'ibus ca.a in hoc muere qà inifis migif [ioftantiá imitecury qu
quabtis, & fit fabRaacie propidqaiof fecànduin hapé rationem , quia e(E.
pro. ximuin, & immediatum fuübiedtam alió- fum aceidencigim , Bac de cau(a
po(t (ub- fantiam imipediaté agit de quantitate, ^ * JO 29 Seu 2»tt Bi s
ARTTICYVLVS.E ?^ un quantitas gostinua, C7 di feret fai vere. fpecies buius
predieamegti ^. ay. E quáátitate cótingà deno vtm sut cen € y& roa id
(peciem' huius: pratdicdasedtí y qai Plo ctt LIN dn rieui] petat t ac £ideas à
[ubft stra diftincbini, preferrzay in Vy qeu tr iis venir ed tci püé eft, «quz
babet parten eerac Bireéh, nedui entitaciue y fed et (icaaWa tet, &
impenetrabiliter y vnde'tórporíbas* inhzrens illa magnifica , & extendic-
ad occujandum locpm ab altérius corporíg Joco diftihctü , at proide
d:cirárquasa - ritas mólis, & magnitudinis j imó anto foquendoip dante cgi
Ton iin oquendo ipfa datur inteHigi. To cültas Deoolsitaf ád quantitate dif
ctecam ,qüg eft nurberns , &óratio, .n;ncgát fiumerurm effeens, & aca
pet (e vnum, qain porius effe apo ri& multorü (ine ali o'vitiéuló, vene
adinüicem , iegeten ep prie fpeciem huius priedicamentis valga rite? tf
é&feri ralem ob» quaddam a tixeirs quá habet éüboc priedicamentó &
inalogiam ,quamdhabet dd quácitate c9rinuatu; ica NNomipales omnesOcbá 4 X*3 3
d.14. "d E $72 d.24.q. 1. Greg.ibi q.z.ar. 1. Marfil.q. 27. att.1.
lehiondaz. q.2. feres tod quam acriter ex Recentioribus defcadür quamplures
Conimb.c.de quantitae q«2. att r.Suarcz d.41.Mct.fed.1. Fonícc.s. Mct.c-13-q.4.
Aucría q.18.(ect. 2. Blanc. dilp.10.Log.(c&. 1. Mori(an.difp.6.q.5. &
alij. € contra vcró, qui faciunt numerü ens aliquo modo per (e vnum, conícqué.
€cr reponuot in hoc przJicamento , vc veram cius (peciemyita
S.Tho.t.p.q.11.att.1.&2.&q.30.att.3.€ThomitlzcàmuniterCapreol.Caiet.Soncin.Iaucl.Niger,Matius,Sanch.Petron.Complut.Io.dcS.
Thoma; idem tenuit Scotus 5, Mct.q. 9. & Scouftz Tatar. lo. de Mag. &
alij Parificníes in Przdicam. quant. Ant. And.Zcrb.Faber, & alij .Met. 46
Dicimus, quantitaté di(ccetam nó efTc veré (pecicm huius predicamenti , quia
nec numetus;nec oratio (unt aliquid pec fe vnum, ficut exigitur ad hoc, vt ali-
id in przdicaméto reponatur.Hzc có- dloapud 005 efl tà cetta,ut quando etià
Scotus,& Atift. ipfc oppofitu fentirent, adhuc ab ca reccdcre non
dcberemus,tà- tà ct cuidétia rónum,quibus cóuincitur . «tamcn defunt pro ea
Arift. Scoti, & Scouftarü teftimonta, pluribus n. in lo. €is ncgat ckpre(sc
Arift. numerü cífe cns prés sausyagans Mad lara exci, & xnitatji cogetiem ,
ità legitur 3. 68.5. Mer. ox lib.«o. E & auct Auctr, 5. Phy(. 68. Scots autem
quamuis oppofitam tenuifTct (entétiam , tunc temporis cómumis crat , q. 16.
icam.X 4.Met,q. 2. lib. $.3.9.po- fica tà. 1.d.14. q. vn. manct problemati-
€us, ncq; pro hac, yclilla parte vult (co- tenuá ferre, cd ilius dubij
decitioné pol -- licctur,quando «a&abit dc numeris, nec. fc remittit ad ca
, qug de hoc dixerat in Met. mos auté Do&oris cft (c cemittere in
lib.(cat.ad ea,quz dixit in Merz. cü illa. acceptat tanquam yea &
confooantia cü di&s in libris (cot. & idco cü in propoli- to noh le
remittat ad.ca, quz de pumero , docuetat ia Mec. certum eflc deber non.
firmiter adhadiTe illi fententia ; & quide €x lib. ícat. potius colligitur
(enti o. ; In 4« d. 3.2. 2.ad 1loguens de Difp. VII. De Pradicamentis ihi
partie, — oratione, manifcflé docet n6 effe ens per. Íc vnü,& d. 12«q.4.T.
loqués de diuifione cótinui, ex qua rcíaltat numerus , ait per talé diuilionem
(preter indiuifibilia ter» - minantia) nibil pofitiuum genctari de no. uo,&
ia partib.nóé fieri ni(i trá(mutatio- né priuatiuá, quatenus acquirunt effe pre
cisü,(cu difcétinuatü vnius ab alia , quae przcilio,& di(cótinuitas nó cít,
nifi nega tio cótinuationis , & cóiun&ionis vnius partis cü al/ayex quo
manifefte coll:gitat in sététia Do&oris numcrá nà cffe verü accidés per fc
vnum vnitatibus quátirati - uis,cx qu bus cóponitur realiter faperade dici :cü
igitor iu xta regulà initio Log.tra ditá tuert nó ceneamuc opiniones Docto
risin Log. vel Met. quas in libris (ent.vbi maioré facit au&oricaté,vel
retractauit , vcl (altim in dubiü reuocauic , ideo in hac tc opinione
deferimus;quá illisinlocis do- cuit; & cà amplectimür , in qu&expre(sé
inclinat inlib. (ent.pr zfercim qui. pco hac parte non de(unt Scoti de oratione
id tenct [o.de Mag.in hoc prz«- dicam. & dc numero idem (cutire vide- wr cn
tur Canon. 4. Phyf.q. f. act, 14 Baffol. t, . ; de iort e o à & Paulas. i.
- * 8 po! ptoribidem,&cxReceatioribus. nos Poncius diíp. t tiber oes : 47
Probanur tait Los BMC UA nqi ti a(fignantut gradus vnitatis, trt deed Do&.
Lag HLIREUNG pe- nitur vnitas aggregationis in 2.vn:ta$ Or« dinis,n 3.vaitas
per accidens,in 4. vnitas cópoliti per (c,in s. deinü vnitas timplici- tatis
(ed nó vidcturquiná gradas vaitatis poffit numero tribu; à pacte rei,nifi prie
mus,vel ad sümum fecuadus , quatenus à, patte rei datur aliquis ordo inter res
nus meratas ,quádo népé rcs ip(e habét intet fc cóncxioné vcl (ubordinationé
quàdam Quantum ad locum,vcl tempus,vel digni" tat, vcl caufalitatem,aur
alio modo;cum. igitur ncuter horum graduum lufficiarvt aliquid (ic vnuin
ponatur in prgdicamzn- tojalioquin, & cumulus lapiduai, inquo reperitur
prima vaitas, & reípublica , aut €xcrCitus, in quo repericur (ccunda, in
prz dicamento forent rcponenda, coucluden- dum cít numerum non conltituerc verá
fpeciem huius pre dicament , » " in quarto gr —— Quaft:H. De quantit are
diferéta . ri, T. ' 48 Comi (unt müki tribuere numero vnitatem in quarto gradu
( nam ncc ter- tius gradas fufficit) a(figna'cs in eo vni- tátes matetialesqua
habeant rónem po tenti, & mareriz , & vnitatem formale , «t illis
aduemiens per modá formae có. ftituit ens pet fe vnà, ità paffim Thomi- ftz ,
& Scotifiz oppofitü defendentes , ui tamé pottea nó cóueniunt in affignà di
hac vnitate formali; Thomifte namq; hanc vnitaté formalé ;quz ceteris aduc-
hiens,vt a&us potétiz, reddit. numcrum fe vni, dixerant efe vlrimam, &
po- temá vnitatem: Scotiftz veró dierum efle potiusaliam quandam vnitaté tran-
fcendentalem omnibus fuperucni entem, qua fit forma fpecifica illis numeri ,
& in omnibos vnitatibus materialibus illius numeri re(idens,vclur in [ua materia.
At plané incapibilis eft hzc Thomi- .. far&do&rina,nam luce clarius
patet per vltimai itatem fuperaeniencem prio- resn o0 à parte rci imer fe vniri
ad p vraies per íe conftitueodum , cá n. decem nummos numeramus, qj vnio- nem
aequ adinuicem priores ex hoc, quod poftremo illis adijcitur decimus? &
quomodo hzc vltima vnitas ceteris ad- venés illas informat,& a&tuat?
Accedit, quid licet in rebus numeratis a(gnari poffit prima,(ecüdastertia,&
vltima vni- tas rónc loci vel temporis,vcl d' gnitatis; aut cx eliquoalio
accidenti vt diximus , nontamcen pet fe habeturtalis ordo ex róne numeri ,quati
à patterei determina- tum fit hanc effe priorem nitatem, & il- lam
potictiorem , ac vkimam , fed talis ordo eft prorfus ad libitum , nam ex decé
nummis non magis vnus , quàm alter pot effe primus,vel vitimus in numeratione.
49 Refp. Complut. difp.13. q« 8- hac omnia E non e(Te ita vnü adu, ficut
compofitum phy- ficum per veram » & intrinfccamvnioné partium, ac
reccptionem forma in mate- riajquod vcrum cft quia com compofitio nuieti fiat
per patres. diícreas , folà re- quirit vnionem ordinis , & quód vna ex-
irin(ecé recipiatur in alia, nempe vltima in prex edentibus terminando
extriníecé carum incomplet '» qui logiése - per modum partis ad » qui cà modus
$73 informationis, & a&Guationis proportio- ratus natura entis
difcreti; & quamuis ex natura tei defignata mon (it prima vcl vltima nitas,
inquiant; tamen, ex natura tei vnamquamque ita fe habere , vt pol* fit
determinare alias, fi vltimo loco acci piatur, vel ab alia determinari, (1
accipias tur antecedenter ; quare coacludunt vni» tatem numeri elfe vnitatem
ordinis) nom qualis reperitur imcer partes exercitus y vel rcipublicz , quia in
his non inuenitur aliqua realis, & phyfica entitas »acóplera aliam determinabilis
, (icut in oume- 10; vbi vnitates antecedentes (ont per yl- timam extrinícce
per (e derecminabiles; & bzc eftcommunis folatio Recentio- rum,
Thomiftarum, Sanch. Araux. Maf. Io.de S. Thoma , quam inquiuat effc D.
Thom.7.Mcr.Icét.vlt. : Hzc íolutio ex mukis capitibus reij- cienda eft ; tum
quia admittit ex natura rei eandé vnitaté poffe effc per fe a&um, vel per
fe potétiam refpectu alterius vni- tati$, proríus repugnat; nam fi cft nata eic
a&us illius,quomodo effc poteft etiam per fe potentia ab ca perfectibilis ,
ex hoc autem , qp hac in numerando pri- mo accipiatur loco, & i lla vltimo,
fequi tur folum per accidens vnam e(fe a&um, ' & aliam poté&tiam;
tü quia adm'ttit vni- tatéordinis , qua tit vnjtas per fe actus, & potétic
,q eft prorfus fal(um,quia vni» tas ordims attenditur penes prius, & po-
fterius, non penesactum, & potentiam; tum quia forma extrinícca non
cóftituit vnum pert fe:cum illo , cuius eft forma y nam obic&um poni folet
forma extrine fcca a&us, & potentiz terminus i nis, &c. ex quibus
tamen nemo dicit fice zi per (e vnum ,cum ramen magis pendeat relatio à termino
, a&usab obiecto, quá ceterz vnitates ab vltima , Dumautem aiunt
Complut.determinationem extrine fccam ,quz. fix à forma : ionem alte- rius,
fufficere ad conflit .vn& per fc & hoc folum in numero reperiri ; ma»
Bifcflam committunt petitionem prinei- pij,nam alio excmplo nequeunt hàác por-
tentofam per íc vnisatem oltendetc , nie fi in puncro , de quocft controuerfia,
yy 5; . Tum 37x "T'fà quis ponédo vnitatem numeri cffe Wnitatem ordinis
labuntur iunctis pedi- büsin illorum fententiam y qui;ftataunt hntimetum-
formadffrelarimam; quae cóitér rEijcitur,
établlis,quitenent'namerameflecnsperfevnum;namvelifterefpe&us;inquoformaliterconfifticnumers,poniturtranfcendentalis,&fic.innulIocritprzdicamento,velpredicamentalis,&ficpodusad'predicamentumrelationisfpce&abit;quàmquantitatis,
Tum tina ia detmarius: numerusita deftrui» rA tollendo vitimam; (icut primam ,
vel '€fiárram vnitatem ; ergo in cen(Litutionc Yohs numeri vna viciffim ab alia
depen. det, & vna per alieram completur, & nó tintum ceeterz omncs per
vItimam « '^*«o &cotiflatam quoque folurio allata rion fubüftir ; nam fi
vpisas illatranfcé- dentilis aduenicts vnitatibus materiali- bus, quati vocari
formá fpec;ficá nume- xi,rcíidet it oibas illis, vt in (na prepria, &
adarquara materia , vcl eft hac forma divifibilis, & diuifibilitcr exiftens
sin plu fcs partes in illis vnixatibus matcrialibus, vel indiuifiFilis , ac
proinde cota exiftens Snquacunque materiali vnitate; non $m , : tüm quía
repiigrat quantitati c(ie indiui- fibilem tum quía repugnat idé accidens effc
fimul in pluribus fubiectis realiter * "diftin&is, ^c loco diffitis,
quaotücunque Tnadazquatá ponantur , nam ncq; anima ' rationali id conceditur ,
quia non infor- sat fübie&a (ua partialías& inada quara; fili vnita ;
fi ptrmum; iam à capite redit Mifficulzs, nam dinila pét-partes, & fic
-aMilperfa in fingulis vniratibus materiali- Büsnullamillis prebet vnionem
inter fe; & pet^hioc téijcitur communis refpontio I wenus dicentium non
effe incóuc- de accidéte difcrero; qy fit in diucr- fis fübiectis, quia natura
(ua ea eft, vc po- ' ftulet effe indtuerfis (übicétis. Hoc.n.ip- füm oftendit
accidens diféretam non efie Quid vnum ; quia vtique'aon habetipfum uoad in ndum
maiora pritilegia , idm arfimaratiomalis: Fabri veró cic. f. et.difp. 1 5.c. 3.
folutionem omittimus , ' quia (an& vimargua;, percipere noluit. 3 1 eer R
efp.aliqui hzc oi probare quan dien! tonic c voii c, Difp. VI1:-Be
Paeicámeutis-ià partie. ^» ' ris; vel dignitatis; tüm qaia cuiáli in rc- rum
«ft a. non probant,a» at vnititem-proportionatam 1n fuo genere, juamuis igitur
partes numeri, eoquiafunt diuifz , finc pror(usinepte: ad.canflitucndü vnum
vnitate cont t tatis; pofTuntadhuc camen RAT tuere $i rationá
quantitaris.di(creiae, mulca in vno fen(a poflunt efie ynü in alio fenfa ,vt
multilapides(umt vnü zdificiü. fic igitur mulca continuaceffe poísür ynü
diíctetü.Hoc torü nosq concedi. mus; (cd ncgamus, quaréunt maulta i no feníu;
faccre seyer per fe viiuminalto sé fa ; vc patet on Sactploab igi o de mulcis
lapidibus y üc igitur concedimus vtique amita continua facere jvnüdifcre- tüm;
fed dicimus loc vaum, quad cófti- tuunt,;, non effe
vcréper(evnum,quiavnitasabvnioneprocedit,qieftvnitasexpluribus,vtexpartibusconfurgens,cirigiurinterpattesMemarpetidvnio,autPhyficus
nexus We Y vtique aliquod per fe vnü & illudappellatevnü difereuum ditio di
(Lrahens , nam difctetio. ratio potius tollit vnionemsquài f2 Alijigitur
fatentur,non polle uri. bui numero aliquá per fe vnitaté: inquar- to grado.ex
amicam (cd tátü vni» tatein ordinis in lecundo gradu, quà ha- t bent vriitates
quantiratinarà parte rei vt M narmerari poffin,vnaprins akerapoflc- —— tius
abfque vlla ratione actus , & poten- ti vnde-iaquiunt nurerum conflizui cx
vnitatibus sn aptitudinem , qua nümcera- ri) & ordinarrpoffitinà in
bocditungui- tur vnitates, Vt éomponuot cumulum, & numerum ;: g»ibi
dican:mulriiidint có- fulam, nonaqtem hic : ita graecum Ru- uius c.de quanit.q
i6; rà, qu.a hic ordp prioris, & pofterioris nóclt in ipfisrebus à parte.
rei ,nifi ex accidenu , vt diximus, .(. vcl ratione oci , vcl tépo- Py Acp »n
bd v ( bus poneret quid reale , nonádcireó nu- mctus ab co haberet talcm
vnitatem pcr quàm conftitui dcbéat cns pet fc vni in "genere quantitatis,
quia alta cuam entia 'realia quanticatcecarentia biberentcalem —
nuffietab:litatem,nec taraca ob :d numes rustran'evigcns ex- eis copiticutus
poni ux " Quo I. De quwiónedifHeta A ÁRKi — m dhrsb WrnéAUecebes ens- per
ledittin- Góc ab tlli efie büeirumeratis ;tum quia [oti Vitas ordi;
quoarodocunque co- ftituatüc y non fufficit ad confüituendum t$ pet fevnü 1n
canento ; t quia bac potius eft vrii&ds?rélatiua j quàm ab- olitd,dc apros
mier rtm coníti- enda (peciedr Büius pradicamenti;; tüth 'tàndcm quia
numerabilitas ad fum» -"mudi 'conítitaeret numerum; potentias - 1em, nón
a&tiialé , de quo hicloquimur , & dici multitadinem vnitatum,non hu-
Tüerabilem tantum ; fed numeratam. Alij tandem ingenue fatentur quanti- tatem
difcrctami nullam prorfus habcre ynionem hy(icam, penes quà cius vni- ta$
attendatur iun potius ex fua eHentia 'pofcic negatione vaionis inter eius pur-
ier vade aiüt , rodur in (cyrpoquerere, qui vinculum phyficum quarie m quan-
£itate difcreta ; adhuc tamen babere vni- tatém fufficientem metapby fiéam ,
quia fiber jam elfeetiam quandcatis. f. ge- x & diffcremiam » p eft habere
partes à pártes non vmitas cermimo cómuni, n folutió ftatim vef: llitur, quia
'éhtitas metaphyficá téi/nà cft rcali- ter diuet(a ab DER A qi orit vnitas per
fe metapli datür im vnitáte ae phyfica rei vel có pofitiónis,vt im EM ;j eel
üimplici- Lube in'Angehis, iit qidciracc dicre- ta iillla
talispyeanitasrepetitur,nequecojofitionis;:;(iinglléitatis,imóocqaeordinis/vctiicufqué"Brobacáefl,ergoneq;eiCoilpotdegfundamctitojhrevnitasper[emietaphyficafufficisàdcamconttiruendam[ubvrogenete.$3
Concduüdéndum igitur eft: cü Baf- fol. cit, quód cum numcrus , & conrinuü
" Pon differant , nifi licut vnurb j '& plura vnayquia üumerusfir ex
druiftone conti- fui ex 3. '& 6. HOM ce àmplius differunt, quàm vnum album,
& plura» alba » atq; adco ficit álbutt, & albanon ditfcrar pecie ita
neq; numerus , & €ó- tinuü: Et cum kh übion.citd» ficuc ume- €a entis
realis fun. pet. fc quantitas;out fmafpeci tis, (ed plures ; s; Rul/a à Quid
atterri poteft. rario difpáriratis fubultés, eodenr.n. modo prior numerus etd
mult.- tudo» vnitzatum tranfcendentaliam , ficti numerus quátitarjnns eft
nlWiltimdo vniz tat ü-quáutatiuarü. Accedit, (icur.vni tas tranícendens
praedicatur Mentis de vnitatc quanütatiua, ità numerus tràne (cendeos de numeto
quantitatiuo, fed nd inerus tranfcendés duarü quantitatü; nog cít vnum ens;
(icut ned; numerus duarum (ub& anuarü, vcl rclationü, ergo neq; voa
qaantitas -& vnafpecic eius, tcuc gy nee quit fe vnum animal , nequit e(le
vaus bomo ,à fuperioti.n. ad inferius tenet deg firuétiué . Et certe heec
paritas de nume- ro tranfcendenti , &- przdicamental; e(t ità cuidcus, vt à
Rubion. vrgetur , vc vcl «ietq.nomezus poni debear quid p fe vni *à tebus
numeratis diftin&tum;vci neuter, qNeq; difparirgs., quam afferunt Cóplute
-4:6-fufficivad ponendü numerü predicae métalé accidés xealiter fupcradditü
rcbus mumeratis, vt infrà:dicecus in (ol. ad 4-; :!$4- Ex dictis infertur €t, q
licat nume rus tranfcendenalis realis (.juia €t appli- cari pót entibus rationis
) folü pro mate- xiáii'cft aliquid reale, vcl potius aliqua ica a, népé res
ipfae numerabiles;foraaliter veró non habet effe niti pec intellectü illa £lura
colligen eminwnusm ordiné prio- ris, & poftertoris, 1dé pariter aicendü de
nürero quátitaciuo ,g»-népe fold pro.ma teriali figà pacte. s€i ab imiclleétu
eeu habcar vhitaté formalé , qf iila plura col. ligit pet modü vnus , cü «n.
nuila vnioné 1calé habeat à parte rei,(i aliua hét ; di- cédü eft ei ab
inrelleétu deriuac,g Arif. manifcíte fiznificauit 4.1 yi. 15 1.dü di»
xit;ablata amma;tolli quoq; numerü, per Q noluit vtique dicere auferri ipfas
vnitae tcs reales materiales , quae extant à parae rei, nec pendent
abintclicótus opcratioe ne, fed (olam vnitatem formalem quá trini ecé illis
cónnicat, cum illas in: colhgit, atque ità datur à parte rci nüuice 3
mattriali,: ] tus tranfcendens nun eft ens per fe vnum — fü es c ti ee pi i
néQ; v sémnisvrcócedimt Aduct ^s ifi his non obitát,busj addimus (ari; pluta
encid'hartierata j& pieferti-.i numer ita nc; i f vna : : ptacdicae Yy 4 —
unen- e imetitá , quia non eft agccegatü per acci- dens Prts diae (UrEdh Send
cio: eum ,vt homo albus,(ed cx rebus ciu(dem prz dicamenci,ex diuertis nCpé
quantita- tibus cótinuis abinuicem diui (is,imó nu- merus aliud non eft ,q ipfamet
quantitas cootinna in plures partes diuifa , ergo ra- tionabiliter fub hoc
predicaméto coniü- gitur cam quantitate continua; vndé cum Arift. dixic. quanti
aliud difcretum. aliud continud;nó diuifit quátitaté in cói, vclut in daas
(pecies, (ed potius ipfam quanti- taté continuá , velut 1n duplici ftatu có(i-
derau t, nimirá, & fub vnione faarü par- tiü , & (ub diuifione , in quo
ftatu dicitur di(creta. Quia tamen adhuc fub tali fta- tu realis diui(ionis ,
in quo numcrum có- ftituit ; qui oritur ex diui(ione continui , folct ab
iniclle&tu concipi per modum vnius, non quidem continui, fcd diícreti, quz
vnitas ct omninó alterius rationis ab vnicate continui , hinc cólucuit de illa
loqui velot dc fjccie códiftincta,à eina tatc continuayq» etia nos deinceps
obí(er. uabimus , quia loqucndücft cái mulus; vc ait adapium , at (cnticndnm
cum paucis. Soluuntur ObieEiiones . f iv oppof.obijc.t Arift. nedum hic in
przdicamenus , vbi frequenter famose loquitur, fcd etiam $. Mec. c.15. vbi cx
méce propria loquiuir de (pccieb. Quátitat is,quanutaté diuidit in conunuá,
& di(cvetam , vclut genus in (uas (pecies , imó quod pondcrandá ett, ibi
data opcra aliquas fpecies quantitatis omilit , quas . hic recen(uerat, vt per
hoc dca.ó(traret fe 1n przdicamentis. fuiffe famosé loca. tum,& tamcn non
omilit quandtaté di- fctctam , ergo fignum ctl re vera puiafie effe veram
(peciem quantitatis . Conf. nà ratio quantitatis ita bene cQucnit diícre- t£
licut córinuzsratio .n. quantitaus di- citur cóiter eflc exrenfio partium extra
partes , ac.éc numerus habct partes extra partes , cü coponatur ex vnitatibus
quan- titatiuis , quar vna ncceflarió cft extra aliam; fimiliter &
proprietates quanutas camelis » «cl inzqualiras, finitas, vcl nitas,effe diui
bile, menfurabilc, 4 eque itt quantitati dülcre- Ao -- 79 eu Difp, VII. De Prad
icamentisin partic. tz,accontinuz. Tandem (i ad ens per. fe vnam in pradicamit^
ponibsc requi- titur vnitas ex perícaétu, & per fe poten tia , & non
(uffici: vi tas ordinis ad con. ftituendam fpeciem huius predicamenti, quia eft
vnitas relata, fcquicuc nó foluna quantitatem di(crejam , (ed etiam coa tinuam
ab hoc przzdicam. cli minandam cífc,quia nec ipía cgattituicur ex fuis par»
tibus integralibus vt ex per fc a&u,& pos» tentia , quia nulla habet
rationem a&us , vcl potentiz refpc&u alterius, cum fint eiu(dem
rationis : item vnicas qu09; con» tinuitatis cft rclaciua, vt notauit Mayron.
paffu.20. quia intelligitur. p copulationé pattiü ad termi co&«n at jità ad
aliud, $6 Kcfp patere ex proxime dictis, io quo (en(u A citt. diuierit
quantitatem ia conunuá,& diícrctá, & falsum loc. cit.in Mert. enumerare
fpecies proprias quantis tatis dütaxat , imà pocius explicat ibi o&s modos
, & ugnificara , quibus explicari pót quantitas, vndé ibidé diuidit quanta
qp alia fint per (c,alia per accidés; & (at: conftat cx alijs locis initio
art. cit, i; P non tribu;ffe numero vnitaté aliqua i lé. Ad
Conf.ncg.a(lumptü,quia in quátie tatc difcreta vna vnitas non eit pats com-
alia coponés vnü ens, vndé nó habet par- tes extra partes , fed poriustota
extra ro» tá ,.ncq; quantitas dilcreta ,vt lic, vllà fe» cum aftert exten(ionem
wniracum fed fo- lü multiplicauoné X uz libet vanitas, vc vnü rotà continuü,
ion Opriam ex:é- fioné, vndé- excenfio exfola quatitate c- tinua,vt
Dcshabctur,non ex di(creta ; fic €&t nó proprié, (cd tátüi proporcione qua-
dà (olent ci tribui paffioncs quanutatis " quo ecià ícniu uc ibai folent
multitudini tran(cendcorali , quz tamen ob id non aí(- Íccitar ad hoc.
(pe&are prz dicamcacum; aut aliquà determinatam fpecié 1n genc- rc enus
conítitucre, lic «n. ei tribuuntur vt non arguant aliquá vnà e(fentiá , à qua
oriantur : vodé finitas conucnit quantita- tlcontinuz proptié rüne termini
przfi- xi à partc rci , at non ità proprié coucnit numcro, quia terminatur pcr
vitunà vni- taté, & hoc non Cit à parte rei determi- pata , fed tif pcr
intellectus detignationé qui ci libito magis haüc , 3 illà exl 1- La Quafi. 11.
"De quaptitate difcreta. e/drt.T. iltímá;zqualitas , & insqualitas non
süt telationes aliquzsqug in toto numcro in- wcniaptat re(pe&tu alterius,
(ed funt ipfz mulcitudines vnitatum , quatenus vna cft maiot , vel minor alia,
quo (cnfu aceruus tritici dicirur equalis, vel inzqualis altc- ri vcl fi funt
relationes, non (unt nifi ra- tionis,quz bcné fundari pofunt in pluri- bus
(fubieCtisét dift in&is,vt Sco.docet 4. d.1.q. zin fol.ad 1.prin.
diuifibilitas etiá wtiq; non copuenit illi in ordine ad adum realem diui(ionis
quia hec íupponit vui- taté parti in ce diuitibili , qua ibi nulla cft, (cd
táiü prouenit ei ab intellc&tu vni- tates abinuicem feparante , quas in
vnum colicgecat; Et candé quáuis ratio men(u- t€ libi proprie cópctat » hoc
tamé magis elt axributá rónis;q reale, vt docec Doc. quol.13.art.a, Ad vir.
concedimus vluà uantitaté continuá non conltitui in prz dicem. folà vnitaté
continuitatis,quia hax pót repctici ét inrer (pecie diuer(a,vt (üoioco
dicemus,ted ob vnitaté cfsétie, & natnre ex pet (c au, & potcnua mc-
tapbyíica conftiitz qua quia carct nu- mcrus,eà qp ocquit talis effentiz
acciden- talis proportionarum reperiri fübicétum, ádeó exclodisur. à
przdicamento, & ccn- fctur potius aggregatum pet accidens. Falíum eft
au.éqpMair.aicbatvnitatemcontinuitatiseileformaliterrelauuam,conuinaitas«n.eftforinaabíoluta,vtdoetScot«4.d.10.4.6.ad1.prin.citóperteípeótum(olcacexplicari,«pmagisCXplicarurinPhyfdifp.deConunuo;ficraaiónalecxplicatarpctordinemaddiícur(um,&tameninfecítformaabloluta.$7Sccundoobijciun:Coplut.róvnius
pet Íe;quantii fufficit vt quid in predica- mento reponatut, non conb ftit in
indiai fibili , (ed habez plures gradus;fiquidem Angclus el magis per [e
ens,& vnum, q füLttantia mate rialis,& hzc plufquá quan titas
continua,erso laluim in inf mo £ra- aliquid dicretum effe per fc vnü , (i
partes eius fint quid incomplet ,& ha- bcant intet fc ordiné, nà talis
vnitas ordi nis (ufficicvt illad! cópoficü dicatur fime pliciter vnum, probant
cx D. Thom.7, Meclect.vltexéplo domus, & fyllabz , qui ob ordincm inter
iilorura parces re- " 577 pertü non cen(entur aggregata per acci- dés,
(icut aceruu$ quia illorü pacres. dici poísüc inutce vnitz (ald vnitatc
ordinis. Refp.iam nos ex Scoto reruli(ie omncs gradus vnitatis& pcobalc
enitatem odi nis,ét G6 darctur à parre rei inter vnicates nameralcs,q» non cit
vec, non (ufficerc vt aliquid lic ità vnü,quátüfufficit , vt in pradicaméto
repooatur,alio4u n, S Ref publica, & exetcitus,& don us, & omnia
alia artifi cialia compolita in przdicamen to locü habcrent;in his .a. omnibus
repe- ritur aliquis ordo ad vnü fin£ , vcl cfficiés & c. Neq; dicas cum
Complut.partcs fio - tà cópo(itorü nó clfe re vera , & phyfice entia
inconplcta cflentialiter ord nata ad vnius totius coftitatiopE, (i cu funt
vnira- tcs numeralcs.Nà falíam eft hoc, & illud corpus c(Te entia
c(féntialiter incomple- taimmó Arift. s. Met. 18.diferté docet pattes,in quas
diuiditur continuum, & ex uibus dicitur cófurgere numcrus, co ip- Áo, q»
(unt abinuicem [cparatz , effe fin- guias hoc aliquid;& ens completum.Nce
dicas eíic entia cópleta in genere conti- nui, fed incompleta in generc
difcreti. Na tunc nullum ens poflet a(fignari comple- tumyfíed g/libet inc, et,
& ordi nabile ad aliud effentialiter : quia pót ve- nirc cii alio in
alicuius numeri compofi- tionem;numerus ergo dici nequit ens per Ác5&t in
infimo gradu;nam qui cóponunt iplumyfont cntia per fe tota,cum habeant proprios
terminos & lub hac róne con- ftituunt numerum, vndé per accidens ba- bent
tónem partium ,quatemus [f.colligun tur fub ratione numerab4i, qu& ratio
nc- dum nou deltruit rationcm totins. , quas -cft in partibus , fed potias illam
exigir; uia tamen concurrunt ad numcr! cori- itutiobem aliquo ord me mier. fe
fcrua- tO» accedit magis ad vnitaté numerus cx eis conflitutus , quamaceruus ,
& aliud quid timile mot dinaié collc&um. | Dices,concreta accidentalia
pontintur. in przdicaméto folum ex co,quia habept aliquam rónem
perfeitaus;licét nimplici- ter , & abfoluté int entia per accidens quia
mcludunt accidens , & iubens Kefp.vt ponuntur in pradicamcnto non clic enia
per accidens j «cd connotat:ua , $73 Quianonfignificant zqué primó vtráqi
pentfes(e primario fignificit formam , fécundarió flibie&um, vnde ponuntar
in przdicamento tantum róne formz; at hon fic dici pó: de numcro , cüm nequeat
dari à patte rei forma accidentalis , quae copnótat plora, & diftin&ta
(abiecta, etiá inadzqtaca,quibas ibhiereat . $8 Tértio numerus eft propri(i,
& pcc fcobic&á Arcithmeticz,ergo nó pot cf- fc ens pcr accidens,de quo
non datur. ve- rafcientia 6. Mét.e.2, cumque Acithme- tica fit (cientia rEalis,
ftanteridus eft na- merusens pecft vnumj& teale. Hoc ar- gumenuim valde éxagzerant
Thomiftz, ex hoc folo putánz pralij refiere. vi- tià,cum tamen & ipfi ad
eius cencan- tar folutionem, quia Arii hmetica nonal. ligat numceto
quantiratiuo , cà propor. tioncs ntimcrotum , ac proportionalita- tes qué bene
demóflret in numero tran- fccndentisqué tamen ipfi non diftinguüt
à.tebusnumeraris, ncc facit (peciem per fc vnam in geuere entis; (1 teneatur de
en tc. per accidens, qp non eft mer aggrega- tum, poffe dari (cientiam , vt
tenét quami- plurcs, ftatim Achilles ifte profternitur; Ri vero hoc
nofiteneatur ,tuncdicendum €t dc obictto Arithmerticz , ficut dici- mus dc
obiecto Politice, & militaris in- fra dip.12,q.2:a1,3. quodnigirum cum Pe
TR proportiones inter numeros | poor e ropórtiones nó inueniantur An rebus
ipfis numerab;libus , vt fundanc Anitatemyícd potius difcretionc , & qmul-
titüdipem , vt bene notat Suar.cit. n.19. Adeo hibet pro obic&o, nó formalé
vni- tatem numezi,fed materiale numeti j'ip- fas nempe rerum multitudines! , vt
adin- uicem cóparabiles pcr habituditiés pro- portions,& peopoR dnalitátbd,
radit bL- 'que erit vnus per fe habiuis ; (ed plürés aliquo ordine congregati;
Quod fi cupiás aliquam ei vnitatem cx paric obieGti tri- buere , tunc dicas
con(idccare numerum vclut in actu fignato,qüo dicit vnum per fc conceptum,
üic.n, dicimus ctiam ipfum €i5 per accidens,quatenus cale in dois ,Bi
confideratum.cffe (cibile; (ed quia ta- cft orininà racionis, non pe» .
"rit ek loc capice Atinetién dice. d ^ E Dify. Vr: DE"besfiiiiminis
in partieeo. tiafeafis ; Neqae lic vocem exiollatit Thomift , niin quando eciam
quis alfo» reret Arithinecicám non hmitart ad ge« nus fcienrize rcalis , forcé
non ira iprarioe nabiliter REN » vcipti picanc nam fi naturam i mus , plané
eius démoltraciones .ta procedunt in fappurarione entiam. ratios nis, ticur rea
irm, vnde ablatis omn.bus endübüs realibusadhuc Arithmetica: £s maneret , &
exerceri pollec im ipfa mule tirudine enti ronis;hoc arg. adducit Baf
fol.cit.fed dcelt (olutió ex defe&u (eres d'mus) typcgraphi,nónaüttods s o0
$9 Quare vcgét Cóplur. 1debnumes rustrápfcédés non elt accidensdfuperad- ditü
rebus numeratis ,
quíanec»vaitatestranfcendentálesexquibüsconftituituryillisaccidunt;vndcfititquilibetres(ev.ip(ac(ttrancendentalitervnayita:code»imfumptaà(ciptis(antmaliz,
ergo € contra quia vnirates quantitatiuz-accis dun: rebus corporeis dfi
coatinuum «di» uidituccófequencer mimerüs'ex ers! eon ftitutus dcbet pom
"accidéns tuperaddie tum rebus corporeis. Confres nunquam effc poilurie
fine numcro rranfcendentas Ii,quía vna ncquit traufice n aliam, bene tamen finc
quaütitatiuo, vnde dua gutte aque (cp rate, fi inuicem cóndinuentur , amiitunr
dualitatem pra dicamenralé; &c quantitatiuám;quia no àmpliosfürc-dua
quantitdrés,fcd vna pér continuitarem,ad huc tamén retinent ddalitatem
tranfcene dentalem , quia aduhe funt duze res , nón vna per identitateni ; fed
t per con- ianctionem , ergo numetüs quandtatis uus cft accidens fuperaddicum ^
7: Refj-non effe extra contróuetliá y o vnitas quátitatiuaalíquid reale
fuperad- dit quantitati diuifz ab alia ; imo (i vez lirit Complut przter
indiüifiblle termi- nans aliquid al:tid fuperaddere , lioc eft omninó falfum,
quia vc dixwnus ex Sco- to 4.d. 1 1341. diuiíioritis xjuanti- tatis continuz in
partibus d'uifis) prater indiuiibilia teeminantia;nihil proi (us:de nouo
generatur ;vnde vnitas quantitat iua vitra illa nihil dicit , nili puram
negacio- nem contiuuitatis,,& quando partes illae icerum reuniuntar,
praeter EY. lus féientiz beoe perpendae T E E n -. * L. , "s " — fus
amitonrquiro illam negationem, & inboc fen(u.dicumor- amittere dualua-
vemquia.ficuz quantitàs Cont.pu2 intcl- ligicet effe vita praecise ex
indiuitone , ita. quantitas di(c reca ;vcellig. ur cfle nu» merus przcisé ex
diaitione.contingz, cx ornon fequitar ontrnm aliquid jo- frtiud fuperaddere paribus
diuius, Res etiaír; en tates quanticatiuas. in. prataco feafu. , (i. vecà
intelligant Complut. additit partibus dinifis per yniaté qUan- ; £4. De quastitie canina fpecie wenl
29 noluiffe Aciff, indicare numerum dicere tertiam entitatem pet. fe vna € partibus,
cx quibus componitur; realiter diftinctà, vt dicitur de toto effentia[isquia
tot cof le&tioü nó d'cit aliquid aliud pratet Lx partes, vt fusé oft imus
diff .s.Ph :q. 13«art. 2. fed folum fignificalc volüiphu* merun confiere n
coile&iobe Or iü fuarum vnirarum,,& efle magis Va dec upsquia habet
vniratem otdinis , qu Yd ret acerugs. ». vr loco nuper citato mà Gatiuam
edeindinifibile rermingn& s, Yt. declatamas vbi & intenrionem Scot.
cit. severa intelligere, vciun dic uc» apcrimus, À d-alurm osur ,nó fatis con:
at deficiunt latimacum (übdunciulin- flanquid Arift. inceligar pet viipá vài
diuifibi iadditwn, parti. diuife | reddere tateaq
aitclieformamnarjéti»Thoillamceentialitepincompleta,&con:mftnamjivoluntellcpotlrem;vidcftitaercpartemeffentioluer,ocdiuatàadcomponenda
numerum predicamca:a- fem,quia porius res. conira fe haber » qp dum proprios
acquirit terminossc ficitur ens in fe füb(ittens ». & completum hoc aliquid
» vt Arift. docet $» Met. 18, Scd icquid fit de hoc ,. ao.vniras quanticati- ua
addat lupra quantitate Maud politi uumsvel folam usd ionis,nam dc hoc ex
profeffo in Met. dicemus cer- tum eft, vnum;vcl eom vedi (em nara ile T ng pars
tendo m. gp illz vnitates;ut 10r diuifis sliquid reale fuperaddant. , adhu:
explicandà manet , quomodo confpiratc po (lint ad coftitaédü numera » vc'ut ens
p fc vnü,i quo cóli(tit cardo difficultatis. ..60 Quinto tádé yrgét
au&oritatcs A- rif. qui $. Met. 19« ait numerü fenariü uà cílz bis tria)fed
Ícmel fex. volens nume- rum haberc (aam pcr fe vnitatem ,& non — par cffe
vnum pet oggrcgationem, fient. acer vus, gy écdixit Doctor 3,d.à 2- q.vn.L.vo
lens binc probare totum dicere vnam per fc entitatem realiter à partibus
diftincta . Et 8.Mct.. 10.indicare volés,vade vnitas i (amatur, , fcu à quo
dicatur per vnpm»aic in fingulis pumerorü (pcciebus vitimam. vnitaté ellc formá
numeri , liue KA (4. oeil numero peeititens v] rimus gradus e fTentialis tei
dicitur eius Íorma,& diffec&tia-Et tandé 2.de Anim. cap.6. ponit
numerum fenhibiie commu- ne;at | (ab fenfum cadit;reale cil. — Relp.vtiqs
per.illum loquendi modü , cima denarij& cente(imá cécendrij; Sca- till vcro
figni icant clTe quandam vai- raten tormalem,& tran(cendentea que bis
omnibus fuperuegit ; & ex illis con- ftituit nümerum vag ,(cd quomodocunqs
id explicetur , certuin cfe dcbet. hác vni taté cíle non po(fc,nifi
raionis,quiaiuXe tà primum cxplicand. modu'ii vciq; pea- det cx numerantis
atbittie fi (tere intali vltima vnitatc,quz nümerum compleat vel peificiai vel
vlterius nuinerare, & in- frà quemors numerü pot ad libkumilla, qua ficbac
vltima vnitasyficri prima y aut quarta; & etiam iuxtd alterum explicandi
modum fatis conftat jliá vnirarem füper- uenientem omnibus vnitatibus ex
adbuafi nuincratione nó proueuirc,ni(i ab intelle &u;lla fingula colligéte in
vnü,no.n.di - cijpote(l prouenire, ficut dicimus de toto eíséuali,ex rcali
caufalitate;q exerceant tcs cóponétes erga numerü, quia nulla talis adeft. Ad
locü cx 2. de Anim. dicie mus numerü effe sélibilé in fuo materia fin rebus
numerab;libus;in quibus vide mus , & femimus ncgationcm continua-
tionis,quo modo cft quid reale... . jL61 eh nullo intelle cófidecdte süt cot
eleméta;tot X c.ergo et » ad formale al. fuis t. Ne gatur [cq.quia folam parte
rei dátur ma teriale numeri, nempe illa res numcra- biles qua ab intellcéta in
«nom colligi »otiupt, & ideo vnitacm numeri non ha- nt , nh abintclicdtu ..
Aus, intelle&us non facit numerum, fcd illum cognolcit, crgo m. VATLA AL
Ch. € P.€-€KTR Nh, ^ ; $$6 ^ Difp.VII.De Pradicameniis im partic. €igo fecundum
fuam formalitatem M opus intelle&us. Refp.ex vfulo- .. quendi materiale
numeri dici folere nu "*'merum , quia parte rej cft quid nime- rab:le,in
qua numerabilitate non penrec ab intelle&u a&ualiter numerante,&
fe- «undum hoc dicitar numerus eífe in re- bus ctiam a&tu,quando non
numeratnus, licét re vera numerus formaliter mon (it, nifi quando actu
numctramus. Dices ran- dem;etgo faltim
ifta numerabilitas ponit inipi s ynitatibus formalitarem aliquam; rationc cu:us
peffit dici numerus habere in rcbus vnitatem realem.ac pet fe abfa; vllo ordine
ad animam. Ncgàtur. confeq. quia rc vera numerab.litas illa cft tantuar
denominatio cxirinfeca proueniens ipiis rebus ab intelle&tr potente
colligere, aut mce»furare multitudinem carum, vt Arif. fignificat 4. Phyf. 13
1. dum ait ablato in- telIc&tu numerante non amplius remane re quidquam
numcrabile ;cuius ratio cít, uia hac numcerabilitas attenditor fecun- ü prius,
& poftcrius,quz nó conueniunt vnitatib.cx natura ip(arü,vt probatü cft.
ARTICVLVS If. Quid fit quantitas continua , CT qua fpecicseius. 6i Voad prinsà
quetiti parté Com Q plac difp. 13.102.q. 3. cfsetiam e oer «Ouinuz in eo ponüt,
gy fit acci tribuens partcs fubflancias, feu acci- dens fübttantie extentiaum
abí(olute , & fimpliciter,quia fubftantia materialis an- tecederer ad
quátitacer nullam pror(üs habet extenfionern, aut partes ctiam en- . airatiuas
aCtualiter,fed tantum aptitudina liter, & radicaliter , vndéin eo ftatu
nul- Yo modo extenfa dici debet,fed vi exté- fibilis, & in hoc inquiant
differre à fub- ftaniia fpirituali quz deg; exten(a , nt; extenlibibsett,
Hocautem probant ex duplici capite, primó oftendendo exten. fioacm tllam
catítatiuam im (abftantia a precedencem ipfam quantitaté non cfe ncceffatiá,
fecuado oftendendo cile im- — potfibile;prinmuim femonftrantquia hzc D^ a : r i
pluralitas partiü entitacima ; idcó ponitur à Scouftis infubft € » --— antia
fha- terialifccundüfe,vtpoffit reciperequad — — titaté,né ihbalfübile
recipiatur in(übie&o — —— indidifibiliadhocautemminimé efi nes — — —
cetfaria , quia accidens requirit: (olum ini fabie&o potétià pafTiaà ad
illud recipiem » dum, (icut ergo fubftatia ante albedinem M. non cft alba,fed
dealbabilis tic ame quà titáté non ett extenfa,fed excentibilis , & ficut
dealbabilitas in (ubttantía nó eftzali qua albedo entitatiua,fed potentia:
patffi- ua ad recipienda albedin£, ità exteatibi- .
ltasnoneftaliqoaextenfioentiatiun sg ———— fed capacitas ad illà recipiendá 5
& ficug enu nó recipit albedinem hsc ems al. üs , nec tenus nuger , fe |
dealbabilis nondü e albus, & fic dc | alijs accidentibus , (ic fübftanria
non re: cipit .juátitatem,quatenus dimifibil:s, vel indiu!fibilis fi per
diniibilitatem,& indi ui (ibiliratem imelligantur forme aliqua
contrarié,vel contradictorié oppofita at 1i per indiuifibilitatem intelligatur
priua- cio,fic fübftantia recipit quátitatem,qua- tenus indiuifibilis,indé camé
nó fequitur ! femper manere indiuitbilé quiaacquifs - Is. rà foraza , ftatim
deperditut priaari m. E d € dici pot,gy recipiat vajoscems dil . .
lisradiciliter; vadéconciudunt,( Deus — — fübítanuá materiíalé quantitate
exuetet ; tnc nonámplias manfuraayd'uitibilem, ncc indivifibilem potuiué /ficut
püctus vcl anoclus, fed intiuiüibilearprinatiué , & ità neq; maneret in
Toco,ne; haberet fitü, cà litus,& vbi quanatté (npponác, vndé cxifteret
tunc in vniuerío, non tans quam locat á in loco, (ed velut pars in to-. 10,
doctrinà ex Caiet. acceperit t,p.q« f2.art.1. Probant dcindé (ecundü.f. cx
tcnfioné entitatiuá. pracedere- non poffe quantitaté in fubftantia, quia dicunt
com pofitioné pattiam iategraki, ét entitati- - uarum; effe accidentalein, nam
rales par- tcs dicontar. iixcotales , vc diftinguantue ab eicntialibus, ergo
compolitio ex illis — €oalcícens cHencialisaon ent; & haec eft. communis
Thomiftarüm opinio, 65 Loan.de S. Tl. q. 16.arc. 1. banc fen tenuá moderatar ,
& ak quaptiracé przz« bere partes integrales (übitácia no cólli- tuendo
illas, (ed ordinando inter fc, vndé dcclarat quétitatcm prebere diftin&io-
nm — Quafi I: De quémizate cobtiosseys elis fp dot. IT. y m partium (abftantiz,
aom quidé vt di- find oom fimplici cred io, (ed vt itur cófu(ioni ; quaré vi-
detur coo dip Ioh materiali qul tiplicitaté partiü: antecedenter ad quan-
titatem,fed in cogfufo,& concedit. com- pofitioné cx partibas lic vnitis .
re(ultan- té cíie fubftantiale, qua omnia folent nc» c alij Thomi (Ez: ait weró
quantitatem fübflanciz adacnientem illas inter fe or - éinarc tollendo
confu(ionem , &.vnà akc ti vnicndo, non fc totá, (cdi(ccuo dum aliquid illi
lecüdum cxue- nitatem, rónecuius dicitur poncre. vnà . ttem pa (t aliam, X nó
(ccundü fe totà p eie cr italiextenlione parcium in ordine ad totum videtur.
ftatuere. foc- malitatem quancitatis, q fententiá aulct trad:dere Sconiítz |,
& (cquirur nuperci- mé Fabct $. Mct. difp. 15.cap. $. Prabat autem lioc
Loande S. Th. etiá ex duplici cipite , primà exillo communi principio
Thomiftaní qj materia fignata quantira- te (ic indiuiduationis principiam , ex
illo . f fequituryg fi quantitas efl defignatiua tnatérig: quantum ad
indiuiduationé , feu diftin&ionem tadiuiduor ét erit quàtü ad di(tinftionem
partium. Pcobat dcindé ex alio capice, quia extcafio partiü in to- to non eft
quzcunq;vnio carum ier (c , fed vnio penes exttemitates tantil , itacy non
vniatur vna pars alteti (c tora, itaut im illa peneccetur, & imbibatur ,
(icuceft vni:o forma cum mareria ; talis aut& vnio fá&a pec
excremitates.& indiuifibilia di- citur proprie vnio integralis , &
nonctt fobftantialis, (cd accidentalis qua habc- tec-i(übftantia bencficio
quantitatis, cu i$ effe&us formalis primarius cft ponc- re vnam parté
fubftantiz exua aliam in- liter, & tine penctratione,quod fi faantia ex (c
habere non potc(, quia cius escitrà quantitaté extremitates non Eisen: non
habentur ni- fi per ind:uifibilia,ua ex fc fubftantia nó laaber v.g.lineá, (opecGciem,
& punda ; tü quia hzc (unt (pecies proprie quanti« tatis ; tum quia fi
fubftantia talia habercr. indiut(ibilia aeà quantitat&,cüc cius par. tcs
vhirentur adinuicem impencttabili-: ter
,quia nó ynirentur (e totis fcd pcr cx-; ub quia non haber illas plucificatas
exiétio- modum. tcemitates , & fic fa»ftaecia haberet cx fc. fufRiciés
principium, v telifteret peucte -. tieni q00a 1 locü,quod eft fal(um , quia
quátitas (ola poaitur ab omuib.tale prin cipi:Ec fi dicas calem excen(ioné
impc- netrabdé in ordiae ad locum cx ordinar vnione parziü ia taro proucnirc
nompolfeyqutacaléerdinedbabent.parcesct1risChrittiiaEuchacillia,vbicànonha:bcarExtenGonelocale.lcfp.ipfevtitàléordinérepcrcüinterpartescorporig.Chaftietieprincipiumfufficiensadimpenécrationcm,&cxié(toneminocdinc
ad. lacum,niii diuinizus igpedicetur ifte effe, &us,qui cft lccudarius ia
quantitare,pri- marius auteaa,& in(eparabilis eft ponere, vàim partem extra
aliam in toto. fine pc. netrauone vnius cum alia , quam extre nitatem «tiquc-
habent. partes corporis Chrittiin Eacharittia. &4. l'ottca tà in folucione
obie&tionü. noo videtur ibi conítare,ait.n. cum com: muni Thomiftarü,quod
ablata quátitate à partibas nó mancot actu diít. nct, (ed, contu(ie ,& vna
enutas cum capacitate | » ralicali diftinctionis partialis , quia rc- mota
quantcatc (o'uitur illa «nio (ic or^ dinata,& exi£(a,& (uccedicalia,
qua par tes ille (c totis , & confuse raiuatur,(cu potius fit vnum in
(ubftantia , & ruríus. qua fubtátia quátitate exuta aeque. c(t: 1Bans,nec alicubi
peliriué,(ed folam has beret cxiftentiaun (uam (ine loco , (icut. res excca
muadum , & angelus non ope- rans ; (ubdit cà , quod adhuc disferret à
(ub(lantia (pirituali ,, quia (jNcitus catct partibus.ncgatiué,& ecundum
incapaci« tacemyfabftanria autem. materialis caret. partibus priuaciue , &
cum capacitate ad. illas.(cd non dicizur atu
illashaberc.»ync/[.«namcxtraaliam,(edadivauspercontafionemrcdadtasinterfe.
& non (olum in ordine ad locü, quzelt. cóis opi. 1 homift finccré à Copl.
relata... 65. Hc Thomiftarü séiétia, fiuc enos. fiuc aitcro modo cxpl;cata
graücs (cmpet: pátfa cit difficultates, &4usé à nobis rc- felduu dilp-9,
Phy. q, 1-381. 1, vbt agimus. cx ptofciia de eíjontia
quantitatis conti- Dug; & «n» puso dor rplierva s (nd m $82 Difp. Y H:
DePoidisames malta éontinet manife(t? (alfa: ; prim: námq; fal(am ett in
(ubftantia materiali: rionprarequiri pluralitatem-partiüm en« titatiuarum , in
quibüs recipidotut partes quatíticatis ,-nam ficat forma mazerialis?
prefüpponit fubiectii imatédíale vita par«: tes fociia: (npponant dif inétas
partes fuc: bic&f;e quibus éducantur, & in hac plu-' fálitáte
barcium-eótitatiaarum: fundatur: potentia pafTiua: füb flantige anater ialis ad
récípietdsm quantitatem y & per hanc à fifa piti difinsuitur , & cer- té
tali patciuifi Mactilitate negata non vi- detátin quo fündári poffit porentia
pa: fiu fübftantizinfater ialis ad qüanritaceai recipiendamyn& (i dicat
fundari in hoc. «y fab antia marecialis habet illas radi- cálier , hocidem
etiam deimmareriali dci poterit , vel afferri. debebit difpari- tas.que fi
sfferatur hoc modo. qy mare- malis fobftantta caret partibus priuatiué
tácum,immatefialis veró-negatiué , - fiUi repugdat-quantitatem recipere; hzc
e(t manifcfta petitio principi] y haius.n« rationé qua'rimuc., cur tepagocc
fnbftam tiz immareriali recipere quantitatem, & non immatetiali ,& cur
iftà radicaliter xo bhabeat,nó illa, & plané huius nul- alia ratio reddi
poteft ni(i quia mate- rialis füb(tantia habet plaraliracem: par: tium
integralíam, nonautem immateria- lis. Exemplum autem allatum de albedi- neex
hoc tárum capite tenet , quod ficut non fupporiit fubie&ti, in quo recipi
de- bet album, fed dealbabile; ita nec quan- titas fupponit fubie&um: , in
quo recipi dtbet quantitatiue , (eu impeneuabiliter exten(am,(ed extcn(bile-,
at cffe fic ex- ten(bile eftetie 'a&aaliter exteofum cn- titatiüd, &
(üb(tantialiter, quia ralis exten: fio:atualis eft fundamehrum extentibi«
litatis ilhüs j ex alio autedi capite nonte« nct,quiaalbedo, & nigredo:
nallo modo. pettinet ad: (ibítaneiani materialem: y^ vt cau(atinam
illarum;& ideo nulla albedo. , aut mgcedo , quz enticatipa dicatur , de-
bet peecedere in-(ubf&antia receptíone ipfarum,acexten(io aliqua
prerequiricut: in(ubiecto ad receptionem forma ma-: tetialis,vt cft quátitas,
quia vt veré dica-: £ür ex co educi ; forma tora educi. dcbet: F (7 "E
TPLEVTS EF". QN ^ At. a, detoto fabtie&o prz(ajpólito , & partes
forma ex diuertis partibus (ubic&i prar«- exiftentibus:, &
cumcaliscexteufió pras —füppofira.iufubttanda:adrecipiendamquantitatemefjeneqacagquantitatiud
y quiaxaárivas (ibi 1pti fupponccecur, de- bet poni catitariaa) &
fubitácialis. Neqi talis'extenfio entitauidà baberucimeriu quantitatisan
(ab(tantia, diet plut. quia wt:docet Scor.2.d. 3. q. 4« $. C9 tra Pd T pre x in
caufando,non poxe re fato; quia runc cau(a i orans [uffici adcaafandam
oífetcau(ata à » & effet illad cauíacü fui ape fanto po(let dare cauíz
caufationem. fai. iptus, (cd extenfio, S diuilibilitas entia tatiua fala cft
conditio mcceiFaria ma« terialis cauíat ad. caufandáraccidens, ma, teríale ,
alioquin &r caufari poffet à fub- ftantia imanatcciali,ergo talis exréfto
ly beri ncquic pec quantitaté, quía tunc da ret fug cauíz cauíationemmtui 66
Rudüsnóbenediciut, quod(ub. —— füátia exuta quátitate nollibi poficiué cf
fccnec ab altquo diftarer;(ed in varueríg (fet, veluti pars eius,ficut angelus
nó oj rans, Hoc.n. Thomitt. cómentum quod fait. Durand. 1.d.37.p.2. q.1.
efficaciter. - rcijcumus de fübítanria materidli exuta —— uatitate di(x9;cit.
PhyGq tar. 2. in có tatione 2. [ol.ad 3. princ, & de angelo. non operante
diíp.11.q«$«attva;concle 1« imó non poífe cciam de potentia abíolu- ta
cceacutam in ceram natura. exi(lencena quacunqie . prorfus prafenca em
probabilius etfe demoaicamus cad, difp;; q4«ar.1,fine.TandemfaliumquoquiettaerCompluc.fandamétumsquodcompofitioparciuun
intcgralium accidat, rei matcrialij& corporca,cum podus fin de concept eius
effen:ialtwt fic yralis.n« compo(nio eft , qua-c(Tencialitec diftio. guit
fübftantiam corpoream abincorpo* 1Ca,non autem compolitio materie »- A. — forma
, cumhizec ctiam de faóto copetat fccundum cultos fubftantijs«jueque fpiz
ritualibus;quae (cocentia veriiliima e 12 admicrererüc vna inateria peuna.
fubftan, tiarom fpirigaalumn .correípondens mas, - teriz pria corporalium j vnde
& tales. ; 1 pate —— (a, prO .11. De quantitale.cautmeG eo oi paese eati
IT. 69g sites imepvales voffanr ciam: dici ef- enjales fob ttancize materialis;
quatenus is ; nonerzo hibere: - vt- cunque accidit fobft anc ie matotiali , fcd
— — Deere n benc notat Hurtalilp. 13 Met-(eci4.$.19. op feque nih hanc
(entenira. detendi Otelt »t explicatur à.fo:de S. Th. vt; .. mon(kcarus di
p.:9. cit. Ehyfz q. T. arc. 1. fübftantia matetialis antccedenter 4d quanti
cacem non folü habet fuas. par- tcs (übftantiales diftinctas , fed ctiam im-
üicemordimatas , & vnitas per proprsás éxtremitates, ac iadiuilibiulia ,
pam fi pfu- fes illz párte$ qua6 lo« de S; T ho. conce- dit (ubttantig
materiali antecedegter ad quantitatém: ,concipecentur hine vaione adinuicem
fa&a pcr indiuifibilia (ubftanGalia,iamnonctíeteritita$corporea,fed potias
in indiuiübilia rcfoluta , & (i corr. €ipiuntur cum Ynioné adimu;cem y
nccef- farib cum aliquo intet. fe ordine concipi debét,quia indiuitibile quod
copulat hac partem cum illa , pianà non cat copulat immediate. cum ália ,
fed-illa medianté imo net mente €óncipi. porcít rübítantia eorporca plüres
habens partes fic confu; $? vnitas, vc enaquzq; pats fit omtibus , &
ángulis itnmediaté vnit as & nó pocius vàa mediate ália et ibi fuse ofl
enditias z folent zutem pcculiati quodà modo hzc indinifibilia vribui
quáttàati, ctiaofi alijs fcbus corporcifcompctantquia haec (ac la cft; quz
molem facit & corpora ma gnificat per longum; laurm,& profundi; &
ea icddít: occapacitie loci impenetta- biliter ; & in hocfcn(u de.
iptis)oquigür Aritt.6.Phyf.vt conftac ex demóftrario, nesquá ibi fici de
panótisab initio; , qua probat continuum :cx illis componi nom potes quia «tium
alteri addituth non fa- Cit giolém: j-ncclocom petit dillin&tum à loco
illius,vnde falsü «f, quod aiebat hic Auétorjuod quz cü.joc wnio- pariü per
indiuiübilia fa£ta tcddat eas ádinuicé iropenieteabilcs,aoc «n; folum vesura
cft dexaianc paruud «facta. peroindioihbi* Wa: dc: génere:quantitacus; qua cít
vrigit ; & Lax bpeseiabihizris prifici psum, ld'amei y Quod
fummé:diiplicctiai hod AuGóre;eit itquacmediots xn 1e i: fokad arg; düplicem
itnpcesietratione: di- "ftinguit velie biiinus proucnica- tem , vria cit
parium in toto: , quatenus vna nó cf fe cotz vnita cum alia ; (ed .per fiat
extremitatem ygaltera partium ir lp. o, quatenus vna eft incorn po(Tibilis cam
alia in eodemlocó, & inquit primam effe&um primariuarquancitats
;alterartr vetó fecundarium, qui proindefeyarabi- lis e(t àiquantirace ;, vt
patet de corpore Chrifti ir Eüchárift. vbr partes noa. font intet fe fe
penetrat in toto , quia caput noneft immedracé vonum:cum ventte y iiec venter
cum pede, fed bene in loco id vbi e(t capat, ibi venter.eft jbt pev esy&c. Falfa plané e(t rora.bec
doGtrie nj vt loc; cit.oftendimüsin(ol.ad z, vbé euridé loquendit mod
repiehisndimus im noftris qibuídamScoxiftis , quia pene» tratid corporc, aut
pdrtiü ciuidé corpa- risa dianicé acieriditur folum ig orifice ad locü,nonaudté
in ordine àd (ubitintia eoe ruf fic. n. compenetrata dici no-poísésy mi iv
quando vria téanfirer in alia per idea- titatem,qud penetratio bilis e(k&
fcattráagkur diltingauur de penettario» nc [artium in toto ji inloco ,. cum
(olü — ad-locim aetendatut ; m tedi ver alterius principi) meraphy(icu
quod:mateuia fignata Qaáurarexfic. pri Á p: indiuiduationis,v nde déducebat.ltq
Autor alteram probacionea fentenridg Thomiftica ,' non eit prz(encisüegouij
deionftrare'; fed.ad Metifpe&tatie 5» - 68 Dicédüigitur ett je(Tentiati
quan« tità:iscótminuz confifterein, extenfiong pastium fütapte natura incompo
(lbiliua, 1n eodcm loco, quam incompoflbilitatá noivlibenz parces fnb tan tige
materials. quia aatucalter, & cicra mirücoluuy funt inuicem compencttart
.Scvaactalid ^ — flantra macerialis eum alakqnatiutag;veec -.—
ró;illis.fuporaeniens.ita rhusesteddtts b vnaghzqQae d; iLinótum-potlalecdocum
nce potlit oppotitum cosu0gcro auradi taculum; b cheiconft ax. vbt ufs corpor
rs datiflbiná u femit;s loco-nó-finelmagng miraculo: , cams quanarasquaséti rin
qpity exi dictum inompotlibiliifus paruuman eodede doy cay iesu pollulags
ieptosuabiieiía qua. j$4 ^ Dipfu: VIL DePraliamoin parie. ^ 70^ quz fementia
colligitur ex Scoto 4. d. 49.q. 16.$. 14 lij dicunt ,vbi docet rónem
ámpcenetrabilitatis in corporibus à quan- titate przcisé prouenire jita vthic
ác ef- fc&vs formalis susntitatis primarius, fc- «undarius ver6 ab «a
feparabilis à «ft a&iualis es pulfio , & impencrracio, & loc
dedocit Doétor ex ipfo Arift.4. Phy fic.26.77. vbi ait,quod fi dux. dimenfio-
nes à fubftária feparari poísécadhuc íc pe nctrare nó poísét , per quod innuit
quan- tiratem folam eic pracifam radicem im- netrabilitatis, vnde licét
impenetrabi- ncn fit ipfaquátitatise(icntia, aptius van.€n per eam explicat
ratio quancca- tis,quàm per ctteras paffioncs ,quia hac . eft omiü primag &
rationi formali pro- &imier
,vhdémaleaiunt€ooplut.€i.q.rinfineinpenetrabilitatem àquanti- vate feparari
pofle, imó fieri poflc pene- trabilem & ita de fa&io contigiffe in na-
auitate Chrifti Domini& quando ad di- feigulos incrauit ianuis culis « Nam
in iliis cafibus vtique impeditus foit actus Éecondus impeneirabilitatis,quia
non íc- quta fuit ad eam impenetratioy& a&ualis expuifio vnius
corporisab alio,(ed n6 ob I ablata fuit impenetrabilitasipfa , vnde áritas in
illisca fibus dycitar facta fuif- tà Dco pcnettabilis , vt diciv ncgationé
26&us fccundi, f. impenetracionis,aon a- (&us primm .&,
smmpenctéabilitatis ; Et cir- €a exphcationem buius fenientiz ; qua «communis
cfi jo Schola noftra, & abom- mibus Neotericis plovibiliser: recepta ; ic
immorari ton licct , quia ex prefctio «am tradimus in Phyf. loc. cir. vhi ciiam
enocleaté ex licamus arcapam , & admi-. ' makilem quantitatis continuz
compofi- . «onflituendo pam ex diui(ibi- libus vy e3 partibus componcentibus ,
& astegrantibus molem corpoream, ex in- dmübilibusveró , vtpartes
continuan- ' aibus,ac vetminantibus;vt docet Arift. 6. Yhyk. 4 qua Peripaiecca
fententia At- timé dilp. 16. Phyl. e(ló rece- Ide tamen rac rimus) vtadamuíTim
quicunque dicit s non diluantür à. nobis difp. 9. cit. q. a« etiam antequam
ipfum viderimus. , Scd dices, íi (übftanria materialis par» tes haberc: extrà
(cinuicem citráà quantis tatem,imo & extenías vcl (altim excentia biles in
otdine ad locum,ergo poffet fun. dare zqualitaem , & inzqualhtavé molis ex
illis partibus coníurgentis,non mibus quam quantitas, atq; ideo ifla aon foret
»roprictas quantitatis in quarto modo; vt c ait Aritt. Rf]. data
noftrafencentia negari non pofle zqualitatem, & inequa- tatem in fübitantia
quoq; materiali citrà quantitatem vtcanqs pode P yna (ub(tantia palmaris
diceretur aqua - lisakeri pahnari, & inzqualis bipalma- Fi; vcrimtamen im
rigore loquendo in fov Ja quantitate fundantur ille relationes y €um cnim ipfa
fit , quar habet partem ex- trà partem, ncdum entitatiué ; fed etiam
ficualiter, & impenezrabiliter »' ipfa cor- poribus inharens illa proprié
magnificat y & cxtendit adoccopandum locüabake- — «- rius corpotis loco
diftin&um, ide citar quantitas molis, & itüdinis óc. — proprie fündarc
zqualitaté, vel ingqua- litatem in molc, & magniuadine ; quidem non ità
proprié dc fubtkaniamas teriali dici poteft, quia vaa fubflária pus maris f)
fundat imzqualitacem cam alte bipahnari,id eft per acci maris poteft
naturaliter9S citrà miracu- lum reduci ad magnitudinem palimarcmy fi vna
medietas cum alia compenetretury qnod poteft naxuralter contingere ,
qu'afolaquantitasaffertimpenctrap.litatemcorporibus,&hcfundabuntzzqualitat€zquantitatesverócumexnacurafuaruaepartiumconftituanttantam,veltancame
molem. & determinentur ad occupandit tantum oue nens co adcout oppo- -
fitum citrà miraculü contingere nequeat, ideó proprie, & pcr fc fundant
aqualita- Q.II. De quantitate continga, e tius fpreeteiTr. $85 * licet cum:
ratione naturaliter poffi- bili ; (obdit tamen id inteiligédum etie de |
quantitate, & (ubftantia materiali modó exiftcntibus,nam íi (it (ermo de
alia fpe- cie quantitatis poffibilis , ac ciam fub- flantiz materialis
pofDbilis , potefl dari quantitas indiuilibilis, & (ubítantia ma- tcrialis
fuapte natura impenctrabilis : Fa- | temur omnipotentiz Dei concedendum poffibili
quicqu'd contradictionem nó implicat ,& quz ítiones motas dc tentia Dci
ab(olata difficillime poffe re- folui,cum affucti (imus naturis rerü modó
cxiítentibus; adhuc tamen veru cít cx his encibus modó exiftentibus conicctare
» fle, quid dicendum cflet de alijs rebus ola fpecie ab his differentibus , nam
[al- tim cum eis conucnire deberent in prz- dicatis gencricis ; modà quantitas
à toto genzre , vt ux, s put füb fe fpecies ncdü exiftentcs, íed etiam
poffibiles , vi- detur importare entitarem ex pluribus ibus integralibus
conftitutam,& di- — mitibilitas eius in plures tales partes po- nitur cius
pa(fio genericé fümpta , ergo repugnare videtur in terminis quantitas
indumifibilis tum quia quantitas » vt fic & magnitudiné at entitas
indiuifibilis ad hoc munus cit prorfus inepta , vr laté probat. Aciít.6. Phyf.
per totum contrà Zenoniftas. Sic etiam repugnarc vidctur fubltantia ma-
terialis (uaptc natura impenctrabilis, quia impenetrabilicas non cft de cóceptu
cius, vt materialis eft,& vt diftinéta à (ub(lan- tia fpirituali » fcd fola
pluralitas partium iategralium ; impeneurabilitas aute fcü ^princi piuin
cius;c(t accidens illi operae ditum , nullo caíu vidctur illi pote
identificari« Tum quia fi affcritur poffe produci (bisftantiam materialé (uapte
na- tura im ilem, & non per accides füpcradditnm » cadem ratione afferi
pot- fex i poffe (ubitantiam faapte na- zura albam , vel frigidam , hac enim
funt accidentia realiter diftin&ta à fubftantia materialis ficut quantitas,
qua cft princi- pium impe litatis, vndc nen vide- tur maior ratio de vao, quam
de alio. Tá quia videretur cademrauonc affeiri pot- T CWMNUP C occ. f e,quod
dari po(fit alia [pecies homini, Logiéd v Es Hi qua fit irrationalis,& alia
brutoramqnq fit rationaUs . 69 Circa alterá que(iti partem, Arift. c.de quant.
enumerans, fpecies quantita- tis cótinug memorat lineam , fupcrficié, corpus ,
& locum , vt fpecies quantitatis continu permanétis, dcinde tempus
affignat,vtfpecieraquantitatiscontinuzfucceff)uz,acetiaminprogre(luaddit motum,
Caeterum $. M etc. 13. vbi accu- raté magis,X cx propria loquitur (enten- tiade
quantitate; fpecies enumerás quan titatis cótinuz memorat tantum lincam ,
fuperficié, & corpus ,locum aüt omittit, mo:ü veró, & tempus ait effe
quanta per accidens. Hinc ort funt opi.dtuer(ie;alij ná]; affirmant has oés
e(fe vcras fpecies quantitat;s continu , alij ncgant. Dicendum cítjlineam;
luper ciem, & corpus e(fe veras,ac proprias (pzcics quá titatis continuz
,non tamen locum, mo- tum,& tempus . Concl, eft fcré commfi- nis, przíertim
quoad primà parrem,quae fupponit darià parte rei in corporibus li- neas ,
fuperficies, ac etiam pundca, velut entitatesrcales, & non effeibi tantü
per imaginationem noflram,vt cótendüt No- minalcs,contra quos laté agimus difj
aem Lhy(.& Faber 5. Met.difp.14. Probarut aüt quoad fingulas partes ; &
quidé quod non tantum corpus, fed ettam linca & fü perficies tint vera
fpecies quantitatis có- tinuz,contra Duran.2. d. 2.0.4. Hartad, diíp.13. Met. fe&. 6. Caber.hic difp.2.
dub. s. Blanc.difp.8. fe&.5. & ct uU dim paucos : Probatur,
rumauctoritate Aritt.qui tàm hic s. Mer.c. 13. hastres [pecres a(Tignat
quatitatis continuz fingu las dcícribendo ; tum ratione , quia omnia rationcm
cómunem quantitatis e[' fcntialiter
participant,&in(uperadduntillieifencialesdifferentias , ita vpicnique
conueoientes , vt fingula perillasetiene tialiter ab alijs di fferant, ergo
&c. E alfumprum,hac .n. omnia funt € ter cxiéfiones habétes partes extra
partes modo (üpcerius explicatojdiuerfinaodé tf quia inea dicit Formalé ex
iiBoneDE udinis, faperficics lacitudinis, corpus pro fundi linea formaliter cit
quà- tita$ conunua cxtenía fecundü diimenfio- e acm TE ed Ww" *" ME
(€ Wat 416 ge feciiate ii B iani Xuperficies eft quantitas conticua extenía
fecundum di- menfionen formalem latitudinis,corpus eft quantitas couinda
cktehfa (ecundü di- mchfiohem formalem profanditar;s. 7o Dcindc gy locus nó fit
fpecies quá- titatiscontinoz', vcl (altim aon dittinctd à rüperficic,vt
opif&acus eft Canoa. 4. Phy fic.a. t.Sot. T olcc. Flaad; Maf. Villalpan.
& vidcitr confenrire Faber f. Met difp. 17- fab fiac, vbi arccontinentiatn
,quam additlocus fujra fuperficiem , else mo- duin cotinentiz [pecialem
conflitnen- tem peculiatem fpeciem de gencic quá- titatis cft Scoti q. 23. pid
cam, & Ant; Andt. ip hoc cap. &- $.Mct. qi i0: ac Ta- tariZerbij
s.Metq.14/& aliorum cómus hitcr;& p tcbstur, quia locus poteft fami
dlupliciter,vt Scotus docet quol. t 1;a1t;2. & 3. vclmaterialiter, vcl
formaliter ma- tctial.cer noi eft , mf (uptificies conca- 13 corporis contifientis
vt docuit Arii 2. V hyt.4i. fotimliter vecó eit ipfamet 1clarjo continentia,
vel circomfeeiprionis actinz fundata in fupetficie cócaua cor- poris
locadtis,& terminata ad contiexami locáti; quz ét dici folet Vbi actiuum ,
vt Doé&or notit :bidem,& hzc eft cómnnis Goétiipa Scotifl; à nobis ex
profe(to cx. jlicata difp.rt.Fhyf.q.1: adco quod mi- tl tit, uomodo Faber cit.
oppofituin dó Ccat,vt de menie Do&toris. S1 igttur I5- us fortbalitéc
fumarur iam man: fcfte pa- ttt nÓ pertitere ad hoc pr&dicamentum; "
Prin pullus rc(pe&tus perrinet ád préd:- ptüabfolvti , fed ptoprie
(pectatad &dicamcntü Vbi,vr docet Doator loc. KIt.& 4.d.10.q. 1. antem
fümartir mate- icf pro fondamento .f. 1liivs conti- tias ficvuiqs «d lioc
atciner pra dicae tchitum,fed nó contiituit fpecicmnáà fa- i Bicic di (tinétam,
quia nullam peculias — Tem ád3it (aperficiei extentionem; fed fo Jam
contihentiam, vcl dd fümmü figurá. f £oncavar,trgo mon ctl fpecics diitinéta ,
& fupetficie , nam f ratione. Bgurz s vel conupc fitis ciset d frincta
fpetics, eciam füpcrficics alba, & n grá d.üerías quanti« . pU (pectes
conftiuucrent: tdm cmi illi didit contibcntis, & heo & illa figa-
Aasfieut heec , ecl ila qoabitas, Y Difp. VII. De Predicamentis impartic. ?
Demunmi ,.qy neque motas, auteiu$ — (uccetlio , ti diftinguatur ab eo j
ncquetépusfiotverafpeciesquantitatiscontiriuzvthicopinatus.&Mair,patluz4.Zerb.cit.Ant.And.f.Met.q.10.multi(equuncur.
Recentiores y: probat Bafsol. 1.d.19.q.1. Faber s. Mer. difput. 18. & nosex
profcffo in phyf. dc morü quidé difp. $.q. 1. concl;r. de fuc- ce(fione atitem
ead.di(p.q.6.art. 1.vbi & foluuntar rationcs iri oppofitum: de tem pore
tandem difp. 15. q. 4. quatenus ibi oftendimus realiter à motu non diffin- gui
, vnde fi motus non cít vera fpecies quantitatis continuz,nec erianierit tem»
pus, & probatar ex ibi dictis , quia tépusg vt hic de eoloqüirnur , non e(t
dili dura- tio ipfius motus, hic .ti nó loquimar dc tépore extrinfeco; quod eft
duratio mo- tus Cali, per quam menfurantur onines ifti mous inferiores per
horas, dies;me- fcs,& c. fed loquiaiur de tempote imcrims fcco; quod eft
propria ac inttinfeca du« ratio ipfius miocus,fed nuliius zci duratio. - eft
quáatirau$cius,etgo, &c. Prob. mi T. duratio nó cft aliqtiid realiter
probamus,& lianc fenteiciam late def dit Suarez i0 Met.dilp.4o.(eci8.vbi
quà plates cit Et quidé hzc fuitexpreísamés Arift. 5. Mer.c. 13.dumt mot ponit
quamta per accidens, noa folua ly per accidens! idem fonat , qdod per aliud j
quaternis fpecies motus fumü. türà partibus magnitudinis, ütperq. fic quemadmodí
teatarüc quidam explica- rcy (ed ctiam vt ly per acctdens idem fo. nat, dp
accidetitaliter, 4c mere abiexcrine* [eco omnes .n. morisfaltem de pocerttia.
abfoluca fieci poffunt. in inftanti , etiam motus ijfe localis yti:non
accipiatur. vt dicit totarti réaliratem motus,vc explica ifia$ difp. 15. €it.
q«6« art. 3. Et tandeag difp. 15. Phyf. oftendimus morum pro. forthali qu:d.
teípe&tiuum dicere , craor nequit (pe&taread hoc pradicam:: (. $olnagtur
Obietiiones . $^ 1Noppof.obijc. t. probando nec li. I neá, tiéc (uperficie cíle
veras quan. * titatis có; imus fpecies ; uia fusi fpecies . ditun-— m E 44
P" um à re duraate,vtloc. ci €x pir » de cu d Quafi. II."De
quantitate contin. eov eius [pec codrt.IL. $87 diftingaüátur per quid pofitiuum
fed li- nea diftinguitar à foperficie per carencii latitudinis , &
fuperficies à corpore. per carenciim profundiratis.ergo Xc. Tu 2. prima paffio
quantitatis cft impencira- Diuiras ; (ed linee , & fuperficies adinuicé
naruraliger penctrátur;vs patetydum duo corpora plana (e tangunt, tunc.n.
faper- ficiesambz incodem (patio coexiftunr, uia indiuiüibile non habet , quo
tangat aad indiuilibile, & quo non rangat. (ed tangit (ccuadum fe
zotum,crgo &c. T ü 5. tulhi genus przdicatur de fuis (peciebus
denominatiue, & veluti accidétaliter, (ed 'efsccialiter tiy ac (übtáciue,at
quantitas denominatiaé df del nea, & faperheie , dicimus. lidea e(t quanta,
ergo &c. Tfi 4. [pecics effc debet quid completü jar li- nca , &
foperficies fuat qu d incópletum, nam lineà e (cntialiter ordinatur ad con.
ftitationem füperficiei, Gcluperficies ad conftitutiottem corporis , (icut
panctam ud codftitütionem (ines ; ficut ergo pua- "Üumhac de caüía mon
genierur jwopria dieu duds gta neclinea;SX (uper- cies. Tum tandem, qu'alinex
fecuodam propriam extenfionem-inclad gar ini fa- perficic, & vira; in
corporc, (ccundü qp £orpus PRO à(ionem; ergo mon (unt propria fpecies y Quia:
vna. fpe- cies non iru cendalitee im alia. "73 Refpad t neg. min.licur .n,
vna- quiz 1 (pectes relatz quam ratis cóinug chftituitur per peculiarem
politiuamex; teníioné,vt di&um etl,'tà per eandein ab ália etientialicet d:
(tinguitur , licet hoc quindoq;^à pefterjori per ncgationé (o- leat
explicari,vt inpropofito.. Ad 2. pc- nietranuirTineg , & füperficies ca
parte , qua indinifibiles funt, nó qua diuifibilcs , nec .n. linca fecundi
longitudinem pot €ü alia penetrari, nec füperficies cum alia faperficie in
latitudiacs vadé cü duo cor- ence tangunt, eorü luperficies dici dc- bét potiüs
eite limul ia codemloco, quá cópenettari,quia penetratio, vcl impene-
trátloatéd:tur in rebus corporeis cx ea pittes qua fant diui (ibiles y vc
dicimus in Phy(tráétide Cótrinao. Ad 3. 2 jud pro- bat de corpore; dicunas .n.
€c corpas cft quái , dicédü ergo eiie fpcc.ale peiuiie. giü quátitatis, nedum
fubftinciue , 'e1àt tub forma denominitiua ( licet non Cina denominatiuo;(ed
effentali) de [us [pe- 'ciebus przed carí immó & de (e pla, d:ci- mus n.
quátitas eft ranta, eft exiéfa; dte. Velotius.negàdam lincam, fuperfici£ ,
& corpus quanta»dvi proprié, fi abfolu- 1€ faantur, quia fic potius-dici
debent - quantitatcs jfcd quanta dicuntur, quate- nus funt im mater:a, xtatit
coricretum ge- neris prgdiceiur de concreto fpeciei, vn- dà non erit pred cazio
denominatina , & accidentalis , (cd eíleatialis in concreto , quemadimo4ü
in gcnete. qualitatis fole- mas diccre , alum et? colocatum , poffe autem (ic
in concreto di(poni.genera X fpecies accidenziüi iam diximus difp.pre-
-&ed.ita Scoc. q.17. Przdicam.ad 1.9.16. A ddunt alij, quod cum dicimus
quanti- tas eft quanta, lincaquanta,longa,litperfi cies lata , corpus profandü,
nó e(fe ratio- née[fentialeim quantitatis, qua tunc pre- dicavut, led eius affectiones, &
attributa ^4. cite diaifibilem,menfurabilem, tàram, &c.qu.bus eriam nómen quantitatis
fte- .quéter applicatur,vt docet A rift. 5, Met. 13: vnd? fenfus
earü.propotitionum erit y "quantitas e(t quaata.«eft d:uiübils, linea elt
longe (t brcuis i. eft tant vel tabi- "ue lorizitudiais X fic decoeteris.
|; | 4. Ad 4. (olet comuniter vefpond lincá nó ordinari ad. cóftitutrone fuperfi-
cici, & füpetficié ad conflituxioné corpa- fis nifi quatenus indiu fibilia
continua- tiua, aut terminatina parcium corum!, ex Pei capite vtiq; nec (unc
quantitates,nec pecies 'quanticanis:, & quoad hoc tenét paritasatiumpta de
pun&o ; & ex quo.ca- pitc funt diuifibiles , fant proprié (pecies
quantitatis, nec vna ordioatór 4d confli- tucronem alterius. Hzc tame folutio
me- tito rcijeitur à Blàe.cit. & ab Auetfa hic Íe&.4. vt manifcfié
falla, quia reuera li- . nca copulat , & terminat partcs £ici, von Meier i
cd ét, quatenus longa , alioquin et ctia ter- m niti per puricta, qua font non
lata :& fuperficics copulat , X terminat partes corporis non tànrü quatenus
neo profun do, lic .n. ét per lineas, & punéta terminas ti j otict, fed
quo; quatcous lata, Quaré a Zz i fe Lj - coim Auctía diuerfo modo gencra y
& fpecies difoni in praedicamento. (üb- ftantiz, & in predicamento
quartitatis, vt nempe bireponantur folum entía có- pleta illius geocris, hic
autem ctiá incó- eta, vndé concedit lincà , & fuperficié isin pra dicamento
reponi , femel dire- &té ub conceptu cói quantitatis, vt abío- luté dicit
exccntonem,fiué n.agnitudiné ab(trahendo à detereinatione vnius , vcl duplicis
, aut trinz dimenfionis; & iterü tcdu&tiué per inclofionem in fpecie
cor- ris, 0cq; :d iudicat abfurdum . Scd fa- ré hzc íolutio cft peior priori ,
tum quia flatim concedit , q» A duer(arij cótendüt, lineam, &
fupetticiemeffe fpccies incó- letas Kd uia conditio f] iilis illius, q;
dirc&éeftponibileiniddicamcento,vtmodocóflru&tumett,ccapudipfumq.16.(c&.$.crat,qpefietquid
completü , vbi & bac pcerfertim rationc entia incóplcta,& partialia à
przzdicame- to extrahebat, quia bis effent in co, (mel tatione (ui dire&é ,
& ruríus redu&tiué tatione totius, quod conftituüit, vndé n; tü cft;qo
bic accipiat q» ibi re;ecerat , Zetbius
cit.in fol.ad 3. princ. ait, q li- fca, & (aperficies poflunt dupliciter
cóft derari,vno modo, vt fignificant quandam perfe&ioné quant catis,
praícindendo à perícétione alterius perfetionis quanti- taciuz, quo (enfa
dicimus lincam tignifi- carc longkudinem (ne latkudine , X (u- tficiem
latitudinem fine protunditate , hoc modo contiderate non accipiun- tur, vt
tctmint alterius quancitatis,(cd wc habentes in (ciplis ccrtam, ac determiná-
tam rónem quantitatis; alio modo confi- dcrari po(junr quatenus vna includitur
in alia, & ordinata ad cius conflitutronem, & fic non fün: (jccics
di(tin&z. Ac ncq; hzc (olutio fatisfacit, (ic n. etiam dcfcn- dere potlemus
materiam, & formam císe fpecies completas , & dirc&é.! politas in
ptzdicamceato, fi con(iderencr, vt dicür quendam certum gradum f(ubttantialem,
incomplctas vcio , & indirecte, fi conü- derentur , vtcffentialiter
ordinabilcs ad alterius (peciei confticutionem. 75 1raq; rcipondcndum ctt,
lincam,& i€ , licet matetialitec corpus (uo b 3 $8 Difp.
VII.De"Tradicamentis in partic. : modo componant adhuc tamen efsc v&-
ras,& completas quantitatis (pecies, uia dirc&é recipiüt,ac
c(sétialicer jllius praz- dicationem , ficuti corpus , quando auté ita (e
habent partes reípcétu totius , tunc bené poffunt dircté poni in codem ge« ncre
cum iplo, & dici (peciescomplerae illius generis, ticuc iplum : nec obftat
, d» ordinentur ad cius conft tutioné,dümo- do cü ipfo recipiant praedicationem
eiu(- dcm generis , vndé hac ine dicebamus di(j. przced. q. 3. paties
homogeneas, età — Aid » adhac diccdté in predicamento reponi; non poísumaus au-
tem fic dicere de materia ,& forma, quia ipía non recipiunt diredé.
przdicationé ubftantiz przdicamcntalisncc cciam de punéto,quia omninó caret.
partibus , nec vilam pcor(us habet quantitatem . Ad $. poíset ndcri per idem
,ta« men ad maiorem harum ípecierum cx« cationé dicimus, quod lcér cie:
includat longitudiné , non fi formaliter, (icut linea , ícd matecialiter uy,
& prae (appotitiué, quo et'á (enfu corpus ;nclu- dit latitudinem : ró huius
e(l, quia cü fus * - ». qerficies (it dimen(io , quz continuará dcbet per
indiuilibilia (fecundum latitu- dinem, diu;fibilia camen (ecundü longi- tadiné,
ficuc funt lince , idcó necefsc cft fuperficiem habere longitudinem : item Quia
profunditas cft dimenfio ; que con- tjnuari deber per. indiuitibilia fecundum
profunditatem , non tfi m latitu- dincnaquales funt füperficicsnecefsc eft
corpus habere laritudincm , non quidem formaliter, quaii longirudo , vel
lauitudo fit corum císcntialis excenlio , (ed mate rialiter (olum; &
przíuppolitiué, quia.f. fupceficies indiget lineis, «quz (unt lon- g£, &
corpus (uperficicbas , quz (uai la- i£ ad fuarum partium conunuationem 2 lunc
cft , quod iuxta phra(im Ariit. f. Mct.13.nó dicere (olemus faperficié cise
longitudinem , & latitudinem, fed juód ci latitudo cii longitudine , &
quod cot- pus cft profunditas cá latikudine, & lógi- tud;nc, vnde
(uperficies includit formali- ter, & in re&o (olam latitudinem, &
cor- pus profunditatem, ceteras vero dimcne fioncs in obliquo, &
materialiter : quod totum *- 1I. De quaytiarcomimia; eor eius peciebe dri...
589 "totum expliciri poteft in quantitate di- Tereta , in qua vnus numerus
aliam prz» "füpponit ád fui conftitutionem , & non eft ille formaliter
* quare cum dicimus cooset longum ; & latum , erit pradi- €atio tantiim
materialis ; & hec eft com- Tniais inio Suarez di!j.40. Met. fed. 6. Pla.di
1:4 1 de quan Complut. dif. 13. q.4. & aliorum. — .76 Quidam ta nen, vt
Blanc. cit.(ec. -€.& Aucrf. (eet. 4. efto concedant longi- tudinem linez,
& latitndinem füperficiei fion ni(i przfuppolitiue conuenire cor-
pori,& lógitusinem linez fuperficiei ine quiunt tamem conicedendam cffe
aliam longitadinemyquam efferialiter includat faperficies citra lineam, &
aliam rarfus Tongitudimem, & latitudinem, qti efen- tialiter corpus
includat antccedenter ad fincam, & füperficiem& in hoc fenfü c(- ——
cífe — tpe neÀ ed $cft longam, &latum ; ant ratriplciter. T üá s apetficits
n6 fo- Ium includit fineds longas , fed etiam (uas partes , quas habec ia
Jatitud:ne longas, & longitado harum partiumom eft lon- gitudo lneard, quia
partes (unt li- ricas, & faac longz,& lace ; Tam x. quia quantumuis in
fuperficie prfcindamus fatitudinemà line1 , femper in exten(io- nie Ila lata
lózitudo etiam quedam eft ; quia lacicadine hanc poffümas linea me- tiri, qus
ngn cft menfura latitudinis, fed longitudinis, Tum 3. quantum non fumit à
continmtiuis excenfionein y fed potius extenfio in co fupponitur, & per
illà có- tindatnrgergo cü Limea , & fuperficies lint contndatiua corporis ,
nó cric corpus per ipfa extenfum petlóngug , & lantm, fed per
feantecedenter ad 1lli, vade ex fc di- et folettrina — j o 4« quia - ptofanda
nequit intelligi trina di pe; n tic "mis folum verfus longiradnem;efict
linca; ti folaas verfus latitudinem 'etice faperficies. Tum tandé vid tefminus
imus nequit rerminare di- nentionem aüó5n latim; crgo cum fuperfi- cuv Gereri
ubt tus roit te ifs re profunditatem torporis ; bit & ipfa fit lata « Coaf.
quia fuperficies cérmmans corpus vtique non eit immediate cóiun- " Logica,
Ga cum alia üperficie, fed cum parte.» corporis, qu erat lata , cuim qua
latitu- dine remaneret ctiam fe a fuperfi- cie terminante: his tidoatus Did.
difp. 13.4. f. hanc opin. cenfet probabilem. 77 Nihilominusà cómuni rcgédendü
non cff ,quia frfemel in fuperficie er "longitudinem linez aliam proptiam
ovi. At qi oec duplici loogitudine ef- fe longam, leve] propria long;tudine ,
& iterum lógirudine linez , imó corpustér erit rain & bislatum,cum
taxmen vna o fa fíciar ad extcadendam in 16- gü faperficie , & (imnleius
partes vmi dim in fatiurdine, & vna latitudine ad e» tendendam corpas
verfus ! itera , & vni&- das;ac contintandas eius partes per próe
faaditatem ; Seqrticuritem corpus hibe- re tripl cata pacti & faperficiem
dupli- cat, quibus contíngari deberent ill: pat- teslongitudioss "Ruür(us
praci(a linca & füperficie , adhac in ea lineam repetiri uia adhnc ia
eareperitur longitudo pít- Aniverhrhsta fudaicun nón ett , ni(i li- nca , &
iic de fupetficie refpectu corpo ris. lem poffe dati fapecficiem finc om- ni
liqea , & corps finc omni füperficie y quia adhuc effec longim , & lat
(ine il- lis. Nec iuuat, quod aít Blanc.cüt Didac, neccífaria adhuc effe , vt
continuatiua, li- neas qnidem partium füperfciei, (aperfie cies vero partium
corporis « Nam-fi fi perficies [eip(a cft longa, cur talis longi- tudo non
fufficict ad cam terminandam, & etus partescomtinuandas? & (i cocp
feipfo eftlonzanm, & latum ; cur talis titudo (ufficiens non cfit ad eius
prófua: ditatem contimuandam; ac cerminitidame Kefpe blanc, nonfufficere qiia
longitue. - do,& latitudo corporis e(t profund: nul« Ja carens diinenfione
, continuauuü veri ac terminatiuum aliqua debet cárc mentioae , Sed contrá
;quia quando etia admirtetetür. latitaditicm cde cifentialis tet longam ,
'& profünditareim: latam ; & profundauy nom tamen € conrra adaiitrí ce
aliua longitudo , quat ht c(lentias n Vwerim laticado, q«at (ic eflentias iet
indo: 3 "ea fcindicà y & latitudo pto dicic ergo proíus ircationabihs:
eit ala 72.7 lata 4 /$9e - Difp, VII. De Pradicamentisin partic: 7 ; Rata
folutic: alia quoq; abfurda fequuntur €x hac pofitiope, vt difcarrenti patebit,
(78 Neq; rationcs in oppofitü vrgét . Ad 1. neg. partcs (uperficiei habcre pro-
priam lorgitudincm feclufa linca Ad 2. ,meg. poflc przícindi à füperfcie oues
bncas rcmaréte cius latitudinc,(icut pra- fcindi ncqucun: pun&a à linca
remancn- tc cius longitudine. Ad 3.cftó corpus nó fumat cxtcntioné à
coniinuatiuis, quate- nus conunuatiua,& indiuifibilia (unt,po- 1cf tf aliqua
ét ab eis fumcre , quatenus diuifibilia (unt,materialiter nGpé,& praz-
fopsotus in quo €t fenfu imtell gendü €ít, quod corpus lit crina dimenfio ,
quia "f. materialiier eft longam,& latum for- maliter veró
profundumitaut in (ola pro funditate cius natura confumctur. Ad 4. ,gatet per
idcm. Ad $. pofict pcr ide pro- ari fub(i(tentiam non. poffe cffc tctmi- pum
natura fu5ftantialis,quia fubfiften- 1ia ncquit c(fe terminus natura nó (ub fj
ftentis;(ieut igitur fübfiflétia dicitur ter- minus naturz. non fubíüiftentis
privatiué gantí , non auté contrarié ficut cft acci- dens, ita in quantitate
serminus latus di- citur terminus dimenfionis non lata, nó Suidem contrarie ,
quo fenfulinca dicitur — , mon Jata, quia cft incapox latitudinis , (cd
priuatiué tantum ; pcr gy foluitur cuiá illa €onfiz maio ; ceterum
101clligeptia baius dobijtota pendet ex traét. dc Continuo, vndeé ad illam
diffcstur exactiot cognitio ierum quantitatis concrmoa . 79 S«cido
yrincipaliter obifc. prob. um e(sc veram fpeciem quatttatis có- tina um aaCtoi
kate Arift. illà hic ena €ncrants; rà rénc à Canoa.X alijs allata, quiararto
menfura, a qualitas, diuiibilie 14$, & c otera: euamitatis affcetinnes lo»
«o cóacniüt locus n. cfl zqualis locato , eft diurfibilis , méfurat locati,
ergo &c. R«efp.DoG&or q.25.«it, Predicam.Tar. Mair. & alij Scotifla
Arift. bàc vulgari- tcr Melo pov e iip, tunc tépori$ vigcbat , dicencium lo- d
UM fpatiü. dimenfioparü intcr latcra &otporisconiinentis intcrceptü, q.
opi- v:cué poitea rcfellic ex 4 Ebyf, iuam tr : $. Mer.c.13. fpecics quantitas
s ads (entcnüamdclorp, vidé | propria mente a(fi locinon memi- nit . Ad
rationem dicimus probare (olum locum pto materiali effe in przdicamen. to
quátitatisPfic.n. illi cóucniüt illa pre- d cata,qua (olent quantitati attribui
nom tfi probat cíle (pest à fuperficie diflin- Gà; nec ité probat locü
formaliter effc im przdicaméto quátitat s, (ic. n. fpectat ad przdicamentum
Vbi; vt dicimusin Phyf. Tertio obijc. de motu, & temporc, n& babent
pattes nouo modo extenfas .(. pe» ncs d:uet(as moras, ac fucce(fiones , qui-
bus partes fluunt,habent cría diueríAs in» diuiibilia , quibus partes
facceffiud co- pulintur .(. ín motu mutata effe, & in té, pore inftantia ,
ergo nihil decft illis a4 ra» tionem quantitaus per fe ; neq; .n. requis ritur
cíientialiter ad quantitatem exten fio per fpatiü locale fed (ufficit,g (it pee
fpatium daracionis , in hoc autem fpatio vcra cxteníio parcium fücceffiuarum
das tur, quarum yna non penetratur cd alia , fcd (uccedit ipfi. Neq; exam qp
quantitas facce (iua à continua permancn tc obílat, quin motus, & tempus
(int ve» rz fpecies,nam corpus de à fupet- fxie,& linca, & tamé eft
veraquantitas. $o Refp.neg.affamprü,partes .n.mo- 5,000 tàm addunt partibus
magnitudi- nis,(uper & fit)nouá exten(ioné, g nouG modum oppofit á permanétia;
quarepus partcs motus non fimul exiftunt ; & rur- fus
ifta(ucceffio,&extreitaspartiümotusinordineadfpatiumdurdtionis;nontàmprouenitcxmaturapartiummotus,qex
imperfe&ione agentis non valcatis, fimultotü Les 1adaccte; vcl ex re- fifl
entia ccrarij in » propter € vin- cendá forma (— dnd. idco non cít per (c
quastiati Br paritas af- fumpta de corpore in ordine ad fuperfi. cicm valet
quia licét corpus fu 11 perficiem,tf addit nouas partes adillam, (cd motus non
addit nouas partes ad ma- gnitudincq fpatij , feu diftantiz ,in qua. cxcréküt,
ncq; tépus addit nouas partes ad motáü ; cum veró dicebatur tempus, Sc motum
diuería babere indiuitibilizjid cfl cndà de tempore exirineco pro meníura
accepto, nonautem de temporc igtrinfeeoshoc n. eut cft omninó idcm cum Quafi.
T. De quantitate continua, eo elus fpec. edoi.i. $9 cm motu , cuius eft duratio
, ita ea(dem Babet prorfus partes , ac indiui(ibilia ca- dem cà ipfo, vt
dicimus in Phy. difp.15. Ex didis im hoc att. colligitur fpecies proprias
quátitatis continue effe pccrma- nentes , cum fü o continüa non fit vera
quantitas y & has effc tantam ttes iá commemoratas, lineam; fuperficiem ,
& Corpus, quia ratio quátitatis e(t extéfio, fed hzc extenfiotribus tantü
modis pót diuer(ificari .(. in
longam;latum ,& pro- fundum, nec alius modus poteft cogita- ti, vt
Mathematici d t, ergo &c. Süt etiam omncs huiufmodi fpecies infimz;quia
linea v.g.non diuiditur, ni(i in curuam,& re&am , faperficies in con- cauam,
& connexam , corpus ia rotüdà , & quadratum , omnes autem huiufinodi
difléreutiaduk accidétales, quia redticu- do, & curuitas, concanitas, &
cóncxitas , &c. lolum dicunt varias figuras; ve ro accidit quanerati ; idem
dic alijs quaptitatibus continuis ein(dem fi« guia (cd inequalibus,vt eft linea
bicubi: ta,& tricubita; quantitas . n. cócinua ma- ior, & minor ineodé
genere ektenfionis non differunt e Gentialiter, (edíolü acci- dentaliter
per;zmaius,& minus, ficut c; lor: vt vnü,& vt octo per magis, &
maus; fic: etiam in quantitate fucce(liua differunt biduum, & triduum;
biconium , & trien- niü , vnde malé dixit Zerb. cit. has etie (pecies
(übalternas, & linea ce&à , & cir- cularem, bicub:tam; &
tricubitam fpecie differre, hoc .n. falsá efi loquendo de fpc cic ctientiali,
de qua ibi loquitur; verum tamcn eít loquendo de accidencali ; dicí ctiam
poteft quantitates inzquales fpe- €ic diflerre in ratione menfurz ; hoc cít;
diuer(as men(uras conftituere . "&RTICVLVS I. Duid fit quantitas
difcretas C7 que 0o fpedtes eius. $1: (^x Vantitatem difcreram dcfiniuit , .
Atift. in lioc predicam. effe il- l3 , cuius comuni, abinuicem (olutz , neq;
circa eius e(fentiam indagandam ett am-- plius hic laborádum ; quiafatisliquet
cx umdce ral '5non copulantur termino dictis art. t. fed tanium c'tc& cius
fpecies aflignandas ,duas .n. a(liga:uit hic Acitt. numerum .f. &
orationem, & quidé nu- merum affignauit pra quantitate difcre- t1
permanenti, orationem vero pro (üc- ce(Tiua, vc communiter explicant. Circa
numerum folet dubitari primb; 1n hanc (peciem ia tata affi gnauerit am
plicadine , vc (ab ca comprebendat mul. titudinem , nedum entium cocporaliums.
verumetiam fpiritualium . Ec communis opinio docet, gy hic per nu icelli gat
malticudiaem folum vaitaumequan- titatidacam, quz repccianrur fohii im cones
tinuis diui(is, A (eparatis abinoscenr, vn dé confequenter loquens inquit
Acifk. &C 3. & 6. Phy numerum cefuliare ck digti- fione continui ,
& (ic mulcradine talium vnitautm vocant numerum przdicamoeas-
talem,multitadinem vero aliaruay cerunt quárenus quzlibct cft in fe tranícendene
iter viia , vocant numerü rran(cenden« talem, & ab'hoc praedicamento expua-
gunt , quía per omnia vagatur przxdics- menia , & ecamad res fpirituales
exten- ditur, nam nimerádo dicimus, due qua- licates,tres fab dátie quatuor
Angeli, &c, Nominalesé coatrà namerü owniü rer criam fpiritualium vidétur
io oc przdi- cimceoto reponere , quamuis ,u. à. rebus: fpiritualibus ,
quantitatis nomen videatur prorfus ablegatur, iaqaiunt , id intelligé^ de
quanticare molis, & continaa , non aut de quantitate difcréta, cuius ratio,
& af- fcQtiones qué bené falaancic in mulci-: tudine rerum pluriura
(piritualiü, ac core poraliá, tres ^. Augcli n6 copulétur tec- mino cói , &
(aat numero impares, &c« 81 Quamuis hzc queít o. fic magna €x parte de
nomine,cum .n.numerus, liu& quantitatiuus, fiu tran(cendens, nullü ac
cidens per (c vnü , atq; realiter di(tinckü t pter res nuaeratas , idem té
iudicium poft ficri de vtroq; tamé' vt ob(cructur re&us loquendi modus,
di-- cendu eft numerum rerum fpiritualium. vtq; ad boc predicamentum non
fpe&ta- re, Ícd tantum numecam rerum cotpora- liam, intclligendo pcr rcs
corporeas non tantum illas quet quántitate predit (nt^ bitcritipdtib he vt srt
£2 4 Wü. e *921. enuniter intelligi, fed etiam illas, que an- teccdenier ad
quant igatemshabent aliquá matetialitatem y vt art. przccd, diccba- mus de iub
ftantia materiali , qua-fpa ha» bet maierialicatem anié quantitatem, li« cét
com alia evctrabilé, idem a(fecen- dm cft dc «ualitatibus corporeis ; hzc an.
omnia (uam habent matecialitatem ; & corporeitarcm eitrà quantitatem. ,nec
ab ca rccipiun!, nifi impenetrabilitatem. Ratio huius ficrti.eft , quia
ilia-(ola mul» tittdo conilituit numerum, huis pradi- £amenti-» qua
accidentaliter. dicitur de rebus aumceratis» at multitüdo entikatiua »
feurerem, quatenus vnaqueq; eft iran- fcendentalitergna;intrinfccé, & quafi
cf* fentialiter dicitur dc illis, quia vna traü« fare .ncquit in alam per
idcnutatem ; eatitatiné Joquendo (empcet. vna rcs € ab alia difcreta ; «um
igitur multitudo ex vnitatibus1ranfcendétibus aggregata nO dicatur acci liter
de rcbus, numera". us, rc&e dicitur numerus trancendens,. & non
przdicamentals, hic -n, pradica-, tur per. modum accidenus ; € contra ec- rà,
quia multitudo rerum exicníarum de iplis dicitur accidentaliter, inquantum.f. unt
abinnicem diuifz , & difiun&tz » q» ipfis mcré accidit.cum ex-natura
fuacó- tinuari poffint, vt cOftat de duabusaqua Mopeh «onunuentur , non amplius
dicuntur ,-fed na. pra dicamentali- ier ( ict adbuc duz. maneant. tcanícen-
denter , quia voitates tranfcendeniales nó pereunt ex conunuatione » fed cantá
pre- . dicamentales ) idcó talis. numerus recté. inbboc przdicamento
confltuitur,& fo- lis. rebus corporeis conuenit , nam (pizi- ques &
incorpotea ità (unt durifz , & - crei, yr nullatenus modo conti- nugcj
poflini- Ex quia etiam di(eretioy &. mulucudo, quirelükArcupndlipl o Mesia
fubtiantiz, & qualitatis matcrialis [celu- fa quanütace » meré accidercr
illis quia ex natura fua policnt illz plures partes ; cenrinuaci cum,
fubftantia materialis, & ; Cartera accidentia corporea , ctiam PN v
quaputatcm y proptià haber nt có-.. t;nuitaté, vt dicin.us s Phy[se p:9» ideo.
bacnuluiudo rerum, cuamfi. non bnt - impenugoilcs [aapte nara; rede dices EE c1
" TX Difp. V1. De-Pradicamemisin partit i5. tir numerus pdicamétalis, &
erit fpecies. P — etze huius prz dicaméti & vo modo dicetur. refulrare. ex
iut one. córinui: vide Tat-hic $. Tertio fciendam. 83 Secnodó Dubitaursao (üb
hac fpe cic comprehédatuc (ola amulitudo cetuug. corporcaruim permaneniü y
verumetiam facceffiuarü , 2equé.n. Ke er tcs lapidesac deos,vel cesdies, vel
ane, - nos, trcs item vel quatuor ootus, Negat communis opintos qtia Arift.
numcruam reccoíet pro fpecie. quantitatis dilcretzs. permanentis, & pro
quantitate fuece (Ti. va aliam Eisdem conftituit 4f. orationem; ideó dicunt
mulcitudiné «ntium (acce fuorum ,«um pumeraturs, reduci debere ad orationem ,
Sed plané fatemur ,ounquam.nos capere potuiffe y. qu pacto, quoué fenfu tres
anni,rcl mE, €5 aut tres fDotus poflint dici oratio, £ libenter fciremus,
quodnam genus orae. tionis conflituant; immo affer pi ineptus, ac infultius
afferi poffe; dicedü. igktur eft € multirudinem motai & tem, porumad hác
(peciem periere , & vni ueríaliter rerum. quanimcung; fucceffi-. m ipfa WM
d Tus quida elt,vc poftca dicemus j Per get aire i Los fpecie quantitatis
di(cretae is. pracisé, imó ficextus legatur, gon inue. nitur cum exprefíe
diftinxitfe quantitate . difcretam in pcrmanentem, fub qua dum- taxat fit
onmerus;& fucceíTiuam, (ub qua . conflituatur oratio; & quidem nec appa
-. rens (appetit ratio, cur numcrus folis re-. bus permanentibus; debeat.
concedi , & ; facce (Buis dencgariscum ifiz., ficat ilz. poffintenumerari y
&-in vnum «olligis ;. qu aré autem oratio /pecialitet fucrit aís gnata pro
fpecie quantitatis diícretae fucecilibe sum tamen (ob [e qme Aium fucce(fiuo
dacadinem. non as echo rang re rag 84 [sue Dubirari folet,an numcrus infima;
vel íübalternaland.3, Phy(q.11,& 2. Met. q- 4. tenere cierüiofimamyvndé
inquit, quo 1 licut in quam itare €óunua Jincagmaiors & ninor. Ju difcceta
maior y & mindonumerj | - L4 - " t "CV -^. ' Q.II. De
fpecieb.quamitatis diférete. Ast. LII. $93
came opinio Commient. 8; Mer. -€om;10. At contrarium verius eft , &c
communi calculo receptum , qj probant optime Tyombet. 2. Met.q.4: $. 4d bec
ripondetur & Zetb.5. Mcet.q.14. nam Arithmetica aliam paffipnem probat,
& deimnóttrát de tecnariojaliam de binario , & tic de 8iijs,ergo per
alia principia quae fun: pet fc,& tic nedum indiaidualitec , fed'ettam
fpecie differunt ; ex quo dedu éitut , non valére paritatem a(fumptaim dé linca
maiori , & minori eiufdem figu- * (ft etiam magis mox explicabitur) ia
nümeri inzquales potius affimilan- tür quantiratibus continuis diuerfz- fieu-
rz, vade fict in quantitate córitibua. ad-« dito vnoangulo alijs refültat alia
fpecies figu , fic in di(ercta addita lia ynitate relültabit alia 4pecies
numeri ; diximus aütem numeros inzquales inter fe fpecie differre , quia dno z
quales , vt hie; &il- le ternarius; folo nomero differunt. ' '8j- Atfolet
obijci , dp numerus minor ft pars: ris ex Arift. 5. Mer. tap. de Colobon. &
Euclid; 4; Geometr- etgo nó eft fpecies ab eo códiftin&a, ti- «ut neq;
anima eft fpecies codiflindta: ab hoinine;(ed pars fpeciei. Hoc argamentü
multos'diuexat abfq; cau(a , coincidit .n,. cumillo;g feti folec in quantitate
cónti- naa de linea, & fuperficie, quz includün- tot in corpore , cui abundé fatisfecimus. art; przccd.in fol.
ad-4. que quidem 1o- latio eriam in przfenxi fufficerec 5 (ed ad vbetiorcm do&trinam
, & maiorem noti- tiam compofitionis nomcri addimus ex Trób.cit.g; numerus
minor-non eft pats nütmeri maioris, nifi potentialiter acce- ptus,& quantum
ad vnitates materiales ,- vndé fi numerus terparius có(tituitur ex binarió;hoc
ídeo eft, quia binarius gemi ^ naai continet ynitatém ; €x qua cum alia.
vnitate conftitucor cecparius , fed quàn- : tum ad foramm fpecifi camyquam
impor- tat binariüs,vt e(t diftincta fpecies ab ip- fo, & quantum ad
vnitate formalé m2 f. m fpecificam /(ccundum - i maitre c vnitate (pecifi- s:
licuit ternàrium, fed ^ Jabarütn tagtümtresvmtates, qua raiione duxit Arift, 5.
Met, 13.fex (ecunduin £peciem y & lubftantiam füam non effe bis trii au£
tcr duo , fed tantum effe (emel fex. Siautemquaztarur, àqho fuam famat ynitaiem
quzelibet (pecies nutaeti. Refp. colligiur.ex dicis art. 1-vnamquémque numerum
dici vnum (ua vüirate forma- li , quz omnes vanitates materiales (imul fümpras
confequitur, vtinbipario dudlt: Írtis, in ternario trinitas ; & nonab'vlti-
giavüitate dareriali , vc conrendebant Thomtfl.ibi citati; hac autem vn'tas for*
malis numer: non cft aliquid reale in re2 bis nuuieratis,fed ett vnius illa
rón's, q: ill;s teibuit intelle&&us,dum a&tuaaliter au merando
finzulas in vn colligit, ex quo deducitur nulli numerum cífe verarg fpecicmà
parte rei ; (cd tantum pcr' opus incclle&ns,vt docet Cano. 4. Phy(.q.5.
& Do&or ini;nuat 4: Met. q. 2. Etcx hoc rutfüs deducitor, cur potius
numcri inz- quálcs, quam linez dicantur diucrfas (pe cies conftituere, cum.n.
effentia name: ri confiffat in adonatione, quam facit in- téllc&tüs per colle&ionem
pluriam vni- tatífyinita diuerfascolledioneg, & adu- ciés sumerorim
confliruuntur , at linea habet vcram & realemeffentiam, & ideó non:
porcft re vera vna differre ab alia 25 fecundu magis , & minus in codcm.
genettexicnlignis, — LEE 86" Circa Orationé vero qux coftitue batür altera
quantitdus difcreue fpecies y non poffamus illos nor irridere, qui tàra: anxij
, ac folliciti funt in declarando quo oratio veram rationem quantitatis pat*
ticipet, vt defendant effc vcram fpeciem Iniius przdicaayenii . Sed [an oleum ;
ac. operá pe cdürit; rumWquia , vc diximus art. r«ex Scoto 4.d. 1.9.2 ;ad 1.
nonimportat. eis per fe vgum z tum qaia intantum di-; citur qu&üritas,
inquantüm cofffat fj 2 bis longis ; '& breutbus (fermo ,n. | » oratione
vocali ) at quou;odocanq oc explicetut, nanquá oft ur cffe quan ttrátem per
[e,& contlituere (pec; em cf-* feritialiterà mimero diftin&lam ; nam fr
coifideretur ;vt eft adundtio pluri rure gantiuqy tie nou tranfcead t ra
némimtri — i , d» UO" 2 w&RSUMM $94 €rit;ni(i namerus fyMabarum ; fi
con(idc- feturyquatenus conftat fyllabis , quaram vna breuj mora proferri debet
, alia lon- giori , fic .n. videtur quanta difcerté cx molcitudinc morularum ,
quibus motus ipfi prolationis durant, Neq; ét ficoften ditur cffc quanta per (c
, quia menfurabi- litas illa non conuenit illis (yllabis ex na* tura tei,(ed ex
hominum voluntate hanc fyllabam cortipientium, illam producen- tium ob loquendi
iucanditatem,& lepo- ré, & morulz illz ac motus , quibus pro- feruntur
nó funt quanta n:fi per accidens ex art. preced. Nec etiam per id faluatur cíTe
(pcciem à numcro diftin&am , (ed tantum e(fc numerum temporum, & mo-
tuum, & ideo, Baffol. 1.d. 1 1.q. 9. conclu- dicorationem non cíTe
quantitatem . At inquit Ruuias, non hac ratione có. ftitui (pcciem quantitatis
, vt commani- tcr cenfetur , qua numerus mocuum , vel dutationum breuis, &
longioris eriam in pulfatiene Cytharz reperitur , & tamen non eft oratio de
genere quantitatis , in- quit igitur conftitui fpeciem quantitatis sa
corpulétiam foni, aut vocis, qua pro- tur, qua nó cft aliud , quàm dilatatio ,
& prolungatio eiufdcm;& hec maior,vel minor corpu]entia orationis non
defumi- tür cx motu, quo ipía profertur, vel tem - pore,quod confumitur in eius
prolatio- need cx natura ipfarum fyllabarum,(yl- labacnim qu intcr,plures
con(onantes interijcitur,Jongam jouet , & cor- iam petit, vt ftirps trabs,
&c.non €; qua fimpliciter profertur , & inter confonantes non
interijcitur , 87 Cetcerü mialé negar Ruuius oratio- nem conttítui fpeciem
quátitatis difcrc- tg ratione téporis, quo eius fyllabz pro- nunc tatdé,vel
citó, quia Arift. ip- fc €x co probat orationem cfe quantam, quia menfuratur
yllaba loga, vel breai , aclongitudinem , & breuitatem fyllaba; accipiunt à
tempore;nam ca dicitur lon- gajin cuius prolatione plus infaritur té-
poris,illa breuisyin qua minus, ergo tem- ; non corpalentia foni, aut vocis
pra. ftat quantitatem orationi, qualií cunque i lla üt; os binc ícquitur
pulfationem Cytharz cíic orationem , quia non qui» Dipfuc. VII. De Predicam.in
partic. libet namerus motaum, vel temporis at. tinet ad orationem, (ed ille
dátaxat , qui infümitur in loquédo,& proferendo.Ac« cedit,non benc
explicari à Ruuio ,. quó- modo per corpulentiá foni, vel vocis fiat. oratio
vocalis quanta, nam cxtenfio , && corpulentia vocis,vt ipfe explicat,nó
eft. diftinda ab extentione aeris verberati, ad prolationé vocis, fcd quo paGo
quan titas aeris poteft orationem ipfam quam: tificare ; & quomodo ex
plaribus aeris. exten(ionibus poteft componi quantitas difcreta,quz (t oratio?
Sed plura contra hoc Rauij cómentnm videri pofsüt apud Amic.trac. 14.q.2. dub.
2. & Blanc. dif]. . 10.fec. 3.n0s (olü hic addimus , malé etiá Ruuiü
affercre maiorcm;vel minoré vo« cis protenfionem in oratione cx natura a
(yllabarum prouenire , hoc caíin proríus. filíam e(t, cum ex (ola
hominum1nftita- tione id ortum duxerit , jaidem apud. Graecos quamplurima f
ylla ipseque on-. fontes MR (in quibus preíercim vim faciebat Ruuius)
breui&tur, vc liquet. ver(atis ioilloidiomate. — 2 3b .u£1 88- Cócludédii
igitur eft ex dihisota,, - tioncm non cíle per (c quantam , (ed tan». tum per
accidens , (ccundum q» conftat. fyllabis (ibi di(creté accedentibus cum certa
breuitate yc longitudine in prolas t;onc,atque idco materialiter tantumy& ,
accidéaliter à numcro diffingui , vt cur- uitas,& fimitas cx Tatar.loc.
cit, ficut .m. huiuímodi figurz,ex eo foli diftinguun. tur,quia curuitas in
omni materia pote(t inueniri,non.n. determinat libi materia , vel(ubie&um,
ficut fimitas, quz deter- minat fibi nalum»tic numerus , & oratio .
differunt folum accidentaliter ; & mates . rialiter,quia numerus nop
determinat fj» bi (abie&um.; fed ingeniri poteft in om- nibus continuis
diuilis , & feparatis » orae. tio autem inuenitur folum 1n fyllabis ali» .
cuius vocis,atque ita abíolaté. loquendo vaa tantum eft (pecics quantitatis
di(cre- i£ f. numerus,(eu mulutado , quz vt in* uenitur in [yllabis dicitur
oratio,vt inca teris continuis,dicitur numerus; ge fcrtq» DoGor q. 19. Vniuerf.
diftioxcric. . orationem à numcro, etiam cíffentia litets. ibi 3 locutus eft dc
oratione y vt fpecie . per 5 r i " add. f Tu 7 ger [evna , at cum aliter
doccat in libris "Bepten.illa erre non ligamur iux- tà regulam traditam.
-— $9 Sed dices;(i oratio nó eft (pecies à numero condiftin&a , (cd numcrus
ipfe ih talibus rebus repertus .£. fyllabis lon- gis, & brcuibos,cur illam
fpecialiter me- morauit, veluti fpeciem coodittin&am ? Refp.vt fupra dictum
cft in
(tru&urahuiusprzdicam.acciusfpeciesconftituendo,Ariftor.fecutumcífevalgaremloDmodum,&1ncommuniloquenimodoquantitasdifcretafucce(Tiuatribuiturorationirationefyll;barum;vndeapudGranimaricosextatintegertrattatusdequancitarc(yllabari;at$.Met.vbicxpropriasététialoquitur,(peciesquàtitatisaffisnansorationisnonmeminit.Itaqueexdi&is.colligitur,inrigoreo,genusfupremumhuiuspredicam,e(lequantitatemcontinuampermanentem,quadici[oletquantitasmolis,nonhabens(ubfe"rwygenusintermedium,fedimmediate
(ub fe con- - illas tres fpecies wem deny , uperficiem , & corpus, de qui
us tra& de Continuo in Phy(.& hoc diferte docuit Baffol. cit.1.d. 1 9.q
1. vbi notat non dari quantitatem fuccefliuam , quae fit veré quantitas, imó
inquit re vera nun quam Arift. diftioxifTe quantitatem in permancntem,&
fucceffiuam , fcd tancü in continuam, & difcretam,& neq; hanc effc
veram quantitatem demonftrat in- fcrius d. 2 4. vndc concludit, gp Arift.ideó
hic pofuit numerum, tempus ,& oratio- nem.quantitatcs,quia famofum erat
tem- poribas fcis , & voluit loqui , vt plurcs; scílat igirur folam
quantitatem pertnaoc- tem continuam effc re vera quanütatem , & ipfam folam
hoc przdicamentum con- Ritucre; quam fententiam communiter tuentur Ncoterici ,
quibus praiuit Sua- rez in Met. difp. 40. íc&. 8.
ARTICVLVS IV. peclarantur proprietates , C" attribue , fa quantitatis .
Ril.cap.de quát. docet eam habe i: sei fubfdua duo attributa «ó Q9. 11. De
fpecieb. quantitatis difereta.e rt. YIL. — $95 un «f. aed e contratium , ned
iperernagis , & minus , quz ità (unt Peer e s in Infl.nó mol- tà fint
addenda;licét.m.in quantitate com- tratietas illi inneniatury q ad motum cxi« git
Arift.s. Phyf.diftátia nempé termino* rü motus, q nó nifiintempore potcft mo
bile pertrantire, non tfi repetitut contta« rictasilla proprie di&a,q
habent inter fe qualitates ab codem (ubie&ofe inuicem cxpcllentes,vt docuit
Scot.q. 24. pradic, tum quia inter quantitates non. verfatur repugnantia
formalis ,vt idem docet 4. d. 49-q-16.ad 1. pr.opin. immo nec proptid
virtual;s,cü non fint formz actiug , & q.- uis ab codem loco quantitates fc
pellant, non proindé dicédz (unt contrariz , quia vt notat Do&or cit.repugnanua
contra« ria eft in ordine ad idem (übie&um;quá- titatcs autem duorum
corporum non tc« fpiciuat locü,vt cóe fübie&um, (ed funt in illis
cotporibus,vt in jpprijs fubie&is . Quamuis ctiam quantitas continua;&
di Ícteta, magnum, & paruum , multum , & parum ; linea curua,&
re&a; furfum ,& deoríam, que funt differente loci aliquàá oppofirionem
inter (c habere videantur, rc tamé vera hzc omnia
propriéinterfenócontrariátur,vcelfialiquasütcótrariayplanéadI;ocgcnusuonfpectabüt;continuatio3gitur,&difcretiocritvclutoppo
fitio differcntiarü vnnm communc gcnus diuidentiom;magni;& paruum in quanti
tate opponitur, vclut intcnsü,& remiffüm in qualitate, vbi tamé calor, vt
vnü, & vt o&o contraria nó indicantur,vel certé nó opponuntur;ni (i
relatiu£ vt docet. Arift. in textu, vndc voum, ac idem fubi dici poteft magnum,
& parumm ad diuer- fa comparatü, idcm dici dcbet de mul- to,& pauco;
re&itndo quoq; & curuitas vcl propri nó opponuncur;vel fi funt op»
pofita ad pradicamcotum quantitatis nó rema ípecics eius, fed potiusad 4»
pcciem qualitatis; fic tandem furfum , & deorfum, vc) non nifi relatiua !
Uur,vt Scotus docct 4.d.11.q.2 «ad 1.prin.. vcl fiué fint contratia , fiué 16,
parum re- fcrt ad propofitum , vt ide docct in Log, loc.cit quia locus,cuins
fant differcntiz y non cít [pccics huius generis . ! NE MEER Y. 31 Aliud ;
"an $96 Dify. VI. DeTradicámentis ju párii RES Ro ^91 Aliüdattribatü, d
habct quantitas €ominoane cum fübflantia , cft non fufci- pere magis,&
mirius.i.nou pote intendi , & remitcisper incenfionem m.plures par- tcs
forma (urit ín eodem fitu, X in eade partc fubic&i, per remi fionem veró
tol- lantur, quarititas$ autem eft ratio ,vt pat- - tes cxienfionis diucríam
loci partem pe- tanr,& ideo non cft capax imenfionis, & remiffionis;
fufcipit ramen maius , & mi- nus,datur. n, linea ma"or, [inea minor,
nu- inerus maior,numctrus minor, & fu(cipe- re maius, & minus in
quantitate cominua eft cfle pias,vel minuscxcen(inn,in qaan titate veró
di(creta elt habere pluzes vel pauciores vanitates. Soli difficultacé (acc- re
pot, ait Acilt.c.dc ad aliquid a£. uale 4. & inzqnale fuíciprre magis, S
minus, ficut etiam timile;& diffimi;ie, & nó niti tonc fundamenti
,(ecuniduim.ri d» quis par ticipat qualitatem, tcl quantitateualteri
conücgichtem ,dicitar magis , vel minus fimiliss& z«qoalis iliergo
quaritas,qoe eft fandamcntum &qualitatis,fufcipiv ma $i5, & minus,
Facilé tamen occurritur, nc2.confeqsquia vt aequalitasin qüanzita te fundata
(ulcipidt magis ; X minus, (uf- ficit vt quantitas ipía luícipiat maius , &
thinu$;(i c.n. fecundum uajatorem, vel mi- fiórcm difletenuiam im quantitate
dicitur maáiór,vel a; imor inz qualitas « ^. gi Vuigitur vcras ac adzquátas
pro- ptictaccs,omni j;quantitati communes;tá conunuz,d dilcrctz deelaremus ,
dicesi- dum ctt eilequatuor , qaas per ardinem teceniet Scot. $. Met. q. 9. $. Concedos & Anc And.q. 10,X colb
guntur cx Arif, 3$: Phyt. & $. Meti Prima eit d'uifibiliras ini partes
iacegeales (juod. dicitar ob di- thfibilitatem : Aa eifentales qua có tienit
(abitanti compoficeciràquanutate)pergAciít,$.Mec.(8.explicuitelientiamquariritatis;ícddiutolex
e(t diui- fib:I«as iti partes integrales : alia ,qüze imi portat folam pacuum
dittip&ionem er- titatitá;ac feparabilitatem vo-usab alia & hac or eíl
paffió quanticatjs adaqua- ta,nam cotiuemt cca Lubttanug , & quae ktati
inaterialteg dictis act 1«alia qua pars c(t (eparabiiis ab alia parte per incó«
potliblitatem carum adinuiccn , & * inftraumento quanti altcriquiba combi
ogalatesum- dem locum , & hac ett propria quaritita- uis ax Do&ore 4-d.1.4.
f.infta F. & fub- ftantiz , & «ualitati conuenit foluar quadricateai ex
codem «d. 1 2.q. 2. igitur hzc nó fit ratio conflituiua quan- utatis,vt
denóftramus in Phy(.diíp. 9. q. t.art, 1 fequitur effe ptoprià , & adzqua-
tam paffioncar , & dici poteít diuifibili- tas quanititatiua , vt ab
entitariua f tur;quz alijs competit à quantitate: Hec itaq; daritibilitas eft.
propria tati Am quarto modo, quia ei (olt conuenit ; vr probatum eft conuermit
omniy quia nul- It:comínua ab hac exiafitur diui (ibilitay tcylicét interdií
nou poffit ab agenté na» uicali ad actü reduci , vt con(tat de quan* titate
Celi: di(creta etiam , de. qua minus. videtargeaar aliquo modo participat , d.»
uis .a. à porte rei diui (it y. quatemista, med ab incelle&u nuimeranse colligi in vni. potett ub cali
colie&ioue ab 1n: telleaa diuidi, & ita dcfa&o diuidi totalemi
nmumeruiu fececmc ia.duos tiales pares , vel unpares,X qti vnd: tem (ecernic áb
ali j$ , x talis-diurtüb illi (ufficit cum non (ic vera fpecicsq titacis.
Conuemt deut (cinpersqui quam quantitas pot ad. talea dla duci,vrim ind.u bile
(efoludtutgec in inGini itin diuitibiis, rc dieitur. vnde & ipfuaz minima
nmacurale. vt. int« niii cato, poceftqaantuai ett de fep ad« hiuc vlterius
diuidi prarfercia, vi -juanca y ett3 ab agcarc nicurali nequeat 10:lcas micüto
corporeo fiari talis. doumlio s vC vea ró diiuioig iafiaità proucahi porc , P :
bct fict pct partes proporuonales , cit minores séper986 ininorcs s Vt. diciiug
tra&t.de Coutimuo,naa (i fiac pcr aiqit ds titas,qua diuiditur y (it fioica
, nan ft ias finita foret y eriam er partcs qe qualesprotralii iftinfitituom
diuilig. — | 9$. Second t pcoprictas ctt, elfe Mitis infinictmsc ur ex Acitt.
f. i ln , E RERN x eius delicati conttabit hác inicmicdiate fequi ad diui.
fibiliatennó€ exilla ociti y finita magnis fi. tudo dicitur qug-nó nifiintot:
partes z- qoa- . les,diaitio tan.lem faici poterit bsdane L9 p ! I4 —ÀUÀ Ww |
QI. Deproprietatib. Quamtitatis, eet; 1c 107 fes, (cu eiofdem magnitudinis.
diuidi Soeft, & finita multitudo, qua in fc tot vnitatcs, & nó plurcs
colligit, in quas di- uidi poffit. Aliud veró membrum
intel-figipoteft,veldeinfinitoinactu,&(impliciter,fcucatbegorematico,qy.f.tota&uhabetparteszquales,graliashabcrcrepugnat,quarécftinfinità,
exté(um;, fi cft in quantitate continua; veltot con- tinet vnitates ,g» plures
habere repagnac , fi eft in — tn ; vel dc infi- nito in poteritia
ncathcgorematico, quod uodammodo inedier intet. fimpli- citer fiaicum, &
Gmpliciter infinitum, vt - explicamus in Phyf. di(p.9. q. 1. art.6. in fol ad
$.& dif]. to.q. t-ar. r.cx profeffo, numerus .n. v. g. fimplicitec finitus
eft , qui tot continet vnitates, & non plurcs ; fimpliciter infinitus vero
, qui tot conti- net, g plures cótinere nequit, c(t in (u- prema multitudine;
infinitustandem fyn- cathegorematicé dicitur , qui continct lares, & plores
vaitates (ine termino , . punquam tamen in tánti mulrirudine , vt dici poffint
timpliciter infinita; & ad- ditionis incapaces , vnde cum maiorari poffit ,
folet etiam dici infinitum in po- tenia ex Acift 4. Phyf. j 94 Si deinfinito
lincathegorematico, feu m poréria fic (cemo,nulla elt difficul- tas, quin omni
quantitati conuéniat, quia vtraue quaniitas,'á continua,quá diícre tà fuo modo
hác infinitatem participat , continua, n.nuilum habct. prz fikü tecmi- mum im
d'uifione procedendo pec partcs proportionales , ex quo mamteflé dedu. citur ,
easim coniouo effe (yncachegore- maticé infinitas , vt demonftramus inia
Phyf.loc.cit. numeras etiá (emper augcti potelt in infinitum per additioné:
vnita- - tum ex diuitionc concinui refultantium ; crgo re vcra talis infinitas
competit dc fa- &o quátitati& in hoc sé(u explicat hoc m Scotus 2. Met.q.6.
& por &ni tum , & infimtum hoc modo conucnire copulauoé quantitati,
uia non repagnat cádem quantitatem cile initam in actu , & infinitamin
potentia. Atfrittud membrum in alio fenfu. in- telligatur ; nempe de infinito
in actu : & cathegorematicos dubium ctt , an poilic quantitati conuenire ,
tutores infini abfoluté volant infinitatem & in hoc fen- (u explicatam effe
vcram quátiratis pro- prietatem, quia calis infinitas in qnanti- tate non
repugnat iue difcreta, (iuc con- tinua ; Qui veró tale infinitum reputant
impoffibilc prorfus , quibusnos (ubícri- bimus in Phyf.difp. ro. diui(i funt ,
quid& inquiunt hanc infinitatem elfe quanti- tatispropriecatem in fen(u
conditionato , quia fi daretur, vel dari poffet quantitae infinita , nonni(i ad
hoc prz dicamentum fpc&aret ; Alij id negant etiam in fen(a
conditionato,quia infinitas a&aalis de- "ftruit raionem quantitatis,
non.n.infi- nitum mení(urabile forct , non effet diui- fbile, non poff« aliquid
illi addi , vcl de trahi,& alia multa illi tepugnant,que có- munitet
quantitati tribui (olent, vt dici- mus difp.1 e. Phyf.q. «.art.2, qua de cauía
dixit Arilt. $. Mct. c. 13. de carione na- ameti e(fe numcrabilitatem, (icut de
ratio. ne magnitudinis menfarabilitatem. Alij demum,vt Ruuius hic q.vlt.
concedunt , li daretur quantitas continua actu in- nitayad hoc prz dicamentum
fpe&aret , nontamen diícreta ; ratio autem huius di(criminis ett (ait ipfe)
varia natura v- triü(que quancitatis , nam namerus, cum varictur císétialiter
ex addizione vnita- tis) ái additio erit infinita, fict e(fcntia in- finita,
non quidem fimpliciter , licut cít Deus,(cd RA » quod (atis cft vt excludatur à
przdicamento quantita- ti5; at veró continua , etiamfi addantur infinitz partcs
, (emper manct in. detec- minata. c(fentia as . . 9$ Dicédü cà eft,quod (i
daretur qu- titas actu infinita , (iue continua, fiue. » difcreta , c(fet ia.
przdicamento quan- tttaus,ita Doctor r,d.8.q.5. R. & elt có- munis. Suarcz
difp.41.(cc.4. Soto hic q. 1.Sonc. $.Met.q.1 $. & Scorilt. padlim ,
colligitut ex Acitl.6. Topic. loc. 78. vbt docct lineam finitam , &
infinitam eiof- dcm efie fpeciei, fi bzc dareuic , & pro- » quia fi daretur
linea infiai- ta*, c(tó infinita foret in certo genere,» entis.(. infinita
quantitas abfolute camem in generc enus focet fiaita , & | lunrata » neque
,n, ob id valetet dicere;ctt infini- ! tà 4 * 22 Sa I" CU -—-— :498 fa
quantitas, ergo infinitam ens; quia ni uam ad (ammumin inferiori lequituc umm!
m fuperiori , n fi iud inferius dit nobili(lioum contentum (ub illo fape-
riori, vtnon (equitar. perfecti(fimus ali nus, crgo perfe&ti(Timum animal ,
(e qui- tur tamé perfe&iifimus homo, ergo. per- fe&iffimum anima! ;
quialiomo cft per- fe&i(imum animalium, cum igitur tale non fit , quicquid
continetur. füb g nere accidentium, nunquam fequitur ctt infi- nita quantitas ,
cft infinita qualitas , ergo infinitumens , & confequenter non ex- cluditur
à przdicaméto ; Que ró probat etiam de quantitate di(creta ; quia vel (pe cies
numcrorum non funt vcre fpecies , ficut necnumerus in fe e(t ver cns rea- le ex
di&is,vcl fi lunt verz fpecies,camcn vt communiter dici folet,non (pectant
ad petfc&ionem vniuecti;& Ruuius ipfe: » fatetur talem e(fentiam numeri
non ric futuram fimpliciter infinitam , fed tancü fecundum quid, talis autem
infinitas non excludit à predicamento . Neque omni- nà euidens cft,& adhucà
priori probaciá infinitatem actualcm de(truere raionea quantitatis (cd tantü à
po(teriori id col- ligere folemas:, vt dicimus in Phyf. difp. cit. & ideó
ficut infinita albedo ad przdi- camentl quiliratis atineret (fi. daretur ita in
propofito linea intinita( (i daretar; ad przdicamentum quantitatis
(pe&arct, quia cum ipto maiorem affinitatem. hiá- beret, quàm
cumquolibetalio;Nequebuicobítatquódquedamquátitatisattributavidenturtofioito.repugnare,quiaattribataillaporiusquáticaticonueniunt*aratione,quafinitac(tnonvecó,quao"quantas,vtfic,&(2n&inhocfeniuloqaebaturAcift.cic.£.Mct.coà3.declarás
«nbi , quid intelligeret per mulctudiné numerabilem & magnitudinem meníu-
rabilem, ait fc intelligere amfltitudinem, & magnitudinem finitam ;
abfolute igi- tur concludendum eftt infinitatem aGua- lem non cífe proprictatem
quaatizatis , Quia fi non repugnet racioni formali ip- fius quantitatisscamen
1n fc repugnat ra- tionc ip(ius infinitudinis ente ; adhuc tamen concedendum
eft pofle dici eius proprietatem in (entu conditionato, ni- * Difp. VIL pe
Prédicamenlisinpdftic: *» mirii (i darctursvel dati. uet talis infiniras,,uz no
induceret. infinita- 1é in generc entis (imjliciter)fed raatíi ii certo gencre
entis aujuc idcó non exclu. deret a. pred camento rem fic infiaitam, 96.
Quáuisaüt ad przí(cos non f»e&ct infiniti attualis impoflibilitatem olten-
dere, de hoc enim agimus ex profeiTo in PhyLaifp.zo.cit.tamen pretereundii nó
cft,nuper poft noftram impreffioné tcn- taffe Actiag.di(j.13 dh probare infini-
tum nó repugnare , ex duobus praefzciiay ptincip;js » qua iacit fec. 1.primuin
eft , potfe vnum infia: tum c(lemarus alio, al- terum cítanfinitum cà-n in
magnitudine, qudàm in multitudine poffe duobus. ter» minis includi, dummodo
ill; diftent inter fe infinità;ncc fucce(fiué ab vno in aliam pcrueniri pofBt,
q» probat, juia interhos minem. , S lapidem clauduntur ii fpecies anima'iim inz
vales iater fe, re- ltimas, quia eít (pectu quarü homo e;t vlci €
perfectiffimus Vni cnr editis ; 4d quia eft.imperfegti(im his ptincipijs
conatut (oluere argum fcire folutionem, quia fi Deus produc 4 pycamidéiofinité
longam , & iater illiü olas traijcerentur ] ncz à cofta ip cor fengiailen e
MAH fi.utaey quadam i mi, nam aliquas videret. ntcetic. 4&as iter.co(tas
finite diflantes m quafz daminfinité cx fiiis autem cognofcir fané omnium
maximam, quia intcr om- ncs,fin;tas nece(lum eft vnam. effe maxi- mam ;tunc
quzricur que (uccedic poft hanceít ne infinita» vcl finita , finita cfe non
poteít,quia efi maior, quàm maxima omnium finitarü,neque infinita, quia nó
habet niii dao; puncta, v.g. plus quam al- tcra finitascui luccedit,fin:tum
autem ad* ditum finito anf eh PMID 5 " 97 sed duo illafuadaméta;quibus tot
infa imolem commendauit À tria. ef- fe penitus cuinofa, laté demontlrauus id
Thyl. difp. 10; cit. primum quidem q. t. art. 2.alterü vcró Q» 4« ratione
quarta pco concl. € «xcinplum adduéctom d. infi- nitate fpecicrum poílibilium
bcutoiua intct lapidem, X ho:ninem non cít ad t€, quia in oppotitum,vnodunraxat
excepto» Cu» — ius (e ia&tat inucntorcin , fed USB - T w 4 2 ui. abl E
boce-* gue ti ^ "n "ER 9. I1. De propr. ja talis infinitas: eft
firicathegorema. tica , & infinito fincathegorematico vti . que terminns
extrin(ecus a(fignari pót , ad quem f.ficin via, nqoá camen attin - at , vnde
imallato exemplo malé dicicur fono terminus vlumus. illius infigita- tis, nam
per hoc figmficatur, quod lit tec minus intrinfecus , infinito verà- cathe-
gorematico omnis prorfus repugnat ter « minus àm intrinfecus,quà extrinfecus ;
& illa ratio de pyramide ab ipfo addu- &a fané oftédit manife'té
repognare in. finitum pra(ertim mter terminos quan- tümcurque di tantes
iacluíam ; & (lum à Dco fieri poffe in&nirum fincathego- fetaticum, (ic
.9. poteft à Deo produ- €i pyramis infinitz longicudinis, & linca intct
eius coftis iacere tz infinita lati- tudinis, non aüt catliegoremíaticà ; quo-
tum intelligentia pender totaliter ex ibi dictis;vbi etiam q. 2.art. 2, optime
detegi- tur fallacia , qua deceptus Arriag. dixit fec.j. poffe De producere
creaturá om nium perfe&iífimá,(uppon:t.n.ipfe,q to tacollcétio crcaturarum
à Dco poffibiliü fit quid certum; ac determinatum;vt pol« fittotum fimal
accipi, & ad.a&um redu- ci quod cft prorfus falsü ,"nam de fe e(t
quid indcterminatü ,& cófufum, ficut to ta diuitió conunui ,vc
ibrexplicamus .... : 98 Ternaproor etase(t equilitas , adt inzquiliras, &
vc notat Dot 2. d. 1. q.3. k.no cft propcietas,nifi quátitats fi nitz, maius
.n.& minns , quale, & inz- quale (oli quanttad fimi coueniür,quia dc
ratioa? quancitatis aadior;$ eft excc- deccsmiaoris cxcedi ,& equalis
commen fürari,quos omnia videntur. finizatem ar * ere, vasé proprie loquendo
vnam in- fisitum dici non poffet aquale alteri in« finito, cx quo colligit
Do∨hanc pro* prietatem neceflario. (apponere. praicc- dcotem , nempc
prius conucaire. quanto c(fc inim, vcl infimum , quàm aqua Ic, velineqoale .
INon cítautem quaui- tatis affedtio 2 ualitas , vcl inzqualitas , vc
£ormalitertelationes important con- ncn;emug , veldiconuenicotia duoruar in qi
ancitacestrensdugr relationes intrin- íÍccus aduenienes à quaniitarc realiter
d. itincig y (d pallio quantitaus cft apti ib» Quantitatis.esdrt. 17. | r 99
tudo ad cas findandas ,. vnde cum dicit Arift. hic maximé proprium efle quanti-
tati fecundum eam aequale , vcl inzquale dici,ly Jccumdnum non dicit rationein
fot malem, fed fundamétalem, feu dicit Quo fündamentale , non formale , vt
Doctor norat quol.6. A.non quidem a&tuale fem per»& proximum,fed
aptitudinale, & rc» motum , & in hoc fenfu competit oii quantitati ràm
continuz,quim difcreta , & (empcer,vnde fi omnes quantitates vna (olae ceptasdeftcuerentut,illa
adhuc di* ccretur zc jualis , vel infequalis alceri pof- fibiliquatenus fi illa
produceretur , nata cítillicó fandare refecta eius zqualita- tem vel
inequalitatem ; conuenit ctiam folt quanritaci , fi in rigore fümatur, pro
cooueaientia (vcl difconuenientia in ex- ten(ione, vcl diferetione;& per
quantita- tem ceteris tcbus;(ed quia nomen ip qua: ti atis,non (olü (gnificat
extenfio- nem, diícretionem rerum corporcarti vcrüm etian tráslauum eft ad
fignifican- dam perfe&ionem, & virtutem cuiufcun- que tei , idc etiam
nomen ajqualicatis!, iozqualitatis translata (unt ad fignifi- candam
perfe&ani vcl imperfe&à con- ucaientiam retum in perfe&one , inten-
ione , & virtute, , vnde dicimus fpecies eíic inzquales.in perfe&ione
nuin calo tem alteii qualem in gradibus, vel ina* qualem, vnum pondus alteri 2
uale , vel inzquale in grauitate ( falfum enim eft q:od aliqui fomniant ,
portdas etfe quan- tatem) & licut quátitaté virtutis quia in omnibus
reperitur , Do&tor appellat tranícendentalem , ita ctíam ze3ualita- tem ,
velinequalitatem in ipfa fundatam tranfcendenzalem vocat 1.d.19.3. 1. & 4«
d.6.9.10. fub D, & quol. ó. & alibi (2 p 99 Quarta proprietas ett ró
menfure, tà a&ina, quam pafífiua, vt colligitur ex 10.Mer.tex. 1.& 2,
deber auté fumi aptis tudinaliter, fic.n. qua'!ibet quantitas men - farate; «cl
mznfararí pocetl, fiue fit con? tinua, fiuc dilcreia , vina .f. certific poteit
magnitudinem páaiynumerus, f nurneral.s vnitas iultitudinem mimanó. tumyat
actualier non cit necctfe , quias places (ünt udo d dig actu men- furant,ncc
men(urautui ; bac aute pos i 3 prictas í Li 600 prietas fupponit neceffarió
przcedetem oritutque ex illa (vnde tátum abeft, quod fit tatio formal s
quantiraus ratio ipa » tncníutz,vt quidam aiunt, cp nec cít pri- ima, vec
(ccunda cius affectio. , fed potius Omhiom vltima)4uia vna quantitas alteri
Comparata idcó illam meníarare potett , vcl menfurari per eam ; quiaett ei z-
qualis , vclinzqualis : fi zqualis , erit mcníüra pcr applicationem , fiue
tuper- politioncm: fi ingualis,erit per rcplica- tioné,fcu rcpetitioné,fi
quantitas menfu- rans eti minor meníurata,i veró eft ma- ior, Gc quantitas
minor méfürari dicitur per acccísü maioré ad cam, vel im:norem tcceísü ab ca,
ita notauit. Doctor 2. d.2. q.2.6.,4d fecidd pariemsvbi €t aducruit, €y ficut
ratio quantitatis transfertur ad fi- gnificádà quantitaté virtutis, & rci
perfe «lión&ita etià ró menfíurz transfertur ad notificádü quáta fit
perfe&io rei , & hoc modo meníüta ponitur in quidditatibus rcrum, vbi
perfc&ior femper dicitur me- trum ; & menfura imperfe&iorum , iux-
ta illud primum in "vnoquogue genere efi ined e cgterorum y vnde mepíara
in quidditatibus séper exercetur per accefsü ad pei fcétiorem, vel recefiumab
ca 5 vt noit ibi Do&tor, & fundatur in ipíarum serum natura,népe in
excellentia, & per- *c&ione vnius natura fupcr aliam,in quo differt
men(ura quidditatina à quantita- tiua;ga hzc vt cóftituatur in ratione mé-
furz, him proxime femper exigit ha- &nanam inflituiionem , quod. n. men(u-
xta fit tani longitudinis ; aut ponderis, ndet ex hominum inftituto. Caterüm
inter menfüram per appli- stationem (quam alij vocant per accom- Xodationem)
& per repetitionem , feu scplicationem hoc intereft, quod illa con- Wcnit
proprié quantitati continuz., (ic.n. *na quantitasalieri fuperimponitar , &
«tius tantitatem noram facit abfque repe- aitione jat men(ura per replicationé
pro« Brie, & pet fciprimó conuenit quantitas Xi difcretz,vt docet Arift.
10. Met.c.z. & son conuchit concinaz nifi quatenus ali- 2 inodo patticipat
rationem vnitaris » quantitatis diícreta ficin.dicimus ma- itudiné clic quatuor
vel fex
palmorü;4poris,falimextrinfecadegenerclitusyDifp.V11.DePradicamentisinpartic.Adrationemverómenfaraquantitatiugploresexiguncurconditionesex.Arift.10,Met.c.2.3.&4.quasbicreferrenonOportet,namcascxprofcíiorecenfemausdifp.13.Phyf.q4ar.2.agentesdc'temporecxcrinfeco,vbietiápluradeclaramus&cxa&iusderationcmé(urz,dequapluravideripoffantapudSuarezdiíput.40.Met.fcc.3.Ruuiumhicq.2.&3.Amic,inLog.trac.14.q«4.dub.j.1coPofttemóaaequadirecéferifolétproprictaresqua(untpeculiaresma«gnitudinis,fcuquantitatismolis,quarumpracipua,àquaceteraoriginemdücunt,eftimpenctrabilitas,vtcolligiturexA«rift.4.Fhyf76.&
77.hazc n. eit itaini- ma quantitati, vt per principiam eius re» &é
explicetur efentia quantitatis , & ita immediacé effentiam quantitatis
conco« mitatut,vt cam nece(Tario (upponat ipfa» met diuifibilitas quatitatiua,
quia prius efl rem etie impenetrabilem,quàm quáe - ticatiué diuifibilem , idcó
.n. reset quas. titatiué diuifibilis, & inftrumento cor» - porco, quia eft
impenetrabilis, vt fupra explicabamus , quando autem cum Scoto in Met.
po(uirpus diaifbilitaré ef^ fc primam paffionem quantitatis, (ermo — erat de
proprietatibus , quz: communcs crant omni quantitati,ràmcontinüz, quá difcretz,
inter eas .n. diuitibilitas vrique rimum obrinet locum ;at impenctrabi- itas
eft paíIio peculiaris magnitudinis , nam proprie non coauenit quantitati die
fcretz , nifi ratione vnitatum ; ex quibàs cbalcícit , quatenus carü fingula
propria continent quantitaté cum quancitate al- teriusimpenetrabilem. ]tem ex
impcnea trabilitate feqauntur aliz affc&ioncsma- gnicudinis, nimirum
figurabilitas, X vbi. cabilitas , figura .n. refultat ex ordinc qucm adinuicem
dicum partes ordinaua intoto,& ficuatz inloco,& hzc nccetfa- rio
przfapponit partium impenctrab:li» tatem, data,p. penctrationc paruum ad-
inuicem, non amplius cólüiftit nguracor« vt conftat de corpore Chrittr 10
Sacra- mento, qucd tal fi zura caretettó inccin fccam rctincat, vc Do&tor
docet 4. d. 10. q1-$. Dico rigo, iaiapia cer. " q4eq. »." Á. . "
. ^ a - PRUNUS ITIN CUL p RA Ds Qua[l IT. De. proprietatib, Quamtitatis.om.21..
60x / feq.ar.2. fic ctiam vbicabilitas circum- iptiua dicitur cóuenire corpor
ibus ró. fic quantitatis, vnde quantitas coiter dici folet ratio e(fendi in
loco circu:nfcripti- éé,& colligitur ex Aciít.t.Pliy( 15.& 4.
Phy(:76.& docet Door 4. d. 10.3.5. & tel.to. H. id autem non debet
Persi fimplici circumfcriptione , vt dicit fo- lam locabilitatem diuthibilem ,
principiü «tí. fic etlendi inloco diuilibiliter eftío- la corporeitas, vt docet
Scot. quol. 11.ar. 3. & hac vtique quantitatem pracedit io fubftantia
materiali , quia corpus de ge- fiere (ub(tanti praecedit corpus dc gc- riere
quátitatis, fed deber imeiligi de cir- cuibícri ptione impenetfabili , modus
.n. e(fendi in lóco impenetrabiliter compe- tit corporibus ratione, quanti
tatis , vt fu- fius explicamus in Phyl. difp. 9. q. ett. t. . & difp.1
1.q.$. att. I* Qv4STIO. IIf. LUXUS mega, . 102: ,"xValitasomnes precedit
relatio- (e à due ordine diguitatis,quamplu- fes etià otdine caufalitaui$ , qua
de cauía 'Arift. y. Met. immediaté poft quantitaté egit de qualitate, licét
alijs quibu(dam de caufis hic im Logica relationem praemi- fccit qualitati ,
quia tái ordo in Metaph. fertiatus rationabilior elt ., ac: abíolute tnelior,
& valde ctiam |; infetuit ordini doétinz, qui plané perturbatar,fi intcr
przdicameatum rclationis , &alia fex , qus etiam non ni(i relaciones
cxtrinfc- «us adueniemes praícferunt , pradica- thentü abíolutum qualitatis
interijciturs idcircó eum obíeruabimas in praríenti . liA RT XC V, bois a Quid
fit Qualitas, vt fl [upremum Ge- sos DAS buius predicamenti. 493 ^x Valitas cripliciter (ami póty vt 775 A bmn:s
hic nozant ex, Arift. 5. Mete 14: priaio pro caiuícunque reieí-
-fentralrdifferéua y4uo (cnfu dixit Lo -diffetent.à pradicari dc ploubus in
qua- -lequid, Secundo pro quocunque accide- Mp ug refpcetiuoyquo (ene Lógicds.
s fu idem Porph. dixit accidés omni prz- dicari in quale. Tertio tandé pro
fpeciaii quodam , ac determinato accidente ; quo quales effe dicimur,& in
hocíen(u cotti- tuit hoc przdicamenum,; vclut fupremü genus; ita declarat
Ariftapfe in textu, dü qualitatem dcícribedo dixit. cffeformam illam
accidentalem , qua denominamut quales , vade: per ly quales excludantur primo
differéua effentialis,per quà quid- piam dicitur qualcquid , item accidentia
cartera, à quibus (ubieétum non proprié quale denominatur , fed quàtum,vcl
rela- tum, vel alio modo, & Porphi.quando di- xit accidens omne przd:carí
in quale 55 accipit quale iu lata fipnificatione , vt hic notat Tatar. prout
praedicari in qua- le condiftipeuitur à modo przdicandi effentiali, &
qudditatiuo. De qualitatis definitione , vt hoc con- ftituit predicamentum, eft
maximainter Auctores controuctíia, quia cum lati(Ii» tné pateat. & varias
fub fe conuneat fpe» €ie$, quz diuerfo inodo (ubftaniiamafRi- ciunc;difficile
inueniri potefl ratiocómu nisomnibus illis, vt tcílatur D. Aug.lib. Categor.
vndc Arift, ipíe iudicauitcom- modius dcfimri non poffe ; vt fic incói
,qtiampcreffe&üformalemnomincfuiconcretifignificatum,;vixmn.aliquidcla»rius,acnopi$potiusapparctqualitatiimcommuniadzquatéce(pondens.Verümpleriqueirtidenrhancdcfiaitionem.abAritt.traditamdequalitate,velutomninbvanam;fic.n.facileforetquafotmamdefinire;quantitasctt,(ccunduuimquantidicimur;fimilitudo;fecunequamdicimurfimiles,&c.imóinqu:uatArift.manifcftum,circulumcóimtiffe,duminprincipiocapitis
qualita» tem definit per quale , ,& poitea in pro» greiiu quale per
qualitatem. ALlj conten- dunt cile bonam definiaoné , qula datur pet effectumformalem
; quem cófert (us bic&o , quomodo definicelicet omnem formam ; àb alijs
fiquidem accidentibus fubitantia denominatur .qpanra y velata , agen$paticns,
&c.à «qualitate. veró fim» pliciter denominatur qualis;& negant ab
Acifl.ciréulumcommud y quia vt bié no- tat Tato driproifetenilun dcRnitio T :
Aaa. Quali» a— ALLEE Los rtg fla "€0o£ qualitatis datar per quale ,tanquá
per ali- quid notius nobis, (cd quale defimitur pet qualitatem , tanquá pcr
aliquid notius $m naturam; circulus autem proprié dicitur, uando vni definitur
per aliud code mo- quo aliud defmnitue per ipfum , quod non contingit in
prefenti ; ita Complut. Didac.Murcia, & "ife hoc pradicam. 104 Ceciüm
cftó przfata definitio zradatur in ord;ne ad cffc Gum formalem ipfius
qualitatis , atque idcó vtcunque dc- $cndi poflit, negari tamé nó potcft quod
per cam non nifi confusé cücntia qali- tatis explicctur, ficut confusé vtique
cx- ylicaretur quátitatis etientia;fi diceremus €ísc illam formam , à qua
denominamur quanti; nec rcfert , qp cffcétus formalis, ger qucm definitur , fit
nobisnotior ip- £2 quia tota adhuc ifta notitia eit contu- fa, vnde Ari
(t.cefiniensqualc , definit il- lud per qualitatem, & hoc ipfum fatentus
&iià Auétorescitati,vnde non (olii, ccpu- diantcs Arift definiuenem,
fedieuá illam ample&tétes,quia vidé effe nimis contu- y& pcr gencsalia
tradit&;aliam clario- zem inucit;garc (araguntqua magis nota fiat qualitas
natura , qua per definitioné ab Arii, allatam, qua ccité magis vergit ad
dcfinitioné nominis,quàm rei; & qui- dcm mirum efi;qua varia fint in hoc
Au- € orum placita , nà due Auctores pent , velis candem — erronea Artiag.difp. s. Met. Íc&. 2. definit qua-
Sita ie decidi abfolutum Probat, quia naj|ücft accidens abfolutü y. n6 fis
«qualitas, (1 gp .n. e(iet maxime quantitas; at quauzus a fübflantia pc» 3pfum
non di» Stinguitur.Scd.quia hos cius principrü cit faifi imum cx dictis.cua
ft.praecd. idc€x hoc ipíó fatisrcte litur cius definitio. -Hurtad.difp. 14M
etfece1. definit, 9 fit accidens ab[olutum à quátiiate diftinélu ficat Arif. explicat
mater iam prie &am;d non eft quid,nec quale, ncc quá- Sum 7. Mict. &
per ncgationemaliorum.Scd (ané, (i aliam no habcbat Hu. dfi nitionem de
qualitate prodeadam, nó c (t €ur ita irriderct loc. cit. definitioné qua-
litatis ab Arii. allatamsquia re «cra Anf. definitio plos expl im ifta, illa.
Re um pacflcdum Socuniflau eae. ' Difp. V11. De Pradicamentisin partic.
plicat,quid (it qualitas,fed ifta fignificat. quid non fit,licét igitur hec
definitio có« petat omni, & foli qualitatijadhuc tamen nimis obícura,&
confuía e(t,quia nó exe plicat; quid fit illud , per qualitasà. quantitate
diftinguitur , & ceteris pradi- camentis, ncc per cam formatur conces ptus
diftin&us ipfius qualitatis ; immo in bunc modum facile foret co«tera quoqj
predicamenta definire f. cp quantitas eít accidens ablolutü à qualitate
diftinctü , &c. Et falíam eft Arift. 7. Met. materiam definijtle per
(implicem negationem, ta- lem .n- modü definiendí vclut imperfe- &i(Iimà
fpernit 1. Top. c.4. quinimó-ad- dit afficmationem , per quam explicatüt
potentialicas materiz ,qua elt differentia rllus conititutiua,vt 1ibie(l videre
.. 10$ Suarez dilp.42.Mcet.fcct.i. defis —— nit,9 fit accidens ab[olutum
ordinatuns ad coplendam perfe&ionem fubflantia. tám inagendo, quam in
exifle. definitionem ibi fusé declarat , & acriter impugnant Complut.cit.
Sed breuter re fcliitur , quia falfumj ctt qualitatem cóplementum fübftaniig
incxiftédo,& im agendo ,nam complementum fubftantia in cxiftendo eft Bé rti
(5s ea fiintelhgat dc complemento inaliquo eite E91 ca efi adhuc qualias bcne
dicitur cemplementum fubitantig , quia: etiam cartera accidentia hoc modo come
plent(ubftantiam , in aliquo.f. effe acci denrali . Ncc
etiam, bene dicitur compie-- mentü in agendo, quia (ubflantia eft ime mediaté
actiua, etiam antecedenter ad qualitates. ; tum etiam quia plurima (unt -
qualitates, qua actiux non (unc. - Blanc.dilpe 12. (c&. a.definit , qnod
Git accidens ab[olutum ordinatum ad perfi- cien dam fubflamiiam ep videtur
tump(üf- fe ex Suarez cit, qui bigoificar qualitareay efie à natura inftitutam
vt fivornamencü. fub(tantiz . Sed hzc definitio comperi alijs accidentibus;qua
fuo modo: Ínbic&ta perficiunt , nec comuenit omn& qualitati , quia ncc
calor eít aquzin cífe naturali, nec vitium volun« tatis in efie morali.
INecreipondere iue -uat, ita intelligi dcbere , vt omms qualie agit peiiecuo
sel peto fubie&ri,cui ef Cone períectio. Quafi. IT. Quid fit qualitas
eMni-L. .— 603. €onnaturalis,non aliorum vnde calor jli- «ét non perficiat
aquam , perficit camco jgnem .Nam contra eft quod calor,ncdü re(pc&tu ignis
habet rationem qualitatis, fcd & refpc&tu aqua,quà t non perficit ; nec
explicari poteft , qüo habitus viticti fint ornameniü,& perfe&tio
voluntatis. 106 Auería q. 20. fec. 1. poft logü di- fcursü fa&ü per plures
gradus efscuialcs, ibus qualitas ab alijs pradicamentis ftingukur, tandem
colligiteius defini- tionem hoc modo , efl forma accidenta- dis conueniens [nbietto
fecundum certá al iquam denominatienem , C indiuifi- biliter. Scd facile
reijcitur ;1ü quiaalia quoquc accidentia certam quandam. de- nominationem
fuübie&o prabent : tom m e(ló non pertineat ad qualitaié red- €
lubie&tii fuum diui (ibile s, vt fpeétac ad quantizaté, ,non adhuc
rc&té dicitur có uenire illi indiuifibilitet , hoc .n. dici pót duinraxat
de accidentibus (piritualibus. /[ Complat.cum ceteris Thomifts dcfi- niunt cüm
D. Thom. br 28.art. 2,quod qu atas eft difpofitio: fubflantis,(cu ac- e«deus.
difpefitiwum fubftantia , & cum codcm p.2 q. 49 art.2. quod cft accidens
modificatiuum s[inà determinatiui fdb- flanti& , quas é« finit.oncs aiunt
comcide re. Scd certé ifle dcfin.ioncs non cxpli- cant , qua fit ifia ratio d
fpofirionis pro- pria qualiiat! d d. fferenuá aliorum acci- dentiü.neq5 d
deicrminatioré afleiat pe- culiarcm ikandi, q illi fuo modo non affctan: c aec
ra quoq; accidentia. Muliis explicare conantur Cimj lut. cit. quaná fit illa
dilpofirio , que cft peculiaris cfiee &us qualitatis. Scd quando etià totà
do- € riná;quà ibi dc hoc fusé wadür, admit- teremus , adhuc prafatas
definitiones nó recipcremus, quia ex vi illarü definition non datur intelligi
quid fit talis difpofi . tio)» quod fieri deberet y vt effent exacta duliuonss
; imó dzfinitio jpía ab Arift. longé melius rcm explicat , ait n, jtà de-
terminare (ubítanuá , vt per eam dica:ür qualis,vnde cp amplius dicit , quà D.
1h. 1c7 Alij aemü dcfin.üt, quod fitacci- dens abjoluiii conjéquens formam;hcut
éconciá quátitas dici folet] accidcs coníc- qwens matcriá , Scd coicr rcicitur,
tum quia inueniuntur qualitates etiam in fub- ftant;js (piritualibus , in
quibus a olla eft forma partis; tam quia idcó quan ti tas di- citur fcqui
copofitü tóne mater , quali tàs vcro rationc forma. 5th. quaadam asc- comodationcm
, quatenus quantit as. cft folum ratio patiendi , qualitas ver à fre- queniius
cit racio agendi ,in quo quanti- ras imitatur n3xuram materiz,q uz eft ra dix
omnis paífionis, & qualitas natürans forma, que cft radix omnis act ionis,
vt explicat Sco:.4.d. 12. q.2. (ub C, (ed
cer* uim eft non omnes qualitates. eífe a&i- uas , ergo in bocfenfü nequic
omnis qua- litas dict accidens confequens formam . » Quid sgitur in tanta
varietate rcfolue- mus? breniter dicimus , qp ticat quaft. praced. dicebamus,
bené pcr radice im- penetrabilitatis infinuari rónem forma- lem quaatitatis, có
quia ymucr(aliter lo^ quendo folemus per propriam paffione preiertim primam ,
& proximam rerum differenuas circumícribete, quz nos vt plurimom latent ;
fic in propotito apuor via ad qualitatis
cífentia.indagandáerit,primam,&pcoximáciusadinucnireaffe&ioncm,&
indé arguere. principii cius exigitiuutm ellc efíentiam ipfam qualita- tis;
talis aut proprietas cft fuf cipere ma- gis, & minus,leu intendi, & remitti
«n. affeciio foliconuenit qualitatiy vt po- ftca dicemus , conucnit omni , quia
nulla cit,quz fit incapax inteofionis& remií- fionis,& conuenit séper;
ficuc igitur quis utas dcfinicbitur inordine ad partes ex- tenfionis , &
omncs teré in hoc couenie- bant , l.cét diuer mode ;llas partes exten 1juas cx
plicarent » lic in propofito qüali- tas crit definienda per ordinem ad paiteg
intenuonis, quz Íolét dici gradus, & ficut ctfcétus formalis quanutaus eiat
afferre (übic&o pluralitatem partiam cxtéüua- rum , ficin propoluo ecu
formalis - or qualitatis erit afferre. fubicéto. pluralitas tem partium
intenfiuarü , Ec certe miri cit,cur omaes acquicfcat dcfiditiom qu& |
utatis dauz per pluralitatem part tcnionis , nec polkea videant cade i cilitatc
joie ac debere explicat; effen- uam qualitatis. per pluralitatem paruum
intentionis » A&à à ac ium ere Maneatigiur qulitarcelle — , —LABELALAS
dduala dish A . » 604 aecidens abfolutum, ratione cuius [ubie Bum qualific atum
pótintendt, & vemit ti;(ic .n.bené diftinguitur qualitas à quo- €tin3; alio
accidente, & cius formalis ef- fc&us dift 'n&ius defi gnatur, quàm
abfo luté dicendo, quod fit forma, à qua de- nomtinamur quales. Scd hanc noft:à
qualitatis deícriptio- ncm 'mpugparunt poflcà Poncius , & Ouvicdus,illc
quidem difp. 16. Log.q.1. n.8. impugnat primó,quia quani qua- Jiras non etlet.
intenfibilá aut remiffibi- Tis ; adhuc baberet rationem qual tatis. Deindé
, quia non quel. bet qualitas cft ánténüibilis,nam certe vna intelle o nu- mero
non poteft intendi , aut remit. Tandem quia effe inten(ibile, & remiffi-
bile non magis conuenit qualitati , ran- uam proprietas , quam haberc contra-
fium , crgo tam bcné poflet defcribi cfle accidens ábtolutum habens contrariü ;
q accidens ab(olutum intenfibile, ac fei fibile . Hinc pofteà faam profertdefini-
tioncm quod qualitas optime explicatur effe occidens abfolutum penetrabile ,
nmonqudem illa Ponc j,quod qualitas fit uia hzc de(criptio omni, & foli
qualita- ti conuenit , & cuadit difficultates aliorü modorum dicendi ;
dicitur accidens ,vt diftinguatur à fübitantia, dicitur abfolu- tum, WE ng à
relationibus ; dici- tur penetrabile , feü compatibile cx fe €um alijs rébus in
codem loco, vt di(tin- guatür à quantitate. Ouuied. autem con- trou. 8. Met.
pun&. 1. candem noftrá dc- finiionem impugnat ex. potentijs vitali- bus,
qua lunt qualitates, abe nó funt iintenfionis capaces,quod & quamplures T
ri de charactere affirmát, & tan- aullus Fhilofophus , vel Thcologus ncgát
po(libilem e(le qualitatem nonin- ten(ibilem. Dcindé fündamentü eucrtit nofüz
deícriptionis , cum probatur ex patitate extenfionis in quantitate , negat .
«nim eodem modo competere exteníios.... re intendi pofle in cói fent£tia
éapiewita c"? mem quantitati , quo compctit mten io qualitáti fi effentia
quantitatis imexigc- tia cxtenfionis cofti - Deniq; & ip- fe (uam
dcfinitionem affi gnat qualitatem effe accidens, quod fecundi rationé fu- |
predicaméti tantüm fequitur sühalitaté perfeiam , & per a&ualita- € ^ L
Dify- II. De "Predicamentis in partic. tem perfe&am inielligit id ,
quo vltimo conft:taitur totü Lib taotiale, cy in coro cópofito eft forma,&
in toro Iinpliciyt Angelo, c(t cadcnnunet zotius (uoftinua- ; Jis iipartibilis
enccas; hocaocé probat - qu nulla qualizas (e«quicar materiam, cd; fit potus
indifferens ad ómacs , ied (e a»: per infequanac foraiam , qua eft perfe- €
actualizas ; neq; allata defcriptio po« teft alteri aécidenui à. qualitate
diuer(o competere,nam relatio,prz fentia, actio, ; E »4ffio, zqué materiam,
& formam, füb- : 1 antiam, & accidens fequunrur ; quod 6. pra:entia
forma aliudaé modal ill;us ac €idens canc üm potfcc (equ: fotmàm, qua eft
perfcéta aérualicas, hoc non illi cópe-; tet cx przdicato generico , (cü
fuperiori. pra dicamenti , fed ex prz dicato [pecifi- €o .(: quia eft ralis
przztentia , talis duras . tio,ve] relatio; qualiras autem e precisó. PE uod
fit qualitas , quacunq; alia fpeciali « diffecéndi feclufa feniper fequicur
pere: . Mer T ^» Ds fcctam a&tualitatem, |. Itt& ramcn dcfinitiones non
placent, : accidens abíolutü penetrabile, quia. differentia tangitur in eajqua
tic propria, & adaquata qualitati,nam ratio abloloti competit quantitati ,
& ratio penetrabi- : 1 litatis cópetit fub(tantize, vnde illa defiai- uo
dcícndi non poteft , nili aiferédo ipc- cics conftitui P mbinationc,&c
vnioncm plurium dif iar inadz qua tarum ; quod foprà refuratum cft dilp. 6. |
q.4.nüu. 46. Tumquia tota illa definitio competit cX inticgro pan&o de
generc rra 1 bd quantitatis , nam illud eft accidens abio* - Mo lutum,vtomnces
facentur indiuilibilia ad- mittétes,& elt peneit. bile cá alijs rcbus
incodé loco;quia eft ex omni patte indi- uiübile. Tíquia gradü albedinis,vel
ca- Y loris poffe cü alio gradu co, rari in 'eadé parte
fobiecti,cftalbediné,vel calo- ü inten(joné per gcraduü pluralica- té;ergo
qualitaté eife accidens abíoiutum penetcabile in hoc fcnlueft eíleaccidens
intenfibile,vndé fic intellecta iila defcri- ptio coincideret cü noftra , quam
Pon ciusinficiatur ,. Tum quia illa dfia4:0 dependet ex eo, quod cít
incóroueria, — — Queft; IT. "Quid fit qualitas. crt. 1. y agg realiter
diftinguatur à füb. ntia , & qualitate , quo («mcl negato cotruit : Neq;
raciones, quibus noftram imp ; funt vilius.
moment:namad1,dicitur,quodfappolitointendit&re- miti efe paffionem primam,
& adzqua- tam qualitatis , licet ex deitru&tione ta- Iis paífion:s non
(cquatur intrinfecé , & à priori deftrar rationem qualitatis , de- fttuitur
tamen à pofteriori,co modo quo dicitur fubic&uc deltrui ex deftructio- nc
paf(fioniscum eo realiter identificare. Ad 1. negatur affunptum, vt infrà pate-
bit art. 4. 0.126. cuius probatio (i effi cax foret, probaret pariter nullum
accidens idem numero pofle intendi, & remitti , quia addendo, vel
detrahendo gradus,va- ritur aliquo. pacto identitas numeralis eius im racione
totius integralis : poteft ergo eadem numero intelic&io intendi, &
remitti inco fen(u, quo id explicari . folet inalijs accidentibus, vt dicemus
in lib. de Generat. & Corr. Ad 3. negatur rurfus afamptum , vt enim patebit
cx in- ftà dicendis art. 4« magis propria, & ade- quata paffio qualitatis
eft fo(cipere ma- is, & minus , quam habere contrarium y idcó aptius per
eam poteft. effentia o qualitatis indigitari ; & circumfcribi. At neq;
defrnitio qualiratis, quam co- gitauit Ouuied.cft (acis idonea, nec enim €mni
qualitati conuenit , nec foli : non quidem omni , quia non comprehendit nifi
qualitates fübie&ns connacuraliter de bitas;non vctó quz violenter,vel
neutra- Jiter eis conueniunt , calor enim reperitur fraqua , & albedo in
pariete , ncc tamen fcquantur a&ualitatem períeétam illo- rum ; multz
etiamq nüeniunc - emibusincompleus , vt anima leparatz » & corpor: pro
altera patte cópofiti, qua: tamen noa funt in vltima a&tuaiitate;ace étiam
conuenit foli qualiraci illa delcri- fio, non eim minus actio dicitur for mam
infequi, quam qualitas , & hoc qui- | ex ratione generica actionis, non
autem (peciali,nam forma dicitur effe ra- dix omnisa&ionis, qua talis
cfly& a&io proprié dida nequaquam ma«ctiz con- uenire. 1 , cum eius
proprium tit pa» ti; [ed à toto generc auribuitur forma « * o Logicae ,69$
Dc:ndé impugnatio, quanvindacic con- , tr2 noftram definitionem ,. ex porentijs
vitalibus aninvz nulla eft quia faifiim c(t potenti^s animz effe
qualicates.eius ('ib- ftantiz fuperadditas, cum potius fint fa- cultatcscidem
confüb(tantiales , ac rea» liter identificata ; de chara&etc quid (it,
dicendum apparebit moxart. 3.nu. 119. Deniq. gratis negat effentiam qualitatis.
bené explicari per exigentiam intenfio- nis , quemadmodum cífentia quantitatis:
per exigentiam extenfionis folet cxpli- Cati, fi femel concedatur intenfionem,
& remiffionem qualitaci cenuenirc , vt pro- priam, & adarquatam cius
pa(Tion , quia. vniuerfaliter loquendo bené (olemus per propriam pa(fioncm
przíertim primam & proximam rcerüm differentias circume feribere.
ARTICVLVYS II. Explicantur quatuor combinationes, ip quas diuiditur qualitas.
108 Inifit Arift.inhocprzdicamequalitateminquataor claffes, Íeit combinationes,
primo in habitum, & difpo(iGoncm, fecundo in naturalem po- tentiam, &
impprcntiam tertió in paf- fione, &
paffibilem qualitatem ; quart in formam,& figüram,quas pcr i explicuimus t.
p.Inft, & quidem mirum eft, quanta fik Anctorum varictas in his cla(fibus
afiignandis, & declarandis, cum tamenres non (it magni momenti, quia Arift.
ipfc , poftquam ip(as enumerauits fatetur intexta non effe enumerationem
proríus exa&am Nosigitur maiori, qua poterit fieri breuitate, ré explicabi
prout magis confonam; videbitur verita- tati, € Arift. intencioni , non
curantes diftin&te referre Auctorum placita. — . Prima qualitatum claffis
cft Habitus s & Dilpoütio,& per habitum A ard vniuer(aliser omnis
qualitas fubic& fponensad operandum vcl patiendum, ab extrinfeco ei
proucniés, qua t ab co fig, mobilis diflicuker ü.j;ideuc- - niat , & per
diípofitioncm omnis fimili- tcr qualitas ab excrinfceo. prooepicnsy&
fubic&um ad operádum, vcl patiendum dilponens ; qua tamenab co fit facilite
i Aaa - j we "kl ^ — » €o6 ,
Dipfut.VIl. De Pradicam.in partic... mobilis ,jvndecunq; hoc tit; &
ideb mein bta huius comb:nationisnon diftinguun- tur effcnrialitery fed tant
accidemalitery & qualitas có;s vrciq; membro, & primae - huiusclatfis
cótticiua eft qualitas pro- ucniens (obiecto ab extrin(eco , & illud
ordinans ,ac pte parans ad ageridum , vel pátiendum,& non tantum ad fic
agendi, vc! patiendum j fed ctiam ad (impliciter agendum, vel pattendum «
Colligitur ex Scoto q. 36. predicam.$. ad
1.9. & in 2. d.3. q.10. $. 4d qua (tionem, & cft Ta- iar. lo.de Mag.
Ant. And. Mir. Orbcl.& aliorum Scorft. in hoc pra dicam. Pro- bantur, &
explicantur fingula ; in primis .n. pon lolurh qmaliratesqua ordinantur ad
sgcndü (cd ét, quz ad y atiendum, m hac clatle recenfentur ab A ciít; lilc.n.po
nit: ritudinem, qoz plane non difponit fifbicétum ad agendum, [cd potius ad pa-
ticndum; crgo malé fcntiunt , qui folam qnalitatcrm ad opctand difponentem di.
«unt hanc ptimam claficim conftituere « Secundo in hacclatie reponit tantü qua.
Kitates aduécitias;& ab extrinfeco proue- niétcs,vt bené Simpl.&
Albert.norarüt, nO a(t innatas , & ex naturali cóf itutio. ne [ubic&o
dcbitas;quia ift ad 2.cla(se pétrtinecti& td manifcfté conflat ex cxé- pli$
ab iplo Arift. addu&is de fcicpua ; & victore, calidirate.&
frigiditate in. ho- fninc;fariitate,& a gritudine ergo fallun- tüf , qui
qualitates 1nnatas ad agendum; $cl patiendum difponentes in hac clafíe
yeponünr. Tertio bicicponuntur,rófo- lá quaitaic ua ab cxtrinfeco pro«
tcnientes ibie&to conf.runt fic agerc.i« faciliter agis, vel minus, et fort
omncs hibitus, (al i fiaturaliter acqeifiti , fed — küiamy quse danr
fimpl.citet agerc , vt cft alor in aqua , quse dar ci poffe fimplici. «er
calcfacere , & fpecies in intelicctu y &ui licét a&tiurtatem non
conferacin ordi né uo , (ecuim camen timpliciter concur- fit ad intcllcétionem
cfliciendam «i ha- bitus (upcinaioralcsiuxtà cómuniorem, nontfolom potcttiatn
1Odant ad: opcrane .. xum (td ilh: confcrunt potie Gmplicicer an
(upétnaturaliter érzo malé feu; titmitqui dicunt liinc cpi oam fpeciei ef
feillarear jualicituyquie (uppouéces po» tentiam, illi velut coadiutantes
foperad-- duntur ad operandum , nam neq. calor in aqua fupponit poteatiam ad
calcfacien. dumynec habitus füpernaturalis in anima potentiam ad
(upernaturaliter operaodá . nii forté obedientialem. Qasrto tandé y quia Atift.
habitumhic appellat qualitas tem (ubic&o firmiter adherentem:id n. datuc
inxelligiex vi ipfius ominis, 9 di- cit petícétam pofle(hionem,& radicatio-
nem y fiué hzc radicatio proueniat ex . a&uü frequcnitatione , vt eft dc
habitibus. acquifitis fué diuturnitate temporis » yt cfi de febri, que
lonigiori tépore fic ethi- ca , fiué ex peculiari rone (übic&ti , quod cít
alicuius qualitatis tenax , vt cft de (pe- cie intelligibili iníntelle&u y
róne cuius permanéttz cócedit Doctor in 2.loc.cit« poffe habitum appellari , vt
hic de habitu loquitar Arift. Ec per di(pofitionem. €. «ontra intelligit
qualitatem: ab es aci: mobilem, vndecuaq; hoc prouenit, fiué | ex defe&u
ftrequentationi , fiue : cx brcuitate temporis y vt febris cita trá-. fiens ,
fiué quia fub:ectum nom fic illius: tcnax,vt eft de fpeciebus fcnfibilibus
(en-, fuum prafcctim extérmocum; fiue exalio. capite hinc manifc(ià deducitur
membra huius cóbinationis um accidentaliter di^ fingui ; nam inltoc enu cadem
qualitas in vro fübiecto dicitur; inalio difpotitio ; imo t - bitus,modà di
pori É.quas, litatem iilam , quarerat difpofitio , (i ia fubie&to
valdeinuslefcat, dici habitam; fcientiam in tyronibus di/po(iuioné vo« catquz
in eidem proue&us fic hibicuss. 109 Ex hoc facile tefcllituc communis
loquédi modus Thomtt. «x D. Tho. p.2« q-4g«att. j cicligdautrum inne. ciem
qualitaus per difponere beac y vcl malé (ubicétum, vt eti videre and QA plut
difp.t $3 Nam vel ince de difpolitioüe bona , vcl mala moraliter, & Hoc
niap., aai«quía tonc ad. liinc pecie fpcétarent tolain hibitus iorales,no au»
tem incelle&tuales; rüni quia ciam 1n ge nere mori$ dari poicft babitus
indi rens ncc bené , nec malé (ub»ectuai di« (poucnt-ex Scoto 4. d« 6: 4- 19...
Vel. p«r ocac ,& male (ubiectuui difpouerm 1 ; ; incl Ld pecié a Mts F
Quaft III. De fpeciebas qualitatis . cur. 17. dntellisuntidé , «quod. conuen
enter , vcl diícoaucnieoter ad nacuram fubie&i ilud allicere, namfcientía ,
& virtus conue mencer d;íponaat intclledtom , & volan- tiicim, ercóry
& sirium diconucnicnter , calor conuenicnter d (ponit ig0em, d:ícó
ucnienter aquam; Ecncque id benc dici- tur,quia hoc non tantum huicfpeciei có-
uenit fed eciam ceteris, vnde datur poten tianaiuralis bene, vcl malé difponens
fübicctum,nam falubritas bene difponit, infalubritas malé , tic etià. 10 tercia
fpecie quzdam qualitates bene fenfum afficiunt, quzdam male , imó hoc conuenit
omni forma informanti fübie&um iuxta incli- mationem faz naturz , vel
contta illà , ita «quod nequit affignariratio,cur hoc mu- nus bcne, vel aialé
afficiendi lubiectü ma gis qualitatibus peimz fpeciei conueniat, quàm careris .
Hinc ctiá rcfellitur com- anunis loqucndi modus co mex D. "Th.cit;art2.ad
3.effenualiter, & (pecifi- x diftinguentià babixà , & difpolitioné ,
quia habitum accipiunt. pro: qualitate ex m—- fua diticuker mmn na: icut
eftícientia quia fpeciem fumic ab obie&o ncccario, à caníanecctla- ria
producitur f. demonftratione, idco "firmiteibarcec in intellectu eiiam
vnico a&uacqat(ra ob ncccilitatem, S euiden- tiam cáuíz; difpoiitionem veró
accipiupt pro qualizate ex (ua natura leuiter: haié- te in [ubicéto,iicur eit
opinio, qui quia fpeciem (amit ab obiecto conungena, & hibet pro: caufa
argum. ntum probabile folum;:dcó facile potett ab intcllcéta di- ucili .
Quamu;s. n. f(umendo 10 hoc fenfa habitum , &-dpo(itionem cffentialicer
& (pecificé anter fe diftinguantur , vt pa- 'tets tamen fumendo hibirum ,. &
difpo- fit;onem pro qualttate quacunquz. ratio- ne mobilier , vclimmobiiiret
inharente Tübiccto, Lue 1d fic cx natura (ua, buc.» ^fubiceti , Guc cx parce
tcmporis aui fre- quentatione acum , vt (unit Ariit, pla- né inhoc feníu
accidentaliter tanium di- ues ca ur ex ers e ms vara io uis , &
dilpofiuonis Mes iara Tatar. cit. : 110Sccunda qualitacum cla(fis e(t na-
turalis povcatia; óc impocentia , vbi vc 607 notant Do&ot q.36.cit. $. .4 1
tertiam qusflionem, & Scotia (apraci.pot-n- tia,& impotenua
famunturfandamceo:a- liter pro qualitacibus ablolutisnats £an- darc relationes
potentie, &. impotcatiar, & pro facultatib:s (abie&to innat;s ;
e'q; ex fua maurali
conftitutionedebitis,pccquodexcludunturfpeciesAngelicazeft,n.fiutAngeiiscógeniteabiniaocreationiseorum:adbuctamenpertineatadprimamqaalitacis[peciem,quianonetanzcisdcbiteexnaturalieorumconftitutione,vthicnatatQ:bcl,Etpertfacukaaesianatashuiusfpecici,nonfolumin»telligiatur.qualitatesillae,quafübienaturaliterdbitz,&&congsnitecoriillicagere,facilitec.ivcldiflicolter»verumetiam,quzdaotfimpliciteragere;vtcalor1aignesfrigusinagaajgraeuitasingrauiylegitasinIci,calor.n,e(tpotenciacalcfadtiugigais,fcigasique&c.cumhoctamend;(crimine,vtinotaeuimus1;p»Init:cumDoctor:2.di16sqvn..P.&Scocdittisomnibusiohocpradi€ain.quodnóoinesfacultates
innate, Sc Anitura dat ad (impliciter agendum.as hic ccponuntur ,q«ia ncc
potéuz anime, nec paíliones propriz ad: hoc fpcctanz pradicams fed rani ü
yirtutesaCtiuz, jud a (uis (ubsectisTuot ccabrcr di (Linde sha* bilitates vero
, vcl inhabilitates naturales ad ytendüm butulmodi ficultatibus à na- turca
datis, liue realiter à [ubiedtis di(tin- éris fiue ydenuficaris, pectant io
vniuer fumad hanc [peciem 5 i ic explicandi (unt Sotus, i Scociltz, cum
inquiuot im hac fecunda (pecie collocari tantum. fa cilitates,&
difficultates natucalesad vtea dum facultatibus inpais , no autem iplag-
natiuas racultaccs; per hoc.n. volunt taa- tum fignificare folas praedictas
babilita- tess& imbabilicates vcedi f£ coliacbus. ia- nius vojuec(alier in
hic fpecie reponi; s non autem volüt excludere omncs proce - fus
ficultarcsipnatas d natara ditas ad fimpliciter agendua fed ilias vani, uge «um
(ubicétis realiter idenificantur , & 4n hoc Jcniu.a9s quoque locuti fumus
1. p-Init.irac. 1.c.6.(ecuti co.nusé lo quen- di nioduin *5couftarum. Ex quo
conttat. k.lli cos, qui dicunt hanc (ceundam (gge ^ Aaà 4. ciem "d $o$
Difp. V1. De Predicantentisin partic. ^ £ie m cíle tantum earom qualitatum; quz
— Amic.trac. 16.difp.3.q. 3. dub.g« per fe primó date funt ad fimpliciter ope
fandum,vt Suarez d fp.z.lcc. 4«— 111. Per naturale iguur potet intel- ligirur
qualitas innata , qua fimpliciter, cl facile fubie&tum ea praeditum agit
vel refiflit contrario ; per mataralem ve- rÓ impotentiam vtique non incelligicuc
dcfe&tus,& priuatio potentias tic. n. qua- litas non£oret » vt-docct
Doétor loc. cit. án przdicam. in fol.ad 2. quztt. 3-(ed vt ait Do&or
ibidem, fignificat modü qua. lita'is,fecandum quod ila ett principium
difficulter agendi, vel faciliter patiendi, vndc non tantum fumi d.bet pro
facul- tate debili& imbeciili agendi, & retifté- di, vt pa(Iim Ex,
ofitorcs accipiunt, fcd ttiam pro qual;tate pofitiué rerardaate, &
impediente fubicctum ab a&ione , vcl efi (tentia, neque hoc cít alienum ab
A- tiit wt aiunt quamplures, przíertim Sua- tez dilp.4 1. Met.íec.g yxe
rietelatie cu- dus affert cxemplü non conf.rt vllo mo- do (ubicéto
poientiam-refittendrconita €ijs,imó pottus formaliter oppoutdi prae fac ced
acnfübiectuméacile ad paucn- dum à contrariospariter moll;ties non cft potentia
retittendidiuilioni , nec perte- €» ncc mperée&ta , Icd porius eft quali -
tas reddens fubicétum facile poficiue, vt diuitionem patiatur. Hoc aucem
interctt ánterhos duos «/0dos acc picnd! ;natura- dem impotét &, quod ti
accipiatur primo todo.non diftin2uitur á naturali »oten- tía fpecificé, &
etl'entialiter, quia inhoc Afeníu (ignificat virrutem dobilem,& ia-
becillem ad egendum ,vel refi tendum , «bi natatalis potentia bgnilicar
virtutem »Salidam,& forie, vnde fic non dífierunt, mili ficut petfc&Ga
& imperfcéta poienria ántra cac dem fpeciem; atin fecundomo . do
fumaturynempe pro ate patiendi -aliqu;d facile,vel retardante-(ubicétü ab
,a& onc , vt n quibuídam c(t naturalis quadam 4«(idia , & inervia yel
votaliter Riskeoce ab aliqua actione,quo modo &oxius humor in oculo dicitur
naturalis ámpotentiaa1 videndüs fic-naturalis 4m- potcatia cíícntialiter ,
& fpccificéa na- — potentia differt, & impotentiam in bocíen(u cona
Suarez cuam admittit v SK xac *112. Tecaaqualicatü cla(fis e(t paffia, & patlbilisqualitas
, in cuius deligna- tione maior cft difficultas, qu: m in dua- busprzcedentibus
, (cd relictis alioruas placitis,Doétor q. 36. prdicam. cit. ad. 4: qua(t.
inquit , quódi(ta tertia fpecies cootlituitur per. comparationem quali» tatis
ad (üb:e&tum natum alterari fecun- dum eam velad se(um;cui infert pa(fio-
ncm, (i pramo modo de(tgnetur. hzc fpe» cies , tunc ad cam Ipe&tabunt
difpofirio- nes maicriam przparanics pro. receptios ne formz (abftantial;s, at
ti conftituacoe (ecix!o-modo, quod magis vider ad in- tcatiónem Ai itt.accedere
, tunc difpofis tiones imatcriam plz paràtes ad primam fpeciem redigi debent
quia diximus. ip^ (am conflit per qualitatem , non tanti di(poncatem fubicéótum
ad agendum , vt XOitcr putatur, (cd etiam ad patiendum &
recipiendü,detignanda igitur erit hac tertia (peciesad meniem Aritl- per ordi-
ncm «d (cofum, quatenus ov nis. qualitas buius tpeciei vel paílioneg cffic in
fen Áu wtontionalem , nam color vilum , fa- ' por guttum;fonus audi:um, calor,
& tri» gustaétum,odor olfad'ummoucnr,& at ficiupt, vnde.non ponuntur
qualitates a» €tiuz hic, ai(i in ordine ad actionem im- tcnuonalem , «cl quía
efficitur ex aliqua 5 lcu imtenuonali immutarione ipius fenfüs , vt ribedo ex
verecundia, €1 timore pallor, vcl quia tandem per (e ett paffio afficieos
animam , vt [unt 0me ncs /ffcdus qui appellátur pa (ones aps peus
fentitiui,irayamor,od:uas,&c. hz -n. paffionesad h nc (peciem percent , vt
lign/ficat Arilt. in extus & notat Do- &or quol.13.Cc. vbi etiam (ubdit
; non taniun pafliones appetitus (enliuui , fed etiam inicelle&iui ad hanc
[peciem pof- fc , ac debcreteduci , & quód Arift. hic mentioaem teci
expreísé de patlionibus corp ralibus , & hanc fpeciem defigoa- uit in o;
dine ad (cníum , quia iftz (unt - qualitates -huius (pecie. mamfeitiores »
Hinccollige Poncium hic dip. | 6.0.2. 4-20. 29 nec ad menicm Scoti,oec A-
rif.bené cittinguere qualitates hu:us gcc- ti& fpccicrà qualitaubus pruna,
& d ! ipi pape -- ntc alie Quieft. TIT. Be fpeciebus qualituit edi /699 dz,
qued ilia fom fcnfbilcs sétu externo, Tz autcemnon . Nam in bac ictcia(pecic
Ari(. ponit amorem,& odium;qua nós&t qualitates fepfibiles fenfu
externo , & 10 prima,& fecunda ponit calorem, & frigus (licet fub
diverfa rationc)quz tunt quali- tatcs lenfibiles fenfu externo . 113 Ex quoauté
capite, &.quo ps&o inter fe differant mébra huius combima- tionis,ait
Doé&tor 2.d. 13.9.vn.$ De feci do per paffibilé qualitatem intelligi »jsà
qualitatem fenfibilem, per paffionévció inteliigi fpeciem, fcu intentionem
ipáus qualitatis fenfibilis; qz expofitio , c(to vera fit , non tamen omninó ad
mentem Aci ft. ipfe namq; per paffibilem qualita- tem iniclligit Ham , qua
firmiter, & di fubie&o inbaret , (cu qua in fübic&to fe habct jer
modum permanenti , vt ruber prouen:cos ex ngturali complexr'onc, per | veró
illamyquae de facili tran» it , vt rubor idem cx. verecundia proces 'dens ,' ex
Quo conflat membra combina- tionis huiusron nifr accidentalitec dif. fcri e;
cum quia Aríftipte (rgnificat pat- 'fiorem in. paffibilem qualitatem. (ofie tiarfi
ey fi cx alquoace denti , aut alio medo im fubicéo perícueranter n anest; 'tü
qu'a vbi eft idem formalis cfleótus in fpecies ncn potlunt diueríge caulas 10
fpe- Cic aflignari , quod imsx:imé verü cft de "qualitatibus , nam qua
eundem ctfcétum ds alcai vatz iom caufare , cedé Ipecie qual tates (unt, fcd
calicer fe babent pal- fio , acpatfibiiis:ualiras ,rubedo .n. & ! mnt. 6ué
did permanesni:fiué citó cà fcant, zqualiter habcnr rubeum quid , vcl pallium
efficere, ac aenominare pro ié- €, quo fubicéto inbzrent , nimirü vel n effe
quieto , & permancnter,, vclin fie- ri, & tranícunter, qua de caufa ait
Arilt, verecündum potius dici debere ciubuii- 'fe;quà rubcum «cflcctum efie.
Neq, huic 'obitat, g denr aliqua qualitates ex. va- tura fua pcricucranies im
fobicáis , à aliz fuapte n.tura iranlcunic$,vt lun.en& o- nus in acre,
&cxbcccapiteábinuicedifferreetsetialicer,Sicut.n.inprimalpecieAritt.nonfümitbabr.amyaif,c(iueneproqualicatibusexnaturaiuamob;libus,«climmobiliousàiubicào;ted.proniafcuéproqualitatequomodocunq;mobili,vcl1n4mobikinfabicétoyitaInhzctertia(pcciepecpa(lionen,&pallib4cqualitatemintelíigicfenübilesqualitatesquacunq;citioncmcbiles,vcliemob:Icsà(übicéto,vtconítatexexemplis
ab iplo Atift. allacis 114. Quatta claffiseft forma, & fizu- fa,vbi per
formá nÓ intelligit cuid ab 1p- fa gura diftinctum, vcl bi quid dittinG
intell:git, hoc nequit eife ; niti accidenta.- liter diltinGum pet aliquod
nempé acci- d€s fieurz lupersdditum,q) figuram ipsa Rer arch vel deforme $ er
Bert. inquit figutam d:c?, qux afficit quantita- tem;,& forman dici
pulchrirudincm , vel deformits tem ; quem dicendi modü Suas rez amplcétitor
explicans. pulchritudi- ncm per concemitaatiam colorum ; vel erunt
accidentaliter di füin&ta ex diucrfi- tatc fubic&lorum, vt figura d:catur
in ar- tificialibus.forma in naturalibus, vcl figu ra. tribuatur
rebusinanimatir, forma aní matis iuxtà varios dicendi modosExpo- fivorom de
hacic.. Hoc vnam nobis (uf- ficia, 9 cmnes diftingoentes formam à figura,nó
nifi accidencaliter dift inguüt , vno excepto Auer(a, qui q. 20.[c&t.4. tot
qualitates ad harc fpeciem reducit fub membro forma , vt necctlarió agnofcere
debeat inier. ea diftin&tioné efkcntialein, ad fot mam fiquidem reducit
omnes quas litaies ncn opcrattuas, & non fenlibiles , & nominatimaétus
omncs v cales séfuü extcinorum;,qp fané on;ninó nouitaté fae pit abiq; vllo
jiocíus fü4dau;étoscü actus omncs vitulcs, tam exicini, d. ntecni ad primam ,
vel tertiam fpecicmcómod;us tcduci | offiat, vt dicciius ait. le. Cótinunur
autem bac quarta (pecieg qualitatis cx ordinc quem dicunt adipuie €cm , &
ctiam ii ordine ad locui partes ciuídeu corporis figura. n. di. jut modus sra
afficiens, quatenus x erio moe o tcrminatam , vade alia eis figura Cir»
cularis, alia angularis j quia (91065 hu us inuicem corparata alio i: odo c
babent fiualiter,q partes:llius; binc dicebamus 1. p» Inft. cum Oibel, poiic in
1€ figurata tria conbideratis ipfam 4; «m Baucoa.as yt lignum, 2« quanit«teun
€;u5 I ,vel uc 2 Sls Ne "TS TR "€16 3. tandem ipfammet terminatione,
vcl di- fpotitonem quantitatis, wt cft rectitudo, €oruiias,criangularo , &
hec eft, qc di- &ilolet forma, & f'gura hanc ;uattà (pe- /&tem cont
tiucas; Hnc ce&té ibrieus de- ducebamus cum Do&ore 4.d. 1.9.1.5. &
d. 12.4.4. 1. qualitatcs hu us quare (pe- €ici non cífe proprie
aualitatcs3;quod ét hic adnotant Tatar. Mayr. & alij Scoti- ftz cit.quia
pot us quid relacinü dicunt, figura .n. vltrà quantitatem ( ait
Doctorcit.)nondicit,nifirelationemtermino.Tumir.c'udcntiumpartesadfeinuicé;dicuntorramenqualitates,quia
habent mo- dum dcnominandi, vel przdicandi qua- - Jitatis, quitenus modo quodam
abfoluio puedicantor.non in nuante ordinem ad aliud,co.n. ipfo , gpiliquid
dicitur. fimi- Je,z quale, diucrium; &c. illico infinua- tur ordo ad ;liud
, «t dum aliquid dicitur rectum curaum,triangulatum, nullus cec 1e exprimitur
ordo ad aliud , qua. etiam de cala (an t;s , & zgriiudo , deformi- -£2a5,
& pulchritudó qualitates dicuntur ; quia neinpé modum przdicandi , &
de- nominandi: qualitatis habent, cum tamcn in (c cclationem y yz relationes
inpor- tent ,vc notat De&or quol. 1 8.T. 11$ Figura igitur proprié pertinct
ad rzdicamcatci Sus, vt hic aduertit Tat. iem tomé intelligendum eft dc figura
po- fuiué accepta ; quia fi priuatiué umatur , non dicit , nifi terminationem
quandam Amrinfccam magnitudinis, que ml. pofi- tiuum addit vltia illam: (cd
priuauoncm folum vlterioris exrentionis ,.quo.(en- * fü dc figura locutus.
videtur Auctor. (cx ] princip. dum ait, quod artifex facic figu- k ^
süincifionis nil addendo ; (cd pouus ic- P -moucndo , & in hoc feníu figura
non .di- * ftinguitur realiter à rc figataca,nec ab ea fcp»taripotefl, nec cft
in alio pradicam. - ab ca,ita notauit Tromb.7. Met. q.3. ad Jsprin. Sed adhuc
.de figura ponti. é ac : "wr -i Sagem ditlmguere, «uod yna cít f intrinícca
, q«a. funda in pofitione de * genere quanutais, & im ordine , qué ier-
dunt jnu;cem partcs intoto , alia. cxirine *feca , qua fundatur in pofitionc de
gc ne- ae lius, ia orduic, quem inuicem Ira. ho e "Difp, VII. De
Pradicamentis in panic. terminatam linealiter, vel fuper ficialiter:: gant
partesin loco,quz diftin&io tradi — V" -4 torà Tatar.z.Ehyf;q.1 dub.3.
& colig: - tur ex Scoto 4.d.10.). 1.6. Dico ergo, vhi. * vult corpus
Chr'ftiin Sacramento ,1-ét.— caieac figura fecundi genenss , idh ic ta-. - mcn
illam priorem retinercs4 »itenus c put non efl immediaié vnica cum pedes fed
mediantibas alijs partibus ;qur ordo parcium ;n toto videtar vcigque aliquam fi
guram conftituere , cum ergo. d.cimus figuram proprié. pertinere ad prz dicam.
Sius,lermo praefertim ett de figura pofi- tiua extrinfeca: hanc eandem
dittindtioné fgure hic etiam Recétores agaofcunt , mutatis tamen: terminis , nam ; gurà ex«
trinfecam vocant marhciaàaricam, tein ufecam veró appellant phyticam. Sed Di».
ces, Aritt, poft4uam poluit figurauá fi hac fpecie,remouet ftam deo(um,rarü, —
afperü ,& lene; vtpote pertinentia ad ge- nus (itus,fignum cuidens fizuram
de mé- -te Arilt.ad litum non fpe&tare; tum qu'a. - domus in vacuo figuram
retineret, vb. ui nullus adeffet locus , fcu fuperficies E biens.
Refp.Mavr.paffu 42. potius dirit- fe rarum ,& deníum ad jtgdicam. fitus -
fpe&are, quàm se&um , & curumm, quia. «- illa magis
cxpriimunt.& praeferunt pot. tiones de generc fitus,qua i(ta,vt fere ip. fa
nomina oftendunt , vnde figurze magis fi gnificantur per age mea cu mus veró in
vacuo; vel haberet folam fi- gutam jnrrinfecam , vel e tam exrriníe- .cam in
ordine ad [patium imaginar um ; vidcatur Tar.loc. cit.przfíctcm 1. Phyf. 116 Quaics,an figura (it modus fo- lius
quantitatis , vel an ctiam connaeniat alijs-tebus inaterialibus? 1 homitlz ne»
gantes in fubftaotia, & abjs rebus mate- tialibus pluralitatem partium,
& omnem. . proríus | excenfionem. anreccdenter. ad. — quantitate. ,
confcquenrer dicunt figu- rà cifeioodü folasquantitatis. Scoc tta: vccÓ,qui
plaralitate'n partum ,acetiam.——— otdincun earum ad. nuicem agnofcuot ia
fubilantia materiali aateccdérer ad quas —— Aateq.aliquam «quoque er
&isuram coa» * cedere ienentu: , alum inirinlccam, cx «ocnim
inquaecratercía)at figurass, ——— quia partcs quantitatis fünr exten(e , ore
dina, & proprijs teziniais terminar y -
cx1ex:LInwCNENCSv2eXtonamquedefiniturfiguraqualitasyvelrelatiorefültapseXterminatione,»partiumquantitatis,ergohetiamparteslabftantiz:materialis,cuiuslibetalteriusaccidentismaterialishabentquantitatefecla(aordinationem,extenfionem,&teriminacionempropriamyplanéexillisiliquateíultabitfigura,&Gcnobifctmdefendic.
Blanc. difp. 12. fedt. 9. & tenet Amic. q. f. dub. 4.19. vlterius
fubftantia marcriali tribuit. etiam citrá quahtitatem figaram cxcrinfecam ,
quia etia nobrfcum concedit effe capacem rhodi fitus citrà uantrtatem j quare
coa- cludit figuram , quocumque modo fuma» tur;conuenire cuicunque rei
mátcriali , & don foli quantitati , Verum quia com- mufiitet dicitar figara
modus quantita- tís,imo inter affe&iones eius cónumera- tuc, vt vidimus q.
przced. dicendum eft , quod licéc figura iricrinifeca poffit, & de- bcat
cuicírque rei materiali conuenire ob tationem allatà pro Scotittis; figura came
exttinfeca poni debet modas quantitatis propfius, & racio eft quia licet
(ubftátia materialis poffit effe in loco diuiüibili- tet (eclu(aqnan:itate ,
atque ideo funda- re in (üis partibus pofitionem de gencre. fitüsadliuc tamen
partes illa: poffunt 1n- uicem rararaliter pererratí yat fi zuratio exirin(écz,
& fitualis impenetrauionem: | uya ncceffarió poftulat, & in ea fun.
aur, faa .n. tali penetratione coufar- duntur, & cotmi(centur partes
innicem juanium ad locum;atque ideó figura /li - (uat '& cxtriníeca
cuane(cit folaiatrin- feca cemanente,quia ex commixtione | 5» & contu(ione
partiü in loco non deftrui tur ordo earum inter (e; at vbi et quan- titas, ibi
necetlarló reperitur impeactra- tiopartium , nec naturaliter poteít oppo- fina
euenire, atque ideo tacurali necef- fitate ad ipíam quantitatem fequicur fi-
güta extrinfcca ; qua nece(fitate not fe- quituf ad altas res materiales ;
rationa- bilitet ergo dicemus figuram extrinfe- cam «iE propram quant;tatis
cali mo- do,vt do cetens rebus mate- rialibus cóGueire nequeat » | 2o anis ou s
- "ac "» jJ " "UE e Quaft: LIT. De fpeciebus qualitatis.
eAp)1T-— 1T ARTICVLVS HL: "An prafata diuifío fit fuffciens ,cr ve- ré
generis in fpecies - n7 Voad primà& quaiti parté licet dicere poffemus nom
enumetaf fehic Arif: adamuffim omncs qtüalitatis fpecics,fed magis famofas, vt
ait Do&or .36.cit przdicam.in refol.q.6.qy amni - feíté infinuauit
Arift.ipfe,dum pott ex« plicarioné quartz (pecierait, C7 fortaf- $ V pirteae
alg apparét qualitatis modi , fed qui maxim dicuntur, [un: bistacaen quía
aliquatenus ampliando fpecies ab iplo afgnatas commodé omnes qualitas tes
reducuntat ad illas , diuifio prafata $ vclut idonca,& fufficiens eft
amplccten: da;ltoc autem probibimus , non quidem inquirendo fufficientiam
sliquaim, quas oftendatur neceffitas illius quatctoarij numcri , vt faciunt
quamplares , cum.n. illa diuifto non tit omnino exacta, & ab- foluta,nulla
talis affigaari potc(t, fed re«- cenfendo qualicates omnes, que aliquam
difficulratem videntur ingerere, & often- 6cndo omnts poffe aliquo modo
redu- ci ad vnam, vel alteram illarum fpecieci, - la prins afferri folet
dubitatio de pul« chritudine , ac deformitate, z2citudi ac fanitate,quz non
videntur reduci pof* fe ad aliquam illatitm quaraot (pecierü $ &
(i-dicatarad 4«educi, vt innait Do&. cit.quol. 18. Loppoaitur (t atim,q
quali« tates quati. fpeciei non füfcipiuat ma- gis, & minus, bene ramen
pulchram, :& deforme, zzgrum,& fanum, Varíasad hoc folutionesaffert
Amic.tra& 16.3. 5;art« 1,breuiter tamen dicendum eft illanon - cífe
iimplices catitates , fed aggregatazas potius ex dider(is , vt bene bic Burleus
adno:auit ,& tenent Fonfec:Suar.& alij y pulchritudo .n. eft quid
aggregatum ex colore , & debita eiembroram propor« - tione,zritudo, &
fanitas ex debita, vel: indebita humorum temperie, eotamen.a fenfu, quo dicuntur
quilitates, reduci de- bent ad 4.(pcciem jvc docec Doctor loc. étr, &
q.illa 36. prope finem, vbi ét füb« dit n0n negaiic Arift. ab omnibus«quali-
tatibus quaru (pecici faicipere magis , & minus, (ed a quibuídam -— me
athe. 612 Mathematicis ; poffant ctiam pertinere ad pr. mam fpeciem , vel
fecundam fani- ta5,& xc gritudo ,quarenus valide vel de- biliter di(ponunt
ad opera exerccada , zum in hoc fení(u Arift. ca rcceafuit ia. prima
fpccie,& ctiam in fccunda , iuxtà quod (alubritas , & infalubcitas fünt
ia- matz, vel acquifitar . 118 Sccüdo dubitatar de a&tibus intel
Ic&us,& volütatis,cü.n. huiu(inodi a&us. mon int opcratiui, vcl
caufatiui y fed. po- ziustermini actionum. potentiarum illa- rum,vt fusé probat
Doctor qol. 1 3. hac rationc nor vidcntur poffe reduci ad pri- mam, vel.
fecundam fpcciem,in quib.col- locari folent qualitates aliquam a&iui- tatcm
habentes ; ad tertiam licàc reduci : ac iret fenfitiui » non tamcn intel-
&iui,. quiere (pirituales. funt , genus autem tertz fpeciei eftqualicas
fenfibi- Ls,ad-quariam tandem coní(tat non. pof- fc rcduci Variasquoque
foludioncsre- fertad hoc Amic. cit. fed breuiter cum: Scor.quok 13. € c.
ducendum pofle com- modé reducradprimam, vel tertiam fpe- cicm, poffunt ad
primam-redaci fub di. fpatitione, licét .n- per ipfosnihil caufa- n poffit vt
per a&ionem prod.étiuam y ora ipfi non funt a& iones. productiuz d
terarni potius tal.um a&ionum;pof" funt es velat APYSax Quo y &
ra- topr endialiquid caufareynempe, » babita , hoc mem dicimus habitum. , nr
fcequétatie actibus, vt.cx rationi : prodecendi, vt notat Do&or 1.d.3- s. m
fine , pollunt etiam. commodius iuc reduci ad terram fpeciem fub. pat-
fdionc,vt diximus 1.p. Foft/i pracisé con- Aüdereniur , vt termintoperati per
actio- Rcs intellc&tiuas , & cune negandum cít qualitatem (cnfibilem
etfe adequatum genus illius verti a fpeciei, Aritt.veró de MNsraptum mentionem
feci(le velut ma- t fcftioribus ; quomodo autem intclli- gendus (ie Arift. dum
ro. Ethic. e. 5. nc- gat operationes virtutis e(le qualitates , explicat bene
Doctorloc.cit- ^ 319 Demücf di&ficulas dc qualitatib, fupernaturalibust
fant fides, (pos, cha- ; ditas , lumen gloriz ,charaéter ; qui por .
&juzdam Sacragienta impriwigut, dc pà Difs. VH. De Pradicameniris partic;
.. —À non videtur ad qaam iftarü. fpecierü re* duci debcát; imà nec videntur
pofle fub hoc przdicameoto reponi (i n. ex Ari(- 10. Met.tex.vlt.corruptibile
, & incorru« pribile differunt genere , tanro magis nas turalc, &
(upernaturale. Reip. Dot. 4.d. 6-q. 19. M. etia qualitates (upecnaturales |
oiao debere in hoc przdicamento repo- ni , quia illis veré conuenit ratio generica.
qualitatis neq; [apernaturalitas poc. eas. extrahere ab hoc prz dicam. , quia
natu- ralitas,& (upernaturalitas nó fant condi- tionés,nili per cóparationc
ad agens , ta- lis aüt cópatatio nó variat aliquid quan- tum ad effein generc,
quia responitur. in genere sr fuà propria quidditaté formae I&circüícripta
relatione ad.agens, dictum: veró Plulofophi explicat de genere phy- fico, vc
diximus q. 1. huius di(p. ar. 1. [A quidem qualitatü fapernaturalium maxi ma
pacs pertinent ad primamfpceciea, & xaeleriimenamerarz concinentur fab ha:
Le éode fides (pes, charitas, vocatur ha. , bitus theologici,ac ét ipfumlumen
glorie habitus-dici (olet ;Soliveftaliquadifficule — tas de Ci esAueríaloc.cit. reducit — ad 4.
Ípecié , quatenus eft figura quedam: fpiritualisanimá contingens , &
Chri(to cóGigurans,fed hoc reijcit Do&-ibid. ga nihil collocatur in gencre
per proprieta tes i ifta chacadte- cit i ris in anima , alioquin X ps-effet *
um gencre fü iae Edad tup petra,& fi
&tpofletípecicsintelligibilisinh«c(peciereponi,quiaconfizuratanimàiplrobiedocognito;AitergoDodhicharaéterponaturformaab(olutue(dehoc.n.eftihiproblemmicus)poteinfccüda(pecieFeponi,ariadoeNtentiaqnfupernaturalis;ve|mcliusinprimafubbabiru,quiaeftdedifficilémobilis»&cítaliquodododifpoürioradbeneagendum,falcimremota,&im»píedavtdeclaratfublit.P.eté&aliquomópraeuiadifpofitioinajaadgraciamigerónereceptiuiettformapriorfincquanórecipereturformapofteriorcxpactodiuino,obhzcigiturmuneraoptiméreduci.arimcna(pecié.»20Circaalteráquartiparce,ettfctéMMd2T"c6isopini»9MÀQuafi.LLL.dnhatdiifiofàfufetens,eer...61518generisinfpecies»itapa(fimThomifiz.Scousaütq.illa36.predicam.quáuis$.4domne:iflasmodumdoceatdefendendihanccommunemopin.;abíolutétaméinprzcedétbusdocet,ficut
i& in 4. loc. cit, N.nó effe reuera diuitionem gencrisin (jecies per
differentias, fed po tius per quofdam modos diuerfos,qui ei- dcm pror(us
qualitati cépetere potlunt , atquc ideó fentit effe porius diui(ionem
fübie&i io accidentia , & hecett cois o- 'pinio Scotift. in hoc
predicam. Tarar. o.de Mag. Otbcl. Rocc.
Ant. And .Ma- it. palT. 4 2. Fabri 5. Met.dilp. 16. Zerb.ib. q.1 $.&
aliorum in 4. d.6.q. 10. probatur aüt tü Arift.au&oritare;qui xradita qua-
litatis diuifione in has 4. combimationes, inquit jillos efle diuerfos modos
qualita. tis; tümrónc , quia nequit res vnius fpe- €ici cifential: ter tran(ire
ad aliam fpecie, fcc fimul fub pluribus fpeciebus effen- zialiter cóciaeri at
eadem qualitas ad pla rcs qualitatis clatles attinet , quia calor in aqua
pertinet ad primi (pecié;in igne ad (ccundam,vt virtus naturalis cius , in-
quantam caufat paffionéin. fenfu actus , pertinet ad rertiam, e alli funt
diuerfi modi accidentalis qua differentia eifenciales, & Faber ait: hanc
fuifle opinionem anciquorum interpres: tum Autfor.& przfecim Albert, ^-^
Refp. Thomiflz concedédo eidé 'qua-- litati cQucnire potle oés rationes forma-
les fpecicrum illarum, negant tn inde fe- qui,quod fpecics cfentialiter
diucr(as nó conitituát;quia bené potet cadé res ma- tcrialiter ptincre ad
diuetías fpecies fub. diucriis ronibus formalibus,quas habet , imó ad diuerfa
przdicamenta, vt conttat dc a&ione,& pà (fione, quz cum fit eadé
entitas realis motus , eflicruat ti diuería predicamentà pp rationes tormales
di- ner(as.Hac «à cctpófio explofa eft difp. ptzced.q.2. vbi oftendimus reale
diftin- Gionem pradicamcatorum, qdz do&ri- -. icdaderuie pinu fi ice diui-
o podatur gencris in fpecies plane jftz fpecies poni deben realiter dittingta,
& non táptum formaliter fcu róne; Ec quj- de incapibileeit;'qüo cadem
cniütas. ca. "oris poffit ede die is [pecicbus c(sé- -" a itus,
nonautem: ualiter, cum vnaresnonnifi (üb vai fpe- cic eílentiali contineri
queat ; Nec iuuat &iccre boc eucnire beneficio diaerfarum Formalitatum;hoc
.n. elt,gp im pugnatur, non pole candem tem fub eodé generc €on titu: fimul
& femel (ub diuertis f[pe- cicbus cí(lentialiter. 4 quia vnius entitatis
ynà tantü eít. etfentalis conttirutio fab €odé gencre,& oppolitüafferere
eft ma- nifettus error ia Metaph.nó ergo pt ea- dé res cfle (ub
dincríisipecieb. nifiacci- .dentaliteriuxta diuer(as formaliates illi
&ontingentcs,quod fi ira intelligant T miítz iam à nobis non diffentiunr.
121 Suarez proinde d. 42. Mer.fec. 4. poftquam & ipfereiecir alla.à
Thomift. folationem,refpoadet re vera vnam rem pon nili in vna fpecie
effeatiali conítitui poífe, adhuc ramen pofle ín al;js coniti- tui
accidenraliter,& fic ia propolito vna qualitas erit in. vna tantum illaram
fpes cierü eflentialiter , poterit tf effc in alijs accidentaliter jf illi
cótingat fecundarió , & pcr accidenseszercere muacta aliarum fpecierum; Et
fic ét refpódéj lkecétiores Thomiftz fatentes illà vererum Thomi« ftatem
do&trini e(Te proríus erroneá. in Metapb.
vndeIo.deS.Th.q.18.ar.2.aitnullamqualitatemeffe,nifiinvnacantáfpeciecífentiali,fedaccidentaliterpoffeelfeinalia,quznáaucemfitformalitagyqueilliaffercfpeciemeffencialé,&quiaccidente,aitidiudicandüe(Te,velexeffe&ibusqualitatigpuca(ivideamussePSvnàformaliratéinueniriinvnaquaitate,vtincaloreeffecerminüalteratiosnis,aliánonfemper
, hatc fecupda (pecie accidentalem prebcbir;vel ex peincipijss À quibus
caufatur qualitas; (i videlicet ex illis ord matur ad a&ionc, vel
patlionem, conuenieotià vel dif conuenientiam natu ra , &c.tüpc «m. id eric
Mine Y Won vcró inquit, tas cl! per fe ordin ta ad tri EDU S yeiesieni e
[ubttans tig f, velillam Verücens ia fei vcl in ordine ad operation£ , non
otdinar: auc & ad duos effe&tus tribu&dos aque primó.y Ícd ad vnü
tantam ;, & non niu (ccundas rió, & concomnantec ad alcetam ,, acque
idcó ex cffc&u primario attendcadü cí - fc tpeciem eflentialea) qualitas ,
& ex AES 614 , &cundarió. accidentalem . Sed licét tota hzc do&rina
admitti poffit,tà (i bene ponderemus fotmalita- tes ; quz ponantur con(tituere.
quatuor affignatas fpccies , videbimus , & qué sépericontra Io.de S. Th.
& equé primó contra Suarez eidem qualitau conueni- re poffc,& fi hoc
nóinuenitur in omnib. qualitatibus inueniri tamé pót in aliqui- bus, erit
fufficiens inditiü has non cfle differentias cffentiales; qp aüt hoc ita fity
probatur eodem exemplo caloris, illi.n. femper conuenit effe immutatiuü fenfus
ta&us cffe principiü naturale calcfacien- di, & male, vcl bene
difponere fubic&tü, fi fitin aqua, veligne,ergo erit zqué pri- mo in
omnibus iilis tribus fpecicbus , ac effentialiter, fic ctiam per fe, & zqué
pri tó ordinatur calor ad calcfaciendum,& immutandü (enfüm ta&us , vcl
faltim ad bunc effc&ü non ordinatur per accidés ; ergo erit cflentialiter
in fecüda, & tertia fpecie ; item licét accidat calori e(le inia aqua,tam
fiue fit in aqua,fiue in ignes qué per fe ,& jjrimó ordinatur ad calcfa-
Ciendd, ergo ex hoc capite faltim cílen- sialiter erit in prima , & fccunda
fpecie , prarfiat ergo dicere formahitates, qua po nuntur illas cla(ies qualita
conftituere, efie potius diuctfos modos accidentales , quàm vetas, ac pec fe
differentias , atque ita przfatam diuifioné cfe potius (übie- &i m
accidentia,quàá generis in [pécies; qui veró vellet oppofitum tueri vtatur
via,uàm docct Do6.loc.cit. qux plane mclior c(t illa,qua|procedunt Thomifta.
121 Sed dices, o€srenétur admurrere przdicanié ü qualitatis, boc cft, g, hic
affiguatur ab Arift, at pradicaméum cft cootdinatio ex (iipremo genere , &
(uüb- ordiaatis (peciebus, ergo-cü genus huius po ab Aiift. per ha um,&
potentii, & ilé qualitate, & figuram,veré hzc eiit. fpecies illius.
Accedit, [quód qualitas cffentialiter prz- dicatur dc habiti dc natural:
potentia, & de paffione , & non nifi vx fuperius de eriori, ergo vere
funt fpecies, , Refp. neg. confeq. nam in affignan- disfpeciebus pradicam. in
Logica (atis 1s cáftat Aritt , (curi (uiffc cómunem lo. Difp.
VII. De Predicamentisin partie; - , » quédi modum tunc temporisyid patet ia
przdicam. quantitatis ex quztt. prac. &c ét in hoc przdicam. przíertim
quoad 4.. fpecié quz certé nonnifi sf dici fpe&at ad hoc prz dicam.mirü
ergo etle non de- bet (i genuinas (pecies nó affi gnauit ,nec genus diuilit per
proprias differentias . Ad Conf. neg.confeg. nà animal ris, & tamé nó funt
(pecies animalis; Vcl melius ad vttüg; dicatur,re vera Arif.al i quas veras
fpeeics a(fignaffe hu:us genc- ristales .n. vtique funt babitus , & natu-
ralis potétiay& pa ffibilis qualitas (ed nó aflignaffe veras , ac proprias
differentias huius generis diuiliuas ; & illarü fpecie- rum conftitutiuas,
(ed potius nodos ac- cidentalcs eidé fpecici conuenire valen- tes,& inhoc
fenfu dicimus veras fpecies nó alli gna(Te ; alia quz dam Icuiorismo« menti
cócra hoc obijcit Suarez cit. quz foluuntur ex dictis vel tj libet, foluta vi-
deri poflunt apud Fabr. cit. —. 115 hogas,qüo ergo vt efict diuo emi,
infpecies? Refp, Mair.pa(l.42.qnem fequitur Amc.hic q. vlt. debere diuidi ,
ficuc (ubítanua diui- debatur in ípiritnalem,& corporaie, cor» poralis in
fenfibilem, & infenübilé , (cn« fibilis in vifibilem,& ipuilibilem , vitibi-
lis vt color in difgregatiuum ,& congre- atiud, vt unt allcdo,&
nigredo, & hzc in fua indiuidua, Dices,quo hz poffunt cíie diffcrentiz
qualitatis, li funt fübftan tiz cum diuerforum genetü diuer(e fint diffcrentiz
ex regula aoteprzdic. Refp. Mair.g c le, & fpirizuale dicuntur dc
qualitgribus fecudü analogiam ad fub- ftantiam, non auté yniuocé, & idcó
non funt cz dem differ&iz quidditatiue ; vult dicere, gy licet ezdem
videantur diffcr&- tiz,re ramen vera non (untezdem , quia circumfcribunt
nobis differentias penitus diucrías,quia aia cft e(fentia fubftantig, alia
qual;tatis, vt notauimus dilp . prec. q.vlt.io vniüer(um dc omnibus illis gene
ribus, quae per tur diuidi -5 vide Mair. loc. cit, vbi circa hoc alias mouct di
flicultates yifu dignas; Nemo autcm miretur, fi brevibus huius — — pradicaméu
ftiuéturam expedimus, c. — " tanen | T. * de Pee . tro,& Paulo
predicatur per modü genc- deberet diuidi , easdem differentias viden-, e LA — T
4 : » « b." Éuofl IIT. "De pooprietatib. qualtate &Aj.IT..— 6x
tamen eius amplitudo fit maxima, & eius cognitio cuià magis neceffaria, quà
alio- rum,quia non tancum confert ad natura. Iem philofophiam;(ed ét ad moralé
, nec non ad Theologiam ipfam; id namq; fe- cimus;quia (pecierum eius exacta
cogni- tio pendet ex peculiaribus (cientijs;prz- fertim vcró ex lib.de Anim. de
gener. & corrup.ag etiá ex Morali , vnde coníulto hic dimittimus
multiplicem diuitionem qualitatü, & pra'ertim habituum intcl-
lc&us,& voluntatis, quam hic inferunt quamplures , huiufmodi .n
diuifiones cómodius tradentur fingulz in (uis locis, ARTICVLVS IV.
MAffetliones, D attributa qualitatis de- clarantur. 114 yjRima
qualitatisaffe&io eft ha- D bere cótrariü, illique cóuenit tá in concreto
quá in abftra&tostrigidum.n. contrariatur calido, & frigiditas calidi-
tati, albam nigro , & albedo nigredini 5 Cum autemconrrarietas ponitur
qualita- tis aff-&tio , rion
(umiturintotorigore;quiainhocfenfüprimisduntaxatconuenitqualitatibus,qua:abeodemfubiectofeinuicépellunta&tionepropria,fedabfolotéfumiturprorepugnantiaduarumformarummagisinterfepugnantiü,quá«umtertio,&abcodemcóifobicCrofeformaliterexpellentiü,fineidfiata&tioncpropria,fiuea&tionealteríus,aliojuiniuftitia,&iniuttitia,albedo,&nigredo€onirarianombenedicerentur,eumnonfcexpellantàfubicéteadtioncpropria;fcdfoluma&ione(uarumcaufarü,quodbenehicadnotauitTatar.$.Quartofeiédum.Nequedicascontrarietatefiefümpramnonpoflediciqualitatisaffectioncm;quiacópctitétformisfubftancialibus,quzformaliterabcodemfübieétofepelluntinuicemabf.;;a&ionepropria.Hocn.atiumpiumeftprorfusfalfum,vtdiximusq.7.huius[difp.ar:.v1t.nàformafubftantialisabiolutéloqueudononexcluditdeterminatamformamà
fübic- - €&o,nec magis hác, quàm illam. (qua de- terminata rcpüguantia ad
veram contra- dieatemexigkur, qua cit qualitaus af- fcio ,vt dicemus difj.9. q.
1.att. 1.) fed aque excludit omnem difparatà , & cam quacü.jue éodem modo
incompo flibilis cft, & idcó contrarietas (ümpta pro hae determinata
repugnantia imer duas for» mas circa idé (ubiectum propria eft qua. litati ;
& illi foli conaenit, licét .n. tribui folcat etiam actioni ,& paílioni
, id toc fit ratione qualitatum contrariarum , ad quas terminantur, lic etiam
dicirur re- lationibus conuenire,vt poftea dicemus. 12 $ Sed dubiücfl;an in hoc
séíu có- petat omni (0à in primo feníu certü c& folis primis quataor qualitatibus
conue- nirc) Arift. negatiné refpondet , quia in coloribus medijs talis &
contrarietas nà reperitur,non.n. pallidum viridicontra- riatur: Nihilominus
hecaffe&io ita vs intclligi,vt competat omni qualitati,fi ly ómui
diflribuit pto secius finznlo- rumyinuen ti .n. potett hzc contrarietas in
prima fpecie. mter plurimos hab:tus 5 & di[potitiones inueniri potcft in
fecua- da,famendo prafettim naturakm im ténà pro pofitiua incptitudine ad aliqu
actionem , fic in oculo qualitas facilitans.. "vfum potentiz vifiug
contratia crit hue mori moxio illum pofitiué impedientisdc tertia nemo dabitat;
demum prout quar- ta fpceics fpe&at ad hoc pradicamentü ;, ét inca potett
affisnari contrarietas alie uainiet fanitaté, & e sritud.oé, formo»
fitatem, & dcformitatem, quo fenía di-. cebat D. Aug.in Ench. c. 17. nullus
ci- bus, aut potus fimul dukis eft ,.& amae- rus , nullum corpus fiiul vbi
album , ibi & mgrum , nutlá (imal vbi deforme , ibi formofüro : Imó
céinegauit coleres mc- d:os habere contrarietatem , iatelligit n& haberc
talem , qualis cft inter extremos alioqui ex maioti , vcl minori extremo rum
participatione bene potcft medius €olor cxuiemo comtrariati , fic viride die
citur albo contrariari ,inquascum inclu- dit aliquid nigredims , id; celligiur
ex Arift. 5. -hyf. c. 1- itaque medij colores non rationc (ui , fcd ratione
extremorü qua formaliter, vel verius vitaliter có- tinent bonc proprietate
pactieiparc pof- ; circa quam noncit ampliusimmo- yandum ; 9a cius períccta
intelligenuia ya» * ] ! | » . .* o9 92" &16.— Difg.VII. De
Tradicamentis,im parti. ] TUR dez ndet e& dicendis infra difp. 9. cit. q-
1« eretur magis , vel 1 calot ,'alioqui ^s 1. de oppolitionc contraria y ibi
náq» dere ipfa non eff ambigendilocus veré — €x profetto hanc oppofirionem ex
plica -.n. ip(a forrha,qua cft ix fübie&o , (u(ci- bin us,contrariorumq.
definitionem , & | pitmagi & minus ; & idco vnum calidi
dpcriemus,qualis,& quanta fit difüiantia, dicitor magis calidum alio , quia
habet. quz dici folet inter contraria veríari.; infe mags intenfum calorem y
imó t in hoc folutti cft bicaduertendum, qualitas ab (Erato folerbus dicere
magis, vel mi» tcs quasdá vtigs nullü habere cótrarioms mus incéfam
caliditatemsitavt magis , ve pam ncc lutné,nec fpecies feníibiles , nec minuscadatíüpra
lantudinem: graduum ——— intclligibilescontrarium aliquod habents indiidualium ,
nonautemimnediatefü — — atque idc diimus poflc. dici hamc pro- pta quidditaié
imabílra&ofigmificatamy — prietatem competere omni qualitati filY qua imi
indiüifibili confiftit.IKeCté igitur — — otmhi dil ribuat pro gcnerib.
(ingulorumy ar. 1. huius qu&fi.eficntiam qualitatis eX» non autem pro
degils gencrüme | — plicabatnus per. liabete partes ititenio; 126
Sccüdaqualitatisaffcótio eft,fu- — ni$;tum quia per hoc euidétet diftngui- fcipere
magis, & minusfenintédi &te-— tar quátisate' cuiusefkmntiaexplicatur —
sini, vna.n.qualitascft imrenlioralit.s, — per habere parte$extentionis ;tum
quia — — vynàm calidum magis calidum alio , «ma hec proptietas cft ita
qualitaci p ipe pe habct plares gradus caloris, quà ilud,& vt nallo
fenfualijscóuemrepoflio mf p — — idé;ndiucerlotéporemodo magis modÓ — ipfam ,
& nulla poffit qualitas aí ly irizascalidum;& hec proprietasefle ni» —
qué ipfam rion participet; gi.n-aiü: Tho inicüm intenbbilé ; & remiffibilé
fecun- mitasiatclle&um,& rola gus. dom gradus indiuiduales lora a. eft
ita — itatcs, nec tamcn magis , & min M qualitatiadzquata, vcillifoli
competat, — perc,eft proríus fal(um, quia vcinlb. de. — & onini &
(caper; illi quidem folicope- — Amim.dicemus cx Scoto 1« d.16.q. Wü. - iit,
quia érfi relatioties aliqua» ité actio y fant potentia: cum ipfa ania, (ubl
& pellioymagis, & minus fufciperc dicane realiter idem,don autem
qualitates deie7— tar, hoc planécisconuctit depcndenter cumda fpeciesyt ipfi,opinantut e. à
qualitate, fuper qua fondantur illt r7 —. 127 Vltima affe io, qu£ er qualitatt
lanoncs, & ad quam terminatur inrdü jn quarto dodo euenire UI a&tio, X
pa(fio; conuctit etiarn onini, nà siti cam aliquid fimile , v citó Ait.
vidcatur hanc negare Pgur$ .catür, .quanutat AMathematicis quartz fpeciei , 1d
tamen. le, vcl inzquale,& co ori os contüirbare non dcbetytum quia qua —
hacpropricta$ explicandavenityjuo CX« — ponuntur ip quatta f[.ccic, non iunt
vera plicata fuit illa in quantate, qp nempé qualtates ; uim quia vt norat
Doctor q* fecundi dicat tón& fandamencalem, nam. 6.pr£dicam.in fine,nc. €t
omnib. qua- fotmalés& fimile, ac di(fimile acciptame itaribus quartz
(peciei cam proprictaté — tur, vt dicumt aptitadinem,non a&am;& cnc
fauitnam pulchriiudo, & delermt- demum ficut.ibi diccbamus. mqualita y -
tas(anuas, &gritudo fofcipiunt magis, & inzqdalitatc (ami pofle
pdicamentali- d minus. imo & figuris Matlicmarcis tet, uálcédércr, tic ét
in ppoüto dicia: &tiam in aliquo fenfu conacnire potcft s. musde timilicadine,&
didimditcudiac, E- quia vná Jineá dicimus ellc magis rcétam; máqyarple (umátur, & abfolute pto qua vcl
cdtuam alia,compctittàdeinséegzer , .cüque coueniiétiayvcl di(caucniétia, vt
aes rácfó Arifl.dicarnon conucnite qua^
cipifoletiricói modo loquéd:, vuiqué i ]iati rn acftraéto 5 quia non
dicimus vnà ct propriü qualitatis [ed pec omnta tere albedinem ellc magts
albediné alia $ hoc . vagatur,duas-n« relationes dicimus f tantum fpe£&tat
ad icodutn loquédi ,qui1 . les, vt dua$ paternitatcs;filiaciopé vel «um. per
abflracta nomina denotentur —.& paterniraté dilimiles,& tic de
quidditaies, & ell coa eium copfiftàt .fi prefsé,ac determinaié fuinantut,
1p máiailbil:, non benc in abflraéto di- .. ilo tanum pradicámento repeti —^ —-
^" .» Tow qal "ww p ICM KEW NP
We quM CP a v TN AM us t 6:17 DISPVTA TIO OCTAV A: De Predicamentis Refpetlinis
. Eqs of] "Pradicamenta abfoluta fequitur Trattatio dev Giuis; e j| quia
Relationum in Tbilofopbia frequétifimus eft vjus,nil enim P| frequeniius babent
inore Tbilofopbi , quam boc referri ad illud , | materiam nempà ad formás
atiionem, Cr. pa(fianem pro formali eam dicererclationemyC"c.ideó de
Relatione int Di[putationé,que quamuis re veraad Meta abic infituimus [icum
pert ineat s ficut C" exalda rratlatio aliorum Pradicamétorum; perfetía
ta- men, € abfoluta cognitio relationis potius , quam aliorum rradicamentorum
in Logica e$i anticipan da ob' relationum neceffitatem ad "Pbilofopbiam
tradendanz praefertim iss totarelatiomibus [catet ; non igitur bac tratlatioad
Me- n differenda 0, uit quia ignorata relationis matura, vix efl poffibilis ad
pbi phiam ingrefins fed blc in Logica ex profeJo tradédas prout munc
ageredimur, QVAESTIO L uid fit Relatio realis, Cr quotuplex , ybi difcrimen
a(fignatur interpra- dicamentalem , C tran» — fcendentalem -.— [: Voad primam
quzfiti parté Relatio fectidom fm enl prz cifam, fiuc fit realis, fiue
rationis, definitar, quod fic vatio formalis, qua vnum vefpicit aliud, &
1.p.Inft.tra&. 1. c. 7. diximns in qua- cung; relatione tria confiderari
dcbere , fuübicct&.f.fcu fundamentum,quod rcfr- tur, rationcm fupdandi,per
d rcferiar, & terminum, ad c refertur, hzc nimirü mia cermunrur ;n
bmilitudine Petri ad Paultm in albedinc, nà Fetrus relatus cft fübicctum,feu
fundamentum relationis , Paulus eft terminus, albedo demum c(t ratio ipfam
fundandi,quz eriam fuo mo- doin rclation:bus rations interuemiunt fe qua re
inira Q. 4. «xa&ior erit fermo) fed quia de relacionibusiationis facis di-
&um cft dilp.3 & 4. bic folem efl fermo de relatione reali , &
nquirimusquid.fit y uaué conditions ad. ipíam requirantur. ft autemy vt ibi
diximus, quz cx.fit in rcbus , vel faltim cxiftére poteft feclufo quocunque
opere imiclle&us, ita quod fuü e(Te non cíF (uum intcliig) , vt cft in
rcla- tionibus rations, vnde ibidé dicebamus tres con ditiopcs seguiti ad
relationcin Logica . eant ; : a mt ter Spem
realé ex Scoto 1.d.3 1. q-vn.$. 4d qu&ft- & quol.6. LI. Prima
cft , quod extrema eius (int realia , ita quod 1n ratione fun. i inandi
abintelle&anomlin&ta,quiaidemadfeipfumrealiterreferrinonpoteft.Tertiatandem,quoda&umcóparatinumintclie&tus;quaconACHIdCompldipJeqtiividereomplut.difp.14.quzft.Meindyin7.Met.fe&t.9.&alios;adrumtamencít,hicpotiusprefüpponidebere,quàmprobari,quiacxactaearumcognitiopendetompinócxinfradiccndisdefübic&ko;&terminorelationisHincrelatiorationisàcontradiciturilla,quznoneftàpartereiinterduoextema(edeisaduenitperoperationemintelle&us;folettamenMpellarirelatiorationisaliquaveratiocóprzcis?,quiadcficiteialiquapre»dictarumconditionum;vtnotathicTa«tar.ex$co.quol.13.N.talierclatioeftsdiflinttiomatctizàprimatione,&ucr(aliterentisànonente,quiahzcnondifiingounturperfolamfi&ionemncftráy(edvéréàparte.rciadhuctamenillarelatiodiftin&icnisdiciturrationis,quia.noneftadterminumpofirinnm,&reaJem,&hocipfumcontingitinmultisalijsrelationibus.:2Quoadalicramquefitipartem;pre«Bbbcipua$c$18Cipuarclatíonis
diuifio efl in przd:camé-- talem, & tranfcendentalé, inter quas non. idemab
omnibus affignatur d:ícrimen. Aliqui pofucrunt difcrimen cx parte ter- tnin: ,
quia przdicamentalis requirit ter» minumrealem,& realiter cxiflcnrem, &
à fundamento realiter diftin&üs vnde (u- pradicta tres càditiones cóitcr
tradi fo- lent de rclatione przdicamentali ; at rcla- tio traní(cendens nó
neceflarió petit ter- minum realem; vt conftat de coguitione entis rationis,
& priuationis ; nec realiter exiflentem, vt conftat dc fcientia, & po-
tétia rcípe&tu obie&ti: pollibilis ; nec rca- liter diftinQtü , vt
patct in fcientia diuina 1e (pe&u císetiz inter qua efd relatio trà. fcendens,non
tam € realis diftin&tio . Ce- terum licet fit verü illastres conditioncs.
etíc praecipue rclationis pradicaq.éralis, ^ tamen negari nequit, quin ét (uo
modo copctant relauionitranfcendenti , quia & | ipta relatio realiscft, non
rónis; & quidé. (ccanda conditio , q». fi fit; inter extrema. ict.c.7. de
ente; & ctf qngno modo realiter di ftin&a, zqué nc-- a cfl ad vrranque
;. quia effe nequit tcípcGtus realis, fiue predicamétalis, $uc- *
wanícendenseiufdem ad (cipfum nà rc- "
fpicicntia; & tendentia. neccffario cft ad: aliud alioquin idé dici.
poflet: fibi ipü ze» quale, & funile; & quoad lioc nulla pror- |
fusafierti potef diparitas. inter relatio tedicamentalem; & traf cendentalé
,, | um elt fcientiam diuinà tra:
Kcédentaliter referti ad diuinam e(sctia,. auillo-modo à patte rci
actualiter. diftin- TT ^ ueniuntur in
relatione tran(cendétali , qn: eft:a&ualis, & nonaptitudibalistantum ,.
. nam vilio intuititia.crcata-dioit tranfcea- dent2lé ordinem: ad: obiectum
aétu: cxi- iens; orcario pafíTlua.ad Deum , & deoift 1dipsüconflatde vnione,
actione, & paf- fionc,qva per.adaer(arios relationcsim- portant
tranfcendemalcs , & intelligi nc- queunt finc- exccemis.realibus: a&ta.
exis flentibus, ergo ex patte termin: hac. ca- ioncidiftingui nequcütrelaiio
pra dica- mentalis, & tonlcendeps adaquaté,quia
telatianes«ranicendentesactuaics rcquie Difj. IIT. De Predicam. GefpetHiuis- $
mat relationes fecundum etie, Prob. aísüz- 1 vt ciusobicótum , prz(ertim in
fententia. ptumsquia effentia relationis efteffc cd, —— D —. ergo diftinguere
relationes wanfcenden-- — . , f&enteattributa abeflentia; Imódmóío- t ' Yum
liac: conditio, fcd ét alig interdü in-- rcillas, quatenus relationes; fed
penes aliquam. runt terminum realem. a&u exiflentem 7 & (i interd
nonrequirunt, hoc cis con- uenit; quatenus funt relationes aptitudi- nalcs, non
tranfcendentcs.. 3. [dcircó Thomiflz alio modo colli- guo diftiné&ionem
harum relationum ex. parte termini, in boc nimirü (eníu , quód. relatio
ptadicamentalis teípicit terminü. fub rone puri termini , nullu munus cxer--
cendo circa illum , ed omnino gratis; at. tran(cendentalisnon refpicit iptum
om- ninó gratis, & vt puré terminum,
fedaliquidcfficiédocircaipfum,vel.f.producendoipfum,velamando,vclcogaoícendo;velvniendo,velrecipiendo,velactuádo,&c.exquofir,wterminusharürela.tionumnonpüréterminusvocetur,(ed.obie&um,fubiectum,principium,vclaliquoalionominciuxtadiaerfitatemmuneris,quodcircacürelatiocxercetjita:,NEdMe*Meshic.ci^S.Th.Mafius,&alijTho,camCa-
.—— j.deeme&elfentag rpfequun-.— tur Fonfec. -Met.c.1 5. q.1. (eda
suat — di(p.47. Met. fc& 4. Conimb.hicq: re — » Amic.q.1.dub.3.ar. 1. &
alij; xb Verüm hoc difcrimen optime refellit P^ ——— Faber $.Met.difp.10.c.
1namdicere,g» — — rclationes tranícendentales refpicianta-. — liudjnon vt purum
cit dcfiruee toa UE E hii ionemrelariomis ,quamtameninipfis. —
agnolcinprafertim Suatez, cumillas po-- cs.à przdicamentalibuspenes aliud, —
quam. penesad, non cít diftinguercillas,, — aliam differentiam extraneam,&c
accide-- — ^ talem ,. Tum quia ét liocniodo poffemus; — — iplasrelationes
predicamentalesinter(e: — — diftinguere,vt patermitatcm à fimilitudi--— nc
».quia paternitaseft ad filium ;. vt, eft: foppot itum viens; nmilitudó ad
albumy. vt
fiogularenaturgaccidentalis,Tüquiadilcorrendo:peromnes:relationcsttanfcendentales,patet,quodomneilladige:refpiciutyvaiquevtcecminumrefpicr,vcconfiatdecreationequainomnifens1cntia.creataDeumrefpicitLs1nzeldVÁROS"DEUEpm8Bnt—n———R———SEE.
v ? e X " : x us RN : p. ws ». T — Quafi. T. De Relatione Pradicam. eT
lfenl. o€19 dentaliter,& tamen relpicit Deum,vt pu- sé terminum , quia
creatüra nullum mu- mus exercet circa Deum. Tum quia é con- tra relatio
paternitatis ín omni fententia eft predicameutalis , & tamen parer ali.
quid cfficit circa filium,cum illud produ. cat. Tum tandem quia illud (peciale
ma- nus ; quod ponitur rclatio cranfcendens circa (um terminum exercere , dici
pot aliud reipfa noa cífe , quàm ipfum refpi- cere tali, vebtali modo v.g.in
vnione vnü 'exttemum alteri coniungere cft vnionem tefpicere illud extremum
tali modo f. coniungendo, in a&u reprzfeatare obic- Gum cít, illad
refpicere tali modo .f. re pra(emando, quz diucrfitates etià inac- niuptur in
relationibus przdicamentali- bus iuxta diucrfitatem modorum , quib.is fuos
rc(p;ciunt terminos, (imilitudo.n.di- citur aflimilare, qualitas adzequarc;(ec-
uitus fubijccre,&c. Atq; ideó bene inquit Acriag difp.12. fed. 4. ninquam
capere potuiffe, quid velint fignificare Auctores cir. per hec , quod cfl
refpicere , vt purd terminum,& non vt puré terminum; quia nulla relatio ,
(iac pra dicamentalis , ftae tran(cendens ex zali re(picientia. ponit aliquid
in teriiíno, fed (olum extrinfecé illum denominant tcrminum,vndc omnes illum
refpiciunt, vt puré terminum. 4 Al] pro:nde diftinguunt has relatto- ncscx
parte fundamenti, ita quod relatio tranfcendens cft illa, quz ita eft de effen-
tia (übie& , vt tic ill;adzquaré identifi- «ata', & eilentialiter ,
vade ctiam proue. nit, vt fine illa neque effe , neque inielligi po (fi,
v.g.relatio a&us ad fuumobiectü , vnionis ad terminü , creatarz ad Deum, potétiz
ad a&us poffibiles, &c. pradica- reniaiis veró cft illa, qu&
fubie&o meré accidit, & ab co (cparari pót,vt paternitas à Petro ,
(imiitudo ab albo ,ita Hurt.di- fput.1 $. Met.
(cct. 1. Ouuicd.controu. ro. Mert. punc. 1. Arriag.cit.& Recécores paf fim,
qui '9És conuzniuat in hoc , g relatio tranfícédencalis fit de (lentia
fundaméc. Scd hoc quoque difcrimen infringiar ex dicédis q-(eq. vbi ex. ;pteffo
oftendeaius nulià pror(us relatione, ércranfcende nca lm, poni potfe de
eifentia ab(oluci ; imà h»c manifctlà ingoluere contrad;ctioa€ . Alij
diftinguunt has r latioaes ex par- te vrriufque nempe tecmini, & fundamea-
tij& inquiunt predicamentalem illam e(- (e, cuius toram effe:e& ad.
aliud (e hibz- r€ cx 2. definitione vaditaab Aritl, c. ad aliquid; traáfcendentalem
vero, cuius to» . tum effe non ctt (ojum adaliad , fea non - eft (olum
re(pe&tiuum , (ed partim ab(os lutam,patticd ce(pectiauim, vade nonfos lü
gerit munis refiendi, fedetiam adus — | nus ab(oluta n ex parte fundamenti,
v&€ ——— fcientia v.g. non tatum rofert intelle&tü- ad venit: eft rnunus
celatiuam , fed ét illum qaalificats ess cft munus abfolu- tum. Ate:tam q. (eq.
conftabit implicare entitatem perfeynam, quzclfentialitee — partim fit
abíolutay & ad fe; partim rcla- tía1, X ad al.ud,quiatanc contrad;ctoría
vcrificarenrac de ea,quod sth candzm fuá roaém formale , quatalis eftjeifet ad
(e; & nonad (c, ad aliud, & nonad aliud, - $ Scorittz vcrà alia
procedunt via, 'docent.n. illas celationes e(Te cranícen- dentalcs, quz pec
plara vagantur. gezd:- catnena , qualis e relatio crcarürz ad Deam,
pradicamentales veto , qui (pez ciale contlitaant predicamentum, vc pa-
ternitas,(imilicudo, Xc.ita Tat. & Fab. loc c t. & Lichec.2.d.1.q. $. $
"Nwncfol- — uend 1,qui proinde aduertant n9 0moem relationei (andamento
realiter ideacifi- €atam ede ccanfcenidentalein, n23; € con- tta omae
rraafceadentalem etf (abic- cto realiter eandem ;. fundaatac autein in dicto
Do&oris 1.d.1. q-5. in fol. ad 1. prin. vbi ex eo docet creacioaem elfe ce«
lationem tranícendencem, quia conuenit enti , antequam in genera delcendar,
& ommce , quo4 conuenit enct in tali prioci- zate,cít canícendens , &
non eft alicuius determinati genetis , vt ipfe prius docuit 1.d.8.4:4. N.&
O.fequuatur plures exte ri, vnde f'olet.liic q. 1:non vocat relatio nes
traafcendentales,nifi eas, quz ita (ane comauncs , vt prediceatar de. placib'is
przdicamcatis, fic ctiain loquituc Suarez difp.cit.fe8t. 3. mum- 105: 7 Sed
(an&, quxmais D3&. [oec cit. & &t 1.d.19. q.1. C. hoc igaitic
itü felationis tran[cendeatis agnodm-ric, noatadi en hoc dixit cie paeci(u n ,
& adeq iatum Gades Bob 2 fà; * "TC" . T tr s€10 Dif VAI. De
Pradicam. "t IM. NN "ficatom cius, alioquin quamplurimz re- lationes
rebus vnius deterininat?: przdi- «amenti cócs, illifq; realiter identi carae,
vt lunt omaes aptitadines , ac peculiares rerum inclinationes , qua ad illud
przdi- camenium determinate l'peGant, in quo rcs ille inaeniantur;ab hoc membro
ex- cluderentur , & pradicamécales dici de berent, tamen falfum ett .quia
pet rcla tionem przdicamentalem intelligi folet, quz quaritüconítituit przd
camentü aat faltim vnam ex al;js fex . Coníe teat, quia pet hác diuifioné a
juaté. diuid:- tut relatio realis, avt quzlibet (ub alte- £0 iftorum membrorum
debeat ncccifa- £io contineri. -6 Vt igitur relationis tran(cendencal's
adaquatam róncm a (fi gnemus in coxa fua latitudine, inucftigandum eft, in quo
có- fiftat ró relationis przdicamentalis, hinc - efi. facilc erit deducere
rónem tranfcédé- talis, quz illi opponitur ; plané Do. cit. 2d.1.q. $. diferté
docet illas cffe relatio- nes quescupcdien quz fuis accidunt fundamentis, ac
projnde ab cis feparabi- les (unt; ergo e contra ill erunt tranfcé- te HÀ eis
nó accidunt, (ed fant idé , monquidcm effentialiter (quia hoc iinpli- €at,vt
dicemus) (cd rcaliter,fiue ifta (int aGuales , fiuc aptitudinales , ac proinde
funt ab cis proríus infeparabiles. Ex qua doctrina colligitur ratio, quarc
relationes prioris ordinis dicátur pra dicamentales, tzranfcendéiales veró
ordinis poítetioris , uia .n.illz rebas omninó accidunt ,acci- it .n. huic albo
effe iili fimile, Petro cf- fe Gilium,vcl patrem Pauli , hinc peculiare genus
accidentis conftituere debent ; at Quia rclationes pofterioris ordinis, vt re-
Jatio crcaturz ad Deum , materiz ad for- mi tcaa(cendüc ; X quafi peruadant
ipsá rei entitatem, peculiare genus accidenris nó collituant, fed per
reductioné (pe&át ad przdicaméta rerü quibus realiter 1dC^ ificaue
ponuntur; quamus crgo quzdam aRElaciones peciali quodà titulo tranfcen-
dentales dicantur, quia nimirum enti có- ueaiunt priu(qua in decé predic.
deícen- dat, X ideó pec oia illa vagantur , adhuc th & iflz , & omnes
aliz tundamécis rca- Meer idéaücaiz dicuntur ccan(cédenzatcs S) - ^ S y "
? i ddbudas Aden. a ] cageneraliratione, quardusperidemi: — tat eee eh imp ipe
dunt enritaté fundamétorum fuot itayt enera/im loquendo omnisrelatio tran-.
cenden:alis (it realiter idem cum fundz- mento ,& é contra , & rarfus
omars prie- dicamentalis accidat fundamento, & & contra,ita cx noftris
a(fignauit di(ccimen mter has celaciones Mair,t.d. 19.q.1.ar.3* & Io. de
Mag. hic q. 1. dub. 3. vbi dant talem regalam, Omnis relatio, quz nó cft
realiter dittiactià fao fundamento , cít ex le tranfcendeas , quia oinais.
relatio, quz eft dirc&é in genere relationis vel in aliquo aliorum fex
vltimorü przdic.cft accidens realiter à (ao fundamento di- ftin&um ;
relatio autem, qua eít cadem cum fuo fundamento , non eítaccidens fibi , ergo
talisrelatio non erit. przdica- mentalis , quare relinquitur , quód erit
tcan(cendens hzc illi ; idem [entit Zecb. $.Met.q. 17. $. Propter tertium,
& Baí-
fol.1.d.30.q.t.ad5.prin.&Ponciushic.7Deindealiaprzcipuarelationisdiai(10tradifoletinrelatonemsmefse,&fecundumdici,.quamman:feftéafigaauitArift.c.deidaliquid,nonquidemdeipfarelationeinab(Ira&o,fedderelatiuisinconcteto,&reucrahocmodoaffignaridcbet,tumquiaficeamAcift.indicauit;tumquiaexeorumdifcrimineipeebancdiuitionéapolicarinonpo€erelationibusipfismabftra&o,fedtantuminconcreto,vtaliafiacrclatiua.fecundamefse,alia(ccundüdici,quamuisaucemomaeshuiu(modidiuiionemrecipiant,nontamenomnescodemmodocom)&ciusmembradiftinguunt,homittzcit.pucant.hancdiurfionemcoinciderecumprzcedenti,&idcrelatiua$13.c(seconfuaduntcumprzdicamentalibus,relatiua
fecüdum dici cü trà- fcendcatalious . Sed imineritó; tum quia fcuftra a(fi
gaaretur hzc diuiiio, vt ditin- &a ab illa; cam quia relatiua tranfcendé-
tia císent.aliter depeadent à. fuis termie nis,& correlatiuis noa minus; d
predica- métalia, ergo vel inagis vel eué relatua.— $rh
efse vocari debat; tádei ti hoc veri ciset, ita eisentialrer refercctur creatura
ad Dcü ; vc ala ad alatum, naim ala, vt ait Ad(t. | : ! Quafi... De Relatione
Pradicam. éovTranfeend. | 621. Arif. íntex.refertur ad allatum sm dici,
Neotherici quáplures opinantur hanc diui onem coincidere cü d:uitione rela-
tionis inrealem, & rationis, vnde relati- ua sif (fc confundunt cum
telatiuis r ea- libus, rclaciua fecundü dici cum relariuis rationis ; à qua.
explicatione parü differt aliaquam tradi: Fonf.cit. Vafq. 1.p. difp. 173.0. 13.
Conimb. bic q.1. & Faber cit. quod rclatiua fecundü ede (unr illa , quae
veré à parte rei ad. aliud cefcruntur ; fiuc pradicamentaliter, (iue
tran(cendentali- ter, relatiua vcró [ecundum dici;quz non veré, (ed vocetantum,
& fecundü loqué- di modum referuntur ad aliud , vtala ad alacam, quod
exemplü attulit Arift. Scd neutra explicatio recipi debet , non pri- ma; tum
quia fruftra affignaretur hac diuiiio , velut diftin&ta à diurione in rea-
lem, & rationis; tum quia rclationcs ro- nis Cópatari debent inter
relationes fe- cundum cfic,nam füo modo non (olü di- cuntur ,fed ctiam funt ad
aliud . Neq; fe- cunda;quia Arift.inter telatiua fccundum dici quzdam enumerat,
qua veré dicunt relationem ad aliud ,vt fenfum, (ci&uiam, &c.ergo non
omnia relatiua fecundü di- ci calia tunt fn vocem tantum, nequc hac rationc relatiua
srh dici appellantur , fcd potius quia accidentaliter, ac denomina. tiué (unt
relata ad. differentiam
relati-uorumfecundumcfle,que(untrelatiuaeiTentialiter,vtmoxexplicabimus.Aljexplicátillaefferelaiuafecundüdici,quaciiveréabfolutaiincfolüapparcntiambabentrelatinorum,vndenódi.cunturrelatiua,quiaordiiemdicantadaliudverum,vclfi&tum,fedporius,quiaaliareferunturad.ipfa;ita(cibilediciturrclatiuumad(cientiam,nonquiaordinéaliquem
habcat ad (cientia,(ed quia fcien - tia refertur ad ipfum fcibile; relatiua
vero fecundum effe illa vocant, qua habent re- i ad aliud vcram , vel f:
é&am. Sed hgc potius ett explicatio alterius diuitio- nisyqua relatiua
diuidi (olent in mutua, & non mutua, vt illa dican.ur, qua adicuice
rcciprocé reférunur reali relatione , ifta vetb non ; Ícd vnum dicitur ad aliud
re- ferr1y quatenus illud ad ipsü retcrcur, (eu r1erinat rclotoncm alterius.
cxiremi » * c Logica, Accedit Ariftor, non fcibile, fed ipfam fcientiam, neq;
fenübile, (ed (eníum in- ter relatiua connumerati, ergo przdicta explicatio non
eft, ad Arift. mentem . 8 Melius ergo lic diftinguuntur;ac ad Aritt.mencem , g
relatiua [ecandum effe fint illa, qua süc effentialiter relatiua ita vt corug
ctientia fit ad aliud (e babereg telatiua veró fecundum dici,qua relatiua $üt
accidéntaliter tantü,& denominatiués ' formaliter veró , &
effencialiter (unt abs foluta ; ita exponunt oés Scotiftz hic Io. de Mag.
Orbel. Tatar. Mair. loc. cit. Baf- fol. 1.d.36.q.1 art.1. in fine, qua de cauía
" Do&ot q. 16.przdicam.hac vocat zqui- uocé relatiaa; & colligitur
hoc difcrimen ex ipío Ariít.qui prima definitione com ple&ens relatiua oia
fecundü dici multa enumerat abtoluta partes fübftantiz ; vt manus, caput;
&c. habitum»fen(um,fcien tiam;quz plané ad alia [pectant pra. dica- menta ,
neque in hoc reponi poflunt , nifi denominatiué , quatenusnempe relatio- ncs
aliquas fundat, eo modo; quo Petrus albus sm albedinem denominatimé ponit in
przdic. qnalitatis ; at fecunda definie tione explicans fola relariua fecundü
effe enumerat duplum, & dimidiü, mclius, & pe us, & alia buiufmodi,
quz plane omn nia sip corü etienua ad aliud referuntur, u" nihil prater
ordiné ad aliud de ipfis t maliter acceptis intelligere poffimuss fic pater
refertur ad filium feruus ad do- minü ,
quia fub rónc patris aliud intelli« gere nequimus ; nifi quod ad filiü refer-
turjlicét fundamétaliter,& cónotatiué ea róne,qua accidens cocrerg eft,
(abictum infinuct; & hanc esplicationem videtur fequi Tolet, cit. Vnum
tamcn circa hoc Doéct.aducttit quo]. 13.ad 1: princ. & cü co Tatar. hic
not. 2. ncccílarium eíle ad relatiuum sm dici , quod importet abíoe lutum ,
& relationem (ub eodem noinine annexá,quod paet in ipío nomine fciene
tig,quod impofitü eft.nó folum ad fignis ficandá qualitatem intellectui
inbzreaté verum ét cclationem ad. obic&tum fci illi annexam, & totum
hoc aggregati fi» gnificaiur per illud nomen, licét «ni prie matió,& aliud
fecundatio ; idem patet de nomine manus, capitis, & aliarum paru ' S Bbb 3
14 FE EB Rida, €21 fubftátiz,dc quib. exéplificat Arift. qua- re^res omncs
abíolutz per nomenabío. Jutum importatz relatiua fccundum di« €i noh erunt ,
&fi actualiter relauonem aliquam fundarent, fed (olum quàdo de- fiznàtar
nomine non purcabíoluto , fed €órnotante relationem ad aliud . Dc bac diuifione fuse agunt Auerfa jus. Logs fcét. 3.
Amic. trac. 15- q. 1. dub. 2. vbi alios inutiles modos rcfetunt ; qui fadle ex
dictis rcfel'untur . : Qv &STIO IL Qualis, Cr quanta. fit identites
relatio- , man tran|cendentalium cum rebus. | 9 'Y) Elationes tranfcendentales
cü ree ' bus idétificari diximus q«praced, imó ex hoc capite aufpicati (amus
diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignatü
difcrimen,& ipfana tura rclationü :ranfcédenialiüs quaerimus in przfenti
qualis, & quàáia fit talis1den- títàs; vt «n. ibi innuimus , Thomiítz , ac
Wcotherici paíIim (upportunt huiufmodi relationes rebusidétificari, non folü
rea- liter,fcd etià tormaliter, & quidditatiué , vnde cócludunt rclationé
trancendenta- léà fundamen:o fuo nullo prorfus modo «x natura rei formaliter
difliagui ; fed c(le penitus cádcem entitatem abíolutá funda- anéti,quz nó cfk
pure abfoluta,(ed in ipío iikinl ecc conccpurincludit ordinem ad aliud, ita qp
(ine taliordiae c(Teniialiter & quidditatiné neveat imelligi& vitro
fateàtuc imentibus creatis nullum clfeita abiolutüm , quin im. fua effenuia
mncludat aliquem trantcendentalé reípectü, (aisim enus ctLens per.
participationem per »cellentialter pendens ab ente per eí- fentià; quis .n.
actualis dependencia ctdet relatio cximatura tci à ctcatura diftincta,
tpritudinalis tamen formali (Iimé cà ipfa cveatürz entitas ; addüt etin reb.
quam- plutiais ab alijs m aliquo per fe penden- tibus fpcciales relationes
ttáfcendétales ihcludi; ita inquiüt ip róne potenua or- dinem ad aétü
cticncisliter ibibi , & in tOuéc ai us ordiné ad obicciá, & in róuc ^
qaciscitentiaiier iacópleur ordinco-ad. «dependentia apritadmali ad (ubüan
"alim co » vt funt materia; & for- ) * , -Difput. VII, De
Pradicam-sefpeBliuis. ^ ma & icisrmükis lij; -. hoc eft prin-- cipium
metaph iini icol bicationeni non moucant , (cd is materijs velut
indabitarum.acs — cipiant; ita Suarez difp.47. cit.ícók. 5.mu. 12. cam Caiet.
loc, iam cit, ] Scotiftie veró é contrà licet cócedant identitatem realem harü
relationum cü rebuscü eorum DoG.z, d. 1.35. $. 4d qua[lionem ifl am,&
4.d.12.q-1.F.negat tamé cóflanter formalé , & e(fentialé cü codém ibid.
& quol. 1 1.art 4.X quol. 13. art.3.& alibi frequenter,vnde eft princi»
pium Metaphyfíicum in noftraSchola s nullum prorfasrefpectum indudi incó« — —
ceptru quidditatiuo ab(oluti ; & quia hie quotus eft quam maxime
neceflarius in rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideb- diligenterett
hicexaminandus — 5 19 Dicimus 1.relationcs tran(céden- tales rebus realiter
identi ia Doc ifl, & citn m veddmer wis quidam scotiftz cit. d. przc.quafe
— hotrelaciones à rete res diia dep s vocent tranfcendentales,eo quia per plus
ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz cóis
eft no- uem generibuscercü tamen eft in sétéria Do&toris hác,&
cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiue
carceris conuenire, & itaidocet ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4. 1.
$..4d qu&fl ionem D. & ideo formaliter, & quidditauu? he relationes
ccüt pradi- camentales , quia perfe funt deterininatdd —— generis,& folüm
denominatiué tan(cen- dentales , quatenus denoininzre potfu res aliorum
generü,& ideó eft queftio de folo noie. Noftra át Cócl.procedit de "i
lacionibus veré, & pcr (e tran(cendental bus, & folidé probauur à
Do&- in 1. loc, cit.hoc modo; Ois lla relatio eft realiter. — identifi cata
cü funJamento, fioc qua fua damétum cffe implicat ab ;ntrinfeco , fed nulla
rcs, etià de potentia. Dei abfolata , cfle pót rine ordine, quem dicit
tranfcen- 'décaliter ad aliá , vt creatura finerelattgs — -— '&e
dependentig ad Dcum , accidens fii matctiá (inc ordincad formam ; & f e
dijs ergo tc minos patetex differé&ia , quam priced. quzft. affignauimus
inter relationes tráfcendentales, & przdicamé tales, hzc .n. rebus accidunt
, & poflunt adeffe,& abcife preter earam corruptio- nem, vt paret de
(iailitudine, paternita-
te;&c.attranfcédenralesminim,(edcáipfareincipiunt,&definür;Maiorprob.àScoto,quiaintrinfecaimpoffibilitas(eparationisduorumextriplicicapiteproCederepór,relquiafuntfimulnatura,vtcftdeduobusrelatiuis,velquiavnumcftprius,àquoeffentialiterdeppottcfius,rónecuiusdependentiznequiteffefincco,vteftdetotophy(ico,acciuspartibus,velquiafuntidemrealiter,yndepo*fteainfertineodem2.d.2.9.2.$.Centraiftud,illud,quodtieffetdittinctüabaliquo,effetpotteriuseonaturaliter;necefzfarióeffeidemilli;(iimpoffibilee(t.illudaliudeffetineifto,&quodmhil.tcaliterdiftinétüabalio,(imequonequite(lcfiniecontradi&ione;eftpriusco,fedcftpofteriusnaturaliter,vel(ímulinaturacumeo;fedfandamétüaeceffariócftpriusnaturaipfarelationefundata,ergofifundamétünonpoteftcffe(inetalirelatione,&hocimplicatabintrinfeco,ideritvciqueobidentitatemrealemcáea,quianunquamimplicatabintrinfecopriusfeparar1àofteriori,nifiobidentitatemrealem,vtConftatdefübie&o;&propriapaffione.1:Cofultóaütin1llamaioriaddimusabintrinfeco,quiatitalism(eparabilitasfolumabextrin(ecoprocedit,noninfertrealemidentitateuiintercadficiníepatabilia
dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo,
quod sm Philcfophü implicat efic ti- | he motu, nccob id fequitur realis
identt- tas intet illa.ga talisimpo(libilitas no p- uenitab incrinfeco , &
ex ^natura ipiius | Corli,(ed à cau(a extrinfeca .i. ab Iatelli- "itia
necesario Lene mouéte; eit ét exemplü de partibus vhicis, qua süt prio- FA
NMBMI pof coc me co, X tamé diftingauntur reatiter ab co. ex Do&t. 7. d.
2.q.2. quia talís impoflibilitas no pro- uenit ex abfoluta earü enticate, ed ab
al1- We oro UMANE CMUUCKMUMPSMY T. PERTENECER aueaememnEEPEUPNGouue Sp -€ »
dns. extrinfeco, népe ex carü eni'oncsquz s accidi & qua Ítta nequeunt nó
& LC PE. Quafi. T Deident. velat. feapfeend.cum fünd. — 623 caufare totít y
cá fintcaufe intrinfcce ,v-- notat Lichet.2.d.12:qi24 pót ctiá « £c exemplü de
veritate. propolitionü necc(- fariarü,;& cérinzenti, nam COci es nequcunt
eíse (ine illa;fappolito.Dei dc - creto;nec proinde hne enar di quia talis
inteparabilitas prouenit; ab cx- trinfeco f, ex Dei deccero, & contra in
neceísarijs veritas c( illis realiter identi, ficata,quía nequeunt efse fine
illa ex cari natura, & ab intrinfeco. [n propotito aüc incópoflibiliias
eísendi creaturam ab(a; dependentia ad Dcà e(t ex rationc intrin (eca ciusy(ic
etiam incópoflibilitas e(sens di
accidensfinedependentiaad(übie&um,&iohz,(mileía;alizrelationesrealiterfundamentís:identificantur.Hictamenaduertendáücft,illamScorimax'máproenmaioriaísumptaminargumentoàScodiftiscoiterficv(urpari,OfsrelatioychiusfendamentorepugnatefJe,finetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucs
patitur infa» tias, primo n. fal(avrdetur de omat cc- fpeétaaptitudinali,q01a
fundamentü cu, iufcanque talis poc exiftece fine actuali exiftétia termini,vt
homo line ri(u, X ta. mcn rifibilitas et cum homine re licec cadem &
quilibet talisrefpectas.cü fuo fundamento; Deindc hamanitas a Veroo atlamptanon
pór eise inrerum natüra , quin eciam V erbü éxiftar , & camen vaio
hypottatica nó eft ci realiter identifica. tà ,quas inftantias Vallo toluece
aidicac trac. Formal. in explic. diuilionis entis in dcpendens ,&
iadependens ;.(ed m«lius cit propolitionem aísuimere , vt ponitur -à
Doct.loc.cit. in2.i 3.d.1. q«1. ks 4 d. 1 2:q. 1. I & alibi, quód. neape
relario omnis cft cadem fandamento ; íi ne;]ua fundamentum implicat e(se ab
intrin(es co , irat. impoflibilias (eparationis à fundamento (ic ipfius rien A
fumpta ceísat omnis dubitatio y vt rect notat Gadiusno(ter quol.19. 5 5s 12
Contrá hanc Cócl.ob;jcics, hiac (ce quiomnia entia müdi e(se rclatuni, quod.
vclati maximü incoucnicas intulit Aci(l, 4. Met. córra alscrentes omnes rerü
veri» tatc$ eíse apparentes : i/rob.feq. quia 01a enia dicunt dependentiam ad
Deü. Tum Bbb 4 a«x 621 fübftátiz,dc
quib. exéplificat Arift. qua- re'res omncs abfolute per nomcnabío. Jutum
importatz relatiua fecundum di €i noh erunt , éfi actualiter relationem aliquam
fundarent, (cd fojum quàdo dc- fiznatot nomine non parcabfoluto , fed
córnotantc relationem ad aliud . "s bac diuifione fusó agunt Auería q. 19.
Log. fect. 5. Atmic. fn ue ies ry 6» 1 vii alios inutiles modos rcfetunt , qui
facile ex dictis rcfel'untur . n2 Qv &STIO IL Qualis, C quanta fi identit«s
relatio- , Aun tranjcendentalium cum vebus. : g Y) Elationes tranfcendentalcs
cü re» t EX bus idétificari diximus q. praeced, jmó cx hoc capite aufpicati
amus diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignarü
difcrimeny& ipfana. turarclationü vanícedentaliüs quaerimus in przíenti
qualis, & quáia fit talis 1den- titas; Vt «n. ibi innuimus , Thomiftz , ac
Ncotherici paíIim (upportnt huiufmodi relationes rebusidéuficari, non folü rea»
liter,fed exià tormaliter,& quidditatiué , vnde cócludunr relationé tranícendenta-
lé à fundamento füo nullo prorí(us modo «x natura rei formaliter diftingui ;
fed c(le pénitus cádem entitatem abíolutà funda- ique nó eft pure abíolutay(ed
in ipío intrin(eco conccpurincludit ordinem ad ita qp inetaliordiae
c(Tcnialiter , & quidditatiue nequeat intelligi; & vitro fatentur im
entibus creatis nullum clfeita tüm , quin m- fua effenia includat aliquem
trantcendentalé rc(pectà, faitim enus ettens per. participationem per »&
efienuaimer pendens ab ente. per cí- — fentia quis n. actualis dependencia
cflet relatio cx natura tcj à cteatura diftindta, tpritudinalis tamen formali
(Timé cá ipfa cveatbre entitas ; addüt étin reb. quam- pluriais ab alijs m
aliquo pet fc penden- Wbus fpcciales relationes trá(cendétales ihcludi; ita
inquiüt in rónc potentia or- "dinem ad 2&u ctic ncisliter uimbibi ,
& in tOnc adt us ordiné ad obicdli , & in rGac pacis citentiaiter
iacópleug oidineo- ad "alim cópartem et (unt matetia & tor- Difput. VH
De Pradicam.vefpeHlinis. ma,& fic inmultis alijs ; &. hoc eft prin-.
cipium metaphyficum apud ipfos ita cói calculo receptum,vt dc hoc fpecialem da.
birationeni non moucant , (ed vbiquein fingulis materijs velut indubitatum ac«
cipiant; ita Suarez diíp.47. cit.ícók. 5.ntr. 12. cam Caier. loc. iam cit, |
Scotiftie veró é contrà , licét cócedant identitatem realem harü relationum cü
tebus ci corum Do&.z. d. 1.3.5. $. 4d qua (lionem ifl amy& 4.d.12.q.
1.F.negát tamé cóflanter formalé , & cífentialé cü codém ibid.& quol. 1
1.art, 4. X quol. 13. art.3.& alib! frequenter,vnde rtincie
pium-Meraphyficum : noftra la nullum prorfus refpeétum includi in có- ceptu
quidditatiuo ab(oluti ; & quia hic puo&us eft qam maximé neceflarius in
rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideo diligenterett hicexaminandus.: — « 19
Dicimus 1.relationcs tranf tales rebus realiter identificati.Irta Doc Citin 2.
hanc cócedüt ocs Thomiftz, &€ uis quidam scotiftz cit. q. prac. quaf- am
relaciones à rebus realiter diftin&as vocent tranfcendentales,co quia per
plus ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz
cóis eft no- uem generibuscercü tamen eft in séteria Do&oris hic,&
cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiué
caeceris conuenire, & itaidocct ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4.1.
$..4d br ida D. & ide? formaliter, & quidditauu? he relationes ccüt
prardi- camentales , quia per (e (unc deterininaci generis,& folum
denominatiué tran(cen- dentales , quatenus denoininzre. po(funt res altorutn
generü,& ide eft quxttio de folo noic.Noftra &t Cócl.procedn dc re
lacionibus veré, & pcr (etranfcendenta!i- bus, & folidé probatur à
Do&. in 2. loc, cit.hoc modo: Ois- lla relatio eft realiter identificata cü
fundamento, fioe qua fua damétum cffe implicat ab ;ntr;nfeco , (ed nulla res,
etià de porentia. Dci abíolata , cíle pót tine ordine, quem
dicit cranfcen- :décaliter ad aliá , vt creatura fine relatio- "e
dependentig ad Dcum , accidens (ine "dependenia apritadinali ad
(ubüanriam, "mátctià fine ordinc ad formam ; pora ^ "2 c" elena
d s E [ ( ] SABES 1 : : 1 | [ ( [ ! 1 : [ A n LI » dd J jÓ preeced. quz ft. affigasuimus inter : Bouger
tráfcendentales, & przdicamé . tàles, hzc .n. rebus accidunt , &
poffunt adeffe,& abetfe preter eatum corruptio fiem, vt paret de fi
alitudine, patetnita- te; &c. át cranfcédenrales minimé, fed cü ipfa rc
incipiunt,& de(inüt; Maior prob. à Scoto, quia intrin(eca impo fibilitas
fe- parationis duorum ex triplici capite pro- cedere pót, el quia fünt fimul
natura , vt eft de duobus relariuis, vel quia vnum eft prius, à quo effentialiter
dep pettc- tius , tóne cuius dependentiz nequit effc fine co,vt eft de toto
phyfico, ac cius par tibus,vel quia funt idem realiter,y nde po* ftea infert in
eodem 2.d.2.9.2.$. Contra iftud, illud; quod ti effet dittinctüab ali- , effet
potteriuseo naturaliter, necefz farió effe idem lli, (i impoflibile e(t illud
aliud effe fine ifto , & quod mhil tcaliter diftín&tü ab alio, (ime quo
ncquit e(e-tinie Contradi &ione;cít cà co;fed cít poft. rius nataralicer,
vel (rmul.natura cum eo; fed fundamécü neceffarió cít- prias natura ipfa
relatione fundata, ergo fi fundamétü non poteft cífe fine tali rclaione , &
hoc implicat ab intrinfeco , id erit vcique ob identitatem realem cá ea. , quia
nunquam implicat ab inrrinfeco prius feparar1 à ofteriori, nifi ob identitatem
realem vt ab intrinfeco, quia ti talis mfeparabilitas ab extriníeco procedit ,
n«n infert tealem identitateui inter cad (c inlepa- tabilia dicuntur, ita monet
Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo, quod si Phiicfophü
implicat efic ti- hie motu, necob id fequitur realis identi- tas inte? illa.g
talisimpotlibilitas no ,p- üenitab intrin(eco , & ex nacura ipiius
Corli,fed à caufa extriníeca .i. ab fatelli- gentia neceísarió Coelum mouéte;
ett ét cxemplü de partibus vhiuis,qua süt prio- : pofsüt e(se tine co , &
camé iuntur realiter ab eo. ex Do&t. 3. .d.2.q.2. E impoflibilitas nó pro-
." Utmitexabíoluta earü cnticate, (ed ab ali- DN T extrinfeco, népe ex
carü énioncsquz À Jaume qua fttà nequeunt nó I: ro 6 &c. minor patetex
differéia , -à Doct.loc.cit. ini2.i& 3.d.1. q«i. k. Quafi. TE Deident.
velar. franftend.cumfünd. | 625 cau(are toti , cá fintcaufe intrin(zce , v--
notat Lichet.2.d.12:q:2$ pot ctiá «ff. exemplü de veritate propolitionü nece(-
fatiarü,;& céringenti, nam cócingentes ncqucunt císe (ine illa;fappoltito
Dei dc- creto;nec proinde Bree e s Tg quia talis inteparabilitas prouenit; ab
cx. trinfeco.f, ex Dci deccero, & é contra, neceísatijs veritas c( illis
realiter identi- ficata;quía nequeunt efse (ine «la ex ear natura, & ab
intrinfeco. [n propotito ac incópoflibiliias císendi creaturam abfq;
dependentia ad Deà e(t ex ratione intrin (eca cius, ic etiam
incópoffibilitase(sen, di accidens fine dependentia ad (übie- &um, &10
hz timilcíq; aliz relationes realiter
fundamentis: identi ficantur . Hictamen aduertendü cft,
illamSco:tmax'nmáproemaioriaísumpraminargumentoàScoriftiscóiter(icv(urpari,Osrelatioycuiusfandamentorepugnatefe,fmetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucspatiturin(tá»tias,primo.n.fal(avideturdeomuicc(pcétaaptitudinali,quiafandameptücu,iufcanquetalispocexiftecefineactualiexiftétiarermiai,vthomofinerifuyXtamenrifibiliraseftcumhominereLicecadem;&quilibettalisrefpectus.cü(uafundamento;DeindchamanitasaVerooatiumptanonpóteíscinrerumnatüra,qumeciamVerbüéxiftar,&tamen;vaiohypottaticanóeftcirealiteridentifica.tà,quasinftanriasVallotolueceaidicactrac.Formal.inexplic.diuilionisentisindcpendens,&independens;.(edm«luscitpcopolitionemaísuimere,vtpoaitur&d.12:q.1.I.&alibi,quód.nempeudomniscftcademfandamento;(ine;]uafundamentamimplicate(seabintrinie€o,itavt.impoflibiliiasepiscfundamentofixipfiusrclationisyüc.n.fumptaceisatomnisdubitatioy.vtrectenotatGadiusno(terquol;19...(s12ContráhancCócl.ob;jcies,hiac(c»quiomniaentiamüdie(serclatuni,quad.vclatimaximiincoucnieusintolitAcl,4.Met.cócraalscrentesomnesreruvertetateseiseapparentes:i/rob.[eq.quia01aentiadicuntdependentiamadDcu.TumBbb4aex$142:exAug.$.deTrin.c.5.increaturis,quicquidnonsrifübftantiamdicitur,tevtsriaccidésdicatue,&infrac.16.apertàdocetrelationem
oém in creaturis effe accidens , düait illa effe accidentia rela- tiua, quz cum
aliqua mutatione rerum , de quibus dicuntur, accidunt, ex quo de- ducit ctiam
relationem creaturz ad Deü cíIc accidens , etiam expreffius do- «ct in fine
cap. . hoiuímodi relatio - ncs fpe&ant ad predicamentáü relationis, ergo
accidunt rebus , Prob. affum ptum , uta relationes iftz (unt relationes fecun
efle , ex quibus przdicamencü rela- tionis con(tituitur, & omninó competit
fecunda relatiuorü definitio tradita ab Ari(t. quia corum effe cít ad aliud
efien- tialiter (e habere. Tum 4.relatio tran(ce- denialis effentialiter
pendetiab extremis, ergo rcaliter à fundamento di(tinguitur , quia dependentia
effentialis (emper in- Ker. diftin&ionem realem inter depen- dens , &
terminum dependentiz , Refp. Do&or inconueniens cffe pm fere ota ad aliquid
formaliter, & quiddi- tatiué, vt aflerebat opinio ibiab Ari(t.re-
ic&ta,non tamen realiter , & identicé. Ad 2. concedit relationes in
creaturis c(Ie |.» accidentia, (i fant ad illa, ad quz c(sétia- liter non
dependent, at fi (unt ad illa, ac. cidentia non funt, nifi fumendo accidens E
extraneo à quidditate rei , & in hoc en(ü ait Aug. (ümere accidens , cum
re- lationem creaturz ad Deum vocat acci- dens, g é dicit cfle motabile; non
tamen mancnte fundamento ,ícd per mutationé etiam ipfius fundamenti. Ad
5.neg.aísü- ptum ordo .n effentialis rerí ad fuos ter-- fnínos ponitur-per
cedué&tionem in pra- dicam. ipfatum rerum ; ad prob.dicimus , non
quaícunque relationes sin c(le con. ftituece przd;cam. relationis, & ibi
dcfi- nici fcd illas ui , quz rebus accidunt qua- lesnoníunt tran(cen dentales.
Ad 4.rela- tio tran(cendentalis dicitur cfTentialiter dere à fundamento,eo modo
quo paf dicitur. penderc à fubie&o ; quatenus nempe cft fibi cófubflantialis,&
realiter identificata , proprie tamen dici nequit €Gentialitcr dependere , quia
non cft ab £9 raliter, & phyficécauíata, Difj. IIT. De "Pradicam.
tefpetiuis. 13 Dicimus 2.relationem ttanfcendé- talem formaliter diftingui à
fundamen- to fuo abfoluto, ita vt nó intrat cóceptum formalem,&
quidditatiuum eius;ita Do- &or loc.cit.przfertim in 2. qué (eq.Smi-
glec.difp. 10. q.8.Log.q» probat ui au&o. ritate allata Arift.4. Met. vbi
contra Hc- raclic. & Cratl. córendentes veritates re- rum effe apparentes
infert vt ab(urdü, gy oia effent ad aliquid, non inconuenit aüt oía effe ad
aliquid identicé ,& realiter,vt modó probatum eft , ergo formaliter, &
quidditatiué,ait Doctor; Tumau&orit. Aug.7.de Trin.c. 2. dum ait.omne, quod
relatiué dicitur , effe aliquid excepto rc- latiuo , fundamentum relation:s cít
aliqua entitas formaliter no incladens ;1- lam relationem;quá fundat;arq; ideó
cü primum , & principale tundumcenrum re- lationis fit aliquid ab(olutum ,
hoc vti q$ iter non includet relationem fun- datá. Tum quia id apparet in
rclacionib, diuinis , vbi e(t maxima identitzs in f; n- damento , & tamen
fundamenti non ctl formaliter relatio,quia tunc nó eflet per» fc&ie
formaliter infinita. Tum quiatüc in definitione hominis,equi, lapidis, & c.
poni deberet relatio depedenue ad Deü, quia definitio quidditatiua có.inct,
quic- Me eit de e(encia defniti , & unc quo efinitum ncquit quidditatiué
intcll gi Tum tandem róne à. priori , qua pa(Iim vtuntur Scotiflz , realitas
rclationis non includit formaliter realitarem abfolati , neque é contrà , ergo
neceflarió fimpli- citer entitas abfoluta formaliter di(tin- guicur à relatiua,
Prob. a(ífumptum, quia entitas abfoluta, v: fic , cft formaliter ad fe,
relatiua vt lic eit formaliter ad aliud , ergo voa non includitur in conceptu
for» mali, & praciío alterius,al;oqu:n eadcm cin entitas per eüdem
formal;(Timé có- ceptum cflet fimul ad fc,& non ad fe, ad aliud,& non
ad aliud , q» impl;cat . Prob. tt gm ca róne, qua cft ad (e;non cít ad
aliud;& caróne,qua cft ad aliud, non cft ad fc. Re(p. argum.probare folum
de re- fpc&u predicamcncali,g non tit de cone ccptu abioluti , non aüt dc
tranícenden- tali. Contrà, arsumentum quantü ad hoc &qué probat dc vtroque
& otledit 2 rd - tà - * ue. , Quaft IT. De idem. velaticn.tranfcend.eumfund..
62$ talis tes in (no per fe conceptu contradi- &oria clauderet,ex com. quod
cft rcs ab folnta,ef formaliter, & quidditatiud ad fc,nó ad aliud,& ex
eo , quod formaliter includit refpe&ü, ctt formaliter ad aliud, non ad fc,
ergo sm eundé cóceptü forma- lem; qui ei conuenirct, inquátü «ale ens, effet ad
(c,& nó ad fe, ad aliud, & non ad aliud ; & fané parum rcfert ad
contradi- &ioné euítádà,quod (it ad aliud pradica- fnentaliter ,vel
tranfcendentaliter,quia v- traque rclatio e(fentialiter e(t. habitudo ad aliud,
& íolum in hoc differunt , quód vna accidit meré (o fundamento, nó àl-
'teraj tum quia vt bene arguit Datíol, 1..d. 12.Q.1.6.Contra tertium modum ,
abío - lutam,& refpectiuum diuidüt totam lati
tudinem,antequáinprzdicamentadcícendat,ergoprz(cindendoetiamàccfpetupredicamentali,te(pectiuumnequitcoinciderecumabíolutoquantumadconceptusquidditatiuos14Refp.nullàfequicótradictionem,quodeadéresfitimulabfoluta,&relatiuatranfcendentaliter,quiaincarehoitóncsad(c,adaliud(unt&zabmapervnicam,&vlrimàdifferentià(pecificam,ergo,àquibusprzdicatacontradioria(umaptur,itanequeuntduoconceptuspartialesilliscotrcfpondentesintegcarevnàtotaléfpecificumitaquodcademressm(uanronem(pccificá,quavnicacít,fitadfe,&uonad(e,adaliud,&aonadaliud,Reíp.aliqui,quodrelatiotrá(cédésn&opponitureüeab(sluto,(cdrant«metféintranfcendcati,atqueiócoceptücntisabbac(olaopponitucabfoluto,purusce(pe&us.Contra;quiacelacotranfcendcusduodicit,&rationemformal&
tclationis , & ip(am traifcendentiá, quis igitur racione cranfcendentiz
opponatut ellc iatcanfcendenti;tamen rónc relatio - nis opponitur etiam clTe
abfoluto;& fal- fum ctt relationem pred icamétalé , qua- tenus
przdicamentalis, opponi e(Te abfo luto qa vt (ic opponitur eife trá(cenden ti ;
opponitur vcró efTe abfoluto, quate- inuicem, e(tó fint ambz deinregrocon- —
nus relatio, inqua cói róne conuenit cum ceyxu illius rei ; & ideó non sih
candem róné , fcd diner(as dicitor res 1]la. (imul , & (emcl rclatiua,&
abfoluta.Contra, q.- uis ponantur formalitares di(tin&z , po- nuntur tàmcn
vnum pcr fe concept in- tegrarc illiusrerquatcnus talis cft de iflo igitur vno
pcr (e conceptu ,quem conítti- tüunt , quaritar an fit formaliter relaci- uus,
vel ab(olutus,vel vtrumque ,& fi tcr- tium dicant, ecce ftatim 1mplicancià,
nà licét fingule illz formalitates pattialcs fint diftin&z, tamen combinatz
ponun tut efficere vnum per fe conceptum fimul relatiuam, & abíolutum;
INeq; iuuat cum quibusdà recurrere ad conceptus diuer- fosinadzquatos ; quia
hic loquimur de conceptu adzquato illius tei abfolute , q ponitur e(sécialiter
imbibere tranfcen- deniualem rcfpectü & illà adzquaté con- ftituit in tali
ipccie , & quarimus , an fit abfolutus , vel relatiuus ; vcl fimul vterq;
& hoc vlcimum impugnamus, velut con- ccprum oinó inplicatoriam , quia
quarli- bct res eft i0 vna dumtaxat fpccie atho- * 4. E "is - relatione
tranfcédéti, & idcó quantü ad boc femper currit cadem paritas de vtra-
que,v:de difp.z.Phyf.que(t.j.art. $..— 15$ Inoppof.obijc. t. inueniuntur res
quz dà ex ,p»ria códitionc ità im pfc&te, vt carü e(sccia intrinfecá dicat
jppottio- nem cum alijs, ad que cx natura [ua otdi* natur,fic accidentia
rcferuncur ad (üblta tia habitus, & potentia ad obie&um , ad od ità
referantur , vt illorü e(sétia , 8C (ftin&tio omnino iutclligi nequeat, nec
uidé a Dco,& Angelis nifi p ordiné ad a*l.cét ergo a&us ad effentiá.
potétiz nó ptineat,nec obiectü ad eisécià atus 5 - c unt rcs proríus intet fe d
uct(z, tamem ordo ad ilia nece(farió, & c(cncioliter im bibitur in cis.
Conf.nó pó',nec quidem ; Deo;cócipi a&us vitalis, vc à nó vital; die
ftinguicur, nifi cum ordine intrinfeco ad princip:ü vitale, ergo talis ordo
pertinet Omninó ad conceprü quiddiraunü . Rur- fus accidens realiter , &
etlentialirer cft ens aptü igbarere fubftantiz , rio dicit ordincm inuaníccü ad
tübItàcià,& quid» 08636 ^ Difp. PUt. DePredicamrefpeGluis, o dit:tiu?
nequit concipi, & explicari , nifi p.talem ordiiem; q» cóftat ex ipfo nomi»
nc accidentis,nà accidens eft vtiq; alicu- ius accidens, & qy accidit;
alícui accidit ; qua de cauía accidens dicitür entis-ens 7: Met. cap. 2. Demum
fi entitas creatus rz formaliter diftinguitut à relatione de: pendente , nec
ineius é(Téntia includi- turjquerit vel vt fic eft à Dco dependens, vcl
independens nó fecüidü ergo primü . Refp. neg.a(fampti,
adprob.dicimus,fionideoaccidensdefiniripetfübie&ü,tehtiáperPu&a&tüperobiecti,uiahitermini,velhabitüdinesadipíos(diitiaillaruràrerum,&adconjuidditatiuamearum|pertineàr,cmapdececffentialisDed1ndefinitionecuiufcüq;ponitcumhzcnólicminuseffentialisalijs,vtdocetDoa*rin4.d.12.q.I.L.edratioeft,ializc,&aliahuiafmodiobimperfeeorüentitatemnóhabentperfe&üceptumquidditatiuü,&quietatiuum,nifiaddatürillud,adquodordinantur,ficformaAberandaccidentalis,fedetiamfubflaniialis,perfe&té
nó exprimi- tur, & quietatiué , nifi infinuetur fobie- &um,cuius eft
forma , vc notat Doctor ibidem; pót igitur accidens cGcipi,& de- finiri
finc ordine ad fübie&tum,;fed hic nó erit«onceptus rei quietatiuus;fed
tantum idditatinus,per quem perfe&é Deus , & forte ctiam A ngeli
attingunt quiddita. tcm accidentis ab(oluti . Ob eandem ra- tionem, vcl potius
ob affignatam à |Sco- to quol. 15. ad r.ptin.porentia nequit p- fc&é
concipi, nifi p ordinem ad actum , & a&us, (eu operatio pcr ordiné ad
obic- quiaf.cóiter voces linpotitz ad fi- gnifi candum operationes important
relà tionem abfoluto anncxarn,quacé Tem oportet coiatelligere obiectum in rone
termini, vndé (i vox pracisé imponere- tur ad fignificandam enritatem abíoluta,
uz cít in epcratione, & per íe in gencre qualitatis, fignificatum illius
vocis poffet intelligi non cointellige ndo obicétum in tóne termini. Hinc
Doctor quol.cod fub H h. & 2.d. 24.3.1.in fol. 2.ài g.ait aucto ritatem
Arift, a de Anim 33- poten — tamen ifta babitudo ad quácüque FN eit indwiitur
per a/kus ,G* alfus per obie, 4, debcte intelligi extrinfecé,& manife,
ftatiud,obiectoram.n.diftinctio manife- ftior e(t nobis di/timóbonzactuü, X di-
ftin&o a&uü ditt n&ioncpotentiaru ny non auié intemfece,
&etfenvialicer , quia fic propr'js d'fférerinjs abinuicem (ccer- nütur,quas
vu;atungüc Deus,& angeli, 16 Ad Cont.ncg.atfamprásficur .n. ad habédut
conceptum quidditatuuum ac« cidentis neceffaria non eft jiammó iaperti nens
inhzcéntia aptitudinalis, fed (uffici attingere radicem talis aptitud'nis, fic
in propofité ad- conceprum quidditatiuum a&us vitàlis non eft neceflarius
talis or4 do,nec a&ualis,nec aptitudmalis, fed (uf- fiéit attingere
differentiam abíolotà cxi« itiuam talis ordinis , & irà vniuerfaliter
icéndum eft de quocun j; abfoluto dicé te ordinem tranfcendentalem ad aliud, q»
ad eius conceptum qu:dditatiuü (pectat y nonordoille,(ed ratio abfoluta
poftulans íllàm quomodo folent explicari omnipo tentia Deià Theologis , &
alia attributa ad extra;non .n. dicendum elt has perfe- &iones in Dco
includere relationes tran ' fcendentales ad creaturas, vt aliqui perpe tam
arbitrantur ,quia eadem ratio , qua excludit à Deo relationes przdicamen- tales
ad creaturas, excludit etià tranícene dentales , vt infra dicemus, ,. an Ad
aliam accidens pót fumi duplici« ter, vt norat Do&t.ac.in 4.6./4d qonems
vel formaliter , & pro pet fe fignificato nempe pro iplamet
accideatalitace, & in- hzrenria accidentis , aut materialiter , & pro
denominato ab ilta v. g. pro albedi- ne,primo modo vtiquc eft quid rclaiuü
etfentialiter, quia eft ipiamet relatio ac- cidentalicatis,acinhzrenrig , &
de acci- dente in hoc fen(u procedit argaimentü » nonautem fi accipiatur
(ecunio modo . Dicitur aütaccidens etc ens , «qu'a cnus [edi qp ly quia noct
caulaliratem ormalem , quafi formalisró entitac s in accidente (it inhiecere
cali eni i. (ubtiá- tig, vnigerfaliter n. canfaturn à quacun- ue-cau(a its
quocürue generc caufa cit illudyquod eít qa raliter enis. t. calis caus (&
in tali genere,& ordinecautand! ; nec p E - "5. * pA eL T t.
eftformale,vel effentiale in caufato, quia tünc nullum caufatü effet formaliter
ab- folutum;ita exponit Do&.loc.cit.(ub G. Ad vit. entitas creature
ab(oluta praci- sé, & fccüdü fe contiderata,neque c(l de- pédés;
neq,indepédés formaliter,led eft dependens£andamen:alkter quia ip!i de- betur
formnalisdependenzia , (icit homo formaliter , nec cít r:íi5.Irs,nec non cif -
bilis in primo modo d: cadi per fe y. fed tantum radicaliter , qi1acenus
inlecundo ^ fignoci debetur ri(ibilitas
-; —cQYASTIO IIL J — " e 4nvelàtio predicam. fit accidens ex- - remis euus
[uperadditum, e ab . eis reipja condiflinct um. 17 Kern o€s,vno,vel altero
difcre- páte.relationcs trà cédétales eife vetas, & rcales formas in rccü
natura. exi fté&ces modo precedenti qui (t. enarrato ; i eft controueríia
dz relation.b. libus , an fint forma tcales accidentales rebus ipfis.
fuperaddiue ,.& ab cis ccaliter ,vel(altim modaliter d:(tin &z ,nam pro
parte negatiua adsüt. toncs tanti momenti , vt ab Au&oribus haius fententia
inolubiles repatentur , & qui. eítà nos eas non ccnfcamus iniolu- biles,
facemur nihilominus magaá prafc- ferre apparentiam , & forté maiorem quàm
rationcs pro parte affirmatiüa . - res itaque tamofar extant de. hac re in.duz
extrema, & voa med;a, prima té nega: relationes pr dicam, cffe c rcalcs
formas accidentales , fcd aíferite(ie tantám denominationes cx- trin(ecas
desüpcas ex collcctione,f(cu có- binatione rcrum, ta vt relatio praedicam.
aliud non íit,quàm cocomitantia, & .co- exiftentia duorum exicemorum ,.—
fimili tudo v.g. duorum alborum combinaco , iriaca, velalteriuscereg. inen:
furz coexiftentia ; diffimilitudo veró al- bi,& nigti combinatio,
inz«qualitas quan . títauis palmaris,& bipalmar!s cocxittcn- — tia , &
fic de alijs: à Nominales paflim q.d. 28. 29. & 49. Ocham. Greg. Gab.
aqualiras duarum quantitati palatium, | & velbi - .. Q. III . De diflinczelationis predicam, ab exirtmis. 61.7. quos
(equuntur- Recentiores nonaulli » qui ob naufeam, quam illis afferunt. (en-
tentiz Arift. D. Thoin.& Scou toties ia Scholis decantatz libenter ia
Nominali( mum iun&is pedibas ruunt , vade in Lo gica negàt relationes , in
Philofophia in, diui (ibilia, in Metaph. pra&cifiones obie- &iuas,
& naturas cóes , quibus principi] negatis plane euercütur prefate fcientig
gs; pra (ercim vt fuat ab Arift. craditge, & ias (Litutae, & SS.
Patribus; negant igitur c Nominal.celationes pdicamentales Hut tad.difp. 16.
Mer. fe&. 2. & 3. eius late« ro Atriag.d.12. Log.fect.6.& feq.
Auere faq. 25. hy(: (eter. & 2.& alijquibus fà obijcias in hac opinione
auferri vn. pra d ca néntü; efp.nós itr'dendo nó ob hoc aufecci ab Eccle(ia ynü
Sacramentü , aut Decalogi pr&ceptum;in q (ent.lapíus cft Vulpes t.p.com.3
.difp.$ 8-arc.9.n. 1 $ vbi (olü prz d:csméta ab(oluta admittit. eífe
entiarealia formaliter, alia idencicé can- tuin, vnd? feptem demit
pradicameata. 18. Secüda opinio extteaa affirmat ree lationé pre dicamentalé
cífe; vecà formá accidentalem rcbus fupecaddita, & ab eis reipfa
dittin&, fiue talis diftan&tio: rea lis vocetur,Gué folii modalis, eó
quia ree latio non fit proprié res , f. us rei g Hecett (nía cóisin (chola Peri
eticag nà Aríít.hicia Logica , & rut(us 5; Mete flatuit vccum, & reale
pradicamentü rela tionis, quod vuiq; nequit ex fola denomi nátione
extrinfecacon(litui , vt dicemus Qt immo nó folü in fchola. Peripar, fed et
Platonica; d verpetuó fecati funt oés Arift-Interpre:es à Arabes,q Gtzci;&
Lacni , vt teftatur Soátcz difp. 47; Mere fc&. 1.0.10. & tota RV calium
Schola Tho. mitará, & Scotiflarü , id namq. ex pro« tcilo docuerunt
angelicus Do&or p. 1.94 13-ari.7.& q.18.arc 1.& q. 7; de potenta
artig.ac alib: (zpé,S& Subtili$ x:d. 1.q-« 3:d .1.]:1.8& 4; d. 12.9.1.
& quol 1145 alibi irte quod fola tot;ac «án4 torü auctoriras virorum hanc
fententiam reddit oppoiita valdà- ili dif - Tertia demum opinio mcdiasconcedit,
6:9 Difp."UL. De Pradicam.te|peHliuis | | te diftin&asab eis,(cd tr
fundamentali- cum diuina (ubtlaaria identificantur,non. tc, ac rone
rariocinata, formaliter veró , ficincteaturis. Refp,
imó ex hoc capite & a&ualiter folü diftingui p intelle&ü ; nos non
benc ex diuinis relationibus de- ità Henric.quol.9.3.3. Alcn[ $. Met.cir-
ducere ercatas accidentales;quia illz süt €àtex.20 Baccon.1.d.28.q.r.art.4.
dub. — fübflanciales, & rranfcendentales. Coa- 3.Soncin. j.Met.q.28.
opinionécx in- trasquia hac (unt
prad:cata cóia Deo, & tegro poflea cüalijs nonnullis amplexus creaturis,
ergo ficut fcientiaqua in Deo eft Suarez di(p.cit. fe&. 2. vbrwult rela-.—
ponit (ubítanua, in creaturis ponitur ac- tioné adzquaté ident ficari cü
fundam- — cidens;quia (ci&cia in cói abitrahit à (cié 1O,cXigere tamen
tctminum,non vt parté— tiaincreata,quz cft (ubftanua in Deo,&
formalemrelationis,fed vtquid cónota- a (cictia creata, qug cít accidens in
crea- t6 in obliquo, vndé cócladit ,relationem — turis , ic pariter de
relatione dicendum e(Te formam ab(olutam,nonabíoluté sü- — erit,ncc poterit negari
paritas, nifi negan ptam , (ed vcrefpicientem aliam ,quam — dorclationemin
crcaus dicere accidens opinionem tribuit Nominalibus , à
rcbascondiftin&tü,qua tané effec ma. : nifcila petitio princip:j,:d.n.eft
qued ,p- ARTICVLVS I bare contendimus per aífumptam parita- elato pradicam. eft
accidens ab ex- — Sed qusamus hanc ratonenex diii qo mremis veipfa
condifiintium. nis rclationib.dedüctà,quia meré Theo- 19- T hec veritas
facilius deducatur, — logica cfl, non .n. data opera cam addu- prius
vtramq;fentenriá à noftro ^ ximus , fed (olum vtprzíatos Auctores aflferto
recedentem impugnabimus , & — conuinceremus;qui Theologi (unc, & A-
poftea noflram flatuemus. rift.au&oritacem a(pernantur, quos etiá Dicimus
r.gp relatio predicam. nó eft — credimus faclé negaturos relationes fola
duorumextremorü concomitantia, quoque diuinas;ni(i fides obuiaret . vcl
combinatio . Conclutio ftatuitur có: —. ao láigitur accingimur ad roné nata ara
primam opin. & prob. primó,quiaex — ralem;quaz funditus bác cucliit
opin.;dá- opin.toliitur przdicamétam relatio- — tur in creaturis denomipat;oncs
puté re- mis, quod certé conflitui nequit inmera — latius, etgo dátur puré
relationes, d funt denoniinatione cxtrinfeca;,vt poíteadi- pradicamentales.Coníe. patet, quia ef»
&cmus;& oés relationes ponütur mutuz, — fe&us formalis non ctt ,
nifi forma ipfa à plané totam euertit peripatheticam do — fübiecto participata
; aisüptü poffet pro» dastisc omnis gratisconccdunt Ad- — bari cum Scot.cit.
24d. q.5. ex denomie Tíarij parü curantes de cucríione pr2 — nationibus
fundatis in aione; & paffio- slicamenti relationis dicentes , nonobid —
ne,in vnione, pratentia; & alijs (cx pradi woilialiquod facramentum ab
Ecclefia 9— camenus ; quiaimportant puras rclacio- sut przceptum à
Decalogo.Sed'(anéne- — nes, vt q.vlc-huius difp. & tutusin Fhyf; o
rclationes rcales, aut omninó tol^
probamus;ti quia Aducr(arij bas negant , aut yaldé labefactant myíterium
ze — efferelauones pradicam. , fed aiunt cílc . "'Triadis , vt hic vrget
lo. de Mag. qp. traaíceodencales importantes abíolutum eft maximum Sacramcntü
in fide noftra, — cum re(pe&u , idco ad probanionem a(- At inquiunt has
negare in ereatis mon in — (ampi inducemus denominauioncs fi» diuinis, Contra,
firclactonesin diuini milis, & diffimilis mes , & inzqua« funt
realcs,& non taptumn extrema coe- — Iis, & alias haiufmodi fundacas (u
p vnd xiflentia ; ergo etiamincreatis,coníegj — & mulza ex $.Met« 1 9-bas
.n. conc-cáunt par er,quia omnia attributa Deo,& erea-'— efTc
denominationesrclatiuas pure. prz» iuris communia,ti in Deo (ant realia, ét —
dicamenrales; fiergo dancur i(te dcao* i in creaturis, con(tat deranione
(übítà- — minatione$reales , vtique foinz reae ti, (apienug, c. hoc
foluminterei, g — lessclatiuz dari debebunt , a quibus de» — io Dco obíumupá
bmplieaiem diua — (umancur » [Nc iuuat discre has clje pue — a. wea x dE ou no
eon C CONI TTTABI SIT. omnis extriaíe iüfeca denominatio realis ex forma aliqua
reali exiftente in aliquo (u- bie&o femper defümatur , vt conitat. de effe
vifo, & cognito in obic&o,plané ha- iu(modicelaciuz denominaciones
extrin- fece à forma alicui (übie&o intrinfeca 5 fumi dedcbunt,& hzc
vtique dcbebit c(- fe forma relatiua, (i .n. ab(oluta foret,v- tique
denominationem relatiaam. dare non poflet, quía denominatio forma de- nominanti
proportionari debet . Rcíp. denominationem relatiu& vtiq; db vna forma
abíoluta derinari non poí- febcne tamen à pluribus, vnde denomi- natio Gimilis
íamitur à duob. albis fimal coexiftcatibus; hinc ait Hurt. cit. $. 39.
relationem przdicam. cííe duos conce- tus abfolutos qui eó quia non ab vna re
la,'fed à duabus fimul exitentibus dc- fumuntur, propterea fimile d£ ad aliud,
al bü vero ad (e , quia fumitur ab. vna albe- dine (ola, Ec (abit Arrrag.c-41.
non eífc denomin. príasextrinfecá,fedpartimáwinfecáquatenusdicitipsifüdamétü;partimexcrifeciquaten?dicitterminü..^a1Hacdirefpófiocflicaciterreijcitur,quiafimiliudonondicitpraecisecóceptusduarüalbed:num,fedaliquidamphus.f.habitudinemillarü,quz.explicaturperficur,ergo&c.prob.allumjxumquia(imilitudodicitardevnoquoq.cxtremorü(eiunctim,namhzcalbedodicirfimilisilli,dezautemalbedincslimulexittentesnonitàprzdicaripoílunt,nonenimdicipoteft,quodhacalbedoficduzalbedines(imulexiftentes;erzofimilitndononcftidemquodduzalbedineslimulcxiftentes,necfimileidemyquodduoalbafimulexiftentia,Tum.iaperhanccopulatiuam,Petrusclts,&Pauluseftalbus,vriqueexplicaturcoexitentiaduorumalborum,non.tamenadhuccxplicatüreorumfimilirudo,quiaPetrum,&PaulumeífemilesnontantumdicitPetrüeffealbü,&Paulumeílealbum,fedPectumctfealbum;fieuPaulus,vadepreterhaac,Xillamatbedinemdicitétcomparationem.yniusadaliuexnatucarei,€nontantumer:"neeTamquiacxhaccopa»«M^""|edistintiilat.pradic.abctremis.ds.L.619^.fü$denoiminationcsextrinfecas.NàcamlatigaPetruseftalbus,&Paulus.c(taibusabíq;petitioneprincipijbencdeduciturhocconíequeas,ergofuarfimiles,nonergofimilitndoeftformaliter,&fcisécoexiftentiaalbedindPetri;&Paulijalioquipetereturprincipium,&probareturidemperidé.TumquiaalbedoPe-
tri, & albedo Pauli coexittentes (ecüdü (aos conceptus abíoluros aliud non
effi- ciunt, d binaciumalbedinü,nec denomi- gant illas albediaes, nili e(fe
duas , vt n. vnialbedo vnum facic albam,tic duz al - bedines duo alba , quz
denominatio cft abíoluta (pe&ins ad predicamécü quan- utatis,non vec relati
1a . T'ücà lem quia, explicare ten&ur, qüo hac albá , & illud. album
extrea dicantur, cur hoc dicatur fuadamentum,& illud terminus, non .n-
redté dici pofsüc extrema ,nilidetuc qd vcluti mediü inter ea ,cuius dicantur
ex trema,hiic .n. ratione materia , & forma in compofitco dicuntur extrema vnionis
» neq;éthoc exrcemü bene diceretur fan- damentá relationis, neq; illud tecminus
s fi celatio dicit folum duos conceptus ab- folutos,aon.n. vnus coaceptus
abfolutus. dici pür terminus alterius concejxtus ab foluti5neq ; fufficit
recurrere. ad habitu- diné ration s;quia tüc nó falaatur deno -
minationemcelatiuam effe realem. 21 Auer( cit.(ec.a.vt faluctin cóco- mitantia
extremorü abíolutorü deno mi - nationem veré rclatiuam , ait illà conco -,
mitantiá non ita debere explicari, vt di- cat vtrámque extremum ia recto ,&
z- qué primó ; licut aiebat Hurt. fed ita vt primario ,& dire&é dicat
vnü,népé tan- damentum;fecundarió » & in obli.juo di- catfeu connotet aliud
.£. tcr: nü, (ic n. inquit explicari beoe denoiinationé re- lattuá.Sed non ob
id euadit Auería pro potitas difficultates; Td quia choc mo- do explicando
combinarione:m ab(oluca- ram, non vaa rcsrclatiua erit relaco , led, duz
abfolutz vna in recto, altera in ooli- quo,imó cum nà mag s ejfe 4n xj ejje ad,
fit de concepra relationis, mie ponicac teriings eile connotatuiày &
tuadamcüe tum folum principale igmficauim,vade iuxta hanc via melius loquuature
y qui ce-. neni yt/4j qué. proa pec cclaupaegs; : MM impor- / CERERI T 6,6
importari. Tum quia licét ponendo ter- - minum in obliquo,videatur expiimmicone u ceptas relaiuus;& cóparatio fundamens —
CILE ECT CI X^ Mo Me. rget em dflicultas, vel refpe&i- : hábetur intétu,
ücur.n.illa (cultas ponitur rclatio rcaliscocxitenciae idem 4s ni ] ti ad
termini , re tame vera nihil tale ex. pariter dici dcb:bit de fi miliadine i
primitur, quia etiamfi dicamus hoc albi - cft (imile illi , «n insététia
iftorum hoc tantumimportat;quantum fi diceremus, hoc eft album, & tllud eft
album, wel hac funt duo alba ,9» (i aliquid realeamplius exprimitur vitra hos
ducs conceptus ab folutos , fané nil aliud crit, nili vcrus or- do , ac
realiscomparatio vnius ad aliud. Tum tandem; quia quocunque modo ex - plicetur
relatio per concomtantiam, vcl combinationem duorum extremorum. malé
definirentar rclatiua ex Arif. cffc ; c ipfum, quód (unt, ad aliud funt queen
dcfiniri dcberent ad aliud effe illa,quorum effe eft cum alio eíte |. 5 cum
relatio fecundü iftos nó lit habitu- -. do vnius ad aliud fed cocxiftétia
potius ; vel combinatio vnius cam alio . 3 Denique prob.cócl.róne Mair.r.d.
39-4. 1. quia &t vtitur Zerbius y. Met. q. 17:quicquid cft in duabus
albedinib. i mul exifientibus,totum eft in duab. fuc- cedentibus fibi innicem
,ergo fi fimilitu- do non dicit aliquid reale fupra entitates olutas illarum ,
ita fimilis erit yna al- bcdo exiftés alteri futora,, ficut alteri co- dem
temporc exiftenti , qp tamen citer cgatut;etid ab AduerfariJs qui ad rcla-
1ionem pradicam, etiam vt ab cis cócc- yrequirunt terminum actu exi(tété ,
aflumptum patet; Ptob.coníeq.à pari na merus darum albedinum , quianihil di-
€it (uper entitates abfoluras illarü , pra- fertim fecüdum Nominales ita
faluatur in illis fimul exiftentibus , ficut fibi inui. cem fuccedentibus ,
ergo ét ita in propo- fito;quia fimilitudo nihil dicit prater en 1itatcs
abfolutas illatum. Si dicas requiri fimultatem durationis ambarum. Contra vrget
Máir. tum quia düratio eft modus poíterior ipfa rc durante , ergo fimilitu-
do;quz dicit pracisé enrirates abiolutas duarüm non videtur pendere à duratione
fimultanca illatum, tum quia vcl illa fimultas eft aliquid rcale prater illas
albedines ,vc('non,ti non,redit diffi guliat
Gcyvel hoc elt ablolusum, & ad- —.24. Dicimus z.relationé
predicam.nà elle aliquid füperadditui fundamento fo li tóne dift/actü ab co Eft
Scoci loc.cit. «ontr3 3 opin.quz adz juaté à parte cei cclation«m pradicam. cum
fundamento ident ficabat, Et prob. nam in hacfenten ua vel relatio habetur in
fundamento ad poíütioné termini de nouo, vel fapponc- batur iam in fandamento
quoad totü (ui eíic:G primü , ergo vcl erit fola amborü *xtremorü cocxiitentia,
aut denomina - tio indé defumpta , quz crat Nominaliü opinio,vel forma aliqua
de nouo rc(ultás in fundamento ad politionem termini. , qua eft noftra: verà
dicatur fecundum, nempé (upponi fundamento identificatà ante m termini , tunc
przterquá- qp non faluatur effe verum accidens , quia hoc non identi(icatar cü
labie&o;cü pof fitadefÍc , & abeffe ,(cmper in fubie&to daretur tàm
ante, d poft exiftentiam tet. . mini , & femper fübie&tum atu deno- -
minarct relaiuum, quia«ffe&tus forma - lis relationis prz dicamentalis elt
a&u re- ferte fübie&um, vndé Petrus albus fimi- lis dicererur Paulo
nondü albo, & patcr illius filij,quem nódü genuit; Et rurfus (e- quitur,
vel relationem srn (uà fpeci rónem à termino non pendere, vel.ré de- pedenté
exifteie tine co,à quo det. Reíp. Auctores 5 .fenc.telationé sCpcr in
fundamento reperiri quátü ad enticaté realé,q dicit,quia hzcnon eft diucría ab
entitate fundaaíenti,non tame (emper in co reperiri cum denominatione relatiua
, quia hzc denominatiq etíam péder à ter - mino;hanc veró termini neceffitatem,
vt habeatur in fundamento relatiua. dcno- minatio,
nonoéscodemmodoe»plicant.Aliquidicuntrelationeminfondamentodeliteicereinelfeincompleto,&inchoa.t0antecxi(tentíamtermini;copleriaus.tempottca.peraduentumtermioi,&hacdecauíaanteanonprzbercfundamentarclatíuamdenominationem;itàBaccon,&Soncin.loc.cit.SedContra.,quiapecrclarionemjncffeincompletoyvclinicle.v4^Ed|1ligant^TT"7"VTE"^.xIlfolamentitatemabíolutamfunda..métiexposfitoterminonataeftrc«fültarerelatio,.&hocvtiq;benédicitur,fednoninferuridentitasrelationiscumfundamento,fedpotiusveraàpartereidiftin&io;velintelliguntveramformamrclatiuárone(olüfeuvniuer[aliterdiftin&áabentitateabíolutafüundamenti,&ficdicendoredirdifficaltas,quiafeclu,foterminohabereturtotarelationisefsétia,acproindéfübicctüacureferretantcexiflentiamtermini;Immo(icdicendónontantumneceffariuseritterminusaddenominationemrclatiuá,fedecáà:adipfamentitatemrelationis,quiaantéter..minumponiturinchoatafolum..4$5Idcircocóccdütalijpreexiftererefadoneminfundamento(ecundumeffccompletumquoadencitatem,nontamem:ipfumreferre,vela&tudenominare,quia:adhocrequiriturterminus,velutneceífariaconditio,vndécxpe&taturterminus,.LRss|autementicatisitàSuarczcit..baceuifioeftminusrationabilis,quam:(00precedens,namillaanteexiftentiamteric&um;,(edtantüradicaliter,&inchoaté,ícdiftaconceditanteexiffentiamter"(ogerfc&ioné(uamforaliter,&
in actuy& — megat prabere denominationé a&tualé , vndé duo dicit
difficilia capta, «pum ctt ;. . Sy dttur relatio przdicam: a&ualis,& có-
—. "pietafine termino ,alterü cf; juod calisde — Aut in (ubi-&o; &
rumcns Gta non. deno- . minetillad; Et nunquam ifti esplicabunt;, A . Quopad&otertipinus
fit neceflacia: condi- ^. t9; vt relàtio przcx.ftens im: fundamcn* ... tfecüduin rocam cnutacea Lua: illud; — . ga&udenoaiinet rclitum, aifi ponat ha
tudo real's ad illtid; uta (i fecandum ef huc fentiam nullam: babet cum co
neceffariá- . — eonnexionem; cur
liabebit quantüad de- | — gsominationeny Ncc tandem vnquam fa-- — o
diresplicabunigüomodo poflit effe coca; "p o perícétio intrinicca: fimilicudtpis nifor-
— màsliubiedum,ntc illud denoiinct fimi
—— Je & hacc fuicratio Scou $:Mct;q.1 1 ne "yContrà xtinfecum Forma rclatiuz | tcrminus,qoi
connotatur'. . — mini non concedebat relationem. in fun- — —. damento
aCtualiter; & formaliter,& hinc: |... deducebat nó poffe au denominare
(ub- misi relationem jn fundamento sm totá — QUIT. De diflineyelat-predic.ab
extremisesfer.I. €3x 11. vbiait , fi relatio vniformiter infot-. mat tàm ante;q
poft productioné termie ni,quaté non vniformitet denomina: ? I«Refpondent multi
ex Suatez cit. ide(-- íc proprium cffe&uum cónoratiuocum s. vt non
tribuantur à forma infarmante fü» bie&tum , nifi ponatur id , qupd neceffa-
rio connoratur,. vt multis conltat exéplis;. nam fi vifio poneretur in lapide ,
non fa« ceret illü videntem;quia bic,effc&as cone : norat fübiectü vitale,
& negatio vi(usim. eodem non ipfum denominat cecü, quia. ceciras cónotat in
fübie&o: aptitudinem. ad videadum,que dec (t lapidi: res in pri« mo
in(tanti dicitur creari,non conferua« ' - tij& é contra in cempore fcquéti.
dicitut confetuari,non creari,non quia defit ali- uid reale ad creationem ,.
aut con(erua- nionem:requi fitü,fed quia de(ant conno-- tata f. refpectus ad
non effe immediate rzcedens, vel refpectus ad efe przha- itam, idem igitar
dicunt de fundamen-- to rclitionis,quod ante exiftétià cermi- ni nó deauminatur
per rclationé e(Te re-. latum , nomquiailli defit id qued eft in- rinfc iuz ;
(ed quia dce .16 Inhanc doctrinamde connotatis: hic acriter inachuatar Hurt.
Arcíag. &. Ouuied;in Mer.controu..9. punc. 4. in1« mó Hutt.paffim eam
carpit difp.5. Phyf.. à $.18. dip. 11. à . 11. difp. 6. Mec. X- $. 39. &
alibi, quia fi femel admititatur hzc doctrina , quod: poffit variari deno
minatto. ex fola. varzatione. connotatoe- rum extrinfecorum abfque vlla:
penitus: variadone fa&a in entitate forma. , fané pra betur anía cladendi
omnia argumen- tà ; quibusprobarc(olemus dari modos: dittinctos à rebus , (icut
.n; in propofica: inquiunt dari fimilitudiné realiter im Pes- tro albo ante
exiftentiam albedinis Paue- li;quoad entitatem; non quoad: denomís: nationem
(ic paritet (i fieret argumentü. quod.materia4& forma exiftenitbus nom:
exiit it vnto,& potlca cxitlit,ergo vnio di: ftinguitut a cacerta,&
forma, reponde-- ri'poffetnó exiftere vnionem: ia: materia: quoad
denominationem ,.cxt (terc tamen: quoad entitacem;denominare autc matc-- riam
vnitá: dum connotat formam ; imà» $i Difp. PII. De
Pradicam.Re(pelliuis: 0 pofict quadlibet parsdoxum fuflineri, ve v.p.quod fola
anima-rónalis ett homo in. &riníccé,connotando materiam, & vnios nem,
vt puré terminos , & facta diffolu. tionc ani mg à corpore máncre afiimá
ra« tionalem in cffe hominis quoad entitaté, fion quoad denominationem ; quia
dcfi. «tunt connotata requifita « , 27 Scdquomodo vrédum fit doctrina de
connotatis', nii non e(t prorfus à (cholis abic| ifti putant, & quo £00do
connotatiua non fiot cum relaciuis «onfundenda, dicemus in fin. art. in quo See
MARRIS deceptus eft Suarez . «onfundenshzccumillis, Cum tamen in- tet vtraq;
fit magnum difcrimen ; mulii- iter e it folutio Suarez; Tam !DO minus fit de
cóceptu relatio- '4dy juàm e(Te in, malé docet rela- importare entitatem
fundamen- KP ficque ét deftru&o termino flabit deno A eoa CLQUN cUMdmab clc
idem dici poterat de ipfa relatione Tumquiía effectus formalis proportiona *ur
cau(z formali , itaquod (i effe&us ,fcu denominatio eft abfoluta caufa eri
erit abfoluca, ti cffe&us eft connotatiuus , pa- riter & caufa,ergo fi
denominatio relati "eayquiacft effectus connotatiwus, necef - farió
dependetà termino , qui el conno- : tá, ide quoq; dicédü cft de relatione, gy :
nimirü sm fe (it caufa'formalis.connota- tua, Tü candé,quia focma relariua nó
fo. lüquoad cffe&u formslé dcnomivandi , - fed & in abftzacto sri. (e
fampta pedet à aermiao,ergo fecundum (uam perfectio- mcm. propriam etiam.
prefcindendo ab -effc&u formali denominationis non po- 1cít poni in
fundamento, & ibi confcrua- st non cxittente termino. 28 BReíp.tádé quidam
Iuniorcs entita em fundamenti continere petfe&tionem Asclationis ante exi
tentiam termini, quia: Jn. findamento: incít intriafecé: rclacío «j1zdam
tráfcendentalis ad tetiminü po(- fibilem , quz eclatio tranfcendcntalis. fic
Predicamentalis exiitente termino fine: wa muatione intrim(eca. fundamenu. ,
[ox abeffe prater cius eptrptioB ds : fed (olum extrinfecascó quod
tráfc&détaz Tis diffctat à przdicamenrali, non fecun- düintrinfcca, fed
tantü ex connotatione extrinfeca tcrmini , non fimpliciter, fed quoad varium
modum effendi, vt v. . al- bedo flatim;ac eft folitarié produ&a, di- citar,
cx vi ordinis tranfcendeatalis affi- milab:lis albedini non exiftenti ,cum ve--
ro e(t produ&a altera albedo, df a&u af- fimilata,que actualis
affiinilatio nihil in trinfecü ponit in priori albedine;fed can- tum extrinfec
coplementà , ratione cu- ius a(fimilabiliras fjat actualis a(Tiinila- tioj&
ait Amic. cir. trac. 15.9. f. dub. a. hüc eife probabil. modü defededi 3. sét,
Ceterumiilla opin.ne3; hoc modo re- &? detenditur; Tá quia impoflibile eft.
,. relatio , quz erat tralcédenali ac proinde realiter Jidenzifica- ta,€x
politione termini fiat accidentalis ,. & pra dicamentalis, & ab. eodé
fundamé- to poftea diftinguatr ; Tum quia qfi & hzc metamorphofis
cocederetur , adhuc difficulter explicabitur , qüo id: contin» gere pofficin
illo fundamento- ab&; vlla prorfus fai matatione; hoc am priailegium vix
diuinz conceditur volütati,vt potens ad aliquod obiectum terminata tandem quia
cam albedo folitati produ a potens alteri a(fimiliari , a&u deinde: illi
iam producte a (fimilatur , illa fimili« fit actualis, nó cftocdoille crá- dit
a(Timilabilis cuicunqz 'albedini pellibil fed c(t eadem fimilita- do in
indiuiduo,qua prius erat in poten- tia obiectiaa , & poftca fit ima&u ,
ficat: cótingit inproductione cuiüfcunn; alte-- vius.imdiaidui , quod
prius-erat in poten-- tía obie&tiua ,& poflea fit ima&tu- 29
Dicimustàdé relawonem predica ee cíic i: oro p slm mé:o (uperadditam, wt quid
reipfa ab cox actualicer diflnchls Vo D. Tic& Scote loc, cit, & $, Met.
q. 1 1.cum corum affe- clis, quam probat Doctor róne, quo alij patfim vtuntur.
Pót relatioprzdicamene talis alicui fündaméto fapcraddi,qp prius finc ca
extiterat, & etiam ab eo tolli 4162. vt finc ex temaneat , ergo cü poilit
ade -— od 5 ter- — Y minetur ad illud finc fui matatione. Tum. —— v ; y
mibust Refp/A * Kiss - fóndamce Sy. - Q. LIT. De diflinclaglat. radical
extrewtseut.T.— 63 x 4céfdefis al» eO .reipfa diftinGtum n(éq. patet eic
definitione accidentis, & tx 'co rper reati fufficiens foditfum realis
diftin&ionis intcr aliqua áo 5 atiteC. cotiftat: expecientia .imiom-
tionibus , Quorum fundamenta finé fe&tiis effe poliunr dam album (o-
litarümveft fide timilirudine: 4:qua» po- — Coxefulrar: adialteriis ortum &
eliaüct dd eiufdem intevituma o5 67 ores 3 Jent neg. cofeq;quia Pereasalbus fic
fienlis l'aulo:dcaiba- 1 Ryo acquirit nouam eütitategfaper albcdinerh j (ed
tahtim nouam denori- tiatióned eX! nóvacohinotatione teayi- ni ; g cónl.rcadt
exéplo a&uü liberoruhi Dci, potditin- Dcas non vcllemunduni, a&us
(jio3d entitaté ató. potuit nà cfie, portiticdime quoad dehomimarioné; affc-
ruccetà iüftántiam de«teátionc, &.cone feruatioóeqae nó diflinguaritur à
párie rci, & caniemin pritoo-inftau eft création; doticéóhferiatio Sit
rempbre (cr " e t oisfébaatió, qen ercatido. o1 (^ got Hae lia
doinSuarez,quatdcicefperisHureSériag.roptohendct?int;&quidemmeritósTümquia$nbacfolàciedic
mániteffa ifiüaluittirper tio priniciitjs dor dium Petinmalboin hábete tota
civiturem fimdimdmisqua dici poft fiebihis alteri álbo:poflibilt no £amem dici
acd lingilems quia nor tiabet B iaielle T vwerirt i wa Pet ftd petitio principi
cftim; ac fà dices roin digauc inj qnirib
denorj- tatüt -[jmilisyo eft Ecfpodere idé prt dé, Tua 'quia vt aicbat
Hurt.-rc vera ex hic dodrina de connozatis /fic:malé adhibi- ta prizcluditut
via probandi. modos.à re» s diftin&tos,nec poterit per argum. al. fatü
probari vnio v.g. diftin&a- à mate» 4; & loti ,quo tamen argum, ad. hoc
icrivtuozar ipti Aduerfarij.; INà ;mpér iégabitur. confeq. &
dicetur ià fnat etiltere 'vnioné in rone ctis tatis, nón infóne denominationis
4 po fteáick noua connotationc. forma. Vnio- nem:denominare materiam vaitam,
Tum qtria-bzeé ipfa éóoocatio , qua: rclaaioni i i ypracxittentianzónc entita-
cis cófcrt róncm quoqs deaominatignisy Ny EE vel eft gopcitisite ibo ds Adr
minü, vcb(emper adfoiiofundaawinio ; fi prim y idé dici poteratde, telacione
1pr (a:ab'initio;íi sm,cur.crao idee ced mótabat tcrmiwüt modo; ad; connoG«? T
quia lias diucríitatis alia ratio rcddi ner iqaitndi quia factà éft ci aliqua
realis ad» ditioynon . n; intelligi. por fundamentum iabere nouum; &
incoinfecb ordinem ad «evminü: ne noua; acintciofeca additipr- i*e ; fic
albedo, antequam coacipiatürig fub-e&oexifiensy ncm icorimorebar, quid «ex
rinfécum;pcticaquipónitut ia (abiur £o, cx idine reali ad dicione
inhaer&tiz diF citür cóntotarc-fobiéCtuay E xemplá we» 1ó; s. quod affert;
du aGibuslibetis Dei, -potiuscft poo nobis, actus.n, diuina: «o» -lmátatis
óbTiam illimitationeu ab(q5ád:- -ditiorie ialicuius:irea lis tel pectus.
dicituc -teniinari.ad: crezsutá volicam efTe, quod- -potecat non velle, abíqg
vlla prorfus fai -tnutàt ont ani rgo in creaturis rális il Jlichitatio:nom fit;
nompóteticio fondam€ :t6.darisiouatecafinixcDnotatioab(qi rear liadditione ; vel ad; &ram( fyadagenráa
:denominabitareclatum per ptam deno -iinátionciegttinfecamoes pofitionecén-
(mini extcinfeca , cum exhoc nib ioci :fccüiilliaddatr ; ep taméneqyip(ieouas
orijadinituntsfrergo.illadcnominatioeft — nt£infeca; &-noud;certé curb fit.
realis; SE -nontnis;aiiquid reale additur rundamé "to:ex patitionetermini
y qua rátio planc: Ónmniniconuincit,vrnotat Faber Met, difp.19-c.:4» Nec
etiaminftanua y squad affetzebantyde creatione, Aocóferuauone cft ad rem; «(aia
à modo , qno.bec (cpaz ranurirà difbogauntnt, feparantur. auté nonróne realis
refpcótus dcpendentig s ui per vramq; formaliter amportatur s ed
iQucad:re(pcótus: cóbnotaros ad non cílc immediattpracedens,; qui connotá- tur
à crcationey & ad.etfe prchabirü 5 qui tonnotacur à coriferuatione s! 5505]
iugipi Rep; proindé; Auctores 1 iópit pe diud ars. bene. cóairici
diftinctioncin Hmilizudims à folofnadamento . nontas micn.à fundamento y &
ttrminoj; jua ab vttoq; (cpacázidmpolTibile tt«cuag gà potentia abfolnta y
exquo dednciur: efie adeqdatiadé;cü vitoq; ag cile uid-eis us * Ccc perad- 634 —
"Difp, PIT-Dà Poédicito Rol petliu ^. 0 'eraddere; Quz (olutio cófir;quia
dü vp; amus probate vnioné ,vbicationé;actio- né,patlioné, &c.c(fe modos
rebus fuper- additos,cx eo probatur , quia poffunt. re- periti extrema in rerum
matura fine illis modis , vt corpus, & anima fine vníone , & lsinc
deducimus diftioctioné abeis, cà crgo'de hisrelationibus przdicamentali-
bus,fimilitud;ne,z qualitate; &c;oppolie tü expetiamur,ep extrema ftne
illis repc- riri aequcunr, oppofitü ét debemus deda cete,qd népé nófunt aliquid
excreinis fu- radditü,& ab eis códiftin&tü. Sed ncq; c folutio
fatisfacit; tü quia non dcíuat, ui patent poffe à Dco Ícparari-fimilitu- inc à
dodies albis,itauc fola £andamen- taliter maneant fimilia;tit 2 licét fcpa-
tabilitas femper infctat realC. diftinctio- né inter aliqua éuo non tamen
in(cpara- bilitas femper infert identitatem,vt dixi- mus difp. 1. q. $. art. 2.
atq; ideó concc- dendo duo alba non potic cífe inc fimili- : tudine,non rité
hinc infertur fimilitudiné identihicari cum illis . INec tandem valet affumpta
paritas dé vnione , vbicationc , &c.quiaillz (ubt relationes extriníecus
aduenientcs nó infurgentes, nifi facta ex- tremorum approximatrione » atque
idcó extrema reperiri poffunt in. reram natura fine illis, at fimilitudo,
aqualitas,& alig relationcs, de quibus hic pra fercim eft (cr sno, funt
intrinfecus aduenienres iníuc- $.«f. cX natura extremorum , atquc idco illis
pofitis neceffario refultat ,.& hinc eft,quod extrema nequcunt (inc illis
in rerum natura reperiti ;, fatemur tamcn bac de. cau(ía cuidentius oftendi per
ra- 1ionem allatam diftinctionem relationü esiriofecus aduenientium ab exttemis
, 8 intriníecus aduenicnrium, vndé cofulto tam pteeíertim Do&or attulit ad
often- dendam diftin&ionum iftarum à funda- mento,nonabvtroq;cxtemo . — .
Deinde lo. de Magifitis hic affert. ad idé alià róné (atis euidenté,qua &
vtuntur Complut.impoflib;le cít.fimul, & fex.el candé formà intendi, &
remitti , quia iri« tenfio, & remifTio funt motus contrarij y: fcd telatio
p 6cintendi, quàdo (uü tunda- -"ment( temittitur& remitti quando inté-
relatio , & fundamcntü nó süt vna:fonía rcalicer, Prob» minor, quía fu
pofito quod Sortes latalbior Platonc ,, remittitur albedo Sortisytüc Sortes fit
ma gis fiaulis.Platont;; (i vccó. albedo Sociis 1ntendatür, tunc
Getminus(imilisPlatomi,.cÓquia:Sorüsicóunuocecedità$radualbedinisPlatogis.Tacdemalijs*anonibus
idipsü probat DoGor loc.cit. xjuz apud ipum-videri poífunz,& imme- ritó
carpuntur luc à.Poncio , veiut infut- ficientes, & non fol rationibus, fcd erià
au&toritacibus Parrum & Plilofophorü, Vf. Aug.$;de Trin. c.g. Amb.lib.
t. dc fide ad Gratianum cap; 5 . Hilarij 12.de Trin. Acift; 12« Metz 2. &
tcx, $2. Auicen. j, Metfuteéap.de celat, fimpl. fuper prz- dic. qui omaes
doccat relationes. przdi- camentalcs effc accidentia sem j i /$2 An vet praíata
diftin&tio,que in- ter celauoné,& fundam6:à reperitur, dici debeat
realis, vel potius ce ficut & an relatio dici debeat ees , velmnodus, cít
magnti inter Aafkores i emanat Co plut.difp. 14.9«5; cótendunt effe reale,
& relatione debere dici t€, Neorerici paffim cót&dunt debere dici
modum;ac proinde di(tin&ione cius à fundamento folü c(le modalcem. D'oGor
in 2.d. 1.9. 5. $. Quod fi adbucsait, hance(To cotentionem de no mine, vt poté
quz pendet ex acceptione terminoru ren modi,diftintiionis i74 lis"
modalis,& inquit Doctorrelatio- nem poffe dici ré , & modü por dict mo.
dus , quatenus c(t imperfecta entitas a quácunq; abíolutà cóparata per fe
cxifte» rc nó potens, fcd fatal; ncce(itate (emper alteri áffixa.quod modificar
; pot dici res» quatenusef(lentialiter. cadit. (ub.diüifione enusrealis,&
tam talc eft ges, viá mo* €o diftipguitur; modi 0. ie loquen- do dc.
modis;& aru funt gradus "rins indi non indui s militcr' c quidditatiué
, pra Y Y Schola Late pieno Mer.dicinus. * 1etià diftin&io realis; fümawr
pro ca diuctfi». tatc quz inter dao reperitur quorü vnit. pót ftare fine alio,
fioe id mutuo fit pof Pes or aia ue fenfu fmi pofle» dn x ips. q»cg, att. 2.
dic da- fun&io, queda iind relag-. né repctiturypotidici. real;s;. li vero
magis, x3 3433 ngo- í009$—. V 0 M oo eR M Nur Rr m M) a nen Dre Er.Bm Eo £—— m»
9 £9 NO mne c m o£572z -— X [umiacarqpro;ca diuckfitate quae 'duo repetitum
:quor&alrerü poteft effe (incaltero reciproce, nó pot dici rea- lis; (ed
modalisi; Przftat tamcn ab(oluté. loquendo cá appellare rcalery nó moda-
Tern,rum qtria nom eo ipfo , €p aliqua diro ita inter vt vaü eife poí« fit
finie alio non é contra;.dici debent lo- Iá modaliter. diftingui , co €nim
gencre diftitctionis diftinguüntur Deus, crca tuta , quia Des cffe pot fine
ifla non é cótra,& rfinon (unt modaliter! dift incta , fed tcaliter ;
t&quia diftinttio modalis in fchola noftra in alia fenfu accipitur, q à
Modetnis víarpetur,vtloc.cit:declaraui- mus; Nc igitur pariatur cófulio in
teemi- nis,vocetur 1 (chola noftra diftin&io rea lis, vc ibi
dctecrminauimus, cító.n.relatio nequeat cffe finc fundaméto , hoc nó ob*
ftat;quin fint mutuorealitcr d«ftincta;fed tiq nó fint mutuo feparabilia cü
reten- tíonc yppriz exiflctiz gp addimus ob nó. nüllosqui przfatà diftinctioné
appellant realem non mutuam, in quo valde fallun- tnr; tumquia omnis
diftin&io realis cft mntüa, vt ibi probauimus ; ü quia quod re
latio-nequeat cfle fine fundaméto ; infert folum, quod non int mutuo
feparabilia, nonautem; non (irit mutuó realiter diftin&a , & hunc
loquendi: modum ob- feruamus in. Phyf. loquendo dc Vnione Aiíp. $- qua ft.9..
$2 e : 33 Pro-cóplémento huius art. aducr- tendum cít, quod licet relatiua
videantur «um connotatinis habcre affinitatem , quia: dicant :juédam ordinem ad
aliud; & ababíoluus cótradi ftinguantur; re tamen vera fi virorügs natura
perpen- datur, in mulis differre deprehenduntur; primo .n. relatiuum per fc;
prin;ó, & di- re&té aliud. teíp:cit, vt poter fibum , con- - potatiuum
ver fec io & indirecte, acmunius. principalitct ; vt «oncretum ac-
cidentis, quod principaliter importat for- mà; foadeo, K minus principaliter
có- cerni fübie: ; dcindé relatinum te- icit-ali pcise 4 vk Lermioum. prai-
cindendo- yalia, rauiene 5 con- motatiuum veró rei icit aliud per modum annexi,
& accetiorij przícindendo à ra- dt Now . III. Bo dellincl, velat
prédichmn:abéxtr.id.L. 635. té. v. 2;mavt terminü,fed vr (übie&tum; vnde
conotatio ctiá in rebus abfolutis rc- pecitut. , vt conftat in exéplo
addu&o de albo; dcmü differüc,q» cónotatio proprid pertinet ad modü
Ggnificandi,nóad rem 1psà, vt di& à eft 1. p. Inf- yractur« c, 4,86
roperitucin nominibus,qua ex eorü impo. fitione vnum fignificat, & ex modo
(igni ficádi principalis (ignificati dant ak gd dur» telligere (ecundarió , vc
ibi declaratum ett €xéplo nominis cgne , qua ex vi nominis figaificat
cóme(t;ionem, tamenex modo figaificandi vo mA Gt figmcari dat in^ telligere
tépus vefoercinunm, & hoc dici- tur connotati; relatio aatem percíinet rcs
ipfas, & idcó quamuistamrelatiuamy quam cónotat iuum diflinguantur .ab ab-
oluto, hoc t intereít , quod cónotatiuür proprie diftingiic terminos , quorua
al- ter elt ab(oluuis, alter connotatiuus, re- latiuum veró diftinguic ces
ipfas, quarum aliz.[unc abfolutg , alia relatiuz . 34; Quanta alk fit connotatiuorü
ne ccílicas, nemo eft, qui non videat;pa(fiaa n. infciencjs »mpinguimus in
hostermi nos cónoratiuos, vnde incófuló videntur illos ablegare Hurt. Arciag.
& alij quid& Recentiotescontendences bói. nomina plata (imul
fignificanria diuecfz natura s qua proinde nos appellamus connotati- Ua,
(1gnificare illaplura qué primo ,& per fe , vnde inquiunt v.g-vcritaté in
actu mielle&us equé primà fignificare entita- tem actus, & entitatem
obic&i , itavt fic dcnominaiio partim intrinfeca, partita extcinfeca y (ic
ét oipotentiam fign: ficare fimul perf-&ioné incinfecam Deijacen» — titaté
poffibilem creatucc z qué primo,ac in propolito fimilitudinem dicere zqu&
primo duo aloa . Hic modus dicendi cft 9inó nouus , ac à vcritace alienus,
Logic namq; dixerunt noujina isnct t AM fignificantia vnum fignificare primó ,
&& puncipaliter , alerum aát fecundarió, & minus principalier, quia
cum illa res fi £nificatz fint diucr(z natura , nó poffunt ub vna cói rationc
fignificari aque pi- mÓ, quia fiait non (unt nata faccre per vnum , ita
explicari ncqucum rónc per fe vnayfaciédo aüc, qd vnii fignihi cetur prie
gnario»& aliud tátum fecundarió, nó ime Kou uc wo s MA 6j X Dp VIT
DesPrddicam: Re/JoGDinih 6 XV. .0 pedimueiwnitas concepcus; vt norat. DoGt: ad.
1t:q.3. ecgo-dum iiti Kecearioreslifar quüiurit ces diuer(ás pet /illa»cnomina
im fortatas arque primó:figflificar::; plane: dettraufit vniraté conceptus.
qutaxob: e&c eam diuer(icate hiequcuof cffe pet (e par. €es vnios
conceptusnon ergo fecedeadü: eft à confueto modo Dogicoriexpkican- € hoía illa
connotatiua & iconibtario ferminorü ficexjlicata nó e(t darináda, fed
potiusab-ommbus:ampleótéda vt su. frié neceffaria ad declatafida:placa Philo-
fophita, &c Tlscolonica s duratio in; crca- tió' coiefuatio 3& alia
huia[modi fime Coünocatione oWequetrit: perfecte expli- «ari; ve fuis;locis
dicens. o c0 no -CNeruti tarrictreft ex alia parte; non in emnibusferé termiais
mifcédam effecó- riótetióticm y vtfaciunt Recentiores alij ci Süarcy ; oco?
expliéandz e(Te. vt ip(e facitqued po dic alicui reiladuenite noua. «ónotatió
& ex hacinfürgereinre moti, &rintrinfecá denominato q priásinó ha-
bebat, abf; vla prorfus eiusceatatiobe ; Mi i aiebat aloud: qaodprias nófi crat
fitrille, deinceps denominari fiuiile (8&6 qi &l€ inttinfece quia
habebác in fetotà tr; siillicadinisentitar€ ) poft productionem siherias albi
?plane hoc prfasrepugaat , jid nequit fieí realis; & phy(icustran- — bere
dius contradi&orio iri conctadictoriü fine aliqua reali mutatione y fiergo
hioc butt? priusrióndiccbatur (mile; & poft itóductioactm álcerias: dli
dicirut: reali: t fiftile; certe fi hattidenóminatio'eft 3átrin(ecáyáó
re(ültatyi(i pet ahquátn inz zfin[écà toditate j &'mriüratióne illias ati y
téc vncüam explicabitsaarez, quoc odo prafercimi rebusctcatisdati pol ? noua
ceréetatio »& imrinfeca denos iraíaciaj qüath prius noh habent, abíque xil
prerlascaruamutadone ^ c oos 3ó . omiaq aazonciasi mon sposzhiagn x os RUDTTC
L5 y ,S:tg moni 1H. 221 511 [23
RIUDe12)14£012006cunttriocgmanaliunfundameniadiruentur.ATeesrefolutionéprecedütt.ac71XCyguuntNomidsalesitiadétoritA35608:Phyfito,vbidi(erüsvéibisdocer"Wirelitiohénóàdatémotü,quraducnicavescosunibiioieeiusasiutd"2:tioncperíólammutationéakeriusextre»tib;déinquiuntaffezere;D;An(clinMosnolos;c.14:wbiait.vnü
hominem. ex na», tiai£atb alterius ficti-ei i milerb, equaley! &ciabíque
vlla fui mucátioncy; vnde hac! de-cauía ibi de nouo admanicin; Deo dest
nomjnationcs relatiuas ; quía; x ip (is-nule; la fequitub mutatio ime yfient
ego: (a]« uantut: rn: Dco verse denórbinaciórics. ee latiuz ab(qj diftinótis.
celationibus ,nquag tnutationem faciant ; itactiá imalijs. ome; nibus (aldari
poterunt ;jac debcebus ; (à cerent autem mutationem. fi cient: tórs mg rcales
fubiectis: fupcradditz ;15.1:) 7 oRefp:Do&ocin 2.4.10: (Gy & $od&
Y«Qa1 lo6cquoL 1 1: R; Aciftzibi affignas reto przdicamenta fit per (emotuss
enam forma propria acqui (itionesac: nón üatc-atquiramel y éxcladitng ab. bao
gcnece rwermratier vue ris SLUT niéci»; vty opriiácqui fr uoné habét, eo pice
rir cofequü« tur extresma iá pofitá;fed séper ip accidéa trem car abfoluto
acquifitórin ühctó relarótami jncqs:ibi moti p» fi t ad'quécia
refpeétujimg:conecdit mo tü ad Vbi;quià ett de gcnere corü-re(pe- &uüjqui
non neceffariycóféqunmurexa trema in effe pofita;jideóq; proptiamhaa sohicigis
e pófsür ionem ;. Arift áit Doctor; nebare per huiufmodi rclationes fübiectü
mutat. iharatione.có muiter di Anilaliüd efto m:fu- bicáifaliter fc 'e'àünc y
quánypriuss atari bpm aeg relatio» '"DvAmb.& Simpl,cit,
expre(TiTimé,Sc Ariftipfe $1/Met. c4; dunkaib., toc. efle: (pecics marationis;
quot entis;fed.cátüas negauiv mutatione proprie diétás qua; cfi ad termini
propria anouicatc- fis bile, & per fc ititent i, abrágétc; Ino ita,
(eexplicatibid.y.Phyf7i oma poftquane Sauitad relatióné eflt per fe moi fenfg:
"explicato fübdit') quare si accidens vo» tus boram efl j vi benà
hicnotarunt Cos fiimb.qut; Et fieetiim exponi debet Am» fel.prs (ertimquià
mnfiécap. modibillü: "oquédi,vt iucert(t pratermittity vt notae (Suarez
difp.gy e&t fina. à ampliüs. ritcédat; vcaliqui yrgerc ex caauftorit. ANI
ÓIURUMUR: Lies ME £. HI De difinc.velat. predicam. ab eitr-dr.H.— $37 fofitü
dixi(Te, & ide fi D. Anfel.nó ftat amobis;alij Patres non defünt. Ratio ait
cur denominationes relatiuz dicátur de Deo ex tépore abfq vlla eius macatione,
eft quia dicüitur de ipfo períolà denomi macioné extrinfecá; per terminationem
ni mirü relationis in creatura cxiftentis , vt paffim Theologi docét;neq.quoad
deno minationé rclatiuam licet argumentari a Dco ad Creaturas,quia Deus cft a
«cidentis;non
ficcreatarz,vtnotat&or1.d.30.q.z.36Secüdoargaütróne;pofitisduo- bus
albis,quoc(iq;alio precifo,illa dicnn- tut fimilia nó rantü fundamétaliter,vt
te- deri folet ,(ed'ctià formaliter, fimilia 4n. cx 5. Mct.dicütur;quori
qualitas cfe vna.i eiusdem rationis, talia aüt foret illa duo alba abfi.vllo
modo fuperaddito,nà modus füperadditus((i datetur) nó vciq. faceret illa eiufdé
rónis, fed' talia reperi- ret; (i6 é argui pót de duabus quanritaci- bus
Wikuribur ortho alio fccla- fo,pr&ter eatü enricvates fiot formaliter e
quales,quía equalia formaliter dicuntur, cei t eiu(dé mé(urie nec pluccs.partes
ontinétur in vno,quá in altero. IHdé ar métü,& cü maiori euidétia, fit in
relatio nibus di(quiperantie,pofito.n.albo, & wi grosquoci ].alio feclufo
,eo ipfo sü: d-ifi m les;ti.n.(ngulisaddas relationes di fi- militudinis,hz
potiüs cóueniétid causat, quam d!fcrepantia, quta ille'dose relatio - '! fits
sit ciusdé cónisi& rbagisinterfecoa tienitmt quàm albü;& oigrü fic €
pofita itate palmari ,& bipalmari ftatim quoc. àl:o feclufo süt formaliter
in |! quales quia formalis inzsqualitas có(i (tit . iminelafione pluriü
partiüsquam aliayfed hác inchifioné habet bipslmaris formali scr , non fondam.
ntraliter , immó quic- lid fingitur addi,non poteft facere inz E-- P ak y quia
nonfacit quantitatem maiorem. vel minorem; cü nóoadd t, ecl M X »(-d (apponit,
excel süyquo- . bipal fupcrar palinarem, & 1nzqua- Vicas formaliter conüftt
in tali exceffü: . Teir(us hoc magis :dhuc cuidemer ofté ditur, «9ia Petrus eft
effenrialiccr diuer- fus à Buccfalo, ergo relauo diucrfitatis, qua fie diüer(a
dicuntur, nequit cflc acci - OUT Lok. xcd Ln. SATINdens eorü entitatibus
fapcradditum;quia- tunc per illà formaliter denominarentut d:uer(a
accidentaliter, non e(fentialiter » non.n.caufa formalispót producere cffe
&tum formalem feipfía perfe&tiorem. Tá- dem precifa (imilitad'ne a
duobus albis: diftin&ione à Petro, & Paulo, diftantia à Celo;&
Terra,& tic de alijs,adhuc intel ligitur fta fe habere hocalbü, ficut illud
y. item Petráe(fe diftinctuma Paulo, celi diftare à terrayquàtü prius Sirurfus
dica mas data hypotcfi res fore (imiles fanda mentaliter, fic €t
diftin&tas,& diltantes . Contra vrgét querendo , vnde motiuum habeamus
ad ponendi aliam fimilitadi- né prater illam, quam fundamentalem di cimus,
nul]a.n.experientia:id conuincit y uia nec illa formalis fimilitudo in feip- [A
videri potcft , nec ab ca vllas procedit eífe&us , ex quoà pofteriori
nofzatur. ; ergo prater fundamentalem pulla alia» fimilitudo admittenda eft ,
nequ: diftan- tia inter Colum ,'& Terram ,.& illa ipe fa form;lis eft
dicenda, 37 Resp.vtibi,duoalba, & duo pil- maria,féclufo
quocanq.tefpe&u ;nó cffe: fimilia,& gqualia,nififündamétaliter fi- eut
pa(Trm dicimus fubit áciá füblara fub- fittentia nóe(fe formaliter fab itétem
5. fed't:nt& fundamécaliter,ac éc hamanita, tem pracifa
rifibilitareremancre rifibis lem tantü fun tamentaliter, nonformali- ter ,ynde
cam hac do&tina ipti: A duer(a« rij in al jsvcancur,nóelft ; euc cam ità
fe- ucré damnent in propofi«o,nó;n, facilius: vnum a(jeritur,quá aliudyauc ergo
omnes: prorfus modos eliminent raut et relatio-- ncs$admittant;ad impugnationé
hiriasío: ludonisdeductà ex definitionib: (imili- tudinis, & aiqualiratisex
$ ; Met. dicimus: cà Scoto cir.in 2. H. ib: definiri per fun» damncnta , quia
cuf relaco in fe b. minie- mz emitatis;ac imrelligibilitatis:, facilias per
fundaméta digoofCitur , & definitur. Sic ét refp. ad idemargum; factü in
rela -- tiombasd.(qui parantiz;nam inalbo , & nigro requirantor relaciones
dili militu- dinis, vt formaliter d:íh milia dicatur , à - licec ille
diffiviliadines: inter fe: magis conutuiant, G:albü ; $c nigrumy.tà banc:
écnominauonem ills non prabcut s (cdi L-— QUI Dédlisgeue jeeictte MER QUIT.
6859 jedgtta&isy & loco diílitis
numiii ióaddpliciais qua mupérus quater- riis hoctiiméan:cét iduplus:
ejnt i- ;j, itifiderec m. im ils. quatuor. hoa qiibus; ficuter. : negauimns (u-
i05 iim«efle- accidensc realiter dRRUSEUR nl ré büs numétaris; lici n.pco- io
deeelatione:dicendüm, tti non Sie aaend vélyrelausao ci bnoi bt *ib£6:
TS(scudov. ex: Nbairecit, nullü:f iab Gerda; imas pprimé né cffanidi
id«Fiifiquidiéncat jordirié in yauer(o; Gra ;dfte fint livipfoi:dmn ont ord
inco) ad jid) eae hac eftinconachiens., c0. oi ifia fort lv voüerfo y fimt
adistuicé. ordi" Ráta iN eofine tcs nio vo &otar Doótor X36 im a Sem
quts conia negantes boc qocemóbigéis ebd Ibitófdplit e. Mcty «és Ciresdorh. rp
tales imconaex aim faciuat xBlünd PfubtTanc lá pneqs b continu tetnis-ositddo
im cncibusánco nuc ait, RA adipriimsi mulatip ad.fa iUhedpiidiiondscitcoamntm
dh me di- pesa pota v vit TT RA pd amuta- «Foris hoi rRércánut Neélgomcóuenicns
efti vp0j & eoücavenncstótcónceg crc félitioués diftinttiomis,diitài ig a
quat Rit éncra im xnigerta:gquiayr ami 7Maor- ái Aducr(icionmn adipirat iunesdri-
deciceisportáreunitiatn efiibnas; Neodi- cat Aaefa citoquod elt nonironisdu
Tóc, magnü tamen, X ibroliecabile omus vténtellectai y má.ceplicar Marr,
norieíTe iones; niti ifitelle£tui to Jos Ecàne d *Paicloludo «oci vidcatur
conirracs.chy- Syiefíca j re camen veranullamalia/baber xipüd cosiconfutauionem
yratct adanca» biotfes! &
ckclamutioncs yit ipfe facctur Hiireait.S. 28; & ideà bané aitlocatgu-
üimyquod'quidam tanti fáciumts ouhal ludere; & adhuc mitus vrgecin feg-
fédtia S. Thotn noh multiphcanus rcla- tienes ad malriplicarióné numericá: ter»
iiáótüo; wquicin quod eadem tiaiit- dihej qua 9nüdtbam telyncicbát alcerüa te
& illud,:quod dc nono fir, SC quà dà petit vilirex his;alterttnóL omui torü
fipüididen timplicisec (ed toldncad illud vidé ihe fentétianótahca yatierasads
mittitur invmuer(bjncctanta rclauonua copíain eadeni tej/ lunc meatodacdrg ad
imc nkurinjdam erguré Zr; beats n! A pellarung co quod nogconmnca aif pic ibcay
Ici MEME OHp- 4d. motum digiti vos ebésgwnatstb- 5.sgt Ad iva) (ibt imodieuadéódi
apart Maur. ett 21.d.39:q- pa ad;duosr edieun itor , Prunus ett eórum qUinegant
re tionem ycxé: , o ncopnté produci. uu xx dicubi qelàtia &gs post, PATER Y
lam eoncautari;al:j dic ü« proi id po cap Mart; quia écia io potius efl. (oque
la qipr (mótà, Qaeosüfbehus y;indà sasitacie- "futgar ps dii mánacénb
ostro) is 100 du - iem cthculMaiwxecoriuem (eurn do. idc Maditrss dithbimg iic
ide actigac phg- ficasxanecephotreu (a Merapht ligas x oes vulc) Margó);&
airluclecundaas «tionerejarieniai graduci à; terni9.in stundahaento: jua jare.
i00; £0quurit de- 3tcy mimatüováat om iterég ous 6^ psrieo 2ficis podtula tatio
phyjca.y Biemodus -xclfaadendi ad: propolitamn ddfliquleaui, ecl cit
xbnninàtalíus s vel. Colum confitlac -inverbisgoctiumoang.-oinne cns £ calc
zereátsi jozcrü odturzexiftés habete e4a- 35ifüi productus thmedigtéo wel
Giluig umediaté ; «ci talb: lit veré cau(anim yat ribonunétaplrocice e«nrüyr
to. n déronah- :quis etfcatusalyali qua; cat(a y, v. dà -hinalraaphorice
cau(atusjadhyc t zdebet ciarílignari caufarcalis Xi phyled: n9 ergo fufficit.
diceres quod iclatie pra- -ducium (à xetminaactione metaghogca; :iéc etiam
dicerefufficityguod cius cau(a- ditas (it oxctapliyá cá; qnia pecibanc nó pro
-ccdic.àrcaufa-e fectus: realice dit inétus, -cam non fé pec vérugvinflaxua phy
ncumy endcdhoc modoos Scottita dice- | re folemiüs paífiodtan à :£abicéto
cabiari » -uidicam nod diftmyunmus:cealitér ab d- ;lo, rero: liec qodo dicámus
relatione sCau(áti ab exuremis , nomam ius tà: rga- diter di ucceaus: ab illis;
Miei d uod.cauí&turpermelulàe — — «iájócraturalé
ícqaiciànasquiacéfudsamrual, — 4 dunamanomaumalsno eiOedurerap —
xetBgiepuaphyficamijniltquabdofumit Tioccaufulitate mi fap yia !tototx
4oidítenil;musohi(po y: Myfcqu 2ode baut dicetid: aodot» i T hzc rotülramoia:
& lg rit zer Ccc 4. — eu- T4 VELUM . comic; Metüm fc rcf 449. Difp. VIII.
De Pradicam. Re[pelliuiss Cxofalitatem , tollitar via probádi aliquid efic
caufatum in vnucrío , quia calor di- «ctur fcquela ignis , compofitum fequela
materie, & forma, & vatucríum fequela Dei ,non autcm cffe&us corti,
Nec tandé fufficit dicere relationem cócaufari,quía yt ciiambené vrget Mait.
ex, hoc; quod caufctur cum alio, non rollitargquin veré caufetur, nam &
Arift. 1. Phyf.64. docet formam non caufari, fed concaufari,quia tion per fe
fola producitur, fed ad proda- €ioncm cópofiti quod tamen nó obftat , quin fit
veré producta , Ex his impugna- tionibus, quas facit Mair. deducitur ips ü
fentire9quod relatio veré, & realiter cau fertur à termino,vc] producente
terminü . Sed certé dum fobdit caufari non per aGionem phyficam, fed
mctaphoricam , intentum fuum non affequitur, vel potius mos non a(fcquimur,
quid iatellexerit pec actionem metapboricam , cum non fatis fe declaret , ex
quo an(am fump(it Mar- dubitandi, an textus it mendofus , & . potius
legendum putet a&tionem mcta- phyficam,quà m metaphoricam ; fed etiá fic
legendo , non adhuc Mair. probarct intentum, quia caufalitas metaphy (ica i5
noneftreilis, & per verum influxum in effe&um, vt diximus ; At peiusomnibus
loquitur Vulpes, dum ait relationem pul. lulare ab cxttemis pullulatione
rattom:s 2.p.tom.1.difp.7. art. 3. 42 Alter modus dicendi. cft eorum , Qui
fatentur ingenue relationem veré , & vcaliter caufati , & hi ruríus
diuiti funt, -quidá .n. dicunt caufari à olo fundamen- to pofito termino,
veluti códiticne , qui- dà
écontraproducitoraliteràterminoinfar.damcntomerépaffiuéfehabente,vclàproducenreterminum.Etaddifficul.atempropofitàaiunt,quodlicétnequeatgcrslmitataminquacunquediftantiaproducereformamabíolutàpoflctamen£clauiuam;itaTatar.bicBurlifct,&Vallotra&,Formalit.
& Faber cit. ac ét Rae uus, qui addit relationem produci ab a- gente, quod
prodaxit terminum; propter ica. Uns ad fundamenium , & intcr alios modos
(excepto fuo )hüc Ma- ndat, vt magis de mente Doct. endo manifc/ta con.
mittitur petitio principij: cenentur.n.af- fignare róné, cur productio
cffe&us ab- folati in quantacunque dittantia à limita. tione agentis
impediatur, non aüt produ &io relatiui , nà asensgqué manet limi, tatum
invtriufque produ&tiene , necrae tio à Ruuio aífignata fufficit quzcitur n. quid fit ec correípondentia,
cermini ad fundamentum, & qo hac poflit cle- vare virtutemagentis , vt agat
intàta di- ftantia. Zerbius $. Met. q. 17. prppé Giné tcnens hunc dicendi
modü., inquit, qu uiuis agens inordine ad effectu, quem p c primo producir,
requirat contactü dic menlionalem, velvircualem.cii ps ffo ; no tamen in ordine
ad cíffecti,quem produ- cit pcr meram concomitantiam ; & hzc folutio eft
Baffol.1.d.30. att.2. quz fané maius habct fundamentü,q aliz , ex his , qua
habct Doct.in 4.d. 10. q 4. & 5. vb: expre(sé videtur hanc vradere doctrini
, quem tf Zerb. nó citat. Caeterum hanc quoq, folutioné oftendimus elTe
infuffi- cienté difp. 11. P hyf.q.9.in fol.ad 2.prin. vbi etiam explicamus Doctorem
loc.cit. 43 Frazfítat igitur diccre relationem gpximé, & immediaté produci
à folo fun damento, pofitotamen termino, vcluti códitione necef(Tarió requifita
, pet reful- tantiá quandam, & naturalem (equelam, que tamen nó excludat
vcram cflicientiá eo modo, quo dcícen(um dcorsi in lapi- de dicimusnaturaliter
re(ultare cx ipfa Ja- pidis grauitate , ad hác tamen re(ultantia Cócutrcre
remouens prohibens , vt códi- tionem (ine qua non;quia igitur tcrminus non
cócutrir per veri , X phyticü ipu- xü ad rcfultáuiàá relationis, hinc cít;quod
diftantia no cbítat,quó minus pofito tcr- mino reíulict relatio in fundamento
ia quátacung; diftantia , & multze in multis fundaments ; hunc dicendi
modü, quc cóitcr fequuntur Recentiores; Comjlu:, Amic.Morit. Io.de S.
Th.docucrüt noltri Licher.2.d.1.4.5.ad 2. Ochá, & quol. 11. rcfpódendo ad
inilanuas contra cccuium dictum; & Bonct. ih (uis przdicam libel, de
relationibus , vbi ab initio nonlongé fic cü cgregié declarat in hac veiba .
Die camus igitur jd ifta dependentia cí]entias lis relationis ad terininüc[t
qua dà cocsi- gu dA oe Ll dh b ada css . Q.1H. De diflincerelat pradic.ab
extrem. e2dri.11.. 623 eec ipsü termini , ficut lud (ine quo non;quia nec
preduci, noc vófecuari à quocüque .pót fine termino , & cx natara fa habet
hoc, nam ficut. vo- luntas-non pór volitioné clicere refpcótu alicuius
obic&i,nifiobic&ü (it precogni tü, &tà cognitio obie&incc cít
caufa "produ&iua nec cóferuatiuaynec fübiecti- «à volitionis,ab
illa:tamé dep£det coexi- gitiué, Gimiliter intcllectusno clicit intel-
-Je&tionem, nifi circa obiectü , & tamen obicé&ü à pluribus non
ponitur caufa cffe iua, nec cóferuatiua , nec fubie&tiua in-
telle&ionis,palà aüt quod fic cGformiter efl dicendum de. dependentia
cflentiali "relationis à termino , quoniam ipfa rcla- tio eft
ralisencitasde cuius natura cft cp 'nó poffit cxi(Lere , nifi terminus cxiftais
hec ille facis erudite; hic denique dicen- di modus tsibuendi toram
caufalitavem rclationis.fundaméto pofito termino; vt «onditione colligitur ex
Doctore;qui lo- qués dc otigine rclationis, & modo,quo producitur, non
(emel ait, relationé con- fequi fundamentum pofüto termino, feu qermino non
exclufo y ita loquitur. 4. d. 33.9.1 D. & quol. rr. & alibi(epe. 44. Ad
3.reípondet Zerb.cit. q.16. $. Tropter tertéum in finc Bullam relationé in
(abiecto fuo c(Ic accidens exteaíum , aliter qualibet pars eius denominaret par
té (ubic&i,in quo fundaretut, ficut & rc- Vua accidcatia.&
confequenter quali- " bet pars hominis e(fet Pater ; Sed hac folut:o przterquam
quod admittit acci- dens indiuifibile rccipi in fübie&o diui- 4ibili, quod
(olam conceditur anima ra- tionali ob eiusindependentiam à (ubic- to, adhuc non
cuadit argumentum, imó 1i tota duplicitas eft , non folum intota , quantitate
v. g.palmari»fed ét in qualibet eius parte, adi uc magis fcquitur quamli. bet.
partcm denominari duplam , vt infe- rebatur in argumento .. Ideo Lichet. cit, .
2.d.14q. $ infol. ad arg. Ocham. $.N4nc rcflatyad pcnult.conccdit, &
ipfe1clauo- ncm duplicitatis effe indiuibiliter in(ü- —. bic&o,lübdit tamen
nó denominare par- tcaj, quia primo determinat fibi: touim , & non
pattem;& (ic nara eft canti deno - .
Munare totum 5 quamuis ex, conteguena dicatur ctiam effe in. pattibus/,
quz do- Grina veta eft, & poreraz pcr eam Li- 'chet, fufficienter argumento
fatisfacerc abf; eo , quod concederet abfatdum 1l - lud , quó relatio (it
accidens, igdiuiübi - le, & in fubie&o re(idens indiutfibiliter;
dicimus crgo duplicitatem ,gxqualitatem, 4 alias huius generis relationcs elle
diui- fibiles, & in fübiecto extenfas , non tamé partes fub céticodem modo
denomina- tc, nó quia patres illarum relationes fint altcrius rationis, ac a
iherogencaz, vt hic dixerunt Coplut. hoc.n.oimninó irratio^ nabile ct, (ed ob
rónemà Lichet. allatá, quia illz rclationcs.requirunt. integrum fundamentum, vt
fiac denominatio, ticutz anima, licé fit eiufdem rónis in omnibus paribus , nó
tamen denominatur animal qual.bet pars. fed totum dumtaxat, quia nimimm iud
folum bi dcterainat , vt pertc&ibile adzquatim , fic etià modus
(fubtüftentiz. in fententia illu poncnte litiüum non denominat fuppolitum.s
anc, & illam partem aquz;íed totam il- lam aquam, quz non cft alteti vaita,
et fi modus hic etiam in partibus reperiatur ; imó inaccidentibus ctiam habemus
exé- pla.cotum , quz denominant tantum (u- bie&ü adaquaui,cciam(i (int
quoque in partibus,narn longitudo palmatis v.g.cít vtique accidens ; quod non
(olum ctt in toto palmo. (cd etiam omncs, & (ingulas eius partesatringit ,
fed qvia hasinade- quate tant ü refpicit, & rotam fibi deter- minat,vclut
adaquatuin fubic&um , ideo tot. duntaxat palmare denominat tan- 1ü,non ycró
partes & ideó dicebat Aciít. 2. Top. c.1. nó fempcr tenere copícquéc- tiam
ab incíTe ad dcnominari ;vetam ta- men cít , multa quoq; cile accidentia ,
&c fcré omnes qualitates ita (e habere,quód indifferenter denominant tam
(obice adzquatum, quam inadzquatum deno- minauonc ciu(dem rationis , vc albedo
in paricte,calor jn aqua;lumcn in acre,quo- tum cxempla affercbantur in args —
:45- Ad 4 rcf p. Doétcit. in z«in (olad 4. H€ric. onqualibe: relatio vniuctfa- . Iter loquendo
ditiingaium realiter à fao fundamento;fed tani illa, fine qua, óc cius termino
fundameatü exillece pots IE. : 3 «tun $a Li fpa PU DisPradürans: vé beau VA. Q.
A m.fufidamentum (inc-illa relationes E - diustérasimoporett exi(tiec;
hoccftín- dicioni vhanife ttü:di£t impio HExchlis yi 'efgo rclatio:nequeacex
litere fioe funda - - fnento;idqs ab inrineco: b? fepngbct , féquitór,duüd oj
ille rf pectissquo.po- fiitür, vel Corcipiur dd (uumorcbecri fün -
dsniémuniyfiucadiliud proferatur, vcad "ádycut fcalicerinliaeeec sel à
quio cealiter - ditteoguicaryvelahó n30;tu qd'fimerzea- »Ticerddenoificaws,ita
vtícipfarealiooad à 'fondizmétü vefékator, yzab»ce xfi dla » - ytilhi
fodligrets)ve diflumilisy)iragzin jiro pofi otelatio'drftin&tinis Fetri à
Dauio rt edaquee talia vealiterà Petco 5 'fcdhec 7 alieras how eft alia relatio
rcaliteriditlio * 8d telirione diaértitaris ja: Petrus Is diftingeitor à-Paülo
fcd cft (ibi ccalicr 1 eadéyitast feipfa rcalicet tais relatio di- TftitictionisfivdmerQlà'
Pettosqua rcgu- ? f&adhtiéndbis:decliratiDoérr cit;.fub SN quandam
inftantrar facit Ochà coh- eta allatadido&orisolurionem ;quam iet stridens
crie Qm 11 3? Sedrdíéts; qdamuis diuerhtas nonalia : diuerfitaic y ded: (erp(a
dicauur diiei(a à -Petto s qnià nequit effe fane illo: cum: t "i eitis
fündarmientutit-Xamen Decus nequit 7 eei feipferdiuetfüsa diuct(itate qua dif-
"feità Paulojqiiibpór ettefine ilia, atque ^jóindigebit alia relatione
dittinctayqua ?diuét[us dieatutaprimá:lladnierfrate , E cin ab itla
(Acàndadiueristaze; s ""di&trát testicery quia:por effe ime ilia;
cur *füs quóq»alía indigebicrelationc diuer- f do dicatur abc diucr(ds ,:Gct c
disi finis Refp. quod/ficoo cxparterc. ""Aitionis datat flaut;cum
talis z (gi fun- 7 dale nr ü sequiceffe tbe ila; &eiusccr- "minoyvt
diétd tfbita dotirftafüs ex por L te fundaimeri in eo?gedete Ps quoda -
r'tjó3liüd'dewómiuatydicxnasoria 3i drei - "ur alià vifioxrevmita
vmonigqua'iügitur ^tormancc productio diciwr alia. produ. 7€tione
produótay& ró eft; quia gpeft;Qyo in aliqüo/geneve; nón ptelóáppoun au .
Lbie&o aliud Quo iméódem gcnéccs vnde - Tatar; hic dubi. in fine dac duas
rebülas *«x DoGtore clicitasprima ettqmanao à- liquid eff tale denomiiatinà €
aliud *eft formálitertale eut flandum cft in nilo quoárjy- f ipm altersale;
Altera a ink A avion Mig «Confirmaciui gàdd o cus &tilejt mie -d'yumcib ili
42-ukdote à nénoparies tali untedima [eis adosd ure iy f ed tsi ifeipjom 13a
edited wc idmyquado u&brna (x pius boni in :Phyf; loqugodo *d:éhis
ulodrsypraeceüid Oquendo de re, ivone $rodicboais; & ca faltiatis di(je.
7:4:2: quomodo nom aita pródudtione di i cacuc iéodüéba s Rage ad iro; licam
der zfàcs Pcorum nce eéis zzvlasiopás; diy e -tatís ion dici pro sie darerfümm
Gier hec 2miaterià prope id ;ciuci imioni vasta ; óc ikatio E quia fscuc nb
labor: Quoy ita ree -porcítadiiei » fed folum dicetur di- ductus exttm(ccé- pét
terminationem di- 'ucrfitauisiquam diti pesma diuctfitas ad "ipia
-Fetrum-y quaé cft cam ipfa teahrer ridettiFicata, gro«qidovideid«éga in-Pbyf-
Jloc;citzquibus fobícribit Ponzlue:o. 117. ci u$ Ads aídzanc Scotill z-paffim t
CEhowifte poflc;auczclationem fic fine "esummis ét deipot&izabfolutay
obie(feg "tialé depédenciab eis j:aut extrema fiü "relatione ob
neccíTaniá cius(equclam a ca & hanceffe ácniéDaoétocis teltarur Licli.ci.in
(ola hocar.gy erat 3.Ocbà , *& Bargi r. d. iaps-dia vbicir; loqut. «tütde
vélatione iatciofecus adücnientea ;fémperconftaiter docet Icquicabíoluta
-ncceffitave potitis vut emis;1dqi Cr tener -Zétls cite Etad:probauoné ruríus
negát "priubtealiter/diit inctü:po(tceriori pof "fe ab'ipfo fepaksri,
(i hoc ex ilo dimanét "pecnaturalé(eque[a3ac nccaftariam xoi.
"éótbítantiám; & atleranc exéplir de fub- fiftehtia's qua-tealiet
diftnguiut daas Atta (übttantia]i s & cftipodteriot ea it *fisora 4
quantitita,Sccamé
siéOcmincefaderesavufà(imeialiquafüb."trftétici3jquamREdfinefiuras/co;quiaficaliquidatyüci!ellitàtchiatotifeqaüncardtlasentitacesz.AtGoxírihancicómoneim(Uluuogcn:fkàrNeotericiSuasÁuer(a.Amic.Blanc.gxü«Deus'hdexeirlibérecocumaradqualibecetRetárpotióoterannoy&fundasnieiitospor(ulptodereconcuciumradreslatiónéinyBccrtüefapud(1heologos;Dspoifeipipedireomuécaufabtazcmcaufakejauane:indpfonQESrEDEmvvnoebasErerisreieriedeTipsaljqn&camen
distinc dd cóucrere oegcilacibimece(D tate & ex fi uppofitiongyga: id ger
ea Rrcrfrlionegn cessio esp Ja dp oA pais fp exiftcaciá pari canere ad naui
ralétez! [One cedr duet ie defun Eaailyséry Quia toti « RU Mina srius;elt
concur, D cona it ad. exi iran dn ijcauarom lumumodi «quod, dida io Mu e » Cit.
in 2i M jl;ad obiettio Và xus Mon f. tenetfinailesme BERN E TEES: Fiaeci agent
bu das pes Vader en aeptioru. Ex £i Fd rcu cft Deira ET dac k€ COCWCE E 1 »4d;
dE 1 depitae sitin ce(ulvati; fo , 319; cécurrir ad M da n ENIM, stir modis era
pene unes ) el loni ao nr €CÀ Jp cát ide m1 Poffecergeciusgrefaca (a 4o. 3
Scottus npugnari ex€9 y. qid loccb Docks liac qsfüb Mug, n&ye;tmzoffioi-
lia&fepacatiortis diorü esti iet capite pedere pósvel quiadum liy
pazacayvel quia ynüzib priusyá quo effepzialuer de pendcetpo tjus 4,Sidc à dioc
ne:uitab: €o fep iraavel demam, mapa ins ils le: poltca Inisru2 a» abjni: £i
y.quod.pui'saequuns«(R Janeppfte- | Fior neccllan à eitade li quando hee : impo
ibbilzasprouemt ab»; min(e C9» ceullgude,libjedta, S palliono € quo yihilg esl
sey din tano ab lione «quo BÓ gor. elle lineconuad. Goog: elt prius: &0,
(«d cft ppftar us naturaliter, vel fimul puo cum. fanc cx hae regula Scori ux
apifede inferis quod 1 n cxtre- RURSUS tont , 6«;,; aliadeft; quam
ipfa.cxacenaa Tu: sb Denm; hac deeauíaaljj gai cocte omms & proprio Mare
addideruac aicdad vngae mm II. Pe definite loesplSn d GR MEL IT. 64.30 raul
gef: lida «i&jcgg repugaaz fme.illa con Valid UÉpe alitas; fenacis boc
ccit;pr vocas Del P cansam iur dominia rio nil polisas.. a à
Dro«oícruad.exccema Gne xela SE ita. Booty in hoc pradics Mir, & Fab
cisbepha placettaeráco m modii 9; Rn my9ccuryt poc exdittis q» pearceda) lla
regala Doctoris valer | pus zl Lowe sialis- imnolldras nori Sae og rt ap
Vitcglegg, nara, prige, ris, SD ab. al laine picos ipemet explisatin hac q»
ficautem cft us, prognüito, qubd mpo(ljbticas feparatio nj& s &
tieccifaria eoacy io eHEemo rm ei relazione proxeoit;nà ab iatrinleca natu.
rajfiagulorü ie Ani [ed.à Gmalrate. dücarionis cui Ambo, cpexiftur,qua vii. illisett
accidenzalis,quia vnd de(tcu: poc. alio reaagenre; $ed quicquid fit de hoc ».
cocladimus, gti pec pofibile,velipo(s;fibilea,daobasalbisauetur, "telaio
a; naymanerét (Lava formaliterile Bol fqndamécalicets vr; dice isst nt «49, Ade
licec pümerus.ex dicbs egi Prices, nonett ens aliquo: lpxi eA nis cd olno
aagfriry Bai xglauo nu- masia sn 4 guae [3:53 ,no cft vna relacio (ayplex, led
i8 quoli (ubie&» (ua xeladou gasket: cid pacs eo. paneasiilm exalcit Tapas
compara: tiid-fe babens in exctilu», vel de je ctu; pates alrerius numeri quod
po; familiae tiexemplo declacau de pins fun tralicntibus y nam imQuoljber c s]
aon ualienris pliciter. nx 3 [ed coadiuuaniis ad .trahéndg,& Ic ET lida
conttiuunc i iategram araGtio, , is&eolligitace x Do&ore 4d. 1« q«2 7i
£e (ol. ad 1- pin-vb; loquitur cum particu. laduoracipa: forr? ob illos, qui
tt; "3 ), 9 ^X ngoyctuaens per 6e vnamynon quia appoittug tac x gunóra
qued A. x mi nofis avamegsi 4d hang; quit ad PU yawidet-go(Tunt. apud. Lachet,
5x x &. sw tie cda RA Wn goulfi axkagistaeiunt ; Neaceriet ene contcougr aa
(qa ita glosiamuj de (u Íenréziaynag: wudeargamcatulam vaum Omni4 "xMUS
INN STE AUIS sd^dr dee NC hd "WALEY .202€ LY ' wmegite valde vr. 644. 7
Difp.VUI De CPredicanivegellui 5 cmnia fump[crunt ab Ochá. Greg. Rub. ' & Autcol.
(.d. 50. part. att 2,4 quo prat- fertim mazrà partem fue note doctcina mutua;
unt,vt nó imnterító (oleat àinobis - appellati infiguisille Doctor Tromptua::
yum "N coterícorian. Alia vero args ta fpecialcs relationestágentia vt
aGtio- né, vnionc,inhzrentiá,vbicationem;&c. (has.n.oés negat veteres
Nominalcs) in Phyf.fuislocis adducuntur, & diluantur. Poncius difp.15.
Log.n.43. mouet co. xra no(lranfcntearia dificultatea quà dam ; q&sf»ait
efle grauitfi mam, nec de ca focatienem ficri lolere;vidccir enim; qued
fimilirudo duorumalbot am nó fic diftin&tá realiter à coexiftentia illorum,
fed illa coekiftentia ett relatio cxcinfo- : eüsaduen ens,cergo non datur
relatio in- trinfetusaduenicns-diftinéta realiter à elatione exttinfecus
aduenicnie; minor patct quieilla cocaiftemtia aon prefüp- pobit aliquid ex
parte fundamentivel cec amini, ad'quod neecffatio (cquarut , ergo 3ton
cíticlitio inrinfecüsaduenicns;co- ' fequcntia eit cuidens; probatur maior; :
3n qua fola vidctur ede difficultas.quia» aton eft vllum 4ignam di
(tin&ionis realis antcr ip(a, neq.cnim poffuntcfle fine fe- inticcmyneg.
yoam eft caufa, fcà princi- pium altcrius; neq.fübiectzgrar in füb:e- «s
rcálitcr diftin&is,vt patct,ergo Xe £t quamuis (inquit ) potient euaderefa-
«ilé difficultatem qui exiftimant cama EX och ba per potentiam Dei abío- tai
po(Tc fiu:ul exittere ine (imilita- 4line,tamcn ín (entétia probubiliori hoc.
propolita difficultas; & ob id inquit Ponc.n. 45. iudicare va: see
probabile quod non detut vlià relatio 3initinfecüs aduenicns, qua (t dillinita:
- ealiterà-coexiítentia duorum extteuro pua, licct fit diftin&ta realiter
abexturc- mis,que coexiflünt & per eam ceferun- *un Attamen tcenendo
cómuniorem Sco: tiftarum (cntentiam refpondet poftea ne . gando
maioremyquamuis,n.cocxiftentia «uorum v.galbofüin nó poffit effs,quia fic
fimilitudo, nec funihtudo etan;quio ie cocxi ffenniaallorum , tamen: po: etfe
füm:ilitudo linc vita detéeminata cccxi- Écutia;quamuis cuim
varicturcacxifi&- tiayqiiia eft quid (ucceffidum , nam dicit" quscaqdenponighod
eft quid füccef uum ramen non variatur fimilitudo, fi- que e(t fundamérum pra:
cius;duo enim alba eadem nume: cut ncc albedo, xini - rofimihtudine
femperrcfecuntur ad fe-- inuicem non autem cadem numero du-- ratione femper
durant, dum durant;neq.-- cadem etiam coexiftentia propter can- dem rationem
coexiftunt. Nullustamen fang mentis ex adeó im: becilli ratione adduci debet
ad- iudican- dut probabile hoc abfürduni;quod nul- ]3 detur relatio intrinfecus
aduenicos;, q. fit di(tiné&ta realiter& coexiftentia duo- rum
exccemorum;quam ait efTe exuinfes cus sducniewem Quiamairaem argue mentum
firfacilis (olutionis,adhuc tamé' non exa&té (oluitur ab-ipfo;cttó enim có:
cederetur fimilitudinem duorum alborü: diflinzut à-Coexiftentia illorum;quia
hec: variatur, cam fic fucceffiua , ad variatto«: nem remporis;cui-coexiftit,
non vero fis militudo , adhuc tamcn pofiet argumen-- tum vrgeri de duoram
Angelorum diuec- fitate,quz men(urantur za0,& nontem: pore , vndé corum
cocxiftentià ad com- munem- durationem: permanenten. 5» qualis cft zuum ,
confequenter etit pec -- manens; & non fucce (fius, argamen:um: igitur
vrgebit faltim de relationibus fun« datisin entibus , que menfürantur auo:,.
1tod e(t duratio permanens, R efpó den.- m igítur aliter cítad argumentum , qp
licet finilitudo , & quilibet aliarclitio füppomat extrema coexiffentia.,
adhuc: tamen rcalitet diftinguitur drelationc il la coexiftentiz amborum ;
Que-quidear rcalis diftin&to licet dignolci, vel colli « gi nequcat ex
earam feparatione, adhac tamen colligitur ex boc coexiftene tia exttemorumctt
veluti caula rclatio- nis f(cquentis,cum a&oalisrélauo no caa (ctur,nifi ab
exicemisa&u exittentibus , & adliuc euidentius colligitur ex diucr-
fiscfle&kibusformalibuscarum; nam coe xiftent:a vv g. duorum alberum num
,u& ilia poteft dcnominarc fimilia , nam rae tionerciationis cocxiflentia
tai coexis flere dicuntur duo alba, quam vnum ah bum, & vaunniSrun quia
coexifleniia in 1! -— - É-o 082-6 ns 0-9 eem amo 0-6 0m E" Ge ODD I"
A0 o" E" E o UC ae à o 9 O0 — Seo. EE isses tet di AE URB Ede eGuar
mon [of p sie vetita . itatdáf eitídeas , d a rein nhen estt vel uet fitate
fünddtut proximié card fim Niadoyvél diffinsilitadoyó autem in fim plici; &
ata amboórü coexiftedria,quia y v di quántumad effeótum fora lem eocxittendi
extrema omnidm re- latiotitiiéodé todo denoiinanturs Có« fx: hic felució y
quiaicam lioc quod:duo alba (icf coettiltant, ac etian vbuml« bit; Aa pint det
snnt rat / ad effettám coexi(tendi codem avodo fe habeant y adhiic táme lioc
album aliter fe. pomo oar paper ted jám in ordine adnigrumgquia ett illie: dc
dhmicaeérü ditior » (icmilitusa: q6'&c diffimititudó diuerfaa important. m
reumimemehe ves y corte tériírbictámut veta ,-qdod nem- pétoéxifteiitia fit
relatio exerinfecás ad eoieni un) duo entia aGbr exiftentia,
rantümicdaqi(mrieter (e détantia, dir- modo iti coder tertiporeyeidetmq:dura-
ptm ftáht y fequitur ad illa 'ece(fac fiojac iadifpen(abiliter relatio
coexiften f étitic quani memorat Dockor x. d..3 9. $. guion nio ioqait eile
rea: Ké, atho declaratnimo-fit intrin(ecus,vel excritifecus adueniós, fed
Wielüid modo tit dehac nfiáoti y fofflicit peo folutione cufcatis Filsáeffe
enaigrei Ouujed .có- à/$; Met.pün-4-fequitur cum alijs R.e cetitióribus (us
Societatis Nominalium placitüm de indiflin&ione relacioríis pra
dicamentalts ab exi eris; fed non addu- it, ni(i cod(üetas, & decantatas
Nomi- nállim rátióhes-iam adduétas,&c (olutass ascftó masnificare;&
corroboraré co Set arg borum orhártiefris, reip- f$ cinentüuflàm imgerancvlaorem
difli- cültateta ; quae ex dictis (afficienciffimé son ddüatut. Aüreolus —— 4
itii tió quaidatii adducit árgumneuta $. Sed in vppofifuimy que catum péobant
relatio hei ion darrin rerum natuta prater o- pus intelle&ds-pet modum
cuiufdam in- verualli ioietéxcr eina, vi vtibüitur Henri" uit QI Bede elu
rica .odMII 64$ ca; dequo iari mp9: alia vero argumens ta;quibds
probatart/1.nec relaciones (e» cindi,& vercij irodf effe reales; qao.fen(i
conclud.nt pacebít infcà q. to. art; 2. ex» plicando relationes illarum modorum
. : : "4f a 65:01, 2pnloldz2udioSbi» : Qv E ST1O-'LIEL.». An relatio
guedicamentalis couffitae -pioturper effein , vel ad. , vel... £a f pervirumqQs
» jo 'tgpeer deem fentire vidécut ^7 Qu irelationem effencialiter cóttitui
praecise pec e[fe ad ,effe in autem ercoa- uerite in (ecando modo dicedi per fe
ad modáü pa (Tronis realttes idemificare jg» co!liganc ex Seoto 4*4. t 2.q.
r.ita Trom. q:Mét.4.1.Ant Andbidem ; Mair. cit; 8C 4d. 1250.7.in fiae, & fic etiam lo nur Bonecéit.
Alijew aduerfo , vt ce- t Rad p. picontr.à 3 art. 7. 1n finc ha- bitudinein
relationis-ad fundamentá po- fae rant efencialem , no veró habitudiné
adtetiminum Thomiftze veró ex D. Th. pq. iBarti zidicunr relationem confti Cai
pleviransqufedefre ix óucnite tela- eU pé e comer accidentis, e[fe ad sin tonc
proprizrelationis, qu& udinermi,vt prafeindit à róne e(fendj in,
qaidamedicunt non effé real, (ed'àab P wid ab v rcalij & tónis, eru &
"Canacrenf. p. p.q.att; cic /Capreo s 25:Q. Li rime VO MeGa 25 LI Aj du
fic ptizcisé (umpta volunt efe realem; ità pàtfim Recentiores: Thomifti Baanes;
Nazár. Ripaatt. cit. Gcatiad. contto. $2 ttact; 5. di(p. 1. Complu.difp.1 4.
log.3. r« Vafqaez p.p.difp.1 24.c. 3. Suar/in Met. dilp.47.(e&t 2; &
alij communiter. ^ 7! ^^$r Dicendameit relationeminó tan tüccofticei pet effe
am ; (ed etiá per effe inynontamcn eo modó; quo ponuat Thoaiftz j quaft efr e
ir congürrat praes cise, vcrátio generica anie ] plicacác conci .quoad oinnes
páftes;: in quod relatio conftituatar per effe ad probat óptiine P. Kada
citccontra Aus &ores fccoindas feat. & tes ett ira- perfe clara yt.
próbatione non indigeat,nà om nes cum Acilt: róniem telaciuórum sépet
explicuerant p hóv; cy cil joiwpe ug 846 — "Dif. IL De Predicdm.reféBinil
& numquam aliter, vndc DoG. 1.d. 2.3. yn. C.ait rclationcrn, vt relatio
cílscfse ad. aliud ,adco,inquit qp fi non fit ad'aliud y vtique rclatio non cit
,hec.n.eft differen tia fpccitica, qua ipfam. diflinguit ab ac- cidentibus
abfolatis ; imó hoc ita intclli- gendü cft, vt ipfum efseadalind a&tuali-
tcr, & formaliter relationem conflituat , ncn autein efse adaliud
dp:itudinaliter tantum,& radicaliter;vr Atctores illi (i-
gnificabant,e(sencia.n.relationis cft ipfa met formalis,& actualis ordo,
& babitu- do,nó yeroquafi perentíar& Laculgás ce - ferendi ynum ad
aliud; quavadeb sen kft,vt eciamjn relationibus aptitudinali- bus veritatem
habestip(a.n. ét apritudi- nalisrelatio a&ualiter (uà, munus rcferé- di
exercer; vnde nó diciwt apiitudinalis, oeka m fuiractu non referat , alu ratam
non denomiucr, fed quia t£ ribus; ad quemaétu fundamegtü re. Xctts) adl)
exiftit y (cdaptitudine falü , & io potéti2,qua de caufa rclatio illa, nó
actualis » (cd apciredidalistantum nuncu patur,quod cott fignificauit
Doó&t.quol. 33«infol.ad 1.prin. fic mobilitas v.g.de- rominat cerpus naturale
actu mobile, & &&u jllud RCM ordipat ad motü , Íed nonad motà
ina&u;(ed in potentia tan- tum, (cquitur Suar.difp.47.fcc.5.n. 9. &
$a9is explicabitur ipfrà q-8.in ine. .. Sceando hec ratio e(sehdi ad aliud (d
veté realis.& non preícindens à reali & ronis, vt diccbaut illi
[bomifiz ;tam qa dierentiz entium realium debent císe reales, cum.ergo [et eff
e 4d. contrabatur ens finità, € accidens realc.ad cottituen- dum genus
accideotiii relatiuorü vciq.ef fc debet racio veré, & efsenuialiter ceilis
; tum G; quia relacio-prasdicaajezalis nà fo lum c(t cnsrealc,& accidens
realc, fcd éc zclatio realis,nà per eam veré, rcaliter fabiectum refertur ad
alud non imiaus , Quá veré& realiter (it quantam per quà- Xirató quale per
qualitatem; ergo inrcla- tjonc non (olum ratio e(fendi 1n,quz- illi £ópctit,vt
accidens,elft realis, (ed ctii. ra- Aioscfiédi adyqum iibi cóuenic pracisé vt
elatio; Demuay rationes omnes, qug jp- bam relacionem cilc enscealeyofte adunt
Ir ad cle real: , quawmas probant reali» tet reerre lubie&umadaliud. |...
i.c «$2. Tertió,g»effe in coftituatrelatioz, nénon minus cí[sétiaJiter,q effe
ad;& nào, tantum vi fario generica , fed etià vt (pes. cifica , probatur ,
quia vt docet Bargius, 14d.3. q 5.4 quo haius quac(ici refolutios . nem accepi
mus, in fündaméto rclarionis, ercate, qua cft accidens;alia eft ratio fun
damenis, & alia (ubiedti , & io in ca duz babitadines effendi.in (ant,
apii » vna ad fundamentum fab róne fubic&i ,. inquantum e(t accidens, qua
proprie di- citur inhzrentia;alia ad fuadamen:6 rc- , duplicatiue (ub ratione
fundagenti , in»- quantum cfl relatio; € quod bz doa ha-. bitudiaes in
relatione creata (int diftin- Ge, ex eo patet, quod relatio diuina in- cludit
rationem ef$édi in veluti in fünda.mento,nontamenvelatin(übiecto,cum.nà(itaccidens,vtdocetDoctor4.d.12.q.1.infioe,&fegrurAmic.cit.qgedub.xar.2.Sügitureffein(amatusprorónecendiinyvc]utinfubie&o,concurritad.óontlitutionemrelationispradicam.ve,lutratiogenerica,quiaficvcleftipfaróaccidenusin.cóiadab(olutum,&reípeGiuum;vel(altim«amnobiscircam(cribit,(iverofumatucprorationeeffendi
inyvelur ia fündaméto;, (ané in hoc (enfi concurrit ad conftitutionem
relationis y velut ratio fpecifica nó minus,q e(ie ad y q multipliciter
probatur 1. ga relatio vt: relatio e(t.habitudo eíséialiter iter duo exirema,
ergo talis. habicudo a:qué. cífca- tialicer petit fundari,&
cerminari.Secun- do non minus implicat relationem effe: fine fundamento , quam
eife fine termi-- no, ergo (i ratio effends ad clbe(lentials; rclationi vt
rclatio eft, etiam & ratio ef- fendi im» Testio.cadem funt principia có:
tlitu€di,& diftinguédi;(ed Arift. s. Mcr .- difinguit relationes;é&
penes fuadamen- ta , ergo ratio effendi in-conftituit rcla- tioné quoq; vt
relatio e 9 ad có- flituendà relationemin fuo cile proprio & (pecifico non
fufficit terminus , ícd ec requiritur fandamétü, ergo vttaq.tó có- currit
ad.conftitutioné rcelationi ,vt rela- Ajo eft. Demülicet ro effend: in,veluc im
(ubiccto , vniuerfaliter conueniat omnis bus accidentibus;idca 3; wienn có- 1u-
- ftitütionem cócurrat, vclut ró generica , & cóis , th roeffendi in ,
velot in funda- miéto conucnit pezcisé relationi,vt à ce- teris entibus
di(tinguitur, & relationibus dicamentalibus,vt ab accidentibus a- iorum
genetü (ecernuntury ergo rclatio- ni compctit,vt differentia propria , & ró
fpeafica non minus, q efse ad ; immo id ita intelligendum eft,vt ratio efsendi
in, & ad non (int due diffcrentie, fcd vnam, &cadzquatam nobis
circumfcribant có- ftituété genus cc lationü in tali e(Te fuo ; quia ratio
effendi ad aliud in relatione re vera aliud nó eft in te, q certus, & pe-
cüliaris modus afficiendi | realiter. (oum 'Kubic&um, nempe referendo,
& ordioá- do:ad alind; hoc idem docct Zeib. f. Met..19.$. proptertertinmw
i; 500 -0$3 Quarto g/ hoc fitde mére Docto ris, aperté colhgttur cx his , quz
babet in 4 loc.citiprobáco fccundi'cocluf. vbi lo: quitur de habicudine ad.
fundamentü, (ub one fundamenti)quiaJoquitar de illay-vt c conuenit
relauonidiuinz y. bec funt Eius vctba: Secunda coimcinfio. p*obatur ,
quiarcfpectis Éefséttaliter babitudodn ter duo-extremasQ7 io ficut tollere ter-
minii ad qué re(peGi usé tollere , vel de» firgere refpettit y1ta tollere
tllud, cuius 7 refpettus,efl colicre refpecium, Cr de ruevévoné vefpectus, rion
ergo qui uc. Fidés VefpeCwefd aceidés, adeorequi- rit fubiectu vel fidamentiy
fed quare JpetluseftvefpoGins Ji deà requirit cuius yd adquid (iettam iu
duuuis)Certà . vX(ingalis verbis Doctoris benc penía- tis cólligiturquód ratio
efsédi in velut in fandamento fit dc e(fentia relationis , vt rcl ició éft Pritmó
inquit , quód us pt habitudo inter duo exire ;érgo e(fentialiter peticilla
duo,vt tc« Cs rere quodtollere funda. tamyvel illud,cuius eft refpe&us;,e(t
tollere refpectü,& deftrucre rónem ipfi- ásyergo ratio e[fendi m,velut in
füdamé tó pertinet ad rónem proprià refpe&tus.; Tertió aityquod re(pectus,
qvia eftrefpe étusjideo requirir,cuius fit ad qp fityer:- Rs ad ali go
reípe&tus j vt re(pc Gus neceliario pe tit füdarrnó mius quam tetminari, T4
dcm; àiry quod (rquctollere cermioum- LI. Po quid conftitsatur velatig -. adquem;cft.detlruere cefpoct »,.irà collc- re
idycuias eftymanitefie indicauir.c(Tc de iritrinfeca 100€ refpectus,vt fic,no
minus effe in fundaméto,d e[sead terminum y Q» etià clarius docuir q.2.il!ius
di(l.in (al. ad 5.prin.dü ait,quód depedentia rclatio nis ad fundamécü eft
eücnt ialiilima , ita q linc ca nó potelt effc ratio telationis, 45$4- Sed
obijc.1. auctor;t. Siimpl.(üper predic.dicentis, quod efie jj nó coftituig
relationem,(ed e/se ad.Sccüdo Ari(t.de« Éinit rclationé (emper per cf/se-ad,&.
mon per efse in. Teztio fi vtraq»hibizado ett dc ellen relationis,ergo relatio
eft ens per. accidens, quia duo nón pofunutiee, re ynum pet fcsni (1 yn fiu per
feactus,a- l.ud per te potéia 8. Metis v Ir (ed illae dua hab:tudincs aon (jc
fe haberi: quia lgquijhar de Hine ejr di inimtun dameto,no vc in fubieQo.Quarto
arguit icemb.locicit.probás,quad « ih natuza có p«tat sclacíont, tang: à Pee d
flicuens in clie effentiali ,& efse-iy pote rius naturastanqua pa(Tio
quandocü ];à- n d ooeéasid tas pet du differtriag ) quoc à yna coftitu:t
fpeciem Sade] d di Mditut pcr Wie ti, & refpcétiuü, hac duo pe imme- diatc
oppofita cit£a ens, & totam narurá ends cuacuant;czgo pre eodem figao quo
abfoluc cft ad. ipo eode tc uum eft ad aliud, (ed abfolutü pzius natu ra e[t'ad
[c quàm infit alteri , ergo tc(pe- &iuü ét prius natura erít ad aliüd;quà
in alio, & hoc cít atgumcatü Mair.cit.q-3, «$$ Reíp.Simp .nà loqui tle Hy
Y. infudaméco , fed vt in (übic&o; neq. e[se in hoc modorelationé non
coottitue r€5(td nó cóftituere aliquod (pceiale gc- nus accideüti l rario. co
in deis ME ano yt 15 omntum. 649 Difp. VIL. De CTeadicame.ve[yetHiniro.
fundamentnim, altera ad termipum vt vi-: detuc voluife Baflol.t.d. 36. qi: art,
2«- fcd ipfamcet telatio e(t vna-fünplex habi tudo fundata in fundamento, &
tetimina. tà ad termini, cui z qué effcociale eft fua daei, (icut &
técmiriari; Ad 4; Tromb los quitur de effe insvt it (übie&ojnos auté; vt in
fundamcnto, &c idco nihil ad rem;ad buc tamen ad arg. ir (c neg. min.ràm
pri- mi fyllogifniiy quam (ubillatam fecundi ; tiep. prima minor,quíia ens
peiédicamen- talé prius diuiditut ín ens infe Gc ens ina lio,& hoc poftea
diuiditur in ab(olucüy& teípc&iudi; ncg. ctiamfubillata minor dp ens
abfolutü pris nacura fied fe, quá in he Diei alió radicakter; fic 2n,vcl eífe
in alió natura ptaicedic iri acei- deate ábfolito c(fe ad (é, ficat córora fo.
lent mínus cóia priecedere , vel.faliia (i- mul aátuca babebit vtcumq. &
idem erit proportiene dicécidum de effe, in lio & elle ad alind in accidente
refpectiao ,.— -:/$6 Deindé obijcies; cóceptü relatio: nis;vt eft ad,nó cffe
rcalemyquia aeque có uenit relatioaí rátionis, ac reali, ergo qid tü e& de
(e , ab vtcoq; praícindit; Ref ncg.affumptum, quia relanioni tcali , tatiónis
nihil abflrahi pót cóe yniuocd , vt docct Doctor 1;d.26/q;vn. Accedit y li-ad
effet coe, et in eflct cóesquia hiec tio-fubt nece(farib: a: vt diximus; in
télationenec cm y quantii- cinq. fingats referre ad alitid, nifi aliqoid
rféferat-; Tandépietidmfi concederetur ad (T coe v niuócam yitiq.rclationnnes
pibitur (emper con(éq.nám ad,qaod có- f^ t elatio pri iicdmretipdle t ads
cotiuenit parte tei. ^^ je "*da fine huios quzft:nota, cp cir dici- my ad,
hoc: intél afi cerénimus & timdamentum fint iffeutíd réfationis yacetaci
patcesi]las jnttiniec cjlicet. nid habeant dicere No? tinalés, quid fácjetit
felaciónem; velati ntítatem compofitamex fundamento ; tetriino;id'tamé nullo
modo affer: po in fententis Realiumyqui pórtumt re- laüionem eic formati
fimplicct depen dentem tanuioiexcrinfece à- fundaméri- to termsoyaecéflario tamch, co mos s telatiónem
effentialiter /coh(titaip dogquo dicimus! porcntiaas, vela tum al (cian tacui
ycü —— nà 1t. «oníititutiua petentigyvelastus clnodá» hoic (née Guidi nonfà
Stet minus rox (iat dec: conzepru: relauónmisg imtidfece ning cua d
eonfliutiué, pras batüc ex Mair, cia: (tám quia terminus, & tundameacü
regulatiter tan ab(oluta j cr3o wequeont ette parces intiiníecg; i tioais;,
quia reswntus. predicamenzi nee queunteífe parrcsintdníccas ; & couftis
rüciuz rei àlcerius praedicamentis cü prine cipia cci: conttitutiua àd-tdem.
pratdicas meniumpertineát cudi re cóftituta,, fal" aim teductiué;tüm quía
terininus,& fune» damierituin mon.(uat genus, & differentia aglationis,
fed (olur:cxcréma illius, ergo ficut extremitates in linea go tes ovrgeo tm s
neis ques SR i qus (uat partcs relationis; tüm tádem ga lioc dato multà
fequecentar abía:da .(. Deum eíse dc efsentia éreatarzy& &iiun de
elaectia arris;vicrelatina fimt inen bedinem de e(sentía familitudinis 4 c, «$2
Cüm ergo dicimis relatione. e(sen tialiter cóflitut per effe 18 alio, :&
e(ie ad aliud (umi debent iz, X ad, vt dicüt (im. plicem ipfam habitudinem ,nà
autem vt écimcladant extrema ipfius biDicudiqus » và vt bene notat Mair. cit.
e[se ad aliud Aen rai de eísc in alio,vtin (ut yento)partim e(t
intcinfecumyparrim extrinfccum,imtrin(tcurb quidem,quatc- nus dicicipfam
habitudinem exprcísam per-ad,cxtririccom vcró y vt dicit termi- num illius
habitudinisjprimuni eft dein- telle&uzclatiui,(ccii di. vero de cointel-
le&usquia ponitur tantum,vtaddicamene tá ín définitionc ipíarelatiub
&;hinc efty quód potius dicituc.tclatío-eonftitim pec ined csi enel mái i
se ad 4 quia péroillas patti itarie fümptas ex pridiu tclatio- nis
formaltters& folyotvittualitery & cx con(équcntiunuatitut extrema, d
lant werd nom Ex quo:colligitur.fundamen- tum;& terminumoonnit extriníccé y
à terminatiue ;accefsarió:tamco- velut, ad-, dita, ingredi defioittonem
relationis, vt t Doctorína«d.1 2.q 1.5. & quidein maiori neccflitate; qnam
piena iggte-. d laua]. 1. Per quid conflituatur relatio . sliatur definitionem
accidentis , quia re- quiruntur pp formale eífe rclationis , ni zelatio
formaliter.eft habitudo vnius ad :aliud, vnde Mair.cit. hoc difcrimen ponit
inter accidétia relatiua , & abíoluta, quz etiam per additamentum
dcfiniuntur , q definitio quidditatiua in abfolutis quic- tat intclle&um
diftin&é attingentem 2c sius, & diffcrentiam eorum, etiamfi aliud non
cointelligat, velut additü , fed nó ita in relatiuis , nam quantumcunque habca-
tur conccptus fui gencris, & differentia , non quictatur intelle&tus ,
nifi coiniclli- cndo terminum , & fundamentum , & honc dicendi modum
tencnt R ecentio- 4cs omncs Suarcz difp.47. (cét.vIt. Amic. loc.cit. & al:j
paffim. Sed dices , illud cft de efsctia alicuius , fine quo mc cfle,ncc
intelligi pot fed rc- latio nec effe , ncc incelligi pot finc fun- damenjo,
& termino ergo &c. Refp. cx Barg. 1:d. 28. 9.3.aliquid (fe de cílentia
alicuius poc dupliciter accipi primó ,p «o,fine quo rcs intcll;gi nequit , fiuc
hoc ántret definitionem, vt pars eflentialis, fi uc vt additum , & Éic
dicimus fibic ctum efle de c(Ícaria accidentis, quia eius dcfi- nitionem
ingreditur ; vt additum , & in hoc fcnfu vtique extrema funt de c(scntia
rclationis; alio modo,quód fit pars cfsen tialis;& intret deBnitionem, vt
genus,vel diffeiefha , & in boc feníu extreima non funt de císcntia
rclationis, quia nó intrant eius definitionem in rc &o , fed tartun; in
ebliqao , & vcluti addita, pertincntq; ad €oiptclle&um, non aüt ad
purum intelle. um rclatiui ; vt diximus ex Mair.cit. -.QVvVESTIO V Tn qua
cor[ideratur relatio ex parte fa. : bictli , feu fundamenti . C48 qoia vt
dixlmusq.przc. Relatio ud przdicam, conflituitur. €x efc ad, & in, idcó
nedullitus contideranda venittàm cx partc fundan;éu, G termini primum pra
(tabimus q. prafenti, alterü q«feq. & quia relatio pradicam. accidens cft ,
idcó fundamétum cius é fübicctum appellamus quatenus ei incft pcr inhei ca- |.
"mum; (olet vero diflingui dupicx [ub;cs 645 &um, feu fundamentum relationis,
p o- ximum, & remoi ; proximum ctt illud , inquo immediate di relatio,
remotü, in quo e(l tantü med'até, fic v.g. relatio z- qualitatis prox;mé eft in
quant.tate , rc- mote in fubftantia, relatio timilitudinis proximé in
qualitate, remote in quantica te, & fob (Lancia ; notat autem Doctor 5.
Mct.tex. 20. in fine, & q.11. n.7. folum fundamentum proximum abíoluté dici
debere fundamentum , temotü veró dici dcbcre fübie&tum relationis , non
funda- men;um quód etiam ex alijs locis fent. colligic P. l'áber 5. Met. difp.
22.6.2. Piatet hzc affignari ctiam folerratio fandandi relatioucm , &
frequenter con- diuo aliqua, finc qua non fequererar rc- latio ad fundamentum ,
quz duo ncn sür confondenda , vt faciunt aliqui, cum fint oínó difLincta , vt
Do&or declarat quoi. 12.C. in relatione paternitatis , cuius ra- tio
fundandi cft | otentia generati Pa- ttis, condit;o vcró pracuia eft a&io
gene- rauua ciu(dem, qua flatim tiáfit, & idco non proprie caufa , fcd
tantum conditio prauia, finé qua relatio non fequeretur , appellari cólucuit,
in hoc autem praícr- tim ró fundandi proxima à (undamento roximo diftinguitur (
licet multoties ie duo confundi folcant, prcipué quà - do fundamentü proximü
confertur cum rcmoto, tunc-n. dicitur ró fundandi , vc albedo qua dicitur ró fandandi
timilitu- dinem inter Petrum , & Paulum) quod fandamentü proximü relationis
non eft ita Quo,quin & poffit efle Qaod , pót .n. fu(cipere denominauioné
relationis ; quia & quantitas dicirur equalis, & qualitas fimilis, at
rauo fundandi clita Qao ,ve nequeat cfjc Quod
;quamuis.n.&duasquantitatesdicamuszquales,&duasal«bedincsfimiles,nontamenusnquicftratioproximafundandihuirclationcszquiparanugcx$.Met.c.1f.dcnomiozuurfimilis,zqualis,
nec poten« tia genceratina Patris dicitur pater. — — $9 Quamuis aüt relationis
ciufdé pof finc c(le plura fübicéta diucrfarumratio4 nuincü lubordinationc
declarata , qp vnl Íit proxiu d, alegum temocü , vc declara- tuzi €lt, camcn
aki v rationis, X. . à dd aque i EL CL m Uum 6570 zqué immediata omnin3
impoflibile eft,qu'a cum relatio lit verum accidens; & per (c voum,vnicum
ét fübie&ü in hoc : "e&(u poftulabit ; Vndé proríus abijcien dà
eft à Scholis.opinio,juz tribu tur Hé ric.quo!.9 qu. 3.aflerens rclutjionem
elTe veluti interuallum quoddam ioter. duo extrema , itavt fit vaa , ac cademhabitu-
dointcr illa, & in ambobus infidcns , vc- lat in proprio , & adzquato
fobic&o; id fané vt. prorfus irtationabile dánat. Do- &or cit. y.
Met.q.11.n.7.& joe Sua. di(p.47. fc&.6.n.3.nam vcl relatio, qua
intercedit inter illa abinuicem diftantia ; eft & in medio, veloti cordi.
quz nc&it cornua arcus, vel hon, fed in extremis tá- tüm,non primum,quia
paternitas nó rc- cipitur in acrc;neq. $m, quia idé numero accidens nequit e(Te
naturaliter in daob. fübic&is tcaliter diftin&is , & loco di(-
fitis;relatio igitur cft tantum in illo extre fno, 9 refcrtar ad aliud , &
fi illu4 aliud. ad hoc referatur , dabiturin illo alio. no- ua relatio , &
fic nan erit yna , & cadem rclatio in ducbus,vt in vno fübie&o, fed in
vno, & ad aliud inquit Do&or cit. de hoc igitur vno fubie&o quod,
& quale cf fe debeat , inuefligabimus in przfenti queft, & quia in hoc
variz funt difficul- tatcs; duos ioftituimus articulos, ARTICVLWVS I.- utn
fubieftum relationis debeat effe ens reale ,Co finitum, itaquod nequeat efie
infinitum . 60 G Reg.15d.28.4 3.fignificauit re- lationes przdic.écin non cnti-
bus fundati poffe,& quidem apud omnes in confefsó eft priuationem fundare
rc- .Jationé principij ad generationé;& pari- ter caufa finalis dicitar
fundare relationé cauíalitatis ad effectum , cum adliuc ipfe finis non
cxiftit,vt conftat dc fanitate re fpectu deambularionis& (ic in multis a-
lijs,qua an(am prbucrunt dubitandi an relatio przzdicam. neceffarió petat
fubic- £o teale, & cxiflens ; Concedit ctiam i Greg. relationes przdicam.
in Deo ad creaturas quz cft communis Nomi- najunn opinio , quaré coa(cqueaicr
a(ie- Difput. VIII, De Praliceni refe iuis runt (übie&um huiufmodi
telationii non e(fe - retaM tinitum , & limitaxum., Dicendü tamen cft, no
c(fe idoncü re- lationis prz c. (ub .c&um, ní(i cas rea- leac finxum.E 1
comunis in f(chola Rea- liam , & necetfario fequitur ex noftris princip:js,
ti .n. relatio,(i: accidens reale fundamento rc vera fapcradd tà , (cqui- turc
neceffir.o ta'e findamentü effz cn. titatea rcalcin,ac fiaità, quia nó eos ne-
quit per modu (ube&i fuftentare verum accidens; & eos'mnfmitü, ficuti
eft Deus , cft accidentis incapax , quia eft ab omni potentialitate femotí ;
vnde & Nomina. lcs ipfi ideo concedür in Deo relationes reales ad crcatucas
, quia negant hisfu- peraddere fundamento verá rcalitaté ac- cidentis,(ed
ftatuunt ipfas in mera deno- minationc,& concomitantia rerum;idco €um a
nobis difcrepent in principijs,etiá in conclafione ditfentiunt; & hac dc
cau- fa Nominalium fententia, licét repugnet comuni nfodo loqueadi Theologorà
vna nimiter negantium relationes przdicam, - in Dto ad creaturas, quóad rem
damnari nequit.vt multi inconfultó faciunt , quia non ponendo relationem
accidens reali- ter a fundamento diflin&ü , nulla (cui- tut mutatio,aut
cópofirio in Dco ex co, quód ponatur in tempore rcferri de no- po ad creaturas
(ub ràtionc cceatoris,do- mini, &c. folü ergo damnari pt quoad modam
loquendi ; qui (an? inconfuctus cft apud priícos Theologos, nec grauio- ri
cenfuca inuri debet Nominalium fen- tentia vt nota fec.1 $.n. 17. at pro- Ee nus concio noftram
quoad v- tramque partem (ingillatim., 61 In primis, y fubic&um relationis
predicum.ens reale debeat e(fe, & poti- tinum , fatis conftat ex modó
diótis ; & docet Scot. 4.d.6.4. 10.$. fed reflant, & probat
Baflol.1.d.30.ar. «quia cum fit accidens reale; & pofitiuü, cofequentec
nequit in non ente fundari, quia non cns nó cít aptü entis rcalis
fulcihentum,tum quia vt con(tat ex ditis q.prac.art. 2.re- latio fuam entitatem
realem habet a fun damento in generc cficientis cau'z , et- go neceffario
debct. cíle ens reale, quia nemp dat,quod nop habet. V ecu uu [2:207] -"--
toto ri. e .[. babeat illas ues con- ren Seat. relatas.in 1. q. fed qua- venus
contrradiftinguitur à relatione ra- tionis, quz fit pera&ü collatiuü
intclle- &us,vt Scot. loquítur quol.13. P. & pro tanto realisró
dicitur, quia nó habet o&s illas conditiones , fed vna , vcl altera fibi
deficit , potet relatio realis inhoc fenfu fandart in non ente ad ens, & in
hoc fen- fu dici poteft priuatio fundare rclationé zcalem principi: in ordinc
ad generatio- nem , & admitti pót in codé opin. Greg. dicentis relationes.
reales ét non entibus €onucnire, non quód huiulmodi relatio- ncs fint entia
realia pofitiua , quia verum accidens ,& realé non póx in non ente fu-
bic&ati, (ed dicütrurrealesco fenía, quo tenebras, & caecitatem
negationces realcs appellare folemus , quatenusdantur nul- lo cogitante
intelle&u, (ic.n. nullo cogi- táte intclle& priuacio [uo modo cócur-
rit ad generationem per mod principij, quo eti (enfü Doct. 1.d. 28. q. 2. ad
2-aic iogenium in Patre diccre celationé rca- lem negatiuá; Difficulras autem
mota de finc nulla cft,quia v: dicimus in Phyl. di- fpur.7.4.8.art. f. ry
noncít vere caufa rcalis,& phyíica, féd cani metaphori- €a, quia.ccalitec
non dat cííe » fed rancüin moue agens, vc det illud,in ratione ama- ti, &
dcfiderati , quare non fundac rcla- tionem veram, & rcalem. . Sed dices,
Arift. 5. Met.c.1 f. imer re- lationcs i zdicam.cónumerare relationé
ealefattiui ad calefactibile , & ctus, qnod fecitsad id, quod fa&ü.cft,
& eius , quod fatur cit ad rd, quod factendü cfl, cr- go, &c.
Refp.juód.ficut tesalig confidc- . gari potluntfüb duplici flatu, nempé exi-
ftcnugsauc folius poffibilivatis, ita ctiam &iclaiioucs píz cónderari
poffunt, vcl vt atu cxiftéces, vel prout aliquádo tuc- rint , vel futura fiot,
aut tanquam rcalitec ioffibiles, & in hoc (ecüdo fcnía eas có-
fiderauit-Ariftilcc.cit. pertelacioncm .n. exlcfactiu, ad. calcfaGbile wvtiq;
nonin« xcllexic apinudinem calcfacicndi v. g. in igne, quia bax non clt rclauo
pradicam. fcd:ttap(cendentalis ed. cam intcllexit, qua yolleatacta
approximatione cale-- 25. c ERIT en fab. Rel.debeat effe ens reali e fimit «rz.
655 eft, quod.(i relatio ical s fumztur ncn in fa&iui, &
calefattibil:sactu infurgit, vbt priusante approximationem habcbat (o lüetfe
poffibiles.in pra(enti verà ett [ec- mo de rclationibus- prz dicamentalibus non
füb ftatu merz potli bilitatis,(cd prar (etim fub ftatu a£tualis exitcnue . 62
Kltcra veró pars, q relationis realis fubiectum ete debeat ens finitum, &
li- mitatü, docetur à Scoto 1. d. 30. q.2. vbi cum cónuni Thcologorum remouet à
Dcorelationes reales ad creaturam , id- que efficaciter pcobat $. 44d. 1.
qu.t[Ho- nenycx pexEs&a (implicitate,K ex perfe- &a neceffitare Dei, quia
.n. Deus perfe- &é limplex eft, nihil c(t ineo , qnod ao eft ipfum, sih
Aug. rr. de Ciu.n. to. ef* go relatio! realis noua in Deo ad crcata- ras nequit
adm tti in tempore , cum ver compolicionci faciat cum co,.cui adue- nit,vt
probat Do&or 2. d. 1. q. 5. $. 4d prinui alterius opinionis. Scd q» ncque
ctiam ab z:erno;prob.ex nece(litate , p- fecta.n. eius necetTitas cft ex (c
elle tales. quod nà vatiabitar cius efe, quacunque hypothefi pofita, fiae
poffibilt , (iuc im- potlibili, circa aliudà fe, quia alia nó süt ncCeffaria,
niii fecüdarió y ergo nalla poc in co ad. nitti tealit as, ne3; abseterao,ne-
quc intempore, qux neceffaci-coexigat aliad à fc , tale .n. neceffarib.
cocxigens. aliud à Dco non effet illo- coexa&o non exillente , & pec
cófequens aliquid, quod perfecte efíct idé Deo non cfict , aliquo alioyquod
noncft neceffitium ex. fc,.non exiftente, (cd relatio rcalis de neceffirata
cocxizit ad (uum effe terminum cius, et» g» 1n Deo falua
ciusindemnitatecoaftirutnequitrelatiorealisadaliud.àfesNeq;lacisfacitrefpótio,quetibuiturGil.bert.Porret.daripo(fei0Deorelation&realemadcreaturá.,nonvciqueill;inbzz»rentem,fedveluti
atfiftentem. Nam (i illa relauo ett accidens, vt fapponimus, alicui.
(ubicé&to hzcebit necelfatió y mifi dicatut- eile pecfe lubtiftens, quod
ctt irrariona- bile pror(us, & accidenci directe repas gnans. Rettaccrgo
facta füppofii. nc, ge 1clatio. predicamentalis (it accidens fun- daméco
tüperadditá, olá cns fiotuin, S6 limitatam cde cius idoneum (ubicétum.. 5, Sed
obijc. Relac. (ecunai modi re» Dud laii 6iz latmorü; quz nempé fundantur in
a&io- ne, & paflione , (unt realcs , & mutuz $« Met.c.1 5. fed
tales (unt' relationes Dei 2d creaturam, inquantum c ft cauía, & cf-
fKc&us illius , ergo &c. Deinde (icut for- qma cít in ane ita denominat
illud , er- €o fi non eft aliqua relatio in Deo ad «tcaturam realiter, Deus non
cft realiter «rcator, non eft rcaliter Dominus , non: «fl realiter à creatura
diflinctus . Refp.ad 1. fi teneamus relationcs pri- mi, & fecundi modi in
hoc tátam differ- rc àtcertio modo rclatiuorum , quia in eis. clt mutuitas, non
iniftis, vt Do&or velle videtur loc.cit. 1.d. 30.8. Re/p.ad r.quaf. tüc
negáda cít minor ; quia dcfcétu iftius foutuitat'$. omncs. relaciones. creatura
2d Deum, qualefcunque (int , ad tertium modo. [pcétant, vbi vniucc(aliter
collo: . antur relationes non mutuz , & fic in- nuit ibi Do&or , &
iterum in eodem 1.4. 3.4]. $-& d.2 $.q vn. & quol. 15. Si vero dicamus
diverfitatem Deià creatura in: prz dicatis proprijs , & conuenientiam in.
1ranícCdentibus effe relationes primi mo: di , relationem in róne caufzs, &
cffcctus: tfc (ccundi, nc pida cfl vniuerfaliter ma- ior , quamuis .n.
relationes huiufmodi in: «rcaturisfint mutuz, nontamen in Dceo,. nec oportet
rclatioa tcttij modi. in hoc pra-cisé differre ab alijs , quód in illisoés.
relationes fiot mutuz; inifto nunquam ; ger lioc . n. (ufficienter
diflinguuntur, g» antertio numquá fünt mutug , in alijs ve- £Ó fic, lícét non M
ita refp. Baís. 1.d.. 39.q. rar. 4. & (cq t Suar.cit.(ec.tg.n 27; Ad aliud
Eodosbisi» Dum iode Fealiter cteotorem ,.dominum, & à creae tura di
(Lin&tumincrinfecé, & (übic&iue y. fed extrinfocà ,
&terminatiue , quatenus terminat realitercreationem pa (liuam in: Greatura
cxilteatem» atque ita- hzc pro- pofitio e(t vcra: ,. Peusejt realiter crea- or
, vt ly realiter determinat inharcn- tiam-.1. totam propofitionem,non inhz-
rens. i.cxtremum propofitionis.(cu pre- dicatum ita Doctor cit.in fine .- 64.
Sed contra hanc Do&toris refolu-- tion& , quz-cóis eft'in Schola
Realium ,. diccs r. quo paco (aluantur ha: denomi- mationcs rclatiuz in Deo
fiu:diftinctis. Difp, PIT. De Pradicam. Re[peHliuis -.— relationibus ; poterunt
ctjá , ac debebang faluari in rebuscreatis fine tanta entium. multiplicirate,
& mutatione, vt ait Aucr- [a q. 25. fe&t.4. Secundo relationes oppo-
fitz dant denominationes oppofita , er- go creatio paíTiua in creatura exiftés
ne- uit Dcü denominare creatorem , ficut liatio nequit denominare Patrem. Tcr-
tio Deus dicitur Creator. quatenus ad: creaturas referuir, fed ad creaturas
refer- ri non potefl per relationem, quz eft in creatura, ergo , c. Tandem
quando alie quid denominatur denominationc qua cít in altcro, accipit
denominationem il- lius, ergo ti Deus denominatur denomi- natione in crcatura
exiftente , diceretur creatura , ita vrgebat Scotum: Thomas Anglicus apud Barg,
1.4. 30.. Refp.ad 1. patere ex dictis q. praced.. denominatio .n. relatiua
neceffació. fieri: debet, vcl per realem füfceprionem rela- tionis , vel per
realem: eius terminatione: ex Arilt.5. Mer. c.ad aliquid, dü a(Tignat tres
modos rclatiuorum ; cüigitar Deus. non (it fubie&um capax relationis,
falua-- ri debent in co denominationcs relatiuze per realem terminationem
,.& quia crea turz funt capacescclationum., faluari de- bent in eis per
realé [ufceptionem, & cü: vtrumq; extremum cft relationis capax » in vtr03;
debet admitti qnia non cft ma- ior ratio, cur potius in.vno refültet,quam:
inalio:,
ficutíuntrelacionesprimi,&(e«cundimodi,itainnuitDoG.cit.infraQ.Ad1.re(p.relationes.oppofitasdenomi--
nationes oppofitas prebere (ubic&iué;,- & intrinfecé, at non inconuenit
candé re: lationem vnam denominationem prabe-- re fubic&o;cui inhzret,
intrinfecé, & fu bic&iué,& oppofitam termino extrin(e-- cé; &
terminatiud , vt patet de viüione ,, qua intrinfecé, & fubie&iué
denominac. oculum vidétem, extriníecé, & termina -- tiu parietem vium. Ad
5. Deus dicitur: creator realiter ,nomquia ipfe ad creatae ras realiter
teferatur , fed quia creatura: iati dei arta fabile exeopre- cfe dicitur
relariuum fcientiz, quia fcie-- tía referturadipfum; qua roónc s Cit; fub F.
o&s relationes Creaturz ad: Deum: eoo PV fuis quem: «a alea dt^" ' QD
Quali deheateffe flic relationis dI. 633 de denominationc formali , &
intrinfeca Ceatoris, vtiq. dicitur creator , quia re- fertur ad creararas ,
fedtalis relatio eft rationis , in Deo à nobisexcogitata. Ad 4. cócluderet
vtiq. fi vmiformis e(fet de- rioiuiioario,at in pcopofico vna eft intrin- .
feca ,& fübiectiua, alia extrin(cca, & ter- mipatíua, & hanc Deus
accipit adcreata ra,non illam; Q'u; plura de hac re defide rat,videat
Dot.loc.cit. & Birg.& Mai. 3.d. 30.q. r.& 2. vbi fusà banc materiam
tractant , & luculenter. 65 Quaresan (altim poffint admitti in relationes
tráfcendentales ad crea turas? & ró dubiridi eft, quam affert Do &or
cit. q. 2. quia Dcus cx natura rci fe- elu(a intellectusoperatione dicitüt.
oar- nipotens,acormnifciens;ifta .n. ponuntur in Dco, licut attributa dicentia
perfz&io- nem fimpliciter, & omne tale eft ibi ex ríatura tct , fed
ifta dictmt refpectü poter tig , & (cibilitatis ad creaturam poffibi- lem ,
nam nequit Deus concipi omnipo- tens fine creatura poflibili , & implican-
tibus creaturis Deus non effet ompipo- tens,quia nihil potfet produccre, ergo
re fpec&tus (alim tran(cendentales'sd cceatu ras poterüt, ac debebír in Dco
admitti . . Mart.loc.cit.q.5 . quem multi fequun- tar Recentiores, huiafinodi
ce(psétus in Dco libenter admittit. Ceterum Do&. loc.cit.& ibid.
Lichet. Ba(lol. Barg. Vige rius , S acriter Mair. infequitur, & alij
Scotiftz paffim hos etiam relpe&tusne- [we in Deoad creaturas, & quidem
ratio &. allara ex neceffitate Dei deducta vrget etiá de traafcédentibus ,
quia crca- tura,criam quoad etfe polfibile;& fcibi- le contiderata, adhac
non eft in eo 2radu necefficacis necetíaria, in quo eft - femper .n. eius
ncceffitas crit participa- t2, & idco ponere cccacuramrnó ede pof-
fibilem,non e;iet ita impoffibile, ficut a« liquam realitatem in Deo aon cffe
;quia aihu- in eile potfibih non eft ita nccef- fari , vt Deus, & une ex
hac pofiuione imnas nnporlib;a videretur fequi iaspof fibiliis, wouigitar ad
creaturam euam intals (tatu necetfitauscon(ideratam ad. mti deber in D'oiclatio
realis ; quias Deus cfct;ctianifi omnis cteatura rcpu- - Lega. ie pute e ficut
Mehr non ar in [uo effe a contingenti , feu ( nc lis de —— d iz )illud E AF
exigit ad (ium effe; ita neq; magis necef farium pendet in(axede à anas neceí-
farió, fcu illud necetfarió cóexigit , alio- quin vmm non effet magis
necelfarium. alio , fed effent in equali gradu neceffi- tatis, nam implicat in
adie&to dicere vaü ens neceffatium coexigere aliud ad (uum eife , &
adhuc effe magis ncee(facium il-- lo, quia fi concedatur mag,s neceflarium.
potle deficere deficiente ininus neccífa- rio,& € contra;iam illa duo effc
equas lis necefTizatis , quia ità vnum coextge- ret aliud ad fui efie, ficut €
conira; & hac róne Scotica captiuati. Vaf.
dilp. 104» c.6. Suar;di(j.47.cit.(c&t. 3«n.6. & (e&. 1$ n.1 j.
& p.p.traCL, 1. lib.2.c.26.n. 14. Hur.dilp.t s. Met.fec.9.& alij negat
rela tionesttá(cédétalesin Deo ad creaturas. 66 Adtauoné dubitandi allatà Doct,
cit.$. ,4d arg. 1.qu&fl. remitti: fc ad infe- rius dicenda de omnifci entia
& omri»o tentia Dci in. feqaenub. diítinctionibus 3$.36.& 43. vbi docet
huiufmodi perfe- &iones potie dupliciter fpectari, vno mo. do
fundaaicntaliter,& pro denominato; & fic fant perfe&ioncs abíolutz
Deum: dénominantes fandamentalitet omnipo-. renteas& omniícientem, alio
modo proe formali, & fic fupperadduat rcfpcctü ra« tionis ,
vndcimplicantibus creaturis ad^ huc Dcus diceretur omni potensob per4 fc&tionem
abfolutà,q in ipío omnipoté- tia importat ene ovis refjcétüra- tioms ad
creatnras , 6 poílibilestorent $ hocottendituc euidenter , quia etiam de
fa&to non idcó €hyixara diciruc impof- fibilis quia Deus ncueaviliam produe
ecre , & illi potentia der , led & contrà po:entia De: nonposefi exire
im actum Circa chymzram,quia ipfi dccfl potentia paíliua,vt pcoducatur, ergo
detectus po-- tete Fafbux incrca.ura ad produci nó infert in Dco dcfcétum
potenti actiuae ad producere , aiioquin vciann e(let dice- re chymeram eiie uon
poile,non tantum ia ipfa ex íc repugnet , fed eiiam quia. eus non pót ilia
producc:c,cum ergo impoffibilitas [cinpcr cencatuc ex. paite Ddd 3 p 654^ —
Dif-VIUI. De Peedlictm. gefpslluisz rei, non ex parte Dei, fatendum eft,quod
fihomo eflet in. fe impoflbilis ;ac etiam quzlibetalia creatura , adhuc. Dcus
effet emnipotens crátum ad intrinfecam per- fcétionem, & virtuté
produ&inam cius, nam repugnantia hominis aon oriretur cx Dco, (ed exipfo
homine, (icutnunc eritur ex chymera ; & hac (olutione vcun- turomnesiclatt
Auctores. —— Dices,on nipotétia in fe efl virtos acti ua , crgo infe cft
a&ina alicuius fact;bi- lis,quia nó cft a&iuafui, crgo neceffari
refpicit trácendentaliter aliud à (c. Cof. 1tà fe habct potentia faétiua. ad
fa&tibile, ficut vifiua ad vifibile , crgo ficut hac concipi ncquit fine
obic&o vitibili , ita nec illa fine tcrmino fa&ibili, R cfp.quod
oniniporctiain Deo, vt«fl perfectio 1un- pliciter , efl virtusactiua olicuins
fa&ibi- lis, ncn qvod formaliter conftituatir in fuo efie pet ordinem
tranfcédentalem ad illud, fed (olum quiaeft perfectio ab(olu- , tanata
terminare dependétiam creatura- rüns poff. bilium ad ipfam ac etiam ad il-
las,vt jofli bilcs,fundare ordinc rónis , de quo vidc Lichet.1.d.30.q.vn.iníol.
adar gum. Greg. Ad confir. nó currit paritas, quia potentia vifiua ip fua
entitatc depen detab obicéto, & idcó dicirordmé uan- fcendentalem ad
illud,id aüt aífcri nequit dc poicmia factiua D ej,fcd tota ciustor- malitas
debet indemnis faluari finc depé- dentia à creaturis, & ideó conflitni
dcbet in perfc&ione abfoluta nata: fundare rc- fpeGtum rationis ad
creaturas poffibiles,. veléatum réalem dcpendentiam in tali ftatu poffibili
terciimare , quia vt fzpias. dictum ett , quantum ad denominatio- nes
rclatiuasnon cft ferendum idem iu- dicium de Dco, & creauris - ARTICVLVS
II. «n fubieium. Relationis efie debeat ncce[sarió accidens , e? boc abjo-
lutum ita quód.ncqueat. e[se « re[pettiuum - 67 Tuus Tho. 4; cotra gentesc. 14.
nega(e videtur fubflantià eflc gofle proximü , & immediatum B clario- ais
prédicam.fundamétum, vnde quidaar Thomiftz folam verborum
S.Do&oris(uperficiem attendentes, hanc fentétiam;, vt de cius m&e SP
RHInpPeuiD: fa- uere videtur Zerbius nofter 5. Mct.q.18.. ad 4.8. Dicendum
feriatim. Oppnfitüta men docct , vcl potius (upponit Doa. f- Mct.q.1z. &
2.d.5.q. r, & paffim in fua: do&rina, & cum co Scotiílz omnes, ac
Ncotherici , Suarez ; Ruuius , Blanc. & Thomiflz melioris notz Caiet.
Ferrar. Sencin. Iauell. Mafius, Capreol. & alij ,. qui explicant D.Th.loc.cit.locutum
fui(- fe de Relationibus maiori ex patte , qua fundantur inaccidenti immediate
, nan pofle quog; aliquasin fubftantia fundari expre(sé docet opuf.48.
trac.5.c.4.& cft expre(Ia Arift. mens $.. Met. c. 1 $. vbi ait vnitatcm in
fubftantia facere identitate ficut in qualitate facit fimilitudinc, & ia
quapiitatc zqualitaté, idque probat Ma- ir-r.d.29.q. 3. mauife(ta rationc, ir-
$c eR rationabile vidctur , quod habeant inter fe conformitatem , quz (it
rclatto prz dicam. & dicitur fimilitudo, & quod duz (übftantiz ciu(dem
(pecici y. v.g. duo liomines non habeant fuam pro- pottionatam cóformitatem,
quz dicatut identitas effentialis, ficut .n. qualitatibus attenditur fimilitudo
, vcl difIimilitudo: accidentalis, ita. im (ubütantijs attenditur fimilitudo ,
& | di(Timilitudo ciTenzialis: imnatura qua dicitur identitas , & di--
uerfitas ,. & (unt rclationcs. prz dicam.. quia dcftru&o v.g. Brunello
nomamplius. Petrus dicitur ab co actualiter. digcríus,,. fed (olum
potentialitet ,. (icutalbedo nom dicituramplius (imilis alteri albedini ia
deftrudtz ,. Ruclus dum. ignis. generat ignem, & homo homiucax » generatio
prius. termimatuc ad. ignis ES » u&m ad vllum accidés, ergoinillo priori
Codex relatio effectus in. (ubitannia i» nullo medio accidente, & filiatro in
ho- mine ad. patrem, Nee dicas Paternitatemy. & filiationem fundari
ina&ione, & pa(-. fione, quz funt accidentia. Nam infe- rius cum Scot. quol. 1 z. C. & 4.
d.6:4.10.. I. & d. 13. q. 1, V.id effe filium often- demus, quia illis
tranfaQtis manent. yrz- fai relauionesadcó quod inuncdiaté fü- dart dcbentin
fübflantia Patris, & Filij aua QJ. ei *Una Relatio fundari poft aliai Ge
IT. 653 üt faltim in potentia a&iua,& palfiua, "quz vtique
realiter mon d:ftinguitur ab orum fübftantia, vr accidens (upcraddi- tum;'«t
dicetar in lib. de Anima. Dicces;vnitatem, & pluralitatem gene- ticam ,
& (pecificam in omnibus predi. €am. reperiri, & (ic etiá relationes
(uper illasfaudacz.(-idétitatem, & diuerfitate, , *€rgo(unt relationes
tranfcendentales, no przdicam« Neg. confeq. quia relatio non dicitur
tran(cendens ex co praecise, quia per omnia;vel plura przedicam. vagetar , wt
dictam eft q. 1.lic. n. inhzrentia actua- lis edet relatio tiáíceodens, fed
quia iden- tificatur.cum (uo fundamento;igitur quia "identitas, & diuec(itas
(pecifica, vel gene- rica realiter a fuo fundamento diftinguü- tar,idcó cen(eri
debent relationes przdi- cam. & licet fpecialiter fundari dicantur in
fübtlantia, tamen (uo modo fundantur 'etiá in alijs predicam. vnde in
quátitate, "& qualitatefundátur ratione vaitatis rc- Tationcs duplicis
generis , ambae tamen ad "primum modi telatiuorum fpe&antes , nam rónc
vnitatis in (lentia fündát rcla- tionem identitatis , ac ratione vnitatis in
radibus intenfionis qualitas fundat rc- Ael fimilitudinis, X rationc vaitatis
in partibus extenfionis quantitas fundat relacionem zqualizatis ; cx quo patet
fi- militudinem, & zjualiratem non funda. ri in qualitate, & quantitate
rationc eísc- tiz, nam hac rationc dug. albedencs di- cuntur ez dem, (ed
ratione alicuius modi accidentalis. Videantur
dehac re Mair. cit. & Ant. And.lib.[ex. princ..q. 9. 68 Maior cít
difficaltascitca alià que fiti partem , an vna relatio füperalià fun- dari
poffit, Negat D. Tho. 1.p.q.42. art. uad 4,& q.3. de potentia art. 3. adiz.
& cum ip(o Thomiftz ocs Caiet.& Canar. 1:p.loc.cit; Fertar.2. contra
gentes c. 12. & 13. Sócin. ;. Met. q. 29. Vaíq. difput. 166.c, 4.
Didac.difp. 14. Log.q.3 .Coplut. difp.cit.& alij palim. Aflirmat Scor. 2.
d.i.3. f-H, & iterum $..4d qusfl. vbi fc . Citacm 1.d.19. q. 1. $. Hic primó
viden- diis & 4.d.6.q. 10. E-& quol. 6. $. de rer- ti0,& alibi
frequeacer ,X cü iplo $cocitte omncs Mair.& Ant. And.;am cit. Liche.
in 24loc.cit. Tatar.X lo. de Mag. in Log. etb.5. Met.g« 18.in fiae; Fab. ibid. dif». 24. Durand. 1,dig, q.2« Suarez difj.
47.
feck.rr,n r1. & alij Aliqui vere has opi- niones quali conciliate volétesim
uiuat, relationem poffe conüdecari dupliciter , primo formaliter, &
e(Tentialiter, quo pa. Cto «ít rario referendi voum extremü ad altccum libi
oppofiti vt v, 2. paternitas, etl ratio rcécrendi. patrem ad filium, .& fic
ncgant relationem efe poífe funda- amcncam relationis , quia vt üc eft.ratio
referendi noa id, quod rcfertac ; (ecundó macecialitery & accideataliter ;
quatenus . f. vaarelatio conacnit cum aliá eiu(dem tÓais , vt paternitas compatata
cum alfa parernitate, ad quam fuad it relationé. (i- militidinis,vel
identitatis, fic.n. non cft ratio referendi , fcd id, quod refertur, & in
hoc inquiunt relationem cum abfoluco conuenire iX accidere relationi , vt rcla-
tio cít,quia vt zal.s nó refertur,(ed refert; dicun: igitur D. Thom. negare
rclationc primo 0 con(ideratam polfc. aliam tclationem fundare , non aucein
fecundo modo , in quo cantüm.fenfü afficmauic Scor. ita videtur (enüre Fland.5.
M.t.4. 16. Ruuius in Log.c.7.q. 11. Dlàc.difp. 11.
[ect 8. Sed fané hac conciliatio friuola cít, quiaqua(tio non eft de relatione
in primo fen(usfed in fecundo, & in co nzgac S. Thom.po(Tc aliam fundate
telationear, vt ex ciu$ratonibus conftib.t , & Sco- tus affirmat , quare
przfati Auctores ita feutiendo (tant à (carentia Scoti. , nam adamuflimin eo
feníu, quo ipti declavát, intelligit Doctor poífe vnam telationea cíle alterius
fundamentum, - 69 Dicendü itaque cum (ecunda (en- tenua vnam relationé poífe-
faper aliam fundari Ita Scotus loc.cit.cum Scoti(tis. quos teftatur Auería q.
15. Phy. fe&. magis confequentcer loqui , poftquam fe» mel técHdenne
peuianct ird pen &as à rebus ,quàin ipfi Thoini Doétor au&orit, Euclid.
5. lib. Gcome- tri , vbi definit proporcionalitatea cife duarum preportionü fimilitudinem , fed
proportio , & proportionalitas funr rela. uones,crgo &c.. Probá: deinde
Mair, & Ant. Aiid.cit. ratiooc cuiden:iffima, qua Suarcz& alij noti
(unt ad no5ilcuin [ens 3 Ddd,4 | dei- "s €;6 tiendum, quia relationes etià
denomina- tioncs rcletiuas (ufcipiant veras , acreae les,non minus,quàm eatia
ab(oluta ; duze «fi. paternitates dicuntur inter fe (imiles, ficut duz
albedincs, limilitudo cít enti- tas diucría à filiatione,ac patetnitate, &
P es magis rcfert , eft, quod huiu(modi cnominationes (unt prefaus rclacioni -
bus accidentales , (tante .n. pateraitate , v.g.Pctri, incipit de nouo effe
(imilis , ali paternitas de nouo m" uc , & deli. nit cíle fimilis,
eadem deftra&a ; incipit e(Te diuerfa ab albedine , fi hzc de nouo producatur
, definit effe diuer(a, fi de- fteuatur albedoscrgo huiufinodi denom:- nationes
fiét per relationes veré & rea-
liter (aperadditas , quia hoc fuit fuperius venom cx pracipuis métis ad diftin-
£ucndum relationes à rebus abfolatis , Refp.Thomiftz neg. paritatem , quia dur
dra vien (unt inter fe fimiles fun. damentali'er tantumj& negatiué, quatc-
nus non (unt diueríz (pedis daz albe. dines (unt fi miles pofitiue per
relationem [uperadditam. Hzc vtique c(fet optima reípon(io,fl a(fi gnaretur
ratio,cur potius duz albedincs habeant inter fe conformi- tatem pof(itiuam, nó
autem duz paterni- tatesícd hic labor hoc opus eft, fi autem hzc maior ratio
non a(fignetar ,aut etiá ^ jnabíolatis nogandz eunt rclationes cü Nominalibus,
aut. ctiam in ipfis quoque relationibus alias quoque fundart pote faxcodum etit
cum Scotiftis. Dicunt igi- tur aliqui paternitates non poffe fundare relationem
(i militudinis adinuicem,bene tamen albedincs,quia rclatio eft minima, ac
dcbili(mz enriratis, vnde non porc- rit cüe caufa,nec materialis ncc cff ctis ua
alterius forme, & cffedtas. A 7o Piiuclatamenrefponfio,nà quan» t
ípe&at sd munus füftentandi , ncgant sah fundamentum etie (emper maroris
entitaus re fundata, nà materia prima eft perfectior ipía forma (ubftantiali,
quá tamen futtentat ; & quando ét id concc- deretur, inquit Zerb. cic.
licét relatio fit dimriput entitat;s reípcótu accidentium abíolutorum ,tamen
intrà fericim relauo- gum poterit vna cfie perfectior alia, & cgn(equentgr
idougum cias fugdamcnua, Difp. LT. De Pradicam.refjetliuis
Tua quia :elario fundanda non eft tani. ' ponderis, vt ad cam füftenrandam alia
2» relatio non fufficiat, immo cum fit debi- lioris cncitatis,quàin relatio
fundans non multüim eam grauabit , & quando n'mis pene , cum prima relatio
fupponatue undata ;n abíoluto , non cít ruinrz ti- mendum , nám faftentabitin
virtute ab- foluti, cui tandém tota rcelaionum ftzaes innititur ; Quantum veró
fpe&tat-ad mu- nus efficiendi, cum relationuu cfficictia fit.p modü
(implicis re(ulrárie , & dima- nationis, vt fupra dictum cft,nó eft necef
(aria maxima entitas , & virtus ad illam 5 & fi pót vna rclatio aliam
cau(are in gc- nere materialis caufz ipfa (ubítentando , vt ptobatum cft ,
potetit & 1n genere cf- ficientis przfato modo; nec talis cfficien tia
viderur repugnare relationi fundanti » (crtim fi ponamus cam in ordine
te-ationisc(feperfe&ioremfundata.Tan«demhzcre(poníiononeuadicdifficultatemprincipalé,quomodoinrelationibus(aluécurdenominationesrclatiuzfincalijsrelationibus,quzponütur1abjsreb,Alijproindealiama(fignàátdi(paritatem,quódrelatiocítmodusrei,atmodusnonhabetmodumineogenere,quomodificat,vndeactionisnócftaG0,nequefigurafigura,cüigiturrelatio,fityquaaliarefcruotur;nonperaliamcelatonemfed(eip(arefcrcur,&ficpaternitas(cipfadiciturfimilisalteripaternitatij(imilitudo
feipfa eft diuería à patetni- tate, ita Sóc.Caict. Ferrar. Fonfec. Vaf&
alij ex D. Thom. 1.p«1.42.cit. & tatio , huius cft illa vniucríatis regula
, quód ia uocuna; gencre id, quo aliq uid eft tale, fuipjo, Q" non per
aliquid aliud e[i tale, quam etiam nos recepimus fupra q. 2 art, . 1, infol.ad
4. inconucnicns. 71 Hzc& folutio facilé reijcitur,quia licét modi noa detur
modus in codc gc- ncre, quo ipfe modificar, datur tamco in diuerío; vt
v.g.licét vnio nó indigeat alio vnionts modo , quo ipfa vniaz , vel vnia« tury
indiget tà a&ione à (e diftincta , qua producatur, quia vnio non c(t ró
ag-ndi; ideni dc buds figura ,& al.js modis otic dipotelt , & ratio
buiusc(t , quia gp cft Quo in ypo gencre, potcítefie Quod in Q.V. efn*vna
Relatio fundare po[sit aliam, dArt.H. 857 alio, vc cóftat de cognitione v.g.
lapidis, «um .n. ipfa it Quo epr(entaur lapis non cgct alia cognitione, vt
ipfum reprzc. — rA ndwtttor id get alia cognitione quia fic cuadit Quod, Sic
zigiur in propofito, licétrelatio (eip- fa atur ad (aam tecminü oppofitü , vt
paternitas ad filii, neq; ad hoc alia in- digeat relatione fuperaddita , quia
reí pe- &u illius eft Quo, ad difparauum tamen fcipfa non refertur v.g. ad
aliá paternita- tem in ratione (imilis, vel ad aliquod ab- folutum inratione
di(Timilis, (ed indiget noaa rclatione fimilitudinis,& diucrfica- tis,&
huius tatio cít , qaia paternitas rc- Ípe&u filij vtiq; habet rónem
relationis, non tamen rcfpcé&tu albi , vel alterius pa- tctnitatis,(cd
habet rationem entisdifpa- rati ,& idco inordinc adilla bene funda. re
poteft rclationem fimilitadinis vel diucriitatis abfq; quàd relaciones dicatuc
cflc relatio, ficut de cognitione lapidis dicebamus, quód alia reflexa
cognitio- nc cognoíci pot abf4; quód. cognitionis ut c(le cognitio , quia tunc
non ha- bct rónem cognitionis ed obie&i ; vndà ' €x hoc potius noftrum pot
cófirmati ar- guincntum, quia (icut modus indigetalio inodo 1n diuerfío gencte
ad habendum ncmpc eífectü formalé diuer(um ab co , quem ipfe prabet, (ic
paternitas, vt d;ca- tur limilisalteri paternitatijindiget nota rclatione
fimilitadinis , quia eife fimile - eft effectus valde diuer(us ab ille , qucm
ipfaptzebci Illa vero regula 1djs q49 alí- 1 esi tale, C c. inteliigéda eti
forma- tct .t in ordine ad illud , refpe&tu cuius habet rationem Qo, non
aüt reipcétu al- terius, refpectu cuiis pot hsbere rationé Quod', vt conftat ex
allatis cxempls 72 Inoppof obijc. 1. cenui(fimà end- ' taiérelauonis, qua
poinde inepta eft ad aliam füftentandam. 2. quia tria tantüm ta rclationü
pofuit Arift, 5. Met. €-15, vnitatem fuübftanciz quantitatis, &c qualitatis
pro primo gencre , actionem , & patTionem pro (ccundo', & men(uram pro
tertio, feá relatio nihil horum ett, vt cóftat. Tertio quia in diumis darétur aliz relationes reales prater quatuor, nam
tc- lationes illa: habent inter (e «bitinctioné , & oppofitionem , qui
cíTent ali rcla- tiones (apet ipfas fundatzs, Quacto a&io non fit per aliam
actionem 5. Phy(. 10. ergo nec relatio rcfertar pet
aliam rcla- tioné. Nec valct allata tefpontio moi pole e(fe mpdü in dinerío
genecc modi- ficádi. Quia hic femper fiftimusin code gcnecc.l. reterendi , ücut
ergo aGtionis noncít a&io,quia u gcnere agendi ipfa met eft ratio agendi,
tic nec rclauionis eft relatio ,quiaà toto gencre ipfa ettratio referendi .
Quintotandem darctur. pro^ ceflus in infinitü in relationibus realibus,, fi .n.
paternitas fundat rclationem (imi liradmis ad aliam paternitacem,& é con«
tra; hzc vtiq; fimilitudo rurfus tundabie fimilitudinem ad aliam, & e
contra, quas fimilitudines erüt etiam inter fe fim:les. 73 Necvalet rcfpofio
Scoti in 2. loc. cit. non dari proccílum in infinitum , (ed duri ftatum in
(ccundis reltionibus,quae feipfis ceferantuc,vndé dà dus paternita tes dicuntur
fimiles , vtiq; tales dicuntue per Gmilitud:né tingulis add.tà,(ed .uan- 4o
pottea i(teduz fiailitudines inter (e dicuntur fi miles)boc noa fic alijs
relatio implicat vrram (ine altera con(eruari , ci fint (imul nazura , eft
autem a gene- ralis à nobis ex Scoto in fuperioribus tta dita,g» quando
fundamentum ncquit e(fe fioe ccemino., ad quod refertur , relatio, a
referturnó.eft ab iplo realiter ditim- & - Nonvalet, quia optigé vcget Oz
hi, quamyis identitas Sortis ad Platonem nó flit efie (ine identitate
coricfpondete latonis ad Sorté, atq; ideo in his poffit re(ponfio Scoti habere
locü,camzn iden» titas Sortisad Platone pór effe [ine iden- titate Ioannis ad
Paulum ; vel (tando in exemplo de paternitatibus,icét m.l:tu- do vnius ad aliam
nequeat. cífe fine fimi Iitudine alterius (ibr correfgoadente , ta» m
(imilitado duarum potett cife finc fi militudine re perza inter ali55 duas, X
tic in lis re(pon(o Scotr noa valct . : 74 Ad i. [atis pater ex di&is. Ad
2.ef Scot.4.d. 6.q.10. lub D. quod vnitas, & pluralitas generica , &
(pecifica , (upec quas füdácur relationes primt modt,repe- riancur in oib. prz
dicamétisíctuata pro pote "653 portione, & analogia ad ipsü (ub-
flantiz , atque ideó &c in, ptzdicameato relationis reperiri pot.
fufficiens fanda-. mentum relationü primi modi y quia vna relatio cum altera
comparáta vel cfteiuf- dcm vcl diuerfa ration;s ab illa,& Aviíc.
loc.cit.pcr vnitatem fübftancig intelligit vnitatcm e(fentiz qua eríam in
acciden - : tibus reperitur. A d 5. Faber loc. cit.con. cedit relationes
oppofitionis , & d'itin- &ionis in diuinis e(fe relationes di (Lin- .
&as à rclationibusoriginis fundatasin il- lis;Sed potiusnegáda cít co(eq.
quia per regulam coti ci. 2.d. 1.4.5 infra N,ordo pofitionis relatiuz vnius
elationis ci ia& diftinctionis ab illa, nó debet eíe alia relatio realiter
diftinGa, quia impli- cat vnà fine altera cóoferuari,cü (int fimul - matura,
vnde Suarez cit.hác Scoti doctri. ná, (ecatus inquit aliquos re(pe&us c(Ie
intime inclu(os in ipfis relationibus,vt q. : üt ad propriosterminos ,&
relauones op : pu , quam do&rinam immerità Fa- non rccipir,ci hit expre(sé
Scotisali- Quos veró cffe accidentarios, cuiu(mo4i funt;qui refpiciüt alios
terminos,qui per accidens (e habent ad talcs relationes ; vt v.g.in paternitare
cx co,gp cft ratio refe- rendi patré ad filii, includitur intrinfecé, &
ineparabiliteroppofitio cum filiatio- ne;atq. adcó diftinctio, at verb
refpectus fimilitudinis vnius: paternitatis ad alian non includitur inuínfece
in ipfa paterni- - tate fed accidentaliter quia yna paterni- tas eftterminus
per accidens alterius , & vna potett cífe (ine , refpectu ad aliam,vt
v.g.fi illa alia deruerciur. Ad 4. ficut a&io creature dicitur ficri per
actio né Dci ,quiarefpe&tu Dei nó habct rón€ premit P effc&us,quia no
c(t Deo ro arendi,íed crcaturg., fic relatio, licec re- ípe&tu termini fui
nó dicatur referti, (ed refcrreyre(pectu tamé termini extranei , ac difparati
poteft dicireferri,quia reípe &u illius noti habet rationem rclationis fed
entis cuiu(dam difparati,vnde conce- "dimas rclationem,vt (ic formaliter
cóofi-- 'deratá, nó fundare aliá relauonem , quia vt lic conlideratur inordine
ad propriü terminum, vt conftat ex dictis . 75
Ads. cócedunt aliqui progrcffum Difp. VII. De *Pradicam.vefpeiliuis: — 7
ininfinitum.Sed licet Do&or loc.cit. ip. Sum ad uitat in relationibus
róais,negat tamé oino in reslibusprafercim 4.d.6.q. 16. E. in quibus eft
euitandus , quantum ficri poc ,prz(ercrm in pecíc ordiaatis,et docet Arift.2,
Mer. inrer relatione vero, & fan lamenrü datar per (cocdo , quare cóc'udic
Doctor, gy ficut in accidentibus dacur voü (ic vltimum , valens fabie- &ü etie
nequear,ica in relationibus, ideà alij negant progceffum in infinitum , (ed
variant in affignanda ratione; quidam ne fam proccífum ininfinitum,qu:a tàdem
cuenitur ad ab(olutam;quod eft vltima- tum (abie&um omniü relationum , Sed
ifti nó capiunt argumcotum , gp probare contendit proccílum in infinitum in
aícé dendo refpe&u relationum, quia nunquá daretur vltima fundata. Alij
proinde ne- gant hüc proce(fumquia cum etfeétus p cedens à caufa eà fit
imperfe&tior, & im- potentior ad producendü,quó magis re- cedit à (ua
caufa , vt patet ex calore pro- dudo ab igne vniformiter difformiter,na
dcuenitur ad calorem , qui non poffica. lium producere, fit vt relatio, quó
magis recedit à primo fundame:o, có
(itimperfe&tior,atq.adeodcucniaturadrelatio.né,quaznóhabeatvimfundandialiam,&hanccenfetAmic.q.6.dub.3.ar.2.eifetutioréfolutionem;quzdaripoflit.Ceterüncq.ifta(acisfacit;tüquiaquofaluabuatiftidenominationesrclariuas
in illis re. lationibus vl iimis,qua alias non fundát , faluati & dcbebüt
in ceteris celationibus ab(a, additionc aliarum , imó & in ipfis abfolutis
ab(4; vlls pzfus. relationibus; rum quia hac (olutio nititur ilii falfa do-
&ring de tenaitate relatignis , quod alià fu ftentare nequeat , (upra
refutatz - 76 Itaq. rcfp.folutione Scoti inter ar- guendum data , pro qua vide
fupta q. 5. ar ,2.in (ol. ad 4.ablurdum, Ad impugna- tioné ibi fact ne. etiá
progrelsum in infinitum;dabitur n. fL atus in ca recla» tioneycum qua ceicrey
quz conciperene tur con(ürgere sconueniunt in tonc fun- dandi, & in ratione
refcrendi,v.g.duc pa tecpitates fundant relationem tiailitudi- nisinter fe, fi
hzc (unilitudo cooferacur qum altcra,qua tepzritur inter alias duas zx pater-
[S . o0 Ghpreous, 9.V.cnrvna relatio pfsit aliam fedes. 659 paternitates,vt eft
cafus in arsumeto po- fitus,(cipía dicetur fimilisilliy & nonalia
fuperaddita , quia fi vlterius pergas, ean- dem femper reperiés ronem
fundádi.f. có ucnientiam,& eamdem femper rationem referendi;&
terminandi.f. vt fimile; & ja riter rcípódendü eft fi argumétir fieret ad
multiplicandas relationes diffimilita- .. dinis, fcu diuer(icatis eodem modo
argué do; lXóné huius afferunt Ant.And.& Ma it.cir,quia cum in vnaquaq.
denominatio ne deueniendum fit ad aliquid quod in il- lo ordine dcnominandi eft
ita Gxo; vt ne queat efTe Qod vt albedo nequit efie al ba;quátitas quanta;&
fic de aliis fic in p polito (i (tendüfemper cft in illis relatio nibus;qua
dicücur ad al.ud per denomina tioné etudem rónis cum ilia; q intrinfecé fecü
atferü:,vt dü fimilitudo dicitur timi- lis, diuer(itas diuería ad fufci prendas
n. has denominationes nó jadigét relatione realiter diftin&a;(ed ad fammü
formali- ter,qua foluriome ctiam vtitur Suarez loc. Cit. & eft do&rina
Scoti 5. Met. q.12.$. vd ta5dü loquitur de id entitate, Sed cótra hác
folationem vrget Aucr- fa cit. quia relatio ad fimmü poterit per fcipfam dici
ad cundem fuüterminü , nó aüt ad alium terminü difparatum; fcd ad hunc
indigebit alia relatione vt fimilitu- do vnius paternitatis cít alia poterit
vtiq. fcipfa dici fimiDs timilirudini fundate in alia paternitate;ga cft
fimilitado ilii coc relatiué oppo(ica.at fimilis alteri imihitu dini i alio
termino diipararo fundate dici non potcriaGnifi per nouam (rmilitudiné praectim
per Scotü, qu: rehitiones mul. tiplicat ad multiplicrate cerminorü. T ü quia
fempcr vrger ró tandamé:alis dittin guendi re lationcs à fundamento , fimil-
tudo .n. duacü patcrn.tacü dicitur fimilis fimalitadini 2 lia cir tuarüs «u:bus
detiru- €snonamplus tic itur fimilis ergo nom feipta, fed per rclactoné-
fimilitudinis fa- pcetaddità antca dicc bscur brmilis; Tütá- dé, quia poxerix
(alum hic rclationüpro- €ctius minfintüirah: p deoomimauoné femper diverfa
ronis ab 1l rclationescur tribuitur j vt patetnitas et. milis alteri .
paternitati hax firailitudo cft diffimilis hac diffimilinido cft üaulis
alteridiffimilitudini ;& (ic deinceps trá- feüdo de vna in aliany nationé «
77 Mefp.affumptü efle verumquando relatio dicitur ad alium terminam per de
nominationé diuer(z rónis, quia fic ha» bet rónem Quod at fiftendo in eodé ge.
nere denominandi,(eipfa tefertar ad qué cüq. termipü, quia jn illo genere
femper eft t6 formalis referendi, & ett ita Quo y vt riequeat cíe. Quod,cü
aürc Scoc.docet in 3.d.8.relationes muluplicari ad multi- plicationé terminori,
intc!ligit , qp relae tiones eiufdem ronis, & denominiconis multiplicentur
in eodé fundaméto, pre- fertim abfoluto , iraquód o&s immediate fundcntur
in illoy& non vna fuper aliam vt infra 4 6.atr.2.ad 3.confir. 4.arg.prin.
Ad z. valet illa ró ad dittinguendas rcla- tiones à (undamentis inalijs rebas ,
quia fuadiméta illa fumt ita Quod, vc indigzát Quo ad (afcipiendas
denominationcs rc
«latiuas,nó:aütvaletdeformisrclatiuisiaordineadformalesdenominationes,quasfeciaffcrunrinicinítcé,quiainillogeneredenomimndr(untitaQuo,vtnequeáteffeQuod;quare
ad hzc, & fimilia argu- menta negandum c(t (imilitadinem abfox lute, &
in re&o poffe dici timilé, & diuer firacé diuerfamyücut vnig nom pot ab
alia vntone denomimiri y neciprzsétia ab aliz praíenta ,qua doctrina paffim €t
ab ad ueríarijs docetur. Ad 5. difficilior eft rez fponíio , quia proce(lus in
infiniti trahi tür per denominationes femper diuer(ae rónis ab 1lla relatione
cui tribuitur, poffcé tf dici fimilitudinem, q'denominat pa- ternitatenr
(imilem;fufficere ét ad deno ininanda (rmilem di (fimilitudinem imipe fa
fundatá; Prauidit hác cefpoionem A. uería idco conatur eam pracludcre, quia:
relatiocft modus, nec habet denominateg feüteferre,niti fuum fabicétü,cui ineft
tum quia dü fimilitudo dicebatur diffr- milis, & poftea diffimilitudo
timilis, nó pot dcnomrmari (milis pet candem illam fimilitudinemyin illa.
n.tanquam in fubi Go fundabatut, tcs aüt debct referri & dcnomimari per relatione fibi
inlwereté. Hzc tamen tó param vrget , quia no fo- lum
forma in (ubicé&tü ; [ed etiam fübie- Gum n formam denominationem deri-
uarie eco — Difp. VII.De Pradicam. Refpetliuis tiare pót,nam nom folum
quantitatem di- «imus aibaa,fed ét albedibem quautá,vt £use oficndimus difp. 5
.Phyf.q.3.art.a. (i &üt ergo quátitas , quz mediat inter (ub. flantiam,
& qualitatem, vtrág. denomi« niat quantá , fic in propoüto relatio fi mi.
Yitudinis, quz in coordinarionc illarü re- lationü, velati mediat inter
patcraitaté , inqua fundatur,& di (Timilitudinem,quà Südat,fufficiens eft
ad «tri. denominan- dà (imilem,vnàquáq. tà in füo ordine ni- (irum paternitarem
alteri paternitati S aliffim:litadinem alteri di(Timilitudini . 78. Solum
contra sien pofíct , » tum hzc extrema fint. non folum numc- zo; fcd ctiam
fpecie diuer(a , nempe dua gatern.tates,& dag di flimilitudines,non
videntur per eandem fpecie relatione rc- ferti pofle,fed per aliam, &
aliam, efto in gradu generico fimilis poflint cóaenire ; Sed huius folutio
dubij pendet ex infra di- «endis de fpecificatione relationi ab ex- ztemis q.
ro.art. r.in fine,vbi oltendemus fatisprobabile c(Te omnes timilitudines, inter
qua cüq.cxtrema reperiatur efle in- tct Íe ciu(dem rónis, qua admiffa
do&tri- naibi probanda, abfurdum non crit ean dé numero (imilitudinem
referre pater- nitatem;in qua fundatur, ad alià,& & dif"
fimiliwdinem;quz fuadatur;in 1pía ad a Vià atiter diffimilitudinó, quia .n.
limul, & (emel aflicic paternitatem,& di (fimili taüdiné modo
pradechlicato,idcircó quà- uis formaliter fit vna relatio, rf virtuili- £cr eft
duplex , & rcfert ad duos termi- mos ; hac reíponíio videbitur forté cui-
pam voluntaria (ed cogitet i(le quid me- l5, nos«n. ingenué fatemur aliam vfque
znodo nos non videre viam euadcndi , & libentiusprasfate ref pótioni
volumus ac- euicítere, quàm pcocelfum in infinituay admittere - Caucat tamcn à
Camer. qui. qu. 9. log.ad euitandam hanc difficulta- &c m, negat
diftin&ionem; diuerfitarem y diffimilitudioem , & alia idi- €crcre
sclationcsreales, aiferenseffe, » tantüm negationcsrelationam oppofita. sum y
quod conítat cx dictis clle falíum .. Qv &STIO VE - In qua confideratur
relatio ex parte termini. ip gone natura relationis ex parte fundamenti ,nunc
vcnit confiderá-- da cx parte termini, & quia ctiam ex bac: parte plures
emergunt de rclatione diffi- Cultates , ideó hzc quaítio in plures di-
flcibuitur articulos . ARTICVLVS I.
"1n relatiorealis nece[Jarió. petat ter- minum realem y, € attu exiffentem
. 79 py Eltionem rcalemneceffario pe tere terminum,in quem tendat ;. fatis
cóttat ex dict. q. 3. etiamfi circa illà- nullà exerceat caufalitaté
phyficá,& rea- lem,vt di&ü eft q.2.art.2.infol. 1:abfur-- dü;quia vt
docet Lich.quol. 1 1. in refpó- fione ad inftantias contra 3. ditum, li cét
terminus non requiratuc ad relatio. né ,vclut caufa totalis, vcl pactialis cius
,. cum non caufetar ab illo , requiritur ta« mé ue formale effe relationis,
quia: relatio formaliter eft habitudo ad aliud ,. itaquod fi nihil ciet ad quod
relatio ter. minaretur,relatio nullo modo effet , ita- vt terminatiué cau(at,
tanquam conditio» neceffaria, qug caufalitas reductiné per- unctad caufalitatem
forinalem exicinfe-- cam, & ifte cócurfus in genere caufg ter minantis cft
ita nece(larius,vt frequenter aduertit Barg.ex DoG.$. d. 15. 4. vn. in:
fol.princ.vt ncc ét à Dco fuppleri qneats- ,vt patet de atu intcilé&us ;
& voluatae tisin ordinc ad'obicáta, potcft .D, vuque Dcus fapplere vices
obieGti in genere cf. ficientis cau(z, non c terminantis ; ficuc ctgo nequit a
Deo cobfetuari relatio- fi ne fundamétojita nec (inc termino; quà - tücunq. in
abftraGto confidéretur ;; Non: igitur quaflio pracfens quaerit, num«aela- uo po
aliquà ntiam fine ter« mino doicrian , D ióen elicnualicer dependeac ab illo
modo fapetius expli« cato, hicncceifario fupponitur ad rela- - wioné cermini
exigentiayed [olüm quaeri: . füf ata. num Íempct reae lis& pofitiuus&
in quo tatu cui requit Waty QVI Au vilar. petat term.vealen,gJ exifl etr... 661
$250. (femper in ftatua&ualis exiftétig. $o Etquidem non eft quzftio de
rela 1ione tráscendentali omncs fiquidem có cedere videntur cum Mair.1. d. 2 9.
q. 6. host quos ibi fundamentales ap pellat ad termipum non realem , ncq. a-
&ü cxiftentem terminari pofle ; & patet manifeftis exemplis potentia n.
relpicit a&tü ét vt poffibilem, & non a&tu exifté- tem, fciétia
babet ordinem ad Ícibile nó neccffarió exiftés, immo, & ad cns quod
exiftere nequit, vt funt negationes,& em tia ronis,faltim vt ad obiecta
terminatiua vt laté oftendit Ouuicd.contro. 10. Mct. n.2.& ita
vniucrfaliter eft de refpe&ti- aptitudinalibus, qua-tendunt ad fuos
terminos, non vt exiftens, (ed vt poffibi- les,& fub tali ftatu po
ffibilitatis officien tes unt. , vc talestefpectus confurgant in fundamentis .
Et fané minus re&é aiunt aliquijquibus cófentit Faber $.Met.difp. a21.&
cx profeffo docuit Baffol. 5. dif. $.q.1 rt. 1. przfatos refr effe ratio- nis,
non aüt reales nifi quando termini actu ponuntur, vt potentia nondicere re-
fpc&um realem ad a&ü,nifi quando po- pitur in effcjhac ratione
conui&ti quia » relatio dicit effe ad aliud,vt ad terminü , at non ens ,vel
ens tanti in potentiane- quit dici aliud, Nórc&e fpeculantur Au étores ifti
quia inde (equerctur nullà paf fionem c(le realem,fiquidcm omnes fere co(iftüt
in refpe&ibus aptitudinalibus ad a&tus eis cósétaneos , aut faltim
tales rc- fpe&us neceífario includunt, ité potétia matetiq nó císe realé ,
vt refpicit formas. poffibiles in ea recipi , & alia fimilia ab- furda ,
licec illi hec o1a concedant ; neq ; eorü ró conuincit quia ly aliud ex vi ug
gnificationis non dicit diuccfitatem exi ftentia, fed cfientia qualifci..it;in
quo fenfu nó ens bené d:ci óc aliud ab cnte.- $1 Remanet igitur fola queítio de
re fatione przdicacn.aut ad pre dicamentalé zeducibli ( qu. d adduus ob aliquas
rc lauonesimpertectas: .,uz non habécom ncs conditioncs ad realcin exacté
necef- farias)& cur(us non cft que ftio de illa tc- cundum ftatum efscntig.&
pollibilicatis có (i derata;fic. n. bene poísunc huiu(mo- di iclationcs édercad
vermunos nó exi* ftentes, fed poffibiles , vnde etiam in cói modo loquendi
dicere (olemus vnum al- bum cfse alteri fimile, & quantitatem pal marem
effe femipalmari maiorem , éfi- nullum album , & nullum quantum exi-
fteret, hac.n. enunciantur de illis (ecan- dum ftatum effentiz
confideratis,alioqui in ftatu realisexiftentiz non enuncian- tur , nifi vtroque
excremo exiftente ; qG- itaque eft, an relatio pradicam. in ftatu a&ualis
exiftentie confiderata petat ter» minum realem actu exiflétem in rerum. natura;
& comunis opinio contra Greg. cit. eft affirmans , quam Do&or femper
docere vifus elt ,quotiefcunque aífigma- uit illas tres conditiones relationis
prz dicam.q. 1. relatas , & ex profefo defene dunt Mair.cic. Baffol.
3.d.8.q.1.art. 1. & 1.d. 3c-3. rar. 1.& Lichabidé, vbi foluit argum.
Greg.in oppolitü ,Faber loc. cit. & (cquütur Thomifie paffim,& alijNeo
therici vnanimiter , quare pro re(olutio- nequaz(ti cum hac communi opinione, i
Dicendum eft relationem predic. petete tecminum realem;& actu cxillen- tem;
eft Scot. 4.d.6.q.10. $. Sed reflant y & ab omnibus rceipitur. Sed quàuis
hzc concl.íit cis; cam tamen nó omncs co- dem modo probant;quia difficile cft
ha- ius affertionis a(Dgnare rationem , quae e" non procedat de
tranfcendétibus , : vt bené suarez aduertit fec. 8. & quidem. quamplures
illa rónes , quas affert Maire cit. pro hac conclufione , quibus paffim vtuntur
al;j hanc patiuntur calumnjams. quód zqué de tran(cendentibus conuin- cere
videntar,quas tamen iple vltró cons ccdit tédere ad noo exift ens, vnde fi pro
batur relationem przd;cam. effe nópo(- ft ad terminum nócxiftentem , quiaens
reale,qualis cit ipfa nequit pendereà nG entc,& quia alioqui palet quoque
ab en te rónis pédere, & quía relatio cft nexus inter extrema;at non
pofsunt realitet ne&i, niti exccema rcalia plane buiufino di, & (milcs
róncs a qué de sel pe&ibus tranfcendenribus , vc difcure reati conftabit ..
Ideà Suarez alitcr pro» bat ; primo nimirum cx proprietate rclae tiuorum
przdicamentalium , qua clt vs dicantur ad conuértenriam,, quae aur co»
gertuntur; oportet, vt (imul coexiftant , alioqui couerti nó poffent.quz eft
vna ex probationibus à Mair. adductis; deinde probat ex natura relationis
przdicam.que idcó accidentalis dicitur , quia re(ultat ia £undimcnto cx
pofitione termini , vnde ncceífarió fupponere videtur extcemorü exiftentiam,vt
ex eis rcfültare dicatuc . Sed neque hac ratio conuincens cft , nili mclius
deducatur, nà-& naturalis fi mul- tas extremorum fuo-etià: modocxigirur ad
relationem traní(cendentalem., nam neque potentia marcriz fübfifteret aut ri
fibilitashominis , ni(i forma fubttantia- lis,& actus ridédi forét
potlibilis,.& eciá extrema fuo modo fapponuntur,antequà concipiamus in fundamento.
rclationes tranfcendentales confürgere,vt v. g. prius fupponzur
formapof(fibilis., quàmintel- Vigamus materiam potentem illam recipe- zcsprius
fappoaitur rifus poffibilis, quà homo intelligatur rifibilis , & (ic
inalijs rclationibus tranfcendenubus. Accedity. quàd Suarcz ibi colligit hanc
probatio- nem affertionis pofitz cx quibufdam dif- ferentijs.,, quas ipfe (upra
po(uerat inter rclationem. przdicamentalem ,. & tran- fcendentalem, à
nobisq. 1.refucatis.. $5. Ratio igitur affertionisno(tra po- tius.cx.co
deducéda eft;quia extrema rc- lationis przdicam.ta fe habent, qj füda-
ancntumetle poteft (ine termino, & cófe- uenrer finc rclationc adillü:
& ideo ro- Jatio dicitur illi accidere, nà (à fundamen-- «um finetcrmino
effe non f90eoiá rcla- o forct illi cealirer identilicata ex regu. là Scoti
fuperius. frequenter inculcata ad Ea eMS kel idc itaceca AE m fundamento; cx
hocautG uitur. rclationem predicam, non pole : tendere in terminü, vt po
flibile, us "&effarió vt exiftenté , quia fundamencum: eius.nequit
eife finc termino polfibili;be aéihfine illo; cxiftenti,.vndé: poftca ad. zouà
production& & cxiftenuátermini icitur per.accideas ce(ultare de nouo re
Yauo-in fundamento. Et hinc eftygy.rela- tiopradicam, vt à:tcan(cédéci
diitiagui- &uo, fcinpec dicitur a&tualis,catio eib,quia: SR i ad:
viramq;, teciinascoexigatur » vc dics Gag celaliace va Lü » diugciie modétí id
c&inzit vtrobiq; nam flatut- meré poffibilitaus (üfficit intermino, vt
relatio tranfcendens a&u à fundaméto di- maret,vt conftat inexéplisallatis,non
tá (afficit vt refultet relatio przdicam. vt -n- quisdicatur a&u Pater,nó
fufficit, vt re- fpiciat filium.in (olo ftatu pof(fibilitatis- y alioquin B.V.
non folü dici poffet Marec Chrifti fed & aliorü,quia alios: potuit ha b:re
filios ,.(ed- debet re(picere filium in a&u realis exiftétizs, (ic.n. quia
aGualis: exi ftentia accídit terminojideó etiam di- cimus relationem:
przdicamentalem ab co pendentem accidere fundamento, 84 Hictamé recolédü cít
;'qj cü Tar aduertimusab initio huius dip. ex Scde to quol. 13. fub N. &
alibi frequenter. dari pofTet relationé realem, eri. prz di- camentalé, &
atu (übie&ü denominan- tem, quz terminctur ad non ens, (eu ad* aliquá
ncgationem,.vel priuationé , talis: e(t diftin&io;qua forma dicitur à fua
pri: uatione diftingui, & dependentia &ómpo- fiti phyfici à priuatione
in fieri , & refpe- » quem dicit creatio adnoneffe reii immediaté
pracedensex Scoto quol. 1 2. art. 2. & réfpe&us informationisad nom
informationé immediate quecas ou uem dicit mutatio ex eodem 2.d. 1- q.5.-
,& 4«d. 1T. q. 1. F.hi omnes re(pe&tus, & alij quamplures his
fimiles, (unt ad n» ens,tàquá adaeuminü;ad huc tamé dicun-- turreales, tum quia
ex mrtura rei equun-- tur ad fundamétü; Tü quia terminus eo« rü,eftó quid
poficiuum non fit, adhac ta«- men non eft ens ronis habens c(le przcie sé per
opusintellectus, fed eft vera negae- tio rcalis,qua €t dici poteft actu
exittens: (comodo, quo pót negstionibas, & pri-- uationibus exiftentia
competere) quate- nus cxiftit modo 'accomodato , vt relatio: refultet. in fandamento
& bac e(t cois: doGrina Scotiftarum, qui hos, & (imiles: tcípectus
agnoícunt pro realibus , & ali» quid ponenubusin fundamenro,& (olum:
reales.non vocant, aut realcs sim qu;d vcl ronis, quatenus illisdcficit vna ex
condi« tionibus requifitisad.relationem exactà tcalé,-Neq; ab(urdum eft dati
potte rcla-- uoné1cale, cuius tecminusnon fi: realis. & poliuuus quia vcin
ingttiorilgiien USTED US Rn oM Q.V Ten Kdatiopttat term. claratum e(t, relatio
nop caufatur à ter - mino, fed à fundamento, terminus auté cit folaconditio
fine qua non; non in- conuenitauté negationc realéc(Ic con- ditioné neceffaria
ad pofitioné alicuius ctfc&us pofitiui,ita .n. (chabet priuatio rc(pc&u
cópofiti , quia concurrit ad mi- | nus vt coditio,c et cóflat in mulis alijs.
$5 Etopinio Greg. inhocsé(u intel- lecta nulla pót efficaci ronercfelli;quia fi
non inconacnit relationes tranfcendenta les, cítà fint forma rcalcs,c(fe ad
termi- num noncxi(Lenté, & ad nonens ac ab co pendere in fuo.cffc relatiuo
idem dicetur ,patitcr de relationibus przdicamenrali- us, nec vnqua poterit
afferri quoad hoc dilparitas, quar valeat;vndé mirum cft, quomodo
L:chet.cit.1.d.530.tam acriter Grcg.opinionem reprehendar,cum & ip- fc
alibicum Do&ore paflim tales refpe- &us rcalcs admittat ad non cns,
& fatca- tuuc rcípc&um in effe; & conferuarià cer- 'mino non
pendere, nili velati à coditio- nc nece(faria ,neq; minus terminandi cx we
termini alio mó exercetur , quà. per olim extrifecà denominationem , vndé non
videtur , cur nequeat non cnti cópe- tete poffeycum nib.l reile in termino po-
nàt; Verum tamcn cil relationem pradi- camentalem tendere non polle in terini-
num, vt pofTibilemsqnia hoc folum tran - fccndentalibus conucaire potefi, vnd?
X ipfe przdicameutales , quando ad aliqua tcalé negztionem terminantur , tendunt
jnillam vcloti (u0 modo actu exiftenic , nonauté vcluti poffib:lem.. Vcrum ét
ctt exempla relationd que Greg.affert ad id probandü,noncíle ad ré , nà exempla
iila. de fcientia in ordine ad [cibile etiam non exiftens dc potéua reípcétu
effectus pof fibilisdc memoria re(pe&u prateritorü, currunt de relatione
tranfcendentali, qua zqué cflc potcft 2d terminá cxiftentem, "ac nom
exiltentem 5. exemplum veró de ftaua Celaris, qua dicitur illi fimilis, e- tà
(à nonexiftut, X q albedo cxiftens d£ fimil;s albedini po(h bili parü et;à
vrget, quia nec flatua Cafaris fundat ad illu nó cxiflentem realem, &
aéctualem fimilitu- ' dinem,vt bené gi L:cheucit.nec albedo, ..
adaliampoftibilé (cd folà poventialcu;; ^ UE UA , realem,esexifl-codr. T. 66$
quatcaus funt fundaméta apta ad cas rc- lationes fuadandas terainis cxi
(tentibus- 86 Reftat igitut, vt fateamur, qp (icut re(pectus tranlcendétales
e(Te po Tnt ad non ens, ita & aliqui preedicamen:alcs , vc] íi id negatur
de iftis, debet quoq; pa- riter negati de illis cum Au&orib. initio
art.citaus, vnde Dafiol ibi cir. vt loqua- tut confequentec, negat quo;.
telationeg wanícendentales ad cerminü non exitten tcm e(ie reales, vade negac
mafcriam effe in potentia ad os formas pcr aliqaam re lation. rcalé ad illas
cermioatà , (cd dicic e(fc in po:cntia fandamenzalitec , quate- nus efLaptazx
(creforri exiftente
termi-no;&étquiahibetncgationérepugnantaadformasrccipiendas,quenegatiodiciturpotentiaCO'ienitq;mater;zàpartcrei,&idemdicitdeinclinationeanimigadcorpus,&inharentiaaptitudinaliaccidétisfeparatiad(ubiectüyquamopi.nioné(«cutuseftadamufiim$mglec.difput.10.log.q.11.Sedhzcopinionóc(ttenenfa,quianegatrelationestranfcendentales
reales,& (olá illas ponit in con ceptit ab(oluto cü relatione rón:s , qd
eft tillum;ttua quia indé fequitu: oés patlio ' ncs efe formaliter refpe&us
cóais ; tum quia cert eft apcitudiné aliquid aliud di cere vItra nó repagnátiam
, quia fimplex non rcpugoantia conttituit potenriá new trà in [übic&to,non
aptitudinem;tü tan« dem quia clt contra commuaem. ARTICVLVS IL. Jnvna', &
eadem numero relatio pof- fit plures refpicere terminos. — 7 8g On eft quaftio
dz plurib. ter« N minis fpecic ditin&is, fic. n.ca ftat ad plures terminos;
plures quoq; ac diuerfas tendere relationes,vt in code ho minc alia eft relatio
filiat;onis ad patré ; alia paternitatis ad filiü,alia (i militudinis ad albü,
fed cft quattio dc terminis eiuf- dem ronis, & folo namero inicr (c d.ftin-
&is;& quia i(ti funt adbuc du; licis gene- risquidamadeqaati , &
rotales, quorum f. finguli per fe fümpci fofliciences luat ad terminandam
tcluti one fuz (pcciel, et (c hibent plores fil:j in ordine àd paterni : taiem,
^tatem,quilibet.n.folus, & per (c fümptus fufficit ad terminandam
patetniratis r tionem,quidam vero funt inadzquati;& pmo nee finguli per fe
fumpti in fuf cientes (unt ad terminandaimzelationó fed fimul (umpti
conftituunt vnum tota- 1cm,& adzzquacum, quo fenfu fingula par tcs Íunt
termini i uati dependentiz totius, & indiuidua rniuerfalitatis [peciei,
quzft:o inprafenti non e(t de terminis partialibus,& inadequatis,conftat
n.vnà tclationé ad plures huiusmodi terminos tendcte,qoia in omncs illos
tendit, velut in vnum adzquatum, & totalem,vt docct Do&or it 4.d.1.
q.2.in fine.Sed cft que- ftio de terminis totalibus, & adzquatis; ótavt
fen(us eft,an quando vnü relatiuum rcs tefpicit terminos eiufdem fpecici,. vt
fimile plura Jimilia, & pater plurcs fi- lios, num fingulos refpiciat ,
& artingat pet diftinctas numero relationes, vel per vná,& candé numero
extensá ad omnes. -Cómunis,& perpetua Thom.opi.affir enat pluresterminos
eiusdé rationis at- tingit pet vnam, ac eandem numcro rela- tionem, ita
D.Th.3.p.4.2 5- att. $. quol. 14r.2.& quol.9. art.4. Caiet. & Medin.
ibidem,& Aluatez difp. 4 ;.nu. 16.Com plut. diíp. Jas Logi 15.4 vbt citant Ca-
(ie Hcruz.Canartenf. Ri pam, Bánes, alud.Soncin. Iaucl.Ma(.Sácb.Did. feq. To.dc
S. Tho.4.17.art.6. Ruuius hic q. 8. Fland.8.Met.q. 9.at. 3. Aquar. j.Met.di-
lucid.9. Morif. difp. 8. Log.a.8.Sueffan. 5. Met. & fuit iam pridem fent.
Henrici quol.4..2.& Alber.in pred cam. ad ali- quid c.vlt. Oppofita fcnt.cf
Scoti,3, d. 8. q.vn. Lichet. ibid. Trób.5 .Mer.q.7. Bat- fol 3. d.8.q.gn.Zcrb.
$. Met.q. 19.$. pro- prer fecundum. Pacifienf. hic q. 3. Mair. 1-d. 16. q.2.ad
2. Tatar.hic dub. 3. Faber H ent. difp. 21. & alij Scotiftz paffim, eq
Baccon.3 4. 8.qu. 1.art.2. Fonfec. 5. Mctc.15.q. 5. Suitezidifp. 47.1ec. 17. Va
« fqucz to.4-m pie cp 4. Blác. disp. t 1 fec.18. Amic.trac.1 $.q.7.dub.8.
idemque tuentur iuxta fua. principia». . Hurt. diíp.15, Met.fec. to. Auerfa q.
2 j. Phyfec. $.Siniglec.difp. 10.q. 14.& alij .. 88 Dicendü cft cühac
z.fcnc.nó pof- Dif. VIL, De "Pralicam re[jetluis. (c vnicim relationé
plares attingere tet minos eiufdem ronis , (edrelaronis de- bere numericé
soultiplicari ad jnultipli- cationem numcricá terminorü . Ita Do- &or
loc.cit.quod probat folidi(fimis ra- tionibus , quas quia conatisunt foluere
Thomifte excogitádo varios modos fal. viádi vnitatem numericá relationis ad plu
res numcroterminos, ideó (ingulos Md cemus,& reijciemus,vt inde magis
pateat euidentia hutus concluGonis, & foliditas rónü Do&orisquibus
paffim alijs vtüt. Primus modus (aluadi hanc vnitatem relationis ad plures
terminos fatis frcqués in Schola Thomiftarü eft ad productio- né noui termini
ciuídem rationis vt v. g. noui filij nó refulcare in patre nouà rela- tioné
patcrnitatis,fed priorem extédi ad illum,& tic deinceps ; & aiunt
extenlio- ncm iftam eiufdem relationis ad diuet- fos termirics nó fieri per
additionem rc- lationis nouz fed per explicationem pre exiftécis,quatenas ip(a
de (e tefpicit om- nesterminos procedentes ex eodem fun- damento , q pontücur
in efse abf. mu- tatione intriníeca illius relationis , fed p (olam extrinfecá
dcnominationé (umptà ex noua cxiftentia termini. Hocq. multis declarant exéplis
, fed przícttim habitus Ícientifici circa vnam concl. qi .n. hibe- tur
demonftratio circa aliá eiufdem obie &i non aduenit nouus hibitus,(ed noua
exten(ia pecxiften:isad illá, ficetiam dicunt vnam , & candem numero vi(io-
ncm ,crefcéte numero hominü occurcn- tium , plura illa ob:céta attingere per
fo« lam extcnfionem eiufdem, non per ad- ditionem aliarum vi tionum;eadé quáti-
tas abíq.additione alcerius,fed per (olam exten(ionem ciuídem matorem occupat
locam, & (ic in mulcis alijs, vnde conclus dunt nouam cxtentjomem telationis
ad nouum ter minü nihil noui ponere precer cocxiflentiam noui cermint ficut ti
fhiga- tar baculus in Fluüio, cui fuccedüt variae pattes aquz , dicitor illis
de nouo coexi- ftere ex (ola nouitate partium aqua fuc- cedencium . 89 Caterum
hic modus dicendi fem- pet graues; paísus efl diticultates; Tüga in primis
labc£&a: £anJaméti quo Tao miíta Q.V. c/fn Relatoefpiciat
plorestermoedyi1.— 665 dfe nobi (cuiicon(enferünc in diftin- &ionem tealem
relationum prz dicamé- - taliü à fundamétis , & anfam przbet No- minalibus
illud eludédi, (i .n. antiqua re- latio paternitatis non cxiftcnte (ecundo
filio non refect' patrem ad illum, exiftétc a&t refert, nulla fa&a
additione nouz cn- titatis przter noui tertnini cocxiflentià , ita dicét
Nominales , entitatem patris nó exiftentc filio non extendi ad illum , (:u non
rcfetre patrem ad filium , at exiftéte filio,có ipfoad illum extendi,&
illum re- fpicere nulla additione facta nou enti- tates, ficut .n.aiunt
Thomiftz paternita- tem, quzin Petrorefaltauit ad primi fi- lij produ&i fe
virtualiter tédere ad (fecundum, & certiü filium , & dcfe&ü
formalis , & actualis tendentiz folü pro- Cedere ex defc&u illorum, fic
pariter di- €üt Nominales de ip(a entitate patris ia ordine ad filià
fimpliciter, qp apta cft da- rcdénominationé relatiuam, & prius nó dat cx
dctectu exittentiz « Tum2. quia hec cxcenfio ; vel eft tantum per intelle- €um,
& hoc non, quía à patte rei refpi- cit nouum filium, vel in rc, & tunc
debet accedere aliquis nouus reípé&tus ; quia extenfio ad hunc nouum
terminum ( in. quit Doctor) non potcft effe formaliter, nifi relatro,cum.n. non
fit quid abfolu- tm, refpeétus cífe debebit. Tum 5. nc- quic intclliai excenfio
prioris relationis ad nouum terminum pcr eandem pracisé terminauonem, qua cft
ad priorem ter- minum , ficut neq; anima intelligi potcft extendi ad nouam
partem ex aliméto ad- ditam per informationem priore, lcd per houam,, crgo
debet extendi per alià cer- minacdonem, quz nO crit, nili noua rela- tio. T ü4.
quia paternitas fundatur tuper C cohvainem » vcl faltim 1llà neceffarió equitür,ergo ficut nó
generatione prio- ris 6lij atuniic katerquoque fecundum , & tertium pcr
inaiorcm eius extentioné, fed per nouam 5enerationem , ita ctíà il- lum
reipicic get nouam patcrnitacem. Tü tandeir, quia e: Ca allaca (€i duo prio ra
faliam «O'ineant doctrinam vtfuo lo- €O vidcbic ur ) idem couincunt, quia [cien
tia de vna cóculiofle, dua excenditur ad aliam circa idem obiectum;realiter,ac
in- trinfecé immutatursvt (ateotur Complut. vilio etiam eadem numero noa potctl
ad plura obie&a ex tendi,vcl 6i potcft; i4 (- né erit pet nouos faltim
attingentiz rc- fpcétus additos , extenfio quaotitatis ad maiorem locum ponitur
ab omnibus po- "uus modusà quanutate diftin&tus; ran- dem licét
entitas abfoluta' baculi mancat inuariata in medio fluuij luentibus yn-
dis,tamcen cóiun&ioncs illius cum parti- busaqua variantur ad vatiationem
illa- rum, quia quelibet coniun&o determi- natur ab illa parte aqua, ad
quam eft, 9o Secüdus modus faluandi hanc vni- tatem relationssad plures
terminos cítg ponendo ipfos partiales;ac inadzquarosg ita vt conficiant vnum
tozalé,& adequa- tum 3 fed quia quilibet filius (ufficic po- nerc
rclationem paternitatis ; at]; ideo cít adequatus;& votalis,ideo dift
ingaunc de duplici ada quatione,vna (ufficcitie,q -fufficit,vt res tota exi(lat
altera perfe Gionis ,quacxiftit fccundü coram (uana »erfc&ionem illi
debitam , fic dicere (o- mus ánimal adzquaté exifiere in vnz fpecie adaquatione
(ufficientiz , quia im vna exiftit (écundum omnes gradus fua cíicntie , at vcró
noncxiflit in vna adz- quaté adaxquatione perfectionis ,quia a exigit perfici à
pluribus fpecificis diffc- récijs ; itain propofito exiftente vno fi- lo,
adequaté. exiit relatio adzquatio- nc fufficientiz, non tamen perfc&ionis ,
uia ficut poteatia gencratiua ; in qua a» undatur , adzquaté refpicit omnes
filios à (e poflibiles generati, fingulos veró inadzquaté, ita &
paternitas. Verüneq; hic modus bene faluat hanc vnitatem ; tum quia ad hoc vt
quilibet fi- lius potfit, ac debeat propriam termina- rc paternisatem , fatis
cft , vt finguli fint termini adaquati adzquatione (ufficien- iz ; tà quia
inadequauo perícé&tionis nG inada'quati vnica rc m yater fucceffii plures
generaus voü poft alteriug interit flugulos vtiq; refpicit, vr cermie nos
inadzuaros quoad perfe&ionem , & tamcn fingulos rcípicit fingulis rela-
tionibus]. tum tandem quiaaliud. eft lo- qui dc porenua generatiua , aliud de
ij-
-666Difp.VII.De"Predicam.re[jetHiuisuQfoa&uationis,quoillareducituradactum,&deipíapaternitate
, illa .p. vtiq; inadzquaté reípicit os filios, at nó bzc, velilla
paternitas,hac vel illa gene- tatio (cd adzquai? refpicit bunc, & ill. gr
Tertius modus cft aliorum diftin- guentiü terminü formalem relationis, &
materialem, ille eft ;qui per fe primo re- (picitur, & terminat relationis
tendentiá, qatctrialis veró elt, ys per accidés termi tat,& ratione
formalis; paternitas crgo , quz cí! in Petro, non refpicit pcr (c pri- to hunc,
vel illum filium in patticulari , quia illa (appofita funt termini mareria-
les, (cd períe primó re(picit rónem filij , vt ficà (egeniti, & quia
hzceademratio formalis interdum reperitur in pluribus, idco poteft vna relatio
terminari ad plu- gesterminos materiales , quia terminatur ad ilios (üb «na
róne formali , & hinc & fit , vt variatis cerminis materialibus, (i
mancat ratio formalis in vno , ríon varic- tur , (ed conferuetur relatio ; ita
figaifi. cant Complat. cit. : Sed ctiam ifte modus , efto quandam habeat
appatentiam veritatis , non (übti- ftit ; tum quia dum multiplicatur termis ni,
multiplicatur etiam in eis racio termi- nandi, & cum hzc lit filiatio in
propofi- to, pizíertim fecundum Thomiftas vtiq; hzc plorificatur in fuppofitis
à Petro proiriserge etiam multiplicari debet re- io ad cam terminata ; tum quia
cum plures generat vnum poft aíterius, interi- gum, (emper attingit fingulos
per diftia- &as numero relationes , eriamíi cadem fcmpcr tit fpecifica ró
terminandi , nó a- lia róoe , nifi quia numero multiplicatur, at ira eft etiam
quando plures illos filios habet fuperftites ; tum tandem quia pc- ncs terminum
formalem , vt fie, .i, pencs cómuncm rónem filij attenditur vnitas fpecifica
relationis, hzc pouus dcíumi d; tione talis filij , namga tiones mutng ita
fetefpici iss ctiam & alia, led pater- nitas in hoc pat lingularis , ergo
& rclazio c1 re! pódens, vt cerminus primus . 91 Quarius modus faluandi
banc vni- tatc clic no vtiqi prima paternitas, qua: dzquaté, & omncs ad efl
ad primi filium refpicit (ingulostuz indiu: (ibie. liter, fed ita quód prima
pacernitas has beat pro adzquato icrmino woum filiü, alia veró daos, alia
tres,quarc ad genera , tionem fecundi flij nouam trclationem oriri,que
indiuifib:liter, & adaquaté re« . fert hominem ad duos filios, & primam
perire, veluti (iperfliam, & ad genera» tionem tertij filij ittam interire
, & alia de nouo oriri, quz ad tres filiosa lzquas té refcrat , quorum
nullas íeorfim oed talem relationem terminare. Sed neq;ifte modus cft idoneus ;
tum quia cftà dari poffit aliquarelatio, qua plara re(jiciat adaquaté , quando
;lla plura nece(Taria funt ad ipfam ex vi (uz fpeciei, ramen paternitas,
timilitado, &c,nó funt huiuf- modi , paternitas .n. (afficienter refultat
ad pofitionem vnius filij (olum; tum quia tu»c non omncs paternitates forent
eiuf» dem ronis, quia vna ex fua róne peteret vnum terminum, alia duos, &c.
run qui& geuito fecundo filio gratis omninó dicie tur perire relationem ad
primü cum pere maneat ipfo (uperftite tàm ex parte fan- damenti, quàm termini,
quicquid ad có» feruationem illius relationis exigitur ; tü tádem quia idco
Thomittz ab initio di» xerüt per vnam relationem pofle funda- mentü ad plures
terminos referri , ne rcs 065 tot, táj; frequentibus mutacionibus fubijcerent,
fed ita dicendo in illud incó- ucniens labuntur,quod cuitare cótendüt, &
quidem abfürdius , quia quoties fieret nouum album, cetera alba exiftentia e
(uas fimilitudines permutarent, Quintus mous cfl , gp vna , ac eadem relato pót
modo incipere , modó defie nere referre lubie&um polio népé , vel ablato
termino. nulla prorfus additione fa&a nouz entitas; Scd ifle modus in-
currit omnes difficultates primi modi ; & pr&tereá impugnatur ; quia
relatio no fe habct, vt potenua,& apritodo refcren- diquat modo rcfrre
polli; , modó nó s fed eftipfea:et actus c fcredi, icut ao cit a&us agendi
; vum quia ti rclauo mo dó exercet, modó nen cxercet actum rc- ferendi , iam
actus ille rctei 4i erit quid fvperadditum cnatati. cias; de eoim Q.V1. c/u ona
Ril.refpiciat plures terminos. e/Afrr.IT.. 667 gedibic difficultas , an poflit
tendercina — & ci nequeat magis hicaffignari , quam cs numero terminos .
illedici deber etie fimul natura c& omni- 93 Sextus modus eft aliorü,qui
cóce- — bus (ecundü (ubftantiá relationis. Rurfus. dunt in generatione fecundi
lij nouáre- — fequitur tale rclationé effentialite? péde- lationé addi
fundamento ; & ficingene- re ab vnoquoq; illorü terminorum; quia ratione
tertij fed ad faluandam vnuaté — os, & fingulos attingit , & relatio
pen- inquíüt, ex omnibus hisrelationibus vnà | det etlentialiter à termino;
& ex alia par- integrari ade juatam ,& toralem perquá- — tc fequitur
non dependere , quia quolibet dà additioné qua(i gradvalem relationis. po »
eadem relatio manet. Nec ree Sed modus ifte dicendi ce veraconcedit — fpondere
iuuat ab vno tantü termino de- totum, pretend: mus, addition uempé — pédcre indeterminato
tà , & vago . Quia teal£in rclatiuo facta additione nouiter- relatio quoad
exi(tentiam pendet à ter- mini, vt bené notauit Suarez m19. & (o- — mino
exiftenti , ergo implicat dependere Kü inter nos rcinanet m denomine àtermino
vago, quia quicquid exiftir án illud additum fit dift;n&ta relatio; vel —
ncquit cffe, nifi determinatam, ergo ter- €omponat vná cum przcxiftéce ; ficut
fe-— minus , à quo dependet hzc numero ree éibdis graduscum primo cóponitvnum
—latio,cítdeterminatus;tàquiaticutrecalore;&fanéquantumadhoc attinet, —
latioin coi totum fuum efle hibet ad ter- mulla vera vnitas inter eas
relationesfia-— minü in cói,ita hec numero relatio haber gi pót
preterextrinfecá,q habentex vni- — totü fuá eílead bunc numero terminum tatc
fubie&i nó quidé vnitascópofitio- fignaté,& noun vagé, Tandé fcquitur
cá- nis, quia bzc fit ex actu,& potétia,quam — dé relationé (imul intendi ,
& remitti , vt proportionem nó hábent adinuicemillg — fi (int tria calida ,
quorum duo in equali relationes, neq; continuitatis » c9 d gradu haberét
fimilitudiné perfe&ioré queüt affigoar! indiuifibilia , qa & alterü
effet in gradu inzquali, ià (i ca- relationes continuentur adinuicem , nec —
lidum zquale recederet ab zqualitate ile tandé vnitas alicuius perfe
connexionis, lius , & alterum inzquale accederet ad quia neq; talis
connexio reperitur inter zqualitatem cü co, tunc fimilitudo in il- terajinosa
gbus relationes ille depédét. — lo tcrtio calido refpe&ta vnios ineadere«
94 Deindéprobat Doctor idem (let — tur, & refpeóa alterius remitteretur ,.
tüab inconuenienti, fequeretur.m. re«.—
9$ Inoppof.obijc. Thomittz 1. non latiua nó etfent (imul natura , quia pater.
pollunt in codem (uübie&o recipi plura ncdü eft corrclatiuü primi, fedét
(ccundi | accidentia numero folo differentia , quia filij & tamen nedum
natura , fed etiaté- — omnis diltinótio numerica accideniium pore pracedit sin
cum celatione illi cor- — fümituc à fubie&to, ergo nequcunt elfe im
re[pondente, & percunze primo adhuc | eodem (üb:e&toplarcs cefpectus
[olo nue manet in eilerelátiuo per eandemrela- mero d.ffcrentes; & hoc eft
vnicum eo- tion£, que ad ipfumterminabatur. Nec — rum fandamentam, ex quo eriam
foluere valct, qp aiunt, eiTe fimul natura eum pris — prz (umunt omnia
argumenta inoppofis mo &élio fecundu fubftanciá relationis , tüm;a:unt .n-
quod licét fccunda , & ter- €um caeteris veró fccundum exrentioné — tia
generatio lj lu fficiens ctiet,vt refül- eius accidenralem . Quia refpicere
ter-.— taret relatio paccrnitatis in Petro, ramét mnibum oó eft accidencale fedellentiale
| per accidens eucnit ; vt non prodücatür y telationi ; cá tocuun edercladionrs
(üt ad — quia datur impedimentum ex parte füpe— . aliud, ergo relatiua funt
(iinul natura;szb — damenti, quod non poteft rccipcre plura (ub relationis,
& non per(oiáex- — accidentia folo numero diuerfa . i
teafionéaccidemaléciuide relaionis, d. — iefp. ncg.aflumptum , cuius probatio.
adhác nonniljgwerbolitace explicuerum — efló fit quoddam me licum princie
Thomittz; pere primo, debét — pium in Schola Thoniift. efi camen prope allignare
cum quocaetcrord euadat ya» — fus filium vt Doctor, demon trat loc. ier zal
natüra sm tibilanua relationis, — cu. quem (equuntur 3 kccentiores, €68 )Difp.VIIL De Pradicam. Refpetliuis 2... (£s
.n. formz tàm fubftantiales, acci- ternitate cft ynns pater, & hae
paternita- elentales nó pcr fubiectü, g illiseft pror — te eft hic patet, ergo
alia paternitate erit fus cxtrinfecü, fed pcr proprias hacceita- alius pater.
Negat rucfus Do&or confeg. tcs indiuiduantur formaliter, vndé falíum |
cum(üa prob. & ait in illa forma argue- €/t affumptü, nonfolum de
accidentibus di , lac paternitate efl hicpater , ergo £clatiuis, (ed ét
abfolutis, cü.n. quis vi- ^ aliapaternitate alius pater committi fal- dle:
plureshomines, vnüquemq; per pro-— laciam coníequentis à deftru&ione an-
priamfpecié, certé habet in oculoplures | tecedentis,quia ad alietatem patris
non Épcciesintentionalesfolo numero diftin- — fufficit alietas forma , fed
requiritur as; tunc igitur folürepugnantinfübie- etiam alietas fuppofiti , vnde
intereunte sio codem plura accidentia folo numero — primo filio, & nafcente
fecundo, vtique diffcrcotia, quando omnia tribuerenteü- — eciam fecundum
Adaerfarios alia pater» «dem proríus cffe&um formalem, quod — nitate
dicitur pater refpectu illius íecun- 3n caíunoflro non euenit, quiahzc nu» di,nec ramen dicitut alius numero pater.
merotelatiorefert ad hunc numeroter- —— Tertio filius per vnicam numero rela-
aninum, & alia ad alium , ficut hzc nu- | tionemá&iliacionis refpicit
duos terminos meto ípecies reprafentar Petrum , illa. .(, vtrumq;
parentem,fpecie quidem di- Francifcum. Dices, accidens à (ubicéto | ftintos ,
fi mater non «oncurrit a&iué , "accipit entitatem,crgo &
vnitaté,& prz-. velccccé numero, fi concurrit a&iué , 1 fertim rehitio
quz effectiué pendet à fo-. verius eft,ergo &c. Refp. negando afsü Yo
fondaméto ex di&is. Refp.Do&tor 4. ptum; quicquid alij dicanc duas enim
re- d. 12.9. 1. G- affumptü effe verüextrin- es habet filius (alti namero
diftim fccé in genere .£. cauíz efficicatis,& ma- — Gas , quarum vna
indiuifibiliter refpicit - 1erialisno intrinfecé in generecau(zz for patrem»
& alia matrem, & vna manet (i- malis ; hinc autem nou fequitur plurana-
— gialcera, pereunte f. altcto parertum g mcro accidentia in eodem fübie&o
effe "vt docet Zerb«$. Met.q.19. S. propter 1. inon poffe, quia cum
vnitate cauíz ftare & hoc idem fateciteaentur Thomiftas (i pót
pluralitaseffe&us, vt fufius in Met. — dicunt mattem concurrere tantüm
paffi- .96 Secundo fi plures numero pater- — u&, cunc -n- pocentia
gencratiua vtriufq. mitates potfunt e(fe in codé, iam iflenon | parentise(szt
omniab alterius rais , & ےjet vnus patcer;fed
plures,quiaadmulticonfequentereundemfpecie,&nudieroplicationemabfranimultiplicatur,&Ereterminarenonpolscat,vidé«oncretum.Rep.Do&cit.(ubF.neg;
magisipfi, quam nos tenentes cum Sco- «oníeq.cum prob. quia ad multiplicatio.
to, & Oaleno concurrere actiué , id co» nem concretorá nó (ufficit
multiplicatio guntucafserere ; (cd etiam fi a(sumptums fonnarü, (ed &
rcquiritur multiplicatio | admitteretur, adhac negari deberet coa-
ÁKuppofitocü; vc di&tü eft difp.2.q.6.art. feq. quia pater,& marer (um
termini per 2-Qiiaconcretüno folü (igaificat forma, fc cóncxi dependeuia fil;
j, quia alter fi- Med &t (abic&tü conno:at , quar? vtriuf(q; | nealtero
no fufficit ad generacionem , & plurificationemneccísarió cxigit bac de 4
con(cquenter ad terminandam filration&, «auía bomo habens plures (cientias
vnus ^ ain propolito vnufqui(q; filius eft cec- fciens dicitar ;& non
plures fcientes , vt^ minus ad: quatus , & tocalis paternitatis, notat
Dodorquol.ii.H, fic ;gituc ho- — quare paritas proifus negari deberet. mo habés
plurespaternitatesdicitur vti- — 97 a tandem obijc. Tum quia que placies pater
,fcd non plures patres. — quado pluces filij nafcütur ex eodé par- ices, Petrus
babens plurcs filios,e(t tan- — tu,relat;o patris non pó: effe , nifi vnica ,
ium vnus pater namero, ergo per vmam | qu a in eadem actione fundatur , crgo
& mumciorclauonein ad omnes ,& (ingn-
quádo per pluresa&tiones producuntur » Jos,quia i pcr aliam numero ,
ergo non — per irouri cit, Stllporc gene- ftidem numero pater refpedtu ommiü, |
raciua reducatur ad a&tti per vnà ; vel plü- fcd alus, & alius numero,
quia vna pa». rcsationes . Tum 2. quia. cficctustor- QUI. en va lar. re[piciat
pluresterm.cedri.Il. 669 inalis «elationis fecundzr iampofitus eft — 4.d.
1.q.2./n fine. Diccs,id etíam contia- per primá,ergo fuperfluit fecüda , Prob.
gere io ordine ad terminos adaquatos , alfumptum,;quia effc&tus iliusefet
con- — & toralcs, quia vc diximusq. 4 art. 2. ia
ftituere bunc patr , fed fufficientercon- — fol.ad g.fim:litudo,que elt in vna
patera ftituitur hic pater per illam primam . Tü — nitate ad aliam, non(olum
refpicit fimi- ios petétia viiua plurcs refpieit co. — litudinem alterius
paternitatis fibi core res, vna potétia materiz plutesformas, —
refpondentem,fed aliam quoq.fiinilitudis vna rifibilitas multos a&u ridédi
, X plu- — nem difpararam inter aliis duas paterni» res trahentes nauim vnica
rclatione re-.— tates repertá abfq; vllo füperaddito re» fpiciücar à naut, ergo
&c. Tum 4; muli- — fpe&uin ipfa fundzto Refp.dcbere vtiq... plicatis
terminis non uukiplicamuroja | incodem fundamento prafertim abfola- Fequi(ica
ad relationem ;quia non multi- — to multiplicari relationes ciusdé ratios pon
fundamétum , ergo neg; relatio. — nis ad terminorum multiplicationeanng um
tandem ita dicendo imfintz prope — quidem itavt vna fundetur fupcr aliam s
modum relationes forent himiliudinis, — quia cum o€s fint ciu(dem rónis , vna
nó qualitatis diuerfitaus, &c. & oés res — poteft vt Ouod lufcipere
denoininationé «ot, tà uc frequentibus fübrjeeréturmu- — alterius, (ed itavt
ots immediatéineod&.— — tationibus , vt hoc folam inconueniens —
fubie&to fundentur , fic exprcfísé docuit hanc fententiam redeat improbabilem.
^ Scotus 3:d.8.q.vn.cic.$. Contra, verf.pra 98 Kefp.ad 1. neg.affumptum , cuius
— terea pater aliquo modo aliter rejicit probatio nullaet, quia fal(um eft
paren- — bunc filium, C7 illum y1bi .n. ait debere £cs vaica aCbomc generatiua
attingere — in patrc poni plurcs paternítatcs, non ita gemellos, & fal(um
eft paterniratem fün-— p paternitas primi fiij excédatuc ad alios darrin
prauiaactione, «um potius hec — perrelpeusalios in ipfa fondatos, quia fc
habcat vcluti przuia diíj "&qui- illi rcfpeGtus effent pateroitates ;
qnando 4 pisa omnia concederentur, ad- ies refpcétas fant see NEREAS io non
concludit , quia fuper ü ett vnü fuper alium fundare ; fed Shàns. & idc m
fandamenti point fun- haud omnes ifti refpectus immed'até dici plures relagiones,
tum fucce(liué, tà | fundétuc in abfoluta cniitate patris; quae, fimul uia
vnitas priotisltatcü plurali- — rein cafüargumenti aliati fimili.ado non tate
polterioris. Ad 2. neg-alfumptü c — fundat
diucifts rcfpe&tus ad alras. fimilis prob. quia neceffe&us prumz
paternita.. tudines , quia illi etfenc ecfpzctus eiufdé tis,nec ecundz eft
conttituere hanc pa-'— ronis cum ipfayatq. idcó /llos fandare n& trem fübitanzialiter
, nam ille paterdici- — poteft, vndc vel feipía dicetar limil;s, velt tut lic
ancccedentec ad qua-ü]; formam — abfolu:é (fimilis noo dicetur ; cum in g2«
accidentalé ; etfeckus igitur huius nume- — nerea(Timiland: 6c ita Gro , vt
nequeat ro relationis et referre patrem ad hunc || e(fe Quod , quod valde
adnotabis, quia numero termini,& alcerius ad aliua nu- b iptláua Exéta nó
ell ica facilis (olutionis, merotcrininum , & pervnà numero re- 9, 9; Ad 4.
neg. coníeq. quia plurium fi Btione.n dicitur cantdim vna vice paters— lorü ad
eindcm patrem fuat plurcsrelae.— & pct piuces dicirur pluries pater ,
juod tiones,& pluciüalborü ad vou.
;loü plu etiam dicere deoenc hoi tte, cumiuce — res fimiliidincs , & taoé
cit vnicus cere &ce(lue paccr plures. acquipc patermica.— minus ,ficutergo
vnicusccririnus fu tes gencriado vaum. filium potkalterms..— eirad plurcs
vel.tiories terminandas. ita sterium. Ad 3. cx; la iila nontuetad — vnicum
fuadapicn. om ad j lares fundan- gear uia lojuan.uc dc terminis ?mada- — das
non ,o. ncceil: elt ad jlunificarionem uatiytales.n. ium üaguli colores telpe —
polterioris plur;ficari prius » Men ad u potétiz vinug, nula forme relpe"
— mulciplcano vel verm norum, vel (uni € potenti iiatet.g, yag dlrackuscidés:
menioraim (officit ad muiupl candas nue di refpeczusiipibiacisy ungulitriben- —
ericé c Juuioncs (loqvédo 4r S in&- ip rcipecbd tractus nauis , Vvactat
DOGb. — is & tr,ninis adaquatis "mig iur) Logiéa e ".» — ee. Ju
nte 20 voasRips lee Diedietnt vofPa ife. Ys. viéetreyaititmeneceffiriorwt iuf,
cktbes aiti reujtgilic aiosfed fb flic is ilbimitat iarfü- idaniofri asl
jrlüces: relasoags: (antlandas, S termini ad plures vertainandas 7 A dog. fifa
inoppo fiai (emtencaprórtus-curta- Turamültifudo rclatianum;SCfnequehs rá
"funi Varishio«noad bífenclasimntmquare *fichioc argumentóstercii
cblionuflat ideir- :6à: dixcrane sdacki vrelátionem: pofie: ad $lorestetrhinós
Ciuftlem ritionisTefenrr, *tiagiscisiaxpedienseran ctenat c: piros (us
Telitiches«mitolNominalibus jy)aam illis percent se o eiacplsnr Tcu qa
«d'pátidionehpilzhnnt ende benc ioquit SRuerfa, naiscoblequentesloqurSco eu
gmvé Homof(ubpdiendl asi sme ibuscóbodwme vhaarpoltiv (irperaliai Bat); Bargs
Lighessgni id&bahet quoly Aat) 2« «Mere gilpità I; E6kbder Mst.sp19-pragrer
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3»&gae&a]ijs (5s 5did3l A 1o. Dicendüas eflcuoras foot, eui0S duxa(tSeor.oGot;relatiopanoniawtuá
s adabfolütunxrerminbrá j dias affi squafiti;efi | probatiDoótor.an.$.Re /podao
igit «do satrehmiónC/fuxoprelauoalo- —10q. de rdabianibusimou suuni €x ardt
$kaeinilnu losectimasob(ólntà. Mt est iquiar el jo nis bajada odi sr phus; vi guru
rdPétsuin patrc dodaul: quavdicanurtergjimpdissielaup (elena Lid ee eU Si Sn LI
tu tie ad. Lcjbile y renal atac-od ecd) UH, ar y Petri formalis S priinariüsag
porius. in]uo nullaitlacorcef pen daas quA cel: . fopttanus ceniza fauiramqua
díffidulta- — ioyScideo digitni gon ayoray; Cr S non (00 Mexees (unc lontentae
jíddascivtrómae yc — teemimatusadicelarione uar ibl noD rS Sjft$
aediai')unaliutémaaljeriigrofm- — peittirs (edad enritatevieugab(o]ntan) y L
perismitcn ica posa quani tion, Necvalet dicere un Qníeceeit. fecu dy gister
mimü formalgm celadonig cí- terminum cy ais se aso nisse jene
feahqueipelatienéinaliouxsémó cot-. oppotiramevekvoalgsG cübaiiaisel rot sf
ünticatemftiaiecflicarocieSchnlais —bi&y eerie ui j 9s Hic ft Cie m
Dig.20«donelim; dn. lNamcórraivüao ékeindec eit dias terae,
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codá elis p. ibus t perta ridónis Bie&. scuielbulur gel peed? I (dé
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rcbus choncien- dX MOSE asp Oval diee Sürste eiit ete iat D ie dili [: 2 «D
djercier des dte sisi (uicofomida- BRbecovcortten tdt peumüwmemiüicodóh p vai:
veppticemetiliscomheit tia Radctieni fece son aétuateny daexi lenitate (éd
debivori ineficod '&itiofum- is eati, 7e0' qucdilli acbità fitexvóone
pduhdietatís relatiój8e qtonalistjl degisexq eani pete tPadmiti peu ét fioe non
conctidirerg dod relati emi Setup a Felüriudhi, quta nod poreft ter? ditti d
aid facid aceremt um ;, eur debes cif jclatió hoe aucem etta bfolutuma má tla
io debita son poteft: nd confitue fi? Vclacilrümaiceq om ficia "- 1)8od
har JMdcoCulctciuse dies Gópl. N42 aj dicione xquáuis inirelatiurg Mielarteh n
i à piraéreicon hae pese ihuues seh ione o brinase né rore cisüs c bn nee; ;
hübectadie stan u3éi &enelrieatióné a relactónd attedius! tret proueniente
y pet Quat ieate vu tópriilict in Severe voli n silber refaedü iue jacluo: sah
eliob Arte op ijo on ydtifii Luis : «tet óc pem delarim ust ES ;énenis ditam
cietduadiofo xh. nearalceriénctif] à ráripoteítob xituerli lanaysiplapec« $73 2
ham ce ipfam dicitura fav ik achete ir adipsü,t qai ovest nani licatio(a!t
(Gáieriy nififenfus Ref ca aleriim extit- en ca^ ris ones iir iini ei tione-tib
iinbecenteied:icpelationa €xt- fteticeih oZ» exuiémooy Bo «boc fofliccte
woiliudotrtór malires crelaz siuraffec a «qnácü woperauoneinrellactas;radà Qa
Uti qtrtó teladiuin non»marud sc B: t QérorSceuliter relacina, (j6ut sir muttdy
xumdvoc folam dicrinihe qnod 1n100- div excromuabeft relati um per relación
"ubi iaxriti(ecam s: (cddo mon dte y rb tanedrma cto peut peotclatior
névrb bi ioris cod a bud cto perdcande sietaui onem peferamfibi exccintecame :
5 Mmef- monoyidHoc do&ttima Caict,:de ncJatiais tec j'senecis moriü'ab oum.
bi 1c:)6inos walortimeoràSdhalà D:Tbo G0sjuas difféackincForràri 2;cont. -Genc-
capat? m$/Thvibidoóc San y; Metim esc 30) Tux jaxcrininusxt(biactus eh celsus i
tme E imr etoile mo» Gutirelat items tem e condi dr Prviptüms ónilin creed
engen adfieies;» Toni qui rpéert i pre- pé cft hübere $à fé velationé j engin
(oae plicátuliquid peo eio ted em yvndg Arif. V ARS Mi fülto sencid) fed ideo
dici telis Bite wecqui riüem ;'quia eiie tci ad ipíaymat "Hiiquia
werdicendo Cajetoigdidere vbs decer i$ apimior Hoonribi ah ommiyti ckplofam;vc
diximus q5: iban. ;gtosqni da céb ac welatiórtég ibxecduo e cremaiieo vitai
& candem Rabicidin sani cun Gier deett via Thebis Abe vicóntctud &
vatione vitii d que Xd qucm dim uctías » preeber rt dgnominabiDqc5- extre
ráisySe quamuis Acift y Phyfiandacem révideátur? ;cotirarcm roocasilive rbettes
choneme cf dba ge ése gabe -: teeipivup ip paliosri Q (c; ]uii nuts g:quiatnüis
s —— uentisica denomt » reíos Gusisn ipfáv faridatds sei portaos pend dy8cin
quoga acin praferiti (auno eb de mu, SG ümplpei cipue eiie non percer e 87x
Difp.VIIT. De Pradicam. Refpetliuls 2 -—— ^ gon poteft extrema rcfcrentijs
diuerüis, & oppotiris,vt creaturá in tóne creaturae Deum in tónc creatoris;
Ncc dicas can- dem relationem pofle prebere diuerías, & oppotitas
denominationes extremis, attingendo vnum intrinfecé,& (übic&ti-
ué,aliud exccinfecé folüm, & adhz fiue, vt cóftat de vi(ione,qua denominat
ocu lum videntem,& parietem vifum. Quia .terminus relationis poteft benà
denomi- nari inttin[ecé, quatenus eà terminat, nó tamen per cam referri
extrinfecé,nam re ferri neceflarió dicit intrinfecam denomi nationém in re
relata,cü.n. e(sentia rcla- tionisconliftarin ordine vnius ad aliud, vt tribuat
cffc&um formalem referendi, dcbet ine(fe intrinfecé inre relata , quia non
potcft ad aliud ordinari per ordincm exiftcntem inalio. Tá tandem;quia prius
natura intelligitur. fcibile terminare rcla- tionem ,quàm accipiat denominationem
rclatiuam à relatione (cientiz, nam quia terminat denominatur ab illa
relatione, '' ergo non cft terminus illus zclationis per talem denominationem
relatiuam , quz fupponit terminationem fa&am. 104. Neq. Ari(.à Caiec.cit.dü
numera- uic intcr isis Ícibiley& lenübile , vo- luit in&cre, quód fint
veré, & realiter ta- lia, & quód formaliter fpc&ent ad predi
camétum ad aliquid; immo negat ibi ex- prese cie veré relatiuasqui non
reffcruntur,&aitinboctantam(enfüdicipoffeadaliquid,coquódaliadicanturadipfa|«i.pertinereadgenusadaliquid,tanquamterminos,verótanquarelatina,exquoconetdhórconiraCaicr.relatiuanómutua,nonineoconfiftere,vtipfedicebat;quódvtrunq
extremum fit vere rela tiuum reale,licet vnum intrinfece, alierü extrin(ccé ,
(ed ineo , quód in vno cxtre- mo fit inurin(ecé relatio realis , in altero veró
non, fed (it ens ab(olutum, vt docet Do&t.loc.cit. 1. d.50. Neq. ex Arift.
ibi deducitur,qued relatio (cientiz terminetur - ad (cibile (ub denominatione
relatiua ex eius terminatione-in ipfo dereli&a, & fic vniuerfaliter
contiogat in relatiuis tertij modi,immó oppofitum exprcísé docet, tenim in fine
capitisintelle&tum nó feuminari ad ipfüm intelligibile ; quatc- nus
intelligibiie ideft quoad de nomina: tionem relatiuam cius,quia alioqui idem
bis diceretur, & idem explicaretur per ,nemj iatellig bile eft;cuius cft
in« tellectus, & intellectus et eius, cuius eft &us,qua foret inutilis
repetitio,Sc hinc infett vium debere dici ad colorem, ^ aut lumen , non autcm
ad vitibile , ergà manifefté expretlit relauua tertij modi dici ad terminum
fecundum entitatem e- ius abfolutan,& non aliter, hic eniin eft germanus
fenfus illorum verborum , vt notat Zetb. cit. $. propter primum , cx
Do&orcquol. :5.in fineart.2.fed fufam concertationem conira Caiet, habet D,
Faber loc.cit. 10$ Dicimus 2.ét relationcs matuas nó , nili ad ab(olutum ,
itaut licét inalio extremo inueniant relatione cor- refpondentem, illatamen non
eft forma lisro terminandi, fed entitas ipía , in qua fundatur, vndé ad fummum
illa relatio di 1 poteft terminus concomitans . Ira.» Do&t. loc. cit.
quamoptimis rónibus in- dé deductis optimé jnter alios Scotiftas probant
Bafiol.Mair.& 7erb. cit. quibus. deinde alj paffim vtuntur; probatur igi-
tur 1. quia relatio non tantum przcxigit fandamentum,fed & rerminum,ergo
ter-minusvnius relationis nequit effe oppo- fita relatio , quia fic vna relatio
przíup- poneretur alteri ; ficut vniuerfaliter ter^ minus füppooitur relationi,
at hoc eft fal sii , quia rcJationes mutuz funt fimul na- turay in codem figno
confurgüt pofitis extremis. 2, hoc ,quod cft vnü extremum terminare relationem
alterius eft mera à denominatio extrinfeca proue pre- €is€ ex co , quod aliud
eft ad ipfum fup- pofita in ipfo ratione terminandi ,& non €x co,quód ipfum
(it ad aliud, quia ter- mino,vt terminus eft ,accidit,quod refe- ,vt ait
Do&.(üb lic, G.ergo ró for- malis terminandi in termino ncn cft re- ferti,
(cu ipfa mutua relatio, fed entiras ip [a abíoluta termini, quiatendétia, &
ter- minatio potius opponuntur.3. ficut ratio fundandi e(t illa, que eft
proxima caufa, ob q vna res ad alia refertur sità ratio rer- minandi ett illa ,
quz e(t proxima caufa y ob quam aliud referatur adillà, (ed hac —— QVI.cAn
Rlatioterm.ad alfol.vvel efe, uat. III. 67 y —
— — semufa in relatiuis mutuis zquiparantiz — . adem cft ad fundandam
rclationem,& "tetminandam , ergo fi vna cft abíoluta €t & altera,
mimor patet , nam vnü olbü ft alteri fimile inalbedine, vnde (i qua- ratur, cur
hoc album fundet (imilitudi- € adaliud, affignacur albedo, & fi qua - ratur
cau(a,cor illod aliud terminer fimi- litudinem, adbuc affignatur albedo , non
fimilitudo, quía in albed;ne cóparantur , non autem in ipfa fimilitodinis
relacio- ne.4. hoc totum confirm.manitetis cxé- plis, palmus ett zqualis alteri
paliro, non autem zqualitati illius pal mi,albü cft fi- mile alterialbo ; non
aüt fimilitudini al- terius albi , immo illi collatü eft diffimi- 1e, quia
albedo formaliter af[imilatur al- bedini, & non fimilitudini « Imó hoc ita
verü elt , vt tà paternitas ad aliam patet- pitaté referatur in rónc fimilis,adbuc
di- ti ncn pór in fenfo Aducrfariorüi termi- num talis relationis cffe
reípc&um fbi formaliter oppofitum , quia fimilitudo vnius paternitatis
refpicit formalitet en- titatum altcrius paternitatis & nofimi- . litudimem
mutuam illius ; quare paterni- tasalia terminando relationem fimilia-
dinis,rc(pc&u i]i.us non fc habet;vt rcla- tie,quia non cft tbi oppofita ,
(ed perin- de ac fi eliet quid ablolucum ; vnde inta- li cafu terminus
relationis adhuc dici po- teft abíolutus,cftó mon vt quid , faliim vt modus ,
vt vniüeríaliter verum fit , faltim in aliquo fenfu , róné terminant efc ab-
folutà, vcl habere modum abfoluti , quia t€ veca terminare nó eft cenderc, fed
po- tius tendentiam liftere , vt conftat cx vi vocabuli, Quinto tandé probat D
oétor, uia ou.ne relauuü definiri debet; & ex- dicas per füum tern, num ex
Arift. 6. op.C, 2. li crgo vna relatio mutua ad al. teram
termrmarcetur ; vtraq; debebit pec alteram dc finiri ; atque ita fequerctur il.
ludabiurdum, quód Arift. cit. $. Met.15. inferebat , fi inccllcétus ad.
1micllgibite términetur (ub ratione rclatiua nimirum quód idem bis diccretur ,
& cxplicaretur idcm per idem , quod inconueniens cui- tatur, 4i relatio
vnius extremi definiatur pct. entitatem abíolutam alterius , & e xontra;
Scd de modo dcí£niendi relati- uadicemusinferius. — —. 106 Refp. ad bec omnia
CóplutsNa zar. & alij Tbomiflz,in quocüque rcla- tiuo dift nguendá efie
duplicem rationc terminádi,vpam formalé,aliam radicale, & materialem,
encitas abíoluta vtiqs eft ratio matcrialis verminanstclationem,st Tatio
formalis terminans eftoppofita te. - latio fundata in illa entitste abfoluta;,
im- quiupt igitur allata argum. probarefolü de tetmino materiali; non formali,
& ex inaducrtentia huius dittinctionis;ait Ru- vius,nos dccipi, quia
nunqpam loquimur dc formali , fed de materiali*termmo,dü dicimus limilitadinem
terminari ad al- bum; & ad illud referri, non ad (imile,inZ quiuat tandé,vt
foluant prima rationem, qua fané caidenti(Tima eft;cü aiunt DDia- lcétici
relationem refüktare expotitione termini cum fundamento , loqui de ter- mino
materiali ,non formali , quia (ide 1flo fit fermo , no cft dicendücclationem
dependere à termino; fed ad terminum, quia nó przcxigittcerminü inboc fcnfus
fed potius cóflituitur per formalc oppo- fitionemad illum , vnde ftat opta qui
relationem efIc rationem formalem »Üer. tninádi altam, & efle fimul natura
cü illa. 107 Sedfalfum eft noflram fententi£ procedere ex inaducrtentia
prafatae di- flin&ionis,nam quando ab initio gónem inftituimus dc termino
celationis, fermo fuit de rónc formali terminandi , & hanc dichvus efTe
entitatem abfolucam, quia in fimilitudine v.g. duorum alborum , ficut albedo in
vno extremo eít ratio forma- lis fundandi cam, ita in alio eft ratio for-
maliscerminandi. Tum quiaille dicitut terminus focmalis relationis , qui faffi-
ciens ett ad (pecificandam rclationé , hoc «n» cit elle formaliter terminum
relatio ni. (ed hoc totam hibet entitas abfolu- ta altcrius extremi ergo. Tu
quia illud dicitur. formaliret. tctminus rclationis » qp hbet cóné vluimi ,
& finis; in qué ten» dit tclatio , ralis autem cft albedo vnius cxuemi, oon
aüt fiaditudo, quà fundat ad aliud, Tum quia termalis,& per fe tere munus
relations illc dicitur, qui fempe neccflarius cf! ad terminandam relauo- ncm
talis autem elt enutas Dati im pads conflat in relarinis nó mutgis, uii MR:
Tandcmdi£linttio, bc. tionis formali, à nera Done ;expligatur à. T howit scili
Enitns. 3. & Lolum excogiat videtur ; deeda nofira.argamentaj emper aue.
rtis gendccs ab extremis, reflxare ap opor is MA An Ig imieponcit Peer. ia os
fu'fía determino, matetiali,oun- doaeicfor ijqnia loquebantac dc jl- qucm. eunt
elle reliua. v ücorad Fr 1, eum.et Baca dieit i e $usm elt rclatiosyr ad ali £
neas «fle de, Ei iHd 5 a.enhci cali s e; quifit fic iii RAPPRuem ternis, 12133,
ed "Refpo v pent ERA qu in und rplpir.Á- p. itio vrcunques(ed quod
refpigin vt Use V mea Icm inta, cisé. per boc, quoc f Bg elaupsendii» (ed per
corzelat TH Hie rui er n. DATI Peli uo 1 vbi in termino, ai int i& ideà de
3óne,setmini formalis relationis avt a f£ leaued s aianpolerus pppolitione e A
dein gey yt demólirar fe- ein 9.cócl. accidit di - poicla Ves tend a Qo refcra-
ve leal Ad aliud : Uum quiain.relatiuis nó mu» -€X pace vnbitextreui veta c-
RAUM ANM MUNI UE À cflen tionis, & tam&i aliud Wie er dta er
eloppofitís Turn .quia conc tpi porapta eGenua rglaionis.cu. :n9b9 confi pia
uide hee pn bna MIEUBin xehulkater diliauip in eee 9» beur. air. D. Tha»
Messager *Mussyne telatio r his marérnitatisad filium Chr; (tam ,& ta. men
nó idaiuoinGbrilto BJ:atio realis ad. ipfam, datohoccaíu. dhicgareuias à. foret
cns ap(olugua (eg telgtiuun 4 quia: Qà effet ad (eyed ad aliud, vnde de ratio
uc entsiclatini $)g» nà in; Íe.Liftacicd.ad. 1431 $E 1e re(piceres miparc wer
gi váteni wi tg lHerius .&o aliudoüenirgs ALIOD a. , Uchisabloluro »
v&io n gahtis, a So cim wenrerdanonit n -Xbi. p. ipt. ,Fefp is Vio fccunda
iljam d xus Mus -liszclauo exin EMpehrrun; Ee rM a i vna c um -auté To.de Roads
udi d su p iaoppoft litez scri. C opu ia t dà , diciormuma BEHLOncm ze : oper
npe "ans umq. apum neferzut ad, i; id;erg bre ia «atur gmutu rH $c.no 1i
quod: Sire » tio termin cd (atis; Lcise onem -kerendi in e extremo qued v eu
adhucett,ti ab(o/uci teum:naci ponatür; Accedit, quod relation conjcnit niu nus
termina di EH be Mb S Pins E i -trabeprisnempe, MARS Don à ;potcrit com ireabin
'olureyjuo, (Mà genus re «uius ogp un 4 yes ift Vd rdi s áp] guia po gui ec
rona 5f Ya Aq. sri oleae aQmpo t ; emma], Tandem temper o diosqugdá ekminare
pocius e "olaesquam relaaion;s, ue f Seta Qua 4ezminasc nop.e xcd kel pito
rendere a Puy Íf3, fcd Alea tendentlag) alterigSad | M o Jiplidipu BMemaies: o
1 Mni Lapis ae A Anf. jo deby anelasion $swbionsser rclauitiocti, propticáates
ponip;qs dicantucad conus, tenti, & declacapsimogdum;quo &cri ides,
betdasconserncotiayat »ficri debre p. belit iones. hihc inde, iac LCireu
infeiip u$; omiibusabjsà Domino ,. hoc foa mre cto 5 moni putuds I^ o "Cw
TS Puma Deieitas ef ener ferüus y ii'aaeem mei dr UE eraieied iL ea ituri dp
[jh fex bern o icárbane y: ie eft vecmii je peifonaliiona qua P ó-hbréter i
fertae iius file Alt abun S yn f erede tài; ri id forifrafis;& poet Tiaidis
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jrcec- fion ih iRe pidbesin fotad. ud yrs - eo ra Wie e pof Dis " E Vd es
poaae " í d-€ e MALE bao d IX qiti Ec bM UPTAPiMiMMBenwiudot dier éyo
50393 obecimdoc8e eft pripeipale funda- tá oppefita fertoreladua: , quarenas Do
forhaltet tahág dkereentóppoficioncm telatiuar; fed oppotitto're]jatiuae(sétia-
liter ttcludit rationes referendi & terris tandi jer25vitüquetiiunus
exercent ro; latiuà! pef réfactones cmalormplisec y quiiá rehítiu4 pet
apfastelaciouBs Go nione pat fhtidacisenen 'dbfoluct fortantit forara [ei o
poutiétiehi y awn probi quia. pofita mdi aa cof uri hoc! jxprelizi robes
Létélpieiant, &crdladooes fmras 156 8e 5s dd ófe cef'piciédis (ed indie
véfpitege Eft qiodhbetire(pleere alíids ie uber epis ]quiod eft tecininarenéld-
cionem eiie erBania mai oppofionre per relalieriée fuctà virumque incli Nick
raus reftendi, quee »d« s Cien V ite iet vtique pet. E iy téciinarecaütexca-
pes L isedicer /in«quibussb- Tee fre ieé O1 T Gi quscin retattue opp esa Juss
cesi i tim sape kr eei ptimo dti opgomtae fd divite Rer uA en)- teg
ortilegieroo yt fic à aeysté fbr dC eercgc
füerfsice IR Rdd tede. e 6) qiacéngs ud'$ wie wA obs | voi pe DEREN
»& frio fi Sie Gertiditd 676 Difp. VII. De Pradicam. RefpeBlinis.-— arg.
princ.neg.min.ad cuius prob.conce. «lin:us vnam relationem oppofitang aliam
!gefpicere,& ab caviciffim refpici,hinc ta mcn non ícquitur illamterminare,
a qua gcípicitur, quia vnü proprie termiaare re fpe&ium altcrius e(t. ita
ab co refpici , vt illud vicuTim no refpiciat , quia vi [pius $nculcatum
cft,cermipare non eft cendc- zc , nec vllo modo /llud efséialiter inclu- dit,
(cd cí(ientialiter cft littere c€desciam alteriusad feipfum , & ideo
proprie cít gnunus entitatsabfolute qua vt fic ad a- liad non tendit,vndé bona
cft folutio in- zer arguendum data,li ita explicetur. Ad X.impugnat. conceditur
cotum argu. (cd neg. tub illata cófeq. quia no quicquid rc fpicitur ab alio ,
diciruc illum rc(pectum xerminare proprie, (ed quado ita refpici- tur ,vt non
vaciffim refpiciat illud ; quod - folüm conuenit abfolutis.Ad :. Barg.ne- gat
cafum, vclut implicantem per locum snttipfccü, eo tamen per impoflibile ad-
mitfo,inqu:t Baffol.quód tales relationes à tundamcnuis (eparacz cílent
vtiq.oppo füig,ctcnt mutüz,& le inuicem coexise zcntnontamcn cient terminata,
fed ter minabiles , vnde paternitas elfet ad filia- . gioncim, velut ad
oppolitü,non vcró tan- - «juà ad terminum, Ad 4. neg. cófeq. quia ad
oppofitioné rclatiua nó exigitur eís&- tialiter munuscerainandi, (ed
tutficit, vt fücoppolita tcinuicé & regione refpiciár.. 11z Dices relatio
includit oppotitio- ' mécü fuo UMEN «dic.c.de oppofitis, vbi Arift. definicns
re- - Jatiue oppofita inquit , qu&ciiq. vt rela- Mua dicuturcaipja,qua [nnt
o portes at Got ipi Hr - doc cic.negat mai.ad prob.ait, vel | ct echac iau
correlauuücius,&-repe : aluer ad Metodo relauua non tendit ad ab: folutü,
fcd ad correlatiaüiergo c. Barg« non va Mecc hanc confeq, celatiua dicuntur ad
tua «pjolta, ergo terminantur ad ca, vcl ibi «pi oppoiicum pro fundamentco,nó
pro i, [ amen admitfa maiori poc nega Iiwiinor qaia oppofitio relauiua duplex *
€(L vna cit (ormalis, & e(t, qua verlatur áutcr eclauonem vaius exicemi,
& altcrà . oticipondceniem.n alio excrcmo, fcu in- a jalie- ra dici folet
terminariua,quia nimirü ver- fatur inter relationem,& terminum cius,
cum.n.relatio nequeat eife eiufdé ad Í ep (um;necellarió debet efle ad aliud à
fe di functum , atq; adco hactationc inter fe pugnaat , & hzcoppofitiocít
intrinfeca. omni rclationi; Et immeritó Io.de S. Th. cic. hanc oppofitioné
inficiaturqua (i ex- trancam ab illis quatuor fpecicb. oppo- fitionis ab Arift.
a(fignatis c. de uppoti- tis,nà veré; & proprie eft oppolitio rela-
tiua,cü.n.oppofita dicantur,quz in code tepognant reípe&u ciuf(dem,vbicüa.
re- pcerituc hzc repugnantia , ponitur oppoe fitio, quádo igitur hzc
repugnantia repe titur inter eayquag fe non tcefpiciunr, vt in« ter
caloré,& frigas,formara,& priuatio- né,vcl negatione,conftituir
oppofitioné cotrarià,priuatiua,& cótradictorii,qná- do aüt vcrfatur inter
cayquocü vnü refpj. cit aliud, conitituic relatiuà, ralis.aüc cít repugnantia
relationis cum fao terminos & idco proprié eft relatiua oppotitio;
&& ex hac doctrina de oppofitione relatiua;. quam paffim admittunt
Recentiores, pre im Suar.& Amic.cit. adhuc magis e« nctuatur fundamentum
allatü Thomift.. cuius vis toca rm hoc erat , quod relatio includeret
oppoíitionem rclatiuam cum; termino, & quod oppofitio relatiua vere fareur
folam inter relatioum , & corree latiuü , vndc ftatim deduccbaat correlas-
| tinum effe termmam telationis ; conftat -aüt minoré non effe vaiucrfaliter
veram. 113 Teruó relaxiones diuinz rcípi-- ciunt focmalitet fuos tecminos quoad
cc laaiones mutuasoppofitaspater.n.
referz tur, cerminatur ad filiam, vt (ic ,& non: ad aliquod
ab(olutam,tan:quà ad terminü: rcaliter diltinctum, ergo idem erit dc re- lauonibuscrcatis. Confir. quia: nfi.
quiaetiam im — creatus relationes traníceodentales cera nantur ad corrclatiuum
forimnaliter,vt pa- tet de materia ,& forma intet fe celaci$y G& aQtu,
& potentia, qva inter fe refe runtur fecundum propriam eifentiamgcr go eti
ariones. przdicamentales. y eee iohes, qua dc h sconcludunt,vie ur quoq; de
illis concladere . R«fp. Matr. ci'negac maiorem, & coe vatur oflé dere,
quod ct relationes diging Win - TENET ^ "1 ^21 UM SC N M tv- RUM M. -
Q.VT.c/n Relatio term.ad abfol.vvel refpetl.c/dr.II]. 677 tetminántar ad
eífentiam , at nó fatis ex- plicat, qüo poflit effentia vcré conttitui terminus
diuinarum relationü , cü non fit ab cas realiter diftin&a ,' Baísol, inquit
, d cuc filius in crcatis. e(E terminus duod rclationis patern;tatis, cít5
termi- nus Quo fit entitas eius abfoluta , fic etià in diuinis, vndé videtur
velle , quod inter rclationem , & cius terminum Quod rc- quiatur realis
diftin&tio , non auté fem- per inter cam; & cius terminum Quo» in uam
recidit (olutio Fabri cit. c. 4.
Pre-tamcndicerecumBargio,quod(iteneturper(onasdiuinasperabíolutaconftitui,dcbetnegariabtecedens,atcenen7feíadocommunemviam;debetnegariconquiaibirelatiocóftituitfuppofitumoLeper(onzabaliairalitecSUnMnecantérelationemintelligiturinroneper(onzdiftin&z,aut.habetaliquid,uoterminerrelationemperfonalem;noficcítincreaturis,vbipriusincelligiturxesabíolutafccundumentitatemfuà,fc:eundum
quam terminare poteft relatio- nemalcerius extremi ; quam folutionem z^ ECcipiunt
Recentioresomnes. 114 Ac conantur euertece Complut, hanc te(pontioné loc.cit.
ybi probare có- tendunt , gr relationes diuinas terminari ad relatiuum oriatur
ex ipfa formali (Tina róne relationis , non autem ex co ; x (int infinitz ,
fübfiftentes , & conftiruciuz um , quia inquiunt omnia diícri- mina reperta
inter relationcs diuinas , & €reatas oriri exe[fe,m, create «n. funt in
fübie&o,non diuinz, creata accidencia o fünt,nóp i]lz, non aucem cx effe
ad... at relato in fua formalitate conftituitur per ad, nó vctà per efie 7 ,
adcáom sino materialiter (e haber cü :gitur quo- ad effe ad omninà conueniam
creta, &c diuina ; (i ifte funz ad-ter (inum relati, yumyetiam à illa.
Verom an/ta) cx di- Gisq.3- hans doctrinze Esificassnà cffe D vel enro f, innt
poi par tatem relatonis,non wyaus, Q, 0€ «d; X quando £t boe ex cdengmis s
ncgabimus € creatas ompgi- las :eclianio coexigic cum tiones ad abfolutim non
terminantur , e contra veró rcs fe habet. in cteatis ; vad potius dicendum cft
relationé vt fic cen- dere in abfolutum,vt in teriminü, ei tamé accidere,
quatenus infinita, & fubfiftens, gptendat in rclatiuum. Ad Conf. qui te-
nent rclationcs tranfcendétalesc(lentiale e(Te rebus ab(olutis, concedunt
affumptü, (cd negát confeq. at nos dicentes cuam relationes tranfcendentes effe
(aperaddi- tasyaltim formaliter, rebus abfolutis, nec elfe idem cum ipfis, nifi
realiter, po(fu. - mus feruata proportione, paricatem con- cedere, & ità
videcur fenure Doctor cit. lic. F, dum docet actum terminare rela tionem
potentiz ub rónc abfoluta, quae in ipfoa&u faltim formaliter diftingai- tur
à rclatiua;& bzc (olutio eft magis ex- pedita,quia nobis nó incumbit onus
ofté- dendi quomodo róncs allat& concludant de przdicamentalibus, nonautem
tran- fcendentalibus ,. ficut incumbit prefatis Au&oribus qui valdé in hoc
laborant. 115 Quarto fi relatio nó habet pro ter mino alia relationemf;equitur
relatiua nó e(Ie fimul natura , & cognitione , contra Arift. & eorunt
naturalem conditionem, Prob.affump:um, tü quia paternitas ter« minaturad filium
, oon vt rclatjuuin eft, fed vc abfoluzum , & (ubftantia genita, yt fic
autcm cít prior filiaione; ergo patet- nitas cít prior filiatione ; tum quia
rcla- tio, vi relatio folum pendet à Fundamen- to, & termino in efe &
in cognofci , ef- go (i terminus non cít rclatio oppofíta y non poftulat illam
in codem inflanu,nec pendet ab illa in fua cognitioneyatq; ideo .non (um fimul
natura, & cognitione, Kefp. neg. cóíeq. ad 1.prob. ite; d neg, «&ou(eq.
quia vt ait Do&t. cit. fub G. tam fubftantia generans patris, q genita
filij -pracedut relationes paternitatis, & fili iohis priorirate naturz ,
& in fe DE ,nauua ambe (imul refultant p Andiuilibilem concomitantiams vnde
pa- tctniras non terminatur ad ubftantiam lij. ua fit Gmal natura cam ipfa , vt
vi» ,detuc lüpponcre argumeritum . Ad alte» sin j&obe neg. cuam confcg.ob
eandem FAtuQ $uia Quantum a ellc illamjnee igi in (ecundo digno patur rcíultent
amba pofitisextremis; pollunt eciam dici timol cognitione, non Quia re vcri
cognitio woius fit necetfaria ad cognitionem alrerius, ná vr bené pro- bat
argumentum , & resmaürfc(ta ett im clauis non mutus, füfficit cognofcere
abíolutumiad quod terminatur, (ed quia «um fandamentum;& terminus (int cau-
fz mcré naturalcs, (icut ipfis po(icisne- «cffarió caufantar rclatfones m effe
, ità etiam ambo extrema caufant necefTarió jn codem (igno cognitionem carum ,
vt elocet Lich.cit.in tol ad 2 & 3.Suc(T.li- «cr refpódet Baffol. fed
allata € (ufficiés . 116 Atdices fi vna relatio nó pendet &balia,vcl ad
aliam,tanquám ad termini, fon cit vndé oriatur neccílitas;vt polita *nà ponatur
alia , tà quia ex ipfa ratione «d atcenditur fimultas eatum ; tam quia fatis
cft ad pofitioné relationis poni tun- damentum;& cius cerminum neceflariü .
SRurfus fi ad in ln relationis co- gnofci debet abíolutum , ad terini - natur,
non poterit cognoíci dependentia «rcatureà Deo;nifi cognofcetetar Deus fccüdum
cius effe abfolutam . Refp. neg. «onfeq. nà fimultas naturz inter rclatio- ncs
mutuas nó oritur ex co,quod vna or- dinetur ad aliam , fed ex neceffaria con-
ncxione inter ilias hac autein attendi de- bet exconcomitantia caufarum concür-
rentium ad vtramq. rclationem , ex qui Difput. PLI, De Pradicam. vefpeGliuis.
1^ - c diceretur ad filium;nec duplum ad dimi« dium,vt dimidiü eft. Tum 1. quia
omnia relatiua e(fent tertij modi, quia omnia a» terminarentur ad abfolutuai in
altero ex- tremo. Tum 3. terminus debet ede eiuf- dei gener s; ü coyquod
terminat t pa- tet d^ (ubirftenría, qua eft terminus (ub- ftantiz ,X
iadiuifibilibus,que terminant quátitatem, ergo terminus rclationis ne- quit
efle ablolutum. Tum tandem , quia relaciaum debet definiri per (uum termi- nam
6.TOj.c. 2. at definiri debet per (uis correlatioum ex cod. 6. Topic. vb: ait
Arift.duplum tine dimidio non definiri y & ex pradicam. adaliquid , vbi ait
co- gnofcentem definité vnum relatiuorü co Levy & reliquum, & ex Porph.
c. de ie dicente in vtrorumq. racionibus oportere vtrifg. vti , ergo &c.
117 Refp.ex Barg.cit.vtiq.partem di €i ad filium , duplum a dimidiam redu. plicariué
vt 6ic,quia fub nomine relaciao. fieti tconuettentia, & reciprocatio
rélatiuotum;non tàmé terminatur pater ad filium,duplum ad dimidiü, nifi (pecie
ficatiuc.i. ad id, Quod cft filius, & dimi- dium; vel (i placet; dicascum
Baffol. qu& fequitur Faber,filium,& dimidii,& vai- uerfaliter
conftitutü ex ab(olato,& rela- tione effe cerminü Q 40d relationis , ab-
Íolutü veró effe terminam Qwo; Vel vc im qui- ipfa z.conclu(, innnimus dicas
ip(am te- bus necetlarió refultant relationes ; neq. ália concomitanria eft
accidétalis omni- '$ó , fed per fe , quatenas cádem fünt. ex- trema , cx quibus
rcfultam relaiones;li- | €ét diuerío modo,cxtremum.n.quod re- I rr vnius
concurrit ,vt fundamentam, &u alterius coacurrit, vc terminus. Ad aliud
conceditur. con(éq. & ideó fa- "€emuc non poffe naturaliter 'i di-
ftin&té à.nobis relationem dependencia «reature ad Deum ; vt Do&or
imnuit q. 1. Prolog, & ibi fusé Lichet. poteft tame «&ognofti vtcunq.
ficat é cotusé artinge- ve potlumus perfe&ioné abfolutà omni- potentia De:
, hinctüinon fequitur Deü Es dcberein dcánitionc creattitz,quia tio depenuécz
non ct de eius intrin rónc, & quidditatiua'ex dictis q. 1. exudiatg, Tua
quia tunc pátet nio lationem effe terminü cócomitátem, n tamé pet fe — vt
terminus pri» maritis terminer, quia fine ip(opóc abo lucé ficti terasinatio ,
vt conttat in rclati- uisnómutuis. Ad 2.neg-co(eq. cü Lichs
loc.cit.mon.n.diffecüt relatiua tertij mo-« ete s,quia - Fe era S ma ad abío
m;rion aliajf 2 'olutum, ad técininátur, nóni eer Prey ad ut b oFReew m,yt quit
Arift. s. et. Ad 3.Zerbicit.abfoline negat aum pium, quia re vera 'Ipe&at
adi cero ol im tiri vt conftat ex is in acg. ; isi cergo dicendü inpropoii ;
mino relatiónisjnec incouenit térmimim: ditc&é pertinere ád aliud przdicam,
& tcdàctiué 'olum ad'przdicam.relationisg "& pet illu cclationcim
defiairi dati Q.VII. c dnrelatiopetat extrema realiter difline. | 679 is
definitio dicitur effe per additamentü, ivt diximusq 3.Ad 4.potiuscít ad op-
politum , quia vt (upra diximus ex Scot. in vIt,róne pro 2.cGcl. y magis infca
dc- clarabimus prp iniuntur relatiua fundam.fui correlatiui, quam per ip- fim
correlariuà formaliter,vndé à quane do Arift. & Porph. aiunt rel atiui
definiri debere per correlatiuum | , explicari :de- bent fundamentalitet . QV
&STIO VII. ybi confideratur relatio ex parte. vtriu[que extremi quoad eorum
' diflintlionem abinuicem. 318 Vplex
occurit difficultas exa. D | cust d q. prima eft, an requiratur ditt in&tio
in re incer funda- tenrum,& üyqua dicuntur exuc- tna relationis, quanta
eife debcar;qui- dam pauci dixernac. nallam di cione effc nccetiariausquod
probapr ex rel nc identitatis ad fcipíum ,quz realitfjma videtur , quia tam
proprie & à parte rei fiae
fi&ione intelic&us cít aliquod ensi- dem (ibi, cut e(l diuer(um ab alio
vel. tnile alieri; Alij dixerüc debere vtiq, rer- minom,& fu ex natura rei
toc- aliter dift mgui, non taucn (emper rca- litcr, quia eiudem ad (cipfum;potc
«tie £clatio réalisfub: diuerfis formahtatibus confideratü, vt v. g cum :dem
mouet f. ipfum, vt voluntas producendo in fe yo- litioncin,vel graue
deícentum;tunc.n.vo- Juntas in rationc mouencis realiter refcr- tür ad
(cipíam,vt motamita Baffol. 1.d. 0.q.1.ab initio,vbi ioquit,quod licet rc jones
cauíanuis , & caulat, producen tis, & producti requirant diftindionem
rtalé inter extrema,quia nilul pocctt feip fum cau(ate,vcl producere 1d tamen
nc- cellarium nó cft in relauonibus a&iui ad paffiuum,mouentis ad
ànotum;quia intcr motum & paticos cít rclatiotealis , & tameo volunds
agit in fc causando a&tüm fuum, taquod ipla ctt agens,& paucns,mouens ,
mota, idem docuit Greg. 1.d.28.q. 2. Et videtur mes $c t 1.d 2.9.7. 2d. 2:410.
d.25.q* yn.lub L.vbi uiplex dillingoit genusre- diftind B Agna lationum,primum
eft earum, quz dicunt dependenuam elfentialé , vc relatio cau- fatt ad caufam;
fecandnm e(t earum , quz dicunt (olam originarioné vnius ab «l:o przfcindendo à
dependentia , vt (unt di- uioz productiones , tertium tandem eft carum, quz
dicunt (olam dependenti accidentalem, vt rclariones adii, & paf-
liuiymouentis, & moti, & relationes pri- mi generis,iaquit, repugnare
incadé na- tura, & (uppoíito, relaiones fecundi re- pugnare in codem
(uppofito,non naturas tclariones tainé cera generis ncc eciá in codem (appofito
repugnate,quia idé po- tcit in feipío. perfe&tionem accidécalem caufare; vndé
po(tea inferius infol, prime. ait , quod voluntas inquantum potentia Ida, qu.
pt elicere (uam volitionems cit alia tor:malis r8 à porenuasvel ratione
recipiendi (uam voliuoaé ipfam perficié- tem, & cum dicitur, quod poteatia
ari- Ua cit p: IPEA Ui utandi pian inqua tum aliud, jaquic or,quod ly inqu&
1m dit reduplicat formalem d ins aliam folum quando mouens, G* motune funt
ndifliuél a fubie&los[ed quado [unt Wubiettoyreduplicat rem alia , iib is
manifcfté (ignificat fnflzice 1c diltindionem ex natura rei fotmalega inter
exirema relarionis actiui,& pa(liui, mouentis, & moti , quz vtiq. cft
relacio tealis;id.-defendunc ForaaaliLa illi ,qui docent diltindioné ex natuea
rei foria- lem pra ícferre in te celationé poütiuam actuglé,vt Vallo p.2.focm.arc.4.in
fiac, ..119. Dicendum tamen c(t, relitioncaa tealé( proprie de ip(a lo
u&do) petere ex trema E dittia&a,ita
Dod.1.d.3t.&quol.6.vbienumeransconditionesad.relationemrealemrequititas,hanccnumerat,vtprzcipua,&e(tcóisopi.Thomift.&Scori(t.gdocetP.Faber
;. Mete difp. 12.c.3..Barg.1.d. $«q. Vecf. J"tdb
adducutursLich. 2.d.2 jj. vn. & alij A fi my probatur; quia per hoc probar
A.» rit. 4. Mer. 1dentitatem ciufdem ad (cipe (um non c(le relarionem realem,
quia re» latio cealis inter duo veríatur, 1dem aut pon cft duo rcalicer,yade
idem ad feijsü tanium i6ae refercur 1d€ labi 1pli. copa rando , ac (i cileut
duo exircaaa , diciuur t autcm 630 " Difp. VII. De*Prallicam. tefpecliuis
s : AUS. 2 vt ilià habet, vt ait Lichiet. cit; 2.d.5. $ autem quodcunq. ens
idem fibi fine vlla fi&ione intelle&us , non quía illa identi- tas
dicat aliquam relationem realé eiuf- dem ad fcipíum, fcd quatenus dicit nega-
tionem diftin&tionis rcalis ; qua negatio eít realis (00 modo. Deinde,
vcl rermi- nus relationis realis eft oppofita correlae tio, vcl abfolutum , in
quo illa fundatur quodeunq. dicatur , femper concladitur realis di(tin&io
fandamenti à terminio , quia extrema nata funt fundare relatio- nes oppofitas.
Nec fufficit dicere ad hic oppofitionem rclatiuá , qua femper ver- fatur inter
extrema relationis , fufficcre diftiodtionem ex natura rei formalé incer
illa/Nam ex relatiua oppofitione inter di qritias perfonas nó bene colligerét
Thco- tum SS. Patribus réalé d:ftin&tioné inicc illa$5 & praefertim cü
hic Git fermo de relatione rzdicam: quz eft verum ac cidens,nó videtur poffe
inter formalirates ipfas cadere. pati Fetibalical nó eft f.ffi- ciens
fübie&um immed iati phy tici acci- d£tis, 9» (olàm fübie&fatur in re
phyfica . 1270 Neq. Dottor foc.cit.oppofitum docuit , fed fuppotita coi doGrmn
de di- ftin&ionc reali exttemotti celationis,fo Jum docere voluit , non
effe nece(Tariam &qualé in oibus , (ed inxta maturá ipfarü relationum, nam
fi important fimplicem briginationé, petit realé diftin&tionen, tantü
fappofitoram, (i viteriug important orto em e(fentialem,petüt cealem
diftinctionem non tánturm fuppofitorü , fed & naturarum ; (i vcro importent
(oli üependentiam acctdentalé , neutra requi- rüc, quiaidem pót à fcipfo a
ctidenutts dependere cau(ando in (cipío aliquá pcr fe&tioné accidental vnde
non idcirco i rali cafu excludit Do&tor realem diftin- &ioné quácunq.
inter extrema relationis rcalis , fed cantum (appo(italem, & fic in co
caíu, vcl ncganda eftrelaiio realis in- ter mouens,& motum, &
admittenda (o lum inter mosens , & ctle&tum de nouo productum in móto ,
vt ait Bargius loc. cit.& (eq. Cauell,difp.5.de anim.fec. 13. fi. 10. vel
fi concedatur etiam inter mo- tiens, motum cunc dicendumidem , vt tion habens
aliquam formam rcalem di- Ringui ccalitet accidentaliter à fcipío innuit Doctor
ibid.in (0l. ad arg.prin. ait qp inquanttm medicus e(d [anans, eff aliud d.
feipfo €— fánatur ; dum üt ibi fobdit,g; duplicat róticm formalé aliá,nó veró
ali rem, per hoc nó intendit excludere intet. - movens , & motum omné
diflin&tionem rcalem quando idem m.ouct fcipfum, fed tantom diftioGionem
realem pocos rum. Quod fi in tali cafu intendit exclu- dcic ab | fis
o&m,realcm diflinQionem , & (olam formalem aftruere » tunc ncga- bimus
intet moaens , & morum realem relationem verfari , quam ibi non expri- mit
Do&or inter ca verfari. "111 Hinc igitur concludimus realiter
diflingui debere extrema relationis pro- pré di&z. g ide addimus, quia fi
relas . - tio bes bur mans fumeretur , pro ea ;f. quz nori eft penitusrationis,
& pro iia ordine inter aliqua. ipit» que ex nacurá rei reperto , qui tamcn
o0n '$mportet verom accidens,ita cócedi pot petere extrema rea liter
diftin&as& lis iam forct de folo ne- mitie; in quo ét (enfu concedi pót
diftin- &ionem formalemam portate ccalé ccla- tionem inrer! formalitates ex
Datura rei diítin&as , non tamen proprie loquendo de relatione tceali,vt
diximus a qe. ar. 2. cü plurib.Scotittis, c.n. folà dicit fiegationem fotmalis
identicatis . inimé veró necelfariüi arbitramur , gy volunt aliqui , &
famp(erunt à Soncin, f. Met. q.29.tátam debere eflc huin(mo- di realem
dittin&tionem , wt fit inter eR» tía determinat, quz nü fe habeant, vt to
tüm,& pars,» ideà' dixerunt, vt cuitarét infinitam propemodum miultitudiné
re- lationurb partium proportionalium in có tinoo, fed (ane nullam videmus
nccc(fi- tai iftius limitationis; nec numerus rcla tiorium inter
partes«coniunui proportio maiorem habet d.fficultatem;quam nümerds ipfirum
partium , vnde qu dicitur dé multinudine ipfarum parcium s hot idein «dicendum
ecit. dc. rclationi- bas ipfarumadinuiccm . 112.
Altera diflficulras inter Scotiítas, &'Thomilt, cftjan ratio fundandi
debear- —— aliud,re- £uef V1. en Rel. petat oxttr. vealiter diflüintla. 691.
teffe plurificata in exuremis., vt illa dican- - i rry inter fe referti fccundü
illam, vt v.g. an vt l'errus dicatur realiter fimi- lis Paulo,debeat albedo,
que eft ro fun- dádi talem relationem, cflc in illis exure- mis geminata.
Affirmant Thomiftz paf- fim cà D.Th. r.p. q4 zat. 1. vbi ob hanc róné negat
zqualitatem;que cft inter di- uinas perfonas , effe relationem realem , quia
fundatur ine(fentia , quz eft eadem in tribus,vnde Catet.ibide, Bannes , Mo-
lina, & alij inferunt confequenter, quód fi vna , & cadem albedo numero
ponere- tut in duobus fubiectis , ibi non efse fi- militudinem realem, fed rationis,
& hac etiam cít communis fententia Neothc- ricorum im Log.& Metaph.
Dicendü tamen cit ;hanc non effe có- dittonem neccílarió requifitam ad rela-
tionem realem, vnde fi eadem albedo nu- mcro effet ia duob. fubie&is »
adhuc in- ter illa foret realis fimilitado . Ita. Doct, €x pcofeíso
1.d.51.q.vn.& quol.6. per to tum , vbi hac róne tenet à concra zquali-
tatem; & fimilicudiné in diuinis e(se rea- les relationes, fequuntur oé
scias difcipu liibidem Faber in 1. dif p. 47. Rada 1. p. €ontr.26.ar.3. Vulpes
3 .to. r.p.difp. 68. ar, 2. Bonctus in hoc pradicam.& alij paf fim,etló
deuiet Baísol r.d.5 r.q. r.ar.4.X T Do&or probat aísertum rationibus
'[heologicis , nos tancum ex iple Mcta- phyficas deducemus; probatur 1taq5 Tam
quia ad relationem realem tres
illar(uffi- €iunc condictoncs frequenter inculcata vyexcrema tint realia
, qp» fint realiter di- ttinGa, & cyoriatur cx natura extremo- fü cicrà
opus intellectus , acita res (e ha- beret. (i eade numero albedo effer in. Pe-
tro;& Pauloquia hzc forent. duo fimilia sullo cog:tan:e incelle&u y
& realia , ac realiter di (tinta , vt patct, ecgo &c. T quiagqualitas ,
& fimilitado fundantur fuper voitatem quantitatis , aut qualita" tis
in dittinótis cxcceimis;cergo quáto ma- jor , ac wcrior cft voicasaliquorum
duo- Tán coi ratione fundandi , tanto maior , acverioraqualitas , vel
timilitado erit incer illa; vnde magis fimilia funt duo al- ba, quia conueniunt
i vna caionc fundá- di (pccifica.quam album, & nigrum, qua €onueniunt in
generica , ergo fi aliqua s duo extrema conucmirent in vna ratione fondandi
numerica , ficut hzc eít vnicas omnium maior, ita & relatio eíset vera.
& realiffima. Tum tandé,quia vt ait Ra- da,fané eft resmiranda , q dao alba
ean» dem albedinem fpecie babétia fint inui. cem fimilia fimilitudiae reali, vam
il- la haberent candem numero albedinem, efsent quidem fimilia nullo
confiderante intelle&tu, non tamen fimilitudinc teali » fed rationis ,
certé hoc album formaliter eset illi alteri fimile, ncc poíset nó oriri
fimilitudo inter illa extrema ex natura,» tci; ergo e(set vcra fimilitado
realis , 1213 Reípadét o&s ex Caier.cit. preter illas tres conditiones,
requiri ét aliam,q». — ratio fundádi, feu fundamentà proximu fit in ipfis
extremis plurificatum, vt v. g- alia fit albedo in Petro, alia in aulo , ró eoráü
cít,quia fundamenta proKima funt uz primó referuntur, remota verà , feu biecta
medianubusillis , wt albedo in Petro,& albedo in Paulo (unt primo fi-
miles, Petrus autem , & Paulus medianri- bus illis; imó inquiunt hác
conditionem includi in illis - eg dum .n. dicitur exe trema relationis debere
e(se diftinGta s hoc cert non debet tác icelligi de ex- tremis materialibus
& remotis , vt funt Pecras,& Paulus in fimil:cudine,(ed pra- fertim de
proximis , & formalibus , hec m. fünt, quz primó refecuntur; & ruríus
cum dicitur relationem debere oriti natura extremorum , vtique debe: intel.
ligi de extremus ipfis formalibus, quia vt dc Íe conftat,inter Petrum, &
Paulü non oritur (imilitudo ex natura ipforü in fe y fed.ex natura albedinum
eis inhzcentiü 5 hinc poftea dicant ad aiia risen »Qqe po(ica eadem numero
abedine in Petros ix Paulo, císent vtique veré,& realiterfie milia racione
fundamenti realis nó tam& róne denominationis rclaciuz ,quia 1 eísct
rationis, quo ctiam fenfu ens dicitur efse idem e nn cia odcunque opus inte , -
Leto tá rhtioyi qua fondamar. vni €é oppofica (cutentia, labilis eft,&
fluxay quidem innicitar ei» quod dc fa&o con- tingit in fundandis x TTA
& hoe 681. — "Dig. VIL. De'Pradicam.vefpeGliuis «. affumit, vt
conditionem per fc necelfa- riam ad relationem rcalem,ex quo capi- te itrepíit
tota Adueríariorum deceptio; verum quidem cft , ita de fa&o in creatis
-€ontingete , quód ratio fundandi eft plu- rificata in extremis,vt v.g«albedo
in duo bus albis, & idc albedines (unt. funda- mcnta proxima. y quae primó
referuntur per (imilitudiné, & róné ipfarum Petrus, & Paulus ; at hoc
totum eít per accidens. ad realitatem relationis , procedit .n. ex "hoc ;
quod aon eft poffibile in creaturis rcperite extrema quz fint realiter diftin
-."€iaj& gp ratio fundandi in cis fit vna nü- meto, ex quo cci fit
confequenter , vt. in €teatis ró fundandi fit inextremis gemi - nata , at
quantum eft cx parte rclarionis 'hoc totum c(t per accidens,quiarelatto- acs,primi modi prz(ertim,cxigunt vnita -
temin róne: ! $» Met.tex.20. non - dliftin&ionem, vcl pluralitat£, imó vt
ait : Doctor quol. 6. $. iflarum quatuor ra- tionum ; in diuinis rclationcs
ipfz origi- - fiisquzad sii modum attinere vidétur , "fundantur in
effentia;quz in tribus perío- mis cít omninó vna,& indiftin&a; quare
deducitur, quód fi Deus poneret candem : albediné in l'etro , & Panlo,
fimilitudo intcr ipfa effet relatio realis, tunc .n. ip(a -&fsent proxima
fundaméta illius relatio- nis, & pomórelata per ipfam, & pariter
xzclatio ociretur ex natura ip(orüvt ftant fub illa :atione fundandi , atqueita
adhuc xxcrema relationis etiam formaliter ac- eepta effent realiter diftincta,
quialicet aunc ró fandandi vnam relatione non di- düinzucretur à róne
terminandi , dift in- gucrctut taméà termino totali , quia ter- sinus totalis
ea "a praise albedo im altero extremo, fed iplum exttemü com »
albedine;& timiliter ex parte fundamen- ti ,namtotale fi um effet (ubic-
«&ü cüalbedine , atque adcà extrema to- talia di(tinguerétur & parte
reis quod (ut. ficerct ad realitacem relationis , ficut (u£- ficit in diuinis
ad veran & cealem.pcrío- nirum productionem sm Theologos , & soliigitur
cx Doétorc t. d.7.q. vn. infra ..- quód priacipium Qnod , & totale rca-
"liter di(tinguatur àcermino Qui , & to- »saliy non au tem ncecíle eft
» quód ita di- upto: principium formale,& termi nus formalis, nam tenct
patitas,quia non minot diflin&io requiritur inter produ. cens, &
producti rationc produ&tionis intet relatum, & terminum ratione re- lationis
, quia ipfa produ&io relatio eft. el (ine relatione concipi nequit ; vnde
ex hoc à fortiori poffet corra Thomiftas deduci validum argum., quàd fi ad
reali- tatem proda&ionis nó requiritur necef- fario extrema Quo effc
realitec diftin&ta,. fed (ufficit talis diftinctio inter extrema. Quod
,ita quoquein relatione - Probatur ét contra allatam rcípófio« n6,» fi Petrus,
& Paulus candé. numero haberent albedinem , forent fimilia rea- liter &
quantum ad realitatem relationi. & nófolias fundamenti, tárex modo di-
&is; tum quia fubie&tuim nó dicitur [umi- leex relatione fundata in
albedinc in ab- flracto;fed inalbedinc, vt ei tribuit fuum effectum formalé ,
at in cafu pofito funt duo effe&us formales à patte rct diftin- &i,
etiamli [it vna forma alb: , quia de- ftructio effcétu formali informani Pe-
tram , pót adhuc remanere effc&us for- malisa& vnio cum Paulo , ergo
funt duo exirema formalia rebitionts (imilitudiniss quia Percus elt (imilis
Paulà proxime ró nc cffe&us formalis,qué recipit à forma, 115. lnoppof.
obsjc. 1. rationé füpra: inlinuatamycdp exqrema ccferuntur realiter rone iy
v.g.albedinis, ergo ratio fundádi debet eifc d. fEncta in exirem's,. Pcob.
coa(eq. quia fandamenta proxima. fünt,qua ne referuntor , & per ip
referuntur excrema materialia, feu (ub:c- &a. Relp.Scotittae commaniíter
neg, fua damenta proxima effe , quz primo refe- runtur y nom.n. vna albedo
dicitur alteri ftmilis) nec vna quantitas alteri qualis, fed cadem in
naturay& Ipccie ; tundumé- ta ergo proxima uon referuntur v. g.albc ines
,ícd remota ;i, fübiecta habenti s illus albedines, funr, que primo, & pro-
prié referantur ..Sed ccrcé iimeriió ne- gant quancitares duas non potfe,ac
d.bes re dici equales etiam. pcazcifts fuübiectis y. ac pariter. duas.
qualitates fimiles. cam. -&fe equales & inaquale , timile , X di£-
sfimile ponantur proyrictatcs illarum, nó» Que] VI. e Ahvatiofund debeat in
éxir uif. 655 m fübftantiz ,cui inhrent ; & ncmo »g nientis c orti otii
& al. bedines duarum ho: we confecratat( dici camomni proprietate zquales ,
S fimiles kn? Mroppofitun; nà folum c(t manifeflé contra rationem, quia Má-
ahenmatica demonftrat has palfiones de quantitate feparata à fubftantia ,
(ed«etia «ontra Do&erenm in 3.d. 1 2. q.2. vbi füb lit. A:& G. ex
protétto oftendit has reta- tiones immediate fundari fuper fingala- 165 quantirates,
& qualitatessittaut hz fint €xirema prim relata ctiam quando funt án
(übic&o. Ec cum dicunt vnam albedi- nem,vel quantitatem non effe alteri
fimi- Tem, & zqualem, fed candem in fpecie, & maturis perpendere
debebant , quod ob- fccuauimus fupra q.4. art. 2. ab initio in uantitate ,
& qualitate ratione vnitatis ndari potfe relationes duplicis pex 1 eam
ratione vairaris ineffentia tundant rclationem idenutatis, at ratione vitatis
«uiu(dam accidenralis fündánt fimilitu- dinem, &zequalitstem, enim vero ratio-
thc vnitacis ià gradibus intentionis quali- ta5 fuadat fimilitudinem , &
ratione vni« tatis in partibus extenfionis quantitas & juahtirem.
Refp.'ergo ex di&is; cócedendo quan- titates in extremis e(fequa primó
dicü: tur zquales, & albediacsfimiles , & iptis gicdiantibus
fübic&à dici tálía ; verü hoc totum accidit , quantum attinet ad rcali-
tatein relatiomum , zqualitas .n.& fimi- litudo potios perunt vnitatem;quàm
plu» ralitatem in fundamento ; vnde (i cadem albedo effet in pluribus
fübie&tis, tunc illa dicerentur realiter fimilia, ctià quan- tutrrad
denominationem relatiuam; quia jpfamzt fubie&ta ià eo cafu forent extre- ma
qua prim referuntur ; & etiam pol- fent dici io extrema formalia e icati
effe&us formalis, quos forma tilucrer ilis vt explicatum eft , & de-
mum effet rcalis d:ftin&tio inter exuc» ma totalia, & adzquata . 1216
Demdéob;jci. quia extrema na- tà funt fandate oppoíitas rclationes,id]; benc
ficio ipfuissationis fundandi , crgo hzc dcbet etfe diftiata io illis «. Coar.
gquailitas , & fimüitudo referunt exac- ma,vt vnum , €rgoó quando vnitas
cxtrc- moruminratione fandand: foret maxi- ma f. numerica , rcferrentilla , vt
vaum pumero, atq; ideó relatio aequalitatiss fimiliradinis inter.ca tealis non
efTet , fi- €t nec relatio eiufdem ad feipfum . Refp. oppofitionemrelaciaá.
relatio- nam zquiparanriz ,de quibus przfertim cft przefens d: fficulcas, ede
minimam in» ter omnes , vtbené Suir. obízruat difpe 47. Met.(ect.16. n.40.
conliftit enim in hoc; quod due tclationces 4ingalares ità interfe oppunantur
,vt quamuis habeant fandamenta ciu(dem rationis , non tamen pofBintineffe (imul
vni , & eidem; quia nequit vnum;& idem cilc fundamentum, &
terminusrefpe&a ciufdem; palam au- tem eft haiu(ímodiroppotitionem nó c(-
[etantam, quin poílit ab cadcmeriam nu mero oriri ratione fandandi , (i hac in
duobus extremis cflet replicata, quiatam inumcrodidinguun.ur daz fiailicadines
exortz à duibus albedinibus ; quam illae duz ; quz orireatarab cadem albsdinc.
in duobus (ubie&is xeplicatay nec maior. op potitio effet inter illas «4m
iarer iftas, quiatota earum oppotitio: vtrobiqy con- fiftit in hoc, quod é
regione contrapo: erue germs cit fandamen:um vnius, cít terminus alterius
,& € contra, uz etiam folutio notanda eft ;quia nec atis candidé
Scotifte:cit. ab hoc argu- mento fe expediunt , aiunt.n.extreima nonopponi
relariué fecundum, fe;fed me - ritó rclationum oppofitaram,quod vtiq; verumceft
; ac nil refpondent ad hoc ; 1n quo confifit tora difficultas quod rela- tiones
oppoficz orixur in extremis me- zitó rationis fundandi , quz proindé de- bet
effe diuerfa in extremis. Ad Conf. facilior cft (olutioncg. adiumptum, quia
nihil realiter dicitur fibi fimile,vel equa leyac proindé vera, & rcalis
aequalitas eft inter duo extrema realiter diftincta; ve« rum. tamen efl id , 4n
quo dicuntur 3ffimilari,velaxquar cile vnum) . at illa adinuicem realiter lier
diftin-- Ga. Fff z QVE. 694 — Difj. VIT. DePredicm. Refjeiis: | iatrinecus,
& cxtrznlecus aeníientem s QV.AESTIO VIII. Quotuplex fit. Relatio
Pr&dicam. & quanam con[litwat quartum — Tr«dicamentum . 117 D2& non
femel relationé Prz- ; dicam. yt à trá(cenienrali ic- cernitur diui fit in
intrinfecus,& extrin(c- cus aducniété, lic praefertim im 3.d. 1.q.1. $.ai
illud inoppofitii im 4.d.6.q. 10.$.bic dicitury& d. 10 g.1.1.& d.15.
071. $. ad buius autem,& quol. 11. art.4 C wien in locisprefertim duobus
vltimis, hanc di- uifionem rrádit velut íuo t&pore cómuni- ter icccpram,
& a prifcis Arift. Incerpre- tibus tradiram , & quidem ctiam Auctor fcx
princip.cod.lib.c. r.in fine hanc d:vi- fionemaffignat , & veluti famoíam
fup- it & de vlrimis fex pra dicam.agit,vc ti de refpe&tibus
extrinfecus aducmicn- tibus, dum aitea veró , qu&ex'rinjecus contmguntyaut
a& us aut pati ^ Wi difpo- » fitiesaut ejJe alicubiaut 1n morayaut ba '
dperenecefiario erunt ,cíto ibifub acci- - dente intrinfecus adueniente.
cóprehen- dat quóq; quantitatem, & qualitaté. Hác tamen diuilionem vt.
eucrcerentc, omnes fecere conatus Thomiflz . & wii juamplurcs,Ha rueus
quol. 7. q. 14. Ca* Viel d.«-tp1. Bnocin- $. Mer. q.3 9. Ca-
iet. 1. p.9.63-art.2« Sot.in hoc. przdicam, q.1.& S Pita zar Sr died
Met.fc&.1. Ruuius bic . ifp.15. Met. à $.147. Attiag.difp.12. Log.(cc. 2.
Auería q. 15. Log. & ali ? paffim hanc di- uiionem in&cianur cx Aurcol,
1.d. jo. párc 1 arr. 5. 2 m " 128 Dicendumtamen cft , rclationes
pradicométales poffe , imó dcbere diftin guum relationes intrinfecus , X
extrinfe- €us aduenicnies, & per illas hoc quarcum conftitui predicam. per
alias veró vltima fex yrgdicam.et q.vIt-dicemus.1ta Do&. loc; c:t. cum tota
ium Schola circa eadem loca, vel in przdi dernis noftris fuli(fimé defendit P.
Faber f: Met.difp. 23. ex exteris veró cam ad- miccüc Vencer.$.fug Met c.36.
& 37. Lo- p hic AM o.Log. d «Q9» peripat. Probatur in primis explicá do ,
qud Dod incliga: pr relationem pet illam. n.inceilig t quz nece(sarió cG-
fürgit potiro fondam éco, X termino, feu orkur ex natura extremorum, & non
ex aliquo eis exirinfece accedente , per ifta , veró intcllgitsquz
infargit,nonex natu- — ra extremorü, ied virtute alicuius, quod omn:no ab
extrinfeco venit , nec perti« net ad ióné cxiremorum, vt exirema fünt «ij vt
habent rationem fundamenti, & ter mini, led 1ftz peculiares rationes often-
dunt naturam h:rum rclationum effe cf- fentaliter aliam & aliain, ergo
&c. Cóf. adhuc, & magis explicatur , quia dantur relanoncs quadam , qua
pofiuse..tremis in rcrum natura , Virtute ipforum przci- fa,& alio quoc j;
(eclufo,infargunt; dan tur aliz, qug politis extremis noniofur- gunt , (ed
quedam alia requirunt penitus extrinfeca rone fuodamenti , & termini y.
ergo diuiiio illa potett,ac deber admitti, Piob aifumptum ;quiarelationes
fimili- tud:nis, & z:qualitatis pofitis excrémis im rcrü natura etiam in
quacüg; diflátia res (u'tant, quaíi ad corü pofitioné, nil aliud defideretue
vlrrà ipfummet. effe exire- moráü, (ic relatio paternitatis, & fiiátio- '
nis, luppofito homine gcacrante,& geni- to, neccílarió rcfultat ;€ contra
veró re-- lauo a&ion: us extremis i c(se v.g. igno& ligao in rerum
natura,etiam a&ti- uo eodem modo fe habente (ccundü po- tentiam
actiuam,& pa(fiuo fecundü pa(- fiuam, cx folo defectu alicuius excrinfe-
€i, v.g debitz approximationis non rc- fultat, hoc vero adiun&to refultat ;
fic ét & Vbi nàocitur ex. natura extremorum; uia tüc illisin efse pofitis ,
vt hac cathe- dra & plateajoriretur (latim relatio pre- fentialitatis eius
ad plateà , quod eft fal- fum, (ed requicikur vitecius horáü exrre- morum
approximatio v.g. applicacio ca-
thedizadplateam,vt.5cotdoc.quol,cit.TandemvtDod, arguit loc. cit. di-
ftin&tio horü refpc&tuum ex prefsé colli- gitur ex 5. Phyf. tex. 10.
vbi docet AuifI; ad genus ad aliquid non dari motü , quia non pet fc, (ed per
accidens cclacioncs il- lius generis acquicaatur .(.ex ipfamet ex- tcemorum
pofiuonc , affi rmat tame dari motü ad Vbi; quia habct propriam noui-
"Q.V. Quunplex [se Relatio pradic. (at£ , & propria acquilitione
acquiritur mon vetoad acqui fitioné alterius, qp ha- beat róné fandameuri, vel
termini , & ti Vbi noneft , ni(i refpe&us locati ad locum,vt infra
dicemus, ergo omniso debét diftingui hi duo ordines rcípc&uü inuinfecüs,
& exccin(ecüs aducnientium. Refp. Thomiftz communiter ; quód cum dicitur
pofitis fandamento , & ter- minoyin rerum natura, non illicó poni re
lationem extrinfecüs aducnientem ; & per hoc differre ab intriníecüs
aducnien te , vcl fermo eft de fundamento , X ter- mino proxiinis, & fic
falíum cft illud a(- fumptüde quacü;. relatione;etià extr fecus adàeniente,(i
deremotiseft veri iríói.relatione cciá intrin(ecus aduenic tejham polito
Petro;& Paulo;nó (Latim iníurgi: fimilitudo, quiailla (unc funda-
mentu,& terminus remota , at pofita al- bedine ini vtt0q. illorü, ftatim
infurgit rc latio fimilitudinis,quia albedo eft funda- mentum proximum
fimilitudinis; vnde pariter in propofito fi a&tiuoy & palliuo po(itis,loco,&
locabili,non ponitur rcla- tio, lioc proucnit,quia actiuü, vel locabi- le non
dene im fundamenro proxi- in cafu eft approximatio at po rec Me sncbir e certé
ità neceffarió fequitur a&tio,X prasétialitas y ficut quae €ü3.alia
relatio. Scotus ergo in hoc decc- pus cít(inquiunt) quód de (ubic&o, (cu
fundamento remoto relationis lecucus. eft ,non dc proximo,& comparatione il
- lius affi gnauic relationem cxtrinfecusad uenientem;quod facere nó debebat,
quia ficetiám ipia fimilitudo exrrin(ccus adue nit , refaltat n. in fübie&o
per acce(fio- nem licuius exttin(éci,nempé aloed. ^ 129 Atccettá potius
dccipiuntur ipfi dum talcm fcrunt de Doc,noftro opioio né, na ipfc appellat
a&tignem relatione ekitrinfecus adueniétem cóparatione fü- darmienti
proximi nó remoti, Vt cóflat in 4 der3iq.1. E, hoc aüt |pro- ximum aQonisno cit
approximatio; vt ip& arbitrantur, quia i pr xim recipit denominationem
rclauo nis (ündarz immediaté,vt albedo » quat ett ratio fuadandi
timilitadinemn, dicitor fimilis, ac approximazjo nó dicitur ages Logica « pro- ipli
pucant. fed neq. pati€s, fed e(t potentia a&iua, ficut paffioni, potentia
pafliua ex $5. Mct. C. 1 j. Immo acutiffimus Do&. hác rcípo
fionem-Aduerfariorü. przuidens 4. d. 6. q. 19. B.cam ftatim pracludit his
verbis, $i dicas rejpettum aliqué aduenire ex- trinfecus [ubietlo no tamé
fundaméto.y boc nibil efl, quia relationes intrinfec&s. vt poté
fimilitudosqua cofequituv albe- diné, cj: buiu[modi, poffunt extrinfecus.
aduenire fubietioquia fundamétum de nouo aduenit , ergo fi ille funt intrinfe-
€ Q" alie extrinfeca , erit differentia earum in sq ari one ad f[undamétii
, di(erté igitur D'oétor docet relationé de bere appellari, & iudicari
extrinfecus ad . uenientetn , non ex comparatione ad fü- bicétüs(cu fandamentü
remotü, quia fic ois relatio cífer extrinfecus adueniens , (ed ex comparatione
ad tundamentü pro ximum, vndc fi Thomiítz accurate ma« gis Do&. noftrum
cuoluctent , (ané non tam frcquéter de cius (ubtilitate ita grof- fe
(entirent.Deniq.falfum eft etiam,.juod aiüt,fa&a approximatione a&iui,
& paf fiuiita necefTarió(equi relationem a&io- nis, & paffionis
inter illa , ficuc fequitur paternitas , & filiatio pofito homine ge-
ncrante, & genito,docent.n. Scoti (t re» lationcs.intrin(ecus aducnientes
(equi ad extrema pofita £xali qnadam necef(lita- te , itavc nec ab ipfo Deo
poffiat impe- diri , quod etiamfentiunt multi Thomi-. fta ; vt diximus q. à.
art. 2. ad $. conf.s. ^ arg. prin. at actio & paífio,ctiam appro ximatis
extremis poflunt i iri, vtO« llendit miraculum a. Deo factum in fot« nace
babilonica in (acris litteris . 130 Etquia Aducr(arij nedü diuifio- né
huiu(inodi in (e impagnant;verumetia ipfamet vocabula relationis intrinfecus
& extrin(ecus adueniétis adhuc vlterius ioo duae Scot. Pr ipiis E26 oh.
proprie, cádi uaturyqui &or (ub hac dunfione có ahendeie.tn :euden tales,
vt intelicxit relauoncs t folas pra ess prazdicamenalcs vero fecernuntur ab iL
lisquia ifta: acciduntrebus , &*cis adue« niunt, vt áccidentia mere
extrinfecaynom (f 3 wont | ilz, v. didum eft 3,» ergo omvertelas 696 tiones przdicam.
vt in vniuer(um à tran* fcendeutibus (ecernunturc, ce&té vocantur à Scoto
rclationcs aducnientes, quia veré adueniunt, & accidunt rebus; at duplici-
ter huiufmodi relationes potfünt extre« mis aduenire, vel ex fola , &
przciía eo- tum pofit:one, & non ex additione ake. rius aducniicij, &
ita reété dicétuir huiuf- modi relationes intrinfecus adueniétcs , uia vt
fzpius ait Do&tor loc.cit. refpe- n5 50n poteft magis intrinfecà adueni- re
fundamentoyqia quàd neceffarió fe- quati ip[na pofito termino ; vcl nóad-
ueniunt extremis cx corum praciía pofr- tione, fcd quidpiam aud aduentitiü ad-
d: debet,non pertinens ad ratione funda menti,vcl termini, & ifta rc&
dicentur bac rationc cxirrinfecus aduenientes. Ac- «cdir , 9 modus ille loquédi
tonctempo- 1is erat cOitcr receptus, vt ipfe loc.cit.te- flatur, dcbeimusautem
vocabulis vti jux- ta communem v(um,yt docet 4«d. 1.9.2. Poftremó, cy folz
relationesintrinfe- «us aduen:cnies hoc quartum conflituàt prz dicameniü, alia
veró fe vltima prz- diicamiéta; probae Doótsloe.cit.quia pre- dicamcnta font
decem , viia (olà (unt abs foluta,rcliqua retpcé&tiua, vt poftca dice- mus,
fi igitur olsrelatio eflct vniusrónis generic , ita quod rclatio in cói aon ha-
beat fub fe fuilcientco róncs formales ad " «onítitàcnda pla fuprema
gencra , non quidem fimplciter,fcd in certa;ac deicr- minata rcípcctuum ferie ,
przdicamenta santum quatuor forent, ergo ad faluandü famo(um illum buit ini mer
( ait - Do&or) opportunior via non apparct, d diltinzucndo relationem przdicanienta-
lem in cói inintrinfecus , & cxtriniccus aducmentem, itavt illa coaflituat
quarcü icamentà , ifta vcró veluci maior:s ambitus per variasadhuc differentias
có- ibi poflit ad varia gencta relationü có» átituéda, & quid& iupicma
in fuo ordine. Acceditsquód. Arift. recenfendo rclatios Bcs quati. przdicamenti
meminit. sépcr «arum, qz ex iplamet extremorü poli- tone refultác X
diftzibuendo aha (ex;prg dica éa recolit ea, quz vluacxuemotü potionem aliud
quid extriofecum exa- Buatwi infurganoquod etiam ob[erualui D ifp. V1II.De
Pradicam. Re[petliuis . Au&or fcx princ.loc.fupracit.ergo &c.. .
Inoppof. obijc. 1. nee ed fud. iá in(inuatü nomine termini a&ionis ve]
intelligitur pafsü v. g. aqua in calefa&tio- ne, & in hocséí(u fumpro
termino etiam exifteotibus Petro,& Paulo, pót non c[- [c relatio
fimilitudinis , ficut exiftente.a-qua,&igne poteft nó effc relatio calefa-
€tionis ; vel intelligitat terminus: imme- diatus, & proximus , vt albedo
Pauli cf imrmediatus terminus Guilitudinis Pe- tti, fed fic termino accepto ,
actio €t nc- ceffarió infurgit, non minas, quàm fimi - litudo potita albedine
in Paulo, quia ter- iminus calefaGionis immediatus, & pro- ximus eft calor
i ens , o- 1e inhaetére fübieto peceffario cft ato, ixavt neque per Dei
potentiam impediri polit, quin (cquacur in igne relatio adio nis, & in aqua
tef, paffionis . Ex quo dedaci poteft valida Conf. quia fi- militudo incer
Petrüm, & Paulum in rónc albi ideó dicitur intriníccus aducniens, Sc ad
quartum fpectat pra dicamentü, quia fappolita albedine in Paulo, oritur ne-
ceílarió,nec haber propriam nouitatem y & acquifitionemyquia acquiri
nequit, ni(à ad acquifitionem alicuius torma abío- lua .(. albedinis, fed
itaeft in cafüde. » actione, & patTione , quia ncc atio, nec pa(lio proprie
poliuncine(Te. , niii prius Drei abfoluto caufato in paffo v«g, ca- ote ina in
aqua polito ftarim & Vide ame &c. 131 Refp. terminumactionis proprie
Süpiz v. g. calcfadiionis, eíle patlum.(- àquá,non veró caloi€,hic.n.eft
tesminus productionis, que re(picit cff: Ctum,non actionis,qua rcípicit
(ubiectü, quod pa- Utup,& rran(nusatuc recipiendo formá de nouo product,
vnde poa dicimus ca- lo:€ calcfieri& tranfmuari'fed. ly aquam vercó non
produciyfed c j* traautari per calosern. im ijía recepi y quz okaaceuracé
declacat Doctor 4. d. 13, q- 5. & nos difp.7.Phyf. q-3. Ex quo ia^ qns. ocn
itid ,Simne- iati n.a coni aquam sm (uam po- teram. proximá;, (cut vermis nus
pa(lomseit.ignis sm (uam potenug Sebuam proXiuzun . Cuin vcro — » Qual VALIT.
Quotuplex fir Relatio Predicam. | 687 — in aqua tal itura&io non minus,quam
(cquatur fimilitdo tecepta albedine in PAo 4 Refp.cum Lichet.quol 11. in fol.
ad in- ftantias contra 4« dictum, cócedendo; g; etiam relatio extrinfecus
adueniens nc- ceflarió infurgit interdü. pofitis aliquib. prater fundamentum ,&
terminum, fic fitis abfoluté corpore, & loco natura- |n ncceffario fequitur
Vbisfed pofito orein loco naturali ; vt coextenío , naturaliter fequitur Vbi;
pofita materia, & forma , nonneceffario fequitur vnio , fed pofitaforma in
materia, neceffario (cquitur vnio; & in cafu pofito igne, & ligno nó
neceffario fequitur a&io in igne; piffio in ligno , fed indu&a
caliditate in figno , neceffarió fequitur , fed nó idcircb dici poffunt
relationes intrinfccus adue- nientcs , ac neceffarió oriri , vt fimilita- do;
quia neceffitas (imilitudinis procedit ex natura termini & fandamenti,
& ne- ceffario oritur ab. extremis abfolute in- is, non fic prafati
re(pectus vbica- is, vnionis, aétionis, & pafTionis, fed eorum necceffitas
procedit abaliquo cx- ttinfeco, quod rationem non habet ; nec Éondamenti,
nectermini, — Hioc ad conf. ncg.min. fimilitudo pà- que dicitur reípectus
intrinfecus aduc- niens , quia Lec neceflarió ad ac- quificionem albedinis in
Paulo , qua ha- bet rónem fundandi vnam fimilitudiné , & aliam terminandi,vnde
non potcft etie noua Gne nouitate fundamenti , vel ter- mini,at in propofito
licét a&io, & paflio inequeant , nifi prius aliquo abío- luto caufato
in paffo,tamen abíolutü il- Iud nullo modo pertinet ad ronem pro- ximam
fundádi,negue ai enmiern it nec fundat paífione, nec terminat actio- |o me
Lichet. doctrina valde notáda; ficat é contra prorfus abijctenda ; quam
tradidit Vallo tra&.Formalit. fuper diuifionem, ibi nàq; vt hanc euitaret
dif- ficultatem, negauit re(pectum producen. tis ydudtü, (cu educentis ad
eduétü praccedere teípe&tum agentis ad paffum, fed ait rem € contra (c
habere cuius. op- pofitum demonftramus in F/hyf. loc.cit. & (ané id cfl
contra omnem róncmquia ncquit fubie&um pati, & rran(murari,nifi per
formam in ipfo receptam , & produ. d. fi ergo pa(fio fupponit neceffarió
re- fpe&ü educentis , ac producentis ad edu- um;vel produciü, con(equéter
ét & a- €t, cum (it (imul natura cumpaffione, 132. Secundo € cootra alique
funt re- lationcs qu: adhoc 4. prz dicamentum (pe&are dicütur , & tamen
non oriuntur neccífació exiftente v.co9; extremo ; ita fe habet rclacio cau(e
ad cffc&tum , quia nó pórt caufa (uü effe&um producere in quacunq; d
(Lancia , (ed requic tur debita approximatio,lic & fe habet relatio pro-
pinquitatis inter Petit, & Paulum, quz nó ttatim fequitar iplis pofitis ;a
rerum natura, (cdín illis eft tantum fundamen- tum quati remotum, &
oporteraliud ad- iungete , q» fit proxima tatio fundandi, & quafi excitandi
relationem ; fic tandé c(l de paternitate; qug actionem ctpc- Gat , vt re(ultet
in Petro patre refpedta Pauli Lj , & fic vniacrfaliter e( dc re- lationibus
fecundi modi quz conditione extrinfccam poftulant , vt inlurgant ,&
tamenípe&antad4.przdicam. , Refp. neg. afumptum , ad 1. prob. di-
cimusomninó diftinguendum cffe iotec actionem ,& produétionem,vt cx Doct.
4jd. 13. innuimus,& inter caufam, yt ag tém,& vt producentem , ignis
,n. v. - vt agens refpicit paum f. a ]uam,vt produ .cens refpicit cfie&tum
.i. calorc inaqua predu&um, non igitur requiritur appro- Ximatio
effe&us ad caufam producentée, fed paíTi ad caufam agentem, vt .f. in co
approximato » ac bené diípofito poflit formam imprimere , itaq ; formaliter ,
8c per fe requiritur approximatio, vt refül- tet reípcétus actionis ad patum,
non au- tem produ&ionis ad cffc&um , nifi mc- ré per accidens, &
concomitanter. Ad 2« prob. negat P. Fabér cumalijs Scotiftis -affumptum, quia
putaat relationcs difta - tiz, & propinquitatis [pe&tate ad przdi- cam.
Vbi, br quia Vbi ctt tundamenria proximum ipfarum ,vt docct Do&tor in 4-d.
10... ad 1. prip- Sed plané concee dendum cft a(lumptum quoad hanc par- tem 5
quia fuppofitis duobus corporis bus ybicatis in rerum natura ità nceeí^ Fíf 4
fai 633 Dif». VIII. De Pradicam: gefpetlinis. farió confargit inter illa
relatio ditantie tanta , aut propinquitatis , ficut füppo- fitis duobus
corporibus albis , fequitar inter ca fimilitado ; & vtiqueverum cft etiam
tales rclationesmon (ui abfolutas entiratcs Pcrri , & Pauli ; quia hec (unt
fundamenta remota, inordine ad qua diiudicari non debet relatio intrinfecus ,
vel extriníccus adueniens , fic n. omncs relationes forent extrinfecus
aducnien- tcs , vt diximus ex Scoto ; fequuntur ta- men necefTarió entítates
Petri , & Pau- li,vt vbicatas, & ideó dici debent intrin- fecus
aduenientes , quia néceffarió con- farguntinter extrema proxima : Ad 5. prob.
dicimus di(parem efle rationcm,nà relationes intrinfecus aduenienres expe- Gant
interd conditionem ad hoc dun- taXat, vt ponatur terminus , vt conftat in
cxéplo ibi allato de paternitate, quo po- fito ftatim neceffario refultat , at
extrin- fecus adueniétes, adhuc pofito termino , cxpc&ant aliá códitionem
proríus extrin fccam , & aducntitiam róni cermini ; an vero omnes
relationes fecüdi modi (int intripfecus aduenientes videbitur infrà. 133
Tertió tandem arguunt , q non bene diftinguantur e(l entialiter per con- fequi
extrema,necefsarió,vel contingen- tct , vcl faltim non itavt conftituant di-
uería praedicamenta. Tum quia neceffa- ría io , vel conti non va- riat rci
císentiam » vt patet de nigredinc quz cft ciu(dé fpeciei in coruo, & in ho-
" sninc)licét inhzteat illi neceflatió, homi- pi^ ci ita . Tum vciosames
exne- ce(fitate, & coringentia có i fun damcent& variarentur eGedulieer
fpeci- ficé relationcs,non tamenindé fequitur - quod differát » immoó cum omnes
conuenire in cói róne refpe&us, fi eit bona diuj(io,omnes quoq; ad idem
przdicam. pertinebant . Tum etiam quia qualitates quoq; fic fe habent, quod
ali- uz. intrinfecus aducniunt , vt qualitates fpeciei, & quzdam
extrinfecus , vt qualitates prim fpeciei , & tamen ab Arift.
omnespenunturineodemprediportunécam.ergoficétinpropofito.Tumtandéfirclationes4.przdicam.diftinguunturabalijsperintriníecusaduenire,ncccffariumomnino'eratincargmdefinitionehancdiffcrétiamexprimere,fedhocnec.quideminltinuauit.Arift.fedporíustota,acintegradefinitierclatinorumquartiprzdicam.ciumquoq;rclatiuismerumfexpradicam.ergovelnonperdifferuat,velomninofacidebisfubcodemprzdicam.,&hzcfantargumentàAurcol.1.d.50.part.1.art.3.Refp.ad1.eftónonfempcritafit;poffetamenioterdumconfequutioncmnc«ceffariam,velcontingentemabintrinfcco,vcl
extrinfeco effe, vel (altim circum- fcribere differentiam eflentialem accidé-
tium , vt conftat de qualitatibus prima , & fccunda fpeciei , qua per hoc
ponun- tur effencialiter differre, & fic eft in pro- pofito . Ad a. gratis
concedimus (cprem vltima pradicam. in concepta gencrico rclationis in communi
conuenire, & no» uem genera in concepti quidditatiuo & generico
accidentie, & omniadeniq, - decem in concepta vniuoco entis finiri , quem
& damus effe genericum; atq; ità non dari, nili vnum predicamentum , &
genus fimpliciter (apremum , quod erit ens finitum , fed hoc nou obftat , quin
poftca pet varias differentias valdé com- manes, & amplas (ubdiuidendo cns
fini- tom conítitui queant plura przdicamene ta, & plura genera fecundum
quid , .i.in parem rerumf Trim sca i -q- r« Ad 5. poterat Arift. ficat fecit de
i ; ita re- fpe&us omnes tam intrinfecus, quam ex- trinfecus aduenientes
(üb codem conclu- dere przdicam. tamen quia crat copia refpectuum extrinfecus
aduenicne tiam, placuit Philofophis ad commodio- remdoótrinam, vt ait Smiglec.
illos di- firibuere in (ex przdicamenta , & vnum conftituerc ex intrinfecus
aducnicnti- bus, vt poté quz non (unt in tanta varic- tate, & cadem rationc
qualitatcs ctiam omnes fob codem przdicam. conclu(it . Ad 4. conftabit ex q.
feq. Alia quaedam argumenta folent hic confici , que op- magis adducentur q.
vir, conira conftitutíonem fex przdicam. Daft. EX. De. fuprewo gosre
quavü*Tradi. — 639 " QwYVESTIO IX. nodnam fit. fupremum Genus. quarti »
Tradicamenti , &* anab Jtrifl. T (it benà. definitum . 1 Irca primá parté
quzfiti non cft i: Ci C huic Wriüiiadiento fupre m genas affi gnare, cum :n.
genus fupre- mü in quocüq; predicamento vnum e(Te debeat , videtar. inhoc
quarto przdica- tento vnü genus affignari non poffe ;.& ratio dubitandi
eft, quz affertur à Sco- MA 15. puedicam.in 5.arg.ad oppof. & molefta eft;
vt vq; i hanc diem Autres angat; & eft ita quia non vide- tur poffe ahgnari
tertuinus adequatus tclationis in comuni , quz dittutfupre mi genus , nam fi
ponitur. effe correlati- ni, iam crunt duo füpreroa
gencraadauata,fiponiturabfolutum,cumneccfarióinterminofequatur correlatio , fe-
quitur & idem abfardum .f. dari corrcla- tiuum adzquatum fupremo generi,
& fic érunt duo fuprema genera. : Di tamen eft hoc non'obftan- te; dari
vnum fa ü genus buius pre- dicamenti. Irà Do&or cit. & 1. d. 21.ad
prin. & falsó Mafius illi impingit,quód Iuius przdicamenti a(Bjgnauerit duo
fu- prema genera;eft cómunis omnium fen- fus, & probat DoGtor, quia (ecundü
vnà rauoné dicitur de omnibus fuisinfcriori- bus, Quz ratio eft habitudo
vniusad ali- uid, & quta oés«elationes habent cundem modü denominandi
fubftantiá .f, in có- paratione ad aliud;at accidentia, qua co- dem modo imant
fübftantiam, funt vnius generis. Accedit ,quàd ficut mon- ivo effet ponere in
vno ci duo capita;ità in vno prz dicaméto duo fupre ma genera; imimo fifingátut
bec duo (u- prema gencra,cü habeant conaenientiam effentialé inter fe in róne
efsédi ad aliud, fam ab ipíis potetit abftrahi conceptus comunis vtriq;
cfTentialis, & hic erit gc- nusfupremum: Hoc igitur affcrtum dc (e
clar&eft, nec aliud reftat, quàm Gordia- nü illam nodá di(ioluere,
cuiuscerté tor folutiones funt, quor capita , cum tamen folutio fit óbuiz,quam
aflignabimus;al;js prius breuiter zclatis j,& scietis. 135 Aliqui,vt Io.de
Mag. hic , 4ucm fequitur Fonfec. s. Met.c.25.fed 2. & 5. ait lapremuni
genus hüius pradicamenti non cífc relatiuum in concreto , fcd rela- tioné in
abíl ra&o , relatio antem non ce- fcttur , fed tantü eft peincipiüreferendi
. Ha folutio nó fatisfacit; tum quia ficuc nominatur rclatio in cói, ità &
relatiuum in commun: , in quo effentialiter conue- niont fiogula quae; relata
cuim qtia ficut caetera accidentiit przdicamenta potfunc nedum in abftra&to
,fed ctià in concteta difponi, vt di&om cft di(p. 6. q. 5. art.2. ità quo.
hoc prz dicam. tum tandé quia cuiam-dc relatione in ab(tra&o redit ca-
gerti dift Cum .n.tit habitado vnius ad aliud, defigati adhuc dc bent hec duoi
extrema in communi , qua inu:cem fure dare porcrunt relationes mutuas. Nec
valet; quód ait Io. de Mag. hoc cómune generali (fimam efle principi referendi,
non diüfetfa exitema adinuicem , (ed idé ad fempfuim ; pütà hoc cámunc
rclatittuma ad (cipfam. Nam »alidiffima cít inftan- tía ,quam ipfe ibidem vrget
contra hanc folutionem,quód tunc relatio, quam im- portat hoc genus
gererali(Timü , effet ra- tionis, non realis , quia eiu(dé ad (cipfua: non cft
relátio realis, at predicamentuay reale debet € (uptemom genus rcz- le. Nec
tandetiivaler,quod ait ad loc,te« látioné eiufdem numcro ad (epum vtiq; e(Te
cationis,non tamcn eiu(denm generey vcl fpecie vt eftin propofito, Nain vtiq;
rcalior eft identitàásnumeralis,quàm sc- nerica,& fpecifica, ergo fi eiu(dé
numc- ro ad (cipfum relatio realis cfle nequit , tántó minus eiufdem senere,
vcl fpecie. « Alij proindé cocedunt relationem yac etiam télatiuam in communi
cflc hic (u- premum gerius , (cd negant referri atu exereito y aiuntq;
conhidctaci tantüm irf a&a fignáto, & mente concepto, & idea nó
habcre termitium in cómuni,ità Tho- miflz pafliat, Mafius hic feét. 1. q. f.
& Sanch. 444 9. Sed ncc ifla (atisfacit, quia eflentia telationis confiftt
in ordine ad termini , crgo fiué cóntideretur in effc- cxercito, fue hgoato,
femper & cogitari debebit terminus einsexercité,vel tigaa- t , ficut à pati
[icécaec:dGs in comuni acum inhzrendi ndn cxerceat,adhuc ta-- mea cogitacur
fübic&um eius ia commu. ni,velut ine(fe (ignato, & (ic éceftà per
vitioné in comuni nó videamus, a P. vifionisexerceamus, adhuc tameo in efle.
fignato cog tatur vilibile , ad quod ten- dit. Accedit , quód relacio ia
communi confcrt fubic&o relato in communi ali- uod e(ic,& hoc vtiq. non
cft abfolutum, ftd relatiuum, ergo ad aliud refert faltim in cffc (ignato . Per
quod ctiam reijcituc figmentum eorum , qui dicun: relatione in communi nóà
referre actu (übicctum , fed in potentia tantum. Nà implicat fan- darc a&a
relationem, & non aGu referri. 136. Alij concedant ev relatiuü in có muni
referr,non tamen in fe & per feip- fum,(ed Hi inferiora, & ideo non o-
pottet aíTignare terminum ia communi, ad quod rcteratur, fed (atis el, quod
(ia- gulis relatiuis corre(pondeat fua propor- tionata correlatiua, & hzc
refponfio di- ckur effe grauiü Auctorum Simpl.Boct. Albert. land. Burl. &
videtur effe Scoti. Cit. 1.d.21.ad 3 . quam proindé recipiunt "Tatar.hic
dub. 5. & Zerb. $.Met. qu. 19. $. Propter quartum in (ol.ad $.immo di citur
eífe intentio Arift. qui hac ratione relatiua dcfiniuit, ac nominauir in plura-
li, & non pcr modum vnius;ac etiam D. Aug.cap. 11, Categ.vbi in vniuer(um
ait rclationem non generaliter confi. derari , (ed tant in fingulari in
quolibet rclatiuo . Neque bec fatisfacit adbuc gnatur omninó , vt pracedens,
& adhuc vlterius ; tum quia (icut relatio nunaeri- ca refpicit terminum
nuinericum,& (pe- cifica pecificum,ita generica genericum, ' vndc aiebat
Ariít. 4. Top, cap. 4. (à (pc- cies cft ad aliquid, & genus erit ad alig d;
tum quia relatio,& relatum in communi babent veram e(fentiam celari i
nis;crgo funt ad aliud incói , immo cum refpicerc terminum fit. e(Teaiale
przdi- catum relationis , per (e primó competit relationi io communi , &
per (c (ecundó rclatiuisin parffculari non antem é con. tra ; vt inquit hec
folutio ; Nec valet di- cere per ly aliud (igaificari varios termi nos in (peciali;
Nam ficut varijs fanda- mentis prz(ciaditar fündamcatum in cQ Difp.I/1IT. De
Predicam.refpeHinis T muni , quod a(lignatur relariani ia com- muni,ita ctiam
de cermino loquendü cft, nec vnquam poterit a(Ti gnari di(paritas quz
conuincat. - 137 Neq. eft iatentio Scoti r. d. 21. : negate relauaum incómuni
ad aliud etiá in communi referri ; tum quia in Lo- gica loc. cit. hunc dicendi
modum re- tellit ; tam quia ibi non loquitur de rela- tiuo in communi , fed de
relatiuis zqui- patantig, & dicit in hoc diftingui à rela- tiuis
difquiparantiz,quod ifta quádo có ceptibus nofttis abftcahuntur,& in com-
mun: conc Ipiuntur ? in ! - tionibus fpecifiie poni nel iyngm relatigumCQc ad
ali; d t enrii s ; ia fpioedt, üan alain vt purum terminum » quod e(t commune
omnibas relariuis, (cd etiam vt correlatiuum, & oppofitum, (ic pater in cói
refpicit filium in coi, Domi- nas (cruum , at relatiaum zquiparantice in cói ,
quamuis per feipfum ad aliud re- feratur,vt ad terminü, non tamen rcfer- ri pót
ad illud, vt ad correlatiuum oppo- fitam ,quia cum relatiua huiufmodi fint.
ciuídem rationis,habent em conces ptum (pecificum;vade in cali conceptu v«
niuntur, & per modum vnius concipiun- tur (ccundü id jin quo conueniunt ,
ideo- que non potcít huiu(modi relatiuo in cG muni aliud zquale corref i fo
diftin&um,ad jin as in communi, ncc equa : fed (olum róne indiui inquib.
da. tur vnü fimile ditin&um ab alio fimili ; tclatiua verà dif(quiparamiz , quia funt diuer(arum
rationum , non concipiuntur i pecificosideó abftrahi ciop- atq; i iculari , (ed
etia in cói vnum ad aliud i.m tOnc corre- latiui ; hzc e(t. mens Dot. ibi. Neq.
cx cog Arift, relatiua dcfiniuit in plurali benc itr , gp non conueniant in
viia rationc generica, lic . n. in plurali vniuo- ca definiuit,&
dcuominatiua, que tamen omnia in vna coi ratione gcuerica cóuce Quafi. IX. on
Relatiua bend definiatur - giunt. Nec etiam D. Aug. dixit relatione non pofíc
in communi coníiderati , cum eam fic ibi definiat ; fed ait naturam cius
facilius dignoíci in fingularibus cum.f.
vnum i ad aliud fingulare refer- turjin ipíis.. realiter exercerur relatio- nis
munusdicendo ; hoc eft timile illi y hic homo eft filius illius , vbi in commu-
ninon realiter , (cd tantum cogitatione exercetur , vcl potius fi9natur . 13$
Alij proindé concedunt relatiuü in cói referri ad correlatiuü in coi, nó ta-
men ci fed inadzquatum;ac proind? nó süt duo fuprema quia he füb alio — ;&
hec hs pti- ma folutio,quam Ta«ar. aíIgnat loc.cit. Scd cam reijcit Do&or
ipfc in Log. loc. cit. nam relatiuum, X correlatiuum (unt fimul natura, crgo
vnüncquit effe prius , & cómunius altero,quia fuperius cít prius , natura
inferiori, debent ergo poni z-4ua- lia, & (cerunt duo al.ffiima ..
Alijadhucconcedunt. relaciuo in cói érterminum , & corrclatiuum adzqua-
tum, ad quod referatur,fed non tanquam ad aliud correlatiuum fecüdü a liam for-
mam gencre , fed pet formam eiuídé ge- neris, vnde nou fequitur dari duo zenera
faprema, Sed licet hec (olutio poffet vc. cunque defendi cum aliqua
explicatione, . & in(inuetur à Scoto. cit. in Log. ad 5. prin. tamen fic
ab(oluté fampta nó cft à difficukatibus immunis , quia cx ca dirc- &&
(cquitur duo elfe fuprema genera hu- jus prz dicamenti,nà param retert,op illa
extrema referantur per relationes ciuf- demgencrisiimó quia ilz relaziones funt
eiuíde generis, & arque primz,ob id con ftituent duo (aprema gencra eiuídé
prae dicamenti5 Accedit, quod illa duo extre- tria in couimuni fic relata
conuediunt ef. fcatialicer 1nzali przdicato .f. referri ad aliud , ergo pouus
hic conceptus ytriquc eilentialis eit commune genus « . 139 Compl.icniq.dif-
14. 3.6. Log. in fine fupponentes do&rinam Caiet. 1. p.q.13-a7.7. de
relagiuis pon mus , gy ncinpe itvnà ; & cadem relauo vc- ré, & rcalitec
conftxucre duo cxcrema in cfc relaciuo vnum ivfot mando inttiníc- «e, & pcr
inharenciam, aliud exiriníece , z 691: & per adherentiamjinquiunt ipam com
munem rónem relations ,vt ab(trahic ab inferioribus non
exigere,vtincorrelatiuofitaliquarclatioilliinhaerens,àquaintrinfecédenominetarMarii,lodadhoc(ufficere,vtdicatuccorrelatiuumperdenominaiionemfumptamàrelationcyquamtermmat,vndehzcdenominationonpoteftcóftituerealiudfapremiágenus,cumproueniatabcademrclationc,àquaalterum
extremum imrinfecé denominatur rclatiuum, ac proinde. ibi non dantur duo
generali(Tima , fed eadé ratio cós relationis,(ecundü quà vcrume rr extremum
denominat relatiuumscó« ituit (upremum genus huius pra menti . Haec tamen
(olutio, quamuis ine iofa, in duobus deficit , primó quia undatur in illa
Caiet.doGrina,quà prot fus falfam ex omniü có(enfü excca Scho- lam D.Th.demonflrauimus
q. $.ar.3.có- cl. boeds quia etià Wr dept nonbe. ne tur ,genus .n. exequo euni
fpecicbus, à crgo t egre minationem denominatiuam prebere ex- tremis, vt per
candem relauionem ambo extrema veré dicantor relatiua ,eft pro- prit relationis
nom mutuz,certé hoc có- vec. nequib:t relationi in cói,qua prae cindit à mutua,
& non mutua, fed aliuas modam denoainadonis relariug pra» (ciadentem à
proprijs iflaram a(Iignare debent relationi in communi, quod fas né nonfacilé
przítabunt . ' 140 Reíp. itaq. quod licet arg. valde Thomiftas torquear
ponentes vaum rela tiuam formaliter ad fauaj correlatiuum terminari,nos ramcn
,qut dicimus termi- nati ad entitaté ab(olutam,vel faltim ha« bens modum
abíolixi,vt conftat ex q. 5» ar. y. parumy & n. bil vrget; dicimns.n. qp
tergyinus relationis 1n. cói , vt fic, eft ali* qua entitas, vt habct viu;
fofficientem adi terminandü, qua vt plurimü ett abfolu- ta, & ti interdum
eft rclatiua,vt cum vna relatio fundatur in alia , 1d non habet, vt exercet
muaus relationis oppoixa , vt babet cond:cioné aliquá cóem cum en- titate
abfoluta,cationc «uius terrainat ree lationem, vt ipi explicatum cít, vnde non
fequitur dari duo gcncra fuprema , quia &crminus rclationis in cói noneft.
rclati- uus, & hecre(pon(io cft nobilimm Scoti ftarum Mair. 1.d.29.q. y. in
fine, & Zer. foc. cit. quam plaufibiliter amplectuntur Recentiorcs o€s
Suar, Tolet. Ruu. Did, AAmic.Blanc.& alij, & cerré ape citur ex illo
Scotico principio cocta Tho- miftasg relatio non terminetur ad rcla- tiuunsvt
fic. Dicesyadhiic hocmodo có- ftituendo vnum genus rclationis,ha re- latio in
cói cfe nequit,nifi equiparátiz , nam rit prineipium referendi vtrumque
extremum fecundam eandem formá , & perappellationé ciu(demróais in vtt0q.
mam rclatiuum in Coi dicetur relatiui ce- tja inferiora erunt zquiparanci .
Kcfp. genus hoc cóiffi mam effe celationé , vel Xclatinam z.juiparantag » vt
modus, fed wt qid abttraherc ab omnibus,& ngu. - lis telatiouü
(peciebus,quéadaodá voi- xeríale cóc ad quinq. vniucrfalia, vt mo- hae cic ad illa
quinque, vt quid autemyabftrahizà
Gingulis;vide aliam (o- Tutionemr apad Scot. q. 25. cit. prop fi- uem; hzctamen
eft clarior , & (afficit . 141 Circa alteramqualiti patté dici- mus optimam
e(fe definitionem relatiuo eii iri dü x "s v reel » quibus boc ip(um c[]e
efl ad alit debeo » cuius fenfus c(t , relatiua eiTes Squorue totam fuü c(e cit
ad terminum &ekctri. Ia Do&or q.26.pra dic. & prob. las explicando
particulas, dicitur ad | fcu relatiua, quia vt iaquit Doc. jicnon defmitur
relatio in abftra&o , ncquc fübicctüm relationis , ncq- totum
aggregatum»fed relatio in concicto,vt ni à css ae pte ed ^ 6 dicat partem eius,
quod (1gnificacurs fed modü fighificandi, dicitur funt; quia hic definiancur
tàntum rclaqua rcaliajnü rationis, cum-.n- (pra diui(ecit ens rcale in 10.
przdicam.& nunc dcfiniat reladio nem quarti pras dicamenad ,confequenter
loquitur de his,qu& süt ad aliud realiter y dicitac quibus , pec quam
partigulum in- finaacur proxancecedentc, vi scfus fiz,relaniua (aac
accidentiarealia quibas &c. lupecius.n ..diuiferat accidens. rcale in. nou€
praedicamenta, vnde pex hoc ex- claduntar relationes díninz ,que nó fant
accidcatia, & ctiam relationes oés tran- fcendcmales,qua non accidunt
rebus;di- citur boc ipsu effe efl ad aliud fe babere i. quotumtora e(fentia in
eo confiftit,t. ad aliud referantur per quod diftin tut ab abíolutis,&
relatiu:s fecundum di ci,qua non eífencialiter, fed accidentali- ter tantum
,& denominatiué referuntur, & tandem ét per candem particulam infi
naatut d.fferentia à relatiuisaliorü prz-- dicamentorü,írita ex tur illz parti
cule boc ipfum eie efl ad aliud [e babe re.i. quz hoc ipfo habet e(Te.cp
terminus. intelligitut efle, quia relationes huius pre. menti neceffarió
pallalant in funda- . mento pofito termino. quz differentia magis adhuc
explicatur poítea per eam iecatem relatiuoram huius pradi- cam.quod (int (imul
natura , & poíita (e nt,ac perempta fe pecimuat,quia p- id non
tantaminnuere voluit quod in ef. ferelatiuo habeat neceffiríam connexio: nem vt
relatiuumcum (uo corrclatiuoy. quia in hoc fenfu conuenit etiam relati - uis.
aliorum ptzdicam. fed. etiam. infi nuare voluit , quod po(itis- extremis in».
rerum natura necefiació fequitur relatio. ex (ola amborum politione , &
quod re- latio perit cx (ol yambocam, vel altcrius: deftiactione, in qao fenfu
non conuenit: relaciuis alioram predicamentorum ..— ; 442 Inoppofit.obijc.
1.relatio-haius. ic. eit accidés ergo malé dicitur to tü illius ee có(iftere 1n
ordine ad aliud ,. quia cum (i: acides, debet &cexprimi p: ejfe in-Re(p.
Thoauitz ex D.Th.1.p. q.. 25-art. 1. SC
Caiet,ibid. relationem pofle confiderari, vt accidesy & vt tale accidés.
& (ccundum primam contideratiouc ba- bere e(Je inyat iuxta fecundam cíle
tocali. ter ad.aliud', & fecando modocontidc- ratam hic ab-Ayift.definiri .
Hzc
folutio non [atisfacit ,.quiain relatjoac non. di^ fingiuatur aparte rci e(Te
accidcatis, & c(le vclationis, ecgo fieri nequit , vt (ic zcaliter
in-(ubie&o , quatenus accidens, &non fecundum.effc relatiuo, cam in ed
scaliter non-di fbinguantuc clc relatiuü & cíke accidentales& cl
pondent quód fale uim bormalier ditungaüuroX vr E eft infubic&o,(ed ad
terminum. Contra quia relatio Lectt formaliter ; vt sclatio.cft acci Sen etiá
fecundü ef- fc peculiare relatiomis dicit effe in; 2. re- latio etiá formaliter
; vt dicit effe ad , cít 1Ó referendi vnü ad aliud , ergo quatenus relatio
debet cffe m co, quod refert , er- go vi relacio formaliter non. folum dicic
ad;led ét in , & quidé paternitas fecundü vltimum füü concepti denominat;
& af- ficit patré, càquá forma illias , ergo pctit efc in co ét fecandü
vltimà fuam formas btavem.3. fi relatio,vt relatio, non diceret efie inyergo
fecundi fuà vltimá formali. tatem nihil rcale foret in reram natura , non e(ler
fubftantia, vt de fc conftat, non accidens , quia non dicit e(Je in , ergo nt-
hitforet .. Tandem przícindendo omni- po a ratione accidentis adhue relatio ,
vt relatio, petit effz 12 velut in fundamento, & talis habitudo cit ei
ef(fentialis nó mi* nus ; quam ejfe ad , vx diximus q.4« er5o zcípooiio Thomift.
non facisfacit 143: efp.igitür neg.conícg.quia qua do pictus i x
Ai1elauo,eftcíT'e ad aliud , boc modo loquendi: no ántendic Arift, excludere a
telatione 4r in vclut accidés infubic&to, & €t yt re uo
infundaméto,quia re vera vttliq. ha- bé przdicam,rclauo, (cd inteudit excla-
dere e[Je 12. accidens abfoluti , quia acci- dens abfolutum-pet. (nam
inhzerenaà ica aflicit (ubigétum;vcibi filtar, & no ad a- iud ccferat , at
relaiio , licét forinaliter, vt relatio, (t in tubicctoyilludq. afficiat , ita
tá affici vr.in ip(o non fitta, [cd afl. Ciendo 1psü ordinet ad aliud , vndé
pecu-, laris modusiohzrendi , & afficicadi re- lationü,vz dittinguütur , ab
accidentibus abíolu.is,cit a ficere (ubie&tum referea- do illud , &
otdinando ad. alud, atq. ita tot eil'e relationis dicitur ad alind, non ia non
fit in (ubictào , fcd quia non (i- it ,& quicícit in co . Daces;crgo
relatio duas iones ha- bebit effendi 15 vnà communem cum ac- cidenübusabioluus
, & aliam fibi pro- prià; cii tà yna lufficcie vidcatur . R.efp. Ita
c(le,& vnam non füfficere, qnia licut quodiibet accidens abtoiu cum h.bct
du- plcx effe in commune; & parüculate, & babet,cómune vt acc vt tale
accidens;verum e[Jendi in patticulatem i diftingui à parte rei adzeo dus ad,(ed
tantum pet cc a quatos;porius.n.a parte rei ratio. di in; & ad
ciccüfcribunt nobispropridg — & adzquatam relationis differentiam,vC — ab
accidentibus abfolutis diitin ] Sed vrgcs,conccptus ineft abío ceptus ad cít
relatiuus ) ergo.nondic cundem conceptum adzquatuma | rei. Neg.alfümptum quoad
prima pat quandoquidem hax ratio effendi tmc munis, nec particul.ris efl
abfoluta, non — ratio communis, quia [icut accidés come munc ad abíolutum,&
refpeGiuum,netü» — — trum eftformaliter,itaetiamiratioeffeme — —— di in cómuuis
; non ró effendi in partici Ef laris,quia hzc eit pare re(pe&iua, eft dé o
certus, & peculiaris modus afficendi fu-— — d bieéum
referendoillud,quarélicétcons ——— ceptus ad fe iit abfolutus,non tamen MTS
ceptusim[eformalrerloquendo. — ^0 Sccuadó relatio eft eifentialiter ha2————
bitudo vn.usad aliud , ergoin abftracto: concipi nequit fine tundamenzo , &
ter« minosfcd boc eft £alfum; tum quia terme nus abítcactu s cil ille; qui
formam figni- ficat áine ordinc ad (übicétum; rum quia termi nus viumata.
abítractione ab(tra- &us praccjndit ab omni co,quod aon eft de cjus ratione
1n primo mode dicendi Ey ex Scot, 1.d.5.q.2. Refp.neg. min. Cü probat. relatio
.n« ex peculiari (ua ró- nc polítulat terminum,& fandamentá, ab
ei(q.etientialiter depen Jet,itavt fioe illis con(eruari nequeat, fiueiu concreto,
fi- uc inabftrà&to , vt di&uin cit q. 3. vade, dum in abftra&o
(igaificacuvs vaq. ooa datur intelligi fubiectum ex vi nominis per modum
recipients denominatione a forma relauiua;beué taaien datur imtel-ligipcrznodum
extremi relationzmfua- dantis , & quamuis extrema non (int de clientia
relationis in primo modo dicen di per fey adhuc tamen ita pendct ab cis ; vt
rclauo fine illis concipi xhyc9n ncc iuili- Alti po fjcfttrniaioi fore(fe
4&us in ordine ad effc&us for- Th..p3 faategulc Quo " ara. DNE males; fine pocemtiales, liuc actuales, il- 9
art.4. quem mr as di(cipu ride tur ,Fland.5.Met.q.. "X ]am de fe habét
intrin(ecam , fic igitur in (itotelatio etiam im potenua tanc exittens dicitur
a&us referendi , non vt actus excludit potentialitatem exiften- tie, fed vt
excludit potentialitarem refc- tentiz ,'& in hocfenfu negari i affum- ptum
, fi tarnen a&us referendi fumarar pro ipíomet exercitio referent pót có-
€edr,quia relatio in potentia dicic a&tua- Tem refecentiam. potius ina&u
tignato , quam exercito « coQVAESTIO X Quot,C7 qu& [int genera , C fpecies
ve- lationum quarti predicamenti . T gencra;& fpecies inucftigemus fe V
tiem liuius przdicamenti cóftituc- tes,fcrurandum prius eft , vade fumenda fit
diftin&io, vel vnitas (pecitica relatio- num ,' & declacandi (unt tres
modi celati- uorum ab Arift.a(Iiguati $. Mct.hinc .n. — ftatim patebunt genera.
, & fpecies pradicamentum confítituentes . ARTICVLVS I. Vnde fumenda fit
vuitas, vel diflintlio [pecifica relationum » 146 gie hic folüm inquirimus de
vnitate , & diftinctione cf- fentiali& tpecifica relationum non auté de
nunmerica,tum quizcx ea prafertim p& det (tatucre (eriem huius pezedic.
türquia id lit de numerica dicendum , fatis có- atex dictis q. $-art.2. Tresatt
przci- pué cxtanc in hoc negotto fententie due extrem, & vna media; Prima
afferit ce- lationes accipere adzquaté hanc vnitaté,. que diitinctioné a
fumdamentis;non veró: a terminis; l'atio cius cft , quia ad eundé fpecie; X
numero cerminum potiunt plu- res. relationes (pecie dinet(z tendere, yt ad
edndom albedinem relatio (imilitadi mis alcerius albediais- & alterius
nigredi- nis ditfimilitado, fi crgo vnus ctt cermi- nus;& duplcx (pecie
tclauo, (ané vaitasy & diltirctió [pecifica carum , ex termi nis autendenda
nom erit , ita f12aificat S» relationcs fumere vnitatem,& dittinctio- ncm
[pecif:cam a terminis , nona runda mentis; Ratio eius eff, quia in cadé ome
nino: entitate fundantur relationes fpe« cie differentes , vt in cadem albed;ne
re- latio fimilitudinis cum alia albedinc, &&.— ditfimilitudinis cum
nizredine;crgo cum hic (it duplex relationis (pecies ; & non . duplex
fundamenrum , fpecificatio rela- tionisà fundamento nequaquá fumi pa4 terit
;quz opinio coitcr tribuitur Scoti ftis,có quod (rpius aiunt relationes fpe»
Cificari per terminos;(cq.Sonc. 5. Met.q. 31. Araux. $. Met. q. . art. 6.
concl. 3. &calij. Tertia tandem media;quz verior eft , & communior,
ftatuit ab vtroq.de- fumi; ita ex noltris quamplures, prz(er- tiniveró Io. de
Mag. inhoc predic. q.5. hoc Zer.5.Met.4.19.(eq.Suar.di .fec.17. $ «:19-Leq hic
t LE. n. r5. Rau'us hic q.6. Maf.hic. (ec. z.q. € Did difp. 14. [»2«q. 2.
Sác.li. 5.9.38. Blan. di(p.1 2 fcc. 17. Comp.difp. 14.3.7. Io.de S. Th-hic
q.17«arr. 6. & alij paffiar . Pro rcíolutione quz fiti ob(eruàdü ex-
To.deMag.cit. & Zerb. in fol. ad arg, re« lationum duplicem eife
ditlin&ionem s vnam intrinfccam , qua nimirum attcn- ditur penes aliquod
intrinfecum, & e(sé- tiale in relatione ,extrinfeci alteramjque artendicar
penes aliqua, que li cét necc(- faria fint ad celatiomscontk;tutioné, ad- huc
tá ad eam extrinfecé concarrüc. Kar (us recolend'im ex dictis Jjundament ,,
& termini rclacionis pote duplic tec fü- mí ,vcl marerialiter.f, pro
entitatibus.ma. tcrialibuseorii, vel formaliter pro ratio- nibus nempe
formalibus fundandi,ac tep minandirclittonem, hoc prenotato ». 147 D'cendà eii
ditt.nctioné fpecifi- cà inuin(ecá relationü fumi ex proprijs ». &
imriníccis earü differenti js,extrinfecar vctó fumi potie; camá fundamento (qe
átcrmino,n0n quidem materialiter , formaliter confideratis, [tà Doctor 1. d.
1.4. f:inlol.ad, $» Henrici ,& j- ine q- 32. in corp.quem fcquantur
Scotifte o6s | prafertim citati , & Recentiorespaffim 3. ent. Quoad primam
parté prob. Pra xerum clienti diftinguütr ab alijs e(sé- tialiter per cadem
principiayquibus.con- fticuuntur,eadcm nàq. (unt principia có- ftitutiua&
di (tin&tiua, at relationes in» trinfecé, & effentialiter cóftituuntur
per proprias differentias , cua n. fint acci- dentia , non conftant ex matcria
, & fot ma, & cumnon (int entiaomainó fim- plicia , nece(fatió exigunt
compofitioné €x genere, ac differentia . Nec dicas ter- minam, &
fundamentum poflc ralem di- ftin&ionem intrinfecam coaferre. rela-
Aioni,tanquam — reise vie pec umodum gencris, iz. Licet, m. fhoc dici poffet in
opinione Nominalium 'on(tituenrium rclatióncm ex. termino & fandamento ,
velut ex partibus intrio- ^00 fedis; quibus nil proríus (aperaddat ; ta- »
meninno(tra enrentia eam ab extremis di(tinguente realiter, nequaquà dici po-
teft, quia ficut diltinguitur ab entirate.
» zermini ,& fundamenti, ita habet fua-in- ttinícca principiaquibus
di (Linguitur ab illis., quz fané alia efle nequcuac, nit propric efleniales
differentiae; tum quia genus, & differentia fpe&amt ad.ide pue-
«licamentum , ad uod scs ipfas (andamé- 1umautem, & terminus
(pe&tangrcgitehritecadalindpredicamentum.148:Quoadalterampartemprob.éc,.fiterminus;&fundamentum:mazerialiter(pectentat,vtiq.nequicpenesalla(umiditinétiorelationumIpecifica,uia.&(uperidéfundamentumtncosC«ufundar:pofluntdiflinctz(peciercJagiones,&adeundemterminumtendere,vtbenéprobantprima;&(ecunda
opi- nio. Cetcrü (i fpeCtentur formaliter, (ae né in hoc(eníü telationes (pecie
diuecíae petunt quog. terminum, & fundamentü fpecie dinerfayaut faltim
alterum eorum, quod euidenter oftenditur inipliscxem- plispto prima,&
(ccüda opinione addu €tis: naim albedo , vt dicit vnitatem fun- dat ,
veltetminat rclationem limilicudi- nis,vt vero:dicic pluralitarem;fuadac vcl
Xerminat diífiailitudinem,, nà ratio for- malis , & proxima fundandi , vcl.
remis Di TIT. De Pradicam.vefpeéliuis — "nandi fimi litudinem eft vnitas,
diffimiltz tudinem veró plucalitas,vt art. feq.& ex inadacrtentia huiuis
diftin&ionis ortum cft diffidium prime ,& fccundz opinio- nis , quia vt
earum róncs oftendunt , lo. quuntur de termino, & fundamento ma- terialiter
(umptis,non formaliter ; igitur in hoc fenfu verum eft pofse relationes sd
tundamenta (pecifice diftingui;vt de &o diftinxit Arift. y,
Met.cap.15.& in eodem feníu verum cft , quod frequen- teraiunt Scotiftz
polse quoq, per ter- minos diftingui . ! 149 Dubium tamen eft, an cum dici- mus
relationes fpecificari extrinfecé à fundamento, & termino;id debeat intel-
ligi coiun&tim,itaut diuer(itas vtriufq. fi- mul requiratur ad díuerfitaté
relationis; vci dibi&timyitaut fufficiat diuerfitas al- terutrius; Hoc
(ecundum affirmat Io.de Mag. & probatur , quia (zpius videmus in codem.
fundamento. formali diüerías fpecie relationes fandari ad diucrfos ter- minos
forazales,& é contra diuerfas fpc» cie relationés fuper diuería fundamenta
— ^ radicatasad eundemterminumformalé — — tendcre, quod conftat, cum idé
cffe&us. tcr miaat relationes.dicerfarum caufary & altcrius rónis,&
é contra fundat diuer-- 9 fas (pecie habitudines dependentim adile ——— l:s,quia
e$ parte illiuseftfempereadems" — atio fundandi,& terminandi dependens
vili tias (pecie diuctfas, ergo-ad.dinecfitatem. ———— (pecificamrelationum
fufficit diuer(itas ————— alterutrius. .f..vol termini, vcl fündamen- ; * ti c2
urfr.ad vnitacem relationis (peci- cam exigatur viriuf. vnitas,quod ec: :
athrmant Compluc.cit.n.8 j. eitó exem- : plà ; quibus-id probant,non fint ad
rem; m - quia funt dc fandaméto , & tetmino ma- tcrialibus , videtutq,
poffe id probari ex illa Scoti generali regula 2. d. 1. q. 6. ad: Y.prin.quod
quzcunq.diffcrentia fufficit ad diftinguendum, fed nO qugcun;; idé- ticas
fufficit ad períe&tam idcatitatem.ali quorum , Quóàd titenere placeat ci
alijs ad diftincionem fpecificam rclauonnm neceísariá.císe dit inctionem
(pecificam vaiulq; fimul f. ter mint,& fundamentis tunc dicendum cüeifdem,quod
cü idem. cHicctus terminat relauoncs diuerfarume — — C ef X ett quo
[piciftturvelatitcéAde IL. 697 ttaufardny » non illas terminat (ub cadem . gónc
formali 5 Sed alter modus dicendi "magis arridet » quia hoc eft
multiplicare entia fine nece(Titate, & (i percontemur, quznam fint iftz
diuer(z rationes for- males, füb quibus terminat, nó erit ita fa- cile
ipfasaffignare; Et iuxta vnum,vel al. terumex his dicendi modisrefoluenda eft
difficultas de relationibus vtriufi; paren- tis ad eundem filium terminatis ,
quam Auctores, & praefertim Thomiltz hic tà anxié exagitant;vel.n. negandum
eft rela- tiones paternitatis, & maternitatis e(Te. » fpecie diuerfas , vcl
fi id concedatur ob iueríum modum concurrendi vtriufq; parentis , confequenter
in filio quoq; ge- minandz (unt habitudincs fpecie ditlin- €t ad (ingulos
parentes in cadem ratio- ne ptoxima fundata , vel in diucr(is, iux- tà relatos
dicendi modos. Hic vero obferaandum efl , minus có- fequenter lojui.
Recentiores quamplu- rC5, qui tenentes cum Galen.lib. 1.de (e- . mine, scoto
j,d.4.q.va. matré quoq; .. elle principium generationis actiuü , (ta- | — unnt
etiam ip patre, X matre vnam fpe-: . €ierelationem , quia inquiunt fecundam —
hanc viam candé fpecie efle ronem fun. dandi in ambobus (ficut eft virtus gene-
rauua eiufdem fpeciei) atq ;adco refpon- dctcis in filio vna (pecie relatio .
Fallun- tur Auctores ifti, quia etiamfi ambo po- nantüt concurrere aGiué,
virtutes tamen zY quu in hoc genere aótiui cÓcurfus , unt altcrius ronis,
quantü fufficit ad fun- dandas diucrías fpecic relationes , vt in« nuit
Do&or 1.d,3.9.7 $. 4d qu&flion£, & Tat, notat 2. Phyf. q. 2. $.
Sciendum primó,vbiait , quod licet pater, & mater fint caula ciufdé (pecier
inquázü quilibet cft homo, non tamen sr potentià causá- di; quia potentie
generatiuz patris ,& ma- tri$ lunt altetius, & alrcrias racionis. 1y0
Inoppot.obijc.1.rclationé nó pof fc [pecificariá tecmino , quia ab co rcla- tio
habet vnitaté,& diitinctioné , à quo babet efle; quia cadem fant pincipia
c(- - fandi & difinguendi,fcd babet £fle à io lo tundaincato,non à termino,
vi dictum Cit q. 3 art» 2, nam polito tccanimo , vc có dicio oe ,efficiécer
dimanat à lolo/tunda- — UKWCO cx dictus ibidem, crgo à fuadainc- to, & non
à termino babet vnitatem » & diftin&ionem. Refp. quod loquendo, de
vnitate , vel pluralitate relationis quantü ad entitatem,& realitatem cíus,
vt1q; re- lationem non fpecificari,nifi à fnndamé - to ob rationcm allatá ,
quia re vera folü fundamentü cft vera cau(a efle , feu reae litatis relationis
; cgerum quia inter alia accidentia hoc fpeciale inuenitur in relae tione,g
vitra habitadinem ad fundamens tum;à quo accipit effe, & realitaté, ordi«
natur quoque cx propria natüra ad tet- minum extriníecum , ideó etià inter alia
accidentia hoc fpeciale habet, vt vnitaté , & diftin&ionem accipiat ,
non folum a co,in quo, & à quo babet effe , (zd'ét ab có , ad quod cft ,
& ratio huius ett , quía. non habet e(fe à fundamento vtcunq. (ed precise
pofito termino;quod €: cucnit ia potétijs, nó dimanant ab a&ibus, & tà.
— ab eis fpecificantur extrinfece, & actus ét fpecificátur ab obie&is
,à quibus no && p accipiunt e(Te,yt habetur 2, dc. Anim. 55, -
Dices,ergo re vcra dici nequit rclatio- nem fpccificari à termino, quia cü non
fit cius caufa, nó vidctur,in quo gencre cau- [zz poffit hzc fpecificatio
fieri. Ref». in rigore loquendo in nullo gencre caufe ab. co fpecificari , fed
rantum tanquam à có- ditione, & à quodam addito ad cius c(fe, &
intellc&ioné neceffarió coexa&to, qiré fpecificandi modü folent
Auctores redu- Cere ad genus cau&e formalis extcinfecz, in quo ctiam gencre
diccre folent potere tias (pecificari pera&tus , & actus per obicéta,
atque ita. inquiunt fpecificatio- nem relationis fumi à fondamento initia- tiac
,& radica]itcr,quia ct radix& caufa rclationis;à termino vcró
completiué, & formaliter, quatenus eft id , in quo vlti« moó-Gflit relatio
«.—.. 1 $1. Sccüdo obijc.€ contra, qp nequeat.fpecificaciàtundaumento,nama
elatio fi». militudinis ;otcr duas albedines , & rela-; Uo (imilitüdinis
ioter duas mgredines-y, non diltinguuatur [pecie ,& camen fons, dimenta
Ípccie dilunguüntür. Reip. alie, qui pcgando afiumptum cuv Lo.dc Mag. Qt, quia
1cut albedo cft alterius fpeciei à.nigredinc, tic & rclanoncs vnius albe-
din;s,& vnius nigredimis ad aliam fpecie , abinuicem diftinguuntur . Scd fi
iflicou- Gzg c«eduüm 3w39* OBif. VUE
Derim Nie. XÉcdunt vnitatem vnius zloedins 5 abt ni- £rediniscum-alia e(fe
eiufdem :ratibais (tobique , & cx fola diucrtitate-eatita- *tam albedinis,'&
migrediàis-pratendant- - Faluare diucrfitatem fpecrfi cailará cela- "tioni
parii coníequenter loquuntur ; nec "árgaaiento (atisfaciür, qtia ad
drftingué- ids (pecificé relatioges non atrenduncur fundaméta remota; et funr
albedo; & ni- $redo,(cd prox ma; (icut funt vnitates,vt "upta di&tam
cft. Idciteó alij dicunt euá *ondaméta proxima fpocic difzingui, ni- inirdnié
vritaresipfas, ac proinde rela- "ciones "proxime" im ipfis
tandatas efle » quoquc fpecie differentes, & quidem cü *n:ta$ (equatur
naturam ; velut eius pro pa páffio, ad diuetfitatern naturac ve- ofimileeft
ctlam vnitatos ipfas vatiari; S Lice folutio abfgidubio melioreft:pre
&cdenti , fi encre velimus froiilitudines "ocque- variari (pecie ad
varistioncm Ratucarum y in quibüsreperiuntar «^-^! ;a2$2 Cotterüm non dc[üat,
qui fentit fimilitadiné duarür-albédiat ctio €lu(- dem fpeciei cuin
fittilitudiae duatümiz gredirium,quia lcécoature ; qua fantexe trema illarum
relationü, fincalcerius.cad tionis;modus ram vnitatis ; qui cft ratio próxifia
fundandiillas, etl vcrobkqz eiuf. dcin rónis , eo modó , quo dicimus pro-
boruouem duplam inter duo, & quátuot repertam ése € uldem rónisicümics, qua
réperitur interquan uc & detcm eap mümeri , qui illas (dndadc, f pecie aser
fe diffctant; fic CC inrcliGon bus cauoms diccre folemus gencteiatém ir
(abltan- ti& fáhdatàm cflc c uldem fpeciei cü ez y uae furdatur in
quantitate , quie nimirü idcarcft modus pced candi viciaf qu. sica Tgitüédicüt
in propofitó, q omncs patec Ritatcs (unt eiu(dé ronis iter. fe ; omnes ilem
fmilicidincs ,& onines diffunilitu- diücs, Qn. reperiantur in his; &
illis na- Qiris prorius accidentale eft per feróni- hus carum ; & hunc
dicendi modü Blanc. (ajcacit. indicat próbsbiliorem. Quà Ki d.cas eoagis
dittingui duas relationes . fimilicadints furidaras in aloedimbus , d duas,
quarum vna m albedinibus, aliaia- te nigredines tündecur , fcd priores iue mtto
di ftinguüuir, ergo poftcriores dc- Uti (pecie tiitiazui. Ad hoc fepiusdie Sou
de "uni ef ia:ndiiti cra&rando defendi Ánitentionbusuiaiorem
illamdiftihótioz acte M MEME leat; & hec re(pontio;aut éft probibiliór
prscedéti ; aut certé- aiiagis niece(faria ad fedandaim grauem illatri diffi
caltavem-fü erius motam qi 4 ác zin fine dé ptoce(z ui relitionum imn infinitum
fundando vri füperaliam, vt ibrínnuimus ; neccaniins ficiari dcbétvilüs
Scótifta ,quiaedm'exs preflis verbis docuit Do&toc: 4. Met. q. 12. infnl.ad
t? vbi aic (aper duo Befiera« lidima fandári iege oh tei 'tcici ; quia non eft
nécelfecántáh effe diftinGionedii relitionibut quarita. eftin fundamentis
;'pre(ertim rémotisg idein teact Didác, digit 4. 1 p.q. 1. 77 2 -OQig
RSOIADOAY:SaT C 1 T. v5iv*fy . DÀ RTI C V.L 4 S IL 1354 Declarantur tres modi:
Relatiuovur ae orci. Met. affignatio 2. 155 "q^ Rcs modos Rclativoram
affi- 5127 A. gnaait Arift (; Mene rs. doces qé£dà relatiaa dici sch vnitatem,
vel naz merü,fcu multitüdiné; vt (imitead limi Icsae uale 2d quate, dupl ad
dimidiünd;" üiedá- dicifécandà aGinam potehtiaar y & pa(Ti&3m, ac
criam potétiardi actiost nés; vr éaletictitàm ad talefü&tibile ca^ —
Icfacicns ad éalcfa Gam & 'ofao aótiad * ad pa fliuum; quxdá randéjve «ic
e^ 3d tenfüratm, & (cibile ad:(eicorians, 8C fe&tibiiead fenfum: Itad;
ex triplici (àh«- damepto, vt pali m traduác [rcérpietes y c3 difüinxit gencra
telitiónuin, quaram* priiday éft earum, quae in vititate , vel: pháralitate,
Ica.oümero fundantur; vc z-^ qiale, mic, & idc, quz fuper exicemoc Uim
eoaeuientiam fandanur g daprü; && dimidium ,-qua fundanrut füpec
dilcon- déniéatám « Altérum eft eacamy quz in' aGionc,vel paflione,ftu potenaa
actua y & pa(Trtas vC pateraitas ; d flliatio, & in vniuersi relatio
caufg, & effectus. Ter- tiàm denique illacámiet, qux fandancar'
laper'ment(urámy& men(arabile,vt (crea- dà; & fcibile; & addic Ant.
cclaüoses hírius ieráj generis non eife iius quia * f&ienga realiter
rtfeccur ad-(eibriéy noa tamen é cosirascelationes oro prit ? fecundi 2cneris
docet ele- malas ; curas » diiiliónisepios: meuinic Doctor's fcd: UT & pres
k ^ "us | sKelanonumi - Quef De primomdo elati. ide. 11. 692 sputfertim 5;
Mqt.qea 2) 1,d.3 4.$4X d. acque ita per naincrum ,& multicud nem 732.42: $
Rc pod. ad 1,Q04 quol.13.V. - explicatur primu modus Relatiuorim. o) hos cing
gemets endi cft; q cá aic Arift. Hecate EOM multitudine , *féu hünfero, ibi vn
táteri,& nügienun nó "fumi pra dicamétaliter, pro enitatg nimi- ;fum
quagutauscór nue , & numéro orro ,£X diu'fiobe cóunui, qnia tuac relátiones
Hiis generis, ncn nih inprzdicamento , quanutaus effept,fed (umuntur tranfcen. Man,
quami f uo modo in vnoquo- . que genere reperiri poísür, vt docet Sco.
13:d.19.qet i 1n2.d3:q«1. B. & D. Tho. -4y.7- dc potentiaart. 9. qü€
(cquuncur Có. : pu e alij; & quauis exé- : plaab Arift, allata vnitátemyac
multirà- : diacm innudnt quantiatiu& ; fatistamén /conüateios mentem füitie
fondamentü huius genecis Md qune itc ndere, inquanturti m- juàni i (ER quodin
sitas » chultirudoy im oftca lubdit , eadein cffe , quorum fub- - ftant cit
vna, fianlia , quorumqualitas cvna, zz qualia, quorum quantitas yn; quo :aürem
fcn(u intelligi. debeant Sceuis s S.T h.cum 5. Mct; docencrclaiiones pri- «tni
triodi-fündart fuper rem de: geaerc :quarititausy benc ex plicat Zerb. 5. Met.
'g. 18: $.Propier tertii 7 7021 0v /^7-Raríus ett ob(eraandü,quod c& inquit
* Arift, relationes huius primrgeneris furi- "datiid. vnitare , vel
maluitu dine fic fum- opta » per vnirarcm nop axceligit aliquid ,Syreipfa vnum
lit in extremis celaus , na- tura... hoounis, & Leonis, aut Peui, &
IPauli non dicitur vna in ambobus , quafi fit vnasceadé enitas , rauonoe cnius
in- ster illa extrema refuliec relacio idengta- *tis generic vcl fpccificas fed
inicliigit "tonucninaam in alquo przdicato com muni vttifq; quod proinde
dicitur vnam, n6 per incxiltencia , (ed per folam mdif- fer&uam , in quo
fenfu dumtaxat duoin- "diuidua eiufdem fpeciei dicuntur vnius, '&
eiufdem naturar,yt diximus difp.g. . r. att, 1. iX e» profcilo dicemus in
Mct.quà vn.catem Doét.in 2. d. 3. q.1. vocat for: Anak, & c(fentialom, vt
cain à n axerica . Condittr;guat, qua dica (olet materialis y ; intelliget
plucalitatem entitatd alicruis, -& altceias rationis & difconucnientiaua extremorum: in
przdicato cootmuni «- (5$. Cücrgo triphciter extrema poflint cóucnire , X vnà
naturá participare trboc - feafu .i. n:turá eiufdé ronis, Gc € cotra tzi-
-pliciter difcóaenice,hiac Arift: tres fpecies -affignauit ex parte
vnicatis,S& totidé expar - temulc;tudims; ex eo n.suía duo extrema -
cónenire poffunt in effzntia, & (ablbátia(per ? fübítantia fi quide
incclligic ec Arift: effcu- -tia,& quidditate , vt oes bic exponüty ori.
-tur1détitas , q0a- fundatur fupcr vnitatem "fubftácialé,(eu effentialé
quo teafu oia indi ^uidua tá fubftantiz; quà accidentis dicitur
teiufd&effentiz,Bznaturz ; Ex co quia coz» -uenire poffunt
m:quatitate;quatenus quam- *titàs vaius nó excedir quantitacéaltcrius , -nieq;
exceditur, oritur zqalitasyqus fun- »daturin quáritatibus ne qiácenus sbt einf
- ,dé-natarz ,& róniseffenialis (fic in. fuadat iidehtytat&) £«d róne
ickaalisexcéfioni siqua ius hzcrátzeft iaextéftonosquara eiLit- dasex eo:tandé,
qp.cóuenire poffunt ín qua- Aitate oritur frailitudo,qug pariter. funda- -turin
qualiratibas , nó quia fidt eiufdé n2- :urz;ac e(fentiz (fic.n.& ipfa
fundantidé- :titacé) fed rónc emífdé inteuftoais. E' eGtrà -veró ;quia estrema
tripliciter diíconucnire :pofsürt ;participando .f, naturas altgrins16-
-pis;cetidé fpeciesoppofitz oriütur ex par- esekimdniser com diquaduo ot
naturas alterius róais dicuntur diuería; :€o5g habentid'uerfas quiltates ,ve
cafdé, mb tamé in codé gradu; d: fimilia dieimtir, -& tasdé ex co ,
tpimproportionata funt ini -quátitate;dicütur jnzqualia.V erum camen eft id,q»
aducrtit Do&t.in Met loc. cif & 1. d. 1s.q. rlhas.o€s fpecies vagari
per tocá gc 'nus entis, fi metaphorice fumantur ,nà om- fic ensalteri cóparatü
eft id& . vel dinerfum ánaliquo prgdicaro;cit equale vcl inzquale quanatate
virtürisicit (ime ; vel-difiuile, -quateuus gicüq; ens propri habetdiffue-
1à,quz ab Ariit s. Met. appellater qualitas. Sedobijcies,Vnitas,qua c - N
relationis debet effz viricas plüriti, 03 vnt- tas vniufcuiufgs vt fic; aon dat
tclatio- nem ad alind , fed omois vnitas plurinavre diftin&orü eft ynitas
róuis ; quia in creatis nulla vna;ac eadem entítas realis reperitur in duobus
re diftinétis, ergo nulla relatio esc parte vuitatis eft realis. dicem
mulotado,& numerus pluralitate coftituitur, ac diuifio . ne, quz in negatione
foimalitér confit zt , vndc ingq.alitas v.g. in hoe PU t.ib- Jeo ' Difp. VIII:
De "Preditam. vifjéeluis. s 7. datur , quód hzc quantitas Jan 9 ha-
bet,quod habet alia , crgo nulla: parte mulcitudinis elt realis , quia meatum
reale , & pofitiuumnon habet. . 156 Reíp.coccffa maiori ,neg.min.cuius
probatio ees tantü de pte: formali per incxiftentià,nam quacung; ralisan crea
tura nequit effe realis at nó probat de vni- tate formali, per indifferérià:
hcan.eft vni- ta5 realis, vcfusé oftendit Doct. cit. 2. d. s. q t- & hzc
cft,quz ponitur fundamentü ha- rum rclationü primi g eneris. Ad aliud,licét
multitwdo aliquo modo negatione inuol- uat,fupponit tamé reales, &
pofitiuas enti- tates quarít vna «ft diueríz ronis ab alia,at que ità relatio
diuerfitatis v.g. fundatur in homine, & leone, nó róneillius negationis
przcise fed rone propriz effentiz vaiuícu- iufq;quatenus feeüdá vnitates
formales süt plures effentialiter;redlatio po ceto di- mi lij ad dupli fundatur
in dimidio,nó róne defectus magnitudinis extremi oppofiti , fed in (ua propria
entitate, quatenus hec tà at maior. n ob idtamé —— | 065 relationes primü modum
pettinkces effc reales ficut .n. Vnum multi- plex efl vnü
numero,fpecie,genere,& pro- ótione;ita idétitas fundata fuper hoc , &
illud ynü ad hunc primi modá fpeétabit,ét identitas nnmeralis, » apud o€s cft
rela- tio rónis, quia eft ciu(dé ad feipfum , immo Arift. fub hocgenere
exprefse recéfet pro- portiones oés inter numerosab Aritbmeti- 2
excogitatas,quz kdo reales jd unt i nequeat fubiectum per pride nidi ved
numerus non cít re vera vni per fe ens,g; de tranfcendenta- li cecedunt omnes,
in quo tamé proportio- nes fieri poflunt non fecus;ac in przdicam. Soléthic
Au&ores dlfputare , an rclatio- . Qesrcales huius primi generis fundentur
in : nitate Ípecificafoli., an étin generica, & Ax licét nonulli id neget,
feré tamé .oésa t ct Ant. And. y. Mej.q. 14. ad 5. aeg fundariin his oibus
vnitatibus ét ana- og3,dümodó fit talis,que dicat vnü concc- 9. obic&intt
intrifiece eóuenienté vtriqg; analogatorü,quia nó minus sitfimilesá par terei,
Petrus, & leo invóne animalis, quà Pe trus, & Paulus in róne fpecifica
hominis fer udta proportionc,& ide arg ficri poteft de vnitate,ícu
cóueniétia analoga. Nec refert, pA differétia fpecie, etfi one €óueniát;di. -
ir fimpliciter diffimilia , vt cóftat de al- bedinerefpe&u nigredinis.Ná
lieet verá fic wiuerfitace (pecificà vocari abfolute diuer- fit x6 adhuc 1f
jdentitas genericain fuo or airelatio ex - vni dine dicitur tripliciter calis
Imbtipfarie nitas numeralis pót effe fundamentü refa- tionü rcalium hutus
generis fenfu fuperius " explicato q. 7. vt fiéadem numero albedo
pogeeturin duobus fubiectis?, dicerentur liter fimilia., quod bene notauit
Bonet. in hoc przdicamento. 1. Exponitwr fecuidns Relatiuori modus: 157 C
Relationos fecüdi generis eft diifidium nó leue de earü fundà- mento
proximo,feu róne fundádi , an fit a- &io,& pa a&tiua,& paffiu1,
proxima, & formalis, vel potius demü fub. ftátia ipía,q eft principi
radicsle actionis, & paífionis.Thomiftz paífim docét effe tp- $4 actione,
& palfioné ex D.Th.i.p.q.28.art. 4. K 4.cótra gent.c.24 Bt 3.d.8.q. 1. art.
s.ita Caiet.5.p-q. 3 s.art y.Iaucll.: Met.q.:
1.SaChlib.5.Log.q.31.Sotohic,&s.Phyf.q.2.art.2.Cópl.cit.Io.deS.Th.&alij,»probát,nàillud
eft proximü fiunt relationis, quo pofito, &fi es no ponantur,relatio
ponitur, & quo fublato €t ceteris remanen tibus nó ponitur talis aüt eft
a&io refpe&t paternitatis v.g.nà eoipfo, cp verü eft; ho- miné genuiffe
verá, ac neceffariü eft habe- re relationem paternitatis ad' filium , &
quotifque non ponitur a&io ; etiamfi alia ad(int,non confurgitrelatio, ergo
NC. ^ ^ Hác opin.Do& frequéter refellit hac pe fcrtim róae, quia ró fundádi
, (eu fandamé TEerUnh HOD NNMEE debet ,quádiu ma- one : la, crgo &c. Act.C.1$o
&q Treirca Gin 4d. Me Ls . qoos quol :2,C.& alibi fi rRCP l. cócedendo
relationes fecüdi generis poft ine fündaméto proximo manere , dà. odo manear
fundamérü remotít, dp cft fi- bie&t& inhafionis eaiti;ró hhilts eft
,quia TÓ "Fundádi in fis relatipnibusTolü eft necéfa- rain c» & in
frio produci" relationis mónürinfaóto ez, & coferuari eius, fed ad ho
fatlicit perféuetátia fundaméti remoci, -cui inlra réc, vndein hoc przfertim
differüt relationes hniusfecüdi generis à relattoni- .bus primi;op illainharét
immediate funda- méto proximo,vt y.g.funilitido ,pximein- herct albedini,
&a ^ ;didte paricti,:t nó Ata efl dexelationibus huius generis , qjua
paterniras proxime ipharet (ubilant'z ho- miais gencraotis, Rlratio fubftantia
&critt, not Juccayfüidamento proximo , quz dne '&rina eft fiij, Didaci
Morifani,N atiorüs quaidis Hmc opm.no teneanc quamlibem- ter Complut.
receperunt , quia non minds idonea di ad fuam opiniortem ems : O— — COMQERRMG
SD QM ——EPREPR P )o]po ILU PERIERE 148 Hac (olutio, ficut & dodrina, «ui
inniutor,reijcitur à Do&ore loc. cit. pra (crtim veró 4.d. 6. q. 10.
quiafunda- métum proxim&s& formale,non tantum ett caufa relationis in
fieri (ed £t in cffe , cuidéter deducitur ex (uperius dictis de undamento,&
termino,rclatio .n.pédet, & Ípecificatur ab extremis , non vtcunq; fcd
(ubratione formali (andandi , ac ter- minandi cófttutis y ficut ergo Petrus ,
& Paulus non fpecificant relationem fini- litudivis , ni(i vt ftant (üb
albedine ; quz €&t ratio fundádi illam ; ita Petrus pater, & Paulus
filios nequeunt fpecificare re- lationes paternitatis, & filiationis;nifi
vc flant füb rationc formali illas fundandi . Tum quia ficut fecundü fuas
entitates ab- folutas, & materiales nó funt nata huiuf- modi extrema illas
fundare rclaciones ita neque cófcruare, quia cofcruatio rtlatio- nis pendet à
modo fundandi, Tum quia fal(um cft etiá huiufmodi relationes non inletere
immediate fondamento proxi- fno ficut relationes prifni generis, nà fi ignis
calefacit medio calore, vt potentia a&tiua, qua illi fit ratio agendi & ratio fundaad: a&ionem , vtique
relatio a&tio- -niszqué immediate inbaret calori , vt fimiilitudo albedini;
& calor ab igne fc- paratus diceretur agens , & caleíaciens , ficut
albedo feparataà (ubie&o fimilis, & idem dicendum foret de paretnitate
re(pectu potétiz gcneratiue, (1 hzc pone retur accidens realiter diftinctum à '
- tentia generantis, vt ponunt Thomiflz. Nec rcfert, quod potentia generatiua
nó denominatur pater, fcd fubttátia ipfa pa- ttis ; quianó eft nece(Te accidens
(emper wenominare fubjcctum proximum , cui inhaeret, nam intelle&io vtiq;
proximé ánheret animz no(trz , & tamen deno- minatio toti conucnit homini,
cy ét cerní tur in alijs multis accidentibus. 1 quia Cum relationi in cói vt
fic , cíTencialiter CÓpctat pédereà rone fundandi ,& funda- tnento
prox«mo,nedum in fieri, fed éc in elfe, & conícruari ,hoc idem
omnibus,& fingulis relationum ípeciebus conuenire debet, quia id eis
conuenit róne generis, non at róne peculiaris differenuia, atque idcà malé per.
hoc (cccrnuntur à jr&di- Duefl.X. De fecundo modo Relatinorain. ife1r. 701
&is Auctoribusrcleiones buius (ecunc: gneris à relationibus primi. Tum to:
€, quia fi aliquis reperitur effe&tus pédens à (ua caufa , ncdum in ficti,
(cd ét in ccn- feruari, telis praíertim céferi debet quz - libet tclatio ob tenuem
eius entitatem « 159 Idcircó Io.de $. Tho.hanc cóem Thomittarü rc(pófioné
modcratur& in- quit, q: actiones nó dicuntur fundare re- latiores, sm «p
(uat in ficti, fed sti quod in fi&o cic, hoc aürira declarat, quia li- cet
atio in (e tr&feat,cft incaufa reltnquit determinatione quandá ad cffeétü
iá po- fità; hue per habreü , (iue per difpofitio- n€, aut ius vcl liquid
timile, rónc cuius pót fundare rclattonc ad illü quae fü:t re- fponfio cutüfdam
Tocccllant apud Fan- dria $.Met.q. r6.art.4.talem aüc rela- qui in caa
determinationem cx actione pratecita cx coarguit Io.de $. Tho.quia tranfacta
octionc,caufa ton amplius or- dinatur ad ctfe&à ,vc anre illam,quia ance
illam ordinatur ad effe&ü, vt potlibilem ab ea produci , at poft illam
ordinatur ad 'eum,vt impoffibile amplius ab ea produ- ci, quia caufa ereata non
pót reproducere 'eundé numero effe&ü.Ceeterü neq; hzc folutio
fatisfacit;quia non apparet,quiná habitos, vel difpotitio relinquator ex a-
&iobe , m quibus fidari poflit relatio ad cffectü & quod idé numero
cffc&tus ne- qucat à czulà creata reproduci, prouenit ex (olo extriifeco
Dei decreto,vt often- dimus diíp.8. Phyf; q. 5. art. 1. & quando & ab
aliquo intrinfeco proueniret relicto incaufa ex a&tione prterità,q eam red-
deret impotétem ad illüreproducendü; ia hoc nó císet tófundandi relatione rea-
"lem ad illü,ad hoc genus (pectantem.fed potius pofitiué impediret, nc
ralem reJa- tioné fuadare poffet. Tüm quia admiíso €t,g ex actione praeterita
talis relinquete-— tut difpoficio, vel hibitusi caufa , inquo fundaretur
relatio ad cffectü iam produ Cüscuoc relationes huis geoeris nó time mediate
amplius fundarentur in actrone , vt conteadiric T howiitz, (ed'üpet quá-
litatem , quod neque ipti conceerent .- * 160 Alia proinaé sécétia eft Scoti
Toc. €it.vbi docet nó a&tioné, & j'ai oné [eq potenuag1psá
a&iuam,& paffiuam c(sg : Gzg 3 fu so* . Difp VII. De
Pradicam.-Refjelliuit.". ^ for dáméta proxima huiu(modi rclatio- 18i,
explicat aüté id non debere inielligi de«oí pcétu, quem de fe dicit potétia,
[cd dc abíoluto, quodà refpe&tu denomina- tur neq; de potentia nuda, fed vt
jam ad actü redacta pera&ioné , itaut s&tio & paftio fint (olam conditiones, fiué
difpo- fitioncs ncceflarió ptarequitita , funda- mentum vcro potentia ad adtü
reducta, quz e(t cómunis Scotiftarum Ant. And. «. Met. q. 14. Bonet. in hocprzdicam. Zetb. q. 18. .. Proptor tertium ,
Fabri ibid. difj»& $. & fequuntur hic Recentio- res mult Ruuius,
Didac.Mori(, Smigl.& alij, ac c&à nonnulli Thomiftz Socin. $« Mct.q:2
«ad 2. Fland.cir. Araux.ibid. , fatt.9.Et quidem magnum habet fun- amentü in
Arift, ibidem , dum ait a(7j- |o wa verb, C pa[fia fecundi chinann c affinam
potétiam , Cr potentiari atiio- ues , quibus verbis vtram4; pertincrc ad
fundamentum docuit, potétiam quidem , vt ie fundamentum,aGtioncm veró, et
condit:onem neceffariam, & pracuiam difpolitionem , fine qua nequit
potentia fundamentum proximum effe, vndé vt ait Dodor 4.d. 13. cit.bené
(aluatur didum Arift.ibi , quod relationes (ccandi modi dicuntur fecundum
potétiam a&iuam, & paffiuam, vt fecundum fundamé:a, & di- untur
fccundum actiones potentiatum , vt fecundü difpofitiones prauias ad illas
relationes , & coditiones omninó necc-farias, quiaha relationcs nó
confurgunt €x cxiremis ctiam formalibus vtcunque , uia (i Petrus modó
pater,& Paulus mo- o filius ponerentur percreationem etia cum (uis
potentijs a&iuis,& paffiuis,non eticnt formaliter ipter fe relati per
pater- nitatem, & filiationem,fcd ncocísarió re- quizitur , vt ynam
producarnr ab alio, & P emis genera, Petti. determinetur ad fundadam
relationem paternitatis pci produ&ionem Pauli BE cn. ipfa Re contrá
potentia paffiua Pauli, .— — 161 Caerüm contra hanc opinione yigéc Eq y yi | -
Hurcdifp 1 j- Met[e&t.10. & alij eandcm rón6quá Scotus vrgebat conira p
Opiniomé guia Fertus viugnte filio A a d posentiam generatiuam, vt v.g. f:
caftre- tur , tufic,n. przciditar feminis officina , vcl (alim à Dco auferci
poteft, & tamen adhuc remanet pater,crgo potentia gene «ratiua non cít
proximam furidamentum ternitatís,quia hoc ablato concidit tc- atio , vt contra
Thomiftas argucbamus. Nec valet refpondere cuin Ruuio , Did. Mori. & alijs
abfutdum nó cffe relatio- nes huius generis manerc in fuis fübic- &is ctià
ablato fundamento proximo, & róne fandandi . Nam hzc folutio abunié nupcr
reie&a eft. Neque ctiam ipfi Sco- tiftz süt ab hac difficultate immunes;,có
quis Do&or non di(tingaat realiter po.- :tentias proximas agendià
radicalibus 2. d..16. q. vn. vc faciunt Au&ores relati, Quamuis ,v. ita nó
dift ingaat illas, (i ac» cipiantur potentiz organicz incomple- té, vt (ant
partiales anim. perfectiones, tamen (i completé accipiantur , pro con- ftituto
.f, ex determinato organo,& par- tiali animz perfe&ione , eas realiter.
di- ftinguit, nec vllus oppofitum docet, quia fzpius hominem videmus orbari
potcne tijs fic (lamptis; certum eft autem, ci in- quit Doctor paternitatem
fundari in po- tentia a&iua, loqui de illa in hoc fecando fen(uynon in
primo, quia potétia genera- tiua in hoc feníu , eft proximum princi- pium,
& fundamentum procedendi vnius ab alio,vt de fe con(tat ,nam finc organo
non eft. potentia. generatiua reducibilis ad atum, atque idcó nec relationem
pa- ternitatis fundare poteft, — . by .. Kdcircb Suarez, & Hurt.cit. cum
alijs, vt melius prouiderent — rela. tionis,allcrunt eam neq; in a&ionc ,
ned; i entia proxima fundati y fed inradie cali .i- in ip(a fubftantia proxime
, & im- mediaté , quia patec relationem, paterni- tatis in a&tu habet ,
non folum poftquam uan(it a&iofed ct:am( potentia gencra- di amittatur,
Verum neque hec Opi.pla- €et ; quia rclationes huius generis (unt iones
originis: ycl procellionis vniv usab alo ,. proximum principium huius procc
lionis cit ró (uadand; tales qescionsialenó: principium non elt ip« fa
(ubftantia patris, fcd potenzacius ge- neratiua cópleté lumpta » vt dicebamuse
Cont, quia yc l'euus referamuc ad Paulds Quefl.X. Bs fétuido modo Ralatiuruni
AI, 7057 vt pater ad filins; non (afficit intelligere fubfantiam vtriufq;
precise , fed in fub- ftantia Petri debet concipi aliquid quafi pertinens ad
rationem agendi, vt fübítan- tiam Pauli refpiciat in ratione effectus , etgo
nuda fübflantia nequit cíle ratio fandandi patcraitatem , cüm finc poten- tia
generatiua effe&um nonattingat. : ^! 162. Pro tefolutione huius dubi; no»
tandum eft inter effe&us aliquos effe, qui à cauía fecunda effentialiter
dependent, non (olum in ficri, fed etiam in conferua- ti,vt con(tat de lumine ,
fono , &c. alios veró ab ca dependere folum in eo infti- ti, quo fiunt;
deinceps vero nullo modo , vt domusab adificatore, filius patre , &C. Cum ergo
relationes huius fecundi modi fint. telationesoriginis , & procef- fionis
vniusabalio , effe&tus primi gene- Jis,X in primo inftanti productionis
co-rüm,acetíamdcincepsfundatadcaufamrelationemrealemdependeotizs,&caufa€contrarelationemoppofitamadip(os;&fifübftantiaponatutimmediatea&iua
fine medijs potentijs realiter; vel forma- liter ab ip(a diftin&is, vt.
probabilius eft (exceptis quibufdám anima potenti)s, vt in lib. de Anim.
dicimus) tunc in ipao immediate? erant:fundate it relatio. ncs, fi veró in quibufdam
actionibus ac-* «identalibus,& teanfemttibus agit quoq; media potentia
accidentali, vt Sol illumt- hàndo , ita camen vt & ipfa attingat cffe-
€tum,tunc vtri]; 12en$ proporttonatam fündabit relationem ad effe&um , quia
vtrumque e(t verum agens in (uo ordi- fe; quod fi non attingat effectum vllo
do, nifi media potentia accidemali , inipía fola fandabitut relatio. Effc&us veto fécandi ordinis cantum $n
primo :nftanti fundát relationem rea» 'm dependencia: ad caufam , non aüt de-
1ctps , (cd poftea ex ipfoaétu caufalita- is ttanfacto remanet tantum denomina-
Lio qud ho fccit , &illüd fa&um eft, quz vtiq; eft &enom natio
fcalis non ta- tné cclatió realis dependétiz ,& calcsctie dlcnommationes
patris, & 61i), nempe qp lic generadit ,& tlle genius eit c: preise docct
Arift. Mets €. 15. inquit o. quod ilc dicitur pater quia fecityllle fllius,
quia quid paffam eft ; cui füffragatur commu nisloquendi modus , nam Paulü
dicimus cflc filium Petri, np Petro defun- &o,non alta ratione, ni(i quia
ab ipfo ge« nitus fuit; Et quod parernitas ,.& filiatio in creaus nó dicant
relationes reales pro batut vrgenter, quia tales vtiq; forent cau falitatis ,
& dcpendentiz , fed poftquam filius genitus eft,non amplius à patre des
pendet in effe , ergo nulla adeft ró deine ceps. fandandi relationes realcsad
hunc modum fpe&antes , nam omnes iftz ali« quam importánt dependentiam
vnius ab alios Etin hocfen(u admitti poffunt ra» tiones Aurcoli,quibus
r.d.30.part. I,arte 2. ptobat relationes producentis,& pro- du&i
ad'fécundum modum fpc&antes v.g. paternitatem , & fibationem non ef.
1635 Dices, adel[e etiam deinceps (uf- ficientem rationem fundandi relationem,
ia-manent extrema , ad quorum poti« tionem neceffarió refültat relatio iatrin-
fecus aducniens, vt fant paternitas, & fi- liatio ;. Contrà , non
qu&cusque extre ma (ufliciunt ad couftituendam relatios nem intrinfecus
aducnienrem (cd dcbent eíle commenfutrara relationi , quz in- de infürgere
dcbet , at talia extrema noa funt Petrus, & Paulus, qui fuicab eo ge«
nitus, fi (ecundum fuas emitates conti reütür , ergo prater illasoportet
iotellie giin vno extremo aliquid quafi pertinés ad tóncm agendi , & in
alio aliquam ró- nem dependentia , vc inuicem referantur relatione reali huius
gener:s , cüm crgo »era&ta generatione , nihil tale pmancat in extremis ,
fatendum eít deinceps non inuicem referri eclationc reali haius. ge* neris.
Conf. quia fi vrget allata obie- Cio , ctiam deberet dici generationem ipfam
mantre;cürmancant extrema.f.ge- ncrans,K genitum , &spía fic relatio n
trinfecus adueniens , ficut ergo ipfa non smanct,quia generans , & genirum
fecun- dum fuas, entitatcs rion func etrema.ce jus formalia,(ed raiterialia
raniumidem quoq.de paternitate, & filiatione di cft; quód có eel maxirié
cft affercndum, quia patcrnita$,& generatio a&tiua, filia- ti0,&
generato paffiua non difcruntyyt Gas 4 €x 204 Difp. VIII.
De Predicam. Refpetliuis - NE. €x Scoto colligitur 5.d.8. q.vnica. $. 4d quafi
ionem, vbi eas codé modo definit, vt de (e conflat in relationibus diuinis
Diccs,in diuinis paternitaté , & filia. tionem cfle rcales relationcs, ergo
idcm aicendum eísc in creatis , Contra, imó ex hoc nofirum roboratur afscrtam,
quia 5 &dco in diuinis id verü cft , quia ibi a&io gcneratiua , &
parernus influxus in filium peace manet , crgo quia in creatis fo- üm talis
infiuxasex parte cauíz reperi- &ur in primoinítanti, & pariter dependen
£a ex parte cffcétus , deinceps vero hec omnia ccísant , remanente nuda
cniitate «auíz,& effectus , alserendum cft pater- nitatem, & filiationé
non dicere rclatio- nes cales, nifi in primo inftanti , & tunc paternitas
fundabitur (uper poteatiam.» actiuà, vt flat fub actu E cido ; deinceps vcro
Bon diccre, mfi denominationcs cx- "rrinfecasex eo defumptas , quód ille
ge». nuit , & iftegenituseft. Ncq;ab
hac fcn- tentia alienoseft Door, nam in 5, d, 8. «it.(üb D. proponens hoc
dubium, an fi- liatio dicat tclationem realem, tres adhi- betrefpontiones,&
quamuis tertize, quar «ómunis eft, videatur adherere , primam 2amen, quz
cíl,quod filiatio lit fola rea- lis denominatio cx a&u generationis ,
yracerito, non improbat , (icut (ecundá, m dicit else ab(urdam , figni euidens
lam ceníere ptobabilem, tcttiz tíima- gis adla (it neà cóirecedore vidctetar, «
ilafuppolita locutuscft de patetnita- 1c, quarcns de illias fondamento locis
omnibus füpraciatis ; Et hanc noftram opinionem de relationibus fecüdi modi,
& cx cifdem motiuis fecutus eft pofleà Woncius difj. 15.
Log. n. 64. & fcq. licet «am bi proferat, tanquam ;& pro- prio Marte
inuemam. 164 Pecrüncnr autem ad, hunc (ceun- dum modum relatiuorum , nedum
rcla- woncs ininfecus aduenientes; fuper po- 1entiam fundata , (cd ciam
extrinfccus «ducnienies pra([ertim dc geacre actio- i5 & paflionis, vx
Scot. notauit in 4. d. 1 3-Cit.intertia cxplicatione , quam adhi- Aet ad
tex.20. 5. Met. Arill. .n.ibi in hoe 1€ct ndo modo, ncdum rccenfuit relacio-
525 caulg d «c ctum , producenus ad
productum, fed etiam agentis ad paf, fom, & a&iui ad paffinum , vt
calefaci- tis ad calefadum; immo dicere poísa- "mus omnesin vniuer(üm
relationes, ex- trinfccus aduenientes fex vltima przdi- camenra conftituentes
ad hunc modam reduci, quatenus in aliquo fenfu omnes fundantur fuper potentiam
actiuam , & paílhiuam "d Vbi paífiuum fupdatar in potenua padfiua, quam
habet corpus co. tentum ad locari, & Vbi a&inum in po- tentia aCiua ,
quam babet corpus conti« nens ad locare , & ede sp. Spe&ant ctiam ad
bunc modum , m prafatae relationes predicamentales , fed ctiam tran(cendentales
, quz fandantur (uper potentiam actiuam, & paífiuam, vt rcla- tio iui ad
producibile , a&iui ad affiuum, nam,hic quoque enumcrat re- Linen
calcía&iui ad calefa&tibile, » , iones enim modi. fi (amantur , vt
dicunt naturalem aptitudinem vw. g. iguisad producendum calorem , aut ca-
Ieiicietdi aquam, fant tcanícendentales, licet (àfamantur , vt (unt ipfzmer
rcla- tiones przdicamentales in c(se poffibili, & obicétiuo, adhucin tali
ítatu predi- cam. dici debeant, quia eiufdem natura cft homo
actu.exiftens,& homo polTibi- *lis, vndé (actum eft ; vc quadam rclatio-
nes huius generis dicantur fundar; ip po- tentia abítrahendo ab actione ,
quales fant illa omncs , qua rcfpiciunt iy vt poffibilem , alie veró: fundantur
im potentia , vt eft (ubactu fecundo , quales. funt illz, qua refpiciunt
effe&um in fic- ri , nam harum omnium aculit Ariftor. excmpla in textu. Immo
neque omnes: relationes, quas fub hoc modo recenfet ,. funt reales;nam quafdam
enumerat , qua fundantur in a&tione futura , vt quod facturum eft ad id ,
quod faciendum. cft, conftat autem tales relationes non císc: realesquia non
habent extrema actu exi» fteniia , nequit aucem rclado habere. maius císe 1n.
fuis extremis ; enumerat etiam rclatiua quadam , quz dicuntug priuat:onem
potentig vt im- poflibile, & &milai de quibus omnino «onítat non eísc
rclauua realia « | Quas. X. De tertio modo Relatiuoremadr.. — 205 vlanatut
tertius modus lati ad (cientiam,& fen(übile ad (enfum; tan- £l ipf à cow
quam men(urabile ad menfuram , at rese 365 Irca relationes tertij generis —
Ctra fe habct;g» fcibile eft menfura fcie- | .., eft cóisopinio,vt dicebamus —
Ug , & fcnibilc fenfus, & Arift. codem ab initio act.diftiugui à
relationibus pri- modo refetri dixit meníusabile ad men- mi,& (ecundi modi
penes fandamétum , furam , fcibile ad (cientiam , & fen(ibile quia
nimicumift fundantur fupermen- ad fen(um;Nonergo tertium genus cone |
Ádurá;& menfürabilc,non ille jidq. aperté flituit Arift. in rone menfürz
nec pefiés docuit Scotus s. Met.q.15.dá ait in corp. . talc fundamentàà duobus
primis diftin- afit. hunc modürelatiuorum diftingui xit,(cd roné eius
conftituit in €oyg» in cmeris, non per mutum dependen tá dicantur ad aliquid
relatiua huius ge» giam, vel non rnutuam y fed per funda- neris,inquantum alia
dicuntur ad ipfa, & damenta alia, € «lia: , atquc 1tà deícn« — diftinxit à
duobus primis,quia inillis cft dant Ant, Aud. Faber, & enixe Zerb. f.
relatio realis mutua in vtto]. eXtremo » Met.loc.cit. Bargius 1.d.30. &
alijSco- — in Boc veró relatio nó cft mutua,quia nó tiftz , & paffim
Thomistz omnes, eft rcalisnifi cx parte vnius extremi, vn« Vecum hec opinio,eftà
plaufibilis,nó dé ad hoc genus fpc&tant relationes nom eft ad menté
Arift.neq.Scoti in lib.(ent, — mucug,vt fic, denominstioncs in termi nec infe
verajnonad mentem Arift.quia — mis earum reíukátes ex tali terminatione. ipíc
5. Met.tex. 10.nunqué dixithasrela- — 166 Necopinio illa eft ad menté Sce
tiones fundari ia róne menfurz , autdici —si,pam eftó in
Met.loc.cit.cómunioregs sm rónem men(urz, dere dixerit relationes tertij
generis di ationibus primi modi aitdicifecundum — flingaià ceteris per ja&
alia fundamé | vnaq,S& muka,& relarionesíecundimo — sa,nonautem emiam
mutuà , di dici sr potétiá a&tiua,vel paffiuá; ed & à i i folá dixit
quz dá rclatiua dici,vt men(ü- iorébabet
auctoritatem, & magis cx (cn« rabile ad menfará,& fcibilead (cientiá ,
tentia loquitur, diferte docet hac relati- & (cnüibile ad (cn(am , vbi
potius hzc ua pracisé diftingui à relatiuisprimi, Sc emnia pofuit velut
diftinGta exempla»$; — fecundi genctis,q» illa funt matua,nó ve- | non rt
oftenderct (cibile, & (en(ibWecó — ro ifla , itain 1.d.3. q. f. füb B.&
d.39» tineri fab menfuraJ& menfurabili vtac- — $. Re ndcotgitar ad
primam;& $. td : eucaté notauit Suarez di(- 47- Cit (có. arg. ecund. quaft.
& infrà d. 35 idem 133. Nec. fatisfacit refponio Sanch.hic — repetit, &
rurfüsquol. 13. (ub V. alibi q. jo-ad r.prin.dum ait Arift.inillispri- —
frequenter ncc alium di(cretionis mod mis ve: bisaliasvt menfurabile,ad men- —
imcr illa vnquam memora» Refp. Bar- fram explicatfe communem ronemha- — fius
loc.cit. diftin&ionem horum modo rü rclationum, & fccide propoiiionem —
rum dupliciter inquici poffe , vno modo c esit erm dicetet,omaismeníü- —
e&e&iueS& exirinfecé) fic diftinguun« $a, & menfurabile eft
relatiaum tertij tur yer fandamen'a , aliomodo intripfe- neris,&
cum(obiuagit C" feibilead jcié — €8; formaliter , & fic vtiq.
diftinguüe tiam ,C7 fenfibile ad fen(ums refoluitil- — tur pec mutuo, vcl nom
mutuo referri € Jam propofitioné vniueríalem pcr copü- — quia fd competit
relationibus róne diuer * fatiuas , & oftendit pet [pecies » quodim fiatis fundamcntorum » namre ionet genere
dixerat , vt fi dixiflet ) omnts ho- tert'j generis rationc fui fundamenti no
moeltanimal, & Pecriselt animal, & — petunt intermino rclationem realem
ops Paulus eft an mal , Haec (olucio manifc- pofitá) benc tamen relaciones
primh fté tcXtum extoruenquia in primis vec cundi , idco prisa differentia
huius mos bisdixitalia dicrv caem(arabilead men. — dià primis duobus petenda e
à funda- furam , (i ergo hac poíteriora adhibui — mentis.Sed h$: re[pontio
facile rci]citurs fet in exemplüprioru,vcconte nditSan- — Quia mox oitendemus
hanc non mura | €ius colligere debuifigt cibi [c babere dc ndemiam relauuorum
tert) » e risillis conuenire,non ratione fui funda- menti, gp ita poftalet ,
(ed potius ex dif- rmi afhignatione,extremorü , quorum vnum a(fignatur in
a&u; & aliud in. po- tentia, vnde hoc inducit inter relatiaa bar ius
generis, & aliorü duorum potius dif. fcrentiam accidentalem. ex. tal;
diffor- mitate dc(umptam quam cffentialem à fundamenuspetitamz ;.- 5. fa | 167
Vtigitur id magis patear,& qua» lis it diftinctio huius temi; modii dao-
bus primis;an.f fit effentiali potius accidentalis tantum, inaeftizandum cft ,
vnde procedat,g relationes huius gene- risnon fant mutüz,aliorü vero sU d
ponimus autc ex dictis q:6. art. 3. ec 1. illa dici gram n qua nih cem rcciproc
"per relationes oppolitas vriq. realiter iulatcein, lla vcro non mutua ,
quorum vnum realirer fundat relationem;aliud veró tantum tcr minat,vndé nontam
eft rclatiuum,quam abíolotum.Thomiüz paílim hanc ratio uem afferunt, quia vt
extrema inaicé re- ferantur rclationerealrin fingulisexifté tCodebcnt effe
ciufdem ordinis, fic.n.in- nuit D. Th. p.p.q. 1 3.att.7.& q.7.de pot. Att
TO. & 2«contra gent;c.1 2. [m autem conditio deficit in men(ura ; &
menlura- 10,2 pertinent ad huac tcctió modu, quia &0n lunt eiufdem'ordinis,
vnde (cié tia ícfertur ad fcibile , quia non cfl cxtrà ordinem fcibilis ,
(ad(cibile, quia eft ex- ztá ordinem fcictias mon rcfcrtur ad (cié- ti. Sed hec ratio patfim rcjcicur ab al; jo &
prasertim à Durand. 1.4. 30.q. 5.0. ^ olbidemq. 1; art. 3.. & ctiam ab ip-
fo Scot.ibid.$. Contra primum , & qui« dem vía. adhue non ottenderimit 1ho-
mifta , que , ant quara eíle debeat hac communitas ordiis , nam vel miciligunt
elTc debere eiuídem ordinis i inuicem fubordinazi, & mutuo dependere , vt
exs rae Io.de S. Th. cit. & quia nontafe. d abent estrema tecti yinodis
1dcb &e, Et hoc non fatisfacityqu:a vt at Doc.citeft aperia petiuo
principi), id.p.eitycp quar- fimus ,quaré hzc cxaema nonc quse 1uó fübotdinaia,
Vel intcHigunt eiusor- dinis 4. pra dicanieni , & hoc non, quia Mübilantia
;& accidens tont boc modo di- Difp. VIL. De "Pradicam. refpelu: uerfi
ordinis & adhuc inter fe mtttüó rez ferantur, vel intelligunt effe debere
cinf-dcmotdinis.i,generisnaturalis)VtaitFland.cit.art,6.quomodonaturaliadicuntureffealterinsordinisàbartificiali.bus,&(üpernaturalibas;&neq.hoc"quiainteractusfupernaturales,&poten«tidse(trelatiorealiscffe&usy&caue;vel
debent effe ciu(dem ordiois i, cambo. finita, & limitata , vt Hzru. 1.
di32.q.r. qua róne dieit Dcü ad creaturam nonrce- terti; & hoc in propofito
non conuincit;, quia multa extrema relation huius ter- uj modi funt ambo
limitatay& tame mu- tuó.nor referuntur ; vel debent effe eiuf ordinis .i.
ein(dem rationis quó ád- Mr accen itaut -— ea fit fohim re'atio réalis vtrinq.
io quibus eft eadcriy. caufa refcrrendi vnum ad aliud & cadem. ratio
fundandi telationes,quo modo dao albà dicant effc eiu(dem otdinis »quia :
fundamentum relationis mutuz eft eiu(-- dem fpeciei , & realitatis , vt
vidctar ex- plicare Caiet.p.p.q.13.art.7. & neq. hoc facisfacit;quia tunc
fola relationes zQU. paramtiz cierit mutuz. Tádé vrger Bat; ità bené (cibile
inquintü efficiens (eien- tiam cft excrà ordinem (cientix,; (icu ine quantum
men(uransvel terimans , ergo fi nom obtlantc di heu: ( quomodocunq. explicetur)
vt efliciens- funda: ad iplamtelationem realem de fe-. cundo inodo; (ic etiam
vt meníurans , & terminans , vcl (i talisdinec(ütas ordinis hicimpedit ,
etiam & ibi . ! /168 Ex alioigitur capite hec ró dcr menda eít.£.ex
ditlormiextremeram a(- (ignat:one ,vt (upra innucbamus, & igné ' q-1 2.
Met. infine,vbi pro- indé ait , quod fi in hoc tertio modo ex- tema
a(ligaarciur vniformiter.f. vel am- bo in a&u, vel ambo in potentia, e(lct
im cis mu:ua dependentia, ucut in alijs mo« /5310 quibus vaitormicer
alfignantur , que cft communis ina Expoficorik Atiit. in hocpradic.Simpl.
Boct.Amone Vorph.BuclCaiec. Tol. & aliorum, quod ampliusdeclarás Ant. And.
. Met. . 16, adi. notat [cibile,&c ícicatiam(quod pae 1i modo de alijs reJatiuis
huius generis dia debct ) poji dupliciter accipi , vale Quafl. X. De tertio mo
do Relatiuóresm .Ayt.11.. 707 formiter.(. vt ambo (intin a&u , vcl am ibo
io potentia ; aut difformiter i. vnum ijna&u, altcrü in potentia; primo mà
lia- bét njutuá ance potita fe ponür, & perempta fe perimunt, & fic
fcibilc cft ad aliud effentialiter .f. ad. fcientiam in potentia,ncc accidit
fcibili ,quàd fciatur in potentia , nam fcibile non cft (cibile , nifi quia
cius potcft e(Te (cientia , quta fi effet (cibile, & ciusnon e(fet fcientia
in ;potentia, eflet fcibile,& non (cibile , ti- milc eft de fcientia in
a&u , & fcibili ia à&u 5 at fecando modo non habent inn- tuam
dependentiam , fcibile «n. non dc- ndet à fcientia in a&usquia poteft ctlc
cibile ia potentía ; cuiusnon (it (cientía 4n actu, & fen(bile ia
potentia,cuius non fit (cn(us in a&u , vnde hoc modo nosüt fimul natura nec
pofita fe ponunr,ac per einpta fe perimunt , «t docuit Ariflot.in hoc przdicam.
iuxta ergo hanc fenfum ; quem docuit. in Logica debet explicari in Met.q; nempc
affignande rcelauiua vni formiter ,habét mutuam dependenvá, & ad primü,vel
(ccund modu pertineat; affignando autem di fformiter mutuá de- pendentiam non
habe2u; realem; & idcó adicrtium modü fpc &ent, cuius rei ma- nifeltum
inditium.eft , dq alligaando A- riit.relatjua primi, & fecundi modi,fem-
pcr ca vniformiter a(lignat ; ambo, in a&u, vel ambo iu potentias qp prz
fertiua dignoícitur in (ecundoyvbi refert calcfa- &iuum ad calcfactibile ,
fectiuum ad [c- cabile,dcinde calcfaciens ad calcfa&tam, fecás ad id, quod
fecatur, & rux(us quod fccityad id qnod fa&um eft , & id, quod
facturam ceít,ad idjquod faciendum cít 2 fic.n. panas eme E ARP ENSE re
ícferunt dependentiam realem , vel s ceppiem in aliquibus 5 at aíIigaando iter,
non habent mutuam depen. ope KE eíIc (cibile üne fciétia in u y calcfactibile
fine calefadtione in Stu,m€ line menfura in acu, & fic in alijs, quare
ip(amet relatiua primi , iX (ecundi modi boc modo affigaata, n€ pe difformiter
, (pe&anc ad tertium mo- dü,g .n. a(ligoatur ia acta ; vere, X cea, liter
rcfeciurad id, quod aifignatur in po tenia vt fcienua ad Iibile, uon € cou;
quia [cientia dependet à (cibili , non fci- bile à fcientia in a&tu;atque
ita a(lgpan- do hunc tertium modum Atift. in Mct. nil aliud docetc voluit, quam
illud idem, quo dixcrat in Logica, relaziua nempe diformiter a(Tignata non
mutuo refegri cuias rci inditiua) e(t quód vtrobiq, D dem vtitur
exFlnplisfcientiz X cii fcnfus , & fcníibilis , nec rcacra intendit
conftitiece hunc modum à duobus pri- mis c(fentialiter dfünctum . zi 169.
D'ces,é Q extcema rcladonit tec tij zencr'satlignentac vnifociiter , non ob
hacamb»refectitur cealiter, erao nó cx diiform tate afigoationis corum nà-
[citur haruai relatioatin. non muruicas , fcd ex natura fuadamenti huius teicij
mo di e(Tentialiterab alijscondg'in&i , Pra- batur aümptum , nimaffipnac
(cicn- tiain actu, & (cibili ia adu, fcientia vti- que fundat eelarioné
realcm ad obic&tüt, adhuc tamea inobie&o nulla infürait rc- atio;
quicenas c(t terminus eius, (ed fo- Jaextuníeci denominatio (cii , X intel-
lecti . Refp. neg. confeq..naty edam ia primo , & fccüdo modo dantur quzdam
relationesnon mutuz , vt fclationcs di- uctfitatis, ac ctiam cau(ar, & cff
us in^ ter Deu, & cceatucam , hoctamen non praciudicat mutuitati , «uz iliis
debetur €x ratione generica fui fundamenci ,cte- nim non muru;ias
iatecdum-quibofià cà uenit relationibus illotü aj0dorum , von uiden per (e cx
róne generica 1pfarum, ed ex rationc fpecifica alicuius peculia- ps
fundameati;(ic ctiam ip propotito 1e. ationibus rertij modi coggenit non m
tuitas in yniuck(am ex ioa pea. a(fignationis extremorüjira quod fi vni«
formiter aíligncatur, repecitur in cis aue tuitas , ficuc 1n relationibus
aliorum mo- dorü ; q Gi interdum oppofitam cucniat, in quibu(dam relatiuisquz
etiim vnifo miter affjgaata non reterug. muta non cit cx ratione gi erica
lotum, cx rónc qose i ll damenu,s & ideb.non ett fufficicns in CiU yt con D
clícn.ialicer dilbactam. Accedit, gp età; maado Íci&uam in a Ts fcibl iu.
actu, 'eioilz no referatur Faliter ad (eie 2o8 ^ Difp.VIII. De^Pradicam.
vepelliuis. tiam [ et relationem ipfi exrrinfecà tame aflignando ambo in
potcutia,tunc € (ci- bile tealiter rctertor ad (centia, & deré- dct à
(cicntiá in potentia, vt ditum cít . 170 T«nendücrgo etl hücteruü mo düm non
diflingui cffentialiccr à duobus primis, ficut illa funt inter fe ditlin&ta
cx effentiali fundamentotü Qiucrfitate;quia rclatiua aliorum modorum pertinent
ad honc terijum,quando vpiformiter nó ;f- fignantur,gp conftat cx iplis verbis
Arif. qui nó pont aliam cóem ronem relatio- nibus huius generis,nifi quia
denominá- tur ex rclatiome cxiftentein altero, ergo fecundü eius mentem in hoc
gencre non itur aliqua noua relatio » qua [it in- infcca (ubiecto denominato y
fed (ola extrinícca denominatio fumpta à rela- tionibus aliorjym cum . Et hoc
fa- tis confentaneum ett intentioni Arift. c. illo 15,5. Met ,quia vt notat
Dot. cit. 4.d.1 jai infra V.non intédebat ibi ex- plicate. folum naturam
relationis pradi- Cam. (cd varios modos , quibus res dcno- fnibátur relatiuz
(ficut in c. de quali non tatum poait fpecies qualitatis , ed etiam modos)&
dittinguit duos generales mo- dos,«nü corum,quz denominantur,quia ifa
referuntur , & bec diuidit ex dupli- €i fandamento . (.quantitatis,&
potétiz, alia veró , non quia ipfa referuntur , (cd oo die oria ea , vnde hic
mo- nón addit noui genus relationis , fed folum fpccialé modü denominationis, q
conuenit terminis relationum pertinen - tium ad alía gencra . Cum igitur
fcientia poffit obiectum fuum rcípicere , vcl (ub rationc motiui, vcl
terminatiui,vel men- geni, vt notat Do&or 4 d.1.4. 1. fub rint fundat ad
illad in ratie- ne motiui, (pe&tat ad fecandum modum, quia cft rclatio
effe&us ad caufam; alia , quam fandat ad illud in ratione termina-
tiul,& vocat Do&or quol.13.M. relatio nem attringentiat,ac tendentit in
obie&tü, fpectat ad tertium modum , quatemus nó &ft mutua obiectum .n.
nus termi - us nullà fundat cotrclationem ad actá; fi vero cotideretur, vt
fundatur inintrin- feca rtione,& conuenientia poten tg ad obicérum, ad
primum fpedat ; cc- latio tandé ad illad, vt menfüratiuum póc efie duplex ,
ficut obiectum pót bifartam conttitui menfura (cientiz , potett.n., cí- le
menfura (cientig quó ad veritate, qua- tenus notitia intantum vera cft ,
inquátü exprimit obie&um, (icut cft;quo s&fu de relatione men(íarabilis
ad men(uram lo- cutus cft Doctor quol.15.cit. & proprie dic: folet relatio
confotmitatis actus ad obic&um, & ticappellatur à Do&. 1. d. vit.ad
1. & 4. d.8.3. 2. V. quatenus actus debet cffe ex preíta fimilitudo
obiecti,vt verus fitnó quidem per cóicationé etuf- dem tormz , licut c(t albi
ad album , fed per imitationem, ficut eft idcati ad idea ex
Doc.quol.cit.O.& in hoc (en(u qnod libet obic&um cft menfuratinum fui
a- &us;quia quilibet (ud imitatur obici y ficut ideatum ideam; poteft ct
obic&um conflitui menfura in pecfe&ione , quate- nus a&tus eo cft
perfedtior,quó eft perfe Giorisobiecti, quo (enfa de obie&to mé furatiuo
loquitur DoG.cit.4.d. 1.9. 1. & hoc modo non quodlibet obiectum cft fai a&us
menfuratiuum , quia meníurare hoc modo fupponit in menfura maiorem
petfe&ionem , quàm in rc meníurata , vt notat Liche.quol.cit.$. Sequitur in
litte va cuius ratio cítquia men(ura in perfe- &ione fit per. excelfam
perfe&ionis fu- pra rem menfüraram, vt att Doctor 2.d. 1.0.2. G.ynde in hoc
sefu potett obie&ü eflc motiuum,non tamen menpfuratiuum, vt intelle&io
albedinis non poteft per al- bedinem ia hóc fen(u proprie mení(ura- ri, quía
albedo eft accidens imperfcétius ipfa intelle&ione ; Itaq. relatio mcnfurg
ad obic&tmmin vtroque (en(u , fi vaifoc- mireraffi snécur extrema, ad primü
mo- dum (jectabit , quia relatiua iliius modi dicuntur f(ccundü cóuenientiam
aliqua; vel difconscnientiam, (iut fecundum ac- cc(fum quendarb,vel recetium
,mensara. tur autem fcientia ab obic&o vno, vcl al- tero modo pér acceftum
addllid, m con- formitate quidemy & Ui militudine primo tnodo; & it
perfectione (ecundo modo ; poteft etiam redaci ad fccundum relatis uorum genus,
fi ex parte ícient e ipeétes tur ratio menfurz paffiue, ex parce vcró obicéti
rado menfura a&bur ; Cum aüc E Doe. » M ecsupmuiu Quat. aec psc
fimilitudinem prz- tam imitationis ait ad tertium modum "fpedtare, non ad
primum, ad quem rcij- cit tantnm fimilitadinem vniuocationis,
"loquiturrigoroséde primo modo. — 171 num omnes huius tertij | generis
relationes fint tran(cédétales,an aliqueetiam przdicam,& ratio dubitádi
eft;quia hz relationes, vel tendüt ad ter- - minum in potentia, vt eft relatio
fcientiae "ad fcibile,(enfus ad fenübile,vel tendunt . ad terminum in
atu,tine quo earum fun ' damentü exiftere m. d » quales (unt ce- lationes
creatore ad Deum quoad cffi- cientiam;diuerfitatem ,&c. Refp. non cf- .
feomainó cercam , an omnes relationes 'tertij modi fiat fundaméto identificatz
, de celatione fiquidem attingentiz quam :habet a&us ad obie&um,
DoG&or manet anceps quol. 13. licàt in 3. d. 1 5.q. vn. ad 1, id atfirma(Te
videatur,de quo in lib.de ' Anim. liergo o&shuiufmodi relationes i ponantur
fundamento identificauz ,om- "fiéserunt tranfcendencales, nonautem i
'aliquz admittanar realiter diftinciz;ali- m autem tales dari inertio modo c(t
atis probabile , .& foité talis efticlatio - dexiri , & Gnidri in
animali in ordine ad ' columnam ; quia in onimal: videtar elfe ' realis, quia
inipfo funccor , & aliaorgá- n1, à quibus dextra- pars trahit. robar ,
!& vires , in columna veto nullarefpon- * det realis correlatio (cd dicitur
dextra , vcl tiniftra: fola denominatione fumpta :diduxta pofitionc animalis .
ARTIGVLVS Ill: "Inn prefati tres modi. fufficienter affi- - s gnentur y ac
velut ein (i 5s x fría genera quarti pradicamenti . — 171 47x Vidamafferant'
modos rclati- 'uorü iam declatatos non effe füfficiétcr a(fi gnatosáb Atift.nec
minus velutadzquata , & propria genoxa huius predi Ici quia Arift. ibi «.
Metnon intendebat traderc,nec adasquatam totins relationis dinifionem,ncc
propriam hu- ius prz dicamenti , ita Auerfa q. 19. log. (cct.7. Alij é contra
contenidunt banc ci- fc adzquatam totius relationis. diuifio- - De fufficientia
trium mid. velatszdre.LL 393 nem , & hac tria genera acceptant vclat
adzquata,& proprià huius Bebicammn- ti, Alij tandem fatentur quidem cfle
(ot- ficientem diuifionem oés modos relati- uorum comple&tenté,negàát tamen
mem. braillins cóftituere propcias,& adasqua- .tà5 fpecics, vel genera laius
predicamen ti,quia dinifio illa e(t lonzé marorisa bicus, ita (1gaificat Scotus
4- d. r3. cit. q. 1, V. dum in juit, qaod Aritt.in hac díui- fione non tantu
ponit fpecies relationis, fed etiam modos, Jecundum quos aliqua dicuntar ad
aliquidqua fenictia veciór cit, & ad Ari(t.mére magis accomodara. Dicimus
itaq. primó tces modosrelati uorü cfTc (uffi cientet ali gnatos;ita Do- Got
cit;& 5. Met.q. 12. vbi ctiam Anr. And. Zerb, Faber , & alij Scoui(tz ,
ac Thomiftz ; Prob. quiaciló Ari(t. non exprimat in particulari omacs relatiuo-
' rum modos, (ed folam manifc(t:ores, yc notat ex Scoto Zerbius cit. $. Propter
cfeeundum ios tamen ita a(figoauit in: - quit Zerb. vt omncs alij facilé
reducan- koe per qud laiiodqcan, , &analogia;hocautem probari pot recé- :
ftndo ong i changé, Br rer- tür facere difficultatem, Sunt autem ii primis
relationes cau(z. materialis, (o:- . malis, & finalis ad (uos effe&us,
qua non . fundantur in vmtate , & menfura , vt pa- 1 &ct , nec in
potentia actiua , cum bzc (it : proptia cflicientis .. Ett ettam difficulcas dc relationibus propinquitatis,
& diftan- «tig , cocxiftentiz , dexui , & tiniflriin- tet columnam ,. &
animal, non. facile cít a(lignare modü;ad quem pertineant , . €x tribus illis
.danfuper dubitatur de rela- - tione vnionis,qua cert? ad (ecundum, & terti
modii nequit reduci; quia eft mu- tua, & non fundatur in actionc;neq; eti
ad primum , quia aliud c(t conucaientia, & vnitas , quz ibi a(fignatur pro
funda- mento»aliud vnio,& coniunctio duorü , quz poffunt etíe inter (e
omninó ditin- cta, & genere, & (pecie, vc cóttat de vaio nc accidenus
cum (übitantia ; huimanita- . ti$ cin Vetbo,, .&c.Aurfus eft dubium dc
rclationc arnoris ad amabile, & vrii- uer(aliter s pgetitus ad
appetibile,que re» latio ccalis «ft ; & non fundatur in vnitàe t5, *te
"Df *tÉ, vcl i&tiode et cogitat, nc:j- id rationc mcearfuce , quia-in
amore ,800 eft veritas , qua nien(ucetür per obicóamamabile: 175 At fi pe e ien
i mé pr mi, & fecuadi-mod! jomnes pte- fu fclafiogés $4&
ducccüliniekodd. 'los reduci pótetunt rxtióne funda monti, & ad terium,
quaddo:«muture nà faerint, ratione non murüstat;s , vade fi. poteacía a&iua
amplé fümatat pro pocenra 6a1- fatiua:, quz inoaini caufa. re pericur- ad fuum
effc &aam,fie omncs celationescau- fatumad fecunidüm modum (pc& ibunt,
n valipotentiatundabitar propria. cau falitás Et & fundamentü priai
modiiain- plia(culé famatur,vmitas némpé, &-mul- titudo (ca rametus pro
couen:ctia duó- rum; auc diconüenienua in aliquo. prz dicato etfenfialiyaut
accidentalis propin - itas, ditlatttia, cocxiftentia ,.& cuná - Büles relationes ad primum modum ati * | ment
; nam ficut zqualitas ddorum pal. n cóucnientia ia quátitatesd io 14 rum.in
qualitate, ita propim.ut- as erit conocniemia duorum mloco , X acce(ías , di (tantia
ecit difconuenientiain loco , & ycluu rece(Tos abinui:cem inillo prz
dicato, cocxiflenta etit door m có -uenientia in hoc; quod aqibo exiftunc in
adem durauone , & fic dealijs ; relatio autem dextri & iimiftri aut
real. s nó eft, fed mera denominatio extrinfeca ex. poii ione animal s defümpta,
vel (i cft ceals -€1 parte animalis; fondabitur in. virtuie -imotiua
illius[ooternite corpus collocare in «tali , vclzah ütiuimordinead columnam ,
«atque. iia rationc fundamenti ad fecundu modum ípect.bit:ati fi nó mutgitatis,
"quia ercx parte columna nom corrcípon- - det reahscortelatio fpcétabit ad
terri. 3Relatio ynionis ad primum. 'at- ctinct,fi vaitas, quar jbi fundamentum
tia- Auucur, vkravnmnatem identiratsexcenda qturad vnitacern.vnionissper q
aliqua duo jn vno tci uo affocianuirywe doces Scot«2. «d. 22.4.2, ad 1.
vcmaterid, & forma in có ruo » duz quanmuates in voo indmiti-
bbilypotcfteuam reduéi ad (ecubiaü cum ficiclauo earinfccus adueniens de prz-
*licamento habitus, vc dictum cit in Inft, *& magsinfra conftabit & oimnia tcx ulla laii fps 3.50
-eltima-piiedué «ax2nta tedaci! po(fimt ad rfesandumexgenerali esi ioca quodque
an actiuum:s & pallium diuj- ditargsc dii cbauettar, freed. qfi ioter
aliqua ectremamog sir 509103;« wc aft.de ivitode-Ionnzaieris ad Vermifi» rarone
, fios axatuiraus :peétibiead:tétiom amo doam- Derelxiónetartié amorisadobié-
duofauhwd: éendaett ; vt fupra de rela« "none fzi& ai-ad fcib Je
;:936d faeooiMd- retain ictu- amoris relatioarsíagenriee ad obieCtam; qui
refpectus «I. conuenit; quaceéms actus, vitabs eft j; vectiaisur: ad ptisüm
modu, quatenus fundatur in in "trinféca illacGuearcotia, & proportione
y 'qüg necetlaris exig rur incec potentiau) » :&bic&um, (cd quitenus
ditóon motua iex parte'obie&tif pedkac ut; rcfe- Tatur ad obié&um; vc
vts causá fpe&ticadíccundum ;. fi randem vc meg. furabile ad menlará ; non
ijudcm n. ve- "ritate, (ed iri perfectio eran : actosamoris cà perfc&
ar eft j quà védit imobie&um perfectius; (pedtab;r ad pci- Tm n- modum. ;
quia calis meníurauo in ipetfectione ft: per accefum cei:menfü- 'ftt ad
meniuram in pcrfc&ione, accef- fus verà vniuster ad aliam ia aliquo. ac-
tributo non ett ,n.(i conuenientia aliqua be césm rima ago recetfus toe
iquadi(conuemencia ; quarc tic ampliá do fun ta primi: , &fccund;; modi ab
Arift. alhignara, facilé omnes telatio- ^nesad cosreducentur,licétrc vera Arif,
folü man feítintes exprefferit y vcanquit Do&or, vt inde alios
deprchendercmus 174 - ope ai Pi "ordi nera non effe propria, &
adaquata hu- p? ptsdicimcnd Al et 'óbinibos a fin- r. OR IHatióncs reàli$ pfe
fict: Imiibfecus zduenientes ; &: canttitaende fpecies huius;pradica-
shemrzGonclufio eft Scou Jot. cit. 4. d. i1g.& proD.quoad.omocs partcs.,
& pri- mó quod non finti bres modi adz-jua- tà adhuius pradicam, quia rc
vcio dtt ibi nominrendit propriam, rigo sofam-huus: prardicamn, coord naiioneqi
narcfed expl c are omncs modos re- laiuordas, ád quos vnasozq. rclat:o: paf fit
aligua modo reduci y noa lolomre&- prédieám; ( — Quia DefoRbisamWl — zit
fiscdéx Ealionis;nón [olam intcínfecos fedt excinfeorns siu ; immo: foiauz prie
dicamentalis, fed'éctran(cenz dentalis;vt ipfa Aciftzexempla oitendür. | eóveI
maxime: credondam eft jin- quit Dost/quia Arift; ia cap. przeced. de dali
ecdgar quadam enumerat; qag nod? fuac de dicam: qualizacsquia non i gendic ibi
ponetc tancum fpecies quahta! tís , (cd omnes modos yquib;pócal . dici
qualesergo veritimile ed codem moo do rocederc ina(fignandistelatiubra dr ;
atq; idcó illa tria genecaimonftla ab ip(o a digtatà vclut propria; & dat:
quàtà huius pt edicameati &1e04Mi rid -: Quod aureavex illis generibus ilte
(o» himiclationesünt feli endz y wo fpecies: Mrd pedicincquararo ancreales;
& prat- dicam. ac idt infecus aduenientes fequi» tir cx przdi&iss quia
hoc geas oaa cón(Licaitur ex célationibus- rations) fed: realibus,nequc ex
tranfcen denralibus fed: i alibüs; & hissqaideay iaccia: deer cd viia es
pear iai ineat ad vItima fcx. przdi- | de feddruibé amici tiniu(rmodi relatio-
nó, X fpecies atfu.n debere ex omnibus; & fingulis illotum geüeram ob
nooaul-: los, qui hoc pratdicam. contesant folum» ex telationib.pridii modi, vt
Aüerfa loc. ! cit. aut (olaui ex relation bus fecüdi mo- : di,vt alij;
Cin&h y & il Kallaatars quta cá» €x primo , qaámex fecunda imodocon- 1
ftraf potcítcü in vtcóq, paritetadiauc- gantur denominationcs relaciua ad hoc :
nis, agi etià vx ter - uicmiodo poreritcontticürs li taceo emt. módí
admuemacücüenomi aátion-s . INO : ettáit opas (ubdiuidere, vt aliqui factüco
relationes hunus pradicamenci in relatio-.' nes zduiparácias S di(quipatubog,
vteun 7 füppolitiónis , & laperpoutiors, vdluc : dias propriaynaud
háiifmodi di? uliiónes £ ju beoe iuenrumtar fh rela tionib. extrinfecus
adueniencibus | de hi$ * vci diafiohibus breuiter daimustis p. loiticttact/
146.7. & quis faa patuit in97! menti ', niFaliad occuriit addendum de-
quibus tamea pldra: videri póilànt apud * D. Dainafc. intua Dialett; c, $0.77
Lari 9 eeiabot dei ag (10139 -4 2"^ "y. e $: apo xpo mtb -Iv $21 e
GIUpidE 215 mnbni5! 15 i1: Declar ntur ejfe Bones; yelaliupruom « ij 7X
Vldnideétalitotgny projsrieta* (7X Jo ces , ver potias artributsenge metádic
Acift;éad aliquid,& nos cüipfo» $ipUlétlara Ct: €. 2:amiitü habete cÓtra!
ri Bi GfGipere magis;& anus, dici ad có»
ucrtétiuneifetittulmura;&effefiutiiionc,&definitione, circa quas no 'Occurrünt
di fficultaves exachinade. i Ptiti5 Citéi primam dubium eft , ag (olui
e5sapetat relatiuis fecuaduin dict, : & ttan(cendentalibus , an
édamerchatiuis: (ccánddm effe, & pra dicamcatalibus j&' fi hs
competit;num competat fundam£.' taliter (olaiya& poriusetdam formaliter;
Tata; hic hot. 2; quem fequun üt Caiet. ' Coniplat. Didic. Saar. Ruu.Smigl.Sca
s lij, docct conucuire rélatjuis canti fe«' cüdü dici(de hism.exéplifkat Arift.
)sim ' eifcabfolutum; cyirspórtatvt fcientia fe ' condum eIfe à [ j
contrariatur ignorantiz) (ed fecundum : télatic ^ » quam i j T A dicic * ad
(cibilejnóa diicitur hàbere contrariü .' "hanc propttétatea éc ad -101 m
AL j extendunt aliqua relatiaà fecundum effe , qua A- citt. ro, Mecvó.imcef
exempla concaacio ' ram,non foluài vit um, & virtatem enu- ' wizrauity fed
eriam axqualitatem, & inar qualitate, fiinilitudinem ,& diffimilitue '
dráéim , :jüz fant relations haius przedi- ' €'heati ; 4áddunt tartien nos
formaliter ' (cdtahtüi cónc faddamemd contrarieta- ' teivhis relatiuis aceidere
y v& fimiles & ' diffidiile comttartà dicuatur ; quia fupee ^
qualitatcs cóntéácias funduncuc,ita Scot, : q:46. priediéaus. feqüuntut Tolet,
' Artic; Manu hic ei. ás D. dew 3$. ^ «de celdt: Albecnammoa-Sunplic Bo« 1 e
Loiinienfi:& tos criam dedunus j v$ 1 cóm nuda t; p.-Intbit; loci cit! ^ ^
^? /476 'Scd quaavuis ita tb: dacuerimus y 1 tü vt ctità Tyrónibus ofteaderemus
vid y' 1 nsc itàtiabioitio ics memet ; b 1$vós dcc reeremasyrav quia comune : 7
n silia opio valdc probabilis eft: »:&' ! Sébto cónfémanea loc«ciGadd»mus
ramé ^ nahc adliuc forcé probabilias eiie coas ólutumi,quodimportat, .
arárietacéis proprram competere — AN "dam relatígis fecundum cfse , etiam
for- taliter fecandum efse relatiuum , ita vi- detur cxprefse docuifse Do&.
1«d.5..7. T. & 2.d.15. q.vn. L. vbi diftinguit tres relationum rcalium
fecüdi modi fpecies, quadam important dependentiam efsen- talem , vtcau(z ad
caufatum , alia funt rclationcsoriginis (inetali dependeatia , vt paternitas,
& filiatio in diumis; alig tà dem important dependentiam tantum accidentale,
vt mou£s,& motum ; fubdit dcinde relationcs tertij generis non repu gnare
in codem fübie&o , ficut repugnat al:edo , & nigredo , bené tamen
rclatio- nes primi, & tecundi generis, quia idem | nó poteít caufarce,neq;
produccre feipsü: vnde tandé concludit relationes aliquas rcpugnare in codem
fubicé&to , non ratio- nc ojpolitrionis relatiuz , quia aliqua re- lationcs
oppofita potfunt c(se fimul y vt rclauo actiui,& paffiui, mouentis,& mo
ti [cd róne dependentia efsentialis, aut . aliqua alia fpeciali ratione » ergo
quibuf- iain relationibus, (ccundum cfse conue- nit contrarictas in Scoti
fententia , quam , etiam (ccatusett Ocham 1. p.(ue Log.c. . $2.& nuper
Aucría q.19. Log. fec. 8. |. 177 Prob. tum au&toritate Arift. 10; Met.
16.iam allata;ncc fufficit dicere cf- f: contraria fandamentaliter,quia eua-
Yitas,& inzqualitas in quantitate fandan tur, vbi non datur contratictas ;
& diísi« tuiütado, poteit etiam fundari in qua'ita- tibus non contrarijs,vt
albuin vt duo , & vt fex di(similia quidem funt,(ed non có» - traria: Tum
ctiam rationc, quia ceruum cft inter aliquas relationes efse repugná - tiam
circa idem fundamentum, vt patec« nitas,& fiiiatio fimilitudo,ac
di(sumilitu do refpe&tu cin(dem , & quidem ita ree pugnant adinuicem,
vt noneodem modo pugnent cum alia difpatata relatione, fed omnis talis
repugnantia con(tittit oppo fitioncm,vt patebit difp.fe.q. 1. quia op volita
(unt, quz circa idé fubie&tum ita inierfe pugnant , vt non aqué pagnéc cü
tcttio , cü crgo talis oppoficio in itis re- latronibus non fit cótradidkoria,
nec pri- vatíua, vc patet, ncc relariuas cum nó fiot coelatiua, ergo erit
coatraria . Nec (uf- ticit dicerc haac conuarietarem non ori- Difput. VIL Dé
Pradicam.vefpeui tiex vi ipfarum relationum fed exvifu torum,quz cum nequeant
effe in codem fübiecto, conf. irodot & ipfe te lationes incompoffibiles
funt. Nó valet tum quia ad contrarictatem relationum vtdictum eft , non (emper
c(t neceffaria contrarietas extremorum; tum quia hoc ad fümmum conuincit
contrarietatem non ipfis conucn:re primarió, non tamen conuincit contrarietatem
illam in ipfas uoq; relationes formaliter non redun- are, . tandem ex ipfa
contrariorá dcfinitionc, nam ca funt , quz ab codem fuübiecto (e mutaó
expellunt, & ilii vicif- fim infunt,tales aurem fünt fimilitudo , &
diffimilitudo refpe&u eiufdem termi- ni;ncquceunt.n.cfTe (imul in eodem
fubie Go,poffuntq. eidem fucce(Tiué inefTe, q» ,n.crat alicui (imile, poftea
fit diffimile , Upton. po et przcifa contratic. tate formarü ab(olutarum,&
quando có- tingit mediantibus formis abíolutis., id . ita fit, vt contrarietas
nó folum fit in for, mis abfolatis, fed formaliter etiam in ip-; fis
relationib, fcu denominationib. relat». "Obijcies, Tum quia Arift.c. de
quant. negat relatiua habcre contratietatem , qj probar;quia fi magnum , &
paruum func contraria, idem (frmul contraria fufcipees ; ret,nam idem fimul cft
magnum,& par- , v rcfpe&u dincríorü ; & cap. ad aliquid. ditm ait
relatiqa habere contrariü, exem- plificat folum de relatiuis (ecundum di- ci. Tum
quia forme contrariz actiuz. (e cxpellunt ab codem (übie&to ; v: conftat de
calore , & frigore in aqua , at non ita fc expellunt (imilitudo, & di
(fimilituio , edam refpeé&tu eiufdem termini , ab co- dem (ubiecto . Tum
quia contraria rc« fpiciant (ubie&um,circa quod hibé& fic- ri at
relationes nonrefpiciunt fübiectü, fed terminum. Tum randem, quia vt. ait
Caiet, tanc ad rclationem daretur per fe, motus, vbi «n. eft contrarietas, 101
potc(d €(fe per fe motusex f. l^hyf. 178: Reip.Arif.ibi ncgare voluiffe ree,
latiua effe cotratia rónc oppofitionis. ree; latiug precise , quod vtiq; verü
cít , quia vt ex Scoto diximus, quz dam relationes oppofiue potfünt cflc ti mul
, vc relatio ; aétiui , & pa(liui, mouentis; & E - ' Li SPET . idi. pm
" . PRA (— Dua. XL'Déaffllionilurrelaiurim- $t ratio, q ibi fubdit
Arift.de magno,& paruo refpe&a diuerforum , nihil cóclu- dat;quia in
hoc fen(à neq; (cictia,& igno rantia re(peétu diuerfarum conclufioná fant
contraria,vndé Auer(a ait Arift. ibi arguere ad hominem ; quamuisauté cap. de
rclat. de folis rclatiuis fecundum dici exemplificet, nom tamen alia excludit ,
vndé 10. Mcet.16. ctiam de rel«tiuis fe- cundum efTe exemplificat. Ad 2. non
cft neceífc formas cótrarias a&tiué fe expel- ani abcodem foiano: nam s
fecunda tates , quz habent proprié contra- ria; vt albedo , & nigredo , non
fe ex pel- lant in generc cau(z cflicientis: , fed for- malis, quod fufficit.
Ad. 3.neg; min. cum: .m. relatio fit ratio referendi (ubiectum ad terminum;
dicit ordinem ad vtrumq; Ad 4. alia eft concrarictas, quam Arift. $. Phyl.
exigit ad motum , ab ca dequa .hic
loquimur ; nam per contrarictaté ad motum requifitam intelligit Arift.ibi di-
füantiam term;norüsmotus, quá nonnifi temporc pót mobile pertran(ice, vndé ad .
Quantitatem ponit motüm, & tamen ne- gatcontratietató, de qua hic eft (ermo
; non ergo cx ifta cóttarietace infi mo tusy(ed cx illa Accedit seq;nos, neq ;
Ari - fiot. ncgare motum ad relationem quo - modocunq; (ed motü per (e prim ,
quia , nonacquiritur propria acquifitione , (ed refültat ad pofitionem alterius.
179 Secüdo altera affe&tio.(. (afcipere magis,& minus folct comuniter.
explica ri, quod quibuldam conueniat celationi- bus;non focmaliter (ecandá fey
fed canc rónc fundamenti y aliquis ,n. dicitut ma- gis vel minus tiailis aceri
(ecádam quo. magis , vcl minus participat qualitate illi conuücniente ,
atq;ita€r nosexplicaui. mus in Intt. vt magis Tyronü capacita- tiinclinaccinar
. Verum (6 res ferius per- pendatur , probabile cft qua(di relatio-. ncspotle
magis; & minus (ufcipere ,2uià ierlaisentirauibus , & nonin fundamen-
tis tamtüsvtcx profeito docuit Mat. pa. fu 3 1. füpet przdicam. ep ét (cncire.
v.de: tat Tatar«citsdum in finc not. 2« conclu- dic uod reltionon fufcipit
primo ma- gis X m imus, licét per (c hoc median- Ww iuo fundamento, quibus verbis
fi 5nifi- Logicae 471 NNI. A: 713 cat hanc affe&ioné etiam per fe in. ip(as
redundare CREE DO dape nd citer à fundamentis , vt de contrarietate dicc- bamus
, Prob. antem róne à priori ;quia reazdamem.s in* iuifibili , vt qualitas ;
duplum , & tri- phum;que fundantur in quantitate n minara;qua proindé y vt
minimum variae ta y ftatim concidunt relationes illas;aliaz tamen non confi
tunt in indiuifibili » fed liabent latitudinem,vt notat Tatar.cit.&c tales
praefertim funt inzqualitas,& diffi militudogquia hzc dicuntur, cam alter.
extremum deficit ab illa ind:uifibili men. fata ; inqua fundater aequalitas ;
& fimi - litrdocum ergo hic deíc&usnon con(iz — ftat inindiwifibilt,
fed po(Iit mag s,& mt. nus crefcere , idé pariter eft. a(sercáüi de
inzqualitatey& diffimilitudine,quz fun- ditur 1n eo;vbi nota,quod per talé
defe éü nó intelligimus purá tegationé , fed quátitaté;aut qualitatem illam
indetermi — natam,inquatalismegatioreperitur. — — 180 Refp.Cóplat.Aucrfa,
Amic.X alij affim«cum Fonfec. $. Met. cap. 1$.q«$« ec. 2.
rclationesomnesconfiftere in in« — diui(ibili, ac proindé quando augetur s vcl
minsitut quantitas,vel qualitas , non. augeri , aut minui relationes., fed
variae ri , itaut priores deperdantur » & acquie rantur alie, yndé c(lo
quantitas , & quae liras;in quibus fandantur, babeant latiture. dcm cendi
poffunt intendi, & re mitti , non tamen quatenus fandant rela- tiones,quia
vt fic babent rónem quand& indiuifibilitatis « H«c tainen folotio fa«
ciliter, & fol.dé impugnatur,primó quia hoc intere(t,vt dicebamus, inter
zquali« tatem, & nz 21litarei,quod illa in in^ diuifibili fandaciryaó 1a,
quia hzc. fan-- datar jy quancarate , vt deficit ab. indíui* fib.li menfara,in
qna illa fundabates, tà lis utem quantas hibet latigudiné, quia. uzcun;
deügnetur y e(b digifibils, & ufficiensad fandandam nz qualitatem , Deindà
«in dao calores (ant. fimiles in 1éiiuà , (hauc ac alter incipit remit » iri«
ciii quoq; difimilis fir; ira quod part palfu procedant reni (lio, &
difhimiiitu-do,& cü rcinitfio fiat in téporo; €t inte- porc acquiri debet
relatio dilinilitudie Hhb B5,
4minueHlinc támen nón (cquitürad co z E rene? e M ors rote d Sic ^
"fofcipere 1$; "a Edere vira (édemedar 25 itam indeter FRE 0 Dif Dr
Pedido pin: 62 ffi5:, ac^ proide fuo modo debct habeta Fiieediné gvadiualc, vel
fi dicatur. aequi« tiimigtlanti jcam diffimilz Lm foto moth
,dcbebentadmittiphira anlás eia immediata , eteo huiafmodi.relatio- nes; qua
habeotlacitudinens irt fündamés *ró;liabent ét tatitudinem ín fe tib cortés
fpondentem,itaqued.iokcà-inrenfionemy. & remi(Donenilltusyetiamipfe infe
in^ fendaptür ya€ temitartur y ita'etiam de 3&e'qnalitate difederíc Tatar.
cit. dum ait: fundartrquamitsce indeterminata: , -&. ad eius vat iatiotim
(écanduar maioritae t&f; vel mitióritaremvariati ; non quidé Creech: ,ob
ónen in & Ct militacimangumern- nénto ; fed diuifibiliter., à tra 2i5,8c
ininms, uifiad (0o viriacióné dlcétids ta tora Tat-loc. City vbi étiam obferüat
jqmod'cü dicimus re- Aatíoric «vi pofle infemagisy& mb sefafciperég fed
dependenrer à funda4 nteitisihóonondebet intelhgtiraut feay pecTicopus
f.iadánsenaimyim fe (aferpes Fé iiais, && vriiiitis , A vabiari eadé
prova füs:van attóne 5 qua variatürcelatio farr- dád$, dift quaneitastiondufc
ipit nis p ate fiae cimeirinetqinlitasfaper cà fira füfcipit-y
SCimicxemplozallato de dàbb3icsforibus'in mifi one fimilibus dü&? alter
vemittitar ereftic ., & inten diaíteltiTstitido;on .h.dici debet misi Md
dià hac ponitu£ con(re fiereiamidioi bili ;- vnd? obprimam cas
fumjinqiicTdtafád o6,q104 relatio (dr foipiát másis,.& minus ynomfemper rea
quiri,g» fundamentum:eiasfafcipratmaz gis, & imnimis; (éd'(ufficit squad.
(ufcipiat maius, & minus; & obrfccundanra t., :g aliqnando
relatiautir(atcipit magis; quà do cius fürtlamentum füfcip;icminus:, &- €
contr, ita vt felatio'fa(cipiavmagiss & minus foffici in £üdaméto
qualiicüg; NMactario, & muratio; &- hane opinióifem: "femütap Smig
ccihie difp.-190:q«p €$4- térum efto iai ualiras y.& diffimilikndms habeant
latitudinem quandath-, & forgé . esi& imilitado, quia dum: duo calores
pac zi pa (Tu imtendurftuc y: crefcit etiam prz pextionaliter finrilitudonrer
illosrztamé intet if itatem, &c di (fimilitudineme hoc vev(atur difcrimen y
quod inzqaelie tas proyrié loquendo nom (üfcipirtmagis;s & inus; ratió eft
; quia citrláttado fai fündatmenti wort (it fecundam partes imo tenfionis
(ed-extenfionis rantum ; confeé h rares pem 0 win redutx at inJp(nr
itzequatitatem ; nequit effa- nifi ciufdent rationis; .f.extenfionis; bom
intenfionis;vndé'e awsmentos vel decre: miegtoxquatiratis refulcat proprie
loque do daiorsvcl miniotina'qualiras, non ma: . ji A Utrrm m ytnorauímus: cüs
Jélphiao r. :Quod'eo;vel maxime. dicendum eft: quia vt dix imus dilige art.
vlt. füfcipece tagis , & minus |i* proprietas qualitatisfic adatquatay
folicompetat, & mon alijs vifi'dcpendézt tét dlrez,vndé riam poteit
conuenire rela: tionibus,ai fria ipfafaridads.-—^ « ^^*2p | 362^ Téttio cirea
tertia affe&tlonéaitie quidaay xélatiuorum 'conutitentiam di cere/matuam
depem4eémiamynim-relacisa ut abalio er celacionenr rcalea juvtcóst quopeie fan
datimatdyideofolisrezt - iis mutuiscortueriire: & fecundanr cf:
fe;nomautemecelitiais fecutidutw dicitar inmtit Mafius Bic (céicr 9: Greg vero
14h 18:9. rz ex lacamutda relatiuotü cóc uerteriz corenditfempet;.&c in omni
ter? mino: celátionis: inueniri" alia mutuama relation realé,&
oia'extream effe corre: liriux; ac omnes relationes e(fe matuas. 7: 3 i
Veráürcóisoiuursc(us eft bic e(fe-atz fe&iontrotbus relacimscócmymtntuis,.
8o nó (mutuis,st'effe; &c sm: dici yc €6fi fte ré5nóin mcn relacione reali:
fibi inaicer cortefpondente, fed1anmm io mutaa de nominatione , n fumatur ex
relattone reali;ide'raxonis; Flocrotum dedacieur: et ipfo-Ac&progretía:,
tii quia intetaliz exéplaiilluLét addacit de tciécia, & (cibis liytumquia
pec huiufmodi conuacrcentiá:yr & xveciptocatione docere volait mutuas
denominatiónes -relataias.,, quz. poffunt: exerceri ci parte vpriu/que
exicoroi, Zion —- acdiftin&as relationes (cd quàd vn di- catur- inordinc ad
alind, liuc bic ordo 6c rcalis; Gucsón:s y vt fi dicimus Dominus ferurdominus ,
valcat euià dicere fcruus domini-ferous j' (cd huiu(modi denomi- natiófics
cxerceri valent 5 ctiamíisclauo fitxealis ex parte ynius. extremi tantum ,
poterit zn. ficri cóuertentia fumendo tcr. tbimum fub relatione róais y vcl fub
deno- minatione relatiua ex. terminatione rela - tione dcfumpta, hoc .n.
velillomodo sc- na comparantur adinuicem , vt correlatiua, quare non benc ex
hoc intu- licGreg.o€s relationes effe mutuas , & vant dene realitex
cocrelaciua , ia hac ictas magis - pertinet ad Sibdemicrjarndi de eelatinnibi,
1$ quàm ad vem & ad modit a(figaandi exucma oájum; quatenus cotrclátaua
funt «por. actatr jvédocct Ariftintcex conuenicn- iios hominis (ckulisy
nonconucnienter a(» digux j vtrité poffit: conaertcre: ve; ergo fiat corucniens;
acidonea itio pro presen ppem ies s cort Betveramq;éxtremum fub-uomine cela:
tino, Sdingerc tiominayái.nop ad(vat, fic «n. aífignata , Ícmpev vsrumquc
extrem i aqnutuo dicciur ad aliud 4. Ex «juo deduci- tür Tianc:prapr;etatem
competere: om xis S [olis celativis quicquid hic di» &aht Soto
&iVeracruciusquadft; 5. c4 Ac obijcics; diciad conuertenzia e etie fimul:
natara: vel fak«maliudin- fextjae velariaa non; mota nó (unc fimul nee A va
comen ades P itidé^é contra videtur -ctiam.compce- teiedenorinatiuis, nam album
dicjuur àl :«bedinealbüm,& albedoalbi albedo. lojo fübiectum, & paílio,
& quzdam propo- fitioncs folent! dici ad connertentiam ; weh folis
telatinis | |.) diefquadi1..q» rclatiua non. mutua funt ipfa queque-faul
natura, vc fubftancde- tiomimárioni relatiux (ecundü qua dicun tor ad
conuertentia. Ad 1.ncg.atfumpud, "jüra coBuer entia eft imucua denoauna-
uo róne alicuius habitudinis , denomina iio aüt non fc1ónc h;bitudinis muuiz
tpud Z Qu AWSCMRTVILHMT-EEENEICU * , -— - * 1 Wt d XE Deaffetllonibus Rt rds. -
' éodinomnibusreperiri woluerit veras, Adaliud bene.diftipguunt Patilienf. 9»
pee i n c rrr a Conacrtentiam , prima «n. cft próprictas rcrum. vcl terminorum
ánter féaqualis vnucríalitatis alcerà e(t
propolitionuai; qua vna vettitur in aliam mutata; vel fer- Auataquantitate:
iuxta rcgulis Suminuli- die: tcrtia tandem cit mutua denoinj: mato ratione
alicuius habirudunis s 'qu folum conuenit rclatiuis « M ic. 2384 Quarta
,aciníigats celatiuócit affe&tio ctt cfsc fimul naura.1.(igiul nac rali
exitlentia ,-ita quód vno exiftente aliud etiam exittecc (t peceffe, ica expli
cui ip(cmct Art. intexu, vnde fubdit; qp polica (c ponunt , àc perempta fe peri
snutit ». oam (i Pater ctt, filius cfl, e cO- uaycapiendo patremsx t.linmn,noo
quidd pro:dcuomumato , fcu. pro cüticatibus ab- Folucis » fed foraaliiec quoad
plas dcnoz siinationcsrelacuas , oq in hocfeatü pa- ter naci pao (iode üuLo
aracua £0;& gcnus ca Pese muis.n. quo» tili elg ub(iitend; dou nrbt
conuzrzantur » eonacqrünz 19r. «amen, quatenus lübflant (ceüdis in;
térianibus,& relationibus ronis scnerci- tati$ ac Ípecicitatis ; imuib
inhoc fenfu prias natura età imn] naruta éum fuo po - fterioti ;non quód ces,
quz elt ptioc, & re$,qua-€it: potterior natura , ot ficut patütay lioc 4n.
manifetlé implicat ;. fed quia-relarioncs iplz prioritaus, & poftc- .-
tyotitatis (nz fímulnaurra, vnde forma- Iter loquendo, voum pon dicetur. prius
quoafque aliud dicatur None bailes nis, &&ficquoad has dengminarignes
tc- Jutiussdiqumprs mel agtura s He spofsibile.eft, vtidem: dicatur prius alio
, A timul nauta cum co cum, prioritas , & fimülras Got oppolita.? Reip. Dod
q27. pradicame Jed clatjujyiS gleganglo 4:d.13«q: 1 T» nen c(lc, incoriucaiens
p polita de codem ptadicari , dicada not €odé modo... vou quidditari S aliad
de- nominatiné:o2m hoc modo folemus er vnü oppofitum pra dicari de alioyvt cone
dtacinintentionibus logicalibusy/ato ad. ^ tcar cur non inconucpicít, quia lic
ao faluatur vera oppofiuo , ci (c ditforqy modus: pozdicauonis, 3be AUC, CELL
An Hhh 2 ' jo. propofito, ape cum dicimus prés, vt relatinum cft , cífe fimul
natura cum po- ftctiori, priorits predicatur quidditati- ué, fimultas
denominatiud, eft prius wt quid,eft(imul,vtmodus. — ^ - 185 Porró ad huias
affe&ionis exa- Cà cogn.tioné tria pun&a funt hic exa- minanda ; Primum
eft, quomodo fitex- plicanda hzc naturalis relatiuor(i fimul- tas. Solct paffim
explicari per duas códi- tiones , quas colligunt ex Arift. in poft- pracd.c.5
vna cft, cp alter cum altero có- uettatur in fobfiftedi cofequetia ; alia eft,
qp neutri fit caufaalterias his n. obfer- uatis conditionibusilla duo vere,
& prie dicuntur fimul natura. Verum fi lo- quamur de illa fimultate natur
poftprz icamentali , fatemor bene conftitui per - illas duas cóoditiones, fed
certé illa (imul- ta5, eftó conueniat rclatiuis , non tamen poteft eorum dici
proprietas , nam alijs etiam cópetit vt duabus differenujs idem jus
condiuidentibus;ibi.n. concurrunt ille du:z conditiones, nà vnainfert aliá ;
ncc vna eft caufa akteríus , & idé dici po- teft dc flcbili, & rifibili
in homine. Dicé- dum ergo cft , timultatem rclatiuorü talé e(Te debere, vt fe
mucuó inferant ia. cxi- flendo, non vtcunque; (ed ex róne for» mali proptia ,
nonautemex rónc alicuius tettij, inquo vniuntar , vt eft de duabas diffcrentijs
idem genus condiuidentibus , nam cx ratione formali propria vna non exigit
aliam/led cantum ex ratione gene- tis , quod diuidunt ; ita hanc rclatiuorum
fimuftatcm explicat Do&or 1.d.28. q. 5. T. dic&s,g relatiua efle (imal
natura idem cfl, qj vnumabf(q; alio ab intrinfeco inc . cóntfadi&tionc
exifterenon poffe, quia fivüum abfque alio poffet effe ; iam dicc- ,' retur ad
fe , nec relatiü eset , vridc patet | rome fic explicatá cx intrinfcca
retatiuótum natura, quatenus taliayorizi- ficti habere, nec alijs competere
pote . ' 186 Alterum difficultatis puncti con- fitit in explicanda
radiceneceffitatis hu- ins connexionis ; Qaidamopinancut fun- dari in maütua
rclatiuorum ia, putánt .n. vnum correlatiuum iccà. finc alio exifterenon poffe
, quia voum exigit alteram;vt terminum; qua opinio fuada- Difp. VIII. De
Pradicamentis Ae[peéliuis, — tar inco, q» relationis terminus formalis fit alia
corrclatio, & nó potius abfolutü » in quo fundatuc. At hoc fuse impugna-
uimus fupra q.6.art.3. vbi etiam o (tendi- mas, depeadentia tollit fimultatem
na« türz, non autcm ponit ,& ideó cum rela- tio dependeat à termino, non
poteft effe fimul natura cum ipfo. Dicendd crgo eft; ex dictis ibid. przíertim
in fol.ad 4.hanc ncce(Titaté fundati in cócomitantia cau- farum concurrentium
ad vtramque rcla- tioné, quz funt cerminas,& fundamétü, nam cum fundamentum
formale vnius fit terminus formalis alterius, & é cótra, cü in vno extremo
rcfültat vna relatio , de- bet illicó in altero in(urgere oppofita cor relatio,
quia wtrobiq; ponitur terminus , & fündamentü vtriu(que relationis , his
autem pofitis neccífarió infurgit relatio, ita fignificat Do&or 1.d.50.q.
2. (ub G, Demü de hac proprietate dubitatur , an Conueniat omnibus rclatiuis,
etiam no mutuis; Arift. exprimit in textu non con- uenirc,quia ablato
(enfibili,& fcibili,vti- que: aufertur fenfus, & (cientia , at non €
contra, ceni extant obic&a fcibilia, n quorü a&u : mcn son obítante ,
quamplures hanc af- fc&tionem extendunt ad oía prorfus re« latiua , fi ener
(umantur , vt v.g. J ucin vel vtrüquce in potétiay fic i ae fimul natura,
rirdoel Íe ia- fcrunt, nempe fcientia in a&u (citum, &c econtra,
(cientia in potentia fcibile , & d contra; Arift, antemoppofitum docuit,
quia nó vniformiterexcema affignauit , nàm, €x vna partc accepit fcientiam ,
&c fenum in actu pro a&uali cognitione, & fen(atione,& ex
altera (cibile , & fenibi- le in potentia;quod .f. poteít (cirijpotc(t.
fentiti , ita Caict, bic Soto. Tolet. Maí.
Vetactux. Aucría citátes Barl. Simplic, Porph. Boct. Amon.& alios Aritt.
Expo- fitorcs. Coetcrum: quamuis tota illa do- €trina vera hity& nobis
grauffima, vt có- ftat ex ditis q.pra.ced. arc.2. 1r cx pl.ca- tionc tercij
modi rclatiuorum , tamen fi bancrelat;iuorü (i multatem accipere vce limus
fecundü exittentiam,vt folct coms muniter umi, & re vcra (amic Arjli, faz
n€ inhoc fcníu ncquit competere Quis us la datur (cientia. Hocta- - s^ again C
Quafi: XI-Deafétlinibu: elitum. — 717 K carprartantes nce can vniformi-
iparatis, quia (zpe cxiftit vnum , Aen exit 2nd vr conflat de (cien- «tia
detofain hyeme ; (Quare ex vnifot- miaf(fignatione folü concludi pót fimul. tas
quoad: denominationem rclatiuam , - quia ficalfignata feinuicem: inícrunt re- ;
latiné non tamen femper iquoad realem . eXiftenitiam y.at fimukas quoad. denomi
- : nationem relatiuá porius (gc6tat ad pre - i«€edentem próprictatem , Verum
eít ia. . men, quod fi naturalis (rmoltas accipia- . tür pro quadam naturali
icxigentia, quam vnum rcjatiumm habet.
alteriusvvniformiterfümptisuamcaufav.inpoteritiaexigitcffcctibinporentias&:cau(ainaQtucf"m1na&uj(icratucalis:fimultas.eft»€ommunisromnibus:relatiniswnitormitct(umptis,neepertinctadpraecedentemproprictatctnjquiareveraArilt.nontantumcontiertirtelatiuavniformiterfum.prasledctiamdiffotmiter,inquit.n.fcientia[cibilisfaientia,&(cibilefcientia(cibiles&accipitfcientiamina&u;.&(ciiempénebdhytpatetexcontextu.16g:guulcogmtione,cdefintuionecftdifhi.«ultasquomodgo
intelligi debeat , quam- plures ,n« ita cx plicant , qüod ficut cx vi quce
nigfugt imul formaliter & quoad deno minationesceladias, ita peritiam
figni- ficauit Arift fimulraneam üxelligentiá , quoad .effe telatium: vtriufi«
excremi y Ataur ficut exi (tere nequit Pater, vt:fic; nifi filius exiftat yita
cognofci.nequeac: pa Aer in rationc pacis, nifi cogoófcatur fi- liusin tatione
filsj.vádé inferunt vnürc- Jaguum debere: dfi aitiner alterum, eo . quia
Aril.ait; 6 definitéicognofcitarvnü
&elagiuorum, dc finite é& debere eognofci Akgrum; it uadunc
Thomiftat pa(Tim: ) ... .Baeimus tamtn,non fic bene explica» 1 hanc
propíictratea, quafi relatio pater nitausdiítncté attingi nequeat fine co
-gnitione relationis oppo fitarim filios néc pater definii-queae. , mifi
in.dcfinitione aifumatur filiasvt filias Probatur ; quia rclatioy vt relatio
rcipicitteravnum , 1c]a: iuam fuflicienter explicatur ; vi 16 sum exprimitur
órdo eius ad iyu ter- ET logicae $ proprietatis cxtrema-rclatio - - minium sat
relatio refpicit cermint quo- ad cutitatem abfolütati', & hzc przcise eft
ratio tetmiiandi quamicá; relatione, vt dictum eft q.6.art.5.ergo vt cognofta tur
relatio , faflicit cognitio abfoluti , in 9 tédit, etiam ignorata rélatione
motaa in alio cxtremo-,: Et vcaliquid defiaiatur zjn cffe relatiui, füfficit
affumcre entitaré abfolóluram correlátiui, non veró ipfum * €ortelatiuum vt fic
quia exa&a relatio- "mis cognitio dependet a fundamento ; &
termino, nec alterius cognitio neccffaria eft; Qaod eriam probatát ex Scoto r.
d. 30.$. re red igitur'ad queft. quia (1 - pater deBinaatur pet filitim dicendo
pa- | Ferteftygtd babet filium cim loco nomf -nisin definitione pofiti liccat
ponere: » 'faamdefinitionem ex Topicis', loco; liceb:t ponere dcfinirione eigs
dicendo , : pater eft, qui genuiteum , qui habct. pa- " trémyin qua
dcfinitione.przter nvgario- nem , & quàd ignotum per zqué ignorü define
dion regulas bonz dcEnitio- his,quz debertradi per priora ,& nouio- ' rà,
committitur vitiofus circulus ab A« ;&wcaquintà. proptietaté effe.(j-.
fit.damhatus 5. Met.c. r5. illisverbis no 2 ait intelle(lus ad illud; cuius
intelle- us soia e gh xfi Sce bis effet dicii , - quare non vult
sazclle&tum.tefininari ad intelligibile,quatenus intell igibile.i.quo- ad
denomitiationeny relatiuam c105,3uia alioqui idem bis diceretub, & idem
expli :€aretur per idóm,népé intelligibile eft cuigs cft intelle&us, &
intellc&us cft.c- -ias,cuius eft iotelle&us; qua foret inuti- lis
repetitios& ita eflet in propofito,nam fi pater definitur per fili, &
rur(üs fi. lius per pattema primo ad:vltimum «cer definite perfemetipfum . ^^^
: 288. [nveoiginir sé(a.liec affe&tio i Tigéda eft;quem tradit Licher. 1.d.
30. Ue n (obad s. Soeftaicquod.f.cum fondd- mentüm,& cerchíinus cognita ncó
pariant cogaitionemeclationi$ ; extééma euiafcun;. relationis cognita:
necelfiri parient cognitionem vtriuc.]« relacionis isutud ;vc v.gicognitio
paternitas depé ; det.a fündameniieognitionci pate, & abfojuti i&
filio;igitur definit cés patrem dcfinité cognofcit rcm y quaclt pavery&
remque cít filius,& quia funda Hhh 3 mem xDifp.VAT; De
"Pradicam-vCliuis. .amentü , & term inus fuot caufz Acre na- -: qu
tamén 6on pof - turales, fequiturquodres »qna.cft pater, , extra intellectum,
&ressquz cft filius, cansar neceffarid «o-. funt labeicondineni an rone !
qaem relationum. patetnitatis ,(«& . filiationis; & hoc e(t » quod
comtsuniter . dicunt Recentiores nobilcumcentientes, . mhem - deftruere
prioris, &c quod cognitio relarionjs.non pepdet.for- . maliter à coguitiope
correlatipnis » fed . tántum concomitanter , anarends dü.«o- enofcitar
terminus. formalis y; fimul co- «gnoícitur gorrelatio indc telultás. In boc ;
€odem (fcnfu ioteJligitur , qnod definire cognofcens patrem y.
dcfinité.cogno(cet -& fliü ;& quia. tota zelationis Cognitio .:ex
exiremorum nouria dependet, binerc . € inert Acilt.. quód fi indetermipaté , ,
&in vniucrfalicogoofcatur pater, inde- ig minaté.ctiás & in vniuerfali
cegnofci- . il . 'uüt.id, cnius cft patefs &. fj determinate
-.«ognofcaiuryquod 4. c( talis pater ,deter- -apipaté ctiàm. cognofci dcbebir
.tezmi- ; nus... quad-talis-hlij e(t pater j vnde rc . vera Acift]y. definire
fnmpfit pro detey- aninatà,& idco ex. bocmale iaferuntali- .qniyquod vnü
zelativum pcr aliud defmri dcbeat..Et quando eriam fic:dicetet A- rift, inquit
Tatar. €. de fpecie , & hié ir qradicam.relat«not. 4«exponidcbcce: in fenfu
materialtquod. rejatiuuin detini- Xi dcbet per. correlatingmn d yet fonda-
mentum fuicorftlatini ; ita»n«-Aril ipfe folct relatiga dcfinirespam r.Pol. c
3.dc- Aiit feruum;bompy, quiettalterius iufis &non pex ordinem ad-dominur,
vr os- maliter coreclatiuoty.i & patrem; quige- ;muit viuens fimile
innaura; & 5. Mec c. p qst stro s qnorum ——— £ft ma,2qualia;
quoraprquantitascft €- ma , & huncmodum dcftoiendi telotmac epo
Au&oresextrascho- Jam D. Tho. quid mehor earurrí part gm "Scoto
dcfenduntrelationern terminar ad abíolutum; illumq; docct Doct paff fi.26.&
18.9.5.& d.30«0635 «A 43^ 7 "189. Obijc. fà relatiaa (unt. fsoju) c9-
gnitioneyergo vn& nequit effe prius origi- tc alio;quod eft falsíquia patet
eft prior erigineého, cá (imaltate.m. natarz.flat guioritas originis c1 Scoto
1.d,28.9.5« F. vic in 4-d.15. q- 15. con(ej.prab. quia ali- ja poísunt habere
ordipé in intclledig , rue & & «£A -spo nullum poffünt haberc. ordinem
extraántellectum; quia.hzc (imaltas vcloti ma- xima vidctut omhem à parte rei
ordinem i ioris ; Deindc :- qrobatur vnü- tclatiuam debere definiri . per alterüznàá
ita docet Ari(ti6. Top;ca. - & Porplic.de fpecie ; & cértéinperío
didjnisque süt relatinz,id nó videtur.po( fe negaticü ibi zelationes
otiginis.tetmi- - nétur ad correlatiuums vt fic; nó ad abío- - lutaim,vt
conceffum etl q:6; art;3 ad 3. :ez Ad s; negat DoGt.cit.4.d.13.q. 1. Sx6- :
ferjad-prób. inquit;quod efle 6i mulia in- :telic&tu poteft: intelirgi
dupliciter, vel:ty illa fimultas determinec actum intelligen "dit: — aper
obie&a;vel qu — -Anecip icótasqua intelligantur; ve aliter (& recidit
iridem) oma f -dicerc:modum obieGtorum, vc intellige. -türgfeuvt.comparastur ad
a&tumrintelli- gendi, vcl modum ipforum fecandum fe, rimo modo;propofitio
eft falfa, qua: süc Mnitis auxelleóta ,-àcc. quia euatrtum. €üm]zoportear ca
cormiclliginort propier hoc tollitur aliquid, juod conüenit'cis:fe. cundamt:;
Dices; vt (ub pnt -nibns. intelliguntur, :hapem frmukatert oronimodam.iw
intellecta ,.cr&0 nallaitz otdinem Ref(p.. Doct. proprie rationes cor
habent queridam ordinem ínter. fe:, &- tamen ipfavthabéria ori labenc
.&iam/funulcátem ;f,-per comparationem adattumimtelligendi ; (ic Deusvnico
a- &u fimel ,& femel imelligic (abiectum , -& paflionem;cficGtum
,& caufa a «lo prioricaterm maturz » qua intcr ipfa. Sresíatoc cx natura
rei, cum imoellgat res, ificmi funt s ifaut fimiitas fe tenet €x parce actus ;
ordo cx parte.cerum cognitarum y cc vaum-3 iraliadz 5 € 15:390 Ad x.conftat
exdi&is, qüo ill auctoritates fimt explicanda ;ad rationé :ieductam ex
relauionib.diuinis multa fo- lentatffeite WA ecentiores4 nos dicimuosob xam
rationem poffe probabiliter teneri, xjuod relatimum potcttdefinici per fuam
4otrelatimumy hoc. .. tenuit. D'oGt. qv rf. "Vaiucr£ ip olad penuk-&
pin. Queft. Xi: Dé elliimis fex TrédicaiieAsfI. — 719- ad a. ptinc.i&c
velut probabile defendunt. . infigacssScotiftz Mautit. q;cit V niuerf. Zen».q«
Met. qag:$. Troprer tertium: ;: yerj-dictdii feciidoyBarg.1.d.30.$. Hoc. etiam:
w generalius;lmmo Do&t. locicit. fólui ex profcTozationem fape- :
riusadductam:pro. partc oppofira dicens . hereirenenerims CA Het i 4i cem
uid-ingreditur-dcfmitionem ; fit prius. ': notius definito ; fed tantum
inabíolu :: adiacentia.alicnius exuin(eci: de(uapto, - fed in huius affi
enatione non conucniü ts, . Aliqui folenr ea confliructe in mera dc- -.
nominatione extrin(cca taut nihil reale dicant prater formas abí(olatas à
quibus . tales: fümuntur- inationcs y. vade "Vbis. g nibil aliud eft ,
quam der natio illaextrinícca qua prouenit (ub- flant:z.à fipcrüciecontinére
Quando à . tempore inéiicantes habitusà vctle adia- tisy& loco» nominis-im
definitiobepofiti. centes Kc . viburtor-D; T h. 5. Phy lecte :
licer.dcfiriitionem eias.ponctesquandaril.- $.& $. Mer. lect.o. (cqnütur
Heeru quol, lud'ponitut in definitione j:tauquarh pars J. 1 44-9: Lauell.
piiNlct. q«23- Scoto in definitionis intrinfeca , & nom tanquam .:
cap..Mafibidei qp 1«Sonc, 5 ;Met.3.49» - met&. xiinftcos vt efti pro« »
& 41; J0nfcc. g:Mer.cap. 15 7: (e pofito;vnde ceffani oiajlláinconucuien- ;
Nigerio ciypiq. 61; Alij concedugt quie ;. tiayqua' indc ánfcrebantur,quam
folutio- :.| dem has.focimas pcedicámentales. ceíul- - nem euylum: oo:
Mauritiüs j.& ^ tarc in rcbus exaadiaccia alicuius exirin- ocsadbibero
Thomíflz.Q uando autem: ; cei y non.tamen 4oJa$ dcaomingationes . ' DoGt.in
t4diyo-aivrclariuumoon dcoc» | exrrinfecas ponere , (cd ali3uid reale , in..:
rc dcíiniti pev cosrelaziuryfed.per fus: ; cuidas cxpltcatianc poft ea. nó c
óueniuat, damentug .cius:; debet intelifgi (inquit. nam: quidam volunt
cflezmodos abíolu-. ; Barguis): de'cfimitione!data per: ptius; :: tos;vz
Mocifan.difpco. q.va.1o,de-S. Th. - & nocius; & mon de definitione
abíoluré;: q.19.arít. 1, Cóplucdi(g.16.4. 1.qui alios : ; quomodoautem beric
poffit;exponi uexs :; citanr, A/Jíj.Ravwüteffe paros reí pes ,— tusille s ;Met
c.p g« de rütellechu s Sc in«.!: quos vocintiextoinfecus aduenientes, ve ::
tcllizibili | «itantrnon -dfficiar;y^y ideame; cos fecernant à-cólarionibus
quarti pcrd:-.-. Doctorquoli3.X. ' .»5 i550] r5 1catmenti j
quas;appellant;intrin(ecusads 78) AG onn o M» rf »o1 Uefücatcs; ita Scocus, X
ScórilLe omnes: - M57 T iy sl P5563 11; ciufüpraq:8: Alij demam virumque «9«- -
ope »itimis. (ex Pradicámentis «si 7 iungantatforenres pezíeterre abfolutum.. 1
REM »;cumtefpeQtus vov; g Vbi dicere locum. | ciE in trá&ationédiorü
przdicamcn- :^ cud relpcébinad locatdm ; ata-Iauins in. torüjnofiquid res t
pari more & fa. | [. q.-Seneralibpro vlc: prardicami, qui con- cillima
explicacionis;vtquidaba ainfit ná:i5 tendi hancefle£ententiamompipiIntcr-. |
& hax füos rabent tribulós;&:(pinasmon c; pretami Arift Pro refolutiooe
quzfici -- minusquá zocdemiajfed quia. ; 292 «Primo flatuciidü
cftbecylumaoqnaeaoibcosPhyl.gadioUDofasipreedicaméiafalciuomnia(oladc€üium;dea&tioncfiquide,&pa(z::nomipationccxtrin(ecaf(alüarinecpel|fione)Vbi;&Quaandojagiturin3.:&l4;:(esnccdebere;namvclhocitaintelligiPhy.quamobi€nosquoq;paucishoe!:;tur,vtfitvbumquodqucborumpuradejtiamcxpedíémus»cüdehis
ex pro.» nominatio extrin(ecaà fora teali desü- - : urmus it liboPhyagitur
prius ja: pta» vel quod tic ipfa forma.tc2!is Vr. 6xe * «Gmünii de ipfis agemus
in vno articulg;, c ttrinfecé aliquod deno mi i E de hie de (insulis
fihgillatim inálieró,, | «nó primit: quiz denomi natis cxtriploca y Tiles X
pop. Nie Lpuiinoninyt Gesnihill reale ponit im (bie cto dene: ARTI € XE N, s.
T; ad o cramifiauon, apex bis posdicugenr tO: Quid forimaliter dicant rv
Itimiá. fex... Kunvfotmat depominantcs sac irati -: yon. fPreedicamenta, coco
oves inuinfece fabie Qty qi ofhsiunc name..; eme er boc ; quod hzc: aliqua
oléfunt (ofBicienues rermbimni mos, : pra dicam, confi (uot; io: aliquo. 3 Iii
dang (qe filia 3a es : ; ? pdiut 4 queunt jio
Difp.VII.De Prelicim. Refpecliis.
5.7 qücunt conft tui in extrinfecisdenomi- - fatio funt in diuer(is
predicamentis , vt - nitioribus. Neq; fecundum, quiaforma — patet de relatiuis
fecundum dici denbminis , vt fc tenet cx parte (übic&i 5. manus , caput,
pes; crgo &c. Ncc minus - quód intrin(cc? denominat 5 iam füppos-
fatisfacitdicere cá. R'ecétioribus vtrüq; nitur e(fcin fuo prz dicamento,vt
vifio ;'' imporrariin vecto;quiaocdo, quem for - quatenus atus oculi, eft in
predicamen- m borcü przdicametorü dicüt ad aliud, to qualitatissneq;cx hoc,
quod aliud cx-. cít de numcro relationum tran(cenden- trinfccé denominat v.
g.patierem, inafio | taliá, & in cis c(lentialiter imbibitut , ac.
repouitur diftin&o przdicamento, ergo — proinde ex cis fit vnü per fe, vade
dicunt hzc pradicansenta non faluantur per fo- * modos horü praedicameotorü
effe cífea- las dcnominationcs excinfecas, quomo- — tialirer relatiuos in hoc
fen(u,nontamen docunq; explicentur, ) mere relatiuos , quiano (unt tota Secundo
nequeunt faluari per modos « do ad alind, vt modi quarti prd m«té abfoluros ex
adiacéria alicuius cX- — ti , fed pattimad fe , partim ada trinicciia tebus
refultantes ; probatur; - quo diftinguitur relatio tran(cetidentalis quia
quantum ad inttinfecam corum ra« . à predicamentali. Non fatisfacit hzc fo
tonem dicunt ordiné ad aliquod cxtrin- — lutio ; tumquia ee 3 2.iam probatum
fecum, quo ablato dettruantur , nam ab- | eft cx abfoluto reípe&u conceptum
lato effc&u, vcl paffo, tollitur a&io;abla — per fe vngmpod eotlelecce
»ietiamli re- toloco;& vefte;tollitur Vbij& habitus , ; fpe&us fit
tranfcendens ; tum quia falsü crgo nó (ant formae mer abíolutze.2Mtc
efthec(exvltimapredicamentarelatio- | ; valct;quod aiuntaliqui, ifta przdicamen
| nestranfcendentalesimportare , quia per. ;: ta dependere ab aliquo extrinfeco
, non... fe conftituant pratdicamenta diuerfanon . vtà termino , (cd vt à
principio, vclfor- :: minas,quá relationes quarti prz dicamerr ma,à qua fumitur
denominatto. Ná con- ti , & non minusaccidunt rebus flat «&ionem
v.g.refpicerc effe&G, vcl ^illa ; ita.n.accidit Petro effc filiu
pa(sá;& ad illá intrinfece ordinari , non. »fimilem , &c. ac e(íc
agentem ; nifi tàquam ad rcrmiüà , ficut ordioatur: tem, locatum, &c.
paternicasad filium, nà actio alicuius eft 194 Atinquiüt in relatione tráfcéde-
aftio , & inaliud tendere debet , vt fit. tali cofiderari debere id, quod
proxime , adtio& ctfe&usapud Philofophos pro- | & immediate
denominatur ad aliud, non prié dicitür cerminus aCtion:s, vnidépa- — verb
ceimoté quia comparatione fubies dct nos rem tám cxploratá probare ; efto.
&i remoti ctiam tranícedentalis relatio illos non pudeat id negare ;
Videaturdi- | dicetur accidere fübiecto, fic fcientia di- fpat.r1.Phyf.q.3.art
2. quoloci proba- citur cffentialiter referri ad fcibile rela-. ius Vbi nonctie
tormamabíolutam, nà . tione tranícedenrali, intelle&us vcrà ac- ille
ratioacs procedunt de ceteris iflis | cidentaliter tantüm. , quatenus fibi
acci- . fex pridicamentis, & hoc totum docuit dit ipfamet (cienitia |, uz
cft . Boct;dé Tiin.dum inquit fepté efe pra - imtediaté
relata per relationem tran- dicamenia relatiga,& ja abfoluta. ;.-...—.
fcendentalem ; (icin propofito , quamuis , 195: Tertio nó bené cóftituüturexab.
:cffe adcntem, patientem;locatum &c.ac-.. foluto:, & refpe&u (imul
, nam ha:c duo: cidanc (ubiccto remoto .(. Petro; noa ta- non faciunt concepti
per fe vná , qualis:- mcn fubiccto immediate relato y c(Ic dcbet conceptus
cuiu(cunq; ptdi- - fotma y (cu modus ipfe a&ionis, patTio- - camenti, Nec
iuuat rcfpondere cum qui- nis ; Vbi. &c. hasci tialiter dcmo- buídam
Thomiftis , abíolutum importa» .«minantur ad aliud, & funt etientialit r ri
inte&o refípectumin obliquo ; me modi rclitiai Hzc tameit (o^ id non
impoedic vnitatem conceptus .:. o libilis on e(t,nam4al(um c(t a&tionem,
pàtli onem iuuat, quía abfolurum , & refpe&inum . . Vbi, &c. aliquo
medo referri, tc .n. ve- ficconmunca non poffunt vnum aliquod .. ra nonfünt
tclata,(cd rationes referendi, - x pradicameacur coafutuere ; [cd nece[s.—
actio v-gicft (ccandum quam in i Quafl.XIT. De vvliimis fex Preditamenti: — 72x
fubijcitur, agcre dicimur, Vbinon refer- — malitas con titui in refpe&ta
extrinfccus: tuf ád corpus ambiens ; aut fpatium, fed adueniente , quatenus ad inülarcius c£-
immediate refert rern locatam , & (icde ^ formatur ab intelle&u .
alijs,ergo omnesifla forma relatiug st —— In oppot.obijc. 1. quód fint mere de-
ita accidentales (übic&tis fuis etiam pro- ^ nominationes extrinfecz ex
rcbusaliorá ximis vt forme relatiue quarti przdi-— przedicam. defumptz , nam xa
tignifica- camentijatq; idco horfunttranfcendene | uit Autor fex princ.c. 1.
infine ; didin- talcs, fed przdicamentales , ficuc ille . pe n. ibi; quz
extrinfecas cótinguntyab 195. Quartó igitut dicendá reftat fex — his, qua
intrin(ecus (c habent, & illa di-. vltima predicaméta efle
purosrefpe&tus, | ftribuit in (ex principia. Refp. Au&toté: & ratio
cit, quia in omnibusiftisaliquid | fex princ. ideo hzc vltima fex pradicam.
repcritur pertinens ad alia przdicamen- —appellatfe formas extrinfccas , quia
func ta, néc ab illis inueniuntur diftin&a , nifi . relationes extcinfecus
aducniétcsy vt ait per fuperadditamrelationemsergo refpe-— Do&t. quol.r t.
R. nio autem quía impoz | &us erit formalistó conftitutiua corum, tent
(olas denominstioncs extrinfecas . » cü fit difin&iua; prob. affumsptü
difcur- ^ Vcl dicatur, resab his pre dicamétis pof- rendo per fingula ,.nam
actio , & paffio fc denominari tti intrinfece , cum extrins dicunt candem
formam fluentem , qua. fcc, intrinfccé quidem à modisip(isin- :
eft.inaliogenere,& diftinguunturab ca, — hzerétibus, exttinfecé vero ab
aliquo ex- & à feinuicé per
fuperadditosrefpe&tus,trinfecoadiacente,cxcuiasadiacentiavtArift,declarat3.Fhyf.2
9. Vbi dicit (a- | talismodus refoltat in (übiecto, & quia perficiem, quz
pertinet ad quantitatem; . : illüd cxctinfectim adiaceas notius cft , d: &
diftinguitur ab: a: perxeípe&um fa; modus rezlis intrinfec?. (abiecto iühz-
pcradditum contitehtie; Situs dicic pat. | rens, hinc fizpeexplicari folent hac
prz- tc$quátitaris;; fed:vario modo ordinatas | dicam. per denominationes
cxtritíecas .. adlocum. Quando dicittempus,vtmen« ^ 296 Secundo obijc. Complut.
quod furam rei cemporanez , & deni. Habi-. nó dicant cefpe&tü , quia
propria ró rcla- tus dicitremalterius przdicam. vtab a- tionis elt effe ad,fcu
rcferrz vnd ad alind, lio-habitam; Quia vero huiuímodi refpe- id áüt non
conuenit lis prz dicam. vt có- &us non infargunt ex naura extremos ^ ftat
difcurtendo per fingala;nam quatuor. - rum, fcd vltrà illa petunzaliquod
extrins: sv ienujpralthcitus éx ptopría tóne dicuuc : fccum pro-eotum
rcfültantia f. eorü ap» - effet (quidem Vbi facit rem c(fein lo- proximationem
modo iam explicato q. co, Cyiando in téth[iorc ; Situs difponic 8. idco
Doct.3.d.1.q.1.& 4d. 15.9. 1.&
^. paires jntotco, & Habitus refultat cx co, uo; 1 1.art. 4. & alibi
cos appellat refpc- q veftistitincerpore. De a&ioneitem us exttinfecus
aduenientes cum Gil- X pal(fione idem patet, tam quia ex pro- betc.lib.fex
princip.c.r.in finej& perhoc | pria ratione non dicunt ad , (ed a&tio
di- - diftinguüntut à relationibus quartipre- cit effe ab agentc , pa(fio veró
inpaffo dicaméti, quz omncs (unt intrinfecusad- | tam etià quia fi effent verz
relationes , ucníentes; & hanc fententiam praeter Sco: ncceflarió efeht
niutuz; quod ramcn cfc tiflas ibi cit.fequuntor Louanienf-hie Ve- ^ ncqu:t ;
qüia a&tio, & pallio nón (unt fia - net. $.Met.c.56.
& alij. Obferuanduin ifi mellaiuta, illie ett a&us a&ittijhec ve- -
:eft,non ita debere cóftitui in re(pe&ibus | ro pattiui, ex 3. P hyf.
29:actiuum aüreft | extrinfecus aduenientibus hzc przdica- ^ caufa
pa(liui;& piiusillo,vt de fe cótat. menta ,quaíi fingula przícferant refpe-
^ — Refp. neg. min, ad prob, dicimus Vbi: : us reales y vt patfim videntur
docere. ;faaereremin loco aliud non:efla ; quàm ' quia vt mox conítabit
predica- -- facererem ordinari ad locum , & idé paci ] ' non: potcit dicere
te(- ';ritcríuo modo dicendumde Qoando;Sie^ pc »cumfacmaliter j& com- «tu
& Habitus nám eriam inhetcbca fa- plcté non cófurgat inrcbus, ni per opus |
cit-accidensctfe in '(übiecto .Vnio facit.» intelle&us , poteft tamen ctiam
cixs for- formam clie in materia 5 & tamen adhuc. 722: Difp. VIL. Dé
Pradicam: RefpeBidis. s. o. iinpottant quid relatiuum ; ex: hoc «ergo; necab
illis.exbauriri totàm multitudiné .: jnfcrre non licet buiufmnodi prie dicamcue
- haiufmodi celationam...Atcontra- hanc * ta non e(Te relatiua, (ed (olumio fuo
gex ; folarionein direété procedit;inftantia. nere haberc peculiarem modum
denoati« Suar,& quamuis veraa (it
re( potum aa : nandi , qui tamen adhuc relatiuus exits» vnienisy& alios
quóflampetwaria: prz» :: ditcrfe .n. rclationesdiperfo modo fuos. pom a anri E
rc pet acci- reípiciunt terminos pro carum diuerfita- ; dens,adluctamé:
affigngri debetaliquod. te y. femper tamen selatiuomodo ». vnde . deter mínarum
cx illis;nouem; 1n quo per. Vbi facere. cem in loco, ando in tem- | fe, &
quidditatiué reponatur, vc git Do- pore, &c. alind non elt quàm refpicere |
&or 4.d.12.q- 1$. Jd queflionem ; vbi , ipfum terminum, refpicete tamé
tali, vol. : ctiam itmuit y: ;& clarius quo]. 1 v. art; 4. « tali modo ..
Sic etiam dicendum ad illud . rcípe&us ómnes dexisinienis aduenien. . :
dca&ione,& paffionc, & dum atio di- . tcsin
illisfcx/ptaducamicoacineri Qua ..: citur e(c ab , hoc non cft intelligendum i
re.ibid;im 4: ait quod focteactirctad sc-. ; dc ipfa aGionc pro formali, vthoc
przdi , nus paflionis, vt ic pa flo dicat non ran» ; catmentum conftituit fed
pro materiali , / tamrefpe&tum paffi dd agens,fed ad for-. . . & pro re
a&ta,(cu forma flaente,vt dici- | mam; vclfori& ad genus a&tioais ,
wt fic . mus;n Phy. gratisetiam concedimus a- . a&io dicat mon
tàntumre(pe&tam 29en-. &ionem,& paffionem, fi pro formali cà«
.tisad patiens; fed foma&.informantis ad; : fidezentur,cfle mutuas
relationes, effc .; illud quod iaforahs; & quiz Door du. :: fimul naturayac
é actiusm, & paffiuum,. ;bitatiueloquitac ideo Mair, 1. d. 1p. q. : v ná
(ub denominatione relatiua ynü nO eft. : 1. art. 3. air pertincce ad przzdicam,
Vbi :; canía alterias, nec prins alio;fed tant jp... proptet;itirigiam:
prarfentialitater y Sed ^ mareriali,vt dici folct de patre;& filio... :
ilius inquit Ba(Tol4.d.1 4q;t.at; : 197 Tertio arguit Suar, probans non |, 1
pertineread przdicam. habitus; quod ;: cffe rclationcsextrinfedus adnenientes ,
nos quoq. cociuumus 1: p» Inft, y amplis 1 nam vcl omnes relationcs extrinfecus
ad us declarabimus arc. (eq. Ad arg; igicur: ! ucnientcs,que funr diltin&a
ronis habét conceditur primüm membrum s & neg: vim conflituéndi
diftin&um przdicamé :. faltitas ; €onftitutà (untautca plura ge-- :! tum
vcl non,primum conflat c(fe falsii ; |! cra, & przdica, ex relacionibus
extrin«.:^ nam.vnio fecundum Scotum eft relatio | /fccus aduénienribus ; quam
cx alij$ j non. : cxtrinfccus aducnicns, & ramen gon per. ex matura rci ,
namaqué benà tve tinet adaliquod cx: fex prz dicamenus , | rum ex illis;
ticut.ex iftis c i, fed: nec conftituit nouum. ptzdicamentüm ,. ;totüm id
factum €ft ad: commodiorem ícd pertinet ad przdicamentum formz |, |.dectrínam ;
nam rgaiot cernitur diuerfis. quam yniofi vero dicatuc (ccundü. tunc tas ín
modo denoasinand: mter relatioe.; cbet aíTignari regula difcernendi in qui-
erae conem ws credet bus relationibus fit fufliciés ratio ad «on... j5;licur
etiamdicet acci fubftana ^ ftiniendum diflin&um przdicamentum, ..:tia fint
duo: membralens in commuaidi.: '; & in inue nop; vcl ficut.ex relationibus.
uidentia quia vamcnanaior qu&dam dis :: inrinkecus;aducpientibus confitai
rur y». necfitas.cérnicur indcr: accideritiaex di! ; num dunitaxat
pra:dicamctumb ità ex exe; nerfs eorumimtticribus,idco noueáf ge« ::: tri(ccus
aducnientibus debebit confii, .. nccaaccidécium conftiteca fdnb vmm! 5 tui
altecum; Nec. n.videtur rà, curtor de |. fübitatcies Alia quaeidanmcoritra hioc
fie «5 beant conítitui przdicamenta barumree — ri (olcntatgumtrita;) qua
potiustangant ii lationum , & non illarumyprzfertim cum. |
|predicamentaquadani iim (peciesjsideouio — non minor copia fit relationum
intrinfe- | comobogiusinirii adduoentar ;: Demum c cus , quam extin(ecus
aduenientium , ;.| ;arguit pec Hore cr, aem n e VR Refp.Faber $.Met.difp.2 3.
c. 3» ad 7, «fex predicamiéta non (unt re(pe&tus, quia,» concedit
relationem vnionis non perti- : .hodichic;ftare, federe &cateta non die : |
peic ad aliquod iflorum fcx pradicam, . cunt habzzudincin d qum uü pt us, Tad
PN an rM» bertóyqp (it Anas sir qd in i Quefl-XIIDeódftliont eg) Pagi. ex II.
1713 edad d aieeh And ia Log. - deaiciie vt hoeeonhiuit pradicamé- - :toimn;né
eft d'rpatec ex Anftih Log. & $( Met. $0: Negatüt- tuat; ámó *ifla nequeunt
explicari ine habitudincad -aliud,vt mox patebivesplicàdo sationc$ Jfinguloràm
; non vocatauteim A cift; icc fed traoftintátida fübie&i,itavt pro tec-
fnino refjicíat nó aliquet cffe&tum per /apfam fa&atti,téd aliquod
fübiedtum per 7 apfam trá(matatum; quate dum'iga!sca- , ad aliquid j quia perad
aliquid urkogo- - lefacit aqgatn , aGtio baius pratircamenti ! máfticd
"ételligannirfalum -telasioties " fio tel ht jito termino caloté ,
fed aqua 4 cceli ram ht Fotmalifteho fiti trac:formalit.áte. 1 norant [olupy
bitudines quarti pfedicamenti propcidre - lationes appellari jcztetosautem diei
dü -tàxat refpactus,quarnuiis re :vdra idt fo- làm difcrimen.in riomineyquia
dilatio; -tefpe&us idem fum indigore: P zist sot anuo SH amneiton 1505.01
ds XA bTA CIA S USO be finduiis feu gradicamenii a & ri- ast 2p | Crisy
equíaricconfticuir pet. : n AUPÉ reperies om i dytuod fubi- titirsageve
dicimeur-i- vtexplicuimus t . p. Ift. trat. t. éap.7. cum Scoto idi q-t-cft
refpe&us ipfias agentis ad paffti, quo agens dicirur formaliter ageris y
cir- ca quam definitionem noi immoramur , quia ibidé füffi crentec 6t ex
plicata; Hic aücinaefli gátídum manet; quenam ctio tics ad lioc préidicamentum
(pe&tent. -- Ptimo'quericut an aCtió,quz hoc prz "dicamentam
cótftivait: debeat effe pro- :daétiua fai cerrbini ( €o modós qdo diei idpiatm
pót relatione produci, vt rirmi- Tut ptificipio formali dénerhiitra ridi pró-
«docens y. ort adcedi vc tore formali pro- dücendi,cDocto Á icacin 4* lo€.cit.
füb P. & Tatat-qiltpridicad. dub: 22 di. réf picere c pro sermino; & c
thui s (entem id afficit talem effe debe- téjimio apud"T Homiftas &(d
ftacertum vt 1d potius füpyonant, quá probcat,fequá- "ur Recentiores o6s
ücinine dictepante, ea toe Min Qual. q:6.ad a difti q-47 Mi& qol. 2: Dd
üieer podecit hoc purdicdit. Cetceruid — in cói modo 1o 3mendi . folcac aCtió
fitáni pro' illa quz cít produ iiio teraiitii&Cageté pro actu cfficicndi -
pet eatorerti teanfmatatam;ita Do6tor«., - v'jo€.cit; $. Md buitts autém
difficultatis, fivbrdifereà hosdiftiüguit refpe&us, &
""félatiónem caufz prodacétis ad effe&tü 'ptédüGgm reijcit ad
quartum predica- "rhetínim;velut intcinfecasaduenienterb , t péfpe&tam
autem cau: tráfmutaritis ad 'fübie&tim tran(motatum in hoc prdi- :
eartientó tepottit, vt iatritifecus adacnié- "em (equuntür Scotifte omnes
Zerb. y. "Mef.q. 10.8. Propter primum Tatatloc. "eie Ant. And.lib.fex
prinq.6. & alij pat- "im; Probatat auterhitum ex cius defini-
-&órie À Gillser.allata, fiam id,quod fublj- - etéat actioni aperitis,non
efteffe&tus "ipfi ptódu&os propriéloqaendo , (ed materia;
circaquam agit; cumet exéplis /ab ipfo Arift. "yore d i6 hoc eap. de ea-
fefacere, R fribefacere jcálefieti, & frige- fieri dele Qtaifi s
&criftaris ignis. n- dicitar ^éalefacete aquárm s tori catozern, & aqua
-€alefleri; nón Calor, volimtás dicit af- "ftari; delectári, & «tumi
qdia fabieata di- -eitut paffüinj8ó effettus, icáve palTio eft in (abiccto,nón
ic effe&ierso agens,tt ""fefpicit pafluri , nó dicit habiadine
prá- -du&iui, fed potiés tranfrouraritis;tuim de "pim quid vt arBait
Do&or cit. in44 G. foteutia a&iuá eft: priricipiunrtránfmit- tandi
alid; inquantum aliud s. Met. 16. "tgo a&tio eft tranfmucatio alréruis
j in Quantum eft alterum 5 fed refpe&us prtt- 'düctionismon éft 1e
tranfmutatiol, Ee rion tcfpicit aliad gimquaneue a fed potius facit aliud;
'Neque Do&totló- cisimóppefirur cit.volait oppofitamdf feréte ; (ed
i&tionent de gencre a&tionis &ocát productiuarh raxta cóérm modáüin
loquendi; & iri 4d: 15. vbi de fioc agit ex 'profelfo, faatsi profert
fentesitiamyvel P -AQtiesen proprie di&tdin, & de genere
:actionisintelligit sam, quz non rantein dicitàt adtroy quo fenfu '!
graminátiealícer opera- al dc Len "n Adam d n "operatie vitalis
(pe&tins ad przdicamen- tum qualitatis dici folet a&io, quz expli catio
colligitut ex ipfo conteXtu«. . '..199Sccundodubitatur,an
fola actio | tranfiens fpe&et ad hoc praedica. vt vult -. Soncin.9. Mct.qu.
2 1. Ma BERE: ; alij an potius ét a&io immanens «Et di- ; €cndum e(l,qy
licet accipiendo actionem Ammanérem pro operatione vitali, vt (u- aiit Arift;
9.Mer. 16. non fpe&tet ad hoc "pradrcament, qnia in hoc (en(u non eft
.. vera a&tio, fcd z:quiuocé (olum,& gram- raticaliter, quatenus
(ignificatur p ver- buaadigumyvt int-lligece, velle; &c.va- »xle Mopot
Ípcétat ad genus qualitatis, vc . norat Do&tor.quol.13.DD. tamen acci- pi
10n2m immanentem pro ca , , que eft ad zerminum io ag£- , Xe fcu qua idé
(cipsii immutat, vt actio , *.quaaqua calida fe rcducit ad priilinà fci-
-:Sidiratem (ic [pe&at ad hoc pr . ttm;nop quidem ca ronc;qua cít produ- ,
&iuatermuni ,(ed quazenus tran(inutati- Ma ('abie&ti , quod ngu cft
apagene di- , uerfumgquia,vz dicjü cft,lola atio trà(- giutatiua ad. hoc pra
dicam. attinet ,.& idem dicendum et dc a&ione trasfeun- &e» vt
eltípccicshuius przdicim: .—.. » Dices , potentiaacuua eft principium
zan(outandialiad , inquan:um aliud s. Mt. 7. crgo [olaactio tranfiens eff fpe
VU MERI ID ORA exalia paz- 3a icuoens funi moopers- -Xiorc vitali videtur adRoc
pedtare prz- -Aicamótum;quia Arilt, hic enumerat de- Auri & trillaciy qua
(unz opcrationcs zvitales. Re(pad.1.cx DoQt.a-d.25.9.vn. d 2- prine vera
Arjft.ibi pontum die mire potenugdm factiuam; er aliqui con- anlem à actiuam,
affert Ps exem- ,Plünm.deniedico feipfum medente , vcrü eit obícruandum non
dicere ab(oluté. po- tentiam actiuá effe principium tranfat- zationis.in
alteros(ed.(ubdit;vel prout aL. Zerupz.esi, medicus:n. fanat (eipum;qui Kamen
non cft aliud A cipfoy[ed: inquan- mcdicus cft (anans; cft aliud à feip-
Koiingnantuniíanatur ,fanatur.sinquam.— 1 Aum infirmus y nc La a uni medicus;
Ron érgo pei hocex Med landa ,Bemtranícuntem.. Adall 4 724. Difp.VTiT. De Predicam. vejpt. hoc "idip
cdicamé- .Omni .ueniung omniayqng dc actione hluus pr Arift, a&iones
vitales in lioc predica: ob aliquam firciliradiaci po habeat - «um; actionibus
huius.przdicam.quate- nus.f.eorum effe in fieri confiftit,& cam €ontinua
dependentia ab agente. vt dc- clarat Do&or cit-1.d.3.q.6.ad 1. prin.&
.13:Dd.non autem quia veré fint a- tiones kaius predicamenti, Velideà eas hic
enumerauit , quiain a&ibus vitalibus femper interuenit actio etiam. de
genere a&ionis, cum obie&um immutet poren- tià;& por&iia
dicatür intétionaliter pati. | 400 Tertio dobitatur. , an íolaa£tio occu pedes
a ic predicament 6. . Affirmat Sonc.loc.cit.quia Arif. 3. Phyf. 19.docet
actionem effe motum, ui vtiq fuceeffiuuseft 5 acproipde cscludit a redicam.o£s
actiones in(tantancas; DL Ye: doccre Do&tor loc. mi- 0:5; 8 q.9.0. & qaol.
17. Omninó tameg dicendum cfléj actiogé inftantaneam debere fub loc pfidicam.
recladi;tà nia actiomi in(tantaneg cog- dicam. folet enunciari;.tuqy quía malie
pradicam. «onuenientius: collocari nc- quit xli .n. dicasad pax di THREE ni
pexancrey hgc idem.dc a&ione fhecet- fiua diei pores Ncc Anifioppo(irü do-
«uir. quia ron- (unii mqen. preise Eisen cse eer sum eft motuts eífe efiegiali
cs i$uumynam & in ioftátr musin Phi Bcc papam locit Scotus,nam 4.d.43.q,$. 6
& H. ait ani- mat;oncm ficri 1n 4p(kangi;&: tamen coa edis iid ivspad
Sto naria dicam. & quod'ampli edit pof fe interdum actionem, e - zi line
quocanque mot & muazionc, vt -R fübiedhu LORI KR Ho praecedit tempore
fub:ejus priuatione y. Aft autem 3. Phyl.i emper cfe coniunctascum mourn, quia
fic regularis Mim o ol.cit.aCtipneuty 1 immutatn inftan- predicam.i intellectus
fi qua »on mece(Tario debeat effe fucceffiua , & in 'Q.9.ait actionem
fucceffiuam magis pro- prié dici adtioné quàm inGantanca, quia in (ucceffiua
acquifitione formz in fübic- €&o, vt caloris in aqua per totam boram , in
toto illo tempore non dicitur aqua ca- lefacta, (ed tantum calefieri propter
con- -tinuam fucce(fionem formg in abiecto, fed in acqui(itione inftantanea ,
vt lumi- nis in aerc quamuis propter continuam dependentiam formz ab agente
dici pof fit acr illuminari poteft tamen etiam il- luminatus dici , cum fit
a&io tota fimul , ob quam dcnominationé videtur à róne -a&ionis, &
paffionis dcficece;qua folent - res denominarc in ficri, non in fa&o e(Te.
201. Quarto dubitatur , an (ola actio
accidetalis ad hoc pertineat predicam.nü ét fubftantialis;& quamuis
Suar.diíp.48. Íc&t.6.n. $-opinctur (olas accidétales hoc rzdicam.
conftituere, dicendum tamcn "eft, ciam inipío fubitantiales contineri: .
1um quia formaliter, ac entiratiu£. ita cft accidens actio terminata ad
quáutatem , & qualitatem, ficut terminata ad fübfta tiam, vt apud omnes eft
in conic(s5 , vn- dé generatio fubftantialis folum calis di- itur extrin(cce
denominatione à termi- no fumpta, qui cft fubftantia : tum qnia iantam connexionem
habet aco. acci- denialis cü (uo terminos(icur fubztá cialis cum (ao, ergo vel
omnes reduci debent ad predicamcntum fui termini,vcl omnes adiftud ; tum quia
aliz relationes funda- 12 in fubftantia; & ad fubflantiam termi- "mate
adhuc (pcctant ad geom rela- tionis,non fubftatiz,vt docet ipie Suarez
difp.47.cQ.7.n.4. crgo idem dicendü de a&ionc; & hic eft cómunis ogni
fenfus — li £ontra Suatez. Ncc obftat quod ipft ait, fübítantiam ,&
accidens analogicé con- denirc,non vniuocé;atque itaidem dicen -dum cíle dc
actionibus ad ipfa termina tis. INam fal(um eft atfumpt yt di nius.in Mcr, quo
etiam neg.confeq. quia opus mon.elt tantam etlc s d inrcr E as, qui- ra e(t
inter terminos , vt parer in actioni- bus terminatis ad prz dicamenta . à; Cum
autem dicimus actionem (ub(ti- Valem ; & àccidenralem ee fpecics hu- tà,
vnde non eft (ol illa Qucfl-XI. DeeAfone , e) PafrontieA4t;W. — 725 ius
przdicam. non vtique loqui nuc d* actionibug produckiuis, qua . .teriminan- tur
ad (ubltantiam; velaccidens per. ip(a proda&um;quia in iic fen(a fpe&tant
ad quartum predicameiftum : fed pet a&io- né (ubftárialem,eà intelligimus,
qua agé fübie&um tráfmutat per
tadüctioné for- ma (ubttancialis, & per accidentalem,qua tran(mutac.
fubie&tum per inda&ionem formz accideatalis , ita .n; funt (pecies
a&ionis trálinuzatiuz, quz proprie eft gc nus huius piedicaaeac, Vbi tamen
ob- Íerua non ita (pecic fecerai füb hoc gcne- re actionem facceífiuam, &
iaitancanea loqueado ràm de pcodudtiua quà dc tct maatiua z cà quia actio
illamiaindi m2- dii fieri pot in inltaaci & ét in cempore, per faccetliuam
nenpé approx'ationc corporis lum;nofi : tum ctià quia t£pus , & in Ris no
funt nifi mé(arz hará actio- nü, nO autcm intrin(ecz earcü diffzréciz. . 292.
Palio , licéc multiplicem hibeac accepiionem, yt pafsitn Au&torcs notát ,
tamen formaliter fumptasyt lioc cóttiuic przdicamentam , accipitur pro rcfpectu
oppofito a&ioni , qui (ubicctiue celidec in patfo; (icut actio € conica in
aneate;vi- dé defiaitar à Scoto 4. d. 13. cit quod fic refpe&u pafli ad
agens, fea tran(inucati ad cranfaxurans : à Gilbert.veró , quod fit .
effetiusyillatioque aELionis , p quidéin- 1clligi non debet dc (ola illatione
confe- cutionis, vt notauinius 1. p. Inft. ficenim non(antam actio gaffionem ,
fcd & paí- fio a&ion? infert; cü fint relationes mue tuzyfcd dc
illatione caufationis, quo (cn- fa caufa dicitar infetrc cffc &tü, non é
có- trà : quod ncc etiam in roto rigoreintcl- ligendum eft, quia paílio non elt
propric e&us actionis , cum actio huius prz- dicam: non fit produ&tiua,vt
dictum cft, fcd. intelixgendum cft pzt quandam ana- logia ,quatenus nimiram
concipitur qua» . dammodo cófequi ad actionemsquia n. agens agit y dicitür
pa(sü pati , non € con- , tio confccutió- nis, (cd x. quodimodo eaufationis.
Quia verà. paísio, praidicamentalis adaequatur cum actione pradicamentalt ei;
oppo- DitOr icntec omncs illas dutifio- ncs babebit, genera , ac [pccies; as
ha- ; : : et 716 1 "iff VIT. PENA ber a&do,cum tot 'módis vntr dicatur
op» pefitoiü;quot rcli quét, vndéxeriatépro- portione predicaniéui hocád irittar
pred. a&ioniscoordinarfipoterit ; á&dcbebit: 203 Scd hic quani folet;
cut paflio di-- flincts cóttituat predicamentü ab aco ne;quia relatitra mutua
ad idé folent fpe- Gare przdicamétam; Nec valet; quod dit Tatar. hoc lolum
verificari in relar:uis incrinfecus aduenientibus: Qaia id ctiam cernitur in
exrrinfetosadueniétibus; Vbi .n.d&tiunm,& paffiuó,Q rando a&imuam,
& p: fficüm,&c, vni dumtaxat cóftituüt predicamenti: Accedit, quod
bené'co tari pot ró effentialis cóis a&tomi,& E fioni , ficut cogitatur
cóis Vbi a&iuo,& paffibo. Sed'ad hiec omnia con(tat exdi- &is
difp.6.q.1. vbi docuimus diftributio *riem illà praedicam, plane
naturalemnon efíe;ac neccffariam, fed
artificiose inué- xam pro comtmodiori captuad éuitamdá ' rerum confutioné;Et
ytiq. concedendum p: ofle excogitáti aieo, & 10ni commuhfemj;(ub qua
conrinean- Ar vclut (üb genere commurti ; vt dici: mus de Vbi actino ,&
paffino; Quare aü £é potias ex actione) & patfione dao cà: ftituta fint
predicámenta , quam ex alijs S Vbia&tibo, & palfiuo , &c. ratio tía
alidc juatuor shdtua Vi uela Dea veram , -& pt " tionem actionis ,
&c patlionis dus uis ; Vobis n 'tc actión din onis; de eánim diftin- - Er
eee Mute à motu; idm Ho mh mmotámtr; de "dilp.7:3.3. bujus sida Stet vecp
et d HUE rash pnt. Bev valde fuse ie pies démat actionis, & paffionis ;
cuis dó£trina dongiotiindi et exatoitie frenimvnqa 'Attmira Scoti
exorbitatyid'eftin prese. ti md ppe doxccAEEE difp. E. Met q i'rutfus de bac re
fer- DI eni 4, opimonem Aüreoli Dip. is^ gen |: pai Ont, * af Pbi; Rar; Ln
"s 013v 4 4 quoq. de histta&tio per^ E m EE une GRO ESS: quare MER.
"uà bicuiter tepgemas ' ; i refetucirs de' fo ajita- I TU Mina i ]
itdtaryán — Ocum ex» abe AN a^Petipatcticis ponitac co ab dijera corpus ab
cxtrinfee sab alijsteró fpatium ; vel vacuitas quadaiáb ipfoicór pore
occupata;.& re pleta, fitadmitténdum Vbi. vr accidens additnmjquo
resfórmalirer dicatur RE /& ad lioc.pradicauiea tum tim ncgarít affcfcntes
Vbi; won effe;oifi "denomimiatioueni extrinfecam.a loco,;n quo res
e(fedicicurs iue efe-ipfumlocü tealémextrinfecé-di em, quod etiam tuetur Mafius
h:c qu; c Coninch. d f erDuriha :75»arti4 dub. r-& quidá quiatunt eifé
fimplicem indittan- tubloti elc que non stini - Py diftantie. ^ e (fententia
tominnnd "Thomíftis; quam Jolie o ieiuna difp.a1. q. j att. 1:éüm
o&ore quolz1 1:& 1: d. ! 2:5. & 4d. t0.q. 1:862: &calibis Vic
fündamentorii quo ceri cantur affer» turà Doct. quol. r1:aít: 3.nám poteft ef-
fe Pettus interumüiatutà , & etiamrhaec fupe fité Min ,& quod Petrus -
"pon (it hic; fet nifto locó,ergo Peccüm eife ere hoe Vbreft aliquid ]
délümpta cx fi olent c Commiiniter conira: tobatt entit qás Neoterictap -— bd
pou vies Saito lperaddita 'vbrcacioneat Rad : b: ie unc Mri fis'ab: hoc nud
Focrówim [rperaddiimmon poteit Teeffe frtnplex itezanió ; nóua'an. ne- àció tot
dütdr ye ablitióbens ali- cius poft hi) percedentis, dimmaute Pe "rris dc
fiot cft hot loco, ji ari fit tian iniit &r A7 ab MESS Nec (fici dicee vba
caticaerm Pt hie effa "nou sr! deren natia xtrini écat sb lhi»clocé ; vom
quia — dari rioua écnomihatio efpettidsNomindlesid:pafs : Vilioweetebarfoc, t
am Qu TUSDebr erii boo Ui veslis fine mararionc- puces wtdo-. Leer ddin r6 Qi
2s fim. res Sedem: i m e gremanci»etc e quoq.mianeb üt, denominationesab: ip(is
defumpra tum; c. denóminatig prouenit à lo-. coia Petrum vitturealicuius.de
nouo. (us psraddiu y vcbnen , fipritpum y Iberat; ipuentstmf fecundamjergo
quamdiu Pe tr9s& ifle Iocusexiftanr in xerum matt; rey emper
Petrascodermmodo denonin fabiwSi dicas nen manere femper eaa-t dem denomipationéa
ondtenisppen f liaberur: debita applicdtto:Petti huig: lec co^ud (ufeipiendam
iliam: denámiDatio neq. Gontte cft, quia de hacappligatig rieinquitimus, nific
quid aTPerreditinn umso Ssaner s quid di&tinéiums) inauio sgquim Frgeeae,
eyed désquodipctuiéit en aon N des tenditus cNEC tandi bic LE tigtatjoyvcl. zt
quid£ape ud uu r Petcuserit hiei: iic-bene aductit Atiag- difp. E . Phyf.
rebiepime hác rünem pro*; fcquitur. - amr Recentiores Nomina; Ics nanaift
sultiplieatis j& a(tu: Q-vari nie icone erc argamene: tàm, dicunt .n.
corpus: hoc diftare abillo: tone (Le aliquod imtrinfecum! y. fed cfle. v qued
pofiit intet ytrum;. tanta. quanti ^ 4 Line (unt..merie: voci &c. (emper
inquitimus,an fit quid, fo (iiperazddicam pofitiaumy velod iau, & emper
vrget eadem difficul te sync XX thecuis conen« tur ifti negárewbicationes; Kati
oues au: tcrn-s quibus ifki moucmur ,dilimus in iariocre ui quibu(iam obice
&oni: —— uem ek profelfo:nupetrie wii deLvogodilp.g«deiSa- «c3 labi fc b e
aou ergo exapplicatio Mi tare joo ybi nd Persio dn pafuumiambe vp Cain. vt di
jum efbin At ebijcics ex pimasaliquem effe Em [o vue non erat Boni per
eipicrida in eo aliqier: rcalem vigdum y qui à emn TRUM ergo. ie TOM. Ar ;d.39.
MM arsqineg»afTumpinm, ait .n. vitu pefe id M EPOR ;à dextris T on i is hie a
npnibi zqyod poftca f fase, probat Arpiad dili pep ic 63s, AdijcaamEn- nn
concedi ediate . een: rir feào Slvnateuhtdt digno(ej $ £95 dexpccimur S &
(c enti mus diucsfam: piieinnsS es i'ochti, & pu Dill adbvidendums depren
iedtum iden dm jgimus c obie&tii ef- z edd n | iUo e fpem n mén Coain.
quamplura obij-, citibih a ce dillolies prec phy prater ig quad Lee n ph d
Rast, Y. penes hd ne f M i quini T7 ox bs i Uu odu 1 prius, S per (e terc Su is
auédidebet. Vbi pa(Tiuiisque Cont om 16.q. LP tome fuper&ciem fundanrar.
ind eie OR d ffe efz GITE ime, LE antradita à Gilb.qui i efiécircu E sa acti ER
UN priónco cotpotis — zs Bc proucniéntem falaaunerm fupe anibérsiro c(t locns.
vL COD 4; Phyf.-& ficeriáloquuotur Scppit ui DoSi.quolar»kx aducifa 'eot
Ot5; qui s. ptaiuit Suatcz d ici i fecirzinquisnt mo Vecr le no dete ab yllo
cerpore éxirin ife ntsd tejfed à certay8S determinato aio cuj t3a10 V bi rcf
dicisg nti ;praíenS «€tixablatoquaennge corporc aiisei 718. Difp.VIII.
De*Pradicam. ve[petliuis, Vt c6 ftat de vltima (phzea , quz vere , &
propric liabet Vbi , nec camen circüfcri- bitur abalio corpore ,'& demotu
facto in vacuo , (i daretur, pet quem vtiq; ac« quiretetur Vbi fine vllo otdine
ad cor- pus ambicns, addát tamen, qy quia miodó ynotus fit in pleno ,1deó hoc
idé Vbi per accidens etiam refpicere fuperficiemam- * bicztem. Caterüm vterq;
dicendi modus foos habet tribulós &
fpinas , primus .n. difficulter affignat terminü rcalé , & po- fitiuü motus
in vacuo ; nà quod inquiunt quamplares Thomiflz , & Scotiftz tunc acquiti
maiorem,vcl minorem diftantiá, & prop;nquitatem , reijcitur à nobis di-
fp.1 z.Pbyf.q. 3.art. r«& abfoluté non va- dfet;tü quia diltantia,&
propinquitas funt xelationcs intrinfecus aduenientes , vt ibi oftendimus ac
proinde miiess 53 girimó terminare mori; rum quia nó fua- "dantor in nuda
fubftantia corporái, alio. qui fempcreffent codem modo propin-- atia » vcl
diftantia , (ed fiapra vbicationes aitorá quz determimatz funt ad fundim« rcm
inordinead fe.(cd ad aliud nimiruar elam tantam dif antiam;ve] propinquita- «em
, vt docet Lise m 10.3.2. KR. acyroindc séper remanet difficultas , penes: «uid
attendi debeant. vbicationes illa , tun randem quiadillata refpantio nequit
hibere locum in vacuo interminato vbi dittan iay vel propinquitas , qua. ie
cadfs nnlli ue ffc fieri motum , fedcerté abíque funda xnento, riam quarationc
concedunt. mo- - Muminvacuo'terminato , coguntur ctiam: um concedere in
interiminato: ' 207 Alter quo j; dicendi modus gré «explicat prafentiam realem.
inordine ad s stie arium , tum quia hoc fpa Rum nequit habete rationem loci
,& eius müunera cxercáre , vt. fusé oftendimus i5 1 r-Fhyfi. r.art.
rtüm«quia cam nie Vfic y nequit teeminare ce[pe&um rea- Jem diftantz,
propinquitatis, & prz[en- tic , ridiculum .n. c(t dicere rem diftare à
nilvlo;vel effe tiiulo prafenté, vt otté- -dímus ibd; q 3. átt« 2.qua de caufa
Av- giag.cit.(cót.3. & Io. de fc&. 6. in- &rnué fatencur, quod cum
dicc hoc Ybi . dici, & includere relationem tran(cend&-— | dus mere
abfolutus,qu;a videmaseius cf« - dà Vbi nóconftituitur rcs alteri przsés y
offet per tin tali vacuo pof- - tefpicerc tale fpatium » nolant explicaré
aliquem ordincm! , qaem tale Vbi dicát vere ad illud (patium, fed tantum
fignifi - cate tale Vbi fumdate *alem ordinem di- ftantig ab alio Vbi , vnde
cócludunt vbi- cationes in rectam effe abfolutas, ac albe: ^ : dinem,&
nigredinem , & g ficut albedo: àfi eipfa liábet conftituere album & non
nigrü vel dulce fine vllo refpe&u ad«ó- notata diuería ita de ratione vbicatien:s
huius e(t conftituere Petram hic przfcn tem,& non alibi,& ipfum
conftituere in tanta,vcl ráta diftátia ab alio Vbi. Verit quamuis Recentiores
praefertim ex fo- cictate pofüetint Vbi modum abfolutü : nullus tamen hucufq;
fic puré abfolutum flatucrunt;vt pracitati Au&ores, nam ad minus dixerunt
effe relatiuum fecundum talcm ad (patium; Et fané hic videtur có munis omnium
fenfus,c» Vbi non itme. - fe&um efle rclatiaum, ron .n: conftituit in
taliToco,vel fpatio: t&quia fi per mo- fed folam fibi ipfi fruftra
ponirur,quia as vtaliquid (bi ipfi it prefens, (afficit exi- ftentiaqua eft i
rerü natura;ncc n: aliii: efic&um addere poteft praíentia ad: (e hzc autem
hab ger cxiftentiam , hzc cut haBetur Vbi : tmquía fi vbicatio- — ncs (ant res
ábfolutz, ficutalbedo , fan&— ficar duz albedines poffunt efe in. di-
ucríis- fübie&tis , ita & duz vbicationes — eiu(dérarionis, & fic
pluracorporapow - terunt effe naturaliter in eodem fpatio: ,-— vcl loco: &
e(t proríus voluntarie dictü y — q inquit Atriag. citillas duasvbicatios — nes
talisctié natura, vt naturalitec vria* tatnt alizexiftac in rerürnatura. Quia!
— oc non videmusin alijs formisab(olue — tisquantuimcuhque incompoffibilibus:
y. potlunt .n; omnesexiftereinrerum na —— tura,(i habeanr diaerfafubiecta.- | —
208 Kaq:adhas anpuftias cnirandi —— iuxta di&t :a Phyf. loc. cir:
di(tiaguédür — ef duplex Vbi,vnülocalc,alterü: praefcit *tialejillad atteoditar
ín ordine-ad (pers fiicarambiéntem , qua ptoprié - loe Qus,-. to colligitur
2.d.2.q "T.i, (00000 Que.XILDe Vl, e finer. — 725 fe terminus motus
localis, Poncius (olationes, vnam alia peiorem 7 localis eft , alterum vceró
attenditur abíq; tetmino reali & realiter cxiftente , otdinead
diucríaspartes , nonquideat ^ dümodoó fit poffibilis quod adhac fit re-
formales,fed virtualesdiuinz fübítantim — fpe&tus extrinfecus adocniens,
qua etiam vbique diffufz , cam.n-hzcfit virtualiter | ratione concedit de
potentia Deiabfolu- - quia hic nequit fieri, nifi in pleno quate- mam in prima
concedit poffe dare Vbi diuifibilis » habet confequenter viruitem — ta pofíc
poni in materia refpcétum actua terminadi diuerías praíentias, vt ex Sco — lem
vnionis abíque forma , cut dicatur qoc r.prim.& 4. d;.— vnita;quo nihil
ab(urdias, & implicantius - 10.q.3.ad 3.& alibi fpc; dicituraüt hoc —
cogitari potcft, Alia refponfio dicit P Vbi prefentiale fimpliciternonlocale, —
fe in tali caíü Angclum de vna parte fpa- quia diuina fubftantia proprté non
eft lo , tijadaliam transferri;fcd quod illa actio Cus corporum, cum intime
illisillabatur, non effet realis pofitiuayquia per eam ni» & hoc Vbi eft
per fc terminus motus la- * ros ee pofitiuum , fed tantüm diftantia ; quz cft
negatio diftantie, - dat cüm locali,tamen fecundum fe zqué — Qua folutio adcó
vana cft, vt ncc ipfiars Gonis, quicftó fa&usim pleno coinci- in fieri
poceft in pleno,ac inyacuo,quiaha* — ridcat, nam fic refpondentestenentur af-
bet pro per feterminoalià,&alia prese —fignare terminum illius dittantiz ,
ve! tiam ad alias, & alias pattes virtuales di- — indiftantiz,quo femel
aff;gnato ille tdem uinz fübítantiz,vbique diffu(z etiam in — dici potctit
cermipus ipfius Vbi , vel pr« vacuo, & fpazijsimaginarijs;.qu& Omnia.»
— fentiz , quam negant tali motu acquiri fufius declarantur in
Phyf.loc.cit.& quia — Deniq; ipfe refpondet » quod intali cafa quilibet refpe&us
nuz (pedat ad — non poffet Angelus moucti de vna parte hoc praedicam. vt docet
Scot.j.d.10.q.:« — fpatij imaginarij ad aliam parté, & quod K.idcó hoc Vbi
prafentiale non minus, Angelus produ&usin fpatio imaginario qnàm localead
hoc fpe&tabit przdicam, — folus effet ex fe indifferes, & indetermi- ^
Exqua doctrina bené intelle&a facilé — natus ad quamcinq; partem mumdi;, 87
foluitar difficultas, circà cuius foluuoné popcered Bras , vt determinaret
ipfum adeó infudat hic Poncius difp. 17. n«65$. — ad vnam partem v.g. Hibetniam
pra Ita & inde , arguit enim ibi , quod Vbi nom — lia,aut écontrà , deberet
tum cum pro- importet refpe&tum , quia fi vnus (olus — duceret
Hiberniam;aut Icalid;producete Angcluseffet in rerü. natura extrà Dei ,—
refpectit extrinfccus aduenientem inipfa & nulia alia crcatura producta,
wtiq; hic — ad vnam,& non ad alteram At hacc (olu- Baberet (uum Vbi
intcinfecum,nam pof- — tio pcior eft praecedentibus; quia manife fettermivarc
actionem Dei realemloco — ftà negat poflc fieri motum im vacuo có- motiuá
polic.n, Deus realiter ipsüttanf — tra veritate quam ipfe tenet in Phyf. Sc .
ferte de vna partc ípauj imaginatij ada- — contrà expreftam Do&oris
imenuonem liam pattem ciu(dem fpauj, poffettiqui- — 2.d.2.q.9. tum quia falfum
eft quod An dcm ponetcipíum tahter in fpatioima- — gelas in (patio imaginatio,
vbi modo pro gmario, vt fi iccrü crearctur mundus, fi-.— du&tà cft
vniuerínm, (olus productus,fo- €ut modó cft creatus, Angelusillehabe- —
retindifferens,& iodeterminatus ad quá- fet locum fuum in Hiberniav.g,
& poflet — eunq; parcem Mundi; hine cnim fequeree ipfam poítcà ponere
caliter imipatio,vt (6— tar , quod eflet quog; indceterminatusad producerecar
it:coi mundas,hibecetlo? — quácung; parté fpa] imaginari, 1n quo cum füum in
Italia ; hoc autem nonpo(- — modo extat Mundus,quod etiam cft fal^ fet eic,
nili m fpatio imaginatio — füm , quía cum fübftantiaillius Angcli n taliud,
& aliad Vbi,tans — correípódcat omnibus partibus illus f Angelus hab qam
formam abíoiuiam, quiano habes — rij, quia non ett immenius, (cd quibuf à rct
quid reale exttiníecum in [pauo umas — confequentcr fi mandus produccrctur y
gin:rio, ad quod terminaretur, Ad quam — Angelus illi prouincie ficrct prafens
y ^. éiflicukatem folaendam iresibi adducit — qua: corefpomderetparii d wet de
m - gia. nj Es ? d E Al. qae — Dipu.F2 De Pradicmn £ij;in quo arteà erat
Angclus. Meliusere qo occutritut przfatas difficultati cx do- €rina allata
dicendo Angelum isi tali ca- fu liabiturüm (ui Vbi intrin(ecam no qui
demilocale fed praentiale & quod à
Deo transferri poffet de yria patte. (patij imaginari) ad aliam,& quod
diuetfas ac^ aitetet prafentiassqua no effent formae abfolutz y fcd telatuz',
& pro termino re(picercnt,vel dinerías partes (patij ima« inarij, ncque
enim opus cft terminü tc- pe&us realis effe femper realem, & pofi- tuum
ex dicis (uprà n.84. vel potius di- uetfa$ partes virtaales diuinz (ubftantias.
vbiq; per fpatiact imaginarium diffu(zzy vt magis loc.cit. itt Phy
explicabitur. | ; .- At conca hane dicendi modü videtür «dubitare Bofict. S,
Fhyl.faa c.4. quia non .. variatut re(pcétus prafentiz ad diuinanr fübttantiam
fecundum variationem lo- xorem;cum primd intelligentia fit omini« ibus
inquocuáq; loco exittenübas quá litct indiflans, (ca pi (cns , vnde aliquis
exiffcris i Occidc me cft ita prefens di- uinz fobflátiz ; ficüt fi «(fet in
Meridicg vel in Oricptc, ita ie quod (ané legimus bilatiter y me allata
diftipdtio de Vbi lo- «ali defampto à fupcificie, & pre(catia- Wi dcíampto
ex ordinead dininá (übftan? tiam ticbis itmpotctür;vt nonas & chyme-
tica,iam. p. patet hc dcl tni it Scliola Scotiflatum noneffe cuam. jokes L
Scotiflas nó latuitjimó neque Bonct. ibi «ona cam dubitat, 0;ft cx aliorurà
plas *ito, ft legenti conit abit; INec illa dubi- - Xátioif fe multüm vrgetsfalfüm
.n.eft di ainam (abflantiarmnon poffe ob eius vic- xoalern diuifibilitater
varios xefpe&us prafeotia certmitare s vt docet Scot, loc. «itiéufo.n. Deus
fit cos illimitatuni quo «ad loctm;nó fegmtat(ait Do&.) qui 5m fimul cum
Deo Rome ;& qui et fia ۟m Deo Parifijsseife timal tnter
ftsquianimitorvaletDeusdiueríasteraiaarcpiaséussobfoiillimitationem;endecttiidcmcorpusindiuetfistepliccturpat»tibusVniaerfiperdiuerfosrefpc&usdicitarDeoprafcns;idqueporeflefficacitetprobatieXparítatezterüitatis,*&immenfitaris,quia.«faternitashabartesBeesy&otxifütpluribusyatsewiEt*&inuariatiseifdemextremismanetomisnino1dcm(emperrefiye£tüs,quaratioinadnoaTEisdee|confemgatiónemeundemirpOrtateréal?cepenslanoaficanenspetcademextremanimirumidémobile,aceademdiuiria.[übttantiavbiq;diffufa,ergofemperpermanetidére(peétusprasfcntiz.Refjy.diuinamfübttantiam;quáaisfimpliciter,Scactualiterlitsüajévnaacindinifibilistamenobfuà
immerilita- tem eft multiplex quoad locum virtuali tet, ob quam virtoalem
mültipliciateni ;'qaiualet infinitis corporibus pér totuni ium itagitariutm
locabi ibus, quan ficut illa corpota poffunt varías;& multas termiriare xay
m lic modó pariter dinioa (übltartia; & Doctot loc.cit, cum HIS erento fict
c confetuatione cune em itnportate fcfpeGtum cx co probat y quod eii(dcm re,&
ratione ad. ide te y & ratione femper permanet ident refpc- €&to$, in
ptopolito autem diliia fubflaxia condi. yt coexiflebs VAR ua: bus (patij
imagnafij v.g. ocieritali, meti dinab rica luos cft fede IC, K ON ed babetur vt
virtüalitce tnultiple ; atq; idcó diuerfas poteft tcr4 tyinare przfenuas ciüfd
em omninó mo« bilis ad feipfam . E aM .430g. Atriag.qnoque d. r4-cità n. jz«
alicrt quorunda inuentum ;qui dixerunt. fpatium imaginarium nil aliad efc;quai
infinitas Dei virtuahitates, quibus e Ípódet infititis corporibus po, vode n
eadera diuina fübikantja. indui fibili dant vpam virtualitaté;qu2 fit Ro tha
,& non (it Prage, & Bióc à parteteig - là actier ibr infecta quarmuis
prima f1- fie i E aet ARR. cR to coincidere 5 valde tamen diffetunt N nO$ ri.
(lues a (ferimus diuioam (ubflar : 24 tíam ob eius illumitationem in ordinc a
locum & güigalete terminis Supodauti T eu. ,04 Ucri- 3 , — 0 Qu XPEDUU AR
SUALEES — gar —. getfardm prafentiarü, gp & ipfe Artiag. — $ltró concedit
fub n. 48. at illi Auctores quid agplius volebanb;& ideó obiectio- - ME or
rre trinis i niu nos dir n| unt;licét primae facic videantur procedere, vnde
data re- anoftra entenriz intelligentia , facile olues;6 conttanos adducátur ;
qae plc- n€ haber: nequit ni(i ex difp. 11.- Phyf. bi ét videbis,quomodo
immobilitasio- €i, & Vbi attendi quog; debeat in ordi- ne ad diuinam
fubftanriam vbiq; diffusa , qua cft prorfus immobilis;& contiftens: amuis
,n. bunc ctiám modum faluan- di immobiltàtem loci conetur rcijcere Bonet.
cit.cum multis alijs dicendi mo- is Thomift. Scotift. Auerroift, & No-
minal, quos ibrvalde accurate refert, & .rcíellit,re tamé vera hic eft
exteris pro- babilior ; & wes modi 5 quos ipfe ibiaf- fcrt,vt de mente
Arift. & Com.funt pror Tus infufficientes,nam primus modus ari- buit
ipmobiülitatem folii locisCelorum , quatenus (üpeificiescócauá vnius-et: lo»
€us perpetuus, & incorruptibil:s alterius; ccundus tribuit ibilitatcarfo!ü
lo- is elemeéntorü, quatenas Gngala haberz ja loca determinata, &
inuartabilia; tet- tius tandem tribuit vtiq; immobil ratem cuicunq; loco,non
tamenfecundum con- fiderationemi nátirralec,fed tantam fecü gum mathematicam ;
quia hz cjabttrab:t àinou»& imnarería fenübilirieq;ideó tin- guli ifti modi
deficiünt , qu«a vel non (al- sant imimobilitatém cuiaícang; lociscum
"ramen de Ioco in genere immebilitatem Alfetuerit Arilt.ec conttat 4.Phyf.
41. qpátiones Je itmmobilitate loci zqué có- Mincant de ómriibus:ycl nondaluant
illà "wtomninó oppofità motui locali ; vel dc ü non fecundü
conliderarionem natu- llem,fed rantü qiathematicam, cum ta-
perrattonesnaturales , & phyficas ko nc mébur rni loci SE ,vtad cum
fpe&ar, vr [uo loco dicemus. H TO enar » quibus rebus con» ueniat Vbi buius
predicam.hinc. n.fsctle polea colligemus tpccies huius przdi- cam, Ad huius pun&ti
refolutjonem opus cft bteuiter is khyit recolere, quaaam 1. $ proprie dicantut
effcin loco; qua «n. propri? fantin loco fingala habent pco- rà Vbi
[enispawAliquircsomnesprocfustàmcorporeas,dincorporeas,ac&Deüipfuminloco.reponunt
5 licét nó in certo fpatio reclusá fed wbiq; in omni loco diffu(um ; ac
con(equentet- affirmant;non folum Vbi cteaturatí, | & ipfum Vbi Dei
iramétiuü ad hoc:fpes &are pratdicam.ira Fonf. (. Met.cap, -9.(e&: 3.
& 7. Alij contraexcladunt hoc predic;aon (olit Vbi immé(ruum Dei, ted
&t V6 angeliciscó qu'a nó pro». prie ponüt Angelüialoc»p intima prae —
séciá (us fubita.tze in cili loco, vel fpatio fed per operarions,&
applicationé virtu, tis,vndé talis denominatio císédiinloco potius ptinere
videtur ad pradica.act:o- nis,ia l'homifte 1,p.3-$ zat. t4X 2. vbi proinde ait
S. Th.aag:lam euiuocé effe in loco cum corpo:re;quia an3elus potius
cantinetlocum,quaim cótincatur à:loco idip(um clarius docet opufc.48.cap.t«. /
210» Verior sér£ria.quá uis difp.. 11,Phy(.q.4. & vít cóis extra. (chol S.
Th. negat Deum e(fe proprie inloco s fette docucrunt: Aag. lib. 85.9.
q.2o.& Anfcl. in Monolog. cap. 22. vbi mnes dici Deum elfe ci loco, in
loco,quia cérineri in loco limtationg. innuit : afficmant autem ex àlia parte,
ae dü corporibus; fed ctiá Angelis proprie conuenire ciTe in.Ioco per
applicatione fabftiaua ad cert locu ,& (pacium;vn- dé quamuis in fecic logé
diuccti fint ma dictlend: in loco rcrü corporali, & fpi» ritualiü,quia
corpora dicuatut eiie indo» co circumferipuud;i,cü excenfione. par« tum;fpiritus
vero de&Gnitiud. y (cu iacit» camícripré (inc tali commen(üratione 5
nihilomtaus ingencce conucn.rc potluat . in aliqua cóne cói vautoca ab illis:
pr£ci» fa & hzc cric cocinenzia palliug,(eu rea» lis preícatía rci locatz
ad locü, à quo có tetur: , vc abürahit à: circumícriptiua , & detinittua y
quz vaiyocatio p oftendi rationibus.illisequibus ptobart fo let
vniuocatio:quorandaudfcé dentium 2 Quaré Vbi angelicum quo; ad boc fpc»
&bit prdicao £t üscum fit Forma inbae- rens Aügclo. per £zrmalicer contticui-
tur in loco; & cadem roncad boc quoq; lii i fpecta- Quafl.XIT. De Vbi , eg
Siti, e dri IT. patet fandamentum Poncij falfum ec, - € aiebat nihil prafupponi
in corporibus ad propinquiratem ; vcl diftantiam, ad p neceflarió fequantur ;
& cum quo neccl- fariam habeant connexionem. At refpó- det Poncius etiam
hoc concefío negando hinc fequi effe' relationes intrinfecus ad- uenientes,
quia licet non poflint effc ifta duz przfentiz , quin fit ip(a propinqui-
tas,vcl diftantia , tamen bené poteft cffe propinquitas, quin fint przsétiz ,
nà duo Angeli poflunt habere diftantiam,X pro- pinquitatem adinuicem;quamuis nó
exte fterent vlla loca, quibus effent pra(entes: itaq, vt relatio fit
intrinfecus adueniens debet neceffarió: pre(üpponere aliquid , fincquo non
poflet exiftcre, curnergo propinquitas duorum locatorum ; & di- flantia
poffit cfle fine prz(cntia corü ad loca; (equitar quod quamuis non poísint etfe
tales przíentiz. fine propinquitate , quod tamcn ifla propinquitas non fit in-
arinfecus adueniens. : Verüm hac folutio
manifefté contra- dicit Do&ori loc. cit. & veritati , inquit enim
Do&or huiufmodi relationes pro-. inquitatis , & diftantig non immediate
undari fupra res » fed (upra vbicationes illarum , quz determinant resybicatas
ad fandandam tantam, vcl tantá diftantiam, falfum ergo eft polle duos. Angelos
tan- tam,vel tantam diftantiá fundare, vcl pra- pinquitatem ab(que
vbicationibus, quia fi non h aberent vbicationes localesqua ni- mitum fumuntur
in ordine ad locüjhabe- rent faltim praífcntiales, qua defumütur inordine ad
fpatium,vel ad partcs virtua» les diuinz (ubítantiz vbique diffui Cof. quia
deficuctis oibuslocis iili duo Ange lijquos adhuc ponis per lcucam v.5.difta-
«ze, vcl per (uas proprias entitates fundant «talem diftantiam,vel per aliquid
fuperad- * ditum, li (ccundum , hoc efe nequit. ni(i "Nibcatio; f1 primum
crgo duo illi Angeli femper talem retinerent imer (c dilan- tiam, quamdiu
proprie manerent entita- cs,quia illa ponuntur rationes fundaadi talem ; üm
quia adhuc fequi- tar cilercfpectam inuin[ecus aducenicn- sem, qoia neceffarió
(equeretr ad enuta- cs progtias iliorü Angelorá, fi in cis im- : A0gita » i 735
mcdia? fundaretur : Concludendü igicut . eft, q fiué fit fermo dc
propinquitate, & diftantia duorü locorum adinuicem, fiue duorum locatorum,
femper hz relationes [unt inttinfecus aduenientes, quia necef- farió (equuntar
extrema ;.& quidé quod ait Poncius propinquitatem , X diflantià duorü
locorum efie refpe&tus extrinfetus adueniétcscx fuppofitione,quod fint mo
bilia,eft omninó vanum, & inutile , quia przcipua loci affe&io cít e(íe
immobilé * tum quia ex fuppofitione etiam, cploca effent mobilia , non adhuc
fequitur inten» tum, quia tunc eadé effet. ratio de loci & locatismodó aüt
quamuis locata lint. mobilia;adhuc tá diftátia,& propinqni- tas intcr ilJa
sür relationes extrinfecus ad- ucniétes, vt probatum eft ex Scor.loc.cit, 212
Quoad przdicamétü fitus, qui a- lio nomine dicitur pofitio,Do&. 4.d. 10.
q.1.$. pico ergo, diftinguit duplicé pofi- ion; vnà, quz dicit formaliter
ordinem partit in toto, & per hác circüfcribimus differentiá quantitatis
cótinug,alià, quae dicit ordincm partiü inloco , & cóftitit hoc
przdicamenti, fe! faltim dire&à ad illud fpe&ar,qy idcó additur; quia
ét pofà tio primi gencris, eftó per eam circü(cri« bamus differentia
quantitatis ; debct fal- tim reductiué ia hoc przdicaméto tepo- ni,vt hic notat
Anr. Aud. cá fit tefpe extriníccus aduenicns,nam partes totius, qua (unt
extrema buius pofitionispofséc elle inuic€ feparata:,& tunc nó eset ordo
illarü partium in toto: fiué aut pofitio primo modo fumatur;(iué fecüdo modo,
certá cft non nifi ad res corporeas petti- pere , quia incorporeg nullus habent
par- tes integrales , rónc quarum dicantur fi- tuatz',ac ctiam císe
denominationem in- ttinfecam, quia non dicitur quis (cdegs à (cde, (cd à
ic(fionc, vt àformaci intrin- feca . Przcipua veró difficultas cít , quo- modo
fitus conftiuiat diaeríum pradicae mentum ab Vbi: Solent Scotiflz ex co iita
dift ingucre;quod Vbi dicit babitudi- pcm otiuscircumferipti ad toti circum
Ícribens, polioveri (cu (itus babitudi- ncm partiam circü(cript ad parres loci
&itcuicribentis, hoc n» folum dilerime affi gnauit Do&or loc cir. &
quia interd liü 3 . inuà 75^ Sinuariato Vbi, mutatur. fitus , vt notaui- imus
in Inft.cum .n. vinum in vafe agita- tür,totum vinum femper eüdem retinet
totalem, fed partes variant jocum partialem;quia fucceffiué re(pondent di-
ver(is arti va(is ; hinc tanta vi argui di(tin&tio inter illa , quanta
fufficit ad confiituenda diuería przdicamenta ; Kt hzcratio aptior eft ad c
diftin&ionem éx naturarci intet Situm , & Vbi,quàm allata à nonnullis,
» poteft mutari Vbi immataro fitu , vt (i quis (c- dlcns,aut iacés curru
feratur , variat Vbi y quia faceefliué eft in alio , & alioloco , mon tamen
variat fitum;quia femper ma - nct fedens cadem (e(fione. Sané hoc cft
impoffibile prorí(us, quia fitus eft forma loco addi&a nó minus, quàm ipsü
Vbi , , vtgo ficut fitus abfolart fumptus refpi- «it neccüarió locum , ita
talis (itus talem locum, ita quod omninó implicat rema- mere cundem (itum
corpotis » fi vatiatut focus, & Vbi, vnde quindoquis fedens fertur rhzda ,
vcl naui, catenüusremanet eadem (c(Tio, quatenus manct quoq ;idé Vbi immediatum
refpe&u nauis, quam fcfpicit, vt vas, non vt locum , vt etiá di- «imus dc
aqua delatain amphora ; & di- «itor nutare Vbi mediaté folum , & per
accidés, quatenus teta nauis , quz ett id, «quod pcr (c mouetur , continuó
acquirit alium,& ali locum, vt habetur 4. I-hyf. Xmo Artiag.5. Met. n.45.
ait re vcra mu- tarilcffionem , & folum moraliter. ccn- feri eandem ,
quarenus. fuccedunt ali gotitiones omnino fimiles in ordine a4 diftantiam
partium inter (c. 113 Alij t& hanc fitus explicationem impegnápt,quia fi
nócft , nifi ordo par- vd locati ad partes loci,iam nó diíctimi- * fatur ab Vbi
circumfcriptiuo, Prob.con- -quia per hoc Vbi ità ponitur corpus jn loco;vt
totum corpus ftt in toco loco , & partcs locati in pattibusloci , ergoiam
2: rónc mr iftius Vbi ome ar be o partiji locati ad partes loci , atq» ide
intali ordine ncqait fitus. cQ(i bert ,Alio- quio non con tiroet diftin&um
pradica- mentum ab Vbi,cum adeius integritaté fpe&ct. Accedit, dj» cum
totum integrale &oa lit ali quid realicet diftindoun fecun- Difp.VIIL. De
Pradicam. Xe fpefluis; dum probabiliorem, à fuis - fic in propofito reípe&us
€ Án RdI- i — non erit aliud ab ipfis partialibus fimul (amptis, ná ficut (e
rat fundamentii ad (fundamentum , ita re(pe&tus ad reípc&tum . Et tandé
re(pe. Gus partiü locati ad loci nó (ünt , nifi plura Vbi partialia , ficut
rcípectug totius locati ad totum locum eft Vbi to. tale,ergo tam hic,quam illa
(pe&ant ad przdicamétum Vbi. His rónibas conclu- dit Bonet.in fuis
predicam.ocdinem par tium locati ad partes loci non cffe de gc- nere fitus , vt
inquiunt paffim alij Scoti- fiz, (ed de genere Vbi ; vndcibidem ita explicat
fitum , vt fit modus quidam ip- fias Vbi,(ic quod Vbi dicat abfolute fentiam
rei in loco wien ificet prienciz, (ic vel (io.f. 1acendo, ftando, vel AR i
(ccüiü hàc ^— uam cóiter (equuntur es illi qui üitiapuunt fitü ab Vbi, (omar
tur in Vbi,& e(t accidens eius, & dinidi- tur in ftationemfc(Tionem ,
&c. vt genus in (pecies,q» ctiam videtur innuere Doc. dicun inquit;q
pofitio fpecificat Vbi . 114 Certé hec explicatio titus magni babet fundamétum
, tum in definitione à* Gilb. allata;ait.n. quod pofitioesi quida [itus partimm
yetgenerationisordinatio,fecundum.quamdicunturflantia,vel[edentia,4c.tuminipfoArift.quiperTtarc,federe,iacere,&c.explicatrationéfitus;&rationcsetiam,quibus(übtilishicScógftaprobatordipempartiuminlocopertineread.przdicmnentumVbifuntmagni
ponderis; vndc fatemur, quód volentes conftituere fitam prz dicamen- tum
diftinctü ab Vbi,facilius id aequem tut tenendo hanc (ecundá viam,qu& pri-
mam. Nobistamenimagis expediens vi- detur tenendo primá vi te ficü e(fe
przdicamentum di(inótü ab Vbi , quam tenendo fccundam multiplicate entia, &
modos tine meceíTitate , cum quia , vt ait Artiag. cit. n. 42. (üfficienter
intelligitur res fituata per illoiordiné partiü. ipfius locati ad locum , quem
teijert Bonet. ad przdicam. Vbi,per illum . n- intelligitut fic vbicata ftans ,
vel (edens abf; addi- tionc alterius modi um quia licet — Quafl. XII. De Vi,
dari poffit modus in diuerío genere mo- dificadi, non tamen in im gencre , at
fcifio, ftaio , &c. (i (ant modi ipfo Vbi faperadditi , fané fnt ipfi quoque
modi prefentiales , feu pr(entiam importan- tes,vndecum ipfum quoque Vbi
prz(cn- tiam importet,iá daretur przfentia pra- fcntie, magis expedit negare
irum efte difti predicamentum ab Vbi , jm illum ftatuere , vt nou modü pra-
eníalitaris ipfo Vbi fuperadditum ; tum uia diuifio illa prz dicam.non eft
necef- dria ex natura rci, tum quia Arift. r. Poft. 148.& s.Phy(.9. &
js. Met.c.7. te- ceníens przdicamenta huiusnon memi- nit ; tam tandem quia
etiam Scotus ipfe loc.cit.in 4.non inquit abíoluté effe prz« dicamentum díftin
ab Vbi , fed ita poni à quibufdam, ende non multum an- xij de hac re effe
debemus , nec €t folli- citi de (olutione rationum Boncti , quib. ides nó inco
confiftere rationem fitus , quía tunc non conftituerer pradi- camentum
diftin&um ab Vbi. Nam con- €efio
antec. neg. confeq. vltró conceden- tcs di(tinctum mentum non con- ftituere..
Adhuc tamcn liber fingulis fa- tisfacere , in gratiam cotum , qui vellent ea
diftinguere, 21$ Ad 1.nó inconuenit rÉ vnius prae dicamenti interdum concurrere
ad intc- qum rei alterius praedicamenti, nami cüdum cóem figura eft de
przdicam. qualitatis,& peruner ad integritate quan titatis;vnio ctiam
fubftantialis concurrit ad conítitutionem compofiti fübftantia- lis, &
tameneft de genere accidentis cf fentialiter , & folu denominatiué (üb-
ftátialis, & fic in multis alijs j ita ergo in : to poterit fitus
concurrere ad có- um Vbi circwmfciptiuum , etiá(l fit dineríi przdicaméti. Ad
a. conftat ex 9 allato de vino in vafe ptasétiam totius locati ad totum locum
diftin&am effe à fingalaribus pra cutijs partium,& ratio cft, quia
licét totum in- tcgrale non (it quidrealiter à partib. di- ftin&um; (zpe
tamert in omnibus illis 6i- mul fümptis, & (ub vnione. coccpris fun- eo
itu. edet. 17. 753 datur talis refpe&tas , qui ne ju't (unda- ti ia
fingilis diftributiué (umptis,aut eciá colle&:ué,fed noa füb vnionc, vt
conític de zqualitate vnius palmiadaliud , qua poftulat pro fuadamento totam
quanti - tacem palmaré,vt fic & cft vnica, & fim- plex relatio , nonautem
vna totalis ei mulcis zqualitatibus cópotita, quz fun- dentur in fingulis
partibus. Ad 3. conce« dimus refpectus illos partium locati ad patteslocieife
Vbipartialia, & idcircà non(pectant ad przdicam. Vbi , in quo folum
ponuntur prarfentiz cocales,in pre dicam, veró (itus parciales. , Petes;an
fitus (5t modus folius quan- titatis? Videtur affi cmare Do&or loc. ei.
quia illum ibi appellat nodum qaantita- tiuum; dicendum tamen eít fitum cóue-
nice cuicunque rei exten(2 in loco , qua - re cum fubttantia materialis
fecunduga nos poffit effe exten(a in loco ctià (cclu- fa quátitate, l'icét
penecrab:liter, ira quo- que proportionacum fitum habcbit , & ideó m
diuidebatuc hac ig Ve circumlcnpauam in penetrabile , & im- penetrabile,
fic etià (itus diuidendus eff , poteft tamen appropriate dici (itas mo- dus
quanutatis , licéc alijs conueniat , ca racione, qua diximus difp. przced.q. j
ar. 2. figuram dici modum quantitatis , €t coníequatar rem omocm extenfam , an
verà corpus in vacuo elf et fituatum ,re- pondendü eft, ficut de Vbi dicebamus
; & demum an rará,& den'am, afpecü , & lenc,ad hoc predicamentum
pertincant, dicimus inlib.de genec. & corrupt. Poncius
difp.17.L08.4.7.inquit fitum importare non poffe re(pectua extriafe- cug
aducnientem (übiedtatum in re loca- ta,& termitarum adlocum , quia omnig
talis re/pe&us aut e(t Vbi ,ecl (alim tese liter identificarus cum
ip(o,atq.ideó nom cont ituecet diuer(um pradicamérum ab ipfo Vbi quod ibi
quibufdatn rationibus comprobare conatur; € concludit , uod ponendo
Situm«onftituere diuet- um przdicamentum ab Vbi,dici debet y quod conftiftar in
difpoKtione parcium in ordine ad (c , rationccuius fi tat in loco, dicereturces
federe, auc ftare, aut iaccte &c, qu£ difpolitio eft. re(pes Gus
cxcrinfecusaducnics; Quod probat , Quia ha difpofi:io e(t aliquid tá per fe
collocabile in aliquo prz dicamento, quá Vbi,& cft omnino diftinctü ab
Vbisquia bac difpofitio poteft cíle ea4é numero in diucr(is locis, in quib.
variarcetur Vbis & prztcreà aon potcft intelligi (itus fine ipía, ergo
dicendum cít , quod tit Situs . Conf. quia fi fic explicetur ratio Situs; teft
(aluati diftinctio realis, & e(s&tia- is intcr Vbi, & Situm, &
cx altera parte nihilliud poteft alfignari, quod fit Situs falua tali
diftin&ione, ergo quandoqui« dem detar talis difpofitio à parte rei magis
congrué dicitur , quod fit Situs; quam aliquld aliud. "ul Hzc tamen
explicatio Situs nequaquá fübfiflere pót , quia vt fuprà dicebamus, Situs cft
formaloco addi&a nó minus, q ip(um Vbi,ergo (icut Vbi nequit explica. ri,
nifi per ordinem ad locá,ità quoq; Si- tus, Tum quia difpofitio partium in
ordi« tie ad fe porius circum(cribit differentia quantitatis continuz,vt fupra
dictum eft n. 112.quam pofitionem de generc Si- tas, Quod fi dicat
Poncius.iplum nà lo- qui dc difpofltione parti in co fenfu in ordine ad fe, fed
de ca difpofitione in or dine ad fc , rationc cuius (i res poneretur in loco,
diceretur federe;ftare, vel iacere; Conua flatim cít ; quod hzc manifcíta i i
ia , fi enim ca üm i(pofitio talisef&- , vt ratione illius rcs dicatur
federc,ftare, vcl iacere , ergo non eft difpohtio partium inordine ad fc ,
& abftrahens à loco, ftd omninó locü cóo- «ernens, & partes loci ;
Probatur confc- quentia, quia implicat apprehendere cor pus (cdens, ftans, vcl
cubans per talc par- ium difpofitionem,quz omnino abítra- t à loco; ergo ti
fiis conffüt ia difpo ione tali partium ratione cuis corpus dicatur ftare, vel
fedcte;debet talis diípo- sitio cxplicari per ordinem ad locü, & nó
,pracisé per ordinem ad fc; quare concla- dendum. eft fitum. explicari debere
per rdingm pzcriugwci locatz in ordine ad eee » vel pietes. eius. altero cx
duobus modis sre bled) raiones id. Juníwalent, nam a primá dicendum eft,
muodliect illa pariioie difgofi o in idi Difp.V1l. De Pradicám-ve[peBliuls i. ^
ne ad fc fit aliquid in predicamento col- locabile,& ab Vbi diftincta,
nonhinc íe- quitur in hocprzdicamento con(titui de- bere (alti ditecté , n&
porius (peCtat ad. pradicamentü quantitatis.) & eius diffe», rentiá
explicat; vt inquit Doctor loc. cite; Ad Contncgatur a(lumptü quia data ex«.
plicatione $us altero ex duobus modis, ià aff; notis, bené faluatur
diftin&io rca- lis Situsab Vbi,vt declaratü eft, & rones quibus
oppofitü oftédere nititur n.73.& . 74-(peciale difficultatem non continent
quz fuperius nou fit folura, vadé minime opuscít easadducerc, & figillati
diluecea dud De Quando € Habita. 416 (7X Via res nó tantü dicuatut effe in, :
locoyfed cti in tépote hoc , vel. illo, vt heri,hodie, fuperiori anno,vt Ati«
ftot.exem at in antepradic.c,5. (icut per Vbicoftituitur in fpatio loci yita pet.
Quando in (patio téporis, & durationis e Vtaüt appareat penes beat hoc
predica cmd ae ndi , d eft duplicem durationé£ realem (olere
disftingui,vnàextrinfecá,qua.(;eoparatur,.adaliárem,vtmen(urailliusqualiseítdu,:ratiomotushorologijre(pectaaliorummotuü,alteramintriníecam,perquàrcsineipfaduratnq;alioextrin[ecomenfuranteablato.Suarezdiíp.so.M:fe&12,n.8.quem(equunturhicAmic.Blanc,&alij,con(tituithociupratmindarauoneintrinfecarecüfedmiusconfcquenter,quiavtdicimusiaPhy(.&tenetipíoSuar.duratiointrinfecareinoneft.ni&ieiufdemexiftentiaaperícuerans,atcxiflétianóponiturindi-
uerío przdicamcto à re,cuius eft, pr tim cü in emésiandpnu nn iter ei
idérificeturyergo &e. Na valetjquod inquit Suar. ità (altem diftingui à rc
du- rátcyvt licet non praedicetur de ea , vt ac« cidens Phy(icum, praedicatur
tam vt ac- ^xidens Logicum & hoc fafficere , vc fit diftin&i
pradicam.Nó valec,tü quia e fientia ét praedicatur accidentaliter, Los gicé dc
creaturis; t quia accidens przzdi cabile.nó (ufficit ad có(tituendii accidés,
ptadicametalc y ex iliis fou gencreitn : n6 [ubfiafie pót apcidós: prie Qudf.
XII, "DeVli , e Sitü. edt, IHE, nón tamen pr dicamentale . Deinde ctià
jnfentétia realiter diftmguente duratio- nem intrinfecam a re durante, non benà
poneretur hoc pradicamentum ex ca có ftitnii, nàm lioc przdicamentum nec té
pus;nec rem temporalem importat , (cd od ex adiacentia temporisin rc tépo- En
derelinquitur; vt cóttat ex ipfa Gilb, definitione , Ouando e$t idquod ex adia
centia temporis inve temporali derelin- wituryquare ficut Vbi non dicit forma-
tet locum,fed quod ex applicatione lo- €i re(ultat inlocosfic inpropofito Quan
do non dicit tempus, fed quod eius appli- cattone refültar in re temporali;
& men- fiitata per ipsi. Tandem proprie loquen- do res durare; & effe in
«empore non süc idem,nam efse in tépore ex 4. Fhyf. 117. cft conrincri;ac
meníurari cempore , du. rare vero eft píeueratoin císes(ed Quan. do — iod eísc
5 — &.tali tem« orte, vt 1€, .itr ) Pu vA inde cómuniter «docent ; ren
t& non confirutpet dura- ti intrinfecam rerum;fed poríus pec
coexiltentiamad aliquam extrinfecám nempéad motü primi Celi , qui vt regu-
latus,& vnitoriis dicitur men(urare du- rationem illarum. dicitur tempus
cxtrin- fecum ,vt diximus n Inft. vnde nec ipfum tempus , vceftintrinfeca
duratio motus primi Celi , (pe&atad hoc, pradicamen- tí («d vt ponic
adiacentiam fuam in .«c- büs,quas men(urat;& baceft vera exyli- atio iftius
przdicamentisres ,D, prgcife oexiltentiam ad motum pr;mi Ce- i iütationgmen(urg
dicuntur tano , vcl tanto tem pose durare hen diem, vcl an- nüm;dicütur císc hodié, hri, fui(se, & c.
at sit vera denominationes huius. pr. ch edo exéplisab ipfo Ari allatis;endé S
Th opuíc. 48. c. de Quan- do; pct adiacentiam temporis ad tem.té- poralem intelligit
menfürationem; quod exqmeníuratione tali in re tempo* rali derelinquitur, cft
id, in quo formali- cer confiftit hoc predicamentum , vt (al- tim dircété ad
iftud (pectat. "62 - Scd: ic it. comunis omnium fenfus inconflitutione
przdicam. Quan- do,nontamcn omnes conacniunt. in cx. plicatione illius,quod ex
adiacentia repo ris relioquitur in reb. ibi(ubiectis , Tho- miflz pa(fim
infinuant effe accidesrca- - le, vt viderc eft apud Complut.cit.q. 4.8
Sanch.lib.6. Log. q.9. idem quoq. viden-
tur (entire Scotiftz hic in. Log. dum ia* quiunt ex adiacentia temporis ad rem
temporalem refültare in tempore Qyuane do actiuum, & in rc temporali
pafTiuum, quos fignificát efie refpectus reales exe trinfecusaduenientcs; fundatur
hzc opi- nio przícrtim in paritate cx Vbi defum« pta, ficut .n. ex extrin(eca
circüfcriptios nc loci refaltat in re locata Vbi , vt accis dens rcale , per cp
formaliter dicitnr effe. in loco, ficex incidentia extrinfeca teme poris
men(urantis res temporales re(ulcat in cis Quando, vt accidés reale, per quod
formaliter dicun'ur c(Te in cempore, ». Quem cendi modum rqoior Poncius hic,vbi
camen nota malé ab ipfo defcribi Quando effe conucnientiá tei creata duz
rantisad.aliam rem durantet , nam non cocxi (terria vnius rciad aliam;(ed coext
ftentia rci ad tcmpus eft Quando;adeóur terminus iftius cocti (Lenciz
pertinentis ad hoc prezdicamentum fit tempus primg mobilis, non autem quacunque
alia. rcs durans, vt Poncius velle videtar... » 218 Dicendumtamen cft, Quando
nó importare in cebus tépori fubtedtis foze ipà intrinfeca; X rcalem,fed folgm
denos fainationé cxtrinfecà (umptá à tempore, €ui rcs eocxiflüt;& in quo
ede dicuatur , atq. debomipátür cífe hodie , heri fuifle , &c. Probiquia (i
qf formà realé importa ret in rc ducáte , hzc vtiq. foret celatiua, vteft
Vbi,nà aüt abíolata,(ed nullà talézc lationé rcalé importare pót, quz
fpe&et ad hoc prédicamétü,ergo de ico ».mip. quia per qünon pot in re
téporali impor tari rclatio ad tépus , feü rmotü primi ee y di A Hei TURIS E
Miren cclaratioue allata rónis cius, (ed he re- latio aà eít ttal, cd ein Prout
Do- &or.quol, 13, N.quia verfatur inter c) ma e vt i r4 e: le, (ed epe VU
ADM Pe 'undatur in obicet Vt cognito» qQ eura cocipitür. vc LAE [ le ori tela-
tio méfutaui tüdat. in rc méfurata,vt noci" ficata $318 Difp.VII. Be
Pradicam. Ro/petliuis - ficata per menfuram ; &
deniq. difp.13. Phyf.q.4. art. 2. oft endimus tempus ex- ^ trinfíccum in
ratione meníarz non effe quid reale , ergo relatio importata per quando nequit
e(fe realis. Si dicas, (alim relationem menfarabilis ad men(üram cf fe realem,
& hanc derelinqui à tempore extripfeco in re temporali . Contrà, hoc
falsidicitur , quia hoc non conucuit illi ex vi temporis;fcd ab
intrinfeco,etiamfi per impoffibile nullum effet tempus ex- triníecum;quia ex vi
fuz inrrinfece dura tionis dicitur fic menfarabilis. Si dicas , hanc relationem
tealem ele ipfam cocxi flentiam rei temporalis ad tenapus, vadé poo heri fuiffe
eft coextitiffe circa- tioni hefterna primi Czli , effe hodie eft cocxiflere
bodierna.Contra,quia vel ifla coexiltentia importat folam ambo tum exiftentiá
in rerü natura, & hoc di- €i non poteft,quia non efTet maior ratio, cur
vnum fit menfura , & aliud meníura- tum; fi cft relacio coexiftentiz vt
meníu rati ad meníurá, iam conttat nó effe rea- » Accedir, quod coexiftentia
fumpta pro amborum fimulranea cxiftentia eft telatio intriníccus adueniens ,
quia pofi- ta recemporali, & motu primi Czli, ne- ccffarió (equitur talis
coexiftentia, 219 Necvalet, qp inquiüt Scorifte ex Ant. And, in hoc przdicam.
lilapismo- ucrcetur modo extra Celum, tunc morü lapidis non coexiftere motui
primi Cell coexiftentia iftius przdicamenti , quia non menfüraretur pcr illum ,
ende inqui- unt res debere a imari primb Ca lo, vt intet ipfas , & motum
ciusre(ülcet y cenferi aüt (ufficiéter approximatas co ipío , quod imera ambi.
tum huius vniueríi continentur. Non va« ! fet, tumquiaiam conceduntex ifta re-
fpon(ionc,quando non importare qualé- Cüq. coexiftentiam rei n Ris A MA pus;(ed
coexi it entiam in ratione menu. fati ad meníüram ; tum quia gratis etiam
di&um videtur motum brachij fa&tum à Beato extra extimá partem Celi nó
mé- furari é motu primi Cli, quia ficut mo- tus primit Czli ideb men(uta
dicitur mo- tvuüta&torü intra ipfu;quiaob cius vni- formnat£ alfumitur à
nobisad hoc mu- nus,ita quoq.poffct a(fumi ad«memfurane dum iot lapidis
fa&um extra Ceelü, fi Deus nebisoftenderet illum motü; Po- tis ergo
dicendum eft con(i (tere in de- nominatione extrinfeca fumpta à tempo ef
te,& dicire(pe&tumextrin(ecus aduenié té , quiaad inftar talis
cefpedtus nata e(t concipi,cum motus primi Cali non dica tur mcníurare hos
inferiores , ni prius facta per inelle&um applicatione ips veluti menfüz ad
illos, qua: fe habet ve- luti approximatio inter extrema , vt re» faltet ille
rcipettus, uod vtiq proprium efl cc(pectascexrrinfeci . Fundamentum veró
oppofita fenten- tizfacilédiluitur neg. pauitatea atlum- ptamde Vbi, &
Quando : tumquia Vbi cít terminus motus , & a&tion:s, quz in motu
interuenit, crgo neceffarió elfe de- bet quid reale , at Quando nullius actio-
nis rcalis , —— rame terminus ; tum quia potius Vbi,& ()1ando oppoti- tas
ibenccóditioner nam vt re$ discar fucceffiué prz (ens alteri , & alicri
(patio locali,locus debet etfc immobilis , & la» catü debet continuo mutari
, vt verà di catur facceffiué przfensalteri
& alteri fpatio daratienis , duratio ip(a debet effe fluens, &
cran(iens, res veró ipía concipt tar vt immobilis, & eadem perfeuerás; e:
qao patet ,Quàdo bene aumus (uüobire e m RUMP: Pica autem Vbi, ifp. 13:
Phyl.n.9. 210 Qua; quibus rcbus poffit ap- plicari denominatio mét! s LI TEL
ilibus, q colligit ex Arift. 4. 117; Sed potius a(ferendum cft, hanc ze
omnibus. rcbus ali nomifationcm potle o permanen & men(urari cempore:
adillud, immó ip(a quoq. immortales fabftantiz,vc A anima, vnde di cimus
Angclos hodié cíJe ,& inomm t&« pore, licér non tranfirc cum temporc; ,
co vcl maximé dicendum;qui corum durationem intrinfecam: menfe rari poífe per
cocxifteniam ad aru prie mi auiterni,ticut EMRMIME DrET — oltcne oftendimus ex
wwe Phyf. loc. cit. Neq. Arift. 4. VIC. voluit negare ab(o- luce (übftanc;js
immortalibus eWfe in cé- re,íed (olum nonfie intempore, ficut fablumsria
(eneícendo,& deficiendo , nà ratione coexiftentiz non minus fanc in
fablanaria; Imo Fonfec. ;Met.c.1$. q- 10. rationes iftius coexi-
tizadextendithancdeno.minationemadDeumipíum,quiadcnominaturomnitemporefuiffe,&e(Te,&defilioDeidiciturEgobodiegenuite,2(crapuloconcedipoteft,cuminatiohuiuspradicamentificfojumextriníeca.Aliquinegátaccommoaripoderebusinftantaneis,herdeipfisinterrogarenonLicetquandofuerüt,velerunt.Scdcum&ipízdicantureeininftantiypoteft&iptis(uomodohzcdenominatiocópetere.Q'uidamétexcipiuntàdenominationchuiusprzdicamciipfummotumprimimobilis
,quo. niamnon extrinfecé » fed intrinfecé de- nominatur à fuo e. cum & c
Celi motus : meníarare feip- üm fecundum pattes .i. mocü vnius paf- tisaffumi
ad meafi m motum altc- tius, hoc (eufu poterit & ipfe hanc deno minationé
participare. De fpecicbus au- tem huius prz Jicamenci non oportet ef. fe
admodumrollicitos, quia vt Scot. do- cct .d.8.q. 5, O.& Tromb, r. Mct.q.1.
ad 4. vel paucas habet , vel nullas. 211 Acobijciunt aliqui, puram deno-
minationem excciafecam non füfficere ad cóttituton:ii vatas predicameni , quia
de5?rzài cont ui plura alta predicamé- t2 i0xta iulcicadioem harum denomina
tiomi'^n , vnuim.!: ex denominationibus , quibus obic&ta denoninátur ab
a&ibus, aliud ex eis quib. Deus denominatur ab Efe&is creator,
redeinptor, &c. aliud ex «is, quibus columaa dicitur dextra , fini- tfta,
&c. cut igitar hz denomipationes MEituant przedicamenca diuer(a , fed
reducantur ad przdicamenta forata- Zueft. XI. De Bluavdo , covFdabit efr. 1T.—
739 nonnulli, qui contendunt omnia nou ge nera effe vcra, & phy(ica
accidentia; ho n. falfum eft, quia hzc noué genera tius diftim&a funt , ac
enumerata ex fpe- ciali modo denominaadi primim (ubttá- tiam, quam inharendi ,
v« notauit S, Th» opuf. 48. cam ergo denominatio Quado necceífaria fit, &
fcequenii (Tima inter ho* miuacsnó minus, qua denominatio Vbi dicimus .n.
resede inloco,X intépore ficat Vbi conftituit vnum pra dicamens tum, ita vifum
e(t fapient ibus ex Q'ádo aliudconftiviere fpeciale przdicainéué magis,quam ex
alijs denomioationibus , qua nó videntur ita ncceifariz,quod mi run effe non
debct , quia vt fzpius di&ü eft, hec przdicamécorum diuifio eft ar-
bitraria,& famo(a,non nccelfaria ; qp au- tein exhisnouem geaeribus hoc (ic
ac- cidens, & forma realis, illud (ola extrin- fcca denominatio , non cft
pen(andum ex aliqua gcacrali racione omnibus com-* mani , (ed ex fpecialibus
rationibus fin- guloram , atque manctibus . 221 Circa predicamentum hab'tus,fa
n? ridiculacít , ac Philo(ophis indigna conítitutio huius prz dicamenti,qua
paf. fim affigaant Auctores,innixj .n. cxcn- plo , quo Aritt. hoc explicuit
przdicam, .. Calccatum e[Je armatum ejfe Lolà il- iam denominationenpaiunt, hoc
contti- tuere przdicamentum ,qua quis dicitut hibere circa fe veítes , &
indumenta, quà aliqui pomüt (olum extrin(ecam à v-si- bus de(umptam;alij etiam
intrinZecà, ita vt cum quis fe veftit , przecec aadum in» time pra (cntiz ad
fua membra 1& dua in veftibus , ctiá in (cipio producae modum quendam
realem, ills dici- tar habcre; quod fi quis. t aonuluas ia manu;aut in aure
flore uida negant rc(altare talem. modum habendi »qut (pe- Gat ad hoc
pezlicamen:um., quia ccsil- Ix non habeot manas.indaendi ; qua etiá ration:
Suarez difp. 5 3. Met. (ec. 2: nr 1:4. ait fola araia defentiua , vc galea ,
& loct- Tuc quibus fumuotur, vcl (übiectorum .. C1,n0n autem. offen (iux ,
a4 hoc fpeStacg. qui denominant , ita de Quando dicen- zac effecti foret paca
denominatio cx- triníeca . Kelp. nos non cife ita lollicitos 4: indénitate
decadis praxdicain. vc (uz praiicamen: d,qaia illa fola imapus exc- cent
iüduendi;al;j vecó coacedun: , quia, fafficit.qy habeuot iod ornamcc. Kur- (us
volant ali ]ui ex adiaceniia vett. ü cie 340 — Difp. Di Piedianerifpetuiss —
&um circa corpus htrmanum refültare de- — tior ef illa, que repetitur inter
extrema nominationé ad hoc pradicamentü (pe- quz non (unt a&u diui(a, fed tantum po* &anté, itavt fi
induatur flatüa, velequus — tentia, qnalis eft vnio , quae cunt armerur,
hec,& fimilianon dicantur ve- ter materiam, & formáà, inter
lubic&tum, fita, vel armata propriéloquendo, vnde &aecidens j acinterpartes continui, qua
idam curiofam,& dignam inducür di« , etiam de cau(a dixit Gilb. babitam
e(Te putationem , an cum Simia hunianisve«
corporü, cumtamen, & alia, quz nó (unt ftibus induitur, dicatur verd
veftitay & — corpora dicantur habere formas (ibi ine ncgatiué reípondent,
quia ex Arift.3.de harentes, & plané ita explicui(Te videtur
pattib.anim.c.1. natara cunctis animali. rationc habitus Arift. s. Met,2g.
& hunc buscontulit veítes, arma, & ornamenta ,— dicédi mod tenet
Baffolius 4.d. 11.4. 1» vt curei,piloslanam, fqgamas cornua, art.r. fic ctiam videtur. explicare Auer-
vngues,& fimilia, hominem veró nudum — facouftitutionem huius ptzdicam,q.
28. fccit, atque ideo illifoli aptiuudiné quan« — Phy(-(c&.5. ( etiamfi
ibidem Baffolij opis dam peculiar&. indidifTe inquiunt adve — nionem non
recipiat) inquit .n.in corpo» ftimenta füfcipienda, que tunc reducitur. re
quefiti ; quod quamuis denominatio ad a&ü, cum ca fibiapplicat. Miramur —
habitus(ernatur. à locali pra(entia veftis fané viros doctos in hac fcurrilia
atra-— cum corpore , tameu non (umi per mera mentum impendere,& ram tidiculas
mo — concomitantiá localem; fed fümi potius uere dabitariones , de quibus
meritó — »er quendam niodü informationis,& fit» fcire pofíemus , quod
arguté inquit Do« — tentationis; illa ergo denominatio ;, Eor 4.d.6.q.3-9..4d
ifíam , deilla dubi« — fümitar à pra(entia per meram localem tatione mota à
quibuídá de materiaSa- concomitantiam
fpe&tat ad idem pradi- . «rarenti Baptifmi in cap.Detrabe, quód |
camétun,quod dicitur Vbi ; at vero hzc aqua per fe non fit (acramentum, fedtan
— alia denominatioyque fumitur per aliam tum con:giléta cum veibis, nam alioqui
Imbitudinem , veluti informationis , &c «omingcre pofTet , vrafinusbiberet
Sa- — fultentationis, cft in hoc alio przdica- «ramentum;yflz funt, inquit
Doct,Qb;e- — mento;vadé concludit in fine (c&ionis &iones, €
fubtilitates Bernardice , «7 — babitum dici penés illas res, quz adiacét uidé
fat15 afimins timédo, neafinusbi-
(übie&o adinüar forme ,. & (übie&um pe Sacramtntü,fed
planénon mintsri- dicitur illasin (c babere, & veluti (often- diculac&
dubitatio própofita deSimia. — tareranquam formas, crgo & ipfe Auer- .
213:In alio igitur fcnfu magis digno — (a nefcjuit aptiori modo hoc predica-
explicanda cfl conflitutio iplius predica» — mentum conftitaere,quàm per
vnionems gnentj,vt nimirü per habitum intelligatur — & hanc intormatiuam. -
babiieilla mcdia, qua fubicctum dici (o- 114 Et probatur valida ratione , quiz
Jet haberc formam,itaut ad hoc przdica- — vnio praertim informatiua digna eíl
vt ancntum fpe&tet omnis vnio abíoluti ad . eifpcciale affi gmctur
predicamentü nec . Abíolotum , omnis re[pe&us fubic&ti ad — valet;quod
comuniter aiunt ,pertineread imam, & écontra,omnisdcniqaerca- —
przdicamentü forma; quam vnit ,.& no- sconexio inter partcs adinuicem ,
lind — uum przdicamentü non conflitucre,quia eíleniales fint, fiué integrales
;íta valdé — eft modusimperfc&us. Non valet 5 tuay egregié explicuit hoc
predicamentum; — quia vnio eft perfc&ior , quam fit a&io; ac íciió
dimi(lisnugis, Bonet.infuis prz — quz cft vnitio,cum actio lit viaad vnioe
dicam. libel. 10. vbiinquit qnod perar- — n&, & tamen actio conftituit
predicamé matin c[fes «7 calceatum cjJe ml aliud | tü per fe ;tum guia i vnio
ponitur in prat intclicxcruns progenitores noftriyquàm — dicamento forme. ynit
, obc vDiOECRD, & copnexioncminter atas, —xioncm quam t Cü cà , pariróne,
& Ld corpus, inttr calceamenta, & pedes, — actio non conilituct
[peciale pradicamé Jjuod de illa connexione cxtremorum — tü, (cd po in
przdicamento formas 3G diuiforum exemplifiárunc quia n9. «uiusc productiua op
neceísariamcone —— d mopio- — " dicamento , vt importat cx equo form , (0
Que. XII. De Qu. let; quod inquiunt aljj, [pe&are ad prz- — hoc ,
ictquiaintrinfecépertinetadeiusintegritatemnectendociuspartes,nonlicauteactioproductigaeius.Namquandoidconcedereturdefübítantialicompotito,deaccidencaliramenconcedinequit,quia
concret accidentale non ponitur in prae & (ubie&ü vnita;fic .n. eft ens
per acci- dens exul à przdicamento ; fed lolum vt importat formá connotando
vnioné , & fubie&ü; ergo inueniendü cft pradica- mentum, 1n quo per fe
ponàtur vniones, (alim accidentales ; tum quia ficut ocs a&ones quantücüq;
lint ad diuerfos ter- minos ; adhuc talem babent inter fecon- uenfentiam , vt
omncs in vna recludan- tur cathegeria, idem pari modo de vnio- nibus dici
poterit ; ác debebir. : aig Hocaurem foppet quód vnio debcat, & poffit
dirccté ; & per fe in ali- quo cócludi prz dicam. probar indu&io- nc
Bonet. (ub. nullo ità proprie contineri pofiet, ficut fub ifto, na ad
predicaméta abíoluta fabftantiz , quantitatis , & qua». litaus fatis
conftat perrincre non polle, cum fit effentialiter relatiua; eft n. nexus
daorum, & implica: vnioné ;ntelligi ad fe, & conceptu abíolu'o, non ad
przdi- cam. rclationis , quia non oritur ex natu- ta cxircmocum , [cd corum
applicationé petit vt iofürgats nonactionis & pallio- tus (licet probabile
id Scotus indicaucrit 4«d.12.q.1 C. ampliando rationcs corü) quia vnio actio ,
qua agens vnit formam cum matetia , & vnü cxtremü cum alio , et alia ab
voione formali , qua ipfa cx- trema vniuntur , cum hzc fit terminus - perillam
prodo&us ; ncc paffionis;quia à paffione v. g- dicitur. fubic&um
calcfa- » ledab vnionc caloris dicitur cali- 5 im qua dcnominatione exprimuur 5
& informatio, non autem cife , ac inefle quieto: ad agens. Nec Vbi , vt ar
Mait. 1.d.29.q.1.art.5.0b im fentialitatem f. em ad (ubiedt informatio aliquid
amplins prafcatialitarem , & poflet Deus animam intimé corpori prafentem
per. ji fimplicem a(fiftentiam, quod ta animaret, & Intelligeutia poffet
diciCe- lo vnita per informationem , quía cít ei - intimé pre(ens. Nec fitus ob
eandemró- nem,ac ctiam quia fitus cft corporum, at-- : habitus poteft etiam
reperiti inter ea i, quz non (unt corpora, re(tat crgo, vtre- ponatur in
przdicam. habitus, &ratio. — nabiliterquidem vt ax Baffol. vnio for- mz ad
(ubic&um eft aliquo modo dere- hicta ex adiacentia accidentis ad (übie-
&um; vel. potius eft ipfamet adiacentía talis, & quidem Gilb. 1pfe
tecé(ct in hoc pradic, album e(Te, & quantum i zc(pe&tum fübic&ti
ad albedinem, & quà- titatem ; & talis ynio formz ad ubicàü cft , quz
veré contt ituit hoc przdicamé- tam, potius; quàm vaio rc(tis ad ss quia illare
veractt modus fuperadditus extremis , vt-probamus in Phyf. difp. g . q.8.art.
2. ron autem iíta , vnio namque veftisad corpusnil pror(us addit reale. » ,
fupra intimam preícotialitatem , & con- tactum, quem babet ad membra : de
hac tamcn attulerum (pecialiter exempla a, Fhilofophi,quia peculiari quodam
modo nomen habicus illi appropriarur ; veftis n. populariter. dici folet
Habitus; Ad- ueríus hanc reíolutionem quzdam obij- cit Aueríaq. 21. i/hyf,
C:ct. 5. que nos diluimus loc.nunc cit.q.^, Scd à ex d &tis conftat ncc
ipsi aliter. poaniífe cde dcnomiauonem predicamcnti huius , quàm per modum
vnionis inforinatiuz , eieQ] quadam fi tie quantitatis, latiuà tantum o 1 n XE
2 2s T ERES ro A cialis ebd DISP y | " 9x n i. Tot JU . qtAi: i MU 3NwcC d
Ou duteghp ouch DU Ahi BMgLr oor ctia AME P. ioi sons uie. 0 PETS iru RO n. £u
T w^ n E E» T i e d "un N ^ v. 295547! Z^ 0f 6 dicamentorum quidditatibus
, € paffionibusg — «d iungit anf que mulzem c evuntad ipforuna. -
cognitionemsqua ratione Pofipredicamenta dici confueuere NIA sut aut numero
quinqs OppofitayPrias, Symuly Motus,C* Ha- | bere,Conducunt. vtràh - quopi«im
de bis quinq. inillis mentto faffa efl y de oppofitis .n» m] ContraridyC7
relatiu? mentionem fecit Arift or pradice[ubfl a- di dixitynibil contrari?
jllis opponi, magnam, Gr
paruumreniinpredicam.qualit,dumeruitbaberecontrarium:de&cquinqadpredicam.intelligentiam,iorisfimulmentionéfecitinpredicam.velationis,cwumpofuitrelatiwafimulDenedemotufattaeftenisXrdageretQpati,namnonfitaddioy:T!
n € [ € p«ffio [ine motu: babere: ddr ied diuerfos habendi m. menborum
trattationem cogni iantyquia vt notat Jguer[a Tom ve MG conpderanut,
cognitionem vltimi predicamenti, dos ad illud pradicam.teducibiles. Doflpo[uit
ta- toni predicamentorum quamuis ipfi maximé in- 4.12, Log. in prefat.bec
coliueniumt rebus,non qui« [; in ordine ad aliudyvt patet in primis
tribus,qu& unt quedam rerum comparattones, at cognitio ve eG na alicutus
prafi tco pande lutam Wim ocet Seal. Mong G.Et quia de motu bic non. wifi
cognitionem quandam nimis copfu(am tradere pofiemus , cum eius completa
tratiatio fit pbylofopbica, quam tradidimus iam di[p.1 y. phyf. per totum ,
deba bere autem préter eaque adduximus in prced.di Jp-q-vlr. dum de boc
predicam. egimusynit aliud dicédi occurati idcirtà foli de primus tribus í
preséu erit fermo» QV.ESTIO I. De Oppofitis « 3 Ppofitio, (i ampliffimé fuma
tur , conuertitur cum diftin- &ione , & diuctfitate , at (i comuniter accipiatur,cader
eft cü rcpagnantia,proprie vero eft quid firi&ius ipla repugnantia; &
ab Atift. hic diuiditur in quatuor fpecics,.f.in oppoli- tionem
cotraciam,relatiyam, priuatiuam, & contradictoriam ; vt igitur propriam
rationtm vera: oppofitionis cognolca-- mus;dcbemos inueftigare naturam gene-
tis, quod cft repugnantia, per quid ad oppofitionem propric dictam refiriigé-
tur;(cd prius aducrtendumsquod hic non loquimur de repugnantia ; &
oppofitio- ne complexorum»latis.n,diximus in 1. p. ipft. cract.2.c.7. &
gifed dc repugnantia uminc&mplcxattun ; & fimplicium ; nage ft(crimo de
oppotitionc car d, qua jn prz dicam. rcponuntur, qualia funt ine complexà , non
complexa , iL dnos Repugnantia igitur eft relatio duorum extremorum fimplicium
, quatenus nte queunt habeve identitaré quandam fov- malemyaut yéalem,
velquatenuseidem —— rei fingulari fimul; fecundum eandé ra- —— tionem , c
vé[petiu Eiufdem nequeunt. ine[fe. Dicitur relaripjquia repugnantia e(t quedam
diuerfitas,& diftin&tio, qu formaliter cft reladio;& fi extrema ertmt
rcalia,& cxiftécia,erit relário reat sfim-— pliciter ; (i vcró vnü extremum
erit non ens vel nop cxiftens, erit relatio realis fc cundum quid ; & fi
cxtrema pollunt effe fine oppotitióne;crit relatio predicameé — talis, (in
ancé,tranfcendentals iuxta dicta difp. praeced, dicitur diorgm extremos — ru
[umpliciwm ad differentiam repogná- tiz jropofitionum; dicitur quatenes nee
queuat babere identitatem c. vt veput- £nanua difparata,& comyoftib:lia com
tchendaniur, vc dicemus ; additur, sel.— qua; ens eidem; &c, quia quadam
funt — FE pon buectjoam reifiteidentid additur reifingalari quia vni-ifi
yetcunaiter cdniucs communi albuni , & nigrum , dicitur fi. mi quia diuer(o
tempore contratia pof fant eidem incffe;dicitur feciidum eand£ rscltetabariadaniga
d .efle alba y 11 alia nigra ; ex 1ndi- egerat ; téliopalifoeres vieles e
cundum quod;ptoducit. fpeciem ; dici» nis(ufficientiamoffignat Doctor q. 38. —
przdicamnam oppofitioaliaeft fimplis.—— citer realis, cuius extremafanf entía
i$ — — tutagens, vt eandem reci pit ; dicitur pa- tiens; dicitur refpett « eim
(demi, quia rc» fpc&u dracrforum idem poteft effe ma. £nam, & paruum ,
fimile & diffimile -$. Quáuisauté oppofitaícu repngná« tia fo E dicam Veri
lunda- tnentalitertamer, vt dicunt extrema per
felationcm repugnantia relatas [olent di- uidi in di(patata 5 & in
oppofita proprie famptaexScoerduii.q.2. 00 -Difpatata (unt illa, qua ita inter
fe re« ftieaant y vt eadem cone indeterminate 5. & indifferentet cum
quolibet alio diuer- fo repugnent , vt liomo , & equu$ita pu« nant iotét fc
vt codem medo , & indif, fcrentet qaodcunq;alid diuetfum refpi« ciant vt
repugnans , nec habent aliquod ; cói [peciali modo , & determinate repu».
güenc ; X bacíant duplicis generis y vt colligitur ex Scot«cit it, Daalia (unt;qua:
(alüm babent incompoflibilitaté formas lem;quia vnü.aequi effe altecam ; vt
al-. bedo; & dalcedo, nam ratio albed inis nó «ft ratig dulecdinis;alia
funt qua habent. . qaoq.incompobilitatem fubicétiuam;, neq»in codem poliunr
efie fubicctos. veduz torma fubflantialc$ dicantur euiá. difpakaxé rcpugbarc ;
quia ecbab ccdemt: fübíeclo munuofe cxcludant shac temet ratioticind:ffcrenter
refpiciunr quamucüs que forgram jubfiantialem nondubordis M os eg tpeciali
modoà tue bic&todctermunaté excludunt . B 4: Oppolita ptoptic d.éta
dicuntar il 3 1a uz tpcciali hoceitdetermina — ponunt te , fe iens sor a t
nona. (c habeant ' A a4epugnantiZsv [esc Ct $adcuidSin- dinc relpiciat tanquam
à vcl igaem; itavt pe AV NER * 2 Min n fpiciuntinrepugnando: . — — -Horum
atttem oppofitorü qu [a icraaffigrat Arift.nam aliqua funt oppa - fita
contrarie, alia relatiué , alia pridatie — ue, & alia contradi&totie ;
cuius diuifio« eodem gencre contenra;& Lio:ir;aut vni. te(picit aluid y
& fic eft óppofitio relati ua5aut nop;ctüc eft oppofitio contraria z: alia
oppofitio eft fecundum quid tealis quatenus vnum extremum eít rion ens ; aut
nullum fibi determinat (abie- étum,& fic eft oppofitio cotradi&toria y
aut determinat fibi aliquod (ubie tum, à cit oppofitio priuatiuasA Iteram
fufficiem - tiam tradit $. Met.tex.com, 15. quía ope pofita; vel ponunt fc,
& fic funt relauua qu propter mutuam tia (imul fugt,& nog (unt; vcl fe
excladunt& tüc. vel vtramque extcemutm ponit aliquid y. vcl nihil;ti primum
(unt contraria ; quee dicurt duas naturas pofitiuas (ub eodear genere, (i
alterum cít niliil, vel eft nega- tio impliciter , & funr contradi&or:a
y vel eft negatio it fübiecto apto., & de- terminato, & fant oppofita
priuatiué , Dchisquatuor gencribus cft agendum ,. ATIDeVITSRE Relatita , C*
contraria oppofitio |, o declaratur ; " $ [he Atift. à rclatiué eppofitis
à "A quia minus oppontntar , & ait
g» oppoíita rclaiue ea Juntsqug idsquod sut oppofitori e[Je sant aliquo
alio modo ad. illa dicuntur, hoc cft illa dicuntur rclari ud oppotitay.jnz
(ecundum id; quod op- ür,ad jnuicem fe refptciuntquod non «Oucnit alijs oppo(i
us , quia licet vt oppoütum fundat oppofiuionis cc- fpe&tum ;tefpiciat
aliud oppofitumynam albü dicitur opponi'üigro , tamen fecan- dam
propriamentitacem nO refpicit, nec. . dicitur adaliud rcferri vt album non di-
citur nigri albü;at relatiué oppofita fam- damentáliter accepta , hoc eft du
proprias end arcte fundát oppo itio" nem, ad inuicem fe refpiciunt, quia
(unt rclatiua y fic dimidium non folam dicitur — oppofit tim dicitur quoq; n7
inm dupli ;quod genus oppolitionis fa- tis rire cf difp.8.q.6.ar.5. in fol. ad
r.vbi ét innuimus;quo fcn[ü conueni-- 1e poffit omnibus telatiuis tà
&quipara ziz,q difquiparantiascfto in iftis clari au ac &t nó folü
rclatiuis mutuis » fed & nó mutuis, nà de his quoq. cxépli- ficat hic
Arift.5. de (ciconia A loibilber - quocollipirur non tantü dari oppoficio- mem
rcelatiuá formalem ratione rclatio- num, (c4 ét rerminatinà vt ibi diximus .
pofita contrarie dctiniri poffunt cx. his, quz lic habet Acift. & yo.Met.
cap- 6. & alibi, quod (int forzme reales ,qua fib eodem genere maxim
diflant , ab codem (ubietko mutuoje expellunt y &ui vicifim fucceffiue nata
[unt inefJe wro cuins definitionis notitia fingala patticulz (ant examinandz .
Primó di- citurquód fint forme reales, pet quam qrticulam differunt à
priuatiuts S con- &radi&totiis , quorum vnum cft non ens . "Vbi
nota: quód conrratietas aliquando: sumitur laté,vtcaicun]. oppofitioni có- enit
; fic r. Phyf. 42. & (cq. principia ;- ? [unt forma, & prinatiosdicürur
có- aria , terminiggolitiur motus , vt dux. «juantitates , difó V bi dicuntut
contraria proptez incontpoffibilitatem in: eodem fübiecto, & tamen numero
differunt, fic xo. Met. 2 4. mafculioamy & fcaiininum vocat contraria ; dua
forie (ubftantia- kcs , quamnisdifparatcopponantur , ali- ando dicantur
contrarigs quare hic in riétiori acceptione (amitur y proat ab: &lijs
eppofitionii gencrib.códiftinguit. 6 Secundo;dicitur fiib eodem generes quod
aliqui. imelligunt de genere. i/byli- €o, (eu fübieéto, non dc genere Logico;
€nia nlt formayctiam praedicamento éiunct z y contrariantr y vi calefadtio , |
cid mtt] pepe ^" ceffario proximo , fedvel proximo, vef — — poniodd es ed
^ ^ QARMUEA WT RU S remoto,co quia hic recéet, Arif. tam at- bediné , &
nigrediné ——— füb eod& genere proximo , dubel virtutis y & vitij, qui
genere fübalterno communi gaudent .f. habitu ; alijtandem reftrin«- gunt ad
genus proximum , quia: fi vido- fentire Arift. 1o. Met. 13. & 14. Scd: non
eft à fecunda fententia recedendum; que communis eft;nam cum debeat cffe mutua
tranfmatatio inter eontraria ,non: debent prz dicamento di fere, nunquam:
enimterminusa quo pofitiuus in motu differt icamétoà termino ad quem» imó funt
aliquando Har ce fpeciei i» et inaugmentationc.Nec vrget.quod "lcfadtios&
frigus fint in Moe iom dicamentis,quia calcfa&io non ex fe có» tratiatur
frigori; scd ratione proprij ter- mini .f. caloris , à quo fpecificatur y for
mg autem contratiz cx (eipfis debent op» poni;cum igitur debeant effe ciufdé
pre dícamenti, nec neceffario debent (ub ge nere proximo effe collocata, vt
paret in^ exemplo adducto;& in mille alijs dicen" dum erit hoc genus
vcl. proximum. , vel remotum (ignifi care ;. Acifk autem cir.- locatuseft de
contrarietate nonin tota: amplitudine, fed'de illadeterminata,qug:informiseiufdemgenctis'reperítur.Dices,Arift.hicaiecontrariaaliaef.fefübeodemgenete,vtalbedo;&niztcdo,aliafübdiuerfisgeneribus,vxiuftitia,.&iniutlitiaaliaelTeipfazeneravtbonum,&maluimyergocontrariapotesrontpredicam.differre.Kefp.Ammo;perzenecaibifamcreAritt.nonpesicamenta,vclpropriagenera,namhaecbono;maloMRconueaire
,. (cd: metaphoricé pro: quibuídaav conditio« nibus generalibus . quatenus:
quod!ibet. contrarium refpeótu lub:eóti vel eft coni ucniens;& haber
cationemboni , vcl di« fconueniens ,& habet rattonem mali, Vel ;
dicendumcum3Simpl. loqui ad mentem Pythagor. ponentium bonum ,.& malü» vt
duo principia vnucrí(alia rerum 7 Fertüo,dicitur pax im? diffantyper hie aon
jnclugitar -— Queft I. Di Opptfiierelarine eo tóytrilée Art. 1. 045 tieritia; n
eirius contteniunt MS yquàm alburj& nigcrum ta- fnehbomo, & album non
di H con- etàtia,fed inte a, Gcin- Ms ito ieri i t vd. L.- c c E r io metap V
Mr Godcln re: locali datur principium;niediumy & finis , & princi Dium,
& fnis maxime imet (e diftant y inm cum medio 5 fic in cwm - m genere
repugnantibus dantur - i« sisse mend in illo ot- 5,86 generey vtin 'coloram al-
bédoj& nisrédo y inordinefaporü dul- edo, &' amaritudo ', quz fe habent
vc | finis. antur quoq; (apo« es;& colores medij, qui non tà diltant, ficat
prittir. Qui maxima diftantia cft daplex, alia mepatiua ; vt in illo ordine ,
& senere rion detor alia maior , licet alia ficüilis , & zqualisdetut
quedam veró dicküt trixima pofftié y quia (ola repe- icut iníllo c vt talia
maior , Téc eifdem tationis , hlc tàm pofitiué famitut q negatiue y nam in qua-
Titatnm cangibiliüm dantur or pri« ime qualitatescontrarie , » & fri- gus,
humidum ,& iccum ^ ^^ "$ed pro Weise pues o m Tepu ia eft duplex alia
effe&uiuzza » alia formalis , prirba eft qua vna res al- teri repugaat,
quia poteft producere ct- fe&tum illi contrari y vt tol dicitac fci- gori
contrárius & repugnans cffcétiue , quia potens cit. producere colorem , óc
€alor in izne die(tur cffe étiué repagnaas fc zoriin 1408 y; quia: petcit producere
*aloremitipfa aa 4: fepajbnatin tor- malis e(t , qus duo inter. (tex: fuis
racto- *flbus formalibus y àn- €é6gotlo?l-à y vt calor ivaqua , & frigus
doerdem rcjusnant foraialirer ; n9 ctte- €iué;vt cum Sco. 4. d. rXj.6. E.
notaui- mus dif». s; PhyEq.3. att 3. €o quia talis tidy & expullyo
frigorisà calo- "fc prot jedia inlormatione , & per vexhibiriónem
proptic entitatis idcoq; fervente qal
icon nalis; in4pceienci non 5 ceffecuua: , (ed "pro for mam 4oqarmat. de contra-
"Oei probi Myotc i cozc fübie&toy & per confequens vt (unt ipfi:
usinformatiua , ipfiq; tribunnt proprios effectus formales? tum oy nicredo funt
contraria non th'effectiua . 278 Hecauté repusnaticia formalis eft maltiplex,
pra'fecmapud Scorumy nam primó aliqua dicantur formaliter repue re quando
fimpliciter, omnimoe répagmont, icatic nallo modo per qui. cunq; porentiam
fimaletfc poflint ,. nof folum tn fübie&o , fed nec etiam in eos dem
inttanti ; & hac repugnantia repite a H : E gnanccontradiGtoria , quorum
rationes formales. , quia confiftune incxclu(ione altét(us oppofiti, nunquam
poterunt efe fe'fimilin eodesi inftanti , & de hacre* pagnanriía formali
locatus eft Scotus 2. d.2.3.9. Q: vbi ex oppotitione formal intet (fe Caloris,
& non c(fc eiufdem te» perta €olligit incompollibilitatem eos tumia eodemiaftanti
. Secandó,torma- literrépaenant , qua ex (nisrauonibas. fotmalibus nequeunt in
vnum per (2 cons denire, neq, in perfe cópofitionem ali- cuius terti] etiam
(pecia quacaaq; po tentia vt homo;lapis, forma difpacitz y &c. qué ità
tepugnant , vt prarícindondo dquacunqi potentia, adhac iacellettus
dininuscoguofcit idi pfis hanc eopof- fibilitatem 5 & bzc repugnantia minot
eft prima, n3 [us hoc modo repugnant » poflunt n codem tempore cíle;acqsita-»
(e habeet-immediaté , vt (tatim ac ali» quid'àb vno iftorilar cecedit, fic (üb
op». polito , vt nonftatim ac aliquid c(t non homo; e(t lapis; ficut cuenit in.
contra- di&otijsjin quibus tratiqu:d ab e(Te alie cuius tecedic , (Lati eft
fub non effe op* polico,vt notat Bio&. 4.d. 1.9.1. F.& T. 8:5. 7: &
de lc repugnaatia loquie tur Sco. 1. d, 43. E«dam ait;aliqua entia eíle ia fe
ipis poffibilia ; fed formaliter incempotlibili s vc non pallint cile fie
-fríal vnum; velaliquod tertium ex €is; fcd. "hiec incompoftibilitas non
eit -inordine -adidea (ubiectum; fed in ordiae ad cone ftitit ionem vnius per
fe. "Tercio formas "Mtet tepoanánt, qti ex fuis rat;ionib. £oc- -
enahbus fpxcraliaodo opponurur vt non um alijs.co.lem niodo pagnent., cx4no
Yequituc incocopoflioras nvordiac- ad.fübic&um idem , quatenus vmum natum
eftaliud cxpcllere ab codem fubie&to quomodo loquitur Do&.r.d.7.cic.
&. in 4-d. 49.q. 16. B. negat duas dimenfio- ics adinuicé formaliter
repugnare, quia veré vna quantitas non opponitur alteri , - fint cioídem
fpeciei. inde alia €f foumalistepu, tia, qua duo repu- nant ratione e d eet
forma- luin , fiué (imt primarij (iud fecundarij , fué cx (cipis formaliter
repugnent , fiue non; quomodo intelligitur Sco.4.d. r. q. $« F. cum ait
contraria , & dimenfrones. feinnicem formaliter expellere , qui mo- di ita
(unt (übordinari , vt primus infe- 1at alios, fectmdus tercium, & quartum ,
& tertius quarcum,non € contra; & hac diftin&io c(t valdé not.
multum .n. infer- vit ad lib. de Gén. cum de compoffibili- tatc contrariorii in
codem fub.eGo agi« wx « Hic formalis repugnantia (ümitur tertio modo; nam prima
conuenit come 1radiétorijs tantum, fecunda repugnanti- bus difparatis, quia c(t
repugnantia inde- terminata , quarta non cít proprie for- malis, fed ratione
effe&uum . 9 Solet adhuc dubitari , an dc rationc €ótrariorum (it maxima
diftantia , an ve- ró mtutor (officiat ; & fi primüalferatur , fola cxwema
dicenmr cenccaciaynon mc- dia . Sed faciliter (olur. poc diftinausez do «um
Recent. quod cótzaria alia su: pet- fc&ta;alia impcrícCta, illa tequiccre
maxi mà diftantiá)de quibuslocutus eft Act. 5. Met. 15.& 10, Met, r4. dim
per banc maximam diftantiam definiuit Cotraria jmpcríe£ta veró no expofccre
hanc ma- ximam diftantiam, fed minorem íuffice- ze,vt Cottariadicátur,(icur
medium;quá- uis nódiflet à principio y vt diftat finis, nó obid:tamen abfolute
negatur diftare .- Exquo liquet folatio: alterius dubita- tionis,namex hoc quod
contraria maxi« mé diltant,inferur vnüxnonnifivni cort- traciaci poffe, non
pluribusquam condi- tioncm aflignauit Acifl. 10. Met- 14. & feq. loc .n.
ctt vniuer(aliter vcrü de có- tracijscxtremirs,nam maxima di (tantia.us folum
ioter duo cxtrema verfathr, at có» varia imperfcéta non neceffario requi- ssnz
hanc conditionem albedo .n. licet Difu. IX- De Fofipredicamenis: 7 foli
nigredini perfe&é conttatietlit , i1 perfcété camen rubori, pallori,
&c. kü aliquando plura videantur extrema con- traria,n: inusad vnü gcnus
poffent teducivt error opponitur (cientiz ,& o« pinioni, gencrice
verocognitioni veraz: ira yes crap 1. Alij hanc RE. tionem exponunt dc
contrarietate ada» quata; non de iradzquata , fic liberalitas inadequaté
opponitur auaritiz , & pro« pori v d ga comm » uni « Aiijaliter
explicant,quód quando oppo- fitio cft fecandum am me iiid ng nifi inter duo
cadere poteft, at fi eft. fi cundum diuerfam rationé; fic plura pote runt cidcm
opponüisprima expofitio fun damentum habct in Aritl. ibi » & inSco- incomm.
nam Ari(t, ex hoc ; 'Cone trarictas cft perfecta, & maxima differe tia,
infcrt vni nonnifi vnum contrariung — Senis amuis imn re parum differant iftz
expo 10 Quarto dicitur abeodem fubietas &c. hisverbis cxplicatur
effe&us formae liscontrariotumsquz cft cxpulfio abeoe dem
fübie&to;& notanter additur cui fa men vicifim, &c.nam noncx hoc
,quod aliqua forma: nequeunt reperiri: fimul im codem íubiedto, dcbemus.argnere
conxrariaseífey.quiapotcritprouenireexfuebicdtiincapackate,vtcttalbedo,&c.imetellectioyquxnecfimul,nec.fuceeffiudpoffunteffeiníubieGtoeodem;quarerequiriturexpulfioquidemformalisàfubicéto,fedcumhocquod!(übie&umilludficviriuft;capax...Not.etiàexSco4.d.49.915.Bquodhrecexpulfionon:debetintelligidequibufcuuquecontrariacceptisfecundumnumerür,necdeqjiocunquefubie&ocodemfecundürnumerüsquiaalbedohecquzeftinA.&bacnigredo,
que c(t in B. non. potum nec ia hoc, nec im illo (c cxpclleresalicet migrae
rept de (ubiccto in fübiectumr, & tamem contraria dicuntur ,quare fafficiz,
vt iftud! verificetur de cóirarijs fecundü. (pecie acceptis,quatenus aliqua:
albedo , & ali qua ni poflunt. (1b: faccedere , nom idem: inome, fübiecto y
aliter nullum wbic&tum determinarer (ibi vpum cone uariorum; fcd.in aliquo
mM - ua[t. 1. De Oppofitis velatiué, ey) contratic. /4rt.I. 7 45 : addendum non
fufticerc , imó nec re- quiri ad contratietatem ckpulfionem nu- fneralem,nam
duz albedines, duz intel- le&icnes numero diftin&z funt in codé
fubie&o i ncompoffibiles,non tamen có- rrariz dicuntur 5 proiode iritur exe
Dei & incompoffibilitas f pecifica, . i. uarum formarum fpecic diftinctarum
. ^ Infüper not. quod hac expulfio poteft dupliciter accipi vel
aptizadinaliter;qua- tenus quodlibet contrarium natü cft op- eem expellere à
fübieéto , vcl actua- terquando .f. a&u expellit. Quidam vt Tat. in
Poftp.q.vn-$. Secundo f ciendum , fuftiné hic intelligi de cxpul tionc
a&ua- li ;at quoniam vident contraria in sradi- bus remiflis fimul
reperiri, v: patet de aqua tepida , hinc negant hanc expulfio- ncm conuenire
formis contrarijs in gra- dibus remiffis, fed tantnm in gradibus in. tenfis ;
& confequenter folum in gradi- bus intenfís cíc repugnantes affirmant , non
in remiffis, nec ex faisrationibus foc malb:s. At quia ex proprijs rationibus
formz repugnant, & non propter graduü intenfionem, album .n. vt «num veté
ni- Ero vt vno opponitur ; potias eft dicendá expullionem aptitudinalcm effe
effectum contratictatis, actualem veró effe acci- dcas feparabile, vt eft de
rifu, & ri(ibili- tate;(cparatur autcm propter aliquod ex« trinfecum
impedimentum ;qualis ett il- limitatio fub:ccti , quia .n. quodlibet fu-
bic&ü eft capax qualitatis vt o&to, pro- pter iftam capacitatem poffunt
reperiri im illo quatuor gradus caloris,v.g. & qua- tuor frigoris , vel
quinque caloris, X trcs ftizoris ita vt o&auus numerus non cx- *edatur;
idcirco calor , & ftigus itadinem ad repaugnandum,quod euc- fiirety fi noni
gradus adderentur , vcl ca- pacitas fubiecti refiringeretur . Nonne- Pu tfi
dari qnoque formas aliquas in- imibiles , quz séper a&ualiter querunt ex t
femutuó , yt duz :ntellectio- tz; de his fufius 1n lib.de Gen. 11 €$, Sco, t.d.
17.9.3. V V. ait; in- cópoflibilitaté n codcm tubicéto quali- tat bus intenlis
conucaire , non remitlis- Kety. Scotü, vt patet ex dictis ; abíolutc -on
repugnant actualiter ; habent ramen repugnantíam hanc vocate formalen: 5 .
cipue fü 4-d.49.q 13-Asquod non c(^ ct verum, (i lolum ratione graduum op -
pagnarent; quare dicimus ibi loqui dc a&uali expalfione, vel arguetc ad
hoíeme Deinde Arift. diuidit contraria in im. mediata, & mediata, prima
funt; quz ca- rent medio , & quorum alterum neceffa- rio ineft fübic&o
capaci, vt (anum, & a ü re(pectu antialis , fccunda (unt, quz abent med um,
& quorum alcerum noa neceífarió inett (übiecto capaci, vtalbi & nigram.
Doplex vcro potctt a(figaati medium inter cootratia, primum per nc- P:
excremorum, vt iarer amicü , inimicum , qu: fant conttaria, datue medium, quod
ett non amicus , inter er- - rotem,& (ciétii datur ignorantis, & in-
fansnon dicitur temperatus, nec iacépet ratus,(ed non temperatus. Secundam per
participationem vtriufq; extremi , quod potett euenite,vel per veram mixtionem
cum permanen-ia entitatam vtriuf.j; ex- tremi , vt tepidum dicicur medium intcr
calorem,& frigus , & qualibet qualitates contreriz in gradibus remi(fis
; vcl pct €— apparentiam , vt notat Scor. 2. .15« van. B. vt fant media fpecie
diftin- €a ab extremis, quz dicontur patcticipa- re deextremis , nonquia realicec
cx iilig cóponantur , fed quia magis conueniunt cua extrem's, quàm extrema
intct fe, vc colorcs medij
interalbedinem,&nigicdinem,virtutcsvitijsextremisoppolitzuoadeflereale,&phyficum,vtliberalitatishabitusdiciturmediusinterauaritiam,&prodigalitatem,nama(fimila.turauaritiz,vtprohibet(umptusfüpecfluos,ro»vtprzecipitnecelfarios,yideSco.q39.przdicam.ARTICVLVSII.TrinatiuayCcontraditoriaoppofítíoexplicatur.11Epriuatiu£oppofitisplutadixi-
D xs d.4. Phyoq. 1. & 2. 1dco hic pauca dicemus;defiout [oiécilla cíte,quo-
ri uii cfl prinatio alteris, 2? aieru cfi babitus,jen forma , v7 baben: ficit
cir- £a idem jubte lum tev.pove d n itwra dz Kkk 2 c«448 Difp. LX. Pe Poflpradicamestiss ^ 5
"terminato; vnde vifus,& furditas nó op- ponuntur priuatiué , quia
vnum non cft priuatio alterius , nec habent fieri circa idem (ub c&tum;
ncque vifus, & negatio eiuídem in lapide, quía & (i vnvm fit al- terius
catrcntia,non tamen reípiciunr (a- bic&um commune; fit vtciufq ; ca- pax ;.nec
vifioy& eius negatio in. catello antenonum diem dicuntut priuatiué op-
polita , quia cci (ubicclum ex (e fit. ca- paxinon adeft tamcn tempus
detérmina» tum à natura, namante nonum diem non dcbetur viíio catello ; hinc
trcs requirun- tur conditiones ex Sco. 1.d.28.q. 2. B. vt fint circa idcm
fubic&um,; vt fübicctum fit viriufíquc capax , & in tempore detcr-
minato à xaiura. Ex quibus fequitur con- tradictoria à prinatiué priua gos
diffcr- &c connotato f. fabic&to apto. ; itemin- ter priuatiu£ oppofttà
dari pofíe medii , «Lin fübiccto nó apto ex Sco. 2. d. 41. D. dc quo neutrum
affirmari posit vt. lapis nec eft cecus, nec videns, 13 Addit Arift.aliá
coditione, & pro. prieratem,.f.quód quamuisab habitu ad priuationc fiat
progteísio, non datur ta- mcná priuationc ad habisom regrefsio , uz tamcn
conddo multas patitur. in- antjas,nam non videns modo fit poflca videns,aer
tencbrorfus fit denuo lucidus, non calidi pote(l de nouo acquirere ca- lorcm;
quapropter ait Doctor 4.d.43.q. 3. T.non efTe conditionem vniucrfalem. , fcd
patticularem. Di(crepant autcm Do- Cotes in afsignaticne regulz qua digno- fci
poísit,à 4ua priuatione pofsit fieri re- greíTus, & àqua non Scot. cit.ait
verifi- cari in ordine naturalis gcncrationis fc» «gndum dcícenfum , quia poft
priuatio- ncm ibi non tedit habitus, quia non redit forma immcdiaté prcedens
iliam habí- tum fecundi otdinem generationis ; hoc cft) dantur aliquz
gencrationcs , quz or- dinatim multas alias pratequirupt , 1tavt genita per
illas nón ex quolibet , fed ex aliquibus determinatis expofcunc ficti , yt
accium y vt fat, preccquiat humorem à tcrra proucnientcin in vite qui deinde jn
luccum, pefica.in vinum copuertatur , & tandem io aceium ; lic burritio
multas przexig u (ubltantialcs mutationes ali- GEHE hcm TED baie uv Rt Appio oi
s leindc in carnem , per nutritionem. conuettitur ; quando crgo natura in c«
neratione. alicuius ordinaté. procedit , quati afcendendo à forma.
imperfe&tiort ad períc&iorem,fi forma polterior rece dit,non datur ad
illam tpcieonia de- (céndendo natura non inducit for mà pt uiam , v- g-
quandocato corrumpitar .cx (anguine aggenerata, non potcít de nouo forma carnis
tcd:rc, quia neq. forma fan- guinis redit, quz imincdiaté przceíferat ad carnem
., fed ncce(farió deberet ficri refolutio v(quc ad materiam primam , &c
denuó per ilas formas prarequifitas quafi per quoídam gradus afceniere ad forma
carnis. In poft pr. vetó q. 41. alias regulas afsi «quod priuato alia pri«
uat;ícu tollit folum actnmsalia a&um ,&. potentiam ad a&tum , à
prima cít rc h [ioynon à fecüda, vel priuatio alia e(t ha«, bitus;cuius
principium cft intrinfecü ,vt. escitasyalia eft forma ; cuius principium cft
extrinfecum, vt tenebra in aerea, pris ma non eft regre(Tusfed à
f(ecunda;cotta, quas inftant Conimbr. contra primam s nam pct potentiam (i
inteliigitur vitalis y cÍL vcra, at patitur inftátiam de atu, qur : ftatet pro
qualibet alia forma , nam cal- aus, & edentulus non amplius acquirunt
capillos, vel dentes, & tamen babent po- tentiam foloq. a&u carcat .
Contra fecü- dam , quia frigus inaqua cft à "em interno, & tamen quando
cft calidi , ad- huc redit ad priftinam frigiditatem . Scd potcft dici per
potentiam intelligi potea tiam proximam fübicé&t:y quz tunc aufet- tür ,
quando cft cam diípofitionibus po« fitiué contrarijs ad areeros forn nam tunc
fubicétum vo. mafict proxinic apti erga fotinà,vt eft ip oculo noxio h:t morc
grauato , nofi lic quando potentia ifta noncit impedita , vt aer tenebrofus, Ad
i.regulam verifica , quando ptinci« pium inicrnum leditur ,non quando in-
tc2rum manet, nami claudens oculos di- exor non yidens,fed porens videre. — .
14 Oppolita cótrad;&otic [cu negati ue funt illa, quor&ta v um, cuna
Jit. Y6$ 9 aliud e[t negatio eiv[deim $ velyt al) dz- cantfum que
fecundugraljirtsstiouefi— ; iul C ud- es ^ £ k v. A - b D (HEITP C NU. T PR ir
iedationem ópponwntur;vt federe,nó federe; lapisnon lapis;qua rationc diffc-
funt pridatiue oppofitis ; quód hac nc- cffatió connorant commune fubic&um
capax illa veró à tali fübie&o praícin- dunt.cx Sco.1.d,28.0.2. C.
Contradicto- zia fant duplicia, alia complexa , & fint gropofitioncs
contradicentes » yt Petrus «urit , Petrus noncatrit» de quibus egit Acif.inlib.
Perierm. alia incomplexa , & fum termini cótradicentes ,vt animal, nó
animal, de quibus hic agit Arilt.illa , vt contradicant ,prcipué debent pro
codé infáti (umi, i(ta veróvt notat Scor. 2. d. 2:q.9. R.abfoluté süpta pro
quocüque t€ pore
cócradicüt,Verüvtexa&tiuscótradi&oriorünaturáindagemus,tria(unt€xamináda;anpoflitinteripfadarime-
diü,ecundosan hzc oppofitio fit omniü maxima:tertio,an ad [aluandam contra-
-di&ionem fufficiat virtualis diftin&ió, o ad primumynon eít fermo, an
in- ter Contcadi&toria detur medium (ufce- puiuum vnius ex
contradi&torijs , velv- 1riufque fuccefsiué-, hoc.n. ab omnibus admittitir,
nam datur fübie&tum ,dc quo vcram erit affirmare, vel negarc. alcerum ex
contradictorijs: (ed quzritur , an poí(- fit dari medium aliquod patdicipans de
.«ontradi&orijs extremis;aut per abnega- tionem vtriufque , itavt neutrum
contta- di&orium conueniat illi. .-. -.——. 15 Dicimus,quauis inter
incomplex contradictoria fumpta cum aliquo finca- aliegoremate in propofidonib.
pofsit da- £i medium per abnegationem vtrial-que extremi, inter ipfa tamen
abfolute [um- pra; fiae complexa , iueincoinplexa nc- suit. dari medinm. , nec
per paricipatio- ; Aon»ncoper abnegationem exiremorü . -IKKonclutio doeciarà
$0.4. Miete qe 4 & » 3diaiq.7. kk. & d.4«q. I» E. & d. f*9. I * xL.qué ie. juun:uc Scotillzyvt Ant And. 4Met.q.ó
Zeib«quá. Laucnt. ybi. dil p. E. fuse proie Armic, Bier. dil paga 3e 1. e[tque
€o. nis.Pri- "Nom dictoribucerbule- poem cest ia f unantur 1n propoli- ;
aione:dum aligáo fongathc, orcipacc;pro -batüc uam cosáditkoria meom plcxa ; vt
Àiomo; & nonhomo , vcre dicus: con- Cut ux C Logigts : .ne acquiriquia non
Q.1, De oppofitis priuatiud, 9) conradiél./Ari.I. 749 tradi&oria ex Sco.
2.d.2. q.9. Z.. etenim opponuntur, & noani(i hac oppofitionc z tum quia
communiter dicitur, qnod con- tradictoria non ambo fimul, fed alterum dc
quolibet praedicatur. ; quod nequit de complexis ver ificari,quia propo
fitioncs non przdicantur, quareincomplexa süt vera eontradi&oria, &
tamen vt notaui- mus 1.p.Inft.traét.2.c 7. ifl propofitigs ne$ (unt amba
fal(z,animal per 7^ eit al- bum,animal per feefl non album ,. nar fi alterum
illorü per fe.conucniret , nün-.— quà oppofitum ci competere poíset , (i« cut
quiahomo cíl per (e rationalis:, nune quam erit non rationalis, 2 16
Secüdo,quód intercontradi&orie abfolaté fumpta non detur medium: pcr
participatione, probatur cx Arift.4..Mct. C. 4. & (cq. nam veli(tud medii
dicetur de contradi&torijs participare, quia fit có po(itum ex vtroq. vel
quia virüq. fimul recipere pote(t:non primum , quia nulla rcs ex oppofitis
intrinfccà? componitur » e(Te, & non c(e funt oppofita : rum quia talis res
media no poíset generari, & cor- züpigquia cx illa, & in illà no pofset
fieri mutatioshzc.ri.cftinter ens, & non ens , quorü vnü eft terminus
quoalterü ter- minus ad qnem, qui nüqnam funt fimul, ergo fi illa forma de
ente;& nó ente par- ticiparct,non pofsct gencratiua mutatio- beret pro
termino à quo,non ensfed pro termino ad quem, ncq.corrüptiua mutatione deperdi
quia non terminatctur ad ró ens, quod potius císct terminus à quo,idé
diceretur,ti hoc mediü ponctct quid pre(cindés , & emi- nenier continens
vtrumq.cócradictoriüe . Néq. dicédum fecundum , quia f retur ambas propofitioncs,
contradicto- tias e(sc veras.quod implcat ; (equelTa-pa- tct,quia fi v.g»
album; & non albü /imul c[sent inligno , císct vcrum diccrelignis eft
album;& fimul lignum eld pom albü €x co .n. quod 1csceít, vel non cft,
oratio diciwar vetayvelfal(a ; implicantia proba- wr:tum-quia hoc eft primü
principium.» à quo omniaalia principia fciegriarü de- .pcodenr, quo
detlru&to, rucrenr omnes Acientia x oin quia nullg res habeiet deter
minatany heads P quodlibet císet 3 quod- 750 Quodlibet, nam fi v.g.homo eft
animal, & non animal; quia non anima! eft nega- tio exita gcnus, iam homo
cífet lignum , ciet accidens, imo chymera quia 1ftheec omnia fünt non amimal;
tum quia oullas daretur &allitas in reb. lyzc .n. datur,qua- tenus rcs non
ita fe habet , vt enunciatur, at [i contcadi&toria elfent in codem , non
poffet res aliter enunciari , quàm fit in fc tpfa;tandem hoc 2 colligitur cx
ipfis aducifarijs, nam fi luftinent hanc propo- fitioné etic veram .(.. inter
contradicto- ria dari medium,& hanc cffe fal(am inter contradictoria nó
dari medium , eo ipfo fatentur contra [eipfos contradictoria e[- fc
imincdiata,& medium nonadmittere, Migtumo; deberent concedere . 17 Tertió,
quod nó detur mediü per abnegationcm extremorum , ficut. datur inter privariué
oppotitayoflenditur, quia 1unc ambas conjradictorias fequeretur €fic fal(as ,
quod implicat , fequela Prob. nam falfum ctfct album dc ligno affitma- rijquia
illud non habct, falíum effet alb de ligno negari , quia hoc effet tribuere
ligno negationem albi, quam tamen fap - ponitur non habere; & (i e(let
verum , ià Ton daretur medium per abncegationem vtriafq, implicantia oíteoditur
ij(dem ra tionibus,ac praecedens ; tum quia. natura «ontcadictoriorü cík,vc
voum fit foi:na- Aliter alterius deftructi fi vnnm rc- «nouctur à (ubiccto,nó
itin fübic- X ium effe , fed deflructum , crgo àn lo reperiretur oppofitum ,
quod tor- gis x sais rüctio. icessifte propofitioncs contradicür, :0mnis
homocft albus,omnis homo non «ft albus,quia idem predicatum affira-
"uüz,& ncgatur de fccundum id€ 3 rcípcctu ciufdem, & tamen (unt
ambae Kal(z. T'am fecundo, etiam coatratia im- ancdiata axedijs carent , ergo
carétia ita «on cít propria contradictoriorum. Tum tcrtioanimal nec cit
cationale uec irra- tionale,namcrus nec par , nec impar ,'ens ancc ide ncc diueríum
, quz videntur con- vradictoria. Tum quarto , ti inter income "plexa cum
alix ao lincathiezgoremate da- wur medium , «120 etiam vr abfolute fu- sunu,
non .n.cít maior ratio hicquan Difp. 1X. De'Pofipredicamnis—— ibi. Tum quinto ,
quz folum pet in(tang » incipiant fi mul, & unt,erga habent fimul
c(fe,& non eífe. Tandem cft grauiffima difficultas de propofitionib, - dc
futuro contingenti antc decretum di« uinz voluntatis, nam i(tz Petrus cras le»
get; Petrus ccas non leget,non funt verz nec fal(z,quia omnem determinará veri
tatem;aut falfitatem à diuino decreto ace cipiugt,à quo,vt antecedüt;prz
fcindunt., 18 Kefp.ad 1.propofitionesillas non effe cotradi&totiag fed
vmiuerfales cótra- rias)ideo ambas falías , nam vt ait Doc. in Met. cit. adhoc
vt duz. propotitiones fint contradi&oriz requiritur, vt: fübie- &ünon
fir aliquod cómune, quod in pla ra inferiora diftribuatur, quia tunc pote- rit
pradicarü rationc vnius fuppofiti af- firmari,rationc alterius negari . Ad a.
il- la cotrazia carere medijs in fubie&tis ap- uis,quia fe habét vt
priuatiua , nó in inep- tis, vnde lapisnec eft (anus, nec eger : at
contradictoria vniuerfaliter carent. me- dio;hinc re&é dcfiniuit illa
Axift. 1. poft. $.per non habere medium fecundum fc , Ad 3.
differentiasillase(Tequalicontrarias,cumdicantquidpofitiuum,noncótradi&orias.Ad4«ratiodiíparitatiseftvcolliziurexSco.1.d.4.3.t.E.quiaadhocvtpropotitioncstintcontradi&orie,vcldeconiradiétorijsincomplexis;itaut.vna(itvera,alterafalía,oportet,vtquicquidaturinvna,tocumidnegeturinalteraymodóinhispropotitionib.homoeftper(e
o cít per (c nó al bus,non hoc intcrucnit, quia iri prima af- firmatur dc
hominc ly albus cum perfei- tatis modo, in fecunda negatur folü ly al- bus,
& affirmatur denuo petícitas , rariow ne cuius eft propofitio fal(z, non
aík quia incomplexa non fint nata dc quolibet di- fiun&im pradicarisidcirco
quando'abfo- laté famuatus,uaeceífario vna cft vera ,Sc altera falfayqma nó
habet illa propofitio udefl aliquod ecd ps ad i B f: Me lud aee dicitar. ctfc y
sd timam e(fe;inquo tes incipit , it intrinfecé , ac proinde non habet fimul
e(fe,& noneffe, vcfufius difp. 14. Phyf- Qqez.art. 1. GC a. -.49 Vlhüma
difficultas petit lógiorem 3oné de veritategé- tium in inelleQudioino, que non
cít A zici muneris ; at pro nunc aliqui di- iru quod d sesradidtio attenditur
penes inftans tépotis,non natur, vcl ra- 6.Contraiflam rationem , cü quia im
pri- mo modo dicendi per fc fieri poffunt có» tradi&oriz,& tamen primus
ille modus , v: przcedit fecundum modá dicendi per fe; dicit inftans rationis,
vel natura , noa temporis; Alij vero dicunt de e(fentia có tradi&oriarii
eflc quód pro quolibet (i- gno (i vna eft vcrayaltera fal(ay&
écórra,&oyrepugoetcflefimulveras;vel(imulfalíasprocodemfignoshocaütconuenitillispropo(itionibus,quianeutraeftvera,vclfalfa.Contra»quiacontradictio«coplexaeftoppofitio,cuius(fecundumfenoncftdaremediüyergoabfoluteloquendofempervnaeftveraalterafal
(a ;& re- dcunt omnia argumeuta fuperius addu- &a. Dicimus ergo» q
creaturis ante dc- erctom diuinz voluntatis , quo determi- nat illas producere
vel nó prodacere, nó conueniunt,nifi przdicata c(fentialiaanon contingen:ia,
quare idemeft confiderare €reaturas ante decretum diuinz. volun» tatis, ac
ipfas confiderare folum quo ad e(fentialia, & ha propofitiones ante de-
crctum diume voluntatis mimdus erit y ante decretum diuinii mundus non crit',
gquitalent iftis . vn»ndo que ad e(fentia- lia con(iderato conueniet
exiflentia, mi do.quo ad e(fentialia con(iderato nó con- uemet exiftentia ; ex
iftis fe- cunda eft vera, prima falía, 1ta de iliis di- cendum ; quare negatur
neutras effe vc* Ta$,aut falías , ad probationem concedi- mius veritatem , aut
fal(itaté propofitio« num de futuro contingenti à de- €teto ditio , quando 1lla
futura abíoluce donc : intantü ,n. mo» "Vinticbriflus erit c(t vera, &
oppofi- ta cít fal(a;quia determinauit Deus Anti chriftum producere ; at quando
tuturum enunciatur de re cum auquo fincathezo- remate petfeitatis, tunc
propofitioncsil. lz non funt in materia contingé- 1; (cd impoflibili quia
contingens enun - 9.1. De oppofitis privatiue C contradiése.di.11.— 753 ciatut
vt quid e(fentiale, (icut quáuis hac propofitio bomo efl'albus lit cocingens ;
tamen hzc alia bomo per fe eft albus, ctt in materia impof(fibiliycà implicet
cótin- gens efie neccilarium,(ic accidit hic quia pracifio diuini decreti, eft
pcifio quoq; fcià quocun; contingenter cóueniente, 10 Dices,ergo ft hec midws
per feno erit antc decretum diuinum cft vera
& oppofita falía, non poffet per diuini: dev cretum reddi vera ,
quia nequit immutàá- re rerum cflencias, & tauicn ante mundi
conftitution&crat verum'dicerc miidus erit; Tum quia Sco.quo!, 1 4.S.ait
prepo- fitiones contingentes elle neutras anre di uinum decretum , nec veras ,
ncc falas Refp. neg.coníeq. quia decretum diui- numaon facit; quod hzc
propofitio,m& dus per fc eritexi[lensyGt verá (emper.n. hzceritfal(ay quia
in materia impotlibi- li; folum ergo 1ftam aliam reddit. veram mundus erityqux
c(t contingens, nà ante decretum nulla propo(itio eft cótingés, fed qazlibet
necc(faria, vel impoffibilis & hoc vult afferere Scotus , cum ait pro
potitiones-cotingentcs eflc neutras, quia tunc non wa vtcontingécces formari,
cum przícindatur à cáuía omnis conun- tias& folum (ub d (iunctione contra-
di&oria poffunt de rc enunciariquomo- do etit quzdam propofitio
hypothcetica difinnctiua nece(lario vera,nà hzc s um» dus ant evityaut món erit
equiualet huic, mundus babet potentiam ad e(fendá , er non effendum quz eft
nece(faria. Adc(t ker rens de
propofitionibus cx- ponibilibus adducta 1 .p«Inft.tra.2.c. 10. Quo ad 2.a&
hzc oppofitio fit omniü maxima,not.quod noa loquimur de con« tradictorijs
materialiter , vt .f.dicunt fu- biccta , de quibus enunciantur contradi Goria
incomplexa , nzm cadem tes v. poteft dici'fimilis, & non fimilis cf,
diuerforum , fcd formaliter (iimptis , pro affirmatione , & negatione , nec
loqut* mur de maroritate perfectionis , in ordi. ne ad pecíc&ionem
enütatiuam exces morum ,quia (ic perfc&ior eric oppoái - tio centraria, vel
relautia , quae ver inter entia pofitiuayquàm cotradictoria , quorum vnum
extremum cft aon cns; (cá Kkk 4 dc ide maiori , vcl minori perfectione iara-
tionc repugnantiz, lc n. cft effentialis petfe&tio , & intrinfcca
inoppofitionb. qui: ij eflentialiter funt repugnantia; 6 qua maiorem dicit
repugnantiam y erit períedtor ,& maior , & que maxi. tom
dicitrcpognantiam , erit perfcéti(- fima, & maximaoppofitioz ^ i1 Dicendum
interoppofitiones om- tiià maximáette cótradictorià ; ita Zetb. 4 Mcet.q.6.ex
Scoi;ibid. q. 4. feq. Amic. trac.19.q/7.dub.z.& Conim.hicq.vnar. 6. probar
, & explicatur fimul, namilla e(t maxima oppofitio que maiorem di« cit
repugnantiam, & incompoffibilitaté s fcd contradi&oriz extrema ex fuis
ra- tionibus formalibus (unt ita incompofti- bilia, vt non folum eant e(se i é
fübicéto , (ed nec &tin codem tempore , vnde vniucrfaliter ; mediü ex-
cludunt, vt notat $co.1.d. 2..9.(). quod alijsoppofitis non conuenit , nam
priua* tiua admittünt medium per abnegatroné extremorum; contraria quoq; imó
qua dam in cffe rem:ffo conueniunt in codem fubicóto relatiue oppofita, mcdium
per. abncgationem & habcnt: accedit autbort tas Arift. 10. Met. I *. &
4. Mct. 1 * vbi hoc fpccialiter. probat ex vniucr(alitate hnius oppofitionis,
quia de quolibet vnü contradi&oriorum: nece(fario affirmat: , vtl ncgati
dcbet » Succedunt his priuae tiu oppofita , quia extrema minus cóucs niuntquàm
contraria, & relauua, illa .n. Ic habent tens , & nonens jifta vc duo
entia pofitiua,nec pofsüt fimuleffe in co dé fübic&o . Deinde relatitia ;
& vltimo contratia coptra Zctb.cit; nam i(tanatu saliter in effe remitfo ;
& fupernaturalie ter in e(icinté(o poffunt fimul efle ineoe dem fabieéto;at
oppofita relatiué quateé nusoppofita y.i. quatenus refpiciunt ea» emxtrema;,
non poflunt effc in codem fübic&o , nequic.n. idem tcípcétu ciuf- dem dici
pater, & filius; dominus; & fere uus,qnamuis nón implicet rc(pe&u
di uerlorü, fcd vt tic proprie nó repugnant » Diccs; ex minori oppofitione non
ine lertur maior oppofitio, fed ex contrarice tate infertur contradictio , nà
fi duo funt gibumy& mgrum;tuntalbum ? & non al. — Dijp.1X. De
Pofipradicamenies : 3.0 bum, non tamen ? conta; erzo &e. Tu 1. inter
contradictocta datur mediumyet » go non intüt" fnakimà ittos ne, Antec.
prob.nón album, & albitimü f di&oriá; intet-quz mediatals buto ht trag
's- diftat à non albo albif* ficum; qaarh album ficat «n. fe liabet fim
pliciter ad fiinpliciter; ica: magisad maa gis.&c. Tü 3. mags di ftant
contraria, qt contradictoria , ergo mriag:s opponunturs patet coníeq, quia
diftantia eft. quzdam repugnantia j ántcé prob. quia necefle , & impoffibile
plus diftat, & (unt con: traria, quám poffibile , & 'impoffibiles quc
[unt contradi&oria j'isém qualibet alia oppofita includunt
córradi&ionem ; & aliquid aliid addunt ; & tandem quia facilius nom
album fit album;qaum nigrü fiat album maior diftántia ezit inter figrü, &
albi, q inter albà & mon
albü,'aàRefp.ad1;aegead'poimionéconetrariorü(emperioferticótradicbioné,ytpatetdeconittarijsine(Tereavitfo;alsum»piumaücefievetudeoppofitioncfpeGali,qdzeimaliquibusreperitur,nondevniucr(ali;&que.adeftinomnibus;vtcftcontradi&io,namradixomnisdi(limGioniseftcontradictio;(àquianoniaeferturperlocamimrinfecum,fedàcon«comitanti;iimóexhocarguiturmaximaperfe&ioimpenererepugnahtiz;quiaipsfacítradixomnisopoRtiosd»Ad2;neg.ant.adprobat.dicimusexSco.4.d.1^1
1, F. verum effo perfc&ins ens magis iftare à non ente,quà
imperfcétius;quae tenos marorens entitatem ponit in cíle.y vnde duo.
contradictoria magis diftant,, quam alia e qué tamen fünt incom bilia, tám .n.
repugnát Deus,& no Deus quam album, & non album, ideóg; 6mnia equaliter
excludunt mediü,(iué per partie cipationem , fiu? per abnegationem . ' Ad 3.
neg. antec. ; dicimus poflibile, vt ftat pro contingenti , minus opponi
impoffibili; non ve1ó vt cft quid commune ad neceffariam; & contingenss
quomodo contradictorié cít oppofitu : ad 2. concluderet, ti illud addicum
caulas ret maiorem perfectionem in ratione re Ls roni Ad 3; maior , vc] minor
eps pofito nó;debet fumi cx maiori , vcl mi 8.1. Deoppifitis priátiud, epà
contradicà, det. 233 tióti re(iftentia ad vincendá oppotitü, v» patet in ipfis
contrarijs pofitiuis , nà mas $i$cü ftigorecóttariaiur fcbcis ephyme« fers tpor
tnde ethica, & tamé hzc difficilius expellitur à (abico , eft ergo de pct
accidens hzc retifteugia , (cd. pce fe deberaccipi €x maiori, veliminori con-
neniétia,repugnátia,& incópoflibilitate. * 23 Quoad ;«an (ufficiat
diftin&io vir tüalis , eu ratioriis ratiocinatae ad faluáda
contrad;é&tionem, fiüé vt deeodem pra- dicata contradictoria
verificentur,an ve. ib rcquirattdr diftin&io actualisex matu. tá tei, pauca
dicemus , quia eft rcs mcta- phyficalis, & aliqua indi(pit. q.5. art.2,
& difp.4.q:f.art. T. .& difp.g. q. 3. art. 2. tetigimus, d diftinitioné
graduum inc- taphyticalit expliéaaimus: eft ergo" Ebo mift.opinio (uftinés
diftin&ionem ronis cum fandaméto in re füfficere j tide illa tc 1n
e(seobiectiuo tófiderata;:d; adco vcactu molciptiéatà gét incellcctüquam* tks
irre ciitrà fit yna; eerificée türdáb Gorsa jraidicata qàia Lüc nó fe Tides iw
vw i v propter dinerfoscotepuus obicétiupsin. adzquaté ex primécesiem — |y SE
Spot. vict dofes: pra» tet A miettadoHe, dif qs /dubitl qui cdi Peces penis pm]
bus cppoficamatsevia requiri 2 dittin- Étión£ cx natirditel actualem;quidà pre
dicata corittidiGtoria (unc realiarà:parte rei, atn qu£&doftint rationis;
Scabopcre inte]le&tus dependefit*, clarug? eft -hanc
diftih&tioné'a&ualety nó requiri t patet in tedio ibis De dots qui dil
ferunt in;cr fe contradi&oria vcrifici- tür deipis, amen figdificgtfim
vnius €ft omnino idem àpanteiGl m fignifi- cato altcrius, co quia przdicata
illa depen denter conueniunt-ab opere intellectus, - Probatar igitur hzc:
nofira dentebtia » qua (olum,rauone ratio cidara. differant; quamuis 1d ese
obic&iuo:fipp plura; à pattétessamcn fum voit ot»nino liters ipfis ncqueüt
vexificai «o- tradi lta Pcob. confeq,adem no poteft timuül:eíse;& non císe
; nec de,co- dcm (ecundur idem pofsunt duo conira- dictoria vericari y (odà
parte ici illa di- fün&a fant vnum aQuale, ergo &c. Rep. tuflicere quód
ünt plura in císc obicóuo , có-quia contradictio nà c(l ii rebus ante opus
intellectus , (i (armnaliccc Íumatur , nam confiflit 1n affirmationc , &
ncgatione, quatenus funt enunciatiug, quod c(t opusintelle&tus ; ita cum c
ris Thomi(tis Pafqual.to.2, Met.difp.$ 9. 24. Concra;eiti cotradictoria comple»
xa , (eu propoliuoncs contradicentes fing opus intclicétus,attaxrien incóplexa
indes pendentcr ab iniellcé&tu dátuc à patte reis nato nullo intelicétu
cogitaüte ncgatige — ncs; & priuaciones rcales dantur in rebus, ergo ficut
non por dc cadem ccatfirmari forma, & priuatio forma , quamuis mul» tiplex
(it incíse obicctiuo , ita ncc dc ea- deu re à parte rci poterit affiimarifor-
mas& ncgatio eiulden,s& (i mulciplicata fi róne. Lum quia magis süt
incopollibi- lia ex fuisrationibus formalibus cotradi- &armainioplexa quàm
oppofita priuati- etd; éelatiua ;veleoatratía cx dictis (ed iita non t: de eodé
inreextra vc- rificabi fed requirunt fubiecra multipli cata: anüdepeaden:cr
funt in rebus ab: intellc&tusergo!il25juando (uaa pra" dicáta rcbus,
conüeuicn:ia [ifacer. uel» leciums ndi poterunt dici dc codsipar- tecci
"Tipo quia verias y& fal(itas. pao pofitionun?non sfà aoBucniRUTiá» €.
|i fconuententia 1pfatum cum te , v; habet e(sc obiecbiuum; fed «t Irabct. císc
scale y eteó;licét in císe; 'obiecuuo res. illa. (ic mültipiox JJi'ineísereali
eft ena; iam dc codeaicóvvadicfarja vepificacentur. Fura aia fifündara:
requituns necc(sarià: di- ftin&ta fubidanjepta, itavt ianplicct in coe détn
fandari.&o repeuias, (unt actu cea lids, requitunt: acu Idiucia- fundamcae
tà j fi íurft- acu oer rationem , requie runt fundamens diuci(a.per tatide nem
quia cqui. fundati habere ma- ioremeniitatem fu fapdamento,(ed ali» qvando
gontradicteria. (unt atu. ccalia indépendehter ab epeze iniclicctus , &
rcquirumcfandamenga a&u diucr(a , ecgo ifla craptactu à parte cei diucc (a;
mta. pa» t€c,nàm conuenire in elsentia, & non coz ucnucc in eísenuia funt
contradickoria , & a&tu apte opus intellectus (ui ia. homig ne
re(pe&u equi, plas.n. conueniunt ho mo, & equus,quam homo, &
lapis,& mj nus conueniunt bomo, & equus, Á Pe« trus, & Paulus,crgo
in homine debét da« ti fundamenta actu diftincta à patre rei conuenientiz ,
& non conucnientiz , & nó per opus intelle&us,aut virtualiter di-
flin&a,nam hzc vittualis diftinctio non ponit actu randamétaà patte rei,
ergo ià de codé illa contradictoria verificaretur. 25 Inoppóf.arg.diftin&io
rationis ra tiocinatz , qp infe erat vnum
facir in ef- fe (abie&iuo plara, & diuer(a, ergo (uffi- cit,vt
de illis contradi&toria predicétur , non coniradi&orio modo , fed cum
vc- ritate , Confeq. prob. quia tunc ceffant efTe contradictoria , non .n.
verificantur de codem,fecundum idem,sed (ectndum diuerías formalitates noctes
ane vna non ett alia. Tum 2. ad tollendam re- pugnántiam inter
contradi&oria non te- quirítur tanta diftia&tio in fundamentis , me elt
inipfis contradi&torijs, nà di- inguere realiter, & non diftinguere cea
liter süt przdicata inter fc realiter diuer- fa,& tamtn in dininis
effentia,& celatio, quz fnt fundamenta horum pr£dicato- rum , nondifferunt
realiter. ergo fufficit ad tollendam r enantiá diftin&io con ceptuum
obie&iuorum, Confequent.pa- tet , quia fi fufficit minor diffin&io,non
eft maior ratio cur requiratur ex natura rei a&ualis , vcl ;maximé qn
€ontradidtoria formaliter tantum diftin- » Tum 5. repugnantia contradi- :
caufatur cx vnitate reali , foc. mali , & conceptibiliratis fandamenti ,
bzcomnia.n.requiruntur, vt aliqua con- tradi&torié repugnent, ergo (i vnum
ifto tum amouetur, tollitur repugnantia , di« ftin&io mers obic&iuo
tollit vnitatem conceptibi . m '16 Refp. ad 1. neg, con(eq. cum pro bat:quando
przdicata nata fünt cóueni- rc indcpedenter ab intellecta; Ad 2. neg. antec.nam
vt plurímum quando predica- ta süt phyticzs forma non poffunt cóueni re c (ais
negatienibus cidé rei pliyficar , quámais fit mulapblex formaliter » quia non
poffunt cidem rci fimplicier conue- nire; (cd requirit diftin&tionem rcalem
Difp. 1X. De "Poflpedicamemis ; vt patet de albo, & non albo, quz dc
ca dem nequeunt dicifecundü diaeras for- malitates, (cd ben (ccundü EN - tcs integralcs,quae
süt realiter m przdicata dicunt inen i & oppofita contradi&torié tiones
hacom formalitatum, (ufficit infendamicd diftin&io a&ualis foraali-
tatum,quatum vni conueniat pofitiuum y alteri negatiuü; quia non implicat de
co- dem fimpliciter caunciari , vnde res ea- dem dicitur limul conuenirc,&
differre , fic (ant pt&dicata a(Tignata,nà licet idé- Litas, X
di(tin&tio rcalis fint effectus rea- liter ditincki nó tamen eft neceffe,
quod rationes identitatis , X diuerfitacis (int realiter diftin&z non .n.
neccffarió tan» ta eft diftin&io in principijs , quom ig nig ue &
conícquencer effc ratio» ferendi, & non efle rationcm dif. ferendi ,
quamuis exigant diflinctionem formalem intet e(Lentiams& relatione , non
tamenrealem. Ad 3.ncg.coníeq.tcontradictorianatafunt.conuenitecxnaturarci.Po(íetarguiin[pecialidetraní(cendentibus,quadiucrfitartemconceptuumdicunr»&tamcnfundantcontradi&tocia,namcnsdiciturcomma.ncDco,&creaturis,e(fentiadiuinanonincaMendioemecDowns.inMeta.PronuncdicunusCatàillanonconucaireipdegcedJieabopereintellc&us,nifivirtualiter,&funiliter,quacationchanc(olaminsfcruntdift;&hzcdeoppofitisdiQtafufficiant,dcquiasquadederansvideatBonct.lib.4.(uzC2.14Qyv£ESTIOIL.DemodisPrioris,:»27JyRiora,&pofteriorailladicücarPquataliterfantinter(eordinata,vt
vnü przcedat alterum aliquo modo ; €x quo fequitur, g;cum ordo fit quzdam .
relatio, prioritas,&c pofterioritas (int re- lationes in extremis fic
ordinatis funda- tque vt plurimünó funt fimpliciter rea les , quia quando cft
per (c ordo imer ali« qua , non femper realiter diftingugntut » ita colligitur
ex Sco,4.d. 13.9.1 S. & pa- Quafi. LU. Demdis Prioris -pee TH ma for.
erii): relationes , : Dicespriusnoneft fimul natura cum eyes ergo relatiué pon
refpicit il- , cum relata fint fimul natura; e ter € Priaspoflenore»&epoflenius
formalicz Wai sdisisemsien a De joris; erioris enumerat,quia -&oribus víq.
ad fexdecim multiplican- tur, nos pouores,& qui
maximéadTrinitatismifteríüconferunt,explicabimus;xquibuspatcbuntétmodipofterioris18Primomodoaliquid:poteftdicipriusdivelphytica,quomododi
«itp quidditaté, vt homo in ter animalia dicitur pre ftantior,& nobi -
lior, vel morali,vt cum (ei ier officium quis antecedit;vt Pon- tifex eft
cxteris priorin dignitate. Secundo aliquid dicitur prius ordine; vbi ordo
(pecialiter accipitur hic , quam in definitione priotis,& pofterioris Í có-
muni, ibi .n. vniaerfaliter fumitur pro ra- tionc ordinis in (c , hic veró pro
quadam habitudine in aliquibus reperta no cx na- tura rei, (cd arbitraria ; vc
eft in locaris, , vel in rebus numeratis , arbitrarié namq. bic e(E primus
inloco , vcl'ab hoc incipit aliqua numeratio; licét alij aliter expli- tent
hunc modum. (0 "Feiiosaliquid dicitur prius fecumdum locum natucalem
Vniuerti ,qui folet di- Vidi in (upcrioremg& inferiorédextruiny
&tiniftrum , ficigniscft prior aere re- oci fuperioris » pofterior reípe-
tos aliquid d'citur prius tépore & ducaiio » akerüsduratione pra.- Mieres
eti pratcipua quia: dipsa iq danti aw, & icauus aucé inor- , plex
pra(nppoficio. 753 díne ad aliquod detetminatum inílans fe cundum apeow nra
maiorem, & mi- norem;& quia rift. mundam pofuit ab zterno [ine
principia, idcircó iltud nunc determinatü affignaait przfens , itaut in
pratericisquz magis diflat dicütur prio rajquz minus di(tant, poíteriora;e con-
tra in futuris,quz minus diítát;fünt prio rajque remotius,pofteriora;at quonià
fe cundü veritatem mandus habuit determi: natum principium durationis ; in
ordinc ad iflud (umetur prioritas , & pofteriori: tas,& illud dicetur
prius, quod magis eft propinquum principio darationis,pofte- rius,quod efl
remotius , Quinto;poteft addi modus prioris fe- cundam rationé,quo rllud prius
altero di- citur,q licet re ipfa non fit príus eo,con- cipitur tamen vt priusà
nobis,vt in fecurr dis intentionibus res Gam in hac pro- pofitionc bomo a omo,
homo cft à par te (ubic&ti prior (cipfo à partc praedicati. Ad(ünt
quog.duoalij modi ptiorís,.f. na turz;, & originis;/fed quia fpeciales
babét difliculrates, fcagfim in Íequentibusart. exa . ARTICVLVS I. Declaratio
prioritatis natur « 19 V T perfe&am habeamus notici priotitatis nauta ,
tria vidcbi« mus, quid, & quotuplex fit:Secüdüsan fit. realis, vcl
rationis: Tertiü , aa per 1pfam poflit contradictio faltari , Quoad prium micum
eft;qua difcrez pent inter fc Doctores, vt vix duo vnifor mcs inttenianuur in
na agen srt : te naturz ; & pralerim Formalifte no- firi trac.formalit.atr.
4.de identitate; X di füinctione reali diíputant, an prioritas na rurz fit
inter extrema , quorum vnam imaliquo figno naturz ,1n quo non fit a« iud , vcl
tantüm fit pra(uppofitio huius Pere: qua controuct (ia Canonicus. Mea pur eife
priusimaliquo um quo non 6t pofteriusyfed eft canrum fim - 6 wnde valet ignis
cft, ergo cator a &rac.Formalit.art.cit.quem fequuntur ib, :Arct- lo.
Dudouct.& ali; Formaliftesen- - mixc (aftinet ordincm nawiczz non. tanti
dicere przfappofitionem huius ab-hoc., fcd ctiam verfari inter extrema ;
quoruaa vnum fit in vno fizno, inquo non eft po- fterius,& maximé loquédodc
ordine na turz pofitiuo,cui fübícribere videruc Fa ber 1.difp.2 5.0.21. Mouetar ad hoc afíc- rendom Tromb.ck Arift, $.
Met.cap. de priori, & 7. Metacy, 3. & 4. vbi prius pa- ura definit per
hoc,quod poteft (cparari à pofteriori, & effc finc illo; addit ctiam
ratiogem ex mutatione inftantanca dc- du&am,quaminfrà n. 36. referemus,
& £oluemus; Tota hac controuct(ia cfl fc- 1e denamine, & quia cius
(olatio pendet «ex varijs teipsum eria (11 1z,yt omnis confüíie rollatuc in
modo lo qucndi,opere pratiui eft ad decilionem quafiti varias , &
multiplices prioritatis matürz acceptioncs premirtere , && nos gra
fertimaddacemus illas;qug magis süt sArifl.Scoto,& rationi conformes. . -
Primó igitur modo prioritás natura füumitar pro prioritate inconucrtibilita.-
tis,quando.f. non conuettitut füb(i ften- di con(cqacntía; przter quá aliam.agno-
fcerc non videtur Bonet. lib. 6. fuz Met. €ap. 2. quod poteft intellioi vel
quivad c- xiftentiam, vt cumarguitur ab cít (ecun- do adiacente, ad cft
fecandum adiacens , ;wt fumus cít, ergo ignisc(t,non tamen € *ontta , nonenim
pnis fcmper cft imul «um fumo. , vcl poccít (ecundo intell.gi qui ad cílcntiam
» cum... aliquid nona pritcauirit aliud ia (ua cfsétia,licet i(tud An fua
c(Tentia prac».igat illad ; prior ta- amen explicatio cft cómunior , &
ttaditür À Sco.1.d.7.q.vn.in fia-& 3.4.2.0, 2.ad 3. tbi adaercic Banc
prioritatem non nzccf sario inferre cau(alitatcm in. priori natd- aa
re[pe&u pofteriorisenan poteit clTe , quod cau(z cxi(lentia, ia£ccac
uidimus exiftentiam cffe&us » non contga , vt -Auapdo: cau(a elk neccílacio
productuia »alieuius effcétas , qui tamemab alia caa- fa polli produci ,vt c(t
ignis,jui nggc]fa iio proweit calorem , calor aut «folum ab :gae ,(ed à Sole
potcft A Difp. IX-De Pofipiadicaritmiis: calor eflergo prex illud dicetur
matura ac prio»ritatc;cuiusexiftentiainferturpet.exisitcxtiaalterius,nonàécontea,fablcreraneffcétas.AliiuitamennoeíleprioritatemnaturgcoanaodatintelligeregulaladinnomirarcpeihipoliacsRobAnubieeamdi(linsiràpeioriatenature.,(&(o7lumappellauitptiorferadüincousceiuiAMRNA.prioritaténaturzdefiniuis,quodditinterea,querumvnumpotefte(lelinealio,nonécotta;ideircópowfkdicipriorizasnatucznonrigrosé.TuMiQu14Famil;2ide3oSecundomedoprioritas.naturg(umitucproprioricatndenugfeunaturalispreiignis,quo(enía.dieipra:füppofitionemvniusabaliocxnatuetateij&hecprioritasmultiplexc(,;nana
vcl cadit intec duo quoad comucpirc aL cui tertio)& hac nà (caper elt
priorita: canfalítatis,(ed naturalis prz (üppofitio- nis in e(fendo,quatenas
vnum prius dici tut alicui tertio-conaenire,quam altetü., quia hoc pra:fupponit
illud. , vc lognitur Sco.2..d. 1.3. 24 A,X 5.d.3.9.1.D quz ad hac
duplex.ett,ticut daplex eft od eíse di, qui pot inter illa reperiri ex Sco.
cit. alter cít ordó cílendi pofiziuns, qui cadit. inter duo pofiriua vcre ,
& realiter alicui tertio conuenicntia,vt e(t 2enas,& diffc-- ré&ia
refpectu (peciet.ambo.n. in(uat fpe: «ici, led prius natura genus, quam diffe-
rentia y quia d.fferentia prziupponit. go- .nus,cui intellig;tuc aducnire;aiter
cft or- do priuatiuus. , qui cadit inter priuatiu£ oppofita quatcaus ordine
naturas priua- tio dicitur praecedere forà. in materia. piis ab Edu tü- uc
focma producta, ná quod : 4onugniat Berictna 4
s nd ineiicty& conaeniret, fi agens nonimpc- daret an formam in
maccerja.. 31 Velac prioras cádit incec duoi, non in ordine ai dics en quo13;
papgrigs Ggiancs ioyues ss 5 prifüppoifitat perverum , & rcalem in»
fluxá,quo fe n(u Sco.3;d.1.q. 2. E , causá dit c(Ie naturaliter príoremcettcétu
, quia in (uo "dali S NA effcéum exifté tem, ficut effectus nece(farió
pracxigit caufam exiftentcm.; imó cauía, quantum cít ex féjpotett cfTe linc
cffcótu ;. cum ab illo effentialiter non dependeat; at cffc- étus, cum
fit:caufatus , &.«(enon poflit caufari, neceffarió dar intelligere cauíam
exift éem;& dicitur à Sco.t.d.7. q;vn. in fin.& 3.d.2:0. 2.ad 3.
prioritascaufalita- tis; Secutidó. cum ofitum; non cft vera , & khyfica
caufa, (edvel Metapby- fica pecifimgplicememanationems. vt cft fibic&um
retpectu paffionis , vcl(altim eft ratiofundaméialis,& radi», à qua ali id
pullalat fine omni prorfus cau(alica tis vmbra, & dependenria, vt cft
e(fentia diuina refpe&u attributorü, imo vnl ot- tribuum
ccfpe&tualterius, nam immuta- bil:tasfccundü comunem.eft ratio eter-
nitatis dimnzj: Dcus;n. cft iSqui irhmurabilis. vnde fehabet vclut cauf;
virtualiset: nmius in 2.panft, tra« 1.c2.& hac róne dicitur priüs.mato .
poteit iotelligi non inrclic&to pofletiori * wrtexillente; ]
ertib,tandem;fi:d;qp prae- füpponiturnó sc habet.vr caufa,ncq .Me spy ca, ncq.
virtualis, fed vt neceffa- río przrequi(irüad ee pofierioris ,. qua satione
poflic iureiliginon intelle&o po fteiiou,nó é cétra;
(icintelle&usnatura litcr dicitur praecedere volütaté, & intel:
Je&:o voliuoncm ex $co.2.d..2 4: q«vn. ad 3.pro opi. & duo
cffcctusord:nacé ob 1 cadé cau(a ;pucniétes fc hát codé modo. Ex histacilé refolui
poteft controucr- fia illa [uperiusinfiuata: intér-ScotiíLas de prioritate
narurae num Gtinter exxc- , ma, quorum vnum fitin aliquo gno pa* türz yn quo
non fit aliud; an vero conti- flat in (iplc) przfuppofitione vnius ab alio;
namq. natura: pricritas fumatur. p . peioritate gnconucrubilitaris,veliealis
& Ys ez caufalitats , itaut quod prarfuüp- ponicut,dicaur caula iljius,à
quo przriüp ponuurjpg & rcalem influxum , ficv turg bcne explicatur pcr
potfe « himcaiio,nen é cóuá;, & verfatur mter €xucipa,quormus vium Quall.
1E Dé modis jrióris-c/Art.T, poffit effc fine alio ; ydg ex vi priocitae tis,
quam quies cos crei »ani- mal potcft cx. fterc omine , € vn: - ucr imn fuperius
fine inferiori xm
écontra;&pariterexviprioritatisphyGcz.cauí(alitatispoteft«dronecCffcétucumGtabiploindependensaomtamen€contrà,cüficabjpfadejponx&dctaligenerepaoritausnaturlo.baturArííi.locisa'Tromb.cic.inMer.efg,dicebatprioranatucaeileilla,quzpoísüecle(ine.alijsnonautemalia(iae1pfisytmexesplicabiturinfràn./46.atfi.(crmoy
tit dealijs modis prioricatisnatonz ^» ex« plicanda eft -pec-folam
prafüppotitiou vniusab alio-prgfcindendo ab hoc; quo prius po(fit cxiftere (inc
poleriori y vel non po(fit « I241v 32. Quoad 2. princ. quidà negant hec initia
naturg ab(olaté dari à parte rei quidá veto negar dari iaftàua natura in» tcr
praidicata eisctialia,(ed bac dicunr e£ feiuftatia cónislict cà [andau.ctodn
res €0'gp negat €t predicata à pacte cei díftia ixfed tolum ecae
ratioctnatajita Hurts B.Phyfe&t .6. ci alijs ltecentioribs admittunt tamen
intet.cansá, & effecti , .: Dicendum cft; hzc intlantia ver&der£ à
parte rei, etiam inter effentialia ppzdis cata przfcindendo ab opere
intelledtus y qua inr in vnigo inftanti temporis; ita pailim Sco.cit.& jn
1.d. 1.q. 1. HE, 8co ufta omncs,(ed przoipué hanc coac]a(a explicar & probat Zerb. $. Mcr. qué ra. quem
(equ;tue Amic.trat. 19.9:7. dub, 2 non loquimur autem deprioutate (ccun dum
jnconuertentiam con(equentig hac .m.potius eft prioritas Jog:ca,fcd de prio
ritate naturalis pra (uppoittonis; Probd- Quir autem, quie codcm initagti
cempo* zis vere à partc rei nullo iaeellecta confi- derantepotlunc.duo dar: cü
naturali fippofitione , liué cum cauí(al tate y fi non, modo explicato, crgo ja
ead fiand temporis pollunt dari placa iaftan- tia nacure , Antcc-gater;quia
elfentialia à, parte rei prius conueniuni,quàm accidé«» taliayquia.res pius
eftjinfe quam cxiimnie feca tecipiac, & inter cÜentialia quas süg.
coumuarora,prius conaeniün: quam (pes Galioraqua bees ddugnuuna Oi eqe. patct
quia hzc in(taftia nil aliad dicunt, quam ordincm prz (uppofficionis vnius ab
alio, & quia hic ordo nonfolum in rebus rcaliter diftindtis,vcrü etiam án
predica tis repcritur , quz formaliter dittimgaun- tur,vtionuimus diff
.q:3.ar.2.& q. pre ced. art. 2. iéciton in inftantia quoq. à paite ret ecunt..
Dices,ergo indittitibile t&poris, quod elt inftans;crit diui(ibile pec
inttantia na turz, & (ic haberet partes. Tum quia in , tantü vnum dicitur
prius natura altero » quia poteft concipi abfq. illo ;ergo hzc infttia (ant per
intelle&um, & rationis. Tum 3. quando cau(a dicitur prior natu- fa
effe&u , veleft (ecrmo decaa(a ; & cf- fc&u formaliter
(umptis,& eft falsü,nam vt fic funt. relatiua ; & fimul natura ; vcl
quo ad propriascntitates,& fic quia non folum caufa v.g. ignis poteft
concipi fine calore , (ed etiam calor (ine igue, vterq. prius natura dicetar.
Tum 4. caufa natu- ralis nequit;effe finc fuo effe&u;& fi vic- tus
illius concipiatut , hzc dicitordinem tranfcendentalem ad effe&tum, quare
cü fit naturalisad intelle&tionem cau(z con cipietur effectus exiftens,
ergo no debet dici prior effe&u naturaliter, prob. con- feq. nam hzc
prioritas arguitur ex hoc , quod poffit coocipi fine effe&u. Tandé fi hzc
inflantia (unt realia , ergo creata , & (ic pofteriora Deo cteante , ergo
ha- berencalia inftantia , quibus poftcriora dicétur,& (ic proceffus in
infinitum;neq. Dcus poffet dici prior natura , qua nullü
ens creatum recipit io (e . | 33 Ref. ad 1. neg. (eq. quia non(unt AD
durarionis, (ed folü naturalis prz pofitionis, qua rationc vnum pot con poA ive
2 ges apim à contrá; hinc non redté Amic. cit. becinftantia ait cffe inftantia
d quo , non in quo5 nam vt dicemus arr. feq. prioritas d 4o dicit originationem
vnius ab alio , & à priori- tate nauicz diftinguitur , & potett clle
fineilla , vt patetin canfa, & cffcétu , vt tcl.tiua funt qua dicuntur
fimul natura , fed cau(a prior origine effe&u, quia cft 4qu0aliud , & €
contra datur prioritas maturz (inc ifto ordine d quo aliud , vt $H prioritas
(implicis przíuppotitionis Difp. 1X. De Pofpradicamtniis. abíque vlla
caufalitate ; iuftantia igitur - nature dicuntur in(tantia 19 quibus, aon. uód
in vno dctur prius, in quo nó (it po fterius,vt dicemus,;aliter e igftantia
durationis im quibus , (cd quatenus in v- no inftanti geiepsqums aliquid effc ,
nonnece(ífarió przíuppofito pofteriori ; quod non cftin relatiuis,in quibus c(t
(i- multas naturz , qaia vnum non prazrfup- ponitur alteri, wi fine illo
coacipi po(Tit, vt inq.feq. dicemus. Ad 2. ref». cum A- mic. & Hurt.
inftaaria ita dicere in rc- &o entitatem cauíz independentem quà ad
exiftentiam à pofteriori , inobliquo noftrumconcipiendi modum ; hinc noa idco
caufa dicitur prior. natura ; quia in-« dependens concipitur ,. fed quiatalis
eft in fe,qua ratione fu tum, & occa- fionem przbct noftre intelle&.oai
. Ad 3. refp. Arriag.di(p.7. Phy(.fec.7. caufam Íecundü entitatem, nó (ecüdum
relatio- nem, dici priorem effectu phyüco , finc quo cífe poreít , at cffeus ,
licét inada- quaté conceptus, poffet concipi , non n- telle&a cauía: , ada
quate ramen nece(fa- rió dar intelligere caufam; quam pra:füpe ponit in effe .
Ad 4. ex eodem caufa üa- turalis vt adzquaté concipiacur fecundi * virtutem
,& actum primum , quem habet caufandi, non requirit effectum esift ens
temcd potentem exiftere, quia et cau [a naturalis neceffarià producat cffedtü y
bocnon c^t de ratione caufe vc fic, vt pa- tet in caufa libera, & (altim
poffet à Deo impedii;at effectus,quia concipicur exi- ftcns , neceffarió etiam
praíupponit cau« fam exiftentem; ideó caufa dicerur prior natura. Haec tamen,
& praccdens refpon fio valent de prioritate (econdum veram cau(alitatem,vbi
caufa poteft cffe line cf Íc&tu propter diftinctionem realem, non inalijs,
vbi caufa eft realiter cum effectu idétificata, Quapcoyter dicimus ad prio-
ritatem natura (ufficere przfuppofitio- nceminentirate , quarationcnonitante
£eíBratur intellectus ad how U polterioris przíupponcntis , licut necele
Íxtatur intelligendo Mecca uoque prafuppofitit; vn4e i& ti aliquan prius
natura ocqeat concipi d: uiu finc pgftcrioziy porcit altum praecitiué » ita. 1
É Quafi. H. De prioritate mature. effet. I. itavt'quantum eft cx fe,fi aliunde
nó im- pedirctur y.f. ab identitate: reali , poífcc cfle fine illo. Ad vlt. bac
inftantia pro- prié non dicunt ni(i encitates prioris , & pofterioris:
taliter adinuicem dependen tes, & prz(üpponentes, quz przíuppofi- bebe e
raliter dilbin&tum ab: illis; vnde debe explicar i
perconnotata.34Quoads.prin.AliquiScotiftz;veTrombinFormal.art.4.inexplicationehuiusprioritatis,quiatalemprioritateyitaexplicant,vtiupradictumeft,vtpriusfit,veleflepoffitimaliquo(igno,inquononcítpofterius,a(leruntimeodem:inftantitemporis,fifantduoinftantiamaturz,cryeodemduocontradictoriavcrificari,fednoncontradi&oriomodo;uaaminprimoinítantinaturzconuenietynumcontradictorium,innconuenictalterum;fcdia2.inftanti,vndevoluntperinttantianacurzren(ürarirerumcxifkentias.qua£cnashocc(fepriusnacuraillo;noncfttantumlioconiabillo,fedeftlioceffeimaltquoprioriinquofimpliciter'non
fit pofterius;fauet huic di- ccndi P. Faber r. dif p. 25.nu. 2 r-dum ait uod in
omnibus prioriratibus hoc mo- loquédi imilloprioriin quo-eft vnit non eft ad
aliud benc vtimur, & per hc formutam re&é explicantur ptioritates., 3f
Dicendum eít,non potlc faluari có tradictionem per inftantianaturz ,qua
explicenrur pcr cffe irr vno inftanti , im quo won (it aliud, fed (olumrquód in
vno prius intelligatur; in quo nonintelligitur pofterius,ambo tamcn (unt in
code in- ftanti temporis , fi cít ordo nairz poti- tiuus. Ita maior phrs
Scotift.vt L.cli- late — füper loca Scotradducta Canon. t. Phyf- ze 2. Rada 1.
p.cótr:.cítq.có»s apud iores ; & expreiic docetur à. Scot. 2,d.144.2-A» X
3.d. 3-4. rad 3. dum dtr- plicem illum ordinem naturz pofrtiuums &
ptiuatiaum affignat;claré. n.ait priua- tioneqrdici priorem forma in materia y
ie en iori tatur infit mace riz fed quia meet , n: ii peraduencam forma ;quod
noneifet ve- rum; fii natura méfurarcent exi- fteociasy c n ineffe materia,
& ima. inffanti expelli d forma;& probatur;implicat contradicto* ría
fimul effe imcodem ; led qua funt ia eodem inftanti temporis, qnamuisin di-
uer(is inftátibus naturz;fimul (anr,crgo &c. Tum quia quod'eit poftcrius
natus ra vel coexiftit toti infláti temporis, vell parti , (i (ccundnm, ecgo
indiuiliBile ha beret partes, fi primum , ergo quia prius natura coexifüit
eidem inltanti, id priusy. & pofterius natura fimul exittent , vt nó poffit
dici inaliquo figro: prius efle , in quonon fit pofterius. N eq. dicas mftans
temporis efle virtualiter diuifibile , qua ratione porcrit vnum coexiftere
fccundür vmm partem , alterum (ecundum aliam 5. vt cít in anima , Nam hanc
virtualem di- uifionem refípuimus difp. 9. Phyf.q. z. are r.contra
Salmaticenfes ponentes irn com tinuo pun&ta tumentia. Tü quia no'duo , fed
plura inftantianaturz a(fignancur im codem init anti temporis, quz (i dicerent
veram fucccffionem im exiftentia à par- te rei ,non videtur , quomodo
poflic(al« vari inidiaifibilitas inftantis durationis » offet .n. quis
dicereinftans cemporis ef c vnnmex illis inftantibus naturz. Tan« dem , quia
fequereturin codem inftanti tcmporis materiam efse (ub diuerfis fore mis,
eundem hominem fimul viuum , & mortuüm;in peccaro;& in zratia, imó ge
nus fine (pecie, & fpecié liae indiuiduo y quz funt abíorda, confeq:
prob.quia hzc omnia faluari poterunt per plura inftatíe tianatarz , vide difp.
4. Phyf. vbi de hac re egimasq. 4«- 36 Inoppof.arguit Tromb.ex «Metz 16. vbi
per (cparabilitatem à pofistiori dcfinit prius& 7.Mct.3.& 4. probat
füb- ftantiam eíse priorem accidétc quia poe teít e(se fiac illo,ergo nó
repagnat prius eíse inatiuo fignoym quo non ic pofte flus. Tum 2. mutatio
inftantanca finc (uisterminis,quz funt formay& pri uatio cerco ia codé
míftanti té r Bi termim in (ubie&o; nà quod priuatio praceíserit in temporc
antecedenti » cít de peraccidens ad mmat;onem ; | ntam quia po:set Deus creare
materiam» : &cinzodes famam igni applicare, quoc. amitarciur, & taménoe
s&fiinillo infanti labui(setprinationem; idem ctiam fcquerctur, (i
aliquacreatus ga fuifsct ab zterno prodacta , caius nom eio natura pracederet
efse, Tum 3. quia veré ab intelle&u vnü abíqs.alio cenctpis turycrgo ne
ficfal fas. intelle&ussitaife. a Qtbcnt haberc à parte tei. T -; Rep.
Acift.loqui de priori natura prio «iate caufalitatis quod cum fit realiter à
poflcziori diftin&tumy re&é explicat ile Jad per feparabilitatem;, ex
quaarguitur indepédeatiaynon per fepatationé a&ua- lein, aliter e(let
priustemporc,non.nacu- 52. Ad 2. patet ex di&is dif p. 1 s. Phy(-q» 2.. vbt
oflendimus terivinum à quo debc- xeicinpore praece formam. in matc- sía, sitet
pulla e(set. mutatio ; quare de pcr fc ad mutationem tcquiritur quód
gnatcriagrius tempore dicatur priuatajac proiude difp.14. q. 1-att«.1.
negauimus &um Sco. 2.d. 1 q. 3.in creationcab tet» no effc aliquam
mutationem, & fi.nó cf- £e dicitur natura precedereshoc cft in in,
&anti nature priuatiuoy ron pofitiuo. Ad 3: illa conceptio mon.c(t diuitiua
, (cd przcifiua y. quatenus vnum intelligitur , non quideminealio, fcd alio non
intcl- Mihi quen fit vera, non rcquirituc walis (cparatio à patte tei . nt j| ;
cscA RTTAQGVLEVS Il t2 Quid fit prisriavorigimis. — 37 pseenicuiceadi non a(fi-
zu A goautt Arift.quoniania crcatis 3 regeritur abíq; caufalitatey quod. n. cft
- »prius ocigme,cf eciamallius caula, pt sidcbimus, vnde ad prioricatem,cau-
Ádlitaus in fententia ipius haber roduci ; . at Íecundum veritajenry quia datur
pro- eluctio abíque impctíc&tiong s .dcgc eltuiia, ficut ratioproducenus ,
—À hun incladit caufalitatem 4dcirco; f hcg- logbptztec-ordinem natucz. alii.
pofug- suut orjgiars appellacum;-qut in hoc for- tialiter.contifüt , quod:
plura deatur in Tet ie ordinata ,coquia vaum ) àjio tangtiaor à peinerpie
produccie vndc dj- «nlolet ordo à442 alii ; & quia. Filgs idininis ct à
l'arte ideo orijnatus d;- "Gus Paucos 06 lic-cil idoqadecius | Difp. LX.
De Poflpradicumtatis, & perfe origiois ; dantat.m. alij ordines eriginis,
qui non fimpliciter y (ed (ecan- dum quidorisinis dicuntur, quia nonTutt ——D
cerium »fedintec originationes ip(as, fed de his in Theolo«, gia ; (ufficit
modo ordi inis fimw: pliciter explicite. 550050. s04 .Dubiamveft, amqua
ficoxdinata intel ligantur, poffint dici priora,.& pofterio- ta. Thomiftz
negant. cum D.Tho.1.p.q- 41..rt.3. €Ó,quod putant prioritatem, &
poftecioritatem inaolucre. femper inz- qualitatemysaperfeé&tionem, &
caufali-z tatem, quz: omnia fant à. Dco remouen* da,& tamen ponitur
orizinisordo. Sco« tusaffiraaat précipae rdi s. 3.2.0, d.12. Q9 & d.28.g 5.
E, & 2,d. 1.0. 1. H, &a« lijs
in locis, qué fezé omnes Recentiores. quuntür Cana. 1.p.q. 42^ art. 3. Zumcl
Vai p dig Has dip Phy lcs t, p.di(p. 1 ifp.8. Lec; 6.
Acriag.di(.7.Phy(i(c&G.7..A mic.tra. 195 3«dub.7.-& alij, & quamuis
(it qüaftio: nomine,nam cffc prius origine alio (o* lum intelligimus ab
;llo-aliud. ociginaris & produci, & eife. po(teriusconcipimus cffe
ab.alio productum; nonáà fe, aiodo: veré Eiliusin diuinis elt à Patre. &
Pates. producit Filium fecdndum omncs; & fo lum eft di(crepantia,quó d.non
offic di- Ci-Pater prior. Filius poíteriors quare: in te conueniunt omncs, X
diffecuntiamo-- do loquendi ; probatur tamen quód hio ordo originis, [iuc tit
cü-caufalirate mi x2 vas iue (eiunctus, inferat prius) & po(Les rius; nàm c
arguit Mayr. «d. 12.0, 2« acty- 14 2,vbi ponitur aliquis ordo, ibi ponie uir
prius,& potterius,quia ordo e(t inter €9ug non (untdimulytquaxatione : Daci
fccuadu ocdinem nacucat non dicun Wur fioul nacura; nec ordinata ordie orie
giaisíunt timulóriginey & vbi non-c(t fi-- anjita5,15i (E prius &
poftcrius,ergo or qeasicao ierat diii ipdaier: priasy pollerius imcali ordine;
Tum quiza principium: ,& finn dicat habizudincm «anie (eipgreft pois ccmino
ca-cauo- peo idi ov aai piuado,eui non dícatuc caula gcacyationis »
eftprtor genciationescrgo puncipian
ociginaas : i CGMRIAAVE AGAM tui pil cindit,erie prins ofigi- Quafl. T. De
prioritate originis. det. I1. "originato . Et
tandernquiahicloquendifodusàSáctisPatribusur,nàecipuéBasil.1.cont.Eunomidloquéscdiuinisperfonisait,"Naminbispriorédecaufamdicimus,poflerius'verà,2:ipfaefl;quonaigiturpaGlorationébet,erdineminbisnegaresinquib.e(tprius,cpofterinonpofitionenoflra.fednaturaliquadamconfecutione238Daturigiturprioritasorisinis;formaliterdiciturdquo,preícindcsàprioritatenaturz,&inquo,nong»nequeat«umillareperirivtvideturdocereHurt.aMàmivtoptimearguitArriag.exboc,qp'iliquidaueTROobiddicizurilliincopoflibile;sicetiàvidebimus,prótn&ioinfuarationeformaliprzindit3cau(atione,&vtsicreperiturin«liainis,&tamenadeftetiam1ncrearis:&caufatione;quapropter
caua efficiens non (folum dicetur prior prioritate natu- rz, & in quos(ed
& prioritare enpnndr diquo, vnde gencracio viuentis definiti fo Aet; quod
sit origo viuétis à viuéte,& cffe &us dicicur otiginauis,&
polterior tá na tura,quá origine fua caufazin diuinis verà principiü
produ&tiuum;sicut non dicitur €au(a,neq.erit prius prioritate naturae, cü
Pater, & Filius sint simul natuta;fed tan- tum prioritate originis , &
d quo; (olum enim prioritatem temporis y vel nature excladere debemus à diuinis
pet(onis.. 39. Hincpatetnó effe omnino vana di ftin&ionem iliam à pluribus
Scotiítis cc- cptam de signis otiginis in quibus , & à qquibus,vt ait P.
Faber 1.dif.1 $21. vbi «contendit prioritatem originis effe prio- ritatem 19
q40licét non 1o ordine ad du. Tationem , & nonbené explicari per. d
:q40,4uia Door ponit signa originis in- ter inccliectam,& volütaem,&
genera- tionem;ac fpirationem, m ynü. non €ft ab alio. Scd (ane fallicur,.quia
Sco.for- malitaté huius pcioritacs perpetao expli - cadit pec a q«o, &
forte nunquam pcr iz -quoyvnde 1.d.1 2.
2. ait patr prius ori- gine fiiiofpitare,& fiiium poltcrius, quia pater à
(ejfilius ab alio ipicat, & 250. 1«qe L.at pate iusorigine filio.
incellige- Telapidéyuia pater à fc, filius ab alio jn- z1ellizicy& quol$.Q,
ait priusorisinc caa fare eft cau(area fejpofterius e(t cau(aré
abalio;exprefsius 1.d. 10.q. vn. in fin.ait diflinguendo inter inflantia-
origins no diflinguitur inter durationem , €x dura- tioné, fed tantüm d quo
quis fir, & quol. 4«$.De primo ait,ordo autem ortginisam requirit nifi quód
boc fit ab boc » sicetta. alibi frequenter. Veram tamea c(b,yt obs femuat Rada
1.p.contr.5. Doctoréaliqua Q doper signaoriginis intelligere si2dà, na.
turz;& inhoc feníu inquit intellectü oris gine przcedere voluntatem .. Bene
crgo diftinguebant illi Scotiftz de. signis ori« ginis à quibus, & ip
quibns ynam in diuie nis dicuntur
dquibusincreatisveró,ybioriginatioeftcumcaufationeconnesa»dicipoffuntinquibus,nonrationepro«prizfozmalitatis,fedonaruraeadiun&z,quzcftprioritásdmquo.4oDices,sifiltusindiuinisc(fetoriginepoftecior,nócritinprimo
signo origi nis,fed infecundo , ergonon ab eterno. "Tamquianon poteft
afsignari quid fot» tnaliter dicant hzc prioritas , & pofte- tioritas wc an
f. quid diftinétü ab- ipsis originibus , analiquididem . Refp. ad r.cur
filiasdicitur effe in fecüdo si- gno origimis,non in primo; nó eft fenfus, nó
habcat exi(tétiam etiam in primo , fed folum, quód non habct efie à fe , hoc
amsignificat effe in primo signo; sicut c dicimus hó in primo sigoo mature non
eftrisibilis , (cd in (econdo inftanti ,non eft (cnfus, quód eré non habcat ri»
sibilicatem, (cd quo non habeat illà jn» tra eísentiamyhoc-n. denotat ly in
primo jnftanti naturg;.attamen vt omnis zqui- uocatio tollatur, rcétius erit
infantia na tura explicare per yerbum intelligi eum precisione, & inftantia
originis per effe à fe vcl abalio«Ad 2.Zerb.ait hoc prius» & pofterius
dicerc entitates cxtiemorü y quz ex feipsis habent hunc ordiné , qu tenas
ociginatio paísiua . formaliter € reípeétus denominans otiginatum, quod ; 4b
aliosquod.eft clic. pofterius otigine , .9riginatio; aGtiua. eft teípe&us
denomi« » Rans produc« quo alid, àod clt cf fc pi«asorig;neshi Sco-1,d,23. q»
3. F. . paternitatemai: formaliter cije priotita» ; sero erigiussas Mayr, v It
ordinem die j8i — 0 Dij. IX; De Poffpyédicameniis 12. Quid diftin&um faltim
tanquam. pa(Tio- fient ab ip(s originationibus ; primü vi- detur probabilius ,
quamuis ab. Amic. fc- cüdii uxzeis approbetur;fed de hoc alibi. . Tádé
procópleméto huius q6, aduer« tere debemus ex Sco. 2.d. 1.9. 1. H. quol. a
att.2. Q cx Ins modis prioris foli prius remporc rcfpicit duration£ , alia pra
(ciri- dunt ,& pracipué prius natura , & origi- ne , de quibus
frequentior cft in (cienrijs fermo , quia in eodem inftanti temporis potfunt
aliqua effe priora , & pofteriora natura,quia caufa, vt cauía , non
neceffa- rió dcbet tempore preccdere effectum , fed (afficit , vt in eodem
inftanti tempo- ris fit; quomodo dicitur adhuc prior na- tura effectu ; poflant
quoque dari plara infantia originis , quate hitres ordines fant fubordinati,vt
cum fimultate tempo- ris flet priorirasmaturg , non econtra , cum (imulrate
aacurze. ftet prioriras ori- ginis, non tamcn nece(le ctt € conuerío: €ü
prioritate originis &are priorirarem natürz,vtd.ximus,dc hac priorirate
vide. pluta apud Bonet. 6.Mct.cap. 2 QVA4ESTIO II De modis imn . 4r E prio-
nespr 115, ttcs n odos fimultatis , qui- "busaliq ua mulefle cen ert reu
*trcs diincaxat (int modr fimal;qara cum 'epponatur priori;& quocmodis dt
vni *eppofitot ü,tot dicatur, & reliquum; tot "erunt modi fimulquot
aiodi prioris; (cd "quia alij,vt not Do&torq: 42. pradicam. "ex
moois priorisfuflicienci haberi pof- unc ; vel quiafufficiebut Acift. ponere
'llos qui fant ad: propotitam ,.& *pradicimenesinfecoimmt c T *- Primo modo
aliqua. dicuntur fimul "eemnporc, qne .f.- func in'eodem tempo- tc, &
dicuntur fimul inception ; (i vero 'aliqua imt mecodé tépore exiftéua ,quá-
aris vnirprius altero mceperit, po(sux dici fimul tépore i duratione,et.có
ione. Hic erint quedanr dicuntur. fi- * ena macura,ad ;jue duas
couditiones-exi- "git Acfprima. cit,quod'dicamur ad'có- " wettenriam,
fecunda quód vaum non fit caufa alterius , vt fe habenttelatiua rue tua , quz
vt fic formaliter ta funt fimul natara,quas códitiones tetigit Do- €tor t.d.2
8. q.5.F.dum explicans fimul- tatem naturz rclatiuorum , ait confifte- rc in
hoc,quód vnam non poffit efic fine alio abíque contradi&tione, & ab
intria- fcco; dum dixit vnum non pof e(Tc tine alio,innuit primam
conditioné;quz non fufficit, nam etiam fübie&um , & paífio ita (c
habent, & tamen (ubie&um e(t na» tura prius paffione ; dum addidit
ab(que conrradi&ttorre, & ab intrin(eco, denota- uit fecunda conditioné;
riuscaufa ; quia caufa ab intrinfcco, eft ptior caufatos neceft de ratione
cau(z quód fit neceffarió coniüdta: ci-éffe&u . Dices, datur duplex
prioritas natutz y vna (ccundum | iniconuertentiam confe« 'quentiz altera sm
caufaliraté ex dictis "q»przced.art. r.círergo fimultas fit prio mutati
oppofita, quz fecundü- conuertétiá vni nó fit alte ma priorrat;ergo fimul
matura dicétur,. quód ficut prima prioritas non dicitur ri nei vues iod large,
ita fi- multas.illi oppofita erit largé fimultasma tatg, A riftor.autem affignaait
conditio» ie (imultatis micura .- : --4z Tertio modo qugdà-dicitur fimul
dimifionce , vrfüntduz differentig exa-—— 'quo diuidentes idem genus in fpecies
per n arcam dne cr. tix cx uo diui genus ,.«um: uc iet oia nón media alia:
dile- rentia vel fpecie, vt rationale; & irratio- nile immediaté,& ex
zquo diui : :mal, n6 veró rationale,& aquatile, aqiiatile diuiditanimal ,
vt-ét per irrationale . Hac fimultasdf quoque fimultasnatarz, hoc eft y vc
aliquiexpli- cát, fia.altas in natura cói , quia fi multas fpecieram
vniuer(aliter debetatce ndi im natura communí genens; inqua conue- niunt,nonin
propujs different: js- (pecifi- €is,maraliqua fpecies fimt quz (ecádüi
propriasratioties formales: praup tur alijs, vtinquantirate linea "nitur
(upetficici , & (aperficics corpori, -in quuhtate actus prafupponiur ca
dicuntur,babem fimultatem oppofitá pri quáquam vnam ft caufa alterius , Refp,
—— | 4üis,ac projade n5 funt (imul natura . Scd dicuntur (üb hoc modo Arift.
non omnem fpeciem cóprehendere, imà ex- clüdere fpecies illas ug alijs
prefappo- nuntur in proprijs, nam fi fjecics coafideratfet folum tin natura
generis. conueniunt, vt fic nó poffunt di- ei plara fimulfed vnum; illz igicur
diffc- Dusft- 111: De modis fandl. rentiz dicuntur hun diuiione , & natu-
ra,quz immediate diuidant genus , & nó vna alteri pra (upponitur,vt ipfe
Arif. cx- plicat in textu. Q ia róne optime Do& 4. 43, cit.docuit hüc modü
cile oppolitü &: prioricati naturg,vt hec dicit ordiné qi dà naturalis
prcfuppofitionis;quauis T letus iplum opponat prioritati ordinis. - FU SRVEAE
TM DBEGIMA De Enunciatione . 7» Tu tis [y pretatione , in qui 30/ Papinii
Predicamentorum , »bi de principiis remo- logifmi, f. de terminis, fibiumgit "Atrifl- libros deinter- us de
principiis propinquis , quales funt «| Enunciationes, fermonem institit vt po t
deindc ordmatim ||. ad flrutluram totus fyllogifmi declarandam progredi in b. P
MTS TE ME à prolatam cum int. ali Puls pras) Eti tar —— prout dicit vocem
articulatam fi, «antem verumyaut falfum, quom eu] Prior. m[cripfit autem bos
libros de Interpretatione , Grece menias, no quidem prout Interpretatio dicit
vocé wid [ignific andi , vt notat Dolor bic Q.1. 'an[cenditq; limuues borum
librorum , " fed an.em aliquid effey vel non effe , feÀ fienifi- cum
Enuhiciatione vocali ceincidit; non quo ipfa vocalis yes ing per Je
coufideretur , quia ex di&is q. TProzm. Locicg non eft err fede vocibus, cr
nei injcriptio à fiue, c fubietto citur [ubieGlum in bis libris eJe
Enuuciationem Bcibalem, vt per vt expre[f ue funt mentalium cüceptuumis qua lt
, li- LU Lu deos vocalem ex, mígerel,rataumtm entdeiat cgye bypotbetice, ita
Dottor cit. , fou 1d. Tai. q.1. $. Dubitatur primó, 1o.de pio ibid. Arts Illos
borum lib. ". ibid, €f. aliquod patet nam bi c Fee de principiis fy uis volto
Enunciatioues catbegorica, ef fees f t m pudica f quibus egit Jtrifl. im lib,
Prior, 9 quamuis ; de » a ari tco proi sk "^ p E qu oir ovd witur de i e
non uia mus € » mentum tertia pad pia ec pk quie ret: iutis , vnd pec; Eli a
tbeticas que ducit ad im vlepde qua locnius ej pic n. Tnm etico jyllogifmo
explicautt, quiaveducibiliseft ad canbetricm Wu ma p € perfecià concludit qua
ratione eticm inbis libris un mal d A a propofitione difierut . Tum quia bic
determinata progtev 1p. fumptam detcyminantur, nam libus Qrationt,vi deub durs
o aS É c tandem polientiayco rdi pant quiere p Et de Lr eii any (p. ire ep ;
opiam 5 a qe Inf vi inei e iffoluimus , bic ET LT fo i» de. Enspisiide más, dan
epa ibi Pracimi] a, vi potà aitigris. indagmis La Qv&" 764 ^QV£sSTIO
IL Am Enunciatio fit. Ens cales vel Rat tonis. z . Vpponimus diftin&ioné
illà Enüciationisin méta- | Kévocalé,& fcriptà quarü duz pofteriores no
dumü tur bic macerialiter,vt di- cunt voccs illas atticulatas, &
chataéteres cfformatos, quo sé(u nulli dubii cft effe entia realia (cd
accipiuntur formaliter,vt f. dicunt fignificationem ex libero homi num
beneplacito illis conuenientem. Prima (ent. afferit enunciationes om» ncs c(ic
cntia realia, tàm métalem , quàm fcriptam, & vocalem, ita Blanc. dilp. 1.de
Enunc.fc&t. 1. Sccunda;aflirmat de méta- li,ncgat de alijs;ita Maf.hic
difp. dc óra. q.2. Addit Ruu.q. 2. od licét mentalis quo ad a&um
intcllectus fit ens reale , ta- mé fi fpc&tetur, vt fubftat ordinationi in
ratione fübic&ti& pradicati , in qua ra- tio enunciationis confi(tit ,
eft ens ratio- nis, ab ifta opin. parum diftat Amic.trac, 21 dpa efla;
communis. j acilis tamé cft folutio huius quet. 'Nà enüciatio vocalis,&
fcripta formali- tct accepta nó süt entia realia , fed entia rónis
materialia,quia vt fic fólü dicüt re- lation figni,nO naturaliter fignificátis
, fed ad placitug Tur relatio eít mera de- nominatio extripícca ab humana
volüta- tc proucniens minatio vetó cxtrinfeca,quáuis realis di- caiür,non recte
tamen dicitor ensrealc , yt vult Blanc.cit, fed ens tÓnis materíale , E
fondamentale ex j&tis difp. 3 .q.z:art. jte euo mCtifis eft duplex, alia
forrgális;alia obictiud;fürmal;s eft actus
iphidsutelleQtüs,quoyimdealteróafne«eIebatoófequétere(lensreaen'téalitetabintelle&uproducit!joatüdliertyeiisobicttisieBIogt£;"fucfaltitatisexdicédisdfeq.Orátfo'oDietecxercito;dupliciter(àmiiereeintquomloenmaddisejtabinuicé
diGunca per negationem, & quo- niam bz'c obiccta poflunt elicyvcl realia,
enicns ex diótis difp. 2.q.2. deno- Difp, X. Be Epunciatione. vcl rationis,vnde
propófitiones,tá fiüt in entibus rcalibus , quàm rationis, idcirco . oratio
métalisobie&tiua érit , vel ensrea le,vcl tónisin efie cxercito cogaitü ab
in- telleéta quz paíTiua cogoitio erit quz dá : extrinícca denominatio ab
a&u intelle - &us prouenies: Vcl oratio métalis obie* &iua fumitur
in efTe fiznato , quo (enfir erit (ccunda intétio enunciationis, cuidas
dcfinitioné explicuimus r.p. Inft.trac. 2« C.5. Ratio cft,quia vt fic dicit
ordinarios ncm terminorum ad inuicem in ratione fübic&ti,copulz, &
pradicati,g» cft com- . parárc obiecta in aliquo attributo ratio» nis
exprimente rem eXtra [uum ordinem, Rationes in cótrariü funt illemet , ibus
prob. fignificationem vocum , & dénominatiotes exttinfecas vniuerfali« ter
effe cntia realia, vcl entia rationis fore malia,quz locis cit.funt folutz .
Ceterüm folethicà DD. difputari ,an enünciatio mentalis formalis
itvna(implexqualitas,anveroexpluribusactibuscompofita;itemanintelie&tuseodéom«ninoa&uapprehendatpropofitioncs,&caffentiatur;an
vero diuer(us fit actus iue dicatiuus ab apprehenfiuo — P .. & alia
huiufmodi quz (pe&at ad exacta cognitionem fecit operationis inielle
&us ; attamen eft res potius animaftica y idcoq;ad em mtem Von de veritate
, itate cognitionis dge* mus;nam licét ad animafticos etia perti- mcant,maximam
tamen habent áffinita- tem cum rebus Losicalibus , nam Logica dicitur fcientia
dilcretina veti à falfo , & : enüciatio definitarsquod fit oratio vetü y
vel falfutn fignificarfs; preefLar igitur. na» turá veritatis & falfitatis
bic 1nucftigaree QvA&STIO IL De, veritate, C falfhate- Eritas eft
criplexyprima diciturve* : V idu : » wálcédentalis y. quia eft paíslo tntis;
& omnibus rebus conuenit edam coguition: falfa ; nam & ipfa eft ns eale
qua veritate agit Me taphyficüs;fecunda; fcitür in fienifican do, & cóuenit
proprie vocibus, & signis. de qua fatis diximus difp.z,&in Inl.
cipu9.II. en "verit fit in concepta formevelobietl.ude-1. 265 tipué
1.p.tra&. à.c. 5. vbi declarauimus; quo pa&o propositio vocalis dici
pofsit vera;aut fala: tertia, dicitur in reprarfen- tando;fcu in cognoícendo,
& cóuenit có- ceptui in veré exprimit , & reprasétat rem;sicuri eft,
& dc ifta lo- quimar hic: & pracipué dc veritate , quz in fecunda
intelle&us operatione reperi- tur ; & licét sit dubium , an veritas. jc
giatur in prima operatione , imo 1n aCbi- bus fensitiuis an vero folum in actu
iudi catiuo intelle&us ; negari tamen neqult ;. in fpeciali modo huic actui
conueniat ; panis in ceteris etiam admittatur, de quo in lib.de An-) nam
iudicium cft , cui tanquam principaliori analogato tribui- tur veritas , aut
falsitas , sicut in vocibus grincipalias dicitur veritas couenire pro» itieni
vocali ,quàm voci incomplexas, qua ratione Acif. 1. de interp.c. 1.& 3.58€
9. Mct.c,vlr.5.de An.c. 6. videtur verita- tem , & falsitatem tantum
fecundz. opc- rationi tribuere, & hac veritas dicit cone
Éormitatemconceptas reprafentantis ad obicctumin (e vt dicemus att. . ficut
fal- fitas negatione calis conformitatis , & difformitatem ad obiectum .- :
ARTICVLVS OR un veritas fit in. conceptu. formali s velobiedliyo 45 I qualibet
intelle&tionetriz praci- pué,vt ad presés [pe&at,interucorür, adeft
intelle ctio ipfa, quz dicicur conce- ptus formalis:eft obic&á cogaitü,vt
co- gnitum, & tcrminans intelicétionem , & dicitur conceptus obicét;uus
: & adcft ob;e&um in fe consideratum: veritas nc- uit consiftere in
coformitate conceptus rmalis ad obic&iuum; vt communiter — 2f. €onceditur,
quiaab co , quod reseít , vcl moa eft, oratio dicitur vcta y vcl faifa cx €. de
fubít. cum quia nulla cognitio císct falfay-nam qua libct ita repseieniaa sé
sicat res pra(cntatur in concepta - 10,.& pct con(equens qualibet talcm ha-
be: conformitate ; tum quia c(set con- formitas ciufdem ad [cipsü: nà cflc
obie- iuum realwer eft ipfemet. cogaitionis cogllituem remi císcobicctiuo . Cum
igitur conformitas ifta fumi debeat inordine ad rem in(e , quz sit terminus
iftius conformitatis, Vt átt. 3. dicemus » quarimus de (übie&o , an sit
conceptus formalis, vcl obie&iuus « Duran. r.d.19.q-.Heruzus quo! 3.q«- p
artz& 5. Valq.1. p.difp.76.Blacdifp.
1.de Enunc.fect. 4.& ex noftris Vulp. t.p. tom. 2.difp.3 2.art. 4. Boncr.
j. Met.e.2« ' füftinent veritatem fundari in conceptu obie&iuoad rem in (e.
Ex altcra parte Suarez difp.8. Met.
(c&.1.citans Caiet. T», p. q-16.art.2. Fera. 1.cont. gent. c. £9. &&
60. & alios afferit conuenire. conceptüi formali,quz opinio eft ét Mol.
1.p.q. 16. diíp-1. Fonf.4.Met.c. 2. q.6: fect.7. & 8- Conimbr. 1.de
interp.c.1.q. f.art.1« Mo ri(.di(p. ro. Log.q.8. Amic.tra&.2 1. difp.-
4.q.2.dub. 1. urt.difp.9. de An (eG. 1. & vt veram (uppenit Arriaga diíp:
t4« Log.per totam (e&t. t. ex. noítratibus illà amplectuntur P. Faber dc
penit. diíp. 9. n.5 j.Cauellus dc An.difp. 5. fc&.7. Tat- r.pericrm.q.
1.dub.2,Ant.And.ibid. q.3« & 6.Mct.q.6. Smifinch, tra. 3. de Dco vno
difp.1.n.29.& ipfe Vulp. art. to. eam videtur docere. Addit Auer(a
(ecundario faltim, & minus. ning eoducuke etiam conccptui obie&iuo, ita
q.5. Log« fc&. 4. idem fcre afferit ems lib. a Mct«. 5.q. 2. conc]; . imó
nullü poni di- (crimen inter has.opiniones,nifi in modo loquendi;quod- Faber
cit.etiam docet. 7 Dicimusveritaté proprie, & formas liter, ac
denominatione inttin(eca effc in conceptu formali, in obiectiuo veró (o- lum
dependenter à formali, & extrinfeca denomimatione . Prima pars eft exptef
Scoti 6. Mct.q.5. in fine, & in 1.d.3.9.3» C. vbi habet hzc verba. Quod
potentia co cens affimilatuv cognito » verum eft per atium |uum cognojcédi, qui
eft qua dam obietii (imilitudo ; quod. cas excaplo eris , nam 2s a (Timnilatur
pcc figaram indnétaminqua cófiftit rae tio imaginis , & q. 7. 8. .4d
qu&ftionem re[pondco ; probat obicétum a&tiu? cone- cuiierc ad.
intelleétionem , quia eft. p fius fimilitudo , quod etiam atlecit q, 8». ad
&. & quol. 13. O. docet a&tum dicere ad obiectum relauonem menfurabüis.
ad LlÓ] y men: 266 Xo RD nota dg A NA "ug : tigna m )Gc sie pendcrz t9);
dependen. By $HaP/5 £l 614i 5 Mp Nri Roriesicat tonem » v erpertiesputaand d: P
X MO OR QA fed 5xdo qua loquimur,eft (iaiitsudog (eu edpíona Cyitesad
obiactumaergolsi i- T tatis&dc menie D al COngrc« 39 rie Sod RR iir r tas
fornler eft dp Qus intellétionis sit deritataziiaobitétwnrt of tánimteln ls ie
dran. docktina ekeitur-prebstio Consi. 113 concoptifs Jiomális elt paeic &
xsi3o expiefa abieáiis ficut fpecies imprcüa dioitürimaga vittsalisabiéti
deeepdea wi iwgpá e a met rum reptgrf ts. ergab Trogi sar ebofqumkas era ag obi
má oce ricatem ; Tomqna fice (e lrabecótário Pen op rire neut d «epué formalis
ad elsi :suam ficat eratioeít (ignumadplagium Bgnitieant zes cx dictisdifi zs
q«i. tà eonoefitsis cft Üsnum aauicaligétsepro-fcatane;, (ed ve« zitas
ciratiómig negsco(ilc da. ir z2iC eiut fignificása pcr'otationtmnoad feipíam
vtime,fe din Gtormitate ipGue aiasiogis adem jp [ec rgo idem da veri; tate
conceptus formalisdicendam; mig, Acgatur à-V.ulpes;nagy preterquam 3s
ilteritusab Anftus pradisam.c ibit. Ex c6,quàdires: orat 1$ó di ayprohatar
adhuc, i i b uio i lationérnGgni; ad. gnatum s-vc ile mcr qon&culic azt;
1.7.7: 0m 5092:32 da quo; Tijfed:orauid voctise[tignaarect, Ac
etisversdicicut-figniró veontb;& confor; fnésergo Bc. Tau: quia
cogaitiordene aiigatub vcra, Ao n/réscognicas let Qo voriy Ww c
liincodowioneo»: 2d foc idy 2 $ NCevalac;: gudeafiissciverien feli feumobicéto
covniosvt imu icélo:inlig fienisum Cogmioncyvtinfübicétérdena» eA Ra lomslreut
vitro ciao ocmlei, 86 de, noitiat parieoévisüs Non valet,quis pos eiusecse ooa
(7 haber dyes coni» cx axcacut. cogffer axis à «onfprmitatg co- cái
ébiozsppaimivesotáo Avieríás dici hanc Bn cw vocas deorges oognita adt prd.
Mindy minia oogbuts ipato seprie star ^ bis. tla xls asiatüpéi 1e: dcpoidéóo:
4. 5» t $2 de. | : E z - * e . it i$ " fe HU a Tid b tio almverás
&conformaor ropladeic, a "e cogniti érfintin lees : - oErCatucis
cogaids;: idein dé. nitione:ctéae to nupsit deeniumai 3. D» -08»
Secádayavsscolligüur ex Scotaguo. [een Ur oar abd ipm oir DESTIN 9 Wn, fc pto
fe: ficut intelligitusjverus ed intelle GEasj8b alijs inlocisà Vulpes citatis
,& (atis le quet ek d&i£ , duiictejus aBiicftinus: té repraentà ;
€oncepiuobiediitotepsa (eri eU galin-tfto-crit:al;qua: vogica (pet t il
HOPMDUNMU LK pee axiomatAris ftoceli Propter quod -vnumnquadqna talegén aliad
bnagiseci oi; 5 «nuin 1:Sad éootra a3. gj veritas (itin ie) y iaarid; Tum«uta
fk talereprer ME AMNEM 2 —— buon '*t unago,diciurifide Teprgso- tatiud; xrgohomo
veptatíedtapaseris for» malirer (imus; vdcagniddde: vera tepraxXentauaé(qu
apyQw quarcnsy; &quia eiusveriap ef vcritar idirepraf eritSokmalités; enano
[À 1«qu'$cx&ay-q Terefls velnielgn uiupol ue Tora w fulfa, i ex
ogequeddyres cítan. inrelicóig "eonfocmisfibisyt40 lexxititsvclnàefl oue
dinnitvay vs ina rgo RU. dopemier, mifi dofole - oycrgoJcsueprelcntate —
QIH.o/n cveritfatdmdtemeegtu p odere f cradix;vetiauis ! lotus; Tar , uim.
.concey mie atc reicpniti ^fibio ipfiin se ,ciillgiujl cóicipilur mteliedtus
verus, ctgo: verias if vati coafoPmitáre confi fUt) paren come; feq:
petdgcótgbeffa&tu: forasaki adi ca u- (siot Ancet-rob. guia rücnes «rodar
tam »'Gtgo €on» pitür initolle&tus vorns Tum; oratio: vócatis eft f(ipnd
diei:weras., fcdiocatio efti ufi 16i conceptar, nó cognitionis, ere go
&c;Tüm s. veritas eft coformitas in sie (citado: »fed hzcin hoc confidit,
ey resitucHe Qui prafencetur y ficuti elg in V desertae RTT e?7ó ih calilcócep
r JTü- 67 ficx:eó; occisa di periere rera ike Lope ient vig repreícatank $,
fienckéftyeffehcformaliter verae; qi Ree iPopere Mop OUR Fn» Lie Di warden
rorpest eet taie Li ipaucedeyr meet eror sry ] yeMNO Wrcogn:t 1j Dultrie BIB
sounds ueteres ái tig Reef oadora ipm ci sting aiidnib iplis 771-6 hs s bere
lo:addiétoodi, D: HipePui meh eorr pcm Feast imago efürepraSératiua €e4
fatis'ct eo Cefarictt vepsi(entatiuns füce flalicers aodó veriras coggscignis
pfo ipe fadt e(entalto conformis sci y idet efl dicere cognitio dicitur vera
sepratfeue 12Hà£jse copniqio ver? veprarfebtal cít - que: prseter A17 SEIS
frcot iri 3eoodicivur teprarfenzatiua s: e Fentationey nua fit inobieóto , (cd
eprafématione indpfa formaliter exi« lene idem de cognitione dicendüm.;Ad di
fótrre 6 cxplicaur aüthoritas iila à Blanc, fenfus .n2«ft ,"quàd:orario eft
vc« r2j fiicónforrhis eft rei in fe exitteati, (ado fayfi nóteft conformis. Ad
5. diftinz.ans ceci Conci pitur: miele Gus verus primas rió propter
talemconformíratcm-, negas tut , quia dicitür verus primario àcófare
mitaté^corkeptus formalis , icut pervalé concepteni dicitur primario reae
expri- uic re; (eeundarib, & eonfequenter ; qua teiius: ad conformitate
concepuissfore rial capfequitur conformi: as wssmee oblcétiai; S códedimitinhd
sergio c. lgauavttiwergveritita 3rocM codo, nen inreprziontando,dc qua loqütpar
2 ped ocutio cít; (icnudarcit onceptasfed deiin (e t dif pi2:0.1. Ae $1 era elm
de «ónformitate concepts! abicótmiggflie nó cit primaria, idco-«nirés:
prar(pneitee. intellcctui;fTcuti eft; qua cozauio fige lua scprarfentac,S&
ex pcitin quxcepitate [entatio eibprimariz escisis; A À6 spatee cx
diótis:imitio: quat .xao zweritam alijsetians/cümpetere- po (Lir 5: &:veget
e etiam fi£ofmerur Codera coceprum óbies éiuvqi Ad 7; pacieas cosi tbi: in hát
y quàd:rcat vrina tou m. exteinfec? denos " minatur (ama à
fanitate-an:maló, qua disi Gita (anilas;im efpdo; ia opn:110 Ck triníccé
dicizntveraà veritate (eiim ci fendu;que attrádixy& cac( xyeritatis ros
gritiobis cum liocramcnáat; qubd fora máliter ox ciniin(ecé- dicitur vera prox
priaveritatoasreprdfenrandoyde qa 1o»* iasumj quo. (enfe eciaoecim;z ( diécar
Gic icerc) poftecdici iau mfece, & formalis tet fata -famitarein
rCprezr(intando ;ujóc argugyentum vrgec contra cóncepus ab:c:
étnuamsquj-wezis-dicitgr, quatenus ordis nets licit ad; veritatem rer in: eíseudozs
Aliasrazioues adducit: V uljes ex quiam dam1ocis DDó&toris: defümptasa (ed
zan« tnm peobant-ipccomeepte iobieGiuo: res petirrziliquam conformi azemajuod
coga cedirub non :zmeno cadubt primitas tem coníOramidti$ 5.1 mic: :03 26,62
-3ivoup.fsuinLiNfDÉÓRI]LZILOX 11 E GRCOTUESS VS LNSS GER. -21 2:13:05 9igo r^
LOL otov ST Lu «an Enancialiapo[it de veta piitati t. - ir d. taa s
D'ioersceiore merde o ; $5.-ido uisy IO e Welcome eire suem "nitlófe
eorpleka; Gc quia Epunciadgr ert ples) ticceffatia i) jlig^y :&c connseits,
Mts vel e: de prartecivo, vel de prizfensi; vel de fururog ptopotitio de
prxfent? alia cft, quat detepminarady ; 6c Certáni páriem temporis ignificat:;
»v€ petvus-per totabiboram £tadet, aka zog. quz ih termidauiat 3 optar. Li 4 po-. Lm partem confiznificat, vc Petrus flu €
; cognitio ctiam e! duplex ex Sco. quol. 13. art. 2. alia intuitiua , quz
caufa- tur abob:c 4o exittenteyrt exiltens elt, alia abítra&tius, «quz
abitrabit ab exiften tia obicéti; áciftis omnibus loqui debe- mus,& [colas
quz'fiti eft, num veritas ita diftinguatur ab his propofitionibus , &
actibus, vt cademmumcro enunciatio de vera in falfam poffit fucceffine mutari ,
vel faltim fi poftquam vera eft, & mutari ncqu't fücceffiué hoc modo in
falsa, po- tüerit eadcm prorfus numero ab initio eflc vera, ecl fal(a: de
propofitione vocali jam diximus in 1 ..Inftit. tra&t.2. c.3. Et vt ccita ab
incertis fcparemus, enü- ciationcs neceffarize (uat verz , & impolfibiles
funt adcó tal(z ex fui natu- tà, vt vera nequeat matari in falfam , vcl econtra
; idem dicimus dea&tibuscirca illas ; ratio eft , quia neceflaria veritas
in ipfis proucnit ex ip(a neceffstate , & im- mire litate obic&ti,quod
nó potcft ali- ter fe habere , quia e(lentiz: rerü (untin- uariabiles, &
idco propofitiones de prz- dicatis (pe&antibus ad eílentiá. rci in pri- ,
mo,vcl (ecundo modo , nequeunt nó có- formati obic&o ; & € contza
propofitio- ncs in materia impoffibili propter repu £nantiam terminoram non
poflunt con- formari obie&o . Hac de cau(ía dicuntur gternz vericatis, vc]
falütatis, quatenus fi faifent ctiam ab zterno prolata ; fcm- fuiffent verg ,
aut fal(z , vnde la ur abíolui ab omni tcmporis differc- 1ia,vt docuimusin
1.p.Inft. tra&.1.c. 11. 11 Rurfus,a&us intuitiuus, quo vide- tur Petrus
currere , non pote(t fucceffiué queri de vero in falfum, quia curfus Pe- tri
cxiftens fe babet ad actum intelle&us . velat obic&am formalc, &
motiuum;iu- dicat .n. mtelle&tus Pew currere , quia itacxperitur effe à
parte rci; & no mouc- tur ab aliqua conicétura diucr(a , vt facit in actu
abftraétino, & idco ceflante cur- fu à que tei ; cefTat ét a&us
inuitiuus , .quidependerab co . Similiter propofi- goncs contin dc przíenti
contigni ficantes ceriam o" diffcréciam sut adeó verz ,vt no polli
ntfuccefliué in fal- fas goutari ; quia fiinin yno ini ius CDifp.X. De
Enundation 0 horg Petrus;v.g.nó fludetet;propofitioy Tetrus fludet per totam
boramsettabío- luté (alfa , nam (c hsbet vt propoüit o co- pulatioa copulans
omncs pattes illius ho- rz cum &udio Petri , ad fal(itatem vero copulat'u
(ufficit , vt vna pars fit falfa. Remanct igitar difficultas de propotie tione
contingenti de prz(enti confufam temporis partem fign;ficante , an poffit
[acce(Tiué de vera ticri falfa,& de propo- fitione contingenti de przícnti
fignitica- tecertam partem temporis, ac propoít- tione contingenti depraterito
ab initio an potaerunt efle vera , vel falíz ; de pro- politione de futuro
dicemus infra . Negàt
Hurt.difp.9.de An. fe&. 3 .& 4. Quuied.contr.7.de Anim.pun&t.1.
Smi- finch.de Dco Vno tra&.5. difp. 1. n. 35. non folum propofitionem
contingentem faccc(T;iué fieri pofTe dc vera falíam , fed etiá poffe ab initio
fieri fal(am;quge modà eft vera, aut é contrá , vndc afferunt hanc
propofitionem veram v.g, Petrus currit, ita cffentialiter Íentare ex fui natura
curfum Perti,vt fi Petrus non curteret, & ab intelle&u pro co tépore
cliceretur ifta propofitio , (que propter nó exiflentiam ' curíus Petri effet
fal(a) nó efleinquiunt, eandem, fed mtv c» illa. et tà- men
q.24.Log.fe&.7.& Arriag.dilp.14. Logd cet. 2. í(cnti figüificare ;
potcfq; hzcc doctrina exegi ploconfitgari, naro non minus coexifté- t'a'ad
cempuseft c ircumflantia obiectis quam pratentia localis , &'a&ionis
ver- buninon folum €oncernittempus (ed ét locum,vnde dicendo 12715 combarit y
eft feníus, quodin aliquo teiporc; & in ali- quo loco comburit, & tàmen
(i igniscó« burendo uimtaretlocum , nón mutarerue adhuc projofitio, Iicut
murarccur , (i dis ecceum yonis indoc loco comburit,, non ália ratione, nifi
quia in prima confuse, & vag connotauurc locus, ih fecundà diflin- &e
explicite ; & determinate , ín pricaz locus pertinet ad obie&um
material in fecunda pertinet ad obic&um formale, itadc temporc dicendum, Ad
4. ncgatae affümptum;& ratió liqact ex dictis; : | ; 21 Secundo ex codcea
arg. vbi varias par obieétü, variatur etiam cognirio,tàm intuitiua, quàm
abílra&iua attirigensta- leobicé&tum s ted dum intellcétus iudicat
Petrum currere ,ctiam confuse, & abftca« Giué,& Petrus definit currere,
;à variae tur obic&um coenitionis,ergo,&c, Tum 2.3üia illacognitio Tétr
«5 currit jeffene tialiter habet cepra(entare curfum Petri, non vt fic , fed vt
vcrum , &'realem,erpo vtexiftentem ,crgo non exiftente cur non eriz ille
a&us;qui per (aam eílentiama babet intellcétui exprimere incxiftentig.
cuxfps in Perro. Tum 3. quia omníispro- poirtioafficmtans curfum Petri tefpicit
il ium cx fappofitiónegquod lit;quo luppoe dado c nsi e lega propoti eit; ccitc
ti0.Jla necctlario refpicit corium Petri , vt exittcn: em. Tunj 4.00n minus
depcn- det.actus ab obiccto jn fe ; in rau onc ve» riy quàm inratione
rcprar(antantis, (ed vt fic nece(fario reprzíentat , vcaon poffit non reprzícn
arc, ergo nece(Tario eft vc- tus , vt nequeat effe falías . Tandem hac
propofitio Cbriflus eft in Hoflia, eft có- tingens de przícnti confignificans
tépus confuse, & poteft permancrewíq; ad cor- rüprionem fpeciecamhoftiz ,
quo tépo- tc definit Chtiftus effe inhoftia; cüc fic fi illa propofitio ad de(itioné
fpecieriá y & prefcnuz corporis Chrifti adhuc per- manctct,& cuaderer
fal(a, (equerctur fide fupernaturalem pofle concurrere ad a&tü falíum,quod
implicat , (equela prob. quia prius actus illc
,quofidelisaffitChriftiprz(entiaminboftia,etatfupernaturalisobconcurfumbabitusfideiinf;fu(ze,&verus,quiaexprimebatrem,ficuticratàparterciergo(ipoftdeficionemfentizChriftiadhucidcmpermanet,cuadi:fal(us,fidesinfufaconcurreretadillumatumfalíum,ergodicenduma€umctiamquoad(ubftantiamdefinereaddefitionemobiciàpartetei,oeetiamaffirmari
debet de qualibet aliaa propofitione contingenti , 23 Refp.curíum Petri
dupliciter pof- fe contiderari ex Sco. 3.d.25.q.1.H , vel fecüdum (uam
cffentià, quomodo abítra- hit ab exiftentia , & dicitur ensreale no-
minaliter , vcl iftentiá exet- citá à parte rei, & dicitur ens verbaliter,
— i fcu exiftens; fecundo modo curíus nà cft obic&í cognitionis
abftra&iuz, nec mo tiuum,nec terminatiuü, quatenus cogni tio cft,& vt
dicit relationem attinpentie, & repra(entationis ad obic&turmn , etiam fi
actu cxiflat,vt docet Do&or quol.1 5. art.1. quia cognitio abflra&ina
prefcin- ditab exiftentia,fed (olm primo mode ; at fi confideretur cognitio vt
vcray& (ub relatione conformitatis, refpicit cursü vt cxiftentem; tuncad
arg. dicimus maioré valete de obie&o formali , non de mate- riali,vt monet
Do. in'1.d.1.9.2. modo curíus vt exiftens eft obiectum materia- dem lc
coguitionis,vt cognitio cft, formale, fi vt vcra [pecteuur, idcoad ipfius
variatio. nem yariatur cognitio vt vcra, non yt coio quoad fübftantiam ; fic
.n. depen» dct ab obiecto, vt in (pecie, non vtin (c. * Difj. X. De Enumiatime.
000^ Ad 1.a&us ille reprzfentate dcbet cursá ^ vt verum ens reale
nomiaaliter, non vet- baliter,& exiftentiam cur(us de Petro af- firmatam in
effe obicctiuo]|, nen exerci- tà,& à parte rei,ytoptimémotant Amic. &
Arriaga cit-Ad 3.ncg. maior fi de exi-- ftentia vt exercita intelligatur
,coocedi- tur, fi de exifteutia apprchen(a,quód fit À parte rci;tiué poflea
dctar, fiue non;yt patet in qualibet propotitione falía , fed concepta vt vera.
Ad 4. etiam neg. maior cx fepe didis. Ad 5. luppoiita ctfcntiali differentia
actus (u,ernaturalis à natura- Inde quo alias,dicimus fidem infu(am in- clinarc
ad iftam propolitionem in vniucg fali, Cbriflus efl in omni boflia mer con- fecrata,
non vero ad propofxionem de aliqua hoftia in ond eren stmt det folumà fide
humana, & naturali , po- tcít .n.ci (ube(le fal(am,fi.(.Sacerdos non fit
verus Sacerdos, auc non habucrit inté- tioncm coníecrandi , quaré cum illa]
pofitio (it circa hoftiam in particulari y poteft cffc An fd. 14. Dices, faltim
illà vniuer(alé pofle fal(am reddi , fi omnes hottiz in mundo deficerent. Tt
quia 6 Iudzusante Chri- fti vence semanas pre adum di- cetido Cbriflus na(cetur
, & ipfum conti- PN Viene Viande 270 urin mü- do;ad hoc vt alus
(apernauralis fidei in pei Was ie em Lc Tips quarc fi nulla daretur paticer-
pofitionem de i Pre eee d edge c extremis, & aiunt cfe candem (ccü« dum
duuerías (olum cxtriníccas dcnomi« nationes trémporum;quam opin; onem re fert
Door in 3.d.2 (.3. 1, H, vbi.oppotà - tum verius edic docct,có quia quz imodó
c(t de praecerico,e ít i prius. ,pofitio c det vcra. Ad wi tiir ar tmQua. Q)wid
fit vvevitac cognitionis/e/drt.I1I. 773 trat de faturo;erac córingés:illa
depratc- titopritis fuiffet fil(a,modó cft vera,hec dc faturo modo rft falfa,
tunceratveta:[vederequàdptopofitioillaChriusnafcetur,vvàfideproucnirer,debebirinfpiceretempusnatititacisDominiàDeopraftiturum;vtabílractumàrcfpe&ibus
ad partes LR futuras, quia huiufmodi refpcctus noo inciaduntur in tem
naciuiatis Do- Do&or cit.pro- poticioné de praterito nor differre à p.
arcam, quia folum enunciat coexi- ftentiamnatiuitatis Chrifti , & temporis
à Dco determinati;cui accidüt re(pectus pr£tetiti,& futuri,qui conuenium:
illijno im fe confideraco, fed vc ordinem dicit ad artes cemporaneas ,&
füb- fequentes. — t ; Ouuíed.[oc. cit. n.6. affert ra- tionem,quam inquit effe
magni 1d hoc vt propofitio in loc inlkan fif veta, debet (upponi illius
obiectum , nom fo!àq in hoc inftanti , fed etiam inomni tempore importaro per
copulamt,eo mo- dó quo per copulam importatur ; fed co ipfo, quod inhoc infiáti
(apponitur obie tum propofitionis exiftens 1n omni t&- pore importato per
copulam , implicat pottei in aliquo cempore importato per ess non exiftere,
ergo implicat po- fte propofitionem ficii fal(am 5 maior probatur, ad hoc, vt
hzc propotino Pe- rus femper currir, im hoc inttanti fit ve- t2, tion (officit
Petri currere in boc inftá ti fcd deberin omm inftanti currere , & datio a
priorr eftqma veritas confiftit in tonformatione actüs cum roto obic&to X
ficato, ergo ad hoc vt propofito fit A«cra'ig boc inttanti, debet m hoc inftan-
ti €onforasari cum toto obie&o fignifi- gor obiectum (igniFicatum dicit
folum pratenté ,(ed prze- teritamy& (acutam dcbet propoti cio có- fondu.
GMYOBIeBc y quarextus dic du. rxiógea nonfolüm prafenycm, fed eria
pratertamsocfüvaram ; atiaor cft per fe nota, quia implicat füpponi in hoc
inftá- ti obiectum futurum.n infl anti yenturo, & poflci in illo non
cxiftere. e(p. maiorem verificari prafertim , quando propofirio«concingeus de
prefen tu confignificat certam temporis partea, nunc eni. fupponi debet
obicótum eius exiftens pro quacunq; illius tépotis parte y. fi enim in vna
deficeret, to:a propotitio: falfa effet ; & hoc folüm indicat probatio
ilius maioris,nam illa propofitio, Petrus femper currit, determnaté fignificat
pec omnes & frngulastemporis partes Petrü currere; adeout fi im aliqua
parte nó cur-. rerét, tota propofitio cífet falía , nam fe haber, vt propofitio
copalatiua copulans omnes , & fingilas cemporis partes cum curfa Petri,
& ad fal(itatem copulatiua fufficit , vt vna pars fit falfa ; ac quando
propofitio contingens de prz enti nó fi- gnificat certas,& determiratas
temporis partes, fed indetezminatam, & infufam , de qua fola hic cft quet
io , tunc falfo eft obie&um (apponi debere cxiftés pro quacunq; remporis
differentia per copu- [am in co inftanti importata , quia im co a&u
intelle&us explicité attendit folum inhzerentiam predicati cum fubie&o
nom cogitando actu de aliqua temporis di ffe- rentia; quia ramcn tempus
connotatur & vcrbo, fic etiam implicité conignificátur temporis partes ex
vi copulz, non tametr dcterminaré, fed confusé, mdeterminat?, & vage ,
& idebex vi copule non necef- farió (mpponitur obiedti exiftens in qua-
cunque réporis parte determinaté , fed im tracung; indeterminatéscum quo
ftat,vr. in aliqua iiHustéporis parte poffit obie- &um deficere , &
propofitio fal(ificarig ers etiam concedi vor vmi ab- otuté affumat , vt
propofitio in hoc ime flzcii tx etg debere oppoiiilias obe &um proomhni
teipore importato per copulam;fcd addit eo modo quo per copu- JA«m miportatur,
camyqua hmuatione 7 "&onced pote(t , nunirum quod fi per co-
palamrmporrantr parre teimpors de- termiaasé , euam i eterminaté füpponi debeat
obie&tum prepofitionis; fi veró mdctesmimaté,& conpasccodcm 409; modo
cius obicétum fopponi de- beat in illis exiftens; fed tunc, cum in mi- hori
inferatdr, co ipfo quod in hoc intáti fupponitur obiectum propofitionis exi»
flans in omni temporc importato pcr co palam , inrplicat poftea in aliquotempo-
re importato pet copulam mon cxiflcre , hoc vcrum cfl de omni tempore impor-
tato per copulam dererminaté , non autc 1i folàm importetur indeterminate,
& có- fusé, vt cftin propofito ; alias quafd3 ra- tiones adducit
Ouuicd.loc.cit. fed coie- cidunt cum adductis ex Hurt, & Atriag. Vrgent
etiam conirà hanc conclufionem rationes ,quibus probari folet veritatem cffc
c(lentialem a&ui de quo ar feq, ARTICVLY S. IL Quid formaliter fit veritas
cognitionis , ficultas non fucrit magni mo- menti, Recériores ramen litesrexunt
im- mottaies: nam Hurt.difp.9.de An.(e&. 5. aflerit veritatem cx. natura
ret, & formas liter cflc candem cum entitate actus,licét non dc primo
conceptu ipfius , fed dc fz- xundo;quia eft attributum actus,cü. pen- AXleat ab
affirmatione, vcl ncgauone , & €bicéto , bzc.n. caü(aliseft vera , idco aus
eft verus, quia affirmat, vcl negat ebic&um , nóé contra : ab hacopinionc
qparum diftant Dano. 1. p.q. 16. att,5. Smt- Ainchacact.3.de Deo vno difp.r.n.
31. XCaucllus ditp. 3. de An.íc&t, 8. aiünt.n.vc- zzitaté dicere entitaté
aus,quamuis à no- i eyplieecur ertelationc , vel racionis, wt Bah. vel
tranfcendentalem;vt Caucll.& JSSmisinch. ; qj & docet Aucría q.5. Log.
« fest. 5. rud os UR ne dp "&iqug. opinio. tuit t Periher.c-1« crim e
oai a dem en- "tatem a&tus ,. non yt sic; [ed vt oonnotat P ipic pi
Rie P fequitur Suar. «iij 8. Met.[ect.2 Morií.dip.ro.Log.q. Qai apud Antiquos
hzcdifDifp.X«DeÉpuninne:sitionemv.g.affirmantemeur(amPete?extrinfecam,vtdicitipfumcursüPetri,illàdicirinre&o,hücinobliquo,vtrüq;tamenformalitet,&quidditatiué,comodosquo
relationes explicat difp. 12. Log. idem tenet Ouuied.contr.7.dc An.püc, t, Nec
minor difensio cít inter rclatio- num propugnatores, Dur, enim Vafq. &
Blanc.atr.z . citati aferuot. conformicaté hinc,in qua veritasconsiftit,folum
dice- rc rclationem rationisynon realem. Alij, quód sit telatio realis
cóformationis , vcl similitudinis di&a,ita Tat.1. Periher.q.r. dub. 5.
Meuril.lib, 2.Met.c.q.2. cócl.4- S conspi putat Caucli.cit. addit P, Faber
diíp.9. dc parait. hanccelationem non fempet elfe cumommibus condkio- nibusad
veram relationem realem requi- cin« litis. Alij, quàd sit relatio tealis ali»
apti "1 dens ab aptitudinali y & potea- impsum: cns nu eid acus
2lem,in abftraGtiua apti E & quando obiectüeft cxiflens, ita Vulp. 1«
p»difp. 52sart. 1. Alij quodin relatione Cósiftat prz(cindente à realí *in
aliquibus m a&tibus.c(t bufdà tealis,ita Fwodów eras auel. qe 13:Zumel 1.
p.q-16.arz. 1.difp.2 Atmnic. traCt.2 1. dip. 4g. 1« dub. 2, & innuitur à
isinqui Conim.i.deintetpic. 1.4.5. arti. Tande — quídà concedunt veritatem
e(se. relatio- ncm conformitatis ad obiectum infe, vc ad menfaram in cognitione
fpeculatiua;. ncgát camen in cogtine pra xquz Vousels regi men(ura obie&i;quà Coatra; ita Morif.
dip. cic. 16 Pro rcfolatione quassiti adaerterte dum, q aliter cft
(peculandumde dining cognitionis. veritate, aliter de vetirate, i» ' Crcaue
cognitionis: diuina n cognitio,cü perfedttima sis Scabetfentia iuini (o um vt
ab obic&o moueatur diuinus intel - Iectus;ei que perre&ti (Time
adzquetur, tà incifendo, qus reprafentando ex Sco-- 5.5, obic&i
cónotationem refpuit Hat, — 2.d. r4-q.1. P; nec poffit à creaturis mo- Wilaga
verb , quia cithotis acerdimus | ueri;ex codem plaribus in locis;przcipue «oua
relationes J& cónotatas docet difp. - Y.d.3.4H. fequntnr quódnàllzm cealec
3 4e Log-foct. 1. verltaté forma cte ceto" re fandacad obie&n
[cibilià, n *denorminacioncim param jgtrinleca pro-. «m ad elfentiam , quia
c(trcalitet cd HCIUDI pesisionymcatali, exime us tim fumméidentifcara , &
ade iata; opo- ad ereaciias , quia nalla. Quefi.I. Quid fi veritás cognitionis
dri. IH. — 777 eft realis relacio j vt diximus dífp. 8. q. 5. axt.1 . aliter
efset in Deo: formaliter ali- quid nonnece(se efse .f. hzc relatio, non 4m.
relatio :poteft habere perfe&tius. cfse fuo termino; quapropter veritas
ipfius di- uinz cognitionis formaliter conü(tit in entitate illius a&tus;
vt monct Do&or d. 3 cit. F.& quol.13. atenus intelle- &us dininus
media intcllcctione vnitur , & vitaliter attingit obie&ü y ficuti eft;
& per cófequens veritas cft Ex ia císencialis , Quia eft ita e(sencialiter
talis , vt nequeat attingere obie&ü alitcr,quàm fitde quo vide Vulp.d.
52.cit.ar.vlt.at noftra cogni tio,quia cft finita, limitata, & ab obi
depender, fundat relationem ad ipfum. obie&um,vel realiter diftinétam,vel
rea- liter idemificatam ; quod difcrimen multi ex ipfis aduerfarijs quoque
fateri debent, nam in diuina cognitione nullam ponunt iclationem
tranfcendentalem ad obic- &um , illam tamen .adiittunt in. noftra
cozaitionc. fimiliter in caufis creatis ad: miccüut relationes ad effectus, non
tame in Deo ; accedit ctiam , quód noftra co- £nitio don eft ita.
efsentialiter: vera ex fui natura; vt dicemus, ficut cognitio di- nina ;
quapropter praxermilfa diuina vc- ritate, de creata loquemur. .. 27 Dicimus
primó , veritatem cogni- tionis nó dicere entitatem actus, neq; ip- fam actum
,'& obic&um, fiuehoc dicat foraalitet ; (iue vecoanotacum; (ed rela-
tionem, non rationis,(ed rcalein. Conclu- fiocft Scctiinfca cirád:: &.
prob.1. quod »veritasnon' dicat entitarem actus ,-i fit de obic&o
contingenci ; patet ex. dictis att. przccd. voi oftendimus candé: pro-
poiitionem po(se amittere veritazcm ; cp adhuc coofit. nà (i prápolit:o
contingens €x Lui nacurà e(set eísentiabiter vcra , vel "falla;
feqaeicturquód hzc jppoíitio Pe- rus currit, no cutrente l'et0 diceret or-
dinem c(sentialem ad duo concradié&o- fiay quód eft faisü , implicat .n.
quód 1dé ommnmo pendeat in císc a duobus contra- :didorià fitis: (cquela prob.
nam co- gnitio fala de caríu Petcenu diceret duo - p ins cce pr , — «€ quatenus
filfa (quod non c MU HERI; cess S PKtab MEL S a&u;vt cognitio eft ) dicet
ordiné ad ne- tionem talis curfüs à. parte rei; imo de- et duo comtadiciotia
ju. fe intentio- naliter reprafentare , quia ve (it fal(a , de- bet affirmare
curíum exi (tentem , & ca- rentiam ipfius , nam fi non tepras(entaret
curfum exi(tentem;diceret verum, (i.noi repra'(entaret carentiam. $y ordinem
diceret ad illam ; (ed cürfum exiftentem,& per | differret ab au vero , qui
talem ordinem tantum includit . Tam qaia, vt arguit Arriaga, Angelus intuitiuà
cognofcit fuos actus , qub ad vltimam realitatem aliter'nó efle: intaitiua E dc
eee rci exiftentisvtexiftés eft , & ficuti & pet confequens attingit
vcrirarem, vel falfitatem fuorum a&uum , quaab Hurt, ponuntur effentiales
differentiasquapro- prer,ti eliceret hanc propofitioné de fu- turo Petrus
damnabitur, vcl curret.quia haberet determinatam veritatem,vel fal fitatem ex
dicendis infra quam di (Feren- tiam cognofceret, iam de futuris contin-
gentibus haberet proprijs viribus certamy & intillibilem cognitionem,
fciret n. fa acus ille effet vcrus , aut falfus : negare autem Angelo hanc
cognitionem , vt facit Hurt. eft pror(us voluntarium, quia actus ille.eft in
fua. poteftate totaliter, per ipfum fertur in obiectam fururü , & non (e
habet vt fecreta cordium,quorum cognitio de lege ordinsriamon debetur illi,
quia non eit in fua poteftate. 18 Deinde, quód a&us neceffarius nó fit
effentialiter verus,patet exjhis,qua di- ximus in diíp.8.3.2. quód nullus
tranfce- dencalis refpe&tus potcít eife de. e(fentia abfoluci, at veritas
formal ter dicit refpe« &umad obicótumyt dicemus, à admit» int
adserfariscrgo'&c. Tum quia quód actus ncce(farius reptz(entet rem ro veré,
quali. per accidens , ac fecundati conucnit ih, de fua «n. formali róne ba- bet
repraícatare, quód homo fit v.g. rie "fibilis , (ed quód veré (emper.
teprassécets ' . prouenit ex 1mt i nutabiligte obici, nam fi per impo libilevt notat-Ainic
€tüm muiarctur , actus adhuc repra(en- taret hoiinem rilibilem - Tandem quia
-fia&us cflc: cifencialiter veritas, S po n Mm et 7* fat propric. dici
vv05, ficut. albedo non "dicitor alba, nec calot-calidus. 4 3- ^^. Secundo
quód gn dicar,a&tum ip ré *&o,& abicétum in obliquos fiu vicon-
moratur , fiue vtpartem. eopflituenrems sprob. f jfdem rationibus, qnibus 3
*oflédimus.dari à partecei Tea- dcs à fundamcotisdillinQtas; & precipue
'contra. Suarez vrgentadmitte illas irelaionessat (6, hz opinio«ffet vera,(a-
nénullam prorfus habeec poílemus ratio ncm ad oftendendum relationes (unjlitu-
'dinis;z qualitatis, & eid ai agp - Aüería, qunm et *fc tanti di minationcs
reales €xcoexi- ftentia cxuemorü ad inuicem odas. Spe- «ialiter veró conwa
Arriaga ett,quod pa -nit formalitatem
& c(lentiam veritátis que per (e vnacfby e(le vnam per accidcs €x
roous diueríorü gencrum ,JImo ex en- ste rcaJi ,& raiionis conflitutam» fà
obic- Kum cile. aliquod ens rationis y ttem . qp detur a&u cntitasalicuius;
abíq omnibus: partibus compon&bus in aC talem cn- gitatemyveimidéta v4 uu
chri fts erit, da- tur vericasa&twabfque.obic&o in ac; d. ab. ipfo
ponitur vt patscón(Luucns: weritaram,licdrin obliquo e. ;— «5. «29 Terioquód
dicat relaiioncm, cft Scocquol.i:art.z.& 1.d:3qsqvatt. 2. gn. 4.d.8.q. 2. V
& locis inrarm rci S pae &ctsuia veritas formaliter eft coforraitas
xàe,v: aiv Arifk.c,de fubit. 14 00,404 vesefl , velton esi yoratie digitny
vera, tci fal fa; )& ct quia cognirio coparatur i. vcm; vt [jgnnm matarale,
veritasaucear &jniconirtic in conformicareciusad (- iguiati, vex primar
illud ficuti.eft,(«d có- 49ra.itas €t. qnaidá inrcnuionalis friwiliju
«o,8imagoycrgocfquadauclauo.RieiégonderSeuifinch,actumfuaentratedicieyaginemobic£ti,ficuc(uaenrirateeftreprafentatiuusobic&i;con(equitur.anicaclpe&tustranfcendcntalis:,perquem€x"glicaturconformitas,&veritasabfolura«acisContrà,namzc(pontiosonbabet5lociiitvpropoticionibuscohtingentibus;rgomeqsimactcbusnece(farijsnà(ieriBeoMirarissisi.1ike:*«lbattaaliqua
do realiter diftinóia, Wc pof iat Aiulip aranidirquntiyqriuqnido clkzeali-
«isfandata uvsdtticarca »v«i A L^ iusdiere,ef- ccenDifindse Dt Fnnteiirintl, n
cr adétificata cà acus. (ieu eucnit.im sf; e eiccectcdde renes uera org Un
quia, &:ncgomatiene inà lc&us, & fi&l i é p iso ersaiecurar ag
Cl ncs &.cóparationejntellé&tus;niquia te
opusintelic&tiépropofationwera, vive» va diífesc à falGyt &c:tii quia
unpertines- cft wbd propo (itia tommaliterdicag Ere rererertd cotequeser a
daHirat eti 32 ;Dicimyus fecüdo; hane zelatiooenz COforminarisqua-prerfeter
veritas,no e[s Ic deterrüinate praedi alc, ant trart» reuninatc realem
mentalis, in vno erit realis.períectayin at» tero realis imperfe&ta ;-quie
à: Dots (zs piussocatur rtlatiotationis; vt contra die- flinginur à teili qam.
omnibus coaditios nihus-auxta di&a imdi(j8: q. 2« Conclue fjo quo.ad omues.
partes:(equitur:ex die Gs, & prius organs plam, deinde qt ad
omncespariesprobabimus; exeme plum aptiTimum e(l imagor marialis ,. imquatria
fant;s.encitas abfoJata f. colg* resydeindg £e(peGtus zepraíentiris adire» prelentaumy,
catione equis cooftituitur in eíic imaginis v. $. D.Petri demüalius: re[peétus
conforimiratis: inter imagi ncav reprafenrantem , &-Petrgm cepraíentae «um,
ratione cuius: illa pi&tucacontkiugie tnr incauone imaginis ycra ,-.&
hzc tria fnm inter fcommno dittin&a,poGunt,n- .reperiri-colores ab(q;
relatione :ad D. Pettumy p ali eclariong imaginis, led-iime retta ro-
latiane;vt patet, naialigus DX. Petri ima: gpxadorarur,quacenuscftipfius
ceprzsc- statua , Gcrameniipf mudim no ce- grícntas,vetratai parte reisSic
paribor- miter. dicendute.de; cogoitioac , qui; eft -imago-quae dar £pirimalis-
obiecti aod: imipla uid Ceperiup1 yt. » cnutas oe mpe atus deinde.ce]atio s rae
eus, iat d ofsuot eriamirepetiri cü Quafl.II. Qui fiteverieiicofosilnlé AIL prm
CP Ant SS Quis mm "n ai ope Buts da repete Quim. cofituicàt inelle
reprafenrationts; & no titic & vocátut à Scoto quol:13. ar.3.re- látio
attingentiz, & tebdétiie it obicttü, t jn cecmind »; tandé cit
aliustefiié&us" ormitatis acts reprarentantis veré i ad Ci RU sreibepu
Law (co icat irratiórie nodi vere, qu Es oq; eft realiter idécificata cir áQtu,
id doqstéaliter ditio&z, qdandoq; per £e rcalis;quàndoq; imperfedté tealis
; xrobantüt i opis i a 31 Primo adu Loruy Elus peu nidi n. is t veritatem
tcaliteridentificáataat, & per confequers vctitás jh ip(is cft relatio
tramfcendenta: lis,naim &x dictis difp. $.9: f. lieceft dif: cremtia
incr'rélationem przdjcamenta- Ic», &.tfarifétndentalem quod iDa eft
rcalitet diftinQra, fiet realiter cadent: funiptulà TtOb.? hija itfà eff
relatio ceali- teridenii éátà fundácento, (ime qua füit disci ét ihctadie
eóórridiatTonedt 14. éd IRra&ris Ge qictnt elfe ortifitate cui propi
blé&is abf]; conitáárétioBe ab'ihcrinfEcó* peo» uchicáceqhla ffir
tnaderibites j ticüe ef [ga tici. uie réprfentaot ; lininurs tabilés füfity eoo
&c- Tdent dicehdürfrde dtibà flftririaje y dnt hetéftorib: depen kospobe
tis Vt hie; & tiuac exittéci- $,& pet cO fcc ióose seiidri tena Lia
obiecti fic varabilis; "Brus tamiesquia AbobicAo ic exittéce réduplicatine.
dé: edetneceftartó illud taliter feprasétat Y 5a ott "ahrér reprafévisate
, Haec tfi diffcrétia reperitur irtter 4&tus neceffarros igtüiriuos, &
abftra&tuos;qr illi necefía- ó dicüt ordinem ad obiectirexiftés, &
d&ttale vr fic, quare femper ordo ille eft intere xtréma realía dtu: ifti
veró necef- 10 ab ftrabuinr ab exiftécia obiecti ; & amuis obic&um fit
exíftés , de per ac- dens eft illis, qvia illud refpiciant noü vt exiftens,(ed
vt abttrahit ab exiftentia; Qua tatione propofitiohes iftz funt fem- axes cute
verbumin ipfis ab- oluitur ab omni téporis differentia quia- propter de ratione
rmali Confotmitatis iftorü actu eft quod non fic inzer extre: ma réilis &
ada CXi tentia &8 vel mii mà, qai1 potfimt ad'aotrentia crm evita "31
Sccüdo fi ptópofitionibas coatin Lope de pétetito iue de futs u de pre(entr
determinatam velind 4 sec alat am pafteaitempo:is-fienititanv tibüs' veritás
ett ab iptis realiter diltina &a contra Caucllum eereft Seoct'in id 8 4.2.
Vbrnà lo quitut d telm ione apes. £üdinali y "vt F1lsó exponit Ceaclias
fed dé pta ticamenzil, & realiter diitin ebay €o quia potlaac 1t z
propotidones/aait^ tete vetitateür, vel (alim ibn tio-pores £àt éfle Hilfe erso
veritas eft ab^dis dex Hte diftitian ^ Neé valst relpootio Que acl,
quod'a&samitrit vericite ; aóquer áliquid feale deperdat; [cd folu formt2
litacc illii ajXti natt-eonfotiati ebic- Go; qu3 curd ab'obic&o dependear
mus &atür àd rucrtioniem ipfius y^ eur fi hxc Pos fthponerecut ad
fi20ifican0. Ouem,non etf'ec amplius fignam aptum. di ad figuificinduttr
hominea & ramen tii il reale amitccect; Non valer, quia five 4s dicit quid
formaliter átum abi-a26tg diftia&um, vt ipfe atfeviti necerlarió: ide
nebicia aiu, qiandiui manet aócus alrer realiter ab illo diltinsueretur y máx?
iicet ítifc parsbilitas nod (it aduer. figüum identitàtis rcalis ,
feparabilitas tameo vt dixtavis difp. f.q. 4-arc.2.eft fafliciens 6i« £ná di
(tidctionis tealis T quia vel ves ritis fotmálirér dicit quid esie j velnie
hil,ión (ceundam; vt patet; fi primum;ec go actus depérdendo veritarem -y
amitcit aliquid reale : quod comprobatur exem- ploaddun&o de vocc hominis ,
homo" .n. dicit telaciónem (igar ad nacuram liy mae natti, qui; cum fic ad
placrcum , c 'ela- tio fationis, fi tamen imponeretur ad 4i« : ificandum
boueavamt en telatióné am rátiohis,coghitto verà s quia efl fi» nubi oivtirides
dio figni nin et fdcio- nisjfe. rcalis in ipta;crgo quiaad muta»
tio&emzobic&ti deperdie rationem serai véti, dmitucaliquid reales 6 cio
6 tidy Tertio fi óbic&tü iftarü propoti- iion coGigeriiuinent d anquod- esi
fténs, vt funt propotitiónes de praitevicó ; défüturó; & que nón
entigirchpieiunr 15 la relátiodton crit petteéte Won dc- Mmi : ficit nm—
"y 780 ficit prima conditic, quod lit inter extre« marcalia; fi vero cít
aliquod cxiftens , & pofitiuum , quamuis actus fit abttra- Gtiuus , erit
camen realis perfceté contra Vulpes difj.cit. art. 1.n, 8. dicentem nun- quam
in cognitione abftractíua relatio- nem cíIe realem actualé ; Probatursquia etli
abflractiua cognitio non pctat, vt co gnitio cft , crminari ad rem vt
exiflenté, attamen vt vera refpicit obiectü , vt exi- ftens à patte rei, fi eft
de prafenti,vel vt fuic exiftens, fi cft de praterito,vel vt ali Quando
cxiftens crit, ft eft de futuro, qua ratione diximus in r.p. Inft.tra&t.2.
veri- tatem propofitionum de praterito,& de futuro dependere à
vcritatepropofitionisdeprz(enti,intantum.n.nunceftvcraiftapropositio
J4nticbriflus erit quia aliquando erit veram dicere J4mticbri- $ius efl, &
idcoifta modo cft vera J£da fuit » quia quandoque fuit verum dicere "KL
dam efl , cum ergo iflz propositiones rcípiciant obicctum fecundü exiftétiam,
quatenus verz , fcquitur, quod quan propositio de pra fcnti etiam abftractiua
formatur, & obiectum cxiflit , inter ipía sit vera , & perfecta realis
relatio , cum adsint omncs conditioncs requisita nec verbum in iftis
propositionibus abfolua- tur à tem potis differentia, vt cfl in pro-
positionibus neceffarijs. Ex quibus om- nibus patet, qnomodo vcritas non sit
dc- tcrminaté trapfcendentalis, vel prz dica- mentalis relatio, petfectié,
velimperfccté tcalis, (cd indifferenter (e habeat . Diluxntur rationes:
inoppofittm . 34 4f Ontra doctrinam traditam arg. ls primó probádo, quod
veritas 1o dicat relationé conformitatis [upra acti. T quia ccgnitionon
cftobiccto confor tnis,cum cognitio sit accidens, cbicccum fapé cft (abfantia ,
cns rationis, & alte- rius (peciei ab ipía cognitione. Tum 2,co £nitio
entis rationis ; quod sicens cium, eft vera, & támen nó habet cum illo con-
formitateav, quia nequit ad illud referri vt menfaratom ad men'rá, ex Sco.quoi.
13.M.& 4.d. 1.9. 1.5:& rauo füadet,quia menfura, & regula cft prior
menfürato, €vs rationis d poficrius cognitione , à Dif. X.De Éphncistint ^ 50^
qua fit. Tum 3. cognitio entis rationis , & non entium nequit conformari
illis, vt fant in (cipsis, cum nullum effe habcant à patte rci,ncc sint resfcd
in intellectu, at vctitas famitur in ordine ad rem , vt eft infe, crgo in hac
cognitione veritas non dicet rclationem copformitatis . Tum 4. quia nó folü
cognitio eft obiecto confor mis ;(cd ctiam obiectum cft conforme co gnitioni ,
crgo vttü3 ; denominabitur vc- rum- Tandem faltim cognitio pract ca» cft vcra ,
& tamen non hibet talem con- formitatem ad obiectumranquá ad men- furá,quia
ipfa cognitio eft regula, & mC- ura in practicis nó obiectü, vt v.g.cogni
tio ifta practica efl caffà viuendus,cft re- gula, & cau(a caftitatis in
homine . , Refp. ad 1.ex Sco. 1.d.5.q. 3. C. & quol.13.O.cóformitatem intet
actumj& obiectü nó effe in modo cílendi, & cnti- tatiue,ícd in
reprae(entando, & intencio- nalitcc, ficuc imago cft finailis Carari,nó
incffendo,(ed reprzfentatiué. Ad 2.dici- mus,Q duplex eft cognitio entis
rationis; vt colligitur ex Sco.2. d. 1.3.5. D. vna.» pra&tica,qua primó
fit,& fingitur ad mo* dum ents;alia fpeculatiua, & quafi rcflez. - xa,
qua iam factum confideratur fecun- dum propriam naturam, in prima cogni- tionc
non cít eritis i M ehiouie fecun- da adeft veritas, quia confideratur, ficu- ti
eflyre(pe&u cuius potcft dici menfura, non quidem quó ad perfc&tionem ;
quo feníu a(ferit Do&or ensrationis non cfTc propriz cognitionis menfüram ,
(ed quo ad veritatem,yt diximus difp.8.q.10.art. 2, declarando tertium modum ;
quatenu $ poteft ce cerminus illios conformitatis; vt videtur doccre Scotus 1.
d.vli. in fine , Ad 3.quando dicimus veritatem cile c formitatem ad rem ficuti
eft in fey ces no accipitur proprie, & pofitiué,vc à non en te di
Linguitür,& eenit à ratusratayratü ; fed fumnur pro obiecto, quod cognofci-
uim qisiscfigiut fit & vt venit a rcor, 1€ti5; nec per ly-icuu: cll in fe ,
ininuag tar femper exifteuriaà parte rci, fcd po» tius natura, conditio, &
cílcntia illius.gp cognoícitur ( quam biben: (uo modo en- tia rationis, &
ntgatiopes, ) & cxiftentia obiettiuain cognitione practica, Ada. ycri- fits
propri? ,& formaliter, de qua lo- imur , non eftquazlibet Hd. 4 d ca
tantum, quz eft ad menfurá illias , jnquofundatur , quz regula modo eft
bie&um ,idebpotcft dici verum caufa- -Jiter; & radicaliter;lic£t
formaliter dica- eur & verom veritate: i e(Tendo , non in reprifentanto. Ad
$.tefp. obie&tum du- pliciter confiderari ;, vel fecandum efientiám, &
in ratione obic&ti ; & vt fio eít mélüra cognitionis practicae, &
canía veritatis ipáas;in tarum .m.cognitio di- «&ás effe caft? viuendü eft
re&ta, & vera, quía caftitas ct obiectum eligibile , quia habet (uam
bonitatem przponderárem, & obiectiuam , eftq; conformis Legi fu. era qua
proxima obic&turn dicitur nü, & cligibile in moralibus; ficut etia
idcirco in attefa&is cognitio domus cft yeraquia di&at omnes
conditiones;quas dcbet domus habere iuxtà exigenua prie conditionis; vt poffit
iaferuiri fni ; ad quemteft ordinata, & non ideo domus e(t vera, quía fic
cognofcitur ; alio modo confiderátur vt producibile ad extra , vt
effc&us,& (ccündum cxcréitium exi(ten- tiz, & (ic obie&um
dicitur menfuüratum, cognitio menfüca actionis produci- tut obic&tum illud
à partc tet ; ita Süarez cit. & cum co omnes Recentiores , 3$ Sccundo ,
quàd i(ta coformitas fit effencialicer ipfe a Gus vel (altim nó quid
diftinctum;próobatur omnübus ijlisratio« nibus,qui bus impugnacut diftinctio
rela- tionis abexcueis, vc vidimus tuo locas faperius d:fp, S. q.3-att. 2. à
n.36« immo eifdé rationibusde fa&o. vtikur Ouuied. €obtrou 7«de A vim.
punét. r$. 1. ad id emn ,n"àm anicquam concipiatur € reiauó conformitaus
ipter actum 6c obiecto, n na fortnaltter dicin:us con» fiftere vcri stem ,
tud:cjum «cení(lutuitur verum formaliter, crgo luperfluit talisre-
latio;ptoba:uraffun.ptum , quia adhuc in eo figno (upponitur obicétum ità fe
ha- bere parte teijyt afhirmatur pcr indici, ein denter ad rclationem cít for-
malkerverüy hoc cnim ett a€kum c(íe for malitet verüyquando de obictto 1udica-
tur5 icut fe habet à parce rei.Hoc codem argu gento probari folct bonitatem
moe» Lepess — ; Quafi. II. nid fit verias copiizionli eder. IT. 783 ralem in
actibus humanis non con(iftcte io relatione conformiratis ipforum ad re- €tam
rationem, quiazantecedenter ad ta- lem relationem a&us illi cliciti juxtà
rectum rationis dictamen , & idco pom formal —— esee sas ad fimi- a
argumenta hic nen faciunt: (pecia difficultatem ,& folui debenr,ficut quan.
do fiuit comrà d:ftin&tionem rclationui ab extremis, quod nimirum extrema
an- tecedenter ad relationem dicuntur talia fundameazaliter folàc, &
radicalitet, no vero fotmaliter,quod de bonitate mota- Ld estere eren conce.
quare idem pariformiter ín propos fito dc veritate dicendum, acctiam de: fa]
fitate; vt conftabit art.feq. ni41. cü enim veritas ,& falíitas actuum
mentis fint que dam (imilitudo , vel diffimilitudo corum intentionalis cum
fuisobiectis, debemus feruata
proportionedeipfisdifcurrere,vtderclationepredicamentalifimilitudinis,&diffimilitudimis;Seddimiifishisrationibusdeductisexcommunibusadhucfpecialiusprobaturconfocmitaté:nactuveronondicererelationemillifaditam;quiaveriaseftperfedtio:fimpliciter,cumfitattriburumDei,relationoneftperícótio(rmpliciterexScotoquol.5.etgovetitasnoncrit»niiiabfolutüa&tus.Tumà.quia(iveritaseifetquiddiftin&tüaba&u,&ina&utundatum,iampoflcta&tusintrinfecé(üfciperecontraria,veritatem.f.&(alfitareinycótra.Arift.
c.de fubft. dicentem orationctm effe capacem contrariorum fine fui mutatione,
'um 3, velactus [ceutidam (uam effentiam a(fi- milatüt obie&o;vel non, (1
primumser períaam eíicatiamfolam eft. fimili vtra obiectiynon per relationem
fupcrade ditam; ft (ceundum etgo per. fuam cffen- tiam eit formaliter falus ,
nam falfitas i non fimflitadine contiftit, vt infra. Tá 4» a&as pcr (uam
«(icntiam eft reprafentae tio Petriquód (it homo,& ficuti e(l quia. per
iuam e(feniam exprimit identitatem. Petri; & howinis, ergo per fuam efientià
t(t verus 4 T üm 5. cffe repra fentatraum dntcnéi er obic&i eifenualiter
dicit "enutatein ablolutama&us;ad quod cone "fequitpr relatio
tranlcendentalis regraz- : Mmm j km tfertazionisad-obiectum , pet quam (ecü-
«dum noscircomícribiur differentia e(fen *tislis actus, ergo quia faltimin
propoti. itiombus necc(larijs actus ex fua matura cft c (Tentialiter
repraícotatiuus obici, ficut cft;veritascritaGus effentiayad que « ófcquenter.
rclatio:tranfcendentalis «o- formratisillamciraimfetibeuse. -— v»: 36 Refp.ad.1,
nim. non etie vniuet(a- lites veram, & cnm.Scotus quol. 5. negat rclationem
dicere perfectionemjloquitur in diuinis de relationibus originis 5 Vcl dicimus;
quàd veritas ell: perfeótio , non formaliter accepra fed ratione fundame- zi,
& fubftamiz actus, qurnatuselft cxíc iundare talem relationem , quam nequit
&undarc actus fal(üs, A d z.conccdimus fe- quelam,Arifl.veró loquitür de
mutatio- nc per íc immediata nom (üpponente aliá priorem, quomodo non mutatur
oratio s nam hac prefüpponit mprasionem obie- ti. Ad 5. dicimus aéturh per faam
effen- &iam (le fu ndamentabiter h (f; mlabilenty ettam fi per impoflibile
nontefültaret re- latio, nom autem formaliter jy. vc io. fimili diximus dc
relatione, & id (afficit,ne per eílentiam dicatur falfus. P«r idem ad-4.
tum quiaactus c (fencialiter eft reprefca- zaciuus, non tamen cft cffentialiter
reprae feutatiuus veré, fedceundarió quia pro- uenit ex immutabifirare obicébi.
Ad: im. probawenc eoncl, arguendo«ontra. Smi- 4inch- athznanimustationé
dilparitatis y €ur rapra(cntatio hit quid aétai incripfc- &üs&
cxpliceumr per relarionécáfcenden- Sàl€ , non verÓ-1dé de veritate dicendum:
Tertioad.idem ; relatio przdicamcn- ul;5 fundatur. in extremis habenubusiil-
lam racionem, (ub qua refemmur;celacio: ehi«paivis, & filij (apponit parrem
y & fi- liumzn ratione gencrantis;, & geniti; re- latio cau(z (apponit
iam caufam, & cffe- étum snratione cau(z,& effe&tus: , ergo pclatio
veri fimpliciter dcbec füpponece jam ipíum actum verum aliter nompof- fec illum
referce fubirauone veri « Tum 2... actus (cienuficus: ctíentialiter ditfert ab!
actu non (cienufico , heut (Cienra ,opi- nios error e(fenualiter etiam
dif&cunt, fed: actus (cicnaficus ab. actu omnis non: vVulr.gct
Veritarcin.etb diucríus »€rgo ve- ritas cít illi effentialis. Tam 5, ia atkug
fidei fupernatnralis , quamuis (1t gd cótingens,vt (unt a&iones Dei ad
extra, eft intrinecés& c(lentialtet verus, vi ne- cffe falíus, vnde fi quis
Su. i vg derecaótum fidci de Incatnatione Verbi, ftatim rct ir xogoitionem Verbi
Incarmti , quod portar obie&um , & hoc ptopter otdinem ,. quem.dicit
obie- €tum im reptfícntando , ergo quia talis ordo feperitur im quocumque
a&u , quis percipetet hanc veram propofitio- nem Tetrus currit ctiam
percipeter cure uin petrenfem, ergo etiam in his confor- gv me effentialis. — -
jj zxte 37 T.ncg.antcc. quia fi extre ma relationis season cag «a ratione,[ab
qua rcfert iila, effectus foc Quod mre ne foraslem - ce 0,5: onmino (upere
poaae fub Mushemwr t imet pautem, filiu, vr Petrus di e tí sat yt tt &
filius for qnalrcec genitus, idem de alijsrelauuis di» cendum; extrema ergo
ante sclationcag fupponuntur (olum habere infe rationes: fundandrynaro cavía
ante se lationem lae ber potentiam a&tiuam, c otentia: paffinam duo alba
communicant in €a« dcm natura fpecifia albcdinis, lic rela- tio veritatis non
fupporüt: forma- liter ferum, ed folum rationem menfu« rabilis. quz eft ratio
fundandi relationes tettijaodi.. Ad z, aGus(cienriz aba&tu erroris: dificrt
per. propriam di fferétiam e(ientialem, quz eft cendétia- in propriüt Obieótum
, vt caliter repre (entatum; per veritatem vero: differt canquam ptt ali- quod
proprium,& confeqncns nece(farió* ad'propriam: naturam, quo ferifüdicimus:
equum ab liomiinc di ferre per binhibili. tatem. Ad 4irefp. aQturmn fidei
faperitatu- ralem dici neceffarió verum quia fertur in obic&um füb rarione.
repelati à Dco ;. quz ratio forraliscff certi (fima ; cotin* gentia vcrb:
obiecti io fc eft obicctuar materiale fidei y quatc fi quis perciperet
a&tum repraefentanté. Incarnauioné Vera biypercipereejncarnationem
reprx(enta- tamque ft obicéri illius aru» (ub ra« Aione cognitionis ; jicur
peteiperet cursü- . i Petri ,. — "IN om tm tuo m . Ac iita. Quafl 1, Quid fitcvertas pitt Ar. 295
fiexi,at vc cognofcat veritaté a&tus , rc- tirur,vt vltra represérationé
percipiat Misni rubei eit obicdlo vt reuclato , vt in fide, vcl cü obicéto à
parterei, vt in alijs a&ibus;nó ergo eft par ratio de actu fidei, & de
cateris circa contingentia .- - $8 Quarto,oftenditur hanc relationé non
cflézcalem , Tum quia hec zclatio ett indifferens ad rem exittétem, vel nà
exitenicemyita.n. verus cft conceptus de rofaycom exiflir,Gicut cum nó exi
titer" go non eft realis, ícd rónis. Tum 2. £qué yerum eft iudicium;quo
quis iudicat bo- minem effe animal, ac illud , quo iudicat non-efle lapidem,
fed hac conformitas , cum fitad negationé, effc realis. , ergo nec illa ,
quamuis fit ad c(le pofiti- uum. Tum 3. laltim in cognjtionc abílra- étiua
cOtingenti de przíents, ait Vulpes, nequit effe perfc&e,& fimpliciter rcalis,
alioquin periret differentia interaedens inter notti à Sco od i ínab jua veró
minim. Tuu a. rela tio cx parte obicéti menfaranusnoneít rcalis,ergoneq;relatio
— cüceptus encnfürat;, Tum:5.Sco muliis inlocis ait crum cflc idem realiter cum
ente v: e(t videre apud:Caucilum.. Tandem relauo q1on (üfcipit magis,
Sccuinus,vetitas(uícipitmagis,&minus,datur,n.vnüensmegisveriquàaluid2,Met.4.&4,Met.8.Refpad1.exdi&tis:inprobat.conicl,Oftendcrefolumllamrelationemctíeraronis,vtdiftinguiturà.relanonefimpliciter,&perfcétércali,nonquódtit16lasioperactumcollauuuminiclle&tuscagfata.Ad2.peridem;veldicimuscii.Sco.3.d.23.G,conceptum,quinatuse(tficriámmcdiatéàrebnéopereintelle&usnegouancs,duplicemeffe,
poitiuum; quo tudicamus rem cflc talem,ncgatiuü , quo iudicamus rem non effe talem
, & vtrüq: cauíart à pofitiua re mepfurante illos có- «epuis;tàm fecüdü id,
quod eft quàm te- cundái non ett ; quare conceptas negatriuus pro termino ens
;pohri- uum. Ad 3,dicimus Scotum ibiloqui: de re ationcattingentizy que in
abftractiua non terminatur adrem et exiít ente, aon de relatione
confórmitatis,quia ben? po teft itio abftra&tiua cotormari obie &o in
(c exiftenci; neq; heec & illa ditlio guunrur fpecificé in e(fe notitiz
vera (cd tantum, cile notitiz;fimplic.ter. Ad 4. megaur paritas , quia relátiua
tertij modi non funt mutua. Ad s..díicimüs Scott lo. qui de veritate in
cflendo, quz elt paffic entis,vcl de a&ibus intuitiis & neces. rijs. Ad 6. patebit in (eq. art. ARTICVLVS IV. |. Quid fit
falfitas cogyitionis . 39 dte Metaphyvficü (petat có fi- : detareveritatem
rerum,qua dicte tur in e(sendo,ad Logicü vcró aliquo mo do explicare veritatem
in reprz(encdo , que cft cognitionis maximé complex , ita quia oppofitorum e(t
cadem dcipli- aec saeeiA Mn — datur) pertinet ad Metaphytiéum , ad Logicum
tantum fülfiras in rcpraenrando , & illa prafertios que cospitonicomploxa
,8 propofitioni conuenir& confitltir in dif- formitate ad tediin (e; duobus
aut? ma- dis poteft intelle&us obie&o noncófoc mari,veHmeré negatiué,
yt cam cotalicec illud ignorat, & hzc proprie non dicitue faltas, (ed
nefcientia;& ignorantia, (ccu dopofftiaé, quádo percipit em;aliter ac ficin
fey vc ti coriciperer Peccm currenti té,quádo fedet; & dicitur error, &
:2no- rantia pofitiua , ità Arift. r. Pott. 109.in przfenti loquimur de
feeüda;namlo:ui-- mur de cognitione;& propotitione fal(a.. oddentur ifte.
propo(itiones falía - in nobis, pbat Atií.4. Net 19.21. & 28. contrà
aliquos antiquos omacei no (Eram cognitione allcrétese(le veram , có quia res
qualibet talis eft, (icut à quocü.j; pu- ratur etie, quod di&tü impugnat ,
quia fic corradictoria effent fimul «cra , à ab vnó vnnm-«contradictorium, ab
alio alterü ve verum eee o. cid re- rum penderet à noftra cogicXtione,& ca«
dem quia expetimür oos aliquando nom explicaré rcs, vt für in (ipfis, vnde ia
ali am vcrumur fencentiam , ce molius pon- derara: Datac itaq; filias
inveprarientá do,qua veritati àn eeprac(cnirá 4 oj poot- Mmm 4 ur 754 tar,
fundaturq ;immediaté,& pri ormali conce ptu, fccundario,& depédé- tcr
in conceptu obic&iuo , quando com- ccptus formalis alitcr atting!t rem sac
fit infe, «t dc veritate diximus, & ij(dem ra tionibus o(lendi poterit ibi
pro füubie&to vctitaus. adductis. e A quo tf proueniat qued tàm (epe in
hoiufmodi labamur erorcs, & difficukta t€ in afícquenda veritate fentiamus,
dice tur difp. f. Mct.q.9.att. 1. pro nunc dici- mus;aliquando ortam ducere à
caufis cx triníccis,& occurrentibus impedimétis «f. ex indebita
obie&orum diftantia , vcl ex dcícdtu nofirorum fen(uti, pé repra(entastur
tcs, aliter quàm fint. ; & tandem Sco. 2.Mct.q.2. totam rónem difficultatis
redegit inámperfc&ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo depé det à
(enfu,& per (pecics intelligit à (enfi AR € autem p M dependétia,
inquitiDo&or quol. r 4.P. probat ex dngregede Ttin.c.27. otiri p» cipué non
cx natura potétiz , (ed rationc ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd pa
nalis ob. peccatum omfpinale commuf- fumà noflroprimo parente, ——— 40 De
hacigitur falátate quzrimus , quid formaliter dicat; & n cx didis art. prz
c«patet ; quód non dicit sé entitatemactus,velaGbáicüobiedto,(cdaliquidaddere(apraa&ü,dequocftdifficultas,maximéanfitquidpriuatiuumitautfalfitasPusReconfor.mitatis,anvcrófupraa&ürclationcmpofitiuamdifformitatis,&(italcm,adijcit;quen(it,&quomododiftincta.D.Th.1.p.9.17at.4.vbiCaiet.&alijThomif(zixfuper
Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom. 1. dif. 1.q. 1 an 3. & cx
noflris Smifinch. trad, 3. de Dco vno diíp.1.m.5 8. affcrunt falfitatem con-
&rari&.opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter
dicere, Caucl- tegens tid Aedui: p. Met.di(pe7 1.(uttin&c quid negatiuum
£olum formaliter fignificare « Diceadum eftfaliitatem addere füpra cognitionem
, (eu mentalem propofitio- pcm realem rcligionem diconuenientiz, &
dítlormiums, dc quaidem e(t dicendü quibus [z-- d "Difp. X. De
Epsaciatint, s dillin&ionem ,& cealitaté, c verita:c diximus,
Cocl.docetar à Tat, - 1. Petier.q. t dub. 5. vbi Loquitur de falfi- tate
cótingentis propofition's,à qua reae liter ve etu CY feparati & ab Ant.And.
ibid.q.5.vbi adducit doGtriná , imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper
tex. 22: & 6.Met.q. 5. $. Dico ergo ad queflioné, Veri. Sccitde akt verá
tati , «bi a(ferit veritati coplexz eppopi, priuatiné ignorantiamyque faltas
negas tiua € vocauir,& cótrarié falíitate , quae do.f.vmuntur, qua im rc
non fup vnita y vclé cótraffiergó falíitas proprié dicta, c qua loquimur,
contrarie per Scotü ops ponitur vecitatino priuat;ué, acquit co - fiftete
inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo, qaalis efteelatio difformitae í
amus infra Ver(. Refpondcoypoe nat falíitaté in carentia veritatis formali» ter
, loquitur tà ibi de falfitate oppofita tenus poteft (emanifc(tare, quantum e(t
dirait intel lc&ui potenti talé ma nifcftationem agno(cere, quod conuenit .
cuicunq. ent tanquam paffie, vndecum . entc corgertítur X per coníequeas fal(i-
tas oppofita debet cílc non ens, quia die cit acgationem talis ise aliter fi ef
(et quid poGasta, baberet talem potétián & vcritatem ,quód eft ;mpoffibile,
— ' -- «1 Proba:ur aüt Cócl. hac vnica rónes relationes primi modi fundátur
(aper v- nom,& multajtaut vbi cft vnitas nature, ibi cít relatio
identitatis , vbi eft vnitas , & cóucnicncia in quatitate , ibi eft zr quae
litas,vbi eft conuenientia inqualitate, ibá eít Gmilitudo,& é contra , vbi
e(t multis todo naturarum in (pecie y ibi eft. relatio diuerfitaris,&
diltin&ionis, vbi eft mul- titado,& di(conucbientia quantitatü , ibi
ett rclauo i itatis,& tádem quz in xynalicate di(conueniunt,dicuntur
di(Timi lia per rclationé diffi cnilitadinis , quz rc» lationcs nó funt
fimplicces negationcs ope pofitarum,di£funilitudo .n. non c(t pcz- cisé
carentia fimilicudinis (cd cft cclatio pofitiua oppofita contrarie losltuidipi
s quàm doétrinam fuse expo(uimus ditj.8& qp IO.att« 24cr90 (icut cognitio
yt abet Eu ow ELLA) i. co eri. dU e LR E TAM WY 4 »et quandá c 'obie- o in efle
ntatitio fundat rclatio- nem irmitsti$ ad obiedtum;que eft lam intentionalis
iimilitudo , (ic co- nitio falfa, quia liabet diíconucnie ntiam cum obie&o,
aam illud non ex primit; vt cft infe , fundabit relatione di fformitatis
politiuamad obie&um ,que cft quedam [nimiis di(fimiitudo,in qua forma-
liter cofiftic falli as. Dices, calem relario- tiem per accidens (e babere ad
denomi- nationemfalfi , nam fi per impoffibilciiG teíultaret , cere tio per
fimplicem carentiam. fimilitudini$. reprafentatiaa: €im obicQo , in qua
coníiftit vetitas, di- I icaBo diré Meiopalet de telis reí» valeret, ider et dc
celatio- hc diuerfitatisiinzqual tatis;& di (limiii- tudinis (uftineri ,
&. per confequéris nuila s ratio oftédens - tmr re. ationes; tum quia
poffet quis tum fittinere, quód falfitas (it quid potiti- tium, veritas ramen
carentia iftius diffor. mitatis, nam có jpfo;cp nomadett ditfor- mitasin
cognitione, & (i per icupoflibile non rc(ültaret relatio conformitátis,
effet illa cognitio vcra;quia bó falfas & vmuer: falitér oés róncs, quibus
oftéditur diflia- &io relationis ab extremis; pfobác écdi- fünctioné
pofitivá falitatís à cognitione, "o4 aüit ccdé medo fic pbitofo* 'hàdü de
itta relatione Quó ad realitaté) & di ftin&ionéà projofitione y vt
(unius locuti de vetitate; patet €x ibidem d'&tis, nón.n. hac telatio cft
rationis, (cd realis, - "quia independens ab operc intellectus, eris PER
deem ^m nam Ji- cet propofitio cótingens de pre(entisqua- do eft negatiua ,
dicat relauipnem actua- lcm fimpliciter reatem,vt fiqaiscurrentc Petro dicat
Petrus non currit hiec pró- polito dicir relationé realem difformi- Taus ad
curfüm Petriesiftehtem , qué re- fpicit, attamen propo6itio in materia im-
offibili qua abftrahit ab obicéto cxift€ te, & cius copia abíolmtor: ab
omni dif- f:cettiatépóris,cam lt fempitefna: £u fi- tatis, vt Dopo est lapis,
& illa, quz eft de yratctito,& futuro ;& que ett de prasc- u, fed
refpicit quid'negatinum;cui ditfor- 1aüir ptopter affirmauonem oppofiti , Quel
I1. Quid fit evitacignitimii Ae IV. 78x vt nn currente Petro fi dieatuz 12:78
currit; omnesáfle propoiuones dicena relationem realem fecundü quid, cü non fit
intcr extrema realia ; ^ri propo- fitioncs ille, qua nequeunt guitar in ve-
ras, vcl faltim ab initio nom poterant effe vera , habent £a] firatemy
realitecidentifis &átáth rcliqua verà.realiter.di(tinctam « : Contrà arg.
primo; fi faltas conhiflig in telatione d. formatis ad ré, quraaiog exprimitur
ficuti eft ergo quando inccila gitür Pcttus vt anima! folum , talis con» ceps
eiTécfalóws &'quia; Perrus non rarius tft animaljfed'etiamrationalise Tum
2. ficut (e habet malitia'ad bonitaté tta fal - fitas ad vceitateín nim ficut
malum efb quidá volóntatis defc&us y ita falfnm ef& qidá dcfcótus intelledtus
ex 6, Ech. c. 2, erzó ficut malicia fozmalicer dicit priua» tionci bonitatis
cx.$co. 2.d.7. ita falíi- tás €rit priuario veritatis . Tum 5.ti falü- tàs
diceret quid pofitiuum, czgo Deus có Currerec& eiletcanfa Kal(itaus in
iotcl- le&t nottco;& ita po(Tet ali uem dccipe t€, quod repugnat
(ümmxze cius veritati óc &tioni, Tam ficut carentia potctie tie videndi eft
coscias,& (i nullus noxios limor aductiat in oculo; ita carentia có«
formitatis: ad obic&um et praecise fal- fitas , quamus null. pofitum
fequatur inactu. Tum 5. (cquereturs cpaliatcsà Deó pofict duri;quz nó crearetur
à Deo, quod implicat, prob.fcq. ifia propoldo, "Deus: creat aliqnid demouo
, poteft cíic falfa;cura fit contingens, cuius fal(itas no ericà Dco , aliter
illa munia elíct vc- r3, ctgo aliquid etiet de nouo, purà pofie tiui
illmsfal(itztis, quod nó ctletà Deo. ^45 Kefjsad ccadiciauts vinc propo-
'sitionem elfe £al(a, quado cócipitur ces "aliter , ac sit non cft len(us
dc concepru qracisiuo y qualis eft ilic Petrus cft.ani- "mal, nam mhoc
adc(t conformitas yfal- tim partíalis cam obiecto, icd
«cldediui$100,siquisconciperctPetruaeffcfolu'anital,veldeposiriuéerroneo,«tomoe(tlapis,&vnmecfalictquadorc!uibueturquodaonhabetàpartcreivelabpsfa£eaonetur,quodhabet.Ad2«paritasváletdéfalsitateopposita.veritatiincíscdo,nondcopposita
yc&iqu doo pode Bc quamvis in aliquibus valeac,non tamé ín proposito ,2um
quia aialitia eft defe- &us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- Hi dicit
non ens, vndc io omilfliouc potcít teperiri , at falsicas et deceptio , qua dar
intelligere (cmper a&ü positiium intcl- le&us; tum quia bonitas , quz
conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parte rci cf folum denominatio
extrin(cca in au, & malitia eft carentia talis denomi- narionis, quz poftea
accedente opere ia- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis
difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conueniunt
intelle&ioai à parte rei;ideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate
sicut malitia fit relatio fationis alsitas erit relatio positiua praríc ab
intelle&us negotiantis, Ad 5.aliud c(t di- cete , Deum concurrere ad actü
erroris & ad illamentitatem falsitatis, aliud po(- fe nos decipere primum
eft vcrum , quia «oncurrit cum causis fecundis tanquam wniuet(alis caufa ,
& cum sinat illas mo tus fuos agere, concutrit ad deceptioncm illarum,
(ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author, & toxalis cau(a ertoris;qnod
repugnat ; sic etiam concutit ad entita- sem atus peccaminosi,imó ad ipfam cn»
titatem formalem peccati in fentétia Ca» iet. ponentis peccatum in positiua
enti- tatcynó tamen dcbet dici per fc caufa pec cati, íed per accidens, quia
prater inten- tionem ipsius eueniunt pcccara; concur» tit etiamad monftra ,
& alios naturales defcé&tus, non tamen dici debet caufa im-
perfe&ionis; quia hzc prouenit ob im- perfcdtionem cauíz (ccundz » cum qua
concurrit » Ad 4. ncg. paritas , quia. mor noxius in oculo ct inatétiale priua-
tionisynecccecitasà parte rei in fuo cop- ccptu formali includit babitudinem ad
aliud, vt falsitas, idco $i actus. concipeté- tur przcisé . vt habet carentiam
confor- mitatis , diceretur falfusco modo , quo actus verus diceretnr talis, si
przcisé cum carentia difformitatis concipererur, pa ries albus nigto diceretur
diffimilis , si «t carens similitudine, consideraretur,, t matcrialiter, &
fundamentaliter, nó for- qnalacr « Ad 5 scípondet Tac cil» idem itiua per
intelle Dif. X. Dé Enuntiatine ^ 05,argumentum fic ii MOS d co qund aliquid de
nouo fiat , & non à Deo, nam iftapropositio Bcus nibil creat de nouo, pes
effe vcra) & hac veritas non e(fet à. » aliter propositio cílet fala ;
quare re(pondctur ca(am umplicar Is nihil de. nouo creac, non potcít dari pro-
positio illa de nouo,nam implicat aliu de nouo producere proposiaoné aliqua, ad
quam non concurrat bs à similiter nulia cífec propositio yera dato ca[u pro»
pter eandem ratiohem ; gu Mop iflx erunt pcopositioncs (eip E Isificantcsy de
quibus diximus 1. p. Infra. 2-c.1; ida Secido arguit Pa(qual, ens cómaz hi
fumptü dicitróncinveri tanquà pa(fionem; cuifalsiras opponitur , crga it eísc
ens posiriuum , quid extra enscomuni(fimé non datur aliquod positiuum ; quod
sifalsitas vt sic negatie ué opponitur veritati , qualibet ctià fal» fitas
ncgatiu? opponctur; quia infcrior feruant naturam (upcrioris. Tum 2. qud fi
dicit entitatem politiuam, iam haberet vnde poffet (c manifeftare cuicung; iri-
tclle&ui , ergo haberet vcriratem , & fi nà cíTet oppo(ica veritati,
quia oppofitid foliit, non includit roné altcrius oppofiti, p. cómic fallaci ,
quia arguitur. veritate incílendo ad veritatem in repr: Íentando, & à fal(itatc
illi oppofita ád fitatem huic &ontrariam,concedimus «n, cns cómuni diccre
rationem verita tis in flendo , & faltiraem oppolitam cf fc quid ncgatiuum
(cd negamus falficate in reprazícotando eífe quid negatitum .& inferius ad
illam falfitat£,nam funt al terius, & alterius conis, & (olum zquiuo-
ec analogicé falütatem in communi dici dc hac, illa , vt innuit Doctor €. Met,
Q» 3. in fimili de veritate communi ad ve-rXacem i0 e(jendo, & 1n
reprzfentsndo; nii velimus concedere faluiatem 1n co- muni abfiraherc à
pofiriuo » & negatiuo; vt diximus de róne ptincipij in comma- ni ad formà ,
& priuatione in I byi. dify, 14343. Ad 2.fimiliter dicinius faiícdtem in
Xeprz entádo opponi veritati in reprae fentandoscinus ronec tolli nà includit;
pon opponi veritati in effendo ; quaa in* cluditsvt palTionem,tcée.n. AN niel-
^ Quali. LI. uid fefalftas corrió Ar. IP- ^5 fe&us reficere nitioné falsi,
& imtelligere em imilla repertam , eui falfitàti vt obie&to effec
ilacognitio TcHexa cobfotmüi$/ —— — : «y Tertiorelato proprié nó fufcipit
enasis,& minus,falfitas fufeipit mapis, &c vninusergo nó cft relatio;
mi. prob. Pri- mó,quia magis méticaryqui dicit homine tffe lapiderm,q quí
affirmat effe equum ; item fi duobus táncum currentibus quis dicat tres cürrere
miris mentitur,quam fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia is à vetirate
recedit . 6 quia qus mali fünt inaequales in malitia er & aGusfalfi «
Tertió fi. quis cfformarec tres propofitióries fal(as, magis diceret
falí(um,quam qui fhicam tantum, ergo fi quisconficeret vnicam propofitione fal-
am ex fübie&o copulato: zquiualentent illis tribus, falfior erit hiec
propofitio, qd iHa que effet de fübie&to Gimplici.Nec «valec Hu ; refponfio
difp. 1 I. Log.fe&. z$/17.& feq. uod illaque eft de fübie- &ó copulato
, córififtit in indiuifibili , idebqjtàm aberrat à vericate , qui falíum
enuaciat de quatuor, quam qui de vigime ticonfiderantur.n. illa plora vt partes
(a bie£&ti ad quz indiaise fertur; acus. , &c €t diftin&a
matetialiter fe habent ad. illá propofitionenr, (ict atquénon moratur
Vénétijs;qui el Rontz,quam qui cft Bo tionig,qdamüis bic nvinusdiftet; &
boc ; nis ab(entia illa confiftit in' indiuifibi- 5& per accidens fe habet
illa maior, vel minor diffantia. NO valet ; quía vt arguit Arriaga dil. t 4.
Log. (cdt.3. fequeretur n6 agis vIpam effe ina'qua'eim (cmipal- mo;quam
palc»umr, & babens ynü gradü albcdinis non'elfe di (limilius nigroyquanr
lubens alb:dinem vtoóto y quod'ett fal- fü .-. Neq; copulatio'illaaliquid fluat, fiatrnon affirmatur cut(us de illis
necef farib finu! (urüpris, & cum riccefíaria de- pero vniids ab alio', —
& yquà ratione patitur o- perm Perietudidem vt poffe magís, vcl sinus falum
eausiciari , Tádeayqnia vc» ritas propofitiupie (uícipit mags , & aiia mas
, en itás'Ctiac oppolita , aütec. patet ex- Atiflocit. inpez ced.arc. tüquia'
propono neccifatia magis ditat à fuite tate, venen veta, ci illa nequ... fieri
falía cot iftayi certior,& eui. dentior;ergo verior;ttitn quia 1dem expe-
rimur in bonirate morali , que magis, & minos fafcipit in a&ibus vc
"üs 46 Refp.difficultaté h&c petere folu- tioné illius dubij,an vna
propofitio fit ve tior,vel falfior altera; ncgant boede ve- ritate Herc. &
Arriag.cit. ité Amic. trae, 16. dip. t.q.$.dub.5.art.i. & Ruuius 1,
Poft.c.2.q. 4. loquendo dc veritate fot« mati, nón fundamenrali ; de falfitate
ne- gat ctiam Hurt.affirmant Arríag.& Ru- go uns, vtromq; probabile cenfet
Amictis. Sed yt rem breuitet explicemus , nor. ep veritas poceft fumi , vel pro
propria for- malirate,quomodo dicit adzuationem y '& commenfurationem actus
cum obie- &o,vel pro concomitantibus ipfam,qua« Iia fat
neceffitasobie&ti,vel contingen- 'tia;rhaior,vel minor
perfe&ioentitatiuz ipfius obiecti, maior, ecl minor efficacia
rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo: modo
adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vel il- Ta 'adzquatio fümitar
extenfiue im ordi ne ad numerün predicatorum obic&i s. itaut a&tus
nihi] reprzfenter, quod nove- periatar in obie&to, & nil Gt imobiccto y
quod nón repra(entetur abadtu, fecundo- intenfiue, vt actus repra(entec
obie&ü s quanam eft repre (entabile. Falfitas dez inde poteft fumi
dapliciter, vcl negatiue vt dicitcarentiàm veritatis, vcl pofitiu£ s vt
fignificat receffum à veritate, & diftá- tíam ,qua confiftir im illa
relacione ing» ialitári; , sicut abfentia: Veneta- poteft imi,velvt dicit
carentiam Veneta prae fencii vel vt significat diftantiá positiud y A.
diftátiam Romanam , vel Bononiésé , Vt igitur deciaremus ,
anvnapropositiositvctior,velFalsvoraltera,iupposito,quodlouaamurdementaliproposterione,feudecognitioneimellectus(náiVocahspropositioimpropriediciturvev125Vcl'taMa)videndumett,an
veritas & falsitas in ommbus propósitionibus cone síflát in indiétsibili,
an veró i omnibus, vel fakim ip aliquibus prepositionibus rcípiciant Obieétum diuisibile:
nam si prt mum concedatur , ncQuit vnà noy cx 869 Sicandeg «onfiderctur veritas
quó . 988 —^ — Dip; X- De tera vetior, fi fecundum, debet ad« tti jn vcritatey
& falüitate magis,& mi nus co.modo, quo in rclationibus datur ; $t
explicauimusdifp.8. q-10. (,.. 47 Dicimus ergo » quod fi veritas fü- gatur pro
concomitantibus ipfam,fic vna propofitio cft verior alteras patet » quia vga
propofitio cfl de perfc&tioci, dc ma- gisneceífario obiecto , x proftaa
ifto vna cfl alia cuidentior , quia euidentiora motiua concurrüt ad affenfum
ipfius; ia colligitur ex Scoto-q. 14. Vuiu. cum ait veriusnon habere fuam
veritatem à zni- pus vero; hoc ctiam voluit Doctor, cum rjuol. 18. T. ait
Confimiliter tuult& coB- £ infjones fcquézes ordimaté ex codé priu «ipto
babent veritates proprias diffru- Eas, C fortàpriorefl verior magis
zecc[Jariayquia im neceffitate juam pen- . detápo[lerioriyfed 2 comier[o«
Suetiam "i fimatur pro adzz quat; one acus cu Qbic&o cxteníiua quo ad
numerum pre- Wicatorum , poteft admirierc aliqnam la. titudinem,prater quam in
tran[cendeni bus , nam fi vna res habct in (e plura prz- dicata, & aus
folum $num rcpra fentct, alter vcró. 6moia, certe conformior erit Íecundus,
quom primus, ficut dua qnan- pes mag'sequales d:cütur,ia ünt,eua Íecundum omnes
dimen tiones , quat fi cciam vnam tantam; át fi conbide- tentur dug
propofitioncs dex odcm prz- dicato; vcl dc omnibus fimal fic yna nó &ft
verior alicra éxicnbué , qnia conti» funtinindmitibili vcl «n. afl monos
&onucnit obicéto velpcganr, g.
difcon, €cpit ; & quia trafecndentja habent con- ceptum fimpliciter
(gplicem » propofi. tioncs dc ipusexhoccapite eras a ^ tenfionem
repriíentauonis, fic due pro» pofitiones tornare obicéto Mir E Ág.inaquales in
wejitate; quod. probatürs, qo de codem. opiccto,omaingpaflunt. ri imelleótones
y quarn vba edrios « & diflinst,as yeprgís pret allud altera Lau:usyvt BÓ
tepigicnpee obiadtu 2uin. c(l eel vierge ri Vcr&t, propter indiuiibilisatem
obiectz vig propontid wergox aviccto tenia » Conf rM : tA o nam UU ja LEN. m ES
*A. & incenüor rcprefentauo fornialiter eriz perfétior , & intenfior
veritas , antec, prob. períc&ior aGus;perfectius , & cla« fius attingit
obicctum;quá iraperfcótior, quamuis vterq; atti mgat cei ada- quatione
exten(iua , & quo ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum
Do&. in 4.d. $0. q.4. & 4. vnam vi-- fionem de Deo períe&iorem
alterajquá- qesctbe Beatus attingat omnia prz- icata diuina, & Dcum videat,
ficuti eff, & nulia creatavi(io repra(entat Deum , quam c(t rcprzfenrabilis,
fola vifig iuina 1pfam adzquat inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitur
comprchenfio ; tum tas vetitatis non con(ítitin mplici adaquatione fed in
timilitudine rid fimilitudo fug - €rgo & veritas; tum quia in corporcisre,
busidem cuenit, namidcin obicétum vie fibile, ve! propter perfectiorem potentia
viiam , vel propter intenfius lumen teft períc&ius , & di(tindtius
videri aly vno, quam ab alio, licet vcecque artingag omnes partes. obiecti.
Demum probarí poteft. ex dottrina de comptreheof&ione apud Seot-jdeo4qnP, 00
., 48 ,Dicesveriras-conGi(tit in ! tionc brin cum obiecto , fed equali inter
duo nequit recipere magis , & mi- mujer dern rd im vnde nó magis atquales
dicuatur duo aurei palmi y $ duo lignci& D. Aug.cpift 29. ait ome- nia
reótà c(fc zqualiter recta , vt patet dd Vjnea, Re(p, veritatem non eílc (oli
adar- quationem extenfiuam, fed euaminteimte ché «e 4 ncs vt repratfentct iud,
ycutt ,; quantum rep! cft, idcirco adattic latitudinem quanda, vt peersega Ss
magis ,& minus; ficut explicaium ctt. Neq; inferas, eego accu non
cepra(cntans obiecrü, quaacà cít ce« praet (t falíus $INOn valct;alicett acus.
Wwusedereuam falfus quod is " jv mem ad primumaute Adgsloquicur de
rectitudine mas ufeaática, QUA cootiftie 1o indiditibili y nou de Ípecülazua
yalicr etum ow ; 6—— -— M Quafi. IT. Quid fr) talis ;& ficomnes actus
virtutis e(- Fennec Verom De falfitate dicendum eft ctiam;quod poflit effe vna
propofitio fallior,fi.f. pri» uat perfc&ioti veritate , & magis nccef-
fariaynde falfius cft dicere Deus non eft, m Mimdus non efl ; poteft etiam c(Te
Ifior, fi plura negat przdicata, quàm 6 vnum folum , binc falíius eft dicere
bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine &
rationali- tatem, & animalitatem ; fecunda fola ra- tionalitatem , &
per conícquens dicit il- la maiorem inzqualitatem , & difformi- tatem,quam
ifta,ticut arguebat Arriaga. Dices falfitas formaliter cófiftit in re ceffu à
veritate ; ergo quia qualibet pro- potitio falía à veritate recedit , qualibec
crit zqué falía ; de per accidens .n. cft; qp parum,vel multum recedat ; (icut
cum quis Fuchariftiam fumit non iemnus,pec cat,& nil refürtjquód parumyvel
multum comederit. R efp. falfitarem non dicerc folam catenuiam veritatis; (ed
pofitiuam difformitatem:, ideoq. poteft actus ma- gis » vel minus efle difformis
obtecto, fi. cut album potcft cffc magis 5 vel minus di(limile;vcrum eft ramen,
quód fi obie- &um cof (tit in inci (bili tunc vnà pro» pofitio de illo
nequit effe falfior,vt cft in exemplo adducto; praiceptum n. (umen- di
Euchatifliam antc comeftionem con- lift it in indiuif.biliyt:f. iciuné fumatut,
idcoq. fi non ieiunus quisaccipit , parum refett li abundé comedent ; vel non ;
non fic (emper euenit in talfitare, nam ipfa di- ftantia à verirate maior 5 vel
minor indu- cit maiorem, vel minorem difformitatem cum obiecto; inqua confiftit
ralfitas , vt poteft exéplificari in multis actibus pec- caminofis, plus .n.
peccat qui centum fu- ratur quàm qui decem . Ex quibus patct lento adargum.
quamuis.n. veritas —& talitas futcipiant magis , & mi- —^mus ; adhuc
tormaliter dicent '^"rzelauonem , cui tanquam "'Proprietas conuce |o
mit hec fu. vediustibun fuo S loco. . 4 wd ueAEE 45 coghitiónise ert, 17. 79.
SASGROTURMÉLS VOS -V. o, An propofitiones de futuro contingeut? Abfointo fint
determinate verá, : vefalfes |... 49 T lfficultas heceft potius thealo D
gicasquám logica ; agitur tamen hicà Doctoribussquia eam tangit: Arifl« iu fine
r.lib.Periher. procuius rotellgé ; tiaynot. ex Tat.hic q;vlt. quod fururü cf
düplex,vnum neccílartü , cp .(. impoffibis le ett nóforc, vcAntichtiftus erit
homo alterü contingens, & hiocetl triplex ; vel q; raró eüemit, vt inbério
thefauti ex fof- fione, vol vr in pluribus,vt homine habere duos pedes & de
iftisnon loquimur ,ter« tium dicitar contingens ad vtrumlibet,gs «f. elt.indeterininatumex
(cad efle; vcl nonef(fe,veqaód Sortescrit , vclnacerit; de qo pót ficri
propofitio vniuerfalis vt 66s homines cras currét, vcl.patticulariss
vtaliquistiomo:crascarret y vel iogulas tis,vt Petrus.evas covíetz &
qualbiberiftas rü propositionitpót: rürfüs' cfle duplo; vcl abíoluta
,-vel.comditionata y abfoluta dicitur illaque füturanrexiftentiaicnts ciat de
re abíq; alia corditionc,vt Petits leger,non qj lectio craftina: nó pendcat à
motus códttioribus,Gc cirguinttantijs, im furexittentia , fed quiabac dep ia
,moü cy[irimitur ; fedifoli pec propofizic- 'nem cathegoticà affirmatur ; vel
ncgatur fütura cxítlétia tei ;códitionata veró cft, in qua per códitionalé
hypotheticam af- firmator, vehnegatur futura exi llentza rci depédentér
à'códitioncyiraut fi nó poni- tar iriefféilla coditio;neque crit rcs illa, vt
fi cias vcniét Pens , Sortes legets 5« fo Setundó:not. quód d; (fidium eft apad
Dodctotcs;quid pér deterrhinatá vc- titatem; & fálficatemintélligatur.
Quida - .n. intellizauc veritate nccenatiam , vt à
cécingentidiftioguitur.scdnoriplacet,heepropofitiocótideprzetentiefttetrnintitévera,nontamenneceffarió,fedeómipceniter:Qaidamintellisuntveritatécuidentem:«edfalso,nammulaepropofitionesdeprafenti,éneceflarig,"funtincuidentcs,'&tamendeterminateverz,Quidamveró.Recentioresdiílinguunt,ptopo(iz:odcfuturopoteftcom."sdinAnDutsd.^"799Difp.csegompafári4dduosvcladfigaificatüAform3cyquodfignificat,veladcaufasiucFic&us,&formalisfinificati4confofmitatemcumfizpificatoforiiáliwobantvctitatéfimplicifer;'cohformitatemciteaufisappcellanrvesitazémderéEISquzveritatespoffontabipnicertzárbamitellescotifo:fitverii;
(ed hic; )& nanc ctmifüis catis óparaturn , ex quibus mouetur intelle;
&us'd propofitioné dc firuto formans dam;non fit determinate, cerriudayaz
liter veram; quia cau(z-non (unc hie y. &. nunc determinat ad illud
producédum, & e conira;firexemplum, fi inftávc prin cipis lectione y quis
dicereu Petrus -crif. ifj€Ó qiia attendit ad ani orum bené ditpofitos erga
Petrum fi Peuus etit princops;dicer yerum fimpli« £Xet' ^ quia illa tio
conformar cum f;guificato fotmali.futuro. , & dicet quoq; dcterminaté y
crum , quta confor« mátur cum caulis bic ,.& punc difpolitis ad talem
clectionejfi ramé non erit Prin: €cps, dicct falfum funplitater y (ed derer:
minaté verom: quia rcfpigiendo: caufas lius dlehienis ls indiciora bé: cófors
mitatemy f&uxtá vetum mbtiuum, pro* nuncizup dla propofitioy. quapropter 1n
fcntétia jftorum. determinatio veritatis attendi dcbet ex conformiiate, cum;
mo- tiuo impeliente: intélicétum ad aliquod iudicinm eliciendum , Sed quamuis
hace acceptio poffet admitti » quando vci& at- tingitur connexio canfz
cum.cffeétu rà €um ex conicéturis folá intectur s. poris dhec babitudo-ad
canfas y & ad mta de- nc minare debebir illud indici prudeos, vcl xtemierarintpyquàm
veram, yel falfum, qui.n;cx leni cau(a. , vel cx fufficiepri mo- tictuf ad
aliquid afhrmanditm, vclacgan- :dü ,nen dicitur tune vcre vel falso iudi-
£areyled rc Ctéyrelmalé y prüdenter y vcl nfi paenters tm quia vcritas
propofatio- ,hisnonmifvex ordine ad proprium figpi- ficatum fermale:fumí slcbet
. Quare. por édctcrminacaro veritate anielligumns bm- gplicem veritatem ,.
& cóformitatem pco- potitionis cum fuo fignificato,& propa-
Fitionem.effe. detetminate - veram. .cft Allam inc fundare verigatc non falá-
tiras fit nobis, occulta ge enim cít do per. accidens: xllüpropofiuióni
(5.057557 208131] uS 1. Tcro ups. bác propot:gne; pliciter potlc dici
drrerminaté cols el Fcepiaem rrr y cate: is! iin primo fenfo-l]a et propofirio
derez. minaté ycc2 Quasolucn tigaiGicat: praedii catum me fe&ó non
eXcludcndo; porentiam ad oppolitit ; vt iuc cbrifl vs, evit dicit icsiteariam:
faruram cenueor,rc fubieótajcami hoczamen ftat quod-ha béat potentiam ad
efi;ndum. ; tono aacem/: firopofitio: dicitum »d etecminac c; vera
defcraiinationc de poflibili., quan doctiamexcludit potentiam ad appdfi-
1amj;vtbomoeft animal ; bis duabus de- tcrininapionibus. opponuncuno duz inde
tctmmintiones,de inefíe, & de:poffibili;s poffe non efse, illa
dicitindiffer&uam. e(sendurà, vcl non elsendugi;, qua indc« terminatione
nulla res dici: iadif^ ferés; Gc indeterminata jquia qualibet. (f determinata
determinatione de incíscinà vel eft;oclnon;eft;cá hac tn.detérmina tionc poteft
ftareindetetminauo de. po fibili quia res.cótingens cü et poteft nà eíse,&
cünon cft;pote(t c(sciquz diftin &io (0 modo applicatur etiam caufa li»
berzs;quatenus pote(t agerc,& nó agere -' In przfenti loquimur de
propoütione de futurojnam quz c(t dc prassetiy vcl dz prateritospatebqp cft
determinate vcra» welfalfajn&cde quolibet futuro, (ed cone tingéuiy&
abfoluto; nam nccesarium cft (cinpcr.detetarinaté verum ,.quia copula indus
propótiionibus abíotuiturab Quis ni differcavid temporis;conditionarü ver rà
(pc&tatad: Lheologiá;nans [eei affert orantis difficulrates. "Theologtcas
» m loqaimut dc propoficonibus üngu laxibusynom de vniyer(alibus ve) pacticue
lanibus;&anr paxiculares (ape dcrenoinas té verat; vniuer(ales deteemina: £
(alis, no fimplicitery&abíolutéied anoriditcr lo» uendo,& tccamdüxówvpé
pauca cut* ms ; nam cumad falá ratem pcopotitio- nisvniuer(alis fufficiatvt prz
dicatü. non conueníat vut contento (ua dub:ecto. » fi eft vniuer(als afzrmatua,
vc! conucniatg Ur hac dicitipditfezentiam ad polle c(ic, 4 Q.II. De
Veritatiefuturoeu aitrisgedlüm. Ani... 091 . 4é xffibiiley qnod earuryyal o
jbuscomeniar idcirco propotitiones vniucz(alésfancdtte rmina té flc; &
patticulàredeterminate:vere; folürignuride fangularibus c(t difficaltas , it^
23Infaper loqnimug dé venizate derer teyaigaóorit de po(Tibiki fiet a repus coüxitizerftiraq
uia ponit eco [» 1tatés(cd deté ionc'deaneíse.; x)ug Pistas pota Decir m des p
«tive notat D m kdi3giG, pet duas catlegovicis: virtuglicec in illa. intlu(as
in gnatum wnz de mcfse zribuiz tm (übiccto jradicáram y Seoppofitiril- Bác
perdién hibuinirifalkerz; mon quf dein dc ine(sejqaiaimplicat, fcd:de poffi «
bilet Petrus curver, nom explicatue (De truy ficcurketypo ét mo cuyvetsfed.
Pecrus flecinivetyvr poteritiétnbnaurvexe s it Le fudeterminatione ftat ró
cótimgátia. Senfus i AR ero Gon yt ciantuc itae propo Giziónes;: f) faicóikca-
di&orizz,!vc Porrus cravleget 9: petrus «74$ ngn leger; vnaittatü fir
determina: té vchalteta fal(ayvel fi. &na tanc prdfez
vmtutyPerpuscrdyiégers fta sic verade» verihinar,vel falíajat vero de. sit fala
fe3:- vera; ed priecindate- i: nan T»v.3l "' Bitvodopiniodíserens, quód
propos? tiones defirtácó comingenu vsi conside- serur vt cóntcadv-toviar
icegrant ivrigui Bypotliéucaa: disitiuá, vc Taetrdrs cras legetivey
TUriusatonleget cras y siue di- eitittá vt Perruscyasleger -vel'uo leget y
sSieyiliter si ieósideret vaccas liegdrica dis rénGtinl- ih àrdineladeceivaem;
Sofilsi: atem v.brpereig legeroet effer ajstel Sisi rien arto erit deti
até'véra;éó/s disiatetorcadióturia at Edarí nic deny acsi qeslibecex ego Per MA
adi curi 6r alia peliausho M rer meaua; rftarb ediz vita vel Küfaxdte concisa
cens fei vrianerac : werd ulteretiaégdesetmimuéy Scioecfa- jus st Voca nul
clesie di cetiia Mene ve uet Jyaec- put gosdosiigocihnim lata E era
fadeidiowafase jane» .alfigüari: doterniitiare: ca lamus"aliquis-,y - Cui
cóucniar niecetfitas ittassicut a (Tgria- Hürjquando:tertmirius dererminate
fuppp MR polrrflirracz r.c. 10i tti- "buicir harc ópinio A rif.hic,
:itéAurco:in 35,439. q.1iát. a Cadier; opuíc. de verít. euüné.Molispedifp/t7:6c18,Masio
hic cd. fa&t. vm.d. 4. Cordübzddib:r; qoe * ors ,dabir 36 à:
Gonitmbr.cirantur Bat. dna Sul. n ron r.& Bárg:d:49.ad Axe princ. fed falsó
jmamlle Folunvatferit utárum contiizens fécundü: (c conside- farumnallam babere
deteyminationé ad (fe; velüó efTeySc Ger vc socnul- dim liabere deceeammaratn
vetitatentjaut fálpicatemjarsi (pectemursvt fubcft diuina »volun aut ;sic c(t
dc ceomimat t vcl ad «(lá - alá;velnbe(tédi j ad yeritutó » vk Galsita- té)
iffiatt;quia futuri, cü sizin- -diffcrésad cffe, 6c noie (iere quirit: detes-
snihaxi àrjpprla:cán(2,::qua;depédce;qua- *re nor necadit abfolure fon babere:
ma - vimbatam vorira&cy v cHalgizati; -Batdius voro loquituráarfont.
Azift.o a fa- 'Curkiürwericitem;vt.ipíemeo fe doclataa. 1553 dDicEdibett
peopélsitiovcs £n cornzinpenti ubfolütoreífewcl debezmina- «tà veras dexermigna
cé i lías v itaux haec s TE Mni raram iet «palis 98 eifode céningent iss: $2 7d
ug: yeppeceftqs con, an; s:atoad ;diseolo- Igrois fe: Pato Dude $5 (rav ie
rcros, aipiicede- icemtiobeli aao sizum éiidccecen(cce j)c qngcipfià
api&meiLiny probat Gres v.d. Do etii se ornesferc ;ccbntide
"ceatioimos delumpfere prot: ro ai Motif ic datp. aou4xiacoppositi av
fenvenu füifsedo Sixspsguarttbdscoratá: corra itrams ftv ifa Cen uci
manaícriprs áf- dferua cux iiri! icadólouaris& rarionabilie «tct dnidein): iam nowfolum
zaidenter:à Patribusufscisibmícd:érhiberusjn facta ;Senptanam Dan. 1 dicic dé
DeosiQs yofl tais jantequa füant y €f. pne 2. dic uir; Erabflergét omncm [atrii
ab Iooalis eo*um;qaz propositio cft dc fata -zurcóriméemri sizulari; &C
ibidem atsbaj- -itür efse vetain «uude: Ioanni dicisus 5 cni" be jquiabac
verba fidelijjesia fwit,G vc c za5& paílim habctur talcs ipyinitent
webfulsiauégtaiScae ' m 792." A Popes süt determinaté -alitet epere,cp cft
impiil; có vel maxime -gnulta füb iuramento per prophetas (dos , tanquam yera
promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit xrinam
negarionem , & latroni pofie(fio- n6, & ingceffum Paradifi. Tum quia
De- n5 ab eterno prz(ciuitomnia futura , no Iquidé fub difianctione,q»
forent,vel non — 3torent, nam hoc modo áinobis przfciun- zurncc proprie effet
praefcientiasfed co- isaitio queda confufa,& imperfecta, pre- íciuit crgo
determinat? iuxta illud i'fal. 338. Intellexifliomnes cogitationes me as de
lügey" omnes vias meas prguidi- &lijigiturab eterno propofitiones
fuerüc -etecminaté verz , vel fal(z, ergo quádo «os illas pronuuciamus , (i
crunt contor-
mesillisinmentediuinaabzternoexi"ftentibus,eruntverzfidifformes;falíz;"neqdicascumCather.haspropositiones.*eíscTheologicéveras,nonLogic;quiaAllepropoíitionesantecedénteraddiui«namcognitionemhabentdeterminatam:veritatem;velfalütate,non.n.ideofunt"veraquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDcoquiafic(untinfeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcien'&iahabcatcxcocxiftentiafuturorumcü"CERLaco,fiueexideis,fiu£àdecretisdi'inisiparárefert;inpra(entin.quarimusJftum;nócau(am,&modüfacti:Qi0d'adhucpotprobati;quiaq»nócftdetermiAnatéinfcveram,vclfalsunonecognoifcibilc;quarcfàfutura,cognofcunturàDeoscrunt
determinaté coznofcibilia & squariuisnos non cognoícamus determi.
tauéj& certe ;non ob id negari dcbet illis «rainata veritas vel faliitas;
nam etjá «zoultas de przícnti , & neccílarias cecjó 9neicimus,& tamcn
in(eipls habét detcr- fminatam vericatomyaut f. Mert ed $4 Sccüdo;prob.he.
diones sic crminaté conformes, vel determtnaté *diflormes proprio obieóto
quando pro- *feruntur,ergo (unt determinaté yetz vcl fla, con(e..patetex ir
pati verita- ^uis; falfiratis, Adiec.prob.hgc propofi- *itio AEnticbyifins erit.
y figntieat Anti- e&liriftüforcjinceriotépore futuro; in quo »quód cus
potuifscr métiri, & metis a ftus, Sio e conde d a E MI eft conformis, fi
non | formis. Ncc obftat nos neícire detecmi- uaté an fit veta , vel falfa; nec
abfentiao« portée qde aon vri de prz(enti 1to erunt determi naté verz, vel
Galle pbic&ü. ignoretur ànobis,vel fit abfens, vt in illisde ptate- rito,Si
dicas,vt effe&tus (it futurus,requi ri determinationem cau(z liberz. ad
illü producendum, quia fi eft adhuc indeter. minata& ia zquilibrio
fufpen(a, cffe&us nequit diciyq» erit,vel non erit)hoc.n-ha- bet à
determinatione cauíz , at ia prola- tione propofitionis dc faturo , cauía. eít
indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitur indeterminatus ad effc,
vel non effe, & per confequens fitio erit inde- terminate vera vel falfa;
quod non eucnit in propofitionibus de przr(enti,& dc pre- terito , quz in
(ua figmificarione indo] 1t determinationem'cauft, .— - , -« Contra,propofitio
de faturo,licét nüc proferatur;in quo caua eft indctermina, tastfi non
fignificat obic&tum pro punc. y fed pro tépore furuto ; in quo neceffario-
caufa elt determinata ad. producendum, vel non produecendam, & ctfe&tus
ad ef- fc,vcl aon cífe,crg0 nunc propoütio cri deteraríaté conformis,vel ditforais
; ^. non ingolgeret deteriinagioaem cau f (cd indeter minationemy (ci potentiás
am habet ad producendü , vel no pros cendum , quiatalem potentiam habet cau(a
in prolatione propo(icion:s,fe jue» retur, Qilla propofsio non eífoc dc futue
royfed dc praséu ,nó de iaeife;(cd modas Iis de poffitsili,no cotingens, (cd
nacelfa- r2 5prob.(cquelay&.n.hec ppofiio. . ticbiifluserit , fignificat
Apüchr.ftü. vi poffibilé produci,vel nó pduci,& fub in- erminationc caufz
de poilioil. (uo y pót dati aliqua caufa , qua fit indctermie ta indeterm:inatioae
de incíle , n3 quxli- bet vcl agit,vclnáagitJergo faceret bune $690 , Atxi i 4t
produci, & n6 product(eà po(Diile cft A atichiaftü pe ; duoi. iebcitü nó
produci » E polito: modalis& neceffacia& p. "iequésabfolaiuat
copul à iépori ifie UV ied ei 9.IT. De e it Loja ydüiatális potétia ' '
mhódóteperitür in ncaüfa. Tum. i jab: Totétam , quia illa
iiopolitio-ederdetetuiinaté vera quó ad vtratmq:pártem daa effet copalatiua,
ad: quatn requiritur vetitas. vtriüfqs cathe- Serien e satio ots : E lumyyt
diximas 1, piinft.ctac.4:e .& 9. ($5. Tertio ptob, hzc jppotitio J£nti-
ebri[lus erir, vel eft determinare vera, & habetur intétüve nó etit veray
ergo non etit Aacicheiftus, pátet con(eq.ideo pro- itio affitmatiua nó eft vera
, quia cius ficatumon ita fe habet à parte rei , vtéxprimituc per
propofitiotiem ; aliter e(fetcofocmis;& vera, Ii ergo Antichri- ftus non
etit d parte rei, ergo cótradi&to- ria illins affirimatiug eft vera quia
e(t có- formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa neqait obiectum e(Te indifferens
ad efie; & pon elTe , nequit... Aücichriftus cras elfesfcd.vel erit P^ ve
non 'cta$ , ergoneq propofitio turo expriavcas eris « craftini Antichri- fti
poteft eísc indifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter (1 noneífet verum
dice- re Jnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras nóevitspoteti
inferrisergo Aa- £ichriftus cras neq.erit;neq. noeric quia €x propofitiorié
copulatiua , cuius partes t dua dingülares negátlugvalet.con(c qüentia ad
cathiesoricam fisgularem ne- gatitrim de przdicatócopulato ex predi catis
partam cópulatiuz , vc Petrus neq; cac (tn24; Pecusloqaitur , ergo. Petrus nei;
curti neqsloquitur; & fié due con ' tradiétohie e(fent vera;vide Gregicit,
^ *Qoutra titan veritaccimarg, Tum quia fi ptop- (itiones de futuro codciügeriti
ha beten: dcteraiaatam veritatem fequere- tur Dcum aliquindo dixifie fal(ams
quiá «tiülta per Pro »hcras praedixit vt euentu: fajque tàmen non fucrunt 1n
elle pofita, vt cum Li. 38.przd; «c Ezechiz Difpone domi tias quia morieris,
& Yon3.24d- di d'tiiodbucquadragintadies,nNimue[ubuertetur,&«amenieq.morsEzechiz,ncq.ciuicatssfuliocontigit,Tum2.Faturumvcconrng'fuarationeformalicftindifferensadvtrümlibet,ergoL0gKéA,futwrorim'eomingent,Art.V.293de(uarationeformalie(tindeterminaperiodnequitverécócipivtdeterminátü.Tum5.lihoceffet,ergofacuranc»ceffariocucnitentquiafipoffentnóeuc«nirejillapropofitiopoffetfierifal(aypo«tiatur'ergo,quóàdnoneueniát,quaritursquandopropofitio,quzeratvera,incipitettefalía,nonquádoeftvcra,quianequit€(fefimulveca,&fal(a,nóante,velpofts.quía
quod eft aliquando ver; femper cft verum. Tua
4.nulla effec differecia inter propofitionem neceísariam,& contingé-
tem;quia-ambz efsenc (empiternz veri- tatis. Tum $. omnia immutabiliter cueni-
tent; & per confequens fruttra efsent có- fültationes dereb. faturis,vt
arguit Acift, T 6.(i Deus determinaté cognofceret futura contingétia, quia hzc
po(süt aliter fc habete;fequitar,g» Deus pofSet decipi nam (i Deus nouit Petrum
fcísurum cras, & nófedebit, Deus decipictur,ergo fi no ait Petrum fe(surum
cras, & pot nó fede- re,Deus poíset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se
fequitur conclafio de ine(sc, ita ex vna de ine(sc , & altcra de poffibili
- quitur conclufio de poffibili. Tádem eft authoritas Arift.acgantis de futuris
con- tingentibus dari pofse determinatam ye ritatemyvel taliratem . TON $6
'Kefp. has rationes nó folü auferre à nobis, (i valerent; notitiam certam futu
rorüm,fed etiam à Dco; vndc Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omnem. Dco futurorum przícientiá negauit , quapro« pret ab
omnibus ; Catholicis (oli debe- rent. Ad t.igitur dicimus propofitiones illas
non effe de futaro abíoluto , (ed có» ditionito , (enfus .n. eft , quód
Ezechiel debebat mori in(pe&o ordine , & curfu fecüdarumcaufatum,&
Niniue de ftrui, nili egil'set penitentiam ,quod de alijs fi« milibus eft
dicendum : quia crgo: euens tus illt debebant poni in e(se dependéteE à
conditione,tita (ablata , auferücur illi & per confequens Deus nó gradixit.
fal- (ain. Ad z.dicimus futmcü. vt contingens tse tadeteriminavim. indetezminatione
de polli bil, quatenus potcit poni; & non poni in e(s« , & in hac
indcterminationc codfiftit formalitas cótingentig , dicitur tamen determinatum
dcterminationc dé : Nnn ineíses 784 tar, fundaturq ;immediaué,& primarió in
Éormali conccptu,fccundario,& depédé- ter in conceptu obic&iuo , quando
cos- «cptus formalis alitcr atting't rem sac fit infe, vc dc veritate diximus,
& ij(dcm ra tionibus o(lendi poterit ibi pro fubiecto veritatis. adductis .
1
A quo t& proueniat ,quàd ràm (zpé in bniufmodi labamur emorcs, & di fficukta
té in afícquenda veritate fentiamus, dice tur difp. (.Met.q. 9.att. 1. pro nunc
dici- mus,aliquando ortam duccreà caufis cx triníccis,& occurrentibus
impedimétis , «f. ex indebita obie&orum diltantia ,vedl ex dcfectu
nofirorum (eníuti, quibus (2- pé repra(entantur res, aliter quàm fint ; im moro
hai i gua cultatis redegit inim ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo
dct à (enfa,& per (pecics intelligit à (enfi bus mendicatas :yndc autem
otiatur dcpendétia, inquitiDo&or quol. 14.P. & probat ex Auge1 $.de
Tüneng oci cipué non cx natura iz, (cd rationc ftatus,quippe qui nó eft
naturalis, (cd par nalis ob peccatum. offginale commif- fumà noftro primo puce
. 49 De hacigitur falátate quirioug , quid formaliter dicat;& quidem cx
dicis art. prz «patet , quód non dicit se entitatem actus,vel atii cü obiecto ,
(cd aliquid addere (apra a&ü, dc quo cft dif- ficultasmaxime an fit quid
priuatiuum , itaur falfitas fic Mr MA Rar confor- mitatis,an vcró fupra a&ü
relatio- ncm politiuam difformitatis,& (i talcm, adijcit, quena fit, &
quomodo diftin&a. - D. Th.1.p.9.17.ar4. vbi Caiet, & alij Thomiftz
ixfuper Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom.1. petes qua. 3j. &
cx noflris Saifinch. trad, 3. de Dco vno di(p.t.1;58. afferunt faltitatem con-
&rari£ opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter
dicere, Caucl- lus tamé diíp.3-de An.[cGt.9.Pafqual. 2. p. Met.di(pe7
1.(uttinéc quid negatiuum éolum formaliter fignificare . Diceadum cM — addere
fee coguitiopcm , (eu mentalem propofitio- pem vealem rclionem di conuenientig
, & dítiormiums, de quaidcm c(t diccndá ^ Difp. X. DesEnaciationé, 5 uad
di(lin&ionem ,& realitaté, qe de verita:c diximus, Cócl.docetar à Tat,
- 1. Petier.q. t dub. 3. vbi loquitur de falfi- tate cótingentis
propofition's,à qua rea« liter vans enim potcft (parati, & ab Ant.And.
ibid.q.5 vbi adducit iná y imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper
tex. 22: & 6.Metq. 5. $. Dico ergo ad queflioné.V crl. Seciide ait veri
tati y vbi afferit veritati coplexzz eppopi, priuatiné ignocrantiamyque
fal(itas negas tiua €t vocauir& cótrarie falíitate , quà» do.f.vmuntur, quz
m rc non funt vnita y vclé cótra,fi rgo falíitas proprie dicta, dc qua
loquimur,contrarié per Scotü op ponitur vecitati,no priuatiué, ncquit co -
fiftete inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo,
qualisefteelatiodifformitasinfraVerf.depEtisj&cquamuisinfraVerRefpondcopaeqeQAPAerttütatcitaveritatircrüineffendotamhzcveritassuitddeiepcieatenuspoteft(emanifc(tare,quantume(tdefchisintelic&uipotentitalémanatternifcftationemagnof(cere,quodconuenit.cuicunq.enttanquampaffie,vndecumentccongcititur&perconíequensfal(itasoppofitaàeíicnonens,quiadi»citnegationemigeyaliterfief(etquidpofitig,babereztalempotétiagrelationesprimimodifundátur(apervnom,&icftvnitasnature,ibicftrelatioidentitatis,vbieftvnitas,&cóucnienciainquátitatc
, ibi eft zqua« litas vbi cft conucnientia in qualitate, ibá eft
Gmilttudo.& econtra ; vbi eft multi- naturarum in (pecie ibi eft. relatio
diuertitatis,& dittin&ionis, vbi eft mul- 1 di(conuenientia quantitatü
, ibi ett rclauo iuzqualitatis,& tádem quz in icatt dilconueniunt,dicuntur
di (Timi lia per relationé diflicnilitudinis , quz rc» lationcs nó (unt
&implicces negationcs ope pofitarum;di(limilitudo .n. non cít prz» cisé
carentia fimilicudinis , (cd cft celatio pofitiua oppofita contrarie.
Ligsrl:tadipi s quam doctrinam fusc expo(uimus ditp.Ss qp» 1o.att« 2,crgo ficut
cognito »^ Me 1 . om coil AI oo pi i jii. io Med "a 'obie« lo in efle ref
tUuo,fundat rclatio- ncm conformitstis ad obiedtum;quae eft intentionalis (imilitudo
, (ic co- itio falfa quia liabet di(conucnie ntiam obic&o, nam illud non ex
primit; vt cft infe , fundabit relatione ditformitatis politiuam ad obié&um
que cft quedam tent ;onalis di (fimi litudosin qua forma- fite cófift falficas.
Dices,calém relario- tiem per accidens (e babere ad denomi- ationemfalfi , nam
fi esl impoffibilciiG teíultaret , adhuc cognitio per fimplicem carentiam.
fimilitadinis. reprarfentaiiua: €im obicQo , in qua conhftit veritas, di-
Ceretur fotmaliter fal(a, Conca, nà fi haec reíponfío valeret, idem potiet dc
telatio- hc diuérfitatisiinzqual tatis;& di (imiii- tudinis (uflineti
,'& per confequéris nuila -G ratio oftédens - debere talcsre- ationes; tum
quia poffet quis oppofitum futtinere, quód falfitas (it quid potiti- tum, v
tamen carentia iftius diffor- itati$, nam co ipfoyc rionadeft ditor.
itrcogoirione, & fi per impoflibile non rc(ültarer relatio conformitátis,
eflet illa cognitio vcra;quia hó falfas& vmuer- Kilitér o€s róncs, quibus
oftéditur diflia- &io rclationis ab extreniis; ptobá: écdi- fün&iosé
potitivá fal(itatís a cognitione, AE Qubd aüt ccdé modo fic pbitofo? hàdü de
itta eem ad rcalitat & diftin&ioné à projofitione ; vt (unius locuti dc
vetitates patet x ibidem d'&tís, nón .i. hac tefatio cft rationis, fcd
realis, - quia independens ab operc intelle&tus, - ai ss fimpliciter
realis, nam 4i- ét propofitiocótingens de pre(entisqua- 'do cít negatiua ,
dicat relauipnem actua- Icm fimpliciter realem, vt fi Qaiscurrente Perro dicat
Petris non currit bsec pró- potitio dicic relationé realem difformi- tatis ad
curíüm Petriesiftehtem , qué ré- fpicit, attamen propo6itio in materia im-
poffibilqz abülralit ab obic&to cxift€ t6, & cius copala abfoltitar: ab
omni dif- f:centiatépóris,cam lit fempitefna: fülfi- tatis, vt boo est Lapis,
& illa, quia eft dc yratctitoy& fütüro & qua ett de prasc- ti, (cd
tel picit quid negatinum;cui diffor- füatür ptoptet affirmauonem oppofiti as
cognitionis c rt. IV. 78$ vt non currekte Petro; fi diéatuz 122 currit omnes
ills: propobuones dicenz relationem realem fecundü quid, cü non fit intcr
extrema realia ; Sumlirer propos fitioncs illa, qui nequeunt: eutari in ve-
ras, vcl (altim ab initio non poterant cffe vera , haben: fa] liratem: realitec
identifié &atatn rcliqua vcrà realiter. di (tinctam , -.. Conttà arg.
primos fi fa itas conhiflig ii telatione d: form tatis ad r€ , quiaanop
e&primitur,ficuti eft;ergo quando inccila pitür Pcttusvt anima! folum y
talis cons cejxüs eiTécfalías &quia:Perrus non rami tft
antmalfedetiamrationalis. Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitate, ita fal -
fitas ad vceitateín 81m ficut malum eft quidá volantatis defe&us y ita
falfnan eft qoidá defectus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, ergo ficut malicia
fogmalicer dicic priua» tionem bonitatis cx.Sco. 2.d.37. ita falíi- tás €rit
priuatio veritatis . Tum 3.i fali- tàs diceret quid poitiuum, ergo Deus có
&utrerec& eilercaafa fal(itaus im intcel- le&tt notLro,& ita
poffet aliquem dccipe te; quod repugnat (ümmxze cius veritatisóc perfectioni.
Tum ficut carentia potctie tig videndi eft coecuas,& (i nullus noxios
htimor aducniat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et&
pracisc fal- fitas , quamus nulli. pofitinum fequatur Ína&tu. Tum 5.
(cqueretur, cpaliatcsà Deó poflct duri,quz nó crearetur à Deo, quod implicat,
prob;feq. ifia propoldio, "Detis- creat aliqnid demouo , poteft eíic
fal(a,cura fit contingens, cuius fal(itas no crità Dco , aliter illa sore uem
elícc vc- T3, ct£O Tcv etict de nouo, purà pofie tiui illmstal(itztis, quod nà
cfietà Deo. 43 Kefj.ad «cá diciauts vuinc propo- 'sitionem elfe ——— cócipitur
ccs "aliter , ac sit , non eftlen(us de concepcu przcisiuo y qualis eft
ilic Petrus. eft.ani- "mal, nam in hoc adc(t conforaicas y fal- tim
partialis cam obicGto, icd «cl de diui $100, si quis conciperct Petrum effcfoiu
'animal,vel de posiriue erronco, «c bomo eft lapis, & vninecíalicr quado
rct tibue- turquod aon habet à partc reivcl ab ipe Ía feónetut, quod habet « Ad
2. paritas válet dé falsitate opposita. veritaci in císe üo, nom dc opposita yclrqa
doo cAR 7286 Bc quamuis in aliquibus valeac,non tamé án proposito ,2um quia
nialitia eft defe- i&us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- li dicit non
ens, vnde ia omi(fiooc potcít teperiri , at falsas e(t deceptio , qua
intelligere (emper a&ü positiuum intcl- le&us; tum quia bonitas , quz
conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parre rei cft folum denominatio
&xtrinícca in actu, & malitiaeft carentia talis denomi- narionis, qua
poftea accedente opere in- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis
difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conaeniunt
itelle&tioai à parte reijideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate
sicut malitia fit relatio rationis positiua per intell alsitas erit relatio
positiua prz(cindédo ab actu intelle&us negotiantis, Ad j.aliud cft di-
eere , Dcum concurrere ad a&tü crrotis, & ad illam entitatem
falsitatis, aliud po(- fc nos decipere; primum eft vcrum , quia concurrit cum
causis fecundis tanquam vniuetfalis caufa , & cum sinat illas mo- tus fuos
agere, conaitrit ad deceptioncm illarum, (ccundum eft falíum , quia tunc £ffct
author,& totalis caua ertoris;qnod repugnat ; sic etiam voacurtit ad
entitas tem actus peccaminosi,imO ad ip(am cn« titatem formalem peccati ia
fentétia Ca- iet. ponentis peccatum in posítiua enti- tatcnó tamen dcbet dici
per fc caufa pec cati, (ed per accidens, quia prater intcn- tionem ipsius
cueniunt peccara; concur» tit etiamad mon(tra , & alios naturales
defc&us, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis; quia hzc prouemit
obim- perfcelionem cauíz (ccundg » cum qua concurrit » Ad 4. neg. paritas ,
quia. mor noxius ip oculo cft inatétiale priua- tionisyneccacitasà parre rei in
fuo con- ccpiu formali includit babitudincm ad aliud, vt falsitas, ideo si
actus concipete- tur przcisé ». vt habet carenuam confor- mitatis, diceretur
falfuseo modo; quo actus vcrus diceretur talis, si przcisé cum carcntia
difformitatis concipcretur i pa ries albus nigro diceretur diffimilis , si «t
carens similitudine; consideraretut,, i matcrialiter, & fundamentaliter, nó
for- qualacr «Ad jseípondet Tav cif» idem Difp. X. D& Enuntiatime «5
argumentum fic ci MOESIA d 9 qui aliquid de
nouofat5»&nonàDeo,naniftapropositioeusmibilcreatdenouo,[redite(ftvcra,&bacveritasnoneffetà.»aliterpropositiocíIetfila;qurefponditurcalumiplicare»nàiDeasnihilde.nouocreat,nonpoccítdaripropositioilladenouo,namimplicataliqu&dcnouoproducerepropositionéaliqua,adquamnonconcurratsàsuniliternuliaeífcecpropositioyeradatocaupro»ptereandemratiohem;quapropterifla:eruntpcopositioncsnalsificantes,dequidiximus1.p.at.2.c.10;:4àdumarguitPafqual,enscomu:niffimgfumptüdicitrónemveritanquápoetacnilsiskMppponitoraensitasn'!ensposiciuum,quiexigemundAnadaturauodpositiuum;.quodsifalsitasvtsicnegatieueopponiturveritati,qualibetetiàfal»fitasnegatiuéopponctur,quiainfcriorferuantnaturam(upcrioris.Tum2.qui.fidicitentitatempolitiam,iamhaberetvndepoffet(cmanifeftarecuicung;
iti tclleGtui , ergo haberet veritatem , & fic - nà efTet oppofita
veritati, quía oppofitü tolit, non includit roné altetius oppofiti, Refp.
comiui fallaciá , quia arguitur veritate inc(lendo ad veritatem in repr
fentando, & à fal(itatc illi oppofita ad fitatem huic contrariam
,concedimus «c ens cómuni(fimé diccre rationcm veria tis in cflendo , &
falfitatem oppofitam cf fe quid ncgatiuum , (ed negamus falficace in Pi, CR I
cífe quid negatiuum .& inferius ad illam falta, naim funt al- terius, &
alterius conis, & (olum zquiuo- €c analogicé falütatem in communi dici dec
hac, illa , vt nouit Doctor 6. Met, Q» 3. inlimili de veritate communi ad ve-
ritatem in ctiendo, & 1n reprzfcntsndo; nifi velimus concedere falütatcm in
có- muni abfirahere à pofiriuo » & negatuo; vt diximus de róne ipij in
comas ni ad formà , & priuatione in khyl. dif», 14943« Ad 2.fimiliter
dicimus Laiíicatem in xepraentádo opponi veritati in reprae fentando,ciius
roncrh tollit, nó inchudiz; non opponi veritati in e[fcrnidó , quam in* cludivt
palTionemrc&e.n. potett iócele lectus ^ iMi t ÁÀPIE arg rpas Sa e —ÁÁ 97CUN
TAA 24 Am — Quali. LI ull fefulftas copi AI. T8 fetus refie&letc nition£
fasi , & intchigere falfitaterh iw ilia repertam y eai falfitàti vt obieQto
effec iHacognitio Tcexa copfotmi$/ — — "«$ Tertiorelaio proprié nó
füfeipit 1,& minus, falfitas (üfcipit apis, &c vhinus,ergo nó cft
relatio; mi, prob. Pri. tró,quia magis métitaryqui dicit hominé tfc lapidem,
quí affirmat effe equum ; item fr duobus táncum currenribus quis dicat tres
cürrere mirus mentitur,quam: fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia
fnagis à veritate recedit. Secundo quia atus mali (unt inzqnales in malitia;
ergo & aGusfalfi. Tertio fi. quis cfformarec tres propofitiónes fal(as,
magis diceret fal(um,quam qui vnicam tantum; ergo fi isconficerct vnicam
propofitione fal- am ex fübie&o copulato aquiualentenr gis tribus, falfior
erit hiec propofitio, d dWa'y qui effet de fübie&to implici.Nec Yes eq) vot
dirette ubi. 2.$/27. 1 ^ ic- &ó à o", cenfittit in indiaiibili
ideóqstàm aberrat à verirate , qui falfum: enuaciat de quatuot', quam qui de
vigime ticenfideranur.n. illa plara vt partes fa» bie£&i ,ad quz indiais
fertur; a&tus , 8c €t diftin&a materialiter (e babent. ad. illá
propofitionenr, ficit atquénon moratur Vénétijs,qui e Kontsquam qui cft Bo
fioriig,quanhüis bic avinusdiftet; & boc; m illa confittic in indiuitibi-
5& pet accidens fe habet illa maior, vel minor diftantia. NO valet ; quia
vt arguit Arriaga dili. 1 4. Log. fedt. 3. fequeretur 26 Gogis vIpam e(Te
inaquateim (cmipal- &$o, quam paleum y & babens ynü gradür albedinis
non'etle di (liimilius nigroyquanr Wubens alb: dinem vt oto yquod'ett fal- füm
.-. Neq; copalatio illa'aliquid faluat; fiitrnon
affirmatur cut(us de illis necef farió (imu! (urbptis,& cum nicceffaria dc-
—— ja vnius ab alio', (ed contusé — & y quà ratione patitur i(io- pere
Vaciidudidem, vt poffit magís, vcl. minus falfum enusiciari ; Tádea quia ves
ritas propofitiopis (ufcipit magis , & mii mas , ergotatitas etiam oppola ,
antec. - patetex Ariftecit. inmprz ced.arc. tüquia' propotitio neccifariarnagis
dittat à faite tate; Quá cóntinigens vera, cü illa nequcae fieri falíaicot i zn
n Breinopt- dentior,ergo verior;ttim quia idem expe- rimur in ied co one &
minas füfcipit in a&ibus ds. . 46. Refp.difficultaté h&c petere folu-
tioné illins dubij,an vna propofitio fit ve tior,vel falfior alteta 5 ncgant
bocde ve- ritate Hurr.& Arriag.cit.;té Amic. trae, 16. dif p,
t.q.$.dub.5.art.r. & Ruuius 1, Poft.c.2.q. 4. loquendo de veritate foft«
malti, non fundamentali ; dc falfi tate nes gat etiam Hurt.affirmanc
Arríag.& Ru- uius, vrromq; probabile cenfet Amictis, Sed yt rem breuiter
explicemus , not. qp veritas poteft fumi , vel pro proptiafor- malitarequomodo
dicit adzrationer y '& commenfurationem actus cum obie- &o,vel pro
concomitantibus ipfamyquae« lia faut neceffitas obie&ti, vel contingen-
'tíajthaior,vel minor perfeGrioentitariuz ipfius obie&i, maior, ecl minor
cfficacia rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo
modo adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vclil- Ta adzquatio fümitur
extenfiue im ordi ne ad numerat przdicarorum obici s, itaut a&us nihi reprzfenter,
quod nove- periatar in obic&to, & nil Gt inobicéto 5 quod non
repra(entetar abadtu, fecundo intenfiue, vc actus repre (ente obie&tü
quanam ef reprefencabile. Falfitas dez inde poteft (umi dupliciter, vel
negatiu& vt dicit carentiami veritatis, vel pofitiué s vt fignificat
receffum à veritate, & diftà- tíam , quz confiftit im illa relatione ing
Pieri 3 , sicut abfentia:- Vcneta- poteft imiyvelvt dicit carentiam' Veneta
prae fentie ,vel vt significat diftantiá positiuá y JA. diftátiam Romanam , vel
Bononiésé , Vt igitur deciaremus, an vna proposi «- tio sit vctior; vel falsior
altera , iupposi-- to , quod loutamur de mentali proposi-t rione , feu de
cognitione imellectus (nái vocahs ptopositio improprie dicitur ves 125
Vchtalfa) videndum ett; an veritas, &- falsitas in ommbus propósitionibus
cone síflàt in indidisibili, an veró in omnibus, vel faltim ip aliquibus
prepositionibus refpiciant obieétum diuisibile: nom $i pri mum concedatur ,
ncquit vnà poros cl pUT C n . det ápo[lerioriyjed 0 conuer[o« S . 988 -^ —.
Dip; X. De, seliealcera vetior, fi fccundum, dcbet ad- mitti jn
vcritate&falitatemagisó:minuscomodo,quoinrclationibusdatur;ytexplicauimusdifp.8.q10.|.;47DicimusergoquodfivetitasfugnaturproconcomitantibusBVvtiapropofitioeftverioralteraspatet»quiavpapropolitiocfdeperfc&tioci,dcmagisneceífarioobiecto,Xxproftatuiftovnac(taliacuidentior,quiacuidentiorayootiuaconcurrütadaffenfumipfius;iacolligiturexScoto.q.14.Vuiu.cumaitveiiusnonhabere(uamveritatemàmipusvero;hocctiamvoluitDoctor,cumrjuol.18.T.aitConfimilitertuult&con£lnfjonesfcquézesordinatàexcodépriu«iptobabentveritatespropriasdifliuEas,CfortbprioreflveriorGgmagisneccfJariaquiainreierpenam"mfimaturproadzquationea&uscüQbic&ocxteníiuaquoadnumerumpteWicatorum,poteftadririercalignamlátitudinempraterquamin
tran[cendenü- 15, nam fi vna res habor in (a plura prz- dicata, & aGus
folum vnum rcpra fentct, alter vcró emoia, certe conformior erit (ecundus, quem
primus, ficut dua qnan- gus magsequales dicütur,i ncequa Ílecundum omnes
dimentiones , quai fi iccuadum vnam tantam ác fik contide- tentur dug:
propolitioncs de codem prz- dicato, vcl de omnibus fimal , fic yna nó «ft
verior alicra éxtcnbué , quia conta- fiunt in indmilibii vcl «p. 2
f&imát,guod €onucnit obicéto , vel pegant,. qe dion, &cpit ; & quiatrafecndentja habent con- ceptum
fimplieiter-(mplicem Pepe &ioncs.dc ipiisex boc-capite erai 2 pe. Vcr&
propreriindiuiübilisatem obie 1j Sitandeg «onfideretur yeritas quó ad in
tenfionem repraentajionis, fic dua pro» po(itiones de codem obiccto poflunt ef-
Ág.inaquales in wejitate 5 qnod Fes ia. de codem. opjectojommnp poflunt.
dariimelleduuna e narii vba ops k & diflinstjüsseprgls pret eta f Luziusyv
Gao £eprqienMet o T tun cb zeprarentzabile dad vv propontie-v: 3oic9to SVG y.
;eníeqpkob«quia vg- 97. :EON M. Aag, s enitn ri pn pae ar & intenor
ccpre(entauo fornraliter eriz perféctior , & intenfior veritas , antec,
prob. pevíe&ior a&us;perfeGtius , & cla« fius attingit obicctum,qua
imperfcétior, quamuis vterq; attingat pere ada- quacione exten(iua , & quo
ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum Do&. in 4.d. $9. q.4.
& $. vnam vi- fionem de Deo perfe orem alterajquá- quiso Beatus attingat
omnia prz- dicata diuina, & Dcum videat, (icuti eft, & nulia creatavi(o
repra(cnta: Deum y quem ci rcprafentabilis, (ola vifig iuina :píam adzquat
inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitar compreheno ; tum quatem
veritatis non con(ítitin mplici ad&quationc fed in timilitudine
deiimcmiemlisfed fimilitudo fug ; ; ipere m3gis
& minus
y€r3o&veritas;tumquiaincorporeisrebuscuenit,namidcinobicétumviefibile,velpropterperfectioremporentig.vifinam,velproptetinteníiuslumenteftperfc&ius*diningvidenalvno,quam:abalio,licetvrerqueattiomnes
partes obiedki à ron rua poteft ex docttipa de compteheoftone apudSeocj dep
qenPs 000 48 ,Dicesverias-conGi(tit in tione actus cum obicéto , fed j intet
duo nequit recipere magis , & mi- nus, quia conti(lit inindiui(ibili, vnde
nó n aquales dicuntur duo aurei palmi y $ duo lignei;& D. Aug.epift.29.ait
om» nia recta c(fc zqualiterrccta y vt patet da Vjnea, R eíp, veritatem non
eíle (olá ada- quationem exten(iuam, fed etiam intem futam cum obiceto , vt
repratfentct iud, & ficini eft , & quantum reprae cft, idcirco adatti;
lasitudinem 3uandá, vt peii S magis ,& minus, jicut explicauum ctt. Neq;
infcras, ego accug (e * Obiecrü, quaatü cít rc^ praet ft fal(as slNOn
valet;alicee acus. wusedereuam falfus qu cit i» vt diximus ad primum Deauté
Atigsloquicur de rectitudine mae uieanática, qua contiftit io indidilibik y noa
de Ípeoülaziua yaliter etium po De falfitate dicendum eft ctiam;quod poffit
effe vna propofitio fallior;fi.f. pri- uat perfe&ioti veritate & magis nccef- fariajvnde falfius cft
dicere Deus non eft, m Mimdus non eft ; poteft etiam cffc Ifior, (i plura negat
przdicata, qüàm fi vnum folum , hinc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm
bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine & rationali- tatem, &
animalitatem ; fecunda folà ra» tionalitatem , & pcr confequens dicit il-
la maiorem yoermmensentiha verres tat uam ifta, ticuc ar, t Arriaga. Dice
falfitas formaliter cófiftit in n ceffa à veritate ; ergo quia qualibet pro-
potitio falía à veritate recedit , qualibet crit zqué falía ; de per accidens
.n. cft ; qv parum, vel multam recedat ; (icut cum quis Fuchariftiam fucit non
iemnus;pec cat,& nil refürt|quód parumvel muitum comedetit-;, R i folam
carentiam veritatis; (ed pofitiuzm difformitatem , idcoq: poteft actus ma- gis
vcl minus efle diflormis obiecto, fi. cut album potcft efc magis y ve] minus
di(limile;vcrum eft ramen, quód fi obic- &um cóf (tit in indiui (ibiliitunc
vná pro« pofitio de illo nequit effe falfiur,vt cft in exemplo adducto;
praeceptum .n. (umen: di Euchatiftiam antc comeftionem con- lift it in
indiuit.bilvt:f. ieiuné fumatut, idcoq. fi non ieiunus quis accipit , parum
refett fi abundé comederit, vel non ; non fic fempcr euenit in falfitate,
namipfa di- ftantia à verirate maior ; vel minor indu- cit máiorem, vel minorem
difformitatemcumobiectoinquaconfiftitralfitas,vcpoteftexéplificariinmultisactibuspec€aminofis,plus.n.peccatquicentümfuratur,quàmquideccm.Exquibuspatctfepontioadargum.quamuis.n.veritas;&falütasfutcipiantmagis,&mi«mus;adhuctormaliter.dicent
'^"zelationem , cui tanquam v Proprietas conuce -oLmit hec fu. p soe
fuo falfitarem non dicerc AIT U"l*
7-4 p itas cophitiónisiAe 1/7. 789. ^ART LCvL MIS Ne. An propofitiones de
futuro contingit? Abfoluto [int determinate vert y ; vefalfe. |... 49
TXHfficultas heceft potius theolo ! D gica;quám logica , agitur tamen hicà
Doctoribusquia eam tangit Arift iu fine 1.lib.Periher. proccuius mtellig&s
tíajnot ex Tat.hicq.vlt. quod fururü cf& düplex,vnum nece(lariü, gp .(.
impoffibis lc ett nó4orc; vcAnticheiftas erit homos alterü contingens, &
hiacetl triplex ; vel q raró eüemit,
vt'inüétio thefauri ex fof» fione, vol vr in pluribus,vt homine habere
duospedes & de iftisnon loquimur , tera tium dicitur contingens ad
vtrumlibet gs «f. ett indeterininatumex (cad ele 5 vcl noneffe,vruaód Sortes
crit , vcEnó erit; SA ne fieri propofitio vniuer(alis vt ó€5 homines cras curréo
velpatticulariss vtaliquistimo:crascarret y vel. (iogulàs tis,vt Petrus eva
cocer & qualibeniftas rü propositiontipót rürfas' ciTe duplet;; vcl
abíolata , vet.conditionata y abfoluta dicitur illaque
füturanrexittentiofnentüs ciat de re abfq; alia coriditionc,vt Petits leget,non
oy lectio craftima: nó pendcat à mulus códttioribus,Se circuihttantijs, im fur
exittentía ; fed quia bec dope. ia moü cvpirimitur ; fed.fol per propoficic-
inem cathegoticá affirmatur ; vcl negatur fütura cxitlétia fei;coditionata vero
cft, in qua per códitionalé hypotheticam af- firmatots veI negatur futüra exi
lenta tci depédenter à'códitioneyitaut fin poni- tar in efféilla coditio;neque
crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pers y Sortes legets 5^ fo Setundó. not. quód
d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid per determinat vc- titatem, &
fálfitatemiprélligatur.Quida - .n. intellizüuc veritate ncceiatiam: vr à
ێringeaci dittiogiitur ; sed nori placet , qa propofitio Me neon praetenti eft
fed s mcer Quidarhincelligon Ey e enter gunt ve- ritaté cuiaentem : ed falsó ,
nam multe propofitiones de pia fenti, é ncceffarig, tunt incüidentcs ,' &
tamen determinate verz , Quidam vero. Recentiores diftin- guunt quod ptopb(icro
dc futuro poteft ompafári ad duojvclad fi anificatü &4for* mle,quod
fignificat ,vel ad caufas ei cRicétus,& formalis fignificati Confof--
mitatem cum fi pificato Foriáli vobant - vctiraté fimpliciter,"
cohformitatem Cu eaufisappellanr Vesiratém deréfrhjaará ci, quz vcrirates
poffont ab ipniccr. (Epa- zári, ham poxcrit efle, quod aliquid iia fe: fit
verit, (ed hic & nanc cimifuis catis cóparatum , ex quibus mouetur
:iutellez: usd propofitioné dc firuto: formans. dam;non fit déterminaté, &
cerriiudamaz liter verum; quia caufa-non funt bic y. nünc dctermiaat ad 1llnd
producédum, & é conira;fir exemplum, ti inftávc prin cipis clcétione y quis
diceret. Petrus eril "inceéps;có quia attendit ad anim orum bené
ditpofitos crga Pcumm fi Peuus ccit princepsdicet serum fimpli« £iter quia illa
propoitio conformarur cum fignificato formali futuro , & dicet quoq; determinate vcrum y quia
confor« màtair cum canjis bic ,:& nune di(politis ad talem electioné»fi
ramé non erit Prin: ceps, dicet falfum fimpliciter » fed deter: minaté verom:
quia tefpigiendo: caufis illius ele&ionis; ndicium:hér cófor« imitatemys
fduxtá verum motuum, pro* nuncimup dla propofiuóy quapropter. 1n fcntézia j
florum. determinatio ,veritatus aitcndi dcbet ex conformiiate, cum; mo- rino
impellente: intéllcétum ad aliquod pesce rot tyr ica hae acceptio poflet
admitti j. vcre at- tingitur connexio canía cum.effcétu y un cum cx conicéturis
olá intecturs. poruis dhec babitudo:ad caufas ,& ad rubtuia de- nominare
debebir jllud'indier pruáeps, vel temierariptnyquàm vctümy vel falfa qui-n;ex
leni caufa , yel ex fufficicpri mo- tictuf ad aliquid afhrmanditm» vc] nrgan-
:d ncn dier tune veré, vel falsó audi- garc;led rcéiéyrelmalé y prüdentery :xel
"anf; paenter tum uia vcritas propolatio- Jbisnonmírex eidien ad qroprium
figpi- ficatum £ermale:fumf slc bet . Quare por éctcrminacam veritate
anielligumus bme- gplicem veritatem y: & cáformitatem pro- "potitionis
cum fao fignificatoy S. propa- fitionem.efle. detetminaté veram. .cft jllam in
tc fundare yerigawcm y tion falía- wo. Do opifp. dee
tarem; fiue illiwcti oceula fiue nota , ocenim c£ do per. accidens! XMüpro idi
obs yroi0s15!1] 1." eru ap bác: propoti:9né. dus pliciter potic dici derer
minare [TT NOM determinatiane.de eye de» poffibis: lain prüno fenfo-jla'e&
propo(irio dere , mainaté ycczy quae(olurn trguificat: praedi catum aet
te&o ,.noneXcludendo; potentiamadoppolittt;:vt.4490ebriflvs,evitidicitciifteoriam:füruramcenuenot,rcfubieótagconihoczzamenftatguodhabéatpotentiamad.noné(iendum:;zunaaacem!:iropofitio:diciumndererminae;veradefcrminarioncde:poflibili.,quan4doctiamexcluditpotentiamadappdfitam;vtbomojeftanimal;bisduabusde«1crininapionibus.opponuncurdugjadctctimintionés,deinefie,&de;poffibilihzcdicicipdiiferentiaaadpotece,poffenonefse,illadicitindifferétiam.e(scndurà,velnonclsendugiyquaindc«terminationenullaresdici:poreftiadiffetés,Scindeterminataquiaqualiber.e(f;determinatadeterminationedeincf(scin&veleft;velnon.eft;chacth.determinationcpoteftftareindetetminauode.pofibiliquiares.cótingenscüe(lpoteftnàeíse;&cünoneft,potettc(sciquz.diftin&io(qomodoapplicatur
etiam caufa li» berz;quatenus petet agere, S nó agere (In fient oqoicin: de
jropoücione de futuroynam quz c(t dc praesétiy vcl.de prateritospatebgp cít
determinate vera» - wel falajnecde quolibet futuzoy (ed con» tingéti,&
abfoluto; nam nccefsarium cft feinper detetmrinaté verum »quia copula inis
propótitionibus abi(oluitur ab. ons ni diffcrenvid temppri itjonatit yer rà
(pcé&tatad: Lheologiá;nans [eeu affert auiffimas d;fficulrates.
"Thcologicas » loqaimur dc propofitionibus Gngu laribusynom de
vaiyer(alibusy ve] pauti cue laribus,6agr paxticulares (ape dctennina- té
verat;vniuer(ales deteominar £ (ali a, no fimplicitery& abíolu: éjícd
inoraditcr loe uendo,& tcemdüxómvpé pauicz. cut? um ; nam cunrad fal ratem
propotitios pis vniuer(alis fufficiat,vt prz dicatü. non «onueníat vut contento
[uo dub:ccto. » fi eft vniuer(als affirmatuay vci conucn:atgeaturyyal jbuscomreniar ádeirco propatitiones
vniuexíalésfuntdétermina .n té Life; K particularrideterminate vere; folirigaur
de fangilaribus:ctt difficaltas . umnyo er loqnimug dé veritate deter rmimationc:deaneísey
si de DAR S rwr mm icacür. « Dó&por m r:di391G, pet duas cathegovicis:
virtuglitet nii intlufas yin qnarum vnz de mofee zribuiz tin (übiccto
jredicátum ,:Stoppotitüril- Biópeadiéinrribiiniriakerz, mon quie dein dc
irie(sc;qailaimplicac, fod-de poffi» bilijvtDetrus eurrer, nom expli rrur
ficeurketyet ét wo cuyvers fed. Peorna flicuvelyvr potevitiétnbnaurveye s iu
qua indeterminatione ftat ró cótimgátiar. Sen(üs igitur qu Lee vehi uror sot ct
wl di&orizs vc Torrus craclegut g: patrui c74$ ngn leger vna ittarü tit
determinaz tà vciaalteta falfay vel fi ma tanc prdfel mutyPetypurcrdslegery fa
sicvera de» térthirraré,vel falíajan vero de. sitfalfa y, ———À » o 1svsl n
Bitvo opimo afterens, quód proposi tiones de firiéco comengenu vsi conside-
semur' vt conteadvcoviar mregrant aiam Iypotliéucaa dierückiuá, vt Taetrics
cras legetyvey Teriuyatonllcget eras j siredi- ista vt Perriscyasloger
-veluolevets Similiter sl eósideret vnaccailiegaroca dis fih Gind- ih
drdineladsceiatomns Sols: atem v.brveiris letus et effer oye LT oed
sMtatibrqnit derer: maté'vera;éófvdiaiatettorkradiótgria at po oaa
óreriayetieman MéptmEPonh an iAgtieb dlizDelvusAoA (rcr, meada: rftarmb eli
veta ovel Küfa-docdravisacécs fed mriarerat ' verá ülterstáa ia devetmimué,
Scoecfu- 'seyj st Gras nullà qiizo: ici vals siat bac pun ufeurcubfaacius dd
laur (fé vebüoefTeySconfequ licatu/DPe -té aligicui:deterniitüre sca
lamus"aliquis^7 QI. De rieté fuus ctrigoi, cAnt. P. qu Is cui cóucníjat
neceffitas ikassicut à (Dgda- Hürjqdando:terminus determinate fuppp: K cubes e
en coe Hi i -buitir harc ópinio A rif.hip, :itéurcozin 35:439 qi Ti-át.3u
Gadier; opufc, de verít.. -eniné Molise difp/t7:& 18, Masiochic «d. feGy.
vnd. 4: Cordübidiba; quzt(Eiq. agg dabiri36 à: Goniimbr.cirantur Báfsol. dáng
1d/38:9231ap.3: ad t.&c Bárgid: 9. ad ua pirum d falsóynamiile
folurxa(ferit futüruim contínzens fécundu fc conside farum fullam babere
detesminationé ad &ter vc scnul- dim liabere deceeammacato vetitatertjaut
fàlsicatem;arei (pecterursvt fubcft diuinae »voluntaui;sic cft de comiti vcl ad
(fà - ali;vehape(tédit j ad verituró » vek £xlsita- "téj iffigtr;quia
futurit,cü sibin- -diffcrésad cffe, c noie (imyorequirit: deter- anihaxi
àryppils:cin(2,3 quadepédcc;qua- reinom neeauitabfolré &on babere ma -
Teemibatam gerira&cn, v clsitatis -Batgiusvoró loquituráafonr: Azift/oafia-
rcatidücweritirem;vt.ip(emeo fe rw a. 15g DicEdibett propéisitlowcs dc facro
corziwpenti abfolutoceífewelidetetaina- t& vcrasyvetderermigate Gláas v
itaut hac - poositto:Tietras: legét:crüss bot deteam nitixcateert tp ali3 o8 £ifode
céinangeni vss 8; od ung: yeipepeftqs kon, ax: sata d: Tieolo- lerosf Xe:
Plbitoliuslo 55 rav vercros, capciocd- ictmtiobeli aao spazum éiiéccecen(cce jc
qngcipfià oj&néhiliny probat rc?) cd. i38.9: Ux rz dbxquo ormnesferc x
coonitide "csationos detumpfere prob: ci Motif ric datp. aoc isaopposits
av fenwnu füilsedb Sixtpaguartrdeconatá: cotra strat Ax 8 1] 24 Cen uci»
manuícripra 4f» (eru tux ii AcadóTouaris&
rarionábilie -tct dui dein): rac rom lolum ezidenter à Pat ear emp dra
mmi Senna Dan.3 1 dcwyc dé Deos Qui skal tmi s jante qua füants €. poe 23 - dig
ui; Erabflerget omncm latximü ab Lpvalis eo?um;qua propositio eíb dc fata -
sUcócimgemi sis utar; C jbidie x ita; efse vetain jede Ioanniydicius; 5 cni-
dece fioj foeni elt voradimdésd mate rane!
bejquiabacicrba fideliljmma [wot vc *-—.t/91 i ne4uic c z05& paílima
habetur tales. ytbdtentts webfalsitavtgtaiScae - CCTETXEM€ww o Tv 792 .'
-alitet Deus potuifset métiri, & nds «perc, q cft impii; có vel maximé
quód. pofítio inulta füb iuramento [** prophetas (dos , tanquam yera
promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit rin2m
negationem , & latroni pofie(fio- n6 & ingceffum Paradifi,
TumquiaDen5.abzternoprz(ciuitomniafutura,nóIquidéfubdifianctione,q»forent,velnon'Xtorent,namhocmodoáinobisprzfciunzur,nccpropriéeffetpraefcientia;fedco&nitioquedàconfu(a,&imperfecta,preíciuitcrgodeterminareiuxtailludi'(al.138.Intellexifliomnescogitationesme«sdelügey"omnesviasmeasgrguidi$lijigiturabzternopropofitionesfuerütdctecminatéverz,velfal(zr,ergoquádo.sosillaspronuuciamus,fieruntconformesillisinmentediuinaabxternoexiftentibus,eruntverz,(idifformes;falfzz;"neqdicascumCather.haspropositiones:&íscTheologicéveras,nonLogicé;quiaallezpropotitionesantecedénteraddiuinamcognitionemhabentdeterminatam»vetitatem,;velfalütaténon.n.ideofunt"verasquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDco,quiaficfuntiofeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcienaiahabcatcxcoexiftentiafuturorumcü"ricthitatc(iueexideis,fiueàdecretisdi"uinis;parürefert;inpra(entin.quaerimusJfaCbum;nócau(am,&mod(facti:Quod'adhucpótprobari;qu;aq»ncftdetermiAnatéincvecam,vclfalsinone(tcognoMfcibile,quarcf1futura,cognofcunturàDeoseraotdeterminatécoznofcibilia&*quadiuisnosnoncognoícamusdetermi.tiacéj&ccrié;nonobidnegaridebetillisminataveritas
vel faliitas; pam etiá «zmultas dc przícnti , & neceílarias cecjo
Fnieícimus,& tamcn infeiplis habét deter- fminatam veritatom,aut f. * $4
Sccüdoprob.ha itiones süt erminaté conformes, vel determtnaté *difformes
proprio obie&to quando pro- "feruntur, ergo (unt determinaté vetz vcl
3fdMz, con(e:.patet ex definitione verita- zui5,& falhiaus, Adcec. prob.hgc
propofi- 5itio. 2t nticbrifins erit 5 fignificat Anti- seiiriftà forc incerto
véporc futliro, in quo Era és abfoluitur copula à 1époris difiocSALT. ru Difp.
X. De Emumiathne |... 4& prophetie,quz sit ice xcceflarià : formis. Ncc
obftat nos nefcire detccmi- naté an fit vera , vel falfa; nec abfentia o«
-bie&ti officit ; aliter nec propofitiones de przenri neq.de gunité erunt
determi naté verz vcl (all, (i obie&ü. ignoretur à nobis,vel (it abfens, vt
in illisde prate- ritoSi dicas,vt effe&us fit fururus,requi ri
determinationem caue liberz ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter-
minata,& io zquilibrio fufpen(a, cfe&as nequit diciygcrit,vel non
erithoc.n.ha- bet à determinatione cauía , at in prola- tione propofitionis de
furo , caua. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitar
indeterminatus ad cffc, vcl non effe, & per confequens propofitio erit
inde- terminaté vera,vel falfa, quod non euenit in propofitionibus de
przfenti,& de pre terito , qua in (ua fignificarione inaol1üt
determinationem'cauft, .—— -« Contra,propofitio de fatuco,licét oüc
proferatut;in que caufa eft indctermina, tajtfi non fignificat obic&um pro
nunc. fed protépore fututo ; in quo neceffacio- cauía eit determinata ad
producendum, vel non produecadam, & cffectas ad ef- fc,vcl aon effeergo
nunc propouütio cri deterauraté conformis, vcl ditforais ; om organ eee IPM»(ed
indeter minationemy(ci-potentiág aim babet ad producendà , vel no pro» cendum ,
quiacalem potentiam babct caua in prolatione propo(ition:s,fc quc» retur, pilla
propofutio non effec de futue roy(ed dc praséu nó dc taeífesícd moda- lis de
poffibili, nó cotingens, [cd naceffa- ri2;prob.fcquelay&.n.hec ;ppoficio
A-B tcbiifliserit » fignificat Aoücheftü và potlibilé produci,vel nó
gpduci,& (ub in- mcn M —- D pót dati ali quascaufa , qua fit indctermie Me
cms et i go faceret és, Ancichitus $t produci, & n6 Dur one o AER a QI 1, 8
iltà nó produci » d proe dalis& nece faciai& p. Q.IT. De Veritaté
fuatwrorüen éontingetit; Ar. PF. ?93 fen pasmieied se cem: Étia' ^
m6dóteperitürin ncaáfa. Tum. k jatétüm »quia illa ftopoliio-eticrdetetuiinatd
vera quó ad viramo;pártem, ram effet copalatiua, ad: quat requiritur veritas.
vtridfqs cathe- goricz; tiec effet contradictoria quiane- atijó nof cadit (apra
moduü,fed (upra di- t diximas t, pinft.craca:e s. & 9. -^ $5. Tertio ptob,
hzc jppotitio /4nri- ebritus erit, vel eft determinate vera; & habetur
intétü,vel nó ctit vera, ergo non erit Aaticheiftus, patet confeq.ideo prco-
itio affirmaciua nó eft vera , quia cius ficatummon ita fe habet à parte rei ,
vtéxprimituc per propofitionem ; alicer e(fetcóforaiis& vera, [I ergo
Antichri- ftus non erit à parte rei, ergo cótradi&to- ria illias
affjcimauiug eft vera quia e(t có-formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa
neqait obie&tàm e(Te indifferens ad cie, & non eife , nequit...
Aücichriftus cras neijeíic,de2;n0 elTe»fed vel etit ; vcl non etit cta,
ergomeq; propofitio de futuro exprimens exiftentia craftini Antichri- fti
poteft e(sc iridifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter.(i noneífet
verum díce- re JAnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras
nóeritspotetic inferriscrgo Aa- cichriftus crás neq.erit;neq. no'eric quia éx
propofitiorie copulatiua , cuius partes t dita fingulares negáclugvalet con(c
quentia ad catliesoricam fiagularem ne- gatitram de przdicatocopulato ex predi
catis partam cópulatiug , vc Petrus ne; cac (i623; Pecusloqaitur , ergo. Petrus
ncj; curti o neqsloquitur, & fic dug con-* ' aradiétohie c(fent vera; vide
Gregicit. *Qontra utan veritaccdmarg; Tum quia fi ptop- fitioaes de futuro
codciddenti ha betent detecaiiaatam vericatem fequeve- tur-Deu:m aliqu.ndo
dixifie falfum; quia -mülta per Pro »hctas praedixit vt euentu: fayqua ràmen
non fuecunt in elle pofira, vt cam Iu, 38.przd. «c Ezechiz Difpone doml tes
quia morieris & Iom3.24d- bac quadraginta dies, ^ Nine [ubuer teur, fic.
mors Ezechiz, neq. ciiicat:s fubmerilo conxigic . Tum 2. Fa- turum vc connngens
de (aa racione for- mali cft indifferens ad vtrümlibet ; ergo Logica, de (ua
ratione formali eft indetermina- tumsergo nequit veré cócipi vt decermi- nátü.
Tum 3.li hoc effet , ergo fatura ne« ceffario eucnitent quia fi poflent nó euc«
nirejilla propofito poffet fieri falfaypo « tiatüc'ergo,quàd non eueniát,
quariturs quando pcopofitio; quz crat vera y incipit ette falía,non quádo eft
vera,quia nequit e(fe fimul vera ,& fal(a,no ante ,vcl poft s quíá quod eft
aliquando ver; femper eft verum. Tu 4.nulla effec differetia inter propofitionem
neceísariam,& contingé- temyquia:ambz efsent (empiternz veri- tatis. Tam $.
omnia immaucabiliter cuenis rent;& per confequens fruttra efsent có«
fültationes de reb. faturis,vt arguit Acift, Tà 6.6 Deus determinaté
cognofceret fututa contingétia, quia hzc po(süt aliter fe habere;fequi tare
Deus pofset decipi nam (i Deus nouit Petrum fefsurum cras, & nófedebit,
Deus degipietur,ergo (à no ait Petram fe(surum cras, & s n fede- re,Deus
pofset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se fequitur conclafio deinefsc,ita ex
vna de ine(se , & altcra de poffibili f: quitür conclufio de poffibili.
Tádem e auchoritas Acift.aegantis de futuris con» ingentibus dari pofse
determinatam ye» ritatemyvel talíitatem . P» $6 'efp. hasrationes nó folà
auferre à nobis, fi valerent, notitiam certam futu rorum,fed etiam à Deo; vndc
Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omaem Dco futurorum przícientiá negauit
,. quapro* pret ab omüibus ; Catholicis folui debe- rent. Ad t.igitur dicimus
propofitiones illas non effe de futaro abíoluto , íed có- ditionito , (en(us
.n. et , quód Ezcchicl debebat mori in(pe&o ordine , & curíü
fecüdarumcaufatum,& Niniue defttui nili egil'set penitentiam ,quod dc alijs
(i« milibus eft dicendum : quia crgo: cuens tus illt debebant poni in eíse
dependéter à conditione,tita fablata , auferütur illi s & per coníequeas
Deus nó pradixit. fal- fun, Ad z.dicimus fatucü. vt continscns t(se
tadeteriminavim indeterminatione de poili bil quatenus potcit poni;& non
poni in e(s« , & in hac indeterminatione coufiftit formalitas cótingentiz ,
dicitur tamen determinatum determinatione dé : Nnn incíses 295 Sos Dias
DesEanacidpitues o «C. 33.0. $ncffe, qus; (lát euro inderaryinetione gie, (q.i.
cogro poffibili, & consen deo comi b ues asia gens, quabdo cxiftit.sefa detergipatibde
ariefíc, divitür tamcngoniusgenpgutapos scft nah tffe, Adi s«qoncpdimns prom
elis sjodé dc futitoy femel quód fiveravefk fcoper era; fed diftinguimus T
fitmen dplexsgna H kífisy fimwplsciectsantecEdeus,A cofdqurm fis, & eft
illa -— dic.ipter M D ma exroprijsiploruni mayas 3 VE quo: hómo shes king eut
ex fuppofie zionc ,fccundnniiquidicopequens £O fegnentiz; & cit, qua;
aliquibus
c9uenita:fnppotitonealteriusyvt.dàDetcus,eárrityneceífaviàmoríetue5ddargyect£nuslatura»&eceílarioeuenireineceza1ccon(equenigesexfappotitione,&in.fénfaxtompodito(üppotte.f,determina*nátufanaqronr;canarndagendtimyquaftat,cum.Wibeitateyquiafüpponitvütmleberiatbie,trijibcau(a.f&dererminantisadprodys&idnem;nónecc(Iyasepb(olutas&cpu»fcquontis,&inícáfndsuifo.Adaneg.le»la;quiaptapofirioncs:neceiTatia:disvur(eiiiputeciireeitatis;dbfoluué,dnccefTiratefixmplicirer,«quianonfoliiabancimo:wegyfedinequepoterancnon,cicverz,conungcates;abetégmofüccur,vera'iex(áppolitioncyvprnit.difalis:,tica:(ecdcrevminaflenadOptpoóliruncAdMericMANCPuspertesuppofirione»nonfia"oboittequikDo&exorLitP)cunipotitabfolukspitaiterax'wiugeteAd6sxcípotderidemlit.Q.ScYürcuitertamendicimusyquodficon«tingcotia20ncueniceni,nccDeus1142,€óxnofec;ctyvie€poflctcognofcerepropiccinfsUibilitatemfcientiadiuinz;quiafuturuinvtficn9(ubfeqniruractumdiaínzcognitionis;(màcócipiturjantécede«fe,priusafarurücfitacarüp.decretidiuinavoluntatisdetérminancsillad.produccre&poftcaiatclle&usdivinusiledndconcipitvt£otacum;quatehinoacfisfüturumynonpo(letseminatadamvint?cogniuon:s,&percon(equesnbeei1yb4Ect;,eevalctparataieia&depotlibilyquiafallimqgnofcerealiteracfitpoffetalisg&golLISSIundickur;sb(osglmréMYadde"t.y,mequitarrli"Dousporeft-
ré cognofonte tbr 4c fts (ed bene fequitur.g ero; etc rem non ekfayvide
Senticits s y -:$2-Exquibus deducitur füruracontine gentia, etjam sr (cit Bon
ede; oéceffaria « nam eii EL Sapus po CM ES ME nelson Dei pmileemin(t ad
pralcps pedet non Dm taturitio; non. rontat paratam ceffeóhuls à peius enc
eR-efeium prodiicii deberem hoe vede iret ie am praícno poftea quia hee
parsaliashaben aptcccdentescy "quarum; digit fatutas idcirco eff. turíis
quate cug di conl equat alicelus s fa us «li contin- fn (ey & libere prodg
ANI Amt wrés crit cohríngeriss & lberé produs €ibiliss; Neque ex diana
pre(cienria-pà nesg (Hicas fiplicitet ,'& ábíolura proues ye trenta Se t.
Conjequens & xélinqnice ineo jpreprio effe cónaaturali ; exemplum
:apuffimum ada deci eiebó, rhneingit »:lt; Quis lgquena i plareexideayr, à:
Petro .exiltente in a4 liqua domes certum efto quodille libar manetibi&
loquiters atavepelct. [ro dere» el.non loqui y eriam cunc à Perro, vileators pm
hae vitionon denpgnir neecfitaró manengiin platea; & loquens díyná.[chabet
vt coafequens; locutio vc ro vbanreeedés, S án FaHeng eue dus ats tamen
in£en(u-compofito, f fuppotro , €p ibi peraaneat,. X loquarur., peceftario
videtur À Petro .neceffitate cófequ£tiz, &.lappofitionis., que (Lat cum
libertate. ;..$8.. Quomodo aft criam cu n decretis diuma voluntaus, quibusab
zieroo pra^ Buiuit omnes actiones à; volantate creata futüras , bcne coberear
catum libertas. (pc&tat ad Thcologü explicare ; nec nos ehe nas PAR mare
volue . Nobis femper valde placuit modu: UR uo dadidis aa i uitsdetronvordia
caufa prinia cli dicuiisPeMog, Lc(c/h Neapolis à Dres poo qr dd uci ex.ccmgs
Cori cqui posant diaimarm voluntatem 99i * ) A " EL 1e ctiam diegorfns - —
Quaf- LI. De Perm funPerióh cepit. 4e 1 osaet faratos, & alioram Uns
idtetledtus iti riori dae rationis: : m etsquid effet fa&ura creata volan
2: velillo'rerü ording; media gra: ditsévia er Storo defumpra ponendo di, uíibá
deérétá noni réré! ancecedeucía ,: &: pie(cindentia à noftra.
decechinatione: ctím primis nee tiere illam»confequem«. tt£cum fecandis j(ed
concomitantiayqui: pa vage er mede arr dn inentialém-iptiüs volütatis:céeara
in! voluntate diuiifid (ccandum totá cias vir4i diffarétiam agendi, catione
r&erd potett, quicquid creata ivo- ta fa dtr ki ong nier ta Bi fll
prittnifà felentiaimedia de Effai! ibis hb eà farte, (éd (olii niplicisiim 4 re
ek dva wget via dr end («sinere aeahsplures 'exifio- fil Eiern welrabli pci
mers Las qe sen Vai 4 5C Joüriiérüleepint nope ilg ceptoc Dye Éc finie) A
fetinymnd -— BononjesRs'Memplyfieus-pustieus o dé otitHitrhoe Pataurno CGl]es(ó
Teeg antis mioheré'tünperelttr dAnflebk vale drrnui(o fua ds adhua:maniwit y:
8cam- fen v Elleatláein «pone yis" cradid ie PV ulpes fn fd Sama tóua rigo
p. $6.80 (5.0 2 p.d: Qs ovile leur AuGrordt ]eat dai tias ferc edpiifleri
capis. sob AU- bbc slipiiiPumablolé te Uépünt vt à fid chviió à nacarali ario
fi& aberrántéyita ex: Recetitioribus Va(q. Sbarex, Conivbbr. Hort: Ami.
Arriaga y- & ili; Quidam veró nituntur ipfum ex-: tare" A adibonum
(enum reducere y He afferunt Ron :negafle abfolute dari déprópotittonibus conti
ideter- ratae Veritaceryvel faltitacé , fed-ne- dalfe'veritüteri necéllariam;;
vel fecundo: quód negauit decerminatdas veritavem z vel'fáliitátei: quo ad:
nos; filripticicer; vel térra negáuieab illis dovérawridtd Ves
ricátemjautfaliitatem ; vt confidérantup noit'tü feipfisifed'ti caufis; qai
ante rol daétonem itideteeminatar! conciplmur ati ptódacemios effe&usy vel
noh prodi cendosj'quefenfeffeétüs illi modo auge - Veritatem poflunt caufüted
.( 0:005 c1 determigatumeffej) mj; derermiuatia 0q.! 0321401 & z39deillde
egai12 111. b 5s ofsQuV ES TTUI Qus Mb «5: Devégüli: bona peilicatronhrad verdi
j,. enuntiatiphe lel telidays oo a G5 cut i12 Usb Ji910] 553b & STtacff f v
RE VD Sehr d enücid»: 5c] a0, & attribgrio; St god nonnifi ititeratinis
cocretis; ecl abftraótis exercea tatsideo fap obcadu mex 1 pzlaftictpac: 1.Cé3:qdid
iptueriinuecoacrevus; X dbi ftta&is.oboerecás ctt; 4d s£ormá Sipaili -
cát'tíofi pec (e ftarirem, felvbàlrert adias ceáleq quotkeumodoimu ficandi;cans
cernit; ao (actas; qüpasalloab(tráliio s» & folü tontiáin (cj ronvtaltori
adiacend t€ fini ficat ; & huxbrerainf pofsüt vai iy &
pluciicórignificare ; & «oor bcre prar icti pioititid oe ate figa ffrcacu,
xótequea Cet eril cipit pocvtt rreoráb radios. v 2 Sphuséaotusr D, Gol d.
gogi1aA quód: alites ficabttradtio mtubttacijs ;atier in) adoideübs abíoladis
8o dliey ü» xclatos uis do (übftaacril.büs.n. canerqus,
pua;dsiiciéicélligebe(ujpoliézvaqailmiszcpatFiliauifickorforchalk,vm.abitaGiototeltfierilodfgvoliisiovolubmótonhaliverLizmificácnaturasligasmih$iispofirisy:GinDeitoySorcesNevvadeproaltisalíqaasdofuppOuitajazdursmíanitasabftralioabljis;Scfolumfigifichominisduiddicirem,3odiciteceiflenitsVitiaceabtbractionc:abftcatkós,&cReeceiitioribisdicimurab(traCruvoc«taplipheirm.Accidentiàabtaluta.potluntdüocencerüereypuca[ubicCtum;cuiinh£réfity&peopristadionlua;hmcdoplexfiabftradtio:,vclilbamdiciturconcretàad'fübié&ansypucàyacietem,proquoécaliquafidófujponirsucáatbedoprzfeiodiiàcotictetrodeadfubteétamyd&:(alamdi«citquálitiemrnliscolorts,&vcficvoscacüràModerisabitractunyphyficü:?a&áficnquiavetiosréfpionpropriaIndisvidushuncecillamalbedinem.;pocctüfieviteiionabtivaGtodicentevar(ozlbéeringybhatigiconsiadosdahmydiaeic(aiedrateupudomgidkahunsssSoofpabtéégotoHrbearpositizemg
ica ordimad vitixaacirsbfiudeb- Ie podie taliddat poffunt pro pluribus
fupponere ; nà czu- fa concernit tub ectum f. igncm , roxcft d trtterminus abt
rabés à fübic&to, f. po tentia caufandi, que licét pró fubicéto nó
fupponat, poteft ramcn fündamentum,.f. calorem;quo ignis calcfacit aquam,con-
notare ; deinde poteft dari terminus ab ifto abftrahens,qualis elt caufzlita s
calor, ,n. non cít caufalitas ; & tandé , qui: cau- falitas refpicit hanc.
& illam cau(alititem inindiuiduo , poteft ab illis fieri vltima
abftra&io dicendo ratio cau/falitatis. 6o Etquiaex hac do&tina de
abítra- Gionibus pédet folutio huius qugftionis; qua nà benc percepta caufa
fuit p Di- dac.à Lea inintelligibilem , imó ridicu- Jam putauit nofttam
fententiam, idcirco diligentius cft expendenda . Nor. igitur cft, quod quamuis
Scotus cit. vnicá tan- tum pofíaüerit abftra&tioné in (ubftaatijs , rc vcratàámen
plures fant admittendz , vt in accidentibus abíolutis , ficut non vna; fed
plures fant concretiones in fubftátijs, vt mcnet ipfe Scot. d.s . cit E. in
illo ex- tra, & in 3.d.7 q.1.ad 2. & aduertit B. rg. 1.d. $. q. 1. non
folum .n. dantur m fub- ftantijs concreta ad fuppofita , verü etia dantar
concreta ad fingularia , fingulare namq; cít rcaliter à (appofito diftin&ü
, vt patct in Chrifto, in quo eft natura ho-. mana cum fingularitatey(ed
abfi;propria fuppolitalitate, & per confequens quam- uis Domo tconcretum ad
Foi HANE » & humanitas przícindat, & abftrahat ab illo,non ob id tamen
debet humanitasdi- ci vItimaté abüra&a propri? loquendo , 25: refpicit
fingularia,& pro illis poicít apponere ; ficuc albedo in communi di- citur
coneret& ad fingularia proprias quas tamé funt.extrafüam ronem formalem ,
hinc potefi fieri vIterior ab fura&io cóci-, piendo humanitatem pracisé.
fecundum propriam rationem formalem, & talis có ceptus crit vitimaté
abüra&us , poteflq; vocati rario quidditatiua humanitatis , ficut in
albedine dicitur ,velalbedineitag; vcl quidditas albedinis,nec vitetius. pro-
editur intellectus in abftta&ionibus j quàmuis.n. poflct ab ban ate abflra-
here rationcm gencris » vel differentia: nil icfcrt;quia 1n rali abftraétione
nó có- fe ^ qifg. X. De E * v m "m v3 X. 120 cipit;r a humapitas ,
fedanimall- tà$, vcl rstionaliias ;1dcoq: re&te concc- prus quiddiraus
humanirauis przcisé di- cetur. vliimaté abflraérus 1n ordine ad . humanitarem ;
quati concepta sbcipir: tur precii fme ab omn: co , quod eft. quocunqs modo ex
fa'raronem quid dis tais, in quóconüftit formadas vltiimas té abítraAki, ex d.
s. cii. C. Sumiliter in generibus dicendum, quod iit dupkx có- cretio,& ad
inferiora (pecifica, & ad jp» es (ingularia generica, vndc animalitas icét
abitrahat à (peciebus,concernic ad - huc indiuidua generica , hanc .f. &
iilam, animalitatem,pro quibus fapponir.— - 61 Ratio veró.cur Scor. d.5.cit.
affe- ruerit in (ubítaxijs vnicá tantum e(fe ab- ftra&ionem,eít , vc notat
Barg. quiafub- ftantia non abttrahit a fappouto alienos vt faciunt accidentia,
quorum fuppofita, . & fündamenta fünt AAA przdicamen ti,fed à proprio
eiufdem przdicamenti y (amendo (uppofitum largé;prout conuer titur cum
fingulari ; & quamuis in Chri- fto humanitas abücaha: à (uppolito diui- no
tamen diuinum (uppotitum ibi gerit vices proptij fappofiticreatiquod lufi- cit,
vt notat Lich. ibi. nifi velimus dice- - re cunc loqui de (uppofitis ad quz
natu ra habet apritudinem , quale eft folum.a crcatü , flantijs à
tuppofitoyquae habet. plures grae. dus , vnus e(t à (uppofito incommunicae;
bili,alter à fingulari ; non curauit autem Dod&ot hos gradus diftin&é
affignare , quia fatis eratip&i cxemplificare de. ab4 ftractione à
(uppofito vt poffet cxplicas re vlimatam abüradtioncm diuinz eísé», tig , quz cum
fit liogulariffima; vni tantum admittit ab(tra&tioné ,mó fuppofuit
humanitate elTe .witimaté ab ftra&am;at in 3.cit. (atis exprefsé innuit.
banc maltiplicem abftraétionem;& 1 il», lo cxtra dilindk quint££'-. T
Notandactt etiam ditferentia;qua re, petitur iazer abflcaéta (ubít ual; , &
ace cidentalia , quod accidentalia media. abe. firactionc acta concernunt ;. £i
funt, nerica; nó olum propria indiuidua ge. ncrica , [ed ctim fpecics,vt color
potelt. fupponere & pro hoc; vclillo coloze 5, &; peo Quarc eft vna
abítra&io in(ub- € | Quaji JJ, De Pradic.abftratli, gj) oncreti JA V pv av
. 2.52 , « albedinie., vé! nigredine; vnde cft di- Pibilis per differentias
eflcntiales in fpe €ics, ratio eft quia vt fic habet rationem ede dahin blan.
cf di ),1 :q- Ldtc. aiat a an- Gidlias ett geticticd fintfolum (apponunt Led
rne erar tu ad 1 Aa vtanimalitas pro hao, vcl illa animalitate, nó pro
harranitate,vel cquinitate& hoc, quia vt fic in proprio cóce ptu eft pars,
cü e ipie s rst i rry veo aüt non pát de totopradicari , de diniduis proprijs
eft videre in par tibus phy(icis, ànima.n. non pra dicatur dc viuente;(edde
hac; vcl illa anima; vn- de diximus difp.cit. natutas genericas, cü ile
indiuiduis Penericis: pradicantur , ha- bete rationem fpeciei ; nongeneris. - ^
62 Exhisergo terminis concretis , & abftra&is mulcz, & diaerfz
conficititur izdicationes, fed nimis longum effet re- idee ee diaifiones ad-
u&tasaDD,principahorestangemus,*&illas,dequibusprecipuemInftit.Log.nuilafa&acftmentio;nàdciomepetfe,&»peraccidens,maturalifeuperdire&a,&innaturaliy.(euindirectafatisdiximusin2.p,Inttictra&:1.6.3.(imiliterdiui(tonescnunciationis(untécdiuifionesprzdicationis;dequibus1.p.Inft.tra&t.2.&tandemdepredicationibusaliquadiximusdi(p.3.q.8.art.2.cumde,»pradicauonibusfecundarumintentionüdeprimis,&dcfeinuicemlocutifumus."Tbomiftzecommuniterdiuidunrpiadicationemin:denticam;difparatam,&mediam,primacttinquaidcmeounciatur:defeipíoyfccanda;inquapradicacünuilamhabetconnexionécum(ubiecto,.vthomozcftlapis,homononcítequus,Amedia,inquaexaemahabenraliqualem&onbexioncm,(ednontoralemidcutaté.|"Sedrcéius,&(ubtiliscünoftrisFormaliftisditiinguendomcfintract.Formal.art.3.&alijsfaperlocaDo&oriscitádayquodprgdicauocft
duplex;alia for- alis;aliaidentica, foroalis, vtcolligiwig €x Sco.1.d.4.4.2. B. & d BT Qt M4 d.8. 4-4-ad 1.princéX d.26.q.vn. Y
.& quol.5. O. & alibi, cft ilia , in qua przdicatum . dicitur conuenire
fubie&to per quandam adiacentiam, & inhzfionem , & eft da- plex,
vel effentialis,vcl accidéralis,& de nominatiua; prima eft , in qua prz
dica» tum adiacet fübiecto quidditariue, & ef- fentialiter,vt homo ed
animal,fccunda;inquaprzdicatumadiacerfübic&toaccidentalitervthomoeftalbus,&becpecüliarimododicitur
denominatiua, nam fi velimus ratione denominatini' amplia- re etià ad
quidditatiua prz dicata; fic prae dicatio denominatina couertitur cü for- mali
ín communi , vt notat Do&or quol, cit. quod pt explicauimus difj. 2. q« 6,
art.1. Kuríus przdicatio. denominatiua eft duplex, alia intrinfeca , in.qua
przdi- catum iatrinfecé adiacet, & afficit (übiee &um, vt
homointelligit, nam intelle&tio jnharet ipfi homini , alia extrinfeca , im
qua przdicatü non inharet fubic&o,fcd "alteri, ad illud tamcn babet
habitudinem, :yt paries dicitur vifus vifione in oculo '€xiftente,& ad
parietem terminata. -.63 Przdicatio identica cít, vt docct Lich. 1.d. 4-q.2..in
qua pra dicatü enücia- tut e(feidem rcalitet cum. fuübieGto, noa modam formz
adiacentis, & haec eft duplex , alia eft omnimodé identica , qua. ratione à
Doét. d. 26. cit. dicitur prima idenitas przdicat;onis, & c(t illa, in qua
idem predicatur. de feipfo , v: homo eft homo, & à lo.de S. Tho.p.2.Log.q.
f.ar. 4. dicitur identica formaliter , quia exvt fignificationis terminorum:
idem fignifi- cat vnu$,ac alter; alia c(t non omnimo- de identica,vt quando
duo,quamu;s pro- 'prijscacionibus formalibus fint diuería 5». sdenuficantar
amen realiter, qua ratione poitunt ad inuicem przdicari; hzc antem
xdentificatio ex duplici capite prouenite poteít , velquia func eadem rcaliter
ali- cui tero, qua ratione inter fe poftcaidé "&ificaacur, vt (ünt
genus , & differentia in fpecie, nam animal, & rationale funt id&
realiter rationc teitijs A hominiscui idé- tificantur; & (i ab illa vnione
in tertio przíciaderetur,dicendo animalitas,& ra- tionalitas , vn(rnó effec
ide realiter alteri. .. Et políuntaliqua inter fc realiter id£- tilicari, cri
qt tertio pra (cindant, quia ambo, vel vnum eorum eft infinitum ; jn» funftas
n. cit ratio idcotificationis realis, Nnn 3 quod explicat Trombi in
Formálcattbe $: Ra Eclaratione pràdtcatilorts idetin VE, quiacemimplicer:sari
phtsain(inie tixealiterdiftin&a, vífuséprobatiloodt 2:002:q. 5, &rquol.
s; cpteeMa à »licui- minito ytranfit.ansenis períeGtam rdcridtateen.realeni )
d; pdo.con. 05 quatiamcumque duo ;abfbtahantur ; a tb cio; fi faltim vramállbrm
facimfusitoUx) — rack bibcoitisríó vnde poffit períed é ceeli- cecidencificare
fibi 4 quicduld. jede eoffbile»(icin adicinis.i cprepgoluio eft pera!
identiceoSefpientia, sena send qu isi voirie cef i 1o /'calirer. sure aro ian
prepter n£ltitater; p habent'yfint ad inbice. rea» Tizecidentificata gtiin
fancintet Íe coyote $ tfi bilia Bciequcarit dati dun'infinsta kei dift:nctd.
Diuiüdunt etiam F- mr Jrnc ide niichrn pránlicstióntv jgüdel- Qicáci m pliciter
& dé cicam M Rr m bac diuifiopar thabec.vtiliciti sd 2lá digi Gu: mets Lr
px addi perde €xtb5q 3: dic zug caufalas, vocis &licitue dc efteCi y velim
reéto vt ta.eli ficcéfio 3à i gniniscitcacor,selanbblionay xit homoconítát cx
anima , & éorpoéauo &ruB& tamch lhionot. vt aduéirunr € opl.
&lifpcs q-3. qpnddomncs iftzr pradicanib: fies draidó:urinaffiratua, &
n aid, zm iitz sát formalis otro LfEtsfibilisy - bomonon cfbvifrbiUs
quamitisyna veta, -dltera (4l(3: item ha fnnt idenacar bono «fl bowro bom
noniefl bsshas icon aas -— fit vera & &egatiuwfallae ci 5b Cun igitur
onmnis;piatwicatio: fiatzin Seerisinis coocrétis; vel abfitactis, quattu-
pliciter: pofTuntànrer: fe;combinati ycvel nàd'conctequm: písdicetur
xde:concte- 1o jvc! gp praedicetur dcabftra&o; tertio x»
abflractüd.catondexoncretostandemabftíaGumde|meminienücictur,WfGiEOgU22615LARUEGV.bd1651concrelabàindpolit.iis,keDETdpaviEde.dLHAionsDiff,BisEstonieau,esoRaecimavue:SirmatcdMDunfidersdliqfiapucpftivdibdSridnedeu3nCEtecynàhaeeebverajxanoiizlisyquiadicürurdchogupnecspatediraiseminT2Ienituerscjnseennesirreidicnpalbediicfacitvmitn1t;VidwrniineesroogudnscíteimemetRiiggaretumjvelfeEmc;ali^&ratibnaleinchomevdeinirer,vtaübum,&dulceinJaGeta"infubie&óyícd:quamometiquiaVcaitScotuscíj.in€reakisomais;cingpeoMmeca;e(etiam:manerari/incóctetoyviwiibonucitdolenolMadnedduliisiedinek,babet;quoque.dulccudinemy
en zcípetkuo identitatis-in ter- Sog vt in fübiectoyqua cft tatio veriratis -
prapofitioms;: qua:de:cauía in, Chrifto dua nacurgsddinuicem. in concreto
;pr&- -aiclturDéus eft homo;homo cit Deuss isqcisin concreto famptz
concernüriden- «tatem fuppositi, E. conucrío vt coacre- « taadintiicem negatiué
vcre prediccntur, por c rien vicbullam habean om -Hhabirudineabincer fcySc si
ali - & aliquam tion hábent jvtr : "iópcopestid,dcbetia lla explicari
ne- nr ran eR m Ce iraderr s a RR ne- -igatiu — X si 'haber:albe- &cpét
confcquens habct. cuim al- Móoud. »iminn cóeodottdmnes — quaámtus E s : tnu cài
(abüantialas quá. : Fée HraS, xt tcCta fiat predi -iseidetati He:de feymaicctm:
afliama- 2 ;:catió, : bos AID aD Ee OUp «€ aua t ab(olat£ dici Pettusdó Peuus
non cít cGcurialitet MZ iS albus. E eta. T AS a aao elo e P | Qui. DeBiisolfs
adii etl. 899 et vifudic 4 dicatur de alio; : pear; fédiabeatve quoddam: qdódd
modum pt. pa ex perci cv «j tli 2U(D12 E. edem de nier in e pee IRérde ETT
dicitar: i albedoefoat V rtp ncs eR ;fatío huiuseft; quia Raesent
gai&icetfo ominis EET "re viri md dp(traót Sla cobi IT vchabcfis fov t
wenn dene al € b vermes Deus; rere eu rM eet ADM ment n cc E oen fon eve verdab
MOOD FA füaecé Deumofod eA "Dei rta Deüs sincivia reg d par peer
infinnacem! bhübéic; [66 nda; & descili de. eic fes funis füticcfatreo
ferente; a uci Km eroe H0, mo Quod, aduiteuri ex tir)! l'eaPquh VE PSP Banc: ui
Ab factors veni Scaiteoncrecaalfomsnabtca CEürum) me d^ ftin&tum , &
"S fcr ideénti c dicáriohedo id e vm nti táseftentias: 8 3r& quim tsi
Apre osge ndi fenu: fai] viveidón vfalfa devigore fefmónis, fed cohcedunrar y
qnaten isi hlifidant«jüamdam exceasiodem y mà vaz tuere iamen yhincazeft e ?
'Vebllicendum j quod p culiae Hoc Gr quauis; quar noti fo -— quodtealier (up
met uta Ait eriàm quodeiti per aliai rbemt hbiiéy Qaa rdtrómeppterboese O Qsbd:
y d. dcuo- pidátiósem vowererd: tatc) peres ms cfb y qa hgon aal: akepacitta
vei Bobyolenidtshs , Qo antà oihitodi Tomi quod ad hec, poffi pesci un àris v:
in pó sit diciiwmrang a5 HXOLAS CS) atimalyefi vat jonatss,eflalbaytlbe 45 dh
colorata ' c midiuioisaniftas lint conce: denda Piece pee aat pa terti t9;80
imilesqcir vem eft vabicts inccr Dootobesaá Scar üNcoderiogq ns gilnimaefure
laborio(urm ctt .,aXc ved iu affectat De&onbussg bicunccoeogo:quasconforena
(um Scotioa: iententin, & aca rítatíadducemus: . 2üi3q ni 2:201 91022 £ 5:
'66:D.cimüspédso delis; :zmó fünb vltiaja re xbittacb, p pote práxlídari.con4
dretájquorum tig dificaci focibaliaimilis néGaatuc;dafhesplo 'ex vi fig fión
cótibermant i (gbieGa 5:àb auibus; s fita&attaprefcindit ; cou chus fé
comunis; m rf$ Fadó variar: is ali cuiuspropoficionis édüdemutasypelcon- . -
fékio exctemarati pavé seio; don i Odnon v hieradab(lraóta Becss Turris cid ait
Gitlaincladgero; vcl curüllteqoug tie tyi quibus pet ab&eztesnexisarfze
Acien pra fcindiat;; potfüucenam 3n prepotirionibus infetuire psrofübicétis: y
debes opitioivamlub er aite eft ealuryeft (milis manu iricepce qaas ner t98z Gexilitadp
(üav-is abc) carre iate rà ptiGcimdiey fV V nmepes tee 1$ Fr qhódi deed cori a
unacligc dc tjo ver ukuroro ndi roi i vis ob fcbicétum albedipís j S cadix dp-
fiusett connexio intei bedisem "fcd albedo Pipe rS ifta eM GUNOEQUNDUQR
Hic t&oyergotlkisropo( rio^derresore pou eecd: delito Como bana
"éolirapaywimbnario yronecurg ide fitieveieyaTónda efe olorgum dg Piofi
JRéndassénitcleft, quia-cóloraip, & atociádieübt i ed 1faboo- ed Gédyda Sd
Coünotaty e doo nonpaude uh dcik iicet /deel cceniieaanfu-
"bie&oreitteatieritibus !9t e e to- JotySiometasv: q »uz3 f^ sup«cuiom
i363 Diciris 1: f ccm: ve: ultimi? inn 4 dbilra- mirror ves d wary ec cil *
tquimiratema&cal "o ———— "AV RESRETTNSTRPIPUUSAF£FN9
TVRITY"T 9AZCUCANMS 4 ! K MEC PASSES, $60 ^ —
Difp. X: De Éyemtatiohe N^ abfira&i , de ipfisfolà illa concreta pof funt
formaliter przdicari , quz in primo modo conueniunt , vade concreta Mit €tiua ,
quia tantum £ormaliter nata fu przdicari,fi non (unt in primo modo ; nó veré
przdicantur ; concreta tamen fub- ftantiua,quia poffunt etiam identicé: pra:
dicari, etiam(i in primo modo noa con-; ucnidot , (i adc(t infinitas , faltim
ex par-' tc yniuis extremi , conficient propoficio- nem vcram ideuticé,
Conclufio docetur à Scoto locis in princ.quz (t. cit. prob. & explicatur
fimel ; abftra&tum vltima! praícindit ab omni eo, qp eft extra quid-
ditatem , & ipfa quidditas concipitur in tali abítra&ione ab(que
habitudine ad quodcüquc, quod eft pofterius , & extra progtiá ratione cius
, quia hocabítra&iü includi boc fincathegorema per fe pti- gió,vt concedüt
Logici, quarc rationabi liter ioquit Awic. 5, Met.c, 1. & 2, equi- nitas
cít tantum cquinitas, ergo fi vt fic pracindit ab omni extrinfeco ; praícin-
dit ab habitudine, quz cít caufa veritatis propofitionis , ergo quamuisin re
multa praedicata conueniant illi naturz , tamen de ipfa vt fic confiderata
nequeunt vc- rificari in propofitione;quia veritas pro- pofitionisnon folum
peadet ab c(fentia rci fiznificata per terminos , fedà fignificandi, quaratione
coaceditur ifta bonoeft albus ,nontamen hac alia , bo- mo 4 albedo ; vt dicemus
, quia albedo prafcindit ab habitudine ad fubie&tum , etfi album, &
albedo idé formaliter fi- gnificent:cum igitur adie&iua folà for- maliter
poffint przdicari,co quód (igui- fficant per modum inharentis, & adiacen-
£is, & quidditas vt vltimaré abftra&a nó includat fignificatum
adic&tiui,quod non cft in primo modo, nunquam pox ficri in ipfis re&a
przdicatio : at (übttantiuaus, uia poffunt identicé przdicari, quomo - do prz
dicatum nó contideratur vt adia- cens fubic&o , fed tantum vt eadem res cum
illo, tic poterunt de vluimaté abítra- €to przdicari;etiamfi ia primo modo nó
conueniant , quod cuenit folum in diui- Dis propter infinitatem formalem cxtre-
moruim;quz eft.caufa perfecta identita- £s, nan in creatis ; in qu.bus non
poteít dari prz dicatio identi caynifá fit etiá for. malis,ex Scoto 1.d.$..q.
4. ad 1. co quia. intantü excrema funt inter fc vnita , quia . reípiciunt
tertium,in quo conueniunt, yt . diximus n princ.haiusquzft, |... 68 Exquibus deducitur
primb contra Recétiores)has jppofiuiones e "cte nianitas currityeft
albaseft vifibilus ,bu-- mantas eft obietká intelleilus sue diuina efl bona,
fep ms obictts fruitionis,distintla.ab(lratia
& (ii- les,quia omnia i(ta $dicata süt adiéctiua, & non in primo
modo conuenientia ; & quamuis à parte rei veré conueniant, ne- qucunt tamen
enunciari propter modum. con(igaificandi iftorum terminorum; vc- rum e(ttamen ,
qp multz cx his propoft- tionibus conceduntur , vt notant Lich. 1. d.5. q. r.
Barg. ibid. Vallo. informalit.. pag.nobis 5 $7.vel - vía loquétiü, vel 9
carentià exprimendi conceprus , quis de- rigore fermonis fint falfe; vade ifle
pro- o (itiones,efsétia diuina efl cómunica- ilis,efl obietiu Jrvigonisuh
diflintia à creatis, "c. debent ficexponi, Deus fub ratione efféti $, vel
deitatis efl comuni- cabilis efl obiettum Cc. & hoc expedi- tius eft
a(ferere,quàm cá alijs Scotiflis |, przcipué Mayr. limitare regulam tradita de
vltimaté abftra&is ad aliqua predica- tay namratio probans de vno przdiqito
t 3 tfr . :Secundo;dedacitur, has propofiti oncs e[Jentia diuina cft
usseutjepien- tiaefl pater," c.eífe veras identicé pro- pter rationem
addu&am de przdicatis (ubftantiuis . Voun Tertio, colligitur cam Lich. has
pro- pofitiones,bumanitas efl ensyefi (ubsta- tia,corpus,animal,rationalis,e(le
forma liter veras cótra Vig.Barg.Vallo.cit. Bra fau.fuper q.16.vniu.&
alios;quod proba- tur qa non przfcindit humanitas ab itlis predicatis, cü illa
includat, ergo dc ip poísüc predicaci cü veritatespatet cófeq. qa radix vericatis
in propoltitione c(t ide utasexcremorum; Tum quia Do&ot ait rsen e pee
abflraGium vitimata abflratt ione, & predicatii ex Juaratione n9 potest
pradicari, nifi for- maliteryuon poteft gropofitia efje » , ni(i — nme Ca e
ardt v . dari propofi Mal du VET DECRE M Su * s hs | Q- III. De Pradic.
abfiradlisem concreti. chr. L 4s it per fe primomodos(ed hac pradi- phy(sco cófiderabilisexprimitu: pcc dc; vir
on aram cprzdi- phylicetófiderabilis.esprimitur pez dc; icantur forma liter
,& in priaio pre ;, Tumquia erano m Pra d nonniíi ipíummet pradicari , vt
inquiunt 'otifte cit.pon diceret Do&or,q poflit un itio vera posce br 58 n
prigno modo;quia idem de fetp- fo.non fortnaliter,(cd Mun pradicatur. --Refp.
non effe veras iftas propofitio- nes,quia humanitas, & animal nó funt in-
finita,ncc vniuntur in tertio,at Doc. 1.d. 8.cit.dixit extrema debere [eris
vnita- temrin tertio, vnde nunquam conceffit in ctcatis predicationes in
ab(tra&to , nifi cum idetn de (cip(o przdicatur.Vel dici- tur non eflc verás
, quia humanitas nó in- tegratur ex animali jfed ce(ultat .Caecertü nulla
iftarum foluuonum valet , prima fà eífct Sen pacpett eflet fal(a;for- tcs cft
bomoscft albus;&c..quia non vniü tur io tertiosquaprogcer fuffi cit,gp
extre- ioslt funt difpara- ma (ipt vnita vcl jn t imal;& rati quib.loque-
lulio- ra, vtanimal/& rationale, batur Do&t. cit. ve] inter te per
inclulic nem,cómunicationé , aut ip. tione ; quas pradicationcs implicite
«conceffit, cum a(lignauit regalam tráditam vt d xi- mus;Falíum €t ett
humantatemnointe- ari ex animali,& rationalijimó quiarc- faltat ex
illisintegratur cx illis; licut totü ex (uis partibus reíultat,&
componitur,à ibus nequit abftraherc;cü fint, dc quid- iratito conceptu illius .
& ul 69 Sed cotrà do&riná allatá arg.quia hacpropotitioizieileci us
intelligit , ett vcra, & tamé intclle&us eft ,vitimaté ab- flractus,
&ntelligere non
conuenitipfiinprimomodo;quódfitvltimatéabftra€tus,prob.quiain(ubítantijsinquitDo&or,fitvnicaabftraótio;incellé&tuse(tabitractusabintelleétiuo,ficutvoluntasàvolitiuo.Tum2.Scotusin2.d.3.9.1.Eexponensdiétü,Auic«quodequinitascfttantumcquinicas,ait;quódfecüdüprioritatemnaturaicm,quàbabetnaturaadvnitatem;plura!itacem»particularitatemyvniuerfalitaténoncítdcfealiquodiftarumquamuisnunquamfitrcaliter.tincaliquo;ttorü,&vcficettquodquidcft,pcttcobiectuintellectus;cítamctafiaitionem,&aliaatttibucaconuenreaferit,quznoadicüturinprimomod»c,naturaab(tra&a.Tü3.naturavtab(tc:hiturvlcimaté,verécerminata&tumintelle&tusabítrahcetis;veréconcipitur,ergaextrin(ecépoterirabftra&ta,cócepta,&jedcnominari,&percó(equensta»denominauonespofsétcócipiadmo«dunicatis,&cfficicniiirationisformaelia,&deillaenüciari,Tà4.
huamanitas;nChriftodiciturvnitasaísüpta,corruptaiotriduo,quofen(unon,conccrnit(uppo.fitamhàümanum,tumquiahocnóadeíty.tumquiaill:gropoficionesnocedtàfoc.manturdebomine,nccfuppofitumdiginum,quiai(tinoncQaenita(]umi,[eda(famere,crgoin(ubítátijsdeterminoabftractoà(uppofitis,quieftf(ecuadüScotumvltimatéabftractus5po(fantprzdicata,quanon(untinprimomodo,pradicati.Tum$;ifte(yllogi(musexpofitoriuscócluditindiuinis5,Patergenerat,DeitàscítPateryergogencrat;&titgenetarenócóuenitDe:tatiinprimomodo.Tádéaccfitioals
, antecc. patct in. Chrifto , inquo albedar non potcít attingere fuppolitum. |
Vctbi, fed folum humanitate vt fübie&um pro- prium ,& connaturale 5 .
7o. Refp. neg. intellectü effe vltima? abftra&ü,ni vt ip(e Doctor notat ,
aliud ntn (ubftácijs,aliud de perfe&io - nibus (ubltácialibus,in illis vna
fit abftra €tio, in iftis, quia modü habent pradicà - diin quale;duplex fit
abftractio , ficutin accidentibus ab(clatis , vnde intellectiuü concerait
fuppofitum, (icut album jintcl- le&us abftrahit à (uppofito,nonab indi»
uiduis,vt albedo. Ad 2. refpondet Maur. q. 13. vniu. dub. 4. quód eid cftdicece
natu;z à parte rci,vc pr(cindit à fingula ritate , conuenire eflc obiectum
iatclle- &us;coaliderabilé à Metaphyfico , Sc. aliud c(t dicere hec omnia
pdicati, pode de natura vltimate abícracta, primum eft . dey 1sopipit Délbylüitanihe i SQ A. vetuimjquia
vere d parte rei attcibatá) iffa (ant cim niaturasdentificata realiter; fe
cendumeft falfum, quia ádweritaté: pro) potitíonis rion fufRck veritasrei
fienifia cati fed tequidtor:
&cverirasmodorum!fissificandis&quiamattitavitabféradts5!TNinfecontifieàtillapraedicataaba»ahitanenabilfàcóritinentias&foli,ptsdlcataprimimodirefpicitppefincas!théporcnsainelu(ümperfeprimósidcits&oilizfáropositionesfuntfal(e.Ad5:per!idemrefpinàquamuisillapradicatacóác;Mititqudnmticencacintdedefaproptetrépugeintiammodorófigni&candi,natacaA.vtfic
nó refpicit ifta prac dicacá;& ifta in figaificando: concermmt alhacehtiti
matti» Vel dicendum. cunv ghulti$ Scodiflisjregtilám Scoti nomvale« r€ de pt
dicatis confequentibus a&ü inia telléctas;fed de illisqua à parterei cóue
niint,nar quamus in feprarfcindat. tà ab erite reali quàmrónis, & idco ide
ipfa int cenfiderata non potlint: praedicari pradicata realis;quat non farit
primi màs di;& molto miriüs pfzdicararatiouis j)vt arguit Lich. ex Ocham
;'atamen ipíà , vt f eres hi oet itiditienia icat& racionis jp refpólio eft
ieditlorihd eund in Chiitto norrett vIrimatéabftraGtazary imó e(t nattira
humana fingularizata; nos loqtirhir de'liunratiitate ; prout praecise dicit
quidditaté. hominis ab(traheaté ab oràni eójq» eft cxtra effentiá . Ad $»refi.
odor d. .cit.committifallaciam;quia mutat rtedicatio,ná maior
eftveracforfrialiterypritioreftvéraidentice:,fipátérfübftátiue(ürmáturjivéróadictuevtettdenóminatiuüis;liceR£alfa;icüthac,Deitáseftbona:,Quiapra»dicarét(ormalitets:Ad»eimumpatátesdiQisdd4vcioricidr
eudonsbisos yr. Seécido arg, eyiftalfic filiacbumas viitàs e(lmivsály d (i
quiaxócrétü fabftas tiále €x (ec6cerisit füppofini; fc amamal porcit pro iac; S
illo amdali (üppogere, fed humáriitás prefcindirifuppofito,crs go atiimül
nequit recte de illapra dicati Tim au eum diécre animal currit j Tittaiiraé eft
ániroalergo lumanitás cur fit; inque fyllopijnotft cade formalis foletéfudh
prütirs&impropotcigaeyiftnláchi eOcerte t) tico jled dc indiuitua; de
tánicnid hac própotiiodi*, homoin dàa- Ese vosicóceriic dndüjidua fuppoü
itdtitér ptopotitioeffco (ala Fl erede dr nmeenirti ndi Wiener emere tmm CE OR
MGE d adi bran fa ofica à quibas pre folam $ vecta Mi qeoinede wepicit han elpicity
quo picit. ni Ad 2. pateroperidem yquia za etlivíór varlarur | igtép cue mE em
ft vr n ord tede wm pad concedant; poffede'dbteaGuis- inferioris - bus
predicari pec quod cóftat ad cauion& Poticij dos -L09.1:95; óppotü
tencatis; cb 1ve(oiibi rslvgov nusnsilis mus CUWROTTON Dy iSuigpum 21 £1UD £M 8
T QUELLI X23 JAE" "o dirae; luz de conepes a id Lajimof 5 rattis
prdicati», x5 304780 ad prinia partc dabij pats ne gatiua conmiüniter
cócoditur;vrt- de ba (unt faliz bomo eftbrmanitas,li- inue efl albedoalbum c[b
colorg&c. ra: tio fepiusc(t in(muatá quiz abítca Gra, s poc (cindüc à
fubic&tis S (appolitisicotie bri verser em i mgr pant dó lipmificandi
(ubieótana ,.& raxdicatít fioc cómthunicencvinter (e yxoliiar radi
/omnisveoitatispropolfitionibusDi: quia bflratàa: figmficat parteib.cocreti y
qp habet rationéimapauspatsatité vr. pars y fitipby (ica) ig m
eraphyticaynompoicii Idetoto przdicdri Sed quia hzc rau» non
«oncladitimdiumssmam abtlracta y. - -A£Grihunrcásiohelcti (apposits praícime
dant Xam& in:fcv nde.poílinvide» tificarirealitecjimmáaran e ,ideircó. pros
poficones quibus abltru£ba dicuntag dc nece a I ntt Q9. II.De pisdeabibsa s
coconerenledri.LL. $03: E "o. 1 LE vetei ^ is ues alm f
atis.deniyensfientitássenseftbouitays.geonuséfbvurüst[alitar,86catnenaccidensdcceiétapredicataantdbftza&ta,Help:détigotefermdnis,
oninesillsroposistioncsciícrimondpetens€;nóeítconctetiianibitumaalieceiiónVligrisimeltaccidens,sicuteami,lignumeftalbum:s:quodanasgisdeclarabitur,exmoxdicendis...TTS2.75ICircáfecadapartemcértüefbpriindiuinis,quandofaltimvnuméxireemumítinfinitam:$stülesprzditatioues€Bcidenticéverasproptettatidnem,mepiusreplicátàm:Déiodéfccundá:omnesadinittunturiftapraxicdtionesimabífkcaétisaccidenralibus:mediaabítractione,quando(chabentvéfapecius,8cinferius;vcalbedoeft
colot,eít qualirasy &c»quia (unt
vltimateabftca&ta;, - Gcfuperiora 3a ordinc ad inferiora fe habent
,*vz.cón« cretajcum illa:concecnant& per modum totíius,vt in princ. quz ft.
dicebamus. ht. (aper Fet& omnes concedunt: propositio» ncs; in quibus
abftra&um gencricibpre: dicatur de abftratto difeceriabweh ex tra, effe
falfas ; vc animalicaseft vationá- litas, Scé conuerío , quia intantum vau de
altcto praedicacür inquácum vaünmcur
inípccie, quam vnionem coücommant per mómina concreta 4; &.à qua per abttraGta
graícindunr, ergo vrabitra&tamo! polsüc adinuicem przd:caci . Idem quo;
efiet Adic&dum-dcabtizaóts ,qua 1h orduc ad lia accidentalitgtrpcaedicari
naca (uat vt hümanitas eftaibedo y vebaibetlincitas nisi quod: Vá(qubqu
diífp.rg o: «limi- star bant veritatem;ptzzcipué;quando per
ipredicarumabttrattá denotatuc officiü, ' aS actus fubie&iabítraéti
y'vtrarronali- Xas efi diffcrentiasrifibilitas ejt preprie- L v; Maior
difhcuitaseft.de abílca- ^ 0 ;& fpecifico j^anillud pof- sit djifto.pra
dicati, prz cipuéin.lubítá- tijsyim'accidenabus- 3009; doquendo dc 'abitcattisvltimare
;..iteman abficactum diffcrentialc pofli cidefprofico diciv ca suni ioett
anmialitasy cfl 1at107aliia5, 'ulbedineibas tfEcoloraitas, &« &LuO)3Nv
-7x; Hart. Log feet 3. cdocéait? gencricitimi quà ms ialc abftcactü. veté dici
de fpecifico.quéféquitur: Auer faq; x4. Log. (e&teaq. ac Blane;- difp, 2.
(ed. 17; hoc folam de geperieo concedi « Alij her iR. ;ablicaQta fuperio- rid
cg daplicit&r;eoafideyár: y; vel vrinconfufo conGnent rationes ; & per-
fettiones infcrigram ;& vt fic pofunz.de prec ser ii fecundum gradi ptae«
cifam;qtem tormaliter dicum ».& vt fic falso pratdicáturita Ma(, (eG. 4«.de
Vni* uetfag6.Soro:q.3 Sanchez lib.7« q« 13» Saarez:difp.:6, Mct. (e&. 1c
«Didagus d Ye(u dif: 5 ;q. 2.dub.2. Com plocdifpiqe Q-.& alijjà quibus 5:Meb.q.33£eebi4.BcBasicSoy2.peirsvnaTacore1[pecifica»tué:(umatur,cáfusédicere:rationesin«fetiorüm,Scpoflevtficpridicati:dc:ilksy(iweràredaplicariud,ve(ubftaritcoriecpaypizcifiuo,inbor.(enfunonpoísepradicacideahfériotibus:Adic,tract,4«4.9:dub.s,iftaspradicationcscanquam
'obabilius dictum aderit e(c fal(asyfoli concedit illas; quibus abft tacta
dicuntur defais imimellatisinfcrioribusy fub cádá ab (bra tiores; &inomine
gnilicaus ) vb bsc humanitas efi bmanitabbec ratioe ualitas eft
rationalitas-sbac emn eft animalit as, &c:quód.ex noftris; afe» ránt
Bar2.1.d:5 :q-1:$, Ibi bor omen Deus ,& Maur.fup. q. 1 3 . V niu» dub. 44
imó ipfe -«Do&or Ms. q. t; E.inillo ex tá afferitquod nó poteft dari
conceptus ka vlrimaxe ab/tra&tusquin poflit de jp « prijs fiagularib*
praedicari; vnde cocedié jppofitiones iftás bc anàmalitds ef dni- ib alitax
Jàc:atbedincitaseft :albedineis t5,n6 ci itdibimanitas efl animalitas s quia
liumanitas rió e(t fingulare animalis tatis, Tádé cómbhiis éft opinio spud Scót
kiftas;ranfcendéc pofle dc alijs abftea étisdici, vt buon anias eft entirasseft
ba» qitas&c. quiaad. vetiratem propofitioe viis, falcimadenticam ;
iinquiünt fufticere infinitatem perm ffiuam;& vran(cendem- -tià talcm
habenrinfinicatem yc nr có» mnia D'eoy& créatorissideo poterunt im
abira&odealijspredicati / ^,0 5 3 -- 3$: Dicédum ctt,nullam propoüüohe
patum difánt Fonf. - — — PPS — MER! fe ^ Difp. X De Éninciationé 000 0 ip
eteatisin qua. vitimaté abltra& prz- dicetur de altero vltimate
ab(tra&o , vel de füis immediatis inferioribus (ub eadé ab(tcaGione, &
nominc fiznificats, e(Te vératn, fiue accidentaliter, & denomina- : tiué,
fiue effentialitery/iué rranfcenden- ácr pczdicetur, ita Do&or cit. qué
pra--: tcé Scotiftas fequitar Ruuius tract. de modo predic, Morif, difp.1.
Log-q. 17. imo hanc fententiam volaeruntafferere. Ma. Suarez , & alij.
illis diftin&ionibus dc ab ftra&tis, & przzcipuum fundamentü cft
formalitas termini vltimaté abflra- &i, illum :2. intelligimus cam Scoto
d.5. eis cit. q. 1. C. qui fignificat quidditaté abíolutiffimé famptam , &
przci(l (fime ab omni co, quod cft quocii] ; modo ex- trà róncm quidditatisergo
vt fic prefcin. dità qualibet habitudine ad quodcung; extin(ccum,fiué
etfentialiter, (iué acci. dentaliter cum illo abftradto habeat có- fnunicationem
; ergo denullo alio pote» xit przdicari, quia vt fepé di&um eft,ra- dix
veritatis cuiufcung; praedicationis cft Sdeniitas,connexio,& communicatio
ex- tremorum , nó folum vt
fantàparterei,"fcdvttalibusnominibusfignificantur."Conf.quianequitvnumpraedicaride.;alio;nifiiiludconcipiatur,vtinexiftens"illi,&aliqnomodocumcoconiun&tum,utavtdictumcfl,radixvetitarispropoitioniscftvnio,&connexiocxcremo1ü;(edquandoconcipiturcerminus
vlii- -amaté abftractus , vtanimalitas v. 2. non »onfiderarur , vc coiuncta cü
humanitate, "wel cquinitate , ergo cum verita:e nequit din tali
abitractione de ipfa praedicati . -i Deinde potecf prob. conclufio figil-
latini qubad omnes pattes: & primo q mollum'abftra&tum poffit de alio
deno- ginstté pratdicari , etíi officium, & actü illios dicat 5 nam vel.
eft (crmo de operae tione , ofli-io, & a&u [ccundo , (icureft - gifus
refpectu rifibilitatis , intellectio re» ÉKpcéáu imtelle&us & hoc cft
(alium; quia mec intclie&tus eít imteiledbio s. nec rifus c(t rifibilias,
nec rationalitaseft confti- tuo homins
Íed- principium «onft:ta- xiuum; vel cit fermo dc officio ; & actu
omo, & cá hic (icintrinfecus fubicót Ron gotetit predicari acetdésaligr à
dc- art.q« & hanc eandem rationem adducit -Aurcol. Td. 4- part. 2, art.2..
nominatiué s. vt dicebat T: fed e(Tenz- tialiter,nam rifibilitas formaliter eft
pa(- fio , rationalitas formaliter differentia ; quod fi per'paffionem , &
differentia in- celligatur fecüda intentiones, fic cft prz dicatio denominatiua
(ed non cít de vl: timaté abftra&is,nam & proprietas cone: cernit hanc,
& illam pr fibilitas, hanc, & illam rifibilitatem. 76 Secundo cótra
Hurt. prob. 9 iftz fint falíz bumanitas ef rationalitas , eft animalitas,ad
inem, negat .n;hanc Tetrus eft bumanitas, quia licét Petrus in (e humanitatem
includat » tamen vkra illam babet fubfiftentiam , przdicatum autem debct faltim
confusé fignificare s quicquid dicit fübiectum ; fabínmimas , fcd humanitas
vltra rationalitatem inclue dit animalitatem,quam rationalitas vt fic abítracta
necconfusé dat intelligere , er Lid art etas os humanitate , idem iccendumde
animalitate refpectu ratio» nalitatis. Sed neque ambo coniuncta pos terunt prz
dicari , quia vt fic rationalitas deberet przdicari vt diffetentia .djuifiua
gencris& conftitutiua fpeciei, & per có (equens vt vnumadiacens , qui
modus fi« gnificandi repugnat vlamaté abítra&to . Tum quia negat etiam ipfe
hanc propos fiionem Dess voluntate intelligit. quia vt fic datur intelligi
coceptus nofter;quo voluntas licatiné fumitur, & conci» pitur vc principium
operans , fed ét in his propofitioni bus inuoluitur. nofter con- ceptus , quo
reduplicatiué animalitas fc- cundi fe,& rationalitas in fe concipiturg
praícindédo à quocunque alio, ergo &oc. mon .n. abílracta dantur, nifi pcr
iatelle- «&um. Nec valet, quodaait Auería, ratio- nalitatcmtuncinon
pradicari in quale; & .Vt differentiam, [ed in quid , & vt genus ; boc
.n. iamfuitíupra impugnatü difp.6. q.4« oftendendo veritatem illius regulz
Diutr forkm generum non [ubaliernatim pofitorum, &c. Accedit etiam ; quód
ab- ftracta vltimaté fe babent vt pars;u ne- icari cx dictis difp. $.q. 1. 77
leruo cótra diuerfas acccptienes vitimaté abftyacti à Suar. E oníec. E. ahjs -
tem,& ri«. A 9. III.De prad. sbBlvathi eo cerit Ac.LT. $657 addu&tas
vrgetar, quia (unt diflin&iones do plicacoriz , nam vitimaté abítra&tum
ex iua ratione formali abftrahit áb omhi eo, quodeft extra propriam quiddiraté,
vtex vi nominis itür,'crgo nequit fumi, vt aliquo modo refpicitinferiora,
aliter non eec Itímate abítractum. Per Gd oltenditür eciam vliimaté abíitra- um
non poffe de fuis ingularibus pre- dicaci , quiá'ab illis non abttraheret; tam
quia etiam albedo poffet dici vltimate abftrz&a , quia cantuai cócretionem
ha bct ad propria indiuidua, quod ett faisü, nec implicat przícindere ratiogem
communéàfuisinferioribus,aliternuiladareturabftractiomtervniuer(alia."^Tàdemquódconcluiioverificeturétfotranfcendentibus(uodctiamfüftinecVallofuperart.3.Tormal.pag.nobis359.&probsbilepürátMaur.cir.)jrobator,infinicasilopergvffiuanilaliudeft,quàcomniuni:ds,&indifferentia:adcreataendisRctalatiypleeudentia:vtstcimatoà(ypr&efeindulDHdfercoDatnbetvtpaffió5'&ettéxiváátatimialementitatiseronónporefte(Tedaotioidehticeveritatis,vteftinBnirasfocmalis,&pofitiua
in diáinis; patet confeqe nam idco anhinal itae ipn poteft-de uz mánitate dict
s quia abftrd bit à* poténtiaz! litate; '& habitudide ad ibfeciorá y: ergó:
idém de identiace dicdàdàm : Tum quia: Doctor; quód omnis identica »rzdizi
catio in creaus eft formalis 1. d. 8. q. 4t ad ti fed cncitas! ve ábftiáóta
nequit forz militer predicari aliter diceret concre- tionerm ad id j eai
adiacerer, INec iouat ; aliqui dicunt , peculiare efle abftra-
isttanféctidentbus de omnibus dici y: qiiia primás cenceptus, quem de ré ali
fori amas,eft;quàd non hic aihil, fed iquid; non uat , qu1a conccdimus ra- enus
includi m con: epdbüs nfe- vm y'ed aliud eit de illis praedicari vt vltimate
abltractu , nam eias yc tie di- cit rstióneth enus vc ab inferioribus prae-
cfic tationem entispieciln. ^ 6 728 Sedcor €ta arg. qp faltim peedicata e T
anabftracto »rz dicari dc in bus, qium quia vc- ré lupcriora effentialiter
iacluduntur ia inf: riotibus, ergo poterunt de illis predi cari; ab eo n. quod
res e(t , vc] non ctt ; oratio dicitur vcra , vel falfa. Tum a. (i- «ut homo
definitur. per animal ,.& ratio- nale , ita humanitas definiri debebit per
animalitatcm , & raconilitatems at par- tes definitionis potlunt dc
definito prz dicari,crgo erit verum dicere, humanitas cR'ammalitas &
ratioaal.tas, vel faltim himanitas eft animalitas rationalis. Tum. 3:
coütiderando hás duas naturas , bamas ritatem, fcilicer & equinitatem;
concipi« fous ias conuenire, & d. fferrey ergo po^ terit ab fl Fabi
conceptus commaunis-ab il» lisin xpuid priidicibilis talis érit coceptus
animalitat/5; qua róne Arift 7. Mer. 43. ádducic hanc pradicationam d.ff.renuz
füpetioris dc infctiori imabftra&o, (ci(- fio peduni cft pedal;as quadam j
& $co« e áed rnmia t ei i sniiitas-e$! bana t aybácsibeduieitas.
esi'abbediatitas;& fübditsqp n9 jopartets. qued in dba disne. Wr Lia prádsé
ety deuliquo nec aliquid de ip- fésquia boceft impojibilesfea fufficit adi
própofitis boc quód vltimaté bfiraddit » boc efl db omni alteris natuvasci à
fup. pofito propio ton: fingulari,de ilo non prédicetur aliquid formaliteryuifi
prie-diceturper[enuomodo. Refp.exdictisad1.nonfufficereadVeritateipropolitioni$veritatemfiznificatordm,féd'eriamveritatemmodorüfignificandirequiri;namquandorcsfiLireprifeindensab.alia,&poadellapraidícatur,nonconfotmaiuc
rcii!la propofitio, «ceftin (fe; quia licéc rcs illa deriotctur , nón ramé vt
alteri có- miunicatá j4üo veré eft à parte rer, alice ifte cient veta y
Peirnscfl albedosefthta micnitassc? c. Ad 2 . non poic(t in ccóto humánitas
definit: pec animalitatem ,.&C rationaliratem , quia hac praícindunt ab.
illa, fed in obliquo:y «nde non potiunzin recto pciedican fed
inloblupioidicendo. hàimnanicascofiát d& adnalxauy& rogas litate,
Gcutín defoitione phyüqa homo non dicitur agima, & corpus, icd cx: alas
& «orpore ; & licut non zocte — ono homo eft disini (loquédo de.
corpore pro altera pàrte compoiXtd y. non; de generc (ubalterno) co qua
cdrpuscft, piis, nomtotum y fic non re&é dicercrur, hüaranitas c(t
animalitas rationolis, quia. animalicas (e habet vt pars. mou V tpi vtd:ximus
difp.$:Gepe tara pec fd le £0 ceptum ron cídé càceptum Ago eret ti$.,. fcd:
aniemalis,qui: itaeritab. Glusjys Qt diné etiani dicat ad.illa, à: quibus
abílra- hítar,& vt ictórum fit quoddam; poté* táalc,animalitas autcm
ab.illis prafciudit Nec vtget authoritas-Arift. nam pratcre quamquàd
differentia fuperior. nO. pros ptié dé inferiori pradicatur » Vt diximus difp.
jiq;gaar. jiidbuctamennon cti prg. dicario de vl timaté dbftracto, hers Mes
vltin.o ', idcm dicendum dc hac Cationebac bumanitas eft. bumanit ^ ncgarhus
ver illam aliam. de hac a dineitate cfle veram;quiahatc. sme tas dicit
quidditátem albedinis aui ferentia indiuiduali , sc B OMBANEN. ab hac albedige
s: heque erit. vli eae flracta 5 negamus. etiam. Ruedil fttactum ed. vlimatum
Lr às E p cron fingulatia , non «n. dicseur. e ab « illis (ed concretum ad.
& aut horitas Scoti nom vrget 18e an i vnum extra y: & oppofitam d
cducitür ex. tota illa quz ftione à yt notauimuá set mé princ. huius quizft. .
:79-Secüdo oarg ad ide. Tum. quia co QO- creatis ad abftracka tenct. coníc
üétiay 6t in vitimaté abfira&is. nam valet dicere in divinis, Sapicns cft
iuf us,ergo fapicn- tia cftiafüitia. Neqj dicas;cllc verü idcti- ticé propter
infinitacem exturcmoriis qui& cü infinitas fit modus intran(ecus , &
«oníeqücns exraquidditatem (api & iittitizy&e vlcimare abfiract pen dat
ab omni eo, quod aliquo dodo E. tra rationé formalé,iam illa cxtrema pte-
fcindent ab infinitate ezgo infinitas nom eli to veritaus illius pra
dicationis., lum. 1: humanitas , & animauas rationc folü, diftioguuntoryat
hac diftinétio (iei non, anícrt xienutaremxealcnjira nec veritas tcm
propotitionis, Tádem anima raaonalis cfl atiamey& vamen "t" intcr
ab(iracta,: üdi JH 19]-32721155 (31611! ios Difp De, Bostéfatine v, «0X 0. eit
veras! ;So: Refpà core 55k onis quand quando o ee Usyvt san aero vai p Plein
dini E en, infiniinin infiniraté; ad: ius rd cere lapientiá téjiuflitiags Seno.
ce vlamaté voe nin fxedete ab infinitate; vnd vicem pra dicari i. d qu: non
eucnitin cCeatis;vlu mare antem. flra&um MPH - qos sli :"r a * propb
fü uoyin I; LIjeo ratio apientie« cít ratio diuina juflitimy aishec yeta ratio
Deitatis eae ratio I: pientia: proptcr inst cit UNA ire umusa ze(pondcre quod
modi im nic pd gii mo modo iuxte:di inb ow Eu hes dnas a m cum Daá air vitimaté
flcind:tg ab.oi cpa quod eft. quocüq;modo extta rOncm rbi dsbecinelig pofitiaé
modus. nj piri m. fecas(et(i SES aie tar 0.B5 dicari)nó tur ita effe extra
rónem Ae», (cd tin negativó.que expolio videtur de, te Doct A ih aitqu rahcdo
fapiésias iio E Ee pee etse tA DUenind finita;led visere fores 2,anter«cft
falsus quo admiio,negatur iia ci; ex modo cóeipi& ps qui& . c&iur
illa extrema; explicue Nt. cii tundamé vojn re,ncqait dei leu ter9 epüciariyná
eíIet dic diftin&wm.e gliidé euni ert pto, MM: je am. ja.comaynt e(Te
vluimaté à ua hucuf aee tdemodis pdicar; djmablradies wcoereto quo ad pri-; mas
int£ilones,e ,9anmno vet ifegtur, minis fi & ini Cru onü Ado. feyQin ordine
ad primas, tavt ia; propor, fitionibus acci iuit termin); yr «Qmunis, cacionc
quada, A coocxieng dic ead in- ; ujeéjnen vt ra [cind.intà; sdlieüganigs Y oc
owe af a — " -*- r. LP. . fintimntO Loto Ja i Sud ^ So DPI Re qe TO
.WNDECI MAI jUlott0.2 4. "huis 3nu3 e'10:5i *» [Tee nei y refus d sde E
vciebu eut ari fibi jr debate libras PHP d nrc" erm eoi1impo ose fioi. leg
noo X one; T cd nim ^ laii i Cummni, à Dif ifa LL QiBibli c: js us de
Eniheiatione i . oram tráttat,»rab em nem s find -iimpoffibiti
Xmultaf;pa[fionesde«pfo"2pru9tvidinri PEEfdemcnmetiomftinfe,cfeciVaedoneeteDeuifvoeeuprtianvellealetmcontinentiamqiProem.Necfads^Detiuon,dotediataseafifioDemonftyationis,ertonfequenterquódobieurmere"»ipinivtnériripadPAete(Te(«Demonniviraeur2Eputs"agii"iaiempmatio,qacuiboritate»inumiMriicolificere.DNiftin&latratfatum'àlibrisPofl:ficutdiftinBoreetHiecaecRSylloei[nius,AeeevteftbeaALIdTee?iloiBomSieioimChimftbiitvéflieemTRübertuiesOrdriafirjrp.optrati.ymotialiquitdixeva.
Nonvrgetsquiatomi.$yllogifmi1nConririssprerequiritayfus?explicanimuspairesvddreoperathpieniquiadiosfpeenlationiss"na;MlossQvesTIO^idum
Diijcurfus.differataj.Jorge2:jd5b5.TarioneeHieiciniseftAHR:^iide:t8|An.146.quàdponrtisdiffe:entià/inter/duó;àMiesreoportetcognofécteinvtvideamus,ayDifcurfusdiffétataguiadaAogi(io(ptoeoden.fumimasSyllogiafüm;8CArguméaüloei)tieceffecpipriuscontidérareygi:dorMigeAe'"Argameétatio,*piféiifüsetoóeftocerüia'
intellectas decr ; qda ex vno notoalíud ienotufin jt, & iptetcj vnde
dicitür EE" afi didam cücfüs y mótus, & progref- /£x roto ta:juam à
terditno aquo iitelieEms perzitad'gnotum tamjsa ad : verinitiumiád ju ue;ex- ua
definitione col- Ug turjnó Ere.]uod inicélle&tus duo cognofcat vnd
poftaliud, nam c-phires app: chiónfiones y vel ibdicia difctete "ibi iauic
ea (uccedéntia effent (carfíus;-fed —— ici , quód vnm ser aliud &égnofae .
fui; diglieieée poreft cótinsere, e yt bt "i deirordisen, 8: hàbitudiné
obi&- iam, vt fi quis cogno(ceret Solem dietricffe;& diem à Sole vc à
caufa de, ee déte;& hoc non fufficit ad diftur(am; n& "hoc potids
pertinct ad fecundam intelle- &üs operatione, effetd; vel vnum vc! plu- €
illorum obic&orü ad inuicem jecit ; ficut &t plura complera uit per
primtamopcerationemappré- Fesigen opeceri Mescii iudiciumi;fed audicij; &
complexi obiedtr. yprehéfios Técüdo contingere poteft i per dicàt liabitádinem
iuter alenfus illorum obiez ori ftaur imellé&us atent ratut vr quia habuit
ad aliad à enfum, & ex vi 1tas eliciat aífen(um alcerius , & hoc mo do
intelligi debet definitio dicur(as, " gy, gaproptét tria intécaenrünt
di(cur(um,cozació nodi cosnitío i ignotis !& illatio; (éà deductiorgaoti cx
noto, pri "inum dicitür aécededs , lecandü confe: ? quens; vertiécobfes
uen da; qiie eit nexüs "wtriufti; poteftas explicari exeglo [et adz ^
operationis , ría licirt in iudrélo adctt áp- $08 Dif», XI. De Syllogifmo in
Communi . | : i; 6c1n difcarfa adett iudicium antece-^ deritis noti, &
conícquegriaig ti. & fi- cut in iudicio adeft conpexiótermitiorü per
copulam cfi fignificata,in qua formas Jitcr contiftit iudiciá,ita ip dilcur(a
adeft phai» fabie&, apprchenffo prizdica- ficatayn qua connexione, &
illationc có. fillit difcurfus formaliter, vt notat Lich. q.3.ptol. in ílla
collat.q.an Theologia (it Lcicotia. Adeft ramcn fecundüm aliquos hzc
diflcrentia ; quod iudicium in fecun-. da orcratjone quandog; cft affi rmatiuii
y. quandoq; negatiuum, vnde duplici nomi- ne compofitionis .f. & diujfionis
circum Kctibi folct y at di(curfusformaliter séper £ftafhrmatiuus,quamuis
.n.aliquádo có-. clufio fit negatiua;tamen jllatio séper cft affitmatiua ,
quatenus intelle&tus iudicat - «onfcquens re&é ex antecedenti deduci;
td hoc potius vcrificatur.de cognitione 1cílcxa , qua. intellcétus, poft
diícurfum iudicat talem diícur(um €tle re&i, quàm 4le iplo conclufionis
affenfu , fcu cogni- 'tione dcpendentcet ex prauiffis; vt fufius inlb.dc Anima
dicenus. Hinc trcs conditioncs requituntor ad *difcuríum; yt
notat Barg.q.4-prol. $. E- o Tbeoloyta 1n [enon efl. [cieutia
» €x Maur. (ujct q. 36. Vniu, prima, qaod. in géllcétus ncelligat hoc poft hoe
, fecunda nod inrcliisat hoe per hoc, tettia quod 3i is a&tibus concipiat
arii ecedebs,& «Olequens; primà deducitur ex eó , quod cuifus eft qua dà
via à tcrmíno à quo 'ad iet minum ad quem , priór autcm clt sctiminus à quo ;
fecunda proucnit, quia vobicéta habent ad. inuicem dcpeodenuá ! cognolci;
tettia cft neccílaria , quia vt xiwus, hon (ufficit ordo inter obic& Acá
cxigitur quoqj inter affeniusquate di- kurfus ft; cim et Roto ptogi dimut. ad
ágnoum , fiué notum lit caufa, bae effe tus , quas conditiones in nd. fcutiemus
, Vnum ett hic aduertendüm ; guod cum dicitur confequens dcberc a c igtiotttm ,
nó iie erar plo a&iuali di(cur(u, quia tinc adelt allenfüs , X co- nitio
illius, (cd ante, nó quod (inpet. de t effc nece(larió totaliter iguotü s quia
[2 pius difeuczimas de i6, dü& lont norà reflexa ,qua.jnte * fucóclatioois
drftinGus , fed ecit ipfcaf« nobis; fed vel quod fint ign riu ip AS e dia iae
en | ti idein ad actualem cognitios nem,licét habitualiter'cognofcamus illa, 4.
Concludendü eft igitur , tunc intel. . Ie&um difcurcere, cü a(fentit
cóíequene conncxio propofitionü per HR aaa tipetantecedenstanquá pergau(am
(al..———— timin cogno(ci.. Caeterum an de ratióne | difcur(us fita (len(us,
cài: d conícquentis , & num illatioilla fit a&us à .cognitiaot
con(equentis diftin&us tea liter, vel (olum formaliter , & num vltra
hos a&us cequiratur cognitio. qazdom c&us aduertat: coníce quens illud
effe fecundum regolas logie cales dedü&tü , virtute. cayus reflexionis
angiter acere eoclulionipertinetad animafticos decidere;pro nunc poflet die ci
cum communíori aden(am aptecedea tis e(fc quidem neceflarium , non, tamen vt
formaliter, & eentialiter iotegranterm di(curfum, fed vt caufamillius; eio
ete poteft , quia tcitia opcratio non cft qu aggregatum ex plaribusadbus »(cd
vna Aimpléx qualitás, ficat caetera opcratios nes, & potias i(ien(us antecedentis
perti- net ad (ccüdam operationemsqug necef- fatio préfuppomi dcbet ad rerciám.
Neq; illato débet (ioura&tus realiter sb affen- fcn(us vt cau(atus ab
alfenfipantecedéris y d videtur imnucre Scotus 3.4. prot. im —— Lich duis di.
cur(um4ufficere , o» princigi am fit. phius natüraliter notunt,s C9 »t. (16
fit. cajas iuum alterius extremi A Rd 4f;vndé ^ illatio.erit caufacio , &
de pendéua aifen fus conclufionis à pramifis, quod ctia ict ex iplo mom neam
deduétio,& i n habitudinem dedudt: add yex ; deducitur y«auíatio vcró ex
di&is 1d /[ diáp. $412. dicit relationé effectus ad cau(am . Tandem non
videtur (emper ncceffarius act illesgiesos »quia pra. . mij eaapQda D cüidenter
nota, habét fufficientem virtuté gouendi inicljectumt ada n Cond. quo caíu
virtualiret inte Audicat illam con(equentiám : ; & iuxta regulas, &
logicalia pus ) in aliquibus tamen calibus s -quàndo non e(t jtà cuidens,
dcdu&tio (X, miffis, poteft contingere vt maneat pa us iellectis, BE] tel
edteo- do fupra actum cognofcat. bonitatem il- fationis Ls à&us non videtur
formali- ter dilcurfus,fed potius approbatio qua dat1, & affirmatio
rectitudinis illius , vn- dc (emper eft affi tmatitins ,quádo difcur- fuseft
re&tus;& negatiaus, quado eft fal- fus, (iue conclufio deducta fit
affirmati- a» fiu& negatiua; & haec fat erunt pro de- €laratione
difcur(us in praefenti . Pto explicatione alterius termini;.f.
argumétationis,(olü recolenda funt , quz diximus 1. p.Inft.traé&t. 3.vbi
definitioné argumentationis , €iüía; fpecies declara- uimus,& przcipué ,
quod in qualibet ar- mentationc funt ttia, .(.antecedens, & icitur terminus
inferens, cofequens, qui terminus vocatur illatus,& confequnentia;
fcuillatio: ité quód entimema , inductio, & cxemplü non differunt.
effentialiter à fyllogifmo;vndeé in rigore fyllosimus,& arguinentatio funt
idem inter fe , & non» nii accidentaliter poffunt differre . His prahabitis
,quó ad quafitum prin. cipale, qui fuftinent pie e(sctia- liter cile pzzmiífas
re&té difpofitas, con- clu(ioné vcró c(fc terminum, & cffcétum
fyllogi(mi quales fuerát Alb.tra. 1. Prio.
é. g. Achill.q.d e poteft.(yllog. Nyphus 2. Priio.c.2.com. 2. dub. 2. Marf. ibi
q. 1. & alij; militer, qui afferunt fyllogi(imü cf- fcntialiter incladere
prmiffas , & cóclu- fionem, vt Conimb. 1. Prio. c.1,q.2.at.2. ad 4- Arriaga
difp.t $. Log.fect, z Morif. 1,ptio. dub.z. & 5. & ex noflris Orbel,
fuper lib.prio.c.1.niti idem atferát de di- fcurfu,neceilarió debent
argumentatio- nem à difcurfu diftinguere. - Scd faciliter. refoluitur quaftio,
fi di- aerías fyllogifini aceepriones jrenotabi mus; (y!logi(inus.n. vel fum
tar icealiter, &inacu gnato, & vt fic accipitur. vt vnum
inteiligio:le,incon plexua, defini- bile? &c.yel tum.tor exercié. ,
qu.tenus «fidiquod ügnabatur in fj lloziímo idea- liter, exetectur ab
iatelleéta a parte rei & vt (ic adhuc poxeít (umi du phciter, vcl obicctiué
quomodo d;ci: obiectiuas pro po'iiones
im figura di(politas 5 vcl [o rrbaliter y & iigniticas actum inicl- Logiéá
E 9.1. dndifcwus differatabargumen — 365 le&us cogno(centem propofitiones
obiez &iuas; quod adhuc Mplicier potcft effe. fiue obie&tiué , fiue
formaliter accipia- tur, nam vel fignificat totum id, quod in- teruenit in
argamentatione , & fic dicet tàm przmiffas, quàm concluíionem,imó &
terminos ipfos, licét remoté,non pro- pinqué, ficut termini funt materia remo»
ta,& ét illationem, vel formaliter , fi logifmusformaliter fümitur, vcl
obiecti- ué, fi accipitur obiectiue ; vel (ümitur vt - dicit premitfas folum:
vc! conclafioneta folum vt tamenà premiffisillaam, — 6 líitz accepriones oftédipo(sütexat^tributis;quzdefyllogifmoabArift.&Do&torib.(olentenunciari;tamde6yllogifmodicitor,quódcftinftrumentüfciedi,dire&inumtettizoperationisintélleQus,quodverificaturdeipfoina&afignatofumpto,nàina&ucxercitopotiuseftoperatiodirectayquàmin(lrumentumdirigeris,&inhocfenfü,quiahabetdirigeretàmprzmiffas,quàmconclufionemyMr.refpicittanquamobie&um,&materiá;circa3verfatur,vndetàmprzemilIz,quáconclufioreponuntutineiusdefinitione.Diciturét(yllogifmumconftareextribusterminis,&duabus
propo- fitionibus r.prio.c.2 f. eodem fyilogiímo poffe mass conclufioncs
inferri 2. Prio. c.1.fyllogifmum demonftratiuü per con- ditiones premunt
definiri 1. Poft.c.z. oftenfiuum à ducente ad impoffibile dif- ferte penes
pramiffas 1. prio.fe&t.2. c. 2. item habere vim | ioni ;elfe caufane conclufionis,&
fimilia ; quz verificantat de fyllogimo in a&u exercito , non qui- dem vt
conclu(inem dicit, fed vt fo przmi(t.s (ignificat « Diciturét fjllogif- mui
effe va.oncim extremitatü, cx vna vniuer(ai,& altera particulari fieri flo»
gifiü particular&,ita T«prio.c. f» & feqe tyllogifmum móftrar: a.
prio.c. t 1. fjllo" giimum dialcéticum ex probabilibus ef- te
cóllc&tum 1.top.c. 1. declarare patfio- ncs,& accidétia 1.Poft.tex, $7.
multa ae lia; quz nóaifi de fyllogifino, vt dat prae- cis? inclligere conclaitoné;verificantur
. Dicitur quoq. fyllogifmum conflare ex pre niilis& conclafrone;vt in
ipfius dc- fiutuoneyprzmitfas efe materià,conclue Qoo fionem Sex aca tos mo og
iris jo dejonttzagoney Tu moy dd tus. inp c u M c ME ficja NE eubuunzur. fyllogifsmosyt
Pme es PURME ri NE cit, mimm f sàm;diuería ? piioncs» quia vocabulorum fign
iaa. Dp9cxvíu lequensium pr: tn »v Exoprié; Pert Jrgenio bis D (eite cócju lone
dasgitic - Mur Aes ene do fsllogi(mus. in; m .£xercito €onripi «t &nüper
fe; E Eel gaitcare praemia Fives e ABKCSRUS €üda ome «iutio ilaca y iab eie
bir&ütcttg-ope exe Bis Len eee jede ilen ve titia c(t cogninió.có peii,
vtaic de puascicimer d xdilcurs pnr doc gni gei .czi'Ex his lionis exi argüme
ntatio. * "spe UMIeEE ii áétuiexercito ,&
obic Un dise ebore cama f.» fiie pro ud pro. Ericeadu AR x 2 'ó formaliter.
& pro. pramiisis tage; La re manits y dtftinguetetur ficat. (cs «ünda
opetauo MAITURL MR ABIOINESEER &.fient totam jntcgra- Lane beum jen :
difcur(us- sclitmus cxteadere ad omne. illud. quod: mecetfació. i intexicnit.
je tertia. operatia- ne, vt faciunt aliquizawamen proprie lo- quee diícutíus ,
Gc argumentatio nort iffictunt y quia; vt patet ex: dictis y. per strumgàe fi
!gnificacor. connlafio. » vt ex penis is dedacta 2 A d *Sed.contra praxdi arg.
ptá v: qi f i-e qu propzié loquendo. à pia- sifasySi concluljona le per
conícquens, rA on ooU0 Bii 37Min Rotes. bas. eid «zc anguine fas quodi ie EUR.
Hm p dam.con Bis itus BEQUd eH TOCA UPC ESHA DB taione ag Miisntuc, qpode ti
[ug di- Cimosergo.y vel défio:xionemallam coms IAN bici ei) stia fii ignà4 tos
fen(p-cmpr: ai Con», dede f ootatà la VG VLETIS chiens n propria a T dai p ia
ipiius, -— y. nece joe.efl ads. Lec uad eei eoa Mn Wkrminusg Aper idems
inu$àquo ;.tum quia non cit ico motus, [ed fnetaphoricé- Ad3, pre ai [à &
conclufio. dicantur Eae a- ee yUag mici sHaPe m E quoddam,rà quia metaphic i
din teria y quatenus conclufio ex.lli "didudy trio usen gorenualitt Ad, de
vtilla diuifio dicayur propria geoeris iam [pecies;. deber s ipifyllogiímus vc
uni períeq ofumctur, vcl in císe idea liwel vt. icit. conclufionem Cx,
praemilsig- jadgsauonc ex diuerltate prae amiísarü, colligicur .duifio í alogis
nonugr taüquai ab: entiniqu^ nam alia, & lig. --€onr dan UE mint e ^
asinure amus. E ytctqg n ug» 3 ameg gent: mot terme ——0— quem, vnadé fpecif E »
Pn er 2 1 m EA. | Gubnuh Disifs ple Vif.
$ dider(is E dh ul fyllogifab.a sd condutot Mifpita.q SITUE alio cab dod ES FIN
s di hd: iis dica &oric vex js catfatti y Maác jchfany dica difci T ss pum
foi sia confi ftig dicio illatitroyfe nit"a[se- pear iiic, 5 coelos catu
Bie da feciidie ope ratiómis pre(upponit ce Arii üfn 2m dicum laum efticáufs
facio afsénfüs conici afiofii el faltiayéáite cr?ó mon éft ipie afsenfas. Tot d
EU quía ri c ctt fccüda o; téllectüs, & illa de Hur à ipeum r6
vatlat-eíscntia- cónclufidheni y oai etia tetrüitib Bé iE s Brt tsi — Aoriues
ien em &us duo d fóraialitgs dig | 'exjlicatae per y ma ; cui non
tortéfpundent ptie- quia pré cedunt y: i sedie quia aceti ergo al aid liud
malitas prdteq: Tándem^h fál iom o
ycLe& nom fignificancibus Formas! t05 adeft (yllosifmus; fion tám tn
afsén- (id ché dus: ;iteth logefg n the tica cóniditioalis c quidam argumen-'
tátioj quia dréitür habere vir illátiuanis' & tamen nulluseftafseiiüs
intellectus , im propter Conditiofialém "particilam tarict iotelicétus
(üfpenfus, étgo'fyllogit ms eftà difcürlu diftindtus, ^ "| 05110 "9
Refp.hec atgtimétà petere maior& diltuísionc dc formalitate di(curfus in
tib. dc An;d.6:q.1021t/5. proponédam ; pro sicot adducta opinione de: juid-
dita ríus tàqoa cómumore; Ad r." dicimus tudiciá tllatinum cfse actam: m-
telícctus €Ognolcentis y cuius obicctuni nccelsátió" vel'etit conclufio
j.vcl pta" müíie vt eau "inferentes , datur in fyllozilimo;illatio n.
krrür in de- pendentiam concluiionis quz cít rcak- 'amd ;n. nori ' gi? iyu En
at ne? condlutios tio? Anc 4F9 dide did pra is duis posit cf? D inrónc fimpl $
apu propter eh ni moda parit 5, quia termiai* m pens hd Met im nexi * Aide. yt
buon rur rcu apptebe di fic ESL quz : (fanum: a€ cp. cógnoftitur
£dcoüfequentetiudila EUEÉNSdueMietecodaofeiiniphliepeüdéteia"ànidicrofitio'éffsqofeifü.c6dd$fidiimlatitmm:ws"illatsén(ddíftiantd'a.illátió[Ifa(éhàbéteticaidifpéitia'irrcondufioiàprzilfsisveroytcaufalicttactua,Ge!quiahibitudoflleftreahtéPAgewerfiEont4,idcireonondicirfius'difcàrfuimétseiallsonesiRAefüdieiaie?miptitbegiadu;iVUES;"nzemumtapp:arsexc"XBifirdti(idcaltetíos,ficimca,RrYoras.cani?imadiosecdileQuPitácein;iateaitiaiSmetiowiIusménàpWhcaditvifütmexapreheWrfiddisakerlüsquaedgprehenfrorideueMAVATTIaliacwvtedenidifeurtu,Ad!fttonobis$3pergtigeez!Suridissri:usiiis,&beconfequensdifcutfuscriitégaitió.inoclusioisiflatae."Ads.tel."Auet(aida"illiscasibosnoodariinDWdicüpo:fai;fed(ólani1.operationemdiehprehéditfjpuVREXEdicite:bén4gaediiitiamiudicioquo
Bioebdiaximusexplicando"fotinaliguidefiidià(eendunideptzu'pocficticasonidoiütahrdimscitütilatua;quidpate'refoluiàargu"NETSUEOE$iabtolice.a(sentret?intellc&us'anécedénti,iámdeducere:"3turftri6vafequenieni"atqQquohiadmRÀnaTulgediidseaitiCiréaiicecedihjsQuo2(ufpen$12(üfpenditurétconfcquentisa(senfus;nonobidtamenfyllogifiusproformáltcóCeptueritàdifcucíudittin&us,fed.tanti):proconceptuobieGtiuo.
QV£ESTIOILC4affen[usconcluf.debeateffediflin&usabaffenfupramiffarum.IoCháq.3.prol.q.8.collat.cócl.5.OQGabribiq8faftinétnóneceffariprzmifsiís,&
conclusionem atting!; citatur ab Amic. pro hacíententia Do- Gor ed falsb,vt
videbimus. Alij quam- uis concedant diuersitatem afsenfuum , non folam
considerando principia ine , vt ex terminis funt intelligibilia, &
con-clusionem cx fe , vt eft quzdam proposi- tio ex cognitionc terminorum
cognofci - bilis, hoc .n. ab omnibus conceditur , & tinet ad 2.opcrationem,
verüm e ; vt sims inter fe ordinem, & dependentia , quatenus conclusio
intelligitur pp prz- mifsas, qui eft atus tertiz operationis ; addunt tamen ,
quód quamuis praemiísae cognofcantur diucrfo actu;afsen(us con- clusionis
deinde non folüm attingit có- clusionem , (cd é pramiísas ; itauc intel-
Ic&us attingat principia primó afsenfü principiorü,dcinde a(séfu
cóclufionis pcr quádà repctitioné iterü cognofcit princi- ia;quod aliqui
explicant, quía principia unt obic&um formale motiuum intelle. &us ad
aísé&ticdi cóclufioni,quz eftobic &iü matcriale,codem aüt actu
attingitur obicctam materiale? & formale:hinc infe runt afsenfum
principiorum formaliter includi in afsé(u cóclusionis zita Capr. 1. d.1.q.2. ad
arg. conira 4. concl. Sonc. 6. Met.q.1 pr uir Med.ibidé Ra. 1 Poft. c. 1, q. 8
Arriaga difp. r5. Loz.fcc.4. Amic.tra&t.2 3.difp. 1. q» $. 11 Dicimus
diuerfo a&u intellectum attingere principia, & conclufionem, ncc
artingendo cóclufionem codem a&u at- tingit principia, quamuis dependenrer à
ncipijs eliciatur conclu(ionis a onclufio cft Scoti q. 5. prol. in 4. collat,
Abi docet fci que cit cognitio 3 ! Difp. XI. DeSyllgiforin Commu -—
conclufionis cau(ari à cognitione prinz E cipiorum , eífcq; diuerfum a&um,
habct in 3.d.24- q.vn. B. vbi ponit effen. tialem dependentiam cuidentiz
conclu- fionisa principis; & d. 28. in fine ponit diftin&ionem realem ,
quibus in locis vi- dctur etiam docere fecuadam partem , 3 .f. non requirat
illa repetitio. aoticiae principiorum, nam abfolizé docet habi- tum
principiorum przcedere,& habitum concluf, (abíequi ; quod etiam clare in-
finuauit r.Poft.q.8.& g. vbi loquens de ordine cognitionis przmiífarum ,
& con» clufionis, nullam fecit mentionem de ifta repetitione , ipfum
fequuntur Scotifta: omnes Lich. Tat. Barg. füper prol. cit. Poncius hic , &
Auería q.25. fe&.2. Pri- ma pars, quod fiot diftin&t a&us ; prob.
ex Arift. 1. Poft.c.1. dicenre omnem no- titiam difcurfiuam fieri ex
przexiftenti cognitione,ex quo deducit notitiam con- claf.fieri ex przcxiftéti
cognitione pre- mi(farum. Tua 2,quia principia , & coa- clufio valde
differunt , nam illa funt no- tiora,priora, & caufz, conclufio cít mi- hus
notaypofterior,& effe&us ; illa quan» doq;(unt vniuerfalia; &
affirmatiua , hzc quandoq; parriculatis , & negatiua vel & contra , quz
omnia inferunt actuum di- ftin&ionem. Tum quia habitus fpccic di ftin&i
íolamab a&ibus diueríz fpeciei Prairie doe eiufdem fpeciei , ficuti
abitusifti ad a&us fpecificà: diuerfos inclinant;fed habitus principiorum ,
qui dicitur intelle&us , cft fpecie diftin&us ab habitu
conclutionis,qui cít fciétia,er- e Tum quía ad diícurfum exigitur cpendentia ,
non foluminter obiecta » verum etiam inter a&us 5 vt dicebamus . 1n przc.
quzft, Tandem in demoníira- tione ab cffcétu przzmiflz dicuntur cau- . d: at
irtek i? » go 2 it verificari c rebus amiffas (zuii;caus , quia in ilis
comincur cffcdtus, in tondiio- nccaufa , ergo de cognitionc praai(fa- rut ,feu
dceiettu vt E sito , quatenus intellectus ex cogniuionc effectus infert y &
clicit cognitionem caule , crgo h&c cognitio etit ab illa realiter
diftinctacs 3 €um fitcaufata,& illa tit caufa, /— S 1i Secüda puis pór
primo prob. ijsde. - arg. amos Sata moto Q. ILedpáfnfesianl aliae E AQAA. Bus
|: Cenni oo e xditfec(is ; ibus b gnofciaceeGarió! dcbere con elufionem y&:
principi; próbartt át1an afsenídin conclu nom attin gere formali- ter
principiz,alitet idem actus producc- sevhahiros.principiorurn ,.&!
conclu(io^ gis; vt ecfnitinaretur ad prihcipia v, Tet; eautafai ipGus; vt
refpicit .cünclnüoné., idcarteraunaretur ad obic&pay tamores feidiüerfa.
yvc funt principia &conclu- ji Ti. VER eg en au Refpz dum, Aaecari n fequi
ca ab» furd3 j'quia: principia rion arcinguntuc yt Quodab affenfücócluGonis,(cd
ai Quos gue : raisin codes á(se: iucipi atting ütar vr. Qod yao
plaxcsdieaconicaredundaic pro, eipiayen jopncluGonem; iccta) Que, Quod iuis
iius poto & pefneipia:xobi iii cant ekcmplo luéis; 1 coloris s omoi
eliesrio amie epiobuM ipe vu Miller iri pr v gdomvifóao jilà qrind« piopami (t
habetiyo manife (lans veritácá pridpiobémiatluds Lad la ea i obinxineludi
iaraífenfai ; fionis ncn intrinfecà;jdfed quin: q fü is eonclufobisordinemd;
otclientialegm. y & iríorimfecumád illum 25, 51501101 mus - rScdiszc
vefponsioC cB taatuim vex lis yin ft tamenicojncidit dnafira sé« tenria, Com
;.ncdicunt princip n aficBlus:conclnGonfs elleohic uim: Quo 9l, intelli sunt
:affentumi ollur zeraioart ad aggregarumi ex principijs y; & conclus
fioficéxplicud,& form hoc :efà falíum;guta illudtecminát adicto com
clufioors, quodiexplitause gcrápfamo cons clu&onem;vt teété ain ckuerfds
bale agrcr &ftfubie bum, i& ipradicacum 35871y»era 805 quod
(oluox.goificat dependentiam €ohclufionis à prificipusy depédcntiaqüt
formaliter ioo cfl id, à.quo alid depcnd ; íed.tefpicirillad vt tepmigum; ergo
Gicuconcluüo obic&biua monieclud;o;) ry (i zmatoretnyi minorem: lat£:jo
& dependentia àxpraxinitdis a conclu fio formalis, quc cttticníuss mouniái
ad ijs cermimbitit éselinrelligaaS f ilamaiermunari ad: congu iioncéno yt;dcs
c4. Logica. : pendehteà rii ipia da: lone ipeiacipi pertinóo ad a
(sósüonclulions, «c. tecmis nis il/ uS dcpédécia, 'eihiverds:non rt&é
tamemdciodeinfertur.aepsü. prin: . Gpiorü includbinalffenfib onc]ison;s. s
&eunden cíic;ficut ncque cum:edano» ^ fecimus ctcatoram vedep£ten(em à. A
& ;vnuicríaliter cum-coggofcifbasieffe: Gürprouéni&ém à caufà, fequitur
ea includi tr eicaturaj & Qo gnitioné ynjus ó(fie Co3oit jonen alterius
-oxgBuatierpaiderone dybog rii dfbssp nicdiüm mj3nolidaton inicáciutzoney (ed
ttiam peiebhafTis, dlieer.caelo (ro a9 dyfler- e tevene variar: GAticoluszo
dalionis attingezenpr emillas, fannatefigeret 1pe8 Xii n aber rues irm f aa zio
fee fpénideturiseus noir orani sl és bxreregibtigin conc porivatemjijua lo»
co;ip&us ponuiisly brporacioamcntk dé» Mp Gatto wd bile Gianni aer angidang
turadeogalo i) mfnin qutmtand exerit ientaledi, 85. qoa jade word L3; CO
focmaátur eumqnefoaliituvitex brümaplq lughib carpcid caecus Gi oScvcods
ceníctum; ergodiilivoealonsbdes hetfrerórbpetidormealijinneoge L: 020leo)
imibanifyilogifmomt&caliz Xutioqucadt pss quiate api Mt miedo ccrtc bogzo
eft à trii cf] asit s ak. l imalyBetrustskboro, eftt 6 atv vudljdicine bone 3
dr mb c(t. aifrel, vt évie addon Eris ; vna oa hegórica o pófirioy (ed [iy
pothc tira bidding pei xni upset Rai glishis marge noipia.:.bü.quii liec priacijiar
m sepetidanan vidbiar eri; «ifa per alum quemdam lrcfpxum , ;quo
intetioétusocognafcrt xablotipnéngilbun dicréttidrducam qx eeiucibus qu Xic-
tapoillius peor 3 qiàs funr aadcaky nl beicbo ga ade ido ÍcoMt tpferao ez raga
aducrtirívéto y;qui xis non cícen4 pct voquivitüsonee acr pad Kor án 3j. NtOvft
ier io operatio nsctle 6t (adlies ennüalqcl jiima; ved rurpr dar Bs duty eic
igit unm O00 j *'3 "YU C WV C $14. al afsenfu cóclufionis diftin&us ,
hic;n. eft a&us rc&us , & procedit via compo- fitiuaà principijs ad
concluGonem , ille - £-flexus , & procedit refolutorié à concl, (— bitus
principij, & cócl.fimul, er ad principia re(oluendo , ergo per aísésü
concl.non attingumcor. denuo principia . Quibus rationibus impugnatur etiam re-
fpontio Ruurj dicentis medium: non rc- peti in concl. vt Quod , fed vt Quo ,
nam nifi vclit tantümodo circüfcribere depé- dentiam illam , necefsarió
deberet. fateri concl.císe propofitioné hypotheticá , to- tü Dp aio includere
a&ü reflexü . 14 Corra arg. prim oftédédo cundé omnino actum pofse císe
refpe&ta concl. & przmi(sarum, Tum quia qf pluribus a&ibus vnum per
aliud cognoícitur , cft difcurfus , ergo qf per vnum a&ü zqui- ualenté
illis pluribus vnum obie&tum per aliad cognofcitur, talis actus erit difcur-
fus,(cd poteft hoc facere intelle&tus,quia uz (unt in inferioribus difpería
, funt ia derivcibos vnita ; ergo fi cogitatiua: v. g. pluribus a&tib.
poteft: cognofcere vnü propter aliud, intclle&us poterit ifta co- gnofcere
vnico a&u . Tum 2. quia fi hoc 1nodo non explicaretur tertia operatio , fcd
quia vnum iudici eft ab alio cauía- tum;nó differret à fecunda. c(sentialiter ,
fed císet quid aggregati ex multis fecun dis operationibus. Tü qonmegimen c
idem a&us erit vttiufque quia vnus habitus ab vnico actu fpecie caufatur ,
antec. prob. pet hoc .n. differt à fciétia,& intelle&u , quia illa eft
habitus concl, ifte veró prin- cipiorü,at fapientia cft vtriufque,& emi
nenter cít vterque habitus , vnde dicitur 6.Eth.c.7.(apientiam eíse (cientiá,
& in- tclle&ü, .(- eminenter, & c. 8. (apiétis ef- fcnó foli citca
terae 5" Ícd etiam circa principia dicere verüi,infüper fapié- tis císe,
de quolibet hre bus rer iac Rcefp. admifso, 9 poffit intelle&us ;l- la
plura vnice actu cogno(cere , nega- tus tfi a&tü illum dioe efse , (ed vel
pw » vcl fccunda operationem intel- Gus ex dictis quz (1. przced. vbi etiam ex
foludone ad 2. princ. patct refponfio ad 1. Ad 5. dicimus (apientiá dupliciter.
pofsc íami , vel pro qualiber facultate in- Difp. X I. De Syllogifmo in
Communis... c. telle&iua prout cum fophia conuertitur, | & fic non cft
dcterminarus habitus ab: alijs diftinctus,vcl pro notitia primorum
principioram;ac vniuer(alium caufatum y. fimiliter fcrentia porett faa:
dupliciter y vel pro qualibet demonftratiua cognitio ne; & vt lic à
fapiencia non diftioguiturg vcl pro ifla fcientia ; quz fpecialiar fubies Qa,
& principia fpeculatur y; quo (enfu à: fapientia di Lingurtur , quz
vniuerfaliffi- mas caufas, & prima principia conrem- platur, qualis eft
metaphyfica,cuíüs mue nus eit pt incipia aliarum fcientiarü proe bare, qua
ratione potcft dici (cieritia , && intelle&us eminenter; hincad
atg. nega- mus fapiéttam efse vnum «habitü princi? i cociufion:s, fed efsc
habitum conclaítonum ex primis principijs: dedu« Garum;& per hoc à
fcieitia. , & imelle- &u dift inguitur, vt patet ex dictis. Arift. vcro
velloquitur de fapiétia vnincríaliten fumpta , vel de propria fapientia ,
quate« nus habet probare principia lisi latona tiarüsrefpe&u quorü in illis
fcienujs crat habitusiwtelledtus vide difp. 1. Mectiq-4s ' 1$ Secundo arg:
afscn(as conl, at- tingat etiam principa ; & quód um aliquo pao afseníum
principiorü: Tam uia éodem actu potentia tendir in obice m formale,&
materiale, ia obie&tuni iod ,& in rónem vt patet in exem- do
coloris,& Seria id przmifsz funt rationes (sentiendi , conclufio.ctt. que
concipitur abintelle&u:, ergo-&c. Tum 3;codema zin Voloptes dent (o
fiem do in media,quia hac fun volita propter fi« nem;crgo codem a&u tendit
intelle&tus in conclu(ioné ,& in przmifsas , quia illa cognofcit
propter iftas; Tum 3. non fuf4 ficit,vc medium cognofcatur in prami(- fis,ergo
debet cognofci in conclufione s & licidem us circa conclationem , &
premiísas,ántec.prob. quia cauíz de- beat e(se fimul cum cffe&us effectus
me- dij eft inhzecentia przdicati cum tubie- &o;de qua non fit mentio
inprami(sis y quz dicuntur ita , ed in concl. ; ergo in concl. debet includi
medium. efp. cx Auct(a duplicem eísc rónem. etam in qua,fcu. per quam. &
hec 2 9 — ade m codem acta coguofcitür cü obice. - — QU. cdoaffoficohcldifiig ab
affa jranif. $15 £o Quod vt pátet de lümine , & colofe , aliam cx qua aliud
cognofcitur , vt funt przmiftz cefg concl. & hzc füfficit , vt cognofcatür
fimul, nó tamé eodé atu. Ad 2.conceffo pro nuüc affumpro, de quo in lib.de A
nim.difp.7.q. 7.att. 2. refpon- det Do&or 3.diít.28.ad 3.neg.paritatem quia
in ines& medijseft vrica bonitas , ideo poffet admitti vnicus actus circa
finé & media, at in principijs, & conclu. fione cft duplex veritas
alterius rónis;illa ,n. eft immediata, ifta medíata, ideo de- bet effe duplex
a(séfus alterius ronis,& p coníequens idem affenfus non poterit ad vtrüq;
terminati. Ad 5. fafficit,vt (int fi- mul cognita non codem fed diuerfis
a&i* bus,vt dicemus quaft. 4. Tertioad idemex Arriag. aGusifte, quo quis ex
cognitione, quod omnis ho- tno fit animal , & Petrusfit homo , de- inde
dicit, ergo Petrus eft animal , dit- fert ab illoy quo abfolute dicié Petrus:
eff animal ábq; tefpeGa ad premiffas prius cui preter inhzrentiam ani- malis in
9 aliquid aliud. explicatar & actingitur per primum actum formali- ter
refpondens ad ly ergo quod non ex- primitur per (ecandum atum;tale autem ncquit
effe;niiobic&kim premilfarum , ergoaffen(us cócluf formaliter attifigit ,
& exprimit pmiífas, mim. fubillata prob, (nam primum argumenti patet , cam
primus actus dicatur conclalio , & tertia operatio y (ccundus dicatur
fimplex pro- potitio , & fecunda operatio) ti non ex- primeretut obiecti
praemitfarumyaliud non poffeca fTisnariyni(i depeadentia co- claf.à
princip:]s,fed nequit hoc dicistum quia hzc veritas quod. Petrus-firanimal, €t
ex te independenter à prammiffis co- gtiof bis ergo poterit «uis aísctere hác
Vericiteni per prium actum indepédé- terà priahiliseognofciy néccontra jpsü nes
có ip adduc:y air quia actus 3lie'forayaliter aci agix prietiidas;tü quia
dcpendénuüa ilà phytica tion cognofcitur cóncla (ronis. Ud (per | "26:
Rel'p.faahucr cótededo actü c elutionis primece. formialitez na- dam , &
prakilam veritatem propotizio- iquid aliud: per. ly crgo- dcnota- nis, fed'al
tum;tale autem non eft obie&ü premif- farum , (ed dependentia vcetitatis
conclu- fionis à veritate przmiffarum tanquam àcaufa ; & ad primam. em
negamus per actum cóclufionis polTe ex- "primi veritatem illam
independenter à premiffis , quia infuo conceptu formali dicit a&usille
dependétiamn ,eftq; veritas mediata cognita per praimilfas , ergo ab ifto
re(pectu nequit préfcindere, & hoc imuit Sco.cum 1. Poft. q. 9. in fin.
ait, ex boc cognofcimus diueritaté concluf. Cprincipiorumsquia conelufionem non
cognofcimus ni(i quia pracognitis pre- milis, Ad a.impugnationé dicimus p a(-
sésücocluf.nó exprimi depédentiá iplias a(séfus ad a(fenfum praemilfarum,
hoc.n. non rcquicitur,fed exprimitur dependen tia obie&i concluf:ad
obie&a przmilfa- rum, quia per talem affenfam intelle&us L6 veritatem
concluf. effe mediatàá; /à veritate praemiffatum caufatam . Di- ces,ergo iam
attingit premilfas, quia re- latio nequir concipi fine extremis ..Con- cedimus
attingi przmil(fas, non tamé eo- dem a&u conclufionis, (ed diuerfo ,. qui
dicicur atfenfus principiorum ;nec requi» ritut ad relationem;vt eadem
cognitione piatur relatio, & fimul extrema, (ed fficit , vt diuerfis
a&ibus , fedin eodem. inftanti temporis; ficutneq;cum cogno-- fecimus
cffc&tum,eodé acu oícimus caufam, (ed diaerío licét fimul tempore. Quarto
ex eodem ; fundamentum to« tius difcur(us.cft illud principium: , Que funt
eadem vni tertio y funt eadem inter fexex di&is 1.p: Inft. tra&- 5. c.
6. ergo nc dicamus-intelle&uz m difcur(u inniti fundamento, juod
igaorát,& de quo non cogitat atu , deóct ip álTenfa concluf. il- lud aliquo
pa&o cognofcere , & hoc etit attingere obiecta pra miltarum,quatenüs.
cognofit Peteum-eífe animal » uia exaema fuat eadem.cem tertio, f. cü bo»
mine,nám fi idécitascumtertio cft ratio. afentiendi,vt moueaur irftellectusad
fen(um , debec apprehendere rationc Fenxiendi . Tán 2:aétus, quo quis.crodit
fuilfe Alexandrum , quis Deus 1a. Sacra Scriptutaid rcuelauit , & ipfz Deus
cit ' v&rax ; qui nequiraenuri ctt incriaíecé Ooo 4 f(apet- 08:6. Qux DU 6yliifuloiemGausiuniS
X19. Aeon eid »t:29. MPH ESHMLNFUM puse imillarum,. f. reu elac ignem» B
idininam;Prob. conteg je Cue " A pasret. (PAR. BA e k &yanixus magis,
quatn aug imonio ojttor]nyaane; Quod «ab a[s diis. pre mitfgrumx fgpespatotali
RM dió efücit vufir bpern na 12.8 fu permambibny P oidenequg natural fios
Raptor pcndensi3m: c. donis: accapti dolor in eif ab ipla. eis de z.; az Keljh
kjg& 9p c &om 19 Ari dan EE E ameti exercitoyquacenus aljcnía is cj
virmaalizeg, cipr fonte lonas atinr gelleétas pos illum aum € allamcee rectam
iusta regu ptalogicalia aliter ficeqi e 3a llc»c ener E BN Pm veis m Áeutecicts
ne(ouibtons ac fupra sm atus ceflectete
nec« hone An ipia eloiukg ga "^ kon p tend itat ette uode alum nce
xt »quod addit: desore ads ur deisov ar muaionesde er ER eei ded üdncl? poaipur,
aen cegnàícipet atfenlum conc]ufíoni 3n hae.eft neceffarium , quia af fatur ab
aGenéu pra iiti my «igo nequis: deroulaen s clie aíscius Rp: aaa cam , aliter
idem (der fimul &-caufaui; «aua, quatenus attingit. mh vagias qui relatio
caufa cxplicarcus per Ay quia imxepetitione primcipior ü. inlen ftenzía
ipfinsyex cau(aro m vt refpieit co» stu fioneqy: Ad: adimide, quod a&tus
i|- uM Dare idt Vall aic p uin [iperpasurale, (cd Lolum. "qan diatuc à ioo
lüpcinaturalis adhuc in pugnasic Aon yigets ahud «u.eít aliquid -pédere ab
aliquo, dupernatnrali occalia- d sitaliters à vt 9 Qoam andae, yup pr iilis exc
anplisadgustis cuepi aliud; did irre cohquam à can(a per. in om pb T d geli aal
i e EE pae i turab; » dipende pisonbs i stiais1q no DUB6r OUOU, 9, Tix cds
cochlgmsd pa unc Gaule «onciu - sonciu vines ergo anrcgu pioaclled
&liciat-con u e i ia elixiane sntcllc tiim aumtpote 4jeyex i Un stati e:
concl non enim po:cft cohiberi;pr. eA u pefita wü Fats Mora oom on Penna
mipseemi atenta «onglali cx it aliai quia offen. MUR ven 1ys rider Á pegar
Éosmaleimou MA Mes i "q atguienapro [OA pin e Cole yeritate IA, ede n 3
pracmifgssóe imas , D MMMCRUT s dou: ione., & dgpc vndédeducuac 5;ad boc
autom DIAS stra ccodebar fie rg » Lenta, qitod dau formaliter inallentu
conclutionis y (& bicatringat. inciníccé
&. per. (cipfamy Objcéhum praenarüarpa » Ácd fact "d artingat
excrinfecé. quatenus &utn pramilfavum, efk. messy en üeotia veritais
coneluü od aet ádíolüm probent yc argum nec aliud per. ea Quniede p sit
,.colligi 3s immo arc dere uDpugnacionc caiufdam $., /guidi affert. ad impf.
nium »qQua €tàcs pohitis- -preiffis.potle soccliectun d ttsabi, ad A taobie
Gray ex d agenionis nO ^x Cunmsptimo modo: coacedunus aliquod -elicrse
aonclafiqugo. paper: Es TF. "] ^ 60200 d xr eser] affeplas. principiorü
ioglue L4 " ! etn üc cus opm 1 fedrimpugnar Ou ; quia ti hene mi&it
per fe Sexdo fisico jofiéidttingere prinia éGton, & noni perac- cidéns ex
animi daft Gtione" óppotitunr coninoérey Clitrüs'adliuc- hoc'i[isü colo
eivai ex (olutióne'ad 1.arputrientam; dj Pede near no "eit [aree ibas esa
Ie ise A T ependesvet db óbie&o prarmitía uA ect nec non Gblietam
prarmillará^atun rper d feriíliimzoncla(onis!; cajdrgumiento re- fpondec
Ouüied) obie&tum"conclationis habere ekife ienrem virtut£ ad: ver-
ntelic&us: yuré. iudi guatny wise eot ons o nce RM "ian ra
diícürturumi; fti conclufionis y ré fasi dat;j fapé t0ta:Ixcc
dó&tritia:eftil la, qua.tradi- dimns (upra n;:16.:non:pofse veritatem
«onclufionis, vt fic; háberi independétee áprzwiífis , quiacx.(az ratione eft
,veri« tasmediata cognita per pramiffas;; verü vi dicebamus 5 ad hoc. fa
laandii/minimé useftafTenfum prinmcipiorü tormalitee ii coticlufróhe includis
aut-a(fenfum,cG- &lufsonis formaliter, & iotrinfecé: attin- gete
obicctum praémiffarumiled fufficic frattinbat extrinfecé s. quatenus attingit
veritati aoediaráu y quz. dicit -Koborci« Bationémad prasniilsas «iib 10026715
urit emat» rionq «o9 d» i» «MUSS IQ. Xibungo . 911.0121» b1PDs 22210002] rms
nodtul idm promifit cana catclifioni -"Igijo?: iquoScnere egnía v. ciwDta
18. X Vaitiapofstt intelugi.de prar- roro mi(fis; & coaclunonei «dl bita
(iae 39 cl $ormalitet accepc sx quódios docunqs famántu:., certam e(t
praspoiísá soc cia Mcoecip Co ituemD- palis. pese nu cce ah sueur propuer: cóclationem
quàm € capicsloy ; ncc. gcuere mateciaus: y, aq. formalis caa(z.' ibcrinfeez
per. «eram. compefitio- «UD DUST -f1 dH 1u5 5 -[1 aJ déillisxebüsio ordine
fiim; coticlu(T8 vai ec fe pb cdm copalitió ex perfe acti, & per fé
porentia; vc orh* nés £entur : Certuriiettig (uper conclaà fion yefpie re
peeinifsa: fait - eglliBittt ex có miu ers. ios ex prihcipis; rmi [y éx vel
dicittiabis cidinéimt rios v liabiuidiüet caüfz hie nofi peccft accipi nd thus
fen(ü propriéloquendo, quia etm qu&'tleediein adiénra termini ad qiiem,
primifsstionrecédunt , jmo fuut (ial oe pie ru dicet te duMA afiquari
caufalitatis. Hocautém hoimetip viriuer(aTicer verum de pteinfiffis obiez
&iué tentis fea de rebus inícipfis ; «qural non femper diícüríus e(tà
cau(a. ad effe &üm, (ed vel ab eff- Qu ; velabaliquo ag lio excrinfeco
medio; nifi velimus loqui verse T e 1ntelledtü d dd cogno(ci; niam poreft effe
, quod effe- étus tit dorior (üa diufi, idéodis poterit: excitate
incelle&um ad cognitionem cau fie, fed hac virtus non eft in rc fecunduay
fe Gófiderata, fed vt'a&ai inmellectas füb ftat :quaproptet: tota
difficultas reduci tür ád-przmíísas, & cónclu(ionca: fors malitet
fumptásan:f. a(seüíus pracüfsae * zàm (it aliquo-pa&to caufa afsé(us concl,
^: Prinz opinto negat. veram: cau(alitaté intet:hos a&tus,fed ti aliqua
teperinu; de bete diciin generc cane matcríalis;exes uinfcéz, cà
quigtermiini;ex quibus con ftat; éonclufíio , fumitur à premi (lis; à quibus
poteft dici fubuwnidlrari materià eohcluftoni, ita; Rüb:0p;q.8.prol.ar. 4.86 citantut
pro hic fentécia Dor. 2,d.2-q.24 & Apoll, 1. Poit.qe2À lijyreducunt hang
cagíalitatenvad gepus caua: formalis exa tr inféczs quatenus afsenfus
principiorum, inf3raándo ,Sciluminando intelicctu: deccruanác illom per reprae
nup ebiecltis: & medij ad hanc, & nó illam có clafioaem cliciédam;
ita-Hurr..di(p.7: d Janla 66:8, Mgril. r. rio. dub, 6: S, Arta; 8a
diip-15.bop-fpét« j« Conmuuior opiy pio-elt;,:qabd has canale reducarug ad
gcnus ange cfücienuss fcd di-tepant adbuc itt incer fo namal. quien lunt. nad
ieise;veram &theienuam (cd pouas alsca fuyo gramilsacumc babere vt
conditio" ncm $8 — Dif. XL. De Syllegif'mo in Communi |... - nem
agentis,& vcluti inftrumctum, ita Auera q. 2 propiecf & Amic. trac. 2
j-difp. 5.q.6.dub. ;.C(teri vero admit, , tunt vcram, & partialem
caufalitaté ef fc&iui , ita Nomin. & maior pars 'Eho, miit.Sco.
1.poít.c.1.q. 1.ad 2. T'ol.in ex-. pof.primi tex.not. 3. Ruui.q. $. Compl.
difp. 17.qu. 3.Io.de S.T ho.4.p.Log.:qu. 24-ar.2.Dida.à Iefu difp.16.g. 3.
Blanc. difp.1.de argum.fe&t.3. alij . 19. Dicimus,probabilius effe affensü
przmiílará cftedtiue partialiter cócur- rerc ad afTensá cóclu(ionis;ita
exprefsa docct Do&or q.1.Prol.ad a.pro Philof. vbi cótra D. Tho.arguédoait,
Traierea Juppomtyquód principia [unt diflin&iua babitus cüclufionis in alio
genere caufa, guam vt principiaeffetiiua, quod faljum €(l, quia
fialiquamrationem caufa di- flintiius babent ad babitus iflos,non ba . bent,
nifi rationé — effediine; & cla rius hoc afferit 1 ,Poft.g.8.&
9«Tat.ctiá 2«Priosq.1.ad 1 princ. & probatur; quia in premifsis adsüt omnia
figna,quibus à pollciiori arguitur aliquid effc alterius cauíam cíffeitiuá,
nàmprimó continent virtualiter cóncluf. vt ait Arift.1. Poff. ' €. & 2.
dcinde cóclufio aliquo pa&bo af fimi/a:u: pratmifsis , ná-ex certi ine, euidc
itia, & veritate premiffarü meti- ^ murccrtitud;nc, euidétium, &
veritatc conc] d.fi pramiflae funt vninerfales,vcl pa ticulaecs;neceffariz,vel
probabiles, aut falfze, vniuc:falis , vel particularis, ucecflitia, vc!
probabilis, aut fa!ía cric eonelufio : &tandé adelt effentialis dc- pee
itaut fi premiflze nó effent in. elle&u, impofiibile erit intelie&tum »
elicere conclationem, quia conclnfio, vt .€6chríio, dicit ordinem illas, 2 ibus
fué vez itat&; iarelle sabfqypremifsis cliceret io- ncm illamyaofi
eff&t eonclafioy(ed:efsc- . ae y 3 cóelufione mete fcienti.h Bp ii $t
finpler plopofcieser fée da apice; tio; quz'omnia 3csutnit a&uitatom im
jremitusee e&u cóctufionis, lhis.n,ra- i ibus Dodo Ed.sqiz. A. & 6$.
04d «fionem;prob-t cotra UNIS e paztialerm caufam inte .a0 Refpond. folá ex his
fequl, vel promi ffze nar códitiones nc 4 vt ait Aucrf. & Amic. ve] ? €
habeant vt effc&us zuij,vt ait Ru ion.qua Tàd- tionc nequit intelle&us
elicere.cóclufio nem;nifi prius: ducat. rn er pot pter ordinem iftorume m;vel
tà« dé quod fint caníz in genere caufz for- malis 11luminando,& terminando
intel-. Ic&um ad hanc, & non aliamconclufio- né eliciendá,vt afferüt
Hurt. & Arriag. Verü addu&ze rationes plus probant; fi re&?
perpendantur, & primó quod nó fc habeant vt conditiones ; nam códitio fiac
qua non tüc rcquiriturquádo adeft agens indifpofitum, vel impeditum,& il la
conditio cft quzdi impediméti abla- tiojideo nó dicitur effe& tet in
approximatione igni fi agens,& paticssüt debit ta, non. 15, vt pa s ad
lignii; at té approxima- dita, finon fequitur aGio , » quodagens non habct adz-
quatam,& completam virtutcm,fed pe« Git fuppleri ab aliogaliter
p:ccluderetuz omnis via ad oftendendá aG'iuitaté cau farum;quilibet .n:pro
libito dicere pof- fecjtsaioh Íccundam v.g, effeconditio- nem, &
effe&um folum à prima depen" dece, vt in fimili de obiecto
intelie&us. contra T.opin;& fub lic.V ,.cá igitar in- fc non
fitimpeditus — dam , nec ad recipiendum a&ii conclu- fionisyfi haberet
cóplet virtutem pro- ducendi conclufioné, ipfamproduceres &fine pramifsis ,
cp eft falfum. Tá quia effentialis diftintio, inquit Do&or, né c[tab eo .
gy non eítcaufa, przmiffe fa- ciunt, óriginaliter faltimy dilferre con-- X
glufionemeffentialiter , quia di tinto conclufionis probabilis, & neceffari?
aft effentialis, & nonnifi à prmifsisorigi- nalitcrprouenit . Et candem.
quia cíle afsimilatiuam, & vic cualitér cotentiui eifeétus Quieróncset
demon(irans nccefa ds:nec canías formales «nón inflauntcin cife-- extrinifecas;
umifed (iquam exercent caufalitaté y . "hac efb erga
intelcti-ipfumdetermis nando; - Do&:cit.1.d.3. q.7. arguendor . Rit ime qué
len iin amiz i - - 7 M ! | QuafI HI umido previf fii cid feconcf $19. pando,
& tilüminando; ergo cóclufio nó debcret necellarió affi nulari przmiff;s &
pcr. illas effentialirer diftingur . Tum quia intelle&us non folum cft
indetermi- natus ad producendum a&um cócl. , fcd eriam e(t incompletus ;
quà ad actiuita- .— t6, vnde petit ab extrinicco determinari faltigià tpeciebus
intelligibilibus, & có- plerijergo pramifia: noo folum determi nant
imclle&um erga cocluioncm; fed €tiam complent cius a&tiuitatem; atlüm-
ftum patet» aliter nulla cíict (pecierü in- digentia;fi fe folo, &
roxaliter concarre- rct a&iué ad a&um, conícq. prob.quia fi conclaho
eft prorfus igaota , nolla adeft fpecies 3pfius impreíla :ergo przmifia
tüuncconcursü (pecierfupplebunt ; à nul; lo.n. alio in hoc cau pofset intelle
Gus determinati & compleri «Quod fi dicas cum Arriaga; in co caíu
concurrere (pc« cies pramitarum , eft voluntarie dictu ; & (alim habebunt.
przmifke concurium. mcdiatum ad concluüonem ; ficut obies Cum mediante fpecie
dicitut cauía in« tclle&ionis. Tumqunuia vt notant Cóplut, in aticníu
concl. nomíolum;repecizur-tas tio intcile&tionisin coi correlpódens in-
telicéui; nec fola ràtio intellectionis ta lis obic&i;correfpondens fpeciei
impref- fa ,(ed ctiá rauo intelle&tionis difcu:fi. uz, quz per fe refpicit
premifsas non in. teile&tum, vcl fpeciem , ergo ficut igtel. lectus, &
(pecics ponütur catiíg a&tibia , ita quoque pramilz. Tum quia; vt con-
ftabit in lib dc A nun. bené poceft vnus . a&us vitalis phy ficé in alium
1ofluere, fic enim 1nopinione maltorum volitio finis effe&tiué cau(at
volitionem medij; tic igi tur in propofito porerit affen(us princi- piorum
immediaté cü intclicétu ipfluere eficctiuéunaffentum conclufiuns,& nó tanum
mediantibus fpeciebus . Tü quia, inquiunt;atfeocimur conclufioni propter
przmntias, iy propter cít dié o caufalis, vcl caufa finalis, vel efficientis
non auté for vel materials , fed. prazaa(dae non tunteaula finalis , cro
cfficiens. : NNonncgamus tanic piaunisas , laltim . obicctiuas y poffe dici
aliquo pacto cau . fam materialem, & m concluiio- ni5, waterialem
,«quatgaus termini €on- . clutionis fünt termini przmilsarum, for- malem ,
quatenus pramiffe ípecificant: conclufionem , fpeciticatio autem vidc- tur ad
genus formalis caufa extriníc« cc pertinere. s J In oppof. arg. Tum quia in hoc
enthi-. merbate omne animal rónale eft homo ;; ergo Chriftus eft
homo,con(cquens nom cau(atur ab antec: quia cófequens eft de; fidej antcc.cft
naturale, foperoaturale aur rem non cauíatur à naturali, quod eft ims;
rfedtids, Tà 2.affenfus ifte (ic(set caue àc(sct 2 quiuoca , quia differunt
fpecies quod ctt falsü , quia caufa zquiuoca cft: vniuet(alis, & remota ,
vt patct in coeliss a(seníus veró eft párticulacis.Tà ? .quanet doque
recocdamur aétus. conclufionis 1 non praiifsarum , ergo poteft císe cone.
clufio o ven aii Neque dicas rung: non cíle conclufionem ; Quia ille actus;
caufatur à fpecic derelicta ab a&u concla in«ncmorid, ergo cum fjecies nó
concur rat nifi ad fimiles actus ; ex quibus fait: producta yrá illa conclutio
etit cadé fpe- cie, accum praemiffis, fiue linc prz mi(a. fiseliciatur. Tà 4.
ncquitintelleGus eli-:- cere fecundam operationem , nifi prius habuetit appichentioncs
tetminorum;,&. tamen ex ifta indigentia non arguimus - caufalitatem in
prima operatione etga; f ecundam; ergà quamuis concl. 4 à pra mifTis, &
tertia operatioà (ccunda,,, nónobid deberidici.caufa ; cadem quoqs. dependenua
eft mier actum ániellcétus ,. & vol(tats, venequeat e(se voto obic-- &t
in volütarc, qu:n praeccíscrit eiu dem: intellc&io in10tellcétu , &
camen actus intellectus non eft cau(ía a&us volunta- uis, iuxta
probabiliorem feitrentam , qu&- fcquitur Doctor 2.d.25. Tà 5..& fi
przz-. miísz: poffint producere Ípeciem iptelli« gibilem, non ob id arguimus
poísc pro». ducere alium aísenfum ciufdé (peciei, ad. quem fpec:csilla potcít
concurrcre,ergo . multo minus poterunt concurrere ad a(- fenfum: conclufionis
,qua eft fpecie di-- fün&us; non .n.videtur.g vnus actus in. telleétus fit
alterius productiuus . Tan. dem de ratione cau(z effectu eft, quód. fit
cxiftens, ex dictisun Phyf. dips. q. 4. art, 1, fcd quando cft aísenius
€ocluüonis - non "dS . ó dd "M iÁl Rcs, d fue Dp Dé sls niat o non
efk a(Ten(us prz milium. quiahig pracedit nec (imul effe poveft,ergo sv; 43:
Refp, ad 1, io illo, enchymemate, fubintcll sibzc mier, Chrftesett anic; mal
rónale, quz in intellectiadeft ,quà- vis orc nó jpleratury & E (kde
fidegideon ; poterit illud cófequens stiamo e(t dc fide, fcd potius éanclu(io
Fhealo-. gicavrinümili dicempusinfca difpik 3i. qe gar boA di 2n efb-de (Nod oa
eu squid (c vniuer(alis,nam ohiestugp: caufat (pecicm fpecies o perat .omcs
ope-, rogis e nh vines fiigidicatem, S fimiliaquaz funt equiuo RAE 3,negamus
aum illum ef-, feciu(dem fpecici cum canclaGonc. y Vt. fz pius cft di&um
,ad probat, cefp. yelgr alia(pecies fit conclufionis , & alia; fune; icis
propofitiortis, ; is de eodem, pret ai iem wx producta , quia: ;intellectus formauir
illam pro; tionem; vcl (i velimus afícrere .elle. eandem fpeciem, dicimus
concurrere foe lum in quantum. a&us illi habent quan-; dam inzer fc fi
militadinem, & conuenien, tiam tamen quia (peciesilla fe (ola nod; fufficit
abía; prei(lis ad producendam, conclufionem,& ipía neqüit excitate invi
telic&um ad affen(am prz miffacü, idcite- co mouct ad f.aplicem
propolitioné cli- cicndam . Ad 4-xefp.cx Sco« 3.4. 23^ S. «A liter j concedendo
trminos , quando. €nidenter €ognofcütur, canfate notitiam , i fecus quando funt
inenida. tes,sctüeft camen magis dependere ter». ienoy 10nem à;fec rir ee
&prima:g i[sz pervwim i tigam, A ia ifermo conci gen ,nonfic appre d
tetmjnotum; gs; tum rriafpeciticatur:eísenirialiter. dote dlapelbampetpriccpis
fien m principia pbylica mapas gemini e 1jídé, £camuss , fed pep princ: i
mathematica. oftenía ; N 123men aGumantelles; £s eísc: prt y aqq mk nd ccíszrib
prave joi fitus-y quia volitio; mon: fequiur.necefsatió ad iatcllé£tioné obic ;
Gynccáb: ; »efsentialitergs ird, 3.0.7. $« 4n ifla: voluntas fit caufa tos turn
quia ex Di Samen. non ; ficte p talis fuz volitionis. » attamen eftpoténtia erion
tioni ncque dn actuad ;exipé; operas dra 3 Wn y ora m. dr fubabct
exbfcovirttemi!complétám pros ducendi abquem athimpocerir.jHam.c]t« Swyquaca 4
cere,fraiocolidmpedimento; quod in pro4 sati T HF PATE. HR ifa fis nunquam
élictct conclufipricm; fignü euidéns nondhübeft resale gii, fed rss FRA i ler
ias; ME Rd In dc ratione cana: axytiuocit ) qu ffi efíc&um fpeqie dift
inGaín produrre: düamuis nequeaz.effe&tunr éiufdeni fpea ciéi cffioere;
quare nonre&à Krriagaeg hbc;, quod vnus aótis non peadus Vrerhr i pLa s v
pi ders non : [xóducendi alium-fpecie diflinGtum, dummodo viriualitcr pos datur
inilloj&cureft:;conclufio: pezmiísarum 5: Gc :ctiamfecundum alis quos
volitio $nis cffc at valitiga nom medi j;quarn virtualiter iricladit; nó tamen
aliam volitionem finis, Ad vliimia dicemus mfcq.quafti.c 15502 cibis od
-izazbo,123;:192 i93 ti2180115 2112301 013 £) ti Q. V.s£ ST: 4.40» 15352
METGIUISPIP .igbaodi»i22,1122ido il Adbremi ER éaiofris 1» i conclu[io.. 13q Xp
(ou 14 go Apreuz di32q.z; ad 1-contéa 62 : A dascai utünedoafsésirprasd
mi(sat& cépore:neéc(sario debere pracex dere conclafionis a(séfam ;
Qeamplares alij hocafserunt dc maior propolitione fninorem veró'fimul-cfse: c:
conelufio? niy afscnfa. Communis opimo cft. ineBa dem inftàáti-fitul (ae
scctfsario debet afsenfus conclü(ionis ,& principiorum gi fed adhuc di y
qudáas aieat(uf2 (sri ton imticam cócluz fione pet labitusey afséfibus
praim:dísaz rari dercli&os 5 Conimpoxament. Pofl C; 19-cart zi docent fatis
(sc! a(sen(üa" prátni(sarucn-fimal exifterc curo « óncturzi fione-per
actum recordationis , quo me nioréir intelleótus fc: afsenfuny habuifse
ciscatales prarmifsas. Veram, imi Vere-ó resiquàm RKeceiitioresferé omnis fimul
- | tancani exiitentiam volunt else meceísá « uam n3 (iod e52 ^ | 1 ormalii ,
ita Do&or q. $* ^ qa. M d. & 1. "olt. j8. & 9. J Prodec i er -
.CX Sco.1. oft.cit. * a 5 z t dupli . confi- Eras ; * 1 , " utfa p (s ]
cratis vel vt (unt quadam fimplices pro-
poficiones ad inuicem nó applicata, ncc ordinatz in fjllogiímo, vel vt
in fyllogif- mo difpofita', & hoc modo adhuc dupli- citer poflunt fumi, vel
vt füb(unt relatio- micauíz in ordine ad cóclufionem vt ef- fc&um; vel vt
funt fündamentaliter cau- fe conclufionis, quo fenía fpe&tancur fe- cundum
preptias naturas, & vt à relatio- nc caufz przfcindun:; quaflio non pro-
cedit de premiffis in primo fenfu , quia vt fic poteft efTe maior finé minori
& co clufionc , & é conuersó ; imó maior , & minor abí;;
conclufione , quando .n. nó funt applicata;& ordinare in (yllogifmo, non
habent rationem pra m.ftlarum ; fed diícutitur de premiffis applicatis;non qp
necefíarió pramifsg fimul debeant clici Ab intelle&u; (ape .n, euenit,
maximé in nobis propter ir:perfe&ionem noftri 1n- tcllectus;quod miaior
prius eliciatur, quà minor,vt aduertit Arift. 1. Poft. c.r. fcd cít dubium;an
alsenfas iili przzmiffarum, quamuis prius tempore elicit: debeant nihilominus
permanere ,.& in codemin- ftanti fimalelecum conclufione. — — 1$ Dicimus,ti
pra mifiz vt formaliter caufa conclufionis cófi derantur; funt fi- mul «ü
conclufione,nentantü fimultate temporis,fed etiá natutz, fi veró vt fun-
damentaliter cauía (umuntur , fic dcbét ambz in eodem inftanti temporis fimul
efIc;non mmor tantü , nec habitualiter , aut per actum recordationis,fcd per
pro- prias cniitates, cum qua fimuluate tn (lat prioritas naturz. Eft Scoticir,
& cóis cü Arift.1. Poft.c. 1. & prob. primó; quód vt formaliter cauíz
fint (imul natura cum €onclufione, patet, quia vr icfun: relati- | ua, qua func
timul tempore , natura , hitione ex dictisditp.8. quaft. r1. €cundó y:
fundamentaliter accipiun- tur debentetiam timui exiftere, quia pre milita (unt
caglar co;iciuiionis , caufa au- teni quando a&tucaufat ; dcbetattu cxi-
ftcie, & nó d immcdiaté pr c facrity licut fasc in Phyt, di-. second. 82r
t: SCquoniam amba prz- AR nclufic ns fine tera cft infufficrens , vnde quzlibec
ac- menmtiío vim habet inferédi ex fora yllogiftica,vt diximus r1. p. Inftit,
tract. 3: nam medium , vt coniungat extrema y debet cum ambobus illis. coniuagi
virtue te illios principij, Que funr eadé ud tere tie, funt eadeva inter fe,
idcitcoai premi(Iz debent fimul cum conaclufione exiiterc, non fola minor. 26
Tcttid, debent etíe praefenres sm: m & fotgales entitates, & no per ab
tus, nà habicus (olü eft caufaa&uit cin(dcm fpeciei cum illis, à quibus
eite: nitus, a(jeníus principiorum , & aSenfus: €onclu(ionis fpecie
differant,vi patctscr- go habitus principiorum n&qui: cócurrc- read actus
(cientificoscóclulionum, fed pracisé ad a(lenfum pra mifíarum .. Tum quia
habitus non dator potentis ad fim- pliciter operandum;fed ad promp:é , &
faciliter operandum; vt notat Do&or 1. d.17. q.2: E. nam abíque labitur
potett potentia in actum exire, abfoluié loqué- do;at pramilT'a requitontur in
intellecta. 4d fimpliciter operandum , quia. (in? ip- fis nequit
intelle&lus producere conclu- fionem; erg concur(us ipfarum ncquit ab
habita fuppleri. Neq; fufficit, v: pze- fentes fint per recordauonis actum;
quia tertia operatio e(Tent'aliterà (ecüda de- pendet; & caufacur , vt.
fine illa nequeat ciie , & intellectus ex (enon cít fufifciés ad cliciendam
concluüonem , fed à prz- mitIis determinatur; & completur, ex d:- €tis qua
it. preced. ergo pramitla ex (e ipfis concurrere debent , vcl per aliquid
[upplensillarum concutíum,a&us recor- ditionis non cft potcas fapplere ittà
có- curfum , quia eft imperfectior, nec cmi: nentet Continec a(feofam
premiffarum ; nec füfficiunt premiísz in c(se obiccti- uosqtua vctic habécetie
(ecüdü quidscau fa verà rcalis expofcit. eíse fimpliciter - Tandem quod priorcs
dicátur pziort- tatc naturz,patet;quia vt fic caulaur co- clutionem , qua ab
ipfis e(entisliter de- pendet, e(fecitialis aüteim dependentia ififezt banc
priotitatem ex. di&tie difp. 9.
qu&ft.2. artem, v io " ^2 x ' . " ^in dj (put.7.q.4.art.t.-
$:&— Dp X FoPesfy ; «An oppef. obijc. primo , quod afsenfus pramiísarm
tempore antecedaf.» Jta quia difcuríus cft quidam motus wi mus ,de rauiooe
autem motus eftiucecis fio, Tom 2. nequit inte ilc&tus nc Es fit nitus ;
plua famul intelligere » vnd dicebat Arift. 2. Tops 44 cotingere va
plura:(cire; pon autem cogitarcsergo af. fenfus illi non funt imdl ..[üm3-
certum eft ietellc&um cí(se.dererminatum;ad co gnofcenda (imul plura,non.n.
pot 1n iqies Qàm3q; numerum intelligibilium tendere fámul,fit v.5.talis
determinatio ad. [cx ,& Habeat de quatuor obicáis cegnitioné s certé fi
aliquam fyllogimi elicecet, pof» fet proillo inflanti habere cognitionem,
majoris, & minoris,quia habct.ad duo ca pacitatem , non tamen conclulionis
€o- gnitioné, quia excederet. Tum 4» babeat quis errorem aliquem nimis
radicatum inintellc&u,certé fi formaret fyllogi(mü de conclufione oppofita
vera, non pof- fet poft premiísas producere conclutio- nem, quia per vnug
a(senfum non poíset ftatim expellere. exrorem tàm tenaciter. affixum .. Tum.
caufa materialis tem» pore praccdit cffc&tum, vnde fubftantia dicitur
accidens precedere tempore, na- tura, & definitione , praemi(see (unt cau(z
maicrialcs conclufienis , ergo &c. j . 27. Refp. ad 4. ex $co.q. 8. cit..
dari quandá fücceffionem in diícurfu, quate»; nus rcgulariter prius coguoícitur
maior; fcd cü hoc ftat, quod quádo cogno(citur , concluíio, permanet adbuc
cognitio pra- miísarü; accedit, quod diícuríus cft me- taphoricé motus , nam
potcft intellectus vnico inftanti TW. wm bp » Ad 2. ait poíse intellcüum p ^
voluit Arift, vcl dicimus textum jllü., císe pro nobis, ait.m. in (Kcienuia
plbra fis; mul cognofci, quia cognitiones praemife fatum, & conclufionis
(unt fimul .. Ad 3, aliqui dicunt,vt Ruu.aíseníus prami(sa- rum,&
conclufionis propter. mutuá cons nexionem fc habete vt ynum;ideoq; non cXcedere
capacitatem intellectus: Alij vt. Conimbr. & Amic. non fequi afsenfum.
propter impedimentum at.conclulio in- ura cognoícete y; vt habitudinem aliquam
habent inar. fes; & vt (unt connexa; non vt plara (unt js ; dylgifmim Conn
-Migtsucide intellectu l 5 dq) & ad veratem ha atjqu6d quando
incellc&us cliaet.epnz ui 6 mul.exiftácinpo pras ip en eraliqua« f ger (enonpertinensadiila
cognitionem, Ad 4: fl deertorcactualiieft emo, (las tim pet.
demoftrationer'expellerar quae cá Vue ADR eui deua eere tirudinem; fi
dehabicualicrtoreyconces dimus nó ftatim de (Leui(ed paulaums ga bábitus nó
opponitur. a&uioppofio for maliter fed virtualiter»: vein lib. de Any -
dicemus, Ad $ ait Dockof premiísas císe quoque caufam cffectiud i deirco-quando
funtapplicatz & naturalés, ftam pro» ducunt conclu(ionem qua cft effectus,
^28. Secüdo adideuxpotc(t dari csfaus; Qp fint a(sen(us maioris, & inocs,
&in clicitione cóclufionis adneitatur fai (itag catum ,.tunc erit: áf: ;pra
mi(saturm fine aísen(i conclufionis: antecedens pas tet ft faltitas efset
difficilis cognitis & nà flatimex apprehenfione termioorum coa gno(ceretur
; "Tum a;ad a(scn(um cóclus fionis prz requiritur; vt termini eius.cone
cipiantur vt coniuncti: , & pofkafsenfotn pramiísarum , quz oqgnia eunt
císe. in inftanti . Tam 5. caufa cíiciens (ulum virtualitet cotinet effectum ;
er0 cx «o4 gaitione ipfius cau(z oonnili virtaalisca gnitio.conclufionis potcft
inferri , crga» cognitis priemifIis no necefsarió formas liter debet
cognoíciconclufio. Tum 4« Ati(t 2. Prior. c.26.ait
contingere poíse cogno(ícerc omnem mulam e(se fterilem;. & hanc eíse mulá,
& dubitare, analiquid: habeat in ventre, crgo cum aísépío prz mifsarnm non
ftat aísen(us concluGoniss; Tum 5. daretur eiufdem rei fimul. in-in«
telle&tu cognitio con(u(a
&-di(tin&ta s. nam. cam dcfinitio dicitur;de: definito y
definitum cx partc fubicéti see. m t&het., cx pacte pr dícatidiftinéte..— |
5 Rcí pad 1.neg,antec..quia: cum a(sene» fus conclu(ioàis fequatur:19 code
initan- ticum a(scní(i minoris, neceísarió.fiante; concluftonem aduertitur
Glíiras, €t ante: minorisaísen(um. Ad 2 (i praemiísz (unt: cuidentes, in code
inítanti cliciuntur 11li: actus,fi incuidenics, ucc — prz ct ce fife- rd E tias
p bicàs inclinat in inre itf; in erectionem ad; cie dif. féradt y &teo'idem
de iticipiórü éefpé&tü conclu(ión tit fpe- cié diftínéta, nátiivr fe bet
Peiéra in pra- &icis, ita priricipiaiu fr pelbilbur Té d z,libitus eft
quaidá v virtus; & fetmei €ipiorümjergo €ofitinet in (e acciuitátem illorü;
ergo-potetit Gur jctüclptsMdicoc «lufioiem concurrere, Turm 3.experiene tía
cóftat ;(epénos alicui conclu(ioniaf- féndiri'exafsénfü premifsarum prahabie to
mülto téporéarte jmasitné cum pro- pter nimiaai di ftta&tionemió potelt in-
celleccusadaertere prarmiffis jetzo (alim in hoe cafü fufliciet prafentia per
actum. £cifieioritiium y ram: veré tünc bv caufa, & effectus Cid aceto
00109 i of ^59 Kceljxad 1ineg, pisitalemi v brin Scoto diximustupra dq: 2.dd 2;
Ad 2.dici- taüs hàabitü.hon' contincre votare actü, quia [e Tolo non poteft
illum producere, ideo neut efficere, quicquid porens cft actis cáuiáre ; &
habcimus inftanciam in caufis ze jaimocis; etiam perfectis, primae .ni-
qdálitates funt cavía prauitatis) le-
uitat $,qud principiant morü,qui niBido- tinus n equit à primis qualitatibus
pto- Venice & 10 multisalijs. Ad 3. imó quia tüc ad. cft maxima iniellecus
diftractio, e xm x e MUR d e: principiofum re abáfsen(u cochifionis,quia prius
puso dm etioti., in Sisi rm t va- | T fenis *i miners "s E: stre v fion
ind More Des - er i izef iint m Nia ind. ^ E: idco i huh Ad. j : parebicinq; li
, "QgvasTIO AU Mn aflenjus. premi wm vecefit tetine ardeo concluf. 39 (7
V2ftio pocas nino rita "&os euidéter apprehendit praz- mifsis Vt verás
& cx llis fequi conclufiGe né ad i poffit c nót afsentiri, vel gecesari
debeat elicere actuln alsea(üs circá cott «lutionem: Pro cuius intelligentia
not. deterinhiadíó potéti£ ei duplex ex Scot. quol. 1 6.art.f. alid dicitur
cottrarietati$y Tcü fpcci li cationis, alia coftradictionli$ » feu exercitij,
ficut mdifferentia,fürinde- tcimninatio oppofita eft dapléx contkae rietátis,& comridictietiis,
determinatfo contrariétális cft , qua potentia determis tata eft in elicitione
ad vium 4&um 66. ad oppofitum, vt voluntas citca bonumín [e dicivür fic
deter minatà, quia nópot R elicere quemcung;a&um, tiüe volitionis, fiu
nolitionis, (cd necccarió , fi Fa I9 ll ÉÁEOSEPR $14 — Difp. De Syllgiftin
aliquem actum, hic e rit volitio; indeter- soinatio contrarictatis eft , quando
circa obiectü pót oppofitos acus elicere , .f. amorcm vel odiü, qualiter fe
habet volü. tas circa obie&ü oftenfum fub rónebo- mi, & mali.
Determinatio cótradictionis cit , cum potentiaita cft determinata ad vnum
fpccie actü circa aliquod obiectü, vt nó poffit illü né elicerequalis eft qua-
libet naturalis potétia ex fe circa obic&tü ecbité przfens;indeterminatio
contradi- &ionis cft (qua potentia pót in oppofita cótradictorié, vt (unt
velle; & non velle, nolle,& non nolle,& hoc pa&o fc habet
voluntascreata ctia circa bonum przci- $É cx Sco.cit, cum fit c(sentialiter
libera. .. Conceditur ab omnibus , in premifTis neccefsarijs, vel taliter
apprehentisafsen- fu:n ipfarum neceffirate intelle&tum ad — la afsenfum
conclufionis neceffitate cotra- xictatis , ctiam vt fubeft voluntatis impe-
rio, itaut circa illam conclufioné non pof fit disenfum eliecre ex (c, neq;
impcerari à voluntate ad di(senfum producendü ;& Xó cít, quia I:cut fe
hsbet bonum ad vcl. Jc, & malum ad nolle,ita verum a4 afscn füm,&
falfum ad dif(sé(um, fcd nequit bo' mum efsc nolitionis obicctum , «t bonum €t,
neq; malum, vt málum obicétum vo- Inionis cx diétisin Phyf.difp.7/9-8.at.2.
€rgo ncq; vcrum pót eíscobicétü diíscn. "fus, & faifum obie&tum
aíscníus, aliter po &cntta tenderet extta proprium obic&tu; «quarc ncq;
vt poteft à volun'ate impcra- 1i intellectus , crit indifferens ad affensü , «
diíscniim. Conceditur ét ab omnibus, antelle&um circa has neceísarias
veria- 4cscx propria natura con(ideratum cfse determinatum determinatione
cxcrcitij Ad afsGfumyitant ex fc ftatim prabeat af- fenfum,nec poílit
nonaísentire , quia cx fc cft canfa nataüralis,qua, ti nó cftimpc- di:2, n«ce(sarió
agit;nec habct j otétiam fuípcndendi a&ioncm; dubium cft de in tell. ctu,
vt voluntati fubijcitur., quomo- 4 babet quandam pariicipatam liberta- 1615, an
poflit .f. voluptas ftante aíscntu vero , & cuidenti ( rmmifsarum neceísa.
rjaruc) Süspendcra assensam intelicctus «iro conclufioncm ; vcl ipsum
difücalic- 1c adalia obieda. ML n ai eis Nuts 4 dir: CN : Om d :; 3x ;AMirmá)
Raiuius 1 Poft efc. Murcia ; vlt. Ofia q.1. art.3. Mori " Prior.d ) 6.
Auersa q.2 $ sect.3 .& alij. | Negant Conimb. 1. Poft.c, 1. q.4. att, 4.
citantes Caier.Sonc& Fons Sach. lib. »Didac.à Iesu disp.16.q.4. Blác.disp,
- ended ud E Mies «dc -4Hurt.disp,7.de, » Anim.seét.a. Amic-traba .disp.3- d 6
dub. 1. Arriag.disp.15. Log.se&t.6.Io.de S.Th.4-p-Log.q.24.art.3.COpl. disp.
17« q«4.& ex noftris Tat.1.Poft. q.1, dub. s. . Circa qeisiin pxobabiles
commis nis feré fententia (uftinet intelledtü effe quoque determinatum
determinatione conttarietatis, quando przmiffz rudicá- tur probabiles , itavt
nulla ratio fal(itatis appareat ratio cft cadem , * "a przmif- fie
iudicantur vt vere, & poffunt re&a il. ationc inferre concl. probabilem
vcrà , non fal(am , quia cx anteccdemti vcro nó fcquitar fallum ergo nequit
intelle&us: d.tfentire, tum quia (i diffentirct, a(fenti- ret contradi&torio
illius conclufionis,&c per confequens virtualiter aflentiret có tradictorio
praemiífarum , de quibus iam fuppon:tur aflenfus, crgo duo afséfusop« peau
in1ntelle&tu;quod cft falfum. Dus» itatur tamen de determinatione exerci»
tij nam quidam fu(tinent iatelle&um;ét vt à voluotate przfcindétem
yindetermi- natum ec indeterminatione. exercitij » vt poffit elicere, vel
(ufpendere aifenfum circa conclufionem probabilem, ita Co- nimbr.cit. atc.3.
Blanc.& Morif. cit. 31 Dicimus primóypofito a(scíu pre» miffarum in
intelle&ta 1pfum nece(tfitari ncce(fitate exercitij ad a(icofum concl.
quando cft in materia neceffatia, vt non poffit à voluntate impediri ; ita
Do&ot y.d.1.q«4 S. 4d argumenta,& 1.Poft.q- 8.X 9. prob. imeilcétus ,
& premiíse sit caula naturales conclaiionis debitz ap- plicata, non ipeditz
, ergo neceltarió producunt aticníum conclufion:s. Dices in pediri-à voluntare
mon coníentiente.s nec concurtente,imo füfpendentc cocurs Ium nec MEUM matorem
participat libertatem y cum fit agis cóncxus cum voluptate propter rationalitarem,
quàda caecerg potenti . Centrà ; voluntas nom dcbet concurrere camjuam phylica - ple u ^s cen c Q.V. cn ex pramif.
ntcef-BelleClus ad affenf.comcl. $2.5 fa.od.a&usintelle&us, quia vt
intellectus. concipitar vólantati prauius, exi t in pro- priosaQus; — ubditur
volürati nó indiget concurfu voluntatis phy ico.Ne- gatio confcn(us -, imo
difsen(us volunta- us non eft. impedimenum | fufficiens flante afsé(ü.
pracmiflarum y quia etfi no- lit volontas , fi vifibile eft proportionaté pra
feos, & illuminatum,oculus non impe ditus non clau(us,adhuc videbit, ergo
dif fenfus voluntatis.non impediet a(Teofum. conclafioois, qui affen(us (e
habet. vt vi- fio ,conclu(o vt obiectum
a(fen(us prze- mi (larum vt lumen, & cognitio bona: il- lationis,vt
applicatio luminis. Tandem iila maior conucnientia non officirquia ma- gis
(ubijcitur voluntati potentia loco mo- t1025 quàm intelle&tiua, quia illa
ab(ue imperio voluntatis non exit in ad ü,ficut intelle&us., & tamen
eft magis extriníc- €à volütati,quàm intelle&tus ergo ex il- la maiori
vnione nó debemus inferre tan- tam dependentiam intellectus à volunta- tc
inoperatione » vt fi habeat obicctum | ace pc am ina&um , nifi prius
eneplacito,& licentia voluntatis obten- ta ; tum quia in aGibus
intuitiuisyetiamfi formaliter di ('entiat nequit impedire ap prehenfiones,vt
cum vehemens vrget té- ratio,ergo neque in difcurfü talem. pote- ftatem, &
dominium habebit. In contrar. arg. Tum quia. nullum bo- num poteít. quó ad
exercitij determina- tionem neceílitare volütatem, ergo nul- lum verum: à pari.
poterit determinare intellectum. Tum 2.poteít voluntas cau- fare ccilationé,
& impedire continuatio- nem cuiuslibet aífen(us conclufionis er- go poterit caufare lufpenfionem, Tum 3.
ántellectus, vc lubditur voluntatis 1mpe- «tio, participat libertatem , &
indifferen- .fiam circa juodcunque obicctum, er. 'étiam circa aileafum
nece(larie conclu- fionis (ed non potctt effe indetermina- tus
contraric,crgofaltim cotradi&orié . "Fuen-4-habitus z1znitur in.
potentia erga aliquod obiectum,.juando potentia erga illud habet aliqualem
libertatem , & 1n- diffcrentiam , vade in naturaliter. detac- minatisyt
funt gyauja re(peétu motus de erfuüay non geactatar habixas cx Seo» 2. Logra e
d.1.q. 10. K. fed inintelle&u era con- clufionem fit habitus, ergo circa
ila ha. bet indiffcrentiam»faltim cxercitij . 33 Refp.ad 1.neg. téjquia.volü«
taseft potenti formaliter libera yintelle- Gus potentia ior E natia dt des
terminata « Ad 2. poteft ca qo nane i nem folum auertendo intelle£tum. af--
fen(a principiorum;& vt (ic poteft ctiam: impedire atfenfum.conclufionis ;
ftante: ver affenfu principiorum , non pót ime ite continuationem a(fenfus.
concla- fionis- Ad 3.vt (ubditur voluntati; folum: babet poteftaté cliciendi ;
& non clicien- " di affen(üm pre miffarum 5 tamen hoc eli cito ,
neceífació necefIitate ex. fuppofi-. tione deinde infert conclu(ionis a(fensá
s. vt patet jnalijs potentijs. Ad 4. cx dicen- dis in lib.de An.habitum non
generari inv potenzia propter folam indifferentià, fed etiam quia poteft aliquam
pati difliculta- temyvcl quia poteft intenfius;vcl minus. inteosé operati , qua
ratione quando eft habituata facilius , citius, delectabilius.y. &
inten(ius operatur ,etiam (i natucaliter àgat,quare ncgatar affüumptum.. - nd
ad idem ; « do ex ijídem pra mifsis poceft inferri duplex cóclutio y vt in
Barbara, Baraliptons Celarent , 7 Celantesquarü vna efl direGta, alia indi-
rc&astüc preaitfa nó determinant iatel- le&um ad aliquá illarü , ergo
indifferens eít ad eliciendü,& non eliciédü a(fen(üav cuiuslibet. Tum 2,apprehé(io
terminorif, etiam primorum principiorum, non ne- ceffitat intelle&um ad all
enfum illorumg ergo neque a(fenfus przmifarum. deter" minabit
intellc&G1myad afenfam conclus fionis, patct conícq.quia maior cuidentia
eít in primis principijs, quàmin conclu fionequa cuidens eft dependenter. Re(p.
ad 1. ineocafu pramiffas des tecmningté necc(fitz ze intellcQtum ad € elu(ionem
directam immediate , quia pee fe primó cft ex praemiis deducibilis y» mediate
vero , & (ocundarió ad.co fionem indirectam,quatenus eft. conaer- tens
concla[ionis dircétz « Ad 2. fi. ter- mini illi babent cuidentiam manifeftam
conncxionis , pollumus concedere ap- prelicaGonem neccisitarc inccllectum ad |
0 Ppp midi - 326 sadicium ferendam , (cecus fi fint ineui- détes; ita Doctor 5.d.23.q.vn.S.
Aliter. 34 Dicimus lecundo;quádo premitlz fütit probabiles , itavt nulla ratio
fal in cóntrarium apparcat, nonrequiritur ne- ec(satió coafen(íus voluntatis ad
affenfum conclufionis,fed fufficit," indifferenter fc habeat; quo caíu
intelle&us neceffita- tur etiam quo ad exercitium ad inferen« dam
conclutionem . Colligitur ex Sco. 3. d.25.q.2. vbi docet ad aftenfum fidei nó
nccctfatió requiri voluntatis actum de- 1erminantem,& imperavuum ;
prob.ij(- dem rationibus praced. concl. nam hoc folum di(crimé effer, quód
pramifsz ne- ceffariz funt euidentcs , probabiles ve- ró incnidentes, fed boc
nost vtget , quia. obicdtum vt probabile oftenfumett fuf- fiienter
propofitumintelleétui , vt pof- fit intelle&us elicere affenfum circa il-
laspramiífas, & ifte afse(us premiffarum eft (uff ciés cau(a, vt eliciatur
probabilis conciu(io, ergo etiam volunzate non cO- "adicente nece (litatur
intelle&us ad il- Ium aflenfüm;quia caufa naturalis no im- pedita
ftarimagit. Tum quia fi per ;m- perium voluntatis potcft intellectus cli- ere
aísclum conclafionis , fequitur pra- miffas illas & intelle&ü cffe
tofficiences caufas cóclufionis, qaia voluntas no cau fat marorem probabilitaté
in obie&tis.auc euidétiam; (ed hzcveta vel falfa (ani ;n- dependentcrà
voluntatc, neque voluntas Me potcftaté crahendi intelle&tü
extratoptiücóvaturalc obicétii;ergo precio dado à volütatis imperio, adhuc
iatellc- €tus eliciet conel. affen(um,qura cft c«ula xaturalis- Tum quia L
amones habent fyotitiam iocuidcniem de rebus fidei , & tàtmen non cx
affcátu voluntatis , quz dc —fc eit mala, ergo hatc non requiricur ad. £crum
incuidentium affcníum - Contra vrgctur; in his obiectis non de- tciminatur
intellectus ad aflenfum , quia opinio efl (emper cum formidine de op- yotito;
ergo nulla caufatur neceffiias in antclicétu e& pri (fis probabilibus. T
qui? fi affen(usin probabilibus przcede- 1ct Confensü volantaiisnallum iudicium
temerariu cliet peccatumynam pcccatum ^id o peccatü, quia votuntariü, T dem idé
Difp. X I. De Syllogifmois Commit. 07— effet dicendi , quando propofitio proba-
bilier appatet oppofita ,& qf effet vtraq; cótrtadi a - probabilis ,cum .n.
fint cau(y naturales,fi potfent agere iode- pendéter à voluntate, iam
intelle&us ne« ce(sarió aísétiret propofitioni probabi- lioti ex illis
cotradi&orijs , cp cit falíam, | 5$. Rep. has rónes non vigerecontra-
conclufionem, fed potius contra iudiciü priemiffarum,conclufio .n. noftta füp
nit aflenfum przmiffarum in iulii; quo femel admitio , fequitur neceflario
affenfus conclufionis ; dicimus ramen ad primum probate folum intelle&tum
nom neceffitari ad affenfum certum, & cuidé. ter, concedimus, tamen cum hoc
ftats 9 neceffitetur ad a(fenfum verum , (icut verz (unt przmi(Iz , ncc ob(tat
formido de oppofito,hzc .n.tollit folum firmita- tem alfen(us,nó determinatiogé,
vt di(p. - feq.q. vl.dicemus. Ad z.concedimusiae dicia przcedétia có(enfom
voluntatis nó ele peccata , namtunc voluntati imputaá- tur, & temeraria
dicuntur , quatenus vo- luatas tenecar impedirc illud iudicium ,. &
nonimpedit; tenecur.mquia prudentia di&at in omnizc non enidenc poffe coat
mitti etrorem in iudicando, & per coníc- quefis nó temeté cft afsétiendum y
& cer- titadinalitet, (ed cum formidine de oppo fitoypofTet deinde voluntas
impedire;ná quidem fufpendendo afienfum .cóciufio- nis (ed potius atfen(üm pra
mi(larum di ucttendo intellectum ad alia obic&ta: Vct fecundü aliquos
fufficit , vt (imul babeat iudicium pc tIibilitati$ fallendi, & nó cer- to
ilsadhereat,gy (atis cít ad euirandany tezacritatém, & peccatum. Ad 3. conce-
dimus allum ptam im primo cafür,quia fot tiusagens füperat rcfiftentiam
contrarijs. & €xic in actionem, fr non adfit aliud imr pedimentum ; cum
ergo vna propolitio: probabilior apparet fua oppofita , tam.» fort:or erit ad
mouendum intelle&tum,&c per confequens intellectus affentier, nifi
voluntasimperaretcogitationemprobae — — bilitatisalterins partis,vel periculi
erraüe di, g (zpe folet euenire in huiuftaodi iu- dici ie rts Se tÓ oppofirc
propotit io- ncs unt zqué probabilcsvcI nulla p pu tct ratio Vcrisvcl falíi,
aic — 3 - " i - m 9 V.c/nes prami[fs neces. int. ad. affenfum concl. 817
$. Hiter,& d.23.q. 2. nullum elici afscn- fum, (ed meré neutras e(Te
propofitiones illas intelle&ui ; neq, poteft voluntas im- perarc alfenfüm
ad alteram pattem , nifi . Obiectum prius moueat ad illam ; quare neceísé erit
, vt intelle&us ceffet à confi- deratione rationum vnius partis ex im- ge
voluntatis,& hoc modo poterit vo ütas ad vnà part intellectü determinare,
36 Quarifolet hic;an atfenfum cóclu- fionisvlca affenfam pramiffarü prarc-
quiratur cognitio dc bonitate illationis . Aliqui affirmant hanc cognitionem
pra- requiri ét per modum iudicij, ità przícr- tim Poncius difp. 29. Log. n.
3o. vbi in- quit ad determinandü inccllectü ad asé- süconclutionis prater
affenfüm praemif- farum vitcrius rcquiri iudicium de neccf- faria conncxione
veritatis cóclutionis cü veritate premiffarü ; alijs prerequirunt banc
cognitionem de bonitate confequé tig per modü fimplicis apprebentionis, .
noniudicij. Comunis, & probabilior op: nio ncgat ralem cognitionem
prarrequiri piz(crtim p modü iudicij it en ips 7. de An.(cct. $-Arríag.dilp.
13: Log. fct. 3. Ouuied.controu.9. Log. pun.2. & alij pa(Iim,g» probatur
fatis cuidenti róne,nà bonitas illationis
& connexio veritatis conclutionis cum veritate pra miísarum fundatur
in illa principio per Íe no:o , qui (unt cadem vni tertios(unt cadeni in» tet
[c,per quod omnes rcgulantur difcur- (us cx diGis 1 p.Inft. nam in virtute
illus principij per fe noti ex conexione extre- morum n tertio in premiflis
infectur co nexio corundem inter fe in, conclufionc ; flatim ergo ac
intelle&us percipit extre- ma efe vnita in tertio, co ipo manet dc-
terminatus ad iudicandü c(ie cadé inter. [c inferendo conclufionem ,. at fic
eft, g» pracisé ratione pre miffarum cognofcit l us cxcrema identificari cum
ter» tio, vt fatis de fc conftat ; crgo boc folo determinatur ad iudicandam ca
inter (e 1dentificari in conclufione , nec alia co- gnitio przrequiritar de
bonitate confe- quentiz « Conf. quia ruíticus intcrdum bené difcurrit , neq; in
co difcurfa antc- ccdenter ad c ouem medicatur bo- nitatem conícquentiz;(cd
(otün aduertit notitiam pre mifsarum;ergo preter pre- mifsaram afsen(um , non
requiritur alia exprefsa cognitio de bonitate conícquc- uz. Deniq; ti
przrequireteturtalis ex- preísa cogoitio de bonitate confequétia: er modum
íudicij , fzuftrà probaretur fooirés illationis aliorum fyllogifaorà , in
quibus confequentia non cft tam eui dés, pet redu tionem ad quatuor primos.
modos primz figurz , nam per tale iudi- cium pr cedens (emper cerrificaremur dc
bonitate confequertig non crgo cale iudicium femper przcedit . Scd obijcies
deinitioné (cicciz actua» lisab Aiit, traditàm 1, Po(t.cap.2. quod (circ cft
rem per cou(am cognofcere, pro- pter quam rcs cft, & quod illius caufa ett,
ergó ad afsenfum conclufionis prater a(- fenfum pra milsarum requiritur eram,
ge cogno'cantur , vt illatiug conclulionis , Refp. per illam particulam Arift.
folüm fignificate vellequod.cognitio (ciencifi- ca cohclufion:s.on c(t cognitio
cius in ratione fimplici$ propofitionis » fed c Cognitio difcurüua , &
dependens à prz- vtà caufis, iX taliter dcbet cogno fciconclufio,vt dicatur
cíIcGtus demon- j ;non aütem (gnificare vo:uit exptcísam cognitiontm de
bonitate illa- tionis przccdcre debere afísenfutn con- clufionis; 1tà diximus
.par.Inft.tract. y. Cap. 24 diim illam definit1onis (ciétig pac- ticulam ex
plicatemus, quod poniturquia nedum oportet ,quod illa cau(a fit proxi- ma, fed
rcquiritur, quod intelle&tus (ciat cffeGum à tali cau(a pendere ^ 37 ritur
deniq; an condlufionis aísen(us ià neceí(satid pendeat à premif- faram
afsen(u,vt nec naturaliret , nec (u- aliter finc ipfo haberi queat.!.am ille
a&us , qui fequitur hic , X nunc ex przi(lis poffit quoad (ubítantiam ,
& rationem íuam fpecificamhaberi ab(que €o,quod firà przmi (Ts.
Ouuied.cótrrou. cit. pun&. $. cenfer falim fupernaturali- tet poísc produci
,.& conferuaci conclu- fionis a(senfum tine przmilfis quia af- fenfus
conclalionis tantüm dependet à przmiffis focmalibus ; tanquam à condi- tione
applicante motiuum , (cà formale obicétum ca rauone; qua depédet voliio Ppp
3 àco- A $18 Di/?. XI. di cognitione,
f-d hoc conditionis genus poteft a Dco fuppleri , & poteft fupec-
naturaliter dari volitio line cognitione; ergo potefl dari. (ujernaturaliter
a(sc(us concluíionis finc aicnfu praemitfatum ; idé tcnct Poncius dip.
20.L0g.q-2 n. 10. cum enim affeníus conclufionis, & ptz- miffarum fint
a&us realiter dittin&ti, non apparet ratio tam neceffariz cóncxionis
intcr illos , quin poffit effe aísenfus con- clufionis fupernaturaliter abfq;
a(sen(u premiffarum. Quod conficmari adhuc potcft , quia innoftra fententia
affeníus con: lalionis dependet ab affenfu pramit farum in genere caufze
efficientis,certum posi apud Theologos tems Deum etetale genuscaula , nam in
genere cfüricnts cau(z quicquid agit cum caulis fecundisagcte pót fiac
ipfisiinquit Theo- logus. Caterum confequenter ad dicta fuperiusn. 16. 19.
oppofitum eft te- nendum, dictum enim cft ibi a(fensá có- clufionis in (uo
formali,& intrinfeco có- ceptuincludere dependentiam à premi(- fis, &
talem dependentiam. effe fib: eí(sc- tialem, vel (altim cealiter identificatam,
non autcm accidentalem, & extriníccam; praereà ditum cft ibi , quod fi
intelle- &us abfq ; premiflis eliceret propofitio- nemi iftam Tetrzus eft
animal , talis " gros non effet conclufio , quinimó cf- entialiter di tab
ca conclufione. » ( licet eífent de eode obie&o materiali ) ' quz
inferretur. ex illis peemiffis , omnis homo eft animal, Petrus eft homo, crgo
Peuus cft animal , nam bac eft fcientia , & tertia operatio, illa.yeró
fimplex pro- pofitio,& tertia operatio ; bplicác et, ctiam dc potentia Dei
abfoluta poffe eli- ci, vel conferüari afsen(um conclufionis, vt fic, abí4;
ordine ad przmiffas ob cf [entialero dependentiam quam dicit ad illas , co mode
quo dicunt Scocifle rcla- tioncm dependere in genere cauíz cfli- cientis à
fandamento, & Tbomiftz a&ü vitalem à potentia vitali , adbuc amen ^
«ilem dependentíam à Deo füppleti non De Séientia; 9 potfe, quia e(sentialiseft
rebus fic depen dentibus.Fundamentum Ouüied.oppofi- tum füftinentis falfum
a(sumir in maiori, nam cx dicis q.5 , afsenfus przmifsarum etfe&iüe
concurrit ad afseníum concla- fionis, & non tántümper modum condi- tionis
applicantis motiuum 5 in minori etiain dubium a(fümit, nam inlib.de Aa,
diíp.7.n.1 11. oftendimus nec fupecaatu- raliter pose dati volitionem fine
cogni- tione ; Ratio ctiam Poncij inualida eft , quamuis enim in abíolaris
realiter diftin &is prius per Dei potentiam polit à potteriori feparari ,
vt docet Doctor 2, d.12.q.2. non tamen é conttà , quando praefertim pofterius
dependet císentiali- terà T vt cóftat de toto, & partibus, Confirmatio,
quam nos addidimus, difli- cilioris cft (olationis , quia genus caufz
cfficientis (emper à Deo fapplebile videe tur; imó hac ratione nos Scotifte
tene- mus contra Thomiftas pofse Deum pro- dacere , & conferuare a&um
vitalem in- dependenter à potentia vitali; verüm cü dicitur à Theologis omnem
talem depé- dentiam in genere e fficientis cau( cfse à Deo (upplebilem,explicat
Do&or 4. d. 12.q.1. fuprà E , & (ub S. id intelligi debere in
abíolatis,non in refpe&iuis; in propofito autem conclufio; vt fic, ha
rationem refpe&tiui,quià vt fic, intrinfe- c & c[sentialiter dicit
ordinem ad prz- miísas,vndé deducitur, licet cius aísenfus in ratione qualitatis
fit entitas abfoluc cui talis dependentia e(sentigliter , v faltim realiter
identificaturj que folutio an (üftragetur Thomiftis negantibus actát vitalem
pofse à Dco produci , & confet- tari independenter à potomia vitali in lib.
de Anim. di(cutiemus. Alia quzdam folent hic difputari ad formam fyllogi(- mi
(pe&antia, que coníultó hic mfísa facimus, quia (ufficienter de illis
tra&a- tum c(t 1. p. Inft. ya&tj^ rc A—-— : "ex vlu,& ire ,De
Scientia. . d tiones nitione pofleanaturam den gnande definitiones: € quidem CS
$19 ze-qposT Trallatum de Difcurfu, &* Syllogifmo in Communi,ad j| eius
fpecies oporteret nunc dejcendere, que funt Syllogifmus Demonsiratiuus, Topicus
C Elencus , c primà de Dem cue flratiuocateris praflantiori attamen
quianaturamyG7 cona iones Demonftrationis aptius venari no po[Jumus, nifi ex
no« titia quidditatis C cüditionum Scientis qua effeius eft De» meon[lrationis,
C" ad ipsi vt ad finem ordinatur demon[lratios - idcircà Difputationem de
Scientia premittimus, veftieys Jn 3i Pofl.c.1. oflendit dari [cientiam, deiude
c. 2. ip[am on(Irationis, eiufqy conditiones declarauit , duas a od attinet ad
exiflentiam fcientia , fatis dictum »trift. inberentes ,. iti ex ip us de : efl
in 2. p. Inflit.trati.1.c.2. vbiinnuimus contra antiquos de nouo dari
fcientiam, € fi non de omuibus, faltim de aliquibus rebus : ad effentiam igitur
fciemiie de clarandam accedamus . QvVAESTIOL Quid fit Scientia . t Cientia
folet primó diui- di inactualem , & habi- tualé , vtraque debet hic
declarari, & quidem quo ad fcientiam habitualem nó cft difficultas, hzc .n.
cft babitus qui- dain de prima fpecie qualitatis, perma- nensyintelle&ualissdif[ponens
intelle, non ad fimpliciter operandum , fed ad prompte faciliter , 7 expedit
operan- dum, ex frequentatis a& ibus fcientificis acquifitis ; que
definitio colligitur ex dc Initione habitus in cói intinuata à Scoto in 4.d.6.q.
10. O. ueut n. quilibet hibicus eit quzdam qualitas dilponens -fubiectum non
quidem. ad fimpliciter ' agendum, nam abique habitu euam po- "tenta
clicit. ali juos actus ; fed ad a- gendum fa ilicer , & proinpté, acquifita
;ecationc illorum acutis ad quorum prod:ctioneu habirus 1nclinat , ex dicendis
[a1.05 in ib. c An. ica (ciétia habituals di fponit intellectum ad. faci- lius
, & expeditius el:ciendos sétus fcien- tificosqu &taétia actualis
diciiur, ex qai- bus fuit genita ; tic hobihitas illa demon- flrandi paron
mobiltatis de corpore naturali cx frequeati cognitione. per. de- Logit ae
monftrationem acquifita dicitar fcientia philofophica habitualis aus vero co.
nitionis dicitur philofophia a&ualis ; um igitur habitus ex a&ibus
generetur, & fpecificetur i desierit eol a&ualis,adequat it quid fit
habi- tualis fcientia, ex ibus f. aGtibus geue- rctar,& in quos
a&uscliciendos inclinet intelle&um; tota ergo difficultas erit. in
explanatione actualisfcientim. — Scientia a&ualis ab Actif, definitur - in
concreto r.Poft.c.. $cire efl remper cau[am c egno[cere,propter quam ves J
quodilliuscfl caufa, & no contingit ali ter fe baberequà definitionem
explicui- mus p.2.Inftit. Log.tra&t.t .c. 3.vb! nota4 uimus Arift.
definijtle fcicntiá perfc&i- (imamáà pr:ori , & per cauíam non folum in
cogaofcendo, (ed etià in e(lendo,vide, qua i dixiaus c.4.eXplicando particula
illain definitionis demon(trationis , caM« fifq. concinfionis. Ex ifta
definitione Ícicntig ab Ari(t. tradita Do&ores dein» de variascolligant
condriones fcientiz » 3 Primaconditio eít quod fit vetayer« ror.n.
&talntasmoníunt feientia, — Secunda conditio cft ; qnód fit certa s pro qua
norant Do&torcs , vc aduertunt P.Cauclius de An.difj.3 .(cc.6.& Auerf, q.26. (c&. d wt certitudo eft firmas
intellectus (10 acri determiuatz Ppp 3 . pau £o Difp. X IT. De Scientia. i BA;
fpei pfotitg', . C hraedjea a » dis MOXO REOR: TTE PELE zelle&u certitudo,
fed dabietas, nec fcié- Uc paratur laci materiali , qua il« tia, fed opinio ,
quz certitudo, & deferhilTurteaiteh obiectum clare , & diftintté patio
intelle&us , vel prouen& ex 3jfo- — percipitur ab oculojhac cuidentia
ortum mecobie&tosqiacesus ed (21, dedisyea.
Tinberab'obteGtücceígitaresquasntellc4 filicitor, I& dc patcnaio Deinegioat
soli« :5 e dlatimpricipit intdlie ét sc io- tei Ua Spera Ri vl xta esas
bic&tà, ofitorimacceísar ianugm alij&di«:. 31893 comnaxipurs, &
dripofrir ennorervtidosntiilesa y ablic; itl pai tits €tia2 s
abaliljsimetaphyhea ; Vcl enoneát, as mactitilifidel ue luris courir bir MED ve
ie ] indo j qrod: poteft myltipliditer occides: ae o Lusmolten pecciprre.
rationeth con rij vlr guvojonat impari il: nein hui ree e zi, vitali eráudicet
y &«nonaliter ;e9.s epa Reti. enit d às quiàniotictüc vier teet rs an i As
ebat qui rir Mm : Lors seen Hasse sionis rat d qp Adi ^ 0à cinema tinh ela.
TtLiClis GU CR torri a v ihrer duplex alia exip ope rome d iudicatur,
aíseritur. te potentiz , & dubias le spento sb aliquibus maxim authoritatis
viris, nis intime percipientis rationem conne- zin eei Le p xionis retmitprpnt;
alignex paye. obic- Mf cimnibusxerritadinaliter exc &i, & cft apritudo
il]a in ol mani- Lnles ci cnediahoNtap elim i o tac feltandi (e Cfaré &e MAS rncellectuis
,quómaioriscathbessaysoos;viriiud vufteGmac icelle&tur-Obijciturs mouc
xteditim afferenies eo finmius adhatet illàni ad fai codi onem; & plex ,
Bembo aiat ike dE A xia: 3cinediata:scüntell li- S irrefiagabilis veritatis.
h;nc. x;apprehenjione rcémin F - berum utcs!hidciuintanaNimae £erbtudinis cug?
deriuturilli propofitioi , ffea efintte (virriopíp diuino jnpixai3baliqni-—
diftin&o! iddigers S hac culdioria cft bus hzc cenitidonporzlisyosatur(.eX-
principiorum, que jmexediata dicuntur; »cepiasfiddi lupemhs táfalisceuitadine,
», alia gmedsatayeo quta non ex fimplici.ape veuar valde mator eft) wel
tandeiimeug-. prdbenfronetermvnorum mouerur imiel- &ur intelicétus ad
iudicandum. cestitndi- le&usyItd propicr aliud prin pam. Aalitoptteelses
quianaturilitermequita-. sftinétu quod cf cau(aseo MORS T -liteceueoirex
quamuis (i pliciter potbt. 3 lur Persio NE 1anem, qua » eluerfieri vt fi
viderer nocidens, [aum | euidenter: (citur; propiér. praaiísas ,jà
"hád;caictibi [übftazedübic ugs, & fi vi^ qdibusaccipit pcopriam
cuidentiam ; ip rlérét ignemapplicatum paíso ; infexcet. sataniantiia eaidens
dicirur, quia princi- eabicalctict ionem adéfse eo quia natura. ;guay € juibus
deducitur ,(ünt cuidenrias crum fic poflulatscom ramen Debs jof-. - clatum eft
cuidéntiam irgmediatam non ^et, &ccalefs£tionem) ipmpedite , &
acci- conucnite fcienuz, nam [cienraictt
cón- «dens à fubiei&a (eparare;basc dicitur cer- ; élufioniss nen
principiorum 5 dompetcre -aitüde pbyüca , adfcieniiam perfectilT- | ramen
cuideritiam mediaram nam qu- . mam .ptuma certitudo requiritur , nà fub,
ibeiconduhbo cftex: fois printipijs eui »i€ertudibe motali pót (ubelse
falsüj& fie, dentibus deducibilis ergo erit in (c egi- militer fab
certitadie phy (ica Ad (ci&Gà. dens mediate): dubinm cft de cuidcua po c
it&o.iouS perfc&à tufbcit pbyfica certi-.. senuatan df. seqnisatur,quàd
intellectus 3:£üdo vt iníray& difprq« magis patebit . clane de MN Eme tci
puat conclüf opc Hua JIerüa coditio «nod Gt evid6s eui- ,, ex prjacipijsillam
deducendo, 4 pgrehen- *. dentia rft dacitas cogniGionisqn&;ntel» ;da195
dépendentiam llo euidenug co- 5 dc€hus.claré videt obieói verateon,
Gcsiclngongab.guidenria pripipionmeso 41 ! ver trj E ga eh3ijQ UM i € i W^ - 1!
gré, sratiispatopije 1, abíay / idedxer illam quet «: Cip «eH poni fed estadio.
hi endens princijia y S mn atu vceerunt,
didacit dede dél IAE! 01 202122018 30221 &Ilt Sr hópihiie nedánt
háneseuidentiany K Pic ecelfadaa eísie * Ftofictre diuo A ey x chaüóais
fialitét ex te-euid eer cosofebi j «ju rórie ponunt no bran. "Ticelózisti
cfse jitopriéXcienciam,uia) vele dtdaci éónckinones cx' articulis fi- dcij à
Gwinrelet beatóriíuut pex itiiliteé congeduat fcientiam fübáliérpatae 6(s8.
verad(éientiaar i jrceliéeba datae (ciéntia Tubálrernan te;ifiprid übáherhatisà
d&d:znó. recipeiet plioerar& xem: ita Cao nM Meri yore ris in dé SAT hó
fà Lóa d a6«it:5- Cousplat;; difp.vó:Logt qoa? qui alrosciqut 27.1065 Th es
"Pese tuin se dilpraa qorzdrtd imomunt ciéntià nàfi véHoquimus Ii, &
abr Ait, deféripca in lib; Poft? circa, neceffáriam e(fe eiidentiam; velidcdaós
tiain genere 5 & ub vmucrialioriaccese pronc;& Bac aiit a eutden br,
& (olüim dicere cogmtionenvetam; & écttainde aliquo -óbiedla, quéden(a
— p concedunt "Fbeólomam: dict fcientiam "Scotus qi PEOL img ad
collar; &c3. di: dog vuv OLEUM ENDE fuftine;de ratiotic propria (éienda.
eíse cuidenga, & nónai(i mipco prid nomeunfzienuz acz cómiodarinótitid
obfcura ,.Gc rmcuidca- ti; quamaiseertiflimia, quee noníólü cft £ómunis apud
Séotrftas , (cd eviamo apud dniiquos, & ex R ecendoribus fequuntar: ! Al
cus rà&t.27.de (eie. q.1 ; dub. 9; 8c 10. Blánch; A Log;dilpueltéet: 1.
Dida-: cusà Ictu dic p. 18.q.1 X álij i. j yu no ! 6 Quamuis hzc nc nomimlis:
qua ftioyattamen dicimus tcientiá propr.e di-- tá requirere euidencia m
iteliecta tué - us, & uonitiimproprid crásterri ad actus^
ineuidentessquamurs certos ; 11a Doctor ci SC ped. e q.4iart 2, C. & quidem
qp hxc fic mens Axitt, indubirauim cit-; nog : & ding niiquz-annexaim: E
cipiaimodias; pe c(seiac (cic nrifirum ee(ültete cócluts in (üaprincipizdcbere
; Dui quiaex« mupiconfcof-í fi dcsj& faic pecie d fcruiio, hrió
oppoaontanygam ula efto Ícura yita clüraj& euidensyergoceuid fs tücít
aderat rint to fcicnu ti? Neque dirasovdlorg de:fciéntia; Atiftidet mcaynon
defer 5a (ecandi generica amqepiipnéan. : ;vdlet,quix Smdccsiae qo dfreniaee
emi gemtdiffeivalyopliniogec Q quisdicedb opiniongdy («^ Gfemiarb fp candum rgo
trohedyo«mericaoy vrdiciecogbrrióneme velamrcó fimaneom cviíra ,
&Poploxbilig gon ttt éloquerau; (ed potjusaburerea üir yocabul; ic
imptopotico. du friépie zcípecta fidei dicemium; $qnapzógtet xi
Ícieamaadcdgricionzxrimneuidiicor ex undicac cnt tocdriótappro[nia, & Ly me
nidenscédt ditereximitio drujadens, veh ditlrahcasy hon fecus ac f? diceretur
fc1c02 tfà icarurá ho foc volueruat auidiog restecinde femenc ac quicun j; e Sa
&s V'astibus Théolagiaaytiotl ram (cit 2-4 viamrappellatint ;/ derqua,
reizctum age mus q.4 .art«3: vbt re[ponGiones Cosrie lut: cot iabiauis j-&
ràtiones iu/cón- tcacindifalu&nas: 2! £iUD ef ; isola 157 | Quarticovditio,
quod Grnecefsá« rid: pto ii notos Scd. tdi gs 314, 4:82 2 ép nédetlitas e(t
daptei; allizamplteiter , quà resa éxiltit vi nori pottic mon exi« ftre
jaliaeftabceümas fecaadum quid; (cà cotiplexa38 eftyquaresaliqugtaletm
liabéchiibiudiaeu uxét de , vt necesaria vnà alterad tncludác quara ione
iteiles Gus conci ias: teconmnos illacámonecele fario cómpoait vri de alzcco
affioinái do , & propter buncmeccisapiambabiqusi dincmteranorcuum teinper
propofitio del illis etipaciara eroteqd AM vdofo car & confe-,uéter
wece(sarid vera , tta Vt nex queacftificari pro qnactmqoe tcapóris; diferencia
y eo 1jula propetatorcsnece(o (atige ubilcahant d tempore y vedisi uus rip.
Hitt. udeboti Cura cad. Leica: per- Ppp 4 ftc Aur Ael LLULLILUULUMRSU"ÁGIG
LL - LL fc&iífi mam non reqnititur prima necef- fitas nam prater Dcuw omnia
contiagé- ter exittant, eriam ip(a [cientia corrupti- bilis eft ed (ecunda,
quatenus talem. ha- bet vcritatem, vt nunquam poffit contia- gcre mutari in
falíam fpe&tata quacung; potentia, & téporis diffcrentia , & in hoc
fen(u de cortuptibilibus eft (cientiaqua- tenus habent quadam predicata taliter
illisconueniétia,vt non pofliat non con- uenire 5 hzc conditio includitur
infecun da ; cá dicitur, quod debet eíse certa. cer- titudinc metaphyfica, itat
nó. contingat aliter (e habere : vide q. feq.art. 5. Quinta conditio cít, quod
fit de obic- &o vniucrfali,co quia de fingularibus nó cft (cientia,quod
poteft probari;quia fcié tia oftendit paffioné dc proprio, e * a- quato
obic&o , fed hoc non cít rc;aliter alijs indiuiduisnon competeret, etgo
crit vniuer(ale;ri(ibilitas .. nequit Petro adzquaté conuenire , (ed homini ;
quz conditio non conuenit fciétizvt fic, vt norat Daflol. q. y. Prol. att. 2.ex
Sco. q. 3. Prol. R..(ed (ciétiz de obie&o crea- to;co quia naturz creata
diuidücur in (in- pue » at fi c(set aliqua natura de (c zc,& (ingularis,cui
primó coauenirent paffioncs, vcl qua(i paffiones , qualis eft eísentia diuina ,
tanc de fingulari poteft eísc (cientia , vt q. feq. art. 5. 8 Sexta quod (it
caufata pcr difcurfum fyllogifticum, quia fcientia non cft que - libet tei
cognitio,fed eft cognitio rei per caufamsdiícurfiua,& illatiua; & quia
ina illatione potcft errare intelle&us; idcirco reqnititur, vt fit per
demóftrationem rc- &e di(pofità in modo, & figura, & hoc cít, quod
alij dicunt ,ad Ícientiam requi- ti cuidentiam confequentiz ; verum
efttamen,quodvtnotatDoctor q.4. collar. q.5.Prol.& Baísol. cit. hzc
conditio aon efl dc rationc (cientiz vt (ic , quia. dicic imperfc&tionem
tàm in (eipfa , cum can- fatio dicat dependentiam ,quàm in intel- quia prz
[upponitur potentialis po- tens de nouo recipere (cientiam,& vnum poft
aliud (circ) hinc fcicntiz diuinz non Conuenir ; nam intellc&us diuinus
vnico a&u fimuloia attingit claré,& difincte. Septima coditio additur
àb alijs, gp fit Dip. XILDe $iepia. — 0 5 505 j Tio w , ZK propter fe,nà
propter ases di ipro ter Iciecias pra&ticas à vera t: m tie exciadürsfed de
hac agem.s infra q.5 .- Scd contra przdicta, X precipué con« tra definitionem
(cientiz poteit in(tari ;. À Tum quia fi (cientia eft per caufam , da- retur
procefsus io infinitum, nà hzc. cau- fa deberet per aliam caufam (ciri , &
illa — - peraliam,: Tam 2. quia non re&à poni- tur ly quoniam illius eff
cau(a,mam (i ad cogmtionem conclufioais requititur co- gnitio propriz cau(z ,
quatenus eft cau- fa , tunc omnis conclafiofc retar. fub ra- tione
relariua vt.(. caufata, &
effe&us cau(z. Tum 3.quia nou re&é dicitar uod non contingat aliter fe
babere,nam Us corcuptibilibus vt fic datur fcientia, vt patet in Phyücis,&
in Poft, Arift.demon ftrat eclypfim de Luna ; qua non femper cóuenit Lunz,
& de cflc&ibus per acci- dés, & e; ew philofophia.Tà uia g» eft
mutabile; & cótingens, nequit arr alig» immurabile ,& aec ^ entia
creata funt con ingentia, & mutabi- lia,ergo nequeüt caufarc fcicatiam
neccí- fatiam,& Pee TUM $«quia intelle- €tus e(t mutabilis, ergo nequit
e(Sc (ubie- &um alicuius immutab:lis, ergo non re« quiritur ad (cientiam
nece ffitas. Tandem cuidentia non affignatut ab Arift. inter conditiones
(cientiz;qua ratione Thcolo ia noftta, etfi cuidens non fit, dicitur à
San&is Patribus (cientia, quia talis habi- tus nequit redaci, nii ad
habitum fciétiae inter omnes habitus inte T1 9 Reíp.ad 1. ex dictis in 2. p.
In(tit. trac. t.c. 4.caufas (citi nó per alia fcietià, fed per apprehenfionem
terminorum, & per habitü;qui dicitur intellectus . Ad 2« concluíio
cogaofcitur fub propria ratio ne,(cd dependenter à pramifsis, quod e(t
cognofcere abíoluium cum relatione cf- fectus (altim virtualiter ; &
implicité » q» non implicat . Ad 3. iam diximus non tc- quiri
incorruptibilitaté fimpliciter quam alij vocant incomplexamyfed comlcxà » &
ticde corruptibilibus ; quatenus (unt corrujxibil;a y datur fcientia , quia. vt
fic süt incortuptibilia incorru ptibiliate cà* plexa propter necefsaiiam
habitudintin repertam iater hoc predicatum eotraptis | bile; ] - . *"A e
pem Wi. : , Quafi. I. Quid (it Scientia - üitio veritaus y fed vel demonttratur
ecylp(is ó adapcitudinem , vel eclyp(is a&ua- lisde Luna in tali (itu,
& ordine di(po(ita quemodo conficiuntur propofitiones ne cefsariz ; non
tamen cau(antes fcientiam perfe&ilsimam » vt difp.feq. q. 2. art. 3.
effe&us ctià per accidens habent (aa prze- dicata císentialia,&
paísiones de ipfis de- monftrabiles , & vt tic pofísunt dici entia
neceísaria ; & à (cienria contemplantur . Ad 4.refp.Do&tor in 1.d. 3.
q. 4. L,obiez €um non quatenus mutabile caufare no- titiam immutabilem (ui ,
fed potius qua- tenus natura , & quia natura obiecti mu- tabilis habet
immutabilem habitudinem ad aliud; poterit gignere notitiam fui ip- fius
immutabilem. Ad $.refp.DoGor lit. L. duplicem mutabilitatem eíse in intelle
€&u, vna eít ab affirmatione in negationé, & e conttà,. (à non
intelle&ione ad intel lc&ionem; & é conucrfo, alia quafi à có-
trario im contrarium , putaà rectitudine in errorem à veritate in falütatem ,
pri« ma femper incít intelle&ui , nec impedit fcientiam , quia opponitur
immutabilita- ti fimpliciter parum n. refert, quód fcié- tia dcflrua:ur quo ad
entitatem ; Íccun- da conucnit ill; circa complexa, quz non habent cutdentiam
ex. terminis , at qua babent cx terminis cuidentiam , poísunt cau(are notitiam
immutabilem in intcl- lcétu , itaut non pofsità (cicntia ad cr- rorem mataris&
hoc (fufficit. Ad vlt. cui- dentia datu: intelligi ab Arift. vcl per cer
titudinem,vt diximus, vel pet ly quoniam illius efl caufa , am fi
intelle&us perci- pit abitadinem cauíz ad cffe&u , & ne- Cefsitatem
illationis vnius ex altero , ha- bebit dc illo cuidentiam, & fatis declara-
uitipfam, cum definiens demonflrationé dixit ex notioribus, & immediatis
con- ftare. Theologia noftra improprie, & la- tiori vocabulo dicicur fc
ientiancq; pro- prié ad vaumex quinq; habitibus intelle- €tus reducitur » fed
ad alium alterius or- dinis ; nili velimus dicerc cum Scoto ad: f1pientiam
aliquo modo fpcctare, quate- nus cft de pe imo; fumio ente, is. 833 D c^t TT
" b » z x m bile Sra phyficts Luna nó demó. i 0000 frator eclypfis fi ter;
nam non fie. AM o. UC fi jer necefsaria , & f(empiternz De Ostetto
$cientia. 10 (^V afciétia relatione trá(cédé&ali referatur ad (cibile ,
vtad obie- &um;,onon pofsumus exactam habete co- gnitionem naturz , &
quidditaris fciétiar, nii naturam y & conditioncs obic&i de- claremus;à
quo císétialiter fpecificatue , & proprias (umit denominattones, & có -
ditiones;vt autem di(tincté in hac re pra cedamus,(upponendum ex dicend's in»
fta (cientiam fiu a&ualem, fiie hibituas: lei diftingat intotalein , &
vartialem; fcientia actualis. pariialis eft. cognitio. vnius conclufionis invna
demonfttratios ne demonttratz , vt cognitio hu:uscon. clationis homo eft
rifib:lis,dic:tur fcien- tía actualis partialis de homine; cognitio huius conclufionis
, corpus sint a ett mobile ; cít (cienua a&ualis partialis de corpore
naturali ; (cienria habirualis par- ualis eft habitus cuiuslibet conclufionis.
generatus ex frequentatis a&ibus circa il lam conclu(ioné,.ui fant (cientiz
a&ua- les partiales , vt liquis fiepius conficerce hanc demóflrationem ,
omne habens. na* turam c(t mobile, omne corpus naturale e(t habens naturam ,
ergo omne corpus naturale c(t mobile
acquireret habitum quendam in intellectu inclinantem ad eli* citionem
liuius conclu(ionis tantum, non alterius , quia cx iftis adibus c(sct geni-
tus,non cx alijs. Scientia. actualis totalis cit ex pattialibusactualibus
coflata, itaut cognitio ómnium pafsionum demonftra tarum de aliquo
(abic&o,puta de homi- no;vel corpore naturali erit fciétia actua* lis
cotalis de homine; vel de corporc natu rali:fcientia totalis habitualis eft
habitus ex fcientia totali aQuali (zepius iterata ge- - neratus inclinans in
conclufiooes (c entig totalis actualissquomodo vcró higcfcien- tia toralis,
fiue a&ualis , tiuà habitualis y dicatur vna , declarabimusq.
feq-Hocpranotato,priusdiuerías acceptioocs fu« bicéti, dcinde conditiones
(ubiecti ades quati & attributionis Ícientiz, quod ne« mine (ubiecti
(cientig datur 1ntelligt y. apcticmus « " * ARD $34 AiR TEICVLVS d... Quid
€ quotuplex fic abietium M un ce feiert MADE '1 C Voicühie mimus non pr fu- -.
«9 bicéto informau onis »(cu inbc (io nis: quo fcnfu paries. dicitur. fübiecium
albedims.& iotelle&us fubie&um fcien- tiz,inque fübic&tatur,
neque pro fübie- &o proponi onis » dequoaliud dicitur ; neq;
pro-inícrioriyin qua accepuone. Io quitac- Arilt. in illa: tegula; atepraidic
uando-alterum de altera predicatup và de fübielo:&c. vcl alia «onfimili
acces tione,(ed profübic&o;circa quod. qui « dibesfticmtiascratan quo.
Aritt..1, oít. 149. ait vDam (cieptiam vnius cle; gena zisfubieéti j &
fubicctum dicitur, vel in otdinc ad paffiones , quz de ipfo demon: ftrantur ,
vel quia quali. fufteatat toram fcientiam, & balis cft ac fundamenrum
ipfius ; (olet ctiam dict obie&um s (um; gia fimilitudine ab.obie&o
potémtizfi c €ut.n.cx eo,quod obijcitur. vna ».di- citur obiectum, ita quia
fübie&tam. quafi fcientie obijcitur 5 vtabip(a cogno(cas turjdacitur
obicctum;appellatar quoque materiacirca quam , ab atte delimpta.a mctaphora;nam
(icut ars circa propriam materíam ita verlatur, vtextra illam noa tendat , ita
fe; habet; fcientia circa, pro priam fub:e&ümiquapropter hi c uomi-, na
idem tignificant,quamuis ab aliquibus erm diftinctioaffigneturs «56,5 : Hoc
fübicdum primà. diuidi. folet in €otaplexum y & inincomplexum., com^
plexurn eft ipfa conclufio. denionftrauo nis coguitàsX Vy tole ibu(dam! obe:
€&um,nam quod fciturseft canücsio prae: dicati cclbieGid ib: denonftetilete
per caufam déoyonfiráta crgo ipfa: con-« utio '&üm fcientia squa eft; no «
titia cóclufionist. reli illud y quad.inéonclui ie ctu A pais fro ác ipfo
demonflratur;& de ifto.iniel-. ligitur communitet cà de (übiccto de,
fcientiz inftitauntar qüzftioncs, pam ex: hoc poftea maaifcflatur , quodnam
fit.o- bicétum complexum fcientiz «| 0c 12 Subic&ü incomplexum.dupliciter:
Accipi neo vcolligturex Sco, q.. 3. Dij; X LL De Qtinl cipitiyueqspa(Bo aliqua pot vete diet iat
folum pt principii, fcd eciam vc fpecics * (ue oci mcg 10;:lis confiderctur: y.
Prol.$.vel comumatiter & fic . qiodàdcicniacó dera Íestiucingr ; di piuca,
Gu paffio pozaitidici reri erp tumida. Aug. 1.de der. J» G!e&tS.Orig nis
doctrina «cl eernauefyyel va $ alio modo proprie, & forenliser, gii illad
quod» &nis (eieyi de habiety ung tiam cuiusegtera coDÁi decandur s; por:
additestitaeeeptiog di. quo Gim:trüs pco fülaiq&to poadiestuo nis » dicitur
ids quod deotnlio fcicna: cona fidexatp pragdicatit oi m MCTaDPMS
phiafophia,quódsàm deor Lip c4 depazeria y formas) caus y. ele. nentis
pradicator,cnsrauonis ;sclfecanda in: — tentio in Logica AtitUfedproprisaceee
—— prio.eftinfecuada.bgmficarione. .,o
Subic&um ineamplexum, süe ptum diüiditarin totale; Gcadequaiumi —
& in pattiale y:primuaxielt. Gn; toris (cicntiz in citius explicauioné rora
(aens eere hei eri e t it j9:9t ipijus conlideran vnde ; Biectum atrii uonin
dics (olet. eo. quia omnia in (cientia coní , att ribürios nea habent ad ipfum
; Gitimin (fe [cis bili 4 quia vcl.(umt (pecícs cius y vel prins Mimi palfioncs
, vire m RO num riordm; aur a ja 1 Lfatiogc; E diciturtotale in ordinc ad
tosalem:(e tiamà:qua refpicixur; dicitur adasquatà y qhia;it cientiam taliter
adequat. vcnon execdaryneque excedatar ab ipía. i i ida MA nidiad
perfe&tam«ogniuos —— nem pettiocr hujus (bier c onfideretub à
(cientia;& nihil eontidereccienzia qi adipfum noriiceducatur« Subicétum
pate: tiale groptiéet i(pecies:aliqua:conrcata; fuliobicéto tetali ;quapropiet
fgientia fiineGtima : partiale s ecfide: illis; peculiares inflitaantuc
era&tatusin;fciene 1 uayná r. Po. ibet (cient ia hace óc: tta diticcüco lub
;palTio , 3 prine: | cipium;quate qu tantum-toncem; ponaipys.vebpaflionis
nunquam. debeo - piro (abiecto pattiali a(licpárt ; iaz (1 nen - | tunc V f
vat. EDS "T" MO 4M "s dift. cofrtirponifabieéta partioles excm:
plugs Depsin8.phyfi foJumniodo confi», dhraiur, vt pryricipiem motus axerois ma
- teBs prima copre ene m tismaruralis y 1d eo ia po(Tant; Eo senspisad, how
prier pbieétum;cxtend Irádsy. ep qua» cynghc mode donGdbratuc à fcicurias: at
cIpmeotà yquinnon folum:fanp principia miktorumsíed-etiam-fpecies«corpausna- p
pesar 4-rererlariotr eod | parvialia Pbilofophiz;Hoe fibie&nn deinde
diaid;ujr in pécncipale y quod erit digniot.fpeciesadaiquarizabiedli y & an
minus jirincipah:s:quod crit fpecies. mia kien $i quod firpet obie&tum
princi: de inielligauitidyd quo, pra cipe: x tr inÍcientiaot videtar Ouuicd,
intellis gerecontrou, 1. óg.pinc.r.am.coincis eic cum übic€toatcribucionis;quod
aduer tendi -c(tne fiia quiuocatioinnaogine, 71:34. Smitinclo in proe Theolq.
1;nui 4Ppugnat iftam diuiion£y ncgac.n.(u bieQtumadquaam formale: potic: diui«
dii plara ptcaliufobicta fed vnicum e(Teaic;& mdiuilibile;to quía per
Scotum Q»3. prol; $.De fecendo dicoy(übie&ü de- bet viraliter primó,&
adequate conti- cte omnes vcticates fcientizr;at (i. diui (i- ile effecin plura
partialia (ubieGa , non adaquaté- cótinétet, virtualiter. veritates
jnfcriorum.Sed pró impuguatione. buius £enrentias (ufficit coómgnis c us Do
-&orm cii Scozo q.3.vriiucr.ad 2. princ. ,&if principio. cuntslibec:
libri Logica; sebidiuesfa a(fignat. parrialia, fabieGa..» fluxta libéorum
vérirauemy& 1« Men qa. i& lib.6.q. x. hà diltidcttonem femper yt -vcrom
(ippoo:t;Sc pluracótra. ipíum di- ,&eiius art api&eleq.. o (082132 bt
£151 ai sHurziditpotLog.fec.r.& difp.r. Met. pit 1f e&t. 3.56 4. quei
(equitun Ar* -ffiága diíp. 2. Loga (cc. z.& Quuted. ab -Anitibdbogitz i
mpuguat diuifionera.
a(-igaamamtanquam»ocabulis ábutentem, -«& :ontufionemi. zigüencem : y».
concedit rn. bbacétadattribur ionis cífe illud 5,ad : quod àmitairedncücury
& auribtiriotiem - habent (quamtisidicreper éc i expliea- ; tione hatüs
aiuriDatipnis, vc infra árt«6. ) ^ fcd négàchoc óbicctam totalc dici» & a-
i125] .II Quid, cn qinefler ft dc io, 1. desptin ARM dplv"! elt agere
gartoomnüium;quajn feienua cognofcum. turspurà fiin Pbilofophiía ;£oum hz pro-
. pofitionescon(idetac& um e[L in», corruptibile; homo cfl riftbilisy
mareria: cfi potentialis;Celum;hómo;, X materia. cfleriradzquatü'fübie&
üs& totale; Dhys lofophigsincortuptibiles t'bilesSe-po tialc praedicará
totale. ynio adz quata ehe. fezticsiconnexiones: itatum propofà ríams&cifta
tria fubic&aytria pradicata yy & tres yhtones cfienr obiectum, MR : umi
(fecundum :n, ipfum fnbicétum difs fcrt ab-obieéto;q» (ubiectum eft, quodam,
conclufione fübrjcituz;obicétnm elt: tora, conclufio):& quodlibet (eorfim
etit pans. tialedübiectum;vnde fübicQum atttibu- tionis etit par$ adzquati
obiecti ; qp aliai nomine obieétum. proptiam.cOmuni(sis murn vocatur ab.ipío.
Quera ctiam dicéà dimodum cx noftris iudicat. probabilem Poncius difp.2.Log.q.
20a inquit (ciés tiam adbuc retinete pofie (uam.voiratemg ex patte , obicéti :
quamuis riulla ynum e(fec.ciusobicétü adzquatams(cd potius aggregátum ex
omhibus., quod e(t manie fcfté contra Scottim q; 3. vniuez(al. & q» g-poloe
li alibi frequente, |. 0n "r4 Hacth opinio-potius immer(a.mg - net in
cófufione illa, & vocabulorü abus (usqué tribuit alijsquam aliquid.
clatitae tiscontineat;etenim ab omuibus fcré Do oribus obieétum'adz quatum ,
.& tota" le cum obiecto attriburionis «afunditür -& códiuones
aísignantut , :& in quz (tio- -nibus de.homine commuhis opinio facit
veritatem; vt notat. Bart. in de »inore .Plurimum;ft.de qusfl. circa finc; pra*
iterquadi qp riegar obiectum adiequacum -& tótalcjà quo fpccificatur
fcientia, vri2 -tatem.aliqua aecefjarià babege » quod ef* - kc
falíam.oftendcemuas qe 43025220 -. | Rurfastolet obiectum diuidi in mates
-riale & formale,qua diuifio cft valde go itanda;nà cx ápía;peadet deci(io
quzitio- mis fequentis ; cd. mirumcíl, quàm ünc— -imtertevarij praeruim recentiores
tàm., ."Thomittz,quá Scocin hus rei explicae :tione;Fuétes q.3«Log-diffa
Act, 1«explt- | cát obicctá formale illud cifeycp cit ícien" | tic
adequatiquia per. [e à (ei&ria attingi tut» ZA 7 $56 tur, materiale vete
effe inadequatüi,quia ingratiam adequati obie&i contempla- £ür à [cientia,
vt color cft obie&um. fot. 1Dale vifas,albedo vero. obiectum matc- xfale ,
citatq; Scotum ini 2. d.2 4. E ; ad 2.
princ. Hanc eandemexplicationem, dant Recentiores przfertim Hurt. Ouuied. &
Ariiagacit. dicüt.n.obiectü formale cffe allad;quodper fe intéditur à potentia,
nó proptct aliud;materiale;p in gratiá obie- &i tormalis cognofcitur , vel
appetitur à potentia , fic inis cft obie&um formale voluntatis , media
obiectum materiale , premiflz funt obic&ü formale fcientiz ,: «onclatio
obie&um materiale; quia con- clufio cogno(citur propter przzmiffas. "
1$ Sedcotra Fuétes eft ipfemet Do&t, 3bi cit. qui ex profeffo explicationem
ill ympugnat , & valde miramar Fuctes pro fc citatle Doctorem,cum aperte ibi
dicat -albediné, quamuis obie&um inadzqua- tum;ciTe formale obie&tam
vifus,nó ma- tcriale, co cuia color in comuni nonvid e tur,& fi nullus
efletinteile&us;qui colo- rem io cómuni abftraheret;adhuc oculus bouis
videret albumj& nigrum. Tà quia tàm adzquitum ob.e&tum, quàm inadz-
quatam cit diuriibile in rónem materias Yem,& formalem , vc corpus naturale
cít Obicétum materiale adzgquatam Phylo- fophiz, vt naturale cft formale
adzqua- tom Celum eft materiale inadaquatum, Quatenus naturam haber. fimplicem ,
cft ánadz quatum formale. Per quod patet ad Huott.quamuis:n. explicatio illa
reété o- :biccto matcriali, & formali voluntatis a- dajtati poffit, non
tamen refpectu intel- Icctus;nam fic folum atttibutionis obie- lum cüiet
obiectum formale. Tum qnia "fi piamitiz c(ient obic&ü formale fcien-
tiz, cum habitus ex obie&to formali fpc- cificentar,nulla effet differentia
inter ha- : "bituto principiorum, qui dicitur intelic- €tus,& habitum
fcientia, & falsó diccre- tur fc. édam efle conclufionis , intellectü
"verb principiorum , nec cft par tó de finc teípcQu mcediorü , &
pram(Tis refpe&u " conclu(ionis , quia vt ait Doétor 3.d, 28. in
fmcyibi e(t vnica bonitas mo'iua y bic «luplex veritas;vt fuo locodicemus. Tum
quia quagnis pramüls (py aula cflici- Di, XILDesdmid i 5 "CSV (ro VERAT
«vH 2» cns conclufionis,non tamen fant finis fed potius conclufio eft finis,
vndeconcedi- turconclufionem cognofci per premifas, negatur verb conelufionem
Aie pos 2 pterpremiffsquialypropterimmuitcaus falitatem finalem,imo
przmiffeafumun ^ n tur in y CEDE Reus conclufionem; 16 Alij Thom. obie&ü
materialedio cunt efle, cp pet accidens à fcientia confiv deratur, ,i.non per
feattingituryfedróne — obie&i formalis,& iftud erit,g perfe, &rónefuiconfideratur,vtlapisróne
füinó videtur;fed rónc coloris, h'nclapisdicie - turobie&tum materiale ,
color obiedunt formalevifus; In hocauté formali obies — Go duas rationes
diftinguunt , rónem f, formalem qu4,& eft res illajqua attingi tuc y &
vt in efle rci confideratur, quz o« bic&um formale quod €t vocatur, &
tae —tionem formalem fub qna, & eft ró illa e^ per q res ineffe rei
cóftituitor in effeos biecti, & fcibilisetenim resaliquapoteft — eflc in fc
ipía confiderata obicdtü diuer- farum fcientiarü, vt patet de homine, qui vt
ens naturale pertinet ad Ph; lofophià ,- vt (anab;lis ad rnedicinà , vt
dirigibilis in - moribusad moralemynataralitas, (anabje — — litas, &
dirigibilitas dicuntur rónes fub quibusynam per ipfas homo fpecificatur, &
determiatut ad hanc. vcl illam fcicn« uam;& folet quoq;appellari obie&ü
for» maleguo; Aljveró hancrónem vocant per quamy(cà propterquam quia eft mo -
uuum affenücndi coclufioaibus , quos fe-- quitur Meuriffein Met.q. 4. proc.
& ra«.— uon fub qua aiunt effe coditioné. quàdá obic&i, tine qua nó
poffet intelligi, vc eft vniuctíalitas,vcl abítra tio à matcria,vel lumen
aliquod ex paite potentiz,quo po- t&tia ad certum determinatur affenfum, talis
eft lux refpeéta coloris, qui.l. ft im — fe viibilisltimaté ch a&uatur
perlucé, — ^ & alij aliter explicant,vt dicemus q. (eq. 17 Expeditiustamen
dicédáà có Do q.3.prol.$.ex bisiuxta expofitioné. Lic. ibi. verioribus
Scotiftis, imó cum ip» [o D. Tho.2.2.q.1.ar.1.vt fatentur Com
plut.difp.14prog.q. 2 .quod obie&um ma stiale fi: res que confi deratur in
(cien* tia, & dicitur materiale obiectü proptet. indiffcrentiamquam habi ,
vc à Seit, c«en- t isdem ceci ^ irs $. II. Quid, ef quaipl. fe biet Sls. o1.
935 fcientijs confiderctur,& à Thomiftis di- £itur ro formalis qu& ;
obieGum formale £ft ratio illa,(ub quà confideratur à (cié- tia, vnde modus
confiderandi dicitur , & fc habet vt differentia cótrahens rem có.
fideratam, & materiale obie&um ad de- finitum, & proprium modam
confiderá- di illius cien , per quem modum vna Ícientia ab altéra diftinzuitur
, quaniuis eandem rem«onfidecent,vt patet in exé- plo addu&o de homine,ita
Acift.z. Phyf. 17. Hictamen eft not.cum Zab. lib. r. de nat.Log.c.8. quód cum
modus contide- fandi có(titaat obie&tum in efse obic&i talis (cientiz,
& confequenter fit ratio €ur paffio demonftretut de re confidera- ta,vt
naturalitas,qua cft modus con(ide- randi corpus naturale à Philofophia , c&
mcdiü ettam demonftrandi pa(fioncs de ipfo corpore : hinc fequitur, q» non
debet modus ifte coar&are rem confideratam lecandum effe; quod habet in fe
, quaá qj res confiderata pluribus inferioribus co- üeniat, quàm modus
confiderandi, ficat babet animal rcfpé&u rationalis , fc folü debet
coar&are in efse (cibilis, qua- tcnus.f. cadem res , quz indifferens cit,
vt (ecundum diuerfa pr dicata contidc- fctür, à modo có(iderandi coar&etor
ad ,& non illam con(iderationé;fed in t€ debent effe zqualiter communia,
itaut dc quo diciturres coafiderata , dicatuc Cc modus con (iderandi,ita fc
habet natura- litas refpc&a corporis naturalis:ratio hu jus eft, nam fi
vnum excederet altcrüm ; iam cómitteretur error ab Arift. a(ligna- tus
1.Pott.c. y. .f.qubd paffiones demó- ftrarentat de fübie&to non primo,
& ina- dzquato ; puta fi aliqua fcientia confide- farct animal quatenus
rationale ; & per tationalitatem de animali demonftraret rifibilitaté;vcl
fi aliqua (cientía per fenfi- tatem de homine demóftraret patfio- uem ipfi
conticnienté,quatenus fen(ibilis «ít , iam pa(Biones demonftrarentur de
fubie&o nop proprio, & inadzquato. Poncius hic difp. 2. 1.0g. conel. 2.
valde infudat; vc affigpact obic&a formalia diz ftinGtiua fcientiarum ,
vnd? ait , quod fi comparentur duz fcientiz diftinctz ha- bitz dc cadem
propo&tione qopplexa: ad (cinuicem , mom diftinguerentur ec parteobic&i
formalis, vefma:erialis vla ratione , fed ex patte principiorum di- ucr(orum,
quibus ofteaderetar illa cadc conclu(io in diuerfis (cientijs.Sed que it. feq.
art. r. n.63. oftendemus hanc ditt in- tionem ex patre. princip. orum noa eíse
primam, 2t radicale , nam ideó diuer(ía 1 funt principia, quia diuería cft
ratio fre malis obic&orü, vnde omnis diftitdkio, & vnitas (cienciz à
diftin &ione,vel vni. tate formalis obiecti trahitorigmem. 18 Quapro
tcetabíec&tim cópletam,. — kno jecificans (cientiam, ips —— famq;
áittiosueas ab alijs fciencijs nom; e(t materiale canculn, vel formale (jlam; *
fed ex vtro |;toattitatam , nam vc notat Didac. à 14i in Log q.3.proce, neqrfa^
nabilitas vt (ic conttitiat med;cindyneq ; dirigibilitas Philofoghiam morale:n,
fed lio;no quatenus fanabilis, vel dirigibili$) & per vtrumq; coaianctm
refi Pond e debemus ad interrogationem , per qua (fubic&um quaeritur
alicuius. fcientie , (ic Corpus naturale quitenus naturale eft fubie&um
Philofophiz , ens in quantam ens eft (abie&om Metaph.vbi ly 22 q43- tim non
fc tenet reduplicatiue , vt aliqui Scotiftz a(serant , quia runc facit fen(am
reduplicatiuum,quando particela;cui ad- ditur, eft caua, vel conditio , cur
przdi- catum conuenit fübiecto, vt diximus t.p. Inft.tract.r.c.12 modó neque
naturalt- ta5,n€q; tatio entis e(t cán(a,cur hoc pre- dicatum .f. efse
fubie&um adzquatuat Philofophi vel Met. conueniat corpo- ri, vcl enti, rion
.n. valet arguete , corpus naturale. eft habens naturam, fcü liabet naturalitatem,
ergo eft fübic&um Philo- fophiz , fcd cana eft , quia hibet omaes
conditionesadzquati (übie&ti ; quaproe ptetly in quantim tenetur
(pecificatiue, quia fpecificat rationem ,fecmdü quam cfse fabie&uni
competit corpori . , Verüm vt clatius páteat , quodnam af- finir debeat pro
fubie&to adequato ,8c Fibutronis in (cientia , debemus condi- tiones
necefsarib" requifitas inqüitere, quz varié à/Do&oribusaffignantur,
ita- utab aliquibus quátuordecim poaantur , irà Bonctus 1«Vkt, 6:3. Fland. jor
ue v 853 Difp. X IE fed communior fententiaelt , quod fint trcs cum $coraq.3.
Vuiu. ad quas cecerae reducuntur inftà n. $ 4.rcfctenda,ad qua- zum intcll;
gentiam faciunt feq. atc, ARTICVLVS II. An de fubietto
debeat pracogno[ci quin cft, fea existentia. 1 Vo quarit quz tionis titulus,an
? D «f. bs (ubiedto in fcientia praz- füpponi debeat , quod habeat exi (tenu;
itant nullo modo poffit in (cientia demó- firari , deinde (i debet pre(upponi,
qua- nam fit ifta, actualis n€ vel aptitudina- lis,anfalimobie&iua. — TE
nid primum , coómmnis eft opinio apud Recentiores exiftentiá (ubie&i non
ofsc demonfirari in [cientia à prioriyfcd ené à poftcriori, ita Io.de S. Tho.
q. 24. art.1. Didac.à Ieíu difp. 16. q. 2.
in finc. Morif.difp. 11.q.2.ar. 2.ex Scotiftis Lich. -3«prol.$. 4d
argumenta alterius qu&« ionis, Barg. ibi. $. $eciido quia per om- né. Ttób.12.Met.q.2. Ant.And. r. Mct. 1, Faber theo. 2.
& alij . Tat. vero 2. ofl.q. 1.dub.3 concedit pofse &t à prio-
ridemonítrari , quem fequitur Amicus traGt.2 $-difp.2. q.3. dub. 4. &
probabile putat Daísol.q.5.ptol. $. /£d rones eori. Alij admittunt de partiali
negant dc tota- lijita Sonc. 1 2. Mct.q.2. Caier. 2. Poft.c. 1.dub.8. &
alij apud Amicum cit, Tan- dem Zab.lib.de trib. pricog. c 9. Suefs. 1. Met.q.
1. Baldu. in proprio queito de hac rc , abfoluté negant fübiectum inia fcicatia
demonttrari poíse,quo ad fi eff , Ícd neceísarió przfupponi . Quo ad
(ccundum;qui affirmát de cn- te tationis dari (cientiam,concedunt (uf- ficere ,
vt de (ubic&o pracognofcatur exiftentia obic&iua ; qui negant dari,de
ente rationis Ícientiam, con(equenter af- ferunt requiri:exiftentiam realem :
Sed ifti (unt. intcr fe diuiti,nà Caict. 1. Poft. €.1, Tol.q.vn. ad 5. Niger in
clyp. q. $« in Porph. a(serunt prz fupponi debere exi ftentiam actualem tcalem,
nó quam fem- . per habca:,fed faltim flatutis à natura té- poribus ,vt quod
roía in Vere exiftar,vel quod aliquando cxtitcrir )fjué in (c, fiue non
habet,nec ad inferiorem ; De $denia. | 5000 [£^ ' - in (ao contineati
virtualiter, Ruuius au- tem 1. Poft.c. 1.4.2. Blanc.in Poft. difp. 3 [c&.4.
Amicus tra&. 27. di(p. 4- q. 2. dub. 1. (uftinent hoc non e(se deratione
fcientie,ad quam fufficir;vt aptitudinalis cxiftentia (ubieGti
prz(upponatur,fed ra- tione noftri intellc&us fen(ibus alligata císe
acccfsarium, vt femel ltim habue- —. rita&ualem exiftentiam. 10 Dicimus
primó, fi (ciétia amatur pro toto proceí(su cognofcendorü in ali- qua
facultate, poterit probare exiftentià ' fubieCü tàm partialis, quám totalis à
po« fteriori,no à priori, faltim pro ftatu ifto. Conclu(io c(t Scot q. 5. prol.
V. 1. Met, P 1. & q. 5. Elench. € primó quod E 1t à pofleriori probare
exiltétiam fübie &i,(iué partialis, (iué totalis, patet; nam Deus cft
totale fübie&um in theologiag quz tamen oflendit Dcü effe, Arift.pro- bat
per raedia phy fica exiftentiam fubie. &orum partialium philofophiz,vt ex
fer ri (ur(um ad extremum exiflétiam ignis, €x unotu circulari cxi ftentià
caeli, per me dia metaphyfica exiftentiam Dei. Tum quia poterit obie&um
aliquod effe !Eno- tum, vcl faltim à proteruo ncgari,& fcic- tia habere
fufficicns medium ad oftendé- dam cxiftentiam, vt patet in exemplis ad- duds,
ergo abfq co,quod recurrat ad fü praem cientiam, ex fe poterit fuü fu
ic&tum firmare . Tum quia metaphyfica cít omnium naturalium fuprema
fciécias ergo ad ipsà pertinebit probate dari pro priam (übie&tum,non ad
fuperiorem,quá avt ar» guit Doctor in prol.cit. hzc (cientia cflct prior
roctaphyíica , ergo fi metaphyfica poterit hoc praftare, ctiam alia (cietiz »
fi propria habebüt media;cü fit eadé ró» . Secüdo quód nó poffit à priori;
prob, uia vel loquimur de exiltenzia actuali , de ifla , cum fit creaturis
przdicatum contingensá caufis contingentcr exitten tibus caufatum nog poterit
confici de- monítratio rigorofa, qua cft cx ncccífa- rijs: tum qui fcienti abit
ab cxifi contia aciuali fu- bicéti; enti veró incrcato quamus fit efz fentiale
pradicatü,non poic(t tame oftc- di à priori nili per dcitaiin, u^ nate klaLter
vt dicemus fcq. concluf. * | 4 D " 1 — bitum, nec repugnans , & hzc
Q.II.c/fn de fubieclo precognofc. quia eff. erlL $39 taliter nocognofcimus ,
ita Doctor in t. d.i. oe vel : uimur X exiftentia apti ijqua fubié&tum eft
ens quod- dn poflibile inrerum natura non prohi quamuis ntce(sarió cóueniat
fubie&to, attamen nó poterit oftendi , nifi concipiendo faltim rationem
explicancé fübie&i nomen nul lam includere fal(itatem , néc vnam par-
ticulà alteri repugnare , vt facit Door in4 d. 1. q» 2. art. 2. oftendendo
Sacra- mentum nos vencer se ia, inquit; nulla particula defcripttonis [menor t
alteri, vnde nullam includit falfitatem , quia ex d: Met. c. de fal(o,nulla
ratio eft in (e falíay nifi partes inter (e contradicant , & per confequens
Sacramentum non erit purum non ens, & impoffibile , quia nihil eft parum
im- poffibile, nifi cuius ratio eft in fe falfa ; ficà pari eei deeie s
poffibilis exi- ftentia fübie&i ex hoc , quod tatio an fius nullam in fe
includit falfitatem ; fed hoc eft procedere à pofterioti , non à priori, quod
pt » quia veritas, vel fa!(itas (unt effe&us poffibilitatis,vel im-
poffibilitatis entis,ex eo .m. quod res eft; vcl nom cft, oratio dicitur veta ,
vel fal- (3, non € contra , erzo &c. z1 Diximus fi (ciétia fumatur pro to-
to proceffu,& c. nam fi rigorosé accipia- tur pro notitia conclufionts
demóftratio- nis potiffimz , inqua paffio de fubiecto ftratur, fic neq; à
priori , neque à ofterioti poterit probarr exiftentia de abiecto, fed
przfupponi debet;quo fen- fü intelligédus eft Arift.cum r. Pott. c.2. dixit de
fuübic&to infcientia przcognofci Civ ds Diximus etiá , quod faltim pro atu
ifto nequeat à priori probari poffi- bilis exitlentiz; quia fi quis diftindté
,& in (e perciperet v.g. animalitatem , & ra- tionglitatem,poffct forcé
concludere pof fibilitaem de homine ; vt ait Doctor de .exiftemtia actnali Dei
in r.cit. Sed contra arg, primó;quod nullo mo- do poilit infciéia. demonftrari
fubieGti exiftentia . Tamex Arift. dicente fübie- €tum fupponi in fcientia , vt
finem, item exittentiamad metaphy ficum perunere » ficut quidditas ab ipfo
cófideratur,qua- ré non poteruntaliz- fcientiz oftendere exittentiam
fubie&i « Tum 2.quia fcien- tia pendet ab obiecto,& fi datur fcietia
datur etíam obie&um 5 ergo (i dubitaruc de exiftentia fubiecti, dubitaretur
etiam de exiftentia (cientiz , quia fübie&ü eft bafis , &
fundamentumícientiz. Tum 5, fabie&tum cft maximé notum omnium , Pi funt in
fcientia,ergo nequit eius exi entia demonfítrati , quia demoaftratio ex
notioribus procedit. Tum 4. fi proba- retur per m , hoc effet in virtute connexionis
effe&us cum caufa , vt li di- ceretur, fumus eft , ergo ignis eft , valet
confeq. propter neceffariam connexioné fumi cum igne , quz debet pracognofci
" ergo ante i(tam demóftrationem (uppo- nitur ignisexiftentia . Tum $.
quattio fi efl ab Acift. 2.Poft.c. r.appellatur que ftio toria uia querit ed
ran vtan homo fit , vbi q(tio qualis fit , dicit quzftio patio red icis fit
albus , nam non quzritur totus bomo, fed aliquid de homine,quare fi quis
fübie&tü (ciétiz ne- gauetit omnia, quz funt im ipfo,auferua- tur, nec
aliquid remanebit ad demóftrar dàexifl&tiamaptum;dicitur&ab Arift.
ibi-quz (tio fimplex,& incoplexa;fed de- monftratio eft complexoram, ergo
&c.- ir Refp.ad:.fubie&um fupponi im demóftrationibus à priori , &
etia in illis à pofteriori ; in quibss concluditur alig» przdicatum (upponens
fabie&i cxiften- tiam, & effe verum ipfius; non tamen eftneceffariü
fupponi intoto proaeffu fcié- tiz in quo debet prius inueftigari,an (ur biectum
(it,fi eft igaotü ,vt poffimusde- inde demonftrare pa (Tiones de ipío;namm
fubiectum,cum fit finis, eft primum pri- mirate intentionis non
executionis,qua- rc poterit prius in (cientia tractari de ali- quibus canquam
medijs quafi inferuiéti- bus ad indagandam ipfius exiftentiam « Nec rerü
cxiltencia, & quidditas in p ticulatiad metaphyficum (pe&at, aliter
deberet ad oia genera de(cendere , & fic milia daretur alia fciétia prater
Met: fed folum in communi . Ad 2. dicimus fciene tiam poífe probare ye (ui
(abie&ti exiftenuiam,quod fufficit,vel atfumptua cffc verum dc (cientia in
rigore , non de toto " €V CBRENMGÉGG h e—— o A OT ANN totoroceffu
fcientiz,in quo poteft. dari aliqua demonftratio , qua fit politio , &
quafi proic&io fundamenxi totius fabri- €2 (cicntialis, vt patet dc domo ,
in cuius adificaucne ctiam fitfundamentü. Ad 5. verum e(t modó fübiccta fcientiarum
cí- fc maxime nota, & regulariter raro pro- batur ipforum exiftentia,
peterit tamerr à pofleriori probari per aliqné effectum. nobis notior&. Ad
4. poterit probari vcl cx non implicantia rónis formalis fubie- Gi,vt diximus
in prob.conclo£ vel ab cí- fc&u,in quo repetiauir aliqua condirio!.
exquainferatur connexio effe&us cum. éau(a; & confcquenter exiftentia.
caufasvtdocctScotus in prol.cit. vbi ex depen- détia;limitatione,&
imperfectione créa-- türz arguit cxiftétiam cause independé- tis ilimitatz
,& perfectifsimz, qualis eft proque fasé,& (übriliter deinde pro-
quitur ín 1.d. 2. q, 2.à litt. G.vel tandé (vt exemplo de fumo addu&o
fatisfacia- 1nus) (i connexio effedtus cum caufa de: ct pracoguofci ante
demonftrationem;: fufficit, vcl quod habeatur cognitio apti- tudipalis
exiftentiz , vel faltim cognitio eonditionalis,putà fi fumus cft pofsibilis,
ignis ett polsibilis, fed fumus cft ens pot- fibile,ergo ctiam ignis. Ad.$.
ctiam( du-biteutc de toto fübiscto adhuc remane- bit aliquod medium à
polterioci ad oflé- dcndam ipfius exi flenciam s icq; dicitur quettio
(implex,& in Icxayqua(i Gt gpurtiendo tecmini (implicis(cd quia. . t per
propotitionem dc z.adiacente , iri epa verbum cfe fimpliciter, & folum pr
&icatur de (ubiccto,vbi in qua ít ione qa Vis fit, fit propofitio de
3.adiacéce, X pr dicacum dillinguitar à fübie&ro,& copus Ta: 5 imó
ratio cítad oppofitum ,quia fi ati fio eft quaflio,erit propofitio dubita-
bilis , ergo'poterit probari: per fyllogif- gnum ,crgo noti erit quid
iacomplexum « vide V. Fabrum loc. cit. 33. Sccundo € conua, qy pofsit à prio-
ti demonftcari Tum quia poteft fcientia à prióri fua: principia demonílrate, vt
cà «x definitione invno genere cau(zé ofteri- dicac definitio in altero genere
, vt facit - Anf; rPolt.vbi definitionem formalem demonfirationis probat pet.
dofimitionó . puum yt prrgioni pit cone Ep 1 - K.& 2;d. 3.9.9.B.& prob.
ab ipfo , quía 1 did Pod materialem,ergo poterit étiam fübicctd . proprium
demonítrare à priori . Tum 2... quia exiftentia aptitudinalis per fe con« uenit
fübiccto in 2.modo, (cd omnis rali. Wopohrio eft à priori demonftrabilis . ,.
Reíp.ad 1.difparem e(Te rationem , nam: cauíz pofíunt cfic. fibi inuicem cau(z
y. & idcirco poteft ynum przdicatum. de- monftrari per aliud notius , at
exifentia aptitudinalis , cum fit modus intrin(ccus: rci, nó nifi à priori per
quidditatem pof- (et oftendi,qua pro ftatuifto nó ita pere fc&é concipitur
, nifi in ordinead com« pofsibilitatem, vel repugnantíam conce pofteriori; cui
accidit quód modus in- tcin(ecus nequit cócipi fine re cuius e(t modus,neq.
poteft apprehendi res aliqua vt verum ne potens exi(tere con cipiatur, quod eff
concipere aptitudina- lem exi(tentiam, quapropter nequit de« duci de tali
cxiftentia vera € Og — cum-conceptus huius cxiftentiz: inclu-- datur in conceptu
premilfarum, & quid — ditatis. Per hoc patet adfecundum. —— 24. Dicimus
z«fi (ciétiam fumamus, v£ communem ad.rcalei , & rationalé, nou: neceffarió
prac(upponit realem cxiften- tiam obic&i, (ed (afficit obie£tina y at (i -
do (ciétia reali (olumeftfetmo ex (c prae fupponit cxiltentiam realem
aptitudi-; naleinactualeai verb alijuando requirit ex parte noftri
intelle&us .. Prima pars de exillentia obic&iua patet. ex di&is q.
pro:-art. 4«& difp.3. vbi vidimusens ra» tionis habere fuo modo entitaté,
exiften- tiam;paísiones,& de ipfo poffe dar: fcic-- tiam,&
propofitiones neceffarias forma ri. Secundo, quód'a&ualis exiftentia noti
requíratursdocetur á Scoto in 4. d. 1.9.2» fcientia abftrahit ab cxiftentia
obie&t- a&ualijaliter poffet quandoque effe , & nandoque noh effe,
vnde de quibus noa unt,nec vaquamfuetuRi , vcl cunt , de monftramus paísiones ,
& fufficit , quód: haBcant vetat effe reale potentiale. T'um qnia poffet
Dets fpecies rcrum infundé- rc,cciarifi non exiftant. Tandem & pró* pter
incellsibim noftrum requiratür , qp aliqiàdo rcs aliquia extiterit, patet, M f
QULA d fa i. mE j L. CAM D ui ad cognitionem f(cientificam requiritur
fpccictobiedt cócurrés ad elicitioné il- dius,ípecies aut ,- ià Dco infundatar
, ab obicáto. Me te produci- turyvt fufiusin lib.de An.crgo requiritur, quod
éxiftat obic&tum ; maximé pro fta- tu ifto,in quo omnis noflra cognitio du-
cit originem à fenfibus . . Ob.probando requiri a&ualem exi- ftentiam; nam
1. Poft. j. gp non eft , non pót fciti. Ncc dicas intelligt de coy nec eft;nec
pót effe. Nam pradicata non af- firmatur de fübiecto dicitor .p. homo eft
rifibilisynon aüt pot elfc rifibil;:s. Tum 2.fcientia realiter re- fcrtur ad
obicétum , at relatio realis eft inter extrema realia. Tum 3.(cientia rea liter
canfatur ab obie&o , vel à fpecie ab obic&o producta , ita vt obiectum
exer- €cre deber a&ualem caufalitat€,ad quam ncceílario requiritur
exiftentia. Tum 4. ab co,quàd rcs efl vcl non eft, oratio eft vera; vcl
fal(a;ergo res debet actu efle. ». Tum 5.fubic&um fi urquo ad as fuel an
fit dicit exittéria aQtualé , ergo & c min. ptob.quia verbum eff de fecüdo
adiacente dicit exiftentiá actualem, vnde non eft verum diccre, Antichriftus
eft. 25 Refjp.ad r.vtibi& ad impugnatio nem patet ex dictis 1. p.
Inftit.traét. 1.c. 11.& track. 2,c.1. videlicet , cp in propo» fitionibus
neceffarijs verbum eff abftra- hit à quacunque temporis differétia , nec dicit
realem inherenciam przedicari infa bie&o;(ed (olum realem connexioné; ita
vt fires illa exifteret,neceffarió tale pra dicatum haberet. Ad 2.patet ex
dictis d. 8.4. art. s. quód illa efi relatio tranícen- dentalis,quz poteft ad
non ens termina- ri, non przdicamentalis. Ad 3. dicimus. fcienuiám à fpecie
caufari , non ab obie- &o immedtaté , cum fit abftra&tiua , id- Circó
probat vltimam partem concl. prz- terquam quod potcft cientia auditu , vcl
le&ione acquiri; poteft ctigm intellectus ex cognitione vnius rei
cognitionem al. terius elicere,vt ex. vifibilibus inurfibilia cognofcere. Ad 4.
per ly efle, & non cffe non intelligi a&ualem ex;fienuam ren &
negationem eiufdem,ícd vel potentiale , vci necelariam conucnizotiam » vcl dif-
Lqgica , tentia,(ed a&u, n conf atur quiae] eT. $41 Mec conucnientiam
pradicati cum rci quid- ditate, Ad 5.cx Sco.in 4.cit. pracoznit o an fit non c&
de efie sagll V fed dc uon repugoantia io effetu;feu de elfe apu - dinali,ncc
femper eff de SIN Mdaccn te dicit aGualem cxiltentia , fed ali do veram
eífchtiam, quo (enfü concede- retur bac propoficio, Antichriftus eft (ed
comuniter ncgatar propter equi: uocationé, quia potc fl dicere exiffentja -
aGualem idcoqueindiget explicatione. Sccüdo obijc. qp nulla rcguiratur exi-
ftentiaobie&i, neq; aptitudinalis, in reas li fcientia, nam Plilolophia cft
fcientia realis,& tamen multa de infinito , de va- cuo ,de priuatione
demonftranerzo &c. Refy. illas non cffe verás demonitratio- nes,nec de
illis dari veram ícienti1m po- fitiuam,fed ncgatinam , quia non habenc veras
cíTentias ; vel dicendum , quód la- bent exiftentiam conditionalem,nà Pbi.
lofophus data hypothcfi , quód detur in- i» »vel oceani. cla deinde paí- 1oncs
, quz conuenirent , darentur à parte rei,quod füfficit, LA " FS & A J
j D ei qucm x 53 VETNES ad de. Ilt. An fubietlum debeat babere quid rei , 16
p)Racognitio quid fit ex dictisz. P In MA EA ira id nominis, & quid rci :
quod (ubic&ü debeat habere quid nominis,ab omnibus conceditur, quia hzc eft
prima oinpiunt cognitio ; quam de re al'qua hábcre potz fumus : folum dubitatur
dequid rci , feu dcfiniuone . Et quidem ex di&is dip, 1, q-4.ar.3 definitio
propri? dicta, & rigo- - rosé competit folum enri pofitiuo,per (e vno,reali
; compofito realiter, vcl (altiun quantum ad conceptus.& vniucrfaliqua
propter fi perquid rei hanc dcfinitioné volumus intelligere y nec entia
rationis , necens reale in communi poterünt effe [ubie&a fcientiarum quod
eft falfüm ; id circó per quid rci hic intelligimus. vcl definitionem iftam ,
velíaltim conccpe aliquem quidditatiuum etam fimplici ter fimplicem;qualis eft
conceptus cntits co quia talis conceptus fufti cit ad demó- ftrandas pafsiones
defuo fubieQo- — Q4 Ex aliquan- - nen s i x 12; 3 A $42 na Ae Besson sg qM v.
ai Ex quibus deducitut ;, quód enti. cogis polsuur, habere Eon re Nu (cientes,
vc ibi diximus difp. 35. M &cauthotitates , quz in contrátium ai e. !
rütitá ib;valenr defciencíarisorola , Suis firer cos ip coi, quod propfiam
quiddita- tuum conceptum haber ; per quem. paf. fioncs demonitcantur de ipfo ;.
inüper Dcusqui etfi ccalitér (mplex fit , eft ta- nica in e€onceptu compofitus
, oni cancc- ftit Vc éd inleruice »oteft ad demo- itràüda atttibura de ile
Deo;qua (c hà- Ei quát atliUncE T ; conceptus ille bali lica gr it ad
Tciedtiam; vt dixi-, diii ug 4. p. Pas 1 |j SibflanLa. fa, cióreih fübie&i
hiabeliit cx iita &onditio-, ne, vnde plares fpecies fu iz ponu tür pao pea
MALA pr a BONIPda AIL 6. Met. 1. fubf SUE demonftráu ior ; non, WIget.,, qu eft
[chfus; : lu à non con, €ludicüt vt praedi ust Oum. clülionc,fed Uere: iectü,
de quo pa fiones Ero ;ageidensex, . ifta cápite poffum t9 Tcienufi-, co vola.
propriam dcfi- Toport qnid. frati deibfo de os evpen in math ijs qua dam accide
uat: Vei ft éns, nl cratur à; leraphyfico js Álex. d Mat. ne Sheer cr Due - um
; ad 20. per o AE t j Seul nidis To jl OlQ ce Fr. L jeff ac pa e pee , (c de
eo, quod fen es eed lau dedere 24 N, jen tur dc accid dilpsss pone a er co. per
philofdj ipe En m cenas spas eit de (ubt ania mam E alia immicgiat, vt exponit
G.non qi ej Pres D agb fd MANIERA facit principa liosipus pis Hs Ad;ationé di
2d. Ben «dcs pria p. tigayctja t: cho puas j9ncs). PfOI ferstopemperleconh
& fi o:dinem dicat Msi peau, an Ícientig fit, quod babes proptiam quid rei
inquirendum cf, an qua: nó ba« bent quid rei fea cócepti qui ditatiuum; poffir
de ipfis cfle (cientia;talia ant. dao, rs inia SAN 1. cit. cos pez accidens, c
Anar einn primá & ootat Dod, Mét.g., X eíl ens per. icerum Reds i spi vugd
dict stan pS ret, ., fespagyfed ex pluri cgatam vel, » fient Facete: m, vel
cum, ish yt exctcitus y vel'eumal:-, Gmasiong » Yt homo, E r) um cí cp ,accis,
met ndum , quá, Aie pe Mi, Ti à s 1 [ [s "TR ini cipaz €» YR us Mm ar eie
maius E Wufyergo ^h coliderar Vra n Tauricx fof. tij, Relp. la 1 pco Arift. non
loqui de: dene en iptépote cinicula » óc cidenre à lübfagria contradifüncto ».
npa : duphcizer (uai, fed dc e. : aceigets qua raro » Mi insi yt alij dicum. ,
fore, tn Cy EHE ved ace c & Pris tí M R d E LES, aped x: pese: y i ieleanl
íecundo.. 5o dn adiu 3 s d E—- b uu t Nz IQ 12 2 ar dab eec ET Er. aai ores
cepto viium fares pi ones démón, ftcábilés vt qu ue pa: bricdererim ach eau:
Ern Lue (fionefrijséc: fie E fceindum quid. Ex u is onec osod u r4. Ae - it te
3 fcfentíari: ali &. jn cete de par étéalbó y [^ * Dente per accidens
ereridltist s t5 accidetitalitate caufar abr cene diis i titar nor dari
fcientiam cum Met. 4: fi redüplicátiue (limatüt i. vi ka f accidés eft (nà ti
ab(olàre cófidereüut y quatenüs eft tale ens ;. quig vt lic hábet propriam
emitgtem viang,& veram; po- terit ad aliquat (centia .fpettate) quod
próbatur, quid Vt fic nó habet vnám caue fai per (é déd tibinatit ti; ed
itidctermi-- fiataum& cón In&eóter cdufütur ab; illo ;. erbo: fion
etit. dé lpfo' [ciétiày ue dej pro: potitionibus pér fej& tecefatif is We
de bet: Dóbiuim eH de ente jtraccid here má teria KerEditós ;&
atCidentalitare rei , Tia Adáittrünt 3tiqu jii dati [aetia. dii Hd I'entesteu
dit diti n ih explis sten qu& feofü detur dé ipfo Moapoti- n$có: 4 tus 6.
2. Ant. Ark e aT Fab dedipois "Yo. 'Otbel. 6; ! ha AC AST d enti! per
accidens "^on dati; leiebtiám AE: uía non eit vnam; T peciés ted
dubój& [eiehtia'ab obiecto T «dtr eár ipfo etünt dox i MI. CmUEr uid fophyt
eo diit etós cuum D nm on au. i po : ; rq ü vedi intu 5 4- ri. , él ratione Meu
memet Wm qd ES | cet i n v ;Brotm. Me QUA rincudun GE" "e es de Dod
cider fcieririam' dati i "o Dye 4 de EET váécides Yt E: $— oM s (Codd f
aep uit. t pn to e; Pd dg nequ Hz ro, after de (ono; poteft ta citata oid
ehietica j n4 náv A -quando objectum ute ptt füb Fe onini CIGUg. e illo d «itu
i liM cite genetica j mo dar 1 Und 2M táliquod vnum óbiet luynicb: d noh ibile;
nàm nümerüs (onorgs ot aridam proportionem. h uS I : y poteft ad lico ge u,noti
fi lon » t Ji 1e nr : nu 2 C1 ue ue VE U- ! us y nitate e ia e dc din pud per acid
2 bs) B dupliciter ra ne exte ari d 1c non da. una nUnis € pafionis dem illoa -
ert dionsun ipie cau Mii Ara E ia 4. blan Eo Pod. fe ir Rauius, Log. P né P dE
n 3339: ie ih P e pet áccidens concedunt. cientiam. y r caius partes ordinantur
; Tiri ye termipans. p demi e; &ip harc: opin. incidunt Maf. .Pofi €: 10.
(ed. 2. LA md cns per accidense(fe ypü pec [45 ens cipis dur ips T3 et. T Me EY
L4. Aucría q:26.Log, (ect. 4. Mo ni.difp. 12 d: 1« Beadacrio alij ablolod
negant de aliquo. €nic per accidens dará: « pote (cientiamyita Alenf- * 6. Mit,
teXsjae: Sonc. 4: 13, Suarez dif. is Mele. Je
1:4, Io. dc S. Tho: 0.26, att.2.ad me plat.djp- A9.2« 8,6 Scorifljs ig. n
3-prol.$. Secundo quia atis tjs Circa, 2-faiétur omaes de. fingolapiogs:
ina&u eXeicito per fe fecundo dari feien: damas pa(liones,qua per. (e.
primà; dez- .monil(tur.de [pecie Per fc fecundo. de- mon(tzantur d de
indiüiduis , lic.de Cir fto inthieologià demoaltraatur,v t homo Q4Q4. x ci, WD
CEA E al $44. Dif». XILDe tft , paffiones humanz naturz ; Ex quo rurfus patet
neq.huic parti quafiti bené atisfacece Poncium dip. cit. n. 13. dum affirmat
dari fcientiam de indiuiduis , E paffioncs [pecifice poflant. per € [ecundo de
illis demonftrari ;quia neq. in hoc fen(u concrouertitur quzfitum,cü omncs ita
concedant de fingularib.fcicn- zià dari. Qaare dubii cft de ipiis ; vt (fn-
gularia funt,an poffit dati p fe primo fcié i13, & commontor fentétia ef
negatina , iDcü excipiendo ,de quo datur perfíc&if- fima fcientia, uon fit
Wc eise * €Xcipit quoq; Vafq. 1 p.d.4.c.7.fingularia snédhopabit Mrs, Quibus
tic pole ipie 1c&ü falimex matura potenuz. fcientia acquirere, quod didum
Blanc.& Morif. dens, €it.cxtendunrad omnia fingularia, — — 30 Dicimusprimó
de ente per accidés mulio modo dar: fcientiam vnà; hac con- latio colligitur ex
Sco.in 2.d.3 4.4.fup. €.& 3. d. 7* q. 1I. D.& d. 22. . & 4d.
11.9.3. FF: i qubl. r3: A A. quibus in. locisaffcritquod quidosliquidef vium !
caliqüo dici - pct fene de ipfó poterit aliquod praedi- fct accidensin(e , nequit.
«atum per (c enonciati vt diximus 2. p. Xuftit. tra&. 1.c. 3. fed fcientia
qualibet «il de propofitionibus pet fe; ergo nulla gropolitio fcientifica de
ente pcr accidés gpoterit formati de meote Doót. & proba tur rationc ;
[cientia vna eft cognitio in- dharenue vnius paflionis per caufam,can- t medii
(quod ett ratio, & quid- icéti) in conclutioné demou- iftratze de vno
iubiecto , (ed cns per acci- iens; ticam le (pe&teuur , tué in cffc (ci-
ibis, trae in ordinc ad paffiohcm demon dficabilem,fiué vt ordinatum ad
aliquerà vfinem,fia vt conftans cx patcibus deter n Phsbili&
determunantenon habet vnà eV Tenuam , pér quam paísio demonftre- fut ,noni cft
ynam per fésnec vnaca potcft liabere paísiomem , étgo &tc. Ma. patet, xni,
prob. quod imrinfecé , & formaliter €onuenit alicai femper 1lli conueniet,
cui €ung; comparer ,nàai comparatio non sutcrt; quod per fc, &formalitét
com- peut coimparato s fed cife vnum per acci- den5,non habere vnum pet (c
conceptum jouinfecé conucme enu per accidensscr- ptos CMS o ais s j à A RAPI M.
LL prr , Maro AU. . *, "t goquocu ; modo tonfiderettr, rtr rit vnum
fübic&um, fed duo , nunq babebit vnam per fe rationem , fed duas , nec
vnicam paísionem, nam hzc ab vni- caeílentianatacftdimanare , & vaiper — fc
fubie&o conuenire,non duobus. Tum quia,vt aliquid fit vnum pet fe ex plari-
bus conftitutum;requiritur, vt partes fe habeant per modum per fe a&us ,
& per Íc potentiz ; fed nunquam talis habitudo erit inter partescomponentcs
ens per ac- cidés;aliter e(set ensper fe, ergo sép erit duo, & duas habebit
quidditatcs , nec ab. ip(ovna poteit fluere paísio ipfi inhetés, aliter
idemaccidens in duobus fubie&is. — j zin Ls 31. Dices,folü fequi de ente
per- va q:2.Centrà, tunc datur vna gencre fcien- - ta cx dicendis q. feq»
quando ex- &is (pecificis, hec doctrina eft à Scoti- ftis accepta , vt
videbimus q. fequ. (ed à. partibus componentibusensperaccidens nonabftrahiturtale
genus , quia nume- t0 fonoro v.g.quod eft muficz obicctü y non datur aliquod
commune genus , qy latum obie&um fit mu(icz y cua numeras, X fonas (iot
diuer(orü predi- —— camentorum. Trm quia habitus (pecifi- €i; qui de
partibusentis per accidens hi bentur , non pertinent ad candem fciea-
tiamtotalem, vt liabitus de numero , 84 babiius de fono , quz fünt partes
numeri fonori, non pertinent ad muficà fed pri- mus ad Aciuhincucam;fecundus ad
Philo- Íophiam ; ergo non datur vnus habitus gcnericus continens (ub fe babitam
A:i- thinctice,& Philofophiz, aliter mon mu« fica arithmetica , (ed ani
initiea maíi- éz fübalternareturs — Sed coma ob. 1. ex Scoto in 6. Met.
cit.oppofitam bi concedit (cientiam (ubaltcrparam ef- fe dc ente peraceidens .
Tum 2. quia res naturalesiniegré poflunt coattiaere v4 nam " slc deente
peracci- — Rodi ven [edé fientiam nO oftendi ,neq. dari poffevnam fcientiam —
qgenerejta Scotida ct eà Scoro 6. Met. p te5& q.5.prol.I. v» . T / Acceptz
conuenire alterne fnt. de ente ^ » Qr. en de. fabietlo pracognofc.quid rei. cr $aí gar caufam totalem
per fe alicuius effc. Aus ,quz quidem , licet in genere entis fit quid per
accidens aggregatum , at in generc cau(z eft quid per (c vnum ; er- £o de ifto
ag. o vt Caufa poterit de. monftrarie ab
ipío proucuiens. .& fic illudaggregatü erit fübiectü fcien- tiz ; nam vt
fic habebit quzdam pradi- cata, paffiones,que nulli parti fcorlim ynuenire
poffunt , & vnà actum Tum 3. quía fciétia (ub- accidens , nam ipfarum
obie&a addunt accidentales ifferentias (upra obiecta [übalternátiii : eium
rat hominem vt fanabi - lem, ethica hominem vt dirigibilem in fuis actionibus ,
arithmetica numerum ; politica rempublicam s artes mechanicae «cs
artificialesnó (olum vt habentralem;veltalemfiguram , fed etiam vt ex tali ;
vcl s GR C tant, verfatur circa folam figuram nauis , (ed iam circa pateriam 5
fic ctiam dc arte fabricaroria domus, & de alijs dicédum ; . infuper
phariachRi iore heri »& tadicibus compofita dicuntur apta ad (a- nandos
peeuliares morbos; quar tu- diné qualibet illarü herbarü (cor(im non
habet,& iíta omnia süt entia per accidés. 32 Kefj.authoritate cx 6. M ctnÓ vr- gcre,c& oppofitum habear
Do&or in lib, fent.vt vidimus in probaeconcl. ad auth. €x prol. re[pondec
Barg. ibi Doctorem loui conditionaté att. ndeo fi fcientia fubalternata (i$ de
4liquo vno per acci- Alens pre [uppouit duas tract antes de par tibus illius
totius feparatinyimo codem modo cx ponit, locum 6. Mct,
& potcít ieduci ex $. Quod. fi. dicatur lineam vi- fualem y vbi
dubitatiuéloquitar de hac xe. Ad 2.rcíp.ex Scot. 1 .d. 3.9.7. M. & N. quod
cum ylures caule partialcs ad. .vnü dicum producendum concorrant , CX iplis.ne
vna pec (c cauía conflituiur in entitate,nec in ione cauíandi, quia quzli- bet
feorlim babet propriau) fationent.es «au(andi
& folum dicitar vna cauía. per fe va itate otdinishinc negatur dc
illo ag gr«g ato demonftrari effectum , vc dc v- nic au(a fimpliciter 5 fod vx
de phiffbus Lof$icay- vnitis; fic cum Sol,& homo zenerant ho: minem, tàm
Solquàm homo rctinct pro- prias rationes ij, &vnacauía fit folum vnitate
ordinis , & ficut vna dici« tur caufa hac vnitateyfic ratio caufandi
praedicata, & paffiones , quz de illoag- ] eregato demonftrantut;non funt.
vnam , Toup ura .f.plures rationcs cau(andi, plu- rapradicata,, & plures
paífioncs atin eri ein dh ebcie Odd RED
ia etiam 1 ordinis v. pee ;vnde non cít vna demonftratio y fed plures fimul
ordinate, & voit ^j e9 vel maxime quod falíam eft illud azgrea vnico actu
intelligi propter diuer^ taté obie&torum fpecificam , & fi vnus eflet
actus in re, virtualiter tamen cíTet multi c vni (cd plures habitis cau faret;yt
fufius dicctor io libros de Anini; - 33 Ad s.defcientijs (ubalternis dice- màs
infra q.4. Medicina , & Moralistion habét pro obic&to i fed vt notant
Zerb.st Bargic it. aliquando v« lens , puta ag« Fio poppe ue Dt timur aliquo
ente per acc £regato ex fübiccto , & p pecden cd fpeciem i nie. pct
piffionem innaimus ptincipiu ipüns,co modo , quo Thomiftz dicunt , ens mobile
efTc fübic&um philofophiar vbi per. mobilitatem circum(cribunt na9
turam,quz eft illiws paf; onis principii fic (anabilitas, & gal ipium dant inte].
ligere principia à quibus emanant , quar fant de hominis eifentia , & vnum
pet fe faciunt cum homine, Arithmetica confi- derat numerum , non. quidem
materiali. ter pro fübttracto , & ina&u exercito , fcd formaliter ;
& in actu fignato. ,quo« modo eft vnus pcr fe conccptus;vt de eqs te pet
accidens in communi diximus , & de 1pfo poffunt proportioges quzdà. de«
monítrari canquam pafTiones , vt docuis mus difp.7.q.2.art. 1. Politica.non
eftve — per £c hibius; fed plurcs aliquo ota ine conercgati , co quia vno: ' -o
Mi nat re man e tionem plurium,& quicquid de ipfa de- monftracyr, nen
cfbvnum per fe: predi- catüs(ed aggrcgatione illis pluribus im« mcediaié
cowacniens 5 idem de arte. belli« ca re/peétaexetcirus dicendum , & de Qia
3 aie -—n 846 artibus mechanicis, ficut.n. obie&a fcic- tiarü
fpeculatiuarum maioré vnioné ha- bent inter (cy nam vnum cífentialiter. fub:
altero continetur , quàm obie&ta artium, & labituum mora!iumyita
maiorem vni- taté habebüt fciétiz fpeculatiuz , quàm alij habitus,vt q: feq.
dicemus, Tandem: pharmaca ant aggregatum quoddam ex: diaté demonftr: luribus
caufisnon vnum, fed plures ef- :&us caufantibus nam morbus aliquan do, et(i
vnus:dicatur , re veratamen cfi quens plaribus defectibus; indifpofitionibus,ad
quorum curatio- nem plura remedia requiruntur , ex quo- rum aggregatione
pharmaca conficiun- cur, vnde cognitio alicuius medicinz pro- prie non cft vna;
fed plures demonfiran- tes plures paísiones vnitas de pluribus fubicctis vnitis
, ità notat Amicuscit. 34. Dicimus 2. de fingularibus,dépto' i JDeo;per (c
primó nom dari (cientiam; ita Doctor q.3. prol.R,& 2:d.3-9 6. M, &
cumco Scotifta omnes , Auecfa quoque Ruuius,, & Amic. cit. & probatur
ex I« Poft.45.& y. Met. 5 3. &alibi (ap? y vbi Aift.ex profeffo ncgar
scientiam de (in- gularibus;.& vnicum fuadamentum hu- 1us conclu(.eft,quód
tetigit DoGor in 2. cit. quia (ingularia vt fic non habent dc- finicionem,quat
vt medium: pofsit. infcc- vire ad'demon(trapdaspaísiones ,ncque paísiones
pcculiaresipás vt fingularibus sonuenientcs,ergo nequit , euam ex: na tura
potcaitize con(iderando intellectum, Bàberi de :pfis (cienzis antec. quó'ad
pri« "fam partem probarum fuit difpi r«q.4- anj. quo ad. pactem oftélum
fuic diíp.- $«qupar. r.cuardíiximus projrictatem ef Íp
(peciei;)nonindiuidui,& adliuc proba- mr,quiapafsiories propri funt-quzdam:
aptitudines ad operandam: ex opcratio* nibus s po(leríoricopnitasfed
ríülla'opc- ratio cxpcritur in aliquo indiaiduo;qua or poísic cíle inalio
eiu(dem fpeciei,er-. go nulla aptitudo' , & proprietas fluic à differentia'indiurduali
, (ed'omnes ab: cf- fcpcia-dimanant y. & per confequens (unt omnibus
indiuduiscommüuncs -. Tam.» quia fimgularitas-nonctt ratio'agédi y fed potins
conditio agentis y (olim: effentia: ei pcincrpiuas& ratio agédi ; ac
cfíentia Difp. X TH. De Scientia - de fe comunis eft,'& indifferens
omnibus: indiuiduis pofsibilibus illius fpeciei Ex. qiio patet rG&cutrde
Dce: ifsimo: pofsit dati (cientia;quia ipfiuse(fentia e(t de (c hzc,neceft
platibus comunicabilis: cirfui io cs dete iic area cea pafsiones de ipfo per [e
primo; & imme-- i atur 5 quz ratio militat ét de Intelligentijs in
fententia! Arift. po nentis illas neceffe effej& de (c hatc. — emonftraz-
tiones conficitur de fingularibus, vt (in-. — latíafant , nam demonftratur
eclypfis: - Luna;& Sole; vt equos: quia: oftenditur yt liic& müc,&
in i udiuiduali differemtia prouenit;ergo iu*- tclietus concipiens hzcceitatem
| Petri lantc vnitaté& hanc diftinctioné nume- ralem. Tum 3. quia
colle&io accidétiuav conuenit i vt (ic ex Porpl;c. de* fpecic;ergo mos ipfo
demonftrari -« Tü 4«ex 2. Met. rr. hibetit nó: poffe fci- rrantequamad
indiuidua veniatur.. —— Refp. 1 : " ? quamuis: imnümero finzulari
conficiantut ,ccuera: e(fe de fpecicbus Lunzt, & Solis,nam etfi: alia'Luna
,.& alitct Sol. nameto eífent. in! - illis(icibus, S can illisa(jwet bus;
ijdc prouenirent effe&us;& eclypfis) Ad 2: ve nitas numerica! ia
vniuerfati- demonttta'- tut de fingulari ineife gnato y-qüo in-- duit róné
(pecici mec eft vera vni — Petcused idem (bi ipfi. ab' alio dittin&us, ita
neceffarió: ab hacceie tate Petri prouenire y vt. alia conGmilis: nof potuerit
caanare,fed (olum à prima: caufa dererminatur ad lianc nuimeto vni - taté,vt
diximus in Phyf.difp:&q: as art. 5 .- Ad 3.colle&tio illaveté noneft
patfsio ,cü' fic plora pratdicataynonvnü; df t6 paf sio' large, quatenus pet
ipfaat circüfccibiamus' hzcceitatein', & éreperiri pot. in alioindiuiduo.
Ad 4. exponit Doct. in' Met.ly indiuidu5quód non intelligantur pi. mie [ed'vel
(pecies fpecialilstma y» quatenus nonett amplius per i" c- 7! T rodidon 3
— gTLeAbfi nquode inalia priora, - "c propofitie 1 A . !Ex his s deducas
habere quid — ote rini ex prz- ci $ CÓ E " L . a iy ia. & Pi Mae noni
(übers quod moónhabct,excluditurab ipfa. Mn [ubiettum debeat primà continere .
virtualiter omnes veritates fcientie. 6 Q'Cotus q.3.prol.D, dcfiniens (ubie a
eu tatem gir orti lud effe, quod continet in fe primó vittua liter omnes
veritates illius habitus , cuius eft (übie&um;pro cuius notitia aduertüt
Scoti(tz, quod ly primé idem fignificat ac adequaté,& id adzquat?
cótinct,quod in continendo nop dependet ab alijs ; (cd €ontinentia,alia
effentialis , qua vnáü coa- tinet alterum in primo modo dicendi per fesalia eft
potentialis,qua fuperius conti- net inferiora, alia eft victualis , qua vnum
continet aliud in e(le producibili ab ipfo; & quia duplex cft e(fe .(.
reale , & coeoi- tum,hinc duplex cft virtualis cotinentia , vna, qua
aliquid poteftaliud in effe reali prodacere , altera ; qua poteft producere in
effe cognito;& tandem quia effe reale cft duplex; Phyficum,& yficum,
primum cít res à (ua eau(a realiter diftin Ga;fecundi eft formalitas pul-
lulans ab alia ; fic duplex eft conrinentia virtualis in effe reali,vel
Phyfica,vel Me- taphyfica;modó fubie&um nequit conti- fiere proprias
paffiones continentia vir- tuli in effe reali Phyfico , nar à fübie- 2225.54.
4.ar. 1,realiter non diftin Suuntur,ícd cotinétia Metaphyfica, quia veré ab
effentia fübic&i pullulant ex di- Gs in| is dip. 7.4.2.quzritur ergo an
pres debcat —À — ter in ee cognito omnes pa(Tiones dc i lo demonftrabiles in
(cientia;vbi nio quimur de obic&to materiali, (cd dccom - revtfupta diximus
lieBum com hvirtualitey ép, o D" $47 : pofito ex eiateriali, &
formali, quz vn «ompletum -fubie. fcientie intezra- rt lupra diximus art.1. (vt
obic&tioncs Caict. diluamus tribuentis Scoto , ipfum loqui de materiali
obie&o) non quód ca - le obic&tum eocaliter fine Dei, & intelle-
«&us cencur(ü caufet ex fe notitiam paf- fionis in intelle&u,vc malé
interpretarur Atimq.a4.prol.Do&orem noftirüs(ed par. tialiter,& in
rationc obie&ti,nim intelle- €tio cx obic&to,& potentia
gignitur;füpe pofito diuino cócurfü ex Sco. 1.d.3. q.7. 37 Ochácü
(nisnomipal'bus in prol. feot.negat fubic&tumsontinere virtuali- , tet paffiongs
in c(fe. cognito (mb ncgat etiam in cfle rcali, (zd proccdit ex co , qp agens
PhyGicam cum Mexapbyico «gca- tc confundit;putatq;ad quamlibceccond- nentciam
requici diftinclionem realem gy quod etl fallum) Comunis fenteatia | eft
affitmatiua ctim Scoto cit fcd ett diTidi- um apad Scotiftas,fi hzc conditio
debe- at conuenire (ulü (übie&of pecificoyque , €fifpecies fpecialitbma, an
etiam fübic- &o generico. quod e(t penus quodlibet , vel diaabdtchciic
cades; cei aliqui. in- diflin&é loquentes videntur vniaertali- ter loqui
tàm dc (pecifico , qui de .gcnc- rico)ira Can. 1. Phy(.q.1. Tar.q.
3.proae;Log.Otkbellusinprinc. Phy(: Smi inch q. 1.proé. Tkcol.n 47.ex coy Quod
ncgatía biectum zenericum, & dac folum (pccifi- cum;fed prfertim Bra(au.q.
3. Vn. & q. 1.qtiol, dc menre $cori allerit definitio- nem in prol. allatam
conucoire vti; fu« bie&o,licét poftca folü in modo loqucn* di differat ab
alijs Scot;(tis ; qui volüt hàé definitionem, vcl coadirionem a(Tignata efle
(abie&i (pecificinó generici, n (i re- fpc&u ptopriarum paffionum ,
quas vir- tualiter continet , pa(fioncs vcro fuoram inferiorü, nonnifi
potentialitec; ita Barg« lüper q. 3.prol.qui Paulum eitac , & Lí Faber
Theor.5 .Zetb. 1. Mct.3.2.c(tq; Au rcol.in prol.q.de fübiccto Theol. ar. t.&
Amic.tradt.27. difp.a.q. z.dub.7. 38 oe mn an i loquédo virtualiter continet in
etlecognito tanc paffiones de ipfo fmediac£, & primo dc - monftrabiles in
fcientia fiué gencricum. fit fiue [pecificam ,& per có; c quens cm-3n illis
continetur cauía in inferiorum nonnifi potentialitet, quo ad primam partem cft
Dott, cit. & alijs in locis adducédis,& probatur ab ip- fo,quia
propoticiones,qua in demonflra tione a(fumuntur, aliz (ünt immediata" , vt
principia,alig mediate, vt conclu(io , herentiz : paí- fionis in
fabie&o,que eft definitio fübie- &i;inilta continetur 1pfa paífio de
(ubie- &o demontlrata , ergo fübie&tü cft cau- fa cur ille veritatcs
cognofcantur ab. in- telle&tu;patet;quía per (uà fpecié repra- fencat
dcimtionem,q cffentialirer conti net ; hac cft caua , cur paffig cogaolca -
tur;ergo virtualiter in e(Ie cognito cóti- net omucs veritates fcientiz,nam
defini- tioton cfl ró qu« continendi,fed ró qua fubic&um continet. Tum quia
(ubiectü ett cau(a adzquata habitus, qa eft primü 1n fcicntia primitate ada'quationis
; ergo dcbet virtualiter in effe cognito o£s veri- 1atcs cótinere de ipfo i
fci&tia cófideratas, Secundo , quód (ubic&um genericum paffiones
inferiorum potentialiter tantü contineat; eft Scoti 6. Met.q. 1. & proba-
tur euidenter, virtualiter primó contine- rc veritates jn fcientia cft per.
quodquid eft polTe f(ubic&um caufare notitiam vc- ritatis cocluGonis, &
habitudinis paíTio- nis ad proprium fabic&um; fed genericü Íubicctum per
fuam definitionem nó pót eíse cau(a,cur paffiones ioferiorü de ip- fis
demonftrentur ; ergo , &c, malor pa. tct cx Scotoin ptol. cit. vbi ait
contine- ac primo virtualiter cft ita independens effc in continendo, vt
circumfcipto omni alio adhuc contincat, & nihil aliud conti- ncat,ni(i per
tooem cius, vt corpus nattt- ralc ita cocinet mobilitatem,vt circüfcri- pta
quac 'ccic corporis naturalis,Ct omnibus Pn kA ote xcr fud dcfiniiion&.
poterit de ip(o demonítrari , & infcriora, nonnifi per rationem corpo rjs
naturalis continenr. mobilitatem in, Communi; minor patet , quia per ronem
Corporis naturalis vt fic nequit circula- ris mobilitas v.g» de, Cclo
demonftrati , aliter omnibus corporibus conoeniret. - 39 Tucbé cüaliquibus
Scoufus,veram esc. genus pojentialiter concre paffio- Difp. XIL Be Semis. 0
000- resveritates illius (cientiz , at paffiones. 1 ncs inferiori (ed vt (ic
mom tribu taté habituisfed folü vt continet inferioribus, " ne Smifi
&i in torale,& pactiale,li.m.(cientia cófi haber cum 1lla;ficut nec
obieda , nullum crit partiale obie&tü ,vndé non re&té cor- »us naturale
dicetur fiibie&üin tota Ph jocos: ens in tota Metaph.nec Git. logiímusin
tota Lozica,neq; Pylofoph. aut Meraphy fica, vel Lo MT rre tica , &
vniuerfaliter qualibet (ci&tía di- ceretur vna fciétia; & male in
initio Phy- lofophiz, Logica e toas due in« Ítituetetut quz (Lio de fubiecto
ipfarum, fed (olum M per iesra (fübie&um illo- rum librorüvelillius libri,
qui primó ex« plicandus occarrit contra omnes Do&o^ res,yt ét dicemus
q.feq.quapropter eoi d rmm: cae genas aliquod pro (b- bie&to in aliqua totali
fci&tia,debemus ét alferere de ratione (übie&i f(cientiz non effc
continere virtualiter omnes verita« tes illius fcientiz., (ed virtualiter. pro-
prias ,potentialiter illas inferiorum . Poluimus in COC),ly proprid loquendi ,
nam fi velimus extendere continentiam viruualem, & illam diniderc in
immedia« tam;& in proxi Are motam; hanc (umete pro. ijvt facit Dass viderür
& , in 3. d. 2.4. q:2«C.& d. 36.q. vn.L vbi contmentian virtuale hioc
[cafa tribuit (abiecto: ge». nerico,& citat fe in 6. Met;q.1.quo loco
continentiam gencrici fubie&i ait eíse virtualem, & potencialem, fic
nulla erit; ni(i de nomine diísentio . "sai Mit 40 .Obijc.1, oítédendo
fubie&tü non contünete virtual:ter notitiam patfionü . . Tüquiacntia
tationis-circa fuas. paíl;o- nes non]iabentac&ttuitatem aliquam , vt potat
illas producere 1.effe cognito, vel , reali;codem modo te babet: relatio reas .
lis,qua: nó cft dc generc acbiuorü , vndc , REQuit concurrere ad.
productioné.pro* priarüm paflionü neq; 1d earum noricdià y cum non fit obicétum
etium: inieliee: Hzcrefpoofiocoinciditcum opinios — adi, negantis. diuiionem
fubie- | - derans (pecie aliqua generisnon cit pas —— fcientiz de gencre ,
necifta connexione. — th à Luna E continetu » ^ vit- *üaliter, quia ad
cognitionemeclyp(is re- pu ) tert quie vc caufa ad. eclypfim concurtit , ac
terra notitia nea eótinctur virtualiter in Lana: efe quoq; beatificabile
cft-pafsio hominis ; & tame 'ex quidditate hominisnon cognofcitur, aliter
poflet viribus nature cognofci ip- fe Deus , qui cft cerminus hutus patlio-
nis, nequit in, cogaofci relatio aliqua; ai- fi cogno(caur terminus i
p(iusrelationis, Tum 5.euidentia vetitatis concl.non fo- tà pendet à
fübie&to, fed ét à pradicato , & à przmiffis, erzo —— primo , & a-
tiaté conunceti in fübie&to. Tii 4. fe- queretar in demonftratione à
pofteriori effe&um eísc (ubie&ü , quia cft id , quod
virtualitet-contipet verizates . Tum . fi ek hoc; q»cauía virtualiter continet
effe- &um in císc rei,coritinet etiá in ese co- gnito , ergo cx/notitia
Solis incóplexa pa- terit baberi» notitia omnium etfectaum à Sole
prodacibiliü,cp cft falfüm. Tum 6. fubié&tfi cóparatur ad (ciériá ficut
obice &um ad potétiá, fed hoc ponirat primi y & adg juatum penes.
primitaté cóitatisy non continentia» virtualis; vb patct/de co» lote refpectu
vifüs, qui-de onmibus obie &is viiibilibus praedicatur) & ens dem.
nibus obic&is intellectus, ergo &cc.quod' etiam fcruatur non (oluti'in
obicétis poz tenciarü , fed &vin (ubic&is-(ci&iat us ni in
Gconiecia cft lined5-in Acidamenea numerus, in Mecaphy(caxths, qua dc có«
fideratis in illis(ciemjsplü&iicahams - ^. - 41. Kefpzad 1; patet ex
difpi5. qp entia rinonis (uo-modo lisbent caufalitacé er- ga proprias
paf&iones,reuera tf fundamé tum entis ronis ctt , quod caufat notitiá entis
rónis, & harc notitiam pa(sioris ip- fius,qua ratione dicitur, ens rOnis,
vt CO-/ guitum cauf(ate nocitiam patfionis : rcla- tto realis noocft a&tiua
phyticé , (ed me- tà ?,ac non catfat nocittam paíSios ni$ gropriz, ni(i yt
coznita, vc de ente ra- tienib digg co quia non eft obiectuni motiuü
incelle&us;(ed terminatiuum. A d 2, cclypfabilitas;, (icut continetur
virtua- liter in Lun quoad efse tcale , xa quoad císc cogn;tugn, attamen quia
ordincm di- cit ad tétram, vel'aliud corpus opacum im eise reuli, ità quoque in
e(se cogn:to de: pédet ab illo, ex quo folum (e u;tur, 1... nam non esc caulim
ade quat cogni - tionis illius (ed requi cognitionem tcr- r£ , nontamen
deducitur in Luna virtua- liter aca contineti,vt infubiedto, quam» uis iaterta
contigeatur can quá in caufa y fion tanquad ia fübie&o : beatificabili*
tasnequit cognolci cognita homiais ef fentia, eo uia ordinem dicic ad Dei
,v& ad terminum , qa ratione nó contineat fub obiecto naturalis atcinzentiz
intelle- &kas creatisquod eft eos initum, cuius teg miaus non ett Deus,ex
Sco. quol. 14. Ad. 5:neg.confeq. non.n. d cimus (abie&um eise caufani
cotülem coz ainioois conclu* fionis, aà pra dicium, practise cona cu:tüat , fed
dicimüs fuübicétam pruay continere , quia on (luni eft cau.a- ve- ritatis
conclutioais ; (ed ét véritaris prin cipiorum;quace dus vitimaré omia cou tinet
tàm- preedicatam coal. qtiam prin- cipia. Ad 4- neq. Pane cHectus-in illa:
demontiratione non ett (abiccétiin j fed. rhedium ; & princi pium Ong
.cogaoícens di. Ad y. cac ex cognitione tdo( a deue- nimus-ta cogoicionem effe&uas
virtuali ter itiilla inclüti , quando effectus. fe bet vi paísio cdlz, nam tunc
cft Conuers tibilis càviean(: à principijs iptius ema-: nat; ficein dltero
pocélE/repetiri , bili 1n fud casís, quate exemplum Solis uon vrz ge, qiio f
habet vr (übie&tum cess IT. dn fabieibemtinen suirtaaliter g)e t L1 $49
[pettu cffeQuum àb iplo producibiligrr & alie concaulie-tcquicuncur-,
etfeGtus: nofi ih-Solé7 (cd' extra ceperiamuir , nec neceffarió à principi js
luti 1plius; quá. uis (i quis perciperet victütem 1nicrnam Solis prodiletiuim
effe&tuum pofset quo- que'incogaicioaem cffectuum deuenire, : * Ad 6.
Do&or in prol.cit. ncgat omtti- rtiodam partcatérilicér «in. cougeniancim
hoc; quód aeibo teeiniodüta ctus potena- . tiz, & faentig, &ihialijscondiuonibusy
: ytett videreapud. Bafsol. attamen diffez rütin hoc,quód proportio ob:ecti ad
po^ tentiatn ctt anociui-ad mobile, (eyagca-- ti$ ad patsum , at fübicétum (c
haber vt cauí4 ad ícjentiam vt ad cfle&pum: hinc: quodlibet obicét
iuclufurn.in. obicéta : pugio ,primo ,.& adzequato poterit agere inp o-
tentiam, quia quando agens poteít agere in aliquod pafsum, quodlibet agens
ciuí- dcm rationis potcrit in illud. pa[sum age- - re,& iftud à.quolibet
agenze eiufdem ca- tionis potefi pati: at non fcquitar idé de fubic&to,
quód fi fübie&um eft caufa ha- bitus , quodlibet inclusü in fubie&o
pof- fit cau(are eundem habitum : ad exempla addué&a, dicimus illa
obie&ta efsecóma- nia obic&is partialibus, & non folum yt fic
dicuntur fabie&ta , (ed etiam vt alia confidcrata m Ícientijsad illa
reducürur, wt (unt paf;ones , & principia , quapro- ter aflignantur
fübiecta nontantam; vt jme illam predicatienem communem adinferiora, - vt Mice
virtuali- tet proptias paffioncs, & icata; vi« dc 3 Fabrum theor. $. iur -
41 Secundo obijc. oftendédo deme- te Scoti , quodlibet fübie&tum
virtualiter contincre deere omnes veritates Due tiz,& non aliquas
potentialiter . Tü quia in 3.d.14.q.2. H, habentur haec verba.» , Ifiud ét
confir.per Phylof.-Poft.25.»bi vult , quod oportet maxim cognofcere de fubietlo
quid e$t; & ratio efl quia in vóne , c? quidditate [ubietti virtualiter
dncluditurtotaro fcientie,tüc fic, quic- &juid eft ró, propter q aliquid
infit alteri, conuenit omni illicui illud ineft, €t quic- quid cft ro
diuifibilitatis, ineft formali- ter illi , g cf tali i D 2.d,5.q.4.G, fed ró ,
propter quà debc- mus dc (übic&to precognofcere quid eff, €ft inclafio sb
armar i t in obie&o, ergo. de quocung; verificatur , quód de illo fit prc
uid cj dc illo ct ellumubie ,.G virtaslirr includat totà (cicntiam, fed ifta
gnitio de quocunq. fubi fid ipesi- fcosfiué generico, fiue enti ve-
rificatur,ergo,&c. Tum 2n 1d. 3. q. 8 infine, ait pori yas [cienti af-
fignatur penes M penes 9, Jcientie diflinguuutur, uon pe- nes fnielleum, ce D
modo diftingui- do fcieptias, illa efl vna, pos »nius Jubietii primi , quatenus
obietium pri- mutp-babet contiuere fcientid illá. vir- tpaliter : idcm habet q-
7, ciufdé dift. in diuifione diuifibile, ex. um; quia illud efl, d fine,&
(upra L.ergo fi vnitasfcientig pe ncs virtualemcontinentiam fübic&i at-
tenditur, cum tribuere dittin&ti vnitatem fcientizcópetatetiam(ubiedo — —
generico, iftud on. ialierfed vir — tualiter omnia cótinebit : idem docet 5,
d.2 5.9.2, C, Tum 5. quia quol.7. N, do« cet primam principium cotinere virtuae
liter, & eminéter vctitates omniü pofte- riorü,non t&roportet, poflit
e(le caufa immediate seiolied quadcunq. po- fterius; & p.d.3. qu.2. in
primoexrra in- quit; quod quicquid tur de Dcoin Met. continetur virtualiter
primó inra- tionc entis;& q.3.$. Quantum ad 2. art, ait ens virtualiter
continere paffion« vltimas diffcrentias,& lit.M, exemplifi- cát de colorc,
qui virtualiter includitur in diffetentijs , & pa(li onibus coloris . ,43.
Refp.ad 1. 9 ficut ró icifü- biecti precoguo(ci debet refpectu paf- fionis
1pfius tübiecti ici tanquam mediü adequatum ad demonlftrandam paffionis
inbzrentiá , at rcípe&u paísio- misalicuius fpecici folüm debet przco-
guofci vt medium inadequatum , quate nus eft pars definitionis illius (peciei ;
fic alia , & alia debet cffc inclufio rica y fpecifice pallionis , illa Veeuis. ; hzc
potentialis; Doctor itaq; vel (amit vir- tualem continentiam large, vel &
meliuss ibi loquitur de fciétia vaius pafsionis in» herenus fübie&o , vt.
fe declarar; quare loquitur de (übíc&o f(pecifico, vel de ge- ncrico in
ordine vi rope pafsiones. Ad z.eodé mado reíp, nám precipue $ 7: Cit. in fine
loguitur de (peciefpecialif- Ífima,quz nonnili virtualiter cótinet paf fiones ;
& habitus iftius (pecici (amit ab ipía vnitaté sr virtualem continentiam fi
fübie&um €t genericum muluplex,pi Thcolegiá , qu c(t de- obie&o
insulardiidto »vtarguimuss eo Tp nequit virtualiter paísiones iorum coütifere:
Quod magis pater exlocisadduétis ip 3. róuc, nati 10 quol, 7. aequit intcllist
yt notat Zero. ci de o | Qr. en biet Scientia debeat effenteefscolot. IU. 851
éotitinentia virtuali propria, quia fic pof- feat per primum principium
immediate €ogno(ci poflctiora y ficut pcr qui ditate eciéi immediaté
coghoícitur paílio pecifica,.nam proprie in illa virtualiter continetur; quapropter
heevirtualiscótinentiaapud Doé&torem aliquando fu- miicur pi ru t rp vt
comunis ad dien proprié,& ad potentialem , & i ' quia ró generis faltim
fienes ; Hinc concludendum definitione datam á'Sco; prol.q. 3. effe fubic&i
(peci- fici, nam vt colligitur ex texta , loquitur de continentia virtuali:
propria : quód. etiam patebit in q.feq.- Sed noui(fi - Poncius diff. 1. Log.
1/.12.& 18.vt oftendat definitione fübie Gi ex Scoto'addu&tam , quod
virtualiter €ontincat omnes veritates (cientiz;ctiam' genetico.competere;ait
fenfum illius nc- quaquam effe; quod (ecandum (e ,. & fc- ü faam'rationé
pracisé contineat ve ritatestotias (cientiz; neque enim fecü- dum (e foli debet
illas continere virtua- liter ita y vt (e' folo cum intelle&u poffit omnes
illascaufare ,.impoffibile .n.'ett,. (inquit) quod ens, vt fic; quod ponitur
obiectum adaquatum Metaph. cótineat omncs veritates metaphyficas , pratfertim
illas, Ty de Angelis.; fenfus ergo illius eft, vt magis explicat n. 18. g»
obiectum. adaquatum: debeat continere virtaaliter omnes veritates fcientiz ,cu*
ius eft obie&am, non fecandumfe;X (ua: praedicata intrinfeca, fed (ecundum
(e,& emniaillaquz funt ad ipfura reducibilia Cómode :'Ceterum expoltirio
ifta: contrá' Do&toris incentionem, & literam palam müilitar,nam
loc.cir.explicans quid intel- ligat per continere primo virtualiter ;in- 1
fignificare, quod comtinere in- . dtpendenter ab alijs rn. (ciencia coniide-
ratis, & (ecundnm (uam rationem praeci- sé; & adequaté y. (ic quodin
continendo: non dependet ab'alijs,(ed alia ab1pfo;ita- ut per iimpoflibile
circüfcript o omni alio adbuc conti nere tt diecbamus ab initio CN Sdarticuli
iuxtà.cómunemomniü. Sco:ifta- rum expofitionem ; non ergo rccedendiá cít à
fententia no(Era, quam etiam tradi- derunt politiores Scotiftz, quod Doctor ibi
fübie&um fpecificum defiaiuit , non: genericum,licet extendendo continentia
virtualem poffit etiam quoquo pado illa défiitio applicari fubie&o
generico'mo: do infinatofupra num. 39. Kn fubieGium debeat eJe neceffarium;.
(44 Irimus q. *" D &4 vel ced. explicando 2; irioné (cientiz,debe- tc
fcientiá effe neceífarià non necc(firate: fimpliciter; qua(i quod ipfa (emper
repe riri debeat in recü natura;& nunquá cora rumpi, (cd neccffi tate
fecundum quid, .f. quó ad veritatem, vt nó poffit vllo pacto: in fal(am mutari,
quam nece(fitatem có- plexam appellauimus, quia eft nece lita s: propotitionis,
& habitudo neceülaria in. ter íübiectum,& przdicatum conclu(io« nis demonítrarz
. Attamen quia fcientiz omnem conditionem fumit à proprio fu biecto, (equitur
fubie&um quoq; debere dici necelTarinm;inuariabile, & tncorru- ptibile
, qua ratione cóiter aíleritur de cotruptibilibusnó dari fciéciáex 1. Po(t.
c.7.& 6; Euh. c.5 hanc nece(litatemfubie: Gi, & inuariabilitaté
explicare debemus, quanam fit ;. certum eft.n: c(fc dittin&tá à necelfitatc
Íciétiz, hzc.n. caufatur ab: illa,eft. ; alicuius cóplexi .f. (ciencia, illa
yeró eft incóplexi,qualisentitas [ubiedtie , Mirum ett, quàm varié lequantur
Do» Gres in re tàm cuidenti, vt notat Auer fa: 4.26. Log. fe&. 4. Quidam.n.
dicunt fubicctum.fcientiz debere eífe neceísa- rium, & incorcoptibile in
vniuer(ali , nom in particulari, vel per fe,non per accidése yci inpotentia,
nonina&u , vel in-acta. fignato, non exercico y vel quo adcelfen- tiam ,
noa-quo ad exiftentiam ;. quapro» prer ír fübiectum deindc íit corruptibile n
particulari , per accidens... ad' corru puonem fingularüsm ,in a&u:
excreito y & quo ad exiftentiam, vt fe habent natu» tz communes rerum
creatarurm , non de ftruit neceffi MR 4; Ite 852 fag. Ite ditin&ioncs in
hoc deficiüit, prima facic videntur loqui de incortge Subilitate fimpliciter,
& corruptibilitae te illi oppo (itayiraut fübic&ü ex (ua toe formali
non debeat per fe incipercyX de- "finerc,& (i quandoque incipit »vel
definit cífe , hoc fit per accidens ad corruption alterius, vt patet in exéplo
de naturisre- rum in vniuci falis que ad inczptionem , & dettra&:oncm
fingulariü dicuntur ge- neracty& cortmmpi, quod exemplum ad- duci (olet pro
explicatione harum diftin €iionum.Hoc autem eft falfumyquia nat- lis creatarum
rer. naturis quocuque mo do infpe&tis comperit hac let pea litasfcd
qualibct efl corraptibilis, & de- firu&ibilis etiam in vniucríali , per
fe, in atu, & quoad cffentiam, Tü quia fi cor- &opribilitas
fubic&ti; quó ad císe fufficit; yt.cognitio ni dicater neceísaria, fed va-
tiabijis, & falla, quamuis non per fe; fc fperaccidens, vel alio modo illi
ccuemat, fofficiet quoq; vt ccccm modo competat cognitioni, & lic (ciéua
f;ltim per acct- dens, vcl quando coiroptibilitas fübiccto compctet, poterit
mutari infalíam, quod efl copira rationem fcieniz, vt q-praced. diximus, al ter
igitur explicari debet baec ncce(litas.ecl faliialigd aliud deber addi. Flcrig;
quos fequi, Amice aet «17- dilj. 4.4. 2. dub 6. alia via incedüt; difuin- guát
.n«de néccflitateyquod alra fit ccm- plexa, qua teperituc. in propofitione nc-
Ge(saciá, quia nequit per quamcumqs po- tentiam mutari infálíam , ajia cfi
incom- plexas qua rcbus incomplexis conuenit & cft duplex, vcl quo ad
eísentià , & bec conuenit rcbus cx. (e ipiis babentibus cf- fcntiam,ro cx
noftro libero arbitrio , ifti opponiur concbgenua. incomplcxa cü À. tes non ex
proptia-natura*fed exlibc- ro homingm arbitrio habet císentiam,vt veftis elt
hoc, vcl illo odo £ormata. de- penden:er ab bominum. placito s alia cft
neccílitas incomplexa quo. ad exiftétiá , «quz dupliciter. explicari poteftavel
poli, tiu£ , quando (sentia rei verà neccísar €xillit, vt posee: nonéxiftere,
& jor v.0do compeut. à vel negaciue , fea przcfiuéyjuango..f. are rei non
có- iidcra;ur iB ordinc ad. habendam cxi- a; ^" - Difp. X IT. De Scieytido
007 ftentiam,fed vt ab ea pre(cindit?huic nez ce(Titat: opponitur contingentia
incom- plexaquó a tiam,vel quia. eísen. tia rei exiftit contingenter à parte
rei y vt fant omnes rescreatz , vel quia etiam ia eíse intelligibili non
preícindit ab exifté« tia contingenti, talia (ant omnia agibiliay &
(a&tibilta, qua ab habi radicis con(iderantur in ordinc ad exiftentiam
Veiineseenir erpet qrass t tem "t funt po iad ex- tra, & fecundumc
itcüftanties fant illisà parte rei conuenire , ett codiuinnpe biete P DNE tiam;
Tunc ad quet. r ',Obie- oup fcientia debere dope neceísariü m ceffitate
complexa , & incomplexa , quo ad e(senuam ,quàm quó ad exi(len- 4 eds
pofitiué, (cd praeci tiué Qua rationc agibilia pofsc císc dien mum fiot, &-
con(equnenter morales (cientias - & practicase(se veré (cientias, ^ 46
Dicendum eft, obicdtà dcbere ef- fc ncecísarium neceíTitate veritatis obiee
&iug in (ua efsentias(cü vt alij dicantnee ce(Titate coplexa
obic&iua,vei nece(firae te incomplexa quo ad eísenuam nonre« qairere taraca
noce(ltatem iucomplexá quó adcxiflenos, (iac pofitiué, fiue praeses ciliue
explicesur , e(teomimunis y quie dem, quod id fe debeat haberc Bur n 1€
veritatis obicáinà , colligitur ex Seoe 1.d.3.. 4 L& fcq. &. patet quia
fcientia requirit banc ncceffitatem ; vc formaliree ita lit vera ; quod nallo
modo poffit c[set fala ergo obie&um ità (c debet habere in fe, vt dicat
neceisariam habitudiné ad illa pr dicata,qugd nó poflit illa non re»
(picere;fi.n.potfet aliter c habere,& alia piadicata oppofita contincre;
iam (cien tia poíset elsc fala formalitevs & hec ine trineca necc(Tius que
ceperirur in obies &o;& ex genua propriorum | jcatos ram dicicur
neceflitas »quatenüs cadi: inter, przdi Ísenci E dicituf nccefli qas inco;lex:
ig , quiaobies €umin fua «uidditate eff quid vnum in- complexam;s dicitur euam
comple X4 as, vel obicctiué , vel virualitec , quatenus ft rario, cuz de vali
quidditaie formetur AER S pto- ta5 incomplexg quó ad exiftétiam,liquet ex hoc
jquod hzc neceffitas pofitiué ex- plicata folum Deo conuenit; & tamen de
alijs rebus habetur fcientia,cü poffint de illis formari propofitiones atctna
veri- tatis, quod (afficit ad fcientiam : neq; re- quiritur quod qualibet
fcientia ab ftrahat .'&b obici exiftétia, nà fcientiz practicz nó
ab(trahant,& tamen funt (cientiz,vt «um Sco.q.4.prol. dicemus q. 5. Tü quia
medicina;quicquid docet;dirigitad opus, & res agam in vniuer(ali quidem,
fed vt potentes exiftere & in ordine
ad cxi- Ttentiá poffibilem , & tamen in medicina inultz conficiuntur
propofitiones zter- nz veritatis, qua:perveras caufasdemóo- ftrátur , ergo vt
fic poffunt effe obicétum Ícicntiz : confeq. patet » quia illud debet dici
fcientic obic&um; quod pót caufare notitiam fuarum paffionum veram , cer.
tam,cuidentem, neceflariam; & per cau- Íam , hecomnia habct medica
fcientia. - 47 Inoppof. obijc. preter authori- tates illas , quibus conantur
Aducrfarij oftendete cum Arift. facultates practicas tion c(ic (cientificas, de
quibus q. 5. Tum quia (cientia c(t ab(tra&tiua cognitio y de cuius rationc
cfl , qy ab(trahat ab exiflen- tia obiecti , per quod differz ab intuitiua
coguirione, ergo debct habere nece (Fita. té incomplexam quà ad ext(tentá
abftra- &iué, Tum 2; obiectum fcientiz debet efle inuatiabile , quod aliter
fe habere no pollet; (cd omne tale nece(larió debet ab ftrahere ab exittencia
,probatur;quia exi- ftentia eft variabilis ; ergo quod dicit or- dinem ad
ipfam;vt fi€ cric quoq; variabi- e. Kefp.cxiftenuam rei nó toluin 1ntuiti- ue,
fed ét abfiractiué cognofci polfe, vt libet Scot2/d.3. 9.9. & 11. F. &
quol. 13. L. quando. (.non cít ratio cognoicen- motiua; (cd volun fe habet:vc
resco- pons pars obicéti ; led quicquid (x de OC, dicimus ad acg. (cienuiam
necetffa zio debereabitiahere ab cxiflencia rerü in particulatis & vc
actualiter exiitunt à parte tei, don ab ynisecfalr, & vt pofsum exiitere ,
nam vt fic vecé de iplis rebus poriunciorn Migncs ncccísarig iratur nece(Ti- «
IO, & per (fente. 3$5 complesz;vt concedit etiam Amicus: e* quo euidenter
fequitur res ipfas bibere nece(Titaré obiectiua veritatis; yt quoq. concernun:
aliquo exiftentiam,nà termini in propofitione non effent necef fario connexi,
nifi infeiplis haberent nc- ceffarià habitudiné ; per quod patet ad 2. Diccs;ex
1. Poft.181.& 6. Mer. (ciens tig (unt de ijs, quz f eueniunt;aut vt
plurimum , ergo obie&tam non cft ne« ceffe , vt fit inuariabile , &
perpetuum.« Refp. non intelligere ibi Arift.res vt actu exiftentes,vel (emper,
vel vt plurimü, fed vt porentes exiftere , nam cum videmus cx pofitione
alicuius caufz fequi aliquem. effe&um faltim vt in plurimum, argui- mus à
pofteriori virtutem inilla caufa s producendi talem effe&um, quomodo fit
vniueríalis propofitio , & ab exiftentia a&uali ab(trahitur ; De
dexonnnn à pofteriori non potett fieri in his, qug ra» Milos cueniunt ; de quo
di« fpat. (cq. q-1, atta. uA GOTILON DA SOY. Quo fenfu fubietium ve[piciat
omnia. confiderata in Scientia. ^ 48 Vidam ex Thomiftis docent fu- Q bie&tü
(cie debere omoja in illa cótenta infpicere tanquam inferiora, de quibus
efsentialiter przdicctur, quam przdicarionis communitatem vt preci puam , imó
vt adzquatam fübic&i códf«- tionem (tatuunt . Sed hunc dicendi mo^ dum
refutauimusgrt. 1, nam 1. Poft, 2. fcientia de tribus agit, de (ubiecto, quo
pa[sionem demonttrac,de pafsione s quam demonf(lrat , & de principis, pet
uz demonftrat , que tria (unt incer fe difindta, nec poísüt coincidere, ergoeft
— contra rauonem fübie&i,quod przdices —— tur de omnibus in fcientijs
conlideratiss & inillis includatur: quandocunque igi« - M MT tur eft
aliquid , uod ldetd PR DEEU dealioytanuam de (ub fe eócento , quod tamen non
pót. habercin iliafcientia rae tionem fubie&i, (altim parrialis, quia .f
fic vel vt paísio , velfolum vt principium confideratum ab illa, illud cóc
ftatui non poieru fubic&tum , quia qued cóuenit (u« ETT Si IR SDec fiio d
oA Q. spetiorisfaltira fecupdacio debet iáferiori xoüitnirey& fi 1n fericr)
repugpary figni ,ulllens, non:eperizi im fuperioriy erae fi ze(fe per.íc
conódrracü.i án fcientia: vxparft )eílsinijafulue Quos nsc (equndario eo- TO —
quod eíbede (uhia- &fnoryusqialoys rgo née primdtió ; nec(o-
«undoxiNopueniEfüprciéri;»vide att, 4.- anicípiad 6confin p | xu
Gommnnis:opinfoeft(ubicótuni.de- bero; re(pieote ,o3a in ia co nténta axnonam
ftem .illosmjita vt adipsi bd- lbéant.azuábutioncysqua sons fabiedinm
*atribatienis appcllart (6lct:j de: non e(t eadeni oium fentenziasex quo capise
de- bear bac attributio:attendz i! nomiblátt, xdif p.v. Met.fcót. 3» quito
doGvinamper xotámillam difpi£epe ues pr adifo iJog.lrca ! ao unicdiibud zl
ánícnora cüesé penobicóta:stitibutionis án (cien js, eomentorawarór fieobicóta
"ttccibutagqgatenusimferiorzfuntintiuoe i ià gratiá cófiderantur
Jupcrigra,nó àcóe tra, ac proinde attriburionisobie d SC« pen Per (jecit
cafptcikliffim&m .- 39: Dicendü efecum Sioriy. omnia in fcientia confidér
we ordi- nem;,& attribuc Press tanquam ad finem» Scftopti vorius
(cientifica h- b:icas.q; vonmeceffarib sópcr. dtbct cífe infcriuss& fpecies
pecial E anayingo (2- Viuset.aliqu Biasiam interiora con(idczé ntpr.in. aet LS
ot 3yn-& qsà «prol. & 6 M cte rs probaturg & rà cal ei rio copa
tocdis:cit vnumqueddam anie fiat» cue» tundamenro: in rebusipfig £esnitis,
vediccmus d- feq» exgo o6s «ius Parere cites (&connexa.s Ead 'ardinata qui
finis: "n € Xàe ilie fiuit icéti;. Aeetiias.ergo Quas: qeípicient obiedtim
um (cient eene ihren guaua;: Me ce c ela spiele i NOn. Lr nga sonitu v Qa Gi
pia ápíius4 Pr ie ile m od cóc genericunry in cuius ubic&lsvel yt;partes
eompa- «afines; velar prmoipia: t pri neqiie ulpa: ai fibicdiiasuis nóu mm n lÉ
ce iorsingtis m cons yir au n l 52:58 Prebatuc aütemi mem aor rare reote ád
ayagamen is3lcuyr nocdem fb con e (cicntian dam Min eit eedFanedemllotim iamen
fape- riora, & ihtceioras in quibus inclàdunchir iilay Bo confeqüentcé fa
eo: vois ad:infoa- riorà dicant otdincin ; axtti mem meta: illa: ab
voitier(alierfibus dcaomina: tiorem (amu, diéicor. ti» praedicamen tum
fubftanrizz y predica mencari:]dantiz- tatisiqualitau, &cc, cx? intentione:
arz- tifiéisy.& diuidentis illa (uperids«eft rina cipalitcrintentum ; vnde
fiidecem fcien- tie de pr&dicamétis inttituerentury quas- libec gro
(ubie&o adésquato;à quo friecis- ficaretur , refpiceret: i propriam:
necalift iamum ,& in gratiam ipfius: mferiora có - fideraret, vc
explicaretpotenialitatéipe- fiusad interiora;non vero refpiceret (pee cic
speciali (Himas;.alitét non vna! fcien-- tiaodaretur de [ubitantia y. (ed!
pldres ; &- piutcs iuxta. fpeciécü: infimarume nàme-- rua: ficut igitur nom
obffaate-imclatids ne fapttiotis in'inferioribas; inet iora t4*
macn:dicuntur:ad'idempgesdioamegnm perninere,cagdeniq;: retuiti Coordinatioe-
mem con (tituere frepter;conuioontiá poc teutialém jy: hsbot-senetanffi mum
óto' iliorum j/adquod'dicunt-actrib sionem: A riasaziong:engpjtiaidtorum auge |
quot ad vnius pcadicamenticenititatio; -oinq ám;j&6 Miietisodciaci ce (cii
ü prem TETUEE Mision gai inim e erat reis: erc fcientia: IEEE ped premio peer
rnc rig Curio allà Béiniseex dibus prob; noflruaraffer: tritíi, fino (pdties
quáuislTint ominino dis Fparatg ititér fuy dicuntur càmen viii iri fu 6s
dicebas Perphic.de [pecide lis mires Dopnines participatioe n Vp? Vus
bómo-),&cf vnitate t didetéinasyprincipalius. Pw eed iei éxomrà fi BN qe
pmi nee bi vifit Bue cies y Sendo bei bei ditbdum; quddíekcetie(pccifice 5
quamuisinret tenonprdia nentur; visitiatat zanemin fciera ix dOrmiao hi geh
licag&«quigicaüfa viciis eb vni tas eWétis, Idorreo: erincipalitrinténzü iy
illatotahrfcieniporiógencticamajlsia &ütn ;»&tatenas caufa principalisi
corius fcietifici ardificijy N percóléquehisfjic cies habebuntcic effe
fabilpagribunioné ad genus uta fi genus no cfleb; quod fua vitate
congregarecdifper(agmoidarciur vni fticüciacroalis: ex: nex con: fatayvideq
feQsioi e : , "Norah vétó di&um eftin rdclichifio- né tion neceflató
imfcienga femper dez bere effc inferius, velfpecrem (peciali(n- rham obiectü
atrribationis;(ed fapius cf- fc'aliquod' comune genericumjin caius gratiam
interiora confideramur ip fcicnz ua j'fioraheer ( inqdam) id dictü eft ;quig
oppolitum quoq; interdum accidere poz teft quod nimirum in (ciencia (aperius
cófideretur in Bratiá inferiorisyad rllad1]; redacaturytüm tn effezci;tàm ;n
efTe (ct- bilis, & "en preterm aceidit cü iu Ície- echa ineiusgrafiür
eo: : ttiodo dependet faenriaide a cognitio pet. 68 aiftiiocenditur; in Phyfic
ens mobile &c.adicor pás m poté cuis: riavüral per fa, & bd odii Ls lis
expl poses i Bs veras heri in tui militantcontra fecunda | clatiódié'; &'
Fortes cl aic, ptus füperiótes rti fcientia QUerie M à tiàm interiorum có
fiderarrdébete 5. élithaión eftvaiued'alcec veram yoliceg ree it&potlit
accidere, vt dictücfty es etfuifetieffe Ponci ij: conclus MA i t3: in Aetas aid
enim tob. tum agriburionis jitadt: f mU dent. oppótitm conftat iiexeiiplis is
de Lógica, fic; qui quidem d fc iti fie cór TOI HEOD RI QUEM M addu
éityediindetin ds fclenti js aliquid eó* niens Gua v Ha (psties infia at
fionart probie o add jlato- Quiodquidé verü emy Rp Ue ide Seneca là
itithisfcteno je cenfideratisg te ptus quordáim nagis fi perióres: aun (t
ifitid'eórtiane y quód irretepto: pido affistiaturg Vr inL MEN eritis
Piciónisecun dz (übel tion Wohga mefita- tíoris &c/ in PhytiédicOCe
priis'entis tuas sétialisjentis t6obitis&e: ceptis ettülfinc cótititores
oihibi is c: fi detacis Sii sll 9 fedémeijey mon o slo nang eis'pro' obicttis
adi fed conitidekántàr in sfddaeh iles maii eómurnt Rid f eiramdeqs ve eda
étécity qualise id Pevopenqio: loziüsgia "ere Miri n MEAS d 1 Contra aret
siortindts vt fir BERI HAR xe] libe vohen fidis uode fe^ As ARE perfectis
actióosRétddaicndonf aitc- quiquide conz — D Rau SC T - B. e. I $56 Difp, X IT.
alterins; illud vcró eft medium, quod eft ignobilins,imperfectius, &
confert ad af- fecutionem finis ; fed in fcientia füperio- 'ris,&
inferioris cognitiones funt ita ordi patz , & cognitio fuperioris eft
ignobi- lior, & impetfectior;quia confufa,& ob- fcura , & cófert ad
cognitioné inferioris, nam bac ncquit haberi fine illa, cognitio infcrioris eft
perfe&tiorsclarior, & magis determinata, nec cófert ad cognitione fü
petioris, cum poffit fnperius cognofci nó Cognito inferiori , ergo inferioris
cogni tio crit finis, füperior:s veró medium, & confcquenter inferius crit
obiectum at- tributionis, fuperius obie&um attcibutü, Tum 2. (icut pars
effcnualitéc ordinatur ad totum, vt imperfe&tum , & incomplc- tum ad
perfectum,& completam,ita co- gnitio partis ad cognitionem totius nam Ecs
petunt cogno(ci cüimea propottionc, qua (unt, fed fupecius eft eflentialis pars
inferioris,quod eft torum,ergo,&c. Tum 3 matetia, & forma , quia (unt
e(lentiali- tcr pattes, non funt in Philofophia fübic- &um, fed conftitutim
ex eis, ergoidcm de (aperiori refpe&u inferioris dicendü. Dices,(uperius
effe quoddá torum e tétiale, cuius partes funt inferiora, & hac rónc
inferiora reduci ad fuperius, vt pat» tes ad cotum. In(tat Hurt.probando fupe
rius, ét vt totum potéiale, & vniuerfale, tcferriad inferiora , nam
vniuerfale vt fic eít pars petens cótrahiad cópofitionem ici fed vt
pars,rcfertur in cogni tionc ad totü, quod cóponit,ergo, &c. tü quia zenus
ideo dicitur totum, potétíale, quia refpicit inferiores fpecies, in quibus
clauditur, & de quibus przdicatur, (ed vt fic eft c(Tentialiter
parsfpeciei, nam clau ditur vt quid potétiale, & przdicatur per modum
partis pocentialis, ergo vt fic or- dinabitur ad cognitionem Ípecicrum. $2
Refp.hec argumenta procedere in efle rei; & quádo in doctrina feruatur idé
Ordo naturz,non veró in elfe (cibilis , &c quando ordo do&ttinz eft ab
ordine na- türz diuer(us; dixirnus.n.in q. proem. & difp.1.3.6. non femper
ícientifcum fcr- uare inttadenda aliqua facultate cundem ordinclo, quem res
(eruant inter fe nam À parte rei cognitio caufa ordinabilis cík ad coghitioné
cffe&hus , quia liec mequit haberi fineilla, non tamen cotta, & ta» men
quis poffet ordinare cognitioné ef» cai d co gutenE caufz, cames inde-
monf(tratione à non2 contra,verum fi quis przfigeret bi —— cognitioné medij
táquam nc vlumü,& — intrinfecum fuz (ciencig , tunc cognitio finis
infetuiret cognitioni mediorum , in. effe (cibilis, vt patet in-frznefa&ina
, in qua dirc&tio equi,quz cft finis, reducirur ad franum ; neq; hoc cft
repugnans natüs ris reramsquia licét non fit mutua depene dentia ine(le tci ,
pot tamen dari in eíie fcibilis quatenus vna res eft à priori. pec cauías ,
& à pofterioti p cffe&us cogno- (cibilisimó & à cócomitantibus :
poterit r quis ex fuo arbitrio cü méao tà inre,vt dicemus q.feq.atlumere aliqua
rerü (eriem declarádam, fi nis iftius obice Giuus erit res ilz , no quidem vt
(unt dif- fitz fed vt vnitz,& in vni compa&ta,nà vnionc
ageregationis.(ed cópofitionis,&c vinculo reali,quatenus in vnu cóe conue-
niunt effentialiter ,q» per differentias poft ea diuidunt,& coníequenter,g»
habet r6». ncm totius, & principalis in eíse fcibiliss erit illad cóe
conne&tens inferiorayque vt partes continet, & refpicit) ac diffcrétias
vt aliquid ipfius : finis veró formalis erit cognitio iftius cóis, qp
refpicitur ab infc- rioribus tanquà includeus ipía in eí(le fci"
bilis,& à differentijs vt diuifinis illius, & pet confequens erit hoc
cómune princi" paliter intentum à fcientifico, nà fol vt eft totü quoddá
aétualc;(ed ét potétiale, quia vt fic dat vnitaté omnib.teb.v: pof- fint vnam
materiam fcibilem, integrare $3 Ad 1. igitur dicimus maior, císe ve ram in cffe
rei, non in cffe fcibilisex fine & arbitrio (cientifici , quomodo non rc-
quiruntur illz conditiones, vt aliquid (it principaliter intétum ab attifice,
fcd (ut- ficit vt potens fit darevnitatem n atcri& y quam declarare
intédit; fac fe habet (opes rius cx dictis, ad quod inferius dicet ordi nem,
& confert ad cognirioné ipfius , fi cut connexa conferunt ad cognitionem
conncétentis, inferiora in ellc cibil:s süt conexa in vnum obicétü fcibile
adazqua- fteriori; medium ex. — E proptia natura elt ad finem — Mon tum, fur
erias eft cóne&tens tribuens illis vaitatem Obrectiuam, Ad 2. faperius im
efc rci eft parsat in efle (cib iliseft cotü y inferiora fant partes, nà (icut
partes vniü tur jn toto, ita inferiora in e(Ie ob:e&iua lifcibili vniütur
in illo comuni, fine quo non cífem mena im fcd plnra us $ta,que proportioy&
cónexio habet fun- damentum in rebus ipfis propter conae- nientiam in illo
comuni, vt diximas . Ad 3. (i quis vellet inftituere fcientià de ma- teria,
cognitio cópofiti in effe (cibili or- dinaretur ad cognitione materiz, quàuis
hzc fit pars; nó eft tà paritas omnino in- tec materiam, & genus cóe, nam
materia non c habet vt fuperius refpectu c ti nec vt totum quoddá potentiale ,
vt fe habct genus. Ad rámpugnat. illius refp. dicimus hoc,g eft ec parté
potentialem (pecierum,quamuisin efie re: fit ró ordi- nans genus ad (pecies ,
in e(Te fcibilis ta- men c(t ro, cur (peciesordinentor, & at- tributioné
dicant ad genus, quia per hanc communitaté generis (pecies interueniüt ad
conflituioné vnius obiecti adzquati Ícibilisab artifice inéti; per idem ad 2.
f4. Ex hucu(q; dictis liquet, quá re&te aflignauerit Doctor q.3. vniu.
conditio- ncs (ubic&ti fcientig ; quatum primaeft , om deipfoprz(upponantur
quod cft , quid e(L, vt vidimus art.2.& 3.Secun- da;gp per eius quodquíd
eft. demonfiren- tur de ipfo patlioncs , quod cft continere pafliones
demonttrabiles de ipfo,vt vidi- mus ar.4. & tertia,vt ad ipfum omnia alia
in (cientia confiderata reducantur , & at- ttibutionem dicant, vt in
praíenti often- dimus ; nec aliz códitiones requicuntur y nam qua ab alijs a
fignantut , vcl (ugt íu- peifluz, vcl reducuntur ad iflas ; nam qp fubicétum
non debeat effe prohibituni, hoc cft aliquod impoffibile,noo a:4uiuo- €tmnon
ens per accidens, non corrupti- biley.[cd necc[irium, non demoatlribi- fed pra
(uppofitum,pcluduntur in pri- conditione, nà li de tubic&o przíup- potiràc
quod cft , iam non demontiratur an (cientiayim(en(u tamcn expo ato arta. j.
habet. quid c(t serit dc finibile;& per co- !equa9s-poflibiltmon prohibii
om; vniuo* f) snon ge quiuocuimg per (e; ncn pcr ac- Logica n £I. c 4n ad
oliefl. debeat m nitio przdicatur de terne veritatis. Quoc habere principia,
pet. monftrentur,op fit prius; iam incladantur in primae ditione, per principia
.n.nó tellizi debét principia effendi,vt st f intrinfecé componentcs,fed intell
d!,quales (unt pramiffe demonftrarionis inquibus definitio ME mediam.Quod
dicunt ali eed tia, nam fromniaz ad ipfum reducuntur, id non excedit, neq;
exceditut à fcientia. ' Deinde , q (übie&um debeat cífe ent reale, non eft
neceffarium , quia de ente TOnis pót effe (cientia: Ln yniuer(ale y Deo
fiogulari (fi- nor requiritur , quia d: mo eft (cientia; catur, ion de f »
tandem, quód ommun iffi mt ly 1c c communitate attributionis ex plicatui vera
conditio , & e(t tertia afi ignata ,ü de communitate pra-dicationis, eft
faifag & contrarationem fuübie&ti « s De Fnitate $cientit. $5 On cft
hic fermo de actuali fei& tiayhzc.n.cü fit cognitio cóclu« fionis
demonttratz, multiplex erit, ficut plares funt cóclufiones in (cientijs,&
" pote(b ab; alia (ciri,vt patet,licéc de hi: actualibus (cientijs videbimus,
quomodg vnam integtéz totalem; fed loquimur de . fcientia habitualiquàm ex
dicedisinlibe de An.(upponimus qualitatem quandam ele de prima fpceie ab
actibus productás inclinantem in fimilesaétus, nó auté eg fjecics terü
intelligibilesinter fe ordinas tà$, vt perperá quidá dixerunt ; & de ifta
habituaii fciétia quarrimus vnitatem y.quag 1anquam preprictas fequicur
entitarema ' Ant. Mirand.ib. 13. de cuer(Aing.cer« tamíect.6.X 7. lalius
Syrenusopufc, de obice«Mct.icét.3 c $ 64x 7. alij fuftieXX " Difp. X 4 ifi
viam fcienri totalé rep tct ex partialibus fciéjs- cópo- m id, & folü
Doctoià atbitrio,& volütate plures fciécias totales cíÍe "cnr Nou
doccre debent, qui Met yü- cam (latuun ita cómuné. vt ad paruicu- lariam entiua
effentias conüdcrádas de- fcendere tencatur;nam fic omncsaliz fcié tie (altim
(peculatiuz fupetfluccen: ,quia omnia ad FM Metapbyficam ertincrent.Ex aduerfo
quamplures hane [Remis de vanitate Biene vanam , fpeobsbikny & fam refpuumt
, itas m Corfimb.g. 1:proem.Phyf. $6 Media via &, uod quàuis fientar faltim
fpeculatiuará vnitas de E sani e A; fed ex funda- ipcsao. TT ibilibus reperto ; ) 1.in fin.ajditio, vbi n lis rc
nis (ciet im có- p ox [ ios ade jd Mat. "— conc i7. imgam inqui(i non
vidco bs diuifioms h. ffi- iam per ali. ire neec(J actam $off e ffe oci fed
lacuit diuer[is auci oi- &ns circa diner[a fabiecla [peculari, U 4 10t fu.
ojideationi [ubdereyquat v bantar aliquá conuenientiam in prürci- vein 12 modo
confiderddi lbere;ui- dua$ noftit dici parces inmr c; & quod fciétiz
totalcs e auctorum pla-eitis ditinpaamur, X contéqueater,quod tat dari vo
totalis icien: 145 vt dice- uus di(p, 1. Mcr. q« 1. $€ quód noa me- géà
acbitririé fuerit fada. hzc diuifio , fcd propier conuenientiam. retum (cibi-
lum:n Neue ipijs.& modo eoafiderandi ; dpfüm fequuntur Meur. ia Met.:3. 6.
proe. & omncs feré Receotiorcs . Primü exph- «attir 02m vnicas íctenrie
de(umitur ab " vnitate obicChi fcibilis. (cut ergo omnia Kcibiliain ence
conucniuaz, & vnum 05:c i&um totale, ad; quacum imt egeace di- €untur
fub quo omaia ran juam. partíalia €ontincmuuc , ità poxerit dari vna
feiendatocalis «ns i22 quà obie&tum coa- fuderans, qua plurcs
partiilcsteróiias in- e am nit merci ait Mcaphyficiconiderieent, ve ety quam
partem eritis , nofT.m. a Ua. ior ratio;cur ofa (cibilia po(fint in vnum
obie&um conuenire, nom aut. (cientiae in vnam communem ; & fi.veliscum
Tho« mitis fciérias necefarió dittingui ex di- uer(a abftractioric 1 materia,
itavt fcien« tia non ex rebus,vt fic,(ed vt abttraótio- ni (ubftat à materia,
diftinguatur, de d mox art. 1. faltim ficut abítradtiones di-- uerfz à materia
cóueniunt in abítra&tios ne in communi, qua poltea im tres diai- j ames de
fcientia dici poíkr, quód de- tur vna totalis res abftractas inaeftigansy alias
partiales continens iuxta diuecüca» temabítra&ionisrerum ; hinc 3. de Aa.
38.[cientia fecati dicitue y ficuc & rese Tum quia fcientia in commoni
cítge- nus ad omncs (cientias, erpo vasa totalis generica potett dari . $7
Auamé,quia vant cátum ponere rerum omnium magnam con- fafione.n patere poterat
; & multip'icare fcientias tocalcs, juot fpecies catiuds, cljet in ii
initum progretin lapreoti com factum clt;vt omncs [cientiae ad cec trm ngmcruim
reducerentar yq i2 corales 6«].1.qua$ dicütur genera s na [écundée qui d;ftáte
illa Kamota díuifiooe im deceax leries rerum claritatis gratia adinuenta, Non
cftautem hec fcicaciacaar diuiz necat Doctor volarkacte facta , vt de ipfa
verifigetar dictu sad fat. pro voluntatscd habaic fundaayzntír in rebus
ipüisyita vc ticuc. pradicamento- rdm diui(royac dittriburié ex condenien ortam
duxi:,ita de fcientijs diéendumy mul de c.juoy& Angelo, quia mulla pro-
gotrüxibilibus,ali jus de '1aymobi- libas,aliqua de iomarefralibus,&ce -
tépdeit diio Anius, Mille ceteras vero fcientias abícindere fibi ali«.— 1 a ,
maxime quiaceterz (cientiz (uper- fluerent ,ergo infent, ipfius ab(urdum eft.
«o vnam (cientiam. Refj. av totales,& vnam ponebat.(. Mc- caph.contiderare
fübftantias ; ceteras ac* cidentia.; vel reprobat , quia (cientificus debet
prazcipue claritatiyordini, & facili- tati incumberein tradendis
facultatibus , & con(ufionem , tü poterit,cuitare : vehandél ardel
Mcert.non proat tra- di poterat,(ed vt fait ab. Arift.intbiruta . aq igitur E
dentur (cientiz to- tales, quarum quelibet propriam rerum (eriem ab altera
diftinctà. pra(cribit (ibi ,quarimus, vnde fumenda erit hzc vnitas (cientiz ,
& à quo habeat fpecificari (ciétia;& tria examunabimus., perfe&té
Mecca s aree tet plex qualitas,& candem qualis (1t .vnitas, quam accipit à
proprio fpecificatiuo , IL tio
fcienti& . libetalio habit , allignat po- tet vaitas,intrinfecayquz propciá
conte. altera, quà ex obie&o dicitar. defumere , à quo (pecificatur, &
cífentialiter depen. det, vnde & obiedtiua dici folet; prima , quia non ita
facilé cognofcitur , innotc. ck nobis pet (ecandam,& de iftaloqui- fit vna
à ceteris diltin&ta, co vel maxi- mé quod idemobie&um videmus à plu.
Primaopimo (quz adamullim eft ex. quoniam celebris ctt apad Tho .) atferit
diuerfitatem fcienciatü fu- j quam (ententiam fus cxplicant ter,& in effe
rei (cd oeinaliten 8c i fcibili con(iderato , quz ratio (cibilitatis flic in
hac , vel illa abítra&ione à mace- ; pro quis . OSTEQIME ab(tra&ione
fit potenrialius , & mi- nusi i 1 quia abftcahit ad actua litatibus
fpecificis .(. ijs » actus. aüc e(t notior ia; & de ita nonet fermo ; alia
eft formalis; qua forma ab- ftrahitar à materia,(eu quod e(t a&u, ab: €oQ
cft potentiale; ná forma eft aas , materia potentía ; & cófequenter fic al
- ftractum c(t magis imellig;bile, quia de- pucacüc 2 materialibus, &
potéimtinis quz impedium inrellisibilitatem, & quia ttiplex eft materia ,
prima eft fingalaris - iquiequid pertinet ad fingularitaté res rum fenübilium,
vt hac caro, hic calor hoc os, &c.(ecunda fea(ibilis , & (unt oés
fenfib:les qualitates, vt calor, frigus , co- loc ,&c.& tertia
icelligibilis,que ett (ab- ftantia corporca,feu matería prima;hinc triplex
gcnus (cientiz daturloquendo de Ípeculatiuis, prima (cientía abftrahit à
fiogalari, & cft , qae confiderat res feníibiles,vt fcafibiles (unt, no in
pat- fophia ; fecanda qux abftrahit à materia fingulari, & fenüibili , vt
Mathematicazas, que quantitatem coofiderat, non vt al- ;vcl nigram, calidam;
vel frigidà; non tamen abftrahit à míatecia inrelligibili uia &ó confidcrat
quantitatem fine. (ab- ftantia matcriali,cui ined ,& à qua depé- dct in
e(fe, & in cognofti , tertia tandem: abí(trahit ab intelligibili
materiayquae ta lis diciiur qa folo mteNectüpercipi pót ; & hzc cit
Metaphyticas queres à. aate- ria abtlrictas concemplatucvt funt , quae vel non (unt
in materia, vt fubQancig fe parata, vcl e(fe poffunt ab(que materia y (übflantie y quiltatis;a&tus, po- ca, xc.
Hec igitut immaterialicas eft Rrt z Fa. qe er di immaterialiras crit. . diuer(z
intclligibilitatis , & quia ti -telligibilitas , & triplex genus
fcientiz fpeculatiuz, Addunt tandé per hanc ab- actionem non intelligi d
enominatio- iem extrinfccam ab actu iotellc&us ab- firahentis
proucnientemyfed immateria- litatem illam obie&iuam , & radicalem , qua
£n Íiq vel fic cft hos intelligi . ...6o Ruuq.4.proc.Log.aliter explicat bác
sóné (cibi fub "ia. C quod il- Yacft vna (ciétia ab alijs
diftin&ta,qua ,p- de habet principia;quibus vtitur ad pro- bandas Pace
peque prine (e ha- * ex diuerfitate luminis (eu principiorum - eritur
(ciétiarum diuerfitas, quam expo- amplc&untur Complur. & Io. de S.
Th.& Amic.trac.27.dif.4..3. ad- - litas , nonnifi ab immaterialitatc
obic&ti ót proucpirey& confequenter tota ratio Joecificarionis erit
immatcrialitas . Alij hanc rationem (cibilis, (cu abftra- tioncm dicunt efle
diuetíum lumé , quo &um cft ccgnofcibile ; nam obie- €um materia
fcnlibiliimmer(um cft co- per fcnfus externos , a quibus oruim ducit Phyfica
fcientia ; ebicóium materja intelligibili cognofcitur ab abftraGücft ab
intelleétu fcibile : dta Ban. Lp.Q. 1-2r.3. Zum. q. 2. Alb. 1. Ehyf.tex.1.apud
Am;c.cit. Alij hanc - abftractionem declarant , coquiainprimo gradu quadam
intclli- (unt, nec rc, nec ratione
abfiracta à materiayvt funt rcs phyficz ; in (ccun- quedam (unt abficaéta
rationencn rc, yt mathematica-obicéta : in 3. tandcm apud multos . in Met. cit.
& alijs locis addu- cndis in art, feq. hanc [pecificationé de- Íumit à
diucrfirate obic&orum adzqua-,& totaliumsitavt illas £c diftim& ee
fticntiz,qua diuerfa obiecta;nullo modo. immatcrialitas;triplesquoqueeritin gra
E . Eo T ieda aliquo culo, o ad confiderationem colirgata ; intc- re vnam
totalem fcientiam : ipfum fe- (cé. 11 :Fonf.5.Met.c.7. q. 5 fe&. 2. Hur« f
difp. 1. Met. (c&. 6. & 7. Auctía q. 27« fc& 9. Wie ipn pna Met j
.q.3. Blác.difp.vlt.fec. $.& 7, & alij » 61 Dicendü eft;prima (entéia
de tri- plici abftra&ione (i explicetur, vtà Sco« ti (cntentia diuer(a, eft
omnino falía, ve- ta cft vt cüifta coincidit, non tamé cla difficultatem
explicat, vc declarat modus Scoticus . Prima pars huius con- prob.difcurrendo
circa explicationcs ad- dutas: nà primó fal(um omnino eft (pe- cificationem
fcientiz (umi ex co, gp qua dam (int entia fenübilia, quzdam 1magi- nabilia,
& quedam mcré intelligibilia « Tum quia obic&a (cientiz , nou cadunt
(ab (cníuycum fint vniuerfalia , ergo om- nia funt meré intelligibilia. Tum
quiae imaginab:lia funt ctiam (enfibilia per (en fus cxternos,à quibus
dcriuantur in phane tafiam. Tum quia dittinctio fcientiz , & vnitas debct
fumi ab co » quod per fe pet* tinet ad Ícientiam,quod autem obiectum fit pet
(enfus cogno(cibile ; per accidens fe habet, nam fi intelleótus à (enfibus nó
penderet , adhucin ipío (cienci& éflent diftin&z ,vt eft in
intelle&u (cparato. Sccundo falíam e(t abflractionem à materia , prout
przecilionem dicit, f peci« ficare [cientias, nam hac pracifio vcl di- citactum
intelle&us abftrahentem , & hic nequit dare vnitatem fcientie, cum à (cientia
non attingatur X folum fc ha- bet,vt approximatio obiecti ad (cientiá vcl dicit
denominationem. prouenienté 1n obicétum ab a&u ab(trahenie ; & hac cum
(it mera denominatio extramfeea, ens rónis matetialc ; non potcrit rcaliter
fpecificate (cientias; vel dicit ab lt rahibi litatem obic&iuam,quatenus
obicétü cft t conceptibile nó concepta bac ,vcl illa ra- tiobe in ipfo
contenta: & nequc hec po- tens eft fpecificacefcicovias , quia vclue
formaliter folum dicit conccpium quepe : 4m Quel HLod quo fcitniid fpecifiemtur.
efr L 36g *. dam negatiuum f. pegationem affocia- , tionis alteríus rci , vel
realitatis in intelle- &ione;hoc.n.cft pra(cinderc.i, non intel ligere
przecifum cum eo , à s fit przci- fio hzc aüt negatio non cft fpecificati-
.Waícientie. Tum quia illud poni debet 16 formalis (pecifi catiua fcientiz ,
quod eít ró,cur obiectum fit (cibile,& cogno- (cibile à fcientia,fed talis
non cít ifla pre ci(io, nam illud eft ró fcibilitaris in obie- , €o, quode(tró,
cur de obiecto demon- ftreur paífio in demóflratione, talis non et przci(io à
materia, non .n. per hoc , quod homo c(t ab indiuiduis abftra&us , ideo cít
rilibilis(ed quiae(t ronalis. Tü quia hzc abí(tractio potius fe habet vt
conditio intellgibilitatis obie&i , quàm - tó formalis , immo nec
eftneceffaria ad fcicntiàm,vt videbimus in folut.arg. Tà - demin rebus (ic
abítra&is ab:omni ma- teria adhuc di(tinguenda eft ró materia- lis,& tó
formalisobie &i , nam fj yllogit- mus v.g.in Logica abftrahit ab omni ma
teriaycum fit ens ronis, & tamé in fe có-
fidcratus eft obiectum materiale logicz, non formale,ergo logica non
habet fpe- €ificari ab obie&to vt ab(lra&to : corpus nitucale in
communiabftrahit à materia fiogulari ; quantitas in (e à materia (enfi-
bilii(ubftantiz feparatz, & tran(cenden- tia ab omni materia , non ob id
tamé (unt completé obicóta fcientiaram imo à plu- xibus (cientijs po(Tant
cenfiderari , ergo ab(tra&io non crit ratio formalis: fpeci- (cientias. mericam conftituentem obiectum in
ra- tione obieéti (cientie generice comple- t€ , coniinere tamen diueríos gradus,
ad quos per alias rónes. formales contrahi- turconftituitq. cum illis diuer(as
ícien- Has , Contra;ró fpecifica: diltinguens di- uer(as (ciencias contentas
(ub iila ratione iaceo (cientiz per abflractionem có- itütg: deberet in (e
cocimere abí(tractio- nemillam coumunem tanquam genus , -8. corpus huimanü yc
abitractuimm. à ma- teria i.eft quid confidcrabile à NC abflractionem illam
tanquam genus aj : ipfis contrahibile,vt fe habeat natural in communi ad hanc,
& iliam. det : tem,vnde valet dioere naturalita: , nó valer, uod fit a nec
fanabilicas eft abftra&tio muner phy(icz , & medicinz noi abftradtió à
materia fingulari. — Vel tandem per hanc. ab datur intelligi ro formalis pofiti
Gijquatenus ex füi natura includ tiz paflionis in fübic&to,vt explicat .
ui. & adhzrent Complat.& Io de S. & hzc ctt fententia Scoti;que
adhucma: là explicatur per abítra&ion m à mata* ria. Tumquiaabftractio
fotmaliter dí« cit,quod non habet res;non quod habet» Tum quia non
(ufficienter, necre&à pet.— has abítra&ioncs diuiduntut fciétiz (pe-
culatiuz totales , nam logica abftrahit agitde numero , et communi thmetica 1
ad res materiales, & fpirituales: qua eft abítractio metaphyfica,& tamé
fub Ma« z thematica collocatur; Aftrologia quoqs mufica, & perípe&iua ,
quia matliemart« (unt , pertinent ad 2.
abítra&ionenr » & tamé aftrologia'cft de corporibus cos-
leftibus,eorumq.motibus,afpectibus , & influxibus , mu(ica de numero vt
fono- rosperfpectiua de linea vt vi(bili , ? ett marcriam fenfibilem concernere
; fciea« tía tandem moralis abftrahit à materia 2s fingulari , quia resin
vniuer(asli contidee rat,non tamen à materia fenfibili , nam - contemplatur
humanas actiones vt diris gibi lcs, & per confequens in ordine ad circum
(tàtias corporales , & materiales s diftincta: qua ratione impuenatar
vltima expofitio huius triplicis- abftra&ionis v Conplut. & Io. de S.
Tho. cit. multum laborant, vt fuflicicntiam huius diuiffo« rónibus ficmata. non
cft immorandum 2 eo vcl maxime q» Metaphifica ip(a mule confiderat, quaáin
Phy(ica quo. tra Gantur agi: ,.n.de principijs,de cautis ae 34 — fin
pe&tetur,cum habeat pro obie&o' o fubftàtiam finitam , communé ingclis
, vt [(tatuimus q. procem. iam aget de rebus abftragentibus ab "Omni
materia quam róné fuse proícqui- tuc Aucría qur. philof. (ec. 6. ottendens Phy
icam à Metaphy(ica non di(tingui. — — 6$ Praftat igitur dicere cü Scoto di- —.
flin&ionem fcientiz , & vnitaté fumi ex —— * . nitate, vcl diftinctione
obie&i forma- —— lisiuxta explicationé tradità q. prac.ar. 1-qui modusett
ipfius Arift. 3.de An. 57. 4&38.& z.
Metz. & 4.& r. Poft. 45. v- bi Aritt. docct ynitacem fcieptiz cx. vni-.
"tate obici inueftigandam .. Tum gnia à quo re$ accipitentitatemyabco
(umir. v- . mitatemy& fpecificationem , (cienua ve- roin fua entitate
dependet al obie&o ; ( sgnapropter
illa erit vna fcienua , dug v- c cum lnbebit obicétum formale.i, qua |... "gem
aliquam contiderat fub proprio mo- do contemplandi, quo nonattingicur ab .— alijs(cientijs, quamuisrces illa
confidere- |— e 7 mw obalijs (crenrijs (ed (ub diuer(o mo- do confiderandi. Qui
modus, cü (it mc- dium cócludendi pa(Tones de fübic&o ;: erit principale
ingrediés im principis de- monftrationis , & confequenter. diucríz omnino ,
& difparata fcieptiz- habebunt. diucría principia , & modos procedendi
ad deuvotiftradas paffiones; & hino eft y quodaliqui vt. Aureol: affignant
dinerti- tacé (ciontiz cx diuerffrate. principiorü y. vcl modi procedendi ad
probandas con- clufiones;hiac aute diftinctio nou cft pri- ma;:&
radicalis,. mmvidco principia funt: dicería: , quia:diaerfa eft ratio formalis
obiectorumsideod; omnis diftin&tio; vcl vnítas (cicnus trahit origineny ab
vnita- tc, vcl dittin&ione obiecti . Ec hasc can- dcm fententiam de vnitate
,& diftinctio- ne ícientiarum nuper (ecutusc(t Oüuicd;. - contour, Log.
pun& 5.$ 4. & Poncius dilp.zz. Log-q: vlt. — — , Cctrerum atlignare
diflin&ionem om- Wiü(cientiavü non eft prafenris negouj y ficut nec.
obicéta omnium: feientiarü. ve- ftigare y quorum cognitio reqniticur y vt ys
det.ynitatem;, vel ditGinétionem (cientiarum: dogno(camus. Solum addimus, vt
opti- j mé notae Auerfa q,27. Logs (c&. 9: qnod E M uu Difr. XII. De
S$dentia .- n 354 v nó quzibet formalis ratio obiecti debet" totales
fcientias multiplicare,nimis;n.có: intelle&us;quia tot e(Tent (cic ti2 ,
quot naturz retum;, de quibus pof- fent paffioncs demon(trari; vt igitur cet--
to numero,& ordine procedatur in (cié- tijs,zationcs illa formales aliqua.
natura- li proportione; & vinculo'colligatz, & imn vna commun: róne
cObenientes in vnum: colle&s ad eandén fpeGtabunt fcientia totalem; que
veró funt inter fe diffitz , nec aliquam habent affinitatem , & pro- .
portione; diffitas,& diuerfas conflituent fcieatias;fic ien entia
materialia, vt funt fc ipfisincludunt ,habcent magnam: cóne- xioaem y.&
naturale vincülum inter fe ,: ^hacoccafione Do&oresde liis omuibus: vnam
totalem [cientiam comttruxerunr 5: idé de rebus pra&icis dicendá , de
rebus: mathematicis, & metaphy ficis , nimis .n.- longum cílet obiecta
omniu fcientiaram: rece(ere,vide Auerfam cit. fe&.7.& 8. :64. Inoppot.
arguant Cóplat.& To.de S.Tho.primó,quod'nottralententia non! fati sexplicet
punétum difficultatis ; naar cum dicitur, quod licéc eadcm res mate- rialiter
infecta poffit ad plurcs attinere' fcienas , non autcm formaliter propter
diucrfüm modum de&inichii in vna- tcié- tia,acimalia ;ceftat adhuc
explicandum in quo'con(rttat hzc diucritasin definr& do: & ex
alio'capite nequit. prouenire y ni(i cx diuer(itatetmmarerialitatis, & ab -
ftrattionis; quia. f. ex diuerío-modo' ap-- picliendédi, fequitur diueríus
modus de- finiendi Cont. non potcít in noftra (en-- tentia redd» ratio; cur tot
definitionesa(- fignata in vna (ciéria ad illam pertincát nifi ad dineríum mmn
modu:n de- uenratur znam fi dicatur lioc e(fe , quiazs omnes illa!
dcfinitionesab vno fübie&to habent coordimationem,& deperdenciá;.
explicandüm rein anct , vnde fümaetar i (La coordinatioyquz vnitatem iftam:
confti- - tuat:fi pro radice affi diucríus nio dus definiendi,iam'iffe ex
d:ucría abflra- €tione ortà ducits(i dicatur hoc e(Te quía" omnes definiiones
paraculürcs: vnian- tur,& continentur f. b vpó cómmuni ge- ncré. Gontza
cft; quia hac vn1o, & ri i Euef IL. equo fieiie fpetfientir. o. 983 dinatio
nonni(i ab abftractione , & im. amaterialitace poteít prouenire:cergo lim.
pliciter re(pondere , ideo fcientiam effe vnam quia in ea confiderata vn:untuc
in vna rationc formali ob:e&i , e(t petitio principij;& nugatio,huius
.n. ratio inqui- ritur, Accedit tcádem;quod fi vnio in yno communi (ufficeret
ad vnitatem (cientie, jam omnium yna daretur (cientia, oec ct- fet ratio, cur
omnes mathematicz: [cien- tiz non (int vna fcientia genere, Refp. ex di&is
fatis futhc enter ex ra« tione formali obiecti explicari ynitatem fcientig,
neq: abttra&ionemaliquid có- ferte , ni(i pro ipfamet ratione formali ,
& contiderandi modo explicetur : decla- rare autem, in quo hic peculiaris
definié- di, & confiderandi modus cuiufcüq.fcien« tiz conftutnon pertinct
ad Logicam,(ed ad vnamquamq.Ícientiam in particulari z fic Phyfica docet fiaem
eius effc conli- derarc entia naturalia yt in hac commue ni rat;one
naturalitatis ;-& habendi prin« Cipium motus;& quietis conüeniunt (ub
qua deinde ratione defcendit ad inferio- ra contemplando illa, vt propriam
natus ralitatem fub naturalitate :n comuni .có- tentam h bent : M i(ica dozet
fiaem ip. fius oífe con(iderare numerum, vt fono- rum , & ip gratiam buius
varias propor- tiones, & atfe&iones ponderát «-Mathe- niauica in cómuni
babet confiderare quá - titarem fub rarione meníurab:lis , Meta- pbyíica
contemplatur omnia entia (ecun- rationcs quaídam generalcspradti- ca fciétia
operationes vt dirigibiles in ma teria morali;& fal(um eft bas diuer(as ra-
tiones formales originari à diuería ab- ftra&ione;nà preterquamquod bac ab-
ftra&io,vt communiter explica:ur non fatis explicat di(tin&ionem
(cientiarum ., tum multa vnius ab(tra&ionis confide- rentur ab alijs
fcienrijs : adhac tame hac cauf(alis non eft vcra,ideo corpus natura- "
leet conlidcrabile vt naturale quia ab- ftrahit à mareria fingulari,ncc ifla ,
idco . quantitas e(t men(urabilis , quia abftrahit à materia fingulari, &
(cnlibili; ergo hc abítractio nonerit radix fcibilitatis obic- cti : fed
radixerit. propria nauxa cuiot- cunq. obiecti: petere autein , «ur aliqua
"res ít iot:lligibilis in juaniü eft obic&ahabeantmaturasconüimiles,&
af» — faes,aliquanon, aliaratio adiuci ue — quit.nifiquia boc efthoc,
&illus c(t il. — lud.E: his liquet ad 1.confir. Ad 2. con» cedimus feq.
attamen claritatis on- moditatis gratia hanc fciéN tct totalem ín plures fecund
tales diuifam fuiffe,vc fupra 6$ Secundo quód immatei 1à di(tinctiaa, prob.
Tumquía i tia fepatabilis, eo qp intelligibile: ac fpiritpales& fp
riualitatis pr eft à materia denudatio, ergo intant eft (cibilis hoc, velillo
modo ; inquanté c(t ducr(imodé à matcria abftrah:bilis radix (c.bilitaus rei
hoc , velillo — hs modo erit diuct(aimmaterialitas : & fig." — uando
diucríz definitionesíüb eadé ab. — ra&ionc procedunt jlicét diuerías quid»
ditatcs definiant io e(fe rei ; dicuntur ta« e 4 men ciufdem fpeciei,vt
definitiones ph v fice,quiaomnescodem modo procedüt — T includendo materiam
(enübilem motui & fabie&am , omnes erunt eiuídem (pcciei- ia effe
(cibilis propter cófimilem definiés. dimodum. Tum 2.Ari(t. 6. Mct.c, t. (cié-
tiam (peculatiuam per triplicem abftra. &ionem in tres fcientias diui it T
efp.ad 1.ncg.affumptum,nam & ip» : fa indiuidua materialia (un
intelligibilia: imó per ip(a imelligimus fpititualia , vn» de itaamuc pro flatu
ito. in cognitione À rebus materialibus; & quamuis in scien tijs debca:
fieri abílraétio ab indiuiduis hoc non eft , quia indinidua finc proríus
inimelligibilia, nà adus iplelibttraótio « nis non prefupponit obieétum
abítraótüs fed quia (centia eft. tátuif vaurerfaliumy vndc hzc abftra&io
erià io. (piritualibus fieti debet ; & proprie eft abtkractio fu- petioris
ab inferior;:fal(um etiam ctt ine telligibile idem eífe;ac (pirituale 4 nà ens
tía materialia , cum finte(lcniialiter ta» lia,non potfunt vt
fpititualiaconcipi:fal- fum cít quoq, definitiones diucc(icü quid ditatum in
cilc (cibiliseiafde clie |pceiely vt att.fcq.Sed vt penitus hac rauo lolua-
tur,not.quàd cum áiferitur rcs. materiae lcs non cadere (ub fcientia; hac.
fnuna- 1crialitas requitita;vel dicit. cond:ioc€ KRrt 4 E — pradicatü
obie&i,& eft falfum , quia ?.
rehendi;neq; materialitas obiecti cft ra jo cótingentie iptius quó ad
fcibiliraté y — "quia etiam in (piritualibus dantur propo- |. Bitioncs contingentes,vt Angelus moue- —— *
"fur,intelligit,& c. vel (e tenct cx parte. » (00 porenagzsquarenus
dicit modum , & me- - ... dmm cogoofcendi, eo quia intellectus nó 3 —
materialis non poteft vt immaterialis ap- EC — prch: — —.. percipic materialia
materiali modo .i. por ^ fpccies materiales, vt fen(us,fed 1mmate- |» — —
rialiter.i.per fpecies immatetiales ; & in D hoc fenfu vere (unt ille
propotaiones, E, ; te5 materiales nó cadunt fab (cientia, ma 1erialias ;impedix
intelligibilitatetm , & — . fimiles. Ad Arift. dicimusa(fignare fu£- ;
ficientiam (cientiaram penes obiecta , & diueríos definiendi modos ,quos
circuin- fcribit per abftra&ionem à materia , re wera tamen intendit.
af[;gnare rauoncs Kormales obie&torum .. rut fcientia fit vna fimplex
qualitas, 46 q[ Oquimaur de (ciétia roxali,& ci- L pu habituali ; fatemur
auté hanc difficulta.em e(fe. potius animafticam , «um fit communis omnibus
habitibus , prafüpponatq; cognitionem , quomodo fiat intcnfio qualitatum ;
veram quia in quazi!.procm,cuiuícüq;fci£tiz quzri fo- let;an illa fciétia fit
vna; & quá vniraté ha bcat,nequcat explicari,niti fim plicitas ha b/tialis
(cientiz inucftigetur;idcirco hàc mo cmus-dubitationé,gr noftro inflitu- &»
iat erit,reliqua ad li.áe an.remjttimus, Prima extrema opinio docct (cicntiá
e(ic-vnum-(implice babitüi per primà de- mon(üratiopem illius (cientiz
acquifitü facilitantem intellectum, .nonfolum cir- caillam. demon(rationem ,
fed ét circa emncs,quibus perficitur per quàdam ex- tenfionem,ita D. Tho.p.2.q.
$4. ar.4. vbi Caict. Med. Vafq.difp. 80. Val.q.6.de ha-. bit.pun. 3.
Salastract. 10. diíp..$. fcG. 1. Rua-q.4.proc.Log-Celeft. difj. 1. Log.
fc&.4. Compluc. difp. 19.2.4.10.dc S. T. q.17.ar.2.Dfferunt aücquo pato
babi- tus ille dicaturexcendi ad. alias conclu(: poftquam (ccundum cífenriam
per p rimá Difp. XI LDe $dentia. 55^ demóftrationé fuit acquifitus; iet. ,quód
in intellctu cf peret "n re, primam,(ecundá, tertiam , & czterig
conclu. cam habitus acquititur » perficit intclle&tum quó ad primam
potentiam , per 2. demonf(lrationem extenditar. ad perficiemdum intelledum quà
ad 1 poté- ;& fic deinceps, fiu? fint plures ifla: potentig in intelleóta ,
(íu&vpa formáli- tet &
virtualiter multiplex ; hoc modo igitur dicitur exiédi;quatenus :nrelle&us
non remanet interminatus erga 2.demon- ftrationem,fed terminatur per. hibitum ;
cut (abijcitur. Io de S. Th.ait extehdi non per
acquifitionem nove entitatis;fed per acquifitioné novarum (pecieram . Vafq. & Salas admittunt nouam entitaté in ha- bitu
per 2.demonflrationem,que tamen non fit eiufdem rationis cum ent:tate há-
bitusyfed modus quidam. uu. & Czrleft. quód fit omnino eiu(dem rationis ,
(icut intenfione acquititus. eft eiu(dem 467 Scecüda sécextrema eft «coti mul-
tiplicanris habitus ad mulcip'icationem conclufionum;& demon (fl rationü in
(ci€ ;itaut quot funt conclufioncs demone flratiestot finc hab.tus genersti
fpecie di . Met.q. 1.& q.3. prol.D,& T & 1.d.3.9.7.àd 2.
princ.& 3 .d.25. q.2.in fin.& d.31.D,& d. 56.L,ip(um (equücar omnes
Scoüftz. vt Lich. & Tar. in prol, cit. BaíTol.q.6. Ant And.6. Met.q.1. Zer.
. 3-Faber difp. 3. Mcur.q.6. prog. Met. Pari q- 1. prog. Log.&
r.poft.q.vlt.Ca- merar«q.16. Log. Fuent.q.4.Log. diff. 5, art. 2, Canon. 1.
Phyf.q.1.tem Nominales omnes, & ex recentioribus Conimb. 1,
Poft.c.25.q.vn.ar.4.Suar. difp. 44. Met. fcét.1 i. Hart.difp; 16.de An-fec.a.
Arria, difp. 1-Log.fec.5 -Aucría q.49. Phil. fe&. 7. Morif.dilp-1 2. Log.q.
4.Blác.difp. vlt. fect. 8. Amic-trac. 27. d. 4. q. 1. dub. 2.& 3:
Tol.q.7.progm.Log.& alij. Rabion.q. 7.prol.a(ferentium coclu(io- ncs in
fcientia demonftratas c(íc dupli- gencris ; vcl n. demonll rint. diucrfas
paílioncs de diuerfis partialibus. 4obie- , &-harü dantur hab;tus (pecie
diftio- Ci,vdl demonficát diucrías paílioncs de codcm Quefi.IT. c/An fit «Una
fmplese qualitasc./frei 1T..— 863 £odé (übic&o ,& hoc dupliciter, vel
fuc- €c(fiu& & diftin&is demonflrationibus , & de itis dantur
habitus fpecie dittincti partiales;vel fimul;& eode actu demóftra tiuoti
.[. de oibus paffionibus fieret vna propotitio deprzdicato copulato, vt om nis
homo ef rifibrlissadamratiuus , difci- plinabilis,&c. & tüc concedit
deiftis om nibus dari vnumhabitum fpecie infima . '* 68 Dicimus tamen ad
multiplicatione conclufionom in fcientia , (cà proprieta- tum, fiue
pluribus,fiué vnica demon(tra- tione demonftrertur , multiplicari habi- tus
(pecie ditlindtos,& cófequenter (cien tiam totalem non effe vni (pecie ,
& fim- plicem habitum,fed plures; ita Do. cit. & prob.ab ipfo duabus
praecipue rationi- bus 6. Met.:]-4.quibus tàm Nominales, q R ccentiores vtuntur
, vt e(t videre; maxi- mé adud Ccg.4. 5 .prol.art. 1. Prima ró/; aé&us
circa iilas concluf.fpecie diftinguü - tur,crgo habicus inillas 1nclinates ,
& ab yWllis actibus produé&i erant [pecie diftin- Gt isantec.
prob.actus rHi;qui funt fcientie actuales partrales, habcnt diuer(a (pecie :
c&t:, ergofpecie dittinguuntor,nà vt €um Arift.art. przced.dixunus ex
diftin- &ionc obicctorum valet. ioferre fpecifi- €am d ftinctionem actuum;
ancec. prob. actas(cientifici ; vcl (unt de pallionibue diuer(orum
fubte&toram,vel de pa flioni - bus ciufdem fübiedty, primi iam differunt
quo ad pa(fioncs,fubie&ta,mcdia, & prin ,vt cá de celo demonítratur
incor - :litas propter carentiam materiz, & contrariorum , de füublunaribus
corru- pribilitaspercompofitioné ex. materia , & coacrarijs nó. n.apparet,
quomodo ia &ibus cadere poffit vnitas fpecifi- €2, fi obic&a genere
differunt. , fimiliter principia, quibus demon(ítrantar paffio- nes illa,
(ccundi ii demon(trant pafTiencs illas eodem medio, .f. definitione fubie-
&i, adhuc obic&a proxima differant. fpe cieynam principia integrantur
ex medio , & paffionc, & contcquencer (i paffio eft diuerfa, principia
complexa erunt diuer- , quia. habent veritates euiden uas, & ioncs;idem dc
conclu(io- nibus i doce Do&.5.d. 28 , multó magis quando mcdium cft Arg.
princ. prob. Tum quia idem ebicCtum a&tus ,. Schabitusab illo pco* : : vode
actus ab obicé&tis fpecific in- tur, habitus ab actibus. Tü quia,fi actus
fpecie. diftin&ti eundem fpecie habitum poffenc caufare,non etiec ró, cur
iniurcl- le&u vnos$tantum habitus non admitte- retur. Tuin quia babitascíft
quoddamfe- men actus, in quem inclinat potentiám femina aüt (jcie differunt fi
rllorum fra Gus fan: (pecie diuerfi, Tum quiaactus illi product habitus, vt
(unt omnino di« ftin&i,& non vt in aliqua formalitate fal tim
virtualiter affimilantur , quomodo duz caufz aquiuoce ciu(dcm cffectus
affimiliari, crgo habitos produ- &i erunt fpecie diüerfi . : Refp.
Thomif.a&us illos fpecie dittin gui in efie rei ; & quó ad ronem fübic&t
tormalem qnoa in effe fcibilis , & ra- tionem fub quasquz eft vel abfractio
à maretía,vcl ratio formalis obie&i, vcl vt ait Ruu.connexio,&
dependentia princi piorum eiufdem (cientiz adinaicem:aam. licét infcientia
totali fint diuerfa, fe inui cem tamen fupponunt , & vnum ab alio
dependet,vt in Philofophia principia lib; de ccelo fa pponunt effentialiter
principia communia corporis naturalis: ,principia hb.de gen. dependent à
principijs lib. de celos& fic de alijs sidem in Losca appa- ret,nà
principia lib.prio.praeexigüt prin- cipia lib. przdicab, praedica. &
petierm. C Tb.top.clenc. & poft. dependét principijs .b.prio.& propter
hanc depé ,quamtiis in e(Te rci (int diucriay: non tamen tn cffe fcibilis. ü ;
* 69 Sedi art. priced: hasrefponf. ceie éimus : namarg. proceditde obicct's in
effc (cibilihoc.n. non eft'aliud , quà co« gnofcibilitas obie&i,non quz
cüque ; fed. modo illatiuo,feu vt per demonítratione eft (cibile, ergo (i
obiecta, vtin demon ftratione famuntur,(unt diaerfa , erüc ine efic (cibili
dinerfa. Tumquia etfi hóc efz tcibile c(ler
abitra&tioà materia , ad- huic non foluitur argoméntudi ; nam ab-
fira&io,licét fi confideretár in ordine. 9 ad terminum;à quo fit , vr süt
fingulatia in prima a ;,, materia gs cse iníc^ m, $66 tia;pof(fet dici eiu(dem
rationis zattamé fi fp«&tetur terminus ad qu£, f. res abílra- à, c(t omnino
diucríz rations, ficut res ille fpecie dilinguantur , diucrfafq; paíliones,
& media includunt , ac verita- tes complexas ; (pecificat;o autem fcien-
tig nó dcbet (umi ab abftractiones vt. re- Kpicit terminum à quo , nam fic clt
cóce- pius negatiuus , fed vt refpicit terminum Ad quem; Si veró per rónem fub
qua in- 1elligatur ratio formalis obie&i, & mo- dus cófiderandi ipfius
, adhuc vrget arg, quia hzc ratio formalis eft tantum ynaz genere in fcientia
totali, vt patet in natu- ralitate ; quz genus eft ad naturam caeli
&lement, mixti; &c. Tumquia etti ea- dem fit, tamen in demonftrationc,
vt fu. ftituit diuer(a principia, & complexas ve ritates, faltim
partialiter , vt dicebamus, ergo concluliones deduce crunt diuer- fz fpecici.
Tandem connexio illa princi- non infert identitatem fpecifica, alitcr fcientia
(ubaltérnans , & fubalter- natà cílent vna fpecie fcientia , quia funt
connexa quoad principia ; tum quia ma- jor dependentia reper ituc in caulis effen-
tialitcr fabordinatis, vt (unt caufa prima, & fccunda, quaminter principia
commu nia, & particularia, at illa dependétia po tius arzuis
diftin&ionem fpecificayquam identitatem ; idem cuenit inter affenfum
conclufionis, & affenfam principiorü , & inter habitum concluf. qui
dicitur fcien- tia, & habitum principiorum, qui voca- tur intellectus;
inter primam , & fecun- dam operationem intel|eQtus , .. 7o Secunda ratio
princi. defumitur à Scoto ex Rewariomc oun rico, 9 po terit quis habere primam
concl. fcietie , & confequenter babitum facilitantem E tentiam €rga illam
conc]. non tamen erga alias, (icut habet; qui perfe&té acqui fiuit totalem
fcientiam ;imó progreíiutempo tis poteít haberi habitus circa decimam ; vel
centefimam concl. & amitti habitus circa primam, non e(t idem habitus
facilitans potentiam circa omnes cóclnf. Refp.concedendo in princ. habitum
illum non inclinare potentiam ad omncs fiones Dif». XIl.De$dmin, 0
.conclufioncs (cientiz , vel propter &am Jpecierum reprz(entancium — illas,
&& defectà applicationis , (ea exctcicij ipiius poientia ; yel quia
nouis ills a& bus pecficitur habitus , qua tóne Adem eijencialiter prius
erat ympo«ens ad ,concurrendum , poftea fit potens: ; qua: perfect o poreuc
prouenire,vel quia de- terminat intellectum fecü dum aliam, & aliam
potendiam, vt Carec.vel quiaacquí- rit de nouo mod. m qucadam diuerfe ta-
tion;sà (ciplo, vt Va q. vel tandea quia perficitur per &ddiconem entitas
ciuf- dem rationis, vt Czlefít, Jte re(ponf.non uaac. Tum quia fal-. fum eft
habitum intrinfecé habere via facilitandi porentiam ctga omncs concl, nà
habitus ex primo actu (ciétifico pro- da&us , quicquid habet virtutis ,ab
illo a&u recipit, (ed nequit a&us ille includes ite perfectionem omnium
actuum (ciens tit , ergo nequit producere habitum in« cludeatem yim facilitandi
porcenuam in omncs actus . Tum quia poteft quis poft 4» vel 6. concl. elicere
erroneum actum cítca obic&üícientiz , ergo (i vnicus cf. Íet habitus omnium
conci. idem habitus. elfet timul fcientia, & error ,quod repu gnat . Nec
valet reípó(. Caiet. quam etia approbat Arriag. non (equi repugnanià , uia non
cít reípe&u eiufdem concl. fed iuer(z. Non valet, quia error, & fciétia
funt diuerfa fpecies efscatia) iter diuidé- tes habitum in cómuni,ergo non
pofsunt eidem habitui conuenire ; fiue in ordine Ad idem obiectum,
fiugre(pe&u diucr- forumyaliter idem habitus in duabus fje- Cicbus j tum
quia vt notat Greg. cit, ad-. huc eset error, & (cicotia xefpecku eiuf-
dein ; nam fiille ralis elicuifiet loco er- ronei atus actum oppoltitü
(cientific » vcl fi pott clicitionem erroris , mutaret. fentétiam , idem
babitus inclinaretin illa oppofitam concl.vera.n, & (ic in fe c(ser
fcientificus babitasjllius concl.& tamca Ademoino incliaabat in a&tü
erroris op- . politum,ergo eífet habitas etroncus , Ácientificus rc(pe&u
eiufdem ; tua quia 5 admitteretur folum refpedtu diucr[o- ruayadhuc fequitur
jntep:um, nam error 1;coixl, eft compollibilis. cum fcientia. pr- od anth —
ueft.L. Au fit ha fuplow qualitas fir. 15. $67 rima ; incompoffibilis cari (cientia
fc- cunda, ergo: habitus (cientificus primae non eft idem cum: habitu fcicritifico fe- tificus prima eft
compoffibilis c habi- tu erroneo fecunda , cum quocít incom- liabitus
fcientificus (ecunda .- "à prima nó valet , quia etiá (i acquireré- tur
(pecies de nouo' , non ftatim rédditur facilis intellectus , fed difficulter
afentit nouz conclufioni, quz difficultas tol- litur pet exercitium, fignum
euidens dari nionum habitum im intelle&tu , nam habi- quadam facilitas
potétig erga ali- quod obiectum ex frequentatis actibus dcquifira , vrinlib.de
An. dicemus. Nec re(p. Caiet.(atisfacit » impercéptibile .n. eft , quo pato
habitus detétminet intcl- le&um fecüdum vnam potentiam, & nor fécüdü
aliam, (i.n. habitas potéseft per- funt fimul vnita ; qüo ipfum intelle&um
tion perficiet fecüdü vltimum fuz: poteni- tiz? & qüo deinde omninó'
immutatus perficit de nouo; & redditur potés,& per fc&us ? aliqua
ergo mutatio erit in habi tu.Qd' fi admittatur noua entitas moda- lis,nó
cuitatar difficultas, nam actus pro- ducens modum: poterat. primó acquiri ,.
& tunc produxiflet habitum; non modd, - tamen eft diaer(üs abalio actu,
ergo non poterit babere vim producendi cir- dem habitum, féd ali dinerfum 5 t
quia poterit quis obhuifci prima concluf. & Confequenter amittere habitum
circa il lam; retinere tamen cognitionem , & fa- eilitaré crga alias , ergo
hac facilitas erit verus habitus;nón entirasmodalis,de cu ius ratione cft, o
nompollit effe (ine re y «uius cft modus. Nec poteft dici, grillud additum (it
entitas ciu(dem rónis ,quia fi $rius noff inclinabat potemiam ad. os, Tit poíL
ea, caa fit eiufdem rationis, & vircutis, & folum difcrimen fit ex
parre : tum quia fi quis eliceret actür vt 4- Citca primam cocl. alius
veró'cl'ée- 4. a6tus circa. 4. concluGiones, quorü quitibet Btynem, ifti
habebant aequale tá in 5 ftameifta opinione &ta menbhabitus primi
foláinclimaret in - tónes formata contra ptiimá; primam concluf.habitus
(ecuridi in 4. && tionis non fufficit; vt plura, & diuerfa re-
fpiciat obie&a, fed'noua entitas , & alte Ex quibus ; dia fententia
ponens habitum illi ex vai« ca demonílrarione de przdicatocopu generatum :
n& praterquamqt traiftam; magisadhac refellitur, paffiones illa , vt Mcr -€
fcuntüt; fifnt diueríz rationis , & polfünt- habitus fpecie diftin&os
producere, ex — ,quod ynitz' cognofcerentur ynó müe — — tareht naturam,
fedomninocedée(fenty — ergo non vnum, fed diueríos producent — — habitus ; tam
quia falfum cft poffe vnico' a&u cognofci, vt dicemus . Soluuntur.
Qbiettiones Z YNoppof. arguunt r. à fimili , nam 4 I habitus PON: nom eft ab:
habitu (cientiz diffin&tus, vnde Arift.6. Eth.c.7. fapientiam ait efTe
fcientiam, &c iatelle&um . Prudentia; quamuis fit circa plurima diuerfa
, & fpecie diftin&a , eft vna gx Arif.cit.c. vlt.fidesinfu(a e(t vnus
habites ,, quamuis articuli crediti fint diuerfi, Temperátia eft vna, & ram
sinis qais habere temperantiam circa ci4 um;noncirca potum, aut res vcnereas s:
idé de iuftitia, & ceteris virtutibus mo- talibus, tiué infufis, (iu&
acquifitis dicen-- dum. Charitas inclinat. inamorem Dei y & proximi;in
dile&ionem amici, & inni- miciy & e(lo (it maior difficultas circa
amerem inimici ;non ob id nouus, & di- ftinétashabitus charitatis ponitur.
Potée tia cft vna, & tamé fertac 1n diuerfa fpe- cie obieéta. Vnica vitionc oculus fertur in imaginem , & (i.
fpecies colorum fint: diaerize -. Vnico' actu videntur fénfibile , &
cómune, vt quantitas, & al-- bedo; illa ett sénbile cómanerefpectu vi-
fus,quiaett à ta&upercexibilis, ifta eft proprium;& tamen differunt . In
An9cks admittant 1 hcologí fpecics vni- ueríales rcrum fpecie diftinQrarum;
iofit- afferunt cadem vifione beatifica vj- dere Deum ,& creaturas m Verbo
, per riouun manet etiam reprobata mez- »pouum te(pe&tum terminationis . Et
tan- . demeadem rclatio extenditur ad plures &crminos,ergo idem dicendum dc
habigu ' Écientiz, .(. quod diuerfitas obic&torum , & concluf. non
inferat diftin&tionem fpe &ificam habituum, nam fufficit vt aliquo
amodo conueniaitt in vna rarionc fcibilis . 73 Refp. hasrationcs petere longiore
diíputationé in lib. de An. velin Theol. dií(catiendam, & pracipué an
habitus , & a&us[pecificentür ab obiectis, tam for- malibus, tà
materialibus, vt docét Hurt. & Arríag. an (olum ex formalibus , vcaf- ferit
cómunis cum Sco.cit. pro nunc igi- ut brcuiter dicimus, fal(um effe,habitum
principiorum cífe idem cum habitu con- clu. nà ficut a&us princip.e(t cau(s
actus .oncluf. ita habitus priaci p.mediáte actu «ít cau(a liabitus conclaf.
Aritt, autem ; de fapientia pro qualibet fa- eultatc initellectiua,vel pro
Metaphy(.cu- Aus munus eft principia aiiarum (cientia- fum probare,quo fenfü
dici potett fciért- tia, & intellectus eminenter , non torma- fiter,&
quocun3; modo fumatur , nüqua vnum habitum fotmaliter , fed pla- zCS, vnü-veró
vnitate generica, vt art. [e]. Prudentia dicitur vna ab Arift. non fpc- €ificé,
(ed genericé, vc explicat Sco. 3. d. :36.L. Fidcsinfafa ; ia3u/t Do&or 5.
d. 23. D.clt vna fpecie, quia vnica fpecie elt ratio formalis a(fentiendi rebus
fidei 'F. authoritasreuelantis Dci; non .n« a(- fentitur eredibilibus ex
proprijs ratio- nibus illorum, fed vt lunt à Deorcue- "fata, at (cieicía
tendit in concl. non taa- Xüm propter principia lecundum propria
"ycrítatem, quam principia habent ex cec- inis, fed ét (ecundum
propciamverica- em; quam ipfa conclufio habet ex cermi- misalià à veritate
princip illa. n. e(E. ve- Aita$ mediata , biéc immediata ; ideo ad.
amultiplicationé conc]. maltiplicaut fpe- €ie (ciencia ? Meurif: camen docet
fidem infufam et:à (pecie diítingui ad maltipli- &ationeurcredibilium, contra
DoE.ctr, ^ Temjpecantia, (i libet vnamrationeam fotmaln fpee (cam honeltatis,
elt via cie & Gavplex qualitas, quamuis o5íe- maéecialia fiat diucr(a ; nec
noua dif- ficolas, qa cicca ali juod: obicdiuaf. , XI. Dé Sena 2.0000 eirca
potum experitur dip di- ftin&um habitum in Nollicasey ed folum in potentijs
fenfitiuis ;. nam obiecta ifta point dupliciter con(iderari , vel inot- dine ad
potentias rationales , & (ic meré materialia funt,quia ha potentiz (olà ra-
tienem formalem: virtutis in'ip(is confi- derant, & appetunt, parücurando
de di-. terfitate fpecifica inter fe, velitiordine -ad potentias fentitiuas,
& hoc modo (unt obiea formalia, propter diuer(am (pe- cie
dele&tabilitatem,quam habent, & fic diucrfos a&us , & habitus fpecie
caufa- bunt; quare habituatus circa temperátiá Cibi pot adhuc habete
difficultatem cir» ca potum; quia nouo indiget habitay nom in volicate »fed in
potécia apprehen(iuas & appetitida (enübili . Vel dicendo tem- 'erátiam
-&-ceteras virtutes morales ere vnitatem genericam,nó (pecificá,vt-
priíertim de iaftitia docet Scot.3. d.31« D.& idem de infufisdicendum , que
«à Scotiftis negari f(oleut . Charitas eft vaa fpecie,
quia c(t vaius ob:c&i formalis.f. amoris Dei pp (e ,-Sc amor proximi. fiue
amiciyfiuz taimnict non differt niti mate- rialitecab amore Dci ,vt o(lendit
Sco-3« d.28. & licét aliqaa di tüiculzas fentiatuc y hocelt propter potenti
un: fcafitiuamce iracibilem ; vt de cibisd ximus. 74 Potétia e(t vas, quia. non
(pecificae tur à quolibet obte&o inadze juato . fedi ab obiecto adz juato,
cá (it vniueríalory. & vniucr(alius refpicirt obiecti, non (ig habitus;
aliter vnus da zctur rcípectuom- n:ü adbud, ficuc vna potentia , vade mc-
diaarrenet vià inter potentiam, & a&tü z nam potentia eadem numero
poteit ini plures-actus (pecie tendere ; aétus ideor numero in vnum. nuincro
obiectum , at habitus idem numero ; & Gmplex io pla- res con(iniles: actus.
Oculus nonvnicaLus viüone attingit colores
imaginissfed plu- ribus,tigaum eaidens,quó plutesfunt co digeteyvt imaginem:
pro fpiciat. Quanti- tas ab oculo non vidctur propria tpecie. (pecie coloris , vnde (e haber qua obiectum
materiale.Species illa yoiuere 1o [i adactezentur non valeret patie lass Nara
85, quia (peciesille cllenrà Dco infufez, at habicus quia generatar ex actibus,
nó nifi in fimilcsa&us à quibus producitur, potelt inclinare, & quia
a&tus/pecie di- ftin&i habét diuer(as fpecie a&iuitaces , vtiam tam
eft , idcirco non poffunt dati habitus ifti vniuerfales. Beati (i ten-
a&ibus , vt probabiliter docet Scotus 3. d.14.q.2.argumentum non vrget ; fi
ve- to vnico a&u, vt ibid. afferit Do. & q. 3. prol. Y.& 1.d. t.q.
2.ar. 2. dicimus crea turas effe obie&a (ecundaria, & materia- ,non
primaria, motiua, & formalía, co- gnofcunturj.n. non fecundü proprias cui-
, & in (eipfis , fed (ceundum cla. ritatem diuine cfsentiz , idco nen eft
pa. ritas nam loquimur de obic&isformali- fpecie diertis ; & fi valeret
, proba- tct etiam vnicum habitum eíse omnium crum , ficut vnica vifione beata
videri pofsunt omncs creaturz po ffibiles. Tan- dem eee de rclatione eft
falfum, yt diximus difp;S.q.6. art.2. —€— anat ratione; T quia fcictia cft vna
fpecies qualitatis;fed nulla fpecies eft cx plutibus fpecicbus cóftitu- ta,crgo
nec (cientia, ma.patetyquia re&e infertur babitus cft vna [cientia,ergo vna
qualitas. Tum 2. fcquererur, babitum.de ente cteato poíse perfc&tiorem efse
ha- bita de Dco,namiíte Git vt decé;illecon- tincat viginti habitus
particulares , quorü quilibet lit perfc&us vt vnii, includet vi» inti
gradus perfcüionis, ergo pfectior, Tum 3. qui acquifiuit habitum circa. pri-
mam concluf. facilius deinde cognofcit fecunda, ficut (ciens vnà cantioné,
faci- lius canit caeteras , ergo idem habitus. in- clibat ad actus dineríos ,
nam habitus eft Lacilitas. Tü 4» per rónem formalé fübie- &i demóftrantur
omnes paffiones de ip- foscer2o vnicus habitus harum paffionü , quia vnicum
obiectum motinum, & for- male, Tü 5. habitus ifti (ecundü nos (unt diuer(z
qualitatis ípecies, ergo séper etit verum dicere (cicntià c(se vnam fimplice
qualitaté . Tum 6. fi (cientia totalis efset quid cx plütibus aggregatum , ergo
for- maliter eíset relatio, & ordo; quod eft fal (um. Tandem eadé (cientia
eit contrario- 1 na. V: de fcientia par tiali, & vnius concluf.& de
vnitate i: ecin.- fccay& dc iftare&é infertur,quod iit vna qualitas
(pecificé,non detotali,& vnica - tcobie&iua, qua folam dicitur vna gene
ricé vt art.(eq, Ad 2.habitue de ente crea to femper crit imperfe&tior
obie&iué,li- «cé intenfiud vel extentiué fit pei qp non implicat; tum quia
illi viginti ha«- bitus non conficiunt vnü thin bitum,vt viginti, fed (unt
plures habitus, vt infra. Ad 3.qui acquifiuit habitum pris. mz
conclauf.tacilius cogaofcit ceteras ná pet facil icatem incli, in ad cogni quo
modo cófimiles proprijs atibus , nà- idé habitus per concomitantiá iurat po«
tentia ad cliciendos actus alterius ronis, quatenus i (ti conueniunt in rónc
generi- cum atibus proprijsillius habitus, &c quó magis actus ifti
conueniunt , có ma« gis habitus iuuar ; icur exercens actum vnius virtatis ,
facilius exercet actü ales riusyquia per primum affucfit obed;re re- &z
roni, & bonum honcftum amare, in róne actus illi conueniunt ; & cómit.
tens vnuni peccatum,promptius aliud cà- mittit, iuxta illud J45y(Jus abyftum
inua cat,quia per primum peccatum fic proua« prior ad afpernendum rectum
dictamen, 4. iam diximus fupra, in cafu quamuis fit vnum: obicéctum formale
rcmotüai s . f. definitio fubie&i, proximum tamen.f; principia
demonflrationis, funt. diucría ; tum quia ipfamet definitio aliter fumi- turin
vpa,ac inaliademonfiratione,.f.in vna , vt eli cau(a virtualiter cotinens vnà
paffionem inalia vt virtualiter continés
aliá , bg eft aliquo modo diueríaratio — a formalis caufandi-Ad $.non negamus
has bitus formales , & partiales eí1c timplices qualitates fcd habitus
totales, & genecis cos. Ad 6.1i per (i tit agaregatio , & ordo
patualiuim habi« tuum concedimus (equelamyattamen cá« muniter vel füritue. pto
habitibus ipfis , velpro habitu generico coti» nente partiales , vc
explicabunus att. fcq. idcirco ncg«(eq. Ad vlt, oppofita Peut bY t
uantur,etgo,&c- 1 deerminaà — tionem illatum, fed perfacilitae.
indeterminate adactusalis — I2 x ad candem fcientiam, non quia cadé fpe- cie
". ri fic qum » (cd quia (cietia i$ habet explicare omnia, quz adia- arcem
aliquo pa&o funt connexa, przci- " pué in cognitione, qualiter fe
habent op. pofita nam vnius cognitio iuuat ad co- ghitiomemalterius. —— - 26
Tertiopro media fent. arg.pofsüt vnico a&u omncs paffiones fubiecti per
definitionem demonftrari , ergo (i fzpius iterctur actus ile , generabituc v-
pius hsbitus inclinans n omnes paffio- ncs (ubie&i ; coníeq. patet , Quia
fi vnica eft cauía, vnicus quoq; erit effe&tus ; an- tcc, prob. ficut pot
deomnibus przdica- tis quidditatiuis confici vnica propofitio de prz-dicato
copulato; dicédo, homo cft fübftaritia corporea, animata , (enfjtiua y rationalis,
quz vnico a&u cognofcetur , ita poteit de omnibus predicatis in qua- le
accidentale infeparabiliter, vt fuot paí fiones, confici vnica propofitio
conftans .ex prz dicato copulato, & demonflrari nitionem de (übie&o,
v.g. omne ani- mal rationale cft rifibile , difciplinabile admiratiuum,&c.
homo eft animal ratio- nale ergo eft rifibilis difciplinabilis ad- miratiuus,
& c. patet paritas, quig nó mi- nus pre dicata Lomderi Um noftra (en-
tentia diftinguuntur à (ubiecto , quàm paffiones .f. formaliter.
Refp.neg.antec.& ad probat. neg. pa- ritas,quia etfi przdicata quidditatiua
for- maliter diftinguantur à (ubieGto, attamen funt talis natürz, vt integrent
vnam rónc formalem completam ; hinc quamuis fc- iunctim confiderata explicentur
a&u fpe cic diftin&o , non tamen vc in vno fubic- &o vnita
intelliguntur;non (ic pa(Ti oncs, quz mogis formaliter diftíngauntur à
fubie&to, quàm przdicata quidditatiua ; etenim pulos fimul fumptz non fa.
ciunt vnam tealitarem completam,& có- fcquenter non poffunt vaico a&u
conct- piyfed potius plurib? a&ibus ficnul, vndé non cft vna demonftzatio,
fed plures,nec vicus gencrabitor habitus, fed diuerfi. | ARTCVIVLS Ill. /.
Qualis fit vnitas Scientie totalis. 177 auimus hatufq;dari diuer. fas totales
cientiasyq * fint | died vnas (imple habit res, quot funt concluf. :n vna
cotali (ciétia demoltratz ; videndumre(tat, quo pacto ííti partiales habitus
cóflituent.voá fcientiam totalem. Aliqui, intet quos citàtur Nominales, docept
partiales habitus v. £g. Logicales vnam Logicam conftituere tolum vnita- tc
agaccgauonis, ficut plures lapides vna cumulum faciunt . Ab his parum diftat
Hurt.difp.1. Met. $. 190. & (eq. afferens in (ciétia aptali dari tot
habitus omninó difpatatos, quot (unt fpecies fpecialiíTi- meg in ipfa
coliderauz,& omnes i(tos ha- bi:us tntegrare (cientiam totalem per ag«
regationem. Quidam vero fuftinét hos »abitus vnam [ciedam totalem fpecie in-
fima componere vnione per fe, vel in eí- fe Phyfico, vel in eífe artificialium
, quo- modo lapides,& ligua , quis in effe Phy- fico fint diuerfarum
fpccierum , attamca vnam domum coa»ponunt , quz in gene. re artificialium erit
vnum | per (c artifi- €iale in fpecie infima, Dicendum eft, fcientiá quamlibet
to- tal& cffe vná,non aggregationc, aut vnio- ne per fe Fhyfica, fcd artificiali,
quz ta- men non erit dicéda vnitas fpecifica , (ed potius generica»ita
Scot.cit, & pracipué 6. Met.q.1.cum Scotiftis; prob.primó, gp yna dicatur
non per aggregationem; tum quia partialia non conueniunt in obie&o rorali,
& adequato, vt lapides in cumulo,fed aliquo nexu per fe, ergo fcien tiz
ipforum non conttituent fcientiá to- taléjque efl de obic&o adzquato , vt
a2- grcgatione quadam vnitz. Tum quia non daretur ró,cur v. g. primo
Metaphyfica, vel Theologia ante ceteras fcientias non addifcatur , & cur
Pbylofophia ex coclue fionibus naturalibus , & logicalibus , vcl non
integretur (icut pas rum refert , qy cumulus ex his, vcl allis la- confiruatur,
co quód (unt accidé- taliter ordinati. Accedunt
fpecialiter có- tra Hurt. tationesquibus q. prz cart. vir, eftendimus inferiora
in eile (cibilis po- tius ad (apcrioga reduci , quàm € contra. 78 Secundo, quàd
nó vniaotur vniore pet fe Phy(ica,prob. quia lec vnto velt fct ex au; &
potétia, & hzc n6 ca Itin ter qualitatis fjecics perfcétus j« có, le- l5;
WX «UV. A: LE T Wu [nag ^M. MO nd proe e 879 . — Dif.XHL. De Seintia. 000
"Y (rir id E quiliber,velfalim maior pacs habituum - poffint prias, vel:
ius'alio acquiri ;& quando vna conclufio ab alia pendet, non: eft
dependétía i ages cauíz rmateria- lis, & fubie&iuzs, fed potius in
genere cau fz eéfficientis,ergo idem de illarum habi- tibus dicendum. Vcl hec
vhio effet inten- fiua ,& hoc non, quia lícét poflit.qualitas:
intcndi,nó'tamen per gradus alterius fpe: cici vt calor non intenditur per
albedinc, fed per aliam calorem'eiufdem fpeciei ; ifti habitus (pecie
diftinguuntur. Vcl tà- dé cffct vnio cxtentiua que nequit admit- ti in
rebusfpiritualibus, quz partibus ex- tenfiuiscarentytum quia partes extéfium
$üt ciu(dem fpeciei; & candem prob.quia actus, cx quibus geserantar ifti
habitus y non (unt enione per fe phyfica vn ti . Tertio ; quód hibéant vnionem
per fe in genere artificialium ; patet ex füpradi- étis , nam predicamenta
rerum dicuntur quadam opera artifieiof1,co qu'a (é bu- bent vt man(rones quada
, in quibus fpe- eiiles rerum feries fao ordine collosan- tur, non totaliter
hominany arbitrio , fed fundamento, & occafione ex rebus ipfis defumpta,
ita de (cientijs dicédum, quód Logica v.g. dicitar vna totals (cienria , quia
ex illis partialibus habitibus confla- tur debito ordine dilpofitis naturis
obie- étorü Logicalium fpetaris, (i cat domus efl vnum artificiofüm opus, non
tozaliter hominum arbitrio confita ctu ed habi- to fe[pectu ad conditiones
partium , ex quibus conflat , vt grauiora deor(ui, le- uiora furfum difponantür
, qua ratione ncxtt quodà naturali dicumtar inter fe. » vnita« Ceeterum non
dcbet haic vnitas im £eueie arcificialiem fcbiliomy dici fpecie ttim totius
[cientiz dicitur vnum, & opus quoddam artificiofam in gcnere (cibiliü,
& tame noncíl voum vt hic vmtate. » f; ceifieagfed potius ecaericaynée
obiccta parcalia ingeaere Icibiliüm (e babent vc numero di laj ergo idem «de
hibi. tatem ab obicéto defüpiat ; quanuris boc po [Tit reduci ad qutt. de
nominc. fas;necpoteritaWi gnari, quinamhabius ^ 7 sheer ii, cm a&us, cum:
7, mam fit fundamen ifti vniri d tia, & due pacto! , vel fpecie. Sco.in
Met. cit. quodi fcientia, ita fe habent; cmd esee ipfius poffunt ill i ele babA
paffioied cel fübiecti; aliqua veró potenti in vno communt , & € uidditatem
iplius non poffunt : emonítrari paffiones, (ed bene continctur potentialiter
ratio ad demonflrandi paffkoncs illas dc, fubiecto; ita fc habet genus, qu
liter cótinet proprias patfiones,qe de ipfo per fuam quidditatemd , tamen
palliones inferiorum 4 cierum nonnifi porenrialiter , v. g. rifibi tinct , quía
fic cóntinet füb: fe quidditat , per quam rifibilitas eft dem , quz continentia
veré habet f damentum inre. S. PRO 8o. Q.ioniam auté ex cominentia ali- quorum,
yt diximus, fub aliquo coma;uni fumitur vnitas (cientiz ;(equitur, inquit
Do&tot, quód triplex habitüs pót inali- qua fciétia affigoari, vnuseft
habitusfor malis, & veré (Cicniüticus , qui formalit inclinat in
cognitionem alicuius cont tualis , qui folam virtualiter ett fcientifi. cus,
quia formaliter nó inclinat in cognig tionem conclut. fcd alicuius virtualiteg
continentis paffiones de ipfo demonlt ra- bilcs, qualis cfl habitus cognitionis
quida duatisfubie&ti . Terrius tandem dicituc potcixialis quia
porencial;ier inchoat &g in cognitioncin fciéuficam, naa torma- liter
inclinat in cognitioné alicuius quide ditatis , & cx hoc virtualiter
inclinat im Cogu;tiontm proptiasum pa(fionum , & ۟ hoc poteniialiter quoq.
irklnar 10 co 2. gniuonem paztitonum inferiori de ipfis Ter proprias rationes
deimonfirabilium , formal, feu concluhionis dici- tuc vnos vaicate
fpecifica;tàco inuin(ccas quam cx trinlcea ,& obicctiua : licüt vna Ipccic
471 0 Dig XII De. ie eft conclufío (cibilis:at habitus vir- 'tualis dicitur
vnus vnitate fpecifica intrin fece ,obic&iue tamen, quia obiectü vir-
qualiter continet plurcs cognitione fpe- &ic diítin&tas, quamuis in (c
eet. (pecies jnfima , dici poterit vnus vnitate generis ; & tandem habitus
potenuali quia communior e(t jccit minus vnus .f. vnitate generis remoti non
dicetur auté ynus vaitatc generis per pr2dicationem , itant fit genus de illis
przdicabile in gd y quia habitus quidditatis (ubiecti eft omni- nó fpecie
diftin&us ab habitibus cócluf. fed folum per virtualem continentià plu.
rium (pecie diftin&dorumquó ad cogno- ijitalcolligitur etia ex. 1.d.5.q. 7.
in fin. Dices,ti obie&um eft vnü [peciequo modo fcientia ip(ius potc(t elf.
má gu faliffimo, puta de ente folam, non dcícé- dendo ad infcrioragquo pacto
fcientiaip- fias erit vna genere proximo; fi obicctü xft remotiffimum ,&
communi flimam ? 7Refp. ex Sco. r. cit. quod (pecies fpecia- fif[ima;quamuis
fit vna fpecie infima , ta- men virtualiter includit plura fuo: modo .
iftin&a fpecie,& con(cquenter fe habet caufando veluti qnoddam geaas
:idcir- «o habitus quiddicatis illius poterit dici "?nus vnitatc. gencris
próximi incaufan- do, & virtaaliter continendo plata fpecie dillin&a .
Ad 2. fi valeret , concluderct €ognitionem vnüierfalis non debere cíle Hen
fpecie , & numero, fed gencre , vel ecie tantum; quaré diciinus , vnitatem
obieGiuam,quam habitus umit ab obic. &o,non effe inttinfecam, fed
exccin(ecá tnde non neceíTarió cade dcbet effe vni - tas (cientia,S&
obiecti fed fufficit, vt ali- quomodo fpecificetur ab obiedo : & ia in
cótinendo virtualiter proprias paf ones codé modo fe habent omnia obte- €, fiue
fint communi (Tima, tiu fpecies infima ,vel mediz , eodem modo quoq.
fpecificabumt vnam (cientiam , quod (it vuiüsgemeris proximi: tum quia vnitas
genetica obicGi eft vnitas gencris in prat- dicando;at vnitas (ciecig eft vnitas.
per ContiDen:iadse mere eese & li crit dealiquo vniuet-— &o 1 atn
VASTI( dána t 1 /— De fubalteratione fcientiarum ; 61 Antur aliquz labordinatz,
aliz verb omninm. difpatate , it dignofcentur ex declara tione illarà ,quie
.n.nó habét códiciones fabordinatarum, di(parata dicétur : hzc. igitur
(abordinatio nuncupari folet (ubal ternatio , qua vnam fcientiam fubalter«
nantem denominat, illam .f. fub qua nitür alia fcientia, akera denominat. (ub«
alternatam , qug fubalternanti fupponi« tur , Ad hocautem vt aliqua fcientia teri
(ubalternata dici poffit,tres requirí tur conditiones fecundam communioré
fcntentiá, prima , vt fubalternata habeat proobiecto aliquid contentum füb
obie- fübalternancis : fecanda vt fupra hoc obic&tam addat differentiam
accidenta- lem: tertiavt fua principia demon(tcen- tar in (cientia
fübalcermnte. Si vero alie a(fignantur conditiones y velad itas reducuatut , vt
quod (cientiai fubalternans demonítret propter quid y fübakecnata demonttret.
qui4, quod fus bic£tam (ubalternata (it partim-idé, pat tin diuer(um cum
fub:eéto fubalternanz tis, & limilia:vel non (unt neceffacie có- diciones:
, talis elt conditio aí[ignata. & Dur.q.7. prol. n. t t. quod .(. finis:
(ubal- ternata peadeat X fine fübalternátis, haeo proprié veci (icatur. in
fci&dijs pra&icis,quando fubiectum vnius fc ha- bet vc initrumencum »
vel vt mcdium ce- Ípe&u (ubieéti alterius ,vt £rz num c(t fus bie&tum ,
& finis iniin(ecus frznctaóbi- ue, quz (übordinatat eque(tri , cuius finis,
& fübicétum cít cqui dire&io , ad. quam fcenum inferuit ; at i
(peculatiuis non nccetlario requiriturjnam inufica eft fci&tizad inuicem |
arithimcaeg fubordinata ,& ramen obic-... &um illius nó eft propter
obic&tüilt ius 'olíct tamen hzc conditio ad bonum (ea. :. um redaciy*fi per
ipfam dependétia prins cipiorum fubaltermarg à principife fübalternamcis detuc
intell gi .. * dHas ergo tres conditio | nes declatare de "tt M , beuw$e c
vs uaf T. De fulalurnatofe fete. ednL $15 .ARTICVLVS Explicantnv prima du&
conditiones. Sa £^ Ítca primam conditioné nor eft 4 multun aer X arae ora
conueniunt obie&um (abalternate debe- recontineci fub obie&o
fübalternantis, quatenus fi fubalte tcicm aliquam mi comtenplandi up gehe fub-
ernantis , tanquam fpecies fub genere contincbitur,ve] fi idé omnino obiectum
detat , quia tamen (apra illad addit differentiam ali acccidentalem ,. vt
dicemussadhuc cotirteri dicetur fub obic- fi Yr Re o bus, v.g. vt fic , erit ub
homine contentum ; & hac conditio afi gnatur ab Ariltor. I, Poít. 10. &
30. vbi docct Arift. obie&tü fuübalternantis debere aliquo pacto effc idem
cum obíc&o (ubalternatz ; & ratio ipfa (aadet;quia omnis conditio
fcientie pracipué ortum ducit ab obiecto , ergo fj vna (cientia altecí
(ubalternatur , & a5 i det y neceffe erit obic&a illarü vt [ubalternata
adinuicem , & ordínata. » fe habcant , qua rationc vt notat Amic.
tra&t. 27. difp. 4,3. f.dub. t. cotra Ca- ict. bec conditio nó erit
accidétalis fcié- tiz fubafterne,fed de per fc requi (ius, fi- €ut ab obiecto
principalius fcientia fpeci ficatar«Nec eft poffib;le,cy affecit Caiet, dari
polTe (ciencias fubalternas ratione principiorum , co quia principia vnius à
principijs alterius pédeát, & quod dcinde rion adír (ubordinatio
obie&orum ; erc- fim principia (cientiz in obiecto includü tur, vt diximus
queff. preccd.ergo depé- dentia principiorum, a dependentia oble €torum trahít
originem « Soldm dubitaci poffet , an ficut obic- Cum /fabalteraz incóplexum(de
quo Io eti fumus) debet effe aliquo modo idem €um obicéto (ubalternamus,idem
lit di- &endum de obicctis.complexis.(. de con- Clufionibus;itayt tài
fubaltetnans,quani ubalternata (int de 1j(d& omnino conc. fubalternantem,
& fubalternatam in hoc morifiratione quid hec vcro de- mon(trarione quia,
Lopes * 83 Oppefitü eft verius cum Scot.q. 3; Brobim nc, & 3.d,24.0. 1. A.&
H.quem cr omncs imitantur .f, quód necctla- rió diuer(e debent effe concl.
viriu(qac quM probat ;quía,vt dicemus , principia ubalternatz fumuntur à.
rnancc , quoniam ab ipfa gre ea clafionesipfius , & vbi delinit fi - nans ,
ibi incipit fübalternata , onu queunt iftz (cientiz de ij(dem effe con- cl. Tum
quia eadem fclentía poterit füas concl. vtraque demonftratione demon- ftrare,vt
docet Arif. 1, Poft. 30.ergo hec differentia non confliruit(cientiam (ub.
alternantem; & fubalternatam , si ponit inter has (cientias ; quod exemplis
confirmat , nam fcientia maualis a(trolo- gia (ubalternatur, quia illa per
experiene tiam nofcit coniunctiones Stellarü in fi- gnum tépeflatis,vel
ferenitatis , hzc ves rÓ per proptiam caufam,& à priori; Ma« chinatiua
ctiam Stercometriz (ubordi- naur,quz .f. agit de corporibus. folidis s &
taincnilla experimento percipit con- ftrü&ionem zdificiorum , hec per caa
fas. Kefp.etiam Arilt.ibi docere hic dif- ferentiá in cadé rotali (cictia
reperiri pof fe; ideoq;neg. cófcq.& art.(cq«magis ex- plicabimus,quo pacto
intelligatur ibi A« rift.& Q fit huius conditionis intclligétia, Secundam
conditionemaliqui negát alTecentes differentiamgquam addit (übe alcecnata (ipia
fabalternancisobie&tums debere effe effentialem , aut faltim paf* fionem
infeparabilem , citataé. przcipuà Sonc«4. Met.4. 9.ex his vero, qui hác có-
ditionem adimittunt,eft Zab. lib, de trib, .c. 12. Smigle.difp.17.3.8. do-
centes. banc accidenialem diffescotiam
faperaddiam non habere rationza pat- tis formaits fübicétis Kid materialis; v«
gs eikc toaoc.um,qua cit diercaria à muli- ca füpra nuaerum addita , inquiunt
non clic rationem formalem obieósi mufi« €x. , [cd materialem «. - .. 84. Diédü
eft cam eommuni diffecé» tim (apcradditaa non elTe etientialem , nec pa(Iioné.n
; fed meré accidentaleimn , & (c habete vt rationem £ormalem , non
materialem 5 ita coliguog ex —- £ite 5 c og2à Coo Dif X HEC DE Sentia C pas
rima par, quod fit accidentalis d;fferé pee ex cif. fa pecit. vbi habct , gy
obiectum fuübaltermatz: debet effe ake- füm ; quod cft accidentaliter differre
ab obiecto (ubaltermantis,ná differentia ef- fentialis facit aliud ,
accidentalis facit al« terum, vt dicitur cap. de differ.idemy col- kgitur'
adductis exemplis ab Ariflot. düs 'Fum quiapequit effe c(fentialis ; nam (ic
omnes Ícientiz. deberent dici fübalter- nace Metapbyfica ; tum eriam quia füb-
akernata non depeaderet à fübalternan- te,nam baberet propria principia imme-
diata , & per (e rota , abíqueeoquód à fübalernantc rectpiat , quia
paffiones de illo obiecto demóftrabies adasquaté dc- penderem abillo cum tali
differentia, v. g-Ieicntiade homine habet propria prin- eipia immcdrata,non
probata in alia fcié 1i2, ni nifibilitas adaquaté , & primó ob :s«uidditate
fluit; confequens au- tem ett talípm,quia fubalternata ita pen- det à (ubalternante,vt
bac praciía non ha: beret, vnde (üasconcl. probaret , nec cf- fet (ientia *
& tandem non cffet (cientia diftin&ta à fübaltermante , (cd potius cum
jlla vnam totalem con (titueret fcicntiamy ficut (cientia de fpccie; v.g. de
demólra- tionc vnam logicam totalem integrat cü: fcientia de (yllogifmo, &
fcientia de celo: eim (ciencia de corpore naturali. Neq; poteft ce patio, nam
vt notant Compl. & au. hicad: candem (cient fpe&tac fubie&um
con&deraze & pa(fiones fu- biedti , ccgo fubalternans: coniiderabit
Obicctum. vt. ft (ub illa pa(lione fupcc- addita. à (ubulernata , & ficnon
dittin- guercarur; cürquia ideo'Sonc.a(Terit hoc, wt Áaluarct vanitatem per fc
obiecti fub- it, cmt paffio (it magis minteca (ubiectoyqua aecidentalis dif-
fecentiayadhuc non facit vmm. per fc, » «um lubic&o: , quia eft cxtra
ciusquid- ditatem , crgo ftüflra eecedit. Sonc. à €ommur (enient. iod 85 Secüda
pars;quód fe habeat vt pare formalis, nom materiulis; pcob.d P. Fabro: Thcor. 1
2.quia quód fe habet vt contta- Kns,& alteri aducmens iamiconftituto,
"mequit e(le pars mater ali$, fed formalis, »9»oXcadinus dip. 6.q-3.
differentia à fübaltetnara füperaddita vi 2/ effe fono rum refpecbu numeri
contrahit numer fpecialem co(iderationem, vbiab A-. rith. vniderfalia$ contemplabatur
, & ity toto.f. ininumero fonoro , non'nu« meru$ intelligitar
adueniréfonoco ; (ed^ foriorum trumero;ergo &t. T ü quia mo- iderandi (e
habet vt pars forma-- lisjnon materiális:hzc differentis fe ha-- bet vt modus
confiderandi , (ub quo (ub alternata speculatar obiectum subalter-- maotis,
er$0 &c. — a» Contra t parten toncl, arguitur , eo quia diWerentia illa cum
obie&to facit vnuni per accidens, & accidentaliter di- citur de
obieGto;at q. 2.art. 5. fuse oten-- dimus non pofle dari scientiam de ente. per
accidens,nam przmi(fz demonttra-- tionis debét eife per se, & propofitiones
de ente per accidens formatz: nori sunt perse cx dictis ibid.&
2.p.Inftit.traQ. 1. c.2. T quia scientia subalternans;& sub- alternata non
nifr accidentaliter differ- rent, ficut obie&um illius accidentalitet-
differtet ab obie&o i (tius. 86
Mesp.cóiter à DDünegatibus scié- tiam de ente pec accidens. quam respósz optime
declarant Compl. disp. 9. q.. 1 qobiedtum, & difícrentia accidenta- lis
superaddita poffunt müftiplicitet su- mi, vel vt vtruamque' in recto, & z
qué có- ftietunt aliquod tertium , & lioc modo. aom pertinent. ad scientiam
; quia non fa- ciunt vnum per sc ; vel quia vnum fit pec sc conlideratum;alítid
vcro per accidens,. & ncque taliter spe&anr ad. scienti sub akernatam :
nam vtrümqne per $e consi- . deratucab illa , aliter quta quod eR. per
sc,potctt c(fe ine co' , qdod eftper acci denis, poterit dari sciéuia
subalternata (- néaliquo illorum: qirod per accidés con- fideratur , vt v. g.
mufíca fine mumero' , vel (ine sonorojquod ett fatsij, cü vtr üq.. per sead
muficaem pertineat; tertio pos- $unt confiderar? , quatepus vmm ctt dc ratione
alterius,non imrecto, scd mobli- quo, & lioc modo e^ nie con. templari2]uód
exéplo manifcttacur:nau vui ducc se, vt cindir ab Bar - rhonia ,spe&at ad.
P6 ys. fic nuincrus se- candum sc ad Atícdlnet.ac 1i contidere- [2 D » »* Tyr
Quai IP. De Suba lternatione fcientiarüm.cofrt.I.— 873 &ui (onus inordine
ad harmoniá, & cen- «eatum;fic dependet à numcro, qui fc ha bet vt principium,
& radix ralis concen- t0s,& in hoc fenfu vtrumque confidera- turagufica
; quo pa&o obicctum fub- alrernatz eft entm per fe quia vnum per fe in
rc&o confiderat , f mufica fonum larmonicü, numcrum in obliquo vt prin-
.Cipium,cau(am , & radice (onus harmo- anici ; poffuntque de ipfo formari
ptopo- fationes per fe& paffioncs demonftrari ; A& cum diffarentia
füperaddita pradica- tur de obie&o (übalternantis ; vt fonorü barmonicé de
nnmero fit propofitio per fc [altimin quarto modo , quatenus cffc- 4&us per
fe. pradicatur de fua cau(a per fe,vt cum dicitur volütas vult;quod fuf- ficit
ad rationem (ciemiz faltim mon ri- otofz. Ad 2. dicimus, nó cadem diftin-
&ionc diftingui debere fcientias. inter Ícsac obie&a,nam fcientia de
fubftantia, pin icm genetis » &« tamen. op iffeiüc plufquam senere ; ratio
uia non inerinfec ,edextcinleee ciétie pe- nes. obicet: DUM MDUA. 3 suamuis cr-
So obie&ailla in efleretper accidensdi- fi, álioguantur ,.atramen in effe
[cibilis , (cu wt per (e conliderantur à. fcientia , (uffi- «funt ad caufandas.
[ricos pecie clen- talon feditlndtas Ex quibus egui- tur, non quamcunque
aceidentalear di£- ferentiam fü prem cuicungne obie- io fufficere'ad
conttitiendam fubalter- najám [cienuam, , alitcr dareter fcientia de namcezo
colorato, de linea alba &c, [olm
illas qua: pé: e rejicit obie- m fubaltcen vt principium, ra- icemyalicuius
effectus, Idem quogj di- cent *. ira y. cec di v vx | * £p TOUS AS OREEMI De
alternata evt fic pertinet E Aa 5 Dam yea evo gf phyf. fed En » Yt fit per
angulos ie&tat ad per(pectiuam,qua ratione de- pendetà linca , quia anguli
cx lineis tan- h ex principijs conflituüntar , 9 contra fccunda parte arg.
ierentia illa cflct pars fore ternatio fcientiarum ab 1pfà ficut à
principaliori ,& fic xinctar füb rc naturali, fi- cut & viína us vero,
& linca (u b re Mathematica , (cientiz de ipiis potius Fhyficz , quàm
Mathem. (ubaltetnaicc - tur, Tum 2. quia. fübalternata diff.cc 5 fubalternante,
quiailla applicat ift ius co - «lufiones alteri materizvt v. g. uia demonftrat
partes circuli difficilius copulari , quia maximé mter e diflapt hanc eandea
demonttrationem confici chitugia, led inalia materia , quia confiderat
cizculare vulnus , non quem cunq; citculum , cum ergo ratione mate- riz
nbalternata diíferat à fubalternan- tc, differentia, quam addit;erit pars mate-
tialis . Tum 5. quia fübakernata nonde- monftra: pa(loncs cx natura , &
princi- pis illus diffecentiz, fcd potius ex natu- ra, & principijs
obic&i dubalternantis , nam principia à fübalternante defümit er go potius
obicctum ctit ratio formalis , uàmillud additum, Tum 4. idcm docct ift. 15.
Met. fum. 1.c3. diccas eadem Obicela 7atjode barmonica C7 per[petiiua eft s
entra namq. prout »i[us velpro wt vox
[pecalatur , verum prout. linca f nugneri at bac propri lorum paf- ut. pouunc,
mixti generis inter mathémati- gas Vnpowitnaeies tois ia $; di- cumur amen
potius ernatz aem. Ja (abiectumapapetial c eft ides cum pbic&o iftius, €
(ubic&tum formale osuem ut sies miutetr rae vrá fubiccto, materiali.
tauquam ipio "Leiénris mper enda e icis Acientjs,vt caum principia [RAN
(rimi y S 3 patebit ex feq, art. Ad 4» Arift. (olum 1b: docere muficam non
conti vocem vt fic , (ed vt applicatam » Ícd wt dcpendentem à numero tanquam à
prmcipio ; vade docet voecm , & . ya tic paffioncs numeri , & quod
potius mofWam íent. quamais oppofita (uam habcat proba- bilitaem.o . "Hr T
ET 876 Difp. X II. ARTICVLVS IL Tertia conditio declaratur, $8 Egàt aliqui hác
cenditioné cf- N Íc Secifra quía putác füb- etTternantem, & fabalternatà
efie de. 1jsdé concluf.& folüm differre;quód (ibuler- nans iilas demóftrat
demóftratione pro- pic? qid , fobahernata veró demonftra- tione quia.
Communiter tamen concedi- tur bzc conditio , quód fubalternata (u- mat
principia à fübalrernante ; fed diffc- «unt DD. nam aliqui volunt effe omnino
eadem principia vtria(q,yt Mirand.com. Log.ícc.4.ali; vcró docét effe diuería,
ita «t principia fübalternatz fint conclafio- ncs demonflraue in fübalternante
, inter quos eft adhuc diffidium , nam quidam putant non efie ncceffarium, vt
principia fubalternatz (int cognita vi fübafternan- tis,fed (afficere fi
experientia cogaofca - tur, & quod fübalternata fcíat refoluere fuas
coneluf.in principia caenite per fen- fum; citantur Dur.q. t. prol.n.
f2.Gillios lib.1.trac. 6. Alij dicunt fatiseffe, vt ha- bens (übal tornei
cognofcat illa princi- ia per fidem, & ex au&oritate habentis
ubalternantem, qui euidenter cogno (cit illa principia ; quare in fent. i(torum
, fi quis non haberet (cientiam fubalternan- tem , & confequenter nefrírer
euidenter concluf. quz funt. principta fübalterna- t2, crederet tamen illa
principia yt vera ropter authoritatem docentis, vel rene- cuidenter fcientijs
illa per veram fcientiam fübaltegnantem , adhuc ille di- «cremr habere
fübalternatam fcientiam , licet fubalternante careret ; ita yeriores
"Llomif: vt eft. videte apud Complut. ry art Io.de den 16, dtti.3. andem
alij requirunt. vt he princi- pia fint nota habéti rol bui ere alrerpantis in
eodem intelle&tu exiften- ' &is& fi nom haberet fübalternantensnul-
le pacto cognitio concluf. fubalternatz poffet in.illo dici fübalternata
fciétía , (cd potus T ita cxpre(fé- Do&or q. 7. prolin fin.&
3.d.24.5.ad 1: pro 1. opin. quem prater Scot. fequütur Aur. Greg. Gab.Dur.
Argent.in prol. fent. Vafq. 1.p. difp,4.c. $e 6. Val. ifp. 1s q. 1, pun. 3«
" X ooet (GE. T De Sentia. 2705 - Mol.ibíd.q.
1.72.0114. Met.q. 9. Suas tez d. 1. Mct.fec. $.Coaim.Morcif. Blanc, Auer(a,
Amicus, Ruuios hic & alij. $9 Dicédü eft,neceffarió fubalcerna- tá debere e
id Íuà principia a fubal- termante cuius für conclafiones demon- flratz , &
in eodem iniclle&u conacnire debere vtramq;(cientiag) aliter fubalter- nata
non cliet fubalterna fcientia , pc primó quod principia à fübalternante fü-
(cipiat,tum quia dependétia Ícientire ró- ncobiedtiarguit dependentiam tn
primn- cipijs, quz virtualiter in ob/e&is centi- nentur. Tum quía fi
fubatterrans ,& (ub- alternata effent de :jsdem conclution. fed ab illa à
priori demonltratis , ab tfta folüm demonftratione quia , fruftra dae rctur
fübalternata fcientia,fi de cadem te haberetur alia
perfc&tior.F.fübalternans, — qua procedit demonftraione propter quid ; imó
omnis Gcomera effet perfe- &é per(pe&tíaus , & omnis arithmeticus
perfecte maficus , abf; eo quod petípe- Guam, vel muficam addi(cat.f.
(ctenti&m illam à pofteriori. Tum quia (ubaltet- nans,& fübalternata
differunt obiedtis ergo,& conclafionibus. Tum quia fubal- - ternata quó ad
cognitionem quia,& per fenfam non pendetà (übalternante ergo nulla ctit
fubotdiatio . "m Secundó quod hzc principia fübalter- nata fint
concluionés fubaltermanris , non cadem omnino vttiu(4; prob.ex di&o Scoti
ab omnib.fere recepto,quod vbi definit (ubalternans , incipit fübal« ternata ,
fcientia verb quacunq. delinit in concluf. ergo conclufiones fubalternan tis
erant principia (übalternac. Tà quii fi eflent cadem príücipía,ergo cardé come
claf. ergo nnlla Pies tias. Tum quia hoc pater exemplo , ftrt Perpeáida
v.g.demon(trat remà - minotem apparere, qüám fit jn fe ipfa, hac
dcmonftracione, res vifa (üb an* gulo magis ptotracto videcur füb angulo
minori,& minorapparet,resá longe vie a videtur (ub anguió magis
protra&to.» ergo &c. principia Büius demonttratio" nis nàfunt
principia Geónetria', imó po tilis concluJiones, nàm Geomerría démó fitat maio.
quia fincz ab cadcm báfi pro. tacta o inter bas fcíeme e . i E) IV."De
jubaliernatione [cientiavum. c/frt.11, 4fractz quà priusconiunguntur, efficiunt
maiorcm angulum; quo msgis protrahü - tur, có minorem cauíant angulum , res. à
longe vifa videtur per lincas magis pro- tractas , ergo per minorem angulum vi-
detur, ecce quo fübalternans probat , & demonftra: principia fübalternaiz .
Hoc aürnon eft neceflario intelligendum de omnibus erincipijs, ficut ncc
fufficit , vt vnum , vcl alterum principiom demon- ftrctur à fubalternante ,
fed requititar quód principia fubalternatz pro maiori patte dependcant à
fübalternante ; hinc "quamuis, Chirbrgia quà ad hanc. conclu- psuux » quód
vulnus circulare difficile eucetur,depédeat à Gcometria,cuíus cau fam à priori
atras eodqna partcs circu Ii inter omncs figuras maximé inter. fe diftant ,
quoniam circulus ex angulis non conítat: non ob id tamen chirurgia dici- tur
geometriz fubalternata fimpliciter » fcd tantum fecundum quid' , nam in al;js
principijs nonpendetabilla. /— ^. 90 Teruó,gp fübalternás, & fübalter- mata
debcát in codem intellectu reperiri continuari;ita quod perfpe&tiaus. non
babens geometriam , (ed folü cognoícat perfidéà Magiftro;non habeat . veram
fcientia perfpectiug , prob. à Sco. cit.de rónc fcientia cft,quod fit notitia.
2 certa,& cuidens,ex pr incipijs certis , cui- denubus,& immediatis
cau(ata , notitia concluf. fubalternatz in no habéte fubal- tcrnanté nó cft
huiufmodi, crgo &c. Ma. patet cx q. 1. huius difp.& ex Ari. 1. Poft. €.
I.»bi docet non habere demonftratio- tiem,ncq.fcientiam , qui nefcit. concluf.
refolucte in principia vfq. ad prima ; & immcdíata, Mi.Prob.omné
certítudin£ , & enidentiam habet conclufio à certitq- dinc,& cuidentia
principiorum , cx quo iofert Arift. principia elTe certiora , & , scd
principia in nó haberte (ub- aliermantem. | non babent certitudinem , '&
cuidenuiam;quia non sant immediata , & cx terminorum apprchentione nosci-
bind per principia subaltecnanis de- monftrabilia ,. qua tamen igno(aritir ab
illo,ergo nequeunt certitudinein , & cdi- d:nuam conclafioni tribuere ;acmo
.n« dat H quod non habct * ):icav 873 Resp.1.nó effe de ratione scientiz eui-
dentiam, sed certitudiné,quia fin:s scien- ti cftaffecotioveri , scu firma
adhafio: ad yerum qua per certitudinem habcturz at euidentia , & claritas
requititur vt al« teri deseruiens , quatenus obie&um cui- dens firmiorem caufat allensum : modó
fides bumana aliquando talé certitudiné causat vt omné hzffitationé excludat,
vt fine hz fitationc credimus Indos e(fejaut Romá: hac certitudine credit non
habés metrià principia perspe&tiug in atte* tione Magiftri; maximé quia non
cre» dit Magiílro, vt homo eft;sed vt geome. ter,& consequenter vt habens
fiimitaté ,. & cuidentiam illoram principioróm. — . 91 Scd in primis fals
cflcuidéiià n& effe conditionem per fe ad scientiam re» quifitam,vt
probanimus q. 1. cit.& disp, $Cq*q. 3.art. 2.diccmus, nam claritas ina
cognitione non solü cxigitur propter cer titudinem, sed propter seipsam , quia
cft intrinseca io cognitionis,vnde in- trinsccé perfectior cfl cognitio
clarayqua obscura,quamuis vtraq.certa : quod non: elTet verum , fi effet tantum
accidentalis conditio:quod.n.cít de per accidens,non diftinguit
ctlentialiter;at euidcntia e(fen- taliter facit diflinguere sciétiam à fidc ,
Tum quia hzc certitudo non excedit. li» mites fidei ,quantumuis maxima ,.crgo'
non poterit causare certitudinem scienti ficam , ad quam aliquid plus
requiritur , Tandem fj cognitio conclus.sabalterne erit scicntia , dummodo
ipsarum princi- pia apprchendantut vt vera ; idem dc qua: libet scientia dici
poterit, f. quod fa prine cipia alicuius conclus.crcdantur finc for- midine
cognitio conclus.erit fcientificay non crgo peculiariter de subalterna hec
clict affereodum 1 Resp. 2, notitiam hanc radicalitet ,.&. sccondam
subftantiam clle cerrà ,. & cute dentemynam ex sc aptitudinem habet, &
inclinat onem resoluédi sua principia in. subalternantisy qeamun de fap €to non
rcsoluat propter defcétum subie-- é&i. (intellectus, 1n quo non adeft
subal- acrnaos, cai pollit continuari , hac rà» cone hatent illam non tcibuit.
denomi- nationem fcicutifici TA » V cuidenter 3 c ALME Es. Lu $78
cogro(centisi»d tcientiam 26: $c condum' fe iufficit eid dentia cidicsbDs, nonautem
&d fciem iam [ecuodum fta üperfedtom. |$1 COÓt!aarg. cognito principtorürit
£aíu € radicalicer connderata! non liabet Certiudinem,& eatdentiani feiéüt
ficá y: quia (pe&at ad fi em , ergo rion poterit €aufare notitiam conclu(.
fecundum füb- ftantiam cerctam,& euidentemyriam cffe- élus non excedit füam
caufam in perfe- €tione conclu. eft etfectus principiotum« Tua quia qozlibet
vera opino effet fe- cündum fübftantiam fcientifica quia li- €é non ptobetur
per propriaj& euidétia principia;eX fe (amen ettec demon(trabi- lis, ham
proprias cau(as habet à. parte rei beh qe W Tum quia (icut hog atur
cognirióaliqua y quá fic radicaliter €értay& non aGuilitcrqdia ftatim ac nó
(t actualiter ێria , e(t etlentiabiter du- bia,& opinio yita neq.
dabiliseft cogni- tto radicalitér euiden$,& non a&tualicery
parita$patet , quia non minuscertitudo €ft effenualis differentia eognitisais
quá euidentia Tandein fequitur y od cum
principia (ubalter&arZ. ex fe (int refola- bifia it princ pía
(ubalterfiantis quamuis tion biabetis fobulternantem a&tu non co- gno! cat
ila cienufica cognitioà: forma fitér,cogaofcet catét cognitione fcienti fica
tadicahierjimó notitia cuiuslibet có- &Iohióris,quauis ró habeatur per
praimmf- Qa, potict aaliuc diet feietiria vadicatiter y quia eftcaliter illa conclufio
copaolcib: lis; & quicquid éórra iftud diétà: affcriec "Ehomufla
;poteft cótraipfosrerorqueri, CORéb p. 3. principia fubakernaug in Ca- fü ;
quamuis nori e(ferít euidentia à prio vij à per principia (ubakecdaptis ,'
effent timen eurdéria 4 polterióti j& perindu- tionem à fingularibus vt
chirurgüs;ls. «ét tion babeat ptirícipium illud gcomc- eri£s;partes circuli
qaximie mcer (e ditta: &cyqqa cácec 3ngulis , pot«tit camen fci- te
créCülate vulnus dificilé fanati à po- ffriorij& perexpertentiam.— Sed lizc
tcípólio roni facit ad rem, lo- *quimuf «mde fcientia fubalternata , vc td- lis
cft;quo pacto dependencia dicit à füb- aftcrminte in cogartiorc principiorum à
Wuacunisfabalcccgantus ) cognido vero d un cU EGET A Bep WU qc auf à Er. Difp.
X 1 I- De Sent e Me I" à pofl:cioriy & per ekperieatiam nequit - dici
fcientia fubalterta, cum non depen- dcat Z (abalternaritejita Dó&.io 3.cit.
T. 93 Obijc.r.g;(übalternas; & fubaket nata (int de ci'dé conclof; Tü quia
Atift. 1. Poft.c.7.te*. 29: ait mufícü , & perfpes &iuutm polfe
demoaffrare , quz ad'gco« inecram,& acictimeticon pédtigi ; Ac. 1o tex.
5o.in hoc,ait, differre (ubalternan' teni à (ubalternata; cp illa demonttrat gp
quid, hac verb'quia, (.gpez dem concluf. áb vna demoniflrantur $ priori y ab
altera: à potlettoriy & via ferias, vc feipfam' ibi dcclarit; vnde videmus
multos mufica pollere (ine arichirmietica y nanmrilld'acqui- - fuot pcr
experientiam. Tum 2.quia vt di- cebamus art.prac.in 2. arg: princ. in' 2.&
3.Confir.m'oppof.(abalternata ealdé de- monttr.t concluf.fabakernantis , &
fold ditfert, quàd vbi fübalternás demóftret iri vniuerfali' y fabalternata
illas applicat determinata imaterig; vnde priacipijs v« utut eifdem, fed appl
catis proptiat mate ri , ergo nulla eft differentiamter con- cluf. vn:us,&
alteriusynihi cxrtibfeca: , 8 materialis (icut albedo à (ub:e&to abflra
&i non d. ffect e(feniiatiter à feipfa vt im fubiecto , Tum x. conclufio
pertinet ad illü habitd, ad qué (»cctat me tiastermíi- nas (ed'medius teret
205,910 fübalterna- tà vtitur,perunct ad (abalternaneim y er- go»Xc. Tandem ab
Aritt. hazlciétiz vni uoc dicuntar,ctgo nó diffecunt if&er [t Kefp.ad t.
Arii. in tcx. 20' non doce- re mufrcum & arithivieticum eie de eit- deti
conclut. (ed folum qvó4 qualite fcientia debet procedere ex proptijs, aec
licere traníceadere de genere im genus y ptaterquam quod in- fübalrermatis
iciemtijs,in quibus fapeciot quati defcendit ad genus inferioris, & rp(ius
conclu(; demó- frat faltas in vmiuc£ati, quia affiarcat habetis pencs
obic&z , vnde eognat di- ci (oleni:in tex. 30. quamuis mültum va- rient
intcr fc Do&t. breüitet dicimus. A- rift. ibi loqui dc (ubal:etnata ;ton
(olm vt dicit habitam cónclu(: dé nonit atari principia à fabalernáte accepta ,
fed 913 vt fgmBcat tibt eonchut: via , & ex peticnicia péobitaciar, &
lire 1Gac dixit [ubalternatà demó:trore quias Q.V. Te f ubalternatione
Scientianum. efl $79 iX per (en(umyn& mufica v g.cft duplex , pn
experimentalis , & hec potcft ha- iberi tinc aridhimetica cui proprie nó
füb. alteraatur; alia fcienufica, quz fuas pro- bat conclüf. per principia in
arithmetica probata , & bec proprie ctt 'fübalterna ; .cum igitur ait
Arift. 'fübalternà demon- flrare quia, & per s&(um , koi de ex-
perimétali,qua vt fic non cft reduplica- .tiue f'übaltetna, fcd folum
4pccificatiué ; fciétifica quoq; dicitar demóflrare quia mam vt dicemus difp.
(eq. duplex .eft de- .monftratio,vna propter quid, qua: habec . emnes
conditiones in definitione. po(i- tas altera qui 4, cui aliqua ex illis deficir
Coo ditioni bug uod. ubalterna,non dc. monftcat ex immediatis , nam (ua princi-
pia demonftrantur in fubalternante,idcir :€ó non demonftrat propter quid, (cu
po- tiffima demonftratione ; vt facit (ubalter» ,Dans, (ed. demonftrat quia .
94. Ad x.tefp.cx dictis in przced.art. Kalfum elTe has (cientias aateríaliter
folü diffeccey ia eft palTio in fbalterna- ta dem ata, & aliain
fubalternante , vt patet ia exemplo addu&to ibi; geoine- ter -n.folii
deimonftrat partes circuli ma* ximé ditare, quia caret angulis at. chi- rurgus
ex hoc deinde concludit vulnus circularc ferius curari , quia partes cius
maxim? diffant, qua erat concluíio gco- metra; vndc falíum eflconclutionces
viti ftra&a à lubiccto, & vc ibas in (übic- &Xo;tum quia femper eft
alia pa(Tio à (üb Alternata demonttrata , quz aliquádo có- tinetur. füb
pa(fione à (ubalternante de- .monftrata; qua rone videtur cade , & [o- lum
matecialiter differens; ncq.cx hoc;qp principia fumit à (ubalternaie , debemus.
' arguere identitatem illarum,nam tantum fequitur vnà abaltera dependere, co
quia uio demonftrata dependet vt à caufa fubie&o (ubalternanus, nec eadem
om- Aino principia def(umit in fua communi- tate accepta , (cd ad propriam
matetiam fubalternatg contracta, vt dicemus, (ignü enam additam fubiccto
fubalternantis (ie pcr íc con(ideraram à fubalternata , & paíliones ab
iptius fluc- rc quidditate ; à qua € de(umuntur adaz- .quemli .muficas purus
arit flrari;ergo non i ufa; differre inter fe, ficut albedo vt ab- p ime o
quate prissivebaliemaa Ad j.medi. ,umà (ubalternata ; contca&um atfumi-
.tür ad propriam m materiam, qua rónc non (peat proprie MED Ad 4 dicuntur
vniuocz aai Tinitatem,& cognationem, quam hab&t.obie&orü , &
principiorü,nó propter/détitaté intcr fc, Secundo, quàd non polit fubalternàs
femonfirate peioapie ubilteraatae (cd .hac à prjoti deujóftret proprias
concluf, ,prob. Tumquia.fubaleruantis concluf; abf(trabunr à materiafenfibili,
quam co« (55$ BinisenCromeri ede 1nea à materia ili abftra, &iua de linea
viuali, f. de linca vt n bili,ergo concluf. fubalternantis neque. ,unt effe
principiafübalternatz. Tum 2. fubaltetnata.demoftrar propciss concla, Pet
caufam proximam,;fubaliernansinon- ALDEA COH ergo illa.demonl rabie peste: vetà
quia , & con(equenter pédet ab ifta. Tum 2. .fequeretur Arithmeticum effe
maficum , .quia ille muficus dicitur, qui (cit conclu - fioncs muficas
demóftrare ergo fi arith- metica demóltrat propter quid , conclu, icus dicetur
etiam muficus. Tum 4.(übie&um fübalteinau, ficut habct proprias paffioncs,
ita quoq; habct propriam quidditatem;per quá po» terunt pa(Tiones ilJz propter
quidydemó- *t fubálternante.in do. Jandem.conclu(- (ubal. ternaue
nondemonflrantur propter quid à fübalternante,vt patet,ergo à (ubaiter»
natasergo nlla fubordipatuio ad (übalter- nantem,prob prima conícq.nam funt als
aliqua Ícieuia. demonftrabiles copter quidyicut prepritm ts it.caufam . -95
.Relp.ad 1.cócluf fabalternatis sür principia (ubaltetnatz,non.quidem vt in
vniuerfali demonitrantur, (cd vt ad mace riam fubalteroatz applicantur .0:odo
exe plicato in praced. (oluc, Ad 2. caufa re» mora cft duplex, vna; gue gon
cauíat c£. fedumail "er aliquas iens con ttales contrahatur yt aniajal. iu
ti. fibilis ; altcra, quz non caufat Wm 7 nifi determinatg aaterig appliceiur ,
vt , mf carpi vulneratae applice- SIT € 980
- ma cum differentia addita fscit vnam per fe caufam, & immediata ,
& ideo hac ce- gn'ta;nó e(t neceffe vlterius progredi de
monftrando;fecunda;quia non conft cuit vnum pcr fe cumillo addito , ideo nó có-
ficit cà. illa materia;cui ap| licatür,pro. pofitionem indcmonftrabilem,&
immce- diátam , quapropter neceffe ett vlcerius denióflrare medium a(fumptum
per alia principiain fuperiori (cientia; vt patet in fzpe adducto de vulnere
circu- firare per caufam proximam, qua ci non fit vnum per fe,& cffe&us
dependeat rc- , & mcdiaré ab obie&to fübalrernan- tis, non procedit ex
principijs immedia- tis,& per confequens nó demonftrat pro pter quid:
fubalternans autem dicitur de- moniftirarc propter etgreni procedit ex
immediatis ad probandas proprias con- clu(. Ad
5. ncg. feq. nam fimplex arith- meticus , quamuishabcat proprias con- xcluf. hz
tamen non funt concluf.. mufi- €z , & licét
(int principia requiritur ta- , vt determinentur,& applicentur fo no qui
eft obie&um mufice , vt deinde inferantur concluf.quod fine mufica fie-
rincquit. Ad 4.peculiare eft obie&i sub- altcrnatz , quód ficuc conftat ex
rebus vnum pcr (e nó conficientibus modo ex - plicato art.prgced,ita per
propriá quid- ditatem pracisé ton funt paífiones ille dcmonttrabiles , ficut
nec eaufantur ab illa quidditate praecise stimpta , sed vt ia tali matcria ,
& ab obie&o subalternantis depédet:quare hoc habét paffiones ift, vt
non fint ab vna scientia demottrabiles propter quid sed à pluribus, vna
subalter sante quafi descendendo, & suppeditan- do principia ,quz sunt
ipfius conclutio- ncsalia subaltctnata ; qua(i ascendendo, & proponendo
suas conclufiones;vt pro- bénturà subalternante; in qua continua- tione,&
coniunctione principiorum con- fiftit scientiarom subaltcrnatio: vade di- ci
poffet subalternatam ptoprijs viribus , & intra proprios limites non
demonflra- te propter quid, at viribus à subalternan- mutgatis, & ipfius
auxilio demon(lca- re propter quid. Hinc pacet ad 4. à 96 Tettio qp nó
requiratur nccoffarió Dif. XI IDe Scientia: 00V coniunctio subaltermantis,&
subaftern&? tz in eodem intelle&u , grob. Tum quia de ratione conclus.
eft , quod fit euidens in principijs,& ex principijs,non in fede rationc
quoq.subalternatz cft quód nou habeat proptia ptincipia, sed sumat illa: à
subaltetnáte,ergo nó cfi de ratiogc sub alternatz,quod conclus.in ipsa
subalter- fint caidétes,ergo fi effer fine subal- ternante, adhuc eflet
sciétia, T 2. A ftro. logia plurima demonftrat ex principjs creditis sola
fide,nà coniun&tio, & aspe- Cus syderum, numerus orbium, ex mo- tul
maxime diuer(itate demonftranturg qua nonn:(i longa expetientia à pluribus
succe(Tiué obseruata poteft haberi , ex quibus principijs fide creditis
scientificd reliqua demoniítrantur, ergo &c. Tam 3. mufíicus vc muficus cft
sciens , sed mufí- cus vt muficus non eft arithmeticus,ergzo vt non
arithmeticus eft sciens,ergo nó ha bensarithmeticam adhuc habebit müti- Cam
scientiam,hzc .n, etiam vt diftin&ta* abarithinetica ett scientia. Tum
4.scien- tía subalterna vt fic supponit,non probat gua principia , & vt fic
eft scientia , ergo de ratione subalterne scieatiz non eft; gj sciatsua
principia in priora resoluere quare separata à subalternante erit quoq.
scientia. Tum f. ifti habitus rcaliter di- ftinguuntur, ergo poffet Deus in
aliquo conseruare su balternatam fine subalter- nante , qua poffet procedere ad
proban- das cóclus. vt prius,ergo ficut antea actus eliciti dicebantur
scientifici , qula ab ha- bitu scientia causati, etiam poft scpara- tionemtales
erunt; quia habitus solum ia confimiles a&us inclinant. Tum. subs -
alternata quant cft cx se inclinat in có- clus.cuidentem vitibus
subalternanmtis, er go fi aliquando acquiritar per fidem; hoc cft pcr
accidens,qua rationc non eric ine- uidens,& obscura,sed cx se euidés;proB:
scq. quia fides subftituiturToco subalter- nantís non ratione obscutiratis ,
sed pro- pter certitadinem; qaam babet;ergó non communicat sciencia
obscuritatem, scd certitadinem. Tandem babitus subaltec; natg ex se pctit
continuari cum subglicr nante ctia quádo cft separatus, ergo ti non cocinuatur
atu ,ctb.ce pec accidens & QV. De fubalternatione feientiarim. efl 88i
I& quia confctuat apti tudinem , ctit (cm- iper idem habitus (cientifi cus;
hinc Acíít. 6:E:h.c.4.loquens de notitia principio- rumait, Cram -n.
aliqualiter cognita , credita: funt ipfa principia, C7 c. 797 Refp.ad1.cex
Sco.in 3 cit. de rone fubaitermatz eft, quod habeat principia noia in
l'übalternaate, & (i -non e(Tent no- ta in fübalterpante, ipía non
effctícien- . tia, ficut fi coriclufio in quaeung; fcientia non cílet euidens
per principia , non cflet ftiencfica , ergo intelledui non lsbenti
fübalternátem faebalternata-non erit fcié- tia, quamuis frin fe fpcétetur,fit
[Cientia, ficut nec cóclufio demoflrabilis eft fci&& wfica nefcientr
illam demon(lrare . Ad 2. -. multa afftologi propria experiétia cogno fcunt;nam
licet nó viuant tot annis , quot vna circulatio completur, attamen ex ob-
feruatione iam habita poterunt. calculan- do deducere durationem celcftis
circu- lationis , cum cceli vniformtter mouean- tur; iii his veró, in quibas
fide procedit , non habent fcientiam , Ad 5. neg. conícq. vlt.etenim nec
ícientia eft habitus princi- piorum; vt fcientia. c(l, & ramen non po-
tcftabillofeparari; concedimus itaq; di- fiin&ionem interbas fcientias ,
non camé feparabilitetem malice , vt (ciétia eft; ab Arithmer.in codé
intellectu ; Ad 4. fub- alterna fapponit f&a principia probata in
fubalternante;non autem probat, & ideo dicitur fübalterna y fi non effent
proba- ta inilla, tunc fübakernamon eflet fcicn- tia, fic fi in aliquo hc
principia non (unc probata, & cuideniia ,1n ipfo fubaiterna non erit
(cientia ; (icut de conclut. fcibili apud intcllectü nefcientem principia di-
ximus non eflc (cientiam . Ad $. admiflo «a(u habitus ille non inclinaret in
pofte- riores fyllogifmos ; quia concluf. obate pertinerent ad fidem ; vcl íi
ad ientiam, non ad fübalternatà vt fic , (cd ad illam,que principia probat à
poftciio- Tij& per (entum, & dicitur experim:enta- lis,vt diximus . Ad
6.& 7. fübalternata.o fcientia ita per (c peuic à fübalcernáte cau- fari ,
vt fab illanoncaufatur ,.none(let hab (cienuafübalternata; ncq; 1 aétu nó con-
tinuatur, vtdeoncluf. diximus rc(pcétu principiorut; cü dicitur. quod fidcs
(ub- fLicaitury&c« re(».ex hoc ipfo, quod cut- dentià non t£butt , iam
cómunicat obfca. ritaténec tides humana e(t tabce certira- dinis, vt
certitudinem fciertie adzquct . Atift.antem,vt notat Lich.5.d.2 4.logui- tuc de
(ciétia per accidens , & fecundi quid,quod colligit ex ipfo contextu, naim
in fine illiusTitterz addit Arift, Cum .n. fidem quodsmodo adbiber quis cr prin-
cipia fibi nota funt , fiit , mam jt m "n di ctv fie conciufionis per
accidet babebit fc iem iam. p Vnàm éft hic not. quod a(fignara tfes
conditionesconweniunt (cientie füb«Iter- natz fimpliciter; fi ramen daretur
álqua [Cientia, cai yna,vcl duz conucnitéc con- ditiones, diceretur
fübalcernara illi, non fimpliciter, (cd.fecundum quid.. De divifione Scientie
in fpeculatiuam.y € pratiicam . 98 T T £c áiuifio, quinis poffit cogni- H tioni
incómuni adaprari,aut fal tim cogaitioni , prout eft cóunis fecua- de &
tertiz operationi incelledtus ; om- ne .n. judiciü , & omnis diícuríus polfec
dici pra&ticus, vcl fpeculatiums , attamen fpecialius loquemur , vt (cio
codpetit tàmaé&tuali,quam habitusli. Quapropter
noriquód ficut in quolibet habitu tria in- terueniuat ,.f.. habitus
ipfeactus,in quem habitus inclinat, & obiectum atus, cirea quod verfatur 5
fic in fcientia cám practi- 'cayquàm (jeculatiua, nam in (ciencia fpe- culatiua
adeft habitus fpeculatiuus,adef . actus; qui dicicur (peculatio, feu cognitio
fpeculatiua, & tandem eft obicctd (pecu labileja quo tàm actus, quam
habitus de- nominátur (peculatiui; m pra&icis quoq; adeft habitus
pra&ticus , cognitio p cay& obie&tü practicabile, & operabile,
qp praxis appcllari confucuit,praxis.R.e nomé Grscá,& Latiné fonat id€, ac
ope ratio,ctt]; nomcn atftractü,à quo prá- Cticum der1uat ; vndc nó codcm n.odo
(c ent praxis, pracbicü, fpeculatio, & Ípeculabile,nà fpeculatio proprie
dicitur de actu, nó de obicé&to , piox.s € cótiá di- citar dc obiectojnon
de actu, quien ; ea CORN IONS M. $5; -— Difp. XI
I. De Scientia» ^ ,ens denominatur à praxi; hinc praxisdi.— ditionibus, &
an codem modo , vclunt ftinguitur à ccgnitione pra&ica.contra primario,
alicri fecundaréb. JBaccb.q. 4. prol. art.z.oppofirum fufti- —— Prima opinio
folas actiones externas, ncntemj& rario efl cómunis víus]oquen- & tranfcunics ponit effc praxim , non in-
cium tà Ph kfophorü, quàm Theo'ogo- ternas, & immanentes, citatur D. Tho.
1. rum cü At fl. G Eth.c.4. vbigGionem, & — 2.3.5 7.art. 1.ad 1.&
22.q.179.ar. 1. Cós effc&t o6é ponit ob'c&ascirca quz babi-. munis
tamen concedit etiam de a&ibus tus pra&tici verfanur; de quo videre Li-
immancntibus , & internis ,lic&g non de &h q-4. Frol.& P.Fabr.6. Met. difr. 1..—— omnibus, nam
quod (petat ad a&us vo- Com igitur. habitus habeant (pecificari/ Juntatis
Heor. 1.p«ar.8. q.5. ad 3. & Var. abaCtibus.& «Qus ;b cbic&tis , vt
perci-. ro 1b. 1.9.4 negant intentionem finis cf- piaius;quid effe
fpecolatiunm, & pra&i- fe praxim , fed folam ele&ionem medi cum d:
cant in habitu fciétifico, debemos | rü.. Maior lis c(t de a&ibus
intellectus, rius querere de aQu , per quid confli-. namcum poffint dupliciter
contidcrari y in tali , vel talie(ie, quod nequibi- velvcab imperio voluntatis
praícindüt, mus cogno(ccte, nifi obic&ta illorü (cia- — & antecedunt ,
vcl vtà voluntate imperá- mus,per quid differant interíe; ficileau- — tur ,
quidam volunt ét primo modo cop- tem erit cognofcere , quid fitobic&tum |
fideratos e(fe praxim, (1 func dirigibiles ; pie bile,fi prius
inucftgsbimus,quid ita Nominales omnes , vt Ocham,Gabr. It praxis, nam
perncgatonemtalisra- in prolcni.Greg.q. $.ar.1. Rübion.q.10 tionis
conftituenr's praxim explicabimus | art 1. concl. 3.&
uo ac Va- fpeculabilisde illo obic&o. «—— fq.di(p.8. Ale(. 6. M et-initio.
Fo(. 2. Mets ,€3«qu fe8.2. Suarez difp.44. Met.
(cct, "ARTICVLVS 1 eat & ePcete I. jd 3nd $5.3 . - di «II. c An.&
i pz. Log. c 1. Ar- fit "Praxis . oer iim 1. Log. fc&. 4. Morif.difp.
12. 99 V Hfücilem , fimulq; facilem diffi-
Log.q.6. Blanc. difp. 2. (c&.4.Io.de S. Th. culratem aggredimur explican-
— p.2.Log.q. 1.att. 4.Conimb.q. 4. proaeme ,&andam, d.fficilcm, propter
opimionü va- art. f. Kk uu.q.5.jrooem.Auería q. 26. (ect.
fietatem.facilem,quia pun&tuscontrouer | 5. Amic.traGt.2 7-di( p. 4. q« 4»
dub.5. Iau. fiz conflit in Do&orum placitis , cüfit 6.
Met.qt4.& alij. Quidam veró abíolu- fcré Ncminalis quzftio , rà quilibet
pro. té negant vt fic cifc praxim , ita $co« q«4» arbitratu vtitur hoc nomine
Praxis illud prolart.1.vbi Ba(fol. Lich. Barg.Vig. Ta- nimis ampliando , vcl
refi ringendo. tar.& q.2.procm Log, $.$ecundo jcien Vtautemcertaab
incertisfeparemus, dum. Ant Anda, Mti 1, Zerb.q. vlt. concedunt omnes nomine
praxis folum — Fab.in prol.difp.9.& 6. Met.difp. 1. Rad. a&ticnem
intelle&ualis naturz cum Sco. — 1. p.cótr. 3«art.1. Vulp. t.p.
di(p.4.att.1.8c 1.Met.q.7. intelligi debere , necquácun- — difp. 28.ar,
8. Smi(jnc. q- prooem. Theol.n. que, led tantum,qua aliquo pa&tó dirigi-
124.& (eq. Cauel.de An.difp.5./c&t.4.& bil.s cft, vnde
nccactionesbrutales,nec | fuper 1. Met. Scoti q. 7. & q. 4. prol. in
inanimatz,ncque ila, quz in bominibus Schol.Camcerar. te vc & ex Thomi-
paturalcs funt ; & ab imperio voluntatis j fts fequuntur Capr. q. 2. prol.
€oocl. 4» excipiuntur vc funt operationeswegeta- " Sonc. 6. Met. q. 2.
Sowsin prooem q. 4- les, &c. dicuntur praxis, quia nen (unt di- vbi Ma(ius
q.10 Did.à Ieíu q.6. Compl. rigibiles ; idcirco tria funta&tionum ge-.—
difp. 1. q.6.C cele (t. di(p.t.(e&t.a. t6 Dur. nera;quz nomen praxis
forsiri pofient ,— q.6.prol.Suetf. 1. Mct.dilp.
10 & alij. At ^f. a&ioncs intellectus, actiones volunta. y: actus
intelie&us (pe&etur , vt efl à vo- tis,& a&ionesícn(uum ;
necfolüeftdif. luntate impeta:us , adhuc eflc praxim ne. [cníio,an iftz
aCiiones (int praxisverum — gant ex Scouflis Ant. And. Lada , Sai. etiam
anabíoluté ipfisratio praxis con- — finch. Zerb. Tat, Camcrar- Vulp. Bafz ueniat, an vcro obícruatis qmbufdá con-
(ol.cit. adenittunt alij. aliquo modo cugy : «cce- ééetetis Authotibus , vt - Ef quoq;
differentia quó'ad códitio- fiesaliquas,nam Grez. Rub; & Fon. cit. aiunt
non requiri quód (ciens; fcu hibés: nitionem pra&icam lit potens eflice- te
aGionem , que dicitur Praxis j cómu- nior veró exigit poteritiam actiuam (al-
tim remotam in ipfo fcierite ita Va(o. Ac- riag. Mol. Ouaied. Auer. & alij.
Q'aidam addunt deindestalem actionem debere li- beranie(fe;quidam veró
fufficere docent; vt (it ex fc à voluntate dependens, quam- tiis nonliberé
fiatyità Ouuied.controu.1. Lo . punc. Zz- j ; : 1 Tande cft di(creparitia;eo
quia A uería fuftiniet (G5. atum imperatü'primarió efie praxim, imperaneem veró
fecüdarió, oppofitüm docetur à Scotiftis,inter quos mediat Amic. dub: $. nam
actus virtutis morales imperato$ à volüntate inquit e(le fecundatió
praxim;iimporátes vero .f-qui eliciuatur à voluütate imperante alijs po-
tcotijseffe primario ;a&tus ramen artifi- €ialcs,vt font opera artis,€
contra. f impe ratos prímatió y imperante$fecundari .- roo Dicimus primó,nullum
actü pre cédemé voluntati mpcriü efe proprie fraxim ;hec concl.eft Scoti t.
Met. q. 7. & q.4.prolaft. f. & cx parte fuit probata Q.prodei.art. $.
dum Logicam fpeculati- fcientia flaturmus , quamuis (ft ope- fationum
intellectus directiu; & ptob. adbué péimó de operatione intelic&us 4b
alia directa, quia praxis proprie lo-qué do diffett ab obiecto fpeculabiliy
namco Énitio pra&ica di (fcrt à cognitione fpeca latiua.ex hioc,gp illa cft
ad praxim, ifta ad obiectum vc ipcfülibile 4. vc neré con- em plabilc;&
cogimofcibile, vnde non fo- Ium denoayaaót diuertimodé proprias ogriiciones(ed
éc diuerfinodé diatdant áil.s, nam citca obie&tuai fpeculibile co- f»ceulatiui
denom matur veo , 1i €onforin;s eft iili tL t diffoum's; at Cofimtio practica
nó dicitur vera, vcl ral- »fedboria vci mala, ficut praxis alia ctt ofidalta
malas ac fpeculab:le vel verum, vci falfümrdicitur loquendo de veritate, &
(liicateobiectiua ergo omn $ cogni tioqua vera, velfalía proprie denoaiiaa '
&ur aontáamcu bona yel m ala; peccat po- peculabilis,quàm ad genus
praxis", talis eft cophitio: direda abalía cognitione, feu à' regulis
logicis,nà in hac cognitione do: . ere, vel entitatem; vel directionem pa(fiuá.
inxra log;caies régulas,quz eftillatio;& confe- quentia , eiititassctusnoo
dicitur bona y. vel mala,fed vera, vel £ilfa; vt patec,cófe- quentia quoq,
dicitur vera, vel falfa & quamuis aliquando dicatur bona; vel ma. lajhoc
eft improprie, quatenus cam veri - tatej& falfitate confunduntur,quia Doni-
tas proprie dicta pcriinet ad. voluntatis obiectum; non ad obic&um
intelle&us ,. vnde quàdou; qnis perci ses obié&i quid: diratem dieitur
bené difcurrére 4i. verez T quia cognitio direéta, vt Co2nitio eft, fpedtar ad
gcnus (pcculationis quia fol & intendit veritatis obic&tiug attingentiá
y ét vt dircéta ad praximnon fpe&ta- bit,Prob.copfeq. nam illa dice&io
cft ia- ftrumentum ad veritatis indagationé or- dinatum,táquam ad finem y ergo
propri ad grius foi finis reduci debet; nom ad ge nus*finiSoppofiti, qualisc(t
praxis refpe- &u contemplationis veritatis. Accedit : Atift. fcientiam
practicam , fea actinam [cmper detimuit in ordine a1 voluntaré y fiuc appetitum
rónis; ita 6. Eth. c.2.5.de An.46. & 49 6. Met.C. r,& alibi. — Conf.
actio intelle&tus dirigens aliam a&ionem ei uident nó eft. proprie
practi- Ca,crgo actio dire&a non cft praxis , có- Íeq. patet, antec. prob.
cognitio pradt:ca directiua cx (ua hoc hibec » quod fà maturo confilio, &
prudenter frt chicita , citm obic&ó non cóformetur y adliuc bona iudicatur
, £3; fafficiensre- gila actionum ab ipfa ditc&tarum , taut tr iuttz ipfam
eliciendar;'ünt bong, fi trà ipfo, fnt male, & hoc, quia e(t re» ula, &
menfura illartrm , crm actoacs conforaari, nón cum ob.cétoin fc, fed vt à
prudenti iudicio di&arum ,ve patct in habéte coníciéaam imiiacibilé : at
fpeciratiu: omae fuam veritate dc. cipi: ab ob esto , 1ut fi ilbinon. confotz
matur, nanquam erit vera, quanrucumg; mature, & prudeatcr eliciatur i quód
pot deduci ex Att. 6.Eih. c. 2. ted cogn tio ditigensaliain cognicionen
independca- DOM T ido t Me EL. r $82 terà vo e , vt funt regula logicales, fi
non habct contormitatem cum obie- €to, mupquam crit vera , aut rc&a ,. ergo
ipra&tica non erit,(cd fpeculatiua. Acce- dunt et;am ratioocs Ícquentis
conclu(.. Secundo prob. dc alijs actionibus fen- . fuum ;.nam praxis cx comuni
vía dicitur ilia actio, qua regulabilis eft,& dirigibi- lisà cognitione
practica, quam pro incn- fura reípicit , illamq; practicam denomi- nat,& confequenter
prafopponit illà pon per accidens , fed pcr-(e y ficuc vniuerfali- 1cr omnis
men(ura prior e(! menfurato , at qozlibet actio (enlitiua , vt à volunta- tc
praícindit non cíl poílcerior intelle- €ionc, imó per sc cft prior,vt notat
Sco. €it.ergo noneti praxis . 1 101. Dicimus 2. omncs actus cliciros voluntatis
, & impcratos, cuiuscung; fint otcntie,cuia intclicctiugs e(fe praxim in
lore;quo ad 1. partem de actibus clici- fiscít Scoti cit.& prob.ab ipío,
quia oís Guselicitus voluntatis cíl cílcntialiter "poltcrior cognitione
dircétina , eftq, in otcftate cognoscentis , qux. süt condi- tioncs praxis, vt
infra. Tuum quia vt ipse arguit contra primam, & fceuudam vià , »omnis
a&us voluntatisét circa vltimü fi- né cit dirigibilis à rc&ta rónescrgo
cít pra Xis,cOseq, patet; quia praxis hic sumitur , ,vt dicit actum regulabilem
ex hoc , quod poflit bené, vclamnalé ficri; anteced. prob. quia €e circa
vlum.um hé contingit er- fare, & linon in ordine ad obicétum, sal- tim quó
ad circunfiantias ; vnde Thcolo- . Si quaplurcs. docent. dilectione Dei pos- $c
fieri malam in gcnere moris;.fi.s.debi- fo rcmpore non cliceretur, v.g.fiquis
ex - €flicio t ncretur succurrere laboraotiin ."€xuemno periculo, attamen
leuiter puta- zct, & ccronec poflc in a&a dilectionis ; Dei
peraaaere;illudq ;auxili á omittere; , peccaret, qua tóne dicicur atus
dilcétio- mis Dci circumttantionab:lis secundum qualcynon secundum qnantum;ergo
qui- Nbet voluntauisactus elicitus erit praxis . . . Quibus rationibus prob. ét
a&tustr- geracos.ancellectas: ele praxim cócra Sco: iftascit. dam Door
2.d.6.0,2. € d.42. , &diminit
peccatün-cogitacione ergo ali- 9nainzelicétio ; wt à yolüzate imperata y
U-" Dip, XH. De $üemis . zCOMEDV ^ Ha cs 4 wd H $ ! i T erit dirigibilis
in genere móris; vt bené y. vcl.malé fiat ergo eft praxis: & explica- - tur
exemplo nam prudentia di&a: de cir * cumftantijs ftudij quo loco , &
tempore : exerceri t : item judicium credendi B. articulos fidci eft praGicum ,
& spectat E. &d virtuté infusam fidei, babetq.pro obie €&o, nonfolam
volitionem actuscreden- - di,(edetiam actum ipfam , vnde merito- riusc(t, &
füpetnaturalis. —— A Reíp.quidam Scetifte cum Sco. q. 4; prol.art.1.nó
fequi,ergo actus intellectus: ynperatus-eft- praxis ». fed vel cft praxis. vcl
pra&ticus , nam licét omnis praxis tir aus clicitus,vel imperatus,non tamen
contra: ró eft, quia veintelle&us dicatae pra&icus, debet extra (e
teadere ex 5. de An«49.Í. debet aétusaliarum potentiard regulare,vt aix regulat
proprios actusnó* extra fc tendit, Tac. in prol, cum Toleta- no re(pondct
intelle&tionem vt imperatá- non eife a&ü. intellectus, fed.alterius po-
tentia .[. voluntatis imperantis. Barg.ait
e(Ic praxim materialitery.nonformaliter. - 102 Sednullarefpótio fatisfacit: nam
— — actus ccedendi nonett praóticus , cum n^ lic regulay(ed.regulatus;nec (c
priorefsd- —— tialiter. actu voluntatis ,(ed-elfencialiter- pottecior, cum (ic
nnperatus;, crgo fi om. . nis a&us vel e(t praxis, vel e(t pra&ticus.
y» &; actus ille non.ett prackicus;ecir praxis;- Tum quiae(t formaliter bonus
in: gcne- re moris , & oppo(itus formaliter malus, ergo formaliter prxis
quia ifLas funt di£- ferenug praxis, Tum quia fatis«extra. (e tcadic
iatellectas , dà: dtrigit actum illie ,- nont fic, (cd vt à volantace
imperatum, naa primó-dicigit volücatisaótum-. Tom quia non(aluatur cótradicbio,
nam fi nó" elect praxis , non:poflee dici peccati Se« cunda:rc(pon(o
niliauat;-nam (ic nó: fo- lumaótusintelle&tus 5ícd caiufcunq. al« terius.
poten vc impcrati non cifent- actus illarà: potentiarum y. tamen Scot tusadmitciraétus
aliarum potcatiacü e[- fc praxim . Tum quia mon tantum actas » [ed.etiam
potentiz (ubduntar. voluntatis: imperioyimóactusfuübduntar medijs po- tentijs ,
ccgo actus imperatus- dici. dcbet esc ietiiggp i ti impcraue. Ter tia pcígonüuo
y ti ox plicctur quad licmae- teria- " Quafi V. Quid fit Praxisc uA, 1. —
gerialitér praxis 1i fecundario, & depen- | denter,non formaliter.i.
primario, & in- "Acpendenter ; quo pacto a&us voluntatis dicitor
praxis , vt ip fcq. concl. quo fenfu etiam íntelliger eft Scotus in 2.d.42. cít
veta, & noflram confirmat fent; at fi 3y materialiter excluditomné rónem
pra 'Xis ititrinfecamin ipfo actu credendi, cft fálía, & contra Scotum
quol. 18. vbicx groteffo oftendit aGtum
cxtcrioré;.i. im- eratum addere dittinctam bonitaté,vel malitiam actu interiori
, itaut fit duplex 885 eft habitus directiuus correfpondens ia intellectu, ab
Arift. cit. factiuu: nunca- atus; cum isitar hi a&us fint dirigi: ic: rca
ratione , imó quandoq; prz cep:a regulatiua immcediat? cadant fuper tios S,vt
infrasveré dicentur praxis . i& 103 Ex di&tiscolligitur primo de róhc
praxis efle, quàd (it à principtointr nfe- €o cognofccni ex vi cognitionis
rcgulah- tisinipío cxiftentis, non quidé in co fen- fa, quo velie vidétur
Aurcol.q.2. prol.ar, 2. Caict. 1.p.q. 14.art. t6. Molin. 1.p. 9.1.
"bonitas, vna in a&u voluntatis interiori »' art, 4. difj. 1, &
alij Recem. quafi ope- *& imperante, alia m actu exteriori& im- persto
(eer a&um.n. exteriorem intelli- git ibi Do&or omnéactum alterins po-
1entiz à voluntate , vt fc declarat ibid.) 'ergo duplex ró praxis ; quia duplex
diri- wibilfus in gencrc moris,cü aliter fitcir- «umítantionabilis a&us
voluntatis impe- rans , aliter actus imperatus. Accedit. au- 'thoritas cx d ds
Et tandem impu- nantur omnes fimul, quia tora definitio "praxis tradita à
Sco. conuenit a&tui intel- AFetoriiperi odi dicere , 'qüod requi- satur
effe actam alcerius petestiz omní- n0 , videtur petiuo principijshoc.n. eft;
quod quzritat : qnomodo aucem fit cx- plicandus Scotus , dicemus infra. - Éx
bistádem ptob.altera pars de a&ti- "bis aliarum potentiarum; &àm
hi actos , :Xcl (ünrimaanentes , vt fenfationes , vel "tranfeonres;qüz
relinquüt opus poft fe, "yt opera artrficiofa:, & quilibet cft diri-
" gibilis/nam immanentes ; quia fünt epe- ^ ra vittatum moraliudspefunt
ben? , vel malé fieri in penere moris j vt à volunta- '1ei étui ad laudem , vel
vitape- riui "Inputati ,' john de "ipfis im idtelle&u habitus
prudentia: can- uá regula directnia;qui a&titius dici fo. t ab Arift. c.
Mctic. 1, & t£. Met; (am. 3«c, 1.tranfeüntes veró non folum funt di
'tigibiles qàó ad boniratern , vel malitiam in genere moris, (cd etram quó ad.
perfc- &io vclimperfectionem in genere : rust we iramuis fjnt boni in
genere tolli, 1 bfc tepore ; & loco dcbi- rís iux ca nen prudenciee,
poffunt ta- ien elfe imperfcéti in zenere arcis, (i nó fotmatentur [ecuudum cep
ulas art:s,qua ratio exerceri debeat ab illo codem , qui habet ngtitiam
regalàté vt re(pectu eiüs dicatur praxis, quo eciá fenfu Scotifta g- : plures
Do&to. & mtelligantq. 4. prolog. $. dicoigitir ,& $. fecundis
articulus, vbi innuit; praxim debere cffe à pricipio "anuinfcco
cogng(centi .Sané hoc modo imclligi nó debct, quia vriq; poteft vnus ' dirigere
a&t:onem alterius, vt v.g PraTà- tus aCtioncs fübditi , quz non tant (ub-
dito, fcd eriamip(i Przlato pracipienti, & contenti imputantur , atq; ideo
nón atum refpe&u illius , fcd ctiam refpcétu' iftius dicitur
praxís,operatio.n.in eniuct- fum dickat praxis re[pectu eius, cui ali- gue modo
poteft imputari.Et hoc n6 (à Tuneft vcrum; vt aliquidicunt , ae ido opus illud
pote(d críam ab ipfo confuien- tc produci prox:m? , vel faltim remo: ; Quia
Atchite&us manibus truncus po: ditigcre conlalendo actionem fabrorum in
doiho zdificanda, quam tamen ptoxi- mé exercendi facultatem non habet , -&
Angelus per intetnas infpirationes confu lit hominibus actus temperantiz, &
cafti . tatis , Quos ipfe nec proxim? , nec rcmo- té elicere poteft , cum
careat fenfibus, & tamen adhuc a&ioncs ciu(modi Archite - Go, &
Angelo imputátur,vt caulis in ge- nere moris. Debct ergo (ic inicliigi quod
intátum praxis dicitur femper aliqao mo do procedere à principio intrinfeco co-
gnofccnti , quia etium opcratdo d;Qata — 5Ó ab iplo [ci&e exercearut, fed
ab atio , tamen cius voluntas intcrucnit , vcin pe- rang, & applicans
dictan illi, qu€ vulc mioucre ad opus, ádcoquód cms cognitio non folum refpicit
pro obiecto opcrabili actu Li - pet NC . med 386 Difp. XIT. De 4 a&umfi
volütatis prz cipiéis;, fed 1 etiam ager id externum ab alio fa&tü 5 vndé
quia original:ter prouenit à volun- tatc ; rzcipicnts vi regulatiuz cognitio-
nis ciuídem , tdeà opus illud dicitar pro- cedere à principio intrinfcco illi
cogno- fcenti , quantum fufficit , vt etiam refpe- &u cius
dicatuempraxis;& in hoc séfu de- bet intelligi Doctor cit. praefertim in 1.
loc.loquitur.n.de voluntate, quatenus e(t caufa « &us imperati, qualis
effer, etiamfi ab alio produceretur: verum eft tamen»; ibi loqui de praxi
infent, Arift. & vt rc» gulariter in nobis contingit , quo modo operatio
exercetur. vel (altim exerceri potcft abipfomet cognofcéte;& in 2. ar. tc
vcra dif putariaé procedit, & in vtráq; partcm diifcrit Ex his foluantur
argume t& Aurcol, cit.gbus probat rog pra&tici in pra fato a tiuitatis
re[pe&u cófiftcre. 104 Colligitur 2.ad rationé praxis in
rigore requiri liberam cfle,vt poffit fieri, & non fieri ita Sco. q. 4.
prol. M. quam- loquendo,non requiratur hec li bertas proxima, fed (ufficiat
remota; pro cuius intelligentia cft not.ex dicendis in lib.de Ani.quod voluntas
eft potentia cf fentialiter libera, & nonnifi libere poteft agetc;hzc autem
libertas eft duplex ; vcl proxima , vt cam voluntas potell agere , & non
agcrc expedit : vel remota cum voluntas poflet ex fc nó agere, ed ab ex-
trinfcco determinatur ad vnàm contradi- &ionis partem, (ic Bcati süt
determinati adamandum Deum, & Chriftus ad ope- ra precepta exequenda non
habebat vo- luntatem expeditam ctiam ad (ufpenfio- nem a&uum, eo quia Deus
cum.eo habe- bat concutíüm denegatam ad oppofitum a&us, aliter fuiffet
peccabilis.In propoft - toad praxim rigoros? requiritar libertas proxima , qnia
illà actio dicitur praxis , qua efl imputabilisad laudem ; vel vitd- —
affumit,nam actio diciuir pra perium in genere moris, ve] in genere ar- tis, ad
hoc autem requiritur libertas pro. xima,qua e(t fundamentum torius impu
tabilitatis , in his .n. quz neceffaríó agi- mus,nó laudamur,ncc vituperamur.
Vc- rumiia&io neccHaria cft aliquo modo d'rigibilis, (alum retSoté , tunc
minus ri- gerose potlet dici praxis, quia ctiam po- , competere actui interno »
deinde exter- ^ J34 ^N "2 C1 4 AV | "^ . idi Iv "" mio S
cfi efe meriroria, vt videbi dar 9ycuitis a&tioncs necelfariz , &
iemoié liberzfucrunt acceptas à Deo —— ad meritum ex fpeciali difpcenfa:iones
3. mener Scot dri efus? aplica Pie " ber jdilps a4... H E 1 , 10 Did j«
Adi vollratis eic ds tis eft primario praxis , tu$ vetÓ — fecidano ina epe quo
ad exc cutionéjira Sco.g.4-prol.ar.1, & contra — 3. viam, 1d. 42. B.3.d.
73. & quo. 18. quibue in Jocis docet moralitatem primó no;& per
confequéos etiam cfle praxim quz formaliter eft dirigibilitas , prob, db ip(o,
quia fundamentum dirigibilitatis ir a&u cxtetno fiue immanent;,6ué rranfe-
untc eft libertas ex dictis, (ed hzc prim cópctit actui voluntatis deindé actui
ime perato. Tum qaia intelleus non dirigit alias potentias , ni(i media
voluntate , c^ go hzc cft primo diri r,alim potens — tiz media voluntate . Tum
quia fi extere - nus cffet impoflibilis propter alig» impé- dimetum, adhuc
internus effet praxis » probat Sco.cit. nó é cótrà,ergo exter dicitur praxis
dependenter ab interno. —— Refp. Auetfa illam operationem efle - praxim perfc,
que fcquitur, &confor- — matur cognitioni practicz vt obiectü có .gnitum ,
& regulatum, talis c(t a&io exe 'teriorsrationc cuius voluntas « na,vcl
mala. Amicus, licét cocedat . moralcs externos efle fecüdarjó práxim , hoc
tamen negat de actionibus attificia- libus, at[gnat zationem difparitatis; quia
perfeétio moralis,que cft bonitasprimás rió compctit a&ui volíitatis, at
perfe&uo Artificiofa eiae v. 3n exter o., & iplo mediante a&tui
voluntas quicquidfitdelbertae 3»... ., Contra Aueríam vrgctur qut iffum lac
dirigibilis à regula racionis y vt fic autcm noníolum habet ration obic&i,
[ed po- tius &ionis , nam obi iim non dicitur formaliter bonum, velmalum
bonitate » vel malitia formali, fed actis ctt, qui tà- liter denominatur, Tum
quia actio cxte- rior & impcrata cft dirigibilis non fecü- dum cfle natura
(cd vc habet effe voluüe — "
fariüm» ' triam; & liberi, quia vt à libero, & vo- luniatio
pra(cindit , non e(t moraliter di. igibilisat vt fic non habet ration&obie-
(ed'a&ionis , & (ub tali effe ab actu » Amicus veró aquiuo. €át; nam
licét confiderando actus iítos 1neile lizmato , & in potentia, prius ratio:
praxis, & dirigibilitatis conueniat exter- no,quàm interno, attamen quando
à par: te rei exercentur , implicat , quód praxis prius a&uetur &
exerceatur in atu ex- terno, qui pofterius »onitur ; quam in in- tetno, prius
exiltit * to6 Es his omnibus deducitur, opti- mam cíTe definitionem:praxis traditam
à ia ma epe dixit, praxis eff abus a potétie ab intellectu ymaturali- tev
pofferior intelle ione, natus elici co« formis vóni veélead boc vt (it refus ;
in . qua definitione tres poniitur códitiones, : X prima, quod (itaQus alterius
potentia, — quàmintelle&us , quia cum.intelle&us ;. [vt fit
pra&icus, 4l; extra. - fetendere; vt. colligrpoceft ex 3. de An. pL: ——
fitit in cognitione: eti fed vlterius procedit ad apus re- gulande illud , non
quidem quodcunque opus , fed quod eft dirigibile inmatcria morali, & practicabili,
vt excladacut er- . ror practicus;(equitur acti dire&tumon: etfe actum
intelle&us,vt inrellc&us ett ,: fedalterius quati di tincta potentia ,
na: intellectus wt tic diftioguicurà (cip(o:,ve à volantate imperato, &
confequenter actus intclle&us à voltate imperatus nó eft a&us
intelle&us , (ed eft actus. intel- cótus impcrati ,S voluntati (ubiecti.
Sc- cunda conditio e(t , qubd fit naturaliter Ifottcrior intelle&ioncyquia
regulatü, Sc menfuratum; vt eft praxis, cít poiterius xegula, & uenfura,
qualis ett intellcctio: practica. Tertia conditio, quód (it con- formis cg.
ila, quia non quameung, pra- xin definit Doctor, fed re&am , cuius
re&itudo (umirur cx conformitate. cuu regularationis , (icut
irre&titudo ex ca. rentia tális conforaitatis « f hac condi« tione
imcluditur alia conditio «f. (quod tit ftuis inctinfecus ,& per (c
cognitionis: practica ,nam (i á&tus. ex propria natura cit à ratione I$ »
iain rado diri- QJV.dediw. [eientia im prac. eo* fpeeul. - IL 887 gens cx füa
quoque natura refpicit aGum illumiin quem ordinatag; táquam in pro- prium fiaem
; hec omnia magis patebunt: foluendo rationes incontrarium , inqui- bus aliqua
authoritates Arift. adducen- tur pto his conclu. Soluuntur Obieliones . 107
Ationes contra r.coacl. often détes a&ü intellectus dirigibi- lem
praícindendo ab actu voluntatis effe praxim, fuerunt adduétz , & (olutz in
q.- proem.art. j.dum quarcbamus,an Logt« Ca fit fcientia praGtica, vel
(peculatiua . Contra *.concl. arg. r. q»
a&us volun. tatisnon fint praxis; ex Arift. 6. Eth,c.2. habetur ,quód electio
cft cau(a cffe&tiua. aGtionis, quàm praxim appellat , fed cau- fa ett
prior, & diftincta à cau(ato , ergo clc&tio, quz cít voluntatis actus ;
non eft xis fermaliter, (ed tàtum cau(a; vnde Commen. i. Eth.c. r.praxis
definitur, g» fit operatio fecundum electionem. Cont. habitus pra&icus
generatur ex praxibues, fcd habitus praéticus gcacratur ex agti- bus fequent.
cle&ionem, non ex electios ne, nam f; quis nom (e cxerccat cancn- do ,
quamuis f:epius habeat volitionem: addifcendi mpiicam , nunquam babicuny muficz
acquiret , ergo &c. : Relp. Sco. q.4. prol. $. Contrafflud ; corfce dendo
o&x actionem ab electione impceratam cífe praxim,non tamen onmné praxim
effe imperatá aGtioné , nam ibid, fubdit Arif. Elethionis autem appetitus, €
ratio, qua gratia alicnius 4. pra&i- ca; funt ./. ptincipium,& fequitur
,Neqi. fine babita morali eji elettio .(. ré&a s bona atíio .n. fine mo«e
non eit : ex qui- bus patct habitam. virtutis priys clicere clectioner;quam
clectione mcdia actum, imperatum : ende haec authoritas probat actum itopcratum
clie praxim y quis eft. fecunga pars conc]. &
nullu:n actaan,quaí non c(t imperatus, vcl ele&io , cie pra- »im, qua eit.
peima conc. Adiliaa» de- finiionem ex Couim. ait vel nonetíc de- fcriptionem
coDucrtibilcin;vc) hicft con- ucrtibius cum.praxi Ly feendani won di- cete
folum habitudinem effcciuam , (cd etiam £oimalem », V chele AE lu 888 0 Difp
XLI De fdentia 2 mi pro £otentialibera ,& dominatima , velpro elicitione
adtus,no proadu. Ad . cófit. ait , quod in moralibus habitus pra- &icas
virtutis immediaté fit ex clediío- nibus, non ex actibus imperatis y vt. patet
£e non habente pecunias, qui fi nibilomi - nus fapius eliceret volitionem dandi
cle- mofimnr , acquiterechabitum liberalita- v sabíque aliquo imperato atu:
attamé, . inquit DoGtor ;quia eum a&us imperati fant impollibiles , non ita
[requentar cli- ciuntur volitiones, nam ex Aug. 1o. do "Erin.c.1« quod.
non creditur alicui. pof- fibile; aut ipíum non vult. auc tennitcr , vul:: hinc
eft quód non generatur habi. tus;qui-eft virtus moralis in- voluntate fi- . ne
prax busimpcratis ... A irrartificiolis non dantur habitusin voluatate , (ed.
vel folum inintcligsta , quz eritars, vcl. fal- tintin poreatiacxecutiua,
voluotas autem tatum cx fccquécadis actibus acquiritin- clinationem.ad-imperandum
aGius exter- . " nos; & hacrat:one qui fepius: non canit y: non hibet
habitum mufiez--.i,. difpofi- tiobeiiliaminpotentiaekterna , acc Ts
*clinationem y: qniaminus fcequenter clicit: volitionescanendi , ; &a$-
Secundo arg« quà a&usintello- us ve imoeratasno fic praxis,auth, Sco- ti 4:
prolart. v, vbt pofiquá docuit pra- xim cilc actam cligum,vcl impetratum,
obijciccótra fc quia tuac fequereturadtür intejlectus cfe: praxim y quia
aliquis pót clc imperata volantate,contra primá partionlà dcfinitionis praxis ,
gy (it actus alterins potentiae ab intellectu cc(podet nullam, intellectionem:
e(fe praxim y (u- menda ptaxim pro illaoperationey ad q. debeuexcédi
intellectus , fed (olü* ex hoc Tepipieioi Mino Impcidcese elt praxisvcl
praóticas & hoc. sin concedit - :-Refp. Faber cit. Do&oré loqui de in-
téllcstioncy vr intellcétio elt ,.non'yt ctt imperata, Ditg« a inicliccbionem
vt im- parat cile praxim mareeialiter, noo for- mater, vc Do&ot elavé docet
in 2.d.42. &cidconegauic à Scoto hic elfe praxim *ormalueruQaucllus.
iaquit., intelloctio- -méntdcirco ncgazr effe praxim. quia vr in placita noni
operati à voluurate » igi pamccdics vcl;quta non immediafé di- x tem imperatis
efl tantum materialite ORC volent. ó te[pon(to (atisfacit; non prima,q . rà
patet Scot ibi fatal do dnte one vt imperata , de qua vt fic, ait, (oli eic
practicam , vel prazim , vt re&é- ade uertit Smifinch. Non fecunda quia
cum. Door in2.cit. ait intel cíIe mas - tcrialiter peccatum, nonformaliter,
pet; — — ly materialiter intelligit (ecundatió per^ — ly formaliter intelligit
primarió;que do- . Grinacf communis ommbus actibus im - atis " ipfemet
docet in. prol. cit«; .Contra iftud ,aic nv, coiter mon. genevas: tur babitus
pratbicus:, quieft-virtus. praxibus imperatis; [equentibuseletlioo .— né,non
tamé genevatur ex illis fequenti — pu ex eletionibu:,imquibusefefor — iter
bonitas moralis, in praxibusd cumdig:tur quilibet. actus imperacus: ma
terialiter, hooefiflpunda ib Dogs is f ex hoc capiteibi negat Do&tor.
intelle €tionem effe praxim ,, debcbat Gtid aeg re: dé oíbus imperatis . &-
taraeo de alij: concedit prater ifitellecti ons, INec tam dem folaittertia, nam
Scotuüsibi cxpref^ sé ait nullam intellcétionegy imperata cfic praxim, nod vt
in plocigumy& fi tio haius e(ict y quiarimmediaré mon dii gitur etiam hoc
vrget de'alijs impetge tis'aétibus, ergo voiucr(aliter.negaredes bebatimperatos
ele praxim «525 109 Quapropter quamuis fic difficili - 1ruslocus , attamé
quoniam in alijs locis: cit. aperté concedit intelleGbioné cile pec- catum, vel
bonam; & con(equenter prae xim, debemus hunclocum explicare , .q» nequit
melius fieti y qnàm. expolitionea Lich:ta&a;vi delices,qynó'loqustur $co-
tus de omn: inrellectione imperata yf dc ilia, quat. fimt eft cegulatiua operas
: tionum; poteft.n. voluntasimperare in« tclic&tai, vt cogitet &
quzrrat de medijs rcquifitis ad, fincm, Qaod perfi cim inquifitioncy&
cogitatione qua co» gnitio,etia vt imperatajpotius cit practie Ca, qua praxis »
quia e(treculatiuay de his cogn«tionib9s. dixit nullà 1ntelMectios nem e(Te
praximsque cxpofirio colligi tur cx iplo textua:t mn. Doctor, Gís igitur
dicitur intelleciio el imperata à Polar ' fatesergo ef? tres "on foni, fed
fe- [ Iur, ergo v axi, vel prattica, qe Cd pleri ai ipe. n. nata 8. denominari
quafi. accidentaliter d praxi, ad quam exten(ibilis eft , nonau- tem efl
terminus talis extenfionis, ecce loquitar itione , quz eft cxten- Fo 4.
dire&iua, & tcgulatiua, que vt fic nequit effe dirc&ta , non de
illa , quz ton cít exten(bilis, (cd terminus, |. quz eft dizc&a mediaté .
Quomodo auté in- i fit authoritas. illa inzeilecius telligenda e xtenfione fit
pra&licus , diximus fi exponcndo deliaiioums praxis $ed comer Log. n. 80.
quamuis no- us —— i mm ixelie- pofie effc praxim , tamen no- Éitram non tecipit
expolitioncm , & ali- tet Ls apap dg Ripe o ae itur i pet *. Meta. n. 74. v
oftendi- —— Rigcedam, eius vcrà expofiionem lacri 15 non . o oo. 410 Terto
arg.qp a&osaliarum pot£- /— wianumnd t y vt fant . «on (nc praxis, quia Acift.6. Met. c.r. & Ae
Mcrfam. 2c 1. i (— Git vcrfari circa agibile.f. circa elcGioncs, 9t (c declatac
ibi , f;&iuum vcró. circa. /* &Gioncs tranícuatce. ergo quia praxis
efty R denomias intellectum. praccicum , iym 3Gus tran(euntcs non cfle pra- ín
y (cd cffc&tionem , ficuc dift nx« 6. Kth.c. 4. vbi praxim,(cu actionem
docuit €fic aliam ab cffcGtione - . Refp. praxim inultipliciter accipi. ab
Ktitt.vt notat Vaf.cic. quandoque etum fumitar vc Áfia3nificat a&ioncm
eicétiuami tan um , quz aGceptio cft eaxia e. 1igo- toía,& ;n hoc
(cn(uloquicur locis cit. uádoque vcró nó:ta in r'gore, (cd vt di- eon à
fcculitiones quo pacto coim tün;s cft a&iont, & eticcueni , & in
hoc £cniu.nos bic loquimur » quia quzrimus dc obiecto cognitienis praece vc à
(pe- eulatina duttinguitur ;. in hoc (cafu. 1o- quutus elt 24 Mcr. 3. dum dixit
fiac t pe- eulatiug: elfe veriatem , pracuca veró opus, nà fi per ly opus
intellexiilct actio- nem firicté (mptam , noo probattet ia- acniuim , quod etat
oftendere Mctophyu- , Logs intellc&om pe2&icü - (0 QV dedinf.flenein
pratl. v foe. s. 889 cam practicam non effc , fcd (peculari- am, vnde ex
negatione , quàd cflet pra- ctica, non pofset inferri e(se fpeculatiuá, nam
poísct dici eíse factiuam j.& 6. Eth. | €.3.dixit tationé (peculatiná nó
mooere, fed practicam , pet quam inxellexit facul- tatcm commonemactiuz, &
factiuz . Quarto conttacortolaria deducta ar- guit Arriag. Tumquia fi
nonrequicete« tur,quod principium praxis fit in cogno- fcente , (equeretur o€s
(cicntias e(se pra- €ticas , excepta Theologia , quia omnc funt de, rcbos
abí(oluté factibilibus ; imb €ognitiónem , quam habemus de diuini
product;on;bus, effe practicanr, quia e(- fet de re operabili; gy cft
falfum,quia oul- 1; cognitio alicuius ocdinatot ad inpof- fibile ibi. Tum 2. (i
neccfiarió requires i vedo t Minn e poffit errare , queretur fcientiam Dc:,
itioncmg uam Angelus habet de m. uc, dictamen prodentir »quam Chriftus ha»
bebat inhac vita,vifionem Dei in Bcacit mon eíse practicas (ed (pecolatiuas ,
quia ncc Deus poteft errare nec Angclus,nc- que Chriftus, aut Beatiqui non (olum
n6 oÍsunt errare, imó necefsario agunt, cedit , quod licet po(fit ertoc contis
gereante cosmtionem d:tectiuam,ta pot directionem voluntas. pofsct deteta
minari ad ncccísatrib agendum ex ——X tionc dirccrioa prius habica, quz ex (c cf
practica,quiadirig t serpo illud opus nee ccísarium eísct praxis. Tandem
ainentes non funt liberi, & tamcn. quaadoq; cftie €;unt recte artificialia,
11 Redp.ad 1. ncg.(cq. nam vt notat Scot q-4. prel Mead coznicioné practic&
tequiritur,nó (olüm quod fic oflentiua 9» peris , Icd et diteccua , itaut opus
fiat ex vi iliius dircctionis, quod nó accidit in ile liscognitionibus ,qua
(onc mere oftenfi- uz, & ico (peetifatinz; & Éalíum eft nat- lam
cogaitionem ordinariad impoflibie le nbi , nam vt monct Scot. ia. prel. cie.
$.Conira tfi ud, 1.d.6. q. 1. impollibile potcft císe obicccü volentotis ; cum
quia licet tit fibiimpotlibile,non cft camé ab- (oluté ii poflibile, quin
poflit cadcte (ub pracc,:to, vcl cótil;o, vt diximus de An- geld nobis
confolcnte quídam acus Ttt virtu Ht $96 sirtutisci fnipo (ibiles .. Ag 2. de
ratione graxis efic ; vt opus illud fiat ex vi cogni» stionis non fimpliciter
oftendéus; fcd di- &gigentis fimul; quare requirituryquód vo Juntas t:c
dirigibilis, qua rationc negatur a Scc.cum verioribus Scotiflis (ciétiam Dei
practicam eífe q«4. prol&-r. d. 38. quia d'u'na volunras eft inobliquabilis
;. & prima rcgela in fuisoperationibus, de eogmiionibus Anacii Chrift i,
& Beato- rum concedimus practicas eife, licét vo* Juntatesnon poíIint
errare,nec actus ipr« farum hint praxis in tigore y quia vc dice- mus
art.Ícq.de rüne (cieotie pra&ice nó eitactualisdire&ia , (cd
aptitudinalis , €ü iguur.cogaitiones ill ex (eiptis- (mt "ditcétiue y
crunt practice, quamuis voi Juntetcs fint. ab exttinfeco determinat adactionem
rectam, hoc ar. cft peraccis dens; & ab extrinfeco .. Perltoc patet, ad
acont. ram quía »mfenténtiá: noftra vo» Iuhtas nunquam ab intellecta «determi
matur,vi nccefficetur ad agendi, [cd feni ger ranetiatrinfceelibera ; vto lib.
de 4áAn.dicimus. Ad 3.conf.ex ibid. diccadis oluntas inamentib, eft
edenrialitcr lrbe xa libertate nacurali,ua polsüt ageres & nonegerc,non
libertate morali, quz. fa- pra illam addit aduettentiam touiscire xa matcríam
moralem viruis, vitij j «um igitur per
amentiam fit pertütbae aus rationis víus , vt.nequeat adueriere « cognolcare ,
quanam fintopcra mo» aliut bona,«clmalay carent regula diri- qiia ibero(équener
libertate morali um hoc tamcn ftacguód quàndo; nó gercarbstur rónis víüs circa
res artificia- des, & ideo potfunt iuxta artis: precepta *opcrari quia
habé&t libertatem artificio Xamjqua dicit libercatem nataralem cua
aduertentia ad rcpulas artis. 112. Quares,sth Sco.4.d.6.3. 10.O; & 2. d. 4
1.iín calce corporis quaríiti dan- tur actus indifferentes; qui nec boni süt y
ncc mali,vt icuarc fcftucam,fticatio bar- be, &c.an ifti a&us fint
praxis. Re(g.aflir anatiué, quia cum (int deliberati, & inge erc moris,
ertic iuxta regulam 10nis nom porycu precipieniem, aut confulentem y
d.permittencem ,qua ratione a&us ifti »dicuntur impuzabiles ad laudem ;
quate- SN oo Difp; X TEDe een vo 15. "T AM P nusoperans per ipfos,
licetmof agat usc ta re gufam rationis precipienterm , tame & ron violat
illam , qua eft minimi ri - genere motis ;fed de his latius in trac, « actibus
humanis. 'à» b^ "d ^ Contra — arguít Auerfa . uia praxis eft,que
regalatarj& ad ! motitiz pratica Brincipalicateedistur) fed talis cft
a&us imperat Piddimegne Ice, & praecepta artis;v.g.(cribendi,
di,&c.tradunrur de a&uali (criptione; " 'cántu,non de-volitioné
fcriptiems; & cá: «£03; & ad hos'aQtus im feribendi & canendi ats
iptori. eft obi siith dicitur 'attica per ordinem ad bier à peril ed
attdéimpetiam , (t obieótum notitia i uficazatcis: en s P ad hoc vt notitia dicatec
practican ufficit: y vr itd ipfam (equátur 'aGds ali nis vi is: pef mo turali |
quclat(ed ek igicar,vefequatuma fforitid* cognitus, Gc tepre(ent i
GiuésraliScftactusimperarus, oomimperans. Tui 4:ex Amic.perfectio ,& impefcttio
voluntatis eít boniras velsavalitim — moralis,nóartificialis;beé.m primó ców —
petit rer aruficiali inde independentem a? voluntate, volüntati veró.
dependencer? à re artificiali , ergo primatiozótus ex termus erit praxis - 113.
Refj.actü&externürdupliciter pot fc cótiderari,primó gebe rali hoc cí],srh
fpecie fua , & ex obie&o, a tcquz ab aliquo homine ffat y in cuius
tífir ! porettate et vt fit vel non tit. z. quafi im 4 actu
exercitosquatenus.f. imperatur a vo- , & applicatur ab ipfa porétia exc- i
cutiua ad operandi; primo niodo fundat- bonitaté vel malitia obiectiua in
genere attis,feu fundamental quiad fpccificas tioné, & porentialé, fecundo
modo fuse dat bonicaté,vel malitiá formalC,& actuar lem,& quó ad
exercitium; tunc ad r.die cimus concludere dc praxi, & dirigibili- tátc in
potétia & quo ad fpecificationé* non de praxis& dirigibilitate — Pos.
quo — Q.V. de diu [cientien pracLep peu. del. 89i. qub àd exercitium,
cum.n.prius fi volun tatis actus,quam adus extcrior,& vterq; fit
dirigibilis a róne, quia przerequiritur applicatio potétia tali,vcl tali
modo;im- plicat , quod ratio praxis prius exercea- tür in actu externo, quàm in
interno, E- xemplum cft in moralibus,nam actus ex- ternas: homicidjj primario
prohibctur:, & fupcr ipfum ipmediaté cadit probibi- tio, & fupra
volitionem auc (ecundarió y Quia idco volitio homicid;j eft mala , &
prohibita,quia homicidium eft malum , & prohibitum; qu caufalis cft vera ;
& hoc (i-contiderantur in cífe potentiali , & obicétiuo;quáaquáwt fic
libertas prius conueniat interno quàm externo , nam primitas malitiz non
attenditur penes primitatem libertaris,qua eft fundamen- 1um,(ed penes primitatem
prohibitionis, attamen in effe exercito volitio bomici- dij eft primo mala ,
quàm homicidium. Quia primo exetcerur. , &.in externo
dc- indc exercetur depgendenter. abinterno . : mptü valet de praxi in effe.obie
,& poteatiali; non incíle cx ercito, actuali, Ad 2.pcr idem; nam inob;ecto
mufica includituz aliquo pa&o applica* . fio potentiz executiue . Ad 3.
dicimus a- &um voluntatis non fcqui per modü na» turali fequela- ; immo
efie per fc inten- mytáqui neceflarió & per fe primo in exercitio regalatum.
Ad 4.illa perfectio artificialis in: efle potentiali primo «om^ petit rei
artificiali, nonin effe exercito , d: dependenter à voluntatc , qua cít «aua
illius aGus . *a414 Dices,eüdé ordiné (eruat actus internus, & extetnus;
dum fiunt n atu , quem feruant,dum funt in: potétia,vt pa- tet decffe libero,
quia. n.efíe liberü prius competit inrernoquàm externe in co fi* £16,1n quo
ambo func in petentia , idco iacu prius compxtit incerno,quà m cx-« teffio
,€rgo quia ró praxis prius compe» tit externo , quàm interno in effe potcen-
tialiji cendi, dá (unt ina&u. Tum quia ft ideo actus exterior , vt dicatur
forma is exercice , folum prze- xigit ioteriotem, vt ab co liberzaté par-
ticipet,non erit fiinpliciter verom; quod ratio praxis abactu interiori dc- riuatur
in exteriorem;(ed hoc tantum ds libertate verificabitur. Rep. non (cmpee
feruati eundem ordinem inten.ione , & executione , quando .(. talisordo cít
execationi iacompoffibilis ; vt patet da fiac, & medio ia intentione, &
executios nojibi.n. finis eft prior, hic pofterior, ita €It in propotito,vt
dixiaus;pracipué in generc moris;quia ad hoc vcaliquid pro liibeatur primatió,
fufficit quod fit libe rum, (iue primarió, fiue fecüdarió , proe hibitio .n.
pendet a voluntate legislatos fis ; at in a&u exercito nece(farió priug
ponitur jaternus quàm externus, Ad a- líad dicimus in effe. exercito externum
non (olum accipere libertatem fed ctiaas dirigibilitatem; quia non eft a&u
dirigi bilis,nifi medio actu voluntatis hoc, vel. illo modo applicantis; &
maximé loqués do de praxi imn genece moris , nam vc ait Door 2.d.42. B. quia
voluntas cít pri mus motor in regao anime, & omnia illi: obediant, tenetur
dace re&titudinem,norr folüm fuisaétibus , fed etià-a&tibus alias rü
potentiarum; vnde bzc caufalis e(t vea rayidco potentia exteriot deficit
operane do, quia voluntas deficit imperando , dine. Quid fit, c vnde [umenda
ratio grás &ici , c fpeculatiui - ^. 11j Iücrécize pratici, &
(peculadiuk D nó (olt applicant habitibus fed ét actibus, cü hoc difcrimine,
quod a loquamur dc a&ibus; tantü.de intel lectja uis dcbet intelligi ,
ratio cft , quianullug potentiarum. ab intcile&td potcft dici practicus,
quamuis fit praxis 5. nom n:eí(t dirigens ,;& tegulansy ícd di- rectussat
fidc habisiuseit füsmosic [à- tio faltim practici nó (o]um tribuitucha- bitibus
iatellectualibus,(ed etianyvoluns tatis ,virtatcs namq; moxales.appellaatur
habitus practici , & ratio huius cft., quia: tàm ifti; quam illi ordimantu£
ad. praxim: Em diuetíintodé ,nà PAPAE 05 , vt prüdenta: , & ars ,refpicingr
pra« xim dircctiué, noo.-n.habcrit aum con ad actus altarum porentiarum, vc cx
dicendis in lib.de deduptgnimumpen tC à i- E9:z Tabitus voluntatis refpiciunt
praxim elici tiue,quia phyficé concurrüt ad proprios acus ; cum crgo fit
diueríus ordo in his, & illis habia us, diucrfía quoq. erit ratio practici.
Verum quia communiter pra- €üicum fumitur vt diffcreniia condiftin- £ta à
(peculatiuo, & hzc nonnifi bab;ti- bus intellectus poteft cóuenirc;hux ctt,
quód de practico, quod cum fpeculat;uo diuidit hakitum intellectualem in comu
ni,loquemur;& dao quzrimus,quid for- maliter dicant , & vnde fümanuur ,
anf. à fine , anab obiecto , Prorcfolutione primz partis quafiti not. quàd ces
à nobis cognofcibiles (unt dupl:cisgeneris, qngdam ,o. funt produ- €ibiles,
quzdam improducibiles , faltim i nobis,hec non poflunt cognofci nifi (c- cüdum
propria predicata in primo, X fe- cundo modo,ac quidditates ipforum; il - la
dupliciter pogunt cognofci primó quà ad coram eílencias,&
prazdicata,prefcin- dendo ab exiftentia , fecundo etiam quà ad exiftentiam/f.
quatenus (unt produci- biles inreram natüra,con(iderando mo- dum,&
circumftantias productionis illo- füm,vt recté,& congrue fant;ptima co-
goxto dicitur fpeculatiuaquia fiftit in có tc mplatione veritatisnec vltra
progredi- tur,ciufq; finis eft (cire ; Secunda cogni- tio eít practica,quia fe
extendit ad opus; iudicat.n. hoc effe profequendum , illud
fugiendum;ciufa.finis eft opus ; qnapto- quer racio practici (ccundum cemmun£
in cognüionc dicit ordinibilitatem ad opes , quod eft praxis . An . 1316
Scotusanté q.4.prol.art.z.dilige tjus explicans quid fit ifta ordinabilitas,
vcl exteníio ry ig qua confiftit ra- tio practii; ait dicere duplicem rclatio-
ncm aptitudinalem priotitaris naturalis » & conformitatis; quod practica
cognitio dcbcat effe prior naturaliter praxi » pro- bat ex 6. Eth. c.3.vbi docet
Arift.electio- nem rectam , qua eft praxis , neceflarió Iequirerc rectam
rauonem , cui confor- rpatur;& patet ex dictis, nam omnis pra- xi$ s vc]
cit actus clicitus , vel imperatus voluntatis , vterq. aoté prarfapponit acc
intellectus ; tom quia regula elt prior na- turaliter regulato. Quod deinde
dcbcat Dif. X11. De Sentia. cc conformis , probat ex eodem Arift. ibid.docente
quód veritas confideratio- nis practicz eft confe(sé .. conformitet Íc habens
appetitairecto : duplex autem cít conformitas, vna paffina, & hzc con-
uenit appetitui » & praxi, alia actiua , & hac cfi propria cognitionis
practice, ga eft regulaiudicans , & dirigens quomo- do gerere (c debeant
aliz potétiz inpro* ptijs actionibos. Quare illa erit practioa cognitio,cui ex
propria natura cóueni&t haz duz relationes aptitudintlcs, Notan- ter dixit
Doctor has relationcs effc aptie tadinales,non actuales, quia per accideng eft
, quod ad rectam rationem fequatur praxisrecta : cum.n. voluntas fit e(lene
tialiter potentialibera, poteft non agc- re propofito fibi obiecto à recta
ratione practica,vel non conformitcr agcre; noa ob id tamen cognitio directiua
, & tegü- latiuá non erit,cum.n.fit ex fe talis , nom pendet in hocá
pofteriori,& effectu. Ex quibus colligitur, male à recentio- tibus referri,
Scotá fen(i (Tc illà effe pra cticam cognitionem, ad q fequitur quos o operatio
aliqua,vt amor, vali delectatio : Nunquam .n. hoc affcrit, vt. - patet intuenti
textum, imà oppofitü do cuit, dum dixit cognitioné illam c(le pra" cticam
, quz ex ín; natura cft regulatiua praxis , inter qua fit relatio dircctiui ad
directum,& regulatiui ad rcgolatum, taz lis auem non eft qualibet actio
quo* £anq;modo fequens cognit;onemyfcd i- la,quz elicitur vi cognitionis
directiua ad Fen cognitio rc . , -oll gitur 2. ad cognitionem practicá
nó(oflicere;g verfetur circa rem opera" bilé,hoc.n.conuenit &
fpcailatiuz ;tà uie Phy:ofophia,quàm moralisfcientia yet» fantur circa
act;ioncs no(trz. voluntatis » qua (unt res operabiles;ícd adbuc reque ri,gp
verfetur operabili dictck modü,& circü(tantias acuonisfaciéda Col igitur 3.
cognitionem practicam illà ciic,quae cx (ui natura et ad. praxim extcnhbilis,
ad opus oidinabilis, hice re(pectus conformitatis actiuz , cum aptitud:nalis,e
(t ccaliver idéuficacus; qua propter non.cft códitio neceffaria , Vt fit
ordinabilis cx intentione fcientis» Vc lale . 59 aft. AE " V ris RET nS
shui rinqoit Do&oryea- Faélu iltá eon ordinare, 1 quig cé pisi: xinfocus
fcientia qula pé- feictijs acbitrids erit quoqs acciden is ipe untmerumcqaine
on Bi 79417 fiin phus proc maios, netta pra- idi dmt nc Qd c 1 praccidis &
vci tpeculariuo diltinguirur «oucr piat hábicui gk aceai im tellect uali»
alitcr i lieercodiiipetituhabitus .n- in tácuqo dicitur dirigere ; ingnaptli
.eftipzoducti- n&sacios pracrics qual niediare dirigit , f$ in hàbiam cx fc
attiggis obiectum, fed pyédioatus xqui eft. imoediaté direct: Bisp; ioc
verbapuluplicitct cantingits.vr toMisicár moSco.q 4 prókarguédo corra ita qiam, Soin fn, ad fóncs
opin. nà üg aliqui poodici practicus siii dire & viftüáliter, rj: &
eft. coghiuo princir j raetiey xc quo dedugitar omclul i icétiboreieqeci inna
ilr rd fidinizeipcactici: jn ga feionti Mr MA EPDIA ME iebdigitur Piscis
ibedirecbinus fp squiliter x qi Ecxpeétse dirigg in-praxi m,sa-ef oouni dio
concitifhinis practicas hos dup iei i6H5 eb roxime er eum diétag in parts
EütorMijés Gi tu hcielfo rali eL talimode A GNMGE CL qudbdiditum UR. rit [o
iineisrin foa biles tit ats , éLiciihaghienimdhibiivsdadindg p
áctüspátt&icolirczwekt dios ,enm.die ctàtim vente: li liba ede; pnofequende
m» iid opns bgodirecao itoagibis fibsserie córhufto Ycientiei monilia fa
cybilibuscéndluto aruis,oqnetjunthebi- tisinetitiancos ádcopus in yniüesfali
No- £at infupécDoctórs dift habisesypiacr falcs diti folemápec 'y:v&ide
medii, ni diuldétut inuheocica ani, £peculazià y & iti praccicámiyndmquód
farmalirer ünt T indc ji«d quoniamxquáddo funt ali- (duo cx:tema.oppofiuà
«quanto alig d reé&dirabyho. oppobronfm , tanrp acce- dit adaliid, modo
confi decauo a paru - culari,quia eft immediate. du «cua. gra- xis à
particulari proxime habet xónem prátuci;& quántà aliquid recedic ab 1lias,
tantó magis acceditad fpcculutiuum.s &. an. Logicae Vnde [umnátwizatia
hraSh Jgecal. ii. 835 haciónzhabiususvniuer(alis pot dici -/e :culatiuus yin
quanpun-recedic ab jactu. in particulari ; yndeagaab(olute c.t culis;
fédcompataiud4:, 56s. Tx his deducit Scotus, quid dicar, (ic - eulatiuum.s. gam
cutmopgonatur praet: - 0, dicit carcntiam illius otdip.stionis- 3i ópus;uaur
goguitieispesulacua Grilla, q dd cócciplatigng propri). obiecri f thc, S vitra
non procedit s. hinc. LIZIO a. Meg c zl aéciatpeculatiuadicituclibera, pra-
SINCROIIA WELHMUENUA TIER EE Anis [peculatigae cll weritas yqacticae vero «0
püsynam jlla-ci.proprerde shax proccn Alin1,;cum: miaitira aliacü poxenuarí)
-ox18:Sedeorm arzdicca i0flajuc, quia practica & fieculaeivum: funt d;
ffcrentig chuifrdüz (cieotig ja cochmuni » ar. ku relpcctusy wel'pulvatieposet
cde. diife- rétta alicuis eeálisabloluti, qnalis eft fciée tlaergo praceicu
anon dicit illos re(pe- &rüsguccfperalarisum-cátengarb illerü. Sic(paprateicisb
s Sie ealaiguo dupli cicer pollboan i decanb wel Kecuridum id y. 4pst patze cei
d; cuntsvelikecug dam id; &.à nobisexplicintur y primémedo fuüt di ig;
e(onctales Iiontiz y fecunda mootio.dscont refpectes Bocacentià jp (ah fd
OAjlicato, (ant; potius; pafsiónes Gon? (equentes, quàm ciencals diffctentge y
iftesah circ utolfaribuntsvthotar Sao: eit, zilChrca ai preen) difficultátis
aducrten; dhm.g dex Sco,cis, ifia vod, notitia » &ohabitus pracucis
Scfpeculaciut dicürit &alcs ineran(ecég (4 forcgddireri per propa» dis
nijas cffenciales yX.de hoa non eft quaiíbio, Ccáiusrin-bs) vndocau(ali- xo
otiginausé:iesepiantifte di wd peii acpibus ve|habidbusser.quo (tqdfi- ayrnon
foutfaccrequaficoyqui re[pades habitósidia: practicos cl (pecilauuos » iquiagh
actibus pidcticisa)& (Qeculat uis icaufantutqhamuisín. actus ftat eaula;har
bituumsátcamen;:vt 00; aCdDoqier lit: E y &tactüs)fbi funt prácticiy i
fpeculuuuig xrgo bibentiauías) 4.curscaies com ineng idiffetepvias
x&icontequencec ifla xNular etant; originatiue .cawíagtes. diiérotiig illas
; d habiibussqutsre;ab sodG lhabiwig: y &actusdbabcbuntipné practici , vel
(pea culayiuiy& deiffo qe ciens qiedipi UU 3j n 394 ' in qua difficultate
certum eft intellectum ton poffe effe talem caufam, quia intelle- &us efl
cauía comunis vtriq; tàm pradti- : co,quàm ípeculaciuo,crgo mon potefl effe.
caufa dift inctiuasaliquid aliad igitar affi - gnari dcbcbt , quod (it proprium
vnius , & non alterius. Prima opinio eft Henr.quol.4.q. 1-qué fcquitur
Grcg.in prol.q. .ar. 3. Fland. 6. Mct.q.2.2r.2,& ex parte Amic.ttac. 27.
difp.4 q. 4.dub.6.fcientiam.f.dici pra&i- cam,vcl (peculatiuá à fine,nam
finis pra- €t icz cft opus, (peculatiuz vero ipfa ve- ritas,& fcitc
obic&i;quá fent. ex noflris fcquitur Baffo.q.7.prol.ar.3.Secüda (enr. cft
Scoii q-4.prol.ar. 3. & omnium Sco- tiftarum,has differentias nó fumi à
fine , fcd ab obie&o,vcl tiobie&um , & finis coincidunt , non fami
ab illovcfine ;. fed vt obictto,quem modum dicendi fere (c. quitur Rubion.q.
9.prol.art.r. 119 Dicendücfl,aGum,& habitü dici pra&ticum,non à fine
(ed ab obic&to, idé de fpeculatiuo dicatur;ita DoGor cit. & quidem de
habitu patebit, id demóftra- bimus de a&u ; Prob. igitur à Sco. prima
pars,quod à fine non habeat,quod fit pra- &icus. Tum quia ró pra&ici
formaliter fumitur ab aliquo intrinfeco aui , có fit effentialis illi cx
dicédis art. (eq.crgoori- ginatiué erit ab. aliqua caufa extrin feca &
przfappofita illia&ui , fed talis caufa nequit cffe finis,ctgo
&c.mi.prob. finis vt finisnon cft caufa, nifi vt amatus, quia zx di&tis
difp.7.Phyf.e.8 .art.3. intà tum finis caufat, tn quantum mouct agés ad
agcndum, (ed r6 pra&ici conuenit a- &ui iue finismoucat agens; fiue
non, & conf:quenter fiué fit actu cau fajfiue nó quia (ufi cit dirc&io
aptitudinalis, ergo noncaufatur à fine ; non .n, amabilitas , & potentia ad
cau(andum fufficit quia cf fc&us, p we tecipit,à causahabct, quia cauía
actu caufat;no quia poteft caufarc . Tum quia vcl finis cft ceusa , vt eft
extra productus,vcl vt confidcratms,vel vt inté tus & amatus ;non primi,
quia vt fic cft poftcrior a&u practico, & aliquo modo Aus;faciens aüt
diftinguere dcbet cf- fe prius; (i pe ose vt ficnon cau- fat vt finis, (cd vt
obicttum , quia vt fic PMEANEDLSS iL Dip. De Sdemia. Lo ATE T sb 4. jnon babe: rationem finis 5 ad
qi quititur , vt fit amatus, fed potiu né obic&ijnec tectum, vt iam oftési
R eíp.Baffo.notitiam przcedé.é ame rem finis non c(fe pra&icam,íed fpeculatiuam,quia
non cit à prax: vc à fuo prin- Spas cit intentiofinis , vnde fol mittit
pra&ticá notitià polt finis amorem,non crga finem, fed erga media, Per -
hocad a.ait finem vt inicnium, sea incer tionem finis caularc notitiam
practicam; & in hoc fcníu cx plicat; limitat do&ri namtradiamde praxi. M
.. Contrajintério finis eft praxis regulas bilis ex di&is art.pracced.ergo
refpicit re gulam priorem, ergo non przcedit noti« tiam practica (cd
fübfequitur. Tum quia contingit quandoq; agerc contra atualedi&amenrónis,
vt cumquis peccando habet confcientiam remurmuranté, quod dictamen eft
pra&icum,yt patet,nà au dirigit adopus, &attinetadscientiamfal tim
moralem,& tamen non eftab intentionc finig,quia hax potius cft illi oppofita,
Tum quia preícindendo à quocunq; a&u volütatis hoc iudicium, Deus efl se —
- mà diligendus,non eft ípeculatiuus,quia non fiflitinfola contemplatione
vetitatis, ergo pra&ticus,ergonó eft deratione notítiz pra&ticze
a&tualis cóformitascum praxi. Tandem je a&usbonusmoraliter dicitur
taliscx conformitate cum — regula rónis, vt cómuniter docent Theo * logiin
ttac. de aG.ham,(ed intentio finis cft bona formaliter , (i cftcirca conuc-
niens obiectum, ergo habet regulá prz- uiam,cui conformatur, quz pradtica crit»
quía dircétiua operationis teta. ) Amic.reíp.rónem praébici habere efTe à
fine,non caufatiué,sed terminatiué , nà vt a&u cxiftente fed vt potente
cxiftere uia effe&tus pot terminare d uz cau(z tàm vt producibilis , quàm
vt produéctus.Hac refponfio non cft ad pro potitum , nam diftiactio per.
effe&us c(t diftin&io à pofteriori,nosautem quati- mus diítin&ionem
per priora, per cau. (as,à quibus
originatur 120 Secunda pars,g fumatur ab ob:c-. &o;prob.à Sco.nam actus
(ciéua pracri- H ca cau(atur ab intellectu à pra miffis 5. 1 intcl- Qu. Pale fu
Tatelle&us non eft ratio diftinguendi, vt diximus,ergo erunt przzmi(I, quia
vt di- «emus di(p.feq.concluf. (cientifica debet elTc ex proprijs, non cx
cómunibus, cam igitur alie (int pramiffae cóclu(. practice, km cóclu(-f;
tiuz,diftinctio à prio ri ex premiffis fumi debebit » praemia: aüt non funt
cauíz originariz huius difti €tionis,quia & ipfz virtaaliter includun- tur
inaliquo priori , tale aüx eft fübiectü €x di&is q.2.ergo caufa diftinguens
pra- &icum, & am latiuum erit obic&ü pro prium vniufcuiu(q;
exemplum : hzc con- clufio practica, Dcus eft (ammé diligibi- lis, deducitur ex
his przmitfis , (ummam bonü cft fumme diligibile;Dcus eft (um- mum bonumyin
quib.vircualiter continerur,premi(Tz immediaré continent con- clu(ionem rone
medij, qp eft caufa conne &ens extrema , medium aüt vitimaté có- tinetur
virtualiter in fübie&o; inquo etià virtualiter continetur predicatum.(.(um.
mé diligibile. Quandoq. aüt medium eft à e o diftin&i, vt eft reip: refpe-
minis,quz ponitur finis medicin uctamen in [pens obie&um ^w qp virtualiter
primó,& vltimaté cótiner, non ille finis, nam 1ntantum hzc, vcl illa
fanitas concluditut de homine, quia ho- mo cft tali, vel tali temperamento
cófti- tütus;& in fcientia morali fzlicitas poni - tur finis,fed
demóftratur de homine per proprià róné,quia idco fzlicitas talis có- petit
homini, quia cft talé animàá habens; ynde fubie&um eft faltim finis remotus
fcientiz,& idco ab ipfo (umi debét prin- €ipia,licét non in quatü finis ,
fed vt obie €um.Conf.ex Arift.6.Mer. 2. & 6. Eth. € 1.& 3.de An.5 r.vbi
practicü à (pecula tiuo diftinguit penes obiecta ; clarius 1. Magn. Mor.c. 35.
Notat tamé Do&or, q» cü ró pra&ici dicat duplicem reípactam prioritatis
, & €onformitatis a&iuz , (cu dire&iuitatis , primam rc(pcctum
proprie m6 habet ab abordine potétiarü, eo quia voluntase& regulabilis ,
& poíterior in- rece eu o) pe MN accipit ab Obiectosquia ideo inccllecuis
cecté di- etat eee eiie (umme diligibilem , quia D cus iníe vci contine:
ycjicascan iluus hir pratLep fpteul. ert. 1. 85; propofitionis,&
rectitudine il!à. Vbi ad- Uertit duplicem effe rectitudinem praxis eliciendz
vnam neceffariam , quando .f. indepédenter a quacunq voluntate obic- cram natum
eft terminare aliquà actio- nét patet inexéplo allato, & vniueríaliter ip
illis omnibus , quz funt intrinfecé bona,vel mala,& ideo przcepta,vel pro-
hibita;quia fant bona, vel mala;altera rg- ctitudo eft contirigens,cum
.f.obicctum eft bonum bras à ab actu alicujus voluntatis,vt fant apre on funt
bona, vcl mala,quia praccpta vel prohibita, vt fa- crificium miffz innoua lege
cft bonum , veteri lege nonerat bonum ex ordina tione voluntatis diuinz , &
in his vltimig notitia dicitur practica refpectu illius vo luntatis, quz non
e(t deterininatiua recti tudinis,nó aüt refpectuilliusquz deter. minat
rectitudinem ,& bonitaté obiectis hzc.n.non depédet ab intellectu tanqua à
regula dictante, quia eft caufa rectitu- dinis obiecti, & prima radix omnis
obic- ctiug bonitatis, Inoppof.arg. t. q iftz differentiz ra mátut à finc; Tum
ex Arift.qui 3.dc An, 49. aitintelle&à exten(ione ficri practi- cum.i.qui
cft fpeculatiuus, per ordinatio nem ad finem fieri practicum , & 1. Met.
C-I.practicam fciétiam docet ignobilios rem c[Te (pcculatiua quia eft gratia
víusy ergo vfus eft per fe finis practicz, er diitinctio (umitur à fine ;
clarius hoc ha- bet 2. Met.c.5. vbi inquit finem fpecula- tiuz cíIe veritaté,
practice autem opus. Tum 2.quia actus dicitur prascticus, quia cft moraliter
bonus, vcl malus, fed boni- tas, & malitia conueniunt actui ex circum
ftantijsjincer quas principalior eft finis ; Tum 3. obiectum , fi eft caufa
actus , eft effectiua, erzo non e(t prima radix difti ctionis, prob. conítq.
nam omne agens agit)quia mouctur à fine , ergo finis cft prima cau(a,&
radix omnis diflinctionis, Tum 4.principia practica femper fumum tur à
fine,crgo finis eft qui virtualiter in- «ludit rone repete x: 121 helíp.cs Sco.
Cit.ad arg. pro. opin. g dug triplex gradus iniclectue fecundu Arilt.primus;cum
percipi fpe- &ulabilia ; Secundus cum cogitat agiblie 3 Tit 4. bu £9&
Xinh DÓpXEEE «Be eionih. DESEE Ín vniaecfáli i6/diccado de redijsimpar
'eieutbris Tercioscum de medijsanpavri- culatteófalit propter finis
afecutioner. Hine fecüdam prit gradum intellecras eit fpeculaciuds;qui deinde
extéditur:ad copnitionem' practicam in vnime(ali, & &ptitudinalem, qua
non refpicit finear vt amatum/f(cdvécogiritum ;fecundurftter- Sum gradum
refpicit irem amarum & voliróm & voluntate; quarencgatuy intel» Teccom
extendi ad'practic grins optér finem A did de r, et. cel p, Sco ad ire; primc.o«q:
collar. qus víG£^y. feroperario ti eft obiectum enti practicas tanceftper
fediRin- I criubfeios vt obiectum cógitieim 5 mon: Mises fa finalis fi vero
nori eft'obiecum ,. Lo Deque edu slBabeat hibitudinéad vfam;bom ded vcad perfe
fusca tncaee(t'obic- pun & quia liübitadiiémhicitad vfurri,. Vicecve ur
graclátiraltedos«óliueraram:, xRoBicéti; adlitic éóteladiuit henoliilicas
fcientia practicae. Ad id dea Met sit Tip itorh pevalátiaümprofihe iamédia- 4v
Tübere [pet ulàcionen quat d'ciuiva- "rais qui virer rton rebidit;habiui
pta- xicürmproa né: imtnediato Ttabere opus «b hosdami praceicam 3q6d diciiur:
opus; "Quis refpicit tlüd'regütandoguard: Arif. «a(Benaaie diffremiam
babiaiuiispenes: 10s os iweethid drefpiélanr) inp ra ü- witadiitinaiononidtprma
& origmh Aisgesdixirias Ad 1l $ oxcetloqridb - rudis rn: fidmerátur: AQUA
EDIT Bus ud didit Fw; d reor y s eni ons. sdproStiimtrisenrmanrd- cite *titfe
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(uis ffe fimiles, rom vrimocatio: ey c fümilirudino satum tor diérpcucs formas.
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milis fuicaw» — - fron forone; fed'aomfa modoeeadifor: qmi; c cü domusc Xa
fidum ia radar (téles:adeft timaktadoin-for. e cà ta:id inflacilhus f, (ed, non
(mo id! si icavdomes: extcai Bupeioeit yii es domi.sonceà dabec:cfíe-d.
ivilligicir: iri eios? Gocogricum:juandougiat edid ctus (hot fim ies:afiqua fim
dicunt Bllarah*; uitio cdsfareffictenies (pee di- qun aova
lentioForcechiecltatenm aeorf- «tnhvetieótaulh fic ro mbec obibetare-
fipcistmraua« A dz: imeufüree (pea ae forkarabrobtectis; nd caufarentult:à Hab:
ve gerft vicessillorum «' tom qnaeónda &osditumurfpezincare prac Agatif: s
y (Gdiqwiatiabentrax mae mco AMineqiKipC i$4q. wa dpi diaBhcum, er a quias
ilpon em (he nó pendét ioh (it cauía rea- c oo ceca pof- HEN pta iic c
fpcilhtum, fioi ation formali; qua fv nitur fj» atlb4 GEM bimE wea) Miet ee
scares d fica. Mairena vary ecc p Yes e ee luimveotfideal. nem. fátioneny
continet I fpeeatátias , & dicitur virtualiter v y féciindüraliam cotuinet:
cort cas eee «onfi deracut [ 53 vtopOtediteife termi MOM OBLURID V. fts th
atcur ids penis vitàllb quomodo: Doas vil &fririim boruim: dicivit^terminus
dile» &iórks; & diligibilis ;& hoc modo dici eit^Sirunliver
practica « !s E 262131 5125: biiolo20).44 12:1... 3 SR TIPCV Lv 8 FT
"fiecibuonin conie ib git [ott s? hama cR pm rs AY defueiufic j qui
negarüealy latas-differéntias: praótici., i colunt fcieniz'in cóiconnenire , cg
quiaoéax(ciéiá fpeculariuà elled. xerity. i$ Sancixo:r Log. qrz; Valiiusaslo i»
dip. p-y/q. 4- adlyeret Amic. traót; 27» acoDey difppq.z.dab.6: cócl y. qui
Aléficital (v Mótantox.77T Ire uer, Zabs &: Bal, ; - Oppotira (ententis e(t
communis & traditar& $co:3. 4jproliad arg.pcinc« qud.
probacexAnft.& Met;c. t. vbv (cienciany diniditin practicám y & f
peculatiuam, q etiam docuit y 1-M ccm; 3:6. 1 «& li. 14 cz & lib:
sa6Xiye Gs Ei. initio. Tug quia irlibiPott.-vbrGr exaCte naturam: etplicat
(Cicntizr, mun quae excludit notis tiam praéticam a ratio fiicnsiay do oiiies-códiciones-;
quas adducic notitia racticaradaptari potlüm ipro* buius (upra. i;arG^ fi
magis: mad ipit ex-éolurjone obiefterum oii .* 115 en(tant ,namcAz for) icr;
6:2. adründ féientiavidetucéxigere y qo fir 5ratia fut. atur alterius;
vtieftpraxj ica noct . tas fedipeciiliet.ó- ih. boc allcrissnam - Gc, 1s
diuidit faculvatesantcljceun «an tacul- tatem fciendi, qua res confiderat,
quarü patrz aliter fc habere nonpoffunt,& in facultatem ratiocinandi
confiderantem, que aliter haberi poffunt;primam in c.2. vocat contemplatiuam;
& c.3. diuidit in fcientiam, fapientiá, & intelle&tü, fecun- dam in
prudentiam , & artem, fcientiam di (tinguit à prudétia,& arte quia illa
e(t. «irca obicttam ncceffatium , quod aliter haberi non potcft, ifle verfantur
circa obiectum contingens , quod aliter poteft eflc , nam opetabile dicit
ordiné ad exi- flentiam , & per confequens eft variabi- lc, non ateroü,cum
igiur de ratione om- nis(cicntie fit habarc obie&um neceffa- rium, &
hzc ad contemplatiyam fpectet facultatem , notitia verà practica fitcir- «a
córingens pertinens ad ratiocinatiua , fcu a&iua, non potctit cogniio
pratica feb Icientia tanq. (ub genere contineti , 125 E efp.in 1. loco [olà
decere feien- tiá (peculatiuá5quia eft gratia fui, perfe- tiorem e(fc
pra&ica quz eft gratfa al- Meriusnomtf negare (ciétiá cffe, imó fi onctc
háx diuifionem ; & hoc modo e antellizeadus Acift.dum 2. Mct.5.
ait pra «&icanrnon confidcrare cauías per fe y .?. gratia fuisfed in ordine
ad aliud. Ad 2.di- «€eimu$ cum Sco, q-4«cit. quód (ub. nomt- anc (cientiz
comprehendit etiam moralé y» quia fae diftin&tionem. affignat ex hoc, we
fcientia eft de re demóftrabili , nà alt pradenia, at habitus vpiaeríakam. clt
de £e demonttrabili poffunt .n. de epcrabiibus in. vniacr(ali confideratis
fieri pro* potitioncsnecellariz ; & (olum de parci- «ularibusnequit fieti
demófkcatiosde g.- bas e(t prudétia; nec obftat obiecti cóua- itiaynam
a&tus,qui contingenter elici- zür , concluditur neceffarióy debere cfTe sar
MANN dn ic&tus; inquic r de ipfo contingenti eít (cientia quaniirad conel.
demonftra- tam ncoc (facióper aliquod. C neccffaci à conueniens contingenti ..
Vocauit auiem Arift. hanc facultacé contemplatiuaia, nó Quia (it propri
fpevulatiua » fed quia eit vniuet(alium , vbi prudentia eft finsula- 1:0m ade
modi, qao medicina diuidi folet infpecalatiux, quar eft vniuerfaliü , Difp. X
IH. De faentia. e Twp 2 E - acquiritur ; quatenus nom proxime diris git , &
in particulari. Quam i Aucría q. 16.(et. 4. cófirmat ex 1.m mor.c.32, & 33.
vbi facultatem intelle- &tiuam diuidit: ex. duplici obiecto intel-
ligibili& séfibili , primumait effe obie- &ü contemplatricis, srà
obie&um confuf tricis , per primum intelligit vniuer(ale, á per si
particulare, & 6. Eth. c. 7. & 8, n clare afferit pradétiam effe
parriculariü ,. Dices 6.Eth.cit.prudentia definitur fit habitus cum reGta
ratione a&tiuus, fd hoc conuenit cuicunque notitiz pra&i- €z,crgo
qualioct (ub prudentia, non fub fcientia continetur. Tum quia c.7.ait pra
dentiam c(fe vniuer(alium ;. qnod-de arte docuit 1, Met.c.t.ergo (icut fub atte
co- tinentat habitus voiuerfalinm,& particu- lariam fa&ibiliü, ita füb
prudentia vtrü- er habitum agibilium dac intelligere b id multi cocedunt rónes
iítas, & re ndent Arift, pec fcientiam intelligere olas (peculatiuas ; quia
ift» procedüt dea monftrationibus rigorofis, nonficfciem- tiz practice , quz
(unt de minus perfc&& cegno(cibilibus in fey minnfq; eertisqu&
(peculatiug ,vt notat Doctor cit qua rez fponfio cf expeditior.
Attamenjdicimus. adhuc fuftipendo priusallatam y ad 1. ex- Sco. cit. qp
definiuo prudentig debet in telliai de babitu a&tiuo proximo, qualis: c(t
habitus acquifitus ev a&Gibus , non de remoto; quaks c(t (cientia. Ad.a.in
1». co idcirco ait prudentia cffe yniuerfaliis, quia in e(fe perfecto
prasfüpponit fcien- tià moralé vniuer(aiit in eodcm intelle- &u .
Noncurauit autem diftinguere ar- tem ab experientia » ficat feeit de pruden tia
(ciétia quia artes vt in plurimü ac —quirütur experimétis, && gui ione
fius principale crat explicare babicus: 1c 6tiuos crga agibilia, nó erga
fa&tibilia .Cum igirur practicum , & fpecu- latiuü (int differét:g
diuidentosfciéam y videndum remanet , qüo illi conuen;ant y circa quod süt duo
dis imum ett,am fint differentie ynmediaté diuidétes (ci tiam in communi itavt qualibet fcientia fit vel practica, vcl
specolatiua , & nulla detur media; (ecunidü an (nt differentia &
practicày qoa ex vía fingulari aéiud ciipntiales, ap Yel aceidentalcs « Ec QUIA
Qum. pratl.erfpec [ope diuid ant crt.ll $39 Etquidem circa primü dubium nil oc-
€urreret dicendá, cfl.n.quaftio de nomi. ne nà pédct ex diuct(a acceptione
pra&i ci & fpcculatiui , de quibus iam detctmi- nauimus quód
pra&icum dicat extétio» nem ad opus , (peculatiuum carentià talis . extenfionis
, inter quz nullum cadit me- dium, ergo omnis Ícientia , vcl e(t pra- Gica,vel
fpeculatiua , vt cü Sco q.4.prol. art. 1, & $ Quarta viadocuimus o. prog.
art. f. oftendendo falum ec Logicá nec e&c pra&icam , nec fpcculatiuam
, ^ Verü cftó bac quaftio fit de folo no- mine, vt diximus, Ferchius tamen
nupertimé veftig. o. valde. infüdat, vt probet mon cffc diuifionem immed atam,
fcd da- Ti medium pct abnegationem extremorü »f.[cientiam fa&tiuam , qua
nec practica, ncc [peculaciua cfl; totum cius fundamé- um partim ex Arift.
auchorit. defumptü tft , qui (cientiam diuidens (emper vtitur tripartita
diuifione , népé infpeculatiuá, actiuá, & fatiuà, vt ex varijs locis —
oftcadit popup tim ex rationesquia (cié- tia pra&ica , & (cientia
actiua funt pror- fus idcm, & folum diffcrunt idiomate,ná ptacticum eft vox
grca, a&tiuum latina, €rgo non bxné diuiditur (ci&tia inpra&ti-
cam, & fpcculatiuamy& curfus pra cea Ls ina&tiuam,& fa&iuam
; quia nihil poteft tanquam cómunc diuidi 4n (cmctipfum , & inoppoficumünm,
nec.n. poteft ho- . imo diuidi tatiquam aliquod communc ad hominem; &
brutum , tunc..n. idem effet communius fcipío , & vnü oppofitum ef-
fctcómune alieri oppofito;& de illo prae- dicaretur , Nec reípondere valet,
inquit ip(e, pra&ica limi communiter, vel pro- priéipra&ica proprie eft
fcientia a&tiua, & di inguina: contra facti commu- niter veró
fignificat omnem fcientiam, qua non cft fpeculatiua, & non eft gratia
vetitatis,& cognitionis folum, fed gratia operis. Nam contra inftat;probans
id cí- fcabuti vocabulo pratica , & in Schola petipatetica a qiuocatioge
ludere , quia Arift. femper accepit practicum; vt con- tradiftinguitur à
(peculatiuo, & fa&tiuo , ergo nonlicetalhjs in eius Schola accipe- rc
pta&t;cum , vt quidcommuue ad a&i- cmom,&factiuum.s 127 Sed 'tota
huius viri concertatio manifc(lé demonftrat ipfum có:cxcre li» t€ de
(olonomine; & de folo vocabulorü víu cfe (oMicitü;idcirco, cü de re có ict,
communis modus diuidendi fcientiam ia pra&icam , & fpecalatiuac,
non:eít deferendos , & rurfus in a&iuam, & factiuam , quia effc ad
finem extra in« telicétum e(t commune ad (ciétiam a&i uam,;& factiuam;
ergo ficut [cientiayquae nonhabe: talen finem, fed folam verita. tem;dicitur
(peculatiua fic é contra que hibet talem fincm, dici poterit pra&ica vcl fi
hoc vocabulum eft fa(peGum, alio cói nomine potcrat appellari v.g. operae tiua;
& ficut operatio diuiditur in a&io« nem;& f:&tionem.i.
immanenté, & trá« feuntem, fic fcientia operatiua in activa , &
factiuam fobdiuidcetur. Ruríus tal intruditur mcdium per aboegationé exz
tremoram inter Ícientiam, quz cxtebdi- tur ad Py qualiseft, qug ponitar cis ad
actiuá; & fa&tiua,& illam, quz nó ex« tenditut ad opos, qual:seft
(peculat iua y quia femper vrget ratio DoGoris , quod 1nter extendi, & non
extendi dati nequic mcediumyetiam per abacgationem extcemorum , cü fint
contradiétoria. At ref p. Ferch. c.5. ad 14. potle daci medium in; tcr
contradictoria, fi "er NE iocti pliccaturjalioquio mirabilia paralog zare
poffemus, vt v.g. quod inter bipatium, 8c. millenarium non eft oumetàs medius,
(ic arguendojintet primum;& nó ptimü nort cft medium , numerorum autem
b:narius eft ptimus , millenarius non cft prin us etgo &c. Vcrombac (olucio
probat (opi quod iater extrema contradictionis po« teft dari mediüm , fi
matcerialicer (amans tür,nonaütem vt ftantlüb membris con. tradict;ionis
formaliter , vt i pfe ibi fate- tuc,& ex eius exeplo deducitur,quia inter
binarium , & millenarium numerum da« tür vtiq; medius numerus, denarins,
qui« narius, c. qui tamcn numcri confidera. ti, vt funt oon primi , non median
inter. millenacium & binarium, alioquin pco« bare policmus intct numerum
binatiumg & qüiinarium non dari medium (ic para- logizando,intcr parem
,& unparcm non datur mediü , oumctorü binarias eft. pary qui- , eo6 Xi sto
Dip aoo Den feadtaon acu. quinariusimpets crgo Ko. fie; dn gropc- fito. £a£ti0a
enédiace: porch. marecialier intér a&imamwX (pcouladiuáfadforgislis ter; vt
flacfib illo, exttenocoMuadiétio, ji fisgquad.cft ex teofio ad opusimó modia.
fcd.ctbmebrü inadequatá bos essen INec fundatuoot in oppot. C mu cfquia. paw
aee posce Mi uidat tripartita djuiftone» Bon tamcn.id fem fecitbipartita:s
Y&.€x: multis locis calligicaz, quos. pe adducit €; 4.- &flà ibi
cóenéat.nán. facere weram: diuifjonem » (cd potius comparatione. 4 qnod an
oninie pófi verom, itd Airernei iet pde quia de hac xe apxij nolumus ele:
certum eft patte fcientiam diuidi B bie partita, G tripartita; , dinifiome
zque:be- né, quia yc. diximus di(p.i«q A iart.psud- ido gcnus patcas/fi le haie
pecies,vcin pofito eft de. cientjaJcommodü eft ac vtile illnd immediate
diuiderein fingu las, & hoc fuit, an £apfa y: quod. Arift. £re-
quentius.tripartità diuifione fucrit v (so TNec etiam ratio; qua.
affercbatnpafatis vrget » imóper dift fin&Goncm ibiallaram fufficicntér
diluitur;,qnag £t de.m&- tc Ari(t..diximus (upra arte ad 3 «neque nouumcfd.
in fpecies diuidi appropriato cuidam illaru ipfo;nomipe gend- ris,fic motus
diuidi (olet inmoti proprie i&ums& mutátionem, pomum Áigni €a oinne
genus: Samen pd «ialiter maUs Ap osDe » Jic ergo inpro- gofitoj pradtica:
fignificat promifcué om- né notitiamy qua ad opus cxtepditur.ex-
£taintelle&üu xta, mad lequédiArif, m $.Mct. 3v fpeculat ipe fimis
»exttas., pra- ti autewi opus, pcculiarieramterb pos — amu eim (olet. jenhenm
Ad. iur tli am fpeciem (cicntias qua a 5 & qa: «acabulum.practies. t gc
notitig, remped adtjnam, & fa» A illamaatitiam; qperatius quia, de
nominibus rixam no pinus,: 1428 At inflazFercha«1a.nullonomi- nc: poe. . hane ;
mnoriuá —' um aput, quod probat cx Ar agn. mor«e-vir. vbi prse quadnon ener nii
tas tàm.ad fa on MM ? s i lup ifi^ (tia, quàmde habatuali diniioncna (ic tice R
eT pe Arif folum iznnudte velle iquodinon f j xz facultas dc fa&o. qué agat
pice pie pari rry m m nun rum avsdicau porta prd qid alti ashoc an ceriom elis,
fc concediun 4G. eid audnem. £xWa » amti cBba nid iere Quid copimiibr ia aet
«uam; &cfaétiuamby mulae ihincifincgjvb ticin ab Td niunis varias amt
pcEREAUSA QE itiarum fpeciesannqaratas concede , Trew iun pr pter e Iv Pura npe
site mde NE Ci uerb nom fpcétár ; uia. £u
itnctn,noatejontun adf d ,diftinctam, quater] dati&zmyar iple: di acts T
-pradicagw vt soin ins;cld y. -nomon oftendit, aí wuiehor »D.. em iquodamór y
eo-ántemiplo T ,amoré Sei , - ders epa tius practicam laptt ; 4:€E: péculat
Pale ffo man tij & poteft exagitan iris totali; nondoquimur: autem de. ic
ípecnladaio,ptóut ànobis mamvt fic nequennt peer re unt cled Eun CIE T
uicum &, fp vt Caiet, yel
formaliter, vt fe dra quifuftinent Theologiam, & ke qe dici practicam,
& fpeculasaga Y uü d H QJ Qumprali. c) fptc. feient.dinidam. efr.II.. 901
gimus q.proarm. cit. quod alij exteadunt - etiam ad a&um, ita Amic.
tradt.27. difp. 4.q.4.dub. 10, Auería q. 27. (c&t. 4. ad. dunt Hurt.difp.1
1. de An. fcct.4. & Ac- tiag.difp.1. Log. (c&.4.cundem act fal. tim
diuinitus poffe fücceffiue dc fpecula- fiuo ficri pra&icum. 119 Dicendum
eft nullum a&á ,neq; habitum fcientificum, fiue pattialem, tiué 4otalem
poffe cfíe pra&icum , & (pccu- Jatiuum, tàm fimul , 4 fuccetfiué ,
& pet confequens has differentias effe quiddita tiuas, & effentiales;
ita Do&tor q. 4. prol, art.2. & arguendo córà Gocfr. & D. Th. quem
fequantur Scotiflz omncs , & vc- tiorcs Thomiflz,faltim loquédo de íci£-
tijs naturaliter acquifitis , quoscitant , & fcquuntur Did. à Iefa difp. 1.
9.6. & Có plut. ibid, prob. ex Arift. qui 3. de An. e gj Mct.4.& 6 Met
c 1.& 6. Erh ci. & feq & 1. Magn.mor.c.3 1. & 35. ex di-
ucrütate obicctorü arguit i diftinguit Écicntias in (peculatiuam ; &
praGicam, & cx hoc, quod vna non cft practica , iu- fcrceffe (peculatiuam ,
& fi e(t pradtica, quod nó (it (peculatiua, quod verum non €(iet , (i cadem
fcientia. fimul effe poffet Gica , & fpeculatiua, Nec faumsfacit
Vafa.1.p-dif -9.dicens in his locis Arift. &on atrendiffe (pecificam
diftin&ionem otenuarum; ed varietatem opcrationü. on valet, hoc.n. intendimus,
quód ex varietate obiecti (peculabilis, vckoperabitis lee diftin&io
[pecifica pra&i- ez, & fpeculatiug co;nitionis. ' "Deinde prob.
róne, & primo dc actu , nam ratio pra&tica, & fpeculatiua funt op
poftitz differenuz, quz contradi&toriam oppofitionem infcrunt, vt notat
Scor.cit. cognitio .n. pra&tica fcrtur in obiectum wt opcrabile,ex fe eft
directiua operatio- mis, rcípicit obic&um in ordinc ad exi- ftcatiam:
(peculatiua veró ex propria na- «ura refpicit obic&um mfe, non:n ordi- m*«
ad opus, nó cft dire&iua operis, & ab exiftentia prz (cindit , ergo eidem
actui nequeunt conuenire , conieq. prob. quia idem a&us tenderct , &
non tenderet in 4,5, dirigeret, & non dirigcrct ; antec. £yood attributa
illa conucpiant ex proprijs naturis, prob. quia qu& conueniunt a&tul
rationc obiecti formalis, competunt illi efientialiter, nam actus ab obiectis
(pcci- ficantur, ifla vcró attributa cóucniüt acti- bus cx obiectis proprijs
formalibus, cffe -n. practicabilc cft rat:o formalis con(ti- tuens Ícientiam
practicam , ficut fpecula. bile conftituit fpeculaciuam, vnde diuer: fz
paffiones omnino dcmóftrátur de quo libet per diaerfa media, & principia ,
& fi ab iliis auferatur ratio [peculabilis , vel operabilis , non amplius
remanent obic« cta pra&cz, aut (peculaciuz fcientize. 130. Mukapliciter
re(pódét primó his rationibus fold probari no poíTe dari acti formaiiter
practicá & fpeculatiuum , noa tamcn eminenter , Sed hzc refpon(io ab
omn:bus feré reijcitur , quia quzlibet co- ghicio vel fcrtur in obice in ordine
ad opus, & fic eft formaliter practica, vel in ordinc ad fe, & fic
e&t formaliter fpecula- tia , & ficut nequit dari obiectum, g» fie
con(iderabile ab intellectu ; (ed nullo ex his modis, ita ncquit dari coguitio
, qua non fit formaliter practica , vel (peculas tiua o. : ^ Alij refp. «y
practicum , & fpeculatiuü poffunt dupliciter cófiderarlprimó adz- quaté,
.i. fecundü oés conditioncs;penes quas opponuntur, quomodo practicé di- Cit
cogaitionem cum relatione ad opus , fpeculatioum cogn:tioné veritatis cünc-
gitione relationis ad opus ;fecüdo inadz- quate, quarenos dicüt perfectiones
(inzu- loram finc mutua repugnácia, v.g. fpecue latiuum dicit cognitionem
ob:ccti fccon dum propriá naturá, & pa ffiones,non ex- cludendo fimpliciter
relationem ad opus, fed fecundum quid, .(.vt obiectum (pecu- latiug modo
confidcratur; practicü dicit cognition directiuá non excludédo (im. pliciter
róné. [peculatiai , feu cognitioné naturz,& pa(fionum , (ed fccondu quid in
primo fenfu i(tz differentia funt incó- poflibites , & conucniunt vc fic
actibus , quorum quilibet cef icit obiectim tora- liter pracicab e , vcl
cotaliter fpccatabi- le qua róac dicuntur obiecta adzquata * at íccundo modo
(unt cópoffibilia in eo- dem actusquia ille accus tunc refpicit plu- ra obiecta
vnü practicabile,aliud tpecula- bile inadz quate proptec — ; 90L : Difp. X11.
vel peifcetioné obiccti : adeft exéplü de znim: rationali,in qua vniütur
petfcctiori modo formaliter gradus vegetadi ,& fcn» tiédi in plátis, &
inbtutis difperfi;& obie «ta sé(uum externorü adaquaté proprias potentias
rcfpiciunt , vt obiectum vnius non fit alterius , at quia fenfus communis
inadzquaté refpicit omnia fenfibilia , ifta [ofiunt od vnam potentiam fpectare
. 131 Contrályreeturquia róncs practi- cab:iis,& (peculabilisnon pofsunt
inadz- quaté refpici ab codé actu , nà actus vnus non nifi «nicum pot cefpicere
obiectum, à quo fpecificatur , & nequit in plura o- biccta formalia
tendere, vt in lib. de An. dicetar,& fi plura refpicit hzc erunt ma-
terialia obiccta,non formalia , aliter non eflet ma ior ró,cur vnus a&tus
plura, & plu ranon refpiciat :quare femper inobiccto vnica formalis
róterminandi corrcefpondere dcbet, ergo idem actus nequit refpi- ccrcinadzquaté
obiectum practicabile, & (peculabile . Ncq. dicas refpicere illud obiectum
(ub aliqua cómuni ratione, Tü quia hzc communis ratio effet obiectum illius
actus, non tóncs inferiores practica bilis ,& fpeculabilis : ficut actus
attingens animal praícindens à rationali ,& irratio- nali,non ob id
attingit hominem, & equü fub proprijs formalibus rationibus. Tum quia hzc
ró adzquata ncceflarió deberet e(sc vel ptacticabilis , vel fpeculabilis , vt
contra prec. refponf. arguebamus : Nec exépla adducta faciunt ad rem , nam gra-
dus vegetandi, fentiendi , & ratiecinandà €x proprijs rationibus formalibus
in com. muni non funt oppofíiti , nec fc habent vt diffctentiz diuidétes
commune genus, (i- cut fant practicum, & fpeculatiuü in or- dine ad
fcientià . Similiter obiecta (cnfuü externorum pofsunt inadzquaté. refpici à
fenfu communi , qui c(t potentia tcípi- ciens pro obiecto adzquatofenfbile (ub
rationc aliqua fuperiori , & communi fcn- fibilibus externis : at lata
differentia cft intec potentiam, & actum, eadem .n, potcntia pót plura
refpicere inadequaté, vt intellectus omnia intelligibilia , & fenfus
communis oia fenfibilia , non aüt cadem intellectio ompía intelligibilia, aut
plura, ncc cadem (enfació pluta e£(ibilia, (cq qd De Seientid. "oue. 0 :
TI multiplicatione obiectorum. particulertü | multiplicátur aus;vt fafius ia
lib.de An, 132 Ex his manct probata fecüda pat de habitibus partialibus: ná
caen actus fp cie diuer(i gencréc habitus (jecie diucr- fos , nec poilit
id& habitus concuttere a actus fpecificé di (tin&os ex di&is
q.3.(c« quitur,quód ficut actus pra&bcus, & fpc» "
calatiuusfpeciedifferun:itahabituscors rcípondentes.Tandem probaturdeíciene — -
tijs cotalibus , (cientia .n. totalis dicitur : vna ex f'nitate babitus
alicuius quidditatis vt includeniis vel virtualiter, vcl potétías litet
veritates demon(rabiles de co cui eft quidditas, & de inferioribus (ub co
cá. tenus, itant o1a con(iderata in totali (ci tiaconucniant invna
róneíormaliconfií. — derandi;, vc! genetica , velípecifica,vtqe 3. fuse
explicauimus ; (ed nequit dari vna cognitio alicuius quidditatis , qua refpis
ciat illam (ab rGne praCticabilis,& fpecüe labilis fimul, vel (ub rone
aliqua ES ci déte, yt probatum cft, ergo neq; babicus fimilis poterit dari , ex
cuius vnitatefüs — matur vaitas totalis fcientiz . Tum qu vnátas (cientiz
totalis pendet ex vnitat principiorum , fed nequeunt dari p ia comunia fcientiz
practicz , & fpe atiuz, fed omnino fünt diucr(a,vnc c [ gnitio principiorum
fpeculatiuz dicun tur ad habitum intelleus pertinere, cipiorum veró praGica. ad
fj xt aducrtunt Compl.cit. m Cum igitur quilibetactus, velhabitus. — ex propria
natura habeat , quód fit pra» . &icus , vel (peculatiuus , &
efleatialiter 2.fcquitur has differentias efle quidditati-. uas, &
cífentiales fcientiam 1n communi. diuidentes;& con(equenter nec €t diuinis:
tüs cundem actum , vel habitum pofi de, fpeculatiuo fieri practicum , quia |
Deus cffentias rerum igummtare. E qua. adhoc vt fiat talis mutatio in au, debe
rct etiam mutari obiectum, aliter non cf; Íet maiorratio , curantea erat
(jcculati. uus, modó pra&ticus,ad mutationem aü E. obiecti mutatur €t
actus,quó ad entitat&sc 133 ln oppo[-sgenis idéipteliectug |— efi practicus
, & (peculauuus, etg &ha- bius. Tum 2. fidcs eft iul Mos fpzcujatiua,
nam inclinat ad a(tus praétáe v E gotics | gtet perfc&tionem obie&i,vt
Th .- .* wel ptopter vniuerfalitatem eiufdem ; vc Agr oprijs obiettis 9T.
Quom.praci ev fpec. fcienr., diuidant. odrtIll. 9035 €0s;vt qubd Deus (it
colendus, & ad fpe. eulatinos, vt cp Deus fit vnus, indepédés, &c.que
funt concluf.metaphyficales, & pm iuz. Tum 5. operabilitas, & non
perabilitas in obiecto nó funt effenria- ksj&' ita diffetentig, ergo neq;
in acu; vel habitu; Tum 4. habitus f pecula:i- tius concurrit ad directionem ,
qua fit à pra&ico; ndm metaphyficus oftédit Deü e(Te (ummum bonum , primum
ens, infi- fiitum,&c. qua omnia rudant ad dirigen» dá voluntaté in Dei
amorem; Phy(icacó- fiderat naturam anime , & palfionü eius, faturam
herbarum, & corporis humani ; ow cognitioies inferuiunt morali y &
dicinzimó funt principia, quibus me "dicus fuas demonftrat conclufiones
pta- €icas, ergo pra&ticum, & fpeculatiuam nonfünt oppofite differenti
, vnum .n. oppofitumnon concatrit ad conftitutio- alterius oppofiti « Tum f.
virtutes its idferioribus dilperfe repetiantur vni fuperioribus, vt de gradibus
fen- E anima rátionali;et pra&ticum, & fpeculatiuüib (cien is ordinis
fpecie diftinguan- fut , tamcn in scientia fuperiori, vel prolicologia, Losica;
poffunt vniri, Tum G.diximus (u« pra).3. dati poffe vnam fcientiam totalé emniü
rerü , crgo hc non erít practica, sictpecohidhd fed vtrunr]; formaliter »
"Fandem íi quis haberet cognitioné pro- dü&tionis rofz v.g.hzc
cognitio e(fet fpe eulatiua, vt patct ; fi tamen hoc actu per- manente
communicaret illi Dens poten- tiam produé&tiuam co(z , tüc euaderet illa
€ognitio practica, quia etfet de aliquo o- tabili, ergoidem actus potcft. dc
fpe- &üflatiuo ficti practicus fuccetfiué . *x34 Relp.ad i.neg.paricaten, idé
.n. jnteli e &us eil fciencificus, opinariuus, & erroneus, & ramen
idem a&us, vcl babi- gus nequit cíie fcientia, opinio) & error, nec
fimul, ncc (ucceffiué ; ratio eft quia diffcrentig: itae accidentaliter
conaeni- unc intelle&ui,& inadz quaté propter fui sli mitationemyat
a&ibus, & hab:tibuscf fcm i aliter competunt 5quia [ümuntur cx
fouvalibus. Ad 2. neg. antec. nam atus noh fpeci ficanturex à- bic&tis
materialibus,fed folum ex formalibus, qua ratione diximus q. 3. oésactus fidci
effe eiu(dem fpeciei; & confequcn- ter vcl pra&icos , vel fpeculatiuos
, quia vnicum habent motiuü affenticndi.f. au- thoritatem reuclantis Dci. Ad 5.
diximus etiam q.cit.differentias accidétales obie» &iin effe rei quandoq;
effe e(fentiales in cffe fcibilis,& in ordine ad actus, vnde co guiriones
ri fibilitatis, rationalitatis, & a« - nitnalitaris fpecie, &
cffentialiter diffe. runt,nomi tamen obiecta in effc cei, Ad 4- folum fequi
habitum fpeculstiuum ette virtualiter pra&icum, no formaliter : nec
repugriat vnum, & idem effc formaliter fpecülatiuum, & virtualiter
pra&ticum » ficut aqua calida cft formaliter calida y viraaliter frigida,
vinum virtualiter cali- dum, formaliter frigidum ; tum quia noa eft cau(à
adzquáta a&us pra&tici , ad có: clutionem.n. practicam requiruntur duae
pramiffz , quarum vna ct oftenfiuabo- nitatis obfecti,alia directiuo in
gencrali y vt (ümmum bonum cft diligendum, Dcus *eft fummum bonum; ergo
d:ligédus, ma- ior eft dire&iua in genctali, remote, & formaliter
practica , minor tm fe cft for- maliter fpeculatina , at in tali fyllogifmo eft
virtualiter practica « Ad s. aifumptum non et vpiucrfaliter verum » precipue
quando di(perfía funt oppofita inter (c & imbibun: contradidtociam oppofiti
nem : vnde nec fcientia diuina , quz emi nenter continet omnes perfectiones
po(- fibiles actium intelle&us, dicitur formas liter,vel eminenter
pra&tica,& fpeculati« va fed ctt formaliter (peculatia2, vel pra
Gicaiuxta varias op:niones, Ad G.affum- ptum etfe verum de (cienajs
(pecuiatiuisg non de fciemia in communi , quamuis .ne per precifi;nem detur
fcientia tanquam genus pra(cindens à differenüijs pra&ticiy &
fpceulat.ui, non tamen à parte rei datur" hac lcientia,led femper eft in
fais fpecie- bus inclu(a. Ad rai ose cómunicaret Deus virtutem productinam
rof& alicuís habet de productione ro(a fcieptiá (je- culatiuam , quia (olum
cogno(cerct mo- dum, quó à caafis nawralibus eft produ- €ibilis non p
fà&ticám , quia licét lt de te opc-
€ C o € —A oA c wx €€m]R 904 Difp. XII. opcrabill, non tamen operabili
modo, .i. non vt à (c opcrabili,& dirc&iuo iudicio; pof con
n.unicationcm virtutis , adbuc ille actus efict (peculaciuus , quia nulla c(-
fctinipío tfa&a mutatio , necefiet rega- Wariuus, vcl applicatiaus propriz
volunta- gis, & virtutis; & per confequens deberet alter atus produci
omninó à primo di- uerfus: fic plyficus contiderat ,quo pa- €to 3&tus lint
ab anima elicibiles, contem plaur ipforum dependentiam, non tamen e(t cognitio
pra&tica , quia non confidat opcrabili modo, & in ortine ad circam-
cunflantias morales produ&ionis, Pl'oncius died q.8. à n. g t. licet «um
alijs Scoriftis dcfendat eandé fcien- tiam partialem non pofte effc timul pta-
eiicam,& fyeculatiuam, oppofitü tamen tenct de fcientia totali
comple&éte mul tasparticulares fcientias habentes diflin- &anumero,
& (pecie obiecta, quia in bu- aofinodi fcicotia potiet vna pars dirigere
praxim,& confcquenter e(le pra&tica , & Alia pars per fc non
dirigere, & con(equé- fcr cile fpeculauua zargumentum veró cx DISPVTATIO
DECI MATERTIA Defomé.. 020007 DoGore adductum q. 4. prolog. art. s. D: ait
concludere de (citu aliqua partialis -— de (cieotia vna Coral WERE illud
(olucre , prout procedit cons tra (cientiam totalem. Verüm ioc Pearl placicü
reijcitur à nobis di(p.1. Met. q n.71. vt expreísé Scoto contrarium, taiosudem
& Sem argumentum be né ponderctur,nedam de (cientia partiae li probar
effenon poffe fimul SE IU. & (peculatiuam , fed etiam de totali , v&
fatis conftat ex di&is n. 152. tàüm quite Do&tor loc.cit.dum negat
eandem fcien- tiam císc po(se (imul practicam, & fpecue latiuam , ocdum
loquitur de fcientia. a partial , (ed ctiam dc tocali ; eius etiam. folutioncs
& inftantias ad Scoti argumée -refutamus; & quidem fi i nedum
concluderenc. de quod poffit e(se (imul pra&kica ,.& (pec
laiua » fed ctiam de partiali , wt difcuge " genti patebit ;. vide dif. 1«
cic. M num, 71. De "Demonflra tionc. *» zz "Iter partes fubictié
Logic Mtrifl. principe locum obtlo. Ai met demanfiratio, vt.q. proam. tetigimus
, Quapropter bae Di[putatio inter cateras logicales principalior erit corree
fpondcns libris Pofl. in quibusde Demofiratione agit ye ipfam vefoluendo in
principisysr conclu[ionem ; vnde bi Li- rirejolutori injcribuntur yvefolutio
.n.eft totius in pare tesy[eu principia folutiogqua duplex cfl, alia realis, qu
P oa J veali atbioneyalia perintelicéiumy quse diuiditur in pr je amy»t cám
propofito fine inquirimussscdia Cr in fpeculatiuam y'vt cum a conclufione principiaycir
cau[as inuefliganus : qus refolutio ad logicalem coe tratta efl Plant is
partes, 9 principia felatiot € quia principia fyllogi m$ alia [unt jio e[fe m
modosdr in figuray que magis commumia Junt , alid asaterialiay quales [unt
premisa fécundum debitas códitiones yf. quod fmt per fe» immediate, priores c.
binc libriyin quibus formas figu gotà de magis communibus, dicuntue.libri
Befolutory Priorumyi ra declaratur , v& : lli veróyin quibut agitur de
materia hece[jariaque minus communis eftyimfcribuntur Re[oluiorg oe Bteriorum. Iatentum igitur Arift. in bis libris eft. naturam y €
La rper pes | saonfirationis insefligdrey * confequentev firomentum. [cicnd»
commune demonfivationi, defimibioniyhae 4m in 1. ib tum, vt militat contra
(cieotiam totalem, quas ibi affert cont illud, validé foente fnbietium erit
Demonfiratio mon ine — 20 Suef. De effemia;eo fpecieb.Demonflr.e/t.T.— 90$
fideratnr vi medium,Cr pars Demonflvationis, nom vt pars fubieWiua ex ditlisq.
eit. c difp.1.q. 4. ita colligitur ex $c0.q-3.F niu. C fuse oflédit P.Faber
tbeor.19, dn Bot; quid ibi videtur cnm. Zab. docere e rationem pop quid , ,
efte fubietium, non dcmonflrationem in communi ad propter quid agit Jrifl.
inbis lib. vt patet ex progre[Ju ope- autem efi falfumyquia de vtr. quia ; boe
V LAT M mini qmd 0o0QyESTIO L..- - De e[fentia , €" fpeciebus Demon- f
vationis .: , ii Vm Demonflratio fit fyllo- eh giímus faciens fcire, ipfius NUN
cxiftenria, & poffibilitaspé det ex poffibilitate, & cxité tia
fcientia, quapropter quód fit poffibi- s Demonftratio asia probari, vt ofté
dimus (cientiz exiftenciam a.p. Inft.trac. 1. €. 1, non negamus tamen
difficulter cf. formati poffe, ficut valde rarum cft (cie. tiam propriá
reperiri, co quia proximas , Popma z vt I eRcle gamus; at difficultas, &
raritas non infe- runt impo ffibilitatem: vt autem nacoram, & quidditatem
demonftrationis eiuf. fpecies inue(tigemus, prius declarare de- bemus vulgaram
illam d emonftrationis diuifionem in propter quid, & quia , de- inde an hzc
diuifio fit ad quata , an vc- t aliz dentur demonftratioais (pecies , ARTICVLVS
I Quid fit Demonflratéo proptet quid , € quia. 3 py Écoléda funt,quz diximus de
De- monflrationc pore quid 2. p. Ánfi.traét 1.c.4.. f qp Dewonfiratio pra- fier
quid, üt illa, qua per caufam proxi- tham, & ada datam procedit ad proban-
clam cócluf. quod cx Sco. « ailigitur quol. 7:1. & quol.14. M. vbi docet
tunc concla. fionem demoníliari. propter quid , eum pz Ptopriaui immediata
Causá pro- atut;leu propofit onem, qu& mota tüt ex teémidi$ cuius dc
nontlcatiod s duas af- fignaut Acitlidcfini: ncs 1. Pofl. é 2. Prim; defin t:0
e(t , quod üt fj/logi mis feiennaus (ens fcires vs per fcieptiá,vt ibi
notauimus;'intelligit Arif; proprij(fimam;X per caufam, q prius de- finierat;aliter
hzc definitio comueniret demó(trationi quia . Dubitari
tamen po- teft circa hanc definitioné,quomodo de- monftratio dicatur cau(arc
(cientiam, cá demonítratio aliud non (it , quá difcuríus Ícientificus, feà ipía
fcientia . Pro cuius refolutione pramitzenda e(t doctrina tra- dita
difp.11.3.1.de(yllogifmo , qui mal- tiplicitet fumi pót, vel idealiter, vel
exer- cité,& tunc vel formaliter,vel obicctiué; infuper vel yt dicit
przmiffas , & conclu- fionem,vcl pramifTas folum,ve! concluf, folam, etiam
de ftrarionc di- ci — Rurfus, quód (cientia , vcl cft actualis , vel habitualis
, vt difp. praced. q.r.motauimus: his przacceptis. Dicimus.g fi cum'quibufaá
(u(tine- te velimus demonfttationem hic definiri idealiter captam, tunc dicetur
caufa (cien tiz in(trumerkalis, quia vt fc dicit vnum ex in(trumeniis fciendi
dire&iaumtertig opetationi$,& con(equenter,quia denó- ftraro dirigit
cognitionem intelle& uà non quáci que,Mf(cd (Ciérifi cam, erit caufa illias
inftrumétalis. Si vero cá alijs dicas mus demonflrationem exercité fümptam
dc6airi, fed formaliter , tunc lj. per (cien- tiá intelligimus a&ualé, quz
eft cozmtio cencí. cü d:citar demó(tratio caufa fcientiz, dcbet (aci pro
przmniffis (olum,quae funt caufa effe&tiua coclex dict difp.t1. q.3 Si veró
intelligamus habitualé fcien- tiam, fic demóltratio definiri poterit y vel pro
cÓ.Lfola, vel vc é prmitfas sigmificat,ná habitas Íc.étiz. can(atur ab actu .[.
cóclutione formali, & (altsmtemote érà emifis. Arramé h demóftratio dicatar
bie dcfinita obied ué fumpta, fic quia nó femper obie&tum phylicécócurcit
ad cogniuiocem (ui, póx cxpl.cari,gp fit (ylogif- 3uu5 faciens [circ .i,
includcas fcientiam Vuu ob.e- meo X oNEGRM. Vellesnfiveilve iA Jg E m. Bd Me
RBS Cea Ne E MA eit dciérmecónedortiilé ife WEfRPR "Sea EHflisn i Foriiha
lens Yi; qued vide uci is esr mc WE? X az en &ni: riis. PoRcS dit udzd abe
Mie iohi ii MIRO Rrécsis £Mertorico à 654198 JDrENII de: KOPUOA- pMend
quid'dàtot ped difereiwiamt flratione,e7 ferenti bor di, HM brpa ordin phap ima
dinem els ISO GC cft cfic&us; alia ité nu- zn. [int ; vcl dicatur , &
melius demon: ficuti osé idealo ub: ici Toga Arittieti rici esdhiitetyl re
sapit! rajtdarum qo loritw eo ctt ieTt ra aed: eeiidiyte fpe2 (unt matetia domm
ans ciiam naci oseiicé eoi sl iur demóttrario proprer quid. fttiehomatiónefoq
Sou eg ; C Imi EdR * üodact debe dee Wages proceda Abravienedoc ical datei lé
efie pa j mur p $nvenuóipfiuraod ex ei s v cityted cie facitafus operi efto
-ignsecüdv deni eli i es Gcfi)llo ifo ze pum dep PHI: iuris prior dnpntievr
efte elifem sy egewfiseqdedde ra riscenui Pa peni eem immi LIT neewdà dirt ipe;
: fontis oim Rórdod idem ROREM noráie delihironaiti dedion trad md y: n
"Euer a fed folucf qüaadaiagaferitiodrp oho Ww e. s Sd to 5i j diidie n,
joe adierit fei. re es Soa veagin pe ^h UP euitüntirs vade psoltquaefteadit
Afp: GC e Dem E sus SA stotidlefin tiodes Ceiehtiz Wdém dj REUS BAUR ] £lóriis,
incipit 'conditionés néceflàerag e £i? RES GHE r glicicy emus frenar eurdens;
di hon qp Iimeeset ' en "argnimicy UE f'atmü aar ! lub wy" i nad esi
cus ue eee: GE A Tes megattüeyii sien y ' T nya Po Eccc iei | EAT vera dee PN
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rere e ES pois Em Elie do ei cas] erudi era rd d a Dur Ja piel Moti igus e AUÉ
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a emus «9 lantur cit tales isque f o exi of] mdi nee A DE A HR Jupes si a $oe
zio bus excedédblisiofis iz) jergoée cauíam cémotamontellekit [»latwioutarn
ful. Puer nba bbodzipeca prese atte e sort percadfagmrooxora li ucxone veuilen
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pax ima sponuete nnn sna die Danai si vaigsh Yee Apr erkr levier nam in a Pe td
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üc& drdemoftotiorfen prápeer, qaad fufficit escena ecc d &cdrfiritugq
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pecaeis inira isti Dyjegdustuqui dcitans flratióeit hiat fà» Qéod fab
rabioncsáoiCtia: (Eb- electis a pofmnc cfsizprimb figbrg; daa G;diebur esc
éftrat &5ab Acifl agi abnan ia: zcótd Gab tux fulftscin.o. qudd palfia
griversónp Qaa quar cattf am cj ipry jade gg uineciplm di dune gare fro
icoaialndr efl yrpoaliunzaüéam idee uq afi [nli »ipafbo cniacnesbahs non iér cB
icadfasbpositsaiTiétus oslonv iz va v ifla. iitaidoxtmusoub s15bas)1o mnl ci
beatius Y; qklud a Banator abzAzi(uda menfl (aso voa (ocdud ad tuto £ubs
aliernasatn »;demopíluat teUgoid Müssen ellas mid Wwrp olds fu qpeokts wv
qeidemyted oe dice rA nid yori£au(da Mi dno cag éedeidug psadüppaalpa»pcb quami
áno»fivdi rut m afübakernaznie dcgiori een y 9i (tui cd peaeods Vir w rahy mme
vnd: «ort: éjo isonsi din ero Tec e rion itt 10ícis tipo Ifl idit iatubidut s
vni: s jdmitaon ueneno éco Mp oberdguriade 90$ tidcns,vt falsó dacet
Zab.cit.c.$.vcl cum ex vnorclatuuo alccrü infertur. Et quam - u sexprcíse non
atTigaetur ab Aci; tamé fatus dedoci poterit ex. ipfo contextu in princ.a
(Ienans .n.diffetétias, quibus de- monftrauo quia differt à propter. quid. ,
ait, no quidem medojfi non per imme- diata efficiatur fllogi fmus,non.n, acci-
piur prima caufa y [cientia veró ipfius £roprer quid fecundum primam causá y ut
modus vt diftin&tus ponitur ab. Aci- dora tribus enumcratis , vt pátet
legenti textum,quando ergo non ecipitur pri- ma, & immediata caufa, fit
démonoftratio quia , in dcmonftratione autem à (igno non fumitur taliscaufa . 9
Ex hisomnibus paret non recté ab aliquibus demóftrarionem propter quid
di(tin&am poni à demonítranone quia per hoc,quod illa fit sper à prioriyhec
à pofteriori, qucmodo vidctur loqui Did. à Ic(u difp. 17.3. 1. & Faber
Theorc. ro. c. 1. Nam lizc quandoque à cauía procc- dit,quód eft à priori
demonflrare . Dices Scot,u0l.7. A.ponens differen tiá inter has
demonftrationes,ait demon ftrationé propter quid císe pct caufam ,
demonftrationem qxia cfee pec effect , quód deinde probat quia omne demon-
ftrabilc per aliud dicit ordinem ad illud , vcl " ad Puce vel vt siete y
et- o demóftratio propter quid c(t (emper i priori, desire acce fteriori.
Refp-iotentum Scoti ibi efsc,(o- ]um oftendcre duobus modis aliquid de-
monftrari poíse per aliud, .(. per cau(am, & per cilc&um, bunc modü
vocauit de - gaonftrationem 44a , nam vcré cft talis eere dixit Cic demól(tra
tionem propter quid, non quód ceníctet oémi demonfirauonem pe rnm - opier
Quid,nà in quol. i. PM. de docct ad demonligaticenh pure quid requiri, vt fit
per causá vit- iter cótinenrem ctfle&tü proxime , & adzquaté , fed
loqunur antonomaíticé , & (eccundum vulgarem loquédi modum, enus ofs
demonftratio propter. quud €(t per cau(am,& à pr:ori , & omnis de-
monftratio per e in , & à poíteriori io quia,, & demonirauo -- o -9--
Difp.De DemopBratipe ^ "e *t] à figno pót dici per cffe&um , nam vnus
cítcó&us ddisenican pcr alium, Tandé ex his deduci poterit definitio
demóítrationis in có; ad propter quid , & quiajquà alli pnaui Ariít. 1.
Toy.C.t. vt nocauimus in [nítit.cit.c.4. quàd .t. fit fyiigifews ex veris,
& primis , aut eX talibus,que per aliqua prima , 7 vera eius,qua circa tpfa
e(rscognitionis prine cipium [umpfertt,breuius dici pótsquod fic fyllogifmus
verus, certus,C? eutdés y verus ad difterentià fophiftici certus ad differentiarh
topici, euidens ad : tiam thcolog ici,vt de fcientia di(p. prz» €ed.q. 1,
docuimus,Quot [int demonflrationis fpecies . 10 q-Xtriplici capice affignari
poísüt (pecies demóftracionis, ficut crie pliciccr diuidi poteft,vel ex parte
formas vclex parte materizex qua , vclex parte.— materiz circa quam, vt de
fyllogi(mo im cói notauimus r.p. Inftit. trac. j.c. 11.1 — przíenti aon e(t
(crmo de prima& fccum da diui(ionc,& dc (pccrebus ex his capi"
tibus prouenientibus,idé.n.dicÉdá,quod dc (yllogi(mo docuimus, (ed detcrtia dio
— uifone, qua demóf(tratio.eft vna (pccicg efsencialiter à copico , X clécho
iyliogit- o diftincta propter matcriá ncccísariá, Circa quà ycrfatuc bic.n.
differentia non facit (olum accidentaliter differri acc e»yt af- fcrunt
Compluc.hic fed efsentialiter , vt cum Tat. oftendimusloc. cit. & (caiug
quzfiti c&,an demoaftratio rationc mà- teri, circa quam verat y Gt diuiübilis&
quiz Gat, ^00 o5. : Prima ama pn folam dcmons rationem propter qyid admittit,
ncgats c demonflvationem quia cís& veram oft racionis (pecicm , ita Auic-
Alex» Thcm.Simpl. & cx recent. Co- pl.di(p.18.4,4. Ma(- 1. Poft.cur0-fec.
1,» t.Coniab.q.1.art. 3. Ab lusparum zcco dit Soto 1. Pofl. q. $. qui licet
concedat; dat demóflrationes Ipecic d.ft ngui, nie gat tàmen gencrare aíscn(us
couc). ipee €ie dincríos, quando pecunent ad cadcm Ícisntiam totalem;alij veró
admit ge nose * 2 bad | QT. Deifontiai t) fptcieb. demonfhat.et. I. 909
.geerare affeníus (cientificos diueríos, non tamen diftinétos babitus, fed
eundcpi a fpecie . Secunda. fentent. excrerna eft Aucrr.1.Poft.com.95.&
96,Zim. theor. pra regreliu demonftr.Tetrel. tb.6. difp.Log.c.7.tres fpccies ,
demon- ftrationisadmitté5, .f. demonítrationem iaydemonflrationem propter quid
, & ftrationem fimpliciter (cà porif- fimà.prima oftendit, quód res fit,
(ccun- a oftendit caufam, propter quid res fit, fepvonctiem efle, vt quando
(cimus dié c,vcl Lunam eclyp(ari,attamé demon- ftratur pet pop caufas , cur fit
dies, vel eclypfetur Lunajin bis.n. caibus fci- tur an (it,& tantü queritur
propter quid fit ; Tertia vtramq;demonttrat;& quod ves fit,& propter
quid fit , vt (i quis 1gno* faret,& Lunz cclyphim,& cauíam ecl7- pis,
& per interpofitionem terra: inter Solem , & Lunam demonftre: Lunam
*eclyp(arishac demóftrarione fcirer ax fir, & propter quid [ityidcoq;
dicitur poufli- ma, fimpliciter demófttratio. Inter has «uas vltimas
demóftrationcs ab aliquib. liz affignancur differentia , vc tefert P. Faber
theor, 10«cx Zab. lib.de fpcc. dc- mon.nam demon(itatio propter quid,inuiant,hsbet
pro medio quamlibet cauaam praster formalem;non conftat cx ter minis
conuertibilibus,pramifíg (unt no- tz folum natura,non nobis, & fiunt no- tz
per dcmonftrationem $444; at demon ftrario potiffima hibet pro: medio (olü
cau(am formalem; cóflat cx terminis re- €iprocis, & ipfius piaemifía font
nota na tuta , & nobisimiediaté pcr enum, & fine demontiratronc q«ta«.
Media fent. duas ponit inmediaias fpecics dea.ollra- tionem quias& propier
quid, licec diffe. rant authores y. an imt fpecics (pecialifli- fug , an vctó
lübalternz , & priorcm.a pauca videtur afferere Faber eit -S ad.
Diccndücft;duascíle veras demó Iyationis (pec es 'ubalternas fa propter - quid
S quiayita Sco «juol7. Ad 2. Po- H.q- 56.
cta; cómunisnam prater Sco- tifLas ipfam fequuntur Aoctla q« 28. fec. 1.lo.de
S. Th« 1$ art 4. Blanc.diip.$. dc demó.lec.2;& e j Ruu-1« Potl.c.10. q. 1.
Did.à Y-íadifg.ag.a. 1e 2 ybi tà- Logica. mé demóft rationem propter quid (pecsé
infimam ponit. pco Ha dip. 2. q. 3 dub. 2. & 3. prob. primo, quod dcmon-
ftratio quia fit vera fpecies demonftra- T10ni$ T alijs diftincta,nà Arift. 1.
Poft. 3o. de ipía loquitur tanquam diftincta à propter qn tex.17.& 18.viramq.ait
ex necellarijs cop aieo:: dum quia duplex (cientia af gnatur ab. Arift. 1 ,Poft
42. & 2. Poft.2 5.quia 5 & propter quidrer demonfratio quia crit vcra.
:monítratio . Tüquia fuit origo omnis
fcientia: propter quidnam vt ait Arift. 1, Met.c.1.cx effcctuü cognitione
philofo- phati ceperunt homincs ; qui modus eft. nobis conaturalis ex t Pbyba.
Tum quia cognitio genita pcr hanc demonftrationem eft certa, cuidens &
pecclfaria ab opinione cflentialiter diftincta , crgo cít fcientifica,quáuis nó
fit p causà » non .n. sd pm qua nam fpecie intelle&ualis habitus poni
poflet,nifi in [pecie (ci&tig» cum qua maiorem babet Aieiem : 11 Ex
quib.exploditur re(»ófio Co- nim. atictétiü ad (ciétiá nece(larió rcgi
cognitioné c(fe pct causá ; Quod eft til-. séyn& Arift.ciclaré hác
coynitioné ab efic&tu Ícientificam sdmifit;neq;ad róné fciétiz in communi
videtur hec condi- tio noceffaria, m fi fat quaflio de nomi- nc;cxploditur é
refpontio Comyplet.ad- mittentii quidé pcr hàc demontirationé gencrari fcientia
fed valde imperfectam; nó in róne hàbitus,(cd difpofitionis, nec fpecic
diftinctà à (cientia pex. demóftra- tioné propter quid product ,qua cit per
fecti fcientia habitus habet ront . Re- fellitar quidés nà Arift;de his locus
eft tád de fpecic diocrüis,nà iHam ait proce- dcre ex nó imediats,ncc proximis;
iflam ex immcdiaus;& adaquaus caufis; cum ergo cx diueriis procedant
wiscipijta & quádoq; fint ét concluliones diuería y 6t in codem totali
[cientia, fpecie differens ex dictis difj.praced. q. 4. confcquéter fi
a&cníus ecunt f; ccificé diuerfi, ctià ha- bias ex ills geniti, nà cx
dicendis in lib. de An.actus fpecie diucifidiucrfos habi tus (pecie producunt.
Tà quia habirus, Bc ditpolitio cx dictis dilp. 3.9. 3.ar. 2.difTe- rix pencs
graduü iniéGonc;vel remiffio- Vuu j mcam $id i o5Digokaddio Tledlgytofaaidiha
v. .Q. nc;tant capéqtatieae mé diciarhabis tus, quie prius téati fax dicebaum
xdifpoft tio;erpe Halemotfl rac uit; fiegiataroia ceraretor;it denetafct qa
lidatd secéfaat & tofcquétethabi cófab(tfy sedo mit taziaa ric bPaprér uid
Fé-quia ursgisidiflirang dersóftra offa fraprei-quédyquans ft düe demon vaaents
propter quad, tedio eciaatintadem(cimia -fpecieiiffesnt ex di puit iieiedscfici
Roo S ilgrsos: y 5célido:dy RO deturaliadpecieepre tet bis dodf;orobicxzAri[t.
cite fbioduss t20tü zllionáie dumóq rationis fpeciesi Füréifa Enitrnart
Jiesiapus i duci dcbee,erzo eui demótflrstiogpter quid, & potilh ma (pecie
diffevceno 4 Biz t6 in hic cóimimi-racionccóue nfümeg damgns fitét
peansirprokiaasScimanedista Bebityrad« (a tionis fpcciv sabítrae eatit.
(icucqasgiscderméftratio-gaí4 fit diti plex fpecie y xadxa mem ponitur
táqu&irirediaa fpeéicssfobsherna fuly démottratioriein coi & iux
diuidit Acif. tcx. 30.«pet Hiocygs eft demoaftiare prim rnediata s- 8
dcmonftrace nom pez cime rüiediüta;hàgc dermortt ratione qut a, vel: uod
appelisuit jillim vevópropter qaid, Fü quia diffzréisbaffignztarvel:si fl «i
fryvel nó (itis probát inétü «IN i prima: differétia, q» demonttratio propter
quid: e flcadar proprer qutd [it potiüliava veró eit fie, A [4 Cei rit fft yct
vanz , nam. oi demontratio priori oft édir an fitu: Yicét loc faeric cogmitü
pcxperientia, vt : «ect Scé: T. d. 3.q.4. E. má p' demonftra- cienc a priori a1
fit cffcébas certius & p: féGtias cosno(citut, quà pexperiéuà (o2 ki,
tümqttia fi caufa remoca facic faite gs ent juiultomagis:cau(a proxuiyz; tü'qui
Vaccidésett ad-demontltation£ , qp etfes fus prinécoguofcatur; vel.n6, (i codemy
f&cdio demóttracar: Sectida ditfarengza y &t(i vct fits vtcdicemus,
auaménommte siio differt oacfs focmalis: à céterisicauv d caue ince r fe,
ergo'fi caus fa focmalis-(utiicientcr diit uvguit;demod fuation& potilli
mna; mulsiplicat(pee ics dedoflrauonis,étalia ctia cau(arum gencra debebuns;
fpecies inulriplicare y & csi iecindantemipqupnb (ut. sidera & vU y
iecwie ics fis es gramen dier vibteeatxerorinis c6m exbil: reci hücajondüUan Ro
qo bici (vmbemdiarusf OU PETEREERDUE tiené pro "peroa tà, ibik& XQ
fari etirper, aceti dehsteinbec af demoni caionecnd dai inediinvai Poffecc(Tes
aótius: )-piiemout ftrajionó uf, alcoriecó seni dor &ápprelienfronE-, Sc c
demaorfs edges rti vdd qiidyiigho soatávia Axa UI TUE notiores; di tto Perprai
gid 5v. nod emigy csewdd sifeóta diobis, Gc natura £o no'reqafitdhiee'cadicio 1
vide Fabel. iD Tertdojg hes fiacípecas n&,probquadaertat ptinciprorü eifice
nete (perficit achat Aq ftrácioni;at primo pia sroccdétia abre: Cb veli cru romorit
y velascocomiati i? dcinóftriioncigó 4 &oqug prócedüng c& dsaeg(rs
cau(arG zcricrznnsp n dingnoni« dica qur, f aeciosti otov patet et di&ts
diprarced. quip iotger£r de móttrarionesab'illisacotkit nes gicrgo dea
mólttatio-«puria; & propter quidyerüt (par cies (batterie (abr
demónlrariong tm €6i có émar tanqua- fub azenerecvniuactr iri
quid:doilissxzilicabilislecaobam'ali» Qatamalosia zhac uv; non tolliz vnmo»
eauionemex di&is.dil; p.m oqe$earcu: dii oppcf. arg. r.-quodxiemonttraiar
ir ho (t vera:dismofficatie z; Tàauth. Ji: Naz«-orat,q.digenzis'di feuríuax al
cf &a mo tio iciemtids (ed com:ccturams "Tr rex Arift, qur xo Poft
cans pott defia tioné (eic demonitranon saddi,. $i dutcruofsTozias Srre
iHiscanditi Yibus;góicifedemóftrationé; *détnenft rac (on qurenar T 1eriés
illasa (lignatas«s mit cog: pec hic, demottcaxionemacquidi; c
Gciéviamsirpurabetdcfi niii t apart Lr . peccáufam pxaptiam,& a.
;«próbariim- dora gotlibiranc ca cadsqjua val dd ao 9.1. Drm noie eor. ARIA 1L
pi 3tlpotierioribiquod, Piicheo, Veni err vada ti:a demon(aa Ra eR remet aile
io & tek.15,l; juo ficura wen caufam DAY m Xlatetipetisióné eben de T. UR
eerie cnc «dapi du X53 "eii imc perder Mrd t áuo-iliá ad den: iieniioné
pite itipliéitetude Es dlojtieriritcogaitlosq a Re ta" laocidersqoo
iptelicsizAritempbis ipnecíor., quid 9uinis me pe ex notioribas;gpooeedefe
ignótionbas ; Yr] z-quà c Scomdosid dang y EE cR Jong diiénace subdi cuc ee en
n mondi uio gufa on quíctat intelleztü, vidi umiis ats prasccit, Bus 2x pitdp-har
hien alcat ibnccàu(adrz dos ali xdcbot d . d »s]ez c pricdientio mnátutalis$,
icr &atriacon ea « Tua» $ aon our propptiiótgays nod, agr Aetius e
393x];:xichov Uatiaao, de; Eu. daniuh3ituní gg can s.s X c baie mit Bind] dr
noci qauopalis per.r iles debonins fg) ro tilbile eogupgl. €lliatiquali, 3 cu
ine 6ecellorio, quod faará nsqua «o Su MAN SDRUtD dL iifRoy eo Rielcem;niaubdo:
pot ac. ipKerttaulo mylicquaBa Wifeien effe, vopcrewel ads iodund enqpvoupcas
Vei sem 2d EÀeiren it pa MRem dneoskteegrbaidojs; Üiepigcan *iaiovenipite ne
peratut: - 49,8 er rey is epe ted prex méds ins cud. M HL ganUH (00
"fspliciteccpsy aticlud ad jo E: Afi sini ^a uie imt P ka mec La;eng Bb P
0981/£4;3656cr; ] Vira s inii secas epe meri odd v ái visi mole Vd d- mirer wem
ied. Sensu t dd ilaedcoscr £A ed Re ILLE e steonRlfileiek: $33 p Kade Woienvis
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E ll. 4m RR fc&um, (cd inter terminos (e habentes , vel vt fopccins , &
infecius , vel yc fübie- &uin, & formam ichzrentem. Ad
5.9» magis vrget ,dicimusex Seo. 1. d. 5, 4. 4.E. vbi doce: Do&tor,quo pa-.
€&o per cxperiériam poffimus habere de aliqua propofitiove infallibilé
cognitio- ncimyinquit , quódlicét experientia non habea:ut de cmnibug
fingulatibus , fed dc plur bus,rcc quód (emper,fed pluries, tamcn expertus
infallibiliter nouit, quod ita fit vniuerfaliter , puta quod. effedtus aliquis
conueniat omnibus indiniduis,& sépcr,& hoc per hác propofitioné,quic-
uid euenit vt in pluribusab aliqua cau ja non liberay fl effelus naturalis.
illius ci «f£ , quia cau(a non libera mon poteft producere vt in pluribus
cffe&tum;ad cu- ius oppofitam ordinatur,vcl ad quem ex forma (ua non
ordinatur; & fubdit, quod quandoq; per experiétiam (citur effc&ü
congcnire (übie&to , quo (uppofito dein- de intclle&us pergit ad
indagandá causá via diuifionis , qua reperta potcft illa có- clufio à priori
cognoíci;tádé addit,quod vt habeatut coguitio (cientifica, non de- bet (ciri
a&ualis vnio extremorum , fed aptitudinalis , quia paffioncs (unt aptitu-
dincs rerum. Tota hec do&trina pót huic rationi applicari,qüo.Cpoffit
intelle&us cognofcere"prami(fas demonflrationis ab cffedtu effe
neccflarias,fi non cogno- fcithabitudinem cauíg ad effc&um,& fi hanc
cognofcit , cur non etit cognitio à priori,cum fit per caufam . 17 Dupliciter
aüc pót p effe&tà demó flrari caufam effe,vcl propolitionc de 2. adiacente
,cdm demon(tratur ex effz&tus exiflétia caufam exi (tere, ycl propofitio- .
ne dc 3,2diacente , cü demonftratur cau - fam alicui conuenire , quia ilii
conuenit etfeQtüs;iprimo modo faciliter probatur y nam poteft y.g.
intelle&us ex multiplici cxperictia infallibiliter cognofcere fumü rati ex
igne; ex hoc inferre cxifte tiam ignis, quem non vider,ex cxifLentia fumi ,
qucm videt; at [ccundo modo fi üt notz przmi(lz,co quia in vna ipfarum. f. in
maiori caufa przdicatur de effectu ,.f. ' rationale dc rilibili,in min.
effc&us ; feü paffio przdicatur de (ubie&o ; vt rifibile Difp. DeDemoifratpe:
de hominc, & dcinde in conclaf, caufa.fz tat onaile conciudiur cife ia
fübic&o, & in homine , minor crgo poceft (cici expes tientia inodo cx
plicato,& vt nat propoe fiio (oienuslisyintelledtus ab acta proce dit ad
apt tudinem, uam concipit nece (at:ó cOucnire lüubictto propter expcer;é- tiam
plurics habitam ,non.n. a&tus vt plu rimum conuenit alicui, maxime (i nó ab
exitinfeco prouenit , n fiiailla re efe apt tudo ad talem actum; Poteít ctià
co» gno(ci praedicatum aliquod conucaire fa bic&o necefTarió,quando prz
dicati ne» quit concipi fine illo ubic&o, t par, & impar rc(pe&tu
numeri; maior autem co- gnó(ci poi,vel yia diuinonis,vel etiá ex- perientia,fi
vt plucimum experiantur ter mini illi coniun&i , quamuis non fe ha« bcant
vt caufa,& cffc&us , (ed porius vt duz paíliones ; vel quia effc&us
cft ralis naturz , quod nonnifi ab intrioíeco prov ucnire potcft . A Ex his
dicimus ad 5.neg.antec.cam x. prob.nam poteft accidens (ciri conueni- re
neceffarió alicui, & li ignoretur. cate fa, f. per experientiam;tü quia in
demás ftratione quia ignoratur;nó quidem caus fa fimpliciter, (ed causá ineffe
f(übie&to 7 quod (citur in conclu(.at in pramiffis (ci- tur cau(am cóiungi
cum pafTione,& paí- fionem cum fubiccto. Ad z.probat.neg. feq. nam ad
demó(trauioné propter quid nó (ufficit fcire,quod paffio fit à tali cau fajfed
requiritar quod per caufam demo firetur fübic&o conuenire, quod non accidit
in demonftratione quiayin qua folü fcitur caufam paffionis conucnite fübic-
&o per paaaionem, & in hoc fenfu intel- ligi debet di&ü coe, quod
demonttcatio quia nO expriait causa paflionis.i.06de móftrat paffionem virtute
cau(z , vt per medium Ad 3.probat.neg. ta nüquam in przmilfis explicatur caulam
Ptfiocis incf[e fubicGto, vt fit in cocluf. fed (olum e(fe cum paffione
coiunctam 5 & paffionem cum labiedto, f. rifibilitate proucnire à
rationalitaté,& homini con- ucnitcc;de quo iterü dicemus q.vlt.cóc. Tertio
drg.quod hz demon(tratioocs non (int c(fencialiter dittinétz ; quia can dem
fcientiam tjm a&ualem, tuin babi - walem 9 De effentia e fpecie. demonfirat
e det.17. | 914 taalem generagt quando (unt de codem Obic&to a&ualé
quia prz mig vtriuíg; funt (ub cadem ra&ionc à matctia & et ciu(dé (pecici in efle [ct bilis, vcl
(1 panàtar diuer(z fpecici ; cum fiot cau(z quiuocg , poterunt eundcm fpecie
ati n(um fci&tificum caufare, cur D& ignis cüdem pecie calorem pra-
ducunt; habitaalem, quia LIZIO hic do- cet quando: has demon ftrarioncs ad cádé
(cientiá (pe&are,quod intelligitut có- muniter de habitual : Tü 2. vna
fpecies, nó fic alia fpccics., at demonflratio 44ia poc fieri propier. quid cx
1. Poft.c.10. Reíp.neg.affumprum; ad prob. prime partis negamus pramitlas in
e(fe fcibili (se eu(dem fpeciei, cum nà fpecificétur ababítractione à materia
ex diGtis difp. prazced.q. 5.negamus etiam poíse cundé affenfum producere,
& probatio valet de caufis :uiuocis inadequatis , & illimi- tatis, vc
(unc Sol, & ignisrefpe&tu caloris, nen dc adequate vt süt mi(szt; ad
Prob. 2-partis dicimus(cié- bo habitaalem EROR e(se vnam fpeciesled genere, vt
difp. cit.oftédimus, idcirco non vrget arg. Ad 2. non serere bi Arifl.candcm
demontirationem con- fantem ex jjfdem premiflis ex quia fieri propter quid, (ed
mutato medio, & conclutione in alteram premilsarum 5 vnde nop cit eadem
dewonftrado. 19 Quarto arg.quod dentur aliz [pe- cies. Tü ex Arif.1.
Pott.42.vbi docet P ftátior£ císe (cientià qua fcimus 9 efl, propter quidyquà
lt casqua (cimus quod eft ,vcl propter quid; & 1. Poít.8.docet , quod
diquado cü cognouerimus r£ c(se, quarimus propter quid vm aliquando ve tó
vtrüg;fir nobis manifeftü ; & 1. Pott. à tex.5. ví. ad 30. agit de
demonflratio- ne;qua facit fcire fimpliciter, in tcx. ve- fO 30.diftinguit
demonttrationé in propter quid, & quia, vbi & (ubiungit hanc petrinere
ad fubalternatam illam ad fub- altemantem, & quod contingit lubalter- náté
fcite propter quis ignorare gel & 2. Poft. 2 . declarat qo demonttratio pro
per cauías ctficiéce, B na. ;& materialem, i non meointr. formalis,qua ad
poxitfimà fpcctat ; ex qui- bus omnibus de mente Atift.videtr de- monfílratio
propter quid à poc (liia vt fpecies diftincta posenda. Tu m 2. uia 5 Afecunx
tam ex medijs,tum ex przimi[- Éis,vt vidimus recitando opin. Auer. Tum |A D ie
quz fica,an (it, gd (ir, qua- e ity propter quid ht, duo viima [pe- Gant ad
demonftrationes quia,. & pro- prerquid,ctgo alig dug dari debent pri- mis
duobus corrcfpondentes. Tum 4.da- tur demon(tratio ducens ad impoffibile; item
cum ex przedicato fupcriori concla ditur aliquid fupctius cOucnite inferiori,
vt cumper viucns oítenditur fübftantía dc bonae; rur(as cum ex aliqua vniuer-
(ali necefiaria infertur. fingularis propofitio: tandem cum quiddixas
demonflra- tur de re,& nó per cfi c&tü fed per aliud medium,nG eft
demonftrat;o q4i4, acq. eft demonftrario propter quid , nà quid- ditas nó haber
cau(aim:crgo ali dart de- bé: demóftrationis (pecies ab ittis duab. . 40 Ad
r.neg.in tex. 42. Aci[.ccs illos modos atligaare,verba.n. sür ciétta aur. €fl
certior dr prioryque ip[ius qnc pro- pter quid efl eadem, ed non cayque [eor
fim 1piusquod ab £ayqu« propter quid, quibus vcrbis (olà docet certioté cffc
fciG uáqua (cimus quod efl, & propter quid. quàm eà, qua (cimus quod efl,
(rociim à proprer qu1d,nam vt dixiruus , quod eft , poteft (crei Gne propter
quid, noo é con- trà.In tcx. £.docetquód aliquádo fcimus quod, quarimus propter
quid;-aliquan do veró quzcimus quod, & in a&uali inquiftione vcniajus
jn cognitionem ipfi- us quod, propter quidyvt.n. notar Zab. cit.aliud eft loqui
dc qua (itis, prout ante demonftrationem qua cü:ur ,. & aliud de. ij(dem,vt
per demonftrationem (ciuntut, nam vgacantumqugítio poc demonttra. tionem przcedere,quia
nüquam duo fi - mul quzrimus;fed vnam quaftioné poft aliam;at per demonftt
ationein duo fimul, notificati pofsunt: quarc nó datur demonftratio folum
norificans propter quid , X. non 40d c£], (cd (cmper vurumq, ooufi- cat,licét
aliquàdo pcefseric notitia quod; cfl aljquandonon. Ju tex.3 o. diftinguit à
demonítracione quta , demon(trationem,; propier quidydc qua faerat outs à tese.
$.Cum 9g Movspifcderr PA bÉDÉus inp.. «Cute viri fabditifubaltavamem uli-
quándo neftire qvod eflsquáuts fciatogrg- pierquid, leQuituribi qe9; efi experi
tÀli;& feti cuo, AX, Peraog nttioné eni d- é labio; quar e&di:
iazaliqqmod fikeuld- re-j noh dp co /quód hálic éivcimcelieQrida "Cog
niltiórt s & per demonttietipm j qi eft vifuor faliii qaqait aser tt pc
euis [cre muera kt, 9i mplsnolra tire £l rid wefciác quia tion aduertit. Exen.
2 5:Lolüm deducit demonfttationépro- pter quidydo ctícifpecieinfimü/Ad $;pli-
ict quómodo entis àlfigoate uión faciadt ad ré ex dict iiyprob. conico Ad 3 o€s
ias quacttiones pertinerd'adhás itr. demonftrationés y dá fi dertón(lrávar per
ropríá cali(áthy [peBátad detótt ratio- Fate foem di Ord. simi (Bi det Efe
Tero, feierte Mod AA Su onn Vue eed F3pefte v Vebefe&basiv dl er ed Ue EM
Es riq? geihdnfraeiónii d Sh fciam eol Cx fn ixedeRi Wieauiiyc gehen üe-
biccto' friei^ yidctà (- no&it Auerfa qi-18: (bct. 5 dola j&il&is
cfe deiderosfcationg iguiu» aite ü13b1u:» 2213 é propre? qii, fi ien ratur QE b
X3 $i132& & onvidoriflds de ad dcchófpracie 35au eR T/QCWSESN 5I
tio:duéens ad impii diosa ri "y dio D 1C P T ng is detmóftratio quis vnà.
bpoqué. M Area T n6 ichidis eedieitiradiias wtdblinsus ken 2 p Taft ira Gir 6.
Prardichtatn ple aa 1 imme traut el rius i per ptókiinás &adequd fitsése
ybiay]tod ila pt Kar ve d rárut de esperti De jn dias qua ftnfibile de
hoailüc;cft demó ft tatio próv id dcionftrasronis, propter tid yfi wo
per.ptopri& cánfüimy vein EUN bieih 'adaquact& exéplo dc (ubftacia pér
viuens, eft demóe firatjo q8j2 . Cur de: fintulata demon: ft ratur aliqtia
paffió; quamuis noo fitis 12,8: Íciencifica démenftrarioy cft ramen fuo
niodoad- hás demonflrationes redue cibilis.. Et tandém q. feg.dicemus 5 - pacto
iip poffit s: í í uiunxup t 3v ob Qv 4 /5-T4p-Q.v Hyocoup p ?u E cimi
Benonltibiis, s PNG ode fyl zd tno t proximas Téteritré priedicavi c (ubteóto
jfeumds toriensimiinrao qimori y prie rien tquodiibet genusc poRig D e imi ems
ne,& fi Uie eia m fit ddtequaue Psy hat vus em ie làroá actione siis
cfcdoseididhsi Prid d dem cox ppm ldemóftra- € dil icitiorren cau(gs f yr eme
em i; müléoieffidiensemóc gu»;v 63 igo. Alb; pofitiotibus; quía &$ftaeg oQirtuprimaaoque fiet par. RUIT feeeafun
fanidpede lem pubis tfonis part ériii ed emon p prean(- n andres. ci&ucmul
rait Hel fh erre im Propeteden téià lem fblamq: tor. Gir fn Site etr ir au
foedera afia 71:08 lev oiaDPE ra ) ua á bei alib fyltosif mo. ftmaior caufarum
pene adinticit: dimus: i aci. pa etes predetto tetri Auetr. fiere'i-oflcoms i6.
pof eadtee raesent [zr rata na rer idein Vin ómcdimjor qui quiddide riget p
streftit, med demóric: V doctstoplosapp clair si$ s rii cámirátum e(fc UÍ
caufam piorima, dedans nc eUe t reg ed onftcationeYo*oper Qros « Ob po- kal
gium hmmm em Sca-siteo 22] bonae e quai vagtidy urtíica Q n: £yg- Sont» im guns
oli pude pn clafienem démoftcatoita;D9 Gs cie.-Pri- An PBi Aia octtik qtu de
Eos Rc vta jr aliter eme] :coaelquoq &t per.o1a gene» sa depooftrabijlís,.
vj pr hien aufà e fheiens fit apta raliquindo: Caufa éotraalissSe».ncs
iacelligi ur de qua Viber-caufact. per; acaidens x (ed descasfa er. (es &
eum e(Te Gu enmuertibilis.& fie plicata prob/prim anth Ati. nam 2, hy[.22«doget
xquód tunc (eimus vad- quad; cum «ogne/Giqus ? quid ; hoc aüt:iccidia qnando
sccipimos primam eaufauvproximams & 4a) gyediatà;; Sc de»
edcclaratiqaor!inr qsufatum gencras detex«68,coaclüdicqudidiquatuor süg tta
caufarysm ,& qp for maprero, 1p5i& wopter quid comprehendit s &7.
Mato . 49x 60.ait queftion& propter quid mos . gerh& refalai pec oia
geocray & 8. Mets pné rnPhyf.7o. phyiicumait per omnia iatuor gencra
dcmonttrare i clar ius. 2- (l.11- ex profefodioc mouct quaticü, affirmatiué
refpódet, poftqua.n.qua« qugr.gencra numeranjt , addidit, Qmes. tfl a per medii
moffrautnr, n demon, ratione tanquam metiiura ingredi po(- unt,& exc lis
rem oranifeftauindactiug, -, Deinde rpbirónenam ie quolibet Bex pote (t dri
caufa perfey & adaqua- da cinuseffcOtus erguper iplam poflet ecinon&tar
:preprer uid y antec. patet ex nonamplicontias (x jndu&iono nam in
generecayía foynalis poteft. v.aeíl fenti iaa, dpmonflzark per enimag (cn iiam
y. jus qticau(a (eraalis phylca y Be € pallionpar definitiqnem (ubicz "de
3i qua e& fora tietgphy fica; E acce nct conie dg coinpetio phyüso p9s
demondkrari;pet That CHA priam yqua. cit caufa-mte- zialisex quas notat. $0.5.
222 Byitom [tc fpi nale deimelleétione potcit dc- gnon Wrap? pecfptibgalia aem.
& ioi ma- ! ust AjcBesiedieDetvenfitonque. I wpay M MMans eff «au(amatez
-iglitatis; án quain io recipitur qi. muljü m esr uir ca jndpicitua- Ji;
ficeriispotctit demóflrari vitalitas de actibus liberis, quod fc effenalis
ipfis, «ex hoc, quód à principi )svitalibusprodu cuntur; & liberas
eficptialis de actuyg- imas Quin principi iMAvepitlfique, iiam principium
vitale non*poteft opeca- xi nonc üalitet y. nec priecipium liberugv
haturaliter; tandem de cau(a finaji pacetynam domus y,g«ideo eft lapidibus, him
eps cen(iracta y.vt. pe (lit aes à plu- yia; & tempe ftatibus dctendere,
deagbu datio fic proptct (apitatem ; büc (pe&anr ftrationesAnIt«do.eclypli
Lune propter terea interpoljtionem.igter Sot lemy& Lünam;quatinterpofitio
(«haber vclutizcaufzcfhciens;& de illuminati'ong Lunz.psulatiai facta
propter: (phericam figatá qua.rcduci-poterit ad genus nríatée rialis cane,
quatenuseit conditio quedé fabiecti illuminati v Accedit, quod cut cX
hisefíe&ibus à pofteriori demonl(tgas ri poffunt ipforü caufas ctgo.a- priori
pes caufás poterit talcs effectus demóliteri.. coSecüda pars manet cx his
probata n ficut non iinplicar eiufdem efTc ctus daa ri plires cauf25 diuerfi
genoris, à quibus pet fe dependcat,nec implicab r per.illag 06s démontlrar.t
hinc Acifk.1. py. rait. bat. Twncputamusz ognofcere.yniq. CWcaufasprinas
eogpouerimusst?; pei cipia prima v(qyad elementa: exquola «oaliqui deducunt ad
pecfcétá(cienuiamy requiéi, quód per ocs can(as dean tecti Qy:dictá intelligi
dcbet de. (ciévia períe«- 6a (amplicitcty at fatficit ad (cienam im aliquo.
genere perfectam »quód demons fitct peraliquàacau(am s vtcoitce doceat
Expo(rtorcsirca illum tesiüjco yel max ximcsquod vnadetpóüratjo vpico«nedig,
Conttáre debct, vari deg: dicemus; fx wng cagí(a,& quie libet cáu(ak
propriéetenta pecícQtà natoo:gcnere; quod-oxprelline ducttri Poft. 45- Exéplo:
quos] ;-potres Mlaftzati, vcoocat;Aucifa ctiloók.3 «nan pron acie e age RUNI M
' rlicitinaactuitmoralium , &. cuta € beauusl;acmotdinatasX quia cft azens
hberés ae ctam alijscxempls adiu " on- NU WA WR 916Contra primam partem
concluf. arg. Tum quia non poteft ex fine demonftra- tijbac.n. cau(a non
praecedit effíectü , nifi intentionalitcr, quo pa&to non dicic ve fa
caufa,nec realiter proprie cffe&tus ab afa dependet,vt diximus difp.7.Phyf.
q. $.ari. 5. Tà z.quianec ex lente, quia sion adelt inter cfficientem caufam,
& cf- fc&um neceffaria connexio, nam pate(t e[Iiciés cile fine
effe&tu,vt adificator fi- nc domo:accedit, juod medium debet cf fc
intriníccum , quta demonftrat o eft ex proprijs quae funt intrinfeca, at
efficiens eft exccinfecum, (cur finis. Tum 3. neq; €x agatertali, qura medi cft
necetfariü , materia cft caufa contingétia & corcupti bilitatis,& eft
in potentia contradictio; ni$ ad cífc,& non effesitem pallio nonc greditat
à materia, fed à totocopolito, aut faltim rone for. ng ex Sco«.3 1. vni. «CÍr à
materia pallu'at (quod nó videiur verum, quia materías& efficiens nó coin.
cidunt )nó (c habebit vc caufa materialis , fed potius vc efficiens metaphyücé
. De €aufa formali dicemusart. (e. z$ Refp.ad r.finé co modo pote, vt
mediuma(fumi,& demóllrationé cx co fotmari, quo pa&o inter cau(as
numera- t0t,cam igitur finis, quamuis meraphoci- €8 caufetyadbuc imer caufas
phy(icas co £ineaturs quecenus eft radix ois aCtionis ag&usyquod allieit,Sc
mouet; vt ex plicai tnusq.ci.art. y.ad zin hoc (enfa poterit admxti ex iplo
contici po?e deimonftra- tioncs, Ad 2.cócl. ioteligi debere de cau ft
efficiente it a&u, qüo ncceífarió con- Xingitur ctn cffectu, vcl fr de
cfhciene in poteriia ctit fermo; evi de cffie&ta. in nee lo jui debemas, ia
quo feníu la ét ti&ceilariam comexionem, vt diximus 1.p. [attic.irac.
2.6.3. Neque requi ritur mediire(fe wrin(ecuny rci,4uamuis dicatur elfe propriu
mynó.n. imriafeci , & ptopríiam conwertücur «; Ad 3« materia eft cauía
corraptions , & contingencia zcalis,& imcomplexancü hoc ramen ttaty
quód (it caufa nece ffitatiscompkexz, & fitionmis (empketnz veritatis,
etiam cit íiccau(a , nam vceté demronitiacut €octaptibilitas de cópotito , vt
dimus 6i y. przc.q.2, arts j.adalud dicumus gai- — Difj. DeDemonfiratime,
fiones o£s totius compofiti ab ipfius na tura immediate fluere aliquas tamen
fóe nc Xlliquas róne materiz,refi quarum matctia erit caufa metaphylica
radicaliter (hànc.n. caufalitatem nog repugnare materiz oftédimus difp.z. Phyf,
q. 8 ar. f.) dicitur tamen demonfiratio procedere ex caufa materiali , quatenus
caaíalitasquam erga fübie&tum demone. ftrationts exercet materia , eft
inpenere materialis caufie , & medium ponitür ia demonftratione , non folam
vt refpicit paffionem, fed etiam fübieGü,vt art.(equ Gftendemus; cum dicitar
aüt à Sco. iA fion conuenite fpecici rone forma, pet tormam ibi non intelligit
cam | v i nas à materia diftinguitur, fed indifferenter pro principio
intrinfeco ; & quacunque. parte definitiomis,ná vt ait Atift, 2. Phy(z 27.
& $. Mct. c. de caafis,omnes partes: definitionis funt forma ,
cuimsrationemy H-quiaomni$ affi gnat Sco.z. d. 3. q. 6. realitas fpeciftca,
quales fant definitio« nis partes,coftituit in cfTe formali,fcü in elle
quidditatiuos& realitas indiaidut.có- ftituic peecisé im effe materiali scu
come tra&o,tleoqsilla entitas
dicitac formalisg — hzc matctialis,& quiz materia cft parsef. fenti& y
poterit in hoc (enío dicj forma « 16 Secumdoarg.contfa z. parcem; má Atill. 1.
Poft. f.ícientiam defimuit. pet caufam per qdam rcs e(t. y nomrper cau(as- vt
[ignificaret vnius rei vnicá cffe caufam propriam,quod a(lerere videtur 2.
loft. 25. Tum quia medii tanc eflyt quid pei accidensaggregaterm. Refpébi.
Ariit:af- figoare quod ctt fimpliciter necelfarir- ad acquirendam fcientiam
perfe&ti , faba - &m in aliquo genet, f;quod decr falcimr vna pct fe
caula , nom negare tamen quiae plutes poffiat dare eiufdem eonela. m £y
Poltidoccre idem pradicaià de vm fjyc ^ €ic demonilratum per certam caufam. y
pole de ais per eandear. demonftrari irtahscaufa ill:scóuematy vt patet dc
frtiuo per znimal demontitabile ton (o. Id de homine fed étde equo. Ad 2.dicia
thus conchit.. inm non demonftzari yni* ca demótbiatio nc pet itlas caufas; fed
pl. ribus; ioqaimur aü: de concluf. non fora imáluer, windudiordiniad jnmopeg —
| -— qnem certam , i cui tam vt Gic diderfificator «d diuerfitatem *
principiorum, fed d« cencluf. materiali- "ter vt eft vna propofiuio
demonttrabilis. ARTICVLVSII. ' De medio demonftrationis pot ifm. 4 Emóftratio
poti(fima maltipli- » Dae accipi folet à DD. primo ipro fpecie cód;ftin&ta
à demonflratione quia, y propter quidsquo sé[u loqucba- tut Aucrr, & hanc
acceptioné abiecimus q. prccd.fecundo prout à demonflraiio. nc quia leceroitur
» & vt fic conuertitur Cü demóftratione propter quid,& nos lo cati
famus in 2.p-Infl.tertio prout efl fpe -€ieslub dew Oftratione propter quid,
có- tenta ; cflq; dem óllratio propier quid , Aimpliciter,&
perfc&iffima,& in hoc sé- fu ipsà accipimus in przséti nà cü dc- -monitratio propter quid ,dicat
cognitio- idcatem habitam per caufam in quocüq; gencre cau(z yeró nó inferant
cerütudinem, eaiden- tiam,&
nece(fitatem, quia vnacít intrin | fec; & effentialis alia extrinleca,vna
in- fcrt certitudinem phificam, altera certitu dinem mctaphy ficá iüxta dicta
difp,pc- ccd. q. 1« idcirco per demonfirationem potifimáinteliisimus , quz
perfcétffi- Tam parit fcientiam.f. ia maxima certitudine, & nece(Titate,
& cui fpeciali mo- do conditiones ab rye rl conue niunt: & 1mus , an
quodliber genus caue fit donc mediü ad p à talé (cientia ; verum eft tamé, cy
P. Faber theor. 10. videtur loqui de deinóftracio- ne hac, prout cü propter
quid couertium, poti ífimá a » quz. procedit à eol dliaoaiicaciont quia, quie
per cffa €tum concludit;at in zheor. 14. & 15. alit- qualem videtur
ttatuere diueclitatem "Pro rcfolutione noc.caufam cfficienté alià cffc
cxiinfccá;squa agit actione trá- fcumtes.ian fuoicéxü diftinatü, alá incrin
Éccáyqua «alis dicitur, quia agit in (erpsa » & bac cile duplice,
vclun.azic actione phy fica, cum;níc producit cffectü rcalitec diitin&tü,vt
caua in fe caulat frigus y vc] aQtiooc inctaphy (ica , quando .!. pcr Fchaitastiaq
act pyficam: ab 1pla cmja- Queft.11. De
medio Demonflationis ofri-3T.— 917 nat aliquid folum formaliter diaer(uns , vt
fant paffiones rerum;& hzc cau(a non erit nifi elientia , &
quidditasfübicáti , quz in ordine ad pifTiones dicitar cau(, efficicns
metaphytica, in ordine ad (ubie &ü dicitureau(a formalis ; quatenus cft
quodqu:deft ipfius; pó: €t inotdine ad paffioncm dici caufs formalis , vt notat
Aucría q.23.(c&. 7.quia eft ró prima fore malis,qua t4lis paffio cóuenit
fübiecto ; infuper dici pót materialis caufa , quia à fubic&o, in quo
paffio recipitur, non eft realiter diftinéta,& tádé dicetur finals, nam
paffioncs ad comp lementü,& perfe - &ionem eflnriz fubie &i
ord'nantur. ' . 48 Infüper not. de paffione triptic& dari pofle
dcfinitioné, prim& formal£, in ua ponitur gcnus; & differentia circum
"an finé per (übie&tum , fiue per terminum , vt c lyp(is eft priuatio
luminis in Lunaà sole recepti : fec dá caulalé,in qua ponitur tantücaufa
propria, & ade - quata illius patfionis,vt eclypfis cft inter pofitio
retcez inter folem, & luná : terti ex vtraq. integratam , &ab Arif.
dicitur differre à demoofirstione fola termino- rum pofitione,& ficu,
includit .n. totum id,quod habet demonftratio , vt eclyp(s eft priuatio
luminisin lona à fole tcce- pti caafata per iaterpolitioné rcere. Tà- demex
dicendis art. (eq; in hac decion- flrationc: proprié. concludi. patlionerü de
(ubie&o: bis preacceptis. Mirücít,qui varij (inc intec fc Do&t. in hac
matecia.INos principuliores rc «cc mus fententias,Zab. lib. 2. den edio c. -
móftr.(u(tinet glibcr genus caofz dui - fit proximü , (uificere pro medio
demóltrationis pociffime: Fab riheor; 15«folam cau(atmformzitem adauttit pro
medio,qvá thcor. i4. dixit elle definitio- né fübiecti, nó quidem fecendam
omncs partes , fed (ccuodumn vlimam differcn- tiam:alij pouunt pro medio
defiaitionerá totjnalcin patlionis ,quod probabile pa- tatur ab Aucría cit,
aij. intcgratam ex viraq. ita prz(eruim Caiet. & approbant Conmnb hic; alij
dcoiq.dcfini conem cia falem pafliojis quz noa üt defiiitio lu^ bic&i, vcl
fi cíi valisynon pc nator inediü, quatenus cft(ubieétt defipit.o , (cd fold
VUfpo X ef De dieviüinfiraeiafi XA aa, e(t cauía patfionis, ita. Tjald.:
AgnitatFase auo €x 2)Poft. 61,52 e AM 16.dilpp. 49-3 dub.2-.: 5001 g33 329, d
1a o-us pus non: dcfitiienem fora.a'tm paf(licnisjam ex caufaliy Sdes- mali
»:cgratae , fcd. caulolem saptifi med Bde n. oflrationisqiaufbu;ite Sc. gl
oilig-56. Tatsgpepnl Trpeb.ó: Mer. G1. Sonc qr 8 Amie cit alij; prob. «pri- n0.
«qucd tormalisdet nitiopaflionis, fi1, m, cdxum cx Seo, «im quiaillud aon. Hn
medii im d«monftreuone pofi ma;qiue £ogni.o «ontingiqugrere propier. qu i5 t
ubieóiosl d cognua paffiopedcío- bn &o, ge 3 «ips Íotmalcm
dcfinirion&yte- flatasfhug inquigepdaycerinfit(ubie Glo, qi quia. iia e
;eit caufa inkaren «uz paffionis n Sc. nator patctaquía, pr: & demot een
peediliee Ufl ma: dcbeptex cantis proctdtres SX; €x immcdiats;« Tum quia
definivio: palier e (ubie to sion. pizdicatur immedias vt necipía pafíos fed
mediate,-er- aonrqut ad :Ipiedipm 4 (Tarn qeia.pete» [s Principi me — — au
Smacmefp ub s imb apium ad Jridcodum eme foxmal;s. jMins pa(iotiss 3Turn qu jor
cflct inpatural soma in dila. tom dicretgr de definiiont »:cu iq ; secundo
quod; PNDAMNA FxionpMA renis ib dta ip gisdium s Prob; quia Arift, 22Po(o. Sx
(Poft. 224 defini» tionem diüiigit in illamspug ft principii) (eu aiedifi jin
Mani que.cit cóncinfia,& in cim que (o! a pohitiant. dificttà detuó
Dirauung ; (ed dcfinisiopoffioniscex fokr mali» & canfali intcgráta;continerat:
tub Los tto ébros£I g8 no £c medium» terxerun dcfniso «oincrderet ctum pti»
$92. Tum quia;oó cft yra;per frd dux medium au m.dclicuef]c ger; ác ynum, Tom
quialicét.yngm defidiv tioncm tonficc regt; uimcp — € medium futiopesuiul
Tationc definitionis (otmalisgkk wem fe.cliet medium s (ed per aci perd Quod
Aoiutertstdebeikio cus Gl UniconeuD tudiem Me ect atr quidycn 2 dole n
Ígd.pex.eaplaax paflionis (arisfis buic quae Ldsia mquatir caus, «ur Mp
Aoqumeigpua que vltrà querit,crgo caufa, feü s Cau- "m rhe pi rtiediptp.
qu. de 2. irse gary Cu EU Np pas di ; baee &afrfiti qiiacersusoft Nu, cur
quiliofbta dubicéio: ^T. patet uffici eri I$ dft, prae UiBoiteodr vip cx jd scd
sbto endisse demoAftrae uomis! seen d ociuulie utm demi Ee de itátiua oni ta:
iod; ( ÁTATTT t'gaufa pafl cs : itio fübieGti cócutrit edet re een dp M83 dx
Mur se orutarmg cec priinó: réocaralr-fulbin&á sri btadaui nari ue iab can
excrinfocae nori conficiufio pcopofitionty vniueríales; pec e iai irm nm RÁÀÓ99
0 fum; quia etfi e 'perícícquatu cáofamiscaufa tamen non (empor s Vel ale
qarerdeaeryo slug cae patet derit onet fa-ecly fido di deamers laris eít-cauía
niis ;& fusd otteiidie PidlFabor citston» 1704) iiio cüaíce mon r ifice-
peo medi poaífis mae y paiccconfeqi quia perianc- mellis imoedermotidra 5 d.a
dus &iflinsa eft ocium désec qu ftio . predi toad apeirdig yero c nir
Jiexef vein eie cd fput, praeced qiie t alibi Mem horae men g debere etfi
m-5312 Scgutido; : Med eren erem dran chifal ftia Ar igchiedidtus cav intimt
paf fsótie&(ablv£toi; quiacali pfá vanquar ab ada mice gu X a a &
taauferütumy cdi ees $»/TGquia ai anllüd; ep . ck j aliori voe dn Cz deer eie
[t] caüfd; Qiccalia fiit éa ida; ipfe e(t maxime cilia da r inécis;fed des Ee
Gift calfay cub áli (iat mes eirióftra actedüc ad defiaitio ás habencrónem Schoeqa
Ubrtipiéi accade ad ideni onttibie£ti qum 12iux* demonttracio ratió Mert i atió
né a diehutieius bct effc maxiihé deavsplicatanidi &o per qienseále crit
fübicéri defiaitiocAc dicaucor í uu rs&ude An. riScacde Anis. clare docet
quideft fübitétic(le caufüdydetmodfkrarius om- t ionis; Sc hàc catione in-27PoQ
gie Ufifiionc:, quia: f eff medium. o0» iodewmi pol- Zee uc tio H$ país ;
(Icinedium huiasdemon(tricionss,év £r prior Gt alteraeffencizlicer y vt optimi:
nó'ac PcFabet contra Zabu& atioyréeeg« tiótos , (uRincnces inc pafsionibus
elséniai: Wet osdisiatis: ciae polle péo medios affümi indeaion(tiaione:
pon(ssma ced fpeétu fechinddi y Fas ibshaiase(] quia'ta Ldetnónitvatio neoeller
pep verga cau» fa aciudleqBiiedaeisydamo pafsio pripro sc? ulasitet norbctkaautopof
aas 1d; -nzincer iptisctturdaet£e ctuaav.ab6sdé cüifa tvofi ond Qoi 3A
cflrGpvs| necpri) mb palsio cà Wibincto tacivcpróporio:» rici oiriediviuvy vt
(»cxet/xtno- tan dium ty quio d haseruetiomtiaqo fic pogtsi-! mid 86d poca
tiodt «ion d radioqureo Aptipcc do Nec valed aeree aee aconolta liio p iab, tgo
d'onlggn a PNE iode v giai govib june r 7 Sus tisDelsioDoünfrMoni dI. ocn
fideméon fequitsr illa doaion(lracio. Not valet j:quia Arift; definicns
demonttrz, dixitexqm iata prmiffa tonftarcyéed excimmediatis ; de vtraq; id prm
peniuepaa aetates conca 12 mam pafsionc$ à:tota rei dnida dit ty perbom fola e
osa fcd etiath chéngtoria! conflitüitüc bx. diy &is difis Py qi
rz:arirzidátcó- defi nitióo4übie&tzponrtar mediam-fccundamr omticdy partem!
quamuis: ràdicaliter we plartata ntarformz vt dixis mus-dtticopresedd,-o 1:0 6m
419 ^31 Taodetn g non folür fie medii, vt eft'édfá pafsionis , verum:£c vt
definitio: futic&; Drobimedimm ermediünonfos lunid cere debet coumexionem:
neceffal riain t6 predicate y (elieum puísiono fed q*o«quc cam (tib ecto-y quia
ideo fübied etum necetTinio vai cüm país;onc ii cócle(ione cóclüditur,quiaambo
itprara rhifsis-o(teridüur cám mcdio enita, erga fieut eps ara" cago —
ter, vt eft caua pafsidnis yj quia. fàb- ratione'e(É neceffa rio cónmiex e f$
pavifonmüer vt dofihitio: roe i mlfter modiam hommaterialitervcafo [éri A
cdiciquiauiqo nif fiu ha 6 rome dis cic oicuioncam mollaiamrcafatie Qro Coutrà:
primoóy:x det:mio Bere irn. amnem dempnz fuarionépóti(sima ; Jum quia! LIZIO la
Poltzcomis 17a: nwdiümre e doBinsiod netilpeinhi xiremi.iopatsionisc Tüm 22
defiai ci ofóran ilis. paísiomis. c [b. proxiitya] catüía cónexiotispalsiómis\\cabubic&taye
quoa hat ccoünon x wtiedidius prouiaims cx ríaédtapafsión jd trauy: (abi ecbi
crgox dcbevepoanódiü.Tà y:: pa(sto romodiad &wic tb proppíte dbfiniioor y:
& ipfa mest. d-anke^nettdefiaitiom fübicGti; ccaodllar dothontdvarié» e"
inedia o6 ifta zqhia ex ume diaus; Ippabdius, — ma debcteetse oiaiduns
beneris;s fed: pa ficie(t dcgremote: roo: dedi cri ipísas defimigio-fürmatis
;unz):e( id cod eui genere 5 nó disfiri pub Hectavas aliuucius. T dapgzenédri
iq metet qw t eA ne ae 0e axcdyis.n (jacit pottettas fub:e&rog, élus
pafitong y voc autéxb Dmm finitio pafTionis,quz cit prior paffione, &
poftcr:ór fübicito, definitio aüt fübie &i eft prior ipfo (ubie&o, Tum
6.defiai. £:0 paíficn;scft notior paffione. , facit propolitioncs necclarias ,
de omni , per fe,sin qipfum,& per caufam,ergo habet oés condiciones medij.
Tum?7. ex 1. de An. 11. habetur ipfam quodquideft cf- fc vtile ad aoi enda
cauías accidé ziü fübítandia quibus verbis videtur. significari definitionem
fübictti c(le cau- fam primamnan tamen proximamyergo «aufa proxima crit
definuio accidentis , & paffionis, fed dcmonftratio potiffima e(t cx medio
proximo, ergo &c. Tandem non poteft demonftrari animal rationa- Je cfic
hominis definition, quz cft pra- dicatum,nili per definiuonem ipfius de-
finitionisdicendo omne explicans quid- ditatem rci cíl definitio rei;animal
ratio- nale cft buiufmodi,ergo &cumó ti quz- ratur , cur animalrauonale fit
hominis definitio: oprimérefpondetur , quia ex- plicat hominis quidditatem. 33
Refp.ad 1.loqui ibi Acift, de defi- mittone cau(ali ,nó tot. mali:yel inquic Do
4torsonon loqui de potiíf;ma demonftra- tionc, Ad 2.ncg affumptum aliud .n. c(t
aliquid eíIe extremü conexionis , & e(Te; «auíam connexionisjpa(fio, &
ip(ius de- finitio sür extrema cónexa cü (ubiecto , fcd caufa hiius cóncxionis
eft definitio qu£ &t cft cau(a cnticatis paffio- «is s &
conícquentecomnis habicudiuis gaffionis ad (ubie&tum. A d 2. ncgat Sco,
amcec. nam defiaitü nó inelt definitioni , ende tám paíTio y quam definttio
paílio- inis immcdiaté míunt fübiccto , licet de- fünitio notius inf1.:v raque
tamen per de- itionem fubieóti. Ad 4. neg. min. nam ptio non eft in
predicamento diítia- €oà ex dió " 'iq-4.art. «Ad f.ex Tat; ma.quia ad.
Sidon iemontraionia flic een wi aedi in róne cognofcibilitaus ii. q fit
cau(acur cogno(catur inhatrécia pra dicati ín (ubicéto,non aur requiritur vt
fit medium quó ad ordin priorwaus , & policcioritaus » aliter ncc cff:
ctus.q ci. , potiet e(fc mediumin deine:ira Difp. De Demonflratione 2... tio
non dicit frente quidy& caufam ine hzrentiz in (ubiecto, vnde fieret
petitio ijynam cadé cít queftio, an Luna eclypfetur , & an Luna priuetur
lumine s. an! fic rifibilis& an tit aptus ad rie. dendum,jAd 7. folum (equitur
defiaitiee nem (übie&i non cfe cau(am proximam uoad ordinem , nontamen
quoad cau. litatem , quiaab ipfa omnia emanant £ . vcl per accidétia intelligit
accidétia com munia,per caufasaccidentium acciden- tia propria , quz à
definitione. fübic&i caufantur. Ad vlt.illam non e(le demons: flrationem
poti(fimam , nam cffe definitionem formaliter dicit fecundam inten» tionC,quz
non conaenit e(fentialiter mali rationali , fed accidentaliter , vel Auería
effe quoddam catum quidditatiuü , adhuc non eílet di monftratio in rigore ,
quia non demone ftraretur pa(sio(ed potius pradicatü fue - petias de inferiori
,vt cü oftenditur ho« minem effe animal per eífe viuens feníi« tiqum, in E
przinifsz non fant coner. tibiles: & (ecundum quod ipfum, vt pa«. tet;vide
art.(eq.ad 1,contra 2.conc 34 Secundo, q definitio pafsionis ex. formali, &
caulali integrata fit medium; prob.quia Arift. 1. Poft.c. a. docecidem cse
quidefl , & propter quid , crgo me- dium debet v pie quid e, peine ,&
ter quid y crgo cx vcaque definitio« La 6rd iq ex m ib:d.me- debet eíse cauía ,
vt pafsio fit (im- piu & init (ibieCto , prim praíta - it definitio
formalis, fecüdum definitio caufalis. Tam 2.medium eft adaequata s €au(à
cónexionis paísionis cum (ubiedtog ergo vicam |« definiuonem continebit s prob.
eon(eq. connexio pendet à (ubies Go, X pa(sione vtab extremis, ergo de« finiuo.
fubie&i , & definitio palsionis erunt cauía huius conncxionis, Tum 3,
mcdiü buius demon(tcationis debet. caa fare perfcótam paísionisnotitiam , crgo
omné cau(àim , tum formalem , tum eHh- cientem includere debet ; quia cognitia
perfecta cft ex omnibus caulis. Tandeua praeaniísat huius demonttrationis
debeng . elsc maxipé ; & immediatg, ers Conc quia Adé.dcheirquia hec defini
go. A eo deber pro me«- ERES 4" E' u 7? — mss ] Q. I Demedio
Demopfirationissefrt; I.9t. dio;nam fi foláe(fet definitio fubic&i e( fent
maxime propriz lubie&o ; non paf- fioni,(i dcfinitio paffionis tantum,
efsét - myaximé proptia paffioninon fübiecto . Rd in Primoloco Arif. b era de d
(abie&i, er quid pa(fionis , v ue o definitioni fübie- &í,vel 6i
loquitur de qxid paísionis , non eft fermo de quid formali, fed caufali, &
tandem fi loquitur de quid formali, non intelligitur de medío pczcisé fumpto ,
fed vt in demonftratione cápto, & de to M igawraj e dope deis omi tcícit
que (tio pro CO EN Y verum ctiam qua "^ Sour, faior M ?es, per quae 1o er
qui pcd vela in 2. loco es car " de finitione (übiecti,qua eft caufa
vcriuf- a(sione vt ab extremis, fed à dcfinitio- ic ubie&i pédet,vtà cá,nó
à definitione pafsionis,mediam autem fedebct habe- re vt cauía imexiftentize
effecutiua. Ad 5. cau(a m notitiam in fimpliciter,vt diximus vel &Giorem,
quà aliz caufa , quia quietat sntellectá , & quia defiaitio fübie&i
aliquo modo &(tin omni genere caufz . Ad vlc.debent (fe maxime propriz
quoad. caufalitaté, -&d quod (ufficit, vt m praemi(sis accipia- tut proxima
caufa inhzrentiz , non verà quoad formalitarem, itavt mediü fit for- malitas
pafsionis ; rmó dinerfum c(fe de- bet,cim fe habeant vt caufa, &
cffe&us. 3$ Cotra 2,cócl.arg 1. qp dlibet cau- fi proxima etiam externa
poisit effe me- dium in demonftratione potiísima. um quia illa dcbet dici
pots(sima demoaftra tio,quz perfecti(simain parit (cienciams itavt de re ni!
amplius quar; poísic , fed qualibz cauía proxima nara ett calé pa- terc (cicntiam
, ergo qualibet poteft eí- fe mediü;mi.prob.ex Arift.2.Pott.c, r. vbi docet per
caufam farisfacienté quz ftionsproprer quid (atisficri omnib, alijs
qugrftionibus, & patet exemplo, nam gu interpolitionem tecrz inter Sole,
& Lu- nam poceft fatisücri omnibus quzttiotibus dc eclypfi an (it. quid üt
, qualis fit, & propuec quid tác, idcm de alijs de. mon(trationibus 4uàsaddacic Acitt, 2. Pott. T um 3.qua
cclygus dc Lunaj& ti. Lew milia accidétia fant per caufam propriá demonftrabilia,
propter quà rcs e(t, fed caufa eclypis, propter quam eft, cít interpofitio terr
, ergo per hanc ccit de- monftrabilis demonttratione potifsima. Tum 3.
demonftrationes mathematicae fant certiísimz, & poufsime, & tamen vt
plurimam procedunt ex atficcedente iam probato,nó ex defiaitione fübie&i
non enim ex definitione quantitatis pro». tar mathematicz conclufiones.,
Refp.ad 1.ma. effe infafficientem,nà vltra hoc requicitar' vt'quietet
intelle&ü per caufam proximam, & neceffariam neceísitate metaphyfica,
quam fola caufa formalisin fenfu explicato continet y ideoque nezari debet
demonttrationes , quas conficit Ari(t.in 2. Poft.efle potif- ftmas , vt fusé
oftendit P. Faber cir, Pec idem ad 2.nam eclypfis,K accidécia externa (unt
demonfítrabilia per proprias cauías,non tái demon(lratione porifsima ern
afsignatá róné. Similiter demon rationes mathematicg à multis negátuc e(Te
potiísimz quáuis fint certiísimz,qa nó habent omnes conditiones requititas , 36
Secundo.g defin tio fübie&: non fir mediam ,oftenditur ; Tum quia com-
mitteretur petitio procu j; nam defini- tio non eft quid diftin&umà
definito, er o (i paffio demonftratur conuenire (u« biedo definito,quia
conuenit definit/o- ni;probaretur jdem per idem;hinc. Arif, 2, Prio. c. $.ynum
modi ponit petitionis principij, quando probatur defiaitum per
definitionem,velé contra. Tum 2.(eque- retur demonitrationem non effe ex pro«
prijs» quia oés pafsiones ab cadem e(fen- tía flientes per eandem defiitioné
pro- barentur , & ic non demon(traré&ur per caufam, quz vnicuiq;tanquà
propria có petatíed ex cómuni , Tum 3-fequeretur maio. & cólu(. effe in
codem modo dicé di pe: fe,..in fccundo modo, gp e(t falsü, Tum 4.fequeretur
definitione cífe cx me diacis, nà Plio conucnit d. finitioni fu. bicóti nó
imedraté,fed media propria de finitionc;X (ecü4a paísio axcd.áre prima. Reíp.ad
1.nó peti principiü , quia de» fiiio, dcfiaitum diltmguncur,vt dixi- n»is di(
p. 1. q. 4 arta. & paísio potiuscouenit dcfiniioni, quàm dcrinitoj Arif.
aus Xxx iem tém loqoituryquando dcfnitio, & defini- tum fant 2qué nota
refpondenti , vt ex- plicaima$ 2.p. Inft.trac.3.c.3. Ad z. de- monftrationem
cífe ex proprijs non in- telligi de principi js sIteri non Couuenier tibus,(ed
de princtpijs conuertibilibus, & quia idem medium póx cum pluribus paf-
tionibus conuctti , idco potcft dici pro« riam refpe&tu illarü , Ad 5. neg.
faltitas equei« fa fficit. n.quàd pa(Iio notius có- neritat defiaitioni « Ad 4.
dicimus paffio- n€,& propriam definitionem itmediaté conuenire fubiecto
immediatione (übic- €i, licét definitio notius conueniat; feeit da paffio
dicitar etiá (abiecto immedia- té conutnite immediatione cauíz , nam caufa eius
nó cft prima paffio ; fcd quid- ditas (obiEGi; vide Tromb. c;t. 37 Tertio,gr
non fit mediam vt dcfi- mitio,f(ed folum vt caufa, prob. cx Sco.q.
$.prol.S.docerte non oportere principia fcibiliseffe principia in
[eipfrusTubiecti y fed efTc principia lolum, per quz ftremur paífiones de
ipfo.Tà z. demon: ftratio dirigitür (olum ad cádendá (ciem tiam maioris
extremi, non minoris,ergo per accidens eft, uod medium fit defmi- tio (übicéti
. Tam 3. medi quandoq; cft etatio, jtádoq:(cla di&io, fed dictio nc- Qui
dici det nicio,qua sépét eft oratio , ergo cífe definitioné cft acidemtale me:
dio. Tum 4. medium vt medium e(t cau- fa ,quia fcire eft rcm per caufam eogno-
fcere , ergo per aceideos cft definitio vc mnedium. T um 5. definito
(nbie&ti , vt fic dicit causà inhzrétiz nec propter quid , at de ratione
medi eft, quod (it caufa inhatentiz,& dicat propter quid. Refp. ad
1.fufficere, vt medium fit ró qtridditatiua fübie&ti, & caufa virtualis
$ vc ducas ia z.p. Intt trac. t. c.4. Scotus adc loquituc de caufa forumliter.
Ad 2. demonltrarioné dutrzi ad cogioícemdá , rion quidcay p:ffioncai vt fic,
fed paffro- q mem in (ubicéto,idcirco requiri vt mcdi- um cognoícatur vt:dé cum
paffione , X fübic&o. A4 5. id fempcr medium debct cíle tota o, quandoq;
veró vtimüt vna pacte, (iue araccrialt, iuc formah , qc vei matctia fat
ridicaliter , & otiginátiue caufa. paísio- ds. ^d 4. cdi vt inediam nó cil:
cau- "Difp. X 1L. DéDenaonfratioge 2 ^. fam vt fi(ed caufam connexionis
predia cati cam fübie&o, nec cumfc xionis,(cd ilhus, qu e(t neceífatia meta
a iin quod exigitur, vc iit effentia- c lubiocto , idcoq; medium demonftra-
tionis poti (fima vt medii debet effc de- finitio fübiedtis & caufa pa
(ionis. Ad (». definitio fubiedti vt (ic precise noa di cit cattsá
inhzrétizsnec proper quidsfed.vt definitio fübicdt, & vt efl caua. paíse. De
maiori extremo demonftrationis, " 38 ia st, d poffnt habere rónem - vasi
Me , tione propter ys (nà de d ratige - nie quia nula eft difficultas,vt (upra
dixis — müs).Caccidés cómuneyaccidés propriüy rss AGO Set eui e vel
adzquata,& ex oí parte , flc continet omues caufas jac xri demon: cas,(iué
extrinfecas;à quib. res per fe pendet im effe; eclincompleia,& inadazquata,
vt cunr datur pcr vni, vel duo ge« nera caufaramt , ec fi daretur per caufam
marerialem,vel formalem , apt fimilem s vel cfficieatem, vcl pet ambas caufas
in- trinfecas,materialem, & formialeaz , find fint phyticzt; (iue
metaplyyticgr. Hiec aüt difficukas intelligi potcft cà de posto tione poti
(Tiam , T aud demon(lcatione propter quids(icut (upra ditt iaximus, ci medium
demóítratioms imuire $. Zab.Gtpé cic. fathine: tit accidens pro- priumyquám
accidés có nume poffe pro" maii exccemo inferuire eug inrdemom- ftratione
par De dcftm cione vec? comunis fententia ncgat poffe à priori, Sc
deinontlcauone propter quid ti de finito , quategus definitio e foralner
capias. vt eft efscatiali s. mto, lic&; ixcerialiter inmnpta dz: vtc(t prt
dicium abfolucé acceptá polit dcmottrari,ts [X mada juata, puta dcfnitio per
causa. matcrijalé poterit có» cladt pec defimiconé fimilis, vcl fotavalis
cauíg, ta videtur séure Sco». Polt.q.5 € 39 Dicimus priino, accidens comune
foli ingredi poísc pro maiori Medis in demótcauóne nC ade tein : tiia,
pailioncmi vcrOun demon:trauionié .11. De maiori exiremo demonitar etri. I. 913
potilTim: bec concluC fequizur ex didtis art. priced, i prob.primo,quód accidés
comune fir demóflratione propter quid dAemonfirabilc de inbie&to, nam art.
1. - 'Oltendimus quà bct caufam in guocung; . gencre aisum! poíse pro medio in
hac :dcmonttratione , fcd i(lz aliquando ciu- font aliquod accidenscommune , vt
pa- ^et ip exemplis ibiallaus quando .f. ac- "iden s aliquod per fe
confequiwi, & fcm (o5 pet ad pofitionemcaufz., Deinde. quàd ncqucat efse
maius ex- tremii in demonfl ratione potiffima, patetex di&tis art, przced.
vbi folam causa formalem poíurmus pro medio. Tü quia «onclutio demonítrationis
potiffimz de « bet císc fimpliciter neccísaria, per fe, dc «cat acr ipfum, vt
q- feq. dicc- gus , fed accidens commune non'confi- - €it cumfübicé&o
propofiionem cum bis tóditionibus , quia ex (ua ratioge forma- Iipotcft ade
fse,& abeísc, ergo non ncccf farió
conucni incft omni tcmpore L-- epa cfl
de omni pc flcrio- fiflico ; non przdicawr per [e in primo, vcl fecundo modo ,
crgo non efl pcr fe , qucmodo ad dcmófl raticnum exigitur ; ncc tandem
ncceísarió copucttitur cum fubiz&csitaut conueniat c mni, toli, & sc
per»nam hoc cft peculiare accicéus pio- prij, vt docet Porpb.c.de prop.ergo non
eft quatenus ipfom . Ncc valet relpontio Zab.hac accidentia. dici [| oísc
ncceísa. ria neceffirace cauf z , quatenusad poti- tionem talis cauíz (equuntur
talia acci- dentia; licét non tini neccísaria nece(Tita te übiecti . Non valct;
quia iam conce- dit vt hc non conficere dcmonfliationé potiffimam, &
fimpliciter, ad quam re- € poufli ma necc(Titas , & certitu- o
propofitionum , vr diximusart. prz- €cd.qualis non efset hzc necefísitas; tum
quia ncc neccísario iequütür ad. pofitio- nem ralis cauíz , nam ab alia caula
natu- rali contraria ,& maioris viriutis,aut fal- um à Deo poísent
impediri, ergo bac pc €císitas caufg non erii implioter necef- fitas,vide P.
mtheot, 14. 1$... 49 Ex hismanet probaia alia pacs cÓ- cl.quod poísimus vti in
demouftratione potiisima pro maiori Mo palsione lub.cétismam hzc jt popelione
fimpliciter necefsariam, pe fe,de omni X
quatenus plam, cum «óucniat omni, Íoli,& femper,nec pcr poiétià D -; pof-
lit à fübicéto fciungi , & confeq cnier non cótinget (ubicckam alter ie
aaberc , Conia obijc. quod accidens commu- anc fit maius cxtreavá in
demon(tratione poiísima; Tü quia per se in secundo mo ;do dicitur
de.subie&o , nam illud przedi- catur in secundo modo,quando subie
iogreditur definitiooem ill us, accidés ay rem py Subiectu m hibet definiti. Ti
2.vel accidcos commune per se conuen subic&to,& habctur intcotumjyel
peraccidens..s. rationc alterius, idenMuzrrit dc ifto alio an per se,vcl pec
accidens d ucniat,& lic vel dabitür subic&áà, cui ine rit per sc, vcl
procederctur in infinitum Tum 3. (i perse non incífct,nó magis vai sub c&to
cóueniret, quam «lieri cuicunqg quod c(t falsum quia non quodlibet cít An
quolibet Tandem LIZIO 1. Poft, 22.do cct de eclyp(i dati scientiam;ait n.
Eoriz, que [ape fiunt, demonfirationes cz Jeé ti&yvt Lone dcfctlus, nep
him, uod fecundum quoa quidem tales fuut, f. m per funtieclypfis atem c(t
accidens cóc; & 1. Poft.his demontl
rationibus de ac. «identibus commuo:bus accommodat, & declarat cond tiones
in 1.lib. (signatas, quz funt demonfirationis potilsi e,Retp.ad
1.neg.alsumprum,quia vt di- ximus m 2,p. Tot traét. 1,c 3. ad ptopofi tionem
per (c (ecüdi nodi prater boc o fubic&um ingrediatur definitionem prae
dicati requiritur necesaria habitudo cau [a cfhc cntis mctapliyicz ad effeótum,
quz (olum ctt inier (ubicctum 5 & acci- .dens proptium., Ad a.dicitur per
fe con- ucnire Hj. imiediaté , non veró per fe .i, neccísarió,quod requiritur
ad demófltaetionem. Ad 5.adhoc vt cuilibct nó infit , fufficit, vt per (e
cópetat (ubiecto im quar 10 modoy,quatenus dator in aliquo (übiee &o caula
1otrin(cca accidentis có s , hoe aui€ nà fvfhcit,fed requiritur ilia neccf-
faria babitudo ad poti(simá. deu oftratig nem , vt non coung «c lubic tam
aliter fe habere , Ad 4-tolum probat. daride bis accidétibns demóttrationé
propter quid, nou potilsimam;nec Ault.2.loft. oa ncs €Quditauncs adaptar illis
demon(tcatigs TOC A EEUU nibus , (tibus, [ed foli illis exeplis declarat, quo
pacto mediam fit cau(a maioris extremi. Dicimns z.defininanem: non habé rem
aliam cau(am prioré nó poffe de dc- finito demótrari à priori, (eu effe maius
extremü 1n demóflratione propter qutd i at dcfiniuonem habentem aliam caufam
priorem poffe cffe maius extremum, & à priori dcinonftrari de definito per
illam Cau(am, etiam vt. effentialis e& definito ; talis autem demóftratio
probabiliter vi- detur cfe propcer quid non potilli an3;ita "Tat.2.Lolt.q
2. dub. 3. quem fequuntuc Auería q.2 8.(c&t. 6. & Amic.2. Poft.trac.
vlcq. $.dub.1. nec aliud inédit Do& cir. fivc&é perpédatar; Prima pars
probatur, uia fi carct cauía,à qua dependeat ip ct- e non habebit medii
fafficiés, quo poffit demó(trari à priori de definito. Tales aüt definitiones
(unt precipue adeguata, & vndequaq; perfe&a, que.(. datur per emncs
cau(as;à quibus res pendet in elfe, € .n. omnes includat caufas, nulla rema-
net accipienda, qua vti poffimus pro mc- dio,& (i aliqua cx illis
acciperetur ,cü hzc fit quoq; demonftrata in concluf. idem demonit raretur per
idé . Similiter eadem tónc definitio cótinens omnes cauías cffentialcs, putà
propriü genus, & proprià differentia , non poterit per aliam cau(am
e(lentialé demóftrari, vt probat ibi Sco- tus,nà quidditas (ubiecti effet
quzftio, & prz fuppof(itü (imul, & femel, cet quzftio, quia
demonftrarctur in tondaf! de dcfinito, effet pre(uppofitüyquia affümeretur vt
medium, faltim fecundum parté, 41 Secunda pars, q definitio aliá prio rem Lr
isti tanquam caufam pli à priori demonftrari,ctiam vt cft quiddita- tiua
definito, cft Arif, vt infra videbimus; & prob. quia illa eft
demonftrabilis pro- politioà priori, qua habet cau(am proxi- mam conncxionis
przdicati cum (übie- &o, calis cffet ita itio, etiam vt cít cifenualis
defiaito, erbo &c. Vt au! co- gnofcamus; quz nam tint rftz definitio- nes,
agen in(picere ordinem caufarum inter (c ; nam in primis, quia nulla caufa
adequata in (uo genere alià (apponit prio rem 1n eodem generc; aliter non cílet
coe talis,fed partiaiis, ideo nulla definitio ma tecialis, v.g. poterit
demontlrari per align Difp. De Danopfiatine, definitionem material£. Et quia
finis dicitur prima caufa,idcirco per definitione finalem poterit demonf(trari
dere definitio tàm materialis, quàm formalis, vt ex hoc, quod domus eft
ordinata ad defcne dendam nos à pluuia, & tempeflaribus, optimé concludere
poífumus debere ex tali determinata matcria, & fpe-iali for- ma confttui,
quod eft probare definitio- pem materialem, & formalem domus,&
con(cquenter etiam vt fuountur effenria liter; & quidditariué , rá eo i pfo
quà pro» batur aliquid efle materiam, vcl formam alicuius, oftenditur adhuc
eiie de c(jentia iliius , quia materia, & forma funt partes eífentiales,fic
de lanterna prob. quod de- beat ex materia pcrípicua cótlarc ex fiae y quod eft
illuminare ; & ex hoc, quod ho. mo eft ád beatitudimem ordina us, dedu-
citut effe füb(tantiam inrclicéuslé , qua folum efl beatitodin s capax; quod
przdicatum concluditur vt eifenniale homiie ni,(icut homo sin (uam e(fcntiam
refpicit beatitudinem vt f. nem. Caufa cff ciés LT f efi neceffaria,
determinata, & cóucris Dilis caufa alicuius prad.cati effentials of
fc&us, q. (e h:bcbit vtcau(a formalis ipe fius cf diusyin tali cafu poterit
cócludere definitioné formalé cffe&tus,vt quod pto- ucnità principio
effentialiter libero » cft indifferens intrinfecé , & e(fencialitcr »yt
poffit cflc, & nó cffe, volitio prouenit à volü:ate,q eft princi pió
effentialiter libe- tüy crgo volitio eft indifferens efTenciali- ter &c. in
hoc fyllogi(mo maior extrem? tas cft definitio libertatis acus in genere caule
formalis, medi c definitio ciuídé libettatis data per caufam cffcdiiuà Tandem
quia materia, & pacto süt fibi inuic& caufe ex ditis d! p 8. Phyf. q.1.
att. t. potetit dcfinitio formalis pec matcrialé demóftrari& e cóccá ; vt
omne conflans ex corpore organizato contact Éc cx anima, que cft atus calis cor
poris, equos cótlat ex corpore organiza o» crgo &c.& é conucrio; ité
definitio materialis dcmóti rationis probatur p alicrà formas lé, qu ab alijs
dicitur quo juc filialis. 43 Tanié,g; he dcmóttrationes pro- babiliter reduct
debcát ad propier quud» non ad potiffimam , probati pot, non «n. faris
coidanter faluangur conditiones m: Q .IT. De siaio. esteem. Denonfivab. tiffime
in illisquia premiíTz non videntur cífe de es "nra fec&dum quod
ipíumyaut faltim non omncs i(tz demon- tiones,& fi oppofitum velis
(uftinere, nil contra no$. oholsm ^, In contrarium obijc. qp quzlibet dcfinitio
poffit à priori probati, & adgquata. T quia poterit probari perreguias
logi- €ales.f.per definitionem definitionis, ficut cü volumus oftédere alique
fyllogi(mum efc in modo, & in figura,vtimur regulis logicalibus de
(yllogifmo traditis, ic A- ift.2. Poft. 17. ottendit dcfinitionéter- narij,g
lit numerus impar primus,efíc ve ram, & quidditatiuam definitione p re-
logicales,& definitionem definitionis. Tumquia bec definitio, eclypfis eft priuatio
luminis folaris propterobic&io- fiemtertg,eít adzquacayX tamen demónflratur,
vt quod priuatur lumine folari ropter obicétionem terra , eclypfatur,
priuatur.&c. crgo echyp(atur. Refp.ad 1.ex Arift. a. Poft.8, vbi negat
probationem illam effe veram demó(tra- tionem, rà cít, quia 4T. logicales non
fant caufa in cffendo , (ed folam rationes cognoícendi;& notificádi, quare
nó procedit cx cau(is concluf. tum quia procedit ex cómunibus , nam illz
cegulzcuili- bet definittoni adaptari poffunt, & tandé nonoftenditur per
illas definitionem de definito proprie loquendo,fed rantü. de- finitionem
adzquatam habere codi tiones optime definitionis. Ad
2.nec illadcfioitio cít adzquata, quia deficit caufa materialis,que ett
Luna,nec demooftratur de definito.f. de eclypfi,(ed de Luna,que cft fupieum, in
quo recipitur cclyplis . 44 Contra z.parté opponitur 1. autho ritas LIZIO ui 2.
Pott, à c,2. oftendit quodquid. (eu definitionem no potse dc. mofirarià priori
de definito, & 1rali]uá- do dcmonitratu: ; illam non e(Te dco:on-
firauionem fed logicum syllogilinü; ide t6. Met.tcx. 1. Scot.etiam 2. Fofr.q. 5
-&x profcí[so oltendit quodquid Lorma- liter non poísc demonítrari neq; à
prior! . neq; à po fterio.i, at ab(olué fumptü
& materiali &er poíse à potteriori demóftra- Ti,À jxio rit mnc »
ied aligp non. n. vnlt de6 nitioné formale poíse per mate- rialé de moftxari,
(ed & contra materialem per fotmalem,& finalé;idem docet fü tex.
Met.cit.& 6. Met. q. 1.ad e princ. i . Vtadzquaté fatisfaciamus bk obie4
&ioni, diligenter indagáda eft més Ari(t. inillis tcx.& quo pacto
procedit ; primà igiturin tex. 2.quarit; an def nitio, & de» monflratio
(int de cadem re ; & negati refoluit ; quia demonftratio eft accidéc
complexi, & affirmatiué, vel negatiué cludit, definitio eft efsentiz,
incomple: nccaffirmat,aut negat ,immo pro princi pio inferuit demonítrationis .
Deinde à tex, 3. vía; ad 8.difputatiué quzrit,an des finitio fit
demopftrabilis; & pro parte ne& gatiua arguit ;.tum quia nó cít
demoftrae bilis (yllog;(mo reduplicante (.f. inquo medium alsumatur m przmi
(fis cum hae reduplicatióne /7 jui »«p requiritur, vt poffit deinde concludi in
quid maius extremum de minori ) nam in min. petcre- tur principium y quatenus
medium dice- retur 17 Quid de fub:cGo , cuiustamen idditas quzritur, ncc mcdium
císet ig emonfirabile dc (ubie&o; tum quia ne- gue demonftrari diuifionc,
nam ifte mo- us difcurrendi non eft à priori, ncc ne- celsario illatiuus ,
& minor eíset probart- da, quare ille fyllogifmus non cfset dema ftratio;tü
quia nó cít demófirabilis per de finitioné dcfinitionis , vt oratio indicans
hominé per císétialia cít. defiuitioillius y animal ronale exprimit hominé per
efsen tialia, ergo &c. nà in min. petitur p'inci- pi ,idé.n. elt e(se
definitione, & expri. mcre ré per cílentialia ; cum quia n*qaig oftendi per
definitioné contrar!j, nà jro- cederet ex zquc ignotis,& poffit dar: cit
culus ; & alias rónes adducit. pro bac ray 4$ Deindc à tex. 8.incipit
propriá ape rire lenient& inillo tcx. ;t'mó diírina guit dc caufa, uod
quzdà elt cadé;quadam cft alia,i. quada e(tintrin(cca, quze dam cxtrinfeca,
& hzc vcl eft demonitea-. bilis.i. poteft demó(trationi infecüire,
&& fic poterit eíse medium; quo demonfire- tur quid efl feu dek;nitio,
& fobdir,quod hac nó eít deu óftrauo, fed fyllogilimus topicus, fübiungit
poftea alium modum, quo contingit [cire quid efl , ncmpcc ab cffc&u per (c
demonitrando fi cfl, à» mul deuepiimus in cognitionem quid eff, yt omnc afirum
patiens interpolitionem ferrz celypfatur, Luna patitur interpo(i- tionem
teirz,ergo eclypíatut, quo , logiímo fcitur / ei plis & quid eit, & gn
ttid; in fine deinde huius textus, k initio fequéeluti epilogat;quz do-
tuerat,& quod nó poffit oftedi quid eft, uando non habet caufam alià 4.
extrin- cam,quando tamen ipfam habet, poffit dcmóftrari,fed logico syllogi(mo;
addit vIterius diuifiones quafdam definitionis , & pracipué in tex. 10. ait
, quod quzdam dcfinitio eft principi demonftrationis, quzdam conclafio,quzdam à
demóftra: tione fola pofitione terminorá differens: & tandé in finc
huiustex. concludit, M - Wifeli igitur ex ditis, C" quomodo eft fius quid
eft demon[lratio, &r quomo- o nó eft," quorum efl C* quorü non eft, 46
Ex his colligitur primo; Ari(t.quid eJ] accepi(Te, prout eft qaid complet ex
pmnib. caufisintrin(ccis:2 fi hibet cau. fam cxtriníccá;po(fe demo (trari; 5
.hunc syllogi(mum appellatfé lózicum
& de- monítrdtionem,quod debcr etponi com- garatiué .f. in ordine ad
potiffimam de. monftrationem dicitur syilogi(mas logi. cus , fed quia eft
fyllogifmus certas , cui- dens,& per causá,crit demonttratio pro- pier quid
, cx quo magis confir. vltima pars noftrz conclu(. in hoc fenfu explica- £i
potcít in 6. Mct. Nec aliad voluit Sco. afscrere,(amptit.n. quodquid
cfl;redupli- Catiue .1, vt perfe&é explicat quiddicaté fei [fecundum omnia
przdícata e[sentia- lia, & hoc pado negat. pofsc probati à priori per alias
caufas intrin(ccas , & de- mon(tratione potiffima;in qua;in ju't,sé i cít
(appolitum, & medium, Vetü ett ibi Scot. potius recitare. feot. Expotitoris
, quam fuppre(so nomine authoris ibi innuit, quam propriam mentem dectara- te,
vnde nezar mateciam císe caufam for- , X conleqoenter quo 1qtid tormale Toti:
de.nontt;ari pet. quo4quid matc- ziale; & tainen potius oppolitum eft vegum,
vt cum codem Sco. ofteadimus di- fpar.5.Dhyf.3.3.aft,2. & 5. eodein mo- ds
exponi poceft in Mer. cir. .. Secundo ad idem atg. ratione. Tam qiiia petercur
principium, dad m m.a9- . ri medium debcrei dé (u3is&o pradicani inquid,
noa.a. quod [uid efl pot pet ihi- Difp. X I1. DeDemorfain, 5 qüaritur in
cóclu(. peteretur ét principii. in maiori,quia maius extremü icare- 1 tur de
medio inquid, & tüc vt fit vera pre dicatio»medium debet supponere pro sa-
bicóto cócl.& fic maior nó differret à c6- cluf.quz ró eft Arift. Tü2.
predicarüin. cócluf.demóftratiua debet efsc accidens ex. Poft.c.1. ergo nequit
efse definitio. Tum 3.dcfinitio hon poteft predicari,ni« fi de dcfinito;at (i
demon(ttraretur, deberet de medio praedicari. Tü 4. omnis des finitio immediate
cópetit definito , ma« xime fi datur per cau(as intrinfecas, crgo. quzlibet e(t
indemonftrabilis; Tandése- quitur hanc demon t rationem, per quam scitur
sabítantia , nobiliorem cfse potif- fima , perquam (citur accidens . cot 47
Re(p.neg.(eq.a0n.n.in mia. peti-- tur principium;quia nó eft eadem d. finistio,qu£
cft medium, & quae concludi n€q.1n tmaio.nam ih maiori medium ponit pco
(ubie&o diltincké cognito, feu pro dcfinitioae ipiius, in conclutione ves
to fubie&am fwpponit pro secontusé ca - gnito, (icut vniuersaliter
definitio, & definitam differunt ,non .n.sunt termini sy« nonimi,& hzc
differcacia suflicit, vt (nc diftin&icerimint, & nc principium peta-
tur, vt diximus disp. 1.q.4. art.2.. nec
aus thoritas Acilt. vrget, nan ibi disputatiué loquitur, vt i pscaict se
declárat. Ad a. ibi eft setmo de demon (ratione potillima, i0 qua $cipet paíTio
eft maius exccemü ; Ad 5 .neg.alfumptum, nam vna dcfinitio póx de alcera dici,
vc syllogismus conttis €x veris, primis; & rimaediatcs,Xc. eft tas Ciens
scire. Ad 4. aísuinptum eft veram in eodcm genere ; vt dcfiaitio materialis eft
immediaca in gencee macerialis caus. y vel vt att Doctor hi, quatlibec eft
iame« diata imme atioaesabiccti , quia inter ipsa & definicd acdhil mediat,
cui peius conueniat d-fini'to ; nontamen qualibet cíl iimnnediataiaynediatione
causa. Ad $. jua mu S ex to capite po(fic pee fectior dci demonitratio
conciudens de iri is nna concludés pa(Tionem 3 tainetr óbiccu n sciencig ett
conclutio "tà pciaciprjs depeadens; hinc quia prim. eipià potilfing nata
sunt gigaere certioa en, Qu «fr. 1I. De premiffs Damnfirationis.tAtyt.III. 912,
r&, & magis neceísariá notitiam , d prin- cipia demóftrationis propter
quid, idcit- «o abíolut illa erit demonftratio pori ffi ma. quz facit fcire
pa(fionem De pramiffis Demonflvationis. T premiffas Demóltrationis declaremus,
ipfarü códitiones etüt expendendz. LIZIO 1. Poft. c.2. quafdam conditiones
aísignat pra mi(larum, quaf- dam veró cap.4. & pracipué locutus eft de
demonftratione propter quid ; condi- tiones funt ifte, vt fint verz primg, & immediata ,priores,notiores,
cauíz con- clufiohis, propriz, neceffariz , de omni ; per fe, de przdicato
vniuerfali, fecundum quàd ipfum, & primo;de quibus multa di- ximus 2.
p.Intt. tra&. 1. idcircó quz fatis ibi expohita fuerunt; bic precermittemus;
fic fe habet prima conditio, quod fint ve t2; Íccundatamen conditio cxa&iüs
erit .. ámueftiganda;quapropter in duos arc. bác gítioné diutdemus , ia primo
agemus depinipia & immediatione pribmiffarum, in 2. de ceeteris
conditionibus. Sed prius interim corrigendus e(t patentiffi- mus error
Ouuied.cotrou. 10. Lóg. punc. 4,n.6.vbi aitopus non cííe demonflrationem
conílare (emper propofitionibus, y funt pet fe , vt patet; inquit , in
emonítrationc: Omne progreífiuam cft viuens,omnis homo eft progre(fiuus, crgo
omnis homo cft viuens , in qua minor non przdicatur per fe de (ubic&o ;
quia progtrcffiuü non eft propta paffio homi- nis, ed animalis. Profe&o
inhoc puncto omninó hallucinatur Ouuied. nam Arift. 1 .Poft.cap. 4. diferté
docet períciratem elic q neccísitatis gtadum, qui re- periti debet. in
propotitionibus demonftrationem inttantibus, adcoquod fi propofico non fit in
aliquo dicendi mode ex quatuor,quos ibi afsignat, fit prot(us inc- pta
onítrationeimn. cóltitaendam, vt fatis probatum eft 2 part. Inft. tract. 1.
& in demonflrarione, quam Ouuicd. ad. ducit; falfum eft illam minorem non
effe propofiuionem per (e, & przdicacum eius ncn per fe de fübie&o
piadicari .f. progrc(siuum de homineynam pcr primá rc- fitio per (e nota;qug
difficultas re vera fab dccem pun antepredicamenralé quicquid pes € predicatur,
de fuperiori » de inferiori Le. neceffe eft pradicari , vndé (i pro- greíliuum
de anim,li przdicatur. per fe, vt cius adzquata paífio , etiam de homi nc per
(c praedicati debet, licet nó primàg & adzquaté,íeü (ecandum quod ipfum;
itaq; hoc exéplum minime probat i inorem non eí(Ie propofitionem per f ed
probat tantüm non efle f. um d» ipíum; qui erat v timus gradus nece(fitas. tis
in propoficionibus loc.cit.ab Arift. a fignatus, neq; cum gradu períeitatis
corte fundi debet, licez enim omnis propofitio fecundum quod ipfum fit quoq;
per fe, nó ramcn € contrà, narm dati poteft pro- pofitio, qua fit per fe, licet
non fecandà quod ips, & talis cft omnis propofitio s inqua paífio
(uperioris praedicatur de in- teriori . Explicatur primitas , € immediatig
pramifjarum ywbi de propofitione períemota.
Vpponimus cx 2. pini RN E S primitatem,& immediationem nó ef- fe
duas códitioncs preemiffarum , (ed vná, & nilaliud fignificare 3 przmiífas
de- bcre cífe indemonftrabiles per aliud me- à CUATRO E mis | Mee &ter qp
(ipfis cá&nofcarur , vnde pec. (eoo dci ét; hinc orta eft celebris illa
difficultas intet veteres tá Scoti(tas , Thomiftas,tü Nominalcs,quid fit nomine
, vt Recétiores. eb ietdan pria ia B RERNN crit rius. fit propofie am nota in
Bacxh Scoti , deinde. uo hzc conditio competat pre. ae oy pd. im X t cc 49
Circa primam parté difficult. not, ex Lich. 1.d.2.3.2. qp in propofitione per
fc notaly per fe nó lumitur, vt diftinguie tur cotra per accidens ,quafi quod
cffe no tü dicatur de aliqua jppofitione in aliquo modo dicendi e , (ed vt
diftingunur contra per aliud itaut illa
fi propofito per fe mota , qua non habct evidéuam ab alio; hinc defimtur à Sco.
1.d.2.q.2. A t8 clle, qua cx terminis proprijsy. qui. [ung XXX 4 ali- aliquid
eiusyvt funt es, babét cuidenté yeritatem;ex quo dcducitug non excludi
cognitionem terminorü quia inquit Do- &or, impoísibile eft, aliquá
propofitioné nofci terminis illius ignoratis , nà fe- &unda operatio
intelle&us prarfupponit primá,vndé dicebat Arift. 1. Foft.6. prin- €i, ia
cognofcimus,inquantü terminos co gno'cimus; & multà minus excludi debet
étía intelle&ma pet ly pus quía no- titia nece(larió efl ab intcllc&u;
quare qp excluditur,cft omne aliud, per quod tan- quiam per mediü moucatur
intelle&us ad €liciendum affenfum in propofitioné illá; fed ttatim ac
apprehendit terminos illius htionis, vi talis apprchenfionis cognofcat euidéter
cónexioné inter illos, & idcirco ait habere euidentià ex terminis
proprijs;addit,» funt eius,.i.quando có- cipiuntur in co fenfa,in quo ponuntur
in- ' &egrare propofirioné illam ; nam termini poflunt diuetfimodé eandé
rem fignifica- £c. f.copfusé, vel diftin&?, vt (unt dcfini. to,&
dcfinitum,definitio.n.diflin&é G- ificat qp definit cófuse repra(entat cx
diis &is difp.1.q«4-art.2.vult erge Doctor, 2 fit propofitio per fe-noxa,
cui affen- t intelletus vi apprchéfionis terminorü ipfius cognito co modo, quo
propofi- £ioncm cópo itaüt (i terminus cofusé zcpraentat, ex cognitione confuía
iphus enoucatar intelle ad, áffeníum , vc ia pw eroi: Doe rs totum eft n L4 e,
li i ] ex cognitione i- nta eliciat iudicium ; non autcm erit fitio per fe
notayfi ex cermino con- use sigmficantc conflatct,ramen vt afsctitet
intellectus, effet neceffe,g diftin&e conciperet fignificatum illius
termini; vt: ptzdicatiá cuidenter concipiatur coouenire (ubic&to cx
cognitione diftinGa écfinitionis, non (officeret aotem cognitio confufa
definiti, propofito, in qua przdicatum diceretur de definito, nó Het per (c
nota;quia indigeret, vt euiden ter petciperetur,alio termino.f.definitio-
nc;qui non effet terminus ipfius, cum fit diuerfus à definito,ex diGis
difj.cit. contra AQUINO (si veda), e(fct4; per aliud nota . $0
Hinc nó re&é Fofnan.afierit in séc, Dot requiri ad projotitioné pct fe no-
VÀ, vi [emper ex coguittonc dittuidia tct- Dif. XIII. De Demenftratione; 5.
mínorü dcbeat moueri: intelle&usad affeníum propofitionis; itaut nulla tit
pofitio pet fe nota, qua ex terminis cóft sé fignifi cantibus conftet.
Hoc.n.eft contra ipíum Scot.cit. & córra Scotiftas feré oés,vt Lich.
Tat.Barg.Fabrum, Sti tinch. Vulpes, & alios, claté.n. DoGor ibi ait
propofitioné illam effe pet fe nota, (i ex cognitione confuía terminorü
ftatimcui« denter apparcat illor( c manév s de quód diftindté cognofcantur ;imó
[ubdir quód propofitio,quz eft fe nota
terminis confusé conceptis, eft é períe nota ter« minis diílinQté cognitis,nó
tamen é cone ttà necefíum cft propo(itionem pet se notam,terminis dillindte
perceptis;effe tale, fi confuse accipiantur.Hzc tamen doris na clarior
apparebit, ft dubia, & obicétips ncs adueríariorum diffoluerimus. Primó
igitur dubitari poteft ex Caiet. dicente , quód cum prima paísio pradicae tur
de definito, quamuisilla. io poísit per definitioné probari ; erit. pet fe
nota;faltim fecundum fe , licét non quó ad nos;quia definitio ,& definitum
, i uamui$ quoad nos differant, non tamé ceundüm rem. Attamen hzc opinio.ex
plo(a manct e& di&is difp. cit. vbi oftendimus definitionem, &
dcfinitü nó diff:rre folum rationc ratiocinante (ed ex. fündamcnto in re, &
pet coníequens nec fccundum rem erit pcr íe nota y fed demopftrabilis
demonflratione potiffima que cft à priori,& per caufam, nóquidc in
cognoícendo tantum, fed etiam in e(- (endoscrgo nonfolum quoad nos erit dc
móltrabilis,(cd ctiam in fe (pc&araynan ordo cauíz in cífendo non
attenditur fo- lam pencs noftrum'concipiédi modum; vt cft ordo cau(z in
endo,quiin -demonftratione à pofteriori reperitur verum etiam in rebus ipfius;
vade prinet- e immediata dicuntur indemonflrabi- ia (ccundum rem, & à
prioriquamuts à pofteriori , & quoad nos ficétur» ergo quzlibct propofitioà
priori demonflrabilis erit (ecundü rem demóitrab;lise S1 Secüdo dubitari poteft
ex. Mayr- coquia dàuur. mult propotiiiones inde- montirabiles,&
contequcnter per fc no" tz; & tamcn non ex appreheniione. tere
minorumyvt (unt propoficiones cogat :Q.1LesDepnpifitionper fewua.od.]. -sper
fenfum vc nix eft alba, ignis eft cali- : dus;Sed teíp.faciliter has
propofiuones " proprié nec cíicindemonftrabiles , quia vcré inniue datur
cauía per (e alb«dinis, - & in igne caufa caloris, pcr quam dcrmo-
ftratione propter. wd luo modo poterit calor de igne, « albedo dc niuc dcmon-
/ffraci ; ncc iflas propobtiones cí!e per fc 'motas;quia non ex apprchentione
terminorum cognofcuntur, (cd cognitione (ca ficiua; & cxperimentali, &
confequenter: peraliud, nonper fe; vnde communiter ut propofitionem aliquam
contia- ' gentem eflc per fc moram, quia ex cognitione terminorum non
percipitur ipío 'tü cónexio, fcd per aliud extrinfecü: nifi "velimus
diccre e(fe per (e notas,quatenus ^o "primoà (entibus percipiuntur, vt
iofra. . Tertio dubitatur ctrca diuifioné pro- ; pofitionig per fe notz, nà
Thowitla ipsam diuidüt in propofitionem pcr fe no- -tam,& per fe
nofcibilem;vclin propofitionem per (cnoram in fe ; & notam no» bisgnotain
fe eft , quz nullum habct mc- - dium; quo polit probari conexio termi
morum,tamen à nobis non cognofcitur e nifi per aliquod mediü cxtrinfccum;nota
nobis '& in (c eft, cum nos apprchendi- mus conntxionem illam vi
terminorum.g dupléx;vel.n; eft nota omsibus tàm in (ipientibus; :quàm fapienti-
E "bus; vel fapiétibus folü, qua pacto Boct. ánliebdom. diuiit cómnné
animi conce- . | gtis&c Acif. x. Top,c. 5:diu'tic problema. $i Iftz
diufiones nó approbantur à - Sco.cit.ná prima nó cft bona diuifio,0g " ex
membris omninà diftin&tis conftarc 'debet, cadem autem propotitio dici poterit
per fe nota,cum cft actu cogoitas & pet fe nofcibilis, cum a&u non
cognolci- tur, qug cognitio accidit propofittoni Sccunda vetó; vt ibi
explicatur, nec va. let, quia propofitionon folum tormalis, fed ét obiecta , vt
propofitio eft, dicic ordine ad intelleciósergo hi ternum,cx buscóttar,no funt
apt: ad caufandürafse sü,non erit per fe noca in (e$ quaproprec ois propofitio
in (c nota pet (c erit & no ta nobis,feu poft;bilisà nobis coguolci fi
termini cóciperétur; acl) nosc ognitis terminis nó cognoícimur eu:déetcr cóne-
x:on€, figni cuidens no- (ufficcre cogut« tionem illam,quam babemus de illis
ter minis , (cd requiri cognitione pertectio- r6 d eric diftincta , illaiaüt
etit cófu(a , & có(cquéter propolitioné illà ex fe no cíic' perfeDone Món:
i rit noriuá alterius propolitionisex vermit ni$d; (tincté fignificantibus
coftáce, fi» cut.n.tecminus confuse: significas eft di ueríus à dittincté
ijgnificate candérem y ita propoficioncs ex illis compoti e Nec c(t cade ro dc
coi concepiu,& problema-: teni ifia nO dic ür,nitr propoficioncs proa
babilcs,d nó ex terminis immed:até poi plütor,fed ex motiuis & rónib?
probabili bus, ende re&:. qdà süt not« oibus, dà fapiéübus try prout
magis,vel midus Có- uincüt róncs:at propdfiuo p fe ngta dicitut talis c
apprehélione terminorü, 8c I tàa fapié! esq infipientes,yt cognocant
illà;nccctlarie apprchédere debent: terminos, qui-ftatim caufant aijenfum,
fequituromnem. propofitionem pcr. (e: notà elfe tàié (ap tibus ,& ipli
piencibus; | ld entiores INcotherici, vt A « uet(a , &:Ruuios hanc.
diuitionem alice: explicant; .f. quód rra rt per fe no.: ta in fe;eft; qua
conttat teriimis notioribus natura ; per (c nota nobis; quz ex: terminis nobis
notioribus omar $i & dicti. coincidere: cdm diu:üone illi: LIZIO .dc
notiéribüs nataray& nóbis tra dita 1.i^oft, ac8 P hy.cir Sed quáuis: recte
diuidat Ariinotiora nobis; & natu ra; quia quzdam ordine natutg prius ma«
ta funt concipisquedam veroordine do- &rinz d:cuntur nociora nobis, quia
facilus percipiuntur , et íuacfenfibiiora ex: di&t.s difp.1.q.6. tamcnin c
goreloquen do propofitio per fe notanun poteft cÓ- ftarc ex netioribus nobis,
quiay vt contt4. Mayr. dix:mus;non funt apti ad caufan- dum aticnfum cx
propr:js rationibus, gouus ex cognitione (enuiiciua » & cxpes turcntali
inteilectus afienut , vt in hàc nix cft alba. d toph Aduerfari] re(puüt. à rónc
propeütionis p (e pora lcet des indc 1lià admruát. ; hae latis de pro; ofitione
per fe nota , vide Fabr. theor.7. &^ 1: fent. d. 14. ci 1. & alios
Scoriftas cit. 3 Circa à crà qugiiti partem;an pre mif[z ácnionttiraucn:s d
cbeant efe 1m« mediatg , loquendo ac acmonftrecione po: ITE. 9030 propter quid,
eft vna opinio, quod amba pramiffa: debeant e(se immediatz ,& in-
demonftrabiles, non folum virtualiter , fcd ctiam formaliter, demonftratio veró
ex folum virtualiter immediats fic demo flratio quía . Alia eft opinio , quód
(uffi- ciat ad demonítrationé pa quid y cx virtualiter immediatis
conftare,dummo do dcmon(lrans fciat refoluere principia virtualiter immediata
in formaliter inde- monftrabiliajita docet Do&or 1.Polt.q. 11. in fin.
quamuis non (e declaret ex: preísé, an prima demonftratio fit propter quid, vcl
quia . Rcs eft facilis eie ji primó .n. cer- tum eft ad demonítrauionem
poti(simá requig quod conítet ex formaliter im. mediatis, & per fe notis,
cü.n. inbac dcmonstratione cócludatur paísio dc (ubie- &o per definitionem
fübie&i ex di&is q. przccd.iam ràm maior , quà minor erunt immediata,
in maior. namq; pafsio dici tur dc defioiwone , & in min. definitio de
definito, quz pradicara immediaté conuenignt proprijs fübie&tis. Tam quia
habere liec principia dicit perfe&ionem .f. independentiam , ergo huic
demonftra- tioni competer, At loquendo de demon- flratiónc propter quid , in
comuni vtraq; Opinio cít probabilis; prima videtor ha- bere fundamentum in LIZIO.nam
1. Poft, C.2. probans hanc códirioné principiorü ait ex primis autem
indemonflrabilibus, quoniam non fciet non babens demó(lva- tionem
ip[orumyfcire.n. quorum demonfiratic cfl, non [ecundum accidens babere
demonflrationem efi, quibusverbis videtur innuere principia nó per accidés
fciri debere;hoc eft non per aliud, (ed (c- ipfis,& tex. 30. docet
(ubaltetnatam ícié- ,, uam demonftrare quia ex hoc ; quod pet . principia folü
virtualiter immediata pro- " &edit, vt explicuimus dif». przced.q. 4«
att.2. ad 1. princ. quo feníu declarauimus definitionem demouftcationis traditá
ab LIZIO 1. Top.(üpra q. 1. art.1. in fin.& 2, » In(t.trac. 1.6.4. Secüda
veró opinio e(t is probabilis ,habetq;(ugm fundamentí) in Atitt. nà in fine
cap. 2. docct aut om- nia, aut quzdà pri ncipia mclius cognoci cóclufione,
quia.f.quzdà dantur, quz de- .déta&u non cócurrerét. Dubiüigitur Difp. De
Demonfiratüna j^ fio& talia erunt principia virtualiter iaz- mediata , nec
obícucé colligitur ex verbis cit.pro altera opin. dum ait non [ciet nom babens
demonflrationem ipforum i... principia erunt mediata, oportet de ipfis habcre
demonfttrationem, aliter nulla ef- fct fcientia; quà opinionévt mag s Scori-
cà, & ccm fecuti tamus 2. p.Inft; tra&. 1. € 4.iixtà quà dici deberet
definiuonem traditam 1. Top. nó cíle demonitrationis in cómunifed propter quid
fold vc innai« mus fupraq 1.att.2- ad 1. priac. fimiliter fcientiam fubalternam
vt fic nomdemon- ftraresquia, (ed propter quid, quod etiam tetigimus
di(p.praced.q.4.art.2. refpon- dendo ad 1. princ. in fine ; inillis .n. fen-
tenuis. in quibusnon adíant rationes có- uincentes , non dcbemus determinat alteram
: partem fequi . e : $ ubium tamen clie. j,an prim. dpi refolutio debeat i
víqrad prima principia vniuer(alifsima., vt síít prine cipia mietaphy ficalia
quae p polus folent , itant demonftrans non (9- reíolucte (uas eui hadas vfq;
incipia propria in- determinato inne, Br immedíata, fed etiam v(que ad
ima,& noti(sima , an verà fi cc- aer e principia pr » & determi- nata.
E t quidem quód neceffarió babens demonftrationem ex principis virtuali- ter
immediatis , debeat habere notitiam tincipiorum formaliter ymmediatorum, quibus
illa eflentialiter dependent , iam fuse oftédimus diíp.preced.q.4.art.2. T uia
in cau fis eísétialiter fi natis; iri» Hos nO operatur, nifi a&u cócurrat
(ü- petiorg ergo principia virtualiter 1 ia tà Honemom cau(are (ci&tificá
cóclufioné, fi principia formaliter immediata ,à qui- bus in hac caufationc
eísétialiter cp de ptimis, & vniucr(ali(simis principijs » ná &gid. Vcn.intext.
19. & alij át. Oppolitum tamen ett verius , nam ct fü formaliter ignoraret
aliqui ilia princi- pia , poffet adhuc habere demonttrationé peculiaris
conclaf. fi propria, & immedia- ta principia ilius cognotecrct« Tum quia
vnica , vel alim pauciisimge eíscnt de- montiraciones pocilsima, tot .f. quot
cf- fcnt ilta vniucríali(sima principia Ma 9. 111. De promifis Demonfiratianis.
Aet. 1. 933 emnia alia ab iftis dependent , ergo non polfent conítituere
demonftrationé potifsimà , de cuius ratione eft habere prin- cipia
indcpendentia quó ad caufationem concluf. Tü quianec conclufio,nec prin. cipia
peculiaris demonftrationis quà ad cognof(ci pendent cx illis. Dices dignitatem efTe vnü ex prz- itis antcnftratione
"pm. 1. Tü quia explicanstex. $. qua fint principia Das: tomg viae vcio
di- uidit in dignitates & pofit:oncs . ergo v- trag; cognofci debent ante
demóflratio- nem. Tandemquia veritas omnium prin- €ipiotü pendet à veritate
d'ignitatuch,er- go ad quamlibet demonftrationé cócurt te debet ét vniuer(ali(sima
pricipia. Refp. quidam per dignitatemibi exponunt prin M propria, &
immediata, vt diximus 5. p. Inft.traét. 1. c. 1.61 veró intelli gáturvni-
uer(ali(sima principia ; vcl cítíermo de - precognitis ante omnem (cientiam,vél
(i de peculiati demonf(tratione loquatur Precognofc debent nó formaliter,fed
ha- itualiter,vt f. nà ad(ic rodea oppofita inintelle&u ; vel ti adhuc
formalis cogei- tio ipforü praexigatur ad demoaftratio- nom, hoc crit, noa quia
requicantur ad cauíandam conclufionem fed rantü quia fià proteruo negarentur.
propria princi. pia, nonnifi per iila vniucríaliisima proba rentur
demóftrationc ducente ad impo(- fibile; tum quia éc in proprijs principijs
includuntur contraGa , nam fi verum ceít quodlibet aut effeyaut non e(Je,verü
quo- que erit homine vcl efse, vel non c(seani- tnal rationale, &
eonfequenter,li quis fcit hominem eísc rationaleim (sc vecà , (cit quoq;
oppofitü císe £ilfum,& hoc ettyg» ali. ui dicüt principia vaiucríalifsuma
includi virtualiter in qualibet demonítta- tionc. Ad
1.ibi loquur de dignitate lac- 6, vt dicit principia cuiuslibet (cienue, in qua
dantur proprie dignitates , vt eitlo- Catus ccxt.a $» vcl l»quaur dedemonttrationibus
a4: hcioacicis quarum mola ex talibus prac. Js integrantur: veltandé qe
dignitages. Ingredruntur quamlibet emonitcauiogem contra&tz. pcr terini-
nos (peciuics; Ad 3 .parec ex dictis. $6 Hiac vmnediacioné hacu(; expli- €1tam
congcnite. dixigus demonitcauo - nià priori, & per caufam ; cceterum fide.
demonftratione quia, & ab cffc&u loqui velimus, ipfa quoq; debet habere
fua im- mediata principia, quibus coguitis quic« tatür in ,nec vltra editur in-
quirendo in tali ordine cognitionis, al;ter vcl daretur proceffus in inünitum;
vel có clu(io nó cflet (cientifica; hzc aüc imme diatio nó e(t eiufdé ronis cum
przcedéti, ná que conuenit demon(trationi à priori dcbet reperiri in principijs
(e ipfis cuiden tibus, & nó per alia priora; at immediatio f£equifia ad
demóftrationem à pofteriori dcbet ineffe in principijs euidétibus nó p alia
principia in ordine cognitionis à pg- fteriori;aliter nó effent immediata,
& ta- lis eft immediatio illar propofitionü , q à cognitione sé (itiua
dependet;à fenfibus n. omnis noftra cognitio origine ducit» uz propofitiones,
quàuis fint mediata, & demóftcibiles à priori,funt t à poítc- riori
indemóftrabiles, vt cü Sco.in 1.d.3- q«4. E diximus fupra q. 1.art.2.ad 2.&
(i A de (enía Thomiftg intelligüt propofi- tioné per fenotam quo ad nos, por
admi ti ipforam opinio, vt fupra oftendimus, AJMAETIGVLYVS. IL Cater£
conditiones dilucidantur ^ $7 Értia cólitio eft, quód (int prio- , "ES rts
,qua Senn i5 ec ad conciuuone:, nà aliquid dicitur primum ps nega:toné
priocis,dicitur prius per ha itadinein ad pofterius , vade aliqua pro- policio
eit priina, quia nà habet aliá prio rem , non ob i] tamen erit prior rcí(pectu
alicaius cóclufionis, vt notat Sco. 1.Poft, q-1. Ac Omme totum ej] maius. [id
para te, dicitur prima , non c(t ramen prior re- fpe& huius coaclaf, ois
homo e(tcifibi- lis,quia non dicit habitudiné ad illam tá- quam ad (uum
pofterius. Dicuntur etiam praemii priores , quia cum caufent cons cluiioné ,
przcedunt ipíam ex d,&is difp. 1140*4..jü2 conditio uic explicata conucnit
etiá pramilTis demoaftrationts quia nam itlz quoq; dicuntur cauíz concluf, in
cognolcendo. LIZIO autem intelligit dc prioritate cauíz ctiam in eíIcodo, quo
pacto folum premiflis demon(irationis propter qu id; conucuiz. Quac- 632 oS
Difp X ETT. De Deiopfiratidie . "Qyiuartáconditio eft, quàd fint notiores,
occafione hu'us oritur dubii; an pre mifit debeat effe notiotes natura,vel no
bis;folet.n.diitingui, quód aliquid cft no "tius natarasquia in fe cft
perfectas, & independens, & confequétet prius; aliquid «ft notius
nobis, quod .f. facilius cogho- fcitur à nobis;quia propinquius cftfenfi-
bus,vel áliqua'alia €aufa citcaqnamdi- vifionem dequa vide d. s. Met;q Siart:z-
«(t nor.cp quis Acift.r. Poft. 5. dicat rion eile cade notanobis,& natura,
tf hocaf- écrit, quia plerüg;id accidiz,verü poteft iucnire,yt quod eit notius
natura ficetiá rotios nobis cam .f, facilius cognofcitur «au(a, 4] cffc&tus , et e(t de Sole
refpectu anflsétiarü. CU igitur pmiflie dicüturdotiores, quia loquitur Ari(t.de
demoftratione propter quid , qua cx caufis proce- «lit, intcll.gi debet
denotioribus natara » "€] quá doq ;süc notiora vobis ; demóttra- x10 aüt
qriaycü Lolü proccdit ab cffe&u ; xft es notioribuscobis ad notiora natura.
' $8 Rurfus aduertédü, quod pramiff per hinc conditionem dicuntur: notiores
concluliode:i.magis& perfe&ius nor quz maior perfectio tripliciter pot
con- tingerc,vel.in cerütadine, v3] ifícuidentia,vcl ingraduum inten(ione ;
certitudo «t fima adhafio intellectus oppofita o "formidmi jemdétia cft
claritas im cogno- Xcendo oppotita obfcuritat!, graduum in *tenlio cft duplex
propria, feu gradual , quz atteriditut penes plurcs ecadus ciuf- ^dcm'rónis.pecifice
, vtalbum vt tria cft *intenius albo vc verüs vcl c(t impropria ; (cu
lubttantialis, quz fumstur i ordine ad plurcs gradus (pecificos ; quo pacto
Angclas dicitür- immaterialior anima rationali, vt notant Con:m. ex Tar. bic. Dubium
igitor eft an przmila quà -ad hac cria Gnt noriores conclu(one ; upponimus aüc cum cómuni ràm certi4udinem,quàm
cuideniram. füfcipere ma *gis,& miaus,patet dc cecasadinc,qua cü
"dicat firmam adhz tionem iaiclleétas cü «xclutione totali
tormidinis,potcrit intel as magis, vel minus ficaxiter adhereze, ficat magis,
vel arünoc poteft effe im- osnurabilitàs obici. propter plures , vel 3pauxiores
caulas immutabilitatis , & ma- gin d minus neceüatiz pofignt efie ra-
tióncs cflentiendi;cumquo magis,veFmi nus ftat totalis exdlufio lormidinisde op
pofito; vt Angelus cft altero immateriá« fior, quamuis vterq. excladat omné mas
tctiam,& amot eft magis, vcl minus in« iten fas,licet totaliter careat odio
«Idem. multo magis patet de euideatia, nam idé obicétum poteft magis, vel minus
claté videri j itemrecolenda funt quz diximus devetitate dif p.10: 7490; finc.
Hurt.diíp. 1 t. Log.fec.5 . Ouuied. có trou. 10, negát pra miffas effe magis
cere tas; & euidétes conclu(ionc. A rriag.difp. 16.Log.fec.3. quem hic feq.
Ponc.quáai adntittat quamlibet przmiffam polfc.effe Certiorcm,&
cuidentiorem concla(ioney iiie effc eaidentioréjnedat ramen ambas effe
certiores. Alij apud Ruuium concedunt
immediatas przemiffas efTe cet tiores,& cuidentiores,nó mediatas. Cóis
opinio cü Sco. q.11. & 13; Poft.admittit przmiffas fimul,vcl fcorfim
acceptas oo tiorcs e(Te in his ttibus ip(a cócl. ita rece tiores oés , quos longum
effet recenfere $9 Dicendum sgitur,praemi(sas fimul vel üngillatim captas
eísecertiores, eute deoiiáres,& perfc&iores m ge Von fico ipía
cócluüone; lo uimuc atit de có clufione,quaccnus conclufio eítnó qua- tenus
propotitio,.i. vt e(t deducta ex pr cipijs, & ad tertiam (pectat operatione
Q 10d (int certiores probat LIZIO cap. 2. ccicicudo concl. caufacur ,& cft
propier certitadiné premilsarumsergo maror cercitudo przmifsar(t, antec- prob.
quia certitudo propohtionis prouenit ex ve- ritate obiecti ;& ncccfitate,at
veritas S6 neccffivas conclut. eft,& caulatur à verte tarc,&
mecc(litate premilsarumyconfeq. patet ex illo axiomate Propter quod vni
quodq.tale, C iliud ragisy]uod efse ve» rum aliquibus conditionibus ob(cruatis
oftendimus z;p.In(t.trac: 1.c. 4.qua: con- ditiones adfuntin prafénti. vcintuc patebistum quia quod cx fe eft
raleyper- tcétius habet formam, quam quod pcr ali ud elt talc, quia illud
immedianius , hoe n.ediatius;qua ró de quibuícüq. pramnif. fis concludit libet
coftderaus. Refp.Hurt.quem fequitur Ouuied.cis axioma illud folum valere io
cau(a finali tefpeétu mediorum, no 1n alijs a -fion idco ignis cfl calidior
aqua ; quia ex fec cali, 5 aqua veró ab ignc, fcd quia nulla qualitas aque
operatur intensé , ac ipfa cft; ad aliam probar.ait valere de, » agentibus per
gradus intcn(ionis , non dc ' agentibus, vt dant efle (ubtlancialiter, (ic (0 7
potett efie, quod premit (int certiores - €etticud:ne graduali, noo vcró.
fub&tin- ' tiali; & adducit mnftantias,qua (olcnc af- fertr coniraillud
axioma. Sed verum effe axioma illud non folam. $nfinc,& medijs, verüm ctia
in alijs cau- o 7 fisibioftendimus, & praccipué ex cócef- fis arguitur ,nzm
1dco plusamator finis, - quàm mcdia, quia boniias finis mouet vo Juntarem Contain pc - fedaffen- fus pra
mifiarü n.ouct imelle&ü ad affensum cócluiionis, crgo magis affencitur in-
tellcétus praemaffis,& firmius,quàm con- - clufioni, patet conícq. quia 6
finis;quia | €lt caula motiua,magis amatur,ctià pre- 'mifie,cum fint caufa
motiug , magis crüt «crig , Quodaddit de alijs caufis ; primó "ef dabis an
qualitas poflit producere ef- - fe&ü fibi e'qualem,de quo in lib. de Gcn.
Deinde hoc adnifl o,deducitur veritas il- 'Jius axiomatis, nam poffctalia reddi
ra- tio,cur qualitas non producat cffectü z- qualem, nifi quia qualitas eít
talis (cipía, -etic&tus veró babet entitatem, abilla, & CÓfcquenict
dcficere aliquo modo debet. - Tandcm fi axioma illud valet de agétibus rh
gradus intentionem, valere dcbct de "agétbus, vt dant ctie
fübflantialequando Sut caulz zquiuoca, nam li praetuifize süc
&citiorcscertitudine gradgali, multó mageeeioner fübtlàialihzc.p.(ccundü
AHuit.fequitur fubftantia a&Gus;fcd (ubílà- tiaa&tus prz miliarum cft,
petfe&ior actu conci. quia huius eft caufa zquiuoca;quz "sCpcr eftiuo
cffc&u perfectior, crgo «c. "quod fint przaiiz cauts zquinocz, pater,quia
vcl prai(lz lunt immediaia, & "fic cognoicuocut habitu intelleétus ,
qui fpceie aifrguitur ab habitu conclu(. cíi- ?que efenuialicer perfcctior;ti
lunt mcdiaur, cornofcuniur bapiur [cientiz (pecie | t; men diltincto ab
habituconcl.fed quo- | niam habitus: conc]. ab ilio dependet, dc- bcmusin iio
arguere maioié pcucétio- xé,quàmin ;fto,quiá pluribus dependet. co Hancioncm
decaufis uotis AC- Queft.1H. De premifsis Domonfirat: &rt.II.. 955
riag.cit. ait cGcludere ad hominem có:ra Hutt. nó abíoluté, quia inquiz, non
id: o media minus amantur quia propter fiuc appetuntur, nam Deus amat juftum
pro- pter gratiam, nó tamé magis diligit gra- tiam, quam inftgm, fed quia media
non haben: bonitatem d:gnam amorc fic inten(à; at obicitum concluf. hibet.
capa- citatem tctminandi tàm certü affenfum, ficut premilTarum obic&um;
& fic vniuerfaliter videtut iliad axioma negate. Scd ex ij(dem principijs
rcfellitur- hzc teíponíio , nam obie&um conclutionis,, cum babeat incdiatam
veritatem ,& nc- ccffitatem, non erit capax tante certiu- dinis, ficut
obieé&tum przmiflarum, quod immediatam cótinet veritatem, & nccef-
fitatem indcpendentem, hzc .n. deca dentia in concluGone arguit ininorcin ca
pacitatem cettitudinisficut in medijs dependentia ad fnemargu't. miporcin ca-
acitatem amoris , € minorem bon:ta:e, um quia fiquis diligeret Petrum, quia cít
filius Pauli, quamuis Petrus (it eioídé bonitatis cum Paulo;attamé quia motiuü
amoris cft relatio ad Paulum, quia .f. cít aliquid Pauli, remiífior ctit amor
Fctri, quàm Pauli; quia intcllcétus ideo atsc. tit conclufioni, quia cft
aliquid przmit- farum , minus afientire debebit coclulio,- ni, qoàm przmilTis.
Exemplum de $tàt;a non cft ad propolitum; quia gratia nó c(t cauía amoris Dci
erga iutltuim, fed potius fe habet vt. cffe&us, in quaniii Dcus oc- dinauit
hominem; uftum habitu füperna- tural! gratie condecorare, aon .n. gratia
iuttificat hominem ex fuinaiura ,fed cx ordinatione diuina, vt docent Scouflz .
Accedit principaliter, quod euidentia ctt cauía certitudinis natucalis,non quad
ht adzquata , nam datur certitudo (ine cu; - dentia, (ed inadzquata, itaut
quindoad- cit, concutrit ad caufandam ccrcitudné , nà ficmius adhzremus ij$, qua
videmus , quam qua non videmus, lhcut facilius itta ncgaremus, quam ilia » (ed
premiiize (unt eutdenriorcs conclulione, vt conccdic Ar riga ,-& mox
ptobabumus » crgo func cuam ccraorcs, Sccundo q, fint euidcnt ores; Prob.
ijídem ratiombus, quia ouinem clirita ix cuidéuià coaclufio recipit à
premullis, Mdb 934 Tum quia przzmiflz babent perfc&iorem nofcibilitarem .f.
per (c; & immediata , cóclufio imperfcütiorem, quia per aliud, &
mediatam , ergo euidentius przmitla cognofcuntur , Tum quia illa propofitio eft
cuidentior ,quz vcl cft intgitiua, yel magis ad ità accedit,euidentia ,n.cft
cla. ta obie&i y: deoria, & inuito, vnde cla. rius cognofci mus rcs
fen(ib:]es, qua notiores nobis di cuntur; quàm infenfibiles, & falsó
negatur ab Hutt, quia res fcnfi- biles nemo negauit, Deum autem aliqui
neg:uerunt , quamuis ex fenG bilibus 1pfius cxiftentia concludatur , qua
ratione hzc propofitio Deus efl nà dicitar per fe nota nobis yiatoribus,
quamuis euidenter fciamus res (cnfibiles cffe;ergo quia principia funr per fe
nota, vcl faltim accedunt immediatius principijs per (e noris,quam
conclufio,erpnt euidenuora conclufione, Tandem de. perfc&tione. eflentiali
ma- net cx dictis probati quia przzmi(Iz funt cau(z zquinocz conclufionissde
quarum ratione eft, quód fint perfc&iores effen- tialicer cffe&ibus,
quos virtualiter con- tinent; nec obftat , quód fint partiales ex concuríi
intelle&us ; quia contideramus ipfas inordinc ad obiedia » nam obic&tü
premifarym, quod cft vnio medij cum extremis , eft caufa obiecti conclutionis,
^f: vnionis exipemorum , ergo obiectum conclufionis erit imperfeckius
obic&o przmifiarum, Tum quia intelle&us quic quid cau(at ip
concluf;caufat vttoscundatus przmiffis, De perfectione graduali etiam
oftenditür, quia regulariter caufa zquinoca non caníat. cffíe&tum in inten.
fiori graduquà (it ipfa, vt lux vt tria non cauíar caiorem yt quatuor, Ícd
potius vt duo ergo fiafenías przmiffarum cft vt duo, conclufionis ailenfus erit
minor. Vc rum cft autem , quód aliunde poterit af- fco(üs conclufionis
imendi.f. ex maiori conata intelle&us;cx imperio voluntatis; hoc autem eft
de per accidens , In oppof. arg.1, quod. aon fintertio- res , aut cuidentiores;
Tum quia eodem modo vniütur extrema cui mcdto in premiflis, ac inter fe
inconcluGone, imó ea- dem vaione , quia vniuntur inter (c virtute illius
principrj Qué funt eadé vui ter- tioy[ uni cadem inccr (e, at vbicít cadem Difp.
X 1 1I. DeDemonflranoge, vnio, &
idem obic&um, eft cadem certi- tudo, ergo &c, Tum a. vn:cü eft motui,
& obicétum formàle in fy!logifmo; & conclufto,inquit Atriag. refpicit
pro obie &onó folum extrema càncxa inter fe,fed ttiam cum medio, ergo
nullum difcrimen certitudinis. Tum 3.nequit affignati caus fa haius maroritatis
, fi ,n, pomtur ;enmee diata connexio. tciminorum , fit peutio principij,hoc-m.
quaritur anex ea orias tar maior cctpitodo, vcl euidendaas 6 pas nitat minor
dittatia à lumine int ett filtum, quia lumenintelle&uale no fe habet vt
corporcü , minus illuminat obiectum remotü . Ti 4.tam eft certum Chri (tum efle
tibilem, quàm ine efie ritibilem; quia illa eft conclutio Theolo- ica , quz cft
certior principio naturali , um 5, cóclufío ex princip;js fidci dedue €&ta
no cít incertior ipfisprincipijs aliter non eflet de fide , de cuius rat/one
e(t, babeat fummam cettitudinem, et go idcm dicendum de conclufione matoralt, Refp.ad
r.ncg. codem modo, & eadem vnione vniri exicema cum medio, ac inter fe,vt
aduertit-Amic. tra&. 26.di- fp... q. g.dub.s. art.7. nam ynio cinmedii eft
immediata, X 1 cft mediata, & dependens;neci cipium oppofitum docet , imó f
cum medio affignarur pro caufa vnionis extremoruminter íc, deducitur effedi- —
ueríam ynionem. Ad 2. diximus difp. €ed.q.3.art.2.cum Sco.in 3.d. 28 inh. d.23.
D. aliud efe obie&ü formale con- clutionis, & przmi(farü , quamuis
obie- &um concl. quc conclu(ionem includere uma doner xps vt vem d mus
41/0. 2. Ad 3«caufam císe 1m- very gh As .conncxío- ' nem terminoram, nec ob id
peti cipium , quia iam a([ignantur plores-ra- tiones, cur lec immediatio caufct
maio» rem ceruindinem, & cuidentiam, vc fuse diximusin prcb. conclu: zum
«uia. licét lumen intelle&us non 6t corporeum, tà» men negati ncquic , quin
difficilius attin» Bets qua magis diftátà primis principtjss quàm «quz
magisaccedunt , vc patet exe perienua , & ideo. Ic habet quati EX sd quia
vnto — ndeat àprgmiffis; ne» laca a €orporcun»Ad 4-fi lo-;uimur dc ifia —
gom mjfteria fidei : non » diuerfis
actibus (pec ificis s (ed ciu(dé peciciy
quia idet ltsbent obic&utn for. M. -- "f reaelationerm diaibam,at
conclus . Dé peemifiis Demonfrationisss4r.1T. 9 3$ fofitione Chrift us e(t
£iübilis, quatenus e(t conclufio. eX illo ptinci- pio naturali horno eft
tiüibilis , c(t minus €erta;at fi confideretut,vt e(t propolitig fimplex de
fide , potetit ec cettiot , fed fil ad rcm,yloquimur. n.de ptopolitione s
vréonclufio cft , non vt propotitio , , Ad $.tieg.paritás ex Scot.3.d. 13. D.
quia 4 i i feticlata non cognofcan- ones liaberic. diüerfum obic&urn e
trialc à priticipijs, nam principijs iotcl br er Y tetminoram apprelicns fione;conclafroti
vetó ex ynione cxtre- füiorüm cum medio táguarm ex tnotiuo , & cx ip(a
vnione formiali cxitemorum anquam ratione formali Que; turti quia tion implicat
liabere minorem certitudi- | erm de conclufionibus dcdu&is cx pria €ipijs
reulatisyac de ips ptincipijs nam de iftis [iab í € ittimetio per . diaté , de
illis liabetüc cogeitio difcarti- uentef à fide irtimediaté nó €auíata, (cd
mediaié , & vi luminis nata- ralis intclfe£tusjvnde petriniét nod ad fi.
dem;fed ad (cientiam theologicam, Sccüda ad idem ex Artiag. iffa má fat
certitudo iti premiffis , & nonin có- elaticaa fic poffet explicari s vt fi
«num € duobus effet negandum , potias ncga- tctur Condafio, quàm aliqua
prschitia- tum, quía deilla minofem hiabemas cer- fitodincm ; fed hoc nequit
teperitr inter affenfuim pramiffarum, & coocl. etgo equalis eft cetcirudo
in oibus ; mia. prob, obus cxcinplis,ptimum cft, in hoc f51- logifmo Deus «jl
Jumma veritas, jed Deus reuclauit je e[Je fmmam verita- demyergo efl jumma
veritassocqait dicis pe (1 neganda elíet aliqua verita ex illispotius negarctar
cóclufto j quia bac €fl eadé cum maio. sfn efl in (yi ogifmo partieulari,ná
fiin. premis (citur oés homines eic rationalescx quo deducitut Fetrit eife
ratiogié videtur impoffibi le tino € habete ceccitudiné de cocl. ac de
remiíltsyitavt potius ncgareiut. cóclu« f»yquam pramiffz,ca.n.1, 'o,gs quis cft
Ccctu5 ones homines etie rationales , & Pes á (ub ly omn, includisenuscf
cua eodem tnodo Pettameffe catíonalem. . Refp. nó tecté maioritatem illam EXPLICATI
pet pole vcl non potfe negari , repugnat eniai conclufionem negari , (i €x
premi ffis veris tete infertur , melius dcclatabitur. ex maiori ncceffitate,
& itnrüediata tetminorom Conncexióne, at fi velimus loqui ex hypothc(ü
impolfibi« li, & tanquam pet fignuar à potlctiori y pofsumus admittete
modum ill à loquen- di;quátenus minor cetüitudo e(t in con- clutionesquàc in
ptarmiffis; non quidem vt propoitiones ill fur in modo, & fi- gura
di(pofia, (cd vt confiderantar in (e ipfi$ 5 vide minor cettitudoeft in hac
ptopofitione Petrus cft rationalis, quàm in ilta eft rationalis ; quia mitior
nece(fitas.( atediaia, (cd vt (unt in fyllo- gi(ito difpo(itz, ncquit negari
coclutio , quia (imul fiegarentut ptzmiísz cx hoc, quód fe liabent vt caufa
4& effectus ; nec inferasergo eadern neceffitate (unt ne- Ce(sariz jquia
adliuc (lat, quód veritas có cl.fit mediata, & mitius ticce(saria ; (icut
pofito decreto Deisquód nác fit Petrus $ necefsatió exiftit nec potctit negati
De- trum efse, quim etiam negetut diuinung decretüm , & tarnen non eft
eadem nc- ceffitas immuabilitatis li:c , & ibi : (imi litet ex
omriipotentia Dei infertur polli bilitas creatura ,etfi hzc negarctat , au-
feretur ét Dei otpotétia,ex quo falso de duccs cádé aeceifitaié, &
obicétiuà certi tudiné cíle in antccedétis & cófeqnenti . 6$. Tertio Arif.
1.Po(L.c.2.in fait e( fc magis credédum, aut omnibus pfifici- pijssaut
quibutdá,ergo nó omnta süt cer tora. Tum 2.conclutio aliquádo eft (en- fu nora,
vel pluribus denmonilrauionibus, €tgo in his catibus exceder. Tum jiprz- milse
demougttrations propter. quid (ci trt demon(t catione quia , etgo impeifc-
Gius,mam pcrfectior eft fcientia propter qid quàm fci&ia quia. Tàm 4.fi
minüs cuidenter conclufio (circtut, ita vt ad di- mimutionem certiudimis pre
milsatà mi nuatur certitudo concltandem e(sct de- uerieadum ad conclaf.millius
certitudi. ni5 uia f fittum pecsblationé fmiti cort faivitut. Tam $.poíset
conclutio ptobabilis císe inteüfior feientifica, fi ex inten fionbus przuiffis
dcducereiur, & fic peces 936 erfedtior. Tandem
axioma illud nóvale in caufis zquiuocis , premisa fant caufi z:quidocz
conclutionis, ergo &c. Reíp. LIZIO ibi loju: de perfe&iori afsen(u ,
quj dicitur intelle&tus , quo folü afsenti mur princip: js immediatis, nó
ne- sauittamé principia mediata etiam per- fctturs cognofci » qui1
mdependentius , quim conclafio, licét cognitione fcien- tifica altcrius
fpetiei. Ad z. patet ex di&is nos loqui de conclufione, vt. pendet à pra m
(His; tum quia non císcet eadé for maliter conclofio,fed materialiter , quia al
variationem mediorum variatar. Ad 3.cum principia à pofteriori fciütury ha-
bent rationem concl.quomodo auté pof- tiat dcinde afsumi pro principijs in de*
monftratione propcer quid dicemus q; ftq. Ad 4. non magisconcludit , quàm (i
tormarétur contra oppofitam ferr. fiué alit minor certitudo concluf. (iue zqualis,pofset
minui,ergo veniemus ad nou.» Ccrtitadiné; quaré dicimüs talé diminu- tioné
ticri p partes proportionales, ficuc ;n. diminacione certitudinis pmilsarum
nóperuenitut ad nó cerritudinem;neq;in diminur/'cne certitudinis conclufionts ;
nam in diminutione datur. procefsus in infinitum ex diclis in Phyf.difp.
g.& 10. tam in gradibus etafdem rónis, quam di- Qeriz rois, Ad f.eísct per
accidens pet fcét:ior, (cd efsenualiter imperfe&ior,fi- cut cogniuo
fübftancz, vt duo,elt acci» dentaliter imperfé&ior , & c(sentialitet
perfcétior cognitione accidentis, vt tf1a, Ad 6.refpodct Sco, qi 13. Poft«quod
quà iis sib proprias,& fpecil:cas rónes nó fint [Xoprié cóparabilia
principia, K cóclulio nes, quia conclufío eft (cita (ciécfice prin cipia vecó
per hab tà fiaperioré,attamen vt conttentunt in c6muni cognitione cec ta,&
cuidenti, pofsunt comparari, € de ipiis vc (ic verificatur illad axioma. Hac
do&rina euià fao modo applicati pót przmi(fis demonttrationis ab effe.
&u, nà quáu siuxta ordiné obic&orü p- fc&iot àt cóclufio , a'tamé
in ordine ad noftrá cogaitioné € contra tes fc habet , ne tüc perfe&tius
cogaofcüur effectus, * & ! s Btreuiter igitur de hoc nouorcs dicaatur
refpectu noftri 65' Quin conditio dy Gcex caufis fa "ire cs licata 2p.
Init. tfac- T.C 4 tbi * * Difp.XIT. De Demovfrating s 7^ contra
Adtic.o(teridimus l'ufficere caus fas virtuales, quod poteft colligi ex Sco.
ros 7. A. & I. vbi demonftrationes co vocat propter quid;idem habet q« 3»
prol.& alibi;fusé et & fupra oftendimus s quomodo cau(z potlint effe
medium de* monftrationis pro viseniM ibas inlocis declarauimus fextam
coaditionem .« od lit ex proprys , Reliqoge quo3.co* ditiones (aus dilueidarz
manent in à« pe cit;c. 3.& 4. vbi fecandum co; opin. mentam Acift.
patcfecimus , nee occurrunt niti difficultates qued aioris momenti,quz paffim
apa Do&k; videri pofsunt , f« eft aot. quod (icut dantur propofi tiones de
omni. poíterio« rifticocum/f. praedicatum e om« niibus contentis (ub
fübiecto,& feimperg ita dantur titiones de nullo rioritico,quando
praedicatum nulli cone tento fu» fubieco, & nunquam tit, quz
demonftrationi-negatiua: uiunt. Rurías ad demon(crationem potifsimam primus ,
& 15 modus (a« lainmodo n erp tioni
propter quid,vel quia ctià alij mo» di prt Polsuntj& ren modo intelli*
gendus cít Atifc. cum r. Poft. 10. nega dlios modos prater primum, &
fecundü eíse demonftratiuos, & Scotus q. 164 Poft. car idem docet in fent.
Lincon. | QvAsTIO-V. De circulo Q^ regre[fademonjivatiuo « 66 (^1 circilusin
digore (amatur;efc fije S cies fyllog:(imi à regrefsu. diftins &a,at (i
fafa acceptione, (ic erit genas ad circalürigorosü ,& regrefsá, vodc (yllo»
ifmus citcalaris dici folet, dequo. Arif. 2.Ptio c. .& Sco.ibi q. 4.
diciturque «ir^ culát;s nó ablolucd, fed in. habi ad aliqu prioré fyllog fmt,
co quód reuet- titur ad aliquá premifsá , à quapror e logi(nus proce(sit ,
ficut motus circula» tis,qui fit reuertédo ad illud, vnde venit tnobile ; quare
q; huic circulari fyltogi(* m9 cóuenit tahquá gencriserit m ci tigorofo,&
regrefs. can qaam fpe pendemus;dcindefpeciesaperiemus. ' $yllo $ lnosita ue circularis
indt Duafr LV. De cireulo, t vegre[fu demonflrat. — 937 Scor.cit, éft ex
conclufione, «y conuer- fa vnius premijiarum alterius pramif- f illatio 5 ex
quo elicitur duphcem pro- €cfsum, feu fyllogifmum interuemre, cá circulariter
blogs » & fecundus (71- logifraus eft , qui circularis dicitur in or- dine
ad primum, in hoc primo arguitur à przmiffis difpofitis in modo , & figura
1n fecundo à conclu(tone primi cum pro. pofitione conuertente alterius.
premi(sas ad inferendam aliam premi(sam in co- dcm modo, & figura. Hinc
notat Arift, ibid. vt ex veris procedere poffit ifte fyllogifímus, &
concludere , debere fieri ex terminis conucrtibilibus; rat;o eft , quia wiia
przmiíssrum debet. conuerti conuerlione fimplici (non alia conuerfione, aliter
mutaretur quantitas , vel qualitas propotitrionis, & fic non eser in eodem
modo ) vnde fi termini non cfsent conuertibiles, propofitio conuertens non cí-
fet vera: exemplum , omne rationale. eft tilibile, omnis homo eft rationalis,
ergo |. emnis homo eft cifibilis, fit fyllogi(mus «ircularisin Barbara hoc modo,omnce rifibile
cft rationa!e, omnis homo eft rifi- bilis, ergo, &c, in quo concluditur
min, r conclufionem, & conuertentem maAoris primi fyllogifmi; vel omnis
homo cít rilibilis, omne rationale cft homo,crgo omnc rationale cft rifibile,
concludi- tur maior per conclufionem , & conuertentem minoris
primifyllogi(mi . Deinde docet Arift, an poísit in qualibet. fizura
circulariter fyllogizari, & in quolibet modo, & dat has regulas, prima
eft, quod in modis particularibus pr mifsa vniuer(alis on pót circulariter (y
logizari, quia non concludnur vniueríalitcr, nift exambabus prami(sis
vntuerfalibus,& cx puris parricularibus nihil poteft inferi; .. Secunda eft,
in modis negatiuis pramiísa afficmatiua non pót circulariter €oncludi; quia
przmifsa affirmatiua infer tut ex ambabus affirmatiuis , illa: autem in cafü
ambz císent negatiug, ex quibus nil re&é lequitur , vide Tar, m expofitio-
nc textus :& hac fatis de genere... 67 Corculus, & regre(sus dcmonftra-
tiuus fuat [pecies itus (yllogi(mi , diffe- runt inter fc , quia circulus
proccdit seper 3n codé demoniirand. genere ,.f.à priori rs roo de t &
propter quid , feu per causà; quod pát primó contingere vel in diuerfo genere
cauíz, vt cum ex caufa finali o(tendimus. caufam efficientem, & deinde ex
cau(a cf- ficienti probamus finem, fiu? cum ex for ma inferimus materiam, &
ex materia 2» formam; vel (ecüdo euenire poteft in coenerecaufz, vt cum ex
cau(a mate« riali infertur effe&us, deinde afsumimus effc&uin pro medio
à priori in genere » materialis caufig, & concladimus caufam materialem;qua
prius erat medii, & hoc dupliciter , vcl .n. concluditur eadem om- nino
numero caufa,vel cadem (pecie. e» grcfius autem non procedit in codem ge nere
demonftrandi, fed diucrfo, nà ynus [yllogiímus eft demonftratio quia , altct
demonítratio propter quid. Vterq; aüt tàm circulus , quàm regret- fus poteft
dupliciter fieri , vt aduertunt Conimb, Aucría; Blanc. & Io. de S. Tho. ycl
quód cenclufio afsumpta pro przmif- [a nonaliter fit nota;nifi ex vi prioris fyllogifmi,
in quo ex pramifsis fuit illatay&£ hic difcar(us dicitur circulus, vel
regref- (us vniformis,formaliter, & proprié; vel uód non folum fit cognita
per priorem yllogi(mum, fedt alia via, itant cum loco przmi(sz fubftituitur,
fit alijs modis magis nota, ac quando erarconclufio,&c hic difcuríus
dicitur circulus , aut regre(- fus difformis, matctialiter, & improprie
quia non rcucctitur Dn pero notitia , ad uam per priorem ogiimum perueti- Ua es
; fcd ab alia perfc&tiori apugr dari Circulam admiferünt. Antiqui LIZIO
1.Poft. c.3. ponentes omni demonftrationem, & (cientiam,itaut ide re[pectu
eiufdem eíset cau(a, & effeQus, notius, & ignotius. Ex oppofito Niphus
1. Poft. com. 3 j. referente Amico tract, 16.diíp.1.q.4. dub. 1. omnem refpuit
cir- cularem demonf(trationem , fiué in code, fiué in diuerío genere caufz .
fent. admittitin diuerfo genere cau(z ; at Alex.3-q.nat.c.5. Apollin.q.18. Poftar, 2. & Aic. cit. in aliquibus
ealibus concedunt in codem rc, nontamen ine ki ror Sere uàáplures , aut lale
Fesler neta 2M qu Dir im tanquam e vt Neri- & Vgo Senenfisin open A d We Yn
Lt 95$ Cal. Communis fenfus tüm veteram; tei rccentioram a flirmat dati
regreffum,; 8 viilem effe in fcientijs;licét fit aliquod di fcrimen,nam quidam
volunt;tunc vtilem efic regre(fum, (i demonftratio quiz precedit , dcmonftratio
propter quid (abfe2 quitter jit Caiet. Bald.& Aric. quidam, vt Auctía,
docent (erbper vcilem effeyqüa lifconq. Precedatdemíonftraro. Dicimus primó;
nequit c: rcules in oibusadmitti,fed in a!iuibus, ram in di: ucrfo gcnere, cuam
in eodem gcneresnotf tamen in ijfdem numero rcbus. Prob. r. qp non dctur
circulus in omnib. ex Atiff. 1, Polt.c. 3.& 2. Prio.c. 4. vbi Scotasq. 4.
nam fi de omnibus poffet dari circulus, iám quelibet prz mi(fa e(fet
circularitet demonftrabilis,quod effe fal(am oftendi mus (pra cum de
fyllogifino circulari'loquercmpur, & przíertimimn Ferro mulla pramiffa
poteft circulariter demonftra- ri, nón maior, quia vniuerfalis non infertur ex
patticulari, qualis ett minor , neq; poceft minór inferti,quia affirmatida noa
deducitur ct négátida , qualis eft maior y folu ergo ia Barbara, & cum
tetmini süt €onüertibilcs,poffant amba pramitle cir «ulariter deduci. Tum quia
nó quodlibet eit prius, & pofterius natura,caufa, & cf- fe&us ,
notius , & ignotiusmatura reípe- &tu eiuldenm,etiam in diuerfo genere
cau- fz,quod efTet néceffarium, ti de ócmibás darctut circulus, ha in ifto
femper proce. ditur demonttrarione propter quid , & «on(equeuter à priotibüs
, & notiotibus tura,& à caufis, - . 69 Sccundo, d poffit admitti
circulus m diuerío gcuere caufit, patet exdidbis -14rt.3-vbi cüm
Arift.o(tendimus pof- c vnam definitionem vnius pericris de- snonflcari pet
aliam altérius genctis de. 5 dcfinito, & é contra; X findamentü ha- bct
indicto Arift. 2.Phyf.5o quód caufg fünt (ibiiauicem cau(z, quod, quomodo fit
intelligendam, fuse explicuimus difp. S. Phyf.q. t.ar. 1. vbi hanc mutuam
caula- litatem, licét non fecundü exiíttentià cau- fatum , (ed (ccuridum
diucr(as cones po: fuimus non(olunin diacrío genere. caa- Mz (cd &in code,
dux12do aoa fiat ez 1é rp rods geacte caulz mate- ia generar vaporj& ex a-
Difp. XT TT. De Demonfraitohe 5. pore pluüia, vt ait Arift. s. Poft. 1$. &
£7 de gen. 68.:tem a&us in genetc efficiétis caufz caufant habitum, qui
effe&iué cot currit ad proda&tionem alioram a&uum: in eodé ét
genere piper calefacit ftoma- cum; & à ttomaco per alium aumero calorem
calefit; ex quibus manet-probata u vItima pars concluf; Qaod autem aliqui .
ref; ree ini his non efe perfc&um cic- b calum, uia non regreditur ad eandé
tu- mero caufam,& in eodem genere; parunt refert,quiz ficconficiunt
queftionem de nomine; fufficit , vt vterq. proccílus fit Ld ad quid,: L Dices démonftratie eft vniuer(alium , €afas
addu&i dé caufis ad inuicem in eo- dem 'éfubt particularium, mp ^3 queant
de illis cónfici mds NE LZ circularcs.Refp. etia de illisca s
ficiunturvniüer(ales propoütiones, nan cum vaporeft medium ad inferemdá pluuiam
. füpponitpro ommibusvaporibus, ex quibus fic ; vel eft generata plouia -
generabitur , & plutrià fupponit pro illis, quz ex vaporibus funt: tg
,velges — nerabuntut; idem é coatrà dicendam, cüt. vtimut pliuiapromedio s 0 9 7o
Dicimus fecundóyrégretfuseft pof fibilis,& vcilis (ciccijs;ita Soda iA
&q.;.prol.ad 3;primc.vtmocat P. Faber tlieor. 9.claris z.Prio. qu4t &
prob.ex Ae— "rift. 1. Poft.c/re.vbi dit duplicem demorm flrationetn quía ,
& propter quid , & ait tp quando tetmimi fant reciprocispóvfie- tt
rrantitus de vri ad aliam; affett exeunte plum de aofí feintillatione
planetarum y qua à priori probatur per effe prope nos, & à pofterioti
demonilrat plametarum — | Wesen maiden cioe n D atim
Luünz,&ipfiusfphernwafügurajdé docet c. 5.& 1;
PhyCc. 1. vbi dat modum 1 inaeftigandi ex. tiotioribus nobis notio- ranatura
quando fizé (unt immanifeltio- raj& 8. Phyf.5 2. ex motu zterno probar ,
&teroiratem motoris, & tex. $3. €x 2ternirate mótoris oftendit miotttm
ccecnum; T.dé Áa.1 t .docecex notitia e(lenciz nos deuenire in cogniciónem
accidentium y & ex cógaitione accidentium in motidam eifentiz; r.
Phyf.6i.ex reram corrüptibis Ditate deasonttrát exiftentiam materte y, 0 &
rdiGewcr.exmuteriaà priosde- m ^v ca(cow. dre Quéfe.
Decireuloseregrefudemonfratiuo. 912 monftrat corruptibilitatem. Tum quia a
poflibile c(t Bra epe nobis notiores uam fint propriz cauíz ; crgo poterunt
posa cus ani quia inferce. (uas cau(as ; dcinde caufas cíle.notiores natura
cogni-, tione diftin&ta: , ergo per ipfas poterunt propter quidconcludi
eHiedus.Efl etiam vtilis, quia hac yia ab. effc&tu. ad cauíam
eftnobisinnata à natura, vtait LIZIO 1, Phyf.c.1.& 1,Met,c.1.& nonnifi
hac via ex notioribus nobis fuerunt adinueniz Ícientiz ; quare.fi deinde non
liceret 1e- uerti à caufa ad effc&um,nullz, vc] paueiffimz darentur cienuge
propter quid. Tum quia per regrefíum à cauía ad. effe- Gam, vbi. prius crat
cffc&tus nobis.con- fusé notus, & per fen(um,fit cognixus di- ftindé,
& (cientifice, vnde alias proprie- tates poffumus deinde de effe&u inucfti-
garc; qua prius 1gnorabanuur.vt. clarius €x concl, feq. patebit, (155 hn. 04
^71 Dicimus 3.neque citeulus , neque reflus vniformis, formaliter ,&
proprie potlibilis ; fed difformis, mateyialiter, & improprié;ita
colligitur ex Sco.1.Prio, ] 24. vbi vt vct fupponit fyllogifa cirtula tem
debere procedere. ex. przini (Tis megis nous, gn primü fyllogi(miü fue- tint
cogniig;& al:js locis iofta cit, Prima pars,quod non íufficiat in circulo
vcl re- grcítu,quod procedat ex cóclíolü cogni» tà ivi prioris (yllogifini, cft
Acitt y. Pott. €:3. hocin.probát rónessquas coutra circu Wü adducit; Tum quia
idem edet nouus, & ignotius relpectu ciu(dem,;& per (cipfum pede ndaMís
prise not Pai prima conicq;- prob. natn quiliber (ylio- gimus: dcbet; procedeie
ck iae cud cx dictis q. prac. att« 2, crgo conc], primi fyllogifa erit iguotior
, & qualibet pra» mila cec nonior, (i autemin circulo; vel regre(su aliqua.
przmiffarum probare tur per conclufione;n (olam vt cognita vi ptioris fyllogumi
siam crit notiory& prz» mifsa iila 1gootior. , &. hoc eadcm. ous nino
notiria;qua prius nosccbarur n. tam intensés Secunda conícq.et;à patet , quia
fi prziniísa illaa in rcgreisu noiceretug a concl.primi fyllogiin: tà:ju3 per
cau im faltim in cognolcendo, qua conc. in p imo iyllogifmo cognofcitur per.
eandé [ rzmifsam tan uam per cauíam i pco» baretur in fecundo fyllozifmo. per
feip- fam, eísetq; (eipfa ite nod oUd. »n.cft cau(a caulz ef lo... » Ncc valet
illa refpófio,quod poffit idc efie ser prieneii rius, & poflerius in
diuer(o gencre cau Mig tius. , Sc ignouus in diuerío ordine c cendi , notius
v.g. nobis, ignotius natüra.Non va lec, hoc .n. impugnatur quod nó poffit in
hoc caíu idem habere rationem cff:&us, & caufz: pam fi conclufio vr
cognita p primum fjyliogi(imum non habct maioté - cognitioné,non potcft c(sc
cauía cogna» fcendi aliquam. przmifsarum, nec in co- dem, nec in diuerfo gencre
caufz,quia vt fic eft minus nota, & vt poíset demóllrarey deberet perfcéius
cognolci, quà prae- miísa demon(lrabilis, Tum quia cogni tio,quam
habet«onclufio pcr primà de- monftrationem, cft cogn tio mediata, & à
pofteriori fi (citar demóftratione guias ergo vt Bic cognita non potcft in
rcgressu vckcirculo propter quid.
inferuire vi pra mifsa,quia pramifse in hae dcmoftzas tiont dcbent cogno(ci
cognitione immediata; fi vero prios (citur demonflrauonc propter quid,
cogoofcitut cognitione. dittinéa,& minus, quàm prznfsz , er- go vt fic
cognita non pór aísumi vt prg- mna in demonít ratione quia,in qua P mifiz.fünt
pot;orcs conclufione cog tionc cónfufaj& quo ad nos, . ou 3 - Ex lispatet
probatio. fecunda partis conclu(.f; quód concl a(sumpta in circus lo,vcl
cegtcísu, debet perfcétius,& aliun- dc cognoíci, quàm fit per prioré demons
ftrationécognita - Scd valde difficile eft explicare , quo pacto conciu(io.illa
mas gis fciatur ;. duo tamen modi poterunt a(; gnari ambo «x Scoto deducti,qui
fe» ré in vnum coincidint. Primus mocus docetur à Sco, 1. d dias E. vbi
dechiás,quo pacto (ciátur €oclufioncs, nquit;quod pót baberi expe riétia de
cócl."(.quod eclypfetur Luna, & tunc per yiam diuifionis » &
refolutionig inquiritur caufa, qua via dcuenitur. qfüq. ad princi pia nota cx
termjgis, & tunc ex tali principio potcft conclulio prius tia experientia
nota ceruus cognofci.f. icien- Hhcé : fÉcinquirendo causam eclypis potcft
dcucniri ad hoc principium pet. sc au edd ue, M 940 gotum,g opacum interpofitum
inter lumino(üm, & perípicuuim impedit luminis mulciplicationem ad
perfpicuii, & (à pcr tzcíolutionem inuétum fucrit, gj terra cft tale corpus
interpo(icum inter Solem, & Luná;cclyptis (cictuc non folum cxper:é tia,(ed
é pp quid.Ex qua doctrina clici- tur hic proccifus in regreilu, vt prius co»
gno(catur confuse effc&tus.(. ex periécia, quod exiftat. Secundo
re(olutorié inucnia tur caufaabitrahendo ab hoc , quod «tfc- us (it, vcl son
fit in tali (ubic&o. Tertio demon(tr.«ione qua pec effc&tum
demonftratur caufam efle in tali (übieéto, & totushic proceilus ett
coafulus, Qam cffc étus cunc dittincté cogno(citur, uando per cauíam fit nctus,
coufusé vc- cum via feníus percipitur; caufa etiam confusà ccgnolciuur quia
(olüm (citur , qued iit, non quid t, Tandem poflea à priori & diftin&é
ctfe&tus dcioonftratur Cauíam , qui regretlus e(l necetlarius y «t habeatur
cerifBiina cogniuo,& (cien- €'fica de rebus. 73 Secundus modus innuitur à
Sco, quo!,7. A .vt oprimé aduettit P. taber cir, explicans .n. quomodo poflit
aliqua vert- €4s de cíe&Gu c(fe euidens ab(q; eo, quód cognof(catur propter
quid;inquit, quia propter quid mon babetur. a fenfu mfi me diante viieriori
cognitione y quibus ver- bis infinuaui , quod fuse poftea delaravit Zab. I.b.
de regreiiu cap.4-& 6. vide- - licet, quod primó demonttracione quia
probetur cauía : fecundó non ftam fiat pem. fed paul;sper iux«a maiorem , vel
minorem inrclleétus petípicacitatem (0 Wtlatur in cognitione diiin&ta cauíz
in oct Ee ei igando viterrori cognitione, & alijs ijs quid fit caula, &
«qualis üt conacxio €um cffc&u,que cognitio ent perfectior, quam illa
babita per. demooftrationem qua j & tandem poft hanc axcntis nego tiationem
fit demonftrauo propier q:4d; quito voluit fignificare 5cot. cum P- cit. dixic
per diuftonem quandoq; ledeniri ad principia nora cx terminis si. inuenta cauía,
& circa (p(am negotian- Difp- X 11 I. "De Demonftvatione ... 3 ta.
Hunc modum obfetasuit Arift. nam t. lhyf. ex generatione inucfliga- uit.
exifteatiam materiz , deinde aijs inedijs perfe&ius aperuit naturam mate-
riz mulcas patlioncs declarando, vt quód 4 fit (afceptiua contrarioruin ,
quorum na« tura eft mutuó (cexpellereab eodem (ü« bie&to, qua rationc
materia modo ett (ub. formaunodo fub priatrone, qua candem ^s dittincta
cogmuonefupoficad prio: de I montirac? de Gen.matcriam cilc cau(am *3
tran(iutabilitacis |. Et quonia: v. pluris mum praecedit cognito effcctes
contu(a,, idcirco regularicec regreius fica dcinous ftatione qui 2 ad
demonftiauonem pros pier quid 6 vcró prior citet d: movft a« tio propter quid ,
& deindc ctlcctus co» gnofccretuc non (olum ilia ácmonit; aio ne,íed e*
periencia, & contuccodimc, nom erit improbibile poüc tunc nci rcgref- (um
ad dcmonftrauoném quia, vamus prior ut frecuenaor,& potitzccgniaeni acconiodatior
, X 3 74 Quoddi&á cft de cauía & effc in tegreijuydic endum cc de
duabus inute cem cau(is in dirculo f-.quód caufa aiiume pia pro media in
cir.ulo prius «hijs vije- perfc& us cognofcacur , aat habetur de ar
cognicio immediata,nam caula vt c a immediate debet cogaofu, licét vt ef»
fc&usiwmmeédiaiécognofcatur. Ex liis patet; quomodo rationes Ari contta
circulüm non ofliciant noftre fent. non.n ie-uitur idem eodem modo cogat tum
eflc notius , & ignotus, prius, & po- flerius,aut per (eip(um probari
eademta* tionc, vt dedgcebatur ex regreffu vaitor- miy& totm.liter, (ed
íolü idem vno actu cognitum etle norias cognicam alio actu, & vt fic potte
efle prius,vel pofterius, c, qua ratione hic dilcuríus diciiur circus lus,yci
icgrefsus maucrialis , quia. rcuere titur ad eandem matcriam , ille verà di-
citur formalis,quia eíset flio non (o lumad candem rem,íed etiamad eandcca
cogniioncm formalem , videte Ll. Fa- bium cit. qui rationes in contrarium foluit
ex profeíso , j ad »B. wes Zi Urt at *x Q
To AY De Syllogifimo Topito , €) Elencho. "e^ rllogifmüm in Communi [epius
docuimtsvatione materia. 6o diuidi. intres fpecies, Demonflratiuum «J. Topicum,
C Elé- vbuia:sy de Peu fatis egimus án duabus precedenibus di[p. tàm quà ad
effeium, quem parit, qu« efl Scientia , quàm quà ad inatcri amy ex qua confici
debet 5 roflat pro complemento buius operis de Topico y C Elencbo. pertratiare
, quüd in bac f^ vica difp. abfoluemus correjpódene libris Top. Q Elench. Pt
autem exatla babeatur cognitio de bis fyllegifmus, duo effent inue[ligandayma-
feria ./. ex qua componuntur? cffe£lus quos producunt; de materia fuse diximus
vir peri e domne uis vt aliqua de ejeiibus Jubiungamus seffetlus ela $yllogimi
Topici,eft o inio, $yliogi[mi Elenci y v pparentis esl error; quorum, vognitio
maxime confert ad cogmtionem fcienti& ,cui opponunt uryerror p.ex à -
pofito.contrariatur. fcientiey opinio veró ( cum mediet iater errorem, G*
fcientia), erit oppofita vtriqs ficut colores medij comtrarij dicumur extremis»
dnm sa Qy£ZsTIO L AR ait C'quomodo à frien- (ferat. s Ari habitam opinionis am-
IA Y bigit nemo,& probat Arift. d A iplc r.Pott.c.24. quia pee- a.ter.
propofitiones. necetfa- rias dangr età contingentes , fcd he oon poflunt
cogaofci per (cientiam, vel habi- tum principiorum » cum obicc&ta horum habicaum
(int propofitiones neceffariz,. vt in (uperioribus vifum ett, ergo cogno«
cantut per alium habiti » qui dicitur opi- - io; claré aucem apparebit.
difcrimen inter (cientiam, X opinionem, cam cxpli- catum fucrit , quid tit
opinio , &in quo cius formalitas contiftat: Arift .cit. text. 44.cam
definiens. inquitquod cft exifli- matio.i« affcnfns immediata propofitio- nis ,
€ nonnece[Jari&; procuiusdefini- tionis intcll;gentia sciendum ex
Arift.ibi, quód (icut in propolitionibus necellarijs duplex a(fignatur habirus,
vnus, qui dici- tut intellectus , & verfatur circa propofitiones i
iimediatas;alter, qui verfatur cir- «a mediatas, & dicitur (Ícicntia,ita
etià in propofitionibus contingentibus duplex ali znari debet habitus opinionis,
vnus, qui cicca mediatasalter, qui circa lme- diatas propo(itiones ver(etur.
Rat: eit, vt norat Io.de Mag. 1.Poít. q.vlt, quiae Logéa. ficut datur ftatus in
przdicatis effentialIbus, ita & in accidentalibus, & ideb cum 1n carum
probatione non deueniatur ad. propofitioncs nece(farias , quia cx necef- fario
non fequitur contingens , peruenie- mus vtiq; ad aliquas contingétes primas y
ac immcediaras, quibus affentiamur ex probabili connexione tetminorum, qualis
eric hzc, Omnis mater diligit filium y ifla n. in (crie contingentium ab omnibusacceptatur,
vt vera; aliud exemplum affert Io. dc Mag. fed nos commune adduximus. [taq; iba
defin tio cfl opinio- nis fime difcuríu, non aüc illius, quz cum diícurfu.
habetur, qua rurfus eft duplex ; vt ait ibid. Io. de Mag. propter qui, 8€ quia
, ficut,n. notitia alicuius ncceffati accepta per propofitiones neceffatias inmmediatas
dicitor (cictia propter quidyac- cepta verà per mediatas dicitur quia , fic
ctiá notitia alicaius vcri contingentis ac- cepta per propofitiones immediatas,
SC contingétes dicitur opinio propter quid y accepta pcr mediatas dicitur quia
. 3 Vtigitur. prafata definirio poffit ap plicari opinioni per difcursü
habitae, quae [cientia corcefpondet , loco propofitio- nis immediate ponenda
eft mediata , vt in fumma dicatar , quód opinio di(curfiua cfl acceptio
propofitionis mediate " nece(fari&» mà (i non (pecificetur, quà
propoliuo ft mediata, vel immediatacss Xyy 3 942 Difp. XIV. De Syllog.Top. em
Elec: d cfinitio conueniet ojinioni io commu- niad vtramq, & folet (ic
pa(imab Au- €oribus explicari, quód Opinio fit cogui tio, fex ajJcn[us
determimaims alrevius partis contrad.Clionis cum | formidine alterius, per hocs
quód dicitur cognitio, vcl ailen(us,conuenit cum fcientiay& alijs noiitijs
neceffar;js, per hoc, quod dicitur determinatus; fecernicur à dubio, & fuf
pt €ione , quia dubitans in neutram partem dcclinat fed manet anceps,vt notat
S. Th, 2.2«0:4»art. 1. füfpicans vero, cto mags in vnam parté propendeat, quàm
in aliain, quia tamen Icuibus mouetur inditijs, & conic&uris,ideó non
aifentirur li detecminaté , at vcró opinans, vt poté innixus magis vrgentibus,
alter! part! determina. 1& adhzercr Quia tamen adhuc ilta deter. minata
adhazi;o non cit ita fixa, & (Labi- lis, vt fit (inc vlla formidine
alterius par- tis, pet hoc fecerniturà (cienria, que ett finc vlla prorius
formidine; cuius ró cft , quia & «x natura obicéti , circa quod vet-
fatur,quod eft necetfarium, ac impoffibile aliter (c habcre , & etiam cx
modo, quo &irca illud verfatur nimirum cum certica- diac, & cuidentia
atfeofus fcienuficus ita fe habet, vt inuoluatar in eo virtualiter in lufüm
iudicium de impoflibilitate (ui oppotiti & idco eit adha(io detecminata ad
alteram partea fine focmidine ; é contrà veró quia Opinio, aut verfatur €ir-
caobiectum variab:le, vt fic , ac potens 4l ter (c habere, aut (i ver(atur
circa obie- étum nece(farium , non tamen modo ne- ccetfario quia vtitur ad.
illud medio pro- bibili, & dialeQtico , quod potcft in pro- batione
deficere , ideo formidini (em, ec obnoxia efl, aut cx vno , aut cx alio capite,
itaucib alfenfü opinatiuo faltim vit- tualiter, inaoluatur iudicium , quod vcl
€ius obicctum poteft aliter (e habere, vel mediü quo vtitur a probatione
deficere, 4 Scd hic dubitari folet,anj& quomo- do dcrauione opinionis fit
tormido de parte oppotita. Katio d ibitandi ettjquia propofirionibus
conctingenubus imme- diaus aifcotunar abkque. vlla formidine, &c ctiam
quibulda.« hittotijs, rmó quida fuis opinion bis ita firmier adhrcnr, vt
Dppotias proifus falías exittiment., vc cucai ier .1ta5, & Scoullas, atqi
ita notauit Ari(bipfe 7.Ethic;c;3« Aces - dit , quod formido auferre wA eee
minatronem ad alteram partem ,fi ergo talisdcterminatio cft de cílentia opinionis
nequit eífe formido. Hac de caufa li- cé Io.de Mag.loc.cit.& Tat.ibid.
tencát formidinem cffe de clTentia opinionis, c Camerar. nuper q.14. Log.alij
tamen Sca; titt, vt Mair, 344.24. q.vn.arc. 6. X Bat. . fol.q. 1. Prolog. quos
fequuntuc Recen. tiorc$ quamplures, oppofitum docét, a(- fecentes. formidinem
per accidens. intcte dum aliquam opinionem comitani 4 ormia rum vcl cx
difpoticione recipientis mcd. fic non adhzrendo ficaitec , vel ex aqua. litate
rationua ad partes opiqatas. à aliquo alio accidenti , ait Biol. addi .
Mutr.fotmidinem cffe derauoucopinioe nsfaíe,nonauwemwetg. A ( Ceicrüm, fifi
Scotiflz (revera velle videniut) intendant négste de rationc opin'onis cífe,vt
vel at ack | ter anncxà, vel (alti aptitudi ) midinem de pacte oppolita , (ané
audien. di non (aac ; quia ita deít
difer i inter certicudioem (cienaz, & proba tutem opinton s,quod
certé alio m ignari nequit , nili dicendo, quod fciéti; ctt cozn tio quz ex (uo
genere, & cX m * tura obicÓbi circa juoiverfaur, SXxmo«do, quocirca Mad
vecfatar ; eft i A x falficatis , ac proinde etiam formidi partfoppofita ,
& op. mo contra e gmrio ex (uo geusre , cui potett fubetfe
tallum,quodcóftit etiam de ipfaopinios nc vera, fi , n.talis opinio. verfatur
circa Obic&tum coningens, cfto quatenus vera includat conformitatem cum eo
hic, & nunc, tàmen quia obiectum eft in fe variabile, poterit illa cognitio
ex genere. » fuo, & ex obie&o eísc falfa, etiam vere fccur circa
obiectum neceffarium proce« dendo ad illad per mediam probabile. s eiiamli
dicat conformitate cuin co , ad- huctamenex modo procedendi Fr c(se falfa, uia
inedium, cui innititur, licec. (t probabile;non tamen neceísario vecum $ ergo
opinio efttalis cogmtio ex gencre fuo, vt (i nG ictu (emper habeat anncxim r
formidinem, illam tamen babere potcits quia «um cx obiecto fuo , tum ex moto
procedendi poct illa [ubc[sc fius Nc€ valet) MN LEE. Sf L Quid fic qalet, qnod
a:t Ba(sol. fyllog:(mam topi- €um cx genere (ü0 non generare opinio- nem cum
formidine , (cd cum adhzrentia conclaüoni opinatz, quátum fieri poteit ipfum.
Non valet, nam pcrconramur, prie (ic hec Grmitas adhz ionis ,vel.n. 'aciagit
neceffitatem,vel non,fi primum, :ergo à scientia non diflert , fi fecundum ,
ergo abfo'uré loqnendo, & ex genere fuo potett illi flübe(se £alütas , atq;
1deó fyllo- gi(imus topicus generat opimienem cum a&uali- formidine , vel
(altim cum apti- £udinali. 6 Exhis ergo concludimas formidine 'aptitudinalem
efse paffionem opinionis, qus oritor ex nacura afscníus opinatiui, qui ex (uo
genere calis e(t, vc nunquam at tingat certitudinem , & firmitatem actus
fcientifici;per quam dütaxat tollitur omnis formido.V erum tamen cfthanc apti-
tudinem impediri poíse ne exeat in aCtü | ^e E va capitibus M: inge- r ex ici
tamen poteft przíerbo oh »quia licét fandame- tum a(sensus (t cx (ua cond.tione
incertum; & fallibile , tamenquia multis experienajscomprobatum chenditut,
ac vt verü in plurimum, idco acceptatur fineformidine,hac ratione abfa; vila fafpicione
deoppofito alsentimus propofi tionibus contitigentibus immediatis, vt quod
macer dligit filum, ac ctiá antiquis liitorijs, quiavt notat Doé&or quol.
«4. $.De primo , licét humanum teftimoniü ex (ua conditione fit fallax mediü ad
a(- fentiendum , etie tamen portet tot homi- wm autoritate firmat, vt in nobis
pa- fiat certitüdinem- quandam morale , qua de cau(a inquit Aug. 1$. de-
Trinit. c. 12. & t2.à Doctore ibi relatus abfir, vi fcire nosnegemus,
qu& tefiimonio didicimus aliorum , alioquin nefciremus effe Qceanum ,
nejciremus effe terras, at wibes qua celeberrima fama cómendats eadem racione
prudens Scotifta, vel Tho milta poteft tàm validisfundamentis (uà ftabilire
fententiam , vt moraliter fibi fc- carus ir de fua opinione, nec cimeat de
oppofita. Porcít ctiam hoc in'erdum accidere, vt notat Tat.cit. cx temeritate ,
& m tte fgpius videm? quof dam indo&tos finc (afficienti , ac (ol, -- e
inia . fundamento ita pertin1citer fiis
a1hzre- re opinionibus , vc non opinari, fed vec fcire przfamant, &
oppofitum :d:ccnt proríus impoffibile, quod certé procedit, aut ex ignorantia ,
aut ex voluntatis pertinacia, cuius indolis funt Haretici , qui fua fal(a
dogmata tàm vera cxiftimant, ac ipfas fidei vecitates,yndc potius ex tam.»
pertinaci adhz(ione dicuntur Haretici , quam cx co, quod haiitenc in fide :
talis quoq; iudol;s erant Philoíophi, de quibus Acift.loqucbatur 7.Eth:c.c.;.
& hicopi- nandi modus non tàin dici debet opima, dues temeritas, &
przsiiptio, vt inquit atar. Quamuis autem formido modo redeclarato (it de.
ratione opinionis inc tamen non fcquitur tolli in opinione determinationem ad
alteram partem,eti& Quando interuenit aGualis ipía formido, quia hoc eft
proprium dumtaxat da- bitacionis , vel (ufpicionis, vt diximus hoc igitur folum
efficit formido , quod quia a(sen(us determinatus alterius par« tis non eít cum
euidcntia, & certitudine, fic afscntitur determinaté intellectus pae ti illi,vt
iudicet formaliter, vcl virtuali tcr ob.ectum illud probabile pofse aliter fe
haberc, vnde proprie formido tollit firmitatem afseníus , non yeró determi
nationem. 7 Inoppot. obijc.quod formido nihid per featcincat ad opiaionem, Turn
quia pót e(se opinio de aliqua corlufionc nccefsariacum nimirum proceditur ad
ca.m per medium topicum, (ed in tali opinio. .ne nequit efse formido, quia
talis conclufio nequi císe fal(a,ergo,&c. Tuin 2.crià in probanda
conclufione contingent: elt aliquis actus , quo incclI:ctus coafidzrat ise
fitionem efsc veram , nom Daikdusndo ccsdiqoi un & talis eit fine íormidine
, quia nonrefpicitoppofi- tam efse poffibile, & calisactus cfl opipatiuus, cum
ex ipfo generctur opinio, Tum 3. poteft angcti opjnio non a:igmé« tata
formidine , multiplicaus .n. rationibus probab;libus augetur opinio, & mi-
nuitor formido;ac incertiiudo , e: 9» hzc ad illam non attinet . Tum 4.
a&us opi- natiui noà. corrumpunt fcicotia* , nam Arift. zpé eandem probat
conc iio- nei rationibus p ilibusf, & n cef- Yyy 4. bj» 9 44 farijs,ergo
funt fine formidine, quia for- mido non flat cum fcientia . Tum tan- dem;quia
negatio certitudinis , & euiden tiz,quz cft origo formidinis , non ctt de
eísentia actus opinatiur, quia nul'aas negatio eft de efscntia alicuius
pofitiui qualis cft actus ille . 8 Refpondet ad hzc omnia Tatar. cit. dub.2. ex
Greg.q. 2. Prolog. art. 4.(ed valdé perplexé , conuictus .n. argumentis
admittit quendam habitum medium innominatum inter opinionem, & fcicn- tiam,
quem nec ipfe intelligit, nec. dcclarat. Ad r.icaque dicitur poíse efse opinionem
vtiq; de cenclofione necefsaria, non tamcn cognita vt talis, quia per medium
probabile non poteft attingi, vt neceísa- xia » fed attingitur vt vera ,
abflrahendo à conacxione neccísatia , vel contingenti; & quia medium non
c(t necefsatio yerum , ideó licét per illud afsentiamur -;Obic&o in fe
nece(sario , non tamen cum tanta firmitate , quanta requirit obiectü, &
hinc relinquitur locus formidini : tum etiam quia licétconclutioni in (e nequeat
fübefse fal(itas, poteft tamen fubefse. » ex cocapite; quo deducitur ex medio
probabili, vc in fümma fit dicere opinio- nem de conclu(fione necefsaria pose
talfitatem fubire non cx natura obic&i , fed ex modo procedendi ad eius
probationem, vt ditam eft ,' Ad 2, probat tan- tum pofse opinionem reperiri
fine a&ua- liformidine, quod concedimus, non tamen fine radicali , &
ayritudi;ali . Ad 3^ parner conclud.t de formi ine a&uali quz co mapis
minuitur, quo plurcs affz runtut rationcs probabiles , radicalis ta- men fcmpcr
inuariata manet, ncc tolli potcft per multipli cationem tationum., ,
probabilium , (ed (olam magis , ac magis impediri, ne exeat in actum. Ad 4. pendet
cius folutio ex fcq. art. pro nunc di- catur probare cantum de a&ual.
formidi- nc. Ad vit. illa negatio circumfcribit nobis differentiam quandam
potitipam , vt, pa(Tim in alijs multis euenit , 9 Quia cum opinione magnam
habet affinitatem , non crit abs re. aliqua dc fide 1n fine huius art. (ubtexere . Fiaes igirur cfl ajfenfus determinatus
alierins parus propier auclorkatemycz teitimo- ese" Vt Difp. X I1. De
Syllog/Top.eo Elenc. P "adhuc tamen deficit quoad euidentiam, nium
dicentis; quia veró duplex potett effe ceftimonium, cui creditur, diuinum s vel
humanum, feu cteatum, vt etiam Angelus compleGtatur;duplex quoque fides
diftingui (olet , humana .f. & diuina, (cu alio nomine naturalis, &
fupernaturalis , aut etiam infufa , & acquifita, vt loquitur Scotus qnol.
14.6. De primo intet quas efto plura ponat difcrimina , hoc tamen potiffimum
eft, quod quia Deus eft tee. ftis infallibils, ideo diuine fidei nequit fabe(se
falfum , vndé quoad certitudinem accedit ad (cient ram, imó ipfam fupetat &
claritatem, vndé cam definit. Paul. ad 4 Heb.11. Fides est [perandzrum fubflantiarerum
argumentum nonapparentilé, ob certitudmem crgo. infallibi - diuma fecernitur ab
opinione, o fcuritatem annexam à fcientia L^ * ks A vcrà é contra humanum
teftimonium. falli poteft, & fallere, ideó huma dci poteft tubeíse falfum ,
v oi maiorem habet cum opinione affinitatem, quàm d'uina, quade caufa Arift.
fidem hanc (diuinam cnim non agnovit) frequenter vocat opinionem, & ! cum
alio cófundit 2.de An.157. t. cap.1. 4. Top. loc.67.
& lien: ca, quz ad opinionem deferuiuni fctlocum ab su&oritate. Hoc
tame huc difcrimen netatur inter nàe nam;,& opinionem,quodlicét vttag; imnitatur
motiuo probabili , 5d tamen inter | c(t, quod opinio innititur motiuo intrine /
feco, .(. conpexocum obiecto , fides vero extrin(eco.f. teftimonio ali ho modo
conftitaunt- duo genera, vel.fpes cics habitus formidolofi . 10 Sed obijt
nónullus fidem huma ná nó pofsc proprie opinionem dici, quia hamana fides
poteit attingere phy ticam certitudinem , aut metapbylicam, curnee quit fubcffe
falfum, nunquam tamen opinio, Frobatur a(sumptua»nam alseníus y quem pra bemus
lute propa eni dac jU € fl, videtur certus euam phy «ce; &. nontantum
moraliter , eo quia non po«- tüérant ; etiam pbyfcé loquendo, tot ines, touuc
Geculis affiramace ; quod Roma cft, li cc, vcra nou císec. Ac 1ftud ditum bcae
rcfclht Arrag.in fioe Logs cQa4- Quat. I. Quid fit. opinio ; e» fides. €onftat
.n. omnem a(senfüm humana fi- dcnitentem, etiamfi omnium hominum au&oritatc
fulcitetur naturaliter ,& phy- ficé efse fallibilem,cfto moraliter fit ccr-
tus,quor .o. hiftoria ntur in vna re- ione certiílimz , qua tamen negantur ab
alijs? imo quot hiftoriz ab omnibus fcriptoribus traduntur vt certi(Timaz:,
quas tamen nullam prorfus habere (pe. Ciem vcritatis demenftrat ingeniose, Sc-
cundus Lancellotus. Abbas Oliuetanus in (uo opufculo Italice con(cripto Farfa/
loni de gli anticbi Hi(lorici ; qug magis trita, ac decantata , quàm illa de
Hotatio Coclite, quod folus fapra pontem totius
Etrafci exercitus impetum füftineret,vn- de Petrarca cecinit Horatio
fol. contro To[cana tutta , & tamen meram faba- là císc oftédic (edulo
loc.cit.idé Au&or. BL "S QE SLiO lI. | Wn fcientia, € opinto poffint
e[fe ap wl de Acces 0. If "Y T omnes hic térà no:át pro intel ^oc V
digétia;quefiti difficultas mouctur non dc folo obic&to incomplexo, &
-remo:o, quale eft fubicé&um conclutionis , fic .0. conftat. dc codem
(übiccto . pofle fimul haberi (cieniam , & opinio- nem fecundum diuería
pizdicata: , qui dc illo ottenduntur, (ed de complexo,& propinquo 4.de
eadem conclylione, & difficultas eft, tum de atibus , tum dc... habitibus
ipíisifcientiz , ac opinionis . autem in hac cclebti contro- ueríia mulie
foleant. recitari fententiz , celebriores tamenad quas cater: redu- cuntur.
funt duz ; Prior acgat tam de actu,- quàm de h:biwu , quz communis cít inter
homittas:, & Scotiftas cumza corum Magif(lr:syid.n.aperté docuiíse .»
videntur D. Tho. q. 14. de. verit. art. 9. ad 6.& i. Poft.lec. 44.&
Scotus in 4. d, n. A epi cxpreísa Arift. [cotentia 1 -cap- quai proindé
(equanrur Themift,. poit.ca.4s.ibilop. com. 13 y. Auerr. Com, 201. Albert.
Lincon. Ve- nct. zgid. Fundamentum huius fent, íu- mutur cx ipfa repugnantia
iater cuidca- tiam & ineuidentiam, cecucidiaem; & Incerüitudiaem circa
candein vericatem, t oT 945 quia aísenfus (cientificus eft iudicium » quod rcs
non potett aliter fc habere, «ur natiuus verb iudicat. eandem poísc ali* teríc
habere; perillam plene, & perfe- &é determinatur intelle&us; &
manct omnino: conui&us circa veritatem propofitidnis , pcr iftum veró non
conuin- citur;catione iliius eft omnino certus, & firmiter adhzret
conclu(fioni, rationc. » Alius e(t incertus , & formidat deilla &
tandem alter cft euidens, & alter ineuidens: & quia illi habitus
iauicem repu- gnant , quorum actus funt re pugnantes , idcó ex tali a&uum
repugnanaa deducit hzc (cotentia etiam repugnantiantas habituum , non. (olum
naturaliter , fed etiam fupernaturali:cr, & de porentia ab- folutazità
videre eft apad Cóplut.qui pro hac fent. ciraét omncs Thoiniftus d. 20. Log. q.
4. X apad Cametar Log. pro cadé omacs Scoriftas (upponit ,
12.^Alcrasétédáaffirmat per diuecía media vnum ,(. demonflratiuum , aliud vero
probabile pofse de cadem conclu- fione ri fimulfcientiam , ac opinio- nem,ita
Alen(.3.[.q.75. meinb.3. D. Bo- nau.3.d.2
4.art;1.q. 3. Ricar.5.d 25. q.. 1, Argent.q.5. prolog. att. 2. Mar lil.art.3.
& alij Vctercs, & Recentiores quamplures recipiunt Hurt. difp. 10. de
Anim. fec. Atriag.l.(p.6. fec. 6.
Ouuied.. conu. f de Anim, punc. 3. Amic. trac. 27. Log. di(p.2.2.7.dub.$ .&
ex noftris Balsol. Mair.(upracit. imó & Tatar. ipfequam» uis priorem
proficeatur featentiam y ait tamencx itla non fequi contradi&orium illud, qubd
aliquis tii;ul afscntiatur cum formidine , & (ine formidine , nam pct
[cientiam: afsenutur (ine formidine , & per opinionem cum formidine, hac autem
duononrepugnant , quia id fit per diueríos actus, non per cundcm. Funda:
mentium poti thium huius (eut, ett. ipfa experientia , & confucta praxis
proban- diconciufioncs , ex qua (c argnit. Mair. cit. imos faic lhiloiophorum
d.fci;ulog in(tcucre per auctoritates. j X dici aliorum, SB is per cacioncs
probabiles, ad que poft modum ad tidcrun: rariones de- inonilraUua$: &
ccr.umett, quod per auctoritates , & rauoncs probabiles non pratcndcbant
facere cuidens,. quod «o. cbant , 946 Cebant, fed tantum creditum, & proba-
bile, & poftea pedetentim ar&ius imprimere pcr rationem demonflratiaam;
(cd nunquid (ait Mair.) per demonftracioncs deflrucbant fidem, & opinignem,
quam antea diícipuli conceperant de eodem a(- fero? nequaquam, quia tunc
fcuftra , & in vanum illas adduxi(sent , ergo (cien tia, € opin o non folum
de poilibili, (ed et am de facto, & regulariter (e compa- tiuntur in codem
intelledha. 1; Dicimus tamé, a&tü opinionis non
poíse fimul haberi cum a&u fcientia de eodem obiecto. Hanc conclufionem
tenemitis cum priori fent. licét non cum tanta rigere, (icut ip(a, vt cx
probatione conftabit, quz vt facilius deducatur, no - tandum opinionem pofíse
(ami dupliciter, Vt conftat ex di&tis quat, prec. vel vt hibet
contingentiam ex parte obieti, Circa quod verfatut , & tunc cft, cum verfatur
circaobiectum , quod in fe eít va- riabile: wcl pracisé ex parte modi , quo
citca obiectum verfatur, & tunc cft, €um veríatur circa obiectum necefsa-
riam procedendo ad illud medio proba- bili , non necefsario : & in hoc
fenía rurfus attendi poteft , vel vt connexa-cum a&uali formidine, vel vt
cft fine illa , iam 4n. diximus pofse interdum ab. actuali formidine feparari,
quocunque aucé mo- do (amatur ex his , inueniemus non bene fc compati cum
(cientia citcaidem obie- Quin: vt patebit di(currenáo per fingula. 14 Sieaim
primo modo fumatur, vt ni mirá contingétiam habet ex. parre obie- €ijomncs
fatentur, & fateri tenétur pror fus IMPLICATE, quód (imul cum (ciencia fit
dc codem obie&o. Ratio eft, quia fcientia petit obie&um neceísarium,
& inuariabile » ergo cum opinio? hoc modo fupponatur haberc obicétu m
continges , & variabile , plané repugnant in codem intelleétu refpcétu
eiu(dem obie& is quia tunc idem obicétum eíset, & non efset nece(s rium,
&intelle&us simul, & sc- mel affirmatrct contradictoria de codem,
ham pcr aísensum scientificum iudicaret catum cum subiéCto neceísarià ba-
conaexioneun, per opinarijum non habere neceifariam, sed coacingenté, & hac
cit ratio qua probauut Azüt, 1. Loft. Am Difp. XIV... De Syllog. Top. ex Eleme.
cap.vlc.opinionem in hoc sensu not. efse cum fcientia compaubilem , quia tunc
(inquit ipíc) idem intelle&us (imul exi» (tiaviret, quód resalitec le
h«berc em & quód ron poreft aliter fe babere. INec tuat dicere, porsc
intelle&um vtrumq. affirmare per diuerfa media, & per hac tol:
coatradi& oae n. Non iuda! , quia iuàd à parte rei prasdicatuin ft. neceísatió
conncxum cum fübiesto, vel noa ac- ccísar.ó co nexum , nà pendet ex med'a
cognof(cendt, (ed ex med o efsendi, talis namque vel taiiscoanex:o. jxaedicati
cum fabie&o no» pendet ex med.o, quo ca- gnofco, sed ex ip(a intrinfeca
caufa inhzrcnti vnius cum alo , cum igitur fit femper rna, & eadem, nequit
pet vid medium modo contingentem oít modo neceísariam per aliud, Accedit, quàd
opinio accepta hoz primo madd tendit inobicctum ex narura füa con:ingens, &
variabile, ergo nequit intelle&us. ad tale obic&tum procedere
ncceifarium, quia conclufio contingens tali medio nequit oftendi , nam hoc. modo
capiendo opinionem; obie&um opis nabile non cít (cible. 2. I ro Lr opinio n
alio ii pro afíseníu obic&i neceísarij per medii probabile cum annexa ioi,
nimirum non penctratur neceflicasobie- &:o per illud enedium, fic etiam IMPLICAT
opinionem cum fcientia con(iftere de codem obiccte, fi enim intellectus rem
eu:denter pouit ita císe , & eft o certus per afseníum (cientificum ; qe
modo formidare timul poteítae ita (iC 2 Ruríus de rationc (cientiz eft , vt
tollat ab intelle&u omnoem focmidinem, & trepidationem, ergo nequit
fimul cum €à coníittere opin'o. cum à&uali formidi- nc 1 Ncc bere dicebat
Tarar, nullam ex hoc fequi contradi&ioné,quia pet fciene tiam aísenticur
(inc formidine, per opie nionem cum formidine, atque 4$ noo eundem atum. Naus
formido , &c ecuritas , fcu certitudo intet Íe ocn terrepugnant,
quantumcunque ex diuerssis actibus vei it ergo opin:o habens. annexam actualem
formideea nequic císz cum fciencra, quz fecum: as defert (ccurita.emiz
Acceditquód Taur. LE Quéktliodo Jui) gdspw]mefml. oar Tatar. inuenta (00d
plures aceeptant Recentiores 1. xn ad (aluandam contraditionem de cffs&bus
repugoanti- busin eodem (übie&o pet folam forinatum pluralitatem elfet
idoncum, poffe- mus diccre non repugnare ctiam nata- taliter contraria in (ummo
:n codem fü bic&o, vt v.g. calorem,& frigus in aqua, a(ien(um , &
dilfenfum in iniclle&u ; & velle, ac no!le in volantate rc(pectu eiuf-
dem obiecti ; (i .n. hinc inferatur contradiio ex repugnantia effectuum in co-
dem (ubic&to ab ils formis: procedcatium ; ftatim dicetur non cffe contradi&ionem,
quia illi cffe&tus (unt ad ucrfisformis, & quód voluntas amplcótitar
'Obie&tum per volitioneim, refpuit il lud idem per nolitionem. &c. quz.
ceicé do&tina totam cuertit ph lotophiam , nà ex cffeGibus rep igaancbas in
codem fa- bie&o confueaetunt Ph lofophi: deduce: ibilitareim formarum , va-
e pr j Si Tatac. ergo admittere volebat fcientiam , & opinionem eife de
eodem obic&o compo(lib lem , pouus debcbat dicere fcientiam in cali caíu
im- pedite actualem forinidinem ab opimiome6ob quamzepugaare videntur ; &
de opinione in hoc , vel primo (en(u proce- rationes r. fentent. 16. Si alio
candé modo fuma'uc opinio nempé abfoluté , pro affeniu probabili, pracilo
actuali form dine, :n quo da nta- xat fenfu docent A actorcs 2. tent. poife
confi t-re fimul caa fcientia ,. probacur adhuc, falin naturaliter , X
regulariter non poe ttace jiinul, nam vt in uic Do- étor cit. 3. d. 34. nol. ad
3. princ. cum idocuntar nicdium. probable , & de- monítratiuuim ad
cantemconclafionem, fi bcne percipiatur v.s med;j demonttra tiui, nuilum
affcn'u«m gcacrac aiiud ine- diuin, & vcait Doctorsdulecticum nibil faciec
unpeditaim à demonftiratiuo, vclut à cau( for: 0:1 , & longe efficacius
fua- dcnie Vi& conuincence ; quod etiam no taut Tarar, cic in boc. quart;
quam rati0a€ bzaé pro(cquitur Auerta dilp. Log.(ec. 4. dux m. inceilectus cordc n rau one
conainc;ruran cognolceenda ali- qu: veritit eneg git potlca raüoncs pro
bioiss,& poacouupeentes, nccab eis LE * UU "^ TA. moueri dignatur;
ficut fi quis ad al.quod Obie&tum vidcn um poffet vi lumine» Solis, vtique
e. iguz cand-lz luincn contcuncret ; & qu: dem conflat, quód ti ad aliqua
per fe. nota rationes inducantur prob.ib:les , nullum in nob:s caufant affcnfu
, ecgoidem dicendum cr.t ictuata proportione, fi inducantur ad füadédam
vertaccm jam dcomonítratam, & hoc etiam notauit Greg.q.2 prolog. art. 4-ad
3. Qui et am ratione probaiur. conira Qul:os non po(fe in rali cafa ex medio
opinat.uo , & (ciencifico elici vnum , & eundem a&um, ftante en:m
cuidentia teiv-lex ipfistermin s, vcl ex medio de- monftraciuo, prob.bile non
mouet intel lectam, nec ad cundem a&um affenfus, nec ad dittiactun . Ln fi
mnoueret, prz- ftaret. dicerc moucre ad. diftiactos fi. mulco npo(fib les ,
quàm ad vaum, & cundem, (»ecic, & nunero, quia afsenfus fzient ficos.
& opinatiaus d.ftinguuncut f»ecie cx tuerfa ratione af(senueod: , er» £^ fi
intel Sus refpicit intali cafa duas rarioncs afsentiend. diftin& s , &
ab v- tri; mouctur, cl'ciet daos actus fpecie diftin&os, & non vnum,
ficut oculus vi. dens fimul album, & nigrum , elicit duas vifione[pecied
(tinctas, & non vnam ; quarc malé fibi confulunt illi AQUINO (si veda)
Temistio, . qui in tali cafu, cum adhibetur medium ncceísarium , &
probabile , né concede- rent actum opinionis, & fcientiz císc &- mul,
concetserunc mcdium probabile , li. cét fe (olo nequeat aísenfum (cientificum
producere pofse tamen cum confortio neccfsarij ficut qui fe (olo nequit
atcol'e« rc pondus eus vircs excedens , potcit ta- mcen aitcrius conforuio,
& licéccalor vt quatuor ncqucar producere ignem, po« tcft tamcn iunctus cum
calore, vtocto, Mala dottin. peiori exemplo confirma t4 nam virtus caloriS,vt
quatuor; & vt o- &o.non dff.r .nt fpecie, fed tantum fes cundum ;nag
5,& minus, ac etiam vftrag €ieuaiua tant ponderis, vel tanti, vndé li
intendatar talis virtus per gradus eiafz dcm rationis, tandem cffc&um
attinget ; at motiuum probabile, quantumcungs crcícat m ethcac à, nunquam tamcn
pere tingit encrziam dea dire: iy: , cut Opinio, quan umcun.; in: endatur jet
ra» EH * Uopcs$ 3e. " mde 949. Difp X IV.. De Syllog.T'ep. eo Elené
"Á tioncs probabiles , nunquá attingit (cientiz certitudinem. Scd vnum,
& cundem a&tum;qui (imul 6it fcientia, & opinio, ex sumedijs (ciegti fico, & opinatiuo fimul concurrentibus
elici non pofse , adhitc magis "€onftabit cx dicendis di(p.6. de Anim. q.
:9.contra Hurt. Artiag, Ouuied. & alios ARecenttores, 17 Mancat ergo nihil
efficere rationes probabiles poft demonftrationem, nec quicquam moucre
intellectum ad di ft in- «&um,vcl cundem a&tum, nec magis cor-
:xoborare eandem fcienttam, vcquidam aiunt; tum quia innullo gradu pofsunt
atungere cerütudipem fcientiz : tuns uia cum cx fuo genere fit noutia certa ,
& Í rma, non po:cfl ex motiuo probabi- j (uapte natura labili, & fluxo
maiorem fünerc foliditatem poteft quidem in1elicctus. demonflratione imbutus cogno(cere
qualis, & quanta fit probabi- Ditis niedij topiei ad candem conclufionem
inducti, tamenab ca non mouebitur, vndéincali caf. hibcbit rationém probibilem
pro obicéto praecisé , non promotiuo, Vcrum tamen cfl, vt notat idem. Aucría
cit. quod cim non bene percipitur vis medij demonftratiui , eft n.faus
abfcondita, & ab(trufa, vt. LIZIO .Andicauita Met. tex.1 .& (ec.2 8.
Probl. 3.tunconültm iuuant ad eiusvim | pet- cipicadamrationes probabiles,
& (api- entum auctoritates ; & quia ita corxingit , Vt plurimum,
hinceft ; quod in coa- fudto modo probandi concluiioncs etia fi dcmonfliatio
(uppetat, vlicrius inducuntur rationes probabiles , & auctoritates, quz
vcluti viam difponunt ad percipiendam demonflrauonem;& hoc eft, quod
probat-C£1ndamentum 2. fear, per- cepta aucem femel, ac penetrata vi mce «lij
denionüiratiui , concedimus vltró. deflrui fidem, & opinionem; quam antea
difcipulus conceperat de eodem afserto ex rationibus, probabilibus, &
aliorum teftimonijs , vt exprcísédocuit Sco. cit. »d.24.ad 3. prinillis verbis
, fialiquis abeat prima opinionem de aliquo Wperueiat demon[lratio y
corrumpitur opinio, neq. hoc cít ioconucoiens,vt in- fetcbant Auctotes 2. fent.
immó | potius nec esarium;quia vt ipquit Adagium, vii BR APR. maior,
ceffet'minor y ita eft in propofi« B to quod aduenienre energia conuincen« tis demonftrationis
ceísat períuafio fa» &a anteà. per medium probabile, non Qnia a&u
pofitiuo eam refpuac intelle- &tus , & quafiab ea. difsentiat , (ed
quia de illa amplius non curat , & in hoc .fen(a dicitur corrampi opinio a
fuperaeniens te demonfltrarione , neq. ob id dicendus, erit Magifter antea
fcuttra laboraíse in- ducendo rationes probabiles,v: Mair. vt- E ebat , per
illas. n. di(pofuit incellectam , dircipal & veluti mags promptum red-
didit ad petcipicodam demoaitracionem, cuius vim ab initio non 1llico.
penetraf- fet ob eius difficultatem, aciogen:;j imbecilliratem: ficut nec
agensmacarale frutlra dicitur laboraíse inducendo. di- (pofitiones in materia
ad f^rmam fub ftantialem , etiamfi in. eiu(dem adueo illz corrumpantur in
coinmuni fent, AQUINO (si veda) o Temistio & Scout. NEED. 748 Quares,an
faltim "n luté- do, & de potentia Dc! opinio'hoc. fumpta pro lnplici
aísensa probab nc actuali formidine. annexa. poffit scicncia conlillere, cam
eadem con fio probatur medio topico, & d ftcatiuo ?. Resp. etse fatis
probat quod ctiam Foac. hic defendi men non eít ex eo capite probar qtio pa!lim
vtuntur Auctores £.sen nimirum non sequitar cótradictio, quod E intclle&us
de eadem rc fic fimul certus; & incertus,vt inferebát Auctoresz.sent, co
quia id non fit,nec pereundem atm, nej. per idem mcdium , nam per actum
opinionis flu&uat, ac trepidat, per actü scientiz firmiter adharet: per
medium demonitrativum est certus, per topicum incertus, quz non est contradictio,
cum 21 non fitdecodem pgr idem, H«c ratio: non valet , & plus probat,
quàmvelint. Au&toresilli; non valet, quia vt supra 3 contra Tatar.
argucbamus ; non. Semper formatum pluralitas collit contraditios nem
denominatiuumi eidem (ub:eóto repugnantiumjimó cum oppolitz denominationcs -
ab vna torma sumantur s sed semper à digcríis ;poísent semper có»
tradi&oria enünciari do. pocos DPA Go abíq. tepugaantia, quia id fierez rae
y 223 uox x 2. in * à E HEN Ny. dd E s - 070 v 27^ €»221^ Qua[l. H. en
Scientia, epopinio ftem fimul. 949 (übic&o cxiitentium; non ergo formatiué
incerta, quatenus non affert ceriiu- rum pluralitas fufficit ad tollendam con-
traditionem, quandó tales producunt cffcétus formalesqui inuicem repugnant,
& vnus in codem fubic&o poftulat neceílario negacionem alterius; neq;
eadem sarione (uthcit diuerfiras caufarum oppo ficos cffcétus inducentium , nam
regula- rircr loquendo cffe&us oppotiti ,non ni- fi à diuertis caufis oriri
foleat, vndé. hac taione nunquam oftendi poífet repugnintia effectuum in eodem
subiecto, uia (emper aflignarentar diuctfz cauíz illorum, non ergo efficientia
diuerfarum . cau(aram fufficit ad collendam formalem "effcdtuum
repugnantiam, quia ipti in fubieé&o repugnant ex fuis rationibus for-
malibüs à quibufcunq; inducantar causis; quate (i medium probabile, & necessacium
1oferunt in codem intellectu cffe- &us icpugnantcs, vc certitudinem, &
in- €crtitudinem, evidentiam, & ineuiden- tiam, fane. non vidcrur
diuerfitas mediorum fuflicicns ad contradictionem rollE- dam, al:oqu.n cx
d'uer(is motiuis pofie- n.o$ (mper de codem à parte rei contradict.itia ver
ficare pradicata, ctiam quod dficix non iti desctam probat, quam ye lint ra
fata ratio, quia i diuecfitas actu» ua» & mediorü i ufficit ad
£contradictio- nem tellendam, poteri. d: fendi opinioncm flare cum Icientia nó
tantum in h. c teruo [eniu , vt eft une actuali, forniidi- ncjicd etiam in
primo, & secundo, quod tamcn 1pfi quoq; renuüunt, nam fcmpcr faluabutur
contradictio ex mediorum diversitate, & actuum pruralitate , imo. de- I
poicrit eaden: racione polle etie fi- mulin codem intellcétu atlenfum scientificum,
& erroncum eiuldem conclufionis; quia vtiq; talcs atien(us ex. diuei fis med;js
procederent. 19 Kauo igituryqua id probari debet, €a cíl, quia ratio , cur
opinio foro alter opponatur (ciéug,eft 1pla actual.s formido deo, ponto, &
poliuainceititado dc uo hec D. 1bcerctado; à for- n: LGt€ opponitur certitudinr,
fccutitati , qua per (cienuam hbctor; fcd opinio vitio modo fumpta ctt lunc
actuali tormidine , & fioe j oficina inccr- Gcud.nc, quia ees cs folum
ncga- dinem inrelle&tui, sed folum probab.lita- temyergo nil obflac, quin
cum (cientia 2» compaciatur; Patet maior; Probatur, & explicatot. minor ;
cum ad probandum hominem cífe rifibilem aTumitur medium nece(facium , &
probabile, poteft in- tclie&tus vti. probabili dupliciter , vel vt cxpreísé
indicet ex vi talis medij aon efse ncccífariam connexionem inter (übie&tü,
& przdicatum, vel vt abfolaté iudicet ez vicalis mcdij hominem effe rifibilemab-
ftrahendo a neceífaria connexione , vcl non neceffaria; primo modo affen(usopi-
natiuus cft poficiue incertus, quia adeft iudicium expre(fum de variabilitate
obie &i, & fic ettincompoffib lis cum fcientifico, qui oppofitum
formaliter iudicat, nempe przdicatum effe cum fübic&o ne- ceflario conncxum
; fecundo modo cft tantum negatiue incerrus, quia iudicat t&- tum pte
dicatum eflé com (ubie&o conne xum praícindendo a necessitate, et contingentiía
connexionis, et sic est cum scientifico compofDibilis, Et hocaffertü concedunt
etiam multi Au&ores t. fent. vn- de Greg.ex illis q.2. prolog. art. 4. ad
3. inquit , quód habentes fciétiam, vel fidem dc aliqua conclufione, licét
vtantur ra- tionibus probabilibus , non tamen ytütur a€tibus formidolofis, feu
adtibus atfentie di cum formidine,qui (oli proprié dicuntur actus opioatiui (cu
opinionis, ira ille. Ex quibus patet, ipfum concedere aiTensum probab:lem tinc
formidine cà (ciens tia compoffibilem, l.cét pottca nolit pro prié vocari
opin;oncm; idem voluit Ta- tar, hgnificarey cum ad.;ittit potfe generati
habitum quendam ex s&ibus proba- bil.bus íinc toraudine , quem nec ipse,
vult opinionem appellare, qoa lis ctt de folo nomine, us eft, quód oobiícü conucniant
dc re. Nec etiam Scotus ipie voluit hoc negare loc, cit. nam ratio, quam
adducit cx contiadiétorijs de ceruicudine, & incer tiiudine,procedic de
opinione "primo, & lccundo modo accepta, & pre- Ícitim prmomodo,
vt.f. auenditur cx patte obiecti variabilis ; & contimgcatisi infcrius veró
in fol, ad 3. vbi de opinionc loquitur ex. parte. medij. prebibiliss cito ctiam
neget effe in hoc gcc fcicntia compoffibilcm, co quia diale&i- cumnihil
facetet impediuim d medio demonfiratiuo, vt fupra deductum cft, fatis tamen
conftat eam rationem non probate, mfi nawrál:ter ,& regulariter loquendo, impoffib:lem
efle ralem fimulta- tem , non autem de potentia abíoluta. Quod diximus de
opinione in ordinc ad scientiam , parizer dicendam eft de fide humana; quid
veró iit de duina dicédi, noncít przícntis ncgotij determinare, potiet tamcn
feruara. proportione idem quoquc de ipfa dici, & iuxta allaram do-
&tipam Scotus loc.cit.explicari; quód (i obscuritas positiva ponatur de
ratione fidci iuxta. d: finitionem eius ab Apoft, traditam ad Hebr.1 1. tunc
foret neganda arias, sed huius exacta difcuflio ad "[bcolcgum fpe&tat.
Sed conira nunc dicta obijcies T quia ctiam loquendo de opinione pro solo
a&entu probabili; adhuc eft e« zenere fuo capax lormidinis, scientia vero
inca- pars ergo adhuc in. hoc (enfu repugnant, um 2 «via adhuc, vt sic, est
incerta, per hoc .n. a scientia distinguitur; quod (i dicas, e(fc tantum negative
incertam .i, non ecttam; adhuc probatur intentum, quia scientia est certa;
opinio non certa, quz duo contradicunt. Tum 3. quia adhuc ex scientia, et
opinione (ic (umpta ; 6i simul eficnt, sequuntur duo iudicia repugnantia, vnum
formale, quód res nequit. aliter se habere, alterum falcim virtuale ex per
opinionis quod possit aliter se ha- re. Tum 4. quia adbuc non cuirantur omnia
contradictoria, qug ex hoc inferebat r, fent, nam per affcníum scientificum manet
convictus intellectus, per opinati» pum nop est copui ctas, et cetera. T um
tandem quia videtur proríos superflucre actus opinionis, vbi est actus scientiae,
sicut rzcxiftente lumine Solis fruftra adhi- tür J.:men candelz , i 21
Refp.ncg. conseq, nam calor v.g. composlibilis est cum (iccitate; humiditas vero
incomposssubilis, et tamen stant simul calor, et humiditas; iudiciü ctl falüitatis
capaX » apprchensio incapax » X tamen stant si mui n codem intellectus et de eodem
obiecto; solum ergo inde deducitur, quod scientia cum opinione con- [Difp. De Syfog. Top. e» Elenc. iun&ta impedit
formidinem , ne in adum erumpat. Ad 2.0pinio tertio (ume pia dicitur incerta
negatiué quatenus abftrahit à ceratudine
, & incertitudine pofitiua , & per hoc adhuc fufficienter à. (cientia
diftinguitar , quz eft. pofitiud certa*ficuc inquit Dobor 2.d.3 q. 1 1. F.
& 5 d. 1449.3. B.& 4d. 45.02. D.& alibi (zpe notitiam abstractinam,
etiamfi interdum pertingat rei exiftentiam , ade huc tameo fufficienter ab
intuitiua. distingui., quia. non necessario alligatut exiftentg tei, sicut illa
led indifferen- ter reprzíentac rem » (iuecxiftat , (iue non , & idco
dicitur abitrahcre ab exi- ftcpuia rei ; Neque per hoc , quod opinta dicitur
non certa, et scientia certa, ralis infertur contadiduo, quz arguarcorum incompoffibilitatem
, quaquelbetfore ma disparata dicit negationem alterius in hoc sensu vt albedo negationem
dulcedinis, et dulcedo negationem albedinis, et tamen sunt in codcm diae ficut
non repugnat in Phyficis vinum e e formaliter frigidum, et virtualiter calidum,
et in moralibus, qui cum aliqua imdebita circumstantia elicit. adtum diles
&ionis Dei, etle formaliter ad Deumcó veríum, et virtualirer ab eo aueríum
; nonrepugnant duo iudicia, quorum vnd — dicat formaliter rem ita; be on kai ud
dicat oppolitum non formaliter y Er virtualiter tantum , Accedit, quodinprósfito
iudicium factum ex pronto ! ili idem affirmat, quod fa&um ex nccel» faro .
hominem etle rifibilem abftra- hendo à. necessaria vel non necessaria
connexione. Ad 4. quia conuinci intel» lc&um , & nop conuici pendet
praciíe ex conditione med j » nullum videtur. in- conueniens dicere , quod.
conuincatut per vnum medium , & mon per aliud, sicut inconuenicns crat quod
efiet cettus » & incertus dc cadem conclufione ; nam duo contradictoria
councngr de. incellectu respectu d:uerlotam 3 ilta veró teípectueiuidem; absoluié
in. co casu 1intelicctus dici debct conuiccus ,; tum quia. denominatio funi
debet à medio: nobiliori &
cfficaciori stunts t1 diceretur non conuictus fiae addito , cum. negatio fic
mali; nanus natura, et pras. x dr. ec- o7 Qul. IL $dfrémr. de(traat ,
füdicaretur intellectum non ef- fe conuictam per medium neceffarium , Ad vlt.
quamuis cognitio demonftrati. ua clarius, & cerríus rem ofteadat ; quàm
probabilis , adhuc tamen ifta non fuper. fluit, quia eft diact( rationis ab
illa, && faltim diuerfo modo tem oftendit: sic in Beatis simul
admittütur cognitio vefper- tina, & matutina de cadem re, & à $coto
praefertim notitia abstractia, ac intitiva in Angelo respecta füi ipsius 2. d,
3. 9. 8. quamuis per matutinam, ac intuitivam longe clarius res ostendantur, quam
per vespertinam, et abstractinam; et etram ndo esset frustra, adhuc non probat
ntenthm de potenria absoluta. Ex dictis facile eft refolaere quefi- tum de
fimultate fcientiz; & opinionis, vt habitus important, nam fi (amatur opinio,
vt specificatur ab obiecto,quod eft contingens, & vatiabile, sic habitus scientie,
et opinionis directé opponuntur;atq; id poterunt elTe simul, nifi ad in- SP
Motu habitum contrarioram ; quatenus .[; ab initio non illic vnus al- terum
deftuit , (cd paulatim :. si autem opinio fümarur pro afenfu probabili absoluté
pracifa formidine, tic poterit con- fiftere perfectus habitus opinionis cum
acto, & habitujfcientig , ac etiam actus o- piniont$ cum habitu fcientig ,
& hoc e- tiam naturaliter,& regulariter loquendo, quia ratio, qui loc
prohibebar de actibus , non eque militat de habitibus , vt diícurrenti
conftabit , QVASTIO It. Quid fit error, C" quomodo à fcientia; o €
opinione differat. 21 ER proptié fignificat falsü qd , AZ & ficut filsü
proprié reperitur in a&ibus intelle&us , e quia veritati oppouitttr ,
quz cognitioni tribui folet ; ita errot proprié Ipe&ar ad. intelle&tam
ia fuis opetatrom bus:tot modis autem contingit errare y dicere falsum, qvot mo
discontingit dicere veru ; quare ficut veritas speciali modo cribuitur (ccundz
,. &terig erac ctm error , os f.llum, errot igicur proprié eft cogn fula
rcalexplicias ahter ds :j d -. di 9jt simplex est iudicium erit secunda operac
tio falsa y& correspondebit babitu: principiorum in syllogismo demonstrativo,
vel topico:(i verà erit a(Tenfus falsus alicuius propofitiot's ex vi alterius
causatus, erit discursus falsus, et verus efíc&tag syllogismi fali, scientiz,
et opinioni oppofitus. Sed pro maiori dilacidatione not. gj fufficit ad errorem
, fi quis proferret folum pro potitionem falíam , nifi quog; ita iudicet, et
affentiat per imelicctum itaeffe , (icut tali propotitione enuncia- tur.
Hicaffentus potest. quandoque; esse cumformid'né, quando; cum certitudine,
experientia .n. constat, aliquos ita falis dogmatibus aóbarere, vt mortem
fübire non dubitent; ratio autem huius est, qu:a radix erroris in intellecu
oritur ex hoc, quod id, quod in (e non est verum, apparer inte!lectu: verum,
quz veritas apparens, et exiflimata est daplex, vel probabil;s apparens, vel
necessaría, fi. my quod non est probabile, potest apparere probabile, etiam uod
est probabile, potest apparere necessarium, minus m. hac dis ftant , quàm illa
; (i veritas est appareng probabilis, causat atfensum falsam cum formidine, si
est apparens necessaria, causat aíIenfum falsum cum firmitate; vnde tàm potest
errare intellectus, ti qnod non est probabile, iudicat vt probabile, quàm fi
iudicat necetTarium, qued in fe et probabile, vel falsum; requicitur au em hzc
veritas apparens, quia intellectus a 1'a(- fenfum (o!ummodo movetur a vero, non
a falso, et si vcritasnon esset apparens, et cxiftimata, sed exi(lcns, aflenfus
nom elTet falsus, sed verus; qua ratione LIZIO, 1. Elenc.c. t. definit syllozifinum capties fum dicens, quod iit. syllogismus
appaerens, atque non exi[lens « 24 Ruríüs est not. quod qnaudoq; oapi« hio cit
dc re apparenter vera , & i níc falsa, noa ob'td camen illa opinio dicetur
er» roneasled pro5ib:lis, € vera, non.a.quz« libec verici$ appatens causat errorem;
sed (folum illa veritas, quz apparet probasbilis, in (c tamen eit improbabilis;
quae -:tamenan ic est probabilis, licéc mon. ita beat à partc rei, causat
opinionem abiliter veram; rano haius c(t, vt ^ D 2 e o t 952 notat Auerf. q. feci.
6. quia ex LIZIO cit. probabile illu4 dicitor, quod creditur ab omnibus sapientibus,
aut pluri - mis, aut quibuídam in scientijs excellentibus; improbabile est,
quodà sapientibus.f:lfum ceofetur, licet rudibus appareat verum, vc quod Sol, et
astra sint exiguz quanttat;s; quando igitur aliquid cen(ctuc verüyaut ab
omnibus, aut ab aliquibus sapienubus, quamuis aon ita fc habeat à parte rei; afséíus
circa illud non dice tu: erroneus, sed opinat uos, et probabilis, neg; hac
apparentia excludit probabilitatem; quando vero apud omnes sapientes cit Fil(um,
et solum rudibus videcut verum, tunc aífenfus erit error, quia quod est
improbabile apparet probabile. Quod diximus de errore circa propositionem, dicendum
quoque; erit de errore io discursu-, nam tunc proprie discursus dicitur
erroneus, quando non recte consequens deducitur ex antecedenti, quamuis infe
(it verum, veritas .n. conclutionis, vt propositio quedam simplex est, de per
accidens quali (e habet ad recitudinem discursus; dupliciter autem potest
conclusio male deduci, vel proptet defectum in forma syllogistica, et dc hoc
diximus 1.p. Intt. trac. 3. dum regulas bonz argumentationis a(lignauimus; vel
propter defectum in materia, quando. f. conclusio vt probabilis, vel necessaria
deducitur ex motivo improbabili, vel non necessario. Ex his manifeste apparet
diftinio inter errorem ex yna parte, et scientiam, et opinionem ex altcca; Scientía . n. cít co-
itio vera veritate necessaria, cui nequit übefie falsum, certa, et cuidens;
1fti accedit opinio; quz est cognitio vera veritate obabiliter apparente;
habetq, aliquam cuidcotiam-(altim probabilem; error tamen tanquam aliud
extremum est cognitio omnino falsa, quia nec necessario nec probabiliter
apparet vera, vnde veró proveniat deceptio intellectus nofiri pro statu ifle ;
tetigimus éifp. 10. € Sat Difp. De Syllog. Top. e» Elenc; Sed dubitabis; de
ratione difcur(us cft, vt conlequens inferatur vi antecedens Us , fed hoc folum
interuenit in re&o di- f-urfa, ergo nullus difcur(us eric falfus y Min.
prob. quia quando confequens in« fertur vi antecedentis,recte infertur , vn» de
dicebat. Arift, cit. fyllogifmum dcfi- cientem in formanonefífe verum fyllo.
gifmum , quia in ipfo concluiio non ne- cetfario infertuc ex premiffis. Item
vnum non nili vni contrariatur , ergo error ne« quit c(fc fícientig, et
opinioni contrarius. Refp. neg. min. Ad prob. dicimus veram eife , ti
antecedens in (e (pecta- tum habet vim illativam consequentis, at quando CONSEQUENS
deducitur, non quia sic ex (c deducibile, sed quia intellectus concipit in.
ancec. vim illatam coníeentis, quia iudicat ANTECEDENS eíse cau- am iftius,
tunc infertur consequens, f. non recté. LIZIO autem loquitur de syllogismo
peccante in forma non est syllogismus illativus, quia non recté deducitur.
conclusio ex pramissis, etiam veris, sicut recté infertur, qu est in forma,
quamuis praemisse sint fal. [2 , positis. n. his premissis, “Omnis eit lapis,” “Petrus
est homo”, rite infertur s ergo est lapis, nam illz praemissz sic. disposita
habent VIM ILLATIVAM, quamuis non habeant vim probariam, cua (int falsa, non
loquitur autem de syllogismo, . prout cum quocun3. discursu conuettitur, vt
fic.n. dicitur de syllogismo etiam peccaate informa, quamuis zquiuacé 5 quia
potest intellectus aliquis aíseníum conclaf. elicere ex a(sensu pramissarum, im
non recté disposit sint in forma, vt i(pofitg camen sint apprchen(z , qui a-
Gus císet cectia operatio intellectus, et discursus, non tamen rectus, sed
falíus, Ad 1.(atis diximus difp. 9. q. t. attats cud hanc concratiorum
proprietacem explicavimus $S, Et hac fatis de facultate Logica 1 Quz omnia
cedant in laadem D; Anto- ni] , in cuius Sacra Domo moramur, et fab eiuídem auspicio
has elaboravimus lucubrationes, WUMTRBCCCSUS ETE DB "aum TONS Wv Ee M Vis
tenti Artisest ?TT NEPTIS dnbie a Ha Ile rtAticCETET HIS TEMbirticwie v Aperi
Cen Au "I $2601 )ís Cm d - 4n - pls 15) 3 ] Nec Qe ey i ovoien Quo CURE E,
oU yit xb ratrtutt T Fir. TWPWPPEUMOy P NTC T Y YcPEM. Bartolomeo Mastri.
Mastri. Keywords: implicatura, Categories and De Interpretatione, segno,
segnare, segnans, segnato, notare, nota, notans, notatum, notatura, segnatura,
signifare conceptus animae, res significata, “Amo” aequivalet “Ego sum amans” –
Homo albus aequivalet “Omne homo est albus” – Homo currit aequivalet Aliquis
homo currit, signum artificiale, ad placitum, significare naturaliter – baf,
bif – definizione di signo, tratta d’Agostino. Aquino. CICERONE. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastri” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Macedo:
la ragione conversazionale e l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Macedo was a philosopher and a
friend of Aulo Gellio. Macedo. Keywords:
Livio. Macedo.
Grice e Machiavelli: l’implicatura conversazionale del
principe di Livio– Machiavelli at Oxford – filosofia toscana – filosofia fiorenina
– scuola di Firenze -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Grice:
“While Strawson prefers ‘The Prince,’ my favourite Machiavelli is the dialogo,
discorso, ovvero dialogo intorno della lingua –“ Grice: “The full title makes
it sound slightly analytic – ‘whether it should be called ‘florentine, Italian,
or tooscana’ I mean, a stipulation!” -- Grice: “Like me, we can call
Machiavelli a philosopher of language – the trend being very Florentine between
Machiavelli and Varchi.” -- possibly Italy’s greateset philosopher – Noto come
il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla
sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è esposto il concetto di ragion
di stato e la concezione ciclica della storia. Questa definizione, secondo
molti, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine
machiavellico, entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare
un'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata e, proprio per questa
connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari viene preferito il termine
"machiavelliano". L'ortografia del cognome è, purtroppo,
ambigua: la versione "Macchiavelli", quella della statua a lui
dedicata agli Uffizi, in attesa di chiarimenti dell'Ufficio Culturale del museo
o dell'Accademia della Crusca, andrebbe considerata ugualmente corretta in
lingua italiana. L'analisi della firma del filosofo, riportata qui accanto,
farebbe propendere per la "c" singola[senza fonte]. «Nacqui
povero, ed imparai prima a stentare che a godere.» (N. Machiavelli,
Lettera a Francesco Vettori.) Niccolò Machiavelli (scritto anche Macchiavelli
sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli Uffizi) nacque a Firenze, terzo
figlio, dopo le sorelle Primavera e Margherita e prima del fratello Totto; figlio
di Bernardo e di Bartolomea Nelli. Anticamente originari della Val di Pesa, i
Machiavelli sono attestati popolani guelfi residenti almeno dal XIII secolo a
Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre
Bernardo era tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa
quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in legge, risparmiatore per
carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta
da un suo Libro di Ricordi che è anche la principale fonte di notizie
sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo lontano pronipote, avrebbe
composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio
Niccolò. Cominciò a studiare latino con un certo Matteo, l'anno dopo si
dedicava allo studio della grammatica con Poppi, all'aritmetica e l'anno seguente affrontava le prove scritte
di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca
paterna: la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio Biondo, opere di Cicerone,
Macrobio, Prisciano e Marco Giuniano Giustino. Adulto, maneggerà anche Lucrezio
e la Historia persecutionis vandalicae di Vittore Uticense. Non conobbe invece
il greco, ma poté leggere le traduzioni di alcuni degli storici più importanti,
soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco, da cui trasse importantissimi spunti
per la sua riflessione sulla Storia. S'interessò alla politica anche prima di
avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera, la seconda
che di lui ci è pervenutala prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché
si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia
dei Pazziindirizzata probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore
fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo
Savonarola. Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò
Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto
negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata
teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato
allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica
attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di
corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri,
la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto
ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata,
parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona
fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi
giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel
fine ambiguo sorriso» (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)
Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già presentato
al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario della Seconda
Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un candidato
savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica e
religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto il
15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio
maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo
segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce
essere stato suo maestro. Per quanto i compiti delle due Cancellerie
siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari
esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda
Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà
e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della
Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore
responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di
compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il
«Segretario fiorentino». Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura
italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla
riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data
in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire
l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei
Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e
la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze,
autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera,
dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano,
alleato di Firenze. In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa
per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per
fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate
diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o
cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non
solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire,
perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti
si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle
mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli,
vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i
Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti
sarìa impossibile che reggessero». Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì
alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di
Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare
l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo
vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella
difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette
ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando
le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la
via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e
temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo
a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento,
quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato. Nessuna
prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la
giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle
critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo
corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per
sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore,
o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il
Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi
soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel
luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi,
lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il
commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro
riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la
Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della
Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di
Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte
francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le
rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze
non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono Luigi
a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la Repubblica
avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei francesiche
richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti accampati in
Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati fiorentini,
privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla ribellione di
Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna Cesare Borgia,
i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli interessi
fiorentini. Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la
Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle macchinazioni del
papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia,
Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga permanenza
nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura Gallorum, dove i
francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva fortuna; nella
buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et leggieri più tosto
tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo
Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su un piano d'analisi
prettamente politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato
moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperità della monarchia e
il raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione
peculiare delle "cose di Francia". Cesare Borgia «Questo
signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è
sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai
si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa
intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha
cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e
formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna» (Machiavelli, Lettera ai
Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce
della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna, si volse contro
Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle
tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di Luigi.
Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di sposare.
Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei figli:
Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di Piombino il 3
settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo Vitelli
s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di
Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì passò a
investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare trattative
con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio,
aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso giorno della caduta
della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino Machiavelli e il vescovo
di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero: ricevuti, si sentirono
ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La
crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi
queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre
terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno
successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, nel
quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di
ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente
la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani «fecero giudizio
differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare
voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati giudico ben
giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i
capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii ma
io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed Anziani non siano stati
trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si
debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia
pericolosissima.» Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e
tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni,
come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia
la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che appariva uomo accetto tanto
agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affidò a Machiavelli
fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale, formalmente
capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato, intendeva
tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia, stringendo
un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà d'azione nei suoi piani di
espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli Orsini, i Baglioni e
il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo stesso Bentivoglio di Bologna.
Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia, Firenzepur
diffidando del Valentinointendeva confermargli la sua amicizia, per non essere
investita dai suoi aggressivi disegni. Machiavelli giunse a Imola dal
Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze non aveva aderito all'offerta di
amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a Magione contro il
duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di alleanza, alla quale
Niccolò, affascinato dalla figura di Cesare Borgia, guardava con favore più di
quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta
la durata di quei tre mesi di campagna militare e, due ore dopo l'uccisione a
tradimento di Vitellozzo e di Oliverotto da Fermo, ne raccolse le parole «savie
e affezionatissime» per i Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per
avventarsi contro Perugia e Città di Castello. Firenze, a questo punto, decise
di mandare presso il Borgia un ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così
che il nostro Segretario lasciò il campo di Città della Pieve per fare ritorno
a Firenze. Vitellozzo Vitelli, ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo
et duca di Gravina in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da
pochi cavagli; et Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto
aflicto se fussi conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la
virtù dello huomo et la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati
adunque questi tre davanti al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello
ricevuti con buono volto Ma, veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò
con l'occhio a don Michele, al quale lLeverotto era demandata, che provedessi
in modo che Liverotto non schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si
adcompagnò con gli altri; et entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo
alloggiamento del duca, et entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca
fatti prigioni venuta la nocte al duca
parve di fare admazare Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo
insieme, gli fe' strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati
vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale
Orsino, l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale
nuova, a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel
medesimo modo strangolati» (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal
duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il
signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò
Cesare Borgia delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per
mantenere il ducato di Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle
vecchie signorie, mentre Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il
brevissimo pontificato di Pio III, Machiavelli fu inviato a Roma per il
conclave che il 1º novembre elesse Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del
Valentino, del quale pronosticò la rovina imminente, e cercò di comprendere le
intenzioni politiche del nuovo papa, che egli sperava s'impegnasse contro i
Veneziani, le cui mire espansionistiche erano temute da Firenze. O la sarà una
porta che aprirà loro tutta Italia, o fia la rovina loro. A Roma gli giunse la
notizia della nascita del secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come
la neve, ma gli ha il capo che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da
che somiglia voi parmi bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli,
che lungamente in questo scorcio di tempo aveva frequentato la casa del
cardinal Soderini, al quale forse prospettò già il suo progetto di costituire
una milizia nazionale che sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia
per Firenze. In Francia Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune
della Francia in Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad
opera dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di
Luigi XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della
nemica tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere
i progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere
in viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la
coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il
luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in
Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.
Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio,
ricevendo uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In
marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da
Jacopo d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo
tempo la stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi
degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se
invoca Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio
sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende
Firenze: «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al
successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia
tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue
imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra
tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto
s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a
dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual
porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier
accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto
se voi el tempio riapriste a Marte» (Decennale primo, vv 529-549) I
tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese
il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai
loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col Baglioni,
ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per cercare
invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio a Siena.
In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per
presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti
diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito popolare
potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal Soderini,
Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati,
istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima parata di
una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella successiva
conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa di Prato del
1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna,
con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente possesso del Regno di
Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di Giulio II,
deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa
chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al
signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come Firenze, dei
francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si
trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al
quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli dimostrò di
godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo
aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua voltadopo però
che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che, con la sua
corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13 settembre,
la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e rimprovero
del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il coraggio di
opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo
aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei
Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11 novembre.
Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò ancora
dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i Nove
ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili
militari della Repubblica. In Germania Massimiliano I d'Asburgo Il
nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re dei Romani»
Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla
penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore del
Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli
l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza
della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e
lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte, e le lunghe trattative sull'esborso preteso da
Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli
fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria. Da questa
esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna,
compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose
della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto
delle cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande
potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le
popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare
le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e
quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati
non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni
delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo
scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra
loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre
cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in
publico». Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai
minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta
la Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa
causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non
basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a
uno imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza
potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore,
è limitata dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una
realtà simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire
l'imperatore, «perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi
potente, è domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia
di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi
il re di Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne
qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede». La
conquista di Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa,
Firenze mandò Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati
prelevati da San Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile.
Riunite altre milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno;
poi, il 4 marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di
cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli
ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove
truppe, in maggio era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava
finalmente la pace. Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu
firmata la resa e l'8 giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò
Capponi, Antonio Filicaia e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio
era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a
Cambrai, Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la Repubblica
veneziana che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in
giugno, anche Verona, Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da
parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo
acconto in ottobre, Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a
Massimiliano, che era stato però costretto alla ritirata dalla controffensiva
veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E
Machiavelli commentava dei «due re, che l'uno può fare la guerra e non vuol
farla, l'altro ben vorrebbe farla e non può», riferendosi a Luigi e a
Massimiliano che se n'era tornato in Germania a chiedere soldati e denari ai
principi tedeschi. Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, se ne
tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto grazie alle divisioni degli
alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza
Venezia per avere le mani libere nella pianura padana, Giulio II la voleva
abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie
ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del
papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a
Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo. Machiavelli confermò
l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse
impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di volgere contro Firenze
forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il
conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilità di un impegno
nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il 19
ottobre, convinto che la guerra fosse ineluttabile. Le vittorie militari non
furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che
condannasse il papa, provocò l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il 22
settembre 1511 Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un
breve rinvio del concilio: dalla Francia andò a Pisa e riuscì a ottenere il
trasferimento del concilio a Milano. Il ritorno dei Medici a Firenze Le
fortune di Luigi XII volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione guidata
dal papa, era costretto ad abbandonare la Lombardia, lasciando Firenze
politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Pier Soderini
fuggì a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il
7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo 10
novembre fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il 17 gli
fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio. Giuliano de' Medici
duca di Nemours Il nuovo regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino
Capponi, accusati di aver complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli
a morte. Anche Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu
anche torturato (gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze,
la "colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di
Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma
scherzosa, la sua condizione di carcerato: «Io ho, Giuliano, in gamba un
paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo'
contalle, poiché così si trattano i poeti Menon pidocchi queste parieti
grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in
Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello» Giulio
II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo
il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di
guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli
cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori
e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo podere
dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San Casciano in
Val di Pesa. L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra le giornate
rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra la prima
Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al
suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma scritto
in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica dapprima
a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516, a Lorenzo
de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo postumo, nel
1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel
«redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un Medici
si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era stato
relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia. Sperava che l'amico
Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo desiderio che
questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono
stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro
servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede
mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non
debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni
che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è
testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue
luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della
nostra letteratura: L'Albergaccio di Machiavelli a Sant'Andrea in
Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in
su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi
metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique
corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di
quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno
parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per
loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia;
sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte;
tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo
ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione
ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus» (Lettera a
Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514 a Firenze, continuò a sperare a
lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del Principe, lo facesse
introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto
dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a
favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di
Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i
pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose
antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti
dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto
delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto
laudarla né tanto amarla che la non meritasse più». La guerra, ripresa in
Italia dalla discesa del nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel
settembre 1515 con la sua grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro
la vecchia «Lega santa»: Leone X dovette accettare il dominio francese in
Lombardia e la stipula a Bologna di un concordato che riconosceva il controllo
reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote
Lorenzo, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo
invano dedicava Machiavelli il suo Principe: la sua esclusione dalla gestione
degli affari di Firenze continuava. Si diede a frequentare gli «Orti
Oricellari», latineggiamento che indica i giardini del Palazzo di Cosimo
Rucellai, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni,
Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli
Albizi, Filippo de' Nerli e Battista della Palla. Qui vi lesse probabilmente
qualche capitolo di quell'Asino, poemetto in terzine che voleva essere una
contaminazione fra l'Asino d'oro di Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma
che lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio. Machiavelli si era già cimentato, quando
ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali:
una imitazione dell'Aulularia di Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a
Nebulae di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro
letterario, la commedia Mandragola, nel cui prologo egli inserisce un accenno
autobiografico «scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van
pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch'altrove non have dove
voltare el viso; ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra
virtue, non sendo premio alle fatiche sue.» Intorno a quest'anno vanno
collocate la traduzione dell'Andria di Terenzio e stesura della novella di
Belfagor arcidiavolo o Novella del demonio che pigliò moglieil suo titolo
preciso è attualmente stabilito in Favolail cui tema di fondo è la visione
pessimistica dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio
interesse a danno, se necessario, di quello di ciascun altro. Il ritorno
alla vita politica Lorenzo de' Medici morì, lasciando il governo di Firenze al
cardinale Giulio. Costui, favorevole a Machiavelli, lo incaricò della stesura
di una storia della città sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato
dall'incarico, diede alle stampe nel 1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo
stesso cardinal Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a
Carpi presso il governatore Francesco Guicciardini di cui, pur avendo opposte
visioni della Storia, divenne buon amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il
favore di papa Clemente VII offrendogli le Istorie fiorentine. Nel frattempo
giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e
l'affidamento di missioni militari in Romagna in collaborazione col
Guicciardini. I Medici furono
cacciati da Firenze e venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si
propose come candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne
respinto in quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente
VII. La delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente,
cominciò a peggiorare vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu
sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia
nella basilica di Santa Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento
nella basilica stessa; esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago
marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par
elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome). Pensiero
Machiavelli e il Rinascimento Con il termine machiavellico si è spesso indicato
un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon
principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari,
capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli
interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale
che Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una
tradizione politica che già in Cicerone affermava: "un buon politico deve
avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere
amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti". Con
Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della politica.
Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel
modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la
capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del faber
fortunae suae. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e
ragion di Stato che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome
del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da
teologia e morale e non ammette ideali, è un gioco di forze finalizzate al bene
della collettività e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e
princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai "fatti": "Mi
è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa
piuttosto che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione
antropocentrica che si richiama all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli
ideali del Rinascimento. Nel “Dialogo intorno alla nostra lingua” dà un
giudizio severo su Alighieri. Alighieri è rimproverato di negare la matrice
fiorentina della lingua della Commedia. Il passo assume i caratteri dell'invettiva
contro Aligheri, accusato di aver infangato la reputazione di Firenze:
«Alighieri il quale in ogni parte mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et
per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della
patria sua, la quale, fuori d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò
con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accusò
quella d'ogni vitio, dannò gli uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi
et delle legge di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica,
ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria
dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et
per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente
prosperata et fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in
tanta felicità et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli
accuserebbe sé stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia,
vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.» Poi, durante un altro
scambio immaginario con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere
"goffo", "osceno", addirittura "porco" del
registro utilizzato nell'Inferno: «Aligheri mio, io voglio che tu
t'emendi, et che tu consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera;
et vedrai che, se alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu:
perché, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi
versi non hai fuggito il goffo, come è quello: "Poi ci partimmo et
n'andavamo introcque"; non hai fuggito il porco, com'è quello:
"che merda fa di quel che si trangugia"; non hai fuggito
l'osceno, com'è: "le mani alzò con ambedue le fiche"; e
non avendo fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver
fuggito infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella» Autografo
delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento
verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia
fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche
le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica
della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li
medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica
della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla
capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente
le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i
mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo
anche violenza, se necessario, alla legge morale. Non a caso il Principe,
nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i
sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo,
a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è
rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La
storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene esclusivamente
pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione politica e nel
pensiero del tempo si identifica con la persona del principe. Di
conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi protagonisti, ai
pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di
coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una creazione individuale
legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la fine del principe può
determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio a Cesare Borgia. Il
Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la scoperta che la
politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il cui studio
rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente retta la storia;
da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una vigorosa
concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla
responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece
del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola
nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del
Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino
(es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia,
Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia;
così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di
una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il
patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che
spezzava in due la penisola. Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un
problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea
dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli
concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma
la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio
che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in
patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della
"nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento
culturale). Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello
studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati,
quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne
uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni
programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a
vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo
preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al
recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in
modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una
figura rispettata e conosciuta in loco). Altro elemento caratteristico
del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei
sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere
amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in
un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile
per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la
posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando
che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo,
fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente
la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a
proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì
una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".
Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia "volpe"
che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversità sia tramite
l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo
atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia violenta o di
astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata
la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della
libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase "il fine
giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo perché la parola "giustifica"
evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non vuole
"giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro metro
di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine politico,
l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello Stato. Machiavelli
nella stesura del Principe si rifà alla reale situazione che gli si presentava
attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso,
forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati da un
fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe che voglia portare
alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovrà seguire. Fuori dai
suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli stende un
vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorrà impugnare
le armi. Alle accuse di sola illiberalità od autoritarismo, si può dare una
risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili", ritratto di
un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben più solida del
Principe nato dal consesso dei "grandi", cioè dei grandi proprietari
feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno troviamo
un'ampia trattazione di pregi e dei difetti. Controversie sul Principe
«Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed
alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue» (Ugo Foscolo,
Dei sepolcri) La gelida obiettività e un certo cinismo con cui Machiavelli
descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un
capo di Stato deve mettere in atto, colpì i critici. Così, da una parte vi è la
linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il Principe" è un
trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso saprà
come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante
della stabilità dello stato. Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo
cui il trattato di Machiavelli, che era originariamente un repubblicano, ha
come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocità
compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza
avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in
guardia e difendersi quando si dimostra necessario. Il principe è visto anche
come figura assai drammatica, la quale, per il bene dello stato stesso, non si
può permettere di lasciare spazio al proprio carattere, diventando così quasi
un uomo-macchina. Secondo alcuni, Machiavelli venne in realtà accusato da subito
di nicodemismo, e: «...di non aver mirato ad altro, in quel libro, che a
condurre il tiranno a precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui
graditi...» (Attribuita a Niccolò Machiavelli[28]). Machiavellismo §
L'antimachiavellismo e il repubblicanesimo. Gli esponenti di questa seconda
interpretazione (la cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal
XVII secolo, e avanzata per la prima volta da Alberico Gentili spirandosi a
Reginald Pole, poi ripresa da Traiano Boccalini e in seguito Baruch
Spinoza)[31], furono numerosi soprattutto in ambito illuminista (anche se venne
rifiutata da Voltaire), che vedeva in Machiavelli un precursore della politica
laica e del repubblicanesimo: la sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques
Rousseau[33], Vittorio Alfieri[34], Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36],
gli enciclopedisti (in primis Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean
Baptiste d'Alembert), Foscolo e Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto
nell'Ottocento, prima e durante il Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che
Foscolo scrive nei "Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove
posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli
allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue».
Forse alcuni di essiad esempio, per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi
alternativa di Spongano e riportata anche da Mario Pazzagliaritenevano anche
che, pur essendo Il principe un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse
utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida
l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli. In generale, per i sostenitori di questa
lettura, Il principe avrebbe, come le satire (ad esempio Una modesta proposta
di Jonathan Swift), uno scopo opposto a quello apparente, come avverrà anche
per alcuni scritti di epoca romantica (Lettera semiseria di Grisostomo di
Giovanni Berchet o alcune Operette Morali di Giacomo Leopardi). In epoca
più recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici è prevalsa la prima
interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la libertà e
concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive
mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi,e la sua
concezione anticipatrice del realismo politico e della cosiddetta realpolitik. L'interpretazione
obliqua è stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi
del drammaturgo e attore Dario Fo. Il modello linguistico prescelto da
Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo
scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di scrivere qualcosa di utile e
chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di
immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello
boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti,
provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un
ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La concretezza
è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed essenziale, tratto
dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al concetto
astratto. In generale si parla di uno stile "fresco", come lo
ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là del bene e del male, con un
riferimento particolare all'uso della paratassi, a una certa sentenziosità
delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito di un maggior
rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti che, se espressi
con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da decifrare, e
riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità espositiva. Opere
Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di Pisa, Parole da dirle
sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino
nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il
duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto delle cose di Francia, Ritratto
delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi sopra la prima deca di Tito
Livio, Dell'arte della guerra, La vita di Castruccio Castracani da Lucca, Istorie
fiorentine, )Riedizione Istorie fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo
intorno alla nostra lingua, Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor
arcidiavolo, Epistolario, L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio:
Legazioni, commissarie, scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza,
Roma-Bari. Drammaturgie minori Clizia, Andria, traduzione-rifacimento
dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi
Airbus Nella cultura di massa Il suo nome, modificato in "Makaveli",
venne usato dal rapper statunitense Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni
e un album uscito postumo. Niccolò Machiavelli viene proposto anche nel
videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito Assassin's Creed: Brotherhood, in
veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo assume un ruolo particolarmente
importante, insieme ad altri personaggi dell'Italia rinascimentale. Niccolò
Machiavelli è, assieme a John Dee, il principale antagonista della serie di
romanzi fantasy I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale (come capo dei
servizi segreti francesi), scritta da Michael Scott. Nella mostra "Il
Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo" (Roma, Complesso del
Vittoriano, Salone Centrale, promossa dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana
e dalla sezione italiana di Aspen Institute, la sezione "Machiavelli e il
nostro tempo: usi e abusi" presenta, tra altre "opere", Figurine
Liebig, pacchetti di sigarette, schede telefoniche, trading card, cartoline,
francobolli, giochi da tavolo e videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie
I Borgia di Neil Jordan è interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band
belga, catalogabile sotto il genere progressive rock. Il nome della band è un
chiaro omaggio a Niccolò Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da
Vincenzo Crea, Edizione nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di
Niccolò Machiavelli, Salerno Editrice di Roma: Il principe, Mario
Martelli, corredo filologico Nicoletta Marcelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio,
Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti politici minori, Giorgio Masi,
Jean Jacques Marchand, Denis Fachard, Opere
storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo Varotti, ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia, Pasquale
Stoppelli, Scritti in poesia e in prosa,
Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo Grazzini,
Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi, ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques
Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti
di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele
Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie.
Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini. La famosa frase
"Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso
come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis,
con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli
espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia
della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un
piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha
gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo
libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e
scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice
di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il
successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina. Molte
difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi all'autore
questa o quella intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una discussione
limitata e un Machiavelli rimpiccinito".
Celebrazioni per il V centenario del Principe di Machiavelli, Accademia
della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri dei battesimi: Niccolò Piero
e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa Trinita, nacque a dì 3 a hore 4,
battezzato a dì 4 Dal Villani, nella sua
Cronica. In Discorsi di Architettura del senatore Giovan Battista Nelli,La sua
trascrizione del De rerum natura è nel manoscritto Vaticano Rossiano L. Canfora, Noi e gli antichi, Milano Giovio,
Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio graecae atque
latinae linguae flores accepisse» R.
Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il Senato romano
fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, "La
sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si accentua
progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto
dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga
tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante
res perdita, post res perditas: dalle dediche del Decennale primo a quella del
Principe, Interpres: rivista di studi quattrocenteschi:Roma: Salerno,. Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere
incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone
giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo,
e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a'
prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro. Ed avessi fatto una
cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella
potesse dependere» Nella sua Storia
d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le
opere storiche, politiche e letterarie. Lettera ai Dieci, Il carcere, la
tortura e il ritiro all'Albergaccio, su viv-it.org. Ottenendo un giudizio
evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera a Francesco Vettori, David Quint, Armi e nobiltà: Machiavelli,
Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi italiani. De credulitate
et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra. Il
machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo, Treccani, 2Citata
in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De legationibus. R. POLE,
Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae che talvolta elogiarono però anche alcuni
consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come
instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere
il popolo nella superstizione, del trattato sulla tolleranza, afferma
l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il
popolo La fortuna di Machiavelli nei
secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma,
essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la
libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia
come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione
insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie
fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata
finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia
vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo... in fondo, quanto
scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani fingendo di dare
lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli. Rousseau, Il contratto sociale. Dal
solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là ricavare alcune massime
immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe in luce (a chi ben
riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed avvedute crudeltà
dei principi che non certamente per insegnare ai principi a praticarne...
all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra Tito Livio, ad
ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume, verità, ed
altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e nell'autore
s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di libertà, e un illuminatissimo
amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e delle lettere,) «Con quel libro, se la sapessimo tutta, egli
si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due colombi ad una fava:
presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta e naturale una
caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si risolvessero a
non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare insidiosamente i Medici
a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il collo, seguendo i
fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in quella sua
dannata opera.» G. Galanti, Elogio di N.
Machiavelli cittadino e segretario fiorentino
Alessandro Arienzo, BORRELLI, Anglo-American Faces of M., Voce
"Machiavellismo" dell'Encyclopedie
Franco Ferrucci, Il teatro della fortuna: potere e destino in
Machiavelli e Shakespeare, Fazi Editore, Mario Pazzaglia, Note ai Sepolcri, in
Antologia della letteratura italiana, cfr. l'inizio del Dialogo di Tristano e
di un amico. Introduzione a: ORIANI, M.
//repubblica/rubriche/la-parola news/realpolitik Realpolitik Video di Fo che parla di M. (trasmissione tv
Vieni via con me, su youtube.com. Il Principe di M. e il suo tempo. Catalogo
della mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La su M. è sterminata. Tentativi di redigerla
sono stati realizzati da Achille Norsa, Il principio della forza nel pensiero
politico di M., seguito da un contributo bibliografico, Milano Silvia Ruffo
Fiore, M.: an annotated bibliography of modern criticism and scholarship, New
York‑Westport‑London 1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie
del Machiavelli, in "Lettere italiane", Cutinelli‑Rendina, Rassegna
di studi sulle opere politiche e storiche di M., in "Lettere italiane",
Nell'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi
l'opera Machiavelli: enciclopedia machiavelliana. Di seguito una selezione di
studi. Gilbert, M. e la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, LEFORT,
Le travail de l'oeuvre M., Paris, Gallimard, Marchand, M.: I primi scritti
politici Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova, Antenore, Riccardo
Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova Italia editrice, Roberto
Ridolfi, Vita di M., Firenze, Sansoni, CHABOD, Scritti su M., Torino, Einaudi, John
Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico
fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino, Dionisotti,
MACHIAVELLERIE, Torino, Einaudi, SASSO, M.: Il pensiero politico; La storiografia, Bologna, Il mulino (Napoli);
Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell'età moderna, Roma-Bari,
Laterza, Gennaro Sasso, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, I-IV, Milano-Napoli,
Ricciardi, Viroli, Il sorriso di Niccolò, storia di M., Roma-Bari, Laterza, Cutinelli-Rendina,
Chiesa e religione in Machiavelli, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici
internazionali, Ugo Dotti, Machiavelli rivoluzionario: vita e opere, Roma,
Carocci, Bausi, M., Roma, Salerno editrice, INGLESE, Per M.: l'arte dello
stato, la cognizione delle storie, Roma, Carocci, Corrado Vivanti, Niccolò
Machiavelli: i tempi della politica, Roma, Donzelli, Andrea Guidi, Un
segretario militante. Politica, diplomazia e armi nel Cancelliere M., Bologna,
il Mulino, Pedullà, M. in tumulto. Conquista, cittadinanza e conflitto nei
'Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio', Roma, Bulzoni,. William J.
Connell, Machiavelli nel Rinascimento italiano, Milano, FrancoAngeli, Attilio Scuderi, Il libertino in fuga. M. e
la genealogia di un modello culturale, Roma, Donzelli, Ciliberto, Niccolò
Machiavelli. Ragione e pazzia, Roma-Bari, Laterza,. Altri contributi A.
Montevecchi, Machiavelli, la vita, il pensiero, i testi esemplari, Milano E. Janni,
Machiavelli, Milano S. Zen, Veritas ecclesiastica e M., in Monarchia della
verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium (La
Ricerca Umanistica, Cosimo Scarcella, Machiavelli, Tacito, Grozio: un nesso
"ideale" tra libertinismo e previchismo, in "Filosofia",
Torino, Mursia, M. Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato
Pontificio in Collectanea Archivi
Vaticani, Città del Vaticano 2002 F. Raimondi, Machiavelli, in La politica e
gli stati, Roma 2004 Pasquale Stoppelli, La Mandragola: storia e filologia.
Roma, Bulzoni, Figorilli, M. moralista. Ricerche su fonti, lessico e fortuna.
Napoli, Liguori editore, A. Capata, Il lessico dell'esclusione. Tipologie di
Virtù in Machiavelli', Manziana, 2008. Giuliano F. Commito, IUXTA PROPRIA
PRINCIPIA Libertà e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia,
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crea prìncipi, Centro Studi Silone, Pescina. Machiavelli i Guicciardini, Lublin, Marietti,
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Paris, Payot et Rivages, Enzo Sciacca, Principati e repubbliche. Machiavelli,
le forme politiche e il pensiero francese del Cinquecento, Tep, Firenze 2005
Frédérique Verrier, Caterina Sforza et M. ou l'origine du monde, Vecchiarelli, Cutinelli-Rendina,
Introduzione a Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Lettera a Francesco Vettori
Letteratura italiana Francesco Guicciardini Teoria della ragion di Stato
Istorie fiorentine Barbara Salutati Machiavellismo. Treccani Enciclopedie,
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in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Niccolò Machiavelli, in Dizionario di storia,
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della Svizzera. M. su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Niccolò Machiavelli, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Niccolò Machiavelli, su Find a Grave. Liber Liber. openMLOL,
Horizons Unlimited Progetto Gutenberg. Audiolibri di M. su LibriVox. di Niccolò Machiavelli, su Internet
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Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi. M. su Internet Movie
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Machiavelli, Niccolò, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Fabrizio Franceschini, M. Enciclopedia dell'italiano, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, -. il Principe, ediz. Istorie fiorentine, ediz. Le
opere minori di Machiavelli, su machiavelli.letteraturaoperaomnia.org. Opere di
M. con giunta di un nuovo indice generale delle cose notabili, Milano, per Silvestri,
Rassegna bibliografica degli studi machiavelliani: una ricognizione dei
contributi scientifici dedicati al Machiavelli negli ultimi decenni. Grice: “L. J. Cohen told me
that he once asked for the MS of The Prince at his college – and they told him:
‘We cannot find it!’ --. Niccolò
di Bernardo dei Machiavelli. Niccolò Machiavelli. Marchiavelli. Keywords: Livio,
storia romana – H. P. Grice on the history of England – Livio, storia romana
–la storia romana come fonte d’essempi nella filosofia romana --il principe,
Macchiavelli fascista – l’ossessione dal duce per Machiavelli, la dottrina
fascista dello stato machiavellico, impiegatura Machiavelli. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Machiavelli," per
il club anglo-italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Grice e Macrobio: l’implicatura conversazionale -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Ambrosio Teodosio
Macrobio. MACROBIO AMBROSIO
MACROBIO TEODOSIO adere al Platonismo. E praefectus praetorio Hispaniarum,
proconsole d’Africa, praepositus sacri cubiculi, gran ciambellano. È
ignota la patria di Macrobio. Certamente Macrobio dove essere legato da
stretti rapporti alla famiglia dell’oratore Simmaco, a un figlio o nipote del
quale dedica un saggio. Scrive un commento al Sogno di Scipione
di CICERONE, che ci è giunto intero, e i Saturnalia, lacunosi. Dal
saggio "De differentiis et societatibus graeci latinique verbi",
Delle differenze e concordanze del verbo greco e del latino," restano
soltanto estratti, nulla può risultare sull’argomento. Nel
"Commento", dedicato al figlio Eustachio, cerca d’interpretare in
senso platonico il saggio di Cicerone, accumula molta erudizione e perciò
spesso si occupa di argomenti che poco hanno da fare col suo oggetto. I
frequenti riferimenti al "Timeo" e le lodi del Platonismo -- Platone
e Plotino sono chiamati, i principi della filosofia -- fa supporre che Macrobio
si sia servito di un commento platonico a quel dialogo, probabilmente di quello
di Porfirio, derivato in ultimo dal commento di Posidonio.Si è anche pensato a
una fonte latina intermedia e sulla questione sono state presentate svariate
ipotesi.In ogni caso, anche se non si giunge a considerare Macrobio come un
semplice trascrittore di una o due opere altrui, che non mette nulla di suo, si
può sospettare che non abbia letto i numerosi autori che cita, Posteriori
al Commento sembrano i Saturnali in 7 libri, scritti prima della pubblicazione
del commento virgiliano di Servio, pure dedicati al figlio Eustachio, al quale
volle presentare i risultati dei suoi studi di autori di cui generalmente
riprodusse le parole. Però cerca di organizzare tali temi fingendo di
riprodurre le conversazioni che, durante banchetti fatti in occasione delle
feste dei Saturnali, avevano tenuto persone insigni per cultura su argomenti
svariatissimi. Quest'opera, che e espressione del genere letterario dei
simposio o convito iniziato da Platone, contiene materiali molto diversi, sia
per il significato delle questioni trattate, che per l’importanza delle notizie
riferite. Macrobio cita numerose fonti, ma non è sicuro che le conosca
direttamente tutte, tanto più che non nomina quelle di cui deve essersi servito
più largamente, Plutarco ("Questioni conviviali") e Aulo Gellio. I
libri più significativi sono quelli IV-VI, che riguardano VIRGILIO, di cui si
esalta la universale e profonda sapienza su ogni argomento. Le dottrine
filosofiche che M. espone nel commento al Scipione di Cicerone si conformano al
Platonismo di Plotino. Il divino o il buono, causa prima e origine di
tutti gl'esseri, che trascende il pensiero e il linguaggio umano, e
l’intelletto (nous o mens) che include in sè la idea o il modello originali
della cosa.L’intelletto è poi identificato alla monade o unità prima pensata
col neo-Pitagorismo, non come numero, ma come la sorgente e l’origine dei
numeri. L’intelletto, a sua volta, genera l’anima cosmica, identificata
a GIOVE, che è principio di vita per tutte le cose corporee che essa forma
imprimendo nella materia l’immagine dell'idea.Così una sola luce divina
illumina tutte le cose, connesse tra loro da vincoli reciproci e
ininterrotti. Nei corpi del cielo e delle stelle il principio animatore è
una pura attività razionale.Nella filosofia psicologico, M. dice che nell’uomo
ad essa anima si uniscono l'anima sensitiva e l'anima vegetativa, che sole
si trovano negl'esseri inferiori. Rispetto alla esistenza dell'anima,
prima e dopo la sua unione col corpo, alla sua discesa dal cielo e alla ascesa ad
esso, È pp alla reminiscenza, alla sorte che l’attende dopo la morte.Macrobio
si conforma alle dottrine che il Neo-Platonismo deriva dalla tradizione
pitagorico-platonica e che appartenevano al patrimonio comune della coscienza
dell’età sua. Anche per M. il corpo è un sepolcro dell'anima (soma sema),
sicchè la filosofia deve insegnare all'uomo a liberare l’una dai vincoli
dell’altro.Perciò, riprendendo la teoria plotiniana delle virtù, Macrobio pone
su quelle politiche (dell’uomo nella vita sociale) la virtu purgativa, che lo
purificano dal contagio del corpo, che sono proprie di chi vuole immergersi
nella contemplazione filosofica, quelle di chi ha raggiunto tale scopo,
liberandosi completamente dalle passioni e al di sopra di tutte, la virtù
contemplativa dell’intelletto. Il commento ha così trasmesso al pensiero
medioevale la conoscenza di numerose teorie platoniche e neo-platoniche, fra le
quali ha particolare importanza l’identificazione dell'idea a un pensiero
divino. Ambrogio Teodosio Macrobio. Macrobio raffigurato in una miniatura
del Medioevo Ambrogio Teodosio M. (in latino: Ambrosius Theodosius Macrobius) è
un filosofo Italiano. Studioso anche di astronomia, sostenne la teoria geo-centrica. Una
pagina dei Commentarii in Somnium Scipionis di M.. Della vita di Macrobio non
si sa molto e quel poco che è stato tramandato dai suoi contemporanei non è del
tutto affidabile. Così è dubbio se vada identificato con il M. che fu
proconsole d'Africa o col Teodosio prefetto del pretorio d'Italia, Africa e
Illirico, identificazione oggi condivisa dalla maggior parte degli studiosi. Due
cose appaiono però certe agli storici moderni: che M. nacque nell'Africa romana
e che non professasse il Cristianesimo (come creduto nel corso del Medioevo),
ma fosse pagano. Opere Lo stesso argomento in dettaglio: Saturnalia
(M.). I Saturnalia, la sua opera principale, sono un dialogo erudito che si
svolge in tre giornate, raccontate in sette libri, in occasione delle feste in
onore del dio Saturno. L'opera ha un carattere enciclopedico ed è centrata
principalmente sulla figura di VIRGILIO, anche se i suoi contenuti spaziano
dalla religione alla letteratura e alla storia fino alle scienze naturali. M.
contribuì significativamente all'esegesi dell' “Eneide” e dell'opera di
Virgilio più in generale. Inoltre è grazie a lui se ci sono pervenuti frammenti
di vari autori famosi, tra i quali spiccano Ennio e Sallustio, e se si è
mantenuto il ricordo di autori meno conosciuti come Egnazio e Sueio. Nei
Commentarii in Somnium Scipionis, partendo dal Somnium Scipionis di Cicerone,
scrive un commentario in due libri, dedicato al figlio Eustazio. In questi due
libri emerge il pensiero filosofico neoplatonico: Dio, che è origine di tutto
ciò che esiste, crea la mente (noûs), che crea l'«anima del mondo; a sua volta
l'anima del mondo, a poco a poco, volgendo indietro lo sguardo, essa stessa,
incorporea, degenera fino a diventare matrice dei corpi. M. compose anche
un'opera grammaticale dedicata al verbo greco e latino, De verborum graeci et
latini differentiis vel societatibus (titolo da preferire al più diffuso de
differentiis vel societatibus graeci latinique verbi, basato sia su fonti
grammaticali come Apollonio Discolo, Gellio, e una fonte utilizzata anche da
Carisio e Diomede. L'opera nella sua forma originale non si è conservata ma ne
restano ampi estratti, i più importanti dei quali sono quelli realizzati nel IX
secolo molto probabilmente ad opera di Giovanni Scoto Eriugena. Un altro gruppo
di estratti, più limitato ma testualmente molto valido, è conservato in alcuni
fogli di un manoscritto bobbiese scritto fra il VII e l'VIII secolo. Infine
l'operetta macrobiana è stata ampiamente utilizzata da un trattato grammaticale
sul verbo latino, composto forse in area orientale e tramandato anch'esso da un
codice di provenienza bobbiese. Tutte queste testimonianze ci consentono di
farci un'idea piuttosto precisa del contenuto della perduta trattazione
macrobiana, che sembra destinata, più che ad una utilizzazione scolastica, a
fornire esempi e discussioni erudite sul sistema verbale latino, utile
soprattutto per un lettore colto, in possesso di una buona formazione
linguistica. Va inoltre notato come questa sia in pratica l'unica opera latina
dedicata esplicitamente ad un'analisi sistematica del sistema verbale latino,
che trova qualche analogia solo in alcune sezioni della grammatica di
Prisciano. Ampie parti dell'opera furono citate in un manoscritto del IX secolo
attribuito a Scoto Eriugena. Durante il Medioevo Macrobio fu identificato come
cristiano e per questo poté godere di una buona reputazione, che gli permise di
essere letto, studiato e citato dai più illustri filosofi come Pietro Abelardo.
Le sue opere furono copiate dagli amanuensi nei monasteri e così non venne
dimenticato, ma, terminato il Medioevo, in un primo tempo non venne considerato
dagl’umanisti, che poi invece lo ripresero. Non ha avuto tuttavia grande
considerazione nel XV secolo, poiché, al Neoplatonismo, la maggior parte degli
studiosi preferiva le opere di Platone stesso. L'appartenere ad un periodo così
tardo della storia antica non gli ha mai giovato e solo oggi si sta riprendendo
lo studio delle sue opere in modo più approfondito, pur con meno intensità
rispetto al Medioevo. In effetti gli studiosi oggi non analizzano tanto l'opera
di Macrobio per conoscerne e apprezzarne il pensiero, ma cercano più che altro
di dargli una datazione e un'identità. Codice teodosiano. ^ P. De Paolis
in Lustrum, n. 28, 1986. ^ Cicerone, De re publica, lib. VI. ^ Macrobio
Ambrogio Teodosio, su romanoimpero.com. Bibliografia (LA) Ambrogio Teodosio
Macrobio, In Somnium Scipionis, (Venetiis..., Per Augustinum de Zannis de
Portesio : ad instantia Do. Lucam Antonium de Giunta, 1513 Die xv. Iunii). M.,
Commento al sogno di Scipione, testo latino a fronte, Saggio introduttivo di
Ilaria Ramelli, traduzione, bibliografia, note e apparati di Moreno Neri,
Milano, Bompiani, 2007. Macròbio, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Alessandro Olivieri,
MACROBIO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Ambrosius Theodosius Macrobius, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Modifica su Wikidata (LA) Opere di M. su Musisque Deoque. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su
digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro.
Modifica su Wikidata Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su Open Library, Internet
Archive. Modifica su Wikidata (FR) Pubblicazioni di Ambrogio Teodosio Macrobio,
su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
Macrobio a Ravenna Archiviato il 10 aprile 2018 in Internet Archive., su
patrimonioculturale.unibo.it V · D · M Grammatici romani V · D · M Platonici. Portale
Antica Roma Portale Biografie Portale Filosofia
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Scrittori romani Grammatici romani Funzionari romaniScrittori del V
secoloRomani del V secoloNeoplatonici. Macrobio is best known as the author of Saturnalia, a
semi-philosophical dialogue that covers a wide range of topics, although its
principal one is the poetry of Virgil. However, there are also some reflections
on religion and matters of psychology. More interesting philosophically is a
commentary he wrote for his son on the Dream of Scipio by Cicerone – an extract
from his Republic). In it Macrobio explores the nature of the soul, mainly from
the point of view of the Accademy. The ssoul’s immortality and divine nature
are discussed in the light not only of philosophy but also in that of the
science of his day. Ambrogio Teodosio
Macrobio. Keywords: Macrobio. The Swimming-Pool Library.
Grice e Màdera: l’implicatura conversazionale della
carta del senso – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Varese). Filosofo italiano. Varese, Lombardia. Grice:
“I like Madera; especially because he uses words I love, like ‘sense’ – ‘la
carta del senso’ and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha insegnato a Calabria
e Venezia. È membro dell'Associazione italiana di psicologia analitica, del
Laboratorio analitico delle immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco
della sabbia nella pratica analitica), e fa parte della redazione della Rivista
di psicologia analitica. Fonda i Seminari aperti di pratiche filosofiche
di Venezia e di Milano e PhiloPratiche filosofiche a Milano. Studia Jung.
Define la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso
"analisi biografica a orientamento filosofico", formando la Società
degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A Orientamento Filosofico”,
pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare il metodo psico-analitico,
nata agli inizi Professoree oggi praticata in diverse città. La pratica
dell'analista filosofo si rivolge alle dimensioni “sane” ed è volta alla
ricerca di senso dell'esistenza dell'analizzante. L’orientamento filosofico è
inteso come ricerca di senso che, a differenza della filosofia come modo di
vivere dell’antichità, parte dalla biografia storicamente, culturalmente e
socialmente incarnata. Questo è un tentativo di risposta alla crisi delle
istituzioni tradizionalmente riconosciute come orientanti l’esistenza;
l'analista filosofo si propone di riformulare su base biografica i processi formativi
integrandoli con le psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica”
dell’insieme della personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre
vocazione della filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e
discipline delle scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è
inteso come il fattore terapeutico fondamentale. L'analisi biografica a
orientamento filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a
meno che l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o
psichiatra. Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista
non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua
vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e
comunitari. L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce
l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore
terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di
meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la
narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica. Saggi: “Identità
e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo” (Coliseum, Milano); “L'alchimia
ribelle” (Palomar, Bari); ““Jung. Biografia e teoria,” Mondadori, Milano,
“L'animale visionario,” Saggiatore, Milano); “La filosofia come stile di vita, Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il piacere di
vivere, Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi biografica a orientamento
filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Jung
come precursore di una filosofia per l'anima”, in, Il senso di psiche. Una
filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica. La carta del senso” Psicologia
del profondo e vita filosofica, Cortina, Milano,, Ipoc,
Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e
pratiche filosofiche, Ipoc, Milano Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta
e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis,
Milano “Che tipo di sapere potrebbe
essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura
psicoanalitica, “Dalla pseudo-speciazione
al capro espiatorio", in, Tabula rasa. Neuro-scienze e culture, Fondazione
Intercultura, Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Le pratiche
filosofiche nella formazione, Adultità, Guerini, Milano Bartolini P., Mirabelli
C., L’analisi filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica,
Mimesis, Milano-Udine Campanello L.,
"L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in
Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello
L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano Daddi A. I., Filosofia del profondo,
formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta,
Ipoc, Milano, Daddi A. I., “Principio
Misericordia, perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per
l'Occidente del terzo millennio”, in Rassegna storiografica decennale, Limina
Mentis, Monza, Diana M., Contaminazioni
necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia, counselling
filosofici, Moretti, Bergamo, Galimberti U., Dizionario di psicologia.
Psichiatria, psicoanalisi, neuro-scienze, voce “Biografico, Metodo”,
Feltrinelli, Milano Gamelli I.,
Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella formazione e nella
cura, Cortina, Milano Janigro N., La
vocazione della psiche, Einaudi, Torino
Janigro N., Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano Malinconico A., "Dialettica di redazione
(ancora in tema di analisi biografica a orientamento filosofico)", in, Il
senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Malinconico
A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine. Biblioteca di Vivarium,
Milano Montanari M., “Per una filosofia
del profondo”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di
psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come cura, Mursia, Milano Montanari M., Vivere la filosofia, Mursia,
Milano Moreni L., “Intervista a tre
analisti filosofi”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista
di psicologia analitica, Sull’analisi biografica a orientamento filosofico Analisi biografica e cura di sé Una nuova formazione alla cura Psiche e città. La nuova politica nelle
parole di analisti e filosofi
Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico. Romano Màdera. Madera. Keywords: la carta del
senso, “profondo” “la grammatica profonda” “la grammatical del profondo” Tiefe
Grammatik – implicatura del profondo, implicatura del superficiale. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The Swimming-Pool Library. Madera.
Grice e Maffetone: l’implicatura conversazionale – filosofia
campanese – filosofia napoletana – scuola di Napoli -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Napoli). Filosofo
italiano. Napoli, Campania.
Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do, to defend Socrates against
Thrasymacus; in the proceedings, he provides his view on the foundations of
Italian liberalism – and has recently explored the topic of what he calls ‘il
valore della vita.’” Si laurea a
Napoli. Ha contribuito al dibattito scientifico sui temi di bioetica e etica
dell'economia e della politica, alla Rawls,, tentando di ricostruire i principi
del liberalismo applicandoli al contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente
della Fondazione Ravello. Saggi: “I
fondamenti del liberalismo” (Laterza, Etica Pubblica, Il Saggiatore); “La
pensabilità del mondo” (Il Saggiatore, “Rawls” (Laterza). “Un mondo migliore. Giustizia
globale tra Leviatano e Cosmopoli, “Marx nel XXI secolo,” Luiss University
Press. Radio Radicale. Sebastiano Maffettone. Maffetone. Keywords:
contrattualismo. Rawls on Grice on personal identity. Keywords:
quasi-contrattualismo conversazionale, i due contrattanti – il contratto come
mito – contratto – marxismo, comunismo, laburismo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Maffetone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Magalotti: l’implicatura conversazionale – di
naturali esperienze – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “I like
Magalotti – very philosophical” – Grice: “When a philosopher is a count, we
don’t say that he was a professional philosopher, but not an amateur
philosopher either – ‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’ on
‘natural experience’ – he is being Aristotelian: there is natural experience
and there is trans-natural experience – and there is supernatural experience!” Appartenente all’aristocrazia, figlio del prefetto dei
corriere pontifici. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di VIVIANI e MALPIGHI.
Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento, fondata
da de’ Medici. Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia
dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di naturali
esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del Cimento”. Passa
al servizio di Cosimo III de' Medici iniziando così un'attività che lo porta a una
serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e
brillanti relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad
ambasciatore a Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla
filosofia, con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere:
“Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del
conte M. e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze, Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo,
Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte M. gentiluomo fiorentino
dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav. dell'Ordine di S.
Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca. Lettere contro
l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere scientifiche.
“Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del
cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e
descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti di corte e di mondo”
Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo Magalotti con giunta di
otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente
buccheri” Roma.Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Saggi di naturali
esperienze fatte nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo
principe Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze:
per Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria
canzoniere del celebre conte M. ora per la prima volta dato alla luce e
dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: Bonducci); “Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze: per Gio. Gaetano Tartini,
e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Filips tradotto dall'inglese
in toscano dal celebre conte M. ora per la prima volta stampato con altre
traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso Andrea Bonducci);
Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere slegate: precedute
da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in toscano” (Roma:
Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto
Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico nell'edizione de La
donna immaginaria canzoniere del conte M. con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedite, raccolte e pubblicate da Gaetano Cambiagi, In Lucca:
nella stamperia di Gio. Riccomini, Dizionario critico della letteratura
italiana, Torino, POMBA, M., Relazioni
di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani
Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca, Relazioni di viaggio in
Inghilterra, Francia e Svezia Lettere
scientifiche ed erudite Comento sui
primi cinque canti dell'Inferno di Dante, e quattro lettere del conte M.
Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade Lettere scientifiche ed erudite La donna immaginaria Novelle
(il volume contiene anche opere di altri autori) Gli amori innocenti di
Sigismondo conte d'Arco con la Principessa Claudia Felice d'Inspruch. DICE
poldo di Toscana . Lettera III. SopralaLuce.AlSignorVincenzo Vi Sopra ildetto
del Galido, il Vino Signor Carlo Dati. Lettera V. 111 P relazione 13 28 un
composto d'umore e di luce. Al 48 394 refazione medesimo . Lettera II. . Fiore.
Al Serenissimo Principe L e o . Delveleno dellaVipera.AlSignorOt 78
ne d'osservar la Cometa l'anno 1664. Leltera VII. Donde possa avvenire ,
che nel giu dicar degli odori cosi sovente si prenda abbaglio. Al Signor
Cavaliere Giovanni Battista d'Ambra. Lettera re Giovanni Battista d'Ambra.Lette
Descrizione della Villa di Lonchio.Al Strozzi. Lettera X. Intorno all'Anima
de'Bruti,Al Padre secondo. Al Padre Lettore Don A n giolo Maria Quirini.
Lettera XIII. 262 INDICE 395 . : 126 Sopra un effetto della vista in
occasio Al Sigoor Abate Oilavio Falconieri. . Sopra gli odori . Al Signor Cavalie
Signor Marchese Giovanni Battista Sopra un passo di Tertulliano.Al Pa Sopra un
passo del Concilio Niceno Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XIV.
. Monsignor Leone Strozzi . Lettera XVII.. . 170 252 ra IX. VIII, Іоо Letiore
Don Angiolo Maria Quirini. Lettera XI. dre Lettore Don Angiolo Maria Q u i
rini.Lettera XI. Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XV. 85 157 279
Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XVI. 282 Sopra un intaglio in
un diamante. A 289 300 7 Conte Ferrante Capponi . Lettera XIX.
Sopra la lettera B , e perchè ella s'a doperi cosi spesso nel principio
de 396 INDICE. Sopra un passo di S. Agostino.Al Si gnor Abate Lorenzo
Maria Gianni. Lettera XVIII . . Sopra il Cascii . Al Signor Cavaliere Cognomi.
Al Signor Tommaso Buo naventuri . Lettera X X . FINE. SilAJilUsCEn il
poeta per una lelva, per la quale tutta notte aggiratosi, la mattina in
su falba si trova a piè <l'uQa colliuciui. Kipoaatosi alquanto ^ •!
per voler aalire f quando y fattuegli incontro una lonza, un leone
e una lupa, h costretto a rifuggirsi alla selva. In questo gli
apparisce Fombra di VIRGILIO , il cui ajuto è da esso caldamente
implorato contro alla lupa, dalla quale il maggior pencolo gli
soprastava. Virgilio discorre lunga* mente della pessima natura di quella
6era, onde cam« porne lo strazio , offerendogli sè per guida | a tener
altra a Canto via lo conforta. Dante accetta Tofferta di
Virgilio « e te- nendogli dietro ti mette in cammino. V. I.
Nel mezzo del cammin tee. Keir età di 35 anni. Ciò non t'aTguìtee
per congetture; ma provasi manifestameute da un luogo del tuo
Convivio, nella aposizione della canzone: Le dolei rime eTamor, eh*
io eolia; dove 9 dividendo il cono della vita umana in
quattro parti, che tutte (anno il numero d'anni 70 « resta, che la
metà del suo corso, secondo la mente del poeta, sia ne' 35 . Che poi
questo primo verso debba intendersi letteralmente, cioò del numero degli
anni, e non alle- goricamente, come alcuni vogliono: si dimostra da
un luogo deir Inferno , caut. XV, nel quale domandato il poeta da
Ser Bnmetto di sua venuta, esso gli risponde, V. 49; Lassù di
sopra in la vUa serena * JUrpos* io lui • mi smarrì *n una valle ,
1 Avanti (he Vetà mia fosse piena: riferendoli a questa
selva» nella quale racconta essersi smarrito nel mezzo del commin del suo
vivere. V, per una selva oscura. Forse questa selva ^
oltre al senso letterale, che fa giuoco al poeta per 1* intraduzione del
suo viaggio , ha sotto di s^ ((ualche senso allegorico • dei quale sono
ar- ricchite molte parti di questo primo canto ; e vuol per
avventura s guilicare la selva degli eiTori , per entro la quale assai di
leggieri si perde l' uomo nella sua FRIICO. 3
a<h>1etccnu; e cìie iia *1 vero nel topraccitato luogo del
•uo CoFwivio ti leggono queite formali parole ; È adunque dà f opere, che
y ticcome quello, che mai non fosse stato in una città , non saprebbe
tener le vie -, senza l' insegnamento di colui , che le ha usate : ro/1 V
adolescente » che entra nella teloa erronea di questa vita , non saprebbe
tenere il buon co/m- mino y se da suoi maggiori non gli fosse mostrato ;
nè il mo- strar vatrebbe, se alli loro coaiafidamenti non fosse
obbediente, V. 8. Ma per trattar del ben ecc. Del
frutto, il qual ti ritrae dalla meditaiione di quel miserabile stato
pieno di pene e di rimordiinenti , mediante la quale s' arriva alla
caDtemplaaione d' Iddio , che è la fine propostasi dal poeta. V. 1
3. Ma po* eh* »* fui appiè ecc. Il colle è forse inteso per la
virtù , la qual si solleva dalla bassezza della selva. V. l6
vidi le sue spalle VestUe già de* raggi del pianeta ecc.
Il senso letterale è aperto , volendo dire , che la cima del colle
era di già illustrata da' raggi del nascente sole. Ma forse, che sotto
questo senso n' è chiuso un altro ^ pigliando il sole per la grazia
illuminante , la quale all' u- sctr Dance dalla selva degli errori
cominciava a trape- lare con qualche raggio nella sua mente.
V. ao. Che nel lago del cuor ecc. Por che voglia insinuare ,
nella passione della paura commuoversi e fortemente agitarsi il sangue
nelle due cavità del cuore, dette volgarmente ventricoli; de'
quali, 4 Canto prrò eh’ e' parla in lingolare ,
pigliando la parte pel tutto , vuol forae dir principalmente del destro ,
che del sinistro i maggiore. ALIGHIERI lo chiama lago , credendosi
forse che il sangue che v’ è , vi stagni , non essendo in que’ tempi
alcun lume della circolazione. Qui però cade molto a proposito il
considerare un luogo maraviglioso del Petrarca nella seconda canzone
degli occhi, finora, che io sappia, non avvertito da altri; nel quale
dice cosa intorno alla circolazione da far facilmente credere, eh*
egli quasi quasi se l’indovinasse, arrivandola, se non con l'esperienza,
con la propria speculazione. Dice dun- que così : Dunque eh'
i’ non mi sfaccia , Si frale oggetto a s\ possente fuoco Non
i proprio valor , che me ne scampi , Ma la paura un poco ,
Che 7 sangue vago per le vene agghiaccia , insalda ’l cor , perchè
più tempo avvampi. Non ha piti dubbio-, eh* e’ si parrebbe forte
appassio- nato del poeta, che volesse ostinarsi a dire, che il sen-
timento di questi versi suppone necessariamente la notizia della
circolazione del sangue ; la quale , a dir vero , so fosse stau
immaginata , non che ricooosciuu dal Petrarca, non ha del verisimile ,
eh’ ella si fosse morta nella sua mente, ma, da lui conferita e discorsa
con altri, per la grandezza del trovato avrebbe mossa fio d' allora la
cu- riosità de’ medici e de’ notomisti a procacciarne i riscontri
con resperienze. E ben degno di qualche maraviglia il vedere , come , il
poeta altro facendo , e forte altro in- tendendo di voler dire , gli è
venuto detto cosa , che spiega mirabilmeote quesu dottrina; poiché, se
ben si considera il lento de' lopraddetti Tersi , ^ tale : Ma
il cuore rìsalda un poco, cioè ritorna al suo esser di fluidezza il
sangue , il quale nel vagar per le vene s'ag- ghiaccia dalla paura , e
ciò a fine di farlo arder misera- mente più lungo tempo.
Puoss' egli dilucidar più chiaramente Teffetto, che opera nel
sangue il ripassar cb* egli fa per la fornace del cuore, dove si liquefi,
s'allunga, s'assottiglia, e si stempera, caso che nel vagar per le vene
lontane o per paura, come in questo caso nel PETRARCA, o per
qualsivoglia altra cagione si fosse punto aggrumato e stretto; onde
poi, novellamente fuso, e corrente divenuto, potesse ripigliare il nuovo
giro ed allungar la vita (la qual tanto dura, quanto dura il sangue a muoversi),
e si a render più luogo r incendio amoroso del poeta? Ma ciò,
per chiaio ch'ei sia ed aperto, ò tuttavia assai oscuramente detto in
paragone d'un luogo, del Da- vanzati nella sua Lezione delle monete. Il
luogo ò il se- guente : Jl danojo è il nerbo della guerra, e della
repuhhlica , dicono di gravi autori, e di jolenni* Ma a me par egli più
acconciamente detto il secondo sangue; perchè, siccome il sangue , eh' è
il rugo e la sostanza dei cibo nel corpo naturale, correndo per le vene
gì-osse nelle mi- nute , annaffia tutta la carne , ed ella il si Bee ,
com* arida terra bramata pioggia, e rifà, e ristora, qucaUunque di
tei per lo color naturale s'asciuga, e svapora: così il danajo, eh*
è sugo e sostanza ottima della terra , come dicemmo , correndo per le
borse grosse nelle minute , tutta la gente rineaneuina di quel danajo,
cheti spende, evaviacontl- nuatnente nelle cose , che la vita consuma ,
per le quali nelle medesime borse grosse rientra , e cos't rigirando
man- tiene in vita il corpo civile delta repubblica. Quindi
assai 6 Canto éi leggler ti tomprende , eh* ogni
ttato vuol una quantità di moneta, che rigiri^ come ogni corpo una
quantità di sangue , che corra» Che dunque diremo di queit*
autore ? Nuli* altro ceiv tamente , te non che , dove i profeMori delle
mediche facoludi non giunsero, se non dopo un grandissimo guasto d*
inomnerabili corpi, egli senz'altro coltello che con la forza d'un
perspicacissimo ingegno penetrò nel segreto di questo aumiirabile
ordigno, c tutto per filo e per segno ritrovò raltisstmo magistero di
quei movimenti, che noi vita appelliamo* V. 31 . £ qual è
quei, che con Una af annata ecc. MaravigUosa similitudine.
V. 35. CoA /'animo miò , eh* ancor fuggiva ecc. Rara maniera
d'esprimere una paura infinita. Bocc.*, Novella 77. Allora , quasi come
se *l mondo sotto i piedi venuto le foste meno , le fuggi Canitno , e
vinta cadde ro- paa '/ battuto della terre. V. 3 o* Si che 7
piè fermo ecc. Solamente camminandosi a piano : dicansì quel
che vogliono 1 commentatori, in ciò manifesraniente conviensi dalla
dimostrazione e dall' esperienza. £ vero, che il piè fermo retu sempre Ìl
più basso. Onde convien dire, che Dante non avesse ancor presa l'erta, il
che si convince anche più manifestamente da quel che segue :
V. 3 i. £d ecco, quoti al cominriar dell’ erta» La voce quoti
vuol significare ( e tanto più accompa- gnau con l'altra al cominciar t
che denota futuro), che PRIVO. 7 Verta era ben vicina, ma non
cominciata; c pure in fin allora avea camminato , adunque a piano. Nè li
opponga quello, ch’egli dice ne* veni innanzi, y. l3. Ma po’
eh’ i fui appii d" un colle giunto ; poiché appiè d'un colle
li dice anche in qualche distanza; anzi t' e’ doveva comodamente vedergli
le spalle, v. l 6 . Guarda’ in alto e vidi le sue spalle ,
tornava meglio eh’ e’ ne fosse alquanto lontano. Molto meno dà
dilEcoltà il seguente v. 6 l. Mentre eh’ i’ rovinava in basso
loco; dicendo: dunque se ora egli scende, mostra, che dianzi saliva.
Saliva , ma dopo aver prima fatto il piano , per lo qual camminando il
pie fermo sempre era il più basso. Del resto il leone e la lonza non
poteron impedirgli il salire : solamente la lupa gli fe’ perder la
speranza dell’ al- tezza, cioè di condurti in cima del colle. Di qui
avvenne eh’ egli prete a rovinare in basso loco, V. 3a. Una
lonza ecc. Una pantera. Per essa , come animai sagacissimo ,
in- tende veritimilmente la lussuria. V. 36. Ch’i’ fui, per
ritornar, pUi volte, volto. Bisticcio. Tibullo ti fe’ lecito anch’
egli per nn^ volta un simile scherzo , Ub. IV , corm. VI , v. 9 .
Sic bene compones : ulli non ille puellat Seruire.
8 Canto £ Properzio te ne volle aacor etto cavar la
voglia, elcg. Xin, Ub. I, V. 5. Vum tiU Jecepiiì augfiur fama
puellis , CtTtus et in nuìlo quaeris amore moram. V. 39
quando V amor divino Mone da prima quelle cose belle-
Direi, che per la motta di quelle cose belle non inten- dette altro
il poeta, che rattuazione dell* idee, o tì vero lo tpartimento dell* idea
primaria nell* idee tecondarie , che è il diramamento dell* uno nel
diverto tignificato nel triangolo platonico. In tomma la creazione dell*
univerto, allora quando formò il mondo temibile tutta a timile al
mondo archetipo o intelligibile creato ab eterno nella mente
divina. £ non è inveritimile, che ALIGHERI abbia voluto
toccare quetta dottrina platonica, nella quale, come appare ma-
oifettamente da altri luoghi della tua Commedia, e prin- cipalmente nell*
XI del Paradito , egli era vertatittimo , donde ti raccoglie e 1* intento
amor delle lettere e la pertpicacia del tuo finittimo intendimento ,
mentre in un aecolo coti barbaro pot^ aver notizia delle opinioni
pla- toniche , quando i principali autori di quella tcuola o non
erano ancor tradotti dal greco idioma , o t*egli era- no, grandittima
penuria vi aveva de* codici tcritti a penna dove vederli e ttudiarli. Na
t* io ben m'avvito, tal dot- trina Incavò egli a capello da BOEZIO, del
qual aurore il poeta fu ttudioiittimo , dicendo nel tuo Convivio
queite formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia
mente» che s'argomentava di tonare » provvide ( poi ne*l ai/o, nè Taltrui
consolare valeva ) ritornare al modo» che F ni u o.
9 alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi; e ansimi ad
allegare e leggere quello , non conosciuto da molti , libro di Boezio )
ìlei quale » cattivo e discacciato , consolato si aveva. Quivi adunque
potè egli facilmente apprendere a intender Puniverso aotto il nome di
bello , e ti per la moMa delle cose belle intender la mossa del
mondo archetipo disegnato ab eterno nella mente d'iddio. 1 versi *
di BOEZIO sono i seguenti: lib. Ili de consol. etc.^ metro 1\. O
qui perpetua mundum radane guhemés» Terrarutn caeUque salar , qui
te/apus ab aeuo Ire iuhes , stabilisque nianeru das cuncta moueri ;
Quent non extemae pepulerunt fingere caussae Materiae fluitantis opus
uerum insita sutnmi Forma boni, liuore carens : tu cuncta superno
Ducis ab exeinplo : pulcrum pulcherrimus ipse Mundum mente gerens ,
similiqtte imagine formans , Perfectasque iubens perfectum absoluere
partes. In numeris elemento ligas , ut frigora fiamtnis y
Arida conueniant liquidis : ne purinr ignis Fuolet , aut mersos deducane
pondera terras. Tu triplicU mediam naturae cuncta mouentem
Connectens animam per consona membra resoluis, etc. Che poi per la
motta intenda l'attuazione delle idre mondiali, ciò si convince
apertamente da un luogo ma- raviglioso del suo canzoniere nella canzone :
Amor y che nella mente mi ragiona; dove parlando della sua
donna dice cV ella fu T idea, che Iddio si propose quando creò il uiondo
sensibile, il qual atto di creare vien quivi espresso con la voce
mosse. IO Canto Però qual donna
sente sua beliate , Biasmar , per non parer queta ed umile ^
Miri costei , eh' esemplo è d’umiltate» Questuò colei, che
umilia ogni perverso. Costei pensò , chi mosse l* universo.
Altri forse intenderà (tutto che i comentatorì in questo luogo se
la passino assai leggìensente ) per la mussa di quelle cose belle, la
mossa data ai pianeti per gli orbi loro; ma trattandosi d"una mossa
data dall" amor divino, panni assai più degna opera la creazione
dell'universo, che r imprimere il moto a piccol numero di stelle.
Dire dunque , che il sole nasceva con quelle stelle , eh* eran con
lui quando Iddio creò il mondo : cioè eh' egli era in Ariete , nella qu^d
costellazione fu creato secondo Vopiniooe di molti. V. 41 * a
bene sperar vera cagione. Di quella fera la gaietta pelle ,
L*ora del tempo , e la dolce stagione. Può aver doppio
significato : primo in questo modo , cioè : 51 che Vara del tempo , e la
dolce stagione tu erano cagione di bene sperare la gaietta fera di quella
pelle; cioè, Si che l'ora della mattina e la stagione di prima^
vera (avendo detto che il sole era in ariete) mi davano buon augurio a
rincer l'incontro di quella fiera, e a riportarne la spoglia. £ in quest'
altro : Sì che aggiunto all' ora e alla bella stagione l' incontro di
quella fiera adorna di sì vaga pelle non poteva non isperar felici
successi. Così rincontro d'uno o d' un altro animale recavasi anticamente
a buono o a tristo augurio. F R I M O. (I V. 45. Za
vista, che m'apparve étun leone. Il leone è preio dal poeta per
limbolo della superbia. V. 4^. £d una lupa eco.
L'ararizia. V. Si. £ molte genti fe' già viver grame.
Ciò si può intender di coloro , l'aver de' quali è ingordamente
assorbito ddl' avwo , e per gli avari me- desimi, che ai consumano in
continui affanni per l'insa- ziabditi della lor cupidigia, onde chiama la
lupa bestia senza pace. V, 53 . Con la paura, eh’ uteia di
sua vista. Qui paura con bizzarra significazione vale spavento
in significato attivo, ed è forse l'unico esempio che se ne trovi.
Cosi l'addiettiva pauroso è preso attivamente, Infer. cant. 3 , V. 8
H. Temer si dee di sole (fucile cote , eh’ hanno
potenza di far altrui male , Deir altre no , che non son
paurose. Cioè non danno paura ; ma questo non è tanto sin»
gulare , quanto il sostantivo paura in significato di ter- rore, e
f.tcllmente se ne troveranno esenipj simili cosi ne'Crecif come nei
Latini. Uno al presente me ne sov- viene, ed ò di Tibullo, eleg. IV, lib.
Il , v. q, Stare uel insanis cautes obnoxia uentit ,
Naufraga quae uatii tunderet unda maris ! V. 60 dove il sol
tace. Verso l'onibra della selva. Canto V. 63 .
Chi per lungo silenzio parta fioro. Quriti è Virgilio, «otto la
periona del quale pare, che debba intendersi il lume della ragion
naturale risve- gliato nella mente del poeta dalla teologia figurata
per ranima di Beatrice de* Portinan in vita amata da Dante.
V. 63 parta fioco. Dal sento delle parole par, che Dante •*
accorgesse , che Virgilio era fioco dalla semplice vista, ma a bea
considerare non è così. Perchè allora eh' egli scrisse questo verso
avevaio già udito favellare, onde può ben dire qual era la sua voce,
oltre al dire eh* e* Paveva veduto. Che poi lo faccia fioco , ciò è
furila per tacciar la bar- barie di quel secolo , in cui allorché Dante
si pose a cercar lo suo volume, cioè a leggere e studiar TEneide,
nino altro era che la cercasse o studiasse , onde poteva dirsi Virgilio
starsene muto ed in silenzio perpetuo. V. 70. Nacqui suh JuliOt
ancorché fosse tardi. Dice esser nato sotto Giulio Cesare ancorché
fosse tordi, cioè ancorché esso Giulio Cesare rispetto al nascer di
Virgilio fosse tardi, cioè indugiasse qualche tempo ad aver Tassoluto
imperio di Roma, onde si potesse con verità dire che la geme nascesse
sotto di lui. £ vera- mente Virgilio nacque avanti a Cristo anui 70,
agridi d'ottobre , e per conseguenza avanti che Giulio Cesare fosse
imperatore. V. 90. Ch" ella mi fa tremar le vene e i polsi,
piglia i polsi universalmente per Parterìe, le quali eo\ loro
strigoersi e dilatarsi con contraria corrisponden- za alla sistole e alla
diastole del cuore continuamente R I li O. i 3
dibatt^nfti. E qui è da notare ravvedutezza deì poet mentre dice,
che gli tremavano le vene ancora, come quegli che beni»iÌmo sapea , che
per non andar mai diigiunte dall* arterie, in una violente commozione
di queite, non può far di meno che quelle ancora tanto quanto non
•'alterino. V. 91. A te convien tenere altro viario.
Quasi dica; ben li può luituria e tuperbia vincere, ma superare
avarizia, ciò è all* umane forze impossibile. V. 100. Molti son gii
animali 1 a cui t’ammoglia. Molti vizj veogon congiunti con Tavanzia.
V. lOi. ... in finckè’l veltro ecc. Questi è messer Cane della
Scala veronese , onde la sua patria, dice Dante, che sari tra Feltro e
Feltro, perchè tra Monte Feltro dello Stato d' Urbino e Feltro del
Friuli si ritrova in mezzo Verona. Fu messer Cane uomo d'alto
affare in que' tempi, e d'animo grande e liberale; ed essendo desideroso,
che la sua generosità fosse per opera conosciuta, intraprese ad onorare e
soccorrer tutti coloro, che di gran saliere fosser dotati, fra quali
ricoverò anche il nostro poeta, allorch'e'fu di Faenze cacciato co*
Chi~ bellini intorno all'anno i 3 oS. V. io 3 * terra , nè
peltro» Peltro^ stagno raffinato con lega d’argento vivo. Qui
per metallo in genere , onde il scntimeaio è questo ; V. io 3 .
Questi non ciberà terra , nè peltro , Questi non si ciberà , cioè
non sarà signoreggiato da ambizione di stato > uè da cupidigia
d'avere. 14 Canto triuo. V. ic 6 . Di queìF
umile Italia» Vinile y atteso il tuo miserabile stato in que* tempi
per rintestioe discordie, ond' ella era sempre infestata. V.
111. Là onde invidia prima ecc. O sia la prima invidia di Lucifero
contro Iddio in Ciclo, o contro l'uomo nel paradiso terrestre, o
pure: V. IH. Là onde invidia prima dipartiìla\ Là onde
da prima inridia la diparti , preso quel prima avverbialmente.
V. iiS. Che la seconda morte ciascun ^rida. Allude al
desiderio , che hanno i dannati della morte deir anime loro dopo quella
de* corpi per sourarsi alla crudeltà de' tormenti, onde S. Luca, cap. aa,
io persona di quelli : Monies cadile super noi, et colles operile nos.
V. lai. Anima fia ecc. Beatrice de' Portinarì , la quale ,
siccome à detto di sopra , fn io vita ardentissimamente amata dal
poeta. In questo, che segue nel primo canto, si consuma un
giorno intero , eh' è il primo del viaggio di Dante. INFERNO.
CANTO SECONDO. ARGOMENTO. Si fa dall’ ioTOcar
le muae e l'ajuto della propria mente. Dipoi acconta , com' egli peniando
all' impreia di tal viaggio . cominciò a •gomrntoraeoe , e a
motirare a Virgilio eoo molte ragioni, di' e' non era dovere, ch'ei
ti mettewe ]>er niun conto a cimento >1 pericoloio. Dopo di che
narra, come Virgilio lo ripreie della tua viltà; e con dirgli, ch'egli
veniva in tuo aoccorto mandatovi da Beatrice, tutto di buon ardire lo
iraarrito animo gli rinfranca, ond'egli ti ditpone al tutto di volerlo
teguitare. V. 4 . ATapparetfhiava a sostemr la putirà ,
Si del cammino , e ti delta pittate. Il Boti, il Vellutello,
ed altri comentatori tpiegano qneito luogo coti ; M'apparecchiava a
tiiperar le ilitE- cultà del viaggio, e tollerar la noja della pietà, di'
eraii per farmi quei crudeliitimi tirar) , ond’ era per veder
tormentare l’anmie de’ dannati. Io però ardirei proporrej6 Canto
un* alfr.i roiuMcrazionc , le a sorte Dante avesse piut- tosto
voluto dire, eh’ ci •'apparecchiava a sostcoer la {guerra della pirtare ,
cioè a ftf forza al suo animo per non prender pietà de’ peccatori,
avvegnaché U crudeltà de’ «upplizj. fosse per muovergli un certo naturai
affetto di comjiafsione , al quale ciafcun uomo fi seme ordina-
riamenTc incitare per la miseria altrui. £ veramente il senso letterale
pare , che favorisca mirabilmente questo sentimento ; poiché , s’ei
s’apparecchiava a sostener la guerra della pietà, cioè la guerra, ch’era
per Wgli la pietà , segno è eh' e* non voleva lasciarsi vincer da
quella, ma si resistere e comb.ucere con la considera- rione, che quegl'
infelici erano puniti giustamente, anzi, come dicono t teologi, citra
meritumt mentre avendo offeso una Maestà inBnita, e sì infinita venendo a
esser la loro colpa, questa non può con pene finite soddisfarsi.
Dico finite quanto all' intensione , non quanto all* estensione ,
la quale non ha dubbio , che durerà eternamente. E chi porrà ben mence ad
altri luoghi dell’Inferno, ne troverà di quelli, che armano di piu salde
conjetture il sentimento da me addotto in questo passo. Tale è quello
dell’Inferno, canto XIII, dove, dopo il primo ragionamento dì Pier
delle Vigne , Dante dice a Virgilio, eh* c’ seguiti a do- mandare all*
anima del suddetto Piero qualche altro dubbio, imperocché a lui non ne dà
Tanimo, tanto si sente strignere dalla pietà del suo infelice stato,
v. OntV io a lui : dimandai tu ancora Di quel, che
credi ^ ch‘ a me soddisfaccia ; eh* i non potrei: tanta pietà in
accora. E piià apertamente si vede questo star su la difesa,
che fa Dante contro l’ importuna pietà de* dannati, la qual tenta di
vincerlo al canto XXIX dell’ Inferno , quando arrivato in tu ruldina
costa di Malebolge dice cosi, v. 43^ Lamenti saeltaron me diversi
, Che di pietà ferrati avean gli strali : Ond" io
gli orecchi con te man coperti. Il qual terzetto par, che esprima
troppo maraviglio- samente un fierissimo assalto dato dalla pietà all’
animo del porta , e la difesa di quello con turarsi gli orecchi. £
non solamente si troverà difendersi dalla pietà , ma sovente incrudelire
contro di essi, negando loro conforto e compatimento. Così Inf. cant.
XXXIII , richiesto da Branca d’Oria, che gli distaccasse d' insieme le
palpebre agghiacciate , non volle farlo , v. 148. Ma distendi
ora mai in guà la mano , Aprimi gli occhi I ed io non gliele
aperti, E cortesia fu lui tesser villarto. E Inf. XIV ,
vedendo Capaneo disteso sotto la pioggia di fuoco, dice stargli il
dovere, v. ^t. Ma , com' io dissi lui , li tuoi dispetti Sono
al suo petto assai debiti fregi. Io però confesso di non aver per
anche si fatta pra- tica SU questo poema , eh' e' mi sovvengano così a
un tratto tutti i luoghi, ov’ e' favella di pietà in questa prima
Cantica dell’ Inferno; e considero eh’ e’ mi se ne può addurre taluno ora
non pensato da me , il qual mostri così chiaro il contrario, eh’ e' metta
a terra tutto il pre- sente ragionamento. E considero , che altri
potrebbe ri- spondermi , che il far dimandare da Virgilio Pier
delle Vigne , e ’l coprirsi gli orecchi con le mani posson
i8 Canto ambedue etter effetti dell' cuer Taiiimo del poeta
troppo vinto dalla pietà, e non dall' eaier a lei repugnante ; ma
io non piglio per aaiunto di provare , che egli si picchi di non calerti
mai piegato a pietà de' dannati , anzi che in molti luoghi confeita la
aua caduta , qual è quella , Inf. canto V, v. 70. Poscia eh'
i' thhi il mio dottore udito Nomar le donne antiche e cavalieri ,
Pietà mi vinse , e fui quasi smarrito. Nel qnal luogo non
meno ti pare la perdita del poeta, che il contratto antecedente; mentre,
te egli non ti fotte potto in animo di non latciarti andare alla
compattione, non avrebbe indugiato fin allora ad arrenderli ,
avendone avuta occatione molto prima , cioè tubito eh' ei vide la
miteria dei peccatori carnali. Ivi, v. 3S. Or incomincian le
dolenti note A [armisi sentire : or son venuto , Xà dove
molto pianto mi percuote. Ma egli Ita forte il più eh' el potette :
però , allora ch'egli ebbe riconoteiuto quivi tanti valoroti uomini,
e coti alte donne , piegò l'aaimo alla compattione ; ond'egli dice
, eh' ei fu quoti smarrito , cioè ti perdè d' animo , vedendoti vinto il
pretto. Per lo che concludo, che, te bene da quetto e da muli' altri
luoghi ti comprende la vittoria della pietà , ciò non toglie il vigore
alla ipoti- zinne del preiente patto , potendo benitiimo ilare in-
lieme l'un e l'altro : cioè che Dante ti ditponeiie a toitener la guerra
della pietà , cioè a non compatire i dannati ; e poi , come di animo
gentile ed umano , di quando in quando cedette. V. 8. O mente , che
scru/etti ciò eK io vidi ecc. Dopo ÌDTOcate le Muse, invoca la sua
memoria, chia- mandola mente che tcriite ciò eh' egli vide ; cioè, in
cui a' impretaero le tpecie degli oggetti vedati. V. IO. Io
cominciai; Vi a’ intende a favellar di qncato tenore , e queata
è maniera uaitatiaaima di Dante per iafuggir la proliaaità dell'
introduaioni de' ragionamenti ; coal ed io a lui ed egli a me ; cio^
diaai e diaac , ed infiniti altri aimili faci- lisaimi ad
intenderai. Y. l 3 . Tu dici, de di Silvie lo parente,
CoirutlUile ancora , ad immortale Secolo andò , e fu tentibilmente.
Tu dici. Tu hai laaciato aerino nella tna ENEIDE, che ENEA padre di
Silvio , eaaendo ancora nel corrunibil corpo, andò a aecolo immortale ,
cioè diaceae airinferno, e ciò non fu per aogno o per eataai , ma
aenaibilmente , cioè in carne e in oaaa. V. 16. Però se I
avversario d'agni male Cortese fu , pensando I alto effetto ,
Ch'uscir dovea di lui, e ’l chi, e 'I guale L’avversario d* ogni
male è Iddio, e ‘I chi , Romolo fon- dator di Roma , e 'I quale , e le
aue alte qualità ; onde il aenao de' aeguenti terzetti è tale : Se Iddio
, penaando la aerie delle coac , che doveano farai per Enea c la
aua aucceaaione, conaentì l'andata e '1 ritotoo di lui dall'Iu-
ferno : ciò non parrà punto di atrano a qualunque abbia punto
d'intendimento, conaiderando eh' egli fu eletto per .vutore di Roma e del
romano imperio. 20 C AVTO V. 22. La
qual* e *l quale ecc. La qual Roma, e '1 qual imperio.
V. 14. U* siedv il xuff<//or del «o^ior Piero. Qui Piero
per Pontefice , onde il maggior Piero viene a eMer Cristo , e non S.
Piero , come vogliono ì coni» mentatori; perchè s'e* parlaste di S.
Piero, non direbbe del maggiore y il qual ti dice solo comparativamente
ad altri minori ; il che toma appunto bene , però eh* e* parla di
Cristo, il quale rispettivamente a $. Piero può vcrar mente chiamarti il
maggiore* V. aS. Per quest* andata, onde li dai tu vanto ecc.
Onde cotanto T esalti fra gli uomini per ralcissimo privilegio
concedutogli. V. a6. Intese cose che furon cagione Di
sua vittoria , e del papale ammanto. Allude alla predizione fatta
da Anchise ad Enea nel sesto deir Eneide ; per la quale egli intese la
sua vitto- ria, da cui dopo lunga serie di avvenimenti fu stabi**
lito in Roma il papale ammauto , cioè l'imperio sacro. V. a8.
Andovvi poi lo Vas delezione ecc. S. Paolo, quando fu rapito al
terzo cielo. £ veramente ne recò conforto alla nostra fede con l'oculata
tettimo- niaaza delle cose credute da essa. E notiti che Dajite da
principio di questo suo discorso, fatto qui a Virgilio, non si ristrinse
a dir solo di quelli, i quali ancor viventi pass;u*ono all* Inferno, ma
di ciascuno, il quale, sendo ancor corruttibile, andò a secolo immortale.
Laonde non solamente di Enea, ma del celeste viaggio di S, Paolo
ancora saggiamente piglia a ragionare. ai V. 34. Perchè se
del venire C tn ahhanJono ecc. M* abbandono oon vuol dire, d* io mi
tgomento di ve« iiire , come spiegano tutti i couieou , ma come
chiosa il Rifiorito : Perchè s* ì mi lascio andare a venire , assai
dubito del ritorno, V. 37. E qual è quei che disvuoi ecc.
Ci mette con mirabil similitudine davanti agli occhi i contrasti d'
un' anima, che dal male al ben operar si rivolge. V. 41.
Perchè» pensando consumai t impresa y Che fu nel cominciar cotanto
tosta. S'accorge Dante d'averla un po' corsa» allora che nel
primo canto, senza pensar nè che, nè come, s'impegnò ad andar con
Virgilio, dicendo, v. i 3 o. Poeta t i ti richieggio
Per quello Iddio, che tu non conoscesti, jicciò eh* i' fugga questo
male e ptggio. Che tu mi meni là dov* or dicesti , Si
eh* i vegga la porta di S. Pietro , E color, che tu fai cotanto
mesti. Onde ora confessa , che , sbigottito dalle suddette
con> siderazioni, l'amor dell'impresa, da principio con sì lieto
animo incominciata , era per tali pensieri consumato e svanito.
V. 43. Se io ho ben la tua parola intesa , Rispose del
magnanimo quell ombra , Vanima tua è da viltate offesa.
Rispose Virgilio : Con queste tue riflesiioni , s' io 1 * ho
ben'imesa, in loitanza tu ba* paura* Cauto V.
Ss. I* tra tra color elle son tospeti, Nel Limba , dove nè godono ,
nè dolgonti ranìme. V. 53 . E donna mi chiamò beata e bella.
Beatrice , la quale , ticcome è detto nel IV canto , è poeta per la
grazia perSciente o consumante, secondo i teologi dicono, anzi per la
stessa teologia; e ciò, secondo nota il Cello nella Lezione duodecima
topra F Inferno, per due cagioni : Una, perchè, siccome non ci è
scienza, la quale più alto ne levi nostro mortale intendimento all’
altissima contemplazione d' Iddio e della teologia , così non avea Dante,
mentre eh’ e’ visse, trovato oggetto , che più gli facesse scala all’
intelligenza delle celestiali cose, che, siccome scrive io più luoghi, le
sublimi virtù e l’altre doti esimie dell' anima di Beatrice. L'altra
ca- gione , per la quale sotto il nome di Beatrice intenda
allegoricamente la teologia, è per mantener la promessa, ch'egli avea
fatta nella sua Vita Nuova; dicendo, che, se Iddio gli avesse dato vita,
avrebbe scritto di lei più altamente, che aveste scritto altr' uomo di
donna mortale. Il che veramente ha egli molto bene osservato,
avendola posta in così bella e maravigliosa opera per la scienza
maestra in divinità. V. 54. Tal che di comandar i la
richiesi- La richiesi. In pregai, ch'ella alcuna cosa mi
comandasse. V. 55. Lucevan gli occhi suoi più che la stella.
Più che’l sole. V. 60. E durerà quanto 7 moto lontana.
Lontana, dal verbo lontanare. Quanto il molo lontana. Quanto il
moto s' allontana dal tempo presente : cioè la tua fama durerà quanto
dura il tempo. a3
Piglia moto per tempo ella peripatetica , definendo Ariatotile il
tempo : Tempus tJt aumenu mottu seoundwa prius et poiierUu.
V. 6i. L’ amico mìo, e non della ventura. Dante , il quale
per aver amato di puriaaimo amore le bellezze dell' anima mia, e non le
doti eaterne, che la fortuna coraparte a' corpi terreni e corruttibili ,
fu veramente amico di me , cio^ di quel eh' era mio , e non {Iella
ventura , e non della bellezza, per la quale altri di lui men faggio m’
averà riputata felice e ben avventurata. V. 63. Nella diterta
piaggia i impedito Si nel cammin , che volto , e per paura.
Impedito dalla lupa, e volto indietro per paura di cita. V.
64. E temo eh' e' non ria già zi smarrito, Ch’ io mi sia tardi al
soccorso levata. Dubito, che postano i vizj aver già preto in lui
tanto piede , che l'ajuto celeste non giunga in tempo. V. 67.
Or muovi ecc. Muoviti , vanne : così il Petrarca : Or
muovi , non smarrir t altre compagne. V. 71. Vegno di loco, ove tornar
disio. Toma egualmente bene al senso letterale e allegorico ,
cioà e a Beatrice e alla teologia, il desiderio di ritornare in cielo ;
il che imitando per avventura il Petrarca nella canzone : Una
donna più bella asstù che ’l sole ; disse della teologia :
34 Cakto costei batte t ale Per tornar
all* antico suo ricetto. V. 72. Amor mi mosse ecc. É
Vamor d* Iddio , pel qual e' desidera che ciascun nomo ti salvi, e questo
è il eeoso allegorico o vero se- condo la lettera ; la mosse la dolce
memoria di quell* aniur eh* eli* avea portato nel mondo a Dante , ond*
ella il chiamò, v. 61 , L'amico mio. V. 73 dinanzi al Signor
mio» Avanti a Dio. V. 74. Di te mi loderò sovente a
lui. Gran promessa, dicono alcuni, fa qui Beatrice a Vir-
gUio 1 non intendendo questi tali qual utile possa ritor- nare dair
adempimento di essa a uu* anima divisa per sempre dalla comunicazione
della grazia e della beatitu- dine. Dice in contrario il Vellutello , che
Beatrice con tal promessa promette a Virgilio in premio quello, che
da lei dare, e da lui ricevere in quello stato si potea maggiore ; ma non
dice poi , perchè , nè di ciò adduce alcuna prova. Na il Cello nella
Lezione sopraccitata spa- ne, che anche all* anime perdute si può (come
dicono t teologi ) giovare con levar loro qualche parte di cagione
di dolore, e in fra gli altri mudi in questo, che sentendo elleno
celebrar le lor memorie o esser qualche compas- iione di loro in altrui,
elle pigliano alquanto di conforto ( » ei però può chiamarsi tale ) di
non si vedere abban- donate al tutto da ogn* uno , e tiiassituonieuic
quelle, le quali non son dannate per fallo alcimo enorme e brut-
to, ma solo per non aver avuto cognizione della fede cmtiana , come VIRGILIO.
Diremo dunque « cYie non »ia ota d'ogni conaoUziune tal promeMa di
Beatrice. V. ^ 6 . O donna di virtù , sola , per cui
L'umana spezie eccede ogni contento Da quel Ciel , ch'ha minor li
cerchi sui. Qui piglia itrettUaimamentc Beatrice nel «eoso
allego- rico; e dice, che per ewa, cioè per la teologia, fuomo
supera , ed è più nobile di tutte le creature contenute dal ciel della
luna;, essendo, che sopra di quello si dà subito neir intelligenza
movente Torbe lunare , la qual •enza dubbio sì per pregio , si per
eccellenza di chia- rissimo intendimento è alT uomo superiore. £ che
Dante portasse opinione delT intelligenze moventi secondo la
dottrina d' Aristotile, è manifesto per quel clT ei dice in altro luogo
di esse. Par. cant. Vili , v. 37. r’oiy che intendendo il terzo
Ciel movete. Ciò potrebbe anche intendersi in quest* altro senso
: O scienza, per cui l'uomo eccede, cioè trasvola con T in-
telletto dalle sublunari cose alle celestiali e divine. V. 80. Che
Vuhhidir , se già fosse , m'à tardi. Che se io Tavessi obbedito in
questo punto stesso , che m'hai comandato, pure la mia obbedienza mi
parrebbe tarda: tale e sì fatto è il desiderio, che ho di eseguire
i tuoi cenni. Or venga qualunque si pare, e mi poni da altri poeti
forme così maravigliose e piene di si forte espressiva. Y. 91. Jo
son fatta da Dio , sua mercè» tale ^ Che la vostra miseria non mi
tange , Nè fiamma cTesto incendio non m* assale. l6
Canto Io lono , la Dio mercè , talmente fatata per Tacque
della gloria, che la vostra miseria, cioè die T infeliciti di voi altri
ioaprai , non mi tocca , nè fiamma deir in- cendio de' dannali non m'
assale. E notili, die quella dei aoapeai la chiama raiirria, non conaiaiendo
in arnao do- lorifico, ma in pura afflizione di apirito per la diiperata
viaion d' Iddio; dove quella de' dannau la chiama fiamma, perchè tormenta
poaitivamente il aenao. V. 94. DoTina e gentil nel Ciel, che si
compiange Di questo impedimento , ov" io ti mando , Si che
duro giudicio lassù frange. Quella donna , il cui nome è taciuto
dal poeta , è inteaa generalmente da' commentatori per la prima
grazia detta da' maeatrì in divinità grada data; la quale, perchè
viene per mera liberalità divina, è anche detta preve- niente, dal
prevenir di' dia fa il merito dell' azioni umane. Queata dunque
addirizzando la volontà del poeta nel buon proponimento d'uacir della
aelva del peccato, e di aalire il monte Bgurato per la virtù e per la
contemplazione, piega e rattempera il rigoroso giudicio d'iddio;
onde dice: che dal compiangerai di quella donna per l'itupe-
dimento, che trova della lupa, il buon voler del poeta, duro giudizio
laaaù frange, cioè muove Iddio a conipaa- aione , vedendo, che gli manca
più il potere, che il volere; onde merita d'aver in ajuto la aeconda
grazia deiu illu- minante , la quale ( ipongono i commentatori ) da
Dante è chiamata Lucia , dalla luce , eh' ella n'infonde nell'ani-
ma Questa seconda grazia chiama finalmente la terza , detta perficiente o
coniumante , espressa per Beatrice o per la teologia; dalla quale vien
condizionata la niente umana alla contem) dazione della divina etienza :
il che SECOSDO. Ottimamente li conacguiice col
mental TÌaggio dell* In- ferno e del Purgatorio , cioè a dire con la
meditazione di quelle pene ; •! come avviene al noetro poeta , il
qual per tal cammino li conduce alla fruizione del Paradiio , e ai
alla contemplazione d' Iddio. V. 97. Questa chiese Lucia in suo
dimemdo, £ disse , Ora abbisogna il tuo fedele Di te , ed io
a le lo raccoaiando. Lucia nimica di ciascun crudele Si mosse
, e venne al loco , dov V era : Che mi sedea con l'antica Rachele.
Questa donna, cioè la grazia preveniente, richieee con tua dimanda
Lucia , cioè la grazia illuminante , che aju- tatte il tuo fedele , cioè
Dante ; il quale in altro luogo dice di tè , eh* egli fu fedele a creder
quella, in che la grazia illuminante TammartlTava: e Lucia ti mette
tubilo a chiamar Beatrice, la qual ti sedea con l'antica Rachele; e
ciò per tignificare, che la teologia è indivitibil compa- gna della
contemplazione, poiché Rachele (che in verità fu moglie di Giacob ) nel
vecchio teitamento ti piglia per la vita contemplativa. V. Io
3 . Disse: Beatrice, loda di Dio vera. Che non soccorri quei , che
t'amò tanto , Ch' uscio per te della volgare schiera ? Disse
, cioè Lucia Disse. Loda di Dio vera. Chiama la teologia e la grazia vera
lode d' Iddio , forte perchè dalla prima comprende l'uomo gli ecceUi
attributi di quello, ond* avvien a intiniiarne conceui più adeguati
di qualunque altra lode, che privi del lume di lei tlamo capaci di
udirne; e dalla teconda ti nvuùfctu raltiiiiiuo pregio delle tue
miaericordie. a8 Canto V. ic5. eh’ uscio per le
/iella volgare schiera. Per te toma bpne nel temo allegorico e nel
letterale ; poiché Dante non t|nccò meno al tuo tempo per la pro-
fonda notitia della tacrata teienza, che per le rime e per gli altri
parti , a' quali tollerò il tuo nobilittimo ingegno Tecceitivo amor di
Beatrice. V. ic8. Su la fiumana, ove'l mar non ha vanto ^
Qui il Fioretti , non rinvenendoti qual tia qiietta fiu- Dtana ,
poitilla in queata forma : Che fiumana ? ieslia. Ma noi , per ora
latciando il Fioretti nella tua tfacciata ignoranza , terberemo ad altro
luogo la tpotizionc di quetto verto. V. 109. Al mondo non fur
mai ecc. Dice Beatrice , che al mondo non fu mai pertona coti
aoUecita a cercare il tuo bene e fuggire il tuo male , com' ella dopo
tale avvito del grave pericolo di Dante fu pretta a venir laggiù dalla
tua tedia beata. V. 114. Ch'onora te, e quei, ch’udito V
hanno. Perché le poetie di Virgilio non tolamente onoran lui,
che l’ha fatte, ma qualunque ne diviene ttudioto; onde ditte di té medeiimo
nel primo canto , T. 86. Tu se’ solo colui , da cui io tolsi
Lo hello stile , che m’ ha fatto onore. V. lao. Che del bel monte
il corto andar li tolse. Ti fe' ritornare indietro , quando poco di
viaggio ti rimaneva per condurti alla cima del bel monte , cioè al
tommo della virtù o della contemplaiione. 39 V. i 39-
Or va, eh" un tot volere è efamendue. D’amendue noi ; il tuo
cT andare , il mio di venire. V. 143. Entrai per lo cammino alto ,
e tilvettro. Spoogono i commentatori alto, cioè profondo. Io
però m'aRerrei al parere del Manetti nella tua ingegnoaa ope- retta
circa il silo, forma, e misura delf Inferno di Dante, dove intende alio
nel ano proprio tignificato, cioè d’ele- vato e aublime ; con ciò aia
coaa che egli pone Teotrata deir Inferno in aur un monte aalvatico , per
entro il cui aeno ruoli eh’ e’ ai cominci immediatamente a
acendere. Ma di ciò non fia mio intendimento al preaente di fa-
vellare I potendo ciaacuno in queato ed in ogn’ altra par- ticolarità del
aito e della forma della atupenda architet- tura di queato Inferno aaaai
ampiamente aoddiafarai con ana breve lettura del aoprammentovato
autore. INFERNO. CANTO TER20.
ARGOMENTO. ]\^0STiiA in qaetto terzo canto (*) c Tettersi
condotto per lo canunino alto e ailreitro alla porta dell* Inferno»
la cui Menzione comincia ex abrupto al principio del canto» come l'ei
leggeue. Di poi, acendendo per J' in- terne vie del monte, arrivato in
quella concaviti o ca- verna della terra, che è quali come un veitibolu
dell' In- ferno, ed è immediatamente sopra il primo cerchio, cioè
sopra il Limbo, vede quivi Tanime degli teiaurari, cioè di coloro, che
mentre vissero non furon buoni ni per aè , nè per altri , ninna buona o
rea cosa operando. Questi dice eh’ hanno per tormento il correr
perpetua- mente in giro dietro un' insegna che tutti li guida , c
(*> Dira qvslceia di riè che dir« il CrlU con r«atorità dal
iigliolo a dal nisota dì Dante, cha dal prima vcr.o dal quinta canta
comincia la narrationa dal paama. Calli, Uh. X..3a Cauto chr in
cotal cono ton punti e fieramente trafitti da tafani e da moaclie.
Attraversato quello spazio poi destinato alla girevoi carriera di quegf
infelici , dice essersi con- dotto al fiume d’ Acheronte , e quivi aver
veduto venir Caronte per l'anime de' dannati, e dopo, euer
tramortito in su la riva di quello. V. I. Per me si va
ecc. Si finge, che parli essa porta. Ferme, il senso it Per
entro me. Y. 4 . Giustizia mosse ‘I mio aito fattore.
Veramente il motivo di fabbricar P Inferno venne dalla giustizia,
la qual si dovi far di Lucifero e degli angeli suoi seguaci.
V. 5. Feeemi la divina potestafe. La rowaui sapienza , e 'I
primo Amore. La Santissima Trinità, della quale spiega le
persone per gli attributi: il Padre per la potenza, per la sapienza
il Figliuolo, per l’amore lo Spirito Santo. V. 7 . Dinanzi a me non
far cose create, Se non eterne ecc. Seguita a parlar la
porta per esso Inferno; e dice, che avanti a lui non fu altra specie di
creature se non eterne. Per queste intendono assai concordemente i
commentatori la natura angelica ; la quale, siccome dovette esser
punita per la sua ribellione , cosi par molto verisiiuile , che il
carcere d' Inferno fosse fabbricato dopo il peccato degli angeli; e sì
dopo la loro creazione. Che poi Dante se li chiami eterni, cioè in
ritguardo dell'eternità avvenire. 33 p«r
la qaal dureranno, onde i teologi U chiamano eterni a pitrte post^ o,
come ad altri dì essi è piaciuto di no« minarli, sempiterni, a
distinzione delT eterno a parte ante, il che si conviene solamente a
Dio. Na siami qui lecito il metter in campo una mia con-
siderazione , la qual mi dichiaro , eh' io non intendo di proferire
altrimenti, che ne’ puri termini del potrebb* es- sere , a fine di
sottoporla al savio accorgimento di quello , al quale è unicamente
indirizzata questa mia deboi fatica. 10 discorro così : L’ Inferno
( secondo Dante ) fu creato col mondo , e ’l mondo fu creato in
istante. V. la. Perch* io : Maestro, il seruo lor m è duro.
Onde io ( vi s’ intende , dissi ) : O Maestro , il senso lor m* è
duro. Duro , cioè aspro , e non , com* altri vo~ gliono, oscuro. Perchè
leggendo Dante l’ immutabil de- creto di non uscire della porta d’
Inferno , a ragione di bel nuovo s’ intimorisce. V. i3. Ed
egli a me, tome persona accorta i Qui si convien lasciar ogni
sospetto. Da questa risposta di Virgilio si conferma il detto
di sopra , che Dame non disse essergli duro , cioè oscuro ,
11 senso deir iscrizione dell’ Inferno, ma duro, cioè aspro,
spaventoso ; perchè Virgilio non piglia ora a chiosargli la suddetta
iscrizione , ma lo conforta a francamente entrarvi. Così la Sibilla ad
Enea nel VI , v. a6i. Nunc aiwuis opus, Aenea ^ nane pectore firmo.
Ma io di qui avanti non mi fermerò a conciliare i luoglìi simili di
questo canto col sesto delP Eneide, come benissimo noti , a chi scrivo,
le non dove m'occorra di 34 Canto fare apiccare
l'eccellenia di alcuna di queati col para- gone di quelli.
V.i8 il ien étW intelletta. La viltà e la cognoicenaa
d'iddio. V, ai. Quivi sospiri , pimti , e ahi guai. Ne*
tre arguenti terzetti par , che Dante abbia voglia di auperar Virgilio
nell' eipreaiione della niiieria de’ dan- nati. S'ei ae lo cavi o no ,
giudichilo chi farà confronto di quello luogo con quello del VI dell’
Eneide, v. SS^, Bine txauJiri gemi/us , et saeua sonare. V.
iq. Sempre 'n queW aria , sema tempo , tinta. I comineo latori
apirgano eoa): Tinta senza tempo, eioh lenza variazione di tempo al contraria
dell' aria noatra, la qual ai tigne a tempo come la notte , e ai
riachiara da' raggi del aopravvegnrnte iole. La Cruaea legge
diagiuntamentr, Ària senza tempo, fintai onde il Rifiorito apiega quel
senza tempo, eterna, quaai che il aentimento aia tale, aria eterna, e
tinta. Coi) nel canto che aegue la chiama eterna , v. i6.
JVon avea pianto , ma che di sospiri. Che l'aura eterna
facevan tremare, Cooiidero di pii), che l'epiteto di eterna in
quello luogo del terzo canto corria[>oude al perpetuo aggirarli
delle voci de' dannati , v. a8. Farevan un tumulto , il qual
s'aggira Sempre in quell' aria , senza tempo , tinta ;
poiclià , a’ e' a'aggira eternamente , torna molto brne il dire, che
eterna aia l'aria, nella quale s'aggira. £ poi nè meno può dirti,
che rana deir Inferno aia tìnta senza tempo , cioè ( come tpongono i
commentatori ) eterna- mente , perchè ancorché Dante dica di etta ,
Inferno , cant. IV, r. io. Oscura , profonda era , t
nebulosa ’ Tanto , che , per ficcar lo viso al fondo , r non
vi disccrnea alcuna cosa, Ciò non toglie , eh' ella in alcuni
luoghi non fotte di continuo illuminata dal fuoco , come nel terto
girone de’ violenti , ed in queito medetimo degli teiaurad, dove te
non altro vi balenava , v. i33- La terra lagrimota diede vento
, Che balenò una luce vermiglia. V. 3l. £d io, eh' avea
d'errar la tetta tinta. Cinta d’errore, adombrata dall'ignoranza di
ciò ch’io ndiva. V. 35. Che visser sansca infamia , e sanxa
lodo. Che in queito mondo , nulla mai virtuoiamente ope-
rando, non latciaron di tè alcuna memoria. V. 37 . Mischiate tono a
quel cattivo coro Degli jingeli , che non furon ribelli ,
Ni far fedeli a Dio , ma per te foro. £ opinione , che nel
fatto di Lucifero fotte una terza Lizione d' angeli , la qual nè
t'accottaiie a Lucifero , nè ti dichiaraite per Iddio, ma ti teuetie
neutrale. Di queiti parla il poeta , e in pena della loro
irreiolutezza li mette con gli teiauratì. Canto V. 4
o> Cacciarla eie! , per non tster men belli: Nè lo profondo Inferno
gli riceve , Ck‘ alcuna gloria i rei avrebber d elli. n
tentimcnto ì tale; Pel Cielo ton troppo brutti, per rinferno aon troppo
belli ; coti ti atanno in quel mezzo, ciof nel veaubolo di euo Inferno.
Notiti ben , eh' egli dice, V. 41. Nè lo profondo Inferno gli
riceve ; volendo dire per Io profondo Inferno, coli, dove ti tormentano i
rei > i quali avrebbono alcuna gloria cT averli in lor compagnia. Non
come dicono gli i|>otitori.' ti glorierebbero per vederti puniti del pari
con etti , che non commitero altro peccato , che d’etterti
indiflfereoti tenuti, ma alcuna gloria v'avrebbero, perchè agli
occhi loro la piccola macchia di tale indifferenza non varrebbe ad
appannare il lustro di loro eccella natura, dalla quale ritrarrebbe alcun
taggio della gloria , e ti della celette beatitudine. V. 47.
E la lor cieca vita è tanto batta , Che ’nvidioti ton i ogn altra
torte. Non tolaniente di quella de' beati, ma in un certo
modo di quella de' peccatori. Tanto è riera, cioè vile ed oscura la
lor misera vita, onde dice, che misericordia e giusti- zia gli sdegna ,
quella che di loro non è avuta , questa , che per cosi dir li disjirezza
con distinguerli sì di luo- go, come di pene da’ peccatori. E credo, che
P intendi- mento del poeta sia J* inferire , che la maggior pena di
costoro èia vergogna di non esser almeno stati da tanto, poich’ a perder
s’aveano, di perdersi, come suol dirsi, per qualche cosa. Ond' egli
arrabbuno e mordonsi le ■lani di noo aver avnto tanto «pirito da
irritar almmend la divina giuttisia, la quale in « fatta guisa
punendoli) par loro , eh* ella « per così dir y non gli •cimi , e ai
li Timproveri e facciasi beffe della lor dappocaggine. V. Sa
9Ìdi un insegna y Che y girando , correva tanto ratta ,
Che d’ogni posa mi pareva indegna* Mette costoro rutti sotto
un* istessa bandiera a dinotare la simigUanaa dell* indegna lor vita. Li
fa correre per giu- stamente punir Tozio e Taccidia del tempo, eh* e*
vissero. V. S 4 . Che ^ogni cosa mi pareva indegna.
Spiega il Vellntello, eh* egli erano indegni d* alcun riposQ. Il
Buti: Correva quest* insegna t che mai non mi parca si dovesse posare , e
forse meglio. Non credo però , che nè Tuno, nè Taltro la colga. 11
Daniello e'I Bonanni •e la passano senza dirne altro. In quanto a me
direi : che la mence del poeta sia stata di pigliar in questo luogo
indegno per incapace, o altra cosa equivalente ; e nel resto io credo,
che Dance abbia forse voluto dar da strologare a* grammatici toscani ;
come fece Ennio a* La- tini in quello indignas turres, dove da Girolamo
Colonna r indignas viene spiegato per magnaSy e dal medesimo vien
allegato in conformazione di ciò un luogo di Servio, il quale spiegando
quel verso di Virgilio nelP Egloga X indigno cum GaUus amore periret ,
spone indignutn per magnum, e quell* altro pur di Virgilio nelle
Ceiri: Verum haec sic nobìs grauia atque indigna fuere.
Nel quale Giulio Cesare Scaligero spiega indigna y cioè inefiabile
, e per trasUto , immensoCarto V. 59 - Guardai, e vidi l’ombra di
colui. Che fece per viltatt il gran rifiuto. Intende di
Piero d«l Murrone , che fu Papa Cele- stino V , il quale , tra per la tua
sempliciti e l'altrui sottigliezza , s* indusse a rinunziare il papato.
Questi fu ne' tempi di Dante, onde non debbe tacciarsi d' iinpietà
il poeta, sapone nell’ Inferno l'anima di colui, che non essendo per
anche dal giudizio mai non errante di Santa Chiesa annoverato tra' santi
, come poi fu , poteva leci- tamente credersi soggetto ad errare, e si
interpretarsi in sinistro i (ini delle sue per altro santissime
operazioni. V, 63. ji Dio spiacenti , ed a’ nemici sui.
Corrisponde a quel eh' ha detto di sopra , eh’ e' non eran nè
di Dio, nè del Diavolo. * • V. 64 . che mai non fur
vivi. Morde acutamente con questa forma di dire la perduta
loro vita. V. 65. Erano ignudi , e stimolati molto.
Stimolati, risguarda anche questo la lor pigrizia. V. yS per
lo fioco lume. Traslazione mirabile di quel eh* è proprio della
voce, per esprimer con maggior forza quel che s' appartiene alla
vista. Similmente nel primo canto , v. 60 , per si- gnificare l'ombra
della selva disse, dove'l sol tace: qui con non minor vaghezza un lume assai
languido lo chiama fioco. V. 83. Un vecchio bianco, per antico
pelo. Forma assai rara e nobilissima per esprimer la canizie
del vecchio Caronte. Gridando : Guai a coi anime prave : Non
isperale mai veder lo cielo ecc. Coinime mirabilmente otaervato,
ioduceme mollo mag- giore ipavento , l' imrodur Caronte minacciante
l'anime nell' atto d'accottarti alla riva, che introdurlo muto
verao di eaae , aiccome la Virgilio , il quale non lo fia parlar*
ae non con Enea. V. 88 viva , Partili da codesti , che
son morti. Kon diaae da codette , che aon morte , perché come
anime eran vive ; ma diaae , da codesti , cioè uomini , de’ quali ti
potea veramente dire, eh' e' foatcr morti. V. 91 . Disse; Per altre
vie, per altri porti Verrai a piaggia , non qui , per passare
: Più lieve legno eonvien , che ti porti. Intendono i
commentatori,, che Caronte predica a Dante la tua aalvazione , e che però
gli dica, che egli arriverà • piaggia per altre vie , per altri porti ,
intendendo del porto d' Oatia poato vicino alla foce del Tevere ,
dove finge il Poeta , che l'anime imbarchino per l' itola del
Purgatorio ; e che queato più lieve legno aia il vat- tello con cui vien
Vangelo a caricarle , di cui Furg. cani, n, V. 4 ^’- e quei
s‘en venne a riva Con un vasello snelletto , e leggiero ,
Tanto che t acqua nulla n inghiottiva. Il Rifiorito però
aaviamente contiderando (aecondo io pento ) quanto era cota impropria il
porre in bocca d'un Demonio coti fatto vaticinio , mi tpiega queato patto
in 40 Canto diverto lentimento. Prende egli
altri porti in quetro luogo per altra condotta, cioè per altri die ti
portino, e per lo più lieve legno intende l'angelo , che pattò
Dante aJdormentato dall' altra riva , tenta che egli te n' accor-
geue. Il che toma aitai meglio al rihuto che fa di lui Caronte ; mentre
di lì a poco li vede verificato quel eh’ egli dice, cioè che egli per
altra via verrà a piaggia, ticcome vedremo più a batto. V.
94. £ ‘I Duca a lui ecc. E Virgilio ditte luì. V. 99
ave' di fiamme ruote. Ave' con Tapottrofo per avea, non ave terta
pertona del meno nel preiente del verbo avere, come hanno alcuni
tetti. V. 104 e‘l teme Di lor temenza, e di lor
nasciiuenti. Gli avi e padri. Quelli tono il seme di lor semenza
, quelli di lor nascimenti, perchè da etti immediatamente nacquero.
Coti il Rifiorito. V. Ili qualunque s'adagia. Qualunque
ti trattiene , non qualunque » accomoda nella barca , come tpone il
Daniello , che tarebbe alato tpropotito. V, li». Come t
Autunno si levan le foglie, L’una appretto delF altra , infin che
'I rama Rende alla terra tutte le sue spoglie. Similitudine
tratu da Virgilio nel VI , v. 309. Quam multa in tyluit autwnni
frigore prima Lapta cadunt jolia etc. ; ma adattata asiai meglio da
Daate, nel cui InTerno niuna deir anime era eacluia dall'imbarco, liccome
niuna delle foglie riman tu Palbero ; al contrario di quel di
Virgilio, nel quale tutti coloro, che non eran sepolti, erano
lasciati in terra. E poi elf i grwdemente nobilitata col prose-
guimento di essa fino al restare spogliato del ramo , pa- ragonato al
restar voto il lido j dove Virgilio la regge solamente nella prima parte
del cader delle foglie , e dell' imbarcarti fanime ; passando poi subito
a quella degli uccelli , che passano oltramare. V. 1 18. Cori
seis vanno tu per f onda bruna. Bellissima ipotipoti , e che mette
sotto agli occhi il camminar della nave. V. lao. Anche di qua
nuova tchiera t'aduna. Di quelli, che continuamente e per ogni stante
di tempo muojon dannati. V. laS. Che la divina giuttizia gli tprona.
Si che la tema ti volge in detto. Chiese innanzi Dante a
Virgilio : perché quell* anime paressero si volonterose di passare il
fiume , v. qi. Maettro , or mi concedi , Ch’ io tappia
, quali tono , e qual cottume Le fa parer di Irapattar ri pronte.
Ora gliene rende la ragione, mantenendogli nello stesso temp^ la
promessa, che glien' avea fatta in quc* versi 76. le cote li fien
conte. Quando noi fermerem li nottri patti Su la tritta
riviera d Acheronte. 4 4a Canto £
dice , che ciò accade , perché la divina giustizia le sprona ai, che la
tema §i volge in diblo. l*^eIU epoai/ione di queato paaao i coumieotatori
a* aggirano per diverae strade t non mancando di quelli, che ae la
paaaano eoo la mera apiegaaione allegorica, lo però , fìntanto che
non trovi meglio da aoddiafarmi, atarù nella mia npinionet la qual
è : che Dante abbia preteao d'eaprimere un terri- bile effetto delia
diaperazion de' dannati , per la quale paja ior nuir anni di precipitarai
ne' tormenti , ed empier in ai fatto modo l'atrociià delia divina
giuatiziat la quale, secondo loro , è sì vaga della loro ultima uiìaeria.
Coai abbiamo veduto di quelli i che oda rabbia, oda gelo- sia, o da
altra violenta paaaione ai tono indotti a darai morte volontaria per un
diadegnoao guato di aaziare il fiero animo di donna o di principe contro
di loro ade- gnato. Cosi Inf. cant. i3. Pier delle Vigne,
segretario dì Federigo imperatore, dice essersi per un aioiile guato
data la mone , v. L*anÌMO mio per disdrgnoso gusto ,
Credendo col morir fuggir disdegno , Ingiusto fece we ,
contro me giusto^ Un a’imil disperato affetto ai vede raramente
eapreaio da Seneca nel coro dell' atto primo drlT Edipo , dove
parlando in persona de' Tebanì ridotti all* ultima diapera- aione per
quell' orribile peauleoza, fa dir loro cosi : v. 88. Prostrata
iacet turba per orai, Oratque mori : solum koc facilee
Tribuere Dei. Delubro petunt; Jlaud ut uoto nuinina placent,
Sed iuuat ipsos satiare Deot.Ancora il Boccaccio fa proromper la
diaperata Fiani- metta in una aiiuil bettemmUf tacciando gli Dii dell*
in- gordigia , ch'egli hanno, di rovinar coloro, die da esai aono
inaggtormeote odiati. Fiam. lib. 1 . Ma gl* Iddìi a coloro , co* cfuali
essi sono adirati , benché della lor salme porgano segiu> , nondimeno
gli privano del conoscimento debito. E COSI ad un* ora mostrano di fare
il lor dovere « e saziano f ira loro» V. 117. Quinci non
passa mai anima buona» Tutte ranime, che di qua pattano , aon
dannate; però tu Dante puoi ben comprendere la ragione , ond* egli
ai motte a rigeuard dalla tua nave. V. i 3 o. Finito questo, la
bufa campagna TVemà forte, che dello spavento La mente di
sudore ancor mi bagna. La terra lagrimosa diede vento ,
Che balenò una luce vermiglia , La quai tu vinse ciascun
sentimento: E caddi, come Vuom, cui sonno piglia,
Quetto luogo è a mio credere oteurittitno , e tengo per fermo , che
a volerne capire il vero tignificato , aia necettario intenderlo affatto
a roveteio di quel di' egli ò arato letto e apiegato 6nora. Poiché dicono
i commen- tatori, che la luce vermiglia fu l'angelo, il qual venne,
e addormentò Dante col terremoto, e coti addormentato lo prete e lo pattò
all' altra riva. Io qui non domanderò loro, com' e' tanno, che Dante
fotte pattato dall* angelo e non pintcotto da Virgilio o da qualche
demonio , potto che egli non ne dica da per tè nulla, dicendo
tolaiueute nel principio del IV canto , che, coin' e' fu desto, ti
44 Canto ♦roTÒ «Ter pasiato i! fiume Acheronte. Tuttavia,
perché di ciò ftimo, che §e ne potsa addurre qualche probabi)
conjettura , mi riitrignerò domandare : «e la luce vermi> glia naace
dal vento esalato dalla buja campagna nel auo tremare ( intendo tempre di
star tu la fona della lettera, che col tegreto dell' allegoria benÌMÌmo
ao guarirti di questi e d'altri maggiori inveritimili ) , come ti può
mai intender per etta vermiglia luce un angelo venuto dal cielo ? E
poi qual nuova virtù hanno i tuoni e baleni di far addormentar le persone
? O qual necessità v'era d'addormentar Dante ? E per averlo addormentato
e pat- tato dormendo, qual grande avvenimento ti cav' egli da
questo tonno ? Il Vellutello è stato a tocca e non tocca d* indovinarla,
facendo nascere non il baleno dal terre- moto , ma il terremoto dal
balenare ; ma non ha poi •piegato come ciò post* estere , stante il
sentimento dei versi seguenti: i33. La terra lagrimota diede
vento ^ Che balenò una luce vermiglia* Spiega il
Landini; Che, cioè il qual vento balenò una luce vermiglia. Dunque se fu
il vento, che balenò , non fu il baleno , che fe' tremar la campagna e
spirare il vento; e per conseguenza, se il baleno fu parte dell'
aria infernale, non ti può dire, eh' e' fosse l'angelo. Io però
credo, che con pochissimo la lezione del Vellutello si farebbe diventar
ottima , cioè con legger quel Che per Perchè, o Perciocché, o
Conciossiacusachè ; si che il •enso fosse ; La buja campagna tremò , la
terra lagri- mosa diede vento ; Perchè ? Ecco : Perchè balenò una
luce vermiglia. Cosi toma quello, eh' io diceva da prin- cipio, che a
capire e a voler dar qualche sentimento aquetto luogo era necenarìo intenderlo
a roretcio di quello , eh' egli era inteso universalmente ; cioè dove
gli altri intendevano il baleno per effetto del terremoto e del
vento , intender il vento ed il terremoto per effetto di esso baleno. In
tal modo non i più veritimile , anzi torna mirabilmente l' interpretare
il baleno per la venuta deir angelo; il quale, oltre a quello, che n’accennò
Ca- ronte quando disse, v. 91. Per altre vie , per altri
porti y errai a piaggia , non qui , per passare , Più
lieve legno convien , che ti porti. si rende molto credibile, che
foste più tosto egli, cioè l’angelo , che Virgilio , o un demonio , il
quale passasse Dante, si per la gloria della luce, che balenò agli
occhi del poeta, ti perchè estendo il passar Dante di là dal fiume
opera soprannaturale e miracolosa, molto maggior dignità è farla operar
per un angelo, che per un’anima o per uno spirito ; e ti finalmente
perchè altre volte , quando è stata da superare qualche gran difficoltà,
come alla porta della città di Dite , dice espresso , che venne un
angelo a farla aprire. Che poi alla venuta dell’ an- gelo la buja
campagna tremaste, è nobilissimo accidente, e proporzionata
corritpondenia alla grandezza dell’ avve- nimento. Lo stesso sappiamo
esser avvenuto , quando v’arrivò Tanima di Cristo Signor nostro per
liberare i tanti del vecchio testamento; come ti legge in S. Mattea
al cap. XXVII e al cap. XXVIII più strettamente; dove, scrivendo la
venuta d’un grandissimo terremoto , ne dà per cagione la scesa iTun
angelo ; Et ecce terraemotus factus est ntagnus ; Angelus enim Domini
descendiS de taelo. Dove notisi, che quell' zaùn ha la stessa forza,
che Canto io intendo dare a qnel che, cioè di perchè o di
percioc- ché , o di conciossiacotoché , arnia clic interroghi, nè
ciò aenia molti eaempj di prosa e di versi , come si può vedere al
Vocabolario, e più difltusamente appresso al Cinonio. Un
simil costume si vede anche osservato da' poeti gentili, come eh' e' lo
conobbero benissimo adattato alla dignità de’ celesti personaggi. Servio
: Opinio est sub oduentu Deorum moueri tempia. Seneca , nell’ Edipo
, atto 1.*, scena prima, dove Creonte ragguaglia lo stesso Edipo
della risposta dell’ Oracolo , v, ao. Vt sacrata tempia Phoehi
supplici intraui pede , Et pias , nutnen precatus , rile summisi
manus ; Gemina Parnassi niualis mrx trucem sonitum dedit , Imminens
Phoeboea laurus treiimie, et mouu doutuau E Virgilio , Eneide ,
lib. Ili , v. 90. Vix ea fatus eram , tremere omnia uisa
repente Limina, laurusque Dei, totusque moueri Mons circum , et
nugire adytis cortina reclusis. Precede questo alF Oracolo d'Apollo
; luogo imitato da Callimaco nel principio delf inno in lode della
stessa Deità , V. I. *Oso« S Ttt’nóAAswoc iaiiaaro
Só^iroq ‘Ola, f ZXov TÒ fiéXaipoo' enàf , inàif , Sant dXtSpót,
Come s'e' egli mai scosso questo ramo £ alloro sacro ad Apolline;
Come s' e’ scossa questa spelonca l Fuara profani: fuora: Lo
Scoliaste dice, che ciò avvetiiva per la venuta dello Dio. Le sue parole
sono : itetdfigovvTOt Tov dfov. Come t"e’ icotto quitto ramo, come i
e' scossa questa spelonca! Non , Quanto s' è scosso questo ramo ree. ;
come traalata il traduttore di Callhnaco, lenza ponto avvertire, che
Io Scolialte greco l’ ha inteio in lenio di coinè e non di quanto:
Olov 5 rà ’II^A.X«vo{ ) 'Atri Toó o2at, Siro(. Or reggili le l’
interprete doveva mai tradurre otog ovvero Sicmf per quantus; e pur era
un lolenne tradut- tore , e che li piccava iniioo di icrivere veni
greci. Virgilio nel VI fa lervire un limile avvenimento a no-
bilitar la venuta della Sibilla nelf Inferno , v. iS5. Ecce autem
primi sub lumina solit , et ortut , Sub pedibus mugire solum, et
juca coepta numeri St/luarum , tùtaeque canet ululare per umbram ,
Aduentante Dea : Procul , o procul ette profani. Coll Claudiano de
Rap. Froterp. , lib. 3 , alla venuta di Plutone, V. iSa. Ecce
rrpens mugire fragor , confligere turres , Pronaque uibratis radicibus
oppida uerti. Che poi Dante non dica apertamente dell’ angelo
, ciò è fatto ( come awertiice il Boti nel Comento lopra il canto
IV) con grandiiiimo accorgimento i poichò egli non potea dire le non quel
tanto, eh’ ei vide; e te dice, che la luce vermiglia lo fe’ tramortire ,
vincendogli cia- •cun tentimento, e che in questo fu panato di là
dal fiume , sarebbe stato molto improprio , eh* egli ci aveste dato
conto di quel eh’ accade durante questo suo sveni- mento. Dico svenimento
, non sonno , al contrario di tutti gli tpositori , i quali , mi
maraviglio , come in cosa tanto manifesta abbiano preso un sì grosso
equivoco. Dice Dante , che la luce vermiglia gli vinse ciascun
48 Canto lentimento, cadde come Tuoma preio dal loono.
Dunque, a' ei piglia la limilicudme da colui, che cade addormen-
tato, ^ troppo chiaro, ch'egli cadde per altra cagione; che non li piglia
mai il paragone dalla iteiia cola para- gonata. Qual freddura larebbe mai
queita ? Caddi addor- mentato, come cade quegli, che l' addormenta’
Tramortito bensì; e ciò ■' intende molto bene, come polla derivare
dallo ipavento del terremoto, e dall’ abbagliamento della luce vermiglia
; ma non già il lonno , il quale è ami •cacciato , come vedremo nel
principio del leguente canto, e non luaingalo per un tuono. Un caio asiai
limile li legge in Daniele al cap. X , dove egli icrive di lè
medesimo, che la vennta deir angelo, che avea combattuto col re di Persia,
avea ripieno di tale spavento quelli eh' erano col profeta, che l'erano
fuggiti; ond'egli, vinto in ciascun sentimento e abbattuta ogni lua virtù
, rimase solo a veder la visione ; yidi auttm ego Daniel solus
uisionem. Porro uiri , jui erant mecwn non uiderunt , ted terror nimiue
irruit super eoe, et fugeruni in aiscondilum; ego autem relictut solus
nidi uisionem grandem lume , et non remansit in me fortitudo, ted et
species mea immutala est in me , et emareui, nec habui quiiquam uirium. E
poi diremo noi. Dante esser caduto morto, per quel eh' ei dice al
canto V dell’ Inferno , v. 140. E caddi , come corpo morto cade
? Dunque con qual ragione or , di' e' piglia la similitu-
dine dal cadere d'uno, che l'addormenta, dir vorremo, eh' egli si cadesse
addormentato ? Nè meno volle Dante cavarci di questo dubbio della venuta
dell' angelo , fa- cendosela narrare a Virgilio, siccome nel IX del
Purga- torio li fa dir, che Lucia Io prese dormendo, v. Sa. Dianzi
ntìf alba i cKe precide il giorno , Quando f anima tua dentro
dorniia , Sopra li fiori , onde laggiuso è adorno ,
Venne uno donna , e ditte : /' ton Lucia ; Latcialemi pigliar
cotlui, che dorme : Si t agevolerò per la tua via. avendo
fone in ciA mira non tanto alla varietà e alla bizzarria, quanto (come
avvertUce io Smarrito ) a lalvar la modeitia, per la quale non vuol coti
pretto farti bello d'un tì alto favore; riapetto , che manca poi
nel Purgatorio , dove la tua anima per la meditazione del- r
Inferno era divenuta piti monda , e ti pili vicina a pervenire all'
altittima contemplazione d' Iddio. Veduto del concetto principale
di quetto luogo , è ora contegnentemente da vedere con brevità
d'alcune cote, che rimangono, per aver una piena intelligenza anche
de’ pai-ticolari tentimenti. V. i3o. Finito quetto , la huja
campagna Tremò ri forte, che dello tpavenlo La mente di
tudore ancor mi bagna. Qui mente per fantaiia; e 'I tento à; La
fantatia, ri- membrando l'alto tpavento, ancor ancora muove tudore,
il qual bagna me, e non \a mente, come t'accordano con gran bontà a
intendere il Vellntello e 'I Daniello. Coti ancora vediamo quell' azione
, liati dell' anima , o degli tpiriti, che i' etprime con quetto vocabolo
di fantatia, per allungare al palato, e romper Pagrezza de’ frutti
acerbi gagliardamente immaginati , muover taliva. V. i33. La
terra iagrimota diede vento ere. So Canto terzo.
Qurito è confuroie la volgare opioionei che crede il terremoto
produrti da aria terrata nelle vitcere della tetra ; la qual opinione
tappiamo ettere tlata leguitata da Dante , come ti raccoglie da un luogo
del XXI del Purgatorio ; dove in perenna di Staiio rende la ragione
de' terremoti, che t'odono intorno alla falda di quella mon- tagna con
quetti versi 55 e aeg. Trema forse quaggiù poco , od assai ;
Ma per venSo , che irs terra sì nasconda. Non h dunque gran
fatto , che , portando egli quetta credenza, dica, che nel terremoto
della buja campagna otc) vento di terra, volendo inferire di quell' ana,
che nello tcotimento , e forte nell' aprimento della suddetta
campagna ti sprigionava. INFERNO. CANTO QUARTO.
ARGOMENTO. Raccolta , eom’ an tuono Io f«ce ritornare in , e
come trovò aver pattato il (ìamc Acheronte dalP al- tra riva, la qual fa
orlo al catino de!!' Inferno, chiamato da lui valle dolorosa d'abiuc.
Dice poi , d'eticre tcrio nel primo cerchio <^’ etto Inferno , che è
il Limbo. Di- manda a Virgilio della venuta di Critto in quel luogo
, ed ode la tua ritpotta. Quindi patta a veder 1' anime de* bambini
innocenti , e dopo quelle di coloro , che visterò secondo il lume delle
virtò morali ; e con la motta per discender nel secondo cerchio , termina
il canto. V. 1 . Rufptmi t alto tonno nella lesta Un
greve tuono , ti eh' i" mi riscossi , Come persona, che per forza è
desta. Statuì dio della similitudine presa da chi dorme; onde
chiama sonno quello , che in realtà era tmarrimento di spiriti , e
svenimento. Chiamalo alto , a differenza del Digitized by
Google Sì Canto «ODDO naturale: anzi, a fine
d'eeprimerlo alùiiiraot dice, che un greve tuono a gran pena lo ritcofte
, rome ai rìacuote persona, che per forza è desta* £d ecco retta la
comparazioDe fin all' ultimo^ dopo averla fatta operar con grandisiimo
artifizio in tutte le «uè parti. Il tuono potrebbe a prima viata parere
non eaaere auto altro, che il rumore degli alilaaimi pianti, e delle
mìaere atrida de* danoati, chiamate da Dante poco pid abbaaao
tuono. J tu la proda a mi trovai Della valle d * abisso
dolorosa , Che tuono accoglie d* infiniti guai. Goal di
aopra nel terzo canto , t. 3o , rasaomiglia i gemiti degli aciauratì allo
apìrar del turbo : qui , ove ai aeote il pieno del triato coro dell'
Inferno li rasaomiglia al tuono. Potrebbe forse anclie dirai , che questo
tuono venne dall' aria del terzo cerchio della piova, dove aon
puniti i golosi ; non essendo punto fuor di ragione il credere, che
insieme con la gragnuola venisiero aoche de* tuoni , siccome veggiamo
accadere nella noatr* aria , il che nell* Inferno ajuu a far crescer la
peoa e lo apa> vento de* peccatori. Considero dall* altro canto , che
in sì gran lontananza , qual è quella del terzo cerchio , volev*
essere un gran tuono per esser sentito da quei , eh* erano in su la riva
d* Acheronte. Ma bisogna ancora considerare, che quivi non tuona all*
aria aperta, come fa a noi , ma nel chiuso della valle ' d* abisso sotto
la volta della terra, che rintrona e rimbomba per ogni banda, e sì
lo strepito vien portato , come per cana> le, all* orecchie di Dante ;
e a chi farà rifiessione , a qual distaiza arrivi la voce d* uno , che
parli aoche pianamente per una canoa forata, forse non parrà
tanto gUAKTo. 53 HiTerUtroile queito pensiero. Senxa che delle
campane alla campagna aperta, dov' elle abbiano il vento in favore,
•'odono dieci o dodici miglia lontano^ e rartiglierie tirate alta marina
di Livorno s'odono talvolta Hn di Firenze, che per retta linea aWà ben
cinquanta miglia di lonta* nanaa. Più coerentemente però al costume non
meno , che alla grandezza della fantasia di Dante, si dirà, che il
tuono non fu altro, che quello incominciato nel canto antecedente , di
cui nel ritornare il poeta in s^ , udendo lo strascico, non rinvenendosi
(come accade a chi dor- me, e molto meno a chi è svenuto) quanto tempo
fosse stato fuori de* sensi , lo credette ( stando assai bene io
sul verisimile ) un altro tuono. E di vero, per passare il fiume su l'ali
d'una potenza soprannaturale, non vi volea cosi lungo tempo , che giunto
su l'altra riva non potesse ancora udire il rintuono di quel tuono
stesso, che scop- piò col baleno , allorché Dante si ritrovava al di là
dal fiume ; maravigliosa osservanza di costume. Si desta na-
turalmente, perchè già il miracolo della sua trasmignv «ione era fornito,
e udendo in quello tuonare, mostra di credere d'essere stato desto dal
tuono , come farebbe ognuno, che si abbattesse a destarsi in quel eh* e'
tuona. V, 1. Rupptmi tolto tonno ecc. Questo luogo si
vede imitato, o per meglio dire stem- perato dal Bocc. Itb. I. Fiam, Fù
it grave la doglia del €uore t quella aspettante , thè tutto il corpo
dormente ritrosie , e ruppe il forte sonno. V. XI. Tanto che
per ficcar lo viso al fondo. Per invece di quantunque , ed opera
graziosissima- mence. Il senso è : Tanto che , quantunque io ficcassi
lo 54 C A H F o viso al fondo. Piglia ficcar la
viltà per Guare gli occhi ; maniera aliai biiiarra. V. i5. r
tarò primo, e tu sarai teconio. Queite parole di Virgilio aono
aliai chiare quanto alla lettera; ma vuol fon' anche lignificare euer
egli nato il primo a entrar a deicriver l' Inferno , lì come fece
nel VI dell' Eneide , e Dante dover eiiere il lecondo. A chi lia riuicito
più felicemente queito viaggio, aitai leggiermente ai può comprendere dal
paragone. V. 15 . Ed egli a me; V angoscia delle genti.
Che son quaggiù , nel viso mi dipinge Quella pietà, che tu per tema
tenti. Spiega r effetto dell' impallidire per la lua cagione
, che è il compatimento de' mortali affanni de' peccatori : forma
di dire veramente poetica, anzi divina. V. ai che tu per tema
tenti. Che tu interpreti per effetto di timore. V. a3.
Cosi ti mise, e coti mi fe' ‘ntrare Ne! primo cerchio , che V abisso
cigne. Qui incominciamo a icender dal piano dell' atrio dell'
In- ferno , cavato lotto la volta della terra , dove abbiamo veduto
eiier puniti gli iciaurati , e corrervi il fiume Ache- ronte. Entran
dunque nel primo cerchio, che è il Limbo. V. a5. Quivi , secondo
che per ascoltare , Non uvea pianto , ma che di sospiri.
S* intende nel primo verto : Secomlo che ti potea comprendere;
cioè. Secondo che per l'udito ti potea quakto. ss Mcrorre ;
poiché gli occhi non icrvivano a ditccrnerlo , mercé dell’ aria oicura,
profonda, e nebuloia d' abliao. Ma che vale eccetto , aalvo , fuorché ,
aolaniente , pid che. Forae da magit quatti de* Latini; onde con tal
par- ticella vuol lignificare , che non v’ era maggior pianto eh’
un leniplice lamentar di aoipiri , lecondo che l’anime del Limbo non
erano tormentate (dirò coli) nel corpo, ma lolamente nell’ animo , per la
privazione d’ Iddio. Queito viene apiegato mirabilmente nel verio
arguente a 8 . E ciò avvenia di duol senza martiri. V.
33 innanzi che più ondi. Andi leconda peraona dell’indicativo
preaente del verbo Ando diauaato , dalla railice uiata andare. •
V. 34 e t' egli hanno mercedi. Non basta, perch" e' non
ebher batletmo; Ch‘ e' porta della fede , che tu credi. Qui
mercedi lo iteaao che meriti; nè qurata è l’unica volta, che Dante l’ ha
preao in tal lignificato. Farad, cant. XXXII, V. ^ 3 . Dunque
, senza merci di /or costume , iMcate son , per gradi diferenti.
Parla dell’ anime, che in quello, che tono create, h.mno da Iddio ,
lenza lor merito o demerito , maggiore o mi- nor dote di grazia. Chiama
il batteaimo porta della Fede. Coll vien chiamato da’ maeitrì in diviniti
lanua Sacra- mentoruia, V. 37. E s' e’ fuTon dinanzi al
Cristianesmo , Non adorar debitamente Iddio. 56
Canto Parla de* gentili innocenti» cbe furono avanti alla ve-
nuta di Cristo ; i quali » ancorché non peccaiiero , anzi adorassero la
Divinili, non Tadoraron debitamente, cioè secondo il verace concetto ,
che si dee aver d* Iddio , e secondo il legittimo culto prescritto dalla
Legge mosaica; ma lo riconobbero o nel Sole, o nella Luna, o nelle
Sta- tue , e sì Tadororono con riti profani ed abbominevoU.
V. 41 e soi di tatuo efesi. Che senza speme vivemo in
disio. Vi •* intende siamo. Cioè , e soì di tento , o vero »
e sol io CIÒ siamo efesi. Questa dice Virgilio esser la sola
pena di quei del Limbo , Ira* quali ha riposto sé ancora ; Aver vivo
il desiderio, e morta la speranza. V. 47* per ooler esser
certo Di quella fede, che vince ogni errore. Per aver
un riscontro della verità della nostra fede. V. 49. Uscinne mai
alcuno, 0 per suo merto, O per altrui , che poi foste beato ?
Credeva Dante ( che non v* é dubbio ) U liberazione degli antichi
Padri operata da Cristo nella sua resurre- zione ; pure da eh* egli avea
sì bell* occasione di chia- rirsi del vero , e con ottimo fine d* armarsi
contro qua- lunque titubaziooe gli potesse venire di così alto
mistero, non si potè tenere di domandar Virgilio , s* e* n* era
uscito mai alcuno. E notisi , com* egli dissimula bene il suo animo :
domanda prima di quel che sa , che non è , e che nulla gl* importa il
sapere, cioè s* e* n* uscì alcuno per suo proprio merito , per farsi
strada a domandar» di quel, che gli preme aMaÌMÌmo Tesier
fatto certo, lenza che Virgilio potaa ombrarvi sopra od
accorgersene. V. Sa. Rispose : I* era nuovo in questo sfato ,
Quando ci vidi venire un possente , Con segno di vittoria
incoronato. Era di poco venuto Virgilio nel Limbo , quando ci
vide venir Cristo nostro Signore , che mori intorno a quarantott* anni
dopo la morte di esso Virgilio; il quale, perocché si non conobbe Cristo
, però non lo nomina. Dice solo , eh* ci ci vide venire un possente
incoronato di palma. Possente dalle maraviglie, che gli vide ope«
rare in quel luogo , traendone sì gran novero d* anime , ond* a ragione
si persuadeva , quegli non poter esser altri , che un grandissimo , e
potentissimo principe. V, 6o. £ con Rachele , per cui tafito
fe\ Vuol dire del lungo servizio di XIV anni reso a Laban
padre della fanciulla, per averla in isposa. V. 64. JVon lasciavam
rondar , perch' e* dicessi. Ancorch* e* favellasse , badavamo a
ire. Lo stesso con« cetto lì ritrova replicato al XXIV, v, i del
Purgatorio, ma con dicitura così bizzarra , che ben duuostra la
ric« chezza della gran mente del poeta. . Nè 7 dir l'andar ,
nè l'andar lui più lento Ratea { ma ragionando andavam forte*
V. 66. La selva dico di spiriti spessi. Qui selva per
moltitudine : metafora assai f<untgliare Dante. Così nel piiiuo di
questa cantica selva chiamò 6 S8 Canto
gli errori giovanili, per entro la quale dice etieni egli amarrito
, e più apertamente nella »opraccitata apoiizione della canzone :
Le dolci Time d amor , eh' io eolia , dice amarrirviii l’uomo
all' entrare della tua adolezcenza. Ancora nel primo libro , cap. XV
della tua Volgare Eloquenza, rispetto ai diversi idiomi, che si
parlavano allora in Italia, chiama quell’ opera Italica telva; e
selva finalmente chiama in primo luogo una moltitudine di spiriti.
Così abbiamo nelle scritture : Secar decurtus aqua- rum plantauU dominus
uineam iuttorum. Qui molto giudi- ziosamente, trattandosi d'anime
dannate, piglia la metafora più ruvida di «/va. della quale, avvegnaché
si sia servito ancora S. Bernardo, è tuttavia da notare una doppia
limitazione. La prima, eh’ egli parla in quel luogo delle anime, o più
verisimilmenle delle diverse adunanze de’ nuovi cristiani, non già di
quelli della circoncisione, i quali erano toccati a S. Pietro, ma di
quelli venuti corì nudi e crudi dal paganesimo , onde oltre T esser
forse tutti per ancora e male istruiti nella fede, e peggio
riformati ne’ costumi , ve ne potevano esser molò de’ re- probi. La
seconda, che in questo luogo selva è pro- priamente metafora di metafora,
non pigliando il santo per piante di questa selva le anime a dirittura,
ma più tosto le varie adunanze delle anime , velate prima tali
adunanze sotto l’altra metafora di vigne, per viti delle quali vengono a
intendersi le anime particolari, e di ciascheduna di queste vigne cosi
numerose ne forma, per dir cosi, le piante d’una vastissima selva, che è
la metafora secondaria, come si vede manifestamente dalle seguenti
parole , che sono poco dopo il mezzo del sermone XXX su U Cantica ; Merito
et Paulo inter gentet tam ingens tylua eredita ett uinearum. Anclir
appresso gli Arabi si trova usata la stessa figura, come si può
vedere da quest* esempio d' Harireo Basrense nel suo primo • Le sue
parole sono le seguenti : dLJLsNwc jivervio io dunque
penetrato nelt interna densissima teha per saper la cagione di quei
pianti. Nè altro intende per sehat che una grandusima calca di gente, che
s'affollava d'intorno a un ceno romito per udirlo predicare.
V« 67. Non era lungi ancor la nostra via Di qua dal sommo;
quancT 1 vidi un foco, CK ejairpm'o di tenebre vincia. Credo,
eh’ ei chiami sommo l'erta, per la quale d«l piano di sopra , dove corre
Acheronte , erano calati nel Limbo; e credo, eh' ei voglia dire, ch'egli
erano caiu- minati ancor poco per la pianura di esso , quando ei
vide un fuoco , che illuminava un emisferio di tenebre. Questo fuoco non
si rinviene molto chiaraiuente, dov'egli fosse, e come ei si stesse; nè i
commentatori si fermano troppo a esplicarlo. Pure dal chiaiuarlo col nome
di lu- miera, e dal lume, eh* aveva a rendere non meno fuori che
dentro alle mura de) castello, m'induco volentieri a credere , eh* ella
fosse una (ìsunnia librata in alto nell* aria, come vergiamo alle volte
alcune meteore di fuoco, le quali durano a vedersi nello stesso luogo,
inhn tanto che dura la lor materia a ardere , e prestar alimento
alla bo C A K T O 6(unina , pfT cui •! rcndon
vi«ibili. Nè è da star attaccato alla fona delle parole, dicendo, che, te
quetto fuoco illuacrava un eniieferio di tenebre, bitognava, eh’ ei
fotte in terra, poiché alando in aria veniva ad lUuttrare una
porzione maggiore della mezza tfera: poiché Dante in quetto luogo debbe
intenderti come poeta , e non come geometra; né è veritimile, eh’ ei
pigli itte allora le tette per miturare il giro dell’ aria
illuminata. V. 73. O tu, eh' onori tee. Parole di Dante
a VIRGILIO. V, y(j V onrata nominanza > Che di ior
suona sii ne la tua vita , Grazia acquista nel ciel , che gli
avanza. La fama e ’l pregio , che riman di loro nella tua
vita, cioè nella vita mortale , la qual tu godi ancora , o Dante ,
impetra loro quetta grazia dal Cielo. V. 81. L’ombra sua torna ,
eh' era dipartita. Partitti allora dal Limbo Virgilio , quando a’
preghi di Beatrice andò a trovar Dante nella telva oteura. V.
84. Sembianza avean né trista, né lieta; e però conlacevole al loro alato
nè di gioja, nè di tormento. V. 91. Peroeehb eiaseun mero si
eonviene Nel nome, ehe sonò la voee sola; Tannami onore , e
di ciò fanno bene. Mi fanno onore , e fanno bene a farmelo ; perchè
a tutt’ e quattro ti conviene il nome , che la voce d’ un •olo diede
a me» cio^ in quello di pòeta. In «ustanza: fanno bene a onorarmi, perchè
siamo tutti poeti, e f o- nore , che è fatto ad uno , toma sopra
tutti. Y. 94. Cast vidi adunar la bella scuola Di quel
signor dell’ altissimo canto, D' Omero , dal quale hanno cavato
tanto i poeti , e in particolare i quattr(\ posti qui da Dante.
V. 9y. Da eh’ ehber ragionato insieme alquanto, Volsersi a me con
salutevol cenno : £ ’l mio maestro sorrise di tanto.
Qui non accade strologar molto quello , che Virgilio a costoro
dicesse , vedendosi manifestamente ( tanto è artifizioso questo
terzetto), eh' egli li ragguagliò dell* esser di Dante, del suo poetico
spirito, e della sua profondis- sima scienza- Ciò si discuopre dalla
cortesia del saluto, eh* essi gli fecero , e dal sorrider , che ne fece
Virgilio ; poiché quel sorrise di tanto altro sicuramente non vuol
signiBcare , che di questo , cioè di tcmto che fu fatto. Nè quei
grandissimi spiriti si sarebbero mossi a far tanto di onore a Dante , se
da Virgilio non ne fosse loro stata fatta un* assai onorevol
testimonianza, della quale essendo frutto il cenno salutevole, esso ne
sorride per compiacenza di vedere , quanto fossero «tate autorevoli le
sue parole. V. ICO. E più d’onore assai ancor mi fenno ;
C/f ei si mi fecer della loro schiera, St eh’ V fui sesto tra
cotanto senno. Cosi n andammo insino alla lumiera, Parlando
cose , che ’l tacere è bello , Si co/u era' i parlar, colà dop’
era. 6j Cauto A chi noD aTCMC ancora Bnito d’
intendere quel , che VIRGILIO ditcorreHe con Omero, e con gli altri
tre, Dante con questi tenerti finiace di dichiararlo , volendoci in
austanza dire, che da quello, che diaae di ane lodi Virgilio, fu di comun
conaentiuiento giudicato degno d' eaaer nirsao nella prima riga, e ai
annoverato tra' mag- giori poeti , eh* abbia avuto il mondo. Più dilhcile
iin. presa stimo , che sia I' indovinare quello , eh’ e’ discor-
ressero in sesto , poiché Dante si fu accoppiato con esso loro, non
aprendosi egli ad altro, se non di' e' parlaron cose , delle quali A
bello il tacere , com' era bello il parlare colà , dov' egli era. I
commentatori hanno avuto in tal veocrazione quest' arcano , eh' e' non si
son pur anche ardili e spiarlo con l' immaginazione. A me quadra
molto un pensiero sovvenuto al sottibssimo ingegno del Rifiorito. Stima
egli, che tutto il discorso fosse in lodar Dante, e perchA mostra, che
ancor egli favellasse, men- tre dice , v. io3. andammo infino
alla lumiera. Parlando cose , che ‘l tacer è hello. Il
suo parlare non fu per avventura altro , che recitare qualcuna delle sue
canzoni , secondo che da que' poeti ( siccome s' usa per atto di
gentilezza ) ne fu richiesto. E ciò non solamente torna bene al costume ,
ma ( che più si dee attendere ) al sentimento de' versi ; essendo
verissimo, che orala modestia fa diventar bello il tacere quello, che allora
bellissimo era a parlare. V. Ila. Centi v' eran , con occhi tardi e
gravi, Di grand' autorità ne’ lor sembianti : Parlttvan rado
, e con voci soavi. Quello tertetto paò lerrir di norma a qualunque
pi> glia, deicrtvendo, a rappreiencare il coitnme di gran
perionaggio. V. il5. Traemmoei co/l dalF un de' canti
In luogo aperto , luminoso , ed alto ; Si che veder si potén
tutti quotili. Dal dire, eh' e' li trauero da un canto del
caatello, ai convince manifeicamente , eh' ei non era murato a
tondo, come alcuni si persuadono, e fra gli altri il Vel- lutello : tanto
pid eh' e' non si può nè anche dire , che il castello era tondo bensì, ma
che v' erano diverse piazze o strade , le quali venivano a formar degli
angolii poiché non pare, che Dante figuri questo castello per altro
, che per un dilettevol prato intorniato di mura ; e s' ei potè mettersi
in luogo da poter veder tutti quanti , chiara cosa è , eh' e' non vi
doveva essere impedimento di mura, o di case, o d'altri edifizj. A tal che
questo canto, dond' e' si trassero Dante e Virgilio , mostra , che
la pianu delle mura non dovea esser circolare. Molto meno è veriiimile ,
eh' elleno abbracciaiser il foro della valle, come è opinione cfalcuni, i
quali si lon falsamente immaginati, che tutto il piano dello scaglione
del Limbo fosse diviso , come in due armille concentriche , una
ester- na e maggiore, dove non arrivasse il lustro della lumiera, e
quivi stessero l' anime degl' innocenti morti senza bat- tesimo
sospirando continuameote , onde dice , v. a6. ffon avea pianto , ma
che di sospiri , Che laura eterna facevan tremare.
minore l'altra ed interna , ed illustrata dalla lumiera , è questa
facesse prato al castello de' Savj e degli Eroi. £ 64
Canto invrrUimile I dico , tal optDÌone. Prima , perchè in
pro> porzione dell* altr* anime del Limbo y piccolisaimo è U
numero di quelle* che sono ammesse per tspecialissima grazia dentro al delizioso
castello ; per lo che* rimanendo loro un luogo sì vasto , vi sarebbero seminate
più rade che per un deserto. Secondo* perchè in qualunque luogo del
prato si fosser tratti Dante e VIRGILIO posto die nel centro non
potessero starvi per essere sfondato * e ter- minar ivi la sboccatura del
secondo cerchio * sarebbe •tato impossibile discemer tutti quanti* a non
supporre* eh* e* sì fosser ridotti tutti in un mucchio vicino all*
en- trata * perchè da distanza assai minore , che non è quella del
solo semidiametro di questo prato * a farlo cale * qual se lo figurano
costoro , si smarrisce di vista un uomo dì statura ordinaria. Direi
dunque * che il castello fosse da una porle del piano o pavimento del
Limbo * e che per avventura nè meno arrivasse con le mura in su la
sboc- catura del secondo cerchio- E che sia *1 vero* usciti eh* e’
ne furono*, dice Dante, eh* e* tornarono nelf aura* che trema* cioè in
quella, dove sospirano i padani in- nocenti, che l'aura eterna farevan
tremare. Che se per lo contrario il castrilo fosse stato abbracciato
dall* armilla esteriore* per discender nel secondo cerchio, non oc-
correva, eh’ c* ritornassero in quella, dove l’aria tre- mava. Kè vale il
dire* che per aria tremante si può in- tender anche l'aria del secondo
cerchio; perchè la sua agitazione (si come vedremo nel seguente canto)
era altro che un semplice tremare, dicendo il poeta di questo
cerchio, v. a8. J* venni in lungo <t ogni luce muto ,
Che mugghiai come fa mar per tempesta, S" e* da contrari
venti è combattuto. Ecco dunque, che il catCello era tutto dentro
all* orlo del Limbo io su la mano , tu la qual camminavano : e
torna ottimamente allo scemarti la sesta compagnia in due , essendo Omero
, Orazio , Ovidio e Lucano rimasti dentro al castello , e Dante e
Virgilio essendone usciti o per altra porta, o per la medesima, ood*
erano en- trati , ma voltando all* altra mano , e incamminandosi
per altra via da quella, ond' erano venuti. Così si condus- sero,
dov' era il passo per discendere nel secondo cer- chio ; si come vedremo
nel canto seguente. INFERNO. CANTO
QUINTO. ARGOMENTO. Xl }>eccato , che ii punisce in
questo secondo cerchio , è la lussuria, come il più compatibile all'
umana fragilità, c per avventura il meno grave. Fmge il poeta di tro-
vare al primo ingresso Flinos giudicante 1' anime. Di poi passa più oltre
, e vede la pena de' peccatori carnali , la qual dice essere un
furiosissimo , e perpetuo nodo di vento , il qual rapisce , e porta seco
voltolando in giro queir anime. Virgilio gliene dà a conoscere alcune ,
che erano già state al suo tempo , ma di Francesca da Ra- venna
intende dalla sua propria bocca la cagione della sua morte , e insieme di
quella di Paolo suo cognato , con r ombra del quale si raggirava per 1'
aria del se- condo cerchio. Cori discesi del cerchio primajo
Giù nel secondo , che men luogo cinghia, E Scatto più dolor, che
pugne a guajo. Digitized by Google 68 Canto
^ Discesi ; Io Dante diacesi. Men luogo cinghia ; si di- mostra
peripatetico f ponendo il luogo, distinto dall* esteiH sione della cosa
locata. Quindi è , eh* ei dice il pavi- mento del secondo cerchio
cignere, abbracciare, occupar minor luogo, in sostanza girar meno del
primo, secondo che per lo digradar della valle gii\ verso il centro
si discendeva. Così veggiamo ne* teatri dalla lor sommità i gradi
infmo all' iullmo venire , successivamente ordinati , sempre risirignendo
il cerchio loro. C ben vero , che quanto meno luogo cinghia, contiene in
sè altrettanto più di dolore, che non fa il primo. Poiché, dove
quello per esser solo dolor della mente , svapora in sospiri ,
questo, che alFligge il senso, pugne a guajo , cioè arriva a trar guai ,
pianti e lamenti dolorosissimi. Y. 4. 5 rauvs Afinos orriòilMente «
e ringhia. Qui orribilmente ha forza di esprimere P orrida
resi- denza , il tribunale formidabile , la fiera accompagnatura
de* ministri , e forse il ferocissimo aspetto dell* infernal giudice.
Bocc. Fdoc. Kb. 6 , 42. Quivi ancora si veggono tutti i nostri Iddìi
onorevolissimamente sopr ogn altra figura posti. Dove notisi , che per 1
* avverbio onorevolis^ simamenie ci dà ad intendere la preminenza del
luogo , quanto la ricchezza degli ornamenti sacri , ed ogni altra
nobile accompagnatura pertinente al culto degli Dii sud- detti. Ringhia:
accresce lo spavento, dicendosi il ringhiare de* cani , quando irritati,
digrignando i denti « e quasi brontolando, mostrano di voler
mordere. V. 6. Giudica , e manda , secondo eh* awvinghia.
Qui avvinghiare per cignere. Ciò che Ninos ai ci- gneise , viene
spiegato appresso. Vede qu«l luogo Inferno è da essa. Da in
luogo di Per, ed esprime attitudine , proprietà, c convenevolezza. Cioè
qual luogo d'infemoèprr essa, o vero convenevole ad essa. Veggasi di ciò
il Cinonio. V. li. Cignesi con la coda tante volte ^
Quantunque gradi vuol ^ rAe sia messa. Conosce il poeta T
obbligo, ch'egli ha d* uscire il piti eh* ci può dall’ ordinario ,
rispetto al luogo , e a* perso- naggi , eh’ egli ha alle mani. Quindi va
trovando maniere strane ed inusitate di significare ì loro concetti ;
come in questo luogo fa, che Minos si cinga tante volte la coda,
quanti gradi hanno a collocarsi gid 1 * anime con- dannate. Quantunque
per quanto , nome indeclinabile. Bocc. introd. n. i. Quantunque volte ,
graziosissime donne ^ meco pensando riguardo ecc. V. i3.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: Vanno ^ a vicenda y ciascun
al giudizio: Dicono , e odono , e poi son giù volte. In
questi tre versi è compresa un* esattissima e pun> tualissima forma di
giudizio. V. a3. Vuoisi cosi colà » dove si puote Ciò
che si vuole ; e più non dimandare. Le stesse parole per appunto
furono usate da Virgilio a Caronte nel canto terze, v. 9 S.
V. a 8 . t venni in luogo d* ogni luce muto. Notisi , come
stando sempre su la medesima bizzarra traslazione d* attribuire il
proprio della voce al proprio della vista , va continuameDte crescendo»
Nella selva , ~e Casto dove r oicurit.\ e T
ombra erano accidentali per l' im- pedimento de' rami e delle foglie ,
diwe aolamcnte tacerai la luce , V. 6o. Mi ripigneva là ,
dove 'I sol tace. Nell* atrio dell' Inferno dà al lume aggiunto di
JSoco , ac- cennando io tal guiaa , non eaier ciò per accidente >
tua per natura ; cauto HI , v. 75. Com’ io discerno per lo
fioco lume. Qui finalmente , dove a' ò innoltrato nel profondo
della valle, muto lo chiama; e vuol denotare, che le tenebre di
queato cerchio non aono accidentali , nè a tempo , nè aaaottigliate da
qualche apruzaolo di languidiaaima luce, ma apeaae , folte , oatiuate ,
ed eterne. V. 3l. Za bufera infernal , che mai non retta.
Mena gli spirti con la tua rapina: Voltando , e percuotendo gli
moietta. Il Buti definiace eoa! : Bufera è aggiramento di venti
, lo qual finge l’ autore , che sempre sia nel secondo cerchio
dell" Inferno. A chi pareaac queata voce o poco nobile , o troppo
atrana, ricordiai , che ai parla d' un vento in- fernale , e che merita
maggior lode il cercar la forza dell' eapreaaione , che 1' ornamento
delle parole ; ed è queata una pittura , che non richiede vaghezza di
colo- rito , ma forza; e tanto piti è bella, quanto è meno liaciata
; estendo il naturale coti risentito , che non può bene imitarsi , te non
è fatto di colpi , e ricacciato ga- gliardo di sbattimenti. Questa bufera
adunque leva e mena gli spiriti con due movimenti. Con uno gli
aggira secondo il corto della tua corrente, che va turno torno
^UIHTO. 71 al cerchio ; con F altro ( e ciò fallo con la sua
rapina , cioè col tuo grandissimo impeto ) li va voltolando in lor
medesimi. Cosi veggiamo la pillotta e '1 pallone , i quali, se vengono
spinti lentamente per Taria, son por- tati con un solo moto ^ che è
secondo la linea della di- rezione del lor viaggio , ma dove urtino in
muro , od in legno, osi, cadendo in terra, ribalzino mcontanente,
ne concepiscono un altro , Bglio di quel novello impeto , che gli aggira
intorno ai proprio asse. V. 34. Quando giungon dinanzi alla mina
; Qmvi le strida t il compianto t e*l lamento'.
Bestemmian quivi la virtù divina. Qual sia questa rovina, i
commentatori non lo dicono , o se lo dicono, io confesso di non intendere
quello che dicono. Crederei, che per rovina intendesse T autore il
dirupamento della sponda, giù per la quale egli era ve- nuto ; e che questa
fosse la foce , d' onde metteise il vento , il quale foue cagione di
maggiore sbatiimento a quelle pover* anime , che vi passavano davanti. A
simi- litudine d* un legno o d'altro corpo , cui la corrente d'un
fiume ne meni a galla , il quale, se s* abbatte a passare, dove sbocca un
torrente, o altra acqua, che caschi con impeto da grand'altezza, questa
se se lo coglie sotto ^ lo tuffa e rìtufia per molte fiate , e in qua e
in lè con mille avvolgimenti T aggira , e strabalza , in fin tanto
eh' ei non è uscito di quella dirittura , e non ha ritro- vato il filo
della nuova corrente. Di dove, e come possa quivi nascer questo vento ,
vedremo allora , che si dirà della fiumana dell' eterno pianto, di cui
nel canto se- eondo mi rìserbai a discorrere in altro luogo*
71 ClISTO V. 40. E (ome gli stornei ne portan F
ali Nel freddo tempo a schiera larga e piena ; Così quel
fiato gli spiriti mali. Brllisùma iimiUtudlne , e cavata ( «ì come
la «cgitcnte poco appretto delle gru) con finitsimo accorgimento da
animali tenuti in niun pregio , e per ogni conto vilittimi. V. 43.
Di qua , di là , di giù , di tu gli mena : Nulla speranza gli conforta
mai Non che di posa , ma di minor pena. Eipretiione
felicistima ed inarrivabile di quel tormento , e che vince quati il
vedere ttetto degli occhi. V. 48. Cori viiF io venir , traendo guai
, Ombre portate dalla detta briga. Qui briga vai lo
ttetto che noja, fattidio, travaglio; e briga preto nello ttetto
significato d’ agitamento di venti. Farad, can. Vili , v. 67.
£ la bella Trinacria , che caliga Tra Pachimo e Petoro sopra
'/ golfo , Che riceve da Euro maggior briga. cioè sopra
’l golfo , eh’ è più battuto dallo scirocco. V. Si. Genti, che faer
nero ri gastiga^ Corrisponde al detto di sopra, v. 18. I'
venni in luogo iT ogni luce muto. E cerumente la pena de’ carnali è
pena data loro dall’ aria , poiché l’aria col solo agitarsi si li
tormenta. V. 54. Pu Imperadrice di motte favelle. Ebbe
imperio sopra nazioni , che parlavano diversi idiomi. Modo usato altre
volte da Dante : distinguere , o denotare i paeii dalle lingue , che vi
ai parlano. Infer. cant. XXXIII , V. 79. Ahi Pila , vituperio
delle genti Del bel patte là, dove 'I ri tuona. V. 55 .
A vizio di Lutturia fu ri rotta. Che ’l libito fe' licito in tua
legge , Per torre ’l biatmo , in che era eondoita.
Aaaai è nota la legge della diioneatà promulgata da Semiramide ,
per cui ella penaò di aottrarai all' infamia de’ suoi vituperj.
A vizio di Lutturia fu ri rotta. Forma di dire assai
singolare. V. 60. Tenne la terra , che ’l Soldan corregge.
Dice il Daniello , che Dante in questo luogo piglia un equivoco ; e
che abbia voluto dire, Semiramide aver regnato in Egitto, ingannato dal
nome di Babilonia, con cui nel suo tempo chiamavasi volgarmente il Cairo
, allora signoreggiato dal snidano , non rinvenendosi dell' altra
Babilonia fabbricata da Semiramide nell’ Astiria. Di questo errore
pretende scusarlo con fargli nome di licenza lecita a pigliarsi da' poeti
grandi, tra' quali gli dà per compa- gno Virgilio in un certo patto , non
so già quanto a pro- posito , e con quanta ragione. Se io avesti a
esaminarmi per la verità dell' intenzione , che io credo , che
abbia avuto Dante ; direi forte ancor io , come il Daniello : tanto
più che in que' tempi non ti aveva coti esatta no- tizia della geografia,
che sia sacrilegio l'ammettere, che un poeta anche grandissimo abbia
preso un equivoco in- torno a una città, nella quale era facilittimo
l’equivocare, 6 74 Cauto
intrndendoii allora comuneniente per Babilonia quella d'Egitto;
ticcome oggi per Lione templicemente ('inten- derebbe sempre quello di
Francia, e per Vienna quella di Germania; e quanto a questo, che
Babilonia vi fosse in Egitto, e che fosse la stessa, che dagli Europei
si chiama oggi il Cairo , l' afferma Ortelio. Il Boccaccio
nel Decamerone, di tre volte, che nomina il Soldaoo , intende sempre
quello d' Egitto ; e Dante stesso nell' XI del Farad. , t. loo. E
poi cht per la sete del martiro Alla presenza del Soldan superba ,
Predici) Cristo , e gli altri , che 7 seguirò. Farla di S.
Francesco , il quale i certo , che parla del Soldano d' Egitto , e non di
quello di Bagadet. Il Fe- trarca dice anch' egli nel Sonetto; L'avara
Babilonia ecc. non so che di Soldano. 1 commenti l' intendono per
quel d' Egitto ; e il Gesualdo , se non erro , lo cava da una sua
epistola , nella quale fa menzione delle due Babilo- nie , d' Egitto e d'
Assiria. Ma chi volesse anche sostenere, che Dante non abbia
errato , potrebbe farlo con dire , che per Soldano intese quegli stesso ,
che nel suo tempo signoreggiava la vera Babilonia di Semiramide , essendo
la voce Soldano nome di dignità, e perciò convenevole ad ogni principe; e
da Cedreno si raccoglie essere stata comune ancora ai Co- liifi di
Soria , particolarmente dove parla di uno di essi, che ebbe guerra con
Alessio Comneno. Siccome e con- verso il Soldano d' Egitto aveva titolo
di Cohffa , prima che dal Saladino fosse unito l'un, e l'altro titolo
insieme, quando egli di semplice Sultano , eh' egli era , diventò
Fun e l'altro, avendo ucciso il ColilTa nell' andar a pigliar
Digitized by Google 9 0 IRTO. 7$ da lui lecoudo il
lolito l' ioicgne di Soldano. Fu anche Soldano titolo d' ufTizio coinè ai
cava da quoto luogo del Ponti 6 cale romano citato dal Meunio ; Circa
Ponti- fiiem , aliquando ante , aliquando poit , equilabat Mare-
icallus , siile Soldanus Curiae. lila per vedere adeiao , con
quanta poca ragione il Daniello tacci Virgilio d’un timigliante equivoco
, laiciaio di riapondere a quello eh’ ei dice , che egli nel Sileno
confondeaae la favola d* lai e di Filomena , e nel terzo della Georgica
acambiaaae Caatore da Polluce , nel che vien Virgilio difeao molto
giudiziosamente dalla Cerda , vediamo il terzo equivoco notato dal
aoprammentovato apositore di Dante ne’ seguenti versi dell' Egloga
del Sileno , T. 74 . Quid loquar? aut tcyllam Nisi? aut
quamfama secuta est. Candida surtinctam latrantihus inguina
monstris, DutUhias ue rosse rales, et gurgite in allo, Ah,
timidos nautas canibus lacerasse marinis ? Qui dice il Daniello ,
senza allegarne alcuna ragione , che Virgilio equivoca da Scilla hgliuola
di Forco e d'Ecate, o, cum’ altri vogliono, di Creteide, a quella
figliuola di Niso re di Megara. Io credo però di ritro- varla , e dubito
che si possa dir del Daniello nella spo- sizione di questo luogo di
Virgilio, quello che di Virgilio disse il Berni nell' imitazione di
cpiell’ altro d’ Omero ; Perch’ e' m hem detto , che Virgilio ha
preso Un granciporro in quel verso d Omero, Chi egli , con
reverenza , non ha inteso. Noteremo dunque di passaggio , come
bisogna , che quest’ autore si sia cieduto , che Virgilio parli d’
una 76 C A H T O loU Scilla , e che a queita
attribuendo i moitri marini , e r ingordigia degli altrui naufragi ,
liaii dato ad intendere , eh' egli abbia voluto dire di quella di Forco 1
ond* egli nota r equivoco in quelle parole : Quid loquar ?
aux tcyllam Nisi ? Sapendo, che Scilla figliuola di Niao fu
cangiata in uc- cello , e fu , come altri vogliono , appiccata alla
prora della nave dell’ amato Minoi) e finalmente gettata in mare, e
non mai trasformata, come quella di Forco, in moitro marino. Ma la verità
ai à, che Virgilio intese di parlare dell' una e dell' altra Scilla; e,
toccando di pas- saggio quella di Niso, si ferma a discorrer più
diffusa- mente dell' altra di Forco , come dalla lettura del luogo
è assai facile a comprendere ; ma forse il Daniello non s’ avvide di
questo passaggio , e trovandosi inaspettata- mente nella favola di Scilla
di Forco, la credette vestita a quella di Niso , equivocando egli
medesimo nell' equi- voco immaginato di Virgilio. V. 61.
L'altra è colei, che e’ aneUe amorosa, E ruppe fede al centr di
Sicheo. Didone , seguendo in ciò anch' egli 1 ' orribile
anacro- nismo , ed accreditando T infame calunnia d' impudiciaia
datale da VirgUio. Eneide IV, v. SSa. IVon servata fides eineri
promissa SUhaeo. V. 64. Siena vidi, per cui tanto reo Tempo
ti volse. Tocca di passaggio, e con maniera nobilissima la
guerra de’ Greci , e l' ultime calamità de’ Trojani,
V. 69. CK amar di nostra vita dipartille. Della morte delle
quali fu cagione Amore illecitOi V. 7». i' cominciai ; Poeta ,
volentieri Parlerei a que‘ duo , che ’nsieme vanno , E
pajon st al vento esser leggieri. Gli accoppia ioaieme , perchè
iniieme avevano peccata. S’accorae, ch’egli erano leggieri al vento ,
dalla facUitè , anzi dalla furia, con la quale il vento li portava;
e ciò molto convenientemente, atteao il loro gravitaimo peccato ,
eaaendo atati per affinità al atrettamente con- giunti, come più abbaaao
udiremo. V. 78. Per quell' amor, eh' ei mena, t quei
verratmo. Per quell' amore , eh' e' ai portarono , il qual fu
ca- gione di queato loro eterno infelice viaggio. Efficaciaaima
preghiera , e convenientiaaima a due amanti , acongiurarli per lo
acambievole amore. Y. 80 O anime afannate. Aggiunto di
mirabil proprietà, e aenza dubbio il più proprio , che dar mai ai poaaa
ad anime tormentate da ai latta pena. ' V. 8a. Quali colombe
dal disio chiamale Con f ali aperte e ferme al dolce nido
Volan per F aere dal voler portale. Grazioiiaaima aimilitudine , e
piena di tenero e com- paaaionevole affetto. Nè traendola Dante da coti
gentili animali , quali anno le colombe , vien a intaccar punto
della lode , che le gli dette poc’ anzi , per aver para- gonato gli
apiriti di queito cerchio agli atomelli e alle ^8
Cauto gru, 1’ una e l’altra ignobile «pezie d'uccelli, poicliè
in ciueato luogo ha maggior obbligo di far calzar la similitu- dine
all' andar di compagnia, che facevano i due amanti, il che ottimamente si
ha dalla comparazione delle co- lombe , che ad avvilire con un paragone
ignobile quegli spiriti in generale, come fece da principio. Del resto
gli ultimi due versi di questo terzetto posson aver due sen-
timenti, l’un e l’altro bello. Il primo è: Con Vali aperte * ferme al
dolce nido volan per Vaere , cioè volan per l’aere con l’ali aperte o
ferme, cioè diritte al dolce nido; o vero volano al dolce nido con l’ali
aperte e ferme , descrivendo in cotal guisa il volo delle colombe,
quando con l'ali tese volano velocissimamenie senza punto dibat-
terle, e in questa maniera di volare par che si ratb- giiri un certo non
so che pid di voglia e di desiderio di giugnere. V. 88. O
animai graziosa e benigno , Che visitando vai per V aer perso
Noi, che tignemmo'l mondo di sanguigno. Ninna cosa odono o parlano
pid volontieri gli annuiti che del loro amore. Quindi è , che quest’
anima chiama Dante grazioso e benigno per atto di gentilezza
usatole in darle campo , raccontando i suoi avvenimenti , di dar
alquanto di sfogo al dolore. Per V aer perso. Il perso è un colore oscuro
, di cui lo stesso Dante nel suo Con- vivio sopra la canzone Le dolci
rime ecc. dice esser com- posto di rosso e di nero , ma che vince il nero
; e Inf. caut, VII, V. io3. L' acqua era buja molto più , che
persa. Digitized by Google QUINTO. 79
V. 90. Noi che lignemmo il mondo di ttmguigno. Scherza in la
contrarietà di queiti due colori ; Fai visitando per F aria di color
perso noi , che , per eaiere arati ucciai in pena del noatro Callo ,
tignemsno il mondo di color di aangue. V. 94. Uh Jttel , che
udire , e che parlar ti picKe : Noi udiremo , e parleremo a vui.
Non ì gran coaa (dice aaaai giudiiioaamente il Landino) , che
coatei a’ indovinaaae di quello , che Dante deaide- rava d' udire. Una ,
perché di niun' altra coaa , fuori che de’ auoi avrenimenti , potea
ragioneTolmente cre- dere , eh* egli aveaae curioaità di domandarla ; 1'
altra , perché il coatume degli amanti é creder, che tutti ab-
biano quella voglia, che hanno eaai d' udire e parlare de’ loro amori , tanto
che aenza forai molto pregare non fanno careatla di raccontarli anche a
chi non ai cura aiperli. Che riapondeaae la donna pid tosto che l’
uomo, ciò é molto adattato al coatume della loro loquacità e
leggerezza. V. 96. Mentre che ’/ vento , come fa , si tace.
n ripoaarai del vento non é coaa impropria , anzi é accidente
confacevole alla natura di quello , dimoitran- doci r eaperienza , che
egli non aoffia con aibilo con- tinuato , al come corrono i fiumi , ma a
volta a volta ricorre, come fanno Tonde marine. Oltre che non aa-
rebbe inveriaimile il dire , eh’ ei ai fermaaae per divina diapoaizione ,
acciocché Dante potesse ammaestrarsi nella considerazione di quelle pene
, e riportar frutto dal suo prodigioso viaggio. Per questa ragione
vediamo nel canto IX spedito un angelo a fargli spalancar le porte
della 8o Canto cittì di Dite, e altrove molt’
altre graxie tingolariuime, le quali la bontà divina gli concedè, per
condurlo final- uiente alla contemplazione della aua euenza.
V. 97. Siede la terra , dove nata fui , Su la marina , dove
‘I Pò diicende Per aver pace co' teguaci tui. Bavenna ; poco
lontano dalla quale il Po inette nel- r Adriatico. Discende per aver pace
co’ sui seguaci. Ma- niera veramente poetica. Dicono alcuni , per aver
pace , cioè per trovar pace in mare della guerra, ch'egli ha nel
auo letto da' fiumi tuoi teguaci ; perocché , fecondo che quelli tgorgano
in lui , lo conturbano e P agitano , onde ti può dire, che gli facciano
guerra. Ma te Dante volette ttar tu l’allegoria di quella guerra, non li
chia- merebbe legnaci ; poiché , fintante che uno è teguace d’ un
altro , non gli fa guerra, e , facendogli guerra, non |i può chiamar più
teguace. Diremo dunque , eh' ei vo- glia dire , che il Po co' tuoi
teguaci diiceode in mare per ripoiare dal lungo corto , eh' ei fa , per
giugnervi , a fine di unirai come parte al tuo tutto , eitendo
queita unione la lola pace , alla quale tutte le creature tono d.a
inviiibil mano guidate. Veduto della patria , è ora da vedere chi folte
coitei, che favella con Dante; per Io che è da taperii , che quetta è
Francetea figliuola di Guido da Polenta tignor di Ravenna ; la quale ,
eitendo ttata dal padre mariuta a Lanciotto figliuolo di Malatctta
da Rimici , uomo valoroto in vero , e nella teienza e inaeitria dell’
armi eiercitatittimo , ma zoppo e deforme d' atpetto troppo più che ad
appajar la grazia e la de- licatezza di conci non era convenevole, fu
cagione, che ella t' invaghiate di Paolo tuo cognato , il quale
non meno grazioio , e arvenente del corpo , che leggiadro dell’
animo e de' coatumi , del di lei amore ferventiiii- mamence era preao4
Ora arvenne ^ che , mentre , tcam- bievolmence amandosi , in gran piacere
e tranquillità si Tiveano , indistintamente usando , appostati un
giorno da Lanciotto , furono da esso colti sul fatto, e d'un sol
colpo uccisi miseramente. V. ICO. jimor , eh’ al cor gejuU ratto s'
apprende. Prete costui della bella persona , Che mi fu tolta,
e '/ modo ancor m' offende. Platone nel Convivio , tra le lodi ,
che dà Agatone ad Amore , dice eh’ egli i ancora delicatissimo ,
argumentan- dolo da questo , eh’ egli i ancor più tenero e gentile
della Dea Ati , cioè della calamità , la quale esser mollissima a
delicatissima / argomentò Omero dal vedere , che ella , schifando di
toccar co’ piè terra , si tiene per t ordinario in tu le lette degli
uomini. Iliad. T, v. 93. .... Tvt pio 9 * ateahol sróStc iv fàp in'
ovSit nlAra^as , <2 A A’ apa f/j'S xai^ óvfpóv xpoara fiaùani.
Ma amore non solamente non mette mai piede in terra , o in tu le
teste , le quali , a dire il vero , non sono molto toffei , ma di tutto V
uomo la parte più gentile calpesta , e sceglie per tua abitazione. Negli
animi dunque , e ne’ temperamenti degli uomini, e degli Dii pone il tuo
trono Amore ; nè ciò fa egli alla cieca , e senza veruna distin-
zione ■ in ogni sorta <t animo la sua tede locando , ma quelli
solamente , che in fra tutti gli altri p'ut gentili tono , e pieghevoli
con delicatissimo gusto va ritcegliendo. suStò 9 fizaiipii(;ipfits
6 pi^a tixpiipiusnpi *Epura Xtc araAòc óv qdp iirì TÙt fiaivit, ovff tiri
npavietr. 8a Cahto ( S, larn iravv fiaX«ut<i)
cy roif fMi^xararoig TS* S*T»T> KoÀ fiaivti Koì oisut' iw )'àf>
v6$at KOÌ XM àiiUpixfn rhf Sixqffiv iSpvxau,’ »ai oò» av f{>7(
ir xóacui rati dXÀ,’ ^ riti iv vKXtipòv vio( i;^ot<rv >* ’^XP
dxtp^^iToi' ^ 9’ àt ftoAouiùy, oÌKÌ(ixcu. £'l Petrarca nel
toaetto : Come't ccmdido piiecc., ri- cavando con maniera più morbida lo ateaao
originale, fini di copiarlo anche nella parte tralasciata da Dante ,
che rijguarda 1' avversione , che Amore ha ordinariamente agli
animi rosai e dori , dicendo : Amor , che tolo i cuor leggiadri
invesca , Nè cura di mostrar sua forza altrove. E nella
canaone; Amor, se vuoi, eh' io tomi ecc. , par- lando con Amore, tocca
leggiadramente in ogni sua parte il sopraccitato luogo di Platone ,
dicendo dell’ impeWo, eh' egli ha non meno sopra gli Dii , che sopra gli
uo- mini , con questi versi : £ s’ egli è ver , che tua
potenza sia Nel Ciri s) grande , come si ragiona , E neir
abisso ( perchè , qui fra noi Quel che tu vali e puoi ,
Credo, ehe’l senta ogni gentil persona). V. loi. Prese costui
della bella persona che mi fu tolta. Lo prese del bellissimo corpo che mi
fu spogliato dalla morte , e ’l modo ancor m’ offende , perchè mi
fu ' data violentemente, e mentre mi suva tra le braccia del caro
amante. V. io3. jimor , eh' a nullo amalo amar perdona, mi prese del
costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m' abbandona,
Belliiiiina repetizione : Àmor , eh' al cuor gentil ratto s'
apprende, prese cosuù come gentile. Amor, eh' a nullo amalo amar perdona,
prese me come amata. Mi prese del costui piacer, del piacer di costui.
Costui nel secondo caso senza il suo segno si trova spesse volte usato
dagli autori. Veggansene gli esempi presso il Cinonio. Questo lungo
può aver doppio significato. Hi prese del piacer di costui, cioè del
gusto, del piacimento , della gioja d’amar costui. E mi prese del piacer
di costui, cioè del piacer che io faceva a costui, e questo corrisponde
ottimamente al detto poco innanzi : Autor , eh' a nullo amato amar
perdona ; mostrando non tanto essersi innamorata per genio , quanto per
vaghezza d' accorgersi di piacere e d’esser amata, e per cert’obbligo di
gentil corrispondenza. V. io6. Amor condusse noi ad una
morte. Arroge forza con la terza replica , e con grandit-
aim' arte diminuisce il suo fallo , rovesciando sopra di amore tutta la
colpa. Tib. lib. l .° el. VII , v. aq. Non ego te laesi prudens : ignosce
fatemi, lussi! amor. Contro quis ferat arma Deos ? E'I
Boccaccio, giornata IV, nov. I, conducendo GuU scardo alla presenza del
Principe Tancredi , non gli sa porre in bocca nè altra, nè piò forte
difesa per iscusar sè , che r incolpare amore, il quale, cioè
Tancredi, tome il vide quasi piangendo disse : Guiscardo , la mia
benignità verso te non uvea meritato l'oltraggio e la 84
Casto vtrgogna, la quale nelle mie cose fatta m' hai; eiccome
io oggi vidi con gli occhi miei. Al quale Guiscardo niun altra cosa
ditte te non questo. Amor può troppo più che nè io ni voi pottiamo.
V. IO/. Caina attende chi'n vita ci spente. Calila è la
g)iiaccia, dove nel canto XXXII vedremo euer paniti coloro , che
bruttaron le mani col sangue de’ lor congiunti. Dice dunque , che questa
spera detta Caina sta aspettando LANCIOTTO marito di lei , e
fratello di PAOLO , che fu il loro uccisore. V. Ila O latto
, Quanti dolci pentier , quanto detto Menò costoro al dolorato
patto ! Tenerissima riflessione , e propria d* animo gentile
, ma che non s’ abbandona a soperchia vilU col dimostrar dolore. E
qui notisi , come Dante per ancora sta forte all’ assalto della pietA ,
la cui guerra si propose di voler sostenere al principio del secondo
canto, v. l. Lo giorno te n andava , e f aer bruno Toglieva
gli animai , che tono in terra dalle fatiche loro; ed io sol uno m’apparecchiava
a tottener la guerra fi del cammino , e sì della pietose. £
che ciò sia’l vero, dopo eh’ ei non potò pid rattener le lagrime , dice ,
che in questo pietoso oflìcio egli era insieme, v. 117, tristo e pio-,
dove mette in considerazione, se quel tristo si potesse in questo luogo
intendere per iscellerato , malvagio , empio , e non per
malcontento, mesto , e maninconoto , come vien preso universalmente
, e (1 come io con gli altri concorro a credere etier re-
ritirailmeote alata l' intenzione del poeta. Pure nel primo significato
abbiamo nel Inf. triatitiimO) r. 9I. Tra qutJt’ iniqua e trutitiima
copia Correvan genti ignude e spaventate. E di vero tristo in
aendmento d’ empio (a un belliatimo contrapposto con pio , venendo a
estere il poeta in un medesimo tempo empio per compiagner la giusta e
dovuta miseria de’ dannati , del cbe nel XX di questa can- tica si fa
riprender acremente da Virgilio, e gli la dire, che è sciocchezza averne
pietà , e somma scelleraggine aver sentimenti contrarj al divino
giudicio, che li pu- nisce, V. a 5 . Certo V piangea poggiato
a un de' rocchi Del duro scoglio , zi che la mia scorta Mi disse :
Ancor se' tu degli altri sciocchi ? Qui vive la pietà-, quandi è
ben morta. Chi è più scellerato di colui, Ch' al
giudicio divin passion porta ? Driaza la letta , drizza ; e vedi ,
a cui ecc. E pio poteva dirsi il poeta , per non poter vincere la
naturai violenza di quell' affetto, che contro a tua voglia lo
cottrìgneva a lacrimare ; dove pigliando tristo in si- gnificato di
metto, avendo di già detto', eh' ei lacrimava, vi vien a esser superfluo
; e non solamente tristo, ma pio ancora ; chiarissima cosa estendo , che
chi piange r altrui miseria , n' ha rammarico e compatimento.
V. lao. Che conosceste i dubbiosi desiri ? Pubiioti per non
esserti ancora l’ un F altro diKoperd. 86 Canto V. I3I.
Ed ella a me; nerrun maggior dolore. Che ricordarsi del tempo
felice nella miseria, e dà sa il tuo dottore. Quella lentenaa
h di Boezio nel lecondo libro de Consol. proia IV, Le lue parole iodo :
In omni aduer si- tate fortuna» infelùissimum genus inforlunii est ,
fuisse felieeiu. Tanto che questa volta per il tuo dottore non
debbo intendersi VIRGILIO, come, dal Daniello in fuora, quasi tutti gli
altri si sono ingannati a credere , ma lo stesso BOEZIO, la cui
sopraccitata opera Dante nel suo esilio aveva sempre tra mano , e leggeva
continuamente ; onde nel suo Convivio scrive queste formali parole. Tuttavia
, dopo alquanto tempo , la mia mente , che i ar- gomentava di sanare ,
provvide ( poi nè 'I mio , I altrui consolare valeva ) ritornare al modo
, che alcuno sconso- lato avea tenuto a consolarsi ; e misimi ad allegare
e leggere quello, non conosciuto da molti, libro di BOEZIO, nel
quale, cattivo e discacciato , consolato si aveva. V. ia4- Ho , s‘
a conoscer la prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto
, farò , come colui , che piange , e dice. Sed si tantus amor
casus cognoscere nostros , Et breuiter Troiae supremum audire
laborem. Quamquam animus meminisse horret, luctuque refugit , Incipiam.
£n. lib. Il , v. io e seg. V. i» 7 - Noi leggiavamo un giorno per
diletto Di Lancillotto , come amor lo strinse. Qui,
prima di passar più avanti, giudico, che sia bene chiarir l’intelligenza
del rimanente di questo canto , con riportar la atoria di Lancellotto
cavata da' romanzi fran- zcsi dal libro di Lancilolto Du Lac, e riferita
in quella dottiatiuia acrittura di Lucantonio Bidol6 , nella quale
in un dialogo fìnto in Lione tra Aleaaandro degli liberti e Claudio d’Erberé
gentiluomo franzeae apiega inge- gnoaamente varj luoghi diSicili de' tre
noatri autori Dante , il Petrarca , e '1 Boccaccio. Farla Claudio Dovile
dunque eapere > eome avendo Galeaui figliuolo della iella Geanda
acquitlalo per sua prodezza trenta reami , s ave a posto in cuore di non
voler <t essi coronarsi , se prima a quelli il regno di Logres dal Re
Arius posse- duto aggiunto non aveste ' £ per ciò , avendolo egli
man- dato a Sfidare , furono le genti deir uno e dell' altro più
volte alle mani. Dove Lancilolto avendo in favore di Artus futa
maravigliose pruove contro di Galeaui , e avuto un giorno fra gli altri
l'onore della battaglia , fu da esso Galealto pregato, che volesse andare
quella sera alloggiar seco; promettendogli, se ciò facesse , di dargli
quel dono, che da lui addomandato gli faste. Accetta Lancilolto con
quel patto l’invito , e poi la mattina seguente , partendoti per
ritornare alla battaglia dichiarò il dono, che da Ga- lealio desiderava :
il quale fu di richiedere , e pregare esso Gale alto , che quando egli
combattendo fatte in quella gionuila alle gerui del re Artu superiore , e
certo d averne a riportare la vittoria , volesse allora andare a
chieder merci ad esso Re , e in lui liberamente rimetterti. La qual
cosa avendo Galeallo fatta , non solamente ne nacque tra Lancillotto e
Galealto grandissima dimestichezza e amistà , ma ne divenne ancora etto
Galealto , per cosi cortese e magnanimo alto , molto del Re Artu , e
della Regina Gi- nevra tua moglie familiare. Alla quale per tal pubblico PUI5T0
Amor, eh a null’amato amar perdona, mi prese del costui piacer it forte, che,
come vedi, ancor non m’abbandona. Qui ribadisce :
Questi, che mai da me non fia diviso. Nel che ti ponga niente
a quante volte e in quanti modi rioforra V espressioni d'un ferventissimo
ed ostinato amore , e con quant' arte s’ingegna d’attrar le lacrime e
sviscerar la pietà verso que luiserissimi amanti. V. i3y. Galeotto fu il libro,
e chi lo scrisse. Il libro ) e Tautor , che lo scrisse , fece tra
Paolo e Francesca la parte, che fece Galeotto tra Lancillotto e
Ginevra; onde l’Azzolino nella sua Satira contro la lussuria. In somma rime
oscene, e versi infami dell’altrui castità sono incantesimo, e all’onestade
altrui lacciuoli ed amU Tal eh* io ti dico , e replico il medesimo.
Se stan cotali usanze immote e fisse, la poesia diventa un
ruSianesùno. E questo è quel , eh apertamente disse il Principe
satirico in quel verso. Galeotto “ il libro , e ehi lo scrisse. Qui è
da notare incidentemente, come alcuni hanno voluto dire, che il cognome
di Principe Galeotto, attri- buito al Centonovelle del Boccaccio , possa
da questa storia esser derivato; perchè, dicono essi, ragionandosi
in codesto libro del Boccaccio di cose per la maggior Cauto quinto.
parte alle gii dette di Ginevra e di Francesca simiglianti, pare che quel cognome di principe Galeotto
meritamente te gli convenga. In questa guisa inferir volendo , estere il
Decamerone il principal libro di tutti quelli , che contengono in loro
cose attrattive alla carnale concupiscenza; che tanto è a dire, quanto
dargli titolo di Primo Ruffiano, o vero di principe de' ruffiani. Na
di ciò reggati più particolarmente il Ridolfi nel soprammentovato dialogo, ove
parlando assai diffusamente di tal opinione ti sforza di mostrare ,
essere molto veru simile a credere tal disonesto cognome, come
anche quello di Decamerone estere stato posto al Centonovelle più
tosto d’altri, che dal BOCCACCIO; il quale nel proemio della quarta
giornata avere scritte le tue novelle senz’alcun titolo apertamente si
dichiara. Quel giorno più non vi leggemmo ovante. Aocenna con nobil
tratto di modestia l’ inferrompimento della lettura, ed in conseguenza il
passaggio da’ tremanti baci agli amorosi abbracciamenti. Il conte Lorenzo
Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti. Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali
esperienze’ --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Maggi: l’implicatura conversazionale -- implicatura
ridicola – filosofia lombarda – filosofia bresciana – scuola di Brescia -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Pompiano).
FIlosofo italiano. Pompiano,
Brescia, Lombardia. Grice: “I like
his portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the ridiculous; but
his most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones philosophicae’ and
the ‘consilia philosophica.’” La
famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di farmacia. Il padre Francesco,
uomo di lettere, fu il suo primo maestro. Studia a Padova con Bagolino e
frequenta attivamente gli ambienti culturali della città. Si laurea e insegna
filosofia. Degl’Infiammati, strinse amicizia con Barbaro, Lombardi,
Piccolomini, Speroni, Tomitano, Varchi, entrò quindi a far parte del circolo di
Bembo, frequentando insigni filosofi come Paleario, Lampridio e Emigli. Conobbe
Pole, Vergerio, Flaminio e Priuli. Il dibattito sulla questione della lingua e
sui temi estetici legati soprattutto all'interpretazione della Poetica
aristotelica condusse alla preparazione di un commento allo scritto di
Aristotele che, iniziato da Lombardi, fu proseguito, concluso e fatto
pubblicare da M., con altra sua opera dedicata ad ORAZIO, a Venezia: le “In
Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem
librum propriae annotations”, dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per
entrare al servizio del duca Ercole II d'Este come precettore del figlio
Alfonso e, insieme, per insegnare filosofia a Ferrara. Si conservano appunti
delle sue lezioni sulla Poetica. Anche della vita culturale della città estense
fu protagonista, divenendo principe dell'«Accademia dei Filareti», che
vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere
amico degli umanisti PIGNA, PORTO, e RICCI, che gli diede pubblicamente merito
di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».
“Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la
figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un
brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione
a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando,
che si pone come corollario dell'orazione di M. Alla chiusura temporanea
dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni dell'Accademia
di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della cittadella vecchia,
in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del nobile Paris Rosa,.
A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso nell'elenco dei consiglieri
comunali della città destilla reggenza delle podestarie maggiori del
territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi, ma vi rinunciò, come
rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle sedute del Consiglio
Generale. Altre saggi “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne,
Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes:
Madii vero in eundem librum propriae annotationes, Venetiis, Valgrisi; De
ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio, Venetiis, Valgrisi,
“Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. Expositio in libros de Coelo et Mundo, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, ms, Expositio de
Coelo, de Anima, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, Espositio super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi,
ms Pollastrelli, Mulierum praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus.
Oratio de cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de
Valentia, Consilia philosophica, Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem
serenissimi Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e
Stato, Modena. Note In Sardi, Estensis latinus 88, Modena,
Biblioteca Estense. G. Bertoni,
«Giornale storico della letteratura italiana», C.. Fahy, Un trattato sulle
donne e un'opera sconosciuta di Lando, in «Giornale storico della letteratura
italiana», Bruni, Speroni e l'Accademia
degli Infiammati, in «Filologia e letteratura», XIWeinberg, Trattati di
retorica e poetica, III, Roma-Bari, Laterza, Bisanti,
interprete tridentino della Poetica di Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio
Tortelli, “Quattro M. in cerca d'autore”, in «Quaderni del Lombardo-Veneto»,
Padova, Vincenzo Maggi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vincenzo Maggi, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Maggi.
Maggi. Kewyords: implicatura ridicola, Eco, il nome della rosa, Cicerone, il
tragico, filosofia tragica, pessimismo, l’eroe tragico, Nietzsche, la tragedia
per musica – I curiazi, catone in Utica – tragedia per musica --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Magi: l’implicatura conversazionale nell’uso
delle parole – il mistico – I mistici – la scuola di mistica fascista – il
veintennio – filosofia marchese -- filosofia italiana – filosofia fascista -- Luigi
Speranza (Pesaro). Filosofo italiano. Pesaro, Marche. Grice: “A
fascinating philosopher – “journey around the world in ten words,’ a gem!” -- Insegna a 'Urbino. Si dedica alla psicologia “trans-personale”. Fonda il
Centro di Filosofia Comparativa (cf. ‘implicatura comparativa’) e “Incognita” a
Pesaro, tesoreggiando ‘l’intelligenza del cuore’ e il principio
dell’interiorità. Scrisse “I 36 stratagemmi” (Il Punto d'Incontro; dal,
BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe. Le porte della percezione per essere
straordinario in un mondo ordinario” vede un clamoroso successo. “I 64 Enigmi.
L'antica sapienza per vincere nel mondo”
(Sperling & Kupfer )è segnalato al
primo posto dei libri più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento
rimosso dei nostri tempi: la morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti
cari agli autori: filosofia, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai
confini della morte. Esce un aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe
con il sottotitolo “La porta dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si
focalizza sui modelli mistici per approfondirne, oltre la portata metafisica e
auto-realizzativa, i concetti di efficacia ed efficienza: nel libro I 36
stratagemmi declina il taoismo nei suoi aspetti di strategia psicologica; nel
saggio "Le arti marziali della parola" in La nobile arte dell'insulto
(Einaudi) evidenzia come l'arte del combattimento diventi arte retorica e
dialettica. Nei saggi Il dito e la luna, La via dell'umorismo e Il tesoro
nascosto mostra il rilievo della comunicazione metaforica e umoristica. Elabora
e sviluppa la dimensione della psicologia trans-personale all'interno del Gioco
dell'Eroe, disciplina da lui creata e imperniata sulla capacità umana
dell'immaginazione. Altre saggi: “Il dharma del sacrificio del mondo”
(Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno” (cf. Grice: ‘timeless’ meaning,
versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola superiore di filosofia comparativa
di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto d'Incontro); I 36 stratagemmi (Il
Punto d'Incontro, BestBur); Sanjiao. I tre pilastri della sapienza, Il Punto
d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della veglia. Viaggio attraverso la
filosofia della Liberazione, Scuola superiore di filosofia comparativa di
Rimini, La Via dell'umorismo (Il Punto
d'Incontro); La vita è uno stato mentale. Ovvero La conta dei frutti delle
azioni nel mondo evanescente, Bompiani, Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra).
Arte della guerra e della strategia” (Il Punto d'Incontro, "Lo yoga
segreto del perfetto sovrano"; “Il gioco dell'eroe” (Il Punto d'Incontro);
“I 64 Enigmi, Sperling); Lo stato intermedio,, Arte di Essere,. Il tesoro
nascosto. 100 lezioni sufi, Sperling); Il gioco dell'eroe. La porta
dell'Immaginazione” (Il Punto d'Incontro, 101 burle spirituali, Sperling); Recitato
un cameo, nel ruolo di se stesso, nel film Niente è come sembra, di F. Battiato,
a fianco di Jodorowsky. Jodorowsky scrive in seguito la presentazione di La Via dell'umorismo.Blog. «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”.
Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso
immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze». Incognita. Advanced Creativity Il Secolo XIX
(Onofrio) " 'Incognita' di Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre,
un'immersione interiore al di là dello spazio-tempo"31 Il Secolo XIX
(R. Onofrio) "Advanced Creativity Mind School. Per capire l'entrata
nell'epoca del post-umano" Per il titolo del suo album Dieci stratagemmi,
Battiato si è ispirato a I 36 stratagemmi di M. Il sottotitolo,
"Attraversare il mare per ingannare il cielo" è il primo stratagemma
dei trentasei che compongono che il libro.
Stralcio della quinta puntata (youtube)
Modelli strategici. Corriere della Sera, (Camurri) wuz
Panorama (Mazzone) wuz Panorama (Allegri) Il Secolo XIX Onofrio) "Aprite le porte
all'Immaginazione, c'è un mondo oltre la quotidianità" M., I 64 Enigmi,
Sperling & Kupfer, Milano: «Diversi anni fa, in un’intervista, mi chiesero
perché sono vegetariano. La mia risposta fu molto sintetica (e la penso ancora
così): Non mangio animali. Non riesco a digerire l'agonia». La Repubblica (Michele Serra); Il Riformista
(Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Schisa) Il Gioco dell'Eroe, Il Punto d'Incontro,.
Libro/CD con prefazione di Battiato Il
Gioco dell'Eroe Gianluca. Scena del film ove compaiono e A. Jodorowsky (yout ube) La Via dell'umorismo, Il Punto d'Incontro,
Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità della Repubblica
di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha costruito attraverso la
sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa di Rimini ponti
di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e d'Occidente,
attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio filosofico,
psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gl’altri premi sono stati
conferiti a: Battiato (Musica), Jodorowsky (Teatro), F. Mussida (Arti visive),
S. Agosti (Cinema), M. Gramellini (Giornalismo), Gabriele La Porta
(Televisione). Sito ufficiale di
Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced Creativity
"Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio brevis riflessionisul Senso della vita su
riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico,
‘implicatura comparativa’ mistico, scuola di mistica, l’uso di ‘scuola’ mistica
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Magnani: l’implicatura conversazionale
della linea e il punto – filosofia lombarda – scuola di Pavia -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo italiano. Sannazzaro de’
Burgondi, Pavia, Lombardia. Grice: “I like Magnani; he has written about
conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani; his treatise on
the philosophy of geometry is brilliant!” --
essential Italian philosopher, not to be confussed with Tenessee
Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna a 'Pavia, dove dirige il Computational
Philosophy Laboratory. Dedicatosi allo studio della storia e della
filosofia della geometriai, i suoi interessi si sono poi rivolti all'analisi
della tradizione neopositivista e post-positivista. Si è poi dedicato al tema
della scoperta scientifica e del ragionamento creativo. Studia tematiche
riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina in collegamento con il
problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale nella sua ricerca. La
sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto model-based
reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning. Trattai
problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al tema
trascurato in filosofia dell'analisi della violenza. I suoi interessi di
ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le scienze
cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina, nonché i
rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito a diffondere
il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha riguardato
principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di Libri SAPERE. Opere:
“Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un mondo tecnologico”
“Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa una teoria
filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva
naturalistica e cognitiva. Note Web Page
del Dipartimento di Studi Umanistici
Computational Philosophy Laboratory Web Site [Cfr. le varie pagine dedicate a questi convegni
in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy
Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia,
Pavia (Italia)] Sun Yat-sen Award Cerimonia
Book Series SAPERElesacademies. org. Edizione cinese:
Philosophy and Geometry Morality
in a Technological WorldAcademic and Professional Books Cambridge University
Press Abductive Cognition Understanding Violence The Abductive Structure of Scientific
Creativity Author Web Page Handbook of Model-Based Science Logica e possibilità, su RAI Filosofia, su
filosofia.rai. Filosofia della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai.
Grice: “Philosophy of geometry, so mis-called – I call it the theory of the
line and the point – always amused me since Ayer misunderstood it in 1936!
Hoesle and Magnani prove that it’s less geometrical than you think!” -- Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi
Speranza, "Grice e Magnani," per il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Magni: l’implicatura conversazionale – filosofia
lombarda – scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I love
Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m talking about his “Principia
et specimen philosophiae” – The titles for the chapters are amusing, and he
refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff – *Very* amusing --.”Figlio dal
conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si trasferì a Praga. Entrò nei cappuccini della provincia boema a Praga. Insegna
filosofia entrando, grazie al suo insegnamento, nelle grazie dell'imperatore.
Presto fu eletto Provinciale della Provincia austro-boema dell'ordine e divenne
apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri principi europei. Il re Sigismondo
III gli affidò la missione cappuccina nel suo paese. Ferdinando II lo inviò in
missione diplomatica in Francia. Fu uno dei consiglieri del duca Massimiliano I
di iera. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di
Praga Ernesto Adalberto d'Harrach nella cattolicizzazione della popolazione e
nelle riforme diocesane. Prese parte in nome dell'imperatore ai negoziati con
il cardinale Richelieu sulla successione ereditaria al trono di Mantova. Divenne
consulente teologico nei negoziati per la pace di Praga e missionario
apostolico per l'elettorato di Sassonia, Assia, Brandeburgo e Danzica. Riprodusse
a Varsavia di fronte al re e alla corte l'esperimento di Torricelli usando un
tubo riempito di mercurio per produrre il vuoto. Riuscì a convertire il
conte Ernesto d'Assia-Rheinfels e sua moglie. Dopo che l'Praga venne
affidata ai Gesuiti, entrò in contrasto con i gesuiti, che lo fecero arrestare
a Vienna. Rilasciato dalla prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a
Salisburgo, dove morì quello stesso anno. Frutto della sua polemica con i
protestanti è “De acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che
senza l'autorità della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come
regola di fede per i cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de
acatholicorum et catholicorum regula credenda”, le cui debolezze argomentative
scatenarono la contro-offensiva dei protestanti. Si occupa di metodologia,
logica, epistemologia, cosmologia, metafisica, matematica e scienze naturali.
Rifiuta i principi aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di
Platone, Agostino e Bonaventura. Altre saggi: “Apologia contra imposturas
Jesuitarum,” “Christiana et catholica defensio adversus societatem Jesu,” “Opus
philosophicum,” “Commentarius de homine infami personato sub titulis Iocosi
Severi Medii,”:Concussio fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm.
Conringi, “Conringiana concussio sanctissimi in christo papae catholici
retorta,” “Echo Absurditatum Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione
H. Conringii” “Epistola de quaestione utrum Primatus Rom. Pontificis, “Principia
et specimen philosophiae, Acta disputationis habitae Rheinfelsae apud S.
Goarem, “Organum theologicum”; “Methodus convincendi et revocandi haereticos”;
“De luce mentium”; “Judicium de catholicorum ei acatholicorum regula credendi, “De
atheismo Aristotelis ad Mersennum, Demonstratio ocularis, loci sine locato:
corporis successiuè moti in vacuo, Bologna, Benatij. Vedi la voce nella
Enciclopedia Italiana. J. Cygan, “Vita prima”, operum recensio et
bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut manuscripta tradita aut
typis impressa, «Collectanea Franciscana», A. Catalano, La Boemia e la ri-conquista
delle coscienze. Harrach e la Contro-Riforma, Roma, Storia, M. Bucciantini, La
discussione sul vuoto in Italia: Discussioni sul nulls, M. Lenzi e A. Maierù,
Firenze, Olschki, A. Napoli, La riforma
ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de
Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Biblioteca Francescana,
Milano. Relatio veridica de pio obitu R. P. Valeriani Magni, Lione, Ludwig von
Pastor, Storia dei papi, Roma, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, M. Bihl, G. Leroy. Ad universam Philosophiam. De Ordine &Jl)lo
Dottrimt. Oftii Theophilc nullum entium affitmiri de alio ente, fed fingula
negari de singulis quae verd affirmantur de entibus non lunt entia, sed
habitudines, quae intercedunt entia. Ego enim illa duntaxat nunc upaui entia, qu3e
per al iquam potentiam pofluni efTe, 6c intelligi, feorfum abomni
alioente. Harum habitudiuum,
ut docui, aliae funtiden: itatise (Tentiae, ut, “Petrus est Petrus”. Alias
identitatis rationis, ut “Petrus est Paulo idem m ratione naturae humanae. Demum
aliac funt efle aut principium, aut ter- n)inumalicuius motus – vt: “Petrus
generat”, “Paulus generatur”. Ex quibus duntaxat potest demonstrari et existentia,
et natura entium.Verum non sunt negligendae reliquae: Ille,enim, qua: referent identitatem
essentiae sive affirmatam, sive negatam, inuoluunt Frequenter niotum nostrae
rationis a cognitione imperfecta, ad perfectionem: v.g huius propositionis,
“Homo est animal rationale”. Praedicatum licec sit identicum subiecto, ipsum
tamen explicat diftin&ius. Qux autem
consistunt in identitate rationis, sive affirmata, sive negata, coordinant
cognoscimentum et praedicamenta, & in omni di- £lione, iudicio, ac
ratiociatione praetendunt terminos, qui ab identitate rationis, communi
pluribus entibus, denominantur universales. Et licet eiusmodi identitatesr
ationis non inferantur syllogismo, sed cognoscantur sola collatione, seu
comparatione terminorum, cognitorum aut immediate aut mediante illatione: tamen
hae habitudines tum fubeunt illationem, cum ex identitate rationis
affirmata, aut negata de duobus principijsali cuius motus, infertur
proportionalis identitas rationis, inter terminus illorum motuum, v.g. Quae est
ratio entitatis inter Petrum et Paulum, ea eft mter filios Petri et Pauli.
Quoniam vero in primo libro de per se notis, per didboncm connexam ordinavi in
cognoscimento, & praedicamentis entia per se nota: coordinationem graduum
entitatis, nomino cognoscimentum, & A per iu* X
2 Vakriani M. per iudicium conncxum exhibui in clau^diftin &asomnes
entiurn per se notorum pra:cipuos motus per se notos, quorumillos.
quos quifquc confcit in se, ennarraui (atis accurats, inlibro
demeicon- lcicntia: fupercft, ad complementum appararus philosophici. exhibere
illas propoauioncs. quarum veritasnon dependeat abentium cxi- ftentiajeda
rarionc a?tcrn^ > & incommutabili, cuius modi debent cf- fe
i!la?,qutfin syllogismo denominancuc maiores: Minores enimper se nota propoliciones,
exararaz in cra#atu de per se noris , habenc ve- rit3tem,pendulam ab exifteruia
Ennum; v. g. Luna mouetur, qua? , fi corrumpatur,inducit Falfiratem
iliius propofitionis, Ac vero hxc: Id, quod mouctur, neceiIari6 movetur
ab alio : eft vera,tametfi corrum- pancuromnia mouentia &
mobilia. Harum vero propofitionum incommutabilium funt innumera nequecft
vllaclfYerentia motus, quaenon sibi vendicetpropiias vericate'S mcommutabiles: puta
has.Id, quod Loco-movetur 5 neccessari6 Loco movetur ab alio: ld, quod
alteratur, necelTari6 alteratur ab alio; U> qnod generatur, neceflano generatur
ab alio. Veium hae omnes deriuanc (ibi incommutabilitatem ab hac: Id quod
mouetur, neccessariu mouecur ab aho>oporcetergo congercre invnum
craclacumillasim- fnutabilium,quas nulla ipccialis pars philosophiae
pcrcra&ac, quatenuSjvbiv.g. ventum ficad tra&a cum de generatione.
Ha?c, fd, quod geiif ratur, neceflario generatur ab alio demonftracurperhanc
: id, <juod mouetur, necefl.ui6 mouetur abalioj quae supponatur dcmon-
(trata m ipfo vestibulo Philosophia?,ica vc non fic opus in vllo ratiocir
nco repetere demonftiacionem fadtam. Hiccrgotra&atus comple&iturhas
propositiones ajternas, & ir>» commucabiles>in quas neccirario
refoluancur omnes lllacioncs. quas habebir,& habere poteft vniucrfa
philosophia: has nuncupaui Axiomata, & licniiTec denominarc Maximas, veluc,
quac influanc vim iliatiuam propofitionibus
maioribus. Exordioraucemtraclatum ab habitudinibus idcmitatis
elTentiar, deinde profequar illas,quac funt efle pi incipium &
ccrminum motus, casvero, quae funt ex idcncitareracionis, poftrcmo loco commemorabo.nimirum
ilIas, quacafficiunc motum: mocum, in quam, icalem cx quo duntaxar
argumentor entium exiftencias & nacuras. Scd veiitus, nemeusftylustibi
vfquequao^ue probccur, voloprius ^cxcufareilla. qu^forcaflis exiftimabisnofacii
congrua fini,mjcintcdo Obijciturprimo loco oblcuritas, quxfuperec vulgarem
conditionem, j4xiowata S ncm rhilofophantiura. Respondeo, quod obscurafas
obuenit vcl ab obie&o, ve! a ftylo (cribentis. Meum stylum audafter
dico tam darum quam quicflepoifitnatioenimfcribendicum clarirate est mihi
& rco- peccisfima, et familiaris.cxcerum grarulor philosophiae
obfcuriracem ab obie&o,quae aiceac plerofque ab hoc ftudio, qui Reipublica:
vnlius opera,& aecace impendent in agro>in mechamcis^in bcllo
& iimilibus Laudatur pasfim rraditio do&rinae per quarftiones , quae
rnouentuc de (uL,ie&o alicuius fcicnciae>placecque numerata
partino earum.Hanc methodum refolutiuam Ego non adhibeo, fed compofiriuam
: Haec enim exordicur a nonslimis & prarcendens lucem eacenus partam,
reuelat semper obfcuriora : qui verdmouec quxftionem,obijcit tene-
bras,quas fubmoueac,(olucndo qua^ftionem propofiram. Uli,qui per
qusftiones cradunt lcientiam,ducunt argumenta ex om- nibus locis
diale£ticis:Ego proiequor lineam mocus , tfnde dunraxac infero enrium
exiftencias,tSc nacuras,ijsargumcncis, quadola poflunt efle
dcmonftrariua,quarue,adnumerata Diale&icis , digniratem pro- priam
peflundant Memineris vero, Theophile, argumentum, quod inihi est demonstrativum,
alicui fortasfis vixerit probabile:(untenim plerique, quibus opus fu
pharmaco magis quam syllogismo. Quoniam vero motiu func fubordinati >
demonltrationes anrece- dentesnancifcuntur,maiorem certitudinem , &
euidentiam a lubfe- ouentibus:fcilicer > exiftencia,& natura primi
mouentis confirmatur^ iecundis,alijfque fubfequentibus. Hxc
conditio ratiocinancis ex motu,e(t oppofita illi,quae ducitur ex nacura
Quanti difcreci f 6c continui, nam in Mathematicis vix aliqua
demonftrationum anteccdentium pendec a iubfequenti- bus.
Tibiver6,legentimeostra£htus , occurent frequenter nonnulla
amcnegle&a , qiu? tuo iudicio debuiflenc dici; ied fcuo mehorrere
confufionera,vcl minimam,mareriaium>quas fuis locis deftinaui rra-
£Undas;Ide6,Licet fciam mulcum lucis acceflurum rci , quam expo- no.fi eo
loci cognofcacur aliquid,alio loco referuarum , ramen id fe- pono,&
pra:ftoloL loco congruo do&rinam,qua: no debec anticipari. Nil
pono moieitius obueniet cibi m m ea Philofophia, quam quod fcpono
obiediones manifeftas,dn#as ab exiftencia reru contra con-
clufionnsillacasa racionibusanernis,v.g.infero mouentem non pcfle
quietcece in termino trafeuntcqui fu fibi iCqualis in entitate.Cui co-
clufioni videcur aduerfan expeucua omniu generaciu fibi fimile in na- A i
wraj, - r" — ta....\....^x V
zlcriam M. tttra^fed (tperpendasfolutiones eiufmodi obiedlionurnj facile intelli-
ges eas^fi anteuertantur , neceflai io (us deque conuerfuras vmuerlam
Philosophiam, fine quarlira evidentia. Ponofi vim a.gumenti con-
clufionisillataealTequans facile inteliigcsrcrum exiftennas, &naturas
dependcrea rationeaetcrna.a.rumpra in fyllogifmo.&fupponeslatere
aliquid in entibus concretis,vndecaptas occafionem errorrs.
Confulcoabftineoa quamplurimis, quce alioqum magna conten-
tionecontrouertuncurintei Philofophos , fi tamenhzc ncghgentu non
detrahatfcientia^quamprxtendo : Commemoroadexempkira differentiam
interdiftin&iones formalem*rationis ratiocinat*e,&mo-
dalem.Eiufmodi enim contenrione.splunbus feculis agirarae, non ha- bent
momentum ad veritatcm quaefuam,quod pofcat dispucationern zuternam. Non
infero ex conclusionibus primo illatis, reliquas omnes, qur inferripoflunt
ed illas duntaxatj quae cx ponunt natura mcntis, quoi
fub»jciturratiocinio : immopleraquc rranfilio, quxexdcmonftrati* non
obfciueprodcuntinlucem. s :
DemumnouerismenondocererespervocabuIa,fed res, confue- ta oratione
declaratas, significo per vocabuU vfitata,fi Hippetant , vci adhibeo aha
ad placitum meum. Capvt ir. -dxiomata ex identiutt
ejfentiali. Ursauternpr^miffisaggredior habitudincs identitatfs
eflenti». A Afeddebeopnusaflignarcrationem communem omnibus cnti'
bus quatenus hxc dodnna fit vniuetfal.ffima, Nofti Theophile. fpecierum.
quascognolcituri adhibcmus . jffiW eflc lenfib.les a . as
imag.nabiles.ali.. intelligib.tes/ enlib.lcs refeW aliquod lenfib.le.non
lolum quod aftu exiftat.fed & quod fi, p S n t.ffimum fent.ent.: At
vero imaginab.les. &,nrelh#b,lcs r-fe r ..m . J nutum, magmantis
&intcllige. Hisnonrolumentia ^uexiftem praefenua.fed abient, a,pr^erita,futura,poffib,),
a , ac dcmum ab ft ra Exphcaturuserg Rationem communem
omnibusentibus eim affignaredebeo. quxaffirmetur deentibuspr. sentibus
affirmVk dc pwtcri^affirmabitur defuturis , affirmaretur de
poflibSus^f! Tcnirenc X
jixiomata S venirent ad a£tum,qu#ue affiimatur de his, qux
inrelliguntur, abftra- hendoabimentione praeteritorum praefentiumjfuturorum^
ac pofli- bilium. Dicoigitur Ensefleid, quod exerceta&um
eflendi, vt v.g amans c(l id,quod exercet adtum amandi: Ctrm cogito
Theophilum, coguo id ; quod cxercet a&um eflendi Theophilum. Leo
exercet a&umel- fendi Leonem & quodlibet entium exercct a&urn
eflendi feipfum,fe- cundum praecifam entitatem vniufcuiufque, ita vt Ego
, quinon fuin Theophilus, non poflim exercere a&um eflendi
Theophilum: nec Leo poteft exercereadtum eflendi hominem. Qnaproprer
ratio , communis omnibus entibus, abftrahit ab omni fpeciali exercitio
entitatis : ita vt nuila fit,aut poflit intelligi communis omnibuscntibus
, quam quae nuuraliter concipuur ab omnjbus , quaeue habetur in ipfo
communi vocabulo.£«i:nimirum.id.quodaaumeflendi autexercet,
autexer- cuit,aut exercebit,aut potelt exercere,concipitur vt Ens, quod
aut eft, aut fuit,aut ent,auc efle poteit. Seclufa (citra negadonem )
omni praecisa rationeentitatis vllius. Itaque id, quod non exercet actum
eflendi, non est ens. Pneterita non (unt.fed fuerunt entia. Futura non sunt/ederuncemia.
PofTibilianonlunt/ edpofluntefle entia, &confequentcmil ho-
r»meflens. Ens vero abftraftum ab intentione praefentis, prarteriti ,
futuri, &C posfibi!is,denotat praedicata cflentialia Entis,mter ,
quae nil eflentiali- us ipfo exercitio eflendi. Porio Gntiopponicur
Non Ens,quodeft inintelligibile noncom- teIle&o Ente: quienimdormiensnilomnium
cogitat, non ideoin- tclligit Non-Ens,quia nil entitim intclligat. Qm
autem , int?Heclo Ente,intelligitnilcfletefidui,tiensccirecab aaueflendi
, isdemum intclHgit, feucogitatNon-Ens. Quaproptcr dico, Rationem,
communem oronibus enubus, elie Rationcm Non-Entis, fi, poiitiua
intelleaione, intellicatur sublata: scilicet Non Ens est ens coguatum, vt
ceflauit ab a&ueflendt vel qua - tenusnonvcnita4 aaumexiftcndi.
VerumNon-ens habetfuasd.t- fcrentias,& quidcm plures.has pcr ordinem
narrabo , exorfus a mim- ma Nonentitatcvfquead maximam.
Lapis, cxpeiscaloris,noneft calidus, arpotcftcalcre, fceatenusdi-
<icorcaiidiKin pocentia. Eflcensin potcntia cft minimus gradu*
m M. Nan-E ntitatis:nam id,dequo negatur
caIor,eftens,tametfi Non-ca* lor fit Non- Ens:non tamen lapidi cfl mcrum
Non-Ens, quandoqui- dem lapis potcft efie cahdus. Lapis non eft
vifiuus colorati,nec poteft efle vifiuus : Non eflr vifi-
uum.nccpofleefle vifiuum,eft Non Ens:at verd h*c negatio pocen* i\x
vifiua? , eft de lapide^qui eft pns;ita vt, lapidem non efle vjfiuum, non
fic mcrum Non-Ens. Socrates ccrto certius generabit filium; quifilius eft Non-homo:
non tameneftfic Non-homo.vtfunt Non homines illi , qui nonerunt. Sed est homo futurus.
At vero sunt alh , qiuceflcpoflunt.ncc ta- menerunc;quotfunt
animantium,quotex hominibus,qui poflent gc- nerarcfilios. ncctaracngcncrabtint?
Haccnon funtcntia fucuta, fed denominantur posfibilia,qua: magis recedunt
ab entitatc, quam quod sunt futura. Entibus possibilibus proxime
accedunt entia prastcrita : h*c enim fic non funt,vt nequeant efle ; nec
tamen deficiunc ab omni encitatc, quandoquidem fuerunt aliquando.
Denique illa quae neqne (unt,ncque erunt ; neque fuerunt, nec esse
pofliint videntur esse mera non entia.-puta corpus re&ilincum bian-
gulareiid enim imposfibilc eft eflc, fuifle,aut fore. Non-cntium
autem quaedam intelliguntur oppofica negatiue alicui cnti prxcifo,ac
fignato. Vnicum vero Non-Ens incclligicur oppolitum negative omnibus entibus absolutc
confideratis Si ribi oppono ncgatiu Non-Ens,id Non entitatis,nuncupatur
Non-Theophiius- Cuiulmodi fonr Non-Pcti us, Non-hic Leo, et a!ia
innumcia. Non- nsautcm oppofuuiuomnibusenribus.abfolutcconfidcratis
nun cupatur nihil. Porro intell.gereaut confiderare prxfata Non !
Entia cftcautelaamulnphcibus, grauis fimifquecrroribus. proucnicoiibus
ex confufa sub.eaione, & predicationc huiulccmodi Non-Ennunv a quibus
tibi caucbis haud d.fficulcer, f, nouucris accurat8 . qu* (uh * lungo. ^
* iUU V.x est aliqua differentia non cnritntis, qaamnon folcamus aut Lapis
non est, fc J potcft eflc calidus,' d nuncupatut E W in potcn- cun
L d U P m g Td. eft ' ""P 0
linsi posfibncfc. Anti- Jlxionuts 7
Antichristus efl furuius , dicitur Ens fumrum. Filiusi ; em non
cognituri mulierem, dicitur ensposfibile. Abraham fuit homo dieitur Ens praereritum.
Corpus reiiilineum biangulare dicitut Ens abfolute imposfibile
Non-Theoph:Ius dicitur Negatio vniuscntis. Nihil, dicitur, Ncgario omnium
entium. Porr6 nil horum por eftcfFc< aut subjectum aut praedicatum
reale, fi exciptas ens in potentia , & ens imposfibile secundum
quid:Iapis e- nim, quiaftirmaturcaIidusinpotentia, quiue abfolute negaturvift-
uus. Eft ens. Cetctum nil cntis eitquod
fubijcias reliquis Non-entibus, quod per singular exempla demonstro.
Anti-Christus est futurus. Anti-Christus stat loco subiecti, qui in eadem
propofulone supponitur Non- ens,cum aiTeratur futurus. quocirca fubiedtum
illius propofitionisnon est ens. Eadem
est conditio huius. Filius Petri, non cognituri mulierem, est possibilis. Scilicet
subjectum illius propofuionis non est ens, sed poteftetfe ens, vt
fupponitur, haec etiam Abraham fuit Homo: Habet fubiectumj quod fuppomturnoncfie,
fed fusse Ens : dc- naum ifta: Corpus reSiIineum
biangulare eft imposfibile , non fu bijcit en<\ cum in ipfa propositione
afteratur non folum Non ens.led Sc cfie im- posfibi)e,quod fu cns:Cauebis
crgo ubi a multiplici er rore,fi lupra di- dum confuetum modum enuntiandi
ndh:beas conlcius,ennumerata fubie&a di&arum propofitionum non
erte entis. His ergo eatenus explicaris, staruo primas propositiones universalissimas
formatascx Ente& Non ente, abftradasab omni difte-
rentiaentitatis. Vidcote'1 heophiIum,&tuaccuratcin fpecT:us
enuntias v.gde te ip(o,quodfis coloratus, quod fiscerta figura
determinatus, quae propositiones non sum illatae l et tamen dependent a te, ut
a termino simpliciterdiiao.quiaccurareinfpeaus de se enuntiar prasrata, et
aha eiufmodi. Verum hoc loco non ccnfidero habitndmcs, quarinter-
ccdunr terminos realiter diftinaos, sed eas duntaxat, quas nos comminifcimur
inter ens, relatum ad lemet ipsum, et ad non ens, cumcnim priroum, quod
obiediue cadit in mentcrn nostram, fitcns, ftlfl M. fit
Ens, fiid simpliciter dictum, seu apprehensum, referarur ad femet ipsum, fefe
pertinacifiime enuntiat, acrepetit Ens. Unde habemus hanc propositionem. “Ens
est ens.” Qux est prima omnium per se notarum incommutabilium, non solum
quia non sit lllata sed etiam quia non sit enuntiata, aut exarata abaho
termino simpliciore, a nobis accurate in(pe&o. Ex hac propositione habetur
haec. “Non ens est non ens.” Quae est notisima, citra ullam illationem:
ignorarem tamen illam fi nelcirem hanc Ens eft ens. Porro quod ensfit
ens,^£quipollere videtur huic. Ens est se ipsum. Hinc vero fubinfero
alias propositiones:Vnam ex eo, quod ens est ensi in numeras ex eo, quod
ens sit se ipsum vfic ergo argumentor; Hoc, “Ens est ens.” Ens vero
est impossibile, fit Non-ens: Ergo hoc ens non est Non ens. Hoc Ens est
se ipsum: ld autem, quod est se ipsum, impossibile est sit ullum aliorum
entiu. Ergo hoc ens non est ullum aliorum entium, scilicet: Hoc: “Ens non
est ens”, nunc upatum A.nequc ens nunc upatum E, neque vJlum aliud, ex
omnibus,quae exiftunt. Quoniam vero enri, vniuerfalisfime confiderato, licet
fubfumere quotquot funt entium cxiftentium6c exindeformare
propofitiones, & ilIanones, prasfatis analogas, uno exemplo commonstro,
ut ld fiat. “Theophilus est Thcophilus.” “Theophilus est se ipsum.” Hmc
fic argumentot “Theophilus est Theophilus” Id quod eft Theophilus imposfibile
eft. sit simul non Theophilus. Ergo Theophilus non est simul non Theophilus.”
“Theophilus est se ipsum.” Id, quod est se ipsumi impossibilc est, sit vllum
ahorum cntium. Ergo Theophilus non est vllum nlioium cncium.
Scilicet Theophilus non ctl Pctius; non hic Lco, non hic lapis,
non vllumaliorurn cntium. Quoddixidc Theophilo, idv erificatur de
quocunquc alioente, quo Axiomata quomodo libet confidermo. v.g.
Ens ad tu est enfac5 Hi ; est re ipsum. Ens m porcnua,cft cns in porcntia, elUe
iplum. i. urrens elt curtens, est se ipsum. Quin iramo aufim diceie Non ens eft non-ens.est se
ipsum. Sic enim argurnentor Non-Ens est non-ens At Non-ens est impossibile
fu Eus Ergo Non ens non est Ens. Non Theophilus est non Theophilus, At non Theophilus est
impossibilc quod sit non-ens, aliud anon Theophilo. Ergo Non-Theophilus non est
non-ens, aliud a non-Theophilo. Neque bexiftimes harum propositionum
luillum ef cvsum in Philosophuv. tu iple ex pericris freqnent! flimum, £ximiumque
solatium ex-c- uidentiflima incommutabiluatehuiul modi propohuonum:
faepius enim infertur condufio tam recondita, tantique momenti in PHILOSOPHIA, vt
trepidi exhibeamus noftrum aflinfum. Verum
conie&i incam necessitatem qucc nos compellat, aut aflentiri
illatfe conclusionem, aut negare ens esse se ipsum, inttepidi aflentimur
illatae conclufioai. Ni> Haenimeftillatio, quae vimillatiuaranon fibi
derivet ab hacptopofuione. “Ens est ens.” Id uno syllogismo ostendo
Luna loco movetur Id, quod-loco mauetur, neceflari61oco-inoiieturabaHo:
Ergo luna Loco movetur ab alio. Quod Locob meueatur, cernisoculocorporali,
quod vcro Ens loco-motum incommutabiluer moueatur ab alio.cernis oculo
mentali. lraque pr^bueris assensum duabus illis prasmiflis, & tamen
trepides af- feiuui conclusioni, cogeris praebere affcnfum, fi
animaduertas, ex negata conclusione, et conceflis premissis necessario sequi, Lunam
simul moveri et non moveri. Quod moveatur supponitur in minore: quod
loco morum neceflario moucaturabalio,concediiurin maiore. Ac impossibile est
junam moueri Localiter, & non moueri locabiliter, si non sit possubiIe,
Ens simul esse ens, & Non-ens.id sctb est impossibilccum ens necessario sit
ens. Hoc confirmatio cuiuscunque illationis dicitur a Philofophis
probatio pet impossibile Itaqueens quod cunquc simpliciter dictum fefc ex
erit in propositionem hanc identicara. I o VtUrUni Mtgni Ens est Ens; Ens est se ipsum Ex
quibus citra illationem habemus has, “Non ens est non ens.” Non-Hns.eft fe ipsum
I:x quibus qualitcrcunqjtc ratiocinando habcmus has, Ensnondt Non
Ens Non Ens non eit ens Habes ergo Theophilo ex rarione, comrauni
omnibus entibus, unam primam, vniuet falisfimamque propolirionem,
incommutabilem, per se notam, ex qua ratiocinando intuli alias. At vero nulla cearumillationumfunr reales, quandoquidemhabitudo,
aut affirmata, aut neg3ta, non est realis. Negata non est realis, quia
non negatuc habitudo vlla, sed ipsum Ensdealio ente: Habitudo autem non est affirmata
non est realis.-nam termininon sunt realiter distin- ens cthpraratae
enim habitudines affirmatae, funt habitudines identitatis, inquibusens,
vt fubijcitur, non diueifificatur afe , vt praedicatur. lllx enim propolirones
, quas in Logica denominavi identicas, non fuiil i eales, immo nec sunt
propofuioncs, sed dnftiones. Ut enira is, qui dicit, fecernit ens dictum
a rdiquis entibus, fic qui statuit lllud ipsum Ens clTe se ipsum et: non esTc
ullum aliorum entium, concipic ens catenus cognitum, velut sit indiuisum
in fe,& d uifum ab alijs, jicl vero nolTe de aliquo cnte, est dicere
ens illud. Non tamen inuoluo dictioni mdicium, fcdaio, iudicium de illis propositiombus
non esse realcjecquidem icio eiufmodi affirmationes & negationes elle
notitias intellectuales entium,cognitorum infra intelledioncm ed hanc distinctionem
reieruo in alium locum. Grice e Grice, Grice ha Grice, Grice izz Grice, Grice
hazz Grice. Valeriano Magni. Magni. Keywords: implicatura. Luigi Speranza,
“Grice e Magni: ‘Paolo e Paolo: assiomi e principi metafisici” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Maierù: la ragione conversazionale – filosofia
lazia -- filosofia itailana -- Luigi Speranza per il gruppo di gioco di H. P.
Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza (Roma). Filosofo italiano.
Roma, Lazio. Lessico intellettuale europeo – Terminologia logica della tarda
scolastica – centro di studio del C. N. R., Ateneo Roma. Secondo le norme del lessico
intellettuale europeo il saggio di M. è stato sottoposto all'approvazione di MAURO
(si veda) e GREGORY (si veda). M esprime la sua gratitudine al prefetto della biblioteca
apostolica vaticana e ai direttori delle biblioteche angelica, Casanatense, nazionale
centrale Vittorio Emanuele II e Universitaria Alessandrina di Roma; Ambrosiana
di Milano; dell’archiginnasio di BOLOGNA; Padova; Marciana di Venezia; Corpus
Christi, Cambridge; della Biblioteka Jagielloriska di Cracovia; della
Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek di Erfurt; della Bodleian Library di
Oxford; della Bibliothèque Nationale di Parigi; della Oesterreichische
Nationalbibliothek di Vienna. Deve alla loro cortesia se lei è stato possibile
utilizzare i fondi manoscritti o a stampa sui quali è stato condotto il lavoro.
Ringrazia di cuore MINIO-PALUELLO (si veda), che lui ha fornito preziose
indicazioni relative alla traduzione boeziana degl’elenchi sofistici; Pinborg,
che ha messo a mia disposizione le notizie da lui raccolte su Maulevelt; MAURO
(si veda) e Dazzi, che hanno avuto la bontà di leggere e discutere con M. il
manoscritto. E ancora Zafarana, Crapulli, Bagliani, e Stabile. Un
ringraziamento particolare vada a GREGORY (si veda), che ha indicato M. un
metodo e lui ha aiutato costantemente e conctetamente durante la preparazione,
la stesura e la stampa del saggio. Senza i suoi consigli e il suo
incoraggiamento non avrei potuto superare le non poche difficoltà incontrate.
Spera che i risultati non siano del tutto inadeguati alla fiducia accordatami.
Roma. Nel corso dell’esposizione sono utilizzati i seguenti simboli: CP a D',
‘G’, ‘1°, ‘5 variabili proposizionali; ~ “non,” segno della negazione (~p, P);
‘3° «se... allora», segno dell’implicazione (p > q); «e», segno della
congiunzione. In genere è omesso. pq si legge: “p e q”; «0 », segno della
disgiunzione (pvg); = « equivale », segno dell’equivalenza (p = g). Per quanto
riguarda le citazioni di testi, si noti: dei testi tratti da manoscritti o da
antiche edizioni sono state normalizzate le grafie secondo l’usus scribendi del
latino classico; si è unificato l’uso delle parentesi per tutti i testi
(compresi quelli ricavati da recenti edizioni); le parentesi acute, ( )m indicano
sempre integrazione. Le parentesi quadre, [ ], indicano espunzione, o includono
una frase o un rimando utile alla comprensione del passo in esame. Gli studi
dedicati alla storia di quella parte della filosofia del linguaggio detta ‘dialettica’
dimostrano che l’insieme delle dottrine fiorite nella storia non può essere
ricondotto, puramente e semplicemente, al patrimonio ereditato dagl’antichi
romani. Possiede una propria autonomia e una fisionomia ben definita. È vero
però che ciò che i filosofi hanno elaborato non è spiegabile senza tener conto
dell’eredità degl’antichi. Proprio per questo, qualsiasi tentativo di delineare
una storia anche parziale dei concetti di filosofia del linguaggio deve
prendere le mosse da un esame di quanto i filosofi hanno ricevuto
dall’antichità. Ricorderemo quindi, brevemente, i filosofi italiani e i testi
di logica antica noti nel medioevo italiano. Cfr. Bonner, Medieval logic:
an outline of its development, Chicago, Moody, Truth and consequence in logic,
Amsterdam; Bochenski, A history of formal logic, trans. and ed. by I. Thomas,
Notre Dame, Ind; W. and M. Kneale [citato da H. P. Grice], The development of logic,
Oxford – originally, ‘The Growth of Logic,’ an Oxford seminar. Si tralascia qui di
ricordare e discutere opere come quella di Prantl, Geschichte der Logik im
Abendlande, Leipzig, utile per le notizie che fornisce ma superata
nell’imposizione. Di essa esiste una traduzione parziale con il titolo Storia
della logica in]. Maestro di logica per eccellenza è Aristotele. La sua
autorità è incontrastata. Con le sue affermazioni i filosofi fanno i conti
anche quando si è ormai operato un notevole distacco dalle posizioni
aristoteliche. Il complesso di opere aristoteliche che va sotto il nome di organon
-- e cioè, “Categorie”, “De interpretatione” – su cui H. P. Grice ha datto
seminari publici a Oxford con J. L. Austin e J. L. Ackrill e J. O. Urmson --, primi
analitici, secondi analitici, topici ed elenchi sofistici – ma non la Retorica
o la Poetica, o Dell’anima --, a mano a mano che è conosciuto nelle sue varie
parti, è utilizzato e assimilato grazie a un’assidua ‘lettura’ nelle scuole,
especialmente al primo studio europeo a BOLOGNA, fondato in 1201. La storia della filosofia del linguaggio è,
per molti aspetti, la storia della penetrazione e dell’utilizzazione delle
opere dello Stagirita. Accanto alle dottrine aristoteliche sono da ricordare
quelle del “Portico,” -- stoico-megariche. Esse hanno operato in modo meno
scoperto, grazie alla mediazione di BOEZIO (si veda), soprattutto, specie per
quanto riguarda la dottrina delle proposizioni ipotetiche e dei sillogismi
ipotetici, del resto sviluppate anche, nell’ambito della scuola del ‘Lizio’ aristotelica,
da Teofrasto e Eudemo. Ma per comprendere l’ ‘evoluzione’, p unita
longitudinale della filosofia del linguaggio e la posizione storica di certi
problemi è necessario tener conto, oltre che dei contributi dei due grandi
filoni della filosofia del linguaggio ricordati, anche di altri autori e testi
che hanno avuto notevole importanza per la conoscenza e lo studio delle
dottrine. Innanzi tutto, oltre alle opere retoriche, vanno segnalati i “Topica”
di CICERONE (si veda). Poi, il “De Interpretatione” attribuito ad Apuleio di
Madaura che, con le sue due parti dedicate rispettivamente allo studio
dell’enunciato e [del Occidente -- condotta da LIMENTANI (si veda), Firenze).[Sta
in Apuler Mapaurensis Opera quae supersunt, De pbilosophia libri, Liber De
interpretatione, ed. Thomas, Leipzig. Per questo testo si veda Sullivan,
Apuleian Logic. The Nature, Sources, and Influence of Apuleius's De
interpretatione, Amsterdam] 11 sillogismo categorico, è stato a lungo il
manuale su cui si sono formati i filosofi. Ancora, l’Isagoge di Porfirio,
dedicato ai predicabili o quinque voces -- genere, specie, differenza, proprio
e accidente -- che, nelle traduzioni di VITTORINO (si veda) e BOEZIO (si veda),
è stato sempre ben noto e diffuso e ha fornito ai filosofi la formulazione del
problema degl’universali, che infatti prende le mosse dalle parole del proemio.
Inoltre, le opere enciclopediche di Marciano Capella (De Nuptiis), Isidoro (Etymologiarum
sive Originum), dedicate alla sistemazione delle nozioni fondamentali delle
arti liberali e che riservano quindi una parte alla grammatica, la dialettica e
la retorica, riprendendo dottrine aristoteliche mediate prevalentemente dal De
interpretatione attribuito ad Apuleio, almeno per quelle che si trovano in
esso; il Liber de definitionibus di Vittorino; le opere di Boezio, siano esse
le traduzioni di tutto l’Orgaron di Aristotele o di Porfirio, siano commenti
alle opere di Aristotele (uno alle Categorie, Si veda la trad. di Boezio in
Categoriarum supplementa, Aristoteles latinus, ed. L. Minio-Paluello adiuv.
Dodd, Bruges; i frammenti della trad. di Vittorino; v. la posizione del
problema degl’universali. Martrani Minner Fericis Capellae De nuptiis
Philologiae et Mercurii, ed. Dick, Leipzig; Cassiopori Senatorris
Institutiones, ed. Mynors, Oxford; Isidori Episcopr Etymologiarum sive Originum,
ed. Lindsay, Oxford. L’opera è edita tra quelle di Boezio in P. L. In
Categorias Aristotelis libri quatuor, P.L. Per l’ipotesi dell’esistenza d’un
secondo commento cfr. P. Hadot, Un fragment du commentaire perdu de BOEZIO sur
les Catégories d’Aristote dans les codex Bernensis, Archives d’histoire
doctrinale et littéraire] due al De Interpretatione?) o a Porfirio (due
commenti), o, ancora, ai Topica di CICERONE (si veda), siano monografie
(Introductio ad syllogismos categoricos, De syllogismo categorico, De
syllogismo bypothetico, De differentiis topicis, De divisione). Sono opere che
fissano una terminologia (che alla lunga soppianta quella di CICERONE e di
Apuleio e s'impone definitivamente) ed offrono ampio materiale per l’approfondimento
delle dottrine di filosofia del linguaggio. Infine, un’opera anonima,
Categoriae X, uscita forse dai circoli temistiani (MINIO PALUELLO l’ha edita di
recente sotto il titolo di PARAFRASI TEMISTIANA nell’ARISTOTELE LATINO,
‘lanciata’ da Alcuino, il quale forse per primo l’attribuì ad Agostino, con
un’edizione dedicata a Carlo Magno. Sono da ricordare ancora i Principia
dialecticae attribuiti ad Agostino, il De doctrina christiana e il De ordine
certamente di Agostino, più per lo stimolo fornito dall’autorità d’Agostino
allo studio della dialettica, della quale egli sottolinea spesso l’importanza
in quelle opere, che per un effettivo contributo dottrinale (esso, comunque, è
di matrice del PORTICO. Anic Mani Severini BoertHm Commentarii in librum
Aristotelis IIEPI EPMHNEIAXZ, rec. Meiser, ed., Lipsiae; Anrcrr Manti Severini
Boethii In Isagogen Porphyrii Commenta, rec. Schepps-Brandt, Vindobonae-Lipsiae.
In Topica di CICERONE commentariorum, P.L. 64, 1039D-1174B. 1? Introductio ad
syllogismos categoricos, P.L.; De syllogismo categorico libri duo; De
syllogismo bypothetico; De differentiis topicis; Liber de divisione. Cfr.
Ryk, On the Chronology of BOEZIO Works on Logic, Vivarium. Cfr. Anonymi
Parapbrasis Themistiana, PsEUDO-AUGUSTINI Categoriae decem, ed. L.
Minio-Paluello, Aristoteles latinus, Bruges. Cfr. P.L.; cfr. ora De doctrina
christiana, recensuit et praefatus est Green, Vindobonae. Cfr. P.L. Questo patrimonio
di testi e di dottrine non e tutto utilizzato nei vari periodi. Mentre la
cultura filosofica è dominata prevalentemente dai manuali ricordati, e
segnatamente dall'opera di Isidoro, Alcuino, per scrivere la sua Didlectica,
utilizza un corpo di testi comprendente Isagoge, Categoriae X, De
Interpretatione dello ps. Apuleio e il primo commento di BOEZIO al De
interpretatione. Nel successivo si diffondono, oltre all’opera
pseudo-agostiniana Categoriae X che lascia in ombra quella originale di
Aristotele (pure non ignota), il De Interpretatione dello ps. Apuleio,
l’Isagoge, il De interpretatione di Aristotele, i Topica di CICERONE e il De
dialectica dello ps. Agostino. Intanto, cominciano a diffondersi gl’altri
commenti di BOEZIO e tutta l’opera di Boezio (traduzioni, commenti, monografie)
s’afferma decisamente: la 1? Cfr. praefatio a De interpretatione vel
Periermenias, ed. L. Minio- Paluello-G. Verbeke, Aristoteles latinus, Bruges-Paris;
il De dialectica di Alcuino è in P.L. Una prima sistemazione dei dati relativi
alla diffusione di questi testi è in A. VAN pE Vyver, Les étapes du
développement philosophique, Revue belge de philologie et d’histoire. Per la
diffusione delle Categorie d’Aristotele, cfr. gli studi di Minio-Paluello: The
Genuine Text of BOEZIO Translation of Aristotle’s Categories, Studies; The Text
of the Categoriae: the Latin Tradition, The Classical Quarterly; NOTE
SULL’ARISTOTELE LATINO MEDIEVALE, Rivista di filosofia neoscolastica. Oltre
alla praefatio alle Categoriae vel Praedicamenta, ed. L. Minio-Paluello,
Aristoteles latinus. Cfr. L. Minro-Paluello, praefatio a De interpretatione. Per
la diffusione del De interpretatione, cfr. Isaac, Le Peri Hermeneias en
Occident de BOEZIO ed AQUINO. Histoire littéraire d'un traité d’Aristote, Paris]
sua influenza dura praticamente incontrastata. In questo periodo si rafforza e
consolida una tendenza, affiorata già nei secoli precedenti, a raccogliere in
un solo manoscritto più opere destinate a coprire un ampio arco di dottrine
logiche e perciò poste a base dell’insegnamento. Un gruppo di tre opere,
Isagoge, Categorie di Aristotele e De interpretatione, circola stabilmente
insieme; ad esso si affiancano le opere di Boezio, e soprattutto le monografie
De divisione, De differentiis topicis, De syllogismo categorico e De syllogismo
bypothetico che, insieme alle tre opere ricordate, costituiscono i septem
codices posti da Abelardo alla base delle sue esposizioni di logica. Altre
opere, come il De Interpretatione dello ps. Apuleio e i Topica di CICERONE,
sono oggetto di lettura. Ad esse si e intanto affiancato il Liber sex
principiorum, esposizione di sei categorie -- principia: azione, passione,
quando, dove, situazione, abito) che integra quella di Aristotele, che ad
alcuni di questi temi non ha fatto molto spazio. Il Liber risulta composto da
uno o due frammenti di un’opera riguardante la expositio delle Categorie di
Aristotele dovuta ad un anonimo autore. Intanto nelle scuole cominciano a
penetrare le altre opere di Aristotele tradotte da BOEZIO e tutte tradotte di
nuovo dal î Cfr. per tutti, L. Minro-Paluello,
Les traductions et les commentaîres aristoteliciens de BOEZIO, Studia
Patristica, e Chenu, La théologie, Paris
(Aetas Boetiana). Cfr. Perrus AsarLarpus, Dialectica, the Parisian Manuscript by Rijk,
Assen. Ch; L.
Minio-PALUELLO, Magister Sex Principiorum, Studi Medievali. Per la storia della
cultura IN ITALIA nel Duecento e primo Trecento. Omaggio ad ALIGHIERI (si
veda). Il testo (AnonvMI Fragmentum vulgo vocatum Liber sex principiorum) è in
Categoriarum supplementa,; si veda 13 e — mem greco specialmente ad opera di
Veneto; Abelardo ha conoscenza degl’elenchi sofistici e dei primi analitici; i topici
(già però in parte noti ad Abbone di Fleury, Gerberto d’Aurillac e Notkero) e
gl’elenchi sono utilizzati da Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi; Giovanni
di Salisbury per primo dà notizia dei Secondi analitici, venuti in circolazione
ma non ancora normalmente in uso a Chartres. Tutte queste opere sono già
oggetto di lettura a Parigi. Si ricostituisce allora il corpus delle opere
logiche di Aristotele, con o senza aggiunta di altre opere. Si denomina ars
nova il complesso di opere aristoteliche di recente acquisizione -- Primi e
Secondi analitici, Topici ed Elenchi --, mentre con l’espressione quivi la
praefatio dell'editore; l’opera è in capitoli. Uno tratta della forma, cinque
delle prime cinque categorie ricordate, uno dell’habitus, uno de magis et
minus. Su Veneto, cfr. i contributi di L. Minio-Paluello: Giacomo VENETO Grecus,
Canonist and Translator of Aristotle, Traditio. Note sull’Aristotele latino
medievale, Filosofia scolastica; Veneto e l’aristotelismo latino, in Venezia e
l'Oriente fra tardo medioevo e rinascimento, a cura di PERTUSI (si veda), Firenze.
Cfr. M.T. Beonio BroccHieri Fumacatti, La logica di Abelardo, Firenze. Cfr.
Mio-ParueLto, Note sull’Aristotele latino medievale, Rivista di filosofia
neoscolastica, Cfr. Minro-PaLueLro, Adam of Balsham «Parvipontanus » and his
Ars Disserendi, Mediaeval and Renaissance Studies», Joannis SarissERIENSIS
Episcopi CarnoTENSIS Metalogicon, rec. Webb, Oxonii. Sui programmi di studio a
Chartres e a Parigi cfr. Isaac; in generale, cfr. GRABMANN, Aristotele, Mediaeval
Studies, ora in Mittelalterliches Geistesleben, Miinchen. Cfr. Minio-PaLueLLO,
Magister Sex Principiorum: il ars vetus si designano i testi in uso da tempo,
anche se, in seguito, l’espressione viene usata dai filosofi a designare
prevalentemente le tre opere: Isagoge, Categorie, De interpretatione, alle
quali risulta quasi sempre aggiunto il Liber sex principiorum. Queste sono, in
sintesi schematica, le linee storiche dell’acquisizione del patrimonio logico
da parte dei filosofi. Ma essi, mediante un assiduo studio e commento dei
testi, giunsero ben presto a elabotare gl’elementi fondamentali di un corpo di
dottrine. Due contributi dottrinali sono decisivi in tal senso. Da una parte, la
dottrine della GRAMMATICA RAZIONALE O FILOSOFICA, raccolte da Donato nelle
Artes grammaticae e da Prisciano negli Institutionum grammaticarum libri, sono
oggetto di studio e di commento, diventano testi di scuola e vengono
distribuiti secondo criteri scolastici. Di Donato si legge l’Ars zizor, l’Ars
maior -- libri primo e secondo dell’ Ars maior -- e il Barbarismus -- libro
terzo dell’Ars maior. L’opera di Prisciano è divisa in Priscianus maior
(comprendente i libri I-XVI degli Institutionum grammaticarum libri) e
Priscianus minor (libri XVII-XVIII). Tra i commentatori di Prisciano corpus
aristotelico ricostituitosi circola in due forme, la FORMA ITALIANA (o
italo-germanica), senza l’aggiunta di opere di Boezio, l’altra francese, che ha
in più il De divisione e il De differentiis topicis di Boezio. Cfr.
Aristoteles latinus, codd. descripsit Lacombe, in societatem operis adsumptis
Birkenmajer, Dulong, Aet. Franceschini, pars prior, Roma. Prosi Donati Serva
qui feruntur De arte grammatica libri, ex rec. Mommsenii, in Grammatici latini,
ex rec. Keilii, Lipsiae: Ars minor, Ars maior, Prisciani GrammaTICI
CAESARIENSIS Inustitutionum Grammaticarum libri XVIII, ex rec. Hertzii, in
Grammatici latini, cit., Lipsiae. Cfr. Roos, Die Modi significandi des Martinus
de Dacia. For- occupano un posto di rilievo Guglielmo di Conches e Pietro Elia.
Ma l’approfondimento delle dottrine grammaticali è stato possibile grazie alla
filosofia di Aristotele mediata da Boezio (compreso il Boezio degli opuscoli
teologici). Il secondo contributo è rappresentato dall’inserimento delle nuove
opere di Aristotele e soprattutto degli Elenchi sofistici nell'ambito
degl’interessi logico-linguistici in sviluppo. Gli Elenchi, commentati a
Costantinopoli da Michele di Efeso, tradotti e commentati da Giacomo Veneto,
rappresentano in Occidente il contributo di Aristotele e della tradizione greca
e bizantina mediata dal Chierico Giacomo alla chiarificazione dei problemi che
traggono la loro origine dall'uso equivoco delle parole nel discorso. Essi sono
il primo dei testi nuovi di Aristotele ad entrare in Occidente, e innanzi tutto
IN ITALIA, per poi passare in Francia, dove e già in atto lo sviluppo delle
dottrine logico-linguistiche, e quindi nel resto d’Europa. Lungo tutto questo arco,
da un lato l’analisi delle parti del discorso proposto dalle grammatiche di
Donato e di Prisciano, dall’altro l'indagine sui termini di cui si compone
l’enunciato, quale è nel De interpretatione e nei commenti boeziani ad esso,
contribuirono a individuare alcuni temi, che vanno da quello della vox a quello
della SIGNIFICAZIONE (SEGNO) e della consignificatio, dall’indagine sui
rapporti tra piano della realtà, piano mentale e piano [schungen zur Geschichte
der Sprachlogik, Beitràge zur Geschichte der Philosophie, Miinster
W.-Kopenhagen. Cfr. Minio-Paluello, Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino; Rrjk,
Logica modernorum. A Contribution to the History of Terminist Logic, On the
Theories of Fallacy, Assen; un bilancio del contributo grammaticale e del
contributo proveniente dalla dottrina delle fallacie si trova in In, Logica
modernorum, Il, i: The Origin of the Theory of Supposition, Assen] linguistico a quello, più complesso, tra oratio ed
enuntiatio da un lato e realtà SEGNATA – SIGNIFICATA -- e intelletto che
compone e divide i concetti espressi dalle parole, dall’altro. Fino
all’articolazione dei termini componenti l’enunciato in categoremi o parti
significative, soggetto e predicato, e sincategoremi, particelle
consignificative o operatori. Dottrine semantiche ed enucleazione di strutture
rilevanti da un punto di vista sintattico sono ben presto sistemate in appositi
trattati de proprietatibus terminorum, detti anche parva logicalia in relazione
alle dottrine propriamente aristoteliche rappresentanti per eccellenza la
logica, e che nel nuovo genere della letteratura logica, le summulae, fanno
seguito ai trattati nei quali le dottrine aristoteliche sono riassunti per la
scuola. Ma, contemporaneamente, ci si dedicò allo studio dell’inferenza logica,
elaborata a partire dagli stessi testi aristotelici — Primi analitici e Topici
— e da elementi del PORTICO. Si comincia a parlare delle conseguentiae e si
avvia la costituzione di dottrine della logica degl’enunciati che trovarono
posto in trattati autonomi. Questo corpus di dottrine, appartenenti sia alla
logica o CALCOLO DEI PREDICATI che alla logica degli enunciati, è designato con
l’espressione logica moderna, o logica modernorum, mentre logica antiqua è
detto l’insieme di logica vetus e di logica nova. I trattati più significativi
nei quali si concretizza la logica modernorum sono i seguenti [Cfr. In Arist.
Periermenias; e ancora DE Rijk, Logica modernorum, Cfr. I.M. BocHENSKI, De
consequentiis Scholasticorum earumque origine, Angelicum; ma si vedrà con profitto
di BòHNER, anche Does Ockbam know of Material Implication, Franciscan Studies,
ora in Collected Articles on Ockbam, ed. Buytaert, Louvain-Paderborn. Una prima
sistemazione in BòHNER, Medieval Logic, Proprietates terminorum: studiano i
vati categoremi, e comprendono: de suppositionibus o dottrina della funzione di
un termine che occorre in una proposizione in luogo della cosa di cui si parla.
Essa si articola in varie specie; — de armpliatione; — de restrictione; — de
appellatione; — de copulatione; — de relativis, studio della supposizione del
pronome relativo, condizionata dal rapporto che esso ha col termine
(antecedens) al quale è ordinato. Queste dottrine hanno molto spesso, al di
fuori delle surzzzulae, sistemazione in trattati autonomi; Tractatus
syncategorematum: è lo studio delle particelle consignificative, o operatori
logici. Essi sono talora espliciti, talora impliciti in un categorema. Omnis è
un semplice sincategorema. “Differt” è un *categorema* che ha un importo
sincategorematico. Lo studio dei categoremi comprendenti un sincategorema trova
spesso posto nei trattati de esponibilibus. Ma sincategoremi e categoremi
aventi un importo sincategorematico condizionano la supposizione dei termini
che ad essi seguono, confondendoli. Si hanno così anche alcuni trattati de termiinis
confundentibus. Tutti i trattati dedicati ai sincategoremi hanno avuto alterna
fortuna. Spesso sono stati assorbiti nei Sophismata, raccolta di problemi
vertenti su proposizioni che richiedono particolari analisi proprio a causa dei
sincategoremi e termini con importo sincategorematico in esse presenti di: e
L.M. De Ryk, Logica modernorum. Cfr. anche, per una valutazione in termini di
logistica di alcuni temi, Prior, The Parva logicalia in Modern [Griceian] Dress, Dominican Studies;
WersnerpL, Curriculum of the Faculty of Arts at OXFORD (H. P. GRICE), Mediaeval
Studies, ha fatto il punto sulla questione (cfr. anche: Developments in the
Arts Curriculum at OXFORD. De consequentiis, dedicati alla dottrina
dell’inferenza logica e in genere alla logica degli enunciati; De
obligationibus: analizzano e sistemano le regole della disputa scolastica, che
hanno avuto origine dal quotidiano esercizio della disputa sulla traccia,
probabilmente, dei luoghi dialettici; De insolubilibus, dedicati all'esame di
proposizioni antinomiche secondo la tradizione del paradosso del bugiardo. La
discussione è condotta con l’aiuto di dottrine sematiche e serve a precisare il
significato di una proposizione; De veritate propositionis: è un genere di
trattato che si ricollega agli insolubilia e ripone in discussione il
significato della proposizione; trattati de probatione propositionis, trattati
de sensu composito et diviso. Quanto la logica debba a influenze bizantine e
arabe è ancora oggetto di indagine. Ma due fatti sembra siano definitivamente
acquisiti. Il primo è che di nessuna delle opere; ma si veda M. GrABMANN, Die
Sophismataliteratur mit Textausgabe eines Sophisma des Boetius von Dacien. Ein
Beitrag zur Geschichte des Einwirkens der aristotelischen Logik auf die
Ausgestaltung der mittelalterlischen philosophischen Disputation, Beitràge zur
Geschichte der Philosophie, Miinster. Cfr., per una presentazione generale,
Brown, The Role of the Tractatus de obligationibus, Franciscan Studies. Secondo
Birn, The Tradition of the Logical Topics: Aristotle to Occam, Journal of the
History of Ideas, queste dottrine hanno avuto origine dai Topici. Cfr., per alcune note
storiche, Prior, Some Problems of self- reference in Buridan, The British
Academy; RiJk, Somze Notes on the Mediaeval Tract] comprese nell’Organon di
Aristotele, fatta eccezione per i Secondi analitici, esiste una traduzione
dall'arabo, né risulta sia mai esistita, mentre, per quanto riguarda i Secondi
analitici, perduta la versione boeziana, essi sono tradotti dal greco da
Giacomo Veneto e poi da anonimo. Solo dopo Giacomo Veneto, Gerardo da CREMONA
(si veda) ne fece una traduzione dall’arabo. Ma tutto Aristotele, con eccezione
di poche parti, giunse ai latini prima dal greco che dall’arabo. È questo un
elemento in più a testimonianza che i rapporti culturali con l'Oriente greco
non furono mai interrotti. Per questo canale passa anche il commento agl’elenchi,
tradotto dal greco e attribuito ad Alessandro d’Afrodisia, peraltro perduto în
greco (il testo greco del commento agli Elenchi pervenutoci è di Michele di
Efeso. IN LATINO restano alcuni frammenti del commento di Alessandro -- e il commento ai Secondi analitici di
Alessandro d’Afrodisia, del quale parimenti manca il testo greco, entrambi
tradotti da Giacomo Veneto. L'altro fatto è che l’Isagoge alla logica di
Avicenna, unico trattato logico dello Shifa tradotto in latino, e la Logica di
al-Ghazali circolarono ed ebbero influenza, insieme con le opere di De
insolubilibus, with the Edition of a Tract, Vivarium. Roure,
La problématigue des propositions insolubles suivie de l’édition des traités de
Shyreswood, Burleigh et Bradwardine, Archives d’histoire doctrinale. Un bilancio puntuale delle
traduzioni dal greco in latino è in L. Minio-Paluello, Aristotele dal mondo
arabo a quello latino, in L’Occidente e l'Islam nell'alto medioevo, CENTRO
ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO, Spoleto, oltre che nel già cit. Giacomo
Veneto e l’aristotelismo latino. Cfr. Minro-Paruetto, Note sull’Aristotele
latino medievale. Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino] Averroè e degli
altri filosofi arabi, in una direzione ben precisa: se della determinazione
delle intenziones o concetti, e quindi È ; ; - ; h; scorso considerato a
livello mentale, e della discussione di problemi appartenenti alla metalogica.
Filosofi e testi della logica modernorum Il periodo di storia della logica
oggetto d’indagine in questo lavoro è limitato ai secoli XIV e XV. Ma
l’esigenza di rendere conto dei precedenti, o del formarsi di alcune dottrine,
ci ha condotto spesso a tener presente non solo opere del secolo XIII, ma anche
i testi, disponibili in edizioni, del secolo XII. Diamo qui di seguito uno
sguardo sommario ai filosofi e ai testi utilizzati. Ci si è limitati alla
Dialectica di Garlandus Compotista , alle opere di Abelardo (Introductiones
Cfr. la Logica di Avicenna in AviceNNAE perbypatetici phi i medicorum facile
primi Opera in lucem redacta È pon rota potuit per canonicos emendata, Venetiis
mandato ac sumptibus haeredum nobilis viri domini Octaviani Scoti per Bonetum
Locatellum Bergomensem, ff. 2ra-12vb; la Logica di AL-GHAZALI è in C.H. LoHR,
Logica Algazelis, Introd. and Critical Text, « Traditio. ma si tenga presente
anche il Liber de intellectu di ax-Kinpi (o Liber introductorius in artem
logicae demonstrationis collectus a Mabometh discipulo ALquinpi philosophi) ed.
in Nacy, Die philosophischen Abbandlun- gen des Ja “qb ben Ishàq al-Kindî,
Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Di recente ha sottolineato
l’importanza dello studio delle intertiones, e quindi dell’influenza araba, J.
Pinporc nella rec. a RiJk, Logica modernorum, Vivarium, Dialectica, Edition of
the Manuscri i i I ; pts with an Introduct the Life and Works of the Autor and
on the Contents of dhe: Passent Work by Rijk Ph. D., Assen, dialecticae, Logica
Ingredientibus, Logica Nostrorum ®, Dialectica), all’Ars disserendi di Adamo di
Balsham, detto il Parvipontano, a quanto ha pubblicato Rijk nella Logica
modernorum: sia nel primo volume, dedicato alla penetrazione e ai commenti agli
Elenchi sofistici (Glose in Aristotilis Sopbisticos elencos, Summa
Sophisticorum elencorum, Tractatus de dissimilitudine argumentorum, Fallacie
Vindobonenses, Fallacie Parvipontane), nonché ai testi editi nello stesso
volume sotto il titolo Frustula logicalia ma relativi al secondo commento di BOEZIO
al De interpretatione; sia nella seconda parte del secondo volume, nel qual
esono edite alcune sumzzzulae (i testi utilizzati sono, nell’ordine: Excerpta
Norimbergensia, Ars [Sono la prima parte (comprendente Editio super Porphyrium,
Glossae in Categorias, Editio super Aristotelem De interpretatione, De
divisionibus) degli SCRITTI DI LOGICA, ed. PRA (si veda), Firenze. La seconda
parte, Super Topica glossae, fa parte della Logica Ingredientibus, e sarà
citata in modo autonomo. La Logica Ingredientibus è edita da Geyer, Abaelards
philosophische Schriften, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster W.
1919-27 (la numerazione delle pp. con- tinua da un fasc. all’altro); ad essa si
ricollegano le Glosse super Periermenias XII-XIV, ed. da L. Minto-PALUELLO,
Twelfth Century Logic. Texts and Studies, Roma; la Logica Nostrorum petitioni
sociorum, è edida da GEYER, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster
(la numerazione delle pp. continua quella della Logica ‘Ingredientibus’). 48
Perrus Asaearpus, Didlectica, cit. (cfr. n. 21). 59 Apam Barsamiensis
Parvipontani Ars Disserendi (Dialectica Alexandri), in Minio-ParueLto, Twelfth
Century Logic. Texts and Studies, Roma. Cfr. De Ryxk, Logica modernorum.; i
testi elencati sono, nell'ordine: Glose in Aristotilis Sophisticos elencos;
Summa Sopbisticorum elencorum; Tractatus de dissimilitudine argumentorum;
Fallacie Vindobonenses; Fallacie Parvipontane. Emmerana, Ars Burana, Tractatus
Anagnini, Tractatus de univocatione Monacensis, Introductiones Parisienses,
Logica Ut dicit, Logica Cum sit nostra, Dialectica Monacensis, Tractatus de
proprietatibus sermonum. Ma si utilizzano anche le Fallacie Londinenses e le
Fallacie Magistri Willelmi®, che in realtà trattano temi riguardanti gli
Elenchi sofistici); sono stati presi in esame e utilizzati anche i testi che
Rijk riporta ampiamente nella prima parte del secondo volume (Ars Meliduna,
Summe Metenses) e quanti altri testi egli utilizza al fine di ricostruire le
origini della logica terministica confluita nelle summulae. Queste
costituiscono il tramite naturale tra l’insegnamento di Abelardo e le summulae,
secondo quanto ha suggerito Grabmann e ha dimostrato Rijk. I testi, tutti
anonimi, delle summulae edite sono datati dallo studioso olan- [Cfr. De Rijk,
Logica modernorum, II, ii, Texts and Indices, Assen: Excerpta Norimbergensia;
Ars Emmerana; Ars Burana; Tractatus Anagnini; Tractatus de univocatione
Monacensis; Introductiones Parisienses; Logica Ut dicit; Logica Cum sit nostra;
Dialectica Monacensis; Tractatus de proprietatibus sermonum; Fallacie
Londinenses e Fallacie Ma- gistri Willelmi. Cfr. Rijk, Logica
modernorum, Ars Meli duna e Summe Metenses. Cfr. GrABMANN, Handschriftliche
Forschungen und Funde zu den philosophischen Schriften des Hispanus, des
spàteren Papstes Johannes XXI, « Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der
Wissenschaften, philos.-histor. Abteilung, Miinchen, e soprattutto
Bearbeitungen und Auslegungen der aristotelischen Logik aus der Zeit von
Abaelard bis Hispanus. Mitteilungen aus Handschriften deutscher Bibliotheken,
Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor.
Klasse, Berlin, e Kommentare zur aristotelischen Logik im Ms. lat. Fol. 624 der
Preussischen Staatsbibliothek in' Berlin. Ein Beitrag zur Abaelardforschung,
Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Klasse, Berlin] dese al
periodo che va dalla seconda metà del secolo XII alle prime due decadi del
secolo XIII (sono collocati agli inizi di quest’ultimo secolo solo il Tractatus
de proprietatibus sermonum e le Summe Metenses. i | Per i secoli successivi, ci
si è limitati ad esaminare i testi appartenenti alla tradizione delle summulae
o singoli trattati rientranti nella tradizione della logica modernorum. Così sono
state prese in considerazione le Sumule dialectices la cui attribuzione a
Ruggero Bacone è stata rimessa in discussione, e dello stesso Bacone le opere,
certamente autentiche, Summa de sophismatibus et distinctionibus e Compendium
studii theologiae; quest ultimo ha notevoli affinità con le Sumule dialectices
ricordate. Sono state, naturalmente, consultate sia le Introductiones in
logicam che i Syncategoremata di
Shyreswood (f dopo Cfr. Rogeri Baconi Surzmza gramatica nec non Sumule
dialectices, nunc primum edidit Steele, in Opera bactenus inedita Rogeri
Baconis, OXONII. ; | Già P. Grorieux (Répertoire des Maîtres en théologie de
Paris, Paris) aveva collocato l’opera tra quelle dubbie; v. ora L.M. De Rj,
Logica modernorum, che avanza il nome del domenicano Roberto Bacone. R. SreeLE,
nell’Introduction all’ed. cit.,fa riferimento al Compendium per sostenere
l’autenticità. Roceri Baconi Liber de sensu et sensato nec non Summa de
sophismatibus et distinctionibus, nunc primum edidit R. Steele, in Opera
bactenus inedita Rogeri Baconis, Oxonii. FrarrIs Roceri Bacon Compendium studii
theologiae, ed. H. Rash- dall, Aberdoniae. L'edizione è in GraBmann, Die
Introductiones in logicam des Shyreswood, Sitzungsberichte der Bayerischen
Akademie der Wissenschaften, philos-histor. Abteilung, Miinchen; si veda
ora SHERWOOD'S Introduction to Logic, transl. with-an Intr. and Notes by
Kretzmann, Minneapolis Minn. In O’DonneLt, The Syncategoremata of Sherwood; le
Sumemulae logicales, il Tractatus exponibilium e il Tractatus syncategorematum di
Pietro Ispano, divenuto papa col nome di Giovanni XXI; per le Surzzzulae
logicales di Lamberto di Auxerre, abbiamo utilizzato i cenni che ha fornito
Prantl nella sua Geschichte der Logik im Abendlande. Di Vincenzo di Beauvais si
è consultato lo Speculum doctrinale, che raccoglie tanta parte
dell’insegnamento grammaticale e logico del tempo. D’AQUINO, gli opuscoli “DE
MODALIBVS” e “DE FALLACIIS.” Tutte queste opere si collocano intorno alla metà
del secolo, con la sola eccezione del Compendium di Bacone. Alle esposizioni e
ai commenti al corpus tradizionale degli scritti Mediaeval Studies; cfr.
SHERWO0D'S Treatise on Syncategorematic Words, trans. with an Intr. and Notes
by Kretzmann, London. Perri Hispani Summulae logicales, quas e codice manu
scripto Reg. Lat. edidit Bochefiski, Taurini. In Muttatry, The Summulae
logicales of Peter of Spain, Notre Dame Ind. In Perri Hispani Summulae
logicales cum VersorI Parisiensis clarissima expositione. Parvorum
item logicalium eidem Petro HisPANO ascriptum opus, Venetiis Apud Jacobum
Sarzinam; cfr. ora PETER OF Spain, Tractatus syncategorematum and Selected
Anonymous Treatises, trasl. by Mullally, with an Intr. by Mullally and Houde,
Milwaukee Wisc.; le pp. saranno fornite di volta in volta. Per la datazione
dell’opera, cfr. ora Rik, Note on the Date of Lambert of Auxerre’ Summule,
Vivatium; per il testo, v. LampERTO DI AuxERRE, Logica (Summa Lamberti), prima
ed. a cura di F. ALESSIO (si veda), Firenze. Vincentit BeLLovacensIs Speculum
doctrinale, Duaci (ed. anastatica Graz). Useremo il testo che sta in BocHENSKI,
Sancti Thomae AQUINO DE MODALIBVS opusculum et doctrina, « Angelicum. In AQUINO,
Opuscula philosophica, ed. SPIAZZI (si veda), Taurini-Romae] logici si farà
riferimento solo occasionalmente, e anche in tal caso si farà riferimento solo
alle expositiones di Alberto Magno e alle In librum primum priorum Analyticorum
Aristotelis quaestiones, attribuite a Duns Scoto e certamente databili al tempo
del doctor subtilis; si utilizzeranno inoltre le In libros Elenchorum
quaestiones, certamente di Duns Scoto. I filosofi e i testi presi in esame
possono essere distinti in tre gruppi. Va considerata innanzi tutto l’opera dei
logici inglesi nel suo complesso. Essa rappresenta il contributo più originale
€ più coerente allo sviluppo e alla sistemazione delle dottrine logiche
medievali. Di Occam, sulla cui personalità è qui inutile soffermarsi tanto è
universalmente riconosciuta la sua importanza nella storia della logica, si
sono esaminate, nell ordine, l’Expositio aurea in artem veterem, la Summa
logicae (nell edizione del Bohner per la parte da lui pubblicata Be per il
resto nell'EDIZIONE VENEZIANA), il Tractatus logicae minor Le expositiones di
ALsERTO Macno delle opere logiche d’Aristotele stanno nei primi 2 voll. di
Opera, cd. Borgnet, Parisiis. _ In Opera omnia, I, ed. Wadding, Lugduni
Sumptibus Laurentii Durand. n Ivi. n © Cfr. GuiieLmi pe OccHam Expositio aurea
et admodum utilis super Artem veterem, cum questionibus ALBERTI PARVI DE
SAXONIA. Impensis Benedicti Hectoris Bononiensis artis impressorie solertissimi
Bononieque Impressa s. pp. Ockuam, Summa logicae. Pars prima. Pars secunda et
tertiae prima, ed. by Ph. Bohner, St. Bonaventure N.Y-Louvain-Paderborn (la
numerazione delle pp. continua da un volume all’altro; perciò non sarà indicato
il volume da cui è tratta la cit.). Macistri GuieLMI (!) OccHam Summa totius
logice, VENEZIA per Lazarum de Soardis e l’Elementarium logicae, da collocare
dopo il Tractatus logicae minor)". Avversari di Occam sono Burleigh e
Riccardo di Campsall. Il primo e maestro a Parigi. Compose molti trattati di
logica: sono expositiones della logica antigua, oppure opere legate più
propriamente alla tradizione della logica modernorum. Di queste ultime sono
state prese in esame le due redazioni incomplete del De puritate artis logicae
e il trattato De probationibus, sulla cui attribuzione al nostro maestro sono
stati di recente avanzati dubbi. Il secondo — fellow del Balliol, poi del
Merton ricordato come maestro [m È in
Buyraert, The Tractatus logicae minor of Ockbam, Franciscan Studies; per la
datazione di de sta e della seguente opera di Occam, cfr. ivi, pp. 51-53. In Buvraert,
The Elementarium logicae of Ockbam, « Franciscan Studies: poiché non citeremo
le ultime pp. della seconda parte, la numerazione delle pp. non dà luogo a
confusione tra le due parti; omette- sue mp l'indicazione del volume e
dell’annata della rivista. er le notizie biografiche relative ai maestri
inglesi che seguono, Empen, A Biographical Register of the arida of OXFORD to
(Di 1500, 3 voll., Oxford; per il nostro autore, cfr. MARTIN, Burley, in Oxford
Studies presented to Callus, Oxford, Rio. NI ties E Ockham and Some
Mertonians [LIKE H. P. GRICE], Mediaeval Sudies, e Repertorium ivi ferergicig, Mertonense,
De puritate artis logicae Tractatus longior. With a Revised Edition of the
Tractatus brevior, ed. by Bshner, St. Bonaventure N.Y.-Louvain- na e 1955. È
contenuto nel ms. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibli Amplon. Q. 276, ff.
6ra-19va; l’indice del ms. è in Tesio, Lea klung der Sprachtheorie im
Mittelalter, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Pinborg avanza dubbi
sull’autenticità dell’opera] reggente nelle arti e come sacre theologie
professor — scrive, fra l’altro, una Logica valde utilis et realis contra Ocham
e delle Questiones super librum Priorum analeticorum: di entrambi utilizzeremo
quanto ha pubblicato Synan. La generazione successiva annovera Guglielmo
Heytesbury: fellow del Merton, e tra i fellows fondatori del Queen's, e poi
ancora fellow del Merton, è ricordato come maestro in teologia; e due volte
cancelliere di Oxford. Compone la sua opera maggiore, le Regulae solvendi
sophismata, e i Sophismata. Di lui si ricorderanno le Regulae, il De sensu
composito et diviso, il De veritate et falsitate propositionis (questi testi
sono Cfr. Synan, Richard of Campsall, an English Theologian, « Mediaeval
Studies, Introduction alle Questiones (di cui alla n. seguente); v. WersHEIPL,
Repertorium Mertonense. Rispettivamente: Svnan, The Universal and Supposition in a Logica
Attributed to Richard of Cempsall, in Mediaeval Thinkers. A Collection of
bitherto unedited Texts, ed. O'Donnell, Toronto; e The Works of Richard of
Campsall, I: Questiones super librum Priorum analeticorum. Ms. Gonville and
Caius 688, ed. by Synan, Toronto. Cfr., oltre a Empen, op. cit., ad L: J.A.
WrrsHerPL, Ockbam and Some Mertonians (in part.: il suo testamento), e
Repertorium Mertonense. Cfr. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek, ms.
Amplon. F. 135, f. 17r: Explicit quidem tractatus optimus datus OXONIE a mag.
Hytthisburi; cfr. W. ScHum, Beschreibendes Verzeichniss der Amplonianischen
Handschriften-Sammlung zu Erfurt, Berlin. Cfr. A. Mater, Die
Vorliufer GALILEI, Roma. Gregorio da RIMINI (si veda) cita i Sophiswata di
Heytesbury nel suo commento alle Sentenze. stati editi a Venezia, e il trattato
De propositionum multiplicium significatione, conservato in un solo
manoscritto. Billingham, poi, e maestro nelle arti e reggente e fellow del
Merton. Di lui si sono studiati lo Speculumz puerorum sive Terminus est in quem
e il De sensu composito et diviso Wyclif compose una Summula de logica e tre
trattati che vanno sotto il nome di Logice continuacio: sono stati tutti
pubblicati da Dziewicki nell'edizione delle opere latine di Wyclif sotto il
titolo Tractatus de logica. Condiscepolo di Wyclif al Merton e Strode, maestro
nelle arti, poeta e uomo politico: la sua Logica [Cfr. GuiLeLMI HENTISBERI
Tractatus de sensu composito et diviso. Regulae eiusdem cum suphismatibus.
Tractatus HENTISBERI de veritate et falsitate propositionis. Conclusiones
eiusdem. Impressum VENEZIA per Bonetum Locatellum sumptibus Octaviani Scoti. I
capitoli delle Regulae saranno citati autonomamente. Essi sono: De
insolubilibus, De scire et DVBITARE, De relativis, De incipit et desinit, De
maximo et minimo, De tribus praedicamentis. Venezia, Biblioteca Nazionale
Marciana, ms. lat. VI, 160 (= 2816), ff. 252ra-253vb. 87 Cfr. Maierù, Lo
«Speculum puerorum sive Terminus est in quem» di Billingham, «Studi Medievali»,
A ERMINI (si veda); notizie biografiche; testo dello Speculum puerorum sive
Terminus est in quem; testo parziale del De sensu composito et diviso (dall’unico
ms. noto, Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. 14715), ivi, appendice. J.
WycLir, Tractatus de logica, Now First Edited from the Vienna and Prague Mss.
by Dziewicki, London (First repr. New York-London-Frankfurt):
la Logica occupa le pp. 1-74 del vol. I; il tr. I Logice continuacio è ivi, pp.
75-120; il tr. II Logice continuacio è ivi, pp. 121-234; il tr. III Logice
continuacio occupa i voll. IT-III dei Tractatus de logica. Cfr.
Dictionary of National Biography, ed. L. Stefen-S. Lee, London, ad /., e EMDEN, op. cit.,
ad I. in sei trattati (uno dei quali dedicato alle Conseguentiae) è tutta
conservata nel ms. Bodleian, Canon. 219”. Un autore del quale non si sa altro
se non che e inglese” è Maulevelt: i più antichi manoscritti delle sue opere,
diffuse prevalentemente nell’Europa, sono della metà del secolo XIV”. I
trattati qui presi in esame sono Per il testo dei trattati ancora inediti ci
serviamo del ms. Oxford Bodleian Library, Canon. 219, ff. 13ra-52vb: la
successione dei trattati nel ms. non è quella voluta dall'autore; qui si darà
solo l'indicazione dei ff, non del trattato. Per il testo delle Conseguentiae
ci serviamo della seguente ed.: Stroni Consequentie cum commento ALEXANDRI
SERMONETE. Declarationes GAETANI in easdem Consequentias. Dubia Magistri PAULI
PERGULENSIS. Obligationes eiusdem Stropi. Consequentie RicarDI DE FERABRICH.
Expositio GAETANI super easdem. Consequentie subtiles HENTISBARI. Questiones in
Consequentias Strodi perutiles eximii artium doctoris domini ANtoNI
FracHantiani Vicentini. Impressa fuerunt VENEZIA que in hoc volumine
continentur per Lagarum de Soardis, sumptibus Heredum nobilis viri domini
Octaviani Scoti civis Modoetiensis et Sociorum 1517 Die 8 Aprilis. Risulta
dai sgg. ms.: Erfurt, Amplon. Q. 255 « Explicit tractatus fallaciatum lectus
Lovanii per mag. Thomam Anglicum dictum Manlevel (f. 27), e Amplon. Q. Hec
questiones fuerunt compilate per Manlevel Anglicum doctorem solempnem. Non serve molto alla
identificazione del nostro autore quanto si legge in PRANTL (che ricorda il
Tractatus obligationum di Martin Molenfelt, per il quale cfr. Murtaty, The «
Summulae logicales); F. EHRLE, Der Sentenzentommentar Peters von Candia des
pisaner Papstes Alexander V., Miinster, che identifica Tommaso con Martino;
GraBMann, Handschriftliche Forschungen und Funde; K. MicHarsri, Le criticisme
et le scepticisme dans la philosophie, « Bulletin international de l'Académie
polonaise des Sciences et des Lettres», Classe d’hist. et philos., Cracovie,
ora in La philosophie au XIVE siècle. Six études, herausg. und eingel. von K.
Flasch, Frankfurt. Ma cfr. J. Pinpore, Die Entwicklung der Sprachtheorie ...,
cit., p. 146 n. 23; il Pinborg mi ha comunicato le notizie di cui a questa e
alla seguente n. con lettera del 18.8.70. Cfr. Gottinga, Universitàtsbibliothek,
ms. Theol. 124. De suppositionibus e De terminis confundentibus. Un’adeguata
datazione può essere proposta dopo un accurato esame delle sue opere. Per la
scuola parigina sono state invece considerate le opere di tre autori: Buridano,
Alberto di Sassonia, e Inghen. Buridano e rettore dell’università. Delle sue
opere utilizzeremo il Compendium logicae
(il Tractatus de suppositionibus sarà citato L'incipit del trattato De
suppositionibus è: Expedit ut terminorum acceptio lucide cognoscatur, e
l’explicit: Utrum istae propositiones de virtute sermonis sint verae hoc
patebit in libro de Consequentiis et sic sit finis huius operis causa
brevitatis »; del trattato De terminis confundentibus l'incipit è: «Affectuose
summariam cognitionem terminorum vim confundendi habentium, l’explicit:
«consequentia negatur quia ante- cedens est verum et consequens falsum. Il
secondo trattato rinvia al primo, ma i codici consultati presentano varianti a
questo proposito: il Vat. lat. 3065, f. 26ra, ha: aliquae regulae positae sunt
in tractatu de suppositionibus sic incipiente: Intentionis praesentis in hoc
tractatu etc. », e ciò è anche (meno «in hoc tractatu etc. ») nell’Amplon. Q.
30, f. 141r; il ms. Cracovia, Biblioteka Jagiellotfiska, ha invece (f. 295v): «
incipiente: Expedit etc. », mentre i mss. Cracovia 2178 (f. 43v) e 2591 (f.
80r) omettono l’incipit, pur conservando il rinvio al De suppositionibus. Il
trattato De suppositionibus, a sua volta, ha un rinvio all’altro: de quibus
patebit [così i mss. Cracovia 2178, f. 40v, e 2591, f. 75v; il Vat. lat. 3065,
f. 68ra, ha patuit] in libro de terminorum Confusione ». Maulevelt parla dunque
di tre trattati (De suppositionibus, De terminis confundentibus, De conse-
quentis) che potrebbero essere parti di un'unica opera logica, o surzzza.
Utilizzeremo il testo dei due trattati secondo il ms. Vat. lat. 3065 (De ter
minis confundentibus, ff. 25vb-28ra, e De suppositionibus, ff. 65vb-68rb), per
il quale cfr. il mio Lo « Speculum puerorum ..., cit., pp. 312-314. Cfr. Joannis BuripaNI Perutile Compendium
totius logicae cum praeclarissima sollertissimi viri JOANNIS DORP expositione.
Impressum Venetiis per Petrum de Quarengiis Bergomensem. Anno domini 1499, die
XI Maij, s. pp. I '''+—m_—1__——___r o_o T_—1-P-P1_1_.u nell’edizione della
Reina #), i Sophismata®, le Consequentiae”; si ricorderanno anche i Capitula a
lui attribuiti dal ms. Vat. lat. 3065%. Alberto di Sassonia e anch’egli rettore
a Parigi, quindi, e rettore dell’università di Vienna e poi vescovo di
Halberstadt: ricorderemo le sue Quaestiones in Ochami logicam, la Logica!” e i
Sophismata. Inghen, professore a Parigi e rettore, primo rettore
dell’università di Heidelberg, ha lasciato molte opere, ma qui saranno
utilizzati solo i Textus dialectices. Le opere di questi filosofi, per la
diffusione avuta in tutta Europa, servono a caratterizzare [Burano, Tractatus
de suppositionibus, prima ed. a cura di Reina, « Rivista critica di storia
della filosofia. Burani Sopbismata, per felicem balligault parisius impressa
[...] die 20 Novembris 1493, s. pp. (ma con paginazione a mano nell’esemplare
utilizzato). Burani Consequentiae. Impressus parisius per Anthonium caillaut,
s. a., s. pp. 9 Ms. cit., ff. 105-107vb; per essi cfr. G. FepERICI VESCOVINI,
Sw alcuni manoscritti di Buridano, Rivista critica di storia della filosofia.
Per le quali cfr. l’ed. dell’Expositio aurea di Occam. Arsertuci Logica.
Perutilis Logica excellentissimi Sacre theologie professoris magistri ALsERTI
DE SAXONIA ordinis Eremitarum Divi Augustini. Impressa Venetiis ere ac
sollertia Heredum Domini Octaviani Scoti Civis Modoetiensis et sociorum. Anno a
Christo ortu. Die XII. mensis Augusti. 101 Cfr. ArseRTI De SaxonIa Sopbismata
nuper emendata. Impressum est Parisiis hoc opusculum [...] Opera ac impensa
Magistri felicis Baligault Anno ab incarnatione dominica, s. pp. (ma
l'esemplare utilizzato ha la paginazione a mano).Stanno in Parvorum logicalium
liber continens perutiles Perri HispAnI tractatus priorum sex et [MARsILII
dialectices documenta, cum utilissimis commentariis perCONRADUM PSCHLACHER
[...] congestis, Viennae Austriae, Johannes Singrenius. I trattati di INGHEN
sono: Tractatus suppositionum, ivi, ff. 146v-166r; Tractatus ampliationum, ivi,
ff. dottrine ampiamente conosciute e accettate. Non più di un cenno è riservato
al Tractatus exponibilium di Pietro d’Ailly (} !%. Il terzo gruppo di FILOSOFI è
quello ITALIANO. Pietro di Mantova [si veda], studente a Padova, lettore di
filosofia a BOLOGNA. Pietro ha lasciato una Logica di notevole interesse. Gli altri
filosofi o vissero a cavallo tra il secolo XIV e quello successivo, come Paolo
Veneto. Poiché tuttavia le loro opere testimoniano che IN ITALIA l'insegnamento
della logica e impartito spesso su testi di filosofi inglesi o derivati da
questi, essi sono posti accanto ai filosofi del secolo XIV quali loro legittimi
epigoni. NICOLETTI (si veda), noto come Paolo Veneto, studia, fra l’altro, a
Oxford e insegna in varie università italiane e soprattutto a Padova; citeremo
168v-173v; Tractatus appellationum, ivi, ff. 175v-179v; Textus de statu, f.
180; Tractatus restrictionum, ivi, ff. 181v-182r; Tractatus alienationum, ivi,
f. 182v; Prima Consequentiarum pars, ivi, ff. 184r-193r; Secunda
Consequentiarum pars, ivi, ff. 194v-208v. Al titolo Textus dialectices seguirà
solo l'indicazione dei ff. 103 Cfr. MacistRI PetrI DE ArLLvAco Tractatus
exponibilium, Parisius Impressus a Guidone Mercatore. In campo gaillardi. Id.
Octobris, s. pp. (ma l'esemplare consultato ha la paginazione a mano). Petrus
MANTUANUS, Logica. Tractatus de instanti, Padova, Johann Herbort; l’ordine dei
trattati è diverso dai mss. alle stampe; l’ed. utilizzata è s. pp., ma
l'esemplare che ho consultato ha una paginazione a mano; la segnatura della
Bibl. Vat. è Ross. 1769; cfr. la bibliografia in Lo «Speculum puerorum »...,
cit., p. 299 n. 16. La più completa trattazione d’insieme del pensiero di NICOLETTI
è ancora quella di F. MomicLiano, NICOLETTI e le correnti del pensiero
filosofico del suo tempo, Torino; pet il soggiorno ad Oxford, cfr. B. NarpI,
Letteratura e cultura veneziana del Quattrocento, in La civiltà veneziana del
Quattrocento, Firenze, dove si afferma che NICOLETTI rimane a Oxford almeno 3
anni, e si le sue opere: Logica parva, Logica magna, Quadratura. Paolo da PERGOLE
(si veda) e discepolo di NICOLETTI a
Padova e resse la scuola di Rialto a Venezia; la sua Logica segue da vicino la
Logica parva del suo maestro; il trattato De sensu corpositio et diviso dipende
dall'omonimo trattato di Heytesbury !°; i Dubiz sono legati ai temi delle Consequentiae
di Strode. Altro discepolo di NICOLETTI e il vicentino Gaetano da THIENE (si
veda), professore a Padova, che ha
legato il suo nome soprattutto al commento delle opere di Heytesbury (Regulae e
Sophismata). Si ricorda di lui l’Expositio delle Consequentiae di Strode. Il
domenicano Battista da FABRIANO (si veda) riporta il seguente documento. Die 31
Augusti 1390: Fecimus studentem fratrem Paulum de Venetiis in nostro studio
Oxoniensi de nostra gratia speciali cum omnibus gratiis quibus gaudent ibidem
studentes intranei. Item eidem concessimus quod tempore vacationum Lundonis possit libere
morati. Cfr. ora A.R.
PerreraH, A Biograpbical Introduction to NICOLETTI, « Augustiniana. Pauri
VENETI Logica, [Venezia, Cristoforo Arnaldo], s. pp. AI titolo Logica parva
seguirà solo l’indicazione del trattato. Pauri Veneti Logica magna. Impressum
Venetiis per diligentissimum virum Albertinum Vercellensem Expensis domini
Octaviani Scoti ac eius fratrum opus feliciter explicit Anno D. 1499 Die 24
octobris. Macistri Pauri VenETI Quadratura. Impressum Venetiis per Bone- tum
Locatellum Bergomensem iussu et expensis Nobilis viri Octaviani Scoti civis
Modoetiensis. Anno ut supra. Cfr. B. NARDI, op. cit., pp. 111-118. Cfr. Pau or
PercuLA, Logica and Tractatus de sensu composito et diviso, ed. Brown,
St. Bonaventure N.Y.-Louvain-Paderborn 1961. Si tenga presente anche I. Bon,
Paul of Pergula on Suppositions and Consequences, « Franciscan Studies », XXV
(1965), pp. 30-89. Cfr. per l’ed. dei Dubia, n. 90. Cfr. su Gaetano da Thiene: P. Silvestro
DA VaLsanziBIo, Vita e dottrina di Gaetano da Thiene, Padova 1949; per l’ed.
dell’Expositio (che citeremo col titolo Super Consequentias Strodi), cfr. n.
90. professore di filosofia e teologia a Padova, Siena, Firenze e Fer- rara,
cominciò la sua carriera accademica un decennio dopo Gaetano da Thiene;
compose, fra l’altro, una Expositio del De sensu compositio et diviso di
Heytesbury. Il senese SERMONETA (si veda), « magister artium et medicinae »,
figlio del medico Giovanni, insegnò a Perugia, poi a Pisa (per quattro anni) e
finì la sua carriera a Padova; ricorderemo i suoi due scritti di logica: Super
Consequentias Strodi!5 e Expositio in tractatum de sensu composito et diviso
Hentisberi!*, Un’Expositio dello stesso trattato De sensu composito et diviso
scrisse anche il carmelitano senese Bernardino di LANDUCCI (si veda)), che
divenne generale del suo ordine.Cfr. J. Quérrr-J. Ecuarp, Scriptores Ordinis
Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 847; G. Brorto-G. ZonTA, La
facoltà teologica di Padova, Padova. Cosenza,
Biographical and Bibliographical Dictionary of Italian Humanists and of the
World of Classical Scholarship in Italy, Boston, ad L’ed. dell’Expositio è in
Tractatus de sensu composito et diviso magistri GuLieLMI HENTISBERI cum
expositione infrascriptorum, videlicet: Magistri ALEXANDRI SERMONETE (impressum
Venetiis per Jacobum Pentium de Leuco, a. d. 1501, die XVII julii), Magistri
BERNARDINI PETRI DE LANDUCHES, Magistri PauLi PercuLENSIS et Magistri Bapriste
DE FABRIANO. Si veda ora L. GAR- can, Lo studio teologico e la biblioteca dei
Domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova, Battista da Fabriano. Cfr.
J. FaccioLATI, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii; A. FagroNI, Historiae
Academiae Pisanae, Pisis; Ermini, Storia dell’università di Perugia, Bologna
1947, p. 501. Cfr. l’ed. cit. inn. 90.
Cfr. l’ed. cit. in n. 113. Cfr. l’ed. del testo in n. 116; si vedano per
le notizie biografiche: J. TritHEMIUS, Carmelitana Bibliotheca sive illustrium
aliquot Carmelitanae religionis scriptorum et eorum operum catalogus magna ex
parte auctus auctore P. Petro Lucio BeLGA, Florentiae apud Georgium Marescottum
Contemporaneo del Landucci dovette essere il lodigiano POLITI, artium doctor:
alunno di MARLIANI (si veda), insegna calculationes a Pavia! e compose vati
trattati di logica: un De sensu composito et diviso, una declaratio della
Logica parva di NICOLETTI e una Quaestio de modalibus, che sarà qui utilizzata,
scritta al tempo di BORGIA (si veda). VETTORI (si veda), di Faenza, insegn a BOLOGNA,
medicina a Padova e poi di 1593, pp. 20-21; C. ne VrrLiers, Bibliotheca
Carmelitana, I, Aurelianis (ed. anast. Romae), nr. LXV, Bassani Porti Quaestio
de modalibus, Venetiis apud Bonetum Locatellum 1505; l'incipit è (ivi, f. 2ra):
« Excellentissimi doctoris magistri Bassiani Politi Laudensis quaestio de
numero modorum facientium sen- sum compositum et divisum. Quaestio est
difficilis in materia de modalibus, utrum tantum sex [....] », l’explicit è
(ivi, f. 4rb): iam patet ex dictis quid sit dicendum. Finis »; cfr. ivi la
lettera dedicatoria a Rodrigo Carvajal, dalla quale risulta che fu alunno di
Gerolamo Marliani, vivente quando l’au- tore scriveva (insegnò a Pavia nel
1486-87 e nel 1507: cfr. Memorie e docu- menti per la storia dell'università di
Pavia [...], Pavia 1878, ad I.), figlio di Giovanni Marliani (per il quale cfr.
M. CLaceTT, Giovanni Marliani and Late Medieval Physics, New York 1941. Sul
Politi cfr. C. DionisortI, Er- molao Barbaro e la fortuna di Suiseth, in Medioevo
e Rinascimento. Studi in onore di B. Nardi, Firenze. Cfr. Quaestio de
modalibus, cit., f. 3va: « Pro cuius declaratione prae- suppono mihi unum
fundamentum Petri Mantuani in primo capitulo De instanti anno elapso dum Papiae
calculationes profiterer per me fortissimis rationibus comprobatum »; il suo
Tractatus proportionum introductorius ad Calculationes Suiset è edito insieme
con la Quaestio ai ff. 4va-8vb. 120 Quaestio, cit., f. 3va: «[...] stante
fundamento diffuse declarato in tractatu nostro De sensu composito et diviso »,
e f. 4rb: « Hoc autem diffuse declaravimus in tractatu nostro De sensu
composito et diviso ». 121 Ivi: «[...] optime poteris sustentare definitionem
Pauli de supposi- tione absque aliqua limitatione, ut diffuse contra modernos declaravimus
super Logica patva ». 12 Ivi, f. 3va: « Alexandro nunc summo pontifice ».] nuovo
a Bologna !*; ha lasciato molte opere di medicina e due opere logiche, composte
entrambe al tempo in cui insegnava logica a Bologna: la prima è Collectaneae in
suppositiones Pauli Veneti, la seconda è Opusculum in Tisberum de sensu
composito et diviso; utilizzeremo solo quest’ultima. Non di tutti questi
trattati si troverà qui un’analisi appro- fondita, ma ad alcuni si farà solo un
riferimento.La struttura della summzula, o summa, ha subìto una notevole
evoluzione. Essa risulta composta di alcuni trattati che riassumevano le
dottrine dell’Isagoge e dell’Organon (in questo caso, l’esposizione del De
interpretatione occupa il primo posto) ai quali seguivano altri trattati sulle
proprietates terminorum. Con la Summa logicae di Occam cade la distinzione tra
elementi della logica antiqua ed elementi della logica moderna. La materia è
ristrutturata, secondo un criterio ‘naturale’, in parti che studiano l’elemento
più semplice o termine, la proposizione, e il sillogismo o strutture logiche
complesse. Questo criterio naturale non corrisponde alla distinzione tra logica
elementare o degli enunciati e logica o CALCOLO DEI PREDICATI. Ma con il De
puritate artis logicae di Burleigh si fa un passo [Cfr. S. Mazzetti, Repertorio
di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre
Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna. Cfr. per entrambe: BenEDICTI
VICTORII BononiensIS Opusculum in Tisberum de sensu composito ac diviso cum
eiusdem collectaneis in suppo- sitiones Pauli Veneti. Expositio Benedicti
Victorii Bononiensis ordinariam logicae Bononiae publice profitentis feliciter
explicit. Laus deo. Finis. Bononiae. Cfr. Bonner, Medieval Logic] avanti.
L’opera, si è detto, ci è pervenuta in due redazioni. Se il tractatus longior
risulta di due trattati (de proprietatibus terminorum e de propositionibus et
syllogismis bypotheticis) e risente ancora del criterio naturale che presiede
alla Summa logicae di Occam, il tractatus brevior avrebbe dovuto risultare di
parti dedicate alle regulae generales -- e cioè consequentiae, syncategoremata
e suppositiones --, all’ars sophistica -- dottrina delle fallaciae --, all’ars
exercitativa -- o de obligationibus -- e all’ars demonstrativa -- o sillogismo.
Nel iractatus brevior, dunque, la distribuzione della materia non obbedisce più
che a criteri puramente logici, ponendo in primo piano la logica degli
enunciati. Ma per avere un quadro più completo delle modificazioni subite
dall'impianto dei manuali di logica, è opportuno accennare ancora alla
struttura di due opere. Le Regulae solvendi sophismata di Heytesbury sono una
surzzza !” (ma vanno anche sotto il nome di Logica), ma della summa
tradizionale conservano ben poco. Si articolano infatti in capitoli dedicati
agli insolubilia, al de scire et dubitare, alla supposizione del relativo (de
relativis), alla expositio de incipit et desinit, ai problemi de maximo et
minimo e a quelli, compresi nel capitolo de tribus praedicamentis, relativi al
moto locale, quantitativo (de augmentatione) e qualitativo (de alteratione).
Più tradizionale la distribuzione della Logica di Strode. In un primo trattato Strode
ricapitola la materia dei seguenti libri: De interpretatione (con in più la
trattazione delle proposizioni ipotetiche), Isagoge, Categorie e Primi
analitici, nel secondo si toccano i seguenti argomenti: termine, proposizione,
de obligationibus (è, [Cfr, l’Introduction del Bonner a W. BurLEIGH, op. cif.,
pp. VI-XI. 127 Op. cit., f. 4va: traderem brevi summa» e «Et in sex capitula
nostram dividens summulam [...] ». 128 Così, secondo ScHum, op. cit., p. 88, è
nel cit. ms. Erfurt, Amplon. F. 135. questo, un trattato dedicato, come avverte
l’autore, ai « principia logicalia » e che deve servire ad introdurre i giovani
« in tracta- tus graviores» !®); seguono gli altri quattro trattati:
conseguentiae de suppositionibus et exponibilibus, obligationes, insolubilia. i
Si può notare che in queste opere nuove esigenze e nuovi problemi si fondono
con esigenze tradizionali d’insegnamento. Ma emerge sempre più l’affermarsi
della logica degl’enunciati o consequentiae rispetto alla logica dei termini,
giacché la logica dei termini è sottoposta a verifica mediante consequentiae.
Ciò è stato già rilevato a proposito della suppositio, ma trova ora nuove
conferme soprattutto nella dottrina della probatio propositionis. La logica
elementare, specie nella probatio, è il presupposto indispensabile di tutta
l’articolazione del discorso e delle analisi proposte. Contemporaneamente,
anche a livello di organizzazione di un corpus di dottrine logiche, la
consequentia va a prendere il primo posto. Si è ricordata la collocazione che
essa ha nel tractatus brevior De puritate artis logicae di Burleigh. Ma si
pensi che, spesso, il sillogismo è considerato, come dev'essere, un tipo di
conseguentia (Riccardo di Campsall parla di consequencia sillogistica e Alberto
di Sassonia ha de consequentiis syllogisticis) fino a giungere con SERMONETA
(si veda), all’affermazione del primato delle consequentiae rispetto ai
sillogismi. Le corseguentiae sono communissima pars libri Priorum, aut ad ipsum
isagogicon. Tutto ciò è testimonianza di un lavoro che lungo i secoli Fa Cfr.
Logica, cit., f. 19vb: «Et haec dicta de principiis logicalibus ad iuvenum
introductionem in tractatus graviores sufficiant ». 19 Bonner, Medieval Logic,
cit., pp. 29-31. 131 Cfr. Questiones ..., cit., 12.34, p. 205. { sa” Logica,
IV, 7: De consequentiis syllogisticis hoc est de syllogismis, . 28vb. È 133
Cfr. Super Consequentias Strodi, cit., f. 2ra: Ad secundum dico libellum hunc
esse communissimam partem libri Priorum aut ad ipsum isagorgicon, et per
consequens immediate postponi debere ad librum ha avuto di mira
l’identificazione di strutture logiche sulle quali fosse possibile operare. Ma
è ben noto che la logica è, nel medio- evo, una delle arti del trivio e HA PER
OGGETO IL LINGUAGGIO (è quindi una
scientia sermocinalis) come la grammatica e la retorica, differendo però da la
GRAMMATICA e la RETORICA perché DIALETTICA mira a discernere le proposizioni
vere da quelle false, mentre la grammatica e la retorica insegnano,
rispettivamente, a SERVIRSI del linguaggio con correttezza – LA GRAMMATICA -- e
con eleganza – LA RETORICA. A sua volta, IL LINGUAGGIO-OGGETTO d’indagine è una lingua storica, il LATINO. È
da chiedersi perciò fino a che punto i risultati dello sforzo compiuto per
identificare strutture linguistiche sulle quali fosse possibile operare
validamente da un punto di vista logico autorizzino a parlare di logica
formale; o, in altri termini, se le strutture siano autentiche forme, siano
trattate SENZA FAR RIFERIMENTO AL SIGNIFICATO delle parole e al senso delle
espressioni. Quando si cerca una risposta, la difficoltà maggiore s'incontra nel
fatto che la proposizione studiata ha un ineliminabile importo esistenziale,
per cui elementi extra-logici -- ontologici, gnoseologici -- finiscono per
condizionare la trattazione della logica. È tuttavia utile indicare alcuni
elementi che documentano il progressivo affermarsi di una concezione formale
della logica. Oltre alla distinzione, troppo nota, tra materia e forma di un
argomento, ricordiamo che Buridano considera la copula est “formale
propositionis;” essa cioè è l’elemento Periermenias et anteponi ad librum
Topicorum, Elenchorum et Posteriorum. Patet hic ordo, quia de consequentia hic
tamquam de subiecto agitur, quae communiot est omni specie argumentationis seu
syllogismo simpliciter, de quo agitur in libro Priorum ». Cfr. Moopy, Truth and
Consequence ..., cit., p. 10. 134 Cfr. R. CarnaP, Sintassi logica del
linguaggio, tr. it. A. Pasquinelli, Milano 19662, p. 33. 135 Cfr. Tractatus de
suppositionibus, cum copula debeat esse formale propositionis; Reina legge:
«esse (verbum) formale », ma l'integrazione è superflua. Ma v. BURIDANO,
Consequentiae, cit., tei] formale della proposizione categorica o atomica; che
Alberto di Sassonia parla di “formale propositionis” per le ipotetiche: sono
tali le particelle sincategorematiche (come “si” – sillogismo ipotetico; “vel:,
sillogismo disgiuntivo) che fungono da connettivi tra proposizioni atomiche in
modo da formate proposizioni molecolari; che Heytesbury usa il termine forzza
per indicare una struttura logica, considerata solamente dal punto di vista
operativo, nella quale le variabili stanno per proposizioni. Il progressivo,
cosciente affermarsi del primato della logica degl’enunciati va dunque di pari
passo con l’individuazione di forme logiche. Infine, in un testo in cui si
discute della diversità delle logiche, proprie delle varie scienze, all’interno
dell’unica (universalis) logica comune a tutte le scienze, e quindi della
diversità della rationalis logica fidei e della logica naturalis, Holcot scrive.
Sed quid est dicendum: estne logica Aristotelis formalis, an non? Dico, quod si
non vis I, 7 (distingue tra materia e forma della proposizione o della
consequentia e precisa quali elementi siano da considerare spettanti alla
forma). 156 Cfr. Sophismata, cit., II, 8° «Non Socrates currit vel non curtit
», f. [4lra]: «[...] quia formale, scilicet nota disiunctionis, in utraque
affirmatur », e « Non aliquis homo
currit si aliquod animal currit », f. [4lra-b]: «[..] eo quod in illo sensu
negatio cadit supra formale propositionis, scilicet supra notam conditionis.
157 Cfr. cap. VI, app. 2, nn. 8 e 9 (in entrambi i casi si tratta della
proposizione copulativa. 158 Cfr. HoLcor Opus questionum ac determinationum
super libros Sententiarum, Lugduni 1518, I Sent., q. 5J: « Eodem modo
rationalis logica fidei alia debet esse a logica naturalis. Dicit enim
Commentator secundo Metaphysicae commento XV quod quaedam logica est
universalis omnibus scientiis, et quaedam propria unicuique scientiae; et si
hoc est verum, a multo fortiori oportet ponere unam logicam fidei, et similiter
alia logica utitur obligatus certa specie obligationis, et alia libere
respondens secundum qualitatem propositionum. Modo philosophi non viderunt
aliquam rem esse unam et tres; ideo de ea in suis regulis mentionem non
fecerunt. Sunt igitur in logica fidei tales regulae: quod omne absolutum
praedicatur in singulari de tribus, et non in plurali; alia, quod unitas tenet
suum consequens, ubi non obviat relationis oppositum. Et ideo, concessis
praemissis dispositis Terminologia logica della tarda scolastica 43 vocare
logicam formalem nisi illam, quae tenet in omni “agi sicut dicit Commentator
primo Physicorum commento XXV: er- mo concludens per se debet concludere in
omni materia, tune patet, quod non. Si vis vocate logicam formalem illam, quae
per naturalem inquisitionem in rebus a nobis sensibiliter a non capit
instantiam, dico quod sic » !®: secondo Holcot, la logica aristotelica è logica
naturale, e la sua validità non trova eccezione nell’ambito della nostra
esperienza. Essa è quindi formale nell'ordine della natura. Ma la logica
aristotelica non è una logica universale valida in ogni materia (non è
applicabile, ad tr pio, al dato rivelato, come al problema della trinità) e in
tal senso non è logica formale. Forse altri testi potranno ts mentare meglio e
chiarire con quale coscienza i maestri Fa ev si servissero dei propri strumenti
scientifici, e quindi della logica Ma sembra incontestabile che qui s’affaccia
1 esigenza di una logica formale, la cui validità si estenda ad ogni campo del
sapere e non dipenda dalle particolarità della materia trattata, De sia cioè
condizionata dai princìpi di questa, ma ubbidisca solo ai propri princìpi.
Prima di concludere, è il caso di spendere qualche parola per presentare questo
lavoro e per collocarlo in rapporto ai temi ora accennati. na . Ciascuno dei
capitoli nei quali esso si articola è dedicato ie studio di un termine o gruppo
di termini, e quindi di una dot- in modo et in figura, negatur conclusio, quia
in conclusione obviat cera oppositio; sicut si arguitur sic: haec essentia est
pater, haec essentia t.- filius, ergo filius est pater; et utraque praemissarum
est vera, et app: ispositio tertiae figurae ». . de" Ivi (continuaz. del
testo della n. prec.). Il passo è gar w F. Horemann, Holcot. Die Logik in der
Theologie, in Lo ssd Mediaevalia, 2: Die Metaphysik im Mittelalter. Vortrige
des si mi nalen Kongresses fiir mittelalterliche Philosophie (Kéln 31 Aug.-6
Sept. 9 herausg. P. Wilpert-W.P. Eckert, Berlin 1963, p. 633. 44 Alfonso Maierà trina,
che ha un certo rilievo nel quadro dell’insegnamento logico della tarda
scolastica. L’ordine con cui si succedono i capitoli non è quello strettamente
alfabetico. Il criterio alfabetico si compone con quello dell’affermarsi
cronologico delle dottrine. La combinazione dei due criteri ha portato a una
disposizione che, pur salvando la varietà dei temi trattati, forse conferisce
una certa unità all’esposizione. Le dottrine, proprie della logica modernorum,
relative ai termini e alle proposizioni hanno trovato una particolare
sistemazione in due specie di trattati che corrispondono a diversi punti di
vista. Uno è quello fornito dal de sensu composito et diviso: si pensi al
trattato di Heytesbuty). L’altro corrisponde a quello della probatio
propositionis -- quale si trova, ad esempio, nello Speculum di Billingham. Si è
dato un certo rilievo a questi temi per due motivi. Primo, perché sembra siano
le dottrine verso le quali confluiscono le altre. Si vedano i rapporti tra
appellatio e senso composto e senso diviso, tra ampliatio e propositio modalis,
tra suppositio confusa, descensus e probatio, tra propositio modalis e
probatio, tra la dottrina della probatio e quella del senso composto e del
senso diviso: è una fitta rete di nessi che corre da un tema all’altro. Secondo,
perché i due punti di vista, in certo senso concorrenti, finiscono per
unificatsi. Il de sensu composito et diviso è in genere analizzato per mezzo
della dottrina della probatio dai filosofi italiani. Il rapporto tra di essi
costituisce uno dei temi più interessanti della filosofia scolastica del
linguaggio. I capitoli appellatio, ampliatio-restrictio, e copulatio affrontano
una problematica che, pur presente nella tarda scolastica, non ha ricevuto un
impulso notevole in quel periodo. Essi infatti svolgono una tematica
caratterizzante: le prime discussioni sulle proprietates terminorum. Segue un
capitolo che studia un aspetto della suppositio. La dottrina della suppositio
rappresenta il frutto più maturo dei parve logicalia e apre la strada allo
studio dei termini dal punto di vista della logica degli enunciati. Qui se ne
tratta un capitolo particolare, la confusio, al quale i logici della tarda scolastica
fanno continua- mente riferimento e che mostra la tendenza a una nuova
organizzazione della dottrina in un quadro più ampio. Seguono capitoli dedicati
alla propositio modalis, alla probatio propositionis, al sensus compositus e al
sensus divisus, che dovrebbero meglio documentare la capacità di analisi dei filosofi
alle prese con un linguaggio storico e informale come IL LATINO mentre aspirano
a fondare un linguaggio scientifico, ideale, o formale. Quanto di tutto ciò la
logica derivi dalle dottrine grammaticali si vedrà nei singoli casi. Rijk, nella
sua Logica modernorum fa un primo bilancio dei termini che la logica fa propri RICAVANDOLI
DALLA GRAMMATICA FILOSOFICA O RAZIONALE. Di essi ricordiamo suppositio,
appositio, appellatio, IMPLICATIO, IMPLICITVM-EXPLICITVM, incongruu. Ma bisogna
aggiungere che la logica necessariamente fa leva sulle dottrine grammaticali
nella sua indagine sulle strutture linguistiche
del LATINO. Si pensi allo studio delle parti del discorso, in
particolare del NOME con i suoi casi (si veda la funzione dei casi obliqui in
contrapposizione al caso rectus), e del verbo e del tempo di esso. Del pronome
relativo e l’ANAFORA, la CATAFORA, l’ENDOFORA, e l’ESSOFORA, in rapporto al
problema della supposizione, la prae-suppositio, e l’implicatura. Si pensi al
rapporto tra forma avverbiale e forma causalis o nominale del modo; e, ancora,
a quanto siano presenti le dottrine delle costruzioni sintattica – SINTASSI,
SEMANTICA, PRAMMATICA -- grammaticali, indipendenti, nella vox attiva o vox passiva,
e dipendenti (dictu72) e, in particolare, all’importanza che esse rivestono per
l’esame del senso composto e del senso diviso. Si vedrà se, e quale, utilità
possa venire alla discussione di problemi affrontati dai filosofi del
linguaggio del nostro tempo, come H. P.
GRICE, dalla lettura di testi del genere. Segnaliamo soltanto alcuni punti nei
quali il confronto risulta immediatamente interessante: 140 Op. cit., I, pp.
20-22; ma cfr. tutta la prima parte del secondo volume della stessa opera. la
dottrina dell’impositio richiama alla mente la critica della dottrina del nome
avanzata da ‘Vitters.’ La consignificatio temporis è negata’ da Russell. La
dottrina della copula e della predicazione può essere esaminata alla luce dell’ONTOLOGIA
– come rama della metafisica, come ha fatto D.P. Henry, sequendo H. P. GRICE –
“Semantics and METAPHYSICS,” Part II to his “Studies in the Way of Words”. Per
quanto riguarda i modali. Si veda l'esame dei particolari egocentrici e degli
atteggiamenti enunciativi operata da Russell. Si tratta solo di alcuni
argomenti e punti di contatto che permettono però di notare come il ripropotsi,
a distanza di tanti secoli, degli stessi temi sottolinei quanto siano insoddisfacenti
le formulazioni e le soluzioni finora affacciate, se la ricerca intorno ad essi
continua con impegno. Cfr. Ricerche filosofiche, ed. it. a cura di M. TRINCHERO
(si veda), Torino: ad es., $ 40, pp. 31-32. 14 Cfr. A Inquiry into Meaning and
Truth, tr. it. di L. Pavolini col titolo Significato e Verità, Milano. Cfr.
Henry, The De Grammatico of AOSTA: The Theory of Paronymy, Notre Dame Ind..,
che utilizza C. LEJEWSKI, On Lesniewski's Ontology, « Ratio; per i particolari
egocentrici, e per gli atteggiamenti enunciativi. APPELLATIO. Appellatio
»—mpoonyopia nell'antichità. Il valore primo e fondamentale dei termini
appellatio e appellare è, rispettivamente, atto di NOMINARE (DESSINARE) o
semplicemente ‘nome’, e ‘nominare’, ‘designare’ DESSINARE. DISENNARE. Ma
appellatio rende la “rpoonvopia”, fra l’altro, in due contesti: quello
aristotelico o LIZIO delle “Categorie” e quello del PORTICO delle dottrine
grammaticali. In rapporto al testo aristotelico e all’insegnamento DEL PORTICO si
sono costituite due tradizioni. Di esse la più antica, e più ampiamente
testimoniata, è senza dubbio la seconda. Un primo cenno si trova nel spagnuolo Quintiliano,
il quale, discutendo del numero delle parti del discorso, si chiede se
npoonvopia sia da considerare una specie di nome o una autonoma parte del
discorso -- in questo secondo caso, NOMEN è quella parte del discorso indicante
una qualità propria, individuale, esempio: ‘SOCRATE,’ o GRICEVS, STRAWSONIVS e
PEARSIVS -- mentre appellatio è la parte del discorso indicante una qualità
comune, esempio: ‘uomo’ -- e se il termine “npoonvopia” sia da rendere
indifferentemente con “vocabulum” o [Cfr. Thesaurus linguae latinae, appellare,
appellatio. Cfr. però L. ApAmo, BOEZIO e VITTORINO traduttori e interpreti
dell’« Isagoge» di Porfirio, «Rivista critica di storia della filosofia, il
quale rileva che Vittorino rende « prevalentemente “xamyopeiv” con “appellare,”
xaxmyopla con “appellatio”, xatnYyopobpevos con appellativus. appellatio,
oppure se “vocabulum” debba essere distinto da appellatio, indicando il primo
termine i nomi comuni di corpi, visibili e tangibili, e il secondo i nomi
comuni di cose invisibili e non tangibili. Come è noto, per i grammatici
filosofici della tarda antichità il NOMEN può essere PROPRIVM *o* APPELATIVO. Un
NOME PROPRIO DESIGNA i nomi di persona
(o animale – H. P. GRICE, “Bellerophon rode Pegasus”). IL NOME APPELLATIVO i
nomi comuni: la dottrina del PORTICO è qui evidentemente ripresa. In questo
contesto è frequente il richiamo, esplicito [Institutiones oratoriae, ed.
Radermacher, Lipsiae. Paulatim a philosophis ac maxime Stoicis PORITCO auctus
est numerus (sc. partium orationis), ac primum convinctionibus articuli
adiecti, post praepositiones: nominibus appellatio, deinde pro-nomen, deinde
mixtum verbo participium, ipsis verbis adverbia. noster sermo articulos non
desiderat ideoque in alias partes orationis sparguntur, sed accedit
superioribus interiectio. alii tamen ex idoneis dumtaxat auctoribus VIII partes
secuti sunt, ut ARISTARCO et aetate nostra PALEMONE, qui vocabulum sive
appellationem nomini subiecerunt tamquam speciem eius, at ii, qui aliud nomen,
aliud vocabulum faciunt, novem. nihilominus fuerunt, qui ipsum adhuc vocabulum
ab appellatione diducerent, ut esset vocabulum corpus visu tactuque manifestum
‘domus lectus’, appellatio, cui vel alterum deesset vel utrumque ‘ventus caelum
deus virtus’. adiciebant et adseverationem,ut ‘eheu’, et tractionem ut
‘fasciatim’: quae mihi non adprobantur. vocabulum an appellatio dicenda sit
tpoonyopla et subicienda nomini necne, quia partvi refert, liberum opinaturis
relinquo. Ma appellatio vale nomen per Quintiliano: cfr. ivi, XII, 10, 34, vol.
II, p. 408: res plurimae carent appellationibus. Più generalmente, per il
valore del termine APPELLATIO IN RETORICA, cfr. H. Lausserc, Handbuch der
literarischen Rbetorik. Eine Grundlegung der Literaturwissenschaft, Miinchen, Registerband. Stoicorum
veterum fragmenta, ed. Arnim, Lipsiae, $ 21 Diocles Magnes apud Diog. Laért.
VII, 57: toù Sì Xbyov tori pépn Evie, die gno Avoyévne TE Èv TD Tepi pwviig xa
Kpbatrrog * $voua, mpoonvopia, pfua, oiviecos, &pipov e $ 22: Diocles
Magnes apud Diog. Laért. VII, 58: tot Sì mpoonyopla pév, xatà tèv Atovivnv,
pépos Xbyov omuatvov xouviy Toubenta, olov “Uvapwroc”, “Immoc”. dvopa SE tot
pepog Abyov SnXoiy idtav mowrtnta, olov Atoyévng, Zwxpktng. Presso il PORTICO tpoonyopia
è parte del discorso accanto a $vopua, non una sottoclasse di esso, come sarà PER
I LATINI. per i latini.] o implicito, alla distinzione tra vocabulum e
appellatio. La tradizione aristotelica è legata a due passi delle Categorie.
Aristotele pone la definizione dei termini denomi- [Prisciano però ripete la
dottrina originale. In Grammatici latini. Secundum stoicos PORTICO vero V sunt
eius (sc. orationis) partes: nomen, appellatio, verbum, pronomen sive
articulus, coniunctio. nam participium connumerantes verbis participiale verbum
vocabant vel casuale, e aggiunge, in
Grammatici latini. Sic igitur supradicti philosophi [del PORTICO] etiam
participium aiebant appellationem esse reciprocam, id est dvTavaNALO TOY
mpoomyoplav, hoc modo: LEGENS EST LECTOR et LECTOR LEGENS, CVRSOR EST CURRENS
et CVRRENS CVRSOR, AMATOR EST AMANS et AMANS AMATOR, vel nomen verbale vel
modum verbi casualem. La lettura di alcuni passi dei grammatici mostra quanto
fosse articolata la discussione relativa a appellatio in rapporto al nome (per
altre occorrenze, cfr. Thesaurus linguae latinae, appellatio): DiomEDIS Artis grammaticae libri III, ex rec.
H. Keilii, I, in Grammatici latini, cit., I, Lipsiae. Dopo aver definito il NOMEN pars orationis cum casu sine tempore rem
corporalem aut incorporalem proprie communiterve significans, aggiunge. Sed ex
hac definitione SCAURO dissentit. separat enim a nomine appellationem et
vocabulum. et est hotum trina definitio talis: appellatio quoque est communis
similium rerum enuntiatio specie nominis, ut HOMO VIR femina mancipium leo
taurus. item vocabulum est quo res inanimales vocis significatione specie
nominis enuntiamus, ut arbor lapis herba toga et his similia. Ma cfr. Appellativa
nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur. haec in duas species
dividuntur, quarum altera significat res corporales, quae videri tangique
possunt (i altera incorporales, quae intellectu tantum modo percipiuntur, verum
neque videri nec tangi possunt; Ex CWarISsII arte grammatica excerpta. Nomina
aut propria sunt aut appellativa e Appellatio dicitur quidquid praeter proprium
nomen est. appellativa nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur.
haec in duas species dividuntur. alia enim significant res corporales, quae
videri tangique possunt, et a quibusdam vocabula appellantur, ut HOMO arbor
pecus. Alia quae a quibusdam appellationes dicuntur et sunt incorporalia, quae
intellectu tantum modo percipiuntur, verum neque videri nec tangi possunt, ut
est VIRILITA – H. P. GRICE, “HORSENESS” --, pietas iustitia. ea nos appellativa
dicimus »; PrIScIANO, in Grammatici latini. Quidam autem IX dicebant esse
partes orationis, appellationem addentes separatam a nominibus, alii autem nativi o paronimi (distinguendoli da quelli
univoci e da quelli aequi-voci) nel seguente modo, secondo la traduzione di
Boezio. De-NOMI-nativa vero dicuntur quaecumque ab aliquo solo differentia casu
secundum nomen habent appellationem [tv xatà tobvoua mpoo- myopiav éxe], ut a
grammatica grammaticus, et a fortitudine fortis . Sono partonimi quei termini
che hanno appellazione, cioè traggono la loro funzione di NOMINARE e quindi la
loro forma lingui- [...], alii XI [....]. his alii addebant etiam vocabulum et
interiectionem apud Graecos. Proprium est nominis substantiam et qualitatem
significare. hoc habet etiam appellatio et vocabulum. Ergo tria una pars est
orationis. Hoc autem interest inter proprium et appellativum, quod appellativum
naturaliter commune est multorum, quos eadem substantia sive qualitas vel
quantitas generalis specialisve iungit; Donato, Ars grammatica, in Grammatici
latini. Nomen unius hominis, appellatio multorum, vocabulum rerum est. sed modo
nomina generaliter dicimus. Qualitas nominum bipertita est, aut enim propria
sunt nomina aut appellativa [...]. appellativorum nominum species multae sunt.
alia enim sunt corporalia alia incorporalia; POMPEO Commentum Artis Donati, ex
rec. H. Keilii, in Grammatici latini,
Lipsiae. Qualitas nominum principaliter dividitur in duas partes. omnia
enim nomina apud Latinos aut propria sunt aut appellativa. Sunt nomina
appellativa quae appellantur corporalia, sunt quae incorporalia, e ConsENTII
Ars grammatica, ex rec. H. Keilii. Qualitas nominum in eo est, ut intellegamus,
utrum nomen quod positum fuerit appellativum sit, an proprium. appellativa enim
nomina a genere et specie manant. Appellativa autem nomina, quae a genere et
specie manare diximus, plures differentias habent. nam vel rem corporalem vel
incorporalem significant. Della distinzione nomen-appellatio-vocabulum resta
traccia nei commenti a Prisciano: cfr. quello di Guglielmo di Conches, (in
Rijg, Logica modernorum), quello d’ELIA (si veda) e la glossa Promisimus (ivi,
p. 260). 6 Cat. 1, la 12-15 (l’espressione messa in parentesi è alla r. 13);
transì. Boethii, « Aristoteles latinus; cfr. STEINTHAL, Sprachwissenschaft bei
den Ròmern, Berlin. Nur ist allerdings xxtnyopia bei Aristoteles nicht véllig gleichbedeutend
mit rpoonyopia und Uvopa, so wenig wie xamnyopeiv] stica, da un altro termine,
che può essere detto principale o primitivo – RYLE, “FIDO”-FIDO -- , con la
sola differenza, rispetto ad esso, della terminazione, o suffisso. Invece, dopo
aver precisato che le sostanze prime significano l’individuo (q68e qu, hoc
aliquid), Aristotele afferma: In secundis vero substantiis videtur quidem
similiter ad appellationis figuram [o sub appellationis figura, sub figura
appellationis: o oynua tig mpoonyoplas] hoc aliquid significare, quando quis
dixerit HOMINEM HOMO hominem vel animal. Non tamen verum est, sed quale aliquid
[motéy 7v] significat (neque enim unum est quod subiectum est quem- admodum
prima substantia, sed de pluribus homo dicitur et ani mal). Non autem
simpliciter qualitatem significat, quemadmodum album (nihil enim significat
album quam qualitatem), genus autem et speciem circa substantiam qualitatem
determinant (qualem enim quan- dam substantiam significant). Secondo
Aristotele, mentre i nomi delle sostanze prime designano la realtà individuale,
un nome di una SOSTANZA SECONDA desi- [dasselbe ist wie rpoonyopevtw; sondern
xatmyopia in der hier gemeinten Bedeutung entspricht noch eher dem platonischen
Ausdrucke èrwwwyia. Wahrend nimlich évopa, Wort, nur das lautliche ovuforov,
Zeichen, der Sache ist, und in npoonyopia die Anwendung dieses dvoua auf die
mit demselben bezeichnete Sache liegt: ist xatnyopta das Wort, insofern es
nicht bloss Zeichen ist, sondern zugleich das Bezeichnete in sich fasst, d. h.
das Wesen und die Bestimmung der Sache aussagt und insofern Be- griff ist ». È
da notare che PrISCIANO (in Grammatici latini) dà come DE-NOMI-NATIVO il SOSTANTIVO
rispetto all’AGGETTIVO [cfr. H. P. GRICE, “FIDO IS SHAGGY”] (es. SAPIENS
SAPIENTIA), che è il contrario di quanto si può vedere in Aristotele (del quale
si veda anche Cat.). Per principale: cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 168A;
per primitivo: cfr. Martino DI Dacia, Modi significandi, in Opera, ed. Roos,
Hauniae (cfr. PriscIano, in Grammatici latini. Transl. Boethii, « Aristoteles
latinus; la prima variante è in apparato critico, la seconda è corrente. 9 Cfr.
Cat.; transl.] gnano il genere e la specie. PRIMA SOSTANZA: ‘quest'uomo’ o
‘questo cavallo’ e SOSTANZA in senso proprio. LA SECONDA SOSTANZA, ‘uomo’ o
‘animale’, pur utilizzando gli stessi nomi che designano le sostanze prime
(‘quest’'UOMO’ e ‘UOMO’), in realtà designano di esse le qualità comuni. Sono —
precisano i filosofi — degl’UNIVERSALI. E l’UNIVERSALE, secondo la definizione
aristotelica, è ciò che è predicabile di più. Così, questo testo si presta ad
essere accostato da un lato alla definizione di NOMEN appellativum – SOSTANTIVO
COMUNE --, poiché nome appellativo è il nome comune, e ciò che in grammatica è
detto ‘COMUNE’ in dialettica è detto ‘universale’; dall’altro, al primo testo
dello stesso Aristotele, giacché, se ad esempio grammaticus deriva da
grammatica, e grammatica è una qualità, come album deriva da albedo e designa
principalmente una qualità, sarà lecito chiedersi, per un verso, se LA SOSTANZA
SECONDA va considerate nella categoria della qualità e, per un altro verso e
soprattutto, se, e come, ‘gramma-] Boethii, Aristoteles latinus. Cfr. Copulata
tractatuun parvorum logicalium (ed. Colonia) che fa derivare la dottrina
dell’appellatio da questo passo (in BòHNER, Medieval Logic). Cat.,
De interpr. Cfr. Introductiones Parisienses, Quidam terminus COMMUNIS SIVE
UNIVERSALIS SIVE APPELLATIVVS [“shaggy”]; Cfr. Occam, Summa logicae. Et ita omnia illa nomina
communia, quae vocantur secundae substantiae, sunt in praedicamento qualitatis,
accipiendo esse in praedicamento pro eo, de cuius pronomine demonstrante ipsum
praedicatur qualitas. Omnia tamen illa sunt in praedicamento substantiae,
accipiendo esse in praedicamento pro illo, de quo significative sumpto
praedicatur substantia. Unde in ista propositione: ‘Homo est animal’, vel:
‘Homo est substantia’, ‘homo’ non supponit pro se, sed pro suo significato. SI
ENIM SUPPONERET PRO SE, HAEC ESSET *FALSA*: ‘Homo est substantia’, et haec VERA:
‘Homo est qualitas’. Sicut si haec vox ‘homo’ supponat pro se, haec est FALSA:
‘Homo est substantia’, et haec VERA: ‘Homo est vox et qualitas’. Et ita
secundae substantiae non sunt nisi quaedam nomina et qualitates praecise
significantes substantias. Et propter hoc, et non propter aliud dicuntur esse
in praedicamento substantiae. Si noti però] tico” o ‘bianco’ possano designare
una sostanza. All’impostazione del problema contribuiscono due dottrine, cioè
la definizione di NOMEN data da Prisciano. Proprium est nominis significare
substantiam et qualitatem. O, come leggeno i filosofi substantiam cum
qualitate, e l’affermazione boeziana relativa alla costituzione degli esseri. In
una sostanza diversum est esse et id quod est. L’ id quod est è la sostanza
completa, ed è tale grazie a un esse, a una forma, che è un quo est, ciò grazie
al quale la sostanza diviene quello che è, ciò di cui la sostanza partecipa. La
dottrina grammaticale del nome, substantia et qualitas », si presta ad essere
interpretata alla luce della dottrina boeziana, per la quale la sostanza,
designata dal nome, è un composto, un quod est, e si costituisce in virtù di un
quo est, una forma. Ci si chiede: ciò è vero di tutti i nomi, non solo dei
denominativi e dei nomi di sostanza seconda, ma anche dei nomi di sostanza
prima. E come si può articolare nella PREDICAZIONE tale distinzione: ponendo a
soggetto la substantia, secondo la terminologia grammaticale, o il suppositum, secondo
la termi- [che Boezio, In Arist. Periermenias, forma nomi di qualità dai nomi
di individui. Alia est enim qualitas singularis, ut Platonis vel Socratis, alia
est quae communicata cum pluribus totam se singulis et omnibus praebet, ut est
ipsa humanitas. Age enim incommunicabilis Platonis illa proprietas PLATONITAS,
SOCRATITAS, GRICEITAS, STRAWSONITAS, PEARSITAS, appelletur. eo enim modo
qualitatem hanc PLATONINATE – Platonitatem -- ficto vocabulo nuncupare possimus,
quomodo hominis qualitatem dicimus humanitatem. È il problema posto nel De grammatico
d’AOSTA. Prisciano, op. cif., II, 18 (cfr. la prec. n. 5); per l’uso,
cfr.CHENU, La théologie au douzième siècle, Paris (è qui ripreso e parzialmente
modificato l’articolo Grammaire, Archives d’histoire doctrinale. Cfr. Girson,
La philosophie au moyen dge, Paris CHENU), e a predicato ciò che vien detto
rispettivamente la qualitas il
significatum. I filosofi hanno sviluppato questi temi, mentre nei secoli
successivi le dottrine fissate vengono tramandate in modo sostanzialmente
immutato. La storia della teoria dei paronimi o denominativi (o derivati) è
stata di recente ricostruita da Henry che ha studiato il De grammatico d’Aosta.
Riprendiamo qui le linee generali della dottrina anselmiana e seguiamo lo
sviluppo del problema. È noto che Boezio pone tre condizioni perché si abbiano
i termini denominativi: Tria sunt autem necessaria, ut denominativa vocabula
constituantur. Prius ut re participet, post ut nomine, postremo ut sit quaedam
nominis TRANS-FIGURATIO, ut cum aliquis dicitur a FORTITUDINE FORTIS, est enim
quaedam fortitudo qua fortis ille participet, habet quoque nominis
partecipationem, fortis enim dicitur. At vero est quaedam transfiguratio,
fortis enim et fortitudo non eisdem syllabis terminantur. ALBERTO Magno, I
Sent., d. 2, a. 11, sol. (cit. in CHENU, Duo sunt attendenda in nomine,
scilicet forma sive ratio a qua imponitur, et illud cui imponitur; et haec
vocantur a quibusdam significatum et suppositum, a grammaticis autem vocantur
qualitas et substantia. L’influenza di Porfirio è stata determinante per una
impostazione del problema in termini di predicazione: cfr. Moody, The Logic of
William of Ockbam, London, in part. p. 74. 19 MartINno DI Dacia, /.c.; ma cfr.
Cassionoro, Irstitutiones, cit., II, iii, 9, p. 113: denominativa, id est
derivativa [....] ». 20 Cfr. Henry, The « De grammatico » ..., cit., pp. 79-101
(per la ricostruzione storica del problema: in questo saggio sono sistemate le
ricerche precedenti dell’autore), e The Logic of St. Anselm, Oxford. In Cat.
Arist., cit., 168A-B. L’analisi delle tre condizioni in HenRry, The « De
grammatico » A fondamento di questa interpretazione è la dottrina boeziana
della costituzione dell’essere mediante la partecipazione a una forma, e quindi
al nome che la designa: il denominativo si ricava dal nome della forma, e si
differenzia da questo soltanto nella parte terminale. Con ciò non è ancora
risolto il problema, se il nome ottenuto significhi principalmente la forma o
il soggetto al quale inerisce. Altrove, però, lo stesso Boezio afferma che ALBUM
[SHAGGY] è detto denominative di un corpo e perciò può essere predicato del
nome di corpo, ma non è possibile che la definizione di album o SHAGGY, e tutto
ciò che essa contiene, possa essere predicata del subiecium, cioè del nome che
funge da soggetto. Diverso è il caso di animal, detto di homo: animal non solo
può essere predicato di homo, ma, essendo esso posto nella definizione di homo,
la definizione di animal può essere predicata di homo. Vengono così a
configurarsi due tipi di predicazione secondo Boezio: una predicazione secundum
accidens, e si ha quando si predica del subiectum ciò che è in subiecto, e una
predicazione de subiecto (o in eo quod quid) o essenziale – H. P. GRICE,
IZZING, NOT HAZZING --, e si ha quando una parte della sostanza è predicata
della sostanza stessa. Questo secondo modo di predicazione ha luogo quando le
sostanze seconde sono dette di sostanze prime (non solo, in tal caso, è
predicabile il nome, ma anche la ratio o definitio del nome. Ma quando un
denominativo è predi- [Cosa siamo soggetto (“FIDO”) e predicato (“SHAGGY”) è
detto da Boezio, In Arist. Periermenias. Termini autem sunt nomina et verba,
quae in simplici propositione praedicamus, ut in eo quod est Socrates disputat,
“Socrates” (FIDO) et disputat (IS SHAGGY) termini sunt. et qui minor terminus
in enuntiatione proponitur, ut Socrates (FIDO), subiectus dicitur et ponitur
prior; qui vero maior, praedicatur et locatur posterior, ut disputat (IS
SHAGGY)»; cfr. HeNRY, The Logic of St. Anselm. Boezio, In Cat. Arist.; cfr.
HENRY, The Logic of St. Anselm] cato di un subiectum, la PREDICAZIONE attiene
al nome, non alla ratio o definitio del nome. Si vede bene, dunque, che altro è
il modo in cui uomo (SHAGGY) è detto di Socrate (FIDO), o ‘animale’ di uomo,
altro è il modo in cui album (SHAGGY) è detto di una sostanza qualsiasi. E
poiché album (o grammaticus o SHAGGY) non è il nome della qualità (albedo,
grammatica, SHAGGINESS, HORSENESS, PLATONITAS), ma di un quale, cioè di un
soggetto cui la qualità inerisce (è nome cioè non della sua razio, ma del
subiectum), bisogna precisare in che modo esso denoti il subiectum. Anselmo nel
De grammiatico fa porre così il problema dal Discepolo. De grammatico peto ut
me certum facias utrum sit substantia an qualitas. I termini usati sono quelli
della definizione del nome data da Prisciano, ma posti in disgiunzione -- substantia
an qualitas. Ben presto però, nel corso della discussione tra Maestro e
Discepolo, si cerca di spiegare come grammaticus sia substantia ET qualitas. Per
comprendere la risposta data dal Maestro nel testo di Anselmo, si consideri
innanzi tutto l’analisi che egli fa di homo: Nempe nomen hominis per se et ut
unum significat ea ex quibus constat TOTVS VEL OGNI homo. In quibus substantia principalem locum
tenet, quoniam est causa aliorum et habens ea, non ut indigens illis sed ut se
indigentia. Nulla enim est differentia substantiae sine qua substantia inveniri
non possit, et nulla differentiarum eius sine illa potest existere. Quapropter
quamvis omnia simul velut unum totum sub una significatione uno nomine
appelletur ‘homo’, sic tamen principaliter Boezio, In Cat. Arist., cit.,
191A-B. All’origine della distinzione tra definizione nominale e definizione
essenziale è Anal. post. II, 10 (93b 29 sgg.) secondo ScHnoLtz, Storia della logica, tr. MELANDRI
(si veda) Milano. Cfr. De Grammatico, in S. Anselmi Opera omnia, ed. Schmitt,
I, Edimburgi; Anselmo stesso c’informa che il problema e molto dibattuto al suo
tempo. Tamen quoniam scis quantum nostris temporibus DIALECTICI certent de
quaestione a te proposita hoc nomen est significativum et appellativum
substantiae: substantia est homo et homo substantia. Si legga di seguito la
risposta fornita al Discepolo per quanto riguarda grammaticus: Grammaticus (SHAGGY)
non significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam (SHAGGINESS) per
se et hominem per aliud significat. Et hoc nomen quamvis sit appellativum
hominis, non tamen proprie dicitur eius significativum; et licet sit
significativum grammaticae, non tamen est eius appellativum. Appellativum autem
nomen cuiuslibet rei nunc dico, quo res ipsa usu loquendi appellatur. Secondo
Anselmo, dunque, ciò che distingue l’uso di homo e di grammaticus è che il
primo per se et ut unum significat ea ex quibus constat homo, il secondo non
significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam per se et hominem
per aliud significat; il primo è un nome di sostanza e quindi,
boezianamente, praedicatur de subiecto:
esso significa e nomina la sostanza -- est significativum et appellativum
substantiae --, cioè, ancora boezianamente, esso può essere predicato di un
sudiectum non solo come nomen, ma anche quanto alla ratio o definitio del nomen.
Il secondo è nome di un composto di sostanza e accidente, composto denominato
dall’accidente che inerisce alla sostanza: non qualitas, quindi, ma quale. Il
suo nome è predicabile del subiectum-composto, non lo è la sua definitio, 0
ratio: la praedicatio secundum accidens importa che ciò che è predicato non
costituisca sostanzialmente un unum aliquid con la sostanza cui inerisce e da
cui dipende sostanzialmente. Cfr. AristoTELE, De interpr. 11, 21a 7-15; transl.
Boethii, « Aristoteles latinus. Eorum igitur quae praedicantur et de quibus
praedicantut, quaecumque secundum accidens dicuntur vel de eodem vel alterum de
altero, haec non erunt unum; ut homo (FIDO) albus (SHAGGY) est et musicus, sed
non est idem musicus et albus. Accidentia enim sunt utraque eidem. Perciò altra
è la significazione, altra la funzione nominativa di grammaticus. Esso
significa per se l’accidente, ma nomina il subiectum, l’uomo che ha la
grammatica; il subiectum è significato obliquamente, o secondariamente, per
aliud, ma è propriamente nominato. L’accidens è significato primariamente, ma
non è nominato. Vengono così differenziandosi due funzioni proprie del nomen:
una è la significatio, l’altra è l’appellatio. Anselmo usa poco questo ultimo
termine, ma usa molto appellativus, appellare. La prima è ordinata al
significato, l’altra al REFERENTE (DESIGNATUM, DENOTATUM); e l’appellatio è qui
lontana anticipazione della teoria della supposizione. Nelle sue opere, Anselmo
prospetta, fra l’altro, la possibilità di considerare il rapporto tra i nomi
come humanus SHAGGY e humanitas SHAGGINESS; poiché tuttavia tra di essi non
corre un vero e proprio rapporto di paronimia, egli non ne affronta l’analisi.
La considerazione di casi come questo avrebbe però permesso di dare al problema
un respiro più ampio, come si vede in Occam. Qualche decennio dopo AOSTA,
Abelardo riprende il problema in un contesto in cui la presenza di Prisciano si
è fatta più determinante. Va notata, innanzitutto, la distinzione che Abelardo
scorge tra il diverso valore di qualità in Aristotele e [Nec si album musicum
verum est dicere, tamen non erit album musicum unum aliquid. Secundum
accidens enim MUSICUM ALBUM, quare non etit ALBUM MUSICUM. Quocirca nec
citharoedus bonus simpliciter, sed animal bipes; non enim secundum accidens »;
cfr. Henry, The Logic of St. Anselm. Un cenno in tal senso in BòunER, Medieval
Logic; ma cfr. D.P. Henry, The Early History of « Suppositio; sonlin Stadics,
ripreso in The Logic of St. Anselm; ev appendice 2, n. 1. Henry rende significatio
per se con meaning e appellatio con
reference (cfr. The « De grammatico »). Per appellatio in AnseLMo, cfr. De
Grammatico. Cfr. Epistola de incarnatione Verbi, in Opera omnia, Romae; ma v.
Henry, The « De grammatico ». in Prisciano: mentre per Aristotele qualità
denota tutto ciò che è considerabile sotto la categoria della qualità,
Prisciano ritiene che qualità sia nome di tutte le forme: omnium formarum nomen
accipitur. Ciò permette di considerare qualsiasi forma, quindi anche le forme
sostanziali, come qualità, e spiega come si siano moltiplicati i nomi astratti
per indicare le forme (es. deus/deitas), e si sia posto il problema di ciò che
li differenzia dai corrispondenti nomi concreti. Per quanto riguarda più
direttamente il problema dei paronimi, è da dire che Abelardo include questi
termini tra i nomina sumpta, i quali si distinguono dai nomina substantiva
perché sono detti delle cose semplicemente per significare la forma che ad esse
inerisce: essi #0 determinano la sostanza delle cose, ma denotano ciò che è
affetto da una certa qualità. 32 AseLARDO, Dialectica, Cfr. CHENU, pet quanto
riguarda i nomi divini.Ma già Anselmo parla di nomen sumptum (cfr. Henry, The
Logic of St. Anselm, cit., p. 64; s. ANSELMO, Epistola de incarnatione Verbi,
cit., p. 13; cfr. glossa Promisimus, in De Rx, Logica Modernorum, Il, i, cit.,
p. 262. Per AseLARDO, cfr. Logica ‘Ingredientibus'. Sunt autem omnia
denominativa vocabula sumpta, non autem omnia sumpta sunt denominativa. Sumpta
autem vocabula ea dicimus, quae simpliciter propter adiacentem formam
significandam reperta sunt, ut “rationale”, “album”, “FAT,” “SHAGGY.”. Non enim
‘rationale’ dicit animal rationale vel ‘album’ corpus album, sed simpliciter
‘rationale’ ponit affectum rationalitate, ‘album’ affectum albedine, non etiam
substantiam rei, quid sit, determinat. Sumptorum veto tria sunt genera, quia
quaedam cum nomine formae in materia vocis ex toto conveniunt, ut “grammatica”
o Letizia nomen mulieris cum grammatica nomine scientiae o stato d’animi.
Quaedam vero penitus a nomine formae differunt, ut studiosus a virtute, quaedam
autem cum per principium conveniant, per finem disiuncta sunt, ut fortis
fortitudo, quae cum in primis syllabis conveniant, in ultimis differunt. Et
haec tantum sumpta, quae scilicet principio conveniunt cum nomine formae et
fine differunt, denominative esse determinat. Denominativa dicuntur subiecta
illa quae habent appellationem ab aliquo, hoc est vocabulum quodcumque
significans ex forma adiacente secundum nomen, id est similitudinem nominis
ipsius formae, ut iam est expositum. Cfr. Dialectica. Sicut autem nomina
quaedam substan- [Ci si chiede quindi in quale categoria vadano considerati i
nomina sumpta, e si risponde: quando contingit idem vocabulum res diversorum
praedicamentorum significare, secundum principalem significationem in praedicamento
ponendum est, ut album quod albedinem principaliter significat, propter quam
maxime repertum est atque ubique eam tenet, quam etiam praedicare dicitut; e
ancora: Cum enim tradat grammatica omne nomen substantiam cum qualitate
significare, album quoque, quod subiectam nominat substantiam et qualitatem
determinat circa eam, utrumque dicitur significare. Sed qualitatem quidem
principaliter, causa cuius impositum est, subiectum vero secundario.] tiva
dicuntur, quae rebus ipsis secundum hoc quod sunt data sunt, quaedam veto
sumpta, quae scilicet secundum formae alicuius susceptionem imposita sunt, sic
et definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam vero secundum formae
adhaerentiam assignantur. Cfr. AseLarDOo, Logica ‘Ingredientibus’. Il tentativo
di ricondurre le parti del discorso studiate dal grammatico alle categorie
aristoteliche è già in Distributio omnium specierum nominis inter cathegorias
Aristotelis, ed. Piper, che ha attribuito il trattato a LABEONE (cfr. P. Pier,
Die Schriften Notkers LABEONE und seiner Schule, I, Freiburg i.B.-Tibingen, e
in « Zeitschrift fiir deutsche Philologie. Ma il sec. IX è il terminus ante
quem per la composizione del trattato secondo il De Rx: cfr. On the Curriculum
of the Arts of the Trivium at St. Gall Vivarium Cfr. Dialectica, cit., p. 113;
v. anche ivi, At vero in his definitionibus quae sumptorum sunt vocabulorum,
magna, memini, quaestio solet esse ab his qui in rebus universalia primo loco
ponunt, quarum significatarum rerum ipsae esse debeant dici; duplex enim horum
nominum quae sumpta sunt, significatio dicitur, altera vero principalis, quae
est de forma, altera vero secundaria, quae est de formato. Sic enim ‘album? et
albedinem quam circa corpus subiectum determinat, primo loco significare
dicitur et secundo ipsius subiectum quod nominat. Alle pp. 596 sg. della
Didlectica, AseLARDO si chiede se la definizione « formatum albedine », sia di
4/bum in quanto voce oppure della sua significatio, e poiché sembra ovvio che
sia definizione della significatio, chiede ulteriormente se sia della
significatio [Richiamando quanto si è detto della soluzione anselmiana e
confrontando ad essa quella proposta da Abelardo, si può rile- vare una stretta
analogia tra le due posizioni: per Anselmo, come per Abelardo, il termine
denominativo significa principal mente la qualità o forma da cui è tratto, e
secondariamente il subiectum che nomina. Il termine NOMINARE di Abelardo ha lo
stesso valore dell’appellare di Anselmo. Non è venuto alcun contributo
originale tardo alla interpretazione del problema dei paronimi.] prima (albedo)
o seconda, e mostra le difficoltà dell’uno e dell’altro caso. Conclude però a
proposito della significatio prima. Dicatur itaque illa definitio albedinis
esse non secundum essentiam suam, sed secundum adiacentiam acceptae. Unde et
eam praedicari convenit et de ipsa albedine secundum adiacentiam, hoc modo:
omne album est formatum albedine, et de omnibus de quibus ipsa in adiacentia
praedicatur, e per la significatio seconda: Potest etiam dici definitio eadem
esse huius nominis quod est album, non quidem secundum essentiam suam, sed
secundum significationem, nec in essentia sua de ipso praedicabitur, ut
videlicet dicamus hanc vocem album esse formatam albedine, sed secundum significationem,
se scilicet consignificando, ac si (si)c diceremus: res quae alba (HORSE,
PLATO) nominatur est formata albedine (HORSENESS, PLATONITAS) Cfr. De Rik,
Logica modernorum, Vincenzo DI BeauvEAIS si limita a richiamare la differenza
tra il procedimento aristotelico della derivazione del paronimo (da fortitudo,
fortis) e quello di Prisciano (da fortis, fortitudo): cfr. n. 6; PreTRo Ispano,
Summulae logicales, ripete la dottrina d’Aristotele e di Boezio, impostando il
problema in termini di predicazione; così, riprende anche la distinzione dici
de subiecto - esse in subiecto, che ricorda quella boeziana praedicari de
subiecto-praedicari in subiecto. Eorum vero, quae dicuntur de subiecto, omnia
praedicantur nomine et ratione, ut homo de Socrate et de Platone. Eorum
autem, quae sunt in subiecto in pluribus quidem, neque nomen neque ratio de
subiecto praedicatur, ut haec albedo (SHAGGINESS, PLATONITAS, HORSENESS) vel
hoc album (SHAGGY, PLATO, HORSE). In aliquibus autem nomen nihil prohibet praedicari
aliquando de subiecto, rationem vero praedicari est impossibile, ut album de
subiecto praedicatur, ratio vero albi de subiecto numquam praedicabitur. Le
Sumzyle dello Ps. BACONE riprendono la terminologia e i problemi noti:
dezominativum, sumptum (è il concreto, mentre astratto è il termine dal quale
suzzitur il concreto); diversità del [Ma Occam ha fornito un’analisi esemplare
del nostro problema, inquadrandolo in quello più vasto del rapporto tra nomi
concreti e nomi astratti, dal momento che poi con Duns Scoto, i nomi astratti
formati sulla base di nomi concreti si erano moltiplicati sempre più. Andavano
quindi analizzate tutte le possibilità di rapporti tra nomi concreti e nomi
astratti in modo da poter individuare i paronimi e indicarne correttamente le
valenze significative. Secondo Occam, quattro sono i tipi di nomi concreti e di
corrispondenti nomi astratti; in tre casi però il nome astratto e il nome
concreto sono sinonimi, in quanto le forme astratta e concreta non importano
cose differenti. Innanzi tutto sono sinonimi le forme astratte e concrete della
categoria di sostanza (homo-humanitas), della categoria di quantità
(quantum-quantitas) o che riguardano la figura e sono riconducibili alla
quantità (curvum-curvitas), e della categoria di relazione (pater-paternitas).
Non c’è alcuna distinzione, infatti, nell'unità dell’indi- [procedimento del
logico aristotelico e del grammatico di Prisciano. I nomi concreti sono tali
perché significant rem in concrecione et inclinacionem ad subjectum, sive ad
materiam in qua est accidens, quia album idem est quod res alba, res enim
nominat subjectum sive materiam in qua est albedo. Ma è bene ricordare che non
tutti i concreti sono denominativi, giacché, oltre a quelli che designano la
forma accidentale in congiunzione al suo subiectum, ci sono i concreti che
designano la forma sostanziale in unione con la sua materia. Cfr. Summa logicae.
Stricte dicuntur illa synonyma, quibus omnes UTENTES INTENDUNT (users intend) uti
simpliciter pro eodem; et sic non loquor hic de synonymis. Large dicuntur illa
synonyma, quae simpliciter significant idem omnibus modis, ita quod nihil
aliquo modo significatur per unum, quin per reliquum eodem modo significetur,
quamvis non omnes UTENTES CREDANT ipsa idem significare, sed decepti existimant
aliquid significari per unum, quod non significatur per reliquum. Isto secundo
modo intendo uti in isto capitulo et in multis aliis de hoc nomine synonyma, o
cognomina. Un’esposizione molto chiata in Moopv, The Logic of William of
Ockbam, Occam, Sura logicae] -viduo, tra la realtà di esso e il principio
formale che lo fa essere quello che è, né si può supporre che la quantità, la
figura, la relazione siano cose distinte dalla sostanza quanta, o che ha
figura, o che sia in relazione. Alla domanda: che cosa significa dunque la
forma astratta humanitas rispetto alla forma concreta homo, Occam risponde che
la prima designa tutto ciò che designa la seconda, ma in modo differente,
giacché humanitas equivale a homo in quantum o qua homo, cioè alla forma
reduplicativa del nome. Infatti il nome astratto rende reduplicativa ed
esponibile la proposizione in cui è posto. Sono, inoltre, sinonimi i nomi la
cui forma astratta equivale a quella concreta con in più un sincategorema, o un
avverbio, e simili. Sono, infine, sinonimi i nomi la cui forma astratta è un
nome collettivo e quindi designa molte cose simul sumptae, mentre la forma
concreta può essere verificata pro uno solo (populus-popularis). Ma, oltre a
questi casi, vi sono nomi astratti che non sono sinonimi dei corrispondenti
nomi concreti, e costituiscono il quarto tipo. Essi sono di tre specie: innanzi
tutto, si dà il caso che la forma astratta abbia supposizione per un accidente
o forma che inerisca a un subiectum, e il concreto abbia supposizione per il
subiectum dell’accidente o forma predetta: così, ALBEDO sta per l’accidente,
album per il subiectum, cioè per IL CORPO BIANCO (il contrario si ha per ignis-igneus: ignis,
che è la forma astratta — sostantiva, meglio — sta per il subiectum, e igneus,
che è la forma concreta — aggettivale — sta per l’acci- [4 Ivi, pp. 22 sgg.;
per la expositio in generale, cfr. cap. VI, $ 4; per la reduplicativa in part.,
cfr. Moopy, op. cit., p. 63. 4 Occam, Summa logicae: l’autore insiste sul
carattere arbitrario -- ad placitum instituentis -- della utilizzazione di un
termine in luogo di più altri. Possunt enim utentes, si voluerint, uti una
dictione loco plurium. Sicut loco istius totius ‘omnis homo’, possem uti hac
dictione “A?, et loco istius totius ‘tantum o qua homo’, possem uti hoc
vocabulo ‘B’, et sic de aliis.] dente);
inoltre, il termine concreto in molti casi può stare per una parte di una cosa
e la forma astratta — sostantiva — per il tutto (homo sta per il tutto in «
anima non est homo », mentre humanus sta per una parte in anima est humana. L’anima
infatti è una parte dell’uomo, o viceversa: anima sta per una parte, ANIMATVM per
il tutto; infine, talora il concreto e l’astratto stanno per cose distinte, per
le quali non valgono i rapporti accidens-subiectum, parte-tutto, già esaminati,
ma valgono altri rapporti: quello tra causa ed effetto (homo che indica la
causa, e humanus che indica il prodotto dell’azione dell’uomo), tra luogo e ciò
che sta in esso (Anglia, Anglicus), tra signum e significatum (la differenza
essenziale nell'uomo non è l’essenza, ma è segno di una parte dell’essenza, la
razionalità. Orbene, denominativi in senso stretto sono i concreti inclusi
nella prima specie di concreti e astratti non sinonimi, mentre in senso largo
sono denominativi tutti i concreti che non siano sinonimi della corrispondente
forma astratta. Terminus autem denominativus ad praesens potest accipi dupliciter,
scilicet stricte, et sic terminus incipiens, sicut abstractum incipit, et non
habens consimilem finem et significans accidens dicitur terminus denominativus,
sicut a ‘fortitudine’ ‘fortis’, a ‘iustitia’ ‘iustus’. Aliter dicitur large
terminus habens consimile principium cum abstracto sed non consimilem finem,
sive significet accidens sive non; sicut ab ‘anima’ dicitur ‘animatus’. In Expositia aurea ...,
cit., ad l., però OccaMm aveva affermato: denominativum multipliciter
accipitur, scilicet large, stricte et strictissime: la prima accezione (large)
è esemplificata, fra l’altro, proprio con animatus (occorre come esempio della
secunda differentia dei nomi concreti e astratti non sinonimi, cfr. Summa
logicae; la terza accezione strictissime è quella aristotelico-boeziana; la
seconda è così formulata. Secundo modo dicitur denominativum cui correspondet
abstractum differens sola terminatione importans rem in alio formaliter
inhaerentem et ab eo totaliter differente, et isto modo dicitur materia formata
a forma. Si noti, infine, che sempre nell’Exposito aurea, la trattazione dei
denominativi è limitata al richiamo degli elementi boeziani e alla riconduzione
[Ma Occam va più oltre nell'esame di questo problema. Vi sono dei nomi che sono
detti absoluta, che significano primo tutto ciò che significano -- quidquid
significatur per idem nomen, aeque primo significatur. Tali sono tutti i nomi
della categoria di sostanza e i nomi astratti della categoria della qualità. I nomi
non assoluti sono detti connotativi. Nomen connotativum est illud, quod
significat aliquid primario et aliquid secundario. Dei nomi connotativi è
possibile, a differenza dei nomi assoluti, dare una definitio quid nominis,
cioè una definizione nominale, che esprime ciò che è importato dal nome; di
album, ad esempio, la definizione nominale è aliquid HABENS [HAZZES] albedinem:
orbene, secondo Occam, album significa primariamente ciò che nella definizione
nominale è al nominativo -- nell’esempio, aliquid -- e significa
secondariamente ciò che nella definizione nominale è al caso obliquo: albedo .
Nomi connotativi sono tutti della praedicatio denominativa alla praedicatio
univoca o alla PREDICATIO ÆQVIVOCA. Al testo di Occam fa seguito un lungo passo
che a un primo giudizio sembra richiamare elementi di Buridano, incluso tra le
lettere maiuscole F e M. così: «F. Quamvis ista dicta venerabilis inceptoris
clarissima sint ut notatur hic per venerabilem nostrum expositorem magistrum
Guilielmum de Ocham. M; esso è dovuto all’editore, frate Marco da BENEVENTO (si
veda). Summa logicae, cit., p. 33. #1 Cfr. ivi, p. 35, e Moopy, op. cit., p.
56, il quale rileva che la differenza essenziale, della categoria di sostanza,
è invece termine con- notativo. 4 Summa logicae, cit., p. 34. 4 Così il Moopy,
op. cit., p. 55, e L. Baupry, Lexigue philosophique de Ockbam, Paris, s.v.
connotativum; si veda sw. connotatum una citazione dal II Sent., q. 26, O:
Illud quod ponitur ibi (sc. in definitione nominali) in recto est significatum
principale et quod ponitur in obliquo est connotatum: il termine connotativo
connota ciò che significa secondariamente; e s.v. significare, la quarta
accezione. Ma cfr. Bacone, Compendiumi. Deinde diligenter considerandum est
ulterius, quod nomen inpositum alicui rei soli extra animam, potest i termini
concreti non sinonimi dei corrispondenti astratti, e quindi tutti i
denominativi (assumendo il termine in senso stretto o in senso largo), e, più
generalmente, tutti i termini contenuti nelle categorie diverse da quella di
sostanza, compresi i nomi concreti della categoria della qualità. La
terminologia, e quindi la soluzione, occamista non è diffusa al tempo del
maestro [Dopo di lui, Strode ritiene, semplicemente, che connotare vale
secundario significare, mentre multa simul significare extra animam, et hec
vocantur in philosophia cointellecta, et apud theologos connotata ». 50 Ivi,
pp. 34-35. 51 Cfr, BurLEIGH (Super artem veterem Porphyrii et Aristotelis, VENEZIA)
che distingue semplicemente (sotto Denominativa vero, nel commento alle
Categorie) due tipi di nomi concreti: il concretum substantiale e il concretum
accidentale. Di essi, solo il secondo è denominativo. Iste terminus homo est
concretum substantiale, quia sibi correspondet aliquod abstractum, scilicet
humanitas, et non praedicatur denominative; ideo dico quod omne denominativum
est concretum sed non e contra; nam concretum quoddam est accidentale et
quoddam substantiale. Concretum accidentale est denominativum, sed concretum substantiale non
est denominativum respectu illius cuius est substantiale. Srrope, Logic. Item,
terminorum quidam dicuntur abstracti et quidam concreti. Abstracti sunt illi
qui ultra illud pro quo supponunt non connotant aliquid inhaerere sibi, ut hic:
li ‘homo’, li ‘albedo’. Sed concreti sunt illi qui connotant illis pro quibus
supponunt aliquid inhaerere, ut fere omnia adiectiva, ut ‘album’, ‘nigrum’ et
alia adiectiva, ut alibi magister declaravit. E? sic patet differentia inter
suppositionem, significationem et connotationem, vel inter supponere, SIGNIFICARE
et connotare. Supponere nam est pro aliquo capi ut subiectum et praedicatum in
propositione. Sed SEGNARE
vel SIGNIFICARE est aliquid
repraesentare. Connotare vero est secundario significare, ut li ‘album’ non
significat principaliter, sed supponit pro substantia quam etiam significa et
connotat sibi inbaerere albedinem; v. anche ivi, f. 15vb: terminus qui principaliter significat
substantiam, ut ‘lignum’ vel ‘lapis’, dicitur ex dicuntur esse substantiae vel
in praedicamento substantiae; sed qui connotant qualitatem, ‘album’, ‘nigrum’,
sunt in praedicamento qualitatis, qui quantitatem, in praedicamento quantitatis.
Butidano e Wyclif accostano sempre a comnotare l’avverbio accidentaliter: per
l’uno ciò che è ‘connotato’ è ‘appellato’ dal [Burano, Compendium logicae,
cit., III, sotto Denominativa vero:Circa quam est primo notandum quod triplicia
sunt denominativa: quaedam sunt denominativa voce tantum, quaedam
significatione tantum, quaedam voce et significatione simul; esempi del primo
sono homo-bumanitas, che sono sinonimi: et alia denominativa reperiuntur in terminis
essentialibus et absolutis, e continua. Sed denominativa significatione tantum
sunt concreta habentia abstracta cum quibus non conveniunt in principio vel non
differunt in fine litteraliter vel syllabaliter sed comnotant aliud
accidentaliter pro quo sua abstracta supponunt principaliter, ut li ‘studiosus’
est denominativum significatione tantum respectu huius abstracti ‘virtus’, quia
li ‘studiosus’ connotat accidentaliter vittutem pro qua supponit li ‘virtus’.
Sed denominativa voce et significatione simul sunt concreta habentia abstracta
cum quibus quantum. est ex parte vocis conveniunt in principio litteraliter vel
syllabaliter et differunt ab eis in fine et connotant illud accidentaliter pro
quo supponunt sua abstracta principaliter, ut li ‘album’ dicitur denominativum
voce et significatione simul respectu huius abstracti albedo; quest’ultima
specie sono i denominativi veri e propri, i quali secundum illud nomen habent
appellationem, id est connotant illudaccidentaliter pro quo supponunt sua
abstracta principaliter. WycLir, Tractatus de logica, Terminus substancialis
est terminus qui significat naturam rei sine conmotacione accidentalis
proprietatis; ut iste terminus, homo, significat essenciam humanam sine
connotacione extranea. Sed terminus accidentalis est diccio significans
essenciam rei, connotando accidentalem proprietatem: sicut iste terminus,
albus, significat substanciam et similiter albedinem, que est proprietas
extranea ab essencia, que est substancia. Terminorum alius est concretus, alius
abstractus. Terminus concretus est terminus significans rem que indifferenter
potest contrahi ad supposicionem simplicem vel personalem; sicut iste terminus,
homo, significat in proposicione tam personaliter pro persona; quam eciam
simpliciter pro natura. Sed terminus abstractus significat pure essenciam rei
sine connotacione aliqua ad suppositum cui inest, sicut iste terminus deitas,
bumanitas, albedo, CANITAS etc. Et sic ex omnibus terminis concretis possunt
abstracta capi. La definizione di termine denominatus o denominativo non
fornisce elementi notevoli. Si veda invece im. Miscellanea philosophica, ed.
Dziewicki, London. Nota primo quod “abstractum” in terminis vocatur terminus
qui termine concreto, come si vedrà; per l’altro l’accidente è il significato
primario del termine. I paronimi costituiscono dunque una classe particolare di
nomi, che pongono all’attenzione del logico il problema del rapporto tra significatio
e appellatio. Ma che cosa un nome significhi, che cosa nomini, e se la funzione
nominativa del nome sia primaria o del tutto secondaria, sono domande che i filosofi
si pongono per *tutti* i nomi, non solo per i paronimi. Viene così in primo
piano la considerazione del momento istitutivo del nome, dell’atto, cioè, per
il quale il nome è costituito come « vox significativa. Si constata che
all’origine del nome sta l’esigenza di designare le cose e che quindi la vox
diviene significativa innanzi tutto perché l’uomo possa parlare delle cose
usando segni fonici in luogo delle cose stes- [significat formam substancialem
vel accidentalem primarie; sed concretum est terminus qui formam et suppositum
cuius est talis forma significat. Suppono quod cuilibet termino significati est
dare primarium significatum.Pro i ntellectu tamen, nota quod primarium
significatum alicuius termini est significatum ad quod intellectus tali audito
immediate fertur intelligendus; ex quo sequitur quod omnis terminus communis
significans habet duplex significatum, scilicet primarium et 2ndarium; sequitur
quod omnis terminus habens predicatum debet principaliter sumi pro significato
suo primario. Exempli gracia, cum proponitur, Homo est animal, INTELLECTVS
AVDIENTIS hanc proposicionem non fertur super Socrates nec Platone, sed
absolute super significato primario, quod est species humana que est humanitas.
Si autem proponitur cum predicata humanitate, videndum est si predicatum
limitat ipsum subiectum racione primarii significati vel secundarii. Et sic
revertitur nobis illa antiqua regula et famosa: Talia sunt subiecta qualia
permittuntur ab eorum predicatis [cfr. De Ryx, Logica modernorum, II, i, cit.,
p. 561]. Exemplum ad significatum primarium. Hec est re- gula vera: “Homo
communicatur multis, eo quod predicatum non potest com- [e 5; si constata
anche, d’altra parte, che la vox resta significativa anche in assenza della
cosa da nominare e che quindi le due funzioni del nome non sono strettamente
interdipendenti. Altro è il significato, altro il referente del nome. Delle
occasioni che si offrono ai filosofi nei testi in uso nelle scuole come luoghi
per dibattere questi problemi, dobbiamo richiamarne due: una è rappresentata
dal secondo passo delle Categorie d’Aristotele e dalla sua utilizzazione nella
definizione delle fallacie’. L’altra è la definizione che Prisciano dà di NOMEN.
Esaminiamo brevemente i risultati in questo paragrafo. Ricordiamo che un’ampia
documentazione per lo studio di questi temi è fornita da Rijk nella sua Logica
modernorum. Come avvio allo studio di questi temi si tenga presente
l’insegnamento di Abelardo, il quale, esaminando la dottrina della petere
significato primario huius termini 40mz0, cum Socrates non communicatur multis,
licet Socrates sit illa humanitas que communicatur multis”. Exemplum, scilicet
significati secundarii, homo currit et predicatum limitat subiectum ad
significatum secundarium, cum non potest competere significato primario, eo
quod humanitas, sive species humana, non potest currere, nisi sit currens. Et
suppono quod significatum termini concreti accidentalis primarium est accidens
sive forma talem substanciam denominans; ut huius termini, album, significatum
primatium est albedo substanciam albisans. Similiter huius termini iustumz, est
iusticia subiectum iustificans. Ista supposicio tenet per primam Aristotelis
auctoritatem allegantem. Album solam qualitatem significat; quod intelligitur primarie;
sed substanciam cui inest albedo secundarie. Et cum omne denominans, ut
huiusmodi, sit prius denominato, ut huiusmodi, sequitur quod a principali debet
capere suam primariam significacionem sed omnem etsi non sequitur quod album
omnem substanciam significaret quod factum est. La prospettiva diversa di
Wyclif rispetto a quella di Occam è condizionata dalla soluzione REALISTICA – e
non NOMINALISTICA -- al problema degli
universali. Per la distinzione tra significatum primarium e significatum secundarium,
cfr. ancora m., Tractatus de logica, I, cit., in part. pp. 7 e 76-77 (si veda
p. 77: «[...] tripliciter contingit signum significare secundarie quodlibet
designandum, ecc.). 55 Cfr. cap. IV, $ 1. 56 In particolare, cfr. la prima
parte del secondo volume] impositio, o institutio voluntaria, che è quell’atto
libero dell’uomo che attribuisce a una vox una significatio, distingue molto
chiaramente la funzione propria della vox significativa di essere signum, e quindi di generare o
constituere intellectum, e la funzione, secondaria secondo Abelardo, di
designare le realtà estra-mentali, detta, quest’ultima, nominatio o appellatio.
Nel procedimento istitutivo della vox, l’inventor ha guardato a fondo nella
natura delle cose: su questo stretto rapporto, in sede di institutio, tra
natura delle cose e nomen, si fonda la funzione secondaria della vox. Perciò i
nomi dicono riferimento (nominant, appellant) alla realtà attualmente
significata, perché tale è una quaedam imponentis intentio, e cioè tale è la
volontà dell’inventor. Nel caso di distruzione della realtà esterna (“Roma”, il
nome di Roma), però, il nome perde il suo potere appellativo -- la significatio
rei -- mentre sussiste la « significatio
intellectus. La prima è appunto funzione secondaria, la seconda è funzione
primaria della vox; e proprio perché la prima è funzione che viene meno rebus
deletis, essa è irrilevante ai fini della determinazione della significatio
vera e propria. La significatio si allontana così dalla nominatio. Questa
distinzione abelardiana tra significare e appellare- nominare è netta, specie
nella discussione sugli universali, giacché in questa indagine non ha peso la nominatio.
Per quanto riguarda, poi, la distinzione tra sostanze prime e sostanze seconde,
Abelardo glossa l’espressione aristotelica sub 5 Cfr. Logica ‘Ingredientibus’,
qui vocabulum invenit, prius rei naturam consideravit, ad quam demonstrandam
nomen imposuit; Logica ‘Nostrorum. Impositor (Compositor: Geyer) namque nominum
rerum naturas secutus est: così legge Rijk, Logica modernorum. Logica
‘Ingredientibus’. Rerum quippe significatio transitoria est, intellectus vero
permanens; cfr. BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI; De Ru] figura appellationis »
così: «ex similitudine nominationis ». Il Maestro Palatino, cioè, ritiene che,
mentre le sostanze prime nominano le «res subiectae » « ut personaliter
discretae », cioè in quanto distinte l’una dall’altra, le sostanze seconde
sembra significhino anch'esse le cose come distinte, ma in realtà il modus
nominandi dell’uno e dell’altro tipo di sostanze differisce: le seconde
infatti sunt impositae propter
qualitatem substantiae, e nominano le cose ut convenientes, in quanto cioè le
cose nominate dalle prime convengono in certo modo tra loro. Abelardo perciò
afferma che generi e specie, cioè le sostanze seconde, sono in sensibilibus
positae per appellationem, extra vero per significationem: essi infatti
nominano le cose sensibili e in certo senso le significano, ma non le
significano in guanto cose sensibili, dal momento che se queste perdessero le
loro forme attuali, sarebbero ancora nominate da generi e specie; perciò la
significatio di essi non è esaurita dalle realtà sensibili, che non sta in
queste. Anche per le sostanze seconde (anzi, a maggior ragione per esse) vale
quindi la distinzione tra significatio e appellatio-nomi- [Logica
“Ingredientibu»’, In secundis vero. In primis videtur et est,
sed in secundis videtur similiter, ut scilicet significent rem subiectam ut
personaliter discretam, sed non est verum. Et unde videtur similiter,
supponit: ex figura appellationis, id est ex similitudine nominationis. Similes
namque sunt secundae substantiae cum primis in eo quod casdem res quae
discretae sunt, nominant, sed in modo quidem nominandi differuntur, quia
primae, in quantum hoc aliquid sunt, nominant eas, id est ut personaliter
discretas et ab omnibus differentes, secundae vero easdem appellant ut
convenientes. Sed wmagis. Secundae non significant res suas ut hoc aliquid, sed potius
ut quale aliquid, quia cum primae substantiae maxime propter discretionem
substantiae sint impositae, secundae impositae sunt propter qualitatem
substantiae. Logica
‘Nostrorum. genera et species quaedam, non omnia, in sensibilibus sunt posita,
hoc est sensibilia habent nominare, et ponuntur extra sensibilia, id est res
habent significare et non cum aliqua forma quae sensui subiaceat, quia si res
omnes formas quae sensui subiacent, amittefent, non ideo minus a genere et
specie nominari possent. Sunt igitur] [natio, tanto più, in quanto la
convenienza su cui si fondano non può essere esaurita dalla denotazione di una
singola res subiecta. Questo stesso tema è affrontato da alcuni dei primi
commenti agli Elenchi sofistici nella discussione della figura dictionis, che
dai grammatici viene definita: « proprietas constandi ex dictionibus sive ex
sillabis tantum: la stessa vox, ad esempio homo, proprio perché può denotare
più individui, sembra che significhi la sostanza individuale, mentre in realtà
la significa soltanto sub figura appellationis, cioè, non la significa in senso
proprio, ma la nomina; CIÒ CHE È SIGNIFICATO IN SENSO PROPRIO È L’UNIVERSALE –
cf. Speranza, “Platone e il problema del linguaggio” – Grice, “Meaning and
Universals” --. I testi che affrontano il problema fanno tutti riferimento,
esplicito o implicito, a Categorie genera et species in sensibilibus posita per
appellationem, extra vero per significationem Cfr. Fallacie Parvipontane, cit.,
p. 586. 6 Cfr. Glose in Aristotilis Sophisticos elencos, cFigura dictionis
secundum appellationem est quando aliqua vox eadem figuracione appellat plura
et ex hoc videtur significare hoc aliguid. Ut hoc nomen ‘homo’ appellat
Socratem et Platonem eadem figura et ex hoc videtur quod significet Socratem et
Platonem; non tamen est verum; Summa Sophisticorum elencorum, cit., pp.
334-335, e TRACTATVS DE DISSIMILITVDINE ARGVUMENTORVRA, che dipende dalla Summa
riportandone perfino un esempio; Fallacie Vindobonenses. Ex similitudine
appellationis, ut hoc nomen ‘homo’ videtur significare hoc aliguid, [non: add.
Rijk, ma sembra vada espunto] quia appellat hoc aliquid, idest INDIVIDVVM, sed
non significat hoc aliquid, immo significat aliquid, idest VNIVERSALE. Il testo
non ha in questo caso un riferimento esplicito alle Categorie, ma la
terminologia risente delle discussioni sul passo ricordato. In Fallacie
Parvipontane non occorre il termine appellatio nella discussione della figura
dictiones, ma si sofferma che il sesto modo di questa fallacia è quello in cui
si confonde hoc aliguid con quale quid. Ut autem hoc facilius intelligatur,
sciendum quod dictiones determinate significantes dicuntur hoc aliguid
significare, ut propria nomina et prono-] [C'è da aggiungere che in questi
testi si trova talora un riferimento al nomen appellativum, che è appunto il
nome comune, o l’universale. Nell’Ars disserendi di Adamo Parvipontano,
appellatio ha un ruolo di primo piano e denota la funzione del nominare. Essa è
propria del termine comune, usato come comune, il cui corrispettivo, o
designato, è detto appellatum. L’appellatio dà luogo a sofismi O IMPLICATURE
(entanglements), se non se ne precisa opportunamente di volta in volta la
portata. Ma è bene seguire lo svolgimento del pensiero dell’autore. Adamo nella
sua opera si propone di illustrare quanti e quali siano i generi del discorso,
e quali i fini dell’arte che li studia. I generi del discorso — insegna — sono
due: l’uno si realizza attraverso interrogazione e risposta, nella disputa,
l’altro si realizza senza di queste, nella esposizione. Il fine è insegnare
come discorrere e come intendere ciò che è comunicato attraverso il discorso
nelle discipline filosofiche. Constatato che ogni discorso parte ab
interrogatione vel enuntiatione, che entrambe hanno due parti, il de quo si
parla, e il quid de eo o ciò che si dice £, e che ciascuno di questi può essere
considerato da due punti di vista, qualiter de quo o cosa designata, e qualiter
quid o termini designanti, Adamo comincia il suo studio dal de quo o soggetto,
precisando che la designazione di esso può essere chiara o oscura, mina. Dictiones
autem indeterminate significantes dicuntur quale quid significare, ut nomina
generum, nomina specierum. Indeterminate caratterizza il termine communis o
universalis che ha confusio. Ma cfr. Logica ‘Cum sit nostra’, per i rapporti
tra confusio e quale aliquid.Cfr. Glose..., cit., p. 222 (a proposito di De
sopb. el. Cfr. L. Minio-PaLueLLO, Introduction a ADAM or BALSHAM PARVIPONTANUS,
Ars disserendi; ci serviremo dell’introduzione del Minio- Paluello per
l’esposizione dello schema dell’Ars. 6? Cfr. Ars disserendi] e'che la
designazione oscura può avere duplice origine: o perché si applica a differenti
cose, o perché il designatume è difficile da cogliere. Passando ad esaminare le
designazioni sofistiche, egli distingue quelle incomplexe, cioè consistenti di
una sola vox, e quelle complexe, consistenti di più voces. Le prime possono
aver luogo per aequivocatio, per univocatio, o con termini collettivi. Le
seconde possono aver luogo, se il sofisma è causato da un solo termine, in
quattro modi, di cui qui ci preme ricordare solo l’aequivocatio e
l’indistinctio. Se il sofisma sorge dal rapporto tra più termini, in molti
modi, di cui ricordiamo solo il termine collettivo. All’esame di ognuno di
questi livelli di sorgenti di sophismata Adamo fa seguire una esposizione delle
regole che permettono di dominare le difficoltà. In tutti i casi ricordati, il
Parvipontano fa ricorso al termine appellatio, per caratterizzare l’origine del
sofisma, e una volta a nominatio. Per la designazione sofistica incomplessa: —
l’aequivocatio è definita eadem diversotrum non eadem ratione appellatio, cioè
ha luogo quando si ha la stessa appellatio di più cose non allo stesso titolo,
in quanto il nome usato non conserva, nei vari casi, la ratio, la significatio,
o definitio grazie alla quale l’appellatio è stata data — l’univocatio invece è
eadem 9 Cfr. ivi, pp. 18 sge. 20 Ivi, pp. 25-31 (eguivocatio), pp. 31-32
(univocatio), pp. 32-33 (termine collettivo). 71 Ivi, pp. 42-44 (aequivocatio),
pp. 44-46 (indistinctio), pp. 62 sgg. (termine collettivo). 72 Ivi, p. 26;
definizione alternativa è: Aequivocatio est eadem diversorum huius aliter quam
illius appellatio. equivoce enim dicuntur omnia quorum duplex significatio
[GRICE, VICE e VICE], ma anche: Ex quibus igitur que aequivoce dicantur
comperiri difficile, duo: plurium pluribus ignorabilis differentia nec tamen
nulla; plurium modus appellationis pene idem nec tamen idem; cfr. Rik, Logica
modernorum, dove sono esaminati alcuni casi di
ratione diversorum eadem appellatio » ”: essa si differenzia dall’aequivocatio
perché non causa, di per sé, sophisticam duplicitatem come si ha in quella; l’univocatio
perciò non è un vero e proprio principio sofistico, e si può vedere meglio ciò
nei commenti agli Elenchi sofistici ispirati al Parvipontano; l’uso dei termini
collettivi dà luogo a sofisma quando si ha « plurium ut non unius appellatio:
nel caso della proposizione contraria non sunt concedenda, il sofisma sorge dal
fatto che contraria (termine incomplesso) designa due realtà opposte, e si può
dubitare se si parla dei due contrari separatamente o di entrambi considerati
insieme. Per la designazione sofistica complessa in cui il sofisma sorge dal
fatto che un termine è applicato a designare differenti cose, l’aequivocatio ha
luogo in tutti i modi in cui si può avere nella prima classe; l’indistinctio è
definita: cum quod ipsa verbi variatione distingui solet, in quibusdam non
distingui contingit, ed è così distinta dalla aequivocatio: Differt autem ab
equivocatione indistinctio quod illa ex diversorum est eadem nominatione, hec
ex unius indistincte variata (sc. nominatione). DI si può notare che nominatio
prende il posto di appellatio in questo caso. Infine, per la designazione
sofistica complessa in cui il sofisma sorge dall’uso di un nome collettivo in
connessione con altri termini, Adamo pone le stesse condizioni poste nella
prima classe e fornisce l'esempio, duo contraria non sunt con- equivocatio
secondo Adamo, e op. cit., II, i, p. 495, n. 1, dove ratio è resa con
definition. Apamo DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 75 Ivi, p. 32 (22
rec.). % Per ulteriori considerazioni, cfr. RiJk, op. cit., I, p. 75. TI Apamo
DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 8 Ivi, p. 45; nella proposizione «
verisimilis falsi probatio falsi similis non est», verisimilis può riferirsi a
probatio oppure a falsi; di qui l’îndistinctio, giacché non è chiaro quale caso
abbia verisimzilis.] cedenda », nel quale il termine incomplesso contraria è
sostituito dal termine complesso duo contraria. Il valore di appellatio nel
testo di Adamo può essere ulteriormente chiarito da altre occorrenze:
appellationum novitas, appellatio permanens, appellatio secundum accidens e
così via; tutte confermano che l’accezione fondamentale è parallela a quella di
nominatio. Si è detto che appellatio è funzione propria del termine comune in
quanto comune. Ciò fa sì che, data l’ampiezza della possibilità di designazione
di esso, appellatio s'accompagni sempre nel testo all’indicazione di una
pluralità (pluriumz, diversorum) nei confronti della quale va operata una
precisazione, una determinazione limitativa. I seguaci del Parvipontano
sviluppano questo elemento elaborando la dottrina dell’ampliatio e restrictio
dell’appellatio, in alcuni trattati di arte sofistica. L’anonimo autore delle
Fallacie Parvipontane definisce l’aequivocatio in rapporto all’appellatio, così
come si è visto nel testo di Adamo. Aequivocatio est eadem diversorum non eadem
ratione; è un caso di congiunzione (altro esempio: «duo et tria sunt quinque –
2 + 3 = 5. Si quos autem appellationum talium perturbet novitas, sufficiat eis
eorum que distinximus sine nominibus cognitio, ne incognite distinctis
incognita etiam nomina adhibentem horreant. appella- tionum autem novitatem non
horrebit appellatorum tam frequentem usum quam necessariam disciplinam
perpendens ». 82 Ivi, p. 36 (28 rec.): «Advertatur autem secundum ea que
predicta sunt non ex omni translatione equivocationem contingere, sed ex qua
permanentem appellationem fieri accidit et que eius sit ad quod transfertur ».
83 Ivi, p.4(2? rec.): « quoniam secundum accidens est huiusmodi certorum
appellatio. contingit autem et hoc his que secundum acci- dens fiunt
appellationes frequenter, ut cum dicitur ‘pater istius est albus’. Cfr.
l’indice analitico dell’ed. cit. curata dal Minio-Paluello, per avete un quadro
completo dell’uso di appellatio. Terminologia logica della tarda scolastica 77
appellatio; l’univocatio è compresa sotto l’equivocatio e e questa può essere
intesa in senso lato « quando (sc. est) ex variata appellatione sive ex variata
suppositione [...]»: in questo caso, suppositio è concorrente di appellatio; ma
suppo- sitio vale qui subiectio, cioè è funzione del termine che è soggetto
grammaticale in una proposizione *; appellatio, accostata a suppo- sitio, ne
assume in certo senso il valore: infatti ora appellatio è proprietà del termine
posto in una proposizione. Univocatio quindi viene definita:manente cadem
significatione variata nominis suppositio; quia, etsi vatiatur suppositio, manet
tamen eadem significatio » ®. L’anonimo autore precisa che si hanno tre specie
di umivocatio: « Prima est quando aliqua dictio sumitur ad agendum de se vel de
suo significato »; esempi sono: « ‘magister’ est nomen » e « ‘homo’ est species
»; « Secunda species est quando aliqua dictio transsumitur modo ad agendum de
aliqua rerum alicuius maneriei, modo de tali manerie rerum, ut cum dicitur:
‘homo est dignissima creaturarum’. Potest enim sic intelligi ut fiat sermo de
aliquo appellatorum huius nominis ‘homo’; potest etiam intelligi ut fiat sermo
de tali manerie rerum; maneries vale ‘universale natura’ o ‘forma’ di una
specie”; si noti l’uso di appellata per designare i subiecta di homo”; Tertia
species est quae consistit in ampliatione et restrictione alicuius dictionis,
quemadmodum accidere solet in nominibus appellativis ®: 85 Fallacie
Parvipontane; essa è duplice: alia est principalis et per se, alia ex adiuncto
». 86 Ivi, p. 561: «Item. Univocatio ex dissimili acceptione unius termini
accidit; sed equivocatio eodem modo habet accidere; quare ratione simili-
tudinis univocatio sub equivocatione continetur ». 87 Ivi, p. 562. 88 Cfr. De
Rijk, op. cif., II, i, p. 532. 89 Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. % Cfr.
De RyK, op. ciz., II, i, p. 588. 9! Cfr. appendice 1 a questo capitolo. ®
Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. 78 Alfonso Maierù il nomen appellativum è
condizionato nella sua funzione di sog- getto dal tempo del verbo, di modo che
può avere appellatio rispetto a cose presenti, passate o future”, Il Tractatus
de univocatione Monacensis, che mostra parecchie somiglianze con le Fallacie
Parvipontane, definisce l’univocatio e la distingue dall’eguivocatio come segue.
Est igitur univocatio manente eadem significatione variata nominis appellatio,
quando scilicet aliqua dictio variat appellationem. (Nota) quod equivocatio
consistit in variata nominis significatione, univo- catio consistit in variata
nominis appellatione 9. Se risulta chiaro che urivocatio è proprietà che
appartiene ai termini in base alla loro funzione significativa”, è altrettanto
chiaro che, confrontando questo testo e quello delle Fallacie Parvipontane,
sempre più suppositio e appellatio appaiono ter- mini concorrenti; nel nostro
Tractatus si parla di ampliatio e restrictio dell’appellatio”. Nelle Fallacie
magistri Willelmi, la univocatio è ripresa sotto la figura dictionis e
definita: eiusdem dictionis in eadem significatione et terminatione varia
appellatio », e si aggiunge; « Et notandum quia variatur univocatio usu et
accidente consi- gnificatione. Accidit enim ex hiis appellationem restringi vel
ampliari » 9. Anche questo testo conferma l’uso ormai accertato 9 Cfr. ivi, e
De RiJx, op. cit., II, i, pp. 494-497 e 528-533; cfr. anche cap. II, $ 2. % De
Ru, op. cit., II, i,p. 533. 95 Tractatus de univocatione Monacensis, cit., p.
337. % Cfr. De RIJK, op. cit., II, i, p. 496. 9 Cfr. cap. II, $ 2. 98 Fallacie
magistri Willelmi, cit., p. 691. Nelle Fallacie Londinenses, cit., p. 665, si
legge: « In tertia acceptione (sc. figure dictionis) dicitur appellatio
dictionis, scilicet quedam proprietas que inest dictioni ex eo quod supponit
unum vel plura». Il contesto indica che qui suppositio ha il valore tecnico più
tardi comune (cfr. p. 668, e De Rjx, op. cit., II, i, p. 541); appellatio
perciò è inglobato nella suppositio. Terminologia logica della tarda scolastica
79 di appellatio come funzione della « vox significativa » capace, nella
proposizione, di ampliazione e restrizione. Il contributo dato dai grammatici
alla dottrina dell’appellatio è rintracciabile in alcuni commenti a Prisciano,
là dove occorre la definizione di rozen (« substantia et qualitas »). Guglielmo
di Conches distingue quattro gruppi di nomi: Nomina igitur vel significant
substantias vel ea que insunt substantiis vel quedam figmenta animi vel modos
loquendi; substantias, ut hec nomina ‘Socrates’, ‘homo’; vel ea que insunt
substantiis, ut ‘albedo’, ‘nigredo’; figmenta animi, ut hec ‘yrcocervus’,
‘chimera’; modos lo- quendi de rebus, ut ‘omnis’ 9. I nomi del primo gruppo
sigrificano l’intelligibile, o essenza di qualcosa ‘9, ma rorzinano le realtà
individuali, anche se nel testo non si fa alcun esplicito riferimento
all’esistenza di esse!%; ciò non è vero solo dei nomi appellativi (ad es. di
horzo) ma anche dei nomi propri (Socrates) !. Per i nomi del secondo gruppo,
Guglielmo distingue tra ® Il testo del commento di Guglielmo di Conches,
secondo il ms. Fi- renze, S. Marco 310, è ampiamente riportato dal De Ru, op.
cit., II, i; il passo cit. è a p. 223. . 100 Ivi, p. 224: « Significat ergo hoc
nomen ‘homo’ et similia appellativa substantiam, et non aliquam. Quod igitur ab
hac voce significatur, ita ut significatur potest intelligi, non tamen esse.
Unde dicimus quod solum intelli- gibile significat et non actuale » (cfr. le
considerazioni del De Ryx, ivi, 1227), i 101 La p. 224: « Quamvis igitur ‘boo’
significet communem qualitatem omnium hominum et non ipsos homines, tamen
nominat ipsos homines et non ipsam qualitatem. Unde dicimus quod aliud
significat et aliud nominat » (per il riferimento all’esistenza, cfr. n. 100 e
quanto ne dice De Ru, ivi, ; 227), Ù 102 la p. 224: «[...] hoc proprium nomen
significat substantiam ita quod aliquam individuam, et significat propriam
illius qualitatem [...]. Nomi- nat vero eandem substantiam quam significat, sed
non qualitatem»; ma cfr. il testo di Boezio] forma astratta e forma concreta
del nomen, albedo e album: pet entrambi Guglielmo stabilisce cosa significhino,
cosa nomini. no: « [...] ‘albedo’ significat solam qualitatem, hoc commune
acci- dens. Nominat tamen sua individua, ut ‘hec albedo est albedo» 18. Più
articolato è il discorso per 4/b4m, e ci riporta a quanto sap- piamo dei
paronimi: [...] ‘album’ idem accidens signific sl a i AR nto € denti at quod et
albedo’, sed aliter, ; ‘at inherentiam illius accidentis et subiecti, quod hoc
nomen albedo non facit. Ergo hec duo nomina non in re significata differunt,
sed in modo significandi 1%; e alla domanda, se album significhi sostanza e
qualità, risponde: pg: ita, sed secundario, quia cum determinet inherentiam
acci- ale et subiecti, quia certum est quia sola substantia est subiectum
accidentium, secundario, idest innuendo, significat substantiam 15, | Della terza classe di nomi
Guglielmo afferma che « figmenta animi [...] quoddam significatum animi
significant et nomi- nant », mentre di quelli della quarta afferma che « nec
substan- tiam (nec) qualitatem significant nec aliquid nominant » !%, ;
Guglielmo, dunque, precisa per ogni specie di nome cosa significano, cosa
nominano. Ciò è particolarmente importante per i nomi delle prime due classi.
La funzione del nome in quanto designa qualcosa (zozzinatio) è identica a
quella che nei testi precedenti, abbiamo visto, era chiamata appellatio. In
Guglielmo essa assume sfumature che, a lungo andare, confluiranho nella
dottrina della suppositio; in particolare, per quanto riguarda i nomi della
prima classe, Guglielmo afferma che essi, nella propo- 193. Ivi, 1% Ivi. ist,
iuziio 6 A Ivi; cfr. anche p. 225: « Adiectiva igitur nomina nominant illas
substantias quibus insunt accidentia que significant, ut ‘4/44’ rem cui inest
albedo ». 106 Ivi; p. 225, Terminologia logica della tarda scolastica 81
sizione, possono designare se stessi o la specie!: si tratta di quelle funzioni
che saranno chiamate « appellatio materialis » e « appellatio manerialis 0
simplex » ‘!® e che saranno dette più tardi « suppositio materialis » e «
suppositio simplex ». Di diverso avviso è Pietro Elia, il quale, nella Sumzza
super Priscianum, commentando la definizione che Prisciano dà di nomen,
riferisce le opinioni dei suoi contemporanei: dai raggua- gli di Pietro Elia,
si può ricavare che ormai la dottrina di Pri- sciano si è incontrata con quella
di Boezio (« quod est », cioè «res existens », e « quo est» o forzza) e che
Prisciano viene spiegato con Boezio !”. Dopo aver esposto una prima opinione,
secondo la quale tutti i nomi significano sostanza e qualità !, perfino omnis e
nichil!!!, e una seconda, che sembra essere quella di Guglielmo di Conches !,
ne enuncia una terza, per la quale ogni nome significa una substantia, oppure
modo substantie: i nomi propri e appellativi significano la sostanza, giacché
sono 107 Ivi, p.224: «Sed quamvis proprie nominat (sc. ‘homo’) ipsa indi-
vidua, aliquando tamen ex adiuncto nominat speciem quam significat — ut hic:
‘bomo est species” —; aliquando se ipsum tantum, ut hic: ‘homo est nomen? ». 18
Cfr. De Ru, ivi, p. 526; cfr. la glossa Promzisimus; v. quanto si dirà più
avanti a proposito del testo del ms. Vienna, lat. 2486. 19 Il De RiJk riporta
ampi passi dal ms. Paris, Arsenal 711: cfr. ivi, p. 231: «Hoc autem est illud
quod plerique dicunt, scilicet quod omne nomen significat gu0 (quod: De Rijk)
est et id quod est, ut hoc nomen (‘bomo’) significat id quod est, idest rem que
est homo, et illud quo est, scilicet humanitatem qua est homo, quoniam homo ab
humanitate est homo ». 110 Ivi: « Et rursus hoc nomen ‘albedo? significat rem
pro substantia que est albedo, et facere album sive albedinem, ut fingam
vocabulum, pro forma. Et hoc idem de cetetis nominibus dicunt ». ill Ivi:
«Quidam tamen nimis ridiculose dicentes quod ‘omnis’ significat formam que
debet dici omnitas, fingentes nomen ad similitudinem huius quod est
‘buzzanitas’. De hoc nomine quod est ‘richil’ dixerunt quod signi- ficat rem
que non est pro substantia et nichilitatem pro forma ». 112 Ivi, pp. 231-232.
82 Alfonso Maierù stati trovati dall’imzpositor per parlare delle sostanze !5;
gli altri nomi, che sono nomi di accidenti, significano non la sostanza, ma «
modo substantie » !: così pure i sincategoremi e i « figmen- torum nomina » !5.
A quest’ultima opinione sembra aderire ELIA (si veda) !!, In altri commenti a
Prisciano vengono riprese alcune dottrine nelle quali le correlazioni
significatio (primaria) —forma e signifi- catio (secondaria)—substantia (o
subiectum d'una qualitas) si van- no sempre più accentuando, di modo che
appellatio cessa di valere nominatio per limitarsi a designare una natura
universale, o anche l’intellectus di essa. Così, le Glosule in Priscianum del
ms. Colonia 201 affermano che il nome nozzinat la substantia per via
dell’imzpositio ricevuta, ma significat la qualità !”, giacché la qualitas è in
realtà la « causa [Dicunt ergo quod nomina propter substantias primo reperta
sunt. Qui enim nomina primo imposuit, ad loquendum de substantiis ea invenit ».
114 Ivi: «Sed postea dilatata est locutio, ita scilicet ut non solum de
substantiis, verum etiam de ceteris rebus vellent homines loqui. Imposuerunt
itaque accidentibus nomina quibus de illis agerent, sed positio eorum est
secuta positionem nominum prius impositorum propter substantias. Data sunt itaque nomina
accidentibus sed ita ut quamvis significarent illa acci- dentia, tamen modo
substantie significarent et in natura communi vel propria (vel) ut in natura
communi vel propria. Scis quid est modo substantie signi- ficare: significare
aliquid sine tempore et in casuali inflexione communiter vel proprie, vel quasi
communiter vel quasi proprie ». 115 Ivi: i sincategoremi (omzzis, neullus)
«[...] nichil significant sed tantum consignificant, ut ‘omnis’ consignificat
quoniam universaliter et ita quod sine tempore in casuali inflexione et quasi
communiter. Nichil enim commune pluribus designat, sed quasi commune aliquid
significaret plura complectitur [...]. Hec vero habent alia nomina huiusmodi,
ut ‘quis’, ‘nichil et figmentorum nomina, ut ‘hircocervus” et ‘chimera’, ita
scilicet quod nichil possit obici contra ». 16 Ivi, p. 234. 17 Ampi passi ivi:
cfr. p. 228, n. 1: nomen substantiam tantum inventionis nominum » !!, dal
momento che la pluralità di qua- lità, cioè di forme, è la vera causa della
pluralità di nomi. Il commento anonimo a Prisciano, contenuto nel ms. Vienna,
lat. 2486, fornisce elementi, decisivi nel senso indicato, commen- tando le
espressioni « significare substantiam » e « significare qualitatem ». Per la
prima, l’anonimo autore riferisce un’opinione secondo la quale ogni nome
significa sostanza e qualità: «[...] ‘homo’ significat essentiam que est horzo
et istam proprietatem, scilicet humanitatem; et ‘albedo’ significat rem albam
et aliquam proprietatem, scilicet albere vel facere album. Et sic omnia alia
»!!. Per la seconda, si afferma: «Significare qualitatem est de notare de quo
genere rerum aliquid sit vel de qua manerie. ‘Album’ bene denotat de quo genere
rerum aliquid sit, scilicet quod ‘album?’ dicitur nomen corporum et quod semper
intelligituralbum corpus » !®. Le espressioni « rem albam » del primo passo e «
nomen corporum » del secondo non devono trarre in inganno: non si tratta di un
significare che denoti realtà esterne, ma di un rinvio alla realtà specifica,
astratta, universale, cioè alla forma che è oggetto dell’intelletto
(intelligitur), come ben indicano i termini essentia, genus, maneries
occorrenti nei testi. C'è uno slittamento della nominatio, 0 significazione
secondaria, o appellatio, verso il piano mentale, comunque intralinguistico.
Ciò trova ulteriore conferma nella dottrina secondo la quale se albume, posto a
parte praedicati; nominat, quia ei fuit impositum, qualitatem vero significat
non nuncupative, immo representando et determinando circa substantiam propter
quam tamen notandam substantie fuit impositum »; perciò, continua il testo,
ogni nome ha due significazioni: « [...] unam per impositionem in substantia,
alteram per representationem in qualitate ipsius substantie [...]. Similiter
‘album? per impositionem significat corpus — idest nuncupative, quia qui dixit:
«dicatur hec res alba”, non dixit: “substantia et albedo dicantur alba”; in quo
notatur impositio —, albedinem vero significat per representationem ut
principalem causam. Riportato ivi, p. 241. 120 Ivi, pp. 242-243. 84 Alfonso
Maierù significa una qualità, posto però 4 parte subiecti significa una essenza
!!, La prima parte di questa affermazione testimonia di una particolare
interpretazione dell’appellatio come proprietà del predicato, il quale come
tale « appellat formam » o « ratio- nem », come si vedrà; di modo che la
dottrina dell’appellatio, se fa leva sul momento istitutivo della vox, dice
riferimento alla realtà estramentale attualmente indicata; e se fa leva,
invece, sul mo- mento ‘significativo’ (nel senso più forte), dice riferimento
alla qualità o forma che è causa del nome. La glossa Promisimus, infine,
riprendendo la distinzione tra nomi propri e nomi appellativi presente in Prisciano,
analizza i rapporti tra significatio, appellatio e nominatio, riporta varie
opi- nioni sullo sfondo della quadripartizione dei nomi di Guglielmo di
Conches, e precisa che, secondo un’opinione, il « significare substantiam et
qualitatem » è del nome proprio come del nome comune o appellativo !2; per
un’altra opinione, invece, solo i nomi propri hanno appellatio-nominatio della
sostanza significata, non della qualità, mentre i nomi appellativi hanno
appellatio, e appellant i loro appellata in linea di diritto, ma non li
nominant di fatto !*. Per quanto riguarda i nomi astratti della categoria [Modo
opponitur eis de hoc quod dicit Boetius: “album michil significat nisi
qualitatem”. Ita exponunt quod intellexit: quando po- nitur ex parte predicati,
tunc significat qualitatem. Sed bene potest poni in subiecto; et tunc
significat aliquam essentiam ut ‘album est corpus’: tunc ‘album’ quoddam
corporeum significat ». 12 Dal ms. Oxford, Bodl. Laud. lat. 67, citato ivi, p.
258: «Et eorum que significant substantiam quedam determinant qualitatem circa
substan- tiam, sive communem, ut ‘homo’, sive propriam, ut ‘Socrates’, que
‘Socra- titas” a Boetio appellatur [cfr. n. 13]. Concedunt ergo quod utrumque
istorum nominum ‘homo’, ‘Socrates’ significat substantiam et qualitatem;
neutrum tamen eorum plura, licet alterum sit substantia et alterum qualitas,
que sunt plura, tamen significare substantiam et qualitatem non est significare
plura ». 13 Ivi: «Nomen proprium nominat, idest appellat, cam substantiam quam
significat, sed nullam qualitatem. De nulla enim qualitate agitur per
Terminologia logica della tarda scolastica 85 della qualità, essi, — si dice,
ed è dottrina più comune — sigri- ficant ma non appellant '*. I nomi concreti
della categoria della qualità, infine, « nominant, idest appellant » le
sostanze cui ineri- scono gli accidenti, e significant primariamente la
qualità. Per questa seconda opinione, dunque, i nomi astratti signifi- cano, i
nomi concreti della categoria di qualità significano e nomi- nano-‘appellano’,
i nomi propri significano-nominano-‘appellano’ l'individuo ma non significano
una qualità, i nomi comuni signi- ficano e ‘appellano’, e talora nominano. Il
valore di appellare non coincide con quello di nomzizare, come si è constatato
finora: l’ap- pellare dei nomi appellativi non dice necessariamente rinvio al
referente estralinguistico, ma, sulla scia di quanto si è visto negli altri
commenti a Prisciano, rinvia solo agli appellata, al correlativo mentale
designato dal termine. Ci sono, anche da un punto di vista grammaticale ormai,
gli elementi per una considerazione della funzione appellativa di un nome,
all’interno di una proposizione, che sia condizionata appunto dalla struttura
logico-linguistica della proposizione stessa. Già con i Tractatus Anagnini la
dottrina dell’appellatio, alla proprium, ut hoc nomen ‘Socrates’ et significat
et appellat hunc hominem. Appellativum vero significat substantiam et omnem
appellat, sed non omnem, cui convenit proprietas designata per ipsum, scilicet
humanitas, nominat, sed quamlibet substantiam cui ipsum convenit appellat, quia
pro uno- quoque eorum habet poni. Ut hoc nomen ‘boro? significat hominem et
omnem appellat et quemlibet hominem, sed nullum determinate ». 14 Ivi: «De hoc
vero nomine ‘albedo’ dicunt quod solam qualitatem significat, scilicet
a/bedinem, sed nullam appellat, tamen omnem significat ». 125 Ivi, p. 259: «
Nominant autem, id est appellant, adiectiva substantias illas quibus insunt
accidentia illa que eis significantur, ut ‘albus’ principa- liter significat
qualitatem (substantiam: De Rijk) determinando eam inesse, secundario subiectum
albedinis et illud nominant ». 86 Alfonso Maierù fine del secolo XII, non ha
più una funzione centrale, ma il suo posto è occupato dalle dottrine della
sigrificatio e della suppositio. L’autore, anonimo, richiamandosi alla
distinzione tra nomi propri e nomi appellativi ‘%, caratterizza l’appellatio
come proprietà di un termine di aver riferimento ai suoi appellata: in questo
senso occorre a proposito della supposizione di un termine in presenza della
dictio ‘alius’ '? e a proposito della supposizione conseguente all’uso comune
(« de communi usu loquentium »), e in partico- lare discutendo « de nominibus
articularibus », o nomi di dignità e cariche pubbliche, che, assunti al caso
obliquo, hanno appellatio ristretta !8, Appellatio dunque occorre nella
discussione più gene- rale dell’ampliatio e restrictio d'un termine, di cui si
dirà nel seguente capitolo !?, Ma tra la fine del secolo XII e la prima metà
del secolo XIII circa fiorì quel genere letterario noto col nome di sumzzulae;
in esse la dottrina dell’appellatio, pur non svolgendo un ruolo cen- trale
nella trattazione dei « parva logicalia », appare ormai matura da un punto di
vista logico: l’appellatio non è più considerata come proprietà del nome in
quanto tale, ma proprietà di un ter- mine in una proposizione, cioè in un
contesto sincategorematico, in una struttura sintattica logicamente rilevante,
nell’ambito della quale si precisano le possibilità operative dei termini. Se
ancora nella Logica ‘Cum sit nostra’ il riferimento sintat- tico non è
decisamente affermato e sussiste una considerazione del nome assunto nella sua
atomicità !*, il discorso si fa più com- pleto e interessante negli altri
trattati. 126 Tractatus Anagnini, cit., cfr. ad esempio pp. 301 e 316-317. 127
Ivi, p. 271: «[...] tunc precedens terminus restringitur ad suppo- nendum illa
que cadunt sub appellatione sequentis termini », e ancora: « sub appellatione
sequentis termini », nello stesso contesto. 128 Ivi, pp. 274-275: « nomina
articularia sumpta per obliquum restrin- gunt appellationem, ut ‘video regem’,
‘loquitur de rege’ ». 129 Cfr. cap. II, $ 2. 130 Logica ‘Cum sit nostra’, cit.,
p. 449: «Et est appellatio sermonis Terminologia logica della tarda scolastica [Le
Introductiones Parisienses, dopo aver definito i termini suppositio,
significatio, consignificatio, definisce così l’appellatio: Appellatio, ut
solet dici, est presentialis convenientia alicuius cum aliquo; vel: quedam
proprietas que inest termino ex eo quod pro presenti significat, ut solet dici.
Ut hoc nomen ‘Antichristus’ non appellat Antichristum, immo subponit et
significat !, Perché un termine abbia appellazione, si richiede la conside
razione della struttura proporzionale (convenientia) e il riferimento al tempo
presente. Manca, nel testo, qualsiasi cenno all’appellatio come funzione del
predicato !°. } Anche il Tractatus de proprietatibus sermonum definisce l’ap-
pellatio indicando come elemento caratterizzante la connotazione temporale del
tempo presente ‘*, che deve aver luogo in un con- testo proposizionale !*. E
poiché l’appellatio è inferiore alla suppo- predicabilis significatio sine
tempore [...]. Vel: appellatio est proprietas ter- mini communis quam habet
secundum quod comparatur ad sua singularia, que comparatio inest ei secundum
quod appellat. Ut cum dicitur: ‘homo est animal’, iste terminus ‘homo? habet
comparationem ad singularia, que com- paratio inest ci secundum quod appellat
Socratem vel Platonem »: interes- sante il rilievo relativo alla predicabilità,
ma il prosieguo del discorso mostra qual è il vero interesse del nostro testo.
Si noti che la suppositio è definita «substantiva rei designatio, idest
significatio termini substantivi»; è chiaro, dall’analisi di homo contenuta nel
primo testo, che suppo- sitio e appellatio non si escludono. 131 Introductiones
Parisienses, cit., p. 371. 132 Seguono (ivi, pp. 371-373) sei regole relative
all’ampliatio e alla restrictio di suppositio e appellatio. 133 Tractatus de proprietatibus
sermonum, cit., p. 722: « Appellatio est proprietas que inest voci ex eo quod
assignet aliquem mediante verbo pre- sentis temporis. Per hoc patet quod ille
terminus tantummodo appellat qui vere potest sumi cum verbo presentis temporis;
ille vero nil appellat qui vere non potest sumi cum verbo presentis temporis,
ille scilicet qui nil potest significare presentialiter. Appellare est
assignare aliquem. Unde terzzinum appellare nil aliud est quam terzzinum
convenire alicui, hocest esse assignare alicui me- diante verbo presentis
temporis ». 88 Alfonso Maierù sitio, in quanto è un capitolo di essa !%,
l’appellatio può essere anche definita come la coartatio (o restrictio) della
suppositio mediante il verbo di tempo presente !%, La Dialectica Monacensis,
agli elementi già rilevati della conno- tazione temporale in un contesto
proposizionale, aggiunge che 4p- pellare è accidentale per il termine, e che la
funzione del termine che appellat è quella di essere predicato !”. Ancora, le
Suzzzze Metenses caratterizzano in modo molto chiaro l’appellatio come
suppositio del termine « pro iis qui sunt », « pro existente », a differenza
della supposizione, che è funzione del termine non legata ai « presentia
supposita » !*. 135 Ivi: «[...] cum suppositio et appellatio se habeant quasi
superius et nferius [...]». 136 Ivi, pp. 722-723: « Quoniam (autem) variatur
per verbum presentis emporis vel preteriti vel futuri, et cum talis variatio
sit suppositio coartata et talis suppositio coartata per verbum presentis vel
preteriti vel futuri dicatur appellatio. Dialectica Monacensis, cit., p. 616: «
Dicitur autem terminus appel- lare id de quo vere et presentialiter et
affirmative potest predicari. Ut patet in hoc termino ‘bomzo’, qui appellat
Sortem, Platonem, et omnes alios presen- tes. Et notandum quod terminus
communis hoc quod appellat, supponit. Sed non convertitur, quia multa supponit
que non appellat. Iste enim ter- minus ‘bozz0? supponit Cesarem et
Antichristum, non tamen appellat cos, eoquod. non sunt presentes. Unde
accidentale est termino appellare id quod modo appellat, quia iste terminus
‘hozz0” appellat Sortem cum ipse est, cras non appellabit ipsum dum ipse non
est, sed tamen supponit ». La supposi- zione è comunque superior
all’appellazione; di essa si afferma: «[...] ter- minus communis pet se sumptus
supponit pro omni quod potest participari formam eius:[...] », dove è presente
un riferimento alla forzz4 (natura uni- versale) come residuo delle
interpretazioni dell’espressione: « substantia et qualitas ». 1388 Cfr. Summe
Metenses, cit., p. 458: «Quoniam appellatio est nota corum. que accidunt
termino inquantum est in propositione, ideo viso de suppositione termini
videndum est de appellatione eiusdem et de diffe- rentia que est inter
appellationem et suppositionem. Sciendum tamen quod appellatio termini est
suppositio eius pro iis qui sunt. Unde appellata dicuntur presentia supposita;
suppositio est tum pro existente tum pro non Terminologia logica della tarda
scolastica 89 Questa caratterizzazione è prevalente nel secolo XIII, e non solo
nelle varie sumzzzulae, ma anche in testi come lo Speculum doctrinale di
Vincenzo di Beauvais !*. Lamberto di Auxerre ricorda quattro accezioni di
appellatio, ma afferma che il valore principale resta « acceptio termini pro supposito
vel suppositis actu existentibus » !°. Pietro Ispano a sua volta definisce
senz'altro: « Appellatio est acceptio termini pro re existente », il che rende
questa funzione del termine diversa dalla significatio e dalla suppositio !!.
La necessità dell’attuale esistenza della cosa appellata fa sì che Pietro
attribuisca l’appellatio non solo ai nomi comuni, ma anche ai nomi propri
quando designano una realtà esistente ‘4°. Bisogna però distinguere due casi
existente. Et ex hoc patet differentia inter appellationem et supposi- tionem
[...]. Non autem terminus appellat nisi pro eo qui vere est. Et propterea
manifestum est quod multos appellavit quos modo non appellat, et multos postea
appellabit; item multos appellabat (appellat: De Rijk) quos modo non appellat
nec postea appellabit ». 139 Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 240: « Appellatio
vero dicitur quae- dam proprietas quae inest termino, eo quod ille potest
accipi pro aliquo supposito actu existente. Unde differt a suppositione, eo
quod suppositio est indifferens respectu entium, et non entium [...]: unde
suppositio communior est quam appellatio »; per la distinzione tra nomi comuni
o appellativi e nomi propri, cfr. ivi, 95-98. 140 In PRANTL, Appellatio dicitur
quatuor modis: propria nominatio, proprietas nominum, acceptio termini pro
supposito sub suo significato, acceptio termini pro supposito vel pro sup-
positis actu existentibus... Quarto modo est principalis intentio... ». 141
Summulae logicales, cit., 10.01, p. 102; continua così il testo cit.: «Dico
autem “pro re existente”, quia terminus significans non ens nihil appellat, ut
“Caesar” vel “Antichristus”, et sic de aliis. Differt autem appellatio a
suppositione et significatione, quia appellatio est tantum de re existente, sed
suppositio et significatio sunt tam de re existente quam non existente, ut
“Antichristus” significat Antichristum et supponit pro Anti- christo, sed non
appellat, “homo” autem significat hominem et supponit de natura sua tam pro
hominibus existentibus quam non existentibus et ap- pellat tantum homines
existentes ». 14 Ivi, (10.02): « Appellationum autem alia est termini communis,
ut 90 Alfonso Maierù riguardo all’appellatio del termine comune: se il termine
ha sup- posizione semplice (se cioè sta per l’essenza comune d’una cosa),
allora « idem significat, supponit et appellat »; se invece ha sup- posizione
per i suoi inferiora, esso significat la natura comune, supponit per quegli
inferiora per i quali viene quantificato e ap- pellat gli inferiora esistenti
!9. L’uso dei termini appellatio, appellare da parte di Guglielmo di Shyreswood
merita un discorso più ampio. Innanzi tutto, va precisato che secondo Guglielmo
appellatio è la generale predica- bilità del nome in una proposizione che abbia
il tempo presente !*. Ma il maestro ci informa che, secondo alcuni (guidar), il
predi- cato ha appellatio mentre il soggetto ha suppositio 5. Ora, la “homo”,
alia termini singularis, ut “Socrates”. Terminus singularis idem significat,
supponit et appellat, quia significat rem existentem, ut “Petrus” ». 143 Ivi,
10.03, pp. 102-103: «Item, appellationum termini communis alia est termini
communis pro ipsa re in communi, ut quando terminus habet simplicem
suppositionem, ut cum dicitur “homo est species” vel “animal est genus”; et
tunc terminus communis idem significat, supponit et appellat, ut “homo”
significat hominem in communi et supponit pro homine in communi et appellat
hominem in communi. Alia est termini communis pro suis inferioribus, ut quando
terminus communis habet personalem supposi- tionem, ut cum dicitur “homo
cutrit”. Tunc “homo” non significat idem, supponit et appellat, quia significat
hominem in communi et supponit pro particularibus et appellat particulares
homines existentes. Introductiones în logicam, Appellatio autem est presens convenientia
termini i.e. proprietas, secundum quam significatum termini potest dici de
aliquo mediante hoc verbo: est [...]. Appellatio autem (sc. est) in omnibus
substantivis et adiectivis et participiis et non in pronominibus, quia non
significat formam aliquam, sed solam substantiam » (abbiamo tenuto presente le
correzioni suggerite in KNEALE, op. cit., pp. 246 sgg., al testo che il
Grabmann ha fissato nell’ed. cit.), e p. 82: « Appellatio autem inest termino,
secundum quod est predicabilis de suis rebus mediante hoc verbo: est »; cfr. DE
Rik, op. cit., II, i, pp. 563 sgg. In questo senso il BocHENSKI, A History of
Formal Logic, cit., p. 176, intende appellare come ‘nominare’ le cose presenti.
GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cif., p. 82: « Dicunt igitur quidam. quod terminus
ex parte subiecti supponit et ex parte predicati appellat ». Terminologia
logica della tarda scolastica 9i supposizione può essere duplice: « aut
secundum actum aut secundum habitum; della supposizione abituale (che ha ri-
scontro nella supposizione naturale di Pietro Ispano 19), scrive: « Secundum
autem quod est ‘** in habitu dicitur suppositio signifi- catio alicuius ut
subsistentis. Quod enim tale est, natum est ordinari sub alio »; la
supposizione attuale è definita « ordinatio alicuius intellectus sub alio » !:
un termine, in quanto tale, è naturalmente capace di fungere da soggetto e in
tal caso ha supposizione abituale; se è usato in una proposizione, esso è
attualmente ‘ordinato’ a un predicato, ed ha supposizione attuale. Ciò premesso,
Guglielmo commenta così l’opinione dei quidam: Et sciendum, quod ex parte
subiecti supponit (sc. terminus) secundum utramque diffinitionem suppositionis
(sc. actualem et habitualem), ex parte autem predicati supponit secundum
habitualem suam diffinitio- nem. Scieridum etiam quod terminus ex parte
subiecti appellat suas res, sed non secundum quod est subiectum. Ex parte autem
predicati appellat. Secundum autem quod predicatum, comparatur ad subiectum
suum per aliquam suarum rerum et secundum hoc appellat 199. Sembra di poter
ricavare dal testo le seguenti affermazioni: la supposizione attuale non
importa l’appellatio; la supposizione abi- tuale, propria del termine in quanto
tale, importa l’appellatio; l’appellatio è perciò proprietà del termine in quanto
tale: il sog- getto appellat in forza della sua ineliminabile supposizione abi
tuale, il predicato appellat in quanto esso ha solo supposizione abituale; e
poiché il predicato significa una forma che inerisce alla substantia del
soggetto, il termine predicato designa solo una 16 Ivi, p. 74. . o 147 Summulae
logicales, cit., 6.04, p. 58; cfr. DE Ru, op. cit., II, i, pp. 566 sgg.; cfr.
anche cap. II, nn. 67 e 69. : 188 Nel testo di GueLIELMO DI SHYRESWOOD, op.
cit., p. 74, si legge sunt, che è riferito insieme a suppositio e copulatio.
149 Ivi. 150 Ivi, p. 82. 92 Alfonso Maierù 151 x n forma e appellat secondo che
è ordinato al soggetto, e grazie al soggetto; il predicato è quindi assunto
nella sua intenzione e aa; - ; inerisce’ al soggetto che riceve estensione
dalla copula !2. Da quanto si è detto, appare evidente che la dottrina della
appellatio proposta da Guglielmo è ancora legata all’analisi gram- maticale
della relazione che intercorre tra nome appellativo e realtà designata. Ma
resta vero ancora, per Guglielmo, che il nome, per sua natura (de se),
«supponit pro presentibus » !* cioè ha la funzione, che gli deriva, come si sa,
dalla sua impositio, di nominare le cose presenti: è questa la ragione per cui
l’appel- latio è legata, come a sua « conditio sine qua non », alla connota-
zione temporale della copula di tempo presente. 151 Cfr. ivi, p. 78: «Queratur,
utrum dictio, que predicatut, predicet solam formam et si stet simpliciter aut
non. Et videtur, quod non. Si enim ita esset, vere diceretur: quedam species
est homo sicut dicitur: homo est species. Dicendum, quod hoc non sequitur. Omne
enim nomen significat solam formam et non absolute, sed inquantum informat
substantiam deffe- rentem ipsam et sic aliquo modo dat intelligere substantiam.
Nomen ergo in predicato dat intelligere formam, dico, ut est formam substantie
subiecti. Et ideo cum illa substantia intelligatur in subiecto, non
intelligetur iterum in predicato. Unde predicatum solam formam dicit ». Si
ricordi che significatio è definita (ivi, p. 74): « presentatio alicuius forme
ad intellectum »: forma è una natura universale; per il De Rij€, op. cit., II,
i, p. 563, n. 3, l’espres- sione « significatum termini » del primo testo della
n. 144 vale « the universal nature the term signifies ». 12 Così il De Rug
(ivi, p. 564) intende il passo di Guglielmo: di contro ai « quidam » che
appaiono sostenitori della teoria dell’identità per quanto riguarda la copula
(soggetto e predicato hanno la stessa estensione, indicata dalla copula),
Guglielmo è sostenitore della teoria dell’inerenza (per la quale cfr. Moopy,
Truth and Consequence..., cit., pp. 32 sgg., e cap. III). sa Cfr. GUGLIELMO DI
SHYRESWOOD, op. cif., p. 85: «Et dico, quod ille terminus: homo supponit pro
presentibus de se, quia significat formam in comparatione ad suas res. Hec
autem comparatio tantum salvatur in existen- tibus. Solum enim est suum
significatum forma existentium et proprie pro hiis supponit de se »; per forma,
e significatum, cfr. n. 151; per l’interpre- tazione proposta, cfr. KNEALE, op.
cit., pp. 247-248. Terminologia logica della tarda scolastica 93 Di contro alla
dottrina che interpreta l’appellatio come una specie di suppositio, e
precisamente quella specie che vale in rela- zione al tempo presente, dottrina
che deriva dall’affermarsi della suppositio come teoria generale del termine
nella proposizione in sostituzione dell’appellatio (ben illustrata dal De
Rijk'*), sopravvive nelle sumzzzulae l’interpretazione dell’appellatio come
proprietà del termine derivante dalla primitiva impositio: essa è documentata
dall’Ars Meliduna, dalle Sumule dialectices attribuite a Ruggero Bacone, ma
anche nel Compendium studii theologiae di Ruggero Bacone. Se, per parte sua,
l’Ars Meliduna afferma ancora le tesi dell’appellatio come risultato immediato
dell’institutio 9, della 154 Cfr. Logica modernorum. Causa institucionis vocum
fuit manifestacio intel- lectus, idest ut haberet quis quod alii intellectum
suum manifestaret [....]. Notandum tamen quod institucio vocum non fuit facta
ad significandum, sed tantum ad appellandum, quippe cum appellacio vocum magis
sit necessaria ad loquendum de rebus subiectis quam significacio. Quod autem ad
appel landum fuerint voces institute, satis probabiliter coniectari potest ex
illa inposicione vocis que fit cum puero nomen inponitur: ibi enim non queritur
quid significabit illud nomen vel quo nomine puer significabitur sed pocius
quid appellabitur. Amplius autem ex hoc quod ubicunque proprie ponuntur nomina
in supposito semper ponuntur ad agendum de appellatis tantum, ut dicto quoniam
horzo currit. Appellant ergo nomina res illas propter quas supponendas fuerunt
instituta. Verba quoque similiter, saltem casualia, idesi participia. Licet
autem ad appellandum tantum fuerint institute voces, tamen preter appellacionem
habent etiam significacionem, sed hanc ex appellacione contraxerunt sive ex
institucione facta ad appellandum ». Discutendo della significazione dei nomi,
l’autore c’informa che, secondo una tesi, essi signi ficano le forme ideali,
per cui « desinente re appellata, manet vocis signifi- catio » (ivi, p. 295);
ciò ricorda da vicino quanto scrive GIOVANNI DI Sa LIsBURY, Metalogicon, cit.,
IV, 35, p. 205: « [...] temporalia uero widentur quidem esse, co quod
intelligibilium pretendunt imaginem. Sed appellatione uerbi substantiui non
satis digna sunt que cum tempore transeunt, ut nun- quam in eodem statu
permaneant, sed ut fumus euanescant; fugiunt enim, ut idem (sc. Plato) ait in
Thimeo, nec expectant appellationem »; cfr 94 Alfonso Maierù necessità del riferimento
al presente e della priorità logica della significatio e della suppositio
rispetto all’appellatio, giacché il nome conserva quelle quando perde questa in
seguito alla distru- zione della cosa ‘appellata’ !*, il discorso diventa più
articolato negli altri due testi. L’autore delle Sumzule scarta sia la dottrina
della suppositio come proprietà del soggetto !”, sia quella dell’appellatio
come proprietà del predicato: l’appellatio è ordinata agli appellata e perciò è
proprietà del soggetto come del predicato, giacché en- trambi sono ordinati
agli appellata; e poiché i termini che hanno appellazione sono usati nella loro
valenza significativa, ogni 4ppel- latio è personale (‘personale’ indica che il
termine è usato a deno- tare le realtà significate) e si può articolare a
somiglianza della supposizione personale ‘*. L’autore, inoltre, ricorda due
opinioni Timaeus a Calcidio translatus commentarioque instructus, ed. T.H.
Waszink, « Plato latinus », IV, Londini et Leidae 1962, p. 47. Cfr. MurraLry,
The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lviti-lix. 156 Ars Meliduna, cit., p.
316: «Significat enim hoc nomen ‘Cesar’ adhuc illud individuum quod olim
significavit. Neque enim nomen re (ce)dente significationem amisit quam prius
habuerit, sed appellationem, — que est per verbum presentis temporis vera
attributio sive copulatio. Unde et semper exigit rem existendi. Distat ergo
inter suppositionem, signi- ficationem, appellationem, quia duo prima precedunt
tertium, ut in hoc nomine ‘Antichristus’; semper etiam post ipsum manent, ut in
hoc nomine ‘Cesar’; ipsa vero simul. Significat itaque ‘Cesar’ individuum, non
quod modo sit individuum, sed quod est vel fuit vel erit. Et ita significat
individuum quod non est nec tamen (erit) aliquod individuum. Sicut supponit vel, secundum
alios, significat boro qui non est et tamen quilibet homo est, quia
significatio dictionis appellationem ampliat ». 157 Sumule dialectices, cit.,
p. 268: «[...] quarto modo dicitur supposicio ‘proprietas termini subjecti’,
sive subjecti in quantum alii supponit et subicitur in oracione »; quindi è
scartata la tesi che intende la suppo- sitio come « substantiva rei designacio
» (ivi). 1588 Ivi, p. 277: «[...] dicitur quod appellacio est termini
predicabilis sine tempore significatio (significato: Steele). Quod est falsum:
quia appel- lacio dicitur per comparacionem ad appellata que respicit. Cum
igitur subjectus terminus equaliter respiciat appellata, sic terminus
predicatus erit appellacio Terminologia logica della tarda scolastica 95
relative al riferimento temporale del nome che ha appellatio: una, più diffusa,
sostiene che il termine comune denota tutti i suoi (possibili) appellata, senza
alcun riferimento temporale (su questa affermazione, legata all’analisi del
momer appellativum, fa leva la dottrina dell’ampliatio e della restrictio);
l’altra, invece, intende l’appellatio del termine come riferita al presente,
giacché « ter- minus est solum nomen presencium » !’. Questa seconda è l’opi-
nione condivisa dall’autore delle Sumzzle; fra i vari argomenti addotti a
sostegno di essa, uno è ricavato dalla dottrina della ampliatio: se il termine
avesse appellazione per il presente come pet il passato e il futuro,
l’ampliazione non avrebbe senso !, e conclude: Dicendum est igitur quod
terminus est solum nomen presencium vel existencium, nomen dico significacionis
[...]. Quare terminus de se solum concernit presencia, et supponit pro illis de
sui materia; pet naturam autem verbi de preterito et futuro, vel habenti
materiali eorum ut verba ampliandi, poterunt stare pro preteritis et
futuris!9!, All’obiezione, che si può formulare contro la tesi che so- stiene
essere elemento caratterizzante dell’appellatio il riferimento al tempo
presente, che cioè il nome, a differenza del verbo, non connota il tempo, e quindi
non è giustificato alcun riferimento subjecti sicut predicati. Cum igitur omnis
appellacio sit respectu significacio- num, omnis appellacio erit personalis.
Sicut autem supposicio personalis dividitur sic appellacio potest dividi; alia
discreta, alia communis etc., et competunt eadem exempla tam a parte subiecti
quam a parte predicati »; cfr. Duplex tamen est sentencia de appellacionibus,
quia quidam dicunt quod terminus appellat de se appellata presencia, preterita
et futura, et est communis entibus et non-entibus. Alii dicunt quod terminus
est solum nomen presencium et nichil est commune enti et non-enti, sive
preterito, presenti, et futuro, secundum quod dicit Aristoteles in primo
Metaphysice ». 160 Ivi, p. 280. 161 Ivi. 96 Alfonso Maierù temporale ‘2, l’autore
risponde che il nome, di per sé, né significa né consignifica il tempo, ma,
piuttosto, l’imzpositio che è all’ori- gine del nome è in relazione alla « res
praesens » da nominare, e la significatio che ne consegue non può prescindere
da ciò !9, Dalla stessa posizione muove Ruggero Bacone nel Corzpen- dium: in
polemica con Riccardo Rufo di Cornovaglia, nega che il nome designi un « esse
habituale » indifferente alla connotazione temporale e quindi valido per
presente, passato e futuro!” e si richiama all’originaria imzpositio del nome
che esige la presenza della cosa designata. E all’obiezione che il nome «
significat sine tempore », risponde che ciò è detto « quantum ad modum
significandi, non quantum ad rem », che anzi, usare un termine per designare una
realtà non più esistente o non esistente è usarlo equivocamente e, in fondo,
dare ad esso una nuova impositio !£; e ancora: una vox petde la sua
significatio una volta distrutta la « res signata »; se dunque una vox
significa una realtà non più presente, lo fa perché riceve una nuova imzpositio
19. 16 Ivi, p. 283: «His suppositis, est dubitacio super jam dicta quod nomen
significat sine tempore, igitur hujusmodi termini ‘homo’ ‘Sor’, cum sint
nomina, non determinant sibi tempus aliquod, nec appellata magis presencia quam
preterita vel futura ». 163 Ivi: «[...] inponitur enim nomen rei presenti et
appellato presenti. Oportet enim quod sit presens et ens actu cui nomen
inponatur. Set hoc dupliciter: aut ens actu et presens in rerum natura, ut ‘homo’
‘asinus’, aut secundum animam, ut ‘chimera’ et hujusmodi ficta apud intellectum
et cognicionem ». 14 Compendium ..., cit., p. 55. 165 Ivi, p. 54: «Nunquam enim
homines, quando inponunt nomina infantibus vel animalibus suis, respiciunt nisi
ad res presentes sensui, et ideo non abstrahunt a presenti tempore, nec ab
actuali »; cfr. Ars Meliduna, in n. 155. 16 Ivi, p. 57: «Sic possumus inponere illis nomina,
set alia inposi- cione et alia quam illa que entibus fit, et equivoce; ut Cesar
potest per nouam inposicionem significare Cesarem preteritum vel futurum vel
mortuum, set equiuoce enti et non enti ». 167 Ivi, p. 60: in part.: «Si enim
non est pater, non est filius, nec Terminologia logica della tarda scolastica
97 I testi ora esaminati rappresentano indubbiamente i documenti d’una
sopravvivenza di tesi tradizionali, talora riprese polemica- mente (da Bacone)
contro l’affermarsi di quella considerazione dell’appellatio che abbiamo detto
sintattica: il termine può essere considerato nel momento della sua utilizzazione
in una proposi- zione, e in tal caso ha appellatio quando la supposizione di
esso è rapportata al presente. Una tale considerazione è possibile grazie al
sostituirsi della dottrina logica della suppositio, come dottrina generale del
termine nella proposizione, a quella del- l’appellatio, che, muovendo da
premesse prevalentemente gram- maticali (nomen appellativum), si era affermata
prima come dot- trina del rapporto intercorrente tra il momzen comune e i suoi
appellata e poi come dottrina del zomzen condizionato dal tempo del verbo nella
proposizione; i due modi di considerare l’appel- latio sono esemplificati, fra
l’altro, dalle due opinioni che abbiamo visto nel testo delle Suzzule dello ps.
Bacone. Ma, insopprimibile, rimane l’esigenza di rapportare il nome al suo
momento istitutivo, quando si pongono le premesse del- l’appellatio e della
significatio; la tesi del decadere della vox dalla sua significatio quando vien
meno la « res appellata » sostenuta da Ruggero Bacone finisce, però, per
distruggere la possibilità non solo d’un discorso logico, ma d’un qualsiasi
discorso. Niente di nuovo, rispetto a quanto si è detto, si trova nella
tradizione dei commenti ad Aristotele fioriti nel secolo XIII !8. e contrario:
set signum et signatum sunt relatiua, ergo perempto signato, non erit vox
significatiua ». 18 Si veda, ad esempio, ALserto Magno, Praedicamentorum liber
I, in Opera, I, cit., pp. 157b (i derominativa) e 158b: «Et quod dicitur
appellationem (quae dicitur quasi ad pulsum, et componitur ab 4 praepo- sitione
et pello, pellis) notat, quod alienum pulsum sit ad id quod deno- minatur,
sicut et nomen proprium appellatio vocatur proprie, quia ex col- lectione
accidentium ad id significandum appulsum est. Nomen enim com- mune propter hoc
dicitur appellativum, eo quod in eo multa pelluntut in unum, et ideo est
commune multorum ». Ma si veda, per questi riferi- [La trattazione della
dottrina dell’appellatio qual è svolta dai maestri del secolo XIV presuppone la
conoscenza dei problemi finora esaminati, da quello dei patonimi a quello del «
nomen appellativum » a quello, ancora, che è posto dalla domanda se l’appellatio
sia una proprietà del predicato e se rimandi a una forma o natura universale.
Di Occam si è parlato a proposito dei patonimi; si è visto che la sua dottrina
è punto di arrivo di una tradizione di analisi, puntualizza lo status dei
problemi e fissa una terminologia. Per quanto riguarda l’appellatio, il «
Venerabilis Inceptor » ne precisa il significato una prima volta in rapporto a
suppositio, una seconda distinguendo due accezioni di appellare. Ecco il primo
passo, tratto dalla Sumzmza logicae: Est [...] sciendum, quod ‘suppositio’
accipitur dupliciter, scilicet large et stricte. Large accepta non distinguitur
contra pes arena sed appellatio est unum contentum sub suppositione. Aliter
accipitur stricte, secundum quod distinguitur contra appellationem !9, Il
secondo passo si legge nell’Elementarium logicae: ‘Appellare’ autem et
‘appellatio’ dupliciter accipitur; uno modo pro significare plura, per quem
modum dicuntur quaedam nomina esse nomina appellativa, non praccise quia
significant sed quia significant plura. Ideo nomina propria non sunt nomina
appellativa [...]. Aliter accipitur appellare pro termino exigere vel denotare
seipsum debere sub propria forma, id est ipsummet praedicari in aliqua alia
propo- sitione. Et sic solebant (dicere) quod praedicatum appellat suam for- mam et
subiectum non appellat suam formam. Nel primo testo Occam afferma che « appellatio est
unum menti e per altri, Miztellateinische Worterbuch, s.w. appellatio e appel-
lativus. 169 Summa logicae, cit., pp. 175-176. 0 Elementarium logicae, cit.,
pp. 217-218. i Terminologia logica della tarda scolastica 99 contentum sub
suppositione » nel senso che essa è un capitolo della supposizione !;
appellatio invece si contrappone a suppo- sitio solo se si intende che questa è
proprietà del soggetto e quella del predicato: a chiarire il secondo valore giova
il testo del- l’Elementarium. La prima accezione di appellatio, appellare è
legata alla dottrina del « nomen appellativum », la seconda invece caratterizza
l’appellatio come proprietà del predicato che « appel- lat suam formam ». Ma
cosa valga questa espressione si ricava da altri passi: nella Sumzzza logicae
l’espressione vale: « ipsum (sc. praedicatum) et non aliud » !2,
nell’Elementarium essa è glossata con « praedicatum ipsum non mutatum seu
variatum nec alio sibi addito » !#: dal punto di vista logico, una proposizione
il cui predicato « appellat suam formam » è vera quando lo stesso ter- mine,
non mutato, cioè assunto per tutto ciò che esso importa dal punto di vista
della sigrificatio, è predicato « de illo, pro quo subiectum supponit, vel de
pronomine demonstrante illud praecise, pro quo subiectum supponit » ! facendo
una proposizione vera; così, perché sia vera la proposizione « album fuit
nigrum », è necessario che sia stata vera una volta la proposizione: « hoc est
nigrum ». Ora, non è richiesto in tali proposizioni che ciò valga anche per il
soggetto !5: è noto infatti che il verbo condiziona ciò che segue ad esso, non
ciò che precede, e che il soggetto di una proposizione con verbo di tempo o
comunque di valote di- verso dal semplice presente ha supposizione per ciò che
è o pet ciò che può essere (o per ciò che fu, o sarà), mentre il predicato ha
171 Per Pu. Bonner (Ockbam's Theory of Signification, « Franciscan Studies», VI
[1946], pp. 143-170, ora in Collected Articles on Ockham, cit.: v. in part. p.
230, n. 51) e il De RiJ€ (op. ciz., II, i, p. 564) è quel capitolo che riguarda
la supposizione di un termine in relazione a cose esistenti; ma cfr. nn. 186 e
187. 172 Summa logicae, cit., p. 195 (l’espressione occorre anche a p. 242).
173 Elementarium logicae, Summa logicae,
cit., p. 195. 175 Elementarium logicae, cit., p. 218. 100 Alfonso Maierà
supposizione, nel suo valore specifico, per il tempo e il valore indicato dal
verbo !. Nella dottrina dell’appellatio di Riccardo di Campsall vanno distinte
due fasi: la prima è quella che emerge dalle Questiones super librum Priorum
analeticorum, la seconda si riscontra nella Logica. Nel primo testo, appellare
occorre sia in concorrenza con sup- ponere, almeno in un caso in cui si tratta
della suppositio del predicato !”, sia nell'espressione « predicatum appellat
suam for- mam », che è usata come medium di argomentazione 18. l’autore non fa
riferimento ad alcuna connotazione temporale in questi con- testi, e l’esclude
esplicitamente là dove definisce il nome comune o appellativo come quello che «
significat naturam communem habentem supposita » !?: qualora non avesse un «
suppositum presens » o 412 Alfonso
Maierù In conclusione, Wyclif conosce due grandi generi di probazio: una legata
ai termini mediati, l’altra, meno formalizzata, che si ricollega forse a una
tradizione vicina a quella testimoniata dai Tractatus Anagnini”. Infine, è
importante rilevare che i maestri di formazione pari- gina, ma anche Occam, non
conoscono altro tipo di probatio che non sia la expositio: da questo, che è il
più diffuso, comin- ceremo l’esame dei singoli modi di ‘prova’ della verità
delle proposizioni. 4. L’« expositio » I termini exponere, expositio hanno una
loro storia ante- riore all’uso che ne fanno i logici nel medioevo, sia nel
campo blema possit pluribus modis concludi. Ad quod dubium sine verbis respon-
deo quod particularis affirmativa et universalis negativa de subiectis non
transcendentibus ad minus quadrupliciter probari possunt: a priori, a poste-
riori, aeque et indirecte; ut ista propositio: ‘homo currit’ a posteriori
potest probari sic: ‘hoc currit et hoc est homo, igitur homo currit*; a priori
sic: ‘omne animal currit, homo est animal, igitur homo currit’; ab aeque sic:
‘risibile vel animal rationale curtrit, igitur homo currit*; indirecte sic:
quia contradictoria istius significantis principaliter quod homo currit est
falsa, igitur ista est vera ‘homo cutrit’ ». C'è da notare che il procedimento
a priori, quale qui esposto, ricorda molto da vicino l'operazione contraria
alla resolutio che Billingham chiama compositio; quello 4 posteriori, stando
all’esempio addotto, si identifica con la resolutio stessa; la probatio ab
aeque non contiene alcun accenno all’expositio, che è invece presente in
Wyclif; infine, la probatio indirecta è identica alla probatio indirecta ex
opposito di Wyclif. La dipendenza di Pietro da Wyclif non è proprio docu-
mentabile, come si vede: va piuttosto detto che una stessa tradizione è giunta
ai due autori, probabilmente da fonte inglese; in Wyclif l'utilizzazione di
questa quadruplice probatio è puntuale e normale, mentre Pietro, per quanto mi
risulta, non va oltre questo cenno. 5 Manca in Wyclif ogni riferimento alle «
probatio per habitudinem Terminologia vogic. delta tarda scolastica 413 della
retorica ® che in quello delle tecniche di approccio agli auctores oggetto di
lectio ®. Il Mullally nota che l’origine del termine va ricercata nell’esigenza
di chiarire i vari sensi del di- scorso, compito che già Cicerone assegnava
alla dialettica 2. L’affer- mazione torna nel medioevo *, in un contesto in cui
si discute del compito che spetta al commentatore di Prisciano; in verità,
l’esi- genza stessa della expositio, a tutti i livelli, ha la sua origine nel
bisogno di chiarire, illustrare, mostrare qualcosa mediante discorso. Nel
secolo XII troviamo in testi di logica due usi di expomere: uno, relativo alla
vox che « exponitut per significationem alterius predicabilium » che ha una
lontana parentela con la probatio officialiter, come si dirà nel $ 6; cfr.
Tractatus Anagnini, cit., pp. 285 sgg. 9 Per la retorica, cfr. LausBERG, op.
cif., pp. 700 sg., sv. exponere ed expositio. 61 Cfr. Boezio, In Arist.
Periermenias, I ed., cit., p. 132; II ed. cit., p. 157: expositor è il
‘commentatore’; e p. 7: « Cuius expositionem nos scilicet quam maxime a
Porphyrio quamquam etiam a ceteris transferentes Latina oratione digessimus »;
Cassionoro, Institutiones, cit., I, VIII 16, p. 32: «[...] nequaquam vobis
modernos expositores interdico ». Per la distinzione tra autentici,
disputatores, introductores e expositores cfr. E. R. Curtius, Europdische
Literatur, Bern 19619, p. 264. MutLaLty,
The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lxxiv sgg., in part. p. lxxiv n.,
cita Cicerone, Bruto, xLI, 152: «[...] latentem explicare defi- niendo,
obscuram explanare interpretando [....] ». Il MuLLaLty, ivi, cita anche De
doctrina christiana di S. Agostino, III, dove le ambiguità verbali sono
chiarite con l’applicazione di regole grammaticali. GucLieLMo DI ConcHes, De philosophia mundi,
P. L. 172, 101-102: «Antiqui vero glosatores [...] in expositione accidentium
erraverunt. Quod ergo ab istis minus dictum est dicere proposuimus, quod
obscure exponere, ut ex nostro opere causas inventionis predictorum aliquis
querat et diffinitionum Prisciani expositiones [...] » (il passo è cit. dal De
Rixk, Logica modernorum, Il, i, cit., p. 110, che segue il testo corretto da E.
JeaunEAU, Deux rédactions des gloses de Guillaume de Conches sur Priscien, «
Recherches de théologie ancienne et médiévale », XXVTI [1960], p. 218). 414
Alfonso Maierà vocis » #, l’altro relativo alla propositio 9. Questo secondo
solo, opportunamente precisato, diviene corrente nella logica medievale. Che a
questo stadio l’accezione sia generica, si può constatare anche in Abelardo #;
ma ben presto essa si fa più rigorosa. La propositio in tal caso è detta
exporibilis. Ma poiché essa è tale in virtù di una vox 0 dictio, è necessario
individuare quali dictiones rendano esponibile la proposizione. Si afferma
quindi che le dictiones aventi tale proprietà sono quelle sincategorematiche o
aventi un importo sincategorematico. Pietro Ispano, nel Tractactus
exponibilium, così definisce la propositio exponibilis: Propositio exponibilis
est propositio habens obscurum sensum expo- sitione indigentem propter aliquod
syncategoreuma in ea implicite vel explicite positum vel in aliqua dictione
[....] mentre Buridano afferma: expositio non est nisi explanatio
significationis syncategoreu- matum $, La ricerca dell’identificazione dei termini
esponibili è operata % Glose in Arist. Sopb. el., cit., p. 212: «Figura
dictionis secundum significationem est cumz una vox exponitur per
significationem alterius vocis, ut hec vox ‘quid’ exponitur per quale vel
quantum, quia iste voces non videntur differre in significatione, tamen
differunt » (cfr. anche De RK, op. cit., II, i, p. 500, n.). 6 Introductiones
dialetice secundum Wilgelmum, ms. Vienna lat. 2499, f. 27r, cit. in De Rik, op.
cit., II, i, p. 132: «Sed quocumque modo ipsi exponant istam propositionem:
‘quoddam animal est homo’, absurdum est eam dici regularem, quia absurdum est
ut illud quod prorso continetur ab aliquo in ordine predicamenti, de continenti
regulariter predicetur »: si tratta semplicemente della conversione della
proposizione. $ Cfr. cap. V, n. 74; v. anche KneaLE, The Development of Logic, cit.,
pp. 212-213. ST Op. cit., p. 104. 6 Consequentiae, cit., III, 1; cfr. cap. IV,
n. 147. Terminologia
logica della tarda scolastica 415 nel contesto proposizionale, giacché è fatta
in vista di chiarire il senso dell’intera proposizione f, con l’aiuto delle
dottrine gram- maticali, oltre che della tradizione aristotelico-boeziana.
L’Ars Meliduna individua in particolare le dictiones exclu- sivae” e i
quantificatori”, ma non usa la terminologia del- l’expositio, mentre il quinto
dei Tractatus Anagnini, che tratta de quinque dictionum generibus
(distributive, infinite, aggettive, esclusive, relative) ? e che può essere
considerato un trattato de syncategorematibus come ce ne saranno nel secolo XIII”,
usa il termine exponere collocandolo in un contesto che è importante perché vi
si distingue la « propositio que exponitur » e quella «per quam exponitur »,
anche se la terminologia è in concor- renza con quella della resolutio””. Tra
quelle dictiones che l’anonimo autore chiama distributive sono individuati i
compa- rativi, e tra quelle dette aggettive, i superlativi 9, la cui analisi 6
L’Ars Meliduna, cit., p. 329, trattando della contraddizione, afferma che
dictiones come tantum, praeter, nisi, adbuc modificano il consueto rap- porto
tra le contraddittorie secondo il noto schema del ‘quadrato’ delle
proposizioni, e perciò richiedono un’attenzione particolare che tenga conto
dell'intero contesto della proposizione condizionato da quelle dictiones. © Ivi,
p. 333. © Ivi, p. 322. © Op. cit., p. 297 (argumentum del 5° trattato). 73 Come
ad es. il trattato Syrncategoremata di SHYRESWOOD, cit. © Op. cit., p. 317:
«Nos autem admittimus eas et dicimus quod frequenter ca que exponitur est
incongrua et illa per quam exponitur, con- grua, ut ‘Romanus est fortissimus
Grecorum’, hec est incongrua; hec autem: ‘Romanus est unus Grecorum et est
fortior omnibus Grecis aliis a se’, hec est congrua. Similiter
ea que exponitur est congrua, sed ea per quam exponitur est incongrua, ut
“Socrates et Cesar sunt similes’, hec est congrua; sed hec est incongrua:
‘Socrates est talis qualis est Cesar”. Sed fottasse nulla illarum resolutionum est congrua]
ha origine grammaticale” ma ha giustificazioni aristoteliche ®. Nel secolo XIII
Guglielmo di Shyreswood, fra l’altro, analizza l’expositio dei verbi incipit e
desinit. Ma Pietro Ispano, nel testo citato, così enumera i termini o dictiones
(signa, nel testo) che rendono esponibile una proposizione: Pro quo notandum
est quod ea, quae faciunt propositionem expo- nibilem, sunt in multiplici
differentia. Nam quaedam sunt signa exclu- siva, ut «tantum», « solum »;
quaedam exceptiva, ut « praeter », « nisi »; quaedam reduplicativa, ut «
inquantum », « secundum quod »; quaedam important inceptionem vel desinitionem,
ut « incipit », « desinit »; quaedam important privationem finis, ut «
infinitum »; quaedam important excessum, ut nomina comparativi et superlativi
gradus; quedam important distinctionem, ut « differt », « aliud ab », et sic de
aliis; quaedam important specialem modum distributionis, ut « totus », «
quilibet », et sic de aliis. Unde propter ista, propositio redditur obscura et
indiget expositione, et ideo dicuntut facere propo- sitionem exponibilem 8,
Alla metà del secolo XIII, dunque, i principi dell’expositio sono già
stabilmente fissati, come testimonia l’opera di Pietro Ispano. © Il MuttLALLy,
op. cit., p. lxxvi, rinvia, per i comparativi, a PRISCIANO, op. cit., III, 1 e
8, in Grammatici latini, II, cit., pp. 83 e 87. 78 ARISTOTELE, in Cat. 5, 3b
33-4a 9, afferma che la sostanza non è suscettibile di più o meno, mentre ivi,
8, 10b 26-30 afferma che lo è l’accidente. Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit.,
ad I, e De differentiis topicis, cit., 1178C: «Namque ad comparationem nihil nisi
accidens venit, hoc enim solum recipit magis et minus ». Ma v. m., In Isag., II
ed. cit., p. 253: «Quae uero secundum accidens differentiae sunt insepatabiles,
ut aquilum esse vel simum vel coloratum aliquo modo, et intentionem suscipiunt
et remissionem [...] ». 79 Syncategoremata, cit., pp. 75-78. 80 Tractatus
exponibilium, cit., p. 104. In luogo di desinitionem, l’ed. legge definitionem.
Il trattato mostra l’expositio dei vari termini: esclu- sivi (pp. 104-108),
eccettivi (pp. 108-110), reduplicativi (pp. 110-114), incipit e desinit (pp.
114-118), infinitus (pp. 118-122), comparativi e [ Il secolo XIV però riprende
la dottrina, ne riesamina i fonda- menti e ne fissa rigidamente le regole
operative. Innanzi tutto, vengono riesaminati i termini che rendono esponibile
la proposizione. Nel Tractatus de suppositionibus, Buri- dano afferma che delle
voces incomplexae, o semplici dictiones (di- stinte dalle voces comzplexae o
orationes), che significano sempre in stretta dipendenza dai concetti ®!,
alcune hanno puro valore di categoremi, cioè significano le cose concepite
mediante concetti, e perciò possono essere soggetto o predicato nella
proposizione; altre hanno puro valore sincategorematico perché significano solo
quei concetti che sono le operazioni mentali, come 707, vel, ecc.; altre,
infine, sono miste: o perché, oltre ai concetti che significano im-
mediatamente e da cui traggono la funzione sincategorematica, significano le
cose concepite ma zor possono essere soggetto o predicato, o perché hanno insieme
funzione di categorema e di sincategorema ®©. In altre parole, alle voces
incomplexae possono corrispondere concetti incomplessi o complessi *; questi
ultimi, sincategoremi come fat? o categoremi con sincategorema come chimaera,
vacuum, rendono esponibile la proposizione, nel senso che i loro molteplici
significati devono essere resi espliciti « per orationes illis aequivalentes in
significando » *. La proposizione superlativi (pp. 122-124), differt e aliud
(pp. 124-126), fotus (pp. 126-128), quaelibet e quantumlibet (p. 128). 81 Sul
rapporto tra concetti e discorso mentale da un lato, voces e orationes
dall’altto in Buridano, cfr. REINA, Il problema del linguaggio in Buridano, I,
cit., pp. 412-413. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 187-188; cfr. REINA, op. cit.,
I, p. 405. 83 Tractatus de
suppositionibus, cit., p. 189, e v. Sophismata, 1, £. [Sra-vb], dove si afferma
che tutto il racconto della guerra di Troia (« conceptus valde multipliciter
complexus ») è stato significato con la vox incomplexa «Iliade », come «vacuum
» sta per «locus non repletus cor- pore », che implica tre concetti: locus,
repletio, corpus. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 189 e 190
(duodecima regula). 27 418 Alfonso Maierù exponibilis, una volta operata
l’expositio, è propositio exposita; le proposizioni ad essa corrispondenti sono
le exporentes: tra la prima e le altre c'è equivalenza e la regola fondamentale
sul piano operativo è la seguente: « Sunt [...] consequentiae formales per
exponentes syncategorematum ab exponentibus ad expositam aut ab exposita ad
aliquam exponentium » £. Abbiamo fatto precedere il discorso su Buridano a
quello su Occam perché Buridano, posteriore a Occam, esplicitando il rap- porto
vox incomplexa - conceptus complexus, aiuta a capite Occam (anche se la
posizione dei due filosofi è diversa: alla stretta subot- dinazione del
linguaggio al pensiero in Buridano, fa riscontro in Occam la « concezione del
rapporto fra discorso mentale e di- scorso vocale come rapporto fra due ordini
paralleli di segni, ri- spetto ad un unico ordine di significati » *), il quale
tiene il discorso più sul piano dei rapporti formali e operativi. Nel capitolo
« De propositionibus aequivalentibus hypothe- ticis » Occam scrive: [...]
quaelibet categorica, ex qua sequuntur plures propositiones cate- goricae
tamquam exponentes, hoc est exprimentes quid ista propo- sitio ex forma sua
importat, potest dici propositio aequivalens propo sitioni hypotheticae ®. Si
tratta di proposizioni apparentemente categoriche: sono le proposizioni
exclusivae®, exceptivae ®, reduplicativae” o inclu- 85 Burmano, Consequentiae,
cit., INI, 1. 86 REINA, op. cit., I, p. 413 (cfr. Occam, Summa logicae, cit.,
p. 179: suppositio materialis, simplex, personalis, per concetti e per voces) e
pp. 411-412 (suppositio materialis solo per i termini vocali e scritti secondo
Buridano). Summa logicae] denti termini connotativi e relativi (come sizzilis)
o collettivi”, oppure il relativo gui”, o termini privativi (es. coecus) e
infiniti (immateriale), o i termini designanti «figmenta animi » (es.
chimaera)*; incipit e desinit*, il verbo fit": tutte queste propo- sizioni
hanno una loro expositio, ad opera di exponentes di cui numero e forma variano
di caso in caso”. Diamo un esempio per tutti: per la verità di « Socrates est
albus » è necessario che siano vere: « Socrates est » e « Socrati inest albedo
» ®. Alle proposizioni ricordate, Occam aggiunge le universali co- struite con
i distributivi utergue, neuter”; di tutte, poi, dà le regole della conversione
!%, S'è detto che il secolo XIV stabilisce una volta pet tutte le regole
operative nell’ambito dell’asserita equivalenza tra la pro- 9 Ivi, pp. 252-255
(per i connotativi, v. cap. I, $ 2). 92 Ivi, pp. 260-261. 9 Ivi, pp. 255-257
(De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi et infiniti), e c. 13,
p. 258 (De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi non
aequivalentibus terminis infinitis): la differenza sta in ciò che le prime
hanno due exponentes, mentre le seconde « plures habent exponentes quam duae ».
9 Ivi, pp. 258-260. 95 Ivi, pp. 280-285. 96 Ivi, pp. 286-287. 97 È detto dei
privativi non equivalenti ai nomi infiniti, ivi, p. 258: « De talibus autem non
potest dari certa regula, quia secundum varietatem termi- norum talium
propositiones, in quibus ponuntur, diversimode debent exponi ». A maggior
ragione differisce l’expositio da tipo a tipo di pro- posizione. 98 Ivi, p.
253: «[...] ad veritatem talis propositionis requiruntur duae propositiohes,
quae possunt vocari expomentes ipsius, et una debet esse in recto et alia in
obliquo. Sicut ad veritatem istius: ‘Sortes est albus’, requiritur, quod haec
sit vera: ‘Sortes est’, et quod haec sit vera: ‘Sorti inest albedo’ » (cors.
mio). 99 Ivi, p. 254; esclude però le universali costruite con omzis. che
invece saranno incluse dagli altri autori] posizione exponibilis e le
proposizioni exponentes, per cui la congiunzione delle exponentes IMPLICA, ed è
IMPLICATA da, l’exponibilis. Ma anche a questo proposito va ricordato qualche
tentativo precedente. L’Ars Meliduna, analizzando le ipotetiche compositae,
considera come terza specie di esse le propositiones IMPLICITE, che hanno luogo
con il relativo !%: la proposizione che implicat et continet vim alterius
propositionis è detta IMPLICANS, l’altra
è detta IMPLICITA (cf. IMPLICITVM); mentre, quanto ai rapporti d’inferenza tra
le due, si afferma che alla proposizione IMPLICITA segue la sua simplex, quella
proposizione que remanet sublata relativa particula et verbo quod ei redditur;
ad esempio: si Socrates est aliquid quod cutrit, Socrates est aliquid. Ma
all’implicita può seguire illa quam implicat nel rispetto dell’habitudo
terminorum, cioè dei rapporti tra i termini in essa posti. L’analisi, condotta
con l’ausilio della consequentiae, non giunge tuttavia a riconoscere le
strutture dell’equivalenza vera e propria. Un tentativo ancora è nel secondo
dei Tractatus Anagnini. Sotto il titolo de equipollentiis cathegoricis si
discute, fra l’altro, di un argomentare secundum inferentiam, quando sia
presente in rapporto inferenziale uno di questi termini: ‘idem’, alie habent
aliquid implicitum per relativam particulam. IMPLICITA dicitur propositio que
preter principalem significationem, — idest preter significationem que ex
principalibus attenditur —, tamen implicat et continet vim alterius
propositionis. Ut ‘Socrates est aliquid quod currit’ IMPLICAT istam: ‘aliquid currit’;
et ‘homo qui est albus, est animal quod currit’ has duas: ‘homo est albus’,
‘animal currit’. Unde magis
proprie diceretur ista IMPLICANS, ille IMPLICITE. Et generaliter: numquam ad IMPLICITAM
sequitur illa quam IMPLICAT, nisi hoc operetur habitudo terminorum. Ut ‘si
liquid est homo qui est Socrates, aliguid est homo.’ Sed non: ‘si aliguid quod
est Socrates est homo, aliquid est Socrate»; quia non coaduniatur hic
consecutio habitudine terminorum ». ‘indifferens’, ‘differ, ‘scitur’, ‘prete’,
‘nisi, ‘nunò’, ‘incipit’, ‘desinit’ »!*. Si tratta di un tentativo, in cui il procedimento
proprio della expositio s’inttavvede solo nel caso dei termini incipit e desinit.
Ma la dottrina è già fissata: basti per
tutti Pietro Ispano. Tuttavia si raggiunge il massimo di chiarezza e di
formalizzazione, definendone le regole sul piano operativo. Burleigh ne dà una
formulazione molto chiara. Discutendo della expositio di termini come tantum,
solum, incipit ecc., Burleigh ne richiama le regole fondamentali: la
proposizione exponibilis aequipollet, cioè equivale, e quindi IMPLICA ed è IMPLICATA,
dalla congiunzione delle sue exponentes; perciò (si ricordi la regola fornita
da Buridano) dall’exposita ad aliquam exponentium » vale la conseguenza,
giacché da tutta la copulativa (e l’exposita ne è l'equivalente) a ciascuna
parte è valida l’infe- renza (pg 2 p, oppure pq 2 q)!”, ma non viceversa;
mentre la falsità di una parte è sufficiente alla falsità del tutto !®, Alberto
di Sassonia considera proposizioni equivalenti alle ipotetiche quelle che
contengono dictiones exclusivae (tantum, solus, solum, unicus ecc.), exceptivae
(praeter, praeterquem, nisi 1% Op. cit., p. 240. 105 Ivi, p. 241: «Item.
‘Socrates incipit esse; ergo Socrates nunc primo est’. Item: ‘Socrates nunc
ultimo est; ergo Socrates desinit esse. De puritate artis logicae. Item
notandum pro regula, quod omnis propositio exclusiva aequipollet copulativae
factae ex suis expo- nentibus »; per la proposizione exceptiva, cfr. p. 165, e
così via; p. 171: «[...] exceptiva et exclusiva non sunt simpliciter
categoticae sed sunt implicite hypotheticae; valent enim copulativam factam ex
suis exponen- tibus ». 107 In part. l’exclusiva implica la sua praeiacens: op.
cit., p. 138: « Con- tra. Omnis exclusiva infert suam praeiacentem; ergo cum
ista ‘Pater est’, sit praeiacens huius: “Tantum pater est’, oportet quod
sequatur: Tantum pater est, ergo pater est ». 198 Ivi, p. 243: «Item notandum
pro regula, quod ad hoc, quod copulativa sit vera, requiritur quod utraque
parts sit vera, et ad hoc ut copulativa sit falsa, sufficit, quod altera pars
sit falsa.] ecc.), reduplicativae
(inquantum, secundum quod) e quelle che contengono incipit e desinit. Il
discorso è molto particolareggiato per ciascun caso, discutendosi ogni volta
dei vari valori delle dictiones sincategorematiche, delle regole di ciascuna
proposizione, dei sofismi che di solito vengono formulati in ordine ad un certo
tipo di proposizione; noi ci limiteremo a riprenderne le linee generali. La
proposizione exclusiva ha esposizione per mezzo di una copulativa composta di
due categoriche, una affermativa, l’altra negativa: « ‘tantum homo currit’,
exponitur sic: homo currit et nihil aliud ab homine currit ». Tutta la
copulativa è detta da Alberto exponens dell’esclusiva e per essa valgono le
regole, già viste, che reggono la copulativa !”, Alberto, inoltre, parla di
expo- sitio propria e impropria: la prima si ha quando l’expomens è data nella
forma tradizionale e regolare, la seconda quando l’una o l’altra parte
dell’exporens contiene elementi non appropriati: ad esempio, della proposizione
« Socrates est tantum albus », il cui predicato è un termine connotativo, si ha
questa expositio impropria: « So- crates est albus et Socrates non denominatur
aliquo alio acci- dente ». La seconda proposizione categorica non è
regolamentare, e tutta la congiunzione è falsa. L’expositio propria invece è
questa: « Socrates est albus et Socrates non est aliud ab albo », che è vera
159, 19 Arserto DI Sassonia, Logica, cit., III, 6, f. 20ra: et ista copulativa
dicitur exponens istius exclusivae, et utraque illarum (sc. pro- positionum,
affirmativa et negativa) sequitur ad illam [...]. Ex
isto sequitur quod quaelibet pars categorica quae est pars exponens exclusivae
sequitur ad exclusivam: propter quod quaelibet pars copulativae sequitur ad
ipsam copulativam cuius est pars ». 110 Ivi, f. 20rb; oltre che in tal caso, Alberto
pone expositio propria € impropria « quando dictio exclusiva additur termino
significanti totum inte- grale » come è domus (f. 20va, 8% regola); quando la
stessa dictio « additur termino significanti numerum », (ivi, 92 regola), o «
additur termino communi distributo habenti plura supposita » (ivi, 10° regola).
Terminologia logica della tarda scolastica 423 Anche la proposizione exceptiva
ha esposizione per mezzo di due categoriche, una affermativa, l’altra negativa,
che costitui- scono una propositio copulativa!!. Così « omnis homo praeter
Socratem currit » ha la seguente expositio: « Socrates non cutrit et omnis homo
alius a Socrate currit », mentre di « nullus homo praeter Socratem cuttit »
l’expositio è: « Socrates curtit et omnis homo alius a Socrate non currit » !,
Inoltre, ogni exceptiva ha una praeiacens, che si ottiene da essa (« dempta
[....] dictione exceptiva et parte extra capta, residuum dicitur praeiacens
exceptivae » !!5): il rapporto dell’exceptiva con la praeiacens è regolato nel
modo seguente: « Si praeiacens exceptivae est vera, exceptiva est falsa. Unde
si ista est vera: ‘omnis homo cutrit’, ista est falsa: ‘omnis homo praeter
Socratem currit’ » 14, Anche la reduplicativa ha esposizione per mezzo di una
copu- lativa !5: il numero dei membri di essa varia però a seconda del numero
dei termini dissimili in essa presenti !!°. 111 Ivi, III, 7, f. 21va: «Ex hoc
patet quod omnis exceptiva aequi- valet uni copulativae in significando
compositae ex una affirmativa et alia negativa: diversimode tamen, sicut iam
patuit, exponendo exceptivam affirmativam et exceptivam negativam ». 12 Ivi.
113 Ivi, f. 21vb; v. GuLieLMo DI SHyREswooD, Syrcategoremata, cit., p. 62:
«Item si praejacens est in toto vera, exceptiva est falsa et e con- verso »;
anche un’altra accezione di praeiacens è fornita da ALBERTO: Ulterius sciendum
est quod copulativa composita ex duabus categoricis, cui copulativae propositio
exceptiva aequipollet in significando, dicitur praeiacens exceptivae ». u4 Ivi.
115 La controprova è fornita dal caso in cui la negazione « praecedit
reduplicativam et verbum principale », giacché allora « fit propositio con-
tradictoria reduplicativae »; così la proposizione « aequivalet uni disiuncti-
vae », e cioè ha «probatio per causas veritatis »: ivi, III, 8, f. 22va; cfr. $
8 di questo capitolo. 116 Se la proposizione ha tre termini dissimili (es. «
homo in quantum animal est sensibilis »), ha quattro proposizioni esponenti
(«[...] ad veri- 424 Alfonso Maierù Marsilio dà molto spazio all’expositio
nella seconda parte delle sue Conseguentiae. In undici capitoli discute delle
proposizioni includenti termini exceptivi (praeter, nisi e praeterquam)!",
le dictiones exclusivae (tantum, solum) "® le reduplicativae (inquan- tum,
prout, secundum eam rationem e simili)!, incipit'? e desinit'*, o signa
alietatis (differt, aliud, non idem, alterum e simili) ‘2, infinitum'*,
aggettivi di grado comparativo e superla- tivo !4, signa collectiva (omnis)!®,
totus !%, ita e sicut'?. Di tutte Marsilio fornisce l’esposizione mediante
proposizioni in congiunzione, nel modo ormai noto !*. tatem istius requiritur
veritas unius copulativae, compositae ex quattuor propositionibus; v.g. istius
copulativae: ‘homo est animal, et homo est sensibilis, et omne animal est
sensibile, et si est aliquod animal illud est sensibile’ », ivi, f. 22va); se
la proposizione ha due termini simili (« homo in quantum homo est risibilis »),
quattro sono le esponenti (« requiritur quod haec sit vera: ‘homo est homo’, et
quod homo sit risibilis, et quod omnis homo sit risibilis, et si aliquod est
homo quod illud sit risibile », ivi, f. 22va); se invece tutti i termini sono
simili (« ens in quantum ens est ens»), « propter coincidentiam propositionum
solum habet tres exponentes, seu unam copulativam pro exponente, compositam ex
tribus propositionibus [....]: requiritur quod ens sit ens et omne ens sit ens,
et si aliquid est ens quod illud sit ens». Per incipit e desinit, cfr.
C. WiLson, Heytesbury. Medieval Logic and the Rise of Mathematical Physics,
Madison Wisc. 19602, p. 41. 117 In Textus dialectices. de comparativis. de
superlativis. De exceptivis sit haec regula: a qualibet istarum ad suas
exponentes simul sumptas vel e converso est bona formalis consequentia:
Terminologia logica della tarda scolastica 425 C’è da aggiungere che, per le
proposizioni esclusive, Marsilio esige che la praeiacens costituisca il primo
membro della congiun. zione di proposizioni mediante la quale si opera
l’expositio !?. Naturalmente, il rapporto tra l’exclusiva e la praeiacens è
definito in modo diverso rispetto a quello che vige, secondo Alberto di
Sassonia, tra l’exceptiva e la sua praeiacens: « quando arguitur ab exclusiva
ad suam praeiacentem consequentia est bona » 199. Anche Pietro d’Ailly, epigono
della scuola parigina, dedica un trattato alle proposizioni esponibili !#, nel
quale non si discosta molto dalla tradizione di Buridano, Alberto e Marsilio.
quia ibi arguitur ab aequivalente ad aequivalens »; così per gli altri casi. La
proposizione negativa è in genere prodata « per disiunctivam de partibus
contradicentibus partibus copulativae ». 129 Ivi, f. 197r: «Et propositio quae
remanet deposita dictione exclusiva vocatur ptaeiacens [...]. Prima est
affirmativa, ut ‘tantum animal est homo”, quae exponitur per copulativam
bimembrem cuius prima pars est praeiacens et secunda universalis negativa. 130
Ivi, £. 197v. 131 Cfr. op. cit.; sono sei capitoli: cap. I, f. [2v]: i termini
privativi, negativi o infiniti sono esponibili, ma «[...] de talibus non
possunt poni regulae generales vel, supposito quod possent poni, nimis longum
esset et nimis tediosum, et etiam cognito quid nominis talium dictionum, facile
est exponere propositiones in quibus ponuntur » (contro Buridano: cfr. n. 84);
afferma: «[...] illud dictum non erat verum generaliter, scilicet, omnes propositiones
in quibus ponuntur termini relativi vel cognotativi (!) aequi- valent
propositionibus hypotheticis [...] » (f. [3r]); ff. [3v-4r]: la proposi- zione
universale è esponibile se il quantificatore è ufergue o neuter, non lo è se il
quantificatore è omnis, o nullus, o quilibet; cap. II
De exceptivis, ff. [6r] sgg.; cap. III De exclusivis, ff. [14r] sgg.; cap. IV De
reduplicativis, ff. [21r] sgg., e in part., f. [21v]: «Sed tamen apparet mihi
proprie dicendum quod in propositione proprie reduplicativa reduplicatio nec
est pars subiecti nec est pars praedicati, sed se tenet ex parte formae
proposi- tionis, ideo denominat propositionem reduplicativam; et ita potuissem
dixisse de dictione et de propositione exceptiva quando locutus sum de dictione
proprie exceptiva in secundo corollario primae dubitationis princi- palis
secundi capituli, quamvis autem probabiliter dixerim oppositum »; cap. V De
incipit et desinit, ff. [24r] sgg., e in part., f. [25r]: «Ex hoc La logica
inglese posteriore a Occam ha sviluppato queste dottrine, soprattutto in tre
direzioni: da Sutton, Burleigh e Occam !° è stata elaborata la dottrina
dell’expositio dei relativi, che poi ha ricevuto una buona sistemazione nel
terzo capitolo delle Regulae di Heytesbury; all’expositio de incipit et desinit
sono stati dedicati vari trattati, fra cui quello che costituisce il quarto
capi- tolo delle Regulae di Heytesbury; alla trattazione dell’expositio del
comparativo e del superlativo si è riallacciata in particolare la dottrina de
maximo et minimo, di cui ancora una volta Heytesbury ha offerto un esempio d’un
notevole livello nel quinto capitolo delle sue Regulae (ma va tenuto presente
che in esso la termino- logia propria dell’expositio non è frequente !*). In
questo contesto, vengono introdotti nuovi temi, nell’analisi dei quali sono
applicate le regole dell’expositio: sono i temi propri della filosofia della
natura che caratterizzano il secolo XIV come secolo che ‘precorse’ (si prenda
l’espressione con la precauzione usata dalla più recente storiografia) il
secolo di Galileo, discutendo il ‘limite’ di una potenza attiva o passiva, o il
primo ‘quando’ di un processo di trasformazione. Il metodo applicato
nell’analisi di questi e analoghi problemi è quello logico-calculatorio, cioè
una sintesi di procedimenti logici e di procedimenti propri della filo-
sequitur corollarie quod quaelibet propositio de incipit vel desinit exponitur
pet unam copulativam compositam ex una de praesenti et alia de praeterito vel
de futuro, sed tamen per aliam exponitur propositio de incipit et per aliam
propositio de desinit [...]»; cap. VI, altri verbi: fit (factum est, fiet) ed
equivalenti, ff. [29r-30v]; in part. il termine che segue questi verbi «
appellat suam formam » (f. [30r]). 13 WersHEIPL, Developments in the Arts
Curriculum..., cit., p. 159. 133 Per i tre capitoli ultimi delle Regul4e di
Heytesbury, cfr. C. WiLsoN, op. cit., pp. 29 sgg.; per il De relativis, cfr. un
cenno nel mio articolo Il «Tractatus de sensu composito et diviso» di G.
Heytesbury, « Rivista critica di storia della filosofia. Salvo errore, in De
maximo et minimo occotte una sola volta il termine exponitur al f. 31vb; ma
cfr. n. 48. Terminologia logica della tarda scolastica 427 sofia della natura
(calculationes): il risultato più celebre è il Liber calculationum di Riccardo
Swineshead. Ma, contemporaneamente, su di un piano più propriamente
logico-formale, Billingham viene inquadrando l’expositio in un contesto che
sistema, come si è detto, tutta la trattazione della « probatio propositionis
». Il termine exporibilis è definito come quello che ha « duas exponentes vel
plures cum quibus convertitur » !*. È importante rilevare che, mentre gli
autori esaminati, specie quelli di forma» zione parigina e lo stesso Occam,
danno una notevole importanza alle proposizioni exclusivae, exceptivae e
reduplicativae, Billingham dà invece importanza a proposizioni contenenti altri
termini quali omnis !, primum e ultimum'*, maximum e minimum, compa- rativo !*
e superlativo !’, incipit e desinit, e ai termini exceptivi ed exclusivi, come
a differt, aliud e aliter, riserva solo un cenno !4, e alle reduplicative
neppure quello. Tutto ciò testimonia di un interesse spostato verso gli
argomenti di filosofia della natura che fiorivano ad Oxford in quel tempo.
Billingham non sviluppa nel senso delle tecniche ‘calculatorie’ questi temi, ma
la scelta è indicativa di un clima culturale. Strode, nella Logica, discute dei
termini exporibiles, trattando, di seguito, le proposizioni exclusivae (con un
cenno alle exceptivae), le universali, semper totum infinite immediate, incipit
e desinit, differt, i gradi positivo, comparativo e superlativo (e a questo
pro- posito precisa che i termini maximum e minimum, primum e ultimum,
intensissimum e remississimum, velocissimum e tardis- [Cfr. Speculum] simum,
propinquissimum e remotissimum, utilizzati dalla filosofia della natura, sono
superlativi e perciò esponibili) e le reduplica- tive 42. Anch’egli definisce
la proposizione esponibile in rapporto alle exponentes: Nam dicuntur exponentes
cum duae propositiones simul inferunt aliquam propositionem formalem, vel
plures, sic quod consequens sit determinatio antecedentis cum hoc quod nulla
illarum per se sufficiat istam inferre, et ad utramque istarum tam coniunctim
quam divisim ex exposita valet consequentia, per quod excluduntur tam
singularia quam causae veritatis 193, Questa definizione può essere così
illustrata: a) le exponentes sono due proposizioni che in congiunzione (sirz4!)
fungono da antecedente in un’inferenza logica rispetto a un’altra proposizione
(exposita); b) in modo tale che l’inferenza non valga da una exponens al
consequens; c) mentre l’exposita può fungere da ante- cedente rispetto alla
congiunzione o a una delle due exporentes (« tam coniunctim quam divisim ») !#.
L’accenno all’esclusione dei singularia si giustifica per il fatto che il
contesto riguarda l’expositio delle universali, e l’autore nega che l’expositio
di esse possa essere fornita dai suoi singularia!S: infatti scrive: 14 Op.
cit., ff. 24ra-26vb; per i superlativi elencati, cfr. ivi, f. 26ra. 18 Ivi, f.
24va. 14 Strode scrive: « sic quod consequens sit determinatio antecedentis »;
la determinatio consiste in ciò che, da un punto di vista formale, la con-
giunzione di più proposizioni (cui l’expesit4 equivale) non infertur da una di
esse: ciò è precisato nel testo. Ma forse non è da escludere che l’autore
intenda di più: si ricordi che si ha conseguentia formalis secondo Strode
quando il conseguens è «de intellectu antecedentis » (cfr. Moony, Truth and
Consequence..., cit., p. 71). 145 Op. cit., f. 24va: «Solebant tamen antiqui
dicere quod univetsalis exponitur per sua singularia, quod tamen non dico
servando quid nominis de li ‘exponi’ »; ma cfr. ivi, f. 21ra: «Mobiliter
supponit cum ratione illius sufficienter contingit propositionem in qua ponitur
concludi ex una copulativa facta ex omnibus suppositis vel, nt verius dicatur,
ex omnibus] [ ‘omnis homo currit’ sic
exponitur: homo currit et nihil est homo quin ipsum, vel quod non, curtat, ergo
etc. »!4; l’expositio non può essere data neanche mediante induzione: « iste
homo currit et iste homo currit et iste homo curtit » all’infinito, «ergo omnis
homo currit »; ma sappiamo che la proposizione universale può essere probata
mediante inductio !. Tralasciamo per il momento il riferimento alla dottrina
delle causae veritatis che verrà chiarito più avanti.Wyclif affronta la
trattazione dei termini exponibiles, precisando che la proposizione esponibile
è equivalente ad una congiunzione di proposizioni !9. Nella Logica, egli tratta
delle proposizioni exclusiva !9, excep- tiva, universale affermativa‘, delle
proposizioni includenti uno dei termini differt, aliud, non idem'®, incipit o
desinit'*. Nella Logice continuacio, l'esame della expositio emerge a vario
titolo nei tre trattati di cui essa si compone. Nel primo trattato si discute
della universale affermativa ‘5. eius singularibus, et etiam cum constantia
debita eorum suppositorum con- tingit omnes singulares et illarum quamlibet ex
tali propositione concludere, et primus modus dicitur probatio vel inductio, ut
iste: ‘homo currit et iste et sic de singulis et isti sunt omnes homines, ergo
omnis homo currit [...] » (testo già cit. nel cap. IV, $ 5), e f. 22ra: «
Probatur etiam quod illa ‘omnis homo currit’ non formaliter inducitur ex
omnibus suis singularibus sine tali medio [...] » (il medium, o constantia, è
la proposizione «isti sunt omnes homines »). 146 Ivi, f. 24va. 147 Cfr. cap.
IV, n. 194. 14 Cfr. $ 8. 149 Cfr. Tractatus de logica] ; va notato che Wyclif
conserva, a differenza di Strode, la probatio per singulares. Essa può essere
provata nei quattro modi già esaminati (4 priori, a posteriori, ex opposito,
expositorie). Per quanto riguarda l’expo- sitio della universale, l’autore
precisa: « pro regula est tenendum quod quelibet universalis affirmativa
exponenda debet exponi per suam subalternam, et universalem negativam
convenientem in subiecto, sed de contradictorio predicato » !8: cioè di « omnis
homo est animal » le exporentes sono « homo est animal » (subal- terna) e «
nullus homo est quin sit animal » (universale negativa). Avverte però l’autore
che l’expositio vatia a seconda del quantifi- catore, del soggetto (che può
essere un solo termine o più ter- mini), del verbo (di tempo presente, o
passato, o futuro, oppure ampliativo), del predicato (che può contenere, ad
esempio, un relativo implicativo, come nella proposizione « omnis pater generat
individuum de sua substancia cui est similis in specie. Anche per la universale
negativa Wyclif pone la quadruplice probatio !8, ma, di esse, la « probatio ex
equo » non è data per mezzo di exponentes, bensì « per suam simpliciter
conversam vel quomodo- libet aliter equipollens » !. In modo analogo, la
probatio della particolare affermativa è data in quattro modi !9, Nel secondo
trattato Wyclif affronta « ex professo » il tema dell’expositio, che infatti
resta qui caratterizzante, nel senso che vengono talora accantonati, o meglio
presupposti, gli altri modi di probatio. L’autore tratta, nell’ordine,
dell’expositio delle proposi- [Quadrupliciter ergo contingit exposicionem
huiusmodi variari; vel racione signi, vel racione subiecti compositi vel
simplicis, vel racione verbi, vel racione predicati »; in part. racione verbi
(con la ripresa dell’ampliatio), pp. 94-97; racione predicati, p. 98. 158 Ivi,
pp. 100-106. 159 Ivi, p. 105; ma vedi p. 106: «Exponentes autem talium
universalium non inveni, quamvis cum diligencia sum scrutatus ». 160 Ivi, pp.
107-115 (ex equo, cioè « ex sua simpliciter conversa », p. 115). Terminologia
logica della tarda scolastica 431 zioni con i termini differt, aliud (e aliter,
sic) !%; o exclusivae !® e exceptivae 8, con i termini incipit e desinit'#*, o
con le espres- sioni per se — per accidens!©, con infinitum e inmediate'%;
delle proposizioni includenti aggettivi di grado comparativo !” o con termini
de plurali (tali sono, ad esempio, « quattuor sunt duo et duo »; « duo homines
sunt homo ») !9. Nel terzo trattato, egli discute delle reduplicative ! ancora
sulle comparative !”°. Di tutti questi casi egli fornisce un’analisi ampia e
dettagliata, con esempi (sophismata) dai quali si traggono conclusiones che
riecheggiano (specie a proposito de incipit et desinit, de maximo et minimo
ecc.) le discussioni di filosofia della natura correnti a Oxford. Non riteniamo
di doverci soffermare su questi temi. Segnaliamo soltanto che, in fondo, Wyclif
nella Logice continuacio torna sui principi enunciati nella Logica svolgendo la
trattazione con più ampio respiro. In Italia, Pietro di Mantova fa un discorso
del tutto analogo a quel che abbiamo visto fare dagli altri maestri, per quanto
attiene alla expositio delle proposizioni universali, exclusivae, exceptivae,
reduplicativae, o contenenti i termini infinitus, totus, aeternaliter, ab
aeterno, semper, differt, aliud, non idem, o com- parativi e superlativi, o
immediate !". Anche per Pietro l’expositio 9 e ritorna [Tractatus de
logica, (« de maximo et minimo »). 171
Cfr. Codices Vaticani latini. Codd. 2118-2193, rec. A. Maier, Romae 1961, pp.
31-33 (l’ordine dei trattati, come s’è detto, è diverso nelle edizioni 432
Alfonso Maierù è operata per mezzo di una congiunzione di proposizioni e per
essa valgono le regole della copulativa !?, L’expositio è dottrina fondamentale
nelle opere di Paolo Ve- neto, ed egli ne tratta a più riprese: nel quarto
trattato della Logica parva!®, nella prima parte della Logica magna, e sia nel
primo trattato, dove si discute dei termini esponibili, resolubili e
officiabili *, sia nei trattati dal quarto al diciottesimo sche trattano delle
dictiones che richiedono l’expositio '%, ma anche nel trattato diciannovesimo,
dove si parla della expositio dei termini modali in forma avverbiale !%, sui
quali torneremo; infine, in più luoghi della Quadratura!”. Le regole che
presiedono alla expositio sono così sintetizzate da Paolo: [1] Ab omnibus
exponentibus simul sumptis ad suum expositum est bona consequentia, et e
converso. [...]. [2] Ab omni exponibili ad quamlibet suarum exponentium est
bona consequentia, sed non e e nei manoscritti); v. n. 331 per incipit e
desinit. 1?2 Logica, cit., f. [22rb]: «Et valet consequentia ab ista exposita
ad istam copulativam et ad quamlibet eius partem principalem, et e converso ab
ista copulativa ad illam expositam et non a qualibet parte istius copu- lativae
et principali ad istam expositam valet consequentia »; f. [28vb]: « Oppositum
tamen arguitur quod ab exclusiva ad suas exponentes est bonum argumentum [...]
» ecc. 173 Nell’ordine, viene qui discussa l’expositio dell’universale
affermativa (non della negativa, che è probata dupliciter, « aut per sua
singularia aut per suum contradictorium »), dei comparativi (positivo «
comparabiliter sumptus », cioè in comparazione di eguaglianza, comparativo [es.
fortior] e superlativo), differt, aliud e non idem, le exclusivae, exceptivae,
reduplica- tivae, immediate, incipit et desinit, totus, semper, ab aeterno,
infinitum. 174 Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb. 115 Si tratta,
nell'ordine, di exclusivae, exceptivae, reduplicativae e sicut, comparativo e
superlativo, de maximo et minimo, totus, semper et aeter- num, infinitum,
immediate; v. n. 337 per incipit et desinit. 176 Ivi, I, 19, f. 7ira-vb, ma
anche nel trattato quarto della Logica parva, cit. 177 Soprattutto nella prima
parte, ma anche nelle altre. Terminologia logica della tarda scolastica 433
converso nisi gratia materiae Ex cuiuslibet exponentis contra- dictorio
sequitur contradictorium expositi, sed non e converso Paolo da Pergola affronta
gli stessi temi trattati da Paolo Veneto e perciò non ci dilungheremo oltre. Per
concludere, notiamo che l’expositio non è un’operazione logica che riconduca i
termini mediati a quelli immediati. Ad essa è più appropriata la descrizione
fornita da Occam, e già ricordata, secondo la quale i termini connotativi
devono essere ricondotti a quelli assoluti: ma quest’ultimi sono appunto
termini mediati. Nella expositio, inoltre una delle exponentes è negativa: ciò
per- ché i termini exporibiles sono caratterizzanti e quindi, in certo senso,
limitanti la proposizione: petciò essi hanno un certo im- porto negativo, che
va esplicitato. 5. La « resolutio» L’operazione logica che realizza pienamente
l’esigenza di ricon- durre i termini mediati a quelli immediati è detta
resolutio. Essa, infatti, meglio d’ogni altra si riallaccia alla dottrina aristotelica
già ricordata, per la quale la proposizione mediata ha il suo prin- cipio di
dimostrazione in quella immediata, e in particolare in quella prima e più nota
a noi secondo il senso !°. Ma i termini che designano questa operazione, cioè
resolutio e resolvere, non hanno avuto un’accezione tecnica per molti secoli.
Impiegati per designare la risoluzione della proposizione o del sillogismo nei
loro termini, come si è visto !, nel secolo XII essi vengono usati in
concorrenza con expositio, exponete. Lusi si È 178 Logica parva, cit., III. 179
Logica] già accennato, avviene nei Tractatus Anagnini!®, nei quali, c'è
peraltro da aggiungere, si parla di resolutio con una frequenza che non abbiamo
riscontrato per expositio. Nel terzo trattato, a pro- posito della dictio
‘qui’, considerando che, quando essa è pre- sente, la proposizione è
apparentemente categorica (dal momento che equivale a più categoriche avendo in
sé ‘implicita’ un’altra proposizione), l'anonimo autore parla di resolutio
della prima « in copulativas »; nello stesso contesto, parla di una « resolutio
in adiectivis » diversa da quella che ha luogo « in substantivis », cioè della
resolutio che una proposizione includente un relativo ha quando contiene un
aggettivo o un sostantivo come predicato, e della possibilità che questa
resoluzio sia impedita !*. Nel trattato 182 Cfr. n. 74. 183 Tractatus
Agnagnini, Iudicium predictarum impli- citarum potest haberi ex resolutione
ipsarum in copulativas. Debet autem talis fieri resolutio ut loco relativi
ponatur antecedens et loco antecedentis ponatur relativum pronomen cum
coniunctione. Unde istas concedimus: ‘aliquis bomo qui desiit esse, non est’,
quia copulativa vera est: ‘aliguis homo desiit esse et ipse non est®. Hanc
autem iudicamus incongruam: ‘gli- quis homo qui non est, desiit esse’; ponit
enim aliquem hominem non esse, quod falsum est. Secundum predictum iudicium
omnes iste videntur incon- grue: ‘Socrates erit album quod est nigrum’;
‘Socrates erit senex qui est puer. Omnes istas dicuntur esse
nugatorias et ita resolvuntur: ‘Socrates erit album quod est nigrum’: idest
album est nigrum et Socrates erit illud. — Predictam resolutionem implicitarum
non recepimus et dicimus aliter faciendam resolutionem in adiectivis, aliter in
substantivis. Et predictas ita resolvimus: ‘Socrates erit album quod est
nigrum’ idest quod est vel erit album est nigrum et Socrates erit illud;
similiter ‘Socrates erit senex qui est puer® idest qui est vel erit senex, est
puer et Socrates erit illud. — Verumtamen dicimus quod hee voces que sola
significatione sunt adiectiva, possunt resolvi sicuti pure substantiva et
secundum hoc ista erit incongrua: ‘Socrates erit senex qui est puer. —
Quandoque inpeditur resolutio pre- dictarum implicitarum in copulativas vel
propter signum universale vel propter defectum recti vel propter aliquid aliud.
Propter signum
univer- sale, ut cum dicitur. ‘omnis homo qui currit, movetur® vel ‘omnis homo
currit qui movetur; hec non potest resolvi; nam si diceremus: ‘omnis
Terminologia logica della tarda scolastica 435 quinto, resolvere occorre a
proposito della presenza in una propo- sizione di un termine infinito (ad es.
zon albus)!*, o di solus!9, per indicare l’esplicitazione di quel che in tali
casi la proposizione implica. Anche nel secolo XIII il valore di resolvere
resta generico, e può essere equivalente di exporere !. Ma è nel secolo XIV che
il significato di questo termine viene restringendosi e specializzan- dosi. Per
la verità, ciò non è riscontrabile né in Occam o Burleigh, né in Buridano,
Alberto di Sassonia e Marsilio, ma solo nei testi degli autori inglesi fioriti
intorno alla metà del secolo, e in quelli degli italiani. Billingham, nello
Speculuzz, scrive: Terminus resolubilis est quilibet terminus communis, sicut
nomen vel participium, qui habet aliquem terminum inferiorem se secundum homo
currit et ipse movetur®, esset non latina, quia ad dictionem confuse positam
non potest fieri relatio per relativum postpositum in alia c(1)ausula.
Similiter: ‘exaudio precem que fit ab illo’, ista non potest resolvi, quia non
dicimus: ‘prex fit ab illo et ego exaudio eam? ». 184
Ivi, p. 313: « Sciendum etiam est de nominibus infinitis [...]. Ut cum dicitur:
‘Socrates fuit non-albus’, non est sic resolvendum ‘Socrates fuit non-albus’
idest: Socrates fuit et non fuit albus, sed sic resolvendum est: Socrates fuit
aliguando et tunc non fuit albus ». 185 Ivi, p. 319: «Nos autem dicimus quod
talis locutio potest esse congrua et vera, etiam dictione transsumptive posita,
quia non sic resol- vimus ‘solum flumen currit idest: non alia res currit, sed
‘solum flumen currit, idest non alia res fluit. — Dubitatur de hac dictione
‘solus’, quam exclusionem habeat quando adiungitur nomini proprio pertinenti ad
non existentia cum verbo pertinenti ad existentia et ad non existentia. Quidam eas non recipiunt,
immo dicunt eas positas propter resolutionem, ut ‘solus Cesar non est’, idest
Cesar non est et non aliud non est ». 18 GueLIELMo DI SHyreswoon,
Syncategoremata, cit., p. 65: «Quod patet si comparetur affirmativa
conclusionis ad affirmativam praemissae et negativa ad negativam, cum tam
praemissa quam conclusio resolvitur in affirmativam et negativam ». 436 Alfonso
Maierù praedicationem; et tunc resolvitur quando capitur inferius eo in eius
probatione, et componitur quando capitur superius eo !87, Un termine si dice
resolubile, secondo Billingham, quando nella probatio si fa ricorso ai suoi
inferiora; ciò non è vero solo dei nomi e dei participi, ma anche dei verbi («
Consimiliter fit reso- lutio verborum ad substantiva, ut: ‘homo currit, ergo
homo est currens’, et e contra compositio ») !8*. Tale probatio per inferiora è
la resolutio, propriamente parlando; il ricorso ai termini supe- riores è detto
compositio !9. Per quanto riguarda la resolutio, il discorso si sposta di con- seguenza
sul rapporto tra i termini inferiori e superiori, spesso affrontato nei
trattati de consequentiis. Billingham ne tiene conto e riprende le seguenti
regole: 1) « ab inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim
negationis valet consequentia »; ad esempio è valida la conseguenza « homo
cuttit, ergo animal currit ». Ma l’inferenza vale talora anche « cum dictione
habente vim negationis » quali sono i termini esponibili, il « non » e i ter-
mini privativi e infiniti; così è valida l’inferenza: « tantum homo currit,
ergo tantum animal cutrit »; 2) « Ab inferiori ad suum su- perius cum
constantia subiecti et cum dictione habente vim nega- tionis post superius et
inferius tenent consequentia »; 3) « Ex prima regula sequitur alia, quod negato
superiori negatur inferius, quia sequitur: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo
homo currit’, quia ex opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis.
Nam sequitur: ‘non homo cutrit et hoc est homo, ergo hoc non currit’ » 19,
Secondo Billingham, la prima regola regge il sillogismo expo- [Speculum...,
cit., pp. 340-341; ma cfr. pp. 367-368, e passim, dove resolvere e resolutio
hanno valore generico. 188 Ivi, p. 342. 189 Cfr. n. 45, e capp. VII, nn. 36 e
37. 190 Speculum..., cit., pp. 341-344. Terminologia logica della tarda
scolastica 437 sitorius affermativo; la seconda, il sillogismo expositorius
nega- tivo: entrambi questi sillogismi sono alla base, secondo il maestro
oxoniense, di ogni disputa, anzi della possibilità stessa della dimo-
strazione, giacché essi sono fundamentum di ogni altro sillo- gismo !9. Il
richiamo all’espressione « syllogismus expositorius » merita qualche cenno che
ne chiarisca il significato. Essa è già in uso nel secolo XIII!?. Nel secolo
XII, invece, l’Ars Meliduna ha l’espressione « sillogismus expositionis »:
richiamandosi all’auto- rità di Aristotele, il testo afferma: «Per sillogismum
exposi- tionis fatetur Aristotiles probari posse sillogismos tertie figure, ubi
duo dicuntur de tertio » e aggiunge: «Et dicitur me- rito talis sillogismus expositionis, quia
quodammodo exponitur medium per suum inferius ». Ma dagli esempi addotti si può
rica- vare che non si tratta del nostro sillogismo ‘*. Più probabile che 191
Ivi, pp. 341-342: «Super quam regulam fundatur syllogismus expo- sitorius in
tertia figura [...] et iste syllogismus est fundamentum omnium syllogismorum
affirmativorum. Super quem syllogismum fun- dantur alii syllogismi negativi,
quo syllogismo expositorio affirmativo vel negativo negato, non erit ulterius
disputatio, nec potest arguens aliquid pro bare nec improbare aliquid esse;
quod si arguat per syllogismum in modo regulato et negatur illud, et tunc
statim veniet ad syllogismum expositorium ». 192 Cfr. ad es., M. Fernanpez
Garcia, Lexicon scholasticum philoso- pbico-theologicum, Ad Claras Aquas 1910
(basato sulle opere di Duns Scoto), pp. 667a-668a, dove esso è definito come
quel sillogismo che ha per medium un terminus discretus; cfr. anche rs. Duns
Scoto, In librum primum priorum Analyt. Arist. quaestiones, cit., q. XI, ff.
289b-290b. 193 Ars
Meliduna, cit., pp. 381-382; infatti il testo, tra i due passi, con- tiene
quanto segue: «Exempli gratia: ‘omne animal est res, omne animal est
substantia, ergo quedam substantia est res’. Quod conclusio vera sit potest
ostendi ostenso utramque extremitatum de hoc inferiori medii Socrate probari
per tertium modum prime, hoc modo: ‘omne animal est res, Socrates est animal,
ergo Socrates est res’; similiter ‘omne animal est substantia, Socrates est
animal, ergo Socrates est substantia’ ». Basti esami- nare questi esempi alla
luce di quanto detto e di quanto diremo appresso. 438 Alfonso Maierù si
avvicini al sillogismo expositorius quello che l’Ars Meliduna chiama
inmiediatus, « cuius maior propositio est inmediata », con preciso riferimento
al rapporto inferius-superius'*. Guglielmo d’Occam nella Suzzzza logicae
scrive: [...] syllogismus expositorius est qui est ex duabus praemissis singu-
laribus dispositis in tertia figura, quae tamen possunt inferre conclu- sionem
tam singularem quam particularem seu indefinitam, sed non universalem, sicut
nec duae universales in tertia figura possunt inferre universalem 195, A
chiarimento di questa definizione Occam precisa che le due premesse singolari
non richiedono soltanto che il soggetto sia un termine singolare, ma che la
realtà designata da esso non sia di fatto più cose distinte '%, Per Occam il
sillogismo espositorio è di per sé evidente, per cui, se un argomento può
essere ricondotto ad esso, questo argomento è corretto !”. Un'ultima osservazione
Nel testo aristotelico richiamato (Anal. pr. I 6, 28a 23 sg.) a expositio
corrisponde Exeo oppure txtiderdar. 1% Ivi, p. 383: « Alius mediatus, alius
inmediatus. Inmediatus dicitur cuius maior propositio est inmediata, idest
terminos habens inmediatos, scilicet tales quorum alter non potest de altero
probari per medium demonstrativum, idest per tale medium quod sit causa
inferioris et inferius superioris ». 15 Summa logicae, cit, p. 367. 16 Ivi, p.
368: «Est igitur dicendum quod syllogismus expositorius est, quando arguitur ex
duabus singularibus in tertia figura, quarum singu- larium subiectum supponit
pro aliquo uno numero quod non est plures res nec est idem realiter cum aliquo
quod est plures res », e p. 306: « Est tamen advertendum, quod ad syllogismum
expositorium non sufficit arguere ponendo pro medio pronomen demonstrativum vel
nomen proprium ali- cuius rei singularis. Sed cum hoc oportet, quod illa res
demonstrata vel importata per tale nomen proprium non sit realiter plutes res
distinctae. Est autem probatio sufficiens, quia syllogismus expo- sitorius est
ex se evidens nec indiget ulteriori probatione. Et ideo multum errant, qui
negant talem syllogismum in quacumque materia [...] », e p. 306: « Eodem modo,
quando aliquis discursus potest reduci ad talem syllogismum va fatta in merito
alla definizione di Occam: egli afferma che il sillogismo espositorio ha luogo
nella terza figura (il termine medio, in tal caso, è soggetto in entrambe le
premesse), nella quale i sillo- gismi non hanno mai una conclusione universale
(neppure quando hanno due premesse universali), ma possono avere solo una con-
clusione singolare, particolare o indefinita. Billingham recepisce questa
dottrina, come si può rilevare con- frontando quanto abbiamo riferito sopra con
quanto è detto da Occam: per lui, infatti, il sillogismo espositorio è
fundamentum di tutta l’argomentazione (e ciò perché, come afferma Occam, esso è
« per se evidens»); le premesse sono costituite di termini inferiori ai termini
comuni e perciò non possono essere che sin- golari. Billingham però si discosta
da Occam perché estende a tutte le figure il sillogismo espositorio '*, ma,
ancora come Occam, proibisce ch’esso possa concludere con una proposizione
universale (e non potrebbe essere diversamente: la conclusione non può mai
essere più ampia delle premesse, secondo il noto adagio scolastico « amplius
quam praemissae conclusio non vule »); infatti egli fa ricorso alla resolutio
solo per la probatio della inde- finita affirmativa (e della particularis affirmativa,
« quae semper convertitur cum indefinita affirmativa ») !?: essa deve essere
pro- vata « per duo demonstrativa », giacché « non est indefinita quin habet
vel habere potest demonstrativum sibi correspondens, nec e contra » 2°, Le due
derzonstrativae fungono da premesse del sillogismo, la indefinita (o
particularis) da conclusione. E va rile- expositorium vel per conversionem vel
per impossibile vel per propositiones acquivalentes assumptas, non est fallacia
accidentis ». ù 1 198 Speculum..., cit., p. 342: « Potest tamen syllogismus sr
esse in qualibet figura: item in prima figura: ‘hoc currit et homo est ! si]
ergo homo cutrit’; exemplum secundae figurae: ‘homo est hoc et anim: est hoc,
ergo animal est homo? ». 19 Ivi, p. 351. 200 Ivi, p. 350. 440 Alfonso Maierù
vato che questo distingue l’expositio e la resolutio: la « propo- sitio
exponibilis » è convertibile con le sue exporentes in con- giunzione, mentre le
proposizioni immediate non sono convertibili con la « propositio resolubilis ».
Questa è dottrina comune a tutti i logici in questo periodo 2, Quanto alla
indefinita negativa, essa può essere probata o mediante il sillogismo
espositorio negativo, o mediante una con- 201 BrLLincHaM, Speculum, cit., p.
344: «Terminus exponibilis est qui habet duas exponentes vel plures cum quibus
convertitur, Et in hoc differt a resolubili, quia licet sequitur formaliter
[...], non sequitur e contra; sed in exponibilibus bene sequitur sic et e
contra»; STRODE, Logica, cit., £.18vb: «Regula tamen est quod a resolventibus
ad resolutum est bona consequentia; sed non oportet quod valeat e contra; si
(!) pro omnibus expo- mentibus ad earum expositam consequentia tenet
generaliter et e con- tra [...]» (cfr. anche f. 24va); WwcLte, Tractatus de
logica, I, cit., p. 83: «Ex istis elicitur talis regula, quod universalis
proposicio exposita convet- titur cum suo antecedente debite exponente, licet
non universaliter. Sed quandoque proposicio resolutorie vel officialiter
proposita, cum suo ante- cedente, gracia materie, convertitur [...] »; PreTRo
DI MANTOVA, Logica, cit, f. [76vb]: «[...] semper a resolventibus ad resolutam
arguitur componendo et valet consequentia et non e contra de forma »; PAoLo
VENETO, Logica parva, cit., III: a quanto riferito sopra (v. n. 178), va
aggiunto: «[4] A resolventibus ad resolutum est consequentia bona, sed non e
converso [....]. [5] Ab officiantibus ad officiatum est consequentia bona, sed
non e con- verso [...]. [6] A descriptione ad descriptum est bona consequentia,
et e converso [...] », e ancora, ., Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb: « Ex
istis elicitur talis regula, quod universalis propositio exposita convertitur
cum suis exponentibus sumptis simul, sed propositio resolutorie vel
officiabiliter probata cum suo antecedente resolutorie vel officiabiliter ipsum
inferente non convertitur nisi gratia terminorum [...] », e I, 20, f. 73vb: «
Et in hoc est differentia inter propositionem exponibilem, descriptibilem,
resolubilem et officiabilem: quia propositio exponibilis cum suis exponentibus
convertitur, propositio descriptibilis cum suis descriptionibus convertitur,
sed propo- sitio resolubilis non convertitur cum suis resolventibus: Ita
similiter propositio officiabilis non convettitur cum suis officiantibus;
propterea, si ab officiantibus ad officiatam est bona consequentia, non oportet
quod e contra sit bonum argumentum.] sequentia, il cui antecedens sia la
corrispondente proposizione uni- versale negativa 2°, Strode ha una dottrina
del tutto analoga a quella di Billin- gham: la resolutio o resolutio per duo
demonstrativa non è altro che il « syllogismus expositorius », che è in
funzione del termine comune °*; la resolutio è la probatio della proposizione
indefi- nita o particolare, anche se nella proposizione sono presenti altri
termini che richiederebbero un altro genere di probatio (tali sono verbi
ampliativi o di tempo passato e futuro, incipit, intelligitur, e i termini
privativi ?*). I fondamenti del sillogismo espositorio sono quelli posti da
Billingham; ma, oltre alle regole di infe- renza che definiscono i rapporti tra
termini inferiores e superiores, Strode richiama altre regole, fondate
sull’autorità di Aristotele: una afferma che quando un termine è predicato di
un soggetto che sia suo inferior, tutto ciò che si dice del predicato si dice
del soggetto; l’altra afferma che, se in un sillogismo il medio è un pronome
dimostrativo, gli altri due termini debbono costituire soggetto e predicato
nella conclusione; c'è da aggiungere che Strode chiama anche ‘resolutorius il
sillogismo espositorio nega- 22 Cfr. Speculum. Logica, cit., f. 18vb: « Similiter tenet iste
modus arguendi, ut: ‘iste Socrates hoc non est, et iste Socrates est homo,
igitur homo hoc non est’; ‘haec non est vera et haec est aliqua propositio,
igitut aliqua propositio non est vera’. Et iste modus arguendi vocatur
syllogismus expositorius vel resolutio propositionis ratione termini sui
communis; omnis nam terminus communis non impeditus est sic resolubilis per duo
pronomina », e f. 21rb: «Et con- similiter respectu cuiuscumque casus scripti;
nam cum talis terminus ‘omnis’ praecedit, ad resolvendum propositionem in qua
ponitur ille, deleatur ille, et loco illius ponatur pronomen demonstrativum sui
suppositi cum affirmatione eiusdem in recto de illo pronomine et erit
syllogismus expo- sitorius ». Resolvere è usato anche per indicare la prova
dell’officiabile; perciò l’aggiunta per duo demanstrativa per la resolutio
(cfr. ivi, f. 18vb). 20 Ivi, f. 19ra: «Debet .amen ad concludendum particularem
vel indefinitam de verbo ampliativo quandoque aliter capi constantia quam in
illis mere de praesenti, ut ista: ‘homo cu*rebat’, sic resolvitur: ‘hoc cur-
442 Alfonso Maierù tivo 2°; resolutorius ed expositorius sono quindi sinonimi,
come confermano i Dubia di Paolo da Pergola 2%. rebat et hoc est vel fuit homo,
ergo homo currebat’. Similiter ‘puer fuit senex’, sic resolvitur: ‘hoc fuit senex et hoc est
vel fuit puer, ergo puer fuit senex”. Et consimiliter sic dicitur de futuro, ut
‘senex erit puet’, sic resolvitur: ‘hoc erit puer et hoc est vel erit senex,
ergo senex erit puer?. Similiter ‘coecus potest videre’, sic resolvitur: ‘hoc
potest videre de- monstrando aliquem hominem, et hoc est vel potest esse
coecus, etgo coecus potest videre’. ‘Socrates incipit currere’ sic resolvitur:
‘hoc incipit currere, et hoc est vel incipit esse Socrates, ergo etc... ‘Album
desinit sedere’ sic resolvitur: ‘hoc desinit sedere, et hoc est vel desinit
esse album, ergo etc.’. ‘Chimaera intelligitur: hoc intelligitur, et hoc est vel intelligitur
esse chimaera, ergo etc.’ ». 205 Consequentiae, cit., f. 26va-b: « Si tamen ex
uno termino formaliter infertur alter, et non e converso, respectu cuiuscumque
verbi tam a parte subiecti quam a parte praedicati in recto, terminus inferens
dicitur inferior et illativus dicitur superior, de quibus datur ista regula: ab
inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim negationis nec
confundendi praeposita est bona consequentia, quae fundatur super multa dicta
Porphytii et Aristotelis, scilicet de quocumque dicitur inferius, ut species,
de eodem dicitur superius, ut genus. Item Philosophus in Praedicamentis dicit:
quando alterum de altero praedicatur ut de subiecto, id est de inferiori,
quicquid dicitur de illo quod praedicatur dicitur de isto quod subicitur, quod
intelli- gitur de directa praedicatione. Item confirmatur regula per
rationem [...]. Et super hac regula fundatur syllogismus qui vocatur
expositorius, cuius praemissae sunt mere singulares, cum quibus habet omnis
indefinita vel particularis resolvi, ut: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo
currit’, et sicut in tertia ita et in prima figura, ut ‘hoc est currens et homo
est hoc, ergo homo est currens’, et sicut in prima etiam in secunda. Et hoc est
quod dicit Philosophus secundo Priorum quod medio existente hoc aliquid, id
est, pronomine demonstrativo, necesse est extrema coniungi, id est consti-
tuere conclusionem. Et nota quod similiter est syllogismus resolutorius
negativus, ut ‘hoc non currit, et hoc est homo, ergo homo non currit?. — Et
notandum quod in omni tali syllogismo oportet quod solummodo illud quod
demonstratur in maiori demonstretur in minori, et sic iste modus syllogizandi
tenet ab inferiori ad suum superius sine negatione er sine termino confundente.
Sed iste modus
negativus tenet per istam regulam: ab inferiori ad suum supetius cum negatione
postposita inferiori et superiori Terminologia logica della tarda scolastica
443 Wyclif, sia nella Logica?” che nella Logice continuacio ”*, tratta dei
termini resolubiles, o comuni e mediati, che vanno probati per mezzo dei
termini immediati ?”. La resolutio è ricon- ducibile al sillogismo
expositorius, e Wyclif nota che, sebbene esso sia più comune nella terza
figura, si può avere in tutte le figure purché la cosa denotata dal pronome hoc
sia, diciamo con espressione occamistica, una numero ”°, La resolutio è «
probatio cum debita constantia superioris de inferiori. Similiter tenet cum
quacumque dictione habente vim confundendi postposita » (cors. mio). 206 PaoLo
pa PercoLA, Dubia, cit., f. 66va: «In hac secunda parte principali huius tractatus
tria [...] agere propono [...]. Secundo, syllogismum resolutorium suis
conditionibus limitabo. Tractatus de logica, cit., I, p. 4, e ancora p. 6: «
Termini resolubiles sunt termini communes qui possunt resolvi usque ad terminos
singulares; ut isti termini, anizzal, homo, etc. ». 208 Ivi, p. 82: «Sunt enim,
quantum ad propositum pertinet, aliqui ter- mini resolubiles: ut termini
communes, puta nomina, verba, adverbia, et par- ticipia habencia signa ipsius
inferiora [...] ». 209 Ivi, p. 68: «Et semper terminus mediatus, si sit resolubilis,
debet probari per terminum immediatum, ut iste: homo currit, sic resolvitur:
Hoc currit: et hoc est homo, igitur homo currit. Alia proposicio: Cras ero
episcopus, sic resolvitur: tunc ero episcopus: demonstrando crastinam diem per
ly “tunc”; et tunc erit cras: igitur, etc. Ista proposicio: alicubi
Deus est, sic probatur: ibi Deus est, et “ibi” est alicubi; ergo etc. Et ista
pro- posicio: aligualiter ego moveor, sic probatur: Taliter, vel sic, ego
moveor; et “taliter” est aliqualiter; ergo, etc. ». 210 Ivi, p. 37: « Et
notandum quod in qualibet figura potest fieri syl/o- gismus expositorius. In
prima figura sic: boc est homo, et Sor est hoc: ergo, Sor est homo. In secunda
figura, sic fiet syllogismus expositorius: virtus est hoc, et bonitas est hoc;
ergo, virtus est bonitas. In tercia figura sic fiet syllogismus: boc diligit
Deum, et hoc est homo; ergo, homo diligit Deum. Et iste syllogismus
expositorius in tercia figura est maxime usitatus. Et sciendum quod oportet bene
notare rem pro qua supponit hoc pronomen hoc in syllogismo expositorio; quia si
fuerit diversa supposicio in antecedente et consequente, tunc syllogismus non
valet: ut hic: hoc est Petrus (demon- strando naturam humanam) et hoc est
Paulus (demonstrando eandem na- turam): ergo Petrus est Paulus. Hoc argumentum
non valet [...] ». 444 Alfonso Maierù a posteriori » della particolare
affermativa: si tratta però di una « probatio a posteriori inferiori »,
distinta da quella probatio che l’autore chiama « a posteriori totaliter
separato » (0 « demonstra- cio 4 signo, vel demonstracio quia »)?!, Anche la
particolare negativa ha « probatio a posteriori », ma « inferendo talem parti-
cularem negativam ex singulis »; gli esempi addotti tuttavia sono vere e
proprie resolutiones??, Nel caso di proposizioni come « chimera non
intelligitur a te », Wyclif introduce un altro modo di probatio (si ricordino i
modi 4 priori, a posteriori, ex equo e indirecte), che è detta captio ?*; anche
questo è un modo di « pro- batio » 4 posteriori 4. 211 Ivi, pp. 107-108: «
Secundo modo probatur particularis a posteriori, et hoc dupliciter: vel a
posteriori totaliter separato, vel a posteriori infe- riori. Exemplum primi: în
corpore quod videtur a me sunt subiective opera ciones vitales; ergo: corpus
quod videtur a me est vivum. Et illa probacio est famosa aput philosophos
natutales, et vocatur demonstracio 4 signo, vel demonstracio quia. Exemplum
secundi est tale: hoc currit, et hoc est homo, ergo homo currit. Et isti modi
probandi innituntur sophiste, de quo datur talis regula: Quod ad particularem
affirmativam aut sibi equivalentem infe- rendam resolutorie oportet maiorem
esse singularem proposicionis inferende et minorem esse singularem de subiecto
sinonimo cum priori, et verbo ac predicato proporcionalibus verbo et subiecto
proposicionis principaliter inferende. Verbi gracia, inferendo
istam, homo currit, sic arguitur: hoc currit, et hoc est homo; ergo, homo
currit. Secundus modus probandi est a posteriori, ut inferendo talem
particularem negativam ex singulis; de quibus utendum est arte con- simili,
sicut dictum est de inductione particularis affirmative. Ut, homo non est papa,
quia hoc non est papa, et hoc est homo, igitur etc. Homo non fuit ad bellum
troyanum, quia hoc non fuit ad bellum troyanum, et hoc est vel fuit bomo;
igitur, etc. ». 213 Ivi, p.
118: «Sed forte contra illud arguitur inducendo quintum modum probandi
proposicionem, qui capcio dicitur. Nam tu intelligis istam proposicionem:
aliguid quod non intelligitur a te est, cum intelligere potes quod claudit
contradiccionem. Intelligis ergo subiectum huius proposicionis, et per
consequens eius primarium significatum; et cum solum primarie significat
aliguid quod non intelligitur a te, sequitur quod tu intelligis aliquid quod
non intelligitur a te. Sic enim probatur quod #4 scis aliguam proposi-
Terminologia logica della tarda scolastica 445 Pietro di Mantova discute del
sillogismo espositorio, del quale scrive: «in quolibet syllogismo expositorio
terminus qui est medius est terminus discretus aut aggregatus ex termino com-
muni et discreto » 25, ma non parla di sillogismo risolutorio; nelle edizioni,
si può leggere solo il seguente titolo d’una parte: De eodem syllogismo
resolutorio, sotto il quale è trattata la dottrina della resolutio. Pietro, a
questo proposito, afferma: « quaelibet propositio cuius primus terminus est
resolubilis reso- lubiliter tentus non verbalis, probari debet per duo
demonstra- tiva » 2!6; cioè all’espressione « terminus discretus aut aggregatus
ex termino communi et discreto » del testo precedente, corti- sponde qui
l’espressione « duo demonstrativa », e poiché « non quilibet terminus discretus
est immediatus, nec quilibet terminus demonstrativus est immediatus » ?”, la
probatio della proposi- zione resolubile non può essere opera d’un qualsiasi
sillogismo espositorio, ma solo di quello che abbia come premesse propo-
sizioni immediate: il sillogismo sarà allora ‘resolutorio’, caso particolare
del sillogismo espositorio. Per i sillogismi espositori, si precisa ch’essi
possono aver luogo in tutte le figure, e che concludono validamente se affer-
tivi, mentre alcune accortezze richiede la conclusione nei sillo- cionem esse
veram quam non scis esse veram, capiendo talem proposicionem scitam a te:
aligua proposicio est vera quam non scis esse veram. Sed dicitur quod conclusio
intenta est impossibilis. Ulterius dicitur quod modus probandi per capcionem
est modus probandi a posteriori; nam posterius est me scire illam proposi-
cionem: aligua proposicio est vera quam nescio esse veram sic significantem,
quam me scire aliquam proposicionem esse veram quam nescio esse veram. Ideo
ille modus probandi, sicut quilibet alius significabilis, continetur sub aliquo
predictorum ». 25 Logica] gismi negativi, specie se in quarta figura 2!5,
Analogamente, il sillo- gismo ‘resolutorio’ concluderà secondo le stesse regole
in tutte le figure, dal momento che, ripetiamo, non è altro che il sillo- gismo
espositorio applicato alla probatio delle proposizioni resolubili, Il termine
resolubile è definito: terminus communis aut discretus non demonstrativus
terminus, quo contingit aliquem terminum immediatum notiorem reperire eandem
rem significan- tem per quem concludi potest » ?. La proposizione in cui il
termine è posto si dice probabilis®!. Pietro precisa anche che nel resolvere le
parti del discorso diverse dal verbo, il termine notior è tale a posteriori,
mentre nel caso dei verbi il termine è notior a priori, ed è il verbo esse 2.
Pietro chiama resolvenda o composita la proposizione mediata, e resolvens la
proposizione immediata grazie alla quale si opera la probatio; una volta
effettuata la resolutio, la proposizione me- diata è resoluta 3. 218 Ivi, f.
[73ra-b]. 219 Ivi, f. [76va], sotto il citato titolo «De eodem syllogismo
resolu- torio »: «Ostendemus nunc quas propositiones etiam concludere possint
expositorii syllogismi, et praemittamus quod terminorum secundum quos et per
quos probari possunt propositiones [....] ». 20 Ivi, f. [76va-b]. 21 Cfr. n.
30, [4]. 22 Op. cit., f. [76vb]: « Refert tamen in resolvendo et alias partes
ora tionis, quia in resolvendo alias partes orationis a verbo, capitur terminus
qui est notior a posteriori; in resolvendo vero verba capitur terminus qui est
notior a priori, scilicet verbum substantivum »; per i termini e le propo
sizioni immediati a priori o a posteriori, cfr. il testo di f. [76va], in n.
39; per quanto riguarda il resolvere verbum, esso è definito (f. [77vb]): «est
notius verbum exprimere, scilicet substantivum et eius correspondens parti- cipium
»; ci si chiede anche (f. [77rb-vb]): «utrum quodlibet verbum adiectivum sit
resolubile in verbum substantivam et suum participium ». 23 Ivi, f. [76vb]
(continuaz. del passo della n. preced.): « Huius enim resolvendae ‘hoc currit’
resolvens est haec: ‘hoc est currens’. Ideo bene Terminologia logica della
tarda scolastica 447 La resolutio vale come probatio delle proposizioni
affermative indefinita, particolare e singolare, purché il primo termine sia
reso- lubile 24; nelle corrispondenti negative vere la resolutio è lecita solo
quando il termine, in virtù del quale è operata la resolutio, ha supposita,
altrimenti bisogna assegnare, come medium di prova, le contraddittorie di esse
5. Paolo Veneto conserva ancora un valore piuttosto generico dei termini resolvere,
resolutio, con riferimento al relativo impli- cativo qui, che equivale a et (0
vel) e ille”, e alla resolutio di sequitur tamquam a priori: ‘hoc est cutrens,
igitur hoc currit’, et ideo a resolvente ad resolvendam vel compositam in
verbis valet argumentum de forma et non e contra. In aliis autem partibus
orationis non valet de forma a resolvenda vel composita ad resolventem nec e
contra, sed de forma bene valet a resolventibus ad resolvendam. Convenit autem
inter verba resol- venda et alias pattes orationis, quia semper a resolventibus
ad resolutam arguitur componendo, et valet consequens, et non e contra de
forma»; cfr. anche f. [78rb]: « non valet argumentum de forma a composita ad
resoì- ventem, sed bene e contra a resolventibus ad compositam tam in verbis
quam in aliis ». 24 Ivi, f. [80ra]: « De indefinita autem sive particulari et
singulari te- neatur quod ipsa est probanda a primo termino a quo in ea potest
sumi pro- batio. Ex quo sequitur quod est diligenter advertendum quod non
quaelibet indefinita sive particularis probari potest per duo demonstrativa,
[...] et ideo illa ‘tantum animal est homo’ per duo demonstrativa non habet
probati quia sumeretur falsum ». 25 Ivi, ff. [79va-b], e [79vb-80ra]: « Pro
omnibus igitur propositionibus negativis veris resolubiliter probandis dicatur
quod, si termini ratione quorum probandae sunt supposita habeant, sunt
resolubiliter probandae, sed si suppo- sitis carent capiendae sunt
contradictoriae concludendo istas esse veras indi- recte eo quod
contradictoriae sunt falsae, et ita conceduntut conclusiones ibi illatae
secundum istam regulam probandae »; per suppositurm, cfr. cap. IV, nn. 62 e 99.
26 Quadratura, cit., II, 22, f. 34va: « Patet consequentia, quia relativum non
confusum est resolubile in pronomen relativum et notam copulationis, aut in
pronomen relativum et notam disiunctionis », e f. 34vb: «Nulium relativam
nominis confuse limitatum est in pronomen relativum et notam copulationis
universalite(r) resolubile », ecc. 448 Alfonso Maierù qualsiasi verbo nel
presente del verbo esse 2. Ma, naturalmente, prevale l’uso tecnico dei termini.
Scrive nella Logica magna: [...] est sciendum quod omnis terminus communis pro
aliquo suppo- sitivus, et omne verbum praeter verbum substantivum praesentis
tem- poris et numeri singularis, est resolubilis; omnis enim propositio in qua
subicitur huius(modi) terminus habet probari per duo pronomina demonstrativa
sibi correspondentia 28, C'è però da notare che, in concorrenza col termine
resolubilis, Paolo usa talora resolutorius?. La «probatio resolutorie » è
propria, secondo il nostro autore, delle proposizioni indefinita e particolare,
e della singolare che non abbia come soggetto un pronome dimostrativo 2°. Le
corrispondenti negative possono esse- re provate in tre modi: o resolutorie, o
assumendo la contradit- dittoria e dalla falsità di questa ricavando la verità
di quella, 21 Ivi, II, 37, f. 40rb: «Omne verbum praeter verbum substantivum
praesentis temporis est resolubile in verbum substantivum »; «[...] su- biectum
enim huius: ‘omnis homo currit’, supponit pro omni homine qui est solum ratione
resolutionis illius verbi ‘cutrit’ in ‘sum, es, est’, sed aeque bene
resolvuntur illa verba ‘erit’, ‘fuit’ in ‘sum, es, est’, sicut illud verbum
“currit’ », ecc. Ciò in un contesto in cui si discute « de suppositione termi
norum respectu verborum praeteriti ac futuri temporis ». 28 Op. cit., I, 1, 4,
f. 13rb. 29 Ivi, f. 13va: « Exempla de adverbiis resolutoriis, ut: ‘aliqualiter
est” resolvitur isto modo Logica parva. Qualiter
propositiones illative probentur prae- senti doctrina dignoscitur satis plene.
Et primo namque a resolutione est inchoandum, qua indefinitae, particulares et
singulares de subiecto non prono- mine demonstrativo rationabiliter inferuntur.
Quaelibet ergo talis est taliter inferenda, ut pro antecedente sumantur duo
demonstrativa, in quorum primo praedicetur praedicatum resolvendae et in
secundo subiectum: verbi gratia, ‘homo currit’ sic resolvitur: ‘hoc currit et
hoc est homo, ergo homo currit’ »; la Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb,
afferma che tale probatio è propria della indefinita, e non menziona le altre
proposizioni. Terminologia logica della tarda scolastica 449 o mediante la
universale negativa corrispondente ?!, Il sillogismo che ha come premesse due
proposizioni dimostrative è detto expositorius o demonstrativus: può essere
affermativo o negativo e ha luogo solo nella terza figura °°. È evidente che il
sillogismo demonstrativus è riconducibile alla probatio mediante demonstra-
tiva, ma Paolo Veneto non insiste nel collegare le due dottrine né nella Logica
parva, né nella Logica magna. Paolo da Pergola, nella Logica, considera «
propositio resolu- 21 Ivi, f. 13va, scrive: « Indefinita vel particularis
negativa potest tripli- citer probari: uno modo per duo demonstrativa
quemadmodum est (haec) indefinita affirmativa ut ‘homo non currit: hoc non
currit et hoc est homo, igitur homo non cutrit’. Secundo modo potest probari
recurrendo ad eorum contradictoria ipsa probando vel improbando, quo facto
statim patebit veritas indefinitae vel particularis negativae. Tertio modo
potest probari per univer- salem negativam sibi subalternantem, ut ‘aliquid non
currit’ probatur sic: ‘nihil currit, igitur aliquid non currit’ ». 232 Ivi, II,
13, f. 175vb: «Et iuxta tertiam reductionem est notandum quod syllogismus
expositorius non potest fieri nisi in tertia figura. Et ratio, quia ad
syllogismum expositotium requiritur antecedentia duarum demon- strativarum (ex
demonstratarum) inferentium propositionem mediatam; modo hoc non potest fieri
in aliis figuris. Si enim dicitur in secunda figura: ‘animal est hoc et homo
est hoc, ergo homo est animal’, consequentia bona est et formalis, sed non
syllogismus demonstrativus propter causam dictam. Similiter si dicetur: ‘hoc
currit et homo est hoc, ergo homo currit’, syllogismus expo- sitorius vocari
non debet, sed syllogismus irregularis, optima consequentia formalis existens.
Eodem modo est dicendum de negativis .[...]. Numquam tamen est dicendum quod
aliquis horum sit syllogismus expositorius vel demonstrativus; ubi autem
syllogismus demonstrativus non ita stricte sume- tur, potest sine periculo dici
quod in qualibet figura talis reperitut sicut exemplificatum est. Verumtamen
est advertendum de pronomine demonstra- tivo ne supponat pro aliquo communi,
quia tunc impediret syllogismum demonstrativum, aut quia esset terminus
communis, aut quia ratione eiusdem suppositio mutatur, sicut hic: ‘hoc est
pater et hoc est filius (demonstrando essentiam communem), igitur filius est
pater’ ». Salvo errore, il « syllo- gismus expositorius »» non è menzionato
nella Logica parva, né, nelle due opere logiche fondamentali, è messo in
relazione alla resolutio.] bilis » sia l’indefinita e la particolare, che la
singolare non dimo- strativa 2; le loro corrispondenti negative possono essere
provate sia resolutorie, sia « per suum contradictorium » 4, in modo ana- logo
a quanto ha affermato Pietto di Mantova. Nei Dubia, invece, Paolo affronta la
trattazione del sillogismo ‘resolutorio’, del quale si afferma che è « fundamentum
omnium syllogismorum ». Perché si abbia un tale sillogismo sono neces- sarie,
tra le altre, le seguenti condizioni: Quod si syllogismus (in rapporto alle
quattro proprietà: che risulti di tre termini; « quod semper minor fit in recto
»; « quod conclusio sit omnino confor- mis maiori »; « quod sit in figura: nam
in omni figura potest fieri syllogismus resolutorius »); Et won in modo (« quia
si esset in aliquo 19 modorum non esset syllogismus resolutorius per immediata
procedens, sed per mediata »); Et medium sit hoc aliquid et non quale quid («
Id est, sit terminus demonstrativus pro uno solo supponibilis et non pro
pluribus [...] »). La reso- lutio deve avvenire «per immediata apud sensum vel
intel- lectum » 5, Da questi elementi risulta che il « syllogismus resolutorius
» altro non è che il tradizionale « syllogismus expositorius ». Ma risulta
anche, dal richiamo a ciò ch’è immediato rispetto al senso o all’intelletto,
confermato quanto s'è detto, che cioè esso va ricon- dotto alla dottrina aristotelica
dei Secondi analitici. 23 Op. cit., p. 45: «Resolubilis est triplex, scilicet
indefinita, patticu- laris, singularis non demonstrativa simpliciter quae
probantur sumendo duo pronomina demonstrativa simpliciter, primum conforme
subiecto propositionis resolubilis et secundum in recto ut patet in exemplis. Particularis
vero indefinita, et singularis negativa possunt probari dupliciter, primo
resolutorie et hoc ubi subiectum pro aliquo suppo- nit, ubi vero pro nullo
supponit non potest probari resolutorie quia minor est falsa, debet igitur tunc
aliter probari scilicet per suum contradicto- rium [...]». 25 Op. cit., ff.
68vb-69ra, Terminologia logica della tarda scolastica 451 6. I termini «
officiales » Quanto alla grafia dei termini occorrenti in questo paragrafo, va
precisato che la tradizione manoscritta del secolo XIV ha officialis,
officialiter e così via, mentre manoscritti e stampe del secolo XV hanno
officiabilis** e così via. Noi scriveremo gene- ralmente officialis, e useremo
come equivalente italiano ‘offi- ciabile’. Officialis deriva da officium:
quest’ultima termine vale sia ‘funzione’, sia ‘compito’ e ‘fine’ ”. Il nostro
officiaiis non va confuso con quei termini « officiales » che designano dignità
e cariche pubbliche #*, anche se il valore nei due casi è analogo: alcune
persone hanno un officiuz: nella società, alcuni termini hanno un officium
nella proposizione e nel discorso; si può, anzi, seguire un graduale passaggio
dal primo al secondo valore del termine: i maestri hanno un loro officium??, le
arti hanno un 236 Ma si vedano i mss.: Vat. lat. 3038, f. 8r: « Et sicut dictum
est de prae- dictis officiabilibus vel officialibus [...] » (il testo è quello
di BILLINGHAM, Speculum..., cit., p. 367, in apparato alla r. 34), e Cambridge,
Corpus Christi College 378, f. 42r (cit. in n. 185 del cap. VII). 237 Cfr.
LAauSBERG, op. cit., p. 765. 238 Nei Tractatus Anagnini, cit., p. 274 (cfr.
cap. II, n. 56); cfr. anche Occam, Summa logicae, ‘angelus’ est nomen mere
absolutum, saltem si non sit nomen officii sed tantum substantiae ». Secondo
M.-D. CrÙenu (Tbhéologiens et canonistes, in Études d’histoire du droit cano-
nique dediées è Gabriel Le Bras, II, Paris 1965) il termine officium in S.
Tommaso deriva da Ismoro, Etyz., cit., VI, xix, 1, per il quale le funzioni
dell'anima sono officia che si esercitano nell’unità d’una natura (p. 838):
ministerium, in sinonimia, assicura la sacralizzazione dell’officium, sia per i
teologici che per i canonisti, in ecclesiologia come in liturgia (ivi). 239
Cfr. di RosceLLINO, la lettera ad Abelardo (in J. ReINERS, Der Nomi nalismus in
der Friibscholastik, « Beitrige zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters
», VIII, 5, Miinster i. W. 1910, p. 80): « Quia igitur suscepto habitu doctoris
officium mendacia docendo usutpasti, utique monachus esse cessasti, quia beatus
Hieronymus monachum, monachus ipse, diffiniens: ‘Monachus’ inquit ‘non doctoris
sed plangentis habet officium, qui se vel 452 Alfonso Maierù loro officium?, le
arti sermocinales studiano gli officia delle vatie dictiones *!, Per le Summe
Metenses e per il Tractatus de proprietatibus sermonum, officium è proprietas
dictionis o sermonis, mundum lugeat et domini pavidus praestoletur adventum’»,
e GoFFREDO DI Fontames, Quodl. XII, q. 6, ed. J. Hoffmans, Louvain 1932: «
Utrum liceat doctori praecipue theologiae recusare quaestionem sibi positam
[...] »; la risposta è che il maestro in teologia è « doctor veritatis habens
officium publicum docendi » (pp. 105 e 107); nella disputa scolastica,
l’opponens e il respondens hanno « diversa officia » (Tractatus Anagnini, cit.,
p. 260). 20 Cfr. Cassioporo, Institutiones, cit., II, I, 1, p. 94: «officium
eius (sc. grammaticae) est sine vitio dictionem prosalem metricamque compo-
nere »; e ms. Oxford, Bodl. Library, Laud. lat. 67, f. 6ra (cit. dal De RiJk,
Logica modernorum, II, i, cit., p. 165): « Officium eius (sc. dialetice) est
docere, argumenta invenire ad probandam questionem propositam et de eisdem
iudicare »; considerare l’officium è un topos delle introduzioni alla dialettica
nel sec. XII (DE Rtjk, op. cit., II, i, p. 148); cfr. ms. Vienna, lat. 2486, f.
17r (in De RK, op. cit., II, i, p. 235, sotto Quod officium): « Offi- cium
uniuscuiusque artis est quod convenit opifici secundum ipsam artem » e ancora:
« huius artis officium est considerare proprietatem litterarum in sil- labis,
proprietatem sillabarum in dictionibus, proprietatem dictionum et uniuscuiusque
accidentis earum in sintasi »; Summa Sophisticorum elen- corum, cit., p. 267:
«Officium eius (sc. opificis agentis ex arte) est sic disputare ut videantur
circa propositum ea esse que non sunt ». 21 Cfr. ms. Chartres 209, f. 37rb (in
R.W. Hun, op. cit., I, p. 227): del verbo est si dice: « quantum ad officium
quod exercet in oratione in ui substantiui consideramus [...] » e « aliud est
agere de uocibus per se consi- deratis, aliud de eisdem ad uim et officium quod
habent in oratione posite relatis »; Fallacie Parvipontane, cit., p. 569: « Et
notandum quoniam nomina supponentia verbum duplex habent officium. Supponit
enim quandoque nomen pro aliquo suorum appellatorum, quandoque pro nullo ».
ABELARDO (Introductiones dialecticae, cit., pp. 73-74) parla di officium delle
voces, ma anche delle litterae; per l’officium del verbo est, si veda, cap.
III, n. 26. 22 Cfr. Summe Metenses, cit., p. 474: «Est ergo locus sophisticus
in dictione qui provenit ex proprietatibus dictionis. Que sunt significatio,
consi- gnificatio, officium, transumptio, constructio, ordinatio, prolatio,
terminatio eic.», e Tractatus de proprietatibus sermonum, cit., p. 707: «[...]
utile vi- detur instituere tractatum de sermonibus et diversitate proprietatum
et Terminologia logica della tarda scolastica 453 mentre le « dictiones
officiales » sono quelle « quarum constructio est deservire partibus aliis » %.
La caratterizzazione del termine officiabile come quello che ha il compito di
ordinare il discorso o determinate un contesto presuppone l’analisi sintattica
delle strutture della proposizione. Poiché il compito di ‘costanti’ e ope
ratori nella logica medievale è svolto dai sincategoremi ?#, questi saranno i
termini officiabili per eccellenza per lungo tempo, dalle Summe Metenses* a
Guglielmo di Shyteswood #9 e Ruggero Ba- officiorum que considerantur iuxta
sermonem. Que sunt copulatio, appellatio, suppositio, et multa alia de quibus
dicemus inferius ». Si noti la differenza tra i due testi: nel primo, officium
è elencato tra le proprietates, nel secondo officia è in endiadi con
proprietates: ma si può supporre un passaggio dalla posizione del primo testo a
quella del secondo. Cfr. anche DE Rijk, Soze Notes on the Mediaeval Tract De
insolubilibus..., cit., p. 100 (v. cap. II, n. 91) e p. 112: « Sequitur de secunda specie
insolubilium. Que provenit ex officio vocis vel ex his que circumstant vocem.
Que sunt tria: significatio, suppo- sitio, appellatio. Unde videndum quod,
quando ex aliquo officio quod est in voce vel circumstat vocem, provenit
insolubile, id est cassandum, si sit accidentale. Cfr. Summe Metenses: tra
queste dictiones sono anno- [verate
pva). exponentium sui oppositi. Nec dicuntur exponentes nisi
significantur copulative, nec causae veritatis nisi significantur disiunctive. Secondo
Strode, dunque, le causae veritatis sono opposte alle exponentes. Queste
operano in congiunzione -- significantur copulative -- , quelle in disgiunzione
– disiunctive. Per le causae veritatis valgono quindi le regole della disgiunzione (p
> p v q – “She is in the kitchen; therefore, she is in the kitchen or in the
bedroom”), mentre per le exporentes valgono le regole della congiunzione (pq 2
p – “She likes peaches and cream; therefore, she likes peaches”). Strode se ne serve per la
probatio delle negative dell'esclusiva, eccettiva e reduplicativa, ma anche
delle proposizioni in cui compaiono i termini incipit e desinit. Quanto a
quest’ultimo caso, va rilevato che Heytesbury aveva assegnato alle proposizioni
contenenti incipit o desinit una duplice expositio, tra cui si doveva scegliere
di volta in volta quella più conveniente al problema in esame *%; i due modi
dell’expositio non costituivano però una disgiunzione di proposizioni in
congiunzione. Strode, invece, as- 54 Logica, cit., f. 19rb; cfr. anche f. 24rb:
«Et hoc est generaliter (notandum): cum aliqua propositio habet exponentes,
eius contradictorium habet causas veritatis ». 35 Ivi, f. 26va: «Ista tamen
‘Socrates non est asinus in quantum est homo? et consimiles debent dici
reduplicativae et habent (probari) per causas veritatis oppositas exponentes
reduplicativae, sicut convenienter dictum est de exclusivis et exceptivis », ma
cfr. f. 24rb, dove si assegnano le causze veritatis anche all’opposta
dell’esclusiva negativa. 36 De incipit et desinit, cit., f. 23va: « Incipere
dupliciter solet exponi: videlicet per positionem de praesenti et remotionem de
praeterito, ut quod in praesenti instanti est et immediate ante instans quod
est praesens non fuit; aut per remotionem de praesenti et positionem de futuro,
ut quod in praesenti instanti non est, et immediate post instans quod est
praesens erit. Desinere etiam dupliciter potest intelligi, scilicet vel per
remo- tionem de praesenti et positionem de praeterito, ut quod in praesenti
instanti non est, et immediate ante instans quod est praesens fuit; vel per
positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut quod in praesenti instanti
est et immediate post instans quod est praesens non etit ». Cfr. agg analoghe
in GueLieLMO DI SHyrEswooD, Syncategoremata, segna piuttosto la disgiunzione di
due congiunzioni di proposizioni (pq v rs), e cioè le causae veritatis 7. La
stessa cosa fa Marsilio, ma solo limitatamente al caso in cui il verbo incipit
« affirmatur de subiecto singulari substantiali » (ad es. di Socrates) Tra i
filosofi italiani, Pietro di MANTOVA (si veda) si serve della probazio per
causas veritatis per l'esclusiva ®, l’exceptiva mere negativa” Logica, cit., f.
25ra: «Incipit communiter debet exponi per posi- tionem de praesenti et
remotionem de praeterito, ut: ‘hoc nunc est et immediate ante hoc instans quod
est praesens hoc non fuit, ergo hoc incipit esse’; vel per remotionem de
praesenti et positionem de futuro, ut: ‘hoc munc non est et immediate post hoc
instans quod est praesens hoc erit, ergo hoc incipit esse’. Et e converso modo
debet exponi li ‘desinit’, ut dicunt, per remotionem de praesenti et positionem
de futuro, ut: ‘hoc nunc non est et immediate ante instans quod est praesens
fuit’, vel per positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut: ‘hoc nunc
est et immediate post instans quod est praesens non erit’. Sed ego dico quod
tales potius debent dici causae veritatis et non exponentes, ut patet in
praecedenti. In istis ergo servetur haec regula, quod non oportet aliquam
propositionem de incipit et desinit exponi nisi ut propositio simplex et
singularis numeri. WycLIr, nel porre il problema, non esplicita il riferimento
alle «causae veritatis », per cui è difficile intendere se si sia staccato dal
modo di Heytesbury; cfr. Tractatus de logica. Sor incipit esse, sic exponitur:
Sor nunc est, et ipse immediate ante hoc non fuit: igitur etc. Vel sic: Sor iam
primo est et ipse inmediate ante hoc non fuit: ergo, Sor incipit esse », e p.
191: « Et hoc est quod solet dici: hoc verbum, incipit, debere disiunctim
exponi per remocionem de presenti et posi- cionem de futuro; vel per posicionem
de presenti et remocionem de prete- rito; ut, si Sor munc est effectus et non
prius fuit, tunc incipit esse. Vel si non est in instans quod est presens, et
inmediate post illud erit, tunc incipit esse. Et sic de desinit ». 328 Cfr.
Textus dialectices, cit., f. 201r. 329 Logica, cit., f. [29ra-b]: exclusiva in
numero plurali affir- mativa habet duas causas veritatis, quarum una est gratia
alietatis et alia est gratia pluralitatis: verbi gratia, ‘tantum 12 sunt
apostoli dei’ altero illorum modorum verificari potest: ‘12 sunt apostoli dei
et nulla non 12 sunt apostoli dei’, vel sic: ‘12 sunt apostoli dei et non plura
quam 12 sunt apostoli dei’. Unde talis propositio exclusiva in numero plurali
non debet exponi quia propositio exponibilis copulative significat et non veri-
480 Alfonso Maierù e le proposizioni de incipit et desinit. Paolo Veneto avvia
il processo mediante il quale questa forma di probatio diventerà con Paolo da
Pergola un procedimento autonomo, fissando nella Logica parva la seguente
regola (che, si noti, segue quelle relative alla probatio mediante expositio,
resolutio, officiatio, descriptio, e a senso composto e senso diviso): « ab una
causa veritatis ad propositionem habentem illam causam ficatur disiunctive (ex
distiunctive), et ab exposita ad quamlibet suarum exponentem est bonum
argumentum formale, sed talis propositio neque verificatur copulative neque ab
ista exclusiva ad quamlibet esponentium valet consequentia: convertitur enim
cum tali disiunctiva cuius quaelibet pars principalis est copulativa, igitur
etc.». Come si può notare, la probatio qui è data mediante la disgiunzione di
due copulative. Ai ff. [41vb- 42ra], invece, Pietro di Mantova scrive: «Sed
ista ‘a te differt omnis asinus’ habet duas causas veritatis, quia primus
terminus in ea mediatus est resolubilis et exponibilis. Ideo ista significat
disiunctive sic: ‘a te differt quilibet asinus, id est a te differens est
quilibet asinus’ resolvendo, vel exponendo sic: ‘omnis qui est asinus est tecum
et nullus asinus es tu, igitur a te differt quilibet asinus’, et hoc est verum
et ideo illa est vera ‘a te differt quilibet asinus’»: in questo passo
l’accezione di « causae veritatis » sembra essere generica. 35 Ivi, f. [33va]:
«I...] exceptiva mere negativa non habet exponi, sed habet causas veritatis disiunctive,
et regula superius data de exposi- tione exceptivae vera est de exceptivis non
mere negativis ». 31 Ivi, £. [47rb-va]: « Incipit solet sic exponi: ‘Socrates
in instanti quod est praesens est et non immediate ante instans quod est
praesens fuit veli Socrates in instanti quod est praesens non est et immediate
post instans quod est praesens erit, igitur Socrates incipit esse’. Sed haec
consequentia non valet quia in primo esse mundi [...]; et quod illa disiunctiva
sit vera patet quia eius prima copulativa est vera in illo casu », f. [47va-b]:
« Ideo dicitur quod illae dictiones ‘incipit’ et ‘desinit’ et huiusmodi non
habent exponi sed habent causas veritatis», e f. [48ra]: « Aliquando autem li
‘incipit’ non habet illas causas veritatis per positionem de praesenti et
remotionem de praeterito vel negationem de praesenti et positionem de futuro,
sed aliquando habet easdem causas veritatis quas li ‘desinit’, quia illae
convertuntur: ‘Socrates incipit non esse’ et ‘Socrates desinit esse’ »; cfr.
WiLsoN]mest bona consequentia » *. In questo contesto, le causae veritatis sono
assegnate alla proposizione « denominata ab ablativo conse- quentiae »: data la
proposizione « homine currente risibile cutrit », poiché l’ablativo assoluto
può essere risolto in una proposizione condizionale (« si homo currit »), o
temporale (« dum homo cur- rit »), o causale (« quia homo currit »), la
proposizione origi- naria sarà vera quando almeno una delle proposizioni alle
quali x equivale l’ablativo assoluto è vera**. Ma, ancora nella Logica parva,
si afferma che la proposizione esclusiva negativa ha « duas causas veritatis,
oppositas exponentibus exclusivae affir- mativae » **. Nella Logica magna,
invece, si fa ricorso alla pro- batio per causas veritatis, oltte che per
l’esclusiva negativa *5, anche per la reduplicativa negativa 9 e per incipit e
desinit *", in modo analogo a quanto afferma Pietro di Mantova. Infine,
332 Logica parva, Logica magna, cit., I, 5, f. 35va. 336 Ivi, I, 8, f. 4irb:
«Si autem (sc. negatio) cadit in totum et super reduplicationem, non habet
exponi sed solum habet causas veritatis quae sunt contradictoriae exponentium
reduplicativae sibi oppositae »; nella Logica parva, cit., IV, invece, aveva
scritto: « Negativa vero reduplicativa, cuius negatio praecedit notam
reduplicationis, non est exponenda sed pro- banda per suum contradictorium ut
saepe dictum est». 337 Mentre nella Logica parva, cit., IV, l’autore ritiene
che « dupliciter exponitur », nella Logica magna, cit., I, 18, f. 65va, dopo la
discussione di molte opinioni, scrive: « Propositio ergo respectu huius verbi
‘incipit’ vel ‘desinit’ exponi non habet, sed habet causas veritatis quarum
quaelibet propositionem de incipit vel desinit potest inferre, et disiunctiva
ex eisdem cum ipsa propositione convertitur. Unde haec propositio ‘hoc incipit
esse’ habet duas causas veritatis, quarum una est copulativa duarum demonstra-
tivarum, unius de praesenti affirmativae et reliquae de praeterito negativae
cum determinatione huius dictionis ‘immediate’, ut: ‘hoc nunc est et hoc
immediate ante instans quod est praesens non fuit’, Secunda causa veritatis
eiusdem est una copulativa talium duarum, unius de praesenti negativae et
alterius de futuro affirmativae cum consimili determinatione, ut: ‘hoc 31 482
Alfonso Maierà Paolo da Pergola scrive: « Probabilis per causas veritatis est
illa propositio quae habet multas causas veritatis disiunctive sumptas, sicut
incipit, desinit et ablativus in consequentia » 38: per quanto riguarda incipit
e desinit, non c'è bisogno di altri rife- rimenti dopo quanto si è detto. L’«
ablativus in consequentia » ci riporta alla Logica parva di Paolo Veneto, dal
quale il Pergolese, al solito, dipende *’, Tuttavia egli allarga il discorso,
riservando questo tipo di probatio alle contraddittorie di ciò che può essere
provato non solo mediante expositio, ma anche mediante reso- lutio, descriptio
e officiatio, e in genere a tutte le proposizioni negative: Nota quandocumque
propositio probatur copulative, sive resolubiter sive exponibiliter sive officiabiliter
sive descriptibiliter, eius contra- dictorium est probabile per causas
veritatis, scilicet per disiunctivam compositam ex partibus contradictoriis #9,
nunc non est et hoc immediate post instans quod est praesens erit’. Similiter
haec propositio ‘hoc desinit esse’ habet duas copulativas causas veritatis,
quarum una componitur ex duabus categoricis, una de praesenti negativa et alia
de praeterito affitrmativa, cum hac determinatione ‘imme: diate’; ut: ‘hoc mune
non est et hoc immediate ante instans quod est praesens fuit’. Secunda causa
veritatis ipsius est una copulativa composita ex duabus talibus, quarum una est
affirmativa de praesenti et reliqua nega- tiva de futuro cum simili
determinatione, ut: ‘hoc nunc est et hoc immediate post instans quod est
praesens non erit’. Vel, si tibi placet, potes dare causas veritatis cum
prioribus convertibiles breviores, ut: ‘si hoc nunc est et immediate ante munc
non fuit, hoc incipit esse’; et: ‘si tu non es albus et immediate post nunc
eris albus, tu incipis esse albus’. Eodem modo dico de li ‘desinit’. Non ci
addentriamo qui nella determinazione dell’atteggiamento che Paolo Veneto tiene
rispetto a Pietro di Mantova. Logica, cit., p. 79. 33 Si noti che manca ogni
cenno alle « causae veritatis » per la esclu- siva negativa (ivi, pp. 57-60);
nella trattazione De consequentiis, però, si trova la regola riferita da Paolo
Veneto nella Logica parva (ctr. ivi, p. 98). 30 Ivi, p. 84; e ancora (ivi): «
Si vero est mediata (sc. propositio) debes videre an sit affirmativa vel
negativa; si est negativa, debes cam probare per causas veritatis, aut per
contradictorium, aut per singulares, ut supra Terminologia logica della tarda
scolastica 483 Il riferimento all’expositio è stato ampiamente illustrato;
altret- tanto chiaro risulta il cenno alla resolutio, officiatio, descriptio
quando si pensi, come si è detto, che in tutti questi casi la pro- batio è data
mediante congiunzione di proposizioni, la cui nega- zione è una disgiunzione di
proposizioni negative. dictum est ». Questo passo può essere chiarito
ricordando che BILLINGHAM (Speculum..., cit., p. 357) ha assegnato l’oppositum
per la probatio di dimostrativa e universale negative o con soggetto infinito,
e per l’indefinita negativa ha assegnato una probatio disiunctive: cioè
universale negativa o due dimostrative (quest'ultime sono il sillogismo
espositorio nega- tivo); che PaoLo Veneto (Logica megna, cit., I, 1, 4, £.
13va) ha assegnato tre modi di probatio alla indefinita o particolare negativa:
sillo- gismo espositorio negativo, contraddittoria, universale negativa, e che
per la universale negativa (ivi, f. 14ra) ha assegnato il contraddittorio;
Wyclit e Pietro di Mantova hanno svolto quel discorso che abbiamo richiamato
nel $ 3. Qui Paolo da Pergola, parlando in generale della proposizione mediata
negativa, richiama tutti questi vari modi di probatio accanto a quella « per
causas veritatis. Il trattato contenuto nei ff. 6ra-19va del ms. Amplon. Q. 276
della Wissenschaftliche Allgemeinbiblio- thek di Erfurt! si compone di varie
guaestiones, per ciascuna delle quali si adduce una lunga serie di argomenti
(cominciando in genere, dalla parte negativa: videtur quod non), ai quali si
risponde (in oppositum) spesso dopo aver formulato una determi- natio
brevissima, magari di una sola proposizione; ma talota si ri- sponde di volta
in volta dopo ciascun argomento. L’autore — chiunque sia — si preoccupa di
fornire una casi- stica delle difficoltà che possono sotgere nell’obiettare, e
nel rispondere alle obiezioni, contro i sophismata?. Il trattato si colloca
quindi tra quelli che intendono offrire sussidi ai prota- gonisti della disputa
scolastica. E poiché le difficoltà nascono sempre dall’uso dei termini cui si
fa ricorso, la trattazione verte necessariamente sul valore dei termini e sui
modi di ‘provare’ le proposizioni che li contengono. 1 Cfr. Introduzione, n.
79. Il microfilm del ms. di cui mi sono servito non è eccellente; manca il
fotogramma del f. 14r; il f. 15 del ms. dev'essere corroso in una delle col. 2
Ms. Amplon. Q. 276, f. 6ra: «Quoniam in(n)ata est nobis via a communibus ad
propria, ideo nos de modo opponendi contra sophismata cen E PA primo de communi
modo opponendi et respondendi dicamus. Gli argomenti trattati possono essere
così riassunti: 1) ci si chiede se l’inductio sia un modo valido di probare la
propo- sizione universale 3; 2) a) se la « probatio per contradictorium » sia
bora, e cioè valida ‘ e b) se la « probatio a destructione consequentis », o
anche la « pro- batio ex opposito conclusionis inferendo oppositum praemis- sae
» sia valida 5; 3) ci si chiede « de probationibus incidentibus in
multiplicibus, ut in aequivocis »: « an sufficiat cognoscere aliquod multiplex
in uno significato » 9; ma la quaestio si articola in varie questioni: a) «an
aliquod nomen sit aequivocum » 7; b) « an... significatio dictionis sit eius
forma accidentalis » 8; c) « utrum sufficiat probare multiplex in uno probato
significato vel non, et ad illud persuadendum oportet inquirere utrum
aequivocum significet per modum copulationis sua significata aut per modum
disiunctionis » 9; d) «an nomen aequivocum possit distribui pro omnibus suis
significatis sive pro quolibet singulari cuiuslibet significati simul a signo
universali sibi addito » 1%; e) « an sit contradictio in aequivocis » !!; f)
«an propositiones habentes terminum aequivocum debent dici una vel plures » !2;
4) a) sulla base di quanto si è detto ci si chiede poi « an copulativa sit una
»!5, e 3 Ivi. 4 Ivi, f. 6va 5 Ivi, £. 7vb. 6 Ivi, f. 8vb. 7 Ivi, «quod non est,
videtur»: f. 8vb; «Quod umne nomen sit aequivocum sic videtur »: f. 10ra. 8
Ivi, f. 10vb. 9 Ivi, f. 11rb. Cfr. ps. Duns Scoro, In librum I priorum
Analyticorum Aristotelis quaestiones, cit., q. x, ff. 230b-231b: Utrum terminus
aequivocus contineat sua significata per modum copulationis. 10 De
probationibus, cit., f. 11vb. 11 Ivi, f. 12rb. 12 Ivi, f. 12vb. 13 Ivi, f.
14va. 486 Alfonso Maierù b) « an sit (contradictio in copulativis) » 14; 5)
analogamente, a) « quaeritur an disiunctiva sit una vel plures » 55; b) « an
sit contradictio in disiunctivis » ‘6; ” 6) « quaeritur an haec propositio
‘homo albus currit’ sit una (vel plures) » 17; i 7) «an falsitas implicationis
falsificet propositionem » 18; 8) «an una negatio possit negare plures
compositiones » 19; 9) infine, si discute de incipit et desinit: « Quaetitur de
expositione et significatione istorum verborum ‘incipit’ et ‘desini’. Primo quaeratur quid
significent, secundo utrum suum significatum ipso (?) esse syncategorema vel
categorema »: a) «De primo sic quaeritur, utrum significent motum vel muta-
tionem » 2; b) « Deinde quaeritur an si(n)t syncategoremata » 8; c) «quid
ponitur in huius(modi) praedicationibus (?) proposi tionibus, et videtur quod
hoc quod dico ‘incipit’ et ‘desinit’ » 2; d) « (D)einde quaeritur de negatione
istorum, et primo utrum habeant intellectum negationis secundum quod possunt
con- fundere, dato quod aliquo modo sit ibi negatio » 8; e) « utrum possi(n)t
confundere ratione istius negationis » #; f)
j; op- pure 7 D LC, .v.#), e non viceversa !. I sersus di una proposi-
zione in disgiunzione sono causae veritatis di essa: basta perciò che sia vero
uno dei sensus perché sia vera l’intera proposizione. Così non è per i sersus
in congiunzione, poiché in tal caso è necessario che siano veri tutti i sensus
perché si abbia la verità vede in ciò un’accettazione della dottrina
occamistica della suppositio simplex da parte di Heytesbury. l De propositionum
multiplicium significatione, cit., ff. 252vb-253ra: « Unde et si arguitur sic:
praecise tot scis quot sunt aliqua quae Plato scit esse, ergo non scis plura
quam sunt aliqua quae Plato scit esse, non valet argumentum. Nam per id
antecedens non probatur id consequens nisi pro altero sensu [...]»: si tratta
della singolare negativa; il procedimento è analogo a quello di cui alla n. 9;
ancora, ivi, f. 253ra: « Si tamen arguitur sd istam probandam, sic incipiatur:
talis propositio sic praecise significans potest esse quod rex sedet et quod
nullus rex sedet? (...) tunc ista est impos- sibilis, igitur non potest esse
sicut ista significat, et ista significat praecise quod potest esse quod rex
sedet et quod nullus rex sedet, igitur non potest esse quod potest esse quod
rex sedet et quod nullus rex sedet: neganda est consequentia; nam consequens
id, ut praedictum est, suos sensus copu- lative significat, quorum tamen alter
sequitur ex isto antecedente»; per la proposizione in esame, cfr. n. 18; il
modo della probatio richiama il procedimento della probatio officialiter.
Probare occorre un’altra volta al f. 252va, nella discussione della universale;
A Ivi, f. 252va: «Ex quo etiam apparet, cum cuiuscumque proposi- tionis
copulative solum significantis contradictorium disiunctive significet quod
cuiuscumque multiplicis plures sensus copulative solum significantis contradictorium
disiunctive significat opposito modo quo etiam talis univer- salis multiplex
significat copulative ». Terminologia logica della tarda scolastica 495 della
proposizione cui la congiunzione equivale '. Anche l’espres- sione causae
veritatis ha dunque il valore noto; nel caso speci fico, designa solo i sensus
in disgiunzione !*. Questo è il primo dei casi esaminati nel trattato. Seguono
poi il caso in cui la proposizione universale affermativa non significa tutti i
suoi sersus in forma universale, ma uno di essi in forma universale e un altro
in forma particolare ‘5; la proposi- zione particolare affermativa o negativa
!; la proposizione singolare affermativa o negativa !”. L’autore passa quindi
ad esaminare le ipotetiche, e comincia dalla proposizione de copulato
extremo!*. Si discute poi della [Nam si copulative significaret, ad eius
veritatem cuiuslibet sui sensus veritas requiretetur » (è detto della
particolare, cfr. n. 16). 14 Cfr. ivi: «[...] est fallacia consequentis
arguendo a propositione habente plures sensus disiunctive ad unum sensum», e f.
253va: « Ca] arguitur a propositione plures causas veritatis habente ad unam
istarum, ideo est fallacia consequentis ». L'espressione causae veritatis
occorre ancora altre tre volte, ai ff. 252va, 253rb, 253va. 15 Ivi, f. 252vb:
«Quaedam tamen universales sunt multiplices, non tamen sensu; quaedam enim sunt
universales multiplices quae in uno sensu sunt universales et in alio
particulares vel singulares existentes [...] ». Se affermativa, tale
proposizione significa i suoi sensus in disgiunzione; se negativa, in modo
opposto, e quindi in congiunzione (ivi). 16 Ivi: «Patet igitur quod quaelibet
particularis affirmativa multiplex, et etiam negativa quae in quolibet suo
sensu est particularis, suos sensus disiunctive significat », e: « Nam ad hoc
quod verificetur particularis aliqua sufficit quod verificetur aliquis eius
sensus ». 17 Ivi: «Consimiliter etiam de singularibus est dicendum pro parte. Negativa
autem singularem (!) singulari affirmative disiuctive significanti [segue vuoto
di circa sci lettere] copulative significare suppono ». 18 Ivi, f. 253ra:
«Consimilis etiam responsio est ad propositiones hypotheticas multiplices, ut
sunt propositiones de disiuncto et de copulato extremo, copulativae,
disiunctivae, temporales, conditionales: non potest esse (una) responsio. Unde
primo est sciendum quod quaelibet affirmativa 496 Alfonso Maierùà copulativa !.
Sia data la proposizione [1] « tantum Socrates est homo et aliquod istorum et
plures homines sunt »; essa può essere intesa come composta di due
proposizioni, delle quali una risulti una proposizione de copulato extremo. Gli
ele- menti che possono essere presi in considerazione sono perciò i se- guenti:
[2] « tantum Socrates est homo »; [3] « aliquod istorum et plures homines sunt
»; [4] «tantum Socrates est homo et aliquod istorum »; [5] « plures homines
sunt ». La [3] e la [4] sono proposizioni de copulato extremo, ciascuna delle
quali ha in comune con l’altra l'elemento « aliquod istorum » (l’extremzuze
copulato è il soggetto nella [3], il predi- cato nella [4]). I sersus della [1]
possono essere dati indif- ferenter dalla congiunzione della [2] e della [3], o
dalla congiunzione della [4] e della [5]. Poiché non si ha motivo di preferire
una congiunzione di sersus all’altra, la [1] signifi- cherà i suoi sersus
mediante una disgiunzione, il cui primo multiplex et hypothetica quae est
particularis, indefinita vel singularis ut praemissum est, suos sensus
disiunctive significat. Unde et ista: ‘potest esse quod potest esse quod rex
sedet et nullus rex sedet [...]». Si noti che l’autore include le proposizioni
de copulato extremo tra le ipotetiche; l’esempio addotto è quindi una
proposizione de copulato extremo, propria- mente categorica (del resto, non
avrebbero altrimenti senso le indicazioni circa la quantità della ‘ipotetica’.
Negata, la proposizione in esame significa i suoi ‘sensi’ oppositis modis
copulative (ivi). La conclusione di questa discussione è: «Idem etiam de
propositionibus multiplicibus de disiunctis extremis et affirmativis» (ivi). 19
Ivi, sotto: «Pro copulativis est tunc sciendum ex suarum partium principalium
captione solum significans copulative, sive utraque eius pars copulative sive
utraque disiunctive, sive una eius pars disiunctive et alia copulative
significet illis duobus modis quibus et istae partes significant copulative, et
cuiuslibet talis contradictorium oppositis modis quibus istae partes
significant disiunctive significabit ». Terminologia logica della tarda
scolastica 497 membro sarà la congiunzione della [2] e della [3] e il secondo
membro sarà la congiunzione della [4] e della [5] ?°. Anche nel caso della
proposizione [6] « Socrates currit vel Plato currit et Socrates non curtrit »,
si possono avere interpretazioni diverse: la si può cioè intendere come una
congiunzione di proposizioni, formata da [7] « Socrates currit vel Plato currit
», e da [8] « Socrates non curtrit », oppure come una disgiunzione di
proposizioni formata da [9] « Socrates currit », e da [10] « Plato currit et
Socrates non cutrit ». Poiché l’una o l’altra interpretazione si addice a
simili propo- sizioni (« indifferenter copulativae vel disiunctivae possunt
esse »), i sensus della [7] saranno espressi da una disgiunzione, di cui un
membro sarà una congiunzione e l’altro ancora una disgiun- zione . La negazione
premessa alla disgiunzione dei sensus della [7] (e così della [1]) darà luogo a
una congiunzione di proposi- zioni negative 2. Heytesbury esamina ancora
proposizioni il cui dictum può essere inteso multipliciter®, proposizioni che
hanno vari sersus in funzione di un pronome relativo in esse presente che può
riferirsi a due diversi antecedentes”, e conclude la discussione 20 Ivi, f.
253ra-b; le [1]-[5] sono indicate da Heytesbury con le lettere dalla « alla e;
l’analisi è già nel testo, dunque. 21 Ivi, f. 253rb. 2 Ivi: «Ex quo satis patet
eius contradictorium istis duobus modis significare copulative ». 3 Ivi: «[...]
est sciendum quod sunt quaedam propositiones multi- plices quarum est dictum
multiplex, a quibus ad suum dictum arguendo fallit processus [...]»; esempio è:
«non scis propositionem falsam esse propositionem veram vel propositionem
falsam sciri a te ». 2 Ivi, f. 253rb-va; esempio è: «aliquid differt ab animali
quod non differt ab animali»: antecedens del relativo quod può essere sia
animal sia aliquid; esso significa disiunctive (causae veritatis). 32 498
Alfonso Maierù con un'analisi dei sersus delle proposizioni comprendenti una
condizionale ®. 25 Ivi, f. 253va-b. Sono di vario genere (ivi, f. 253va): « Quaedam
tamen sunt conditionales quae indifferenter copulativae vel conditionales, et
quaedam disiunctivae vel conditionales, possunt esse. In entrambi i casi
significano i loro sensus disiunctive, mentre le contradicentes significano i
loro sensus copulative. I termini “compositio” e “divisio rendono “oivdeois” e “Sraipeote”
occorrenti nelle opere aristoteliche, principalmente in due contesti: quello
del De interpretatione, dove, a proposito dell’enunciato, che risulta di più
termini, si dice che la verità e la falsità sono attinenti alla compositio, o
affermazione di un termine dell’altro, e alla divisio, o separazione di un
termine dall’altro; e quello del De sopbisticis elenchis, dove si parla delle fallacie
secundum compositionem e secundum divisionem. Ci soffermeremo sulla seconda
delle dottrine aristoteliche, ma non è inutile un rapido esame preliminare dei
valori che i due termini e i corrispondenti aggettivi assumono [Non ci
occupiamo della Suxipeoig platonica (cfr. ad es. FEDRO). Per i valori degli stessi
termini in RETORICA, cfr. LAUSBERG. De interpr.; cfr. transl. Boethii,
Aristoteles latinus: circa compositionem enim et divisionem est falsitas
veritasque »; cfr. anche 6, 17a 25-26, transl. Boethii, ivi, p. 9: « Adfirmatio
vero est enuntiatio alicuius de aliquo, negatio vero enuntiatio alicuius ab aliquo
», e Metaph. VI 4, 1027b 19 sgg. e XI 11, 1067b 26; in part. per obvieowe cfr.
Top. VI 13, 150b 22 e 14, 151a 20.31. 4 Cft..6.2; 500 Alfonso Maierùà nei testi
logici. Dei due termini, compositio è privilegiato rispetto all’altro, per il
maggior numero di accezioni con le quali occorre. Nel suo Tractatus
syncategorematum Pietro Ispano fornisce una sistematica esposizione dei vari
modi in cui può essere inteso il termine compositio *. Compositio può essere
rerum o modorum significandi: compositio rerum è quella della forma con la ma-
teria, dell’accidente con il suo subiectum, delle facoltà con l’essenza
(potenze dell’anima con l’anima), delle parti integrali tra loro in un tutto
(nella linea, le parti della linea rispetto al punto e della superficie
rispetto alla linea), della differenza con il genere nella costituzione della
specie 5. La corzpositio modorum significandi può essere o di una qualità con
la sostanza, espressa dal nome $, o di un atto con la sostanza ed è espressa
dal verbo”. La compo- sitio di un atto con la sostanza può essere duplice: si
può inten- dere l’atto in quanto « habet inclinationem ad substantiam, secun-
dum quam inclinationem dicitur de altero », cioè in quanto l’atto è considerato
« ut distans », ed è il verbo di modo finito; ma può intendersi l’atto « unitus
» alla sostanza, in quanto « privatus ista inclinatione, et sic est in
participio » ®. La « compositio actus ut distantis » è ancora duplice: può
essere in rapporto con una « substantia exterior », come nel caso della
proposizione « Socrates 4 Cfr. op. cit., pp. 483 sgg. Ma si veda anche la
traduzione inglese di J.P. Mullally (PETER OF SPAIN, Tractatus
syncategorematum..., cit., pp. 17 sgg.). Si confronti quanto dice Pietto Ispano
con la triplice distinzione di compositio (rei, intellectus, sermonis) di
Dialectica Monacensis, cit., p. 569. 5 PetrI HIsPANI, Tractatus
syncategorematum, cit., p. 484B. Per la com- posizione degli accidenti con il
subiectum, si veda il Liber sex princi- piorum, cit., p. 35: «Forma vero est
compositioni contingens, simplici et invariabili essentia consistens.
Compositio etenim non est, quoniam a natura compositionis seiungitur [...] ». 6
PerrI HISPANI, op. cit., p. 484B. 7 Ivi, p. 484C. 8 Ivi, p. 485F. currit »°, o
può essere in rapporto con una « substantia intra », x quando il soggetto è
sottinteso, come nel caso di « currit » !°. In tutti questi casi, si può dire
che il concetto di compositio, in quanto fa riferimento agli elementi di cui
esprime un rapporto, rientra nella categoria di relazione !!. Opposta alla
composizione è la negatio !?. Particolarmente importante è la « compositio
actus ut distantis » perché sta alla base del costituirsi della proposi- zione
5. Il caso più semplice è quello del verbo est: esso « consi- gnificat
compositionem », ma poiché rispetto agli altri verbi esso è natura prius
giacché « in eis intelligitur » !, tutto quello che di esso si dice vale per
gli altri verbi. Alla radice di questa interpre- tazione sta un passo già
ricordato di Aristotele 5, ampiamente sviluppato dalla grammatica speculativa
!. Che il verbo est, e 9 Ivi, p. 491D. 10 Cfr. ivi, e p. 486D: «Quod autem in
verbo fit compositio actus ut distantis, patet per hoc quod actus significatus
per verbum semper significatut ut de altero; cum nam dico “‘cutrit’, oportet
intelligere substantiam determi- natam, de qua dicatur ‘curtit’, ut praedicatum
de subiecto ». 11 Si veda ivi, p. 484A: «Sciendum ergo quod compositio ad
aliquid est, quia compositio est compositorum, et compositio et composita sunt
compositione composita quare compositio in praedicamento relationis erit ».
Cfr. anche H. Roos, Das Sophisma des Boetius von Dacien « Omnis homo de
necessitate est animal» in doppelter Redaktion, « Classica et Mediae- valia »,
XXIII (1962): la « necessitas habitudinis terminorum » (p. 190) non è altro che
« necessitas compositionis » (pp. 191-192). 12 Perri HisPANI op. cit, p. 490D:
«Cum secundum diversitatem compositionis (ex compositionem) diversificetur
negatio, ideo post composi- tionem, dicendum est de negatione »; ma cfr. L.M.
DE Rjk, On the Genuine Text of Peter of Spain's «Summule logicales», II, cit,
p. 89: «natura divisionis non potest cognosci nisi cognoscatur natura
compositionis ». 13 PerRI HISPANI, op. cit., pp. 487A sgg. 14 Ivi, p. 483F. 15
De interpr. 3, 16b 22-25 (cfr. cap. ILI, n. 8). 16 Cfr. ad esempio Tommaso DI
ERFURT, Gramzzatica speculativa, in Duns ScotI Opera omnia, I, cit., xxvii, $
1, f. 59b: «[...] Verbum habet quendam modum significandi, qui vocatur
corzpositio, de quo antiqui 502 Alfonso Maierù quindi ogni altro verbo,
significhi quella compositio che è rapporto fra due termini nella proposizione
è dottrina comune; non altret- tanto comune è la dottrina che suo opposto sia
la regatio. Si legga Guglielmo di Shyreswood: Sequitur de hac dictione ‘non’,
et videtur quod debeat esse verbum quia significat divisionem et haec, ut
videtur, opponitut compositioni denotatae per hoc verbum ‘est’, et sic debet
esse verbum sicut et ipsum; contraria enim ejusdem sunt generis. Et dicendum
quod haec ratio peccat dupliciter, tum quia haec dictio ‘non’ cum significet
divi- sionem tantum — haec dictio ‘est’ non significat compositionem tan- tum
ut dictum est prius et sic non significant contraria — tum etiam quia compositio
denotata sive consignificata per hoc verbum ‘est’ non opponitur ei quod est
‘non’, quia compositio est modus significandi dependenter, ratione cujus exigit
sibi nominativum et hoc est illud quo propositio est unum ex suis partibus. Cum
autem huic consentit Grammatici mentionem expresse non fecerunt, quem tamen
modum moderni Verbo attribuunt, moti ex dicto Philosophi I. Perihermenias, cap.
3. ubi dicit quod hoc Verbum est, significat quandam compositionem, quam sine
extremis non est intelligere; et tamen hoc Verbum, est, in omni Verbo inclu-
ditur, tanquam radix omnium, ideo compositio omni Verbo inhaeret, per quam
Verbum distans a supposito, ad suppositum principaliter inclina tur [...]» (ma
cfr. xviii, $ 10, f. 53b, dove l’autore, trattando della figura, afferma che
essa « sumitur a proprietate rei » e che le proprietà comuni in rebus sono tre,
« proprietas simplicis, proprietas compositi, et proprietas de- compositi », e
continua. Ab his tribus proprietatibus imponit Logicus tres voces, ad
significandum scilicet Terminum, Propositionem, et Syllogismum, licet aliter
sumatur simzplicitas, compositio, et decompositio in nomine figurae simplicis,
compositae et decompositae, quam in Termino, Propositione, et Syllogismo. In
Propositione enim et Syllogismo sumitut compositio secun- dum distantiam circa
diversa significata diversarum vocum cadens. Sed in nomine compositae, et
decompositae figurae, sumitur compositio secundum distantiam vocum circa idem
significatum eiusdem dictionis cadens »). Cfr. anche Martino DI Dacia, Modi
significandi, cit., nr. 112, p. 53: «Huic autem modo significandi essentiali
generali iungitur alter modus significandi immediatior qui dicitur compositio,
et ille complectitur ab omni verbo. Et est compositio modus significandi sive
intelligendi uniens exttemum distans cum altero extremo »; R. BACcONE, Surzza
gramatica, cit., p. 80. Terminologia logica della tarda scolastica 503 anima,
asserit et est affirmatio; cum autem dissentit, deasserit et est negatio. Est
ergo compositio hujus verbi ‘est’ sicut subjectum affirma- tioni et negationi
et opponitur negatio ejus quod est ‘non’ affirma- tioni et non compositioni,
nisi affirmatio vocetur compositio, et hoc est aliud a compositione hujus
verbi, ut dictum est !. In breve, la compositio è anteriore all’affermazione e
alla nega- zione, e perciò la particella zor non si oppone a compositio; ma se
si assume compositio nel senso di affirmatio, la negazione non vale divisio, e
si ha una contrapposizione. L’equivalenza tra com- positio e affirmatio,
divisio e negatio è affermata da Boezio !* ad I? Cfr. Syncategoremata; ma cfr.
anche: Sed vi- detur adhuc quod quando ‘est’ est tertium adjacens, non sit ibi
praedicatum, sed solum compositio [...] » (cfr. W. or SHERWwooD'°s
Introduction to Logic, cit., p. 27, n. 25), e Introductiones in logicam, cit.,
p. 33: « Sed (sc. verbum) consignificat compositionem, quae est copula et omne
aliud verbum sic con- significat per naturam illius. Cfr. MARTINO DI DACIA,
Quaestiones super librum Peribermeneias, in Opera, cit., q. 12 « Utrum eadem
compositio in numero est in affirmativa et in negativa », pp. 246-247: « Ad
quaestionem dico, quod certum est, quod quaestio nostra non est de
compositione, quae est actio intellectus, qua componit unum cum altero. Nam
talis compositio solum est in affirmativa. Sed tantummodo quaerit de illa
compositione, quae est modus intelligendi et datus verbo pro modo significandi,
et de tali dico, quod ipsa est eadem numero affirmativa et negativa [...] ». 18
Cfr. In Arist. Periermenias, II ed., cit., p. 49: «Igitur quotiens huiusmodi
fuerit compositio, quae secundum esse verbum vel substantiam constituat vel res
coniungat, adfirmatio dicitur et in ea veri falsique natura perspicitur. et
quoniam omnis negatio ad praedicationem constituitur igitur quoniam id quod in
adfirmatione secundum esse vel constitutum vel coniunctum fuerit ad id addita
negatio separat, vel ipsam substantiae consti- tutionem vel etiam factam pet id
quod dictum est esse aliquid coniunctio- nem, divisio vocatur». Ma già in
Boezio è l’affermazione dall’anteriorità della compositio intellectuum (e
conseguentemente verborum, che su quella si modella) rispetto all’affirmatio e
alla negatio (ivi, p. 75): «Nunc vero quoniam in intellectibus iunctis veritas
et falsitas ponitur, oratio vero opi- nionis atque intellectus passionumque
animae interpres est: (quare) sine conpositione intellectuum verborumque
veritas et falsitas non videtur existere. quocirca praeter aliquam
conpositionem nulla adfirmatio vel ne- 504 Alfonso Maierù Abelardo ”, da Occam®
a Billingham® e Strode?, Burleigh, poi, afferma in generale che il
sincategorema è « dispositio com- positionis » * e, in particolare, che i
sincategoremi possono essere riferiti o alla « compositio materialis », cioè
alla proposizione intesa materialiter (in quanto sta per se stessa), o alla «
compo- sitio formalis », cioè alla proposizione assunta nella sua valenza
significativa *. Ma si ricordi che tutta la discussione sulla propo- sizione
modale verte sulla questione se il 7z0dus determini o non determini la
compositio o l’inhaerentia costituente la proposi- zione #5. Se la compositio
fonda la proposizione tanto che « omnis pro- gatio est » (cors. mio). 19 Cfr.
Introductiones dialecticae, cit., p. 75: « Compositionem vocat af- firmationem
quia ostendit coniungi praedicatum subiecto. Divisionem vocat negationem quia
dividit praedicatum a subiecto ». Ma come Boezio, anche AseLARDO ritiene che la
compositio intellectuum sia anteriore all’affirmatio e alla negatio (Logica
‘Ingredientibus’): «Sed tamen consigni- ficat (sc. ‘est’), id est cum aliis
significat quandam comzpositionem, id est quendam compositum intellectum sive
affirmativum sive negativum, et per compositionem tantum compositionem
intellectus accipimus. Cfr. Prooemium libri Periermenias (in Expositio aurea,
cit.): « Nam in compositione et divisione est veritas vel falsitas » e «sine
compositione et divisione, hoc est, sine affirmatione et negatione non sunt
vera nec falsa ». 2 Speculum..., cit., p. 338: «Terminus est in quem resolvitur
propo- sitio, ut praedicatum et de quo praedicatur, apposito vel diviso esse
vel non esse, id est in propositione affirmativa vel negativa [...] », e il ms.
Venezia, Bibl. s. Marco, Z. lat. 277 (= 1728), f. 2r, espone (cit. ivi, p.
323): « com- posito vel diviso, esse vel non esse, idest in propositione
negativa vel affir- mativa ». 2 Cfr. Logica, cit., f. 13rb: « Et dicuntur sola
verba significare cum tem- pore, quia ipsa sola sunt instrumenta quibus
mediantibus [anima est] anima est apta pro certo tempore componere vel
dividere, id est affirmare vel negare ». 23 Cfr. De puritate artis logicae,
cit., p. 221. 2 Ivi, pp. 141, 224-225, 227, 235, ecc. 25 Cfr. cap. V, $ 3:
compositio e inbaerentia sono sinonimi per le Sumzze Metenses e Guglielmo di
Shyreswood (n. 46). Terminologia logica della tarda scolastica 505 positio est
compositio » *, la proposizione composita però è la proposizione ipotetica:
così per lo ps. Apuleio ”, per Ars Me- liduna*, per Averroè ?, per Alberto
Magno Un'altra accezione meno stretta di compositio è quella che denota
l’unione di più voces costituenti un’oratio, non necessa- riamente una
enuntiatio o propositio 8; in tal caso il termine è equivalente del boeziano comzplexio
®, e terminus compositus sta a designare anche l’unione di nome e aggettivo #.
Ma compositio 2% L.M. De Rijk, On the Genuine Text of Peter of Spain's «
Summule logicales », III, cit., p. 46 (è il commento a Pietro Ispano di
Robertus Anglicus). 2 Cfr. Peribermeneias, cit., 2, p. 177 (v. cap. V, n. 26);
cfr. SULLIVAN, Apuleian Logic, cit., pp. 24-30. 28 Op. cit., p. 352: « Deinceps
ad compositas ypotheticas transeamus. Compositarum, prout hic accipitur
‘composita’, quatuor sunt genera ». 2 Cfr. AristoTELIS Opera cum AverROIS
commentariis, I, i, Venetiis 1562 (ed. anastatica Frankfurt a. M. 1962), De
interpretatione I, 721: « Ora- tio [...] est vel simplex vel composita
Composita vero est, quae ex duabus constat orationibus simplicibus ». 3 Liber I
Peribermeneias, in Opera, I, cit., p. 410b: enuntiatio simplex- composita o
hypothetica. 3 Cfr. PETER or SPAIN, Tractatus syncategorematum..., cit., p. 20
(pro- posizione imperfetta). 32 Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 169A: «Sine
complexione enim di- cuntur quaecunque secundum simplicem sonum nominis
proferuntur, ut homo, equus: his enim extra nihil adjunctum est. Secundum
complexionem dicuntur quaecunque aliqua conjunctione copulantur, ut aut
Socrates aut Plato, vel quaecunque secundum aliquod accidens conjunguntur »; e
181A (il testo è nella n. 6, cap. III). Si noti però che cormzplexio vale anche
conclusio e ‘dilemma’ in Cicerone (cfr. KNEALE, op. cit., p. 178). 3
BrLLincHAM, Speculum..., cit., p. 351: « Sic cum terminis compositis, ut ‘homo
albus currit: hoc cutrit et hoc est homo albus, igitur etc.’ »; il termine compositus
nell'esempio è homo albus. Cfr. Pretro DI MANTOVA, Logica, cit., f. [66vb]:
«nomen compositum » è « vox incomplexa » risul- tante di più parti: «
Verumtamen quia consuevimus scire quid vocabulum significaret extra
compositionem, cum veniunt duo vocabula in compositione, vocabulum illud
resultans dicimus significare aut connotare illud quod istae duae dictiones
significant per se sumptae antequam intrarent compositionem » 506 Alfonso Maierù
designa anche l’unione di termini significativi nella proposizione o nel
periodo #. Un’accezione più tecnica di compositio, ma poco diffusa, è quella
che denota il procedimento logico della probatio quando si procede dai termini
superiori: così in Billingham *, e forse i precedenti sono da rintracciare nei
Tractatus Anagnini* e nelle Summulae di Pietro Ispano ”. Nella dottrina della
conoscenza (in particolare del giudizio), compositio si oppone a resolutio e
designa o, platonicamente, il processo dal molteplice all’unità oppure,
aristotelicamente, il pro- cesso dal semplice al complesso *. (esempio può
essere respublica); invece, nota il Mantovano (ivi, f. [65ra]): quilibet
conceptus mentalis est simplex, ita quod nulla est pars orationis in mente quae
sit composita, quia tunc partes orationis significarent sepa- rate ».
HevrEsBury, De sensu composito et diviso, cit., f. 3a-b, ha terminus aggregatus
(es. « duo homines »). * HevTesBury, De scire et dubitare, cit., f. 14vb:
«[...] et quod illa propositio significat praecise iuxta compositionem
terminorum », e f. 15va: et quod haec propositio ‘hoc est homo? significat
primo et principa- liter iuxta compositionem terminorum »; STRODE,
Conseguentiae, cit., f. 32ra: « Sed omnes istae regulae debent intelligi generaliter
cum significant praecise ex compositione suarum partium primarie praecise
significantium ». 35 Cfr. cap. VI, n. 55. 3% Tractatus Anagnini, cit., p. 225:
«Contra hoc quidam dicunt: illud quod est superius cognitione, etiam fit pars
in constitutione inferioris, perhi- bentes speciem constate ex genere et
substantialibus differentiis. Hoc verbo quidem simplices abducti dicebant genus
esse quasi materiam, differentias vero quasi formas ex quibus iunctis
constitueretur species. Sed dicit Magister Adam: “omne significatum dictione
est simplex et incompositum”; et dicit ‘componitur’, idest diffinitur,
‘constitutio’ pro diffinitio, ‘constitutio specie? pro diffinitio speciei. Item,
compositio illa, secundum quam redu- cuntur inferiora ad sua superiora,
opposita est illi compositioni, secundum quam superius reducitur ad sua
inferiora »; il procedimento, caratterizzato da Billingham come compositio, è
il primo, se per reducere si intende ‘ricon- dutre’, ‘riportare’ logicamente. 3
Cfr. GarceAU, « Iudicium »..., cit., pp. 268-269; cfr. n. 5 al cap. VI
Terminologia logica della tarda scolastica 507 Per quanto riguarda, infine, la
terminologia impiegata nella trattazione del senso composto e del senso diviso,
notiamo che vengono usate le seguenti espressioni: fallacia compositionis -
fallacia divisionis, o semplicemente compositio (o coniunctio)- divisio; sensus
compositionis - sensus divisionis; sensus compositus- sensus divisus®. 2.
Aristotele Le fallaciae del ‘senso composto’ e del ‘senso diviso’ sono illustrate
da Aristotele negli Elenchi sofistici, ai capitoli 4° e 20 #!. Incluse tra gli
errori dipendenti dal linguaggio usato (rapà TÙv Mew, secundum locutionem, o
dictionem) esse sono stretta. mente connesse, tanto da rappresentare l’una il
reciproco dell’altra. Infatti, si ha fallacia in senso composto quando si
congiungono termini che vanno tenuti divisi, e si ha fallaci in senso diviso
quando si dividono termini che vanno presi in congiunzione tra loro. Perciò,
nel corso del capitolo 20, Aristotele
sugge 39 La schedatura del De sensu composito et diviso di HevresBurY ha
dato i seguenti risultati: oltre a sensus compositus e sensus divisus, l’autore
usa, per designare senso composto e senso diviso: compositio e divisio (ivi,
ff. 2ra, 2rb tre volte, 3va, 4ra), fallacia compositionis et divisionis (f.
3ra-b) e ancora: «sensus divisus significat divise » (f. 2vb), « diversitas
compo- nendi vel dividendi » (f. 2ta), « componere vel dividere » (f. 3rb); usa
inoltre compositio per indicare l’unione di più termini che segua un altro
termine, ad esempio possibile (f. 2rb, 2va tre volte); «simplex compositio » —
« duplex compositio » (f. 3rb). Per le occorrenze nelle Regulae, cfr. n. 147. 4
De soph. el. 4, 165b 26 e 166 a 23-38. 41 Ivi 20, 177a 33-b 34. . 4 Ivi, 177a
34-35; transl. Boethii (rivista in base alle indicazioni fornitemi da L.
Minio-Paluello con lettera del 23.12.71) in Boezio, Elenchorum sophi- sticorum
Aristotelis interpretatio, P. L. 64, 1029C (si tratta della traduzione boeziana
elaborata sul greco dal Lefèvre d’Etaples): « Manifestum autem et eas, quae
propter compositionem et divisionem, quomodo solvendum, nam 508 Alfonso Maierù
risce di assumere in congiunzione i termini che, intesi divisi, dànno luogo
alla fa/lacia in senso diviso e, viceversa, di assumere divisi i termini che,
congiunti, dànno luogo alla fa/lacia in senso composto. I medievali hanno poi
fatto propria la raccomandazione aristotelica: ripetono spesso «ubi peccat
compositio, ibi solvit divisio », e viceversa ‘, e trattano insieme le due fallaciae
come due complementari possibilità di errore. Gli esempi con i quali Ari-
stotele dà una prima illustrazione del senso composto sono: a) « possibile est
sedentem ambulare, et non scribentem scribere »; b) « discit nunc litteras, si
quis didicit quas scit »; c) « quod unum solum potest ferre, plura potest ferre
» *. È evidente che l’errore si divisa et composita oratio aliud significat cum
concluditur, contratium dicendum »; ma v. anche De sopb. el. 23, 179a 11-14;
transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1032B. 4 Cfr. Glose in Aristotilis
Sophisticos elencos, cit., p. 246: « Conpo- sitio est solvenda per divisionem,
et divisio per conpositionem »; Fallacie Parvipontane: Ubi enim fallit divisio,
ibi solvit compositio, et econverso »; Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 277:
«Iuxta quod dicit Ari- stoteles, ubi fallit compositio, ibi soluit divisio, et
e converso » e «ad haec omnia docet Aristoteles simul soluere, scilicet ut si
concludatur divisim, di- cendum est quoniam coniunctim concessum fuit, et e
converso »; Ps. BACONE, Sumule dialectices, cit., p. 342: «Nemo enim debet
dubitare quin fal- lacia composicionis decurrat super hanc maximam, ‘si
conjunetim ergo divisim’, divisio super hanc maximam, ‘si divisim ergo
conjunctim’; ergo (in) fallacia composicionis conceditur composicio et probatur
divisio, et in fallacia divisionis e contrario »; ALBERTO M., Liber I
Elenchorum, in Opera, IL, cit., p. 547b: « Adhuc autem notandum, quod licet
semper simul sint compositio et divisio in oratione quantum ad hoc quod si compositio
fallit, divisio solvit, et e converso [...]»; ALBERTO DI Sassonia, Logica,
cit., V, 4, f. 40rb: «omnis syllogismus peccans per fallaciam compositionis
solvitur pet divi- sionem et e converso »; BILLINGHAM, De sensu composito et
diviso, in Spe- culum..., cit., p. 387, ma cfr. n. 97. % De sopb. el. 4, 166a
23-32; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1010D- 1011A. Teniamo presente
anche le osservazioni di COLLI (si veda) in ARISTOTELE, Organon, trad. it. e
note, Torino. Per il terzo esempio, il Colli rinvia a PLaToNE, Euthyd., 294A.
Terminologia logica della tarda scolastica 509 nasce in tutti i casi dal porre
in congiunzione termini che vanno presi separatamente: la prima proposizione va
intesa così: ‘chi sta seduto può camminare, chi non scrive può scrivere’,
mentre, assumendo congiunti i termini sedentem-ambulare, scribentem- scribere,
si cade in errore; la seconda va interpretata: ‘intende le lettere, giacché ha
imparato ciò che ora conosce’ e non: ‘intende le lettere, giacché ha ora
imparato ciò che conosce’, congiungendo didicit-nunc; la terza: ‘chi può
portare un solo oggetto, può portarne più’ uno per volta, non
contemporaneamente. Gli esempi che Aristotele utilizza per il senso diviso
sono: a) « quod quinque sunt duo et tria, paria et imparia, et quod majus
aequale, tantumdem enim est majus et adhuc amplius »; b) « ego posui te servum
entem liberum »; c) « quinquaginta virum centum heros liquit Achilles » 4. In
questo caso, gli enunciati vanno così interpretati. Il primo: 5 è uguale a 2 e
3, e il 2 e il 3 sono rispet- tivamente pari e dispari; non è vero che 5 è
uguale a 2 e 5 è uguale a 3 (separatamente) e quindi che 5 è insieme pari e
dispari; né è vero che qualcosa è maggiore ed uguale a qualcos'altro, che
seguirebbe se si ritenesse che 5 è uguale a 3 e che 5 è uguale a 2 (mentre è
maggiore di entrambi) per il fatto che 5 è uguale a 3 e a 2. Il secondo: ‘io ho
fatto di te che eri schiavo un uomo libero”, mentre non è corretto intendere
(separatamente) ‘io ti ho fatto schiavo e io ti ho fatto libero’. Il terzo: ‘di
cento uomini il divino Achille lasciò cinquanta’, ma non separando la parola
virum da centum e congiungendola a quinquaginta. Nel capitolo 6, poi, dove
tutte le fallacie sono ricondotte all’« ignoratio elenchi » ‘, Aristotele
afferma che composizione e divisione derivano dal fatto che il discorso,
nonostante l’appa- 4 De sopb. el. 4, 166a 33-38; transl. Boethii in BoEzio, op.
cit., 1011A; il secondo esempio, che ha riscontro in TERENZIO, Andria (v. 37:
«Scis: feci ex seruo ut esse libertus inihi »), probabilmente deriva da una
commedia greca; il terzo, forse da un poema perduto. 4 De sopb. el.] renza, non
è lo stesso se inteso in un modo o nell’altro, e perciò i due sensi vanno
distinti alla ricerca di quello corretto ”, Infine, nel capitolo 20, dove
mostra la soluzione da dare a questo tipo di fallacia, Aristotele dà un altro
buon numero di esempi di enunciati, nei quali l’interpretazione in un senso o
nel- l’altro conferisce al tutto un valore diverso. Ricordiamo tre di essi che
hanno avuto una certa fortuna nel medioevo. Il primo: « Putasne quo vidisti tu
hunc percussum, illo petcussus est hic? et quo percussus est, illo tu vidisti?
», donde appare la differenza tra il dire « videre oculis percussum » e il dire
« oculis percussum videre » (‘vedere, con gli occhi, colui che è percosso’ e
‘vedere, colui che è percosso con gli occhi’): esso avrà fortuna nel secolo
XIII, in concorrenza con il secondo esempio del senso composto sopra riportato.
Il secondo è: « Putasne malum sutorem bonum esse? sit autem quis bonus, sutor
malus, quare sutor malus » ® e mostra la difficoltà che nasce dal fatto che
attributi opposti sono con- giunti con lo stesso nome; il calzolaio, buon uomo
e cattivo arti- giano, non può essere ciabattino buono e cattivo insieme. Il
terzo esempio è: « Putasne ut potes, et quae potes, sic et ipsa facies? non
citharizans autem habes potestatem citharizandi, 47 Ivi, 168a 26-28; cfr. anche
7, 169a 25-26. nei 20, 177a 36-38 e b11; transl. Boethii in Borzio, op. cit.,
1029D- # Ivi, 177b 14-15; transl. Boethii in BorzIo, op. cif., 1030A. L’esempio
occorre anche in De inferpr. 11, 20b 35-36, dove si discute della liceità di
affermare « unum de plutibus vel plura de uno » e quindi di operare un’in-
ferenza valida da due proposizioni in congiunzione tra loro con predicati
differenti e identico soggetto (ma è da notare che la transl. Boethii, « Ari-
stoteles latinus », II, 1-2, cit., p. 24, ha citharoedus dove Aristotele ha
oxvTEÙS) a una proposizione con soggetto immutato e predicati in congiun- zione
tra loro. fa Terminologia logica della tarda scolastica 511 citharizabis igitur
non citharizans » 9; esso si ricollega al primo degli esempi del senso composto
sopra ricordato. La dottrina di Aristotele, per quanto riguarda il nostro argo-
mento, è tutta qui. Un contributo potrebbe ticavarsi dalla discus- sione dei
sillogismi modali a premesse in senso composto o in senso diviso, ma le due
pagine della logica aristotelica non sono acco- stabili immediatamente 5. Per
l’una, come per l’altra, saranno i maestri medievali a fornire analisi più
precise e puntuali. 3. Da Boezio alla fine del sec. XII La prima patte della
Logica modernorum di De Rijk è, come s'è detto, uno studio sulla dottrina dei
sofismi nel medioevo fino al secolo XII incluso. I risultati cui l’autore è
giunto sono i seguenti: a) la prima fonte per la dottrina dei sofismi nell’alto
medioevo è Boezio, che ne fornisce alcuni elementi nel secondo commento al De
interpretatione © e nell’Introductio ad syllogismos categoricos *. Ma tra i sofismi
esaminati da Boezio in questi testi non figurano quelli secondo la composizione
e la divisione; De soph. el. 20, 177b 22-25; transl. Boethii in Boezio, op.
cit., 1030A. 51 Cfr. BocHENSKI, La logigue de Théophraste, cit., che registra a
p. 136 (« Index des termes techniques grecs ») solo Statpeote, che però
occorre, alle pp. 63 sg. e 114, a proposito della ‘scala ontologica’ platonica,
dalla quale trae origine il sillogismo aristotelico, e del rapporto tra i
termini di questo. 52 In Arist. Periermenias, II ed., cit., pp. 129-134, cit.
in De Rgk, Logica modernorum, I, cit., pp. 25-27; le fallaciae ricordate sono
quelle secundum aequivocationem, secundum univocationem, secundum diversam
partem, se- cundum diversum relatum, secundum diversum tempus, secundum
diversum modum: cfr. ivi, pp. 27-28. 5 Op. cit., 778B-780A e 803B-D; cfr. DE
Rik, op. cit., I, pp. 4041. 5 Cfr. il prospetto in cui sono confrontati i
risultati raccolti dai due testi boeziani in De Rik, op. cit., I, pp. 42-43. Ma
cfr. Frustula logicalia, cit, p. 616: «Queritur cur Boetius non enumeravit
divisionem et coniunctionem et amphiboliam, que magis proprie impediunt
propositionum dividentiam 512 Alfonso Maierù b) sulla traccia di Boezio si
muovono le varie Glosule in Periber- meneias fino ad Abelardo 5; c) il primo
cenno in Abelardo al sensus per divisionem e al sensus per compositionem quale
indicato dagli Elenchi sofistici è nella Logica ‘Ingredientibus’, a proposito
delle modali: la modale in senso composto è modale de Sensu, la modale in senso
diviso è modale de re *; d) Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi enumera i
sofismi ex coniunctione ed ex disiunc- tione, corrispondenti al senso composto
e al senso diviso di Aristo- tele”, segno di una più decisa penetrazione degli
Elenchi sofistici nelle scuole medievali. Ma è con i primi commenti agli
Elenchi sofistici prodotti dalla scuola di Alberico di Parigi e poi con i
commenti dei Parvipon- tani che si hanno le prime esposizioni sistematiche del
senso com- posto e del senso diviso, tanto che esse penetrano anche nelle
esposizioni del De interpretatione, là dove Boezio aveva intro- dotto le
fallaciae 8. Noi cercheremo di ripercorrere brevemente il cammino della
dottrina utilizzando i testi editi dal De Rijk. Le Glose in Aristotilis
Sophisticos elencos dànno un’analisi abbastanza elementare del testo
aristotelico, e riferiscono opinioni di maestri precedenti. La conpositio è
definita « [....] proprietas orationis secundum quam ea que divisim data sunt,
coniunctim accipiuntur, ut ‘iste veronensis valet bunc panem et hunc, ergo vale
duos panes’. Non sequitur, quia datum est istum veronensem quam que enumerat ».
Cfr. n. 58. 55 Cfr. De Rijx, op. cit., I, pp. 44-48. $ Op. cit., p. 489, e
Glosse super Periermenias..., cit., p. 13; cfr. De Rijk, op. cit., I, pp. 57
sgg., dove si discute della conoscenza che Abelardo aveva degli Elenchi
sofistici. 5 Op. cit., pp. 63 e 65; cfr. De Ru, op. cit., I, pp. 72 sgg. 5 Cfr.
Frustula logicalia, cit., p. 613, pp. 616 sg. (cfr. n. 54) e p. 619: « Videntur
tamen quedam esse que impediunt contradictionem, que Boetius non ponit,
scilicet divisio, compositio, accentus, amphibologia ». Terminologia logica
della tarda scolastica 513 valere hunc et hunc panem divisim, sed non
coniunctim » 9. Ciò che distingue la compositio e la divisio è questo: quando
la seconda è vera e la prima è falsa, si ha il sophismza conpositionis, quando
la conpositio è vera e la divisio è falsa, si ha il sophisma divisionis®. I
modi o le specie di composizione sono tre, per il nostto testo: « quandoque
conponimus plura uni, ut ‘iste vero- nensis valet bunc et bunc pane; quandoque
unum pluribus, ut ‘Socrates et Plato habet unum caput’; quandoque plura inter
se, ut ‘possibile est album esse nigrum’ vel ‘hic et hic veronensis valet istum
et istum panem’ »®®. Nel testo si introduce una distinzione importante: senso
composto (corpositio) e senso diviso (divisio) possono avere oti- gine in voce,
cioè nella struttura linguistica della frase, o secur- dum intellectum, cioè
nella diversa intelligenza della frase stessa °°. Apprendiamo che Maestro
Giacomo Veneto riteneva che oggetto dell’analisi del logico sia la struttura
della frase ® giacché il logico in essa individua le difficoltà o deficienze
che dànno luogo ai sofismi. Un esempio di questo modo di considerare il senso
composto e il senso diviso può essere il seguente, relativo al senso compo-
sito: « ‘omne non-scribens potest scribere, sed Socrates est non- scribens,
ergo potest scribere, ergo Socrates scribit’ » dove « datum est Socratem
scribere cum potentia (sc. potest scribere) et postea divisum est a potentia,
cum intulit: ‘ergo Socrates scribi » *. 5 Op. cit., p. 209. 9 Ivi. s Ivi. 6
Ivi, p. 246 (a De sopb. el. 20, 177b1): « Due sunt species divisionis et
conpositionis, (una) secundum intellectum, et altera secundum vocem ». 6 Ivi,
p. 209: « Magister vero Iacobus dicit conpositionem et divisionem tantum esse
in voce, et non secundum intellectum. Est autem conpositio secundum ipsum
quando aliguid conponitur cum aliquo et postea accipitur divisim et seorsum ».
# Ivi. 33 514 Alfonso Maierù Il nostro autore, per la verità, almeno in due
luoghi riconosce che Aristotele tratta della corpositio e della divisio «
secundum vocem », e sottolinea il primato dell’oratio che esprime l’intel-
lectus ©. Questi rilievi sono importanti perché permettono di no- tare come i
maestri medievali mirassero a trasferire sul piano lin- guistico il discorso
sui sofismi, in modo da trovate su questo piano accorgimenti formali atti a
evitare errori. Un altro testo, quasi contemporaneo alle Glose, cioè la Surzzza
Sophisticorum elencorum, critica questa tesi e il tipo di analisi in vocibus o
in sermonibus o în terminis % e sostiene che il so- fisma in senso composto
(compositionis) o in senso diviso (divi sionis) ha origine in intellectibus,
nel fatto cioè che una propo- sizione si presta ad essere interpretata secondo
diversi punti di vista. Si richiama l’attenzione, ad esempio, sulla
proposizione « possibile est sanum esse egrum », la quale, intesa in senso
diviso, è vera, in senso composto è falsa, senza che la diversa considerazione
implichi modificazioni nella struttura linguistica 65 Ivi, p. 222 (a De sopb.
el. 6, 168a 26): « Ad quod dicendum quod Ari- stotiles loquitur hic de
conpositione et divisione que fit secundum vocem et non secundum intellectum.
Et conpositio et divisio secundum intellectur continetur sub oratione, quia
oratio continet amphibologiam et conpositionem et divisionem » (cors. mio), e
p. 246 (a De soph. el. 20, 177b1; continua il testo cit. in n. 63): « Sed cum dicit
Aristotiles: “quod est secundum divisionem, non est duplex”, tunc loquitur de
divisione vocis, quia alia vox est divisa et alia conposita ». %
Op. cit., p. 313: «Quidam enim dicunt quod hec conpositio fit in intellectibus;
quidam alii dicunt quod tantum fit in vocibus [...]. Illi qui dicunt quod fit in
sermonibus vel in vocibus [...]», e p. 314: «Et ideo sciendum est quod secundum
illos qui dicunt sophisma conpositionis tantum esse in terminis [....]» (cors.
mio). ' Ivi, p. 315: «Hec autem sententia, scilicet quod compositio dicatut
tantum in terminis, nobis non placet. Sed dicimus quod fallacia compositionis
fit in intellectibus, et hoc videlicet quod plura significantur vel
intelliguntur in aliqua oratione »; lo stesso vale per la divisio, pp. 317 sgg.
Terminologia logica della tarda scolastica 515 della frase ®. Lo stesso testo
ammette, però, che i sostenitori della tesi opposta evitavano l’errore in senso
composto o in senso diviso ricorrendo ad accorgimenti riguardanti la disposi-
zione dei termini nell’enunciato ®. L’opposizione del nostro anonimo autore, in
realtà, non vale a negare una linea di tendenza che riconosce nella
constructio, nella ‘sintassi’, cioè nella diversa disposizione dei termini nel-
l’enunciato, l’unica possibilità di fissare regole stabili per il rico-
noscimento dell’un senso e dell’altro. Semmai, le sue critiche sotto- lineano
la necessità di un’analisi approfondita, i cui risultati val- gano a fugare
ogni dubbio. Et ideo sciendum est quod secundum illos qui di- cunt sophismata conpositionis
tantum esse in terminis, fit illa talis conpo- sitio duobus modis, aut scilicet
quando prius coniungimus duas voces et postea separamus, scilicet cum
relinquimus unam et concludimus aliam, ut superius diximus [è il caso di «
potest scribere » nell’antecedente e « scribit » nella conclusione], aut quando
prius aliquod adverbium iungimus cum aliquo verbo, postea illud idem iungimus
cum alio verbo, ut in supradictis para- logismis patuit [è il caso, ad esempio,
di « verum est nunc Socratem fuisse conclusum, ergo nunc verum est quod
Socrates fuit conclusus »]. Et etiam sciendum est quod secundum istos nulla
orationum predictarum est multiplex. Unde non est dividendum, sed dicendum quod
alia est conposita et alia divisa. Ut in istis est: ‘veruzz est nunc Socratem
fuisse percussum’, hec est composita: ‘ergo verum est quod Socrates fuit
percussus nunc’, hec divisa ». 70 Sulla scia della Summa, almeno per quanto ci
riguarda, si muovono le Fallacie Vindobonenses, cit.: analoga è la
caratterizzazione della fallacia in base all’intelligere (p. 508: «Fallacia
compositionis est quando compo- sitio est falsa, et divisio vera, ut ‘omnia
individua predicantur de uno solo’. Si velis intelligere coniunctim, falsum
est. Si vero divisim, verum est, idest quod unumquodque individuum predicatur
de uno solo. Fallacia divisionis est quando divisio est falsa et compositio
vera, ut ‘duo et tria sunt quinque?. Si velis intelligere divisim, falsum est;
si vero coniunctim, verum est»), come è analoga la distinzione dei paralogismi
secundum habundantiam e secundum defectum (cfr. la Summa, cit., p. 320: « Item.
Vel alii paralogismi qui fiunt secundum habundantiam et defectionem, de quibus
dubium est sub [Più interessante la trattazione della compositio e della
divisio contenuta nelle Fallacie Parvipontane. Precisato che senso com- posto e
senso diviso sono pertinenti alla substantia vocis, cioè alla ipsa vox, mentre
accentus e figura dictionis spettano agli accidentia vocis, compositio e
divisio sono così descritte: Compositio itaque est fallax coniunctio aliquorum
que voce et intellectu dividi debelre)nt vel intellectu tantum. ‘Fallax
coniunctio’ dicitur ideo quia nisi sit fallacia, non est compositio. Hoc enim
nomen ‘compositi’ prout hic sumitur, nomen fallacie est; ‘voce et intellectu
ideo dicitur quia compositionum alia fit voce et intellectu, ut hec: ‘possibile
est album esse nigrum’, alia intellectu tantum, ut hec: ‘ista navis potest
ferre centum homines”. Divisio est fallax divisio ali- quorum que voce et
intellectu coniungi deberent". Riteniamo che ciò che è detto di compositio
valga anche di divisio, anche se non risulta esplicitamente dal testo.
Compositio e divisio sono dunque i nomi delle fallacie, la prima delle quali è
una congiunzione erronea, la seconda una divisione erronea di termini:
congiunzione e divisione erronee che hanno la loto radice non solo nella vox ma
anche in intellectu, o addirittura soltanto nel- l'intelletto ??; con ciò il
testo assume una posizione media tra chi qua specie fallaciarum reducantur », e
le Fa/lacie Vindobonenses, cit., p. 509: «Item fiunt paralogismi secundum
compositionem. (Qu)orum quidam viden- tur fieri secundum superhabundantiam,
quidam (secundum) defectum »: ma il rilievo è già in DE Ry. Più oltre (ivi, pp.
608-609) ci si chiede quale differenza vi sia tra la fallacia «secundum plures
interrogationes ut unam» e compositio e divisio: « Eadem enim est oratio
sophistica ex compositione et divisione et secundum hanc fallaciam. Verbi
gratia: ‘quingue duo sunt et tria’. Sub hac forma proponuntur plures
propositiones velut una. Potest etiam intelligi composita, similiter et divisa.
Et videntur adtendi omnes iste fallacie secun- dum idem quod secundum
copulationem terminorum. Et tamen adtendenda est differentia quia compositio
vel divisio fit secundum coniunctionem vel disiunctionem vocis cum coniunctione
vel disiunctione intellectus; fallacia Terminologia logica della tarda
scolastica 517 sosteneva che la radice del sofisma è la vox e chi sosteneva
ch'è l’intellectus. i; 3 L’anonimo autore presenta poi un’accurata analisi dei
vari ‘modi’ sofistici propri del senso composto e del senso diviso. Essi sono
undici: cinque sono comuni ai due sensi, tre del senso com- posto, tre del
senso diviso. Esaminiamo i primi cinque modi comuni. Primus [...] est quando
aliqua dictio ita sumi potest ut sit su- biectus vel predicatus per se vel
determinatio predicati ?3. La proposizione « possibile est album esse nigrum »
può essere interpretata in modo da considerare possibile soggetto e il resto
predicato, o viceversa, e meglio, che il dictum « album esse nigrum » sia
soggetto e possibile sia predicato: in tal caso, la proposizione è in senso
composto (« erit oratio composita ») e falsa; oppure, si può intendere che
possibile sia « determinatio pre dicati », cioè che a/bum sia soggetto e «
possibile est esse nigrum » sia predicato; qui possibile determina solo il
predicato determi. nando la copula est, e non è uno degli estremi della
proposizione: essa interponitur, la proposizione è in senso diviso e vera”. Secundus
modus est quando aliqua dictio ita sumi potest ut sit predicatus cuiusdam
cathegorice vel determinatio consequentis cuiusdam ypothetice ”. Data la
proposizione « Socratem esse animal si Socrates est homo autem secundum plures
interrogationes ut unam facere fit secundum modum proponendi qui fit tanquam
una proponatur, cum plures propo- nuntur. Unde non adtenditur secundum vocem
ideoque extra dictionem dicitur esse hec fallacia; la prima interpretazione
intende la proposizione come un « sermo de dicto », la seconda come « sermo de
re»; v. cap. V. 75 Ivi, p. 577. 318 Alfonso Maierùà est necessarium », si può
intendere che mecessarium sia predi- cato del dictum di « si Socrates est homo,
Socrates est animal »: in tal caso la proposizione, composta di un soggetto
(che è il dictum di una ipotetica) e di un predicato, è categorica, è in senso
composto e vera; ma può intendersi che wecessarium determini solo il
conseguente dell’ipotetica « si Socrates est homo, Socrates est animal » in
modo tale che antecedente sia «si Scenes est homo » e conseguente sia tutto «
Socratem esse animal est neces- sarium »: in questo secondo caso è in senso
diviso e falsa ”. PA foce fee si qa aliqua propositio ita sumi potest ut È
lusdam ypothetice copulate vel i i cuiusdam condicionalis 7, 7 iabnianicaii Sia
data la proposizione « Cesar est animal et Cesar est substan- tia, si Cesar est
homo »: se la si intende come proposizione copu- lativa, le sue due
proposizioni componenti congiunte da ef sono « Cesar est animal », « Cesar est
substantia si Cesar est homo »; in tal caso la proposizione è in senso diviso e
falsa; se invece la si intende come una proposizione condizionale tuo antece-
dens è « si Cesar est homo » e suo consequens è « Cesar est animal et Cesar est
substantia »: qui « Cesar est animal» è parte del conseguens: la proposizione è
in senso composto e vera ®, Quartus modus est quando dictio di i A ; istrahi
potest ad di diversorum potest esse determinativa”9, si VSS IRE Nella
proposizione « quicquid est verum semper est verum », l’av- verbio semper può
intendersi in congiunzione col primo est o col secondo est: se si intende «
quicquid est semper verum est verum.] la proposizione è in senso composto e
vera; se si intende « quic- quid est verum, semper est verum », è in senso
diviso e falsa ®0. Quintus modus est quando aliqua dictio non posita
intelligitur apponenda, vel semel posita intelligitur repetenda 8; Nella
proposizione « Socrates videt solem ubi sol est » si può sot- tintendere
existens, e se si congiunge a Socrates (« Socrates existens videt solem ubi sol
est ») si ha senso composto falso ©, se invece si congiunge con solerz («
Socrates videt solem existentem ubi sol est »), si ha senso diviso vero. Invece
nella proposizione « tu es vel eris asinus » si può intendere ripetuto un
termine: se è da ripetere #4, si ha la proposizione « tu es vel tu eris asinus
» che è una disgiunzione in senso diviso e vera (è vera la prima proposizione
che la compone); se è da ripetere 4sir4s, si ha « tu es asinus vel eris asinus
» che è una proposizione « de disiuncto predicato », in senso composto e falsa
®. I modi propri del senso composto e del senso diviso sono dati nel testo in
parallelo e mostrano come un senso sia il reci- proco dell’altro. Primus [...]
modus qui est compositionis proprius, est quando aliqua predicantur de aliquo
divisim que volumus fallaciter de eodem predicari coniunctim; Primus modus qui
est proprius divisionis, est quando aliqua coniunctim predicantur que
fallaciter volumus divisim predicari de illo *. 80 Ivi, p. 579. 81 Ivi. 8 In
realtà, si può chiedere a chi vada riferito existens, se a Socrates, o a sol in
«ubi sol est»; dalla conclusione del paralogismo seguente si ri- cava che va
riferita a Socrates: « Potest enim intelligi hec dictio ‘existenten’, et sic propositio
vera est; vel hec dictio ‘existens’, et sic propositio falsa est. Fit ergo
secundum hoc talis paralogismus: ‘Socrates videt solem ubi sol est, sed
ubicumque Socrates videt, ibi sol est, ergo Socrates est ubi sol est’ » (ivi).
83 Ivi. 84 Ivi, p. 580. 520 Alfonso Maierùà L'esempio che illustra il modo del
senso composto è: « hec ypo- tetica est simplex et est propositio, ergo est
simplex propositio » nel consequens noi congiungiamo erroneamente due termini
(«& siva» plex propositio ») che andavano tenuti divisi. Per il modo del
senso diviso il testo fornisce quest’esempio: « iste homo est albus monachus et
iste homo est monachus, ergo iste homo est albus »: nella conclusione noi
predichiamo albus di homo erroneamente separato (‘diviso’) dal termine monachus
®. i Secundus modus secundum compositionem est quando aliquid attri- buitur
pluribus gratia cuiuslibet eorum et postea assumitur tam uam attribuatur eis
gratia eorum simul; Secundus modus secundum Siivi stonem est quando aliquid
attribuitur aliquibus gratia eorum simul postea autem sumitur ac si attributum
sit eis gratia singulorum *, i Anche qui gli esempi illustrano come il modo
della composizione e quello della divisione siano reciproci. Per il senso
composto: « individua predicantur de uno solo, sed ista duo Socrates e Plato
sunt individua, ergo predicantur de uno solo »; è evidente che « predicari de
uno solo » è proprio di ciascuno individuo non di più insieme. Viceversa, per
il senso diviso: « isti duo hatiliies desinunt esse, si aliquis desinit esse,
ipse moritur, ergo isti duo moriuntur »; desinere esse qui è predicato di duo
homines insieme considerati, mori è predicabile solo di ciascuno singolarmente
preso: posto perciò che solo uno dei due uomini muoia, è vero che «isti duo
homines desinunt esse », ma non che « tei duo moriuntut » , Tertius modus qui
est secundum compositionem, est quando aliquid attribuitur alicui respectu
diversorum temporum, postea fallaciter infertur ac si attributum sit illud
respectu unius temporis tantum 88; Tertius modus qui proprius est divisionis,
est quando aliqua negando sive affirmando attribuuntur alicui coniunctim,
postea vero separatim inferuntur ®, Anche in quest’ultimo caso si ha, come nei
due precedenti, una diversità di predicazione. « Socrates fuit in diversis
locis, ergo verum fuit Socratem esse in diversis locis » e « album fuit nigrum,
ergo verum fuit album esse nigrum » sono esempi che illustrano come ciò che è
predicato va inteso divisimz secondo una diversa verificazione temporale e non
coriunctim, cioè con simultanea verificazione; sono perciò esempi del senso
composto. « Socrates non potest esse albus et niger, ergo Socrates nec potest
esse albus nec potest esse niger »: la negazione qui riguarda la contempo-
ranea predicabilità di due contrari, non la predicabilità anche ‘divisa’ di
essi; è un esempio di senso diviso”. Questa lunga analisi dei vari modi — che
trova riscontro in parte nei Tractatus Anagnini* ed è presupposta dalle
Fallacie 89 Ivi, p. 582. 90 Ivi, pp. 581-582. 9 Op. cit., pp. 331-332: si
esaminano congiuntamente compositio e divisio. Il testo annuncia « septem
principales modos » (p. 331), ma s’inter- rompe dopo il sesto. I primi due modi
corrispondono ai primi due modi comuni delle Fallacie Parvipontane (ivi: per il
primo modo è dato l'esempio «album possibile est esse nigrum »; il secondo
segue il primo senza solu- zione di continuità ed ha il seguente esempio: «
necessarium est Socrates esse animal, si Socrates est homo »); il terzo modo («
deceptio proveniens ex diversa transsumptione partium orationis », ivi) può
essere così illustrato: data « quodlibet animal est de numero hominum », se si
intende che est è il predicato e tutto il resto costituisce il soggetto, la
proposizione è vera e vale « quodlibet animal de numero hominum est », cioè
vive; se invece « quod- libet animal » è soggetto, est la copula, « de numero
hominum » il predicato, allora è falsa. Manca il quarto modo. Il quinto è «
deceptio proveniens ex diversa determinatione orationis ad orationem, dictionis
ad dictionem » (ivi, pp. 331-332): dato l'esempio « decem et octo homines sunt
decem et octo asini », se si intende come se fosse « decem et octo homines sunt
totidem asini », la proposizione è falsa; se invece si sostantivizza decemz,
essa vale Londinenses® — va tenuta
presente perché rappresenta un ten- tativo serio di fissare, nella struttura
della proposizione, elementi per individuare l’origine degli errori e quindi
fornire la solu- quanto « decem res sunt decem homines et octo asini» ed è
vera. Infine: « Sextus modus est deceptio proveniens ex diversa coniunctione
vel disiunc- tione: data «verum est Platonem et Ciceronem et Socratem esse duo
», se la congiunzione “et” è sempre copulativa -- cioè congiunge proposizioni
--, l’enunciato è falso. Se una sola volta è copulativa, l’enunciato è vero e
il senso è: ista duo enuntiabilia sunt duo. Questi modi non hanno riscontro nei
modi comuni delle Fallacie Parvipontane, anche se l’ultimo ricorda il
procedimento del quinto delle Fa/lacie (dove però è data la disgiun- zione) e
il penultimo quello del quarto: ma gli esempi appartengono a una tradizione
diversa. ® Op. cit., pp. 657 sgg., ha tredici modi, di cui sette comuni e tre
propri alla composizione e alla divisione. Cominciamo dai modi propri: essi
ripe tono, talora migliorandola, la formulazione delle Fallacie Parvipontane
(in particolare, cfr. p. 661: « Secundus trium propriorum modorum composi-
tioni provenit ex eo quod aliquid in una propositione predicatur collective et
post predicatur distributive. Secundum hoc sic paralogizatur: ‘Socrates et
Plato habent quatuor pedes, ergo sunt quadrupedes’ », dove formulazione ed
esempio illustrano meglio lo spirito del modus, e p. 662: «Tertius et ultimus
propriorum modorum divisioni provenit ex eo quod in una propo- sitione aliquod
verbum copulatur ratione unius instantis, in conclusione ratione plurium », che
è formulazione che allinea bene al corrispettivo modo del senso composto il
terzo del senso diviso). Dei modi comuni, il primo, il secondo e il sesto
corrispondono rispettivamente al primo, secondo e quarto delle Fallacie
Parvipontane (ivi, pp. 657-658, 660-661). Il terzo modo [Tertius modus septem
communium provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones
ipotetice ») si articola in una tri- plice suddivisione, di cui il primo
elemento (pp. 658-659) è accostabile al terzo modo comune delle Fal/acie. Gli
altri due elementi sono: « Secundus subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem
forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est conditionalis,
reliqua disiuncta » e « Tertius subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem
forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est copulativa,
reliqua disiuncta » (ivi, p. 659). I rimanenti modi comuni sono: «Quartus
septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest determinare
aliquam orationem totalem vel partem illius »: data la proposizione «omne
animal Terminologia logica della tarda scolastica 523 zione di essi. Se è vero
che, come riconosce il De Rijk 2, le analisi grammaticali hanno contribuito
allo sviluppo della logica nel secolo XII più di quanto non abbia fatto la dottrina
delle fallacie, è da ritenere che la stessa analisi dei sofismi, almeno per
quanto ci riguarda, è condotta con criteri che hanno origine gram- maticale. In
conclusione, nel secolo XII le strutture linguistiche in cui si concretizzano
le fallacie del senso composto e del senso diviso vengono sottoposte ad attenta
analisi”. Un testo delle Sentenze di Pietro di Poitiers (} 1205) è illuminante
per quanto riguarda un orientamento che si fa luce: quello di individuare
attraverso la stessa disposizione dei termini in una proposizione il senso com-
posto o il senso diviso: rationale vel irrationale est homo », ome può
distribuire « animal rationale vel irrationale » e la proposizione è falsa, o
solo « animal rationale » e la proposizione è vera (p. 660). « Quintus septem
modorum communium pro- venit ex eo quod oratio potest subponere verbo vel pars
orationis »: data la proposizione « verum est Socratem esse hominem et Socratem
non esse hominem », si può intendere che soggetto sia « Socratem esse hominem
et Socratem non esse hominem » che è il dictum di « Socratem esse hominem et
Socrates non sunt homo », e la proposizione è vera; se invece Socratem ogni
volta che occorre è soggetto, il dictuz già formulato deriva da « Socrates est
homo et Socrates non est homo » e la proposizione è falsa (ivi). « Septimus et
ultimus septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest
intelligi preponi vel postponi »: in « album est omnis homo », album può essere
il predicato di « omnis homo est albus » e la proposizione è vera, oppure la
proposizione può valere: «hoc album est omnis homo » e in tal caso è falsa (p.
661). Tutti questi modi, salvo qualche analogia, non hanno un preciso
riferimento in quelli dei testi precedentemente esaminati. 9 Cfr. Logica
Modernorum, cit., II, i, p. 491. % Oltre ai testi esaminati, cfr. l'Ars
Meliduna, cit., che ha un cenno alla fallacia secundum compositionem et
divisionem (p. 351; a pp. 334-335 È un esame delle difficoltà che sorgono
dall’uso dei numerali, cui si fa ricorso da Aristotele in poi: «duo et tria
sunt aliqua, aliqua sunt quinque, ergo aliqua sunt duo et tria», ecc.); per le
Sumzzze Metenses, cit., cfr. p. 477. 524 Alfonso Maierù Et assignant hic
compositionem et divisionem, sicut si dicatur: Iste potest videre clausis oculis,
id est oculis qui sunt clausi, per divisionem verum est; si oculis clausis, id
est quod simul sint clausi et videat per compositionem falsum. Si tamen ex
parte subiecti dicatur: clausis oculis potest iste videre, magis est sensus
divisionis, et verum est Ita etiam de impenitentia finali potest iste penitere,
sed si peniteat iam non erit finalis, et ideo his positis in predicato magis
erit sensus compositionis et falsitati propinqua est locutio 9. Il tentativo
fatto dai vari maestri è stato quello di analizzare la proposizione per vedere
quale senso fosse corretto attribuirle. Ma ora si mette in rilievo che a
seconda che alcune dictiones stiano a parte subiecti o a parte praedicati fanno
meglio senso diviso o senso composto. Questo principio si tradutrà più tardi in
regole precise: si individueranno strutture che permetteranno di valutare
facilmente il senso della proposizione e quindi la sua verità o fal- sità. Si
tratterà di regole convenzionali, arbitrarie, ma che hanno grande importanza. Il
periodo che va ad Occam non apporta notevoli novità nella dottrina del senso
composto e del senso diviso. Ciò va detto anche di Buridano e di Alberto di
Sassonia, che i i , pure vissero quando una vera svolta veniva operata nella |
trattazione di questo tipo di fallacie. Il discorso degli autori, ora, si muove
in genere sulla traccia del testo aristotelico e solo qua e là affiora una
notazione di un qualche interesse. i Vediamone qualcuna in via preliminare. 95
Perri PrcravensIs Sententiae, II, 17, edd. PS Moore-J.H. Garvi DIG 5 È -J.H.
Garvin- 1% Dee: Notre Dame Ind. 1950, pp. 128-129, cit. in De RuK, op. cit., ,
Ds 175. % Il rilievo è già in Wirson, William Heytesbury..., cit., pp. 12-13.
Terminologia logica della tarda scolastica S25 Sappiamo che Aristotele suggeriva
di risolvere la fallacia della composizione intendendo divisi i termini e
viceversa, ma ora si tileva che non ogni composizione o divisione dà luogo a
fallacia. L’affermazione tradizionale va dunque intesa in senso restrit- tivo:
là dove c’è fallacia della composizione, la soluzione è la divisio, e
viceversa”. Un altro tema che talora affiora è quello della riduzione del senso
composto e del senso diviso ad altre fallacie, per il quale si è visto che
Aristotele offre la traccia con la riduzione all’« igno- rantia elenchi ». Ma
alla fine del secolo XII in quei commenti a Boezio editi dal De Rijk sotto il
titolo Frustula logicalia si sosteneva che Boezio non aveva accennato alla
comzpositio e alla divisio perché intendeva comprenderle sotto l’aeguivocatio,
da intendere in senso lato”. Invece Pietro Ispano, Tommaso 9? Cfr. Tommaso
D'Aquino, De fallaciis, cit., nr. 657, p. 230; Occam, Elementarium logicae,
cit., pp. 121 e 123. È per lo meno equivoco ciò che si legge nei Tractatus
Anagnini, cit., p. 330: «[...] quas (sc. fallacias composi- tionis et
divisionis) ideo mixtius tractamus quia ubicumque est fallacia com- positionis
potest esse fallacia divisionis, et e converso »; si vedano invece Fallacie
Vindobonenses, cit., p. 508: « Et est sciendum quod ubicumque est compositio,
ibi est divisio, et e converso; sed non ubicumque est fallacia compositionis
est fallacia divisionis, nec e converso », e Dialectica Monacensis, cit., p.
574: «[...] numquam in eodem paralogismo debent assignari hee ambe fallacie,
sed altera tantum »; così va intesa la Surzzza Sopb. el., cit, p. 313: «iEt
notandum est quod ubicumque est conpositio, ibidem est divisio. Sed quando
compositio facit fallaciam, tunc est sophisma composi- tionis; quando autem
divisio facit fallaciam, sophisma est divisionis ». E si legga Occam: « Circa
quas non est curiose disputandum an sint una fallacia vel plures, aut quis
vocandus sit sensus compositionis et quis divisionis. Hoc
enim parum vel nihil prodest ad alias scientias intelligendas » (Tractatus
logicae minor, cit., p. 86). 98 Op. cit., p. 617: «Comprehenderat (sc. Boetius)
enim sub equivo- catione amphibologiam, coniunctionem et divisionem, quorum
sophismata habent fieri secundum termini alicuius diversam acceptiorem », e p.
619: « Ad quod dicendum quod ‘eguivocatio’ laxo modo accipitur a Boetio, ut
dicatur: equivocatio idest proprietas secundum quam aliquid significat plura
equivoce 526 Alfonso Maierùà d'Aquino !, Duns Scoto !" e Occam ‘® pongono
il problema del rapporto tra arzphibologia e compositio et divisio, anche se lo
stesso Occam finisce per considerarlo problema non rilevante dal punto di vista
della logica applicata !®. Ma in questo periodo la discussione sul senso
composto e sul senso diviso trova il suo centro nella identificazione del tipo
di ‘molteplicità’ che occorre in queste fallacie e delle ‘cause’ che la
determinano. Già le Glose distinguevano le « fallaciae in dictione » secondo
una triplice molteplicità: attuale per l’anfibologia e l’equivocità, potenziale
per composizione e divisione (e, sarà specificato in seguito, per l’accento),
fantastica per la « figura dictionis » !*, forse seguendo il commento
d’Alessandto (senza dubbio l’Afro- disio), ora perduto ‘9. Tutti gli autori che
se ne occupano nei secoli XIII-XIV !% confermano che la molteplicità potenziale
ha luogo nel senso composto e nel senso diviso. Per quanto riguarda le cause, i
testi ne identificano due in rapporto a tutte le fallacie: causa apparentiae e
causa non existen- principaliter; et in hoc sensu amphibologia, compositio, divisio,
accentus sunt equivocatio. Summulae logicales, cit., 8.10, p. 95. 100 Op. cit.,
nr. 656, p. 230. 101 In libros Elenchorum quaestiones, cit., q. xix, $ 2, p.
240b. 102 Cfr. Summa logicae, III, iv, 8, cit., f. 99rb (dove si discute delle
modali), e Tractatus logicae minor, cit., p. 87 (trattando dell’alternativa
pro- posizione categorica—proposizione ipotetica). 103 Elementarium logicae,
cit., p. 121 (a proposito delle modali); v. n. 97. 10 Op. cit., p. 222. 105 Ma
v. ALEXANDRI quod fertur in Aristotelis Sophisticos elenchos com:- mentarium,
ed. M. Wallies, « Commentaria in Aristotelem Graeca », II, m, Berolini 1898, p.
22; cfr. PreTRo IsPANO, Surzmzulae logicales, cit., 7.08, p. 67. 106 Cfr.
Dialectica Monacensis, cit., p. 569; Pietro IsPANO, op. cito; ALserto M., Liber
I Elenchorum; VINCENZO DI BEAUVAIS, op. cit., 276; Tommaso D'Aquino, op. cit.,
nr. 656, p. 230; Duns Scoro, op. cit., q. xix, in part. p. 241; Buripano,
Compendium logicae, cit., VII, 2. Terminologia logica della tarda scolastica 527
tiae (o defectus, o deceptionis, o falsitatis); esse possono facil- mente
essere ricondotte a una definizione scolastica di fallacia che troviamo in
Pietro Ispano: « fallacia est apparentia sine existen- tia » !”. Nel caso del
senso composto e del senso diviso, si cerca di individuare la causa della
confusione tra i due sensi (« causa apparentiae ») e il principio dell’errore
(« causa non existentiae », « causa defectus »). Ma la discussione sulle cause
chiarisce come vada intesa la molteplicità potenziale chiarendo i vari punti di
vista dai quali può essere considerato il discorso fallace. Molteplicità
potenziale si ha quando le dictiones o voces occor- renti nell’enunciato sono
materialmente le stesse, ma dànno luogo a diversi significati. L'identità materiale
(o ‘sostanziale’) delle voces è « causa apparentiae », la pluralità dei sensi,
o pluralità formale, o attuale !%, è « causa non existentiae ». Tuttavia detta
pluralità formale è spesso ricondotta al diverso pronuntiare ', alla diversa
prolatio !!° opunctuatio!!! che inter- 107 Op. cit., 7.03, p. 66. 108 Cfr.
Dialectica Monacensis, cit., p. 570; GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, Introductiones in
logicam, cit., pp. 89-90; Pietro ISPANO, op. cit., cit., 7.25, p. 74, e 7.28,
pp. 75-76; Ps. Bacone, Sumule dialectices, cit., pp. 334-337; ALserTo M., op.
cit., p. 548a; Tommaso D'AQUINO, op. cif., nr. 657, p. 230; Occam, Tractatus
logicae minor, cit., p. 86; BurIpANO, op. cit., VII, 3. Si notino, in
particolare, nel testo di Tommaso d’Aquino, le equivalenze potentialiter-materialiter,
formaliter-actualiter, e si legga BuRIDANO (op. cit., VII, 2): «Multiplicitas
potentialis dicitur cum vox, existens eadem se- cundum materiam et diversa
secundum formam, habet multas significationes ». 19 Arserto M., op. cit., p.
545b: « Divisa sic pronuntianda est [...]. Composita autem oratio sic
pronuntiatur [...] »; v. n. 113. Per la pronun- tiatio nella retorica classica,
cfr. CICERONE, DE INVENTIONECiceRoNnE, De inventione: pronuntiatio est ex rerum
et verborum dignitate vocis et corporis moderatio; ma cfr. LAusBERG, op. cit.,
p. 787. V. anche ps. BAcoNE, Sumule dialectices, cit., p. 331. 110 Cfr.
Dialectica Monancesis, cit., p. 569: «ex modo proferendi »; Ps. Bacone, Sumule
dialectices. -it., pp. 331 e 337. Il Occam, Suzzrza logicae, cit., III, iv, 8,
f. 99ra: « Causa non existentiae est diversitas punctuationis », e
Elemzentarium logicae, cit., p. 121. 528 Alfonso Maierù viene nella
utilizzazione pratica dell’enunciato !!, Alberto di Sassonia, invece,
definisce: « Causa autem defectus est diversitas constructive orationis
earundem (sc. dictionum), sicut patet in illa ‘quidquid vivit semper est’ » !!.
Il riferimento alla constructio!!* indica che alla base di questa dottrina può
esserci una preoccupazione di origine grammaticale, che più chiara- mente
traspare, presso lo stesso Alberto e presso altri autori, pro- prio nella
descrizione della compositio e della divisio: una oratio è composita quando «
dictiones ordinantur secundum situm magis debitum », ma è divisa quando «
dictiones ordinantur secundum situm minus debitum » !5, mentre altti maestri
non privilegiano la compositio rispetto alla divisio 9 (ma il riferimento alla
construc- [12 Cfr. ALBERTO M., op. cif., p. 535a-b: « Modi autem arguendi [...]
sunt duo, scilicet secundum apparentiam acceptam in dictione, secundum quod
dictum est idem quod voce litterata et articulata pronuntiatum est sive pro-
latum: [...] omne enim quod dicendo profertur, hoc vocatur dictio: unde hoc
modo et oratio dictio est: forma enim dictionis hoc modo accepta pro- latio
est: et quae una continua prolatione profertut, una dictio: et quae pluribus,
plures est dictiones ». 113 Logica, cit., V, 4, f. 40va. 114 Per i rapporti tra
comstructio, congruitas e perfectio come proprietà del discorso secondo Martino
di Dacia, cfr. PinBoRG, op. cit., pp. 54-55. 115 Così Pietro IsPANO, op. ci.,
7.25, p. 74; cfr. Aquino, op. cit., nr. 657, p. 230; SASSONIA, op. cit., V, 4,
f. 40rb, parla di «magis apte construi » e «minus apte construi »
rispettivamente per sensus compositus e sensus divisus. . 116 Cfr., ad esempio,
SHyreswooD, Introductiones in lo- gicam, cit., p. 89: «Est [...] compositio
coniunctio aliquorum, que magis volunt componi. Divisio est separatio
aliquorum, que magis volunt dividi » (si ricordi che in altro senso Guglielmo
privilegia la compositio: cfr. n. 17);- VINCENZO DI BeAUVAIS, op. cit., 277,
dove distingue composizione e divi sione essenziale e composizione e divisione
accidentale e precisa che l’oratio è composta in rapporto alla composizione
essenziale e divisa in rapperto alla divisione essenziale e, se falsa, è resa
vera rispettivamente dalla « div'-io Terminologia logica della tarda scolastica
529 tio è rintracciabile in testi della fine del secolo XII !!?). Per chiarire
la natura di tale posizione, esaminiamo l’esempio addotto da Alberto: è il noto
sofisma « quicquid vivit semper est ». Ci si chiede con quale verbo più
propriamente semper vada congiunto, e si risponde ch’esso va congiunto con est:
dun- que, congiunto con es fa senso composto, congiunto con vivit fa senso
diviso. Che gli avverbi « de natura sua habent determi nare verbum », come
scrive Pietro Ispano !!, è dottrina gramma- ticale; se ne conclude che semzper
« potius determinabit verbum principale quam minus principale » !'9, cioè es?
piuttosto che vivit. Guglielmo di Shyreswood ricorda che secondo Prisciano «
adverbia magis proprie habent precedere suum verbum »!2: di qui dunque i cenni
al « situm magis debitum » che troviamo accidentalis » e dalla « compositio
accidentalis »; BurIDANO, op. cit., VII, 3. 117 Per un verso cfr. la Diglectica
Monacensis, cit., p. 569; « Est itaque quedam compositio sermonis que nil aliud
est quam constructio sive ordi- natio alicuius sermonis componibilis vel
incomponibilis ad alterum cum quo videtur potius quam cum alio coniugi, sic
tamen se habens quod ab illo possit dividi et ordinari cum alio cum quo videtur
minus coniugi et ordinabile. Divisio autem est separatio alicuius ab aliquo cum
quo natum est ordinari secundum debitum sicut qui debet esse in partibus illius
orationis. Ex hoc patet quod ista oratio que multiplex est ex compositione et
divisione, quan- tum est de se, sensum compositionis semper habet actualiter et
principaliter, sensum vero divisionis protestate »; pet l’altro cfr. le
Fallacie magistri Willelmi, cit., p.
687: « Fallatia secundum compositionem est quando infer- tur coniunctim ex
divisim dato tamquam coniunctim dato. Dicitur autem in dictione quia fallit ex
proprietate dictionis, scilicet compositione, cum sit compositio dictionum
constructio innitens compositioni. Fallatia secundum divisionem est cum
infertur ex coniunctim dato quasi divisim dato. In dictione dicitur esse quia
fallit ex proprietate dictionis, ut ex divi- sione, cum sit divisio dictionum
constructio innitens divisioni. Ideoque secundum divisionem nominatur hec
fallatia ». 118 Op. cit., 7.25, p. 74. 119 Ivi. 120 Introductiones in logicam,
cit., p. 91; cfr. PRISCIANO, op. cit., XV, 39, in Grammatici latini, nei testi.
Ma sem di i i bra un’indebita estensione caratterizzare senso È pra il testo
più illuminante tra quelli sfogliati in ordine al ‘Porto tra queste analisi e
la dottrina grammaticale dell: constructio sono le « quaestiones » di Duns
Scoto sugli Ele, chi sofistici. La sua analisi è tutta impregnata delle dista È
delle esigenze derivanti da un’impostazione in linea con la ram. matica
speculativa. In essa trovano posto e sistemazione o i temi della pronuntiatio,
prolatio e punctuatio che abbiamo vi accennati e utilizzati dagli altri autori.
i Di cit., VII, 3, primo modo. Occam, nella Sunzza logicae, cit A » 99ra), per
questo sofisma fa riferimento solo alla diversa puachia: Tractatus logicae
minor, cit. 86. i È sotto il pri : ‘-, p. 86, i due esempi sono dati di segui
ae polo continua poi affermando che, se c'è una lea compositus în quo dis
composto e diviso, essa è che «ille sensus est di duo siiae di ictio componitur
cum alia dictione; et ille est divisus ictio cum nulla alia immediata sibi
componitur » (p. 119): in un’altra, non si ‘compone’ i tra, ; npone’ con una
terza dictio nella si izi cfr. l'esame dei modi, più avanti (nn. 133 e 134),
COCAINA 531 Terminologia logica della tarda scolastica Conviene perciò seguire
il suo discorso fin dall’origine. Distinta una triplice molteplicità !2, egli
afferma che la molte- plicità potenziale si ha « quando est ibi identitas vocis
secundum materiam, et non secundum formam » ‘, e che la forza non è altro che
la prolatio 4. « Causa apparentiae » della fallacia in senso composto e in
senso diviso è: « unitas materialium cum similitudine orationis compositae ad
divisam [...] et e converso in divisione »: non si tratta soltanto della
materiale identità delle dictiones, ma anche di una diversa somiglianza dell’un
modo all’altro che sulla materiale identità si innesta; questa diversa somiglianza
si fonda sui diversi « modi proferendi compositim vel divisim », che sono di
specie differenti '”. Ora, precisa l’autore, « [...] modus profe- rendi est
quidam modus significandi Logicalis, per quem unus intellectus ab alio
distinguitur » !%. Accanto ai modi significandi grammaticali, che stanno a base
della constructio !”, Duns Scoto pone dunque i modi significandi logicales che
fondano la diversità dei ‘sensi’ (inzellectus) anche là dove è una stessa
constructio. Essi 12 Op. cit., q. xix, $ 4, f. 24la. 13 Ivi. 14 Ivi: «Actualis
multiplicitas est, quando est ibi identitas vocis secundum materiam, et formam,
quae est prolatio ». 15 Op. cit., q. xxiv, $ 5, f. 247a: « Unde dicendum, quod
unitas mate. rialium cum similitudine orationis compositae ad divisam, est
causa appa- rentiae in compositione, et e converso, in divisione. Et licet
istae simili- tudines radicaliter proveniant ex unitate materialium: istae
tamen simili- tudines super modos proferendi compositim, vel divisim fundantur,
qui tamen sunt specie differentes ». Perciò le due fallacie non vengono unifi-
cate dall’autore (cfr. q. xxiii, f. 245: «Utrum compositio et divisio sint duae
fallaciae distinctae specie »). 126 Ivi, q. xxvi, $ 4, f. 249a. 127 Ivi: « Ad
rationes. Ad primam dicendum, quod si maior intelligitur solum de modis
significandi Grammaticalibus, qui sunt principia construendi unam dictionem cum
alia, tunc falsa est maior. Sed si intelligatur, quod omnis diversitas in
oratione, vel provenit ex diversitate significati, vel modorum significandi
Logicalium, tunc vera est, et minor falsa ». sa Alfonso Maierù sono infatti «
ex parte nostra » !® e si traducono in una diversa prolatio e in un diverso
punctuare, che non toccano la con- structio in quanto tale !®. Ma la
constructio operata dai « modi significandi » grammaticali dà luogo
(naturalmente, si potrebbe dire) al senso composto, mentre il senso diviso
interviene facendo quasi violenza alla natura delle dictiones e alla loro
disposizione nella orazio: 0, meglio, il « modus proferendi » che sta alla base
del senso composto è più rispettoso della constructio che non il « modus
proferendi » che fonda il senso diviso; ciò risulta dal- l’esame dei tre modi,
concretizzati in tre esempi, che Duns Scoto assegna alla composizione e alla divisione
!, 128 Ivi, $ 2, f. 248b: « Dicendum, quod diversitas modi proferendi est ex
parte nostra. Sed quod oratio sic prolata, hoc significet, et sub alio modo
proferendi significet aliud, hoc non est ex patte nostra ». 129 Ivi, q. xxi, $
6, f. 243a, discutendo del rapporto tra molteplicità attuale e molteplicità
potenziale: «Est tamen intelligendum, quod licet determi nata (ex terminata)
prolatio determinet orationem multiplicem secundum actualem multiplicitatem, et
potentialem, sicut accidit in compositione, et divisione, una tamen
multiplicitas ab alia differt. Nam determinata pio: latio orationis multiplicis
secundum potentialem multiplicitatem, punctuando ad alterum potest ipsam
determinare, manente semper eodem ordine vocum. Sed determinata prolatio, manente
eodem ordine vocum, punctuando, non determinat orationem multiplicem secundum
actualem multiplicitatem ad alterum sensum, sed ipsa transpositio terminorum.
Si enim dicatur Pugnantes vellem ma accipere, ly pugnantes, non pet
punctuationem ad alterum sensum potest determinati. Per il primo modo (sedentem
ambulare est possibile), cfr. ivi, q. xvi, $ 3, ff. 248b-249a: « Sed ulterius
oportet videre, quis modus profe: rendi facit sensus compositum et divisum. Et
dicendum est, quod continua prolatio eius, quod est sedentem, cum hoc quod est
ambulare, causat sensum compositum. Iste autem modus proferendi possibilis est
in ora- tione, nam sic modi significandi Grammaticales ad invicem dependentes
terminantur et quae nata sunt coniungi coniunguntur. Iste autem sensus accidit
orationi praeter aliquam violentiam, ideo iste sensus magis appropriatur
orationi. Sensus autem divisionis accidit ex discontinua prolatione earundem
partium. Et quia quae nata sunt coniungi ad invi- Terminologia logica della
tarda scolastica [Sembra che queste precisazioni possano illuminare testi che,
mancando di espliciti riferimenti, altrimenti risulterebbero oscuri 15, cem,
separantur, ideo iste sensus minus appropriatur orationi, unde accidit ei cum
quadam violentia »; per il secondo modo (quingue sunt duo et tria), ivi, q.
xxx, $ 1, f. 25la: «Ad primam quaestionem dicendum, quod Coniunctio, vel
copulatio, per se copulat inter terminos: per accidens autem inter
propositiones. Et huius ratio est: nam cum Coniunctio sit pars orationis, habet
modos significandi secundum quod cum aliis partibus orationis consttui potest;
sed non construitur, nisi cum illis, inter quae copulat, oportet igitur ista
habere modos significandi sibi proportionabiles, qui sint principium
constructionis; ergo non copulat inter orationes. Sed tamen, quia terminos
inter quos copulat accidit partes unius orationis esse, vel diversarum, ideo
dicitur copulare inter terminos, vel inter orationes. Magis tamen proprie
potest dici, quod coniunctio posset copulare inter terminos unius orationis,
vel inter terminos diversarum orationum »; per il terzo modo (quod unum solum
potest ferre plura potest ferre), ivi, q. xxxiii, $ 3, f. 253a: «Circa tamen
modos intelligendum est, quod tot sunt modi secundum compositionem, et
divisionem, quot modis componere contingit, quae nata sunt componi, et illa ad
invicem dividere, resultante diversitate sententiae. Sed ad videndum quae nata
sunt componi, intelli- gendum est, quod Priscianus dicit, in maiori volumine,
quod omnis deter- minatio, et omnia Adiectiva Nominaliter, vel Adverbialiter
designata, praeponuntur aptius suis substantivis, ut fortis Imperator fortiter
pugnat, et ratio potest esse, nam Adiectiva de se quasi infinita sunt, et ideo
per sua Substantiva determinantur. Dicit etiam Priscianus, quod licet omnia
postponere, exceptis monosyllabis, ut nunc, turc, et huiusmodi, sed hic videtur
esse dicendum, quod quando determinatio componitur cum deter- minabili
subsequenti, tunc dicitur oratio composita; et quando ab eodem removetur,
dicitur divisa: sed huic modo dicendi repugnat iste paralogismus, Ex
quinquaginta virorum centum reliquit divus Achilles, nam si praedicta oratio
dicetur composita, quando ly wvirorum componitur cum ly Quir- quaginta, tunc
propositio est falsa, cum tamen ille paralogismus sit para- logimus divisionis,
et tunc dicitur esse vera in sensu composito, sed tunc dicendum est, quod haec
est littera, Quinguaginta ex centum virorum, etc. vel quod paralogismus ille
est compositionis, ponitur tamen inter paralo- gismos divisionis, etc. ». 131
In particolare, cfr. Ps. BACONE, op. cif., pp. 334-336 e 341-342, oltre al
testo di Occam, in n. 117. * 534 Alfonso Maierù Accenniamo, per concludere, ai
modi posti da ciascun autore. Pietro Ispano assegna due modi al senso composto
e due al senso diviso ‘©, mentre le Sumzyle attribuite a Bacone forniscono due
modi per il senso composto e due per il senso diviso, e ne aggiun- gono per
ciascun senso un terzo in forma dubitativa !8. Il testo 12 Op. cit.: «
Compositionis duo sunt modi. Primus modus provenit ex co, quod aliquod dictum
potest supponere pro se vel pro parte sui, ut haec: “sedentem ambulare est
possibile” [...]. Et sciendum quod soleat huiusmodi orationes dici de re vel de
dicto. Quando enim subiicitur pro se, dicitur de dicto, quando subiicitur pro
parte dicti dicitur de re. Et omnes istae propositiones sunt compositae quando
dictum subiicitur pro se, quia praedicatum competentius ordinatur toti dicto
quam parti dicti. Secundus modus ‘provenit ex eo quod aliqua dictio potest
referri ad diversa, ut “quod unum solum potest ferre, plura potest ferre” »
(ivi, 7.27, p. 75); «Divisionis duo sunt modi. Primus provenit ex eo quod
aliqua coniunctio potest coniungete inter terminos vel inter propo. sitiones ut
hic: “duo et tria sunt quinque” » (ivi, 7.29, p. 76); « Secundus modus provenit
ex co quod aliqua determinatio potest refetri ad diversa, ut tu vidisti oculis
percussum”. Haec est duplex ex eo, quod iste ablativus “oculis” potest referri
(ad) hoc verbum “vidisti”, vel (ad) hoc participium “percussum” » (ivi, 7.30,
p. 76). 133 Op. cit: «Et sunt duo modi secundum hunc locum (sc. fallaciam
compesicionis); primus, quando aliquid componitur cum uno et cum divi- ditur
“non componitur cum alio, ut ‘possibile est sedentem ambulare’ Edi et universaliter,
omnis oracio que est ex modo nominali dicitur esse secun- dum quod est de re et
dicto [...]» (p. 335); «Secundus modus est quando aliqua diccio componitut cum
uno et cum dividitur potest cum alio componi, ut ‘quicumque scit litteras nunc
didicit illas [...}'» (ivi); «[..] 3.48 modus est quando determinacio
componitur cum uno, et cum dividitur componitur cum alio subintellecto » (p.
336); « Primus est modus (sc. fallaciae divisionis) quando aliquid dividitur ab
uno et non compo- nitur cum alio, ut ‘quecumque sunt duo et tria sunt paria et
imparia [...] » (ivi); « Secundus modus est quando aliqua determinacio
dividitur falso ab uno et componitur cum alio posito in oracione, ut ‘deus
desinit nunc esse’ » (altro esempio è « quadraginta virorum centum reliquit dives Achilles ») (p. 337); «In hoc tamen
paralogismo dicitur esse 3.48 modus divisionis, quia cum dividitur determinacio
ab aliquo actu posito in ora- cione componitur intellecto, set hoc forte non
facit composicionem de Terminologia logica della surda scolastica 535 delle
Suzzule è riecheggiato abbastanza da vicino dalla esposi- zione di Alberto
Magno, il quale attribuisce tre modi alla compo sitio e tre modi alla divisio
!*. Vincenzo di Beauvais, che segue qua hic loquimur, et propter hoc est ibi primus
modus » (ivi). 14 Cfr. op. cit., pet il senso composto: «[...] primus provenit,
quia aliqua dictio in oratione est composita cum aliquo, et tamen non dividitur
id quod est in oratione: et tales sunt hae duae orationes, ut posse sedentem
ambulare, et posse non scribentem scribere; « Secundus modus provenit ex hoc
quod aliquid componitur cum aliquo in oratione eadem posito, et dividitur etiam
ab aliquo posito in eadem oratione: et hujus exemplum est, discere nunc
litteras, siquidem didicit quas scit [...]» (pp. 545b-546a); « Tertius modus
est, quando componit cum aliquo in oratione posito, sed sub intellectu in eadem
oratione; et hujus exemplum est quod dicitur, quod unum solum potest ferre,
plura potest ferre: sensus enim compositionis est secundum quod continua et
composita est prolatio inter haec duo, 747 solu:, cum hoc verbo infinitivo,
ferre, sic, quod potest ferre unum solum, ita quod nihil amplius plura potest
ferre: sic enim composita est et falsa: et sic dictio exclusiva respicit
infinitivum ferre: quia quod sic unum solum potest ferre, et nihil amplius, non
potest ferre plura: quia sic dictio exclusiva ponit formam suam circa hunc
terminum, unu, et excludit id quod est oppositum uni ab infinitivo super quod
ponitur posse vel possibile: et ideo quod sic unum solum potest ferre, non
potest plura ferre. Si autem discontinua et divisa sit prolatio inter haec duo,
unu solum, tunc dictio exclusiva excluditur ab isto termino, unutt, et
conjungitur cum participio subintellecto quod est ens vel existens solum,
potest ferre: et hoc est verum: et ideo divisa est vera, composita falsa » (p.
546a); per il senso diviso: «Primus ergo modus erit, quando aliquid dividitur
ab aliquo in oratione posito, et cum nullo componitur in eadem oratione posito:
et de hoc duo sunt exempla sic, quinque sunt duo, et tria: et formatur sic:
quaecumque sunt duo et tria, sunt quinque: duo et tria sunt duo et tria: ergo
duo sunt quinque, et tria sunt quinque, quod falsum est. Adhuc alia oratio:
quaecumque sunt duo et tria, sunt paria et imparia: quinque sunt tria et duo:
ergo quinque sunt paria et imparia. Adhuc autem penes eumdem modum accipitur et
haec oratio, quae est majus esse aequale et formatur sic: quod est majus, est
tantumdem et amplius: sed quod est tantumdem, est aequale, et quod est amplius,
est inae- quale: ergo quod est tantumdem est aequale et inaequale. — Cum autem
in his orationibus sit multiplicitas in hoc quod eadem oratio secundum 736
Alfonso Maierù da presso Aristotele, ammette tre modi di paralogizzare per il
senso composto e tre per il senso diviso '5. Tommaso d’Aquino conosce tre modi
che valgono sia per il senso composto che per il senso diviso, i quali però non
aggiungono niente di nuovo al materiam in omnibus his divisa et composita non
eadem significat, sed aliud, in omnibus his significat divisa et composita.
Exemplum autem ; juod est quando aliquid in eadem oratione componitur cum
aliquo, et ii ab isto componitur cum aliquo in eadem oratione posito, ut ég0 te
posui cane entem liberum: et est in hac oratione multiplicitas, ex eo quod oc
participium, erfemz, potest componi cum hoc nomine, servum, et si est oratio
composita et vera: vel dividi ab illo et componi cat e nomine, liberum, et sic
est divisa et falsa: et hoc juxta secundum oa compositionis. — Exemplum autem
ejus quod est tertius modus co » sitionis (scilicet quod divisum ab aliquo in
oratione posito ine cum aliquo non in eadem oratione posito, sed sub subjecto
intellecto) i hoc: quadraginta virorum, centum reliquit divus Achilles: et est
h multiplicitas ex eo quod haec dictio, certurz, potest componi cum res
termino, viror4m, et tunc est adjectivum ejus et est casus genitivi: et Sic Rae
est composita et vera sub hoc sensu, centum virorum ita orco cigno quadraginta.
Vel iste terminus, centum, potest addi ad hunc um, reftguit, et tunc componitur
cum hoc termino subintellect st: est virorum, et sic est divisa et falsa sub
hoc sensu, quod de prezà qua aginta virorum, centum reliquit divus Achilles,
quod est impossibile. sti ergo sunt modi compositionis et divisionis. Ma l’aut
a Di gere chiarisce ulteriormente il meccanismo del senso composto pei ee pag:
Si autem quaeritur penes quid accipiantur modi compo- onis et divisionis? Satis
patet per praedicta: quia divisum ab aliquo i oratlone posito: aut non componitur
cum aliquo in eadem a » sic est primus modus: aut componitur cum aliquo: et si
componitur, ta "gn cum aliquo in oratione posito, aut non posito, sed
subintel- lecto. primo modo est secundus modus, altero autem modo tettius t: in
pine quam in divisione ». > sn pat ei senso composto: « Primus fit eo quod
parti È og soin 1 intellectae, potest ordinari cum diversis verbis, bre sie
> si ile est ambulare, possibile est ut ambulet; possibile agi ipa cun ser
re “N ut stano ambulet. Minor mul- i ; , est vera; distingui niter de re vera,
de dicto (ex dicta) falsa. Secandas inte rn Terminologia logica della tarda
scolastica 537 testo dei suoi predecessori !*. Anche Duns Scoto assegna tre
modi, come si è visto, e sono comuni ai due sensi !”; ma Guglielmo adverbium possit
componi cum uno verbo, vel ab illo dividi, et componi cum alio, ut hic: Quod
scit aliquis nunc didicit; sed magister litteras nunc scit; ergo nunc didicit,
non valet [...]»; «Tertius fit, eo quod nota exclusionis possit componi cum
diversis verbis, ut hic: Quod unum solum potest ferre, non potest plura ferre»;
per il senso diviso: «[...] uno modo, eo quod dictio copulativa vel disiunctiva
potest copulare dictiones, vel orationes; secundum quem sic paralogizatur:
Quaecunque sunt duo et tria, sunt paria et imparia; quinque sunt duo et tria,
ergo etc. Secundo modo, eo quod participium possit coniugi cum diversis
nominibus, ut hic: Ego posui te servum entem liberum; entem potest coniungi
huic nomini servum, et sic est vera composita, quia priori nomini natum est
plus com- poni; vel ab eodem dividi, sic est falsa divisa. Tertio modo hoc idem
con- tingit, quando aliquod nomen cum alio nomine potest coniungi vere, vel ab
codem dividi false; ut hoc nomen centurz in exemplo Aristotelis, cenzum
quinquaginta virorum reliquit Achilles. Iteque secundum divisionem potest fieri
paralogismus, quoties a coniunctim dato, infertur divisim; et e converso
secundum compositionem sic: Iste est bonus, et est clericus; ergo est bonus
clericus, et e converso potest argui similiter secundum divisionem ». 1386 Op.
cit.: «Primus modus est quando aliquo dictum potest suppo- nere verbo vel
ratione totius vel ratione partis: si ratione totius supponat, erit oratio
composita, si ratione partis, erit oratio divisa » (nr. 658, p. 230): corrisponde
al primo modo del senso composto di Pietro Ispano, fa leva sull’esempio base: «
possibile est album esse nigrum », e richiama la distin- zione della modalità
de dicto dalla modalità de re; «Secundus modus pro- venit ex eo quod aliquando
praedicatum, in quo pluta adunantur per coniunetionem copulativam vel
disiunctivam, potest attribui subiecto co- niunctim vel divisim. Si coniunctim,
est oratio composita; si divisim, oratio est divisa» (nr. 659, p. 230): anche
qui, l'esempio è classico, ma è dato al negativo: «quinque non sunt duo et
tria»: la discussione verte sull’interpretazione del rapporto tra soggetto e il
predicato «duo et tria»; «Tertius modus est, quando una dictio potest coniungi
diversis dictionibus in locutione positis: erit autem tunc secundum hoc
composita oratio, quando coniungitur cum dictione cui magis apparet, vel apta
nata coniungi; divisa (diversa: Spiazzi) vero, quando ab ea disiungitur. Sicut
in hoc paralogismo patet: Quod potest unum solum ferre, plura potest ferre
[...]» (nr. 662, p. 231). 137 Op. cit. gli esempi sono: (a) «sedentem ambulare
est possi- d’Oc i i lea atti due modi
comuni al senso composto e al senso n Pe gl 5 stessi occorrono anche nei
trattati di Burleigh editi er !. Alberto di Sassonia, invece, torna ai tre modi,
ma 5 adem aut aliquibus eisde i b ‘m replicata vel repetita, eadem dicti i cum
una vel pluribus » (Elezentarium logicae, cit., pp. 119-120; di. Tresa 139 Per
il pri i imo modo con i termini i . i modali, cfr. D i i i di do 9 . De
puritate ar, ass per il secondo modo con et, cit, ivi, a 242: « fa pio, oa pini
tra pg inter duos terminos ia $ 5 est locutio, ex eo d i : I, IG È quod potest
inc bag cà propositiones. Et haec distinetio e rit deg a mitrigria Ma iena
secundum quod copulant inter terminos È ergono meine 8 secundum quod copulat
inter propositiones sic rotta» sig con vel, cfr. ivi, p. 243: «Et est sciendum
faod “gu Legea cp ‘vel? ponitur inter duos terminos, uiciea csbieg 3 hei potest
disiungere inter terminos vel inter proposi. ri Arg Propositiones, sic est
disiunctiva, si disiungat inter ‘minos, e disiuneto extremo. Et h: istincti
;ecun Lernia la le d j laec distinctio est s o eri Le Secundum quod disiungit
inter duos = O nis, si !s divisionis; secundum quod disiungit i, Li ionis; quod
disiungit intel » SIC est sensus compositionis »; e con si, cfr. la dieci hi e
Terminologia logica della tarda scolastica 539 anche questi sono comuni ai due
sensi !°. Più interessante l’esposizione di Buridano, il quale, dopo tre modi
comuni ai due sensi che ben rispecchiano quelli dei testi finora ricordati ‘4,
esamina altri tre modi, anch'essi comuni: la negatio può cadere sull’intera
proposizione categorica, è « negatio negans » e rende composta e falsa la
proposizione, o può cadere sul soggetto soltanto, è « negatio infinitans » e
rende divisa e vera la sofisma « Socrates dicit verum si solum Plato loquitur
», ivi, p. 250, e del sofisma « omnis homo, si est Sortes, differt a Platone »,
pp. 42 sg. 14 Il primo riguarda le modali (cfr. Logica, cit., V. 4, f. 40va: «
oratio respectu alicuius modi »); il secondo riguarda le proposizioni che «
ratione alicuius coniunctionis vel adverbii » possono essere intese come
proposi- zioni categoriche o ipotetiche (ivi, f. 40vb); il terzo sorge «ex co
quod in aliquibus propositionibus aliqua dictio ex diversis coniunctionibus ad
diver- sas dictiones eiusdem orationis causat diversos sensus, sicut de illa:
‘quicquid vivit semper est’ » (ivi, f. 41ra). 141 « Primus modus est per hoc
quod una determinatio potest coniungi cum utroque duorum determinabilium et
separari ab altero, vel unum detet- minabile cum utraque (ex utroque) duarum
determinationum, ut in illa oratione: ‘quaecumque scit litteras nunc didicit
illas’ [...], et in hac oratione ‘quicquid vivit semper est [...]. Similiter in
illa: ‘quadraginta virorum centum reliquit divus (ex dives) \Achilles®. In hoc
autem modo sensus compositus vocatur quando illa dictio coniungibilis
diversis coniungitur cum illo ad quod
habet situm magis convenientem et divisus (ex divisis) vocatur quando separatur
ab illo ad quod habet situm magis convenientem, ut quando coniungitur cum illo
ad quod habet situm minus convenientem. Secundus modus est per hoc quod diversi
termini possunt coniunctim esse unum subiectum vel unum praedicatum, vel
possunt divisim unum esse subiectum et alterum praedicatum, ut in hac oratione
‘sedentem ambu- lare est possibile’. Potest enim totum dictum subici et modus
praedicari et e converso, et est sensus compositionis; vel potest una pars
dicti subici et alia praedicari et quod modus se teneat ex parte copulae, et
est sensus divisus et propositio divisa [...]. Tertius modus ponitur prout
plures termini possunt simul coniunctim subici vel praedicari in una proposi-
tione categorica, et possunt etiam divisim subici vel praedicari, et aequi-
valent tunc uni propositioni hypotheticae, ut in hac propositione: ‘quinque
sunt duo et tria’ [...]» (op. cit., VII, 3). sia Alfonso Maierù proposizione (è
il quarto modo) !®; la negatio negans può cadere sull’intera proposizione
ipotetica, e rende la proposizione co: ‘ posta e falsa, o può cadere solo sulla
prima categorica e la pro “ sizione allora è divisa e vera (quinto modo) !*;
infine data lino. tetica « homo est asinus et equus est capra vel deus est Îae
può avere una disgiuntiva, e la proposizione tutta è composta e vera, oppure
una congiuntiva, ed è divisa a falsa (sesto modo) !4, Buridano, il quale non
esclude che possano darsi altri modi ritiene che questi siano i principali !5,
i 5. La logica inglese da Heytesbury a Billingham La trattazione del senso
composto e del senso diviso nel secolo XIII e fino ad Alberto di Sassonia è
caratterizzata da due elementi: a) innanzi tutto, come si è detto, un
accostamento diretto al testo aristotelico, scavalcando la mediazione delle
summulae o dei commenti agli Elenchi sofistici fioriti alla fine del secolo
XII: questo accostamento è rivelato dai ‘modi’ presi in esame della maggior
parte degli autori che sono riconducibili in genere ad esempi occorrenti in
Aristotele; b) in secondo luogo, da un’ana- lisi condotta con i mezzi forniti
dalla grammatica speccilerive; ed è singolare che se nel solo Duns Scoto, tra
gli autori esaminati, le dottrine vengono in luce sistematicamente, l’uso di
certa termi: nologia e certe interpretazioni vadano ricondotte alle dottrine
della lasagne speculativa nelle quali trovano la loto giustificazione, L. sie
sea come in Occam e Buridano, esse sono in via di Nel secondo quarto del secolo
XIV in Inghilterra alcuni logici 12 Ivi, 13 Ivi. 14 Ivi. 145 Ivi. Terminologia
logica della tarda scolastica 541 impostano diversamente il problema. Emergono
sugli altri Gu- glielmo Heytesbury prima e Riccardo Billingham poi. Entrambi
dedicano un trattato ai problemi del senso composto e del senso diviso. Ma
Heytesbury ne parla a lungo anche nel secondo capi- tolo delle Regulae solvendi
sophismata, cioè il De scire et dubitare, e s'è detto che le Regulae vanno
datate al 1335 ‘9, di modo che, a questa data, Heytesbury aveva elaborato la
sua dottrina, almeno per quanto riguarda un capitolo fondamentale !. È
probabile che 14 Cfr. Introduzione. Ma nei vari capitoli delle Regulae, cit., è
presente la dottrina del senso composto e del senso diviso: cfr. De
insolubilibus, f. Tra: « Sed ista obiectio et ratio nimis cavillatoria est, et
bene potest dici sophistica, quia vadit solummodo ad verba et non ad
intellectum, cum intelligantur omnia superius posita i sensu diviso; arguit
autem iste cavillator contra ista in sensu composito: nimis enim esset prolixum
in verbis tantum instare, ut nihil diceretur quod cavillatorie non posset
impugnari. Ideo non tantum ad verba nuda, sed ad sententiam referas argumentum
et videbis quam potenter concludit »; De relativis, f. 21rb: «‘Tam incipit
aliquis punctus moveri qui per tempus quod terminatur ad instans quod est
praesens quiescet, ergo iam incipit aliquis punctus moveri et ille per tempus
termi natum ad instans quod est praesens quiescet’: notum est quod non valet
consequentia, quia antecedens est verum in casu et consequens impossibile. Unde
universaliter hoc nomen relativum relatum ad terminum stantem confuse tantum
non habet sic exponi. Arguitur enim in huiusmodi exposi- tione a sensu
composito ad sensum divisum », e f. 21va, a proposito di casi col verbo apparet
(altri casi con apparet in De scire et dubitare, f. 14va); De incipit et
desinit, f. 26rb: «Ad aliud cum arguitur quod Socrates in aliquo instanti
desinet esse antequam ipse desinet esse, optime respondetur distinguendo illam
penes compositionem et divisionem. Sensus divisus est iste: ‘in
aliquo instanti antequam Socrates desinet esse, Socrates desinet esse’, et ille
sensus claudit opposita. Sersus compositus est iste: ‘Socrates desinet esse
in aliquo instanti antequam desinet esse’; in isto sensu tenendo totum illud
aggregatum a parte praedicati, satis potest concedi illa propo- sitio »; De
maximo et minimo, f. 31va-b: « Sed arguitur forte quod primum est falsum quia
non est possibile quod 4 punctus sic movendo ita cito tangat punctum ultra 4
sicut 5, ergo 4 non poterit ita cito tangere aliquem punctum ultra 6 sicut %.
Huic dicitur concedendo conclusionem, et ex ista non 542 Alfonso Maierù in
Inghilterra le Regulae siano state al centro di discussione al loro apparire; è
certo però che del De scire et dubitare è stato fatto un adattamento incentrato
sulla dottrina del senso composto e del senso diviso, adattamento che, sotto il
titolo (che è l’incipit) Termini qui faciunt 8, ha avuto una certa fortuna
nelle scuole !9. Viene da chiedersi quale dei due trattati di Heytesbury sia
anteriore all’altro, se le Regulae o il De sensu composito et diviso: la
fortuna arrisa al secondo capitolo delle Regu/ae, che non si spiega se fosse
stato disponibile l’altro trattato, farebbe pensare all’antecedenza della
composizione delle Regulae; l’altro trattato, in tal caso, sarebbe stato
composto per l’esigenza di sistemare tutta la materia nel corso della
discussione nell’ambito universi- tario. Ma questa è solo un’ipotesi e non
abbiamo elementi suffi- cienti a confortarla. È un fatto però che, oltre ai
termini modali, vengono in primo piano in questa discussione i termini che
riguar- sequitur quin ita cito sicut 4 poterit tangere , poterit ipsum etiam
tangere aliquem punctum ultra è, quia ista significat sensum divisum et alia
concessa denotat compositionem », e ivi, f. 3lvb: « antecedens nam significat
secundum divisionem, consequens autem secundum compositionem » (cors. mio). 148
Cfr. appendice 1 a questo capitolo. Ma è da tener presente che anche il primo
capitolo delle Regulae, cioè il De insolubilibus, ha avuto fortuna: cfr.
WersnereL, Repertorium Mertonense, cit., pp. 212-213; il primo testo citato dal
Weisheipl è l’expositio che ne fa Johannes Venator: cfr. il mio Lo « Speculum
»..., cit., p. 313 n. 67. 149 Il trattato fra l’altro è in due codici, Padova,
Bibl. Univ. 1123 e Worcester, Cath. F. 118, che contengono, nella prima parte,
una succes- sione di piccoli trattati che potrebbero aver costituito un corpus
di manuali per principianti negli studi di logica, corpus formatosi nella
seconda metà del sec. XIV in Inghilterra (il ms. padovano è inglese); il cod.
di Worcester porta l'intestazione « Sophistria secundum usum Oxonie », mentre
il rilievo per il codice padovano è dovuto al compilatore del catalogo
manoscritto (cfr. c. 341). Il confronto fra il contenuto dei due codici merita
un’analisi più approfondita. Il WersHEIPL, The Development..., cit., p. 159,
rileva che al De scire et dubitare, comunque, si affiancano discussioni
analoghe a Oxford: si ricordi fra l’altro, la discussione di John Dumbleton
(primo libro della Surzzza) sull’intensio e remzissio della credenza, ecc.
Terminologia logica della tarda scolastica 543 dano ‘atti dell'anima’, come si
vedrà in seguito; che termini modali e verbi designanti « actus animae » sono
ferzzini officiales secondo la dottrina della probatio propositionis !°; che il
De sensu composito et diviso di Billingham tratta prevalentemente dei zer- mini
officiales!!; che in un adattamento anonimo !° dell’altro trattato di
Billingham, lo Speculum, la dottrina della probatio dei termini officiales è
ricondotta a quella del senso composto e del senso diviso, come non è nello
Speculum di Billingham. : Tutto ciò fa pensare che i temi del De scire et
dubitare di Heytesbury, più che non quelli del De sensu composito et diviso,
abbiano avuto fortuna in Inghilterra per la dottrina che ci riguarda, a meno
che non si postuli l’esistenza, in ambiente universitario, anteriormente a
Heytesbuty e a Billingham e quindi ai manipolatori dei loto trattati, di un
testo o di un dibattito che abbia condizionato e convogliato lo svolgimento
successivo delle elaborazioni relative al senso composto e al senso diviso sui
termini che saranno poi detti officiales !*. In tal caso però il De sensu
composito et diviso di Heytesbury con la sua ricca articolazione resterebbe sempre
più un fatto isolato che non trova precedenti, se non quelli lontani (e non
sappiamo quanto noti in ambiente oxoniense) del seco- lo XII. Forse per
sciogliere questo nodo sono necessarie altre indagini sui manoscritti. Ciò che
caratterizza le analisi del senso composto e del senso diviso proposte in
ambiente oxoniense rispetto a quelle dei secoli precedenti e dei contemporanei
che operano in continente! è 150 Cfr. cap. VI, $ 6. 151 Vedi più avanti, p.
556. 152 Cfr. Cambridge, Corpus Christi College ms. 378, ff. 34v-45v; per esso
v. il mio Lo « Speculura »..., cit., pp. 302 e 323-324. 5 153 L’ipotesi è stata
già avanzata in Lo « Speculum »..., cit., pp. 389 390 n. 128, sulla base d’un
primo confronto tra i testi di Heytesbury e di Billingham. ; i : d 154 Quando
Occam scrisse il Tractatus logicae minor e l’Elementarium (nel quale ultimo dà
ampio spazio alla dottrina delle fallaciae) era in con- 544 Alfonso Maierà
l’abbandono sia del testo aristotelico — che non viene più seguito da vicino e
costituisce così solo il lontano punto di partenza della discussione — sia
dell’impostazione mutuata dalla gramma- tica speculativa, quale abbiamo trovato
in Duns Scoto: resta, di questa, un’esigenza che ormai la logica ha fatto
propria da tempo, e cioè l’attenzione alla ‘struttura’ della proposizione
esaminata; non sono però più rodi significandi o proferendi a fornire la intel-
lectio dei vari sensus della proposizione, ma la ‘posizione’ occu- pata dalle
varie dictiones. Il tema ha avuto uno sviluppo note- vole grazie alla
discussione sulle proposizioni modali, come abbia- mo visto nel capitolo
quinto, ma ora viene esteso a tutta la trattazione del senso composto e del
senso diviso, e, più general- mente, diventa punto cruciale delle analisi
logiche di questo periodo, giacché è su di esso che si incentra, come si è
detto, anche la discussione della probatio propositionis. Un altro elemento
caratterizzante è il controllo dei rapporti tra senso composto e senso diviso
effettuato mediante corseguentia che, accennato qua e là in precedenza!5, viene
esaltato nell’analisi proposta da Heytesbury. Ci siamo già occupati in altra
sede del trattato di Heytesbuty !%; tinente da tempo (v. Introduzione. Quanto
ai rapporti d’inferenza dell’un senso dall’altro, già ABELARDO, Glosse super
Periermenias, rilevava a proposito delle proposizioni con possibilis: «Et
videtur semper affirmatio ‘possibilis’ de sensu inferre affirmativam de rebus;
sed non convettitur. E contratio autem negationem ‘possibilis’ de rebus inferre
negationes de sensu», e p. 32: « Cum autem affirmative de ‘possibili’ de sensu
inferant affirmativas de rebus (sed non convertitur) et negative de rebus
negativas de sensu (sed non convertitur) [...]». Cfr. Occam, Elementarium
logicae, cit., p. 123: «Est autem sciendum quod, licet talium orationum sint
semper distincti sensus, tamen saepe unus sensus infert alium ita quod saepe
impossibile est quod unus sensus sit verus sine alio [...]». Gli altri testi pongono
paralogismi (figure sillogistiche), non conseguentiae. 156 Cfr. Il « Tractatus
de sensu composito et diviso » di Guglielmo Heyte- sbury, « Rivista critica di
storia della filosofia] a questa esposizione rimandiamo per problemi
particolari e ci limitiamo qui a richiamare gli elementi fondamentali che
carat- tetizzano l’opera !7. Il maestro individua otto modi del senso composto
e del senso diviso. Essi sono classificati in base ad elementi sincate-
gorematici o che hanno importo sincategorematico. Il primo ha luogo con i
termini ampliativi o modali 8: si ha senso diviso quando il ‘modo’ viene a
trovarsi tra le parti del dictum e, se verbo, è in forma personale; si ha senso
composto quando il modo precede il dictum e sta 4 parte subiecti: il modo in
tal caso, se verbo, è impersonale !9. Il secondo modo ha luogo con i verbi dotati
di « vis confun- 157 Sarebbe da discutere lo stato del testo, anche in ordine
ai commenti che esso ha avuto in Italia, ma è questione che ci porterebbe
troppo lontano. Ci limitiamo qui a utilizzare l’edizione veneziana del 1494,
che raccoglie le opere di Heytesbury. Nel prossimo paragrafo, parlando dei
maestri italiani, diremo qualcosa circa il testo ch’essi avevano presente,
almeno per quanto riguarda la distinzione dei vari modi. 158 De sensu composito
et diviso, cit., f. 2ta-b: « Et primus modus sicut in principio fuit
exemplificatum est mediante hoc verbo ampliativo ‘pos- sum’ vel quocumque
consimili ampliativo, sicut ‘convenit’, ‘verum’, ‘possibile’, ‘impossibile’,
‘contingens’ et sic de aliis, quibuscumque similibus accidit compositio et
divisio ». 159 Ivi, f. 2rb: «Et sciendum est quid sit sensus compositus et
divisus respectu primi modi, sicut et respectu aliorum modorum, et generaliter
respectu quorumcumque modorum positorum, et primo cum hoc verbo ‘potest’ sive
fuerit suus modus, qualis est ille terminus ‘possibile’, ‘necesse’,
‘necessario’ vel ‘de necessitate’ et sic de talibus. De quibus sciendum est
quod quando aliquis ipsorum invenitur in aliqua prmpositione absque alio
relativo implicativo sequenti [v. il 3° modo], tunc est sensus divisus et tunc
tenetur illud verbum ampliativum in tali proposittone personaliter [...]. Sed
quando illud verbum ‘potest’ vel suus modus totaliter praecedit in aliqua
propositione, tunc est sensus compositus et tunc sensus compositus significat
identitatem instantaneam possibilem respectu istius compositionis sequentis
illum terminum ‘possibile’ et tunc tenetur ibi talis terminus dendi » 1: si ha
senso composto quando il verbo precede gli altri termini, e senso diviso quando
tale verbo non è il primo nella proposizione 181, ì Il terzo modo si verifica
con il pronome relativo !£. Il caso più semplice è quello del pronome gui: esso
può avere expositio in et ille; se ha expositio, la proposizione categorica
equivale a una ipotetica, cioè alla congiunzione di due proposizioni catego-
riche; se non ha expositio, la proposizione resta categorica. Si ha senso
composto nel secondo caso, senso diviso nel primo !£, ampliativus
impersonaliter [...] »; v. cap. V, $ 7. 10 Ivi, £ 2rb: «Secundus modus est
mediante termino habente vim confundendi, sicut sunt huiusmodi verba:
‘requiro’, ‘indigeo’, ‘praesuppono’ incipio’, ‘desidero’, ‘cupio’, ‘volo’,
‘teneo’, ‘debeo?’, ‘necessarium’, ‘semper’, ‘in aeternum’, ‘aeternaliter’,
‘immediate’, et sic de aliis ». ” del Nel primo caso non è lecito il descersus
dal termine confusus ai suoi inferiora, mentre nel secondo il termine non
confusus ha supposizione dreraioit Ma Heytesbury non si sofferma su tutto ciò.
; "Ivi: « Tertius modus est mediante termino relativo ‘qui’, ‘quae’ quod’,
qualiscumque?, ‘quicquid’, et hoc maxime respectu termini com- munis stantis
confuse tantum, sicut sic arguendo: immediate post hoc erit instans quod
immediate post hoc erit, ergo immediate post hoc erit instans et illud
immediate post hoc etit ». ; 163 Ivi, £. 2va-b: «Nota hic duas regulas pro
relativis. Prima est quod illud relativum ‘qui’, ‘quae’, ‘quod’ vel ‘quid’,
quandoque exponitur per unam coniunctionem ‘et’ et per illud relativum ‘ille’,
‘illa’, ‘illud’, et ali- quando non exponitur, quando ipsum praecedit negatio
vel terminus includens negationem, [2] et quando refert terminum stantem
confuse tan- tum, [3] et quando praecedit verbum principale, sicut patet in
proposi tionibus antedictis in tertio modo. — Secunda regula est, quod quando
relativum ponitur in eadem categorica, supponit sicut suum antecedens ut ‘omnis
homo est animal quod est rationale’, sed relativum positum in alia categorica
variat suppositionem, ut ‘omnis homo est animal et illud est rationale’: quia
terminus relativus numquam debet sic exponi dum refertur ad terminum communem
stantem confuse tantum (cfr. [2]), sive post negationem (cfr. [1]), sive post
terminum distributum immediate positum, quod fit quando propositio est in sensu
composito. [...]: tunc est sensus divisus quando illud relativum subsequitur
verbum principale. Li] Terminologia logica delli tarda scolastica 547 Il quarto
modo si ha con i termini infinitus e totus che, quando precedono tutta la
proposizione, hanno valore sincategorematico, altrimenti hanno valore di
categoremi: nel primo caso la proposi- zione è in senso diviso, nel secondo in
senso composto !*. Il quinto modo si ha con la congiunzione ef !9 posta fra
ter- mini che stanno 4 parte subiecti o 4 parte praedicati 16. essa fa senso
composto quando dalla proposizione originaria non è possi- bile inferire una
congiunzione di proposizioni, senso diviso nel caso contrario o quando sia
possibile inferire una proposizione contenente uno dei due termini senza
l’altro col quale in origine stava in congiunzione !. Il sesto modo si verifica
quando occorre la congiunzione tune est sensus compositus quando illud
relativum praecedit verbum princi- pale (cfr. [3]), et hoc sive illud
relativum sumatur in recto sive in obliquo ». 16 Ivi, f. 2rb: « Quartus
modus est mediante termino quandoque categorematice sumpto quandoque
syncategorematice, cuiusmodi est terminus ‘infinitus, -ta, -tum’, TOTVS, -ta,
-tum’; et ad hunc modum possunt reduci isti termini prius positi adverbialiter,
scilicet ‘semper, ‘in aeternum?’, ‘aetet- naliter? et sic de aliis » (l’autore
li ha posti anche nel secondo modo, n. 160); f. 2vb: «Unde generaliter quando
iste terminus ‘infinitum’ vel aliquis huiusmodi terminus syncategorematice
praecedit totaliter propositionem ita
quod istum non antecedit aliquis terminus qui est determinatio respectu istius
termini stantis syncategorematice, tunc est sensus divisus [...]»: se ne
inferisce che nel caso contrario si ha senso composto (ma cfr. f. 3ra: «[...]
sed quando aliquis terminus determinabilis respectu istius praecedit ipsum
quando ponitur a parte subiecti, tune tenetur categorematice, sicut quando
ponitur a parte praedicati [...]»). 165 Ivi, f. 2rb: « Quintus modus mediante
illa copula coniunctionis ‘et’, sicut sic arguendo: isti homines sunt Romae et
Ausoniae, igitur isti homines sunt Romae ». 166 Si ricava dagli esempi che
occorrono ivi, ff. 3ra-b. 167 Ivi, f. 3ra: « Respectu notae huius coniunctionis
‘et’, si fiat compo- sitio vel divisio, faciliter potest cavillari, quia
differentia faciliter apparet inter sensum compositum et divisum»; è infatti
uno dei modi più tradi zionali. L'ultimo caso ha riscontro nel testo della n.
165. sa Alfonso Maierà vel'®: si ha senso diviso quando è possibile
interpretare la pro- posizione originaria come una disgiunzione di proposizioni
cate- goriche, e senso composto quando ciò non è possibile !9, Il settimo modo
ha luogo con le determinazioni ita o sicut in quanto esse hanno il potere di
limitare ‘a un certo tempo’ (passato, presente, o futuro) la supposizione dei
termini se- guenti !”; se una proposizione è preceduta da una tale determina-
zione e non è « de simplici subiecto et de simplici praedicato » 17, si da
senso composto; se invece la determinazione manca, si ha 1 Nel primo elenco dei
modi, questo appare come settimo (ivi, f. 2rb): « Septimus modus mediante ista
disiunctione ‘vel’, ut patet in hoc sophi- sma(te): ‘omnis propositio vel eius
contradictoria est vera’ ». Ma nell’espo- sizione dei modi esso è discusso come
sesto (£. 3rb). 19 L’autore non fornisce molti elementi. Precisa tuttavia,
nell’ambito della validità delle regole della disgiunzione note dalla logica
degli enun- ciati (ivi, £. 3rb): si vero fuerit post distributionem vel
negationem vel aliquem terminorum habentem vim negationis distribuendi vel
confun- dendi, tunc [non] fallit argumentum tamquam ab inferiori ad suum supe-
rius cum negatione vel distributione, quia universaliter disiunctus est supe-
rior quam aliqua eius pars; ideo non sequitur: tu differs ab asino, ergo tu
differs ab homine vel ab asino » (differo è termine confundens). 170 È sesto
nella prima elencazione dei modi; ivi, f. 2rb: Sextus modus est mediante illa
determinatione ‘ita’ vel ‘sicut’, ut “ita erit’, ‘ita fuit, ‘ita est’, ‘sicut
est’, ‘sicut fuit’, ‘sicut erit’, ut sic arguendo: ita est quod Socrates erit
tantus sicut Plato, ergo Socrates erit tantus sicut Plato, vel e contra ». I
Ivi, f. 3rb: «Quando arguitur componendo vel dividendo mediante hac
determinatione ‘ita est’, ‘ita fuit’, ‘ita erit’, ‘ita potest esse’, vel
respectu termini distributi, vel respectu duplicis compositionis, vel
negationis, vel alicuius habentis talem vim cuiusmodi est iste terminus
‘necesse’, frequenter fallit ille modus, ut sic arguendo: ita erit quod tu es
omnis homo existens in ista domo, igitur tu eris omnis homo existens in ista
domo [...]. Respectu tamen compositionis simplicis, de simplici subiecto et de
simplici praedicato, bene valet consequentia: ita erit quod tu eris episcopus,
ergo tu eris episcopus [...], et causa est, qui ad idem instans refertur
determinati et illa propositio, sed non est sic de aliis ». Sembra quindi che,
per Heytesbury, quando la proposizione che segue la determinazione ha lo stesso
tempo della determinazione, è valida l’inferenza, se invece il tempo della
proposizione è senso diviso, giacché in tal caso soggetto e predicato, la il
tempo del verbo non è al presente, si comportano come in qualsiasi propo-
sizione di verbo ampliativo. eda) L’ottavo modo è proprio dei verbi che
designano atti dell dia letto o della volontà !?; alcuni di essi sono elencati
nel secon " modo tra i termini aventi «vis confundendi» . Essi hanno quia
i capacità di ‘confondere’ i termini seguenti, ma oltre fa ciò ue il potere di
far sì che il dictum seguente « appellat se pi Si ha senso diviso quando il
verbo sta tra = parti del Ing Um; se invece totalmente lo precede '® o lo segue
!, allora si ha senso composto. Mo Le A questi otto modi Heytesbury fa seguire
in una p 14 cazione un nono modo, che poi tralascia nella span pren zione,
perché ritiene sia da considerare sotto la E e ca niîs », ma che avrà fortuna
presso i commentatori del seco ; Ecco il testo: Nonus modus, mediante termino
nie poso a ser legni | 5 > a i i de futuro ad eundem termim r respectu verbi
de praeterito vel d i eun È È - a parte praedicati; respectu eiusdem verbi qui
modi possunt redu i i i eno diverso da quello della determinazione, l’inferenza
non è valida (così alm i o i 1 n * DIRCI n Se ruta « Octavus modus mediantibus
terminis pe reni volusitatisi sive intellectus significantibus, sicut sempe en oc
verl ; ‘haesito”, ‘credo’, ‘volo’, ‘desidero’, ‘appeto’ et sic de aliis ». s
173 Cfr. n. 160. 17 Cfr. cap. I. | 3 RE 5 De sensu composito et diviso, cit.,
f. 3va: « [...] et tunc est So È pins ue divisus in istis propositionibus, nre
ed pr gen i i jat inter huiusmodi casi intellectus seu voluntatis media i | È :
infinitivi modi [...]. Sed quando huiusmodi verbum praecedit totaliter, tunc t
sensus compositus [....] ». . . : ha 176 Questa precisazione è solo nel De
scire et dubitare, cit., f. 13rb (è pic attenuata nel trattato De sensu
composito et diviso?), ma è Ra a incertezza dall'autore: cfr. il mio Lo «
Speculum »..., cit., pp. 389- 9 ni Alfonso Maierù ad compositionem vel
divisionem, sed magis est fallacia figurae dictio- nis, ut ‘album erit nigrum,
ergo nigrum erit album’: non sequitur 1”, Per tutti i modi, Heytesbuty precisa
che l’inferenza dal senso composto al senso diviso, o viceversa, non vale a
meno che ciò non sia possibile « gratia terminorum » 19: così, per l’ottavo
modo, quando occorre il pronome hoc in una proposizione il cui verbo sia scio,
senso composto e senso diviso sono equivalenti 1? De sensu composito et diviso,
cit., f. 2rb: il testo ha 4 parte praeteriti invece di 4 parte praedicati. 178
Per il primo modo, cfr. ivi, f. 2va :« Arguendo a sensu diviso ad sensum
compositum, ubi sensus divisus verificetur per huiusmodi succes- sionem
respectu diversarum partium temporis cuius compositio est possibi lis pro
instanti, consequentia non valet. Sed respectu terminorum in quibus huiusmodi
compositio est possibilis per instans nec aliunde per aliquam rela- tionem
implicativam aliud denotatur per sensum divisum quam per sensum compositum, vel
e contra, valebit consequentia »; per il secondo modo, ivi: « Arguendo a sensu
composito ad sensum divisum mediante aliquo termino habente vim confundendi
terminum sicut prius est dictum, generaliter conse- quentia non valet »; per il
terzo modo, ivi: «Item respectu terminorum relativorum non valet consequentia a
sensu composito ad sensum divisum communiter, nisi fuerit gratia materiae » (ma
un discorso più complesso si vedrà nei commenti); per il quarto, ivi, £. 2vb:
«[...] respectu terminorum qui sumuntur aliquando categorematice, aliquando
syncategorematice, infe- rendo sensum compositum ex sensu diviso fallit
consequentia »; per il quinto, ivi, f. 3ra: «Sed satis possunt faciliter aliqui
respondere dicendo quod non valet consequentia arguendo a sensu diviso ad
sensum compo- situm seu e converso mediante illa nota coniunctionis ‘et’ post
terminum distributum. Similiter cum ista coniunctio ‘et’ copulat duos terminos
a parte subiecti positos quorum unus est distributus alius non, difficilis est
responsio (ma la differentia fra i due sensus faciliter apparet: cfr. n. 167);
per il sesto, cfr. n. 169; per il settimo, cfr. n. 171; per l’ottavo, ivi, f.
3va: «In omnibus (sc. exemplis) nam est sensus divisus impertinens sensui
compo- sito et e converso et proptetea est consequentia mala [...] » e «[...]
potest igitur dici quod non valet consequentia huiusmodi arguendo a sensu
diviso ad sensum compositum nisi gratia terminorum ». 551 Terminologia logica
della tarda scolastica i ALE i drianii giacché è irrilevante che il termine
immediato (hoc) preceda o segu ; 179 verbo !?. Ho E: E° î Il trattato di
Heytesbury non è privo di ge sog testo che abbiamo esaminato !°, e non sempre
gli eleme La valgono a chiarire la portata delle affermazioni del ce (slide i i
in ciò sia ir i i trina. Ma aiutano in ciò s : fissarne con chiarezza la dot i
. e a quanto sappiamo delle dottrine precedenti (per bm o a le proposizioni cum
dicto, specie le moda li, e i ta ig pe tutto, mentre per quanto riguarda i
relativi ca der ci sun i che però no! Y- h, Occam, Sutton ‘*, 1 e s'è detto, a
Burleigh, pe a Lnccvis in termini di senso composto e La diviso), s mi ro Wo
Siae zan] i sedi de scire — ha Su tutti i modi, l'ottavo — ge in Heytesbury la
trattazione più estesa nel De sensu sonpasie Ù i i sta - ivi. Itre a quella
delle Regulae). Questi verbi, cui è i ap i ione 12, nel secolo XIV rice- pre
riservata una particolare attenzione "*, cer vono, come si è detto,
un’accurata analisi. Nella Logica » i ini i i insieme i verbi scio, dubito,
volo e i termini modali sono trattat izi ivisione: si ha senso composto i i e e
alla divisione: si np ordine alla composizione e ( cl cina uno di questi
termini precede il resto ar Line pa i i i tra gli elemen i ivi ndo il termine
sta le del ice i 5 in fine della proposizione (cioè dictura; quando invece sta
in tin mana icati izione s assi a parte praedicati), la proposi? id Art probata
in senso composto o in senso A i iu Cit., pp. 254-255. 19 ivi, f. 3va, e Il
«Tractatus »..., cit., PP. 4? sala 180 iaia a e e alla successiva eliminazione
del nono ;i basta scorrere i rilievi fatti nelle note precedenti. 181 . VI, n.
132. : nu: . dr 182 ‘n dall'Ars Meliduna, cit., p. 348, dove i verbi | piso | A
sono detti verbi « quorum significatio proprie ce si - sg i Strope, Logica,
cit., f. 19ra: « Et ideo quando in dun ga orum: ‘scio’, “dubito”, ‘volo’ et
terminus rogge peo grin : ; ° i i ici Opos: i iti dictum, dicitur talis pr s A
iragiorg pg sorde » ‘possibile est album esse nigrum’. F posito, ut ‘scio
Socratem currete’, pos » 952 Alfonso Maierù più che al posto occupato dai verbi
indicanti atti dell'anima e dai modi, bada, come si è visto !#, alla
supposizione che essi conferi» scono ai termini sui quali operano: nel senso
composto causano supposizione semplice, nel senso diviso supposizione
personale. La stessa tesi di Strode è sostenuta dall’anonimo adattamento dello
Speculum contenuto nel ms. 378 del Corpus Christi di Cambridge: si ha senso
composto quando uno dei detti termini (e sono zerzzini officiales) precede il
resto della proposizione, senso diviso quando sta per i termini del dictum;
quando sta in fine, allora indifferenter si può avere senso composto o senso
diviso 185, quando mediat accusativum et infinitum verbi in propositione, ut
‘album possibile est, vel potest esse nigrum’, dicitur sensus divisus. Sed
quando finaliter sequitur, dubitandum est arguentem, an velit tenere talem
propo- sitionem arguens in sensu composito vel in sensu diviso, sicut in ista
‘omnem hominem esse animal est necessarium’. Si sumatur in sensu compo- sito,
conceditur quod sic tunc debet probati: talis propositio est necessaria,
scilicet ‘omnis homo est animal’, praecise significans quod omnis homo est
animal, ergo omnem hominem esse animal est necessatium. Et si capiatur in sensu
diviso, debet probari ut universalis, scilicet per singularia vel pet
exponentes, quarum quaelibet est falsa »; cfr. anche ff. 19rb e 26vb. 14 Cfr.
capp. V, $ 7, e VI, $ 6. 185 Op. cit., f. 42r-43r: «Termini officiabiles sunt
omnes termini fa- cientes sensum compositum et solum talis propositio in sensu
composito est officiabilis. Et termini facientes sensum compositum sunt omnia
signa mo- dalia, ut ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’ et ‘necessarium’,
et omnia verba significantia actum mentis, ut ‘scire’, ‘nolle’, ‘credere’,
‘imaginari’, ‘percipere’, ‘dubitare’, ‘haesitare’, ‘demonstrate’ et similia.
Unde quando aliquis istorum terminorum totaliter praecedit dictum propositionis
facit sensum compositum (tantum 4dd. inferl.), ut ‘scio deum esse’, ‘possibile
est hominem esse animal’. Sed quando aliquis istorum terminorum intermediat
dictum propositionis, scilicet (ponitur) inter accusativum casum et infini-
tivum modum, tunc facit sensum divisum tantum, ut ‘hominem possibile est
cuttere’. Sed quando aliquis istorum terminorum finaliter subsequitur dictum propositionis, tunc ista
propositio potest indifferenter sumi in sensu composito vel in sensu diviso, ut
‘hominem cutrere est possibile’. Omnis propositio in sensu composito est
officiabilis, ut ista ‘necesse est deum esse’ sic officiatur: talis propositio
est necessaria ‘deus est” propter eius Terminologia logica della tarda
scolastica 553 Il trattato Termini qui faciunt, a proposito degli stessi
termini (modali e verbi designanti atti dell'anima), scrive « [...] quando
aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat tota- liter dictum
propositionis vel finaliter subsequitur, tunc ii illa propositio in sensu
composito », e aggiunge: « sed quando - quis dictorum terminorum mediat dictum
propositionis, id est ponitur in medio inter accusativum casum et modum
infinitum, tunc illa propositio est totaliter accepta in sensu diviso »!; ica -
SAR la stessa tesi ritroviamo nell’anonimo trattato Termini cu. quibus ®8. Il
trattato De sensu composito et diviso di Riccardo Billin- gham è da ricondurre
a queste ultime discussioni. be L’autore si interessa a quello che considera il
primo modo primarium significatum ‘deum esse’, igitur necesse est deum esse. Li
Lay propositio in sensu diviso est resolubilis, si primus e sit reso! - ni vel
exponibilis, si primus terminus sit exponibilis. tì um prim: ; - ‘hominem
possibile est currere’ sic resolvitur: hoc possibile est nn fa hoc est homo,
igitur etc. Exemplum secundi: ‘omnem esi pe est currere’ sic exponitur: hominem
possibile est currere et nih | est homo quem vel quam non est possibile
currere, igitur etc. Unde propositio è rg diviso debet probari per primum
terminum mediatum in illa i proposi ros : Il primo termine sul quale la
probatio si opera può essere impedito Si A DI s° «Sed nota quod primus
terminus. probabilis impeditur sex mo; 1 ni modo, per propositionem
hypotheticam, ut ‘si homo currit, “1 currit?. Secundo modo, per propositionem
modalem in sensu composito, ut pe cutrere est impossibile’. Tertio
modo, per exceptivam et per exe cp ut ‘omnis homo praeter Socratem currit?. Quarto modo, in
propositione p cr ralis numeri, ut ‘duo homines habent duo capita’. Quinto
modo, pa 5 relativum ponitur a parte praedicati et refertur ad terminum stantem
discre e vel determinate, ut ‘homo currit qui est albus?. Sexto modo; per ig
tionem negativam, quae debet probari per eius oppositum, ut n us e currit’ A_
parte l’ultimo modo, ben noto agli altri sostenitori E" pro pei i primi
cinque non sono ricordati come impedienti la probatio del primo mine: ma essi
richiamano regole del senso composto note in past (1° e 2°, 4°) o al tempo
dell’autore (5°); per il terzo modo, cfr. il cap. IV. 186 Cfr. appendice 1. 187
Cfr. appendice 2. 554 Alfonso Maierà e che ha luogo con i termini officiales:
modali e verbi signifi- canti actum mentis! Degli altri modi, egli ricorda
quello che può essere luogo con e?! o con vel!9, Ma, per quanto riguarda il
primo modo, egli afferma categoricamente ! che si ha senso composto quando il
termine comune è preceduto da un termine officiabile e senso diviso quando il
termine comune segue il termine officiabile ‘2, giacché la probatio
propositionis può essere fatta solo in base al primo termine della proposizione
!?, Per il resto, il trattato non contiene novità né a proposito della dottrina
che qui ci interessa, né per quanto attiene alla probatio della pro- posizione
quale la conosciamo. i È necessario rilevare, concludendo queste note, che la
dot- trina della probatio si è così impadronita di quella del senso com- posto
e del senso diviso, che in Heytesbury si presentava come una sistemazione dei
vari capitoli della logica di quel tempo-in funzione di un preciso punto di
vista. Questo predominio della probatio sul senso composto è sul senso diviso
dopo Heytesbury permetterà, come vedremo, ai maestri italiani di spiegare il
testo . de [Voco autem officiale omnem terminum verbalem significantem actum
mentis, ut ‘imaginor’, ‘intelligo’, ‘scio’, ‘credo’, ‘dubito’ ‘significat’,
‘supponit’ et huiusmodi, quae communiter verba non sunt vera actus singulis
simplicis sicut sunt huiusmodi verba ‘percutio’, ‘vendo’, ‘do’ et huiusmodi »;
ma si veda, per i modali, ivi e Speculur, cit., pp. 345-346. o Ms. Paris, B.N.,
lat. 14715, f. 82ra: « Penes secundum modum com- positionis et divisionis fiunt
per o" (notam?) copulationis ut ‘quinque sunt duo et tria’, quae falsa est
». DE Cfr. ivi, f. 82ra: «Similiter in sensu diviso cum disiunctione, ut
contingit hoc esse, igitur contingit hoc esse vel non esse; tu scis 4 vel b
igitur tu scis 4; haec significat 4 esse, igitur significat & esse vel £
non esse »: Evidentemente Billingham, che non si rifà al trattato di
Heytesbury, adotta uno schema tradizionale in due o tre modi, al quale si
riferisce, 191 BILLINGHAM polemizza contro chi sostiene che si abbia senso
composto anche quando l’officiabile segue gli altri elementi della
proposizione: cfr op. cit., pp. 389 sgg. ° 192 Ivi, pp. 387-389. 19 Cfr.
Speculum..., cit., p. 373. —1 Terminologia logica della tarda scolastica 553 di
Heytesbury con le nuove regole, in modo da eliminare ogni incertezza
dall’opuscolo del maestro. 6. I trattati italiani dei secc. XV-XVI In Italia la
dottrina che studiamo ha avuto due forme, legate a due diverse tradizioni. La
prima (per la quale basti ricordare Paolo Veneto), è quella più diffusa nella
logica inglese, incen- trata sui termini officiales; l’altra — della quale
esamineremo, nell'ordine, i testi di Paolo da Pergola, Battista da Fabriano,
Alessandro Sermoneta, Bernardino di Pietro Landucci e Bene- detto Vettori —
segue invece da vicino il resto di Heytesbury, che in Italia ha avuto enorme
fortuna. Paolo Veneto tratta ex professo del senso composto e del senso diviso
nel trattato 21 della prima parte della Logica magna. Riconosciuto che la
dottrina « ortum trahit a terminis officia- bilibus » !*, egli respinge la tesi
di coloro che assumono la proposi- zione in senso composto quando il modus!
precede il dictum o lo segue e in senso diviso quando esso sta tra le parti del
dictum '6, ma respinge anche la tesi di chi (come Pietro di Man- tova) ritiene
che si ha senso composto solo quando il modus pre- cede il dictum, mentre quando
esso sta tra le parti del dicturz 0 lo segue si ha senso diviso !”. Per parte
sua si schiera con coloro che 14 Logica magna, cit., I, 21, f. 76rb. 195 Si
ricordi (cfr. cap. VI, n. 279 e il cap. V, sulle proposizioni modali), che
Paolo Veneto ammette varie specie di ‘modi’; cfr. ivi, f. 76rb-va: « Pro quo
est notandum quod omnes illi modi superius explicati, puta nominalis, verbalis,
participialis et adverbialis, sensum compositionis et divisionis expri- mere
possunt, sed qualiter est difficultas ». 196 Ivi, f. 76va: « Dicunt quidam quod
universaliter quandocumque modus simpliciter praecedit orationem infinitivam
vel finaliter subsequitur eandem, sensus compositus firmiter nominatur, ut
‘possibile est Socrates currere’, “Socratem currere est possibile’; sed quando
mediat dictum, sensus divisus vocatur, ut ‘Socratem possibile est currere’ ».
197 Ivi: « Alli dicunt quod quando modus simpliciter praecedit est sensus 256
Alfonso Maierù ritengono che il modus posto in fondo fa sì che la proporzione
sia assunta indifferenter in senso composto e in senso diviso: Dico ergo aliter
tenendo medium istorum, quod quandocumque modus simpliciter praecedit dictum
categoricum vel hypotheticum facit sensum compositum, et quando mediat verbum
dicti et primum extremum tenetur in sensu diviso; sed quando finaliter
subsequitur idem potest indifferenter sumi in sensu composito et (in) sensu
diviso 18, Li Quando è in senso composto, la proposizione è officiabile in
ragione del termine officiabile che precede o segue il dictum (la proposi-
zione, con l’officiabile che segue il dicturz, aequipollet ‘9 a quella con
l’officiabile che precede); ma quando è in senso diviso essa è resolubile. Ma
bisogna fare attenzione: quando la proposizione in senso diviso ha il zzodus «a
patte praedicati », se un termine comune precede il verbo di modo infinito, la
probatio comincia dal termine comune; ma se il verbo è preceduto solo da un
termine immediato, la probatio comincia dall’officiabile anche quando questo
sia preceduto da un termine comune posto comunque dopo compositus ut prius, sed
quando mediat vel finaliter subsequitur est sensus divisus, ut “4 scio esse
verum’ et ‘4 esse verum est scitum a me. Cfr. PieTRO DI MANTOVA, Logica, cit.,
f. [105va]: «Item, praemittamus quod verba pertinentia ad actum mentis faciunt
sensum compositum et sensum divisum. Faciunt autem sensum compositum cum
totaliter praecedunt dictum propositionis, ut ‘scio hominem currere’; sensum
autem divisum faciunt cum inter partes dicti mediant aut totaliter sequuntur:
ideo haec est in sensu diviso ‘hominem scio currere’, aut ‘hominem cutrere
scio’ » (è il trattato De scire et et dubitare, e la giustificazione è che
questi verbi operano la e a sui termini seguenti, non su quelli precedenti; si
veda cap. VII, 198 ; i " Ried ale Logica magna, cit., I, 21, f. 76va; in
luogo di surzi, In sensu composito est falsa (sc. propositio ‘creantem esse
deum est necessarium’) quia tunc aequipollet huic ‘necessarium est creantem
esse deum’ et officiabilis, sicut illa valet: propositio est necessaria ‘crean:
est deus’ sic primarie significando, quod falsum est ». i Terminologia logica
della tarda scolastica 557 il verbo di modo infinito ?°, Degli officiabili, i
termini modali nella forma verbale fanno senso composto se sono presi imper-
sonalmente, senso diviso se presi personalmente ?", mentre la loro forma
avverbiale, che è esponibile, si comporta in tutto come la forma nominale ?®.
La proposizione interpretabile in senso composto e in senso Est ergo pro toto
notandum quod quando talis modus finaliter subsequitur et tenetur in sensu
diviso, si verbum infinitivi modi terminus mediatus praecedit, ab ipso
incipiatur probatio propositionis. Si autem fuerit terminus immediatus, a modo
incipiatur probatio propositionis per offi- ciantes, non obstante quod ipsum
praecesserit terminus mediatus existens post verbum, verbi gratia dicendo: ‘hoc
esse creans est necessarium’, illa propositio officiabilis est sicut illa cui
aequipollet: ‘hoc necessarium esse est creans’. Sed dicendo: ‘hoc creans esse
est necessarium’, propositio illa est resolubilis respectu istius termini
‘creans’, sicut illa ‘hoc creans necesse est esse’. Ita ergo quod si dicerem
‘deum esse creantem est necessarium’, primus terminus probabilis est li ‘deum’
et secundus est li ‘necessarium’. Sed si dicerem: ‘deum cteantem esse est
necessarium’, primus terminus est li ‘deum’ et secundus li ‘creantem’, dato
adhuc quod sit appositum verbi infinitivi ». È da notare che, allo stesso
proposito (senso diviso con modo in fine), l’autore ha sostenuto che la proposizione
« creantem esse deum est necessarium » è resolubile grazie al termine
creanferz, così: « hoc esse deum est necessarium et hoc est creans, ergo
creantem esse deum est necessarium », e che la proposizione « hoc esse deum est
necessarium » va officiata (« Et in sensu diviso similiter, quia debet
officiari immediata facta resolutione primi termini [...]», ivi). 201 Ivi, f.
76vb: «Verumtamen est notandum quod huiusmodi verba ‘potest’ et ‘contingit’ non
habent huiusmodi distinctionem. Quandocumque nam personaliter sumuntur faciunt
sensum divisum, ut ‘antichristus potest esse’, aut ‘Socrates contingit
currere’; sed quando impersonaliter sumuntur, tune faciunt sensum compositum,
ut ‘potest esse quod antichristus sit, vel currat”, ‘contingit hominem currere’
aut ‘contingit quod Socrates legit, vel disputat’ etc. Quaecumque igitur dicta
sunt de terminis officiabilibus possunt etiam in terminis modalibus
exponibilibus confirmari, ita quod quando modus praeponitur facit sensum
compositum, ut ‘necessario omnis homo est animal’, quando mediat inter
subiectum et praedicatum facit sensum divisum, ut ‘omnis homo necessario est
animal’; sed quando finaliter subsequitur potest 558 Alfonso Maierù diviso può
essere vera o falsa in entrambi i sensi: ma è necessario distinguere questi
sensi, a meno che la proposizione non sia vera in entrambi 2°. Regola generale
è la seguente: « A sensu composito ad sensum divisum et e converso non valet
argumentum » 24, anche se in casi particolari l’inferenza può essere valida 25,
I maestri che commentano il testo di Heytesbury ne espon- gono la dottrina in
sette o otto modi 2%: in genere i modi 5 e 6 di Heytesbury sono trattati in uno
solo, il quinto 2”, mentre c'è oscillazione a proposito dell’ultimo modo appena
accennato da Heytesbury: alcuni ne trattano, altri no ?®, indifferenter sumi in
sensu composito vel diviso, ut ‘omnis homo est animal necessario’ », . i Ivi,
f. 76va: « Dico quod quaelibet istarum (sc. propositionum) et con- similium cum
proponitur est distinguenda secundum compositionem et divi- sionem nisi in
utroque sensu fuerit vera ». 24 Logica parva, cit., III, e Logica megna, cit.,
I, 21, f. 76vb: «Ex ista sententia infero istam conclusionem, quod a sensu
composito ad sensum divisum cum termino officiabili frequenter fallit
argumentum [....]. Similiter a sensu diviso ad sensum compositum non valet
talis forma arguendi [...] ». ca Ivi, f. 74va: «Et si ex his concluderes quod
sensus compositus con- vertitur cum sensu diviso, dico quod verum est quando
utrobique modus est primum probabile [...]. Sed quando modus non utrobique est
primus ter- minus, tunc sensus compositus non convertitur cum sensu diviso
[...] ». Si tratta, in tal caso, dell’equivalenza (convertitur) tra i due modi.
206 Invece di « Unde octo vel novem modis accidit [...] » del f. 2rb del-
l'edizione 1494 del testo di Heytesbury, il ms. Roma, Bibl. Casanat. 85, f.
8rb, il ms. Venezia, Bibl. Marciana, Z. lat. 277 (= 1728), f. 12v, e l’ed. 1501
col commento di Sermoneta, cit., f. 3rb, leggono « Unde septem vel octo modis
[...] ». ar Il testo del 1501, cit., f. 12rab: « Quintus modus mediante illa
copula coniunctionis ‘et’ et ‘vel’ [...] »; il ms. Marciano, al f. 12v, pone
solo la « copula coniunctionis ‘et’ » e non accenna a vel; ma a f. 14r tratta
di e£ e al f. 14v, di seguito, di vel. 208 I mss. Casanat. e Marciano non hanno
l’ottavo modo (il nono di Heytesbury) né, dei commenti, lo hanno quelli di
Paolo da Pergola e di Benedetto Vettori, come si vedrà. Terminologia logica
della tarda scolastica 559 Il primo di questi commenti è quello di Paolo da
Pergola. Il maestro discute sette modi e di ciascuno considera analitica- mente
gli elementi differenzianti l’un senso dall’altro e i casi in cui
l’implicazione di un senso da parte dell’altro è lecita. Il primo modo ha luogo
con i termini modali (« sive sumantur nominaliter, sive verbaliter, sive
adverbialiter »), e si ha senso composto quando il modo « praecedit vel
subsequitur dictum pro- positionis », e, se è verbo, esso ha forma impersonale;
quando invece il modo (se verbo, in forma personale) « mediat inter partes
dicti seu extremorum » si ha senso diviso ?”. In tre modi differiscono senso
composto e senso diviso: innanzi tutto, il senso composto esige, a differenza
del senso diviso, che i termini della proposizione abbiano una verifica
istantanea; inoltre, la proposizione in senso composto richiede che si possa
formulare la corrispondente proposizione de inesse insieme con la proposizione
modale senza che ne segua alcun incon- veniente, ma ciò non è richiesto dal senso
diviso 210. infine, il senso composto va provato officialiter, mentre il senso
diviso va provato secondo che richiede il primo termine della propo- sizione
?!!, Dall’uno all’altro senso, e viceversa, vale l’inferenza solo quan- do si
verificano le seguenti tre condizioni: che anche il senso diviso come il senso
composto richieda una verifica istantanea (l’esem- pio addotto ha il verbo
potest)”; che il relativo implicativo qui, Cfr. PaoLo pa PercoLA, De sensu
composito et diviso, cit., p. 149. 210 Ivi; forse è un po’ forte intendere
l’espressione « ponere in esse » come formulare la proposizione de inesse
corrispondente, ma cfr. n. 239. 21 Ivi. 212 Cfr. gli autori seguenti. Credo che
questo sia il senso della frase di Paoto (op. cit., p. 150): «Prima, quod
compositio sit verificabilis pro instanti et non exigat tempus limitatum. Ideo
non sequitur: Tu potes pro- ferre A propositionem, ergo potest esse quod tu
proferas A propositionem ». Qui compositio non vale senso composto (ché
altrimenti avremmo una ripe- tizione di ciò che si sa) ma vale ‘complesso’ dei
termini che costituiscono una quando è presente nella proposizione, non denoti
altro nel senso composto e altro nel senso diviso; che i termini occorrenti non
siano repugnantes o opposti (es. iustus-iniustus)?, Nel secondo modo, con i
termini confundentes, si ha senso composto quando il termine comune ha
supposizione confuse tantum e senso diviso quando ha supposizione determinata:
poiché la supposizione determinata è verificabile mediante disgiun- zione, ciò
che differenzia l’un senso dall’altro è che nel senso diviso si ha la verifica
con disgiunzione che nel senso composto non si può avere. Perciò dall’uno
all’altro senso e viceversa non vale l’inferenza, almeno da un punto di vista
formale, anche se può valere « gratia terminorum » ?!, Il terzo modo ha luogo
con i pronomi relativi. Senso com- posto e senso diviso possono aversi in due
modi: innanzi tutto, si ha senso composto quando occorre nella proposizione qui
(relativo implicativo) e senso diviso quando in luogo di qui si ha et ille; ma
in entrambe le proposizioni può occotrere lo stesso pronome qui: in tal caso il
senso composto si ha quando il pronome precede il verbo principale ed è unito
al suo antece- dente; quando invece esso segue il verbo principale, si ha senso
diviso 2! Nel primo caso, il senso diviso costituisce una ptoposi- zione
ipotetica di contro al senso composto che è proposizione categorica; nel
secondo caso il senso diviso è « magis distributus » rispetto al senso
composto. Perciò, nel primo caso l’inferenza tra i due sensi vale solo
eccezionalmente ?!5; nel secondo, l’infe- proposizione o un dictum, e quindi
sta per la proposizione stessa in senso composto o in senso diviso. Cfr.
StropE, Logica, cit., f. 23vb: «[...] ali quando verbum requirit instans pro
supposito, id est pro quo debet propo- sitio probari vel verificati, et
aliquando tempus ». 213 PaoLo DA PERGOLA, op. cit., p. 150. 214 Ivi: il testo
ha solo « [...] non valet argumentum de forma », ma pare che ciò importi che
può valere « gratia materiae ». 215 Ivi. 216 Ivi, p. 151: «A resolutione de gui
in et et ille, illa, ilud valet argu- Terminologia logica della tarda
scolastica 561 renza vale dal senso diviso al senso composto, e non viceversa
CA Il quarto modo, che si verifica con totus e infinitus, è spiegato da Paolo
con gli stessi elementi forniti da Heytesbury: si ha senso diviso quando uno di
essi precede tutti gli altri; se invece segue il verbo principale, o è
preceduto da un altro termine, si ha senso composto. La differenza fra i due
sensi è quella che deriva dalla funzione di categorema o di sincategorema che i
due termini pos- sono avere, e dall’uno all’altro senso e viceversa non vale
Vin- ferenza 28, . Il quinto modo ha luogo con et o vel (oppure 442): si ha
senso composto quando i termini congiunti da e? o vel stanno collective e senso
diviso quando stanno divisive; oppure: senso composto è quando i termini in
congiunzione o in disgiunzione stanno dalla stessa ‘parte’ della proposizione
(cioè dalla parte del soggetto o del predicato), senso diviso quando stanno in
parti diverse. La differenza tra l’un senso e l’altro è data dal fatto che il
senso com- posto richiede la verifica di tutti i termini della congiunzione 0
della disgiunzione insieme, mentre il senso diviso comporta la verifica di
ciascun termine per sé (e quindi anche di uno in assenza degli altri). Perciò,
infine, dal senso composto al senso diviso DO viceversa non vale la
consequentia”?. Per quanto riguarda în particolare la disgiunzione, poiché da
un elemento di essa all’in- tera disgiunzione vale l’inferenza (« hoc est homo,
ergo hoc est homo vel asinus »), Paolo da Pergola avverte che questa non ha
luogo quando la disgiunzione è preceduta da un termine distri- mentum quinque
conditionibus observatis. Prima quod non referatur ante- cedens stans confuse
tantum. ...]. Secunda quod non praecedat terminus distributus. Tertia quod
verbum principale non sit negatum. (tesa FA Quarta quod non praecedat terminus
qui indifferenter potest teneri catego- rematice et syncategorematice. Quinta
quod non praecedat terminus modalis de sensu composito ». 217 Ivi. 218 Ivi, pp.
151-152. 219 Ivi, p. 152. 562 Alfonso Maierù butivo o avente importo
distributivo (« tu differs ab asino, ergo tu differs ab homine vel ab asino »:
non vale) ?®, Il sesto modo si ha con la determinazione ita fuit ?!, ita erit,
ita potest esse: una proposizione è in senso composto quando è preceduta dalla
determinazione (e il verbo in tal caso è di tempo presente, come si ricava
dagli esempi), altrimenti è in senso diviso (e il verbo non è di tempo
presente, ma ha il tempo che ha la determinazione del senso composto). Il senso
composto importa che la determinazione restringa la proposizione al tempo o al
modo indicato dalla determinazione, mentre il senso diviso consi- dera la
proposizione absolute 2. Dal senso composto al senso diviso l’argomentazione
non vale quando intervengono altri ele- menti sincategorematici 2*; se invece è
« in terminis simplicibus », l’argomentazione vale dall’un senso all’altro senso
e viceversa ?*. Infine, il settimo modo si ha con i termini mentali: quando il
termine mentale precede o segue il dictum della proposizione, si ha senso
composto (come per il primo modo), quando esso sta tra le parti del dictuzz si
ha senso diviso. Nel senso composto, essendo il dictum determinato dal termine
mentale, i termini del dictum sono disposti alla confusio e alla appellatio
rationis 3, ciò che non avviene per il senso diviso. Per quanto attiene ai
rapporti fra i due sensi, l’autore elenca nove regole, delle quali la sesta, la
settima e l’ottava riguardano 220 Ivi, p. 153. 221 L’editore legge Il/la fuit
(ivi). 22 Ivi. 223 In tre casi secondo l’autore: « Primo cum termino distributo
»; « Se- cundo mediante termino confundente confuse tantum. Tertio respectu
duplicis compatationis » (ivi, p. 154). 224 Ivi: « Sed in terminis simplicibus
et sine distributione et sine termino confundente confuse tantum respectu
simplicis comparationis, a sensu com- posito ad sensum divisum, et e contra
valet argumentum ». 25 Ivi: «[...] sensus compositus est aptus natus ad confusionem et ap-
pellationem rationis, dummodo terminus fuerit capax; divisus hoc non exigit
simpliciter ». Per
l’appellatio rationis, cfr. cap. I, $ 6. a Terminologia logica della tarda
scolastica 563 i sillogismi 6 e la nona dà raccomandazioni per l’utilizzazione
del settimo modo nella disputa e nei casus obligationis ?: pet- ciò tralasciamo
queste ed esaminiamo le prime cinque. Prima regula est ista, a sensu composito
ad sensum divisum et e contra non valet argumentum [...] nisi in tribus
casibus; primo, cum termino demonstrativo simpliciter sumpto ut: Hoc scio esse
ve- rum, ergo scio hoc esse verum [...]. Secundo, cum prunomini de- monstrativo
additur determinatio palam convertibilis cum praedicato. Ideo bene sequitur:
Hoc album scio esse album, ergo scio hoc album esse album, et e converso.
Tertio cum pronomini demonstrativo additur determinatio palam superiori
praedicato ut: Hoc coloratum scio esse album, ergo scio hoc coloratum esse
album 28. Ma questi tre casi non valgono con i termini dubito, credo, ima-
ginor, suspicor, apparet 2. Per quanto riguarda le regole successive, bisogna
premettere che Paolo distingue, con Heytesbury, « termini omnino noti » (come
ens, aliguod, hoc), « termini medio modo noti » (substantia, corpus, homo,
Socrates), e «termini omnino ignoti » (come le variabili A, B, C). La seconda
regola è la seguente: « A termino magis noto ad minus notum vel omnino ignotum
in terminis mentalibus non valet argumentum, nec a minus noto ad magis notum »
2°, Le regole tre e quattro ? riguardano proposizioni contenenti termini
omznino ignoti: si tratta di problemi de scire et dubitare (quando si può dire
che una proposizione è scita, dubitanda, ne- ganda ecc.), che non esaminiamo in
questa sede. Infine, la quinta regola è la seguente: « A sensu diviso ad sensum
divisum de forma non valet argumentum »: ad esempio, 226 Ivi, pp. 156-158. 21
Ivi, p. 158. 228 Ivi, pp. 154-155. 29 Ivi, p. 155. 230 Ivi. 231 Ivi, pp.
155-156. 564 Alfonso Maierù non vale « A scio esse verum, ergo verum scio esse
A », giacché non si tratta di conversione semplice della proposizione; la con-
versa di « A scio esse verum » secondo Paolo è « scitum esse verum est A»? Il
testo di Paolo dipende strettamente da quello di Heytesburye ne rappresenta una
lettura attenta alle minime pieghe del discorso, condotta secondo il criterio
della « probatio proposi- tionis » (in particolare nel primo modo), che però
non è spinto, mi pare, fino a forzare l’originale carattere del testo. Ciò che
Paolo viene esplicitando si irrigidisce però in piatte formule scolastiche, che
del resto ben rispondono alla intenzione dell’autore, il quale vuole fornire,
come dice nella dedica a Pettus de Guidonibus, una tavola o prontuario ordinato
della materia, già nota e diffusa in modo disordinato, come strumento cui
ricorrere per evitare i sofi- smi con l’ausilio di regole certe ?*. La seconda
expositio del testo di Heytesbury che esaminiamo in questa sede è dovuta a
Battista da Fabriano. Egli premette all'esame dei singoli modi alcune
osservazioni. Innanzi tutto, « [...] arguendo a sensu composito ad sensum divi-
sum aut e converso ut plurimum et frequenter consequentia non tenet » 24: la
proposizione in senso composto e quella in senso diviso non si implicano
reciprocamente, né l’una in qualche modo implica l’altra, da un punto di vista
generale. Inoltre, non è possibile dare un’unica descrizione del senso composto
e del senso diviso, essendo i modi più di uno; quindi, ad esempio, non si può
caratterizzare la proposizione in senso composto come quella in cui il modo
precede o segue il dictum e la proposizione in senso diviso come quella in cui
il modo sta tra le parti del dictum: infatti non tutte le proposizioni in senso
232 Ivi, p. 156. 233 Cfr. ivi, p. 149. 234 BarTISTA DA FABRIANO, Expositio...,
cit., f. 4ra. composto o in senso diviso hanno un modo e un dicturz. Quindi è
necessario fornire, per ogni modo, una descrizione appro- priata dei due sensi
”5. L’osservazione è impottante, specie se si tiene presente che lo stesso
Paolo Veneto impostava ancora la determinazione dei due sensi sulla posizione
del termine officia- bile nella proposizione. Battista da Fabriano ricava il
rilievo dal- l’esame dei vari modi di Heytesbuty. I modi esaminati sono otto.
Rispetto al trattato di Paolo da Pergola, Battista considera in più il modo
caratterizzato dai termini connotativi. In breve, seguiremo l’esposizione di
Battista, sottolineandone gli elementi di novità. Nel primo modo (con i termini
modali), la forma verbale del modo (ad es. potest) assunta personaliter fa
senso diviso ?*, assun- ta impersonaliter fa senso composto #”; la forma
nominale (possi- bile, impossibile) fa senso composto quando precede o segue il
dictum, se cade « inter partes dicti » fa senso diviso 8. Le diffe- renze fra i
due sensi sono quelle stesse elencate da Paolo da Per- gola”? e sostanzialmente
allo stesso modo è fissata qui la possi- 235 Ivi, f. 4ra-b. 236 Ivi, f. 4va:
«[...] personaliter quando (sc. potest, non potest) construuntur cum recto a
patte ante », cioè quando il verbo è preceduto dal nominativo (rectus). 237
Ivi: «Sed ista verba sumuntur impersonaliter quando non recipiunt suppositum
per rectum, sed totaliter cadunt super adaequatum significatum alicuius
propositionis ». 238 Ivi. 239 Ivi, f. 4vb: « Prima, quia propositio in sensu
diviso universaliter pro- batur secundum exigentiam termini mediati
praecedentis, si quis fuerit talis, de sensu composito autem probatur
officiabiliter. Secunda est, quia propositio de sensu diviso cum li possibile
non ponitur in esse sed de sensu composito cum li ‘potest’ vel ‘possibile’
ponitur in esse, sicut ista: ‘possibile est te esse Romae? aut ‘potest esse
quod tu sis Romae’; istae duae debent poni in esse, id est, si possibile est te
esse Romae et ponatur: ‘tu es Romae’, nullum sequitur impossibile; et
similiter, si potest esse quod tu curras, et ponatur in esse quod tu curras,
hoc admisso, nullum sequitur] bilità di
inferenza da un modo all’altro 9. Nel secondo modo, con i termini
confurndentes, il senso com- posto si ha quando il termine confundibilis segue
quello confun- dens; quando invece il termine confundibilis precede quello
confun- dens si ha senso diviso #!, Le differenze fra i due sensi sono fornite
qui molto più chiaramente che nel testo di Paolo da Pergola: impossibile. Et
hoc modo intelligitur: possibili posito in esse nullum sequitur impossibile.
Sed de sensu diviso non ponitur in esse, ut ‘album potest vel possibile est
esse nigrum’ non ponitur in esse, quia de facto album possibile est esse nigrum
et tamen, si ponatur in esse, sequitur impossibile [cioè « album est nigrum»],
ut patet. Similiter de ista ‘sedentem possibile est cur- rere’: si ponatur in
esse, sequitur impossibile, videlicet ‘sedens currit?. Tertia differentia est,
quia propositio in sensu composito cum li ‘possibile’ vel ‘potest’ requirit
verificationem instantaneam respectu compositionis se- quentis, hoc est
requirit compositionem sequentem posse verificati pro instanti mediante ista
nota ‘est’, ut patet, sed de sensu diviso hoc non requirit, sed significat
successionem respectu diversarum partium temporis respectu illorum terminorum
positorum in illo dicto ». 20 Delle regole di BATTISTA, la quinta (ivi, f. 5vb)
riassume le tre condi- zioni di validità poste da Paolo; la prima (ivi, f.
Sra), la terza (ivi, f. 5va) e la quarta (ivi, f. 5va-v) sottolineano
separatamente la mancanza delle stesse condizioni. Nuova è la seconda regola
(ivi, f. Srb-va): «Secunda regula: arguendo a sensu composito ad divisum cum li
‘possibile’ vel ‘potest’ in terminis compositis non valet consequentia
formaliter et simpliciter. Unde non sequitur: ‘possibile est te esse omnem
hominem, ergo tu potes esse omnis homo’ ». 241 Ivi, f. 6rb; ma Battista
caratterizza la differenza tra i due sensi servendosi di varie formule (ivi):
«[...] est sensus compositus in hoc modo cum terminus communis stat confuse
tantum sequens aliquem istorum termi- norum vel, melius, sensus compositus est
cum terminus communis stat con- fuse tantum vel immobiliter, sensus vero divisus
est cum terminus capax confusionis stat determinate vel mobiliter; nam dicendo:
‘promitto tibi omnem denarium’, haec est in sensu composito quantum ad hunc
modum, et terminus communis non stat confuse tantum; vel dicatut quod sensus
compositus est cum terminus confundibilis ab his terminis sequitur aliquem
horum termi norum, divisus vero cum terminus confundibilis praecedit vel cum
idem terminus stat determinate. differt sensus compositus a diviso quantum ad
istum modum dupliciter. Primo, quia ista de sensu composito est probabilis
ratione termini facientis sensum compositum, sed illa de sensu diviso ratione
termini praecedentis. Secundo, quia propositio de sensu diviso requirit
verificationem disiunctivam vel copulativam, ut ‘denarium promitto tibi’ aut
‘omnem denarium tibi promitto’, illa vero de sensu compo- sito non requirit
talem verificationem, ut ‘promitto tibi denarium’ non requiritur quod promittam
tibi 4 denarium vel quod promittam tibi & denarium, et ita de aliis
similiter 2. I due sensi sono « ad invicem impertinentes » e perciò non è
lecita l’inferenza dall’uno all’altro *, a meno che i termini che insieme a
quello confundens formano la proposizione non siano singolari e semplici,
giacché in tal caso la supposizione non varia, sia che il termine segua sia che
preceda il verbo confundens. Così sono lecite le conseguentiae: « incipio
videre Socratem, ergo So- cratem incipio videre », « promitto tibi 5 denarium,
ergo b dena- rium tibi promitto » ?f. Nel terzo modo, con il pronome relativo,
si può avere senso composto in tre forme: quando l’antecedens del relativo ha
supposizione « confusa tantum » (es. « promitto tibi denarium quem tibi
promitto »), quando il relativo è congiunto all’antecedens che sia distributum
(cioè quantificato da omnis) senza che tra antecedens e relativo sia posto il
verbo principale (« omnis homo qui est albus curtit »), o quando il verbo
principale è preceduto dalla negazione (« chimaera quae currit non movetur »).
Quando non si verifica nessuno di questi casi, si ha senso diviso (es. « ali-
242 Ivi, f. Grb-va. 243 Ivi, f. 6va. Aggiunge l’autore (ivi): « Et notandum
quod ‘indigeo’, ‘requiro’, ‘praesuppono’ et huiusmodi non confundunt confuse
tantum nisi cum gerundio. Unde si dicatur: ‘indigeo oculo”, li ‘oculo’ stat
distributive, sed dicendo: ‘indigeo oculo ad videndum’, li ‘oculo’ stat confuse
tantum immobiliter ». 24 Ivi, f. 8va. 568 Alfonso Maierù quis homo qui est
albus currit »)?5. Tenendo presente che il pronome qui in una proposizione in
senso composto non può essere risolto in ef e ille e che il pronome relativo,
posto nella stessa categorica, ha la supposizione del suo artecedens, mentre,
posto in una categorica diversa da quella che contiene l’antecedens (si tratta
quindi di una proposizione ipotetica composta di due categoriche), ha
supposizione determinata e « replicat totam com- positionem sui antecedentis »
(così, data « omnis homo est animal et illud est rationale », la seconda
categorica vale « animal quod est omnis homo est rationale », di modo che illud
ha supposi- zione determinata ma replicat [cioè richiama] tutta la compositio
precedente) 24, argomentando dal senso composto inteso nella prima forma al
senso diviso non vale la conseguentia perché l’antecedente è vero e il
conseguente è falso 2”; argomentando dal senso composto inteso nella seconda
forma al senso diviso la con- sequentia non vale”, ma vale se si argomenta dal
senso diviso al senso composto ?*; argomentando dal senso composto nella terza
forma al senso diviso, « non valet consequentia de forma licet valeret
quandoque gratia materiae » 9. Per quanto riguarda il quarto modo (con
infinitus e totus) l’autore non fornisce altro rispetto a quanto sappiamo ?! se
non 245 Ivi, ff. &va-b e 9vab. 26 Ivi, f. 8vb. 27 Ivi, ff. 8vb-9ra. 248
Ivi, f. 9ra. a Ivi, f. 9rb: « Arguendo tamen e converso in omnibus his, conse-
quentia est bona, quia in his quicquid significat sensus compositus significat
sensus divisus, et plus, ut dictum est ». 250 Ivi, f. Iva. 251 Senso composto è
quando il termine è categorema, cioè quando è a parte praedicati, o a parte
subiecti, ma preceduto da una determinatio (ivi, ff. 9vb e 11ra); dall’un senso
all’altro e viceversa non vale la consequentia (ivi, ff. 10ra e 11rh).
Terminologia logica della tarda scolastica 569 la determinazione chiara della
differenza fra senso composto e senso diviso: Et differt valde sensus
compositus a diviso mediante hoc termino ‘infinitus, ta, tum’. Primo, quia in
sensu composito significat aliquod certum et determinatum esse sine principio
et sine fine [...]. Sed in sensu diviso syncategorematice significat, quocumque
finito dato vel dabili, dari maius in quacumque proportione [...]. Est enim una
alia differentia, quia syncategorematice est signum confusivum et re(d)dit
totam propositionem exponibilem. Unde haec est exponibilis ‘infinitus est
aliquis numerus’ et praedicatum stat confuse tantum, ut patet. Sed haec
‘aliquis numerus est infinitus’ non est exponibilis sed resol- vitur, et
praedicatum stat determinate ??; Differt
sensus compo- situs a diviso cum isto termino ‘totus’ etc., quia in
sensu diviso reddit propositionem exponibilem, in sensu composito est ferminus
reso- lubilis. Item in sensu diviso convertitur cum universali et est terminus
confusus, sed in sensu composito neutrum sibi convenit, ut patet. Item
differunt in significato, quia in sensu diviso et syncategorematice ‘totus’
idem est quod ‘quaelibet pars’ [...] sed in sensu composito significat ens
integrum et perfectum cui nihil deest, ut patet ex usu loquendi et accipiendi
hos terminos 25, î Dall’uno all’altro senso l’inferenza non vale; né si dica
che argo- mentazioni come « infinita sunt finita, ergo finita sunt infinita »
sono consequentiae valide perché si procede «a conversa ad convertentem »;
risponde il maestro: « Dicatur quod nulla illarum est bona conversio, cum
continue in una tenetur idem terminus categorematice et in alia
syncategorematice » 25, Il quinto modo, come è noto, ha luogo con le
congiunzioni et e vel: si ha senso composto quando i termini congiunti da una
delle due particelle stanno collective e senso diviso quando i ter mini stanno
divisive ; ciò significa che, mentre le proposizioni; a deest il testo aggiunge
est. 254 Ivi, f. 1lva. 25 Ivi. 570 Alfonso Maierù in senso diviso equivalgono,
rispettivamente, a una congiun- zione di proposizioni se si tratta della
particella ez, e a una disgiunzione di proposizioni se si tratta di vel *, le
proposizioni in senso composto richiedono che la verifica della congiunzione o
della disgiunzione avvenga rispettivamente coniunctim o di- visim?". Ecco
alcuni esempi. Le proposizioni « Socrates et Plato sunt duo homines » e « omnis
numerus est par vel impat » sono in senso composto perché non equivalgono a «
Socrates est duo homines et Plato est duo homines » e a « omnis numerus est par
vel omnis numerus est impar »; le proposizioni « tu es homo et albus », «tu es
homo vel asinus » sono in senso diviso perché equivalgono, rispettivamente,
alle proposizioni molecolari « tu es homo et tu es albus », « tu es homo vel tu
es asinus », per le quali valgono le regole operative della congiunzione e
della disgiun- zione. Se però il complesso di termini congiunti dalle suddette
particelle è preceduto da un « signum confusivum », distributivo o negativo
(es. differt, aliud), le proposizioni sono in senso com- posto e le regole
della congiunzione e della disgiunzione non sono applicabili 8. Per quanto
riguarda il sesto modo, le notizie date da Battista 256 Ivi, f. 1lvb: «Et ex
his patet differentia inter sensum compositum et divisum quoad hunc modum, quoniam
in sensu diviso copulatum aequi- pollet copulativae et disiunctum disiunctivae,
sed in sensu composito non. Patet etiam alia differentia, quia in sensu diviso
a copulato ad quamlibet eius partem et a qualibet parte disiuncti ad totum
disiunctum valet conse- quentia, sed in sensu composito non valet ». 251 Ivi,
f. 1lva per la congiunzione ef: « Sensus veto compositus requirlt
verificationem totius copulati collective et non divisive », f. 11vb pet vel: «
Sensus vero compositus [....] requirit [...] quod verificetur totum disiunctum
collective ». 28 Ivi, f. 12ra-b. Infine, l’autore si chiede se, poste le
particelle 4 parte subiecti, i termini congiunti o disgiunti siano tutti
distribuiti oppure solo il primo; es. «omnia duo et tria sunt quinque », «
omnis homo vel asinus est asinus »: cfr. ivi, f. 12rb-va. Terminologia logica
della tarda scolastica 571 sono analoghe a quelle fornite da Paolo, comprese le
regole riguardanti la validità dell’inferenza dall’un senso all’altro, con la
sola aggiunta della non validità nel caso sia presente un relativo implicativo
?. È da notare però la precisazione relativa al valore della copula est della
proposizione che nel senso composto segue la determinazione: « Universaliter
[...] in omnibus huiusmodi propositionibus li ‘est’ non significat tempus quod
iam e(s)t prae- sens, sed tempus quod tunc in illo instanti ad quod fit
limitatio fuit praesens vel erit praesens. Il verbo “est”, cioè, PERDE LA
CONNOTAZIONE TEMPORALE AD ESSO PROPRIA, e conserva il solo valore
sincategorematico, lasciando che la connotazione temporale sia affidata al
tempo del verbo posto nella determinatio. Anche per il settimo modo l’autore
ritiene la dottrina tradizionale: con i termini designanti atti dell'anima la
proposizione è in senso composto quando il verbo, sive praecedat sive sequatur,
determina il dictum, e allora la proposizione va provata in funzione del verbo
che causa senso composto; è in senso diviso quando il verbo sta tra le parti
del dictum ed è da probare in funzione del primo termine della proposizione
stessa. Perciò le proposizioni esprimenti i due sensi sono « valde ad invicem
imper- tinentes et raro vel numquam convertibiles » 24, a meno che la
consequentia dall'uno all’altro senso non valga « gratia materiae et terminorum.
L’ottavo modo è qui per la prima volta discusso. Facendo leva sulla distinzione
tra termini substantiales e connotativi o acci- dentali, ricavata da Occam?,
l’autore afferma che l’ottavo 259 Per le regole, cfr. ivi, ff. 13rb-14va; per
il relativo, ivi, f. 13vb. 260 Ivi, f. 13rb. 261 Cfr. capitolo III, e capitolo
IV, $ 2. 22 Op. cit., f. 14vb. 263 Ivi. 264 Ivi, f. 15va. 265 Summa logicae,
cit., pp. 33-36; v. cap. I, $ 2. 572 Alfonso Maierù modo ha luogo con i termini
accidentali o connotativi, e aggiunge che, se questo modo è meglio assimilabile
alla fallacia « figurae dictionis » o dell’accidente, se ne discute nel senso
composto e nel senso diviso perché quei termini, posti 4 parte praedicati,
hanno « appellatio rationis » se costruiti con i verbi designanti atti del-
l'intelletto, e « appellatio temporis » se sono costruiti con il verbo al tempo
passato o futuro *. Si ha senso composto quando il termine connotativo ha
appellatio (« animal fuit album », « co- gnosco venientem »), se il termine non
ha appellatio la proposi- zione è in senso diviso (« album fuit animal», «
venientem cognosco ») ?”, L’inferenza dall’un senso all’altro non vale, se non
talora « gratia materiae » 24. Né è da dire che la consequentia vale, ad esempio,
nel caso di « album erit hoc » perché si consi- dera « hoc erit album » come
conversa della prima: infatti la 266 BATTISTA DA FABRIANO, op. cit., f.
17rb-va: « Iste est octavus et ultimus modus. Et fit mediantibus terminis
accidentalibus vel connotativis positis quandoque a parte praedicati quandoque
a parte subiecti respectu verbi de praeterito aut de futuro aut verbi
concernentis actum mentis vel intel- lectus », e f. 17va-b: « Notandum tertio
quod appellatio temporis est acceptio termini habentis respectum ad solum
tempus importatum per verbum, ut “hoc erit album’: li ‘album’ respicit solum
tempus futurum et ad hoc (ex huc) ut ista sit vera requiritur quod aliquando
erit ita quod hoc est album; sed in illa ‘album erit hoc”, li ‘album’ stat ampliative
et supponit divisive pro eo quod est vel erit album et non requiritur quod erit
ita quod est album; et similiter dicatur respectu verbi de praeterito.
Appellatio autem rationis est acceptio termini limitati a termino praecedente
concernente actum intellectus, ut ‘cognosco venientem’: ibi est appellatio
rationis [est], quia terminus se- quens terminum concernentem actum intellectus
supponit pro suo significato sub ratione tali; unde ipsa significat quod
cognosco aliquid sub ratione venientis; sed sic non significat illa ‘venientem
cognosco’, sed quod illa(m) rem cognosco et illa est veniens, et ideo patet
quod valde differunt »; il cenno alla «fallacia figurae dictionis » e alla
«fallacia accidentis » è al f. 17va. 267 Ivi, f. 17va. 268 Cfr. in part. ivi,
f. 18rb. Terminologia logica della tarda scolastica 573 conversione della prima
proposizione è: « hoc erit quod est vel erit album » ?9. Ancora più analitica
l'esposizione di Alessandro Sermoneta rispetto a quelle esaminate; di essa
ricordiamo gli elementi nuovi e caratteristici. Scopo dell’opuscolo di
Heytesbury, secondo Ales- sandro, è quello di facilitare la soluzione dei
sofismi e di aiutare ad evitare gli errori, giacché compito di quella parte
della dialet- tica che si chiama sofistica (o sopbistaria) non è quello di far
sì che gli altri cadano in errore, quanto quello di evitare gli errori ?°°.
L’opuscolo perciò è da pospotre a quello dei Primzi analitici !: questo mostra
la corretta formazione del sillogismo, il nostro trat- tato mostra le deceptiones;
infine, esso fa parte della dialettica ??, Del senso composto e del senso
diviso non è possibile dare una descrizione univoca — ritiene Sermoneta ”* con
Battista da Fa- briano — giacché i modi sono otto, e può succedere — aggiunge
Alessandro — che una stessa proposizione, considerata secondo vari modi, può
essere ora in senso composto, ora in senso diviso 7°. Primo modo. Quando un
termine modale « totaliter praecedit 269 Ivi, f. 17vb. 270 SERMONETA,
Expositio..., cit., f. Sva: Non enim inventa est ut aliis concludamus falso,
sed ut deceptiones vitemus ». zm Ivi. 22 Ivi: «Ad tertium dicitur quod utilitas
huius non parva est sicut et totius dialecticae cuius est pats [...]. Item a
progenitoribus nostris ars artium et scientia scientiarum dicta est; ad omnium
nam methodorum prin- cipia viam habet [...]» (cfr. Prerro Ispano, Surzzzulae
logicales, cit., 1.01, p. 1). 23 Op. cit., f. Svb. 214 Ivi: «Secundo est
notandum quod ex quo octo modis causatur sensus compositus et divisus, non
inconvenit ut respectu diversorum termi- norum potentium causare sensum
compositum et divisum una et eadem propositio sit de sensu composito et diviso
sicut ista. ‘tu potes esse hic et Romae in 4 instanti’: est enim de sensu
diviso primi modi et de sensu composito quinti modi merito li ‘et’ ». 574
Alfonso Maierù aut finaliter subsequitur dictum propositionis, fit sensus
compo- situs, quando vero mediat inter pattes dicti erit de sensu diviso » 5;
in particolare il verbo potest, assunto personaliter, fa senso diviso, assunto
imzpersonaliter fa senso composto ?”. Le differenze fra i due sensi costruiti
con potest e possibile e le loro negazioni sono queste: la proposizione in
senso composto è offi- ciabile, quella in senso diviso resolubile o esponibile;
la prima « requirit verificationem instantaneam » ?*, la seconda non la
richiede; da ciò segue, in terzo luogo, che la prima « de possi- bili » può
essere « posita in esse », ma non così la seconda ”?, La discussione delle
obiezioni fornisce ulteriori chiarimenti: il modo necessario, che, essendo
avverbio, dovrebbe essere exponibilis %, in realtà equivale al modo wecesse e
petciò fa senso composto, mentre possibiliter non equivale a possibile e quindi
è esponibile e non fa senso composto ?8!; né fanno senso composto e senso
diviso verum e falsum**: evidentemente, Sermoneta non ritiene che questi due
termini siano propriamente modali. 25 Ivi, f. 6ra. 26 Ivi, f. 6rab. 201 Ivi, f.
6rb. 218 Ivi, ma cfr. ff. 6vb-7ra: «[...] per verificationem instantaneam in
proposito non intelligimus quod praedicatum requirat mensuram instantis, sed
ponatut in esse id quod importatur per propositionem; et ideo concedit magister
quod possibile est te moveri, quia licet motus non mensuretur in instanti,
tamen debet poni in esse hoc totum in hoc instanti, veritas haec, scilicet,
quod tu moveris: non tamen quod sit ita, sed quod sibi non repugnat pro tali
instanti verum esse te moveri» (nella risposta alla quarta obie- zione non
esaminata da noi). 299 Ivi, f. 6rb. 280 Cfr. capitolo VI, $ 6. 281 Obiezione e
risposta in SERMONETA (si veda): Ad secundum dicatur quod non inconvenit li
‘verum’ et ‘falsum’ non facere sensum compositum et divisum nisi in voce aut in
scripto, non tamen proprie, cum intellectus hoc non faciat; et ratio est, quia
li ‘verum’ non ponit neque aliud dicit quam si non poneretut; ideo,
Terminologia logica della tarda scolastica 575 L’inferenza dal senso composto
al senso diviso e viceversa non vale generalmente 28. Secondo modo. Con un
termine corfundens, « sensus compo- situs fit quando terminus communis
confunditur confuse tantum a tali termino praecedente [...]. Sensus vero
divisus fit cum sequantur huiusmodi signa terminum ab eis confundibi- lem [...]
» 4. Le differenze tra i due sersus sono quelle note 28, così come ci è nota
l’imzpertinentia dei due sensus e quindi che la consequentia non è lecita ?*.
Terzo modo. Dopo aver precisato, secondo la tradizione, qual è il senso
composto e quale il senso diviso con i relativi e le diffe- renze fra i due
sensi ?”, Sermoneta fornisce un lungo elenco di « documenta de mente
He(nti)sberi », in cui ricapitola la dottrina e le condizioni di verità, anche
in rapporto agli altri modi: Primum, quod sensus compositus causatur mediante
hoc relativo ‘qui’ cum antecedens stat confuse tantum. Ex quo sequitur quod tunc
non valet argumentum a sensu composito ad divisum, scilicet cum relativum
resolvitur. Probatur, quod a termino stante confuse tantum ad eundem quia omnis
propositio infert suum dictum fore verum, ut scribitur in Postpraedicamentis;
et ad oppositum negatur assuntum, nec terminum modalem dixerunt logici
mobilitare, nisi cum est aptus natus facere sensum compositum et divisum ».
Tralasciamo le altre due obiezioni. 283 Ivi, f. 6rb; al f. 7ra-va l’autore
elenca « quattuor documenta » tratti da Heytesbury e un corollario, relativi
alle condizioni di validità caso pet caso, che sostanzialmente niente
aggiungono a quanto hanno affermato i commenti già esaminati. 284 Ivi, f. 7vb.
285 Ivi, f. 7vb-8ra; i verbi careo, indigeo, requiro, ecc. « faciunt con-
fundere confuse distributive mobiliter cum absque gerundiis ponuntur in
propositione, ut ‘careo pecuniis”. Quando vero cum gerundiis collocantur,
confuse tantum, ut ‘indigeo oculo ad videndum; cfr. il testo di Battista da
Fabriano, di cui alla n. 243). 286 Ivi, ff. 7vb e 8rab. 287 Ivi, 9va. 576
Alfonso Maierù stantem determinate non valet argumentum [...] 28; Secundum
docu- mentum est quod sensus compositus fit cum immediate hoc relativam ‘qui’
additur termino distributo, sic scilicet quod non mediat inter relativam et
terminum distributum verbum principale; divisus vero cum resolvitur relativum
actualiter aut cum inter ter- minum distributum, scilicet antecedens, et
relativum cadit verbum principale, ut ‘omnis homo qui est asinus currit’. Ex
hoc sequitur non valere argumentum arguendo a sensu composito ad divisum;
patet, quia tunc maior est distributio in sensu diviso quam in composito 9;
‘Tertium documentum, quod etiam causatur sensus compositus mediante hoc
relativo ‘qui’ cum principale verbum negetur, sive relativum prae- cedat sive
non; divisus autem cum resolvitur relativum 29; Quartum documentum: sensus
compositus fit cum hoc termino relativo ‘qui’ quando coniungitur termino
potente stare categorematice et syncate- gorematice, sive immediate coniungatur
sive non, dummodo praecedat talis terminus stans syncategorematice; divisus
vero cum resolvitur relativum aut non praecedit talis terminus ipsum relativum
2. Quin- tum documentum: sensus compositus fit cum praedicto relativo ‘qui’,
cum praecedit terminus modalis faciens propositionem de sensu com- posito;
divisus vero cum ipse modus aut verbum termini modalis facit ipsam de sensu
diviso aut cum actu resolvitur relativum 22; Sextum documentum: sensus
compositus fit cum hac determinatione ‘ita erit’, ‘ita fuit’, ‘sic est’, ‘sic
fuit et cum hoc relativo ‘qui’ simul, divisus vero cum non ponitur li ‘ita
erit’ etc. 29. Di questi sei docuzzenta, i primi tre riprendono le tre forme
del senso composto di Battista da Fabriano, e gli altri tre ricol- legano
questo modo al primo, al quarto e al sesto. Niente di nuovo aggiunge Sermoneta
per i modi quarto RE 288 Ivi, f. 9vb. 289 Ivi; in luogo di distributo, il testo
ha distributivo. 290 Ivi, f. 10ra. DI Ivi. 22 Ivi, f. 10rb; al secondo au2, il
testo aggiunge si. 29 Ivi. 294 Ivi, f. 1lrb-vb (differenze tra senso composto e
senso diviso, non validità della conseguentia dall'uno all’altro senso,
discussione di difficoltà). Terminologia logica della tarda scolastica DIT
quinto ?5 e sesto 2%, Al settimo modo, invece, dedica una lunga analisi della
quale ci limitiamo a ricordare qualche punto: si ha senso composto quando un
verbo designante atti dell'anima determina il dictum della proposizione; ciò
avviene, secondo Sermoneta, sia quando il termine precede il dictu72 sia quando
esso lo segue (e ciò è secondo l’intenzione di Heytesbury)?; si ha senso diviso
solo quando il termine sta tra le parti del dictumz ?*; ma se il verbo cade su
di un solo termine (« cognosco Socratem ») o su di un incomplexum che
significhi un complexum (« scio 4 propositio- nem »), si ha senso composto
quando il verbo precede e senso diviso quando segue ??. Tre sono le differenze
tra i due sensi: innanzi tutto, i verbi in questione « [...] confundunt confuse
tan- tum terminum capacem confusionis cum faciunt sensum compo- situm, sive se
teneant in dicto propositionis a parte subiecti sive a parte praedicati; unde
‘scio quod homo est animal’: tam li ‘homo’ quam li ‘animal’ confunduntur; in
sensu vero diviso non confunditur nisi illud quod se tenet a parte praedicati,
ut ‘alte- rum istorum scio esse verum’: solum li ‘verum’ confunditur »;
inoltre, « [...] in sensu composito terminus supra quem cadit talis terminus
faciens sensum compositum appellat suam formam, et non in sensu diviso »; ma
esse acquistano luce dalla differenza fondamentale, cioè: « de sensu composito
propositio est officia- biliter probanda aut descriptibiliter, de sensu vero
diviso secun- dum exigentiam primi termini probanda est » ®°. Perciò, continua
Sermoneta, « arguendo a sensu composito ad divisum aut e 295 Ivi, f. 13ra-vb
(come sopra). 296 Ivi, ff. 14rb-15ra. 297 Ivi, f. 16rb: «ut arguitur velle
magister »; Sermoneta però ricorda: «Ali vero dicunt: solum cum dictum
praecedit talis terminus fit sensus compositus [...] » (ivi). 298 Ivi. 299 Ivi,
f. 16rb-va. 300 Ivi, f. 16va. 37 578 Alfonso Maierù contra in his terminis non
valet argumentum: probatur merito differentiae ratione appellationis formae et
confusionis in sensu composito quae non servatur in diviso » *. Ma poiché
appel- latio e confusio non hanno luogo (« esse non possunt ») quando il
soggetto della proposizione è il pronome hoc non accompagnato da un aggettivo
che lo determini (« absque aliquo determinabili »), vale l'argomento dal senso
diviso al composto e viceversa perché ciò che si intende con la proposizione in
senso composto si intende con la proposizione in senso diviso, e quindi le due
proposizioni si equivalgono (« convertuntur »)®*%; ciò si ha anche quando oc,
posto a soggetto della proposizione, è accompagnato da un deter- minabile, purché
il determinabile sia « palam convertibile cum praedicato » oppure superius ad
esso ®%, Per quanto riguarda, infine, l’ottavo modo, che ha luogo con i termini
connotativi, si deve rilevare che Sermoneta limita la possibilità del senso
composto e del senso diviso ai casi in cui i termini connotativi siano posti in
una proposizione che abbia il verbo di tempo passato o futuro, o participi
equivalenti, oppure abbia incipit o desinit: si ha senso composto quando il
connotativo segue il verbo e ha « appellatio temporis », e senso diviso quando
il connotativo precede il verbo, « cum a parte ante non appel- let » 4; nessun
accenno si fa qui ai verbi designanti atti mentali (che secondo Battista da
Fabriano fanno sì che il termine conno- tativo che segua il verbo abbia «
appellatio rationis ») giacché di questo Alessandro ha già parlato nel settimo
modo, come si è visto. La trattazione del senso composto e del senso diviso
svolta 301 Ivi, f. 16va-b. 302 Ivi, ff. 16vb-17ra. 303 Ivi, f. 17ra. Seguono
altre regole (ff. 20va-22vb), che riesaminano i vati temi toccati da
Heytesbury. da Bernardino di LANDUCCI (si veda)è la più sistematica tra quelle
finora esaminate: essa utilizza e discute i trattati di logica dei maestri più
rinomati IN ITALIA al suo tempo, ed accenna almeno due volte alle opinioni di SERMONETA
(si veda), che designa come quidam doctor, di modo che può essere considerata
come il punto di arrivo di una tradizione di interpreti della dottrina del
senso composto e del senso diviso. Secondo Landucci, il trattato fa parte degli
Elenchi sofistici e perciò esso non è da porre dopo i Primi analitici, come
vuole il Sermoneta *”, Inoltre, l’autore fa sua la tesi secondo la quale non è
possibile dare una descrizione univoca di ‘senso composto’ e di ‘senso diviso’,
giacché di volta in volta diverse sono le raziones che presiedono alla
individuazione dei vari modi ®%. 305 Lanpucci, Expositio..., cit.: autori
espressamente ricordati, oltre ad Aristotele, Averroè e Heytesbury, sono
Strode, Pietro di MANTOVA (si veda), NICOLETTI, e Paolo da PERGOLA (si veda).
Si legga il seguente passo relativo alla discus- sione circa la capacità di
omnis di distribuire tutto il disiuzcium o il copulatum’ «a parte subiecti: Ad
hoc dubium inventi sunt plures modi respondendi. Primus est Petri Mantuani, qui
tenet quod totum disiunctum et totum copulatum sit subiectum. Secundus est
Pauli Veneti, cuius opinio in diversis operibus est diversificata: nam
Sophismate nono tenet quod prima pars solum sit subiectum, et in Quadratura
tertio dubio secundi principalis, et in Logica magna et etiam in Parva tenet
quod totum disiunctum vel copulatum sit subiectum, attamen solum prima pats est
distributa, et illa appellatur ab eo subiectum distributionis. Tertius modus
est Hentisberi, Sophismate septimo, qui dicit quod talis propositio est
distinguenda eo quod subiectum potest esse totum disiunctum aut una pars
tantum, quapropter utramque partem sustentando respondetur ad argumenta
probantia quod non distribuatur totum ». 306 Cfr. ivi, f. 2rb (posizione del
trattato della suzzzza della logica) e f. 3vb (per la « verificatio instantanea
»): cfr. nn. 307 e 325. 307 Ivi, f. 2rb: «Circa secundum dicit quidam doctor
quod iste libellus est pars libri Priorum et quod immediate postponendus est ad
illum librum, quod quidem, salvo meliori iudicio, non puto esse verum [...].
Ideo puto aliter esse dicendum, videlicet quod iste libellus sit pars libri
Elencho- rum [...] ». 308 Ivi, f. 2vb. 580 Alfonso Maierù L’esame degli otto
modi segue uno schema costante: in una prima parte si descrivono il senso
composto e il senso diviso e se ne mostrano le differenze, in una seconda
vengono poste le regole dell’inferenza dall’uno all’altro senso, in una terza
ven- gono poste obiezioni (con le relative risposte) a ciò che è detto nelle
prime due parti. In questa sede noi trascureremo quanto Landucci afferma circa
i modi terzo ®”, quarto *°, quinto ®!, sesto ®!° e ottavo (con « appellatio
temporis » soltanto) ?: in essi infatti l’autore non prospetta nulla di nuovo
rispetto a quanto già sappiamo dai com- menti precedenti. Diverso è il caso dei
modi primo, secondo e set- timo, che sono simili tra loro, e nei quali si
propone un discorso unitario che mira a fissare per ciascuno di essi
caratteristiche tali che lo distinguano dagli altri due. Il primo modo ha luogo
con i termini modali. Ora, il termine modale è così descritto da Landucci: «
Terminus modalis est terminus determinativus alicuius dicti et connotativus
alicuius passionis propositionis, non habens vim faciendi tale dictum appel-
lare formam » *!*. I modi sono i quattro classici, più veruzz e falsum:
Landucci non accetta la definizione di Occam secondo cui qualsiasi termine che
possa predicarsi di un dictum è da con- siderare modus?*5; egli ritiene invece
che solo quei modi che determinino una proposizione connotandone una qualche
carat- teristica siano termini modali. Termini come scitum, dubium,
intellectum, cognitum non sono modali perché, oltre ad avere ciò che è proprio
dei modali, fanno sì che il dictum « appellet for- 309 Ivi, ff. 9vb-12vb. 310
Ivi, ff. 12vb-15rb. 311 Ivi, ff. 15rb-17vb. 312 Ivi, ff. 17vb-20rb. 313 Ivi, f.
23vb-24vb. 314 Ivi, f. 3ra. 315 Cfr. cap. V, $ 6. Terminologia logica della
tarda scolastica 581 mam » 355: essi rientrano propriamente nel settimo modo, come
ve- dremo. Senso composto e senso diviso così sono caratterizzati: Ideo sensus
compositus in primo modo causatur quando terminus modalis totaliter praecedit
aut finaliter subsequitur totum dictum totius propositionis in qua ponitur, aut
finaliter subsequitur (!); sensus vero divisus causatur quando terminus modalis
mediat inter partes propinquas totius dicti; unde partes propinquas dicti
appello totum quod regitur a parte ante et a parte post respectu verbi illius
dicti, id est a verbo orationis infinitivae vel coniunctivae [...] 317. Ma
Landucci, dopo aver precisato che questa è l’opinione di Heytesbury, Paolo
Veneto e Paolo da Pergola !, ricorda le opi- nioni di Strode*? e Pietro di
Mantova ° e conclude: « Istarum opinionum unaquaeque est sustentabilis et nulla
est demonstrativa, et ideo eligat scholaris illam quae sibi magis placet » ®!.
316 Op. cit., f. 3ra-b « [...] et non habet vim faciendi appellare formam tale
dictum, quod dico ad differentiam istorum terminorum ‘scitum’, ‘du- bium’,
‘intellectum’ et ‘cognitum’, quia, licet possunt determinare dictum
propositionis et ‘connotare passionem, non tamen sunt termini modales primi
modi, ex eo quia habent vim faciendi tale dictum appellare formam ». 37 Ivi, f.
3rb. 318 Ivi: «Prima opinio est communis tenens quod diximus, et est opinio
etiam Hentisberi, Pauli Veneti in Logica parva et Pauli Pergulensis in hoc
tractatu [...] ». 319 Ivi: «Secunda est opinio Sttodi in Consequentiis suis,
qui ponit quod quando modus totaliter praecedit est in sensu composito et
quando mediat est in sensu diviso; sed quando finaliter subsequitur, tunc est
distin- guenda, quia potest capi in utroque sensu ». 320 Ivi: «Tertia est
opinio Petri de Mantua in capitulo de modalibus, ponentis modum praecedentem
facere sensum compositum, mediantem vero et subsequentem facere sensum divisum,
et hoc potest etiam elici ex tractatu soppositionum, ubi ipse tenet in octava
regula quod termini modales non habent vim confundendi nisi terminos sequentes,
et ideo quando finaliter subsequuntur non confundunt aliquem terminum, et per
consequens tunc faciunt sensum compositum. Le differenze fra senso composto e
senso diviso sono quattro; le prime due sono generali. Per la prima, la
proposizione in senso composto va provata in funzione del termine modale,
mentre la proposizione in senso diviso va provata « ratione primi termini,
dummodo talis terminus fuerit mediatus » #2; per la seconda, nella proposizione
in senso composto il termine modale confundit tutti i termini comzunes presenti
nel dictumz; non è così nel senso diviso, giacché la confusio non si esercita
sui termini che precedono il modus *. Le altre due differenze riguardano
potest, non potest e possibile, impossibile. Precisato che potest fa senso
composto quando è usato impetsonalmente e senso diviso quando è usato
personalmente **, Landucci pone la terza differenza, per la quale la
proposizione in senso composto (« cum dicto praesentis temporis » soltanto,
cioè con il verbo del dictum all’infinito pre- sente) richiede una «
verificatio instantanea », che non è richiesta dalle proposizioni in senso
diviso. Cosa sia da intendere con « verificatio instantanea » è un problema che
Landucci si pone. Rifiutata la tesi di Sermoneta (« quidam doctor »)®5 e di chi
322 Ivi, f. 3va, e continua: « Voco autem terminum mediatum omnem terminum
excepto pronomine demonstrativo singularis numeri; pronomen vero demonstrativum
singularis numeri appello terminum immediatum, et quando ponitur pro subiecto
in propositione, talis propositio dicitur imme- diata, ut haec: ‘hoc est homo’
demonstrato Socrate. Et notanter dico ‘singu- laris numeri’, quia in numero
plurali est terminus mediatus et communis, ut vult Paulus Venetus in Logicula
»; cfr. cap. VI, n. 41. 32 Ivi, f. 3va. 324 Ivi (ciò vale anche per contingit;
tra i modi è incluso anche il verbo oportet, e di tutti e tre i verbi è detto:
« personaliter vel impersonaliter sumpta »: f. 3ra). 325 Ivi, ff. 3vb-4ra: «
Unde requirere verificationem instantaneam diversi diversimode exponunt. Nam
quidam doctor dicit quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc.
requirit huiusmodi verificationem, ut puta ista: ‘possibile est te moveri’, non
quia praedicatum seu res importata per prae- dicatum mensuretur instanti, quia
motus non mensuratur instanti ex quo est de numero successivorum, sed quod
ponantur in esse id quod Terminologia logica della tarda scolastica 583 ritiene
che la verifica istantanea di una proposizione esige che « sua de inesse sibi
correspondens pro infinito modico tempore possit verificati » *5, egli così spiega
la frase: propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit verifi-
cationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod arguendo a sua
de inesse de praeterito vel de futuro ad suam de inesse de praesenti cum tali
determinatione ‘ita fuit’, seu ‘ita erit’ si sit de futuro, consequentia
valeat, ut, verbi gratia, haec propositio de sensu composito ‘possibile est te
esse Romae’ requirit verificationem instan- taneam, id est requirit ad hoc quod
sit vera quod arguendo ab ista de praeterito ‘tu fuisti Romae’ vel sibi
consimili ad talem de praesenti ‘tu es Romae’ cum ista determinatione
‘aliquando fuit ita quod’, consequentia valeat; et quia huiusmodi consequentia
valet, scilicet: ‘tu fuisti Romae, ergo aliquando fuit ita quod tu es Romae’,
ideo illi de sensu composito correspondet veritas instantanea; ideo illa est
vera, immo est necessaria, quia omnes tales propositiones de sensu composito
verae sunt necessariae, et eodem modo dicatur de futuro; et si talis
consequentia non valeret de praeterito aut de futuro, tunc illa propo- sitio de
sensu composito non posset esse vera, immo esse(t) impossibi- lis. Vel dicatur,
et brevius, quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit
verificationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod sua de
inesse de praesenti, si sit in mundo, sic adaequate significando sit
possibilis, et si sit illa de sensu composito de negationibus praedictorum
terminorum ‘potest’ et ‘possibile’, requi- importatur per propositionem, ut puta
veritas illius propositionis seu signi ficatum, ut sit sensus quod in hoc
instanti tu movearis, non tamen quod sit ita, sed sibi non repugnat pro tali
instanti verum esse te moveri. Sed iste doctor iudicio meo volens istam
differentiam declarare intricavit se et nescivit eam exprimere, et dictum eius
est falsum. Nam quaero: per verificationem instantaneam aut ipse intelligit
quod sua propositio de inesse sit vera in instanti, aut quod suum significatum
sit verum in instanti, aut quod sibi non repugnet esse verum in istanti. Modo
quo- cumque intelligat, sequitur quod omnis propositio vera requirit
verificationem instantaneam, quod est falsum et contra Hentisberum in tractatu
De incipit et desinit, ubi ponit quod aliqua est propositio quae pro sui
veritate requirit tempus limitatum; unde omnis propositio vera, est vera in
instanti, quod probo [...] »; cfr. il testo di SERMONETA (si veda) in n. 278.
326 Ivi, f. 4ra. 58 rit quod sua de inesse, id est indicativa illius dicti,
absque negatione sit impossibilis etc. #7, La verifica è risolta dunque
dall’autore in prima istanza in una operazione logica complessa, nella quale
sia posta come antecedente una corseguentia e come conseguente la proposizione
in senso composto; in seconda istanza in una consequentia nella quale sia posta
come antecedente l’affermazione della possibilità della proposizione de iresse
e come conseguente la proposizione in senso composto, ad esempio, la verifica
di « possibile est album esse nigrum » nel secondo caso va data così: « ‘album
est nigrum’ est possibile sic adaequate significando, ergo possibile est album
esse nigrum », dove sia l’antecedente che il conseguente sono falsi. La quarta
differenza afferma che per i suddetti modi (potest, possibile e non potest,
impossibile) la proposizione in senso com- posto esige che se è posta ir esse,
cioè « si accipiatur sua de inesse sibi correspondens » come spiega Landucci,
allora « nullum sequitur inconveniens », petché «si talis propositio de sensu
composito sit vera, sua de inesse sibi correspondens, si sit in mundo, erit
possibilis »; ciò invece non è vero per il senso diviso, giacché la
proposizione può essere vera e la sua de inesse essere impossibile: così «
album potest esse nigrum » è vera, ma la sua de inesse « album est nigrum » è
impossibile ®8. Quanto alla liceità dell’inferenza dall’un senso all’altro,
Lan- ducci afferma che con potest e possibile non vale l’inferenza dal senso
diviso al senso composto né «e contra negative » quando un verbo o participio
richiede « tempus limitatum pro veritate talis propositionis » (cioè non vale:
«tu potes pertransire hoc spatium, ergo possibile est te pertransire hoc
spatium »: prima regola) *; né vale dal senso composto al senso diviso « vel e
contra 327 Ivi, f. 4rb. 328 Ivi, f. 4rb-va. 329 Ivi, f. Ava. Terminologia
logica della tarda scolastica 585 negative » con gli stessi modi «in terminis
compositis seu distributis a parte praedicati » (esempio: non vale « possibile
est te esse omnem hominem, ergo tu potes esse omnis homo »: secon- da regola);
né, sempre nello stesso caso, vale dal senso diviso al senso composto « aut e
contra negative cum terminis per se aut per accidens repugnantibus » (« album
potest esse nigrum, ergo possibile est album esse nigrum »: terza regola)*!; né
dal senso composto al senso diviso (« et e contra negative ») con il relativo
implicativo (« possibile est antichristum esse hominem qui est, ergo
antichristum potest esse homo qui est»: quarta regola) *°. Più generalmente
(quinta regola) con tutti i termini modali non vale de forza l’inferenza
dall’un senso all’altro e vecevetsa, date le differenze che sussistono tra
senso composto e senso diviso, purché nella proposizione siano posti termini
co- muni 53, Il secondo modo ha luogo con i termini che hanno « vis con-
fundendi », cioè « mediantibus terminis potentibus confundere confuse tantum
vel distributive mobiliter vel immobiliter » #4, pur- ché essi « non connotent
passionem propositionis nec faciant appel- lare formam » *5: la prima
precisazione distingue il secondo modo dal primo, mentre la seconda lo
distingue dal settimo *%. Né si 330 Ivi, f. Sra. 331 Ivi, f. 5rb; e: «Unde voco
terminos per se repugnare oppositos contrarie (ut ‘album’ et ‘nigrum’),
contradictorie (ut ‘homo’ et ‘non-homo?), privative (ut ‘caecus’ et ‘videns’),
relative (ut ‘dominus’ et ‘servus’); etiam generaliter illos terminos appello
per accidens repugnare qui non opponuntur proprie aliquo istorum modorum, tamen
non possunt de eodem affirmative verificari, ut 4 locus et 4 locus, et esse
adaequate in 4 et esse adequate in © instanti » (f. Srb-va). 332 Ivi, f. Sva.
333. Ivi, f. Svb. 334 Ivi, f. 7vb. 335 Ivi, 336 Ivi, f. 8ra: «Et notander dixi
a principio: ‘dummodo tales termini 586 Alfonso Maierù dica, aggiunge LANDUCCI
(si veda), che tali precisazioni sono superflue giacché una stessa proposizione
può essere in primo modo o in secondo, o in secondo e in settimo, per diversi
motivi *. L’autore, pur definendo probabilis questa opinio, titiene che i modi
vadano tenuti ben distinti **: se così non fosse, il secondo modo inclu-
derebbe il primo e il settimo come suoi casi particolati, ed Heytesbury avrebbe
dovuto cominciare dal secondo la sua tratta- zione, come invece non ha fatto’;
fra l’altro, avverbi come necessario e contingenter fanno senso composto nel
secondo modo, anche se sono modali, e solo impropriamente si dice che lo fanno
nel primo, così come impropriamente connotano una passio della proposizione
#°;. sono infatti esponibili, non officiabili, come si è tante volte ripetuto.
Le differenze fra i due sensi sono così formulate: Prima est, quoniam
propositio de sensu diviso ad hoc quod sit vera requirit verificationem in
suppositis termini communis cum descensu copulativo vel disiunctivo; propositio
veto de sensu composito non, quia uterque descensus sibi repugnat [...].
Secunda differentia est, quoniam propositio de sensu composito ut plurimum
probanda est ratione termini confundentis, sed sua de sensu diviso non [...]
#4. non sint connotativi’ etc., ut pet hoc differat secundus modus a primo;
dixi etiam: ‘non facientibus appellare formam’, ut pet hoc differat a septimo
». 337 Ivi. Una posizione analoga a quella respinta aveva sostenuto SERMO- NETA
nell’introduzione alla sua Expositio: « Ad hoc respondetur quod, licet haec
opinio sic arguens sit probabilis, tamen magis consonum videtur veritati
secundum mentem Hentisberi ipsum [!, cioè i modi 1°, 2° e 7°] separari quam non
[....]». 339 Ivi, f. 8ra-b: «Etiam si secundus modus non separaretur ab illis,
tunc Hentisber errasset in isto suo tractatu, quoniam secundus modus esset
communior et subalternans primum et septimum: sed communiora sunt praemittenda
in doctrina, teste Aristotele et Commentatore in primo Physi- corum t.c. LVII
et etiam tertio Physicorum t.c. II, ergo Hentisber debuisset tractatum suum
incipere a secundo modo et non fecit, ergo errasset ». 30 Ivi, f. 8rb. MI Ivi.
Terminologia logica della tarda scolastica 587 Esse riaffermano che la
proposizione in senso diviso è probata mediante descensus, mentre la
proposizione in senso composto, richiedendo la probatio in funzione del termine
confundens, sarà exponibilis oppure officiabilis. Di qui la regola generale
fornita da Landucci: « Arguendo a sensu composito ad sensum divisum aut e
contra in isto secundo modo non valet consequentia » #%, Il settimo modo ha
luogo con i verbi che riguardano atti della mente: ma questi verbi possono
designare atti della volontà (volo, nolo, malo, cupio, desidero, opto, odi) o
operazioni del- l'intelletto: «absque formidine » come scio, teneo, cognosco,
concedo, nego, o «cum formidine » come dubito, credo, ima- ginor, suspicor,
apparet e simili 8. Questi verbi possono cadere su di un « complexum verbale »,
cioè un dictum all’accusativo e l’infinito o con quod e il con- giuntivo, o
sopra un « terminum incomplexum » (Socrates, « a pro- positio »): nel primo
caso, se uno di essi precede o segue il dicturm fa senso composto, se sta tra
le parti del dictu72 fa senso diviso; nel secondo caso, se esso precede il
termine, si ha senso composto, se segue a questo, si ha senso diviso *4. Il
senso composto e il senso diviso differiscono perché il primo ‘confonde’ i
termini comuni seguenti capaci di ‘confu- sione’ e fa sì che il dictum o il
termine seguente « appellat for- mam », e il secondo non fa ciò *5; inoltre, la
proposizione in senso composto è officiabilis, la proposizione in senso diviso
non lo è #4, 342 Ivi, f. 8rb-va. 34 Ivi, f. 20rb-va. 34 Ivi, f. 20va. 35 Ivi,
f. 20vb; e ancora (ivi): «Quid autem s[c]it appellatio formae puto notum esse
ex Logica parva, quoniam ille terminus appellat formam qui repraesentat suum
significatum sub conceptu proprio ». 34 Ivi: Landucci precisa che il primo
termine della proposizione in senso 588 Alfonso Maierù Di qui le regole
generali: [1] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum aut e contra in
praedictis terminis non valet consequentia #7; [2] Arguendo a sensu diviso ad
sensum compositum et e contra in praedictis terminis ubi praedicatum sit iste
terminus ‘hoc’ et subiectum, in sensu diviso, non sit terminus pet se notus non
valet consequentia [...] 4, si foret ter. minus per se notus bene valeret
consequentia *’; [3] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum ubi subiectum
fuerit terminus pet se notus absque aliquo determinabili, et praedicatum fuerit
hoc pro- nomen ‘hoc’, consequentia est bona, et e contra, mediante verbo
import- tante scientiam vel certitudinem [...]; notanter vero dixi ‘cum verbo
importante scientiam’, quia cum isto verbo ‘dubito’ non valet conse- quentia
59, Tralasciando le regole non riguardanti strettamente l’inferenza, concludiamo
ricordando le due regole relative a hoc quando è sog- getto della proposizione:
l’inferenza è valida dall’un senso all’altro e viceversa se il pronome è «
absque aliquo determinabili » 5, oppure « cum suo determinabili palam
convertibili cum praedicato aut palam superius ad ipsum » #*. L’operazione
compiuta da Landucci, come si può rilevare, è consistita nel fissare criteri
distintivi in modo da giustificare pienamente l’articolazione dei modi proposta
da Heytesbuty; egli ha mirato a precisare la dottrina tradizionale che aveva
unificato modali (primo modo) e verbi designanti atti dell’anima (settimo)
sotto lo stesso motivo della probazio officialiter, e ha identificato composto
dev'essere immediato perché essa possa essere « probata officiabi- liter »;
così è nel caso di « ego scio hominem esse animal ». 347 Ivi, ff. 20vb-21ra. 38
Ivi, f. 21ra. 349 Ivi, f. 21rb. 350 Ivi. 351 Ivi, f. 21vb. 352 Ivi, f. 22ra.
Terminologia logica della tarda scolastica 589 motivi precisi che non
permettono la riduzione al secondo modo del primo e del settimo. Di diverso
orientamento è la trattazione di Benedetto Vettori: più vicina al testo di
Heytesbury nel ritenere l’articolazione in otto modi con la distinzione del
quinto (con et) dal sesto (con vel) e con la mancata inclusione del nono,
accennato e non sviluppato dal maestro inglese, relativo ai termini
connotativi, la discussione del Faventino si svolge su di una linea generale
che non ritiene niente della impostazione dei quattro commenti finora esaminati
e sembra anzi in diretta polemica con la matura esposizione di Landucci, le cui
tesi in certo senso vengono capovolte. Nell’esame di questo trattato, ci
limiteremo a segnalare questi motivi di dissenso all’interno della tradizione
più comune e che servono a chiarire l’origine e la destinazione di certe
precisa- zioni, specie di Landucci: otterremo così un quadro più chiaro
dell'esame finora condotto. L'esposizione si articola in lezioni, e sono otto
in tutto; di esse una è introduttiva, mentre la sesta discute insieme i modi
cinque e sei. Nella prima lezione Vettori chiarisce il suo atteggiamento in
questo trattato. Innanzi tutto afferma che il senso composto e il senso diviso
possono essere considerati o « secundum se et absolute », oppure « unius per
rispectum ad alterum ». Conside- rata in se stessa, la nozione di senso
composto è fondata sulla nozione di verità o falsità istantanea (quindi sulla
verifica istan- tanea) della proposizione corrispondente al dictu7z, che ha una
sua determinazione ad opera di un modo; perciò la proposizione in senso
composto « de modo non exponibili vel verbo concer- nente actum mentis » è
officiabilis, giacché tale probatio « explicat 353 VertORI, Opusculum in
Tisberum..., cit., lect. I, 1: « Et sic notitia sensus compositi secundum se
causatur ex notitia instantaneae veritatis vel falsitatis propositionis
significantis dictum vel determinatum a modo reddente sensu(m) compositum. propositionem
significantem dictum categoricum propositionis officiandae, cuius praedicatum
denotatur inesse subiecto secundum idem tempus imperceptibile [...] » **.
Considerato in se stesso, il senso diviso a sua volta può essere mostrato
(potest ostendi) in due modi: «aut explicatione propositionis, aut expositione
eiusdem » #5; perciò la nozione di esso è legata alla explicatio o alla
expositio; la explicatio di « tu non potes pertransire 4 spa- tium » è: «tu non
habes potentiam ad pertranseundum 4 spa- tium », che è falsa; mentre la
expositio (0 resolutio, dice Vettori) esige che sia vera in un tempo percettibile
la proposizione « hoc possibiliter currit »; per questo si suol dire che il
senso diviso deve « verificari temporaliter » 3%, Considerati poi l’uno in
rapporto all’altro, i due sensi rien- trano nella dottrina della conseguentia
come specie nel genere ?7. Da queste considerazioni deriva la determinazione
del posto da assegnare al trattato tra i libri logici: in quanto i due sensi
sono considerati in sé, la nozione di senso composto e di senso diviso è legata
alla conoscenza della proposizione e in tal senso è « pars determinationis
libri Periermenias »; in quanto essi sono consi- derati in rapporto tta loro,
il trattato va posto immediatamente dopo il trattato delle conseguenze ** e
immediatamente prima dei Primi analitici. 1 fini del trattato possono essere
interno o esterno alla logica; fine interno è la soluzione dei sofismi, fine
esterno è servire a tutte le scienze *?. Per quanto riguarda le cause del senso
composto e del senso diviso, è da tenere presente che ‘causa materiale’ è il
354 Ivi. Si ricordi come è data la probatio officialis: « Talis propositio
est..., quae praecise significat ..., ergo...
« dictum verbale » o un suo equivalente, giacché compositio e divisio
sono proprietà logiche di cui la prima inferi cioè esige l’istantanea verifica
della proposizione, e l’altra la verifica tem- porale, e si sa che la verifica
è proprietà delle proposizioni o dei dicta soltanto *. Inoltre, il modo, o il
termine comzponens vel dividens, dà nome e definizioni al dictum composto o
diviso *! e quindi la capacità di confondere (virtus confusiva), propria del
termine che è modo, opera o su tutto il dictuzz o solo su di una parte di esso
e fa senso composto e senso diviso *°: perciò la virtus confusiva del modo ne è
la causa formale; e poiché la confusio è opera dell’intelletto (« est de
operatis ab intellectu »), senso composto e senso diviso sono legati
all’apprebensio, della capacità di un termine di ‘confondere’ un dictumz, da
parte dell’in- telletto *4, il quale così ne è causa efficiente. Di qui seguono
due affermazioni di notevole importanza: innanzi tutto, senso com- posto e
senso diviso non hanno luogo senza la confusio del termine; inoltre, non hanno
luogo senza il riferimento all’intelletto (sine intellectu)**. Come si può
notare, la seconda affermazione ripren- de il vecchio tema del rinvio
all’intelletto, del resto già presente in Heytesbury, per il quale senso
composto e senso diviso sono molto simili quanto alla struttura linguistica
(vox) ma omzzino impertinentes quanto all’intelletto, in ordine alla verità e
alla falsità e « quoad formam arguendi » #7, Ma sulla prima affermazione si
fonda tutta la struttura del trattato di Vettori. Egli si chiede infatti,
subito dopo, se si possa 36 Ivi, lect. I, 2, supponitur primo, e prima
conclusio. 361 Ivi, supponitur secundo. 362 Ivi, supponitur tertio. 363 Ivi,
secunda conclusio. 364 Ivi, supponitur quarto. 365 Ivi, tertia conclusio. 366
Ivi. 357 HeyTEsBuRY, De sensu composito et diviso, cit., f. 2ra. 592 Alfonso
Maierà dare un’unica definizione di senso composto e senso diviso. Ricordata
l'opinione che abbiamo visto essere propria di Battista da Fabriano, Sermoneta
e Landucci, egli la rigetta come « falsa imaginatio »*8; egli afferma che, non
essendo il concetto di senso composto e senso diviso « mere aequivocus », esso
può fungere da concetto comune e indifferenziato (indifferens) rispetto ai con-
cetti propri causati dai vari modi 9, Ora, la ratio communis pro- pria di
questo concetto è quella che si è detto: non c’è senso composto e senso diviso
« sine virtute confusiva » + Da questa affermazione seguirebbe che la
proposizione « pos- sibile est Socratem esse istum hominem » non è in senso
com- posto perché nessuna parte del dicturz ha confusio, € che la pro-
posizione « possibile est Socratem esse hominem » è in senso diviso giacché
solo una parte del dictum ha confusio: entrambe, invece, secondo la dottrina
tradizionale, dovrebbero essere in senso composto perché il modo precede
totaliter il dictum; se- guirebbe inoltre che la congiunzione e?, la disgiunzione
vel e il relativo implicativo, non avendo capacità di confondere, non farebbero
senso composto e senso diviso, e quindi i modi tre, cin- que e sei non
sarebbero tali”. Per rispondere a ciò, Vettori afferma ancora una volta che un
termine fa senso composto quando ‘confonde’ o tutte le parti del dictum o
almeno la principale, cioè il soggetto, e fa senso diviso quando confonde la
parte più remota, cioè il predicato; perciò, continua Vettori, alcuni termini
che non hanno tale capacità, non possono fare senso composto 0 senso diviso, ma
possono causare corzpositio e divisio (giacché altro è compositio, altro senso
composto, e così via); tali sono tutti termini elencati da Heytesbury ad
eccezione di quelli del primo e dell’ottavo modo, VETTORI (si veda), dubitatur
primo. 39 Ivi. ; . ; 370 Ivi (in particolare il secondo corollario al primo
dubbio). 371 Ivi, dubitatur secundo. Terminologia logica della tarda scolastica
593 dei quali si parla communiter quando si tratta di senso composto e di senso
diviso *; perciò non « ex diversa applicatione modi ad dictum » nascono le
diversità tra i due sensi, ma dalla diversa confusio *: ci sono proposizioni,
il cui modo (in forma nominale) precede il dictum, che non sono officiandae
perché il soggetto di esse non è confuso (es. in « possibile est Socratem
currere » solo il predicato è ‘confuso’), e perciò sono in senso diviso (come «
Socratem possibile est currere » e « Socratem currere est possi- bile »; ma,
mentre quella è explicanda, queste sono resolubiles); proposizioni come «
possibile est hominem esse Socratem » sono invece in senso composto perché il
soggetto è confuso e quindi sono da probare officiabiliter o exponibiliter.
Ora: se non c'è confusio e il modus precede tutto il dictum, si avranno propo-
sizioni compositae, non in senso composto, e se il modus sta tra le parti del
dicturz, si avranno proposizioni divisae, non in senso diviso; le compositae «
possunt probari vel explicative, ut in sensu diviso, vel officiabiliter aut
expositive ut in sensu com- posito » 3, Ciò premesso, egli accetta le
osservazioni relative alle propo- sizioni « possibile est Socratem esse istum
hominem » e « possibile est Socratem esse hominem »; ritiene inoltre che ez,
vel e qui facciano compositio e divisio, ma non senso composto e senso 372 Ivi,
supponitur primo; in part: «Quia autem stat aliquos esse terminos non habentes
vim assignatam, ideo ab actione sensus compositi vel divisi auferuntur, licet
ex eisdem causetur compositio vel divisio in propositione: hi igitur erunt qui
assignantur a Tisbero in littera, praeter hos de primo et octavo, quibus
communiter utimur in locutione sensus compositi vel divisi [...]». È evidente
qui il riferimento alla tradizione, per la quale modali e verbi designanti atti
di volontà (1° e 8° modo) fanno senso composto e senso diviso essendo
officiabili; l’autore non accenna, infatti, al secondo modo, che per Heytesbury
è appunto «cum terminis confundentibus ». 373 Ivi, supponitur secundo. 374 Ivi, supponitur tertio. 38
Alfonso Maierù 594 diviso. Egli è cosciente che quest’affermazione nega la
dottrina di Heytesbury e degli altri logici e perciò la dà come sua IDE
personale ?. Egli continuerà così a parlare di “senso composto’ e di ‘senso
diviso” secondo la terminologia tradizionale, anche in quei casi in cui avrebbe
dovuto semplicemente parlare di Lp e divisio, e continuerà a descrivere i modi
nella maniera tradi- zionale. N Tralasciando i modi terzo, quarto, quinto e
sesto, cl soffet- miamo brevemente sui quattro rimanenti, limitandoci ad esami-
nare la caratterizzazione fornita da Vettori. a Primo modo. Ha luogo quando i
termini ampliativi o, bageg si operano su di un dictum verbale o un suo «prec
Ss a senso composto quando il modo precede ° segue i ic n mentre quando sta tra
le parti del dictum si ha ce De È, il termine modale, sia quando è officiabile
che quando cp ; nibile, è sempre in primo modo 8; i verbi potest e contingi 375
Ivi, in fine: «Et sic his habitis facilis est responsio ad gup dum corollarium,
concedendo id » Laren gra soir pa er) pro aliis autem tribus negatur notam cor
n be hdi i implicativim non facere compositionem vel divistonem, quan ipa e
nullum illorum facere sensum compositum La cap cum nullum horum habeat vim
confusivam, ut pro egg ir 3 Gu hoc arguatur fere omnia in tertio articulo esse
contra core Lodi logicos, concedatur. Ideo volui haec dixisse Reni prop: hear
noster habeat quod obicere, et hoc de tertio articulo et per q hodierna Pad; A
her 376 Ivi t. rimo. . . 377 da n è ia la tesi di Strode e di -_ ko; Lei
magna), relativa alla distinzione da fare quando il modo s gr ps 318 Ivi,
fertio, fra cui: «Ex quo sequitur è pen lic nomen sensus compositi in
propositionibus modalibus ut = uerunt q cai SI cfr. ad es. il Landucci, per il
quale in questo caso si e unta modo; cfr. anche il testo del VETTORI, 0p. cit.
lect. III, i ‘ubi sl fis ; prima conclusio, dove si ripropone il problema per g
men pira si risponde: « Termini modales adverbialite= sumpti componuni
Terminologia logica della tarda scolastica 595 assunti impertsonalmente fanno senso
composto; personalmente, senso diviso; il dictum vero segue alla proposizione
vera: « deum esse » è dictum di « deus est »; quindi, vera questa, segue che è
vero quello e non viceversa; triplice è la differenza tra i due sensi: a) il
senso composto ha verificazione istantanea, sia perché tutta la compositio è
determinata dal modo, come vuole Heytesbury, sia perché tutte le parti della
comzpositio sono ‘con- fuse’ dal modo, come si è detto, mentre il senso diviso
richiede, a sua volta, una successione temporale, sia perché il modo determina
una parte del dicture, sia perché è confuso solo il pre- dicato; b) il senso
composto è officiabile o esponibile, mentre il senso diviso « probatur ratione
termini mediati »; c) la terza dif- ferenza proviene « ex parte illativae
positionis »; cioè la proposi- zione in senso composto implica una proposizione
nella quale il modo sia affermato della proposizione de inesse corrispondente
al dictum (es. « necesse est hominem esse animal, ergo haec est necessaria
‘homo est animal’ ») e ciò non è possibile per il senso diviso (non vale
l’inferenza: « homo contingenter est animal, ergo haec est contingens ‘homo est
animal’ ») 1, Secondo modo. Si ha con un termine che ha « vis confundendi »
(confuse tantum, mobiliter o immobiliter) nei riguardi di un proprie et per se
in primo modo », e ciò contro Heytesbury, che « ratione suae confusionis vel
immobilitationis » li tratta nel secondo modo. 379 Ivi, lect. II, 1, quarto.
380 Ivi, quinto; continua: «Ex quo patet error nostri aemuli conce- dentis esse
id ad quod esse verum sequitur suam propositionem esse veram. Jam enim
scripsimus circa notitiam insolubilem aliquam propositionem esse falsam, cuius
dictum adaequate est verum, ut haec ‘Socrates dicit falsum’, posito quod nihil
aliud dicat, et tunc ipsa est falsa, et Socratem dicere falsum est verum ut
sequens, ergo etc. Et hoc idem militat contra ponentes obiectum scientiae-vel
dubitationis esse significabile complexe et non ipsa conclusio [...] »;
quest’ultima è la posizione di Gregorio da Rimini (ma cfr. cap. I, appendice
1). 381 Ivi, sexto. dictum © d'un suo equivalente *: termini aventi la capacità
di “confondere” sono di tre specie: alcuni esercitano mediate tale capacità
(così omnis nella proposizione universale affermativa, e non causa « compositio
»), altri la esercitano immediate (come le « dictiones exclusivae », e non
causano « compositio »); altri infine la esercitano sia immediate che mediate,
purché non siano im- pediti da altro sincategorema: di essi, alcuni «
confundendo immo- bilitant », altri no; fra i primi, sono incipit, desinit,
promitto, debeo, obligor, necesse, necessario € impossibiliter; fra i secondi,
scio, credo, volo, cupio, immediate **; si ha senso composto quando sono
‘confusi’ quei termini che possono esserlo: se si ha confusio mobilis, la
verità o falsità della proposizione è mostrata dalla dalla verità o falsità del
descersus a una proposizione « de di- siuncto exttemo »; se si ha confusio
immobilis, la verità o falsità sarà provata mediante descensus alla equivalente
proposizione in senso diviso; si ha senso diviso quando un termine comune della
proposizione non è confuso perché antecede il termine confundens: la verità o
falsità di essa sarà provata con descensus dal termine comune non confusus,
descensus che non è possibile col senso com- posto **. Di qui deriva l’analisi
dei rapporti tra primo e secondo 382 Ivi, lect. III, 1, conclusio. 383 Ivi,
supponitur primo: cfr. LANDUCCI, OP. cit., f. 7vb. 34 VerTORI, op. cit., lect.
III, 1, supponitur tertio, e cfr. supponitur quarto: « Et ex hoc supponitur
quarto quid nominis sensus compositi et divisi in secundo modo. Sensus enim
compositus tunc est, cum vis terminorum confundentium confusiva et per
consequens vel illius immobilitativa est in terminum communem, ratione cuius
veritas vel falsitas datae compositionis, si ex confusione et mobilitatione
est, habetur verificata vel falsificata proposi- tione de disiuncto extremo
compositioni correspondente ut descensus; et si compositio fuerit ex
immobilitatione consequente aliqualem confusionem termini, erit verificata vel
falsificata propositione exprimente descensum illius termini communis in divisa
propositione compositae correspondente, ad mo- dum quo ea(n)dem declarat
compositionem ex vi immobilitationis termini factam. Et sic sensus divisus
erit, cum vis illorum terminorum confundentium modo: il secondo modo è superior
al primo, che è inferior a quello (« Le. ] differentiam secundi modi
compositionis a primo esse sicut superioris a suo inferiori ») #9; ciò è contro
l’opinione di Landucci (« Senensis quidam » scrive Vettori), ma alla obiezione
di Lan- ducci, che non si capisce perché, se così fosse, Heytesbury avrebbe
cominciato il suo trattato dal primo modo anziché dal secondo Vettori risponde
che questo si deve al fatto che comunemente si parla di senso composto e senso
diviso a proposito dei termini che denotano la possibilità, inclusi perciò nel
primo modo *%, Accostiamo subito a questi due l’ottavo modo. I verbi desi-
gnanti atti della mente sono di due specie: alcuni designano un atto interiore
(intelligere, scire, velle), altri designano un atto este- non transcendit in
terminum communem per praecedentiam illius ad ipsos ratione cuius veritas vel
falsitas datae propositionis divisae habetur ES descensu illius termini
communis repugnante eidem in sensu composito.» L'esempio addotto per il secondo
caso del senso composto è « niecessatio: omnis homo est animal »: l’autore non
illustra come va operato il descensus in questo caso; si limita a ribadire che
«[...] datae propositionis veritas habetur verificato vel falsificato descensu
attributo illi termino i S diviso extraneo eidem in sensu composito ». sana sa
Ivi, supponitur septimo; continua così il testo: «Quilibet enim terminus qui
ratione sui significare posse esse vel non posse esse facit sensum compositum
in primo modo cum quilibet talis habeat vim confun- dendi tantum ratione suae
confusionis, faciet sensum compositum vel divisum in secundo modo et non e
contra; patet enim aliquem esse terminum com- ponentem vel dividentem in
secundo qui nullatenus significat posse esse vel non posse esse et sic a
ratione compositionis primi modi secluditur ». Tuttavia vii [..] supponitur
sexto, quod licet quilibet terminus ‘cdimponena vel dividens in primo modo
possit ratione suae confusionis componere vel divi cà in secundo modo, aliqua
tamen est propositio in sensu composito vel ; iviso in primo quae nec est
composita vel divisa in secundo modo, ut hi ‘necesse est Socratem esse istum
hominem’ et ‘Socratem necesse est fees istum hominem?. Et hoc patet per quid
nominis sensus compositi o divisi in secundo modo » (cfr. n. 384) sith 386 Ivi,
sotto supponitur septimo. 598 Alfonso Maierà riore (video, tango, audio)".
Solo i primi fanno senso composto e senso diviso in questo modo **. Tali verbi
possono cadere su di un termine incomplexus, o su di un dictum complexum (di
qui la distinzione tra probatio descriptibilis e officialis); se cadono su di
un complexum, o dictum categoricum, perdono ogni «vis appellationis formae »,
giacché « appellare formam est restringere terminum ad sui definitionem, sed
dictum categoticum nullam habet definitionem, igitur non appellabitur
appellatione formae » 39; del resto, solo con un complexum si ha senso com-
posto e senso diviso ?, e precisamente si ha senso composto quando il verbo
precede o segue il dictuz, mentre se sta tra le parti del dictum si ha senso
diviso 32. il primo ha probatio offi- cialis, il secondo va provato secondo il
termine mediato precedente, se è presente nella proposizione ®”. Per concludere,
esaminiamo l'impostazione che Vettori dà del settimo modo, che ha luogo — egli
dice — con le determi nazioni ita est, ita fuit, ita erit. Egli così procede:
dei termini am- pliativi, alcuni significano la possibilità (« consignificant
posse esse vel non posse esse ») e appartengono al primo modo; altri invece
consignificano il tempo, sia se sono considerati in sé (al tempo passato o
futuro), sia se considerati nella forma di participio 387 Ivi, lect. VIII, 1,
supponitur primo. 388 Ivi, supponitur secundo. 389 Ivi, supponitur tertio. : ,
39 Ivi, supponitur quarto; continua: «Hoc idem patet quia sequitur tamquam ab
eodem idem: ‘tu intelligis hominem esse animal, ergo hominem esse animal
intelligis’, quod non contingeret si dictum illud formaliter appellaretur,
sicut hic non sequitur: ‘tu (ergo textus) hominem intelligis, ergo intelligis
hominem’, ut patet intuenti ». 391 Ivi, supponitur quinto. 392 Ivi, supponitur
sexto. . 33 Ivi, supponitur septimo, e conclude: «Et scias istam differentiam
non causare omnimodam impertinentiam inter hos sensus, quia aliquibus
conditionibus observatis sensus illi erunt pertinentes [...] ». i — Adam est
praeteritus, antichristus est futurus: il participio è detto distractivus;
considerando che ampliatio est dilatatio verbi, vel ratione sui, vel ratione
participii distractivi ultra propriam sui consignificationem ad plures scilicet
temporis differentias », può accadere che unì verbo ampliato possa essere
restrictus di fatto « ad unam temporis differentiam tra quelle richieste dall’amzpliatio; così
avviene nel nostro caso, giacché ita, (e solo per accidens l’espressione «
aliquando fuit ita ») limita a un istante del tempo connotato la verità della
proposizione #9, e quindi l'aggiunta di if4 a un dictum è causa formale del
senso composto in questo settimo modo ?, Di qui deriva che il senso composto si
ha con l’aggiunta di ifa che restringe l’arzpliatio del tempo del verbo nella
proposizione a un istante del tempo con- notato dal verbo che fa parte della
deterzzinatio, e che è il passato o il futuro; il senso diviso è dato dalla
proposizione senza deter- minazione e col verbo ampliato -- es. senso composto:
aliquando fuit ita quod Socrates EST albus, senso diviso: Socrates FUIT albus. Di
qui ancora risulta che il senso diviso sta al senso composto come il più ampio
al meno ampio. Nel primo caso quella compositio che è il senso diviso ha verità
verificabile nel tempo 3% Ivi, lect. VII, 1, conclusio, e praemittitur primo.
praemittitur secundo; cfr. anche: Quantum ad primum prae- supponitur primo quid
nominis restrictionis. Unde restrictio est acceptio termini in propositione pro
paucioribus quam in propositione ampliata. Dico ‘acceptio termini in
propositione’, ut denotetur restrictionem non fieri extra propositionem: est
enim species suppositionis, quae est proprietas termini proportionaliter capti.
Dico ‘pro paucioribus quam’ etc., ut deno- tetur terminum discretum non posse
restringi [...]. Supponitur secundo quod
terminum restringi ad pauciora in propositione potest dupliciter intel- ligi:
vel ad pauciora scilicet supposita personaliter termino attributa, vel ad
pauciora, id est, ad pauciores temporis differentias connotatas per verbum cui
accidit ampliatio vel ratione sui vel ratione participii ampliativi, et haec
erit restrictio ampliationis cui committatur compositio septimi modi ». 39 Ivi,
1, praemittitur tertio. 397 Ivi, praemittitur quarto. (« Veritas [...] compositionis divisae
proportionatae illi de sensu composito est temporalis et non istantanea [...]
»), nel secondo invece è istantanea (« [...] veritas limitatur ad certum
instans proportionatum propriae connotationis verbi restricti »: propor-
zionato, cioè, al passato o futuro, secondo i casi) **. 398 Ivi, supponitur
septimo. Il testo del trattato “Termini qui faciunt” si trova in due
manoscritti: PADOVA, Biblioteca Universitaria 1123, ff. 10va-11vb, e Worcester,
Cathedral Library, F. 118, f. 30v sgg. Ho esaminato il ms. Padovano. Il testo, ANONIMO,
ha, al f. 10va, Incipit :termini qui faciunt” e, al f. 11vb, Expliciunt termini
qui faciunt. Il trattato quindi trae il suo titolo dall’incipit. Anche a una
prima lettura si può rilevare che ci si trova di fronte non a un’opera
originale, ma ad un adattamento di un capitolo delle Regulae solvendi
sophismata di Heytesbury, intitolato “De scire et dubitare”. Il materiale del
capitolo di Heytesbury è qui organizzato in modo da offrire in primo piano la
descrizione del senso composto e del senso diviso, alla quale seguono VI casus
con le relative risposte. Nel suo testo, invece, Heytesbury vuole chiarire le
difficoltà relative all’uso di scire, dubitare, ecc.; per far ciò, egli formula
gli stessi VI casi; passa quindi a descrivere senso composto e senso diviso. Infine
risolve i casus. Heytesbury e il suo anonimo manipolatore si propongono fini
diversi. A conferma della dipendenza del trattato “Termini qui faciunt” dal
testo di Heytesbury diamo di seguito in sinossi i passi più importanti dell’uno
e dell’altro (si noti la successione dei fogli dei passi riportati: si
constaterà quanto diversa sia la collocazione dei brani paralleli nel testo di
Heytesbury e nel nostro trattato. Ms. Padova, Bibl. Un. 1123 (f. 10va) Termini
qui faciunt propositiones aliquando sumi in sensu composito et aliquando in
sensu diviso et sunt isti et consimiles: scie, dubitare, imaginari, nolle,
velle, ‘perci- pere’, CREDERE, ‘intelligere’, POSSIBILE, impossibile,
‘contingens’, NECESSARIUM, et alii consimiles. Unde notandum est quod quando
aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat totaliter DICTUM
PROPOSITIONIS vel finaliter subsequitur, tunc sumitur illa propositio in sensu
composito, ut illa ‘Scio deum esse’, ‘Dubito Socratem currere’, ‘Possibile est
album esse nigrum’, ‘Hominem esse album est impossibile’. Et
significant tales propositiones sic: Scio deum esse, id est scio QVOD deus est.
Credo Socratem cutrere, id est: credo QVOD Socrates currit; ‘possibile est
album esse nigrum’, id est: “Hoc est possibile: quod album est nigrum, et sic de
aliis. Sed quando aliquis dictorum terminorum mediat dictum propositionis, id
est ponitur in medio inter ACCUSATIVVM CASUM et, modum infinitum, tunc illa
propositio est totaliter accepta in sensu diviso. Et tales sunt istae: ‘4
scio esse verum’, ‘SOCRATEM percipio currere’, ‘album possibile est esse
nigrum’ etc. Et istae significant sic: ‘4 scio esse verum’, id est illud quod
est 4 scio esse verum; ‘Socratem percipio currere’, id est: illud quod est
Socrates percipio [De scire et dubitare. Ad cuius evidentiam est notandum quod
aliquando accipiuntur propositiones quaedam in sensu composito quibus
consimiles sumuntur in sensu diviso quae non convertuntur cum illis acceptis in
sensu composito. Item sciendum quod huiusmodi propositiones maxime fiunt per
terminos actum vel habitum animae importantes, aut posse esse vel non posse
esse, seu esse necessario vel non esse, vel impossibile esse vel non esse.
Eiusmodi sunt isti termini: scire, dubitare, intelligere, imaginari, percipere,
velle, nolle, possibile’, ‘impossibi- le’, necesse et sic de aliis multis. Quod
autem cum his terminis fiant tales propositiones satis apparet iuxta communem
modum loquendi [H. P. GRICE, “ORDINARY LANGUAGE”], ut cum dicitur: ‘scio 4 esse
verum’ et ‘4 scio esse verum’. Propositiones istae multum sunt similes, sed non
convertuntur. Una enim accipitur in sensu diviso et alia in sensu composito
sicut et hic. Aliquam propositionem dubito esse veram’ et ‘dubito aliquam
propositionem esse veram, intelligo vel imaginor aliquem punctum esse medium
huius corporis’ et ‘aliquem punctum intelligo vel imaginor esse medium huius
corporis. Et ita apparet quod multae sunt propositiones similes sicut istae iam
praemissae et aliae huiusmodi quae non
convertuntur, cum una accipiatur in sensu currere; ‘album possibile est esse
nigrum’, id est illud quod est album possibile est esse nigrum postea, vel sic:
de re quae est alba potest fieri res nigra, et sic est de aliis. Ad istam
conclusio- composito et alia in sensu diviso, quia sensus compositus rato vel
numquam convertitur cum sensu diviso, sed in maiori parte quantumcumque sint
similes sunt tamen sibi invicem impertinentes sicut inferius patebit. Item
tamquam pro regula est observandum quod cum aliquis istorum terminorum vel
similium praecedit totaliter dictum alicuius propositionis seu sequitur
finaliter, tunc talis propositio accipienda est in sensu composito, sicut sic
dicendo: ‘scio 4 esse verum’; tota illa propositio accipitur in sensu
composito, et tunc convertitur cum hac propositione ‘scio quod 4 est verum’, et
ex hoc sequitur quod talis propositio ‘a est verum’ vel aliqua propositio
significans quod a est verum est scita a me. Multi tamen sunt termini prius
accepti qui non multum competenter sequuntut finaliter huiusmodi dictum propositionis,
quia improprie diceretur: ‘4 esse verum scio”, ‘aliquam propositionem esse
veram scio’. Aliqui tamen istorum competenter possunt sequi huiusmodi dictum
finaliter. Convenienter nam dicitur: ‘4 esse verum est possibile’, ‘hominem
currere est possibile', ‘hominem esse asinum est impossibile’: sive igitur
totaliter praecedit talis terminus dictum huiusmodi sive sequatur finaliter,
erit totalis propositio dicta accepta in sensu composito. Prima supponatur nem probandam arguitur sic, et primo
supponitur ista propositio: suppono quod omnis propositio, de qua consideras
quam non scis esse veram nec scis esse falsam, sit tibi dubia. Deinde
ponitur iste casus, quod tu scias quod 4 sit altera istarum duarum
propositionum ‘deus est vel ‘homo est asinus’ et lateat te quae istarum s[clit
4... (f. 11ra) Ad eandem conclusionem probandam arguitur sic, et ponitur iste
casus, quod tu scias quod a s[cJit unum istorum contradictoriorum: ‘rex sedet’
et ‘nullus rex sedet’, ita quod tu scias quod quodcumque istorum sit verum quod
illud sit 4 et e contra, nescias tu tamen quae istarum sit 4, sicut nec scias
quae ista- rum scit vera; isto casu posito, facio tibi istam consequentiam. Tertio
ad eandem conclusionem arguitur sic, et ponitur quod Socrates sit coram te et
scias tu bene quod ‘hoc est hoc demonstrando Socrate et nescias tu quod hoc est
Socrates, scias tamen bene quod ista propositio ‘hoc est Socrates’ significat
praecise quod hoc est Socrates, tunc isto posito sequitur quod ista propositio
‘hoc est Socrates’ est tibi dubium quod quaelibet propositio de qua considerat
aliquis quam ille nescit esse veram nec scit esse falsam sit dubia eidem. Deinde
ponatur quod tu scias quod 4 sit altera illarum: ‘deus est’, ‘homo est asi-
nus’, quarum unam scias esse ve- ram et necessariam, scilicet istam ‘Deus est’,
et aliam scias esse falsam et impossibilem, scilicet istam ‘homo est asinus’,
et te lateat quae illarum sit 4. Item arguitut ad idem sic. Ponatur quod tu
scias quid sit ve- rum istorum, demonstratis istis contradictoriis tibi dubiis:
‘rex se- det’, ‘nullus rex sedet’, sic quod scias quod, quodcumque istorum sit
4, quod ipsum sît verum, et quod solum ipsum sit 4 et e con- tra, et cum hoc
scias quod 4 est verum istorum, nescias tamen quid istorum sit 4 sicut nescis
quid istorum sit verum. Istis po- sitis, fiat haec consequentia... Item ad idem
arguitur sic. Po- natur quod tu scias quod hoc sit hoc, demonstrato Socrate, et
ne- scias tu quod hoc sit Socrates, scias tamen quod haec propositio ‘hoc est
hoc’ significat praecise quod hoc est
hoc, et etiam quod ista propositio: ‘hoc est Socrates” significat prae(f.
12vb)-cise quod hoc est Socrates. Sit enim Socrates coram te quem scias esse
homi- nem et nescias ipsum esse Socra- tem, quc posito cequitur quod
Terminologia logica della tarda scolastica 605 Quarto arguitur [sic] ad ean-
dem conclusionem sic, et ponatur quod Socrates sit coram te, scias tu bene quod
ipse est Socrates vel Plato, nescias tamen quis istorum ipse sit, scias tu bene
quod ista propositio ‘hoc est Socrates” signi- ficat praecise quod hoc est
Socra- tes, tunc ista propositio ‘hoc est Socrates’ est tibi dubia... Quinto
arguitur ad eandem conclusionem probandam sic, et ponitur quod tu scias quid
demon- sttetur per subiectum huius pro- positionis: ‘hoc est homo” et quod
aliquid scias esse hominem et nihil dubitas esse hominem et quod tu scias istam
propositionem ‘hoc est homo’ sic significantem praecise quod hoc est homo, tunc
ista propositio ‘hoc est homo” est scita a te esse vera vel scita a te esse
falsa... (f. 1lva) Sexto arguitur ad pro- bandum (!) conclusionem sic: po-
natur quod 4, è, c sint tres propo- sitiones quarum duae primae, sci- licet 4,
d sint scitae a te, tertia sit c dubia; et dubitantur sic istae propositiones
vel removean- tur a te, ita quod nescias quae istarum s[clit 4 nec quae d nec
quae c nec quae sit tibi dubia. Isto posito, arguo sic: aliqua ista- rum est scita a
te et quaclihet haec propositio ‘hoc est Socrates” est tibi dubia... Item
posito quod scias quod hoc sit Socrates vel Plato, nescias tu tamen an hoc sit
Socrates nec scias an hoc sit Plato, et tunc erit ista propositio tibi dubia:
‘hoc est Socrates’... Item suppono quod tu scias quid demonstretur per
subiectum huius propositionis: ‘hoc est homo” et scias quod illa propositio
signi- ficat praecise sicut termini illius preetendunt, et quod scias aliquid
esse hominem et nihil dubites esse hominem; quo posito, sequitur quod ista
propositio: ‘hoc est homo’, sit scita a te esse vera vel quod illa sciatur a te
esse falsa... Item sint 4, d, c tres proposi. tiones, quarum duae sint scitae a
te, scilicet 4 et 2, et tertia, scili- cet c, sit tibi dubia, et nescias quae
illarum sit 4 vel b, et simi- licter lateat te (f. 13ra) quae illa rum sit tibi
dubia. Istis positis,
sequitur quod aliqua illarum pro- positionum sit scita a te, quia tam a quam È
sciuntur a te per casum, et sequitur etiam quod quaelibet illarum sit tibi
dubia... 606 istarum est dubia, ergo conclusio... Septimo arguitur ad eandem
conclusionem sic: tu scis quod hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates
eodem demonstrato, ergo illud est scitum a te et tibi dubium; et antecedens
arguitur sic, et ponatur quod heri vidisti Socratem et neminem alium, et scias
tamen bene quod adhuc ille homo quem heri vidisti est So- crates, et sit Socrates
hodie coram te et lateat te quod iste est So- crates, tunc sic: tu scis quod
iste homo est Socrates; hoc arguitur sic, quia demonstrato isto homine quem
heri vidisti, scis bene quod iste est Socrates, sed neminem heri vidisti nisi
istum hominem, ergo demonstrato isto scis bene quod iste est Socrates et
dubitas an iste idem sit Socrates per ca- sum, igitur sequitur conclusio.
Alfonso Maierù Item tu scis quod hoc est So- crates et dubitas an hoc sit
Socra- tes, eodem demonstrato; propter quod ponatur quod heri videris Socratem
et scias adhuc quod ille homo quem heri vidisti est So- crates, et videas
Socratem modo, et lateat te an sit Socrates, sed credas quod ille homo quem
nunc vides sit Plato, et non videas ali- quem nisi Socratem; istis positi scis
quod hoc est Socrates d monstrato illo quem heri vidisti, quia absque
haesitatione conce- deres quod hoc est Socrates, de- monstrato illo quem heri
vidisti, quia scis bene quod ille quem heri vidisti est Socrates demon- strato
illo quem heri vidisti. Scias nam gratia exempli quod neminem vidisti heri nisi
illum qui est So- crates, et tunc sequitur quod tu scis quod hoc est Socrates,
de- monstrato illo quem heri vidisti, et eodem demonstrato dubitas an hoc sit
Socrates, quia, demonstrato illo quem iam vides, dubitas an hoc sit Socrates,
et idem est quem iam vides et heri vidisti, igitur eodem demonstrato scis quod
hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates. Appendice 2 IL TRATTATO
TERMINI CUM QUIBUS E PAOLO DA PERGOLA. Kristeller in “ITER ITALICVM” dà notizia
di due trattati de sensu composito et diviso di Paolo da PERGOLA (si veda),
nessuno dei quali corrisponde a quello che abbiamo utilizzato nella esposizione
precedente e che ha l’incipit: “Cum saepe numero cogitarem.” Del primo di essi,
contenuto nel ms. Sessoriano 301 della Biblioteca Nazionale di ROMA, KRISTELLER
(si veda) dà questo incipit: “Quoriam ignoratis.” Il secondo, invece, si
troverebbe nel ms. Casanatense 85; l'incipit è: “Termini cum quibus.” Il ms.
Sessoriano contiene in realtà il trattato a noi noto, ma esso non è segnalato
da Kristeller. L’incipit fornito dallo studioso è quello di un altro trattato
che nel codice precede il nostro testo. Ecco l’indice del ms. Sessoriano: 1)
ff. 1ra-54vb: (Pauli Veneti Logica parva) (manca il primo trattato e metà del
secondo): inc.: ef ita non immobilitant. Ideo bene sequitur: scio omnem
propositionem, et iste sunt omnes propositiones, ergo scio istam et istam et
sic de singulis (cfr. l’ed. veneziana del 1567 « apud Hieronymum Scotum », tr.
II De suppositionibus, cap. V, p. 22, 30); expl.: secundum quod mei in exordio
primitus asserendo promisi (nell’ed. cit. manca l’ultimo paragrafo:
merito-promisi; nel ms. segue, di mano posteriore) E7 sic est finis. FINIS. 1
Cfr. Iter Italicum, II, London-Leiden 1967, p. 122. 2 Ivi, p. 97. 608 Alfonso
Maierù 2) ff. S4vb-SSvb: Incipit tractatus brevis magistri Pauli Pergulensis de
sensu composito et diviso ad medium inveniendum in silogismo (ma cfr. Codices
vaticani latini, II, 679-1134, rec. Pelzer, Romae, Vat. lat. 1109, ff.
144v-145r, dove il testo è attribuito a Marinus de CASTIGNANO (si veda) sotto
il titolo Tractatus de inventione medii. Pelzer per lo stesso testo rinvia al
Vat. lat. 3037, ff. 151r-154r); inc.: Quoniam ignoratis principiis et ea que
sequuntur ignorari habent ab his qui perfecte scire cupiunt; expl: Et sic sepe
hec legendo multa alia exempla per temetipsum per regulas ante positas inveniri
poteris. Finis. Explicit utilis tractatus ad medium in silogismo inveniendum;
3) ff. 55vb-58vb: (Pauli Pergulensis De sensu composito et diviso: ) Item de
sensu diviso et composito tractatus eiusdem. Inc.: Cum sepe numero cogitarem;
expl.: que hic scripsi plurima ex te repperies (cfr. l’ed. M. A. Brown cit.,
pp. 149-158; l’explicit ha riscontro nell’ap- parato); 4) £.59r: versus
memoriales. Il manoscritto, del sec. XV, cartaceo, di ff. 59, a due colonne, è
dovuto a due mani diverse: la prima, fino al f. 54vb, al punto indicato; la
seconda, dal f. 54vb alla fine. Il secondo testo segnalato dal Kristeller
occupa i ff. 55va-58rb del ms. Casanatense 3, ed è anonimo. L'attribuzione di
esso a Paolo da Pergola è stata forse ricavata dal ms. Marciano, lat. VI, 248
(= 2878); questo codice infatti ha, ai ff. 92va-93vb, un trattato de sensu
composito et diviso, incipit: Termini cum quibus, attri- buito al Pergolese (ma
ai ff. 89ra-92rb ha il De sensu composito et diviso, incipit: Cum saepe numero
cogitarem, che una mano poste- riore a quella che ha copiato il testo ha
espressamente attribuito al Pergolese: si veda il margine superiore del f.
89r). In realtà il testo 3 Per la descrizione del codice, cfr. Catalogo dei
manoscritti della Biblio- teca Casanatense, I, compilato da Moneti, Muzzioli, Rossi,
e Zamboni, Roma. 4 Cfr. J. VALENTINELLI, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci
Venetiarum, IV, Venetiis 1971, p. 160; il ms. è segnalato dal KRISTELLER, 0p.
cit., Tk p. 226 del ms. Casanatense e quello del ms. Marciano differiscono,
nono- stante abbiano lo stesso incipit, giacché il primo è notevolmente più
lungo del secondo. Diamo di seguito i due testi, segnalando in nota, del più
breve, i punti di raccordo con l’altro; si vedrà che esso è derivato da quello
maggiore e, così come ci è pervenuto, sembra un riassunto frettoloso del primo.
Per stabilire il testo più lungo ci siamo serviti del ms. Casana- tense e del
ms. 1123 della Biblioteca Universitaria di Padova, che lo contiene ai ff.
9va-10va 5: anche in questo caso esso è anonimo. Il ms. Padovano è più antico e
perciò è stato preso a testo base di questa edizione. Ma Brown ricorda sotto lo
stesso incipit anche i testi anonimi contenuti nei mss. Oxford, New College
289, f. 36r sgg. e Worcester, Cathedral F. 118, f. 55b sgg., che non abbiamo
preso in esame. I* Termini cum quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu
composito, aliquando in sensu diviso, sunt isti: scire, dubitare, ima- 5 Una
prima analisi del contenuto del ms. è nel mio Lo « Speculum »..., cit., pp.
308-309. 6 Cfr. Introduction a PAuL or PeRGULA, Logica..., cit., p. XI. * P =
Padova. Biblioteca Universitaria, ms. 1123, ff. 9ba-10va; C = Roma, Biblioteca
Casanatense, ms. 85, ff. 55va-58ra. In questo apparato non sono segnalate le
trasposizioni e le varianti come ergo | igitur, iste / ille. Ho letto P in
microfilm negativo; si rilevano inter- venti in inchiostro più intenso sul testo,
non so se dovuti alla stessa mano dello scriba, o a mano differente; essi non
saranno tutti segnalati: noteremo eo) le cancellature, e le aggiunte in margine
o in interlinea (indicate con Pe). 1 termini] Incipiunt termini qui cum quibus
Termini P_2 composito +et C 39] -ginari’, ‘percipere’, ‘nolle’, ‘velle’,
‘possibile’, ‘impossibile’, ‘necessarium’ et ‘contingens’. Et sumuntur
propositiones in sensu composito quando aliquis praedictorum terminorum
praecedit totaliter DICTVM PROPOSITIONIS, ut ‘scio 4 esse verum’, vel finaliter
subsequitur, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et ista propositio ‘scio 4
esse verum’, et aliae consimiles quae sumuntur in sensu composito, sic
significat: Scio quod 4 est verum. Et ista propositio ‘impossibile est album
esse nigrum’ et sic singulis. Sed sumuntur propositiones in sensu diviso quando
aliquis istorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur inter
accusativum casum et infinitum modum, verbi gratia ‘4 scio esse verum’, ‘album
possibile est esse nigrum’, ‘aliquam propositionem du- bito esse veram’. Et
tales propositiones quae sumuntur in sensu diviso sic significant: ‘a scio esse
verum’ sic significat: illud quod est 4 scio esse verum; ‘album possibile est esse
nigrum’ sic significat: illud quod est album possibile est esse nigrum. Et ideo
tales propositiones sumptae in sensu diviso et in sensu composito sunt quasi
sibi invicem impertinentes, et in sensu diviso valet talis consequentia: ‘illud
quod est 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum’; et ista consequentia
simpliciter est bona: ‘hoc scis esse verum et hoc est 4, ergo 4 scis esse
verum’. Sed arguendo in sensu composito non valet consequentia, ut hic: ‘tu
scis hoc esse verum et hoc est 4, ergo tu scis 4 esse verum’, quia antecedens
est verum et conse- quens falsum posito casu possibili: posito quod 4
convertatur cum ista ptopositione ‘homo currit’ et posito quod tu videas
hominem currere, sed quod tu nescias pro certo an sit homo vel non, isto
posito, antece- dens est verum, videlicet ‘tu scis hoc esse verum’, quia ista
convertitur cum ista ‘tu scis quod homo currit’ et ista est vera, ergo et alia;
et altera pars antecedentis est vera, videlicet quod ‘hoc est 4°; et consequens
falsum, videlicet ‘tu scis 4 esse verum’, quia convertitur cum ista: ‘tu scis
hominem currere’, quia per casum est tibi dubium si sit homo vel non. Sed ad
concludendum propositionem in sensu composito oportet 3 possibile+et C 6
totaliter] totum C 10 propositio om P 11 sin- gulis] similibus C. sed om C
sumuntur-+autem C 12 istorum] praedicto- rum C 13 accusativum] aliquem (2) C_
16 significat+quod C 17-18 sicnigrum om P__ 20 suntom C etom C 21 illud] id C
23 sed+con- similiter C 25 tu om C quia om C_ 27 posito] pono P__28 nescias]
nesceas P__ 31 4] verum P homo C_ 32 videlicet] quod C 34 non+ Terminologia
logica della tarda scolastica 611 accipere utramque praemissarum in sensu
composito, sic: ‘scio quod hoc est verum et scio quod tantum hoc est 4, ergo
scio 4 esse verum?. Posito quod 4 sit altera istarum: ‘deus est’ vel ‘homo est
asinus’, et bene scias quod 4 sit altera istarum, et sit ista gratia exempli
‘deus est’, et lateat te quae istarum est 4 et consideres tu de istis, et scias
istas significare praecise primarie, isto posito sequitur ista conclusio: 4
scis esse verum, et tamen tu non scis 4 esse verum. Antecedens probo sic: hoc
quod est 4 scis esse verum, demonstrando istam ‘deus est’, ergo a scis esse
verum. Ista consequentia est bona, quia consimilis modus arguendi in sensu diviso
valet, et antecedens est verum, quia istam scis esse veram ‘deus est’ et ista
est hoc quod est 4, ergo hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis 4
esse verum; probo, quia non scis quod 4 est hoc verum ‘deus est’, quia latet te
per casum an 4 sit ista ‘deus est’ an ‘homo est asinus’, nec tu scis 4 esse
aliquod aliud verum per casum, ergo tu non scis 4 esse verum; ideo conceditur
conclusio. Et si arguitur sic: ‘4 scis esse verum, ergo tu scis 4 esse verum’,
negatur consequentia, quia ista possunt stare simul: 4 scis esse verum, et
tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum natura. Probatur sic. Ponatur quod «
sit ista propositio ‘deus est’ et quod tu scias istam, et quod tu non ctedas
aliquod 4 esse in rerum natura, tunc antecedens est verum ‘4 scis esse verum’;
probatur: illud quod est 4 scis esse verum, ergo 4 scis esse verum; antecedens
probo: istam ‘deus est’ scis esse veram, et haec est illud quod est 4, igitur
hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum
natura. Alia conclusio est ista de primo casu: tu dubitas 4 esse verum et tamen
nullum 4 dubitas esse verum; prima parts patet per ca- sum et secundam partem
probo, videlicet nullum 4 dubitas esse verum: quia nullum istorum dubitas esse
verum demonstrando istam ‘deus est” vel ‘homo est asinus’, et quodlibet 4 est
alterum istorum, ergo nullum 4 dubitas esse verum; consequentia patet et
antecedens homo C 34-35 oportet-praemissarum] requiritur quod utraque praemis-
sarum sumatur C_ 37 posito] supposito C 38 ista+gratia P—39te+ta- men C add et
delPest]lsitC =40isto+casuC 41siclsiC 42de monstrando-est’ del Pe 46 quia+tu C
48 an+haec C 49 verumi om C 53 scis] sis C esse-+verum C 55 tu om C 56
probatur] probo C 57 istam] ista C 58 illud] hoc C 59 natura+quia per casum tu
non credis quod aliquod 4 sit in rerum natura C 61 4+est tibi P per casum] ex
casu C 63 dubitas-verum] est tibi dubium CU istam] 612 Alfonso Maierà sequitur
ex casu. Ideo conceditur conclusio et negatur ista conse- quentia: ‘tu dubitas
4 esse verum, ergo tu dubitas 4 vel 4 est tibi dubium’, quia antecedens est
verum (‘tu dubitas 4 esse verum’, quia per casum tu nescis an 4 sit ista ‘deus
est’ vel ‘homo est asinus’, ergo tu dubitas 4 esse verum) et consequens falsum,
quod tu dubitas a, quia suum contradictorium est verum: ‘tu non dubitas 4°;
probatur, quia non dubitas illud quod est 4, quia non dubitas istam ‘deus est’
et haec est 4, ergo tu non dubitas hoc quod est 4. Similiter ista consequentia
non valet: ‘tu dubitas 4 esse verum, ergo 4 est tibi dubium’, quia antecedens
est verum, ut probatum est, et consequens falsum, videlicet ‘a est tibi
dubium’, quia ista non est tibi dubia ‘deus est’, et ista est 4, igitur 4 non
est tibi dubium. Ista conclusio est possibilis et sequens ex casu: 4 est scitum
4 te et tamen tu dubitas 4 esse verum: antecedens probatur, quia 4 est ista
‘deus est’ et ista est scita a te, ergo 4 est scitum a te, et conse- quens
probatur ut prius. Item sequitur: tu dubitas 4 esse verum et tamen tu non
dubitas aliquod 4; prima pars probatur ut prius et secundam partem probo, quia
tu non dubitas illud quod est 4, igitur tu non dubitas 4, quia tu non dubitas
istam ‘deus est’ et haec est 4, ergo tu non dubitas illud quod est 4; ideo
conceditur conclusio et conceditur ista: tu scis 4 et tamen tu non scis 4 esse
verum. Prima pars patet, quia tu scis hoc quod est 4, ergo tu scis 4; secundam
partem probo, quia tu non scis an 4 sit ista ‘deus est’ an ista ‘homo est
asinus’, ergo tu non scis 4 esse verum. Similiter ista est vera: 4 est scitum a
te et tamen non est scitum a te 4 esse verum. Et ista est vera: 4 scis esse
verum et tamen nullum verum scis esse 4, quia hoc verum non scis esse 4
demonstrando ‘deus est’, nec hoc verum ‘homo est animal’ et sic de singulis,
ergo nullum verum scis esse 4; nec aliquid scis esse 4, quia aliquam
propositionem nescis esse 4, ergo aliquid non scis esse 4; nec 4 scis esse 4,
quia 4 est ista ‘deus est’ et tu nescis istam esse 4, igitur 4 nescis esse 4,
et tamen haec est falsa ‘4 nescis istasC 64 velletC 68estozP. 69sit]scitP 72 quia2+tu C 73 hoc]
illud C 74 ista] haec C 75 dubium] dubia P est? om P verum-+ergo 4 est tibi
dubium quia antecedens est verum C 79 probatur] probo C.81probatur] proboC =
utormP = 85haeclistaC 88 4+et G 89 non scis] nes(c)is C an?] vel C 92 tamen om
P 93 de- monstrando+istam C verum+ demonstrando C 97 a+nec 4 scis esse idem
sibi ipsi 4 quia illud quod est 4 nescis esse 4 C 98 ipsi+a esse idem sibi
ipsi’. “A èsse verum est tibi dubium’: si concedatur, tunc sic: ista propositio
‘4 esse verum est tibi dubium’ convertitur cum altera istarum «deus est” esse
verum est tibi dubium” vel “‘homo est asinus’ esse ve- rum est tibi dubium” et
quaelibet illarum est falsa, ergo verum conver- titur cum falso: conceditur
consequentia et negatur antecedens; ante- cedens probo sic: ‘4 esse verum est
tibi dubium’ convertitur cum ista «deus est” esse verum est tibi dubium”, quia
4 est ista ‘deus est’, ergo si haec sit vera ‘4 esse verum est tibi dubium’,
haec foret vera “‘deus est’ esse verum est tibi dubium”: negatur quod istae
duae propositiones convertuntur. Contra: subiecta convertuntur, copulae et
praedicata convertuntur et propositiones sunt eiusdem qualitatis et
quantitatis, ergo convertun- tur. Dicendum quod regula non est generaliter
vera, quia oportet addere quod termini pro eisdem praecise supponant in una
sicut in alia. Nam ista consequentia non valet: ‘quilibet homo est unus solus
homo, ergo omnis homo est unus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur,
praedicata et copulae convertuntut etc. et propositiones non convertuntur, et
causa est, quia in ista ‘quilibet homo est unus solus homo’ li ‘homo’ supponit
pro masculis tantum et in alia ‘omnis homo est unus solus homo’ li ‘homo’
supponit tam pro masculis quam pro feminis, et ideo non convertuntur. Ideo, si
conceditur ista ‘4 esse verum est tibi dubium’, contra: nullum istorum esse
verum est tibi dubium demonstrando istam ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, a
est alterum istorum, ergo 4 esse verum non est tibi dubium: syllogismus in
quarto modo primae figurae; si negatur, contra: prima est universalis negativa
et minor est parti- cularis affirmativa particularem negativam concludentes, et
conclu- ditur directe, igitur etc. Pro isto negatur quod maior est universalis
negativa, quia hoc totum ‘nullum istorum est verum’ est subiectum ad li ‘est’
et est affirmativa, et negatur quod concluditur directe, quia 4 est ista deus
est et hoc est falsum quod tu nescis istam esse idem sibi ipsi C 103
antecedens! om C 104 probo] probatur C 109 convertuntur--et C. 111 quod+ista €
115 convertunturl+et P om C et2+tamen C 117-118 omnis-homo? om P__ 119 feminis]
femellis €121 esse verum om C 122 vel+istam Casinustet C_ 123 dubium+con-
sequentia est C 124 minor] secunda C est? om C 126 igitur + syllo- gismus C
isto+dicitur quod C est] sit C 128 et!+etiam € conclu- quia conclusio non fit
ex maiori extremitate et minoti tantum, sed de illis duabus et de parte medii
termini; ideo non concluditur directe. Capio istas quattuor propositiones:
‘homo est homo’, ‘homo est risibilis’, ‘homo est asinus’, ‘homo est rudibilis’;
capio tunc illas duas ‘homo est asinus’ et ‘homo est rudibilis’; munc istae
duae proposi- tiones convertuntur et una istarum est vera et alia falsa, ergo
verum convertitur cum falso; consequentia patet et antecedens probo, quia ista
convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur; consequentia patet, quia ex
opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis, quia sequitur: istae
propositiones non convertuntur, ergo non con- vertuntur cum aliquibus; ideo si
conceditur consequens, tunc arguitur sic: ex consequente sequitur quod ista
convertuntur, ergo significant praecise idem, ergo convertuntur inter se, ergo
sequitur conclusio probanda, quod aliquae propositiones convertuntur et tamen
una est vera et alia falsa. Capio istas tres propositiones: ‘deus est’, ‘deus
est’, ‘deus est’, quarum quaelibet significat praecise quod deus est, et arguo
sic: istae propositiones convertuntur, ergo quaelibet istarum convertitut cum
cum duabus istarum, sed omnis una est vera et omnes duae istarum sunt falsae,
ergo verum convertitur cum falso. Ad primum argumentum dicitur quando arguitur
sic: istae duae propositiones convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur,
negatur consequentia; nec sequitur: 1sta ‘homo est risibilis” convertitur et
ista ‘homo est asinus’ convertitur, ergo istae convertuntur. Eodem modo
respondendum est ad omnes tales conclusiones, quia si talis modus arguendi sit
bonus, tunc istae conclu- siones sequentes sunt verae, et omnes tales quarum
una est ista ‘hoc est aequale’ et ‘hoc est aequale’, demonstrato uno cui ipsum
primo ditur] concludatur €129 ex] de C 130 duabus] duobus P_131 ho- mo%est 07:
C 132 risibilis] risibile est C asinus+et C rudibi- listet C duas+
propositiones C 133 nunc] et tunc arguo sic C 134 alia+est C 135 quia om C 136
ista] istae propositiones C consequentia] consequentiam C 137 patet] probo C
139 arguitur] arguo C 140 quod 07 C 141 idem+consequentia patet per definitio-
nem istius termini converti tunc ultra ista significant praecise idem C ergo?+a
primo C 142 propositiones+inter se Cet tamen] quarum C 144 deus est*+deus est
deus est deus est in mg C 146 ergo om P quaelibet istarum] una vera illarum C
147 una+illarum C 149 dicitur om € duae propositiones om C 151 risibilis im mg
Pe om C 152: tales om C 153. conclusiones! +consimiles C 154 sunt] essent C 130
est inaequale, ‘ergo ista sunt aequalia’, negatur consequentia, et etiam ista
‘hoc est simile et hoc est simile, ergo ista duo sunt similia’, negatur
consequentia ista, et etiam ista: ‘hoc est immediatum et hoc est imme- diatum,
ergo ista sunt immediata’: non valent huiusmodi consequentiae, quia dicunt
quidam quod numquam convertuntur aliquae proposi- tiones nisi quando quaelibet
illarum convertitur cum qualibet illarum alia a se ipsa. La Contra istam responsionem
arguitur sic, et capio istas duas copu- lativas “ ‘deus est’ et ‘homo est’ ”, “
‘prima causa est’ et ‘risibile est’ ”; tunc arguo sic: istae duae copulativae
convertuntur et istae duae copu- lativae sunt istae quattuor propositiones,
ergo istae quattuor propo- sitiones convertuntur. Pro isto negatur quod istae
quattuor propo- sitiones sunt istae duae copulativae, sed istae quattuor
propositiones cum istis duabus notis et etiam cum actu animae sunt istae duae
copulativae, quia si conceditur quod aliquae propositiones convertuntur, quarum
non quaelibet convertitur cum qualibet istarum alia a se ipsa, sequitur talis
conclusio, quod quattuor propositiones convertuntur et nullae tres, et sint
istae quattuor: ‘homo est’, ‘risibile est’, ‘homo est asinus’ et ‘homo est
rudibilis’, tunc istae quattuor propositiones con- vertuntur, quia ‘homo est’
et ‘risibile est” convertuntur et aliae duae convertuntur, ergo istae quattuor
propositiones convertuntur, et tamen nullae tres convertuntur, quia istae tres
non convertuntur ‘homo est’, ‘risibile est’ et ‘homo est asinus’. Similiter
sequitur quod centum pro- positiones convertuntur; tamen nullae viginti, et sic
de aliis quod numquam videtur esse verum. gti Ideo pro secundo dicitur, captis
illis tribus propositionibus: ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus est’, conceditur
quod quicquid convertitur cum una illarum convertitur cum duabus illarum, et
hoc accipiendo illas duas divisim; et tunc quando arguitur: duae illarum
coniunctae sunt falsae, negatur, sed bene coniunctim sunt unum falsum et
propositio falsa et tres tamen illarum non sunt propositio; et non sequitur:
ista ‘deus est’ convertitur cum ista et cum ista, ergo convertitur cum duabus
illarum, negatur consequentia, et causa quare consequentia non valet hoc] homo
C 155 primo om €157 duo om C 161 qualibet] quae- libet P 168 istae? interl Pe
169 et om C 171 quaelibet+illarum EC 172 et+tamen C 173 tres+et nullae tres P__
quattuor+propositiones C est!1+homo homo est P est? om P 175
convertunturl+probatur C 176 istae om Cpropositiones] species P 182 conceditur]
concedo C quod om P 185 et? om C 187 cum?] tamen C cum3+cum Cest quia, licet
ista ‘deus est’ significet praecise sicut unam illarum per se et certum sicut
alia per se, non tamen praecise significat sicut illae duae significant, ideo
non valet consequentia. Album possibile est esse nigrum, et tamen impossibile
est album esse nigrum: prima pars probatur sic: hoc quod est album possibile
est esse nigrum, ergo album possibile est esse nigrum; et tamen impos- sibile
est album esse nigrum: probatur, nam ista est impossibilis ‘album est nigrum’
et ista praecise significat album esse nigrum, ergo impossibile est album esse
nigrum. Similiter eodem modo possunt probari conclusiones subsequentes,
videlicet: non currentem possibile est currere, et tamen impossibile est non
currentem currere. Et etiam: sedentem possibile est ambulare, et tamen
impossibile est sedentem ambulare. Similiter: falsum possibile est esse verum,
et tamen impos- sibile est falsum esse verum. Similiter: impossibile possibile
est esse, et tamen impossibile est impossibile esse possibile; possibile est
Socratem scire hoc 4 et possibile est Socratem scire hoc 5 et omne quod est hoc
4 est impossibile et omne quod est hoc d est impossibile, et tamen impossibile
est Socratem scire aliquod impossibile: sit 4 ista ‘homo est asinus’ et 4 ista
‘nullus deus est’, quarum utraque sic signifi- cat praecise, et pono quod
utraque illarum cras erit vera et quod Socrates sciat tunc utramque illarum,
possibile est Socratem scire utrumque istorum, demonstrando per li ‘istorum’ 4
et 5, et quodlibet istorum est falsum, et tamen impossibile est Socratem scire
aliquod falsum: pono casum praecedentem: isto posito sequitur: possibile est
Socratem scire quodlibet istorum, et quodlibet istorum est falsum, ut patet per
casum, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod falsum, quia ista est
impossibilis ‘Socrates scit aliquod falsum’ quae praecise significat Socratem
scire aliquod falsum, ergo impossibile est Socratem scire aliquod falsum. Possibile
est hoc 4 esse nigrum et omne quod est hoc 4 est album, et tamen impossibile
est album esse nigrum; sit tunc album aliquod album quod cras erit nigrum, tunc
sequitur conclusio. Socrates scit aliquid esse quod non scit esse: probo, et pono quod
aliquid sit 188 quare+illa C 189 unam] una C 190 certum (?)] tunc non C 195 nam
om C 197 similiter+et C 198 probari+omnes C 199 etiam+non C 206 impossibile!]
possibile C—aliquod om C impos- sibile2] possibile C 209 sciat] sciet C 212
sequitur om C 213-214 per casum] ex casu C 214 tamen 07m C ista] haec C 219-220
sit- nigrum om P 221 probo et in mg Pe pono] posito C aliquid] ali- 220
Terminologia logica della tarda scolastica 617 quod Socrates non sciat esse, et
quod Socrates sciat illud bene, tunc capio istam propositionem ‘aliquid est
quod Socrates non scit esse’; ista est vera, ut apparet; tunc arguitur sic:
Socrates scit istam ‘aliquid est quod non scit esse’, quae praecise significat
aliquid esse quod Socrates non scit esse, igitur Socrates scit aliquid esse
quod non scit esse. Si conceditur consequentia, tune sic: Socrates scit aliquid
esse quod non scit esse, ergo aliquid scit esse quod non scit esse: negatur
consequentia, quia arguitur a termino stante confuse tantum ad eundem terminum
stantem determinate. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram quam
non scis esse veram: pono quod aliqua propositio sit vera quam non scis esse
veram et quod bene scias istam; tune, posito casu: tu scis istam propositionem
‘aliqua propositio est vera quam tu non scis esse veram’, ergo tu scis qualiter
ista praecise signi- ficat, sed illa praecise significat unam propositionem
esse veram quam non scis esse veram, ergo scis aliquam propositionem esse veram
quam non scis esse veram. Pono quod non sint plures propositiones in mundo quam
istae duae ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’, quarum utraque est tibi dubia et
consideres de istis et scias istas esse propositiones contradicentes inter se,
et scias cum toto casu quod nulla contradictoria inter se contradicentia sunt simul
vera, isto posito, sequuntur conclusiones: tu scis aliquam istarum esse veram
et tamen nullam istarum scis esse veram. Prima pars probatur sic: tu scis
aliquam illarum esse veram, quia tu scis quod ista sunt contradictoria ‘rex
sedet’ et ‘nullus rex sedet’ et tu scis quod omnium contradictoriorum alterum
est verum, ergo alterum illorum est verum, ergo scis aliquam istarum esse
veram; et tamen nullam istarum scis esse veram: probatur sic, quia istam ‘rex
sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex sedet’ scis esse quis P 222
sciat!] sit P illud om C bene+aliquod esse C 224 esse+tunc C apparet] patet C
arguitur] arguo C Socrates scis in mg Pe 225 quod+Socrates C 226 Socrates!
inter Pe aliquid esse in mg Pe 228 esse?+Socrates C 232 istam] illud C tunc]
isto C 233 casu tu scis] capio C 234 tu! om C veram] tu scillam add et del P__
234-235 ergo-unam] quae praecise significat C 235 sed-significat in #g P° 237
non-veram] etc C 240 istas] ista C pro positiones contradicentes]
contradictoria contradicentia C 243 scist+ali- qua illarum P 244 Prima-veram om
P 245 contradictoria+demon- strando Cet interl P° 246 alterum] illorum est
alterum illorum adé et del P 247 ergo!-verum om P aliquam] aliqua C 248 sic om
245 618 Alfonso Maierù veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam istarum
scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram et tamen
nullam propositionem scis esse veram. Prima pars probatut ut prius, et secundam
partem probo, quia illam ‘rex sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex
sedet’ scis esse veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam propositionem
scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram, ut
probatur, et tamen quaelibet propositio est tibi dubia: probo, quia ista ‘rex
sedet’ est tibi dubia, et ista ‘nullus rex sedet’ est tibi dubia, et non sunt
plures illarum, ergo quaelibet propositio est tibi dubia. Et simi- liter, nulla
propositio est scita a te: probatur, quia ista ‘rex sedet’ non est scita a te,
nec ista ‘nullus rex sedet’ et non sunt plures istarum, ergo nulla propositio
est scita a te. Et sic probantur conclusiones aliae consimiles. IT* Incipit
tractatus de sensu composito et diviso Magistri Pauli Pergulensis. Termini cum
quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu composito, aliquando in sensu
diviso sunt! isti, scilicet scire, dubitare, intelligere’, ‘imaginari’,
‘percipere’, ‘velle’, ‘nolle’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’,
‘necessarium’ et consimiles. Et sumuntur propositiones in sensu composito
quando aliquis isto- rum praecedit totaliter dictum propositionis, ut ‘scio
esse verum’, vel sequatur finaliter, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et
ista propositio ‘scio 4 esse verum’ et alia consimilis quae sumuntur in sensu
composito sic significant quod ista propositio est scita a me sic significando:
4 est verum, et ista ‘impossibile est album esse CU 254 scis-veram om C 259
sunt înterl Po 261 suntom P_ 262 probantur+omnes C 263 consimiles+Expliciunt
termini cum quibus P Expliciunt termini cum quibus deo et mariae virgini
gratias amen (+die 112 lulij in meg) C. * Ho letto il ms. in microfilm. Ho
cercato di limitare gli interventi a quei casi che chiaramente li esigevano; i
risultati della lettura proposta, co- munque, non sono confortanti. 1 ssunt
775. 250 255 260 Terminologia logica della tarda scolastica 619 nigrum’ sic
significat quod ista propositio est impossibilis sic signi- ficando: album est
nigrum. Sed propositiones quae sumuntur in sensu diviso sunt quando aliquis
istorum terminorum mediat dictum proposi tionis et ponitur inter accusativum
casum e(t) istum modum mediatum, ut ‘4 scio esse verum’, ‘album possibile est
esse nigrum’, ‘aliquam propositionem dubito esse veram’; et istae propositiones
sic significant: ‘a scio esse verum’, id est, istam propositionem quae est 4
scio esse veram; ‘album potest esse nigrum’, id est, de re quae est alba potest
fieri res quae est nigra; ‘aliquam propositionem dubito esse veram?, id est,
aliquam propositionem quam ego dubito esse veram. Ideo tales propositiones
sumptae in sensu diviso sunt (f. 92vb) particulares et in hoc sensu tenet talis
consequentia: hoc 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum. Sed? ad
concludendum3 propositionem in sensu composito requi- ritur quod utraque pars
ipsarum sumatur in sensu composito, sicut: ‘scio quod hoc est verum et quod hoc
tantum est verum, ergo scio a esse verum’. Supposito quod 4 sit altera istarum
‘deus est’ vel ‘homo est albus’ et bene scias quod 4 est altera istarum, et 4
est ista, gratia exempli, ‘deus est’, sed lateat te tamen quae illarum sit a,
et consideres tu * de istis, et scias tu 5 ipsas sic[ut] praecise significare
et tamen hoc supposito quod omnis propositio de qua considerat aliquis quod
modo scit esse veram neque scit esse falsam quam scit de natura illi eidem (sit
dubia), illo casu posito sequitur conclusio ista: 4 scis esse verum et non scis
aliquod 4 esse verum, ergo 4 scis esse verum: conse- quentia est bona et
consimilis modus arguendi valet in sensu diviso, et antecedens est verum quia
‘deus est’ scis istam esse veram, ut patet per casum an 4 sit ista ‘deus est’,
neque tu scis 4 aliquod esse verum ut in casu supponitur, ergo tu non scis 4
esse verum: conceditur conclusio et sic $ arguitur: 4 scis esse verum et tamen?
4 non scis esse verum in rerum natura. Alia conclusio sequens ex eodem casu est
ista: tu dubitas 4 esse verum et nullum 4 dubitas esse verum. Prima pars patet
per casum, et quod nullum « est tibi dubium probatur sic: nullum illorum est
Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 34. excludendum 725. ut 75. ut 775. 6 scic m25.
? cum r25. U è Wa 620 : Alfonso Maierù tibi dubium, demonstrando istas duas
propositiones: ‘deus est’ et ‘homo est album’, sed quodlibet 4 est alterum
istorum, igitur quod- ‘homo est (f. 93ra) album’, sed quodlibet 4 est alterum
istorum, igitur quodlibet 4 est tibi dubium. Consequentia patet, et antecedens
sequitur ex casu: igitur conceditur conclusio et negatur consequentia ista,
videlicet: dubitas @ ergo® 4 est tibi dubium. Ista® consequentia est tibi
possibilis et sequens ex isto casu: ‘4 est scitum a te et dubitas (quod) 4 est
verum’. Secunda pars conclusionis satis patet, et quod 4 est scitum a te
probatur: quia hoc quod est 4 est scitum a te, ergo 4 est scitum a te.
Consequentia patet, quia talis consequentia valet in sensu diviso; et antecedens
probo: quia ista ‘deus est’ est scitum a te et ista ‘deus est’ est hoc quod est
a, ergo 4 est scitum a te: conclusio conceditur. . Item sequitur: tu dubitas 4
esse verum et tu non dubitas aliquod 4, igitur scitur quod tu scias 4 et tu non
scias 4 esse verum, et illa ‘a est scitum a te’ et ‘4 non est scitum a te esse
verum?, et illa ‘a scis esse verum’ et ‘nullum verum scis esse verum 4°, ‘non
aliquid scis esse 4°, ‘non 4 scis esse 4’. ‘A est verum’! et ‘4 est tibi
dubium’ convertitur cum alterà istarum: “deus est’ esse verum est tibi dubium”,
“‘homo est albus’ esse verum est tibi dubium”, ergo convertitur cum falso;
negatur quod “‘4 est verum’ tibi est dubium” convertitur cum altera istarum:
“deus est’ esse verum est tibi dubium”, “‘homo est albus’ esse verum est tibi
dubium”. Contra: si 4 est forte ista ‘deus est’, igitur si haec est vera: “ ‘4
est verum’ est tibi dubium”, haec forte est vera: “ ‘deus est’ esse verum est
tibi dubium”. Negatur consequentia, quia istae duae propositiones (non)
convertuntur. Contra: (f. 93rb) subiecta verbum (?) convertitur et possi- bile
et praedicata manent eadem et propositiones sunt eiusdem qualitatis et
quantitatis, igitur convertitur; argumentum non valet, quia istae duae
propositiones non convertuntur: ‘quilibet homo est unus solus homo” et ‘omnis
homo est nullus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur et copulae et
praedicata sunt eadem, (et) etiam propositiones sunt eiusdem qualitatis et
quantitatis. Et !! si concedatur “ 4 est verum’ est tibi dubium”, contra:
nullum istorum esse verum est tibi dubium; 8 vel ws. 9 Cfr. Termini cum quibus,
I, 1. 78. 10 Cfr. Ivi, 1. 99, Ivi, 1 120. Terminologia logica della tarda
scolastica 621 concedo istas duas propositiones: ‘deus est homo” et ‘homo est
asinus’, et 4 est alterum istorum, sic esse verum non est tibi dubium: negatur
consequentia. Contra: 4 est syllogismus in quarto primae figurae; quod non
dicitur quod hoc totum materialiter supponat istum est verum est subiectum in
minori, tamen idem totum est praedicatum in maiori et ideo non est syllogismus
in quarto primae. Capio !? istas quatuor propositiones: ‘homo est’, ‘animal
rationale est et ‘homo est asinus’ !3, ‘homo est risibilis’, et capio istas
duas pro- positiones ‘homo est’ et ‘homo est asinus’ et arguo sic: istae duae
convertuntur, et una istarum est vera et alia falsa, igitur etc.; patet conse-
quentia. Quia istae convertuntur probo, quia ex copulato sequitur oppo- situm,
quia sequitur: ista non convertuntur, igitur non convertuntur cum aliquibus; et
arguo ex consequente sic: ista convertuntur, ergo significant praecise idem;
consequentia patet per definitionem istius termini ‘converti’, et ultra:
convertuntur inter se, igitur a primo sequitur conclusio probanda, id est,
aliquae sunt propositiones convertibiles inter se, quarum una est vera et alia
falsa (f. 93va). Capio istas tres proposi- tiones ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus
(est), quarum una ex !* hoc numero praecise significat quod deus est; tunc
istae propositiones convertuntur, igitur quaelibet propositio quae convertitur
cum una istarum conver- titur cum duabus istarum et omnes duae istarum sunt
propositiones falsae et omnis una istarum vera est propositio, ergo vera
convettitur cum falsa. Ad! primum istorum arguitur: istae convertuntur, ergo
conver- tuntur. Quidam responderunt negando consequentiam, quia sequitur, ut
dicunt: convertuntur, igitur praecise 6 idem significant; et etiam!” eodem modo
respondent ad omnes tales consequentias consimiles, sci- licet: hoc est aequale
et hoc est aequale, demonstrato uno ante ipsum est inaequale, ergo ipsa sunt
consimilia: negarent consequentiam et etiam: hoc est simile (et hoc est
simile), igitur ista sunt similia, quia dicunt quod numquam est concedendum
quod aliquae propositiones convertantur nisi quaelibet illarum et quaelibet
alia a se ipsa conver- 12 Cfr. Ivi, 1, 131. 13 albus 775. 14 est 775. 15 Cfr.
Termini cum quibus, I, 1. 148. 16 precisse 775. 7 etiam et rys. 622 Alfonso
Maierù tantur, dum dicunt quod non sunt concedenda, aliqua sunt contra-
dictoria. Contra istam regulam atguitur sic: istae duae copulativae “deus est’
et ‘homo est’”, “‘capra est’, et ‘animal (est)””, istae quatuor propo- sitiones
!8 (sunt) istae duae copulativae, igitur quatuor convertantur et tamen
quaelibet istarum et non quaelibet alia a se ipsa convertitur. Pro !? isto
negatur: quatuor propositiones sunt istae duae copulativae, quia, si
conceditur, aliquae propositiones convertuntur. Similiter talis conclusio, quod
quatuor propositiones convertuntur et nec? sex nec xx etc. tamen istae (f. 93vb)
repios quia accipiuntur duae propositio- nes convertibiles et demum aliae duae
convertibiles et nunc quod nullae tres istarum sunt convertibiles et eodem modo
est de viginti et centum et mille quod non unus videtur etc. Ideo pro isto
argumento negatur ista consequentia: convertitur cum omnibus istis tribus,
igitur conver- tuntur cum duabus istarum, quia nullae tres istarum sunt
propositiones ut intelligibiles et falsae. Contra: ‘deus (est) nam convertitur
cum ista et cum ista, ergo 8! convertitur cum istis, cuius consequentia negatur
continue, et haec est causa quia non valet, quia licet ista ‘deus est’
significat praecise sicut istae videtur (?) per se et iterum significat sicut
ista alia per se, non praecise significat sicut istae duae, ideo conclusio non
valet: album 2 possibile est esse nigrum et impossibile est album esse nigrum;
prima pars probatur, scilicet ® quod est album potest esse nigrum, igitur album
possibile est esse nigrum; et impossibile est album esse nigrum: nam ista est
impossibilis: ‘album est nigrum’, quae praecise significat album esse nigrum,
igitur impossibile est album esse nigrum etc. a tractatus de sensu composito et
diviso parvus et utilis. en. 18 propositiones quatuor 775. 19 Cfr. Termini cum
quibus, I, 1. 167. 20 nec add ms. 21 conclusio (?) w25. 2 Cfr. Termini cum
quibus, I, 1. 192, 23 sic licet 775. I numeri rinviano alle singole pagine, il
numero in tondo indica che il termine ricorre una sola volta; il numero in
tondo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine ricorre una sola
volta e soltanto nelle note (es. 110 n.); il numero in corsivo indica che il
termine ricorre più di una volta nel testo, o nel testo e nelle note (es. 120);
il numero in corsivo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine
ricorre più di una volta soltanto nelle note (es. 130 x.); — il trattino unisce
numeri di pagine alle quali si fa un rinvio dello stesso tipo (esempi: 174 n.).
140-150, 151 n.154 n., 155-165, 166 n- NOMI DEI FILOSOFI I E DEI TESTI ANONIMI
Abbone (Fleury), Abelardo, v. Pietro Abelardo Adamo di Balsham
(Parvipontano) Adamo, L., Agostino,
Aurelio, ps. Agostino Alberico di Parigi Alberto Magno Alberto di Sassonia
Albertuccius, v. Alberto di Sassonia Albertus Parvus, v. Alberto di Sassonia
Alcuino Alessandro d’Afrodisia, Alessio Ammonio Anselmo d’Aosta ps. Apuleio di
Madaura Aristarco Aristotele Arnim Ars Burana Ars Emmerana Ars Meliduna Avetroè
Avicenna Bacone, Roberto, v. Koberto Bacone Bacone, Ruggero, v. Ruggero Bacone
Battista da FABRIANO (si veda) Baudry Becker-Freyseng Beonio Brocchieri
Bernardo di Chartres Bianchelli Billingham, R., v. Riccardo Billincham Bird, O.
20 n. Birkenmajer, A. 16 n. BochefiskiBohnerBOEZIO (si veda) Boh, I. 35 n. FIDANZA
(si veda) Borgnet Braakhuis Brandt, Brotto, Brown Buridano, G., v. Giovanni
Buridano Burleigh, W., v. Gualtiero Burleigh Busse Buytaert Campsall, R. di, v.
Riccardo di Campsall Carisio Carnap. Casari Cassiodoro Chenu CICERONE (si veda)
Clagett Colli (si veda), Consenzio, Copulata tractatuum parvorum logicalium”, Cosenza
Crisippo Curtius Pra (si veda) Deman “Dialectica Monacensis” Dick Diocle
Magnesio Diodoro Crono Diogene di Babilonia Diogene Laerzio Diomede Dionisotti Dodd
Donato Dorp Giovanni Dorp Diurr Dulong Du Marsais Dumbleton Giovanni Dumbleton Duns
Scoto Giovanni Duns Scoto Dziewicki Echard Eckert Ehrle Elie Emden Ermini Eudemo
Fabroni. Facciolati Fallacie Londinenses, “Fallacie Magistri Willelmi” “Fallacie
Parvipontane, Fallacie Vindobonenses, Federici Vescovini, Fernandez Garcia Filone
megarico Flasch Fornari Fracanzano Franceschini Frustula logicalia Gaetano da
Thiene Galili Garceau Gargan Garlandus Compotista Garvin Geach Gerberto
d'Aurillac Gerardo da CREMONA (si veda) Gerolamo Geyer Ghazali-al Giacomo
Veneto Gilson Giovanni XXI, v. Pietro Ispano Giovanni Buridano Giovanni Dorp
Giovanni Dumbleton Giovanni Duns Scoto Giovanni Duns Scoto Giovanni di
Salisbury Giovanni Versor Giovanni Wyclif Glorieux Glose in Aristotilis
Sophisticos elencos Glosule in Priscianum, v. Glosule super Priscianum maiorem
Glosule super Prisciamum maiorem Goffredo di Fontaines Gohlke Goichon Grabmann Green
Gregorio da RIMINI (si veda) GRICE, H. P., Gualtiero Burleigh Guglielmo di
Champeaux Guglielmo di Conches Guglielmo Heytesbury Guglielmo d’Occam Guglielmo
di Shyreswood Guglielmo Sutton Hadot Henry Hentisber, v. Guglielmo Heytesbuty
Hertz Heytesbury, W., v. Guglielmo Heytesbury Hoffmann, Hoffmans Holcot v.
Roberto Holcot Houde Hunt Introductiones dialetice secundum Wilgelmum
Introductiones Parisienses Isaac Isidoro di Siviglia Jeauneau Johannes Venator
Jolivet Keil Kindi-al Kneal Kneale [CITATO DA H. P. GRICE] Kretzmann [solo
filosofi] Kristeller Lacombe Lamberto d’Auxerre LANDUCCI (si veda) Bernardino di Pietro Lausberg Leclercq Lee Lefèvre
d’Etaples Lejewski Lesniewski Liber sex principiorum Licht Limentani Lindsay Logica
‘Cum sit nostraLogica Ut dicit’ Lohr Lukasiewicz Maier, Maierù Manthey Marciano
Capella Marco da BENEVENTO (si veda) Marinus de CASTIGNANO (si veda) Mario VITTORINO
(si veda) Marliani, Gerolamo Marliani, Giovanni Marsilio di Inghen Martin Martino
di Dacia Martino Molenfelt Mates Maulevelt, T., v. Tommaso Maulevelt Mazzetti McCall
Meiser MELANDRI (si veda) Menghus Blanchellus, v. Bianchelli Michele di Efeso Michalski
MINIO-PALUELLO (si veda) Molenfelt, M., v. Martino Molen- felt Momigliano Mommsen
Moneti Moody Moore Morgan Mullally Muzzioli Mynors Nagel Nagy NARDI (si veda)
NICOLETTI (si veda) Norberg, Notkero Labeone Occam, G., v. Guglielmo d’Occam
Ockham, W., v. Guglielmo d’Occam O’Donnel Offredi Otto Palemone Paolo da PERGOLA
(si veda) Parvipontano, v. Adamo di Balsham (Parvipontano) Pasquinelli Pavolini
Pelzer Perreiah Pertusi Petrus Lucius, Licht, P. de Pietro Abelardo Pietro
d’Ailly Pietro Elia Pietro Ispano (Giovanni XXI) Pietro Lombardo Pietro di MANTOVA
(si veda) Pietro di Poitiers Pinborg, Piper Platone Politi Pompeo Porfirio
Prantl PRETI (si veda) Price Prior Prisciano Probo Promisimus (glossa)
Pschlacher Quétif Quintiliano Radermacher Ralph di Beauvais Rashdall Reina Reiners
Riccardo Billingham Riccardo di Campsall Riccardo di Ferabtich Riccardo Rufo di
Cornovaglia Riccardo Swineshead Rijk Roberto Bacone Roberto Holcot Robertus
Anglicus Rodolfo Strode Roos, Roscellino Rossi (si veda) Roure Ruggero Bacone
ps. Ruggero Bacone Russell Sanuto Scauro Schepps Schmitt Scholtz Schum SERMONETA
(si veda) SERVIO (si veda) Sherwood, W. of, v. Guglielmo di Shyreswood
Silvestro da Valsanzibio, Ofm. Cap. Simone di Dacia Simone di Faversham Speranza,
Luigi, Spiazzi Steele Stefen Steinthal Strode, R., v. Rodolfo Strode : Sullivan
Summa Sophisticorum elencorum Summe Metenses Suppes, Sutton, W., v. Guglielmo
Sutton Swiniarski Synan Tarski Teofrasto Terenzio Termini cum quibus (trattato)
Termini qui faciunt (trattato) Thomas Tisberus, v. Guglielmo Heytesbury Aquino
Tommaso di Erfurt Tommaso Maulevelt Tractatus Anagnini Tractatus de
dissimilitudine argumentorum Tractatus de proprietatibus sermonum Tractatus de
significatione terminorum Tractatus de univocatione Monacensis Trinchero Tritheim
(Trithemius) Ugo di S. Vittore Valentinelli Venator, J., Johannes Venator
Verbeke Versor, J., v. Giovanni Versor Vettori, B. Viano Villier Vincenzo di
Beauvais Vyver Van Wadding Wallies Waszink Webb Weigel Weisheipl Wilpert, P.
Wilson Wittgenstein Wright Zamboni Zonta INDICE DEI MANOSCRITTI Cambridge,
Library of Corpus Christi Cracovia, Biblioteka Jagiellotiska Erfurt,
Wissenschaftliche Allgemein- bibliothek, Amplon Gottinga,
Universitàtsbibliothek, Theol. Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. Padova,
Biblioteca Universitaria Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. Roma, Biblioteca
Apostolica Vaticana, Vat. lat. Roma, Biblioteca Casanatense, Roma, Biblioteca
Nazionale Centrale « Vittorio Emanuele II », Sessoriano Venezia, Biblioteca
Nazionale Marciana, lat. TERMINI GRECI aSivatov v. impossibile &hndég v.
verum àvayxatov v. necessarium
àvarviimés resolutorius àErovyv àbprotos, v. Uvoua, pnua amoderere probatio
anépavorg enuntiatio àmbpaor (def.) negatio artogpatimde, v. \byoc Updpov
Buatpeore divisio Sua) verv resolvere Suvatév possibile Exdeows expositio
txtidectar expositio ivbeybpevov contingens Evbotov probabile inwvopia uatagao (def.
affirmatio satapatixòe, v. MbYoc xatmyopeiv
appel lare xatmyopia praedicamentum, appellatio Mextéy dicibile Mic mapà
tiv Méeuv dictio, locutio eros: -<). dmopartixoe A. xatagatimòe puépog Xbyov
oratio puépos, v. Adyog Bvopa.; -B. &bprotov nomen $poc . (def.) terminus mov tu quale
aliquid Tong idia, xow qua- litas mpoonvopetv 51 n.; v. appellare Tpoonvopia .;
-t. dvravariaotog ; -oyMua mig npoonyopias appellatio, vocabulum mpéodeois
appositio rpoconuatvev consignificare Tporaowe dueros ; «al età tporov Tpotkoen
praemissa, propositio pipa ; -f. &bprotov verbum onpaivev signi ficare
obuBorXov nota 636 cvurépacpa conclusio oivéecpos civdeoe compositio oyfua, v.
mpoonvopla v. li hoc aliquid tpérog
(def.) modus okotg dictio quo quvh vox TERMINI LATINI ablativus a. consequentiae a. in consequentia absolute,
v. supponere Absolutus, v. modalis, nomen, suppositio, terminus abstractum,
def. abstracta-concreta ex omnibus terminis concretis possunt abstracta capi, v.
terminus accentus acceptio, def. a. terminorum a. vocis a. disiunctim o
copulative (per copulativam propositionem) accidens a. sive forma a. Subiectum accidentia
adiacentia a. vocis secundum a. v. adiectivum, determinare, dicere, fallacia,
falsum, nomen, praedicare, praedicatio, significare, terminus accidentalis, v.
compositio, concre- tum, divisio, forma, nomen, pro- prietas, suppositio,
terminus Accipere 219 n.; a. in sensu compositionis 359 n.; a.
coniunctim-divisim 615; a. significative 219 n.; v. definitio, denominativum,
modus, usus Accusativus 347 n., 552 n., 553, 602, 610, 619 Adaequate, v.
significare Adaequatus, v. significatio, signifi- catum Adiacere, v. accidens,
appellatio, esse Adiacentia, v. coniungere, copulare, copulatio, definitio,
praedicare, VOx Adiectivatio 212 Adiectivum, def. adiectiva nominaliter vel
adverbiali- ter designata 533 7.; a. accidentis 171, 213 n.; a. nominis 336; a.
verbi 336; v. substantivatum Adiectivus, v. determinatio, dictio, nomen,
participium, terminus, verbum, vocabulum Adf-, v. aff- Adp-, v. app-
Adverbialis, v. determinatio, modus 638 Adverbialiter, v. adiectivum, capere,
significare, sumere, terminus Adverbium 48 n., 192 n., 211, 212 n., 227 n., 268
n., 294 n., 333 n, 334, 335, 336, 337, 338 n., 343 n., 346 n., 348 n., 353 n.,
354 n., 359, 369 n., 386-388, 391, 443 n., 453 n., 462, 515 n., 529, 537 n, 539
n.; adverbia componentia et personalia 212 n.; adverbia impersonalia 212 n.;
adverbia localia 212 n.; a. negativum 203 n.; adverbia numeralia 253, 271 n.,
284 n., 303 n; adverbia resolutoria 448 n.;_ a. temporale 212 n., 237 n., 336;
a. demonstrandi 406 n.; a. hortandi 336; a. negandi 460 n.; a. optandi 336; a.
qualitatis 212 n.; a. quantitatis 212 n.; a. similitudinis 270 n.; a.
determinativa compositionis 359 n; v. verbum Adversarius 491 n. Aequivoca
(nomina) 146, 485 Aequivocatio, def. v. fallacia Aequivocus, v. nomen,
praedicatio, terminus, aequivoca Affirmare 321, 479, 504 n., 521 Affirmatio 197
n., 203 n., 321, 330, 354 n., 441 n., 499 n., 503, 504 n., 544 n.; v. qualitas,
xxt&gaote Alienare 179 Indice dei termini latini Alienatio, def. 185 n.;
inoltre 109, 185 Alîetas, v. signum Amphibolia 511 n.; v. amphibologia
Amphibologia 512 n., 514, 526; ». amphibolia Ampliare 78, 94 n., 107, 139, 145,
146 n., 149, 151, 152, 162, 168 n., 169, 175, 177 n., 179 n., 186 n., 188 n.,
189, 190 n., 364 n.; a. copulative aut disiunctive, aut disiunctim aut
copulatim 188 n.; v. amplificare, verbum, vis Ampliatio, def. 170, 182, 186,
190, 599; inoltre 19, 44, 76-78, 86, 95, 139, 145, 146, 147, 148 n., 149 n,,
151, 152, 153, 154, 157, 162, 165, 168-170, 172, 175, 177 n., 178, 179 n., 182,
184 n., 185, 186, 188, 189 n., 192, 231 n., 232, 328, 346 n., 430 n., 599; a.
respectu suppositorum 170; a. respectu temporis 170; v. amplificatio,
appellare, appellatio, restrictio Ampliative, v. stare, supponere Ampliativus,
v. participium, praedi- catum, terminus, verbum Amplificare 175 n., 176 n.; v.
ampliare Amplificatio 175, 176 n.; v. ampliatio Analysis 396 n. Antecedens
(opp. consequens) 19, 101 n., 235, 237 n., 239, 243 n, 278 n., 286-n., 292 n.,
389 n, 393 n., 399 n., 428, 440 n,, 441, 443 n., 448 n., 449 n,, 461 n, 490 n.,
493, 494 n., 497, 518, 541 n., 542 n., 606, 610-614, 620 (v. oppositum); Indice
dei termini latini a. exponens 440 n.; a. (pronominis relativi) 285 n., 293,
434 n., 546 n., 561 n., 567, 568, 575, 576 Apparentia, v. causa Appellare, def.
87 n., 88 n.; -a. du- pliciter accipitur 98; -a. = esse commune 102, 103 n.;-a.
= prae- dicare 103 n.; inoltre 47, 49 n., 50 n., 53 n., 57, 58, 70, 71 n, 72
n., 84, 85, 87 n., 88, 89 n., 90, 91, 92, 93 n., 95 n., 98, 99, 100, 101 n.,
102, 103 x., 105, 106, 107 n., 108 n., 111-113, 116, 119, 128 n., 129 n., 130
n., 132 n., 151, 153 n., 168, 179 n., 225 n., 228, 342 n., 343 n., 393 n., 394
n., 578, 579 n., 598; a. ampliationem 118 n., 119; . complexionem 110; a. non
complexionem, sed formam lil n.; . conceptus 262 7#.; a. formam, def. 598; inoltre
84, 98, 99, 101 n., 106, 107, 109, 110, 115, 116, 117 n., 119, 175 n, 426 n.,
549, 577, 580, 581 n., 585, 586 n., 587, 598 (+. dictio, praedi- catum); a. hoc
aliquid 72 n.; a. individua 101 n.; a. rationem 84, 107, 113, 114, 116 n., 260,
261 n.; a. propriam rationem-omnes rationes 108 n.; a. substantiam 85 n. (v.
nominare); a. significatum formale 113; unum totum sub una significatione uno
nomine a. 56; res appellata 93 n., 97, 105 n.; v. instituere, institutio,
rpoomnyopetv Appellatio, def. 49 n., 86 n., 87, 89, p D PPDpp ap pp 639 90 n.,
94 #., 101, 103, 118, 207 n.; -a. dicitur quattuor modis 89 n.; -a. dupliciter
accipitur 98; -a. = proprietas praedicati 109 n.; inoltre 19, 44, 45, 47-49, 50
n., 58, 59 n., 68,70, 71-74, 75, 76-79, 80, 82, 83, 84, 85, 86-93, 94 n., 95,
97-99, 100, 101 n., 102-105, 106, 108 n., 109, 111, 112, 114- 116, 117, 118,
126 n., 128 n., 129, 130 n., 131, 132 n., 133, 135, 139, 147, 148 n., 149, 150
n., 151 n., 152, 153, 155 n., 157, 161 n,, 163 n., 164 n., 168, 172, 175, 182,
203 n., 221, 260 n., 347, 453 n, 572, 578; . alia discreta alia communis 95 n.;
. manerialis 0 simplex 81; materialis 81; personalis 95 n.; reciproca 49 n.; .
variata 47; . ampliationis, def. 119 n.; inoltre 118, 193; . dicti 124,
127-130, 150, 151 n, 349 n., 356; . dictionis 78 n.; a. enuntiabilis 129, 344;
» . formae, def. 119; inoltre 109, 116 n., 118, 120, 121, 122, 132 n,, 173,
578, 587 n., 598; . rationis, def. 107, 113, 572 n.; inoltre 108 n., 110, 114,
116 n., 120, 260 n., 562, 572, 578; . rationis vel conceptus 107 n.; .
suppositi 134; . temporis, def. 118 n., 572 n; inoltre 118, 572, 578, 580;
termini 88 n.; a. alia termini communis, alia ter- mini singularis 89 n.; 640
a. termini communis, alia pro ipsa re in communi, alia pro suis infe- rioribus 90
n.; vocum 93 n.; . per modum adiacentis, per mo- dum non adiacentis 106 n.; a.
pro formali significato, def. 111; a. pro ratione 111; sufficientia
appellationis 135 n.; ex figura appellationis 71 n.; sub figura appellationis
51, 71, 72; ex similitudine appellationis 72 n.; habere appellationem ab aliquo
59 n; v. restringere, tpoonvopia Appellativum, v. appellativus Appellativus 47
n., 58, 98 n.; appelativum 79 n., 97 n.; v. nomen, terminus Appellatum 73, 76
n., 77, 85, 86, 89, 93 n., 94, 95, 97, 101, 128, 131, 132 n., 133-137, 148,
156, 160 n., 168, 174 n., 223 n., 452 Di appellata dicuntur praesentia suppo-
sita 88 n.; a. praesens 96 n.; appellata praesentia, praeterita, fu- tura 95
n., 96 n.; appellata actualiter entia, tria habi- tualiter entia 136; sufficientia
appellatorum 135, 136, 167 n. Apponere 136, 157, 166 n., 167 n., 168 n., 170,
171, 203 n., 204 n,, 209 n., 223 n., 225 n., 259, 331 n., 344 n., 368, 519
Appositio 45, 176 n., 344; appositiones id est praedicata 352 n.; v. tphodeore
Appositum, v. appositus P » Indice dei termini latini Appositus=ex parte
praedicati posi- tus 157; appositum 160 n., 557 n.; a parte appositi 160 n.; ex
parte appositi 159 w., 160 n.; esse in apposito 209 n.; v. terminus Aptitudo
241 n.; v. nomen Arguens 437 n., 552 n. ‘Arguere cavillatorie 491 n.; v. forma,
modus Argumentare, v. modus Argumentatio 41 n., 395 #., 401 n. Argumentum, def.
398, 400; izoltre 290, 295 n., 386, 394 n., 398, 399-401, 415 n., 432 n., 440
n.,, 443 n., 447 n., 452 n., 461, 468 n., 480 n., 493 n., 494 n., 541 n,, 548
n., 558, 560 n., 562 n., 563, 575, 576, 578, 579 n., 614, 620, 622; a. notius
ac probabilius 399; solutio argumentorum 386 n.; v. enthymema, exemplum,
inductio, syllogismus Ars: -a. logica 218 n. (v. logica); . nova 15; . vetus
16; . disputandi 399 (v. disputare); inveniendi 395 n.; . iudicandi 395 n. (v.
iudicare); . resolvendi 395 n. (v. resolvere); . anche officium, sermocinalis
Articularis, v. nomen Articulatio, v. vox Articulatus, v. vox Articulus 48 7.,
49 n., 297 n. Ascendere 244 Ascensus, def. 239; inoltre 233 n., 239 n., 240
Assumere 439 n. Assumptio 398 n., 399 7. 2 pp ps so po Indice dei termini
latini Attribuere 339 n., 520 n.; a. coniunctim 521; a. coniunctim vel divisim
537 n. Attributio 208 n.; v. subiectus Auctores 413 Authentici 413 n.
Calculationes 427 Capere: -c. adverbialiter-nominaliter 466 n.; c.
exponibiliter 372 n.; c. modaliter 464 n.; v. abstractum Captio 444; v. modus
Casuale, v. casualis Casualis 45, 338 (v. inflexio, mo- dus); casuale 303 n.
Casus 172 n., 549 n.; v. accusativus, genitivus, nominativus, rectus,
obligatio, obliquus, verbum Categorema 215 n., 226 n., 228, 454 n., 486;
categoreuma 229 7. Categorematice, v. stare, sumere, te- nere Categorematicus
226 n. Categoreuma, v. categorema Categoria, v. praedicamentum Categorica 355
n., 420, 422 n., 482 n., 517, 538 n., 546 n.; c. implicita 129 n.; c.
simpliciter 421 n.; c. de inesse 403 n.; v. dictum, propositio Causa: -c.
apparentiae, def. 531; inoltre 280 n., 526, 527, 531 n.; c. deceptionis 527; c.
defectus, def. 528; inoltre 527; c. falsitatis 208 n., 475 n., 476 n, 527; 41
641 c. non existentiae, def. 527 n.; inol- tre 526, 527; c. veritatis, def. 473
(v. probare, probatio, propositi); -causae ve- ritatis sufficientes 476 n.;
izoltre 428, 429, 472-475, 476 n., 477-482, 488, 494, 495, 497 n.; v.
institutio, inventio Causalis, v. consequentia Cavillator 541 n. Certificabile
402 n.; v. probabile Coartare 139, 161, 163 n., 166 n., 169 n., 195 n.
Coartatio, def. 165 n.; inoltre 88, 139, 152, 159, 161; ». restrictio
Coartatus, v. suppositio Cohaerere, v. modus Cohaerentia 343; c. praedicati ad
subiectum 342; v. nota Cointellectum, v. connotatum Collective 256, 561; ».
praedicare, stare, tenere, verificare Commune, v. communis Communis 221 (v.
appellare, dictio, esse, nomen, ratio, suppositio, ter- minus, vox); natura
humana c. 370 n.; commune, def. 221 n.; inoltre 221 n., 370 n.; naturaliter
commune, def. 221; via a communibus ad propria 484 n. Comparatio 87 n., 92 n.,
293 n, 416 n., 562 n.; c. aequalitatis 266 n.; c. secundum excessum 266 n.; v.
distributio Comparativus 266 n., 270 n., 277, 284 n., 286 n., 293 n., 303 n.,
416, 424 n.; v. terminus 642 Complexio 110 n., 111 n., 197, 505; v. appellare,
dicere Complexivus, v. conceptus Complexum, v. complexus Complexus: -complexa,
incomplexa (designatio sophistica) 74 (v. con- ceptus, dictum, incomplexum,
ter- minus, vox); complexum 259, 371, 455, 462-464, 465, 467, 468, 469, 471,
577, 581, 598; v. connexum Componere 97 n., 198 x., 394 n., 407 n., 436, 440
n., 447 n., 482 n., 503 n., 504 n., 507 n., 513, 530 n., 533, 534 n.-537 n.,
538 n., 548 n., 591, 594 n., 597 n.; c. = definire, 506 n.; v. adverbium,
diversitas Componibilis, v. terminus Composita, v. compositus Compositio, def.
502 n., 512, 513 n., 516 n., 528 n.; inoltre 159 n., 167 n., 198, 199 n., 214,
225 n., 230 n., 319, 334, 335-337, 344 n., 346, 347, 349, 350, 351, 353 n., 354
n., 365 n., 369 n., 403 n, 407 n., 436, 456, 486, 490 n, 499, 500, 501,
502-508, 512 n., 513, 514, 515 n., 516, 521 n,, 522 n., 524-526, 528, 529 n.,
531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 542 n., 545 n., 547 n,, 548 n.,
550, 554 n., 558 n., 559 n., 566 n., 568, 591, 592-597, 599; . accidentalis 529
n.; . contingens 349; . duplex 507 n.; . formalis 486 n., 504; . indicativa vel
infinitiva 370; . materialis 486 n., 504; . necessaria 336; . simplex 507 n.,
548 n.; nnonanann Indice dei termini latini c. actus ut distantis 501; c.
intellectus 503 n., 504 n.; c. rerum o modorum significandi 500; c. sermonis
529 n.; c. terminorum 506 #.; c verborum 503 #.; c. secundum distantiam 502 7.;
secundum compositionem 381, 499, 523 n.; via compositionis 396 n.; v.
adverbium, consignificare, deno- minare, determinare, determinatio, dictio,
disponere, dispositio, falla- cia, forma, locutio, modalis, mo- dus,
necessitas, oratio, paralogi- smus, propositio, sensus, sophisma, oUvieog
Compositum, v. compositus Compositus 499; composita 366, 420, 505 n.;
compositum 198, 501 x.; v. conditionalis, copulativa, dictio, intellectus,
minor, modalis, nomen, oratio, prolatio, propositio, sen- sus, sermo,
subiectum, terminus Comprobare 395 n. Comprobatio 395 n. Conceptus 394 7.; c.
complexivus 214; c. complexus 417 n., 418; c. mentalis 220 n., 506 n.; v.
appellare, appellatio, ratio Concludere 43, 229 n., 275 n, 412 n., 428 n., 429
n.,, 441 n,, 446 n., 447 n., 461 n., 508 n.,, 515 n., 541 n., 610; c.
copulative-disiunctive 274 n.; c. directe 613, 614; c. divisim 508 n.; c.
formaliter 275 n. Indice dei termini latini Conclusio, def. 398, 400; inoltre
43 n., 45, 186 n., 210 n., 241 n., 329 n., 397, 410 n., 431, 435 n, 437 n.,
439, 442 n., 445 n., 450, 457, 485, 505 n., 522 n., 541 n, 603, 604-606, 611,
612, 614-617, 618, 619, 620, 622; v. cuprépacpo Concretum, def. 68 n.; c.
accidentale 66 n.; c. substantiale 66 7.; v. abstractum, terminus Conditio 375,
376, 380; conditiones contrariae, contradicto- riae, subalternae et
subcontrariae 371 n.; v. modalis, necessarium, nota Conditionalis 460 #., 518;
c. necessaria 380; c. de dicto et composita, de re et divisa 381; v. consequentia,
nota, propositio Conditionatim, v. descendere Confundere 149, 164, 177 n., 192
n., 210 n., 217, 222, 223, 230 n., 255 n., 260 n., 261, 265 n., 285 n., 286 n.,
291 n., 474 n., 486, 548 n., 577, 581 n., 582; c. confuse distributive 265 n.,
266 n., 283, 285 n.; c. confuse distributive mobiliter 302 n., 303 n., 575 n.;
c. confuse tantum 251, 252, 259 n., 267 n., 268, 284 n., 285, 286 n., 287, 291
n.-293 n., 294, 302 n., 304, 459, 562 n., 567 n.,575, 577, 585, 595; c. confuse
tantum —immobiliter 303 n., 304 n.; c. confuse tantum mobiliter 303 #., 304 n.;
643 c. distributive 265, 266, 284 n. 293 fi; c. distributive mobiliter 303 n.;
c. distributive mobiliter vel immo- biliter 585; c. immobiliter 233 7., 595; c.
immobiliter vel mobiliter 233 #.; c. mobiliter 233 n., 595; c. necessitate
signi 233 n.; c. sine distributione 260 n., 283 n.; c. sine distributione
confuse tantum 283 n.; potestas confundendi 260 n.; v. immobilitare, signum,
syncatego- rema, terminus, virtus, vis Confundibile 284 n.; c. non confusum-confusum
284 n.; v. terminus Confuse 217, 447; minus c. 233 n.; v. confundere,
consignificare, copu- lare, dictio, negare, significare, stare, supponere,
tenere, vis Confusio, def. 224; inoltre 73 n., 155, 157, 217, 221, 222-224,
231, 232, 234, 243, 247, 250, 254 n, 255 n., 258, 261 n., 272, 273, 276, 277,
284 n., 295, 300, 302, 306, 556 n., 562, 577, 578, 582, 391-593, 595 n., 596
n., 597 n.; . immobilis 596; . mobilis 596; . necessitate modi 233 n.; .
necessitate rei 233 n.; auferre confusionem 223 7.; v. modus, terminus
Confusivus, v.
signum, virtus, vis Confusum, v. confusus Confusus 217, 222; confusum 261 n.;
ononn 644 v. confundibile, copulatio, relativum, suppositio, tempus, terminus,
vox Congruitas 528 n.; c. intellectus 403 n.; Congruus, ». intellectus,
locutio, pro- positio Coniunctim 428, 508 n., 513, 537 n., 539 n., 570; v.
accipere, attribuere, descensus, intelligere, praedicare, subicere Coniunctio
49 n., 196 n, 197, 198 n., 202 n., 227 n., 355 n., 453 n., 503 n., 505 n., 507,
511 n., 512, 516 n., 522 n., 525 n., 533 n, 534 n., 539 n., 546 n., 550 n;
c. copulativa
147 n., 294 n.; c. copulativa vel disiunctiva 196 n., 537 1 c. disiunetiva 147
n.; . expletiva 330 n.; v. copula, nota, vis Cadunpee 203 n., 207 n., 393 n,
504 n., 505 n., 515 n., 532 n, 534 n., 535 n., 537 n., 539 n 576 n.; c. in
adiacentia-in essentia 203 n.; c. intransitive 205 n.; coniunctae (prop.) 615
Connexum 371; v. complexum, modus Connotare: -c. = secundario signifi- care 66;
inoltre 66 n., 104, 106, 111, 177 n., 183 n., 215 n, 388 n, 505 n., 599 n.; c.
accidentalem proprietatem 67 n.; . accidentaliter 67; c. passionem
propositionis 388 n., 389 n., 581 n., 585; c. qualitatem 66 n.; c. tempus 144
n. Connotatio 66 n., 67 n., 144; o D Indice dei termini latini . extranea 67
n.; . accidentalis proprietatis 67 n.; . temporis 144 n.; . verbi restricti 600
Connotativum 65 n.; v. nomen, ter- minus Connotatum 65 #.; connotata =
cointellecta 66 n. Conpraedicativum 230 n. Consequens 42 n., 235, 238 #., 239,
243 n., 278 n., 286 n., 292 n, 389 n., 393 n., 428, 443 n, 461 n., 493, 494 n.,
518, 520, 541 n., 542 n., 610-612, 614, 621; v. determinatio, fallacia, modus,
necessitas, oppositum, probatio Consequentia 18, 20, 39, 40, 41 n., 42 n., 107,
234, 235, 236 n., 239, 241 n., 243 n., 246, 253 n., 254, 258, 273 n.275 n., 278
n., 282, 284 n., 286 n., 345 n., 377 n, 381, 389 n., 420, 425, 428, 432, 436,
440, 442 n., 447 n., 449 n., 469, 472, 474 n., 477, 480 n, 481, 490 n., 493 n.,
494 n, 541 n., 544, 548 n., 550 n., 561, 564, 566 n., 567, 568, 569, 570 n.,
571, 572, 575, 576 n., 583, 584, 587, 588, 590, 610-615, 617, 620, 621, 622; .
formalis 418, 424 n., 428 n.; . materialis 235; . necessaria 377; . rationalis,
conditionelis, causalis 236; c. syllogistica 40; v. ablativus, inferentia,
necessitas, nota Consignificare, def. 144 n.; -c. est polisemis (!) 143;
inoltre 61 n., 82 n., 139, 141 n., 142, 143, popopno noann Indice dei termini
latini 144 n., 181 n., 198, 224, 225, 226 n., 228, 454 n., 503 n., 504 n., 598;
c. compositionem 501; c. tempus 140 n., 141 n.; c. tempus sine differentia 181
n., 215 n.; c. tempus confuse-determinate 209; tempus consignificatum in verbo
159; v. copulare, denotare, rpoconualvev Consignificatio: -c = secundaria si- gnificatio 140 n., 153; -c = modus significandi
190 n.; izoltre 17, 78, 87, 140, 142 n., 143, 144, 146, 147 n., 161, 166 n.,
167 n., 168 n., 169, 171, 172, 215 n., 452 n; c. varia 143; c. temporis 46,
140, 141 n., 181; c. verbi 159 n., 190 Consignificativas 226; v. dictio
Consignificatum, v. consignificatus Consignificatus, v. tempus; consignificatum
140 w., 159 n. Constantia, def. 236, 237 n., 274 n.; inoltre 148, 234, 236,
237, 273, 274, 429 n., 441 n., 443 n. (0. copulatim); . debita 274 n., 275 n.,
429 n.; . debita singularium 275 n.; . debita suppositorum 275; . sufficiens
236; . sufficiens suppositorum 274 n.; . singularium 275 n.; . singularium vel
suppositorum 274 n.; c. suppositorum 273 n.; c. subiecti 274 n., 436
Constitutio (=definitio) 506 n. Constringere 190 n. Constructio 338 n., 341 n.,
452 n.,, onpanonn 645 453, 515, 528, 529 n., 530, 531, 332, 333: ns c.
specialis 262 n.; quantum ad constructionem 338; secundum constructionem 339,
341; v. modalis, modus Construere 531 n., 553 n. Contingens 328; v. compositio,
mo- dalis, èvBeydpuevov Continuitas subiecti cum praedicato 167 n. Contractus,
v. falsitas, veritas Contradictio 444 n., 485, 486, 512 n.; v. oppositio
Contradictorium, v. probare, probatio Contradictorius, v. conditio Contrahere
151 n. Convenientia 87 Copula 41 n., 109 n., 179 n., 181 n., 184 n., 186 n.,
204 n., 214 n., 227 n., 229 n., 230, 247 n., 270 n., 291 n., 321, 336 n., 346,
355 n., 363 n., 365 n., 503 n., 613, 620; . principalis 270 n.; . simplex 363
n.; . verbalis 365 n.; . vocalis 214 n.; c. coniunctionis ‘et* 547 n., 558 n.;
a parte copulae 355 n.; ex parte copulae 321, 539 n.; v. determinatio, modus,
officium, syn- categorematicus Copulare: +c. = adiacenter signifi care 211; -c.
= significare simul esse 196 n.; inoltre 154 n., 195 n., 198 n., 202, 203 n.,
205, 207, 208, 209 n., 210 n., 211 n., 212 n, 213, 399 fi 305 n, 922 1 533 n.,
537 n., 538 n., 550 n.; c. intransitive=consignificare 205 n.; c. confuse 212
n.; onnn 646 . confuse et distributive 212 w.; confuse tantum 212 n.; .
determinate 212 n.; . discrete 212 n.; . personaliter 212 w.; . simpliciter 212
n.; in adiacentia, in essentia 203 n.; . tempus confuse-determinate 209 w.; .
modus, officium, significare, ter- minus Copulatim 188, 189 n.; c. cum medio (o
cum constantia) 274; v. ampliare, descendere, descensus Copulatio, def. 207,
209-212, 213; inoltre 19, 44, 91 n., 94 n., 153 n, 195-199, 201, 202, 203 n.,
204 n., 205, 206, 208-212, 213, 214, 260 n., 453 n., 533 n.; . sive impositio
195 n.; . confusa 211; . confusa distributiva 211; . confusa tantum 211; .
determinata 211; . distributiva 211 n.; . distributiva immobilis 211 n.; . intransitiva
205 n.; simplex aut personalis 212 n.; . adiacentiae 205 n.; . essentiae 203,
205 n.; . terminorum 516 n.; . verbi 210 n.; . secundum actum, secundum habi-
tum 210 n.; v. nota, officium, significare, vis Copulativa (prop.) 422 n., 432
n., 472, 473 n., 480 n., 486, 489 n, 491 n., 497, 615 (v. propositio); c.
composita 423 n., 424 n., 482 n. Copulative 188, 189 n.; v. acceptio, ampliare,
concludere, descendere, graonnnnnnn 00NnAnnnann5a0NnnN Indice dei termini
latini descensus, probare, significare, supponere, tenere, verificare
Copulativus, v. coniunctio, descensus, dictio, verificatio Copulatum, v.
copulatus Copulatus, v. descensus, terminus; copulatum 208 n., 211 w., 570 n.,
579 n., 621; c. ex terminis de praedicamento ‘ubi’et ‘quando’ 271 n. Deceptio,
v. causa Declarabile 402 n.; v. probabile Decompositio 502 n. Deducere ad
inconveniens 411 n. Defectus, v. causa Definire 396 n., 413 n., 451 n, 467 n.;
v. componete Definitio 55, 56, 57, 60 n., 61 n, 74, 91, 210 n., 379, 387, 409,
410, 413 n., 598; d. sive descriptio 468 n.; d. nominalis 65 n.; d. quid
nominis 65, 105; definitiones non secundum essentiam sed secundum adiacentiam
acceptae 61 n.; definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam secundum
formae adhaerentiam assignatae 60; v. constitutio, probare Definitivus, v.
oratio Demonstrare 268 n., 289 n., 398 n., 442 n., 443 n., 449 n., 459 n,
604-606, 611, 613, 614, 619, 621; v. adverbium, officium Demonstratio 397 #.;
d. a signo 444; d. quia 444 Demonstrativa (prop.) 411 n.; v. propositio Indice
dei termini latini Demonstrative, v. tenere Demonstrativum 409 n., 439, 445,
447 n., 449 n.; v. pronomen, re- solutio, resolvere Demonstrativus, v.
scientia, syllogi- smus, terminus Demonstratum 133 #. Denominans-denominatum 69
n. Denominare 97 n., 230 n., 355 7, 422, 425 n., 481; d. compositionem 353 #.;
v. denominans Denominatio 121 w., 405 n. Denominative 55, 59 n., 382 n.
Denominativum, def. 50; -d. multi- pliciter accipitur 64 n.; -triplicia sunt
denominativa 67 n.; inoltre 54 n., 59 n., 61 n., 64 n., 66 n, 67 n.,97 n.; v.
derivativum Denominativus, v. praedicatio, termi- nus, vocabulum Denominatum,
v. denominans, ter- minus Denotare 98, 115, 116, 117, 186 n., 202 n., 214, 229
n., 260, 360 n., 378, 502, 550 n., 590, 599 n.; d. sive consignificare 502
Derivativum 54 n.; v. denominativum Descendere 228, 235, 240, 241, 244, 253,
254, 256, 260, 262 n., 264 n.; d. conditionatim et disiunctim 278 n.; d.
copulatim 278 n.; d. copulative 241 #., 290, 299 n.; d. disiunctim 241 n., 242
n.; d. disiunctive 241 n., 242 n., 299 n.; d. nec copulative nec disiunctive 251 n.; .
difformiter 264 n.; . uniformiter 264 n.; . ad singulare 246 n., 272; . ad
supposita 260; ALALALA 647 d. ad universale 272; d. per disiunctivam propositionem
278 n.; v. propositio Descensus, def. 235; -d. est quadru- plex 238; inoltre
44, 232, 233-236, 237, 238, 240-242, 244, 245, 246, 249, 251, 253, 254, 257,
261, 262 n., 263, 264, 267 n., 272, 273, 274 n., 275, 278, 279, 281, 289, 301,
304, 546 n., 587, 596, 597 n.; d. coniunctim 290; d. copulatim 241, 299 n.; d.
copulative 241, 257, 473; d. copulativus, def. 238; inoltre 239, 586; d
copulatus, def. 238; d. disiunctim 241, 255, 300; d. disiunctive 241, 473; d.
disiunctivus, def. 238; inoltre 239, 586; d. disiunctus, def. 238; inoltre 239;
d. insufficiens, def. 240; inoltre 239, 240; d. sufficiens, def. 239; inoltre
240; d. difformiter et non uniformiter 282; d. ad inferiora 233, 468; d. ad
singulatria 260 n.; d. de copulato extremo 281; v. immobilitare Describere 402
n., 462, 467, 469, 470 n.; v. propositio Descriptio, def. 468; inoltre 395 n.,
440 n., 462 n., 467-469, 470, 471, 480, 482, 483; v. definitio Descriptibilis,
v. probatio Descriptibiliter, v. probare Descriptivus, v. oratio 648 Descriptum
440 n., 469 n.; v. pro- positio Designare 85 n., 103 n., 107 n, 134 n., 198 n.,
202 n., 375; v. adiectivum Designatum 74 Desinere 478 n., 482; ». incipere,
propositio Desinitio 416 Determinabile 112, 185, 539 n., 578, 588; d.
subsequens 533 n.; d. superius 184; v. terminus Determinare 145, 365 n., 371,
373 #., 403 n., 465, 471, 486 n., 529, 532 n., 551 n.; d. compositionem 336,
353 n.; d. inhaerentiam accidentis et subiecti 80; d. inhaerentiam praedicati
cum su- biecto 335; d. qualitatem 60; d. qualitatem circa substantiam 84 n.; d.
qualitatem agendi 343 n.; d. verbum 336; v. adverbium, vis Determinate, v.
consignificare, copu- lare, stare, supponere Determinatio 163, 178 n., 185, 187
n., 192, 229, 291 n., 333, 344 n., 363 n., 375, 376, 428, 481 n., 482 m., 484,
530 n, 534 n., 539 n., 547 n., 548 n., 563, 568 n., 571, 576, 583, 599; d.
adiectiva 159; d. adverbialis non modalis 358 n.; determinationes
adverbiales-nomina- les 334; d. intrasumpta-extrasumpta 375; d. superior 184;
Indice dei termini latini . compositionis 350; . consequentis 517; . copulae
355, 357 n.; dicti 390; inhaerentiae 333; . obliqui 159; . praedicati 339, 343,
517; . subiecti 230 n., 339; . verbi 348 n.; . modus, propositio Determinatuii,
v. determinatus Determinatus, v. ratio, significatio, suppositio, tempus,
terminus; determinatum 178 n., 261 n., 530 Dialectica, def. 400, 573 n.; -d.=
scientia disputandi ex probabilibus 399 n.; v. officium Dialecticus 398 #.;
dialectici 56 n., 144 n., 225 n. Dicere: - secundum accidens d. 57; . cum modis
331 n.; . de dicto 351 n.; . de re 351 n.; . non proprie 268 n.; secundum
complexionem 505 n.; . sine complexione 505 n.; v. modus, subiectum Dicibile
125, 126 n.; v. Mextév Dictio 63 n., 67 n., 72, 73 n., 77, 78 n., 86, 92 n, 94
n., 126, 134 n, 135 n., 140 n., 147, 162, 177 n., 197, 208, 212 n., 223 n.,
228, 248, 249 n., 251, 259, 266 n., 267, 274 n., 276, 277, 287 n., 29%, 320,
321, 381 n., 415, 416, 417, 422, 425 n., 432, 434, 435 n., 436, 442 n., 443 n.,
452, 453 n, 454 n., 467 n., 480 n.,, 481 n.,, 502, 505 n., 517 n., 518, 519,
521 n., 522 n., 523 n., 524, 527, 528 n.-530 n., 531, 532, 534 n., SÌ Pe pe RE
pd e aaa apaoa Indice dei termini latini 535 n., 536 n., 537 n.-539 n., 544;
adiectiva 110 n., 166 n.; adiectiva appellat suam formam 110 n. (v. appellare);
. communis generis 297 n.; . composita cum aliquo 535 n.; confuse posita 435
n.; confuse significans 223; . consignificativa 225 n.; . copulativa vel
disiunctiva 537 n.; . determinans compositionem 335; d. exceptiva 277, 290,
292, 303, 404 n., 421, 425 n. (v. exceptivus); d. exclusiva 249 n., 276 n.,
277, 291, 295 n., 303, 415, 421, 422 n., 424, 475 n., 535 n., 596 (v. exclu-
sivus); dictiones modales 277, 334; . officialis 453, 454 n. (v. officium); .
reduplicativa 303, 422, 424; . significans actus mentales 459; . significativa
208; . substantiva 110 n., 111 n.; . syncategorematica 229 n., 251, 283 n.,
336; extra dictionem 517 n.; v. appellatio, fallacia, figura, forma, locutio,
proprietas, significatio, subiectus, HE, puo Dictum, def. 123 n.; inoltre 45,
118, 123, 124, 125, 126 n., 127, 128, 129, 130 n., 151, 335, 347- 352, 354-356,
357 n., 358, 360, 361, 362, 363-367, 368, 369, 370, 371, 372, 374, 382, 389,
390, 455, 461, 462, 463 n., 464 n, 465, 467, 497, 518, 523 n. 534 n., 537 n.,
539 n., 545, 549, 551, 352, 355, 356, 259; 560 n., 562, 564, 565, 571, 574, 575
n., 577, 580-582, 584, 587, pp AAALALAALA DAALALALA 649 589, 591-595, 596, 598,
599, 603; . vel significatum 124 n.; . categoricum 471, 556, 590, 598;
complexum 598; . hypotheticum 471, 556; . multiplex 497 n.; . singulare 354 n.,
361; . verbale 591, 594; . propositionis, def. 123 n.; inoltre 124 n., 125, 341
n., 354 n., 359, 371, 490 n., 552 n., 553, 556 n, 559, 574, 577, 581, 602, 603,
610, 618, 619; v. appellatio, conditionalis, determi- natio, dicere, expositio,
minor, mo- dalis, oratio, propositio, sermo, significatum, subicere, supponere
Differentia 583 n., 598 n.; d. substantialis 506 n.; d. temporis 112, 181, 182,
184, 187. n., 189, 214; v. ratio Discrete, v. copulare, stare, supponere
Discretio 376; d. substantiae 71 n.; d. terminorum 393 Discretum, v. discretus
Discretus, v. appellatio, suppositio, terminus; discretum 220 n.; dupliciter
sumi- tur d. 220 n. Discontinuitas orationis 167 n. Disiunctim 188, 189 7; d.
cum medio 274; v. acceptio, ampliare, descendere, de- scensus, exponere
Disiunctio 196 n., 512, 516 rn. 522 n., 548 n., 554 n.; v. modus, nota,
significare Disiunctiva (prop.) 425 n. » 472, 650 475 n., 480 n., 482, 489 n.,
497; v. propositio Disiunctive 180, 189 n., 477, 480 n., 495 n.; v. ampliare,
concludere, descendere, descensus, probatio, significare, supponere, tenere,
veri- ficare Disiunctivus, v. coniunctio, descen- sus, dictio, verificatio
Disiunctum, v. disiunctus Disiunctus 548 n. (v. descensus, tet- minus);
disiunctum 570 n., 579 n. Disiungere 393 n., 537 n., 538 n. Disponere
compositionem 335 Dispositio 227, 335; d. compositionis 336, 504; d. tertiae
figurae 43 n.; v. modus Disputare 218 x., 452 n.; d. ex probabilibus 399; v.
ars, determinatio, disserere Disputatio 218 n., 437 n.; d. realis 394 n. Disputatores
413 n. Disserere idem est quod disputare 400 n. Distinctus, v. significatio,
suppositio Distrahere 178; v. terminus Distractivus 599 Distribuere 211 w., 233
n., 242, 243, 254, 255 n., 259, 279 n., 286 n.,, 287, 291 n-293 n., 295, 485,
548 n., 579 n.; habere naturam distribuendi 259; v. modus, vis Distributus, v.
suppositio, terminus Distributio 100 n., 108, 210 n., 224, 241, 254, 259, 295,
363 n., 474 n., 493 n., 548 n., 562 n., 576; d. per comparationem 259 n.;
Indice dei termini latini v. confundere, modus, subiectum Distributive, v.
confundere, copulare, negare, praedicare, stare, sumere, supponere, tenere, vis
Distributivus 234 n.; modo distributivo 262 n.; v. copulatio, signum,
suppositio, syn- categorema Diversitas componendi vel dividendi 507 n.; v.
relativum Dividere 504 n., 507 n., 513, 515 n., 533 n.-537 n., 548 n., 591, 594
n., 597 n.; v. diversitas Divise, v. significare Divisim 428, 508 n., 513, 537
n., 539 n., 570; v. attribuere, conclu- dere, inferre, intelligere, praedicare
Divisio, def. 516 n., 528 n., 529 n; inoltre 167 n., 337, 499, 501 n., 502,
503, 504 n., 507, 508, 511 n., 512 n., 513, 514, 516, 521 n. 522 n., 524-526,
528, 529 n, 531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 545 n., 547 n., 550,
554 n., 558 n., 591, 592, 593, 594; d. accidentalis 528 n.; secundum divisionem
381, 499, 523 n., 529 n., 537 n., 538 n., 542; v. fallacia, locutio, modus,
oratio, paralogismus, propositio, sensus, sophisma, Suatpeous Divisive 253,
561; v. accipere, stare, tenere, verificare Divisus 499; v. conditionalis,
minor, modalis, oratio, prolatio, proposi- tio, sensus, sermo, terminus
Duplicitas sophistica 75 Elenchus, v. ignorantia Enthymema, def. 401 n.;
inoltre 400 n., 401 n. Indice dei termini latini Enuntiabile 125-129, 130 n.,
154, 522 n., 551 n.; enuntiabilia insolubilia 126 n.; v. interrogabile, nomen,
praedicamen- tum, subiectum, verbum Enuntiare 49 n., 126, 133 n., 330
Enuntiatio 18, 49 n., 55 n., 73, 125, 126, 229 n., 230 n., 330, 341 n., 352 n.,
354, 499 n., 505; e. simplex-composita (hypothetica) 505 n.; enuntiationes
simpliciter 351, 352 n.; e. de inesse 345 n.; v. modus, pars, verbum, vis,
ambpavare, Mdyoc Esse: -e. actuale 177 n., 178 n.; e. commune 177 n.; e,
intelligibile 178 n.; e. potentiale 178 n.; ‘est’ secundum adiacens 198, 199,
203, 213, 237; ‘est’ tertium adiacens 198, 199, 200, 203, 204 n., 205 n., 213,
503 n.; v. appellare, modus, ponere, praedi- camentum, praedicare, significare,
subiectum, verbum Exceptiva (prop.) 373 n., 423 n, 432 n., 479, 480 n.; v.
propositio Exceptivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Excludere 454 n.
Exclusio 297 n., 435 n.; v. nota Exclusiva (prop.) 373 n., 432 #., 479 n., 480
n., 481; v. propositio Exclusivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Exemplum
400 n., 401 n. Existentia, v. causa Expletivus, v. coniunctio, propositio
Explicare 402 n.; v. propositio 651 Explicatio 590 Exponens (exponentes) 192 n.
250 n., 259, 275 n., 287 n., 292 n., 369, 409, 418-422, 424 n., 428, 430, 432,
433, 473 n., 475, 478, 479 n., 480 n., 481, 552 n. Exponere 84 n., 113 n., 179
n, 180 n., 186 n., 259, 270 n, 286 n., 287 n., 340 n., 342 n, 343, 402 n., 403
n., 407 n., 409 n., 410 n., 412, 413, 414 n., 415, 419 n., 422, 423 n., 425 n.,
426 n., 428 n., 429, 430, 433, 435, 437, 462, 464 n., 475 n., 476 n., 479 n-
481 n., 541 n., 546 n., 553 n. 582 n.; e. disiunctim 479 n.; e. de re, de sensu
340; v. antecedens, probare, propositio Exponibile, v. exponibilis Exponibilis
255 n., 330 n., 383, 402 n., 420 n., 574 (v. modus, propositio, terminus);
exponibile 19, 40, 402 n., 432 Exponibiliter, v. capere, probare, stare,
tenere, terminus Exposita (prop.) 421, 428, 432 n., 440 n., 480 n.; v.
propositio Expositio, def. 414; inoltre 39, 63 n., 185 n., 198 n., 259, 266 n.,
273, 276, 287, 409 n., 410, 412, 413, 415, 416, 418, 419, 421, 423, 425, 426,
427, 428, 429433, 434, 438 n., 440, 456, 467, 477 n, 478, 480, 482, 483, 486,
487, 541 n., 542 n., 546, 564, 590, 594 n.; e. propria, impropria 422; e. de
re, de dicto 343; v. syllogismus, &xdeowe Expositive, v. probare 652
Expositor 65 n., 413 #. Expositorie, v. probare Expositorius 442; ».
syllogismus Expositum 407 n., 432, 433; v. pro- positio Extrapraedicamentale
126 n. Extremitas maior, minor 614; e. propositionis 393 n.; v. extremum
Extremum 227 n., 496, 502 n, 538 n., 556, 559; e. propositionis 187 n., 355 n.;
e. propositionis categoricae 227 n.; v. descensus, extremitas, propositio
Fallacia, def. 527; inoltre 39, 72 n., 507, 508, 516, 517 n., 525 n., 529 n.,
531 n., 538 n., 543 n; . accidentis 439 n., 572 n.; . aequivocationis 454 n.; .
secundum aequivocationem 511 n.; . compositionis, def. 515 n.; inoltre 507, 508
n., 514 n., 525 n., 534 n.; f. secundum compositionem, def. 529 n.; f.
consequentis 472, 473, 474 n, 476 n., 477 n., 49 n., 495 n.; f. divisionis,
def. 515 n.; inoltre 507, 508 n., 525 n., 534 n.; f. secundum divisionem, def.
529 n.; f. figurae dictionis 550, 572 n. (v. figura); f. secundum univocationem
511 n.; f. secundum diversam partem (rela tum, tempus, modum) 511 n.; f.
secundum plures interrogationes ut unam 517 n.; v. modus Fallere 508 #.
Falsificare 486, 490 n. neh Indice dei termini latini Falsitas 476 n., 486, 499
n., 503 n., 504 n., 524, 589 n., 596 n., 597 n.; f. contracta 353 n.; f.
contracta fallibilis, infallibilis 353 n; f. simpliciter 353 n.; v. causa,
improbare, notitia Falsum 338 n., 339 n.; f-verum 345 n., 346 n.; f-verum =
accidentia propositionis 345 n.; v. modalis Figmenta animi 79, 80, 419 Figura
43 #., 72 n., 450, 502 n. (». appellatio); f. simplex, composita, decomposita
502 n.; f. (syll.) 396 n., 439 n., 443 n,, 449 n.; f. prima 437 n., 439 n., 442
n, 443 n., 613, 621; £. secunda 439 n., 442 n., 443 n, 449 n.; f. tertia 437,
438 n., 442 n., 443 n, 449 n. (v. dispositio); f. dictionis, def. 72 n., 78;
inoltre 72, 78 n., 146 n.,, 152, 208 n,, 414 n., 516, 526, 549, 572 (v.°
fallacia) Forma 15 n., 42, 59, 71 n., 81 n, 82, 88 n., 92 n., 98, 103, 104 n,
106 n., 109 n., 110 n., 149 x, 158, 163 n., 165 n., 170, 171 n, 199, 284 n.,
493 n., 506 n., 535 n.; quo est 81; " stauendì 558 n., 591; . compositionis
396 ds: £ dictionis 528 n.; f. accidentalis dictionis=significatum eius? 485;
f. loquendi 350; mmm Indice dei termini latini . praedicati 103 n., 457 n.; .
propositionis 418, 425 n.; . resolutionis 396 n.; . subiecti 457 n.; . termini
106, 137; . vocis 522 n., 531; . sive ratio a qua imponitur (no- men) 54 n.;
materia formata a forma 64 n.; de forma 440 n.; ratione formae 163 n.; sub
propria forma 98, 360 n.; v. accidens, appellare, appellatio, de- finitio,
nomen, praedicare, praedi- catum, significare, sumere, termi- nus, valere, vox
Formale 42 n.; f. propositionis 41 n., 42; f. in propositione 319; formalia
syllogismi 396 7. Formalis, v. compositio, consequen- tia, formale, logica,
principium, significatio, significatum, suppositio Fundamentum 199, 200, 203 n.,
204, 206; v. subiectum Futuritio 177 n. Ph Ph ihr i Genitivus 536 n. Gerundius
567 n., 575 n. Glossatores 413 n. Gradus, v. comparativus, positivus,
superlativus Grammatica, v. officium Habitualis, v. suppositio, suppositum
Habitudo 100 n., 101 w., 258, 454 n., 460 n.; h. terminorum 379, 395 n., 420;
v. necessitas, probatio Habitus, v. copulatio, modus, sup- positio 653 Hoc
aliquid 51, 72 n., 450; hoc aliquid-quale aliquid 72 n.; v. appellare,
significare, còSE cu Hypothetica 304 n., 355 n., 378, 421 n., 496 n., 517, 520,
538 n.; h. copulata 518; v. dictum, propositio Identitas, v. relativum
Ignorantia elenchi 509, 525 Illativus, v. terminus Immediatum, v. immediatus
Immediatus, v. propositio, syllogi- smus, terminus; immediatum 397 n.,
45Immobilis 240; v. confusio, copu- latio, suppositio Immobilitare 242, 243,
249, 257 n., 258, 266, 276 n., 278 n., 284 n.,, 286 n., 295 (v. vi: i. =
impedire descensum 304; i. confundendo 596 Immobilitatio 595 n. Immobilitare
242, 243, 249, 257 n., 266, 276, 278 n., 286 n., 295 Immobiliter, v.
confundere, stare, supponere, vis Impertinens 550 n., 571, 591, 603, 610; v.
terminus Impertinentia 518 n. Implicare 420; v. officium Implicatio 45, 159,
486 Implicativus, v. relatio Implicitus 420, 434 n.; v. categorica, negatio, propositio,
terminus Imponere 54 n., 60, 71, 83 n., 96 n., 108 n., 140 n., 214 n.,, 218 n.
261 n., 321; i. nomen 82, 93 n.; i. ad significandum 260; v. forma, intentio,
nomen 654 Impositio 46, 70, 83, 92, 93, 96, 108, 114, 140 n., 181, 195, 286 n.,
490 n.; i. primaria 476 n.; i. vocis 93 n.; secundum impositionem 490 n.; v.
copulatio, intentio, nomen Impositor 70 n., 82, 289 n. Impossibile 328, 331,
333 n., 439 n.; v. modalis, propositio, &SUvatov Impossibilitas 353 n.
Improbabile 400 Improbare 400, 437 n., 449 n, 457 n.; i. = ostendete falsitatem
propositio- nis 401 Improbatio 186 n. Inceptio 416 Incipere 290, 303 n., 478
n., 479; i. et desinere (incipit et desinit) 242, 259, 277, 287, 292, 303, 416,
419, 421, 422, 424, 426, 427, 429, 431, 432 n., 441, 442 n., 478, 479 n., 480
n., 481, 482, 486, 487, 578, 596 (v. propositio) Incomplexum, v. incomplexus
Incomplexus, v. terminus, vox; incomplexum 227 n., 468-471, 577; i.
significativum complexi 469 (v. complexus) Incompositum 506 n. Incongruus 45;
v. propositio Inconveniens, v. deducere Indefinita (prop.) 356 n. 401, 439, 442
n., 449 n.; v. propositio Indistinctio, def. 75; inoltre 74, 75 n. Individuum
94 7., 101 n., 133 n,, 221 n., 246 n.; v. appellare, nomi- nare Inducere 444
n.; i. formaliter 429 n. Indice dei termini latini Inductio, def. 401 n.;
inoltre 239, 274 n., 275, 400 n., 401 n., 429, 444 n., 485, 493; v. argumentum,
probare Inductive, v. probare Inesse, v. categorica, oratio, propo- sitio
Inferentia 231 n., 420 Inferior 103, 185, 220, 224, 236, 246, 406, 438, 441,
442 n., 597 n.; i. quidditative-essentialiter 184; v. inferius, pronomen,
terminus Inferius 90, 102 n., 103 n., 121 n., 174 n., 220 n., 233 n., 274 n,,
286 n., 406, 407 n., 409, 410 n., 436, 437, 442 n., 443 n., 506 n., 546 n.; v.
appellatio, descensus, probatio Inferre 399, 401 n., 428, 521; i. divisim 537
n.j i. fallaciter 520; i. formaliter 273 n., 275 n., 442 n;; i. resolutorie 444
n. Infinitare 320; v. negatio Infinitive, v. tenere Infinitivus, v. compositio,
modus, oratio, terminus, verbum Infinitus, v. modus, nomen, oratio, terminus,
verbum Inflexio casualis 82 7. Inhaerere 335, 502 n.; v. modus Inhaerentia 335
n., 504; i. modificata subiecti cum praedi- cato 336; . praedicati ad subiectum
377; . praedicati cum subiecto 346; . verbi 338; . determinare, determinatio,
nota, propositio Inopinabile 400 Insolubile 20, 40, 453 7. eee Indice dei
termini latini Insolubilis, v. enuntiabile, notitia Instituere 93 n.; i. voces
ad appellandum 93 n.; v. placitum Institutio 70, 93, 134 n., 221; i. voluntaria
70, 221 n.; i. ad placitum 104; i. vocum non ad significandum sed tantum ad
appellandum 93 n.; causa institutionis vocum 93 n. Intellectus 514, 516 n.,
517; i. compositus 504 7.; i. congruus 403 n.; in intellectibus 514; secundum
intellectuam 252, 513, 514 n.; v. compositio, congruitas, nomen, notus,
significatio Intelligere: -i. primarie, secundarie 69 n.; i. coniunctim 515 n.;
i. divisim 515 n., 521; terminus posterius intelligi 403 n.; v. modus
Intelligibile, v. esse, significare Intensissimum et remississimum 427 Intensio
542 n.; v. intentio Intentio 22, 145 n., 218 n., 226, 289, 394 n.; . = mana 394
n.; . animae 221 n.; . imponentis 70; . et remissio 416 n.; v. intensio,
passio, terminus Interiectio 48 n., 50 n, 227 n. Intermediare 552 n.; v. interponere,
mediare Interponere 348 n., 352, 517; v. intermediare, mediare Interrogabile
128 n., 129 n. Introductores 413 n. 655 Inventio 395 n.; causa inventionis
nominum 82; via inventionis 396 n. Inventor 70 Iudicare 396 n., 452 n.; i. de
veritate propositionis 460 n.; v. ars, scientia Tudicium 395 n., 434 n., 579 n,
583 n. Tungere 515 n. La, ». li Le, v. li Lectio 413 Li 296, 297; v. signum (s.
materia- litatis) Limitare 191 n., 192 n.; i. ad officium 402 n. Limitatio 191
x. Locus sophisticus 452 n. Locutio 435 n., 524, 537 n., 593 n.; |. congrua 435
n.; 1. multiplex 538 #.; 1 multiplex secundum compositio- nem et divisionem, o
in sensu composito, in sensu diviso 361; secundum locutionem o dictionem 507;
v. subiectum, MÉ1< Logica: -1.=scientia differendi 395 n; -l=scientia
rationis 396 n.; inoltre 42 n., 218 n., 221, 396 n. (v. ars); 1. antiqua 18,
28, 38; 1. formalis 42, 43; 1. moderna 18, 38; 1. naturalis 42; 1. nova 18; 1.
vetus 18; 1. fidei 42; 1. modernorum 18, 22, 25, 28, 44 656 Logicus 403 n., 502
n., 575 n, 594 n.; v. ars Loqui: -l communiter 334; 1. improprie 268; 1.
proprie 268, 454 n.; stricte loquendo 359 n; v. forma, modus, usus Ly, v. Maior
(praemissa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621 Manerialis, v. appellatio Maneries
77, 83 Materia: -m. termini 106; m. vocis 59 n., 531; ratione materiae 163 n.;
v. forma, vox Materialitas, v. signum .Materialis, v. appellatio, compositio,
consequentia, significatum, suppo- sitio Materialiter 227 n., 390, 504; v.
stare, sumere, supponere Maximae (prop.) 398, 468 n. Maximum-minimum 426, 427,
431 Mediare 369, 371, 549 n., 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 559, 574, 576,
581, 602, 610, 619; v. intermediare, interponere Mediatum, v. mediatus
Mediatus, v. propositio, syllogismus, terminus; mediatum 450 Medium, def. 237;
inoltre 234, 236, 237, 273, 299, 301 n., 397 n, 400, 406, 407 n., 429 n., 437,
438 n., 447, 450; v. copulatim, disiunctim Medius, v. terminus Mentalis, v.
conceptus, praecedere, propositio, terminus Indice dei termini latini Minimum,
v. maximum Minor (praemisa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621; m. composita-divisa,
de re-de dicto 536 n. Mobilis 234 n., 240; ». confusio, suppositio, terminus
Mobilitare 242, 249, 257 n., 258, 266, 276, 278 n., 286 n., 295, 575 n.; v. vis
Mobilitas 232, 234, 240, 242 Mobilitatio 596 n. Mobilitatum 242, 249, 257 n.,
258, 259, 266, 276 n., 278 n., 284 n, 286 n., 295 Mobiliter, v. confundere,
stare, sup- ponere, vis Modalis 330, 349 (v. determinatio, dictio, signum, terminus,
verbum); m. (prop.) 339 n., 342 n., 343 n, 344 n., 345 n., 346, 351, 352 n.,
354 n., 355 n., 359, 363 n., 364 n., 365, 372 n., 373 n., 381 n., 386, 403 n.
(v. modus, oratio, propo- sitio, quantitas); m. modo adverbiali, verbali, nomi
nali 359; modales improprie dictae, proprie dictae 389; m. absoluta 375, 376,
380; modales compositae 364; m. divisa 366; m. cum conditione 375, 376; m. de
dicto 150, 342 n., 352, 380, 537 n.; m. de re 340, 341, 342 n., 352, 357, 380,
512, 537 n.; m. de sensu 340, 342 n., 512; m. de sensu composito, de sensu di-
viso 388; m. de possibili et impossibili, de Indice dei termini latini
necessario et contingenti, vero et falso 362 n.; m. in sensu 338 n.; m. in
sensu composito 356 n.; m. in sensu diviso 361; m. quantum ad constructionem
338 n.; m. secundum divisionem 361; m. secundum sensum 340; m. sine aliqua
conditione-secundum conditionem 380; m. affirmativa est a compositione modi,
negativa a negatione modi 352 n.; dicimus qualibet modali tantum de dicto agi
344; m. nominalis est singularis 352 n. Modaliter, v. capere, probare, su-
mere, tenere Modernus, v. logica Modificare 369 n., 370; Moduli 329 n.; v.
modus Modus, def. 213 n., 329 n., 333, 335, 386, 390; -m. = determinatio 334;
-m. = determinatio adverbia- lis 334; -m. = determinatio com- positionis 361;
-m. = determinatio copulae 355 n.; -m. = determinatio praedicati 350; -m. =
determinatio verbi 333; -modi=differentiae entium, differentiae propositionum
363, 364, 382; -m.= dispositio 334; -m. = dispositio compositio- nis,
praedicati, subiecti 361 n.; -m. = medius habitus terminorum 337; -m. = pars
praedicati, subiecti 361 n.; -m. idest qualitas 334; -m. = qualitas praedicati
333; -m. = terminus determinativus connexi 371 n.; -m. proprie sump- tus,
improprie sumptus 387, 388; 657 -modi sunt sex 352 n., 385 ss.; -modi sunt
innumeri 358 n.; inoltre 43 n., 110 n., 151, 213 n., 328, 329-333, 334, 335,
336, 337 n., 338 n., 343, 345 n., 346, 347, 348, 351, 352 n-354 n., 355, 356
n., 357, 360 n., 361, 363, 365 n, 366 n., 367, 371, 373 n., 377, 378, 381 n.,
386, 387, 390, 391, 396 n., 403 n., 437 n., 442 n,, 450, 463 n., 502 n., 504,
518, 519, 521 n., 522 n., 523 n., 533 n- 539 n, 545 n-548 n. 549, 553 n., 554
n., 555, 556, 557 n., 558 n., 567, 570 n., 572 n., 573 n., 576, 579 n., 580,
581, 582, 586 n., 589 n., 593, 595 n., 596 n., 597, 599 n., 613, 619; m.
adverbialis 336, 338 n., 342 n., 348 n., 352 n.354 n. 358 n, 359 n., 555 n.; -
casualis 338 n, 342 n.; . verbi casualis 49 ns . exponibilis 589 (v.
exponibilis); . expressus 360; . infinitivus 339, 347 n., 354 n,, 465, 549 n.,
552 n., 557 n. (v. oratio); m. infinitus 553, 602, 610; m. magnus, m. parvus
333, 334; m. modalis 361; m. nominalis 336, 345 n., 348 n, 352 n.-354 n., 534
n., 555 n.; . participialis 555 n.; . regulatus 437 n.; . resolutorius 395 n.;
. verbalis 359 n., 555 n.; . accipiendi oppositionem 359 n.; . arguendi 177 n.,
275 n., 329 n 359, 441 n., 461 n., 528 n. 611, 614, 619; BBBBB BBBBBB 658
argumentandi 401 n.; . cohaerendi 343; compositionis 345 n., 519; confusionis
260, 261 n.; . confusionis non
distributivae 261 n.; specialis confusionis 262 n.; consequentis 329 n.;
copulandi 208 n.; dicendi 533 n.; distribuendi specialis 259; specialis
distributionis 416; . divisionis 519, 520, 534 n.; essendi 195 n.; . fallaciae
329 n., 454 n; . inhaerendi praedicatum cum su- biecto 335, 345 n.; m.
intelligendi 142, 195 n., 503 n.; ‘m. loquendi 79, 101 n., 476 n, 490 n., 602;
. communis loquendi 266 n.; . necessitatis 333 n.; nominandi 71; . opponendi
484 7.; . possibilitatis 347 n.; . praedicandi 105 x.; . probandi 329 n., 409
n., 444 n., 445 n.; m. probandi efficacior, m. probandi facilior 410 n. ; m.
probandi a posteriori 444 n., 445 n.; m. probandi per captionem 445 n.; m.
proferendi, def. 531; inoltre 527 n., 532, 544; m. proferendi compositim vel
divi- sim 531; m. proponendi 517 n.; m. propositionis 331 n.; m. propositionum
modalium 362 n.; m. rei 212; BBBBB BBBBBBBBBS BBBBBBS Indice dei termini latini
m. respondendi 484 n., 579 n.; m. scribendi 329 n.; m. significandi 80, 96,
142, 190 n., 195 n., 196 n., 202 n., 329 n, 348, 453 n., 501 n.-503 n., 531,
532, 533 n., 544 (v. compositio, consignificatio); m. significandi dependenter
502; m. significandi essentialis generalis 502 n.; m. significandi
grammaticalis 531 n., 532 n.; m. significandi logicalisi. 329 n., Salon m. significandi sive intelligendi
502 n.; m. supponendi 208 n., 345 #.; m. suppositionis 108 n.; m. suppositionis
non distributivae 261 n.; . syllogizandi 442 n.; a parte rei, a parte nostra
353; . in sensu 338; . in sensu, in voce 339; quantum ad constructionem 338; .
quantum. ad enuntiationem 338 n.; m. quantum ad sensum 338; m. secundum sensum
338 n.; m. secundum compositionem, secun- dum divisionem 520, 533 n.; m. fieri
cum distantia per modum generalis, per modum specialis 201 s.; per modum
disiunctionis 488 n.; habere modum in praedicato 333; ex patte modi 362 w.; v.
dicere, distributivus, fallacia, mo- dalis, moduli, negatio, proferre,
propositio, subiectus, suppositio, vis, tpéTtog BBBBBB Indice dei termini
latini Multiplicitas 488 n., 532 n., 535 n., 536 n.; m. actualis, def. 531 n.;
m. potentialis, def. 527 n.; v. oratio Naturalis, v. suppositio Necessitas 353
n., 375, 379; n. absoluta 378, 379, 380; . conditionata 379, 380; . respectiva
378, 379; . simplex 379; temporalis 379; compositionis 501 n.; consequentiae
379, 380; . consequentis 379, 380; . habitudinis terminorum 501 n.; . totius
vel alterius partis temporis 379; n. ex suppositione 379; v. confundere,
confusio, modus, no- men, nota, suppositio, tenere Necessarium, v. necessarius
Necessarius, v. compositio, conditio- nalis, consequentia, propositio;
necessarium 328; n. absolute, sub conditione 380 (v. modalis, propositio,
&vayxatov) Negare 255 n., 276, 298 n., 318, 319, 321, 331 n., All n., 436
n, 475 n., 486, 493 n., 504 n., 520, 576 n., 612, 613-615, 621, 622; n. confuse
distributive 276; n. confuse et distributive vel univer- saliter 321; v.
adverbium, negatio Negatio 42 n., 160 n., 186 n., 197 n., 203 n., 214 n., 224,
249, 251, 255 n., 259 n., 265 n., 266 n., 270 n., 271 n., 276, 283 n.286 n.,
291 n., 292 n., 295 n., 318-321, 330, BppPpDbpPbEDD 659 331 n., 332 n., 348,
354 n., 359 n., 363 n., 400 n., 436 n., 437 n,, 442 n., 454 n., 460 n., 473 n,
475, 481 n., 486, 499 n., 501, 503, 504 n., 539, 544 n., 546 n., 548 n., 583;
n. exercita 255 n., 318, 320; negationes implicitae 321; n. inclusa 270 n.; n.
infinitans 258, 265 n., 320, 321, 539; n. negans 258, 259 n., 270 n., 284 n.,
319, 321, 539, 540; n. praecedens 250 n., 362; n. simplex 347; n. modi 354 n.;
v. modalis, particula, qualitas, termi- nus, virtus, vis, &Ttdgaote
Negative, v. tenere Negativus, v. adverbium Nomen, def. 49 n., 50 n., 53;
inoltre 47, 48 n., 49 n., 50, 52 n., 53, 54 n., 55 n., 56, 57, 58, 59, 60, 61
n., 65, 69, 70, 76 n., 79, 80, 81 n., 82 n., 83, 84 n., 89 n, 92 n., 93 n., 95,
96 n., 97, 98, 102 n., 103, 108 n., 129 n., 132 #.., 141 n., 146 n., 148, 149,
150 n,, 168, 171, 176 n., 187 n., 192 n, 202 n., 203 n., 209 n,, 210 n, 218 n.,
222 n., 223 n., 225 n, 227 n., 228 n., 244, 246 n., 262 n., 270 n., 294 n.
absolutum 65, 451 n.; n. accidentale 153; 660 n. adiectivum 80 n., 157, 207 n,
208 n., 211, 212 n., 213, 334 (v. adiectivum, qualitas); n. aequivocum 133 n.,
485 (v. aequi- voca); n. appellativam 48, 49 n., 50 n. 32; ST; 73; "TI;
78, 95; II; B 99, 100 n., 102, 128 n., 147-149, 150, 404; '. nomina articularia
86 n., 131 n., 155; commune 52 n., 97 n., 102, 133 n.; compositum 505 n.;
connotativum, def. 65; generale 222 n.; impositum 65 n., 82 n.; infinitum 320,
435 n.; numerale 223 n.; obliquum 157; proprium 48, 49 n., 50 n., 72 n, 84 n.,
97 n., 98, 100 n., 127, 128 n., 246 n., 314 n., 404, 438 n.; relativum 541 n.;
n. significativuam et appellativum, significativum non appellativum,
appellativum non significativum eh n. substantivum 59, 192 n., 207 n., 208 n.,
211, 212 #.; n. sumptum 59, 60, 209 n. (v. sumptum); n. syncategorematicum 228
n.; nomina synonyma 117 n.; n. verbale 49 n.; n. accidentis 208 n.; n.
enuntiabilium 343 n., 382 n.; n. existentiae rei-non existentiae rei 339 ni; .
figmentorum 82 (v. figmenta) formae 59; . intellectus 339 x.; . necessitatis
331 n.; BPPDDBPPEP p PEPD Indice dei termini latini . officii 451 n.; .
orationis 339 n.; . possibilitatis 331 n.; praesentium vel existentium 95;
propositionis 338 n.; rerum 218 n.; secundae impositionis 343 n., 382; .
subiecti 208 n.; . substantiae 451 n.; nomina aptitudinem remotivam no- tantia
149 n.; nominis participatio 54; qualitas nominum 50 #.; nominis transfiguratio
54; dare nomina 82 n.; participare re, participare nomine 54; v. appellare,
appellatio, inventio, offi- cium, quid, virtus, $voua Nominales 141 Nominalis,
v. definitio, determinatio, modus Nominaliter, v. adiectivum, capere, modus,
quod, significare, sumere, tenere Nominare 60 n., 61, 62 n., 70, 71 n., 79 n.,
80, 82, 84, 85, 120 n, 205 n., 225 n., 344, 394 n.; n. idest appellare
substantiam 84 n., 85 (v. appellare); n. substantiam 60, 79 n., 82 n.; n.
individua 80, 81 n.; n. speciem 81 n. Nominatio 70, 71, 74-76, 80, 82, 83, 84,
131 n., 201, 202 n.; ex similitudine nominationis 71 Nominativus 347 n., 502;
v. rectus Nota 185 n., 204 n., 206, 333, 394 n. (1. obpporov); n. conditionalis
277, 459; n. conditionis 42 n., 304 n.; n. cohaerentiae 457 n.; BHEPBEPPBED
Indice dei termini latini n. coniunctionis 547 n., 550 n. 594 n.; n.
consequentiae 292 n.; n. copulationis 197 n., 447 n., 538 n., 554 n.; .
disiunctionis 447 n., 594; . diversitatis 223 n.; . exclusionis 299, 537 n.; .
inhaerentiae 457 n.; . necessitatis 333 n.; . rationis 304; n. reduplicationis
481 n. Notior, v. notus Notitia: -n. insolubilis 595 n.; n. terminorum 410 x.;
n. veritatis vel falsitatis 403 n. Notus, v. argumentum, probare, pro- positio,
terminus; notior (notius) 397 n., 406 n.; notiora et priora apud nos, apud
naturam 411 n.; n. per sensum vel intellectum 406 n. Numeralis, v. adverbium
DIPDDODD Obligatio (obligationes) 20, 30, 42 n.; casus obligationis 563;
Obligatorius, v. verbum Obligatus 42 n. Obliquitas 347 n. Obliquus 86 n., 279,
287 n., 547 n.; v. determinatio, nomen, subiectum, verbum Obscuritas 259 n.
Officiabilis, v. officialis Officiabiliter, v. officialiter Officiale, v.
officialis Officialis 226 n., 451 (v. dictio, pro- batio, significatum); o.
(prop.) 456 n. (v. propositio); 661 o. (terminus) 451 n., 456 #., 468 n. (v.
terminus); officiale 402 n., 454 n. Officialiter 451, 467; v. probare, pro-
batio, propositio, stare, sumere Officians (officiantes) 440 #., 461 n., 469, 557 n.; v. propositio
Officiare 372 n., 461, 462, 464 n., 469, 552 n., 557 n. Officiata (prop.) 440
n., 456 n, 461 n., 469; v. officiatum, pro- positio Officiatio 410, 456, 480,
482, 483 Officiatum 440 n.; v. officiata Officium 226, 402 n., 451, 452, 453
n., 454 n., 460; . artis 452 n.; . copulae 204; . copulandi 204; . copulationis
204; . demonstrandi 454 n.; . dialecticae 452 n.; . dictionis 453 n.; . docendi
452 n.; . doctoris 451 n.; grammaticae 452 n.; . implicandi 453 n.; . mentis
277, 459; . nominis 132 n.; praepositionis 454 n.; referendi 453 n.;
substantivi verbi 205 n.; . vocis 453 n.; . limitare, nomen Opponens 452 n.
Opponere 411 n.; v. modus, oppo- nens Oppositio 345 n. (v. modus); o.
contradictionis 331 Oppositum 411 n., 483 n., 54i n, 614, 621; soo0900L9ILLI.L
LIO 662 o. antecedentis, consequentis 436; o. propositionis 477; v. probare,
probatio, propositio Oratio 18, 94 n., 126, 127, 129 n., 136, 200 n., 203 n.,
218 n., o. composita, def. 528; inoltre 285, 505 n., 508 n., 515 n., 517, 527
n., 531 n., 533 n., 536 n., 537 n, 538 n.; o. composita ex syncategoremate et
termino communi 283 n.; o. coniunctiva 581; o. definitiva vel descriptiva 467
n.; o. divisa, def. 528; inoltre 508 n., 527 n., 531 n., 533 n., 536 n- 538 n.;
o. infinita 467; o. infinitiva 356, 462-464, 555 n. 581; o. modalis, de inesse
354 n.; o. multiplex ex compositione et di- visione 529 n.; o. multiplex
secundum actualem multiplicitatem et ’potentialem 532 n.; o. simplex 505 n.; o.
sophistica 516 n.; o. subiecta (=dictum) 341 n.; o. infinitivi modi 363 n.; o.
de re, de dicto 534 n.; v. discontinuitas, nomen, pars, si- gnum, syncategorema,
terminus, bros Orator 398 n. Ordinare 211 n., 361 Indice dei termini latini
Ordinatio 452 Ordo, v. probare Paralogismus 515 n., 519 n., 525 n.,, 533 n.,
534 n., 537 n.; p. compositionis 533 n.; p. divisionis 533 #.; p. secundum
compositionem 516 n.; p. secundum abundantiam et defec- tionem 515 n.
Paralogizare 522 n., 537 n. Pars: -p. enuntiationum 393 n.; p. orationis 48 n.,
49 n., 50 n., 211, 225 n., 226 n., 287, 289, 446 n., 447 n., 506 n., 521 n.,
523 n.,, 533 n.3 p. propositionis 393 7.; v. copula, modus, praedicatum, subi-
cere, subiectum, supponere, suppo- situm, vox Participialis, v. modus
Participium 48 n., 49 n., 90 n, .; p. = participiale verbum vel casuale 49 n.;
verba casualia id est participia 93 n; p. adiectivum 117 n.; p. ampliativum 599
n. Particula: -p. negativa 331 n.; p. negationis 331 n. Particularis (prop.)
356 n., 362, 363 n., 373 n., 401, 412 n, 439, 444, 449 n., 476 n., 613; v.
propositio, signum Parva logicalia 18, 44 Indice dei termini latini Passio
animae 394 n., 503 n; v. intentio Pertinens, v. sensus Peiorem (regola del) 327
Perfectio 528 n. Personaliter, v. copulare Personalis, v. adverbium,
appellatio, copulatio, suppositio Persuasibile 402 n.; v. probabile Placitum:
-ad placitum 106 n. 476 n.; ad placitum instituentis 63 n.; ex placito
instituentium 221 n.; secundum placitum 141 n.; v. institutio, significare, vox
Ponere in esse 366 w., 565 n., 566 n., 574, 582 n., 584; v. praedicamen- tum
Positivus gradus 276 n. Possibile 328, 331, 333 n.; v. mo- dalis, propositio,
Suvatév Possibilitas 331 n., 353 n; v. modus, nomen, privatio Posterius, v.
intelligere, prius Postponere 523 n., 579 n. Potentiale, v. esse Potestas, v.
confundere Praecedere 369, 546 n., 559, 561 #., 571, 575, 576 n., ST7 n., 581
n. (v. negatio); p. simpliciter 555 n., 556; p. totaliter 370 n., 371 n., 372,
545 n., 547 n., 549 n., 551 n,, 552 n., 553, 556 n., 573, 581, 602, 603, 610,
618; p. vocaliter 403 n.; non p. in voce vel in scripto, sed . in
significatione 463 n.; Praedicabile, v. praedicabilis Praedicabilis: -res p.
211; praedicabile v. probatio,: terminus Praedicamentum 105 n., 201 n. 202 n.,
260 n., 414 n.; p. enuntiabilium 126 n.; esse in praedicamento 52 n.; esse de
praedicamento substantiae 111 n; esse in praedicamento qualitatis 52 n., 66 n.;
esse in praedicamento quantitatis 66 n.; esse in praedicamento relationis 501 n.; esse in praedicamento
substantiae 52 n., 66 n; in praedicamento ponere 60; v. copulatum,
extrapraedicamentale, significare, xxtnyopla Praedicare 52 n., 55 n., 57, 60,
61 n., 92 n., 98, 102 n., 103, 104, 109 n., 156, 176 n., 203 n.205 n., 206, 219
absolute 375; accidentaliter 204 n.; collective, distributive 522 n.;
coniunctim, divisim 519; de subiecto 57, 61 n.; ‘esse’ confuse, determinate 210
n.; in adiacentia 61 n., 204; in essentia 61 n.; principaliter, per accidens
204 n.; secundum adiacentiam 61 n.; p. solam formam 92 n.; p. tertium adiacens
213 n., 230; v. appellare, modus, praedicatum, subicere Praedicatio 486, 503 n.
(v. vis); vp poso pd 664 p. denominativa, univoca, aequivoca 65 n.; p. directa
442 n.; p. per accidens atque impropria
204 n.; p. secundum accidens 57 Praedicativum, v. praedicativus Praedicativus,
v. propositio; praedicativum 230 n. Praedicatum 66 n., 68 w., 91, 92 n, p.
ampliativum 107; p. appellat suam formam, def. 115; inoltre 98, 100, 101, 103,
104 n., 109 n., 110 n. (v. appellare); p. simplex 548; p. sub propria
forma praedicare 101 n.; a parte
praedicati 83, 95 n., 106, 107, 166 n., 228, 229 n., 230 n, ex parte praedicati
84 n., 90 n., 91, 155; talia sunt subiecta qualia permittun- tur ab eorum
praedicata 68 n.; v. appositio, appositus, cohaerentia, continuitas,
determinare, determi. natio, extremitas, extremum, for- ma, inhaerentia, modus,
proposi- tio, qualitas, subiectum, terminus Praedicatus 151 x., 343, 517; v.
dic- tio, modus Praeiacens, def. 425 n.; inoltre 421 n., 423, 425 Praemissa 42
n., 43 n., 186 n., 435 n., 439, 457, 485, 602, 611; praemissae mere singulares
442 n.; v. maior, minor, tpotaotg Praeponere 523 n., 533 n., 557 n. Praepositio
48 n., 227 n., 453 n., 454 n.; v. officium Praeteritio 177 n. Primum-ultimum
427 Principium materiale-formale 395 n. Prius-posterius 395 n.; v. notus, pro-
bare, probatio Privatio 331, 416; p. possibilitatis 331 n. Privativus, v.
terminus Probabile, v. probabilis Probabilis 586 (v. argumentum, pro- positio,
terminus); probabile 177 n., 398, 399, 400 n., 402 n., 463, 482, 558 n. (v.
cer- tificabile, declarabile, disputare, improbabile, persuasibile, #vSotov)
Probabilitas 398 n. Indice dei termini latini Probare 229 n., 273 n., 276, 290,
p.=ostendere veritatem propositionis 401; probari vel verificari 560 n. (v. ve-
rificare); p. quadrupliciter: a priori, a poste riori, ex opposito et ab aequo
409; . quadrupliciter: a priori, a poste- riori, aeque, indirecte 412 n.; p. ab
aeque 412 n.; p. ab aequo 409; p. ex aequo 430; p. a posteriori 409, 410 n.,
412 n., 430, 444 n.; p. a posteriori inferiori 444 n.; a posteriori totaliter
separato 444 n.; . a priori 409, 410 n., 412 w., 430; . copulative 482; .
descriptibiliter 482, 577; explicative 593; exponendo 464 n.; exponibiliter
482, 593; . expositive 593; . expositorie 410, 430; . indirecte 412 n.; .
indirecte ex opposito 409; . ex opposito 410 n., 430; . per oppositum 553 n.;
uo) vo vtvvvIvvdUvvv 665 p. inductive 493; p. inductive per sua singularia 411
n; p. inductive per suas singulares 410 n.; p. per inductionem 493; p. per
singulares 482 n.; p. modaliter 368 7.; p. officialiter (officiabiliter) 369, 382, 383, 389 n., 464,
465, 482, 559 n., 565 n., 577, 588 n., 593; p. resolubiliter 389 n., 447 n.,
464, 482; p. resolutorie 448, 450; p. resolvendo 464 n.; p. per causas
veritatis 482 n.; p. per contradictorium 481 n., 482 n; p. per convertibile
magis notum 409; p. per definitionem 409; ordo probandi 373 n.; v. exponere,
describere, officiare, modus, propositio, resolvere Probatio 40, 44, 231, 232,
250, 273, 275-277, 287, 371 n., 383 n., 397, 398, 399, 400 n., 401-403, 404 n.,
406-412, 429 n., 430, 436, 438 n., 439, 441, 444 n., 445-447, 448 n., 449, 452,
455, 456, 457, 458, 461, 463, 464-466, 468, 469, 472, 476 n., 4TT, 478 n., 480,
482, 483, 487, 489, 493, 494 n., 506, 543, 553 n., 554, 556, 587, 589; p. vel
inductio 275 n.; p. ab aeque 412 n.; p. ex aequo 430, 444; p. a destructione
consequentis 485; p. a posteriori 411, 443, 444; p. a posteriori inferiori 444;
p. a posteriori totaliter separato 444; 666 . a priori 411, 444; .
descriptibilis 598; . disiunctive 483 n.; . indirecta 412 n., 444; indirecta ex
opposito 412 n.; . officialis 590 n., 598; . officialiter 413 n., 494 n., 588;
p. per causas veritatis 423 n., 471, 472, 479, 481 n., 483 n;; Pp. per
contradictorium 485, 487; p. per habitudinem praedicabilium 412 n., 456; p. per
inferiora 436; p. per singulares 429 n.; p. propositionis 20, 40, 44, 45, 234,
271, 368, 373, 374, 393, 401, 403 n., 409 n., 427, 543, 544, 554, 557 n.; p.
resolutorie 448; p. sufficiens 438 n.; v. descriptio, expositio, officiatio,
resolutio, propositio, &méSewtrc Proferre 505 n., 528 n., 532 n.; p.
continue, discontinue 167 n.; p. simpliciter, cum modo 330; v. modus, vox
Prolatio 297 n., 527, 528 n., 530, 531, 532; p. continua, discontinua 532 n.;
p. continua et composita, disconti- nua et divisa 535 n.; una continua
p.-plures prolationes 528 n. Proloquium
125 n. Pronomen 48 n., 49 n., 72 n., 90 n., 104 n., 157, 165, 203 n., 289 n,
405 n., 441 n., 443 n., 454 fia 588; p. demonstrans 52 n., 99, 101 n., 109 n.,
110 n., 115, 132 n., 219 n., 360, 366 n.; dv'Uvvvovu Indice dei termini latini
p. demonstrativum 246 #., 274 n., 289 n., 314 n., 363 n., 404, 438 n., 441 n.,
442 n., 448, 449 n, 450 n., 453 n., 563 (v. demon- strativum); p.
demonstrativum in singulari: nu- mero 404 n.; p. demonstrativum pluralis numeri
406 n.; p. inferius 404; p. relativum 223 n., 434 n., 447 n, 453 n. (v.
relativum, antecedens, referens) Pronuntiare 331 n., 527, 528 n. Pronuntiatio,
def. 527 n.; inoltre 530 Pronuntiatum 125 n. Propinquissimum-remotissimum 428
Propositio, def. 490 n.; inoltre 52 n., p. adversativa 330 n.; p. categorica
164 n., 181 n., 196 n., 329 n., 355 n., 378, 381, 403 n., 418, 423 n., 475 n.,
538 n., 539 n. (v. categorica, extremum); p. categorica de copulato extremo 278
n.; p. categorica de copulato subiecto vel praedicato 196 n.; p. categorica de
disiuncto extremo 260; p. categorica de disiuncto subiecto 180 n., 186 n.; p.
categoria: aliqua de inesse, aliqua de modo 378; p. comparativa 330 n.; 667 p.
composita 329 n., 364 n., 366 n., 380, 426 n., 446, 447 n., 505, 534 n., 593,
596 n.; p. conditionalis 292 n., 329 n., 376- 378, 381, 495 n., 498 n.; p.
congrua 415 n.; p. contingens 335, 364 n.; p. contradictoria 356 n., 476 n.; p.
copulativa (v. acceptio, co- pulativa); p. aequivalens uni copulativae 250 n;
p. cum modo 331 #., 337; p. cum subiecto infinito 441 n.; p. demonstrativa 439,
481 n. (v. de- monstrativa); p. demonstrativa sive immediata 407 n.; p.
descendens 235, 238, 239; p. descensa 235, 237, 238, 239; p. descripta 470; p.
descriptibilis, def. 469, 470 n. 471; inoltre 440 n., 470; p. disiunctiva 236
n., 246 n., 260, 267 n., 273 n., 423 n., 473 n, 475 n., 481 n., 482, 486, 495
n., 499 n., 538 n., 570 n. (v. disiune- tiva, descendere); p. divisa 179 n.,
180 n., 366 n, 380, 539 n., 593, 596 n.; p. exceptiva 264 n., 283 n., 403 n.,
418, 421 n., 423, 424 n., 425, 427, 429, 431, 473 n., 478 n, 480 n., 486 (v.
exceptiva); p. exclusiva 248, 249 n., 267 n. . (v. exclu- siva); . expletiva
330 #.; . explicanda 593; . exponenda 464 n.; . exponibilis, def. 414; inoltre
402 n., 414, 416, 418, 420, 421, 440, 472, 477 n., 479 n., 553 n., 569 (v.
exponibilis); p. exposita 418, 428, 440 n. (v. exposita, expositum); p.
hypothetica 129 w., 186 n., 196 n., 329 n., 418, 425 n., 495 n., 522 n, 538 n.,
539 n., 553 n; p. hypothetica copulativa-disiunctiva 522 n.; p. hypothetica
conditionalis-disiunc- ta 522 n.; p. hypothetica de disiuncto subiecto 179 n.,
180 n,; p. immediata 397 n., 406 n., 409, 410 n., 438, 582 n.; p. immediata a
posteriori 405 #n.; p. immediata a priori 405 n.; implicans 420; . implicita
420; . impossibilis 335, 382 n.; incongrua 415 n., 434 n., 465; indefinita 271
n., 272 n., 356 n., 362, 363 n., 366 n., 441 n., 447 n., 448 n., 449 n., 450
n., 496 n. (v. indefinita); p. mediata 402 n., 449 n., 482 n.; p. mentalis 373
n., 394 n.; p. modalis, def. 333, 351 n.; -p. modalis large, stricte,
strictissime 333 n.; -p. modalis large, stricte 358; inoltre 44, 45, 173 n.,
323, 332, 334, 345 n., 346, 348 n., lie Mo Mao Mu] PPP Indice dei termini
latini 351, 353 n., 354, 355 n., 358 n., 359 n., 362, 363 n., 373 n., 553 n.,
581 n., 594 n. (v. determi- natio, inhaerentia, modalis, mo- dus); p. modalis
modo adverbiali, nomi- nali, verbali 359 n.; p. modalis composita 363 n., 365
n., 366 n. (v. qualitas); p. modalis cum determinatione 375; p. modalis cum
determinatione in- trasumpta 376; p. modalis de dicto, de re 344 n., 348, 384:
p. multiplex 493 n., 496 n., 497 n.; p. necessaria, def. 381 n.; inoltre 335,
347 n., 360, 363 n., 378, 381 n., 382 n., 464 n.; p. officialis, def. 462 n.,
466; inol- tre 440 n., 455, 456, 459, 462, 552 n., 556 n., 557 n., 589 (v.
officialis); p. officianda 462 n., 590, 593; p. officians 456, 459, 460, 461 n.
(v. officiata, officiatum); p. particularis 271 n., 272 n., 285 n., 356 n.,
362, 441 n., 442 n., 444 n, 447 n., 448 n., 450 n., 492 n, 495 n., 496 n. (v.
particularis); p. possibilis 335, 381 n., 461 n.; p. praedicativa 329 x., 331
n., 376; p. probabilis 403 w., 405 n., 446, 455, 567; p. probabilis a primo
termino 402 n.; p. probabilis per causas veritatis, def. 482; inoltre 472; p.
probabilis per oppositum 456 n.; p. probata 456, 470; p. probata resolutorie
vel officiali- ter 440 n.; Indice dei termini latini p. proposita resolutorie
vel officia- liter 440 n.; p. reduplicativa 418 n., 423, 425 n., 427, 431, 473
n. (v. reduplica- tiva); p. resolvenda 446 (v. resolvenda); p. resolvens 446
(v. resolvens); p. resolubilis 440, 449, 450 n., 553 n., 557 n., 593; p.
resoluta 440 x., 446, 447 n. (v. resoluta, resolutum); p. simplex 329 x., 330,
331 n., 341, 342 n., 420; p. simplex de inesse 371 n.; p. simplex et singularis
numeri 479 n.; p. singularis 264 n., 271 n., 275, 349 n., 356 n., 361, 362, 363
n., 366 n., 429 n., 438 n., 444 n, 447 n., 448 n., 495 n., 496 n; p. singularis
de subiecto conditio- nato 282; . subalterna 430; subcontraria 356 n.; .
substitutiva 329 n.; temporalis 495 n.; . universalis 228, 267 n., 270 n., 275
n., 280 n., 283 n., 285 n, 349 n., 356 n., 361 n., 362, 363 n., 369, 373 n.,
428 n., 430 n, 454 n., 492 n., 493, 552 n. (v. universalis); p. de copulato
extremo 256, 263, 267, 278 n., 495, 496; p. de desinit 426 n.; p. de dicto 344,
351, 382, 383; p. de disiuncto extremo 176 n., 238 n., 267 n., 495 n., 496 n,
538 n., 596; p. de disiuncto praedicato 519; p. de disiuncto subiecto 186; vo
669 p. de impossibili 464 n.: p. de incipit 426 n.; p. de incipit et desinit
426 n., 479 n., 480 (v. incipere); p. de inesse 324, 334, 335, 338, 339 n.,
340, 341, 342, 345, 346, 348, 351, 352, 354, 355, 356, 357 n., 358, 359 n.,
360-362, 363 n., 364- 366, 376, 387, 389, 464 n., 559, 583, 584, 595 (v.
significato); p. de inesse seu de simplici inhae- rentia 365 n.; p. de
inhaerentia modificata 365; p. de modo 173, 337, 349, 355 n., 356 n., 361, 378;
p. de modo sive modalis 357; p. de necessario 378 w., 381, 382 n., 464 n.; p.
de necessario conditionali 378; p. de necessario quando 378; p. de necessario
simpliciter 378; p. de necessario simpliciter pro sem- per 378; p. de
necessario ut nunc 378; p. de possibili 381 n.; p. de re 340 n., 351, 383; p.
de sensu 340 n., 341, 344; p. de sensu composito 355 n. (v. quantitas); p. de
sensu diviso 355 n., 357 n.; p. de subiecto recto, de subiecto obliquo 354 n.;
p. in sensu compositionis 359; p. in sensu composito 355 n., 356 n.; p. in
sensu divisionis 359; p. in sensu diviso 355 n.; p. magis nota 410 n.; p. per
se nota 398 w.; p. secundum compositionem et di- visionem 359; v. connotare,
dictum, extremitas, ex- 670 tremum, falsum, forma, formale, improbare, maximae,
nomen, op- positum, oratio, probare, proba- tio, resolutio, sensus,
significatum, subiectum, sumptum, supponere, veritas, TpéTtaote Proprietas 218
n., 453 #.; proprietates accidentales, substantia- les 209 n.; p.
incommunicabilis 53; p. dictionis 452, 529 n.; p. sermonis 181; p. termini 599
n.; proprietates terminorum 18, 19, 38, 39, 44, 152, 267; p. simplicis,
compositi, decompositi 502 n.; v. appellatio, connotare, connotatio, suppositio
Punctuare 530 n., 532 Punctuatio 527, 528 n., 530, 532 n., 538 n. Quaestio,
def. 400; inoltre 56 n., 386, 485 Quale 56, 57, 414 n.; q. aliquid 73 n., 450
(»v. hoc ali quid, significare, rowév tu) Qualitas 50 n., 52 n., 53 7., 54, 57,
79 n., 80, 82, 83 n., 84 n., 166 n, 199, 200; . singularis-communicata 53 n.; .
substantiae 71 n.; « nominis adiectivi 165 n.; . praedicati 343 n.; q.
(propositionis) 353 n., 354 n., 371 n., 613, 620; q.=affirmatio et negatio 264
n.; q. propositionum 42 n.; q. propositionum modalium compo- sitarum 363 n.; sQ
QI Indice dei termini latini v. adverbium, connotare, determina- re, modus,
nomen, praedicamen- tum, significare, substantia, rrové- Tae Quando 260 n.
Quantitas 293 n.; q. continua, discreta 211 n.; q. (propositionis) 265 n., 354
n., 361, 363 n., 366, 373 n., 613, 620; q. modalium 362; q. propositionum de
modo in sensu composito 356 n.; v. adverbium, praedicamentum Quantum 414 n.
Quia, v. demonstratio Quid nominis 425 n., 428 n., 596 n., 597 n., 599 n.; ».
definitio Quidditative, v. inferior Quo est, v. forma, quod est Quod: -q.
coniunctionaliter 463, 464; q. coniunctive 465; q. nominaliter 436, 464; q.
relative 465 Quod est-quo est 53, 81; v. si- gnificare Ratio 55, 56, 57, 61 n.,
74, 75 n, 103 n., 108, 113, 114, 118, 119- 121, 122, 229 n., 250 n.,, 260 n.,
261 n., 275 n., 361 n.,, 394 n,, 470, 502, 530 n., 579; rationes vel conceptus
108 n.; r. cavillatoria et sophistica 541 n.; r. communis 261 n., 592; r.
determinata 114 n.; r. finita et determinata 229 n.; r. propria 261 n.; non est
differentia inter significa tum et rationem propriam 119; Indice dei termini
latini r. rerum 218 n.; v. appellare, appellatio, forma, lo- gica, nota
Rationalis, v. consequentia Reales 298 n. Rectitudo 347 x. Rectus (casus) 45,
177 n., 279, 287 n., 4A1 n., 442 n.,, 450, 547 n, 565 n.; v. subiectum, verbum
Reducere 506 n. Reductio 396 n., 449 n Reduplicatio 425 n., 475 n., 481 n.; v.
nota Reduplicativa (prop.) 432 n., 475 n., 478 n., 481 n.; v. propositio
Reduplicativus, v. dictio, signum Referens 289 n.; v. pronomen, re- lativum
Relatio 435 n.; r. implicativa 550 n.; v. praedicamentum Relativum 19, 39, 223
n., 285 n, 289 n., 293 n., 434 n., 435 n, 447 n., 465, 546 n., 547 n., 553 n.,
575, 576; r. non confusum 447 n.; r. implicativum 594; r. diversitatis 259, 265
n.; r. identitatis 265, 293; v. pronomen, referens Relativus, v. nomen,
suppositio, ter- minus Remissio 145 n., 542 n.; v. intensio, intentio
Remississimum, v. intensissimum Remotissimum, v. propinquissimum Repugnans, v.
terminus Res: -r. appellata 93 n., 97, 105 n.; r. existens 132 n. (v.
significare); r. praedicabilis 211; 671 r. significata 60 n., 111 n, 117, 195
n., 349, 453 n.; r. subiecta 205 #., 344 n.; v. appellare, appellatio,
compositio, conditionalis, definitio, dicere, exponere, expositio, minor, mo-
dalis, modus, nomen, oratio, pro- positio, ratio, sensus, significatio,
suppositio, tenere, universale, vox Resolubile, v. resolubilis Resolubilis 448;
resolubilia 402 #.; v. propositio, terminus, verbum Resolubiliter 369; v.
probare, stare, sumere, tenere Resoluta (prop.) 440 n., 447 n.; v. propositio,
resolutum Resolutio 117 n., 190 n., 273, 276, 357, 393 n., 394, 395 n., 396 n.,
407 n., 410, 411, 412 n., 415, 433, 434, 435 n., 436, 439, 441, 443, 444-446,
447, 448 n., 449 n. 455 n., 456, 467, 480, 482, 483, 506, 557 n., 560 n., 590;
i r. propositionis 396 n., 441 n.; r. syllogismi 396 n.; r. verborum ad
substantiva 407 n., 436; r. per duo demonstrativa 441; via resolutionis 396 n.;
v. forma Resolutorie, v. inferre, probare, pro- batio, propositio Resolutorius
395 7., 442, 448; v. adverbium, modus, scientia, syl- logismus, &vaXvtixde
Resolutum 440 #. Resolvenda (prop.) 447 n., 448 n.; v. propositio, resolvere
Resolvens : (resolventes) 440 #n., 447 n.; v. propositio, resolvere 672
Resolvere 116 n., 223 n., 342 n, 393 n., 395 n., 402 n., 407 n, 433, 434 n.,
435, 436, 441 n- 443 n., 446, 447, 448 n., 459, 464 n., 465, 480 n., 553 n.,
575, 576; r. verbum 446 n.; r. per duo demonstrativa 464 n.; v. ars, probare,
SuaX.xdew Respondens 452 n. Restricte, v. stare Restrictus, v. suppositio,
terminus Restrictio, def. 158, 162, 165 n. 169, 170, 184 n., 599 n.; inoltre
18, 44, 76-78, 86, 88, 95, 134 n., 139, 145, 146, 147, 151, 152, 153, 155, 157,
159, 161, 163-166, 168-171, 172, 175, 176 n., 178, 182, 184, 185, 188, 191,
192, 213 n., 599 n.; . maturalis, def. 164 n.; . simplex o naturalis 164; .
usualis, def. 164 n.; . ampliationis 599 n.; . termini=coartatio termini 164 n.
(v. coartatio) Restrictivam-restringens 184 Restringentes 164 n. Restringere,
def. 164 n.; inoltre 78, 86 n., 107 n., 108 n., 137, 139, 140 n., 145, 146 n.,
151, 152, 155 n., 156-158, 159 w., 160, 161, 162, 165 n., 166 n., 167 n., 168,
169, 171 n., 175, 176 n., 178 n, 179 n., 182, 184, 185 n., 186 n, 191 n., 192 n.,
598, 599 n.; r. appellationem 86 n.; v. restrictivum Restringibilis 184 n.; v.
terminus Rhetor 398 n. muonmo Indice dei termini latini Scientia: -s.
demonstrativa 397 #.; s. resolutoria 395 n.; s. sermocinalis 41; s. inveniendi
395 n.; s. iudicandi 395 n.; v. dialectica, logica Sensus 195 n., 340, 489,
490, 491, 492, 493 n., 494498, 532 n. 538 n., 541 n., 544, 550 n., 558 n., 575
n., 581 n., 598 n.; sensus significati disiunctive 477; diversi sensus 340;
integrus s. propositionis 340; sensus pertinentes 598 n.; de sensu 340, 341,
342 n., 344 (v. exponere, modalis, propositio); de sensu, de rebus 544 7.; de
sensu propositionis 342 n.; in sensu 341 (v. modalis, modus); secundum sensum
339, 341; s. compositionis 353 n., 507, 524, 525 n., 529 n., 535 n., 538 n, 539
n., 555 n. (v. accipere, pro- positio); s. per compositionem 512; s. compositus
20, 44, 45, 229 n., 303 n., 355 n., 359 n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386,
387, 388 n., 391, 462, 463 n., 499, 507, 528 n., 530 n., 532 n., 533 n., 538 n,
539 n., 541 n., 545 n., 546 n, 547 n., 549 n., 550 n., 551 n, 552 n., 553, 555
n., 556, 557 n., 558 n., 561 n., 562 n., 563, 564, 565 n., 566 n., 567, 568 n.,
569, 570 n., 573 n., 574-577, 578, 581, 582 n., 583, 586, 587, 588, 589 n.,
593, 594 n., 596 n., 597 n., 600, 602, 603, 609, 610, 611, 618, 619, 622 (v.
locutio, modalis, propo- sitio, sumere); Indice dei termini latini s.
divisionis 353 n., 507, 524, 525 n.,:529 n., 532 n., 538 n., 555 n. (v.
propositio); s. per divisionem 512; s. divisus 20, 44, 45, 229 n., 359 n., 366
n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386, 387, 391, 462, 463 n., 499, 507, 528
n., 530 n., 532 n., 538 n., 539 n., 541 n., 542 n, 545 n., 546 n., 547 n., 549
n, 550 n., 552 n., 553, 554 n., 555 n., 556, 557 n., 558, 562 n., 563, 564, 565
n., 566 n., 567 n., 568 n., 569, 570 n., 573 n., 574, 575 n., 576, 577, 578,
581, 586, 587, 588, 593, 594 n., 596 n., 602, 603, 609, 610, 611, 619, 622 (v.
locutio, modalis, propositio) Sententia 125 n., 130 n. Separare 515 n., 539 n.
Sequi 571, 575 ; s. a priori 447 n.; s. finaliter 370 n., 372, 463, 552 n.,
603, 618; s. immediate 258; s. mediate 252, 370 n.; s. totaliter 371, 556 n.;
v. terminus Sermo 48 n., 198 n., 218 #., 229 n., 230 n., 393 n., 394 n., 399,
452, 453 n., 468, 500 n.; s. compositus vel divisus 167 n.; s. de dicto, de re
517 n.; in sermonibus 514; v. compositio, proprietas, virtus Sermocinalis 452;
v. scientia Signatum 97 n.; v. signum Significabile 390, 391; s. complexe 390,
391, 595 n. Significare, def. 66 n.; -s. multipliciter accipitur 131 n.; -s.
dividitur in 4 n UI W 673 supponere et copulare 207 n.; inoltre 60, 62 n., 64
n., 65, 66 n., 67 n., 70, 71 n., 72 n., 79 n, 80, 81 n., 82, 83, 84 n., 85, 89
n., 90, 93 n., 94 n., 96 n., 97 n., 98, 101 n.-103 n., 107, 108, 110 n., 111
n., 114 n,, 116 n., 117, 118 n., 119, 120 n., 127, 128 n., 129 n,, 132 n., 140
n., 142 n., 144, 146 n., 149 n., 154, 158, 167 n., 173, 176, 177, 180, 181 n.,
187, 191 n., 195 n., 198 n.201 n., 202 n, 203 n., 208, 209 n., 211, 212, 214
n., 215 n., 218 n., 222 n, 226 n., 267 n., 288 n., 289 n.,, 293 n., 320, 348
n., 351, 364 n., 372 n., 376, 390, 391, 399 n, 409, 417, 422 n., 423 n., 454
n., 457 n., 461, 463 n., 465, 467 n., 470 n., 476 n., 486, 489, 490 n., 491 n.,
494, 501 n., 502, 505 n., 506 n., 514 n., 532 n., 536 n., 542 n., 549 n., 554
n., 566 n. 568 n., 569, 572 n., 589 n., 590, 597 n., 602, 610, 616, 618, 619;
adaequate 120 n., 121 n., 372 n., 461, 490 n., 583, 584; . ad placitum 402 n.;
. adverbialiter, nominaliter 348 n.; . confuse 223 n. (v. dictio); . copulative
477, 478, 479 n., 489 n., 490 n., 491 n., 492 n-496 n, 497 n., 498 n; .
copulative sive disiunctive 207; . disiunctive 177 n., 477, 478, 480 n., 489
n., 490 n., 492 n, 494 n-496 n., 497 n., 498 n.; . diffuse 222 n.; . divise 507
n.; . personaliter pro persona vel sim- pliciter pro natura 67 n.; 674 .
praesentialiter 87 n.; s. praecise 368 n., 455, 457, 464 n., 491 n., 494 n.,
506 n., 552 n, 590 n., 604, 605, 614, 616, 617, 621, 622; . praecise primarie
506 n., 611; . primarie 410 n., 444 n., 460, 470 n., 490 n., 491 n., 556 n.; .
primario 65; . primo 65; . primo et principaliter 506 n.; . principaliter 60,
66 n., 141 n., 206, 412 n., 490 n.; . primo loco, secundo loco 60 n.; .
secundarie 69 n., 491 n.; . secundario 65, 101 n., 141 n. (v. connotarte); .
qualitercumque 471 w., 475 n.; . syncategorematice 569; . cum tempore 181 n.,
214, 504 n.; . sine tempore 96; . ex forma adiacente 59 n.; . per modum
copulationis aut per modum disiunctionis 485; . per se, per aliud 57, 58; . per
se et ut unum 56, 57; . ut unum 57; . accidens 80, 82 n., 206; actus mentales
277; . aliquid, scilicet universale 72 n.; . essentiam 67 n., 83, 84 n.; formam
81 n., 90 n., 92 #.; . formam adiacentem 59 n.; . fotrmam substantialem vel
acci- dentalem primarie 68 n.; . formam et suppositum 68 n.; . hoc aliquid 51,
72 n., 103 n, 209 n.; . idem 143, 205 n.; . id quod est 81 n.; . quo est et id
quod est 81 n.; Indice dei termini latini s. intelligibile 79 n.; s. naturam
communem habentem supposita 100; s. purum esse 331 n.; s. quale aliquid 51, 73
n., 133 n., 209 n.; s. qualitatem, def. 83; inoltre 51, 69 n., 80, 83, 84, 85
n., 209 n.; s. qualitatem finite, substantiam infi- nite 208 n.; s. qualitatem
principaliter, subiectum secundario 60, 85 n.; s. qualitatem propriam,
qualitatem communem 79 n.; s. rem existentem 90 n.; s. res diversorum
praedicamento- rum 60; s. significatum 114, 119; s. significatum formale 115,
116; s. significatum secundum determina- tam rationem 113 n.; s. substantiam
51, 69 n., 79, 80, 83, 84 n., 85 n, 90 n;j . substantiam confuse 222 n.; .
substantias praecise 52 n.; . substantiam principaliter 66 n.; . substantiam
secundario 80; . substantiam cum qualitate 53; . substantiam et qualitatem 50
n., 53, 84; s. modo substantiae 81, 82; s. tempus 141 n., 571; s. tempus confusum,
determinatum 209 n.; res significata 60 n., 111 n., 117, 195 n., 349, 453 n.;
v. copulare, dictio, imponere, insti- tutio, modus, suppositum, verbum, virtus,
vox, ompotvev Significatio, def. 92 n.; inoltre 17, 58, 60 n., 61, 66 in., 67
n., 68, pIHLUVLW adaequata 490 n.; . distincta 121 n.; . determinata 230 n.; .
finita et determinata 226 n.; . finita 226 n., 230 n.; . formalis 116; prima 61
n.; . primaria 69 n., 140, 490 n.; . principalis 60, 140 n., 142 n. 147 n.,
154, 206, 208, 490 n.; s. propria 202 n.; secundaria 60 n., 140, 142 n. (v.
consignificatio); . totalis 490 n.; . dictionis 485; . intellectus 70; .
propositionum de inesse 346 n.; . rei 70, 218 n.; . vocis 93 n., 218 n.; . per
se 58 n.; secundum significationem 61 n.; res cum propria significatione co-
niuncta 218 n.; v. appellare, praecedere, vis Significative, v. stare, sumere
Significativus, v. dictio, incomple- xum, nomen, terminus, vox Significatum 52
n., 54, 64, 68 n., 80, nYLLOL UV Ww v ILLY VW s. duplex, materiale et formale
111; s. formale, def. 111 n.; inoltre 112 n., 116, 120 (v. appellare,
appellatio); s. materiale, def. 111 n.; inoltre 112, 116; s. duplex, primarium
et secundarium 69 n.; s. primarium 68 w., 69 n., 382 n, 409, 444 n., 470, 471
n., 553 n; s. secundarium 69 x.; s. adaequatum 120 #., 121 n., 470, 471, 565 n;
. non ultimatum 220 n., 269; . principale 65 n., 159 n.; . speciale 195 x.; .
totale 120 n., 121 n.; . dicti 371 n.; . propositionis 125, 126 n., 127 n., 382
n., 490 n.; s. termini 92 n.; s. primarium termini, def. 68 n.; s. primarium
termini concreti acci- dentalis 69 n.; significata officialia 454 n.; v.
dictum, forma, ratio, significare, supponere, terminus Signum 64 n., 69 n., 70,
97 n, 120 n., 132 n., 136, 161, 198, 211 n., 229 n., 242, 243 n., 246 n., 270 n.,
291 n., 295 n., 318, 363 n., 409, 416, 430 n., 443 n, 453 n., 471, 575; s.
aequivalens orationi 291 n.; signa affirmativa 230 n.; naVLWAW 676 signa
collectiva 424; s. confundens 177 n., 302; s. confusivum 569, 570; s.
distributivam 211 n., 214 n, 230 n., 242, 252, 264 n., 271 n, 277, 287 n., 304;
s. exceptivum 270 n., 416 n; signa exclusiva 416; signa modalia 552 n.; signa
negativa 291 n., 295 n., 302; s. particulare 243 n., 363 n.; signa
reduplicativa 416; s. universale 224, 228, 247, 249, 251, 283 n., 434 n., 485;
s. universale affirmativum 233 n., 245, 255 n., 262 n., 265 n., 267 n., 270 n.,
276 n., 279 n., 283 n, 291 n., 295 n., 302, 454 n. (v. vis); signa universalia
affirmativa aequiva- Jlentia orationibus 291 n.; universale distributivum 283
n.; universale negativum 284 n., 455; alietatis 424; materialitatis 296, 383
n.; . demonstratio, li, signatum, sup- positio Simplicitas 502 n. Singularis
366 n., 373 n., 401 n,, 450 n.; v. dictum, modalis, prae- missa, probare,
probatio, proposi- tio, qualitas, subiectum, suppositio, terminus Singulare 42
n., 101 n., 133 n, 219 n., 220 n., 246, 271-273, 275, 289, 369, 370 n., 428,
429 n., 432 n., 460, 477, 485, 493, 552 n.; singularia sufficienterenumerata
275 n.; v. constantia, descendere, descensus, inductio, probare Solutio, v.
argumentum aeouo% Indice dei termini latini Sophisma 19, 74, 403 n., 431, 484
#., 525 n., 548 n.; s. compositionis 513, 514 n., 515 n., 525 n.; s. divisionis
513, 525 n. Sophistaria 573 Sophisticus, v. duplicitas, locus, oratio, ratio Stare:
-s. ampliative 190 n., 572 n.; s. categorematice 228, 229 m., 576; .
collective, divisive 569; . communiter, discrete 192; . confuse 283 n., 284 n.,
287 n.; . confuse et distributive 249, 266 n., 270 n., 275 n., 284 n., 285 n,
286 n., 287 n.; s. confuse distributive mobiliter 284 n.; s. confuse et
distributive vel immo- biliter 275 n.; s. confuse tantum 245, 271 n. 276 n.,
278 n., 283 n.285 n, 286 n., 287 n., 292 n., 293 n, 294 n., 459 n., 541 n., 546
n., 561 n., 566 n., 569, 575, 617; s. confuse tantum immobiliter 567 n.; s.
confuse tantum vel immobiliter 566 n.; s. confuse tantum mobiliter 303 n.; s.
determinate 268, 283 n., 284 xn., 286 n., 292 n., 553 n., 566 n, 569, 576, 617;
s. determinate vel mobiliter 566 n.; s. discrete 553 n.; s. distributive 241
n., 243 n., 290, 292 n., 293 n., 295 n., 567 n.; s. exponibiliter 465 n.; s.
immobiliter 243 n., 249, 266, 276 n.; s. materialiter 228, 289 n., 367 n.; s.
mobiliter 240, 241 n., 249, 266; AV Ww Indice dei termini latini . officialiter
463; . personaliter 457 n.; . resolubiliter 463; . restricte 182; .
significative 367 n.; . simpliciter 457 n.; s. syncategorematice 228, 547 n.,
576 Status, def. 178, 183 n.; imoltre 178, 180, 184 Stoici 48 n., 49 n., 225 n.
Subalternus, v. conditio, propositio Subcontrarius, v. conditio, propositio
Subicere 94 n., 102 n., 241 n., 346, 347 n., 348 n., 349 n., 351,352 n, 354 n.,
356 n., 361, 373 n., 442 n., 448, 534 n.5 dictum s. pro se, pro parte dicti 351
n; res subiecta 205 x., 344 n.; simul coniunctim s. vel praedicare 539 n.
Subiectio 77 Subiectum 51, 55-57, 58, 59 n., 61, 62 n., 63, 77, 84 n., 91, 92
n, 94 n., 95 n., 98, 99, 100 n., 101 n., 102 n., 103, 104, 105, 106 n., 108 n.,
109 n., 110 n., 115, 116 n., 130 n., 140 n., 144, 156 n., 157, 160 n., 163 n.,
167 n-169 n, 175 n,,, 179 n, 185 n, 186 n, 203 n., 204 n., 205 n., 208 n., 210
n., 214, 215 n., 218 n., 227 n., 229 n., 230, 233 n., 241 n., 247, 248, 249 n.,
250 n., 253 n., 255 n., 264 n., 267 n., 270 n., 272, 274 n., 276 n., 279 n.,,
280 n.,, 283 n., 284 n., 289 n., 291 n, 292 n., 319, 321, 334, 335, 340, 347
n., 349 n., 351, 352 n., 354, 355 n., 357 n., 360, 361 n., 363 n., 364 n., 366
n., 371, 377, 379, 380, nIVVYLWV 677 381 n., 382 #., 393 n., 412 n, 425 n.,
430, 438 n., 442 n., 444 n., 448 n., 450 n., 453 n., 454 n. 457 n., 467, 500,
501 n., 503, 504 n., 536 n., 537 n., 539 x, 557 n., 579 n., 588, 590, 605, 613,
620, 621; . compositum vel simplex 430 n.; . simplex 548; . singulare 349 n.; .
singulare substantiaie 479; . aggregatum ex recto et obliquo 287 n.; s. attributionis
354; s. distributionis 579 n.; duplex s., s. enuntiabilis et s. pro- positionis
349 n.; s. locutionis 354; s. verbi 405 n.; a parte subiecti 84, 95 n., 106,
107 n., 108, 176 n., 227, 228, 229 n., 230 n., 233 n., 247, 255 n., 266, 283,
284 n., 287 n., 344, 352, 355, 356 n., 442 n, 524 n., 545, 547, 549, 550 n, 568
n., 570 n., 572 n., 577, 579 n.; a parte subiecti vel praedicati 176 n.; ex
parte subiecti 90 n., 91, 155, 157, 362, 524; dici de subiecto, esse in
subiecto 61 n.; esse in subiecto 207 n.; de subiecto (in eo quod quid) 55; in
subiecto 55; v. cohaerentia, constantia, continui tas, determinare,
determinatio, extremitas, extremum, forma, fun- damentum, inhaerentia, nomen,
praedicare, praedicatum, proposi- tio, significare, suppositio, ter- minus
nonna 678 Subiectus 151 #., 343, 517; ». dictio, modus, oratio, terminus
Subsequi 559, 581 n.; s. finaliter 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 574, 581,
602, 610; v. sequi Substantia 50 n., 53, 54 n., 56, 57, 80-82, 83 n., 84 n.,
91, 92 n, 198 n., 208 n., 222 n., 501, 503 n.; s. an qualitas 56; s. et
qualitas 53, 56, 79, 88 n.; s. prima 51, 71 n.; s. secunda 51, 52 x., 71 n.; s.
vocis 516; v. appellare, definitio, determinare, discretio, nomen, nominare,
predi- camentum, qualitas, significare Substantialis, v. concretum, differen-
tia, proprietas, subiectum, ter- minus Substantiatio 212 Substantivatum 207 x.;
v. adiectivum Substantivum 90 n., 175 n., 191 »., 211 n., 259, 320, 434, 467,
533 n.; v. nomen, vis Substantivus, v. dictio, terminus, verbum Sufficientia,
v. appellatio, appellatum, suppositum Sumere: -s. adverbialiter 303 n., 559,
594 n.; s. categorematice 229 n., 547 n., 550 n.; s. categorice 0 syncategorice
et mo- daliter 464 n.; s. distributive 290; s. impersonaliter 557 n., 565, 574,
582 n.; s. materialiter 356 n.; s. nominaliter 303 n., 559; s. officialiter 0
resolubiliter 463; Indice dei termini latini s. personaliter 557 n., 565, 582
n.; s. significative 52 n., 105, 227 n., 356 n., 363 n.; s. syncategorematice
287 n., 547 n., 550 n.; . verbaliter 559; . in propria forma 366 n.; . in sensu
composito 359 n., 403 n.; modus, sumptum, superlativus, terminus Summa 33, 39
Summulae 18, 19, 23, 24, 25, 38, 86, 88 n., 93, 132, 206, 210, 540 Sumptum 59
#n., 60 n., 61 n, 398 n.; v. nomen, propositio Superior 184, 235, 441, 442 n.,
597; v. modus, superius, terminus Superius 102 n., 121 #., 274 n, 286 n., 406,
407 n., 436, 438, 442 n., 443 n., 506 n., 578, 588 Superlativus 266 n., 277,
286 n., 293 n., 303 n., 416, 424 n.; s. gradus comparabilitersumptus 276 n.
Supponibilis (terminus demonstrati- vus) 450 Supponere, def. 66 n., 208 n.;
inoltre 66 n., 78 n., 86 n., 88 n., 89 n, 90, 91, 92 n., 94 n., 95, 99, 100,
101 n., 102 n., 104, 105 n., 106 n., 109 n., 110 n., 111 n, 112, 115, 116 n.,
126 n., 129 n, 132 n., 133 n., 135 n., 136, 137, 140 n., 145 n., 147-149, 150
n, 154, 155 n., 156, 158, 159 n., 161 n., 164 n., 166, 167 n., 168, 170, 171,
173 n., 176, 177 n, 179 n., 180, 181 n., 184, 185 n., 186 n., 187, 188 n., 189,
190 n., 191 n., 201, 202 n., 207, 208, 209 n., 212 n., 213, 214, 218, covw
Indice dei termini latini YU svInysaw . absolute 390; . ampliative 185 n.; .
copulative, disiunctive 177 n.; . confuse et distributive 242 n., 248, 249 n.,
250 n., 251, 253 n., 265 n., 269, 270 n., 272 n., 273 n., 284 n., 291 n.; .
confuse et distributive immobiliter 254, 283 n.; . confuse mobiliter et
distributive 233 n.; . mobiliter, id est confuse distri- butive 272; . confuse
tantum 157, 191 n., 245, 247, 248, 255 n., 267 n., 268 n., 270 n., 271 n., 272,
273 n., 278 n., 279 n., 280 n., 283 n., 291 n, 295 n., 474 n., 560; .
simpliciter confuse tantum 272; . confuse tantum vel immobiliter 274 n.; .
determinate 248, 250 n., 268 n., 272 n., 273 n., 290, 474 n.; . discrete 273
n.; . distributive 191 n., 275, 291 n.; immobiliter 241 n., 242 n., 276 n.; .
materialiter 220 n., 382 n., 621; . materialiter et simpliciter 286 n.; .
mobiliter 233 n., 241 n., 269, 276 n., 428 n; 679 s. personaliter 220 n., 273
n., 299 n., 371 n.; s. principaliter 67 n.; s. simpliciter 220 n., 371 n.; s. pro
praesentibus 92; s. pro propositione 356 n., 363 n.; s. pro se 52 1.; dictum s.
pro se, pro parte dicti 351; s. pro se, pro significato 52 n.; v. modus,
significare, suppositum, terminus Suppositio, def. 87 n., 94 n., 210, 218 n.,
219 n., 287, 295; -s. quasi pro alio positio 219 n.; -s. accipitur dupliciter
98; -s. = proprietas subiecti 103; izoltre 19, 40, 44, 45, 66 n., 77, 78, 80,
86, 87, 88, 89, 90, 91, 93, 94, 97, 98, 99, 100, 101 n., 102 w., 103-105, 108
n., 112, 116 n., 128, 131 n., 134 n., 135, 149 n., 153, 154, 157, 158, 159, 161
n., 163 n,, 165 n., 167 n., 169, 175, 177 n- 181 n., 184 n., 210, 211, 212 n.,,
218 h., 219 n., 223 n, 233 n, 243, 247, 250 n., 251 n., 256, 259 n., 274 n.,
285 n., 288 n, 289 n., 294 n., 298 n., 306, 307- 317, 364 n., 371 n., 448 n.,
449 n., 453 n., 460, 581 n., 599 n.; s. absoluta 158, 253, 307, 309; s.
accidentalis, def. 158 n.; inoltre 158, 170, 180 n., 309; . actualis 158; .
aequa, inaequa 312; . coartata 88 n., 161 n.; . communis, def. 255, 271;
inoltre 161 n., 180 n., 223 n., 262 n, 271, 306-312, 315, 316, 317; s.
comparata 307; vv 680 s. confusa, def. 224, 244, 247 n., 268, 298; inoltre 44,
217, 224, 233 n., 247 n., 262 n., 271, 272, 306-311, 314, 316, 317; s. confusa
necessitate signi vel modi, necessitate rei 233 n.; s. confusa distributiva,
def. 244, 258, 263, 269, 290, 301 n.; inoltre 102 n., 232, 233, 245, 250, 255,
262 n., 264 n., 269 n., 271, 272, 274 n., 284 n., 289, 298, 299 n., 306-315,
316, 317; s. confusa distributiva immobilis, def. 256, 282, 301; inoltre 245,
253 n., 256, 262 n., 264 n., 306- 308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa
distributiva mobilis, def. 253 n., 256, 280, 299 n., 301; inoltre 245, 253 n.,
262 n., 264 n., 306-308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa mobilis-immobilis
234; s. confusa tantum, def. 244, 251, 255, 258, 262, 269, 277, 278, 289, 299
n.; inoltre 102 n., 211 n, 232, 233, 245, 247, 248, 250-252, 254, 255, 256,
257, 258, 262, 264, 266-268, 269, 270, 271, 272, 273 n., 276, 277-279, 281,
283, 289, 291, 292-294, 298, 299 n., 305-308, 310, 311, 313-315, 316, 317; s.
non distributiva sive confusa tan- tum 258, 259, 309; s. simpliciter confusa
tantum 273, 312; s. confusa tantum immobilis, def. 300; inoltre 300, 316, 317;
s. confusa tantum mobilis, def. 299; inoltre 300, 316, 317; s. determinata,
def. 220 n., 281 n.; inoltre 262 n., 277, 281, 284 n., a Uan Ww UYU % Indice
dei termini latini 289, 306-311, 313-315, 316, 317; . discreta 161 mn.,
306-311, 313, 315, 316, 317; . distincta 271, 312; . distributa, def. 281 n.;
imoltre 277, 281, 314; . formalis, def. 219 n.; -s. formalis duplex 219 n.;
inoltre 103 n., 219 n., 307, 308, 312; . generalis 307; . habitualis 158; .
impropria 306-309, 312; . indeterminata, def. 221; . materialis, def. 296;
inoltre 81, 219 n., 262 n., 269 n., 289 n,, 298 n., 306-308, 310, 311, 312,
314, 316, 317, 363 n., 418 n.; . impersonalis et materialis 309; . materialis
vel simplex 313; . naturalis, def. 158 n.; inoltre 101 n., 158, 162, 170, 180,
181 n., 214, 309; . personalis, def. 220 n., 296, 298 n.; inoltre 67, 90 n., 95
n., 102, 131 n., 219 n., 269 n., 271, 289 n, 298 n., 306-310, 311, 312-317,
372, 418 n; . propria 219 n., 306-309, 312; . proprie dicta, communiter dicta
212; . relativa 253 n., 309; . relativa = s. respectiva 253 n.; . respectiva
158, 253, 307; . restricta 170; . simplex, def. 219 n., 220 n. 298 n.; imoltre
67 n., 81, 90 n, 108 n., 131 n., 219 n., 289 n., 298 n., 306-308, 310, 312,
314, 317, 370 n., 371, 418 n., 494 n; . simpliciter dicta 298 n.; Indice dei
termini latini s. singularis, def. 271; inoltre 271, 312; s. specialis 307; s.
universalis 312; s. variata 77; s. secundum actum, secundum habi- tum 91, 210
n.; mutare suppositionem 276; recipere suppositionem 241 #.; v. modus,
necessitas Suppositum 53, 54 n., 67 n., 93 n., 100 n., 101, 134, 136, 137, 140
n., 159 n., 170, 176 n., 180, 184, 189, 191 n., 199, 207 n., 208 n., 209, 218
n., 219 n., 226 n., 233 n., 235, 236, 238 n., 239-241, 246, 253, 254, 257, 260,
273 n., 275, 288 n., 290, 422 n., 428 n., 429 n, 441 n., 447, 457 n., 560 n., 565
n, 586, 599; s. actuale, habituale 100, 101 n.; s. in significando tantum, def.
236 n.; s. in supponendo tantum, def. 236 n.; inoltre 235; s. in supponendo et
significando si- mul, def. 236 n.; s. per se, per accidens 246 n.; s. praesens
88, 100 (v. appellatum); pluralitas suppositorum 189 n.; sufficientia
suppositorum 274 n.; ex parte suppositi 160 n.; v. ampliatio, appellatio,
constantia, descendere, significare Syllogismus, def. 401 n.; inoltre 41 n.,
331 n., 349 n., 376, 395 n, 399 n., 401 n., 437 n., 438 n. 442 n., 443 n., 450,
502 n., 613, 621; s. demonstrativus 449 n.; s. expositionis 437; 681 s.
expositorius, def. 438; inoltre 261 n., 407 n., 435 n., 437, 438, 439 n., 441,
442 n., 443, 445, 446 n., 449, 450; s. expositorius vel demonstrativus 449 n.;
s. immediatus, def. 438 n.; s. irregularis 449 n.; s. mediatus 438 n.; s.
resolutorius 407 n., 441, 442 n., 443 n., 445, 446 n., 450; v. consequentia,
figura, forma, mo- dus, peiorem, resolutio Syllogizare 355 n. Synonymum, v.
synonimus Synonymus 118 n.; synonymum 62 w., 117 n.; v. nomen Syncategorema,
def. 227; -s. est duplex 230; inoltre 19, 144, 213 n., 214, 224, 225 n., 226
n., 228, 229 n., 230 n., 241 n., 251, 252, 265 n., 266, 267 n., 268 n., 279
n.., 283 n., 284 n., 285 n., 286 n., 418, 454 n., 486; s. aequivalens orationi
285 n.; s. affirmativum 285 n.; s. confundens 284 n., 287; s. distributivuam
279 n.; s. includens orationem 283 n.; s. negativum 285 n.; v. oratio
Tardissimum-velocissimum 427 Temporalis, v. adverbium, necessitas, propositio,
veritas Tempus: -t. confusum, determinatum 210 n.; t. consignificatum 362; v.
ampliatio, appellatio, connotare, connotatio, consignificare, consigni- 682
ficatio, copulare, differentia, falla- cia, necessitas, significare Tenere: -t.
categorematice 229 n., 547 n., 561 n., 569; t. confuse 134 n., 150 n., 152 n,,
223, 224; . confuse et distributive 233 n.; . copulative 268 n.; . copulative
seu collective 268; . demonstrative 405 n.; . disiunctive, non disiunctive 268
n.; . distributive 262 n.; . divisive 294 n.; . exponibiliter 372 n., 464 n.; .
infinitive 319 n.; . modaliter 390; . negative 319; . necessitate rei pro 233
#.; . nominaliter 464 n., 465; . nominaliter et non modaliter 465; .
resolubiliter 445; . syncategorematice 229 n., 251, 561 n., 569 Terminare 394
n. Terminatio 452 n. Terministae 298 n. Terminus, def. 504 n.; -t. tripli-
citer accipitur 227 n.; -trimem- bris divisio terminorum 408 #.; -termini seu
modi atomo memteimetmtmemme mette Indice dei termini latini . absolutus 67 n.,
111 n., 404; . abstractus-concretus 66 n., 67 n. (v. abstractum, concretum); .
accidentalis 67 n., 160 n., 486, 549, 572 n.; . adiectivus 164, 212 n.; .
aequivalens orationi 267 n.; . aequivocus 196 n., 485; . aggregatus 320, 506
n.; Indice dei termini latini t. ampliativus 176 w., 186 n., 187 n., 404 n.,
545 n; t. appellativus 106 n., 113 n.; t. appositus 157, 504 n.; t. capax
confusionis 302 n., 303 #.; t. comparativus 286 n.; t. complexus 121 n.;
termini componibiles 407 #.; t. communis, def. 404 n.; -t. com- munis habet duplex
significatum, primarium et secundarium 68 n.; inoltre 88 n., 100 (v.
appellatio, oratio, verbum); t. communis distributus 422 n., 474 n.; t.
communis non distributus 303 n., 304 n., 474 n.; t. communis non restrictus
136, 157, 166 n., 167 n.; t. communis substantialis sive acci- dentalis 159 n.,
160 n.; t. compositus 121 n., 320, 504 n., 505, 566 n., 585; termini
concernentes actum mentis 303, 455; t. confundens 19, 271, 295, 442 n., 560,
566, 567, 575, 586, 587, 593 ni, 596; t. confundibilis 566, 575; termini
confundibiles et supponen- tes 291 n.; t. confusus 155 n., 223, 254, 261, 546
n., 596; È t. connotativus 111 n., 404, 425 n., 572 n., 586 n.; t. connotativus
dicitur habere du- plex significatum, materiale et for- male 111 n.; t.
copulans 208 n., 211 #.; t. copulatus-disiunctus 121 n.; t. demonstrativus 407
n., 445, 450, 563 (v. supponibilis); t. demonstrativus simplex 405 n.; t. non
simpliciter demonstrativus 119; t.
denominativus potest accipi dupliciter 64 n.; t. denominatus 67 n.; t.
determinabilis 547 n.; t. determinatus 261; t. non determinatus 373 n.; t.
discretus, def. 404 n.; inoltre 404, 406 n., 437 n., 445, 599 n.; termini
disparati 185; termini distrahentes 178, 290, 370 n., 460; t. distributus 241,
242, 259, 261, 295, 302, 314 n., 474 n., 550 n, 561 n., 562 n., 567, 576, 585;
t. divisus 504 w.; termini exceptivi 424, 427; termini exclusivi 427; t.
exponibilis, def. 427; inoltre 276, 277, 403 n., 407 n., 408 n., 427, 429, 433,
440 n., 466, 480 n, 553 n., 587; t. illativus 442 n.; t. immediatus, def. 405,
582 n.; inoltre 403 n., 404, 405 n., 407 n., 443 n., 445, 557 n.; t. immediatus
a posteriori, def. 405 n.; t. immediatus a priori, def. 405 n.; t. impediens
290; t. impeditus 441 n.; termini impettinentes 567; t. implicitus 321; t.
includens negationem 265 w.; t. inclusus 285 n.; t. incomplexus 587, 598; t.
inferens 442 n.; t. inferior 274 x., 404 (v. inferior); t. infinitatus 270 n.;
t. infinitus 291 w., 419 n.; t. maior 55 n.; t. medius 445, 614; t. mediatus,
def. 404, 582 n.; inol- tre 402 n., 403 n., 404, 405 n, 407 n., 443 n., 480 n.,
553 n, 557 n., 565 n., 582, 595; t. mediatus et communis 582 n.; t. mentalis
117 n., 394 n., 563; termini mentales substantiales 117; t. minor 55 n.; t.
mobilis 240; t. modalis, def. 580; inoltre 277, 290, 303 n., 369 n., 370 n.,
371, 372 n., 387, 390, 459 n., 460, 464 n., 551 n., 561 n., 575 n,, 576, 581,
594 n. (v. modus); termini modales exponibiles 557 n.; t. modalis captus
adverbialiter et exponibiliter 372 n.; termini negativi 277; termini non negativi
459 n.; t. officialis (officiabilis), def. 454, 459, 460, 552 n., 554 n.;
inoltre 277, 370 n., 372 n., 407 n., 408 n., 409 n., 454, 459 n., 460, 462,
466, 468, 469, 543, 552, 554, 555, 557 n., 558 n., 587 (v. officia lis); t.
praedicabilis 101 n.; t. praedicatus 94 n., 134 n.; t. privativus 291 n., 419
#.; primus terminus probabilis 463 n., 553: fia, 297 hi t. relativus 253 n.,
425 n., 546 1n., 576 n.; termini repugnantes 560; termini repugnantes per se,
per ac- cidens 585; t. resolubilis, def. 435, 443 n., 446; inoltre 276, 403 n.,
407 n., 408 n., 440 n., 441 n., 443, 445, 466, 480 n., 553 n., 569; t. non
restrictus 135 n., 157; t. restringibilis 184; t. mediate sequens 251; t.
significativus 179 n.; t. simplex 320, 406 n., 562; t. singularis 90 n., 179 n.,
241 n, 265 n., 404 (v. appellatio); t. subiectus 55 n., 94 n., 129 #.,, 134 n.,
153 n., 154 n.,, 205 n. (v. subiectum); t. substantialis 67 n., 160 #., 571; t.
substantivus 106 n.; t. superior 235, 274 n., 436; t. supponens 288 n.; t.
suppositivus 448; t. syncategorematicus 226 n., 454 n.; t. universalis 136, 211
n.; t. verbalis 549 n.; t. vocalis 109 n., 118 n., 220 n,; termini notiores
406; t. notior a posteriori 446; t. notior a priori 446; t. per se notus 405
n., 407 n., 588; termini omnino noti, medio modo noti, omnino ignoti 563; t.
primae intentionis 466; t. secundae intentionis 286 n., 370 n., 371, 382 n.,
460; t. secundae intentionis vel impositionis 466; t. secundae impositionis 370
n., 460; t. aut sibi consimilis in forma 474; v. acceptio, appellatio,
compositio, copulàtio, copulatum, discretio, habitudo, intelligere, materia,
neces- sitas, notitia, propositio, proprie- tas, restrictio, significatum,
usus, Bpoc Transfiguratio, v. nomen Transsumptio 452 n., 521 n. Ultimum, v.
primum Univocatio, def. 74, 77, 78, 146; «tres species univocationis 77;
inoltre 74 n., 75, 77, 78, 146, 151, 208 n.; v. fallacia Univocum 146 n.
Universale, def. 221 n.; -u. est duplex 221 n.; inoltre 133 n., 221, 228 n.,
272, 273, 467 n., 468; universalia in rebus ponere 60 n.; v. descendere,
significare Universalis (prop.) 275 n., 282, 356 n., 401, 411 n. 412 n., 425 n,
430, 492, 613 (v. propositio); u. multiplex 492, 494 n., 495 n.; u. negativa
subalternans 449 n. Usus: -u. loquendi 57, 490 n.; u. loquendi et accipiendi terminos
569; communis u. loquendi 155; u, loquentium 248, 286 n Valere de forma 447 n.,
560 n., 563, 566 n., 568, 585 Velocissimum, v. tardissimum Verbalis, v. dictum,
modus, nomen Verbum, def. 140 n., 144; inoltre 48 n., 49, 55 n., 87 n., 88 n,
90 n., 95, 106, 107, 108 n., 109 n., 110 n., 111 n., 113 n., 114, 115, 116,
117, 129 n., 130 »., 132 n., 134 n., 136, 141 n., 142 n., 144 n., 147-149, 150
n., 151, 152 n-154 n., 156, 157, 159, 160 n., 161 n, 163 n., 166 n., 167 n.,
168 n, 169, 171, 172 n., 173 n., 175 n., 176 n., 177 n., 179 n., 181 n, 185 n.,
186 n., 189 n., 190 n, 192 n., 197 n., 198 n.,, 202 n, 203 n., 204 n., 206, 209
n., 210 hi; 211, 212 4 213; 215 n, 218 n., 223 n., 225 n., 227 n., 228 n, 230
n., 233 n., 241 n., 260, 261 n., 267, 271 n., 284 n., 287 n,, 288 n., 303 n.,
304 n., 320, 331 n., 336, 338 n., 346 n., 349 n., 352 n., 353 n., 355 n., 359,
365 n., 371, 386, 387, 388, 391, 405 n., 406 n., 430 n., 442 n., 443 n, 444 n.,
446 n., 447 n., 448, 452 n., 462, 481 n., 486, 491 n., 501 n., 502, 503, 515
n., 522 n., 523 n.,, 529, 534 n., 536 n., 537 n., 545 n., 549, 556, 557 n., 560
n., 572 n., 576, 581, 588, 599 n., 620; verba activa, passiva 262 n.; v.
adiectivam 117 n., 201, 202, 206, 214, 336, 347 n.; v. adiectivum resolubile
446 n.; verba ampliandi 95; v. ampliativum 176 n., 177 n., 405 n., 441 n., 545
n.; verba desiderativa 149; v. distans 502 n.; verba impersonalia 341 n.; .
infinitivam 535 n., 557 n.; . infinitum 198 n., 291 n., 320; . modale 359 n.; .
modificatum adverbio 343 n.; verba nuncupativa 201; verba obligatoria 304 n.;
v. obliquum 177 n., 352 n.; verba optativa 149; v. principale 359 n., 423 n.,
475 n., 529, 546 n., 547 n., 561 n., 576; minus principale 529; privativum 259;
rectum 177 n.; . resolubile 446 n., 448 n.; . restrictum 600 (v. connotatio); .
substantivam 93 n., 116 n., 199- 201, 202 n., 203 n., 204 n., 354 n., 405 n.,
406, 446 n., 448, 452 n. (v. officium); v. substantivum resolubile 448 n.; v.
vocativum 201, 202; v. enuntiationis 150 n.; verba ad enuntiabilia pertinentia
151; verba ad enuntiationem pertinentia 134 n., 149; v. concernens actum mentis
589; v. significans actum animae 271 n.; verba significantia actum mentis 117,
552 n.; v. significans actum vel habitum mentis 119; verba spectantia ad actum
mentis 292 n.; verba ad conceptum vel ad voluntatem spectantia 286 n.; verba ad
sensum pertinentia 134 n.; verba pertinentia ad rutum animae 162; v.=terminus
communis 191, 215 n.; casus verbi 172, 173 n.; <<<c%< Sssssss
infinitum verbi 552 n.; v. adiectivum, compositio, consignificare,
consignificatio, copula, copulatio, determinare, determinatio, inhaerentia,
modus, participium, resolvere, resolutio, subiectum, vis, pîiua Verificabilis
365 n., 366 n., 559 n. Verificare 116, 273 n., 280 n., 360 n., 370 n., 477, 550
n., 566 n., 570 n., 583, 585 n. (v. probare); collective 570 n.; copulative.
disiunctive . temporaliter Verificatio 219 n., 360, 490 n., 567, 570 n., 586;
v. disiunctiva vel copulativa 567; v. instantanea, def. 574 n.; inoltre 566 n.,
574, 579 n., 582, 583 Veritas 339 n., 344 n., 360, 365 n., 366 n., 409, 419 n.,
424 n., 449 n., 473 n., 476 n., 477, 490 n., 492 n., 495 n., 499 n., 503 n.,
504 n, 574 n., 583 n., 584, 596 n., 597 n., v. aeterna 464 n.; v. contracta 353
n.; v. contracta fallibilis, infallibilis 353 n.; v. instantanea 583, 589 n.;
v. simpliciter 353 n.; v. temporalis 600; quantum ad veritatem, quantum ad
vocem 345 n.; de veritate propositionis 20; v. causa, iudicare, notitia,
probare Verum, v. falsum, modalis, &Amdég Virtus: -v. confudendi 251, 252;
v. confusiva 591, 592; <Sss v. distributionis 253; v. negationis 177 n.; v.
nominum 491; v. sermonis 102 n., 174, 248 n., 285 n., 490 n.; v. significandi
101 n. Vis: -v. ampliandi 136, 157, 159 n., 160, 162, 167 n., 168 n., 169, 209;
v. confusiva 594 n., 596 n.; v. confudendi 224, 252, 271, 276, 277, 285, 286,
287, 294, 302, 321, 442 n., 443 n., 545, 546 n., 549, 550 n., 581 n., 585, 595;
v. confudendi confuse distributive 266; v. confudendi confuse tantum 267, 268
n.; v. confudendi confuse tantum mobiliter 304; . confudendi aut distribuendi
290; . confudendi immobiliter 304; . coniunctionis 194; . copulationis 202 n.;
. determinandi 365 n.; enuntiationis 341 n.; . immobilitativa 596 n.;
immobilitandi 242, 243 n.; . mobilitandi 242, 243 n.; modi 342; . negationis
274 n., 276, 436, 442 n., 548 n.; . praedicationis 199, 200; . significationis
205 n.; . signi universalis affirmativi 293 n.; . substantivi 199, 200; . verbi
199, 200 n., 204; . vocis 490 n. Vocabulum, def. 49 n.; inoltre 47, 48, 49, 50
n., 53 n., 59 n., 60, Sdi di Vv v Vv Vv Vv Wi 63 n., 70 n., 81 n., 218 n., 394
n., 505 n. (v. mpoonvopla) v. adiectivam 145 n.; vocabula denominativa 54, 59
n. Vox 17, 52 n., 67 n., 68, 69, 70, 74, 79 n., 84, 96, 97, 103, 109 n, 126 n.,
129, 132 n., 142, 154, 181, 195, 197, 208, 218 n., 373 n., 382, 394 n., 402 n.,
413, 414, 417 n., 418 n., 434 n,, 452 n, 453 n., 463, 502 n., 505, 514 n., 515
n; 516, 517, 527, 932 4%; 591; v. articulata 195 n.; v. litterata et articulata
528 n.; prima articulatio vocis 195 n.; v. communis 221 n.; voces complexae; v.
confusa 217 n.; v. incomplexa 417, 418, 505 n.; v. prolata 221 n.; voces res
significantes 218 n.; v. significativa 68, 69, 70, 79, 97 n., 132 n., 140, 141
n., 180, 214 n,, 218 n., 231, 467 n.; v. significativa ad placitum 140 n.; v.
universalis 221 n.; identitas vocis 531; ex parte vocis 67 n.; in voce 513,
514, 574; secundum vocem 252, 513 n., 514, 517; v. praedicata accipitur sive ut
matetiae, id est in essentia, sive ut formae, videlicet. in adiacentia 205 n.;
v. acceptio, accidens, appellatio, for- ma, impositio, instituere, institu-
tio, materia, modus, officium, praecedere, significatio, substantia, veritas,
vis, QWW) . Luigi Speranza, “Grice e Maieru”.
Grice e Mainardini: l’implicatura
conversazionale del popolo romano di Livio – filosofia veneta – filosofia padovana
– scuola d Padova -- filosofia italiana – il consorzio degl’eroi -- Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Padova, Veneto. Grice: “Padova tries to institute the
‘regnum’ as between Aristotle’s ‘polis’ and the modern ‘stato,’ but in which
case, we wouldn’t call it ‘politeia’ anymore!” -- Grice: “When I studied change I focused on
von Wright – but then there is Padova and his ‘grammatica del mutamento’!” Nato da una famiglia di giudici e notai –
il padre: ‘di Giovanni’ -- che viveva vicino al Duomo di Padova, completò i
suoi studi a Parigi dove fu insignito dell'autorità di rettore. Il tempo
trascorso a Parigi influì moltissimo sull'evoluzione del suo pensiero. Gli anni
parigini furono molto importanti e fecondi per l'evoluzione del suo pensiero e
la visione dello stato di corruzione in cui versava il clero lo portò a
diventare anti-curialista. A Parigi incontrò Occam e Jandun, con cui
condivise passione politica e atteggiamento di avversione verso il potere
temporale della Chiesa. Con Jandun rimase legato da grande amicizia e assieme a
lui subì l'esilio. Mainardini dopo le sue dure affermazioni contro la
Chiesa venne bollato con l'epiteto di “figlio del diavolo”. Mainardini si
trova a Parigi quando si sviluppò la lotta tra Filippo, re di Francia, e il
Papato. Tutto ciò, assieme al vivace contesto culturale in cui si muoveva, lo
portò alla compilazione della sua opera maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui
deve la sua fama e che influì moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico
contemporaneo che su quello successivo. A Parigi sperimentò una monarchia
decisa ad accrescere il proprio potere e la propria autorità su tutte le forze
politiche centrifughe del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII.
Diventato consigliere politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a
Roma in occasione della sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo
stesso Ludovico vicario spirituale della città. L'incoronazione imperiale
avvenne ad opera del popolo romano anziché del papa inaugurando, così, quella
stagione dell'impero laico che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la
strada alla laicizzazione dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro
di Carlo IV di Boemia. Con la
Bolla d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale
diventando così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando
questi si ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove
rimase fino alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte
la compilazione di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un
piccolo capolavoro. Si può definire l'opera di M. come il prodotto di tempi in
cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e
l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera
più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge. Il
suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello
Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera
laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La
necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla
natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di
realizzare un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le
varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne
deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la
convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza
ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma
civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà
comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei
cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare
su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato,
esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio
era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso
come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi
venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato
a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che
tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi
principi politici costruiti. «occulta
valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer
contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna
ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali
aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le
altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme
avidità» (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come
istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che
gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa.
Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso
l'imperatore Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor
si colloca fra le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua
importanza. Si differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più
propriamente teologica mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio
condotto nel Defensor Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica, la
confessione auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i
pellegrinaggi, la plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della
sovranità, il matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione
imperatoris in causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del
divorzio di Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova
nell'ultima parte del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano
tanto insostenibili che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore,
imparentato con la sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico
di Brandeburgo ma a ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di
sangue. Il “Tractatus de translatione imperii” – “Trattato della translazione dei imperii” -- è un'opera che niente aggiunge alla fama
derivatagli dal Defensor Pacis anche se ebbe una certa diffusione. Si può
considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla
fondazione di Roma da Romolo (alla LIVIO) fino al secolo XIV. In M. lo
“stato romano” è concepito come prodotto umano, al di fuori da premesse
teologiche quali il peccato o simili. È fortemente affermato il principio della
legge quale prodotto della comunità dei cittadini, legge dotata di imperatività
e co-attività oltre che ispirata ad un ideale di giustizia. Questo ideale di
giustizia deriva dal con-sorzio o concerto civile, l'unico soggetto che può
stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per M. , l'uomo deve essere
inteso come libero e consapevole. Nel Defensor Pacis appare diffuso un
costituzionalismo affermato fortemente nei confronti sia dello Stato che della
Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere e separare la legalita (ius) dalla
moralita (ethos, mos), attribuendo il primo alla vita civile e il secondo alla
coscienza. Mainardini è sempre un uomo del suo tempo, saldamente ancorato nella
sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno un uomo nuovo, anticipatore per certi
versi del Rinascimento. La definizione del nuovo concetto di Stato, autonomo,
indipendente da qualsiasi altra istituzione umana o, a maggior ragione,
ecclesiastica è il grande merito di M.. Anche nella Chiesa viene
affermata una forma di costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei
vescovi e dei papi. È ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il
Concilio, ogni decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il
nostro autore non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di
Pietro e di Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà
evangelica tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe
e comprese il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o
rivalutarne il più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi
riformista e conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la
corruzione dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta
la necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel
senso più puro. La modernità di M. consiste anche nel metodo della sua
trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed esaustiva, aliena
da qualsiasi di quelle forme di retorica che era caratteristica degli autori
medievali. Altri saggi:: “Il difensore della pace,” C. Vasoli. POMBA,
Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, MILANI, Padova (collana Lex
naturalis; Battaglia F., La filosofia
politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R., Ecclesiologia e politica,
Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri
Fumagalli M.T., Storia della filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E.,
“Il ‘regno’ di Mainardini: tra la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di
storia della filosofia medievale, Briguglia G.,
Carocci Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in
Pensiero Politico Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il
Mulino, Capitani O., Il medioevo, Torino, POMBA, Cavallara C., La pace nella
filosofia, Ferrara, Damiata M., Plenitudo potestas e universitas civium,
Firenze, Studi francescani, Del Prete
D., Il pensiero politico ed ecclesiologico, Annali di storia, Università degli
studi di Lecce Dolcini C., Bari, Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica
come grammatica del mutamento, Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi
di storia del pensiero politico: dal medioevo alla società contemporanea,
Milano Piaia G., Mainardini e dintorni:
contributi alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la
Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal
difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da
Padova e Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor Tractatus
de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis
matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marsilio
da Padova, su sapere, De Agostini. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. marsilio: essential Italian philosopher. Marsilio
dei Mainardini, Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il popolo italiano, consorzio
conversazionale, difensore della pace, leviatano, allegoria del buon governo –
allegoria del buon governo, Livio, Romolo, Machiavelli -- Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Mainardini" per il Club Anglo-Italiano; Luigi
Speranza, “Grice e Mainardini – la massima del consorzio conversazionale.” –
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Malfitano: all’isola -- l’implicatura
conversazionale dei quattro – il complesso sociale -- filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. Siracusa,
Sicilia. Grice: “Malfitano, like me, is an emergentist – each ‘complesso’ grows
(cresce) and the ‘complexity’ is thus best characterised as ‘crescente,’ –
Malfitano uses ‘complexities’ in the plural – a theory of ‘complessita
crescenti’ – The whole point is that you get from one complex to the other.” Grice:
“I like Malfitano. His theory of ‘complessita crescente’ is admirable: he
distinguishes various ‘complesso’ – the material (subdivided into atomic, and
the ‘crescente complessita’ of the molecular), the biological complex (which
comprises the complex of the tissue, and the complex of tthe articular), the
social complex, i. e., the human being
in his inter-subjetctivity -- nd the ideological complex, the abstracta –
ideation, cognition, and conviction – there is a superior geometry, too!” Nacque da Carmelo, commerciante e navigatore, e Santa
Veneziano. Era l'ultimo di sette fratelli. Frequentò il Liceo Classico Tommaso
Gargallo, dove iniziò a nutrire l'interesse per la materie scientifiche. Già da
giovanissimo frequentava assiduamente una nota farmacia del centro storico
della città natale acquisendo notevole interesse per la chimica e la
biologia. Si iscrisse dunque alla facoltà di chimica dell'Università degli
Studi di Catania per frequentare le lezioni del professor Alberto Peratoner.
Malfitano continuò gli studi universitari a Palermo, dove si trasferì al
seguito di Peratoner e ottenne la laurea nel capoluogo
siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a Milano, dove intraprese
una breve carriera lavorativa nel campo della chimica industriale agli
stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola di microbiologia
dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da Golgi, futuro Premio
Nobel per la medicina. Stimolato dall'ambiente favorevole, Malfitano pubblica
I” Comportamento dei microrganismi sotto l'effetto delle compressioni gassose”
-- Inizia in questo modo a farsi notare da colleghi e professori, sia per la
materia dei suoi studi, sia per il carattere disponibile e solare, come ricorda
iPensa, celebre anatomista milanese. La carriera prese una svolta definitiva quando, durante un
congresso internazionale a Pavia, venne notato dal futuro successore di Pasteur,
Duclaux. Venne dunque invitato a trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto
l'offerta di un impiego all'istituto Pasteur. Una volta arrivato nella capitale
francese, Malfitano si dedicò in un primo momento alla micro-biologia,
pubblicando come risultati delle sue ricerche: Protease de l'aspergillus niger,
Influence de l'oxygen sur la proteolyse en presence de Clorophorme e
Bactericidie charbonneuse. Decise di ritornare a studiare la chimica pura,
campo d'indagine scientifica che lo rese definitivamente famoso. I suoi studi
sulla chimica colloidale, arrivarono a dimostrare la natura elettrochimica
delle micelle, e riuscì a misurare con notevole precisione la conducibilità
elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise a punto i cosiddetti
ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui colloidi. Divenne
capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli studi si interruppero
durante la gran guerra. Al termine di essa, sposò Vera, una studentessa russa.
Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota
dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità
crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle,
ma l'esistenza in generale. Pubblica Complexité et micelle, e Les composés
micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero
accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel
Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò
negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso
l'esame dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano
strutturalmente. La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile
in atomi, molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna
delle classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali:
ioniche, polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne
estesa in campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità
socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che
costituiscono il mondo sono dunque. Primo, il complesso materiale (suddiviso in
due sub-complessi – primo sub-complesso: “complesso atomico” e secondo
sub-complesso materiale: “complesso molecolare”), il complesso biologico (suddiviso
in primo sub-complesso biologico: complesso istologico e – secondo
sub-complesso biologico: complesso citologico). Terzo, il complesso sociale (l'essere
umano). Al culmine di un'ipotetica piramide il quarto complesso: il “complesso
ideologico” (suddivisi in tre complessi: il primo sub-complesso ideologico: ideazione;
il secondo sub-complesso ideologico: la conoscenza, il terzonsub-complesso
ideologico: la convinzione). L'ultimo passo della speculazione e il
concetto di geometria superiore, un'armonia equilibrata e simmetrica che domina
gli eventi e la materia, una variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole
dell'esistenza, un concetto che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il
compito era dunque quello di comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del
cosmo e di preservarne la bellezza e l'equilibrio. Soleva spesso tornare
in Sicilia seppur per brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine.
L'aggravarsi della sua malattia, una cecità che gradualmente lo privò della
vista, e le sue convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il
paese natale. Morì inell'alloggio assegnatogli dell'Istituto Pasteur dove aveva
trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le sue convinzioni filosofiche
servendosi dello pseudonimo "Aporema", termine che indica
l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio di un problema. Introdusse
per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido, quello che abitualmente
viene chiamato yogurt, come era già frequente nella capitale francese.
Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano aveva fatto voto a Santa
Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se fosse riuscito a tornare
incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo motivo Santa Veneziano, orfana di entrambi i genitori. Da tale unione
nacque Giovanni. Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche122. Antonio
Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato nel testo Ad Repellendam Pestem
Storie di Medici e di Sanità nella terra di Aretusa), Cisalpino Istituto
Pasteur, su webext.pasteur.fr. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa,
Tyche124. Ad repellendam Pestem Storie
di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche126. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e
Sanità, Tyche. Ad repellendam Pestem.
Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche, Siracusa, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Malfitano is right about
the ‘social complexus’ – however, as Talcott Parsons has shown there is more
complexity in the social compexus than Malfitano, a Sicilian, allows!” -- Grice:
the fourth stadia: -- il complesso sociale -- Giovanni Malifitano. Malifitano.
Keywords: i quattro. Refs.: H. P. Grice, “Pirotology,” – “The pirotological
ascent,” in “From the banal to the bizarre: a method for philosophical psychology”
-- emergentismo di Grice – emergentismo di Malfitano – l’organicismo della
diada in Malfitano --. Il complesso di
azione e il complesso di inter-azione, il complesso sociale --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Malifitano” – The Swimming-Poo Library.
Grice e Malipiero: l’implicatura conversazionale del
trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale –
the breach of contract – or Romolo e Remo, I due contrattanti – filosofia venta
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I love
Malipiero’s approach to philosophy: hardly a profession! As if someone were to
be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero loves (‘ama’) philosophy and it
shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom in any endevaour he finds
himself in!” Grice: “One must love him for his attempted ‘confutazione’ of
Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a ‘triumph of reason’!” -- Nacque
da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti. Entrambi i genitori erano patrizi: il padre provene dalla storica casata dei Malipiero (ramo
"delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre apparteneva a una
famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di abitare in un
palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo l'estinzione di
un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro botteghe nei
centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case si trovavano
tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in politica con
l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe, ma non riuscì
a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica. A
questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica
del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare dall'attualità
politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico. La prima opera
pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione e
tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si
cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della
passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di
moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le
passioni. Questa idea, in contrasto con quanto
asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal
politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In
questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte
della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in
epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche
all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini. Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo
della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale” -- ristampato,
senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella difesa dei diritti
del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice: “I find this
interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!” -- Qui M.
cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non fosse la democrazia,
ma la monarchia. La sua linea anti-rivoluzionaria
fu affermata anche quando si tenne distante dagli organi della Municipalità
istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto. Accolse perciò con favore
l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento della spirata libertà cisalpine”
e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio della Romana Repubblica e quello
dell'Austria.” Di grande importanza è quanto emerge nella “Voce della verità,” una
memoria autografa inviata al governatore austriaco Székhely all'indomani del
suo insediamento a Venezia. Nell'opera, divisa in capitoli dedicati ai problemi
dell'amministrazione asburgica (polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si
chiede quale dovesse essere il criterio di scelta per la nuova classe dirigente
veneziana. Dimostrandosi critico nei confronti degli ex funzionari della
Repubblica di Venezia (ceto a cui lui stesso apparteneva), nominati non in base
ai meriti, ma per favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che
vivevano nel lusso, poiché entravano in politica solo per il proprio
tornaconto, e soprattutto verso i trasformisti che cambiavano opinioni con
l'avvicendarsi delle amministrazioni.
Con questo lavoro anticipò le scelte del governo austriaco che, in
effetti, estromise il patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche
amministrative a personalità lombarde o delle province ereditarie. Si dedicò, con un certo successo, anche alla
stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero
presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il
sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione
delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro
critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav.
Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed
Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel
nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza.
Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle; Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo
dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della
Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco,
assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina diPisani. Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I
would often rely on contractualism, but [Welsh philosopher G. R.] Grice made a job out of it! I
saw the cooperative principle as a matter of quasi-contract – whatever that is.
And if it’s a MYTH, what’s wrong with it? Romolo mythically killed Remus
because of a breach of contract, too!” Grice: “My thought exactly replicates
that of Malipiero back in the good old days of Venetian republic – only there
was more rhyme to reason in HIS scheme!” -- Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia,
confutazione del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Malipiero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mamiani: l’implicatura conversazionale di Beltrami
contro Euclide – filosofia emiliana – filosofia parmese – scuola di Parma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Secondo Parmense). Filosofo italiano. San
Secondo Parmese, Parma. Emilia Romagn. Grice: “I like Mamiani; unlike us at
Oxford, he takes ‘science’ seriously! But in an amusingly Italian way! He has
explored Newton on the apocalypse! My favourite of his treatises is the one on
space which reminds me of Strawson – Beltrami, unlike Strawson, is
non-Euclideian, and thinks Italian needs Euclideian verbs to match!” Lincei.
Membro dell'Accademia dei Lincei ha insegnato Storia del pensiero scientifico
all'Parma, Udine e Ferrara. Si è
occupato soprattutto di Isaac Newton, del quale ha trascritto un trattato
inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e dell'origine delle enciclopedie
moderne. Saggi: “J. M. Guyau Abbozzo di
una morale senza obbligazione né sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton
filosofo della natura” Le lezioni di ottica e la genesi del metodo newtoniano,
Firenze, La Nuova Italia, “Teorie dello spazio” -- da Descartes a Newton,
Milano, Angeli, “La mappa del sapere.” La
classificazione delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, Angeli,
“Il prisma di Newton,” Roma, Laterza, Introduzione a Newton, Roma: Laterza, “Trattato
sull'Apocalisse,” Torino, Boringhieri, I. Newton, Firenze, Giunti, Storia della
scienza moderna, Roma, Laterza, Scienza e Sacra scrittura, Napoli, Vivarium. I. Newton, Trattato sull'Apocalisse,Torino,
Bollati Boringhieri, Scienza e teologia studi in memoria, Firenze, Olschki, Studi
sul pensiero scientifico Ricordando M., "I castelli di Yale", Il
Poligrafo, Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La
sintesi newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Newton e
l'Apocalisse. Grice: “Mamiani should have left Newton to the Lincolnshiremen,
and concentrate on Galileo!” Maurizio
Mamiani. Mamiani. Keywords: Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Mamiani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mancini: l’implicatura conversazionale del kerygma
– filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti). Filosofo italiano. Schieti, Urbino, Marche. Grice: “I
like Mancini: he has expanded on the ethos of cooperation – and he has explored
what he calls ‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in connection with
language – he reviewed Pittau’s philosophy of language, and published a little
thing on ‘language and salvation.’ So how can you NOT like him?” Grice: “I like Mancini; if I dwell on
philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has studied
Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of MALEVOLENTIA!” “La filosofia
è il passaggio dal senso al significato, attraverso le mediazioni culturali,
dottrinali, attraverso la struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni
della prassi.” Studia a Fano e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad
Urbino. Studia i massimi teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer
pubblicando, su quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha
fondato l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per
molti anni, di "facoltà teologica" in una università laica. Tra
i filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della
ragion pura. In questo senso è ancora
più importante "Kant e la teologia” dove tratta la filosofia della religione kantiana,
fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo
categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati
dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della
religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione
rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa
invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora
dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in
grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei
Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione
dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione
capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere
stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è
l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una
prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti
mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo
all'insieme dei suoi rapporti economici. Inoltre fa parte della redazione della
rivista Concilium. Fonda “Hermeneutica” ed edita da Morcelliana. La sua
posizione di pensiero verte su un cristianesimo di matrice liberale e
democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo e libero, dando
una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di quegli anni sulle
orme del Concilio Vaticano II. Opere:“Ontologia fondamentale,” La Scuola,
Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa, Urbino “Filosofi
esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze), Argalìa,
Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia della
religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia
utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro
dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale
comunismo?” Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma,
“Novecento teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia” Queriniana,
Brescia “Fede e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere” Rusconi, Milano “Negativismo giuridico” QuattroVenti,
Urbino “Guida alla Critica della ragion
pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il
pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come
violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri,
Urbino, Quattroventi “Hermeneutica”
“Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida
alla Critica della ragion pura”“L'Analitica” QuattroVenti, Urbino “Il male
radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su
filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in
“Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia
per il creato, Urbino, Quattroventi, coll. "Il nuovo Leopardi"
L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero
critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso,
Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino,
Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana Ethos e cultura nella cooperazione di
credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S.
Bernardino”, Quattroventi Bonhoeffer; Morcelliana,
Brescia Frammento su Dio, Brescia,
Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini,
Urbino, Quattroventi Opere scelte. Brescia,
Morcelliana Mancini Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critic
(Verona, Mazzian); A. Milano, Rivelazione ed ermeneutica” (Urbino, Quattroventi
"Biblioteca di Hermeneutica" P. Grassi, Intervista sulla teologia (Urbino,
Quattroventi "Il nuovo Leopardi"; La filosofia politica” (Urbino,
Quattroventi, Francesco D'Agostino, Filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi,
"Il nuovo Leopardi" G. Ripanti, P. Grassi, Kerigma e prassi, Brescia,
Morcelliana, Hermeneutica, Studi in memoria, Napoli, Scientifiche, G. Crinella.
Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Roma, Studium, A. Areddu, Cristianesimo
e marxismo Una rilettura in memoriam, Pistoia, Petite Plaisance tra filosofia e
teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta, G. Ripanti P.
Grassi (a cura), Filosofia, teologia, politica. A partire da Mancini, Brescia,
Morcelliana, Hermeneutica Mariangela Petricola, Pensare la differenza -- la
questione di Dio nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura in
“Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/
dialegesthai/ mpe. M. Petricola, Pensare
Dio. Il cristianesimo differente, Assisi, Cittadella Editrice Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra.
L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del
diritto, Torino, Giappichelli, "Recta Ratio"sapere, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Seminario in
memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale M" presso il suo
paese natale Schieti, su centro M. . . FB cronologica, su uniurb. L'Istituto di
Scienze Religiose fondato da lui su uniurb. Biblioteca personale "Ca'
Fante", su uniurb. Rivista "Hermeneutica" fondata da Italo
Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso
italiano.org. Italo Mancini. Mancini. Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant”
“radical evil” --. “cooperative di credito” – “la massima della benevolenza
conversazionale”, il problema del vaticano – patti laternai, ventennio fascista
e patti laterani --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mancini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Mangione: l’implicatura conversazionale d’alcuni
aspetti del nazionalismo culturale nella logica italiana – logica matematica – filosofia
calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bagnara Calabra). Filosofo italiano. Bagnara calabra, Calabria. Grice:
“I like Mangione; for various reasons: He notes that logic is more related to
mathematics – indeed, for logicism mathematics IS logic – so the opposite to
‘formal’ logic is ‘material’ logic, not ‘informal’ as Ryle and Strawson want –
Mangione has studied ‘categories’ and talks of ‘logica matematica’ – he has
studied Frege’s ideografia, as he aptly translates his grundscrift, and he
tried to improve on the ‘nationalism’ which was ubiquitous in logic in Italy in
the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano.
Diresse le due collane matematiche della casa editrice Progresso tecnico
editoriale di Milano, appendice della A. Martello editore. Presso l'editore
Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e manuali della scienza contemporanea. “Serie
di logica matematica.” Contribuito alla
Storia della filosofia pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici
contributi sulla storia della logica matematica. Amplia e sistematizza tali
contributi nella Storia della logica. Da Boole ai nostri giorni”. Il saggio
costituisce un ampio ed esaustivo lavoro di ricognizione e sintesi sugli ambiti
di ricerca e sui risultati della logica. Dirige la collana Muzzio scienze. Insieme a Ballo, Bozzi, Lolli e Pagli cura Gödel
(Boringhieri). Saggi: “Logica matematica” (Torino, Boringhieri); “Giocando con
l'infinito: matematica per tutti, traduzione di G. Giorello (Milano,
Feltrinelli); “Matematica e calcolatore, Le Scienze quaderni, Milano, “Filosofia:
saggi in onore di Geymonat, Milano, Garzanti “Storia della logica, CUEM “Storia della logica”“Da Boole ai nostri
giorni” (Garzanti); “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino, Boringhieri. Regny,
«Breve storia di una lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte le opere
di Godel» dalla Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF dell'Bari.
6.Peano, A.Nagy, Delbcedp, Logiqìie algorithmique. Revue
Philosophique quindi idem. Liège et Bruxelles Liard L., Les logiciens anglais contemporains
{ISIS). Logique. Masson, Paris. — Cours de philosophie.
Logique CouTURAT L., La logique mathémaiique de M, Peano, "
Revue de Métaphysique et de Morale „, a — La logique de Leibniz d'après dea
documents inédits. Paris,
Alcan. L’Algebre de la logique. Paris, Gautliiers-Villars, ed. Peano G.,
Calcolo geometrico secondo VAusdehnungs- léhre di H, Grassmann, preceduto
dalle operazioni della logica deduttiva, Torino Arithmetices principia,
nova methodo exposita — I principi di geometria logicamente esposti Torino, Bocca. Elementi di calcolo
geometrico Principi di logica matematica. R. d. M., t. I. Formule di logica
matematica. R. d. M., t. I. Sul concetto di numero. R. d. M., t. I.
Sui fondamenti della geometria R. d. M., Saggio di calcolo geometrico Studi di
logica matematica Les définitions matJtématiques Formulaire mathématique.
Nagy a., Fondamenti del calcolo logico. Giornale di matematica. Napoli
Sulla rappresentazione grafica delle quantità logiche. Rend. R. Accademia
dei Lincei. Lo stato attuale ed i progressi della logica. Rivista
italiana di filosofia. C. Burali-Forti, G. Vacca, G. Vailati, A.
Padoa, M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice,
Nagy a., Principi di logica esposti secondo le dottrine mo- derne.
Torino, Loescher I teoremi funzionali nel calcolo logico, Riv. di
Mat., Ueher Beziehungen zwischen logischen Ordssen. Mo- natshefte
fur Mathematik. Wien, La logica tnatematica e il calcolo logico. Riv. Itai.
di Filos. Roma, I primi dati della logica. Id. Roma, Ueber das Jevons-Cliffordsche Problem.
Monatshefbe far Mathematik. Wien,
t. Sulla definizione e il compito della logica. Roma, Balbi Alcuni
teoremi intorno alle funzioni logiche. Riv. di Mat., BuaAn-FoKTi C,
Logica matetnatica. Milano Exercice de traduction en symholes de Logique Mathématique.
Bulletin de Mathématiques élémentaires Sui simboli di logica matematica. Il
Pitagora, Padda A., Note di logica matematica. Riv. di Mat., t. 6,
Conférences sur la Logique Mathématique. Université non velie de
Bruxelles Essai d'une théorie algébrique des nombres entiers, précède
d'une introduction logique à une théorie déductive quelconque. Congresso
internaz. di filosofia. Parigi, Vailati G., Un teorema di logica matematica.
Riv. di Mat., t. Sul carattere del contributo apportato dal Leibniz
allo sviluppo della logica formale. Rivista filos. e scienze affini.
Maggio-Vacca G. Sui precursori della logica matematica. Riv. di Mat.,
Bettazzi, M. Chini, T. Boggio, A. Ramorino, M. Nassò, ecc. in
Italia. Tutti questi ultimi A. appartengono alla scuola del Peano,
al quale si deve la prima introduzione della Logica matematica in Italia con Peano,
esposti lucidamente gli studi dello Schrodbr, del Boole, ecc., dimostra
l'identità del calcolo sulle classi, fatto da questi autori, col calcolo
sulle proposizioni di Peirce, del Me Coll, ecc. L'opera de\VS9
{Arithmetices principia contiene per la prima volta la teoria dei numeri
interi completamente ridotta in formòle facendo ricorso ad un
limitatissimo numero di idee logiche che espresse coi simboli: €,
D, = n, u, --, A. Di qui trasse origine la sua ideografia, in cui
ogni idea è rappresentata con un segno, e il suo strumento
analitico andò perfezionandosi rapidamente. Formulaire de
Mathémathiques; Introduction quindi la pubblicazione completata, con nuove
formule ed arriccbita di numerose indicazioni storiche per la
collaborazione di valenti seguaci, procedette alacremente, raccogliendo
e trattando completamente in simboli tutte le proposizioni della
matematica. L'importanza filosofica di questo movimento scientifico non è
ancora stata apprezzata convenientemente dai filosofi, e l'opera di PEANO (si
veda) comincia solo ora a richiamare sopra di se l'attenzione degli
insegnanti di logica pura. Questo ritardo filosofico è tanto più strano
quanto più chiara è la filiazione filosofica di questa
ideografia. Peano stesso non cessa mai di far notare che essa è
basata su teoremi di logica, scoperti successivamente da Leibniz fino ai
giorni nostri. È noto infatti che l'ideografia completa o pasigrafia e intravista
da Leibniz, col nome di characteristica. Ma se, con definizioni opportune,
si potè ridurre le Pastore, Logica formale. Meriti dell' analitica moderna, Da
questo rapido cenno dello sviluppo storico dei postulati del
càlcolo logico e degli autori che più hanno contribuito al progresso
della logica pura e sim- bolica in largo senso della parola (simboli
lette- rali, aritmetici, algebrici, geometrici, ideografici,
ideofisici e via dicendo), e pure in mezzo alle di- vergenze profonde e
attraverso i vari modi onde le forme logiche si manifestano e a quelli
onde vengono interpretate, è possibile scorgere il filo
conduttore. Le dottrine più recenti sopratutto, parte cri-
ticando i metodi e i principi sui quali le antiche erano costruite, parte
proponendo metodi di di- mostrazione più atti all'indagine logica,
parte svolgendo fuori dalla stessa analitica germi di idee nuove
che vi rimanevano prima come oscu- rati ed occulti, sono come una
successione in- calzante di fiotti vitali che, scaturendo dalle
vette del pensiero, sono penetrati nell'organismo della logica formale
alimentandolo e sospingen- idee di logica che si incontrano in molte
parti della ma- tematica ad un numero sempre più piccolo di idee
pri- mitive, attualmente ancora si desidera una riduzione analoga
di tutte le idee di logica che si incontrano nella logica pura.
Questa riduzione presenta invero seriissime difficoltà, ed e più
facile il riconoscere quante e quali siano le idee primitive in
Aritmetica e in Geometria, che in Logica. (Peano). In questo
saggio, continuando le ricerche cominciate nel precedente, che mi
converrà di supporre conosciuto al lettore, tento di portare un
contributo alla soluzione del problema suddetto. Corrado Mangione.
Mangione. Keyword: “logica matematica” “divertente”, “Sidney Harris” Peano,
“not” “no” “and” “e” “or” “o” “if” “si” “some (at least one)” “all” “the” “il” ,
Mangione, simbolistica, logica simbolica, logica formale, logica materiale,
semantica, semantica per un sistema di deduzione naturale, SYMBOLO, whoof and
proof, w’f ‘n’ proof. -- -. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e la proclama di Mangione: logica matematica, la logica
matematica deve essere divertente!” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Manfredi: l’implicatura conversazionale del liber
de homine – filosofia emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Bologna).
Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I like the “liber de
homine.” It reminds me
that among my unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the Italians aptly
use the same particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons didn’t! That must
be because ‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.” “For I am hungry, say
I!” cf. “I am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli umanistici. Insegna a
Bologna. Riceve un compenso superiore alla media ed è il docente più citato nei
Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato da PICO (si veda) (“Disputazione
contro l’astrologia divinatrice””). La
sua opera “Il Perché” fu un successo per secoli. Altre saggi: “Tractato de la pestilentia,”
Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon” (Bologna, Bazaliero Bazalieri) “Liber
de homine,” Impressum Bononiae, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Manfredi. Keyword:
divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean death. --. Grice: “The
present budget means that we will have a bad year – Prognosticon. “The present
budget means we’ll have a hard year, but we shan’t have.” – x means that p
entails p. Pico approaches Manfredi, “You said that the budget for 1490 meant
that we would have a hard year, but we
didn’t!” – Girolamo Manfredi. Manfredi.
Keywords: liber de homine, la tradizione pseudo-peripatetici dei problemi – il
problema – la questione di ‘per che’ – Grice sulle tipi di domanda – la domanda
dei bambini – la domanda di Grice a bambini, “Can a sweater be red and green
all over? No stripes
allowed? – The philosopher’s question – ‘why is there something rather than
nothing? Why I am me and not you? Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Manfredi: l’implicatura divinatrice” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Manicone: l’implicatura conversazionale della
filosofia del gargano – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Vico del Gargano). Filosofo italiano.
Vco del Gargano, Foggia, Puglia. Una delle personalità più caratteristiche del
suo tempo della Capitanata. Definito il “monacello rivoluzionario” a causa
della sua bassa statura, che sembrerebbe di 1,40 m, la sua indole illuministica
consiste in una sete di sapere che non si placa con il dogmatismo, ma con
l'esperienza diretta, lo studio approfondito dei fenomeni naturali e della
scienza, un'osservazione empirica che poteva fornire una risposta valida e
concreta alle varie problematiche e quindi un aiuto pratico all'uomo, al suo benessere
e sviluppo, alla sua felicità. Ciò gli costò l'inimicizia di chi, seppur in
pieno illuminismo, diffidava e demonizzava la scienza. Lo sviluppo
economico-sociale che teorizza M. consiste in uno sviluppo connesso e, per
certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli riteneva che la natura fosse
una fonte primaria di ricchezza e la sua distruzione avrebbe potuto segnare la
fine dello sviluppo. Manicone può essere considerato un profeta dello
sviluppo sostenibile, perché in pieno Settecento, quando le industrie erano
inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute che gli consentì di prevedere le
conseguenze disastrose che avrebbe portato l'uso improprio e scriteriato delle
risorse naturali. Le opere in cui Manicone tratta, tra gli altri, il tema
dello sviluppo sostenibile, sono La Fisica Appula (cioè dell'Apulia) e La
Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico nome della Capitanata). Secondo il
“monacello”, uno dei peggiori atti compiuti dall'uomo del suo tempo era la
cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un tempo rigogliosi, come anche
attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire putes nemus». Riferisce
che il disboscamento del promontorio iniziò nel 1764, con il taglio “barbaro”
dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del Gargano e la cesinazione degli
ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad inizio Ottocento, l'Abate
Longano denunciò la carenza di legna da ardere per gli ischitellani. La
causa di questo disboscamento fu la volontà di destinare i suoli a coltura,
anche quelli non adatti a questo scopo e più utili al pascolo e alla produzione
di legname, vista la “rocciosità” della terra sul promontorio del
Gargano. Manicone spiega anche la diminuzione della fauna selvatica nel
Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i nascondigli per gli
animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili. Ne “La Fisica Appula”,
il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità dell'aria) e alle
cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può avere cause
naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche indigeno
(proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il Manicone
le principali cause accidentali del mefitismo erano: 1. Le condizioni
igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana abitudine di
depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei centro abitato (consuetudine abolita con
l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de
Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio
dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e
assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu
talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del
Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di
temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e
mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile
al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di
riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i
venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle
alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana
da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i
venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre
coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la
consapevolezza di “aver cantato ai sordi”. Viaggiò molto per l'Europa,
studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze
Naturali a Bruxelles. È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica
Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e
soprattutto del Gargano. A M. è intitolato il Centro Studi e
Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San
Matteo a San Marco in Lamis. Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica
daunica Al tempo di M. la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa lo
stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più ristretta
e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i quartieri nuovi
di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria delle
istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle acque
del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma
inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita
erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi
erano larghi, puliti e soleggiati. Le Istituzioni mancavano anche laddove
era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori
vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti
quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste
spesso in profonde valli o zone impervie. La popolazione vichese era
laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia M. descrive i suoi compaesani come barbari e
incivili, infatti non hanno riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori
lasciano distruggere dalle loro bestie le pianticelle fruttifere e le vigne,
sono dediti all'alcol e spesso ciò li porta a risse feroci. Le donne sono
laboriose come gli uomini e sempre gentili, il frate però critica fortemente
l'usanza vichese, e delle donne dei paesi del Sud in generale, di urlare e
strepitare ai funerali, di portare il lutto a vita e di vestire sfarzosamente i
defunti; il primo comportamento denota la selvatichezza della popolazione, il
secondo uso può essere anti-economico e negativo per la società e il terzo è
uno spreco di denaro, dato in pasto ai vermi. Un difetto presente in
tutte le abitazioni vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva
provocare incendi domestici e inquinare l'aria interna. A Vico molti boschi furono tagliati per lasciare
spazio ai campi di grano, ma ciò fu improduttivo economicamente e causò lo
smottamento dei terreni in pendenza, non più trattenuti dalle radici delle
piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi distruggevano gli alberi,
picchiando forte con i bastoni per far cadere le olive; questa errata abitudine
provocava la mutilazione della pianta e una maggiore esposizione al freddo, e
conseguentemente minori raccolti per gli anni successivi. Per M., il
mancato sviluppo del Gargano e da imputare anche alla pigrizia e indolenza dei
suoi abitanti, che non erano capaci di valorizzare i loro prodotti (olive,
agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta acquistavano prodotti meno pregiati e ad
alto prezzo da altre regioni. Al fine di comprendere come le istituzioni
del tempo fossero distanti dalle reali necessità della popolazione, è
interessante la situazione che riguardò l'uso delle acque di Canneto, infatti
veniva impedito ai vichesi (anche con la forza) di utilizzare l'acqua per
l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato l'attività di un mulino
sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede ragione ai rodiani ma,
per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata fu annullata dalla Regia
Camera. Dalla lettura di alcune pagine delle opere di Manicone è emerso
che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a disposizione, le conoscenze e
le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva e produceva nell'ottica del
profitto immediato, sottovalutando gli effetti che avrebbero potuto causare i suoi
comportamenti errati nella vita della futura comunità. Opere M. contesto – il contesto del contesto.
"Philosophers often say that context is very important." "Let us take this remark
seriously.’ "Surely, if we do, we shall want to consider this
remark in its relation to this or that problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of
context.” H. P. Grice, "The general theory of
context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la filosofia del
gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Manilio: il portico romano -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Porch. Astronomer and poet. He writes a long poem on astronomical
matters, part of which survives. He takes and extreme position on the subject
of fate, believing that not even thoughts – or the will -- are exempt from its
influence. Marco
Manilio. Keywords: liberta, il libero. Manilio.
Grice e Mannelli: l’implicatura conversazionale degl’eroi
di Virgilio – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi). Filosofo italiano. Grimaldi, Cosenza,
Calabria. Grice: “Like me, Mannelli loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio –
and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta il ginnasio a Cosenza. Si trasferì
con la famiglia prima ad Aosta, dove termina gli studi liceali, e poi a Roma.
S’interessa sempre più al mondo politico e dopo la laurea, conseguita con il
massimo dei voti, ritorna a Cosenza e venne
eletto Consigliere Provinciale. Proprio
in qualità di membro del consiglio provinciale, si adoperò in prima persona per
arricchire e promuovere l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di
Cosenza Si dedicò in tempi e con modi
diversi all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione
metrica della Xenia di Goethe (Roma, Paravia.
E tra i maggiori contributori della più importante rivista di arti e
lettere della regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia
Cosentina, l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza
plurisecolare e che nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio. Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti
grimaldesi: scultura di Cambellotti, Reggio Calabria, Editore Il Giornale di
Calabria, Paravia, Le storiche Terme Luigiane: passato-presente-futuro,
Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia Cosentina nella sua storia secolare e
nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo Serafino. Biografia in
Calabriaonline.com M. Chiodo,
L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura in Calabria. Xenia Edizione Paravia. nna Vincenza Aversa,
Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini, Catanzaro, Accademia Cosentina Biblioteca Civica di
Cosenza Goethe Poesia "Mamma"
da "Come le nuvole” su Grimaldi Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero.
Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio, gl’eroe di
Virgilio, l’eroe stoico, Acri, Enea come eroe stoico, gl’eroi di Vico. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Mantovani: l’implicatura conversazionale dei
curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia piemontese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Moncalieri).
Filosofo italiano. Moncalieri, Torino, Piemonte. Insegna a Roma. Membro della
Società Tommaso D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla
Filosofia della Storia, l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti
con la scienza. Ha compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È
uno dei maggiori studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria.
Opere: “Fede e ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario
Toso, Roma, LAS, “Quale globalizzazione?: l'uomo planetario alle soglie della
mondialità,” Scaria Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra
compassione e misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto
filosofico sulla storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,”
“An Deus sit (Summa Theologiae). Fede, cultura
e scienza, Città del Vaticano, Libreria Vaticana, Didatttica delle scienze: temi,
esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana, “La discussione
sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi: prospettive per
un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero realistico
dinamico Demaria. Roma, LAS,,”Momenti
del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme, ratio,
scientia): Roma, Nuova cultura, “Per una
finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una
ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per
abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, Roma
Incisa Valdarno, Città Nuova Istituto universitario
Sophia, Lorenzo Cretti, La quarta
navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione Nuova
Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul
matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical
University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. su avepro. glauco. L’Università
Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità
accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don
Bosco» La Stampa, su lastampa,Conferenza Rettori delle Università e Istituzioni
Pontificie Romane, su cruipro.net. redazione, Nuovi accordi di co-operazione
interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di Aquino, su
cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. Premio Mediterraneo. su Fondazione
mediterraneo. org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è
più che mai attuale. Fondazione Adriano Olivetti. Mauro Mantovani. Mantovani. Keywords:
i curiazi, percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Mantovani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marafioti
– filosofia calabrese – Luigi Speranza (Polistena). Filosofo italiano. Polistena, Calabria.
Girolamo Marafioti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Girolamo Marafioti
(Polistena, 1567 – dopo il 1626[1]) è stato un umanista, storico e presbitero
italiano. Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria
1601.[2] Le notizie biografiche su di lui sono molto scarse e desunte per lo
più dalle sue opere o da una storia ottocentesca della sua città
natale.[3][4] Indice 1 Biografia
2 Opere
3Note 4Bibliografia 5Altri progetti 6 Collegamenti
esterni Biografia Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria
1601.[2] Sacerdote appartenente all'Ordine dei Frati Minori, il Marafioti si
prefisse il compito di continuare la storia della Calabria dell'umanista
Gabriele Barrio[5][6]. La prima edizione di quell'opera, infatti, si era
rivelata talmente piena di errori e di lacune che lo stesso Barrio aveva
tentato di emendarla in vista di una seconda edizione, ma ne era stato impedito
dalla morte, avvenuta attorno al 1577. Intenzione, parzialmente disattesa, del
padre francescano era inoltre quella di ricordare le vite i santi calabresi,
specialmente coloro di cui si era persa la memoria[7]. Le Croniche et
antichità di Calabria, in cinque libri, venne edita una prima volta a Napoli
nel 1596[8] mentre una seconda versione accresciuta e corretta venne edita a
Padova nel 1601[9]. Di padre Marafioti sono rimasti anche un'opera
teologica[10] e un trattato di mnemotecnica in lingua latina[11],[12] che ebbe
un certo successo tanto che venne tradotto poco tempo dopo in lingua
italiana[13]. Non è noto dove e quando Girolamo Marafioti sia morto.
Giovanni Russo, ex direttore del Museo civico "Francesco Jerace" a
Polistena,[14] ha suggerito che Marafioti sia deceduto nel 1630 presso il
convento nel suo paese natale.[15] Opere Girolamo Marafioti, Croniche et
antichità di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino,
raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni ..., Padova, Ad instanza
de gl'Uniti, 1601. Ristampa anastatica: editore Arnaldo Forni, 1975 e 1981.
Consultabile on line in Google Libri. Note ^ D. Valensise, pp. 95-96,
1862.
https://books.google.it/books?id=LlawjHUbv9UC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
Consultabile on line su Google Libri ^ L. Accattatis, pp. 234-236, 1869. ^
Franco Carlino, Girolamo Marafioti. Un sacerdote con la passione della storia
(PDF), in Il Nuovo Corriere della Sibaritide, vol. 2, n. 7-10, 2017, pp. 3-4.
URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Gab. Barrii Francicani De antiquitate et
situ Calabriae. Libri quinque. Romae : apud Iosephum de Angelis, 1571. ^ Oreste
Parise, La nascita della storiografia calabrese (PDF), in Voce ai Giovani, 16
febbraio 2013, pp. 4-5. URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Pasquino Crupi, Conversazioni
di letteratura calabrese dalle origini ai nostri dì, Pellegrini editore, 2007,
p. 34, ISBN 88-8101-407-6. URL consultato il 1º marzo 2008. ^ Girolamo
Marafioti, Opera del r.p. fra Girolamo Marafioti di Polistina dell'Ordine de'
Min. Oss. Delle croniche, et antichita di Calabria, secondo le città,
habitationi, luoghi, monti, fiumi, e fonti di quella, con l'historie di tutti
gli huomini illustri calabresi, quali in diuerse scienze, e arti fiorirno, col
Catalogo de gli beati, e santi, In Napoli: nella Stamperia dello Stigliola a
Porta Regale, 1596 ^ Girolamo Marafioti, Croniche et antichita di Calabria.
Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi
scrittori antichi, & moderni, oue regolarmente sono poste le città,
castelli, ville, monti, fiumi, fonti, & altri luoghi degni di sapersi di
quella prouincia. Dal r.p.f. Girolamo Marafioti da Polistina teologo, dell'Ord.
de Min. Osseruanti, In Padoua : appresso Lorenzo Pasquati ad instanza de
gl'Vniti, 1601 ^ F. Hieronynimi Marafioti Polistinensis Calabri Ordinis
minorum, Annotationes euangelicae lucidissimae a feria quarta Cinerum vsque ad
feriam tertiam Paschatis inclusiue, Cum duplici indice, materiarum scilicet, ac
rerum notabilium, Neapoli : ex typographia Ioan. Baptistae Subtilis. : apud
Scipionem Boninum, 1608 ^ F. Hieronymi Marafioti Polistinensis, Calabri
theologi Ord. Minorum obseruantiae. De arte reminiscentiae per loca, &
imagines, ac per notas, & figuras in manibus positas. Opus delectabile,
omnibusque literarum studiosis, & praecipue oratoribus, concionatoribus,
& scolaribus, qui ad doctoratus apicem ascendere satagunt apprime vtile,
Venetijs : apud Io. Baptistam Bertonum sub insignae peregrini, 1602 ^ Ars
memoriae, seu potius reminiscentiae: noua, eaque maxime perspicua methodo, per
loca et imagines, ac per notas et figuras, in manibus positas, tradita &
explicata: authore Hieronymo Marafioto Polistinensi Calabro, theologo,
Francofurti : ex officina typographica Matthiae Beckeri, 1603 ^ Girolamo
Marafioti, Noua inuentione et arte del ricordarsi, per luoghi, et imagini; et
per segni, & figure poste nelle mani. Del R.P.F. Girolamo Marafioto da
Polistene di Calabria, Opera diletteuole tradotta di latino in lingua italiana,
da p. Theseo Mansueti da Vrbino, Stampata in Venetia, et in Fiorenza: ad
instanza di Sebastiano Zannetti, 1605 ^ Museo civico "Francesco
Jerace", su beniculturali.it, Ministero per i beni e le attività
culturali, 16 novembre 2015 (Ultimo aggiornamento). URL consultato il 21
settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2018). ^ G.
Russo, 2012. Bibliografia Luigi Accattatis (a cura di), Girolamo Marafioti, in
Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza, Tipografia
municipale, 1869, pp. 234-236. URL consultato il 21 settembre 2018. Domenico
Valensise, Monografia di Polistena, Napoli, Tipografia di Vinvenzo Marchese,
1862, pp. 95-96. URL consultato il 21 settembre 2018. Giovanni Russo, Girolamo
Marafioti : teologo, storico e musico, Polistena, Centro Studi Polistenesi;
Storico Complesso Bandistico Città di Polistena, 2012. Altri progetti Collabora
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di Biografie Categorie: Umanisti italianiStorici italiani del XVI secoloStorici
italiani del XVII secoloPresbiteri italiani del XVI secoloPresbiteri italiani
del XVII secoloNati nel 1567Nati a Polistena[altre]Girolamo Marafioti.
Grice e Marassi: l’implicatura conversazionale degl’eroi
di Vico – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano al Campo). Filosofo italiano. Cardano al Campo, Varese, Lombardia.
Grice: “I like Marassi; he has written a ‘natural’ history of ‘man’ – which is
interesting, ‘progetto uomo,’ he calls it!” -- Grice: “I like Marassi; he has
explored hermeneutics in the German tradition, Schleimacher to be more
specific; but has also written an essay on Heidegger; his links with me come
with his idea of metaphysics and transcendental arguments which he takes from
Kant, who he reads in both German and Italian, unlike I, or me.” – Grice: “He
has written an introduction to a comparative study of the approaches to ‘the
antique’ in both Italian and German philosophy – a fascinating topic. I suppose
the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a Milano con la tesi “La differenza ontologica
in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini.
Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità”
con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione
dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano). Direttore del Dipartimento di Filosofia a
Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica. Dirige per la casa editrice AlboVersorio la
collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della
Filosofia. Si occupa di storia
dell'umanesimo (BRUNI (si veda), ALBERTI (si veda), VICO (si veda)), della scolastica,
di ermeneutica (Grassi), di filosofia trascendentale, del pensiero postmoderno.
I temi della sua ricerca ruotano attorno a tre temi principali: la riflessione
sui modelli storico-teorici della filosofia della storia, l'interpretazione
dell'umanesimo italiano (Alberti, Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione
storica e morale, l'analisi della fondazione trascendentale del sapere. Saggi:
“Ermeneutica della differenza in Heidegger, Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher,
“Ermeneutica,” Rusconi, Milano, Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,”
Bompiani, Milano, Metafisica e metodo trascendentale,” Lotz, “La struttura dell'esperienza, Vita e
Pensiero, Milano; “Metamorfosi della
storia. Momus e Alberti,” Mimesis, Milano/ Coordinamento generale e direzione
redazionale della Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano. docenti.unicatt.
Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords: gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni,
Vico, metamorfosi della storia – Alberti, Momus, il concetto d’eroe in Vico,
l’uomo come eroe – l’eroico, l’altruismo eroico, la nudita eroica – la nudita
eroica nella representazione degl’imperatori romani, la nudita eroica in Giulio
Cesare, la nudita eroica dell’atleta – la postura eroica dell’eroe in nudita
eroica – napoleone in nudita eroica – Mussolini in nudita eroica, la statua
equestre di Mussolini, la nudita eroica del stadio dei marmori, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marassi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Marcello:
la filosofia sotto Giulio Cesare – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A pupil of Cratippo. He has a
career in public life and is one of those who opposes to Giulio Cesare. Cesare
pardons him but he is still murdered. Marco Claudio Marcello. Keywords: Livio, Machiavelli. Marcello.
Grice e Marcello:
il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The nephew of Ottaviano, and until
his death, his chosen heir. A pupil
of Nestore. Marco Claudio Marcello.
Grice e Marcello:
del sillogismo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Writes about logic, including a
book on syllogisms. Tullio Marcello.
Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale dell’educazione
del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore sessuale – la società
eugenica – filosofia veneta -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Noventa
Vicentina). Filosofo italiano.
Noventa vicentina, Vicenza, Veneto. Grice: “Cassatta has unearthed some
opinions by Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo. Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova.
Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle
scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse,
inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” – Grie:
“Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana, Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale
unità del pensiero,” Firenze, Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle
opere filosofiche di Ardigò,” Firenze, Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo
le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain ecc., prefazione di Ardigò, Firenze,
Sansoni,” Grice: “A fascinating little book: it reminded me of Strawson’s
Introduction to Logical Theory! Only Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas
Marchesini commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini
shouldn’t be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being by
Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale, ad
uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione di
Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino,
F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini
uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” -- (con prefazione di E. Morselli e in
collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Alighieri ", “Elementi
di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri
e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R.
Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo,
R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Bocca, “
Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità e il diritto
all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il principio
della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona, Fratelli
Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This makes me
laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was nonsense!” -- Firenze,
Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche, Roma, Athenaeum, “La
dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione morale,
Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,” Torino,
Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R. Bemporad e
Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,” Torino,
Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,” Firenze,
Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze: per i licei
scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze pedagogiche: opera
di consultazione pratica con un indice sistematico, direttore Marchesini,
collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e altri, Milano, Soc. Edit.
Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima ristampa: Firenze,
Sansoni, Mariantonella, M. e la «Rivista di filosofia e scienze affini». La
crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Angeli, Treccani L'Enciclopedia
Italiana. A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora quel
capitano che avendo conchiuso col nemico
una tregua di dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E
ricorderemo i seguenti sofismi di Eutidemo: Qualcuno che si trova
in Sicilia e vede in questo momento, col pensiero, il porto
d’Atene, vede egli le due triremi che vi si trovano? E se non vede
le due triremi, come può egli vedere il porto d'Atene? Quelli che
imparano sono essi sapienti o ignoranti? Se sono gli ignoranti che imparano,
devono apprendere ciò che non sanno; ma come si può imparare quando non
si sa neppure ciò che si devo imparare? E se Clinia risponde che sono i
sapienti che imparano, la difficoltà resta la medesima: come possono i
sapienti imparare dal momento che sanno? Chi Ba qualche cosa possiede il
sapere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto. Origine ed
evoluzione del linguaggio. La questione del linguaggio è ancora un po’ oscura,
ma fra le ipotesi cbe su tale questione si proposero, si
può stabilire quale è la più legittima. Si esclude innanzi tutto l
ipotesi che il linguaggio sia stato inventato da un uomo più
intelligente, e adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione -- ipotesi
attribuita a Democrito. Si esclude altresi che il linguaggio sia stato l’opera
di una rivelazione, o di un miracolo. Due filologi contemporanei, Renan e
Muller, attribuirono l’origine del linguaggio a una specie d’istinto.
Nell’umanità primitiva ogni idea avrebbe suggerito per sé stessa una
parola, e la medesima parola a tutti gli spiriti. Questo istinto, col
tempo, si sarebbe atrofizzato. +A proposito di questa ipotesi si osserva ch’essa
non spiega nulla, essendo questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed
esscudo esso stesso, per cosi dire, un miracolo. È strano infatti che quei
400 o 500 tipi fonetici, a cui il Muller riduce le parole delle varie
lingue, aspettino, a manifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, dice
Humboldt, è il prodotto necessario dello svolgimento dello spirito umano.
E sta bene. Ma questo svolgimento non è spiegato dall’istinto di Réuan o
Muller, mentre importa appunto stabilire come il linguaggio si
produca. Whitney, nella “Vita del linguaggio”, dice che l’origine
del linguaggio è dovuta al concorso di tre cause, che s’ incontrano nella
specie umana: 1° la facoltà di emettere un’infinità di suoni e di
riprodurli a volontà; 2°: il desiderio, determinato da un bisogno di
socialità superiore, di comunicare le idee per mezzo di segni; 3: la
facoltà di generalizzare, di giudicare, di concepire dei concetti e di
percepirne i rapporti. E queste sono infatti le condizioni del sorgere e
svilupparsi del linguaggio, ma come effettivamente il linguaggio sia sorto e si
sia sviluppato, Whitney non dicono. Si paragonò l’origine del
linguaggio nelle razze all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino, per
attività puramente riflessa, emette un grido che manifesta in lui un
dolore, un bisogno. Al grido accorre la nutrice, e accorre ogni volta che il
grido si ripete. Cosi, si va fissando un’ associazione mentale tral’atto
dell’ emettere il grido e il successivo accorrere della nutrice, onde, a
chiamar questa, finuli j^ uXr ri- peterà, ma coscientemente, intenzionalmente,
il'^-WyoHl il grido assume un significato. Più tardi, altri suoni
esprimeranno il pensiero del bambino, come quando il bambino indica gl’oggetti
imitandone in qualche modo l’impressione sensibile che ne riceve. Dice ad
esempio “Jcolcò” per indicare il pollo; “mìàou” per indicare il gatto. Il
bambino produce un dato sensibile, nel nostro caso uditivo, a cui si
associeranno altri dati sensibili, come quelli visivi. Da prima il bambino
designa con questo suono non soltanto gli oggetti dai quali l’ udì, ma anche
altri oggetti consimili, che hanno in comune, oltre a quelle, altre
qualità sensibili. Con lo stesso suono e ad esempio dal bambino indicato,
da prima, ogni uccello. Le distinzioni di linguaggio verranno piti tardi,
mano mano che si distingueranno e aumenteranno nel bambino le
percezioni. Questa è, a larghi tratti, la formazione e lo svolgimento del
linguaggio, nel bambino, a cui contibuiscono in modo particolare gli
ammaestramenti speciali che il bambino riceve da chi gli apprende la
lingua. Si puo inferirne che l’origine e lo sviluppo del linguaggio
d’una razza, avviene come nel bambino. Con tale inferenza si
dimenticherebbe un fatto importantissimo, ch’è fondamento d’una netta
distinzione. Il fatto che il fanciullo nascendo porta anche per il
linguaggio delle disposizioni funzionali organiche-psichiche, diverse da quelle
che potevano avere gl’uomini primitive. Il paragone adunque, e l’
inferenza, non reggono. L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine
del linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolarmente da Spencer,
per cui il linguaggio è opera dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale
ed umano. Originariamente gl’uomini si servivano di un gesto,
indicativo o imitative. Poi, provveduti, per evoluzione organica, di
organi capaci di mandar suoni articolati, accompagnarono questi al gesto,
ed espressero cosi le proprie sensazioni e i propri bisogni, e designarono
gl’oggetti. Tale espressione e tale designazione avevano da prima
carattere essenzialmente imitativo, conservatosi, quanto al suono articolato,
nell 'onomatopeici, ed erano piuttosto istintive. In progresso di tempo, i
movimenti del gesto e dell’ articolazione si utilizzarono più largamente, e
venne cosi a sostituirsi al linguaggio naturale un linguaggio
convenzionale. Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un Popolo, come
quello dell’individuo, continuò a svolgersi pure per legge evolutiva,
mediante i rapporti sempre più ampi e riflessi che si stabilirono
successivamente tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi
nel linguaggio la forma mimica, l’ideografica, e la fonetica, e la parola
divenne per ultimo il linguaggio per eccellenza. Presso certe tribù selvage,
la parola non può comprendersi senza il gesto. Anche presso gli antichi, la
mimica aveva la massima importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere
il pensiero col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma
ideografica, che troviamo presso gl’egiziani, i chinesi e altri popoli, è
un disegno abbreviato e più o meno convenzionale, in cui ogni carattere
esprime direttamente un'idea. I popoli ocei- [Innumerevoli sono le forme
che la parola assunse presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o
razza ha la sua lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre tutte le
lingue a un piccolo numero di tipi, che sembrano corrispondere agli stadi successivi
dell evoluzione della parola. 1° Tipo: Lingue monosillabiche (es. la
chinese). Sono composte di sillabe che costituiscono ciascuna
una parola rappresentante un’idea astratta e generale. Secondo
l’ordine nel quale i monosillabi si dispongono, si esprimono le diverse
combinazioni e modificazioni delle idee. 2° Tipo: lingue
agglutinanti o poli-sintetiche (es. le lingue delle tribù americane).
Sono composte di radici di cui le une esprimono le idee più importanti, le
altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal costituire spesso una
parola straordinariamente lunga e complessa, esprimono sia le
modificazioni d’un idea principale, sia una combinazione più o meno
complessa di idee principali e accessorie. 3° Tipo: lingue a flessione:
(es. le lingue semitiche, e indo-europee). Sono composte di parole ciascuna delle
quali esprime un’idea principale modificata da una accessoria. Le diverse
modificazioni dell’idea principale si esprimono per il modificarsi, per
l’inflettersi, della terminazione delle parole stesse] dentali non se ne
servono più se non per certi usi (cifre, segni algebrici eoe.). Usano
invece della scrittura fonetico, in cui ciascun carattere è il seguo non
d'nu idea uia di un suono. Di questi tre tipi, il secondo sarebbe derivato
dal primo, per l’addizione delle radici accessorie alle radici
principali; e le lingue a flessione sarebbero derivate da lingue agglutinanti
piu antiche, per la fusione delle radici accessorie con le radici
principali. Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee, ma anche
delle credenze, dei fatti. E poiché le nostre credenze, le nostre
rappresentazioni dei fatti, e la interpretazione di questi, mutano,
mutano anche i significati delle parole. Una mutazione che si può
ritenere primitiva, quanto è costante, l' abbiamo nella trasformazione del
senso di una parola, da proprio a traslato -- ciò avviene per
quella certa somiglianza che si riconosce tra il significato proprio (Sidonio:
EX-PLICATVRA), o etimologico, e quello traslato (IM-PLICATVRA). Una casa
grande e sontuosa oggi si chiama impropriamente “pallazzo,” parola che indica
prima costruzione dei Romani più antichi, eretta in onore della dea “Pale,”
nel monte Palatino. La parola “palazzo” sopravvive, ma con significato
diverso dal primitivo. “Pagano” significa propriamente l’abitante
del “pagus”. Poi, significò l’idolatra, l’adoratore di una divinità esoterica,
perché a Roma, mentre gl’abitanti delle città erano i primi a render
colto a Marte, gl’abitanti non-romani della campagna sono gl’ultimi. “Villano”
si dice propriamente chi e soggetto a minori oneri, ed e, per
conseguenza, oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia militare. Al
villano si attribusce, con qualche esagerazione, i vizi e delitti. Per
implicatura, ‘villano’ divenne perciò una qualifica ingiuriosa. Il significato
adunque di questi tre termini -- palazzo, pagano, villano -- si trasforma
generalizzandosi, come si trasformarono generalizzandosi., per citare ancora
due esempi, il termine “sale,” che propriamente designa il cloruro di sodio, e
il termine “olio” che propriamente indica soltanto l’olio d’oliva. Nella
trasformazione della parola si ha pure un processo inverso, di
specializzazione. Cosi il termine “vitriolo,” da “vitruni,” propriamente
significa ogni corpo cristallino, poi si attribui a una specie
particolare. Il termine “oppio” (da ònòg succo) propriamente vuole dire
un i succo qualunque, ora indica per implicatura soltanto il succo del
pa- J pavero. E il termine “fecula” (da foex, feccia) proprio a
significare ogni materia che si depositi spontaneamente in un liquido,
poi lo si applica per implicatura al1’ amido che si deposita quando si agita,
nell’acqua, della farina di frumento. E il significato di “fecula” si
specifica per implicatura poi ancor più, venendo a indicare un principio
vegetale particolare che, come l’amido, è insolubile nell’acqua fredda,
ma è completamente solubile nell’acqua bollente, con la quale forma
una soluzione gelatinosa. Il cocchiere chiamai suoi cavalli “le mie
bestie”. Un cacciatore può intendere per “uuccelli” le pernici. V’ è
adunque nel significato di una parola una transizione, della quale, nel suo
uso, devesi tener conto. Si consideri, ad esempio, il vario significato
della parola “lettera” (propriamente, lettera dell’alfabeto, per implicatura: lettera
missiva, letteratura) e della parola “gusto” (sentimento estetico, e
facoltà di distinguere il bello). E quanto alla *metafora*, si consideri, ad
esempio, il significato che la parola “luce” acquista quando si applica
all’istruzione, e la parola “fuoco” applicata alla collera e allo zelo. E
si considerino le parole “nascere” e “morire”, che si usano in un senso
molto piu largo che non sia quello propriamente e strettamente
biologico. A tale varietà di significato in una medesima parola,
contribuiscono anche la *metonimia* (es. “corona” per re- (/no), i
suffissi (es. pre-giudizio, di-fetto, il-limitato), le perifrasi (es. padre
della storia), la composizione (es. strada-ferrata, acquavite
ecc.). Vediamo adunque come, o per circostanze accidentali, o per bisogni
veri, si trasformi il significato di una parola, cosicché non sarebbe né
possibile né utile restar fedeli al significato proprio primitivo. E ciò
dicasi sia del linguaggio tecnico di una scienza, che si muta col
progredire e con lo trasformarsi di questa, sia del linguaggio
familiare. Non possiamo pertanto accontentarci del dizionario, dove il
senso di una parola è spesso piuttosto indicato che non esattamente precisato.
La precisione del significato deriva dall’uso, nel quale pertanto
trovasi il migliore ammaestramento. Chi tenesse a sola guida il
dizionario, non riconoscerebbe somiglianze e differenze, e anche semplici
sfumature di significato, di cui il dizionario non tiene conto. Come
avvertiamo facilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più sicuro
e largo possesso. Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del
soldato” --. Marchesini. Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano
Ercole Meoli, la Societa di Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana
diGeneica ed Eugenica – il simbolismo – la dottrina del simbolismo – I
simbolisti – I filosofi simbolisti – I artisti simbolisti – Welby, Ogden,
Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il cammino del cavaliere, codigo
cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano – tutii questi appartneno
all’altro Marchesini – questo Marchesini e tradizionale --. Resf.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale -- postumanar,
trasumanar – sovrumanar – età degl’uomini – vico -- umanar – equites romani – filosofia
emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Bologna). Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I
don’t think Marchesini has a philosophical background, but he fascinates me! I
especially liked his idea about ‘virility’ and the idea of a knightly code –
‘codice cavalleresco’ – The other field that fascinates me is his research on
‘inter-subjectivity’ in the living form – which he now extends to plants –
‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as an object – and the philosophical
keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini aptly uses.” Cardine della sua proposta filosoficariconducibile,
seppur con caratteristiche proprie, alla più ampia corrente del Post-humanè lo
smascheramento di quell'errore prospettico che pone l'uomo al centro e a misura
dei suoi predicati. «Comincerò il mio viaggio dal prato più bello, quello
che l'aria non abbandona un istante, il sole vi si intrappola da splendere pur
di notte ed i profumi vergini coesistono con quelli gravidi. È qui che il dio
Pan cadde la notte dei tempi, da qui iniziò il suo girovagare incerto,
all'unico desiderio d'amare» (M., Il dio Pan). Da sempre affascinato
dalla natura e, in particolare, dal regno animale, consegue la laurea a
Bologna. Parallelamente agli anni di formazione universitaria, spinto da un
forte interesse verso il comportamento animale, stringe una feconda
collaborazione e amicizia con Celli, con il quale inizia a indagare le
interazioni sociali degli imenotteri. Per cinque anni conduce ricerche “sul
campo” e, con l'ausilio della macrofotografia, è in grado di immortalare quegli
attimi di vita animale altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di
corteggiamento, di accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che
diventeranno il viatico per tutta la sua ricerca futura. Nei suoi studi
di entomologia approfondisce l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema
di alcune pubblicazioni e della successiva ricerca sul comportamento e sul
benessere animale. Nella seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del
professor Franco Pezza, dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi
di allevamento, i parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori
di incidenza del rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei
sinistri, pubblicando alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle
assicurazioni. Inizia così la sua collaborazione con diversi atenei sui
temi del comportamento animale, tenendo corsi e master di etologia applicata e
medicina comportamentale. Alla metà degli anni novanta entra nel Consiglio
Direttivo della Società di Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà
Presidente focalizzando la propria attenzione sul comportamento degli animali
domestici, sugli stili di relazione interspecifica, sui problemi e sulle
patologie comportamentali. Osservando sul campo le espressioni comportamentali
e i processi di apprendimento degli animali, inizia a considerare anacronistici
e contraddittori i modelli esplicativi tradizionali. In sintesi, quello
che Marchesini propone nel panorama delle scienze cognitive è un superamento
dei tre modelli interpretativi al comportamento animalequello behaviorista,
quello etologico classico e quello antropomorficoin virtù di un modello
mentalistico unitario (un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico,
richiede), che valga sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che
descriva espressione e apprendimento in termini elaborativi dell'informazione,
sistemici o composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi
e relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla
pubblicazione di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e
Modelli cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca
della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i seguenti:
il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche che definiscono
il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui l'idea di
pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma non
commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si
realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive,
possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto
dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione
del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di
una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso
ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del
concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale,
come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte
quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua
relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta
si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di
sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.
In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente
a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo
animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai
sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi
cardine nell'attività di M.: egli si accorge che le potenzialità che è in grado
di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale) è da
ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che la
relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto
nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse
una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è
nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio
interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso
formativo. L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta M. alla
stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per divenire la sua
tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli studi umanistici.
Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia portando in evidenza due
aspetti: il divorzio che si è andato realizzando tra l'uomo e le altre
specie nella cultura contemporanea, con bambini che non sono in grado di
relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le specie domestiche;
la svalutazione degli animali e l'incapacità della società contemporanea di
avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le altre specie per lo
sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione operata dalla
società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di convivenza e di
ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura rurale. Nasce così il
Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire dalla dicotomia
novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione dell'eterospecifico.
Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di città, critico verso
l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre il Muro, critico verso
la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono gli anni in cui
riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale fondando, insieme a
colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina Golfetto, la casa
editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove ospitare riflessioni e
dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui abbraccia, senza più
abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a Battaglia e a Hack a
un'intensa attività convegnistica che confluirà nella collana Quaderni di
bioetica di cui sarà direttore. Nel
sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore e primo direttore, nella
direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di Antispecismo. Nel
maggio esce per le Edizioni Sonda Contro
i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo postumanista. Il saggio
affronta il tema dello specismo passando in rassegna le incongruenze e le
incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e culturale che pretende
di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno di una cornice
umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax, Vallauri e
Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina all'interno
della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico, accanto a Fiorani
e Tonutti, sia a livello applicativo con la delineazione di protocolli
operativi nelle aree educative e assistenziali. Per ciò che concerne la
zooantropologia teorica, l'ipotesi di fondo proposta da M.i, e riconducibile
alla sua teoria della zootropia, è che gli animali nel corso della storia non
abbiano funto solo da produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da
imitare ma altresì da alterità referenziale nei processi antropopoietici. Marchesini
sviluppa il concetto di "referenza animale", inteso come contributo
di cambiamento offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli
uccelli non hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare
questa attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare.
Per M.i i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la tecnicavanno
considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro relazionale con le
altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per M. rintracciabile
nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma di una vera e propria
epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano dal suo centro
filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove possibilità
esistenziali. Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata,
opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli
animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i
"protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto
delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine
relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio
dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale
ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i
suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività
specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare
secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale
on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e
dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero
della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della
attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere
dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio
scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività
animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere
dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto”
da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di
"desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di
tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che
rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il
corso della filogenesi di specie. L'etologia filosofica diviene ben
presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i
contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca
filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come
post-human. È di questo period della ri-definizione dell'umano quale
entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del
mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per
Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in
quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato
molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e
macchiniche. Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova
estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In
tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il
quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura
ibrida di ogni processo creativo. All'interno di tale campo d'indagine
pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi
disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso
l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed
editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di M.
decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne dal titolo
La fabbrica delle chimere, testo che si pone a cavallo tra le precedenti
esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione
postumanistica. Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo
corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha
suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a
divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i
rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica.
Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo
scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse
prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli
saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la
pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive
la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto
di Haraway. Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come
rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in
modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo
interamente svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come
una rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un
volume interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera.
Proiezioni per un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra
essere umano e tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico
della specie Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e
plasmatrici della tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni
scoperta, ha un effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di
imprevisto e di opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che
definiamo umano. Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” –
Grice) così minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo
anche da un punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la
raccolta di racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle
osservazioni compiute tra gli imenotteri. Nei brevi racconti dedicati al
dio agreste della mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da
un lato meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e
dall'altro lato bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che
l'autore mira ad affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte
crudele ma in grado di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la
preda e il predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito positivamente
dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto contatto con il Roversi,
altra figura che influenzerà profondamente la sua attività futura portandola a
spingersi in plurimi territori e a cavallo di numerosi discipline: dalla
narrativa alla poesia, passando per la filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo
da Lauril e la raccolta di racconti
Specchio animale che ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di
Uscendo da Lauril in particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul
piano narrativo le evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica
cyber-punk. In entrambi i lavori è possibile ritrovare quegli elementi che
contraddistinguono la speculazione filosoficai: la dialettica tra identità
alterità, il rifiuto di qualsiasi mito della purezza originaria e di ogni forma
di antropocentrismo. Esce per la casa editrice Mursia Ricordi di animali,
l'autobiografia volta a raccogliere la storia di vita dell'etologo osservata
tramite la lente dei numerosi animali che ne hanno scandito le tappe
fondamentali. -- è invece la volta
de La filosofia del giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana
Parva. Il libro è composto di due parti, nella prima il lettore è condotto
dalle parole a passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con
stupore e riverenza. Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del
mondo a far continuare la riflessioni sulla cura, portate avanti da M.
M. nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto
Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i
quali: Stati Uniti, dove dal tiene
annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India,
Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna,
Portogallo. Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli
animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza
emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso, 3, La Nuova Italia, La via vegetariana per un mondo migliore,
Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL
%20 STUDIES %201- novalogos// drive/File/
animalstudies. R. Marchesini, Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica,
diritti animali, pedagogia e scienze cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco
Muzzio Editore, Natura e pedagogia, Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma,
Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena, Macro Edizioni, La fabbrica delle
chimere. Biotecnologie applicate agli animali, Torino, Bollati Boringhieri, Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni
Scientifiche Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza
cognitiva", In Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e
biotecnologie. Questioni morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron,
Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa,
“Il galateo per il cane” Milano, Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento
animale: Coordinate di interpretazione e protocolli applicative;; Contro i
diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo post-umanista,
Alessandria, Edizioni Sonda, Vivere con
il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e bambini, Firenze, De
Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una pedagogia zoo-antropologica,
Roma, Anicia, Etologia cognitiva. Alla
ricerca della mente animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni
di filosofia ed etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse
abilità nel mondo animale, Bologna, Apeiron, Zooantropologia. Animali e umani: analisi di
un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale di zoo-antropologia urbana,
Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia del rapporto con il mondo
animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di zooantropologia. Zooantropologia
applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia, Roma, Meltemi, Il codice degli animali magici, Firenze, De
Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura conversazionale tra
specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza della convivialità,
Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto, Bologna, Apeiron, Etologia filosofia. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Emancipazione dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman.
Verso nuovi modelli di esistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del
corpo, tra umanesimo e postumanesimo, in Janus, Tecno-scienza e approccio post-umanistico, in
Millepiani, M., Il tramonto dell'uomo. La prospettiva postumanista, Bari, Dedalo,
M., Filosofia postumanista e antispecismo, in Liberazioni. Rivista di critica
antispecista, L. Caffo, M., Così parlò il postumano, a cura di. Adorni,
Aprilia, Novalogos, M., Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano,
Mimesis, M. Ibridazioni e processi
evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici nell'età della
tecnica, Milano, Cortina, Etologia filosofica. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità come relazione, Modena, Mucchi, Tecno-sfera. Proiezioni per
un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere come
relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris, Poetiche postumaniste in Polimorfismo,
multimodalità, neobarocco, Dusi e Saba, Silvana Editore,, M. , "Ontani. Argonauta
dell'ibridazione", in Ontani incontra Morandi. Casamondo, Montanari, Il Dio Pan. Racconti lirici, Firenze, Firenze
Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril, Roma, Theoria, Specchio
animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi di animali, Milano,
Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho imparato dai cani, Alessandria,
Sonda, La filosofia del giardiniere. Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni.
Blog ufficiale, su marchesini etologia. vegetti
della letteratura fantastica, Fantas cienza Academia.edu. Sito ufficiale (Scuola
di Inter-azione Uomo-Animale). Centro Studi Filosofia Postumanista diretto da. Grice: “There are two
Robeto Marchesini – but only one is a philosopher. The other writes on ‘il
cammino del cavalier’ and the ‘codice caavlleresco’ and the equites romani, but
he is not recognized as a philosopher!” -- Roberto Marchesini. Marchesini. Keywords: terio-morfismo. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchetti: l’implicatura conversazionale della
natura delle cose – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Empoli).
Filosofo italiano.
Empoli, Firenze, Toscana. Grice: “I love Marchetti; for once, he had to find
vulgar terms for all of Lucretius’s learned ones! The Italians used to call
their own tongue ‘volgare’ then --; this is not easy matter (to translate
Lucretius, not to call your tongue volgare), especially since Lucretius was
often unclear to himslf – talk of my conversational desideratu of
conversational perspicuity [sic]!” -- Grice: “I like him because he axiomatised
Galilei!” Professore a Pisa, contina le ricerche di
Galileo come Viviani. Collabora con Papa. Scrive rime morali ed eroiche. L’opera
cui deve la sua fama è la traduzione “Della natura delle cose” di LUCREZIO.
Considerata come un manifesto di razionalismo,
“La natura dellle cose” influì notevolmente sul gusto arcadico per la purezza
della lingua e l'eleganza dello stile.
La diffusione di idee materialiste attira su M. l'accusa di empietà. Pur
rifugiatosi nella poesia, non riusce ad evitare le indagini del Sant'Uffizio,
ispirate soprattutto da VANNI. Per altre sue opere di successo e attaccato
dagli oppositori di GALILEI. Dei “Disuniti”, Arcadii, Fisio-critici,
Risvegliati, Accademia della Crusca e Accademia Fiorentina. Saggi: “De
resistentia solidorum” (Firenze, typis Vincentij Vangelisti e Petri Matini (Grice:
“Opera abbastanza interessante, basata
sulla teoria galileiana, cui Marchetti dà una struttura assiomatica – ripetto,
‘assiomatica’ -- rigorosa. Tratta in larga parte il problema dei solidi di
uniforme resistenza, precedendo di mezzo secolo l'importante trattato di
Grandi), “Exercitationes mechanicae” (Pisa, Ferretti); “Della natura delle
comete,” “Lettera scritta all'illustriss. sig. Francesco Redi,” Firenze, alla
Condotta, “Saggio delle rime eroiche morali e sacre,” dedicato all'altezza
reale di Ferdinando principe di Toscana” (Firenze, Bindi); “Anacreonte,” radotto
in rime toscane, e da lui dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di
Toscana, In Lucca, per L. Venturini. “Della natura delle cose libri sei” (per
Pickard) Vita e poesie da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo sig.
cavaliere F. Feroni marchese di Bellavista patrizio fiorentino e accademico
della Crusca (Venezia, aValvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta dal
figlio Francesco). G. Costa, Epicureismo e pederastia: il Lucrezio e l'Anacreonte secondo il
Sant'Uffizio, Firenze, Olschki, Dizionario
di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Mario Saccenti, “Lucrezio in
Toscana: Studio su Marchetti” (Firenze, Olschki); De rerum natura Razionalismo, Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Crusca. Alessandro Marchetti. Marchetti. Keywords:
implicatura, lucrezio, della natura delle cose, pederastia, il poeta filosofo,
l’essamero di Lucrezio, l’essameri di Lucrezi, il poema filosofico latino, il
genero filosofico nella poesia latina. Lucrezio, alma figlia di giove, inclita
madre. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchetti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale della
missione di Roma – la religione civile di Mussolini – filoofia basilicatese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Potenza).
Filosofo italiano.
Potenza, Basilicata. Grice: “Marchi displays a few features hardly found at
Oxford: He edited a magazine, “filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley
wanting to edit “Hegeliana” at Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and
an Occam Society! The other trait is illustrated by his manifesto, “La missione
di Roma,” – Churchill would have equaled with something Anglian!” Generale di corpo d’armata italiano, Medaglia d'oro
dei Benemeriti dell'Educazione Nazionale. Insegna a Roma. Cura la pubblicazione
di diverse riviste in cui si confrontarono alcuni studiosi del primo Novecento
italiano come Varisco. Tra queste Dio e Popolo e “L'idealismo realistico.” Dio
e Popolo, rivista di ispirazione mazziniana, accoglie scritti miranti alla
ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini e i rapporti tra religione e
stato; nega l'ateismo e persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo
realistico” raccoglie teorie filosofiche di stampo anti-gentiliano. A lui è dedicato il Premio tesi di Laurea
“Vittore Marchi”, bandito da Roma Tre per i neolaureati che abbiano sostenuto
tesi su un argomento concernente il pensiero filosofico antico degne di essere
pubblicate; e un parco al Municipio IV. Saggi: “La filosofia religiosa di Mazzini,
in Dio e Popolo, “La missione di Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo
della ‘storia della filosofia,’ – Grice:
“His apt implicature is that if you are an idealist, don’t shed your
idealism when discussing J. J. C. Smart!” -- Filosofia e religione, La perseveranza
Ed., Potenza, La filosofia morale e
giuridica di Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione
tra la filosofia teoretica e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly
assert that it’s the same thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’
sounds obscene’” -- in L'idealismo
realistico, Roma, “Le prove dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico,
Roma, Gli è stato dedicato un parco a Roma. Gramsci (Buttigiec), Turris,
Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee. //uni roma3/
news.php? news=603. Vittore Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi. Keywords:
la missione di Roma, Mazzini, filosofia mazziniana, rivista di filosofia
mazziniana, gentile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale dell’anima
del corpo – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Grice: “His ‘poesia del desiderio’ is
confusing – he means tenderness, as Scruton does in his book on “Sexual
arousal”” -- Grice: “Perhaps Marchi’s most provocative piece is “L’anima DEL
corpo.” If I were to be tutored on that by Hardie, I can very well imagine
Hardie – he was a Scot – ‘what d’you mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di formazione reichiana, umanista,
autore di scritti talvolta controversi perché a scopo provocatorio, si define
Solista ed ama stare «fuori dall'Accademia». Psicologo clinico e
sociale, politologo e autore di numerosi saggi, è stato protagonista di varie
battaglie per i diritti civili e sessuali, riuscendo con una sentenza della
Corte Suprema sulla “Vertenza tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, On.
Emilio Colombo, e M.”, ad ottenere la
revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale e
ad avviare la realizzazione di una rete di migliaia di consultori sessuologici
e familiari pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in qualità di Segretario.
Ha dato per oltre quarant'anni un contributo determinante non solo alla
segnalazione della pericolosità dell'esplosione demografica (da lui definita
“la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi corollari (fame, guerre, genocidi, disastri
ambientali, disoccupazione di massa, migrazioni disperate, crisi energetica
mondiale) ma anche al chiarimento dei meccanismi psicologici che hanno finora
impedito di comprendere e di affrontare questa tragedia planetaria. Dimostrato
con alcuni foto-romanzi interpretati da noti attori (Paola Pitagora, Pagliai,
Gassman, Zavattini e Valdemarin) che i
messaggi mass-mediatici associati alla psicologia motivazionale sono lo
strumento più efficace per indurre le masse alla regolazione delle nascite: una
tesi oggi confermata da varie organizzazioni internazionali. --Presidente
italiano di tre importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella
psico-corporea di Reich, quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers.
M. matura un diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di
Reich, Lowen e Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo
l'importanza della coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle
patologie psichiche umane) e propone una
teoria della cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo
-Psicologia Cultura Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi
“Lo shock primario”, Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del
Mese”. Fonda a Roma l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi
diretto da Filastro. Pioniere della ricerca
psico-sociale, è stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia
Politica. I suoi contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della
Psicopolitica (un metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali
che propone una “lettura” psicologica di
tali fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o
istituzionalista finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze
sociali e politiche tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova
"Psicologia Politica Liberale". Si è interessato anche al teatro e
alla televisione, creando programmi di cui Fellini scrisse: “Ecco una nuova
televisione culturale di cui c'è, oggi, bisogno”. E per oltre due anni ha
condotto un programma di psicologia su RaiUno ” La chiave d'oro” con Baldini. Guzzanti
ha scritto di lui: “ è un felice incrocio tra Russell ed Allen”.
Attivista per il riconoscimento dei diritti alla contraccezione, al divorzio,
all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia, ha fondato il Centro
informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge sull'aborto in
Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica. Ha costantemente sostenuto l'importanza del
problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici,
sociali e psicologici ad essa connessi. Pur essendo favorevole alla
chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle
famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti
in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in
cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento"
della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e
l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma
strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».
Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni la rubrica
bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha trattato temi
che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e l'amore, la
procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro e le
rendite, la libertà e l'autoritarismo. È stato autore della "Teoria
liberale della lotta di classe", nel volume O noi o loro!. Istituto di
Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è
mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla
fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del
‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia
umanistico-esistenziale in particolare Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss, Jaspers,
Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita, che
rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.
Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia
esitò prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì
lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi
e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di
Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di
Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare
l'opera pionieristica di Rank con la
pubblicazione della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina,
Esperienze personali drammatiche e ricerche in campo clinico e antropologico
imposero alla sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte come uno dei
più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e
psicopatologica. Sentì allora l'esigenza di creare una nuova Scuola che
riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia primaria dell'uomo e di
sviluppare un approccio originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza
umana, fondato sull'integrazione sinergica delle tre dimensioni, di approccio
simultaneoall'essere umano in terapia verbale, corporea ed esistenziale.
Si tratta di un modello che nasce sulla scia della filosofia esistenziale,
dalla quale eredita la concezione dell'uomo e della vita che rivendica
all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e, intende: offrire la
possibilità di elaborare e affrontare le tremende tensioni esistenziali di ogni
essere umano anche nel percorso di malattia psichica e somatica nel clima di
contatto empatico, di solidarietà, convogliando nel processo terapeutico il
grande potenziale di crescita e comunicazione del paziente, la sua conoscenza
dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto decisivo della sua
esperienza. 2) che si presenta multidimensionale, integrato e non
dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente aperto ad arricchire
la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un confronto critico e di
fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e interviene su 4 dimensioni
fondamentali dell'esperienza umana: la dimensione empatico relazionale,
che definisce il nostro modo di essere nel mondo con gli altri; la dimensione
corporea, che spesso esprime sotto forma di tensioni e dolori muscolari la
sofferenza psicologica; la dimensione esistenziale, che riconosce
l'importanza del senso che si riesce a dare alla propria esistenza; la
dimensione cognitiva, che riconosce la rilevanza sintomatica della sofferenza
psicologica e psicopatologica. Un
esempio di testo provocatorio, scritto senza avere alcuna competenza in
infettivologia, è il seguente sulla cospirazione dell'AIDS: AIDS......affare
multi Miliardario, su mednat.org. e
Aids, la grande truffa continua in: L.M.,
Il nuovo pensiero forte. Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio;
altri scritti di critica, più documentati, hanno riguardato le sue critiche
alle prassi della chemioterapia dei tumori e gli effetti collaterali, come in
Kaputt tutta la ricerca sul cancro? sempre in De Marchi, op. cit. lo psicologo che inventò l'Aied Repubblica Addio a Marchi, lo psicologo che inventò l'Aied L. De Marchi, Il Solista Autobiografia d'un
italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine,
su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici,
Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale,
Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar, Vita e
opere di Reich, Sugar, Scimmietta ti
amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle
Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega,
Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo
Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori
contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti,
Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali,
Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli, Reich Una formidabile avventura scientifica e
umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io
mi sento molto meglio, Spirali, Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi
combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La
Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La
Sapienza”, Associazione italiana per l'educazione
demografica, Reich luigidemarchi.blogspot.com
openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia
Umanistica Esistenziale IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su M.. wordpress.com. Archivio
della rubrica "Controluce" che Marchi teneva su Radio Radicale,, Renato
Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della psicologia italiana in Psychomedia,
R.Vignati Lo sguardo sulla persona. Psicologia delle relazioni umane, Libreria universitaria
edizioni, Padova. Luigi De Marchi. Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marziano:
il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Marziano is a philosophy
teacher to Ottaviano. Marziano
Grice e Marco:
filosofo principe – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. There is a tradition that Marco is a
philosopher who rules the Roman empire between the death of Gordian III and the
accession of Philip. Marco
Grice e Marconi: l’implicatura conversazionale del
linguaggio privato – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Torino). Filosofo italiano. Torino, Piemonte. Grice: “Perhaps
his most brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that about what Marconi calls
‘linguaggio private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice: “Marconi has
attempted to ‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic – which is what
Zeno was trying to do with his reductio ad absurdum.” Grice: “While Marconi
starts alright, with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’ p’rhaps his
innovative approach is best seen in phrases like ‘il significato eluso’, which
may describe my implicature; but points to an etymology: ‘eluso’ is indeed
‘eluso,’ and means ‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that the game is
a simulated fight, and by eluding a punch from your adversary, you are, well,
‘implicating’!” Professore a Torino, studia con Pareyson
a Torino e con Rescher, Sellars e Thomason a Pittsburgh, dove studia Hegel. Grice: “In Italy, it is not considered Italian to get
your PhD without – not within – Italy. Similarly, at Oxford, you cannot get
your B. A. Lit. Hum. anywhere else if
you want to be regarded as Oxonian. That’s
why I never considered B. A. O. Williams an Oxonian!” -- Noto per i suoi
contributi su ‘Vitters,’presenta diversi risultati, specie riguardo alla
semantica. Su questi temi ha pubblicato “Filosofia e scienza cognitiva
(Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione della Enciclopedia filosofica
Garzanti ed è stato presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Saggi:
“Il mito del linguaggio scientifico” studio su Vitters, Milano, Mursia, Dizionari e enciclopedie, Torino,
Giappichelli, “L'eredità di Vitters” Roma, Laterza, Lampi di Stampa; “La
competenza lessicale,” Roma, Laterza, “La
filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni nostri, Torino, Pomba, “Filosofia
e scienza cognitiva,”Roma, Laterza, “Per
la verità: relativismo e la filosofia,” Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” –
Grice: “The etymology is an interesting one; since menzogna is cognate to my
meaning, so Marconi actually means ‘truth’ versus ‘trust’ – or honesty versus
dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while asserting a truth – provided the
utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But this is a commissioned thing, so it shouldn’t count as it is
Marconi discussing with a priest!” Trento, Il Margine,; “Flosofia e professionismo,”
– Grice: “His implicature, and a right one, too, is that philosophy is a
profession, which reminds me of ‘A Room with a view’: “And what, Sir Cecil, is
your profession?” “I don’t HAVE a profession!” -- On the other hand, his translation of my
‘metier’ (mestiere) is an interesting one (The tiger’s métier is to tigerise). Torino, Einaudi,.“La formalizzazione della dialettica”:
Hegel, Marx e la logica,”Torino, Rosenberg); “Guida a Vitters Il «Tractatus»,
dal «Tractatus» alle «Ricerche», Matematica, Regole e Linguaggio privato,
Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma, Laterza, Filosofia analitica, Prospettive
teoriche e revisioni storiografiche. Milano, Guerini, Vercelli, Mercurio, Scritti
sulla tolleranza di Locke, Torino, POMBA, Saggi su Marconi, “Il significato
eluso” saggi in onore di Marconi, numero monografico della «Rivista di
estetica», Treccan Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana di filosofia analitica, sito
dell'Università degli Studi di Milano. Diego Marconi. Marconi. Keywords:
linguaggio privato, il significato non eluso, alusione ed elusione, eludire,
aludire, l’alusion elusa, l’aluso eluso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marconi”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Mariano: l’implicatura conversazionale – filosofia
campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua). Filosofo italiano. Capua, Caserta, Campania.
Grice: “I like
Mariano: his study of Risorgimento applying the philosophy of history is
brilliant” Fedelissimo allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e prevalentemente orientata verso
l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che
privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non
strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la
filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a
quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane),
trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non
può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale
risponde aspramente alle argomentazioni proposte da M.. “M. non ha mai capito
nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha meditata
seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne ha mai
letto le opere. Immaginarsi che M. si
afferma hegeliano, mentre sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane
insuperabile il mistero; che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche
senza il mondo; e che la filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma,
ciò che di Hegel "non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai
detto perché affatto indegno della sua mente altissima.» Si schierò a
favore del mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo
con iVera (La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno
dei più autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce
che commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre
riecheggiando i vaniloqui di Vera, M. si professa filosofico difensore della pena
di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i delinquenti in
segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli, garrottarlie
impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama tutte le cause
generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino i limiti della
filosofia.» E anche saggista con un gusto per la "critica della
critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Balduino") –
filosofica -- non trascurando l'arte che annetteva strettamente alla morale.
Rivolse la sua indagine anche al rinascimento con un Saggio biografico critico
su Bruno La vita e l'uomo. Pubblica nche una monografia "apologetica"
di Vera. La sua produzione fu in un secondo momento soprattutto riferita alla
storia, in particolare la storia del cristianesimo e quella delle religioni in
genere, argomenti affini anche alla materia insegnata presso l'università
napoletana. Non sono presenti particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu
uno dei primi a discutere la tesi proposta da Croce riguardo alla riduzione
della storia al concetto di ‘arte. Saggi: “L’Eraclito di Lassalle: saggio
sulla filosofia hegeliana” (Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla
pragmatica oxoniense”), “Il Risorgimento
italiano secondo i principi della filosofia della storia,” ““La libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.”
Saggio critico, Roma, Civelli, “L'individuo e lo Stato nel rapporto sociale.
Milano, Treves, “Il Machiavelli di Villari,
Roma,” Loescher, (cf. “Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La
pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli. Carlo Maria Curci,
Milano, Vallardi, Vera. Necrologio, Annuario Napoli, Dio secondo Platone,
Aristotele ed Hegel, Acc. SMP Napoli. Atti, Biografie del Machiavelli, 1Arte e religione, Il brutto e il male nell'arte. Il brutto e il
male nel romanzo moderno, Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi,
risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti
dello stato con la religione, Firenze, Civelli, Il problema religioso in Italia,
Roma, Civelli, La riforma ecclesiastica in Italia, Il diritto, Cristianesimo,
cattolicesimo e civiltà, Papato e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma,
Artero, Buddismo e cristianesimo, La Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla
della Domenica», La conversione del mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo
dei primi secoli. Capua, gli ha dedicato una strada, sede, tra l'altro, del
Banco di Napoli. La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta
da Croce, Armando Balduino, Storia
letteraria d'ItaliaL'Ottocento, III,
Piccin Nuova Libraria, Piero di Giovanni, Gentile, La filosofia italiana tra
idealismo e anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica
conversazionale: tra griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo
Malerba, Luciano Malusa,, sito della Società filosofica italiana Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Marin: l’implicatura conversazionale e
l’ottimo precettore – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I like
Giovanni Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric – in his own Venetian
kind of way!” Nato dal nobile Rosso Marin, studia con profitto
sotto l'insegnamento di Feltre, dal quale apprese la retorica. Frequenta il
ginnasio, presso il quale recita eloquenti orazioni in encomio agli uomini
illustri veneziani. Si laurea a Padova. Ambasciatore della Repubblica di
Venezia presso gli Estensi e quindi presso Firenze. Rosmini, Carlo de' Rosmini,
Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e
de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni Marin. Marin. Keywords: l’ottimo
precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marin” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marliani: l’implicatura conversazionale – filosofia
lombarda – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like
Mariliani; especially the cavalier way in which he refers to philosophers in
his brilliant “De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly
are sects and sub-sects!” Fglio
del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia sotto PELECANI. Entra nel
Collegio dei intraprese una carriera nell'insegnamento della filosofia e astrologia.
Attivo a Milano e Pavia. Con l'ascesa
della dinastia degli Sforza a capo del Ducato di Milano, appartenente a una
famiglia ghibellina, aumenta il prestigio. Ottiene la concessione in esenzione
dei diritti di sfruttamento delle acque del Secchia nei pressi di Moglia, nel
Mantovano. Alla morte del duca Francesco
Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca Galeazzo Maria Sforza in cui dichiara
di essere stato richiesto da molti Studi in diverse città d'Italia, sperando di
poter essere trasferito da Pavia a Milano e di ricevere un aumento di salario. Il
Consiglio segreto di Milano intercedette presso lo Sforza in favore di Marliani,
esaltando la sua fama anche oltre i confini del Ducato. Il duca Galeazzo Maria,
dopo alcuni indugi, acconsente per conferirgli un'assegnazione annua di 1 000
fiorini, il più alto salario riconosciuto a chiunque nel Ducato. Sotto la
reggenza di Ludovico il Moro ottenne i dazi di Gallarate e della sua pieve. I
suoi studi lo portarono ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e
riuscì a mettere in discussione Bradwardine e Sassonia. Nel suo saggio, “Quaestio de caliditate
corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasis distingue la temperatura dell'organismo dalla
quantità e dalla produzione del calore naturale del corpo e sostenne che la
produzione del calore naturale è più elevata in inverno che in estate. Si reca
a Novara dal conte Vimercati, colpito da problemi respiratori e cura Rinaldo
d'Este da una gravissima malattia che lo colse durante una visita alla corte
milanese. Raggiunse i vertici della propria carriera e presta le sue doti di
medico a Federico I Gonzaga. Le opere del Marliani furono oggetto di studio da Vinci,
che lo cita in diverse occasioni nel suo Codice Atlantico. Ebbe tre figli: Paolo, Gerolamo e Pietro
Antonio, la discendenza del primo dei quali ottenne all'inizio. Saggi: “Quaestio
de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de
antiperistasi,” “Disputatio cum Iohanne Arculano de materiis ad philosophiam pertinentibus,”
“Quaestio de proportione motuum in velocitate,” “Algebra Algorismus de
minutiis,” “De secta philosophorum,” “Probatio cuiusdam sententiae,” “Calculatoris
de motu locali.” Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani. Marliani. Keywords: implicatura,
Vinci. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marliani e le sette filosofiche” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Marotta: l’implicatura conversazionale di Mario
l’epicuro – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice:
“I like Marotta; the idea of a library for the Istituto Italiano per gli studi
filosofici’ at Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si laurea con il massimo
dei voti a Napoli, presentando la tesi, La concezione dello stato in Hegel.” Si
interessa presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima
all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce, poi fondando
l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando manifestazioni e
conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più grandi personalità
della cultura Italiana. Incoraggiato
dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei
Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, del quale è Presidente. Donato, all'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, la biblioteca personale, con una dotazione di oltre 300.000
volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Per i suoi importantissimi
apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi riconoscimenti da centri di
ricerca e di formazione di rilievo internazionale. Ha vinto la sezione Premio Speciale del Premio
Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem in Filosofia
dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla Sorbona di Parigi e
dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato
conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International pour la Paix
Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del Movimento
artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone". G. Capaldo, Fondatore
dell’Istituto Studi Filosofici, su Diario Partenopeo, Claudio Piga (cur.), Per
Gerardo Marotta. Scritti editi e inediti raccolti dagli amici di Marotta, Arte
Tipografica, Napoli, Registrazioni di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila
Giorni de Il Corriere della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario
l’epicuro, il concetto del stato, il risorgimento – la recezione di Hegel in
Italia --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Marramao: l’implicatura conversazionale del kairós
– apologia del tempo debito – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Catanzaro). Filosofo italiano. Catanzaro,
Calabria. Grice: “Surely Marramao’s theory of time-relative identity is more
complex than Myro’s! (Myro never read Heidegeer and was proud of it, can you
believe it! He was born in Russia and
studied in the New World – so that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao
– he has philosophised on many things, usually homoerotic: Kairos – the
opportune time – and its iconography, and Jesus against power” Essential Italian philosopher. Allievo di Garin, si laurea Firenze. Pubblicato Comunismo, laburatismo e
revisionismo in Italia, rintraccia in Gentile la chiave di volta filosofica del
comunismo italiano. Insegna a Napoli. -- è uscito il suo saggio Il politico e
le trasformazioni, nel quale pone a confronto le tematiche del
comunismo/laburismo, con le analisi delle trasformazioni. A partire da “Potere
e secolarizzazione” elabora una teoria simbolica del potere (e del nesso
politica-tempo) incentrata sulla ricostruzione archeologica' dei presupposti
del razionalismo. Fondamentali, nel dibattito politico-culturale e filosofico le
sue collaborazioni a Laboratorio politico e il Centauro. Direttore della
Fondazione Basso-Issoco. Insegna a Roma. Muovendo dallo studio del comunismo italiano
(comunismo e laburatismo e revisionismo in Italia, Austr-omarxismo e socialismo
di sinistra fra le due guerre), analizza le categorie politiche (Potere e
secolarizzazione), proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e
le trasformazioni) e con Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione
simbolico-genealogica. Nelle forme di organizzazione sociale si depositano
significati che derivano da un processo di secolarizzazione civile di un contenuto
sacro religioso, ossia dalla ri-proposizione in dimensione mondana o secolare dell'orizzonte
sacro simbolico. Il laico o pro-fano ha il suo centro in un processo di
temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che
traducono l'escatologia in una generica apertura al futuro: progresso, ri-voluzione,
liberazione, etc.) assumono centralità crescente nelle rappresentazioni
politiche. Su queste considerazioni, riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio
a Occidente. Filosofia e globalizzazione, La passione del presente, Contro il
potere, si è innestata via via una tematizzazione esplicita del problema della
tempo, che per molti aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno all’accelerazione
e al rapporto politica-velocità, sia i temi della svolta spaziale. Contro le
concezioni di Bergson e Heideggeri, che delineano con sfumature diverse una
forma pura della tempo, più originaria rispetto alla sua rappresentazione spaziale,
argomenta l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro
alla fisica, ri-conduce la struttura del tempo a un profilo a-poretico e
impuro, rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento
formale per ri-solvere i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del
tempo debito. Lectio
magistralis. Roma Tre, Enciclopedia di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure
del conflitto. Studi in onore. a c. di
A. Martinengo, Casini, Roma, D. Antiseri, S. Tagliabue, Storia della
filosofia, Filosofi italiani
contemporanei, Bompiani, Milano. Roma Tre, su host.uniroma3. Video intervista al
Festival della Filosofia su asia. Giacomo Marramao. Marramao. Keywords: Grice –
ontological Marxism, marxismo ontologico, lavoro e essistenza, comunismo, Kairós – apologia del tempo debito, la
filosofia della storia nella antica Roma, storia lineale, storia circolare, l’eterno
retorno nella scuola di Crotone, Gentile, dopo il leviatano, il comune. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Marrameo,"
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Marsili: l’implicatura conversazionale del
cimento – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Siena, Toscana. Grice: “I like
Marsili, and the founder of the ‘accademia del cimento.’ ‘Cimento’ you know,
means ‘experiment,’ – only in Florence!” Si
laurea a Siena. Insegna a Siena e Pisa. Conosce Galilei. Dei cimentanti. Le sue
convinzioni dichiaratamente lizie gli impedirono di coglierne lo spirito
innovatore. Propone un esperimento per capire se lo spazio lasciato libero nel
tubo barometrico durante l'esperienza di Ruberti contenesse esalazioni di
mercurio. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Alessandro Marsili. Marsili. Keywords: il cimento. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marsili” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martelli: l’implicatura conversazionale -- etica
e storia -- l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia pugliese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (San
Marco in Lamis). Filosofo italiano. San Marco in Lamis, Foggia, Puglia. Grice:
“I like Martelli: he wrote on Croce, Gramsci, and Nietzsche!” Insegna a Urbino.
Prtecipato a lungo alla lotta politica in formazioni marxiste nate a cavallo
del Sessantotto. D Ha diretto il master interfacoltà «Management etico e
Governance delle Organizzazioni». Collabora con MicroMega (periodico). I suoi studi si sono concentrati su Nietzsche,
Gramsci, e di numerosi autori del Novecento, affrontando alcune tra le più
dibattute vicende e problematiche filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è
occupato di temi di forte attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta
ad una critica radicale del dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in
generale di ogni forma di assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i
diritti civili, le istituzioni democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno
di saggista è rivolto in particolare alla difesa della laicità, contro
l'interventismo politico delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Saggi: “La
felicità e i suoi nemici: apologia dell'agnosticismo,” Manifesto, “Il laico
impertinente: laicità e democrazia nella crisi italiana,” Manifesto, “La Chiesa
è compatibile con la democrazia?” Manifestolibri, “Italy, Vatican State, Fazi,
“Quando Dio entra in politica, Fazi, Senza dogmi. L'antifilosofia di Papa
Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del terrore. Filosofia, religione,
politica dopo l'11 settembre, Manifesto, Il secolo del male. Riflessioni sul
Novecento, Manifesto, Etica e storia. Croce e Gramsci a confronto, La città del
sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica del «Socialismo reale», La città del
sole, Gramsci filosofo della politica, Unicopli, Nietzsche inattuale, Quattroventi,
Filosofia e società in Nietzsche, Quattroventi, Urbino "Carlo Bo"
Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche Laicità
Il laico impertinente: il blog di Michele Martelli, su
michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli. Keywords:
l’assassinio di Giulio Cesare, il laico, la religione civile dell’antica roma
-- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martelli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martinetti: l’implicatura conversazionale --
i veliani e l’amore alcibiadico – filosofia piemontese -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Pont Canavese). Filosofo italiano. Pont
Canavese, Torino, Piemonte. Grice: “I like Martinetti; he wrote about eros, or
as the Italians call it, ‘amore,’ – a different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also has a
strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé soleva dire
di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro secolo»
(Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere stato l'unico
filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo. E
il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza contare una bambina
che morì piccolissima) di un avvocato. Dopo aver frequentato il Liceo classico
Carlo Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti
Allievo, Bobba, Ercole, Flechia e Graf,
laureandosi con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia
nell’India” discussa con ERCOLE, docente di filosofia teoretica, pubblicata a
Torino da Lattes e, grazie
all'interessamento di Allievo, risulta vincitrice del Premio Gautieri.
Dopo la laurea M. fa un soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté
venire a conoscenza del fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya.
Si può dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto
quello di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con Flechia e 'Ercole." Iinsegna
filosofia nei licei di Avellino, Correggio, Vigevano, Ivrea, e per finire al
Liceo Alfieri di Torino. Compone la monumentale “Introduzione alla metafisica”
e “Teoria della conoscenza”, ch edopo che consegue la libera docenza in Filosofia teoretica a Torino
gli valse di vincere il concorso per le cattedre di filosofia teoretica e
morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano, che diventa Regia
Università degli Studî, nella quale insegna. Divenne socio corrispondente della
classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, fondato da
Napoleone sul modello dell'Institut de France. Il rifiuto della
politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare figura di
intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come ai
contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto degli
intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali
antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima
guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini
sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato
effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente
l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa
gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di
violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze
pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di MUSSOLINI a
presidente del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali
lincei. Mentre nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della
religione, inaugura a Milano una Società di studi filosofici, formata da un
gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove
si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e in cui
organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e
da Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni,
riunite sotto il titolo comune di “Il compito della filosofia nell'ora
presente” segnano la sua rottura con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio
della eucaristia» presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in
difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla
Società filosofica italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia.
L'evento e sospeso dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di agitatori. Il congresso e poi chiuso d'imperio dal
questore. Da un lato incise l'opposizione di Gemelli, fondatore dell'Università
Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante
dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di M., non e tra i relatori. Dall'altro
lato la partecipazione, fortemente voluta da M., di Buonaiuti, scomunicato
"expresse vitandus" dal Sant'Uffizio, dette ai filosofi cattolici
neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congress. Le minute cronache del
congresso hanno già messo in luce come M. nell'assolvere al compito di organizzatore
dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da
ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual
abile ruse egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico
potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime. Martinetti
firma con Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore
Mangiagalli: «Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine
il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato
all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso della
Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è stato
rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del Congresso.
Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione italiana contro
un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica ed
invano pretende di vincolare la vita del pensiero.» M. fu il direttore
della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi comparve mai
come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Carando, Bobbio,
Geymonat, Fossati (che ufficialmente ne
era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e Goretti.. Quando il
ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori il Giuramento di fedeltà al Fascismo,
Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!
Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato
le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le
considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un
atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in
nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più
profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto
quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di
funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso vincolerebbe
e lederebbe la mia coscienza. Ho sempre diretta la mia attività
filosofica secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso in
considerazione, neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste
esigenze a direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che
la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere
nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra
considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col
giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a
smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è
possibile. Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale
conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato
la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione
ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî
che hanno retto tutta la mia vita. Dell'E.V. dev.mo Dr.” In una
lettera a Cagnola scrive: «Ella ora saprà che io sono uno degli undici
(su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il
giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi
dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara, De
Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto la
cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore
intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto
una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad
Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici)
per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della
terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia
oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.» Come
scrive al proposito Minazzi. M. ha infine opposto un netto rifiuto a sottostare
al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i docenti universitari
italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre, criticamente, questo
straordinario gesto martinettiano, invero assai emblematico, da ogni ottundente
e vacua retorica antifascista, onde comprenderlo in tutta la sua genesi
specifica. Nel caso di M. non può allora essere certamente negato, in sintonia
con Alessio, il carattere dichiaratamente religioso di questa sua scelta che,
non per nulla, lo ha infine indotto ad essere l'unico filosofo italiano
universitario che ha avuto l'incredibile capacità critica di sottrarsi
nettamente e senza compromessi all'imposizione del regime. In questa
prospettiva M. non ha giurato proprio perché nutriva una particolare percezione
critica dello stesso "giuramento" in connessione con i suoi più
profondi convincimenti morali che avevano peraltro guidato tutta la sua
attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere questa precisa matrice
religiosa della sua scelta, non deve essere neppure negato il suo specifico
valore e il suo preciso significato civile, culturale e anche
filosofico.» Scrive in proposito Vigorelli. Una certaretorica
resistenziale si è impadronita anche di M. , impedendo un approfondimento più
serio e radicale dei tratti originali del suo antifascism0. L'atto di M. non era cioè solo un monito
contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni forma di
politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra
religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa di
forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non
sempre si ama ricordare che l'avversione di M. al fascismo era innanzi tutto
avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche all'esaltazione
demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura, Martinetti fu
critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui
colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e
dell'ultraparlamentarismo» In seguito a questo suo rifiuto, M. venne messo
in pensione d'autorità e si dedicò
unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di
Spineto, frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo
lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò
approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione
alla metafisica e continuata con La
libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo; Ragione e fede. M.
propose come suoi successori a Milano Baratono e Banfi. Lontano da ogni forma di impegno
politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle
degenerazioni del parlamentarismo, prese ad annotare minuziosamente sul suo
diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti
fascisti. così ad esempio a fronte di una serie di scandali annotava "è
dunque l'associaz[ione] dei malviventi d'Italia!" Come persuadersi che uno
stato senza leggi, senza traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal
terrore che desta nel popolo inerme un'organizzazione di ribaldi messa al
servizio del despota, odiata da tutte le rette coscienze, disprezzata dagli
intelligenti possa resistere, senza condurre il popolo che lo soffre all'estrema
rovina? Si scagliava nei suoi appunti contro il dispotismo che accomunava
socialismo marxista e fascismo: "Tutto deve servire alla propaganda e alla
educazione di stato. Non vi è più libertà di pensiero, non vi è più
pensiero". A questo proposito Vigorelli evidenzia «il valore pedagogico, di educazione alla
libertà, che l'esempio morale di M. ebbe per quella generazione di
intellettuali antifacisti, che trovò negli anni Trenta un decisivo punto di
riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui informalmente diretta»
L'arresto e il carcere M. e arrestato in casa d Solari, dov'era ospite, in
seguito a una delazione fatta da Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA
(delazione che porterà all'arresto e alla condanna al confino di Antonicelli,
Einaudi, Foa, Giua, Levi, Mila, Monti, Pavese,
Zini e di due studenti, Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), ed e
incarcerato a Torino per sospetta connivenza con gli attivisti anti-fascisti di
Giustizia e Libertà, benché fosse del tutto estraneo alla congiura anti-fascista
degli intellettuali che facevano riferimento a Einaudi. Al momento
dell'arresto, a detta della signora Solari, M. dice una frase che aveva
già sentito pronunciargli più volte. Io sono un cittadino europeo, nato per
combinazione in Italia. Il suo declino fisico comincia in seguito a una
trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta
accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima
operazione alla prostata. La sorella Teresa scrive a Cagnola: "Il
Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza
trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento
chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla
vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e
susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima
operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che
il tempo opportuno per procedere alla seconda."[ M. fu ricoverato all'ospedale Molinette di
Torino, sfollato a Cuorgnè, dove muore, dopo aver disposto che nessun prete
intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Nonostante "l'invito del
parroco di Spineto di non dare onore alla salma dell'eretico, ateo e scandaloso
anche nella morte perché aveva disposto di essere cremato" una decina di
persone seguirono l'autofurgone che portò il corpo di M. alla stazione, da dove
partì in treno per Torino, per la cremazione. In prossimità della morte M.
lascia la sua biblioteca in legato a Nina Ruffini (nipote di F. Ruffini), G.
Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi
alla "Fondazione M. per gli studi
di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del
Rettorato alla Biblioteca della Facoltà di
Filosofia. La sua casa di Spineto
è attualmente sede della "Fondazione Casa e Archivio Piero
Martinetti", che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della
sua operae. FiLa filosofia di M. è un'interpretazione originale
dell'idealismo post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico
trascendente che va da Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista
trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico
che fu Spir, il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il
filosofo preferito di M., quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale
scrisse molti studi e un denso saggio monografico e al quale fece consacrare il terzo numero della
Rivista di filosofia, filosofo che fu come lui profondamente inattuale. Professò
una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da
considerarla "immortale: in essa infatti vede un tentativo d'un
rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia. Il carattere speculativo dell'interpretazione
d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di Spir
esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella
costruzione dell'idealismo trascendente di M. la speculazione di A. Spir
rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in
Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di M. si trovano nella
speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio
ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua
propria, il pensiero di Spir viene trasposto da M. entro la sua propria
filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente
consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso.
Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in
armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato
e attraversato da quello di M. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto
intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua
speculazione parve propriamente essenziale. La lettura di M. insiste sul nucleo
metafisico di Spir, che gli pare incarnare "la forma pura della visione
religiosa". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume
tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero
esserel'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il
divinoe l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza.
L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la teoria della
conoscenza (l'idealismo gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione
all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma
di dualismo acosmista. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso
stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà
assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda."» Si può così dire
che in M.: «il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra
"anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e
"norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in
noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una
visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. Monismo
coscienzialista, quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di
panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane
trascendente. L'unica realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità
formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di
tale unità è solo un'espressione simbolica.» Della filosofia di Spir, M.
mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione kantiana, aveva
d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non essere in
Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano parte dal
suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo
anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse
di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a
questa Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo
l'ha portato ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in
cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della
religione". ENoce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di
Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e
come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangelo scrive M.
«lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di disporre il
materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto quello che
i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa è stato
qui conservato.» Il risultato di questo ordinamento logico è
l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o
ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di
Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo)
e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico,
l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno
resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia
annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei
cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di
fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare
al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo,
amando il prossimo. Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa
invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati
di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale
fraternamenteunita, egli scrive: «In tutti i tempi, ma specialmente nelle
età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili
che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione
invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo
naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione
della verità e la promessa della vita eterna» Gesù Cristo e il
Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato, come M. scrive a Cagnola: «Il mio libro
venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3
es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello
stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il
libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto
definitivo di sequestro.» Con decreto, “Gesù Cristo e il Cristianesimo,
Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri proibiti della
Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso martinettiano
scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in virtù della
rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore, Il Vangelo
(Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione
elaborata da Chiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della
religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche
attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione
spirituale dei quaccheri. Capitini rese visita a Martinetti, che a
proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi
convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con
l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa,
firmerei la sentenza senza esitazione." Negli scritti La psiche degli animali e Pietà
verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri
umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi
alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il
benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè
provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia
e dolore: «Nella relazione sulla psiche degli animali M. tra l'altro
affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle
grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli
animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e
della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi
l'unità profonda che ad essi ci lega. M.
cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma
anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli
insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non
distruggere ciò che la natura costruisce. Nel proprio testamento dispose
che una somma significativa fosse versata alla Società Protettrice degli
Animali; egli personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale
sentimento lo aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva
per lui quasi il carattere di un valore religioso. Scrive al proposito Vigorelli:
«La scelta del vegetarianesimo non era "generica simpatia, e neppure un
ideale politico, bensì meditato atteggiamento filosofico", da porsi in
relazione sia con la sua profonda conoscenza della filosofia indiana sia con convinzioni
radicate in una personale metafisica, sulla "unicità" della sostanza
vivente e sul destino di "perennità" dello spirito.» La scelta
della cremazione M. fu un fautore della cremazione e una testimonianza "ci
dice come M. portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua
madre."Secondo Paviolo, per i M. la cremazione era una specie di
tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali, specie
nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo per il
gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci. Non è però da
escludere, nel caso preciso di M., che questa scelta, come quella del
vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per la
filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti sono
tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino. Opere: Una
" martinettiana" C. Ferronato si trova nel fascicolo speciale
della Rivista di Filosofia Pietro Rossi: nel cinquantenario della morte, Dopo
questa data, di M. sono stati pubblicati. “Ragione e fede, Italo Sciuto,
Gallone, Milano, Luca Natali, Morcelliana, Brescia,. Il Vangelo, Alessandro Di
Chiara, il nuovo melangolo, Genova, L'amore, Alessandro Di Chiara, Il nuovo
melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo,
Genova, “La religione di Spinoza” Amedeo
Vigorelli, Ghibli, Milano, “La Libertà” Aragno,
Torino, Schopenhauer, Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario
spiritual” Anacleto Verrecchia, POMBA, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico
Dario Curtotti, Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant” Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier
Giorgio Zunino, Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e
il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma,; edizione critica Luca Natali,
introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo:
un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,
“Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma,. Il numero,
introduzione di Argentieri, Castelvecchi, Roma,
Luca Natali, Le carte di Piero Martinetti, Firenze, Olschki, “Spinoza”
Festa, Castelvecchi, Roma,. Riconoscimenti Nella seduta del Senato Accademico
dell’Università degli Studi di Milano del 19 settembre, è stata approvata
ufficialmente la decisione del Dipartimento di Filosofia di intitolarsi alla figura
di M.. La città di Roma gli ha intitolato una piazza, nel Giorno della Memoria.
A Milano Martinetti figura tra i nuovi Giusti che saranno onorati al Monte
Stella dal " nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Goretti, “M”,
Archivio della Cultura Italiana. Fiori, I professori che dissero "NO"
al Duce, in La Repubblica, «Ebbe molta
influenza sulla scelta che M. fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu
suo professore, ma non un Maestro. Scrisse di lui Martinetti: "Era un
uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua
morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla.
Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli
altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue
convinzioni"»: Paviolo. «che morì proprio
durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la
comune origine canavesana, un particolare rapporto»: Paviolo 2 «Di una reale
affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in
un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare
qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e
a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni
maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più
documentata è l'influenza su M. di un'altra singolare figura di poeta-filosofo:
quel Pietro Ceretti da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro
Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si
adoperarono intensamente Ercole e Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo
scorso e ai primi del nostro. Nel breve verbale relativo all'esame di laurea
(qui il laureando è indicato come Pietro Martinetti) si dice semplicemente che il
candidato ha sostenuto durante quaranta minuti innanzi alla commissione la
disputa prescritta, sopra la dissertazione da lui presentata e sopra le tesi
annesse alla medesima; e ha sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla
Commissione. La tesi ottenne la votazione di 99/110. Il lavoro di tesi non
ebbe, come noto, il riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze
accademiche nel settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso
sentì il bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca,
fuori dal chiuso ambiente provinciale. Del resto il suo intent e più filosofico che filologico, e la prima
suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté venirgli, piuttosto che dalle
lezioni di Flechia, dalla conversazione con Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole
si era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista
Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Di suo interesse costante per la
filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e pubblicato a
Milano da Celuc, “La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù
e Buddhisti. Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora
una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei suoi primi contatti
coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a Lipsia nella sua formazione
filosofica. Nella Lipsia conosciuta da lui sopravvive Drobitsch, lil maestro
herbartiano di Spir e dalla sua Lipsia si diffondevano le edizioni di A. Spir
entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua. Il
pensiero di Spir, Torino, Albert Meynier. Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi
Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", Minazzi, Il
Protagora, Lettere. Prima che della dittatura fascista, e critico altrettanto
risoluto del comunismo e della democrazia, di cui colse gli aspetti
degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo. Non si vede in chi e
in che cosa un uomo come lui che, per sua scelta culturale ma anche per
disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento,
gruppo avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo
anti-fascismo. Tra dittatura e inquisizione negli anni del Fascismo", in Lettere,
Firenze. Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di
esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che
hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle
quali non è il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso
di poterlo accettare»: Lettera al presidente dei Lincei, e a L. Mangiagalli. Il
Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia
italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come
deve essere in qualunque tempo la filosofia. A T. Scotti. Che accusa M., ricambiato,
di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cf. Goetz,
Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze. Per
M.. Gemelli è tutto fuorché un filosofo. Varisco, in: Lettere 33. H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti
universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia. Tutto
l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal
Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso a Gemelli
di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue
rappresentazioni ciarlatanesche. A B. Varisco, a C. Goretti a L. Mangiagalli. Quando
M., con il rifiuto del giuramento di fedeltà al fascismo, abbandona
l'insegnamento non rinuncia a quegli incarichi o a quelle adesioni che non
erano a tale giuramento connesse: guarda di non compromettere quella sua
creatura che era diventata La Rivista di Filosofia e non ne volle la direzione
effettiva ma continua l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a
che le sue condizioni di salute glielo permisero. Giuliano, Cagnola,
Baratono, Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Barié, Banfi,
Milano. Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato
giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Milano
e non posso più esserle utile che indirettamente»: a C. Gadda, in: Lettere
114. «del resto io sono perfettamente
sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora
innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei,
fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera M. a Alfieri, Sulla
cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "M. agricoltore": Paviolo «Perciò appunto
non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In
questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è
preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi
te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della Filosofia. A A. Baratono, Nel registro di
entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale
si faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti
gli altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese,
Antonicelli, Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune
schede, peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è
conservato all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale
di Torino, Registro matricole)", in: Lettere. "M. veniva rinchiuso in una cella sulla
cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza
particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si
ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto M. veniva finalmente
scarcerato.", Giorda, M., Castellamonte, «Devo darle una notizia
terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da
una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un
leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera, M. a Nina Ruffini, in:
Lettere 2Cit. in: Lettere. «Si può comunque, in base a testimonianze diverse,
ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a Cuorgnè,
ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato immediatamente
trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in circostanze analoghe)
alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini burocratiche e maggiori spese
funerarie. L'atto di morte recita:
" il g alle ore quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione
Spineto n. 106 è morto Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino,
professore pensionato"»: Paviolo.
Paviolo. "Per ultimo
desidero di essere cremato e che le mie ceneri riposino nel Camposanto di
Castellamonte", frase finale del testament, Paviolo. Il testamento di
Martinetti, da lui riscritto, "in una grafia incerta e in una forma in cui
non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"(Paviolo) fu
considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del
decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute
ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza,
cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a
nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto
di trombosi al cervello la preziosa biblioteca, che per volontà recisa,
assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che
fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Milano, prese altre vie e e sta
presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva."
Lettera di Teresa Martinetti al cugino Bertogliatti, in: Paviolo Fondazione
Casa e Archivio. Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi
legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della
"Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante
dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano
pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite.
La lucequesto passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo
sepolcrovolle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera, M.
a Ruffini, in: Lettere 155.. «io sono
sempre stato un filosofo inattuale»: Lettera, M. a Giorgio Borsa, in: Lettere Emilio Agazzi, La filosofia di M.,
Milano, Unicopli. Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità,
rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della
metafisica martinettiana»: Vigorelli, Alessio, Vigorelli Vigorelli, M.,
Breviario spirituale, Bresci, Torino,
Lettera M. a Cagnola, Lettere. Sulla riflessione religiosa di M. vedi
Franco Alessio, L'idealismo religioso di M., Brescia, Morcelliana, (Tesi di
Pavia: relatore Michele Federico Sciacca)
Paviolo Paviolo Amedeo Vigorelli,
"Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: Vigorelli, La
nostra inquietudine. M., Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi,
Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori, Milano. E si conversa a
lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere
della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" Capitini, Antifascismo,
Célèbes Trapani, Paviolo Paviolo. L'eretico
Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele Liucci su Il fatto
quotidiano, Libera cittadinanza Il
Dipartimento di Filosofia "M. a Milano, Battista, "Le vie dedicate ai
razzisti spettano ai professori eroi che dissero no al fascismo", Corriere
della Sera, S. Chiale, "Dall'attivista curda al pioniere green I nuovi
Giusti del Monte Stella", Corriere della Sera, Cronaca di Milano13. "Monte Stella I nuovi Giusti in diretta
su Facebook", Corriere della Sera, 7 marzo, Cronaca di Milano9. ,
Commemorazione dTorino, Accademia delle Scienze, Giornata Martinettiana,
Torino, Edizioni di "Filosofia", Rivista di Filosofia, Agazzi,
"La storiografia filosofica", Rivista critica di storia della filosofia,
E. Agazzi, Sandro Mancini, Vigorelli e Zanantoni, Unicopli, Milano, Alessio,
L'idealismo religioso, Brescia, Morcelliana, Alessio, introduzione Il
pensiero di Spir, Torino, Meynier, Assael, Alle origini della Scuola di
Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini, Banfi, M. e il razionalismo
religioso", in: Filosofi contemporanei, Firenze, Parenti, Bersellini
Rivoli, Il fondamento eleatico della filosofia -- Milano, Saggiatore, Guido
Bersellini Rivoli, La fede laica, Appunti sul confronto religioso e politico
(in Italia e nel villaggio globale), Lecce, Manni, Rivoli, Appunti sulla
questione ebraica. Da Rosselli a M., Milano, Angeli, Boatti, Preferirei di no,
Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi, B. Bonghi, La fiaccola sotto il moggio della
metafisica kantiana. Il Kant, Milano, Mimesis, Minazzi, Sulla filosofia
italiana, Prospettive, figure e problemi, Milano, Angeli); ranco Bosio, "L'uomo
e l'assoluto", in: Filosofie "minoritarie" in Italia tra le due
guerre Ceravolo, Roma, Aracne, Remo Cantoni, "L'illuminismo religioso” in:
Studi filosofici, G. Colombo, La filosofia come soteriologia. L'avventura
spirituale e intellettuale di Milano, Vita e Pensiero, E. Colorni, La malattia
della metafisica. Scritti autobiografici e filosofici, Torino, Einaudi, Noce,
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Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista,
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Château Edizioni, Alfredo Poggi, Vicenza, Collezione del Palladio, 1ora
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Padova, Milani, Santoro, Il problema della libertà, Lecce, Milella, Scarcella,
La dottrina politica di Piero Martinetti: aspetti teoretici ed aspetti pratici,
in Il Pensiero Politico, Firenze, Olschki Editore, Cosimo Scarcella, M.
Politica e filosofia. Con alcuni ‘Pensieri' inediti, Napoli, Collana La Cultura
delle Idee diretta da Fulvio Tessitore e Giuliano Marini, Edizioni Scientifiche
Italiane, Terzi, La vita e il pensiero originale, Bergamo, Editrice San Marco,
Carlo Terzi, "Lettere inedite di M.", in: Giornale di metafisica,
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in:, L'impegno della ragione. Per Agazzi, Cingoli, Calloni, Ferraro, Unicopli,
Milano (nuova ed. "Agazzi e la "fortuna milanese" di M., in:,
Vita, concettualizzazione, libertà. Studi in onore di Alfredo Marini, R.
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Martinetti. La metafisica civile di un filosofo dimenticato, Milano, Mondadori,
Vigorelli, "Nuove pagine", Rivista di storia della filosofia, Vigorelli,,
"L'eredità contestata. Lettere di Banfi e Solari", Rivista di storia
della filosofia, Vigorelli, "Plotino, Spinoza, Spir. La reviviscenza
neoplatonica nel razionalismo religioso (Atti del Convegno “Presenza della
tradizione neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli), Annuario Filosofico,
Mursia, Milano, A.Vigorelli, La nostra inquietudine. Banfi, Rebora, Cantoni,
Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori,
Milano, Vigorelli, Lettore di Spinoza. Il tempo e l'eterno", in:, Spinoza
ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia (Atti delle
Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino), Bostrenghi e C.
Santinelli, Bibliopolis, Napoli, Vigorelli,
"Piero Martinetti una apologia
della religione civile", in:, Le due Torino. Primato della religione o
primato della politica?, Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, Spir,
Scuola di Milano Solari Goretti Basso Baratono Banfi, Giuramento di fedeltà al
fascismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa. archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Torino, Biblioteca
della Fondazione M., Torino. Fondazione Casa e Archivio M., su Fondazione piero
martinetti. D. Fusaro sul sito Filosofico.net. Colombo, La filosofia come
soteriologia. La prima forma di comunione fra esseri, quella che fonda le prime
forme di società, quella che sussiste anche in quei gradi della vita animale
onde è esclusa ogni altra forma di socievo lezza, è l’amore. Che cosa non è
stato detto e iscritto in ogni tempo intorno all’amore? Io non intendo qui
certamente aggiun gere su questo argomento nuove ed inutili speculazioni :
voglio solamente trattarne in quanto aneli’esso è nella vita umana una
sorgente di importanti doveri. L’amore, qualunque possano essere le
complicazioni senti mentali che ne mutano profondamente la natura e possono
dargli finalità più elevate, non ha originariamente altro fine che la (pro
pagazione Astica della specie. L’unione fisica di due individui di sesso
diverso ha per effetto l’estensione della vita organica nel tempo : per essa
l’individualità effimera si sottrae in un certo modo alla morte e celebra
l’eternità sua confondendosi per un istante con la serie delle generazioni venture.
La voluttà fisica non è che una forma di quel piacere che accompagna ogni esten
sione dell’individualità, ogni fusione delle coscienze singole in un tutto
capace d’una vita più alita e più larga. Sotto questo aspetto la voluttà
riveste un carattere ideale e direi quasi sacro : e tutta la poesia dell’amore
non è che la poesia del primo, del più universale ideale umano. Ma il desiderio
antico che in questo senso trae tutti i mortali è diventato attraverso le innu
merevoli generazioni mn istinto : e l ’ uomo avendo volto lo sguardo verso
forme più alte di unità e di vita si è abituato a'Vedere in questo dovere della
propagazione della vita solo il compimento d’una funzione organica e nella
voluttà un .semplice fremito del senso che non deve interessare la personalità
superiore e che anzi può essere per la medesima un ostacolo ed un arresto. Di
qui il duplice carattere dell’amore e della voluttà : da un lato essi sono la
secreta aspirazione d’ogmi vivente, il movente di una gran parte delle attività
umane; dall’altro appariscono come una debolezza, una vittoria dell’essere
inferiore sull’es sere superiore e veramente umano. Nel pudore che accompagna
l’unione dei due .sessi e tutto ciò che la riflette vi è qualche cosa della
riverenza che impone un sacro mistero e della vergogna che desta l’esercizio di
tutto ciò ohe è vita puramente animale. Il complesso delle attività e delle
facoltà che si riferiscono a questa funzione costituisce, forse in modo più
marcato che iper ogni altra funzione umana, un tutto ben distinto, che
si stacca nella personalità complessiva come una personalità mi nore e
subordinata : vi è in ogni individuo umano una perso nalità sessuale che, per
quanto non sempre chiaramente co sciente, ha la sua sfera di visione, la sua
vita, le sue oscure tendenze e spesso influisce in misura non indifferente
sopra lo svolgimento e il destino di tutta la persona. Questa personalità
sessuale è già in un certo senso, per l’individualità organica bruta chiusa,
nel suo egoismo repulsivo, un essere ideale : l’in dividualità atta all’amore
appare come qualche cosa di deside rabile e di bello : ed è precisamente in
questo carattere di idea lità che circonfonde tutto ciò che all’amore serve,
che ha avuto origine il senso umano della bellezza. Il « tipo » estetico che le
donne in genere e molti uomini cercano di realizzare con tutti i mezzi che
l’arte e la moda suggeriscono non è altro che la presentazione della
personalità sessuale : questa costituisce per molti l’apice di tutte le
aspirazioni e di tutti gli ideali. D’altra parte la vita non si arresta
all’amore e vi sono ideali più alti che la perpetuazione fisica, della specie :
quindi di fron te alla personalità morale ed all’umanità vera la personalità
sessuale appare come qualche cosa di inferiore e di miserabile. Quando perciò
essa si svolge in noi senza alcun legame od in opposizione con i nostri
sentimenti più elevati, noi possiamo bensì cedere per un istante al suo
fascino, ma la sua vita resta pure sempre per noi qualche cosa di straniero che
più tardi rigettiamo con vergogna e con disprezzo. Non è però affatto
necessario che la vita sessuale si svolga nell’uomo senza alcuna continuità e
senza accordo con le sfere più alte della vita interiore. Nello stesso mondo
animale essa svolge nella maternità e nella famiglia una vera attività di
ordine morale che la compie e la nobilita : e nell’uomo tutta la storia
dell’evoluzione della famiglia che altro è se non il moralizzamento progressivo
della funzione sessuale? Così puri ficato ed elevato, il desiderio del senso
si intreccia con i più nobili e delicati sentimenti della vita morale, con i.1
sentimento della, protezione e della carità, dell’amicizia, della solidarietà,
della fedeltà; anzi, intellettualizzandosi vieppiù e collegandosi con le
aspirazioni più elevate, diventa comunione di vita inte riore, di gioie alte e
pure : l’amore animale e sensuale si tra sforma nelle forme più nobili
dell’amore umano. Certo il fattore sensuale non scompare mai : l’amore
platonico non esiste o, se esiste, non è una forma viva e sana dell’amore. Ma
anch’esso si raffina e si assimila : il piacere medesimo del possesso di
venta, per la confusione della spiritualità di due esseri elevati, più delicato
e più profondo. Sopra tutto poi esso elimina gra dualmente da sè tutto ciò che
urna viva sensibilità estetica e morale giudica o ignobile o incompatibile con
le tendenze della personalità superiore : così sorgono le virtù dell'amore, la
leal tà, la fedeltà, la castità. L’ amore sensuale vive del piacere
dell’istante e cerca nell’oggetto suo soltanto il soddisfacimento del suo
ardore : esso non è che il contatto superficiale e momen taneo di due
personalità sessuali che si avvincono e si confon dono mentre le anime restano
straniere l’una all’altra diffi denti, sordamente ostili. L’amore veramente
umano si completa con l’unione delle volontà, che esige urna reciproca
dedizione intiera, leale, duratura ed esclude come cose indegne la men zogna,
l'ingiustizia e tutto ciò che diminuisce questa perfetta comunione di vita.
Così è possibile un amore che sorge non dal senso, ma da tutta la personalità;
un amore che purifica e no bilita, che ispira ad alte cose e ¡santifica la
voluttà stessa. Questo concetto dell’amore traccia ad ogni uomo la via che deve
seguire se egli sinceramente sdegni di degradare sè stesso ; essa, è del resto
anche la via più saggia sotto l’aspetto della felicità. Certo può sembrare
un’ingenuità chiedere alla ragione consigli contro una passione che si mde
della ragione : mentre l’eperienza quotidiana ci mostra con mille esempi come
essa sconvolga talora le menti più equilibrate, soffochi i sentimenti più sacri,
precipiti nell turbamento e spesso nella più irrepa rabile rovina esistenze,
che l’educazione, l’intelligenza, i vincoli sociali e morali sembravano
assicurare contro la prevalenza di ignobili tendenze. Tanta è del resto la
potenza di questo «niver i-sale e profondo istinto che esso è il movente
secreto o palese di gran parte dell’attiviità umana : la massima parte dei
ritrovi, delle feste, dei divertimenti sociali, la moda e per molti ri spetti
anche l’arte non hanno altra ragione d’essere; e i vizi che esso alimenta danno
origine ad un vero pubblico mercato e ad industrie fiorenti. Come sperare
dunque che la ragione possa qualche cosa contro una volontà oscura e ribelle
che sembra avere la violenza e la regolarità delle forze di natura? La mo rale
predica contro questa passione quasi soltanto come per sod disfare un debito :
la giovinezza, la fantasia e l’arte la rivestono dei più brillanti colori e si
ridono della morale : ed anche i predicatori più severi del resto non sanno,
tra un sermone e l’altro, esimersi da un sentimento che sta fra il compatimento
e la malrepressa invidia. Io non credo tuttavia che qui la riflessione sia del
tutto mutile. L ’ esperienza della vita insegna (e ciascuno lo ricono scerà in
stesso) che vi sono nella vita interiore dei momenti decisivi nei quali una
parola, un pensiero che sono caduti un giorno nell’anima indifferente, si
risvegliano e fortificano una nobile ispirazione, soffocano una passione
nascente, provocano un deciso cambiamento d’indirizzo. Questo è vero anche
della pas sione dell’amore. Certo è inutile invocar la ragione quando la
passione è ingigantita e il vizio è inveterato : ma questo non vale egualmente
di tutte le passioni? La ragione non può di struggere l’istinto, ma può
dirigerlo : e può dirigerlo se, come un medico accorto, cura il male nei suoi
inizi. Ora l’origine del male sta, come già videro i saggi antichi, nelle
illusioni che noi ci formiamo circa la realtà. L ’ uomo, sopratutto nella giovi
nezza, non si precipita verso i piaceri che l’amore promette se non perchè la
sua fantasia presenta al desiderio le immagini più allettatrici e riveste ila
¡realtà delle forme più ¡belle e più desi derabili. Lo spirito soggiace allora
ad una specie di limita zione del proprio orizzonte : esso si
chiude nei propri sogni e diventa cieco all’aspetto del vero essere delle cose.
In questo appùnto può intervenire efficacemente la ragione. Lo sforzo che si
deve e si può compiere in quel momento in cui sorgono le prime illusioni, è di
dissipare1queste visioni ingannevoli col tenere viva e presente diinnanzi al
pensiero la realtà che esse nascondono, col rievocare le esperienze dolorose,
col ravvivare le intuizioni profonde che ci svelano l’intima e vera natura
delle cose. In fondo a tutte le cose sta la tristezza, ha detto Amici : e
veramente l’aspetto ultimo delle cose è triste, mia anche fecondo di salutare
saggezza. L’aspetto supeSiciale della realtà è lieto, vario e giocondo come
l’aspetto d’una folla che popola le vie d’una città in un giorno di festa. Ma
quante cose sordide e tristi non nascondono anche qui le varie e splendide
apparenze! Ora in nessuna parte la fantasia è tanto fertile d’in ganni quanto
nelle cose dell'amore : ed in nessuna parte l’in- gànno è così lusinghiero ed
ostinato. Tanto anzi che qualcuno hai voluto vedere nell’amore una specie
d’inganno della natura ; che si serve dell’individuo per la propagazione e lo
sacrifica, viìttimn volontaria, alla specie. Ma la natura non è in questo caso
che la nostra natura inferiore ; noi soggiacciamo all’inganno solo perchè
l’istinto ci oscura l’intelligenza e noi non sappiamo più vedere che con gli
occhi della sensualità. Questa ci dipinge la via tutta sparsa di dolci
desiderii e di soavi ebbrezze; l’amore ci si offre dinnanzi come un palazzo
incantato pieno di misteri e di delizie. Bisogna invece che l’intelletto nastro
si sforzi di mantenere sempre a sé presente questa prima, considerazione : che
l’illusione sessuale ci mostra sotto un solo aspetto un es sere che
freddamente considerato ¡nella sua 'realtà, è il più delle volte tutt’altro che
desideratile. La personalità sessuale non è che un aspetto, uno stato della-
persona; è una specie di trasfi gurazione di tutto l ’ essere che in fondo
rimane così straniera alla persona come se fosse veramente un’altra
personalità. Per ciò quando la persona amata non è per sè stessa degna di
sti- una e d’amore, l’illusione sessuale è seguita inevitabilmente
da una profonda delusione : soddisfatto il desiderio l’immagine ideale, oggetto
d’un’adorazione appassionata, isi risolve in un essere prosaico e volgare che
ci 'meravigliamo d’avere deside rato. Bisogna, in .secondo luogo tener
presente quest’altra, consi derazione : che la «tessa personalità sessuale,
dato che in noi potesse persistere lo stato passionale corrispondente, è ben
lun gi dall’essere una sorgente di gioie pure ed immutabili : la sen sualità
è, come ogni passione, un fuoco che consuma se stesso. Un amore puramente
sensuale, non potrebbe lessero che un triste ed insaziato ardore : la vita
dominata dalla lussuria ap pare, freddamente considerata, dolorosa ed ignobile
nello stesso tempo. L ’ amore d’ una donna non rende beati che quando può
trasformarsi in un sentimento più alto, come accade nella fa miglia, od
associarsi la sentimenti ideali e diventare una co munione morale ed
intellettuale di due nobili spiriti. Anzi, nelle persone di più profondo
sentire l’attrazione sessuale maschera quasi sempre un’oscura aspirazione
spirituale, il bisogno d’una comunione di vita, che riempia l’anima loro, la
elevi e la consoli ; è un vago presentimento ideale sperduto nella sfera
sessuale. Perciò quando esse non riconoscono la vera natura del senti mento
che le attrae e, nella loro cecità, ne cercano la soddisfa zione nel senso, la
loro illusione finisce, il più delle volte, in una tragedia dolorosa. Bisogna
in terzo luogo ancora aver presente che, mentre per ogni animo 'ben nato vi
sono nella vita aspira zioni e soddisfazioni 'ben più alte che quelle
dell’amore, l’amore è spesso l'impedimento più forte a questa vita superiore.
La donna, come puro .essere sensuale, è la nemica naturale degli interessi
ideali dell’uomo; essa non vive che per sè stessa e per i suoi istinti : la
volontà sua egoistica è tutta tesa verso il piacere, il lusso, i godimenti
della vanità. In cambio della vo luttà l’uomo deve il più delle volte
sacrificare alla sua vanitosa ed insignificante persona il suo lavoro, il suo
benessere, il suo valore spirituale e disperdere in una vita di agitazioni vane
í quelle preziose qualità che potevano servire ad un ben più no
bile scopo. Quante nobili esistenze non ha /perduto il fuoco oscuro della
sensualità! Quante volte l’influenza funesta della donna non è stata causa dei
più gravi turbamenti nella vita dell’uomo; della decadenza della volontà, della
rinunzia ai fini più alti, e infine della completa rovina morale! Sopratutto
quindi è necessario, per resistere a queste sollecitazioni della vita
inferiore, suscitare e tener vivo nello spirito qualche alto e degno amore che
lo ©levi sopra la sfera della bellezza sensi bile. La passione ardente ohe
travolge qualunque considera zione e saggezza puramente umana, s’arresta
dinanzi alle vo lontà più aJlte dello spirito, che aprono all’uomo una realtà
d ’ un valore infinitamente superiore. E ’ vero che non sempre noi possiamo
rivolgere il nostro pensiero verso queste realità idea, li con tanta fermezza
che non possa essere vinto degli ardori del senso : ma la contemplazione e
¡l’amore delle cose ideali tra sforma sempre il nostro modo di vivere ed apre
i nostri occhi ad una luce che non va più .perduta. Quindi anche quando questo
amore non è per sé abbastanza forte, esso favorisce lo svolgersi della
riflessione critica e induce nell’anitmo una disposizione abituale in cui il
germe della passione non trova un terreno fa vorevole e viene soffocato prima
di svolgersi. Inoltre la con suetudine con una sfera più alta di vita crea un
sano e salutare orgoglio che respinge da sè, senza esitare, ogni ibassezza.
Un’i stintiva fierezza, permette al selvaggio di sopportare con viso
impassibile i più aspri tormenti : un uomo che sopporterebbe la povertà, la
fame e qualunque strazio per il suo dovere ed il suo onore, vorrà diventare lo
zimbello dei suoi istinti e sacri ficare tutto quello che di grande e di safro
ha per lui la vita per il possesso d’una donna? Da queste considerazioni
discende anzitutto la condanna di ogni degenerazione ignobile dell’amore.
L’istinto che tende ciecamente verso la sua isoddisfazione è soggetto a
singolari aberrazioni : e l’istinto sessuale umano può essere anche
aiutato in queste sue deviazioni dal ritorno atavico della associazione
sua con altri istinti ed altre tendenze; per es. coll’impulso alla crudeltà.
Anzi anche dall’associazione con sentimenti superiori non ignobili : come è
avvenuto' per es. nell’amore omosessuale greco. La cura estrema con la quale
queste tendenze vengono tenute segrete le fa apparire come eccezioni : ma
coloro che se ne occupano per dovere professionale sanno che esse sono
tutt’altro che rare, anche fra individui delle classi elevate. Esporre i
pericoli e le vergogne a cui queste degenerazioni con ducono è cosa inutile :
coloro stessi che vi soggiaccione li cono scono. Ogni animo non ignobile deve
del resto essere trattenuto sull’orlo di questo abisso dal rispetto di sè
stesso. Ma se ciò noni bastesse, egli deve rappresentare a sè chiaramente che,
degradando la sua vita in queste turpitudini, sacrifichereb be a misere,
bestiali voluttà tutto ciò che di migliore e di desi derabile può offrire la
vita dell’ uomo. L ’ atto dell’ uomo non è qualche cosa che si possa isolare
dalla natura sua e se ne stacchi, appena compiuto, come il frutto che cade dall’albero
: esso ri mane anche dopo e non si cancella. Seguire l’istinto nelle sue
depravazioni vuole dire rassegnarsi a diventare un essere be stialmente
istintivo : non bisogna illudersi di potere dopo ciò conservare in sè qualche
cosa di veramente elevato. E vuole dire quindi anche abbandonare la propria
vita a tutte le mi serie dolorose che accompagnano la vita d’un essere tutto
con finato nella sua animalità. Ma vi sono anche altre forme ddl’amore in
apparenza più normali ed elevate che vengono coinvolte in questa condanna. Non
parlo dell’amore prettamente mercenario, che è anch’esiso una forma di
degenerazione : parlo dell’amore vago che, pure fuggendo ogni attaccamento
saldo, circonda il godimento d’una parvenza di sentimentalità che sembra 'redimerlo
e nobilitarlo : è l’amore per l’amore, l’amore libero che comincia generalmente
fra le rosee illusioni e finisce quasi sempre nella vergogna e nel pianto. Non
vi è uomo quasi che non abbia- lasciato fra- le sue spine qualche
illusione di giovinezza insieme con qualche brandello di felicità e di onore,
che, se avesse la magica arte dello ^scrittore, non potrebbe scrivere
anch’egli, come romanzo, una pagina della 'sua vita e dedicarla a suo figlio
«quando avrà vent’aoani». Non vi è da illudersi quindi che la saggezza degli
altri possa sostituire totalmente l’esperienza vissuta; ma essa potrà, se non
altro, aiutare a formarsi rapidamente questa esperienza e a non consumare
dolorosamente anni preziosi ad inseguire un vano fantasma che ci allontana dalia
felicità vera e durevole. L’amore tende per sua natura, in ogni animo ele
vato, a stringere un’unione indissolubile; quindi il correre ap presso ad un
amore che noi già sappiamo non poter condurre ad una simile unione è un
preparare a sè stesso, a scadenza più o meno lunga, una sicura infelicità. Vero
amore è soltanto l’a more che è legato da un senso profondo di pietà e di
respon sabilità : e questo senso impone all’uomo di rimanere sino alla fine
della vita al fianco della donna che gli si è data e di non ab bandonarla in
balia dell’incerto destino. Perciò ogni abbandono, ogni mutamento lascia amari
rimpianti e rimorsi : la slealtà e l’ingiustizia che l’uomo addossa alla
propria coscienza, quando viene meno alle ¡menzognere promesse, è una bassezza
che avvi lisce chi la commette. Del resto già sappiamo che un amore pu
raímente fìsico è sempre deluso : di qui ]’universale ed infrenabile desiderio
degli uomini attratti verso le donne non ancora cono sciute. Ma anche questo
errare, dato che potesse sempre avere soddisfazione, non sarebbe che un passare
continuo di delusione in delusione, di rimpianto in rimpianto. Non vi è quindi
in realtà vita più triste di quella passata nei facili amori : vita che è
inseparabile dal sentimento della propria degradazione, perchè l’amore che non
termina in altro, che non isi associa con i senti menti più elevati della
natura umana, è un ben misero fine : esso non è in ultimo, se lo si spoglia di
tutti i fronzoli sentimen tali, che pretta e pura sensualità. La ricerca affannosa
della donna 11011 è che la ricerca di una donna : l’amore vago e libero è
la conquista, attraverso molte amare esperienze, di questa semplice verità :
che non vi può essere amore veramente felice se non nel nobile sentimento che
lega l’uomo con una sola donna per tutta la vita. Ohe l’amore pertanto, io
direi al giovane dinnanzi a cui si apre questo mondo di vaghe lusinghe, non si
disisoci mai in te, dai nobili principi d’urna coscienza retta e pura! Anche at
traverso le passioni e gli errori, sii un uomo onesto! Non acqui stare il
piacere d’un’ora a prezzo della rovina d’un povero essere debole e indifeso :
questo sarebbe un tradimento vile che nes suna riparazione pecuniarda
cancellerebbe dalla tua vita. Pensa che nessuna violenza di passione può
scusare la disonestà di chi non esita, per soddisfare un desiderio, a gettare
la vergogna e la disperazione in una famiglia : sebbene la leggerezza del mondo
biasimi l ’ adulterio quasi sorridendo, non vi è dinnanzi alla retta coscienza
morale infamia più bassa. E sopratutto pensa alla condizione di quelli che la
viltà dei loro genitori ha lasciato in abbandono e che una fredda carità cresce
agli stenti, alle tristezze, alle umiliazioni di all’esistenza miserabile. Se
vi è un pensiero che valga a farci vergognare dei bassi amori, questo è bene il
sospetto che forse ora in qualche parte del mondo vi sia qualcuno che deve a
noi la vita e che ha ragione di impre care, in mezzo alle sue miserie, al
nostro egoismo inumano. Sii dunque casto : la castità è la virtù dell’amore.
Essere casti non vuol dire andare in cerca d’una virtù soprannaturale, ma saper
rinunciare a ciò che è al di sotto della nostra natura, alle soddisfazioni dei
sensi che sono ignobili ed ingiuste. Essere casti vuole dire anzitutto dunque
essere forti, saper tenere lon tano da sè i vizi vergognosi che minano ila
salute e corrompono la, delicatezza e la dignità del carattere : vuole dire
inoltre essere giusti e pietosi e non cercare ili nostro piacere a prezzo del
disonore e della rovina di altri. Se tu vuoi che l’amore non sia per te fonte
di infelicità e di rimorsi, fa sì che esso sia l’armo, nia di due volontà
nobili e pure, per le quali l’amore non è che l’inizio d’una comunione più alta
di vita. Piero Martinetti. Martinetti. Keywords: l’amore velia, antologia
platonica, amore socratico, sezione sull’Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Martinetti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martini: l’implicatura conversazionale – filosofia
piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano). Filosofo italiano. Cambiano, Torino, Piemonte. Grice:
“One would think that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but
they were delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical
Society!” – Grice: “He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy –
starting not from Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart –
scienza del cuore – is a mystery!” Compì
studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di Torino, si rivolse
allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in medicina, cui seguirà anche quella in filosofia, ottenne
l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una brillante carriera
nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza in fisiologia e poi quella di medicina legale, cattedra quest'ultima,
istituita di cui fu il primo insegnante in assoluto. Di Torino fu anche rettore, negli anni in cui
ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma non
mancarono episodi tragici, allorché, pochi anni dopo le nozze, perse la moglie,
dalla quale ancora non aveva avuti figli, né li avrebbe avuti in seguito, visto
che non si risposò, per dedicarsi completamente all'insegnamento e alla stesura
di saggi e manuali nelle discipline mediche. In questo filone, il più ricco,
vanno almeno segnalati gli “Elementa physiologiae” e “Lezioni di fisiologia”
così come “Medicina legale”, accanto agli Elementa medicinae forensis, politiae
medicae et hygienes, cui avrebbe fatto seguito il Manuale di medicina legale. Il variegato percorso saggistico non si limitò
(e non si esaurì) a studi a carattere medico-fisiologico e medico-legale. Anzi,
forte del curriculum studiorum seguito fin da giovanissimo, cercò di
approfondire i pensatori classici, come nel caso di un “Coompendio” dedicato a
Platone, di cui peraltro riuscì a terminare il manoscritto poco prima di
morire, arrivando persino a stilare, sia
pure non in forma sistematica, una Storia della filosofia. Risultati migliori li ebbe, tuttavia, nel
campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è testimoniato, oltre che dal
saggio sulla Riforma della prima educazione dai dodici volumi dell'Emilio. Qui,
facendo leva della sua vasta cultura, tratta emblematicamente di argomenti in
cui si fondono, senza soluzione di continuità, il "viver sano" e il
"maritaggio", il "governo della famiglia" e la felicità, le
"tendenze morali" e la "moderazione nella prosperità",
passando per i modi attraverso i quali "sopportare le avversità". Saggi:
“Elementa physiologiae” (Pica, Torino); “Dei vantaggi che la medicina apporta
alle nazioni” (Chirio, Torino); “Mdicina legale” (Marietti, Torino); “Medicina
curativa” (Marietti, Torino); “Polizia medica” (Fontana, Milano); “La scienza
del cuore” (Fontana, Milano); “La colera indica” (Fodratti, Torino); “Elementa
medicinae forensis, politiae medicae et hygienes,” Marinetti, Torino “Manuale d'igiene,” Fontana, Milano “Lezioni di fisiologia,” Pomba,
Torino “Patologia generale,” Elvetica,
Capolago “Invito a' medici piemontesi all'occasione
del cholera morbus,” Cassone, Torino “Storia
della fisiologia,” Cassone, Torino “Manuale
di medicina legale,” Fontana, Milano;
“Emilio, Marietti, Torino “Della solitudine,”
Marietti, Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti, Torino “Guerra e pace dei sensi,”Tip. Marietti,
Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi
filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma
della prima educazione,” Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Cassone, Torino;
“Storia della filosofia,” Pirotta, Milano “Platone compendiato e comentato,” Elvetica,
Capolago “Alcune vite di donne celebri,”
Fontana, Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae
facultatis professore in regio Taurinensi Athenaeo, Regia, Torino Vita del
conte Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino
Vita Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Cassone
e Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Reale, Torino J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia
delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Marietti, Torino, F.
Redi, Consulti medici, Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina Commedia, Marietti,
Torino; G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano.
G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo
risorgimento, F. Predari, Pomba,
Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere,
s.e., Bologna); Emilio, Tip. Marietti, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti
del professore cavaliere, s.e., Bologna); G. Corniani, I secoli della
letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari, Pomba, Torino G. Gerini, Due medici
pedagogisti. M. Bufalini, Tip. Bona, Torino, G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords:
storia della filosofia, ingegno italiano, il cratilo di Platone -- . Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Martini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Martino: l’implicatura conversazionale
-- la religione civile della prima e unica Roma! – magismo -- filosofia italiana
meridionale – filosofia del sud – filosofia campanese -- filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli,
Campania. Grice: “I like Martino – and his interviewees – there is indeed a
‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at
Oxford – Hollis is the closest I can think.” Grice: “In his strictly philosophical explorations,
Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la laurea a Napoli con una tesi in
Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo
Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche. Si iscrive ai GUF e alla
Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di Berto Ricci e facendo
circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un Saggio sulla religione
civile poi rimasto inedito. L'ingresso nel circolo crociano «Erano quelli
gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, e ancora lontano
era il giorno in cui le rovine del palazzo della Cancelleria avrebbero composto
per questo atroce sciamano europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di
seppellire il genere umano: ed erano anche gli anni in cui una piccola parte
della gioventù italiana cercava asilo nelle severe e serene stanze di Palazzo
Filomarino per risillabare il discorso elementarmente umano altrove
impossibile, persino nella propria famiglia». Il suo saggio, “Naturalismo
e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di sottoporre l'etnologia al vaglio
critico della filosofia storicista di Croce. Secondo M., l'etnologia solo
attraverso la filosofia storicista avrebbe potuto riscattarsi dal suo
naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica
francese che gli indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu
lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza,
suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si
può già scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo
etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale e pubblicato
nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale M. elabora alcune delle idee che
rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva. Qui M. costruisce
la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità
di una "presenza" non ancora determinatasi, viene padroneggiata
attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, de
Martino comincia a militare nei partiti di sinistra. Lavora come
segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato
da Gramsci e da Levi, cinque anni dopo,
entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione,
negli anni che seguono, M. comincia a interessarsi sempre di più allo studio
etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con le
inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa fase,
talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note al
grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del
rimorso. Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare,
che lo portò a costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del
rimorso è la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da
uno psichiatra (Jervis), una psicologa (Jervis-Comba), un'antropologa culturale
(Signorelli), un etnomusicologo (Carpitella), un fotografo (Pinna) e dalla
consulenza di un medico (Bettini). Nello studio del fenomeno del tarantismo
vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nardò e Galatina. A
queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi,
“Furore Simbolo Valore”. E stato collaboratore di R. Pettazzoni all'Università
"La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana di Storia
delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di Etnologia, dha
insegnato all'Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi. Con Cirese,
Lilliu, Cases, la sua assistente Gallini, e in seguito altri studiosi, quali
Cherchi, Angioni, Clemente, e Solinas, saranno esponenti di una significativa,
sebbene mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari, della quale de
Martino è considerato uno dei fondatori. È considerato uno dei più
importanti antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia
dell’umanesimo etnografico e dell’etnocentrismo critico. La presenza La
presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come
la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie
per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica,
partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre
attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il
"da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto
dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi
della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo
minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti
offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito
definita come "tradizione". 11spedizione in Lucania Se si vuole
rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e
gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua
militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e
magia e La terra del rimorso e gli
appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente
un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico,
esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal
riordino delle carte ad opera di Brelich e Gallini, bisogna rendere centrale il
nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di destorificazione del
negativo ad opera dell’ethos del trascendimento; l’immaginazione simbolica
collettiva è la realizzazione di un’ethos del trascendimento che, come un mito
di fondazione per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto”
per scopi espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della
“presenza” in quanto soggetto che opera nella natura, che rischia di perdersi
in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto dunque si ricolloca nella storia
tramite la cultura, e la crisi si rivela esistenziale nel rapporto tra se’ e il
mondo “altro da se’”. Ma la crisi affonda sempre nelle materiali condizioni di
vita e nelle modalità concrete di una prassi che deve tendere e tende
incessantemente alla trasformazione rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni)
come base insopprimibile della costituzione di sè come soggetto: “Vi è
dunque un principio trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le
altre valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del
trascendimento della vita nel valore: attività dunque, ma ethos,
dover-essere-nel-mondo per il valore, per la valorizzante attività che fa mondo
il mondo, e lo fonda e lo sostiene.” Costante, inoltre, nella ricerca sul
campo, come nelle analisi ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul
valore euristico assegnato ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione
critica sulla trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali
diversi e sulle loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più
generale: dalla figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico,
ai fenomeni di dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di
Shirokogoroff e PJanet) nei riti della taranta, fino alle note sulle
“apocalissi psicopatologiche” ne La fine del mondo. Il folklore
progressivo Il concetto di folklore, come concezione del mondo regressiva,
secondo le “osservazioni sul folklore” del Quaderno XXVII di Gramsci “un
agglomerato indigesto di frammenti di concezioni del mondo e superstiti
documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva creatività delle classi
subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla cultura dotta delle
élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo partenopeo, con il
saggio “Intorno ad una storia del mondo popolare subalterno”, pubblicato su
Società sul nr.3 di quell’anno, in cui riprende studi e indagini della nuova
etnologia sovietica (Tolstov, Hippius, Cicerov, ispirati da Propp). In un
saggio lo define come proposta consapevole del popolo contro la propria
condizione socialmente subalterna, o che commenta, esprime in termini
culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi ripreso, discusso
problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in rapporto a Gramsci)
e Satriani (il folklore come cultura di contestazione). I “folkloristi”
erano stati oggetto di critica di de Martino già nella sua prima opera del
1941, Naturalismo e storicismo nell’etnologia, in quanto puri descrittori e
catalogatori con criterio naturalistico e non storico-culturale: per cui il
folklore rimane, pur categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di
indagine antropologica nei termini più complessivi di cultura popolare.
Crisi della presenza e destorificazione del negativo In quanto alla “crisi della
presenza” come spaesamento, ne La fine del mondo, M. racconta di una volta in
Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire
in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta direzione da
seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in
auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria
angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista
il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per
l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il
quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in
fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando
l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo
viso finalmente si riappacificò. In un altro esempio, per esprimere il
medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori
australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano però l'usanza di
piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale
celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo.
Il giorno che il palo si spezzò, i membri della tribù si lasciarono morire,
sopraffatti dall'angoscia. Il concetto di spaesamento, come una
condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i
propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di
senso", viene inserito dunque da M. nelle sue categorie di “crisi della
presenza” e destorificazione del negativo. La crisi della presenza
caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al
cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali,
migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere
storico (della "possibilità di esserci in una storia umana", scrive
de M.) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la
propria azione. La destorificazione del negativo permette l'universalizzazione
della propria condizione umana in una dimensione mitico-simbolica, mediata
dalla religione e presente nel rito. Secondo Signorelli, antropologa ee
collaboratrice della spedizione nel Salento, "Il dato esistenziale che
ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora) viene mentalmente
astratto dal contesto storico per entro il quale è stato esperito e viene
ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici". Se il mito è
narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e ripetuto con
parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che mito, rito e
simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi, astraendo dalla
storia reale in cui agisce il negativo. Quando è il negativo a prevalere,
e questo accade in fasi particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come
la morte di una persona cara), può manifestarsi una crisi radicale, una
“funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del trascendimento non riesce
più a risolvere la crisi nel valore e la mancata valorizzazione fa perdere
anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della valorizzazione è
necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in quanto il
“vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello dell’intersoggettività e
il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza abdica senza
compenso”. L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale antico
Magnifying glass icon mgx2.svg Morte di
Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie di spedizioni di
ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe interdisciplinare, tra cui
Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di vita e con l’utilizzo di
strumenti quali il magnetofono e la cinepresa, innovativi rispetto all’indagine
folklorica classica. Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi
sul lamento funebre e la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle
ritualità legate ad una crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che
segue la perdita di un caro, e il pianto e il dolore collettivi che
rappresentano la “crisi della presenza”, della propria e di tutti, minacciata
dalla morte. Il pericolo del lutto è dunque quello dell’annullamento
totale. In Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto
di Maria affronta anche il senso della morte di Cristo in rapporto alla
condizione esistenziale dell'uomo nel mondo ed al momento traumatico della
esperienza della morte dei propri cari. Di fronte alla "crisi del
cordoglio" che può portare al crollo esistenziale, emerge la esigenza di
elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente codificata del rito.
La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a forme sopportabili la
carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente alla morte tragica di
Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi uguali nel dolore, ma
che diventano anche promessa di resurrezione. «È possibile interpretare
la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione di una storica
risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo risorto e il morto
che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel banchetto eucaristico.
Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la Resurrezione e la
presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano temporale di
salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca in cui il
morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta alla testimonianza
missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale funerario per una morte
esemplare risolutiva del vario morire storico e come pedagogia del distacco e
del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che poteva aver luogo solo in
quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)". Abbiamo un esempio storico di
soluzione della crisi e la garanzia mediante la fede della presenza del Risorto
nella comunità. La celebrazione eucaristica rappresenta contemporaneamente
l'evento passato di un Cristo al centro del piano temporale di salvezza (mito
che garantisce e fonda la salvezza futura) e l'evento futuro della definitiva
Parusia.» De Martino indaga la persistenza, nelle realtà marginalizzate
della Lucania, del pianto funebre, come “riplasmazione” del planctus
irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima del Cristianesimo in tutta l'area
mediterranea. La destorificazione dell’evento luttuoso, soggettivamente
vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione mitico-rituale, e dunque al
superamento della crisi. Su questi temi si è soffermata una sua
studentessa e collaboratrice, lEpifani, nella commedia La fuga, scritta a dieci
anni dalla sua scomparsa. Saggi: “Naturalismo e storicismo nell'etnologia”
(Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot pronounce ‘-tn-‘ so that
the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico: prolegomeni a una storia
del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto rituale nel mondo antico: dal
lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi, Torino); “Sud e magia La terra del rimorso. Contributo
a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); -- cf. Grice, magismo – two kinds of magic
travel, carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore,
simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica
fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano);
“Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There
are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine
del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana
viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi”
(Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i
fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione
in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e
documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una
vicinanza discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino);
“Panorami e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del
Salento” (Squilibri, Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal
laboratorio del mondo magico” (Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele”
(Argo, Lecce); “Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione
nel Salento” (Argo, Lecce); “Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni,
Una scuola antropologica sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali”
(Roma, Donzelli); “Antropologia e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e
religione”, “Il folklore pro-gressivo, in l’Unita’, “Teoria antropologica e
metodologia della ricerca, L'asino d'oro ; Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci,
G. Angioni, Fare dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il
Maestrale, M. Baldonato e B. Callieri, Soglie dell'impensabile. Apocalissi e
salvezza, Rivista sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute
mentale (Torino: [Milano: Centro Scientifico; Angeli). R. Beneduce, Un'etno-psichiatria
della crisi e del riscatto, "aut aut", S. Fabio Berardini, Ethos
Presenza Storia. La ricerca filosofica, Trento
Giordana Charuty, Le precedenti vite di un antropologo, Angeli,
Milano, P. Cherchi, Dalla crisi della
presenza alla comunità (Napoli, Liguori); P. Cherchi, Il peso dell'ombra:
l'etnocentrismo critico e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli,
Liguori, P. Cherchi, Il signore del limite: tre variazioni critiche (Napoli,
Liguori); S. Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario
intellettuale, Napoli, d'If, Donato, La Contraddizione felice? Martino e gli
altri, ETS, Pisa, M. Epifani, La fuga. Opera teatrale, Roma, riedita da La mongolfiera edizioni e
spettacoli; F. Faeta, I viaggi nel Sud, Boringhieri, collana «Nuova Cultura», F.
Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari); Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, Enciclopedia
Italiana, Appendice, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani M. Massenzio, L’antropologia, in Il
Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, stituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani A. Momigliano, Recensione a "La terra
del rimorso", in Rivista storica italiana, Quarto contributo alla storia
degli studi classici e del mondo antico,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, G. Sasso, M. Fra religione e
filosofia, Napoli, Bibliopolis, Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne, Zanardi,
Sul filo della presenza. Fra filosofia e antropologia. Unicopli, Tabacchini,
Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in G. Leghissa, Enrico
Manera, Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma. A. Rigoli, Magia ed
etno-storia, Boringhieri, Torino); B. Croce Vittorio Lanternari Claude
Lévi-Strauss Diego Carpitella, “Tarantismo” -- Altan Alberto Mario Cirese G. Angioni
Antropologia culturale P. Cherchi Scuola antropologica di Cagliari A. Gramsci
Storia delle religioni Etnologia Pizzica, Treccani Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M.
Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, VDizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, siusa. archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Massenzio, M. e l'antropologia, in Il contributo
italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Recensione a Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al
pianto di Maria. Recensione a Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del
magismo. Pagina autore Liber Censor.net
di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De Martino, su iedm. Società di
Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org. Interpretazioni
dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di Ernesto de Martino, su
L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del mondo popolare
subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino speaks of
‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an Italian
philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of ‘filosofia
del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino. Keywords:
religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico en route –
carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e Martino” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Masci: l’implicatura conversazionale -- critica
della critica della ragione – implicatura solidale – filosofia abruzzese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Francavilla
al Mare). Filosofo italiano.
Francavilla al Mare, Chieti, Abruzzo. Grice: “But perhaps more interesting that
his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and
fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice:
“Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” –
or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has
philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what
he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the
psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and
measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in
psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and
belief), and further, ‘conosecenza and pensiero’, knowledge and thought. Nato in una famiglia della borghesia abruzzese, perse
il padre all'età di 4 anni. Frequenta il collegio Giambattista Vico di Chieti
e, completati gli studi liceali, e allievo di MOLA, che gli insegna filosofia. Inizia
gli studi di giurisprudenza all'Napoli,
dove si laureò ed in seguito studiò scienze politico-amministrative. Comincia
ad approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da
Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e
dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant
e Hegel. Ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia a Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu
consegnata a Pisa. Inoltre venne nominato vincitore di un concorso della Reale
Accademia delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica
della ragion pura. Divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e,
l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Abbandona
l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato
professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò
numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore
all'Napoli. Ottenne la carica di rettore dell'Napoli e di consigliere
comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera politica fu eletto
deputato dal collegio di Ortona al Mare per la legislatura e fu un sostenitore
di Annunzio. Entra nel Senato del Regno,
dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione pubblica. Sosteneva la
maggiore importanza della formazione classica rispetto a quella tecnica o
scientifica nelle scuole secondarie. Liceo scientifico
"Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di lettere ed
arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei,
membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre istituzioni
culturali. Presso i lincei difese l'importanza di Kant e Fichte in contrasto
con le parole di Luzzati che li aveva criticati per essere filosofi tedeschi.
S’erige un busto commemorativo a Francavilla al Mare e il neonato liceo
scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore. Nel corso della sua
carriera conobbe Scarfoglio e Annunzio, che continuò a frequentare negli anni
successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero
e conoscenza”, in cui sono racchiusi gli aspetti più importanti della sua
filosofia. Ha molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia,
pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti del
neo-kantismo o neo-criticismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni di
Spaventa, sia l'affermato positivismo di Ardigò, che esclude ogni possibile
principio a priori della conoscenza. La ripresa della filosofia di Kant e segnata
dalla convinzione che e sbagliato ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma
anche dal tentativo di studiare la genesi psicologica delle categorie e quindi
negare la loro formulazione numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico
cerca di dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psico-fisica
della realtà, ma la sua filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della
mancata adesione al ne-oidealismo. Altri saggi: “Le forme dell'intuizione”
(Vecchio, Chieti); “L’istinto” (Società Reale, Napoli); “Il materialismo
psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”,
Napoli Intellettualismo e pragmatismo,
“Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità
e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e
Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni &
Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza
matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza” -- “I like the latest bit, where he discusses
the reciprocity of the faculties” – Grice.)
Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca
Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino per uniforme
ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note Schede di personalità
abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo). Storia
del liceo M. e biografia, Liceo M.).
Discorso di commiato per la morte di Masci, su notes 9. senato.
Pietrangeli, M. e il suo neocriticismo, Milani, Padova, Gentile, M.: dal
criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs, Chieti. Giuseppe Landolfi
Petrone, M., Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Atreccani
Enciclopedie , Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M., in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere M., su Liber Liber. Opere
di M., su open MLOL, Horizons Unlimited srl.
M., su storia.camera, Camera dei deputati. M. su Senatori d'Italia,
Senato della Repubblica. Differenza tra la filosofia e le scienze pparticolari.
Oggetto della Filosofia. La Gnoseologia e la Filosofia prima come parti
fondamentali della Filosofia generale. Distinzione dei sistemi filosofici, loro
significato e importanza. Distinzione delle altre parti della Filosofia
generale ed applicata, partizione e limiti della Filosofia elementare. LOGICA PRELIMINARE.
CONCETTO DELLA LOGICA E SUE ARTI. La Logica come scienza formale e
dimostrativa, sua definizione. Importanza della Logica. Suo rapporto con le
altre parti della Filosofia e con la scienza. Pensiero e conoscenza;
divisione generale della Logica. Nozioni preliminari sulle formo elementari,
concetto, giudizio, sillogismo; forme metodiche. I PRINCIPII LOOICI.
Determinazione dei principii. Il principio d'identità. Il principio di
contraddizione, valore di questo principio. Il principio di terzo escluso.
Il principio della ragion sufficiente. Valore dei principii logici.
Illustrazioni filologiche. Logica, dialettica, annliticn, elementi, c
oncetto , nota, rappresenzione, teoria. Teorema, problema/Speculativo. Astratto
e concreto, soggetto ed oggetto, contenuto ed estensione, analisi e
sintesi. Teoria delle forme elementari. Il concetto. Formazioni: k
natura dei. concetto. Il concetto e l’astrazione. L'iinagine concettuale.
Il concetto e la parola. Caratteri del concetto. Il concetto e l'essenza.
Il concetto e il giudizio. II. CONCETTO CONSIDERATO IN SE STESSO. Lo note,
loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro ordine in esso. Concetti
nstrutti e concreti; qualità, generi, specie, forme diverse
dell'astrazione. Nota e parte, concetti di relnzioue, Contenuto ed
estensione dei concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione. Contenuto
ed estensione nei concetti di relaziono. Della chiarezza del concetto. Il
concetto considerato in rapporto ad altri concetti. Rapporto d identità e
diversità, concetti equipollenti e concetti reciproci, significato delle parole
sinonimo ed omonimo. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi e privativi,
concetti in opposizione contraria reciproca. Rapporto «li subordinazione
e coordinazione, contiguità ed interferenza dei concetti, i sistemi dei
concetti. Subordinazione e coordinazione dei concetti di relazione, condizione
e condiziauato, principio e conseguenza. Le categorie. Categorie
grammaticali, logiche e gnoseologiche, classificazione aristotelica delle
categorie, differenza tra le categorie logiche e le grammaticali. Le
categorie gnoseologiche, la classificazione kantiana, Le categorie di .sostanza
e di causa; il numero come epicategoria. Grammatica e Logica.
Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio. Influenza del pensiero
sul carattere formale della lingua. Influenza delle forme grammaticali sullo
sviluppo del pensiero. Il Giudizio. Del giudizio in generale.
Definizione logica del giudizio, le definizioni realistiche e le logiche,
teoria del Brentano, Elementi dol giudizio, Della classificazione dei
giudizu. La classificazione tradizionale dei giudizii e il suo fondamento
logico. Discussione delle obiezioni contro d i essa, Forme dei giudizii
secondo la qualità -- il giudizio affermativo e le varie specie d'identità da
esso espresse; il giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali,
limite della predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una
forma a sé rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio
infinito,’ Jorme dei giudizi! secondo la quantità; il giudizio
universale, sue forme quantitativa e modale; il giudizio par- 6
ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata de universa ' 6 ;^! 1 giudeo individule,
sue forme si laro Polme ?-’ sua ,. ,rre f ucibiIità al giudizio
universale, p. ICO Forme de. giudizi, d,
relazione; a) il giudizio categorico sua funzione sua irreducibilità; ») il
giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo Ino g j 17 - 1 1 ?°|. etl ° 1
' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato logico condiziom di
validità; si mostra che non iuchiudfn con catto della re^rocità d' azione
ed è un giudizio dell’estensione, ft* e giuiUzi.
modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt Dki GIUDIZII
COMPOSTI. Natura dei giudizii composti, loro specie, p. 171 s U
Ghi notti ::rr u >i r f eiazìoue <,mogen,;u 172 -§ m. (h^ CO
m- post. a relazione eterogenea, Giudizii contratti, Qnadro
generale di tutte le forme dei giudizii, p. no. Giudizi analitici e sintetici.
r t i I | GÌ j d !? ÌÌ analitici - sintetici, e sintetici a priori,
II -ritmile della teoria dei giudizii sintetici a priori, significato
vero di questa teoria, Giudizi! empirici e giudizii a priori. Delle
relazioni dei concetti nei giudizii DELLE RELAZIONI DEI GIUDIZII.
Attribuzione del predicato ni soggetto nei giudizii, Dipendenza delle relazioni
dei giudizii dulie relazioni del loro contenuto, relazioni immediate, e
mediate, e specie della prima tecnica dei raziocina immediati, e schema
della subalternuzioue e dell opposizione dei giudizii. Delle trasformazioni
dki annui Trasformazioni quantitative e modali per
subalternazione, Trasformazioni quantitativo-qualitative e modali
por opposizione, Trasformazioni por equipollenza qualitativa, per
equipollenza della relazione, per equipollenza tra la quantità o la
modalità, Teoria delle reciproche, suo valore logico; teoria delle
reciproche universali affermative ; caso delle reciproche condizionali,
(teorema di Hauberì. Lo reciproche universali negative. Lo reciproche
particolari affermative e negative, Teoria della contrapposizione, Si
prova che le reciproche e le contrapposto delle proposizioni
universali sono, quando sono possibili, vere illazioni, Il
Sillogismo. Ragionamento e Sillogismo. I gradi del sapere e le
vie della ricerca, sillogismo e induzione, Strutturo del sillogismo e sua
definizione, La sillogistica aristotelica e la sillogistica delle
scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica, l'universale
come fondamento ili qualunque dimostrazione, Il sillogismo
categorico. Regole gonerali del sillogismo. Figure sillogistiche, Modi
generali del sillogismo, e modi speciali di ciascuna figura, Valore delle
figure sillogistiche, la quarta figuro, Specie del sillogismo; 1'
entimema, la sentenza entimematica, l'epicherema, il polisillogismo,
Il sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, Rapporto tra la vorità dell’
illazione e la verità delle premesse SILLOGISMO IPPOTETICO E IL
SILLOGISMO DISGIUNTIVO. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre
1 una all altra le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine
medio, sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, Il
sillogismo disgiuntivo e sue formo, Il dilemma, sue forme, sue regole, Del riii Nciptp e dui. valore del
sillogismo. Esposizione ed esame delle obiezioni contro il valore
dimostrativo del sillogismo, Critica della teoria del Mill, che ogni
ragionamento, e quindi anche il sillogismo, e un inferenza dal
particolare al particolare, Esame della quistione se il sili ogismo sia
la forma generale del raziocinio, Del principio fondamentale del sillogismo; se
sia materiale o formale; i principii aristotelici e quelli del Lambert. Si
dimostra che il sillogismo si fonda sugli assiomi logici e sul principio
della sostituzione dell'Identico, Teoria pei. Metodo Metodo
sistematico Oggetto e parti del metodo; oggetto e parti del metodo
si stemutico, La definizione. Elementi della definizione ;
come 1' individuazione del concetto sia effetto della loro composizione, Le definizioni come principii proprii nelle
scienze deduttive e induttive, Concetti indefinibili e loro specie ; forme
approssimate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo,
Definizione nominale e definizione reale, specie della definizione nominale, la
definizione nominale induttiva; la definizione reale, definizioni
riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche «d
empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali
deduttive, Definizioni analitiche e sintetiche, la definizione genetica, Regole
delle definizioni, Divisione e Classificazione. Concetto della divisione,
e sue regole, Da dicotomia, sue specie, suo valore logico, La classificazione
scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti; la
classificazione tassonomica e la classificazione per serio, La classificazione
per tipi , sue specie; inferiorità della classificazione per tipi alla
classificazione per definizioni, Le classificazioni genetiche ; come siono
apparecchiate dalla fase comparativa delle scienze; Jifficoltà delle
classificazioni genetiche, loro perfezione rispetto a tutte le altre,PnOVA
DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA. Oggetto della prova; i principii di
prova e loro specie; specie •della prova, La prova deduttiva, sue forme
logica e causale, analitica e sintetica. Procedimenti e modi varii della
prova deduttiva analitica, Sqhema della prova induttiva; la teoria
dell’induzione in Aristotele, Bacone, Hume e Milli; verità ed errore
della teoria del Mill; so il calcolo dello probabilit à, o il principio
d'identità possano essere fondamento deU'induziono, Differenza
dell'induzione dall' associazione psicologica; solo fondamento della logica
dell'induzione la dipendenza della realtà da principii a da cause come
una legge necessaria del pensiero e dell'essere. L'induzione come
operazione inversa della deduzione, limiti di questa teoria, Delle forme di
ragionamento che sembrano, ma non sono induzioni II postulato
dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e quali
sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col principio di
causa; si mostra che questo assicura non solo l’uniformità degli effetti,
ma anche l'uniformità delle cause, Gradi dell'induzione; di verse
condizioni della sua val idità nelle scienze della natura e in quelle
dello spirito; l'induzione nelle Matematiche, La PROVA ENTIMEMATICA E
L'ANALOGICA. La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore
essen¬ ziale nelle ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo,
Tecnica del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze dall
induzione, in che senso e in che limiti debba intendersi che è
un’inferenza dal particolare al particolare, Rapporto tra l'analogia c l'as
sociazione psicolo gica: il nesso tra la funziono logica e la psicologica come
causa dell'uso larghissimo dell'analogia nella prova scientifica, e dei facili
errori ili cui è causa, L a ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di
quest'ul- tima, e limiti della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y.
L'analogia d'identità e l'analogia «li coordinuzione, La prova
indiretta. Tecnica della prova indiretta , sue forme contraddittoria
e disgiuntiva; e rrore d ella L gica tradizionale che ammette solo l
a prim a: critica delle contrarie teorie del Sigsvart e del Wundt,
La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’ alternativa; la prova indiretta
contraddittoria, Paragono tra la prova diretta e l’indiretta; casi del
loro uso cumulati vo, e funzioni in essi della prova indiretta, 1 PUINUIPII DI
PROVA. Necessità che vi siano princi pii primi ; j vr indpii proprii,
Specie dei principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati, a ssio mi;
caratteri logici di ciascuno di essi e loro funzioni; discussione sui caratteri
dell’assioma, Il criterio della certezza consiste nell'inconcepibilità del
contraddittorio, e nei postulati della verit à d ell' esperienza ~~e ifolLy
informità della natura, Sofismi . Se la Sofistica sia una parte
della Logica, Difficoltà di dare una buona classificazione dei sofismi,
esame delle classificazioni di Aristotele, del Whately e dello Stuart Alili;
ragioni di ridurre i .sofismi a tre classi secondo che riguardano o le
premesse, o l'illazione, o la conseguenza logica della prova, n. 3( il -
Sofismi verbali e so fismi morali , p. Sili — Sofisrnìuigici relativi
alle premesse; loro specie, premesso apparentemente vere, petizione
di principio , inversione tra principio e conseguenza, Sofismi relativi
all'i llazi one, loro specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai- auto» probare
nihil probare, So fismi r i rr» |a conse- Metodo inventivo.
Oggetto o parti del metodo inventivo, Dei metodi ikdutitvi. Analisi
dell'idea di legge; leggi normative, causati, matematiche. Definizione della
legge, Oggetto della ricerca induttiva sono le leggi causali;
distinzione ili esse dalle leggi di consistenza. Il concetto.sperimentale della
causa. Caratteri fondamentali della causalità nella natura; la pluralità delle
cause, lu molti- plicità delle serie causali, hi composizione a
collocazione delle causo, la trasformazione delle cause, la causalità
unilaterale e reciproca, L’osservazione scientifi ca: il suo carattere
fondamentale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti
a cui deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve
sono, l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione
esterna od interna, L'esperimento, suo maggior valore rispetto all
induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale, i metodi
induttivi, Logica. ? o: t guenza logica della p rova: s ofismi
dedu ttivi, loro specie, sofismi di conversione e di opposizione, sofismi
por inosservanza delle regole sillogistiche circa la qualità o quantità
dell'illazione in rapporto alla qualità e quantità dello premesso,
sofismi di divisione e di composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad
ilictum simplieiter, et secundunr alterimi quid. Sofismi induttivi;
sofismi di osservazione, loro specie;
sofismi di generalizzazione, loro specie; i sofismi di falso analogio
derivanti dall'uso delle metafore sognano il limite di transizione dai
sofismi di pensiero ai verbali p. Dki metodi induttivi. (muti nuaz
unir) Metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, Il metodo di
concordanza, Il metodo di differenza, e il metodo di concordanza negativa, Il
metodo delle variazioni, Il metodo dei residui; uso cumulativo dei metodi
induttivi, Limiti del valoro dei metodi induttivi dipendenti dalla mol
teplicità delle cause p ^dOili di uno stesso effe tto, e dalle
complicazioni delle cause. Necessità dell'integrazione deduttiva per
ricollegare le parti del procedimento induttivo, Dei. metodo
deduttivo. Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo ;
uso di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle
ijw- tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento deduttivo.
Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ; necessità della
dcdueione dei concetti come fondamento di esso, 11 proce dimento deduttivo
nelle scienze eimteri che causali; suppone l'induzione anteriore delle
leggi causali più semplici, o consiste o in una riduzione o in una
sintesi. Necessità j ella itjerificazio D e. Il procedimento deduttivo da i
uotegi causali. C ondizioni cIVih i- missibilità delle ipot esi,
Condizioni di neiificazione ; verificazione completa e incompleta.gradi
di ciascuna, osompii. p.tòO. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi
unteci. Importanza dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di scienze
come condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed
oggettivo delle vere ipotesi scientifiche, Haitouti tua l'induzione e la
deduzione. Divisione delle leggi in primitive e secondarie, o delle
secondarie in empiriche e derivate ; limiti relativi della loro
estensione, Si mostra con l'esame dei variimodi di spiegazione di
un fenomeno, che spiegare è dedurre. Limiti della generalizzazione nella
scienza, Significato relativo della distinzione delle scienze in
induttive e deduttive ; tendenza generale delle scienze a diventare
deduttive ; difficoltà di tale trasformazione, ed Muti che riceve
dall'applicazione del Calcolo, I P li O. Definizione logica del problema,
distinzione dei problemi in ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli,
I problemi antitetici, modi di risolverli, VEBISIMIOLIANZA
QUALITATIVA. Verisimiglianza Qualitativa e verisimiglianza quantitativa:
norme logiche della prima, Delle ragioni di non credere alle
testimoniauzo contrarie a leggi causali note, Ul. e alle uniformità non
causali, Delle ragioni della incredibilità delle coincidenze e delle serie,
Veiusisik; manza quantitativa. II calcolo delle probabilità e le sue norme
fondamentali, I suoi presupposti: in che senso e in che limiti è vero che
il calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle condizioni
qualitative dell'evento, Il calcolo delle probabilità come procedimento
di eliminazione del caso; concetto logico del caso, Eliminazione del caso
rispetto all'effetto; olimiuaziona del caso rispetto alla causa, Metodi
delle Matematiche. Le Matematiche come scienze deduttive, I Metodi
dell'Aritmetica come metodi di formazione dei numeri; il siste¬ ma di
numerazione, e le operazioni, L' Algebra
come scienza delle funzioni: notazioni algebriche; l'Algebra come
scienza dell'equivalenza dei modi di formazione delle quantità, La
Geometria come scienza dell'equivalenza delle grandezze; i tre metodi
principali della Geometria elementare, la risoluzione delle figure; le c
ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he . L'induzione in Matematica,
Estensione e limiti dell applicazioue dello Matematiche allo altre
scienze, METODI DKU.K SCIENZE BTOBIOHK. La testimonianza come nnirp
[iri-mH-Jal Wvoi!i|-à 'lei fatt i stormi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co,
la verisijjiigliuuza; necessità del criterio estrinseco, cioè desumo dalle
reiasioni di tempoo luogo del racconto col fatto. Valore della leggenda
per la storia. S li.Monumenti; monumenti preistorici, f ihdmria o s|^ ri,i p
.ts-. g m. Monumenti storici, maggior valore di essi in confronto con lu
testimo- niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a questa,
l'autenticità e la credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore (pianto
più è possibile riportare il racconto alla percezione diretta come a
causa- Maggior valore della tradizione scritta e suoi limiti,
L'autenticità è tanto maggiore quanto maggiore i- la possibilità di
escludere lo falsifica - zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti
della tradizione orale, esempio del valore storico dell’ epopea francese,
I criteriidei numero e della credibilità dei testimoni, Passaggio dai fatti
alle leggi ; s cienze storiche e sociul i. p. Dei metodi ueij-k scienze
storiche, Tre specie di melodi por la ricerca delle leggi storiche:
critica del metodo deduttivo astratto,Critica della teoria antropologica.
Critica dell'analogia biologica, Critica dal materialismo storico .Critica
della aeuola .dorica, L'indeterminismo storico, e la scuola
psicologica, Il metodo deduttivo inverso o storico, funzione
essenziale dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i di
tendenze. \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i < 1 i nn •( 1 1• »
induttivo desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla
Statìstica, p. òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore
limit ato nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere
utili, se subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della
Filosofia della storia, LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA MORALITÀ. L'aspetto
sociale perla coscienza di sè, S I. L'io sociale, sua formazione, sue fasi di
sviluppo, Identificazione dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio
sociale, LA SoCIETA. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e
condizioni proprie di questa. Le società animali, Diffe renza tra la società
umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato mistico-contrattualista. Se la società
sia una realtà indipendente dalle coscienze individuali, Definizione della S o
cietà. CAPO III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. Il gruppo
sociale primitivo, il costume, la sanzione religiosa,
organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale. Ori gine dello Stato, il
diritto e lo Stato, DIRITTO E MORALITA'. Unità primitiva delle regole della
condotta, separazione pro gressiva della religione, della morale e del diritto.
Dif ferenze tra la morale e il diritto, Caratteri differen ziali derivati,
Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come scienza, La
Coscienza morale. I GIUDIzn vALUTATivi MoRALI. Giudizii di cognizione e
giudizii di valutazione, i giudizii valutativimorali, La teoria dei valori in
Economia, La teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel
sentimento, Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, Esame
della teoria sentimen talistica, Il senso morale, la simpatia, la pietà, I GIUDIziI
VALUTATIvi MortALl. Il sentimento non può essere principio di valutazione
morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee, e prende
nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo Kant. Si
mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che èilgiudiziodivalorequellochelodetermina,
Esame della teoria appetitiva e della volontaristica dei valori morali, La
teoria biologica dei valori,Il carattere ra zionale della valutazione morale
provato, a) dalla necessità del cre terio morale, e dalla dipendenza del sentimento
da esso; b) dalla sistemazione finalistica dei valori morali; c) dal carattere
scientifico dell'Etica; d) dalla idealizzazione progressive del sentimento
morale, ANALISI DELLA cosCIENZA MORALE. Coscienza morale e coscienza
psicologica, genesi della c o scienza morale nell'individuo, l'equazione
personale della moralità, Genesi della coscienza moralesociale, suo procedimento
dal particolare all'universale, Contenuto ed unità della coscienza morale, Autorità
della coscienza morale, san zione, Sentimento morale, affinità del sentimento m
o rale col sentimento religioso, L'idea del dovere come categoria morale
ultima; essa suppone il dualismo morale, ed è la condizione del progresso
morale. Critica della teoria psicologica. Dovere e diritto. La subordinazione
dei doveri dipende dal grado della loro universalità. Coincidenza del dovere e
del bene.ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE. La volontà morale, esame della teoria
che il fine giustifica i mezzi,Il carattere psicologico e il carattere morale,
Teoria aristotelica della virtù, che è un abito, che è una medietà; critica di
questo secondo carattere. Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria
kantiana, e sua opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può
avere se si concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza
morale, Se possa concepirsi l'estinzione della coscienza morale,Le basi della
moralità. LA LIBERTA' MORALE. Rapporto teorico tra la libertà e la moralità,
antinomia tra la libertà e la causalità, vicende storiche del problema, i tre
punti di vista dai quali deve essere considerato, La libertà d'indifferenza,
argomenti indeterministici, il numero infinito, il nuovo, i casi
d'indeterminazione nella natura, il caso, la statistica. La li bertà
intelligibile di Kant; teoria del Bergson, la causalità ridotta all'identità, e
la libertà creatrice. La libertàela testimonianza della coscienza; argomenti
opposti dei deterministi e degl'indeterministi; il risultato della disputa non
è favorevole alla libertà d'indifferenza, LA LIBERTA' MORALE. La libertà e
l'ordine morale, libertà e responsabilità, loro nesso necessario. Contro di
questo non valgono nè la critica dell'idea di sanzione, che lo nega, nè l'idea
dell'autonomia che non lo spiega, La
libertà d'indifferenza in contrasto con la respon sabilità, questa ammette la
causalità del motivo; ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, Esame del
criterio della pre vedibilità degli effetti dell'azione, La libertà morale
s'identifica con la causalità dell'io; la teoria psicologica dell'auto
coscienza e quella della volontà, come potere d'inibizione e d'im pulso proprio
dell'io, sono la dimostrazione di questa causalità. I n stabilità delle
condizioni psicologiche della causalità dell'io, con solidamento di esse nel
carattere morale, La respon sabilità morale richiede come suo fondamento una
formazione psi cologica identica per tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo
nel temperamento o nel carattere psicologico. Differenza del consenso teoretico
e dell'adesione pratica in cui consiste la libertà. Rapporto della
responsabilità con lo stato d'integrità della causalità dell'io,e loro
variazioni correlative. Suo rapporto con l'educazione della v o lontà. La
libertà e la vita sociale, intimo rapporto della libertà con la solidarietà. LA solIDARIETA' MORALE. Libertà e solidarietà;
suggestione individuale e suggestione collettiva della solidarietà; la
solidarietà nel dolore e la solidarietà nel progresso; la solidarietà e
l'eguaglianza, p. La soli darietà economica, sua causa la divisione del lavoro;
influenza di questa causa sulle forme superiori della vita sociale; anomalie.
Li bertà, solidarietà, giustizia; loro nesso necessario, giustizia ed egua
glianza, Se la divisione della voro possa essere considerata come il principio
morale della solidarietà nelle società superiori; solidarietà nel diritto,
nella storia, nell'arte, nella scienza, nella religione. L'unità morale della
natura umana, e la giustizia come condizione della solidarietà, LA Giustizia,
La giustizia come idea morale fondamentale; la giustizia come virtù, cenni
storici, La giustizia come norma; teoria aristotelica, Teoria di Mill, La
giustizia come unità della libertà e della solidarietà;lagiustizia nell'ordine
economico, Giustizia e carità; il progresso morale, La legge morale.I sisTEM1
MoRALI. Classificazione dei sistemi morali. La morale eteronoma, La morale
autonoma; isistemi sentimen talistici e gl'intellettualistici, I sistemi aprioristici e gli empirici, I
sistemi universalistici e gl'individuali stici, I sistEMI MORALI. I sistemi soggettivi, l'edonismo e l'eudemonismo,
I sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale e utilitarismo
sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione (Spencer). Altre forme
della morale oggettiva, la morale della perfezione, la morale del progresso, la
morale del vi vere secondo natura, La morale biologica, socialismo e
individualismo biologico, Critica della morale bio logica. Necessità di una
morale razionalistica. LA LEGGE MORALE. S l. Differenza tra la legge naturale e
la legge morale, carattere di obbligazione, altri caratteri della legge morale,
Concetto del Bene; la prima formula della legga morale, l'univer MAscI–
Etica. - – salità. La seconda formula
della legge, la finalità. La terza formula della legge, l'autonomia. Unità
delle tre formule. Il sentimento m o rale, Il carattere formale della legge morale
kantiana; vecchie e nuove critiche contro di esso; parte innegabile di verità
che è in esse. Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista
gnoseologico, S Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista
oggettivo, L'accentuazione formalistica
della dottrina kantiana come conseguenza dell'opposi zione contro l'empirismo
morale, necessità della negazione del for malismo morale, e del dissidio tra la
ragione morale e il sentimento morale. Valore storico e teorico dell'etica
kantiana. LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE. INTRODUZIONE S I. L'Etica come
scienza sociale; suoi aspetti ideale e storico. Le diverse forme della vita
sociale: la famiglia, la società civile, lo Stato, la società religiosa. LA
FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la famiglia paterna,
L'idealità morale nella famiglia. La famiglia dal punto di vista giuridico e
dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità, divorzio. Critica della
teoria che considera la famiglia come una forma transitoria della comunità
morale, Il m a trimonio civile e il religioso; i rapporti tra i coniugi, e tra
i geni tori e i figliuoli; la patria potestà,
LA SOCIETA' CIVILE. Concetto della società civile; in qual senso e in
quali limiti si può dire che la società civile derivi dalla famiglia, la
società ci vile e lo Stato, Le classi sociali, gli antagonismi so ciali e lo
Stato, LA SoCIETA' CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI PRIVAT1. Diritti personali e
diritti reali, loro comune fondamento. D i ritto di libertà e sue
specificazioni, la personalità morale e giuridica –della donna,
limitazione della seconda nella sfera del diritto pubblico; carattere sociale
dei diritti personali, Dei diritti reali, la proprietà, suo fondamento
psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un fondamento
esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle opere
dell'ingegno, Le obbligazioni,lorospecie; il diritto contrattuale, sua natura, suoi
limiti, Il diritto di associazione, sua natura, suoi fini, sua storia; le
corporazioni medievali e le libere associazioni moderne. Varie specie di
associazioni; le associazioni e lo Stato, DEL CONCETTO E DEI FINI DELLO STATO.
Necessità dello stato, elementi ideali del concetto dello stato, Elementi
materiali, il popolo e il territorio; fattori naturali e fattori spirituali della
nazionalità, La sovranità, suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la
costituzione, la personalità dello Stato, Definizione dello Stato, I fini dello
Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, Limiti dell'azione dello
Stato, I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii di distinguere i poteri dello
Stato, Della divisione dei poteri, suo carattere relativo, Il diritto punitivo,
suo sviluppo storico, Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di
punire, G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come limitazione
della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore relativo degli
altri fondamenti del diritto di punire. LA cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO.
Le costituzioni degli Stati, definizione, loro carattere storico, moltiplicità
dei loro fattori,Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano
ancora vitali; necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e
monarchica, e caratteri differenziali di queste, LE RELAZIONI FRA GLI STATI E
LA PATRIA. Del diritto internazionale, se sia un vero diritto, sua distin zione
in diritto pubblico e privato, Cenni storici, Diritto internazionale pubblico;
la sovranità e le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei
mari. Diritto di guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale,
Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni
speciali, Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua necessità storica e
psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali di questa idea, e
formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e imperialism. LA COMUNITA'
RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I. Concetto della Religione, ReligioneeReligioni.
SII. Le religioni positive e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo
adattamento ad ogni grado di coscienza, Importanza sociale delle religioni
positive, e unità primitiva della società reli giosa e della civile, Ragioni
della loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della
libertà di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione
sociale alla fede religiosa, I quattro sistemi di regolamento dei rapporti tra
la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei medesimi
nella politica pratica, Dif ficoltà
teoriche e pratiche del regime della separazione, Difficoltà speciali del
regime della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta
ideale nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. Nati ra e classificazione dei
fatti psichici. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, Differenze trai
fatti psichici e i materiali; che s’intende per stato di coscienza,
conscio ed inconscio. La teoria delle facoltà e quella dell’ unità di composizione
dei fenomeni psichici; il rifesso psichico primitivo, le forme piu
generali delle attività psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione
progressiva, Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI. La coesistenza e la
successione nei fatti psichici, fatti psichici primarii e secondarii;
l’associazione come loro legge generale; fatti psichici di terzo grado, loro
rapporto con gli altri. Partizione della Psicologia, La subordinazione
progressiva dei fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza
Il mondo dello spirito oggettivo. La Psicologia della sensibilità.
Delle sensazioni in P£w.v« Definizione e
classificazione delle .sensazioni in loro stesse e in rapporto agli
stimoli , Rapporti fra la geu sa- /ione e lo stimolo quanto all intensità
e all’estensione: soglio e <iifferensa;quantità negativa; stimolo,
eccitazione, sensazione, So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio
delle energie specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso
stimolo, sensazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni
si possono sostituire .L’ eccentricità non è, come la spazialità,
una proprietà primitiva delle sensazioni, Qualità, intensità, t ono delle
sensazioni. Irredncibilità delle qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra
la sensazione e lo stimolo. La legge di Fechner,c eltica de lla medesima,
Che s‘ intende per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e
l’intensità delle sensazioni e il loro tono. Le. sensazioni in
particolare. Le sensazioni particolari si distinguono in piterne
edjtf terne. e le prime "in organiche 0 e muscolari" Le
sensazioni orga¬ niche.'la coinestesia o senso vitale; le sensazioni
organiche speciali. norma li e patologiche, loro funzione biologica, loro
tonalità, loro dipendenza da stimoli periferici e da stimoli centrali e
psichici, Le s ensaz i oni musco lari; diverse teorie intorno ad esse; si
mostra che sono sensazioni centripete del movimento eseguito, non dello
stato organico del muscolo. Contenuto qualitativo e tono delle sensazioni muscolari.
Coinestesia, cinestesia e cinestesi. Le sensazioni esterne;
differenziazioue ed isolamento degli organi relativi, il loro numero un
fatto d'esperienza soltanto. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e
sensazioni di tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni
termiche: rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni di
pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del Weber
intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni di forma, 1 sensi
chimici, loro carattere biologico; mancanza di figurabili e quindi minore
oggettività del loro contenuto. Il gusto, stimoli e condizioni di questo senso,
varie specie di sensazioni gustative. Loro fusione e rimemorabilità,
penetrazione e intensità. L’olfatto, natura dello stimolo, penetrazione
delle sen¬ sazioni olfattive,loro intensità e fusione, loro
classificazione, e scarso valore oggettivo, loro valore emotivo e
rimemorativo. L’ udito , stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle
sensazioni uditive, rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito.
L'udito e il linguaggio, la musica. Altezza, intensità, timbio. Armonia,
melodia, ritmo, La vista., stimoli delle sensazioni visive, corpi
luminosi, opachi, trasparenti. L'organo visivo.Percezione di spazio e di
forma; teorie empiriche e teorie nativiste. Percezioni di luce e di
colore. Colori tondamentali e derivati, acromatismo. Somiglianze e
deferenze tra la gamma dei colori e la scala musicale. Contrasto
successivo e contrasto simultaneo. Luminosità proprie dei diversi colori .
colori caldi e freddi, saturi e non saturi. Il sentimento sensiti
ivo. Definizione del sentimento , piacere e dolore indefinibili e
di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità biologica dei
sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni. Fisiologia del
piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai pre¬ sentativi,
II sentimento sensitivo e il sentimento vitale 4 \\ punto neutro,
Dipendenza del sentimento dallo stato del soggetto, dall’intensità dello
stimolo, Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività, la
frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione particolari raggiata
del primo di questi rapporti, Sentimenti sensitivi di natura
estetica, loro dipendenza dalla forma delle sen- j sazioni, armonia,
euritmia, proporzione. L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO. I *L’istinto. L’
azioni? riflessasue proprietà e differenze. Impulsività delle sensazioni,
legge di diffusione e legge di specificazione. La tendenza, Definizione
della te nden za, sua dipendenza dal sentimento che ne è causa; ten denze
primitive e derivate; la tendenza, come stato psichico per sè, è il
prodotto dell’inibizione. Carattere biologico della tendenza, legge di
riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo dell’attività
pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei movi¬ menti.
Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale e nell’uomo,
e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in tale sviluppo. L
atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni, forme dell'attenzione
spontanea, L’istinto ; teorie opposte sulla sua natura ed origine; teoria
della lapsed intelligence (Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei
fattori dell istinto, e circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza
che è base dell istinto, 1 intelligema adattatine), suo carattere
frammentario, sua meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol-
latepale deU’ attività pratica, senza continuità con le forme supe¬
riori, p. Le condizioni dello sviluppo psichico. L’ ATTENZIONE.
Natura dell attenzione; attenzione spontanea e attenzione volontaria,
specie della prima: attenzione esterna ed interna. Fenomeni fisici dell’attenzione,
Intermittenza e ritmicità dell’ attenzione, Attenzione e percezione, attenzione
e coscienza. Carattere emotivo dell’attenzione spontanea, origine e
sviluppo dell’attenzione nella serie animale, L’ attenzione d’esperienza:
e le sue forme singolari dell' attenzione aspettante, dell’ inversione
delle imagini, e dell at tenzione marginale. L’attenzione interna. La
memoria. Analisi del fatto della memoria, memoria organica e memoria
psicologica, loro riversione e sostituzione. Non ci è una memoria come
facoltà generale, ina un numero grande di memorie particolari. IL
Condizioni della memoria, anomalie mnemoniche, Stato primario e stato
secondario nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, Sviluppo
della memoria, prova desunta dalle amnesie, La memoria psicologica e le sue
leggi. La collocazione nel tempo. L’ ABITUDINE.
Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico, Effetti
dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine, I' abitudine come educazione
di tutte le funzioni psichiche, L’abitudine e la volontà. La psicologia della
conoscenza. LA PERCEZIONE. Natura della percezione, sua
differenza dall’associazione: la percezione come integrazione. Condizioni
della percezione,. |percezione ed appercezione^ Altre prove dell’integrazione
percettiva, Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni
percettive, Misura del tempo della percezione, equazione
personale,[variazioni, percezione e sensazione, Percezione sensitiva e
percezione intellettiva, La percezione
interna, Le illusioni percettive e loro specie, Le allucinazioni, diverse
ipotesi sulle loro cause. L’ ASSOCIAZIONE. Associazione e
percezione, serie percettive e serie rappresentative, Teorie intorno alla
reviviscenza delle rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la
teoria morfologica, dell'associazione, Se siano riducibili,
Condizioni prossime delle associazioni, Tempo di associazione, L’oblio. I sogni
come fenome ni dell’associazione psicopatica. Il son no. Diverse specie di
sogni. Cause, Rapporto tra le cause positive e le negative dei sogni, la
volontà nel sogno. Sogni telepatici, L’io. Associazione e
coscienza, continuità e dinamismo delle serie rappresentative, il
pensiero delle cose e il pensiero dellMo. Varii significati della parola
cosciente: la. fase irrelativa e l’integrale oggettiva,
La.^u?cifenza \li sé (formale) e 1' empirica o storica, elementi di
quest’ ultima, (u- deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e
dall’astrazione, unità e continuità della coscienza di sè. Lacoscienza dell’identità
dell’io; funzióne della'memoria e dell’associazione, casi di coscienza doppia,
La coscienza di sè e l'astrazione come caratteri distintivi della psiche
umana dall’animale. L’astrazione, Il concetto, Il giudizio. Il
principiod'identità come fondamento del raziocinio, natura dell’identità
logica e sua invenzione. Sintesi e analisi. L’intelligenza animale e l’umana.
Il genio scientifico, Dimostrazione del doppio procedimento del
raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, Le forme dell' intuizione
e le categorie, Psicologia e linguistica: l’origine del linguaggio, Vili.
Rapporto tra la parola e il pensiero. Azione reciproca tra la parola e il
pensiero. Natura logica della lingua: suo sviluppo dal concreto all' astratto,
L’ IMAGINAZIONE. Rapporto dell’imaginazione con l’intelligenza e
con 1 associazione; l’imaginazione riproduttrice. IL Rapporto dell’imaginazione
con la sensibilità e col pensiero astratto, L’imaginazione artistica, sue
funzioni, L’imnaginazione neiia scieuza. L’imaginazione nell’Arte:
momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza,. Relatività
i>ei sentimenti. La legge della relazione nel sentimento, Il
sentimento e le altre funzioni psichiche, L’ associazione e la memoria dei
sentimenti, Affetti e passioni. Gli affetti, p.
Le passioni. Classificazione dei sentimenti. Metodo della
classificazione; classificazione dello Spemi e ilei Nahlosvski. La
classificazione biologica e genetica, e sua integrazione con la
rappresentativa. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati. 1 SENTIMENTI
MORVU. Le teorie intorno ai sentimenti morali. Esame della
teorìa empirica; se il sentimento morale sia il riflesso delle sanzioni
esterne. Impossibilità di spiegare con la morale empirica il sacrifizio
defini tivo, Erroi-' logico della dottrina empirica, parte di verità che
è in essa. La teoria razionalista; la direttrice psicologica e la socia
;; la ragione e il sentimento, Classificazione ed a .a- lisi dei
sentimenti morali, La carità e la giustizia, I sentimenti
religiosi. Natura del sentimento religioso, sua forma primitiva, direzione
di sviluppo. Il sentimento morale e il sentimento religioso. Rapporto tra
l’intelligenza, il sentimento e la volontà nella religione. La forma
superiore del sentimento religioso. Le tre forme del sentimento
religioso. I SENTIMENTI ESTETICI. Il sentimento estetico e il sentimento
del gioco. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica. I fattori
intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma. I SENTIMENTI INTELLETTUALI.
Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il dubbio
pratico. IL II sentimento intellettuale della ricerca, e quello del
possesso della verità. Il sentimento intellettuale e il sentimento di sé. Dei
sentimenti estetici in particolare. Il sentimento del bello in generale, IL
li sentimento della bellezza finita e le sue forme: la bellezza plastica,
il arioso, il drammatico. Il sentimento del sublime, sua natura, sua forma; il
sublime naturale, l’intellettuale, il morale. Il sentimento del comico ,
sua natura, suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della
libertà. Comicità ed umorismo. Il sentimento della natura, sue forme
diverse nell' età antica e nella moderna. Perche è la forma più evidente
della catarsi estetica. La Psicologia
della Volontà. Il desiderio e la.
volontà. Il desiderio, Fenomeni intensivi del desiderio. Le azioni
volontarie nelle loro forme derivate e contingenti; elementi essenziali
dell'atto volontario. Il problema della causalità della volontà. Teoria della
volontà. La teoria metafisica della Volontà. La teoria
associazionista. La volontà come facoltà del fine. e dei valori
razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti essenziale,
Il sentimento del conato volitivo, In che consistono e come sì producono
l'inibizione e l’impulso. L’attenzione volontaria e le sue forme p&-
K tologiche. La misura del tempo nelle volizioni. Le malattie della
Volontà, e l'ipnosi. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio
isterico. L’estasi, Fenomeni sensitivo-rap- presentativi, mnemonici, e
volitivi dell'ipnosi; suoi gradi. La suggestione normale e l’ipnotica;
somiglianze e differenze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause specifiche
della suggestione ipuotiCa. Temperamento e cvrattere. Natura del
temperamento, suo rapporto col sentimento vitale, sua dipendenza
dall’eredità. Il carattere, sua natura, sua unità col temperamento, La
teoria ippocratico-galenica dei temperamenti, e le sue
interpretazioni fisiologiche. La classificazione psicologica
riunisce il temperamento e il carattere: forme varie di essa, la
classifica¬ zione del Ribot. Della modificabilità del temperamento e del
carattere. Forme patologiche. La volontà e le altre attività
psichiche. L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ. La Volontà e P
inconscio. Mezzi di azione della volontà sull’ intelligenza : necessità
della limitazione della valutazione; forme patologiche, e forme estreme,
ma normali, dì questa limitazione. Modi d’azione della volontà sul sentimento.
Azione delia volontà su sè stessa; genesi della volontà comune, azione
reciproca dellajiilpiUàindividuale e della volontà comune, il costume,
la/fm(fl*A.' Influenza della volontà iudividuajeV sulla vomW^
comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe sue du^rfiel
la militare e la morale. L’idea di giustizia comprende le eguaglianze
aritoteliche, e il carattere imperativo e di necessità rilevati dallo
Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno di essere guardata in
rapporto alla solidarietà morale, dalla quale l’eguaglianza in cui
consiste deve attingere la norma. Se la giustizia si fa derivare
dall’utilità sociale, se ne assegna una derivazione che può spesso esser
falsa, (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e se si
oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura nell’ordine
morale, che toglie alla giustizia quel caldo sentimento di simpatia che deve
renderla operosa , e si fa della carità qualche cosa che va oltre il
dovere, e che può essere anche ingiusta e nociva. Se della giustizia si
fa invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come virtù e come
norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo oltrepassa la sfera del
diritto, ma appare come la sintesi superiore della moralità, come progressiva
nella ragione stessa dei suoi due fondamenti. Che siano progressive
la libertà e la solidarietà è fatto indubitabile della storia
umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli uomini in un rapporto
d’eguaglianza dal punto di vista morale; e la seconda da questo stesso
punto di vista, che è quello del valore di fine che ogni persona morale
ha in sè, tende ad estendersi dalle opere alla persona come tale, a conservarla,
a promuoverla, anche quando soggiace all’avversa fortuna e al
dolore. Noi concepiamo la giustizia come la forma dell’ unità
della libertà e della solidarietà già raggiunta dalla coscienza morale; cioè
come il giudizio della proporzionalità degli utili agli sforzi, e della
loro migliore ripartizione tra gli sforzi individuali e i sociali, posto
un minimum di utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine
che ha la persona morale, e della solidarietà che stringe gli
uomini tra loro. A chiarire questo concetto gioverà vederne l’applicazione
ad uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo
alla migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome
di giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa,
la individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed
egualitaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare i
diritti deirindividuo e quelli della società. La teoria economica
considera troppo il lavoro come merce, e i lavoratori come cose o come
macchine di produzione. Ma dal punto di vista sociale e morale il lavoro
rappresenta le energie accumulate di esseri viventi, sensibili e
consapevoli , tra i quali ci è necessariamente la solidarietà che deriva
dal fine comune e dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste
energie sono parte della società, e questa è una solidarietà più vasta
che abbraccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito. Nella
prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe libero
corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla personalità del
lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu sfruttato
prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfruttato di più quello
pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬ ciulli; cosi Tingiustizia
più aperta fu legge. La sorte dei lavoratori fu abbandonata al meccanismo della
concorrenza, alle leggi che si dissero naturali, e la società si
disinteressò della protezione dei deboli. Pareva che pei seguaci di
questa scuola la ricchezza tosse tutto, l'uomo nulla. La legge di MALTHUS
e il darwinismo biologico fecero il resto sottomettendo la persona umana
alla concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia della
natura a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano
nessun pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per
la produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che
un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per realizzare l’ideale
umano; P idea di giustizia è umana, e non può quindi prendersene il
modello dalla natura, perchè essa non esiste nel senso morale se non è
fondata sulla solidarietà. Anche Peconomia collettivista inculca una
giustizia che non è quella dello spirito, ma quella della natura. Facendo
della lotta di classe una necessità sociale, e del trionfo della classe
più numerosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i termini
della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è meno
brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno delle
ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non che 1
primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella produzione ,
e non badano che non ci è giustizia senza libertà. Invece la parte del fattore
sociale nella ricchezza, e specialmente quella dovuta all'addizione di
esso nel tempo è così grande, che mal si potrebbe confonderla con quella
che vi ha il lavoro mate¬ riale in un'epoca determinata. Basta riflettere
all’importanza capitale che hanno le scoperte scientifiche in generale e le
tecniche in particolare nella produzione della ricchezza, per persuadersi
che la parte della mano d'opera è assai minore di quella che il
collettivismo afferma. Questa parte sociale, ovvero buona parte di essa è
dovuta all’iniziativa individuale, alla forza individuale di lavoro, e
non sarebbe giusto di togliere ad esse quello che senza di esse non
sussisterebbe, e sopprimere lo stimolo che le fa operare togliendo loro quello
che producono. Anche solo nella produzione della ricchezza non si può
giustamente sopprimere V alea a cui la potenza di lavoro individuale va
incontro con una speciale costituzione sociale. Poiché è impossibile
sopprimere le disuguaglianze naturali, come la forza fisica e morale, la
bellezza, il valore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza
individuale di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia
distributiva, contro la libertà, e quindi contro il bene sociale. L'idea
di giustizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo quella
forma di essa è vera, che non ripudia l’una per l’altra. Non si può negare
airindividuo la proprietà di quella parte di ricchezza, che esso ha
prodotto, più di quello che si possa negare a un popolo la proprietà del
territorio sul quale si esercitò per secoli il suo lavoro trasformatore e
creatore. Sotto questo rispetto la negazione della proprietà individuale non
sarebbe ingiustizia minore dì quella di negare al popolo italiano o
francese la proprietà del territorio della patria in nome del diritto dei
selvaggi bruciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli
delle regioni circum-polari. La giustizia, che accorda la libertà e
la solidarietà, considera il lavoro come una forza propria di un essere
personale, che deve essere padrone di se stesso. Quindi essa riconosce la
libertà di associazione e di resistenza dei lavoratori, riconosce ad essi
il diritto di trasportare dovunque la loro forza di lavoro, ed
evita che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù
forzata del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere.
D’altra parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore
di lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro
delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto al
lavoro, sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la carità
indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva. È in forza del
principio della solidarietà che la società deve oggi far profittare anche
gli esclusi e i diseredati, dei beni strettamente necessarii alla sussistenza,
e di quelli che sono inesauribili dall'uso/come i beni superiori dello spirito,
la cultura, l’arte, la religione, È in forza dello stesso principio che la società
deve evitare che il profitto individuale danneggi il sociale in rapporto
al futuro. La società deve conservare alle generazioni che verranno i
beneficii del passato, come la potenza di lavoro e la sanità della razza,
cosi dal punto di vista fisico che dal morale. E rispetto al presente, il
regolamento del lavoro non può essere più quello di una volta, quando il
lavoratore animato essendo la sola fonte del lavoro, e l’utensile un semplice
organo aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di
lavoro potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il
la’ voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e
la forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza naturale e
meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.Il grande lavoro è oggi,
pel numero e per la qualità, un’opera sociale, e vuole quindi un
regolamento sociale. Se si considerano gli stadii dello sviluppo
etico-sociale, il primo è rappresentato da una giustizia nella quale
prepondera l’elemento della solidarietà, quindi la libertà individuale o
non esiste, o è in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati
sempre più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va
necessariamente all* individualismo, e la giustizia s’identifica con la
libertà individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima complicazione dei
rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo non deve
dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che non sono più
individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo stadio, è il
contemperamento della libertà con la solidarietà, che è anche il suo
ideale. Filippo Masci. Masci. Keywords: implicatura, critica della
critica, criticismo, neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masci” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Masi: l’implicatura conversazionale -- i
peripatetici del Lizio – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo italiano.
Firenze, Toscana. Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its
end – il fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of
reason not from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi:
“Il potere della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” -- Grice: “It’s amazing Masi was implicating the
same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’
– I love it!”. Figlio di Enrico Masi, generale
dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna,
conseguendo la maturità classica presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi
a Bologna, vi si laureò con lode con una
tesi sul diritto di famiglia negli Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di
leva e fu trattenuto alle armi in base alle disposizioni di emergenza del
periodo. Congedato, riprese gli studi di filosofia a Bologna, dove conseguì la
laurea con lode, discutendo co Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia
in Rosmini”. La tesi gli valse l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo
il primo anno, fu richiamato alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo
definitivo, insegna filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e
congressi, come quelli del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta
la sua collaborazione alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su
collezione alla Pinacoteca comunale di Pieve di Cento. L'interesse
storiografico che muove M. alla ricostruzione di Kierkegaard da un profondo e
originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto metafisico di
"analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A. si propone di
illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un profilo
strettamente storiografico, M. approda, attraverso un'attenta rilettura delle
"opere edificanti" di Kierkegaard, ad un'interpretazione che
ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi comuni della
critica.." (Baboline). "Nel
linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo "platonico", riferito
a una qualsiasi entità, vuole denotare l'immobilità a-storica, il suo permanere
in un'assoluta identità con sé medesima al di sopra delle alterne vicende del
divenire. Ciò deriva da una tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli
aspetti più rilevanti del volume di M. risiede appunto nello sforzo operato a
de-mitizzare una tale ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un
lucido esempio di come oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e
umanistica, sappia ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e
spregiudicata, le proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale
dell'Occidente" (A. Babolin).
"Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio
maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale.” Saggi:“Esistenza”
(Bologna); “La verità” (Bologna); “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano,
“La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie
kierkegaardiane” (Padova, “Il potere della ragione,” Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna,
“L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano
“Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele
(Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being”
-- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero religioso egiziano classico,
Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero
occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo dalle origini a Calcedonia,
Bologna: Clueb Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo
spiritualismo Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico.
Saggi sul pensiero primitivo, Bologna: Clueb, Studi sul pensiero antico e
dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna:
Clueb, Il concetto di cultura, Bologna:
Clueb, Commento al Timeo” (Bologna: Clueb); “Dell'eternità, e altri argomenti,’
Bologna: Clueb); “Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. S), “L'esile ombra, Torino:
Casa Editrice A.B.C. Le zitelle, Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma:
Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto siamese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio
dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di
un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze:
Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli); L'ignoto. Il sogno, Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del
liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e
altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri
Il sogno, Roma: Gabrieli Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La
croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze:
L'Autore; Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova:
L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana
Editrice. Premio Montediana di poesia, A. Babolin, rec. a Disperazione e
speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.", A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in:
"Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano:
Todariana Editrice Nunzio Incardona. Giuseppe
Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi.
Keywords: i peripatetici, la carriera di un libertino. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Masila:
l’implicatura conversazionale – Ercole -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. A reference to him as a philosopher
in a papyrus found at Herculaneum. Masila.
Grice e Massarenti: l’implicatura conversazionale -- stramaledettamente
implicaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Eboli). Filosofo italiano.
Grice: “His dictionary of non-common ideas I would give to Austin on his
birthday; he would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like
Massarenti: he can be provocative. I like his study on what he calls a
‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the
other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a
value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic is good – since
that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My wife is in the
kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when I have
truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still goddamn
logic – I haven’t lied! True but misleading
– aka god-dman logic!” Responsabile del supplemento culturale Il Sole-24
Ore-Domenica, dove si occupa di storia e filosofia della scienza, filosofia
morale e politica, etica applicata, e dove tiene la rubrica Filosofia minima. Armando Massarenti vive a Milano, dove
dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore. Scrive L'etica da
applicare. Redatta il Manifesto di bioetica laica, che ha suscitato un vasto
dibattito. È stato membro dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione
Einaudi di Roma e dal fa parte del Comitato
etico della Fondazione Veronesi, presieduto da Amato. Direttore della rivista
Etica ed economia (Nemetria). Cura e introduce diversi volumi di argomento
filosofico-scientifico, come “L'ingranaggio della libertà” (Liberi libri, Macerata),
la “Storia dell'astronomia” di Leopardi (Vita Felice, Milano), “Rifare la
filosofia di Dewey” (Donzelli, Roma).
Per Feltrinelli cura e introduce “Laicismo indiano” (Milano), una
raccolta di saggi di Sen.Cura il numero monografico della Rivista di Estetica
dedicato al dibattito su analitici e continentali e, con Possenti, “Nichilismo,
relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Mannelli). Cura la collana I
Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della storia del pensiero, da
Socrate a Wittgenstein, per i quali anche scrive le prefazioni, confluite ne Il
filosofo tascabile. In corso di pubblicazione una serie analoga dedicata ai grandi
della scienza. Scrive “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima”
per il quale gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello e il premio di saggistica "Città delle
Rose. "Il lancio del nano” è anche oggetto di un esperimento didattico,
promosso dalla Società Filosofica Italiana attraverso il quale viene proposto
un metodo di motivare allo studio della filosofia e alla capacità di
argomentare in proprio. Dal saggio è stato tratto anche uno spettacolo
teatrale, per la regia di Longhi prodotto da Mimesis). Cura “Bi(bli)oetica.
Istruzioni per l'uso (Einaudi), un dizionario di bio-etica sui generis, dal
quale il regista L.Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in
scena a Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi. Scrive Staminalia. le
cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico
e scientifico sulla ricerca sulle staminali. Scrive Il filosofo tascabile. Dai
presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in
miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico. Esercizi
filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su cinema e
filosofia (di Roberto Casati, Achille Varzi) di cui ha scritto introduzione e
saggio conclusivo. Insegna a Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per
Mondadori la collana "Scienza e filosofia". Fa parte delle giurie di due premi per la
divulgazione scientifica: il Premio Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il
Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello
(Padova), e il premio Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì
"Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano
opera prima. Ha vinto diversi premi: il Premio Dondi per la Storia della Scienza,
delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio Voltolino per la
divulgazione scientifica (Pisa); il Premio Mente e Cervello (Torino); il premio
Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; il Premio Città di Como. Altri
saggi: “L'etica da applicare: una morale per prendere decisioni,” Milano, Il
Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,”
Parma, Guanda); “Staminalia. “Le cellule” etiche e i nemici della ricerca,
Parma, Guanda, “Il filosofo tascabile” “dai
presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in
miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda,.“Filosofia,
sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del
pensiero” Firenze, Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi
conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda,.“Istruzioni per
rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano,
Guanda,.“La buona logica.” Imparare a pensare, Milano, Cortina, “Metti l'amore
sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gl’altri” Milano, Mondadori, Treccani
Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana su italia libri.net. tangenti
e moralità, su filosofia rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords:
stramaledettamente logico, stramaledettamente implicaturale --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Massari:
l’implicatura conversazionale -- l’implicatura logistica di Petrarca e
Boccaccio – filosofia calabrese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Seminara). Filosofo
italiano. Seminara, Reggio Calabria, Calabria. Bernardo Massari -- calabro --
Barlaam: -- Grice: “Should it be under B – Barlam, under Seminara, like Occam?” Barlaam Calabro – di Calabria – Scrive di aritmetica,
musica e acustica. E uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le
Chiese d'oriente e occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio
Pilato e Boccaccio uno dei padri dell'Umanesimo. Studia in Galatro, Calabria. Pare
che il suo successo come filosofo (un suo trattato sull'etica degli stoici è
preservato) e ragione di gelosia da parte di N. Gregorio. Nell'ambito delle
trattative per la ri-unificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente,
a lui venne affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppa
le sue critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra
la teologia scolastica e la contemplazione mistica. E protagonista di una
violenta polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci
dell'Athos e del loro sostenitore G. Palamas. Il dibattito divenne sempre più
acceso fino a culminare in un concilio generale alla fine del quale venne
costretto a sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace,
tutore di Petrarca e Boccaccio, inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo
in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti
europee ad una crociata contro i turchi. In quell'occasione costrue delle relazioni
e una rete di amicizie su cui puo fare conto quando, in seguito alla decisione
conciliare, decise di aderire alla Chiesa d'Occidente. Ad Avignone conosce Petrarca,
a cui iniziò ad insegna il greco. Petrarca si adoperò per fargli assegnare la
diocesi di Gerace, così e nominato vescovo di Clemente. La bolla relativa alla
sua elezione al vescovato di Gerace riporta, Monachus monasteri Sancti Heliae
de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum.
Tutore di Petrarca e Boccaccio che da un importante contributo, attraverso la
riscoperta dei testi antichi, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo
svilupa il movimento umanista. È proprio Manetti il primo a menzionarlo nella
sua biografia del Petrarca. Venne inviato in missione diplomatica da Clemente
in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il
tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso. Fa ritorno ad Avignone
dove muore. Saggi: Si occupa anche di matematica lasciandoci una “Logistica” in
cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni
sessagesimali. D. Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. C. Nanni
Editore (Maggio). Salvatore Impellizzeri, Calabro, Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Mercati, Calabro,
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ratisbona. Simone
Atomano. Barlaam Calabro di Seminara. BARLAAM
Calabro. - Nacque a Seminara (Reggio di Calabria) sul finire del sec. XIII,
probabilmente verso il 1290. Il nome Barlaam par che sia quello assunto in
religione, ma non è documentato che il nome di battesimo fosse Bernardo, come
si ripete sulle orme dell'Ughelli (Italia Sacra). Mancano notizie sulla sua
formazione spirituale e culturale e sulla sua attività in Italia fino al suo
passaggio a Bisanzio. La bolla di Clemente VI (Reg.Vat.), che lo elevò al seggio
episcopale di Gerace, ci informa soltanto che B. si preparò al monacato e al
sacerdozio nel monastero basiliano di Sant'Elia di Capasino (Gàlatro), nella
diocesi di Mileto. Certo è ormai, dopo gli studi recenti (Schirò, Jugie,
Giannelli), che B. nacque e fu educato nella fede dissidente della Chiesa di
Costantinopoli, cui molti continuavano ad aderire nell'Italia meridionale di
quell'età, nonostante l'unione alla Chiesa cattolica proclamata dal concilio di
Bari. È B. stesso a dirlo in uno degli opuscoli contro la processione dello
Spirito Santo a Patre Filioque (punto fondamentale di dissenso tra le due
Chiese: gli ortodossi credono che lo Spirito Santo proceda e Patre solo):
"Tale è la mia fede e la mia religione riguardo alla Trinità, fede nella
quale io fui allevato fin dall'infanzia e nella quale sono vissuto sin
qui" -- cod. Parisinus graecus. Problematica è invece la ricostruzione
della sua formazione culturale. Appare infatti evidente che le conoscenze del
monaco calabrese, le quali non si limitano a filosofi greci, quali Platone e
Aristotele, ma si mostrano invece profonde anche riguardo al pensiero di
Tommaso d'Aquino e agli ultimi sviluppi nominalistici della Scolastica
occidentale, esorbitano dalla tradizione culturale dei monasteri italo-greci di
Calabria e presuppongono contatti più o meno prolungati di B. con scuole
filosofiche e teologiche dell'Italia meridionale e centrale. Quando il
potere imperiale passò da Andronico II ad Andronico III, troviamo B. a
Costantinopoli, dove egli era giunto dopo essersi trattenuto prima ad Arta, in
Etolia, e a Tessalonica. Nella capitale bizantina incontrò il favore della
corte: vi dominava allora Anna di Savoia, figlia di Amedeo V, sposata nel 1326
ad Andronico III, favorevole ai Latini e all'unione delle Chiese. Presto
ottenne larga fama di dotto e di filosofo e divenne abate (igumeno) di uno dei
più importanti conventi, quello di S. Salvatore. Si diffondevano a Bisanzio i
suoi scritti di logica e di astronomia e il gran domestico Cantacuzeno gli
affidava una cattedra nell'università della capitale. Ma la sua fama crescente
doveva presto urtarsi contro il tradizionale nazionalismo latinofobo dei
Bizantini. Il primo scontro avvenne col più cospicuo rappresentante dell'umanesimo
bizantino, Niceforo Gregoras, che teneva cattedra nel monastero di Cora. In una
sfida accademica i due dotti più in vista della capitale si trovarono di fronte
a discuteresui campi più vari dello scibile, astronomia, grammatica, retorica,
poetica, fisica, dialettica, logica. Di questa tenzone noi sappiamo soltanto
attraverso un libello del Gregoras 02,OpiVrLO9 ~ 7rEpì GOCPL'2q (Jahn, Archiv
für Philologie und Pddagogik, Supplementband). Il libello, una specie di
dialogo mitico di imitazione platonica, o meglio lucianea, naturalmente
tendenzioso, asserisce che l'agone si concluse con la completa sconfitta del
dotto calabrese, che dimostrò di avere soltanto qualche conoscenza di fisica e
di dialettica aristotelica e una certa superficiale infarinatura di logica. Ma
nella persona di B., Niceforo Gregoras vuol mettere in ridicolo tutta la
scienza occidentale limitata a poche nozioni aristoteliche e del tutto ignara
di matematica, fisica e astronomia, scienze in grande onore allora a Bisanzio.
Secondo il Gregoras, inoltre, in seguito a questa sconfitta, B. avrebbe
abbandonato Costantinopoli per rifugiarsi a Tessalonica. Par più probabile
invece che egli facesse la spola tra i due massimi centri culturali
dell'impero. A Tessalonica comunque il suo insegnamento continuava con successo
e tra i suoi allievi si contavano personalità di spicco come Acindino, Cavasila,
e Cidone. Ma nemmeno presso la corte e gli ambienti ecclesiastici della
capitale il prestigio di B. dovette subire un offuscamento, se proprio lui fu
scelto dal patriarca Caleca, come portavoce della Chiesa ortodossa, quando
giunsero a Bisanzio i due domenicani Francesco da Camerino, arcivescovo di
Vosprum (Ker~-'), e Riccardo, vescovo di Cherson, incaricati dal papa Giovanni
XXII di rimuovere gli ostacoli dottrinali che si frapponevano alla
riconciliazione delle Chiese. La discussione tra i prelati latini e il
monaco calabrese si svolse ad un alto livello teologico-filosofico. M. cercava
di abbattere la barriera dogmatica della processione dello Spirito Santo
ricorrendo a un tipico argomento nominalistico: egli si opponeva alla pretesa
di poter conoscere Dio e di poter dimostrare apoditticamente le cose divine.
Ora, se Dio èinconoscibile, che valore potevano avere discussioni sulla
processione dello Spirito Santo basate sui sillogismi apodittici? Sia i Latini,
sia i Greci, quindi, in questioni di questo genere non potevano rifarsi che ai
Padri della Chiesa, la cui fonte di scienza è la rivelazione e l'illuminazione
divina. Ma poiché i Padri non sono sufficientemente espliciti riguardo alla
processione dello Spirito Santo, non restava che assegnare alle divergenti
dottrine un posto nelle opinioni teologiche particolari, senza fame un ostacolo
per l'unione. La posizione di M. è in netto contrasto col realismo di s.
Tommaso, assunto quale atteggiamento ufficiale dalla teologia cattolica: essa
si inserisce chiaramente nel movimento volontaristico contemporaneo a B., che
ebbe i suoi maggiori rappresentanti in Duns Scoto e in Guglielmo d'Occam, teso
a porre un netto confine di separazione tra i campi della ragione e della fede.
Non è un caso che B. avesse consacrato il suo insegnamento universitario dalla
cattedra di Costantinopoli all'esegesi dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita, il
rappresentante più coerente della dottrina "apofatica", della
inconoscibilità, cioè, del divino, la cui autorità era riconosciuta in Oriente
e in Occidente. Le trattative non approdarono a nulla: le tesi di B.
difficilmente potevano essere accettate dai legati latini, esponenti
dell'ordine stesso cui apparteneva anche AQUINO e inviati dal papa Giovanni
XXII, che, elevando agli onori dell'altare Tommaso, aveva fatto propria della
Chiesa di Roma la sua dottrina. Ma l'agnosticismo nominalistico di M.
doveva anche urtare le concezioni mistiche bizantine, rappresentate allora
specialmente dal monachesimo atonita. A campione di tale misticismo si ergeva
Gregorio Palamas, un monaco dell'Athos, che aveva già scritto due Discorsi
apodittici contro la processione dello Spirito Santo Filioque. Egli attaccava
il metodo di discussione tenuto dal calabrese dinanzi ai legati latini,
dichiarando perfettamente dimostrabile la posizione ortodossa in virtù della
grazia illuminante che al cristiano discende dall'incamazione, per cui la
conoscenza soprannaturale è eminentemente reale, più di qualunque conoscenza
filosofica. Intanto M. veniva a conoscenza delle pratiche mistiche dei
monaci atoniti, che si isolavano per abbandonarsi ad una quiete contemplativa
Tali pratiche consistevano nel ripetere indefinitamente la preghiera:
"Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me!", trattenendo
il fiato, col mento appoggiato al petto e guardando l'ombelico, fino a
raggiungere la visione corporea della luce divina vista dagli Apostoli sul
Tabor, nel giorno della trasfigurazione. Questa concezione psico-fisica della
divinità e, soprattutto, il metodo di preghiera degli esicasti (così si
chiamavano i seguaci di tal metodo) provocarono gli attacchi ironici di M., che
vedeva nell'esicasmo una grossolana superstizione, i cui seguaci designò con lo
sprezzante appellativo di ??? (umbilicanimi). Ma la controversia ben presto si
allargò sul piano filosofico-teologico. M., coerentemente alla sua formazione
nominalistica, non poteva ammettere contaminazione tra il divino e l'umano, tra
l'etemo e il temporale. La luce del Tabor, per esser vista nell'ascesi,
dovrebbe essere etema e coincidere con la divinità stessa, che sola è eterna e
immutabile. Ma poiché la divinità è invisibile, invisibile è anche la luce
taborica. Palamas oppose una sottile dottrina emanazionistica di derivazione
neoplatonica, che distingueva una sostanza divina trascendente (oùaía) e delle
energie divine (gvp-'pyztcxt o Suváp.rLq), operazioni eterne di Dio, che per
esse agisce nel mondo degli uomini. E appunto la luce taborica visibile agli asceti,
come l'amore, la sapienza e la grazia di Dio, è una energia divina operante
come intermediaria tra Dio e gli uomini, un ponte tra l'etemo e il
transeunte. Tra le due opposte tesi non poteva essere accordo. La
controversia filosoficoteologica ebbe anche implicazioni politiche, come sempre
avveniva a Bisanzio. M. allora mosse accusa di eresia contro il Palamas dinanzi
al patriarca Giovanni Caleca, presentando il suo scritto Kwrà MoccrcrocXtocvCùv
(Contro i Massaliani) in cui la dottrina del Palamas veniva assimilata a
precedenti eresie. Il Palamas riuscì a ottenere una dichiarazione, favorevole
alla fede esicasta, sottoscritta dai monaci più importanti dell'Athos ('0
&ytopsvrtxòq -ró[Log), mentre il patriarcato e il governo imperiale, pur
non favorevoli al palamismo, preoccupati com'erano di mantenere la pace
religiosa tra i pericoli incombenti dall'estemo, desideravano evitare una
controversia dogmatica e cercavano di far giungere le due opposte parti a una
conciliazione. Si giunse così alla riunione di un concilio in Santa Sofia,
presieduto dall'imperatore Andronico III in persona. La sera dello stesso
giorno il concilio si chiudeva con un discorso dell'imperatore che celebrava la
riconciliazione generale. Ma in realtà fu il Palamas a trionfare: la dottrina
di B. venne formalmente condannata e il monaco calabrese dovette fare pubblica
ammenda agli esicasti e promettere di non dar loro più molestia. Il patriarca
pubblicava un'encicláca con cui condannava "ciò che il monaco M ha detto
contro i santi esicasti" e imponeva a tutti gli abitanti di Costantinopoli
e delle altre città di consegnare alle autorità gli scritti di M. perché
fossero pubblicamente distrutti. Questa scottante umiliazione e la morte di
Andronico III, avvenuta subito dopo indussero M. a lasciare Costantinopoli e a
ritornare in Occidente. A tal decisione forse non erano state estranee le
impressioni riportate nel viaggio in Occidente, e le conoscenze che aveva avuto
occasione di fare (forse aveva conosciuto anche il Petrarca). Nel vivo della
lotta esicasta, M. era stato richiamato da Andronico III, da Tessalonica, per
un'importante missione diplomatica. Urgeva che l'Occidente facesse una
spedizione per allontanare da Costantinopoli l'avanzata dei Turchi ottomani.
Pare che allora B. avesse preparato un nuovo progetto di unione, che aveva
sottoposto al sinodo di Costantinopoli, in cui ribadiva le posizioni teologiche
che aveva sostenuto cinque anni prima, nelle discussioni coi legati latini del
papa. Il progetto non dovette soddisfare il sinodo e d'altra parte un senso
realistico della situazione politica doveva consigliare di evitare lunghe
quanto inutili dispute teologiche. B. accompagnato da un esperto militare, il
veneziano Stefano Dandolo, si era recato presso Roberto d'Angiò e Filippo VI di
Valois per chiedere aiuti militari dal Regno di Napoli e dalla Francia, e
infine presso la Curia di Avignone per ottenere il consenso papale alla crociata.
Al papa aveva presentato dei memoriali in cui, facendo presenti i pericoli che
sovrastavano alla cristianità tutta per l'incombenza della minaccia turca,
chiedeva che i Latini, mettendo da parte i tradizionali odi, mandassero subito
aiuti in Oriente per la guerra contro gli infedeli; dopo, ottenuta la vittoria,
si sarebbe riunito un concilio ecumenico che avrebbe trattato dell'unione. La
missione di B. era fallita sia perché il papa pretendeva la realizzazione
dell'unione prima di affrontare uno sforzo militare, sia perché le condizioni
politiche dell'Occidente (relazioni tese tra Filippo VI ed Edoardo III
d'Inghilterra) difficilmente avrebbero permesso l'organizzazione di una
crociata. M. torna in Calabria e prosegue il suo viaggio fino a Napoli,
dove aiutò, per la parte greca, l'umanista Paolo da Perugia nella compilazione
della sua opera sulla mitologia dei pagani (Collectiones) e nell'ordinamento
dei manoscritti greci della libreria angioina, che era in rapida espansione.
Poi, nell'agosto, passò alla Curia avignonese, dove a Benedetto XII era
successo Clemente VI. In questo periodo egli si legò di amicizia col Petrarca,
a cui insegnò i primi rudimenti di greco, da lui acquistando familiarità con la
lingua latina, nella quale, per la sua educazione prevalentemente greca e per
la lunga dimora in Oriente, provava difficoltà ad esprimersi (Petrarca,
Famil.). Allora passò anche alla fede cattolica e fu utilizzato dalla Curia per
un insegnamento di greco, fino a che, pare per intercessione del Petrarca, non
fu elevato al seggio episcopale di Gerace e consacrato da Poggetto. Oscuri e
duri furono gli anni dell'episcopato nella piccola diocesi calabrese a causa di
aspre dispute con la curia metropolitana di Reggio. Ma gli veniva
affidata la sua ultima missione diplomatica, questa volta da parte di Clemente
VI, per condurre trattative unioniste con l'imperatrice Anna di Savoia,
reggente l'impero di Bisanzio in nome del figlio Giovanni V. La situazione a
Bisanzio rendeva però ogni trattativa impossibile. Un sinodo aveva deposto il
patriarca Giovanni Caleca, divenuto avversario dichiarato del movimento
esicasta, in conseguenza dell'evoluzione della situazione politica dopo la
morte di Andronico III (veva fatto arrestare il Palamas e l'anno successivo
aveva fatto pronunciare contro di lui la scomunica da un sinodo patriarcale), e
aveva confermato la condanna di M.. La stessa sera Cantacuzeno, favorevole agl’esicasti,
entrava nella capitale e costringeva Anna ad accoglierlo come coimperatore
accanto al figlio. A B., considerato eresiarca, non restava che la via del
ritorno, per lasciare ad altri la ripresa delle trattative. Rientra ad
Avignone. Infatti la bolla di nomina del suo successore, Simone Atumano, nella
sede episcopale di Gerace afferma come recente la morte di Barlaam. (Archivio
segreto vaticano, Reg. Clem.). Scrive molto. Quantunque una parte della
sua opera sia andata perduta, tuttavia si conservano ancora di lui un buon
numero di opuscoli di vario contenuto, in genere brevi, ma densi di pensiero.
La maggior parte di essi sono ancora inediti. Un elenco coi titoli e gli
incipit si trova in Fabricius, Bibliotheca Graeca, Hamburgi riprodotto in
Migne, Patr. Graeca, CLI. I più numerosi sono quelli di carattere teologico e
riguardano l'attività unionista del monaco calabrese: 3 contro la processione
dello Spirito Santo Filioque, e sul primato del papa. Tali opuscoli si trovano
in un gran numero di manoscritti. Ne contiene 20 (escluso uno sul primato del
papa) il cod. Parisinus. Di essi uno solo sul primato dei papa, è stato
pubblicato prima da Luyd, con traduzione latina, Oxford, e poi dal Salmasius,
in greco, Hannover riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, Coll.. Due
discorsi greci sull'unione delle Chiese sono stati pubblicati e illustrati da
Giannelli, Un progetto di Barlaam Calabro Per l'unione delle chiese, in
Miscellanea Giovanni Mercati, III, Città del Vaticano. Il primo di essi
contiene il progetto di unione elaborato da B. prima della sua missione
diplomatica ad Avignone e presentato al sinodo di Costantinopoli; il secondo,
pronunciato probabilmente dinanzi al sinodo stesso, doveva illustrare il
progetto contenuto nel primo. Di tenore diverso sono tuttavia i due discorsi
latini recitati, o piuttosto presentati in forma di memoriali, in
quell'occasione, al pontefice Benedetto XII. Essi furono editi per la prima
volta da L. Allacci, De Ecclesiae Occidentalis atque Orientalis perpetua
consensione...,Coloniae Agrippinae, donde furono riprodotti dal Migne, Patr.
Graeca, CLI, e poi dal Raynaldi, Annales Ecclesiastici. Alla sua attività
apologetica in favore della Chiesa cattolica svolta dopo la conversione si
riferiscono varie lettere ed opuscoli, di cui cinque, in latino, si trovano in
Migne, Patr.Graeca, C LI. Poco ci resta degli scritti contro gli esicasti, che
furono condannati alla distruzione, dopo il concilio, dalla enciclica del
patriarca Giovanni Caleta (Synodicae Constitutiones, XXII, in Migne,
Patr.Graeca,CLII, COI.). L'opera principale, più volte rimaneggiata, che
portava il titolo KotTà Mocaaa?,tocvi""v (Contro i Massaliani) da
un'antìca setta ereticale a cui B. polemicamente assimilava gli esicasti, ci è
nota soltanto attraverso le citazioni degli avversari. Di notevole importanza
sono quindi le otto lettere pubblicate con ampia introduzione da Schirò:
Barlaam Calabro, Epistole greche. I primordi episodici e dottrinari delle lotte
esicaste, Palermo, che rivelano i primi sviluppi della controversia. Ma
se più nota è l'attività teologica di B., di non minore importanza, anche se
finora meno studiata, è quella filosofica e scientifica. Nell'operetta latina
in due libri, Ethica secundum Stoicos ex pluribus voluminibus eorumdem
Stoicorum sub compendio composita,edita per la prima volta da Canisius,
Ingolstadt 1604, riprodotta in Migne, Patr. Graeca,CLI, coll., B. dà una chiara
esposizione della morale stoica e mostra ampia conoscenza di Platone. Inedita è
ancora un'altra opera di carattere fìlosofico, Le soluzioni dei dubbi proposti
da Giorgio Lapita (A~astq siq T&q è7rsvsy,0d'aocq ocù-ré,-,) &7rop(otq
7rocpì ro,3 ]Pe⟨,)pytou roú Aa7r'tOou, contenuta in vari codici, di
cui il più noto il Vatic. Graer. Di matematica trattano l'Arithmetica
demonstratio eorum quae in secundo libro elementorum sunt in lineis et figuris
planis demonstrata,corfimentario al secondo libro di Euclide, edito
nell'euclide di C. Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e riprodotto,
nel solo testo greco, nell'edizione di Euclide curata dallo Heiberg, V, Lipsiae
(Teubner); e la Aoytcr-rtx~ sive arithmeticae, algebricae libri VI, edita per
la prima volta,dallo stesso Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e
poi, con un commento, da Chamberus, Logistica nunc primum latine reddita et
scholiis illustrata, Parisiis 1600, trattato di calcolo con frazioni ordinarie
e sessagesimali con applicazioni all'astronomia. Inedite sono due opere
di astronomia: un commentario alla teoria dell'ecclissi solare dell'ahnagesto
tolemaico, contenuto in parecchi manoscritti, in duplice redazione, e una
regola per la datazione della Pasqua. B. si occupò anche di acustica e di
musica. Abbiamo di lui la confutazione al rifacimento degli 'AptovLx& tolemaici
di Gregoras, pubblicata da Franz, De musicis graecis commentatio, Berlin.
Difficile è esprimere un giudizio preciso che illumini di piena luce la
personalità di B., sia perché moltissimi dei suoi scritti sono ancora inediti,
sia perché l'attenzione degli studiosi si è concentrata particolarmente sulla
sua attività teologica e diplomatica, che fu occasionale, lasciando nell'ombra
la sua opera di filosofo, di scienziato e di umanista, che rispondeva alla sua
vera vocazione. Sufficientemente chiara è ormai la posizione del monaco
calabrese verso le due Chiese. E sincero credente nella fede ortodossa fino a
quando non passò al cattolicesimo, ad Avignone, in seguito alla condanna
espressa dal concilio. E fu sincero unionista, anche se le sue posizioni
teologico-filosofiche non dovevano contribuire alla chiarificazione dei
rapporti tra le due Chiese. A Bisanzio porta lo spirito nuovo delle più
avanzate speculazioni filosofiche dell'Occidente, che preludevano all'umanesimo
e alla Rinascita. Non facilmente valutabile è invece il peso che egli ebbe
nell'introduzione del greco nel mondo occidentale. Certo è che, oltre alle sue
lezioni avignonesi, iniziò alla cultura ellenica Paolo da Perugia e il
Petrarca. I suoi interessi per matematica, astronomia, fisica e musica,
oltre che per teologia e filosofia, gli assegnano un posto eminente nella
storia della cultura e lo fanno apparire uno degli spiriti più versatili della
sua età. Fonti e Bibl.: N. Gregoras, Byzantina Historia, a cura di
L. Schopen, I. XI, c. 10, in Corpus scriptorum historiae Byzantinae, Bormae,
Cantacuzeno, Historiartum libri, a cura di Schopen, AYLOQEVILZò1; Tó~10(; in
Migne, Patr. Graeca, Filoteo, Gregorii
Palamae encomium, CLI, Contra Gregoram, XII; i:uvobL>còg rópo; (Atti dei
concilio Bénolt XII, Lettres closes, patentes... se rapportant à la France, a
cura di G. Daumet, Paris; Taccone-Gallucci, Regesti dei romani pontefici per le
chiese della Calabria, Roma, Schaefer, Die Ausgaben der apostolischen Kammern
unter Benedikt XII, Klemens VI und Innocenz VI, Paderborn; Petrarca, Famil.,
I.XVIII, ep. 2, a cura di Rossi, Firenze, BOCCACCIO, Genealogia deorum
gentilium, a cura di Romano, Bari; Mandalari, Fra Barlaamo Calabrese, maestro di
PETRARCA, Roma; Gay, Le Pape Clément VI et les affaires d'Orient, Paris; Parco,
Petrarca e B., Reggio Calabria; Gl’ultimi oscuri anni di B. e la verità storica
sullo studio del greco di PETRARCA, Napoli, GENTILE, Le traduzioni medievali di
Platone e PETRARCA, in Studi sul Rinascimento, Firenze; Jugie, Barlaam de
Seminaria, in Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés., Barlaam est-il né catholique?,
in Echos d'Orient; Schirò, Un documento inedito sulla fede di B. C., in
Arch.stor. per la Calabria e la Lucania, Sarton, Introduction to the history of
science, III, Baltimorem Weiss, The Greek culture of South Italy in the later
MiddIe Ages, in Proceedings of the British Academy, Meyendorff, Les débuts de
la controverse hésychaste,in Byzantion, L'origine de la controverse palamite:
la première lettre de Palamas à Akindynos, in OEoloyca; Un mauvais théologien
de l'Unité: Barlaam le Calabrais, in L'Eglise et les Eglises. Etudes et travaux
offerts à Dom Lambert Beauduin, II, Chévetogne, Introduction à l'étude de
Palamas, Paris; St. Grégoire Palamas et la mystique ortodoxe, Paris; Giannelli,
Petrarca o un altro Francesco, e quale, il destinatario del "De Primatu
Papae" di Barlaam Calabro?, in Studi in onore di Funaioli, Roma, Setton,
The Byzantine background to the Italian Renaissance, in The Proceedings of the
American Philosophical Society, Loenertz, Note sur la correspondance de
Barlaam, évéque de Gerace, avec ses amis de Grèce, in Orientalia Christ. Periodica, Beck, Kirche und
theologische Literatur im byzantinischen Reich, München, Schmitt, Un pape
réformateur... Bénoft XII, Quaracchi-Florence; Pertusi.
La scoperta di Euripide nel primo Umanesimo, in Italia Medievale e Umanistica. Bernardo Massari.
Massari. Keywords: implicatura, logistica, Petrarca, Boccaccio, Gentile – il
latino, il volgare – e il greco! Accademia, Platone, Rinascimento italiano,
Firenze.
Grice e Massimiano – il principe filosofo -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A philosopher who encourages Giustiniano and Giuliano -- to pave the
floor of Hagia Sophia with silver. Massimiano.
Grice e Massimo: l’orto romano -- la costituzione di Roma
– Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. L’orto. A friend of PLINIO Minore. He is sent by Rome to refer and
reform the constitutions of six Greek cities, but he declines the idea. He knows
the theory of Epittetto, and a discussion between them is preserved in
Discourses III. 7. Massimo.
Grice e Mastri: l’implicatura conversazionale – filosofia
emiliana -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Meldola). Filosofo italiano. Meldola,
Forli Cesena, Emilia Romagna. Grice: “One interesting fascinating bit about
Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!” Grice:
“Mastri has a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice: “I
love Mastri – of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll focus
on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the square of
opposition, and modal, too – what he says about nomen, verbum, propositio,
copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth, is all relevant – especially
seeing that his “Institutiones logicae” is just one of his outputs: he made
intensive commentaries on Aristotle’s whole organon, and more importantly, also
his metaphysics and his theory of the soul – so Mastri certainly knows what he
is talking about!” -- Grice: “He was a logician, and so, according to the Bartlett,
am I!”Saggi: “Disputationes physicorum Aristotelis” (Grignano, Roma); “Disputationes
in organum Aristotelis” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de coelo et metheoris”
(Ginamo, Venezia); “Disputationes in de generatione et corruptione” (Ginamo,
Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ de anima” (Ginamo, Venezia); “Disputationes
in Aristotelis stagiritæ libros physicorum” (Ginamo, Venezia); “Institutiones
logicæ quas vulgo summulas vel logicam parvam, nuncupant” (Ginammo, Venezia); ““Disputationes
in Aristotelis stagiritæ meta-physicorum” (Ginammo, Venezia); ““Scotus et
scotistæ Bellutus et M. expurgati a probrosis querelis ferchianis” (Succius,
Ferrara); “Disputationes theologicæ in
Sententiarum” (Hertz, Storto, Valvasenso, Venezia); “Theologia moralis ad
mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata” (Herz,
Venezia); “Theologia moralis” (Milano, Mansutti), “Philosophiae ad mentem
Scoti” (Pezzana, Venezia); Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Forlivesi, Scotistarum princeps. Mastri e il suo tempo, Centro Studi Antoniani,
Padova, M. Forlivesi, Mastri da Meldola, riformatore degl’imperfetti, Meldola, Forlivesi,
"Rem in seipsa cernere" (Poligrafo, Padova); T. Ossanna, M. conv.
Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma Mansutti, Quaderni di
sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, Bonomelli, schede
bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa,
Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto. Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cum SIGNIFICARE derivatum est quo patet SIGNUM
dicere ordinem, et ad potentiam cognoscente in sed ad huc dubiuin est denominibus
ipsis substantivis solitarie cui re-præsentat, et AD REM SIGNIFICATAM, quam re-præsentat.
Divi sumptis. Et extra propositionem spoflintnedici termini, nam ditur porrò SIGNUM
inforinale, cutly currere subiecti, atque ita vt verba habere rationem termiplicabimus.
ni. Refp. “currere”, et
“moveri” esse verba tantum grammaticaliter at apud logicum æquiualent nominibus
CURSUS et MOTUS, unde apud. Dubium tamen
est de adverbiis, coniunctionibus, signis quantitates – ut: “omnis”, “aliquis”,
etc. casibus obliquis et similibus, an
rationem terminis ubire possint etiam in secunda acceptione. Af De Terminorum multiplicitate
ratione SIGNIFICATIONIS, X varijs capitibus solenttermini MULTIPLICARI et
variæeo t rum divisiones atlignari, ex parteniiniru in SIGNIFICATIONIS, actu fungatur
munere subiecti et prædicati, fediufficit aptitudo, ut ad tale in unus possit assumi,
et non eam habeat repugnantiam quæ reperitur in aduerbiis, conjunctionibus, et similibus
men substantiuum extra propositionem dicetur terminus non ineo. Qu oad alteram qux
siti partem Terminus universi in sumptus dividitur in in en talem, vocale in et
scriptum vt notat Tatar. tract. 7. de
suppositionibus comm. Secundo sciendum, quæ divisiolumitur ex triplici propositio
nuingenere. Hæc eni in propo in alterius cognitionem venire, ut IMAGO respectu Cælaris,
VESTIGIUM rel pectu feræ transeuntis; quade causa Scotus 2. d. 3. quæst. 9. et
quol. 14, hoc secundu in SIGNUM appellat medium cognitum, qui a vc ducat in COGNITIONEM
SIGNATI, prius petitiplum cognosci, il propriem dicitur SIGNUM, et definitur ab
August. [AGOSTINO – Del maestro] citat, ea tamen definition etiam formali conveniet,
si prima pars deinatur, et dicatur SIGNUM efe, QUOD FACIT NOS IN ALTERIUS
COGNITIONEM VENIRE. Hæc tamen SIGNI descriptio, quam vis sit ab August.
[AGOSTINO], tra Pars Prima Inf fit.Tract. I1. Cap.1. elf obiectum ipsius formalis
propositionis mentatis, et intticuitur in Hasaute in termini propriem sumpti definitiones
itam explicat Tatar. Ese propositionis obiectiva peream, tanquam per forma mextrin
ut SENSUS sit terminum eleids in quod tanquam in EXTREMUM proposecam, itaque PROPOSITIO.
Mentalis in hoc sensu, nim irum ob fitio cathegorica elt in nediace resolubilis
MEDIANTE COPULA verbali, iectivem sum pradicitur habere terminos; et extrema, quia
in se et diciturim mediatem, ad remonendum litteras et syllabas, quia continent
subiectum et prædicatum constitutain esse talium per licet propositione solvatur
in litteras et syllabas, non tamen in propositionem formalem. Quarem cum intellectus
enunciate ebomo mediate, et id e om litteræ et syllabæ NON dicuntur “termini”,
el est s nimal interna et formalis propositio in se non continet sub tiam licet
propositio hypothetica resolvatur in terminus media iectum, neque prædicatum, nec
terminos, sed tantum propositio tem, non tamen immediatem. Sed resolvitur immediatem in propositione
objectiva. Yt etiam hic benen notavit Ovvied. Nomine autem ter sit iones simplices,
ex quibus componitur. Posset tamen ab sque mini mentalis duo possunt intelligi,
scilicet res quæ mente concipi scrupulo etiam propositio simplex appellari terminus,
quando tur, ac ipla cognitio, seu v talij loquuntur conceptus formalis, in hypothetica
tenet locum subiecti, ut notat Arriag. Nec obeit et obiectivus. Et quidem siin primo
lentu sumatur, scilicet, prom illam etiam constare terminis, nain benem potest id,
quod in se est re concepta, terminus mentalis am vocali et scripto differre non
quasi totum, esse pars respecta alterius totius, ut patet in physicis videtur, eademen
im prorsus est res, quæ in ente concipitur, vo de corpore respect totius hominis,
et in aliis multis, ut discur, cede proinitur, et calamo exaratur; at IN
SECUNDO SENSU, scilicet, renti constabit. Et iuxta hanc secundam termini acceptionem
coproipforei conceptu differtam vocali et scripto et dividisolet in et subiecti
et licet in propositione de secondo adiacente, quaquia cum sit ignarus SIGNIFICATIONIS
vocabulorum latinorum, concilis est ista: “Petrus currit.” -- lý “currit” videatur
fungi munere prædipit solum modo vocis tonum, non autem rem per illam vocem SIGNIFICARI,
re tamen vera non tantu in habet rationem prædicati, sed etiam ficatam, scilicet
hominem. Porrom licet logica proximem vertetur habet vim COPULAE, cum faciat hunc
sensu in: “Petrus est currens.” -- yn circa
terminus mentales; et vocales non nisi ratione mentalium at delicet ut gerit vices
prædicati, sit terminus, non tamen vegerit vitendat, quia tamen termini vocales
sunt clariores, et pereosinno ces copulæ. Et si dicas in hac propositione “currere”
est “moveri”, ly – motes cuntinentales, frequentius agit logicus determinis vocalibus,
at, veri, quod est verbum, habere tantum rationem prædicati, fique id eonos et iainde
inceps deistis agemus, ac eorum divisiones ex sirmant aliqui, co quia in propositione
possunt habere locum prae ex parte MODI SIGNIFICANDI et ex parte REI
SIGNIFICATAE. Ex primo dicati et subiecti, ut si dicatur “Petrus” est aliquis, omnis
est tercapite, quantu in ad præsens spectat, solet in primis dividi vocalis
minus syncathegorematicus, preter, ost adverbium, est coniun-terminus in significativum,
et non significativum. Ileeit, quiali quid tie et sic dealiis. Immo suent. cit.
hac ratione tenet etiam voces SIGNIFICAT, vc hæc vox “homo”, qui naturam SIGNIFICANT
humanam, ister non significativas e se terminos, nam dicimus “bliteri” nihil SIGNIFICET,
qui nihil SIGNIFICAT – vt “blittri”, “buf”, et “baf.” Sed ut ita divisio lit
cat. Quin etia in Arriaga ob id addit litteras ipsas ese terminos, quanreemtem tradita
intelligi deber determine in prima acceptione assignar dosolz accipiuntur, nam dicimus
A et t littera.Verum in probabi- tacap præced. Nam in secunda acceptione omnes termini
sunt signi lius alii negant, quia adverbia, coniunctiones, et alia id genus nun-
sicativi, cunies epoflint subiectum, et prædicatum in propositio quam ratione sui
et formaliter sumpta fungi possunt munere subie- ne. Terminus igitur vocalis in
tota sua latitudine sumptus dividitur emti, et prædicati, unde in allatis propositionibus
semper aliquod in significativum et non significativum -- quæ divisio ut benem per
substantivum intelligitur, in cuius virtute fungunt urila oficio sub cipiatur, cum
terminus vocalis constituatur in ratione significan iecti et prædicati, ut in ila
propositione “Petrus est aliquis” am parte tis per significationem, videndyınett
quid sit significare et quid sit si nos venire in cognitionem alterius scili ta
in oppositionem sequivelimus, tunc cum Tatar, que in seq. Arriaga, cet naturæ humanæ, unde SIGNUM debet ese tale,
ve il coognit oper tract. 1. com. 3. Ad 1, dicendum est ad hoc, ut aliquid sit subiectum
SENSUS, mediante illo deinde veniamus in cognitionem rei, cuinqua in propositione
sufficere, ut sit vox significativa NATURALITER commu- lignum habet connexionem;
hinc significare nil aliud erit, quam niter, id est, ut possit re-præsentar ese
ipsam, quod elt significare aliquid aliud am se distinctum re-præsentare potentiæ
cognoscenti. Ex large et est illud, quod absque sui prævia ARISTOTELE Definition
allata videtur ilis competere solu in, quando sunt in cognition aliud nobis re-præsentat
et in eius cognitionem du propositione.Verum non ita rigorosem intelligenda est
illa definitio cit, quales sunt species IMPRESSA ET EXPRESSA respect proprii obie
nam ve aliqua dictio dicatur “terminus”, non eit semper necesse, quod eti, et in
instrumentale, quod PRAE-SUPPOSITA SUI cognition facit nos. No dita et obcanti doctoris
authoritatem ab omnibus pallim ro sitio “homo” est animalli siat mente, dicitur
mentalis, si voce, voce pta, non recipituram Poncio disput. log. quæit. i, eamqu
calis, li scripto, dicitur scripta. Terminus ergo dicitur mentalis impugnat quo
ad veramque partem; quo ad primam quidem cum ampula verbalis, seu verbum, ut verbum,
rationem termini nequit vleii natum, et non ultimatum. Ultimatus est conceptus,
seu cogai habere, tum quia copula non est extremum propositionis, sed ratio rei
significatæ per vocem aliquam, velim scripturam, ut cum audition coniungendi extremi.
Tumqui ain eam propositiore solui non ta voce “homo” illud percipimus ‘animal’
[ZOON], quod est ‘rationale’ [LOGIKON]. Non ylti potest, cum enim sit formalis
et EXPRESSA extremorum unio, matus est conceptus ipsius vocis, vel scripturæ significantis
non yl facta eorum dissolution manere non potest. Tumdemum, quia trase ex tendens
ad re in significatam et ideo dicitur non ultimatus. Ve SENSU, quod actu extra illam
exerceat officium termini, sed quia ludverom primum vocat præcisem rationem cognoscendi,
quatenus intra illam fungi potest hoc munere. Unde dicatur terminus non præcisem
eit quo aliud cognoscitur, et non quod cognoscitur. Si actu, sed potentia. Nec aliud
probant Complut. cit. oppositum signum autem instrumentale est, de quo agimus in
præsenti, et quod it in entes. Eum dimontesa SIGNA ni. vocalis, vel scriptus, pro
ut subiectum, vel prædicatum proposi SIGNUM esse id, quod præter sui cognitionem,
quam ingerit senpbutionis et mentale, vocale, vel scriptum. Solent extrema quoque
doc. red arguit, quia non complectitur omne SIGNUM, quia po propositionis mentalis
termini appellari, quod quidem de propolilent dari SIGNA spiritualia, qux
deducerent in cognitionem tione formali, quæ eit actus, et secunda operatio intellectus,
in aliarum rerum, nec possent percipia SENSIBUS materialibus telligendum non est,
nam propo.icio in hoc lenluettyna simplex Quo ad aliam verom partem, in qua ait;
quod SIGNUM facit venire op eiro in cognitionem alterius eam impugnat, tanquam
ab Arriag. 4 modificat, et facit tal iter Significare, idel treddit eius significatio.
raticam, quia obiectum facit nos in cognitionem suivenire et tanem, vel universalem,
vel particularem, vel affirmativam, vel metbon dicitur signum. Rursus Deus ipse facit nos venire in cogni- negativam:
et dicitur aliqua liter significare, non qui averem, et pro tionem multarum reruin
eas nobis revelando nec tamen abullo priem non significet, sed quia significatum
eius non re-præsentatur vocatur SIGNUM ilarum rerum. Præter eam cognitio est SIGNUM
ut res per se, sed ve modus rei, id est exercendo modificationem rei, quz cognoscitur
per ipsam, et tamen non facit nos in cognitio alterius rei, qua de causa negat Arriag.
sect. 4. e se perfectem terminum. Dem venire. Addit Tatar. terminum mixtum id est
partim cathegorematicum, par Sed nimisandacter inficiatur Poncius doctrinam D.
Augustini [AGOSTINO], tim s yn cathegorematicum, et est ile, qui impositus ett ad
signifi qaamomnes venerantur. Ut communis magistri, unde mirum essecandum aliquid,
seu aliqua et aliqualiter simul, ut hæc vox ni. non debet, quod sz pius hic auctor
minirmu ob ore suffuse dsoctri- hil, quæ imposita et ad significandam negationem
omni sentis nam Scoti przceptoris audeat impugnare. Oprima enim eit illa hæc enim
ipsa negatio est illud aliquid, quod significat, quatenus description quo ad omnes
partes, si benem intelligatur, naimnduzæ verom illam negationem significat universaliter
cuius cunqueentis, folenta signari conditiones alicuius, ut alterius rei SIGNUM
didicitur significare aliqualiter, fic eciam significar subiectum pro catur, una
est, quod nos ducat in illius rei cognitionem, al positionis indefinitæ, namin materia
necessaria æquivalet univer cara est, quod ducat in eius cognitionem, quatenus cognicas
lali – ut, “Homo est animal” æquivalet huic,
“OMNIS homo est animal”, et quarum conditionum utram queo primem exprimit
definition SIGNI in materia contingenti æquivalet particulari -- ut, “Homo currit.”
Augustino [AGOSTINO]
tradita. Nam per primam partem definitionis secun- æquivalet huic: “ALIQUIS homo
currit.” Ad hoc tertium genus reducit dam exprimit conditionem. Vulceni in rein,
quæ in servirede- Tolet. lib. 1. cap. 12. Et Arriag. sect. 4. Omnia adverbia v...som
bet pro alterius SIGNO, prius noitris SENSIBUS cognitionem sui inpienter, doctem,
conc. Sed non placet, quia cum discrimeninter termi gerere debere, pecificat autem
SIGNUM efe debere SENSIBILE, quia nos cathegorematicum, et syncathegorematicum sumatur
præser. Ut notar Doctor 4. d.1. grætt. z. &
3. SIGNA SENSIBILIA sunt maximem timin ordine ad propositione in ipes pro sianu
isto excitare intellectum coniunctum am SENSUUM et per se potest esse subiectum,vel
prædicatum propofitionis, ille ministerio dependentem, ut in alterius rei cognitionem
veniat; verom, qui non potest esse subiectum, nec prædicatum, nisi cum ad per alteram
verò partem definitionis altera quoque conditio exdito, consequenter adverbia
omnia erunt termini syncategorеinati primirur, contraquam nilvrgent instantiæà
Poncio adducta ci, quiase solis, et sine addito non possint esse subiectum, vel
pre quia obiectum facit venire in cognitionem sui, non alterius, dicatu in propositionis,
et per se non significant aliquid, sed potius hoc facit venire in cognitionem sui,
quatenus cognitum, ut fa aliqualiter. It signum, sed quarenus cognoscibile. Nec
etiam Deus hocmo- Potiori ratione ad hoc tertium genus termini mixti nomina
adie do ad inftar SIGNI ducitnos in rerum cognitionem, quatenus eti vare duci possent,
quam visenim Hurtad. disp. l. sect. 10. mor cognias, fore as revelando, quod ad
huc facere possec, etiam dicusc ontendat esse terminus syncategoremnaticos, quia
non SIGNIS prius am nobis non cognosceretur. Cognition denique esse ficant per se,
sed CON-significant, v. g. “bonus”, non significat per se, bg num rei cognit xper
ipsam formale, vedicebamus, non et determinate aliquid, nisi ad datur alicui, v.
g. “Petrus [est] bonus”, Ta autem instrumentale, quod solum propriem dicitur SIGNUM
et men si nominum adiectivorum significatio benem confideretur, vide ab Aug. [AGOSTINO]
definicus, et ideo cognitio propriem loquendo non di bimus, quod liceti n determina
cem aliquomodo significent, ratione e in er facere nos venire in cognitionem
rei, quam re-præsentamen formæ significatæ se cum afferent aliquam determinationem,
quia non ducit nos in cognitionem illius rei, quatenus nam “doctus”, v. g. doctrinam
importat, quod non eucnit in SIGNIS quan cognica, lea ut medium cognitum, sed ut
ratio cognoscendi. So- citatis omnis, nullms, doc. quæ nulla in prorsus, rem determinatam
lum autem SIGNUM instrumentale est illud, quod hic definitur significant. Accedit,
quod nomina adiectiua possunt esesaltim præ Ethocignem instrumentale ad huc duplex
est, aliud naturale, dicatum in propofitione, v. g. “Petrus est doctus” -- quod
SIGNIS quantitate it, quod ex natura sua independenter ab hominum voluntate
tispror sus convenire non potest, ergo nomina adiectiva commodem aliquid re-praesentat,
ut sumu signem, et universaliter omnis es- ad hoc tertium genus termini possunt
revocari, quod etiam tenent sutus suam cusum, qui præsertim si sensibili serit,
dicetur tic Casil. cap. 3. et Arriag. cit. cum significant aliquid, et aliqualiter,
vn suncauz juxtam sensum definitionis allaræ. An verom it aèm contra de rem anet
sola nomina substantiva esse propriè terminus categore cala dicipole SIGNUM sui
effectus, negar Hurtad. disput. 1. fet. 4. maticos, quicquid hic dicat Ouuied. Quia eicauíz cognition ducat
in cognitionem effectus, tamen, 7.Rursus terminus categorematicus subdividitur in
simplicem boset ordinate ad illum re-præsentandum. Sed planènonmi- seuin complexum,
et compositum, seu complexum, quam diuisio mes ordinataet cognitio causæ ad nos
ducendum in cognitionem quidam sic explicant, quod complexus est ille, qui constat
ex benefectus a priori, quam cognitio effectus sic ordinate ad noti- pluribus dictionibus
– ut: “homo albus” in complexus, qui unica gau tiamanfz à posteriori, quareratio
Hurtad. Parum valet. Acinder dictione, ut “Homo et albus”, ita Roccuslib. i. introd.
cap. 8. quinzalij, quod licet icar esse habeat, solata men cognitio, qux Blanc.
libr. z. sect.2. At ve bene monet Tatar. tract. 1. coin. 4. hæc ex perfectum habetur,
dicitur haberi per SIGNUM, unde sola demonplicatio potius grammaticalis est. Grammaticus
enim voce millam Horacio, posteriori, quzelt per effectum, dicitur a signo, et idiom
appellat complexam, quæ constat ex pluribus vocibiis, et eamin solum efectus dici
potest SIGNUMcausæ, non è contra. Verun mne- complexam, quæ constat una tantum,
at non sic est apud logi que hoc viget, licet enim cognition habita per effectum
velutisen cum, qui non attendit unitatem, vel pluralitatem vocum, i ed Ebuiorem
causa, magis propriem dicaturam signo, niltam enim- conceptum in intellectu, cuiiltæ
subordinantur, unde etiam si sint pedit, quin et cognitio habit a per causam po
sic diciam signo ab- plures dictions inter se connexx, sit amen in in ente v numtan
solute loquendo. Poc est igitur etiam causa dici SIGNUM sui effectus, tum generant
conceptum, terin inum conitituunt in complexum &przsertim quando sensibilis
est, vnde a Theologis sacramenta dive v.
g. Marcus Tullius Cicero [CICERONE], et è contra fivnatantum sit dictio, cantur
SIGNA gratia, cuuus sunt causa, ita clarem colligitur ex Do- conceptum tamen generet
complexum, erit terminus complexus; vt Gore. d. 1. Juzit. 2.$. De secundo principali, et sequitur Cafil.
cit. et nemo, “Amo.” semper, quæ æquivalent his, nullus homo; “Ego sum amans”, omni
Atriaga difputat. 3. fect. 2. Aliud
vero est SIGNUM ARTIFICIALE, seu ad tempore. placitum, et et: quod ex hominum impositione aliud repræsen-
Alii proindefic explicant, quod terminus in complexus est ille, est, ficramiset
SIGNUM venditionis vini, sonus campangelt cuius partes ab in vicem separatæ nihil
significant, aut non lignih fgrum lectionis, et vox illius rei, adquam significandum
eitim- cant illud, quod in integra dictione significabant – ut, v. g. “dominus”
posita. Ubi tamen est advertendum etiam in vocibus ipsis non est terminus in complexus,
quia licet partes, in quas potest dividi aprum significationem AD PLACITUM reperiri
posse, sed etiam natu scilicet “do-“, et “-minus” sint significativæ, tamen in toto,
et integra salem, ve par et degemica in firmorum, et latratucanum. Et ideom
dictione hanc significationem non retinent: Complexus verom est il temiaus vocalis
significativs sub dividi solet in significativum nale, cuius partes eandem retinent
significationem, quam habebant licet, et AD PLACITUM, et hic ad Dialecticus mpectat
non qui- in toto complexeo, tiam ab in uice in separatæ – ut: “homo iultus”,
enlecundim tuam realem entitatem, ve vox est et fonus quidamn ita Amicus g. 2. Ruuiusq.
4. Complut. cap. 3. Sot. lib. 1. cap. 9. decaufaeus, Id secundum quod impofitus
est ad res ipsas signi- Ioan. De S. Thom. [AQUINO] lib. sum. cap. 4. & alii
passim. At hoc dupliciter ledias, et conceptus mentis exprimendos, in hoc enim lenluvo-
inteligi potest, velita, quod terminus in complexus sit ile, cuius se nere dicuntur
ad inftitutum Dialecticum, ut dicemus disp. Partes Separatæ non eandem habent significationem,
quam habe vocibus, vbictiam declarabimus, per quid constituatur ratio bant in integra
dictione etias migillatim sumptæ, in quo SENSU quod coria nificativus, et ideo per
se non significat aliquid, nec po- seca, acdere vpatett. Al Velscito amipnto enlluingtitiulrla,
nqoumodinpar, tevsetneortmaitn Fioin veelelubecom, et prædicatum in propositione,
sed cumalte- coinplexi separatæ non retinent eandem significationem, quamha
consortio aliquis inde de sumpdtiæctionis Respublica lus, vt notat Tatar. tract.
7. com .1.§.Tertio Sciendum , scio vera est, ut constat partibus illius fins, cuius
significationem modificet wessatenusa diuncur cathegorematico. n. IM Pm Pow s
JTONx AM Ve mov Ax. - . "T Vhelmadp e dm B^ us NIRÍa Y. WS em i Em us MAY
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1 | à PP. Magiftris Be4RT HOLOMEO AMcASTRIO DE
MELDVLeA ^ -— Eminentifsimi Cardin. Cc/44 P OSN: Theologo, QJ — BON«AVENTVR-A4
BELLVTO DE CcATcANcA , nunc Sicilie Prouinciali 1 Olimin Augufto S. Antonij
Min. Con. Patauino Collegio | : Regentibus , | Editio Secunda, Priori
caffigatior, C audior , nouifg. Indicibus, / 5 x C Additionibus exculta. iia |
Eminenti(s.ac Reuerendif(s. Principi O. BAPTSITZE PALLOTTO^€« $. R. E.
CARDINALI AMPLISSIMO. Dicata . DENENIEOAN m -— Guo 00 EAT LNQESE : * VENE -
Typis Marci Ginammi . : ——————— ABO VTAUTVAAPTUE| a er 1x4 Av dy bares VEA 1 :
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UOS depen ep qu quaque s Coo VEminentifs. ac^Reuerend, Prinopi 8 IO. BAPTIST 7E
Boxe LhbeOo- TpoCPO S. R: E- CAR DINALI AMPLISSIMO. Fr. Bartbolomaus Maftrius
Min. Con. Eraphicum D. Bonauenturz Collegium Romanít, cuius modó
clauumtenes,& protectionem incom- 4 parabili prudentia geris Eminentifs.
Princeps Reli- ite noftra veluti pomarium eft, in quo tugibus cientiarum
fontibus fub doctiffimorum Pracepto- rum difciplina plantulze quotannis a'untur
, ac indé translatae deinceps in immenfías excrefcunt arbo- res ; vel potius
eft cquus Troianus diuina Palladis arte confe&tus,qui fingulis triennijs
(trenuos militcs omni litteratura mu- nitosin Seraphycam nebgiunen ab aluo
dimittit ; Hinc infulati Procc- res; hinc purpurati Dynafte, hinc Do&ores
prodiere celeberrimi , qui eruditione Vniuerfitatum fubfellia, eloquentia
Ecclcfiarum fuggeftus, & elegantiffimis lucubrationibus Typos illuftrarunt;
ex hoc ( inqui) Ocea- no tot ingentia lumina defluxerunt , ex hoc Celo tot
fydera corrufca- runt ; At fi ha&tenus tot honores, profectus tot, ac
vtilitates ex hoc Col- legio in Religionem noftram promanarunt, nunc fub
feliciffimis prote- &ionis tu aufpicijs in horum omnium; & maiorum fpem
Fi gie en in diem quoq; Men & augct ardentiffimus ille zelus, & fedula
cura; qua Oollegislium litterarijs exercitationibus ínuigilas , & quicquid
corum prcfectui prodeffe potcft alacriter promoues . Cum jgitur Emineutifs, a
ài Cat- - Cardinalibus huiufca Sapienti Prote&oribus Religio noftra tot,
titifqz cumulata beneficijs mulcü fe debere fateatur , iftius ego indignus
filius, & illius pufillus alumaus;penfuim quod pro mea parte poífum E. T.
in huius voluminis dicatiouc humiliter exíoluo, tantaqs munificentia: quantum
mihi licct refoondeo, vtiqs maiora daturus , non inter omaes Minorum Magiítros
minimus effem; paucis ab hinc meníibus paruam Logicamà mco Typographo
accepifti;nunc magai Difputationibus ; & Queftioni- bus contextam ab ipfo
Autore fufcipe, in qua (eipfam cultu deuouct ET. cui vencrabundus Celum
precatur vudiq feliciateseffundene, —' Phases di COLLEXESC TOO Ro F.
BARTHOLOMZEVS MASTRIV S. Cce tibi Logicam iamdenuó recufam , nouifg 4 dditiont-
bus locupletem salia plura ad occurrendum Recentiori- bus,nifi volumimis moles
id egré tulifíet, fuiffent adden- da, qs autem locis, quibus ad hunc finem
aliquid adinn- ] gidebebat , Lecforem ad Metaphyficam remitto , vbi ex
infiituto obieci iomibus eorum in Logica factis refpoudeo ; Id autem fülus.
Jfeci fne. facio, fine comite dilecf ifmo A. R. P. Collega meo Bonauentura. ^
Bellute facultate mibi ab ipfomet concejfa ne offre neceffitudinis iura
lederentur. Quamuis enim ab initio animus effet , ntdum totum corpus Philofophicum
(vt iam f'adfumest ) fed etiam Metaphyfrcam ffmul , ci communi [ludio
contexere, & communi nomine T ypis tradere ; uia ta- men qua de nouo
euemiunt nouo indigent confilio, cum poft feré de odd 1um Philofopbicumopus
nece[fatatibus quibufdam domeflicis in Sicilian eius Prouinciam reuocaretur
animo quamprimum ab eis fuiffet expedi- tus in Italiam reuertendi, vt
Metapbyficam pareremus 5 cum interim ad Prouincialatus culmen ob eius egregia
merita affumptus effet , videns Jexture Metaphyféce, que tota ex integro poft
eius difceffum paranda te-. ntbat, tum ob nimiam diflaniams tumob grauis o fic
occupationis,ma- num admouere non poffe
nedum-vt Metaphyffeam concimnarem folus, at euulgarem ( prout iam
c&pi priarem Tomum edendo) mibi prgmifft , fed. etiam vt Recentioribus
noffra communia Logica , c Philofophica impu- gnantibus occurrerem, prout
ferebat occafjo 5 opportunitate namq s laci , «t volumina,que indiem in leuem
prodcunt, mibi funt magis ad manum, € Veneta prgla , quibus vtimur propinquiora
. ip tamen ne ffudys vale dixiffe putaris , curis dome[Heis adbuc non
obflantibus Tracfatuna de Incarnatione eruditifimum inunlgauit, peraifa
Prouincialatus fan df ione, alja plura infrgnis eius litteraturi fpecimina
daturus . ; a5: DO- DOCTRINAM S)SO;)OTIC.A Celitis, cy hwnanitia, approbata,
commendata . Oannes Dunfius Scotus dum adhac pacculus litteris incumberet,
vtqui ab incunabulis omne in Sacrat;(Tiimam Virg;né Dei Ge- nitricem obfequmum
voucta: fertur ali.(uando vchementius cam oralfe, vt ntelle&tom illummare,
vcgetioremq; reddere dignare- tur; cui mox /omno coriepto Deipara dme apparet,
[cien- tiarum copram,& ingens in ei(dem addi(cendis, & cxprimendis
acumen pollicetur; gratias ille gaudens. agit expergefactus Vir. ginca 2
ppaniciene lcabundus,ftudia profequitur,& Dei Matris bencficio
illu&ratam bi experitur :ntelle&um. F.Cauclius in. vita Scod c. 1.
Vvane dingus tom.3. Annal. R chig. in vita eiufdem. Pari(ijs Ioann: Dono Scoto
pro immaculato Corceptu 'Deiparz à Labe origi- nal! pr atuto» at |; coixius
deprecanti , repetentiq; Verf, Dignare me Laudare: te P'irgo Ne da mibi
virtutem contraboites tàos3. Dwaae Virginis imago mar- morea caput inclinauit,
cO ]; miraculo victoriam benigné poliicita eft , atq; in eam; formam, adhzc
vfq; tempora (acram Imaginem perítare Patifijs tettantar ex Fer- Chio noítto in
Vita Scou c. 5. Ioannes Pineda Soc. Iefü in aduerteatijs D. Ioan. Re- js Aragon
pro immacularà Concept. Gregor. Ikuis ante Commerx. in 4. Ioan. de. ngancllis
in 1 .fent.Chry toph. Moren.de purit. Virg.c.4. fol.275. Ioan, Baptifta -
Lozanà Carmelita in A pol. pro immacul. Concep. In Rcuelationibus Beari Patris
Amadei Angelus eidem teftatus eft Ioannem Dunfiam Scotum ab legia Aazclorum
dilectum multum , cum ptimus gladium: füum exemcerit pro immaculata etufdem Virginis
Marizt Conceptione ; Eumqy; mo4 - muit, vt in difficaltatibus de auguüiffimo
Altaris sacramento Sco do&rinam con-, falcret; fic ex eodem Ferchio loc.
ci«« Ludouicus de Máganeliisà Pola in vita Dun- fij, Demptter in Menologio
Scot. 4. Nou. , : Bcflatton Cardinalis in Conc. Florent.ad conciliandos Latinis
Giwcos ipf (fimá M Scori do&riaam vlurpauit in 1.d. r1. q. 1. An Spiritus Sanctus: procedat
à.ate , &. Filio, Sic inorat. pro Vnione tom. 4. Conc... i Sianislaus Ofius Catdinalis vnius Scoci
authoritate ex quol. 10. totam Ecclefia Catholica? (ententíam de M.(fz
cfficacitate corroborat contra. Breatium Harefíat- cham lib.;, de Legitimis
ladicibus cerutn Ecclefíaft, c: 221. quamuis inquit , multi int, qui
tra&tent quet, haac, vtrum Saccerdocismali Miffa tantundem valcatquan- tüm
boni ( tractant .0« cam [homas de Aquino, & cius praceproc Albertus , Bo-
nauentura, lo. Gec(on, Gabiiel Biel, & alij nonnulli ) nos tàmcn vel: vniu$
Ioannis Scoiiteftimonio conten erimus, &c. : : MS I1cebinus Bargius iuifa
Patram Conc. Trid; vnam ad. Szoti mentem compofuit quz (tionem, quam in t .d.
17.q. 1. 1.. alltit à Sacro(an&ta Synodo approbata , & iuxca Scori
placita dcfiaitam , »picicu Sancto , qui scocun iülattrauerat , illuttcance
vniuctíos Patres , Ioannes de Ragu(io Dominicanus Otat. in Cóc. Ba(ilieafi
habita dc Cómanione fub vtraqy fpecie (& refzrtur à Cani(io anci.]uz
Le&tionis to. 3. pat. 2.car.103.) ait , liem Scotus;qui prae altitudine,
& (ubrlitate do&cinz anthonomaflicé no.nca Do- €toris Subtilisobtinuir,
in 4.d.8. 3.3. Vcr
Sacramentü à no iciunis potlit recipi &c. Extat Decretum Saciz Coagreg.
Cardinalium ance annum 1610. circiter lancie tum, quo przcipituc
do&teinaram , auc librorum Cenfocibus , vt quicquid. Scot etíe «oattacet, inta&um, inu. olatumque
adinitcecetur , P. Cauel. ia vità Scoti cap. $« à€ V vandiagus t0:n.3.. Aanal, i&elig. invita
ciu(dem . Aotoais de Fans l'acuinaus Medicus in Epit. dedicat, Scoxici
Repertocij qued bti po LE quod mare magnum appellatur, de Scoto loquens inquit
, quis in Dialc&ticis argu- menrationibus acutior? quis in pcripathetica
lhilo Ínbhis profundior ? quis in facr:s enodandis Mifterijs vigiluntior? cuius
rei fingulare iadiciam eft irccfragabilis vbi- ipfius adco vencilata
fabtilitas, & celebrata fapientia, vt cum plurima excellcn- tium Virorum
velumina in poblicis Concil;js dearticulata fuerint , corumque artí* culi (ub
exco-nmunicat:0n'$ no:a. fucrint promulgati , candidiffima Do∨s volu- -
mina abíqüe vlla erroris caligine hinc víque in diem ;nuiolata permanfernnt, Et
in epift. ad Le&orem; Q»em vnum ( Scotum) nter Sacrz Theologi profcílores,
vt inter Enangelittas de B. loanne incoafetfo eft, aquilam , aut alteram mundi
phaeni- cem iure nuncupauerim , llius (i ;uidem opera (i paulà accuratius
introípiciamus eadem cumaliorum operibus Theo'o;orumconferen:es , non humano
quidem ab ingemo, (ed vel angcl:co, planéq; diuino, vel pocius à coelciti
quodam numine pro- fe&a, & excogitata fuiffe | intelligemus . Do&oris (ubtilis Opera
inoffenfodecurrenda pede , ficut de Hilari libris fcri- pfit ad I etam
Hieronymus, teftatur etiam Antonius Poffeuinos *ocict. Ic(u in fuo apparatu,vbi
de Scoro loquens ait; In (cri pturis diainis,ac in Philofoph:a Ari(t.adeó Dew »
vt in Diíputat onibus palmam caeteris prar; peret, at jue ob id Do&or rilis
fuerit appellatus ; & infray cutus doctrinz graue iilud teftimonium extat,
eius Libri abíque vllo erróris nzuo ví.jue in banc diem 300. circiter ancos in
omenicis Concilijs inuiolati permanícrint; & rurfus , Haud mirum fuerit ,
ait » fi ingenium Dodoris (ubtilis mode(tia & charitate przditum
alüffimosfen(us erue- 're potaerit ad veritatem indagandam s nunquam cnim (nam
fententiam profert in aliorum iniuriam, vcl depreffionem , quin quorum. errores
conueilit , aut op:niones di(cutit, adeb 1d modetl? , & plerumque fuppredo
noxine facit , vt chcift ano pc- &orc haufi(fe à Domino (apientiam conijci
poffit . ! : - Thomas de Vio Cardin:l:s Caietanus Od. Przd:c« in Comm. 1. p. q»
t4. art. 15. 3 rarum (quod nec à Sequacibus addi&tifimis ) profundiflima
Scoti doótr oz profcrc »à Ote.) Encomium: Dum .n. folutiones parare nititur ad
ar;umenta. Scou , quibus oppu- Y gnatur, Deum cerià (cire futura contingentia
cx coc ftentia a&uali furaroium in " aeternitate; libero fuo genio
confitetur, | olt quam ncminen, ex Thomiltis rem actu &b (Autt^ terigille
viderit, poft quindicennalem tibi irritam fpeculaionem, tandeu opus fui(- ie,
te 0- (e écolo delapfa re(pon(a Scoti obie&ionibusoppcncre ; id , quod an.
etium fuerit * . afecutus, iudices fint ipfimet Thomitiz, arque Nco:berici Thcolog;
. - Sixtus Sencn(is Ord. Przd. tom.1,lib.4. Bibl.o:. fol.285 habei, loanncs
Dun(üiu Vir admirandz cruditionis, (ubulirate pra ditus . Alfonfus Ciaconus
Ord. Przd. in vita Cle. V. Ioannes Scous in diuins fcri- is, & Fhilofophia
Peripathet ica veríati (limus ob ingcnij acum n, & rerum ab- itiffimarum
accurati(fimas inter pretariooe Do&or fubtilis vocstus . Cardinalis
Bellarminus Societ. Iefía de Scriptoribus Eccleaft. Ioanaes Duns Ord.Min. Vir
fuit acuciffiino ingenio praditus . Ferdinandus Salazar Societ. Ie(u , lib. de
immacul, Concept. c.15. longé alia eft (abtil:ffimi- Do&oris Scoti mens ,
qui quemadmodum omn bus Thcologis imma- culatz Conceptionis propaganda Auctor
extitit, ita nihil prtermilit , quodin hac re ad maiorem Virginis glor'am facere
poísct ; & c, 42. Ioannes Duns 5.0tus prae- cipuus, & maximé puc
Conceptionis vindex, qur tantam haic do&trinz tuaauuho- ritate fidem co
mpata ut, quantam nullas alius antc, vc] poit ipfum Iacobis Breullius Ord, 5.
Benedi&i Antiq. Pari: lib. 2. 6264. Quidam, inquit ; Cognoincn:o 4 patria
(ua fumpto Scotus vocatus, &, Doctor fubzlis, cuius mcmoe rja nun jua.n eft
perii ucay pre ert. incec Scholatiiez (api&iig Prefcfsores o5 erndi-
ti92em;quá fcriptis (uis in(cruit ,Hareticorü impictau retundenda «p, ocunáy ce
Vaiuerfahis hitt.in 6. ztaie fol. 21. loanncs Scotus Ord. Min, Thiolosus.fubti-
— flinus «nno Domini. 1300, vélcirca- vclut alter Apolo floruit 5 pis. vá à ; a
4 heo V oif av ' 4 Y nmn. "Thcologis fubtili fima quzdam opera edidit . S.
Anton. Ord. Pred.3.p. tit.34. $.2. c. 8. Anno 1500. claruit Frater Toann.Scos
tus, qui fcripfit fuper Senc. multa fübtilia , vnde & dicitur Do&or
(obtilis , Sabellicus lib.7 c.4, Pradicari audio Ioann. Scotum,quo nemo
(ubulius diuinas tra&auit litteras, Tritem, Scriptor. de Ecclef. de Scoto
loquens inquit, vir in diuinis (ceipturis ftu- ' dioíus,& eruditus, &
in philofoph. Arift, doctilimus,, & adco profundus , vt cius fcripta paucis
(int penetrabilia . -— FHice&tor Boet.lib. 1 s.h:ft.Scor.Io. Duns Scotus
(ub D. Franc:fci inftituto (an&iffi- ' tno tan'z eruditionis Thcologus, vt
eius ingenio illud fz:culü cenícri po (lit ind: gnü. Volaterranus in Anttopol.
Per id tempus Ioan. Scotus Vniuerfitatem. Parif. ma- gnopcte illuftrauit .
Ioan. L e(sgus Epic. Ro(sen(is lib.7. fuz hitt. pag. 1 fo. Io1nnes Scotus fu:t
inge- nij acumine, iudicij vi, do&rime cognitione adco pollens , vt
Thcolos.iilam recon- 'ditiorem, quam Scholafticam vocá: , maltis (übtilitatibus
ex uitits. Fae'iciffimé au xctity in quibus quod multa, qua in obfcuro pofita
latebant , à tencbcis acerrima in- -genij perfpicientia eruerit , qui eius viam
, ac doctrinam auid:us coafe&antur , imó qui quz'ftionis alicaius intimam
rationem ad viuum refecant , ac (ubc lius perfcru- »tantur, Scotift (umma tanti
ingen;j laude vocantur ;qua(i nihil aut tanra d'fficul- tate inter (ceptum, aut
tàm den(a caligine inuolutum, quod Scoti ingenium noa po- tuctit penitus
infpicerc , acclaré aperire. Antonius Contarenus Venetiarum Patriarcha ,
Dalmatizque Prim. inEp;ft. ad "Anton.dc Eantis,Scotum oma:um
Philofophorum, ac Theol. acuti(fimum appcllat. Chriftophorus Marcellas Archiep.
Corcyren(is eidem Antonio (ccibens,ait, Lau- datiffimü,ac extra omnis
zquiparation;s aleà pofitá Ioannis S-oti ingeniü nó opus cft mo4O, vc laadibus
extollamus, fed do&rina illius cultores a(fiduos comendemus. Hicronymus
Magnanus Epi(c. Buducn(is eidem Anton. intcr fidos, inquit,arca-, —— norum
diuinorum interpretes Ioannes Duns Scotus nuacupatus nequaquam poftre- .. 4s 9f
mas obtnct partes, (i aquilinum incaittum , fi digeftum ftudium bibe v » ad
Gcorgius Raguícius in di(put. 2. peripath.c.7. ait, Dum Iuucnis philofophiz
ftu-. , 4» 4 derem, atque puru do&trinz Scoticz operam dilgentermauirem,
quó me ^ — 55 aptius in (abtilioribus difputationibus, quibus (emper miriticé
(am dele&amus, exer- — «^55 ccrem, Scoti emper opinionem tàm in priuatis
exerciratiomibus quàm in publicis — «^ congreffibus fum fecutus . , , Antonius
Roccusin Prafat.ad lib.Phyf.ait Nec alia de caufa hunc (Scotmm) po- tius,quàm
alios Dotorcs fequi decreui, ni(i quia ipfius dodrina , ficuc alijsfubcili-
tatc pracellity fic magis peripathetica , firmaque prout ício redolet veritae.
— Compendium temporum Rioche libz4. c. 4d : Ioanncs Duns scotus Ord. Min. vir
omni fcientia profundus, & peritus, vnde Doctor (ubtilis nuncupatus .
Leonardus Leffius Societ. Ic(a in ceníura fcripti Oxonien(is nouiter recogniti
, & Scholijs exornatià P. Cauello, ait, Nemo ctt, qui nefciat Scotum eíse
co:em in- geniorum,& limam fubtilioris T hcologiz, ac l/hilofophiz , quz in
Scholis, & cru- ditis difputationibus maximé triumphare confucuit. I1cobus
Philip. Bergoimen(is in Supplem. Chron. Ioannes Duns cognomento Scotus Ord.
Min. Thcologorum (ubtiliffimus per hoc tempus velut altec Apollo floruit, &
prz cae:eris Theologis (ubüliffima ed.dir, Gregotius onus aurcus in Epiftolis
ante Comment.quem in t. Scoti concinna- wit, inquit, Scou ingenium (iac exemplo
maximum fontem ingeniorum appello, ;n quo hoc przcipaum, quod ne ; ante illum
quem ille imiraretuc , ne4; pott illum qui illum imitari poifety inuentus c ;
& ruc(us ; Si ab Scholis auferas peculiares Sco- ti opiniones, reliquam
eit, vc ipüus plané difscrendi vías , & occalio langueat. Pafchalinus
Regi(clmus Vencius in pralat. ad Repett. Scoti à P. Magiitco Hyc- roni- mem
Scotum peculiariter commemorat, qui Subrilis Doctoris , nomen , i tonimo de
Ferrarijs Ord.Przd. aceuraté concionatum , inquit, Hic (Hyeron imus ) ' licér
cx eorum grege fueritqui fancitosà Diuo Dominico Canones feruare fponté
deliberant, tamem (bi videndum ceníuit,quid venuíti afferent , quid (ru&uum
pro- ducerent foscundi, ameniq; horti felicium arborum excelfatum
concemplationum in agro Eccleiige (atarum à Ioanne Scoto: & infra. Cui
namq; Scoti nomen ignotum eft, & quàm difficile üt illi infixum acumen, &
innaram fübtilitatem extorquere ? «enim facilius quiuis € manibus Hercul;s
clauam excuíscrit. Scaliger exercit. 524. alacre Scou ingenium (quem limam
veritatis appellat ) Ariftotclico zquiparat . Cardanus de (ubtilitate lib. 16.
Humanorum ingeniorum apices Wig is Ioan. it , ob do&rinam, parque vbique
acumen mcritó meruit: & infra , Nec eít vnum genus füb« tilitatis, in quo
Authores celebrantur, (ed plura: Aci(toteles ab ingenio,cuius Znut- li
Theophrattus , & Scotus. Ioannes Pitfcus Dccanus Liuerduni in. Lotharingia
de rcbus Anglicis p.35. q. T. Scotus ingenio ad litteras plané fato, & ad
miraculum tubuili , atque acuto, vt non tàm hominem acie mentis ftupendum ,
quàm inter. Philofophos quendam dixeris Deum: & pauló pott, N;hil cam
occultum, & abttrufum , quod perfpicax cius in. genium non penetraucrit,
& à tenebris craerit, nil denique tàm nodo(um, quod ille quafi quidam
Oedipus non diffoluerit . His igitur de caufis celebriores Orbis Vaierfitates
do&trinam Scoti profitentur, ac in antt Doctoris venerationem floret in
fingulis Cathedra eius doctrinae dettina- tain Bononienii, Patauina, Romana,
Perutina, Papienti , Pifana , Taurinenfi, Fer-' rarienli, & extra Italiam
in Complaten(i, Salmaticenii, Conimbricenfi, Vicmenífi, & alijs : de
Paritien(i omnium Priucipi quid dicemus ? Antonius Cucharus Epifc. Acernen(isin
Elucidar, Virg.p. 2. afSerit, Authore Scoto Vniuocfitatem Parificn- fcm decreto
fanciuifse Feftam Immaculatz Conceptionis; ad quod (olemniter ce- lebrandum
quotannis fc obttrinxerit , Epiícopo Maitse faccificiam offerente ; & vno
€x Magi(tris concionem habente: qua fcítinitas, dum in diem Dominicum incidit á
in Conuentu Predicatorum; alijs temporibus in Conuenta Minorum habctur : con-
firmat P. Petrus Oyeda Soc. Iciu
in (ua informatione pro defenfione Immaculatze Conccpt.fol.62, ex Pelbarto lib,
4. Stellarij p. t. art.3. i* Idcircó mirum non eft, no&e Chrifi Domini
Natali Sacratifsima Scruatorem noftrum Icfum fub (pecie paruuli Ioanni Dunf(io
Scoto appataiíse, feq. eiufdc oca- lis, oícults, & amplcxibus attreétandum
peramanter obtuli(se: vc referunt ex D. Fer- cluo in Vita Scoti c. 5. Philip.
de Soía in Chron. Min. lib. 3.p.2. c. 7. loannes à l'o- la in 1. (ent. Paulin.
Berti. Ord. S. Aug. in Vita Scotiante 4. lib. (enc. Greg. Ruis in. Epift. ante Comment. in 4.(ent.
Scoti, Antonius Cucharas Epifc. Acerncntis in clu- cidar . Virg.p.2. Chrifoph.
Moren. de puritate Virg. c.4 $. vl. Sic vque poftalabat obícquentifsimus amor,
quo crga Chrifti Matrem flagrabat , ac iplum Dominum Icfum, in cuius etiam
laudibus omncs exccfsit Doctores , vt conttat ex his » quz de Óiísima cius
anima docet in 3.d. 13. & 14. vbi przter communem dcfcad.t ,lum- mam
gratiam pofsibilem ctiam de potentia abíoluta fuifse ibi coilatam; intclleétum
&ius videre , quecunque Verbum videt, ac voluntatem fumma fruitione
gaudcie, 5 , qua quia funt difficilis probationis, ac preter cominunem viam, (c
Doctor cxcutac dcuoxiísimis illis Verbis d. 13. cit.q.2. litt H. Is commendando
Cbrijtum malo ex« cedere, quàm deficere d laude fibi dibup EMNM ignorantiam.
oportet in alte- rum incidere; quibus exprimit fingul are in Chriitum obfcquium
, ob os ait fc li- ius ignorantis nora inuri velle, quàm indcuoti, Ex quo
randem tofcrtur DoGtci« nam Scoticam deuotione non minus; quàm fubül.cate císe
rcfcitam. " -— OIM Er INDE X TRACT. ET CAD.
Capita per paginas, Dubitationes vetà per numeros margine indicantur . PA R S
PRIMA. Cap.1 1. De reliquis terminorum Á prietatibus. De attinentibus ad formam
Syllogifmi «— Cap.V2. De terminis cóponi^ilibu p.29 Cap.13. Explicantur quidam.
terms TRACTATVS I in fcbolis frequentiffimi-p. 3o De Tetminis, ac "Yap z^
TRACTATYS II. ap. 1. Fi uotuplex fit 1 : " P Adag "t Dc Propofitione
,& ciusaffc&ionibus, Dub.1. Qua ditiones [ubeant vattonem termini. —
num.i Cap.i. De Nomine, d» Verbo. — p.3t Dub.. £n dentur termini inpropofi- —
Dub.t. 4n folum nomen fitum , C7 nj tione mentali . retium [it nomen apud Logi-
Cap.2. De terminorum multiplicitate cum V d ratione (ignificatioms. —p-«« —
Dub.a. An nomina tra[cendeniia infi- e pon it fignuy d" quotuplex.n. f
mtaripofint. ——— — ibid. Dub.2. Qui (int
termini mixti interca — Dub.s. 4n Verbum adieliuum , tbegorematicum, &r
fyncate- fubflantiuum de fecundo adia orematicum . nó céte fint verba apud
Log.n-49 Dub. . Qui fint terminus complexus, Cap. 1. De Oratione quid [it,
€" m "n om? plex, . p. - M. L E Tre eio (Hn Aie LEAN TITRE D ^s.
4nOratio fsario dc « 2 , 1 c / P 7 E Sed ponepeat oth deer p ed "^
PRIARIDITR UTE "mai EzI xd. dade d, ie Index: Tra&t. Et p» Inftit.
Log. Dub. Vn. Qvalis fit diufio pr-po[itio- - modalis in s ordnen is diui[am .
n.61 taii Cp . 6. sud fit itio. : latur « Iuba. 4n dinifio bypoibetica jn Con-
dittonalem » copulatinam, C difiuntiinam fit generi aln cies. Cap. 7. De
oppofi, tione tabeqricrim e ofimplicium. o. Dub.1. 4n inter contradiGtoria -
medium . Dub. 1. Quot fint. fpecies duke. nis, Cap. 8. De a uipollentias e
ginnerflo- ne Cai begoricarà fimplicia. p. $2. Diba. Xinomodo ior s fn "-
; traria . n.7 Dsba. An propofitio. affirmatina e to. predicato infinito
equipolleat qo megatiu& de praedicato AT € ?contra. 0.74 Cap.9. De oppof[itione, &.
lentia , et conuer|tone cat oricar modalium, ac et tbe- carum . . Cap.1o. De
fitionibus e om is bus, er injolubilibia. p.58 Dub. i. t5 pro Ius TEC odo
contra icahF. ux Dub. 1. m propofitiones: infolubiles (imt t velbypot. n.84 TRACTATVS III. De Argumentatione ; &
cius affc- o[itiones. ex boni Cap. 1. Vid,c quotuplex fit rz j? unientatto- 5
Dub.in. Qus fit confe i4 maie- rialis, formalis. — n.86 ^ 1 De fpeciebus argumentat.
p.6x Dub.1« Quot (int argumentationis [pe- cies, T num adinuicem e[Jen-
tialiter diflin&ka. n-87.7 feq. Dub.i. £a omnis c gwnenialig. n.99
mentatio. 5.90 Cap. f: De fylloeifin 03 C7 eius principis ———Ó » »bi de figuris
.70 Dub.1. P'nde Qut maior, C vinar eiu[dem . in
[yllogifmo . 9» Duba. £n rni 1o fit de denis n- logifmi. ibid. Dub.3. 4n detur
quarta figura. n-100 Cap.6. De principys regulatiuis fyllo- ifii. p.100 Dub.Pn.
Quodnamfit principium pre. Lora regulatiuutm fyllogif- n.101 Cap. 7- Reeule
generales, € fpeciales cuiu[ciqs figrá sieur: p.75 Cap. 8. ,Affignantur modi
cuiu[cunque ura tum eorum exéplis.».78 Dub.1. 4n modi. fyllogifmorum fimt
fufficienter enumerati . n.100 sDub.2. 4n ina.C7 3. figura dentur mo- di
indiretià concludentes , fi- PALA pnm a Qu. TIE Ca De induciione modorum jmper-
s ferm dd perfe Ps Cap. 10. Devarys fpeciebus fylgims catbegorici. p.55 Dub.Fn.
um de^ f llogi ns na ftas vem jio us non fi- per intr 008.17 .i1. De $yllc ifmob otbetico, C7
Wentia fibar- — Index Tra&. Et Cap. Inftic. pe^ inter. distintlionem realem
, € rationis . n.130 PARS SECVN DX Dt attinentibus ad materiam $5l- logifmi . TRACTATVS L | De CE Demonftratiuo . TRACTATVS IL
OMBRA, Du. 1. Quót fint alpine: ; » € r&cognita . n.2 Cap. 1. Emateriatum remota,tum Dub.2.
id de agr Veg oxima Syllegifis To- tur. Ab
n CIE 3. Cap. - kr Denece[fitate principiorum,» i de modis perfeitatis. ^ p.1os
Dub.i. Qua pra pradicétur in primo modo icendi per fe. nli Dub. 1. JEn modus
inirinfecus — gei in primo modo endi perje.- n.1N Lia es ACT 2 INDEX INDEX RER
VM ROCA B ] TORN NC Primus pumerus "Partem primam , vel [ecundam indicat
Inflitu- "^ * sionum , alter cuero marginalem numerum. A ' Bflratium , €
abílratHio, | quid fit cerminus abflractus NA 1.8. abitrahen- tium nà (it
mendaciü 1.17. - "I ccidés eft veré, & pro- prie vniuerfale non
refpe&u fuorum in- ferioram,(ed (übie&orum 1.18. eius de- finitio
explicatur ibid. non tantüm acci- dens fpecificam , fed ctiam genericü fpe- €t
ad quintam przdicabile ibid. acci- densaliad predicabile,aliud predicame- tale
1. 21. accidentia cóia duplicia 2. 4 y. "IL Elio predicamentum definitur
1:29. quo fenfu diuidatur in immanentem , & tranfcuntem,vt in eius fpecies
ibid.no eft todu&iua termini , fed tran(mutatiua ubie&i ibid, eius
proprietas ibid. fumpta pro formali fübicétatur in agente 1. 30. -fequiuoca.
qu& fint 1. 12. quo pato zquiuocatio ab amphybologia ditferat. 14.
»tnalogia quid fit& terminus analo- gus 1.12. v rgumentatio quid 1.8, tria
requirit ibid. confequens differt à con(cquentía ibid.argumentatio, &
confequentia quo- tuplex 1.86. (pecies eius quataor,& qua 1.87. dilemma non
cft (pccies ar tationis à ca-teris diftincta ibid. omnes alig reducuntur ad
fylogitmum 1.88.0m nisconícquentia eft argumentatio r. 89. eius regula
1.90.& (cq. quando liceat ar- Bumentari ex .(uppofitione 1mpoffibili
1.93.cft infttumentum (ciendi ceteris prae I.116. Ars ett circa fa&ibilia
2. 8. ars inuc- niendi medium 1.123. ars bené di(putans di 1.124. i; «A
[cen[ssy 7" defcen[us quid ,'& quo- tuplex 1.9. bu MUS ; vt! prauitas
ad com pectinet,vecicas,vel falfirasad 1 quens Vis 2: ; Y J£A[a duplex
ineflendo vc! in de (cendo 1. 15. ineffendo imsdtiiex 1.19. ex quolibet genere
caufz. pote(l fu. mi medium pro demonflratione ibd, . Circulus quid fit, &
quomodo differat à regreffu 2.2 4. non eft admittendus ibid. Cognitio
intelicctiua tcia babet inftew- menta directiva 1.1 16. : Cenclufio quid fit 1.
99. eft de e(Tentia fyllogifm: ibid. 1 Concretum quid fit , & quomodo dif-
ferat terminus cocretus ab abflra&o 1.8, Connotatiuwm quid fit 1.9.
noncoin- cidit cum concreto ibid. neque cum re- 7atiuo 1. 10. : i Con[equens,
& con(equentia quomo- do differant 1. 8$. Conftquentia duplex 1.86. tenct
conícquentia a. poficione in- ferioris ad politionem füpertoris , non é contra
1.92. & a negatione fupctioris ad negauoncem inferioris , non € cons tra
ibidem , nunquam diflinguitur confe qucntiayfed confequens t. 115. Contraria
alia inediata ,alia immedia- tà 1. 47. .D : Éfinit10 c(t inftrumentam (ciendi. 1.126 D
fit,& quotuplex. 1.127 Ol cius conditioncs . 1.128 Defenon affirmat,ütc
negat. — 2.19 Demonjiratio inter omacs fyllogiini (vecics,eft principalior . ZI
Duplex eft propier quid, & quia. — 2.31. Propter quid definitur. .. ibid.
Debet cile cx veris mmediatis&c. 1. 32
D«cmótttatio Quis quad uie quouplex« Alo Vi. INDEX "Varia vtrinfque
di(crimina . 1.17 - JDenominatina quz. I:10 De[criptio; vide Dcfinitio .
Determinatio triplex diftrahens , dimi- nucns, & ccnirahens . 1.41 Di Mei
enti quid fit, & quotuplcx. 1.16 |. Vt eft tertium vniucrfale Epmmrbendk
" mom tam genericamyquam4 d ei Dicit partemeffentiz formalem. ibd. Differentia formalis non.
pertinet ad quodquid cft . 11$ oni non eft (pecies argumentatio- nis à cocteris
diftindta. 1.8 ifcur Ws , vide
Argumentatio, Vade mod fit& quotuplex. 1.130 modalis à Recentioribus aí- fignata cft realis.
ibid. id fit diflin&io formalis ex natura ci apud Scotiftas . 1.131 Quo
fenfu ponenda fit media inter rea- lem, & rationis ibid. uif, Ys Oral
fciendi. 1.126 & quotu 1.119 ; 2s conditiones, ex ibid. E $ per accidens
nequit. effc fübie- B um nec przdicatum iopettiteh per fc. pev 2, 1I Finem ft
(pecicsargumentationis. j -Eft: irpumentatio formalis. 1.97 Enunciatio quid
fit, & c uocaplex . i YA ldem eq uod popol tio, Qao sé(u dici poffit ab i
[s diffrre. a. Noneft inftrumentum Íciendi,. 1.116 Error quot modiscirca
predicatum vní- ueríale contingat. 120 Exemplum . ít fpecies einem nis, X
qualis. "E Eftargumentatio formalis. 1.97 E F "A llacia quid, &
quotu ^ F em giae in E lex. I »t 100 ! uatta non datur . ibid, Forms
propoutiogs qu « 157 AERF M Envs definitur. Non dicit v ay effentiam rei ^ U
partem material Lou ct fuptemum,medium Ri "3 mum ibid. Genera diuerforum
prdicamentoruar nullam habent commupem differentia conftitatiuam , aut
diuifigam , neque communcs fpecics . 135 Sabordinata communes habcat diffecen
ve fuperiorum generum conftituti- ibid. eh Metaphylici quidicantur, 1.12 H iT
pesdivmvecins definitur, & cius fpecics , & affcGtioncs affi. P eftiui
j nítitaitur M ober venei d bic&um fiu fit valasccidenalin iud
fabftantialis. ibid. Quid fit habitus pro prima ; tm fpecie. á
Habitueintellectus (unt quiuque. ud I | arca ems quien. Eius illi ibid:
Indiuiduum (abütantiz eft iocommuni- cabile , & indiuiduum accidentis par«
timeft communicabile, partim incom- me
3: Indudioclt f carre pi exemplodifferae. — 1.87: id tit, & quz eius
conditiones. 1.9.4 Dicitur
afcen(us, & oppo(itus arguendi: : modus de(cenfus . 1.95: Quid;&
quotuplex (it vterque, — ibid. Ett argumentatio fotmalis, 1.96 Jnflyumentum ,
fcà modus fciendiquid - fit. I.016 Ea triplex dcfinitio , diui fio, argamen-
"tario. ibid. Hec cft alioram efficacius, ibid. Eie wiplicem | habet eee
1.85 Nihil cft in intelle&u, quod prius non fuerit —— — e. o o "faerit
infenfü. — s 19 Éntentio duplex;prima;& fecunda. 1.11 L LT tópicus quid ,
& quotuplex . 2.34 rU A Quid. incrinfecus quid . uid locus extriníecus; :
2.46 Locus à definitione.ad. definitum potet effc quoq; de monftratiuus , 137
Locus arguendi à .commwtata propor- tione. 2.36 (2.49 Locusmedius, |... 1. (o
y, proximé verfatur circ& terminos tales, . Ó I. M M "Ittería
propofitionum que, & quo- tuplex . 1.7 Metbodns non eft inftrumentum
íciendi à cectcris condiftin&tum « 1.126 Modus propofitionis
dcfinirur,& diuidi- tur .' 1.$9 Modüs,& figura fyllogifmi. |. 1.1300 Qiondor dent. dire&té concludere , 'é&qui
non, 1.10$ Suflicientia modo in fingulis figuris 1. IIO Etiam infecunda , &
tertia figura darí poflant modi indire&té concludentes « I4 11I ; ) Modus
(ciendi,quid,& quotuplex. 1. 26 odi dicendi. per. íe fuse. explicantur . 2,
12.& feq. Quozoam fint propo(itiones primi mo« is 2«13. & feq. Quo
pacto modus intrinfecus pradicc- ; tur dere ingrimro modo . 11$ Gradus primi
modi. ibid, Q:z in propoütiones (ccundi modi . E 2 Qua ceriij, | 1.17 Quarius
modus explicatus cum eius gra- dibus . 1418 Eius diictiiená fecundo, 4.19
Explicantor modi peraccidens, — 2.20 N Ecelfitas principiorum -demonflra-
tjonis . falis, & quanta , 1.1 en dcttarcar, ..1«46 -&aíus nominis nop
(unt. veré nomma. -abid. .. e id b o3 kh "Franfcendentia vtiq« quat etiam
infini- * - tati poffunt . rovc spe "Notiora nobis, & notiota Quaque
di. cantur, 2.34 Oo Cy vitalis nos efl aQio pro». prié dicta , fed tantum
zquiuoce , & grammaticaliter. - 1.29 Oycratio intclle&tus triplex 1.85
Opinio quid it: ; & quomodoà fcientia differat , 18.&31 Idem obic&um
effe potefl fcibile , & opinabile íub diuerfa ratione. — ibid. orte
propofitionis , Vide Propo- IO, jt m Oratio definitur. 1./0 pes nece(farió
conflar nomine, & ver- o . J Hi L] $ I Alia perfcGa;aliaámperfedia. — r,$z
Perfc&ta vcl non enuncíatiua , vel enun- c.atiua;qua fola efl propofitio.
ibid. Vide Propofitio; Enunciatio. A[fio przdicamentum definitur , ac P cius Í
pecics enunciantur , 1,30 Subiectatur iti paífo, ibid, — Paffio pro
proprietate, Vide Proprium. "Pofitio de genere quantitatis quo pato
differat à politione de genere Situs . n 33- 8 Precognmtiones quz, & quot.
P.acognita (unt tria ig Quid de fingulis przcognofcatur. 144. & 5.
T'radicabile, Vide Vmuerfale. Tradicamentumquidfit, — -—— 1, DPeecm func rerum
praedicamenta. ibid. Cuius mmeri. efficax fufficientia a(fi- gnari non potcft .
ibi Przdicameoti. firuGura. explicatur « M ibid. - TD n"
Pr«dicariinquid;& inquale quomodo differant . co cde34 Priedicataiopica
quatuor. ; 1.3* T»«dicatio duplexalia
directa, & matu- ralis , alainairecta , & nonpaturalis - 1.11
Przdicatum. vniuet(ale. pofteriorifti- «umquodmam it." — -. | .,.2,20 PramiljA
demonitracionis debent eic ncccíiariz . 1.11 i; pet fe, & f ir EE LE INDEX
Debent effe vetz . 2212 Primz ,& immediatz . ibid. rite debeant caufiz
conclu- 2.23 qudm demonftrationis quid (iu, & -quotuplex , (RIO «Eius
proprietas. 1:11 "Tres gradus neceffi ratiseius, ibid. ADebct effe primum
, & indemonftcabde oer Y , vcl falüm virualitet «2» LZ ilia propria ; alia
communia . Problema d firy& quotuplex, 23 "Propo[itio dctinitur
bifariam . 15 Quiz definitio fit etlencialis, bid. Ligenk ,& falüias
paRioncs cias fuat. ys $a. Q:z itrinfecé (unt in propofitiooe mé tali , acin
vocalis icripta folàm ex- trinfecé, ibid. N propelitio vocalis de rigore ícr-
is clt vera, vel falfa. ibid, iditur in car begoricam, & brpotitl ó ic m
ficut in fi * Cxicgorica dcus - 1E Alia cit de fc. undo adiacemtcglia de tertio
. | Eus materia, & Ein sed * Wasdeclaramcut . 1.57 rom. propolitionum im
materia nc- ,& flbili . deid.. «ctíaria, concingeàti impo in affirmatiuam ,
& negati- uam, eram, & aliam vaiucríalem ,& s "pi qualis fic
1fta diuifio . Diuiditur ir naturalem,& innaturalem, | s inabíoluam, &
modalem, & hz non differuo: [pecic. 1,58
me modalis definitur, & eius imo- atfiznamus. *$9 - Dupliciter confici
poteft. 1.60 E pieds leet qualitas, 1. 61 , bec & ppp vi in 1461 dodici. Wi
feifus compofírus & yeu , ' modalibus, Fioorieccadefiiur ;& dsleb. € |
i mitería yquamitas, & adis i. 6; RERUM Eius regula. 1.45 d and mu generis
in fpecies, 167: E secar oppofitio definicur, 1.68 quadruplex. 1.69 od am atn
explicatur. ibide - E xplicatur contraria , (ubcontraria H L- ^ fübalterna,
Sola contradictoria , & contraria rie verz oppoficiones . 171 Oppofíiio
fignorum quantitatis — ibid. Modaliam oppofitio. 1.77 H ypotheticaram velia »
1.85 Propofition:s zui; ia.quid fit ,a€ ^musregulz.. - 17i - xS ;- Pit itd
fubcontratia " i 2 diquie fimplicibus ncgatius de " pradicato fito
zuipollec aifirimati- uz de przdicato ioiebo, & écontrà , non in
compoflitis. 74 4Equipolientia modaliam quomodo frate 8 Moralis quomodo ad de
inelfe redaca- tür . ».81 Propofitioaísconueríio quid, & quocu- plex. 1$
Eius rcgulz . 1.76 Conuecrto modalium quomodo fia: . 1. 79 Pro ne
expoaibilisquid , & qu ex. , 2 Formaliter eft cathegorica , virtualiter
hypothetica - ibid. Earum oppotitio . 1. 83 Infolubilis quid & quotuplex.
—— 1.84 Propofiiode: omni Bofteniotiftico quid t 211 Quid (it propofítio per fe
. ibid. Propoütio pcr fe non conuertitur ir fitionem per fe . 21.19 Quidi fit
propofitto íccundum — — lum. Quid prcopofitio probabilis . * : T "Proprium
Vt vniuctiale non diftinguitur accidente per conuesubiliter prz- dicari . ):3
jattüor eius modi. 1.17 'Solüm quarto modo conft ignit vniucc- fale. ibid.
Conftituitar in ratione proprij per pi €- dicari comucttibili cr aon anicin n E
tionc vn;ucrlals, ib; Si fd sen dindih
c-——— Q— NOT.4231LIF.,. ic antem Conflituitur per accidere om- P idoli,
& femper. ibid. Nteft quarum vniuerfale comprehen- dit proprium tam
genericum » qoam fpecificum. ibid. Proprium prazdicatur de fabie&o in (c-
«undo modo dicendiperfe, ^— 4,16 id. & 25 Affectioncs autem trcs
affignantur . 1, 26 . Qualitas propofitionum qua, 1.57 enti definitur, ; 112
iuiditur in contínuam , & diícretà ib. Farundübdiuifiones,& fpecies. |
ibid. Eiwsaffc&ionesaffignantur. — r.25 Quantitas propofitionum. m 1.f7
Qnánde pradicarentum definitur, 1.51 Eius fpecies, & atfe&tioncs a
fignantur. ibid. nsfliones (ant quatuor. : a. 218 gs quaítio - medij. A.19 Eduplic atio in terminis
quam virta- R tem habeat. 1.44 Sen(us rcduplicatiuus quófniodo rat à
fpecificaciuo. "ibid. Regreffus: quotmodo- differat à circulo, 2.24;
Regula anteprzdicamentales explican- tur, ! 1.3f Relatio quidfit, — . 1.37 Alia
realis,alia rationis. ibid, Ralis tres haabet conditiones. | ibid. etiam duplex
cft actaalis » & apti- tudinalis item alia prz dicamentalis ja- lia
cran(cendenialis, ibid. Pradicameonralis item alia intrinfecus. , alia
cxtrin(ccus aducnieus , ibid. Ad rclationem quarti przdicaméti biet tuor
CXiguntur conditiones. ibid, Aielaiina quid finc. 1.217 An
triacenfderaridebent. — ibid, «fíc;alia fccundum dici . Et rurfasalia mutu,alia
nonmutua;, & . dcniq jalia zquiparamigsalia difquipa. tanus, i ibid. Res ,
& rciliias quomodo differant. i. Be. Lia V alitas definitur. 124 Q Eius
(pecies, vgl modi funt quatuor, 5 C: datur de nouo, 1.6 Quid nr. 227 Scirc
tripliciter fumi poteft. ib:d, Dittinguuarab aljs habiübus intcli - é&us.
2. 8 Signum definitur. Duplex eft foraiile
& inflrumeor ibid. ] Et hoc rui(us duplex naturale, & ad pla.
citum. his 8 Caufa , & cfic&tus fürj (ibi inuicem fj - gni, ibid. Situs
prz dicamentnm definitur. 1.32
Quo paéto diftingvatur à potione de genere quantitatis, ibid. ken forte
affc&iones affigoantuc , ibid, Alia quedam explicatio prz dicamenti Situs.
dbid. Species duplex (übijcibilis, & peadicabi- dig: : : 1:13 Jr, alc.
Vtraq. definitur, id, Subi jcibilis triplex eft,fi uptema media, & infima.
ibid, Pradicabilis vna tantum,f. infima ; & fpecialiffima , & hzc fola
(ecundu m s . ' vniuerfale conttituit. ibid. Dicit totam eflentiam fuorum
infcrio- rum, 2 z " ibid. Subalternans (cientia qua fit; & que (ub-
alternata. 35. Sui fl antia predicamentalis quid fit.1.20 Diuiditut i0 primam,
& iecundam. ibid. Singulz cius proptictates declarantur, 1.2] s "2
Superius dicitur de inferiori,'& quicquid peace dc 1pío, vt de [vbicéto, Pp
dicatür de omni contento fub eo. ur Quo pado intcllizenda (t hzc regula. ibid.
- Suppofitio quid fit. 1.32- Sibpoliti, & iiguificatio n6 funt Ned Conucnit
termino foljm in prop: ne. - di. Siomode adic iuis competere poffit. : idi . 27
t.2 p 12 2 e £t uotuplxfür. . —
—1389&feq.* Noablie diícrimen inter Minis . dctcrminatam,&
€Coofufam. ^ r39 - $yllogijmns eh ciesergmenen 17 INDEX RERVJA NOT«A43.
Diuiditur in cathegoricam,& hypothe- ticum, : I. Quid fit (yllogi(mus
cathegoricus.ibid. Quot eius principia conftitutiua, 1. 99 uid figura&
modus illius, — 1.100 "Triplex eft cius figura,nec datur quarta. ib. Eius
principia regulatiua duo 1.101 Et vtraque idon:a,& necefaria — 1. 102
Regulz generales cuiufcunque figura . .03.103. tcgulz (pcciales . 1. 107. modi
carum .1.108. exempla fingulorum. 1. ' 109. füfficientia eorum. t. 110. rcdu-
&io imperfe&orum ad perfc&os. 1. 112.duobus modis fieri pót. 1.
113.re- . de&io per impoffibile quomodo fiat. 1,114. vatig fpecics
(yllogifmi cathe- " gorici, 1.1 f.& feq.quid, & quotuplex
tfyllogifmus expofitorius. r, 116. eps quotuplex hypotheticus.1. 118 quz diuifiones fyliog:fmi
fint cíientia . les, & qua accidentales.1. 1 20.fyllogit tus topicus quid,
& quotuplex. 2.3 1. quomodo d.flcrat à ropico , & clen-
Cho.ibid.materia cius duplex. ibid. [yl- ' lozifmus fophifticus quid , &
quotu- plex 2.51 * Cose quid fit, Vide Quando ; Teminu dcfinitur, I.I Copula
proprié non efi terminus . ibid. Icc adacrbiaycóiü&tiones.& fimilia,
1.2 Nomen fübftant uum extrà propofitio- nem dici potcft tetminus . ib d,
Diiditur in mentalem vocalem, & (cri- ptum, [3I T Mcatalis in
obiectiaum,!& formalem, & hic in vltimatü,& non vItimatom, ib.
&n propofitio n:étalis terminos habcat. ibid. Vocals jtem in figmficatinum
j & non fignificatiuum . 1.4 Ilic ruríus vcl cft naturaliter velad pla- citum fgnif:catiuus, SI Hic ctiam
vcl eftcathc gorematicus, vel fyncachegorcmaticus, ve! mixtus. 1.6 Cathegorcmacicus
alter. cóplexus , akcr incomplexus, 1.7 . Ethic altcr finitus, alter infinitus.
ibid, lié altec eft concrets , aitec abitrattus. * 1-8. altcr abiolutus ,
coanotatiuus al- tcr. 1:9. Ouincs abflraéti (unt abíola- lutioné contiàjncc
onncsconaota- — 7 I3 ^ * tiui (unt concreti, bid. Item alter dez nominans;alter
denominatiuus , 1,10 Item vnus cóis, alter fingulars, 1.1 Ille vel ttanfcendens
, vel limiratus, ifte vel determinstus , vel collectiuus, vel vagüs.ibid,
Communis item vel vni- uocus, vel equiuocus, vcl analogus. r, 112. Demum altct prima, alter (ccun dz intentionis. ibid.
« Terminorum quidam funt pertinentes , & quidam impertinentes. 1.36
Terminorum ftatus , ampliatio , diftra- &io,re(iri&:0, & a.
pellatio. 1.45, & Ícq. Termini exclufuui , excepriui , & reduplicatiui,
1.44 Alij tecmini inter difputandi frequena(- fimi explicantur , 1.4 $.K feq.
Totum quatuplex., 1.39 Bi predicamentum definitur,ac e'us fpecies , &
aflc&ioncs affignantur , 1.33 Ferbum defintur. 1, 18. Quofenfüin .
propolitione neceffaria dicatur abíol ui à temporc.ib d, Infinitart poreft in-
trà propofitoncm, 1.49 Veritas, & faltitas (unt prorofitionisaf-
fc&ionemy non autem differentiz e(- fentiales. 1.53 Sunt intrinfecé in
propofitione mentali, extriníccé tolumin vocali , & fcripta. 144 GUN Zn:0
przdicati cum fübiecto in propo. fitione eft copula, 1.57 Vnuerfale quotuplex.,
1413 Sufficientia quinque vniuerfalium, ibid. Genus,fpecies,& differentia
font vniucr- falia effentialta;propr ium; & accidens accidentalia. 117
Pradicari conuettibil:ter de fuis inferio- ribus repugnat rationi vniuerfalis.
1. 13.& 17. Quilibet tcrminus communis , (cà vni- ucríalis duo habet.
fignificata immc- diatum.(:& mediatum. 1.38 Sub termiao: communi
fimpliciter fup» ponente non licet de(cendere ; bené tamen fub termino
fupponente abío- luté . .- jbid. V niuoca quae fint . 1.12. Voces nedum ad
placitum , fed,etiam na- - turaliter tignificare pollunt . & $$ e INDEX
DISP. QVZ55T- ET. ART. IN HOC OPEKE
CONTENTORVM. Quefl. Trobem, a4 Faiserfam Jarift. ' Logicam. 139 CA Rc ss De
varijs Logic nominibus & acceptionibus. ; 140 Art. ». Define Logic . E 147
Art. 5. Deadzquato Logicz obie&o. 151 Art. 4. De effentia Logica.An fit
ícientia. 76$ - : Ait. s. De qualitate
Logice, An fitfcien- tia realis, & fpeculatiua. 171 fut. 6... Deneceffitate)& vtilitate Logicz, ciufq;
partitione . 179 P 1. De modis , fen inftrumentis ciendi. 18; Quzsftio i.
Quid,& quotuplex fit modus , feu ieitameetum Ici endi. ibid. Quzít. z.
Qualiter inftrumenta przfata dire&ioni cognitionis inferuiant. 159 Quzft. 5. Quodnam horum
inflrumento- xum fit perfectius. 192 Quaft. 4. Dedefinitione. 195 Art. 1. An
fit , quid fit definitio, & quo- tuplex . . Art. z. Demodo conftruendi ,
& inucfti gandi definitionem , ü 139 Art, 5. Quznam proprié definiri poffint . z0 «w Quat. 5. De
diuifione. 107 Art. 1. Quid , &
quotuplex fit diuifio , exiíq; leges. 20$ Art. 2. Qd ; & quotuplex fic
diftin&tio . 212 'zft.6. De ordine, & methodo proce-
iinfacultatibustradendis. — 251 Difp.z. De vocibus , &* communibus earum
affetlionibus, 139 Quaft 1. Quid voces figaificent , & quo- modo, .i aures,
vel conceptus , & num -matuial tet,vel ad placitum. ibid, d. 2. Quid immportet vocis fignifica- tio,& quo.nodo
cxcrceacur , 23. Quat. 5. Dc perfcétione, & imperfectio" ne
vocum1a-ftzuificando . 2.247 zit. 4, De nomimbus zquiuocis , vni- Mocisac corum
fignificatis. 252 Art. 1. Exami^atur peculiariter natura zquiuocorim. pt 154
Art.i. Examinatur peculiatiter natura yniuocorum , 256 Quzft. ;. Deanalogis, ac eorum
analogia- o 216 Art. 1. Quid fit analogum, & analogia, & quotuplex.
ibid. Art.2. Numanalogum dicere poffit cone ' ceptum vnum ab analogatis
pracifum , 271 Art. 7. An, & quomodo
analogum mediet iater vníiuocum, & zqniuocum. 276 Quzít. 6. Explicatur
natura denominati- uorum. 28r Art. 1. An denominatiua vniuocé przdi-
centar,& num medient inter vniuoca, & zquiuoca . ; . 284 Art. 2. De
principali fimnificato concreti accidentalis , & radice vnitatis,ac plura-
litatis eius . 28$ Difp. 3. De
ente rationis, C fecundis in- tentionibus . 191 Quat. 1. An detur ens rationis
, & quale effe habeat. 292 Quat. 2. Quid fit formaliter ens rationis y.
& in quoius effentiaconfifta, — 157 Art. 1. Ems rationis formaliternon con-
fiftere 1n extrinfeca denominatione , neq; in aliqua relatione cx ca refultante
1n rebus. 199 Art. 2. Statuitur,& declaratur formalitas entis rarionis. :
30$ Quaft. 3. Num ens rationis habeat caufas fui effe,& quas. — TS Quaft.
4... An folus intelle&us efficiat ens rationis, & quibus actibus. 2316
Art. 1, Refclutio quafiti de potentia en-* tis rationis cffe&rice. — 312
Art. 2. Rcfolutio quafiti de actu, quo fit ensrationis. — 314. Quatt. 5. An
quilibet iatelleQus poffit ens .Tationisefficere, —— 2329 Quat. 6. Anens
rationis habeat. proprias: - aífcdiones, & qua Gnt . 336 uzlt. 7. c 1 Quit.
8. D« ptacipua fpecie entis tatio nis, 3» dicitur fcgunc gap 34 2 Mt Q.iotuples
fic ens rationis. x es p e | NOD £ X : at. 1. Quid fit ;. inteutió,quomodofa
fus &a differat . t. s. Vbi conferuntur 2. intentiones ra primis,& ad
fc inuicem. 3$4 Difp. 7i De vniuer[alibus in communi. 359 fot i. Andetur vainerfale à parte rei: Pos t;
Refolutio quafiti de vniuerlali in
effendo. ibid. Art, 2; Refolutio quzfiti de vniuerali irf pradicando.
368 Las igno confiftat effentia aor 3 " Vniierl Logicuni iini quid
relatiuum effc . rt. 2. Relatio irieffendi vniuerfale était xui; pradícandi eft
paffio . 377 Art. 5. Effe in actu, & aptitudine conftituit c dici de
aptitudine M z afhió ; Cist. 3. Per quémaéctuni intelle&us fiac .vhiuerfale
in adu . 358 »xzft. 4. Quibus naturis poffit applicari intentio vniuerfalis.
Quat. s. Ar vninerfale re&e,ac fuficien- ter in quingi vaiuerfalia
diuidatur ; M , Predicabilia . uéft. 6. Anhec dinifio fit generis in i ties ,
& immediata; bip j. DX vniuer[alibus in podia 414 ad^ 4. fjeticicré: EU
Art. t. og ar definiri poffit ; & - fenfu hic definiatur. Att... An
definitio getieris fit re&té E: Mts. T uoniodo genus gredicetur 5 didiui
uis. 428 ^ M ego varia quefita de gene4 ne eus. i. De fpeci Art.i.An fpecies Pe
tiui didis, &prédici- bilis re&é definiantur, 444 Art. 2. Pet qua
conftitaatur'in effe 2. vni- "ES m vt (ubijcibilis, vel pradicas 448 ML.
an fpecies in vníco indiuiduo , & genus in vnica fpecie cónferuari poiiat ,
453 Art. 4. Qao fenía, & anre&é hic dcfinta- tur indiuiduum à P'orpb.
461 Quat. 4. De Proprio. Quatft. ;. De Differen 46d ET aoododa Dodo addis
diuidat gc- : nüs. . Att. 2. Quomodo differentia fimul Ez geitere conftituat
(peciem ; vbide com- pofitione Metaphyfica. 475 Art. 3. Quomodo dmn diftinguat
fpeciem abalijs; vbi de mutua przcifios negeneris, & d. fferentiz, &
dilerenda« rum fuperioris, & iofexioris.. 483 Art. 4. Quomado differentia
pradicctur depluribus, 49d $ Art. t, Agitur de proprio in rafionc so prij,feu
pro natura reali,& prefertim de diftin&tione ipfius à fubie&to. 456
Art.z. Agitur deproprio inratione vni- uerfalis; $o$ Quaft, s. Be Accidente. $09 Art. 1, AD accidens
potiatur ratione vni- uerfalis;& vttale definiatur à Porph . &
Are&ée ; ibid, rt.2. Quibus naturis conueniat vniner- falitas accidentis
,& refpe&u quorü.s 14: bifp.6. De
Predicamentis in Communi j (A 9 antepredicamentis. $18 zíl.i. Quot fit
praedicamenta, — $£3 qu. 1 Cedo aman firit iri- ter fe difhindta. $22 Quat, j.
Quz rof, Gc duofbodo reponan- tur ia [rc $ &t t. Condi Tonct epdaibilum i
ti - disinA nantuf; Art.z. Conítru&tio przdic. $n cehpini ^E , vel
concretis determinatur '; Aust. 4. De diuifionibüs ,& regulis antes
pradicam. $37 Difp.7. Dt predicamentis ín particu p. iC primo de abfolutis « E
Quz&. s. De Subílantid; Art. 1; De get tn (foo pon d ác cius fpeciebu Aft.
Quofenfu i dioidatuf "m 5s ptimám;& fccuridam,& vtraq. híc defi-
niátur,ac Via alteri comparetür. — 4/3 Art, 3. Declarantur ye 5 Kats uat. i De
quantitaté AP A. Art. i. Án diamia conn difefécà ed (jets huimsprzdicam. s71
idfit quantitás continu , X quà K &EOJEdMXS ^ '&uz fpecescius. $34 Att.
4. -Declarantur proprietátes , & at- tributa quantitatis, . $5 Duzft. ;. De
qualitate. 6o1 "Att, 1. Quid fic qualitas, vt eft füpremum genus huius
przdicamenti. ibid. Art. 2. Explicantur quacuor: comibinatio- ncs,in quas diuiditur qualitas. 60$
Art. 5. An pratata druiíto fit fuficiens, & Weregeneris infpecies. — 6it
Art. 4. Affectiones,& attributa qualitatis " dedarantur. $15 Difp. 8.
Depradicameutis refpeGinis, TEE Quzft..r. Quidfie relacio'realis , & quotu-
plex, vbi difcrimen affignatur inter, prz- dicamentalem, & trantcendetalem.
ibid, Quztt. 2. c VE fit idepritas re» lationyar cfanfcendencaliam cum rebus,
622 ^ Qr a(.s. Aürefatio'predicám fit acci dens extremis eiu s
fuperadditum,& ab d$ rc- - ipfa condiftiactuim. $212 627 Art. 1. Relatio
prasdicam. eft aceidens ab axtremis reipfa condi (tin&tum. 628 A:t.z.
Nomiaaliam fundamenta dirüün- tur « : 636 Quzft 4. xn relatio pradicám.
confticuatá? "per etfi, vel «2, vel per vtr $5645 Quz. 5. To 3
coníüderatur relatio ex " parte fubieé&tr fea fandametiei ;-'
"auo - hi "s fubi Pie relationis Me ef ; feeas rale, & fiaitum ,
ità quód nequea! 'effzidfinitum. MTM. " » Art 2. An. fübiectum relationis
eff: de- RM hoc abfolutü, ita qued nequeat cffe refpe&tiuüm . 6; zt e In dia confideratur relatto & arte
termint, ^ i* "$60 Art. 7. An relatio realis neceffario petac "rpm realem , &a&ts
exillentem , ibid. Art. 2. An vna , & eadem uumero relatio poffit plures
refpicereterminos. ^ 663 Art. 3. Anterminus relationem terminet fib ratione
abfoluta, vel paced 670 Quat. 7. Vbi
confideratur relatio ex parte vtriufq; extremi quo ad corum diftin- &ionem
ib inaicem. 629 Quxít. 8.
Quotuplex fit relatio przdica: & quz nam coaftituat quartum przdi.
camentum. 684 (uut. 9. Qiot nam-fit. fupremum genus quicu prgdicam, & an ab
Arift. it rede definitum . 6*3
Quat. io. Quot,& quz fiut gertera,& fpc cies relationum quarti
przdicam. | 695 Art. 1.
Vnde fumenda fit vnitas, vel diitin &io fpccifica reclationum, . ibid, *
Art.2. Declarantur tres modi relatino- rumab arift. y. Mer. affignati. |/69t
«Art. 3. An przfatitresmodi fufficienter
affignentur,ac velut adzquata , & pro- pria genera quarti przdicam 799
Quat. 17. Dcclarancur affeétiones relati. uorum. 7i Quett, 12. De vleiniis fex
przdicaméntis.. 79... NE. Art.:. Quid formaliter dicant yltima fcx praedicam. —
— ibid. Art.2. De fngulis fex przdicamentis . 713 Difp.9. De pofipradicamentis
».' 742. iot, De oppofieis. s 5! Pid. SEA Keatiuz , & contraria oppofitio ;
declaratur. . 2v 43 Art. 1. Prifatiuz , & coptrádi&oriz Op- pofitio
explicatur . xS HN d 3 apad 2. Dé modis prioris. 74 Arc. 1. Declarario
priorifatis naturz. 7 5$ hit, 2. Quidfit prioritas origiis. 760 Quelios. De
modis fini. ^ — ^ zm Difp. 1o. De eniaiciationé. — — 76i Qu'eftio v. An
eniinciád fit éds reale jvel - rationis . AN A 1 M Queftio: De veritate;&
falfitate: — ibid. Art. r. An veritasfit in conceptu. fottna- ' li,veF
obiéctido 765 Afr.z. An cnunciatio poffit de vera mu-- "rani in falfam;s e
Cóntrà. 36 Art. 3. Quid fortalicer fic Veritas "ronis . 223] C5 $83 Art,
4. An propofitiones defuturo con- tingenti abfoluto fint determinaté vcre,
velfalfe . - .289 Quattio ;. De regulis bone predicationis ad veras
enunciationes cfliciendas. 795 Art. t. An concreta poffint de alijs con- cretis,& de abflrad
sprzdicari. — 7.4 Arr. 2. An abflracta poffiat de concretis , & alijs
ablltractis predicari . $01 ifp.11. De fyllogifmo in communi , E: en Mort , .
807 Ln dat icon S ba Qse- EM ——— o — À —À Á€— ——————— - ; : PN D E X.
.Queltios. Anaffenfus concluf. debcat effe d ftin&us ab a(fenfu
przmiffarum. 812 Quslio y. n premiffe (int caufa
concluf. | &in quo generecauíe . $77 Qugítio 4. An premiffe debeant prius
co- -: gnofci,quàm conclufio. $20 Queftio y. n affcníus premiffarumnecef- *
fitet iutelle&um ad affentum
concluf. ($2 Difp.ix. De$cientits. . . 0 $39 Qoeítio :. Quid it
fcientia. — - ibid. ucítio . Defubie&o fcientie. — 853 » attt. 1. Quid ,
& quotuplex fit fübietum fcientiz . 834 efrt.i. fn de fübie&o debeat
przcogno- Íci qwi« eff (cu exiftentia . 838 Ait. 3. 4n fubicctum debcat habere quid so get 4
841 art. 4. fn fübie&tum debeat continere , primó virtualiter omnes
veritates fcien- , «utc. $47
dirt. f. 4n abiectum debeat effe neceffa- trf num * $ , efit.é. A—
fubiectumrefpiciat o.n nia confiderata in fcientia . $:3 io s. De vnitate
fcientie. 357 Art. «, Vnde fumenda fit vnitas & fpeci- ficatio fcientie .
$9 . att. 2. ^n fcientia fit vna fimplex quaii- «s. , 864 , hic. 5. Quilis fit
vnitas fcientie totalis. . 470 Qusítio 4. De fubalternatione fcientia- rum .
372 afit. c. Explicantur prime dg conditio- nes. j J Art. 2. Tert korr aea pd
r4 (oeftio ;. üifione (cientig in pra&ti- $91 Act 3. Quid fit praxis. 115 4frt. 2.
Quid fit , & vadefumenda ratio pra&dici, X fpeculatiui. 431 «rt. 3.
"fn. practicum , & fpeculatiuum conueniahtícientie,$& quomodo .
—|.4;7 Difp.xg. De Demonflratione, — 904 Queftio r. De effentia, & (peciebus
demon ftrationis . 90 $ Art. r, Quid fit demonfítratio preprer quid & quia.
ibid. frt. 2. Quot fint fpecies demonfítratio- nis , 9o4 Queilioz. De terminis
dcmonftrationis 7 914 4trt.1, De medio demonftrationis ,Preptce wid, ibid. Art.
2. De medio demonftrationis pocif- fime. a6 Art.2 De maiori extremo demonflra-
tio iis. gas Queftio s. De premiifis demon(trations T $2; . : art. 1. Explicaturprimitas , & immedia- tio premiffirum ,
vbi de propofitione ric nota 1D1 J. pe [ 2o. Pid Art. 2, Cetere conditiones
dilucidantur. 631 Queftio ,. Dccirculo, & regrcffa demone ftratiuo. $36
Difp. 14. De fyllogifmo topicoy 2 elen- [4 . 94A uo 1, Quid fic opinio, &
quomodo à cientia differat . s ib Q:eitio s. 4n ícientia , & opinio poffint
eff. fimul de eodem obic&to. 94$ Queflio y. quid fit error , & quomodo
à. ientia, X opinione 91? .)- (^0 (Qd ay Se quN- DOEeX us RERVM NOTABILIVM:;
Prior numerus Diíputationem fignificat , a!ter veró margina- kem numerum ,
przterquam ín quaft. Prohoem. vbi citatur tantüm marginalis . à A [^
Büra&io multiplex 10.59. in Livni € accidentib. abf[olutis fft du UT lex
abfirattio im relatis triplex ibid. &9 €o«terminus.vltimatà abe flratius
quid fit ibid: accidentalta media abflraGiione abflratia concere nunt [i
generica [untypropria indiuidua,C7 Jpecies ; at [ubflantialia fo- làm propria
[rg ria 10.61. quomodo abfiratta pradicentur , € fubijciantur in propofition:b.
reJpeGiu comcretorum 10.64. 7 feq. quomodo abftratia de feinuie "eem
10.73. 7 feq. Recidcnil V HOM € proprià vniuerfale nonrefpetiu fuorum
inferiorum , fed : fabietiorum $ 191. € vt tale definitur d "Porph.
$.198.eius definitio explicatur g« 199.accidens duplex pradicabile,C7
preadicamentale, &* eorum di(crimen $301. non tantum accidens»[ed etiam
fubflatia fundat rationé quintt vniner[alis 4.1048 wo tantum accidés
[pecificumyfed t genericii [pelat ad quinti pradicabile.$. 107« A&Gio
predicamentum definitur 8. 198.qu0 Jen[u diuidatur 1n immanentem, C
tran]euntemyvt imneinus fpecies 8.399. mon cfl produtiima terminiyfed
tran[mutati- ua [ubiet i 8.198.non folüm fucce[fiuayfed etiam infl antanea
[peiat ad boc prae dicam.8.1200. non folum accidentalis , fed etiam fubflantialis
8. 101. A&us intelletius var 4.60. — 4A&quiuoca definiuntur 2.3
1.quo0modo plura atu [ignificent 2.3 $.4quiuocum po- tins dici debet vnum
nomenyquam multiplex 2.36. &quiuocatio e$] in voce ,non in €onceptu 2.37.
quot [pecies &quiuocorum 1. 3 8. ' Analogia quia fit 1.46. quotuplex
2.47.quid analogia attributionis 2.49.qmotue plex a. 51.90id analogia
proportionalitatis 2.5 6.quotuple x 2.$7. quid analogia ime - «qualitatis 2,
61. in&qualitas participandi communem rationem analogiam indu- €it 1.62.
tranfcendentia fe fola mon inducit 2.64. Analoga quenam dicant conceptum vni ab
analogatís Indeed e oe non21.68. € feq. formaliter mediant intey vniwoca,C
4quiuoca, nenmaterialiter 2. 78. Angelus eft in pradicamento fubflantie 7.11 ld
Apurudo »ide T; ye * j : , Argumentatioan differat. d difemr(u 1 1.3.C7 7.im
qualibet argumétatione triayintecedens,confequems o nota (den H.$. urea
"feiemdi eve tie Pleni fpecialuer deJeruwens 1.17.6fl caterispe:
fetliusibid. Fide Difcure jus, 5yllogijmus . , ' Arsyquid fit qua fl probem.38-non
folii dicitur de babitu fatlinosfed etia atTiug jb.42.ars mgcanica refpicit
opus externuylibevalis potefl im. interno (aluarb ibid. -- Alfen(as com
lufionis diuer[us efl ab ajJenfn prami(Jar&i q1.11.mon atiingit fore maler
ajjen[um pramiJarum v1.12. efi tamen dependens ab ille ibid. quomodg
"affenjus praaijJarum nece[ftet ad ijr conclufionis 31.313... 5. é ' 4 : ^
x ^ * hs LAG. 1 Oniras, D" malitiaaliter conwenium alibus voluntatisyqnam
veritas, &* fala. juasaihibusiméelle us o4. o0 "1 fv tuositra cfle
" b4 Cao ce 1 ND E X. Áufa quadrvplex materialis formalissefficiens,
finalis 13.12. omnia cau« arum genera apta [unt ad demoflrattoné propter quid
caficienda. 13.13.can fat ciens duplex 13.17.in quo genere caufs prenti Je fimt
caufe eo: lufionis, 11.19 irculus quid fit 13.66.qwonrodo differat dregreffu
13.67. quopo[Jit aduti cir» culus tam in diucr[o quam in eodem genere cau[a
13.68. & Jeq. vide Syllogifmus, Coguitio intellettiua la caet p II. C 13:
qui Mlfremi A dirita tur 1.1 $.quid fit certitudo cognitionis 12.3.quid
euidétia 12:4 Quid. veritas 10.27, quid falfitas vo.40.quid cognitio quem
jpeculatima 12-115. ide Scientia. Compofitio Metapbyfica no eff rationis tantus
Jed ex natura rei $ 136.repsgnat Deo $.127.du& cüditiones ad ea requiratur
5.130.fit ex genere, t differétia 5.126 f Conceptus duplex formalis, C7
obicé£tiuus 10.6. veritas propri? eft-4nconeeptu ormali 10.7. à ^. onclotio
quomodo fit de. eJentia fyllogifmi 11.6. dependet à pramuffis v 19. -quo patía
cogno fcatur prius, vel fimul cum eis 11.2.5. non eft &qualis certitudinis
we emidehti& cum illis 13. $9-vide Syllogifmus, Dijcurjuss1 ramifi&. ,
- «Concretüm ín propofiriouc quid fignheet ».94-quid abfvlutà [umptum 1. 9$.
ac« £identale [umit ynitatems€? pluraliratem à Jubietioynon à forma 2.97. (ub/L
antia- de veró wnitatem a forma,non à fabiecoypluralitatem ab vtroqs1.99.ratio
difcri- winis affignatur 2.102. definiri potefi per Jubie&ium , ac etiam
per proprium genuss € differentiam 5. 14.0u0modo concretum pr&dicetur ,
fubiciatur in propofitie- me rejpe&u abflratki 10.64-€7 feq — Connoratiuam
dijfert a relatuo 8-53«onnotatiua a febolis ablegari non debent; 8.54. nec
tamen eis abuzi ibid. Contrárictas;? Contradictio ; 7 ide Opeofiion D ell
infirimentii prima operationi [pecialiter applicatum 1.16. in vone inftruméti
eft imperfeélior argumentatiene jim ratione « ognitionis perfetiior. 1.151
18.nocificat [abflanrid vei 1 ,30«ad logici pertinetsvt infirumenta [ ciédi. 1
23-quid fityC" quotnple 1:2 j.C7 Jeq.qio confituatutyet nuc [ltgetur
1.33.0105 £Óm ditiones 1.36.definitto , dc fimitum qWo diflinfuatur 1:38. modus
inue stigadi de- finitioné 1.40. codetitosrcs definíti 1.41«6t feq. de, ens
alia adequataset cüpleta alia $nadequat 47 mmcopicta 13.38. definitio ah rs on
de definito. 13.41.€t fe; - Demonttratio ac x proptcr quid, Q7 quia 133 «4
demonflratio im. copmuni ad yitumq; tfl jubietium in lib. ofl vg. 1 prima
dupliciter definitur 13.5. 47. 5. quid diibnfiratio quiagC? quotuplex 13.6.
quomodo canjct [cichiaam 13.4. Deuejlra- aiout& de [nnt |pccies jabalterng.
próterquidy C7 quias €7. »traq; diuiditur in 4- lias |peeies | 3. 11:qnid
demonfiratio pot 14.17» medii demonflratiouisquia, efl vcl caufa remotas vel
effectus vel aliquod cocum itans nece|Jar.o conuea «ure mjlvata
13-23.demoniiratroni s pco pret quid efl cauja proxima , adaequata, G7
immediata 1 4.124407 boc quidem in quocumgs geuere tau[& 13» 23. medium 1n
de- vatione potffima cfl defnitio-cau [alis paffiuus 13-39-44 ttiam cfl.
definitto fobicBli 1$.30«7 [ub vtvaq; ratione t; medii «f. v1 cauja pa[iont €
vt dcfinitto ith ibidsacvidens coe ncquit efte matus cxiremh dew, osivationi
pouffim & 13. 35.definitio an po[fit dc dt fiuito dcmrfi reri, J. fais
CXUrcto li ch ofi rationis propter qiia. 13:4 eft neceffe d éc ner ffr. bcbeneá
ve foluere vjq5 ed principia Bhiner|Aiiffima 13.$4.dc «9 dicic bus pramai(Jari
dem ovjiv. 13-48. vide Tramaf e, Dcnomnatio alia in r imjecay alia extrinfeca
à. 90» CXtrinjesa quomodo fit rea- Mis 3.17 20 fenfu dicatur. enviatienis $20.
0n datur denominatio nona rcalis fine Slaistiossnawirbaó 9.204. gu cog
«D.aomiaatiuagropeià (portant concreta accidentalia 1.86. definiuntur C €0- h
run ! RERVM.NOTABILIVM. "vurh definitio explicatur 2.87.C7 88 dua corum;
conditiones a.89. funt: pradicata niuoca, fed non yniuocé pradicaniur. 1.91.
quo fenjumedient anter vniuoca Q7 IMoCa 3. 91. Delctiptio, Pide Definitio. :
Determinatio alia contrarietatis » feu fpecificationis alia contradi&h
ionis, fen "exercity, idem de indeterminatione oppofita dicendum 11.30...
1 Y) Deus non eff im pi edicamento diretié 7.7. nec redutliuà 7.17. non efl
setaploy- | dice compofitus $127. mon fandat relationem realem
pr&dicamentalem ad creatu- fas R62. nec etim iranfcendentalem 8. 6$. an.
poffit efficere ens vatiomis 3.74- Differentia diwidjti in comtnunemspropriamyc?
mag:s propriam $.111.€fl ad&- quata diui[io 5 113. non intentionisyfed vei
$.114-efl vuioci in fva »niuocata 5. 316.€7 potcfi dici aliquo modo generis in
[pecics.$.117«quatuor af rentie munera ibid. diuidit genus (am in flaturealis
exilientiu, q«aobieGiua y licet diwerfimode as fed. con flituit [peciemex
naturarei per modii partis alualis. $1 16.dif- jerenrie quomodo dicatur fumi à
formayC" genus à materia $.136. femper efl per- fetlior genere $.1 38.
difliuguit e[Jentialiter [pecies abinuicem $140.50 Inclndit in fuo concepiu
genus nec à cütrà $. 342. nec inferior iucludic [uperiorem formaliter
dbid.€" 143. non de finuur à Torpb. inca comunitates qua eji tertium
vniucr[ale $. 154-definitur a nobis 4.157. quo [sam im mn quid pradicari
dicatkr $. 158. mon eou[lituitwy inraticne vniuer[alis per crdinem ad [peciem
fed ad infc riora fpeciei. f 161.infimayC [ube lterna non differunt in ratione
vniuev (alis q.165.differemia - dauifiua vnius gcuevis nequit effe diui(iua
alterius » [ed quelibet determinaium fibi genus vendicat 6.43.nec vuaxT cadem
efi conflitetiua diuer[arum fpecierum fed vnius tantuni 6.46. $ Dirigibiltas
quotnodo cognitioni conuenit 1.14. Fide isflrumentum [ciendi. Difcuc(us
definitur 1 1.2.tres conditiones eius Vi.3.an differat a. fylloifmo: 114. — 9 -
proprie cft afrenfus conciufionis vt vb c(fenjw princ piorum cawjaius 11: 4«
qhié «ius nullo modo attingit primciptasfcd folam c«nclxfioxem 13. t1. C Ditlin£tio quid (it 1. $9.
alia vationis,alia ex naturaret 1.6a.bc duplex vealits € formalis 1.63.
difiiniio realis quid Q& eis (gna 1.64. Q7 feq. qvotuplex 1 67. Diflintiio
formalis.quid €& quotrpiex 1.71.qtc1 modis |umictur identitas, €? di- 5
inti io forwalis 1.86-2pud Scotum bae diftin&iio efl a&ualis , mon
virtualistan- timyakt fundoticnialms 1.81. catuy tm:en etiam wirtuclis di(linti
to spud $coti 1. É Li$lintito modalis e xirinjeca
reducitur ad rcalé,modalis intvin(cca ad formu- 1.86. Diflintlio rationis
quias(? qroiwplex 1.87 Distin£tto vonis ratiocinate no ied on jela extrinfeca
counotata 1.88.€9 idcó coimcidit cum diflintl ione ex natura rel virtuali
ibid.quoana (it fundameniti difiiméitonis rationts ratiocinat& 1.89. Dj.
fiii Ewnkm fcgtesm geuera a Fovmaliflis offignata veáncuntur ad pauciora 1.9
$.dt- fih 10 rationis rai qeinate sy el virtralis ad quid deferutat apud Scotum
«1.93. 7 I wifio (t [kn eium friendi fecunde operaticri fpecialiter applicatum
v2 x€. (fe cgeris imporfctdus 1.17-quid fit 1.$0«q&0tiplex 1.$2.6ius leges
1, $4« quo fenju tradi po[jit per membra priwatiut, aut. comtradiéiorid
oppofita 1. $6« quomodo Wuuet ad defmi.ticuem indagandam t. $8. Y Dubitatio,
74e 9pimio « E TUM Ns tatiosus an pojjit ac finiri 1-43.triplex eius aeceptio
3.1. im acceptione pra- E pria datursQ9 pendet im [wo effe pro Jus «b vntelletiu.
35 men confiflit inexirin- 'feca de nomimativne 3:3$« neque in aliqna relatione
x ipfa refultante 3: 21« aliud materi sleyaltud forma € 3.10.n€c c(t ncc e(se
potefl exu a imiclletium: 5. a4« adbuc tamen difl nguitur a puro uibilo 3«2 «c
oftttnit iy pev quia po[i tibt Vations 3« 27» odo medier mer ent,gg puri niu
3:7.n0 jnfficitsquou [4 re go se yj ed rq uiritur quoa ibifit ad ifi ay vcri
ent3 3 18«.m quo conf ftat e Ms P f r 1 I N'D/E X31 "das 3.50. babet ev
fui efse in Lege. ge caufa eo modo, quo eff ens 4. 9» 'Saufa eius materialis in
qua non ejl intelleiius y fed res wt cognita 3.42. Ens rationis materiale ab
omni potentia-vitali fieri pote[l $48. formale non nifi ab intelle&uy zr
voluntate 3-49.quo alin fiat 3.60.7 63. intelleClus diuinus cogno vfeit entia
ronis nobis facla tamen ex illius cognitione ea non efficit 3.71.an ab- ola?
illa efficere po[fityvel non e apris vtrumq; probabile, 3.74. ens rationis
babet vy affettionts 3.91.qMomodo ei competat intelligibili as 3. 9$. non reti
à di- "miditur in relationem negationem , & priuationem 3299.diuidi
debet [ici ens rea leyad modum cuius concipitur 5. 102.diuiditur in fundatum y
«7. non fundatum $« *303.quod proprie fit fusdamentum entis rationis 3.104. Ens
reale tran[cendenter captum efl vyniuocum analogum 249-7 feq. non inclu «ditur
quidditatiue m differenijs,[ui|que modis comtrabentibus 2.64. non ejt genus,
" quaré $.36.C7 7.8. enstamcn finitum esl. genus. 2. : - aad accidens
multipliciter jumitur 12. 28. quo de ipfo detur fcientia ibid, E imema, J/ide
.4rgum entatio *- Enunciatio quid fit 7 quotuplex 10.2.métalis efl fubieti im
lib. Periber. 10-1. "enuntiatio
nece[Jaria nequit ficri falfa, impo[Rbilis nequit efie verajvo-1o. enunc,
€otingés de prajenti certa téporispartem con(ignificans non potest mutari in
falsá *30.11.contingens dc pr&fenii aut de praterito ab initio poterit efje
vera, vel falfa - «t contingens de prjenii indetcyminatam temporis partem
fignificans poteft [uc« »«e[fiue ficri vera vel falfa 10.12. contingens de
futuro multiplex 10. 49. duplex | determinatioyC7 indeterminatio propofitionis
deine[Je, € de po[fibili v0.5 1. enune kéijatione de futuro contingenti
abfoiuto babent determipatam veritatem vel fai[i- gatem 10.53. V ide
Propo[itio, Veritas, Falfitas. Error quid fit 14.23. difcrimen eius a fcientia
, C opinione 14.15. «CC Exemplum, 7 ide JArgumentatio. F UELAl£uo^ c ogfentando
datur inpropo[itionibus 10.39. primario e in concte ptuform. .4c7 jecundarió in
obielino ibid. formaliter dicit velattonem veas dem difconuemienti&
10.40-quo fenfu. [u|cipiat magis
C7 minus 10. 46. quid fit de aerminata falfitas im propofit ionibus de futuro
10. $0. " Fides quid fit quotuplex 14.9. dijcrimen inter fidem, C
opinionem ibid. Kigura fyllogiflica mnn quotuplex. Fide $yllogifmus , € Ind.
Infl Log. Fotmaiitasyvel realttas quid fits»t a Ke dislingnitur 1.63.formalis
diflíGiwo quid fit 1.72.4980 inter diflintlioné realemy€7 rónis mediatà dicatur
ib. vide Difl indito, :- Fundamentum eatis rationis;vel relationisyvide
Ensvationis,Relatio» Futurum contingens num babeat determinatam veritatem
10.49. €f feq. e potcfl propri? dcfiniri 5-3.qu0
fenfu definiatur d "Porph. $.6.quéna eius de finitio,C quoexplicada $.
Y6.quomodo;genws diflinguatura Jpecie inratione. vuiuerfalis $.19.de .udiuiduis
completis mediaté pradicatur , de incopletis imme- aliat) 5.51.de iilis per
modi generis de ifiis per modi Jpeciei. $.39.quocna fit corrte datiuuwi
generis, vt eius [ubucibile $.44-quo verd pradicetur in reél o de inferiori-
dus cfló. dicat partem efientia $. o.poteflate coutinct. fpecies, C
differentias ,nom aliu 5:54. licet diuev[imod? $.56.efl (pecies infima
vuiuer[alis $.$8. jwpremum Cr fabaliernum [pecie uo differunt imratione
yuineijalis $.60. quomodo ad eius vni- uer [alitateu Logicam pluresrequivantur.
|pecies $.96. quomodo ad Merapby[icavs $- 91-genus quomodo dicatur jemi à
mattria $. 136- t. GeueradiuerJorum pradicam. nullam babeni oem differentia
conftitwtind, aut diuifi uan 9n€45€0€5 |pecit s 6.43-| ubordimata c6e5 babent
omnes diffevétias [upcvio" yum geucram conflitutiuas.6.42. H H*?
biwusyquod eff »Itimum pradiccmenti communis explicatio ridicula 8.122.
«liasnagis cougru1,0ued cousbiiuatur pev wniontm forma ad fubie&ium 8 | E
332. RERVM NOTABILIV
M, 2.[iu fit vnio accidentalis fiuà. fubit antialis 8. 214. , Dentitas realis
quid fit 1 .66.eius adequat [ignum tbid.identiras formalis quot modis (umaiur
1.86.quo Jenn comcidat cum tdentitate efjenttala ibid... 'Indiuiduuu, vt fic, proprié nequit definiri 1.48.
quomodo differat à fuppofito, cr perfona $. 97.q40t modis [umatur ibid. quo
patto à Dorph.definiatur $.98.0105 defi- mitiones expiicantur $. 106. nedum
identicé yfed etiam formaliter, € direGià prae dicar: potefi s. 109. Inhzrentia
propri? conuenit accidenti predicamentali non predicabili q.105. ^
'Inítcumemum,fesi modas fciendi quid [ity quotuplex 1.1. quodmam jpeciali« ter
jpeciaies dirigat operationes 1.16.metbodus noneft inflrumcntum d ceteris cá«
diflinfium ibid. quodnam [it perfettius 1. 17. -— [ntclle&tus agens € pofJibilis 4.$9. varus
cius atus 6o. Intentio quid fit 3. 111. efl dupiex formalis, Cr obictitwa, Cr
vtraq; prima, vel fecunda ibid.quid jecunda intentio 3.112. minus patet ente
rationisyvelut ctia fpes. €i65
3.114. (9 etiam relatione rationis 3.1 (5. inquo fenfu fit formater ipfa come.
paratio p.[Jina $.120. Q«omodo prima, €? fecunda intentto defintantur, € diffe-
pznb $. 12. . QUO a8
fiant. jecunda mmtentioncs 3.122. an folus intelletius efficiat fecundas
intentiones 3. 113.exercità pradicantur de primis accidentaluer figni: etiam
e[Jentialiter 4, 116. 7 yag.vna fundart potel [uper aliamy Qr tunc vua. fu-
mitur, vt quicyalía pt modus 3. 12g. L Inea efi (pecies quautatis cotinua
7.69.et cfl fpecies infimaynà [ubalterna.7.8e L Liceius fignificant res
ipjassnom voces 2.3.qu0 feníu dicantur fignificare voces $bid. quom do
(ubordinentur vocibus 1.4. figskeenad placitum 4. s. | Joxus uon «fl jpecies
quantitatisvel " tim non difiintla à [uper fi cic 7. 70. Logica membrum
Philofophi quaft. Mrenes multiplex eius nomen, 7 ac. epiio ioib. 1. alia
naturalisyauta artifictalis ibid. 3. 69 bac alia docens, alia vtems dbid.4-
vtens efi babitus diuer[us d aocente ibie.. quelibet pars Lügice diuiditur in
docentem, 7 vtentem ibid. 1v. topica pecuitari modo dicitur vtens ibid. 111 fi-
mis Logic in [esr ab ;Arifl.tradita ibid.i$. tam internus , quam externus y
itemm. formalis & obieliuus ibid. 17. Obieium Logice Atrifl. e(l
[yllogifmus ibid. 24. Logi.e in je eft inflrumentum. |ciendi incommnni ibid.3
1. non vt dire&iiuum » fed. srisbe vim dirigendi bid. 34. poc C Logica docens
«fl [cieutia 1bid.40o. nen tamen ars ibid.q1-vtens e$t arsynon fcié-. - gia
ibid.tamen pajfiuà fumpta dicipotefl [cientiaibid.45. docens ex naumarei eft:
fcientia realis prout ab J4rifl contexta ronalis ibid.48.cur fic ea influucrit
tb.$ à, ; ^ Logica eft (ciétia [peculat ina tbid. g6.cfl Jeientia cou ibid. $9.
no efl fimpliciterue- ce Saria ad acquirédas alias [cientias ibid.61. efl
facultas f/mpliciter organica ibus 36.c[l diretiiua operationum idealiter ibid.
partitio Logice ibid.G.. Q9 feq. — Longitudo, Pide Quantitas. M t GO AY Ateria
propofitiouis [unt termini, C propofitiones [unt materia [yllogifmi, 10. 1. Z
ide Ind. Infl. : x Metaphyüici gradus predicamentales diflinguuntur abinuicem
ex natura vei formater , tranjcendentales veró tantm virtualiter 1.93 «
Methodus accipitur dupliciter y fub vtraqy ratione ad Logicam fpettat 1.96. de
ratione ipfius dh quod priusad cognitionem pofierioris dirigatur ibid. nian di
án(irumentum ab alij5 diflinGium 1.16. cíi duplex compofitina C7 rejolutius
y.100 ^ vtraq; pofsumus vti im facultatibus tradendis 1.101. me ibodus feruanda
in cime tijs tradendis 1,103. intexendis quaflionibus 1. 10$, Y-$5t Eo Modi
rerum alij intrinfeci ,aly extrinfect 1.80, | (&-1 Sere Motus nom efl vera
[pecies quantitatis contiua 7.7 1« quo fenfu motus non de« tur ad relationem
pradicamenialem 8. 3$«— FAERSPCM OCT MEE A. - -* h 1 , " jl » cd I N D E
X. Mult itado, Vide Nvmierss. N | Vara co mm«ai5 vide vaiarcfale ia eff doy
duplex mature communitas , fed imdifferentia pafiziut, Qr nezatina 4.20. :
" : "INece(fi:as duplex zafolut2, 7 ex, japp- i tiones vel
fimpliciter s [ed conjequen- tis, G7 fecundum quid , fea cau(?quencia 10.56.
-Negatio, G* prinativ moa fuat entia rationis 3-99» | Nuaerus alter qu
amtitatiauss aber tran[cendeas 7.5 3. neuter efl eus per. fe vni. 7-54. ideó
quantitati anc mon c(l vera fpectes quamusaus 7.46. join pro mate vialt ejl
aliquid reale $.$ 4. [pe Eat ad predicameniwn quantas ,quia
fii ex diui- flne cou: inus ibid. ride Qsanticas. Oo (2 2 fcientig eil cicca
qao4 fetentia verfatur 3-1 1.diuid tue in comple. . xum," incomplex um
ibid.iacomplexum vel fwn:tur improprid pró oui ni &osquod'in fcientia
con'deratue,vel propri, quod ef. fuus fient a, 13. boc ell duplex tot ale
adequatum, fei attributionis , CF parttale ibid. virumque diuiditun
áinmateriale, & formale 11.14. ] - Exiftentia [ubietli tam partialisyquam
tot ilis faltim pro (latu iflo potefl à pofl e- rjorisnon d prioriin [cientia
probar iyi bec [umiur pro toto proce(ju cogno/cenduns ith e facultate 11.20. de
obictlo rationalis fcientie pre[uppoauur exiflentia obiettiuzy:t de obietto
[cientie realis, apticudinalis, acbaalis veró aliquando pra- requiritur ex
parte noflri intell: Gas v2.24. quomodo obiecium debeat babere qui d vel
12.36." feq.obietIum [pecificum virtualiter continet pajones,generici veró
potentialiter 12.38.q8am nece[fit atem babere debeat 13.46 quomodo omnia con(i-
derata in fcientia dicant ordinem ad (ubieGkum 12.49.conditiones ooictli
fcienti enumerantur y 1.54.0bieCfum completum, adequatum enm fcientiam n9 eft
materiale tantum,;vel formale olim, fed ex vtroq; contt tutum. 12. 18.
"bic&um adequatum Logic, vide Logica , ' Opcracio. intellettus, vide
Cognitio . Opinio quid (it ür quotuplex 14.2-per quid [cientia differat, C
fu[picione y^ : La orte Yield pertineat ad opinionem 14 | .n*quit flare cum
attu fcientia de eodem obietEo x 4.1 pre fenju de potentia Dei abfoluta po[fiat
flare fimul. 4.18. . quid dicendumyvi habitus imporiant 14. a3. E Oppofita nd
fint, eorum [pecies 9-4. qu fint oppofita elatiuà g.$. que con-- trarié
ib.qual;s (it diflatia contrariorü 9.7. qualis repugnátia 9.8.quo vnu cótrariii
wonnifi vni contrarietur 9.9,quimam effecius formalis contrariorit 9. Voforma
ceu-. traria opponitur & in gradibus remiffis ib. alia funt mediata, alia
ymmediata 9. 1 Oppo[ita priuatiuà qu& [int.9.1 2.eorum conditiones ibid.
quomodo à priuatione adbibium detur regrefju 9.33... . Oppofita contradiiiorià
Latio Tp m cat inc omplexa ibid. inter. [.» abfolutà fumpta numquam datur
medium, benà tamen inter incomplcx a cum, yaeategoremate jwmpta 9. v. minquam
ver) medium per participatioaem 9.16, quomodo bc oppo[iio (it omnium maxima
9.21.ad faluandam contradidlionem 4 . parte vei non. [ufficit diflinlio
viriudlis, aut vationis vatiocimata 9. 23. 5 O:do dodrina quinam (it 1.97.
jnterdi coincidit cit ordine natura iwid.diuidityr - in comp [itiuumy, GT
rejolutiuum 1.100. P A(io pro ietate vide Proprium: paff »redicamentum
definitur , ac eius - "jpectes $. 202.7ur diftinium confltuat pradicam, ab
adio ne 8.205 Praxis » y cord eret Pb n it acbionzin auure intel edualisqug
aliquo patio est dirigibili 4 volwttate lependeas «2. 100:/lu8 fit elicitay
fiub impe-. rata Lm ^d iiit etiam intelle ctiua va.101.requicitur quoque quod
Md principio tutrinjéco eog dy cedex wi cozmitionis rezulan:is L2. 103. i£e m
quo d ribera Vs. 10 4446 polumatis elicitus ce pvimarió praxis , imperaius.
vero je». - CHA- La "A "wo y^ IxNiDGE!X; Fündarià 12: 105. definitur
d Scoto t 2. 106. Pra&ica cognitio , Vide Scientia. : Przdicabile, ide Pniuer[ale
; Przdicamentum quid fit 6.1.5 3. efl fubief um in lib.predicam.ibid. predica:
snenta pofsun£ conititui m vnum 6«2.dcbent ponirealiter diflintla 6.12.có-
gruitas denarij numeri illorum 6.7.quanam direi in prédicam.reponantur,ac eo-
vum conditiones 6.19. in pradicamento fub(lantie dij poni debent in concreto y
in alijs $e etiam in ab[lratfo 6 19. vltima fex prádicamenta nom dicunt folas
de. nominationes extrinfecas , aut modos meré ab[olntos 8. 192. fed puros
re[peGius extrinfecus aduenientes 8. 195: i Przdicari i7 pu € inqualeg.313. — —
.. Pradicatio alia exercitasalia fignata 5.8. € 3. 11$.alia formalis, alia
identica $.107.Ó* 10.62.vtraqi diuiditur ibid. prsdicatio inter abflratla, €
concreta quo patto fieri debeat 10. 64; [CAN n ,'Prami(fz demonfl rationis quales
effe debeant 13. 48. coenofcimtur diuev[o attu à conclufione 11.11. funt uvis
effettua partiales conclufionis 11. 19. cogno fci de- bent fimul tempore ci
conclufiones litet prius natura 31.25. prami[sà ncce[sarig fit apprebenfa
nece[fitant intelletium ex |ui natura covfideratum ad a(ien[um con- clufionis
nece[fitate contrarietatisy Cr contradickionis 11.32; idem dicendum de in«
telletiu;vt [ubest voluntatis imperio ibid: at etiam de prem:ffis frobabilibus
, vt tullavatió falfi in contrarium appareat 31.34«.—— Tremifi&
demonflrationis potif/mé debent effe formaliter immediate,no vir- tüaliter
[olim fed demofirationis propter quid virigieft probabile 13.53.pramifig
demon[lrationts quo fenfu dicantur immediata s priores notiore?
ceruores C7 perfettióres 13.47: &^ fed: — Prafentia localis, vide
Vbi. ^ TM ) Prius, & Poftcrius quid fint 9.27. varij eorum modi ibid. quid
y &* quotuplex [it püioritas nature 9.19. eft prioritas d parte vei 5j non
tantüm rationis 9. 33. pev infl antia natura non [aluatur contradiBtio 9.3 $
uid fit prioritas originis 9:37 pro- prid, c formaliter e$t prioritas d qnoynon
in quo 9.39. ] Propofitio,Z/ide Enunctat io jpropofitio per fe mota definitur
13.49-potefl coflaré éx terminis nom tentum diflintie , [edetiam confusà veprefentantibus
ibid. nulla vopofitto contingens proprié efl per fe nota 13. $1; vari&
diuifiones propofitionis per Jenot& Tbom:flarum éxaminantur 13.61. : .
Proprium qnadrüpliciter fwmitur $17 1.confiderari potefl inrationie proprii,
&. in ratione V niuev[alis s .167.definitut ia vatione propriis $:
169.definitio competit taiitum proprio quarti modi $.172. eiusyvt fic [unt tre$
conditiones $.1694nterdums canfiflit in aGiu C" non in spiitudine tantum
5: 174. tanta efl eius neceflaria cona nexto eum [ubietfoyvt boc fine illo nec
ejfeyiec intelligi polit $. 17 4. in quo: genere €an[& caujetur 4 fubietto
5.179. non diflinguitur neo 4 [ubielfo 4 fed tPhtumt aliter 4.180. C7
181.defimrur ip ratione vniuev[alis $184.20 diflinguitur ab actidente per
conuertibiliter pradicari $A8$.folum propriui quarto modo efl quar« tum
viuer[ale $.188.non efl vniuer[ale re[peGtu generis , « fpecicis fed inferios
rum vtriu[que $.184; "3 "wValitas tripiiciter fumi potefl
2.1o3.proprià Jumpta quid fit, er ie dés - Q niri debeat 7: Yo Jpecies, &
modi qualitatis expiicautur 7.10 eqpr&- Vilio qualitatis di fficiens 7.117.
non eft proprià geucrisam fpecies 7. 1304 — qualitatis áfeiliones affigmanitur
7-114. ARS "Quando p..édicamentum importat jolam Mes emer extrinfecam à
tem- - pàrc extrinjeco defumptam 8.218. quibus rebustonumiat 8. 1330« OUEST
Quanias cfl accidens à [ubl aatia veadutee disbinclum 2. 44. diuiditur inconti-
— IN D'E X. Amam,e di cretam 7.45.difcretanonefi vera [pecies buius
predicam£ti, quia ned ens per [e vnum $.46.benétamen continua 5.45 explicatur
e[fentia quanti «tis C» tinus 7.68.eiu[dem [pecies recenjentur 7.69.qu&
proprie (unt tres lineas[uperficie ss € corpusyqu& funt )pecies infima
7.80. (pecies quantitatis dijcrete funt. dua, nue merussQ oratio 7.8 1.numeris
quidem predicamentalisynon tranjcenden alis ibide non folum rerum
permanentiumy[ed etiam Juccefiearum 7.85. € efl fpecies [ub- alterna 7 .84-quo
fenfu oratio ji& [pecies quantitatis difcreta 7. 86. non efl. fpecies per
je dift insta dnumero 7.88. affectiones quantitatis a[Jignaniur 7. 90. C7 feq.
qua diuifibilitas fit eius paffio 7.92.quantitas infintta fi daretur, fpetfares
ad boc pr&di- €41.7. 95. Wiopenctrabilitas princeps quantitatis pa[Jio
7.100. Ealias, i7 Res quomodo differant 1.63. quid proprie (iguificent ibid. R Kegcelfus,
P ide Syllogi]m us. helatio quid fit 8. 1.confifitt iu aGIuali referentia 8.14 s. duplex efl
realisct rac àionis 8. s.relationis vealis tres [unt conditiones 8. ibid.
diuiditur in. pr&dicamene galemyc tranjcendentalem 8,2,» erum difcrimen
inter eas8. 6, predicamentalis accidit vebusQ? ab cis realiter diflinguitur
ibid tranjcendens idemficatur cum re- bus realiter 8.10.diflinguitur tamen
formaliter 8.13. pr&dicamentalis non cfl [ola extremorii concomitantiayvel
combinatio 8 A9.uec aliquid [mperadditii fundam& to fola ratione diflintlum
8.24-[cd verum accidensreipja ab eo diflinélu 8. 19.pro- duciturà folo fundamentopo[uo tamen termino
8.4 5.eji accidens diufibile in ma aerialibus 8 .44-n0n potefi e[Je fine
extremisymequeexirema fme illa 8.46.e[fentias- liter con[lituitur per adj in 8.
1.qu0 fenfu exirema fint , C^ non fint de cfsentia velationis 8 $7-n0n jolum
atiualis,fed etiam aptitudimalss cfi vealis 8. 8o. Quid [ubietPumsquid
fumdamentum , € quid ratio. fundandi im relatione 8.58- fnbieGium eius efl ens
realesC7 finitum $.60.non folum in accidente , fed etiam in. fubflantia
immediate fundatur 8.67. vna fundari potefl [uper aliam 8.69. nonsa- swendatur
proce[ins in infinitum 8.76. ratio fundandi uon [emper opus cj , wt [it in
extremisqiurificata 8.122.fundamienta relationym primi modi 8.15 4.|ecudi mo«
di $.160«tertij modi 8. 165. Terminus relationis pradicam- debet efse vealisci
a&bu exiflens, $. 81. quod de San [cendenti non cfl necefie $.8o-nec etiam
de pradicam-«mipcrfeiba 8.S4.nou pot eadcti plures efpicere terminosyfed
numacricó multiplicatur ad eorum multitudi- scm 8,38.terminat quamlibet
relationem fub rane ab[olutaynon reJpecl iua 8.101. Retatio realispetit extrema
realiter diftintla $.319.diditur in sntrinjecus, garrin fecus aduenienicwsprima
con[linit quartum pr&dicam. [ecunda verà alia |ofex vltima8.128.qua dinifio
fumitur etiam ex fundamentis proximis 8.129. Q9 comprebendit jolas
predicam.8.130.diftinitio f[pecificarelations vndé [umature $.147-qu«d«m
eelationes [nJcipinui magis, minus fecundu Je formaliter 8.179« 7 R«elatiua
quomodo conueniant cum conotatiuls KJ quomodo differant 8.33re— latu alia
fecundi cfse alia fecunaum dict »&7 eorum difcrimen 8,8. bac proprie
qomeidunt c&i c onnoiat iuis ibid.relatiuorum aefimitio explicatur 8. 141
.tr65 corum moda 8.1 3. pecies primi modi $.15 g.jecundi modi 8.164-relationcs
quada. Jecune di modi que communiter put atur rcalesyvl paternitas ,C fiatioin
creatis funt dantium dcnominationes extrinjece 8. 163.reiationes tevit modi
explicatur 8.165» modo ifi drfjevant à velationibus prim, Jccidt modi
8.170.borum modorsé lentia 8 72. relatina qu&dam jecuudi dicy cotrariátury
quada 6t [ccundu eJ $8.177-v6latina ommia. dicuntur ad conuertentia 8.182.|upt
famul naiura 8.184. funt [ml cognitionese? definitione S. 187.modns, quo debent
definiri 8.188. Relationum quarti pradicami. genus flit nitur 8. 134» [pectes
couflituantur. 8» 374. proprittaics affignantur 8. 15$. € feq. ve Kepuguantia
qu [ni 9.a« dyuiduntey m oppofita, 7 difparata 9-3. " » ^ - dh j «i RERVM
NOTABILIVM:; * A pientia quid (ity € quomodo à fcientia diferat 1.34... ; S
Scientia duplex babitualis, G7 aflualis c vtraque defiuittur 12.2.ipfius condi.
tiones declarantur 12.3.7 [eq.vtraq. diuiditur in totalem? partialem 12,10
4e" ente per accidens quomodo detur fcientia 12.28. c^ feq. de
fingularibus nondatur ferentia 12.54. dabilis efl vna fimpliciter totalis
fcientiaomnium fc ibilitan 13 $6. rationabiliter tamen cum fundamento in re in
plures totales [ecundun quid e(l di- mifa 12. 57.vuitas fcientie duplex
intrinfeca , c extrinfeca , feu obietlina 12.68. bac non [umitur ex
abflratlione à materia, fed ex vuitateobielli ad&buati 1 61. fcientia
totalis babitualis non eft vna (implex quet 651, fed ad diuerfitatem fpeci-
ficam conclufionum multiplicatur [pzcificà 1 1.68.//1i [peciales habitus
conficiunt vnam totalem [cientiamynon aggregationeyaut vuiouc per fe phylica,
fed artificiali eum fundamento inre 11.77.qu& vnitas efl multiplex, vel eft
[pecificayvel generis proximiyvel remoti 12.78. C7 79. Scientia fubalternanssc7
[ubalternata quid fint v2. 81. ad banc requiritur , quod obietiwunm eius
contineatur fub obieito illius 12. 82. uon tamen quod jint de cijdem €onc
lufionibus 12.83.requivitu? fecundo quod add at fupra obiectum fubalternantis
differentiam accidentalem non e(ieutialem,vel palEoné 12. 84. bac differentia
fe babet,vt pars formalis obiedi non máterialis 12.85. (cientia duplex pratiica
yir fpeculatiuaia.115.quid fit fctentia prattica. 12. 116. babitis alius
"i virtualiter Jratticus, alius formaliter, boc velproximé vel remotó 12.
1 17. quid fit fciétta culatiua ibid.ratio prattici,c fpeeulatiui [umitur ab
obietoynon à fine 12.11 unt Efproitie diuidentes [ctentiam immediate 1
2.136.[ant etiam differenti ef Jentiales itaut nequeat idem habitus efie fimul pratticus,
€ [peculatiuus v3. 129, an [cientiapolJit (lare cm opinione 14.13, per quid
differat a opinione 14.3. nfus , an efficiat ens rationis )4 s Simul,vel
fimultas quidc quoiuptex 9.41.cuim (imultate téporis flat prioritas mature,non
€ contray77 cit fimultate natura (lat prioritas originis nó à cotra 9.40.
Singularcnon eff obietlit (cientie 12.34.nà eft definibile x. 44. vide'
Indiuidui. Situs pradicam. definitur, C7 diflineuitur| pofitione de genere
quantitatis 8.112. quo con(lituat diuev(um pradicam.ab. Vbi ibidvalia
congruaexplicatio predicam. Situs 8.214.probabile e[l non confluere diuerfum
predicam. ab bi ibid.;mon eft modus f-lius quantitatis, fed efse poteft iai
"yrs 8. 215. vide Ind.Inft, Ü Species duplex fubijcibilis, er predicabilis
s. 62.[olo nomme conueniunt $63. »trinfq. defihitio exphicatur $.64.0mnis
fpecies [ubiicibilis efl predicabilis , c7 à contrd $.70.non tamen quatenus
[ubijcibilis eft vntuer[alis g.71. quo fenfn jubyci- bilitas C pradicabilitas
conxe£tantur in fpecie 7.78. quomodo ad eius KA ad 1x tatem Logicam plura
requirantur individua $5.86. quemodo ad metapbyfica $. 917 quon. odo metapby
fic componatur ex generc, e differentia q. 116. Subalternatio, 7/ide $cieutia.
Suppo(i 10, yide Ind, Inff. - Sub(tantia trifariam accipitur 7. 2«quo fen[n [»1
genevaliffimum primi predicamá 7.11. que partes fubflantiarum excludantur d
pradicamento 7.10. quo fenfu etiam. 4x bis partibus pofJet pradicam.conflitui
7.18. "Ingelis e corpora cgl.flia funt im 0€ p, &dicam.7.11.non veró
Dcus 7-7. buius pradicamenti coordinatio 7:13. 4uid fit jubfiantia
predicamentalis & quomodo diutdatnr in pumam ,C fecunda7.13 quomodo bac
dtwifio explicari Puff tam pro prim&yquam d unda imtestione. 7:24« Ptraq.
definitur 7.27.qn0m0do inicl Igatir, qiiod ácfirutlis primis jubftarijs
€7t7.29.4H000d0 item, quod prima jub[lantia « i magis Jelflantia, qua jecu 4
7.31. [i gula. proprietates (ubjtontia declarantur 7:34.67 jeq. . Syllogi(mus
1; Cmn) d gap. PAGE 17V vi arid Gr potentialem A obs bicüum Logica "IL vifl
.quafi.prolam.a4- "Adde virtialem folii cfl [ub : Ub, Prigi 31s
nltipliciter Jumitur 1 1-5.an differat à éifenzju 11 7-j)llogifmus . INDEX
RERVM NOTAB. eirchlaris quidy& quotuplex 13.66.an poffit fieri in qualibet
figura, modo ibid, circulus per quid proprià differat à regreffu Y3.67.circulus
datur 1n aliquibus, no jn omnibus,t am in diuer[oqua in eodé genere caufasnon
tamen im yfdé aumero rebus 13.68.regre[sus quoq. eft po[fibilis, c ytilis 13:7
0.no quidé formaliter, C proprie, ' fed materi aliter, C" improprió, 9 etiam
de circnlo dici debet 15.71. Pide Ind.Infl, € Wppocn dn Quandosnon eft yera
fpecies quantitatis continit 7.71» SA o Terminus, P; de Ind. Infl. i Totam;
quotuplex 1. $2. — : , Bi. definitur, ac cius fpecies affisnantur 8.211, V
bipaffiuum. efl modus rela-. | tiuus rea locat e [uperadditus 8.104.4nam [it
proprius , € per fe terminus eius 8.108 aliud efl localey Cr aliud prejcuiisic
ibid.quibus rebus conueniat 8.210, | Fide Ind, Wl. Verbum, ide Ind.Infl,
Veritas duplex in efsendo,€ inGonificando 10.5.bec propri? ef in conceptu for
mali in obietl iuo dependenter 4b illo 10. 7. veritas cognitionis non efl entitas atiusyvel
atius, c obrechumyfed relatio vealis. 10. 27. quo patio difinguatur ap aliu
cognitionis 10.30. an fujcipiat magis, € minus 10. 46. quid fit determinata .
Weritas. in contingentibus 16. go. AME Vnio forma ad [ubictium tam
accidentalis,qua fubfiantialis efl in pradicann /0 dabitus 8.213. 4, Vniucrfale
quotuplex 4.1. vniuerfale in eftendo admitti debet 4. 3« mon tamen Tingularibus
eparatumyjed realiter idem 4.8. formaliter tamen diflintium e £5t commune per
indifferentiam,non per ine xi entíam 4.10. yniuerfaie im pradi- cando datur
tantüm per operationem intelletius 41 8p cum metapbyficum , &* *dogicum
quomodo differant 4.16-logirum intvinfecó quid relattuum efl 4.29. que T»nit as
fit eius fundamentum proximum 4-30.qua fit vnitas vuuer [alis 4. 31. c0- flitur per clle in, €7 dici dc ejl paffio
4.36. quo fenfu id imtelligatur 4. 41« clic in atiuy C aptitudine cenflituit
vong dle,dici de aptitudine tantum. eft pa[Jio 4- 45- vniuer [ale quo atfu
fitcr an ab intelleiu agente, vel. pc(fibil 4.64.progre[sus intel letius in
formatione vniner[alis 4.73.fundatu folum m natura plurificabili 4-7$* qualis
b&c efse debeat 4.87. diuiditur in quinq; vniuevfalia 4493. eius
fufficieniia 1bid.bac diuifio efl generis in fpecies , «9 mediata 4.106. quinq.
fpecies vniuerja- lum funt. infima serius Torph.de V niuerfalibus in fuo
Probem. deci- duntur 4. 7. vniuer(ale eft fubielum tm lib. Porpb.5. 1. by
Vniuoca definintur 2.3 1. petunt ynitatem conceptus fermalis , c obie£lini a.
39. qualis ine debeat vnitat conceptus obie£fiui 2. 40. debet perfetià
prefciudere ub inferioribns, D" contrabentibus 2.41.definiuntur ab J4rifl.
vniuoca efsentialia , fed potefl etiam conuenire aecidentalibus 2.42.aliud efi
praedicari vniuoct , aliud efse predicatum vniuocum 2.91.non eft de rattone
vniuoci vt fi cquod vuiformi- ters j" equaliter conueniat omnibus
yniuocatis 1.44. dantur vary gradus vniuo- €ationts 4-43.[pecies vninocorum 1.
44. : . Voces res ip fas fignificant ad placitumsmon conceptus 2. 2. quomodo
intelligatur ditum J4rifl. quodjit figna conceptumm 1.6. vocum [ignificatio
quid fit 2.11.q0- amodo exerceatur 2.14.€arumi Gio, vel imper fecito iu.
figmficando duplex 2» 18. quid dicat veritas , C fal[itas in vocibus 2.20-
pofiunt voces perfethius. figni- dicare rem accidenti , quam nota. it loquenti
2,23. Voluntas anefficiat ens rationis 3-49. ROPON UI" / ke | PROLOGVS5 Ad
Inftitutiones Dialedticas. z3 JEudabilis admodum efl , «^ ab omuibus modo.
vecepta con- ^W/UV|| fuetude- ad Logicam queflionibus contextam.
pramittere.Dia- L^ | le&icas Inftitutiones, qua breuiter complectuntur ea
omniayqu& fuse tradunt voies d Qr arifi. in fuo Organo, vnde injer^ | uiunt
veluti fumma textus totins Logica, € introductio ad ipz fam quaftionibus
contextam . "Ne iguur à tam vtilirecedamus *. 'confuetudine, In[titutiones
logicales nos queque pro Tyronibus pramittimus, antequam difficiliores
queftiones pro prouectioribus pertractemus, Quia verà fubiectum adequatum
pre[ertim in Arift. logica eft fyllogifmus, vt in E Quat. proem. dicemus cum
bic confidevari posit quantum ad formam 3llogifti- camyQ quantum ad materiam ,
in qua conficiturs qua dici des circa qi am » L^ binc fit, vt in duas pracipuas
partes diuidantur buiu[modi diale&iice. Inftititio- $ ness Trima pars
Inftitutionum ca omnia continebit , que ad formam J'logifinó o fpectant, vt Irt
ce ieinl, propofitiones,ac retta earum di[pofitio in modo, & in fi- , gura;
Altera pars ex ijs con[rabitqua pertinent ad materiam circa quam ,qua tri- plex
eft, necefTaria , probabilis, &r apparens, vt ibi explicabitur. Hoc autem
praefertim. agemus, ne in commnnem incidamus abu[um Recentiorum , qui ad
Summulas, jen Diale&icas Inflitntiones ea folum opinantur (peGiare, qua
con- " veernut formam fyllogifmi, vnd? d in. ijs confcribendis mi(Ja
faciunt quecunq. concernunt materiam ; non tamen Tg confultó,cum enim buiu[modi
Inflitutio- : '^— mes parata fint, vt pereas ad JArifl- Logicam paulatim
introducantur Tyronesy fané nedum tali pr£uia egebant intvodutltone Libri
J4rifl. in quibus agit de for- sua [llogifmi, Jed praefertim €r ij, in quibus
agit de materia » Et quidem "Petrus Hifpan. facilà Summuliflarum princeps,
cum preuiam Introdutiionem ad Logi- cam .Arifl. Tyronibus flernere
cogitafset tratatus inflituit nedum de
concere nentibus formam fjllogifmi, fed etiam materiam s conjripfit enim Ls
fpecia- les tratiatus de. fy. ofifiva Tero (7 Elencbo; licet Cr ipje in boc
defecerit, wt notauit Ioan. C&[arins in [ua DialeG. in prefatioue ad trac 7
quod nullam pa« rauit Introdütiionem ineam Logica partem, qua agit de
Demonflratione , cum tamen "Poflerioriflici Libri , pracipuam pro
Tyronibus peterent introductio nem, imo (7 maiori nece|fitate , quam al omues,
vt pote cateris difficilioress J'um $uia, vt in quaft. progm. dicemus,
demonfiratio licet nou fit adequatum Logic obiectum, efl tamen pracipuum, C
principale ; cur ergo prenia t (jo non parabitur [yllogifmo demonfiratiuos fi
paratur Topico, 7 Elencbo ? ma« ; meat ergo ad integritatem. Summnlarum fen Logicarum.
Inflitutionum ne fpetiare traliatus tangentes. formam Syllogifmis [cd etiam
coucernentes males Tiam, quacunq. illa fuerit. | iet: RODA e LI * z icio, rd A 00 DIAM UP , €70.
Epor — mt y. . d P Pars Prima Inflit. Tract 1, Cap.I. DIALECTICAR VM
INSTITVTIONVM T uoP A RoE»P-R P OURC Poco De attinentibus ad firmam fyllogifmi
*"» Ria (unt, quz fpe&ant ad formam fyllogifini, vt dicebamus, fecun-
IC] [J«f — dum fe; & fimpliciter confiderati, vt abftrahit-ab hac, &
illa dctermi« ( Á nata materia, inqua confici poteft, termini fimpliccs,
propofiuoncs , & earum recta dilpofitio in modo, & figura: Termini funt
principia DE GE remota Syllogi(mum integrantia ; Propoficiones funt principia
pro- xima, & recta difpofitio in modo,& in figura eft ipfamcet forma
artificiofa fyllogif- mi; hinc parsiíta prior diale&ticarum Inttitutionum
in.tres fübdiuiditor tractatus s in primo agemus de Terminis principijs
fyliogifmi remotis: In ecundo de Pro- polos principijs eiufdem proximis: In
tertio demum de ipfamet forma fyllo- giftica, rcípectu cuiusetiam ipfi termini,
& propofitiones folent dici materia ex. ua , licet abfoluté loquendo ad
formam fyllogifmi dicantur attinere, vt hzc di- inguitur à materia circa quam. TRACTATVS PRIMVS De Terminis,
& corum atfe- €&ionibus. Cap. I. Quid, € quotuplex (it Terminus in
communi. d V oad primum Arift.r. Prior cap. 1. definit Terminum effe illum, im
quem refolustur propofito , vt adicatum,(* de quo pradicatur; pro cuius
debninionis declaratione aduer-- tit Tataret. ibid. q.1. $.. feiemdum eff tertio — 1 e dupliciter, vel in la-
1a fignificatione indifferenter.f. pro fubie-. Wa»preditste , & copula
propofitionis,. aut eterminatione alicuius illorum , vt idem fonat, quod dictio
apud Grammati- «os,quo fenfu cft genus ad nomen, verbum, aducrbia , &
reliquas orationis part ,& Bóc modo copula verbis, igna vnlueri- Porro, ia,
Yt omnis , nullus , ali- Aquis, &c. & adiectiua adie&tiué tenta.
funt termini,immó breuiter onine illud,ex quo «onftituitur propofitio, terminus
dici po- teftin hocfenfu, Alio modo fumi potcft 3n fignificatione magis propria
attenden- do vim vocabuli, quod importat vltimum, S extremum alicuius rei pro
extremitatie bus terminantibus propofitionem.f.pro fu- biccto, &
przdicato,& fic fumit Arift.ter- minum loco cit. ac omnes Summuliftc,dum
«um definiunt. effe extremmo prepofituoris , quam definitionem recipiunt
Recentiores. paffim Villalpand.lib. 1. fumm. cap, 1. Tolet, cap. 16.
Fontec.lib.6. cap.9. Hurtad. difp.s. fum. fec. . vbi priorem termini acceptio-
nem renuit: quam fcunt, Blanc lib.z.difp.1.fe&t.1. C. tract.1.c.1. Fuentes
p.1.fommul. q.vn. dif. 1. Conmlut. lib. 1. cap.z. de dip. 1. si
fum.fec.1..Ouujed. & Poricius ibidem . Has autem termini propné fumpti
defi- ras, & fyllabas quia licet propofitio scfol- : ugpitin litteras,
& fyllabas non tamcn im- mtdiate, & ideo littera, & fyllabz non di-
cuntur termini , etiam licct propofito by- * pothetica refoluatuf in terminos
mediate; neon tamen immediate, fed refoluiturim- médiaté ;n propofitiones
fimplices ; ex quibus componitur ; poffet tamen abfque crupulo etiam propofitio
fimplex appel- lari terminus ; quando in hypothetica te- net locum fubieéti ,
vt notat. Arriag. Nec obcfl illam etiam conf'are terminis , nam bené potcft id
, quod in fe eft quafi totum, effc pars refpcitu alterius totius , vt patet in
fca peorpore refpc&u totius ho- minis; ds multis, vt difcurrenti con-
ftabit , Etiuxta hanc fecundam termini ac- ceptionem copula verbalis, fcu
verburb, vt vy verbum; fa ttm y* eet (v ^ "Xe ran - dicitur ammediate , ad
rcmouendum litte- i"A(—. ütrimé de vocibus non fignificatiuis dicé- m. wv
d 29 De T'erminmum muliiplicitate . werbum, rationem termini nequit habere, tum
quia copula non eft extremum propo- ficionis, fed ratio coniungendi extrema;
tum quia in eam propofitio refoluinon po- teft, cum enim fit formalis, &
expreffa ex- tremorum vnio, fa&a eorum diffolutione manere non poteft ; tum
demum, quia Arift. in allata cermini definitione meminit folum predicati, &
fubiecti,& licet in pro- pofitione de fecundo adiacente, qualis eft Mta
Petrw: currit , ly currit videatur fungi munere przdicati, re tamen vera non
tan- tum habet rationem predicati , fed etiam habet vim copulz, cum faciat hunc
fenfum Petru: eft curren: ; vndelicet vt gerit vices praedicati, fit terminus,nó
tá vt gerit vices copulz. Et fi dicas in hac propofitione errere eff mouerily
moueri , quoq eft ver- bum, habere tantum rationem przdicati , ficutly cwrrere
(ubie&ti, atqueità vt verba ' habere rationem termini, Refp. currere , 8c
moueri effe verba tantum grammatica- liter;at apud logicum gquiualét nominibus
€ur[/a1, 5» motus , vnde apud logicum idem eft dicere currere eft moueri , ac
curíus eft motus,vt ait Ant. And, : ..à Dubtumtamen eítde aduerbijs , coa- ins
nod ps quantitatis, vt omnis ,- aliquis. ifibus obliquis, & fimilibus,an oe
termini fubire poffint eciam in fe- inda acceptione : Affirmát aliqui eo quia
in prepofitione t habere locum prz- dicati, & fübiecti,vt fi dicatur Petr
eff 4li qui1,0mnis ejf terminus f'yncategorematicus prater ejt aduerbimm er cfi
coniunitio , & fic dealijs Imo Fuent.cit hac ratione tenet ét vocesnon
fignificatiuas elfe terminos, nà dicimus Bliers mihsl. fignificat . Quin etiam
Arriaga ob id addit litteras ipfas eff: ter- minos, quando folz accipiuntur,
nam dici» mus A elt littera.Verum probabilius alij ae gant,quia aduerbia ,
coniunctiones, & alia idganus nunquam ratione fui , & formali- ter
fumpta fungi poffunt munere fubiedi , & pradicati, vnde in allatis
propofitioni- bus fcmper aliquod. fubitanttuum iacclli- gitur, in cuius virtute
funguntur illa officio lubiecti, & praedicati ,vt inilla propofitio- - pe
Perros eff aliquis à parte przdicati füb- intelligitur bom», & fenfus glt
P-2rws ef ali- quislomo, in alijs à parce fub'e&ti fubin- telisitar vex ,
vel quid fimile, vt idem pla- ni fit dicere omms eff terminus Qupiceeegore-
muticus , aC dicere bec vox. obs eff terminus mcategorematicu:, & fic de
alijs, qp eo, vel e""Edum eít ; Quod fi oppofitam opiai onem (** qui
velimus,tunc cum Tatar. q :em feq A** riaga,traét.i.com. 3. ad 1. dicendum clt
ad hoc, vt aliquid fit fubie&tum in propofitio- nefufficere, vt fit vox
fignificatiua nacura- liter communiter, .i. vt poffit reprzíenca- re feipfam,
quod eff figaificare large. Sed adhuc dubiü eft de nominibus ipfis fubftantiuis
folitarié (amptis, & extra pro- pofitionem , poffint ne dici cermini ; nam
Arift. definitio allata videtur illis compe- terefolum, quando funt in
propofitione. Verum non ità rigorosé intelligenda eftil. ladefinitio , nam vt
aliqua dictio dicatur terminus, nó ctt (emper ueceffe,quod actu a ig munere
fubiedti, & predicaci,fed fuffiit aptitudo, vt ad cale munus poffit aí-
fumi, & non eam habeat repugnátiam,que reperitur in aduerbijs,
eoniunctionibus , & fimilibus ; nomen fubítantiuum extra pro- ofitionem
dicetur terminus non in eo fen u, quod a&u extra illam exerceat officium
termini , fed quia intra illam fungi poteft hoc munere , vnde dicatur terminus
noma actu,fed potentia; nec aliud probant Com plut.cit. oppofitum (uftinentes.
3 Quoad alteram quzfiti partem Ter- minus vniuerfim fumptus diuiditur in men
talem vocalem, fcriptum,vt notat Tatar. tract.7.de fuppofitionibus com.
1.$./2c«m- de (iiendum,quz diuifio fumitur ex Spi- ci propofitionum frere ae
tio bomo ef animal i fiat mente , dicitur mene talis,ft voce,vocalis,fi
fcripto, dicitur fcri- ta,cerminus ergo dicitur mentalis , voca- fisve Ícriptus
; prout fubiectum, vel prz- dicatum propofitionis elt mentale;vocale, vel
fcriptum; Solent extrema quoque pro- pofitionis mentalis términi appellari,quod
quidem de propofitione formali , quz eff a&us, & fecunda operatio
intelle&us , in- tclligendum non eft, nam propofitio in hoc fen(a eft vna
fimplex qualitas carens parti» bus,quarum vna crtbr de alia, vt có- ftabit ex
dicedis difp.s.de Anim.q,ro.ar.z. n.3o2. fe debct intelligi de propofitione
mcatali obiectiua , quz talis dicitur , quia elt obie&umipfius formalis
propofitionis mentalis , & inftituiturin etf: propofitio- nis obicliuz per
eam, tanquam per formá extrinfecam; itaq, propofitio mentalis in hoc fenfu
,nimirum obiedtiue fumpta dici- tur habcre t:rminos,& extrema,q aia in fe
continet fubie&tum, & pradicatum coa- ftituta ia eff* calium per
propofinoné for- malem; mbmew 73^ enunciat hs- ! a mo * 4. Pars Prima
Inlit.T'ra&-I. Cap.11. imo ejf «nimal interna, & formalis propofi-
tioin fe non continet fubicctum; neq.prz- dicatum nec terminos, fed tantum
propo- fitio obiediua , vt etiam hic bene notauit Ouuied. Nomine autem termini
mentalis duo poffunt. intelligi .f. res qug mente có- cipitur,ac ipfa cognitio,
fcà vt alij loquua- tur conceptus formalis, & obicétiuus ; & quidem
fiin primo fenfu famatur .f. pro re concepta, terminus mentalis à vocali ,*
& fcripto differre nó videtur , eadem enim prorfus eft res,qua mente
concipitur ; vo- €c deprotmitur , & calamo exaratur ; at in fccundo
fcn(u.f.pro ipfo rei conceptu dif- fertà vocali , & fcripto , & diuidi:
folet in vltimatum, & non vltimatum:vltimatus eft conceptus, fcu cognitio
rei fignificatae "per vocem aliquam, vel fcripturam,vt cum audita voce
b»mo illud percipimus animal, quod eft rationale : non vltimatas eft con-
ceptus ipfius vocis, vel fcriptura fignifica- tis non vltra fe extendens ad rem
fignifica- tam, & idco dicitur non vltimatus; fic G cusaudiens vocem home
format concept non vItimatum, quia cum fit ignarus figni- ficationis vocibdlaru
latinorum , conci- pit folummodo vocis fonum , non autem rem per illam vocem
fignificatam.f. homi- .mem.Porró licet Logica, proxime verfetur -circà terminos
mentales, & vocalcs nó nifi rationé mentalium attendat , quia tamen termini
vocalesfunt clariores , & per eos innotefcunt mentales , frequentius agit
Lo gicus de terminis vocalibus , atq; idco nos J 1 5 deiftis agemus , ac corum
etiam - diuifiones explicabimus . CAPVT IL — De Terminorum multiplicitate
ratiene fgniféeationis , " X varijs capitibus folent termini mul tiplicari
, & vari eorum diuifiones affgnari, ex parte nimirum fignificationis,
"ex parte modi fignificandi, & ex parte rei fignificata: cx prirto
capite, quantura ad | fpectat.folet in primis diuidi voca. is terminus in
figaificatinum ,3 non figui- ficatiuam, ille efl,quraliquid fignificat , vc hzc
vox homo ,qui naturam fignificat hu- maoam;ifte eft qui nihil fignificat, vt
Bhti- Yi,Buf, Baf. Sed vt ita. dinifio
fit rcété tra- dita intelligi debet de termino in prima ac . ceptione: ta cap.
praccd. nam in fe- cunda acceptione omnes termini f'ant figo ficatiui,cum effe
poffint fubie&tum, & prz» dicatum in propofitione : terminus igitur
vocalis in tota iua latitudine fumptus diui- ditur in fignificatiuum, & nó
figuificatiuü: quz diuifio vt bené percipiatur , cum ter- minus vocalis
conftituatur in ratione figni ficantis per fignificationem , videndum eft quid
fit fignificare , & quid fit figni à quo verbum fégmificare deriuatum eft.
Signü ex Auguft.:.de do&t. Chrift.cap.r. eft lind , quod prater [ui
cognitionem , quam ingerit. femfibus , facit mos'penire im cognitioe nem
alterius , v.g. hec vox bomo pracer fpe ciem ,quam imprimit inauditu , vt fonus
eft, facit nos venire in cognitionem alte- rius .f. naturz humanz, vnde fignum
debet effe tale,vt illo cognito per fenfus,median- te illo deinde veniamus in
cognitionem rei, cum qua figaum habet connexionem ; hinc B esdeade nil aliud
erit, quam aliquid aliud à fe diftin&utn reprafentare potentie cognoícenti
; ex quo patet fignum dicere ordinem , & ad potentiam cognofcentem 5 cui
reprzfentat , & ad rem fignificatà, qua reprzfentat , Diuiditur porro
fignum in formale, & eft illud , quod abfque (ui prz- uia cognitione aliud
nobis reprafentat, & in eius cognitionem ducit quales funt fpe- cies
impreffa, & expreffa refpectu proprij obiecti, & in inftrumentale ,
quod prafup- AU pofita fui cognitione facit nos in alterius - cognitionem
venire vt imago refpeótu Ce faris, ve mrefpec : euntis ; qua de Cri rg :q.9.
& quol. t4. hoc fecundum fignum appellat medii co- ghitum , quia vt ducatin
cognitioné figna- ttj prius petit ipfum cognofci , illud vero rimum vocat
przcisé rationem cogno. cendi, quatenus przcisé eft qw» aliud cos gnofcitur ,
& non 4«ed cognolcitur . Signü autem inftrumentale eft, de quo agimus in
prafenti, & quod proprie dicitur fignum , & definitur ab Augufl.cit. ea
tamen defini- tio etiam formali conueniet , fi prima pars dematur,& dicatur
fignum effe;quod facit. nos in alterius rei cognitionem venire. Hzc tamen figni
defcriptio, quamuis fit ab Augufl.tradita, & ob tantt Do&oris au-
thoritatem ab omnibus paffim recepta , ná recipitur à Poncio difp.1 9. Log.
q.r. eamq. impugnat quoad vtramq. partem 5 qu primam quidem cum ait figaum cffe
id , quod pos cognitionem , q«am ingerit fenfim: rc, cam redarguit,quianon com-
plectitur omne fignum , quia poffznt dari figna fpiritualia, qua ent in cogni-
tionem - » mmm nies / F x90 3 , - DeTermintrum muliplicitate: . "tionem
alianm rerum ;nec poffent percipi à fcnfibus materialibus . Quoad aliam vero
cparterp, in quaait ; quod fignnm facie mos "wenire $m tormitienem
alteri»; eam impu- *matr, tanquam ab Arriag. traditam , quia obicéttim facicnos
in cognitionem fui ve- nire, & tamen non dicitur figaum. Ruríus D»cus ipfc
facit nos venirein cognitionem -anultarini rerum eas nobis reuelando, nec |
tamen ab vllo vocatur fignum illarum re- xum. Pratereà cognitio eít fignum
rei,que " cognofcitur per ipfam , & tamen non facit nos in cognitionem
venire. Sed nimis audacter: inficiatur Poncius «doctrinam D Auguftini, quam
omnes ve- -mierantar, vt communis Magiftri , vndé mi- . tum effe nó debet, quod
fxpius hic Auctor - 4minimo rubore fuffufus doctrinam Scoti iprzceptoris zudcat
impugoare ;. Optima enim eft illa defcriptio quoad omnes par- : es, fi bene
intelligatur , nam duz folent 'atfignari conditiones alicuius , vt alterius .-—
«ei fgnum dicatur, vna eft quod nos ducat Xx cn rei cogpicionem , altera eft ,
quod . iudus « "emn ionem. , quatenus co- tramq. opti- ivüdam exprimit
conditienem ; vult em, quz inferüuire debet pro alterius ..* igno ,priusnoftris
(cnfibus cognitionem — fuiingercre debere, (pecificat antem fignü "ox effe
deberefenfibile , quia vt gotat Doctor Doo wis 0s s. figna enfibilia-(unt maxi-
uu mé apt: pro. flatu ilo excirare intellectum. Hs rU à fenfuum minillerio
depen- dentem; vt in alterius rei cognitionem ve- nit; peralteram vcró. p.rtem
definitionis altera quoque conditio exprimitur, contra quam nil vrgent
inftantiz à Poncio addu- x, quixobicétümfacit venire in cogni- tionem fui, man
sfcerius, ncc facit venire in €nenitionem fui , quatenus cognitum, vt
fiátfigoum , fed quatenus cognofcibile. ; C xectiam Deus. hoc modo ad iaftar
fieni - ducit nos in rerum cogaitionem , quate- aus cognitus , fed eas
rcuclando , quod ad- hac facere poffet, etianifi prius à nobis non
cogaofceretur; cognitio deniq.eft fisuum P ricognitz. per ipíam formale , vt
diccba- - -— gusnonautem inftrumentale,quod folum propriédicicur fignum , &
ab Aug. dcfini- e Lie cognitio propriéloqu.-ndo non - .. aiiturízcere nos
venire in cognitionem —.. mi, quam reprafentat, quia non ducit nos jnitionem
illius rei , quatenus cogni- !astim conditiontim-v tio fieni ab Auguflino- jnm
per primam partem d:finitio- d ^W - e o$ ta, feu vc medium cognitum , fed vt
ratio Cognofcendi; folum autem fignum inítru- meatale eftillud,quod hic
definitur . $ Et hoc fi inftrumentale adhuc duplex eft, aliud naturale, &
eft. , quod ex natura fua. independeater abhominum vo- luntate aliquid
reprefentat.vt usigué, & vniuerfaliter omnis eífe&tus fuam cau- fam,qui
przfertim fi fenfibilis erit, dicetur fignum caufz iuxtà fenfum definitionis
al- latz.An veróità é contra caufa dici poffit. fignum fui effectus , negat
Hurtad. difp. 1. fe&t.4.quia etfi caufz cozuitio ducat in co- gnitionem
effe&tus,tamen non ell. ordina:a adillam reprzfentandum.Sed plan? non mi
nus grdinata cít cognitio cauíz ad nostlu- . cendumín cognitionem effe&tus
à priori , quam cognitio cffe&us fit ordinata ad no- titiam caufz à
pofteriori, quare ratio Hur- tad.parum valet. At inquiüt alij,quod licet ità
res fe habeat. fola tamen cogaicio ,quz r effectum habctur , dicitur haberi,
per ignum , vnde. fola demonttratio à polte- flerioti,qua elt per cffcctü,
dicitur a figno, & ideo f'olfi effectus dici pot fignü cau(z,no &
contra. Verü neq.hoc vrget licct.n.cogfit tio habita per cffe&um.velati
fenfibilioré caufa,magis proprie dicatur à figno nil ta- men impedit , quin
& cognitto habita per caufam poflit dici à figno abfolute loquen- do.
Porcítigitur etiam caufa. dici figoum fui cfe&us , & pra(ertim quando
fcnfibilis ett, vade à Theologis facramenta. dicuntur. ' ' figna gratiz ,cuius
funt caufa , icà claré col. ligitur ex Doctore 4 d.1.9. 2. 8. De fecundo
principali fequitur. Cafil. cic. & Arriaga difp.s.fc&t 2. Aliud vero eft.
fignum artifi- ; 1 ciale,feu ad placitum, & eft,quod ex homi nunt
impofitionc aliud repraíentat, fic rà mus eft on véditionis vini, (onus cam c
panz e(t fignum le&ionis,& vox illius rei , ] ad quam fignificahdam eft
impofita; Vbita- . men eft aducrtendum ctiam in. vocibusip. - fisnon tátum
fignificationem ad placitum reperiri po(fe,fed etam naturalem , vc pa» tet de
gcmitü mfirmorum,& latratu cani : - & idco terminus vocalis
fignificatiuus fub» diuidifokzin fgnificatimum naturaliter, —— — & ad
placitum & hic ad Dieledticiim fpes. état non qpideu e E I titatem,vt vox
eit, onus quic ;caufatus ,fed fecundu aho ed xcsipias fagaifcandaP e EoQ EE imr
end, i ,irhoc cine d pertinere dicuntur ad inlitutum Dialeó Cunsvt dicemus
di(p.de V ocibus ,ZW L3» 4 "nd E mE ^ S Kee MEO AMAT: "6 declarabimus
", per quid conftituatur ratio figni . D ] : 6 Deinde terminusad placitum
fignifi- catiuus fub4ruiditur in cathegorematicü , & fyncathegorematicum,
cathegoremati- cus idem latine fonat , quod per fe fignifi- catiuus,& ideo
per fcabfq; omni alio elfe potet (ubiec&tum,vel prz icatum in propo
fitionc,vt homo animal: fyacathegorema- ticus idem latin? fonat, quod
configaifica- tiuus, & ideo per fenon fignificat aliquid , nec poteft effe
fubiectum,& przdicatum in propofitione, fed cum alterius confortio , cuius
fignificattonem modificet,vt omnis, nullus;aliquis,vndé vt notat Tatar, tract
7. com.1.$. Tertio fciendu terminus fyacate gorematicus non figuificat aliquid
, fed ali- qualiter, quatenus fi adiungatur categore- matico, eius fignificationem
modificat , & facit taliter fignificare, i.reddit eius figni- ficationem,
ve] vniuerfalem, vel particula- rem,velaffirmatiuam vef negatiuam: & di-
citur aliqualiter fignificare, non quia veré, & propriénon fignificetfed
quia fignifica- tum eius non repra'(entatur, vt res per fe , fed vt modus rei
,.i. exercendo modifica- tionem alterius rei qua de caufa negat Ar-
riag.fect.,. ef perfe&é terminum .. Addit Tatar.terminum mixtum .i. partim
catego- rematicum,partim fyncategorematicum , .& citille , qui impofitus
eít ad fignificadum aliqaid, feu aliqua, & aliqualiter fimul , vt hac vox
nibil , quz impofita eft ad fignifi- candam negationem omnis entis, hzc.n.ipe
fanegatio eft illud aliquid, quod fignificat, quatenus veró illam negationem
fignificat .voiuerfalirer cuiufcanque entis , dicitur fignificare aliqualiter ,
fic etiam fignificat fubie&um propofitionis indefinitz,nam in materia
neceffaria zquiualet vniuer(ai , vt bomo efi-aninal xquiualet huic , ommts bomo
eff animal, & in materia contingenti zqui- ualet particulari, vt &ems?
currit zequiualet huic 44545 bomo currit. Ad hoctertiü ge- nus reducit Tolet.
lib. 1. cap. 12. & Arriag. e& ,.omnia aducrbia v.9. /aprenter, doe,
€"c.Sed non placet, quia cam difcrimen in- ter terminos catcgorematicum ,
& fyncate gorematicum fumatur praefertim in. ordi- ne ad propofitionem.
itaut |]le fit , qui fine addito, & per fc poteit efe fübicctum , vel
pradicatam propofitioni: jifte veró ,qui nó poteft effz fubie&tum,nec
pradicatumynifi cum addito, confequenter aduerbia omnia . &rüt termini fyncatcgorematici,quia (e
fo- - Cs, finc addito nó poffiat c(f« fubicdunn, Am. £x i " ; - . [eo .
Race *. 1 re Pars Prima Inflis, TraélI. Cap.L1. vel praedicatum
propofitionis,& per fe aon fignificant aliquid, fed itia aliqualiter
Potiori ratione ad tertium genus termini mixti nomina adiedtiua reduci pof fent
,quàuis .n.Hurtad .difp.x fect.1o. mor- dicus eontendat effe terminos
fyncatego- rematicos, quia non fignificant per f: , fed
confignificant,v.g.bomw: non fignificat per fe,& determinate aliquid, nifi addatur
ali- cui,v.g. Petrur bonus : Tamen fi nominum adiectiuorum fignificatio bené
confidere- tur, videbimus , quodlicet indeterminaté aliquo modo
figaificent,ratione tamen for mz fignificat (eaum afferunt aliquam de-
terminationem,nam do£w: v.g. doctrinam importat ,quod non euenit in fignis
quan- titatis emn sullut, Gc. quz nullam pror- fus,rem determinatam
fignificant. Accedit, quod nomina adiectiua poffunt effe faltim przdicatum in
propofitioae v. g. Petru; eff doct»; quod figais quantitatis prorfus có. uenire
non poteít , ergo nomina adiectiua commodé ad hoc tertiü genus termini pof-
funt reuocari ,quod/etiam tenent Cafil.cap. ;& Arriag.cit cum Bigniicent
liquid , fv. aliqualiter,vnde remanet fola nomina fub- - ftantiua effe proprie
terminos categorema — A29» maticos,
quicquid hic dicat Ouuied. . 2 Rurfus terminus categorema fubdiuiditur in
fimplicem , feu incomple- - xum, & compofitum, feu complexü, quam
diuifionem accom. tex p ont QV omo » c r EUR em COUR ita Roccus lib.:
.introd.cap.s. Blanc.lib. 2. fe&.z. At vt'bene monet Tatar trac.:.com. 4.
hzc — potius I ett; [ cus .n. vocemillam appellat có- plexam;quz conftat ex
pluribus vocibus.&c eam incomplexam, quz conftat vna tantá , at non fic eft
apud logicum , qui nonatteri- dit vnitatem, vel pluralitatem vocum , fed
conceptum in intellectu , cui iftz fabordi- nantur , vnde etiamfi fint plures
dictiones inter fecoanexz , fi tamen tn mente vnum tantum generant
conceptum,terminü con- ftituunt incomplexum , vt v.g. Marcus Tul- lius
Cicero,& é contra fi vna cantum fit di- &io,conceptum tamen generet
complcxa, erit terminus complexus; vt memo , «mo , femper, quz zquinilent his ,
sillws bomo 5 nm amass, omni tesasore , Alij proindé fic explicant, quod termi-
nus incomplexus ett ille,cuius partes abia- uicem feparatz nihil
fignificant,aut nir gun- "tX E 1 dam fic explicant, quod có«- - VG pcne
quod di j* ^ De T'erminorum multiplicitate . iMficant illad, quod in integra
dictione fi- ificabant,vt "prem: eft terminus in- mplexus;quia licet
partes, in quas poteft iidi.(.Do;& mim»: fint fignificatiuz,tamé toto ,
& integra dictione hanc fignifica- inémnon retinent :: Complexus veró eft
',cuitis partes eandém: retmnent. fignifica nelm,quam habebant in toto complexo
, am abinuicem feparatz ,vt homo ultus ; Amicus q.2 Ruuiu$ q:4. Complut. cap. ot lib.1
.cap.9.Ioan;de S.Tho. lib.i.fum. . »4. &alij paffim .. At hocduplicitcr
clligi poteft,vel ita ,quod *- rminus incó- xus fit ille,cuius partes feparate
non eà- n habét fignificationem, quam habebat: integrá dictione etiam fygillatim
fum-' Fin quo fenfu Joqui videntur Auctores: iti; & hac io fala eft ; quia
hic minus Agricola, Prorex, Refpublica, 8 iles,funt termini incomplexi
(quicquid at Hurtad.) & tamen corum partes fe- atz eandem retinent pco : im
habebant in integra dictione figilla-: fum E eodem modo vtrobique süt: fe:
iüz., quia vt tales vot a; efe t illa romina,vt netat Fonfeca, ac e. V
Visincdlign ur, quod partes ter-' 'implexi te non retinent Dueqpei quad Robebun
i | is RefPwblica qua in im ne fignificát totam hóminum commu- tem;quam non
fignificantfeparate;nec- (a dictione figillatim fumpta ; ttadi-- | Scoto 4.d
^q. 2S. Aliter epo, vbi do-' partes. dictionis nunquam figni ceptum
fimplicem,quem dictio X videtur ipfius Arift.lib. 1. de Interp. t iif dicemus
trac 2.c.1.Verü quia ad- aliquis vrgere poffet , 9» nec €t | is, vel termini
cóplexi, cát cóce- 'omplcxü,qué tota oratio , aut termi- tomplc xus fignificat,
praftat dicere cü Ep Mn m incomplexus eft i]- qui fübordinatur copceptui
incomple- contra veró complexus eft;qui fubor- SI Mdee ees complexo in anima,
etiá ca vox cffct,dummodo ad aliquod có- im fien:ficádum impofita forct , quod
"robat,quia alicui fmplici voci , cuius 8 fc parate non eandem retinent
figni- onem,poteft ore E coceptus lexus in mente, fi ad aliquod obic&tü
blexum fignificandum imponeretur , ? fi littera A, (yiquit Tatar-)imponere- ^
wa t ? ur ad fignificandum beminem currere tung A effet terminus complexus.
Pofiremó terminus incomplexus fubdi- uiditur in finitum,& infinitum, primus
elt , pi aliquam rem certam , & determinatam 1 gaificat,vt homo,lapis Alter
eft, qui nihil determinate fignificat , fed tantü determi- naté pues nó homo
uon lapis,vnde ter- minus itus euadit infinitus dum ei imme- diaté preponitur
negatio , & hic terminus - non cit propofitionem negatiuam , quia negatio
non cadit fuprà copulam . G-A.R.V
I,.1IL De Terminorum multiplicitate ratione modi fignificandi . $ TyRina
diuifio termini, quz ex hoc ca- - K^ pite defumitur, eft in concretum , &
abftractum,concretus eft.qui fignificat ali- quid;vt exiftés in alio,quod
concernit, vcl vt fuppofitum proprie naturz,vel vt fübie- Gum, vt bomo, &
album, nam bomo fignificat bumanitatem in aliquo fuppofito natura: humanz
exiftentem indeterminate , «/2me fignificat albedinemalicui fubicéto adiace:
tem;& ideo omnis talis termiaus tialis , finé accidentalis , vt ^em
fignificat nem;ferminus abílra&us fignificat aliquid ei- e copulatim fumptz
Ache | habens ffi: vere it confiatdc ribür e * in 3 di- per fe ftantis,&
non alteriine- fignificat. - aliquidad modum compofiti, fiue fübftan-.
humanitatem,e/bwm habens albedi.. xiftentis, vt humanitas eft abftractum homi-
- nis, & fignificat naturam humanam vduti à proprio sp pay feparatam ,
albedo eft i abftractum al ,& fignificat formam albe« dinis,velutià fubie&to
cui inherebat;fepa- ratam;abítrahere.n.idem eft; acab alio tra- here,feu
feparare, & ideo omnis talis tere. minus habet modum fi & non
compofitum, Altera Diuifio eft in abfolutum , & con- notatinum,quam aliqui
ità explicant, quod abfolutus rem fignificat ad ftantis,connotatiuus veró per
modum alte« ri adiacentis, ita cum Tolet. Auerfa cap. 6. Complut.cap.4 Ouuied.
in Summul contr, modum per fe gnificandi fimplicé EU 1 punc.s fed minus ree,
quia iftaexplica-- | tio pertinet ad terminum concretum , & notatiuus , qui
&um, cum quibus: céte gnifi- , y t * » i» Ed V* ndi non.
funtternunusabíolutus, & connotatiuus ; — de^ al;j fic explicant , quod
illefit termiz — , Pusabfolutus;qui fe folo eft Ro uan ficatiuus,vt v.g.
Petrus, Leo,&c.ille veró có ts infuafigmécatione notat — — terminum,fine
quonon perfcóté fi — — gu 4 "Es "h hd gnificat primi generis funt
omnia fubftan- tua, fecundi generis omnia adiectiua ,nam «lbu: v.g.requirit
alium terminum , vt ha- beat completam fignificationem , itá Cafi- lius lib.1.traét.1.cap.
3. vbi ait; quod licet à Philofophis foleant nomina connotatiua. aliter
vfurpari,logicé tamen, & gramtnati- caliter taliter víurpari debeo t quod
fint talia nomina; que non habeant completam fignificatonem,nifi vel de altero
predicen- tur , vel alteri affigantüur , Sed nec. benéità explicantur , quia,
vt liquido conftat,hzc explicatio omnmó ptinet ad terminos cate gorematicum ,
& fyacategorennticum , nà ille eít, qui fe folo cft perfe&é figuifica-
tuus, ifte vcro non fe folo perfecte fignifi- cat fed vt alteri adiunctus; vt
cóflat ex cap. praced. at confundi non debent terminus abfolutus, &
connotatiuus cum categore- matico, & fyncategorematico , quia funt diuerfa
diuifiones, & ex diuerfis capitibus defumptz,vndé valdé decipitur Fuent.
cit. diff.z art.z. eos confundens . 9 Vt igitur ifta diuifio;quz inter omnes:
przcipua eft ,& ad multa deferuit, re&te in- telligatur;fciendum eft
Summuliftas , Mlud dici connotatum alicuius nominis , quod non ex yi nominis
importatur , fed potius datur intelligi ex modo fignificandi principalis figni
ficati vt ex Scoto colligitur quolib.1 2.art.z. vnde non importatur pri-
mario,& directe, (ed fecundario , '& indire- €, & ideà ingreditur
conceptumprei , non veluti per fe pars cius Lie modum. f. gene-. ris? vel
ditferentiz, fe extrinfeco,neceffirium tamen, vt perfectus rei conceptus, &
quietatiuus , fic à eft nomen connotatiuü, quia licet ex vinominis, &
directe folà importet comme - "Élioné,tam&ex modo fignificandi
principa. lis fignificati dat intelligere tcmpus vefper - tinum ,
idq;neceffario cointelligi debet , vt . Babeatur coceptus perfe&tus,et
quictatinus z. Ex qua doctrina facile colligitur ex- tjo termini abfoluti ,
& connotatiui , nam vt docet Tatar.tra&t 7.com. 1.$.:./6i£- dm ,&
Brafaula q.7 & $.vniuerf. propé fi- nem,terminus cof eft, qui ail cóno-
tat.i.qui bes gcnus,& differentiam ,que funt per fe partes conceptus eius ,
nullum extraneum fecundario requirit cointcHi- dum, quod eius conceptum
quiddita- 1uum ing rediatur,vt perfectus, & quicta- tatiuus euadat, tales
termini. funt bos ,ho- mo;& fimilia concreta fübftantialia przdi- £amenti
intiz , nam ctfi concernant 9 Pars"Prima Ifl. TraBt.I. Cap.IIl, veluti
additum ab — vt patet, & tamen eft nomen connotatiuü,. fuppofitam propriz
naturf, tamen quf natura: cum to non facit vnum per accidens , vt forma
accidentalis cü fuübie- | &o, idcó totum illud compofitum e$ zquo
importatur , non veró principaliter vnum & in recto, fecundarió aliud,
& in obliquo . "Terminus veró connotatiuus é contra eít , 2 vltra principale
fignificatum, & in rc- 0, aliquid aliud dat intelligere fecunda- rio,&
indirecté, veluti neceffarium ad ha- " bendum conceptum rei perfecti ,
& quie- tatiuum , fic Pater dicitur connotarc filiü in ratione terrzini ,
accidens fubftantia in ratione fuübieóti, materia formam in ratio- necompartis
, quatenus hzc ommalicet fint extra f. em, & quidditatiuum có- ae eorum. ;
quia. ncc genus funt , nec ifferentia illorum,fpectant tamen ad con- ceptum
eorum integrum & perfe&tum, feurwr Scotus explicat 4.d. «2.q.1, it.
Exhisfequitur omnia nomina abítracta —— tàm fubftantialia , quàm accidentalia
effe — — edant ager 1 wi ge ter- 3: . minus abíolatus ; non tus,idtamen ——
itàintelligendumef quod nomimaabüra- — ctafubítantialiatamfecundum rem, quam,
——— cundum modum fignificandi fiot dbí $5 t2 luta , accidentalia veró ratione
tan eri modifignificandi , quia fecundum rem fi, — gnifieantaliquid alteri
adiacens. Sequitur .— — etiam non omnia pono effe conte ta,vtarbitrantur multi
; nam nomen crea- tionis, & coüferuationis non eft concretü, — vt docet
Doctor quol. :2. art. 2. fic ctiam. nomen vitalis operationis non eft concre-
tum, & tamen eft coaeotàtiuüm , vt docet — quol.13. ad arg.prin. necé
contra omnia concreta funt connotatiua , quia licet om- nia concreta accidentalia.
fint connotatiua, non tamen concreta fubflantialia, nifi quan, do nomine
adiectiuo fignificantur, vt cor- poreum,rationale, humanum, tunc enim fi-
gnificantur per modum alteri adiacentis ; vnde ratiene modi figmficandi funt
termi. ni connotatiui . : 1o Poncius in fua Logica parua OP n-14. hancnoftram
non approbat exp. tionem.quia tunc nullus cífec terminus àb- folutus ca
fuppofita quoad nos , neq. enim poffumus habere vllum conceptum difti a»
ctum;& quictatiuum de vlla re,quin necef- farió habeamus conceptam de alia
re; ergo fi tetminusabfolutuscft,quifigauficot rem —— finc dependentia ab alia
rc,qua tania x ad habendurn conceptum quietatiuü eius , nullus erit terminus
abíolutus ; probat an- tccedens;quia fi effet aliquis terminus ab- folutus,
maxime homo, aut albedo , fed nec homo potcft — perfecte abfque eo, quod
intelligatur diícurfus, aut aliqua alia operatio propria ipfius ;nec albedo
abíque €o quod intelligatur munus aliquod parti- culare,& proprium ipfius ,
per ordinem ad . quod poft iflingui ab alijs formis , ergo nullus effet
terminus abíolutus fuppofita pradicta defcriptione. Deindé coena; pro- ut
diftinguitur à prandio, principaliter , & perfe primó fignificat tempus
vefpertinü ; o fi terminus connotatiuus eft,qni vltrà "principale
fignificat aliud indirecte, coena ;fion etit connotatiuus faltim ratione tcm- E
- fo - tem . Hinc aliter explicat hos terminos . "dicendo , quod terminus
conpotatiuus cft —. ille,quifignificat rem relatiuam;vt relatiua r1 giaatque
adcó qui connotat terminit eis; . bíolutus vero, qui fignificat rem abfolutà,
ds. PA TE bfo ata cfl 5 cuius ratio eft, quod abío- relatiuo , ergo conneta-
nus qui oppon turabíoluto , ;; & hinc dominus , pa- Of; | AM ein; idi autem
cóno-- gens; tü "m ino c foluti album,iuftus,fapientia;humanitas,. $3 quia
non fignificant formaliter relatiuum, (— quaxtadle,necrelationm, —— 0 7 | ^ .-
Hzctamen Poncij explicatio eft coatrà .. *«ommuncm modum loquendi Summulifta-
xum, qui paffim docent n bac diuifioneab- folutum non opponi relatiuo;fed
connota- tiuo;non ergó per tcrminum connotatiuü idé prorfus intelligi debet,
quod rclatiuus; "Tum quia licet rclatiua quandam cum con- notatiuis
videantur habere affinitaté , quia -wtraq. dicunt quendam o;dinem ad aliud,
2dhuc ramen miagnumi inter ca vertit di- : Kcrimen, vt infrà dicimus difp.8.q.
5. art. x. *propé finem $. gro cemplegeuto buius art c. -vbi manifc(lum fit
terginum rclatiuum , & . —
,€onnotatiuum non cffe idem . Tum quia |. . -Miquod concretum accidentale y. g.
album | UR €ft tcrminus connotatiuus , && tamen nó cít - po ;-vi v 2g D
- nead tempus vefj ; Hi veró termini funt. relatiuus, vt fatis de fe patet;
quod veró sif connotatiuus;probatur, quia connc tare, vt conftat ex vi hominis
, eft fimul cum vno aliud notare,non quidem ex prima nominis impofitione,fed ex
modo significandi prin- cipalis significati , atità fe habet hoc no- men
album;quod licet formaliter ; X ex ip» fa nominis impositione significet formam
albedinis ; tan en quia significatur in con- creto, idco rationc modi
significandi) cum farma notatur quoq. fubicctum fecunda- rio, ergo eft terminus
connotatiuus , cum tamennon sitrcdlatiuus. Tum quiatermi- nus relatiuus, vt
sic, perfe primo , & dire- cte refpicit aliud , & pracisé tanquam ter-
minum;vt pater filium 5 connotatiuus aut fecundarió, & indirecté, ac minus
principa- liter, hoc enim eft importari aliquid de có- notato.i.non de
principali significato , fed fccundario, ae veluti a ccefforié ; nec etiam
refpicit aliud pracisé, vt terminum fuz de- pertdentix, vt corítat in allato
exemplo de albo, quod lignum v. g. vel lapidem refpi- cit,vt fubiectuni,non vt
terminum,fed re- fpicit illud per modum
annexi , & acceífo- rij ex modo significandi principalis signi- ficati, vt
liquet de nomine coenz in ordi- m. Neque rationes eius X ooo vr. ent; nam ad 1.
negatur fequela antecedé- concreti, tis.f, ex hac noflra explicatione fequi
nul. ua for- lumterminum effc abfolutum , fed omnem connocatiuum, quia fatis
conftat non'omnia nomina rebus imposita aliquid consigni- . boron, c gir ef
ficare per modum annexi ex modo signifi. candi principale fignificatum, vnde
hzc, & similia nomina erunt termini abfoluti; tü . x Mao dap podeis d. 11.
Er ub lit. L. falfum eftnon poffe haberi vum conceptum diltinctum , &
quietatiuum de vfla re , quinneceffario habeamus conce- prim de aliare , quz
non sit decius effen- tia, alioquin nulla poffet à nobis affignari definitio
quidditatima yerum , fed quelibet data efft per additamentum , vndé inquit
Doctor, quod quamuis forma: habere ne- qutamus conceptum perfectum quicta- tiuum,
nisi cointelligatur illud , cuius eff forma, & ideo quantumcunque
cffentialia formz exprimercntur sine illo ; cuius eft forma,quamuis quidditas
eius indicasetur, tamcn non effet conc ea peafectus quie — tansintellectum ,
& ideó nec deSnitiuusi — pihilozinus caufatum,quodceltinfequods —— dam
compositum fubsiftens , sic iti jn fc, intellectus qais non " re minatiuum
,. quz »** fo aliud cointelligere ; & fic homo quiddita- tiué , &
quietajjué intclligeretur per hoc zcisé quod intelligantur partes effentia- €s
&us, abíq.co quod intelligatur aliud , qued non clt de «fftntia eius ; neq.
ex hoc, quod heminis quidditas ex aliqua eius m ria operatione dcprehendatur
pro ftatu Jie, ficut & alie rerum quidditates in vni- ucríum, fcquitur
omnia effe entia connota- tua , fed tantüm ex operatione rei nos di- fcurrere à
pofteriori ad eius efftntiam ve- fligandam ,quod abfque vlla connotatione ficri
potcft , non enim connotatio confiftit jn boc , quod vnum cognofcatur ex alio ,
wcl cum alio quemedocunq. fed itaut vnü «x nominis impefitione detur intelligi
, a- iud vero fecundarió , & minus pripcipali- tercx modo fignificandi
principalis figni- ficati , vt conflat in cxcn. plo de nomine ««nz. Ad z
nceatur affup ptum nempé €enam;vt à prandio diftinguitur per fe pri- . Pars
Prima Inflit.T'rattI. Cap-IIT. terminus denominatiuus ille fit, qui forrh&
fignificat per moduim alteri adiacentis, in; formantis,& dcnominantis, feà
qualifican- tis, & tale fit omne concretum accidenta. le, fubftantiale vero
tunc folum , quandó nomint fignificatur adicétivo;fequitur om nia concreta
accidentalia effc denominati- ua, fubftantialia veró nonnifi quádo nemi- ne
fignificantur adic&uo 4 & quia de De- nominatiuis fusé agimus infrà
Difp. a. q.6. hic plura nen addimus. ; CAPVT IV. De multiplicitate terminorum,
im erdine . 3 ad res fignifcatas. "t 1 imadiuifio termini , quz fumitur AK
ex parterei fignificatz , eft in ter- minum communem ,& fingularem,Commu
pis eft, qui aliquid fignificat commune plu ribus , itaut etiam fingulis feorm
cenuce. niat, vt homo, qui conuenit omnibus ho- minibus , & singulis.
Terminus singularis. mo, & principaliter tempus velpertinü fi- — eft,qui
vnam rem singularem tantum signi-- dedico eae. à ex Moa dire Bx, vel lura per
modum vnius: Et tione impofitum fuit ad fignificandam co- fabáiudir commu demin
tr ionem , & folumex modo fignificandi | dentem, & limitatum; trapfcenc
principalis fignificat innuit tempus vefper /— conuenit omni bus per c tinum ,
& ideo à prandio difli: guitur fo- — do, vt Res ,ens,vnu Jum penes connotàtum
; quod fícontédss — pluribus quiden «aqnam per fe. primo fguificare tempus —
Selpertinum, vt à prancío d;ftinguitur , ad- buc crit terminus copnotatiuus
quia fecun dati. & minus principaliter comeftionem Sgndenbir, am vemq. cr
equos Bcper rimi care non poft , non enim. bsc duo talemh connexio - nem,&
zffinitatem, vt vnum per fe-conces — «ua fuam Poncius ftabilicbat fententiam ,
negatur affumptum quod f. abfolutum, vt hic de co logauatur Summuli tz ,
oppona- ptum facere poffint. Ad. aliam rationem, - tur relatiuo, nam potius hie
fupatur, vt op. onitur connotatiuo,vndé connotatio ctia an rebus abfolutis
reperitur ;vt conftat: in isallatis de albo, cena , & alijs, ertia demum
diuifio cft in terminü dc- nominantem , & denominatum , feu deno- 1 díuifio
grammatic alitcr ità explicatur , vt denominans fit à quo de nominatus
deriuatur,vt à iuflitia iuffus,2b. albedine albus ;, At apud logicum dencn i-
natiua dicuntur ca vemina ccncreta,qua à Íuisabflradtis differunt in modo
fignificá- di /'qu.i cll fignific are per n.odum adiacen- * tis, & fecundum
illudyonicn adic&ivum "^ bibent virtutem d «ncminandi, i. denc mi-
natiué pradicandi óc iubictlo .Cum ergo talem habent. inter fe connexio^-
" ic homo, ille homo. Vagus; qui rem fin- gularem indeterminate
significat, nempe mediante termino communi , & fieno par-- n t ticulari, vt er hemo. Colledtiuus cft, qui
plura, fed in vnum collc&ta dicit. vt Po-- pulus, Ciuitas, Scnatus; Addunt
ctiam ter-- minum fingulatem ex fuppofitione;vt filius $.Virginis intclligitur
C hriflus ; quis fup- ponitur vnum tantum habuiffe filium . - Sed obijcies,
quod Petrus efl nomcn có-- mune fipgulis hominibus, qui hoc nomine appellantur,
Ciuitas etiam, & Senatus plu- ra fienifcant , ergo non funt termini
gulares, Refp.nomen Petri vtique c] com- n.unc pluribus ,fed non res
fignificata ad Petium , quia Patertale nomcn impofuit Filio fuo,vt evm
diflingueret ab emni alio: Civitas vero , & Scnatus plura vtiq fighi-
ficant,fecd'in vnum collc&2,& hoc rry: dits, nc fiat terminus communis
, ov: pluribus €cpucbit eem fecifin Iun ptis, fed ad» Luc e hüc erit terminus
communis hoc nomen Civita, fiad hanc , & illam Ciuitatem có- garetur, &
non ad homines in eadem Ciui- tate degentes. : 12 Rurfus Terminus communis
fubdiui-« ditur in vninocum,zquiuocum,& analogü. Vniuocus elt,qui conuenit
pluribus fecun- dumidem nomen,& rationem importatam illud nomen ; vt homo ,
qui conuenit P.tro, & Paulo non folum (candum idem nomen, quatenus hic ,
& ille eft homo , fed ttiam fecundum eandem rationem per il- lud nomen
importatam,quia hic, & ille eft inimal rationale ; hzc.n. eft ratio illi
ne- nini correípondens . Aequiuocus eit, qui 'onuenit pluribus fecundum idem
nomen, t nor fecundum eandem rationem illi no- nini correfpondentem , fed
fecundum di- ierías,vt Cánis dicitur de animali latrabili, e fydere,& pife
, fed huic communi no- ini eadem ratio in omnibus non correfpé et, fed proríus
diuería,quia licet Canis ter lris,/& marinus conueniant ia eadem ra- one
animalis , non tamen in cadem ratio- .& defiaitione Canis. Terminus analogus
equ pluribus conueniens, vel fecundum en nen tantum , vel etiam fecuadum eandé
- ton Me. nd sorefpon entem, ita conuenit , vt participetur ab eis non z- cra i
HE cie ys Müpi 0 po pofterius, hic .n.ordo prioris, ofter f ium jg ns ,6 VI PEN
atu 9 9n o RUOMRMEET. e imum eft ita analogiz intrinfecus, vt be-- gixeur
Caict.de nominü analogia cap.t, inequafi fynonima effe analogicé dici,&
teer rius,& pofterius vndein omnibus olis femper per talem ordinem explica-
uit analogia , fic ri(usanalogicé dicitur homine ridente, & prato floreate
(ecun- n nomen tantum, fed prius de homine , 'oftea de prato metaphora iade
transla- ns analogicé conuenit fübftantiz, X ac- enti fecundum eandem etiam
rationem infecé ab vtroque participatam, fed có- it accidenti per
actributionem, X ordi- | ad fubítantiam, («d quia de Vniuocis , uiuocis , &
Analogis lat? difputamus rdiíp.z.q.4. & s. de hac diuifione pro : hzc pauca
(ufficiant. emum diuiditur terminus ia terminum lac , Sc(íecundz intentioais 5
terininus iae incentionis cft ille, qui impofitus eft :zaificandas res , vt
funt in fe indepen- operationc intelle&us, vt «mimi, & . Terminus fecundz intentionis
elt il- | impofitus eit ad (ignificaadis res (ub De T'erminorum muliiplicitate
. Ex aliquo attributo racionis,quo non afficiun- tur nifi negotiante intelledtu
, vt gem: c fpecies , quod.n. homo dicatur fpecies, & animal zenus,hoc
totum Brocdit ab opc« rc iatelledtus . CAPVT.
V. | De V niuerfalibu:, fiue Pradicabilibus , 13 J ees cóis vniuocus quádo in
ot dine ad illa plura,quibus conuenit , cócipitur fub fecüda tt&ione
fuperioritatis velut in ordine ad inferiora dicitur termin? Vniuerfalis,&
dicitur ét Predicabile,quate nus pratdicari póc,feu affirmari de illis plue
ribus;quinque autem funt termini fic vni- uerfales,feu przdicabiles .Gcuus,
Species, Differentia, Proprium , & Accidens,de qui bus Porph. in Ifg03.
cuius|diuifionis fufis cietia cít,quia o€,q przdicatur,aut przdi« catur in quid
.i. p modü nomiais fubitátiuis aut in quale.i.per modum nominis adicctie ui fi
in quid, vel dicit partem effzntiz vel totam effentiam,fi partem effentiz , fic
eft gos animal,fi totam effenriam , fic eft pecies,vt homo;fi predicatur in
quale, vel rz dicater effentialiter , vel accidentaliter effentialiter,;fic eft
differentia,vt rationa« le, fi accidentaliter, vel intranfmutabiliter, &
cum neceffaria connexiofie , & proprium,vt nfibile , quod licet fit extra-
neum ab hominis natura,tamen eft cumills neceffarió eonnexum;vel
tran(mutabiliter, & finc neceffaria conmexione , & fic eftac- cidens vt
album: Affignamus autem diftin- ctionem Proprij , & Accidentis per tranfz
mutabiliter, aut intrá(mutabiliter prz4ica-- cari,nó aüt per pradicari
cóuertibiliter,aut incóuertibiliter, vt multi faciunt , quianot pót Propriü
conftitui in róne przdicabilis, & vt fic ab Accidéte diftingui per przdica-
ti cóuertibiliter, quia repugnat Vniuerfale in ratione vniuerfalis de fuis
inferioribus conuertibiliter przdicari,de ratione enim term ni vniuerfalis,vt
fapra dictá eft , eft , 10d przdicetur dc (uis inferioribus etia. eorfim
fumptis,ita g» ét de fiagulis fingilla tim fumptis przdicetur , at implicat
poffe ità przdicari de fuis inferioribus conuer- - tibiliter, quiacum eis non
conuertitur ià fubfiftend: con(cquentia . 14. Geni elt i dicatur de. pluribus
[pecie differcntibus in quid , ideft effzntialiter , & per modum nominis
fübftantiui querenti n.quid eftho.— " me? recté rcfpondemus Apex ms - P 4
E 1 tiuum ud vniuer(sle , quod pra. ds íz . tiuum ef animal ,quid eft Leo? eff
animal , * licet.nhomo,& Lco fpecie differant , con- ueniunt tamen in
ratione generica anima- lis,ex hoc autem, quod przdicatur de plu- fibus fpecie
differentibus , palam fit genus . non przdicare totam effentiam fuorum in-
feriorum , alioquin fpecie noa different , . fed tantüm partem effentiz, &
hanc poté- tialem , & materialem , ac per differentias contrahibilem .
Triplex veró genus diftin- ui fclet,generaliffimum, feu fummum, & | just 4
eft illud , fupra quod aliud no extat genus, tale genus cenfetur effe fub-
ftantia, quia fupra fe nó habet nifi ens,q» nó eft genus,eo quia tranfcendens ,
eft com- mune Deo,& ereaturis.Genus medium,feu fubalternum;& eft illud
quod tam fupra fe, quá infra habet aliquod genus . vt corpus, lei €
fubfítatiam,& infra fe viués , & animal.Genus denique infimum, feu pro*
«imum , & eft , quod infrà fe non habet aliud genus, vt Animal , fub ipfo
enim im- mediate ponütur fpecies,vt homo,leo, &c. 15 Species ad duo co i
poteft , vel 2d genus;cui fübijcitur,vel ad inferiora, de quibus przdicatur
iuxta primam eompara- tionem dicitur fpecies fubijcibilis ; ruxtà fecundam
dicitur przdicab;lis, quia predi- ۈibilitas in ordinead inferiora attenditur ,
fpecies in ratione fubijcibilis definitur , quod fit ca, qwa ponitwr fub
genere, quod in- eelligi debet Maier ,&immediaté, quia etiam indinidua fub
genere ponuntur , fed mediaté,& fpecies fub ifta ratione fubijci- bilitatis
eft triplex, fumma, feu fuprema , media,feu fubalterna;infima,& vltima,que
dicitur athora,& fpecialiffima , fpecies fu- bijcibilis fumma eft, qux
immediate poni- turíub genere fapremo,vt corpus in prz- dicámento fubftantiz:
media , & fubalterna eft quz non immediate ponitur (ub zenere füpremo,;nec
immediate fub fe continct in- eiuidua,vt viués, Animalin codem pre- -dicamento
fubftantiz ,Infima, & fpecialiffs. qma cft, quz fub fe immediaté eórinet
indi- uidua,& immediaté continecdr. fub genere vltimo, & proximo,vt
Homoin eadem: (e- rie fubftantiz , qui immediaté continetur fub animali, &
immediate fub fe continet Sortem, & Platonem , ex quo patet omnia £o fub
fuprema contenta dici fpecies cibiles,non tamen przdicabiles , qui1 -.
siadinferiora compar&tur, de quibus prz C / éicantur, cimi ipscie differant
, hibe rationem generis , & velut genera prdi-- cantur , Et idco fpecics
przdicabibs ei vna. vx H b A E. m a zx " E oteft genus,quod non euenit in
fpecie sfi- st "Ee cintentic ii. Si atincrors come " Pars Prima
Inflit, Tratl.1, CapJ- 1] tantum jinfima.f.& fpecialiffimz, & defini.
tur,quod sit illud vntuer fale, quod pradica- aur de pluribus numera
differentibur im quid -j.effentialiter,& per modum nominis fub- (tantiui
,quzrenti.n.quid eít Sortes;recté re fpondemus, quod eff b»me, quid eft Plato ?
eff hom», licet n. Sortes , & Plato differant numero p proprias differétias
indiuiduales, cóueniunt tin róne fpecifica hominis : ex hoc aüt, quod fpecies
przdicatur de pluri- bus folum numero ditferétibus , ftatim de- ducitur
przdicari totam effeatiam fitorum inferioram , quia differentia numeralis not
elt differentia effentialis , & quidditatiua ; diffzrentia namque indiui
dualis non i- net ad quid eft indiuidui v. g. Platonis, fed potiusad quis eft ,
fi .n. quzratur quis ett ifte homo? refpondetur,eít Plato. Ex quo tandem
fa&tum eft folam fpeciem infimam proprie, & abfoluté dici fpeciem,
& noc fe- cundum Vniuerfale conftituere , quia fiué comparetur ad
fuperiora,fiué ad inferiera - femper dicitur fpecies , & es red did -
parentur, neceffirió habent rationem ge-- neris,& nullomodo dici
poffiütfpecies. «— 16 Differentia et qua res alioqui inter — fe
conuenientesinaliquafuperiori ratione —— Js abinuicem differunt
,acdifcriminantur, & — àPorphyrio infua lfagog.czp.«. diuidituf — in
communem,propriam,& mam, Cóis eft, umitur ab a ia EM muni, fic albedo in h.
d tia communis quia per cam v deu cogido: Techn qu albedinemnon
habente.Propriaeft , que — defumitur ab accidente proprio , fic homo , per
rifibile differt ab equo,& Leone, velut r accidens proprium .Proprijifima
tandé cit differentia effentialis, rer quam vna res effentialiter ditfert ab
alia; cii quaalioqui effentialiter conuenit in fuperiori ratione , fic
rationalitas ponitur hogpinis differen- tia, quia per ipfam effentialiter
dirfert ab eque,& leone;cum quibus alioqui conue- nitin ratione eencrica
animalis . Cü verà triplex fit fpecies, vt dictum eft , fumma 5; media,&
infima, triplex quoque crit ditfe« tentia ; differentia nimirum fpeciei (üm- iz
,diffcrentix medie; '& di aipfimz y illz dicügtur differenti generic ; fcd
ifta; dicitur abíoluté differentia fpecifica , qvia: ett ditferentia fpeciei
vItimie . qua nequit díci genus , & hzxccum fit vt plurimum* incomita -.,
non fui: a Porphyrio d fini- t3 51092 4 De Yoteitfalibis: *oara.dum dixit
Difertia eff , qua pradscatur — sie ávi p "4 ms dlferéribur 2 mam
differentia fpeciei infimz non pradi- '€arur ; nifi de pluribus numero
different "«5bus,vt ipía fpecies infima; Cum igitur Dif- £erentia, teft
certium Przdicabile.com- t omnes predictas effentiales dif- rétias,tàm.f.
genericam,quàm fpecificá , **ali definitiode debebit d (lpos omni- . bus fit
Communis,v.g. ure fit illud vniuer fale 4464 pradicaiwr. de pluribus im quale
sid ,fiucilla plura disfcrant fpecie , fiue fo- o numero vt docet Scot.q. 27.
vaiuerf. fic quipp? definita tàm differentiam generic; eeide dde de itis infecr
UE n, in e quid quia de fuis in. 5 vtiq. radicatur eficocidlite: ;nam dicit
parcedi e(fentiz, (ed quia dicit partem
formalem , (0 gr qualificantem,ideo przdicatur per mo- -- dum qualis,feu per
modum adiacentis , & . momine'adicétiuo,quarenti.p. quid eft ho- mo , recte
reípondemus per genus , quod (ef animal, quxrenti autem quale animal fit Uh.
effentialiter;refpondemus pcr differentiam (ff ratinpdle; Ex quo patet
lübijcibilia , re- NES quorum Differentia v. g.rationalitas 0
EMtrtinafvniuerfale, n6effe inferiora fua —— . quidditatine.i.hanc , illam
rationalitaté , . quid de iftis przdicaturin quid ;'& velutt fpecies, fed
effe inferiora fin fubie&,i. ípe- " z promi uam conftituit , de iftis
.n, « pradicatür in quale quer deSorte,& Pla —— —7- tone, & po/süt dict
fua inferiora qual: .at1- * pof: di t H feri : qual . 7 pé, quatenus de. ipfis puerum
in quale - .. quid;idern dicatur de differentia generica. ^» vq Proprinen,
& Aceádenr (unt Vniuerfa. lia accidentalia ," quía citra :effzntiam
fuis -3nferioribus conueniunt, iu quo diftinguun tiirà zribus prioribus
Voiuerfalibus, qua dicuntur Vniuerfalia effentialia, eo quia ef- feiitialiter
fuis inferioribus conueniüts quia tamen proprium. minus diftat ab: effentia iu
tci quam accidens commune; vt poté,quod " immediate luit ab efferftia
rei,ideo imme- uy V düté fequitu£ poft vninerfalia effentialia Procuiüs
declaratione aflfignat Porph. c.5- quatuor modos próprij ; proprium primo
modoillad eft,quod accidit foli alicui fpe« citi fed nonomnibus indiuiduis
eius, vt hd mini effe Medtecum;vel Geometràa; pro prit fecutido modo eft, quod:
accidit omnibus wm were ro "fed nen foli illi "pedo vt homini bipods;
ropriü ter- tio modo eft ;quod accidit foli; & omini, fcd: nonfemper , vt
homini: in fene&tute can ; kei proprium quartó modoft , quad wes : - E L *
T" | *e ^ I 5 : cidit ommi, fili, fómper, vt hominietfz ri- fibile;etfi
.n, homo non femper rideat,(*m« er tamen habet aptitudinem 21 ridendá ; ait
proprium hoc modo conftituere quai tum przdicabile ; quia accidit omni,foli; 82
femper, 3: e(se propri? proprium, quia có- ucríim przdicatur de re, cuius eft
propriü a Vndé aliud eít confiderare. propriamrin ra« tione proprij , aliud in
ratione pratdicabi- lis , id ratione proprij vtique'coaftituitur rprzdicati
conuettibiliter , rion tamea in ratione przdicabilis , quia fic przdicarg
proríus repugnat rationi vniuerfalis, quod: cá cóparetur illis,de quibus
przdicatur, ve fuperius fuis imfetioribus, namquam cü eis conuertitur ifi
fubfiftendi confequentias fed conttituitur in ratione vniuerfalis per «cess
dere omni foli, e» (emper, quod idem eft , ac przdicari de pluribus in quale
accidentale neccfftrio, & intranfmutabiliter , vt Scot. explicat q. 3 1.
vniuerf.in corp. vbi explicás allatam Porph. definitionem ait , quod per ly
accidit habetur rati » praedicabilis,& mo us przdicandi;f. in quale
accidentale, per ly omoi, c fóls habentur. fubijeibilia pro» prij; qua nimirum
(unt inferiora quiddita- tiue illius generis, vel fpeciei; cuius eft pro-
prium. , & per ly femper habetur neccfütas przdicandi , per. quam
diftinguitur ab Ac- cidente , quia eroprium de fuis fubijcibili- bus.ità
neccffarió: , & intranfmucabiliter przdicatur , vt deillisomninó negari ne-
queat licet .n. poffimus noa intelligere ho- minem cuni rifibilitate , quia
abftrahétium non eft meuJaciam, nequaquam tamé I fumus inzelligcre hominem finc
rifibilita- te vcl fub oppofito rifibilitatis aba; pre- iudicio edfcatiaipfius
hominis, quod nó eft verum de Accidente communi etiam infe- parabili refpectu
faifubief&i , quia & fine *.€o immo, & fub eius oppofito poteft
intel. lig: fine repugnantia; vc Coruus fine nigre- dine, vel etiam ful»
albedine. Hic camé ad- uertendum eft, quod licet Porph. defiaierit. tantum
proprium fpccificum (forte qui notius) potet ramen , & debet eadem de-
finitío applicari etiam proprio generico , ly omni, en filiintelligendo omnes ,
& olas (pcctes illns generis, cui adzquatur, | t «n. hoc quartum
przdicabile có» ens itur genericum y Ls med 4cutr am ar ucc denrale neetarie c
intra[Furebi ita plura umero * 4" ^ j x » fiue etiam Ípecic diffe FADE. cU
mwdonujr o qiu io5 ep UO FTT 1$.4c« Ld * we : 1 a6 met ) E Ya » qut v. ox w. M.
| m "P. 45, fint numero folum, fiue etiam fpecie diffc- ^ rentia , vtalbum
refpectu Í hy. * - . » — d p We » "de i4 13 Accident commune , quodità
vaca- tur ad differentiam accidentis pu j de. finiturà Porph.ef: qd def, e bob
pra. ter (ubiechi corruptionem, quz definitio vt explicet accidens commune in
ratione vni- uer(alis, debct intelligi de accidente pro fe- cunda intentione ,
& fecundb intentionali- ter explicari, vt $cot.docet q.34.I 3 $. Vni uerf.
vbiait: accidens fumi poffz primà intentionmaliter, vt idem fonat , quod inhz-
rens, vel alteri adiacens , & fecundo inten- tionaliter , quomodo dicit
illam fecandam intentionem,quaz attribuitur , alicui, quod fine implicantia
poteft affirmari , &ncgari de (übiedto ; itaq. in hac definitione nomi- ne
/uhiedi intelligitur fubiectum predica- tionis,non inhzfionis,& ly «def,
&r «5e? nà fonat idem , quod inhzret, vel non inhzret. przter fubiecti
corruptionem , fed capitur fecundó intentionaliter , vt idem fit , quod affirmatur
, vel negatur abíq; prziudicio effentiz fubiedti ,in quo accidens commus ne
diftinguitur ab accidente proprio, quod non poteft negari de fübie&o
abíq;dettru- &ionc effentiz illius , nam ficut ex rifibili- tateredé
infertur à pine humanitas, ità ex negatione rifibilitatis re&é infertur
negatio humanitatis. Et hanc definitionem fecundó intentionaliter effe
explicandam infinuauit Porph tem , quz ex accidentibus infeparabilibus contra
definitionem oriebatur , refpondet predictam definitionem conuenire étiá ac-
cidenti infeparabili quia re&e intelligi po- te ít (ubiectü finetali
accidéte, vt /Ethiops non niger,immo cum accidente oppofito, vt JEthiopsalbus
fine ipfius corruptione,er go Porphyr. locutus eft in definitione de
coniundtione accidentis cum fubiecto ; vel fcparatione per intelle&um; quz
non fiunt nifi fe fecundam intelle&us operationé , f. affirmationem ,vel
negationem. Explicat verbaccidens in ratione vniuerfalis, quia vtait Do&or
cit. per totum illud copulatü T , Cr abefl prater. fubiehi corruptionem ,
infinuatur genus, & ifferentia,nempé p dicari in quale accidentale
tranfmutabili- tcr ; Ex quo patet accidens commune non effe quintum Vniuerfale
refpe&u fuorum inferiorum quidditatimé , vt color non eft accidens refpectu
albedinis , & nigredinis, fed refpe&tu (ubie&orum, cum quibus con-
tíngentem habet connexionem ; finé hac : homtnis, niuis y Jas, &c. quia
accidens quintum predica- Su : pfe ,qui videns difficulta-. ^ "s. Pars
Prima Ioflit.Tradl.I. Cap.V1. bile «omprehendit accidens tàm genericit, uod .f.
Qiuienie ETM Tcr deriv cificum,quod .f.in liuiduis cantua vnius pecid: competit
:amverà etiam fubftantia przdicando contingenter de aliquo fubie- &o
fundare poffit fecundam intentioné ac- cidentis quinti przdicabilis
;affirmatiué re- fpondemus in difpuc. & hzc fufficiant de uiaque Vniuerf.
alia namq; plura deipfis icendaad quz. differimus. — CAPVT.VI L De
Pradicementis , 6 primi de abfülwir. 19 Via non fufficit Logico folum co«
oícere cermíinos pradicabiles , & fub:jcibiles, fed etiam rectam eorum di- fpofitionem
cognofcere debet;vt legitimas przdicationes conficere poffit ,. icà poft TON
przdicabilia , ru fuht mode candi e(fzntial iter, vel accidentaliter, in
uid,velin quale , de przdicamentis agere cbet,quzíuntcoordinationesgenerü,
&& — — — Bredicato- e a. fpecieru , (eu debita difpofitio pradicat rum
effzatialium [iig T iren ra vfque adindiuidua; fecundum fub,& decem veró
funt przdicamenta , ad'qua tanquam ad decem claffes, & (umma géne-- ra
reducuntur omnes naturz rerum, & ea» rum gradus , atque císenciali ! tria
prima funt abíoluta, & ad fe,fubítan- tia, quantitas , & qualitas ,
& alia feptem reífpectiua, Sead'aliud Relatio, Actio, Paí- fio, Vbi,
Quando, Situs, Habitus, cuius de- narij aumeri efficax fufficientia affignari
ná poteit , fed retineridebet , vtaitScot. 4. d.15.q.1. C. & quol. i i. K.
quia famofa eft, & ipíamet antiquitate probata . Neq; per- tinet hzc io ad
Metaphyficam, cuius roprium eftagere de ente, & eius (pecic- us; quia
agitur hic de ilis ij(dem , noa vt naturz quzdam funt (fic .n. ad Metaph.
fpe&tant) fed modo logico, vt nimirum res explicantur, & fignificantur
vocibus, & rzdicantur, ac fubijciuntur , fiué vt fub- E fecundis
intentionibus przdicabilita. tis, & (übijcibilita*is . Sumunt vero hz de-
cem rerum coordinat:ones à gencraliffimo fuo.nomenclaturam, vt ferics omnium
fub- ftantiarum vocatur fubftantia , & feries omnium quantitàtum Quantitas
, & fic dealijs , quodlibet verà yrzdicamentá tri- bus cótexitur
coordinationib*, vna media, & duabus collateralibus , media quidem eit Len
fpecierum, et indiuiduorum ita pofita,vt genera de fpeciebus, et ipei c
radiata, — 2 wt. e " Á 1 Ww € c NEIN. LESSONS ILS avv wt WY Vue we ow PU
um s." 2) qua nen efi «m. [ubiedia Ji x wi rA a 257 E 35 » Kcindividuis przdicentur, et vniuerfim om pia
fuperiora de fuis inferioribus,in latera- libus veró differentiz (quas fzpé per
acci dentia propria circümloquimur) funtcol- locata, vnm .n. quodque genus per
duas diuiditur differentias ad duas fpecies infe- xiorcs conftituendas , vt
fubftantia diuidi: tur per corportum,& incorporeum,X cum fac differentia
conftituit fpiritum , cum il- corpus,& codem modo dicendum in alijs
tegorijs : Neq; inlinea laterali differen- tiz fuperiores de differentijs
inferioribus E fe prdicantur , fed tantum de inferio- jbus ecicbus & indiuiduis
, quz funt in edia linea, vt fcnfibile non pradicatur de - fationali,(cd de
homines & deniq; cum ens finitum fit , quod in decem przdicamenta .
diuiditur, ac deícendit , quacunq; in prz- dicamentis reponuntur, funt entia
finita, imjtata , talis itaque eft f'ru&ura arbo- | talis ,cuius figuram in
textü 'zdicamentalis eft. ens ubfiftens,ideft non alteri "n quia fubftan-
vade uper s gea '&o, tanquam de per fe inferiori, quia indi- widux efi ,u
fingularis generis [afar ; wo fubiecio, fed dicitur de hielo à. caret. fubieto
inhafionis , non tamen pradicatiopis , talcs fubftantia funt Ts &
fpcéies,animal.n. licet ncn fit in bic&o, pradicatur tamen effentialiter de
fubicQo, ranquam de per fe inferiori, nam dicimus homo eft animal, fic etiam
homo pradicatur « ff. etialite r de Petro,& Paulo, * nec ramen cit in hoc;
vcl illo; tanquam ac- cideusin fubicéto per inhafionem, fed tan. quam natura
Comn.unis jn fuis inferioribus. Etcum pr:ma fübllantia omnibus fubftet, tüm .f.
cundis fubfl antis, quàm acciden- tibus, quia de illa hac omnia pradicantur,
idco primó, rrincipalter , & maxime fub- flare dicctur, & maxime emnium
fub(tan- tía, intcr fccundas vero fibfilant;ias magis dicetur fubflautia
fpccics, quam gcnus, tü quia prepicquior cft prima fubilantiz, tum quia fpecies
magis fubftat , quàm genus, "Quia eGam ipfi Jébrjciturgeneri. ^-^ Em * —.
ne fubie&torum, quibus inharent "icy ma 'ccundas giu ape SDireKorus TE
CEKEnT bifantie la qua nec efl sm. [ubie-.— ria . "Tertia/que determinate
conuenit : 9s dto, mec dicit e fubicdo Ae , vel is; crab bsc aliquid ad
diffeteng ; non dicitur de fübie- — 1j ntiz fex affignan- de fubftantia, rima,
que ; ibus fubftantijs , & pri- mis, & fecundis, earumqj pariter
differen- conet fubiecto non effe , hoc eft in fu- bieéto nullo hzrere, deq:
nullo accidenta- liter przdicari, fi fecund9 ;intentionaliter dicc: Neque id
proxime ditis infine capitis pracedentis, vbi diétü. communis eft eft
fubftantiam quoq.poffe de aliquo fübie- &o contingenter przdicari; quia ibi
erat fermo de accidentaliter praedicari per mo- dum accidentis pradicabilis,
hic autem lo- uimur de przdicatione per modum acci- entis przdicamentalis nam
fundamentum icationis huius eft vera, ac propria inharentia forma in
fubie&o,de quo prz- dicatur,quz DAbsati m deg re- pugnet , confequenter ei
repugnabit prz- dicari de aliquo fubiccto Jer modum acci- dentis
przdicamentalis. Secunda, qua có- uenit determinat? fecundis,ac earum diffe-
rentijs eft, vniuocé pra dicari de primis, 3. fecundum idem nomen, & candem
ratio- nem im illis effentialiter inclufam,quod etiá vniuerfalibus pgdcuEon
& corum diffc- rentijs c tit, non quidem comparatio- un, ab Jed infe-- care
tiam fecindarü , que fignificant qualequid, - vbi ifti termini MN fenfu qu ^ d.
usqu vniu y | Main in quale , fed ariin i due ^ figni dise fignificarenatu- ram
iücommunicabilem , fignificare ver quale quid naturam inultis communicabi-
lem,aut numero, aut rabie differens tibus,quod etiam vniuer s accidenti. bus
&u inferiorum fuorum competit nam fuperiora in accidentibus per dif. fercutias
ad inferiora contrahuntur , ficat - in fubftantia ; indiuidua vero, fcu
fingula- riaipfornm accidc ntium |n funt incó- municabilia, quia fub fe
infertora nori ha- bent, de quibus predicen ntialiter,. im communicabilia fupt
, quia fubie- étis, quibus inherent, deneminatiué com- municantur, quod eft
effe mcemmuni lia, vt qaed, communicabilia,yt 2«. € 3 - ta, lubflantia nihil
contrarium cffe, tari, prime p AD fecundg, quanmisaccidentia — cquenter
contraria fint accido aque accide tis. vnius ) r bus altcrius, vt accidentia u
"- busigoissLocwerbidemcompetitquantià ———— tatibus. e . SE Lm. i* wd r 16
tatibus etiarn, non .n. bicubitum, tricu- bitum contrariantur, neque quatuor ,
& fcx, & fic deceteris. Et hoc quidem intel- Jigendum eft de contrarietate
proprie di- €la, que vcrfatur inter formas pofitiuas fi- bi inuicem oppofitas,
& ab codem .fubie- €to fe mutuo expellentes, quo pa&o con- trariari
dicuntur quamplurime qualitates ; & per hoc foluuntur rationes, quibus Mai-
ron. paffu 16. in predicam. contendit in fubítantijs veram ftatuere
contrarietatem . Quinta, fubftantia nulla fufcipit magis, & minus, non ,n.
patitur intenfionem , & re- miffionem, vt calor in aqua, qui modó in-
tenditur in ea, modó remittitur, quod fi- militer conuenit quantitatibus .
Sexta dc- mum, qug eft vera proprietas in quarto modo proprij : & competit
detcrminaté prime fubftantie, efl, quod vna, & cadem numero fit fucceffiué
contrariorum quo- xundam fucceptiua cum fui mutatione;tan- uam eorum vltimum
fübie&tum ; dicitur decent, quia fimu) contraria fufcipere nequit, dicitur
cemfrariorum quorundam , 1jà opusnon eft vnam, & eandem fubfti- m omnium
effe contrariorum fufcepti- uam, non .n. lapis capax eft gaudij, & tri-
ftitie, & fic in multis alij5, fed fatis eft, vt - 'Miqua recipere poffit 5
dicitur cwm 9i mu- fatiene , quia oratio contrariorum quidem fuíceptiua eft
cadem numero manens falfi- tatis, f. & veritatis, verum id nom cuenit €x
orationis mutatione , fed rei, ab. co.n. od res eft, vel nen cft, oratio
dicitur z. vel fal(a ; dicitur tandem, tasmpuam fS lbiedum vltimum, quia pordi
qu dem a titas cíi fui mutatione contratia fuíc ere fucceffiué, vt fuperficies
albedinem , & ni- gredinem, fed non tanquam fubic&um vl- um. 21
Quantitat cft accidens abfolutii, quod adueniens vei facit «lam extenfam im
cvdi- we «d locum, velánerdiue ad tempu: , vndc denominat eam magnam, vcl
paruam, diu- turnam , vel breuem, &c. Diuiditur in con- tinuam, &
diícretam, continua eft, cwu; tes copulantur termino communi , vel cu- - jus
partes proprios non habent terminos , nec vna eít ab alia diuifa, vt [nea
bipaTma- yis, cuius partes palmares fupt inuicem có- iunctz . Difcreta eft ,
ewig; partez nov c- noe teymina rame cuius partes t proprios terminos, &
funt ab inui- cem folutz,fic numerus ico ure dicitur difcreta quantitas, quia
pastcs eius funt homines, quorum vnus cft io " e- Pani" Prima Ifiit. Tratl.I. Cap. dinifus, fimiliter oratío, culus fyllabz fun
abinuicem folutz . Continua vero fubdiui- ditur in permanentem, &
fucceffiuam, illa eft, cuius partes [unt imul , Ntlinea cuius partes fimul
exiftunt, hoc eft ,in eodem té. pore; ifta eft, cuins parses mom funt fimul, ed
vna poft aliam, vt tempus, & motus uorum partes non funt fimul, fcd vna oft
rg non .n, vnus dies eft fimul cum alio, neque prima hora fimul cum fecunda,
Per- manentis tres affignantur fpecies linea,que €ft longitudo fine latitudine,
& profundi- tate; fuperficies, quz eft longitudo cum latitudine , fed fine
profunditate , & cor- pus, s habet longitudinem ^ aticudi- nem, & profunditatem,
& idco trinam di- citur habere diméfionem, fuperficies duas, linea vnam
tantum 5 addit Ari(t. locum,ve- lut quartam fpeciem loquendo famosh, Succeffiuz
affignantur duz, tempus,& mo. - tus. Et hac diuifio quantitatis. in
quantitate difcreta , permanens eft no-.— merus, cuius partes pi ócalis —
oratio, cuius partes fluunt, dum proferun- — Nei is 1s formaliter aliquid de-
nominat q tum , ner pé longum, itun »5 profundum, mult um, pauéum, magnum, ,
paruum, MEE. s A eai ed i 2 23 Alfectiones quantiratistres'afigná- — —- tur,
Prima quz illi communis eft cum fub-. . flantia, eft quod nullum patiatur con
UE nulla n. contrarictas cft inter lineam, fue de icier riae n : p & co- em
perma fubiecto; deindé tempori etiam nihil ui asicinm, nec bum e pus alteri
contrariatur, non n. hiems op« ponitur zftati, fed eorum qualitates, nec dies
contrariatur noi , quatenus tempus fignificat.fed vt fignificat aciis
illuminatio ncm; & nox illius priuationem, & hac cti o aem non eft
contraria, fcd priuatiua, nulla item in quantitatibus diícretis con- trarjetas
reperitur, vt patet difcurrcndo per fingulas ; Eft folum abqua difficultas de e
& paruo, multo, & pauco; breui, & diuturno, quz contraria videntur
j. fcd facilé occurrit Arift. quod fi hzc aliquam videntur habere inter fe contrarietatem,
plané ear non habent, vt quantitates, fed vt relationem fundant, dicimus .n.
aliquid magoum, & paruum, multum, & paucum, non per fc, & abfolute,
fed per compara- tionem ad aliud, Et adbuc falfum ctt iffa effe contraria,
alicquin de vno , X codcm contraria «nunciarentur, idem .n. tc ap M a t dá *
——À made s e LN d gi un doter nb o "7 owtVirtus Diei ONSE "4 *
"S De Pradicamentis. eft breue, & diuturnum , idem mons ma- gnus ,
& paruus , ijdem homines pauci, & multi comparatione diuerforum , non
igi- tur funt contraria, fed potius rclatiué op- pofita. Altera quantitatis
affectio, quz ei pariter communis eft cum fubftantia , eft non fufcipere magis,
& minus, hoc eft non pene intendi,vel remitti, quamuis bené fu- ipercpoffit
maius,& minus,quod cft ma- gis, Sc minus extendi . Tertia tandem, que
propria ceníetur in quarto modo,eft vt fc- cundá ipí(am dicantur res materiales
xqua- les, velinzquales in magnitudine, vcl mul« titudine, vcl duratione, ita
tamen vt ly fecsndum quam dicat rationem fundamen- talem , & non formalem ,
vt Scotus docet quol. 6. formaliter namque res dicuntar zquales, vcl inzquales
per ipfafmet rela- tiones aqualitatis, & inzqualitatis. 1 24. Qualitas
dcfinitur ab Arift. per fuum concretum, vt fit accidentalis forma abfo- , peas,
aec quam [ubiethum denomina. tur quale y, cuius quattuor affignat fpecies .
fubalternas, vd potius modos, vt or (— — explicat 4.dift.6.q.16.N. quatim prima
eft P xa jitus, & difpo itio, hzc cfl qualita; de "E 4 deer mobilis à.
[ubiedto, vt V in adole- r5 . fcentc; ualitas de difficili mobilis, L 't Virtus
in fene ,vnde babitus, & difpofi- . tio differunt tantum fecundum
perfeclum, — &imperfc&un,s & ideo non duas,fed vnam . "tantum
faciunt fpecie qualitatis, quia per- — fectum, & imperfectum non variant
Tpe- — »€iems & in hac fpecie ponuntur qualitates omues, qua fuum fubiectum
aliquo modo preparant,& difponunt ad operandum, vel ,. paticodum , fiué
fint corpore , fiué fpiri- . Wales, qua ratiene inquit Arift. abitum poffe dici
difpofitionem,quatenus ad ope- Tandum difponits vndé ad hanc fpeciem re-
ducuntar. habitus omnes , tam corporis , -qcim animz ex actibus acquifiti,
& pari- ,«romnes fpecies imprefsz,tum Infibiles, tüm inte [;gibiles, qua
licet proprié non finthabitus;funt tam. habitui fimiles, qua- ^ tenus per cas
excitamur & difponimur ad weperandum . Secunda fpecies qualitatis (ontinct
omncs facilitates , vel difhicultates matures ad agendum, vel patiendum , &
r inpaturalcm potentiam, vel im- iam, qct funt duz inter fe effzatia- diftincta
qualitates ex nullo actu ac- ?. 17 ter potens ad aliquid agendum , vel ad ali-
cui refiftendum, vt durities quandam na- turalem potentiam fignificat , qua
durum eft naturaliter potens ad fecanti refiftendü, vt non facilé dinidatur;
& quidam natura- Jem habent potentiam;& promptitudinem ad curfum, ad
lu&tam, ad paleftram, &c. Ex quo patet erro) ponentium in hac fpe« Cie
omnes potentias anima vifiuam, audi- tiuam, &c. x omnes proprias pafliones
, quia hicnon fumitur naturalis potentia pro facultate indita à natura , qua
poteft quis fimpliciter facere, ( nifi talis a&tiua virtus pee pre à fuo
fubicéto diftingueretur, nam fic ad hanc fpeciem adhuc pertineret , vt dicemus
in quzfticnibus) fed qua potett fic facere, i. prompte, & expedite, vt
DoGlor notauit in 2.d.16 q.vn. P. Naturolisimpo- tentia é coatra cft quzdam
cong:nita qua- litas, & àfbaturali complexione indita , per quam ipfum
redditur naturaliter impo- tens, cu ineptum ad aliquid agendum, aut alicui
refiftendum , vt mollities naturalem fignificat impotentiam, qua molle natura-
liter impotens eft ad fe&ioni refiftendum, & in quibufdam cft innata
quzdam defidia, & ineptitudo ad pugillandum ad faltandü , &c. vndé in
hoc differt hzc fecunda quali- tatis fpecies à prima , quodin ifta ponun- tur
facilitates naturales, & ingenite ad ope- randum, & in illa facilitates
acquifite , vt funt habitus; & idcó in kac fpecie repo- nit Delphinus
nofler in fua Diale&.cap. de Qualit, vires omnium rerum fublunarium, vt
plantarum,lapidum, metallorum, & mi- neralium omnium, nam tales virtutes
red- dunt ea, quibus funt ingenite , potentia ad aliquid agendum, aut alicui
rcfiftendum : ac etiam omncs Coelorum infuentias pre- ter motum, & lumen.
25 Infüper rti qualis fpecies eft paffio,& paísibilis ra itas,que tantum
ac- cidentaliter inter fe differunt fecundàm perfe&um, & imperfectum,
pafsio .n. eft qualitas illico traufiens, vt rubor ex vere- cundia proueniens;
pafsibilis veró qualitas eft magis radicata in fubiedto: & fub hac fpecie
omnia continentur fenfuum extez- "porum obicéta,vt lux, lumen,
colores,odo- rcs, oni, fapores,omnes denique tangibi- les qualitates
frigiditas, caliditas xc. qug omnesideo dicuntur pafsibiles qualitates ,. quia
in hac fpecie rcponuntur, vtnate funr immutare fenfus AM nsa llros, & eis
pofsicnem quifita; fcd à natura ipfa congenirz, vnde wituri$ potentia «Kt
quadam congenita quilras A € ali complexione alicui e qum fun redditur
naturali- Sekt - b- t Ex - - . 4.1 Y " H i i P * B. a aliquam inferre,
imprimendo nimirum ig ienlibus fpecies fco biles, & cum cis effi» : €
cicido Em 7. " á X^ Za Ke "Me $5 18 ciendo fenfiones; & ad lianc
fpeciem re- ducit Delphinus cit. omnes tüm corporis , tüm anime pafísiones
amorem .f. odium , audium, trillitiam, dolorem, iram ,timo- m, fp.m, &c.
omnes item actus, fcu ope- rátioncs facultatum organicarü, fiué inor-
ganicarum, vt fenfiones , imaginationcs , appetitiones, intelle&tiones,
& volitiones, €o quia funt actus vltimi non ordinantcs potentiam ad
operandum, & idcó potius fpc&snt ad hanc fpeciem, quàm ad primá, etfi
Doctor vtrumq. admittat vt probabile quol.:3 € c. Arift veró folum ponitexem-
pla de qualitatibus fe;sibilibus , tanquam de manifeftioribus , ait Doctor ibi
s Quarta fpecics efl forma , & figura, que in proposito pro codem fumuntur
pro di- Ípo:itione nimirum,& terminatione quan- titatis , «ndé in aliqua re
figurata poffu- mus confiderare tria .f. ipfam rem , ex qua conflat, vt lignum.
& quoad hoc pertinct ad gcsus f.bitantiz, quantitatem) eius ter- mvnatam
linealiter , & fuperficialiter , & fic pertinct ad genus quantitatis ;
tandem ter- avinationem,v«cl difpofitionem quantitatis; )-g dici folct forma,
& figura, vt rectitu- , curuitas , triangulatio , quadrangula- tio,
&c.& hec conílituit hanc quartam fpe- ciem qualitatis, in qua proindé
ponuntur omnes figura artificiales, naturales ,tàm animatorim , quàm
inanimatorum. Mo- nettamen Do&tor 4.d.1.q.1. S. & d.12.q.4. J.in rci
veritate Biguram quid abíolutum importare non poffe, cum figura vltra qua-
titatem non dicat,;nifi relationem termino- * rüm-ncludentium partcs ad
fcinuiccm; po- nitur tamen fpecies cuacem qualitatis , quia habet mecum
déncminzu 1, p'fdi- candi qualitatis, zbíolutum ncn pe, & fine
«xprcffarelaóone ad ahud, hon.o namque denominatione abfoluta ità dicityr à
pul- chritudine pulcher, ficut zb albe cw« albus; jtà Doctor quol. :$. 1. Án ;
56 Aff: &icncs qualitatis tres zff gnan- Sur j Prima c(l habere contrarium,
fj r fas namque calicitati contrariatur, albedo nigredint, qua tamcn non cnni
ccmpetit qualitati,nam nec celores medi adinuxcm contrariantur, cum fub eodcm
e«nere pon saximé di lent,quz maxima diflantia eft dc raticne contrariorum ,
ncc fpecies focnfi- ?biles,aut intelligibiles contrarium babent, , mec lüraen,
cui ctfi oppcpátur tenebra hac tàmen nó cft cppofitio pofitiua,qualis eí- fe
dcbct contrarieras, fcd tantüm primati- ua. Sccunda «ftjquod fufcipit magis,
& Dars Prima Inflit, TraclI, Cap.1. minus, vna .n. qualitas eft magie
intenfa , quam àlia, vnum v.g. calidum babet plures caloris gradus , quam aliud
, & idem in di- uerfo tempore cft modo magis, modó mi- nus calidum ; hzc
autem proprietas non conuenit qualitati in abftracto , non .n. vna albedo
dicitur magis albedo altcra, quia cum per abfítraéta nomina dcnotétur quid-
ditates, & effentie rerum confiflant in indi- uifibili, hinc eft , quod
qualitates in con- creto tantüm fufcipiunt magis, & minus, & (ecundü
gradus indimiduales;hanc tamen affectionem ait Arift. non conuenire omni
qualitati, quia nec quartz fpeciei, nec qua- Iitatibus in abftracto ; fed
quartz. fpeciei aliquo modo etiam conuenire poteft, quia vnam lineam dicimus
effe magis,vel minus, curuam alia. Tertia affectio, quz propria cenfetur
qualitati in quarto modo, eft fe- cundum eam aliqua dici fimilia, vel diffimi-
lia,ficut fecundum titatem dicebantur zqualia, vndé due alba
dicunturfimilia,al- — bum, & nigrum dirfimilia, ità tamen vt ly fecundum
notet rationcm fundamentalem, non veró formalem,quiahzc eftipfa rela- — tio
fimilitudinis, vel dfinslisadnis t "a ^ EI^ 5 , CAPVT VIL. TRE d De-
Pradicamentis refpefiiuit .- ? 17 R Elatio eft accidens, quo v»a re: ad
aliam'refertur, fem quo ynares a*— liam evjpicit , qua rationc folet appellari
re« Ípe&us, vt Paternitas eft relatio; — ft 1d, quo Pater refertur ad
filium, vel refpi- cit hlium, & ideo Relatiua, quz funt cou« - creta
reJationis, definiuntur effe jll« , queri effe efl «d. aliud f& bibere : jn
quibus tria con i debent, id; d rcfertut , id quo rcfcrturjid, ad quod
refertus; primum appellatur fubit Cum, quatenus eft illod;in qe recipitur
relatio, & dicitur etiam fun- amentum, vt Petrus, qui fundat pateroi- tatem
in ordine ad Paulum ; fecundum aut cf formale aut fundamentalc, forma- le
eftipfathet relatio v.g. patcroitatis.fun- damentale cfl ratio fundandi
relatiopem;v. g.potentia actiua generandi in Patre ; tcr- tium eft terminus
rclationis, & dicitur cer- relativum, vt Paulus filiis , Relztio alia cft
realis, alia rationis, hac £t ab intcllcétu'in re, que relationem à parte rei
fundare nop potci, vt v. g.in Dco n ordipe ad crcatue ram; illa rcperitur in re
feclufo auc cun- que opere intellcgtus;t in NIMMA Or. P" E tio,
Pafsio,&c. Ex quo fequitur ad re- Tati .de quarto przdicaméto quatuor A
exigi conditiones, fit relatio realis; ' dan —— . quod fit actualis, nam
aptitudinales perti- |. mentad przdicamentum fui fundamenti , |. . . quodfi
àfundamento realiter diftincta ob | . eandem rationem, vndé quz realiter fun- -
- .. damentis identificantur, dicuntur relatio- 7 . westranfcendentales,non pre
C de 7 & tandem, quód fit intrinfecus adueniens, 5 ) $ » vje |. —- feferunt
refi TM ell Pali v conditiones ex Scoto i.d. 5 i. & 3- quod extrema fint
realia,qu. ter » " dine ad Deum; ad quam tres requiruntur ol.6. art. fint
reali- , & quod inter ea ex natura Oriatur extremorum ,non yerà per actum
intellectus, dinalem, quz refpicit terminum non actu exiftentem, fed
aptitudine,& fubie&o rea- hter penes vt furt propriz pafsio- nes; &
hee fübdiuiditur in aptitu- » quz refpicit terminum actu exiftentem,& hzc
rurfus fubdiuiditur, 2lia .n. eft (uo fundamento realiter iden- t1 ficata, vt
relatio effentialis dependentiz Creaturz ad Deum, alia realiter à funda- mento
diftin&a ; quz adhuc duplex eft;in- trinfecusadueniens, quz acceflario
poni- tur extremis pofitis in quacuaque diftan- tia,vt fimilitudo; &
extrinfecus adueniens, que non reíultat ex fola extremorum pofi- tione in rerum
natura, fed vlterius requiri- tur debita corum approximatio, vnde quid
extrinfecü exigit, vt infurgat, & tales pre- us vltima fex prz dicamen- nam
extrinfecus aduenientes fpc&ant ad vltima fex przdicamenta. Relatiua
fimili. ter; quz funt concreta relationis , alia (unt fecandum effe, quz de
principali fignifica- . torelationem prefeferunt,& abfolucü con- notant, vt
Pater, & filius, vadé fecundum totum fuum effe ad aliud dependere dicun-
tur, taaquam ad termiaum ; quod notan- ter dicitur,quia licet accidens vefic
habeat dependentiam ad fubicótum , non tamen tanquam ad fuum terminum, &
hec funt relatiua huius ae creep alia (unt rc- latiua fecundum dici, que de
principali ab- folutum important, & relationem folum connotant M cme 9 eae
, «t fcientia, que principaliter qualitatem importat, & connotat relationem
ad ícibile; & idcó ad pitdicamentum abfolutum fpectant, Vtra- que vero
relatiua alia funt mutua, alia non mutui, illa funt, pterea referun- ur
rdatione reali, ifta, in qu vno eft ^, rthtiorealis, & in 1lio ratioris,nec
e(t de- .o pndatía reciproca hinc in le, vt Creator, «vl NA «i De
"Pradicamentis - r3 & Creatura , Et rurfus vtraque ali funt
€quiparantig, que in vtroq. extremo fun- damentum ctufídem rationis habent, vt
fi- militudo , equalitas, alia difquiparantie, que fundamentum habent diueríe
ratio- nis, vt Paternitas, & filiatio , que candem alia funt
(uperpofitionis, vc Dominus erga feruum , alia fuppofitionis , vt feruus ad
Dominum , 28 Atfecliones Relatiuorá quinque enu- merantur. Pr.ma eft, quod in
relatiuis, li- cet non in omnibus, reperitur contrarietas, vt inter virtutem,
& vitium, fimile, & dif- fimile; fed hec nou dft vera atfectio rela-
tiuorum huius predicamenti , nam virtus , & vitium funt relatiua fecundum
dici , & qud fimile, & difsimile, fint relatiua ecundum eff ,tamen
Contrarictas non co- uenit illis per fe, & fórmaliter , vt relatiua funt,
quia ratione relationum tantum rcla- tiué opponuntur , fed tantum ratione fun.
damenti, .i. contrariarum qualitatum , ia qo» fundantur . Secunda eft, quod
que- E fufcipiunt magis, & minus ratione fun- damenti, vt fimile, &
difimile, quz fun- turin qualitatibus fufcipientibus ma- gis, & minus,
folemus etiam dicere magis; & minus zquale, vcl inzquale: verum vt notat
Delphinus,id improprié dicitur,nim . zqualitatis , & inzqualitatis
fundamentü , quod eft quantitas, non intenditur, aut re- mittitur,
fedexcenditur, S fit maior, aut minor, & ita fit maior , vel minor inzqua-
litas, non magis, vel minusinzquale. Sed qu ità communiter explicentur hae uz
relatiuorum proprietates ; adh'tc ta- men valdé probabile eft contrarietaté
pro- priam competere quibufdam relatiuis fe- cundum eff? ettá formaliter
fecundum effe relatiuum ; ac etiam quafdam relationes ps magi s, & minus
fuícipere etiam in uis formalibus entitatibus & non in fun- damentis
tantum, vt cx profefsó dicemus infrà difp.s. q.«:. declarando has propric-
tates. Tertia, qux competit folis, &z om- nibus relatiuis, eft dici ad
conuertentiam, 4. quod vnum dicatur mutuó in ordine ad aliud, fiué hic ordo fit
realis, fiué rationis; vt fi dt imus Dominus ferui dominus , dis cere ctiam
valeat feruus domini feruus, Ícientia (cibilis (ciencia, (cib:l (ctentix (ci - bile: ex quo patet falfum
effe, quo: mu ti dicunt hanc relatiuorum conueitentiam diccre mutuam
dependcntiam vnias rela- tiui ab alio per relationem realem in vtro- que
extremo fundatam,atque ideo p re C 5 Q. Á 7 zo Jatiuis mutuis hanc proprietatem
conueni- ve 5 Arift. .n. ait hanc attectionem omnibits | rchitiuis conuenire, &
inter alia exempla 2dducitillud de icientia & fcibile,qua funt relatiua non
mutua . Oportet tamen con- ucuienter a(ügnarc relatiua ad hoc, vt ad
conuertentiam dicantur , fi.n. quis diceret ferutis donuni feruus , non poteft
conuer- tere dicendo, homo ferui homo; vndé in- terdumad hanc conuenientem
afsignatio- ném oportet.nofia nomina componere , vt facit Arift. in textu .
Quarta eft, quod funt fimul natura, hoc eft, fimul naturali exifté- tia, ita
quod pofita fe ponunt, & peretpta feperimunt;ad quam relatiuorum finulta-
tcm cx poft predic. cap. de fnnul d: exi- guntir conditiones, vnà, quod
conuertan- : tur fecundum fubfittendi corfequentiam , quz fola non fufficit ,
quia ita fe habent fu- biedum, X paílio, & tamen fubiedum cft pes
natura'paffione; altera, quod neutrü t caufa alterius , quia caufa precedit na-
tura caufatum ; & ft dicas Patrem effe cau- fam filij, id verum cft de
patre materiali- ter,non formaliter fümpto, vt relatiuum cft, hzctamenaffcétio
non eft communis omnibus relatiuis, fed tantàm mutuis, vt Scot. docet 1. d. 2
$.q. :. F. namablato ( ait Arift. fcibili, & fenfibili, aufertur vtique
fcienzia, & fenfus, fed non& contra ablata fcientia, K fenfu, aufertur
fcibile , & fenfi- bilc. Quinta tandemaffectio, que eifdem competit rclatiuis,
eft, quod non tantum fint fimul natura, fed ctiam fimul cognitio ne, &
dcfinitione, itaut qni definité cogno- fcit ynum rclatum,definit? cognofcat,
& al- terü, quia diflinéta cognitio vnius relatiui ex diftincla alterius
cognitione depédet, de qua proprietate fufius infra in difp.a. q.« i. 19 4/he
ex Au&ore fex principicrum efe, fecundum quam in id , qucd fubáctter, «gere
dicimnr, 4. vt cxplicat Doctor ia 4. d.15.q.1.cft refpectusipfius agentis ad
pafz futh; quo agens dicirir formaliter 22285 , &dicrurnotaater fermaliter
, cuizogens effcécliué non dicitur agcre 3dtione; fed fua virtute abfoluta, vt
ignis cffediue dicitur agere calore, fed formaliter dicitur agere actione, vndc
rotat Do£lor cit. fub P.quod aliter calidum calore calefacit, & aliter ca-
lefactione, mim calo:e calefacit, «t princi- pio cffectiuo, & fundamentali
, quo: dici- ter ratio agendi.calcf Cone vcro vt prin- Cipio Formali denoxinan
li calidum ag ns, ita quod ly. fecundum qi dicit lab.tudi- nem caufz ormalis, X
forie proxi é dc- bo Pars Prima Inflit. Tratl.I. Cap.V1l. nominantisagens.
Dicitur sw 5d, quod /[u- bácitur , ad differentiam produ&tionis, qua
refpicit pro termino, non fübiectum traní(- mutatum, fcd formam in illo
productam v.g. calorem in aqui, atque ideo eft refpe- &us intrinfecus
adueniens ad quartü pra dicamentam o rr em autem pro ter» mino refpicit
fubie&tum tranfmutatum , & eit rcfpcétus extrin(ccus adueniens, quia vt
infurgat , extremorum approximatronem oftulat, nam vtinter ignem; & aquam
re- | etus calefa&ionis exurgat; débet aqua iapproximari , vndé minus recte
Delphi- nus & Poncius refpectum productionis in boc predicaméto reponit.
Diuiditur Actio velut genus in fpecies in immanentem , & tranfeuntem ex
Scoto quol.15. D d. per im- manentem intelligendo; que eft ad termi num
manentem in agéte, vt actiosqua ocu- lus fe immutat ad vifionem , &
incellectus ad intellectionem, quia vifio manet in vie dénte, xc. per
eixifisiteni veró, quz eft Md M tranfeuntem Man vt cale e a ignisnon fei mutat,
fe andes ed ar calor peo , olent etiatn operationes vita- es appellari actiones
immanentes;vt vifio, auditio, iatcllectio ex Arift.g. met. 16. fed.— €quiaocé
folum, & grammaticaliter, qua- - tenus fignificantur per verbum actiuum ;
alioqui funt qualitates de tertia fpecie , vt ibi diximus, & monet
Doct.cit. Propria a&ionis atfe&io in quarto modocít-ex fe inferre
pafsionem , non quidem illatione confecutionis , vtaliqui exponunt , quaté- nus
fi actio efl,valet inferre, quod etiam fit paífiojhiec.n. illatio conuenit
etiam paífio- ni, quia relatiua mutua, vt funt huiufmodi, inferunt fe mutuo , fed
intelligendum cft de iMatione caufationis ; quo fenfu cau(a inf.rt
cffe&um,non é contra,eft autem hoc proprium a&tioni in quarto modo,
quia li- cet qualitas , aut fubftantia vt ratio agen- di, & principium
cíffe&tiuuminferat pafáo- nem, non tamen tanquam principium fore
male,&formadenominans.: « .—— Pa[ffio definitur ab Auctore fex. princi uod fir
effectus , IHatiog. «clon; hoc elt cf- 15, qut infertur ab actioné;que cft que-
dam notificatio Pee Pull eme propric. tatem , proprium cnim in quarto modo cit
abadione inferri modoiam de- clarato,melius tamé defcribi poteft ex 5co- to
loc.cit: quod ficit actio torimaliter de ipfa loquendo cft rcípettus agentisad
paf- am, fcu zranfimucaatis ad tranímatatum 5 » ya De Predicamgutis. — ftà e
cotra paílio cít refpe&tus pafíi a12gés , feu tran fmutati ad tranímutaas ,
vndé ficut actio pro formali fubie&atur in agente;i cà paffio in paffo , Et
ficut a&tionis duz affi gnabantur fpecies fubalternz ; a&tio.!. im-
manens, & seanfiens; fic daz eruat fpecies paffionis , paffio nimirum
immanens , quz erit cffeétus illas a5 agente , fed non ex- tra feipfum, &
tranfiens ,quz erit effectus jllatus ab agente extra feipfum; vndé quan
doaliquid agitin feipfum vt cum aqua cali da fe.frizefacit;dicitur pati paffione
imma- mente,Quando ver agit in aliud;illud aliud dicitur pati paffione
tranfeunte; & licet co- - d hac Asin bris , nil — impedit , quin fuo modo
applicetur paffio- ni. Omittimus hic quio M iiodes alias a£ctionis, &
paffionis.quas affert Au&tor fex "princip. puta in corporalem ,&
fpiritualem : Vicods non funt diui(iones formaliter, & sn. perfe actioni;
& paffioni competentes, fed 7 tantum rationc fubiectorum; in quibus fun — —
dantüt;allatz atitem à nobis petitz funtà terminis , à eos FW Ren fpecificantur
& v 21 — ad ped a qui eft motus primt cceli , duplex conlürgit refpectus
mutuus y vnus in tempore adrem téporalem, vt men fucantis ad menfiratum, &
dicitur quando a&tiuum , alterin re temporali ad tempus, vt menfurati ad
menfuram,& dicitur quan- do paffiuum , quod folim definitur ab Au- Gore Í5x
princip.cum tàmen hocnon con- ftituat przdicamcntium quando, f«d refpe- &us
aliqurs vtrique cominunis,quod etiam fecit de Vbi, Situ , & Habitu.
Carautemid fecerit, dicendum, vel qaia refpestus patfiug funt nobis manifeltiores,
ac magis familia- res, vel etraffz non affiguando rationes ho- rum
przdicamentorum communes , vt po- terant affignari,vt ait Do&or 4.1.10. q.1
K. De fecic huius przdicaméti aliqui di- xerunt nullas habere , vt refert
Doctor. t. d.3 q.5.O; & adhuc «ffe generaliffinam;de cuius ratione folum
elt , quod nul!ü habeat füpraucniens genus , non autein, quod fub fenyllas
habeat fpecies . Alij dicunt.effe temptis przfens, pratcritum; & facarurm,
velmelusefe in tcmpore prafeati,i prz- d a&ióries . Comu aüradioni,& paffio- terito futffe,& in
fifturo fore, que ctiam ex Eu . pihabere contrarium, S fufcipere magis&.—
plicantur per hodie, heri, & cras. Atc ficuc die — aminus;non quidem per fe,fed
peraccidens, - praterit im , & futurum , quz funt partes ^. "quatenus
qualicates; quz imprimuntur ab ^ temporisnon differüt fpecic;ficut nec par. ..
. . Jagentcin paffum inter fe contrasiantur,vel | testineze inter fcità nec
cocxiitétia ad hoc, — .. omàgis,& minus fufcipiunt, i. » - velillud tempus
crit fpecie d'ucrfa: Itaque Nc . remittuntur , fic calefaétio d '- [fpecies
huius prad:camenti erunt Quan- — — faüioni contraria, fiue fint a&ti paf- «
do a&ctiuum,& Quando paffiuam vt pariter 0 0 fuz, & vna res dicitur
calefacere , vel ca- - Aefieri magisalia. S EROS » -3t Qusdo , vt przdicamcutum
eft; non aduerbialiter, fcd nominaliter (amitur,qua — «enus fieuificat cfe in
tempore , fi concre- — — tiué fumatur ,in abitrado vero dicit habi- tudinem ,
& reípectum rei cemporalis ad tempus;cui res illa fubijcitur ,' vnde
dcfini- tur ab Auctore fex.princip. effeid. qus2 ex adiacente temporis in ve
temporali derelin- quitur; pro cunis intelligentia (ciendum eft tempus eff:
menfuram dirationis iftarü re- rum generábilium;& corruptibilium, vnde fi
quzratur quantum durauit concio , re- fpondetur vna hora duabus hoc autem té-
pus,quod elt menfurá rerum tranfeuzzium, «ft motus primi Cocli , qui quotidie
confici- tur ab Oriente in Occidens, per duratione .n. huius regulatiffimi
motus durationis hà : runfinferiorum rerum metiri folemus,ficut - inhorologio
per motum illius inftruméti , quod dicitur tempus,quia vniformis eft ,&
regulatus, menfuranter njotus aliarum ro- tirom inferiorum . Ex coexiiteucia
vero rei ED EBCMM vx mtm " i- dicemus de Vbi, Situ, &
Habitu.Affzct:ones veró funt quod non habeat contrarium , & quamuis mase
contrarium vefperi videa- tur, id non eft rationc refpectuum , quos important,
fed fundamentorum, .f.lucis,& tenebra; quod non fa(cipiat magis , & mi-
nus;& quod fit aptum ef: in omni co;qüod incipit effe in tempore i. quod
fit aptuni denomitaare folum res corruptibiles , & t&» pori
(ubiacentes, & eft proprium ig quarto modo, Aa veró ad hoc predicamentum
re- » duci debeat etiam coexiftétia Angeli ad zui- ternum, vt facit Delphinus;
dicetur in quz- ftionibus; vbi etiam cxplicabrmits,quomo- do fit refpectus
tertias adueniens, V5: quo etiam nominaliter fumutür , ell cireumferiptia
corporira lacs circumíeri- ptione procedens; pro cuius d; fimitionis ex-
plicatione (ciendum , quod ex applicatione füperficiei concaux corpos
locancisiqua dicitur locus 4 Fhv£.41.2d corpus Jocatum duplex « xurgit
relpeótus , vus contia actiua in ipfa fa iecontinente, Se dici- tür Vbi
aétiunm: alter continent; padia a bu / y | 2 LL in corpore contento, &
dicitur Vbi paffi- uum,& vtrumq; diuiditur in circumfcripti- LEY.
dcfinitiuum ; quam diuifionem for- té infinuauit Gilbertus ipfe,dum Vbi diuifit
in fimplex, & compofitü : Circumícriptiuü eft proprium corporum, quia cít
cum com- meníuratione rei locatz ad locum , & e có-. tr3; itaut totus locus
toti locato correfpó. ' deat, & partes partibus . Dcfinitiuü eft pro. prium
rerum immaterialium , que eft fine vlla commenfuratione, ita quod res fit tota
in toto loco, & tota in qualibet loci parte: 'Ex quo patet à Gilbert. folum
Vbi paífiuum circumícriptiuum fuiffe definitum, cum ta- men Vbi in communi ad
a&iuü, & paffiuü , circumícriptiuum , & definitinum fit apex Ms
prazdicamenti , illa vero Vbi fpecies illius, vt docet Do& 4.d.1e.q.1.K.
& quol. 1 1. infra C. AffeQtiones veró funt,quod
có- trarietatem non habeat, quod de vera con- trarietate in qualitàtibus
reperta intellize- dum eft quia contrarietatem in alio fenfu , qualis eft
illa,qua verfatur inter terminos motus fucceffuii , habet vtique , & talis
re- itur inter Vbi furfum , & deorsü, de qua i Phyficis. Altera,quod non
fufcipiat ma- gis, & minus ,quis Vbi non incenditur , vel remittitur . Tertia tandem in quarto modo,
,quam afüignauit Arift.4. Phyf. eft, quod fit immobile, & explicat Or 2. 33
Situ, fcu Pofitio cff quidam partium fétus m generationis RS A As ,ad ie de-
finitionis intelligentiam fciendum eft,quod eipblications partium loci adlocatü
du- plex exurgit mutuus;vnus in par- tibus loci terminatus ad partes locati,
& dicitur fitus a&tiius,alter in partibus loca- ' d terminatus ad
partes loci , & dicitur Si- tus paffiuus, quem folum dcfinit Gilbert. li-
cet gencraliffimum huius przdicamenti fit Situs in communi, Differt verà Situs
ab Vbi,vt ex Scoto colligitur 4. d. 10. q«i. fub M.qued Vbi refultat (15quendo
de paffiuo) in rclocata ex habitudine ad totum locum; Situs veró ex habitudine
partium. rei loca- tz ad dererminatas partes loci , vndé fit w« inuariato Vbi
poffit mutari fitus,vt quando vinum agitatur in vafe , manet intrà candé
fupcrficiem concauam vafis , & in eodem Joco , at fingü!z partes vini
refpondent vi- ciffim diuerfis partibuslociitamen vterque reípc&tus càm f.
per Vbi , quàm per Situm importatus eft extrinfecus adgeniens, quia corpus jy
ifta v.g. fuperficie ncc locari, ncc fituari dicitur ,. nifi prius ci
approximctur, ! . a6. E. Situs vero
fpecificet mod de immobilitate op ica noci lotus. tet 'ero fpecificet modum pr:
Pars Prima Inflit. Tracl.I. Cap.V12. & fiat przícns . Differt autem pofitio
hu. ius przdicamenti, vt Do&or innuit loc.cít. à pofitione de genere
quaacitatis,quod hec fignificat ordinationem partium in ipfo to- ' to fine
refpectu actuali ad locum , illa veró ordinem a&tualem partiumlocati ad
partes loci , vndé inuariata pofitione de genere SRME poteft iutari pofitio
huius pre- icamenti, vt fit, quando homo varijs mo- dis (c componit erigit
,incuruat, incumbit, &c. tunc .n.non mutatur ordo partiü ho- minis, nam
caput femper immediaté adhz- ret collo , mediaté pe&ori , & fic dealijs
artibusinter fe , mutatur tamen ordo i arum adlocum, Solet fitus diuidi tanquam
in fpecies in feffionem, ftationem, & cuba- tionem , item in naturalem ,
quem tetigit Gilbert. in allata definitione, veluti à natu. ra inftitutum, vt
quod caput fit fupra, pe- desinfra ; & in accidentalem, qui ex libero
pendet arbitrio , vt fi quis pedes fupra ca- put cleuaret , fed non funt vere
diuifiones generis in fpecies, fed potiusfubie&i inac« — cidentia ; quare
verz ípecies huius pradi« camenti erunt Sinus actus palus: Alij veró etiam ex
Scotiftis , vt Bonet. in füisPradicam.itàexplicantpredicamentü — Situs , vt fit
modus quidam ipfiusVbi , fic od Vbidicat abíoluté przícntiam rei in Velfic C iacendo , ftando, fedendo ; vir
CFSASSRUS e iie a L accidens eii utatur in. Kta- tionem,feffionem Mee cau in
fpecies , de quo fufius difp.8.q.12.art.z. interim te- neatur allata ae Viel
ytcommu niorinter Scotiftas. Affectiones verb funt, quod contrarium non po lo
ww de contrarietate proprié , alioquin fuse ftatio opponitur fcio, vd inbadont
: rurfus non fufcipiat magis , & minus, non .n. magis fituatum corpus
ftans, quàm fedeus: Proprietas in quarto modo elt nobis igno- t2, nifi forté
ponatur ordinabilitas in loco, 34 Habitw:,vcl Habere varijs modis ac- cipitur ,
& quidem in lata fua fignificatione dicitur de omni co,quod in aliquo eft
quo- modocinque , qua fignificatione ponitur ab Arift. 1nter poflprzdicamenta ;
hic ve- ró fpeciali modo fumitur , vt fignificat ha- bitudinem mediam inter
habentem, & rem habitam, $c definitur a Gilbert. Hab;rus eft corporum , e
eorum , quacirca corpus. fum «dsacentia leníus c1, quod cít miitua quz- dam
habitudo corporum , & corum , quz funt circa corpus adiacentia,ità quod
cor- pas £T E d- n L- - D eben Wa, & illa habenturà corpore iter Lcd
habitudinem mediam ; vndefciendum elt , quod ex adiacentia ve- ftimenti ad
copus ( cuius exemplum tra- ditur, quia notior eft talis adiacentia) , vel
cuiufcunque alterius formz ad fuum fubie ctum duplex confürgit reípectus mutuus
, vnus in veftimento, fcu forma applicata, & terminatur ad corpus,feà aliud
fubiectum, & dicizur habitus, feu habitio paffiua, alter in corpore.vcl alio
fübiecto , & tcris natur ad veflem , velaliam formam habitam , &
dicitur habitus , feà habitioactiua; vndé Habitus conftituens hoc przdicamétum
eft babitio in communi ad actiuam, & paíliuá, quz alio nomine
vocaturinharentia,infor- matio, vnio, &c ita quod omnis vnio ab- foluti ad
abfolutum,omnis rgfpectus fübie- cti ad formam, & écontrà fpectant ad hoc
Lr vu vt bené notat Baffolius 4. ].13.0.1. art.r. & Bonet. in fuis
P-xdicam. libell.16. A. omnis talishabitudo eft ali- quo modo derelicta ex
adiacentia forme ad (ubiectum,vel eft ipfamet adiacentia ta- lis; quod etiam
clare Gilbert.infinuat, dum inifto przdicamento ponit album effe , &
quantum effe.i. refpectum fubiecti ad albe- inem, & quantitatem ; Spectes
huius prz- icamenti fuat. habitus actiuus, ufiitus; & impoit2bt refpectus
extrinfecus aduenie tes, quiancn infurgunt , nifiapproximaris extremis; Aff:
ctiones autem funt quod nó habct contrarium , nam effe calceatum , &
loricat. m non font oppofita, & fi aliqua - informationes contrariz
videbuntur,vt ef- fe album, & cffe nigrum , hocnon erit per fe ratione
rcfpectuum formz ad fubiectü , fed ratione ipfarum formarum ; Altera eft , quod
fufcipiat magis, & minus, nam eques cft armatiorpeJite , & forma magis
radi- cata in (ubiecto dicitur mags baberi à fub- iccto , quam alia minus
radicata , quamuis id nó fit proprie lufcipere magis , et minus: Froprietasin
quarto modo eftnobis igno- tà. CAPVT VI. De Legibus eorum, qua. [unt in Pradi-
à caimento., 35 Vas affignat regulas Arift. in ante- dueeedie o) & 4. eoram
, quz funtin przdicamento Prima eft, quicquid »radicatur eff. ntialiter de
íüperiori , vt de ibiecto , deinfcriori ctiam eodem modo — przdicari debet; quz
rcgula de omni prz- Micatione cff.ntiali
dcbct intelligi , fiue fit H - De Predicamentis . - 23 inquid;fiué in quale,vt
fubftantia , vcl fen- fibile przdicatur deanimali, vt dc proprio:
fubijcibili,ergo & de homine pradica:: de- bebunt qui ett inferis
animalicodem mo- do nimirum cff.ntialitcr in quid, vcl quale; cum hoc folum
difcrimine, quod de fupc- riori immediate przdicantur , & proximó,
deinferiori mediaté , & remoté , Quz rce- la,vt fit recta , intelligi debet
de omni- bos przdicatis, quz competunt fuperiori , vt conuenit cum inferiori,
non autem de his; quz ci competunt przcisé fumpto , & quatenus ab inferiori
differt , v.g. bomo e£ animal in hac propofitione quzcunque pre dicantur de
animali , quatenus conuenit cit homine;vt funt fenfibile,corpus,fubftantiz,
illa eadem dicuntur de homine ; qux vero dicuntur de animali;preut in pracifo
figni- ficato differt ab homine , vt funt effe fupe- rius,effe commune pluribus
fpecie diferc- tibus,etc. illa non dicuntur de hominc; po- teft ctiam hzc
regula aliquo pacto de prg- dicatis accidentalibus verificari,quia enim v.g.
album dicitur de lacte ; poteft quoque de eodem pradicaii coloratum, quod dici-
tur de albo , licet non eodem modo , quia de albo przdicatur effentialiter ,
fed de la- &eaccidentalitertantüm, — Altera regula cft , quod diuerforum
ge. nerum, & non fübalternatim poficorum, Ji. quorum vnum alteri non
fübordinatur in predicamentorum fexicbus;diuerfz omni- nó funt diferentiz
diuifiuz , fiuétalia ge- nera füb eodem tertio genere contineátur , vt animal,
& planta. fiue non, vt animal , & color, hac.n. omnia diuerfas prorfus
habéc ditferentias diuifiuas, vt patet difcurrenti ; Si veró de differentijs
conflitutiuis loqua- mur, licet illa genera, quz non fub e aliquo tertio genere
continentur , diuerfas adhuc habeant Logo rr gm alia diffc- rentia conftituitur
colorin effe coloris , alia animal in effc; animalis , illa tamen , qua fub
eodem tert;o genere continehtur, eaf- dem differentias habere poffunt , vndé
ani-. malis, & planta eadem funt differentie có- ftitucinz corporeum, &
animatum ; Sed li- cct quorundzm cenerum nó fubalternatim pofitorum cadem cffc
poflint differentia confhtutiuz , non tamen effe poffunt c a (ves ,nam cum
babcant di i tferentias diuifiuas , vt dictum cft, confe. quens eft , vt ctiam
corntp. fpecies ucríz, quandoquidem ex diycifis ditf. rene - tijs diuident;bus,
& ccnrrahentibus idem genus femper diuerfa fpeeies Mosq: e- Je h -—-— MAS
—— 24 Verüm diuerforum generum fubalter- Batjm pofitorum in cadem ferie
przdica- mentali cffc poffunt ezdem differentiz, fic tamcn st carum vna fit
vnius generis con- ftitutiua , & altera alterius generis diuifi- ua v
g.auis,& animal funt genera fubalter- natim pofita , & aliquas habent
ditferentias cafd«m,licet non omnes, nam grofibile,vo latile;aquati!e, reptile,
bipes ; omnes funt differentiz minas diuifurz , & vna iftarü eft auis
conílitutiua ncmpe volatile;fic etià fenfibile «ft differentia. diuifiua
corporis animati ,& conftitutiua animalis. CAPVT IX. De Terminorum
collatione inter fe. 36 Vu Terminorum diuifiones jam affignata funt , qui omnes
fi adin- uicem conferantur, vcl funt pertinétes, vel impertinentes ,
pertinentes dicuntur illi , qui fe inferunt , fcu quorum vnus deduci potcft ex
alio af&rmatiué , vel ncgatiué, ita quod cx pofitione vnius ponatur alter
ob connexionem, quam habent adinuicem,vel remoueatur ob repugnantiam ; primo
mo- do termini minus vniucrfales dicütur per- tinentes refpcétu magis
vniuerfalium;quia ab inferiori ad fuperius confcquentia tcnet affirmatiué,cfl
homo, ergo animal, fed non €contra; altero modo pertincntcs termini funt;qui
repugnant adinuicem,K de eadem re codem tempore nequeunt affirmari quia €x
pofitione nius ncccffario negatur z]ters -Teimini veró. repugnantes ftnt
duplices; alij difparati,ahj oppofiti ; difparazi funt, uii non habent inter fe
maior: qi repugr.á- . tiam;quam cum alio tertio vt Ecn:o, & afi- nus, non
.n. hemo mcgisrcpogrzt c mafi- no,quam cum equo; oppofiti vcro dicütur, qui
mágis pugnant inter fe , quam cum tcr- tjo, vtalbu m, & nicrim magis iuter
fe pu- T cien cum tertio ,. v.g. dulci , & illi t cuadruplices iuxtà
quadruplicem op- pofitionem ab Arift. affignatzm in pof r16- dic.cap.dc
oppofitis;relatiuam,ceptrarizm, privatiuam, & contradidoriom y Orpofita
relatiué dicuntur,cce pcr relatiencs eppo
fitasadinuicem xcfaütur,vt Fatcr K filius contrarié quaneo funt forma
pef.tivz fe- iouicem cx pellentes ab codcm ft bicéto, vt album, & mgrum,
calidum, & frigici i psi- uatiue, quádo vrü f'enificzt fermam, aliud
carenttam illius fcyma in futicGo zpto ad illam habindam t caccus , &
siócry: cce- tiadictorié, oux opponuntur fccundam a£. ku Pars Prima Infit,
Trabhd. Cap IX. 6) X. firmationem, & negationem,itaut quod a£- firmat vnus
terminus , negat alter , vt ho- mo, non homo. - : Omnes hi termini repugnantes
dif, té, vel oppofité dicuntur pertinentes fecun do modo, quia ex pofitione
vnius valet sé- eralterum remoucre, vt in rclatjué o fiis ;hic eft Filius Petri
5 ergo non eius tet; inoppofitis contrarie hoc cft album , ergo non nigrum : in
priuatiué oppofitis hic eft videns,ergo non coccns : inoppofi- tis
contradictorié Petrus eft homo , ergo falfum cft quod non fit homo ; in
difparaté tandem repugnantibus,vt homo eft animal, ergo non eft lapis . Termini
vero i iné- tes dicuntur, qui nec fe includunt , nec fe
excludunt,nccrepugnant,necfe mutuó in- — - ferunt,vt diues, &
fapiens,nigrum,& igno- —— rans,doctus,& iuflus, hi tertmini nullam in-
ter fe habent connexionem, aut repugnane- tiam,üon.n. valet
deducereaf&rmatié;hic — eft diues, ergofapiens,neque negatiué,hiG — — elt
do&us, ergonon cftiuftus. — Stein CAR IE XE De'varia terminorum fappefttione,
——000—- ita cffentia ; & multiplicitat* Términorum,rceflavegeredeeor- —
proprietatibus , quarum przcipua ett fupe pofitio: quia crgo terminiplura
fignificare. poffunt,vt hic terminus &o»o immediate fi- gnificat naturam
humanam: mediaté Petri & Paulum; & etiam feipfum fignificare po- teft,
quia omnis vox fe ipfam. reprarfcatat , ideó varia eorum fignificatio fclet in
pro- pofitione determinari mediante pra dicato aut copula ; & tunc
dicunturpro hoc , vel illo fignificato fupponere , vndefi dicamus homo currit,
terminus bomo fup ponit pro a- liquo indiuiduo natura humanz , cui hoc
pradicatum competit , noà pro natura hu- mana immediate: fi dicamus demo eff
dihio - às yllaba,tcunc (opponit yro fcipfo.Ex que patet non cffe idem
fignificare. X fuppone, re fignificationem ,X füppofiticnem,vt be- né notauit
Pctrus Hifp. traét.7.de fuppofit. nam fignificare efl fzccre vccire in cogni-
tioncm, quomodo furrus fignificat ionem , fed fupponere fcu fupponi cfl loco
alterivs fuffci, & fubftitui , vt calculifuppenuntur loco pccuniz; fignificatio
fit prerimpofi- tickcm vocis ad fienificendum ram ,feg-. pofitio cft acceptio
tevmini iam fgnificzne — tjs rem proalicco , wcéfignificztio pier — Gi
fuppofiticne & fgnificare latius patet, «quim | 37 * * . Eu LN ] As |
tra&t.vnic.cap. r.Ioan.de S.Tho.lib.2.fumm. — — — eirca finem, &
colligitur exScoto 1. d. 21. 2 -Qaeieeke & ideo fuppofitio definitur à |.
"Mdtcit. quod fit cceprie rermimi in we o "tione pro al i |
"" . !. Anauté fi i — —. pofitio fit folius cermini fubftantiui , vel
/ -— . etiam competat adiectiuo adiectiué tento. . — negant Petrus Byfpan.
& Tatar. cit. & alij *. - .Summuli dicendum , De Terminorum
fuppofitione - quam fyppooetetam omne id,pro quo ali- qua vox fupponit , etiam
feniicat non € contra , vt mus eurr t terminus :beme indifferenter fecundum fe
fignificat tà naturam humanam , quam eius indiuidua , fed in hac propofitione
fupponit tantum pro fignificato mediato,nempé pro indiui- duoaliquo humanz
naturz , & terminus connotatiuus, vt album , fignificat formale . f. albedinem,
& fupponit pro materiali .f. pro habente albedinem , vt fzpé docet Ta-
tar.non ergo funt idem fignificatio, & fup- pofitio . Ex quo rurfus
fequitur aliud difcri - meninter fignificationem,& fuppofitione , quod
fignificatio poteft cermino conuenire ttiam cxtrà propofitionem , fed
fuppofitio jlli non conuenit, nifi in propofitione , quia ex varietate
przdicati, quod ci adiungitur, dicitur vario modo fupponere , & eius in-
"determinata fignificatio vario modo deter ^ minari modo iam explicato;
& foppofitio- tr nem proprié non conuenire termino , nifi in propofitione
tenent $ummulifta melio- ris notz antiqui ,& Recétiores, Villalpand. -
Vib.s.fumm. 3.p. cap.1. Bannes lib. a.
fumm. «ap.1€. quod fumpferunt ex Tataret, tract. /.— 2.Com.a.S. Prime feiendum
, & trad. 15. filz communiter. . -quodf fupponere capiatur in rigore,vt
ift1 * —. faciunt, pro co nimirum , i aliquo , fed etiam EM € accipi pro aliquo
, fed etiam reddere fup- nS verbo , vtique adic&iua non $a .ponunt , fed
copulant fuum fignificatü for- . male alteri fuppofito , fed fi minus rigoro-
:sé fumatur , pre eo.f. quod eft accipi pro aliquo jtá fuppenere poffunt, vnd?
Tatar. ipe docet loc.cjt. quod in propofitionibus pradicate cencrete etiam
adiectiuo có cretum (upronit pro fignificato materiali , vt in ifla Petru: ejf
«lbwsly «lbus fupponit pro re habente albedinem , & importatur m recto
jitaut fenfustfit Petrus cft habens dinem ;ità cti tenent Ioan.de S. Thc- - ma
loc. cit & Cafil.lib.r.trac.z.cap.1.fec.2. 33 Quia igiturio voce
fignificatiua duo funt, vnum , quod babent rationem matc- rizliterz nimirum,
fyllabz,& earum com- binatio;ac fonus, alterum , quod habct ra- 2j tionem
formz, ipfa nimirum vocis fignifi- catio , hinc fuppofitio prima fui druifione
diuiditur in materialem, & formalem ; ma- terialis eft vfus, & acceptio
termini pro fe ipfo, .i. pro ipfa materia vocis, vtPetrus eft vox biffyllaba:
formalis eft aaceptio ter mini pro fuo fignificato , vt Petrus eftho- mo, &
ab vna fuppofitione ad'aliam argue- re non licet, vndé non valet homo eft vox
biffyllaba , Francifcus eft homo , ergo eft vox biffyllaba . Suppofitio
formalis fubdi- uiditur in propriam, & eft acceptio termi ni pro re , quam
proprie significat , & im- propriam, & eftacceptio termini pro re ,
quam improprié , ac metaphericé folum fi- gnificat , vt cum hominem fortem
appella- mus Leonem; & crudelem Neronem . Pro« pria fubdiuiditurin
communem*', & eft ac. ceptio termini communis pro fuo fignifi- cato, vel
fignificatis, vt omnis homo eft ani mal: & fingularem, feu difcretam,&
eft ac- ceptio termini pro vna re fingulari tantü , hoc fupponit omnis terminus
fingu- laris, vt Petrus, Paulus , & terminus cómu- nis figno demonflratiuo
determinatus , vt hichomo. Communis a tg fubdiui- ditur in fimplicem,
perfonalem , &abfolu- tam ; Simplex eft acceptio termini commu nis pro fuo
immediato, & primario fignifi- cato przcise fumpt o , vt itab om- -
nibusinferioribus, & ideà dicitur fimplex'g & ifa fuppofitio , nà
terminus quilibet communis duo habet fignificata, vnum marium, feu immediatum ,
alterum media- tum, & fecundarium,vt homo v.g. prima rio, & immediaté
fignificat naturam huma- nam in communi, at fecundario Petrum , &&
"Paulum 5 vndé regula generalis dignofcen- di hanc fuppofitionem eft ,
quando termis nus communis coniungitur cum tali przdi- cato , quod pon t di i
eer ipe rius, & inferius, vt cum dicimus, quod ho-" mo eft fpccies ,
vcknatura communicabilis pluribus, quz pradicata indiniduis conue« nire non
poffunr,hinc eft axioma apud Sum ; muliftas , quod fub termino communi fime
jose Íupponente non licet defcendere . fonalis eft acceptio terminicommiunis
pro fignificatis mediatis , vt omnis homo currit , quia currere competit
immediate indiuiduis , non hominiin communi, & citur períonalis,vt notat
Orbellus trad de fuppotquiainter fi a rRpecr ponit rcl nobiera int id
intellectualis naturz , quz dicuntur perfo- ng; regula generalis ad hác
fuppofinonem. Á » digno- dignofcendam eft , quando terminus com- munis
notaturaliquo figno omnis , aliquis, &c. veliungitur przdicato, quod ei
imme- diaté conucnirenon poteft, vt funt accidé- tia communia. Abíoluta
fuppofitio cft ac- «eptio termini communis pro fignificato mediato , &
immediato,& generalis regu- la ad hanc dignofcendam eft,cum terminus
«ommunis iungitur przdicato , quod vtri- que fignificato competere potcft,yc
homo eft anjmal, eft rifibilis ;nam hac pradicata. non folum humanz natura in
fe fpcétatz , fed & Petro , & «ceteris indiuiduis conue- niunt, &
ideo dicitur abfoluta, quia cá alia acceptioncs limitentur ad fignificandü ,
vcl ápfunivocis primarium fignificatum , vel undarium;hec ad vtrumq; cft
indifferés, hinc cft axioma , quod fub termino abíolu- té fupponente dcícendere
licet , quid auté fát aíceníus, defcenfus , & quotuplex , di- «emus infrà
trad. s. cap 4. 39 Rurfus (uppofitio perfonalis fubdi- widitur in
diftributiuam,collectiuam, deter minatam, & confufam.D iflributiua cft, cü
rerminus communis accipitur pro orbni- bus fuis inferioribus, & fingulis
cum coy u- latione fümptis; itaquodprzdicatum de | Hj is in propofitione
copulatiua si emnibus i werificetur, vt in hac propofitione «eis domno eff
animal ) fitur pro hoc & i lis verum fit dicere , hic homo cft ani gafiels
Dei fur.t duodecim ly Apottoliti d. ponit pro fingulis Apoftolis ícorfim fum- -
ptis, i. pto Mc d o, — — x€; ergo Petrus, & Paulus font duodecim , 4ed pro
omuibus collcétiue , ndé de tota folum collectione inferiorum verificari
gotcft,& idco ait Scot 2.d (iin plurali . minus accipitur pro aliquo, v
aliquibus inferioribus fu is determinaté , & fcorfim fumptis, fed difiun&iué
, vt aliquis bomo eft 5, non n. inferre licet in propofi- tione copulatiua,
ergo hic homo efl albus, jllc homo eft
albus, (cd folum in propo- sitione disiunctiua, crgo bic homo, yel ille homo
cit albus , et idc dicitur determina- 12, quia determinaturad vnum, licct (ub
disiunctione. Falfum tamen cít ; tion quod hic aiunt aliqui signa particularia
jDs Jen ali- E dESIA . homo diftributiué fuppo homine, itautde finpu xipitur
pro omnibus fimul, & coll mé 1 ^ vt ' | d "2. q. $9, I. fignum. i
inbac frppefitione debere acci- - Determinata cfl; quando ter-.— " Pars
Prima Inflit, Trat.I. Gap.X. quis,quidam ctc.facere femper fuppesit io- nem
determinatam , quia huiufmodi signa deferuiunt quoq. vt mox patebit, (upposi-
tioni confuse, vt cum dicitur, aliquis mus eft neceffarius ad fcribendum. Con»
fufa eft cum terminus accipitur pro alique inferiori , vel aliquibus fub
disiunctione, ita tamen, vt nó determinate fupponat pto aliquo , in quo
dif&ncuitur à fuppositione determinata vt recté Orbcllus cit. adner-
tit,qua talis efl; vt etiamsi disiunctiué signi ficet inferiora,attamen à parte
rci datur ali quod singulare cui determinaté conueniat pradicatum cnunciatuim;
et si non i tur vt si dicatur a/sqa/r. bemo cwrrit , nam aliquis homo
determinaté currit, etiamsi fub disinnctione significetur ; vnde faltim Deus
oftendere poteft quiínamille fit 5 .at confufa itafub disiunctione fupponit, vt
nullum sit inferius , de quoatfrmari determipaté , vt si dicatur /iquis cale €i
ad. [cribendum necef[arius quia de: nullo calamo determinaté dici poteft, quod
: necefsarius ad fcritenduiu bene. aliquo »quodcurrat , vel Dus. 1.2 YN UGNC nr
latum difcrimen iater fi Ahichomo cítanimal , & ic defingulis. Deus 4 i
€ft;cum terminus communis ac- r1" si dicas , Cquitandü , "HN es, et singu- los perf
lati tamé quendam d natum € designare ots uo determinate dicere queat , c equus
d ncccffarius ad equitandum, "quia 10 re pon tfl vnus magis neceffarius ,
namalter . At fupp MA c diinsica: lis efl namirz , quod licct ex vi ipsius non.
magis competat przdicatum , quod dici- tur, vni exinferioribus ; quam alteri ,
nam si dicatur ; aliquis equus currit, ex vi iftius propositionis pracisé non
datur intelli , quod vllus vnus determinatus equus ma- gis,quam alius
quicunq.currat;in que cone venit Cum fuppositione confüfa ; attamen quion:nes
equos videret , poffet abíoluté , etabíq. vlla disiunctior e. designare equü
zefpcctu cuius propositio verifcatur, et diccre, hic equus currit,quia
fuppos;ta ve- ritate ilius propositionis , datur rc vera parte t " quodit
^ D d shit - - DeT'erminorum fappofitiont - rei equus ille, de quo verificatur
cur z fus in hoc fuppofito determinata differt à confuía,imo ob id dicitur
determinata , quia hac de caufa habet magis determina- tam figaificationem,
quam confufa ;' & ra- tio huius eft, Pd przdicatum,q dicitur ig
fuppofitione determinata dicit determina- tà actione exercitam,q petit à
deterininaco principio procedere, vt cá dicimus, aliquis equus currit , fané
hic curfus eft a&tio pro- cedens à determinato principio; at cum in
mrpoccnE cófufa dicimus,aliquis equus , neceffarius ad equitandum , hoc przdi-
catum non dicit determinatam actionem , fed tantüm neceffitatem
conditionatá,quz de vnoquoq. equo verificari poteft pofito , quod ceteri
abeffent ; Hinc fequi- tur,dara hypothefi , quod duo tátüm in re- tum natura
dentur equi, fi de vno dicatur , «hic &quus non eft neceffarius ad equitan-
, dum, non obindeé licet inferre , ergo alter ncceffario requiritur ad
equitandum, P fine hoc poteft fieri equitatio inillo , & é . «ontrà, vndé
inaffignabilis eft , qui illorum tequiratur,ex vi fappofitionis confusz;at fi
deillis duobus equis cum veritate di tur,aliquis equus currit, co ipf? quod vn
(— — -. BMWorum non currat , per neceffariam
cófe- Mendgpos jcet infarre alterum currere , quia in fuppofi | ione d 'mina
dicatum . Demum ínppofitio. diltribi fubdrtiditur' in diftributiuam pro
fingulis generum,quz dicitur conie ,& proge- néribus fiagulorum,quaz
dicitur incomple- . *' «ài primà eft acceptio termini communis -oQpro fingulis
iadiuiduis omnium fpecicrum -copulatiué fumptis , vromneanimal mori- türjhoc
eft Petrus moritur, & Buccpbalus ; fiotitur ; fecunda cft pc eoi eel em
-soninibus fpeciebus indiuiduorum;vnde hic «nomine genetum intelliguntur
fpecies , & namine fingularium indiuidua; vt omne ani malfint in arca
Noe.i, ex omnibts fpecie- "fius,ideó nomen lemenon habe potiüs ampliatur homo .n. J. eft fuit, vel 27
CAPVT XL De reliquis Terminorum proprietatibos, 4o Vzdam aliz Terminorum
affe&tio- aes minoris momenti folent cnu- merari , de quibus hoc vno capite
breuiter agemus relictis Sammuliftarum ambagi- bus, & funt potius
variationes quzdam fi- gnificationis , & fuppofitionis per quafdam
additiones,aut Con ribh ct qid ifti proprietates ab illis . Prima dicitur
Status,& eft acceptio ter- mini pro fuo fignificato fecundüm illà tan- tum
temporis differentiam , quam copula verbalis importat , vt fcdens difputat, ly
fedens dicitur habere (tatum , quia fumiturtempore determinato, quod importat
ver- bum principale, nimirum pro tempore pre fenti per verbum 4/ffutatimportatos
vnde eit A om generalis,quod quando przdica- tum aliquod nequit couenire
fubiecto, nift Vei Rig exiftentia ipfius:, tunc tale Tubi um dicitur habere
ftatum, v. g. ho- mo eft albus ; quia albedo nequit conueni- re nifi homini
exiftenti , ideo hzc propofi- tio dicitur habere ftatum; quádo veró prz-
"dicatum non determinat exiftentiam fübie- &i,tunc non dicitur
habereftatum , & ita cft in propofitionibus neceffarijs, vtv.g. homo eft
animal, qiiia animal conuenit ho- mini etiam non pra(uppofita exiftentia ip- t
ftatum,fed erit,eft animal, verbum .n. ef non dicit exi- ftentiam extremorum ,
fed neccffariamip- forum connexionem. Sccüda d citur Ampliatio, quz ftatui op
ponitur, & eft acceptio rermini d fignifi- candam rem. fecundum plures
dirferentiss temporis,quam indicet verbum principale propofitionis vt Sand; Dei
videbunt ly Sa &i extenditur ad San&os; qui fuerür (unt, - & erunt;
cum tamen per verbum princi bus hoc , vel illud indiaiduum ; &hzc di- le
videbsnt fignificetur folum tempus f 4tribntio folet appellari'accomoda, quate-
— turum, & in propofitione neceffaria , vt di- nusnonabíoluié , &
fimpliciterpro omni- &um eft
fübieztum ampliatur ad omnem ^ bus,& fociis diftribuit. Prafatas ipso-
temporis differentiam; ex quo patct, quà . fitionzs alio modo affizaat; &
explicarAr- — incófulto- 'ur Fuetites p p. (um vr riága fc&..quia id
'Nominalifmum p 3 art. 3 dum áit ampliationem. rpra pis nzgat vniuerfalia
praferre rationem. — dicato conuenire, nunquam fubiecto, nam communem
abítractim ex parté obicéti ab ta propofttiptpus paf cernitur oppofi- '
ándiuiduis,quz immediate tur,nos* tam, & licet in neceffarijs anpliatio
cóue- à communi non recedimus . niat ctiam przdicato, przcipué tamen có- uenit
fubicéto, vndé per ampliationé (übie "LEES me f Der 2 i, & pradicati
fic explicari folent Homo D» ze "e Ie . ex coniun&ione cum verbo: P. x
Pars Primadfit. T rabl.I. Cap. X
I. eff animal i, homo a&ualis , qui eft tépore prafenti,eft animal actuale
exiftens tempo- fc przfenti , & homo actualis,qui fuit crit, aut poteft effe.
Ex quo etiam patet cerminü communem non folum ampiiari ad plura cempora, fed
etiam ad plura fubic&ta , 4.ad hominem przfentem , C3turum, &c. 41
Tertia eft Diftractio , & eft acceptio cermini ad rem figaificandam pro
alia tem- ris differentia, quam iadicet, verbü prin« cipale,vt £omo eff
mortuu:.ly bomo ampliatur ad tempus pratteritum, i.ille , qui fuit ho-
mo,XinEuang ceci vident , claudi «mbu- lant À.qui erant coeci,& claudi;
poteft etià fieriampliatio ad tempus; futurum , vtin ifta Mnuchriffu: eff reprobus
(ubie£tum am- pain e tempus futurum , X feníus eft , mo ille, qui erit
Antichriftus; Multi re- ducunt diftractionem ad ampliationem, co quia per ipsa
ampliatur termiaus; fed quia non folum ampliatur ad aliam temporis dif
fcrentiam, quamindicet verbum principa- fe, verum ctiam abillo diftrahit , ideó
ad Ampliationem attinerc non poteit, qua li- cet ampliet fignificatum termini,
nó tamen diftrahit ; ex quo patet has tres proprieta. tes conuenire
terminis,quatanus referütur ad menfuram temporis , illifque proueniüt autem ad
Diftractionem reduci Alienatio , cum .f. vox addita alienat alterius
fignificatum , vt hómo mortuus , leo marmoreus, nam be particulz dicuntur
alienantes,& diftrahen- tes , vnde Alicnatio à nonnullis etiam Di- ftractio
nuncupatur; &inea talis obferua- — tur rcgula , quod non valet confequentia
à termino alienato ad non alienatum , vn. non valet eft homo mortuus , ergo
eftho- i de fallacia à fecundum quid ad fim ter. Ls Quarta cft Reftri&io,
& cft acceptio ter- mini ob aliquid additum coar&ara ad mi- norem
fignificationem, quam ex natura rei illi competat, vt difcipulus diligens
euadet do&tus vbi difcipulus per particulam addi- tam retiringitur folum ad
IA geom di- fepulos diligentes , cum alioquiabfoluté fumptus etiam egligeoe comprehédat,
vndé eft regula , quo valet confequentia à termino reftricto ad amplum, vt
Petrus eft homoiuftus: ergo cfthomo. Refirictioni affinis cff Diminutio ,cum
nimirum ex ad- ditione alicuius partculz fignificatio ter- mini minuitur,vt
doQtus in Grammatica,vcl ; ità limitatur,vt non fumatur abfoluré , fed tancum
fecundum quid, vt /Ethiops albus fecundum dentes , vbi particula /eeusdwe
dente: minuit ; & limitat fignificatum albi , uia albus fecundum dentes non
ett abío- albus,[ed tantum fecundum quid . Porro -erfi Diminutio fit
Reftrictioni atfinis , tame án eis contraria obíeruatur regula,quod né valet
confequenitia à termino diminuto ad non diminutum , vti valebat à reftricto ad
non reítrictum;non .n. valet;eft albus fecun dum dentes, ergo eft albus , fed
eít fallacia à fecundum quid ad fimpliciter : de quibus pH : 42 Quinta demum
eft Appellatio, cum vox vna aliam afficit,'ac denominat fecundü fuum formale
fignificatum ; terminus de- nominans dicitur appellans , denominatus vcrà
dicitur appellatus,vnde ifte eft termi- nus fübítantinus,vel per modum
fubftanti- ui fc habens,ille adiectiuus,vel habés modü adiectiui ; ex quo fit
terminum appellátem femper accipi fecundum fignificatum for- male,at appellatum
poffe accipiinterdum fecundum materiale , & interdum fecundá formale
materialiter tamen fe babens , & um denominati , vndé duplex po- folet
affimmari appellatio, vaa materia- "Jis,altera formalis, Vt autem
dignofcatur - de materiale, & quando formale ín. 3
catumappellaturimpropofitione ,addu- — camus exemplum aum tionis conftanris ex
pradicato compofito , l eft cognitu appellatio ; v. g. P/«/o ei diwt- iin hac
propofitionc termi- eriale figuificatum .f. Platonem , fed for- male.f.
Philofophum ,& hoc contingit quo- tiesnomenadiectiuum coniungitur cüalio ex
parte przdicati', vtin propofito ; cum vero terminus lans citfolus ex parte
pradicati,tunc appellat materiale , vt fi di- ceretur Plato Philofophus eft
diuinus , nam fic dicendo diuinitas applicatur Platoni, nó cius doctrinz ; hac
elt communis doctrina Summulift. adhuc tamen verum eft ctiamfi propofitjo fiat
hoc fecundo modo terminü appel: KK. diminus appellare poffe iu- pra Philofophum
fi ex modo profcrendi ropofitionemly Philefopbus fciungatur à fubíecre &
coniugatur praedicato , vnde nulla certior rcgula tradi poteft dignofcen di,
& diícernendi appellaticnem formalem .à materiali, quam diligens
animaduerfio propofitionis conft.ntis.ex fubiecto , vcl dicatocompofito.
Aduertendum tamen bic , quod etfi ap - pellatio in materialem, & form:!cm
fccerni con- in qu: dif&cilior (hd -
aróm intelligentiam exponmiin De alijs T'erminofum propriei. tonfüeuerit
modo iam explicato , fola ta- men appellatio formalis proprié meretur
nomenappcellationis ,non autem materia» lis, nam applicatio fermalis
figaificati ali- cuius termini ad materiale tantum eft fiim plex formalis
prdicatio, vt fi dicamus Pc. trus eft bonus , vcl Petrus eft logicus ; Ap- |
pellatio igitur proprie dictaeit , quando terminusappellans nonabfoluté
conuenit fubiecto , led ratione alicuius fignificati formalis,quod appellat ,
fic quod media il- la formalitate fubicato competat , vt fi di- camus, Petrus
eft magnuslogicus , /y ma- £»s non abfoluté conuenit Petro , (ed ra- tione
logicz ; hxe proprie eft appellatiua przdicatio,ynde Appellatio definiri folet
, quod fit epplicatio fignifieati formalis vmims termini ad. fignificatum
formale alterius cu- ius variatio magnos folet| defectus parere : 3n
paralogifmis, vt si dicatur , hic puer eft .nagous logicus ,ergo cft magus ,
& logi. cüs, vzriatar appellatio , quia ly maga; appellat in anteccáentc
logicum , in con- e fcquente puerum . Es CAPVT,XIL. — De Terminis extenibilibu:
. 4s TNterdum propositiones c&(tant qui- Se douchotelen ris qui gd
rectamil- vn- cde,K propositiones exitpsis c €s,2c eti o ipaa fermini exponibiles:
dicun- tur, Hi vero fant multiplices;fed praecipui , - & frequentiores funt
exclusiui , ékceptiui, 3 »& reduplicatiüi, rclatitios. aiitem , compa- ratiuos , fupcrlatinos , & alios
huiufmodi omittimus, vt minus ncceffarios , & potius -ad Grammaticam
pertinentes: de Incipit, & Desinit egimus in Physicis difp. 14... .
"Ferminiitaque exclusi funt tameu , dumtaxat [ilum , Ke. qui pofsunt in
pro- -positione determinare fjibrectum, vel prz- :dicatum, cum determinant
fubiectum Cipnt propositionem de fubiecto exclufo , :€el melius exclusino , vt
Aldus tantum. grammaticus : cum determinant pradica- Tum, et rS fne a przdicato
'exclusiuo , vt Aldus c(t tantum grammati. '€us : Cum igitur terminus
exclusiuus poni- turà parte pradicati , si e(t exclusiuus re- ectu numeri , vt
vniueríalia funt tantupi "quinque, folet propositio exponi per rcrho
tionem termini exclusiui cum hac additio- ne, Go non plura , & fenfus cft
vniuerfalia "fant quinque & non plura : si vero eft ex- 219 clusiuus
rei , vt Aldus eft cantum gramm2- ticus,exponi folet per remotionem cermi- ni
exclusiui cum hac additione e$ wa 4/4 vt fenfus sit, Aldus eft grammaticus,
& no aliud, aut nihil aliud,ita Scotus lib.4.de ex- poaibilibus, Casilius
lib.z. Appendic. de ex- ponib. c. 1. Roccus lib.z.c:4. & alij . Sed quamuis
prefato modo béne exponatur ter minus exclusiuus refpectu numeri,cum de-
terminat przdicatum , non tamen b:ne exe ponitur,cum eft exclusiuus rei ,nam si
hzc Aldus eft tantum grammaticus ità expona- tur, Aldus eít ponens. & nihil
aliud , fenfus hic eft falfus,quia eft homo, cft arti- mal,eít quantus, albus
&c. & terminus ex- clusiuus inea excludit ab Aldo aliam quà- eumque
facultatem à logica, nó aliam quá- cunque rem,& qualitatem; Et ideo przítac
dicere cum Tatar.trac.13. com. t. $. zertie féiemdom quód terminus. exclusiuus
rei à parte przdicati potcft exponi ratione alie- tatis,vel alteritatis;, primo
modo fenfus il- lius propositionis eft, Aldus cft grammati- cus,& non eft
aliud à grammatico , .i. ali- guid non grammaticum : fecundo modo eníus cft,
Aldus elt qualificatus grammati- ca, & non alia facultate ; nam exclusio
ra- tione alteritatis excludit qualitatem eiu(de rationis, fcu ciufdem generis
propinqui . Cum vero terminus exclusiuus determinat - fübiectum vt zemtum Petr:
currit, signiti- aeta alijs fubicctis non conuenit illud pradicatum, et fenfus
eft Petrus currit , et nullus alius currit, et notat Tatar.cic.quod ly tantis
ex vi fermonis excludit ea fubie- cta, quz (unt eiufdem fpeciei , auc generis
propinqui ,vnde fenfus cft Petrus currit, ez » nullus alius hono currit, &
iftius temton heme currit Venfus clt , quod homo currit , & nullum aliud
animal currit , interdum taz men exdudere potett alia qu:xcüque fübie- '&a
in vniuerfum, vt fi dicatur , rantü ett rifibilis , excluduntur omnia prorfus ,
etiam ea, quz rifibiliratem participare non poffunt, Ss ^ - ! *44. Termini
exceptiui funt frater, pra. terquam, nifi, ctc, à dicuntur exccptiui , quia
excipiunt illum terminum, oui addun, tur,à principali pradicato , vt omnis ho-
mo. prater Petrum currit , omne animal prater hominem Pina 1 animal prater
hominem eft Z— hinc notat Tatar. Cit, com.2.$ prime ferendmm , duo prafcrtim
requiri , vt rermiaus exce- ptiuus faciat propofitionem exceptiuam , ynumcfl,
quoJ terannus , à quo Ait exces N prio, Vas 3o o, fitpponat vniuerfaliter, feu
diftributi- ué , ita quod fit cerminus communis $üptus cim figno vniueríali vel
quód fit terminus diftributus; vndeifta non cít exceptiuajali- quis homo przter
Socratém currit, quia excipere eft à coto genere partem detrahe tc, ab eo autem
, quod eft particulare de« terminatum, nihil poteít detrahi , vade etfi andoque
dicatur aliquis miles przter A- chillem (trenuus fuit , Ty prater idem fonat ód
vltra , &fenfuseft , quod non folus Achilles fuit ftrenuus miles . Alterum
eft , quod terminus communis, à quo fit exce- ptio fub fe contineat terminum
exceptum, quare hzcnon eft exceptiua. Omnis homo prater hunc equum currit;quia
equus ter- "minus exceptus non continetur fub ho- mine . ^ "Termini
reduplicatiui funt /»wpwmtum , quatens: ,preut, &c. & duplicem poffunt
in propofitione facere fenfum, vt notat Do. uol.5.H & s.d.11. q.2.
reduplicatiuum, & Prat kein ; primus eft; cum particula reduplicatiua
denotat rationem, quam af- ficit,e (fe caufam, vel faltim conditione, cur
rzdicatum:conueniat fübiecto , vt homo 1üquantum rationalis,eft rifibilis ,
ignis ia tum applicatis comburit; quando re- diplie caufam, vt in prima
exponitur me pofitio per caufalem,& fenfus eft, quia ho- 110 eft
rationalis,eft rifibilis; qu redu- plicat tantum conditionem , aut concomi-
tantiam, vt in fecunda, exponenda eft Ferca iei Sd & fenfus d fi ignis com-
burit,eft applicatus; & dat Scotus regulam €x 1. Priorum c. 5
s.dedu&tam , parti cula reduplicatiua reduplicatiué tenta in- fert
vniuerfalem, vt (i homo fccundü quód« rátionalejintelligit, fequitur, quod omne
ra tionale intelligit;id tamenintelhgas de pre dicatis conuenientibus fubiecto
ti abfoluté,non fimpliciter ; appellatur etia enfus reduplicatiuus, cum
particula redu- plicatiua notat przdicatum eife de conce- ptu effentíal; fcu
quidditatiuo fubieéti , vt cum dicimus oie 5) bomo eji ra- tionalis, &
fenfus et / nd rapinae de conceptu effentiali homihis, vnde i- tur per hoc;
«homo t quiddita- tiué concipi fine rationalitate, & particula fic
reduplicatiué tenta adhuc infert vniuer- falem,vt patet defcendesdo fub allata
pro- pofitione . Porró fenfus fpecificatiuus cit, € dotetMdend Aeon: illius
rei, quz afficitur tali particula , non repugnct ali- quod pradicatum (ubieto ,
vt muficus, n vÀ Pars Prima Inflit, TraEl.T, Cap.XIT. uantum maficus poceft
eff» logicus fenfus as d dum habet teuliczn f UoU ha- bere logicam, &
confequeater, quod logi- canon repugaat muficz in. eodem fubie- &o ; vnde
in hoe fenfu non indicatratio- nem inhzfionis przdicati cum (uübie&to nec
przdicatum effe de effentía (ubie&t, fed tà.. tum peculiarem modam
coafiderandi fu- bie&um , fub quo non repugnat ei przdi- catum , &ideó
ab his particulis fpecificati- uétentis vniuerfalem affirmatiuam infer- re non
licet, alioquin ex hac muficus inquá tum muficus eft logicus,
valerecinferre,er« go omnis muficus eft logicus . CAPVT XIII. Explicantur
quidam Termini in Scholis : freguentiffimi . : 4$ pe fatis frequentes funt apud
Philofophos Termini »aterzalster , 6 formaliter ,'I primum adhibemus ,cum
fignificare volumus predicatum aliquod conuenire fubiecto non ratione forma
fubie&um importatz, fed ratione mate-- riz, in qua talis forma itur, v.g.
hzc - propofitio, albwm efl dulee, nó eft verafor- — maliter, fed materialiter
tantum , quatenus. materia, in qua eft forma albedinis, .f. lac, * eft dulce;
tunc veró propofitio eft vera for. maliter,quando pradicatum couenitfubie- —
Gor NE pelipagnie: m di i importatz v.g. hzc propofitio D. gregatiumm vifus cít
vera formaliter , qua- tenus albo conuenit difgregare viu ra- tione
albedinisimportatz, in quo senfu nó hesirs ad cea «lbum cff dulce,quia fa-
ceret hunc fenfum;albedo eft ratio; ob qua Jac eftdulce; in idem recidunt pre
per fe fr- namque materiale fignificatum infinuarur, va ad rasa pei une ipe do
per fe , ir per accidens , per pri- mum fignificamus:przdicatum conuenire
fubie&o ex intrinfzca eius natura, ac indi- gentia;non autem ab extrinfeco,
& acciden tali aliquo euentu vt fonat ly per acciden:, vnde hzc propofitio
eft: per íe vera bee epe rifibili: quia rifibilitas conuenit homini ex
priacipijs intrinfecis naturyz , ifta vero per accidens bomo eff claudus , Cr
/urdus , uia-hazcmeré per accidens , & cafualiter illi obtigerunt)huc
rccidit-effemtialster , —! í por Pe ; Tertio abfolute, fen jciter , 6n refpe-
dud, fiu ati pn) illud dicitur cale fim- X JPetermiet fimpliciter,
&abfoluté , quod nulla facta comparatione cum alio. habet tale pradi- catum
v.g. Petrus,fi habeat fufficiente ícié- tiam, dicitur abíoluté dos; illud veró
dicitur tale reípectiué,cui non conuenit ta- le przdicatum, nifi comparctur cum
alio , v.g. homo paruus nequit dici abfolute magnus, camen Nano collatus
dicitur ma- gnus magnus nimirum refpeztiue; & fecun- quid,non fimpliciter ,
& abíoluté; va» de fccundum quid coincidit fcré cum refpe- iine, &
contradiftinguitur à fémplseiter formam, vel quid fimile forma, iftud vero;
teet eni Yos. i nominationem, v.g. ' 1d , € : poco! 4 frin abus interd - -—
gtiam,vt Quod.fignificat ca. princi 1 ye lemt deve itn P jità Petrus aod ..
bit, vt quod, calamus , vt quo. ER. intó formaliter , Cn virtm,liter , tunc : P
aliquid dicitur formaliter tale, quando ve- - . xéhabetin fe illam formam ,à
qua deno- jna- . eft in intellecti , albedo eft in X ^ménillumproducere. -. ^.
— -0 5 Sexto adiu, Cn potentia res dicitur effe —. au,curn au exiftit , dicitur
in potentia ; Minen stidotado in rerum natura ; po- —. séfttamenexiftere ;
Rurfus ex his, qua Mar nt in actu , alia dieuntur effe talia in adtu .(—
primosalia in actu fécundo, per actum pri- mum intelligitur principium,&
virtus ope randi , per fccundum He ope atio qt prouenità tali principio; &
vir- tute, v.g. homo elt fcri m ivatbi rimo ; nan habet potentiam fcribendi;
fed pon ibit; nec exercet'àa&tum fcribendi,eft ve- - rà Ícribens in actu
fecundo ; cum in actuali fcnptionefeexereet. |^ 07 |. Septimo pofrrine , &v megatiu2, &
primum dicitur , cum aliquid eft tale per 7 ai fitiuam, irà virtute imbutus
dicitur pofiti- - né bonus; fecundum dicitur , cumin fubie- |. &o faltim
non reperitur forma oppofita ; fic non imbutus virtute , & carens quoque
vitio dicitur negatiué bonus. Otauo jn achu. fignato, Qn im alTu exerci- s
primum cf , cum denotatur fignificatio cum accipitur pro exer- "—--—. 'w B
- "EC 4^ hU 4i , Ld oet que , Bot quod illud fignificat | dic minatur
talis , fic [ipis dicitur formaliter infe calorem,à quo ilicitur Mi
eaponibilibus -. k'T 31 citio fignificationisciufdem; v.g.dum dici- . tur
Dehnitio conflare debet ex gencre, & differentia , tunc fumitur definitio
in actu &gnaa iom autem a&tu definimus , Homo cit animal rationale;
tunc definitio fumitur inactu vigo é je d diis Nono [s fen, pies kan ám femín
diui- fe;primo modo fignificatur aliquid conuc» nire fubiecto cum aliquo
adiunéto , vt pa- ries albus difgregat , hoc.n. pradicatü de; pariete verificatur,
componendo-cum eo albedinemifecundo modo fignificatur pre£-- icatum conuenire
fubiecto feiuncto ali-, quo alio, vt fedens poreff. currere , eft vera de- in
fenfu diuifo;hoc eft, (eiun&ta feffione, nà infenfu compofito falfa eft ,
quia dum fe- det,non poteft currere : qui termini tra&t. feq.c. .iterum
cxaminantur ; & p.2. tract» 3. Cap.z. Rs 7. Decimo Obielliuc , 6 fubiesn?
ca. funt obie&iuéinalio, quz obijciuntur alicui , dumab illo cognofcuntur,
vel apt etuntury »fic quod cognoícitur ab intellectu, & quod amatur à
voluntate; dicuntur effe obiectiué - inintellectu,& voluntates ca vero fuut
fu- biectjué in aliquo, quz funt in illo , vt in fubiecto, à quo fuftentantur ,
fic cognitio pariete , & omne accidens cft in fubftantia : Quz veró et
dicantur diftincta realiter,quz formaliter, " ue ratione Difp. 1.q. s.art.
2. ex profef- imus, ac etiam tract. 3. huius Infti.cap.vit. 2 | pe TRACTATYVS
II. . De propofitione, & cius affe- zn ..étionibus ne Nomine , e Verbo:
Cap. f^ 46 D 1 [4 Y A quaih de propofitione a« 7^ AV gat sprisersdet de üo- )
mine , & verbo, vtpoté Di ic ^ A 7*4 i " zx Íolaà funr cius enim y Msi
alie m caciui,de quibus Kecufque égimifs - aad componere pcifint , tamen fo-
Ium tniomes ,'& verbum adtaledi compofi- tionem per fe concurrunt , qàra de
ncceffi- tate requiranturad cam ,eo quod fineillis nec fimplex eaunciatio ftaze
potcft, gc é* vef pattes , licec ift. lib; «. Periher. ante-- d tvero termini
folttm quafi per accidens pro- pofitionem intrant, quia fine illis ftare po-
teft fimplex enunciatio, & hac de caufa ait D. 1ho.:. Perhier. lect. 1.
fola ifta duo ibi eonfiderari à Philofopho,vt partes eratio- nis;feu
propofitionis alijs prztermiffis ita tiam Petr. Hifpan. tract. 1. À Nomenitaque
ibi ab Arift. definitur c.1. uod fit vex fpmif catiua ad placitum fine Wempore
ems n wllapars feparata. fignificat, mita, &nrella » dicitur vox
figmficatina ad placitum, vt excludantur voces non fignifi- catiuz, &
fiznificatiuz naturaliter. dicitur fine temprre vt excludatur verbum , cuius
proprium eft fignificare cum tempore , 4i. exereitium alicuius actionis , vel
paffionis in tempore denotare, vnde licet nomina poflint fignificare cempus, vt
«mme: , dies , tempus , & aliquam temporis differentiam, wt prateritio,
& futuritio, vcl eam connota- ze,vt cena,prandium, completorium,nun- quam
tamen fignificare poffunt cum tépo- 1€ .j. importare exercitium actionis;vel
paf - fionis, quz fit in tempore. dicitur cw/ws mulla pars,c. vtexcludatur
oratio ; cuius partes feparatz eandem retinent fignjfica- tionem,quam habebant
coniunctz, non fic "momen, nam etfi cius partesfeparatz poí- fent aliquid
fignificare , vt partes iftius no- sninis Dominus do , minu: , non tamen il-
Judidem fignificant, quod antea coniüctz, fignificabant , vt faciunt partes
erationis à. vnde folutio partium orationis nec tollit ,. nec mutat
fignificationem illarum; at folu- tio partium nominis etiam compositi , aut
tellit;aut faltem mutat; vt ct videre ju ia voce Refpullica ,licet at. singula
eurs par- tes Re; , X publica candem retincant signi- ficandt vim mintegra
dictione, & extra il- Jam,vt diximus tract przced,c.3.n.7 tamé €ombinacz in
vnam dictionem significant totám hominum communitatem, quam nó significit
singillatim fumptzi dicitur f/s;- £e, vt excludantur nominajinfinita , vt non
homo;non ke , qua uon í & abíoluté nomina, fcd cum addito 7»fiv;- 24,0 quod
nihil determinatum ; & certum significant,& potius quid non sit rcs.
quam «uid sit, explicat; cum tam dicantur de bis, que funt,quam qua non funt,
vnde licet in- gredi poffint propositiosem,vt pradicatü, *wcl fübiectum, vt
lapis non e(l homo,nó ta- men propositionem fcientificam 5 dicitur implieiter *
ind ParsPrima Wflit. TraGL1I. Cap. 1. Petri,.j, aliquid Petri , vndefolum ,
cafug nominum funt dicenda,non autem nomina. Ex quo patet, vt bene notát Tat.
1. Perhier. q.2.& Complutib.z. c.1.Arift. in prafenti nomen dcefiniffe
intoto rigore, inquantum deferuire poteft propositioni fcientifice,Bc ideo
àratione nominis excludit terminum complexum,iffinitum;fyncategorematici, &
obliquum, humusmodi .n. termini , sicu m quid cantum,& infufa significa.
tione dicuntur termini, eodem modo no- mina dici poffunt: Nec aliud probant
oppo situm affirmantes, vt Hurtad. difp.8.$. 12, & Arriagadifp.rs.fect.. —
47 SedDices, tomen infinitum ex parte significau formalis significat quid
certum, & determinatum;quia won bomo v.g. signifi- cat negationem
determinatam, .í. hominis, & non equi;ergo eft proprié nomen hac[.n. de
caufa cgewm eft veré nomen ,' quia certá ationem significat jempe vifiss, &
non itus. Accedit , quod si ratione indeter- "twm à vera ratione nominis
tuc etiar mina dens forent excludéda,,. nihil determi rr enr »1 applicari unc
tam enti , « eaivtincellgibile, ligit Refp. negant aliqui à teras rcs omnes
indeterminaté prater illa, negationem rei si nificata: p. »nomen , adiungitur ;
uim ove piel illa con. notare , veluti fabiecta , qu dunt Ruuius r.de
interp.c.5.q. 5. Amic.trac; 21.q.2.dub.6. ex noftris antiquioribus Ta- ares
vers ea nn : mirae igitur eft affnmptum tia, licet .n. nomen inlitum dec
fonmdiré certam significet , adbuc tamen remanet indcterminatio ex parte modi
significandi, quia significat ipfam negationem formz , non significando quid
sit ipfa negatio , fcd quid non sit forma negata , & in hac terminatione ,
quz fé tcnet ex parte modi *sighificandi , consiftit przfcrtjm infinitas
nominis ; ad probationem cófcquentiz nc. gatur paritas, ly enim e«cwm
significat ne- ationem forma , & simul explicat quid vet , vt excludautur
cafus obliqui ,qui ra.— sit ipfa negatio, vnde & determinatum , & tione
fui nom funt partes propositioms,nisi^ determipaté si nificat . Ad aliud patct
per casibus rectis adiungantur, vt hic libcr cft idcm, quod mominis non tam ate
tendi. zioni éapikcati cr lulius Roc ee nomen infinitum deformali significare
ce ibus applicati ^ — potcft, & hzceit verioropmio ,quamtras — — "2 xe
DEN en Verbo ^ - tendi debet me fc te- net ex parte rci ,quam ex ea,qu fe tenet
ex parte mong mel , jd igitur nomina traícen:létia figaificent quid inatum,
& communiffimum , quia - «amen decerminaté illud figaificant, expli- cant
enim , quid fit conceptus ille commu- niffimus, non autem quid ion fitjideó
pro- prie dicenda fint nomina , .. Quares, an hzc nomina tranfcendentia
infinitari poffint? Negant Albert. & Auic. quos fequuntur Tolet.
Amic.Poncius & alij, quia non poffunt verra indeterminatio- - nem ex
negatione addita, nami cum ratione & tranfcendentiz vagentur e omnia, nega-
tio illis addita potius deltruit indetermi- ionem, vnde fi infinitetur ens
abíolácé UNS nptum. folum de non entibus dici pote- "uu tit, At potius cum
Tatar 1 , Perhier. qu.a. Jo dub s. fentiendum eft oppofitum,quia cui- .-* ..
libet termino cathegorematico negatio in- ... finitans addi poteít , & re
vera hzc przdi- .. Catia Chj mera eft non en: , cit affirmatiua de prazdicazo infinito, & ita fentiunt
Louanié- "es 1.de interp. vbi Sueffanus , & Rüuius; X. Sotas lip.
2.(umm:car. & alij; Adrationem .. modo indeterminato , .f. quid non fit ens
; e entibus, & non entibus, fed id folum có- , menit termino particulari
jnfinitato. — 7^ 1 asNerbum ex Arift. 10. c. 2; eff vox fr- n E goificetius ad placitum cum
t €, cuir —. — wull« pars fperata. fignificat finita , C ve- das n
efl femper eorum , qua de altero dicun- tur , not4 , primz duz particulz, in
quibus verbum conuenit cü nomine, ex di- &is. Platucee tempora ad
differentià no- minis, quod nunquam importat exércitium actionis fub Rees
differentia ris ,vt verbum, & quando in propofitionibus ne- ceffarijs, vt
homo eft animal , verbum dici- Mirabidia à epos non eft fentis, quod fignificet
fine vllo prorfus ordine ad tem- " 20 pus,quia hic modus x xw effentialis
cheers ed dicitur abfolui à tempore de- tctmindto , vt notat Arriag. cit. quia
cum : e. ccambeni M rio pi nr RR -—
exiguntwniri fimpliciter , & abfolute , & . ... nonpro tempore
aliquo determinato, & : odepien pofitione sopuissep tb Med. . petmo
determinati , .i. quíd fienegatio entis , fed. Lee .neéeffz nomen infiaitum
verificar | ideó tra&.ptzced.c. ri.diximus verbum nó reftringere excrema
in. huiuf nofi propofi- tionibus in ordine tantum a4 diifereniam temporis, quam
confi 3nificar, fed propoft- tiones ampliari debere ad omne tempus . Alia
particula, ew/us mull« parz féparata , &c. explicari poteft , vt in
definitione ng- minis ,di&am elt ex Arift dodrina ,vel eum Tátar.cit &
tra& c in Peer. Hifp.fen(us eft, quod ei in mente non -correfpondet cóce-
ptus complexus iuxta declarationem ter- mini incomplexi,quam dedimus
tra&t.prz- ced. c.5. & applicari poteft defiaitioni no- minis, quia nec
ei corre(pondet conceptus complexus in meate . Sed iuxta hanc expli- cationem
oritur difficultas de verbo quoli- bet adiectiuo,vt «ma*, &uder, & de
ef? fecü- do adiacente, vt cum dicimus Peers eff ,nX hzc omnia verba
fubordinantur in mente conceptui complexo , nam «war refoluitur Y eff avtan:i,
& eff, (ccundum adiacens re- oluitur per e£ en: , vnde hzc omnia verba
erunt faltim implicite ;'& virtualiter com- plexa | Ad harc difficultatem
Auctores va- rié refpoadent , Ioann.dé S Thomalib. r; fumm:c.6. negat ex hoc ;
quod verbü adie- Giuum , aut fübitantiuum de fecundoadia- cente equiualet
copulz, & pradicato füb- ordinari conceptui complexo , feu duplici
conceptui , nam quocunque modo in pro- difponitur, séper fignificat rent
motus;aut actionis, & paffionis, —cw Me ce menfarantur, hzcáutem non int
duo fienificati,nec duo conceptus,fed vanum fignificatum cam tali modo fignifi-
candi , vnde eadem actio prorfus fignifica- turin Petro, fi dicas Petrus amat,
& Petrus eftamans, Cafilius verà lib. 2. tra&t.t. c. 2- in fine ait
nofi effe contrarationem verbi incomplexi quod correfpondeatei in men- te
conceptis rei compofitz , nam hoc eft commune etiam nominibus incomplexis ,
coena enim, & alia nomina connotatiuaim portant plura ,nec propterea funt
nomina complexa; vt ergo verbum fit complexum pluribus debet conftare vocibus.
Tataret. cit. totum concedit argumentum, X ait in rigore logico nullum verbum
adiedtiuum, ec fubftant:uum de fecundo adiacente ef e verbum ob allátam
rationerm,fed tantuni eff de. tertio adiacente , hanc teneas; vel imam. PC LAW
pre Deinde additur f/nt« 33 excludenda verba infinita,vt non currit,non Xa dem
ratione, qua exclufa fimt nomina infi- nitaà rationc Mat punt hinc ex-
p^fitionemnon recipiunt , vt Conimbric, t 2fil. Ioan.de S. Thom.cum Albert.
& Boet. dicentes verbum intra propofitionem infi- nitari non poffz,co quod
negatio ante ver- bum non faciat propofitionem affirmatiuá, negati :am, quare
v. g. bomo mom currit, fenfus eft bomo mon eff currens , & ità etiam
videtur fentire Scot.z. Perhier. q. 1. quare inquiunt Verbum hic dici vox
finita , quia infinitari non poteft ; Sed plané Arift. eadé tatione addidit
ff»/t« in definitione verbi , qua ipfam pofuitin definitione nominis, &
ruftrà adderetur hzc particula, fi infinita- xi non poteft , ficut reZ« finon
poffet obli- uari. Quantum autem ad hoc dubium in e ait Tatar.cit. r. Perhier.
q.2. 6. Dwbstatur rio ,quóàd licet verbum e£? tertium adia- cens non poffit
infinitari , quia tale eft pu- rum Syncategorema , € negatio infinitans talibus
conuenienter non additur , tamen verbum adie&tiuum, ( & idem dici
poteft dc «f fecundo adiacente), fecundum quod includit copulam, & fuum
participium pot infinitari , & hoc fecundum conceptum fui articipij, atq;
ita dicendo mes currit , fen- i cius non elt ifte, men eff currens, (ed ifte
eff mon curren:, fic quod a&usinfinitandi fe gatur ad participium,& non
ad jx vt notauit Banncs, qui hanc fequitur fenten tiam , Arift. ipfe víus eft
verbo adiectiuo hoc modo infinitato , nam :.Pófl. c. ,o.& z. Caeli c.4.hunc
facit fyllogifmum $£ella wos f'eimtillantes fumt propi nos planeta monfcin — 7
ergo planeta funt prop? mos , punk E tillant huius fy dcbct. effe
verboinfinitato , vt fenfus fit plamera. funt mon. féimtillantes , nam fi minor
effet nega- tiua,conclufio quoq; negatiua effc debe ret ex regulis infra
tradendis. Id veró quod reípondent Cafil. & Ioan. de S. Thoma so
feimtillare in minori fumi infinitanter vt x- quiualet participio me
fzimillentes no fol- uit , imo potius confirmat , quod diximus cx Tatar.verbum
infinitari poffe, fecundü , quod includit copulam, & participium, ita quod
a&us infinitandi feratur ad partici ium, nonad copulam. & in hoc fenfu
ver- minfinitari poffe concedit etiam Dod. Joc.cit.in corpore quafiti dum
ait,/f tamen dntelligeretur. megatto. infinitans referri ad vem verbi
,con[-quens. effet dscere , quod ver. bum ivfinitum. maucret anfinitum 1m
oratio- »*, in co igitur tantum fenfu. negauit ver- bum infinitari poffe , fi
nempé actus infini- tandi feratur ad copulam , & hanc fenten* tiàm
fequuntur Amic, Ruuius, & alij. . nomen, aut verbum eft vox , eft ibi Pars
"Prima Inftit. TraEl.IT. Cap. 11. Poftea additur reda ii. i$ t&pos ris
indicatiui modi,ratio eft, quiaibi Arift. loquitur de verbnm per fe poteft enun
Ciare veritatem, independenter ab alio , vt notant Compl. hocautem eft folum
przsés indicatiui modi, alia .n, tempora dependé- ter abillo enunciant
veritatem, nam Perrus cucurrit, ideo «ft vera , quia aliquando fuit verüm
dicere de praíenti Petrus ewrrit , && fic dealijs . T. additur ,
&& e femper eorum , &c. ad excludendum participium , quod licet
fignificet cum tempore,nunquá tamen effe poteft nota , feu vnio extremo-
rüm,& copula propofitionis . Porró verba Heic are etiam ef? de z.adiacente
, licet exprceísé extremorum nota non appareant, fed. potius extrema
videantur.f przdicata, tamen re vera, vt ait Tatar. includunt im- plicité notam
cum pradicato , vt patet fi refoluantur ewrr;t eff cwrrent . Poffent tame adhuc
participia excludi à ratione Verbi, — — vt notat Orbel, quiaabítrahuntàtemporis
5 To 091524 $m determinata differentia,& cuicunque,pofs ——— funt adaptari ,
vt Petrus Phe ic 9 mans , Kc. - A ode Poftremo pro recta totius definitionis
intelligentia tüm nominis , tüm verbi ob- feruandum eft ex Tatar.cit. nomen,
& bum poffe fumi primo intentionalite vere. ità fignificant ipías voces
nominis , X ver ER M is vocibus attributam , &ita bicdefiniun- —
intentiones, vndé bcr mis catio denominatiua , & fondanenedis., M ! fenfus
eft, nomen, aut verbum eft vnum in-— ein feu laden fecunda omm voci
fignificatiuz citum , & Cl onde iuteotio sciendi ceosiie- nominatiué
przdicari de primis,vt dicimus dip.s. q.8. Hurtad. vt fingularis videatur , quibufdam. leuis
momenti obie&tionibus prafatas reijcit definitiones,& alias addu- cit
meré grammaticales ; ac etiam Arriaga difp.-Summul. fe&.1. De Oratione quid
fit , érquetuples . " | €ap. LI. ] $o Efinit Arift. vbi fupra cap. 4. ora-
D tionem , quod eff vox fignrficartua «d placitum , cuius aliqua pars
diim" fi- gufícat vi dictio non vt affirmatio, vel nega- tio, dicitur vex
fignoficatma. «d placitum ,in quo - UT & " " * wir 1 De Oratione
r uenit cum nomine , & verbo, cum — Secwndb feiendum . tamen
difcrimine,quod nomen,& ver- $* Sedpetes; cur in definitione oratio- - bum
fignificant ad placitum ex impofitio- nis, non ponatur particula cs tempore,
vcl nefui,atoratio ratione fuarum partium, fime remepere? Refp. Tatar. quia hic
definitur . nunquam «n. aliquisimpofuit totam iftam oratio in cómuni ad
perfectam, & imperfe- orationem bomo eji «mima ad figificandü , Cam, &
datur aliqua oratio imperfecta ,in fed pracisé partes orationis funt impofitz —
qua nulla ponitur ditio , qua fignificet cà ad significandum ratione
fui;diciturautem , tempore,vt ila, &zmo «/bu;,& perfecta fem voxin
numero fin iratione vnius for-. per fignificat cum tempore; At multi hanc
mz,quz eft vnitasordinis, & complexio- una ioDets non recipiunt ,
arbitrantes nis,vt notat Verforiushic. dicitur cwiws« orationem neceffarió
coitare debere ex no- liqua pars feparata,&c. quia non eft necef- —
mine,& verbo,vndé complexiones fine ver fe , quod omnes cius partes
sintsignifica- bo,vt bomo «/bws,&
confimiles aiunt effe pu tiuz,fed fatis eft vc aliqua earum sicfe ha-.— ros
terminos complexos , qui non debent beat, aliz vero sint consignificatiuz , vt
funt omnia fyncategoremata, & non pote(t . melius explicari hzc
particula,quam dicé- E. do ei Tobit. uod ado fubordinatur ' -. éonceptui complexo. ità quod intra ipfam
|. -—- erationem habeantur partes componentes |» ipfam,qua diftin&is,&
feparatis conccpti- ».- buscorrefpondeant, qua de caufa dictiones |... .
«ompositz figurz, vt een refpublica , .. circumícriptio, &c,non funt
orationes, quia refpondent duplici conceptui, fed vni ; |. - endénon oportet;ait Tat. quod partes ora |. -
tionisin Fries: cb dictiones , quia si A
imponeretur ad significandum ,quod eme ( eft mimal , c(fct oratio, fed
(afliéit , quod à inetur c cuis citm Mo xp irur Joan.de o- — amalib.z.cap.:.
Vltima particula vt dj , &c. ponitur ad denotandum , quod partes E
erattoriis ad. minus effe debent. significati- -— . . uz,vtdictio, & non
requiritur neceffarió |. . . quoésintafürmatio, & negatio ita quod -non
intendit negare, quod in As: es orationis signi opimo : negatio; nam oratio
composita , feu hy- pothetica habet Pastel osdfant ex af- firmatione, &
negatione, fed neceffariü cft, quod alique tius partes sint dictiones,nam etiam
ipfamet aff&rmatio,& negatio, ex qui- bus conítat oratio composita ,
refoluuntur in partes significatiuas per modum simpli- ' cis termini, vt patet
de ifta Perrws ewrrit,t Paul di/putat ; & confulto id fecit Arift, «uia cum
hic intendat. definire orationem in communi, debuitin definitione eius po-
nereidquod omn: orationi commune eít, & hoc eft habere partes , quz funt
dictio- nes,nam hábcere paites , qua fe habeant vt affirmatio ,v«l
negatjo,competit tantü ora" tioni compositz, feu hypotheticz,non au- k tem
simplici , ita caponit Tatar.cit. q. 3. $. cum oratione confundi, ità
Hurtad.difp.3. füumm.fe&t.s. Fuentes a. p. fum. q.1. dif. 2. art.4 . &
videtur fuiffe opinio Alberi ,& Philoponi,quod probant , Tum quia fi qua-
lifcung; plurium vocum combinatio íuffi- ceret fine verbo ad orationem
conftituen- dam,tunc Celvm,T erra, lapis effet oratio : Tum deinde quía
terminus complexus ha- - bet quidem partes fignificantes , & pluri- wee
conceptibus ,fed per mo- dum partis vlterius componentis , non per modum totius
compofiti, quod eft proprià orationis. Tum quia nomen, & verbum süt partes
orationis principales , & neceffariz apud logicum. Tum demum quia oratio
,& terminus funt genera n& fubordinata , quia fi oratio continetur fub
termino , tunc ter- minus de omni oratione przdicaretur, & confequenter
etiam de propofitione fiter- minds fup oratione,iam omnis terminus o ratio
foret, ergo beme «lbu:,& fimiles com- plexiones nequeunt contineri fub
genere. termini, & orationis , €xeo.n. quod terdum alique planta, &
animal funt genera non fübordi. t, vtaffirmatio; nata repugnat aliquid fimul
contineri (ub Falfum tamen eft orationem , vt fic, ne« ceffario ex nomine,
& verbo conftare debe-- re,nam Arift, r, Topic. cap.4. fub oratione
comprehendit definitionem caren« tem,vt animal rationale 5 & quidem fi ver-
bum ad orationis conftitutionem neceffa- la csw»teopere : Nec raciones in
vrgent. Ad primam non Ig com- binatio terminorum. t ad orationem , fed debét
effe inuicem connexi aliquo nexu faltim grammatical: , qui non itur in- C gue
eie teri albus. . dam ex hoc; poo CAD ee LY [| - z rió requireretur, fanéillius
definitio ab A-. alata effet manca,& deficeret particu- — :6 tis ad
conftituendam orationem perfestà werbo conitantem , non extrahitur à ratio- int
orationis;quia etiam ipfa oratio perfe- €&ta fimplex ordinari poteft , vt
pars ad có- ftitutionem oration:s compofitz , Ad ter- tiamnomen , & verbi
dicuntur partes rincipales orationis perfe&tz , & propo- Siionit. Ad
quartam ComplutJib.z.cap.z. quinollram fequuntur. fententiam cü Co-
nimb.1.Perhier..cap.a- Tolet. Ruuio, Anic. Mafio, & alijs mult; dicunt
cócedentes ter minum non«ffe genus rcípcétu orationis, ncq. é contra: anos
breuiter ncgamus aí- fumptum , oratio namque continetur fub termino;nec
inconucniens reputamus pro- pofitionem ipfam peffe dici terminum, vt probat
Cafil. contra Hurtad. lib 1. tract.1. cap.1. vndé terminus genericé fumptus di-
viditur in complexum ,& imcomplexum. $2 Diuid'tur oratio prima fui
diuifione in perfectam, & imperfectam , illa eft, qua Sntegram fententiam
declarat , itaut ani- mus audientis quiefcat ; nec quicquá aliud pe quent vt
Dcus eft íummü bonum; ifta €ít,quz integram fententiam non declarat, fed
relinquit animum fufpenfum,vt fi Dcü vimueris , & vtraque fubdiuiditur j imper-
fe&a namaue altéra eft cum verbo , vt in exemplo allato , altera fine verbo
, vt ho- sno albus, animal rationale, & cft idem ac terminus complexus 5
perfcéta etiam eft duplex, .f. non enunciatiua , & enunciati- .. wa: illa
cít,quz licet fententiam explicet ; & quietet, non tamen dicit verum, vcl
fal- fum, & hac fit, vcl modo optatiuo , vt qt- mam bomines faperent , vcl
imperatiuo Vt difce puer virtutem, vcl vocatiuo,vt fercite, sid
,vclinterrogatiuo, v1 e vadts? &nunciatiua vero eft,que verum.vcl falfum
dicit, vt bomo ef] animal, & ideo fit in modo indicatiuo : hinc infert
Petrus Hifp. quod fola oratio indicatiua dicitur cnunciatio , aut propofitio,co
quia aliz non fignificant verum, vel falfum, nifi reducantur ad indi- «atiuam;
notat antem ibidem Tatar. id in- telligendum effede categorica , quia mul- tz
funt hypothetica determinat vcrz, qua non funt indicariui modi, vfi Afinus
volaret , Afinus haberet alas; cum quo ité - eft obíeruandum pro iatelligentia
defini- tionum orationis , propofitionis; ftem mi. & Bmilium cop plcxorum ,
quod hac nondefiniuptur ia Logica pro prima inten tione, quia fic funt quzdam
complexa, có- lexum veró non definitur , fcd pro £:cun- intentione attributa
oration; , xc pro- Pars Prima Infiit. T'facl.II. Cap-IT. "7 pofitioni
vocali , quo fenfu funt quid incó-- & plexum , & eft ;bi przdicatio
denominati- i ua,ficut in definitione nominis; & verbi. CAPVT IIL Quid fit Propofitio , fen Emuncistio
quemplex . X communi vfu Logicorem fuppo- n mus Enunciationem , & Propoli-
tionem pro codem accipi , & tantum pe- nes diuerfum refpeótum differre
papsie tionem:b enunciatione , nam fi fola pona- tur, dicitur enunciatio ,
quafi fimpliciter veritatem,velfalfitatem enuücieGatfi po- —— natur in
argumentatione , dicitur propoft- » tio,quafi pro alio ponatur, .f. pro
inferen- da conclufione , atque ità propofitio addit fupra enunciationem , quod
proponatur infcrendum Mqie in argumentatione i hoc quantum ad quid nominis
fufficiat. | Quo autem ad
quid rd , Arift. Propofi- — tienis duplicem tradidit definitionem, nà — .—— 1.
Priorum cap. 1 eam d tionem, & negationem , dicens , quod eft - eratis
aliquid y upon negans, & i.Per- bicr.c.4. cam definit per veritatem , &
fal- tatcm, dicens, quod efteratie werwr falfum fi mifican: , quam Petrus H P :
plexus afhs binc Lis ab ides xq UE p iftarum definitionum quidditatiua fit,
melius rem explicet, & quidem Alexadera — .— Ammoniu: fov. — due dere tur iccundan A finsionem non
effe per cffentima datà ,— Suae, &falfitas funtaccidétiapro- — o! mtr a d
vna ,& cadem propos — tio tranfire de vera in falfam , przferum in m;teria
contingenti , nam bzc propofi- tio Serres fedet , vera eft (edente Soite & fal(a nó fedente, idq. docct Scotus ex
dm fcffo 4.d. 4. q. 2. V. vbi proindé conclsdit conceptum. quidditatiuum.
tionjs rzccdere natura veritatem AK a'fitatem. dcircó ates c ul prima dcfin:tio
acce- patur, vt quidditatiua, & magis pcr effcu- tialia data; ità
Complut.Jib,.cap.3. Flanc. Hb cippus eit art, 1. Hurtad. & alij, tum quia
afhrmatio, & negatie funt cffcntiales differentia propofitionis; vndé
impelibile cft eandem propofitionem de &ftrmatiua fieri negativam , ve] é
contra 5 tim quia cffe orationem affcrtiuam,in qua teta confiflit enunciarionis
ratio , formali- te; ei conuenit , vel quatenus s num de :lio afürmat, vel
negát ; tum quia propoftio vcra, De Propofitio [esr Eninciatio vera,vel falfa
dicitur , quia affirmatiua, vel negatiua eft ;jnon é contra;non .n. affirma-
tur,vel negatur quia verum, ant falfum di- citur,fed cx eo verum dicitur. aut
falfum , quiaaffirmatur , quod non eft , & negatur , que elt,vel é contra;
tum demum, quia af- erere affirmádo, vcl negando eft de effencia -
enumciationis, & ita illi conueniens, vt ta- lis affirmatio , vel negatio
in alia oratione nequeat reperiri; vnde quamuis aliqua ora- tio non enunciatiua
videatur aflirmsztio- nem;vel ncgationem continere , vt vtinam fisideres,re
tamen vera affirmatio hiiufmo di, v cl negatio nor eft affertiua , qualis eft
illa,quz in propofitione reperitur; Videa- tur Doctor cit.fub X, vbi eleganter
docct, quomodo affertio ex vi copulationis prz- cedatin propofitione
affertionem proue- nientem ex affeníu,vel diffenfu judicij,atq. -ideà quod in
ea priori confiftat propofi- tionis e(fentia; id patet manifefte in a 1di-
fcente, ait Doétor; prius .n. aliqua coclu- - fionon demonftrata concipitur à
difcipulo affertionis , fecundo demon- inferioribus conuenit; vndé tandem ipfe
defimt propofitionem, quod fit oratio , cx vi cuius vnum de alio enuncjatur feü
ora-- tio, in qua vnum de alio dicitur ; fic enim data definitio conuenit
propofitioni, vt fic in cómuni;ac etiam infcrioribus;quia enun ciari vnum de
alio abftrahicab attirmatio- ne;& negatione & per vtramq.fieri poteft,
Poncius vero defcribit piopofitionem vo- calem,vt fic, effe orationem, qua
fignifica- tur iudicii intellectus de aliqua res S&pro pofitionem mentalem
formalem effe iudi- cium intellectus de aliqua re; & propofi- tionem
obiectiuam effe totum obiectum complexum, circá quod fertur iudicium 5 uia veró
intellectus habet duplex iudici erebus,vnum quo affirmat aliquid de ali-
quo,quod eft iud:cium affirmatiuum , & a- liud quo negat ; quod eft
iudicium negati- uum, hinc propofitio vocalis , vt fic , opti- mé diuiditur,
tanquam genus in fpecies in propofitionem afürmat;uam,& negatiuam.,
Sedquicquid fit de definitionibus prc- pofitionis ab his Auctoribus allatis,
im- meritó quidem refutatur ab ipfis definitio . ab Arift. data per
alirmationem , & nega- tionem iam explicata, neq. enim nouum eft apud
Philofophos,vt notat Ferrar.lib.:.de Anim. q.5. duplex genus dcfinitionis affi«
gnari poffe alicuius communioris , vnü cft je Tircione ad ipfam applicata
concipitur, vt z^ QUART MR "^ -Hactamen propofitionis definitio non ND Cae
Omibd 8 Poncio orig expli- E T »J catur per cam ratio pro onis , vtfic, 1 We wn
s — "vtabttrahit à fuis: uo N lebe us abftsahereà rationi bus
particularibus. Conf.quia definitio fu- pzrioris conuenit inferiori faltim
fecüda- eas peni potet in definitione cuiufcunq. erioris , fed dc&pitio
pradicta non rc- &é ponitur in 2cfinitione propofitionis af | s
Érmatiuz;aut V6 eim airs enim propofi tio affirmatiua eíl,in qua aliquid de
alio af-. firmatur,velnegstur. Conf. ruríus, quia fi quis vellet dcfinire
animam, vt fic;dicendo quod c(fct forma, qua effet: principium vel vegetandi,
vel featicndi , vel difcurrendi mal definirecillam, fed proríus eadem e
ratio'de hac de(criptione , ac de iam prz- miffa ; ergo ctc. 1tà difcurrit
Poncius in Logica pzrua c- 1o. Tande arguit Onuied. controuerí 3 Summul punt.
2. n. 6. idco. qna:1en 'am effc aptiorem definitioné pro- pofitionis ,
quixallata ex Arifl.explicatna- turam propofitionis per difiun&tione , quz
in ficri potell, in definitionevitá- a cft,quia duplicem reddit d finitionem, |
qnarum vna paro cuidam definiti , feü qui- bufdam inferioribus rationis communis
, cuz definitur, & altt ra alteri parti ;ícü alijs. ;nequeat alteri
fpeciei, tam per puré effentialia, vt dicédo horio eft ani malrationale ,animil
eft fubftantia anima- tà fenfitiua. ;.alterum clt, quando aliquod comrune
definitur per actus (uerum infe- riorím conaumergbdo illos fufficienter,vt fi
définiretur animal per proprios omnium - actus; eve re : t proprius vnius
fpeciei actus attribui actus infe- - riorum dicuntur competere fuperiori ,
& communi ,vt quia homo ridet,dicimus aai- mal ridere, nontamen dicimus
ridere bo- uem;vel equum; inter quz duo definitionü ygus hoc prelertim
diícriminis interce- it, quod definitio primi generis competit fecundum omaes
partes fuis inferioribus. contentis fub definito , at loquendo de al- teri non
cft neceffe , vt fecu "omnes pattes fui competar cuilibet contento , fed.
raped in fenfu Metas ^ & quidem mxtà. commenem Interpre-- tum omnium
expofitionem hoc fccub-.- do definitionis. genere defcripfit Arift incipid
rerum naturalium wu, Phyf 4: cà pdt cffc illa, qug uon fiunt ex a!ijs;uec ex.
alterutris, fed cx his omnia , & an mam ía ; «Co eon. Communi 2,dc Anim.24.
cum ait effe prin. cipium primü,quo viuimus,fentimus, mo- uemur,&
intelligimus : & tali gencre. defi- mitionisdicunt explícari folerefuperiora
n& quidcm,vt abitrahunt ab inferioribus, ' fed potius vt illa refpiciunt:Ex
qua do£tri- na LER foluuntur argumenta aduerfa , uorum rebur totum in hoc
cófiflit, quod deinitio data ab Arift. non fit bona , quia ex integro , &
fecundum omnes fui partes non conuenit fuis fpeciebus nimirum pro- pofitioni
affirmatiue , & aegatiue , Deindé aduertendum eít Ariftot. non conftituiffz
principales propofitionis fpecies affirma- tiuam ,& negatiuam ,fed
cáthegoricam , Ode » quia vt mox dicemus,hec diufio direc? pertinet ad
fubftantiam Pd ofitionis , interroganti namque de fub- antia propofitionis,
quznam fit ,refpon- demus effe cathegoricam,vel hypotheti- cam: diu fio autem
propofitionis in aífir- matiuam , & negatiuam potius ex parte qualitatis
attenditur : iuxtà quam doctri- nam adbuc f2lfum cft Arift. non jtà defcri-
pfiffe propofitionem , vt eius definitio fpc ciebus ipfius fubftantialibus
competere potlit,fiquidem tam propófitioni cathego: ricequam hypotheticz
conuenjt fuo mo- do affirmare aliquid de aliquo , ve! nega- ye: vnde ex vno ,
vel altero fundamento rationibus Poncij , & Ouuied. cootra A- rift.
definitionem adduétisfacilé fatisfieri poteft : Non obid tá s«garc intendimus
opositiones affirmatiia,& negatiuá effe fpecies proposition effentialiter
abiouice as , quia, ve dictuin cft, affirmatio , & negatio funt diffcrenciz
effentiales pro. gofitionis , neque pertinere dicuntur ad qualitatem
propofitionis nifi in eo fenfu , «uo ipíà ret differentia cffentialis dici x
let cius I vt dicemus cap. feq. V cl tandem dici poteit cum Tatar, Orbel &
alijs , quod perillud difiunctum affrmen: , ed y wef4n: , Ccircumloquimur
differentiam effentialem nobis ignotam & cum propo- fitione, vt fic,
conuertibilem . «4. Sed quamuis verum fit propofitioné melius, & profundius
per afhrmationem , & negationem definui ; tamen vt aiunt Conimb. multó
accomodatius definitur verum, & falfum : & ratio redditur à atar. 1.
Perhier q.5.6. ferta fGiemdum,quia bic principaliter confideratur de cnuncia-
tionibus vocalibus , vt funt figna concc- prunm verorum vel falforum : ponitur
au- tcm verum, vel falfum difiun&im (ait Tat.) . fed aliquod compofitum,
feu aliqui Pars Prima Infüit. Trafe.IT. Cap.HT. ad circumloquendü nobis
differentiá enun- ciationis, vnde illud difiun&dum verww,, ve! falfum cit
paffio difiun&a propofitionis, vt par, & impar numeri , &
conuertitur cum ta, quia emnis enunciatio eft vera, vel fal- fa, & omne
verum, vel falfum eft enuncia- tio; Dum autem dicimus in enunciatione vocali
veritatem, & falfitatem reperiri, id non debet intelligi tanquam in proprio
ftue bicéto, & fundamento fic .n. folum refidet in propofitione mentali, vt
notat Tat.cit.q. 1 ri Dubitatur. (ecundo , xndé veritas for- malis proprié
dicta eft conformitas propo- fitionis mentalis, feu iudicij ad eius fignifi-
catum, quando nimirum it eftin re, vt per ropofitionem mentalem fignificatur,
& faftas eft difformitas ta; debet igi- tur intelligi veritatem, &
falfitatem repe- riri Jageoposnone vocali , velut in figno. — exprefftuo
tudicij mentalis, eo modo, quo dicitur fanitatem contineri in vrina, qua- tenus
ef fignum fanitatis animalis; Signifie care autem verum, vel falfum,quod pro
vocali propofitioni conuenit, eft fignis rerem effe, qualiter res fe habet,vel
alite m fe habeat, & hoc non eft folum figni- care aliqualiter, ficut
fyncategorema,nec. folüm aliquid fimplex, vt ca » eft applicatio vnius
adalterui quem fignificz po degye. dum ap ; i t latar. : Bor pre inguatà modo
hgnifi fimplici, qui terminis conuenit. Itagime- lius explicari non poteft
enunciatio, vt cft communis cathegoricz,5 hypotetice,que funt principales cius
fpecies, vt poftea di cemus, qua dicendo, quod fignificat obie- &um
complexum, fuper quod poteft cadc- re iudicium, in quo veritas, & falfitas
cft, vbi per obie&uim complexum non folum incclligendum ef coniun&um
per copu- lam verbalem, quz vnit fubie£tum, & pra- dicatum, fed etiam per
copulam hypotcti- cám, T a vnit propefitiones cathegoricas; nam fuper vtrumque
complexum poteft cadere mdicium verum, vel falíum; oratio autem fuper quam tale
[iudicium cadurc nequit, non eft enunciatio . - £x ditis fequitur propofitionem
vocz« Jem , & fcriptam non dici veram , ve) fal- fam denominatione
intrinfeca, fic quod vc- ritas, & falfitas fint in ipfa , fed (olum de-
nominpatione extrinfcca, quatenus fubordi- patur propofitioni mentali vera, vcl
falfa. Et fi quis dicat, propofitio vocalisnunquá ' j ubor- NEAL d ( aur VV : i
x 960$ ro Gre. ütionalem, vteü. - candi partiai; & . —— — (ea e 1 Tos dn yt
**4 p nmmnmuum uu EREMO De Propofitione fet; Enunciatione. fubordinatur mentali
, quia vel effet,quan- do fübiectum dee ; vel pradicatum , vel copula, fed
nullum iftorum eft dicéndü, pes quando fubie&tum profertur , intelle- non
format adhuc mentalem , fed fo- lum in vltimo inftanti fuz prolationis , &
tunc non eftamplius vocalis poposno. Refpondet Tat. cit. ex longa difputatione
, quam de hoc habet Do&tor 4. d. $.q. 2. 6. "Aliter ergo , quod nulla
propofitio vocalis de rigore fermonis eft vera, vel falfa, fed folum de communi
víu logicorum accipié- tium ipfam, ac fi omnes partes eius effent fimul, co
medo quo Mathematici abfolute dicunt A tangere planum A fi fo- tangat; ità
igitur de rigore fermonis nulla m fitio vocis t: eM dinatur mentali: fed folüm
de communi vfu, & inftitutione logicorum vtentium €, acfi omnes partes eius
effent fimul. . 55 Diuid;itur autem Enunciatio,tan quá in (pecies principales,
in fimplicem,fed ca- thegoricam, & in compofitam, fiué hipo- theticam ;
cathegorica eft, quz con(tat fu- tibus przcipuis, vt homo eft thétier eft, quz
conftat ex pluribus enun- ciationibus fimplicibus coniun&tionc ali- quem
dies eft, lux eft; Petrus poet Rai q c Mit: Perlebt. plut cit. Ruuius q. 6.
Mafius 2. Perih T; C.1. q.5. & alij dicantbdóe diuifionem non effe generis
in fpecies , fed tantü analogi in fua , analogata ; probabilius camen eft cffe
gene- riss fpecies ;. tum quia hec diuifio dire&e ... bietto,
przdicato,& copula, tanquam gue T Dok accro 1 ies y terrcganti .n. de
fubftantia propofitionis, quaenam fit, refpondemus , quod eft cathe- gorica,
ve] hypothetica; tum quia vt no- tauit Delphinus hie;hzc diuifio penes par- tcs
attenditur, ex quibus componuntur, & conficiuntur tiones, quz omninó PCI s
iam perti : A o ieris quia hypothetica tio, vt talis oratio heifectizqi od con
iiid fub fpecie optatiuz vel interrogatiue ,aut alia- rum, ergo enunciatiuz;
tum demum ficut terminus complexus , & incomplexus vni- uocé conueniunt ,
licet vnus fignificet rem compofitam alius fimplicem, ita cathegori ca, &
hypotetica conueniunt vniuocé in fi- gi ficando veritatem, licet vna fit compo-
ta& alia fimplex,fatemur tamen cum ta- li vniuocatione effe à admixtam, n
quantum hypothetica conftituitur ex cz- . t'hegorica,& per prius inuenitur
yeritas in cathegorica , b àm jin hypothetica ; (e- quitur Ioan.de.S.Thoma
cit.q. 5. art. s. $o- tus 2.lib. Summul.c.6.cum multis alijs . At obijciunt
Complut. non effe vniuocá generis in fpecies;tum quia id repuguat A»
rift.loc.cit.vbi propofittionem cathcgoricá fimpliciter vnam appellat ,
hypotheticam vero vnam tantuin coniundtione , feu fecü- dum quid ; Tum z.quia
hypothetica non eft enunctatiua,non.n vnam propofitionem de alia predicat , fed
tantum eas adinuicem connectit; quod eft vmbra quzdam , & fi- militudo
propxfe enüciationis. Tü ».quia hypothetica non continet diuerfam veri- tatem,
vel falfitatemà cathegoricis,ex qui- bus conftat; Tum demum, quia hypothcti- ca
conftat ex cathegorica,ergo non eft fpe- cies ab ea condiftin&ta, quia vna
fpecies non componit alià, 4 qua codiftinguitur, vnde potius ditinguütur vc
includés, & inclusü Refpondetur ad primum , quod ficut in -entibus ens
fimplex eft magis vnum ente compofito xd fe actu , & potentia , fed adhuc
compofitum eft abfoluté ens vnum vnitate compofitionis,ità in propofitioni-
busrice fimplex fit magis vna,quàm com- pofita tamen adhuc compofita eft vna
vni- tate compofitionis fa&tz per copulam hy- pethezicam , quantum fufficit
, vt abfolutà vna dicatur , & tantum fecundum quid per comparationem ad
alíam . Ad (ecundam de ratione propofitionis, vt fic, eft effe enun- ciatinam
,.i.alicuius complexi affertiuam , poteft autem aliquid a(feri non tantum per
dica tionem hien de CER etiam per copulationem fplurià propofitionum , que
dutem dium pelm. EK ae veritatem abillis , vndé qui dicit fi Petrus ftuderet ,
euaderet doctus , vtique ali- quid afferit. Ad tertiam negatur afsume ptum ,
quia hyrothetica habet propriam veritatem , & falfiratem à cathegorica di-
ftinétam , quia non fertur iudicium folum de cathegoricis , ex quibus conftat ,
fed etiam de ipfa coniunctione hypothetica: quantum ad. ita effe , vcl non effe
, vt patet in ifta,fi homo effec afinus, effet rudibilis , nam de fingulis
cathegoricis fertur iudi- cium piod, ,de Ses. autem Ke iro roin verum magis
infra patc quar- tam fi eme. neq. bina us edet. fpecies à ternario
diftincta,neq.terminus incomple- xus à complcxo, neque homo à corpore,&
partibus , ex quibus conflat; quapropter - potcft vna entitas fimplex alterani
compo- nere fpecie dicinctam,in qua habebit vti ^: - 40 Dars Prima Inflit:
Tra£l.IT, Cap-1P, gationem mate riz,& partis, licet in fe có- fiderata fit
quoddam totum , & fpeciem vnam conftituat , CAPVI IV. Quid [it prepofrri?
Cathegorica , D quotuplex. $6 [Amdi&tum eft propofitionem cathe- goricam
eff: illam , qw« babet. fubie- durs, pradscatum, C copulam verbalem ,vt partes
principales fui,quod additur propter alia fyncathegoremaca interdum concur-
rentia ad' propofitionis coüftitutionem : quz definitio ità à Tatar.exponitur
tradt.1. fum . catbegorica eff illa , qua explicite , vel smplicità ,
form«liter ,vel aquéualenter habet fubiehum pr «dicatum, dr copulam, tanquam
principales partes [a:. dicitur cathegorica, A. przdicatiua, quia przdicatum
enunciat. de fubiccto, & ab alijs dicitur fimplex ; quia Ífelum ex verbo, X
aomine componitur,di- citur explicit? , vel implicite , propter pro» pofitiones
de verbis adiectiuis , vt Deus. creat, vel def fccundó adiacente, vt Deus eft
in quibus implicité folüm copula coa- tinetur, vt patet eas refoluendo, Deuse
creans, Deus eft ens, capiendo ens partici- pialiter; ponitur fermalster , vel
àquinalen - fer, quia etiamfi A 1mponeretur ad figuifi- candum tantum , quantum
animal currit, tunc A efft propo o , quia daas : tur cunceptui complexo,cum
vero propo-. fitio continet formaliter, & explicité fubie &um , &
przdicatum dicitur de ef tertio adiacente , quia nimirum illa tria explicite
continet , fiué przdicatüm poft Iam ponatur, fiue ante, vt in ropofi-. tionibus
de modo loquendi inconíueto, vt imal c(t
. Interdum autem contin- re folet , quod fubic&tum fit vnica tancü i&tio,
vt inexemplo allato , quandeq. vna oratio,vt homo fapiens eft bonus, aliquan-
do etiam vnica propofito ,vt homo;qui eft " fapiens fugit peccatum , &
adhuc iltz funt propofitiones cathegorica , ficut etiam cü ; dicimus b»mo eff
animal , eff propifitio : nam in his, & fimilibus integra propofitio ha-
bet ration fubieáii , & copula propofitio- nis illius, qua gerit vicem
fubie&i , dicitur copula minus principalis , quia ex illa veri- tas , ve]
fal(itas propofitionisnon attendi- tur, fcd. ex fecunda , qua idcirco copula
principalis appellatur . $7 Solent autem in propofitione cathe- quattuor , qua
eti fuo E modo in hypochetica inueniunttr , vt po- (tea videbimus:
forma,materia , quaatitas, & qualitas , metaphora translata ex phyfi- cis
corporibus : Forma propofitioni ; eft copula,quz efficit vaionem przdicati cum
(ubie&to fecandum afürmationem , vd ne- gationem, quz interdum ia vnica pro
ofi- tione poteft effe duplex, vna priacipa is,& alia minus principalis, vt
nuper dice»amus. Materia funt obiecta, in quibus, vel de qui- l bus formatur
propofitio , & cogaofcitur per habitudinem , vel connexionem prz i- cati
cum fubiecto . aam fi funt neceffarià connexa, vt homo eft anumal,propofitio jn
materia neceffaria: fi funt connexa con- tingenter , vthomo eft albus , eítin
mate- riacontingenti: fi demum neutro modo connect; poff.int , vt homo eft
lapis , elt ia. materia impoffibili , feu remota : de triplici propofitionum
materia dantur regulz, quod in materia neceffiria afirma tiua femper eft vera,
negatiua falfa, vt om- nis homo eft animal , nullus homo eft ani- mal in remota
e contra, negatiua femper "de lapis, nullus homo eft lapis i. A "EL.
vera , affirmatiua falfa , vt omnis ho: verb poteft vtraq; eff: vera , &
fa, imas Moo (tadet;nullus commis mulushomofu- —— det, aliquis Romo"
ftudet aliquis homo non ftudet . ] Quantitas eft ,qua explicat exten vel
reftridtionem propofitionis t. vel vniuerfalis , cuius nemp i terminus communis
fign. minatirs,vt omnis homo eftanimal , ullus - homo eft lapis ; vel.
pirticuaris ;cuius .f. fubie&um eft terminus cómunis figno par» -
determinatus , vt quidà homo cur- rit;aliquis homo non currit vel eft indefi-
nita;quz habét pro fubie&to terminum có- munemnullo fizno notatum ,&
ideo dici- tur indefinita , vt homo eft animal , homo eít albus , quz proinde
fi fiatin materia ne- ceffatia , vel remota zquiualet vniuérfali , nam homo eft
animal, idem valet ; qu omnis homo eft animal, & homo no1 eft lapis idem
valet, quod nullus homo eftla- pe fi vero in materia contingenti , tquiua- et
particulari vt homo currit;idem valet, uod aliquis homo currit ; vel deinum elt
is , cum .f. fabiectum eft terminus fingularis , vt Petrus legit , vel communis
o demonftraciuo notatus, vt hic homo currit , Ex quo yatet quantitatem propofi-
tionis atten li folum ex parte fubiccti, quo- modocunque prz-.licatum fe habeat
; vnde : ifta Í w^, » / . . dicendo (soft propofitionem cffe veram, vcl fal(am
E. /. tionis in vcram, & falfam, affi
ncgatiuam , veiuerfalcm , & particularem f eincdesae gEnErie M
esiste po á - De propofitione Catbegorica 7 Afta adhuc eft fingularis, Petruseft
homo. Qualitas propofitionis cft a&irmatio, & ' megatio, veritas, &
falfitas, fed quia illa vi- dentur effe cffentiales ditferentiz , ideà di-
cuntur qualitas intrinfeca : veritas autem, & falfitas qualitas extrinfeca
, & dicuntur qualitas propofitionis , quia interroganti qualis eft
propofitio , refponderc folemus effe veram vcl falfa m;affirmatiuam ,vel ne-
gatiuam; affirmans eft , in qua przdicatum afürmatur de fubiedo , & negans
, inqua ncgatur , vndé ad enunciationem negatiuà neceffar;ó exigitur, yt negatio
cadat fupra copulam princeslétis feu verbum praci- puum , & ideó fi negatio
fit coniuncta cum nomine , f. cum fubicéto , vel przdicato | propofitio
negatiua non erit fed affirmati- :wa de termino cl terminis infinitis, quales
funt ift, Pctrus cft non lapis,non fapis eft homo ,non lapis cft non homo ,
neq; fi ne- gatio coniunéta fit cum copula rjipus prin —. €ipali reddit
propofitionem negante, qua- a^ Pd acqui non fludet , eft ien débet €rgo effe
ccniuncta cum verbo przcipuo on elt iners . Quid ve- " pattexcap.przced.
—— - Quares, an prafatz diuifiones propofi- affirmatiuam,& ius fübiecti in
accidentia , R "uiter decifionem quafiti quoad primam diuifio- nem in
ycram, & falfam pendere ex dicen- disinfrà difp. 16. Q. 2. art. 2. an veritas
, & falfitas fint. «ffentiales, ve) potius acciden- tales
propofitioni,adcoquod de vera pofiit mutariin falíam , & contrà, fi enim
res átà fe habeat , planum eft hanc diuifionem non cffe effentialem , neque
gcneris in fpe- cies, fcd potius fubie&i 1n accidentia ; có- trarium vero
aff eft , fi resnon ità fe habear;de quo loc. cit. Quoad aliam di- uifienem
propofitionis in afürmatiuam , & negatiuam,non defunt exiftimantes effe ac-
entalem;quorum prazcipuum fundamé- tum eft , quia cit diuifio penes qualitatem
opositionis, qualitas autcm vi nit ef- fentiam , & fubftantiam rcis Ni
erben dicendum «ft hanc cffc diuisionem effzntia- Jem, ac gencris in fpecies ,
quia vt fupradi- &um cft, affirmatio, & negatio funt cffen- tiales
ditízrcntiz propositionis ,pam pro- positio a£iimatiua 1cIpicit effentialiter
idé Utatem , X connexionem rxdicati cum fu bicdto , negatiua veró refpicit
cffentiali- 4t ter negationem przdicati cum fubic&to;ex uo fit impoffibile
effe vt negatiua tran- fest in affirmatiuam ,vel é contrà,quia for- ma cffentialiter
conflitutiua propositionis affirmatiuz eft connexio, coiun&tio,& vni
inter ex€rema ; forma veró negatiua c feparatio ,disiun&tio & diuisio
extremorü: ergo omninó compertum eft hanc diuisio- nem effe effentialem : neque
oppofitü fun- damentum vrget , quia vt notat Orbellus , intantüm hzc dieisio
dicitur fieri. penes qualitatem , quia sicut qualitas confequi- tur formam, ità
affirmatio,& negatio prin- cipaliter refpiciunt copulam , quz habet
rationem forma in propositione : vel quia affirmatio, & negatio funt
differentia cffen tiales propositionis , que habcnt modum qualitatis. Dices
bené vransire propositio- nem negatiuam in afbrmatiuam, vt cum di- citur lapis
non eft animal, lapis eft non ani- mal, hac enim eft affrmatiua de pradicato
infinito,& illa rcgatiua , & tamen funt ef- fentialiter cad cm
propositio . Negatur qp sint eadem propositio,quia in primanega- - tur animal
de lapide, & in fecunda affirma- tur de lapide negatio animalis , ac etiam
quicquid non eft anima! , Dices faltim effe non poffe diuisionem generis in
fpecies ,vel vniuoci in vniuocata, quia zffirmatio,K nc- gatio explicantur per
cffe, & non effe, a Brmatur namq. dicendo, quod aliquid eft , & negatur
dicendo, quod non eft, fed ad effe, & non «ff: nequit dari aliquod com.
mune vniuocum, ergo etc. Refp. negando cffumptum, quia tám bené participat
cffen tiafem rationem enumciationis , ciuíq. paí- sioncs negatita propositio,a:
affirmatiua z tam enim ben? poteft significare verum , vel falfum vna perinde,
ac altera , nec mi- nus proprie terminare potest a(fenfum, Y diffcufum
affimatiua , quam negatiua; ad probationem affur pti dicendum , quod li- cet
inicr effc4& non effe nollum detur nie- dium , nec aliquid comune 3b eis
abítrahà offit, adhuc tamcninter significare effe , K non efle aliqua duo
inuicem vnita ; & connexa potcít darialiquod cómune ab- ftrahens ab vt108.
fignificatio nimirü pro-. positionglis , & complexa, quat conuenit
propositigni, vt sic , & vtraq.significatio tam .É.affrmationis , quam eft
ofitiua, & fc habent vt dug fpecies figni B casionis;vt fic, quia licet
obiectum figni- ficationis negatiux fitaliquod negatiuumg aétus temen mentis
eft pofitiuus, & realis. — Quo tádém ad aliam m rec c : uo. / ^ ^42. — dbi
uo odio uL. i 4T fitionis in vniuerfalem, particularem, etc. fcré conueniunt
omnes non effe effentiale , fed accidentalem , & ratio cft, quia non fu-
mitur penes id, quod eft cffentiale in pro. pofitione putà penes
fignificationcm cóm plexam , & extremorum copulationcm , in quo-cenfillit
vis enanciatiua , fed pcnes ext.nfionem fübicéi ad ca , quibus pradi- catum
conuenire potcft, vndé fipponit enunciastienctm iam effentialiter contlitutà
ercopulationem extremorum , qua po- fca extéditur ad plura, vel pauciora iuxtà
quantitatem figni appofiti termino cómu- ni . Dices as duas propofitiones
fpccie intcr fc differre ratione folius quantitatis , vt iftz, omnis homo cft
albus , aliquis ho- n1 cft albus,nam prima eft falfa, & fecun- da:ft vera
folüm ratione quantitatis, Ne- gatur asffumptum cum probatione, quia li- cet v
niuc rfalis plura obicéta refpiciat, quà particularis , tamen illa plura non
funt fpe- cie diucifa ab obiccto,quod refpicit fingu- laris, neq.«nim emzit
bomo quod cft fübie- €um illius vniuerfalis, fpecie diftinguitur ab aliquo
homine ,qui fubie&um flatuitur 1n particulari ; neq. ex hoc quod vna fit
ve- ra altera falfa pracisé ratione quantitatis, bené deducitur illas
propofitioncs fpecie ditliogui , quia vt diximus,veritas , & falfi- tas ncn
funt cffenüiales diffcerentiz propo- fitionis. $$ Diwsiditur autem cathcgorica
pro- qiie yatione ppisciueot in dire&tàm , eu naturalem, & indirectam,
feu innatura- Yem: dircéta cít,in s predicatur id, qnod pradicari debet, debet
autem praddicari fu- perius de inferiori vt quantitas eft accidés, diftinétum
de confufe, vt homo efl animal rationale, accidens de fubicéto , vt fetrum. eft
durum: prose qua hunc ordincm at, dicitur directa , feu naturalis ; quz autem
ordine inuerfo a£&1:mat , dicitur in- naturalis, feu ndire&ta;vt
accides eft quá- tj imal rationale eff homo, durum eft ferrum . Ratione veró
modi ; quo exprimi- tur przdicatum cenuenire fubiccto , diui- dirur in
abfolntam,feu de inc ffe , & in mo- d»lem ; propofitio abícIuta , fcu de
ineffe «B , in qua abfol;té przdicatum fubicéto uibuitur nullo addite modo , quo/ti
con- veniat , vt homo eft animal... Modalis cft ,. qua ncy tantum fubicéto
tribuit pradica- tumáícd ctiam modum exprimit;qto ei có- .ucfiit, vt neccffe
cft homincm animal: & quia. bac diuifio faris eft celebris apud $un.n.ulifl
ideo rcka2 priori haac proíc- terminare totam compofitionem,fe verum ,ac
dieete, qj hemo cft animal; ideo Pars Prima Toflit. Tracl.1. Cap.1V- | i quamur
; an aetcm hac diuifio fit generis in fpecics, Tatar.lib.z.Perhier,
q.2.6./eewn- dà [ciendum , armat , quia propofitiones modales, & de incffe
magis ditfctunt ,quà affirmatio,& ncgatio, fed hacfpecic diffc-. runt, ego,
&c. Acaffumptum cft fal(um, quis .n. non videt plus differre iftas bomo cft
animal ,homo non cft animal, quam iftas homo cft animal , quz clt de incffe,
& ho- E mo neceffario eft animal , qua cft modalis£ potius ergo dicendum
cft modalem , & de ine ffe non differre,nifi accidentaliter, qua- tenus in
vna przdicatum tribuitur abfolute fubic&to, & in alia fpecificatur
modus,quo ei conuenit. CAPVT V. d Quid frt propofitio modalis, Cr quetuplex .^
$9 m modalis fi t membrum cathe-. goricz, cam quoque pratrittimus. hypotheticz
, dicitur autcm modalis, quia.— conftat ex modo determináte ipfam, mo- dus .n
dcfinitur,quod fit adrecen: tei deter- 3j mipatio, Q modificati 5 aliqui modi
de! minant tátüm extrema propofitionis ,fü Gum.f.veTprzdicatum , de quibns
egimu tract: € .2. Cfi dicamus Homo fhusel piens, Petrus cnrr. idfins in prima
modificat, feu rei ic&um,ly veleciter in fccüdamodificat dicatum, & hi
modi non faciunt prop tioncm modalem. àliqui vero nati o- nem prgdicati cum
fubie£to , vt neceffe eft bominem effe animal", aut homoneceffarió: eft
animal, & hi conftituunt propofitionem.- modalem: vndé propofitio
modalisdefinis | | tur,quod fit illa, qwawonflat medo determi. — nante ip[amg
vc excludatur modusdetermi- —— nans extrema tantum ; modi veró determi- -
nantes totam propofitionem fex enumcra- ri folebant ,, vt 2pud Petrum Hifp.
videre. cft; poffible impcffibile, neccffarium, cori- tingens,verum, falfum,
fed quia duo vltimi fuprapropofitiones de ineife nihi! addunt ,. idem .n. cft
dicere hominem cffc animal eft quattuor primi tantür retenti funt;vt poté qui
proprie extrabunt propofitionem à ra- tione propefitionis de ineffe , &
modalcm. conflituunt: ita tamen retenti funt,vt quà-- uis efie fit quid
cotemune ncccffario ,. & contingenti eub vtroque dittim&um ,. tàm n.
néceffarivm, quàm ccrtiegcns ncn repugnat t ffe, qve cfl defiritiepefetilisvt
fic, fcd contngcus vitcrius acd.t pc ffe noh Cc, De Propofitione modali - eff, &neceffarium?
contra non pof: aon e(f;nihilomiaus in przfenti poffibile fumi- tur,vt
coincidit cum coatingenti, y f. po- telt effe, & non eff: : vadélicet quó
ad vo- cem fint quattuor modi , tamen fccuaduim rem funt tres cantüm,&
correfpondent tri- plici materie propofitionum jam explica- te cap. preced.
naturali,remotz, & coatin- genti ; hoc tamen adaertendum eit, quod
modalisin quacunq. materia formetur, aut elt neceffaria aut iarpoffibilis ,
nulla cócin- gens, nam in materia contingenti etiam eft neceffariía , nam fi
dicamus , contingens elt hominem currere , certum eft applicatione t modi ad
di&um eff: aeceffariam , quia ne- : Ceffz eft,vt curfus contingenter ei
coueniat, E nec aliter ei conuenire potelt . "^ A . 60 Dupliciter autem
poteít modus in —. propofitionc poni , nominaliter , & aduer- —.. bialuer;
primo molo ita afficit totam pro- |». - positioaem, vt illam coaftituat
fubiectum * dewerbo infiaitiai modi , & ipfe cum alia copula finita sit
przdicatum,vt Petrü cur- 3 nat . tiui modi, femper.n. retinet vim przdica- | S
APvsA .doc:t süPerhier, ca c c ad- ipm . . v. 1 - : » uercen: - nito,qui ) EE.
erum - rere : ; PI el * sum, ^ . media copula finita ieflicilür iacdus T (005
eff poffiiles si verá modus ponatur adaer-- 2 baalicerin propositioae, vt cum
diciturho- - moneceffarió eft animzl,paries eft contia- genter albus, runc
modus non cft prz dica- - tum, fed mera copulz, determinatio , vnie . modifica:
vnionem przdicati cum fubie- '&o, vt patet in allatis exeaiplis; & hic
etiá aliqui diftinzuunt modum, & di&ut di&um, nam totam
propositionem, vt homo eft animal, quae modificatur à ly seceffsrib dictum ap-
pellant; fedre vera in modalibus aduerbia- liter formatis noa tta proprié
potcft affi- gnari didum, sicut u311o formantur no- minaliter, & ratio cít,
quia cum aduerbiali- | ter foranatur , modus non eft predicatum. Rh. : totam
propositionem immediate afliciens, fedimmediaté folam copulam modificat . 61
Porró modales habent quocunque mo 4o formentur, »rapriam quantitatem, & *
qualitatem, & quidem eam dignofcere in mo 1libus aduerbüliter formatis non
di fizile, cum an. in his modus non ice- tac, (24 folun nodificet copulam ,
atque idzo idemremaaeat fubiedum , & przi- 0g PU T—-——"c—— "* ^ A
« rere eft poifibile, neceff: eft hominem eff. ^ animal vade paru refertquid
modus aa- . teponatur, vel poft ponatur orationi infiai- * fet efse modus
vniuer(alis fempzr cft pofübile ) . a5 catüm, 1110d erat ín simplici,
quancitis, X qualitas earum eodem feré moo v23aada erit,sicut ia
propositioaibus de iazf:; ac in modalibus nominaliter formatis , cim ous prz
iicetur, X,cobui aiti rioja ciatur; ad eam venandam eft aliter proce- dendum
;in his igitur cam quantitas i.vni* uerfalitas, ve! particalaritis,tum
qualitas.i. afficinatio,vel negatio, veritas, aut falsitas ex duplici capite
attendipoteftatmirum ex di&o,& modo,fed principalius ex hoc, quát ex
illo; vade si modus negatur de dicto.etsi dictum sit afirmatum , propositio
dicitur simpliciter, & ab(oluté negatiua , & folum affirmatiua fecandum
quid, vt Petrum cur- rere non eítaece(farium,eft affirmatiua de
di&o,aegatiua de modo , atque ideo sim- pliciter negatiua , fecundum quid.
afirma- tiua; & ? contra fi eft afürmatiua de modo, nezatiua de dicto, vt
hominem non : ff. la- 'pidem eft neceffe, erit simpliciter aflirma- -
tiua,(ecundum quid negatiua. Sic etiam ve«- ritas & falsitasex vtroque
att:ndi poteit , at principaliter attendi debet ex modo, an si conzeuienter
positus; vade fit , vt q1à- uis dictum sit verum, propositio polit efe falfa,
vt si dicamus contingeas eit honiné eff. animil,ia hac dictum eft veram, &
a1- hac propofitio,eft fimpliciter falfa, qaia licét verum fit hominem eff?
animal , fil- fum tamen eft illi concingenter. conuenire rationem animalis;
& ideo vt modus fit có- uenienter pofitus X rcddat propoíitioné fim»liciter
veram , attendi debet mater'a, qua fit propofitio,& dictum,cui applica- tur
modas. 15a enin conuenienter formas retur propofitio de nece(saiio ia materia
coatingenti, aut propositio de contiageg- ti in materia naturali . ein
Eolemmodo circa av EROS modz- lium difcurreadum eít,qaà4 fimpliciter at-
tendatur ex quantitate modi, fecundá q folum ex quantitate dicti, vndeilla
propo- fitio erit vniuerfalis a e Er coitac mo4o vaiuerfali, etiam!i dictam (it
parti- culare, idem & coatra : illi autem «€ tempus , & t tempore,
tales fuat N eceffarim Gr imp bile, nam ille rem gut pro omni tempo-. re, ifte
pro omai témpore tollit ; particu- lares modi é contra enti ngeni en pofibite,
vc hic famitur (am fi tur, vt idem e(t, quod noa rep. -— k -— - curo is V9 - » 3
Lid: entür . moi vniaerfales , qui amplectuntur omae ; diftribuuat pro omat
mpif-. ans, poe - VN non tua-- EO é contra talis dici 44 Pars Prima Infiit.
Tra&.IT. Cap.V. tur omne témpus,contingens enim nó fem- per accidit , ficut
nec poflibile , vt contin- 'entiam importat; illa igitur modalis , cu- --ius
dictum eft particulare , & modus vni- alis, vt iftanece(fa eft Petrum efse
ani- mal,eft fimpliciter vniuerfalis, & folum fe- cundum quid particularis
; & idem eft & contra 62 Diuiditur propofitio modalisin com
pofitam,& diuifam ; compofita elt, /» 44« modus fe habetyyt pradicatum, (v
dilkumyvt Lii vnde conftat ex modo nomína- iter fumptos diuifa eft, iw qua
modos ad wer bieliter fumptus determinat copulam , habes exempla fuperius ;
aiunt quamplures hanc diuifionem ese equiuoci in ea seres alij tantum, diuifarn
putant effe modalem, compofitam vero effe mere de inefse , vt Tatar.
tract.1.& lib.z. Perhier.q.2. S.qwarto Jiéendum,cum Bargio citádo,cuius
ratio eft, quia modilis eft , cuius copula non eft fim- plex, fcd modificata
per modü, fed folà di- uifa copulà habet modificatà, cópofita ve- ro copulam
habet fimplicem , &ideo hzc eft fimpliciter deineffe. Alijé contra com-
pofitam agnofcunt pro veré modili, at di- üifam inquiunt effe meram de ineffe ,
quia habet prorfus idem fubiectum,& przdica- tum, quod ipfa ,nec in ea
cernitur di&um , dequo verificetur modus. Acafferendum eft vtramque
propofitionem tum diuifam , tum CREOÓ EA effc veré modalé , & ideà eff»
diuif.onem vniuocam, nam in vtraq; oeil modus determinás vnionem pre- dicaticum fübiedo , & in vtraque expri-
ng modus, quo MER jccto,ergo vtraque veré modalis erit, per ""Bocenim
fnodilis feceraitur à filio pofica calis Bs tantum,quia e sé componitur ex
dicto, & modo , fed prat- fertim quia facft fef eompofiim &di- HI ; uia
facit diui- fum,ita Tatar.cit trac. t. in Pct. Hifp. c. de modalibus , qui fenfus compofitus,&
diui- fus licet fit obiter explicatus tractat. prac. €.ylt hictamen rurfus
diligentius enuclean dus eft,vt ille,ex cuius intelligentia pendet folutio
multarum difficultatum in Thcolo- gia,vt notant Complut.lib.2.cap.8. - 63
Senfus itaque Md ein perpro fitionem modalem fit,vt docet Tat. dda- ciendo
modum pradicari de tota propofi- tione correfpondente dicto, vt fenfus iftius
[A eed pojfibile eff album effe nigrum m , hac propofitio , album eft E ix
nigrum, eft poffibilis; ratio eft, quia cum modus cft przdicatü in propofitione
mo- dali,tüc totum dictum veré eft fubie&tum , & cófcquenter de
partibus eius fimul sum- ptis, & per modum vnius praedicatur mo- dus ,
&ideó sefus erit formas importatas per extrema dicti effe fimul
compoflibiles in codem fubie&o,& pro codem tempore, in quo confiftit
fenfum cffe compofitum ; quapropter cum modalis compofita fem- . er vniat inter
fe formas importatas per extrema dicti, & de illis fimul füumptis prze-
dicet modum , hinc eft , quod femper facit fenfum cote , ex quo infert Tatar.
ex Scoto z.d z. q.9. modalem compofitam de rigore fermonis non bene diftiagui
fe- cundum fenfum diuifum , & compofitum , quia formaliffimé reddit tantum
fenfum compofitum; quód fi fequédo comihunem; vfum velimus eam exponcrein fenfu
diui- fo,tunc ex modali illa compofita duas for - mare debemus
cathezoricas,vnam de inef- fe, & aliam modalem de aduerbio;, & fic al-
lata modalis compofita poffibsle efl al&um ef.— fe nigrum explicatur per
has duas ,. hoc. Yn & hoc poffibliter eft nigru eodem inftanti tribuitur
albedo c bilitate ad aigredinem,que duo.n gnant,quia vna forma non exclu t
poten- lum c ità Scotus 1.d.39 fub G,v fum compofitum,& diuifum.Hincfitquod
— fen(us diuifus eftille , qui fignificatur per modalem diuifam,cum n. in €a
modus íolà. copulam afficiat, & non totam propofitio- nem, denotat fubiecto
conuenire illum mo- dum,non autem ipfis formis pradicati & fubiecti fimul
conuenire , & 1deó ficut fen- fus iftarum compofitarum ,migrwm ejfe «lbs
eft poffibile, [lVantema federe ef poffibile,eft co ficus , & fignificat
,'quod coniun&io fe- dendi,& (tandi eft pofíibilis;ità fenfus iita- rum
diuifarum , (edens pofhibiliter ftat,feu Sas ftare, album poffibiliter eft
nigrum , cu potelt eiTe nigrum;eft diui(us, & fignifi cat,quod fubiedto
f(edenti conuenit pocen- tia ad ftandurm, non tamen ad ftádum fimul
cumfcfsione;toram banc.destrinsm de. mo dalí diuifa,& compofita, & de
fenfu diuifo , & compofito recipiunt
Complut. cic. & Toan.de.S. Thoma lib 2.C.29: Vt communem » &
explicatur fic per vnam. *Thomiftarum,& valdé notapda elt pro d'it-
ficultatibus tcologicis ia matecit de prse e :id cd poteft effe nigrum, &
fic in fenfu diuifo eft - vera propofitio , quis eidem fubiecto ied o A
oexiftentiam,& fimultatem cum illa, — f "pep nra COMER : 'abalia
dependet, & . ^ De Propofitione bypothetica - deftinatione,& diuinis
auxilijs; ità etià ex- Les Bargius (cnfum compofitum, & diui- um in t;d.
39.ad S. Ex s/fo fecwndo patet ter- tium ex codem Scoto 2.d.2.q.9.de hoc vide
etiam p. inflit.tra&. 5. c.z. vndé immerito hánc do&rinam inficiatur
Poncius cap. t4. paruzlog. CAPVT VI Quid [it li ypatbetica propofitio , Cn
quotuplex. 64 Ypotheticam cap. 3. diximus effe H viupoliiosdin ex pluribus
fimpli cibus conftantem coniunctione aliqua i1- ter fe connexis , & hz vel
funtambz perfe- Gz,& confticuunt hypotheticam copulati- vam fi per
particulam.e»,conne&tantur, vt Petrus dormit,* Paulus ftudet: fi veró per
articulam vel;conftituüt diun&iuam , vt E i vel dies eft,vel nox eft . Aut
vna propofitio feu vnius veri lituunt hypo- dee altera impf. . theticam
conditionalem , quz illas duas |. continet inuicem vnitas per particulam fi,
tfi. curric,Petrus mouetur. Ex quo . coftat!copulam hypotheticam bum,íed iod
rcr fed pe fim- .. plicesconiungentem , v. g. Et, Vel,Si;atq; roo SAEI [Nep cue
ces przdicatur de alia ,fo- lum n.verbum eft nota eorum, qua przdi- eantur ;
conftatetiam effe principales fpe- cies hypotheticz, .f.sonditionalem , copu-
latiuam , & difiun&iuam , ad quas aliz mi- 1inchidit rationem difcurfus
, & ha- - bet vith illatioais, ita quod vna fimplex in- fertur ex alia ,
ideo ad eam reducun- tur rátionalis , fcu illatiua , qux con- flat particula
2o, vt Sol eít, ergo diés eft, ac etiam cauíalis,quz cóftat particula 44/4, -
vt quia Sol eft;dies cft; Immo vt notat Tat, traét.i eed prop. hyp.fi
particula// non fumatur ilatiue in rigoresvt denotat con- fequens (cqui ex vi
antecedentis , fed largà vtimportet concomitátiam antecedentis , &
confequentis conditionalis funda- tam , non quidem in bonitate illatio- nis
fecundum fe,fed fuppofita aliqua pro- mifstone;aut propofito, vel alia
caufa;ratio- ne cuius posito in effe antecedenti , pone- retur etiam confequens
, vt si veneris ad me , dabotibi equum, si haberem libros , libenter ftaderem ,
werden dicitur yeómiísiua, altera Lbs ionalis , ifta nó efft ver-. 45 nalem
reduci: non tameasi ly,.si, n rg iz e fumatur , quia licet iftz in antecedenzi
ha- beant caufam confequentis,non tà rien ne- ceffariam , & ideó dicuntur
conditionales imperfedz quam doctrinam recipiüt So- tus lib.;.(um c.8 Jedt.;.
Compllib.z cap.4. Casil.lib.: .tradt.a. c. 1. & alij ex Societate :
Condirionilis vero fecundum vocem tan- * tüm,in qua mimirum conditio posita iu
an- tecedentc nullo modo eft caufa confequé- tis ; fed penitus difparate fe
habent , vtsi Coelum tonabit , P.:rta filabic;nullo modo ad hanc fpeciem reduci
pote!t , (ed eft mera copulatiua importants (olam temporis coe . Xiltentiam
antecedentis cum coníequeati , non cauf(alitatem . Ad copulatiuam tádem, vt
notat Tatar.cit. non ad conditionalem ,. vt quidam putant, reducuatur omnes
pro-. ositiones per aduerbium temporis , v oa , vel similitudinis , vt Petrus
dormit , quando , aut vbi Paulus ftudet , Plato fuit dostus;sicut Ari(t.&
alie consimiles, nam fenfus, eixrum eft Petrus dormir in ifto cera-
pore,velloco,& in eodem Paulus ftudet, K sic de alijsifequitur Casil.cit
cum alijs. gj Verüm cum iem definitio hypotheticze ropófitionis , quod fit
coftans ex pluribus jx Cibus coniun&tione aliqua. inter fe connexis, &
eius diuifio in conditionalem, copulatiuam , & difiundiuam fit omaiuax
Summuliftarumcommunis , vt pote qux manifefte traditur ab Arift i. Periherm c.
4» Vbi propofitionem nypotheticam vacat coniundlione vnam ,nihilominus non
reci- nó diftinguit hypotheticaa à cathegorica quia Fees di fubiecto,predicato,
& co- nus Tio udi rionam di quia.n. condi- « pitür ab Hurtad. difp. 5.fec.
5. vbi proindé tio pula, tanqitam partibus pracipuis, illa ve- ro plu
enundiationibus. fimplicibus coniunctione aliqua connexis; q * ipfum tenet
etiam Ouuied.controu.s.funi- mul.punc.4.quia, inquit, omnis propofitio
fiu&'eategorica,fiué hypothetica conftat z- qué primo , & per fc
fubic&o , & predica- to, tanquam partibus proximis , nam.om- nis
propofitio eft enunciatio vnius de alio, ergo in omni propofitione datur vnü
quod enunciatur , predicatum ; & aliud de quo enunciatur, & eft
fubie&tum; crgo om nis propofitio conftat fubie&to , cato . Conf. omnis
propofitio cft iudicium, uod effentialiter eft cognitio,qua coguo- itur
conuenientia duorum extremorum; ergo omnc iudicium, feà omnis propofitio dicit
vnum extremum, cui aliud conuenit , ctiam potiunzad hypotheicam condiigs ik
aljid quodeonucnit, quorum ho pre- E nr MP wd; 4€ —— fPariPrima InfliTraflII.
Cap. VT. | dicatum, illud fubie&um dicitur. Nec iuuat dicere hypotheticam
habere (ubiectam , & pradicatam remotum, quía iudicium im- mediate enunciat
vaum de alto , & imme- diaté fertur in conuenientiam extremorü ; ergo
refpicit extrema, tanquam immedia- té affe&ta copula e ; ergo tanquam
partes immediaté componentes propolitioné om- nem.Nó ergo ex hoc capite voluat
hypo- theticam à cathegorica fecerai, fed exeo, quod cathegorica abfolute ,
& fe fola e(t fi- gnificatuia, hypothetica vero minim? | d in faa
fignificatione pendet ab alia , tanquá à coditione, vt ff Sal Lucet ,d;e: ef,
hic enim exiítentia predicatur de die, non abíolutàj fed dependeater ab
cxiftentia conditionata Solis , vndé (eafus eit , dies eít exiftens , fi
Sollucet, vbi additum illu // $2! /wcer,pre-,. dicato appofitum facit
propofitionem ni- hil ponere in effe , fed tantüm fignificare conriexionem (ed
dependétiam inter fubie- Qum, & predicatum . Ex quo inferunt hy-
potlieticam differre à cathegorica ratione additi, fi,afficientis illius
przdicatum,ex vi cuius copula eff, y. exiftentia ex feimportat , illam tantüm
dicit condi- , tjonatam ; ac proindé etfi forma propofi- : tionis cathegoricz ,
& hypotheticz fit co- pula efl, hz propofitiones inter fe diff:rüt
effentialiter;quia copula eff ia hypothetica ratione additi fe Cenentis ex
parte przdica- ti contrahitur ad figaificandam exiítentia conditionatam
praedicati , quam abfolacá ex fc nullo appofito addito in cathegorica
propotiioncligniar . Exhoctandem in» erunt nullam propofitionem effe proprie
icam, nifi conditionalem; copula- dan vero, & difian&tiuam eff: fold
plu- . — xescathegoricas fimul iitioca : — quiaiahisomnibus exillentta pr ti
ab- enunciatur,& illam importat fecua.. . d dum exiftentiam copula «f ia
propofitio- ne appofita . Deia lé propofitio ene UM j ua Petrus crrit, e»
Io«nues «mbu!at , - fimplex propofitio , fed duplex cathezo - ... ca,ergonon
eft hypothetica , probat ante- | cedeas Ouuied. quod q'tia à nobis non ne- :
gabitur , fuperfluum ct eius probationem r -adducere;ità loc.cit. difcurrit hic
Au&or. j Hac eít contentio feré tota denomine, & modceloquendi , nam
quoad rem negari. x » quia hypochetici quoque ea nifiz ad modum cathegoricz
,itaut copu- poütionis, & fuo modo poffit aífigaari ia | & pradicatum,aon
quidem — € ! fatemur etiam proprié, & in rigore philo-
famartificiofampropofitionum hypothe- —— eit fit forma ipfam cóltituens in effe
pro- * pula abíoluté fumptum, fed peraliquam condi- ! tionem relítrictum, vt
patct in exemplo ad- duco ff $4 lucet, dierejt , quz ità refoii- taur,dies eft
exiltens , fi Sol lucet; imó vt ve rum fateamur , hoc modo, refoluta magis
habet rationem prop ofitionis , nam primo modo potius fabere videtur vim
argumé- tationis, & illatioais , quia fic (umitar per modum antecedentis, &
con(equentis ; vn- dé ben? per hoc difcerni potelt cathegorica ab hypothetica ,
quod in illa przedicacá af- firmatur de (ubiecto abfoluté loqueado, in. ilta
veró minime,(ed dependenter à condi- tione,quz afficit, & ceftrin git prz
licatum; fophico , licet non dialectico , (olas condi- tionales eff
hypotheticas ,tàm ob rationé ipfam aominis, tum quia copulatiuz,X di-
ua&iuz porn commodé explicari per plures cathegoricas ; & hic dicendi
modus re vera breuius , & clariusaperitrarionem — propofitionishypothetice,vtàcachegoris
——— ca iecernitur,minufq. coafandit Tyrond- — —— mentes. Attamenattendendo
ibradurà ip- —— X ticarum benéloquuntur Summulilkz, dunt — — aiunt formam
conílitutiuamA^lllarum non ——— eff:copalamef,(ed aliquod aduerbium ,^—————
velnotans pluresfimplices.comiunzentem ^—— — v.g. $i Vel , qua ratione dixit
Aiit. loc... ; cT DEMO hypotheticam e(f: vnà - coniundtione, vadétam
propofitiones co- — pulatiuz,quam difiunctinz funt reueracós — ws lexe,quatenus
colant duplici copula ver» — ali ; &licet coadirionalis fit minus omniü
compofíta, quatenus veritas reperiturfolü in vna, & altera fe habet,vt mera
coaditio, adhuc tamea dici potelt, ac debet propofi- tiocomplexa, &
compofita propter dupli- — cem propofitionem , vnam tamen ab alia. ndentem , nam
hypothetica illa /f $t eff, dies eft, incladithas fi mplices, quz am- bz forent
verz ex fappofitione exiftentiz Solis (aper Orizontem 5$»! eff , ac dies eff;
Irem atr do ftru&uram artificiofan copulatiuarum,& difian&tiuarum
bené ita- tuunt Sammaliftz illas effz y. once e ü & à implicibus
effentialiter diltin&tas, quia opulatiuz,& difiun&iuz, & iudi-
z. ut AN ea veritas cop cium, quod fertur de ipfis , diuerlum clt à
veritate,& iu licio, quod fertur de ipfis ca- thegoricis ab(oluté prolatis,
& fine cóiua- &ione, vel difiun&tione; hoc patet de co- àiciua, nam
ipfa fignificat illas fimplices, ex quibus componitur , e(f: (imul veras , qua
Miu aa Agnifcir dueilia -—— - Hn MTM EU i fonte, &aliorum. — .— x ei
PAypetbetics eopoftione fue etiá ..-— "modo
inuenithr materia, forma;quantitas, i He Vut alitas;. mr x E ^ snápropofitio
cum alia;ficutin cathegori- De. Propofitione bypotbetiea simplices,non atz; tum
quia foluté fumptz vna poteit cffe vera;altera falía,ied dum funt copulatz vna.
exiftente falía;tota coniunctiua cít falfa, vt pofteà ex cius regu lis
conftabit;ergo cft diuerfum iudicium,& diuerfa veritas de vnaquaq.
propositione cathcgorica feorfum , quam de vtriufque simultate , quia si
feorsim fumantur , vna verificatur , vcl falsificatur independenter -ab alia ,
at copulaté veritas vnius dependet à veritáte alterius ; hoc etiam adhuc magis
p in disiun&tiua, nam altera parte exi- ente falía , tota disiunétiua eft
vera , aliud. ergo elt iudicium , & alia veritas totius, & alia
partis,per qp patetad rationes Quuied. ino posit , & adhuc magis patebit ex
di- cendis in fine hnius capitisn 67. vbi de hac re fermo redibit. Quia ergo
hic prefertim — « explicarc intendimus formaliter itructurá -...
'"attificiofam hypotheticarum ,X non mate- —xialiter tantüm, relinquendo
modum dicé- |... di Reeentiorum, profcquimur declarare hy de jeticas de more
Summuliftarum no- rorum ; Parisiensium Tatar. Orbell. Ioan."PA i a f Forma
ejus eft copula, qua am; : ^ rbd iu Ma geiesiperirio cathego- ENS b t copula
vniens przdicatum cum . "fubiecto. Materia eft connexio;quam habet. |
*aerat cennexio', quam habcbat pradica- tm ccm fübic&g , & etiam ipía
poteft effe naturalis, &im ini s oai ful v rn c js Tisetit connexio propofitionum. ; v | — due
contingcntes, fimplices neceffario c5- .. "ecdantur, etficicoc
hypotheticam in mat c- xia neceffaria , vt fi Homo currit, mpuetur, ré non ex
materia cujuslibet fimplicis orfim, fed cx eo quod € itur, vel neéatur pet i
int 1 hypothe- ticam ,atfcadenda c eiue Ha Chin - tas cius cft , qua inuenitur
jn. vtraque ca- theporica, vndé fi vtraque cft vniuerfalis , vel
particularis,tota hypothetica talis erits fi vna vnitiefalis , & alia
particularis , erit mixta: an vero étiam fecundum fe poffit aliquá habere
quantitatem,mox dicemus. Qualitas demum
eius erit veritas,v cl falfi- 25, rmatio,yel negatio,vt de cathecori- «a diee ,
Quz vt magis innotcícat . Ciufdcm regulaslubiurgimus. 66' Pro veritate &
falfitate hypotbeti- carüm geret fequentes regula font ebícrüande, Ad veritatem
conditiepa'is - 4? affirmatiuz flri&té fumptz requiritur , vt coníequentia
fecundum fe fit bona,.i.quod ex natura antecedentis confequens dedu-
catur,fiueantecedens , & cenfecucas ife sint vera.vel falfa ,
siuepoffibilia , ftue im- poffibiila, fiue ncceffaria aut contiagentias vnde
ifta conditionalis eft vcra, fi homo eft asinus , homo clt rudibülis 5 erit
autem falfa si antecedens poteft. effe verum con- fequente exiftente falfo ,
fcu si conftquens
non
neceffario cx antecedenti inferatur : vnde quia confequentia fecundum fe bona
femper eft neceffaria , & (ecundum fe mala femper eft mala, &
coníequenter impoflibff lis , ideó omnis conditionalis vera ftricté fumpta, vt
habet .f. vim confequentiz , eft neceffaria,& omnis falfa
impoffibilis,& nul la datur talis conditionalis contingens . Ad veritatem
rationalis vltra bonitatem con. fequentiz requiritur , vt antecedens sit. in fe
verum,vnde hac erit fala, homo eft asi- nus;ergo rudibilis eft. ^d veritatem caufa-
lis vltra bonitatem copfequentiz , & veri- tatem antecedentis in fe ,adhüc
requiritur; quod antecedens sit caufa confequentis , vnde hac efit falía, quia
homo eft risibilis, eit rationalis, quia fumus efl,ignis eft ; Ad veritatem
tandem pure conditionalis , & promiifiuz requiritur,vt veré exiftat a par-
te rei fundamentum illius concomitantiz antecedentis, & co: equentis, vnde
vt hzc... sit vera,si veneris ad me,dabo tibi equum ,. neceffe eft tunc adefle
propositum i equum etiamsi poftea non impleatur pro-. miffüm, quod si tale
propositum nó adsit, erit propositio falfa , etiamsi poftea pro- miffum
adimpleatur,vt bene hie Complut, aduertunt. — - A3 veritatem copulatiue
requiritur vtrà. que partem effe veram;quod si altera pars, vel vtraque sit
faifa, falía erit tota copula. tiu; ratio elt, quia cum vtramque partem. -
coniungat , significat vtramque ita (e habe- re;,sicut enunciatur, vadé ifta
cft falfa P.- trus cfthomo,& homo cft lapis : enin dicatur neceffaria,
vtraque talis effe debet & si vna fola cit contiugcns , tota copulati. ua
cft continzcns;ratio cft,quia hypotheti- €a coy ulatiua on folum affirmat hanc
par- tem, vel illam, fed «tramque, atq; adcó ra-. tione vnius partis
contipgentis it toe tà copulatiua aliquando cffe vera, & ali- quando
fa3l(3; atqueadtó coutingcbter ve« r2; vc] falfa, ergo vt neccffaria sit. ,
verdyi- ue eed abe tequirit. Vt Mic stp isnon vtramque partc 2x d » E? Je - di
"WE CH c0 ) um 43 effe poffibilcm fed requiritur ctiá , vt sint
compoffibiles hac, n. propositio Petrus lo quitur;& non loquitur,conflat ex
partibus pofüibil ibus fcorsim , fed quia funt incom- flbiles, tota propositio
cft impofübi- s Ad veritatem disiunctiuz ftridlé sumpre requiritur alteram
partem cffe falfam quia disiuncliua in rigore continet exclusionem alterids
partis, & reddit hunc fenfum alte- rum tantum iftorum «ft vcrum, & sic
fem- altera pars debet effe falfa: si veró lar» gà fumatur ,vt ide valct;ac
/a/rem | , vel a4- miu: ,sic vtraque pars poteft cffe vera,nàá reddit hunc
fenfum , vnum faltim iftorum eft verum, quo disiunétiuo loquendi modo víus e(t
Chriftus cum dixit vb; duo, vel tres fnerint congregati, &c.ita Petrus
Hifp.tract, 1.& per hanc diflinctionem fedatur grauis contentio de hacre
inter Modernos . Ad eius neceflitatem requiritur, quod vna pars sit neceffaria
,vel si vtraque contingens cft, vna sit alteri incompoflibilis , vt Petrusle-
git,vel non legi quare si ambz sint contin gentescompotlibiles, vt Petrus
ambulat , vel legit,tota difiunctiua erit contingeus ; Tandem ad eius poflibilitatem
requiritur, quod vna pars eius fit poffibilis, ad im. poffibilitaté quod
vtraque fit impoffibilis , Pro afirmatione vero , & negatione hy-
potheticaruni hxc regula pro omnibus tra di folet , quod tunc funt affirmantes
, cum €oajunétio vtramque «oniungens propo- ionem cft capire | tunc
ncgantes,qua- do cft ne2ata:ratio iabzcfe habet in kic cer , vt copula in
cathegoricis , lrzc eritaffirmatiua. , finullus homo currit nullus homo mouetur
quia cóiüctio fif uo eft affcéta negatione ;hac vero eritne gatiua,.Né fi homo
curritj,homo mouctur , quia c6iüctio f afficimur ncgatione;Scd quà. .
uispraz-di&ta regula pro dignofcédis aifir- matiuis ,& negatiuis jn
caufalj , & códitio- nali locíü habcat, attamé nó videtur fatis có grua in
rationali quz vt negatiua fiat, prz poni nó folet negatio particu iug er
£6,nequeinconiun&tiua, quá dum volumus negantem facere,non praponimus
parti- et & negationem dicendo. Nom, 4» Pctrus Kinder em Penins fl'udes,(ed
dicimus, & Pe- £15 won ftudet. , & Dawlus nonfudet , & etiam de
difiunétiua eadem dubitatio cur- nt: Dicendum tamen cft,quodlicet huiu- modi
hypothetiez poffint fccundum rem alio modo negatiuz reddi,quàm per ncga- tioaem
prapofitam particula ncgatiuz;ta- Pars Prima Infiit J v4 Quares;an diuifio
propofitionishy- pothe coniun TratL IT. Cap.V T. — men fccundum rigorem logicum
ita debét negari , vndé hacerit rationàlis negatina fccundum regulam affignatam
Pejrws eff bo.— mo non ergo Peirusefl equus,&hacnegatio-— ua coniunctiua
Nec Petrus fludet , mec Pas- lus fíudet nam ly mec , proprie eft particula nep
&iua tamen nà : videtur fieri poffe negatiua , nifi per nega- 1 tionem
partium . Pro quantitate harum propofitionum nulla peculiaris zffignatur regula
, eo quia diucrfam quantitatem non habcant ab ca , quz eit in partibus,cum.n.
quantitas fuma- tur ex fubicéto, vt dictum eft fupra , & hy- potheticz nón
componantur ex fubicéto , 1428 & przdicato, indé fit proprié non effe vni-
uerfales,aut particulares:vbi tamen aduer- tendum eft copulatiuas,&
difiunc&tiuas ali- quo modo vniuerfales , & particulares dii poffe,
quia particula coniunctiua nata eff effe nota vniuerfalitatis,&
difiun&tiua par ticularitatis,vndé ratione iftarum poten fecundum fe dici
vniuerfales , & a ves,vtinfra cap.g.magis explicabitur. ——— tic« in conditionalcn
& difiun&tiuam fit proprie gene cies? Negant quan, aed s ! copulatiuas
ps diírunctiuas « fimplices, nec diftinétam verit: h r^ re, aut falfitatem à
simplicibus, ex quibus —— eir 2 etiam, isis fenfus eft - simplex , & per
vnam cat oncth n expli catur eofüs n.v.S. lius ciiun&li o&Pe trus,
& Paulus fludct,cft hic , vterqui "Hos UR" detfenfus iftius
disiun&iux,vel Petrusflu. — — — det,vel Paulusfludet,cflhic, vnusiftorum
^—— — ftudet;immo ncque. conditionalis iB des verahypothetica,cum.n.indludatvim
di- —— fcu; : significat veritatem , fed cófe- iw qpcion dtque Rus crit
argumentatio po- tius,quam othetica propositio. Dicen- Mim cobdic dum tamen eí
nalem , quam coni ü disiun&iuam cffe proprie | hypothceticas, ac proinde
diuisionem tam c enerisinípecies,ità Tatar. cit. & — fcquitur 1oan.de.S.T
hom.q. s. art. s. licet cum aliqua analogia , quia vt patet cx và »psius
nominis propositio hypothetica prius dicitur de conditionali quàm dx cz- teris.
Ad rationem in oppositum dc con- iun&tiua, & disiunctiua "cgoturafam
pr » nam habent veritatem , & falsitatem pr priam à simplicibus prorfus
diuerfarn « KC diuerfum fit iudicium de ipsis ,ac de sim- plicibus,ex quibus
conflant;vt patet x i) gu * penus pro earnm veritate difcernen. ; funt etiam
propositiones veré com- — — splexz; quia conitant duplici copula vcrba- i,nec
dicuntur vna, nisi coniunctione , vt inqüit Arift. Quod autem pofsit designari
earum veritas p«r vnam cathegoricam, ve- .lutin actu signato , non tollit ,quin
veré in &étu exercito veritas earü sit hypothcetica 4n copulatiene,aut
disiunctione plurzü pro positionum cósiftens; immo, & veritas ip- sius
conditionolis ità exprimi poteit per xnam cathegoricam 1n aétu signato dicen-
do,quod eft coniundio plurium simplici per particulam ff. Ad aliam de
conditjonali concedunt Conrlut. cit. non participate rationem propositionis
nisi fecundü quid , effentialiter vero effe tátü argumétationé. Sed dicendum
eft conditionales multoties - -gon tátüm
habere vimillatiuam, fed etiam - s affcrtiuam , cumnimirum fub conditione . — «
aliquid af&rmant,vel promittunt , vt patet de ila fi. bowro effet equus
effet rudibilis,nam — — de ifta fertur iudicium &on tantum quoad —
.dllationem;fed etiam quantum ad affrtio- — — jnem,i.quátum adità effe,vc] non
efft , at- - que ades wt sic propriam veritatem ha- — —wbebit' or. 3 & - m
—. «effe simulargumenttio, & propositio, cü (0 hac effentialiter sit oratio
enunciatiua; cui ^ -conaenit cffe veram,vel fiip auti. gala;cum non fit
enumciatina, fed illatiua ? — Refp. non eff: incomueniens , quod eadem - ,
oratio materialiter fub diucrsis formalita- ; tibus pectineat effentialiter ad
orationem " enunciaciuam, & illat uam , & ita fe habet - in
propofito conditionalis hypothetica ; - -quatenus.n.includit vim confequentiz,
di- - citur illatiua,& quatenus ét przcifa vi có- -fequentiz affcrit
aliquid ita effe , vel aon ei ,non quidem per praedicationem vnius . . de alio,
quia id pertinet ad cathegoricas , ^ fed per Conexionem plurium. fimplicium —
.faSam per copulam hypotheticá ,' dicitur enuneiatiua, : -* tatio aucem
folum-dici pote i CAPVT VII. De oppofitiome Cuthegoricarmm fimplicium, .63
Ognita effentia, & muliplicitate | propofitionnm, r rhe 1 ptictares
explanare tO tio, opc E E tione , € al1Js, huc prius dcoppofitionc
cathegoricarum "e 9" - — EE A. 71 De Propofitione bypothetica. — ^.
$ed dicesquomodo eadem oratio poteft. ! u«9 fimplicium, deindé modalium, &
hypothe- ticarum. l Oppofitio itaque eft durum propofitio- pum vtroque extrem
participantium: codem erd;ne fecundum qualitate, velquantitaterm, vel vrramq:
repugnanti , cx quo patet , hic nos non loqui de oppofitione reali reram,
qualis cft ca ,quz int&r calor:m; & frigus verfatur, nec dc illa ,^ quz
inter terminos reperitur, nam de hac egimus tract. prz- ced. ape fed deilla
przcisé , qug iutet propofitioncs verfatue; neque oppofitio. nem hic accipi in
toto rigerc;quia talis pg nes qualitatem tantüm attenditur in pro-
poficionibus; ita quod vna fic affirmans, al- tera nezans, vna vera, altera
falía, non au- tem penes quantitatem;, non.n. inrigore vniuerfalis, &
particufaris opponuntur, cü vna-coatincatur fub alia , fumitur ergo fue, sé pro
quacunque diaerfitate propofitio- num fecundum qualitatem, vel quantitaté, K
dicitur repugnautia d uartm propofrtionss, nam eadem caunciatio fibi ipfi non
aduer- fatur. dicitur vtroque extremo participantium, A. eodem fubiesto,S
przdicato, hzc náq. funt extrema propofitionis, & codem mo- do in vtraque
acceytis, ica quod non varie- tur terminorum fuppofitio;appellatio,am-
p'iatio,Xc.fed in vtraque fumantur pro co- dem fignificato re, & nomine ,
vt feruetur terminorum vniubcetio cum cademintee gnitate;ne aliquis terminus
ponatur in v- na,qui non fit in alia , pro eodemloco , & tempore, vt docet
Scor.z.d 2.4.9. fub S , vc ia (umma fola variatio fit in qualitate , aut
quantitate propofitionum , in czteris func proríus vniformes . dicitur eode»
ordine , qura propofitionum vtroque extremo par« ticipantium, aliz participant
inuerfo or« 'dine,vt homo eft animal,animal efthomo; -aliz eodem ordine, ita
quod fubicétim in vna fit etiam fübiectum in alia, & pariter icatum vnius
fit quoque pradicatum alterius, vt homo eft animal , homo non eft animal, &
hoc fecundum requiritur ad op- pofitionem. dicitur fecumdwm ;qualitatem , vel
quantitatem, &c. quia fecundumaffir- mationem, & negationem, vniuer(alitate
, aut particularitarem repugnantia propofi-. . -— tionum attenditur. 4 : .. 69
Poff:nt autem quadrupliciter pro- pofitiones adinuicem repugnare , repugnantia
maxima;itaquod oppo- nut cin quate inqualitate, & hac dicitur
contradi&oria oppofitio; vel effc poteit min nem oM in fola quantis : tatc
»9p-e £ d ANEREUEUI E usas *$0 Pars Prima Inflit. Tra&l.1T..
Cap.VIT. tate repugnent, in qua non daturrigoroía ,geffe; in propofitionibus
autem contradi » 1 oppofíitio, & hac appellatur fubalteraa, vel medio modo
repugnare poffunt, .(.in qua- litate fola, in qua attenditur vera oppofi-
,tio,ia quantitate autem conucaire, quz fi fuerit vniuerfalis dicitur oppofitio
cótra- ria, fi particularis ; dicitur (ib coatraria : ex quo fequitur
quadruplicem eff: oppofi- tionem, contradictoriam, contrariam , fub contrariam
, & fubalternam , quarum pri- ma cft maxima, vltima minima , aliz duz
mediae, & fingulz (unt explicanda eum fuis regulis, & legibus . Vt
autem tota hzc do- &tina de oppofitione cathegoricarü fim- | eese MTM
percipiatur fübícriptá guram folent illis proponere Sümuliitz. Omnis bomo| —— m
| Nullus bomo | efl amimal Contrarig | eft animal | a E 7 u^ ^ , * v— e S* cd I
T, e » t [2 ln! 9 — 9. e m e *b E z C o z Im, P Aliquis bemo]: ———————— Aliquis
bemo Ud «rimal | Subcontrarie |mow eff «mima: -. Centradi&oria oppofitio
eft repugná- tia duarum »propofitenum in quantitate, & qualitate fimul,
itaquo vna fit vaiuerfalis afirmatiua,& alia particularis negatiua; vt
omnis homo eft albus , quidam homo non €ftilbus,vel vniuerfalis negatiua, &
parti- latis affirmatiua, vt nullus homo eít alb, quidá homo eft albus;vbi
notád( cà Tat .tr. 1.hic definiri cotradictoriá itioné de fubiecto communi ,
ideà licet iftz Sortes currit , Sortes non currit,non fint vn:uerfa. lis afirmatiua,
& particularis negatiua, ta- men funt verz contradi&oriz,nam igne 1 em
larisaftirmatiua, & fingularisnegatiua pcr coatradi&torié opponuntur ,
vt docet Aufl. 1, Perhier, cap.s. Lex veró contradi-
&oriarumindifpenfabilis epar : funt fimul verz effe,aut fimul fal(z,(ed sc-
per vna eil vera , altera falfa , & fundatur in illo gyacrali, &
irrefragabili principio , SMem de evdem fimnl nfirmari ér negari mn 'to'hoc
modo bewo Gorijs idem praedicatum eodem modo có-* paratur ad idem fubicótum in
vna affirma- tiue, in alia tegatiué , erzo impollibile eft vtramque effe veram
. Dices ilta contrad:cunt album , & noa album, & tamen homo , inquantüm
homo, nec eít albus, nec non albus, ergo inter có- tradictoria dari poteft
medium. Refp.aliud eff: loqui de te-minis ;aliud de propo'itio- nibus
contradictorijs, nam inter terminos, ] feu contradi&taria incomplexa , fi
fumátur cum aliqua determinatione , vel fyacathe- goremate, vtique dari potefl
medium ,vt probat argumentum, fi camen fiant propo- fitiones dicendo, homo
nquantum homo eft albus, homoinquantüm homo non eft albus ( fic .n. formari
debcnt , vt fint con- tradi&oriz,vt quod affirmatur iu vnanege- tur in alia
) prima eft vera. ,altera falía , ita Do&or 1.d.2.q.7 infra & K, &
d.4. q.1. fub | E, & d.5.9.1. fub L. & albi fzpé , & malé- ncgat
Cafil.cit.c.. prefatas propofitiones — : effe contradictorias,licet.n.itenon
con- — — | tradicant, bmp inquantum bomo eff albur,.—— hemo inquantum hino non
ejf albo: , quia quo9 affirmatur in prima nonnegatur in ecunda, & cum
ipfafitafrmatiuadeprz- ——— — dicato infinito , negatio ramen przpofita .. —
copula negat in fecunda , quod affirmaba- ? tur in prima, & ita conftituit
illam contra- - diétoriam pr:mz , nam illaaffirmata albe-. — dinem effc dc
effearis bominis quod ila directé negat , vnde n.eít, quodait — Ca4fil. hanc
fecundam 'carentiam, ——— hominis, quia hzc fecunda propofitio eft negatiua de
pradicato finito, vt autem af. firmaret de homine carétiam albedinis de- beret
effe affirmatiua de przdicato infini- i homo efü woo | «lbu:.Eadem de malé
negant Arri. difp.z.n.s6. & Ouuied. has effe petii, dc z : ctorias Petru:
effemtialiter eff albus, Petrus .? effentialiter mon eft albus, ca
frztusratione, - ia vtraque falfum affirmat prima albc- inem effe de hominis
effeatia , i fecunda negationem illius, Nam re vera fecunda propofirio non eft
affirmatiua,fed negatiua £ius , € prima. Obferuandum tamen eft meliorem mo- dum
contradicendi,ae deceptio contingat, effe,fi in negatiua propofitionc negatio
nó folum copulz preponatur , verumetiá ad- uerbio, & cuicunq;
syncathegoremati , z iuam Micibit, ita in. fiet, vt vc , oppo- s --———- Pet,
sues, UE te M ?- 46 ^i tur, & quidquid in vpa affirmatur, in alia negetur,
nam de rigore re fcrmonis ncgatio folum negat , quz poft fe inuenit , non quz
ante fe : Hac de caufa hz non có- tradicunt Petrus femper fiudet, Petrus fim
per non. findet, cum poffint fimul cffe talíz ex hypothefi,quod interdum
tludeat; inter dum non , quare potius funt contrariz , vt jeitür contradicant,
fic debent fieri Petrus fempur. findet , Petrus mom. femper. finder, namcum »em
fcmper zquiualeat aliquando gon, sicut »en omni: aquiualet «//2sis nem, fenfus
fecunda eft Petrus altquamdo mon. fts det, quz. deo opponitur primz, qua facie-
' bat fenfum vniuerfalem quoad tempus , & (99 fe. ^ v€rà ncceffaria, aut
impo - laris; v.g. ex - falfitate pr ideó nunquam cffe poffunt simul verz , vcl
falfz. Dices hz poffunt effe simul vera /o- mo femper ftudet , bono mou femper
fiude^ , si Petrus v.g. femper ftudeat , & Paulus i6 femper fludear . K
cfp. id verum efse , quia illa propositiones funt fübcontrariz , quia terminus
eft communis, qui in materia có- pns eiusd particulari, ac proindé ambz
verificaci poffunt , cum non sint de eodem fubiecto 5 quot autem conditiones
rcquirantur, vt dug propositiones inuicem contracicant, vide Tatar. lib, 1.
Perhier.q. $.dubit. 1. & a!jos Summuliflas. - /,70 Centraria oppositio cft
SERUEnAD- tia duarum propofitionum vniucrfalium in-qualitate, vt omnis homo cft
albus , nul- Jus homo eft albus, & ad hanc fpeétát pro. "pofitioncs
indcfinitz, fi fint in materia ne- ccffaria,aut impofhbili , quia fic
zquiualét vaiucrfalibus , qux autcm
conditiones re- quirantur , vt duz fint contrariz, vide Ta- tàr cit.dub :. Lex ifiarum
eft, quod in nul. la materia poffunt an.ba fimul éffe verz,be 1é tamcn fimul
falfz in mate ria contingen- ti 1t patct in goes aeos jn materia ibili femper
vna eft vera ,& alia falfa,vt omnis homo eft ani mal, nullus homo cft
animal 5 non poffunt ambz fimul effeverz, quiaalioqui contra- di&toriz
poffunt effe (imul verz, nà fi duz allatz effent verz, etiam hz duz effent ve-.
rz,omnis homo cft animal, & aliquis ho- mo uon cft animal , cx vniucríali
fi quidem jua vera,nullus hono eft animal, N: ceiioferi ti culatis negans ,
aliquis ho- mo non e(t animal; poffunt tamen cffe fi- mulfalíz- in materia
contingenti, i.quia ex opofitionis vntucrfalis non re- &é inferturin tali
materia falfitas particu- hacfalía otrnis homo «ft al- bus, non fequitur hanc.
cffe falfam aliquis De oppofitione Cathegor. fimplic.. - $i homo cft albus;quia
pradicatum contingés potcft conucnire vni cx inferioribus fubie- &i, licet
non orrnibus : in neceffaria vero , aut im pc ffbili non poffunt cffe fimul
falís, quia in his prxdicatum cmmbus conucnit inferioribus,aut nulli . Scd
dices, contradi- Goriz in nuJla materia queunt cffe fimul verz,vcl
falfe,quiaafirmatiua totaliter per ncgátiuam rcmouetur , fed koc ideminco-
trarjjs euenit t€ hac propofitio omnis homo cft animal tctaliter per hanc
remoue tur pullus hon.o cft animal, & inter eas nul lum relinquitur medium.
Rcfp. a&rmatiuá vniuerfalem vt fic , non rcmoueri totaliter per negatiuam
vniuerfalcm, vt bcré bic no tarunt Complut, nam intcr omne , & nullü mediat
aliquis , atque ita vniucrfalis aff r- matiua, & vniuc rfalis ncgztiua vcré
babent medium interdum tamcn raWone materia, naturalis .[. vcl impe flibilis
mcdium non admittunt , vt patet jn exemplo allato in argumento, eadem .n.
ratione , qua vcrum eft aliquem homincm effe animal , veiü cft; etiam ratione
matcrie omnem homincm eff: animal, hinc dicimus in materia impof- fibili, vel
naturali duas contrarias non pof- fe effc fimul falfas , Subcontraria oppofitio
eft repugnantia duarum enunciationum particularium. in qualitate,vt cuidam homo
e£t albus , quidà komo non cft albus. Lex earum cít poffe cffe fimul veras in
materia contingenti 5 vt patct in allato excmplo : & ratio eft , quia idem
przdicatun non afbrmatur, & ncga- tuy de codem fübiecto determinato, aliter
effent contradi&toriz ,. Non poffunt tamen fimul efse falfz;alioqui
fequeretur contra- dictorias fimul cffe falías , nam cx falfitate pru reété
jnfertur falsitas vniuere- ,€o n.ipfo quod przdicatum remouce- tur ab aliquo
inferiori fubiccti, nó amplius . conuenit illi fubie&to vninerfal:ter
(umptos ergo ex his duabus fub. contrarijs aliquis homo eft albus, aliquis homo
uon cft albus inferr.nnirbz contradictoriz: fimul fal(z, omnis homo cft albus ,
& aliquis bomo. nó cft albus, tuni quía vc affirmatiua císet fal- f? nullus
hamo deberetefse albus, & fic negatiua tunc cfsct vera, Subaltcrea denique
oppofitio cft repe guantia dvarum p ropofitionü in fola-quan« titate,vt
vniucifalis af&rmatina cum partie lariaffirmatiua., ve! votuerfalis
ncgatiua ci part:eulari ncgatiua lx earum ett , " . fi vniucrfal;s si&
vcra, particularis etrá eri vera,non tamen € ee ga in atc ria * SR LI - $2 ——
Par Prima Inflit, Tract.IT, Cap.TI. neceísaria : ratio cft, quia ex vniuerfali
ve- ra poteft mferri particularis, non é contra, uia siprzdicatum conuenit
omnibus in. ertoribus fubiecti , conuenit etiam alieui ex inferioribus,non
tamen é contra,si con- venit alic::j, ergo omnibus ; quia non valet aliquis
homo cít albus , ergo omnis homo eft albus. Quod si hzc eft verz, quidam ho- mo
cft animal,crgo omnis homo cft animal, hoc non prou: nit ex parte forme , cumin
simili forma detur antecedens verum, & confcquens falfum, fed ex parte
materiz , uia eft neceffaria. Deinde si particularis sit fal(a,etiam
vniuerfalis erit falía,uon ta- men é contra, racio cít,quia si prezdicatum
xemouetur ab aliquo inferiori ,iatn non có- uenit omnibus , non tamen si
remouctir ab omnibus simul fumptis, ideó remouctur abaliquo determinato 5 quod
si contingat 3nterdum ex vniuerfali falfa fequi etia par- ticularem falfam,vt
in hac,omnis homo eft ris , ergo quidam homo cft lapis , id fol €x parte
materiz , quz eft impoffibilis. , eadem. n. ratione, qua impoffibile c(t om-
nem hominem efse lapidem , eadem etiam 3mpoffibile «ft aliqué hominé efse
lapide. 71 Quares an omnes fupradistzo sitiones sint verz oppositiones? kcfp.
fo- Tam contradidoriam , & contrariam efse veras oppositiones, non.autem
fuübcontra- riam, & fubalternaui, ità Tatar. x. Perbier. S. Primo (ciendum
, fcquitur Fonfeca is. dialect inftit.cap.6. Blanc: lib.e. £cét. 13. Arriaga difp.z.n.22. Amic.lub.:. & alij
quamplures, & eft exprefsa Arift. (cntenga » ier.cap. $.& 1. Priorum
cap. s. Ratio . -eft, quia veraoppositio cft eiufdcm de eo- dem, non nominis
tantum, necrei tantum , fed rci, & nominis simul, ergo quia (ubal- fernz
nonopponuntur fecundum affirma- "tionem, & negatione m , & pofsunt
amba - efse simulverz,& simul fal(e , vt patet cx lis caruni;immo vna
illarum, vniuer- is continet aliam', pus cftparticularis, funt quin. afserit
omnem bominé ese animal , cenícquenter afserit aliquem hominem ef- fe animal:
(ané non erunt veré, X in. rigore positz . Et parum xefcrt,quod vna sit v-
niuerfalis,altera pasticularis, quiain qusa- titate non datur. vera oppesitio,
& quanti- tasmaier minori non repugnat, quare füb- alterna dici debent:
pottus diueríg quanti- tatis,quam oppositas vndé , & contradi- rz ipfg non
veré dicuntur opponi xa- uantiratis vniucrfalis , & particula- one
qualitatis ; afrma- : "ET Ps - ; LEUTE Eu e doo zc tionis nimirum,&
negationis, falfitatis;&s yeritatis. Quia veró fubcótrariz, licetsmt affirmantes,
vel negantes , non tamen funt. de vno, & eodem fubiecto fecundum rem, fed
tantum fecundum vocem, alioquin non pofsent efse simul vere,cum de code fübie«
tio nó poffit idem affirmari,& negari, ideó non funt veré oppefite: vndà
quando dici- mus qwidem bomo efl albus quidam bomo non eft albus; cft idem
iubiectum in vtraque tà- tum fecundum vocem ,non tamen fecundü rem, quia; in
prima fupponit v. g. pro Pe- tro, qui eft albus, & in alia pro alio.f. Pan-
. loqui non eft albus . Quod si fuppenerent ys eodem homine yo non £i fub-
contrarie, fed contradictorie- propositio- nes, nam affirmatio, & negatio
de fubiecto singulari pertinet ad oppositioné cótradi- &oriam, vt diximus,
& facerent hunc fen- fum, hic homo eft albus , hichomo non cít albus. Ex
quo fequitur duas tantum effe Dn oppofitionis in rigore, .f.ccntradi- riam.
& contrariam, n his.n.folüquod — vnanegat, altera affirmat; nihilominus Pe-
trus Hifp. & ceteri omnes Summulifte in- ter oppositiones recenfent etiam
fubcon- trariam,& fubalternam ,eo/quod infertiant. ad conficiendam figuram
oppositarum, & quia fumunt oppofitronem late pro qua-- cunque
diuerfitatz,vt nomt Cafil.cit.cap.7:- m In finc eb[cruandum citfigna
quantitatis propofitionum, que fint quattuor omnísy nu!lus, quidam,quidam non
,ex quibus priora funt vniuerfzha, aljà duo pofteriora particularia, inter (c
haberc omnes oppofi- - tiones, qug in enunciationibus rcpeniri va- lent, nam
emn, e nwli«s funt notg-con- trarie, aliquis (p aliqui: mon , (ubcontrarie;
emmis, à aliquisnnlus, Cn aliquis nin, (unt fubalternz , demum emaus, o al
iguis non, ntllui n aisquis, contradicentess Ac ctiam in fi nis mixtis
ex.vniuerfali, & particulari fuo modo reperitur oppofitio, quia .n. alia
magis vniuerfalia, vt vterque , & neu- ter, ala magis particularia,.v£
alser, altcr non,idcó vterque, & neuter eppenuntur contrarie, neuter vero;
& sede fimiliter vterque, & alter nen, contradiétorie, alter vero,
& alter non, fubcontrarié , denique vterque, & alter ; autncuter, &
altez non, fibi]terné € übtur. -- — CAPVT VIL De Aeguipollemtia, y Conuerfione
catben M gericarum zov , 7 JE eene cxplicandas pro- pofitiones obícuriores C o-
HEEL .— LA dnnsddikensdüb i. — Au .— düiiiiteaà;EPERAHME o "gm LL.AI - De
equipollentia, eo conuerf. Casheg. fimpl. .dignofcendam vnius propofitionis ad
alte- - gam;cui gquiualetin fignificato ,etfi verbis confequentiam , &
definitur, duarum propofjtionum oppofitarum entia in (iguificato cb negationem
[u- rum parer »»el pollpofrtam , vel . fit diuer prapiftam, PM pte fimul vnde i
cs tio cfl, quz propofitiones oppofitas reddit in fenfu zquiualentes,cum .n
gnan- tisnaturz, vt aiunt logici, & collat , quic- quid poft fe inuenit,
hinc eft , quod fi inue- git propofitionem affirmatiuam; reddit ne- gatiuam, fi
vniuerfalem reddit particularé, & écontra,dummodo neganter accipiatur, .
& nonipfinitanter atque ita facit propofi- tiones oppofitas zquipollere ,
& diuerfi- modeé iuxta diuerfam difpofitionem illius . eirca fubiedum
illarum,nam przpofira fa- cit vno modo zquipollere, po£pofita facit equipollere
alio modo, & ideo ad digno- fcendam variam propofitionum zquipollé- tiam
tres folent dari regula hoc vao verfu contentz. Pra contradic, Pofl contra ,
Pra pique fuhalter ,— . Pra eontrad ic fignificat primam regulam, quod negatio
Prápofta fubiecto propo- fitionis,& illius figno, reddat illam [x có-
tradictoriz Agppollcueite vt hac omni: huno eff «lyus fit xquipollens huic
«lgwix Boma non ejf abut, fi przponas negationé, & dicas mon omnis bomo eff
albus , & fi huic propofitioni , aliquis homo non eft albus , puepons negationem
dicendo, nen aliquis omo non eft albus fit zquipollens fuz co- tradiétcriz, quz
cftjomnis homo eft albus; ratio cft, quia negatio, vt dicebamus , dc- f]ruit
onine, qnod poft fe inuenit, & oppo- ftum ponit. P»ff cemtre fignificat
fecun- dam rcgulam, .f. quod popeno poftpofita fübizé&o vniuerfalis
facitillam zquipellen- tem fuz contrariz,y.g. omnis homo eft al- bus, fi
poftponas negationem fubicclo di- cendo,omnis homo non effálbus, zquipol let
fuz.contrariz, qua eft, nullus homo eft albusJ& bac alia,nullus homo eft albus
,. fi Íubiecto poftponas negationem dicendo, 'nullus homo non cft albus,
zquiualet illi , omnis homo eft albus, quz cft fua contra- rjj. Prepellaue f
Lowe lignificar tertiam regulà, f. quod ncgatio przpofita,& poft. pofita
fubic&o facit illam equipollere (ub- alternz ,. vt omnis homo ett » sieius
fübic&o przponas, & poftponas negatio- nem e non ar bor o non v al-
zquipollet fue fubalterne;c jqui« homo c(t albus, & bec i fusil £qui- 53
ollet, si eius fubiecto preponas , & poft- phu negationem dier db n6 milia
ho- mo non cit albus ; vt autem facilius equi pollentia propositionum
dignofcatur , & memorie mandetur , notarum, feu signo« rü propositionis
aduertere debemus equi- pollentiam , que his versibus coatinctur, * nam illaex
ifta dependet. Non omni: ,quidam nón , omnis mon , quafi nullu; Non nwllu: ,
quidam, [cd nullus nom, valet omnis Non aliquis nullus , mon quidem mon, valet
omnis . Non alter , menter : netter non, pras fiat vier2y 73 Reflat tamen adhuc
difficultas de modo , quo fubcontrariz fieri poffint equi. pollentes , Casilius
càp.8. cum quibufdam alijs :nquit pro €quipollentia fubcontra- ,Hiarum
deferuire poffe regulam datam pro €quipollentia contrariarum;quod riimiruur
poliponatur negatio ; Ati regulam illam applicemus, inutilem effe patebit, accipia-
mus v.g. has duas fubcontrarias, q4/44m. homo currit, quidam licmo pon currit ,
fi nc— gationem poltponamus fubiecto prime di- cendo, quidam homo non currit ;
iam non erit equipollens , fed penitus eadem cum » fua fubcontraria , fi
fecundg poftponas nc- gationem, ncque ob id equipollendam cü prima adinuenies ,
fed fic c inutilis repetitio negationis diccndo quidam homonon, non currit ,
ergo ncgario poftpofita inepta eft pro equipollentia fubcontrariarum. Sed -
neque valet przpofita, nam fi prgponatur primz dicendo, non quidam homo currit
;. -Adem erit, quod nullus homo currit fi pre- ponatur fecunda dicendo, non
quidam ho- mo non currit, idem erit, quod omnis ho- mo currit. Neque tandem fi
przjonatur,, & poftponatur fimul;nam fi id fat in prima dicendo, ron quidam
homo non currit, ide . valet, quod omais liomo currit fi fiat in. fecunda, fi:
inutilis repetitio negationis . dicendo, non quidam homo non, nen cur- rit,
erge quocunque modo difpofita nega— tio nequit tacere tubcontrarias £quipollen-
tc55 bac de caufa Summulite communiter negant €quipollentiam m fubcontrafijs
re-- eriri poflc, it Sot. Iib.s fumm.c. Vil- E. lib.2.cap. $.Icz ne $.1
hom.C.18.Roc- cuslib 1. cap.14. Hicren. Pla. & alij... Scd cum
€quipollzrtia commuhitcz in« ter proprictates propofitionis cntimeretur. plan?
omnibus conuenire debet, pets ex S A »- $4 enitendum erit inuenire modum
applicandi vnam ex tribus allatis regulis pro equipol. fentia fuBcontrariarum,
y abfoluté ne- gare proprietatem hanc illis conucnire;po- teritigitur applicari
fecunda regula poft. ponendo n mirum negationem, non aduer- bialiter, fed
nominaliter. f.mwllum,vt aduer- tit Fonfec.cit.cap.7. & fequitur
Blanc.fcct. 18.fi .n. (ubcontfarieaffirmanti v. g. quidá homo cít albus apponas
poft eius fubicctü negationem sJ/hew faciet, banc qwid«m be- sno wullum eft
«lbum hec autem f uipollet Alli quád aon hem mon ef albus, & Tui fub-
contrarie negant pollponas negacionem zullum dicendo,quidam homo non nullum eft
album €quipollct affirmanti quidam ho- mo cít albus; Quod fi ctiam poftponcres
negationem verbaliter hoc mo-o quidam bomo non cft mon albus adhuc zquipollcbit
alfirmáti quiam bomo eff «lbu1, a que ità per tres prefatas regulas habemus
modum jnucn;endi equipolentiam in omnibus propofitionibts , & 74 Qi «ares,
an prepofitio affirmatiua de przdicato infinito aquipolleat negatiuz de
prz.'icato finito , & € contra , "ita quod ex vna poffit ali2inferri ;
vt Petrus non elt uftüs ,ergo cft ron iuftus, X é contra.Refp. quod Aritl. :
.Perhicr.c.: 1ta docuiff: vide- tur , namibi abfolute dicit ex negatiua de
przdicatofimtoiafcrri poffe afirmatiuam depradicato infinito , &écontra ,
tamen poftea 1 .iriorum. c. va c illam regulam li- mitat, quod ncn valetin
pradicatis com- pofies, nop m ualet , lap:s non eft lignum album,ergo eft lignum
non alburr: qnia 2f- firmatar hgnum in fccunda, qvod có affr- snabaturin prima:
quam limitationem ex Atitl. etià Scotus memorat i .d.4. q.1. ad 3. f. eA 1. fub
G, docet etiam non va- Jete in pradicatis fitmplicibus accidentali- bus arguere
à nesatiua dc przé:cato finito adaflirmatiuam de infinito v. g. Antichri- ,
ftus non eft crudelis, creo eft non crudelis , fe cunda ratione armata ccpulz ,
& redicati contingentis tmportat exiilen- tiam fubie&ti, vbi prima
deexiftétia fubic- &i nihil curat à fubdit tance poffe confe- entiam tenere
fi in negatiua arguatur cü eafiic ia fubicéti hoc Motte. 'Aünebriffus non cf?
crudelis ; & Antichriftus cft , erga cft non crudelis; vnde o1:a in
prépofitioni- bus in materia neccffaria , vel remota non Jute confequentiz ex
na ad alizn,v.g.ho- mo non eft anirral crgo homo eft non zni- .bus,& impe
Pars Prima Infhit . TraEl-H. Cap.V1I. — ^mal,homo non cft lapis,& hec eft
corraiuc nis do&trina Sun mul;ft. Tatar. tamen]ib.z. Perhier q.1.$.4ubtatur
primo, inquit, quod etiam in pradicatis fimplicibus accidétali- bus
confequentia tenet à negatiua de prz« dicato finito ad affirmatiuam de infinito
, quia licct album v.g. aut nigrum phe €xiftentiam fubicéti , non tamen illud
ne- ceffarió fupponit non album,& non nigrü , immo funt ncgationes extra
genus conue- nientes indifferenter tàm «nti , quam non enti , vnde dum dicimus,
Chymeranon cft dr Chymcera eft oon alba, fenfus cft, quod Chvmcera cft ens ,
vc] non ens, quod €ft non album. , & hzc doétrina videturà Scotoinfinuata
1.d.28.q. 1/6 4d arg. bwins quail ionis, vbi ait in fimplicibus afbrmati« vam
de pradicato infinito fequi ad nega- tiuam de przdicato finito, vbiillud predi-
catum infinitum fignificat negationem ex4.— tragenus ; quid autem fit neganio
in ge» nere , Kextrágenus , & quomodo dif- ferant OE Doétor cleganter p. d.
23. - . vn. LJ v H:nc fententiam. fequuntur quicunque affrmant nomen infinitum
vcrificari tam de his,qua funt ,quam quz non funt iuxta illa, quz docuimus de
nom:neipfinito c. 1. hnius trac. & fuit doctrina Arift. ;, deinterp. c.1«
dum inquit. sem beo nem efl mtmen,quinfi- militer in quo! ibet eft Ge quad efl
v qucd mom eff , & probatur ex raticne ipfius nominis ii finiti, quia hoc
ncn ponitiníübiecto nift. — negationemillius,cui adiüngitur ncgztio . fed
negatio, vt venficetur , non cxigit exi«. " flentiam,aut poffibilitatem
fubic&ti , quia nihil prorfus ponit in coergo,& c.& ita «6- tiunt
de ncmineinfinito antiquiores om-- nt s Boet. Ammon.D.Tho.1:. de interp. c. x. & reccntiores feré emnes ibidum To]
Ruu. Amic.&alij ; & videtur ctiam ita fentire Scot.:.Perhier.q. $.in
fine; vbi ait 2fürmati- uam de przdicato infinito tot modis vcri- Écari , quot
ncgatiua de pra dicato finito , €ffe .n. nog hominis non plus ponit, quam non
effc hominis * Sed obijcitSotus lib.s. Surim.c.1.nomé infinitrm non verificari
de ncn cxifienti- ibilibus,quia fecundum regu- Jam Scmmulift. propofitio
a&rmativa de, EO nen füpponente , .i. non cxiftente cfi falfa;&
1.prio.c. vlt. docct Arift. valere confccucntism à propofiticne de 5 2diacé-
Qum .€n cxiftcrct quia eft z.adiacens dicit , -. requiritur exiftentia
fubietti, vajebitabfo- — tc &d 2 adisctns , ncn valeretaüt,fifubie- —— - |
exif etiani fubicái, Addit ATA tr £. E E^ T LAE - (y tht — adiacente ad z.1 De
equipollentia, eo conuerf- Cathegfimpl. — 55 fe. 3. quod licet poffit de
chymera - dici, quod son e/ homo Eo tamen zs po- tcít,quod eff sen bomo ,quia
id fiznificat eí- Yealiquid , quodnon fit bomo , hec.n. ne- gatio confuse dicit
omnia alia ab homine , €himera autem neq. eft homo ; neq. aliquid ab homine
diftinctam . g.Regulam illà Summul. valere tantum án propositionibus
accidentalibus , in qui- bus copula vnit fubiecto Formam aliquam positiuam
fecundum actualem exiftentiam extremorum,non autem in propositionibus
neceffarijs, auc illis , quz simplicem enun- ciant negationem, & nihil
positiuum po- nunt in fubiecto , vt eftpropositio confti- tuta ex nomine
infinito , sic etiam cum ait Arift. valere confeq. à propositionede 5. uitur de
illis propositio- Ribus accident?libus, quia accidens nó po- teít conuenire
fubiecto , nisi exiftenti. Ad Arriag. falfum eft
nomen infinitum , vt sos bomohgnificare omnia alia ab homine,quia formaliter
aon fignificat , nisi negationem - rei fignificatz per nomen, cui adiungitur :
poteft camen concedi, quod illa omnia con- .. notet materjaliter tanquam fubieéta
, qui« bus applicari poteft. ' ^75 Conuerfio propofitionum eft per ex- .
trémorum commutationem fubiccti in prg- i ; dicatum , & przdicati in
fuliectum. vnius ad aliam neceffaria. confequentia feruata cadé femper
qualitate,& veritate, .i.quod maneat copula aflirmatiua, & negatiya
vtro bique, & vtraque fit vera, vt v.g.aliquis ho mo cft animal,fic
conuertitur, aliquod ani mal eft homo ; propofitio , quz conuerti- tur, dicitur
conuería, altera , qua ex illain- fertur, & in quar. conuertitur, dicitur
có- uertens . Triplex folet affiznari conuerfio, fimplex ; per accidens , &
per contrapofi- tionem,prima fit, quando nec quátitas mu. tatur, nec qualitas,
& ideó dicitur conuer- fio fimpliciter,totalis,&z mutua, & hoc mo-
do duo propofitionam genera conaertun- tur , vniuerfalis negatiua in
vniuerfalem iuam, vt nu!luslapis eft homo , ergo homo eft lapis: &
particularis adir- matiua ia particularem aff rmatiuá,vt quida homo eft
animal,ergo quoddam animal eft homo.$ conueríto fit mutata quan- tirate
vniuerfili in partic » &fic duo um genera, conuertuntur, vni. alis
affirmat.ua in Nen affir- matiuam,vt omnis homo eft animal , ergo aliquod
animal eft homo, & vniuer(alis nc- gatiua in partic avt nullus homo eít lapis
, ergo quidam lapis noa cít homo, & ideo dicitur conueríto partialis ,
& non mutua : vbi nota vniuerfalém a&r- matiuam poffz etiam fimpliciter
conuerci in terminis coaaertibilibus,vt omnis homo eft rationalis , ergo omae
razioaale eft ho- mo , & vniuerfalem negatiuam pof: íim- plicitzr coauerti,
& etiam per accidés,quia particularis continetur fab vaiuerfali .Ter- tia
fit,cum iafiaicantur extrema, &ideo di- citur per contrapofitionem;quia fit
per ter minos infiaitos, qui fiaitis cotraponuntlr , & fic conuertuntur
vniuerfalis affirmatiua in vniuerfalem affirmatiuam,& particularis
negatiuaio particularem negatinam, vt om nis homo eítanimal,ergo omne non ani-
mal eft non homo , aliquis homo non eít albus, aliquod non album non eft non
ho« mo , & proprié non eft conueríio ( nifi fe. cuadum fenfum )-qüia non
manent extre4 ma eadem. 76 Regula communis omnibus conuer- fionibus vt bené
fiant, cft, quod in vtraque propofitione, .i. conaer(a , & conuertente,
feruentur femper eadem fuppo fitio,X aliae terminorum atfectiones, propterea
vitiofaz funt hz conuer(iones;aliqua fpecies citlco, »: ds aliquis leo eft
fpecies;ali quis dormiég eft excitatus;ergo aliquis excitatus cft dor. miens in
prima.n.variatur fuppofitio;ia fe- cunda variatur ftatus, fic de alijs;vt veró
hzc omaia faciliss intelligantur quattuor vocales defignate funt. A. E, I. O.
quarum rima fignificat vniuerfalem affirmatiuam, ccunda vniuerfalemnegatuiam,
tertia par ticularcm affirmatiuam, quarta particularé XM a quod his carminibus
exprimi olet . "Afferit A, negat E, funt
vniuer[aliter am- - 3, "Affert. I, negat O, [amt particulariter am- be Ex
his vocalibus quiba(lam adie&is cá. fonantibus pro iacegritate dictionum
tres fnat conftitutz dictiones Feci, Eu, 4/fo,in gut omnes comprehenduntur
conuer- ones, &his verfibus indicantur. Feci fi splicster comuertitur, Eua
per acctys "Alo per contra, ic fit comazrfin tota. ud ly Feci, d:notat ,
quo. vniuerfalis. negatiua , & particularis atfirmatíua fins pliciter
conaertuntur, E««.figi uod vniuerf;lis negatiua poteit etiam per acci- dens
conuerti , vniu?rfalis autem affir.mati « ya per accidens folum loquendo
vniuerfali-.- ter. Aff demum fignificat , quad vntuerfa-
LA s $6 Pars Prima Inflit. fis afirmatiua, & particnlaris negatiua có-
uerti poffunt per contrapofitionem. Ob- feruandum tamen eít in conuerftone fim-
plici, quod fi praedicatum implicité conti- neatar in copula, vt accidit in
propofitio- nibus de z.adiacentc , tunc refolui debet verbumin füum
fignificatum hoc modo , omne animal fentit,ergo omne featiens cft animal, equus
currit, ergo aliquod currens eft cquus : in propofitione vero conftante
terminis obliquis debet etiam fieri aliqua circamlocutie hoc modo , vt v.g. hic
liber eft Petri, ero aliqua res Petri elt hic liber. Quares quomodo conuértantur propo- fitiones
fingulares, ac indefinitz ? Rcfp. quod conuertütur fimpliciter, vt v.g. Petrus
currit conuertitur in hanc ali- quod currens ef! Petrus idem dicendum de
indcfinitis, quarum fubie&um eft terminus communis fimpliciter fupponens ,
& pro fuo immediato c penc animal eft ge- nus, ergo aliquod genus eft
animal ; homo e(t fpccics, ergo aliqua fpecies eft homo. CAPVT IX Deoppo[ttione
, aquipollentia , & ecnnerfione catbegoricarum madalium , ac etiam
hypotheticarum , 77 Cy in modalibus attendi de- Mon- bet penes modum, fi nimirü
fue- ric vniuerfalis , aut particularis . affirmati- uus , vcl negatiuus,
diximus autem fupra cap. 5. quod seeeffz eft modus vniuerfalis , afhrmatiuus,
vnde affimilatur figno omni: impo [fibile eft modus vaiuerfalis negatiuus,
&aflimilatur figno mellu; : contiwgen: au- tem feu poffibile cft modus
particularis af- firmatiuus , X affimilatur figno «ligwis , & candem
foffibile nan , (cu contingens wn eft modus particularis negatinus , &
affimila- tur figno «ljgwis mor, quod brcuiger his ver fibusexprimifolet. -
Omnis nece[fevalet Anpoffibite nullus, poffibsle quidam , quidam mon, potfibile
na, Cumigitur hi modi per omnia affimilé-. tur radiis fignis,confimili ctiam
modo contingit in eis oppofitio, & ideà ficut có- trariantur ops»/r , &
malls , ità »ecafe, X smpoffi bile , & ficut fubcontrariantur 44/44, K
quidam non , ità fübcontrariantur peffi- bile, & piis non , & rurfus
ficut contra- dicunt sallus, & quedam , omues, quidam » »,icà contridicunt
swpoffible , & poffi- lile, (ed contingens, item neceffe, & poffbi- le
ntn, fin cemt,npens, non , E tandem licut - Tratl.H. Cap.IX. — omnis , &
aliquis nullus, & «liquis mon fub" alternantur, ita etiam p d ,&
pfihiles, fou conting mi, ac mpo[fnle, & poffssle mis feu comtingen: non ,
Excmp'um fit in moda- lide di&o fingulari , vt respercipiatur fa- cilius,
contrartz fant , Petrum currere impoffibile , Petrum currere eft neceffe, quia
prima eft vniuerfalis negatiua, fecun- da vniuerfalis affirmatiua ;
contradictoria (unt Petrum currere eft impoffibile , Petrá currere eft
poffibile, feu contingens , quia hac eft particularis affirmatiua illa vniuer«
falis negatiua ; fübcontrariz funt , pofibile eft Petrum currere , poflibilenon
eft Petrü currere, quia ambz funt particulares , prie ma afirmatiua,altera
negatiua ; fübalternze demum funt neceffe eft Petrum currere , offibile eft
Petrum currere, quia ambae unt afirmatiuz, vna vaiuerfalis , altera par
ticularis. Pariter in modalibus diuifis vt fiat oppofitio, attendi debet.
quantitas mo di , &fi faerit modalisdiuifa defubie&to — communi debebit
etiam attemdi quantitas — didi, Vtautem dodrinahzc de oppofi- — tione horum
modorum facilis percipia- tur, hocíchema proponitu r. — ^ — ———— ————— ———— o
Mo | necefie | Contrary) | née e ac T Ow. Tu En - e M. - » à - 3 C, QUAS vl I»
" 2g SV t t " 9 4 ab E] P d 9, e m z € 7 z - ————— .. 23
JEquipollentia in modalibus fit ficut C P eie tieni negationem - x vel
poftponendeo, vel przponendo, X polt- ponendo fimul , tunc autem in dod Jibus.
Paper negatio , gei negatur -— us, tunc poftponitur ndo negatur dt- Gum,tunc
demum pollooniti & [e tt nitur,cuni negatur vtrumqüe , conttituen- don
negationem ex dici& mo . di fianul;
v.gcha funccoltradidoria pote ex fibie cit Petrum currere? impoifibilc cit Pe.
adeo 2 "ad. a De eguipollentia, 69) coniuesf-Catheg-fompl. — $7 trür
currere, fiin prima negationem pre- ponas dicendo , non eft poffibile Petrum
currere, tunc zquipollet fecundz, quod fi
fecundz przponas negationem dicendo , non eft impoffibile Petrum currere
, ftatim zquipollet prima, fic etiam contrarias , X fobabemas zquipollentes
inuenies, fi alias regulas applicabis . Vt autem iuxta przdi- &as regulas
quifque dignofcere poit. op- positionem ,& zquipollentiam modalium, .
aifignar folent quattuor dict ones. Pwrgs- - rea, llliace, Amabimus, Edentuls,
in quibus notandz funt quattuor vocales A.E I. V. ' fam prima indicat
propositionem modalé -af&rmatiuam de dicto, & modo, fecunda ne- gatiuam
de dicto ,. af&rmatiuam de modo , tértia afürmatiuag de dicto , &
negatinam de modo, qüarta negatiuam de vtroque", quod his exprimitur
carminibus . si Defirnit V tofum y fed A eorfirmat vtriia; ^ Deftruit E ditum
,defirmit I 4; modum. .. Anfuper in ynaquaque ex. fupradictis di- &ionibis
quattuor reperiuntur. fyllabe . quarum primain sisguiis.petit modü poffi- - bile,
fecunda Lm ye » tertia impoffibi- —- — . : (1 Pur. $5. | pu. Fettum nó eurere
nó e(t poililsile, | - e re- ni Petrum noa currere e 2n £ofrere eft. necefle
fbile * Yes 132354 —— MÀ ITE YU. 2 1:Ó aMroA A 3t ; WE TAE -0 78 eu dila E ido
t^tas) "p. ES ot E ici ab 38, Boro :oodobapduiot A9. . B. 5 : : ' idit 8
aro sifaoeustáun ; | íi 8 1 -* 0:23 o 1586 209):252550G€9 du : 2 " ALS s
iy: PLA id pirrümcurrrscftpolmbile ^ ^ Ho -. Pcttum non curr*re eft poffibile *
; ^ Weuumcwreei contingens 5]. 573 20 Peirüm non currete eít contingens Au. Bop
ulrrer: non eftimpolibile| .Subcontrarig —|'^ Petr nó currere n6cft smpodisbile
i Jer genis Sàg cutcu. ni ef aleeds C mus Nib4 qu "Aem quio nan ofi eie E
" 4,77. Conuerfio tandem modalim eftea-
uerfione fimplici in hànc co nuertitur , ali- P deni feié; ic conuerfio
impheiuml;mam ge- — quod' album effc hominem eft poffibile , & » .
féraliter loquendo conuer ratione fic déalijs, alia de modalibus mifi faci-
. ' $i; nohratione
modi, vnde regulariter modi imiariati manent tàm in módali cóm- pofita; quàm
dülifa , & fola dicta variátur, * Wideo ull im affiznatz pro conuer- — .
Pone fimplicium inferüire modà poffint pro conuérfione ft;odalium ,& fic
hzc vni- verfalis aftirmatiua omnis homo nec rakkidens : & hec particaliris
a£ tli afiquem homiachs CC Spon b Pctrü non curzere ná gem Contratix . THtanimal,quz tft modalis diuifa,conu |
mutcrne s M le,quarta neceffe; vt autem red ex his di- &ionibus
conftituatur fisura' modalká qua- tuor etici debent anguli, itauc in duobus
fuperioribus sint Pwrpsre« , & fili«ce cum modalibus eis correipaa E iiic i
in- ferioribus J4ma«bimps , ac Edentuls , sic .n. facile dignofces
oppositionem;& equipol- -entiam modalium , omnes.n. propositio- nesfub
eadem dictione contentz [vat in- ter fe zquipollentes, contente vero fub di-
uers;s dictionibus inuicem opponuntur, n& propositiones , quz fiunt in
Purpose & Illiace opponuntur contrarié,qux in Ama- bimus , & Edentuli
fubcontraric, qua in Purpurea; & Edentuli., ac pariter , quz in llliace ,
& Amabimus contradictorié , & tandem, quz fiunt in;Purpurca , &
Amabi- mus;& similiter,qua in illiace , &Edentuli opponuntur fübalterné
. Ad cuiusrei maios rem intelligentiam pro Tyronibus propo- nimus hic figuram
conflruéctam'n didis de termino singulari pro modalibus compo- sitis , quw
vtinferuiat pro diuisis conflitui debet in distis determino communi, 4 , i — —
— —— ;j Petrum currere no 3 cft po Yibile Pet rum curr;re non eft co.:tingens *
Petrum currcerz eft impo lib.le ' €€ Petru m non currcre eít necetle ono teda
tcd oris at li mus,vt inutilia & potius deterrentja Ty- ronum ingenia quam
iuuantia; folum tra- - "demus régulam iu fine. cap. eas reducendt ur Sh
" pofitioni: .,58 De Hypotheticis verà propofitioni - tie Rud cir dion
cina faber rro- phd er i liftis in nifi oppofitio contradi&toria folet a(-
B onc- tjonem toti propofition; taut. cadat fü- g rcopliem Spe principalem, vt
v.g. Si Petrus Budesoitdedussconzadii hic, Non f Stadt, ert dochunegbgpadic
hoc, Nux "d $8 Petrus ftudet erit doctus , & ità przfertim Delphinus
adnotauit de interp. cap. de prop-oppof.vbi proindé negat poffe hypo- theticas
contrarié opponi , (ubcótrarie aut fubalterng.Sed quia cap.cit.diximus copu-
latiuas,& difiunctiuas quodam modo pro- priam habcre quantitatem, quia e»
cft nota vniuerfalitatis , vel eft nota particularita- tis,nam fi dicimus,&
Petrus ftudet,& Pau- lus ftudet,frzc propofitio reddithunc fen- fum vterque
ftudet;hoc autem fignum mix- tum redi e vniuerfalitatem, vt dictum eft cap.7
infine; fi vero dicimus , vel Petrus ftudct, vcl Paulus ftudet , hzc frorodiid
reddit hunc fenfum , alter illorum ftudet ; hocautem fignum notat
particularitatem 5 Hac de caufa 1n copulatiuis, & difiunctiuis preter
contradictoriam aflignari etiam po- terit oppofitio contraria, fubcontraria ,
& fubalterna , qualis reperitur in fignis mix- tis,quibus zquiualent;ifta
igitur, & Petrus. findet Po Paulus finder , erit contraria huic, pec Peirus
Hudet ,nec Paulus fludet. , quia rima eft vniuerfalis affirmatiua cuius js us
eft, vterque ftudet, fecunda vniuer(alis negatiua, cuius fenfus eft,neuter
ftudet: ex dictis autem c.7. hac figna opponuntur c$- trarié:erit veró
contradictoria huic,vel Pe- trusnon ftudet,vel Paulus non ftudet, nam fenfus
huius eft,quod alternó ftudet, quod eit fignum particulare negatiuü : & fic
etia adinuenies oppofitionem fubcontrariam , & (abalternam , fi
coafideraueris oppofi- tionem fignorum mixtorum c.cit. expf/ca- tam,&
examinaueris , quibus eorum zqui- ualat hypothetica latiua, vel disiun-
&iua, vide apud Cafil lib.z. tra&t. 2. cap. z. : de oppofitione harum
hypothe- ticarum , )/ De JFquipollentia hypotheticdrum parü curant Summuliftz ,
tum quia non omnes propriam habent fitionem , & confe. quenter neq;zqui
tiam; tum quia ze- quipollentia inuenta eft ad declarandam O bícuritatem nubem
alicuius hypotheticis obícuriores vtique r ropofitiones de nouo ' atin orent »
quam il. pro quarum declaratione fizrent zqui- pollentes. Sic etiam de
conuerfione €arum funt admodum folliciti , quia in hy- potheticis non v. , nam
f conditionalibus conuerti nequit conditio. in conditionatum , & in atiuis
, & di. siunctiuis identitas terminorum feruari nó. oteft , cum sint
diuerfz iti Pars Prima Inflit. TraflI. Cap.IX.. & idco de fola
cathegoricarum cormersio- ne dcbemus effe follicitt. " $1 Quares, quz
regula sit obferuanda in reducendis modalibus ad fuas de ineffe ; Refp. reduci
per officiantem de ineffe hoc modo , prius Formari debct propositio de ineffe
implicata in modali,deindé oftendcn- dum eft, quod illi conueniat modus in pro-
positione modali positus, hoc totum decla ratur exemplis , hzc modalis
composita , contingen: eft. Petrum currere,reducitur sic ad fuam deineffz, bac
prepofftso, Petru: cur- rir ,e[l contimgen:, & ilta vocatur efficiams il.
lius modalis,quatenus inferuit, vt peream
. probetur dcineffe in modali implicatz , .£ Petrus currit,conuenire
talem modum , .f. cotingentizs Sic etiam hzc is diuifa petrus nece[farso efi
bomo. , ità reducitur fuam deineffe y aber bac pro» gofitio, Petrus mo ,eff
necefiaria s itaque acini modalis ad fuam deineffe fuf. ficit yer officiantem
oltendere , quod dei- neffe in modali veneno talis modus,qui ih modali ponitur,
: CAPVT X - - De propofitionibus expomibilibur 8o — dps dfolubilibus. uem $z
pigsene exponibiles dicuntur illz,quz ratione alicuius figni ime — portantis
fenfum obfcurum pluribus pro- pofitionibus debent exponi , & declarari ,
qua ratione illz dicuntur exponibiles , iftz exponétes;funt autem triplicis
generis ex- clufiuz ,exceptiuz ,& redigit fccü- dum quod conftant fignis
exclufiuis,exce- tiuis,vel acr situm iR e ex nor gnorum explicationc pendet
propofitio- ape i rp intelligit » cum fatis- fuerint explicata trac.przced.cap
12.mo- dà de exponibilibus propofitionibus nihil momenti (upereft declarandum ,
nifi cuius fint geaeris ; num .f. fint oricz , an potius hypotheticz ? Refp.
formaliter effe cathegoricas; fed virtualiter bypotheticas, quatenus exponuntur
per plures cathego- ricas,quaz faciunt vnam b cam co- pulatiuam,aut
difiundtiuam ,aut coaditio- nalem,vclcaufalém iuxtà. copulatiuam theticam Perrw;
eurrit readiness P ; T«f ye. 4 eft rsabites vene edlen ie bemo ef ratA ——. ;——
esrrit , exponi ris. plicatiua , vt&e- wf rifMlug üccecatem dnargumcento ;
De propoftt.expowibil. infolubilib.
risidicuntur ergo virtualiter hypothetica, €o quia virtute continent
hypotheticam , & ci zquiualent in fignificando Tatar.tame trac.1 3.com.1.$.
fecundo fciesdwm conten- dit ex ponibiles not zquiualere hypothe- ' ticis in
fignificando,fed tantü in inferendo. : $3 tur etiam in iftis oppofitio
contraria, íübcontraria, contradictoria , & terna , quarum figuram ;
velrotulum (vt vocant) contextum afferunt. Tatar. or vg cie rr c.1.& alij
Sum- muliftz;(ed grauis eft diflicultas de (fructu: xa contradictoriarum aiunt
n. in. exclufiuis bas inuicem contradicere fats Petruitur sit, non tantum
Petrus currit , quod non vi- detur bené di&tuni , cum ambz poffint e(fe
falíz ex hypothefi,quodnon currat , fic .ri. falía eft prima;vt de fe
patet,;item & fecun- d3,quia ex hypothefi nec folus currit , nec ... eum
alijs sffociatus.Sic etiam iftz duz funt falfz Tamium eff malus , mon tantum
Deus. eff malui quia ifta fic refoluitur Dewz efi malus , & aliquis alius
prater Deum eff salu, Ref] t Summulifiz in his pro- pofitionibus femper
fecundam cffe veram, nam illa som tawtum Petrus curritità expoó- qitur-yel
Petrus non currit vel aliquis alims eurrit quare Petro non currente , fi tamen
alij.currant , verum eft dicere mou tentum Petrus currit; vndé de rigore
fermonis con- cedunt etiam illam, vt veram , won tantum Dens eff malu:,quia non
eft refoluenda , vt dicebatur , fedin rigore logico ità debet €x poni , vel
Deus mon eii malus, vel «liquis ulus efe malus. Ratio autem ,cur1tà refolui
dcbeát iftz negatiuz;eft, quia propofitioni copulatiuz contradici debet per-
difiundli nam de partibus contradicentibus,.i.fi par- tes copulatiuz funt
affirmatiuz , partes disiundtiuz effe debent negatiuz, fi autem copulatiua fit
de vna parte affirmativa , & akera negatiua, prima pars difiun&tiuz
erit negatina;altera affirmatiua ; & ideó cumin calla exclufiua ratw» Petrus
currit equi ualeat huic copulatiuz, & Petrw: currit, & memo aln eurrit
li bené contradicetur di-- cendo ,vel Petrus mon cu rrit;vel aliquit alius
ewrrit , Verü doctrina hzc multum difpli- cet Hurtad difp 4.Summul. fc&.14.
& Ar- riag;m.z8- qui nullo modo volunt illam ad-. Saec ihr, ge uite ecu i,
vt zquiu tua D ben cencluduac il- hs sg Sep Rear ea tantum; atque ide? cffc
fimul fal(as; cur autem fint contradictorig,ip- : contrariz potius,quam $9 fi
de e copitür;fed quia liseft denomi ne, & modo loquendi, non vltra
profequi- mur; teneas, quod maps placet. $4 Propofitiones infolubiles dicütur
que nullo modo exponi poffunt , vt in aliquo fenfu veritatem habeant , quia
ipfzmet fe falfificant, ac fuam deftruunt veritate, hoc autem toties contingit
, quoties cx ipfa- met verificatione propofitionis , .i. quod ità fit, vt per
ipfam fignificatur, fequitur , qued fit falfa, vt fi dicatur, smwlla propofítio
eff négatiua; nam cx co, quodità fit, vt per ipfam enunciatur , feipfam
deftruit , & fal- ficat;cum ipfa fit negatiua, eadem ratio- ne hac etiam
feipfam deftruit, Gmwis pro- pofítio eff megarima, cum ipta fit afrmatiua ità
Tatar.tract.infolub. $. /éqwitwr de ver;- t&te, vbi propofitiones (eipfas
falfificantes ait effe duplicis generis , quzdam .n. feip- fas per fc, &
immediate falfificant , & nul- locafu pofito, vt allatz; quzdam per acci»
dens folum ; pofito nimirum aliquo cafu , m aliàs in fe poffet effe verz , qus
claratur exemplo ; f rri etrü có- ueniffe cum Paulo de dádo illi equo,fi pri-
ma propofit s L v» ipfe Paulus pr rit, fit vera, & quod prima tio lata a n
fit fa verra m dabit wit equum ,hxc propofitio, quz aliàs poffet ef- fet vcra ,
boum falfificat ex ar pofito , quia conuentio procedere non poreít de
propofitione , qua fit dcftru&tiua pati , qua'is eft allata . : Quazres,
cuius generis fint propofitio- nes infolubiles, an cathegoricz, vel potius
hypotheticz ? Videatur Tatar. cit vbi fol- uit hoc Tee .& mylta dicit
curiofa de infolubilibus,quz quiz non funtadmodum neccffaria, dimmitimus; hoc
folum eft ad- uertendum, quod propofitiones infolubi- lesquocuzque modo
fefalfüficent , funt fimpliciter EA licent habeant veri- fcationem, & ità
fit, vt per illas enuncia- tur , quia tamen exhoc ipfo ftatim fale redduntur ,
non poteft verificatio illa dici veritas fimpliciter, & abfoluté, fed
potius falfitas, quia cx vero fimpliciter nunquam Ícquitur ex dicend,s tractat.
fequet.. Cap.3- Ho: TRA 6o TRACTATVS: ir. Dc Argumentati one; & cius af-
fcé&ionibus. Quid , € quotuplex fit aggumentatio, Cap. I. 85 1C füpponendá
eft ex lib. | RN. deanim.triplice «ffe intel Icétus operatione , prima eft
fimplex rerü apprehen fio, qua nimirü res appre4 bendimus nihil de illis
armando , vcl nc- £ando ; fictrt oculus corporcus nihil affir» mat , vel negat
de colore , quem vidct ; fe- curida vocatur compofitio , & diuifio , &
commürii nomine judicium , quia per cam jntelle&tus iudicat de re
componcndo , aut diuidendo, i. affirmando , vel negando ali^ quid de ipía , vt
cm cognita hominis na- türa iudicat ipfum effe animal, & non effe lapidem.
Tertía vocatur diícurfus , feu ar- gumentatio, & ratiocinatio , per quam
.f. jntellactus progreditur à cognitione vnius P cognitionem alterius,vt cum
cognofcit omine effcanimal, & ex hoc infert , quod elt (ubftantia.Oratio
igitur vocalis,aut feri pta qua huic duplici cognitiom fubordi ^ patur quarum
vna infertur ex alia , voca^ tur dií(curfus , & argumentatio, c ideo de-
finiri (olet,quod fit, orat/e, 4m qua y wm ex alis deducitur, vnde colligitur
tria ad argu- gentationem conuenire; are ce dem; , q et illa propofitio e a
alia fequitar , eonfequen:, , quod ait illa propofitio ; quz fcquitur, &
moram ilatiopis , qualis eft por- , ticula ergo, vel seitwr , aut alia fimilis,
per quam denotatur effe connetum. confeques rrr edente , vt v g.Sol cit , ;ergo
Ex quo patet confequens à confequen- tia valde differre, nam confequens cft
pro- pofitio,qua fequitur polt notam itlationis; confequentia veró eft illatjo
illius , feu ha- bitudo.antecedentis ad confequens , vnde eum óptima
confequentia ftare potcit fil. fitas confequentis,vt (i dicatur homo eft z-
finus, ergo homo cft irradionalis . Et hinc €ft,quod diuerfas habent quo ue
ditfcren- tias diuifiuas , nam conícquens dividitur in verum;sti falfum; non
fic confequentia, fd ;n bonam , & malam; ratio cft , quia confe- quéntia
non cft propofitio , ad quam folum Pars*Prima Inflit, Tratl. III. Cap:I.
pertinet verum, & falíum , í ehe ; aut negat, fed eft connexio illatiua
propo- fitionum, ad quam pertinet debita difpofi- tio , & conueniens
connexio ; conueniens autem, & inconueniens faciunt bonum ,vcl tnalum , non
verum , autfalíum ; Confe-: uentia bona eft ; inqua vnum exalio re- e infertur
, vt Petrus efthomo , ergo eft ; animal : mala , & vitiofa é contra eft ,
cun vnum ex alio non rité infertur , vt Petrus, eft homo, ergo dies eft , vndé
veré, & vai-- uocé ríon cft confequentia , vt notat Tatar, trac.6. COm, 2.$
, tertio: fciemd um , cum. de. fa&toin ipfa vnuntex altera non. infera-:
tur , fed folum apparenter , & zquiuocé quatenus duplici conftat enunciatione
; &. nota coníequentix. Yer $6 Duplex'eft argumentatio , redta) &&
vitiofa, re&a;et , quz bonamcontinetcó- fequentiam; vitiofa, quz malam , x
ide — — ficut malaobfequétiaabfolutécenfequé2 —— — tia non eft dicenda , fic
vitiofaargumentae —— — tio nuncupari nequit i. priorum c, $. & t«——
Elench.c.t Rurfus argumeritatio pa ind verdinfert, duplex cft. materials, &
ettilo — — la,quzconfequentiammaatérialem comti- —— net, X formalis, qua
nimirum continttcü-. - fequentiam formalem; Confeqaentia mae — — tcrialis cft,
quz vniuerfaliternontenetfed — — hic, &puncfantum ratione materiz , im — —
qua fit ,|eu rationc cermindrum,cx qubus — » argumentatio conjtat,v.g. hec
confequena — — tia.Omnishomo eft animalrifibilez ergo — omne ani ifibileefthomo
, nontenet — gratia, formz, hzc.n. eadem difpofitioar-" —
gumentationisalterimateriz applicatanó — — infer conclufionem , vt v. g. omnis
homo eftvimensfentigns,ergo omne viuenssé- ——— tiens cft homoffed tenettancum
gratiama —— teriz, quia nimirum fit'in terminis conuer^ - tibilibus. Confequentia
formalis eft , qua vniuerfaliter tenct in uc materjà etiam falfa , quia
conlequens infertur ex antecedenti gratia forma .i. ratione fitionis
extremorum, taliter vt eadé difpo: fitio x. Aun, cuicunque materia ialerat
conclufionem, yt omne animal eft fubftatt- tia,omnis homo eftanimal , ergo
omnis es a am ar hzc enim eadem difpo itio applicata cuicüque materiz etiam ime
pofi:bili conclufionem infert, vt v.g.omne animal eft lapis, omnishomo efl
animal,er -go enis homo eft lapis : vndé regula ee- nerzliseft , quod quando
feruata eadem forma;n alia materianonhabetur veracó- — €lufto, talis
confcquentia non cft formalis, irà 4 , - liinferatur immenfitas , q Quid, e»
quituplex fit argumentatio. $tà
communiter exponunt Summuliftz có- fequentiam materialem, & formalem,pra-
fcrtim Tatar. tract. 4. declarando quatuor modos prime figure , iuxta quam
expofi- tionem volunt quamplures folum fyllogi- Ífmum effe areumentationem
formalem , quia in co ratione forma fyllogifticz nun- quiam negari poteft
confequentia , ceteras veroa tationes effe materiales , ità Ponc.cap.17. vndé
Tatar. cit. inquit ; quod nulla confequentia przcisé tencas pcr lo- cum
diale&icum eft formalis coníequen- tia, & ficargumentatio ilta , omnis
home eit animal, ergo quidam homo eft ani- joel , tenet percoufequentiam
materia- Verum tantus rigor non placet , nec ne- ceffarius eft, immo fecundum
communem víum loquendi tuncaliqua cenfetur effecó fcquentia formalis , quando
innititur me- dio ex fe directe, vniuerfaliter confequé - tiam inferenti , quomodocunque
termini difponantur 5 & illacenfetur materialis , ^ quzianititur medio
habenti vim inferendi non ex fe,fed pracisé ex fubiecta materia, - .
inquaarguitur, & acceptio ifta confequé- tiz matetjalis , & formalis ab
omnibus re- - cipitur Thieologis, dum p.p. difputant , an ex omnipatentia Dei
confequentia forma- nimirum om nipotentia medium ex fc precise abftrahe- do
ànatura infinita , vbi reperitur , valens inferreimmenfitatem |, & plané
confequé- tiailla ab vniuerfali ad particularem, dice- re, quod folum fit
materialis, videtur irra- - tionabile prorfus, quamuis .n. ex particue lari
nonJiccat ipfcrre vniuerfalem , nifi in materia neceffaria, vt v. g.quidam homo
eft animal, ergo omnis homo eft animal , & ide hac confequentia fit veré
materialis ; tamen é contra ex veritate vniuerfalis, aut falfitate iaferre
particularem valetin qua- «unque materia ratione fubalternationis propofitionis
particularisad vuiuerfalem; ità fentit Sotus lib.6.cap. 1. de fyllogifmo
led.a.vbi ait omnem confequentiam tené- (em per locum diale&icum effe
forma- . — Demum argumétatio rurfus duplex eft, 2a illatina folum, alia
illatima, & probaü- va fimul , prima ft , qua folam habet vim infercnd;,
(ed non probandi quia vc] con- ficitur ia terminis non fignificantibus , aut in
mat eria falfa vbi non concludit nifi. ra- tione forma , vel fi fit in materia
vera , ta- men 3ntccedens noa eft notius confequen- 61 te,cuius defe&tu
antecedens non habet vim probandi confequens , &fi ratione conne- xionis
neceffariz cum illo habeat vim il- lud inferendi . Hiatiua veró , &
probatiua fimul eft, qua habet vimrinferendt, vel ra- tione formz, vel filtim
matertz connexa , ac etiam habet vim probandi,qu:a e pro pofitio eft notior
alia , ac proindé ex noti - tia illius bené deducitur notitia alterius, vt cum
ex definitione cócludinus definitum, aut paffionem de definito monttramus; So-
let ctiam argumentatio diuidi ex parteno- te illationis in caufalem,
conditionalem , & rationalem,nam nóta illationis effe po- teft quia, fi,
aut ergo , quz diuifio facile in- tellgitur recurrendo ad dicta c. 6. praced,
traét.de propofitione hypothetica . CAP VWI-IE De fpeciebus argugientationis ,
87 Vatuor folent affignari argumen- tationis fpecies ex Arift.2. Priorü cn
9.& deinceps 5 Exemplum, Indu&io , Syllogifmus , ac istis] ; Exemplum
eit argumétatio, qua aliquod fingulare pro bamus ex vno , aut paucis fimilibus
, vt " Deus pepercit Niniuitis penitentibus , er- go & nobis parcet fi
penitentiam ageri- mus :vnde medium , cui innititur tota vis mpi ad
concludendum ,eft fimilitudo fingularium: hinc Tatar. tract. 5. explicans hanc
fpeci i rwocapus aduertit, Q» excmplumnon eft bona corífequentia , nec
probatiua, nifi inantecedente , & confe- quente exprimatur terminus
fimilitudinis, vt hec exemplum non eft bona argumen- tatio, Ianuenfes funt
diuites, ergo , & Ve« neti font diuites , quia non exprimitur tere minus
fimilitudinis , ob quem antecedens eit verum .f. propter portum maris . Dcl.
phinus tamen ait fuf&cere , fi fübaudiatur 5 dicitur autem exérlo probari
aliquod fin- e, quia licet interdum confirmetur a- iquod vniucrfale,tamen ex
fua natura. or» dinatur ad confirmandum fingulare 5 & in» ter omnes
argumentationis fpeeies hac eft debilior , quia folum tenet per modum fi-
militudinis, modo talis argumentatio mul- tis claudicat, vt potat Tatar. z.
Priorum ip finc , & idco hac fpecics potius ad Ketho- res Ípc&tat, quam
ad log;cos . E Induétio, vtcolligitur cx Arif. Fopic.
C10, & 8.t0p.c, 2. X 2. Priorum c. $3. Mtpro. gillio a finguLaribus
fufcictter. enumera i NETS LN x. 62 tis ad vniuerfale, v.g. hicignis comburit ,
&ille comburit, & ità pariter fe habent ce teriigries, ergo omnis ignis
comburit ; vn- dé obferuádum eft debere fieri progre(fum ab omnibus
fingularibus,quz fi facilé enu- merarinon bens ; addenda eft illa. parti- cula,
(9 /rc de ceteris, vel alia fimilis , quz articula fi negetur, petenda eft ab
Aduer- ario inftantia, vt Arift.docet à.Topic.c z. uam fi dederit, indaclio
erit firma, & có- ans argumétatio ,qua de caufa ex recétio- ribus quam
plures negant inductionem ef- fe formalem argumentationem,de quo po- Ífteà: Ex
quo patct indu&tionem non effe proprie fpeciem argumentationis ab exem plo
diftin&tam , fed differre tantum penes perfectum, & imperfectum, nam
inductio €x pluribus particularibus procedit ad vni- neríale,à qua perfectione
deficit exemplüs uod ex debilitate antecedentis fingularis olum colligit aliud
fingulare , cum tamen fiadderenturalia , etiam vniueríale colli- eret ,
fieretque perfecta indu&io , & sx fic Arif fententia 1.Poft c.1. vbi
exempla pellat inductiones imperfectas; fed quia e inductione 4. fpecialis erit
fermoad a- lias i-war tranfimus. SyMogifmus eft argumentàtio tribus pro
pofitionibus conftans,quarum tertia fequi- tur ex duabus primis, prima dicitur
maior, fecunda minor , tertia conclufio , de quo poítea azemus ex
profe(fo.Enthymema eft argumentatio duabus conftans propofitio nibus,quarum vna
ex alia infertur ,vt Deus €it bonus, ergo eft amandus,cui fi addas ,p-
pofitionem , Omne bonum cít amandum , efficies integrum fyllogifmum ,ex quocol-
figitur Enthymema cffe fyllosifmum trun- «atum, & imperfectum, vt ait
Arift. 2.Prio- yum c.27. ideo à Syilogi(mo fpecie non Addunt quidam fpeciem
aliam argum&- tationis, quz dicitur Dilema ,& diit ar- 10 bicornis , eo
quia duas conti- nct partes , ità difpofitas, vcneceffirio co , gatur
refpondens aliquid cótra fe admitte- xe , vel negare , vt fi quis affcrat
tanquam verum fe per totam horam efapfam in fo- ro fuiffz, aec ibi hiftrionem
vidiffe,& alius jtà eum impugnet ; Vel eras in foro bora iam elapfa, ve!
non eras , fi primum, erga mentiris dicendo tun non vidiff: hiflrioné, qui tah
hora venitin forum, fi fccundum, mentiris adhuc dicendo te toza illa bora in
foro permatfiff.-jatque ità cx cónceffione, vcl negatione cuuislibet partis
refponfor " 1 eene minori extremitate , vt Sortes Pars Prima Inflit.
Traci-HI. Cap.H. conuincitur mendaci j Sed re vera talís ar- gumentatio non cft
ab enumeratis fpecie di uería, cum in Syllogifmum formari poffit, fi pro minori
addas, /e4 mewtrum dies poteft, & poteft etiam formari in enthymema ,
placet , immo vt notat Cafil in prolus. ad Summ. c.; . Dilemma non eft reuera
vna ar gumentatio,fed duplex pro duplici parte, quam impugnat, vt in exemplo
allato rimentum fieri poteft; & re vera eft f cics fyllogifmi hypotheticiex
difiunctiuis ex dicendis cap.r1. 88
Quares ,an enumeratz argumenta- tiones fint propriz fpecies , & ab inuicem
effentialiter diftinétz ? Affirmar Mafius. r. ' Prior.q.5. & Lemos.ab eo
relatus, & vide- tur fuiffe opinio Tatar cit.Complut, verà - lib.3.c.1.quos
fequitur Io.de S. Thom. lib. 2.C.5.& lib. 3. c.2.'volunt in rigore loquen-
do duas tantum effe fpecies argumétatio- nis.f. fyllogifmum, & inductionem
,ab his vero enthymema , & exemplum folum di- - ftingui , vt perfectum ,
& imperfectum ine tra candem fpeciem modoiam explicato.. - $ed plané fi 1n
rigoreloqui velimus, po- tius ob eandem rationem dicendum eft ne-- v ue
indu&ionern confhituere fpeciem cí- ys intam , quia- v. tam enthymema, quam
exemplum, &in- — — entialiter à fyllogifmo dift du&tio ad fyllogifmum
reducuntur, wtar- - gumentationes imperfedtze 2 vt Arift. docetex profcffo
a.Priorum cap. — 12.& cum eocateri feré omnes, & quidem - eeriÀ ra aiam
: fc clarascxem-- phum verà reducitur ogifmum accie piendo terminum Mor EE
fimilitudi- nem pro medio, & przdicatum conchufio- nis pro
maioriextremitate , & fubrectum pro minori extremitate, & fic exéplum
i& pofitum reduatur , omnes habentes portür maris funt diuites , Veget;
habent portum maris , vt lanuenfes ,ergo funtdiuites, vt. — illi; Indu&io
ver reducitur , accipiendo fi nenbee pro medio,& pradicatum con- cluíronis
pro maiori extre mitate, & fubic- ut , Platocurrit, &ficdealijs, ergo
omnis honio currit , fic reducitur , omne ; €p eft Sortes, vel Plato currit
jommshomo cit Sortes,vd Plato, ergo omnis homo cur rit fic fieri redu&tioné
exépli,& inductionis ad.Syllogifmum docet.T at.cit trat. s Jcet ibidem , vt
fuam defendat opinionem , cat hoc non tollere, quin fint fpecies difta xà Xxhts
e ,Qu'a vnam arguncpta- tionem reduci ad aliam ue dpi (e) aliam H Ws 3 ; 4 S
ax. T 8 $odbéfpeddur editis: dlen,icd d ipfam probari per aliam per- edliorem
argumentationem; Sed id cít mi nusrcáé dictum , quia re vcra talis redu- io
demonftrat exemplum, indu&tionem ; ac Enthymema effe amperfectos fyMogif-
mos,quare ficut homo, cui manus vcl bra- chium deficit , fpecienon dicitur
differre ab homine integro . fic neque a enta- tiones iflz fyllogifmo , &
híc modus dice- di frequentior ell, quem (equitur Faber ia Efe(apb.Iheor. 1
Auer(a, q. 2 5.fe& 4 . & ij paffim. t obijciumt Complut, & Io. de.
S. Th. quod fyllogifmus , & inductio fint fpecies argumentationis
effentialiter diftint zs tü quia modus procedendi vtriufq; eft efzn- tialiter
diuerfüs, nam fyllogifmus procedit à toto ad partes, feu ab vmueríalioribus ad
rona » & ànotis natura ad nota no- bis, induclio vero procedit modo oppofi-
to; tum quia vis concludendi can s eft effentialter diuería, nam tota vis
fyllogif- mi cóMiftitin vnione duorum in vno ter- tio,quod in przmiffis
affumitur, vt mediü , vudé poftea in conclufione infertur vnio eorum inter fes
vis autem concludendi in inductionenó pendetex vnione extremo- rum in tertio,
fed ex pluribus fingularibus fficienter enumeratis infert vniuerfaliter fic
fieri in omnibus , quas duas effcntiales differentias infinuauit Arift...
Priorum c. a yillis verhis Quodammodo opponitur. indu- 4Ho fyllogi[m»
bse.n.permedium probe extre. mum dc terti» , Mla vero per tertium probat
extremum de medio :naiura jeitur prior , e motiar eft fy logifmus qui frr per
medium , no» lis weroenidentior cfl qus fiy per induéchsoné , cumergo ex
Aritl.(yllogifimus, & inductio t iormasargumentationis effentiali- ter
diuerfas erunt copícquenter argumen- tationes effentialiter fpecie diuer(a .
fatis oftendere illas duas differ-ntiasab Arift.cit. infinuatas in- ter
inductionem;& fyllogifmum effentialcs non effc,fed meré accidentales, &
materia- . les, & quidem primam differentiam ex va- rio dew procedendi
petitam ab vniuerfa- libus ad fingularia,aut é contra, etiam ipfi. met Com |
sae ape uer lemjquia & fy pimus roceédere Perth vulpe tut; & 4^ iot
contra, eam ipfos - enia deícenfus rupem ia in f; frequentius vtizur me- MI EDI
M; raró inf. a 6; dimus à fingular a4 vaiuerfale, quà dcfce- damus jidco Arift.
Dialcdici ab -0, q iod frégucntius acci-fit«n his irgumentat jni- bus, folent
denominare illas aff:rentes in Uispimo procedi à coto ad purtes,ia. a- ud oncé
contra, quá refponitorem eratis admittuat Complur. cit $cd nejue alia
diffcrentia eifzacia!is eft,ve ipfi patát, quia & finon apparcát ibi
extrema intet fe vni« tà €x vi Vionis , quani often daturin antes cedéte habere
in tertio,re tamen vera sub- intelligitur ta'is vaio , quiaomnis difcur- fus
ianititur illi principio 494cwsqze font eadem vni teris fnnt cadem inter fe
vtpo- ftca dicemus , & i quolibet difcurfu cally vnio interuenit faltim
implicite , & virtua- litzr,& quo modo etiam in inductione ipfa
interueniat,patet ex iam data regula reda- cendi ipfam ad flogifoium »
quodautem explicité , & formaliter in ipfa aon appa- reat,non infert effentialem
ditferentiam in- teríyllogi(mum ,& inductionem quoad for mam
argumentationis, alioquin etiam en- thymema effet fpecies effentialiter à fyMo-
gifmo diftin&a,quia in co formaliter,& ex. plicité talis vnio
nonapparet ; cum igitur in omni argumétatione requiratur medius terminus, ue
implicitus fiué explicitus,ra- tione cuius teneat confequentia, vt aduer- tit
Cafil.lib. 2.tra& 5.c.6. cófequenter om- nis argumentatatio eft fyllogi(mus
perfe- &us,vel imperfcétus . 89 Quares, an faltim fit aliqua confequ£ tia.
ur non fit areumentatio , vcl fyllogif- mus con'mbr. i.Priorum c.i.q. 2. art.3.
& For fecalib.s c.7.Morifan.1.Priorum cap. 2.dub.z.exiftimant non omnem
confeque- tiam cff: argumentationem,fed quid fupe- riusad cam,& ab ea
diftingui, co quod có- equentianon dicat meditim terminum , vt icit
argumentatio, vndé ifla eft cenfequé- tia bona i Fonfeca) ex regulis conuer..
fronis deducta,om i: Loro efl animal , ergo «lsquod «»imal eff bomo,tamcn quia
in ea nó cft medium,non poteft dici a Dicendum tamen eft omnem cófe- quentiam
re vera eífe argumentationem , immóin omni confequentia fyllogifmum includi
virtualiter,fy!logifmus Re eren mayis patebit, tribüs terminis trei pofitiones
conflituentibus, &ità inter lea difpofitis,vt in primis duabus;lle termi
nus,qui dicitur medium,modà cum vno có- see: ouis extremo ,modo cum altero, ex
vi cuius conne&tuntur tandem alij duo termi- nijqui dicuntur extrema , in
vltima propo- - fiipoe, mentatio. (64 -
fitione,quz dicitur conclufio ; fed omnis confequentia tres terminos includ.t ,
cum fit connexio confequentis cum anteceden- ti ratione alicuius mei), ergo re
vera om- nis ccní:quentia clt argumentatio, vel fyl- logifmus faltim virtuahter
, probatur mi« nor quia fi omnis confequentia recte per- pendatur , concludit
in. virtute alicuius medi), ve cft videreetiamin iila, quam fa- cit
Fonfeca,& ait carere medio, nam rc ve- ra mediumillius cofequentie eft hoc,
quod aliquid repertü in tota collectione anima- ' lium eft homoslicet voce non
expriaiatur , vndé fic poffet illa confequ. ntia in fyllogil mum cfformari ,
aliqui , quod reperitur in tota collectione animalium, eft homo , fed aliquod
anima! reperitur in tota collc&tio- ne animalium ,ergo aliquod animal eft
ho- mo;& vt vno verbo dicamus , regula om- nes,n quarum virtute tenent
fimiles con- fcquentiz , putà ex vi fubalternationis,z- quipollentiz,&
conuerfionis, funt ip amet meia illa illarum confequentiarum.Dices,multoties
conuertens eft zqué nota, ac có- uerfa,vndé deducitur,non .n notior eít ita
conuerífa,nullus homo eft se .quamcons- . u uertens ex ea deducta , nulluslapis
eft ho- mo,ergo conuerfio non elt argumentatio , quz eli difcuríus à notoad
ignotum. Refp. neg.confeq;quia argumentatio abfolute s pta elt oratio , in qua
vnum ex alio deduci- tur , quod autem ralis dedu^iio fiat ex no- tioribus,peculiareeft
argumétation s pro- batiuz vt patet ex c.r. huius tra&t. vnde in tali cafu
vtig; conuerfio non eft probatiua argumen CÁPVT IIL qperegulis communibus bom
argumen- , fA ONE, «v] Jio MY forté plüresquá fit opus, : folent afferri regulz
à Summu- iftis pro bonitate confequentiz , nos verà €x his pluribus vtiliores ,
ac vniuerfaliores felegemus. — ; Prima regula eft , quod ex antecedenti
veroinbona confequentia femper v ed tur confequens verum,ex poffibili poffibi-
Te,& exncceffario neceffarium. Fundatur vero hac regulain illo
vniuerfaliffimo prin- cipio apud Diale&ticos , Nom potefl im bona
con[équemtia dar) antecedens yerum |, conféquems falfum , [ed fi antecedens ef.
ve- rum etiam Co cov[equen: , quod priucipium I " Pars Prima Infiit.
Tratl. IH, Cap.IIT. . antecedens verum,& non verum, quz funt eft naturz
lumine notum , nam cum con». fcquens trahat poft fe antecedens ratione
connexiouis,quam habet veritas cófequé- tis cum veritate antecedentis , idem
plane cft ponere antecedens verum;& confequés fallum, quod ponere
antecedens non a fo- luté verum, fcd ex parte falfum , quia con^ fequens eft
quafi pars quzdam eius, & cum eo connexum, quare fi daretur antecedens
verum,& confcquens falfum , iam daretur contr adiétoria. Eadem etiam ratione
fi an- tecedens cft pofübile, poffibile quoque erit confequens,nam fi
antecedens eit poffibile iam poterit effe verum , ergo confequens nequit effe
impoflibile , quod nunquam ve rificari poteft; alioquin in aliquo cafu pof- fet
dari autecedens verum. , & confequens falfum. Qua demum de caufa fi
antecedens cít nece(sarium, ét confequens neceffarium erit,quia fi antecedens
eit neceffarium fem. —— per eit verum , ergo & confequens er debet. effe t
iq Pee : ; A aliàs poffet in aliquo cáfu dari antecedens verum,& confequens
f; tdi S2" Sed obijcies hos fyllogifmos , quibus ex antecedeati neceffario
deducitur confequés. contingens v. g. omne currens mouetur y a omne currenseft
corpus,ergo aliquod cor- —— — pus mouetur.Item omne albumveftcolorae — —
tum,omnealbumeitcorpus,ergoaliquod — corpus eft coloratum, iam patet in'his sq
ry logifmis przmiffaseffc neceffarias & con» —— clufionem contingentem. R.
propofitioné- de tertioadiacente in materia contingenti - fupponere exiftentiam
fubieéti, qurexplie — catur per aliam propofitionem do adiacente , vt v. g.
Petrus eft albus , fenfus eft, & Perrus eff fci cxiftit, &n eff albus,
vno — dé qualibet talis itio in materia có» cingenti eft remo son dear verà .6.
diétum eft ad veritate, & neceffitatem copulatiua requiri partem effc vcram
, & neceffariam; quod fi vna see fit falfa,vel contingens ; talis etià eua
t tota propofitio ; cà igitur ille pre- miffa fint in materia cont ngenti, vt
patet donee copsatuzs clique € virtualiter. iuas,& illá qui ualere-huicj6*
omne current Epit v (v àmnetalemoucturi& cum primaparstas — liscopulatiuz
fic contin ,tota copulatia ! ua crit contingens , & fic de alijs pramiflis
difcurrendum cit, ac negaadum ,quod fint necc Wu. iln ^ r 91 Secunda Regula
cít, kis De regulis oe diqumentationis, — — 65 dente falfo in bona confequentia
fequitur fal(um, & «tram interdum fequi potuerüt ; exemplum primi,vthomo
cft afinus , ergo tft rudibilis , exemplum fecundi , vt homo efl afinus ,ergo
cft animal ; fic etiam ex im- bili fequitur impoflibile , vt homo eft eo,ergo
cit ruggibilis; interdum fequi tclt poflibile, immo, & neccffarium , vt ho-
mo eft equus;ergo currit vel cft animal,Sic demum ex contingenti fequitur
contingés, yt Petrus currit ,ergo mouetur , vbi confe- quentia eft vtique
neceffaria , fed confc- quens in fe fpectatum eft poffibile tantum, &
contingens, fed interdum etiam fequi po teft neceffarium, vt v.g.Petrus fentit;
ergo eft animal,nam przdicatum, quod contin- genter conuenit fübie&to
antecedentis, & eft médium in confequentia, poteft habere neccffariam
connexionem cum przdicato confequentis, fic illud inferre, vt patet in allato
exemplo.Hic tamen aduertendum eft,quod quando ex falfo fequitur verum , ib:
Wibile, & ex contirgenti neceffarium,id non ità fit , quafi przmiffe
faí(z,impoffibiles, aut contingentes , veri- tatem, poffbilitatem;ac
neceffitatem deri- uentin conclufionem , nemo .n. dat, quod non habet ; fed fit
ex cera earum difpofi- tione,nam fic, & fic difpofitis premiffis fe- quitur
confequens verum,;pofübile, aut ne- ccffarium , cuius fequela vtique pendet ex
ilis pramiífis, non tamen eius veritas , aut poffibilitas ,vel neccffitas , fed
aliunde1n fc verum cft, poffbile,vel neceffarium;vt pa- tet in exemplis allatis
. 92 TetiaRegula , in bona confequétia, ficut pofito antecedenti. ponitur
coníc- quens,non € conta ità ablato confequéti , aufertur antecedens,non e
contra, quod a- Jijs verbis dici folet valere confequentiam à pofiticne
inferioris ad pofitionem fupe- " 3ioris,non é coptra ; & rurfus valere
à ne- gatione fuperioris ad negationem inferio- xis,non € contra, v. g. homo
eft antecedés, & inferius re animalis , animal cófe- quens, & fuperius
; valct vtique dicere , cft homo. ergo eft animal, non t;men é cBtra, uia
potcft effe animal, quod non fit homo, d equus, aut 1co; rurfus valet dicere, non
eft animal,crgo non cft homo ,non tar;cn & contra, non cft homo, ergo nó
cft an: mal, uia in plus fe habet animal , quam homo ; cum hec recula fit
tritiffima mirum eft , quomodo Blanc.lib.7. fe&.;. fit halluaina- tus
diccneo, quod ficut pofito antecedenti ponitur confcquensjità ablato antecedcp-
u aufertur confequens , quafi arguere va- lcat à «gatione inferioris ad
negationem fuperioris . Quarta Regula , in bona confequentia quicquid fequitur
ad confequens effentia- liter fumptum, & abfolute fupponens , fe- quitur,
& ad antecedens illius ; quod alijs verbis dici folet , quod valet
confequentia à primo ad vltimum ; quam arguendi for- mam Graci vocant
acerualem; nam fit acer uatum tribuendo antecedenti przdicata qua competunt
confequenti,v.g. homo e animal, animalcft corpus , corpus cft
fub-ftantia.&c. ergo homo cft corpus, fübftan- tia,&c. & fundatur
hzc regula in jlla ante- predicamentali , quando;alterum dealcera pradicatur,
&c. & intclligitur ficut illa. Quintatandem eft , quicquid repugnat
conífequenti effentialiter fumpto , & abfo- luté fupponenti in bona
confequentia , re» pugnat & antecedenti; quod alijs verbis di- & folet
, fi ex antecedente fequitur confe- quens , ex oppofito confequentis fequitur
oppofitum antecedentis . Ratio eft , quia fi €x oppofito confcquentis non
fequitur op pofitum antecedétis,ergo poterit ftare op- pofitum So Nenci ins ,
quod.verum fupponitur,cum ifto antecedente; & fic da- bitur antecedens
verum, & confequés fal- fum , & hac regula frequenter vtimur ad
oftendendam bonitatem cófequentie pro- cedendo à contradictorio confequentis ad
contradictorium antecedentis . $3 Vetes, quando liccat argumentari ex
fuppofitione impoffibili, Scotusin 1. d.11. q. 2.füb A. docet modum;quo licet
vti hu- iufmodi argumentandi forma , effe quod fuppofitio impofübilisita fiat ,
vt aon fe- quantur ex ea contradictoria per Jocü in. trinfecum ( nam ex
fuppofitione impolffis bili contradictoria aliquo modo fequi feme per neceffe
elt) fed vna pars contradictio- nis per locumintrinfccum, altera veró per locum
extrinfecum dumtaxat ; ratio huius eft quia vt talis forma argumetandi fit bo-
na,rcquiritur conflantia fuppofitionis, feu confiftentia , non confifteret
autem , fi ex ipfa per locum intrinfccum ftatim fequatur vtraque pars
contradiclionis , v.g. ex ifta fuppesitore impoffbili ,fi Petrus sen effe
uximal, fet komo , pon poffumus arguniéne tari, quia &cwe formaliter ,
& intriníccé in» cludit 2nimal, at que ità ex i!Ja fuppositio- ne per
leceim intiríecum fequitur vtraque pars centradistionis, .f. amimal, (y nen
amie x«l, vndenon poneretur Wo cafu cone fans uc "ull wtiWN 66 ftantia
Wronrhag e ci formaliter, & in- trinfecé feipfam deftrrueret; inquit igitur
Doctor,quodlicctpositio , quz ftaüm ex antelleétu fuo includit
contradi&oria , non poffit admitti, qualis cft allata, tamen illa uz ex
intellectu fuo tantum vnum cótra- i corium includit,& aliud non;nisi per
có- Ícqucntiam accidentalem, vel perlocü ex- trinfecum, bené videtur poffe
admitti ,quia tali positione posita poflunt fuftineri regu- Iz difputationis,
potcft .n. concedi fequens coníequentia effcntiali ,& negari repugnas;
Siautem inferatur aliud repugnans fequens per locum extrinfecum , vel
contequentia accidentali, negandum cft illud fequi , quia propofitioilla,per
quam talis confcquentia teneret;dcftrueretur ex positione : vndé ex ifta
füppositione impofkbili ,/f Petrws so effet rifibilis, eff: t bomo, poffumus
argumen tari,quia circumícripta risibilitate ponen- Petrum in effz hominis non
ponuntur contradictoria ex primo intelle&u positio- nis, fcd tantum
altcrum, f. quod Petrus sit homo. reliquum ver, .f. quod non sit ho- mo non
ponitur,nisi cx confequentia acci- dentali, & pcrlocum extrinfccum cxremo
tjone paffionis rémouendo íubicdtum , & 3dcó ilta positio non sic includit
opposita , quin poflit admitti , & hunc dicendi modü amplcótitur Hurtad.
difp 15. Mctaph.fcét. 9.8. 114. Ruríus aduertit Doctor ibidem , quod €tiam ex
remotionc impofíübili vnius pre - licati effencialis,quod nó sit ratio inhzrene
tiz alterius pradicati, poffumus argumcn- tar/;quia adhuc contradictoria non
fcque- . yentur per locum intrinfccum,v.g. ifta fup- tio eft admittenda , fi
per impoffibile non effet animal ; & effet rationalis , adhuc difcucreret ,
& ab equo ditlinguere- tür ratio cft, quia efto anin;zlitas fit predi-
«atum effcntiale hotnin:s , tamen quia non ( principium formale diícurrendi ,
nec diftintiuum à brutis , idco ctiam tuppofi- ta animalitatis carentia bené
adhuc infer-- tur per lgcum iatrinfecum quod homo di- fcurreret;& ab equo
diftinguerctur altera ahtem pars contradictionis ,.(. quod non .difcurreret ,
nec ab equo diftingueretur , pon infcrtur ,nifi materialiter & per locum
extrinfccum,cx idcntitate.f. animalicatis cü rationalitate , cx qua per
concomitantiam fequitur,quod fj homo non «ít animal , ncc etiam ft rauionale;&
per confequcns,quod non difcurreret , necab equo diltingi re- tur 3 &
fequitur hunc dicendi uodun. Val- Pars Prima Inflit, Tracl. HT, Cap.1T. uez
p.p.difp.147.c.r. Vtrumque vero ap- kar 4 7v Mid examen Cáfilius sm
tract.z.c.vlt. quia re vera vterque recidit in idem, & huc collimat, quod
valeat argu- mentari €x M disi impoffibili ,quan« do ex eanonfequuntur
contradictoria per locum intrinfecum : valdé autem notanda eft hzc arguendi
forma;quia finis eius eft ; vt Vafquez aduertit , perfcrutari rationem formalem
rei,vndé apprimé inferuit ad di- funguepdam caufam formalem;X pradica- tum
quodcunque intrinfecum à conditio- nibus , X przdicatis extrinfecis. CAPVTIV..
| De indudtione ybi de afcénfu ,« defcenfn - 94 , WViainter omnes mentationis
fpecies Inductio , & Sy!logifmus principem obtinent locum , intantum vt
aliqui eas agnouerint pro veris argumen« tationis fpecicbus abinuicem
effentialiter diflin&is , idcirco de his fpecialicer age- mus, de
Indu&ione quidem in hoc capite 5 de js ves autemin fequentibus. —— —
Inducti illatio propofitionis vniuerfalis ex futs fin» gularibus, vbi
fingularium nomine ; vt no* tat Tatar.z. Priorum Mes MN mo jintelliguntur non
folum ea ; qua funt veré fingularia , fed etiam qua: funt minus — vniucrfilia
refpcétu magis vniuerfalium, & partes re(pgctu totius ; ficut enim à fin«
gularibus rrogredimwr ad vniuerfalia hoc modo , hicigniscalcfacit, & ille
ignis, & fic de cateris , ergo omnis ignis ca- Jcfacit , fic etiam progredi
poffumusà mie nus vniuerfalibus ad magis vniuerfalia,& à rtibus ad totum
hoc modo;omnis homo entit,& omnis bcíftia sétit ergo omne ani- fentit;
& ctiam , caput valct , ftomacus valet , & fic de alijs membris , ergo
totum animal v;let. : Vtautem 1ndu&tio fit bona confequen- tia, & rité
inferatur vni is ex. fuis fin- ularibus duz prafertim requiruntur con»
ditioses.Plina cfl, quà tradit Tat.cit.quod inferatur mediante i(la particu!a
év j;e de «lj: , velaliquafibi aquimalente , & hoc quando ron erumeratur
omnia fingularia; quando autem enumerantur , ponitur bac ilia particula, de zm
fmt plura jadhibitis.n. iftis parc;culis redditur bona confequen- tia, quia
tunc yw » itarinfts - Et fi quis pctat;quid intclligatur per illam pa euam,
jede olgulcip-Tacar qudin- ! tci- oitaque, vt diccbamuscap.s.eb — De Induclione
afcenfu, eo defcenfu, telligitur vna propofitio vniuerfalis figni- ficás effe,
ficut fignificatur per alias fingu- lares formaliter expreffas,vt Sortes
currit, ZPetrus currit,& fic de alijs &c.seíus eft, &, quilibet
homo alius à Sorte ,& Platone cur Tit, ergo omnis homo currit. Et
fi quis di- * €at, ergo in inductione proceditur àb vni- ueríaliin
vniuerfalem.. Refp. Tat, quod il- la vniuerfalis in antecedente dicitur fingu-
laris rcfpectiué quia eft minus vniuerfalis, "quam illata in confequente :
, Alteracóditio,quam idem Tatar.affignat a. Phyf.q. 2.8. Guarthfciendum ex
Scoto in 2 d 2.q.5.k.eft quod vt vniuerfalisex fuis fingularibus infératur ,
non fufficit , uod omnes fingulares fint verz, fed vlte- rius requirirur, quod
omnes fint compoffi- biles, cum vniuerfalis zquiualeat fingula- ribus
copulatiué,vel copulatim fumpüs v. .omnis homo currit ,zquiualet his fingu-
faribus,& Petrus currit & Paulus currit, & fic de alijs vel Petrus
, & Paulus , Franci- fcus;& alij homines currunt. Ratio eft quia
multoties contingit , quod fingulares sint verz, tamen quia non omnes funt
compof- fibiles, ideo non re&te inferunt vniuerfalé ; rem — or cit. : pcne
exemplo; ponamus;ait,quod hic fint decem Or cur in pondere equales, & quod
Petrus non poffit portare hos decem lapides fimul, fed nouem tantum, ifta
propofitio vniuer- falis poffibile eft omnes hos lapides portari a Petro falfa
eft, non quia aliqua fingularis in fe fit fala, quia verum eft , Petrum poffe
portare hunc lapidem, & illum, & illum,fcd uia aliquibus determinatis ,
eit aliqua in- ditermigstsincopdile uügicunque.n, nouem fingularia funt
compoffibiliz, & de- cimum indeterminate eft "pte il- lissoportet
igitur ad rité in jK col- ligendam vniuerfalem, quod omnes fin lares fint
verz,& fimul com iles, tàm fingulares determinatz , quà indetermina-
tz;quia fi omnes determinatz effent com- sÀlibilcs fed aqua indeterminata eis
re- pugnaret, adhuc nó re&é colligeretur vni- uerfalis,vt c inallato
exemplo , fedcó- ]a mitteretur fallacia
fizurz di&ionis(ait Do- &or) arguendo à pluribus determinatis ad
vnam;qua doctrina vrimur difp.vo.Phyf.q. 3 ad fo arguméta Nominalium , qui- bus
conantur oftendere continuum poffe à Dco fimul. diuidi in emnes fuas T , illam
diuidere,& fic de finzulis ; & pari ra- ———— 9 da ^! 67 producere;quia
in hocinfláti ret-ít à Deo produci hic homo , & ille , & ille , &
fic de fingulis. 95 Hisobferuatis cenditionibus modus arguendi per iaductionem
eft optimus, & vocatur Alcenfus,quatenus pcr eam «éfim à fingularibus
aíccndimus ad probationem vniuerfalis, vnde afcenfus ordinatur ad in-
ueniendas, & probandas veritáte« vniuer- fales,vt vniucrfiles funt,.i.
inquatum con- ftant ex fingularibus fub eis contentis, non ,n.melius probari
potell; quo aliquod vni- uerfale sit talc, nisi quia eius singularia süt tilia,
Defceníus vero eft modus arguendi oppofitus induélioni , clt .n. progreffio ab
vniuería^ ad fingularia, v.g .omois ignis ca« lefacit,ergo,&hic ignis,
& ille ignis cale. facic & ideó folet etiam dici reductio , feu
deductio,& przcipué ordinatur ad often- dendam falfitatem vniuerfalis,vt
vniuerfale eft ,optimé.n.oftenditur falfitas vniuerfalis deícendendo fub
illo,& oftendédo aliquod fingulare non effe tale. Verum tamen eft , quod
fuppofita veritate vniuerfalis inuen- tà per cenfum, comprobata , etiam de-
fccnfus defervire poteft ad oftendendami correfpondentiam vniuerfalis ad
fingulatia fub eo contentasex quo colligitur afcensi, & defcenfum
deferuiread oftendendam ve- ritatem , vel falfitatem propofitionis vni- u
erfalis . ^^ Acéníus, & defcéfus eft
quadruplex co- latinus, & copulatus,difiunctiuus , & di-« un&us.
Copulatiuus eft qui fit per con- iunctionem ev,aut fimilem copulatiue ac-
ceptam , .i.Copulantem , & coniungentem ip as propofitiones , non terminos
propo- tionis . Copulatus vero eft,qui fit per eà- dem particulam, copulatim
fumptam, i, eoplantm Jaen vnius extremi,non auté ipfas propofitiones ;
Difiunctiuus fit particulam »e! difiun&tiue fumptam, i.iun- p propofitiones
. Difiunctus cft ,qui t per eandem particulam difiüctim acce- ptam,,.i.
jungentem vnius extremi 3 Ex quo patet defcenfum , & aícéfum copu- e em €
0, to n in $ fcenfus,vel afcé(us per h icam pro- posco nm icis conftá- tem;in
iftis véró fit enumeratio fingularium vnicam propofitionem cathegoricam , ied Ü
conftat omnibus 'cuius alcerüm extremum » in defceníu quidem, aut afcé- fuc cto
Xa Hoc - - LE E ductum: S " TE wt 68 Pars Prima Inflit. Tract-III. Cap-IV.
Hoc totum manifftatur doce1do mo- dum refoluendi termiaos : fi cerminus
diflributiue fupponit à propoficione vmi- uerfali defcenditur ad plures
fingulires copulatiué, vel ad vaam dez copulato «x- tremo, X verbo fingulari ,
fic,o nnis homo eftanima!, ergo hic homo elt animal, & il- lc homo cit
animal, vel fic, ergo hic homo, &ille homo, & ille c(tanimil; nullus
ange- lus eft corpus ; ergonec Michal eft cor- pus , nec Gabriel eft corpus ,
vcl fic, erzo ncc Michael,nec Gabricl , nec Raphacl ctt corpus , afcefus veró
fieri debet é cotra. Si aüt terminus fupponat colleétiué,tüc aíce dendum elt,
id defceniendun copulatim fic , 2mnia elementa (unt quatuor , ergoi- gnis,
&aer, & aqua, & terra funt quatuor, nonautem ignis eft quatuor ;
omnes Apo- ftoli funt duodecim, ergo hic Apoltolus, & hic , & hic
&c. funt duodecim , aut é con tra , fi visafcendere. Si veró terminus de-
terminaté fupponat , deícenditur à propo- fitione particulari ad plures
fingulares di- fiunctiué fic, aliquis homo currit, ergo hic homo currit, vel
ille homo currit, &c. aut ad vnam de difiun&o extremo fic,ergo hic
homo, vel ille homo &c. currit: & écon- tra afcenditur. Si randem
termirius fuppo- nat confuse eodem modo defcenditur , & afcenditur à
termino confufo ad fingula- res ,& é contra , quz omnia melius perci- pom
recolendo dicta. de fuppofitioni- us tract. r.c. ro.Et hic aduerte,quo4 vcri-
tas in defcenfu copulattug z(timatur ex (in gulis parribus, quz copulatiué
enumeran- tur, inco onon ex singulis , fed ex omnibus simul collediue fumptis
partibus &€x tota carum collcé&tíonesin disiuntiuo attCJitur ex vnica
determinata parte jlicet fub disiüctione significata; in disiunéto de mum ex
omnibus cófusé , aut ex vna parte Íola prorftistamen indeterminata, & vaga
à par e rei,qug omnm conttant ex diclis de fappofit. loc. cit. quod fi plura
defidcras vide tractat. de Defcenfu apud Tatarer. ' 96 Quares,an Induétio sit
bona,& for- malis con'equentia,feü argumentatio? Ne- gant Conimb. 1.
Priorum c.4.q.a.art. y. A- micus tractat. 2 5. difp. 1. qu. 2. dub. s. Ioan, de
S. Thom. p. p. log. q.& art, 2. confentic ex parte Tat. 2. Priorum. qu.
vlt. $. Dubita-. tur. fecundo , & Poncius cap.2z. Log. par- uz & quidam
alij, quod eo magis afferunt de exemplo, ac imemate. Dicendum tamen eit effe
bonam, & formalem coní.« F féruari IM conditionjbus ajJatis, ità 1. A: T !
— communis , & probatur autoritate Arift. 1 Top.c.12. vbi habec, quod
inductio cft inftrumentum aptius fyllogifmo ad perfua- dendum, X apertius ,
& fecundum fenfum notius: Tum 2. ratione quia efficacius pro» bari nequit
vniuerfale cfle tale,quam olten- dendo fingularia effe talia , fic veró proce-
dicindudio . Tum 3.quia confequentia ab zqui;ualenti ad zquiualens formalis eft
, ac efhcax 5 fed ità procedit inductio ex fingu- laribus.n. copulatiué fumptis
infert vniuer- falem 1llis zquiualencem ; Tü demum;quia vt diximus c.z. tàm
Inductio, quam enthi- mema, & exemplum habent fuiim medium, ratione cuius
concludunt, & funt virtuali- ' ter
fyllogifun; crgo funt argumentationes forinales, & ex vi formx concludétes,
quia eft virtualiter fyllogiftica, atque ità defen* dunt Mafius hic q.5. &
Blanc. difp.z. Pla. difp.de indu&t.q.4. licet neget de exemplo. Sed contra
PUR; quod non fit for- malis confequentia , immo nec bona , quia vis probatiua
indu&tionis tota confiitit in roceffu à diftributiuo ad collectiuum, fed ic
proceffusin multis vinofus deprchen* ditur, non .n. valet, poteft homo viuere
fi» ne ifto cibo, & finc illo,& illo, & fic de alijs fingillatim
fumptis, ergo viuzre pozcit fine omni cibo ; poteit effe (ine ifto loco,&
fiae illo, & fic de alijs diftributiue fumptis, er» go fine omni; poteft
vitare hoc peccatum veniale, & hoc, & hoc, ergo omnia: poteft Deusin
hoc inítanti facere hunc , & hunc hominem, ergo & omnes ; potcft
diuidere. continuum in hanc, & illam partem,& ill, ergo in omnes, &
ità in alijs multis argue- re poffumus ; imó fecundum logicos à di- ltributiuo
ad collectiuum non tenet confe* quentia, nam przdicatum, quod tribuitur
terminis in Íu copul tiuo , nequit trt^ bui termino commuüni a4 quem fit
aícenfus; fupponenti copulatim , quod eft (apponere colle&iue, & ratio
elt, quia fubiecta afcen- fus copulatiui funt. fingularia feorfim fum- pta,
& fingillatim, fubieétüm veró eopula- tum eft collectio , feu fingula
fimul. Tum quando etiam teneret talis confcquentia y tamen eft prorfus
inutilis, co quod nó plus, immo mins, & peiori modo cogaofcamus rem in
conclufione jac in premifhis,co quod in ijs diftiaée , inilla confuse rem
cosno- fcimus., Tum 5. quia in 'nduclionc nibil có- cluditur vi formz, quia non
habet certum numerum pramiffarum, fed modo plurcs ; inodó pauciores , Imo
ctiamfi emnia enu- merentur fingularia, adhuc non crit Iram LE " d fd lc
OPI EL. CN. : De Indu£lione, afcenfuy eg] defcinfu . 'fis'argumentatio', quia
nihil diuerfunr cric "inconclufione ab co, quod eft in prauitüs .
"Tum 4. Arift ;. Poft aitinducentem non dc- nionftrare
; ergo non neceffario inf zrt , & idco non eft formalis argumentatio. 1an-
denm, quod tanto minus excmplum, & £a- thymema fint argumentationes
formales 'probatur, quia ad formalem argumenta- tionem requiritur , quod nullus
cerminus "fitin confequenti ,quinon fit in anteceden- ti, & in antecedent
fic aliquis , qui non fit "in confequenti, alioquin ex quolib.t ante-
*cedente poffet inferri quodlibet conte- quens, v.g. homo eft animal, ergo eft
irra- «tionalis , fed jn Enthymesnate aliquis tcr- 'th:nus ponitur in
coaíequenti, qui non erat in antecedenti, v.g.omnis homo eft animal, "ergo
eft fenfitiuus, ly. fenfitiwu: , quod cft $n confcquenti, non elt in
antecedenti ; fic ;etiam in exemplo v. g. Salomon inucaire "fion pocuit
felicitatem in omni gloría fua, *er&o neque Alexander inueniet . "o €$
ad primum;quod quando commu- niter dicitur vim Indu&ionis confiftere in
"proceffu à diftmbuciuo ad colle£t:uum , non accipitur diftributiuum,
& collcétiuum ia rigore, diítributiuum nempé pro folo aícc- fu copulatiio ,
& colleétiuum pro termino fcpponeute copulatim , quia fit inductio tà
afc:nfu copulatiuo ad terminum di(tributi- we (apponentcm, quam afcenfu.
copulsto ad terminum fupponeptem ;collcétiue , fed per proccffum à diftributiuo
ad collecuuü jntclligunt proereffum à fingularibus zd v- miuerfale, quocunque
afcenfa fiat t vt veró talis progreffus fit bonus, X efficax, obfcr- vari
debeut dux conditiones fuperius mc- morarz , nam defectu f(ccimdz fapius non *
tenet, & ità contingit in confequentijs in argumento allatis , licet .n.
inillis onines fingularcsfint verz, & etiam omncs deter- minatz fint
compoilibiles , (emper tamen ulta indctermipatz,vel faltim vna illis re- gnat,
vt patet in exemplo decem lapidü prà ex Doctore allato, quz repugnantia
attendenda eft ex particularibus materijs , in quibus arguitur, vndé ft
inductio quan- doque non tcnccdcfe&us proucnit ex par- te materiz, non ex
parte forma: hanc di f- ficultatem fuse pertractat. Cafilius lib, r. - «rac s.
c. fe&t. s. vbi varios refert diccndi modos pro hac re declaranda: fed
rcfpon- fio data fufücit. . . Ad fecundum negatur affumptum , quia inductio
valde vtilis eft ad fcientias , nam agunt de vniucrfalibus ,.ad quz per indu-
LAUS e 69 ctionem. manuducimur , Ad ( robatione n dicimus, quod faltim fcitur
de nouo diltin- dte, quod multitudini conueniat prz-ica- tum, quod fiagulanbus
rantüm coau nite Íciebatur, & ft argu nencai coacludit;pro- baret etiain à
definitione ad d. fiattum nog effz bonam confequentiam; quia arelius co. srl
res per d: finitioncin , quan, per «finitum .. Ad tertium hzbeciaductio au-
tecedens, X conf-quens, & antecedens vnà totalem preniffiir conítituit ex
multu fiu« ularibus jntegratam , & duas przaiiffas t, dum eformatur in
fy:lozinum 5 & in conclusione fcizur iden, q304 in prz- mif(lis,fed diuerfo
modo; inimo dicere pof- fumus (cin etiam aliquid diuerfum , quia in ea (cimus
conuenire tori vallectioti quod in przmiffis fciebamus conaenire xingula- tib
.$ singillatim; collectio autem; eft quo- modo effectus particularium compo-
nentium ipfam collectionem, X ideó quid- piam ab eis aliquo modo diucrfum. Ad
quartum negatur confequentia, quia neqs omnis, qui fy'iogifmo vtitur,
demonftrat, & tamen non negatur fyllogzifinum cffz ar- gumentatrionem
formalem : demonftlratio igitur y)tra argumentadonem formalem habet, quod
neceffirió probat , & infert, non folum ratione formz, fed ctiam ratio-
nematcriz. Ad quintum negatur minor, nant implicite, & virtualiter fe
habent «n- thymena, & exemplim sicut fyllogifmus, & habent mcdium ,
rat;one cuitis conclu- dunt, vnde ip enthymematt allato in argu- mcato medius
terminus eft eva! deettn. vitia propositio in voce, qua ramen habetur in mente,
- f. emne ampmal efl fenfitiuum , sic €t i1 exemplo allito in argumento fub-
intclligitur medium quad erit hoc , Salo- mon tt eiufdem raidonis, ac aliis kcx
; ve- rum tamen eft exemplum ab alijs fpecicbus Ra ldctnme. es valdé deficere.
*. Dices , informa enthymcmatis multo- ties dari antecedens verum ;&
confequems falfum;vt patet in hoc, emn; boi» eft. ami- m «l, ergo omnti bomo
esi doctus, crgo not eft argumentatio formalis, ad quam exigi- tur, quod
nunquam in fimili fora argue. di reperiatur antecedens verum ,& quens
fal(urz.R efp.ob id Iccenti plures Blanc. dilp.cit fect.o.Plgdifp. d de en-
thym.q.5. &alios velle enthymema tune tantum cff. formalem argumenrationem
, quando difponitur in terminis fabalterna- tis, yt omnis homo c(t animal, ergo
quida homo citanimal; tunc.n. cít Hunc Ic SU .70 formalis ratione
fubaltcrnationis, aliàs nó . Sed praflat dicere. argunientationem in ebielliooe
zddu&tam non effe enthyn.ema, quia ad hoc conficicndum non. fufcft affu-
mere pro antecedente , X cófequente duas propofitiones quon:odocunque, fcd
tales quod vna infera.ur cx alia, & poffit reduci ad formam fyllogilticam
addendo aliam propofitionem, q: od non reperitur in ar- gumentatione allata in
obicctione , CAPVT V. De 8yllegifmo, 6. eims principiis contisuti-
u15,"vbide figuris eiufdem , 9$ Dee trad. przced. enunciatio- nem diuidi
in fimplicem , :& com- pofitam,fcü cathegoricam , & hy poe. cam, &
ruríus cathcgoricam in abíoluram, & modalem ; eodem pacto fyllogifinus di-
uiditur in cathegoricum,& hypothcticum, & cathegoricus rurfus in
abfolatum, & modalem , prout continet propoíitiones fimplices,vel
coniunctas ,abíolutas,ve! mo dales; prius igitur de cathegorico eric fer- nio,&
fpeciebus eius, de hypothetico po- ftea,& mixto . Arift. it.q. 1. Priorum c
t. propé finem, & 1.Top.c. «.fyllogifmü de- finit, quod fft oratio , rm
444. quibu[dam pofi- t1 alterum quid A pofitis neceffe eff contin- gere,eo quod bac fint, dicitur eratie non au-
tem argumentatio , quia argumentatio re vera non elt genus je Pp , indu-
Gioncm, &c. wt dictum efl c. 3. & dicitur eratio in numero fingul,ri.
vel quia eft vni- .capropofitio hypothetica , vt ait Tatar. tract.4. vel
potius,vt aiunt Auer. Philopon. & Euítatius ratione vnitatis medij, in quo
.yniuntur extrema in przmiffis , & vnitatis forma fcu difpofitionis
cerminorü , & ctiá ratione vnius finis,quia ambz przmiffe or -dinantur ad
vnicam conclufionem inferen- dam; A: deed a in plurali, quia cx vna opofitione,
ex qua alia infertur, fyllogi(mus non conficitur , fed alia argumentatio
imperfe&a, .f. enthymc- ma aut inductio , &c. debent igitur plures ; LH
herir affumi,noa que, ácd positz,.i.difpositzin modo,& figura ; & vt
notat Tatar.non debet addi particula, € conce(115, quia siué pramitfz sint vera
, siue falíz, nihil refert ad fyllogifmum sim- pliciter,feu fecundum formam
considera- tum,qui híc definitur, dici tur «/reruo quid 4 pofitis nc.ad
denotandum quod conclu- ioyquz fequitur ex pramifiis, cft alia pro. .tenus
omnes , vt neceffariam , & forma Anfcrant confequentiam, indig ent Sa or rd
Pars Prima Inflit. Tra£lII. Cap. positio ab illi s,& ab eis aeceffarió
illata: ob illarum difpositionem , vade ly mece/?e , vt notat Tat.&
Alex.non sigaificat necefütaté cenícquentis,quafi conícguens in omni fj logi(me
debeat effc ncccffarium , cum «cffe potfit contingens , vcl falfum , fed tautum
neccffitatem confequentiz , vt ex przmií- sis neceffario inferatur conclusio ,
etiam si. illa non sit neceffaria , qua erit de effentia fyllogifmi ,
sicap.atur pro aggregato ex przmiffis, & coaclusione, non autem sí ca-
piatur pro folis pramiffis difpositis, vt cae pit Arifl.2. Priorum, ità docet
Tat. 1. Prio- rum q :.in fine, mu : Senfus igitur prafatz definitionis eff ,
quod fyllogifmus cít oratio difcursiua , in qua posita maiori , & minori
propositioe ne (sic.mappellaatur przmiffz, vt mox di- cemus) aliud,
f.cóclusio.ab his,quz posita sür f. qur ,.i. deducitur ex vi difpositionis
terminorum in przmiffis, v.g.omne ani eft fubftà tia,omnis homo elt animal
,ergo omnis homo cft (ubítátia hzc tertia ppo:i- tio ,quz dicitur conclusio,
fequitur a - farió ex difpositione duarum priorum j vn« debreuius poft dcfini:i
fyllogifimus , eft oratio diícursiua conftans io cum ex«-. tremis difpofito , vt
elt videre in. Íyllogif- " mo allato Sed dices, hancdcfinitionemnoncon-
uenire omn'busfyllogifmis , quia nonbys — sitorio,de quibus;infra, — *
pothetico;& ex Ap prm effe Ari(t. mcntem fui(f- hic finire fyllogi(mum
cathegoricum & hüc. termino communi conítantem; adhuc timé poteft etiam hy
potheticus. hác definitioné . . participare,qratenus, & ipfe cathegorici
habct regulari, & oricum reíolui;potcft etiam applicari fyl- ogifmo
expofitorio,& omnibus alijs, quam, a'em tione terminorum,& propositionum
Íyllo- gna iam declarata , & amplius declaran- , & omnes eiídem
communibus princi- pijsregulari debent ,quz omnia ex dicen» — dis patcbunt. 99.
Quia verà fyllogifmus eft quoddam . compos;tum rationis, ideo habet fua prin»
cipia conflitutiva , quz fuptduplicia , alia materialia , alia formaliz; &
materialia, alia proxima, vt mropsítuone la remo- tà, vt termini
propobtionum,qui in quoli« bet fyllogifmo (unt tres , ex quorum cóbi- nationc
trcs quoque formantur propofie - ti9pcs , & idco neceffe e(t vnumquem«. bis
- . TFepet, — "4 perprincipia — — pétincathe — JSEEE —————A———ás vts E AI
3 - -— ^ -emnis homo cft fub I -: 4 i - - 4. locumin fyllogi(mo : fecunda mimor
,tertia " E - za ? Y* x: . » D E 5 - -— De Syllogifmo, eiu[que Figuris.
E" 5 ratio eft, quia in fyllogifmo dcbct inferri duo extrema effe fimul
connexa ob connexionem,quam habent cum aliquo ter tio,prius ergo debet vnum
extremum có- necti cum illotertio , & erit prima propo- fitio,deindé debet
alterum extremum cum codemtertio copulari, & erit fecüda pro-
pofitio,denique ipfa extrema dcbent in có- clufionem inuicem conne&ti ,
& erir tertia ropofitio; hinc cóftat illud tertium, quod emel in vna ,
& femelin alia pramiffarum ponitur,vnum faccre terminum,duo autem extrema
conclufionis, quz femel in pramif fis cum illo tertio , & femel in
conclufione- inuicem connc&untur ,alios duos terminos erc; hoc totum
manifeftatur exemplo, fi velimus oftendere hominem effe fubftan -
tiam,excogitandum cft aliquod tertium,cü - quotüm homo, tüm fubftantia
coniungan- tur, quod erit v.g.animal, fi igitur fubf tiam, & femel hominem
cum animali com- ponis,duz propofitiones rcfultabüt, nimi- - rum omne ar imal
eft fubftantia, omn: s ho- mo eft animal , poftremó ex his inferendo hominem ,
& fübitantiam €ffe (imul conne- xa, tertiam conficies propofitionem , ergo
itia: prima propo- fitio dicitur meer , cum .n, denominatio maioris fit quzdam
dignitas, optimé illi tri buitur propofitioni , qux primum obtinet
«onclufio,que ponitur poft notam illationis, vnde coníequens ih plus fe habet
qui con- - — elufio,quia omnis propofitio, quz ponitur l notam illationis ,
dicitur confequens ; -. fed illa , quz ponitur poft notam illationis . in
fyllogil mo, d:citür proprie conclufio, ex - terminis vcro ille;quibus fumitur
ante con- - clufionem, dicitur medswm, qui iungitur cít medio in maiori,
dicitar marer extremitas , qui vero in minori, dicitur minus extremis :
"Sed quamuis hic explicádi 1é,& minoré propofitioné, ac ét
maloré,& minorem cxttemitatem fit Summuliftarum communis cum Petro Hifpan:tra&t.4.
fuper lib.Prior. & Arift: ibidem. Owuuied. tamen €ontrou.4.Summul.
pun&. 5. Poncius es - 20. Log.q.,. Auerfa q.z ;.fect.7.(quem fal. Ío
Ponc.in oppofitum IGHUE alij Recen- tiores inquiunt non ex, eo dici propofitio-
nem maiorem, vel minorem , quod prius , pofteriutue proferatur y fed illam dici
ma. jorem propofitionem , in qua medium eft fubic&um , & altera
extremitas eft pradi- - catum, & minorem é contr3, in ua medü - ^
pradicatur, & altera extremitas fubijcitur, "or " gL dus maio -
71 & fic pariformiter maius extremum effe , quod in propofitione predicatur
de medio, & minus extremum, quod fubijcitur, Hur- tad.etiam
difp.10.Log.fe&t.1 1. $. 70. aliter
explicat ,vt nimirum maior extremitas fit y quz continct fub fe plura,
minor,quaz pare uiora. Attamen recedendum non cft à có- muni
, tum quiá ità fignificarunt Arift. & Petr.Hifpan cum alijs Summulift.tum
quia ex ges modo dicendi fequitur in fe« cunda , & tertia figuranon poffe
afhignari maiorem, vel minorem , quia medium in vna femper fubijcitur,& in
alia praedicatur, quod licet gratis concedat Ouuied.hoc ta- men concefli
abfurditatem non tollit. AtPoncius obijcit primó Arift. qui r. Prior.cap. s.
explicare volens maiorem , & minorem extremitatem ait dco asfem me jorem
extremitatem in qua medium efl ( i.fub qua medium eft ) minorem voco , qua. 4
f» medio, crgo propofitioilla , in qua fubijci- tur medium;eft maior
propofitio,& in qua rzdicatur eft minor, hue primoloco pro« eratur,fiué nó.
Deindé arguit ratione;quia ex maiori particulari nihi] infertur bzne in fecunda
figura;at hoc effet falfum, fi maior eit,que primo loco ponitur, nam hic Syllo-
giímus optime concludit , aliquod animal eft quadrupes,nullus homo eft
quadrupes; ergo aliquod animal non eft homo . Refp. ArifL.ibi,vt ex contextu
patet,explicare il- lis verbis,quanam fit maior , & minor ex- | tremiras in
prima figura przcisé , non au- té in omnibus;ait enim,» prima figwra me- dium
voco,quod eff| im alia , o alind im ipfo extremitatum yero alia efl que pf eee
im quo aliud, Ad aliud , fyllogiimus ille non. concludit in fecunda f gira ,
nifi indirecte cum auté dicitur cx majori particulari nihil inferti in fecunda
figura ; id cft intelligen- dum de conclufione direéta. At inftat Pon- cius ex
hoc (cqui etiam in fecunda figura affignari debere modos indire&té conclu-
dentes quod eft falfum . Negatur falfitas , vt conftabit ex infrà dicendis cap.
& n.111. Solet hic quoq. difputari , an conclufió fit de effentia
fyllogiími, qua cft feré qua- ftio dc nom ne,quia iuxcà varias Ayllog
acceptioncs vtrumq. «fferi poteft; v dicetur difp. 11.q. 1. Breuiter tamen
dicei dum conclufionem cffe de effeatia fillogif- mi non minus, quam przmiffas
, prout ab Arift. hic fumitur, & definitur, quia ait fil- logifmum «ffe
orationem ; in quatit. ijsfe- - funt propofitioncs,quarum vna ex quitur, pct
quoddignificat ad eurem de ; gif- imi | tinfrà dicen- por MTEPETIPPSCNMC US
IAMENE S CCCANTONCEPP ^ Www. * 72 Pars Pria Inflit. Tra&l.I1I. Cap. logifmi
fpe&are tam przmiffas,quam con- vlufionem,& zqué ex vtrifq. conftare
nam xe vera ad firucturam fillogifticam tres re- «uiruntur propofitiones .
Conf. ratione , quia fillogifmus eft effntialiter confequen ti2, omnis autem
confcquentia includit cí- fentia'iter antecedens, & confequens,crgo
conclufio,quz eft illatum, & confequens in fillogifmo eft de integritate ,
& comple- mento ipfius. 100 Formalia item principia funt du- plicia ,
duobus nimirum materialibus cor- zefpondentia , & quidem cum forma fillo-
giími fit ordinatio , feu difpofitio materia €ius,illa difpofitio , qua
ordinatur maxeria xemota,(cü termini,dicitur ffgwra , & illa, 2 ordinatur
materia proxima, .f. prope» . tioncs, dicitur Medus ; figuraigitur, qus eft
forma materiz remotz , ef «pt di/pofi- gio teyminarà fecudsi (ubieclioné ,
predica fticnc. Mod? qui eft forma materiz ,pxime, efh apta d ifyofitio
propo[itionsi im dcbita quan- ditate, Cv qualitate, debita quantitas eft, vt
non omnes przmiffz sint negatiuz fed ali- qua sit afrmatiua; debita qualitas
eft, vt mon omnes sint particulares, fed aliqua sit vwniucrfalis. Et quia recta
combinatio me« —. dij cum extremitatibus , in qua consiftitió figurz , eft
criplex , triplex ét datur figura , mà ve! mediü fubijciturin vna,&
predicatur inalia,& sic habetur prima figura; vel pre- dicatur in vtraque,
& sic habetur fecunda; velin vtraque fubijcitur,& sic habetur ter- tia;
quod eo carmine oftendi folet . — $sb, pra, prima: fecunda bis gra: tertia, bis
fub. - | Quaresan admittenda sit quarta figura, € tribui folet Galeno, &
Auicennz? Mc« ici eam admittunt, & quidam alij etiam €x noftratibus, vt
Tat. 1. Priorum q. de fi- 45 fyllogifmorum $. dwUratur primo , Roccus lib.2. c
16. vbi proindé recenfent modos quartz figure , & Camerar. q. 15. Log.
Ratio fundamentalis huius opinio- nis, ommitlis alijs minoris momenti , eft,
quod tor funt figurz, quot funt difpositio- nes medij termini cum extrenus, fed
datur quarta difpositio mcdij cum extregis, er &c. probatur minor, quia
poteft ità di- pont, vt predicetur in maiori, & fübijcia- tur in minori, vt
patet fic arguendo,oimnis homo eft anima! , omg animal cft (u^flan- tia, erz0
omn's homo eft fubftantia, quz eft forma arguendi valdé familiaris , qua ra-
tione conuictus Blzuc. lib.z.fc&. 7. quartá figuram cum Medicis libenter
amplectitur, .trium terminorum fic fe habentium , d Verüm peripathetica fchola
numquá hác uartam admifit figuram , vt à prima ef- entialiter condiftinctam ,
& eft manifefta Arift. fententia , qui 1, Priorum c. z. con- cludit neceffe
effe feri omnem fyllogifmü per tres przdi&as figuras,& fequugturom nes
Scotus 1. Prior q.34. Auerr. r.Priorum c. 8. Zab.liB.de 4. figura, Conimb.&
Com- plut. Fuentes,Cafilus,Poncius,Morifanus, Hurtad. Auerí2, Amicus ; &
paffim alij Re- centiores; & quamuis varijs modis, & qui- dem vt
plurimum inutilibus , vt oftendit Auería q.2 $.fet.2. reijci foleat ab Aucto-
ribus citatis, nempe quia inferat condlu- fionem innaturalem , &
indirectam; aut : przdicationem eiufdem de feipfo;ratio ta- : men à priori eft
illa , quam Scot. cit.affi- " gnàát, & ex ipfo
Arift.deducitur,quianimi- — rum difpofitio medij nonpotefteffentiali- — ——— ter
diuerfificari, nifi illis cribus modis re- e latis, quod .f. vel in premiffarü
yna fubij- m" ciatur, & in altera przdicetur , vel iavtrde —— 50 D. ue
predicetur, vcl demum in vtraqué — füblyciatur ,ergocum in quarta figura à —
Medicis affignata habeat medium primam —— difpofitionem,plané non crit à prima
figue ( racondilmóta , quz in eo pracisé effentia- liter confittit, vt habeat
mediü in yna pro- pofitione fubie&um ,inaltera predicatü, Refp.Tatar. quod
prima figura poteft capi - dupliciter, largé nimirum, vt eft difpofiti medium
fubijcitur in vna przmi ra dicaturin alia ,fiué hoc fit in maiore in minore ;
& fic concedit quartam fig 2 non effe à prima condiftinctam 5 alio modo.
capitur fpecialiter , vt eft difpofitio trium terminorum ficfe habentium, quod
media —— — fubijcitur in maiori, & pradicaturin mie — — nori, & fic
cffe condiflin&tam . E erp Hac folutio nulla cft, quamuis.n.verum. .— fit
medium in prima figura, itàcommuni- - ter difponi,quod fit fübie&tum
maioris, & —— — przdicatum minoris ,idtamen non efhci- —— — tur, vt in
prima figura (yllogifmus fiat, fed potius regulariter, vt directé concludat ,—
| uià non minus in prima figura foret, fita. ifponeretur,vt medium effec
pradicatum — — maioris, & fubiectum minoris, hoc.n prz-- cise primam
conftituit figuram, quod me- dium in vna fit fubie&tum ,in altera prx- — —
dicatum, qualifcum que hac fucrit , hocfi-: quidem penitus accidentarium eft
aBpri- —— ma figurz conflitetionem: Et quod diuere—— fitas difpofitienis medij,
quod inmaieri —- Íubijciatur , & in minor przdiccuir « acre cone / ^ Ev 4.
v qus). 4» * - — wnitertioysut eadem inter fe; * De principis vegulatiais
fyllorifi 75 eontra, non variet primam figurám effen- -tialiter patet ex Arift.
loc.cit.qui (zpé trà- e pramiffas, vt magis fyllogifmus có- tur primz regule
antepredicamen- tali , vbi tamen nulla ratione dicendus eft voluiffc re exempla
quarta fimurz , quam rpíe nunquam agnouit ; ergo fignum eft talem variationem
düpoltionis nedij effe prorfus accidentariam , nec fufficere adconftituendam
figuram aliquam à pri- ma effentialiter diuerfam. "- Ex hoc patetrefponfio
ad fundamentum oppofitz fententiz , & quecunque in op- E tum obijci folent
, quamuis .n. poffint eri, quattuor combinationes med:] cum extremis, illt
tamen duz , qua medium íu- bijcitur in maiori, & przdicatur in mino- ri,
auté contra , non funt effentialiter di- ueríz,immo quia hec combinatio,qua me-
dium pradicatur in maiori, & fubijcitur in minori , facit fillogi(mum
concludere in- dire&é, vt patet in exémplo ab Aduerfa- rijs allato, vbi
minor extremitas przdica- - turde maiori in conclufione; quod cft có- cludere
indirecte ,vt poftea dicemus, debc- ret: figura f fi daretur) ad primá re-
duci; ficuc fillogifmi concludentes indire-
&é reducuntur ad dire&tos ; maneat ergo *quartam figuram non
dari , aut non effe à 7 prima efsentialiter diuerfam , & fillogifmü ma
figura , quia habet medium fu m in vna & przdicatum in alia , ctfi non ità
difpoficum , vt t» conclüdere dircéte ; - poteft tamen facili negotio jta
difponi tvafpenendo pramiffas abíqs vlla penitus alia mutaticne dicendo
,"Omne animal eft fubftantia , emnis homo eft animal , ergo omnis homo ft
fubftantia , C.A PVT. VL De frinciphs reguletiuss 'yllotifmi . 301 "A, T
Omine principi regulatiuilfyllo N Gifini inécilg anas gei à «ua fyllogifmus
habet fuam certituding , K cuidentiam ad concludendum ; funt aute principia
huiufmodi; Primum eft gene- ralifimum pro trosungue fylogifmo,etia expofitorio
, caius medium eft terminus - fingularis , cft antem tale , Qua fmnteadem jy. ;
quorum ynii — efh idem, cum tertio,eum quoalterum num eft sdem non po[[unt ejfe
cadem inter fé quoad ab Adueríarijs allatum re veraefse in pri- $ (0. primam
partem valet pro r dis affr- : . mutiuis,quoad valet pro ncgan- . dici de
nullo; quoad primam partem valet uis, & hoc principium eft tantz
efficacita- tis í vt m ipfo fundetur vniuerfa ftructura fyl'ogiftica,vt
teftatur Do&tor p. d. 1. q.7. Li.in folut. ad 1.princ. pro 4. q. &
declara- tur fic ; propofita quaítione v.g. an anima fit immortalis , ad
cognofcendum num hi termini fint cónex:;aduertendum eft , quas habeat anima
proptietates , & pradicata intrinfeca , & reperto animam ctfe incor-
poream, ruríus eft inquirendum , an incor-' poreum connexionem habeat cum
inimor- tali; & reperto ità cffe,tunc re&té poffimus inferre ex hoc ;
quod illi termini funt. curn hoc tertio |f. incorporco coniuncti , cffe etiam
inter fe coniunctos;Quod fi é contra reperiatur incorporeum cum immortalt non
poffe connecti, tunc negatiué conclu- deidom effet nec animam cum immortali
cffe connexam ,quia incorporeum , quod fupponitur cum anima effe
coniun&tum,nó coniungitur cum immortali ; atque ità ex hoc patet, quomodo
ex connexione extre. mitatum cum medio infertur propofitio firmatiua, in qua
extremitates vniuatur in- ter fe , & quomodo ex affirmatione vnius*
extremitatis cum medio , & negatione al- : terius infertur conclufto
negatiua , inqua vna extremitas negatur de alia. Et quamuis' hoc principium fit
omnibus fyllogiimis co- mune;eius tamcg vis im expofitorjo luculc- : tins
apparet , quia tertium illud, .f. termi- * nus, quieft medium eft magis vnum ,
cum fit terminus fingularis , in diis ero coni- munis , & ideb hec genus
fyllogifmorum eft omnium perfpicuiffimum, vt pote ,quod' ' eft alienum
àmultiplicitate praeceptorum de diftributione ,& fuppofitione medij, cü fit
fingulare; vt patet in he niscft Deus , Chriftus eft Filius Virginis ; ergo eft
Deus ,vtinfra magis conftabit. Alterum principium eft ,.Djci de omn; d$ pro
zegulandis aftirmatiuis, quoad f. pro negatiuis: dici de omni cft , quicquid *
viu ter. dicitur de fubie&to abfolute» fupponente dici ctiam de quocunque
coa- : tento fub illo ,. vt fi omne animal eft füb- b crgo & homo, qui
fatiebaiqE. fubilantia. Sic dici de nullo eft, quicquid - vniuerfaliternegatur
de fübiecto , negari etiarn de quocunque contento vf nullum anima! eft iapi di
intense ftat (ub animali,criclapis, loc autem cipiumnon eft ità vntuerfale »'
quia non deferuit ad fyllogi " torjum, vt notat Tat. 7. sum cial rn oc :
Filius Virgi- pergeoer?ó.- movet 74 & 5. fed tantum ad illum ,cuius mediü
eft terminus comm unis,cui termino dumtaxat applicari poffunt figna vniuerfalia
emis e aullur hoc principium conftrucntia , vt il- lum diftribuant pro fuis
inferioribus; Et quamuis paffim per hoc principium dican- iur przcipué regulari
modi perfecti prima figurz, non propterea negari debet ctiam ccctcros
rcgulari,per illud .n. tantum nfi- nuare volunt folos modos perfeétos prima
figurz immediate regulari per ipfum ,ad- huc tamen, & alij poffunt mediaté
regula- ri ,quatcnus omnes ad perfc&tos poffunt reduci,vt poftea dicemus,
Aducrtendü au- tem hic d hoc fccundum principium re- gulatitum à primo
dcpendere,quod vniuer falius eft, & ab eo vim regulandi defuere, vt
difcurrenti patebit, immó notant Com- plut.lib. s.c. 4. hoc fecundum principium
à primo non differrc , vifi penes hoc , quod primum fumitur in ordine ad cff
iftud ve- roin ordine ad pradacari ; & quidem vnum affirmari de alio
fundatur fupra identitate 3llorum;,ficut vnum negatur de alio ob co- yum
diuerfitatem & idco liquido patet hoc. fecundum principium vim fuam à primo
ac cipere Conf.ideó .n. ex hoc, quod omnis homo currit per d;ci de emn! , rité
conclu- ditur. quod Petrus currit , quia tupponitur probatum Pctrum efsc
hondaem.s confe- quenter coniungitur cum hogiine Petrus , & curfus; &
idem cernitur ctiam in altero. - tas reas ipfarum interfe; nó quidem reas;
iedior tmn ds i Aun ad^ yllo principio dieidé mulio. x - 1o Verunn.vcro quen
hzc doctri- nà fit ci uni Summul;Rarum calculo. pro- bata nihilominus
Mol.p.p.q.2 s. art.. difp-- 2. Vafq.p.p d.123 pricipii iilud primü, $u« Tore yi
tertio.Cre, tàquá uiro ü re- Ípuunt,& non vninerfaliter vcrum nifi re-
ucatut ad dicium de omni,& de nullo, fc-. «itur Cafilius lib.3 tract.a.
c.2. Fandamé- tum corum vnicum «ft ,quod talc principiü in divinis claudicare
vidctur, quia cx idcn- 1itate resli diuinarum perfcnarum cum di- uina effcptia
non poteft inferri realis iden- tits earum inter fe ideo hic fyllogifmus nun
valet; cff.ncia diuina cft Pater filius eft hec «(fentia diuina,ergo filius eft
Pater; Vn dé vt hic, & fimiles Íyllogifini cxpofitori) in diuinis
riteforn:éur,vt notat Scot.1 Prior. 4.7 .& oncl.4.pcr diétüm de oi,&
dictüde nul Jo regulari debent, ità quod medius -termi-. 1 nus fi fingularis
diftibuatur hoc modo , Quicquid cft cffentia diuina cfl Vat r, filius elt
«(l«ntia diuinz, «rgo Xc. nám tà confc- quentia tenet fcd maior cft (21125 Cum
cr- * Pars "Prima Inflit, Tract. HT.Cap T. o primum illud principium s we
/snteas lem vni tertio, rc.non teneat in diuinisni- fi cum inultis
limitationibus , quz tandem £iciunt illud recidere in aliud. principium, didum
de ómni , X cumé contra fecundum, quocp aptum fit regulare etiam £yl» ogifmos
expofitorios in diuinis , vt patet; in xemplo
allato, concludunt Vafquez , &, Molina,Dictum de omni , & dictum de
nul» - lo , effe vnicum principium regulatiuum: omnium fyllogismorü. Addit
Cafil.princi-- pium illud $4 funt eadem vmi , crc. poni ab Arilt.7.Top.c.i.non
autem t. Pnorum: 5; vbierat locus agendi de principijs regulae tiuis fyllogifmorum;
fed ibi cátum affignafs fc principium Dic; de omm , 6c. ergo hoc, tantum €fit
abfolute principium. regulati«:- unm fyllogifmorum . T Sed fruftra laborant ,
nam veritas illius. principij eft vniuerfaliffima , & etiam valet. in
diuinis, & qnamuis D.Th.p.p.q.2 4.art.3«; & Thomiftz cum ipfo aliquas
atferant li-..— mitationes ,vtetiamindiuinisverumfit ;—————— Scotustamencit
p.d. .q.7. profertillud,;— — — vtabíoluté verum, itaquod femperygum, — hal
" eft,qux funteadem vnitertio,effe quoque — ^ — inter fe eademilla tal;
identitate, nontamé, — maiori,quia non poteft cócludialiqua idé» — — 2i titas
extremorum inter fe, mifi fea M RA P. illamidentitatem, qua funtcadem medio, -
—— — &ficjinquitDodtor,exidehtitaterealiper- ————— fonarum in effentia
inferri poteft identie, — — ?h identitate cum effentia funt idem; fyllogif-; -
X mus autem allatus, & fimiles,indiumis non; .— ^—
tenent,quiaafferuntur,vtexpofitorijicum- ——— tamen re ycra tales non fint , fed
foplu/nte ga ta,vt Doctornotatibidem,& fequitur Amas — jii p.difp.io2
c.1.ratio cft,quiamedium — ^. in fillogilmo expofitorio ita dcbet cff« fin-
ulare,vt fit fioc aliquid, & incommunicae — — ble vt quod, qualis non cft
effentia diuino , & ideo ipfa non etl fuficieas mediugr pro. ^ - fillogilmo
cipoivonio, & quando etiam illi , fillogifmi effent expofitorj,
prorfusfalsb .— — eft polle regulari perdidum de omm , S. —— — dictum de nullo
, quicquid dicat Poncidls ] difp.:o.Log 4. vlr.quia hoc princip o folum
regblantur difcuríus , qui procedunt ex vi slicu:us ternini difl
ributisrepngnat autem prorfus tcimino fingulari ,quf cftmedium in
expofitorio;difiribui;cum infzriora non habcat ,diftribui nomqifeu
accipidifiribtt- ——— tiué cfl idcm , acíupponere pro füigilis— —
fpisinfcrioribus;:N.cScomuscit.Trimü, —— q.7- 1 EM CN f^ ' 16. Arriaga
difp.s.fumm. fect.4.& De prindipijs rtgulatiuis $yllogifmi 3. facit
at&oritatem,fe ftandum eft do- ring quam habet in lib.fent. Ari(t. autem
t.Priorum folum fecüdi prineipij exprefsé meminit, quia ibi folum loquitur de
fyllo- gifmo, sind fumitur terminus có- munis,vt poté qui magisinferuit ad
cogni- tionemfcientificam comparandam. *' Quamuisergo magma fic necefficas
fecü- di principi nam illo deficiente deftraerc- tur defceníus ab vniuerfali ad
particularia, uia virtute huius princípij tenet talis de- cenfus ,omnis homo
e(t animal, ergo Pe- trus eft animal, & Paulus eft animal ; immó negato hoc
principio duz contradictoriz ent fimul verz, nà ci veritate iftius vni-
uerfalis, oishomo eft animal,ftaret veritas huius particularis,aliquis homo aon
cft ani mal,quz illi contradicit. Nihilominus faté- da etiam eft neceffitas
illius principij Se fint eadem ,&rc. & dependentia huius fecü- di ab
illo, nà ex co przdicatum de quibus- uis fulveo contentis przdicatur , quia
ipfis -aliquo modo identificatar , vt difp. de vni-. — werídicemus;ergo dici de
omni neceffario c (upponit identitatem fubie&orum in prz- dicato,& dici
de nullo feparationem, quod bené demonftrant Hurt. di Paeog. lcd. alij Do-
&orem noftrum fecuti , & nuper Ouuied. controu. 4.fummul.punc.1. —
CAPVT VI. " Regula generales t fpeciales cuiufcunque f- | gura«[Bgmantur.
——- 103 T2Xprincipijs regulatiuis syllogifmi c.przced.declaratis quinque dedi -
«untur regulz omnibus tribus figuris com- — 4 munes.Prima eft,qp ex gwrsr
megatimis nibil fequitur ,vndé hzc coníequentia non valet, Nullus homo e ft
irrationalis, nullus equus eit homo , ergo nullus equus eft irrationa-
lis,ratio huius eft , quia non poteft conclu- a ;€o quod medius terminus qui
eft tota ratio coniungendi ,cum neutro extremo eft coniunctus, nec etiam
negati- ué,quia ad hoc,vt vnum extremum non iü- cum alio medium , debet idem
£nedium cum alterutro extremo effe con- junctum ;nam fi vnum extremum ab altero
difiungiturpropter medium , debct hoc oriri ex co quod difiungatur à medio, cum
coniungitur aliud extremum, & ita ip- extrema erunt inuicem difiuncla; fi
au- tem medium cumnullo extremo iungatur , , moncritratio neque coniungendi ,
nequc feparandi ipía extrema, vnde patet hanc re« gulam fundariin primo
principio rezula- tiuo, Aduercendum tamen eft przmiffis in. terdum videri
affirmatiuas, cum tamen re verà occultam contineant pegationem , & ideo aon
concludunt , vt in hoc fyllogif- mo,omnis homo differt ab angelo , omnis
fpiritualis fubftantia differt ab homine, er- go omnis fpiritualis fabítintia
differt ab Ángelojomnes hz pre.niffe (uat negatiug, quia ditfzrre eft idé,ac
vnu n no ef: aliud ,. & ità (c habét omaes propofitiones;in qui- bus elt
relatiuumr diuerfitatis . Sed obijcies, hac confequentia eft bonz,. quodnon
mouctur,non currit, Sortesnom moxetur , ergonon currit , & camen eft ex
risnégatiuis.Refp.nos hic tradere regu- $ de fyllogifmo cathegorico, allatus
aut& eft hypotheticus, nam illa maior huic con- ditionali zquiualet , fi
non mouetur, nom currit, & przterea fundatur in hac, affirma- tiu3,0mne
currens mouetur.Dices , hic eff cathegoricus, Omne,quod non elt animal 4 non
eft homo,lapis non eft animal, ergola- pis noneft homo , & tamen
con(equentia tenet ex puris negatiuis.Refp.maiorem ef- fe vniuerfalem
affirmatiuam , nam zquiu2« let illi omiac non animal eft non homo ,id- que
patet ex regulis cóuerfionis , nam vni- uerfalis affirmatiua conuertitur per
contra- pofitionem infinitatis terminis, ac etiá, etft. raro fubie&to
infinitato, & hegata copula , vndé hzc propofitio ,omnis homo eft ani- mal
, fic conuertitur , onifíe non animal eft non homo , velfic, omne non animal
noi elt homo,vi4e Cafil.lib.s.tra&.z. cap.6.. 104. Secunda Regula eft ,
quod ex puris particularibus nihil fequitur ratione for» mz non.n.valet
,aliqued animal eft homo , aliquis equus eft animal,erzo aliquis equus efthomó
, & fi interdum fequatur ratione matériz , vt Miquos animal eft fubftantia
y aliqüis homo eft animal , ergo aliquis ho- mo efl fubítantia . Ratio huius
regulz eft , quia in propofitionibus particularibus medius terminusnon complete
diftribui- tur , .i. nonaccipitur fecundum totam stiá latitudinem,&
vniuerfalitatem , fed folum 1nadzquaté, i.fecundum partem;hinc fit,vt ex»vt
connexionis cum medio noa fequa- tur ioter duo extrema connexio , quia ex his
extremis potefl in. maiori cum hoc medio councéti fecundum vnam partem ,
&alterümextremum in minori c | cum codem medio fecundum alteram par^ tem,
vt patet in allato exemplo , in quo li« Ka ce we ua 36 €et homo, & equus
connectantur cum ani- mali,non tamen fequitur connecti inter fe, quia animal nó
diftribuitur complete, hiac exttatillud preceptum , quod med:um in aliqua
faltim przmiffarum debet dittri»ui , vt fic perfecte poffit con ungi , vel
difiuagi ab extremitatibus , alias non regularetur fyllogifmus per dicideomm ,
vel dici de nullo, in quo principio hzc regula funda- tur ; aduerte tamen,quod
quando medium eft (ingulare , vt in expofitorio fyllogifmo tunc re&té
cócluditur,quia fumitur in vtra- que przmiffa fecundum fe totum. Scd obijcies,hzc
eft bona confequentia, fi aliquis homo currit,aliquod animal mo- uetur,fed
aliquishomo currit , ergo aligp animal mouetur, & tame elt ex puris pen
cularibus.Refp.hunc fyllogifmü effz hy thetict& praterea maiore effe
vniuerfalé implicite ,& zquiualet huic, quotiefcunque aliquis homo currit ,
aliquod animal mo- uetur,nam ly aliqui: bom (ubiectumin ma- fori, an; pliatur ,
& fit terminus vniuerfalis r illam conditionalem // , quz zquiualet ni qoot
cunque aliquis homo currit, &c. Dices;hic eft cathegoricus , quod lucet vi-
dco, Sol Licet,ergo Solem video, & tame eft confequentia bona ex puris
particularibus, Refp.maiorem poffe fumi vniuerfaliter,vel particulariter ,
primo modo zquiualet illi, omnne,quod licet, video, & cofequentia eft
bona,fecubdo modo zquiualet illialiquod, uod lucet, video, & tuac
confequentia non eft bona, quia poteft lucere cla , quam pmonvides. — — 105
Tertia Regulaeft, quod conclufio fequitur femper debiliorem partem,quare fi vna
przmiffa erit particularis , vel nega- tiuz, etiamfi altera fit afirmatiua ,
vel vni- nerí(lis,conclufio erit particularis, vel ae- tiua, quia negatiua eft
ignobilior affirma u1,& particularis vniuerfali . Ratio huius regula eft,
quia fi vna prxmiffarum cft af- firmatiua, alteranegatiua, tunc ypum ex. tremum
coniungitur cum medio , & alterü ab codem medio feparatur in premmiffis ; p
autem aliqua duo ità fc ha- t,vt vnum conne&tatur cum aliquo ter- tio,
& alterum ab ecdem tertio feparetur, non poterunt non effe inuicem
feparata, ex b .n, quod Petrus efthomo , & equus non homo, non poteft
inferri nifi Petrü non . eff: equum. Idem dicendum,fi vna przmif- farum fit
particularis; quia ctiam(i in pro- pofitione vniueríali vnum extremum vnia-
furi fecundum fc totum, ia par- Nt DM Pars Prima Inflit. Tra£l.1IT. Cap./T1 ]
ticalari , tamen alteram extréfum vnitur cum illo tertio folum fecundum partem,
8e ide3 aon poteft infzrri e£: inuicem coane- xa extrema, ni(i fecundum parce,
vt om- nis iuftas eit anandus , fed aliquis hom» ei iuítus, ergo aliquis homo
eítamandas, non potett iaterri ,omnis homo eft amans dus ob rationem allatam ;
ex quo patet hác regalam fundari in primo principio regue latiuo;quia extrema
in cóclufione nequzüt habere iater. fe maiorem coanexioaem,quá habuerint ia pr
emiffis cum medio. $:dooijaes, fyllozifm1m Arift.z. Cose. li c4. O naes (telle,
qua non fcintillaat, süt propé nos, Planet aon (cinrillant,ergo pla netz (unt
prop? nos, minor clt nega: iua. Sc tamen coacluto eft afirmariua . Rurfus ex
regulis boaz coafequentiz traditisc 2. ex falfo fequitur verum , vt pes fic
arguens do,omats equus eít animal, omnis homo eft equas ,ergo omais homo eft
animal , ergo noa femper fequitur coaclufio debiliorem Cum plares caufz cócure
partem . Demum, & vaa eft per^ runt ad eundem ed &aum , fc&ior
altera ,efz&is affimilatar perfe» - &ori, & fuperiori, vc patet de
duobus idé on Jus trabentibus , quorum vnus eft po» - teatior altero,nam
tractio ponderis fequie tur virtutem potentioris,erzo &c. R Ad m. minorem
illius fyllog.(mi effe" affirmatiuam de przdicato infiaito , ac fi diceret
, plane» tz funt ftella no (cintilantes, vt patet ex di &is c.3-huius trat.
de infinitatione verbi. AÀ2. cum Sammuliftz dicant co nclufionE . fequi
debiliorem partem ,loquuntur quoa: attributa propofitioais ad puram fxrmam |
fyllogiími atcinétia, qualia (uat affirmatio, & negatio,
particularitas,& vniuc alitas non autem curànt de attributis on bus
materiam, qualia funt veritas , ' falfi- tas, contingeatia, & dee namforma
— aluitur etiam - bonz confequentiz optime falu in materia fal(a5 quidautem
dicendum fit etiam de attri^utis fc tenentibus ex parte materiz, di(putant
Theologiin prologo de facra doctrina , & in. materia de fide: vide
Cafil.cit.fusé de hac re difzréntem , & A». mic.tradt.2 .di(p.4.. 11. Ad s.
negatur fumptum,potius.n. rese contra fc habct y uod cum duz cau(x fübordinatz
ad cune m concurrunt effc&um, etfe&tus formae liter magis adimilatur
inferiori , uamfu- periori , vtapad omneseft in confcfo , & notat Scot.pd
3. q 7. füb A a. & patet de Sole cum caufis inorioribes concurrente;
paritas dc duopus pondus - » - - fumpta noit valet , quia iftz funt caufz per
accidens fubordinatz, nam quilibet illorü oteft aliquid illius ponderis trahere
, at przmifz (unt caufz per fe fubordinatz , "quarum vna nequit fine.
altera ctiam mini- mam conclufionisparticulam caufare . 106 Quarta Regula eft ,
quod.medium nunquam conclufionem ingreditur. Ratio eit manifeíta, tumquia
quilibét terminus bis tantum ponitur in fyllogifmo , ergo cà «medium eft bis
pofitum in przmiffis , iterü in conclufione poni non valebit ; tum quia fi in
ea poneretur, non differret conclufio à pramiffis, contra finem fyllogifmi, qui
,vtex. coniunctione , quam habent duo extrema cum medio in przmiffis , infcra-
tur connexio eorumdem exclufo medio . Sed
obijcies, hi fyllogifmi tenent , cum -tamen medium etiam in conclufione ha-
beant; omnis homo eft animal . fed homo eft homo,ergo homo eft animal . Item
om« nis Angelus eft fpiritus , Michael eft Ange- lus, ergo aliquis fpiritus eft
Angelus. Refp. in primo fyllogifmo: medium ingredi con- iam Íub. ratione
extremitatis,nó fub ratione medij; ia fecundo conícquentia te- netex regulis
conuerfionis per acc dens , nam conclufio particularis eft propofitio
conuertens maioris, quz eft vniuerfalis af- firmatiua , non auteni tenet ex vi
formz fylogitticm. - € * Quinta taadem eft, quod tàm in medio, Quam 1n
extremitatibus non varientur pro- priefates terminorum excepta fuppofi- tione ,
quz prouenità fignis, vndé tàm sedium ; quim extremitates non debent effe
termini zquiuoci , nec in vna propo- f£sionc amphari,& in alia
reftringi,quia tüc retur à termino magis amplo ad cü- dem minus amplum,aut é
contra:nec in có-: clufione diftribui debet aliquis terminus , aui nà fuerit in
przmiffss di ributus ; quia tunc argueretur à non diftributo ad diítri- butum :
vt verbi gratia , fi diceremus , omnis 5omo efl animal , nullus leo eft ho-
mo,ergonullus l«o eft animal,nam animal in maiori non eft diftributum ,i.
vniucrfali- ter fumptum,fed accipitur folum pro eo, quod elt in hominc. nam
fignum vniuer(ale affirmatiuum non habet. vim diflribuendi terminos remotos,fed
tantum proximos .i. fubiedtum non praedicatum, in conclufioae veró
dillribuitur;& accipitur etiam pro eo, quod eítin Jeone , nam fignum
vniuerfale zegatiuum vim habet diftribuendi termi-- nos proximoes,& remotos;
Er ratio vnius De viguli [pecialibus gy) cnn figira:— 727 falis huius regula
cit quia fi oppofitum il lius,quod in hac regula przcipitur ,ficrcet , tunc
effent in fyllogitmo quatuor termini , & dari poft antecedens verum , &
coníc- quens falíu,quod eft formalitimum iudi« cium malz conícquentiz. 107 Ex
regulis generalibus c. praced, declaratis defuimitur pro vnaquaque figu- ra
fpecialis quzdam regula . Peculiaris 1ta- que regula pro prima figura eft ,
quod ia ghacinque iyllogifmo eius direct có ente,vt confequentia fit bona , nec
debe: effe particularis,nec minor negati Ratio elt , quia fi maior efft
particularis s medium innulla przmiffirum. ditribuere« turcontra preceptum
datum in fecunda regula generali 5 non effzt diftributum im maiori;quia effet
particularis, neque in mie nori,cum,n.in ea medium przdicetur,& fit
vniuerfalis affirmatiua (alioquin foret ex puris particularibus) confequenter
neque in ea diftribuitur.quia vniuerfalis affirmat uanon diftribuit , vifi
fübiectum , &ideó hzc confequentia non tenetjn prima figu- r2,aliqua
fubftantia eft angelus, omnis ho- mo eíl fubftantia, ergo aliquis homo eft ane
gelus . Item minor negatina cffe non de- bet;quia runc ia conclufione
ditribueretur aliquis terminus , quinon eff:t diftributus in przmiffis,&
argueretur a non difltributo ad diftriburum contra quintam regulam ge neralem,
nam maius extremum. non diftri« bueretur in maiori , quia effet vmuerfalis
affirmatiua , ia qua przdicatum non diftri- buitur , in conclufiorie autem
diftribue- retur , que effet vniuerfalis negatiua , ir hiv perfignum negatiuum
diftribuitur tà ubicctum,quam przdicatü, quia negatio y vt aiunt,eft
malignantis nature, X negat de fubiecto,quecüque inuenit poft fe , vt nul« lus
homo eft lignum aut quidam bomo nà eft lignam, i neque hoc lignum neque illud
lignumyneque iftud, & propterea vniu lis negatiua conuercitur fimpliciter.
, noa autem vniuerfalis atfirmatiuajhac igitur de caufa hec confequentia non
tenct ia prie mà figura,omnis angelus eít(ub(tantja,nule lus homo eft angel
nullus homo eft fubftantia, Aduertendum tamen , quod conclufio effet indirecta
, poteft interd maior cíf- particularis ,& minor negatiua y quia tüc
ccffant rends, vrinfra conitabit de quibufdam modis primz figus rz indirecté
concludentibus einbici Bare fyllogi(mum effe bos num, & i tin prima figue
.28 r3 maiori exiftente particulari, v.g. aliquod rationale difcurrit,omnis
homo eft ratio- 7 nalis ,ergo aliquis homo difcurrit . Refp. concludere, tátum
ratione materiz , nam fi cócluderet ratione formz,hoc etiam aliud argumentum
valeret fub eadem forma;ali- quod animal eft irrationale , omais homo eit
animal ,"ergo aliquis homo elt irratio- nalis.. — Regula pro fecunda
figura eft, quod ex ris affirmatiuis nihil fequitur, vt patet ia foc fyllogifmo
, omnis homo eft animal , omnis equus eft animal,ergo omnis homo eft equus :
Neque ex maion particulari , vt patet in hoc alio;aliquod viués eft animal ,
nullus Angelus eft animal , ergo nullus Aa- £gclus eft viuens . Ratio eft, quia
fi ambz przmiffz effent affirmatiuz , cum in hac fi- e medium fit predicatum,
in neutra di- ibueret contra przceptum datum , quia in propofitione vaiuerfali
afirmatiua qu - ies funtillz, przdicatum numquam dillri- buitur, quia cum
dicitur , omnis homo eft animal, non eft fenfus, quod fit omne ani. mal, fed
tantum illud animal , quod eft ad humanam pce coritra&tum;vel aliquod
animal confuse. Si veró maior eft particu- laris, tunc in conclufione
diftribueretur ali- quis terminus, qui non effet diftributus in pramiffis, nam
vt patet inallato exemplo, maius extremum noa diftribuitur in ma- tori , &
dillribuiturin conclufione , & fic daretur antecedens verum , &
coníequens Regula tad i gura et R tandem pro tertia H conclufio parzicularis
eff: debet , & eid affirmatiua;Nam fi conclufio non effet par- «icularis,
iam aliquis terminus diftribuere- tur in conclufione , qui in przmiffis di(tri-
butus non effet ,vt patet in hoc fyjlogi(mo , omnis homo elt rifibilis , ois
homo eft ani- mal,ergo omne animal eft rifibile , vbiani- mal diftnbuiturin
conclufione , & non in premiffis . Sic etiam idem fequitur incon.
ueniens,(i minor fit negatiua, vt patet hoc alio fyllogifmo , omnis homo eft
animal , nullus homo eft equus, ergo aliquis equus non eft animal, vbi animal
diftribu tur in conclufione virtute negatienis ante copu- lam pofitz, cum
tamenia maiori ditriba. tumnon fit , quia eft vniuerfalis affirmati- ua, inqua
przdicatum nunquam diítribui- tur; & hz regulz funt valdé nocatdz , quia
iuuant ad cognof(cerida vitia [yllogi(morü inutilium , ia quibus fccder innétür
ali- qusdefedusdillrbugonis. — —— 1— . Pars Prima Inl. T afl IT. Cap.VAI.-
CAPVT VIII. A ffignantur midi cuiufecunque fgurd cum eorum exemplis , 108 Corde
modis poffunt in qualibet figura propoítiones fecundam quantitatem , &
qualitatem. variari , nam fecundum quátitaté quattuor fuat cóbina-
tiones,poffant .n. ef: am5z przmi(fe vni- uerfales , velambz particulares, vel
maior vniuerfalis, & minor particularis , vel ma« ior particularis , &
minor vniuerfalis; & ruríus harum fingulz poffuat fecundum qualitatem
quadrupliciter di(poai in fin» gulis figuris , aut .n. funt ambz przmiffz
affirmatiuz , autambz negatiuz , aut ma- ^ ior affirmatiua, & minor
negatiua , aut de- mum maior negatiua, & minor a ua. Ceterum ex hac tota
multi tudine fo- lum nouemdecim moi vtiles funt ad re- &é inferendum,fexad
3s. figuram | tes, quatuor ad 2.& nouem ad 1. quorum primi quatuor diredé
concludunt , alij quinqueindiredé ; ille autem modusdicie - tur diredé
concludere, in cuius conclufio. ne maior extremitas de minori ic tur, & é
contra ille concludit indiredà, in. cuius conclufione minorextremitasprzdi-. ^
— catur de maiori : porró omnes , & finguli - modi tiles cuiufcunque fizurz
his verfie —— bus comprehenduntur . : Barbara ,Celarent, aro Ferio,Baralsptom,
— - Celaentes, Dabitit, Fapefm2, Frife fom»romz Cefare, Camefires, Feflsno,
Baroco, Dara. pui, Felapton, Difamis, Datifi , Brocarda , Feri em. Quorum
fenfus difficilis non erit ,fi re- colantur , quz fupra diximus tra&. prz«
ced. cap.s. vocalem fcilicet A vniuerfalem affirmatiuam denotare, E. vni nes
gatiuam , I particularem affirmatiuam , - O particularem negatiuam 5 ille
igitur dictiones fingulos iadicant modos fyllo- pilipomm cuiufcunque figurz ,
& voca» es contentz in tribus primis fyllabis des notant tres propofitiones
fyllogifmi,qua« les, & quantz effe debeant , fi quz verà aliz vocales
fuperfunt in qui i &ioni ntur metri gratia . Primi duo verfus explicant
nouem modos vtis les primzfigurz , quatuor primifunt di- rade Auouc alij
indirc&i : quatuor pri- mz dictiones tertij verfus indicant qua- tC
Démodistiofue fps. ^ pp modi tertiz figurz . Erit igitur fyllogifmus 1 Barbera,
fi medium t uio fabi jeia- tàr, & in minori przdicetur , fintque tum
przmiffz, càm conclufio vniuerfales afür- mátiuz, vt omne animal eft fubítantia,om-
iíis homo eft animal, 2 omnis homo eft. fubftantia. Erit fyllogifmusin Ce/are ,
ac iii fecunda figura, fi in vtraq; przmiffa me- dium przdicetur, & maior
fit vniuerfalis negatiua, minor vniuerfalis affrmatiua , & conclufio
vniuerfalis negatiua , vt nullum vitium eft amandum omnis virtus eft amá- da,
ergo nulla virtus eft vitium; Erit deni- que fyllogifmus in Derapri , ac in
tertia fi. ra, fi medium in vtraque nm fubij- catur, & przmiffz ambe fint
vniuerfales affirmatiuz , conclufio vero particularis af- firmatiua, vt omne
animal eft viuens, omne animal eft fübitantia, ergo aliqua fubftantia eft
viuens ; & in tribus figuris tria protul f- fc exempla in primis cuiufque
modis fuffi- ceret, fed ad maiorem Tyronum cómme-. ditateminfingulis modis
afferre exempla iuuabit;in primis itàque quatuor modis Pe 32 gd dites
cóucladentibusità fyllo- gizatur. : : ;* . . Bar Omneanimal eft fubftantia ;
bes Omnis homo e(t animal , r« Ergoomonis homo eft " z Ce Nullum animal
eft lapis , 1« Omnis homo eft animal, rent Ergo nullus homo eft lapis B« Omnis homo eff: rationalis , r5 Aliquod animaleft homo, . j Ergoaliquod animal eft rationale E Te Nullus
fpiritus eft corpus, rj Aliqua fubftantia eft pirkus s &» Ergoaliqua fubftantia non eft corpus . 103
Hac allata"exeipla funt pro qua- tüor modis primz figurz directé concludé-
tibus, vbi vt vides, primus continet tres 3 Lo. pars vniuerfales afrmatiuas ;
fe- s conítat maiori vniuerfali n:gatiua;. , minori vniuerfali affirmatiua ,
& conclufio- ne yniuerfali negatiua; tertius habet ma- iorem vniuerfalém
aflirmatiuam, minorem, & conclufionem pirticulares affirmatiuas 5 * quartus
denique habet maiorem vniuerfa- firmatiuam, X conclufionem particularem
negativam ; in alijs vero quinque modis huius prima figurz indireQé
concludenti., bus ità yllogizatur, vt in fequentibus: exemplis . * 1 B« Omnis
fpiritus cft fubftantia , r& OmnisAngelus cil fpiritus, li Ergo aliqua
fubftantia eff Angelus z Ce Nullum animal eit lapis, l«n. Omnis homo eftanimal,
tet. Ergonulluslapis cfthomo, 3 D« Omnisleo eft animal , bij Aliquod rugibile eftleo , tis Ergo aliquod
animal eft rugibile . 4 F4 Omne animaleft corpus, Pf Nullum elementum cit
animal , 1 m» Ergoaliquod corpui nó elt elementü. $ Fri Miu homo eft muficus,
fe Nulluslapis eft homo, ; [e
Ergoaliquis muficus non eft lapis. Exemplanunc adducta funt quinque mo-
dorum in prima figura indirecté concluden- tium, vbi vt vides, primus conftat
ex majo- - ri, & minori vniuerfali;2ffirmatiua,conclu- fione veró
particulari affirmatiua ; fecundus. conftat maiori vniuerfali negante , minori
vriuerfali affrmante, & conclufionem vni- : uerfalem negantemzcolligit ;
tertius conti« net maiorem vniuerfalem affirmatiuam,mi^ norem particularem
affirmatiuam, & fimi- lem omninó conclufionem deducit;quartus habet maiorem
vniuerfalem affirmantem , minorem vriuerfalem negantem, & conclu- fionem
particularem negantem ; quintus tandem conftat maiori particulari afhrmatie -
ua, & minori vniuerfali negatiua , & colli - git concluftonem
particularem negatiuam. Modi fccundz figurz funt quatuor fe- uentes,qui tantüm
vtiles (unt ad colligen- dis conclufiones ncgatiuas, & in eis iti] fy.
Togizatur . 1 Ce Nullumligoum eftanimal [4^ Omnis homo eft animal, — re Ergo
nullus homo cftlignum KuND C4 Omnishomoeft animal ,. »ef Nullum lignum cft
animal , tres. Ergo nullucitignum eft homo; 3 - Fe: Nullum ligaumn cft animal
"ex fi Mhquishomo cft animal má
Ergoaliquis homo pon cft lignum | 3 rwn Wu CC MSRP P E ^. lemnegatiuam, minorcm
particularem af- U ' : B4 — Mo C A" - v é MA - — S. - . A $0 4 "7«
Omnis homo eft animal v? Aliquodlignumnoneftanimaf, — «€ Ergo aliquod lignum
non eft homo. £xempla nunc adduéia funt modorum fecundz fieurg, vbi vt vides,
primus cone ftat ex maiori vniuerfali negante, & mino- xi vniuerfali
affirmante, & conclufione vni- ucríali negante ; fecundus habet maiorem
vniuerfalem zfirmatiuam,minorem vniuer- falem ncgatiuam, & fimilem prorfus
con- clufionems tertius continet maiorem vni- uerfalem negatiuam , minorem
particula- rem affrmatiuam , & colligit conclufionem particularem negatinam
; s denique conftat maiori vniuerfali afirmatiua,mino- ri particulari negatiua
, & fimili prorfus. conclufione . Moditertiz figurz (unt fex fequentes, qui
omnes 'tantüm vtiles funt ad elicien- am conclufionem particularem, ac ih eis
ità fyllogizatur . Li Omne animal fentit; . Omne animal eftcorpus; — Ergo
aliquod corpus fentit; D« v4 pn " F e 6p gon "Di fs mi É Nulla planta
cft fenfitiuay Omnis planta eft corpus , Érgo aliquod corpusnon eft fenfitiuü,
3 Aliquod animal eft homo , Omne anímal eft fubftantia ,. Ergo aliqua
fubftantia efthomo - Pea: J JD« Omne animal eft fubftantia 125 Aliquodanimal eft viuens, Jf ^ E:go aliquod
viueas eft fubftantia. ^ 9v s Aliqua plantanon eft lapis , Omnis planta eft
viuens, - Ergo aligjtos yiuens non eft lapis Bro ear do 6 Te. Nullum
inima! c(Mapis, - *i . Miquodanimaltft corpus , fin 'Érgo aliqdod corpnsnon
cftlapis. | Hzc modó ad funt exempla , vt di- €ebamus tnodórüm tertix
&gurz,vbi vt vi- des, prinfüs conftat ex maiori , & minori v- niue;fali
affirmante,& concluftoné particu- lari affirmante 5 fecundus cofif'at ex
maiore vninerfali negatiua,zhinore vniucríali afr- matiua;& colligit
conclufionem particula- yem negantensstertius habet maiprem paz- tícularem
affirmatiuam, & minoré vniucr- em a f firmatiam ; ex quibus colligit có-
-maiorem particularem, & qui Pars Prima Inffit. Tract. III, Cap.V11r.
clufionem particularem affirmatiuá ; quar, tus gaudet maiori vniuerfali
affirmante , minori particulari affirmante;& fimili pror.
fus-conclufione;quintus contiaet maiorem. particularem negantem minorem vniuer-
falem affirmantem, & conclufionem parti- cularem negantem. Sextus denique
conftat maiori vniuerfali negante, minori particu-lari affirmante, &
deducit conclufionem particularem negantem : Hos autem omries. trium figurarum
modos effe legitimos ex. €o conítat,quod i ijs nunquam dari poteft. antecedens
verum, quin etiam confequens: verum effe deprehendatur ex vi anteeeden.. tis:
qued fi detur aliquis argumentan modus, in quo ex antecedente vero fequae*
turaliquid falfum, noneritlegitimus. — '' 110 Sufficientia veró horum modorum:
in ftmt figura facile deducitur ex re. ga 1s earum affignatis tàm gencre
ous,tüm — pecialibus, nam in prima figura ex. fexde« cim cogibinationibus
reijci debent omnes. quatuor purz negatiuz, & omnes quatuor" purz
particulares ex duabus primisregulis generalibus,& ex peculiari gurz
rejjcidebent omnesmodi,qui habent — noremncgatiuam,.vndé quatuor modi taxat
remanent legitim: in prima figura di-- redté cencludentes ; quia veró diximus
re- gulam fpecialem prine Gigure folum r. uie " riad concludendum direct2,
idcirco adhuc. in ea poffunt admitti alij modi indire&é e. cludentes, in
quibus etiam interdum poffit. maior effe particularis; aut minor negati- u2, vt
patet in-Fapefmo , € Frifcfomorum ,— Sic etiam in fecunda figura ex duabus
pri-- mis regulis generalibus excluduntur octo combinationes, .f..ex puris
nezatiuis , & puris particularibus ; & ex peculiari eiufdé regula
exchiditur combinatie €x vtraque prami(fa affivmatiua, vel ex majore parti- culari,
& vtraque ifta combinatio poteft bis* fieri, .f. vtraque affirmatiua cá
maiore par- ticulari, & minore vniuerfali ; vel é contra, - & vtraque
maior particularis exiftente pri. mapramiffa affirmatiua, & fecunda ncga-
tina, ve[ é coatra , vndé remanent tantum. quatnor modi vules fecundz figura.
Sic denique in tertia figura ex us allatis regulis generalibus o&to
excluduntur come binationes etiam ab alijs figuris exclufa : & ex
fpecialiregula eiufdem , quod minoti exiftente negatiua nibil conclud'tur fiue
maior fit particularis ,& minor vniuerfilis fiuc € conu , & fic c. i -
come — prümgü. ^ habent mie — AU y E. tur alim dum — & ^ mnznnmdb s SRM $1
voc Demodiscuinfque fegura combinationes, vnde fex tantum rémanent modi in
tertia figura,ex quo tandem fequi- tur modos vtiles fyllogizandi effe nouem -
decim,cateros vero inutiles,& vitiofos,co rima eis aliquis dcfe-
diftributionis ; de hac fufficientia vide Scot.1. Priorum q. 22.23. & 24.
Contra fuficientiam modorum primz figurz obijcies, Primó quod fint plures af-
tis, tum quia poffunt in ca dari alij : modi direc? concludentes;v.g. Barbari ,
& Celabo , quorum primus ex przmifüis vni- verfalibus affirmatinis
concludit particula- larem affirmatiuam , alter veró ex maiori vniuerfali
negatiua;& minori vniuerfali af- firmatiua concludit particularem negatiuá:
Tum quia cum quarta fi ex dicis non fit diftin&raà prima. , eius modi , qui
funt Y. Bamana,Camene,;DDimari; Fimeto, ad ipfam - pertinebunt,cum bené
concludant, Deinde vrgcbis ex alia parte, quod fint pauciores ; or Arift.
1.Priorum c. 5. folum duos mo- s indirc&tos enumerat in prima figura , -
Refp.adprimam duas illas combinatio- nes contineri in Barbara, & Celarent,
quia fub vniuerfali particularis contin etur: hinc 14 m nec Petr. Hilp.horum
meminiffe. modorü , quia Arift. ait, quod omnis fyllogifmus, qui poteft
inferre. conclufionem vniuerfalem., poteft etiam in i riub alternationem iflius
ad. illam . d AR Od monet Scot.r. Priorum q. 22. diuer- firatem modorum
attendendam effe penes p -premiffasnon autem penes conclufionem, vt patet. ex
multitudine combinationum allata. Modi autem pro-quarta figura in- uenti- nen
differunt à modis prima , nifi ex fola tranfpofitione premi me sréiticoMi, ix
dues talis Stanfpoliio non diuerfificat c iter quartam ngu. ram a»prima ex
ditis t.e DÀ nds i .. Égura variabit cffentialiter modos . Ad - : fieoskerm
parte Tatar. 1, Prierum q fe - o - Ta ME » LJ p-fig.art.1.6. primo
fcsendum.,quem Conimb.ibi c.7:q.3. art; 1. inquit Arift.enumeraffe tantum
modos, qui dif ad untur à directé concludentibus non fo- m in conclufione, fed
etiam ex parte pez- miffarum ,quales funt tantum illi duo; alios tres non
enumcrat ,quia non multum dif- ferünt rw , cum illis fint áamiles in miffis . a
.. Deindé contra fufficientiam modorum fecunda, & certig figura obijeics,quod.in
es »6 ux S notat Sotus lib. s.c.4 lec.vn.not.s:nec Arif. - -: ipfis poffunt
affignari modi indire&é con- Cludentes non minus; in prima , ergo. funt
multó plures enumeratis; probatur af- fumptum , tum quia nedum Scotus cit. & cüeteri communiter ità docent , fed ctiam elt
expreffa Arift. doctrina 1. Priorum c. 8, ibi n. loquens de duobus modis primz
fi, gurz indirecté concludentibus Eapcfmo , & Frifefom,fubiungit fieri
poffe confimili- ter, & in alij5 figuris , hoc eft poffe pariter in illis
indire&é-cóncludi , vt ibi Aucrrocs exponit; tum quia ipfa experientia
vrget , vt Doctor oftendit loc. cit. nam 1n Cefare & Cameftres in fecunda
figura , Darapti , Difamis, & Datifiin tertia cum eadem di- Ípofitione ,
& ordine przmiflarum poteft conuerti conclufio , & à conuería ad cou-
uertentem eít bona coníequentia, in tali autem caíu minus extremum pradicatur
de maiori, quod eft concludere indirc&té; Cocteri ctiàm modi earundem
figurarum, .f-Feftiuo,& Barocco in. fecunda, Felapton, Brocardo, Ferifon in
tertia poffunt indire. && concludere per tranfpofitionem prz- miffarum;
traa(pofitis.n. przmiffis.conclu- fio , quz prius erat diretta, ficindirecta,
Xc. e Refpondent aliqui , quibus confentire videntur Fonfec. lib.6. Inft. cap.
13. & Co- nimb. t. Priorum c.7.q. 3. Poncius difp. 20, Log. q.5. n.$5.
negando affumptum ; quia Bis indie etenocudineumy radicatur minus extremum de
maiori, fcd id. contin- ere nequit in fecunda, & tertia figura, in is:n
figuris defignari nequit maius , & minus extremum ex coniunctione cum me-
dio in przmiffis, fed tantum in cenclufione ex coniunctione ipforum adinuicem ,
quia jn illisvtrumq; fubijcitur in fecueda fgu 1 ga,vtrumq. pradicatur in.t siu
ego uris, in erit maius cxcremum jin his fig «onclufione pradicat inus , quod
in ead. m fubijcitur ;quareimplicabit in adie- &o;dicere poffe n his
figuris minus extre- müm przdicari,& maius fubijci; Confirmát Ad ex Arift.
qui 1, Priorum c. 6. hoc pacte videtur in his figuris maius, , & minus ex-
eremum defigr fodumak is extremi. in fecunda gura effe, quod eft magis pro-
pinquum medio, minus, quod cft m " s. di- ro- motum ,.& é eontra
sesedqe .€,j maius extremam effe, quod Jongi ftat à medio, minus, quod cft m. Ü
inquius.Con rmant tandem,lga eioxrue fSu non hab dielioncs i modos indire pier
Op 05; indicantes modos. T 4 v4 ": " , [DN X ^v. $22 Pars "Prima
Toftit. Tra. TIT. Cap.VIIT. &tos, ficut in prima , fignum euidens non —
fiogis fimplicis.Si vero concludatur iadire" dari incis modos 1ndire&é
concludeptes , été per tranfpofitionem pramiffarum , vt ficüt in illa . in
cateris modis fecundz,& tertiz figure» 111 Oppofitü tamen verius
eft,vtoften-— adhuc modu$ indircctus non erit effentia- dit ratioallata in
argumento ; & funda- — liter diuerfus à dircéto, quia ordo pramif- mentum
eorum falfum eft , maius .n. & — farum non fufficit diftinguere modos
fyllo- minus extremum generatim loquendó de- — gifmorum:Itaq;ad argumentum
principale fignantur in przmiffis ex coniunctione cü concedendum cft affumptum
, neganda Íe- medio, non in conclufione ex coniundio- quela ob rati onem modo
allatam. E31 ne corum inter fe, vndé illud dicitur
maius n extremum , qe digniorem d C * CAPV T IX. in przmitfis , .f. in maiori
cum medio, i . SU extremum , quod obtinet minus di- De Reduttione Preis snper
fallen, gnum f. in mipori ; tà docuimus ex com- ivt x 7^ Le e STR c.s. ergo
etiam infecüda,& — 11a A EETOEM c.1.in fine. diftin- tertia figura
dillin&io maioris , & minoris guit penes formam duo fyllogif- extremi
fuméda eft ex ordine premiffarü, morum genera, perfectos, .f. & imperfe- nó
veró'ex fubie&tione, & predicatióné ip- — &os,illos appellat
perfectos;qui nullo indi- forü in cocluf. Neq. oppofitü docuit Arift. gent, vt
eorum vis, ac neccíliras i conclu- cit.nam longe diucríus eft fenfus verboó- —
dendoappareat, & huius generis funt tane rumi ciu*ab eo, quem, Aduerfarij
praten- tum quatuor modi prime figurz,in. quibus dupt,vtibiexpoait Sueffan com.
45.ab A- — euidentiffima eft «is cónclufionistiniperfe- uerfa rclatus q.2 5
fe&t. 8. & textus ; vtíó- tosécontrdyocateos;qui indigent "n nat
jit obícutus eft ,vt non magispro'eis, probatione,vt corani nélefh -
pronobisaddnciqueat.Non fuitau- diéuidemtérappareat, &huiu$generissüt ——— ^
m c - 4 dicantcs modos indirectos fecundz,X ter- — concludentes,quam cete
figura- tizfigurz ,vtfa&tum eftin prima , quia vc. rum , elle dirctte
concludant , nam c. 'üm vem neceffe diftinétas dictiotiesaffignarein — tám
reliqui modi sees eder o riakarum notat Auerfa cit. longe maiorem habent —
neccffitas cencludendi non eft ttà i , differentiam modi indire&tiyrimz
figurz a — drfin indi&eat aliqua probátione 3 Ex. directis,quarnin caters;
rationem affignat pdttt fyllogifimum
imperfectum hic n Scot.cit; quia fi concludatur ind reci? per zceipi cá modo
,quo dicere folemus Enthy conuerfionem conclufionis , vt ft m Ctfa-— menta effe
f eni imperfe&un:,, ! 5e; & Canieílres fecündz figutz , Darapti,
nimirum cric pars intrinfecá,S effcotia- Difamis & Datifi tértiz , fuf&étupt ijdem —
Irs ad fyllogifiunrneceffaria. , pur, "modi,nam frin fecida fizura fic
condiada- — fenfu fyllogifmi cuiufcunque figura funt ^ mus indire&é, Nullus
lapis eftáimmal,om- perfecti, igiturin prz£ nti üllogifmusime — mis homo cft
aninia! , ereo nullus lapis «ft. perfc&ns pro eo fumitur: , cui Squid eui-
fiomo;adhuc ite fyllo jmuseftin Cefare, déptis de ; vtiudicetür enide:ter con-
fic etiam fi in tertia fiZura fic conéludamus ludere: ; hataiitem elt
imperfcttio qu - 44 (4 E Fatal éftviucns , omne dam áceidéralisdummtaxit,
itànótàcTatar. — eft fubfizntia , sd bucifte (yllogifmus ctin. fie.Solia atormodrprim
figura. "Darapti: & ratio eft quia vt docct Arift. 1. dicuntür
perfcáti;& euidenter ce $5 "Priorum de fyllogifm. poteftatibus , ficut
vt'ait Tátar.Ge, .4sdraiur C cundo quia fo. ogifius inferens conclüfiooém
vniter- —?i ipfi regulanturimmediaté per Lenin ME l«m poteft etiam inferre
particularem — dies de emwi , C dsei de mullo , qua inc '€x vi confequentiz
fübaltermationis , ità ejsfit eai
applicatio eorum, quz di- quiinfyrt vnam conctufionem inferre pote cunras vel
aegantur vn:uerfaliter , adea. , nit ftm vides ex vi cónfequentiz "quz —
rere ra p reno conücrfionis , Cefare infertdire- pam in eis perfecte
diftribuitur me $0 illam mio rae tiegathaleh e Sadiré*e , omne "animal cft
fubftantia, ergoaliquod viueris Sel aem a rüfilendumjnfi- —— » potent -jnyieri
jn qua flat vniucrfiliter cy parte b» uertntem, & fi— fobic&ti; cü
pofteain minori przdicetur, — Darapti fest duci illam: larem hecipfo
emdcnterofteoditurillud, dequo — — d tiwfer-
pradieatur contineri fübeius «miuerfalitas — fusmqonuertentem ex legibus
conuer- — te,& confequeptcr conuenire illi id qm B. 3 I M ! —— LER z: !
"I " £ 2, A De redaélione modorum impevfz&lusad pevfePlus.— 9.3
de.t4li medió. vniuerfaliter pofito przi. eabatur i maiore, vel ne ur , quod
eft immediaté regulari per dscj de omms & disci de nullo; alij veró modi
dicuntur 1mperfc- , €i, & minus euidenter concludentes, quia fon immediate
regulantur per hoc princi- pium, nec in eis fit euidenter applicatio fu» pron:
ad ea , quz fub ipfo contiaentur, fed regulamtur mediate, & idco reducuhtur
adillos modos perfectos , & per cos pro- tur? vndé vt monet idém Tatar.
aliqué modum reduci ad alium non eft de vao fa. cere alium, fed eft
confequentiam, vel ine. üidentiam vniusoftendere. per confequen- tiam , vel
euddentiam alterius, ,113. Duobus autem modis imperfe&i [roni adpe eas
reduci poffunt,pri. mó en Ey Kinda 4. impoffibile; pri- reductjo dicitur
oftéftua , quia per eam, apum nd dimus, & 3 ide monftramus fyllogifmum
aliquem regulari ' dici de omni, X dici de nullo;altera di- itur ad impoffibile
, quia per eam dedyci-. 1 conlequenciam fyllogií(mi vallée dior olopofi Pes VU
ARSQUTSDENS VL IDPORCICSK gulatio per dici de omai , & denullo. ... .
Vtautem ácilius, & line frere ges Ulis red Aia exercinnta g [unt litere.
initiales fingulorum Let ur nia ^n. oftcafiue illi fylogi finrad modum pri- ma
figurz, qui a ; m litera incipiunt ,, . . xtParalipton ad Barbara , Cefare ad
Cela- bon aia 2d Datis [tina t, Darapzi ad. ino ad Ferio,& fic de 5;
aduerteniz funtinfüper qua- tuor aliz confonantes , quiz in medio , y fiae
nominis fingulorum imper. iegoctpn rgeg enun vt S.P.M, C- gam li- tera S cat
propofitionem indicatam Mn fibi immediaté przcedentem conuertendam effe
fünpliciter , P perac- cidens, M defignat conuerfionem | non fuf- ficere, fed przmiffas
tranfponi, debere. fa- ciendo de maiore minorem, & € contra. C demum.
" dendi aliquod impoffibile, Me eder des ed ararur :Aeduetto Miua fit per
cóuer-. gensis sepe Miner fi wif matis Worms mem. e deo. "RES »* I : Me.
suben utjunca cono re quatür per conuerfionem * t Isa. $ vult fimpliciter
perti, D vera p v acct, COM wult tranfponi , C pr tmp[fibile duci. Q 1^ad adhuc
vlter us exemplis declara- tur, Cefare qui eft primus mo jus imperfe- &us
fecandz figurz reducitarad Celarét, vt indicit litera initialis C conuertendo
fimpliciter propofitionem indicatam per, E,quzimm:zdiaté pracedit S , ni nirü
ma- iorem yniueralem ncgatiuam, vt v.g. hic. fyllogifmus factus in Cefare,
aullum ignit elt animal , omnis homo efl animal , ergo nullus homo eítlignum ,
reducitur ad Ce- larent, fi dicamus in maiori propofitione y nullum animal eít
lignum . Darapti, qui eft. primus modus imperfectus tertiz figurz,, reducitur
ad Dari] , vt indicat litera initiz-, lis O fada conuerfione. minoris per acci-
dens , vt denotat litera. P. quz immediate equitue minorem, vaiuerfalem
affirmati-, uam, vt denotat litera A , vt v.g. hic fillo-' i(mus fastus in
Darapti omne animal eft ubítantia , omne animal eít viuens , ergo aliquod
viuens eft (ubítantia, reduciturad Darij, fiin moon dicamus, aliquod viuens elt
animal. Baralipron , qui eft modus indi- Lus primz figurz reducitur ad Barbara,
vt petit litera prima conuert endo conclu- onem per accideus , vt poftulat
litera P , quz reperitur poft vocalem I pofitam in. tertia fyllaba, cui
refpondet cóclufio, & ita. hic fillogifmus fa&tus in Barálipton, o
ducitur ad 2; fi in conclufione dica. mus, omnis horto eft fubítantia : vbi
tame notandum eft cum Tatar. tra&t.5. conclufio- nem d* Baralipton non
poffz in hac redu- Gone dici proprié conuerfam per accidés, quia particularis
affirmans ex. regulis con- uerfionis fupra traditis non comuertitur int
vniuerfam a em , fed in particulare, fed pocius reductam ad fuum ftatum natu-
ralem, quem feruat conclufio de. Barbara quz cum fit vniuerfalis affirmatiua, o
timé conuertitur per accidens in particularem tem , conuertitur vel potius
reducitur conclufio. de Baralipton in vni- Bev pec aou nam cum iint ezdem O0
lipton, & ad c à de Biburs fes ralipton fequitur particularis 12, a ARN id
(equitur ad confe [ep Wurepuy uitur etiam antecedens ; ex his exemplis auno
Ambien B BLA LLL oochab!OssBrlb LIL,LUL. .LNAT"ouscob. a 84. difcere
redu&ionem aliorum modorum , nam Dabitis efficitut in Darij conuerfafim-
pliciter conc'ufionc , vt petit litera S, Fa- pefmo manet in Ferio maiori
conuerfa per accidens, vt petit P, & minori fimpliciter , vt petit 5, &
facta prxmiffirum tranípoft- tione, vt petit M. & fic de fingulis . Bonitas
vero reductionis oltenfiuz per conuerfionem propofitionum,vt notat 1dé
Tarar.fimdaturinilla regula generali fupe- rius tradita, quicquid fequitur. ex:
confe- qucnti bonz confequentiz, fcquitur etiá ex anteccdente, cum ergo fit
bona confe- quentia à conuerfa ad conuertentem;quic- quid fequitur ex
conuertente fcquitur ex conuerfa, t-lis au'em conclufio fequitur ex
conuertente, vt patet in fyllogifmo perfc- &o, ergo eadem conclufio bcne
infereba- tur ex conuerfa, q erat przmiff fyllogifini imperfc&ti,& ob
eandem rationem infyllo- gilmo rines non femper infertur eadem omninó
conclufio, quz fuerat in imperfe- &o, fed conuerfa illius vt in
Cameftres,nam cum conuerfa poffit inferre conuertentem, füffcienter hoc. modo
probatur conclufio' jniperfcati fyllogifmi: Diximus autem omn-' nes modos
imperfe&tos poffe reduci often- Ímé ad perf-&tos exceptis Baroco ,
& Bro- cardo, quia cug altera pramiffarum in eis fit particularisnegatiua,
quz conuerti non contrapofitioné, teft, nifi in fei x d altera vniuerfalis
affirmatiua, quz taptü — ri fireducere- conuertitur per accid.ns, tur oftia ,
fieret Mog; Ts $ ex puris ticülaribus, — ' poen "114. Reduétio per
impoffibile fit cum ne- gàta confequentia, feu conclufione fyllo- £iími ab
Aduerfario (fub pratextu, quod rion fit informa ) fit ptopofitio contradi-
&oria conclufioni negate, cx qua cum alte- raex propofitionibus conéeffis
fiunt tales pramiffa,ex quibus inferátur concl.fío có- tradistorta alicui ex
pramiffis iam concef- fis, vnde cogrrür Aduerfarius vcl ticgare; quod 1anr
concefferat , vcl cohcedere düo contradittoria fimul cffe veras & fundati r
bic reducendi modus in illo principio, /» Vena con[équemtia ex contradiflorio
confequ£- gis fequitur contradsclorium. antecedentis : & hoc genere:
reductionis pcffunt. reduci ogincs modi imperfedti cumfcunque fuc- zintfigure
ad perfc&tos,vt docet Tat.tract, sin apenidn- fecuridz Brei tris u e 1e
figi $.Quarrs ,X ra- tio eft , quia in omni modo vtili ;1n quo nc- gatur
confequentia, debet concedi comtra- E Pars Prima Infiit. Tratl.1ll. Cap. Ix. antem, Darij, O particularém
negancer EXON U. W «.* » 9 dictorium e us, quod negatur, ex qua con.
trádictoria conceffa, '& alcerà przsuffa co- ceff; cquitur contradictoriü
alterius; fpe- cialiter tame: Baroco, & Brocard» dicun- tur per impoffibile
reduci, quia alio mo 1o réducibilss non funt: Vt autem rité calis re- ductio
fiat; hoc datur zenerale preceprumj | vt fempcr atteodatur ad conclufioaem
illa- tam, & famatur cóntradi&orium eius,deia- : dé ponatur illa pro
vna e prmiffis cit ale tera, & inferatur conttadittóriut,vel cona trarium
alterius przmiffx conceffz , fic .n. deducetur Aduerfarius ad impoffibile ;
qued eft duas contradictorias, vel contra- rias concedere. Sed vlrta hoc Umum
przceptüm tra« dit Tar.cit.etiam Merian regalas pro fin- gulis fizuris, vndé
ait, quod modi [ren figura reducuntur per imp ^ffibile fumendo contradiétoriàm
concluftot;s pto minori, & retenta eadem maiori infertur contra- — ria ,
vel contradictoria minoris conceffa; - modi terti figura, reducuntur pet imp«
fibile fumehdo contradi&torium concla nispro máiote, & retenta eadeth
minori fertur contradi&torium, aut cgntrafiüi mae - nbn iem d gaitcu r ntc
étianrreduci pi : le fikicódo nca Anda ) ro maiori, & ponendo maiorem t
oris conceffe . Vt autem dignofcatur ad im: ipepiiore inn Eme beat reduci per
impoffibile , n ft habendá cao tnitialis Ski eru fuperic eias Moy fire.
ocardo,quí reducantur dd Barbara, fünreridó conrradi- Proeraetee UA hr ser
falis affirmatiua) fed'obferuande fiut qua-— taor dictiones à Dialecticis
inuenta, Me- feiebatir, Od iebawi, Letare, Romanis in qui- bus quatuor vocales
reperiuntur A, que fi- gnificat modum perfectum vniucrfalém alfirmantem, .f.
Barbara, E vniuerfalem ne- gantem, .f. Celarent, I particularem: affir- icm
iind ime lee y entibus: qua : focndg quis eoa ic oer eb focinde Sgurg crtias
Pei cóficeffic, non quideai i animal etl
rifibile fi - De'velullione modorum impefadpof. — $3 libusjque fex tertie
figure nodos defignit, itaqüe modus impettectus refpondens vo- «ali A réducitur
ad Barbara; rcfpondens E ad Cclarent, refpondens I ad Darij.refpon- densO ad
kerio ; Vt Vcró regu.e tradite pro fineulis figuris memorie mandeatur , notanda
fant quatuor carmina, Quorü duo prima feruiunt prin e figure * Maior fit mimór
, frt contrádiflio mor , CC Dempto'Celantes iniquo conuertitur érdo , eruat
maiorem , "variatque feewnda ii- norem » J " » |Tertia maiorem *ariat,
feruatque mimo- -- Vbi variare maiorem,vel minorem eft lo- co maioris; vel
minoris fubftituere contra- di&toriányconclufionis i di if- mi; uxtà ML po
zm leni in quacunque figura 5 ic -fyllogif- Pis i» Ralipton , Omne animal eít
(ub- ftántia;oniínis homo eft animal, ergo aliqua fubftantia eit homo, fi
negetur coaclufto , fümatur c ofitio'lli contradicto» peti eritnlla fubftantia
eft hómo;tunc Jllatur: níj&or , & pto'ea fubrogetursmae ior, & fic
inferaturin y 1 ftantia eft homo; omne animal eft fublan- tia, crgo nullum
animal eff homo; iam jftà propofitio
contradi&oria eft minori, quam mmediate , ne- — beh : Iyltoa m romero
accidens. 'Fiathic efare Nulhis honio eft rudibilis, eni dioesed ruéibilis,
ergo nallus afintts efthomo,fi nez k f- conclufto , affumatur €ius €ontradi-
"Qhoris; que eft; aliquis afinus eft homo ; & fétenta piajore ponatur
i(là propofitio pró mirióre , deindé inférütur conclufio in. Fe- rio, hoc
Pacto, nullushomo eft. rüdibilis aliquis afinus eft homo; ergo Mi quisafinue
tionc ft rüdibilis; qua conclufio eft conrra-
di&toria minori taii cenceffz;. f. omnis afi- ris eft rudibilis. '
Fiat tandem hic Mare. musii Darapti , omine rationale eft rifibile , émie
rationale éft'animal ; ergo aliquod erhzc conclufio, fumatur contradictoria
eiusque erit, nul. ]um animal eft rifibile, & ponatur pro ma- jore retenta
eadem minore, & fic inferatur —s ori Nullum animal elt rifibile, om
rationale eft animal, ergo nullum ratio- nale cft rifibile, que conclufio eft
contraria maiori conce(fz , & virtualiter contradi- squia fub vniuerfali
continetur parti- eularis: exempla de Baroco, & Brocardo ^os adducimus ,
tum quia yeffim adducun- ^p türab alijs, quáfi non agnofcant alios mo- dos per
impoffibile reducibiles ab iftis; tum quia; & tpfi feruáat leges pro
f:cunda, & tercia figuraaffignatas. ^? Denique Arilt, i "Prionit- c:6.
docet ali modum probandi fyllogifnios imperfe&os f. per expofittonem, fer
perredactionem ad ívlloci(munr expofitorium; qui folá iu. feru:t sis modis
tertiz fizure , & pra&i- catür fic,vt docet Tatar cit. fub medio có-
muni fumitur terminus fingularis ( qni eft médium ir éxpofitorio,vt poftea
dicemus) cui vtrumque extremum tribüitur, indé- que elicitür eadem conclufio ,
qui erat in Íyllogifmo ex medio communi , vt v. g. fit xalisfyllogifmus in
Darapti , omnis homo eft aninial, omnis homo eft rationalis, erga aliquod
rationale eft animal ; fi quis hanc cónfequentiam reget, próbari potcft fu-
mendo aliquod fiogulare fub! homine hoc modo, fi omnis homo eft animal, Petrus
eft "animal,fi omnis homo cft rationalis, Petrus eft rátionális , tanc fic
ar&uitur, Petrus eft "amimal Petrus eft rationalis, ergo aliquod
rationale eft animál ; & quia quicquid fe- wuitür ex confequénte , etiam
fequitur-ex antecedente, eum conclufio bene fequatür "ex pramitfis fiagula
ribus ;qua inferebán. tur ex vniuerfafibus, e itur eandem con- élufionem bene
fuiffe illatam ex pramiffis —iniüerfalibus , & hac de caufa hic modus ndi
fyllogifmos vocatur per expo tione RAN: oftchdituf valere confe ii- 'ttia
qiodammodoad fenfum, quia (ub ma "dio cotmmuri fumiturfingulare fenfibileg
"defe ruit antem hic niodas determinate pro terti : gis ,quia cum hzc
habeat omnes 'conclufiones particuláres , & propofitio particularis bené
inferatur à fingulari, v.g. Petrus currit;ergo aliquis homo currit, fa- tis
congruenter per fyllogimum expofi- Toriumprobatur. ^ ^ EEUBMI CAPVT X | De
varijs fpecicbus fyllogifmi catbegorici, 1$ A IK n E Re TER DR Ípecics cà» -
" thegorici fillogi(mi . iA theg - Prima fpecies eft eoruin , qui € 23 ^
medio, Motmceiie, communibüs, hucuf gi Orcs re» See fint eradites Megdeo uifq:
1fto- rum dicitur fyllogifmus commdüois.. ^: Vipeve eg sus Tihy ondes ex medio
,&alijs cerminis fiae fin po $6 pofitorij', eft autém (yllogi&mus
expofito- rius, vt notat Latar.tra& 4.affiznando ino- dos tertiz
figurz;& i. Priorum q. t. $. Dw- kitatur tertio, ex Doctore 1.d.2,q.7. Li.
in fol. ad i.prin.pro 4.4. euius milium efi ter- minus fingularas fingulariter
, &p wniuscé tentu: , & idco diftribui nequir,nec vniuer- [alizari, (cd
otius perfe&te dz bet fiagula- rizari, nam fi perfcdté, & complete non
fic fingularizatus , vitiofus eric fillogifmus , q» maximé obferuandum elt , ne
ecipiamur fillogizando in terminis diuinis ad abíolu- tà pertinentibus,vt v.g.
funt De»; e effen- tia dinina,quia.n. non funt completé fin- gulares, (ed
zquiualent communibus , eo quod reipia p pluribus perfonis communi- ,cantur ,
ideo non funt apti ad fillogiflmum .expofitorium, yt fupra c.6. docuimus cum
Do&. cit, & tenet Auerfa tra& 4. cap. 15. & ideo non valet ,
hic Deus eít Pater, hic Deus eft Filius , ergo Filius eft Pater , quia medium
non rfe € tur , vndé tendum eft illo tanquam termino commu ni ,&
perfc&é diftribui , vt confequencia ponet. bac mado, omne quod eft Deus,
icquid eft hic Dcus , eft Pater , quic- dud eít hic Deus,eft Fi ii ergo ef * Y
qol cquestia tenct, fcd przauifz Íz; quz etiam eft communis dei miftarum
Sot.lib.5.5.p. c. 1. Bannes Ti c.9. Complut. fuma. lib.5. Ioan. de S, Thé.
lib.a.cap 8. Season pq. 24 art 3. qua- T. .xe hac erit r tin filloz . Mk avo ro
V a dia. seiete di diltribui ex (upradictis,ità bo- €quentiz Js ifmo expo- yos
ri uar ace mediü, effe per- fe&? fingulare, & incommuaicabile, Dici-
tur autem hic fillogifmus expofitorius (vt cn Mn quid nominis explicemus ) eo
quod Ípicuus , ac euidens , quia elt de. pice 1 ; s nobis notis, vt. rem veluti
an- te oculos exponere videatur, 116 Duplex vero eft expofitorius fillo-
gifmus, a. tiuus , cuius .f.ambz prz- milfz funt afirmatiuz tiaDA , cuius
"f. altera prziniffarum negatiua eft,& con- fequenter concluíáio;
principium regula- tiuum pro afüirmatiuis, vt notat Tatar. cit. yes psp (eidem
fint es- ipfa snter fe funt eadem, tt. uis eft aliud, $««cunque ne, prónepi od
"tertio, illa megantur de fe inuicem, &idim. merità nezaat
Conimb.i.Priorá c.6. q. va. art.1. quos vga rou 3. Ct;
'um quiahac cit d ina veterum 3um- 9. ; " . Pati Prima Infli. TF. rac LE
Cáp, X. Y mulift, communiffima, tum qnia C6 (tens dimus vim illius geminati-
principij i apparere in fillozifmo expofitorio denn in alijs, vbi etiam íolutz
(untdif&cultates —-— in oppofitum . Quamuis autem poffit hic fillogifmus
fieri in. quacunque figura fer- uata femper affirmatione , vel negatione , uam
defignant moi,nam in prima poteft 1C fillogizari)hic homo eít Rex ,, Petrus eft
hic homo, ergo Petrus eft Rex 10 fecunda fic, Petrus eft hic homo Paulus non
efthic homo, ergo Paulus non eft Petrus »frequé- tiustamen,& congtuentius
fit. in tertia; in qua medium fubijcitur , q maximé.con- D uenit terminis
fingularibus fubijci in pro- pofitione;vt Petrus eft albus;Petrus mo, ergo homo
eft albus, acideo Arift.de —— hisin hacfolafigura meminit. r., Priorum c7.
Cauendam tamen eft , cü fiunt in ter» tia, ne minor fit negatiua iuxta regulá
ter« tiz figure , vndé non valet.,Petruseít ho« mo, Petrus non eft Paulus ,
ergo o - eft homo , variosauté — di hunc fillogifmnat in 2 S recenfet Auerfa
trad. pd bone y j gom ; IM i i a sonum. y ,quiconfant x t ^ 2t d & vtr pé
tts quadam f M. 2x pns ilbrequia talis tien differt ab ib eoisinien - dor i ras
aas 5 MA gaps vd vriqieen e lare,vel vnum fit cómune,& ali TX ,; &
quidem in omniu L s e CR. icfformari , in prima mi efformari , in Veg omnis
homo eftanimal , Petrus ud : ergo Petrus e Dem imd nep homo eft xat hone 2 Hw
sooneilais " d are cadres vi Pene Petrus ; in tertia [1 ata nis homo eft
animal,quidam homo ci Pe- o Petrus elt animal: videatur Auer fa facit vbi
Cap.16. etiam varios modos gnat conficiendi hunc fillogiímum. in fin- — figuris
. MÀ fpecies eft eorum , im, quorum ali» , vel M pa int c P * | /CoDe fptebis
Syllügifi cadagiria, — $7 Lent ed t fe famptus, poffit fubijci , vcl przdicar; , omnis propofitio ex obliquis
conítans ad ipfammcet ex re&tis conftantem reduci debet; & tünccláré
patebit;an recté Bloginne cx talibus propofitionibus con- atus concludat, id ,
quod Arift. docuit z. Priorum c.357. v.g.hac propofitio, hic liber eft
Francifci ad hanc reducitur; hic liber cft aliquid poffeffum à Franci(co ,
& hic fillo- £iftus,omni calori contrarium eft ee quzdam*qualitas.eft calor
, ergo cuidam ualitati contrarium eft frigus, ad hunc re- ucitur, Omnis calor
habet contrarium frigus , quzdam qualitas eft calor, ergo quzdam qualitas babet
contrarium frigus, vel potius , calor & frigus funt contraria, . quzdam
qualitas eft calor, ergo quedam emer Uia funt contraria ; itaque uiufmodi
fillogifmi ex obliquis reducun- tur ad 1ectos, & intantum bené concludüt,
inquantum confici poffunt in terminis re- €tis; aduertetamen in his, &
fimilibus fi'- logifmis obliquis feruari debere regulas F^ age ; & formari
poffe in qualibet i17. Quinta | fpecies dicitur fillogifimus modalis ;&
eftille qui e vtraque pra- miffa modali:,: ve! altera tantum , fiue fit modalis
diuifa , fiue compofita , & confici poteft fecundum omnes quatuor modos
nempe de poflibili,contingenti impoffibili, ac neceffe, &in quacunq.
figura,vt v. g..in prima , neccffc eft omnem hominem effe auimal,néceffe eft
omne rationale efft ho- « minem € oniris homo eft rationalis. , er- | gont cffc
cftomne rationale effe animal ; mi fecunda figura neceffe eft- nullum lapi- dem
efft animal. , ncceffe cft omnem homi- pem e(feaninz] , vcl omnis homo cft ani-
mal ergo üieceffe cft aullum hominem effe Japidem 'ititertia neceffe eft omnem
ho-- minem cffe atítiia] , neccfc cftomaem ho- ^mmnem-effe füb(rantiam , vel
omnis homo. [ubftantia, ergo néccffe eft aliquam fub-- Nin ef animal ; frequens
ramen. vfus huius fyllogifmi eft cum altera: moda!i tà-- tum,vt omnem hominem
currere eft pof- fibile , aliquod animal eft homo , ergo ali- boe einmerin ett -— M eft.
éritia; y ratio eft; quia maior propófitio serere huic ,onin;s homo po: teft
currere; cum qua , & minori, & coníe- quentia conficitur fyllogifmus in
Darij , vndélicet totum:diétü dicatur à Dislecticis efft-fübie&ü foli ram
bom reipfa eft fubie poffibilis curfus .. ..— Gum, dequo pradicamur LU '
Poffunt. antcm. tiones modales cum alijsde incffe ad conftituendum fyl-
logiímum modalem quintupliciser 'com- binari,vt notat Tol et.lib.4.c.16. primó
cum vtraque, propofitio eft de modo neceffa- rio. Sccundó-cum vna eft de
neceffario jal- tera deineffe , Tertiócum vtraque eít. de contingenti. Quartó
cum vna cft de contin genti , altera de ineffe: ;Quintó demum Cum na eft de
contingenti , alterade ne- ceffe,& iuxta diuerfitatem combinationum
diucrías feruant regulas ,immó eadem có- binatio interdum in diuerfis figuris,
& etia in diuerfis modis eiufdem figure peculia* res habet rezulas;cx quo
factum ett; vt fe- rétot regula congerantar pro fyllogifmis modalibus,quot
fürit modi figurarum,quas roindé recenfcre nimia foret prolixitas.& 1deó
breuitatis gratia paucas quafdam ge- nerales,& aliquam fpecialem magis
neccí- fariam adducemus ; Et prima eft;quod fi in fyllogifmo iu quacunque
figura confeéto ambz propofitiones fint modales, conclu- fio quoque miodalis
erit, vel faltim calis de- duci poterit , nam fimiles propofitiones confimilem
inferant conclufionem; fi vero altera tantum fit modalis; non fequiturne-
ceffarió conclufio modalis , vt docet Do- Gor p. d.55. ad 1. argum. z. q.
vbinotat ex vna de ineffe, & altera de poftibili i, vel con- tingenti non
neccffarià inferri conclufio, nem de poffibili , vel contingenti ; &hoc
preíertim verum elt. , quando maior cftde ineffe, quod manifc fto oftenditur
exemplo in prima figura,fi maior fit deine(fe;& mi- nor de neceffe fic
arguendo , omne animal curric,neceffe elt omne hominem effe ani- mal, ergo
omnis homo currit , ac etiam in fecundaarguendo in Cefare cum maiori ncgatiua
de ineffe, & minori affirmatiua de neceffe tali paéto , Nullus angelus eft
cor- pus, neceffe eit omne coloratum effe cor- pus,ergo nullum cóloratum eít
angelus: ex uo patet hallucinari, qui dicunt effe de c(- entia fyllogifmi
modalis, quod inferat có-. clufionem modalem , & ad hanc neceffzrió.
inferendam fufficere fi aliera pramiffarum fit mod:lis.Secunda eft qvod in
quacunque. figura,fi vtraque prznuffa fuerit de fe ,conclufio poe neceffe ,
regulatur- .n.talis f^ i rprincipia de cmn dde isi Piedicaum M NEN ineit. omni
medio, & mediü neceffario inell omni. . fubie&o,& praedicatum
quoque ncccffarió: incrit omni fubic&to,& hoc patet in cxcin- plisfupra
allatis.de neceffe. in. cS eia PM $8 D figura Tertia demuff eft, quod ex
vtraque dc contingenti in fecunda-fgura non bené concluditur, vt patet fic
arguendo, contin- git nullum rifibile ambulare , cótingit om- nem hominem
ambulare , ergo contingit nullum 'hominem effe rifibilem : alias fpe- eiales
regulas pro fingulis figuris,& fingulis earum modis vide apud Tatar. 1.
Priorum tra&t.];. q. de confequentia ex modalibus , Conimb. i.Priorum
c.8.& deinceps , Tolet. cit.Cafilium lib..trac..c. s.vbi breuius, &
clarius, quam alij, eas recéíct,& docet mo- dum.reducédi imperfe&tos ad
quatuor per- fe&tos primz figurz. Sexta demum fpecies cft fyllogifmus ex-
ponibilis in quo.f aliqua propofitio expo- fibilis,vel plores reperiuntur , v.
g. animal rationale tantum cít rifibile , homo tantum eft anima) rationzle,ergo
homo tantum eft zifibilis, ad quorum fyllogifmorum boni- tatem percipiendam
conducit multum ex- ponibiles przmiffas ad exponentes redu- cere modo
fup.declarato c. vlt, tract.przc. indé enim facilé patebit benitas;vel praui-
tas fyllogiími exponibilis. : Quzres, an detur fyllogifmus conftans €x
propofitionibus non fignificantibus , .i cuius partes fiot termini non
fignificantes , ac proindé nec fint veranec falfa ?Qui exi- flimant poffe dari
enunciationem conzan- tem terminis nó fignificantibus, confequé- tér affirmant
poffe dari fyllogifmum ex ta libus propofitionibus conftantem , contti-
tuuntque huac fyllogifmum omnis fynda- píus eft mindria,fed Dac eft fyndapíus,
ergo Dac eft Mindria; quod etiam confirmant ex Arift.quiin lib. Priorum omnes
ferc fülc- giímos efformat in elementis , & terminis non fignificantibss ,
igitur admitti debet hzc alia fpecies fillosifmi, & ità (entit Tat.
1,Priorum q.1.8.Dsbrtstur primo.Qui veró non admittunt enunciationem conftantem
terminis non fignificantibus, confequenter negant talem iem fillozifmi , &
quia banc opinionem magis probabilem iud:ca- uimus tract. 1.c 1 .nam cum
dicimus Dac eff fllabs , ve veta fubiedum huius enuncia- "tonis non eft
D«e (ed alius terminus figni- ficatiuus fubintellectus.Chzc vox , hzc di. €io ,
Dac autem cfl res fignificata, vt ibi di- ximus, 1deó confequenter ad hunc
dicendi modum neganda erit hzc fpecics fillogif. mi; Arift.autem vtitur
literis,fen clementis in efformatione fillogi(morum ,| non quod «elicfillogifn
um ex elementis confectum «E: veré fllogifmum , fcd vc oftendat fe cs Past Pria
Infit. Trafi-IIT, Cap X. non agere de fillogi(mo certi materig 2p2 plicato .
CAPVT XI. De 8 yllorifmo b ypethetico, C ali: f'yllogife morum fpeciebus . —
118. QCYllogifmus hypotheticus dicitur y ui ex propofitionibus hypotheti»
cis,vel (alim iqua bypodesiq en » & quia propofitionis hipotheticas tres
süt fpecies principsler; Le oN Hi dox ME : iua, & copulatiua , vt patet ex
c. 6. trac, rzced. hinc triplex etiam erit fillogi feponeritus s vnus conflans
ex conditiona- libtsalr ex difiunctiuis,& alter ex copie. tiuis . i
Sillogifmus conftás ex conditionalibus eft duplex;alter ex toto hypotheti i
nimirum propofitiones omnes , €x qui conftat, funt hypotheticz;, altcr ex parte
quia non omnes funt hypotheticz, fed alte- ra tantumifillogifmorum ex to
ticorum quaraor folent confitui modi à - Summuliflis.Primus,gwe'ex /ffente quid
cff vt fi es homo , esanimal, fi eslogicus , es ho- mo ergo fi es logicus es
animal , per explicatur ly que ea iffente quid eff , nam ali- quis exifiés homo
cft animal. Us quo exiflente quid non eff , vt ficshomo;non es ? brutum, fi
eslogicus, es homo , ergofi. es logicus,non cs brutum; Tertius ,gwo mop exg- —
fente quid est ,vt fi Gabriel non cft corpus cft fpiritus ,fi Gabriel cft
angelus , non eft ritus Quartus, qwo nc». exisfente quid effi es, ipe non cs
fapiens , fi vagaris , - non ftudes ergo fi vagaris, non es fapiens; &
huiufmodi fillogifmi d k iam foli K argumentationes à primo ad. vItimum ;.
facile-reducuntur d cathegoricos perfe- &os prima figura, nam primus ,
& tertius — atfirmatiué concludentes ad Barbara. redu- cütur conficiedo ex
illis hypotheticis vniuerfales cathcgoricas,vndé primus modo piacinr pns homo
cít animal, omnis Loc icus mo, omnis cus cft animal,tertius s emi corporcá cft
fpiritus,omnis angelus eft in- forpouubcNgo omnis angelus eft fpir tus,
Secundus veró ,& quartus,qui pegatiué- cludunt;reducuntur ad € elareot; hoc
medo, Nullus homo eft brutum omnis logicus cft bomo, crgo nullus logicus ki
brutum; quartus hecruodo , Nullumnoa ftudens cft fapicps. , emne- vogoos ci nte
gu. corpus,ergo fi Gabriel eft Angelus eft fpi» num ^ - pt oct - zx. bo e TM d
ss ! n Wee. A br s ew & L -w Oei qs 4 H val m e e E - T i^ De Syllogifsmo bypotbet.eoalij
fillog.pecieb. fludens,ergo nullum vagacs eit fapiés.Syl- logiími ex
conditionalibus Bipetietid £a parte dicuntur , qui conftant ex maiori hi-
pothetica, & rcliquis cathegoricis ,& ho- rum Uus MS duo conítituuntur
mo- di , vnusà pofitione antecedentis ad pofi- tionem confequentis. , altcr à
dcftructione tis ad deftru&tionem anteceden- 'tisantecedens in propofito
eft illa prior ca- thegorica,ex qua conftat maior hipotheti- ca,confequens eft
pofterior cathegoricain- . ttgrans cum prima hipotheticam vt in hac rone fi eft
homo , cítanimal ,. e£ ! dbomo dicitur antecedens,e animal dicitur
-&onfequens ; pofitio fit per conceffionem antecedentis,fiué fit
afirmatiüum , fiuene- gatiuum, deftrudio fit per negationem , fi propofitio eft
afüirmatiua , & per affirma- .tionem, feft ncgatiua ; esce pim primi modi ,
fi eft homo , eft animal, logicus eft - homo ergo logicus eft animal,exéplum
fe- adi,fi et homo,e(t animal,lapis nó cft ani mal,ergo nó eft homo ; &
facilé fyllogifmi - xtriuíq;modi ad cathegoricos reducuntur , nà primus
reducitur faciédo maioré cathe- goricam illi port zquiualentem , omnis homo eít
animal, logicus eft homo , ergo, Xc. fic etiá proportionaliter fecüdus. . .319
Secunda fpecies hypothetici fyllo- giími eft conftans ex difitictiuis, cuius
cipué duo affignantur modi,vnus à fuftcie- rtium enumeratione cum
deftru&ione vnius vel plurium partium pro conflitutio- ne remanentis , vt
veles ciidos , veltepi- dus, vel frigidus, non es calidus ,. nec tepi- dus;ergo
frigidus;vcl es mertalis,vel ater- nus, non es zternus,ergo mortalis. Alter
modus eft , dum propofitio difiun&iua-eft de oppofitisnon natis de eodem
verifica- ri,tüc.n. arguere poffumus à pofitione vni* ad ceftru tionem
alterius, vt numerus , vel €[t par vel impar,eft par , ergo non eft im- par;
& etiam hi duo modi facilé reducütur ad cathegoricum, quem femper includunt
implicite ,vt. v.g ifte fecundus fic debet re- duci,oppofita de eodem
verificari non pof- funt, fed par ,.& impar funt oppofita circa gumergade
codem numero verifica- non poffunt atque ità fi quis numerus eft iequit P dmpax
». Et ad hanc fpeciem "logilmi hypothetidi pertinet. illa. fre- quens ,
& elegans argumentatio bicornis , P^ dicitur Dilemma , de qua mentionem
ecimus fupra c.2. Notandum 'amen quod ái lla , vel teneretur difiunctim non elt
ncxus propolitionum , fed partium vnius totalis ueni Gibiedi, vel przdi- cati
ex diclis c.4-fyllogifmus hypotheticus non tenetyram fic arguere non valet,
vnus vel alter equus requiriturad equitandum ,. bucephalus eft equus , ergo requiritur
ad equicandumyitem hic,vel ille oculus cft ne- ceffarius ad videndum , oculus
dexter eft . hic ,velille oculus , ergo oculus dexter cit neceffarius ad
videndum ; neuter fyllogif- mus valet,nà ly vnus, vel alterequus hic, vel ille
oculus, qui cft medius terminus , zqui- ualet a/i29: Bc fic cum przmiffz fint
parti- culares ,nuuquam eft diftributus , ficut aon valet hic , aliquod animal
eft equus, homo eft aliquod animal,ergo homo eít equus. Tertia fpecies
hypothetici fyllogiíni €ft,qui conftat ex propofitionibus copula- tiuis,cuis
duo praecipui affignantur modi, vnus pro copulatiuis ex affirmata copula , , -
vt v.g. omnis homo;& omnis equus currit, Sorteseft homo, & bucephalus
equus, er- . go Sortes,& Bucephalus currüt ; qui fyllo- giímus duos continet
cathegoricos in Da«- fij, & ad hunc modum fpe&ant regulariter .
fyllogifmi ex propofitionibus complexis y. vt arpumentationes à pari , $icut fe
habent; duo ad quatuor ita quinque ad decem , fed duo funt pars dimidia
quaternarij ; ergo quinque funt pars dimidia denarij , & aliz confimiles ,
namin huiufmodi argumenta- tionibus femper 1mplicantur plures fyl]o. gifmi
cathegorici 5 & hicetiam eft aduer... tendum;quod fi ly e accipitur
copulatim , tunc non fumitur diftributiué,& confequé-. ter debet repeti ly
é in minori v. g. Pe. trus, & Paulus funt duo : hic homo, & hic funt
Petrus, & Pau'us,ergo hic,& hic funt duo; fi autem fubfumeretur ,hic
homo eft. Petrus, ergo hic homo eft duo , malé con- cluderet , quia medius
terminus in maiore accipitur copuladm,in minore acciperetur, diuifim, & fic
non effet totale extremum .. Aker modus. affignatur. pro 'copulatiuis.
negatiuis, in quo ponitur vna pars propo-- fianie cvi alteram dà ALES citur ex
negatione copulantis cum pofitio-- ne vnius partisin minort ad deftructionem.
alteris,vt non homo currit fimul, & fedet. (accipiendo ly non in fronte ,
vt negar to- tam propofitionem, non autem vr infinitae. terminum Ape quia fic
propofitio affirma- tiua foret de fubieto infinitazo ). fed cur-. Bipergo non
fedet, vndc illa maior zquiua- thuic di » vd non currit ,. v&l ficurrit,
non fedet.: Yieanas à P ns 5d. aduidemb a 90 eft fimul fapiens , & ignarus,
Socrates cít fapiens, ergo non eft ;gnarus; & hic mo- dus reducitur ad
fyllogi(mum cathegoricü, velut fecundus modus fupra aífignatus fyl- logizandi
ex difiunctiuis . Ex his apparet huiufmodi fyllogifmos hypotheticos , cu-
iufuis fint fpeciet, fiue fint ex parte , fiué ex toto hypothetici ; non
concludere imme- diaté ratione debitz difpofitionis , & alia- sum legum
fyllogifmorum , fed folum me- diaté, eo quod implicent vnum ,vel plures
fillogiímos cathegoricos , & ad eos redu- cantur, cum non habeant ex fe
regulas lo- gicales iam tráditas . s. ' Denique aliqui prater fyllogi(mum ca-
thegoricum, & hypotheticü addunt quod- dam tertium genus fillogiími , quod
appel- lant mixtum,co quia fit argumentatio que- dam ex fillogifmis
cathegoricis, & hypo- theticis contexta , ab alijs vero dicitur fil-
logifmus ducens ad impoffibile;conftat au- tem ex tribus difcurfibus, nam primó
ac- cipimus contradictorium illius, quod pro- bandum eft,& ex eo infertur
aliquod aper- téfalfum. Secundo ex conclufione aperté falfa infertur falíitas
eius principij . Ter- tio demum ex falfitate illius principi) con- cluditur
veritas illius , quod erat proban- dum; v. g. probare volumus , quod «ila
glanta eos fillogifmo mixzo, feu ad im- ffibile ducente , accipiendum eft
contra- i&torium illius propofitionis , quod erit hzc piorotii ed planta.
fentit,ex hoc inferendum eft aliquod manifcíté falfum , v:;g. fi aliqua planta fentit;ergo
deleatur, Secüdo ex falfitateifttus confc quentis co- cludenda ett falfitas fui
princip: , fcu ante- cedentis hoc modo , at falfum eft plantam aliquam
dele&tari, ergo falíum cft plantam aliquam fentire. Tertio tandem ex
falfitate huius contradictoriy inferenda eft veritas rima propofitionis , qua
huic contradi- rié opponebatur , hoc modo, falfum eft Lic lantam fentire, ergo
verum eft nullam plantam fentire , cum à con- ditoria rum ea fit,vt vna fit
vera, altera falfain quacunque materia; fed quia hic modus fillogizandi rarus
elt , & valdé per- pléxüs, ipfum innuiffe tantumfaterit. — 110 Qustres,
quanam fint allat£ diui- fiones fyllogifmi in cathegoricum, & hypo
theticum; cathegorici in communem ,ex- pofitorium em ,&c. & vndéfint
tendz ? Refp.cum fillogifmus habeat fuo modo materiam , & formam ex ditis.
5. & materia fit duplex, vna ex qua; vt tcrmis Pars Prima TIoflit.
TraCLITI. Cap.XI..— ni, & propofitiones , altera circa quam, ve res,&
obiecta pcr terminos, ac propofitio- nes figaificata ; ex vtroquecapite poffunt
defumi duifiones, & diuidi poteft if- mus per duplices differentias , vt
notat T2- tar. 1. riorum q.t.$.dwbitatwr primo, f. per formales; feu formam
fillogifmi confequé- tes & per Rz iacy coe nempé materianr cófequuntur,
vndé fillogifmus ratione ma. tcriz ex qua, .i. enunciationum,ex quibus
componitur , diuiditur in fimplicem feu cathegoricum , & in hypotheti- cum
, feuconiundum , & rufuscathez- quee in communem , expofitorium, ab--
olutum, modalem &c. ratione verà formae. diuiditurin fyllogifmum prima
fetundz y & tertiz figura idq;varijs modis,vt fupra. Denique ratione
materiz circa quam di diturin fyllogifmum demonftratuum , feu — neceffarium ,
topicum feu probabilem , 8 fophifticum,feu apparétem , dc qua diuifios ne
agendum in pofteriori parte Inffitutio- num: ex quo patet diuifiones hucüfa;
allaa tas petitas c(fe ex parte forme fyllogifmi, aut materia ex qua . Quares, vurfus an diuifiones fylogifmig que cx his
tribus capitibus peti nes fint cffcntiales. Refp. Tat.cit. videtuf — —
velle,quod diuifio fumpta ex parte forme - in diuerfas figuras,& modos fic
effentialis, vndénon tantum fyllogifmum vnius figure. À fpecie dillinguità
fiilogifmo alterius. , fe iun fyllogifmum vnius modi à fillogi alterius modi in
eadcm figura.Sed quamuis. — primum dictum poffit vniuerfaliter admit- ti,
nimirum quod en voius figurz - fpecie diftinguantur à fillogifmis alterius in
forma fillogiflica, quia habitudo: medij adextrema in vna ue figura eft c(fcn-
tialiter diuerfía;& i co vis inferendi ,Kiu- dicium illatiuum in diberfis
figuris videtur — effe diuerfa fpccics, ex quo oritur aha acci denralis
differentia pocnes maiorem , vc minerem cuidentiam illationis , vt diximus
cap.9. alterum tamen jim at E fillogifmi in diuerfis modis exwídem
effcntialiter diferant,non eftvniuerfaliter — — ( admittendum;fed tantum: fi
vnus fuerit af firmatiuus, & alter negatiuus , quia mod eft debita
difpofitio propofinenum | in uantitate, & qualitate , at quantitasnon
Yfünguit cffentialiter propofiticnes , fed fola qualitas iatrinfeca ,vt «ft iid
ncgatto , ex dictis tract. z.c. s. ergo fi dut modi eiufdem fieurzità fe habent
, conftent propolitionibus in bera 3 De Syllogifima bypotbitico, eovalijs
fyleg[pec..—. 91 | uerfis , erunt effentaliter diuerfi in cadem cfigura , ficut
Ls sen ri ex quibus con. : flant , atfi conitant propofitionibus fola -
quantitate differentibus,non nifi - taliter erunt diuerfi, Y 121 Diuifioncs
fillogifmi ratione mate- riz ex qua in afirmatittum , & negatiuun ,
cathegoricum,& hypotheticum funt cf sé- accidca- - . tiales;ratip eft, quia
ex didis trac.z. cap.s. * L4 )S n ^ f "*ueE eT uo» - H H ! f.v4 x3 pe 1 —
munis , & expofitoriusnon. differunt , nifi ! quibus po - -seritatem com |»
pofitiombus i | quin affirmatiua fpecie effentiafi dif negatiua;&
cathegorica ab hipothe- - tica, ergo pariter fillogifmi afürmatiui, &
negatiui;cathegorici;& hipothetici eodem - modo differunt inter fe, quia
conftant ma- teria diuerfa fpeciei,atque ideó prefate uifiones erunt
effentiales,& penes in fpe- cics. Dinifioncs veró fillogiími in commu-
:nem,& expofitorium,in abfolutum,& mo- - dalem,in obliquum ; &
re&um , funt acci- - dentales ; ratio eft , quia fillogifmus com- ratione
quantitatis propofitionum , & có- munitatis , ac fingularitatis medij ex
füpra- dictis; at propofitiones penes quantitatem non d'fferunt effentialiter ,
quia effentia fitionis confiftit in copulatione ex- n Qe ees affirmando,
velaegando; quan- titas vcro dieit extéfionem fubic&i ad ea, us poteft
conuenire przdicatio ; vndé fupponit enunciationem conflitutam,& eí-
'fentiam propofitionis significantem ipfam reritat plexam;quz per copulatios
nem extremorum conflituitur. ftem pro- :positio modalis, & abfoluta , fei
deineffe . non differunt, nifi accidentaliter, quatenus in vna przdicatum
abfoluté tribuitur fubie &o, & in alia. fpzcificatur modus , quo ei ,
conuenit ex dictis tra&t..c.,4: fic ctia pro- — pofitio conftans ex
terminis obliquis tan- tum accidentaliter differt ab ea , quz con- ftat ex
redlis, quia idem effentialiter eft fen .*. fus vtriufque, ergo fillogi(mi ex
his pro- conftituti non nifi
accidentali- er erunt inter fe diuerfi ; sillogifmus verà bilis à non
exponibili poteft interdü accidentaliter tantum,interdum ét taliter iuxtà
ditferentiam propofitio- ex quibus integratur , nam exponibi. lis propofttio à
non exponibili differt qua- oque accidentaliter cantum, vt homo tan- . tum eít
rationalis, ab iita , homo eft ratio- bo . malis,quia idé effentialiter eft
fenfus vtriuf- m.n. rationalitas fit diff rentia ho« minisconftitutiua, ipfi foli conuenire po-
.. teft;atsi expoaibilis sit de
przdicato có- ingenti, quodalijs conuegire poteft , vt di- dif homo tantum
currit,cunc ft eidfcatiali- ter differreà non expoaibili, vadé iem iu- dicium
erit ferendum de fillogi(mis ex his propositionibus conflatis , 122. De vltima
diuisione sillogifmi fum- A ex parte materiz circa quamin demó- ratiuum
,probabilem, & elenchum ait Ta- tar.cit. effe effencialem , & generis
in fpe- cies, fi per (ophitticum sillogifmum intel-' ligamus illum, qui vantum
in materia pec- cat ,quia fophifticus peccansia forma re veranon eit
sillogiímus . Oppositum tenet Fuentes 5.part.Summul q. :. dif. 1.art. 2.
Poncíus di eo Mos q.4. Amic. tra&. 15. p:2*q.3.dub. 5. Niph. 1. Prierum
cap. r. & alij, quorum ratio eft quia hzc diuisio datur per ditferentias
penitus materiales , nam ifti sillogifmi eandem proríus forma participant
sillogifticam, nec differunt;nift quia diuerfas connotant materias , in qui-
bus formantur, & videtur mcas Scoti lib.r. Priorum q.6.quia igitur hzc
diuisio nó da- tur per differentias formales , ideo negat Fuentes e(fz
effentialem cum Do&ore ibi- dem. Refp.tamen facilé cx Tatar.cit. quod
sillogifmus plures poteft habere fpecies , g dam;quz conftituuntur id
differétias ormales ,.i. eonfequentes formam sillo- puo ; feu difpositionem propositionum
, quafdam, quz conftituuntur per ditferé- tias materiales ,.i. conf: si- tiones
ipfas,quz tamen adhuc dici [A & poffunt differenti effentiales,(olet siqui
dem effzntialis differentia actuum intellc- &us,qualis eft difcuríus
sillogifticus , prz- fcrtim peti ab obietis ex 2.de Anim. Ad- uerte ramen (
inquit Tat.) quod fpecies , quz conf(lituuntur per differentias mate- rialcs,
mcludunt , feu przíupponuntalias fpecies formales, nam non pot«it effe sillo-
giímus demóltratiuus, aut dialecticus,quin sit in modo, &in figura; &
id forte vulc intendere Doctor cit. in lib.Priorum, quod f. diuisio sillogifmi
per ditferentias mate- riales non eft omnino prima diuisio , nam przfupponit
diuisionem priorem datam per D diede formales ; fed quicquid sit de hoc,
Scot.in illis libris (si funt eius ) te- nué facit auctoritaté,vt dicemus in
q.proh. CAPVT XII. De arte. inueniendi Medium , ac bene difputand; , entes pro
ed 123 Via difputatio inter duos verfa- tur,quorum vnus arguens , alter M i —
dcn- 91 defendens appellatur, munera vtriufq..hoc vltimo capite funt
aperienda,vt difputatio bené procedat 5 fpropofita igitur à defen- dente
conclusione diíputáda debet argués adinuenire medium , quo/cam impugnet ; Artem
adinücniendi medium ftradidit Arif, 1.Priorum c. 9. quz à Summuliftis Pons
afinorum vocari confueuit , fumpfit appel- lationemà ponte , yt notat Casil.
lib. s, tract.2.cap. 9. eo quod sicut pons -eft ratio connectens vtramq; partem
ripz,ità mediü cft ratio conneétens vtrumque, extremum; & dicitur
afinorum;quiain inuentione me- dij difcernuntur ingeniofià rudibus , nam
ingeniosi pollent folertia,quam dieit Arift. x.Poft.:7. effc fubtilitatem
inueniendi me- diumin non perfpe&to tempore,& qualibet propositione
posita, & negata , extrema per illam negationem quasi interrupta ipsi
illico per mediü quasi pótem connectunt ; Et quainuis antiquitus hzc ars
inueniendi medium difficilis admodum iudicaretur,mo dótamen ad facilem methodü
redacta eft . Duplex itaque affignatur- via indagandi medium ad aliquam
propositionem probà- dam,& fyllogifticé inferendam, vna eft ge- neralis non
determinatis regulis innixa, fed folo lumini, & iudicio intellectus, ex
cuius dictamine femper pro medio id affumendü eft, quod eft caufa, & ratio
, cur predicatü conueniat fübiefto, vndépro concludenda affirmatiua conclufione
pro medio affumé- dum elt id, cum quo extremaidentifican- tur , & pro
concludenda n:gatiuaid , cum uo vnum extremum identificatur, & aliud
ecernitür, At Complut. lib.z. c. vlt. & Io. deS.Th. c.9. hanc viam generale
reijciunt, vt prorfus inutilem , & manifeflé princi- pium petentem,nam hoc
cft;quod inquiri- mus , quid fit illud,in quo extrema identi- ficantur , vel
vnum eorum focernitur ; & quid eftillud , quod eft oratio , & caufa, vt
LS sene coüueniat fuübiecto. Sed fané dit regula generalis inueniendi mediü ,
quam docuit Arifl.cit. r.Poft. c. vIt.nam ibi hominem folertis ingenij , &
fubtilem in inueniendo medium appellat , qui ftatim digno(cit , & penetrat
propterquid coaclu- fionis,& cauíam,cur przdicatum conueniat fübie&o,
& quamuis hac via in particulari non doceat per regulas fpeciales,quodnam
medium fit affamendum pro hac , vel illa propofitione probanda , non idcircó
petit principium , fed tantum in generali docet , quodnam pro medio fit
affumendum pro quacunque conclufione ; relinqugns dein- Pars Prima Inflit.
TracETIE. Cap.XII. 224 — ceps explicandum: regulas fpeciales quanam media
fpccialia íumi debeant pro certis conclufionibus , & hzc docentur ab alia
via fpeciali determinatis regulis inni- xà . Altera igitur via fpecialis docet
inuen- tionem cert; mcdij pro certis coaclu&oni.. bus inferendis,quz in
vniuer(um effe funt, vel vniuerfalis affirmatiua, vel vniuer- falis negatiua;
aut particularis affirmatiua, aut part icularis negatiua , & quatuor prz-
cipuis innititur regulis ex Ariit. i 1 Priorum c23;vt notat Delphinus c. de ar-
te inuen.med, Prima regula eft: ad concludendam vni ueríalem afnrgatiuam , quod
folum fit in Barbara, pro medio fumendus eft terminus coníequens ad fubicétum,
& antecedens ad przdicatum illius propofitionis comae dz; terminus
conlequens ad alium ille di- citur" qui exillo alio infertur & lic
fupe- rius dicknr coníequens ad inferius,quia ex ipfo infertur, & é contra
ille terminus die citur antecedens refpedtu alterius, qui illü infert, &
fic inferius dicitur antecedens ad fuperius,quia illud infertz; in terminis ver
' zqualibus,& conuertibilibus , quia fe mue tuo inferunt , poteft quiuis
refpecu alte- rius dici antecedens, & confequens ; igitur ad condludendam
vniucrfalem affirmatiuá det (umi pro medio aliquis. terminus cou- fequens ab
fubie&um , & antecedens ad przdicatum,.i.qui inferatur à fübie&to
., & inferat icatum ad concludendum v.g. omne ee aee (umi poteft cer- p»:
pro medio, fic o , omnecorpus eít (Sbftantia, Mmi d cem eft ie omne animal cft
fubftantia, vel fumi aliquod conuertibile cum fubicdto,.f fenfi-
bile,ficarguédo,omne fenfibile eft fubftà- tia, omne animal cf fenfibile, ergo
animal eft (ubftantia , in quibus eei id confhat medium effe confequensad
fubie- G&um,& antecedens ad catum, ^. Secunda regula , quia
particularis affr- matiua concludi poteft in prima, &tertia — figura (in
fecunda nequaquam) ad cam .có- cludendam in prima, .f. in Darij fufficit idé
medium,quo ytimur ad concludendam vni uerfalem , quia fub vniuerfali continetur
particularis, f. terminus confequens fubie- &um , & antecedens
przdicatnm , vndé ad inferendum in Darij , quod «/jqwed: animal . eff
fubliantia , adbuc inferuire poteft pro medio /enfibrle, quod infertur. ex
animali , & infert fubftantia, & fic argeuendum erit. Omne fcnfibile
eft fubítantia, aliqnod ae . X L tIu Saee m AT! ilo* E Tx .. .Jusapis.el
o tecede 0JT onera i iE CT hal eft fenfibile , ergo aliquod animal eít
-fubflantia. Sed ad eandem concludendam án tertià figura neceffario fümendus
eft pro medio terminus antecedens tàm fubie dus; quam przdicatum , vndé ad
conclu- dendam candem , qaaddam amimal eft [ub- - flantia, in Darapti, aut
Difamis con ucnics medium erit mo , quod infert vtrumque , . f. animal; X
fubítantiam , & fic azguetur in Darapti ,omnis homo elt fubftantia ,omnis
homo cit animal ,*ergo aliquod animal cít fubftantia. ; Tertia Regula eft,ad
concladendam vai- : werfalem negatiuam fumendus eft pro me- - dio terminus
confequens ad fubiectum , & . extraneus ad przdicatum, aut é contra có- "fequens
ad.przdicatum & fubie&to extra- peus, ille autém terminus. dicitur
alicui extraneus ,quod de illo affirmari non. pc- «eft ,vt homo refpectu equi:
v-g.ad conclu- . dendum in Celareat,& Cefare, quod nullus "homo eft
lapis fumendum eft medium con- Áequens ad fubie&um, & pra-dicato extra-
- neum, vt ánimal,vel rifibile; fic arguendo , Nullum aaimal eftlapis ; omnis
homo ett «anmal;ergo nullus homo eft lapis, vcl nul- animal,omnis homo elt
animal, 'ersónullus homo elt lapis ; ad concluden - dum verà eandem in Cameflres,
vcl Cclan- tcs indirecte fumendum eft mediam ext. a -geum ad fübiectum , &
confequens ad prz- dicatum , v. [3 imanimatun: fic arguendo , omnis lapis eft
inanimatus,nullus homo eit "jnanimatts; ergo nullus homo eft lapis, vcl
"nullum inaniinacum cít homo , omuis lapis eft inattiratus , ergo nullus
ion:o cft lapis. o Qwarta Rcgula , ad iaferendam particu- farem negatiuam
fümerdum ett medi an- nsad fubretum , & extraneü prz- ,& hzc regula
valet pro quacunque . vt notat Delphinus, vnde fiin prima volumus inferre hanc
particularem negati- iiam ,4/iduod animal non eff bom: , conuce - miens medium
erit rato» ,quod cítantece- - dens ad animal, & homini repugnat,& in
Fe. - rio fic arguetur, Nulium brutum eft homo ; imuod animal cft brutum , ergo
aliquod 3nimal non eft hon:o 5 in fecunda fic in Fc- $tno,Nullus homo c&
brutum;aliquod aui- gal e(tbrütum , Pliquus amnalnon apton , Nullum brutum.
rano omne e. ox us " 'ergo aliquod animal non no; séialzs. shemoriter
tenendas eric Summuliftz quafdam dictiones vno , aut alio carmine comprehenfas,
quz plané dif- De arte inutmiendi sedium, ac beni difgur- 25 ficiliores funt,
vt memoriz manden tur,qua ipfe regulz;videri poffunt apud Ta t.1 .Prio- rum,
& alios. His itaq.vijs adinuét o medio. 124 Munus Arguentis eft argumentum
(uum proponere in formam fillogifmi ,aut quod magis fapit,in enthymemate;quod
ci breuius , & concifius procedat. , & minus manifeltet vim latentis
illationis , maiore vtique re(pondenti incátit difficultatem, tí quia eum tenet
jncipiteg ; tum quia parü temporis ei concedit ad cogitandum re- fpon(um; dum
autem impugnat propofita conclufionem v. g. Cegic« cff feientés , de- bet
initio difputationis aliquam i1 ante- cedente affumere propofitionem , vndé iu-
ferat oppofitum conclusionis , qui impu- gnare contendit,non .n. l'icet ftatim
oppo- fitum affumere in antecedenti dicedo £ega- ca n2n e(l. fcientia ,ergo
felfa. concloffo , nam hec cff:t manifefta petitio priacipi) , quia afi meret
pro vero, vcl cóceffo, quod pro- ponizur difputandum ; Et quamuis Tyra- nibus
coaceJatur non ftatimn difputatio- nis initio cardinem diflicultatis proponere,
fcd liceat per quandam veluti argumentorü féricm, & catenam longius
inchoare, vitá- dz tamen funt pueriles argumentationes , v.g. illad non eft
afferendum, ex quo fequi- tur inconueniens, fed ex propofita conclu- fione
fequitur inconueniens,ergo Xc.Pro- batur minor , tunc fequitur inconueniens ,
quando féquitur aliquod falfum,fed &c er- go Xc. Viriliterergo proponat
argzumen- tum, & quantum fieri poteft in difficultate propofíca persiftat
profequendo femper ide medinm per fuas caufas , & principia, vel sd
inconueniens deducendo , non vero di- uertac ad alind mediá , nec repetat
proba- tionem feme] propofitam, aut eifdem ,aut "alijs verbis hoc .n.
indicat ingeni] fterili- tatem, & valde tzdiofum eft auditaribus. Cum vero
fuerit illi negata aliqua pro- . pofitio, ftatim eam probare tenetur , itaut
negata propositio sizcoaclusio noui fyllo« gifmi, vcl confequetis noui
enthymematis, vt si propofitio ncgata fithac Perrws cwra rit , sic erit
probanda omnis homo currit o Petrus currit; & omaino iaful(um ad probandam
propositionem negatam in- fere ergofa'fa zia vt vero qui promptus sit ad negata
probandum , | conducit , antequam in arenzm defcendat , priuazo ftudio
affucícere adsingulas pro- positiones probandas , nam inte ac- ccdens ad
difputationem noa (cma harc- re, atque perplexum effe cogcpitqueq S 794 dé
indecorum eft. Si veró defendens argu- métum foluerit diftinguendo propositio-
nes , debet (latim. arguens parte dittinótio-. nis negatam,quz faluit coaclu
donem, im- pugnare,vel probare ,diltinctionem allatam mon valere fic. n.femper
1mmediaté arguet contra refponfionem , quam refumere aon debet, antequam
impugnetur, vc aliqui fa- cit nam ex ipfa impugnationeillico con- flabit , nam
arguens refponfionem datam pereeperit , necne 5 Licetetiam arzueati intcrdum a
refpondente petere rationem ncgationis alicuius propofitionis , aut in-
ftantiam in aliquo. fingulari , fi prztendat propofitioné affumptam effe
vuiuerfaliter veram , & aliqu ctiam explicatronem alicuius
diítinétionis,velrefponfionis, ac . demum quoque intelligentiam zn con- fionis
vt eamimpugnare poffit in fzafu defendentis,&in his ca(ibus ténetur refpa
dens arguenti in omnibus fatisfacere qua maiori potuerit breuitate,&
claritate. 125 Munus Defendentis eft audita argu menti propofitione illud
integre , ac fide- liter repetere , ad quod multum coaducet gero quando
argumenta repetenda unt plura contra plures concluftones) ob- feruare medium,
quo vtitur arguens con- tra hanc,velillam conclufioné , quia ex me- moria,
& intelligentia medi facilis eft to- tius arguméti repetitio;interim veró
dum argumentum ex integro prima vice refi- mit, perpendere debet qualitatem
przmif- farum, aut antecedentis, fi eft enthymema, &illationem conclufionis
, aut confequen- tis, fi bona fit, vel mala; femzl ex integro oarguméto przuii
tali animad- uer(tone, repetit iterum argumentum non "ex integro , fed
refpondendo ad fingulas eitis partes,negando maiorem, vel minore, aut
antecedens; fi (unt fal(z, concedendo, fi ant verz, diftinguendo;fi (unt dubiz,
vel zquiuocz, permittendo per verbum tr«s- Jeatyvel vare fit de hac , fi
fintimperti- nentes ad inferendam coafequétiam, dein- dé ad conclufionem
deueniendo, fi eft con. cedenda,dicat,concedo confequentiam , fi neganda,
dicat, nego confequentíam , non autem conclufionem , quiailla propofito dicitur
conclufio , quz neceffarió infertur ex premiffis ratione formz , & fic
negari non potett (ub nomine coaclufionis;fi auté eft diftinguenda,non dicat,
dillin zuo cófe- quentiam, fed coa(equens, (q0d etiam in eathymemate bo uid
debebit) coníe- t -quentia.n. cus confiftat in ipfa illationca Pars Prima mut.
£ract 4L H. Cap. XIT. vcró in affertione veritatis, nost poteft di- ftingui,
quia diftinctio cadit fuper zquiuo- cationem ; aut ambiguitatem pfopofitio-
nis,quatenus habet diuerfos fenfusin figni- ficando, (ed tantum negari, vt mala
, & in- conueniens , vel concedi , vt conuenicns, 8c bona; aduertat tamen
nunquam diftinguere confequens, nifi prius diftinxerit aliquam ex przmiffis
,'vt faciunt quidaminexperti, *.— -- ui concedunt maiorem, & minorem, &
di- [tinguunt confequens ; quid autem interfit inter con fequens, &
confequentiam dictum eft c. 1. huius tract.ex quo etiam magis pate bit
confequens , bené poffe diftingui , non ; autem confequentiam; Si argumentum
có- 4 ftet propofitionealiquahypothetica, vtv. —" — - . fi corpus
naturale. eft opie&tum totius $1 hilofophiz,etiam in lib. de anima obiestü
effet corpus animat ,cofequens eft falfum, zi ergo &c.fi illahypotheticanoneftvera,nó
. ^ — debetabíoluté negare maiorem,fedfeque- — — - lam maioris , quod fi poft
integrum d mentum fuüb(umeret limbs heiss ul propofitionem,vtindéinferretaliam
cófe- — quentiam , tunc toto priori argumento có- "t ceffo poteft
illàpropofitionem negare füb — nomine fubfumpti , vel minorisfubillate , — —
& talis nuncupatur , quia pro maiori —— — inferuit illi totum przcedens
argumen- - tum. v Debet autem prz omnibus curare de- — fendens,vt fit
fuccin&tus in refponfionibus, 5. &
quantum fieri poteft , formz À 2 alligatus quod facileerit , fi duo obferua- —
bit,primum eft, vt nó fit follicitus reddere — — rationem de armen sn
dicit,nifiabip- — . Ío piove petatur , fedtotum onüspro- — — bandi relinquat
arguenti; Alterum eft,vt sé per ante oculos habeat commune i inter dilputanres
fes? mega, rarbdilingat, — — nunquam copcede,primuni& fe (Art E Cumentum
nos monenttutiuseffe negare —
ropofitionem , fiin omnifenfu veranon
" — t, quàmillam diftinguere,necaddiflin- ——— — &ionem effe
recurrédum, nifi manifefta vr — — geat neceffitas, aut di(tin&tio calis
fit, quae lum argumentationis omnino adaerfario przcidat ; pertertium veró
documentum — . non prohibemur concedere propofitiones veras,& quz nihil
obfunt, fed tantum pro». digalitatem vetat in concedendo : interdü —
enimeuenit,vttantz liberalitatis defendé- — — tem peniteat , dum videtíe ex
conceffisab — — ria: Hin cea ; Quod fi obiedta — — erit aliqua auctoritas ,
quam negari non licet, cam breuibus explicare tencturapes — — Diu. ——— Ww ^
-turtria tantüm - Logica f. Dcfinitionem , Diuisioné , & Ar- LU effentia, ^
:: mi 2 (0 Déait inuéniendimedum e lent difpu: sriendo mentem Auctorisin fenfu
, qui (uz -eonclufioni minimé contradicat , | * Poftremó munus Patroni, X
Prafidentis difputauonis eft attété totum progreffum argumeati &
difputationts.comprehendc- - fe, providé rcípondenti fuggerere,nega- tioneni,
concefionem ,explicationem , aut diftinctionem propofitionisiiple vero pau- ca,
& cum grauitate loquatur , certus fuum Defendentem plus honoris adepturum
ex Afhítentis filentio, quàm cx multiplici eius interpellatione,& colloquio
cum arguente, nam ita indicabit illum ita fe gererq in con- clufionum ,VtA e
non egeat 5 ü rà quia fupponitur difputationis Patronü virum 54€ proinde de
fuis par- tibus omnino certum , alia de addenda non funt. CAPVT XII. &vlt,
T De Modis, fef Imfrumentis femnai 326 amuis de Modis, feà Inftrumen- . tis
fciédi fusé acturi fimus dif. 1. Log.per totam , attamen ad calcem huius primi
Tra&atus ad;jcere placuit hoc Capuc de Modis;& Inftrumentis fciendi, vt
de ip- fis vt poté qui pracipué a4 facultatem Lo- gicam fpc&tant, Tyroues
etiam in hac par- ua Logica aliqua przlibare poifint :. quaré hic veluti
compendio: complicabimus de hac materia , quz loc. cit. fusé dicturi fu. mus;
nomine itaq. Modi ;fzu. Inftrumenti Íciendi intelligi folet in fcholis via
diftin- &é cognofcendi id , quod anté confuse co- Ese ,; vnde à Summuliftis
definiri olet, quod fit eram manifeflatiua «l icuius ignoti, fiué id faciat via
illatonis , fiué alio eius munere . modo per quod excluduntur voces sim-
lices,& incemplexa quia fufficientes non unt ad explicandam rem
diftincl?,& expli. cité, fed tantüm confusé fignificant,vt tra- didit
Arift.in prohem. Phyf. Hinc deduci- effe inflrumenta. fciendi gumentationem,vt
docet Scot lib.s.Prior. 4-2. quod breui , & evidenti difcurfu ità fair:
iadet Tatar.quarit. i. prramb. Logicz;mo- dus fciendi eft oratio manifeftatiua
igno- tí. hocautem vel eft complexüm, velincó- plexum, stincomplexum , vel id
cft effi ntia .. reiintegra , & hzc per dcfinironem expli- — €xtur, vel
partes cius, & bz per diuisionem tur,vt v.g. siignoretur hominis
manifeftatur hac definitione ef TAtjon4le, si ignorentur partes cius; 95
manifeitantur hac diuisione , bomum;; «lj« . Cu pars efi aminta «lia corpus si vero
quod E iis ; ratur eft quid complexum,vt v.g. quo ma fit rifibilis ttatim
manifeftatur per hanc argumentationem , Omse «mimal rationale ejt rifibile,
omnis bamoeff animal rationale, ergo omnis bomo eft vifibilis , ergo) sicutnul«
lumaliud datur ignotum , quod manifefte- tur ,ità nullusalius datur modus
fciendi , qui manifeftet . Alij ad hzc inftrumenta
fciendi Enunciationem addiderunt &
alij methodum fumendo methodum pro ordi. .. ne, qui in fcientijs obferuari
debet , vt di- ftin&ée tradantur , & sine confusione. Sed vt dicemus in
quzftionibus , enunciatio re vera non eft initrumentum fciendi;quia de ratione
enunciationis , vt sic , eft tantum . enunciare vnum de alio, non autem ignotü
; manifefkare diftin&té;, in quo consiftit radio modi (ciendi ; neque propositio
valet hoc munus obire, nisi virtute definitionis, di- uisionis,&
argumentationis, si nimirum in illa tur definitio rei , vel per illam ef-
fentia rei in n Ueton vel de- nique per eam difcursiué procedatur ad co t
gnitionem rei; Methodus autem, fiué ordo in fcientijs tradendis; quamuis valdé
iuuet. mentis ionem, non tam eft inftrumen tum ab illis tribus ANULUM CÓ. munis
illorum re&a quadam diípositio , vt bené dirigant cognitionem noftram , vt.
ibi declarabitur; maneat ergo tria tantum effc inftrumenta fciendt proprié
loquendo Definitionem, Diuisionem, & Argumenta- tionem , & horum quidem
przftaotius , & . efficacius effe argumentationé ,vt poté que procedit per
vim illatiuam ad manifeftan- dumignotum , de qua xa fusé tractatum eft inTuperioribus,alia
hi tet,íed folum de definitione, ac diuifione. 127 Dcfinitio diuidi folet in
definition&. quid rei, & quid mominisilla explicare con- tendit rei
efsétiam, & quidditatem vel per effentialia, velfaltim per accidentalia,
hzc veró non tam explicat rei effentiam, quam ; ipsius nominis cthimologiam,
& sicuifica- tiopem , & per hanc indicat à longe , & confufo Diod
ipfami rei effentiam , vt cum definitur mulier, quod sit mollis aer , lapis.
quod ledit pedem &c. itaq. dim ffa defin:- tine quid nomini: , vt parum
explicantecf- fentiam rei , definitio quid rei tur ab Arift.i.Topic.cap 4.&
z.Poft. cap.ro quod sit oratio quod quide]? effe vei fiesiff CAD, o oratio
explicans e(fentam,& naturam rei & eratia, quia neceffarió plurcs c x c
addere nó opore , COMNIS 96. Pas Prima Init. Trati.IT.Cap.XHL fios vocales ,
vel mentales continere de- bet , vt nimirum cx vi vnius definitum cum alijs
conueniat , & hoc habebit rationem eneris, vel quasi generis , & ex vi
alterius atacar ab alijs, & hoc habebit ratione diffcrentiz,vel quasi
differentias sic in ho- minis definitione, quod eft aximal. ratima- 4e, nomen
animal ,vel conceptus illi corre- fpondens commune eft omnibus brutis , ra»
tjonalem autem animali coniunctum ef differentia ipfum difcernens à quocunque
alio ,' quod non eft ipfum ; dicitur autem qnod quideft e[fe res fignificams ,
Nt per has particulas fecermatur definitio à cgteris orationibus effentiam rei
non explicanti- bus, & ab alijs fciendi modis ,à diuisione idem, quia ipfa
non explicat integram , totalem rei effentiam, fed partes ; ab ar- mentatione
ver^ ,quia neque hzc mani- at naturam rei , fed an aliqua proposi- tio sit
vera,vcl falfa . Quia vero per defini- , tionem poteft effentja rei dupliciter
expri- mi,nimirum vel per partes effentiales , fci principiaintriefecé rem
conttituentia vel per proprias pathiones,& accidentia extra- nea; definitio
quid rei diuidi folet in effen- tialem.fcà quidditatiuam, & accidentalem,
fe deícriptiuam ; definitio effentialis di- citur, quz dátur per partes
effentiales,que si fucrint physicz , «t quod homo elt 1d , uod conftat ex anima
, & corpore, dicitur deftitio effentialis physica, si fuerint mc- taphysicx
nempé ecnus , & differentia, erir. definitio effentialis,.& metaphysica
, vs cit dicimus , quod homo cft animal rationale ; "definitio
accidentalis cft cum effentia rei per extranea exprimitur, &
circüfcribitur., :1328 Rurfus dcfinitio cffentialis; & quid- ditatiua
duplex eft quzdam puré quiddita- tiua, alia vcró per additamentum dataipri- ma
dicitur puré quiddiratiua , quia. omues in ea contenta discüte , & per
fepri- mo pertinent ad quidditatem definiti , irà "definitur homo, quod
fit anlmal rationale , ac paritcraliz fubltantie éompletz, quia earum entitates
adeóabfoluuntur ab ordi- ne ad aliud extrinfecum ipfis , vt perfecte in fe
cócipi poffint abí q.vlla tali babisudi- , me, alia vere dicitur quidditatius
non pu- 1€ , Ícd per additamentum data , quia ad perfc&am rei notitiam
pariencam vltrà effentiales partes. definiti additur in dcfi- nitione aliquod
extrinfccum, ad quod dcfi- nitum dicit ordinem (3ltim tranícegdcnta- lem, que
paéto materia definitur ptrordi- nem ad formam, anima. ad.corpus. ai de A- :
Doctor i,Priorum q.5.X 4. d. 1. qa. & doc nim.accideas per ordinem ad.
fubieGum ey. .2Metaph.& alia huiufmodi, cum etim sí entitates non omninó
completz', fed eiiín- tialiter imperfc&z in fuo conceptu perfe- Go, &
adzquato pendent ab aliquo extrine feco , de qua duplici definitione videatur —
*«- 12.q I. P.& Tatar q.1.de genere, $./e/eme— dwm. Dcinde defimtioaccidentalis
quoqe. —— poteft fubdiuidi iuxtà varios modosexprie '—— mendi effentiam per
extranea ,nam expri mi poteft per proprias paffiones,vtdicene. — | do,quod homo
eft animalrisibileevel etiam — .——— peraccidentia communiaquidem;sifeore.. —— |
sim fumantur,fed propriasifumanturcóe — junctim, vt si dicatur quod homo: eft
ani-- mal bipes , habens.caput ercétum &c.. definitio dicirur puré
accidentalis , quia. — — peraccidentia communia affignatur? po- —— — teft
deniq.rei effentia cpi ^ extrinfecas.f. afficientem,& finalem,vt.di- —
cendo quod ^ 3 animal — d Dco propter beatitudinem , qua definitio. — dicar
calis extsnlécá gia dauir VIP caufas extrinfecasdefinito. — ^3 —— €onditiones
quzdam bonz , ac legiti-- mzdcfiitionisfolentaffipnari ,quz prz — fertim ad
quatuorreducuntur;;prima,aC: —— — inter omnes precipua eft, vtconfletgenee —
re,& differentia, vel faltim:fupplente vices illorum , quod additur
obdefinitionem ac-. cidentalem , in qua genus ,. ac differentia: — -. [oes non
reperitur, & ratio eft Ub i-am upra inauimus , quia ex vi definitionis de
bet definitum conuenire cum: omnib. quz- cum ipfo fub.eodem genere continentur
,.— & ab.3lijs omnib:difcerai , qua funt füb di-- uerfisgenerib. primum
habet merito gene» ris,aliud veró merito differentiz 5 fecunda. - mo eít;vt
conuertaturcumdefinito ,jtaut de — quocumq.dicitur definitio dicatur &
defi-. nitum ,&é contrà, sic animal rationale. — — — conuercitur'cum
homine, & écontrà, ratio: — huiusconditionis eft, deducitur ex prece. — |
denti,quia definitiotaliseffe debet ,vtper .——
ipfamdefinitumadzaquatéexprimatur, ac —— ccernatur à quocunq.quod non eftipfum,
——— arnonsicexprimerct, necdiftingueretil- ——— lud si cum ipfo
nonconuerteretur,fed'alijs — prater ipfum conueniret ;. vel é contràter- —- i
tia conditio eft, vt sic cla»ior dc fmito iunvit Arift. 5. Topic. cap.s. loc.
17. v 5 ito i A bidie — —- definitionem tradidebere per priora, & — |
notiora ; & ratio huius condit;onis deduci- E 3 tur ex ipfo
definitionisconceptujipfacnim datar ad explicandam éifntid sci een. b. : Es
ibeqes confuse folum , & indiftin&té per sdefinitü importatur ex
probem. Phyf. tex. - 4«ergo debeteffe clarjor definito . Quarta denique
conditio cft, vcnon fit diminuta , néque fuperfiua ; non diminuta , quia tunc
mon explicaret totam rci cffentiam , vt. fi 'dcfineretur hemo;quod fit animal,
non ef- fct bona definitio , quia non explicatur al- tera pars effentiz , qua
per ditferentià im- »portatur; neque debet cffe fupcrflua cuius -defc&lu
non eft bona hominis definitio Jg» fit animal ratioriale mortale ; alie folent
addi conditiones , fed ad iftas quatuor fa- -&ilé reducuntur , & in
illis virtualiter con- tinentur, vt difcurrenti patebit. Quz auté, & quot
fint conditiones rei dcfinibilis ex- plicabitur infrà difp. 1. q. s. art. 3.
interim videstur Doctor 4. d. 1. q. 2. vbi quinque - &xigitconditignesad
hoc, vt aliquid poffit gehairi definitione císentiali, & proprie mentum
logicum, à diuifione phyficano- men traxit , nam diuilio. phyfica eft quada
partium feparago, qua antcà vnitz totum conftituebant. , vt cum lignum in duas
fe- catur partes, dicitur diuidi; ex hac itaque diuifione Dialectica diuifio
fupe. eft,que ell oratio tstum im [nas partes difiribuens , 4i.oratio dil)
ibuendo manifeftans multi plicitatem , (cü confufionem totius , talis eft
actus, quo mente , vel voce diuidimus animal,vt totum potentiale, in hominem ,
& brutum :dicitur era£/o , vt fecernatur à diuisione physica , que Rt re ,
& in effc- &u, non autem mente folüm, vel voce , vt fit diale&ica
diuisio 5 additur dfiribuems fotum. dm [uei partes loco differenti, quia per
hoc ditlinguitur ab alijs inftrumentis fciendi. nam definitio explicat quid res
fit, "argumentatio quis sit , .f. rei proprieta- tem;ícü rei qualitatem,
diuisio vero quan- «ta res xy quantitatem .i.quantüm con- tinentia fua fe
extendit per partes; vndé .efto diuisio etiam vidcatur per partes ex- plicare
rei císentiam;hoc non fit per fe pri- mà virtute ipsius , quemadmodü facit de-
finitio,fed coníequenter; & diuerfa quo modo id per vtramq. contingit, quia
def nitio pxplicie tfsentiam rei etus partes có- iungcn 0,K totum componendo :
diuisio vero id facic disiungendo il as , & feparan- do, vnde dirccté,
& per fe ordinatur ad ex- plicandam confufionem , & multiplicitaté
partium totius, non autem quidditaté cius, ^^ Quamuis aotem varia diuifionum
gene- Apt didaJ . " 7219 Diuifio, Mus aliud inftru- I N- s : Dé iri
ipiéniendimedii eren fp; — 93 ra affiz mari foleant. , triplex tamen diuifio
przcipué traditurà Philofophis, prima diz citur totius potentialis in fuas
partes fuz biectiuas .i. fuperioris in inferiora v. g. generis in fpecies
fpeciei in indiuidna: vni^ ueríale namq.refpe&u fuorum inferiorum dicitur
totum potentiale,quia non illa actu continet,ráquà cóponaturexillis,fed poté-
tia,& diuiditur in illa ,táquá in partes fubie &iuas prx dicando de
qualibetillarü;altera dicitur totius actualis in fuas partes.a les,.i. acu in
eo contentas , fiucha m" integrales fint , vt manus , & pesreípe
hominis, duo palmatia refpc&u ligni , fiué fint effentiales .i. non
fpectantes tantüm ad rci integritatem , fed efentiam quoq. & quidditatcm,vt
funt partcs hominis phyfi- cz anima, & corpus, vel metaphyficz ani-
malitas.f,& rationalitas;itaq.diuifio totius a2&tualis in fuas partes
eft oratio , ex vi cuius diuiditur totum, in partes quas actu continet , fe ex
quibus actu conftituitur , fiue illz partes fint integrales , fiue effen-
tiales,fue phyfica fiue metaphyfica: s vt fi diceretur , partinm hominis
integralium alia eft caput, alia manus, &c. effentialium alia eft
aninia;alia corpus ionihdo phyfice, aliaanimalitas ; alia rationalitas loquenda
Mctaph. Tertia tandem dicitur diuifio fu- bic&ti in accidentia , vel
proprius fubiecti per accidentia, vt fi dicatur hominum alius eft albus;alius
tiger , in qua diuifione plura aifignatur fubieéta eiufdem rationis varijs accidentib. afcéta , & fit fuo modo
diuifia alicuius totius in fuas partes,fic enim diui- ditur tota hominum
collectio , vt aggrega- tum qu ,in fuaspartes;ex quibus ag» g'egatur , ac
Solent prztereà plures affignari condi- tiones bona diuisionis , quz ad tres
redu- cuntur; prima cft vt singula membra diuie sionis sint minora toto diuiso
; fed simul fumpta illud adequent , quod alijs verbis dici folet totum d:nifum
latius patere sin« gulis membris diuidentibus, non tamen omnibus simul
fumptis;ratio humus condi" tionis eff lumine naturali nota, nam totum eft
naiusíua parte. , ergo totum diuifum debet neceffarió excedere singula. fua mem
bra sigillatim fümptas item totum prafcr- tim sincathegorcmatice fnmptum, quo
s&- fu fub ciinpoe caditnihil Ac irà om ncs partes simul iumptas , ergonon
patct furipa iis simul foibpds 5 hac dec nbA bené diuiderctur animal in esee d
à sibilc, cuntéighla mpesibra vidue) : ; »$ tul (umptá tiófi adzquent diuifum ;
cum dentur aditnalia ; quz riec fünt rationalia j ncc nidibiliá neq € cohttà
beé diuidere: tur in fensitiuum,& ittationale,quia feüsi- juum a qué
patet,ac ahitnal ipfum, cum sit fferentia ipsius cohflitutiua j Secunda có-
ditio eft,vt tietmbta diuidentia aliquo pa- €to adinuicem opponahtut .i, sit
ità ifiter fc diuería , ac diftinta, vt in eo fehfu , quo funt membra
diuidetitia non inuicem coiri- cidant vel vnum iricludatur in alioi & ratio
eft,quia tubc nori cffcnt membra diftindla , Tettia conditio cft, vt ditiisio
tradatur pet membra proximiora, quantum fieri poteft, ne getietetur cófusio, vt
cum díuffum plu« rà (ub fe contitiet mernbra. prius diuidatur in propirqtiora ,
& hac ruríus in alia , vt animal it tationale,& irrationale,& hoc
in aquacile, volatile, & terreftte , & hac rur- fus in alia inferiora
magis remota , de quo fusius in quzftionibus.. : 130 Sed pis nou midus
diftinctio , quà diuisio valdé iuuat ad manifeftandam rerü
thultiplicitatem,& confusionem,in fine hu ius capitis non eritabs re aliqua
de diftin- &ionibus ,& identitatibus fubrungcre,quá- tüm fert Tironum
capacitas ,«xacta namq. de his tractatio ad Metaphysicam fpe&tat . Thomtftz
paffim duas fo'iim.affignant di- ftin&iones realem .f & racionis ,
illam effe dicunt , qa inter plura reperitur prater opus intellc&tus , fcü
nullo intelle&tu cogi- tante , vtinter hominem , & equum , Pc-
trum,& Paulum ; diflinctionem veró ratio- nis aiunt illam effejquz inter
plura repe- ritur per folam intellectus operationem quz diftinétio si aliquod
habuerit funda. mentum ín re,dicitur diftin&tio rationis ra- tiocinate ,
siué cum fund; mento , & tunc contingit, quando intelledus rem fimpli-
ciffimam diftinguit in pláres cum funda- mento quod habet in ipfa re propter
aqui- ualent iam ,quam babet cum multis , & sic diflingui dicimus in luce
folari virtutcm calcfactiuam ab exsiccat.-ua , quatenus ea- : dcm virtus
s;mpliciffima lucis zquiualetil- Iis duabus, quas hic in iene videmus diltin
&us ; Si vero diftin&lio illa ratienis nullum habuerit in rc
fundamentum , illam vocant diftincttonem rat onis ratiocinantis, & ità
difiinguere folzmus 11em à fe ipfo abfq. fundamcnto in re:n pradicatione
identica dicendo , Petrus«tt Petrus , consideratus en:m fub fecüda intendione
fübieéti difin guitur à fcipfo considerato fub ratione pradicati.. Modo
difficultas cft , an écbcat Pars Prima Inflit.TracLlII. Cap.XIlF.
,opusintellectis, propriétamenloquendo — — n .es, & modus realiter , ac
entitatiuné dari aliquod tertium geritis diftinctienis.; quod tiec proprié sit
realis nec rationis , & amuis Thomiftz id conftanter negent , $uarcz tamen
diíp.7.Metaph.fec.1.cum cz- teris Recentiotib.fua Societatis tertiam quandam
diftinctionem affignant mediam intcr realem , & rationis , quam appellant
tnodalem, & reperitur inter rem , m fei ; homitie autem modi intelligunt.
minie mam quaridam entitatem vltimó determi nantem fubiectum quz non poteft
effe si- ne tali fubiecto,bené camen fubieccum sine illa;& hoc genere
diftinctionis difinguitur fcffio à (edente ; actio ab agente , vnio à re vnita
&c.. hancautem dicunt poni de tnediam diftinctionem inter realem , &
ra9- tionis,quia certum cft illa enumerata pluse qun ratione abinuicem
diftingui,quiá abe oluté loquendo vnum effc potcít siriealio y licet non é
contrà ; nec etiam dici poffunt. diftingui realiter,quamuis enim poffet dici ——
didlinctio realis,vtexplicaturà Thómiflis ,.—— proilla quz reperitur inter
aliqua prater. de diftin&tione realiacentitatiua,nequeü£ — — muc mo ^
édiline. — — guiquia difin&tiorealis proprié dida vers ——
aturinterrem,& rem;.iinterea,quzTede —— — liter Ac de poffunt,&
vtrumq.fefoloexí ^—— — fterefaltim per Dei potentiam , quopadla — —
difunguuntur duo homines,amma, & cote — — pus. Nc. ) e 9 2G . Verüm efto
cum Recentioribus iftis fae —— — teamur neccffüitatem diftin&ionis mediz —
— interrealem proprié didtam , & rationis; — — nequaquam tan€éad
hecmducimurexfun — damcnto ipforum,nam inprimis fa'fum eff, — quod i dicunt ,
ad diflinétionem realem. interaliqua opuscffejquod sintabinuicem — lcparata,
vel fcparabilia hoc enimmeq.in creatis,ncq.in diuinis verificari poteft ncn quidcm.
in diuinis, nam perfonz diuinz nó. poffunt feorsim feparatz cxiftere; com.vna.
sitin a'teracircuminceiionem;,vt inquiunt. Theologi, & tamen realiter
diflinguuntur necctiam in creatis,quia hie multarealiter.— diftinguuntur
diftinctione rcali proprie di- €a qua tamen nequcunt abinuicem fepa ran,vcl
feparata exiffere; sic aiunt Sconltz j totum pscunuk eius partes vnitas rea»
liter d ftingui inter fe, non tamen vnum Íc ab alio feparari , sic ctiam
Thomitta fue bic&ur: à p. fione realiter diftinguunt ,ine ter quz tamen ncecffariam
agnofcunt con» ncxionemindifpenfabilem;Deindé,quando «Gan hoc totum
concedercuir requiri ad rc 2.5 -Demollis,feis infirumentis find à gealem
diftinQtionem, vt.(.vnum fit (cpara- bileab alio, adhuc tamen falfum eft hanc
feparabilitatem deber effe mutuam ex parte vtriufq.extremi ,t.f hoc fine
illo,& e contrà exiftere poffint;nam fufficiens ftgnü diftinctionis realis
, ac entitatiuz inter ali. ua dito eft,quod vnum poffit ab alio diuel
iyquomodocumq.id ier cis vndé crea. tura adhac realiter à Dco diftinguitur,ctiá-
fi fiae ip(o exiftere nequcat, & actus vitalis realiter diftinguitur à
potentia, & tamen in fententia prafertim Recentiorum nequit ab ea
diuclli;& fe folo conferuari;non erze ad realem diftind;onem ncceffaria eft
mu - tua feparabilitas cxtremorum;atq. ideó di- ftinctio illa,quam ipfi ponunt
inter rem , & modum eius extrinfecum (nàm de diftin- &ione reià modo
fuo intrinfeco) aliter sc- tiendum optime reducitur ad diftin&tionérealem ,
cum abfoluté loquendo res poflit à fito modo feparari,lic:t non &contrà;
tum uia vt ait Doctor a.d.p.q.5.9. qwod ff ad-^ c, licet modus re extrinfecus ,
vt feffio , vbi,vnio, Kc. non fic ità res,licutilla, cuius eit modus, non camen
nuila res eit, ficut nec vllum ens , quia tunc nihil effet , quod * repetit
quol.5.ab initio, vnde concludit . ibid, hanceffe de nomine contentionem, num
f. dillinctio inter reni , & talem mo- dum fit dicenda realis n us modalis
, quia iuxtà varias entitatis, & rei acceptiones po teít hzc diftinctio
vocari realis , sica d lis, vt fufius in.quzilionibus . - 131 Ex alio itaq.
folidiori fundamento admittenda. nobis cft diftin&tio quadá me- dia inter
realem fimpliciter didam; & ra- tionis,cum Scoto t.d.z. q.7.:$. Sed bie re-
fat, & d.8.q.4. qua dici confucuitin noftra fchola diftinétio ex naturà rei
formalis '; dicitur quidem diftin&tio ex natura rei , vt fecernatur à
diftin&tione rationis , quz fit opus intclle&us ; dicitur veró forma-
Low fecernatur à diflinctione reali , ac en- titatiua proprie dida ; quz ve inter
rem,& rem, at hzc media, de qua loqui nv ae — ;& o, malitatem,quaz
plerumq. in eadem re phy- fica snae mda indin per sedie Me: titatetn , qua
ratiene etiam alio nomine di- cuntur realitates deriuato à re vocabulo cum
diminntione , vt oflendatur illas non cffe proprie rcs diucrfas, quia non
habent dmerías exiflenzias, fed potins plures ewf- dem rci realitates, &
aliquitatcs, quz cum adhuc habeant diuerfas rationes concepti- «vt per hoc
oftendaturnon c .99 intelledias , non «pim «ffe in intellecta. éac
illiseationem formalem quidditatiuá , fcd taleri habent à parte rei , vt habct
Doctor wol.1. lic. Q. confequenter ctiam fundare dicuntur diftinctionem ex
natura tei for- malem ,n aioreim quidem diftinctione ra- tion:s, quia habet
etf: przzer opus intdlz- &us, (z1 minocem ditbindhione reali, quia non elt
inter rem, X rem rinter aliqua duo, quibüs diuer(z corre[poadcant exiftcatiz,
fed inter realitatem , & realitaeem , quz li- €t habeant proprias rati»ncs
formaies co- cepubiles , noa camcn hab :pt diucrfas exi- ikteacias , fed fürulz
vnica cxi fluat exiften- tia , hirnirum ilitus rei , cui 4dcncificantur .
Confirmatur adhuc , & magis explicatur* hzc communis doctrina Scoriftarü ex
Do- &ore defümpta z.d. 5. q. 1. nam in vna, aé cadcm rc phyfica. multa
reperiuntur for- malitates, X realitatcs immcríz per 1den- titatem,vt v gn
homine rstio -fubftantie, corporis, animalis, rationalis, rifibilis &c. quz
etiam dici folent gra dug netapby fici, proprié res diuerfas,fed potius plures
eiu(dem rci gra- dus; itli veró gradus in homine licet pto- rias non habeant
cxiftenzias, fed omncs, fagul cxiftant ad-exiftentiam ipfius fio- minisideoq
diucifz res dicrnequeant,nec proprie fun Járe difhioctionem realem , ac
entitatiuam; adhuc tamen habent. díuerfas rationes corceptibiles,&
definibiles, vt có- "ftat deanimali, X rationali, neq. enim duo diuerfas
habent. rationes , quia ficap- rchcadunturab intellectu , fed potius ab
"intellectu attinguntur, vt in fuis conccpti- bus diuerfa , quia
tali1funtà parte rei , vt aiebat Do&tor quol. 1.Q. ergo inter tales réalirates
, & formalitates rationabiliter a- lia diftin&tio poni non poteft, quam
fo rma- lis ex natura rei; non enim «ffe. potefl di- ftin&tio rationis ,
quia ditlinguuntur citrà omnem intelleétus operationem , neq. di- ftinétio
realis,quia non elt inter plures res, fcà plura entia propriam exittentiam ha-
bentia,erit ergo di(tinctio media inter vtrá» que. Neque viles quod od folent
dicere Tho- miftz inter hac fufhcere diftindonem ra- tionis ratiocinatz , &
cám func to in re; Quia hzc diltin&tio non datur actu , & formaliter à
parte fei , fed tantüm funda- mental:ter,& virtualiter; completur vero, S
actuatur ede se intellectus; at aradus metaphyfici praedicti , panter fübicctum
, & paflio diftinguuntur actualhter prater —» - — biles, & definibiles
(cclufo quecunq. opere Mei scpusc usteucenigt esae p " 2 100 tellectus
operationem alia formaliter eft - ratioani nalis , alia ratio rifibilis, vel
ra- tionalis, dumitaq. quod fi per diftinctione realem intclligamus illam , quz
immedia- té, &à toto generc feccrnitur à di(tinctio- ne rationis, vt
nimirum eft illa , qua datur €x natura rei , & prater opus intellectus ,
fic inter diftinctionem realem , & rationis nulla datur media diftinctio ,
quia diftin- ctio formalis ex natura rei continetur fub diftinctione reali fic
explicata , vt quedam Ípccies ; At fi per diftinctionem realem in- tclligatur
illafic proprie dicta , Te vere fatur nimirum inter rem,& rem ,ícü inter
extrema diuerfas exiftentias habentia , fiue abinuicem feparari poffint ,
fiuénon ; fic vtiq. inter diflinctionem realem , & ratio- [] C
aunpoffibilis ,vtdixgm Pars*Prima Inflit. Tract. IIT. Cap.XIIL, nis adn iztcnda
eft diftinctio medía ; quae verfatur. inter plurcs realitates,feü forma-
litates eiuídem rei modo iam explicato à & fic dantur tria genera
dillinctionum , ad quz alia omnia excogitabilia red..ci pote- runt, nempe genus
diftinctionis realis , di- ftinctionis formalis, & d:ftinctionis ratio ni5;
diftinctio realis conftituitur in fuo ef- fe per diuerfitatem , fcü alietatem
exiftenz tiarum in fuis extremis; diftinctio forma- lis per diuerfitatem.
rationum forimalium y Ícü conceptuur obiectiuorum; & tandem diftinctio
rationis per diuerfitatem confi- derationis noftrz, fiué cum fundamento in
refiué non: & hzc attigiffe fufficiat pro capacitate Tyronum , de quo
fuséagemus infrà difp. 1. qu. 5. art, a. & fufius adhuc difp 6. Metaph. d a
, H I. » trei potradi.3.e dutem nec Petrus. Hofgan. nec alij : ummulisia im
Leeieis im/ist, de fyllori/mo wp Vice Jf mij 4. my agere félexnt, tam dic; eft
5m rrolog, ad bes !nfistdbec min fugff- mifierinm ,' fei «t3. ides in boc
vefljeus corum nem efi herendum,fed [pecialis quoq. dehet smflitui traitutus de
Jyllsifmo demsnfratimo , ficur ro dmt Dial: trae 7 Erde TRACTATVs L ' auae
fyllogifmo demonfratiuo. De pracognitionibus , et precognitis, C 4p. - I. : 1
Nter omnes. filloeifmi fpe- : ciesprincipem locum obti net demonflratio , vt
poté X qux ia mat.ria neccffaria j «conficitur , & quia ex tcr- minis,
& propofitionibus coafat, ficut ca- teri fillogifmi,non tamen ex
quibufcüque , n erit dc condition;bus terminojü, enfissitwr. de Topsee jew Ele
ncho , vtbené aduerso, Cao— & propofitionum dcmonflrationem inte —
Brantiuni,ac de ipfa demonftratione, eius- que cfícóhn ,qua eft(cientia;&
jurc merie ——— — t6,nam omnis doctrina , & omnis di(crplina difcurfiua,
inquit Arift. in prin. Iib. Poft. fit €x przcxiltena cognitione, ideft omnis
co- £aitio illatz propofitionis, & conclufionis prefoppont cogaitioué
alterius propofis tionis inferécis, ftcut süt przmiffz, in qbus. virtualiter
cótiaetur céclufto, cü difcurfus. fit illatio alicuius ignoti cx notiori;
quapro ptér ad exactam cognitionem adipifcen- dam conclufonis demonftratiuz
aliqua - pracognoíci dcbent , vt functermini, & premiffe cxillis formata,
—— cit. l9 pi DIALECTICARVM INSTITVIIONY PARS POSTERIOR. De attinentibus ad
materiam [yllogifmi. & Va ad, firmam filleeiflica fpeBl at explicuimurs
reflat,vt v. qua confres folct epfe f'slopi[mms , qua. vatione materia circa
run. upatur declaremui.Cr quomiam thsplex ejl , mece[far 4 « , contim uid yup.
tra 2. c. vnde dam eres fillogifmi ratione rnateria puta filloeifnus
demonjiratiuus in TI& vcce [aria topicus immateria contingenti, C
fophictieus , vel ret in materia falf' feu impc[Bbsls, vtimnuimus 1 Min 1deireo
pars ifla 3m tres Tradfatus pariformiter. (ubliuiditur , Guamuis—— igkur
primó,que debeant effepracognita, & quid de illis przcognofci. 2
Precognitio fumi poteft duplicfter , - velformaliter,& fic dicit
cognitionem ali- cuius neceflario. prarequifitam ad cogni- tionem altcrius ,
vcl obicctiué , & eft . obiedum tcrminans talem cognitionem , quomodo
fignificat modum. coguofccndi rem aliquam ab intellectu, & ficiamitur in
afenu. Quinque autem funt modi cogno Ueiprimus edt quid nomini: , fecundus , n
res [rt,certius quid re: fit,quartüs, quali; res (it, Quintus propter quid res
fit , quorum pofterior przfupponit priorem, vt .n. fcia- mus,quod homo fit ,
debemus przcogno- Íccre, quid importctur per hoc nomen 4o- m?,vnde quia modus
przcedens refpectu fequentis eft przcognitio , & fequens eft quaflio , fit
quíod primus modus , q»d no» minis , dictus femper erit przcognicio, X yltimus
modus crit qu&ítio,nunquam prz- coguitio;quatuer igitur in fpecie erüt prz-
cogritiones ,fed poffunt ad duas in genere reduci, vt facit Arift. 1.Poft.cap.
1.94 eff, «ed eft, primus modus fubdiuiditur 1n ^ Suid eif nimimii,& Quid
ejl rei ; ctenim de vy LH $e XT Ns - dnos fignificat - re aliqua duplicem
pofumus habere defi- nitionem,& conceptum, confufum (cilicet, ipri icitur
Quid & dif pru ' ] porm sire Secunus modus fubdi- uiditor,i di pa gii ica p
cntiz ,fiue aptitudinalis,fiue actualis... &
20 $n Quod eff compofitum ,Uy complexum, figni- ri -ficans «critatem
propofitionts ; & przmif- . farum . . Dices quatuor süt quzftiones ex
z.Poft. - €aergo quatuor füppofitiones.fcu przco- gnitiones , quia quallio vnum
quarit , & aliud prxfupponit ;Tum quia tria funt prz- - ' cognita cx t.
Pofl.c.1.ergo tres prxcogni- tiones,quia pracognitio , & prxcognitum funt
rclatiua. Rcefp. cffe quatuor in fpecie ; & duasin genere. Ad z.negatur
confequé- fia; ad probat. dicimus przcognitum , vel dicit denominationem ex
actu, cognitionis proucnientem,& fic cognitio, & obic&tum - €ognium
poffunt dici relatiua , & tot effe a&us , quot obiccta cognita 5 vcl
dicit rem coguitam,& przcognitio modum cogno- fÍccndi,& fic proprie nan
funt relatiua ,nam idcm modus pot«ft pluribus re&us conucni rc, & eidem
r&i plures modi . me itum dupliciter fumi po:eft , Primo,vt dicit obicctum
termipans przcognitionis , &hoc medo Qvid ef , & 7 De Syllogifmo
demonftratiuo . rÓI Quod est, przcognita dicipoffunt; fecvn lo , vt dicit rem
illam quam intellectus conci- pit fub modis cogno(cendi aflisnatis, X de cu
percipit Quid eff ,& Quod «4 , &inhoc «nfu fumitur in przfcna ; &
funttria fu- biectum.paflio,feu pradicatü, & dignitas , fiue principium ;
ratio huius clt, quia con- clufio demontlrationis potiffimz (de qua loquitur
Ar:ft.dum przcognita enumerat) conflat ex fubiecto & paífrone-, erzo quia
cognitio terminorum przfupponitur co- nitioni propofitionum,fübicétum, &
paf- o ante conclufioncm debent przcogno- fci: & quia conclufio ex
principijs infertur etiam przmiffz debent effe pracognitz , quz dignitatis ey
modo dicuntur , di- gnitas.n.proprié de primis principijs di- citur . Inftabisante
concluf. debent przcogno- fci conflruétio demonflrationis ii modo , &
figura, visillatiua,& medtum;ergo plura recognita quam tria. Tum z quia
fubie- vei A paflio integrant principia , ergo à funt prxcognita ab illis
diftin&ia. Tum 5. aliquando in deniomftratione concluditur aliquod
przdicatum «ffentiale, vel accidé- tale per aliam caufam tanquam per mediit,
vel per paffioné ipfam, ergo páffio non cít femper przcognitum. Refp.ad 1. hic
loqui de przcognitis ad materianidemonftratio- nis pertinentibus, non ad formam
, is eitconftruétio in modo, & figura , & vis il. latiua: Medium autem
, cum fitin demon-.— ftraticne potitlima definitio fubicéti,potius erit
przcognitio , quam przcognitum, vt dicenius. Ad 2. quamuis integrent. princi-
pia, non tamen eadem pracognitione pre- cognofcuntur vt in principijs vnita,
& eor fim fumpta, vt ftatim declatabimus. Ad 3. affignara przcognita funt
demonftratiohis potifima , in qua paffio femper per fuawa caufam cócluditur de
fubiecto.V el dicimus idcirco 2tlignaffe nos fecundum ptacogni- tum tffe
paffionem, aut przdicatum ; nam r iftud intelligitur omne id , quod dcfu- Dicto
in conclufione demonttratur . 4 Applicando przcognitiones przco- genitis;
dicimus primó . de dignitate nó dc- bere prxcoenofcinifi Quod frt complexum; I.
quod fit vera; ratio elt . quia X fi digui- tas , vt icit vnam fecunéam
intentionem pofitionis ; fit quid incomplexum
& abeat quid nominis , & qu d rci: attamen fi exercire fümatur ,
vt dicit ageregarioné illorum erminorum per copulam vnito- rum; non id et fiuc
aominis , fiu rei, La |o 3021 tei, neq. Quod eft fimplex , hzc .n. omnia
incomplexisconuemunt , &in tali acce- ptione fum;tur, cum inter przcognita
nu- meratur, quia vt fic inferuit conclufioni, nó veró vt dicit illam fecundam
intentionem, ita Do&or 1. Poft. qu. y. neceffe cft igitur przcoenofcere,
quod principia demoftra- tionis fint vera, & etiam principia illa có-
muniitfima abomnibus conccffi, qualia funt De quolibet verum e affirmare , vel
megare, neceffe est. quodlibet vel efe vel nón effe; ad quz principta,omnia
alia refoluütur,vtra- que.n, intellexit Arift. nomine dignitatis. De paífione
certum eft, non debere pre- Cognofci Quod frt complexum, neque Quid rei, quia
in definitione paffionis ingredi- tur fubiectum,& explicatur inharétia paf-
fionisin fubie&o, hoc autem concluditur pcr demonítrationem 5 deinde certum
eft pracognofci de ipfa Suid nominis, hzc .n. eft prima omnium prz fuppofitio ,
neq.po- tcfít dealiquo vlla quzftio moueri, nift fal- tim confusé
cognoícatur,quid per tale no- . mcn intelligitur . Dubium tamen eft,an de- beat
pracognofci €«o4d fit incomplexum , fcu ipfius cxiftentia: & quidem in
aliqua demonítratione eft euidens przcognofci , vtcumà Rut, & per fenfum
cogno- fcimus effectum, v.g. echlypfim, & poftea per caufam à priori
demon(tramus ; atta- men noneft hoc femper in omni demon- ftratione neceffarium
, eo quia poteft ali- quando dubitari de paffionis exiftentia , & tamen de
fubie&to demonftrari,vt eft ater- itas motus, diuifibilitas quantitatis in
in- pitum,Kc. qua ratione Arift. affcruit de affione Quid nominis pracognofci
,, quia tus eft de przcognitione, quz in om- nibus interuenit demonftratíonibus
, non ncgauit steiquia aliquando etiam «» frt de paffione przfupponatur .
Dices, de fubiecto in tantum przfurpo- nitur an fit ,quia nemo quarit , an ipfi
t. lis pafio conueniat , nifi ipfum fupponeret pron ;trgonemo quzreret , an
paffio ubie&to conueniat , nifi vt pefibili pra- cognofcatur . Tum quia
quid eft prefuppo- nit an fit , ergo fi dc paffione przíupponi- tur Quid cft
,etiaman fit . Tum 3. in maiori propofitione paffio vnitur cum medio ter-. mino
, ergoanteconclufioncm przfuppo- nitur exiftere. Rcfp.ad 1. hefiade parita-
tem;quia (ubic&um eft id , de quo quzri- tur , €ideo przfupponidebet habere
ali- quod effe;at pafíio , feu pradicatum cft id , quaritür , an conucniat,
fubie&to , - definitio hominis , quz eft animal rationa- Pars Secunda
Inflit. Tra&Ll. Cap.I. tura,eo vel maxime quod exiftentia paffio- nis eft
inexiftentia in fubie&o , vndé nó teft rc&té pra fupponi effe, nifi in
fübietto Ad z.affumptum eft verum de Quid eft reí, non de quid eft nominis . Ad
5. talis cogni- tio non conuenit paffioni in fe, & abfolnté, fed in ordine
ad propofitiones , & pramif- fas , ideoq; non d: bet affignarivt przco-
gnitio propria paffioni , vt diftindum eft pracognitum à przmiffis.Expeditius
tamé erit affercre de paíhone debere etiam «m ff przcognofcere (alt:m
confuse,& Arift. td- circo przterijffe, quia in demonftratione diftinde
oftenditur, & p: rfc ipfius inexi ftentia in taltfübicéto ; quod etam malti
.: tenent, vt Morif.difp.z.Log.q.s. & iafinüát (d Complut.difp. 17. q.2. «
5 Tandem de fubiecto non prafi e tur,quod fit complexum,fed quidnomini$; - —
deindé quod fit incomplexum & V tein LS flentia,namanficprecedit
qualéfit;& pro-——— — pter quid fit ; tum quia fübic&tum eft bafis, ———
— : ! * E :4 H », . & recie 2 n Mm €rgo pt oni debet exiftere-. a 1 FIRMME
Quote Qujd rei in demon(lratio- —— | ne potiffima , nam in hac medium eft quid.
x ditas,& definitiofubic&ti ,vtdicemus,ers — — go debet ante
przcognofci : nom w$ tamen,quin in demenftratione à pofterio- — ri,&
quidditas, & exiftentiafübietti poffint — —— — effe quaftiones,vt dicemus
in difputaties ——— nibus, cum de conditionibus fubie&tifciem — tizloquemur,
"V Poteft igitur hzc tota do&trina exer declarari : fi quzreretur,an
homo fitrifibis — - lis , vt talispropofitio probetur,oportet . pracognofcere
-quíd- fienificetur per ifta nominahomo, &rifibilis& quod homofit — — -
ens v vil flbile;deindéquiamedium — — demonitrandi rifibiliratem de homine eft:
ideoque poteft lubirarian fit inrenimmaz — — | "EQ UO UE le, ideo dcbet
etiam de homine przcogno- fc quid rei . His przacceptis intcllc&tus
procedit ad formádam demonftrationem: demonftrando conclufionem per premi fas,
de quibus debct effe certus, quodfint-— verz,& non falfz,nam ex falfis
nequit oft&-«— di verum, ex diclis p.p. tra&t. 5. ! C A-P-V- T OH. 99d
De fcientia demenfiratenis effetfn, m^ 6: wram, &preprietatesdemore — ^
Mime is cogno ipi fiitequod c& notitiam parcic De Scientia. nueftigare
debemus . Ft primo, quod de- tur in nobis de nouo notitia certa, & fcien-
tifica de aliqua re , probatur aduerfus fo- phiftas omnem fcientiam negantes,
& con- tra Platonem admittentem quidefn fcien- tiam, fed non de nouo :
putabant .n. anitmá moftram ab initio fuz creationis omnibus Ícientijs fuiffe
decoratam , at in infufione in corpus ex coníortio fenfuum omnium oblitam , fed
paulatim indé fuccedentibus occafionibus ab externis excitari, & eorü, uz
Íciebat;teminifci , vndé inferebat no- fen fcire effe quoddam reminifci. Quod
detur, probatur experientia, áliqua n. cer- to fcimus etiam per caufas ,
cognofcimus €tiam certo aliqua principia , ex quibus deindé alia euidenter
deducere poffumus. Tum quia habemus naturalem appetitum ad cognitionem rerum
per caufas,ergo nó Gebet cffe totaliter fruftra , vt nullain no- bis detur
fcientia. Tam quia, vel hoc, quod tít nos neícire omnia, certà fcitur, vel nó ,
f (ccundum , ergo non dcbet rotaliter ne. MNA primum , ergo iam in nobis
certa,& euidens notitia noltrz igno- rantiz, & confequenter fcientia,
quia « fct notitia alicuius per caufam. Deindé quod dcnouo generetur , prater
quam quod eft de fide quia anmmanoftra in coinftanti , in quo creatur, corpori
vnitur, vt determina- tum fuit- in Conc. Later. fub Loore X pro- batur adbuc ,
nam quorum reminjfcimur , non folum recordamur de illis , verum etià -— fzpé
deipfo cognitionis actu , at nunquam ínacquifitione primaria notitiz rerum re-
cordamur habuiffe. de illj*: cognitionéali- quam . Tum quianullus poff-t cffe
errorin . intellectu , quia phantaíma folum excitaret fpecies ab initio infufas
, quz non nifi verá cognitionem neri poffent . Qua propter intellectus nofter à
p pee tanquam t: bula raía , in qua nihil cft depictum , fed in fenes ad omne
intelligibile , ficut ta- bula ad recipiendam quamlibet picturam ; & potcft
vel totaliter ab intrinfeco, & jp- prijs viribus acquirere fcientiam
alicuius rei,vt cum ip(e folus per inuentionem ali- qua cognofcit ; vel partim
ab extrinfeco , uando .f.non eft bene difpo(itus.&indiget Dore tanquam excitante
, & applicante rincipia ad igferendam conclufionem. Obijc. quód non detur
rerum fcientia, Tum quia (ntcllectus mouetur à fenfa; fen fus autem Fillitur ,
vt patet. Tum 2. quia fcientia e(t de
ztemis, & certis , res verà funt corruptibiles , Tum 3. quia nonattin- 105
m naturas rerum , fed potius per quaf- am fimilitudines illas
percipimus,ergótió habemus veram de ipfis notitiam . Tum 4. ww de omnibus
dubitari poteft etiam de illo primo principio .f. Quodlibet neceffe eft
effe,aut non effe , nam multi boc nega runt, vt refert Ajift.4. Met.9. Refp.ad
1.nec femper fenfum falli circa proprinmobie- &um , quando eft bene
difpofitus ; nec in- tellectum neceffarió fequi apprehéfionem fenfus. fed
proprio lamine, & aliorum fenz fuum ope poffe errorem alicuius corriges re.
Ad z.non concludit vniuerfaliter ,nam dantur res zternz , & adhuc dicimus
nó re- uiri ad fcientiam zternitatem rerü in exi- endo, fed in effentia, puta,
quod propofie tiones fint fempiternz veritatis , vt infra. Ad s. rti
intelligibiles funt rerum fi- militudines- naturaliter reprafentantes , ideoque
es ipfas veré naturas rerum attin« gimus. Ad 4. non debemus ob aliquorum
imperitiam ,1mmoó petulantiam negate ome nem notitiam certam , & euidentem
. Obijc.2. quód non detur fcientia deno- 105 nam cum aliquid quzrimus , vel
illud fcimus, & fic nil de nouo cognofcimus, vel illud ignoramus,& fic
nunquam poterimus cognofcere, ficut fi feruus alicuius aufugee rit , fi
quifpiam antea illum nouiffet, inue niet,fi occurreret , at fi nullam habuit
dioti« tiam;etiam occurrentem non cognofceret, Tum quia fi conclufio fcitur per
prarmif- fas, aut fecundum fe, aut applicatas in mo- do, & figura; non
primum , quia fic fcien- tia nen habere er demonítrationem , nec fecundum ,
quia talis applicatio , vell eft nota ante demonftrationem addifcenti , - &
fic ipfi nota quoque erit conclufi», vel ignota ergo non poffet ducere in
cognitio nem couclufionis. Refp. ex Arift.1. Poft. 1; quod conclufionem ante
demonftrationem nofcimus confusé , & imperfe&? in fuis - principijs, in
quibus virtualiter cótinetur s & virtute luminis intellectus fitnota per-
fecté , & diffincté, ficut res, quz non eft, virtutéalicuius caufz
producitur in effe. Ad s. conclufio fcitur per przmiffas appli- catas, quz
applicatio fit nota intellectui prius natura, quam conclufio, ftatim .n. ac
iwinor additur majori , intellectus deduci- turconclufionem , & pramiffz
not fiunt ex terminorum cognitione 5 omnis n. do- ctrina, & difciplina
difcurfiua ex pracxi- ftenti fitcognitione. — EA | —— ^ HCM 104 vem per cau(atopnofcere
, propter q «amres , quod sllies ejf caufa, P non contingit a- iter fe habere 5
hac eit definitio fcientie qproprijffima dicta , fcire .n. tripliciter po. teft
accipi, communiter ; & dicit euidenté comprehenfionem veritatis, quomodo ad
contingentia fe extendit,vt cum cognofci. tur Petrum currere,fecundo
proprié,& di cit euidétem comprehenfionem verz pro- pofitionis,qua nequit
effc falfa , & fic (olü neceffaria Íciuntur 5 tertio proprijffimé pro
cuidenti cognitione alicuius veritatis neccffariz per cau'am , & fic
fumitur in praíentisly eegno/cere tat loco generis,ex- tenditur.n.ad quamcunque
cognitionem , etiam fenfitiuam , additur ger c«w/am , ad differentiam corum
quorum cognitionem non habemus per caulam , vt eft cognitio principiorü,& cognitio
à pofleriori , & P effectum; additur propter quam re; eff , quia multa
iuntcauíz , fed adícientiam folum €ücurrere débet illa caufa , quz cft propria
illus rci; & proxima ,qua pofita ponitur ef- feétus,& qua remota
remouctur , (ubditur quod silins e eua , quia nedum oportet , quódilla caufa
fit caufa proxima, fed requi ritur quód intelle&us fciat effectum à tali
caufa pendere tandem additur , € pon con- tjngit aliter fe baberequia
requiritur,vt in. tellectus nullatenus dubitet de. cffe&tu , quod a tali
caufa proces ; imó quód fit roríus impoflibi ientia nollra dicitur notitia
certa,cuidés, er caulam proximam, & nata ficri per di- edi filogifmum. 1.9
Mitam fcientiam Arfft, 1 Poft.cdt. fe- - Cernitab ali js habitbus intelleéis ,
Sc co- nitionibus jX primo differt à. cognitione tiua,quia fenfusctt
(ingulariuai5 (cien- tia veró yniueríalium,quz fub fcnfu non ca dunt. Secundo
dilfertab opinione , quia fcientia eft de ieccffatio , quod non poteit alitcr
fe babcre, cftque affcnfus conclufio- nis fine formidine de oppofito, opinio
ve- ro cft de contingenti, quod poteft aliter fe habere , & dicitur
affenfus conclufionis. cü formidine de oppefito. Vcrum cft tamen, quod licet
idem intejlectus nequeat fimul habere fcientiam, & opinionem de eodem
16,1cfpcétu eiufdcm,quia implicat fimul exi fimare aliter,& nen aliter fc
poffe habere; teft tamen idem obiedtum effe. fcibile , k. opinabile diucría
ratione , vt homo cit fcibilis fecundum rifibilitatem , opinabilis fccundum
Auftitiam, D.fíert.etian ab alijs hab itbus jntellcctiadibus,quii que .n, funt
-| ) - T Part Secunda Inflit. Tract.1, Cap. IT. E - fcientia, prudentia;&
ars,ars cít circa facti- evt aliter fe habcat: binc
habitusintelle&tus.Clntelledus;fapientiq —— bilia,& externa opera,
prudentia eft. circa agibilia iri eodem DonrYh recepta,vt vel- le,cogitare,
&c. & ift: habitus verfantur circa contingentia;cateri circa neceffaria
quz vel (unt deducta ex principis ; vt funt. conclufiones,& eft ícientia,
vel (unt princi. pia,& hoc dupliciter,vel funt principia de- -
monitrationistih , & cognitiohorum vo» — . catur intelledus , vel funt
principia etiam entium, & ficeft fapientia, quz nonfolum ——— — principia
complexa communiflima conté- : platur , fed etiam altiffimas cauías confi-
derat . Tu. Quia veró habitus fpccificantur ab a&i- bus,& actus ab
obie&is , hinc fcientia fuas conditiones,vt vnitatem,certitudinem,nos ——
bilitatem, &c.fumit à rorric ob T vt vnius obie&ti,vna imtia,&
quzeft — — de scr gia Sagio magisà materia — fenfibili abftracto , nobilior ,&
certioreft. ; ca,qua circa obiectum purae ; & minus à materia fenfibili
Cumvets ——— faturi fic EN mathematica certi ^ süt naturali philofophia proptet
Mes magis abftradum ip i5 P ede itas, & aritmethica cft certiór mufica,
quia illa có- fiderat numerum fimpliciter , hecnunie: fonorum.Et quia
obicdtialiafunt.difpara- ———— ta;alia vero fubordinata ad 1uicem , hinc | *
etiam aliz fcientiz funt omninse nM E vt arithmethica,X medicinazalize die ——
natz & quz cft prior, dicitur fubalternás 5. quz poferior , dicitur
fübaltermata , illa - probat principia int E "n accipitiua
principiaabilla, quibus proce» ——— dit ad alias conclufiones demoni E A fcd dc
hisomnibusfufiusinquaftionibus. —— — 9 Verum quia oppofitorum eadem eft. :
difciplina,& quod x Íc pofita magis clu. cent, cum 1gnorantia fcientia E
piat eni TOC eius natura, & caufz erunt explicandz,vt — ^ facit etiam
Arift.in 1.Poft.c. 12. & 13. Du-- plex eft
ignorantia;alia pura M persi - efl priuatio, & carentiafcientihcz cognis —
— tionis;alia prauz difpofitionis,Sceft Mi nia va; & praua mentis afíc&io
, qua opinamur oppofitum veritati ,& vocaturcerror . Haec caufatur in
nobis,vcl per erroneá apprehés fioné,vt fi quisapprchendat. auricalcum ;.
vtaurum, vcl perfophifticum fillogifmiü vt cum quis faifz affcntitur
conclufioni $ Ignorantia purz negationis Joterdum can- * aturob defectum
alicuius fenfus à natiui- tatc ,nam Cacus natiuitate licet poffit ha- bcre,
n prior,per - : Dese piaté primal terim,
ep md. per obere notitiam aliquam imperfe&tam,& có- E ,nüquam tamen
perfectam, & diftinctam, ratio eft, quia fcientiam non habemusnifi per
ínductionem , vel demon- 'ftratiotiem,& vtraqsa fenfu dependet , nam
áanductio procedit cx fingularibus, qua fen- fu cognoícuntur'; demonftratio ex
vniuer- falibus , quz per fuas fingulares intellizun- tur, ergo deficiente
aliquo fenfu , deficit fcientia perfe&ta obie&iillius fenfus. Hinc
deducitur illud axioma , N/bil eff im smielle- din, quod priui non fuerit
aliquo modo in fem- f95 & dicitur aliquo »odo, quia non requiri- tur , vt
resiu feipfa fenfu percipiatur , fed t vel per fuos effe&tus , quomodo co-
goce per creaturas, vel per fimi- tudinem ; vt Petrus abfens per Paulum
prifentem eiusfratrem , vcl per partes , . quas intelle&tus poteft
coniungere ; vt qui viditmontem , & aurum, poteft effingere montem aureum
vel aliquo alio modo , de quo Do&orin p.d. 5.4.1. - o2 ATP VTOTIL De nece
]fitate principiorum , ybi de modi: utri n s PREIAHAUS - 10 TyRinci demonftra -
1X turab Arift, 1. Poft. c2. propofitio jmmediata,qua.f. non Uu * tionis
defini" fit altera omne animal: rationale eft rifibile ; quod principium
eft duplex, vnum dicitur digni- .Ia5 , alterum dicitur pofitio , dignitas eft
propofitio immediata,! & indemonftrabilis, quam neceffe cft nofcere,qui
aliquam fcie- tiam vult addifcere , tales funt propofitio- nes per fe nota :
dicuntur dignitates , quia propter naximam evidentiam , quam con- tinent,
digniffimz funt,vt ab omnibus tan- quam verz — wm eai etiam ma- xima, quia ad
pro uáplures pro fitiones infermüt, huiufmodi font in M. phyfica De quilibet p
erum affrmare , * megare de mullo ambo fimiliter in MR "tica omne totum
eff mains [ua parte fi abaqua libus a47alia y qua anos sip li«, Pofitio eft
propofitio immediata,& in- demonftrabilis ,quam (cire non cft nece ffe, — v
ken inftituit , ed fufficit,vt à Mag iftroillam accipiat , vt addifcens
philofopisianon eft opus,vt fciat diffinitiones naturz,motus, corporis natu-
ralis.&c.Veriim eft tamen quod pofitio nó folum hanc propofitionem
indemonftrabi- Jem,fiu£ afiymatiuam, fiue negatiuam figni R3 7 C ivre, y05-
ficat;fed etiam definitionem;quae r-: q4:--, ditatem explicat abíq.affirmatione
, 5: mc» atione definitio .n. etfi vt in propofitione umitur , affirmat , ycl
negat , attamen fi in feipía fpc&etur,nullam dicit afirmationé, vel
negationem,fed tantum genus, & ditfc- rentiam , vt definitio hominis dicit
a»imaz faticnale; dicitur quoq; definitio pofitio , e in initio fcientiarum
ponitür ad inftz uppofitionis , qua poftea vtendum cft in nmm lg 11 Pracipua
proprietas principiorum deuoüfltationis ^ squod Aia neceffaria nam fi conclufio,&
fcientia eft de neceffa- rijs, etiam principia , quia licet ex rzmiíf- fis
falis contingat coll;gi conclufioné ve« ram,& ex non neceffarijs
ncceffiriam , at» tamen id fit non tanquam ex falfis , & non neceffarijs,
alioquin effectus nob'tor effet fua caufa , fed propter formam fillozifticá . Hanc neceffitatem, & proprietatem d rat Arilt,
c.4. ponens tres conditiones , vel potiustres gradus neceffitatis concurrene
tes ad conftituendam neceffitatem princi- pij demoaftratiui . Prima conditio ,
Ícu primus gradus nez - ceffitatis eft, vt fit de ema , propofitio de omni
eft,in qua predicatü dicitur de quo- libet contento fub fubiecto , & pro
quo- libet tempore , vt omnis homo cít colorae tus , ifta vero omnis homo
difputat, omnis homdó comedit, non funt de omni , nà pri- mz deficit prima
conditio , & fecundz íe- cunda; vnde licet ad propofitionem de ome ni
prioriflico fufficiat vniuerfalitas fubie- &orum , tamen ad propofitionem
de omni pofterioriftico vitra illam , requiritur vni» ucríalitas temporis. Secunda
conditio , feu fecundus Meidw neceifitatis eft,vtfit per /e5 pro o per fe eft ,
in qua przdicatum perfe conuenit fubiecto, non per accidens , quz conditio
vtexplicetur,adnotari debent quatuor mg wel didictndi per fe ab Arift.c.4.
"— prius fupponendum , quod pradicatio eft duplex, alia directa, &
naturalis,& cft cum id, quod à pa:te rci fubijcitur, eft etiam in
propofitione fjbiectum , & quod a parte rei incft illi , eftin propofitione
przdica- tum,vt homo eft animal ;: indiredta,& «pon naturalis,cum é
conuerío ,quod re ve- ra fubeit, in propofitione przdicatur, & quod incft,
fübijcitur; & ratio huius eft uiain propofitione pradicatum tribuitur
fübicdto, illigj conuenire ennnciatur, ergo fabiecium fe tenet in peine perm E
106 dum abentis, & continentis , & przdica: tum per modum habiti ,
& contenti, ergo illa propofitio erit dircéta, & naturalis, qua
Conformis etit rebus; vt fc habent a parte rc), & vt funcofdinatz ; Rurfus
accipien- dum ex Doét.2.d. 5.q. 4.fup.E.& $,d.7. q.1. D,&
d.33.M4.d.1:.q. 3. FF. € quol.13.A 5. quód quando aliqnid eft i fe tcpugnans ,
vcl ens per accidens , non poteft de aliquo dici perfe , nec deipío aliquod
pradicatü pcríe poteit. enunciari , vnde itg propo- fitioncs nort erunt pcr fe
; hotno irrationa« lis eft animal, homo albus cft. tationalis ; homo efl animal
coloratum , &c. & ratio cft,quia quod in fe «ft rcpugnans , vel pet
acctdens,femper erit talc cuicumque com» parctur j nam comparatio non tollit
re1có« parátz,quod intriníece , & formalier illi conuenit , ergo fi cft impotlible
, i repu- grians ,vcl per áccidens , nihil deipfo dici- tur poífibile, &
perfe; Verum cft tamen, quodillz propofitiones, in quibus explica», tur natura
horum impoiib:lium , vel en- tium pet accidcus , rcdué&tiue poffunt dici
per fe,vt chymcra eft impoflibilis , vacuum elt nihil, homo-albus cft cns per
accidens; ratio cft, quia ficut ifta ertia dicuntur ha^ bere propriam náturam ,
habita compara- tione ad vcra entia , € fimilitudivanrie ica «tiam fuo modo
poffunt in, ipfis ficri prz- dicationes pcr fe , His przaccepus. 1 11 Primus
modus dicendi per fc eft , cü adicatutm «ft dcfinitio,vel ingrediens dc-
itionem tubicéti ,ex que aliqui deducunt: omnia pra-Jicata, quz definitionem
ingr c». etiuntur tàmin recto;quàm in obliquo, fiue. fiat de cffenuia dcfioiti,
fiue aliquod addi- tum,per fc predicari in primo modo de de« finito , vnde
concedunt. has cffc pcr fc pri- mi modi , home eft animal , hómo conftat
exanima,& corpore, quz funt partes císé- fialeshomiais in obliquo c ipo
pradican- tcs, rifibile cft bomb petecalt fi.j patcr, & fimiles, nam h omo
ingreditur , vefubicétá dtfinitionem r fibilis, & filiusvt corrclati- tum
in defimtione patris ; & probant ex ipfo Arift. qui atferens excn. pla
primimo- di,ait, vt cun: linea pradicaty dc. triangu- lo,& punétun: dc
linca; at quamuis linca fit. seffentialis trianguli, & inclliquo de pfo
dicatur , punctum tamen non-cft pats. «ffertialis, nec de cffentia linca & foli de- fiiitionem linex. ingreditur
tanquam tcr- niints,i quid cxtiinfecum , ad quod effci- tial n: dieit
habitudinem;crgo quia quod- hbet accidens effcntialem dicit ordincm ad Pars
Secunda Inffit. T'ra£L4. Cap.IL 5 Íubiectum per quod
dcfinitut,& relatiuut ad correlatiuum, fta propofitiones erunt in primo
modo. Infuper quia non efl.maior identitas , quàm Pr fit ad feipfum , hanc
propofitionem homo «ft homo, in primo: - modo collocant ex Arif. $,Met.25.X 1,
Desi ber. c.4- vbi bonum diciteffe per fe bonit, ] & citatur Scotus
1,Poll.q.19,& Tromb.ca —— I Formaliftisin tract.de Form.art. 3.Tandem e
quiá natutz communcs funt de cffcntia fin gularium , de ipfis praedicantur
etiam it primo modo , m" - Alij ex oppofito non. folum negant, - quz in
obliquo definitionem ingrediun ad hünc modum pertinere ; fiue fintds ei.
fcntia, fiue quid extrinfecum, verum eti Segapt tranícendentia. in - primo. ]
dus cani dcinferioribus,quianonfehae —— tad modum formz inexiftentis, pro--
pofitiones quoqueidenticas eadem ratios — ne,&quianoníuntpaturales, neque
de» —— monftrationi poffunt. inferuire, cum non explicent as can cur przdicatum
fübies — — Goconueniat, & demonflratio procedat — ex caufis: predicationcs
itein p rfaliüt | de fingularibus femouént ab ifto 'm quoniam non funt de
omini, cumfintpartis — culares,omnis autem propof:tio periedes beteffe de omni
poflcrioriflico ficut fees. dus gradus neccflitatis prafupponit mum,folum ergo
popali en aS Mene finiaue artes dc finitionis in re« ) o pradicantur de
propro:defimto; v& — — funt genus, & dtxudpei petia Ípeciis — inhoc
primomodo reponunt, |: 5 .; 14 Dicimus tamen ,quod proprieloqué-- doillz
propofitiones crunt per fe prinmymo din quibusptzdicata funt de effentia fue —
bicéü vniuerfalis fiue in re&to;fiue in-obli- quo , fiue p radicamentalia
finr, fite trans fcendentra; at quando non funt de cffantia, quampis
ingrediantur definitionem ,-non confciunt propofitionem pcr fe: reductiué veró
ad hunc modum fpectant przdicatioe nes vniuerfalium de fingularibus , ciufdem
de fc ipfo , & propofitioncs negatiua , in quibus remouentur à fubiccto
pradicata: oppofita pradicatis ill: conuenientibus in primo modo : explicantur,
probantur fin gula; & primo quod pradicata cffcotialia in rccto per fe m
primo modo pradicétury atetcx communi coofenfu , S ex Arift, Ic, & cx Doct.
3.d 7.q.1. D. & 1. Poft: q.19.. €o quia hac cft vaior necefitas, quz pof
fit intcrpradicatur: » & fübiectum repe fübieéti 2 De necefsitate
principiorum , dt. [er de prádicatis effentialibus in obliquo di cendum,&
de tranfcendentibus etiam,qua- le efteus, quod veré in quid de fuis infc- .
rioribus predicatur, vt docet Do&or 1. d.8.q. 3. Y. & veré ens
concipitur adinodü dique fermz Metaphyfice inclufa in fuis inferioribus
quidditatiué, ficut cetera pre- dicata quidditatiua . Secundo quod quando non
funt de ef- fentia, licet ingrediantur definitionem , nó faciant propofitionem
per fe priini modi , habetur expreffcà Doctore i. d. 3.q. 3. G. vbincgat ensin
quid , X ia primo modo de fuis paffionibus dici » quod probat , quia Sradicibni
in primo modo eft de effzntia flecti, at fubiectum non ponitur in de- finitione
paffionis vel accidentis, nec cor- gelatiuum in definitione relatiui tanquam
quid effzntiale, fed vtadditum , & extrin- fscum; eo vel maximé , quod (pé
funt al zcrius fpecici,imo& predicamenti . Tum quia x U'oft.s s. pradicatio
per fe aon con- ucrtiturin przdicationem per fe , f«d paf- fio per f
praedicatur dc fibiecto. , ergo fübiecim aon pradicabitur per e d : paf- fione.
Tum quia in tántum prz-dicatum per fc dicitur de fubiecto, quia in. fubiecto
eft caufa, & ratio formalis inhzrentiz. predi- chti Cum fubiecto , qua
ratione tunc fit di- recta, & naturalis praedicatio , quando id', quod
ineft, przdicatur, & cui incll,(ubijci- tur; fed in paffione nou. eft talis
ratio , nec fuübiectumineft paffioni, nec correlztinum - rclatiuo, ergonon
poffant conficere pro- pofitionem perfe. Solum poteft inferri, g» cum paffio,
vel accidens dicat efcatialem prdinema 1 fubiectum , qu ordo circum- Ícribit
nobis effentialem differentiam ,id- circo non fubiccrum , fed ralisordo vt fic
. circeamícribens diceturin primo modo de acc denti 5 & in hoc feníu
intelligen Jus eft Arift. dum hic affert exemplum dehnea ex puuctis conflante,
punctum .n. cum non fit parscffentialislincz: fed terminus neccffa- rió
requificus, non dicetur de linea, neq. in obliquo in primo modo , fed habitudo
li- nez ad punctum ,vc explicans dif:rent am eff.ntialem ipfius , erit
praicatum in pri- mo niodo . Hinc colligitur ; quod non füffi- cit
dicere;praedicacü primi moj :tt, quad ingreditur dcfinitionem fubicct fed
requi- ritur adhuc; vt inzr«diatur tanquá aliquod €ffentiale, non tauquam
additum ; infuper quando vna icfinitio ef«nt:alis prg- catur de altera eiu[Je
d.fiaiti , eft ve- ra przdicatio per fe prizi avodi , vt animal 167 rationale
eft.ens fu ftantiale coiporcum - conflat ex corpore 4 & anma , rimlicc, vna
d. finitio non fit de conceptu altcrius , fuiEcit, vt fit de effentia definiti,
pro quo fupponit . 14. Tertió, quod illz propofitiones enu- meratz in
coaclufione po ad hune mo- düm fpcctare taltim rcdu du? , probatur ;, non.n.
proprie fpe&tant , vt patet ex didis referendo opintonem oppofitam dc
praedi- cationibus ciufdeni dc feipfo,& vnmerfalis defiagularibus: quod
ctiam dicendum eft de propofitionibus negatiuis , quia iN ets radicatum
remouctur , non Arn fu- icdlo,ergo non poffunt dici propric in pri mo modo ;
tum etiam quia ncgatrones'ne- queunt eff: de effentia , & conflituere ens
pofitiuum . Reftat igitur,vt folum reductis ué pertineant, quia vniuerfalia
funt de cí- fentia fingularium,& fi 1fta dcfiairencur, no nifi pcr
vniuerfalia ; ergo iftz pra dicatio- nes crunt m primo nodo, & ncceffariz.
Si- militer fi perfcitas propofitionis eft , quia radicatum eft in fubicéto non
per aliud , itaut quantà fübiectum eft minus aliud à rzdicato , tanto magis
propofitio eft per c, vnde niagis eft p fe jppofitio, tm qua tota d«fiiitio
przdicatur de definito , d fi pars zdicarctür,cü nó fit maior idétitas, quam
tiufdé ad fcpfum , identicz propofiriones poffunt dici per fe, & non nih in
primo E do. fnfoper quod propofitiones negatiuz, &c.ad hunc modum
reducantur , patét cx di&isin Phyf.difp.,.q. i.art.1.vbi cum Do &ore
qaol. 4.E offendimusnezationes prz dicitoium ftmpliciter repugnátium alicui, S
conflitutiué non pertineant ad ef- entiam illias rci, confcqutiué tamen. ípe-
élare.quatcnus neceffario confcquuntur ad pradicati propria effzntialia , crgo
quia negatio irr2tionabcatis v. g. confequitur in homine ad rationalitatem quz
ri primo modo dicitur dé homine , etiam talis negri- tio ad talem mo lum reduci
debet , vt hzc homo non eft irrarionalis,fno modo fit per fe p po aov Doctor,cum
1. poft.q.: y. affcrit',; quo atn pro bed ci ded puimój. per fe fed raa en- 4
tvrabaffigmatiua.Et ex his breuiter diluci- da fiunt,qua fuse dilpatant Formal
no- *ftri trac. Formalit. part 5.a:t.3. 3e diftinstio- ne formali , circa
propofitioncs fpe&taotes ad primum hunc modum dicendi per fe ,vbi prafcrtim
contenduut de pradicauone 1dentica,& vniuerfalis de ting'ilzri , de quo
plura Aretin uni Aper qinn ex di- 1 ctis Aa A , P " E: sl. "S" Z
* 108 €is breuiter conciliari poffunt. 15 Dubitaii tamen poteft de modis in-
trinfecis, an in primo modo pradicétur per fe de re, cuius tunt modi , quales
funt infi- nicas , & neccffitas refpectu Dci , finitas , & contingentia
rcfpectu creaturz , intenfio , & remiffio graduum in qualitate; non.n.vi-
dentur fpectare ad 1. modum , in quo paffio dicitur de fubiecto,vt infra, quia
modus in- trinfecus intimior eft ipfa paffione, nec fa- Cit vnum conceptum per
accidens cum re , cuius eft modus, vt facit paffio cum fuübie- cto,cx
Doct.quol. s. C. Refp. cum Smifinc. tract.2 difp.1.pu 4.vbi citat Tat. &
Pofnan, ob rationcm allatam modum proprié non ertinere ad 2.modum,fed ad primum
mo um,quia aliquo pacto pertinet ad quiddi- tatem rei,quatenus perfecté , &
adzquaté quidditas nequit concipi non intellecto modo intrinfeco; non tamen
attinet ad pri-mus gradum perfíeitatis primi modi , nam intimiora funt rei
przdicata quidditatiua , quam modi intrinfeci . Vndéin hoc primo modo dantur
gradus , primus eft , quando totà dcfinitio przdicatur de definito, fecü- dus
quádo pars definitionis pradicatur de definito, tertius quando modus predicatur
de re,cuius eft modus, & ad quartum gradíi (usine pepe tn des quz reductiue
in oc primo modo collocantur. Dices, animal non eft de ratione ratio- nalis,fed
hzc propofitio eft per fe,rationa- le cftanimal , & nó nifi ad primum modum
reduci videtur, ergo falfum eft przdicata primi modi debere effe de effentia
fubiecti, min.prob.quia eft ncceffaria,& non per ac- cidens;ergo per fe;tum
quia bené fcquitur, omnis homo per fe c(t animal,omnis homo per fe eft rationalis
, ergo rationale per. fe eft animal,quia ex propofitionibus per fe non fequitur
nifi propofitio per fe, non per acc dens.Refp.ex Sco.4.d.ij.q. 3. FF. quod nec
gcous de differentia;neq; ditferétia fe predicatur de genere,quod ctiam docuit
3X.Potl.q.2 5.quia neutrum per fe includitur in altero;aliter vnum ipforum
effet tota de- finttio,& licct fit neccffaria, non tamen per fe propter
carentiam inclufonis, fed folum eft neceffaria propter jnclufionem/in ter-
tio,.f.in fpecie.Dicitur quoque per accidés logicé,vt i0nuit Doctor in 3.d.7
q.1.D.qua- tenus przdicatum ef extra conceotum. fu. biecti, non ia iM quafi q
vnü acci- dat altcri,vel ambo tertio. Ad aliam proba tionem refp .Tat.hic
negando con(cq. quia non cft neceffe;quod fi extremitates vniun- Pars Secunda
Inflit. Tra&l.Y, Cap. VIT. tur cum medio fub aliquo. modo fpeclalc
radicandi ,feu cum aliqua determinatione los denotante, quod etiam fic vniantur
ine ter fesimó committitur fallacia accidentis, quatenus non Quicquid conuenit
przdica- to, dicitur ctiam fubiecto conuenire , eo quod przdicatum non eft
omnino idem cü fubicéto, vide Do&orem p.Poft.cit, plura. — —— circa hoc
docentem . n. 16 Secundus modus dicendi per feeft, cum fübicctum eft de
definitione przdica- ———— — tij fed hoc non fufficit , aliter hzc propofie- tio
animal eft bomo effet per fe , cum anis m4l fit de definitioone hominis,quod
tamé eft falíum,vt habet Doctor 1.Pofl.q (3.8€.— in 4.cit.eo quia eft
przdicatio innaturalis non ia(eruiens demoriltrationi , & faciuat ad hocque
füpra diximus oftendendo hác. propofittonem, rifibile eft homo , non effe per
fe,Quare requiritur adhuc,quóàd fübies €um fit de definitione predicati , non
vt. ars effentialis,fed vt additum . Sed E oc fufficit,aliter accidens commune
in ft cundo -— de fubtecto erac ,&fa- ceret propofitionem per fe , non Feld
va Ari ic £uapropver ex etiam,quod inter illa fit neccetfaria: do caufz ad
effectum , ita vt fubic cauía omnei habitudo, vt faria,non debet effe in genere
Y ; rialis , nam hac datur refpe&tuaccidenti communis , & quia hac
indifferenseft ad —— formam,& priuationcm recipiédam ,quá« — tum eft de
fc,vt habet Doctor in 1.d.33p 74 S,& 2.d.15:C.fedingenere caufz efücien.
——— tis,non cuiufcunque;fed Wires 1 nationem caufat, & propriam
refultantiig — — vtexplicauimusin Phif.difp.7.q.2.quale — — eft
füb:c&umrefpectu propriz paffioniss ———— cateri.n. cffe&us non habent
neceffariam s" connexionem,& habitudinem cum fuis cau " fis.quam
doctrinam tradit Scotus :.Poft.q. 1 5. hinc alij breuius dicunt icationem
fecundi modi eff , cum paffio de propria fubie&o prazdicatur. 1d Ex quibus
deducitur primo ,quód fi paf- sio przdicatur dedefinttionefuübiecti, vel ———
vid ciue conflitutiua,talisprzdicatio — - eritin fecüdo modo, quia expMicité
aflignas tur ipfius caufa,tta Doctor 1n s.d.1 1.q.5.B. Secüdo, quod paffio
inecundo modo prz — — dicatur de inferioribus proprijfubic&i , — vr cum
paffio generis dicitur defpecie; 8 — — pafsto fpecici de
indiuiduis;licetnoimmee — diaté,& primario, (ed mediate , & fecunda-
rio; X hoc fibi vulc Arift.cum 1. Poft.12- ait —- ,inhz De ntcesitate princip.
eo modis pe[italis. — eo ionem generis per accidens conuenire 'eciei,. iion
immediaté: ratio elt, quia in inferiorib. veré reperitur cau(a ilhus paí-
fionis. t ertio quod páffio inferioris nullo modo przdicatur per fe de
fuperiori , ita Doctárcit.vynde hzc non eft per fc, animal &ft xifibile ,
quia non conuenit illi definitio huius fecundi modiineque ifta eft per fe, nu
merus eft par, linea ett recta0b eandem ra- ionem.Quartó,quod pafsiones
inferiorum fub difiuné&tione per fe in fecundo modo pradicantur de
fuperiori, vt numerus, vel . elt par,vel impar,linea, vel re&a, vel curua,
quoniam hzc duo fic accepta, cum (int im- m«diat neceffe cft alterum incffz,fe
habec enim,ac fi contradiStori&'opponerentur,& fimul cum difianctione
fumpta conflituunt vnum proprium de genere enunciabile;idé dici poteft de ifta
propofitione,animal, aut £ft rationale,aut irratioale , quia diuidi in fpccies
per differentias eft proprietas ge- neris . Dices accidens femper przdicatur
acci- . dentaliter;ergo per accidens , non per fe . p.fi lyaccidentaliter
determinat inhz- rcns jidelt denorat przdicatum effe ens ac- peirisy ,ett Mise
vuÁ—À & fed "es: confeq quia bené potcft aliquod accidens neceffario
conuenire fübiecto;fi determinat zrentiam , & coünexionem ; . confeq.
Solent hic s notari dif- fcrentiz inter primum , & fecundum mo- dum dicendi
per fe & M enumerat Are» tin.cit,com.7.fed per hoc: brcuiter- diftin- gui
debent,quod predicata. primi modi süt eifentia,& quidditate fübie&i
,non auté przdicata(ccundi-rhodi ; & ideo illa funt priora fubiecto , vt
conftitutiua illius : ifta veró funt pofteriora,ex quo oritur alia dif ferétia,
quà hic affignat Lynconienf.quod przdicatum.primt modi eft caufa. fubic&ti
quántum Ad; effe , quia eft conftitutiuum ciussfed icatum fecundi modi eft cau-
mt biecto,quia dimanat , & pullulat ab eo .. 37 Tertius modus communiter
dicitur , nonffit modus pradicandi,fed modus per fe edi ,& varie explicatur
à Docto- ribus ; Quidam .n. dicant effe modum per fe effendi , hoc eft
folitarié exiltendi, quo fcnfu potelt etiam. conuenire- accidena , euando non
eftin fubiecto ; quam expofi- tionem recipit Doctor quol.9, A. Alij hunc modum
per fe effendi magis coarctant; vt excludat modum effcndiin alio;vt in fubic-
cto, fiuc actu fiuc aptitudinc , quo feníu competit cantum fubftantijs tàm
primis, quàm fecundis. Alij adhuc magis coarctár, vt excludat modum effendi n
alio,non fo- lum vt in fubiecto, fed eriam vt in inferio- ri; quomo :o cancum
primis fübftaatijs có- petet ,nam fecundae fuat ini primis tanqus in
inferioribus , vnd& Arift. de iftis tantujs exeniplificauit . Zab.
verólib.r. de propof. neceff. contendit hunc effe quoque mo. per fe przdicandi,
à vc eff: , féu exiltere per fe dicatur de fubftantia in propofitio- ne de fecundo
adiacente, eo quia Logica non confiderat modos effcadi , qui funt reales, (cd
modos intentionales , & przdi- candi, qui demonftrationi inferu unt , qua-
tenus per fe eff? enunciatur de fubftantia in pepe ; quz omnia probabiliter
futtineri poffuat . s 3 13. Quartus modus per fe ab aliquibus appellatur: modus
mon per fe prz.licandi , fed per fe caufandi : at Arift.in tex.& Doct, 1.
Poft.q. 5 z. clare illum enumerant per ma dos per fc przdicandi fundatum tamen
fu- per modam per fe. caufandi, & vt ait Doct; 3.d 7.q;1. $. uuinto
videndum , quando ia fabiecto includitur proxima ratio inhzren- tix
przdicati,licet inter ipu fubiectum; & przdicatum non fit neceffiria
hiabitu- do,fcd contingens, vt cum dicitur , volütas vult,iugulatus interjit :
ex quo deducitur contra Caict. hic non (umi caufam , & effa- ctum
potentialiter , fed in actu nam fi tentialiter famerentur , effet in illis
necef- fariahabitudo, nec à fecundo modo ditfer- ret , vt fi diceretur ,
voluntas eft volitiua, calor eft calefactiuus; bac .n.przdicata süt
aptitudines, & pailiones fubiectorum 5 & quamuis etf«&us inactu
cótingenter vnia- tur propriz caufz in actu' quoad efi , per fe tamen vnitur
quoad caufanr, quia abip- fa! effzntialiter dependet , & hec (ufficit ad
conftituendam propofitionein noi omninàó per accidens, fed aliquo mo perfe
,/Dez ducitur etiam per caufam hicintelligi non intrinfecam , & cff:ntialem
, quales funt materia, forma refpectu compoliti ,quia iftz pertinent ad primum
modum, féd' ex- trinlecam,fiue efficiens, fiue formalis, fina- lis,aut
materialis fit: etenim forma accidé- talis, vt albedo dicitur caufa foralis ex-
trinfeca hominis al5i , pro qianto tion elt deeluseffentia ; & ifte modus
fecundum Scotiftas habet tres gradus 5. primüs eit, ando effectus formalis
pradicatur de fübiécto mediante fua caufa formali ,vt ho ^ mo albedine eft
albus, albus .n. eft e Deegi or- ^. 4710 formalis albedinis, & ip(a
mediante dicitur ' dc homine. Secundus ,
quando actus cgre- diensà fua caufa formali prxdicatur de cf- fectu formali
illius caula illa mediante,vt album albedine difgregat , interfectum in-
terfectione interit, interire .n.eft actus in- «terfecticnis, ficut diíeregare
e(t actus al- bedinis, & cffectus interfectionis cft nter- fectum effe,vt
album eft effectus albedinis. "Tertius, quando etfectus predicatur de fuo
immediato principio, vt intellectus intelli- git, voluntas vult . At hic oritur
difficultas, quia tunc quar- tus hic dicendi modus non videtur differre à
fccundo, nam fupradictum eft; quod cum paffio przdicatur de definitione fubiecti
, yt cum dicimus , quod animal rationale eft rifibile , hzc eft propofitio
fecundi modi dicendi per fe, fcdin hac propofitione ef. fectus przdicatur de
(uo immediato prin- cipio productiuo. nà rifibilitas eft effectus, & animal
rationale cius immediatum prin- cipium productiuum,ergo hic quartus mo dus non
videtur differre à fecundo;Lynco- nienfis hic videtur concedere quod primus,
& quartus dicendi modus inuicem confun- dantur in quibufdam corum gradibus
5 "ITrombeta veró tract. Formal. art. 5. $. pre declaratione , vt affignet
horum. modorum difcretionem adinuicemità difcurrit; pre- dicatum aut eft incrà
conceptum formalem " fübiecti, aut .xtrà , fi primo modo , fic eft
radicatum pertinens ad primum nodum licendi per fe, pain tali modo przdica- tum
eft dc intellectu fubiecri; fi veró pra- tum eft exrrà intellectum fubiecti,
aut habet caufam intrinfecam in fubiecto , aut non; ft primo modo, aut illa
caufa enuncia- tur faeéu difticté,feu ex plicité , aut non; fi primo modo,fic
habetur quartus mo dus dicendi per fe , quia. in illo exprimitur caufa
praedicati , vt dicendo interemptus intesijt perimteremptionem s. fi vcro cau-
fa.non enunciatur exprefsé, fic habetur fe- cundus modus,vt dicendo,homo eit
rifibi- lis , vbi refpectu rilibilitatis non exprimi tur caufa; qua cft animal
rationalc.Sed hzc doctrina dificu'tatem nó foluit, quia etiáfi exprimatur talis
iminediata caufa rifibili- tatis dicendo, animal rationale elt rifibile ; adhuc
propofitio pertinet ad fecundü mo- dum dicendi per fe., aon ergo. bene per il-
lud fecernitur hic quartus modus à (:cun- do. Hinc idem Tromb. ibid.qu.fi hanc
dif- ficultatem friatunca am drea [ubdit iater quartam, & fccun- —— e Paré.
Secunda Inflit. Tracl-I. Cap. Hf. diim dicendi per fe , nam in feeundo modo in
fuübiecto non tantum includitur proxi- ga ratio inharentiz formalis praedicati
ad uera 5s : Pisae ge —— inhzren- tiz cft (impliciterneceffaria refpectu 1
dicati: fed in quarto modo hoer ici in fubiecto proxima ratio inhzrentiz , illa
tamen propofitio non eft neceffaria , fed contingens, & ifto modo dicimus ,
quod" illz propofitiones , calidum calefacit , vo- luntas vult, funt per
fein quarto modo;vbi pradicatum non neceffario competit fübie- cto, fed
contingenter, quam folurtionem recipit Aretin.com. 2 cit. & aiteffedoctri.
— nam Scoti loc cit. 3.d 7.q. 1. vbi ait, quod propofitiones huius quarti modi
benéfünt. per fe, (cd non femper neceffariz,& exem- lificat deifta,
voluntas vult , calidum cas — feacie , quz funt contingentes, voluntas "
enimnon vultneceffarib,fed contingenter, —. — quam doctrinam rurfus habet
Tromb. 5. Me. q.2. L Scd neq. hzc folutio fatisfacit,& doctri- nà jn ea
contenta, quamuis innuaturà Do- — Hier 9 vam ietm viec. Mee intelli 7 enda*eft,
quia omnis perfeitas min fert berebtatoml ,nam perfe escis "t accidens,quod
importat conting: ntiam , fi. — - u ergo propofitiones quarti os Ma d E. Y uo
pacto per fe, debent quoque ei ena neceffariz ; & quidem hoc negari m otcít
quia vt dicebamus contra Caiet. muntur caufa , & e jn hoc quarto modo
potentialiter ; nec caufa potentiali ter, & effectus actualiter, fedambo
fumui tur in actu adeoóut effectus: cóparetur fae, vt ftat fub ipfa
cav(alitate, vt conftat in e exemplis allatis , calidum calefacéi S HU ione ca.
lefacit, interemptus per interemptionem — — interijt: quamuisergo
incaufiscontingene — tibus, & liberis etfcctus neccffariam non habcat
connexionem cum caufa abíoluté fumpta , habet; tamen neceffariam: conne- xioném
cum ea, vr ftat fub cau(alitate;quia vtait Arift. z.Phyf & s. Metaph. caufa
in — actu, & cff cctus in actu; fimul funt ;, & non funt, & ideo
fuprà dicebamus , quod licet effectus in actu contingenter vniatur caus fx
inactu quoad effe; per fetamen , & ne- eeffario vnitur quoad caufari , «ndé
etiam ipfa voluntas, vt ftat fub volitione , dicitur neceffario M irsiooe ^
ergoin propofitionibus quarti modi per critür ropor- tionata neceffitas , t
pedi it Amic. tract.26.difp.1.q. 12. in lib. Poft. Itàq. ad propefitam
difhcv)tatem o ccurren dum do Y £x modo dictis, quodinifto quarto modo üsin
actu przdicatur de fuo imme. . diatoprincipio productiuo, non autem cf- fectus
in potentia, velin aptitudine,fi enim inet.ad fecundü modum dicendi per , &
ideo illa propofitio animal rationale e(t rifibile, ad fecundum modum pertinet,
pon ad quartum, & hanc potiffin:um diffe- «rentiam inter fecundum, &
quartum modü dicendi per (e inter alios adnotauit Vene- tus,quem fequitur Amic.
cit.q. 11. dub. 3. & Arctin. cit. -.39. Quari hic etiam folet, an
propofitio r fe conuertatur in propofitionem. per €,& difficultas procedit
przfertim de pro- pofitionibus primi,& ecundi modi , quo« modo inuicem
conuertátur. yecon vniuerz laliter Scotus i. Poft.q. 18. & 1.d.5. q.5.lit.
G.Trombet 3.Mer.q.s. & trac.Formaht,loc; cit.Faber theor 8. & alij
Scotiftz paffim ; Caiet.autem 1.Polt. cap.4. ait aliquas con- uerti,&
aliquas non couuerti ; quando ter» mini non reciprocantur , ait ipfasnon con
uerti vtifta eft per fe,homo eftanimal;non tamen hac, animal eft homo; at
quando ter minj.reci, tür:, inquit propofitionem perfe conuerti in deo cwm per
fe, li- cet non in codem modo, addunt aliqui fed Pes funt primi modi cü
cóuertuntur, fiunt «cundi modi, & € contrà,v.g.enseft vnum , homo cll
rifibilis , funt ofitiones per fc íecundimodis qucd ficonuertantur di- cendo
,vnunveftens,rifibile eft homo funt propofitiones iam primimodi ; funt quidé
propoficiones per fc, qu'a funt propofitio- ncsneceffariz;& omnis
propofitio neceffa ria cft per fc;fpe&tant vero ad primum mo- dum; quia
inillis conuertentibus przdica- tm eft de ratione fubiedti , eo quia fubie-
(inm cadicin definitione pafsionis ;:& hoc cfl totum Caiet. fundamentum :
fitum tamen cum Scoto tenendum loc.eit quod aperté docuit Arif.ipfe ex pro-
feffo 1-Poft.cap. 1$.dicens:in propofitioni- bus per fenon
dariconuertentiamineq.va- let dicere. Arift.efle intelligendü,quod pro- pofitio
perfe non conuertitur in eundemmodum,bené tan in diueríum;nam Arift. ibfoluté
loquitur & non cemparatiué, & vt €o pofteà' foluendo amecntum €aiet.
falíum | ef! etiamin hoc fenín vnam propofitionem per fe poffe conuerti in
aliam; Dcindé probatur ratione ex Tromb. cit. cuiufcumq. propofitionis
przdicatum de pendct à fubiecto quantum ad rationcm formalem intzinfecam fubic-
inhazentiz intii Dt fiecefiruti princip. 6) mod. pesféiinis, — tia &o,
fübie&um ipfius non poteft confimily dependentia dependere à przdicato;fed
i. ena fitione per fe icatum c dependet à fübie&o,ergo € contrà fübie Gum
non potcft fic dependere à pradica- to, ergo perfe non conuertitur in perfe ;
maior patet ex Phyficis , vbi probabitur nó daricirculum in dependentia
effentiali in eodem genere caufa probatur minor,quia ifta dependentia videtur
cffz ad aliquid in ratione priné;pij formalis , quia omnis de- eese quz cft
fecüdü rationem forma- em intrinfecam, reducitur ad genus caufz formalis.Nec
rurfus dicas;non fequi circu- lum ; quia propofitio perfe conuertitur in per
fein codem modo, fed in diucrío , nam mox patebit id effe falfum,tum quia quan-
do etiani id concederetur , adhuc daretur circulus in dependentijs
effentialibus in eodem genérecaufz , quia fiué jore fit perfe primi modi fiue
fecundi , perfei« tas , & dependehtia effentialis pradicati à fubiecto
exercetur in genere caufz forma- lis, Demtim jamfüpra dictum eft, concedi-
turq. abipfo Caict. predicationem per fe debereeffe dire&tam , & naturalem
; fed propofiionés conuertentes áffipnatz ab ipfo continét predicationes
indirectas , & innaturales;vt conftat , ergo &c. Conf. ad hominem.quia
ipfemet Caret.ibidem ea ra- tione negat effe propofitionem per fe, cá inferids
przdicatur de füpcriori , vt cum dicituf, animal eft homo , quia hzc przdi-
catio;eft contra naturam , fed tales quoque funt propofitiones ab ipfo
affignatz , cum fübiectum predicatur d. fua P ssicey Ur fpccies de differentia
, namdifferentia , & paffio infunt fpeciei, nó é contra, ergo &c.
Fundamentum veró Caiet. facile labitur; falfum cnim clt propofitioncs illas
conuer- tentes ab ipfo adductas , rationale cft ho- mo ,, rifibilc eft homo,
cffc propofitiones períe ad primum modum
fpeétantes ; nom enim in primis funt bcn per fe , uia aon funt naturales
, & directz ; neque pectant ad primum modum , quiam de nitione paffionis
fubiectum non cadit , vt de cius quidditate , fed vt additum ex 7, Met.tex.
com. 17. & 19. quod eft eff ex- traneum à ratione etus formali , atq. ideà
propofitioilla ad primum nequa- uam fpectare poteft . Cum veró aiebat Caiet.1
las propofitiones cffe n. ^ atque ideo effc per fe , ueganda eft confc- uentia,
quia propofitio de omni eft necef- furia & tamen non eft per fe;cuia p 10 W
ditm i dicit vlteriorem gradum necefítatis ; neq. ab codem habet propofitio
neceffitatem , K períeitatem, s ex diuerfis capitibus , wt i notat Tromb.5. Met.q.2.ad
r, prin. nam propofitio dicitur neceffaria , quando extrema ipfius funt
immutabiliter «nita in quocunque effe concipiantur, fiué in re , fiue
inintelle&u , ita quod neceffitas pro- ofitionis oritur ex immutabili
terminorü abitudine: fed propofitio eft per fe,quan- do in fubie&o
includitur ratio formalis inhzrentiz pradicati ad ipfum ; modo ftat aliqua
extrema propofitionis effe immu- tabiliter vnita, & habere neceffariam
habi- tudinem adinuicem , & adhuc vnum non includere rationem formalem
inharentia alterius. Dices, ilz propofitioncs no funt per accidens , inquit
Caiet. ergo per Íc. Reípondetur Doctorem loc.eit.1. d. 3. q.3. concedere illas
effe per accidens , vbi tame tiotat Bargius id intelligendum non effe jn toto
rigore,quoniam propofitjo per fe, & per accidens proprie loquendo diuidunt
gropofitionem naturalem,quando .f.fubij- citur quod dcber fubijci,&
prgdicatur ,q»- debet iv vt habet Doctor q.penult. vniuerf.& x Poll.q. 18
in folutione ad ar- umenta, vbi per totam qua onem bcné eclarat, quo pacto
propofitioncsille di- cantur per accidens; breuiter tamen dicen- dum cffc per
accidens , nonquidem ratio ne obiccti, quo fenfu hec dicitur per acci- dens,
homo cft albus , fed dicitur per acci. dens ratione modi connectendi , vt docet
Aritt.1.Poít. 35. & 34: & Them. com. 35. 2 przdicatur qued doberct
fubijei, & contrà . Ex oppofito totidem modí per accidens pradicandi
asignari poffunt ; Primus «ft , quando pradicacum non cft de effintia fu- ^
picéti, & elt oppofitus primo modo dicendi p:t fe;quo feníu hzc propofitio
homo cft rifibilis poteft dici per accidens. Secundus oppofitus fecundo do
przdicatü ne- dumnon cft de effcntia fubie&ti , fed nec proprietas cius, vt
funt propofitionesom- nes in quarto modo. Tertius oppofitus ter- tio ( juxta
ponétes illum inter modos pre- dicandi, quamuis ab Arift.non numerctur) «ft,
quando effe predicatur de accidente , vt albedo efl . Quartus oppofitus quarto
«ft, quado cffcétus non pradicatur de fua per fe caufa, fed dealiquo per
accidens fibi coniunéto , vt muficus zdificat , accidit.n. a dificateri,quod
fit muficus , nec zdificat vtmnuficus, fcd vt edi&cator . E -. Pars fecunda
Inflit.Tra£]. I. Cap.1IT. 20 Tertia demum conditio , feu neceffi- tatis gradus
eft, quod principiumdemon- ftrationis non folum fit de omni, & per fe , fed
quod vniuerfaliter pradicetur ; predi- catum vniueríale cft ; quod dicitur de
oni- ni, per fc, & fecundum quod ipfum;vbi hot, quod vniuerfale non.
fumitur hic pro tere mino multis communi ,vt in lib. przdicalb fed
pofteriorifticé, pro illo .f. predicato:, rag erae conuenit fubiecto , &
fecundü ipfum, ideft adzquaté , & conuertibilitet: in hoc .n. fenfu fumitur
ly primó, non ve- ró vt fonatacimmediaté) vteft rifibileres — - fpedu hominis,
vel ciusdefinitionjs 5:at — — hzc, homo
eft fenfibilis, non eft predicato- À vniuerfali , quia fenfibilitas non
conuenit homini, quatenus homo c(! ,fed quatemr$ — — animal, neq.ifta, homo eft
animal; quia — non conuertibiliter, & ada quaté dicitur de - homine. dii
soc oefs MCA E Vt auté clarius percipiatur menor u- Reeve ; debemus cum Arift.
5; Poft.c.5. patefacere errores,quos j committere circa przdicatum vniuesfale
ivtillos perder modis poffu- — mus errare ; Primo hi ext vno tantum? Ze
indiuiduo vniais fpecici,putaret quis,quod - €f predicatum pcr fe,&
vntuerfale fpeciei, — conuenire huic indiuxitto enus« ft tale IZ. indiuiduum,
verfi quiscxiftimarethuicLu- ^— — nz quatenus hzc Luna clt ;conüenire ecl
pfari,crraret, quia etiam altexie iret, dori pi am hocprzdicatum noncon- —— —
uenict Lunz, quatenus n "d ticulari (ed qpatenus. merfal, — Sécundo,
quando funt pluresfpecies, qni- — busfecundumrationem communem eon- — — wenit
przdicatum, quz cum fit incognita, — — putaret quistale przdicatum illis comes
——— nire fecundum proprias rationes peculia- res,vt fi quis exiftimaret
localiter moueri yationcs fpeciales ,cum tamen cóueniat fe-— cundum rationem
cómunemanimalis per^ ——— eh ae fupponitur innominata . Tertio, fi quod eft
fpeciei , putamus conuenirege- neri, vt fi effet tantum homo in rerum na- tura,
& quis putaret homini conuenire effe rationale,quia animal, erraret . Quos
erro. res,vt cuitemus;affignat Arift.cit.hancre- — gulam , vtverum vniuerfale
przdicatü co- , gnoícamus.$i pofitis omnibus non talc przdicatum , &
ablatis nen au. 5 - pum cft pradicatum illud non conuenite — - febiecto
fecundum illasrationes: Sedíecíts — — À : eu d] uim cam rationem erit prz M.
7De emonflratione propter quid. — gerfale.fec dum quam primo, & conuer-
uertibiliter ità conuenit ; vt illa ablata ab jntrinfeco, & per fe aufertur
tale pradica- - fum, & illa pofita ponitur , vt pofita ratio- nalitate in
homine ponitur rifib litas , & il- Jaablata, hac etiam aufertur . - Hi funt
neceffitatis gradus, quos requirit Arift. ad principia demonfi ratioriis ,
quorü vltimus prafupponit fec undum, & prim& , Loy n. de przdicato
vniuerfali eft perfe, & de omni , fecundus prafupponit primum, fed non
contra , vt patet intuen- ti. Verum eft tamen, quod non omnes mo- di per e
demonftrationi inferuiunt, fed fo- Tum primus, & fecundus,in quibus pradi-
catum nunquam poteft fubicéto nó ineffe , quamuis etiam quartus poflit
aliquando infernires tertius veró modus, quando exi- ftentia demonftratur de
fubie&to, dumtaxat infcruit. : - Dices, bonitas, fapientia &c.
demonflrà- tur de Dco, & tàmen iftz propofitionesnó funtde omni, epe
fingularitaté fubie- Gi: item eclypfis de Luna demonftratur,in qua coneluftone
non adcft vniuerfalitas t&- poris ; demonflratur etiam in hyeme effe
nlues,in aftate grandinem fieri , &c. quz nullam habentpeccflitatem , ergo
falíum efl,quod principia demonftrationis debent hcs gradus neccffitatis
habere. R cfp.quod vniuerfalitas fubiectialia eft pofitiua , vt quando fubiectum
eft commune pluribus , uibus omnibus conuenit pradicatum ; a- Jia eft negatiua-
, vt.cum efto nihil fit fub fubicélo , tamen nihil cft fumere fub illo etiam
per impoffibile , cui tamcn non con- ueniat pi edicamum: item plures dantur
gra- dus neceffitatis, quzdam .n. propofitiones dicuntur neccffariz ,quia vt
plurimum ve- - yificantur , fed/falliblliter , vt quód dentur E nióes in hyemes
quzdam aliquando , fcd infallibiliter, vt qnod tali tempore.& pofi- tis
talibuscaufis eclypfisLunz contingat 5 quzdam, vt fint fcmper, &
infallibiliter na- turali potentia, vt quod oriatur Sol queti- dic,&
occidat; quadam femper; & infalli- biliter fecundum omneni potentiam , vt
quod homo fit rifibilis :ad arg. refp. quód propofitiones dc Dco peffunt dici
dcom- ni,quatcpus fibic&tum potcft dici vniuer- fale vriuerfalitate
negatiua quatenus niil effet fub Dco, fi effet poffibile, cui nó con- ueniret
bonit;s & it: alix propo- fitioncs fccundum quod funt neccffaric;di- cuntur
demonftrari , & magis funt ne- ecffariz;co perfcóliori tionc de- ft5
monftrantur , & quia demonftratio potiffi- ma eft €— prre ,& ^e ipfa
pracipue loquitur .qua propofitiones maximé neceffariz dran iui tdcirco dixit
principia demorftrationis effe debere taliter neccffaria, vt fint de omni, per
fe; & fecundum quod ipfum . í CAPVT IV. De demonfiratione Propter Quid, 21
Emonftratio ab Arift. r. Poft. c:102- diuiditur in demonflrztionem pter quid ,
feu potiffimam , & in demonftrae tionem , qw; , prima eft , que per caufam
proximam, & adzquatam procedit tanquá per medium ad démonftrandám douciatas
nem, fccunda , qua à nontali caufa proce- dit; prior dicitur potiffima, & à
priori pro- pter perfe&tiffimum modum proccdendi,8a perfeéiffimam fcientiam
, quam parit : de qua Arift. c.z. duplicem dat definitionem. Prima definitio
cft ifla , Demenf/ratio ef fy llegifmas faciens fcire,leu eft fyllopifmus ym us
dcfinitio conftat ex genere, quale eft /!logifmw:,& ex differentia , quà
circumfcribit nobis ly faciem: fcire , per quod a topico , & elencho
diltinguitur ; & confe quenter poteft dici hec definitio for-
malis,quatenus datur per caufam formalé, ualis cft differentia ; geret quoque
dici nalis , quia datur per fincm demonftratio- nis, qui eft ícientia, propter
quam cít infti- tuta, Verum cft aduertendum;quod fi. fcire, hic fumitur lato
vocabulo , vt ét ad fcire à pofteriori extenditur, fic talis definitio erit
demonftrationis in communi , non demon« ftrationis propter quid at Arift. per
faire intellexit fcientiam proprijffimam ; quam fupra. dcfinierat,vndé in
tex.9.ait fcientiam demonflrasiuam effe ex prioribus; & conclufionis . . :
! Secunda definitio , quz materialis dici folet,quia datur per conditiones
principio" rum; & ex definitione fcientia illam de xit Arift.cft ifta,
Demonlratio efl llogsfmus confans expert, primis, 1mied 1Af i5 , not ito ribus
, pruoribus , C ceu[is conclufiomis . Ab ifta dcfiniticne parum differt
fecundum ali- s ia quz 1. Top.c.i. traditur, e& /l- i[mus conslani ex
principis verit aut prio mis aut Talibus ,qua cx promis na copPilite mi: - pfere
principium ; (cd melius dice- tur dcfinitioncm competere demon flrationi
communi ad propter quid,& quias vt omnis demenftratio à s Lapin topi "
c hcm II4. €o fecernatur, fignum huius erit, quia da- tur per difiunctionem
veri; , «uf primis, nà rincipia demonftrationis €»ws« (unt vera, Do non prima ,
necimmcdiata : pto de- claratione igitur huius definitionis fingule particula
font expendendz. : 21 Prima conditio cft , vt fint przmiffe eera , quia
conclufio eft vera, ergo & pra- miffz, nam licet ex falfo aliquando fequa -
tur verum ; hoc eft per accidens , & ratio- ne forma fyllogifticz,non per
fe,& ratio- ne materiz, imó quamuis conclufto illa fe- cundum fe fpcétata
fit vera, attamen vt de- duca abillis pramifüs eft falía, quia vt fic includit
vim 1illatiuam, & caufatiuam prz- miffarum refpectu conclufionis , quatenus
conclufio eft éffcétus , & pramiffz cau(z ; at falfum cft conclufionem
veram effe effe- um falíz premiffz , non cns.n. quale eft falfum, nequit effe
caufa entis , quale cft vcrum, quapropter hoc totum.f. conclu- fio in íe vera
cum relatione cffe&tus ad pre miffas falías vt caufas cft quid folfums tum
quía noncns non poteft fcir: , falfum. eft on ens, ergo nequit fciri , &
illi affentiri intelle&us ; hzc conditio conucrit ctiam fyllogifmo tepico.
Diccs,ex aeternitate motus,quod cft fal- fum, Arift. colligit &.Phyf.
exiftentiam pri- mi Motoris, quod eft verum, & in demon- flratione ducente
ad impoffibile vita pro- pofitio eft falfa .'Tum quia de infinito ,va- «uo,
& ente zationis multa demonftrantur, qua funt non eitia, & falía .
Refp. ad v. pa- tct ex dictis,cohclufionem Arift. de cxiften tja primi Motoris
fequi pcr accidens ex motus aternitate , vel quod etiam conclu- fio fit falla
modo explicato ; in dcmonttra- tione autem ducente ad impofibile conclu litur
tcgatiué, & pramiffa fal(a affumitur fub conditione, fi effet vcra , tunc
autcm non deifta demonflratione loquimur; fed de oftenfiua, & "pre ter
quid. Ad 2. denott entibus, & falfis datur fcientia negatiua , quatervs
cognofcimus infinitam non dori, vacuum non exiflere, ens rationis non effe
vetüm cns , fed falfum, non veio fcientia pofitiua afbrmando de illis aliquid
verum, &rcale predicatom. Secunda conditio eft , vt fint froma , & dm
mcd sata, Viae .n. particul& , quamuis ab aliquibus diftinguantur,
communter tan .protodcm fun.untur , & in tantum Arift. appcftit ly
pmmedsanis , vt infipuarct , non fumi in codem fenfu ly primis, er griri- bv;,
vnde tex.10. I 13. candem fignifica- b. d E: Pars Secunda Iflit.Tratl-I. Cap.
TV. tionem ambobus tribuit; hec igitur condi- tio denotat, auod principia
demonflratio- nis debent effe immediata , feu i ne firabilia per aliud medium à
priori, & in codem gencre; dixigus 4 £rir;, quia non officit, quodà
pofteriori, & per effectum: demonitrentur : diximus s» eodem gemere tiam
poteft vna cauía demonflrari per alia alterius gene:is,& tamen dicetur
prima,Sc immediata in Eon genere , & ratiohu- ius conditionis eft , quia f
principia effent — — demonftrabilia,& cuidentia peralia, & illa. -
peralia,procederetur in infnitum, quod —— — eft cuitandum ,ergo ftandum eft
adaliqua t principia immediata indemonftrabilia EV aliud medium prius , &
intimius fubieét EC i Verum eft tamen,quod aliqua dicuntur in- —— P
demonftrabilia formaliter,quiafeipfis süt.——— taliz,alia virtualiter ,fi.f.euidentiam
hae.— —— beant abalijs principijs prioribus ,per ———-
uepoffintdemonflrari,conficienstamem — demcnílcilionem cit illa re. Fnprio 0 ta
principia ; quamuis autem ad fimam demonttrationem requirantur prirr cipia
formaliter immediata, tamenad pere etiam demonftrationem fuffciunt prince — piz
virtualitcr immediata , aliter siis la retur fcientia fubalternata , We e ge ^
men priora principia fint nota fcienzi, ali^ — ter non effct demonftratio , fed
c topica in:pfo , Hviufmodi propofit poffunt effe tàni affirmative, quàm
ug,affirmatiue precipue erunt,que no bent caufam , cur MI &o,vt quando
definitio € jat rim genus, vcl differentia predicatur de Hefinitoy 8c cutm
prima palla de defnicione S dicitur,& vhiuerfaliter quando effe&üsdis
—— — citurde fua proxima caufa, v homo eft —— | animalrationale, bomo
eftanimal, eft ra^ —— po er dna ra onse en «^$ ifcurfiuum,&c. at hec dert ;
"D non dicitur immediata, qua po reüd á peranimaldemonftran. Negative
eruntjjn -—— quibusextremaíeipfis difünguunturl,non — — — peraliud medium,
vtanimalrationalenon - eil hinnibile,hec veró]homo noneftpláta, — non dicitur
immediata, quiapoteftoften- — dt per animak. Et ifte due conditionescó--
ucniunt premiffis in [c,abtoluté, & pofitiones junt , fequentes veré in
adconclufionem , vc principia illius. — .13 Addit dcinde Arift. tres alas
condi- tiones corucnientes principijs compara- tis 2d conclufionem nud T
priorións, notioribus , cau foue conclmfiom , epe A ^ tea 3 — tantüm in
cognofcendo poteft De demonfiratione propter quid 1 mb vltimam explicat ,à qva
coetere pro- ueniunc, debent igitur effe caufe conclu- fionis , quia (cire eft
rem per caaíam co- guoícere , vndé medium debet eíse caufa inhazrentia
praedicati cum fubiedto in con. clufione , ergo przmiffe talem caufam de-
bentcontinere. Pro cuitis notitia commue- niter dicitur,quod cau(z alia eft in
cogao- fcend»,qua (.eft racio , cur aliquid cogao- Ícatur,quo fenfu cum per
effe&tum cogao- fcimus cau(am, efe&tus refpe&tu cam(z di- citur
cauía in cognofcendo,alia eft cau(a in effendo;à qua aliquid in eff cau(atur ,
que etiam caufa in cogno(cendo dicetur , fi per ipfam cogno(cimus effe&um
;j& hzceft du pleit formalis , feu propria , qua.f. veréeft cau(a effectus,
fiué phyfica,fiué metaphyfi- €3j1lia virtualis quz propri non eft caufa , fed
taliter fe habet in ordine ad aliud , td fi illad cau(aretur,non nifi ab illa
cau a proueüiret, quomodo ticompreheafibi- litas Dei ab infinitate ipfius
prouenit , & quia hic definitur demoaftrario propter tid,per caufam non
intelligiturilla , qua ^ Fare ondes eítin dudhoftendo * fed in: imeffeado,&
fecundum rem , fiuà formalis fit,fiue vircualis, vt demon(tzationes , quz fiunt
de Dco,verz poffit d. iones dici,quod confonat Scot.quol. 1.art.z, Sed hoe
disum de caufa virtuali non placet Amico tra&t.36.q.6.dub. 1, vndé ne- gat
demonftrationes de Deo, & aliquas ma- thematicas fub demóftratione hic
definita contineri, co quiacaufz virtuales nó funt, nifi (ecundum nos, non
áparterei , ergo ft intelligitur res ab illa caufa caufari , in- tellizitur
falfum : Tum quia etiam caufa dici caufa virtualis,& fic demonítratio ab
effe&a ef- fet demonfiratio propter quid : Tum etiam quia de principijs
daretur ícientia,nam ap- prehenfto terminorum pote& dici caufa vircualis
cognitionis principiorum , quia fi offet caufari, ab illa caufaretur, Verum
tantus rigor non placet ; fi.n. pef caasa virtualem intelligitur id ,à quo pro-
prietas aliqua dimanat,& pullulat abfq.alia dependentia , &
imperfe&tione , quo fenfu Patres Grzci nomen caufz admittunt in diuinis,
& conuertitur cum principio , po- teft pro medio affumi in vera , &
propria demonftratione propter quid , quia fufficit Exec pent Q9 , & parum
re- ert, q» veri dependentia, e. &iont. Nec obiectioncs aliquid valent:non
NES virtuales ctiam a partc 115 rei funt tales, quatenus à parte rei vnum
pullulat ab alio , vnde non intelligitur tfalíum , fi à dependentia
preíciadatur. Non fecunda , quia caufa non prouenit ab effe&u ideoque
effedus non erit caufa vir- tualis. Non tertia, quia hiceftfermo de caufa
inhzrentiz przicati cum fuübiecto , bo^ fenfu apprehenfio terminorum nequit ici
caufa priacipiorü,neque termini prin- cipioram habent aliam caufam,cur adinui«
cem connestantur,cunt fint prima,& imme diata;quare de ipfis nó erit
(cientia. Verüm eft tamen,quod Arift.przcipue intellexit de cauía proprie dicta
, vndecft feré quatftio de nomine. A 24 Exhoc probatür,quàd przmiffr fint
priores (quz particula ditfercà ly primis , dicuntur.n.przmniffz prima ,quia
non habéc alias priores;dicuntur priores refpe&u có- clufionis) co quia mL
elt prior ordine , 8 natura ipfa concluüone,(icut quzlibet cau fa prior dicitur
fuo effcóta, Ec quia funt cau fx 10 effzndo,& cogno(cendo ipfius conclu
fionis euidentiam.n.,& certitudinem con- clüfio habet cx praemiffis ,
fequitur , quod nótiores fint ipfa conclufione,quod probat Aiift. per illud
axioma, Pregrer qud vssm- quodque tale, illud magis , vt ivolumug medicinam
propter fanitatem, magis volu- mus fanitatem , fcd affentimur e aera propter
przmiff;s ergo magis affentimur rzmiffis . Pro exacta tamen cognitione huius
axio matis multa folét à oribus afferri,vt ip fius veritatem faluent
,quamplurefque co- ditiones, & limitationes ad ducuntur:breui- ter tamen
dicimus, quod ifta propofitio cft caufalis, vnde verificatur in his,qua fe ha-
bent,vt caufa, & effectus; & fundamentum fumit ex hoc,quod nulla caufa
producit ef- fe&um feipfa nobilierem;fed femper caufa totalis,faltim vt
caufa, & iadependens eft, - dicit maiorem perfs&ionem , quàm effe-
&us,nam independentiz dicit perfectione,dependentia imperfectionem ; hinc.
condi- tiones reqiifitz ad veritatem iftius axioma tis,przcipuz funt, quz ad
faluandam ma- ^ jorem perfe&tion&cau(z refpectu effzctus requiruntur,
Prima igitur conditio elt, vt caufa fit totalis,& per fe refpectu illius
effe &us,qua ratione naa valet, compofitum eft ensin actu propter formam ,
ergoforma eft magis in acta, nam compoficum eft eas * in adu fubfiftens forma
elt a&tas informis, nec forma eft totalis caufa aztualitaris eó- pofiti fed
ctiam propria i s : funiliter 1 DOR E ed a* 116 1o valet, celiinfluunt propter
motü , ergo motus magis influit co quia motus n6 cít p fc caufa influxus fed p
accidés, Sinftrume- talis.Secunda, vt pra-dicatü;t quo fit cópa-
ratio,conueniat formalizer ca.n caufa ,qui effcctui,vnde nà valet,aer elt
calidus prop. tcr Solem, ergo Sol eit magis calidus ; Pe- trus odio habet
peccatum propter Deum , ergo magis Deum odio habet;homo deam- buiat propter
fanitatem,ergo fanitas magis deambulat.Tertia,qua ex prima deducitur, vt
id,quod effc&um denoiinat calem,cau- fctur à caufa quatenus tali,qàa
rationenon valet, domus cft alba propter edificatoré , ergo adificator elt
magisalbus, quamuis ip- fi etiam albedo cóueniat , quia albedo zdi- ficatoris
non eft caula albedinis domus . Quarta, quód forma,in qui comparantur ,
fuícipiat magis, & minus , hincnon fequi- tur, Petrus eft homo propter
Franci(dit;er- go Francifcus eft magis homo Fílius in di- uinis fpirat Spiritum
Sanctum propter Pa - trem,ergo Pater magis fpirat ; Fàdem quàd ly mazis,&
minusmon neceffarió dicit (em- per intenfionem,& remiffionem graduum, fed
aliquádo maiorem perfectionem quo- ad mod pe talem formam, quia.f.
magisindependenter , & àfortiori, vt fi aer vt quatuor calefaceretlignum vt
qua- tuor,fi inferretur, ergo aer elt magis calid?, ly magis nó diceret maiore
intenfioné calo ris in aere,quá in ligo ; quia ambo funt vt quatuor; fed
perfectiorem modum poffi- dendi,quia magis independenter , & nobi- liori
titulo poílidetur calor ab acre, quia ett caufa, quàm à Hino - Cà his
co3litionibus intellectum i'lud axioma femper ett verum in qnocu1que genere
caufz , vc bené hic aducrtunt Tatar. & Io-de Miriftris. lices,ràám
obicdtam, quàm fpecies ip- fius (unt mcelligibilia, &tamcn noa fequi- tur
obiectum intelligitur propcer fpeciem, , ergo fpecies mais intelligitur;
infuper fi iter, Se filius effent parui , aon fequitur fi- ius cfl paruus
propter patrem, er20 pater. elt magis paruus:ité conclufio eft fini: pi &-
miffirnm,ergo funt propter conelafione , ergo concluíto erit magis euidens,
& nora Refp.fpeciem nec cffe caufam tocalem intel Jedtionis obic&i,nea;
cocurrere,quatenas eft iucclligibilis vt Quz, (:4 potiuswt Q ia reprz(cotando
f.ob:cstan, vnde deficit pri ma, & tertia contio. Similiter fzcundo exe plo
d*ficit prima conditio, paruiras.n cum fit 1«fectio,& nezatio,non eft «tízccus
per Íc, fcd per accideas productus: D.mum cer Pars Secunda In[lit. Tra&l.I,
Cap. 1V- "tur circulus ia demonflrationibus;idem ef- - peer noa tio
exemplo deficit tertia conditio , aam cenclufio vt finis non caufat in
przmiffis. nofcibilitatem, & euidentiam , Li appe- t:bilitatem , vade fi
przmiffe folammo- doproptcr couclufionem , & non ex alie. capte amarenrut ,
mags Cif.t amata conclufio. Jd 25 Sedcircanofcibilitatem principiori duo
füeruat errores antiquorum ,quos re- | fert, S rcijcit Arift c5 nam aliqui
negarüt - fciri poff- , aliter fcircntur per alia princi ,— pia, 5c id
infinitum ; alij dixerunt fciri per demonftrationem circularem,vt.ficoms- — —
Clufiofciaturperprincipia , & hecdeinde .— — — persondighonemae non eft in
ME E ocedendum.Primum errorem,quiaeui- — ^ — Dis elt, nou confucat Arift. fed
(lá foluit ; "S rationem ipfius,nempé quod quamuss noti ,—— —
tiaprincipiorumnon fitnobisiudita á pa- ; — tura, &intellectui noftro
congenita , €o quia intellectus nofter e canquam tabula ra(a;in qua nihil elt
depictum, di&untur ta- -: men lumme naturz cogno(ci, & no per alia. .
principia y quatenus percipimus fenfibilia . | per fenfum , ex fenfu fiunt
inaginationes s; & phantafmata, ex quibus efficitur. mento- ; C Tu
rja,& ex multis mempofijs experientid, ca dem ab experienta pluriem
fingulari colli zit intcllzétus propofitionem vg lem,cui vi ]umiois
natüralis,Scindatztd nationis à natara clarum, certum prebat affzofum,&
inhoc principio wins "T tcllectus noa procedens vlcerius , | j tius cx co
colligens conclufionessvnd Mh * eít coznitio fcientifica,& per canfam, fed
à fimplici apprehenfionc terminorum origis natut,at de notitía primum
principiorum. - plura vidc difp.5 .Mét.q.2.Secundum erfo- rem refpuit quia cum
d«moaftratio circu- larisia hoc differat àregreffi, vtilla fem- - v ead.m via
procedat,.f pronti quib M caufa ad effectum,hic vero. diuerfa via ,'- primó a
pofleriori. & ab effectu fecundo priori, & à caufa; fi omnia per. dem
lel tienem propter quid fcirentur , itaut fet notius , & ignotius natura
refpe&tu . ciufdem,quo4 contradicit; prebatur. feque lanam demonitratio
propter quid proce- dità notioribus natura, & in fe , qu fuat principia,ad
igaoziora natura, quz «il con Clafioserzo fi principia deinde per .cenclu--
fionem demosft farentur demonttratione.. . propter quid,iam conclufio
cfctnotior na tura, in ferefpedtu principiórü:qua pro« - cit admittendus
circulus y M e 3 . experfeinharen : | De demtonslvatione propter quid . refus,
ita vt cum ocipiidenionftramas 'couclufionem 5. calis demóftratio nó cft poer
quid,& à priori,fed quia, &à no- erjori per c mnobis notiorem , fcd
ignotiorem.natura, ad-eaufam notiorem na tura, & nobis ignotiorem 5
Notioranobis, funt fenfibus propinquiora , ignotiora à fenfibus rematiora ,
queriam noftra co- itio ortum ducit à znfibus ; & quia ef- fedus vt
plurimum funt propinquiores fenfibas, cau(z veró remotiores (intecdum An.res é
contra fe habeat , vt patét de Sole, i propinquior eft fenfibus quibufdam cf-
ias ipfius in vifceribus terra) illi erant nobisnotiores,iffz ignotiores;
notiora na- turaé c o,quz funt minus fenfibilia, . vt vniuerfalia , igaotiora
natura , quz funt - magis fenfibilia, vt fingularia, de quo vide dfp.s. Metaph.
qu. 9. art,. vbi de hac re: agitur ex profeffo.; /— 2 T - 26 Ex hispatet
definitio demonflratio- nis materialis, & códitiones przmiffarum , ex
quibus aliz códitiones oritur, vt gp fint neceffiriz,necefficate in pracedea
cap. de- clarata,quz à doctoi;busponitur potius vt patfio cónueniens przmiffis
ratione termi- norunex quibus conftant, quam conditio ipfaruni.vt przmiffz (unt
; item,quod fint ;ex vniuerfalibus ;& . «ternz, non quidem zternitate
incomple- xa,vt eit Deus, fed complexa , vt nimirum . fint propofitiones zternz
veritatis; & tan dem quod fint propriz,non communcesiná principia alia funt
propriz,que ad ptopriá, & dctérminatam (cientiam fpe&ant , ália : non
propria;vel quia aliena:omnino, X alte : - rius fciotiz vt principia Geometriz
refpe :: &u Medicinz;vel quia cómunia omnibus. , aut pluribus fcientijs.,
principia ergo de- bent eff propria , nonaliena ;,: qitia cau(z os ANKE ad
certos piotdt , ergo roprias :caufas ,*X*non per de ert e cona debent; non
debent €ffe communia, quia iftanon faciunt (cire fccundum quod ipfumx.vedictum
cft4upra, : ta terminos fpeciales:, & proprios iuícunq;
fcientiz'contrahantdr ., vt hoc priacipium,fi ab € qualibus zqualia demas, quz
remanent,fuat zqualia , eft commune Geometriz lineà confiderarit, & Arithme
« ticz;que eft de numero , potcit fieri pro- prium Artthmeticg,fi dicas, fi ab
anqualibus nuyeris; Xc. proprium Gcometriz,fi ab e- bus linetsy&c; Hinc fi
fcientia funt.di- fparatz,non licet de(cendere de: generein. - ;hoc eft,non
licet per principia vnius ES 117 fcientia oftendere conclufionem alterius, quia
fcientiz fuam. vnitatem fimunt ab obiectis, & obiecta harum fcient arum
funt omnino diuerfa , & diftincla , at fi ícientiz fnt fübalternz , licet
quodammodo tran- fcedere de generein genus , quia conclufio- ncs
fubalternantisinferuiüt pro principijs in fcientia fubalternata propter fübordina-
tioné obiedtorum. Haxc-onnia tradit Ariff t.Poít.v(qiad ro.cap. : | CAPTYY Vi
De Dem: nfiratione Suis. 27 Tyra Quia eft illa ,quxà d ] caufa propria, &
adzqrata proce- dit ad demonitrandam dub s , qua
ratione:dicitur,demonftrationem propter- quid tacere fcire propter quid res
fit, nang perfcété quietatur intele&us per ipfam , demonítrationem vero
Quia folum facere Ícire quod res fit, nam licet euidenter de- monttret przdic
atum conucnire fubiecto , noü tamen perfede quietatur ihtelleátus , fed
vlterius procedi ad inucüigandame propriam caufam . Multipliciter antem poteft
Reri hzc dej moniratio,Primo quádo per effe&£tum de- meéllratur effe; circa
quod. eft not. quod effeQtus quandoq; eft cum. fua, cauía conuertibilis,&
tunc ex negatione , vclaf- Éirmatione effc&us potcft concludi ncga- tio,vcl
affirmatio caufz,, & poffumus dein- de progredi per demonfirationem proptec
quida caufa ad effe&um, ità fe habent rifi- büe.X rationale;quandoq;non eft
conuer- tibilis; fed inadzquatus , vel quia excedic cau fan, fi poteft ab alia produci
, vt calor refpectu igois, qui poteft a fole quoq. gene rári , vcl quia
exceditur à caufa, vt fieffc- &us quando elt, femper à rali caufa prouc-
niat;non tamen femper ab illa caufetur, ità fc habet reípiratio refpeótu
animalis , nam Bintznos doloidpn, non tamen refpirant , c fénfibilitas refpectu
viuentis, animal.n. eft caua réfpirationis, & ratio viuentis eft caufa
fenfibilitatis, non tamen funt caufe adzquatz: ab effectu, qui exceditur à cau-
| fa,poteft fieri demonftratio affirmatiua, vt rcípirat ergo eft animal, non
tamen negatis ua;non rcfpirat,ergoaon eft animal:ab ef- feétu vero excedente
caufam potett esci: demoaflratio negatiua,vt non eft calor,er. . gonon eft
affirmatiua ; ctt - Los o B ghus. Hac daponffbelie dh ergo .Haxc m ( l5 citur
quoque deronftratio Li E d 11$ quia procedit pe aliquid poftcrius ia re ,
qualis eft effcétus in ordinc ad caufam , Secundo, quando per caufam
remotam", & non propriam demóllratur cffectus , per caufam remotam
intelligitur caufa inadz- quata,& cunc fi excedit cffeéctum , à nega- tione
caufz concluditur negatio effectus , vt non eft animal ,crgo non refpirat: ft
exce ditur ab effectu, concluditur afirmatiué à pofitione cauíz ad pofitionem
effcétus, eft 1iguis,ergo eft calor.Hac demonítratio po- tef dici àpriori, quia
procedit ex priori- bus , quales funt caufze 5 hinc quande dici- tur
demonftrationem propter quid effe à priori, & demonftrationem Quia à pofte-
riori,anthonomafticé hoc debet intelligi , uatenus omnis demófítratio propter
quid a à priori, & omnis demóftratio à poíte- ' piori eft demonftyatio Quia
, non tamen eft vniuerfaliter verum , quia datur demon- ftratio à priori, quz
non eft propter quid, fed Quia, & demonftratio Qyia , quz non eftà
pofteriori. Dices datur caufa remota,à qua per de- móftrationem propter que
proceditur ad effe&um, ergo falfum eft demoní(trationem Quia P cre à cauía
remota ; dntec. prob.hzc eft demonftratio propter quid, . omneanimal rationale
eft rifibile , omnis homo eft animal rationale,ergo omnis ho* mo eft rifibilis,
& tamen incer animal ra« tionale, & rifible mediat effe admiratiuü ,
quód elt caufa proxima rifibilitatis; & vni- uerfaliter quando eftordo
inter paffiones ,- & effcétus,ita vt pofteriorà priori proue-
niat.Refp.caufam remotam poffe fumi du- pliciter, vel vt diftinguitur ab
immediata , & proxima , quo fenfu animal rationale erit caufa remota
rifibilitatis,íed adzqua- ta, &conuertibilis ; vel vt diftinguitur ab
inadzquata , & non conuertibili , quomo- do animal rationale non erit
remota catt fa rifibilitans ,in hoc fenía fumitur in de- finitiope
demonftrationis Quia, vnde nega tur anttc.cum fua probatione.Verum eft ta-
men,quóàd aliqui per caufam remotam vtrà: que intelliguat , vnde ncgant
demóítratio- nemallatam effe propter.quid, fed oppofi- ta fententia eft commuaior
, & eft quaftio nomine . Tertio, poteft fieri à figno aliquonatu- Hd furiam
habeat connexioné cum alio x s inuicem fe confequütur , non tamen fe t vtCauf2.
, & ctfcétus , vnde dici folet à concomicanti , vt cft ie- bile, crgo
cftaifbde; & hic modus, quan- Pars Secunda In[lit. Tratl.l. Cap. V. uis
exprefsé nonlaffignetur ab Arift. tamen quia eít certus;euidens, &
ncceffarius,. ratione hzc propofitio , flebile eft rites. non eftomnino
accidentalis , fed reducibi-. lis ad fecandum modum perfeitatis, quate-- nus
rifibile dicitur de homine , qui datur - intelligi per ly flebile; hinc poterit
dici modus demonílratiuus reducibiis ad mo« ^ dum arguendi à non caufa.
Ad'rítum modis | quoque reduciporeft Inductio, quz eft à particularibus
[ufficienter wr funt pofteriora , ad vniuerfale , quod.eft prius. Demonítratio
veró ducens ad im- | poísibile eft reducibilis tàm ad demonftra- tionem propter
quid, quam ad demonítra- tionem Quia ,nam fi procedit àcamía pro«. xima,c(t
demonftratio propter quid , vt-fi equus eft rationalis, eft rifibilis, fi verà
à — à tali caufa nón procedit,erit demon(lratio - Quia,vt fi equus eft
rifibilis, eft rationalis 27 Ex his deducitur demonftrationem | ropter qud à
demonftratione Quia dif- erre multipliciter, namilla procedit fem- perà caufa
proxima, adzquata,& à priori, ; polieciadi dii pestinst ai dam UT eriori:
illa pertinet ad Ícientia d- 0 hrec d dee , cum fic funeri EN M^ caufam
principiorum fcientiz fubaltema-.— — — tz,& ca probatà priori;ifta veró
fpe&tat ad fcientiam fubalternatam, quz epiusab effectu procedit: illa
nobilior eft, : pliciter magis facitícire , & à quod j ipfum. Infuper
deducitur demonftrationü — aliam effe a! tiuam, aliam negatiuaim ,,- fed illam
perfectiorem effe,quia d i tio iua non iadiget pro ic negatiua, z demonliracio
negate didiget "affirmatiua Propose uer E Do o gatiuis nihil
fequirur;ficetiam demonfira- — — to oftenfiua.dignior eft demonflratione ^ — —
ducente adimpoffibile, namilla procedit — ex propófitionibusveris,iftafaleemex
vna — falía. Tandem colligitur, quod interfiguras — fillogifmorum tertia non
eít "it ftrationi , nam fcientia eft vn apti deme » tertia autem figura
particulariter i dit; fecunda quamuis poffit inferre des — — monítrationi
negatidz , aptior tamen et —-—— primafigura , &jinter omnes modospri- ^ —
museftaptiffimus, nam prima figura non ^ — ndiget alijs, fed aliz
figurzindigent pri-.— ma , qua ratione nobi - rimus modus concludit quomodo: .
monítrat;e propter quid. ^- Av £i i238 pos D I wm www» hut OCAPVT VL Par mt mio
demonfirationis , 28 pyRacipia difficultas conficiendi de- Ti daadoqen
confiflit in inuen- tione medij termini , per quem conclufio dc atur , hinc non
immerito Arift. totum feré s. lib. Poft. confumpfit , vt ex- plicaret methodum
, & viam inueniendi medium demonfrationis , quod innuit in fine primi libri
, dum definiuonem foler- tiz a(lignauit , dicens , quód folertia eft ilit«s
inueniendi medium im nom perípe- 4o tempore, idcfteft vis velociter penetrá-
dià cauía adetfe&tum,velab etfcétu ad cau, fam in paruo tempore, nam omnis
demó- ftratio procedit, velà caufa ad effectum, vel é contra. Vt igitur tractationem med;j ag- ediamur,cum;pfo
Arift. numerum quz- € debemus przmittere . 2i * «Quatuor igiturfunt genera
queftionum e neeirii mda (9 infinitz fint quz-: iones, ficut fcibilia(unt
numero infinita an fit "x » quid fit res , konras res, Md qualis fit res,
& propter qui res , vc de homine. Primà dnetitur an fic; an .f. habeat.
aliquod effe . Secundo quid fit in epo illud effe,quod habet. Tertio
quale fit,ideft quam proprietatem babet in fe. Quarto proprietas, prima dua
tali tur fimplices, quia fiunt per Sita t - cuntur de fecundo adiacente;
pofitz, quia fiuntin tionibus de ter tio adiacente, & verbum eff
determinatur - ad peculiare erzdicatum . Sufficientia veró aser j affignari
poterit, quia de se aliqua;vel quaritur entitas, vcl proprie- t25; fi primum ,
vel qugritur de entitate rei in generali, & in vniuerfali , an res exiflat
, . & habetur primaquzflio , vel in fpeciali , quam ficilla entitas, &
NE : ritur proprietas , vel quazitur in- Meis ip in fubicóto, &c labetür
ter- tia, vel caufa tális inhzrentiz , & habetur quarta quaf!o . » . Dices Aríft.1.Top.alias affignauit qua- fliones
iuxta numcrum pradicatorum , .f. gencris,definitionis,proprij,& accidentis
, ergo quafliones plures quam quatuor. Yü quia in on.ni quaflione quar itur
predica- tum , & fupponitur fubicéium; ergo fi eft fubic&ifemper eft
precognitio ; nunquam queílio . Refp. duas primas qua flones ibi affignatas
contineri in quaflicne quid cft dps - jus Tract. AX De médiodeniwfrarionig: ^
vay ditatem rei, reliquas cótineri in tertia qug- ftione ; Ada. tum cffe verü
de alijs queltionbus non de prima ; in qua queris! tur ipfum effe dere , à ifti
preíupponitur- folum quid nominis,vt diximus eap. 1.hu« 29 Omncs ifte
quzftiones, inquit Arift; reducuntur ad vnam ,.f. ad quzftioné me- dij, eo quía
omnis queítio eft queftio me- dij,quod probatur , nam omnis queflio etf
propofitio dubitabilis ,fi .n. non dubitare- tius de aliqua re, non effet
inquifitio de il- lare,fed euidentia , & certitudo ; aromnis ropofitio
dubita lis per medium demó- atur, & quando meditm fecimus, Ue mur; &
ceffat omnis inquifitio, quod patet (e nam 1dco de edypí unz uerimus anfit ,
& propter quid fit , quia cem caufam, at Michsiopra NR & videremus
ipfam intrando vmbram ter- re deficere, nec quereremus dc. eclypfi an fit, nec
propter quid fit,quia perillud me- dium.f. per ingreffum in vmbram terre hec
omnia nabis mnotefcerent ; quapropter omnis queftio eft de medio, pcr quod pof-
fit illa propofitio dubitata demonttrari . Verum eft tamen, quod folum quarta
que- ftio explicità, querit medium , ac coetere quefliones faltim implicite ,
& virtualiter $ querunt medium,quatenus omncs ca runt , uam poffint
oflendi. P Cunifitir omnl queflio querat cau. — fam, per quam tanquam per
medium de- monftreturs fcire an.eft rcm per caufam co- gnofcere, vt clarius
pateat ; quenam caufa poflit in den; tione pro medio infer- uire,aduertendum ,
quód caufa eft , à qua res accipit effe,& que dat eff? rci , eft qua-
truplex,dua intrinfece,due extrinfece, in- trinfeca caufa eft,que conftituit
caufatum y tanquam pars in caufato inexiltens , & vna eftmater;alis , ex
qua aliquid fit tanquam ex fubiccto in fc rccipiente alteram parté , JL formam;st
corpus eft. materia bominis quiain ipfo eft , & animam recipit ; altera
caufa intrinftca cicitur formalis , & defini» tur, quod fit quod quid erat
effe rci , ideft quz ita dat cffc rei, yt eonftituat eam actu jn certa,
ac-determigata renum fpecie ,ita babet apima rationalis refpeétu homi-
nisscaufa extrinfcca eft qua caufat effcétüs fcd in illonó manet,& vna
dicitor cfficies , quz £. producit cffc&um , fed vt ait Arift. qua aliquid
primum nonet, vt Deus dicis tur caufaeff cicns omnium , altcra eft fina- Jisin
cuxus gratia aliquid fit; fic (anicas di- citur E 126 gitur caufa finalis
deambulationis . 30 Ex/quolibet iftorum generum póteft fumi medium pro
demonfltratione , & ma- ximé ex genere caufz formalis , nam in-de-
monfítratione potiffima medium eft dcfini- tio fübic&ti , quod fufius
declarabimus in difp.folum hic aduertendum,quad illa cau- fa debet pro medio
infeiuire,qua tempore. ncn antecedit cffcétum,aliter ex caufa non inferretur nc
ceffarió effcétus , eum poffit effc fine illo, licet ab effcétu poffin: us
argue re caufam , vt diximus c. praeced. Infuper fiot.illam caufam debere poni
pro medies quz in quzfito quaritur, non vero quz cf ex vi quxfiti nota vt fi p
quzrerct,qua« vé pulfantur campanz , ft reíponderemus: ; quia trahuntur,vcl
mouentur , non fatisfa- cimus quafito , nam illenon quzrit cau- fam
mouentem,& eflicientem,fed finalem, quia v. g.aliquis Sacerdos eft
celebraturus . Deducitut tandem cx ifta doétrina;quod cunt idem effectus poffit
habcre plures cau. fas , poterit per plura media, & plures de-
moníirationcs oftendi ; & quia multe res, mutuo fe generant , etfi non
ceádem numee xo faltimfpecie,fequitur poffe admitti de- tnonfi rationes aliquas
circulares jin quibus femper à caufa ad effe&um precedatür , v. g.cx terra
madefaéla fit vapor , ex vapore mubes;ex nube pluuia,ex pluuia itcrum tcr ra
madcfaéiio, vnde valet infcrre cf. terra gnadcfactio, ergo cft pluuia , à cauía
ad cf- fcBum , & deinde eft pluuia. , crgo tcrra madcfa&tio,etiam à
caufa ad effectum, que demonftrationes quamuisnon- fint potiffi-. y» €
ncceffariam cbonexioncm «auíz ctm effectu,non fnnt tamen vitiof 2, seque ja
illiscommirtitur proprie circu fus , quia non redituz ad idé numero,fcd ad ide
fpecie, vnde nó fequitur idé oino fimul effe prius, & poftcrius refpeétu
eiufdem .- Quoniam veró mcdium in demonflra-« tione cít definitio,tra&at
Arift.in a. loft. de definitione, docetque modum eam-ycnádi, &
covftrucndi;ícd quia de hoc fusé agimus infra difp. 1.9.4. hic al'anon addimus
zd fc- «undum Poficr fpe&tátia , hzc cnim omnia ibj cx profeffo tradenius.
A TRACTATVS II. De Syllogifmo Topico . pe materia tüm rcnicta tiia proxima
fyllogifmitopick, ^ Cap. I. ft tractatum de fillogtimo: demon firatiuo, de
fillogilino copico occur Par: Secunda Tn[lit.Tratl. V. Cap.V'T, "wisteram
logicam fignificet ,peculianter —— rit fermo, ficut.n. demonftratio eft
ceteris. - nobilior, quia fcientiam generat , quz opi nione ,& errore eft
przftantior, ita fillogif- mus topieus debet clencho , & falfigrapho.
praferri;quia opinio, quz effe&us eft topi ciJongé fuperat errorem , qui ab
elencho generatur; Sillogifmus topicuseft ,qwiex. —— probabilibus
collisitwridelt q xexpramuffe —— non neceffarijs; fed ProWbi libus infertcó-. -
clufionem etiam probabilem; vnde nó Íci&: tiam,quz eft cognitio certa,
& cui : opinionem parit , quz eftadhafio intellezs———— ctus alicui
propofitiont cum- formidine oppofito;non requiritur auté,qnod vtraqs. pramiffa
fit prebabilisfed fufücitvnayquià — — lufio fequitur femper debiliorempar- — t
t b ;ficut ad inferendam conclufioné fal« , fatis eft vna pramiffarum falfa,
Pros bilis propofitio cft, quz videturvera,veb — ornibus hominibus , ràm
rudibus quàm: fapientibus,vel plurimis, vel fapientibus fb«- ]om,& his,
velomnibus, velmaioriparths — — vel preftantioribus: hec antemapparentid: — 2 J
veritatisnon fe tenet ex parte rei ; k detur aliqua propofiuo , qurinfemec — —
veritatem habeat, nec falfitatem , hoc n, implicat,cum veritas, & falfitas
« &orié oppenantur ,'fed prouenit ej intellcéus,eo quia veritas, vel
falfitas) propofitionis mon 1ta cuidenter percipi ab intelle&u , quapropter
vpi- int propofitio illa propter: voi parct vera, alteri vcrivcx alijs cap
paret falía; hinc pót cffe, ? i tio fit in fe neceffaria , fc non cuidepter
percipitillam ne« nexionem , ignorans caufas illis ne tis, fed tantum ex
vorifim;li quadam. arenti ratione mouetur ad affenti ET tn,necdiecturia pros ——
fitio neccffaria fed probabilis. Ex qui» — — s pstet; quomodo fy llogifmus
topic dosi demonfiratiuo differat, & ab -a enim ex fitionibus veris ,
certis , & cuidenti s procedit; ifle ex p io- nibus in fefa!fis ,.quz'verz.
irpo non fapientibus ,neq. cum aliquo fundamento - veritatis; at to procedit ex
probabie - libus apparentibus veris ipfis fapientibus proptcr fundamentum
aliquod , & confi- milcm rationem veritatis; dicitur ifie fyl- logifmus
dialeéicus, nà dialectica ,quam- - tamen huic parti aícribitur , «o quia hac
paite nidi de ebnsomuijuspirbabi 1 De materia Jllogifsn) Topic... fibus , £
incertis copiofam difputationcm infituere acte ip tit Prud topicus, nam £pos
apud gracos fignificat idé quod : focusspud latinos , & hzc pars logicalis
locos omnes tradit , à quibus media defu- mimus ad probandas probabiles
propofi- tioncs , de - Materia huius fyllogifmi, ficut &aliorü, duplex eit,
remota, & proxima ; remota süt termini, proxima propefitiones, de vtraq;
agit Arift. | Top. hanc ait effc problema dia Je&icum,& propofitionem
dialecticam;;l- lam ait effe pradicata topica , non quod propofitiones
dialecticz ex folis Ue lca- tis conficiantur, conftant .n. ex fubiecto , copula
, & przdicato , fed de przdicatis tantum mentionem fecit , quia ex diuerfi-
tate predicatorum fumitur problematum dinerfitas, vt infra; prius igitur de
materia remota, dcinde de propinqua agemus. 32 Pradicata topica quatüor
affignátur ab Arift, i. Top.c.4. Definitio;feu terminus, genns, proprium, X
accidens. Dcfinitio eit oratio explicans effentiam rei , & dicitur
terminus, nam ficut terminus agrorü,quic- uid pertinet ad a2ros jin fe
claudit,ita de- nitio continet quicquid eft de quidditate dcfiniti,de qua
dcfinitiope ex profcffo age- mus infra difp.1.q.4. Genus elt; quod de pluribus
differentibus fpecie in quid, * len dicatur : Proprium eft. quod nonindicat ei
effentiam, foli autem ineft , & conuer- pradicatur; Accidens eft, q» nec
eft de- finitio,nec genus, nec proprium, fed pcteft ineffc; & non ineffe
rej , ex quo loco süpfit Porph. dfinitioncs przdicabilium. Ex quibus
definitionibus colligitur 5 vt re&té notauit Auería q 55.fe&t. 5 .malé
Ru- -uium zfferuiffe hic n. 8. & 9. przdicatum accidentis omnia illa fub fc
comprehende- r6 , quz de fubiecto quzruntur in proble- mate , ie €o quod
cxplicité quzratur modus, fi .. conueniant fubic&to tanquam gehus, vcl
definitio, aut proprium , v. g. fi -quisquareret yan animal conueniat homi- ni
tanquam genus, tunc animal contiretur füb przdicato generis, fed fi abfoluté
quz- yeret, an homo fit animal ; ait Ruuius, ani- mal tunc continer: (üb
pradicato acciden- tis. Hoc autem cft falfum ,quia przdicatum accidentis
fecundum Arift. poteft non inef- . fe, animal sutem, definitio , & proprii
ne- O4 non ineffe;quaprojter quam;uis ali- , 2x explicite nó quzratur modus
pre- cati, implicité tá queritur , & fic animal 'séper fub pracicato
gencris cotincbitur . Tig pim ki LEX: Sufficientia horum przdicatorum tangi- tur
ab Arift.cit. nam omne pazdicatum vcl conuenit fübiecto conuertibiliter , vel
in» conuertibiliter fi primum , aut eff.ntisli» tcr, & fic eft definitio ,
aut accident. liter. fic et proprium, fi fecundum , aut cffentia- liter, &
fic cft genus; aut accidentaliter, & fic eft accidens. Dices, tot funt
predicata, quot przdi- cabilia, fc habent enim vt actus, & poten- tia,
przdicab le eft, quod poteft predicari pradicatum ,quod actu przdicatur , fcd
przdicabilia funt. quinque. f. genus , fpe- Gies, ditferentia, proprium, &
accidens, er» go, &c. Tum quia tranfcendentia , &indi- uiduum non
continentur fub iftis praedica tis, & tamen poffunt de aliquo praedicari.
Refp.Tat. hic , & cum co fcré omnes Re- centiores, przdicatum in communi
differ- re à przdicabili, vt atum & potcutiam;at przdicatum topicum habere
vltra hoc, quod de aliquo pradicetur,modum illum predicandi conucrfim,, vel non
conuerfim, quapropter fi m dan fpccifica confide- ratur in ordine ad- fpeciem,
& generica in erdine ad genus, non erit przdicatur di- ftin$tum à
definitione , quia vtr3q; pradi- catur conuertibiliter, & effentiafiter, fi
ve- ro camparantur ad inferiora, reducuntur ad genus, ad quod reducitur etiam
fpecies, & tranfcendentia , quia ifta omnia przdi- ,cantur effentialiter
non conuertibiliter : 82 quamuis dcfinitio non aifigactur à Porph. inter
przdicabilia , hoc etl, quia nemis de incomplexis omnino in ordine ad catheg o-
rias mentionem fecit,in quib.dcfinitio non collocatur, Arift.veró locutus eft
de przdi €tis in ordine ad problemata topica 5 Sed plenius adhuc fatisfsciédum
eft huic dübio: infra difp.4. q. 5;nó inficiamurtamen ,quin aliz poflint
fubdiuifiones fieri, & fic multi- pl:cari pra dicata aifignando
differentiam , & fpecies, vt przdicata diftincta.Indiuidnü tandem potius
natum clt fubijci , quà prz- dicari, de trafcendentibus non (unt fpecias lia
probl.cx Sco.1. d.8. q. 3.5. 35 Problema dialecticum eft quaftio dg vtraque
parte contradictionis, vel contra- . rietatis, vt an homo fit animal , an non ,
an terra fit frigida,vdl calida;propcfitio diales ctica cft interrogatio ce vnà
tantum'parte quaflionis . «tan terra fit frigida , vnde ppebicma, &
propofitio dialectica d'fferüe cut pars, & totum , nàm problcima GM cité
vtramque partem quarit , propofitiá alteram explicité;alterà im Bee E à por 121
poffunt primóà iuxta. diuifionem przdica- torum, vt aliud fit problema
definitionis , in quo definitio quzratur de dcfinito;aliud fit problema
generis,&c. Secundo diuidü- tur juxta diuerfitatem materiarum , quzin
fcientijs pertractantur , vt aliud fit proble- ma morale aliud
fpeculatiuum;aliud phy- ficum aliud metaphyficum; &c. Tertio di uidi
poffunt c x parte illorum;qui illis afsé- tiuntur,nam aliud eft;quód eft equé
incertü tüm vulgaribus , tüm fapientibus quoad vtramque parté , quia nulla ratio
vrget pro aliqua illarum,vt an numerus ftellarum fit par,velimpar 5 aliud, in
quo vulgares opi- nantur contra fap:entes, vt fitne Sol maror terra,an non 5
aliud,in quo etiam fapientes difcrepant,vt an celum conftet ex materia, '&
forma vel non; ybi aduertedü ,q» ad hoc, staliqua propofitio dicatur,
dialectica , &' roblcma dialecticü,requiriturs vt fit pro- abiti per
rationes aliquas generales , nom demonftratiuas .Dicütur aatem problema , &
propofitio dialectica materia proxima fillogifmi topici;mon qnod ipfum formali-
ter ingrediantur ,non.m. fillogifmus conftat ex propofitionibus interrocaciuts
, fed vel affirmantibus ,veI negantibus ; fed materia dicuntur , quatenus
continent duo extre- m cx quibus conficitur conclufio illius fil logifmi,qua
erit altera pars , vel affirmati- vu vc) negatiua problematis , vt fi quara-
turn tcrra fit altior mari, fillogifmus con £ludct,vel quod fit altior, vcl nó
fit altior. CQATPSVUPMIL De locit Topicis . ,34 Dus problema cffc materiam fi]
4A 7 logifmi copici ,eo quia in fe conclu
fcncm continet , & duosterminos , qua- propter cum fillogifmus ex
tribus terminis ' «onllare debeat,medinm terminum imieni re oportet ad
probandam conclufionem ; , ro cuius inuentione quzdam affignantur 2 Doctoribus
loca topicanuncupata , ex quibus,tanquam st ptomptuarijs , media extrahimus ad
offendendam conclufioné . .Definitur n.locus topicus,qwed fir fedes ar- qnmenti
vel illud, à quo cemneniemi elicitur argumentum ad propofitam quefiiemem , per
argumentum hicinteligitur medium topi- cum;in his.n.locis reponütur quzdanrma-
.Ximz , & vniucrlales propefitiones tantz , dignitatis vt ab
omnib.concedüir , in qui- bus aliz propofitiones virtualiter continé. tur ,
& accipiunt vim inferendi conclufio- » Par: fecunda Inflit. Tratl, I1.
Cap.I1. riem , ficut locus naturalis dicitur habete! virtutem conferuatiuam
locati. Solet a Summuliftis diuidi locus in locü maximam ,& in locum
differentiam maxie - mz, locus maximus eft propofitio illa vni- uerfalis, qua
nulla eft prior, & notiorin illo genere, fed eft ex terminis nota , ipfique
— multz argumentatiónes innituntur , vt Pe quocunque dicitwr definitio ,
dicitur etiam definitum, De quocumque pras icatur [peciet y pradicatur etjam
genus , quibus innituntur 1ftz argumentationes , animal rationale eft. ^
rifibile, ergo homo eft rifibilis, Petruseft homo,crgo eft animal : locus
differétiamae ximz funt termini jlli , quibusavaximz differunt inter fe, &
ex quibus conficiücur, fic definitio, & definitum,genus , & fpecies
dicuntur loci differentiz maxmmz ,-per * quos terminos maxim a inter fe
diftinguüe tur, vnde prima dicitur cffe inloco a defini tione ad
dcfinitü,ilteraà fpeciead genus ,——— 35 Iniftismaximis duos terminos repe
rics,quorum vnus dicitur inferens; &cít ui folum in antecedenti ponitur, nó
in. c&- cquenti, aliter dicitur illatus,qui cóf: ingreditur fic in'exepl:s
adductis terminian fcrétes süt definito; & fpecies, termini illa- ti
definitum, & genus, animal rationale erit inferens,homo
eritillatussterminus vero , qui tam in anteccdenti;quàm in confequé- ti
penitur;dicitur terminus communicanss locus differentia maxima non fumit fuam
denominationem , nifi a cerminisinferen- te, & illato;ab inferéte vt à
curan" |» abillato,vt à termino ad quem , vnde folet dicilocusà
definitione ad definitum,à (pe- cie ad genus,&c & quando ifti termini
di- uerfimodé denomrnantur,& diuerfis nomi nibus,terminus inferens ponitur
in ablati- - vo jillatus inaccufatiuo, vt patetinexem- — lis adductis,quando
veró ij(dem nomíni- lus denominantur,ambo ponuntur in abla- tiuo plurali, snde
non dicitur locus ab op- pofito ad oppofitum,à repugnante ad re« pupeiae fed ab
tis a repugnan- tibus . Ti Locus differentia maximz prima fui di- vifione
triplex cft, intrinfccus;extri s & medius,quorüquilibetaliaspatitur (bs — —
diuif£cnes , dequibus omnibus breuiter agendum 5 ex his diuifionibus habentur
drifiones loci maxima nam maxima diui- duntur ivxta diuerfas
habitudines,quasha- —. bent ititer fetermini , vt alia -eft habitudo inter
definitionem,& definitum, & alti sn- tcr fpeciem ; & genus, &
amc ^ s De lids inten itas habitudines variz formantur maximz illas explicantes
n CAPVT IIL De lecis inirinfecit. »6 Ocus intrinfecus eft. quando argu- dL,
menta fumuntar ab his , quz ad rei " Áubftantiam, feu effzntiam pertinent
(fub- ftantia .n. hic aon accipitur pro przdica- mento;íed pro rei quidditate,
quomodo ac €identibus ctifm conuenit)vel fubftant'am Comitant ur;qui locus e(t
duplex, vel à (ub- flantia , vcl à comitantibus fubítan- tiamr. Locusà
fub(tantiaeft , quando ar- gumentum fumitur ab his , quz ad. effzntiá.
artinent;& conucrtibiliter fe inferunt;talia fun: definitio,
definitum.Diximu$ comaer- tibilirer fe inferunt , quia fi folummodo lo- cus à
(ubRanua explicetur , quód fumatur abhis,q ad effencia attinet, vt facit
Ruuius, fic (ub itto loco non tantum locus à defini- tionc.fed à gencre,à
fpecie,à partibus, &c. comprehenderegtur,cum tàmen a Summu- li&istfta
loca; füb. loco à concomitantibus fubftantiam ponantur,eo quia non explieàt
eff:ntiam coauertibiliter, vt igitur à com- muai fententia nó rccedaznus ,
locus à fub ftátiaproprié cítlocusà definitione ad dc- finitum,per definitionem
non folum poteft iatelligi definitio proprie di&ta, qug per ge nus , &
diffcrentis folum icat effen- tiam réi,verunretiam defcriptio , & incer- pretatio
nominis; deferiptio-eft oratio ex4 plicans e(fentiam rei per genus,&
accidens: proprium, vel plura accideritia communia circumícribentia propriam
ditferentiam ,vt ' homoelít animal rifibilis , homo eft aai- mal bipes ad.
beatitudinem ordinatum , interpretatio e(t explicatio nominis , X duplex:
quzdam , quz cum interpre- tato conuertitur , vt theologia eft fermo dc Dzo,
quzdam quz noa conuertitur , vt lapis.i.lzdens pedes,nam multa lzdunt pe- des,qua non (unt lapides ; in przíenti de
prima cf (crmo. : . ;37 Locus igitur à definitione ad dcfini- tum eft habitudo
idéritatis,feu coauertibi- litatis ipforum ad inuicem . vnde quatuor : maximz
ab iítis eruuntur,duz affirmatiuz, & duz negatiuz.Prima eft De 4. pra.
dicutmr definit » pradicatur dcfimium,vt pe trus eft animal rationalc,ergo cft
homo . Secunda affirmatiua eft Qucqmid pradse atur de
definitieme predicatur de defimto , vt ani- malratioaalc cít mobile ergo homo
c(t mo Um lent modal: 113 bilis . Tertia negatiua ; A'4wsc«maue reme utitur
definitio , Cn Acfinitum remonetur ,vt albedo non cft animal rationale ergo
albe donon eft homo. Quarta ncgatiua uie- quid remonetur à defimitiene ,
vemcuztur. definito , vt animal rationale non cit lapis , ergo homo non eft
Jzpisinprima,& tertia definitio eft pre ficatum , in fecunda , & quarta
eft fubicctum .. Idem dicendam de interprctatione,& interpretato, de
deíczi- prione, & deícripto . Qaoniam autem dcfinitio , & defiaitum
conuertibiliter dicuntur , p funt alie qua- tuor maximz formari à dcfinico ad
defini- tionem , dicendo De 4»ocum2ue pr adscatwr. lefinitum,pradicatur
defrmitio , Kc. itavt definitum fit inferens , & definitio illatum :
propter quam conuertentiam fimiles ma- ximz confici poffunt à difcrentia
fpecifica ad fpeciem, & a proprio ad fubiectum , & € contra mutatisnominibus
. Not. cft tamen , quod duo przcipué re- quiruntur,vt itz maxim verificencur,
pri mum, vt termini non fupponant njateriali- teraut fimpliciter, fed
tormaliter, & abfo- luté,vel perfonalitcr, vnde non (equitur ani mal
rationale eít oratio, ergo homo eft ora tio;animal rationale efl dchaitio,ergo
ho- mo eft definitio: (ecundum,quod non acci- piantur in propofitionibus ,; in
quibus in- uoluitur actus interior intcl!e&us 5 vnde non fequitur , Í(cio
P. trum cffe hominem , ergo fcio Petrum effe animal rationale , hoc n. poteft
ignorari, ità Tat. ia Summ. tract.4 item quod accipiantur in propofi- tionibus
deincffe , non vero inillis propo- fitionibus , quz fecundum aliquos zquiua- s
, vt demon'lrabile eft ho- minem effe rifibilem , ergo demonftrabile eft animal
rationale effe ritibile, hoc cft fal- fum , quia eft principium demoaftrationis
iramediatum,& indemóftrabile : ita Nicol, dc Orb. in tra&t.de locis .
Ruríus hic aduertendum eft hunclocum à definitione non folüm eff* topicum, vade
«f. poffit argumécum probabile deduci, fed etiam deronftratiuum ; & idcó
dicendum eft hunc locum tuac deferuirc topico fyl- logifno, quando vel non
conttat eíse ve- ram, & propriam rei definitionem, vel de- fcriptionem;quz
pro cali afsumitur, vel n8 conítat pra dicatum conclufionis conueni- rc
definitioni: fubieezi , auc definitionem pradicati corclufionis conuenire
fubiedto ciufdem, quod etiam proportiorialiter in- telligendum eft de alij1ocís
topicis, à qui. Qi bus 124. bus deduci pofsunt argumentaneccísaria, 38 Locus à
comitantibus fubltaneia de- famitur ab illis terminis , qui non conuer-
tibiliter idem important, fed vnus incladi- tur in alio alique modo císendiin ,
& funt oto, toto, À partc, A caufa, Ab effectu , A generatione, À
corruptione , Ab vfibus , & A^ communiter accidentibus ; nam pars eft in
toto, & totum dicitur effe in parte , effectus etiam dicitur effz in caufa,
&ideo fumuntur duolocaácau(a, & ab etfectu : generatio dicitur effc in
re genita ,quia cit via in formam , & corruptio vnius eft ge. neratio alterius
, vfus etiam dicitur finis rei, & res eftin fuo fine, & candem commu«
niter accidentia funtin fuo fübiccto . Totum quia r:latiué refertur ad partem,
quot modis dicitur totum , tot etiam dici- tur pars, vndé locus à toto, & à
parte diui. iturad diuifionem totius, & partis.Totum eft multiplex,
.f.vniuerfale,integrale,quan- titatiuum, in modo,feu modalejin loco,feu Jocale,
& in tempore,fcu temporaneum,to- tidem etiam diuiditur pars . 39 Totum
vniuerfale efl omne fuperius, & magiscommune in linea przdicamenta- Vi,
pars huius totius eft inferius , & minus commune, & dicitur pars
fubrectiua ,à to- to vniuerfali ad!partem fubiectiuam valet arguere
deftru&tiue, feu à negatione fupe- rioris ad negationem inferioris ,
&eft ma- xima , 4 qwecumqne remoueiur totum yni- uerfale, quelibet esus
pars remouetur, Xt non elt animal,ergo nec homo, nec Leo, &c. ratio cft,
quia fuperius effentialiter inclu- diturin inferiori, vnde vbi non c(t
fuperius, nec inferius poteft effe; & hoc cft verum, fi totum fe teneat ex
parte przdicati; at fi cit fubic&um, non quicquid remouetur à toto
vniueríali remouetur ab omnibus eius par- tibus , nifi in propofitionibus
negatiuis in primo,& fccundo modo perfeitatis 5 vt ani- mal non eft lapis,
ergo nec homo cft lapis, nec lco ,3Xc. in alijs vero propofitionibus remouetur
non ab omnibus partibus, fed ab llisfub difiun&tione acceptis, vtanimal non
eft racionale, ergo aliqua cius fpecies non eft racionalis, f. vel
equus,vellco, &c. A toto vniucrfali ad partem fubicétiuà af- firmatiué non
valet, nifi in propofitionibus per fe,fiue fit fubicétum,;fiuc predicatum,in
alij «nonaifi fub difiunétione , vt modo di- cebamus, vt animal eft fcnfibile ,
ergo ho- mo eft (cafibilis,Ico eft fenfibilis , &c. ani- ma! currit,ergo
vel homo, vel leo currit:vn dc diccbat Azilt.z. Top.c. fi genus przdi- Pars
Secunda Inflit. Tracl.IT. CapJITl. catur dealiquo , neceffe eft aliquam eius
fpeciem de codem predicati ,vt hoc elt ani- mal, ergo vel cit homo, velleo ,
vel equus; ex quibus patet , quod à toto vniueríali ad partem fubiectiuam non
poífumus habere rcgülam generalem nifi primam; toto fete nente cx parte
ptdicati , at alio mod sé- pcr illa regule timitantur,figaum euidens, quod nou
teneat gratia formz , (ed gratia matcriz . Dos A^ parte fuübicctiua ad totum
vniuerfale: non ten.t deflru&tiue, fed conftructiuée , feu affirmatiue,
fiueiaferius fe teneat. ex parte fabiecti,fiuc ex parce przdicati, vndefunt duz
maxima: Quicquid predicararde infe- esori ,predacatur de. fuperiori, vt homo
cure rit,ergzo animal currit : de qu» d;cirur jnfe- rins dicitur [mperiu: , vt
Petrus eft homo, ergo eft animal : ratio ell, quia inferius feme per continet
in fc fuperius , nec fincillo re« met potcít, at ne dann potett elf- fine a-
iquo inferiori , vnde non v let, nod eft hos mo,ergo aon cít animal,quia animal
poteft faluari in alijs fpeciebus . vet. Dices,valet;et ens,ergo eft Deus , eft
nu«. merus,ergo elt binarius , ergo à fuperiori ad inferius tenet confequentia.
afirmatiue. Tum quianon valet, SocratesdiffertàPau. — ep differt ab homine,
Socrates incipit: - effc albus, ergo incipit effz coloratus , füp- fito, quod
prius fuerit niger, ergoabin-- eriori ad fuperius non tenet à tiué. Tum 5.quia
valet dicere homo non currit,: ergo animal non currit , ergo ab inferiori: a1
fuperius nó folum afürmatiué tenet , fed: etiam negatiué. Refp.ad 1.illam -
tiam Mee ia ERE Mw ver » Fn eft omnis entis creati — vel. ens fupponat pro ente
in vntuer(ali,tenet gratia tior rot fummam Dei necef fitatem in effendo,non
gratia formz, exem plum de aumero valet per locum à toto in- tegrali , vc
infra. Ad s. propofitiones illae funt virtualiter
negatiuz;nam eft fenfus So- crates non cft Paulus, Socrates nunc eft al«
bus,antea nonerat , ideo non tenet confe- uétia. Ad s valet illa confeq;
vt.notat Yat. uobus feruatis, primum quod ier coní&- flat , ideft quod veré
à parte rei fit illud 2n- feriusa^íq. tali przdicato, wndé ft dicere- tur Adam
non eít albus, ertobancatent €onfrftentia albus,non valet ,quia non artis nam
Adarn non folum non eft albus , . ed neq; exiftit : fecundum, quod tótum non
diltribuatur pro omnibus , & finculis infe- M De locis intrinfecis
"poteit procedià parte fubie&iiua ad totum negatiué. : 4o Totum
integrale eft corpus conftans €x partibus quantitatem habentibus, vt do mus,
aut huic corpori fim le , vt eft totum phy ficum refpedtu partiá effcritialium;
par- tes integrantes fuat partes cóponentes hoc totum,qz funt duplicis
gcneris,aliz priu- cipales , fine quibus totum nequit confi(te- re, vt caput,
cor, refpectu hominis, paries, tectum refpz&ta domus ; aliz rainus princi-
pales,fine quibus cotum poteft effe , vt £e- neftra in domo, digitus ia homine.
Locusà toto integrali ad partem, & à € ad hoc cotum cft habitudo ipforum :
& à toto ad artes principales conet affirmatiué ,argué- de cft 2.a iacente
ad eft z. adiacens, vcl arguendo de przdicatis neceffarió confe- entibus eft z.
adiacens, non in alijs prz- icatis,vt bene notat Tát. cit. vt eil Lun ergo eft
paries, domus eft siquidiergo pi- ries elt aliquid,quia ly 4l4»d, cum fit trá-
dens,confequitur ad pit 1.adiacens,non tamen fequitur, domus valet centum ,
ergo paries valet centum. Maxima ett ifta , Po/rr toto jmtegrals, ponitur quel
ibet cius pars prim- cipilir; nam minus principalis non neceffa- rió T— Non
tanien tenet negatiué , nó eft domus, ergo non eft paries, quia licet ad
pofitionem pofterioris euo pofi- tio prioris , non tamen ad deftru&tionem
pollerioris neceffirió fequitur deftructio prioris . : A parte integrali ad
totum tenet nega. tiué jn eifdem terminis , quos retulimus de toto integrali
,vt non eft paries , ergo noá eft domus,non tamen fequ'tur, paries fion valet
cencum, erzo neq; domus Maxi- ma eft Dejfru^1a parte integrali. principsli,
defirwitur totum , quia ad deítructionem prioris fequitur beteyy c7 Moe id it
matiué veró non tenet, nifi popáturipartes omnes , & vnitz , vt (unt paries
, tedum , & fundamentum inter fe vnita , ergo cft domus . 41 Totum in
quantitate eft terminus có- munis cum figno vniuerfali , vt omnis ho- mo nullus
lap:s , pars in quantitate'eft ille terminus cum figno particulari , vt aliquis
homo, vel inferiora contenta fub illo com- muni termino ,ex fequitur,quód totü
, , & partes huiuímodi Íupponere. non materíaliter,fed perfonaliter,vt
optimé no tat Orbellus: à toto in quantitate ad partes tenet confequentia tàm
affrmatiué , quam ncgatiué fiue fit fubiectum , Subqe dicas - Ns 'fub termino
communi , fcu 125 tum,co quia totum hoc diftribuit pro om- nibus,&
fingulisinferioribus; & formantur dux maximz in genere ,'vel quatuor in
fpe- Cic Quicquid affirmatur , hei ee 4e toto in quantitate armatur, vel
ncgatar deom- nibus ^p (Pm uls; partihus , vt omnishomo currit,ergo Socrates
currit , Pctrus currit &c. Secun la, D» qu2n/fie matur vel megatur totum in
qnantitate ,affrmantar vel wegame tur ein: partes , vt lapis nullum hib:efen-
fum,ergo nec hahet vifum,nec audi: ü, &c. Dices,non f-quitur,omnes Apoftoli
funt duodecim,ergo Paulus eft duodecim ; item omae animal futtin arca Noe ,
ecgo Buce- phalus fuic in arca Noe — R.ex ditis r. p- tract.i.c.10.K
tra&.s. c. 4. quod defcenfus illatio có(equé- tiz àtoto in quantitate ad
parces , debet fieniuxta. fuppofitionzm illius termini in tali
propofittone;hinc quiain prima fuppo nit collz&tiué , debet illatio fieri
ad partes fimul fumptas ; & quía in fecunda fuppotit diftr butiué pro generibus
fingulorum, de- bet inferri defceníus tali fuppofitioni ac- cominodatus, A
partibus ia quantitate , fi omnes fimul fumantar, t: netad totum tàm
affirmatiue , quàm negatiué,tàm à parte fubiecti, quàm à parte przdicati, &
funt lux maximz , vt de toto diximus, Quicquid affirmatur , vel nesatur de
omnibus partibus famml fumptit affirmatur vel necatur. de toto im quantitate ,
Vt Socrates currit, Petruscurrit , & fic de alijs; erm&o omnis homo
currit. Secunda , De quo afjirmátur,vel negátur omnes partes fémnl [umptg ,
affirmatur. pel negatur totum gn qu imtitat*,vt Petrus habet vifum, gufti,
&c.ergo habetomnem fenfum, 42 Totum in modo elt terminus com- munis fine
aliqua écterminatione fumptus, vthomo, Philotophus,pársin modo ett ter minus
communis cum aliqua determina tione acceptus,vt homo albus; homo dici- tur
totum,quia ad plura fe extendit , quàm modi per album , vnde totum vniuer fale
diftinguitur à toro in modo , quia illud refpicit inferiora effentialia,:ítud
inferio- ra accidentalia, vt homo, vt totít vniuerías le , refpicit Petrum ,'
Francifcum , &c. praícindendo ab accidentibus » fed folum vt homines funt;
homo veró vt cotü irj mo- ——Ü quatenus ditermina- ta & diftincta per
aliquas accídenrarias de» Ro eres deg hominem album , homi- nem nigrum, 3 cans
126 * eans terminum communem eft triplex;alia eft diftrahés,feu alienas quz
repugnat (uo determinabili, & tollit rationem fui dcter- minabilis, vt homo
mortaus, pictus ,irra- tionalis,&c. alia eft diminuens,qua: nó tol- lit
omnino rationem :lltus ,cui adiungitur, fed partim diminuit,vt homo cognitus
,al- bum (ecundum dentes;alia eft contrahcns , feu reftringens,& eft,quz
non tollit;auc.di- minuit fignificatum termini cominunis , imo ipfum M mee
facic camen (tare pro paucioribus fuppofttis , vt homo albus;vt re&té
arguarur à toto in modo ad partem , & é contra , modus debet fumi in tertio
se- fu, nam non fequitur, cadauer non cft ho- mo,ergonon eft homo mortuus,
Petrus nO eft homo mortuus, ergo non eft Homo; ne- que fequitur ,rofa eft
cognita;ergo rofa eft; zthyops eft albus fecundum dentes, ergo eft albus.
Attamen vt recté arguatur à toto in modo ad partem fecundum. determina- tionem
contrahentem , requiritur adhuc , quod copula zqué primario afüciat tàm
terminum, quam modum à parte przdica- ti, & ratione vtriufq; per copulam
tribua- tur fübiecto,vt Petrus fit homo doctus,er- fit homo non valet, quia ly
f/ non affi- cit hominem .fedly do&tum ; his obíerua- tisà toto in modo ad
partem , tenet aega- tiué tàm in fubijci,quam in przdicari, vt Pe erus non eft
lignum , ergonon eftlignum album , homo noneft lapis , ergo homo albus non eft
lapis , non tamen af6rma- tiué , vt Petrus eft homo , ergo eft ho. mo albus ,
homocurrit, ergo homo albus currit;nifi in ordine ad przdicata primi, $c
fecundi modi ,vt homo «(t rifibilis ergo ho mo albus eft rifibilis; quz cófeq;
tenet gra- tia materiz quamuis propofitio non fit per fc, vnde maxima Dojrudle
foto.1n modo,de-. férmitur qualibet ess pars, A parte in modo ad totum tàm
fubijcié- do,quàm przdicando tenet conítractiué , dummodo termini non (upponant
fimplici- ter fed perfonaliter,vt homo albus currit , ergo homo currit,
Socrates eft homo al- bus, ergo efthomo: Maximz (unt i(tz, £wicquid prpdicatwr
de P aec medo, Ira- dscaturde fmo toto : & de quecunque pra- dicatur parr
sn mido , predscatur, C [uum ferum . Diximus , fi fuppofitio non fit fimplex ;
nam non. fequitur , homo bus eft ens peraccidens , ergo homo eít ens
peraccidens ,ly homo fupeonit fimpliciter pro illo aggregato 5 & ide om.
jio diccidbe ic) 7-4 p snm diximus dc , fam efficientem. Peffta, vel ramota cam
fmefe Pars Secunda Infiit.T'racllI. Cap.IIT. loco à par:e fubiectiua ad totum
vniuerfa-- le, quomodo fcilicet po!lit ctiam negatiué procedi: . : 431 Totum
.nloco eft di&io comprehen deis aduerbialiter omnem locum , vt vbi- que ,
nullibi , parstotiusin lococit dictio comprch:ndens aliquem locum aduerbiali-
ter , vt hic , illic; Similiter totum in tem- pore eft dictio aduerbialis
comprehendés omne tempus, vt femper , nunquam , pars totius in temporc eft
dictio aducrbialis fi ees aliquam partem temporis, vt ho- ie, heri , &c.
abiftis totis ad partes tenet coníequentia tam affirmatiué, quam neza- tiué, vt
Deus eft vbique ,ergo ctt hic, Anti chriftus nullibi eit, ergo non eft hic,
Deus eft (emper, ergoe& hodie, Deusnunquam fuit malus, ergo neq. hodie eft
malus , & funt duz maxima . Cwicwnue conuenit. tos. tum in loco , velín
tempore , conuenit etiam (pars: quoeung.remouctur totum jn loco, vel. 4n
tempore, remouetur etiam pars , ? i A partibus veroinloco, & ia tempore ad
totum femper tenet negatiue , vt Cafar non eít hic, ergo non eft vbiq.non eft
hodie, ergo non fuit (emper: & fit hzc maxima. ,.— d quo remouetur pars sn
loco, vel im tempore , remonetur tatum in locoyvel in tempore hzc tota poffunt
reduci ad totum in quanrita- te, & eifdem regulis omninó poffumus vti . 44
Locus à cau(a ad effz&tum,& ab effe- Quad cauíam eft habitudo, quam
habét ad inuicem hi termini,& ficut caufa eft quadru pes
eficiens,materialis,formalis, & fina- 15, vt diximus tad pri M loca poffunt
à caufa , & ab effe&tu iy. & primo à caufa efficiente ad effectum
fit argumentatio refpectu horum przedicato- rum efi. ff?,bemum, &
ma«lum,proportionali- teraccomodando iuxta cxigentiam habi-. tudinis caufz ad
effectum, & é contra, ideft fi eft (crmo de cau(a in potentia , arguatur ad
etfe&tum ,.xt potcft effc. , fi de cau(ain a&tu;ad effectum, vt eft in
actu, & fit,ve Phi- -- lofophus eis cigo poteft docere , docens actu
eft,erzo-diícens actu eit: , domificans eft bonus,ergo domus fit, vel erit
bona, eft e erit mala; quod non eíl intelli- - gendum de benitate, aut malitia
morali,vel entitatiua , nampezccator potelt effc opti- musartifex ; fed
debonitate 5 & malitia cauíz, & effectus iin quàtü caufa efficiens eft,
& nó addit impedimétü ex alio capite ; & dátur maximz á caufa cfficiéte
ad effc- &à, & € cotra aliz duzab cffeóta ad cau- fiein- iemte im
putensa vel in ado, pemitur , yel vemiuetur cfe tui im petétia vcl in adiu; Sc-
cunda Poft cam[a efficiemte bona vel mala , ponitur effechbus bonus vel me«lu:;ex
parte cí- fe&us Pofito,vel remoto effect» im potentia , gel im adiu,
ponitur vel remauerur can(a effi- ciens im patentia vel im «(tusSccunda ,
Pefito bono effe&im,vel malo , pomumr caua efficiens bona vel mala . Caufa
materialis ell duplex, vna perma- nens,vt zs'in ftatua znea alia tranfiens , vt
femen in arbore, farina in pane;abifta caufa fumuntur duz. maxima , 1. Pofíf«
cew fà materiali, pofi bulis eft fuus effectus vt pofito ferro bilis cft
gladius , 2. Remofa cena ped yremouetur effeitu:,vt remotis lapi dibus,lignis &c.remouetur
domus, Ab cf- fc&u quoq; ad iftam caufam duz maxima fumuntur,t.affirmatiua
, Pefifo effectu. poni- tuy materiam permanentem effe Cr tran(eune gem fu iffe:
2 .negatiua, Remoto effeftu, rema- wetur e ufa materialis inactu , moutamem im
potentia . ' N caufa formali in au funt duz maxime ad effe&um;&
econtra, inferütur.n. ad in- micem, Pofifa ,vel remota caua itpduqer tur vel
remonetur effectus formalis, vt albe. do eft, crgo album eft;albedonon eft,
ergo album non eft ;ab etfcétu quoq; fimilis ma- ird Pofito vel remato effectu,
po- itíér , vel remouetur ca (a formalis, vt albü eft, ergo albedo eft;diximus
à caufa formali in a&tu;quia peteft effe aliqua forma fepa- rata quz nullum
a&u effectum caufet , vt anima fcparata, & accidentia in Sacramen- to
altaris a qua caufa non valet inferre cf. fectum. ) us A fine ad cffe&tum
fumitur locus in ordi. ne ad ifta pradicata bonum,& malum;& te net
affirmatiné;& negatiué ; idem dicendáü delocoabtffectu adhanc caufam: ,
vnde funt ifta maxima, Cw: fimis efi bomu:r , vel malus ,effeus efl bonus vel
malus,K fi effe- —- dui efl bonus ,vel malwsfimis esus erit bonuss | vel.
malus;vbi nor. quod effectus finis prz- cipué funt media ad confequendum ipfum
, * que funt duplicia, alia; que ex fua natura habent proportionem, &
ordinationem ad 3 rs. air att. fecundum rectum di- "&amen rationis, vt
operationes meritoria ad confequendám beatitudinem, medicina ad acquirendsm
fanitatem; alia,qua Here cidens,& non fecundum prudens dictamen rationis
ordinantur ad finé, vt fi quis eger potum aquz affumcret ad lánitatem acqui-
rendam, aut furtum propter cjemofinam ; 127 regulz datz intelliguntur de primis
, non dc íccundis . is 45 Locus à generatione eít habitudo generationis ad
genitum, generatio hic ca- pitur pro acceptione cuiuícumque effe , fi- ué
fubftantialis finé accidentalis , & fitare eec reípeétu przdicaterum boni ,
mali,& eft talis maxima. Css gemerateo bona efl genitum bsnumeeff , cusas
generatio mala qo malum cff , & éconuerío poteft arguià genito ad
generationem ,v aurum eft bonum , ergo generatio auri bona;generatio furis eft
mala , ergo fur malus, & hoc fequitur, quia generatio ter- minatur ad effe
rei, quare fi illud effe erit benum;bona erit generatio,non mala . Corruptio
cft deperditio alicuius effe & quia non terminatur ad cffc rei , fed ad non
effe, hinc defumitur talis maxima Cw» cov ruptio eif bona corruptum esi m.lum ,
& cu- $us corruptio efi mala,corruptum cfü bonum nam fi effe rei eft
bonum;carentia ipfius mala, fi malum,erit bona, & codem mode arguiturà
corrupto ad corruptionem, vt hzretici funt mali,ergo illorum corruptio eft
bona,Doctores ecclefiz funt boni,ergo conim corruptio eft ecclefiz mala.
Dices,mors Chrifti fuit bona ecclefiz, er o Chriftus fuit malus ecclefiz,quod
eft fal m;ergo fal(a illa regula. Refp.hanc regu- lam vntuerfaliter
valere,quando ex oppofi toab effe geniti arguitur generatio mala , nam tunc
re&é infertur , quod fi generatio eft mala, corruptioillius e(t bona ,
quando vcró ex bonitate corruptionis nequit argui malitia generationis,fignum erit,
quod ta- lis bonitas corruptioninon ex fe,fed ab exe - trinfeco prouenit, vt
eft in cafu , in tantum .n.mors Chrifti fuit bona ,quia fuit à Deo ad noftram
falutem ordinata;fic Sancti funt boni, & tamenipforum mors dicitur in Pal.
pretiofa , quatenus à Dco ordinatur yt meritoria vitz zterrz.. NÍus cft
exercitium alicuius rei, qug res dicitur vfitata,& ab vfu defumitur
locus,vt à caufa finali refpectu mediorum in ratio- nc boni,& mali . Cus..
v (us bonus eff , tP- fom bonum efisquare nihi] de nouo occurrit dicendum. : .
Tandem communiter acci funt duplicia;alia,qua non femper fe con ps tur,vt effe
album, do&tum,alia,qua fe in- ferunt faltim vc plurimum , & hoc
duplici- ter,vcl pro eodem tempóre vt cft interpo- fitio terrz, & eclypfis
Lunz , vcl pro alio tempore, vt funt imors, & vita, partus , & - con-
129 ceptio ; à primis non poteft defumi locus, fed à fecundis, & fi
adinuicem infe- runtur pro eodeni tempore , tunc ab vno adalind tenet
confeq.tam affirmatiue,quàm negatiué, & é contra, vt in. exemplo addu- €to
de eclypfi; atfi pro diuerfis tenpori- bus fe inferunt , tunc afürmatiueé 2
pefitso- me poftersoris fequitur pofitio prioris , non contra , vt peperit
mulier , ergo concepit , mortuus eit, crgo vixit ; torquetur, €rgo commifit
errorem ; Negatiue veró argui- tur A deflructione prioris ad defiruchyonem
pofierioris, nó vixit, crgoneq. mortuus eft, Dices penitcre fupponit delictum,
& ta- mtn non 2c ; Ghnflurcyit penitentiam, ergo deliquit. Refp. penitentia
proprie eft dclor de peccatis à fe commiffis , & hic do- lor fupponit
delié&um , quam pgaitentiam non habuit Chrifius . - CA TU T IV De locis
estrinfecss 46 T Ocusextrinfecus eft,quando termi- nusinferens non cft; in
illato fecun- dum aliquem modum effendi in , fed omni- no eft extràillum,&
funt ifti, Ab oppofitis, A maiori, A minori , A fimili , A proportio- ne, A
tranfumptione , & Ab authoritate. Locus Ab oppofitis cft habitudo vnius
oppofiti ad à]iud; & quia oppofitto eft qua- druplex ex diclis ». p. traét.
z. c. ». fcilicet rclatiua,contraria, priuatiua , & contradi- Coria, ab
hisomnibus fümuntur loci , & maxim. Attamem de oppofitis in commu- ni funt
duz maximz ommbus conuen étes; Prima , De quocunque afffvmatur vnum oppo-
fitorum, megatur alterum v. [jen eiufd m , C fecundum idem, quod ponitur , quia
idé p eff: filius , & pater rcfpectu diuerfo- m, idem poteft cffe mobile ,
& mouens fcípectu ciufdem forma: , vt cum aqua fe fcducit ad pr flinam
frigiditatem ,fed non fecundum idcm,nam 2qua cft moucns,s t cft in actu
virtuali, & potcntiam habet actiuá, eft mobilis , vt «ft in potentia
formali , & piffiua . Secunda , Op/offra — conue- minnt,ytfi pater cít
fuperior, filius eft infe- rior;fi virtus cft bona,vitium eft malü. Tria veró
ex Morif. hic requiruntur ad veritaté buius rcgulz,pr mum,quod propofitio an- tecedens
fit pcr fe , vndenon valct , album eft dulcc, ergo nigrum cftamarum ; fccun-
dom,qued quando termini antceedentis fe habent vt inferius ,& fupérius, in
cófequen ti eppofitum à e contradictorium ponatur à parte fubiecti ,vt homo efl
ani- Pars Secunda Iofin. Tabl. Cap.IV. mal,non fequitur, ergonon homo eftaos.
animal, fed non anima] eft aon homo; Ter-" tium , quod illa contraria non
oppenantur fub eodem genere per exceffum , & defe- &um, vt non valet,
auaritia eít , ergo prodigalitas eft bona . : re A rclatiué oppofitis arguitur
tam affir» matiué , quam negatiué quoad verbum elt de fecundo adiacente , vnde
eft maxima Pofíto vel remota ymo relatiuo , ponitur , Sel remouetur alterum, vt
fi pater eit, filius ci, fi pater non eft, filius non eft . 47 Contranorum alia
funt mediata,quae medium habent fecundum formam ,.vt al« bum;, & nigrum
inter quz funt medi) coe lores 5 alia immediata , inrer quae for. ma mediatper
participationem extremo- rum , fed (olü fubie&tum vtriufque capax» A
mediatis tenet atlirmatiué , Po[rte ymo con- frariorum 1n fnbselo, vemouetur
alters , Nt eft album,ergo non eft nigrum, non tamen é contra , non cít nigrum
,, ergo eft al- bum, quia potefteffe viride , Ab ia- tis tenet etiam negatiué,
vk Kemoro ymo 1n fobiedlo e xiflente, Qr capaci. ponitur ulteri, vt non
eltfanus;ergo cll zger; diximusin fubie&o exiftente.quia requiritur c tia
fübicéti ; vnde nó fcquitur Antichriftus non eft anus,ergo eft zgers diximus in
fu- bicé&to capaei , quia fi non cft capax , nec etiam valct,vt lapis non
efi (anus, ergo et zocr; & hoc quia ifta contraria annexa hax bent
oppofitiorem aliquampriuatiuam, A priuatiué ep pofitis tenet c affir-
matiué,vnde Poffto vno in fubicdlo , remme- tier «lterum, negatiue tanen.non
tenet nift fit conítantia fubie&ti , etus capacitas, vt de immediate
contrarijs diximus, & tépus de- — terminatum , quia Catulusante nonü diem
non efl vidcns , nontamen cft cecus , quia non habet determinatum tempus à
natura ad videndum. Sed e& hic not.quodaali do priuatie negat a&tum;vt
tencbra;aliquá do negat etam principium illius actus , vt cccitas, à Prima
valet femper arguere'ne- gatiu? Remoto yno. prinatiud ponitur iei m vt aer non
ft lucidus , ergo efl te- nebro(us; à fecüda vcró non valet arguere à fimplici
negatione actus ad priuatienévt Petrus nó vi v mehwpare «i terra o 4$
ContradiGterié oppofita, alia süt in- complexa,& funt tcrmint, quorum vnus
cft epe teh . homo,& non ho- mo;-aNa complexa , vt funt propofitiones
affirmatiua, recu deeifüen: nini in primis potcft dari medium irf propofi-
tionis | " De loci s extrinfecis . 1219 &jonibus fumptis cum aliquo
fincathego- go,& ys nam quamuis videatur arguià remate, vt cum Do&t.
diximus p.1. tract.a, €.7.& 10.& ideo non valet femper arguere à
pofitione ,vc] negatione vnius ad pofitio- nem ,velnegationem alterius : in
fecundis nullum potcít dari medium , & ideo poteft in ipfis argui tam
conflruétiué , quam de- fi ru&tiué refpe&tu horum przdicatorü ve- ri,
& falfi; vnde cft maxima 5; »nwm contra- di lerium eji perum ,alterum eft.
fal/um 5 vt falfum eft me legere , ergo verum eft me non legere. Prater ifta
oppofitorum genera dantur etiam difparata, quz ad inuicem nó poffunt
verificari,vt homo,& afinus, ab iftis argui- tur affirmatiué; vt eft homo ,
ergo non eft afinus, non tamen negatiué , vt non cít ho- mo;ergo eft afinus ;
Sed debent adeffe dux conditiones,vt notat Tat. hic,prima, quod ifta difparata
non fubijciantur in propofi- tione ,aliter non femper recte arguercetur, vt
homo eft animal;ergo afinus non eft ani- mal; fecunda, quodin accidentibus argua-
tur in terminis abítractis , quamuisin fub- ftantijs poffit argui ctiam in
terminis con- eretis, vnde non valet , lac eft album , ergo non eft dulce . 45
Locusàá maiori ad minus, & à minori 2d maius eft habitudo iftorum
terminorü, vbi not, cum Tat. hic per maius intelligitur illud,quod habet
maiorem apparentiam, & probabilitatem effendi, & conueniendi ali- €ui
fubiecto ; per minus intelligiturid , q» habet minorein apparentiam
conueniendi, v.g. facilius eft fupcrare decem, quàm mil- le , facilius eft
expugnare vnam ciuitatem , quàm regnumyideo illud dicitur maius,hoc minus ,
& potcft tripliciter fieri compara- tio,vel vnü przdicatü ad duo fubiecta
cópa ratur, vt dcbellare prouinciam refpe&u ve- gis, & militis, vel duo
pradicata ad idem iubicctum,vt fcrre centum, & ferre decem in ordine ad
eundem hominem , vei tertió duo przdrcata ad duo fübiecta vt ferre cé- jum.X
fcrre decem refpectu hominis adul- ti,& paruuli : A matori ad minus tenet
ne- tiué ,& fit maxima, Si sd, quod magis vi- [9m smeffe,mon ineft , neq.
quod mini ui- detur ineffe , erit, vt ft homo adultus nequit ferre decem , n«q;
paruulas poteri: ferre «entum . A minori ad maius tenet affirma- , tiué, &
eft ifta maxima. Si 4wed minu: wi. detur ineffe , € inefl , ergo quod magis wi-
detur ine [Je merit , vt fi miles poteft ciuita- tem debellare, ergo & Rex
; in hoc tamen tion fcquitur, milcs potcft facerc decem,er^ minori ad maius
propter maiorcm Rcgis potentiam, re vera tamen arguitur à majo- ri ad minus ,
nam probabilius eft militem XY maiorem laborem fullinere, quà poí- t Rex; quia
vt diximus per maius , € mi nus intelligitur maior , vcl minor probabi- litas,
vcl facilitas rei, 49 Locusà fimili parum differt loco à proportione , fi
accipiatur fimilenon pro conuenienua folum in qualitate , fed pro quacunque,
& tenet tàm affirmatiué, quàm negatiué, fi arguatur quoad illa, in quibus
cft proportio, & fimilitudo,& eft maxima, De. (imilibus, dr
proportionalibus ei idem 19 dicium, vt ficut fe habet Rex in regno, ita
Generalisin religione , fed Rex debet effa prudens, & fapiens , ergo &
Generalis, di- ximus, ff arguatur illa , &c. namnes valet , Rex debet
habere milites , crgo; € Generalis . » Ab iftoloco fumitur
modus arguendi à commutata proportione , in quo funti(lg rcgulz, vt notat
Doctor in 1.d. 36. K.in 4. d.43.0.3.G. Prima , quód accipiantur qua- tuor
termini , & primus comparetur cüm fecundo, tertius cum quarto . Deinde com-
mutando, vt primus comparetur cum tere tio,& fecundus cum quarto , vt ficut
fe ha- bet duoad quatuor , ite tria ad fcx , ergo commutando ficut fe habet duo
ad tria;ita quatuor ad fcx; fed duo ad tria cft ptopor- tio fexquialtera, quia
includit duo,& mee dictatem ipfius, creo quatuor ad fex eric proportio
fexquialtera . Secunda regula eft, quód quando fit in alijs rebus à quanti-
tate,fiatin terminis conuertibilibus,& có- tradictorijs, nec vnum fit
fuperius alterum inferius, & hoc vult dicere Doctor ibi , cü ait argumentum
à commutata proportio- ne tenere in omnibus quantum adcontra- dicere, &
conuerti, inalijjsnon neceffarió tenet, vnde non valet. ,/ficut fc babetfuper-
ficies ad hanc luperficiem, ita color 3d ile colorem, ergo commutando ficut fe
habec feperficiesad colorem jita hac fuperficies ad bunc colorem , erficies
nequit ef- fe fine colere , €rgo neque hac fuperficies fine hoc colore non
valct , quia termini nà contradicunt,fed funt pofiaui : fimiliter n& valct,
ficut fe babet homo ad non hominé , ita animalad non animal; crgo commutan- do
ficut fe habet homo ad animal , itacon homo ad non animal, fed quod eft homo ,.
eft neceffario animal, ergo quod cft nóho- mo, cft neccífario non m » non s :
quia licet termini contradicant, fe habent tamen vt fuperius,& inferius ,
vnde in hoc cafu, inquit Doctor , non debet comparari fecundus cum 4. fed
quartus cum z.quia ab inferiori ad fuperius non tenet negatiuée , fed bené à
fuperiori ad inferius, hinc extre- ma contradictoria non habent eandem vim Íe
inferendi ad inuicem, ficut fua oppofita, wt patet cx dictis quando ergo
feruantur iftz duz regulg, valet commutata propor- tio non folum in
quantitatibus, verum etià in alijs rebus, vt ficut fe habet homo ad nó hominem
, ita p ad non rationale , ergo ficut fc babet homo ad rationale , ita non homo
ad non rationale , fed Brunellus &ftnon homo, ergo eft non rationalis. $o
"Iranfumptie eft duplex,vna,quando aliqua vox fumitur ad fignificandum
figni- ficatum alterius vocis propter quandam fi- militudinem, & analogia
in illis rcpertam , & diciturmetaphora,vt cum rifus tribuitur fiorere
pratorum; altera.quando vnum no- men minus notum declaratur per aliud ma is
Rotum;,& hoc modo fumitur hic, & dif- L ànominis definitione , quia
definitio nominis conuertitur cum definito , & in Pe accipitur expofitio
nominis , vt philo- ophus..;. amator fapicntiz, at in tranfum ptione folum accipitur
nomcn notius, vt fi quis pro Philofopho vtcretur fapientis no- mine;K tcnet
affrmatiué, & ncgatiue, eftqs maxima, flwicquid alicut comuemit , vel di-
féemuenit [45 nomine magis moto , conuenit, ! gel difconue nit ill [ab momine
minus noto, st fapiens fiudet, ergo philofophus ftudet : €x quo dceucitur ,
propric bunc Jocum nó effc cxt fecum, quia hac nomina eandem zem figmficant.
Tandem authoritas cft iudicium fapien- tui in propria fcientia , & locus ab
autho- ritate habct hanc maximam ,Cwieungque ex- gerto im fua f[cientiaesi
credendum; & quo magis cfl expertis, cominus falli poreR,&
&onfequenter maiorem inducet probabili fatem , & qui? Deus non poteft
falli, aut mentiri,idcurco authoritas diuina maxinià inducit certitudinem at
homincs;quia funt fallibilcs, quamuis fapientifimi, non indu- «unt firmum teft
imcnium,nifi aliqua ft ra- tio illud comprobans : locus iflc tenet af-
firmatiué, vt Mlirologus ait coclos mobiles «ffc,crgo funt mobiles ; negatiut
tamcn nó tenct ib authorirate ncgata , vt Arift.mon dixit cxpicffe animan, rationalem
cffc im- sortzlcm , ergonon eft in mortalis ; non tenct,valctautem ab author
jtate ncgatiua; Pars Secunda In[lit. Trati.IT. Cap. IV- uando exprefse ab
aliquo fapiente negs- Ra quid , vt Arift. negauit NER go non datur. C.
.A.P.VLUERVSV. De loci: meds: . $o Toe medius eft , quando termini inferens ,
& illatus partim conuee niunt, & parcim differunt , vcl fe habcnt vt
membra diuidentia , & funt tres.f. A cun- iugatis, A cafibus, & A
diuifione . I: Coniugata quaft idé jugum ducentia süt denominantia. &
denomimatiua , quz idem habent fignificatum principale , licet: in modo
fignificandi differant, Ab his parum differunt cafus , nam coniugata funt nomi«
na ab vno prouenientia, vt fapiens à fapi&- tia, cafus verà funt fiué
nomina, fiué verba, fiué aduerbia ab vno deriuantia,vt bonum, bené à bonitate
,fapiens,fapicnter à fapien- tia . Abifliscrgo coniugatis, & cafibus ar»
uitur tàm affirmatiué ; quàm negatiué per illam maximam-Q wrcquid comwenstvel
repm gnat Gui coniugatarum ,vel cafum , cóuenit, vel repugnat reliquo,
K.Cmiinefl , vel mom. sne[) ynum comragatoruw, C cafuum , ineft, vel ncn inejt
reli2ws 7, vt album eft colora- tum,ergo albedo cft color , iuftum eft bos num
, ergo quod iufté fit , bené fit. ! Pro veritate tamen huius argumétatio- nis
affignantur plures regulz ; Prima,quod nó fiat in tc rminis, vltima
abflra&tione ab- flraétis, vt notat Doct, 1.d. 5.0.1. vnde non valct,albedo
eft color, ergo albedimeitas eft coloreitas: homo eft animal, ergo huma...
nitas eft animalitas, Secunda , quod fiat in przd catis Y fe , maxime fi
afürmatiué ar- guatur , vcl fi ncgatiué ab abilra&tis ad có- creta, vt Ron
valct, album eft dulce,ergo al-.— bedo cft dulcedo, vcl albedo non.eft 5- rni
do, ergo album non elt dulces quamuis à concxctis ad abftracta negatiue Và-
leat: Tertia, vt non fit factum ali mira- culum circa formam, idcft fi albedo
effec à fubic&o fcparata pom valet,albcdocftco- —— lor,ergo album cft
coloratum, tunc .n. non. datur concretum ad fubiectum. Quarta , ge fiat in
diuerfis pradicatis : & nominacum - nominibus, aduerbia cum aduerbijs copu-
lcntur vnde non valet , album eft coloratü,, crgo albedo efl
colorata,fedalbedoeftcos -— — lcr,& ivflum eft bonum , ergo tuílé agere -
bené elt. * Diuifio eft deplex pronunc,yna,que dae. turpernegationem, vthoc
veleft ens ; vel — —— A ) eh at non - ; Ct e P" - * De lids mdi . fion
ens, (ed aon eft ens , ergo eftnon ens, & datur maxima, $/al/24« duo
dimidunt «li. « quod tertium, fi s tertio
tnefl vnum eorum , pios ine[! «lteru vt patet in exéplo adducto. Altera diuifio
eft, quz datur per atfirma- tionem , & eft duplex, alia pzr fe , alia per
accidens, prima eit triplex , vel generisin fpecies pec differentias ,vt
animalium aliud rationale, aliud irrationale, vel totius inte- gralis in
partes, vt domus ia csctam, parie- tem,&c. vel vocis in fua fiznificata ,
vt ca- nis alter celeítisalter cerrettris,Alter mari- nus . Secunda diuiftc eft
etiam triplex alia . fübiedti in accidentia, vt animalium aliud album, aliud
nigrim , alia accidentis ia fu- bieda , vtaliud nix , aliud papirus; Tertía
accidentis in accidentia , vt dulcium aliud album, aliud nig cun . Locus à
d:ut'toae tenet tam conftru&i- ué,quim dzftru&iue,& dátur ifta
maxima Mb aff matione dimi(i de alique cum negatio- ne alterins membri em ,
velomnis dem pro vsiad affiemationg alterius t*netconfeq; dicitur 45
4ffirmatione dimifi de aliquo , quia - fübiectm debet contineri f'ib
Jiatfo,& fub illo z2nerc,vne non valet, lapis nó eft ani- mil rationale ,
ergo eft ania irrationile, dicitur, vel ogsmium dempto v»?,quia fi diui- fum
liabet plura membra;à negatione vnius non equitur affirmatio alterins vt eft
canis, & non elt celeftis, ergo marinus. Secunda Poffto vw) membrorum
diuidentium im aliqno fobbiedlo rt myuetur a!t*rum , vt homo eft ra-
tionalis,ergo àon eft irrationalis; dummo- dó tamen membra non coincidant,fed
om- nino fint diuerfa. - TRACTATVS IIl. De Syllogifmo Sophyftico. De
fallacysingenere. Cap. I. Sg Emanet [^ complemento harum laftitutionü Logi- dM
calium , vtde fyllogifmo Me | litigiofo, feu ophi(ticoa- EE gamus.nó quidem vt
po(- einde .utputando aliquem fal'ere , ignum eft.n. fcientifico viro, fe vt
fcia- mus infidias, & fophiftarum captiones cui- tare; cuius notitiz canta
cít vtilitas, vt no- fter Ocham in 4. p.partis tertiz Lozic.c. r. afferuerit ,
neminem fiue naturalem philo- /flue moralem,ius ciuile,aut cano- | Theologiam
per- aed 13t fcéte acquu'ere poffe finenotitia fallacià- rum, imo neccffada
ifta ignorans in multos rolabitut errores ; nequit.n. euitari ma- um, fi non
coznofcatur. ] Syllogifmus itaq; fophifticus cft fy'to- fms dcceptorius cx
apparentibus cóclu- cns errorem,q ae tamen vera noa sut; vn- de ficut in r:bus
dantur celores apparétes, vt ia collo colum5z radijs Solis expofitze fimiles
veris coloribus, ita fyllogifmus ap- pen non eft verusfyllogifmus, fed fimi- is
illis quapropter fyllogifmusille ,qui ex euidenter falfis coníitat,non
diceturíophi- fticus propter non dpparétiam Tripliciter auté hic fyllogifmus
poteft dici à vero de- clinare,vel quia peccat in forma, quia .f. fà fit in modo,
X figura; velquia peccat in ma teria,fi terminos zquiuocos cótineat, quz
deuiatio implicite arzuit primam , nam cít terminus zquíaocusfit ous i nó vnus,
confequenter nullus fyllogifmas ralis erit ex tribus terminis,fed ex quatuor ;
vel tan- dem, quia peccat in vtroq; de defectibus circa formam fatis diximus in
i. p. tract.5. dum regulas veri fyllogifmi atfiznauimüs , reftat , vt defectus
circa materiam aperia- mus,fallacias communiter nuncepatis. — $2 Fallacia
igitur, quiuis multas habeat acceptiones , in prafenti fumitur pro loco
fophiftico, (cà illa | eoi in qua fut dantur frllpsitmi eptorjj , & qui
cófe- uentiz fal(z oftenduntur,vt verz,ficut .n. "dantur loca topica,quz
maxima, differ&- tia maximz dicuntur? quibus probationes ecauuntur ad inferendam
conclufioném pro- babilem,& dicuntur locus à fubftantia , lo- cus à
dcfaitione, &c.fic dantur loca fophi- ftica & ab illis maximis
denominantur,vnde dicitur tallacia zquiuocationis, fallacia am phibologiz
&c. & in qualibet iftarum da- tur caufa apparentiz,quz mouet ad crede-
dumillud, quod non eft , & caufa deceptio- nis,quz facit creditum effe
faifum, & latet in cau(a apparentiz, - Fallacia in communi diuiditur in
fallacia is in dictione,& in fallaciam extra dictionem, fallacia in
dictione eft, cuius caufa apparen tiz fumitur ex parte dictionis , quatenus.f.
ijdem figois non fiznificatur vnü, fed plu- ra, & dicio hic accipitur tàm
protermino incomplexo,quà pro cóplexo, & oratione: uius fpecies [unt fex,
f.fallacia € quiuoca- tionis,amphiboloziz ,cópofitionis diuifio-
nis,accécus,& fi yurz dictionis Fallacia ex- tra dictionem eft »qua&
caufam apparenti Íumit ex parte rerum v sonam 2 plu. "uU Ww oc€w 132
Plurium habitudinum, quas habent ad inui Cem,non quidem vt fic, (ed vt tales
res per - voces fignificátur, X explicantur, vnde pri- ma fümit caufam
apparentizex parte mul- tiplicis fignificationis dictionis.fzcunda ex arte
multiplicis habitudinis rerum figni- anos ; & huius funt feptem fpecies .f.
Accidens, Secundum quid ad fimpliciter , Ignorantia, Elenchi, Petitio
princtpi), Con- fequens, Non caufa vt caufa , & secundum plures
interrogationes vt vnam , C AT VT IL De fallaci t in dictione . $3 T)Rima
fa'lacia in dictione eft fallacia zquiuocátionis, quz eft idoneitas decipiendi
ex vnitate vocis diuerfa omni- no fignificantis, vnde caufa apparentia eft
vnitas vocis , caufa deceptionis eft plurali- tas fignificatorum, &
tripliciter potcft co- iungzere,primo quando aliquis terminus eft zquiuocas à
cafu,vt cum plura immediaté fignificát abíq; analogia, in via przmií- faruríi
pro vno fupponit, in altera proaltc- ' Yo,vt in communi exemplo de cane
celefti, & terreftri,omnis canis currit , fydus cele- fteefl canis , ergo
currit; vt premi ffz fint verz, in maiori ]y canis fupponi debet pro
terreftri,ia minori pro celetti , & (ic argu- métum eft in quatuor
termini,vel fi pro al- tero tantum fupponit;vna illarmm eít fal(a Secundó
poteft contingere,quando aliquis . terminus elt zquiuocus à coafilio , &
cum analogia admixtus plura fignificans ordine quodam quatenus vnü proprie fignificat
, alterum verb per tranfumptioné ,& metha- ,phoram, vtquicquid currit habet
pedes , aqua currit,ergo habet pedes.Tertió quan- .do vna dictio per feacccpta
vnum fignifi- cat;fcd fumpta cum alia plara fignificat, vt mortale
fignificat,quod pót mori, at süptü cum prapofitione /» potcft fignificare , vcl
€» p5t non mori ,quonrodo negat acl. mo- riendi,vel quod non potzft meri
,quomodo negat actum, & potentiam ad moriendum , fi d ren pad age eft
zternum , quod poteft non mori,c(t immortale, crzo quod poteft non mori, c(t
xternum, in ma. immortale negat actum , & potentiam , in mi.negat actá;ité
ois iniuftus eft pani&dus, ps eit iniuftas,ergo puniédus in ma.ly in«
iultus dicit nó càtü negationé iuflitiz , fed €t priuationé iuftitiz,imó habitü
pofit.uum imuftitiz,in mi.dicit fimplicé ncgaticné 5 huc fpectat equiuocatio
jpueniés cx amplia T ^ Pars fecunda Inflit. Tra&l.IIT. Cap. IT. - tione
nominis, fi cum in yna terminus pter copulam de praterito fuppoaat pro his,qui
fuerunt,in altera qopear copulam de przícni fupponat pro his, qui nunc süt, vt
quicquid currebat, fedet, ambulans cur- rebat, ergo ainbalans fedet,nam ly
ambu- lansin mmn.íupponit pro his , quinunc am- bulant, & qui prius
ambulabant, at in con- cluf.(upponit pro his, qui aunc funt ambu- lantcsracioneprafentistemporis
—— $4. Amphybologia differt ab zquiuoca- tione,quos zquiuocatio dicit
multiplicita- tem fizaificati cum vnicate vocisjamphybo logia veró pertinet ad
toram orationem,vt cum vnica cit oratio fecundum materiam, & formam,fed multiplicem
habet fenfum, ropter vnitatem orationis elt apparentia dinis fallaciz,propter
multiplicitatem sé- fuum eft deceptionis cau(a; & poteft etiam tripliciter
euenire, vt in zquiuocatione, ná teft e(f- , quod oratio aliqua ex fe plures
abeat fenfus, vt hic liber ett Arift. peteft .n. dicere ly eft, vel habitudinem
poffeffio- nis,vel habitudinem caufz efficientis, & c fe&tus,vnde non
valet, quicquid eft Ari poffidetur ab Arift. hic liber eft Arift. erzo
poffidetur ab Arift.z. poteft cotiugere per tranfumiptionem,& prouerbialiter,t
late- rem lauare fecandum propriumadeafum et aquam in lateré immittere , fed
impro-. prie , & prouerbialiter fignificat etiam in aliqua re operam
inutiliter perdere , hinc non fequitur, quicung; lateré lauat, infun- dit aquam
inlaterem , quicunque infanum docet,laterem lauat, ergo &c.Tertió tande .
fi vna oratio ex fe habeat vnum fenium,fed cum alia aliud fignificet , vt hzc
propofitio 3d cognof(cit, fi Pes » fumatur in nominati- uo, facithunc fenfum ,
quod fit aliquod cognofcens , fi in accufatiuo, facit alium, nempé quod fit
aliquod obiectum cogni- tum , vnde non valet, quod quis cogno- fcit, 1d
cognofcit , lapidem Petruscogno- feit,erzo lapis eiprot ,nam vt maior fit vera,
ly £4 (umi dcbet in accufatiuo , fed in conclufione infinuatur quod fumeretur
ir nominatiuo . : sf Fallacia Pur vprt s , & diuifionis cadit in illis
propofttionibus , quz poffunt admittere séfum composi ld ifum,ita- ur fecundum
vnum fenfum funt iro dum alium fenfum funt fal(z,nam fi fecüdü vtrun3;feníum
cffent verz, vel elis onpal fent decipere, quia vel nó haberent falfita- tem,
vel non haberét apparétii: cópofitio ergo ad fallaciam rcquilita eft corum,quz
-— ia debe sr A SUE t - De falladfi- "deberent feparari , falfa vnio,
& diuifio ett corum,qux deberent vniri falía feparatio ; fallacia
compofíitionis eft cum ex oratione vera in séíu diuifo infertur. conclufio
falía in séfu copofito,fallacia diuifionis eft cü cx oratione vera in scfu
cópofito infertur fal- fain sé(u diuifo, caufa apparentiz eft ma- terialis
1dentitas propofitionis ; propter uam videtur vera in quolibet feníu : cau- 4
deceptionis eft multiplicitas fenfuum, quorum vnus eft verus , alter falíus .
Tripliciter auté cotingere poteft propofi tioné aliquà hos fenfus admittere ,
vel quia eft modalis & de ifta ià diximus in «.p.trac. 2.C $.quomodo
.f.expl icétur modales in *é fu cópofito, vel diuifo , & in iftis poteft
có- mitti fallacia cópofitionis, vt qu&cüq; pof- fibile eft eff?
albü,poffibile cft, quod fit al- . bus,poffibile eft nigrü effe albü,ergo
poffi- bile eft,quod niger fit albus;procedit à mi- nori vcra in sé(u diuifo ad
cóclufioné falsá in.séfu cópofito : cómittitur etii fallacia
"Wuiftonis,vtimpoffibile eft fedétém ambu lare,Petrus fedet,crgo
impoffibile eft Petr -ambulare,;procedit à maiori vera in «cfu có . pofito ad
concivfioné falsi in fenfu diuifo . Poteft ctiam Secundo eif2 , quod aliqua
propofit:o a 3mittat hos fenfus, quádo cius partes cojulantur fimilibus
coniunctioni-bus & particulis , &, vel, mec, «st, Xc.quz particulzfi determinant
vnum extremum propofitionis , fumuntur coninn&im , vel difiuuctim,&
faciunt vnam: propofitionem cathegoricam de fübiedo , vel praedicato compofito,
vnde fi1ciüt Compofitum fens íi; fi veró determinant totam propofitionem , fic
fumuntur coputatiué,vel difiunctiué , & faciunt plures propofitiones
hypotheticas, & fenfum diuifum,v.g.emne animal ratio- nale,vel irrationale
eit homo,fi ly vel cadit fupra fübiectum,fumitur difiunctim, & fa- cit hunc
fenfum compofitum,omne animal, fiue fit rationíle,fiue irrationale , eftho- mo,
tft falla propofitio,fi cadit fupra to- tam propofitionem fumitur difiunctiué,
& generat fenfum diuifum , .4.vel omne ani- ial.róngle eft homo, vel omne
animal irra- tienale eft homo; imiliter,duo, & tria funt quingue,ly etf
(umitur copulatim.facit sé- 1 compofitum verum ,nam elt fenfus , » iscmid tria
fimul süpta faciunt quinq; - fumitur copulatiué, facit fenfum d,uifum
fitfam,elt.n.séfus,quod tám duo cít quinq; quam tria eft h ico en non valet
omne 'animalrationale,vel irràti eft homo , animalirrationale,ergo eft homo; .
* * , indilliont. — . t33 duo,& tria funt quinq;duo,& tria funt pas,
& impar,ergo quinq; eft par, && impar. Tertio poteft aliqua
propofitio ytrrum« que fenfum admittere,quádo aliqua dictio, íeu aduerbium
potelt cum diuerfisconiü- gi & fi corangitur cum illo,cum quo jprius
videtur conftrui,facit fenfum compofitum, fi cum illo,cum quo minus apté, I
conge- nienter conRruitur, facit fenfum diuifum , aptius tamen , &
conuenientius eft przce- dens, quàm fequens, & proximum , quam remotum;vt
quicquid viuit femper eft ,fi ly fimper coniungatur cum ly vit, facit (en- fum
compofitum, & eft vera propofitro, f£ cum ly eit; facit fenfum diuifum ,
& eft fal- fa:quicunque litteras fcitnunc didicit eas, fi ly mene
conftruatur cum ly /eii: eft cópo- fitio vcra, fi cumly didicit , elt
compofttio falfa, vnde non fequitur , grammaticus fcit litteras,ergo nunc
didicit eas. $6 Accentus hic capitur pro modo pro- ferendi,vel (cribendi didi
onem aliquam, & quiaex diuerfitate huius moii aliquando. prouenit diuerfitas
figniRcati iilius dictio- nis,hinc committitur fallacia accentus,que eít
deceptio proucniens cx identitite ma- teriali dictionis, qus: cft cout
apparentiz , & diuerfitatc figniticati illiis di&tionis ex modo diuerfo
proferendi,vel fcribédi,qua elt caufa erroris variatur autein dictio, vel ex
variationc aípirationis ,vt ara fignificat altarejhara vero cum afpiratione
fignificac porcorum ftabulum, vnde non val*t,ara eft 'in templo.fiabilum
porcorum elt hara, er- go eft intemplo: vel ex variatione diphton gi,vt aquus
fignificat iuftum , equus verà gaificat animal innibile,& non valet;equi
funt innibiles,s3cti funt zqui, ergo fantin- nibles, vel ex variatione accetus
, & quan- titatis |y li3barum, vt populus fi habet pri- mam longam
fignificat arborem, fi breue , fignificat gcntem,;hinc non fequitur, omnis
populus eft arboc, gens. Itala cft populus , ergo gens Itala ett arbor; vel
tandem,quan- do ea io modo profertur vt «na ,. modó vt plutes , vt inuité
fignificat coacté- vt vna dictio,vt duz dictiones fignificát ar- borem vitis,
hincnonre&é infertur , nihil, fit à Deoinuité, racemi fiunt in vite, ergo
raceminonfiuntàDeo. — 5. $7 Fallacia figurz dictionis eft. o proueniens à
fimilitudincapparenti dictio" — num,vcl in voce, K definentia, velin fiam-
— vel in modo figni - ier in ali- uo alio , cum tamen;re ve erant ; q»
Gipliciter effe potcft; Pria fi Wiégedi à 134 ret d'ctiones omnes fimiles in
voce , vel definentia cffe ciufdem generis, vcl inafcu- lini , vcl foeninini,
vel ncutri,vt o.nnis füb- ftantia cft bona, poeta cít fubitantia , ergo pocta
ett bona bd quia tam fub'tantia, quà poeta definüt in a,poff-t quis credere
eiuf- dem generis foe minini eff: ; idem poteft in verbis contingere, vt
calcfacere cít agere, calcficri eft pati,ergo intelligere, & videre eft
agere , intelligi, & videri eft pati. Secundo contingit , quando fub
termino diftributiuo vnius przdicamenti fubíumi- tur terminus alterius
predicamenti ,vcl fub termino diltributiuo fpeciei vnius przdi- camenti
fubfumitur terminus alterius ípe- Ciei ciufdem pradicamenti; pro quo nor ex
Och.& Orbel. hic, quod ficut diuerfg inter- rogationes conueniunt diuerfis
przdicamé tis, fic ctiam diuer(a diftributiua illis com- tunt , v. g. fi de
Petro interrogetar fub- acá. & quidditas , interrogatio fit per quid,
dicendo, quid cft Petrus ? & refp. per terminos explicantes propriumgenus,
& propriam differentiam; fi quzratur magni- tudo, interrogatio non fiet per
quid, hac .n. propria eft przdicamenti fubilantia , fed per quantum, .f.
quantus eft Petrus ?& re- fpondetur per terminum zxprimenté quan- titatem
continuam, non diícretam,quot n. eft interrogatio ad quancitatem diícretam
attinens , quale ad qualitatem ;quando ad przJicamentum quando , vbi ad
przdica- mentum vbi , €c. vnde fecundur g^ fiunt incerrogauonés debet
refponderi per ter- minos proportionatos, & conuenientes : pariformiter
diuería funt diftributiua,nam diftributiuum fubflantiz cft 28/c4254 , quils- -
Let, diftributiuum quantitatis continuz eft quantumcusg; quantitatis difcretz ,
qwar- «una, qualitatis , qwelecung; radicameati vbi hoc fiznum sb;cung; pra
diciméti 2e do , quan Gcn»4; &c. Verum eft, quodly, wiequid , nontolum eft
diftributiuum fü anti, fed cuiufeunque termini abfoluti , - etiam fi accidens
fit , eo quia correfpondet interrogationi fa&z per quid, qua ctià fit -
deaccidentibus in cermiais abíolutis, & fi- ne ordine ab (abiecta , quomodo
explican- tur quidditates ipforum, non in terminis connotatiuis, K inconcreto.
— . Quiádo crgo fub diltributiuo alicuius pre dicaméti fub(umitur terminus alterius
prae dicamenti , vel fub diftributiuo vaius fpe- ciei lubfumitur terininus
altcrius. fpeciei eiuídem Lio yocp ; comnuttitur falla- cia figurz diclioais ,
eo quia propter funi- ». Pb N &. Pars Secunda Inflit/Tvacl. LI. Cap. II.
litudinem illarum dictionum credit. quis licité a-gu.nentari poffe in illis
terminis,vt Quicquid emiíli comedifti,carnem cru emtfti, er?o carnem crudam
cemedidti , ly uicquid eft diftributiuum fubititiz, quod Cbfumitur, cft
terminus complectens vnü terminü fignificantem rem (uam per modà fubltantiz ,
& alterum per modum qualita- tis..ly arudim. Item Qicquid Deus facit medijs
caufis fecundis poteit fe folo face. re, Deus cum caufis fecundis facit actd
me- ritozium, ergo fc folo poteít facere acti me ritorium, quo eft (alíum ;
quia Deus non meretur, cuin noa habeat legem aliquá. fu- jesioduón
cóformetur,vndé committitur zc fallacia,nam fit tranfitus à diftributiuo
pradicament i fubftantiz ad. terminum de przdicamento relationis , qualis eft
ly me- ritorius: fimiliter , quandocunq; fuitti Ro- mz,fuifti homo bis fuifti
Roma, ergo bis fuilti homo , fit tranfitus à przdicamento. Quando ad
quantitatem difcretam:Vbi ad- uerte ex Tatar. híc, quod huic diftribuciuo-
qusndecunque zquiualet interdum E : «un1; i íumatur pro qualibet temporis dif
ferentia, fed interdum fignificat partes té- porisdiícretas ,&
interruptas,quomodo eft dittributium quantitatis difcrctz 5 item quanto(canq
dígitos heri habuifti , hodie habes,decem dig tos heri habuitli, ergo de cem
hodic habes, quod «fct falíum,(uppo- - fito quod vnum amifetit,eo quiain
maiori. cit (ermo de mole , & conzinua quantitate - digitorum jin minori de
numero ipforum , debet ergo fub(umi terminus aptus ad fa- tisfaciendum
interrogationi illius predica- menti v qualecunq; currit, difputat,fi fub.
fumatur fortes currit , ergo difputat , non valct,íed fubfumi deber, album
currit, ergo dilputag rurfus quandocunq; eft pater, eft filius,Petrus eit pater
,ergo eít filius, noa valet, (ed debet (ubíumi , in hoc tempore eft pater, ergo
in hoc tempore cft filius . $8 Tertio committitur hzc fallacia , vt hàbet
Sco.:.d.z 3.7. HL. & quol.s. d. quan do qualequid mutatur in hoc aliquid ,
vel é contra, vc quando commune , quod di- citur qualequid,mutatur in fiogulare
quod eft hoc aliquid vel cótra, quo cafu variae tur fuppofitio illius termini;
non camen ad variatonem cuiuslibet fu tionis có- mittitur hzc fallacia, aliter
hic fillogif(mas non effzt rectus , omnis homo eft animal , Petrrus eft
homo,ergo e!t animal : vbi ly homo in wa diftributiué in. min, determinaté, ícd
folà quàdo vaziatur gr po pe fallaci extra diclionem pofitio ma terialis in
formalé , vel fimplex in perfonale, vel cófufa in determinat, vn- de non valet
ifti fyllogifmi,homo eft dictio ifyllaba, animal rationale eft homo , ergo
Sc.hic homo in ma.fuppooit materialiter, in mi.formaliter;hon:o cft fpecies ,
Petrus «(t homo , ergo &c. híc homo fupponitin ma. fimpliciter ; in mi.
perfonalicer; ín ifto alio eft eadem variatio , Socrates eft alius ab homine,
Socrates efthomo , ergohomo eft alius ab homine : omnis homo eft ani- mal: ergo
ois homo eft hoc animal , ly ani- mal in antec. fupponit confusé , in confeq;
determinaté, Committitur ctiam. hac fal- lacia, quando arguitur à pluribus
determi- natis ad vnam determinatam ,ideft quando in antec.terminus communis
fupponit de- terminate cy omae partium totius in quàá- titate;qualia [unt
inferiora termini commu - Bis, in confcq; veró fupponit dcterminaté
reípe&in totius z-quantitate, quod cft ter- minus communis cum figno
vniueríali , vt animal cft Petrus , animal eft Paulus ,. & fic . dealijs ,
ergo animal eft omnis homo , ly animal fupponit pro vno determinato in antec.in
confeq;pro pluribus inatis . C AR. V,T. LIT. NUT TED fallaciis extradidlionem ,
59 TNtcr fallacias extra diclioné prima cft fallacia accidétis,vt pote ceteris
efficacior ad decipiédü , pro cuius notitia not.quod triü terminorü fillogifmü
ingre- di&tiü medius dicituraccidens , no gua fit sép quintü prz
dicabile,nó.n.taliter fu- mitur accidés,íed fumitur jp,extraneo, qua tenus eft
ex parte idé, & cx parte diuerfum «um alio termino,cui coiungitur,& de
quo pradicatur , & fic tàm fuperiora dicuntur accidentia sefpeétu
infertorum,quam infe- riora refpeétu fuperiorum,propter inddz-
atamidentitateminteriila;minor extre- mitas dicitur res fubiecta, & maior
dicitur attributü,eo quia minori extremitati attrj buitur in cóclufione.
Fallacia igitur accide tiseft deceptio proucn:és ex iradzquata, partiali
idétitatc acciaéus cá re fubiecta , qua identitas cft apparentizin fillo-
gifmis athrmatius , & diucrfitas eft caufa erroris; in negatiuis é contra ,
itaDoctor in p d.1.4.5. 1 I. à : ribns n:odis poteft hzc fallacia commit
ti;primus eft, quando cx ccniunéi;one cx- tremitatum cum medio in przmiffis,
infcr- ^ tur coniunciio i in mando vnum dealtero |, vt effentia diuina eft
pater,filius cft effcntia diuina , ergo fi- lius eft pater , committitur
fallacia accidé- tis,quia inquit Doctor ,maior identitas có« cluditur in
conclufione, quà fuerit in pra- miffis affumpta ,in premiflifi.n. erat ferma,
de identitate in cffcnt'a , quz fi conclude. retur in conclufione;effet vera,
filius .n. et idem cum Patre cffeatialiter , at concludi - tur identitas
perfonalis; qua propter expli canda «ft illà propofitio £ua unt eadem qni
tertio [unt eadem inter fe,.[ cadcmice- titare,qua in tertio conucniunt;huc
fpectát fillogiini in fecunda figura ex puris affir- matiuis, vt homo cft
anima!,lco eft animal, ergo leo cft homo. Secüdus modus , quando cx nó
idétitate extremitatü cü medio in przmiilis argui- tur nó idétita: ipforà in
coclufione,vtc quà- do arguitur cx paris negatiuis , nullus ho- mo elt
afinus,nullum rudibilectt homo,er- go nullum rudibile eft afinus , nullum ani-
mal eft lapis, nullus homo eft lapis , ergo. nullus homo cft animal, arguitur
maior di- ftin&io in conclufione inter extremitates , quam fit in przmiffis
cummedio. Tertius modus eft , quando ex aliquibus diurfim acceptis in przmiris
infertur inde- bira coniunctio ipforü in cocluf. vel quàdo áb aliquibus
coiurctim süptis in przmitfis infertur indebita diuifio in coclufione , vt ,
ilte cft albus, & cft monacus,ergo cft mona- cus albus , ifte canis eft
pater, & cft tuus , €rgo eft pater tuus;ifte cft homo mortuus, ergo cft
homo, & clt mortuus : diximus /». detta conimndl i2, ucl dimifío , quia à.
diuifis ad coniuncta valetinferre , & € contra, v6 ifteeft animal & cft
rationale, ergo cit ani- mal rationale jifle eft animal album ; ergo eft animal
& eft album , quapropter cft vi- dendü qfi fit indcbita coiunétio, &
diuifio, 6o Not.igitur ex Tat z Periher. c.2. q. r. 6.5 JGiendum, & vr
nimiis. arguere à diuifis ad cótunéta elt arguere ab antec. in quo ponuntur duo
predicata mediante par» ucula coniunétiua ,6n,ad cofequens, in quo przdicata
reponuntur fine aliqua coniun &ione,N ad des tria requiruptur,primum, quod
illa pr&dicara diuifa fc habeant vt de- tcrmipabile ;& determinatio,
fcu vt fubilan. tiuum, N adicéiunm, fic fe habet animal | rcípectu rationalis
a! bi mufici, c. defectu cuiusnon fcquitur,ifte eft monachus, & al- bus,
ergo elt monzchus albus, quia albedo nó eft determinatio illius przdican n.ona-
&à ; fecundum quod determinatio nó fuu.a- tur t36 tur zquiuocé,&
fignificatum varietur, qua rationc non valet, ifte canis eft genitor , &
eft ruus,ergo cít E tuus , namly tuus in antec.denotat habitudinem pofftfiionis,
in confeq habitudinem effe&us ad fuam «caufam efficientem; tertium , quod
non fe- quatur negatio, neque fiat oratio impro- ria,vt Petrus eft homo,&
animal , ergo cft ro animal, vel eft homo , & rationalis , ergo eft homo
ration:lis . Arguere vero à coniun&tis ad diuifa , eft arguere abantec . in
quo ponátur pradica- ta fine coniunctione ad conf. in quo fint predicata cum
copula coniunéctiua;ad quod «tiam duz conditiones requiruntur ex Or- bello hic;
Prima , quod determinatio nó fit diftrahens, vnde non valet, Sortes cfl homo
mortuus , crgo cft homo , & cft mortuus, «hymera eft ens impoffibile , ergo
eft ens , & impoffibilis; Secunda,quod vnum prsdi- catum ex fe ,&
fimpliciter conucniat fubie- &o;non rationealterius przdicato ,vt hz
confeq. non valent, Camaldulenfis eft mo- nacus albus , ergo eft monacus ,
& albus , quiaalbedo conuenit illi ratione habitus . Francifcus eft bonus
artifex , crgo cft bo- nus, & artifex , nam bonitas illi competit ratione
artis 5 cffcntia diuina eft pater ge- nzrans, ergo cft pater,& eft
generans, ge- nerare .n. dicitur dc illa ratione paterni- tatis . Quandocunque
igitur deficiunt ifta condciuoncs;fit indebita coniunétio, vel di- uifio ,&
committitur fallacia accidentis . 61 kallacia-defecundum quid ad finijli- titer
cít afiniscum przcedenti , pro cuius notitia recolenda funt , qua: dixiv:us
tract. praced.c.s.de toco,& parte in medo, diétü n. fimpliciter cfe
t«iminus cezn:unis fo- litaric iumptus,& diciturtotum in modo; dictum
fccundum quid eft terminus ille cü determinatione, qua dicitur pars in modo;
fedin propofito vt cemmittater hac falla. . £12requiritür , vttorüm fit
determinatum ab al.qua determinatione , vel diitrahente, vcl diminuentc, nó
veró reftringente, vnde non valct, cadaucr eft liomo mortuus,ergo «Íc hopo,
cthyops cft albus fccüdum den- tes, eigo cít albus,valet autem, Soites eft homo
albus,ergo eft hon:o,co quia ly mor tuus cft determinatio diftrabens ,1y album
fccundum dcates: cft dimmuens,& ly albus eft reltringens : quapropter
fallacia ifta cft deceptio proueniens à conuenicntia appa- renti d.&i
fecüidum quid ad di&um fimpli-
&iter; & poteft etiam € conucrfo fieri falla- €ia à $mpllicitez
ad fccundum quid,yt Soe- «9» Pars Secunda Inflit. Tratt-1TI. Cap.1IT. tes eft homo, ergo eft homo
mortuus. Hacfallacia multiplex eft iuxta multi- plicitatem additi diminuentis
;nam vel eft diminuens fecundum totum qualis eft có» ditio diftrahes, vt
exéplificauimus de mors tuo homine;vcl cít diminuens ssh parte, & hoc eft
tripliciter, nam vel hzc determina- tio eft (ccundit maiorem partem, vt cü par
ies fecundà maiores partes eftalbus,vcel fe- cüdü certà,& determinató
parté,d fit pro- rià fubiectf illius coditionis, vt fimitas re pe&u,ná
fi,& cx iftis valet arguere à parte ad tot ,fequitur.n.partes fecüdum
plures rtes eft albus,ergo cít albus ; Sortese mus fecüdü nasü,ergo e&t
fimus,negspro- prié dicitur coditio diminués;vel eft fecüdü parté minor£ nec
determinatà, vt gthiops cft albus fecidü détes ,nó fequitus;ergo eft albus:vel
tertió eft diminuens fecüdum lo- cum,vt nó licet in mari audire facrum, non.
fequitur ergo nó licet audire facrum;quar- to vcl cft diminucns fecüdü
tempus,vt non licet vefci carnibus in quadragefima, nà va let ,.ergo nonllicet
vcíci carnibus tandem. vel eft diminuens fecundum vfum , vt male vtentrnon expediunt
fcientiz,nom valet;es. gononexpediuntícientiz. — 62 Dices , in ifla
propofitione Petrus eft perfectus latro,cil monachus alus,&c. ——— ly
perfc&tus,& ly albus funt códitiones rez —— ftringentes X tamen non
fcquitur, € e perfeétus , ett albus , ergo malédicisur quod à conditionc
rcitringente nó commit titur hzc T sd ka paite eft ho- mo mortuus,licetn offit
inferri , crgo eit iE , poteit wen inferri ergo eft mortuum,crgo arguendo à
conditione « ftrahcnte non committítur hac fallacia .. . R cfp.ad 1.non fequi confequentias
illas,nó quia committatur hzc fallacia , aliter nun-* quam valerct arguere à
termino determi" pato per conditionem reftringétem ad ip- sá fimpliciter,
fed quia committatur falla- ciaaccidentis; quatenus non ad(unt omnes.
conditiones requifitzad hoc vt poffit fieri bonus proce fus à coniun&tis ad
diuifa, v& nuper dicebamus, vcl dicédum , quod licet in iftis cafibus non
fequatur,eo quia vnum predicatum conuenit propter aliud;in alijs tamen
fequitur. Ad 1.concedimus,qua elt determinatio diftrahens, poffe fieri pro
gicffum ad determinationem , nontamen — ad ipfum determinatum, quodfehabetvt
fimpliciter dictum; quádo verà eft condi- tio rcftringens ,poteítfieri
progreffus ad vubq; dümodo adíint coditioncs af&g nata in De fallacijs
extra Bibi, it tertio modo przcedenus tallacie . ^ ^ Quod di&ü eft fccüdà
quid , &fimplici- tcr, yt fe tenét ex partc przdicati , propor- tionaliter
eit dicédà deipfis , vt fe tenet ex párte fubiecti , vc homo mortuus eft cada-
ner;non Ícquitur, ergo homo cít cadauer , xofa cognita eft1n intelleétu, cr; o
rofa eít 3n intellectu; at fi eft conditio reítiingens, tenet coníeqs vt homo
albus currit , ergo homo currit , dummodo non comparetur. ad aliquod przdicatum
conueniens illi toti, wt totum eft , & conf-quenter facicnsillud toti
fupponerc fimpliciter , vt homo albus eít aggregatum per accidens , ergo hoaio
eít aggreg;tum per accidens,non valet . Specialiter autem poteft hzc fallacia
comnutti,vt aduertit Ocham in p. 4. partis tertiz fuz logicz c. 5. quando
arguitur ab eff: de z.adiacente;ad ipfum de 3. adiacea- te, vel écontrà.tàm
affirmatiué,quam nega tiué;tunc ab «(fe de z. adiacente ad effe s. adiacens
atlirmatiué fit hac fallacia, quan- do additum non neccffaiió competit fubie-
€to,vt homo ct, ergo cft albws;at fi neceffa i9 conuenit , cít recta illatio ,
vt rofa » o eft ens , eit. poffibilis &c. tunc negatiué fit hac fallacia ,
quado addi- tum eft przdicatum neccffarium conueniés fübicéto,fiué exiftzt,fiué
non , vt rofa non eft,ergo non ett pv flibilis ; fi vero additum fic pradicatum
fupponeas neceffarià exifté tiam fübiecti,recté arguitur,vt rofanó eft , non
vidctur-E coritrà ab cffc de rertio adiacente ad ipfum de fecundo affirmatiué
cov mittitur hac fallacia,fi additü fit prz- dicatum neceffarium; noo
committitur , fi fit przdicatüm centingens prafupponers conftantjam , fea
cxiftentiam fubiecti , vt fequitur ,' Sortes eft albus, ergo eft, non fequitur
Sortes eft poffibilis,ergo eft. Ne- gátiué vcró femper committirur hac falla-
cia;przterquam in przdicatís, quz exifté- tiz opponuntur;nam fequitur chy mera
nó eft poffibilis.ergo ecd eio tamen fequi tur homo non cft lapis;non eft albus
, &c. €rgo hon:o non cft. 1 65 Fallacia ignorantiz elenchi prouenit €x
deceptione , qua putat quis elencur fiL um habcr- omnes conditiones,fillo-
ifmus elencus eft. fillogifmus: eontradi. orius;ideft oftencés contradictoriü
etus, eft à rcfpondéte conccffum, vndé re- quirit primó omnes conditiones
optimi fil Ími in modo, & 1n figura. 0, quod conítet cx propofitionibus
veré contradi- ctorijs;ad quas requiruntur quamor €on- 157 ditiones, quod fint
ad idem, fecundum idem? fimiliter, & eodem tempore. , quibus addt potcft
identitas loci , nifi velimus hanc re? ducere ad fecundam. Poteft igitur
ignorari clencus fillogifmus , vel quo ad prirfarias conditioncs,fi.(. quis
putaret illum fillogif« mum cffe in modo, & in figura, cum tamen non fit ,
& fallacia huius ignorantia eftmis mis ampla omnibus fallacijs coueniens;
vel potcft ignorari quo ad (ecundarias condi- tiones fi cxiítimarct aliquis
propofitiones illas effc veré cótradictorias, cü non fint, & dc iita eft
fermo,quz tot modis poteft eue nire quot funt códitiones contradidtoria- rü, vt
quinq; eft med etas dcnarij , gon eft mcdietas binarij,ergo elt medictas ,
& nom medietas,non valet, quia nó süt ad 1€ : lie gnum ctt alteri quale,
fe-undum loagitut- din, nzquale fecudü laitudiné, ergo elt , & nó eft
quale, nó valct, quia nó süt fecüt-* dü ide : homo clt fpecies , nullus homo
eft fpecies, ergo eft,& nó cft fpecies , nó fcquie tur,quia non eft
fimilis,& eade fnppofitios Petrus hodie nó currit |; cras currit , ergo
currit; & nó currit,nó valer,qa deeft idéti- tas téporis; Petrus audit
Sacrumia téplo,: noi audit in cubiculo,ergo audit, & nó au» dit, eft
déf-&us idencitatis loci, dica '64 F.llacia petitionis principij eft, quá.
do id per feipfum protitars boc iyf- dem omninó verbis, & dicitur petitio
priu cipij ftarim,vt hono ETRAS homocus rU hzcnoa eft in vfu. vel fub alijs
verbis, & hoc multipliciter vt qu quis vtere- tur fynonimis verbis, vt
gladius cadit, ere go efifis czdit, ve! cum parti&ularis probas tur per
vniuerfalom ,& € contra , vel cum definitum oftéditur per definitionem
& vni uerfaliter quando id, quod debet probari , oftenditur per ignotius,
vel zquenotum 3 Vérum cft tamen , quod proprie — . & ex natura rei in his
catibus ron spe : committitur petitio principi], nà & tio notior efi m fe
definito, & totum partis bus; aut écontra ; poteft tamen committi ad
hominen,fi.f.refpondenti zque ignota fint definitio, & dcfinitü, totü,
& partes 8 tunc rcfpedu ipfius refpondentis cómitti* tur petitio principi)
quia zqualiter negabit Cc v Sce affümptá ad probationem, h qua v. g.ponitur
definitio, ficut antea ne gauerat antecedeps in quo e;at tum, quia zqué ignorat
vtrumque. . 65 Fallacia cófcquéris elt d ueniés cx apparéti conucrtibili
conícquentiz cum prima jit $ ^ | ápcétànt fim Tr 158 eft bona,ita putetur effe
fecüda ; ex quo in- fertur,quod ad hanc fallacià seper (unt dug confequentiz,
vel explicite, fi arguatur en. thymcmatibus , vel implicite, fi arguatur €x
maiori hypothetica conditiormli, & pcr antecedens , & confequens hie
intcllfgitur gropofitio,i qua affumitur inferius in or- dine ad fuperius, vcl é
contra; hzc enim fal lacia fit in terminis non conucrtibilibus,vt funt
fupetius,& inferiussidcirco tüc com-e mittitur huiufmodi fallacia quando nó
re- € à fupcriotiadinferias , vcl é contra ar- gümétamur j duobus aut&
módis nó recte arguitur , ficut duobus etià modis cpun.é intcrtur,nà à
fuperiori ad inlerius stf1ma- tiué ó valet,fed e cótra ; ergo à pofitione
€bícquéus ad pofitioné antececetis cómit- titur hzc fallacia , quáui$ arguédo à
pofi- tiotic antecederitis rccté pofitio conícqué- stis inferátuf; pofitio cft
affumptio eiufdem propofitionis , defttuio cft sffumptio cé- ttadictoriz
pofitionis, vidé in hoc difcuríu €ft homo, crgo cfl animal, cft animal, ergo
homo, comtoittitur fallacia conícqucn- tis, quatenus fecunda conícquentia
putatur zcéta, ficut prima, & cft à pofitione confe- quentis, f. ab
affumptione illius confcqué« tis eJ «mimal, ad affumptioncm antecederi- tis.
Dciride à upetiori ad inferius negati- né tehet, noi é cóntra , ideo à
deftrüctione antecedentis ad defiru&tionem confequen^ tishoti valet,vt fi
efl homo,eft animal , noa €ft homo ; ergo non eft animal ; hüc etiarb iles
(yllogifmi, Qui dicit te effe » dicit verum, qui dicit te cffe afinü , dicit tc
effe arimal ; ergo qui dicit te cffe tn, dicit verum , in hoc arguitur à po«
fitione confequentis ad pofitioncm ante- ccdentis,fci à fuperiori ad inferius
afirma« fjué, ab cffc animal, ad cffc afinum. $6 Fallacia fecundum non caufam ,
vt aufam eft deceptio prouehicns ex aPp4- tentia, quam liabet vna propofitio ad
infe- -endam aliam , ac fi cffet vere illius caufa , teft dupliciter euenire ,
primo Lo ax dupkci progireffus , vnus ig quo : | Fou «plemento Inftit.
Dialc&l. vt facilius Pars Secunda Toflit, Tra&i.IIT. Cap. 111.
concludirur conclufio falfa , alter', in qua - affignatur pro caufa falfitatis
conclufionis aliqua pramiffarum , quz veré noncítcau- fa, Secundó vt colligitut
ex Sco.1. d.3. q.7. R. quando infettur falía conclufio ex vn&-
propofitiorie , qua tanquam caufa affumi- tur illius falfitatis , cum tamcn
rcucra non fit vt vinuth ibcbriat, crgo cft cbrius , ines brafe cnim non «ft
caufa ebrictatisin vie no, fcd in alieno foppofito. 67
Vltiva fallacia eft fecundum plures - intcrtogationes vt nami quatrupliciter ne
potcf fieri ihterrogato : Primó, quando vnum dc vnó quaritur, vt eft ne Sortes
ho-. $0? 4, quando vpum quaritur de pluribus,. vt cfl ne Sottes, &
buccphalus rationalis? 3. quarido plura quaruntur de vno , vt eft ne Homo
anirhal, & albus ? 4. quando plura dc
plutibes quatuntur conunéüim , vt an, homc; & talpa funt videntes , vel
cocci? ia his 6m ntbus modis committitur hac falla-. Cra, prater qnam in primo
. & fit cüm vnica - rc(ponfióne tatisfit plutibus ipterrogatioe. nibus
apparenzibus , ác fi cffent vna intere. tógatio. cüt tamcn pluribus durquSn :
tum illud refponficn;bus, vt fi effent duo - hotnihes,vnus coecus;alter furdus;
& quae: feretur an effent cocci, vel furdis hrdpon- deretur; quod funt
ceci, ergo furdus érit — €gcus ffi furdiergo cecus erit fu duplici rcíponfione
dcbet huic qu tisheri, .(. ifle cft cecus, & ifle eft furdus, &&-
dittin&tione vten qued licet rcfpondens affirmatiué. fe(pone eridó ducatut
ad inconueniens ,vt patet in acus etae fi tamen ncgatiué re« fpohideat
dicerido,noh funt ceci eianuiune. i , folum apparentet ducitut ad ue ticns,nen
enitn fequitur ,erZo nullus eft c&« cus, & riullus furdus,nam fcnfus
illius tefpós fionis eft quod nec ambo funt ceci, aec am furdi; & hzc
di&a fufficiant pro com- TO- ncs ad Logicam magnam, & hanc quz'flioe
nibus contextam gradum faccre pollins » PP oW " Ww X - * - d desgus im .
Hic notat Odd mÍDUxLÁUT.-.1 UV E Ad vniuerfam A emm Hilofophia olim fapié | tia
vocabatur,&qui re 3| bus cognofcédis incü- Cx] bebant, fapientes : at
"l| quianomé hoctumo- | rem,& iactátiam pre. , fcferte. videbatur , vt
Scotus refert 1. Met.fam,p.cap. 2. Pytha- rs noluit fe fapicatem appellari , f:
hilofophum, ioc eft, fapientiz amavo- rem, hinc nomen fapientis in nomé Phi-
lofophi eft matatum,& doctrina, qua (a- pientía dicebatur, Philofophia
caepit nà- eupari; Dcfinitut ab Acift. 1. Met. cap.3. Cognitiorérum vt Junt
fiue per [uas - €dufa5 ; cum egim omnià crcata habeant : ele per caufas; tunc vti
funt, intel- — liguntur, cu;n per fuas caufas cognofcun- tur) & hac
ratroncaíebar Plato in Thezt. & Arift.1: Met.c. 2. homincs ex admira- tionc
philofophari ccepiífe , hoc eft, ex notitia cffe&uum, & igaoranria
cau(arü inae(tigare cepilfe rerum caufas ; ex quo deducitur. Philofophiam effe
reram co- gnitionem per fuas caufas, X Philofophü eife, qni rerum cognitionem
hoc modo cít afiecutus . : Diaidi folet in hac amplitudine fum- a in
Naturalem,Moralem,& Rationa- m; Naturalis Phy (icam comprehédit , &
Metaphyficain , quibus addi folet Ma- thematica; Moralis Echicam, Rationalis
Logicam,(cu Dialcéticam; hzcq; trime- bris diuifio Philofophiz non foiu cói cal
culo Stoicorum , & Platontcorü receptafuit , vt; videre ett apud Eufeb.
lib. 2. de prz par. Euang. Alcim. de doctrina Plat, €-3.Cic. lib. 1.dc Orar. ad
Quint fratré, fcd Aritt.1pfe eà amplexusceit 1. Topic.
€:12« vbi faa diuifionc problematü in ..— Naturale, Morale,& Logicum,
fübdit ad philofophbiam igitur sm veritatem de bis iandum cjl dialettico autem
modo. «d opinieuem Bam quoq. amplettitar -— STIO PROOEMIA 13$ LIS rift. Logicam
. De Natura Logica. D. Aug.lib.8.de Ciuit.Dei c.4. & eius fuf ficientiam.
ex profetfo probat , P'hilofo- phia namq;ad hominis fcelicitatem ordi- natur,
quam in hac vita confequt potcft, hacautem tum in contemplarioae veti« tatis
conliftit, tum actione veritatis con» fitit tum a&ione virtuti confentanea,
vt docet Ari. lib.1. Nichom.c.7. & 8. fta- tuenda igitur eft fcientia,qoz
cerum caus fas,& arcana natare (cratetur ,& conté- plationi folius
veritatis incübat , & hzc erit Naturalis philofophia Phvficam, &
Mctaphyficá comple&tens: Altera dein- de pars Philofophiz eft a(fignandi,
quz incumbat moribus in(lrsendis , & sdci-- uilem vitam intítuendam, & hec
ck Mo ralis. Quia veró hzc omnía non nifi di- fcutrendo,& differendo
comparatur, & intelle&us nofter (pé decipitur, X errat in dicur(a ,
conftitacada deniq ; eft aice- ra Philofophiz pars, quz mentem dirigat io fuis
operationibus , & hzc eft Ratio» nilis.Hanc denique trimembrem diuifio- né
recipit, S. T h. initio Ethic ad Nichom, . & quicunque tenent Logicam effe
fcica- tiam, & partem Philofoph:z ,Conimb. ity prooemio ad lib.Phyf. Mori(
initio Lo» gicz, Complut.difp. 1.3.6. Amic.tract.t. q.4.dub. 1. & alij quamplures;
Verum tamen cft;quod notar Pat: ualig. ia Mete 1.p.difp. 4. (e&t. 3. pote
haac trimembré diuifionem reduci ad bimembrem, .(. ad Naturalem,& Moralem,
accipiendo na- 1üralem non prefikc,vt dicit fi o mess plationem de natura, (ed
largé prout có ple&itur res omnes intra ordinem natu« rz Dom (ab quacunq.
abftra&io- neilla fint , fic.n. accipiendo naturam, res à Logica
conlideratz non erüt extra. ordinem naturz , arque ità fpe&tabit ad
philofophiam ipfam naturalem . Vuiuer(am itaq; Philofophiam iyxtà "Scoti
principia , & Arift. dogmata, vb ücfire non obuiant fidei, contexere
inc& -— LEN i. S NN ' »- ^ A&Ww"wwW€.YaXm rl." 140 dentes: ab
ea parte , qua. liationilis dici- tnr;exordiom fummis, quia hec ipa pars.
philofophie eft inftrimentum refpectu Cceeterarum,part ium Nataralis nimirum ,
& Morilis, quz non nifi diierendo, & difcurtendo acquiruntur ; modus
aü: di(- ferendi, & difcurrendi à Logica docetur. Hanc igitur prooemialem
quett.de nata: ra Logica ditierétem in plurcs dittribuc- mus articulos , vbi de
varijs Logice no. minibos, & acceptionibus diileremus, de cius
Bincyobic&tg,clientia, qualitate, ne- cc(litate,partitione;ac deni]; de
eius vni- tatc, & à ceteris facultaubus dittictione: ARTICVLVS PRIMVS. De
varijs Logice nominibus, & acceptionibus . 2 Voad ptimum;facultas, quam ag-
gredimur explicandam , Logica patti m appellati folet,& quidem Logica
dicitur quaf fermocinalis , vel rationalis facultas cx co , quod fermonem verá
vel fal(um contiderat, vel quia ratiocinari do - Cet, logos.n. vox graca
vtrumque figni- ficare poteft,fermonem, .(. & rationem, melius tf , inquit
Scotus e. 1. Pre d:cam. dicetur Logica fcientia rationalis à ratio- ne,quam
fcrmocinalisà fermone, quia p hunc loquendi modum figuificari vide- retur
Logicam veríari circa fermone, & voces, tanquam cius obic&ü, qued falsü
e(Te mon(tcabitar infcà. Dialectica euam coníucuit appellari, hoc cít facultas
di- Éceptatrix , vel difputatrix quatenus dit- fcrere, ac di(putarc docet , eít
.n. nomen gracü deriuatü à verboydialegome,quod Aynificat differerejac difputare:quamuis
auté apud antiquiores. Philofophos Dia. le&icz nomeu víurpatum fuerit pro
ca nt x ap) M" rel. tradit lib. 1. de natufa Logi- € c.9. & Arilt.ipl
* non femel infinua- uit,qut 1. Topic. 1-Elench.3. Met. & aubi per
Dialecticam intelligit (là par- Queflio Probem. de Natura Eogica . tà Logica
patte ; quz dicitur Topi- enia de (yllogiimo probabili , vt tu- 5 runtur
argu:menta, abfolatd tamen figni? — ficat quocunque modo difzurrere , & ex
notis ignota manifc(tare, & quide apud etiam Acift. réperitur hoc nomen
Diale- Guce vniucríaliter víarpatum pro tota Logica,vt videre eft 1. Rethor. c.
1. 1. Met.tex.8.& àlibi (epé,vc Fonfec.notat | 2. Mct.c. 3. q.i. feCb.3.
Deni Atift.opus fuum Jogrcuin, vti conflat ex .vulgari in- | (criprione
,Organür nuncupauit;ad (igni- ficandà logicam veluti inibrumentüinfer — V. uire
ad aliarum fciéuarum acquititione . 3 Quoad 2. Logica in primis diuidi folet in
naturalem; & artificialem, N'átü- ralis cft ipfum naturale lumen nobis có-
genitum di&tans modum re&é apprehen dendi, iudicandi,& difcurrédi,
fiu iflud . naturale lumen, fit nuda potentia incel- lectua , fiué
intelle&us cum habicu: principiorum
, quzfüntnaturaliternos ——— » tàvt Complut. contendunt difp. 3. Log, —— q.1.
Aruficialis auté eft habitus ftudio. comparatus,quo«ntelle&tus in(trutur, S
— -—— dirigitur , ncerretin fuis operaiombus " — — exercendis; traditar
autem hc diuifioab. Arift. etb.c. 1. & 1. Elenc.c,8:& i ab omnibus eft
recepta. ucfus arti v lis diuidi folet in vniuer(alem, & particue-
larem,quam diuifionem tradidit Aucr.2, ——— Met.com.r$.& rElench.q 1,&
2,vtno .— tar Maurit. nofter q.1.praedicab. Vnigers.—— falis dicitur4qug docet
przcepra cóia om . nibus (cienc;js, vt quod dcufoftratio có . flare debeat cx
nece flarijs , defintiotras —— denda fit pe: eilentialia, Particularísdis ——
Ciur,qua tradit przcepta applicata ma ——— teriz huius, vel illius fcientiz , vt
quod ig Mct.definicndum (it per genus , & diffe- r&uam,in PhyCper
materiam,& formas — alio modo cxpitcatur hzc d:uiioàZab,. — — lib.z.de
nat.log.cap. 1.fed allata cxplicae | tio communtor efl,& magis congrua. -
d» 4 Frequentior t adhuc, & magis fa- A mofa cft illa diuitio logicae
arcificialis in, - E docentein,& vcéteintàm apud Latinos, ae quam apud
Grgcos,licet (üb alijstermi- — -—— temtopicam: modo tamen communiter —
nisdocentem,n. vocantlogicamà rebus. — — toti Logicz tribuitur; quàmuis .n.
dific- — auulíam, vtentem veró rebus coniun , y perc, & dilputare proprié
figmificet ex — vt lhilop. refert in praefat. ad lb. Prior. — grobabilibus
difcurrerc , cum nimirórpro — Logicam docentem vocant ipíammet do s US qufbonis
qum prooibiMKado,. api NgUNAUE Fürst Je ndia. Sa^ « gie Pe Y [ , k we " ;*
fr x x - r Dg ^ & De varijs Logice wominib. eo acceptionib. crt. I. 1 4 - K
certas regulas in; quacüque fcientia ob faandas in definiédoyliudendo, &
di- fcarrendo, vtentem vocant earunde regu larum víum , & exercitium. , fcu
potius à ntenmquatenus.in v(ir pofi- tam, & huic, vel.llfcientig applicatà
per a&uale exercitiü definitionis, diui(ionis & argamentationis. Hinc
aliqui deducüt logicam vtentem non. effe proprié logi- cam;led fcientiam ipfam
deterfninatam;. Phyficamnimirum.Metaph. Moral&vel aliam; cuius c(t materia
diícur(us , & (ic dcfinitio,diuifio, ycl fyllogifmus in. mate: ria
phy(cadicitur logica vcens,eo quod tunc vtamur regulis, & pracepxis logica
docentis ; ex quo tandé interunt non eífe proprie aliam logica,quam docentem.
At Afti manifefté fallücur , tam quia ficucin materijs aliatü iciétiarum datur
vías lo- ica, itd*etiam in ipfa materia logica;dcfi . niendodidendo &
arguendo , ergo fal ... timinhoc(en(u,cum nimirum (eipía vti- ex tur; dari
debet proprie logica vtens ; tum ^. quia ctià quando exercetur ip alijs (cien-
. Vijssquamuis actualis ví(us fyllogiimi v. g« quoad materíá (pectet ad illas
(cientias » adhuc tà quoad formá , & modü ad logi- cam attinct;tü denique
quia adhuc in alio &níu magis proprio przfatam diuilioné €Xplicabimus,stn
quem neceffarió con- cedendus eft habitus , qui proprié dica- tur logica vtens.
it Sed circa allatá diuifioné daplex ori- tur dubitatio. Prima eft,quomodo
diftin guantur logica docés,& viés,an.f.impor- tent vnum,& cundem
habitum,an potius plures fpecie;& numero diuetfos.: com- munis fentéca
Thomiftarü affirmat cífe * vnü, & cüdemre&liter habitum ex diuer- fis
munetibus ti, & diuer(is contidera- tionibus hzc nomina fubcürem,vndé di-
£üt;quo d idem logica: habitos, quatenus. : tradit precepta dcfinicndi ,
diuidendi, & - difcurrendi, dicitur Logica docens, qua- tenus veró- alijs
(cicoc;js applicatur per LS praceptorum , & regularü |: oec coat pers
vtenSita Có- if p. r-Log.q.4.$.2. Soto q. 2.proc- mnia. Sáchez lib. 1.Log..6.
Mafius fcét- 1-q. 4. Didacusà Icfuq.
$. Ioan. de S. Tho.p.2.Log.4-1 art. $. Aucría q-1. Log» (c&.2.licet
concedat actus logic doce- tis ,& vientis e(fe realitet, &
c(Tentialicer diftin&os. Ruuius q.3.proem.& alij paf fim; Sed preter
Thomiftas videtur ctiam cómunis opinio Scoriftarü,nà (atis aper- téeà inlinuat
Do&or q. 1. ptedicab.vbi nó nifi cx diuerfa. cófideratione videtue
fecernere logicam. docentem , & vtene tem, & (equicur Faber
Theor.t.c.1. Pon cius difp.2. Log.4.6.Fuentes q. 4. diff. 2. art. 1, & alij
patlim. $ Dicendum ti eft, quod (i de logica
vtente proprie fit fermo , importat habi- tum realiter dittin&um , &
fpecie diuer- fam ab habitu logicae docentis . Conclu- fio hzc priusexplicatur
4 deindé proba« tur, Logica niqi vt ens,vt notant Mauri- tius q-1.vniuer(.$.6.
difficultas , & Tara« rct.q-t.prohe m.Log.$.1. ferendum ;. teft accipi
dupliciter ; vno modo pro ha* bitu (ciétifico logico. per demonttratio- né
acquitito)quo vtimur in fingulis fcié- tijs definiendo, diurdendo,argucdo ;
alio : modo pro habita acquifito. cx trequentt exercicio definiendi,
diuidendi,arguendi , ex iftis .n.actibus frequentatis. generatur in ioteliectu
promptitudo quzdam ad li- miles actus elicicndosquia sin Do&oré 3.d.33.ex
oL actu voluntatis . velintclle- Gs potett generari habitus, vcl prompti uxdo;;
(i logica vtens primo modo fuma- turno eft diftinctus habitas a logica do céte,
fed e(t ipfamet logica docensin víu pofita, & alijs fcientijs applicata,ynde
in hocfeníu improprie dicitur vtcns, cum potius dici deberet vía fcü vlitata,vc
no- tat Maurit. cit. & Anglicusq. 1. voiuerf, — & ità loquitur Auerr,
1. Phy(. com. 35. Acin z-[eofuett habitus procíus diftin- us à logica docent,
nam docens cftha bius fpeculatiuus, & cótemplatiuus, vtes. veró
practicus,& operatinus, ac proinde roprié dicicur vtens aQtiué, nam eftta«.
15 habitas,quo quis inftructus prompte & taciluer vutur logica docente ,
ciufq; rcgulis;& precepus,& dittindtiologicg docentis, & vtétis in
hoc feníu coincidic €um ea» quam alij craduntin logicam co» "templaciuamy
ra&tiuamycontemplatiua. 4D.cft docens factiua vero vtcns. 6 LHocautem
modoexplicaia conclu. ' $5 fo^ » ] - amxT Ys 141 fo facile fuadetur ex co,g ait
Scot. q. 4. Prclog. in folot. ad 2. & 3. Bb. docec.n. ibi , quod vbi
cognitio aliquorum nó cft propter fpeculari fimpliciter , fed ét ali- quo modo.
propter opcrari, tüc refpeétu corü duplex cft neceffarius habitus in in-
telleétu noftro, vnuserit vniuer(aliü , al- ter vcró particularium ex.
particularibus a&ibus genitus , fic rerum operabilium fcientiam moralem
habemus, quz ett co guitio quzdam vniucríali,& prudétià , quz cft
particularis quidam habitus gent tus cx pluribus egiffe; & quo in parricu-
lari cognofcimus,quomodo talis aio fie ri dcbcat; cum igitur cognitio inftrun
&- torum logicalium nó fit propter [zipfam fimpliciter, fed ad dirigcndas
opcrationcs intellectus ,. fic duplex refpeétu cius po- ncndus cft habitus in
mente noftra, vnus erit vniucr(alium , quo generalc$ regulae
dcfiniendi,diuidendi, & arguendi agno- fcimus;alter vetó particularis
habitus qui dam genitus cx ftecqucti applicatione om mium illarum rcgularum ad
certas, & de- .terminatas ma:ciias in particulari, vnde ántellc&us
habilis, & promptus redditur &d defi nicndum,arguendü & c. Con£ta-
tio excói natira omriium facultatum or- ganicarü cius n. natui& funt omncs
ifta, vt quzlibzt diuidatur in docentem ,. & vientemyfic «n.diuiditur
frene£a&tiua in Érencfa&iuam docentem, & vtentéj(cri- ptoria in
docentem, & vtentem,medicina dimniliter , & alie confimiles facultates;
fed in his omnibus facaltas docens reali- tet áb vteme diftinzuitur, &
diuetfos im rtant habitus;crgo fimiliter in Logica, difciplima organica
ctt;dicGdü crit; tobatur minor,quia v. g. fcriptoria do- «ens cít habitus ille,
qui tradit regulas benré fcribendi , vtensett ,qui acquiritur €x frequenti
fcriptionc , ficut Gt medicina docens cft habitus trades regulas, & prg-
&cpta medendi , & (olet dici Thcorica zs, gtcns cfl alter habitus, qui
acquiritur ex actuali vfu mcdicinz docentis, & dici fo- lct Pra&ica ,
vndé fempcr prius acquiri- tur babitus facultatis docentisyqdá vten- tis, ilc
acquiritur ex aud:tu Magittri &
fludio regularum, X prz ccprorujifle ve- 1 ex a&uali v[u4& cxezciuo
illorum; fic Quali Proem.de Natura Logic, — ^ ^7 igitar etiam de Logica
dicendum erit, d decens cft habitus ille, qui acquiritur ex auditu magiflriy
Icétione librorum , &c, vtés vero cft; quem deinceps acquirimus cx
frequentatis aGtibus definiendi;argué- di, &c. & multoticsfuenit , quod
aliquis habct Lcgicam docenrem,& non vtenté, vt patet 1 Tyronibos, q
regulas logicales raxiné callent,fedin coficiédis (yllogit- mis (ont adhuc
imcxpesti, & incxcrcitatie 7 kx hine rüríusalia deducitor confit- mato .
quia peflouam de recenti intelle- &us infiuctus cft habitu docentis Logie
ca, dcfinit,diuidit. arbuit conformiter ad illas regulas,& przcepta,fed
cumaliqu& difficultate,non expedite, & prompié: ve rum frequentanco hes
actis acquirit fa- cilitatem quandam , & prompcitudinemn ad ilios
promptius, f&tilius, & ere i fcium inditium habitus acquifiti, cüalie
quid operamuür prompte , & cxpedité, 9 prius difficulter efficicbamus ;
Probatur aflumptum , quia eti Tyroncs optimà - ze : LEE M o Íciant defipitioncm
conflare debere ex. ^.— gencre, & diff rentia, quod inc dis[yllogifmis
medius terminus cien- dui E d prima figura debet habere locum pv m X ma. tf
antequá fapius feexcrcucrint, dif* ficultatem fentiunt in conficiendis fyllo-
gil is in hac, vel illa figura ; quare cum applicatio przceptorun Logicz ctiam
poft cxa&am corum cognitionem bené;, » vel malé fieti. poffit , fané
requiritur fpes eialis habitus inchnans ad eam rité. fa- ciendam, & hic
erit Logica vrens. Hinc. aicbat Arift. 1. Priorum c. 28. non folum. sioruin
canfiderare,qp fit per Logi cente, fed criam is eflatsm baberet fa- ciendi,
& bic cft habitus Logicz vtentis« Rcfpondent negando intellectum Lo. ica
docente imbutum indigere di(tindta. acilitate , & habitu propter a o
nC,cognitis.n. rcgulis,& pra ar ogi ca: ,non eft vlla diffieultas.in
applicatione, & v(ucarum adtalem,& talé imareriam fcd folam indiget
appofitione matcriz'; ad quam ipía regula :finc noua difficul- tate Yincenda cx
parte füi applicantur, & &7 P «t g oportere Logicam generationes
fillogif — * cido- Ccx- - Cr $1 cffi ciendos , ergo acquirit -— a ab
illore.liter difüin&tü,boc.n.eftmanie — F ww . j | 2 Er * - v 9t T -—
extenduntur, vnde tota difficultas con(i- flic ín cogationc,& ordinatione
regula- zum, qtia adepta applicatio ipfa non ha- bet (pecialé difficulraté , quia
intellectus muraliter tendit ad obic&a femc! prco- : pofita,&
applicatio ip(a fit »d res cogni- 'tas per actus naturali
repra(entatione,&c teadentia refpicientes obiecta ,nó mora- Ai,fcu
voluntatia motione ,'vn4e cognito precepto logico,v.g. pa(Tioné przdicari
debere de fübiecto , ftatim ac Phyficus dicirque'tit pa(fio, & quod
fubiectum ; nulla difficultas remanet , cur fieri ne. » queat propofitio; Hiac
Ioan.de.S. Th.ne gat paritatem affomptá in argurméto prin cipali de Logica,
& Moralijqu:a in mora li poít iudicatum, & cognitü bonum, re- ftat
przcipua difficultas in. applicanda voluntate proptcr eius libertate , fcu in-
. ditfcrenria,vel cefiftentiam ad. bonüre- gulatü,vnde preter Syneíim,&
Eubulià , -- quz bcné:udicát, & cólilianturyrequiri- tur diltinctus habitus
,. qui imperey & . atur,& h:c
eft Pradentia. Ad Con- firm.demü eiu(dem argaméci deductam * - ex natuta
£icultatü-orginicarum cócc(fa iat Low ducis ncgat miaoré, citharzzdus .n.vcl muficus,fi
poft artis perte&tá. cogniuo- nem digicbs moucre non , vcllin. "guam,
& palatü;aut nonítá expedite, ad í xa c difficultaié vincendá noua artc non
De varijs Log.uominib.g accoptionibodri.L. 145 ruüt,ná poft exactiffi mà
losicorü prece prorü cegnitioré adhuc manere difficul- tatem ad. iilis vcendum
ipfa experientia docct in Tytonibus, (icit & facilitate ge ncrati ín eidem
ex frequenti víu (yllogis zandi;Et parü refert,«uód intellcórus fie potentia
na'urals , & naturaliter tendat ip obie&a propofitas qaia hibitus admit
tuntur no. folü proptcr imdecerminatio- nem potcotiz (alioqui folum darétur im
potentijs liberis) ied etíam ob. difBculta- tem , quam interdutn habent ad
aliquas operauones,vt dicemas in lib. de Anim. Cum igitur hanc reuncat intellectus ad applicationem przceptorum
logicalium edam poft cxactam corim cognitione s coníequenter nouo indigebit
libitu ad cam tollédam. Nec valct,,quod ait Ioan. à.S, Th. hanc difficultate
tolli excrcitia fyllogiZand;, non pcr genctationcm noui habitus fed per folam
impedrméti remo- tionem, icut in Cithira0 pott apprehé fionemartis difficultas
applicandi digi- tos intlromcnto paulatim collituc cxecci tio , non per
generationem noui habitus in digiuis,fed périmpedimenti ablauoné, quod crat in
digitorum nctu;s. Nó valet, tum quia in priiis lic refpondendo iam fatetur;poft
apprehentienem. precepto rum log ce,& appolitionem materie ad- huc manere
difficultatem , quz tollituc "s ^ indiger, fed exercitatione corporalt ,
aut i- 5 goes qo tollatur przd:ótam impedi- e mentun,& itg qoi expedirus
mouet digi- tos,no t nouam ariem;fed impe- «7 Mimétü eXerauj ciustollis(ic
intellectus paulatim exercit io,quod prius negabat tü quia gf cciá facilitas
adoperandum in mébris externis non eíiet proprie habi- tus,vt multi fuftinent;
facilit:s tamea ad opcrádü in intellectu, & voluntate impor 1 ainande
excreerucin (jllogizándo circa -— «Xucrf: as materias, vcl (ciétias,nó acquirit
nouam artem , (cuhabitum druecíumab ipfa do&trina logica ,/ed expeditioré
vsü. d&uuius veco-negat paritaré,nà artes,que | per externa meinbra
excrcencar, duplicé vtique facilitatem petunt , vnà in intelle- &u;in qdo
funtytanquam in fubiecto), al- teram in mébro externo, per qtiod cxer- ^,
C&ur;ars veró logicae, icut nó exercetur memb:a cxtcraa,ted pec
Colüiiniclie- Gtüyità nó petit niti faciliacé intcile&us , Mm sic a idein
habitus,quo cogao ut regale logicz,& applicantur . 8 Scd (olutiones iftz
cx. dictis cor- ty - tat habitü $ffi cócm,ac magis receptá fen- tentis ü quia
fi ad. difficulcarem tollen dàm,& expeditior vsü. initoducendam fola
(atlicit icnpedimenti remocioyin nl 'la potentia con(tituendus eric habitus. ad
faciliter operandum,fed (ola tmpediinéd: ablatio ; Et per hoc ctiáre joie
Raniif folutio-guis.n.ars log:ca pc: £01 intellc- &à cxercccatur, & no
pccalià posean y qua difpon debear; jura iicelLiétas d plicca tentit
didiculiacem , voa nin co- gao(cendo pracepta logicalia, akerd m applicandosiwa
duplex ficilicas,vcl habi- tus in code debzbic ad niin, vaus, qao *
priorzoliatur di iicultas; cr;clogicado $..4 Cceni 144 €ens, altcr,quo
pofterior, & eiit vrens. 9 Denique actus vtent s Logice mul- tiplicati
generant aliquein h ibituay, non Logice docentis,quia nó (anc a&us (cié-
tifici& (ic non g-ncrant, neq; augé: fcié tiam ,qualiseít Log ca docens ,
ergo al.ü à doccnie ditlinGt im. Ref». KC uuitss ipsá- mcet Logicam dócentém
perfici ger excr citum c fliciédi (yllogi(imos, nà vt fcien- tiam,led vt artem,
vulc.n. g» idémet ha- bitus Logic, prout dac regulus, & pra- cepta Logica,
cít (cientia , & dicituc Lo- gica docens, fed inquantii cfficic (yllogi(- mos
(ing ilarcs;eft ars,& Logica vtés vo- catur. At (latim cerjcicar hzc
(olacio;cum quia implicat vaum , & eund hibirü effe fimul, & femel
practicam, & (peculatiuüs cum he fint diffecentiz eifencialitec ha- bitum d
uiden:cs,vt dicetur in Iib. Poft. at Logica docens hibitus eft fpeculuuuus ,
vrens practicam redolec,rum qaia per fe- cunlam rcg4là anteprzd. diuerforü ge-
nerum, & noa fübalternatim pofitorü di - ucríg funt (pecies,&
d'ffercariz » (ciencia vero , & ars diuer(acon(ticuunt gencra . Nec dicere
iuuat , quod licéc Log:ca do €cns, ac vtens fint idem babicus , tà sm diuerías
raciones cfTe poc ars, & fcientia, nimirum quatenus docens eft (cienciasars
vcró, quatenus viens . Quiacum Logica interior (it ad fciéiam,vel artem, qui
süc habitus (upcriores, plané per rationes do centis, & vtentis non poteri
concrahi ad eife generis (uperiotis , ficut per rationa- le , & itrationa!c
non. porc animal con - trahi ad e(fz« corporis , vel viacniis , ergo dcbc:mnas
dicere Logicam docentem , & vtentem importare diuerfos eilcaualicec hibitus
tub diucrtis generibus. colloca- tos,nimirum fcienciz, & artis.
Rcefp.Ioan.de S. Th».q 2é&:s Logicae vtécis generant quanda taciliracé
perqno-. du n diípofition;s, & expeditionis io ap* uoto materia, «quz nó
cft nouas ha- itusy(ed aliquid iinpecfe&tit in tali genc- rc inicruicns
velut difpolitio, feu ex,edi- tio quzdà iu ipfo exercitio artis; d cefpó fioué
pluribus declarareconatur. »cd tcu ftrà pror(us,& Qttio euadic noaimalis,
an ficilins de nouo gs nica cx actio* Logicae vienus habitus, vcl di po/itio
dici dcocat, Quiflio *Proem. de Natura
Logica. fufficit nobis , vt noua qualitas generetur intclle&um reddens
promptum , & cx- peditua ad definiendit, arguendum, &c, 1o Conia hanc
conclufionem obij. cics t. Auchorirarem Scoti qu. t . vniucrfz vbi inlinuat
log:cam docenrem, & vren- tem non ni(i ex diaerfis muneribus, & có (id
:radonibus dritingur. Tan 2. ratione, quia po(ito hibics
logicae docentis, & co gnitione mater zin qua exerceri deber , nulla
v:detar remanere difficultas, jua n po (Ii nus facilé deánire , diuidere ;
& ar- guctc, ergo non ctt ponendus nouus babi tus ad eliciendos a&us
logicae vcentis. Tü 3:ad log cam docentem pertinet non fo- luii cónüdcrare
cegulas re&z operatio- nis (ecundum fe, (e4 eciam iudicare ,an bene fint
applicat hic, & nuac in hac, & illa materia, ergo faperfluic alius
habicus ab ca. Tum 4. habitus v:ens idem fonat, quód habitus regulans , &
dirigcus , fiue : quo inccllectus per modü regula vricums * : E ergo logica
vtens non cft habitus fecun- dum rea diaec(us à docéte. Tum s. di Tyrones inci
piunt argaere, definire, Sc ap plicace regalislogicas doceas uli ". mi
a&us (unt logic vreaus, ums adhic genitus non e(t in illis nouushabi- —
tus,ergo non cít à docente dilfinctus. Tà tanden hab:tus logicz. docentis
inclinat ad defiaiendu m, & fyllogizandum , & fa* cilitac
intelle&umn ad v(aa inttrumcentos rum logicalium facilior e(t enim &us
ad :onficiendum (yll fmimgoll, àm cogaouit quid it, quow ) cà u tá debeat ,quam
antca,ergo eft vnus, S idemhabitus , quia quatenus cradit regu« las, dicitar
docens , quatenus docendo - ad víum (acilitat; dicicuc vtens;ita Dida- cusá
Ic(u. 4 Refp.Doctorem ibi loqui delogica.a Ntence in primo feníu ,quo modo non
di ftinguicur à docte td eít ipfa in v(u po lita,q» 1! Doctor ibi(vt verius
eft) perlo: £icain docentem fumit habitum procedé- tem ex necetfarijs, per
vtentem fumit ha bituin procedenceg ex probabilibus,qua liseft f opica,
au&oritas eft ad oppoti- tum , nam concludit dittin&tionem , aon
idenutatein « Ad 2. negatur affumprad nam fuppolita logica docente 5. &
cogni uone à r: ' MR D: varijs Log.nmm:n.. eov 4ccep. e hit.T. tione
materiz,v.g phylicz, remanct ad- Tuc difficultas applicátionis logicorum
preceptorum ad materiam phy (icam,que per habitum logicz vtenus tolli dcbet. ;
Ad. negatur (equ. quia preter habitum facientem dignoicere errores , qui con-
tingere políunc in operationibas intelle- &us , dcbet alter admitti reddens
intelle- &um promptum , & cxpeditum ad recté hic,& nincoperandum .
Ad 4. quod ctt Aueríz negatur affumprum.nam nifi ve- limus vocabulis abuti,
habitus vtens non cit, quo vrimur, fed quinos facilitat ,&c proi» pios
reddit ad víum logicz doccn- us. Ad 5. illi primi actus (ant logice vren- ti5
non quía procedant ab habitu? ;gicae vtentis;(cd quia funr gencraciui rlisus ,
- cut vniuet (alicec in moralibus actus dici- tur ad aliquam (pectare virtuité
, quia vel generat ,llam;vel generaturab illa,illi er. go priorcs actus
producunturab intelle. . € mudo cum (olo auxilio regularum lo- g'cz docentis,
quz Lolumn regulauué có- currit ad eos, & idcó cü difficultate pro-
ducuater , qua dcínde tollitur ab h.bitu logica vtenus, quae paglacim iliis
actibus acquirituz. Ad 6. quod maus vrg«t, dici- mus omnioo dft inguendos elfe
àctus,qui bus addi(cimus reguias;& praecepta logi- cc , & qu;bus ilis
vamut definiendo, ar- * gaendo, Xc.aétus primi generis fant (pe- Culatiui
,fecundi Íunt operatiuiyprimi Süt gencrauui Ícienaz , fecundi: artis, logica
itaque docens inclinat, & facilitat phvti- € ad actus print genetis.[.ad
tradenda s Peeptasad actus vecó fecundi generis fací litat folà idealiter,
& dire&tiue, quatenus intellc&us,uo magis log:«ca docente in-
firu&us cit , minus cxponitur ertoribus inarguendo , at quaacumais regulas
cal- lcat io3icales ; (einpec a'iquam | patietur difficultatein , quouf:juc per
exercitium aufcratur . . Sed dices, vt quis 5cnz arguat in aliqua fcientia
particulari, v.g. phytica,non atto habita indigere videcuc, quam lomca, vc
dirigente actum fyllogizandi& phyfica, Vtelicieace a&in , ecgo
(apeclluit alcee hibitus,quia ad dirigen lum fufficit logt- €: docens, ad
cliciendum Phyfica . Refp. faflicere vti ae illos dos habitus) vt bene. 145
arguatur in Phylica;at vt facilirec, & pr pte argaatur;cx igi alü habit,
Serit log. "viens, concurrés ad illum actum, non quf dem dite&tiue,
& idzaliter qu'a hoc gecit logica docens, fed elicit'ué , non quidem
quantum ad materiam (yllogifmi,quia a hoc prz (tatar à Phyfica,1zd quantuimad
formá iyllogitticam, & (ic inzalrcalüzres habitus «idem a&ui
correfponderemha bitus logic docens concarrererregula- tiué, & directiué ,
habitus logica vcentis elicitiué quantum ad formam; & habitus Phyticz
clictuué quanium ad macectam, qus quamuis ab/urdum cíle dicat P. Di ac.q. 1.
Pcoz:n coucl. ?.14 tamen nó pro bat. Nitatur (u93 Poacius dilp.2.cit. qu. :6.a
04$ 9. noftram oppuanare lencencia , actationes dilaere; [cd 13m dif p.1. Met.
q.3.à n6 j. omnibus eius infbantijs abun- dé (atisfactum ett ,adeour | lura
h:cadde Tc non iic opus; Ec ex eadem duétiina oc- Curreadum eit Ouured.,
cóc:oucrf. 2. Lo - g C.punc.2.vbi cx eisden fundai&os n93 iinpugnat ,
Expediterelia diffcultas. — — II Ltera difficultas, quae contigit : circa
allaramn dimifionem;ctt, an hzc dittin&io cadat i omncs, tingulas logicz
partes , an in quafdamtantum 5 cui diflicaltari agíam prebuerüc Angcli cus,
& Subtilis Do&or, ille (i:qu:dein 4. Met le& . j apertis verbis ncg
utit in par- te demonltrauua logicam vcncem , ifte veróq. t« vniuerí. in
corpore quactiti (olà * partem Topicam affirmatelíe viécem , vc notant Maarit,
& Faber;quare Auctores quamplures ranta aa&ocicace (uffaiti ne- ,gint
hanc dimijionem tori logici conue- nire, & fingulis cius partibas,ità
Coplut, qu. 4.prozn.Coninb.3.4.-art. 2, Fonícca 2, Mec.c.3.q.1. (ect. 6. &
Mauricius qu. 1. vniuer.qui in hoc maximélaadac dictam D.Th.fed his non
ob(tancibus. Dicendam eft cam cóiorishic diuifio- nemtoc logicz cóuenice,&
tn gulis cius pattibus , licec peculiari quo dà modo có- ucniat Topica quod
dicatur vens ; cóc, hanc docuit $coc. ex peofeTo qu. 1. & 24^ Elench. &
fequitur Auglic. q.1. vniuzr( & probabilein purac Marc cic. & eit paf.
fim tecegia à Rscentiocibas- I auio , A- uccta r] - * 146 uer(a, Didaco, à
Icfu, Ioan. dc S. Tho. & quidem logicam docenté reperiri in om- . ni parte
logice omnes ferd concedunt. , quia non folum docet (cienufico modo conficere
J'emonfltationem,(ed etiam fl logifmum probabilem , & apparentem , QQ iod
ctiá in omni parte polfit dici vtés, piobatar , quia cecera: ícieotize vtuntur
ncdii modo probabili arguendi à logica uadito in lib. Top.fed etiam demoníttra-
tiuo,quem docct in lib. Poft. ergo ctiam in parte demonftratiua dabitut logica
v- tés,& in primo; in fecundo fen(u huius di(tin&ionis ià explicato;
Accedit, quod inipfamet parte demonftratiua non (olü datur do&trina de
demonitrationc, verü etiam datur víus ipfius , quiz inexplicaa- da cius natura
multas confici: demonftta tioncs. Denique logica sm fe totam dici- tr fcientia
cois, vt docet Scoc.q. 2. vniu. & 1. Mct.tex. 15. quia in omnibus (cien.
tijs exercemus partem demonitratiuam , . dcünitiuam,dilputatiuam, &c.ergo
logi- ca viés per omncs partcs diuagatur im v- tro3. fenfu di(lin&ionis,ia
primo quide , ' quiaoibus partib? logicz vtimur in alijs fcientijs m 2.vcro,
quia (zpius definien- do acquirimus habit operatiuü nos pró pros reddcntem ad
confimiles a&us y lic dcmoftrádo,aut probabiliter diíputando. 12. Addita
$cot.q.1.Elench.quod li cét tota logica fit cois quoad do&triná , diuer(us
t cft vfus do&trinz;qui traditur in Dialectica, 1. Topica, & in
deinonftra tiua , nam Diale&ica cít ex coibus , &.in fingulis (cient!js
ad proprias concluuo- ncs ex cóibus arguit,nam oflcadit , quod amor , &
odium (unt in eodem (ulcepti- bili, non pet proprietatem amoris,vcl o- dj (ed
per hoc meditím,quod contraczia mata (uni ficri circa idem,vndé «x coibus
arguit ad proprias conclufiones, Hla aucé pars logicz, quz c(t demonttratiua ,
&fi 1n do&tcina tradatur de cóibus , putade fyllogifmo demonftratiuo,
& de attribu- tisad iplum, quz sit cóia cuilibet fcicn- tiz, cá 1n ungolis
[ciennjs arguic per. pra- "prum mediaun,nam Geometra vtitur ra tione
dcinonitratiua , vndé accipit pri- mas, & vcras caulas conclutioais ; &
per proprium mediü argiutad propaa. coc. - ueflio "Proem.de Natura lorica
- fed arguens diale&icé aliam, & aliam có» »clu(-in alia , & alia
fcientia pec idem me- dium potcít ofteadeceyhzec Dockor. hac igitur de
cau(2,inquit ipfe, peculiari quo- - dam modo Topica dicitur vcens, quia ti cocm
attendimus loqueadi modüm;tunc aliqua ce vti poile proprie dicimas, uan. , do
cam in hàc rem, vcl illam potfamus có fumere;vt bcne notauit P. Didacus, quía
ergo hec indcterainatio, & hic indcHe- rens in hanc, & illam (ciéiam
vfus folum in cebus Topicts, & probabilbus imucni- tur cx locis.n. Top.cis
à dcfiaitione,d di uifionc,à coniagats,à totojà limilibusà paribus à
diiCcaneis,ab oppofitis &c. pof fum.* argiinéca de (umere probabilia ad
quamlibet concluü onem inferendam im fingulis (cienrjjs , quod uon inuenitur in
rcbus accetlar;js,& demonftrabilibus , d ad vnà tatum partem determinata
funt y hac rone nomea víus , (cu logicae vtencis peculiaraer parti Topice Mi
pisi cn d .13 Contra hanc,conc'utioné obijciüt Complut. probando, quod in parte
demó trauiua non detur l sica vrens; quia fi io gica haberet víam re(pc&tu
paruisdemon Iteatiuz,vcleifecim materia neceiíatia.a- — ltarum
(ci&iarumvcl'in imaceria propria, non primum, quia quzlibet (ciétia confi».
cit (uas demo ttrationcs per directionem . logicam , vnde tales
semonttrationesnà » procedunt à log;ca,(cd ab ipus fcientijs, aliás ii lola
logica omnes cfficeret demó- firationcs, ipia (,la eífct (cientia, quod eít
abfürdü. Neq. 2. quía vfus, de quo hic lo- quiaur,& à quo logica
denoannarur, y« reas,debet eile di(tin&tus à do&trina , vt logica per
ipum vüm formaliter nó do- ccat fed potius recipiat doctrinam, & 0» perccur
iuxta illam;aliàs confi derationes logica docentis, & vtentis non etlenr.
di- ueríz , (ed v(us in materia demonttratiua logica nó diftinzuitur à
do&trinay(cd po uus per talem v(um formaliter docemurs Vt patct; ergo àb co
logica nequit dici v- tcs. Tum quia fi logica re(pe&ta faz ma. terige
necc(ariz dicerecuc vtens,iam non cilent idé logica vtens, & logica rebus
co cretaj;neq. fimiitecdogica doces , € logt caa rebus auul(45logica.n.dum cit
in ma- teria propria, & aou delceadit ad extra» neas ——— " ! OA ALL
EDT UM TT w/riculus Secundus, de fine logica . itas materias, (emper cft a
rebusauulfa. , ergo reípe&u proprig materie (emper docens, & non vtens.
Refp.logicam habere vfum vttoq. mo - do refpc&u partis demonflratiue,cft
vtés patfiué in materia aliarum fcienaarü , dü ille in (üis demonflratiopibus
conficien- dis vtuntur przceptis à logica traditis in lib.Poft.cft etiam vtens
actiué dü habitu operatio logico pexercicium fepius de- monítrandi acqui to
cócurrit etiam phy ficó& clicitiue ad demoaftrationcs alia- zum (cientiarü
quantum ad parté demó- flratiuam, vnde falfum eft, quod demon- flrationes
aliarü fcientiarum non proce- dant à logica vtéte clicitiué; neq. ex hoc
fequitur folam logicam efle Ícientiam , uia etiam alia (cientig concurrunt phy-
dice ; & elicitiué ad proprias demonílra- tioncs.quantü ad materiam, vt
(upra dixi mus , vnde demonftrationes illz ex parte materia ad illam
particularem fcientiam Ípe&ant,fed ex parte formz (pectant ad 147
AXRNTRICVILVS IL De fine Logica. 14 v1 obieétum logice docentis eivf- "
quc naturà inucftigemus , cóínl- to exord!1mur à fine illius, (i.n.verum cft
finem intrinfccum fciétiz coincidere cü Obicé&o ,vt notat Faber 7 heor.
1.in fine, & obiecti ccgniuoncm in praéticis maxie mé cx fine pendere, cum
lcgica, etfi pra- Ct'ca non fit,íe camcn babcat ad modum pra&icz
facuitatisvt poté quz difciplipa organica cft , maxime iuuibit quzfic rié dc
eius fine pi emittere tàm fecundum fe & petits iadineia fuam confidera-
taquam vt ab Arift.tradicz ; Fátétur om ncs fincm, fcopü logica,in qué tora col
limat ,c(fe dirigere inteile&um in fuis ope rationibus, confentancum.n.erat
vt que- admodum int ituta crat fcientia ad dire- tionem actionü voluntatis, que
cft Echi Cà , à alia inftitueretur pro directione epcrationum
intelle&us,cum non minus logicam,dire&iué ad docentem;clicitiud "^
fit errori expofitus,quà voluntas,prarfer- ad vtétem.Datur ctiam vfus parus
demó- flratiuz in materia propriaydum cienti- fico modooftendit logica modum
ftrué di demóllrationem,vnde negatur aflum- — "ptü etiam quoad alteram
partem ;ad pri- má probatione, vel ibi fermo eft de víu,à quo logica dicitur
vtens paffiué,& fic ve ra cft minor,quia ficut logica vtés in hoc — fenfu
nó ctt habitus à docete diftin&us, ira hic v(usnon diftinguiturà
do&tr:na,& pcr ipfum formaliter docemur;vel (ermo eft de vía, à quo
logica dicitur vtésacti- . u&& fic tala eft minor; quia ficut logica
vtens in hoc (cnfa ett habs operatiuus realiter à docente diftin&us , ità
hic víus zcaliter dittinguitur à do&rina;nec p ip- sü formaliter
docemur;(cd per ipfum ope ramur, & ab hoc víu proprié denomina- tur logica
vtens. Ad dera probatione negatur confeq.nam logica etiamfi in do - €endo
vtatur (uis regulis , & praecepus., Quia tamen hoc cít n;cré per accidens,
& libi ipfi infcruit.ac fi penitus etfec diftin- €ta fciéa, hinc eft;gq;
quamdiu ad extsa- ncas matctias aliarum (cientiarum có de- &endit, (emper
ccofetur à ccbusauulfa , tim pro ftatu ifto in quo in rerum cogni tione
dependet à fen(u ; quifzpé (zpias decipitur , ita notauit Antonius dc fantis
-ration.art. 2. diff. 12. hzc autem cft logica,vt notat Scot q.4. Prolog.arc.
r.8c Ant. And.6. Met.q. 5. quz hacrationeab Arift.dicitur smodzs [ciédi 3,
Mct.1 5. &c definitur quod fit jcientia rationalis di- fcretiua veri à
falfo. Verum cü tres fint intellectus operationes, fimplici appre-
henfio,iudicium, & ditcuríus;di flicultas cft,an hzc dirc&tio per fe
intenta à logi- ca fit omnium, & fingulorum operatio num,an folius tertiz
ad quá prima, & fe- cunda ordinantur;& ruríus an hac dire- io tit pcr
(e intenta*in quacunq. mate- riaytam .f. probabili, quam demonttrati- "
ua, anpouusin demonfirariua tantum . Quanrum atunct. ad primam difficulta- tcm
, multi tenent adaxquatum logica fi- ncm cte dirigceretantum tertiam operas
tionem;qua cx notis inneftigarurignorüy ita opinatus videtur Zab. lib.i, de
natura. log. cap. 18. & quicunq.tenent(yHtogil- mum cfe ada quatam cbicéum
1n logi- €ain tota fna amplitudine. Quantü acu» nct ad (ccundam, tenent
quaaplurcs fin. LY logica . 348 logica eífe dirigere cognitionem noftram in
materia tantum demonftratiua, ita fen fifIe videt &uic. p.p.log.cap.2.
Ammon, pra-fat.in predic, Plilop-& Alex.pra-fat, in Prior, 14 Dicendütí
cft;quod fi loquamur dc lcgica intota amplifudine fua, finisa- daquatus cius
eft dirigere omnes, & fin- -&ulastres intclle&tus operationes in
qua- ^ «uq. ma!cria; fiué probabili, fiué necefla- ria ; fi vcio fermo fit de
logica ab Arift, tradira,vtique finis eius ada quatus eft tà Uim tertiz
operationis directio .. Concil. cfi Scou r.Priorum q.3.6. Quantum ad tertium
:& probatur primó quoad primá partem . quia o€s tres operationes funt p. fe
dirigibiles in Qquacunq. materia,crgo lo £ica [ecundum (c ordimatur ad omncs ,
& fingulas dirigendasin quacunq. materia; FProb.afiumptum, quia qualibet
indepen dcnterab alia proprium pore ft participa- IC ertorcm , quia li
implicarec dati ter- tiam opcrationem,adhuc darentur prace pta de (ecunda
,vniucríalem v.9.negatiua dimpliciter conuerti affirmariuam in pat
16,&c.& fi implicaret dari (ecundam,ad huc darétur przcepta de prima,
v.g.quod ad difin&é quidditatem apprebendendá Oportet concipcre genus,
differentiam obicéti . Et quáuis vna operatio indigeat maiori dirc&tione
,quamalia, vt tertia. , quam fceunda,(cconda,quam prima , nó tamen hinc fit eam
, qua indigcr mmori dircctione, pct (c ad log:camnó pertine- Fcyquia hacc
dircétioqualiícun;. t , non. ni(i adlogicam pcrtincre potelt Nec fatisficit
dicere eum Aduerfarijs. perüncre vcque , fed indire&é , ac redu- »quatenus
prima ,& fecunda reda- «untur ad 5. Nam licet prima conferat "ad
2.& fccunda ad 3. tf fingula pcr (c ha- bent fuam re &itudin e &
(unt capaces di- xcé&ionis habcntque fuas regulas, & pre- cepa
diffincta, Qd vcró- voa magis cá- pX lit, a jnd'zeus dircétionis , non c ffi-
€it; quiu cmncs per fe ,& dire&é int à log:ca ditigendz per inflzumcnta
pro- pria, (ed toium gv dircétio vnius magis principaliter intendacur, quàm
glterius ;. vnde concedendum vitró ctt,quod. Log:- €à cti adz:quaté lt. inuenta
ob dircátio- ' Quaflio Proem.de Natura Logica. nem trium fimul operationü
intelleGue in quacunque materia, principaliter tamé inuenta eft propter
dire&ioné tertia opc rauonis& in mareria neceffatia,quia in. ter
operationes intelleus ca eít diffici- lor,& idco pracipuos finis Logica
etiam in tota fua latitudine erit dirigere dein 6- flirationem , .i. fyllogiímum
1n materia ncceflaria, non tamen ada quatus , 16 Quoad alteram partem etiam
pro- batur,quia vt ait Scor.cit. Arift. péfücic rauit de diuifione ; ncc egit
de dcfinirio- nc; nifi quatenus inferuit argumentatio- ni, & dcmum totam
fuam Logicá in tiam argumentationis compofuit , vt te inftrumenti caeteris
omnib. perfe&tif- fimi , quod ctiam probat Do&or ibidem tali dituría »
quicquid tractat. Arift, in fua Lozica;in grat;à argumétationis. (eu cius cft
dire&io folius tercia opcratios nis; l'robatur a(lamptum, principiaenim
cius.tám proxima , qvàm reniota in lib. Pradic.&-Petiher. declaratur,
rationem cids in communi ,& quidditatem , quzué ipfi in communi accidunt;
in lib. Priori manifeftauit , & tandem partes (ub;e&i- uas inlib.Poti.
Topic. & Elcnch. quibus traclatibus tota abíoluitur Arift. Logica. Immo
Arift. ipfe in fine. Elench. volens fc oftcndere inuentorem DialeGticz , di-
xit fe dc fyllog:fmo tractafíe . quafi tra- &atio de iyllogifmo fit tota
Logica ab Atift.contexta ; hine Do&or ctiam Prolog.ar. i. inquic finé
Logica cffe gcreintelle&um in actibus di(currendi y liec? ením dici poffec
ipfum de fine prz- -&ipuo Logice in fc tuifíc locutü,veritimi- letficft de
Logica ab Arift. tradita verba fccifíe . Hic tà addendum eft , qnod etfi Logica
Aiiti- tit ada quaté ipflitura pro dircctione di/curfus m quacunque mate- ria
vt patct ex ciusdicto in fime Elench. nunc rclato , priecipaliter tü cfl
inftjtuta ob dircttionem eius in. materia ncccíla- ria,vt claré cciligiut cx
1.Prror. c,5. vbi proponit Íc prupum .i. precipue tra rurür de demorfliatione ,
quod dicit fe issu in I. d - 17 5cd quain dilciplinis organicis , dc
qu«rünurcro eft Logica, aliji ue fa» culta- [yllogilmi zraétat , crgo adaquatus
finis d ^ & erticulus fecundus , de fine Logica . eultatibus adminiculatiuis
duplex folet finis diftingui, internus nempé, qui attin gitur abipis, &
externus,qui non attin- gitur ab iplis «(ed ab alijs facultatibus , quibus
in(craiunt, vt pacet in fcenefacti- ua, qug famulatur equeitri , nam cius fi-
nis inrernus cit Érenam externus veró eft directio equi , ad quam frenum
ordina- tur,qua dire&io folü atingicur ab eque- ftri . In propo(ito
dire&:o operauopum intellectus 1n effe exercito noa cft. finis iatcimlecus
Logicz,(ed excrinfecas cancü quia etii Logica tit directiuay hoc non fa- cit
eliciendo operationes ipfas dire&tas , quia hoc pertiner ad. particulares
(ciécias fimul cum Logica vtente , fed «m elt di. reétiua exéplaricer, &
idealiter, quatenus contemplatur in(lrumenta , ac tdcas , ad quaram imitationem
fieri debent opera- tioncs ipfze,vc fint re&a; & quia finisin- ternus
adhuc duplex cít , vt notat Scot.q. 3. Prolog.(upra T.tormalis,.f. & obici
- uus, vel vt alij lo.juuncur, Q«o,& Qo! ,vt patet In ipfa trznefactiuay in
ip(a. finis in- ternus ob.e&tiuus, & Qu eft ipfam fcz- numyincernus
formalis Q) i5 eft perfe- &a cognitio ipfius Ereni , & vniucrfaliter
cognito perfecta fut obiecti in vnaqua- que tacuiace, vt docet Dot. cir. In pro
puo finis Qao, (cu formalis mcriníecas ogicat in «oia fua lacitadiae eft cogni-
tio modi, quo dirigantur omaes, & fing . "Ix opecaciónes «atellect?
finis yerà Qiii & obicctiuus c(t modus iile cognitus, nà wniuerlaliter
loguaendo finis fotmalis in- tnnfceus cuigícunqne.| habitus. eft cogni- tio ,
quz immediate ab co eliciemr circa proprium obiectum , fins vero. Qui ctt id;ad
quod terminator finis quo , f. co- go1uo ipía; & fic demum feruata propor
tione dici dcbet de Logica ab Aiit. tca- dita;quod fims internus eius formalis
, 8 Quoectt cojnicio dumtaxat argumenta- Íeu (yilogifini , finis obicctiaus,
& ü eft [yliogianus ipfe « -A8 In oppofitum obijcitar Primo ad probandum
dirc&ioné operationum in- icllectus nuilo aiodo etc potie finc Lo- gicz.
Lum quia efficere QUOUoRs Hos ctas in cogniuione rerum; verumque à fo epu
pettincs ad fingula fcien- | ng d49 tias , ergonon ethic peculiaris Logicae
finis, Tum quia (i effec hic finis Logicz , ergo foret quo.j; dire&tiua
operationum fua.um ,quo4 faltum ett ; quia cunc pro- cc detetacin infinitum ,
Refpon..ex Batfolio q.8. Prol. art.2. quod efficere operaciones rc&as
eliciti- ud, & in e(l Aexeccico vtiq; ad alias fcien- tias fpcétar circa
propria obie&a , fed ef- ficere operationes rcétas exemplariter,&c
idealiter; ac in e(fe qua(i fignato ad fola Logicam fpectat. Sic eciam
dilcernete ve rüa falfo formaliter (pc&at vtique ad fin gulas
fcientiascitca propria obic&ta, at difcernere verum à falío inftrameatali-
ter ad (olam Logicá pertinet ; quatenus ipfa fola dat vegulas diguolcendi
ercorcs, & euitandi.in quacunque opératiorie ín- telle&tiua v: norat
Zab.lib. 1.de nar. Log. €. 3» Ad 2. negatur falficas conícquenus , &
proceífs in infinitum, quia incellc&tas pet cadem przcepca,quibus dirig:c
actus aliaram (cient iaram , dirigere eia potett actus Logica liae implicite,
(iud cxplici- té ex.vi relexiua quam habet lupra fuos actus; vad preceptum fyi
logifmi , quod habeat rres tetiminos, elt (afficiens ad di- rigendum
intelle&um non (olum in inz- teria Phy áca , (ed ctiam Logica. Secundo
argaitur ad probandi ,quod fi finis Logicz e(t dirigere, hoc cit cantü inordine
ad 3 .operauonem, quz fola in» dige: directione, nam prima operatio cít
apprehentio obicét: reprz(entrati per Ipe- ciem y quz neceifarió reprz(enrát
«qua. rationc g22at Art. concing:re falticacé in prim operatione ; fecundi v.ro
ope- ratio , vel e(t crcca obiectam aotü cx ter^ minis, itauc propolitio tit
per fe nora , , non indiget dite&ione Logica, quia fads ett lamen
intellectus , & apprchéüo tec- mino:um, fi vero iit ctrca obicztü igno-
tü,iam nouficari debet ex vi teria ope rationis ,vndé non dirigitur, vc (ecunda
fed vt teitia. Quin cà Logica nó haber. dirigetc ip(am tettiam operaciouen ,
mifi : in materia nzccífaria; nam Logica dicitur; inftrumentum íciendi, at
(Zicucia habctur tantum per demonltrarionem . tss 19 Reíp. negando atfumptum,
oftca- dimus ,n. primam, d icemRip ciclo x - m 1jo nem cffe per fe dirigibiles;
ad probat oné dicimus, quod licet in prima operatione non rcperiatut fil(itas
complexa, potetk tamen interuenire interdum faliitas incó plexa talis nempe
defc&us; quo conci pit intellcétus rem aliter .juum lit ; vt cum apprchendic anzclü.tapquá
corporeum , vcl obícuré,& tmplicitéter aliquam ap- prehendit, non per fc
cotiderádo omaes, & tingulos gradus e(lentiales cius, vcl in- dittincté,
& cófusé cócipit vt vni quid , quz diftinguenda funt , propter quos, &
fimiles defe&tus indiget intellectus dirc- €tione ctiam in prima operarione
; & cá dicitur , quod in hac operatione intelle- Gus necetlario coformatur
cum obiecto repracfentato per (peciem , quia fpecies necefiario repra(eotat,
verü.n eft (peeié ncceífario reprafenrarc , negatur tamen Séper reprafentare
re&tà, (zpius.n.eX ma là contlitutione feníuum internorum, aut etiam aliquo
defectu externorum protie- nit mala reprazfencatio fpecierü inrelligi- bilium;
ex quo fit veritateasvel falfitaté incoplexà in hac operatione attédi debe re
cx cbic&to non vt ceprz cntato, fed vt cft in fe, dc quo fuo loco agemus in
lib, dc Anima; Secunda quoque operatio cít erroris capax, deficit n. (epe
intelle&us in enunciationibus (altim noa per fe no- tis, & adhnc initlifmet
indiget directio- nclogicasquae dat regulam ordinaté cop- — mc&endi
prazd'carü cü fuübiecto,fiug có- nexio fit nota ,fmé ignota, talis .n. cónc-
xio fit nó inurendo obie&tü ; (cd rcgulas logicales;qnod fi obiectü
norificetur per tcítiam , adhuc tamen directio (ecundz elt diftin&ta à
dircétionc tercia & pote ít infe re&ificari abftrahendo ab omni ter
tia. Tertia denique opcratioyvt cft erroris "paa in quacüj; mazecia,ità
dirigi babet à logica in omni materia, & non in necef- faria tantum , &
quando logica dicituc infiramétü (ciendi , non fumitur verbum fciendi i rigore
pro cogniuione pet dc- móftrarioné acquilitajíed pro quacüque cogsirione,quocü
]; modo fit acquifita ertió arguitur ad probandum finem etiam logic Arift. efie
directione cuia- Ícüque operatiuais, & non foliustertiz , quia à cosa
percurtatur Arilelogica vide Queflio Proem.de Natura Logica. bimus
di(tin&os compofui(fe libros pre. dire&ione cuiufcun3; operationis
ligilla tim;edidit.n.librü praedicamét. nc íntel- lcétus in apptehenione rerá cófiadere-
turfed habédo ance oailos ferié omniü rcrüdi(tinctà diftin&é,ac fine
confu(io- ne ré vnàquáque concipecet ad cuitádos auté crrores , quos potcft
committere in córügé o terminos apprché(os datae funt rcguiz in lib. Periher.ad
euitandostandé etrorcs in diícuríu contingere natos tam quoad formá,quá quoad
mater;iá ceteros cópofuit libros Prior. Pott. Topic.& Elé- Ch.ergo finis
logice Arift. no eft tárü di» rc&io tertic operationis)fed cuiufcüque. 20
Rcípondetur concedendo Logi Arift, euam partici pofle iuxta tresintel-
le&us noftri operationes , vt docet Ants And. initio Periher. & in lib.
Przdicame & Perhier. deditfe regulas pro diredtio- ne primz , & (ccundz
operationis , fed. quiaterminos , & propofitiones ibinon. confiderauit
propter fe, (ed tantü vc (unt: parces,ha proximz, ille remotz fyllogif. mi, vt
ibidé docec Ant. And. & Scot, cit« 1 Prior.q.2.hinc ficquod fimplicicef,
& abfolute inis adzquatus logice Ari «it: dire&io tantum tertiz
operationis, —— Quarto obfjcitur ad probandumdi-. — . re&t;onem operationum
intellectus efle finem logicz nedü extrinfecü y fed & ine - trinfecuio, Tum
quia finis intrinfecus be bitus dire&iai eft dirc&io,fed logica e(t
e(fentialiter babirus directiuus,etgo &c. Nec dicere fufficit logicam elfe
Tnbirür directiuam idcalirer rancá,& in eíse fi- gnato,nonclicité , &
ine(feexercito , 4c proindé quod finis intrinfecus etus ett dite&io tantum
idcalis, quz non eft, ni : - cognitio ideg, ad cutus exemplar fieri de. — bet
opetatio,vt re(ta fic. Non (uffici nà - conrra hoc eft, quod logica eflicit,
& eli- cit operationesrectas in propria mare- ria, ctgo attingit
dire&tionem etià ineffe exercito. Tum deinde probatuc exem- plo (zpius
addu&to frzacfadtoriz , quae non folü refpicit inirinfecé cognitionem
frenifaciédi,(ed ip(am quoque dire&io- né,qua c miytn rc&tü. Nec ——
(uffra gatur,quod directio equi non refpiciatut liste iaiteé cd cies M Cac - €,
quia frznefaGoyia non cft dirc&iua equi,cum hoc fr munus equeftris, at Jo-
. gica eft dirc&biua operationum . Re(ponaáctur ad prin;ü folutione data
inter arguédü , ad re plicá dicimus logicá per accidens. fciü Poi sg dircétione
in . efle exercit: nó per fe, & quatenislogi- €a cíl,accidic.n. libi quod
nrlogica inta licala; & hoc cxercct manus , veluti Eflet fci&tia
diftincta: Cui accedicy.juod eram in prepria materia dircét'o in cíle exer-
cito attirg tur à logica viétejn6 docéte, Ad alccrü rcípódeturs quod fi
fienefacto Xia contiderecurs vt f! habitas in intclle- € docés niodü rc&e
faciendi (renum 5 uo s€ía (pcétari debet, vt valeat paritasy filsü cft
dircétioncm in efíe exerzito cffe '€ius finem intrinfccü; nó.n. artingitur ab
ip(a, (cd ab alio habitu in potérjs exter" tiis rcfidétesqui dicitur
Ereneractiua vtés, hz«c.n.eít, quz conficit frenum iuXta re . gulas à docente
pra iccipias , ARTICVLVS TERTIVS De adequato Logica obieffo. 21 f^ Onftituo
finc huius facultatis tá -4 intcin(ccoquàm cxcrinfecostà a &ih [e
cólideratasquá v: ab Arift. cófcri- piu ,ciuídé propri & ade uacü (ubrectü
in vtraque cofideracione. venari. difficile nó ctit; At quia bomé fubicéi
multas ha bet acceptiones,vt docet Scot. 1. Prior. Q4. qu&ádoque pio
fubicé&o imha ions , qu&doque pro (ubiccto propouitionis, X alijs
modis, futmiror im praeséti pro co, cir Cà quod vnaquaeque fcrétia verfatur,
quo fcnfu 1. Poft. 25.vna fciencia. dicicur etie vnius genens fubicéti, &
appellatur fubie €um confiderauionis, X età obiectum , ucd potétic, vel habitu'
obijcitar cogoo cendum, quod cum'iteruu: lam. potat vel fusé pro omni re
coniiderata n (G€- tiajaut arte; quo fc-bfu in medicina , v. g. non folum
corpus humanum, v: fanab:le, fcd cttam omnia nm edicamé:a , & inflru menta
dicuntur (ubicétü circa quod aris medicz & quicquid demü in (Cientia tra
Ctatur; eius (ubic&tum vocatur ; vcl pto- prié , pro rc non quocunque modo
, (cd pet ey primo cohderara in fcienua;lile efriculus Secundus, de fine
Logica. 151 loquimur de ftubic&o cófiderationis in fccüdo fen(uj quod cum
iterum diuida- tur in fübie&tum adzquatum,feu totale, & in
lubic&tum inadz quatum, fcu partia lejquód deinde diu:ditur in principale,
& cft principaliter pars fubic&ta earü, quas fub fe toiale (ubicétum
cogprchedit , & minus pr.ncipale ; & eft pars tubicétiua inf.tioris
condicionis eiufdem fubic&i totalis, lic loquimur de (obiecto totali&
adequato, g cflita primo per fe confide rain (ci£aà,vc tota artificis cura in
eius coréplauone fita fir , ac proinde cacera omnia in (cienria cofiderata
reuocentuc ad ipfum, & habcant atiributtonen: y qp proindc fübe&ü
attributions appellari confacuit , licctid à Modeicis quibufda fumatur pro fubicéto
princi palitaus. 1; Q'àvisáutcm fübicé: hoc modo furnpu vig» ac muluplices
enumerari foleam cód.tioucs prac puz ramen , ad quas ciera ces rcducuntur ,
funt, quas enumerat L'o&or q.3.vniucrfal.quod de €o in (ciencia prae fü
pponatur quid eít, & quod eft; quod jereiusquod quid cft de mouoftrentur
affcétioncs de co in illa (cié tia , & tandem quod omnia determinata in
(cientia reducantur ad 1pfüm , & pro- pier iptum contiderentur;vcl
canquá.ciu$: principia vel tàquam partes, aur fpecies» vcl proprietates eius ,
vel alia coninnili ratioae,qua lub céti conditiones , veluti necetfiria&
(uffici ntes recipiürur neg fiin ab Auctorib Complut .difp. 1. Pro- €n.q.2.
Didac.à icfü q.3. Poem. & alijs, & exprcisé deducuntur ab Arrtt. 1.
Pott. tex. 2, 25.vbi docet fubicétü efsc iliud cuius pripcipidpartes,& pa
(fioncs in (cie tia 1nqutrütur;neceffitaté vero barücon- diionü cat; (ufhciéuá
oftéderc no cft bu.us loci, nà cx profelso tractabitor in« fta di(p.de (cientia
12.q. 2. Et quia ét vt ibidé trademus,fibicctü adequacü e p.rte mareriali coll
ac focmalt, re. . fiderata,& modo cótiderádi, cx quibus in eíse (cibiti
cóponitur vnü fübie&um Quod iouus fc: Gcistsde vtraque parie fü bicéti
logica: cric bic etia diiserendum Hac yiqanísa dottrima(quá ad pre- íens (ufficicnà
de hoc fuse infca loc cit.) detusiri (ubisQé sie quot iclnu quae P^ "d t -
x a 4527 dó defcendimus ad quzftionem pro pofi tam de fübicéto adzquato logice.
Et quidem mirum eft, quanta fit Auctorum vatictas in huius facultatis
obie&to affi- grádo;rà viginu& an plius fentétie te- citátur de hac
rcjnos celebriores refere- mus;que ad duas claíses reuocatzi pofsüt ; Vna crit
coi ü,qui ponütdogicà eísc [cié Già realé,ac proinde obic&ü reale ci atli
gnàát; Altera eft eorü;qui eam faciüt (cie tiam rationalensac proinde aliquod
cns ratiofiis obicétum eius ftatuunt 13 Aué&torü prima cla(;s Prima Opi nio
c(1 corumsqu: ftatuunt ob:edtum lo- gicz rcs onines , fiue omnia entitas 5 non
tamcn quatenus entia funt in [eipfis, & a patte rci, fic enim de cis agit
Mcta- ph. fed quatenus fünt ab intellectu cogno fcibilia.Sccunda a(lerit nó
es,(ed voccs, vt rerum fignificatimascflelosica obie- étum; qui opinio
communiter tribui (o- cc Nominalibus,& c(t Aurcoliin prolog. art. . Tertia
afferít rnodum , fcu intiru- mentum (íciendi reale etfe (ubie&ü in lo- ica,
vari tamen auctorcs infltrumétum Ícicndi acceperunt; Q iidam.o.(umpferüt illud
in toto rigore pro fola, demontlra. 1ione,qua eft inftrumentum fcicntiz jp-
dluctinum proprij(Tim? dicte jita mulu ve teres, Alij fümp(crunt latius pro fyilogit
mo,vcl argumentationc, & quidé pro pri ana incention?,quo fenfu tancum (unt
in- flrumenta realia. Alij démumlauflimé ac ccperunt inflrumcncum (cicndi
re;le, p- ut.(. complectitur definiuonem , diui nio- nems,& argumétationem
pro cóccpubus Obic&iuis,fcu pro prima intenuionc ; ita nimb.q. 2-
l'rodem.qui cá procettauur fe loqui e logica sm fe conliderata , non prout ab A
uft.tradicasita «n. folamargu- . Imentauoné aflignant pro fübieéto ada- quato;
Quarta (encentia,qua cóis eft in- zer INcotericos, non ipflrumenta directi-
uia,ícd potius opcracíoncs intelle&tus, ad quas hec ordipaptür;aflerit effe
fubre&tü, vndé ftatuunt pro (übicéo,, vcl vrcsepc- rationes
intclicétus..;wacenus dirigibiles, vcl vt (pecialiter loquitur Aucrf.q. 2. (ec.
ifogoitioem inccllcdtiuum comprehé icm utes actus noflri iatclIcétusquate« vus
dirig.bilemyjitaw illud tit materiale j- l.i "- LI Duaflio Proem.de Nara
Lopicá:— hoc vcró formaicjità Auerf.cit. Amic. im log.trac. 1.q. $.dub 4.
Blanch.difp.1.qu,. 9. Didacus à Ie(ü q.3.proem. Arriag. dis
fp.2.log.n.54.Oauied, contr. 2;log.punc. ' 1. Ruuus q.6 .(ccuti Suarez p. tom.
Meta: n t. lec.a. " í ó (unt pauciores opinionesinter Au &orcs fccundz
claffisycorum.n.qui entia ratiohis pro obic&to afl;ignarunt,Quidam putarunt
cns. rationis in fua cóitate (ume ptum debere ftacui obiectum . Alij hinc
Opinioncm coaréctantes non omnc cns ra tioni$ponünnt obic&um logicz, Ícd
rans tun: genus quoddam entis rationis uod: appcilan: ens raNonis logicun:,
& fecun- dam in:éc onem, & eft illud ens rationis, qvod tignificari
folet pafliminlogica p terminos logica!cs ger.us , fpecies, (übie- &um
pradicatun «dc finiti. enünciatio , . & alios fimiles,ità 1 homifle omnes«
a« ict.c.de gencre p.2.Scctusqu. f; Progme Mafivs hic (ec. 2.q. 1 3, Sanchez
lib.z; qué. 17.lauel.trac.1 log.c.3.Niger q.12. Cli peiComplut.dif:.1:.3.102n.de S. Tho, p.2log.qu 1.art. 3. G.lleg.
Petronius, & alij» ur pro hanc fentenaa citant vcteres on.nes 1
homiftasAT:j 'ádem ad . gis fc rc ftingcntes;pcc interlog fcs& vt ab
Arit.rraditam diftinguente$, fübicéctum legice ftatuerüt illud ensrario. — ni$,
uod per orguinentationcm tporta | tur,vel ceré fyllogiímum, quam fenten-- tiam
de fyllogiimo docuit Scotus cx pro- fcio q.3. vmuerf. & fequumur Scouftae.
paflim in cum locü Mautit. Anglic. Bras. (aul. Sarnan.F aber. Theor 6. loccus
que. roem. j. Fuentes q.3.diff 3, art.6. tàquá, Dottor ibi locutus fuerit de
fübie&to. gicz quocunq.modo fumptz ; Faber ta-- men €. 3. inquit ibi
Doctorem a(l; gnare. Íubieétum logic: Ariftotclicz , Refolutio dc obie&io
lcgice Jariffotel. 24 Icendum eft;in logica, prout eft D ab Arifi.tradi i b
aliquid rea le eiie obic&um,fed ensrarionis;nó quis dcm in tota fua
coaate;neq.vt loitatum adens rationis lcgicü, bué (ccundam ins. 'nuopcmyíed
quatenus ad a! gumemacio- nem, ícu (yllogifmum coar&tatr . Cona clufio eft
Scori q. .vniuecí.& & i. Prior; ] qa Pn €. - Deadeiuato log.obietlo
e/Are YI; Ag. i.vbraliud flatuit (übiectam in logica, tab Arift.tradita ,&
in tota amplitudine fua confideratur;eft communis inter Sco tiftas cw ditcrejáte
vno Pu i6 . cio qtii difp. 2:leg.g?s. parum curás Sco- vibra * aen Scotiftarum,
aff;gnat logica etiam prout ctt ab Arift. siadiar P obic&um rcale & fyllogitmum pro prim: intentione
captum; & proba- , Mrquoadomncespartes. — : Primó quod in logica Arift. non
fit ali quod reale fübic&um,fuadetur,tuim quia quzcunq. traduntur in logica
Arift.(unt entia rationis,& fectinda intentioncsio- cales,vt Lie ANDR diea.
ana- jprzdicamentü; propo itio, aqui- pollent amrecedens, mr » fyllogif- Anus,
figura ,fübiectum,predicatum , &e. tum quia hac ratione dixic Boctius logi-
.€am cffe dc (ccundis intentionibus appli- «atis ptimis, quia Ariftitotam logic
[uà tradidit füb terminis fe cundarum inten- dusramócóld qe hac ratione dicia
it (cientia rationalis,& (eclufa à nume- o fcientiarü realium;yt netat
Scot. q. 3. Prolog.lit. I.S fuit perpetua;& conftans fentétia omniam
Peripateticorür , qua & rone Grámatica, &R hctorica diftinguü tur conta
fcienti les, quia tradüiur füb terminis fecund intentionum;vt fünt nomen,
verb&sparticipium,&c- ergo ens rationis , no autcm ens reale fnbiectü
'erit logiez Arift.quia per ens rauonisdi- Ringuitur à czteris (ciencije .- ^
Reip. Auerfa q.2.fcc. 3.negando afsü. ru quia potius logica Ait. in ommi- us
(uis libris, trattaubus agi deenti- busrcalibusinlib. Periher. i rreróm ,&
&xuécbus perfe" agitur de a&tibus noflri intellcétus dc
enunciatiene ,ditcur(u &c. ncc per fe quarinux [ecunda intcntio- nes;q cx
illis actibus refuiiát; in lib. dicair..pcr fe conliderantur,& certis
Tocis difponuntur natura rcales
cxclufisenti- bus rationis. In lib.ctiam pradicab.quam Wis ttaétctur de
gcnerc,aificrenuay & 16- Jiquisquz videntur entia rauenis,tf tra- atur de
illis , quaicnüs nnportant cnua scalià, & vmucríairier icà procedit 1012.5
^Arilt. logicasca.niqua docet, verificaur de cnubus realibus,uon rawonis,
docct.» LI CEN 153 genus predicari de [pecicbusfpeciem de ind: uiduis, at non
valet vtique predicare dicendo fpecies cfl genus, indiuiduum eft fpecics , (ed
bonio cft animal ; l'etrus cft homo ;docet prgdicacü affirmari de (obie
&o0,at nó valet dicere fubic&tü c ft pdica t ,fcd bene Petrus eft
albus,cft homo. Scd hec foluiie facil é rcfellitur, falfum m.cft;g in
lib.Periher. & Frior.2gaur p Íc de actibus nof: ri intelleétus , nuncia-
tionc;& difcurfu, (ed agitur de regulis, & przceptis, quibus
opcracionesillz dirigi dcbent, & iig rcgulz caduntur per ter» minos
fecur.darum mienuonü, oj pradi- catum affir matur de l'ubie&o, gp :n prima
figura maius extremü przdicatur de me- die termino, mcdius ceri inus de minori
extremo, & in cóclufione maius extremi de minori; falium cft in prz
dicamétis na turas reales per fe confideruri , ná de tube
ftatitia,enantitare,qualitatcsal j(q. predi camcotisagit logicus sth Q n c5
atténdi- tur fübijcibilitas,& pradicabilitas, vt ve ró fant partes entis
realis peruretad Me taph. & fic &
diccndii de naturis cóibuss quas im portát genus, & (pecicsceteraq..
pradic.: bilia, qj per (e ad legicum nó (ye Gant;ícd fccunda intent;oncs
voiuetía tatis, quas fundant; Nec cft ncccfl'ey ca. docet infccüdis
intentionibus verifi dc cifdé pdicationc excteita, trita eft «m, losicalis
teguliquod qua bgnàátur in fe- cundis;excreentür in primis, non veró in -
cildcm feciindis,& ideÓ-tota hac refpone fio falfacf , rà 1$ Sccundo quod
cns rationis in tota fua cóiate non fat fübie&tü logica Arifte telice;nulla
indiget probationc;tum Quia; & Grammatica Foeticay& Rhetorica» fua
babent cntia rónis , tà quia Complute ipfi teftzbtur ceruffimum efie cns ronis.
vmuerfáliter fuv. ptum non cffe obicctum. logica, ncc aliqaero T homiftarum
oppo Inum aflererc , am logica nó contiderat rclaionem rópis dextri , &
bniflri in co» luna , ncc relationes ronis quibus Deus. ad creaturas
refertur.Sed qp ncque fübie- Gum fit cnsrénis iog;cum ; fcu- fecunda, intentio
qua cft veritaus manifeftatuay qualis cít fola (ccunda mtentio logica; p»
batur; Tum quia in qualiber [cientia daltige T —— gkodum - »! 154 guendum cft
fubieétum cóxatis à fubie- attributionis, neq.hoc coincidit cum illo fccanda
aut intentio in lozica eft fu bicétum cóiratis , quia pra dicatur effen-
tialiter de (übic é&o, pra:dicatn,copula,ge' ncrepropofiuone, & c.ergo
nó cti fubie- &üactributionis. Tum quia iuxtà hac s tentiam non
contradiflinguerencur in lo- ica principia,paffioncs,& (ubicéum vt docuit
Arift.1.Pott. 26. quia hze omnia €onliderarentut ,vt fpecies,cum intrinfc- -€é
imbibant conceptum entis rónis logi- €i & locunda intentionis. T ü quia Ct
(1 A. zift.in fua logica confideraret. ocs(ccun- das intentioncs veritatis
oftenfiuas(.uod .thnon fecit) non proinde dicédum toret con(iderari. omncs per
fe, & dirc&é; velu: ti fpeciesobicéti totalis,fed indite&é , &
xeductiué,& (ic de fa&o confidcrauit ter minos, & propofirioncs ,
vt principia fui obici, aliquas ver fecüdas;ntentioncs: vcluti affe Guoncs eius
« : Hinc deducitur nom conucoire fecun- «az intentioni conditiones obiccti
(cien- tia (upra recentitas, & à Compluc. cate- zilque Thomiftis receptas
,. nam vna illa- gum cft ctiam iuxca corum do&r iná , gq &ontincat
omnia; quz tractantur in fcié- tia;ita vt adipfum omnia reuocentür ,vcl. aquam
principiasvel partes,vcl (pceies ,. yc! proprietàzes cius;altera cfl, gp (it y
de potifTima.cura e(E in tali (cientia, &. - 10 (fi aliqua fuerint
),tradantur prz- &cpta;j at prima conditio fecunda. inten. tioni non conucnitquia
omnia.confide- rata in logica rcducuntur ad ip am; vt (pe. €ics,non
vt principia fübiccti nc:.vt pro: ttate "fecanda ,quia:tota. A ift. cu: Ia
fuit agerc de [yllogi(mo; vtipfe tefta- mur e-vit. 2, Elench.ciufq, regulas,
& pra- ecpta diíerté tradidit, de (ccundis autem: Antenuonibus, nec
peculiarem tsa&tatum: eonfccitncc pa(Tiones aliquas de ipis de: móltrauit,g
tfi necetfarium cracyfi fecun. da inicntio tun.Cdacrat pio fubic&o; Ac
€edit.gp de dcfinit.one,& divifione cx ;p fcio non egit, ergo fecunda
intentio vc- niaus-oftcnfiua. non cftin. Arift. logica adaquatum
(ubic&tü,cü non o€s talcs in- 4 RUOncs inca conidercatur .- - Ref. Complut,
Q quamuis Arift, cx Cuaflio Proem.de Natura Logica; à fo; -ta eft fermo; &
parui rcfcrt ' Kctatationc aliarara opinionur profcíio non c gcrit de
definitione * uitioie, hoc Decr non cda e^ tur füb obic&ologiez,[ed vel
quia dede — finitione iam egerat Socratesde diuifio. — Ane Flatoyac
nuilusveTperfanétorié dear - te ÍyIlcuifkica y & lic eam fü Anft, —. fcipi
eX prcfeílo ex plicrdemevxl bcd qs : vt inquit Laeztjus lib. $. in víta Arif. d
E cfinitione, & dioiiionc nones tide rat volumina;quae tóuninria temporispe
Lieruntjmmoó cunrArift.rcferente Laete tige logica fcripferit 1$ oc bre »fortd
€ alijs intentionibus logicalip.ex; - dioe Sod lus folutionc ottendítur lim
traétaius de defininone,& diuilione: cx natura rci ad.logicze obs Qum fpe
tas re in'totafaa amplitudine, gp grati - .cedimur;at hic L logica DAL cir
naalia cdideric de dcfin tione,& diuifio- 'Desqua pericrunt,quia qua ftio
eft de Arift-quaz nunc extat, euifg. ip p Acntiquarimusobietum «,...... 26.
Tertio tapdcax, ginlogi fubic&om adzquacum ic iyllogilm argumentatio,
probatum manct. cum c& dictisaruculo pracedenu, vbi tum ett finem logicat
Alt I te Uonis, qp eit arsumentatio » v o5 mus;finis autem ;mernus cospcidit
c& o bicétestum.candem pacot ex ptigretiu ip
pusAnft.conftai.n.fyllogmamineius — logica ommbus potiri códiuomibusad Os ^—
bicétum fcientiz.defideraus, gaudet pris —— main rs fupponuure(ic,& DOG HS
f €tationem de puipcipijsrcmous & prc - pinquisis lib. pra dicam, &
Perer Ha. e tim ap lib. Prier. pramiut definituonem ciu5; 2audet (ccüdas
quoniaman cifd lib. Fuor,muliz pa(Tiones de lodemólrá. .——— tur per predictam
defimtionem, vt efie in modo? in figura y contare ca tribus term iniscoucluderc
vniucríaliteryparti culatitcrnaffiimariué)& negauués gaudet d.
niq.tcua;quandoquidem.omniasquae infccnuacraétiur, vel (unt principia byl
leginiy& bc habentur lib pradicam. & Feiiher. ycl íani
propiietaieseius, & i habétur libri Prioium,vel [pecies P^ WT, sbétar lib.
Poft. Topic. & Elench.ita di curtit Do&or 1. Prior.q.1. .. Inoppofitü
obijcitur Primo cü Nco- tericis p aliquid reale;& nó rónis; poni debeat
obiectum in logica, Tài quia que Tibet fcientia realiter caufatur ab obicáto
fuo partialiter,& ab codem in perfc&io- ' nemenfurarur dicit.n.
telationem ad ii- lud,yt ad mé(ürá ex Acift.c. de relat. (cd mullum ens
rationis poteft cau(ure (cien- tiam,que cft realis qualitas, nec cius per
fe&tionem menfüurare , cum fit imperfe- &ius illa, crgo'&c. Tum
2.quiaobic&um fcientia dcbet effe fcibile,& perfe intel- ligibilid
autem enti ránis conueniceng eft, cum inzelligibilitas fit prima paf- Eu
tealis. Tum 3 .quia fabie&tü de- bet continere virtualiter notitiam fuüarü
a(fionum,qu£ f. ipfum formaliter con- leiduur cx Scoto q. 3. Prolog. at ens ró
' misnó pot caufate notitiam füacam paf- L'A vpR une notitia cs alitas realis.
à 4.quia li logica ageret de ente rónis , dco eller, quta tra a de genere
fpecie , (ubie&o;pred'cato, & alijs fimilibus inté tionibus , (cd hac
etiam dicunt entia rea- lia,quia in hac propotitione,bonmo eft a-
mimal,a&us iütelectus corre(pondens il li termino bomo, oon tepre(entat
naturá humanam pracisé , fed vt [ubrjcitur ani- ' mali , ergo nón folum rcprzí(cntatio
ho- minis,fed modus etiam reprafentandi il- lüm,vt id, de quo dicitur animal,
eft quid rcale. Tut $. f1logica eft de fecundis in- tétionibus vtiq.no crit de
ipfis in abftra- &o;fed in concreto,vtapplicate süt pri- rhis,atq.ita
logica herét i gatum per accidens. Tü demü d uo;qnz efl fubiect i principale m
Togica, confideratur in eà, vr quid reale ergo ctia fübic&um adequatum, füb
quo contine- tür,reale erit; probatur affumptum, quia )nfideratur à logica,vt
elt effec&trix fci ties fed vt talis non poteft effe ensrónis: , ergo
&c. - 27 Refp.ad t«g ficut non eft dc efsen E. :&ti effe motiaumy&
mehfuratiuü actus in perícctionc, ita no elt dc ro - ' ne (ctentizs Rd fot
obie&to, & ab in co pe Ofie meiure- turyyt ex Do&tore: itat 4.1
qup. De adeguato Log. obiecto vArticulusTértius -. 7 fs fubjS.fed ui;de rónc
[cientie caus, ua- lis noneftlogica,vt eft ab «r tt.tradita , & conicxta ,
quz caufatur non ab entetó nis,icd à fondamento, quod habet à par- te rci,'tà
Maurit.q.3. vniuer(al.S.6. dubi tatur yin fol.ad es addit etià poni pof- fe
totalem caufalitaté habitas logicalis ex parte intellcétus , nam licet ina
bireéto obiectum fit caufa partialis, & hoc prima 'riumyin a&u tf
reflcxo porcfl totalis a- €tiuitas tribui potentiz , & quamuis ens tónis
ncquceat cíIc menfura fcientize quam tum ad períc&ionem, pores ch effe mca
fura foi a&us quoad vetitatemyquatenus notitiaintantum vera e(t inquantum
exe rimit obiectum, ficut cft,quo séía dere ione men(urabilis ad menfaram vides
tur Scotus loqui quol.1 3.M.& O.& pro prié dici folet relatio
coformitatis actus ad obic&um. Ad 2.negatur minor, quam uis.n. non habeat
intelligibilitatcmobie- &i primarij.bzc:n.cft paffio encis realis, habet ti
intelligibilitatem obic&ti (ecua- darijj, quatenus ficut entitatem habct ad
modam enrisrealis, ita fcibile cft ad mo- dum illins. Neq.dicas ex hoc fequi,
quod WI ab Rp *- Mpdcer » Quia ficuc eius a in hoc fitaeít , quod cogno- Ícatur
ad modíi entis edis per íccon ucnit illi, quod (ciatur ad modi alterius , dc
quo fufiusipfrà di(p.5. , Ád 3.ait Maurit.cit. qiod contin£tia virtualis, cuius
meminit Do&or ,'conue- nit tantü (übiecto fcienuz realis , dc quo
jbiloquitur; vel quod conuenire potett ét enti ronis fundamétaliter; Sed ez
peditius obiccto db »*dici poffet , quod ideo (ubie&tum d:citur Lr» continere
virtualiter patfionces fuas quo-- «d c(Te cognitum , nó quiadubiectum i p-
füm,vt fic,cau(et notitiam pa (Tionis, fed: quia (ubiectum, vr cognitum, fiué
noci: tia fubie&i caufat nottcram palliopis,quo eft etiam competere
cognitio cit cns rea-* fcnfu hoc mnaus entirónis,quia |— le. Ad 4.negatur
minor,nà licec repraien tatio hominis in ea propofitione fir teas: lis, cà tá
[übicétio in propofi cione nó eft uid reale, fed deuominatio € deccticta ab
a&tu re&o intellectus , quae fit ens rónis, & fecunda intentio
formalis. tct pec a&tum rcflcxum. A d 5.vti |. logica: TR dps" wr ?
156. eft de fecüdis intentionibus in concreto , nimirum,vt applicatis primis,
(ed non id- Circo eft dc aggregato per accidens, quía res prima intcnrionis non
cadit in intel. le&u fecundz,vcluti pars,fed vt terminás re(pc&um co
modojquo accidens , qua- do intelligitur dependere à (ubie&to, non
intelligitur vti vnum per accidens. Ad 6. demonttratio poteft (umi, vel
mareriali- ter, & pro prima intentione, & fic ett illa materialis
collocatio propotitionü , qua medius tecminus ità ordinatur , vt in vna
fubijciatur& in altera przdicetar;vel foc maliter, & pro fecunda
intentione , & ctt relatio , vel relationes ab intelle&a fidt
antecedentis, & cófequentisymaioris,mi- noris,&c. occafione defumpra ex
illa rea li ordinatione;primo modo caufa: fcien- tiam realiter, & exercité
, fecundo modo fignare,& fic confideratur in logica Ai- ftot.& ab co
definitur, quod faciat fcire , Poncius cit. difp. 2,q.5.aducit cum Auer fa
nonnullas rones quibus oftendere niti tur Log. habere obiectum reale imo có-
trà coém negat genus(peciem,(ubie&tü, predicatum yllogi(mum, & alios
huiu(- modi effe terminos (ecunda intentionis; Scd rónesilla non cgent fpeciali
folutio- nc,quia ad fummum probant quod infra dicturi (umus art. $.logicà cx
natura rei , & sin (e con(ideratam effe fcientiam rea- lem, at id non
probant de logica , prout fuit ab Ariít.contexta, qui cam exprefsé. docuit (ub
terminis fecüdaram intentio - num,in quo feníu híc loquimur, € quod ilii
termini fint 2. intentioncs patebit in- fri difp.1.3.8.arc 1. & difp.2.
Mer. q. 9. art. 1 m4. 28 Secundqyobijcitur cum Thom. ad, obandum,quod cns róais
fcu fecunda antentio fit fübie&ium . Tum quia log. di- citur (cientia
ronális hac de cau(a,quia eft dc ente rónis , vc de obiecto , alioqui in.
trinfccé e(t qualitasrealis. Tum 2.quia (i. cut datur vaa (cientia,quz
tra&at de ca- tc reali in vniuerfum
& eft. Metaph. ita dabitur alia , qua tractet dc cnie rónis in
vniueríums& ccit log. Tum 5. quia quz- «unq.tra&at logica, (unt entia
róns;ac ia aentiones fecunda vt termini, enunciatio cs,
yllogiimi)figure,&e«X bac roue aic Quaftio "Proem: de Natura Loglcaz.—
bat Boetius, quod logica eftdefecundis — — intentionibus applicatis primis. Tü
4«uia, "n enti rónis , & fecandz intentioni conue- » niunt conditiones
(übie&ti, qui& predicá ^—— — tur deomnibus,que in logica
tra&tantut, — aliaj. ad ipfum reducuntur, veltanquam — —— partes,vel
principia vel pa(fiones. Tüde- — — mum quia omnes fecundzin:étiones, de - — —
quibuslogicattadtat, (unt veriradisoften — — — fiuz, & períe conducuntad
dirigendas — operationes intelle&us ,ergo omnes in- — diffecenter
cótinentur füb obie&o adz- quato cius, quod crit ens rónis logicam , fué
Íccunda intentio veritatis oftenfiua 7. confeq.patet, nai omnes participant ró«
nemobie&iuam ,perquamlog.fecerni- — | tur nó folum abalijsíciétijsrealibus,
fed — — etiam rónalibus, quales süc Grammatica, & Rhetorica, quz
confiderantfecundas — intentiones oftenfiuas congruitatis, vel — —
incongruitatisfermonis,non autem veri- — tatis, & falfitatisità
Complut.cit. — , Refpaad 1.logicam abíoluté dici fci&- tiam rónalem , quia
efl diretiua rónisin fuis a& bus,logica veró Arift. àdhuc f ciali róne
dicicur rónalis, ga nimirui dc ente róais , vt de obiecto , hoc. non cít
fubic&um eius in quacui tein(pc&um;fcd vc (upponit pro; mé mg tatione;
vel (yllogifmo.Ad 2.enstonisim A3 communi pert (c primo, & dica dmi A mmm
lam ícientiam pertinet,fed idi cm ou &8,& rcdu&tiué pertinet ad
Met. nus sif c('enciam füam eft eB ADDS X" quia ciufdem fcientiz
eftcon(iderare id, — € cít tale, & q videtur tale 4. Met. tex. 4» Ad 3.
concedimus totum, quia logica "Arift. 1radita cft (ub terminis fecu rü À
intcntignum,& diciturefledeíecundisim — tentionibuseo modo;quo Philofophiadi
— citur cfle de rebas naturalibus qd, cC quod omncs proprié funt
(abie&tumátttis, — butionis. Ad acis a appe i non cft dc rone fubicéti,quod
fircomma.— nc oibus in (ciencia confideratis per prae dicationem, (cd
vrsmioncn, c, oiircducanturad illud veltanquam pat» —— tes,vcl principia , vel
paífiones,at omnia — coníidcrata in logica; dam intentionem , vt nus, Ad
j.conceíjo | Deadequato Log.obiello. c/Articulus IF. confe tia,nam fi prz:cipua
condi- - obiecti (ciens cft , vt itid, de quo potiffima cura e(tin tali
fciétiaj& de quo traduntur precepta; vt Complut, faten- tur,plané poxiffima
cura Arift.fuit in fua logica clucidare (ccundam intentionem , eft veritatis
manifeftatiua per virtu- tem illatiuam, vt conftat cx vcrbis ipfius Philofophi
2.Elench.c.vlt.hac aurem eft io, (cu fyllogifuus , de quo ét rareliquit
pracepta «— agpéemerstinia, q obie&um adzqua tülogicz Arift.non bt
fyllogiímus; Tum ía non folum egit Arift. de (yllogifmo, de czteris etiam
(peciebus argumen- tationis,inductione, Enthymemate, & e- xéplo,cr, tius
argumentatio in cói €» ric obiecta. Tum (ecundo;quia non fo- lum cgit de
arguméatione,ícd diftinétos libros etiam-«ompofuit pro dircctione primz, &
fccunda operationis ,vt lib.p- dicam. & Periher, & de definitione lacé
tra&at 2. Poft. ergo potius modus (cien- di in cói, (cu in(trumeétum
direétiuum in "fua amplitudine erit obic&um. Tum ter- tio;quia dicere
non valet cerminos, & jp- pofitiones Arift.ibi non contidcraile pro fesfed
tantum;vt funr partes fyllogif- mi; quia &fi ho€ modo fint confide: lest
non obftat, quin etiam per fe, di rc&té contidcrentar (ait Auer(a fec. 4.
& fuit argumentum Aurcol.in prolog. art. $. ) ficut in Phyfica , licet
elementa con- currant ad conttirnédum mixtum, tamen : Fhyfica non agit per fe
folum de mixus, - neq, corpus mixcü cft adequatum obie- Gum cius,(ed per fe
eriam agit de clemé tis,& corpus cóc mixtis, & elementis cft obicétü
Philofophiz. Tum deniq.quia;vt vrgent Complut. fi femel adaittimus. in obiedis
particularibus alicuius (cientia , lbet otdmem vnius ad aliud exclu- dere illud
, quod fic ordinatur , à ratione E iay& immediata obic&i,tam in qua
fcientia obiectü principale e(let a- 'daquatum po(lemu(.dicere Deum, aut
igentias clic obiectum ade quatum i | | 153 ml ens, & quz in Philosophia,
ad homi- nem» qui eft precipua fubftantia materia lis, & quein logica ad
Demonftrationé, quz cít genuinum inflrumentum (ciédi, ergo licet intentio
generis deferuiat defi- niuoni;& intentio pradicati propofitio» ni, &
hzc argumentationi , non ideo in- tentioncs ifte debent excludiab obic&to
per fe; & immediato Logic . 19 Rclp. ad primf argumentation£ , &
tyllogi(mum non dfferre,& induétio- nem,& cxempiü,ac Entbymema non có-
ftituere fpecies à (yllogilmo eflentialiter di(tin&as,fed ad ipfum veluti
imperfectü ad perfectum reduci,quia funt fyllogifmi imperfcé&ti habentes
totà vim inferendi à fyllogiímo,vnde & in fyllogifmum tranf- ucru facile
pofiunt,&-ad aliquam trium figurat ü reduci, vt Arifl.docet in poflrc- ma
parte 2. lib. Pris erudité demone ftrat P.
Faber Theór.6.c. 3. & nosoften-. - dimus 1.p. inftit.trdc. 3.c.2-Ad 2. ait
Do Gor.1. Prior.q.2. terminos, & propofit. in illis libris cófiderari
inordine ad fyllo giímü,cuius funt partes proxim z,vel re- moz ; de itione vero
z. Poft. lo- quitur in ordine ad dcmoaftrationé ,qu& ingreditur,vt medium,
vt omnes farétur , Ad 3.potuit vtiq. Arift.logicam (uam ita inüituerc,vt
termini, & propoütiones p fe contidcrarentur , ita quod dire&té in-
cluderentur in obiecto logicz, vcluti fpe €ics eius , ficut clementa
confiderauit in narurali philo(ophia:fed nó ita fecit ;quim potius vt patet ex
progre(fü operis, con- fidetauit ca indirecte, & redu&iué p or- dinem
ad fyllogifmü;quem contt itaunt , uia folum de dire&tione difcuríus fuit
ollicitus. Ad 4.concedimus nó quélibet ordinem vnius obic&i partialisad aliud
excludere illad;quod tic ordinatur, à ró- nt propria, & imiediata obiecti,
ted fo- Id quando ita có(ideratur in ordine ad ill lud,vt nullo modo propter
fe, S direct confideretur, fed indircdté penitus, & in grati& alterius,
quod nó cx natura rei pé ed. fed cx progrelta fcienua , & Au&oris cius,
fic auiem ri tere piopolitiones,nimirum in gra» tiam M in ome a »vt partes
cius,in logica MNT pota E tores , Bis " is &orcs, ipfe infine
2-Elench; Ne. binc € onfunditur (ubicé&um adzqyationis c fübic&to principalitacis;
vel via difcerné- di vnum ab alio przcluditur ; quia (ubie- €&um
adzquauonis femper illud.erit , ad quod redacüxut omnia cóliderata in4cié
tia,vel vt parces,vcl fpecies,vcl principiis aut alia cofimilí ratione ,
fubicétum veto p'incipalitacis erit. quod'e(t nobihus , pra ftazius cocentü
fub-obie&o adarqua- tionis,quod vtique in logicaeft demon- frauio;quia ett
fyllogifiusin materia ne eciTaría confeótus;ac proinde fciétiz ge-- neraciuus,
S incer. omnes prae (Láci - 3o Quarto tàádcmarguitur ad idé Tü T. nilul eft
(abiedtum totius, & parcis. fyllogiímus eft fubiectü.in lib: Prior.. ergo;
Tum 2. quianulla fciétia füü.cofr- cit (ubiectum;fed logica conficit fyllogif
mi. Tüm3. nulium complexum potcft effc (übicctü, quia dc (ubic&o-
prasfüppo- mitur,quod'etb incoplexi ,ac (yliogimus. &fi quid cóplexam; T
ü4. quia.a (fi gnádo- fimpliciter,S&abfolucé (yllogifi pro fu:
biccto;aflignatar táruni pars materialis. ergo dimiautas.efe Doctor
nóatfigoado: etia formalé;nmmex vtrique: cosle(cere dbe:iubiectim adazquatum
(cienuz. Reí pondetur ad primum cx: Doc.q.5.. Vnuaerí: maiorem efleveram codé
mo- do;ac druerío idé etie poteft (übicétiü co- eius], & partis; cin
propohro fyllogif- mus ctt íubiectum.in lib. lr: er& quoad T aisi writ
ircialem.t«quame tüadproprierates ipfum formaliter có Écquentcs;eft vczó
(übiectii cotiusquo- ad.có;incntiamvirtualem., & potentialé fimul ,..i.
prout füpponit ét pro» (uis (pe-- €icbuss GCnop;pro feipfo- tant üi incom-
muni. Ad'1.non eft Logica ducens, qua . «onficit fyllogifmum;led vtens,, illa
tan vun regilas tradit, & praecepta recte có» jAccedisnó seper
opusceífe.quod: fübicétü ur pnus (cientia«quácua ad-ef- fe a&tuale,ícd
poffibile-Ad. 4. fi fyliogi- muscxercité fiunarur- pro- aggrcguto-.f. mera Jet
Veg tare um ^m p de ipo» yretupponi nequic, g»etk (implex,nec fta. 201 (ubic
nura o fi lümatur pro ; inrentione in ilio aggpegato fun» daa poicft oai
(ubicGtü à dc ipfo fup- Quaflio Troezwm. de Natnra Logicá- poni,quo: fimpiex.
inhoc enimséfü eff. uid incomplexum.. Ad 4. ait. P. Faber: or.6. c. 5,4u9d
quando fubie&tü ma- teriale in Íciécia cófi deraur omnibus. mo É dis,
quibus ett cóü icrabile, cunc nece(fa-. ' riaminon etfe addiuioné partis.
formalis ,, ue (olim additur ad.settriogédam coli, "aar obiecti
materialis, & ita imquig contingete de [yilogifmo.in logica quia
confidetatur ab.ca omnibus. modisquis bus eft coniiderabilis.Sed forcé in.
fylloe. giao aliqua s cóliderari poteít,.quag non attingitut à logjco , quia
ratio.genee rali(fima € at uen cis ipfo: imbibita fpe&at ad. Metaph. &
Iamitesdogicz ex« ecdit,ficur & cómunisracio-(ecüdz int&e tionis , quz
etiam vagaturpet-Geámmas. ticam,& Pocticá; certibett logici pce fertim
confiderare (ytlogi(imü qnarenus habet vim inamifcítandi ignota ex- notig — ——
per vimallatiuam;, & hanc eile-tati eas formaléobicóniuacius,
Itaqueratiofore — malis obie&baa in logica Acitt.a(Tis -—- 32 dacrit,
veinalijs(ocnjssvndemeutig —— Philotophia naturali pomuur-(übiedtam —— —
corpusmarurale , quatenusimaturale, im —— Mzaph.ens , vc ensi Theologia Deus,
—— vt Deusyitain Aci; Logica eric fyli P".
mus^juaemustalis,..quacenushabet vim, —— dicigedi
intelle&tüininueftigaioneigno — — rorü cx.notis.ira.n.Ípecificauur ratio
fot» — malis,sri.quam có(deratur atque itaná — cit dimvnurus DoGtor, quia
imtellexi (y] —— logi&nüquatenusfyllomfnd,cfféiubiee —— —
Guun.Videaliaargamentaapud Do&, —— Refolutio de obietto Logicein Jg. | »r
S! de Logicafécüdüíeloquamutk. — — proutadzquaté inítitui.poteft (e-- | Mn eh
Mer peau cs : eius partes, ad quas fe excerdere dC pM cocti neqiie usct
modastoéds d netu mint feni itii utota amplitudíne-(u» vt nimi SEM D tw
cesiongme me mms 93s t'a ionem, & 6 quz alia funt inftrumenta . adhoc
munasa (dc quo difjs.feq.) ka Scoc. x.Pri q»2- .en& Fonfec. 2. quic oaa, MT
REI €m-Log, «fs Tat q.3.. T Áenüt Fabet c. 5 i& alij Scati grs etie: babi-
,De ádequato Logica obieflo -Atrt.TIf. babilé patat P.Fuentesq. 3. diff. 3.
art.5. q.26.& fi ratio quáibi ad hác conclufio- né probandam adducit, nihil
concludarj, quia (ofum probat inf rumentum (ciédi effe iubie&um
przzdication's . Quamuis autem P. Faber Thcor.6. cáp. 3. & alij Scoriftz
negent illos libros: Priorü effe Do&oris, quia.nimirii plura cótinér,que rO
(unt cofona di&is cius ini. Vruucrf.in Metaph. & lib. Sent. vbimaiorem
haboc an&Gotitatem 5 Tamé vt bené norat Fac- te& cit.id non (t
(ufficiens argumétü , vc ncgemus-cos libros.etie Doá&oris , quia £adem
ratione poffemus dicece tracta ui Vniuerf. cffe alterius DoGoris , quia. q.
41:cgitegs e(le vniuoci,q.3.ad 2.prin- £ipalc pomr corpus mobile fubiectá na- .
turafis Philofophi 4 àmó in li..de Anim. & Met. habet quamplurima paflim
diffo- na nue Sed docet in lib /Sent. wt yería- tis in eius]i.facilé parebir,
NO crgo quia mula retractat Doétor in lib. Scnc. & quol.que dixerat in
Lozica , & Mctaph. ocgire debemus eos. libros taiffe ab eo ' «olcriptos,
quia no ell nouum Authores cla(Iicos in vltimis,& maturius cótidera- tis
lacubrationibus interdüsque antca di- xetát, revocare » fed potius regulà hinc
vniucr(alé deducece debemus,g in fcho- la Sabtiliü liber duntaxat séc.&
quol. au- Gotitaté facere dcbét irtefragabile, cz- teri veró Log. Anim. Met.nó
ab(otuta fa cere debéc au&ocitaté,fed in his tátum, cólona süt (criptissét
& hücin mo duin hoc opere vicmur auctoritate Doc. : ve wena itaque probatur
noflra có- 12:5 ? dcducta ex ipfa natura] Mt conítru&ioncm docet, (cd logi
inftrumentaria fimplicitcr,inftru- |n ara re quia elt de medo, ícu us (ciédi o,
Vd fimphcitersquia dcferuit alatur alijs (cienti 1. Top .inacnt: bit pto áüté o ciendr mon poteft aue. T i
per fe , &duc- cttarte nat r$9 &€ cenctur dirigere omn^s operationes
intclic&tus , cum in omnibus poflit error contirgcre , ergoinon folum
demon'tra- tioyfed.omnis (vIiogifaius . & argumétaa tio,non (ol
arguimétario, fed ctia dcfini.: tioyX& diuifio,& fi quod aliud extet
ifte mentumydcb:t pec logicam confidera- ri,& pertractari, quare cü logica
fecüdie feampliors (it ambitus, quam prout fuir ab, Aritt. tcad;ta,inftrumérum
fcicndi im communi, prout ab hoc,& io abflrahit'y aílignandum eric dli pro
obic&o tocati y & adzquato; Maior probatucá fimili im omnibus
facultatibus inftrumétarijs fias pliciter,omnes.n ità yersácur circa inftcu
menta, vt nó.attingát.opus,ad quod (uae P natara ordináur cd hoc ab alia per-
ficitur,cui ifta famulantur,quas pro:ndé minillras meritó nancupauit Ari(t. t.
KEuhic.c.1.& 1. Folit.c.$-fi€ (chabet fre- na(actiua vcl pe&tu
cquettris, quia verfa « - tur circa frznum ,quod eft initrament dá ordinatum ad
cqui direction , &iracir- a illud verfatuc wc non attingaz opus, ad quod
fuapué nacura ordiaatut,fed hoc ac - ungitur ab equeflri,cui ipfa fubfetuit,
iic Íc arm ferraria refpeCtu lignarie ,, quia vetíatur- circa fertam , &
dolabram, quae fünt inflrumenta ordinata ad conficien. doamífcamnum,vcl
ftatuam,& ità circa il- laveríatur,vt non attingat fcamnim, vel flaruam ,
(cd perficiantur ifta à lignacia, eui ipfa (ubfeiuit: omnes igitar ciu(imodi -
inttrumcntariz facultates (1(tant fm con- fiderationo,& con(tru&ione
inttrumcen- : torum,nec tranfcunt ad opusyende ipfum infirumenuim eft , ad quod
reducuntuc omnia quz. in tali facultate continentar, & ipíum non reducitur
ad aliquod aliud intra candem contentum; immo li opus aliquo modo contiderat ,
ad qnod inflru- mentü,dcquo agit, ordinatur illud idcm confiderat in gratià
talisinitrumenti , vt "f.illud bené conficiat yel regulas cet «óficiendi
edoccat,vt fit idoneum ad tas le opasobcundum; Gc franca ctiua equi:
directionem con(idce;at in ztaciá frani s vof. edoceat illud ità conficien-
di,vc fit aptumad talemumss,diucc(a n. infiuméta cxigütur pro opcrum diucrfi yo
dé ^ 160 dé códucit ad tegulas tradédus de. inftcu méto conftcuédo ad cale opus
ordinato Kefp.Auería (ect.4.in fiac falíum e(- fc logicam ita etfe facultatem |
inftrumé. tariam,vt non attingat opus , ad quod or. dinantur inftrumenta ab
ipía conlidera- ta, (cd in (implici inflrumentorum cou- teinplationc confiltat
; nam non folum cóficic & rimarur in(teuméra (ciendi , vt alijs (cientijs
rradat , fed ipía logica pec (ua in(trumenta perficit. , ac dirigit ipfas
operationes; Sed fal (icas iftius rerpon(io nis cx przcedéc articulo liquet,
vbi ofté fum cítex profe(fo log:cá nó perficere operationes intelle&tus
phy(ice , & elicici uéfeu incile exercit. y (cd idealiter can- tü,&
veluti inetfe figuato,quatenus vra- dic regulas, & przcepca ceteris
(cientjs bcné definiédi,diuidéedi, & d (currendi . 33 Sccundó Modus
(ciendi, (eü n(tru mentum redé cognofcendi (vocabulum namq;(ciendi fusc
(umtrur) in logica fe- cuadum fe contiderata omncs habet codi tiones ad
obiectum fciétiae requiiicascfk ,n.id,quod per fé incenditur, & confide-
ratur inlogica,cum finis intrin(ccus cius fit docere jnttrumenta omnia , quz
no- firam cogfiioné coadiuuare poitunt ex ar t.preced.vndé fi tota traderetur,
dc ip- fo przacciperet quid cít, & quod cti;cíft id,ad quod reducuntur
omnia, quz con- fidcranda forent in logica fecundam fe fümpta,omnia namque ad
hoc tenderét, vt re&as facere operationes intellc&us
-docerenr,effenr.n. regule , & pracepca in(cruiéia pro dire&jone prima
; vel [e- cunda , vcl tertiz operationis proximé , velremoté 5 Neque
ordinaretur ad ali- Tm vlterius in ipfa logica con(idcran- ui metfi.a. aliquo
modo zranliret ad có- fidcrandas operationes intellectus , (ane illas no
cófidcraret, nifi vt dirigibiles per ciufmodi infiruméra,hocauté non cft có-
teinplari inftrumenta in ord nc ad opcra tiones,yt o conatür Auería , (ed
Operationcs in ordine ad inftrumenta, vt cognita carum tura ac dirigibilicate ;
idonca coficiàcur initruméta pro. cacam direGtione, Ikucíus habet partes ,
princi- pia, & patlioncs,nam infttumcacum (ci€- di in comuni diuiditur in
dcüinitioncan Queflio Proem.de Natura Logica. diuifionem,&
argumentation&,& (i qus alia (unt (ciendi inftrumenta, canquam in
partes (übiedkiuas; habet (uam primaria » & adzquatá pa(Tionem , quz ett
e(fe di- te&tiuü oycrationum intellectus, ha principia , ex quibus poflct
logica dema- grare talem proprictatem,nimtrum dcfi - nicioné, alial; pofitiones
, vcl fappotis tioncs ad talé (ciétà actinéccs;ergo nihil dc deratur vt fit
obiectum logicz in fe, 34 Denique probatur ceterasopinio- nes excludendo , in
primis .n, nequeunt res omnes, quatenus intelligibiles poni (ü bicctum:tü quia
iam omncs aliz fcientia fuperflucrent,vt-n.ait Scot. q.3. Pradic. sihi cft
(ubicctum (cientiz alicuiüs , nifi (ub ratione (cibilis , vadé resquacenus.——
fcibiles nequeunt fpe&are ad Logicá ade quad; f'ü quia ad
Mctaph.praz(erdmfpe — atconliderareresquatenus intelligibi- — — — les , cum bac
(it przcipua paffio entis y Á quod ponitur ob:eétum in Metaph. Ne- quc obiectum
logicz poffünceffevoces, — tü quia finuila e(íet, vel efic poffet voxg — — adhuc
cffet operatio intclle&tus noftri, — que poffet dirigi , & regulari ab
aliqua. icntia quz uon e(fetmíi logica, & An. gcli de facto perfe&tam
poflent logica - fine vocibus; Tum quiavtnoxat Maurit — q-1.vniücrí. voces non
pertinent ad E cum,niíi per accidens, quarenus per illas. 1 A conceptus e——| €
0 Y "pvp ar ere. Neque cadem ratione poteft ens uet rationisquomodocü fiui
— — obicétum logicz in paene io x 6. effet, vel ctic poflet ensrarionis, adhuc
- Am : €iiet opcratio noftri intelle fci,& debere: dirigi ab aliqu. vtuque
forct logica, cum fit adinuenta. Tí quia per acci quod.
logica radar regulas, & przcepta petter — minosíecundarü intentionum ,cam
etiá — — id ficri potuerit per Mens me , ergo «X natura rei pcti £t fcieodi
reale, & ima imentione »,. — pro ade
qiso fabio dE c ef mus infra art. f. vbi s logicam ES fccunium fe effe
(cientiam r » ac proinde petere obieétum reale. Icc dem fübiectum logica in d
effe De adaquato Log. obietlo. frt. 111. pofsüt opcrationcs métis noftrz,quatc-
mus dirigibics , vt autumant. INcotetici quibus (üb(cribic Pácius dif. 1. q-4
.có- €l.2. aut cognitio intelle&iua, quatenus dirig bilisetloquitur Auería,
quia cum fübicdtum przfupponatur notum in fcié tia quoad quid cft,& quod
c(t, debet Ar- tifcx io fna facultate exploratam habcre vndcqu.que naturam (ui
obiecti ada qua- ti,& cx; licatam càm qucad «€ contüide- gatam,«;uàm quoad
modum contideradi, fed ves contiderata fecundum hanc opi- nioncn; cft cognitio
intelle&tiua, cuius cf fentia,& Goiddiree nonexplicatur inlo- ica,neque
à logica (apponitur explicata in prior! fciétiayqua ipsá antecedat, hu-
iu(modi.n.explicario ad [ciétiam de ani- ina fpcétat,vt docet Ant. And.initio
Pe rihcr. crgo quoad ié cófideratà errat haec Opinio. Scd errat eriá quoad
modti có(i dcrádi,quià fequeretur logica aliquo mo do (ubaltetnar! (cientig de
anima, uia ad dit (upra operationes,quas có(idcrat ani- ma,condiuonem;s(eu
differenuá acciden- talem, .f. dirigibilitatem ; Accedit quód ratio formalis
obic&i debet e(Te indemo ftrabilis de (übiecto,quia c(t medium ia
dcmonftrarione , quz de ipfo demó ftra- tut propria paffio , fed dirigibilitas
non poteft efic medium, cii potus fir patTio de fübie&o ipfo demóftrabilis;
Tandem obic&ü inftrumétariz facultatis , qualis eít lozica,no eft opus, ad
quod inftrumé tum ordinatur ,fed inftrumétum 1psá ;& in ipa logica;aut non
agitur de dirigibili tate cognitionis , aut certe fi operationes intellectus
confi derantur , quatenus diri- gibesihor fit in gratiam inftrumentorü iendi,vt
nimirum cogita eatü dirigi- bilitate,& indigétia,apta conficiátur in-
flruméta pro directione, vt (üupradictum eft.Remanet igtur obicétü logice in fe
ef fc inftrumétü (ciédi, vt coprchédit defi.161 menta , ad qui cetera minoris
momenti reduci poffunt,vt dicemus difput.Tequét, 34 Vcrüm adhuc dubium remanet
dc rattone formali , fecundum quam logica in fe confiderat inflrumentü [ciédi;
qui- cunque noflram amplexaci süt fentétià , dicü: logicam illud
cófideraresquatenus dircét.uü , ita vt dircétiviras fit obie&ü formale
i6fironéum fciendi materiale, & ita có ügendo. partem. materialem cü
formali,fub:cCtui adecuatum ficin(lru mentü íc:édiquatcnusdircétiuds qui di^
cendi modus cà dem ceníurá pacicur, qu& ilie,qui in Fhilofopha naturali
ftacaic p. obiecto corpus mobile , quatenus mobi- le,.,uia nó eft cófüdéda
ratio formalis fü bicéti cü paffioae ciufde , cü hec dcbeat per illà de
(übie&o demoftrari; dircctius tas vcro, vt diximus , cft propria paffio
infroméu fciédi ideo no bene có ügicur € co, vclut ratio formalis; (fignáda
cft, ergo ratio formalis obicctiua:ogicz ia fc, ficuc in alijs [ciéus,vt fupra
diximus s vndc (icut in Í h.iofophia naturali ponitug fubieétü corpus naturalc
, quatenus natu- rale;in Met.ens vt ens,in logica quoq.erit inftrumentü (cicadi
, quatenus tale, hoc eft quatenus habet virtutem faciendi (ci- te,vimq.
dirigendi, ità .n. (pecificatur ró formalis,sn quam cófideratur, & perg de
ipío dirc&tiuicas,ve lut propriay& ade - quata -— poteft demonítrari .
Scd adueríus pofitam conclufioncm obijcitur Primo ptobádo rcs ocs,vc! vo-
ces,aut entia rónis cffc (ubiectuu: in lo- gica, Tum quia 1. Elench.c.ij.X 1.
Rhet. € 1. & 2.docct logicam non vcríari circa rem aliquam dcterminatam,lcd
circa oCs te5,& 4. Met.tcx.5.ait Diaic&icam labo- rare circa omne ens,
ficut. Mer, crgo res ipla fanc fübicétii T dcindé arguit Au reol. pro
vocibusomneslibri logice in- choanrur à vocibus, liber jradicam.ab ———
jiuocis,& vmuocis,lib.de luterpà a0... minc,vcrbo, & oratione, lib.
ve(olurorij «——— à definitione (yllogifmi pct orationC,er- — - go logica cft de
voci gatenos cxyref — '". nitionem;diuif;ionem,argumentationé & li
quzaalia unt infirnmenta rc&té co- isenim Door cit.enu- ics inftrumét
fciédi Aes tantum tria reccnícat, non idcoexclude- — fiuis conceptoum . Tum
demum ad | ro- dere intellexit alia minoris mométiinflru bandum cns ronis aliquod effe lubicéui
probari pot rónibus allatis pra ccdéti ac- mcenia , fed ita locutus eft , quia
illa tria : $üt generalia & principalia quedà infttu — uc.quibus ofiésüeti
logo pati HS [115 tcale, fcd obie&um rat:onisexpofcere. 3€ Refp.Arift.t,
Elcnch.& Ehet.vo- luitfe (oluz» Dial ecticam quanti ad vsü yer(ari circa
omnes rc$,X ad ni Dim cer- tum genus con(lringi,quia in oibus (cien ijs
(yllogi(mi exercecur;& in bunc (ensü etiam explicari potcft 4. Met. s.
laborat n. Dialcéticus circa omac ens , ga ojbus rcbus applicantur inftruméta
logica,idco quc dicitur [cicntia cóis, ita innvar Scot-g. 3.vniucrf. Ad 2.
Arift. coníuluó inchoa- uità vocibus,quia voccs [uot inflrumen- ta
manifcflatiua coceptuuim , boc autem non cí(t agcie per fe dc yocibus , fed.
per accidens, 10 ordine ad aliud; Accedit, quod hic e(t (ccmo delogica (ccüdum
fe confiderata,nop aurem v; ab Aufl, rradi- ta. Ad 3.rc[p.per idem , quod
rónesalla- tz art. prz ced. procedunt de logica Arií 4e cum tradita (it per
terminos. fccun- acum intcorionum, vtiq. ex modo pro- cedendi Artíficis , fibi
vendicat aliquod ens iónis pro obicdlo ,"non ramen ex na- tura tei,quia
finc (ccuadis intenciopibus adbuc poffet logica inttitui. At rurfus in- ftat
Aurcol.cic.pro vocibus;g cft primo fubicétum veri, & (alfi cit
(ubicé&tü inlo- gicaquia verum; fal(um func pa tlyoncs gencrales à logico
coniideraue , (ed ora« tio, vt cxprefhua conceptus ctt fübiectü , veriy&
falíi ergo, &e Relp.ar ntum in primis euam contra Aurzo]. militare , quia
gana vocem tantom complexam cie ictum in logica, nam hzce(ola ak poteft eflc
fubic&um veri,vel falli, & ta- men Aureol. ccnet voccm jin cói ad come
lexam,& incomplexan efie tubic ctum; indé maior cil fal(ayquia vcri, &
fal. fum non (unt/paffioncs adazgaatz logices qua pracipue verfacur ; etiam cit
ca mitasem diícucíus, ninor etiam eft man- €a , quianon conucniunt prin;ó
orationi vocaliíed mentali cx p.p. Iuttit,n. $4. $ccüdo obijcit przieuum
Aucrlapro fci bans ioncs intel lectusquatenus di Fapbilre -Ü ciciin Tü quia ficut
opc- rationes uutellectus , quarcnus talcs 1.» €ant ad. phyücam, fic quatenus
dirigibi lcs pectát ad logican;,f.d (1 in logica co- fid rant non vidciut quom.
odo 1« duci uw ad initrumchte dice ctiuapüo OQ ; Soudflis Proem. de Nara
Logica, peraciones (unt propter inftrumenta, fed inftrameata propter
operationes, media ver reducuntur ad finem, & aon finisad media,ergo
operationes,quatcnus dirigi- - biles crunt obie&um, Tum 2.quia in alijs
facultatibus organicis cxperimut non 1a ftcumenta etie obicétum , fcd operatia-
nc$,ad quas infttumenta ordinatur ; fic jn artc (cribendi non calamus;fed
(cripta ra,ad quam ordinajir,cft obiectum, in ar 1c pingendi nó penicillus,(ed
pi&tura , ad quam ordinatur,in medicina nonpharma Cajlcd (amicas, vel bomo
fanabilis,ergo pa ricec in logica. Táü 5-Ethicayqua tradit re- gulas,&
praecepta dircétiua operationum vo].ntaris,no haber pro obicéto tales re-
gulasu& przcepta, (cd operationes volun tatis ad quas ilJa ordinantur ergo
pariter in logica. Tum tandcm; quia logicajdocet definue diuidere, &
rócinari,[ed hac süt operationes intclle&tus;immo affercre de
finitionemydiuifionem, & argumentatio nem cffe (ubic&um , eft ponere
ipfafr opcrationcs intelle&tus,nam definitio, di uifio,& argumentatio
mon funt, nifi ipfi met eucio ride apprehendendi iu- dicandi, &
di(cuitendi, 77 36 Reíp.concefio eriam opet intelle&us, quatenus
dirigibiles, à. Mg Eqs cas,vt fic, menta, per qua: dir rccduci let A pina ng
3gica prii conlideratum ; quamuis. n, inftrumet fint propter opcrationcs inf i
rese cotta fe. Beadequato LogabieloAriiculus 111. ángratiam
demonftracionis, Gc in li.Phy- fic.corpus naturale eft propter moueri. Quia
habet principium motus, & quietis, nec tfi corpus naturile ponitur ad. motü
ruso oria adobiedtum ibi primo: confi »X fic inmultis alijs .- Ad
1.facukatesorganica;alic (uot fim "s organicz qua nimirum ita. Circa.
ftrumenta vetfantur , & nor attingant opus, ad quod illa ordinantur , fed
facul- gatcs.i libi r » vti fc habet ÉKcencfa&iua reípeQtu equcficis. ,
fctraria: refpectulignariz; gnaria refpecturnauti- cz, & lic de mulcsa!ijs;
alie sür,quia ita. dc inftrumentis azunt,vt etiam artingant opus, ad
quod.ordinantur , quar proinde miniftre hmpliciter appellari non pofsüt,
quíaalijsnon famulantur,ncc fimpliciter inttrumentariz, quia etti de
inflrumentis. nt,non tfi vt alijsca [ubmini (t ré, fcd vicifdem ipíemet wantur
ad illud. idem Opus perficiendüuità (e habenr fcri proria ,
i&ocizymedicina, &c..quamuis igitur in bcakgtibas orgamcis fecundi is
nó in&trumenta,féd actiones, ad quas ordiná tur; nt obic&um; tfi in
facultatibus pti- mi gencris in(trumenta folum funt obie-
€tü,nona&iones,quz à rali facultate non ms cote La en apsedo! argu- mento
a(fumpta , fcriptoria.in: à y medicina, &c. (unc arce chic * logica
veró;primi: vt oftenfüm - Ad negari poffet operationes volun» tatis , quatenus
dirigibilesetle obicéum: in Ethica; cum potius it homo;quarenus. bcabilis, vt
innait Scot. q.3. Prolog.ad 3.. 1.3.Conceffo tà hoc;,negari debet pari-. tas
alfumpta:de Erhica,& log.quia Ethic. non (olüm-tradit regulas,
&.pracepta o-- geracionum voluntaus, verumtiam elici-- ué attingit: operati
i E" logica vcró: nonita fe gerit circa opera-- "DEM, lugiertoce
denke, Guo kir ica. docer definire; diuidere. I&
rócinart idecaliter ufi, quatenus tradit niirumentadire&bua
apprchéiionisrudii PsC cmi usjqua st definitio, diuifio,. Catgumentatio; cx
quo-equitur porius. T Burüri-cica diflmeicon vclüt obicctam,quam
circa.eperationes; Cüm- vcrb dicitur;i flhzc non cffc nin ipfos a» ul 4 I facio
conicepcus f. 165 &us intelle&us apptehédendi, iudicandi,
&c.refpondemus dcfiniuionem , diuifio- nem,& argumétationem dupliciter
fumi poffe,vcl formaliter quatenus funt actus, genus apprehendimus,iudicamus,
& di- currimus;vel obicétiué, quatenus funt in ftrumenta quzdam dircétiua
aGtuum in- tellc&us sin quod'munusterminare pof funt actum intelleé&us,
& tanquam obice. Ga fcientiam conftituere, fi primo modo confidcrentur,
vt/q coincidunt cum ope rationibus intellectus;fed nó fecüdo mos do;jin quo
tantum hic de illis loquimur. Tertio adidem vrgct. Ouuied. contt, 2.log. punc.
r,à nu.18. probanslogicam primario , & per fc non agere de conce- ptibus
obic& uis. fcd tantum fecüdario y quatenus hi funt obiectum formaliü'; lo-
gica immediatiusagit circa cóccptus for- males, $j circa obicé&tiuos, ergo
&c. Pro- batur atiumptum;conceptus obic&iui re fultant ex
formalibus,& catenus potett il lis, aliqua regula przícribi,quatenus for-
malibus prz (cribiturcum.n;in (cipfis nó fiantfed tátum in formalibus, ex
quibus tcíultant, fic infeipfis dirigi non poflunt, fed tantum in
formalibus,crgo immedia- 'tiusagit S aes dc cóccptibus formalibus, "quam
de ob:e&piuis. Conf. eatenus pote ft agere de concepubus obictiuis ,- vt
füb« funt formalibus , & dc illis pracepta tra» dére;quatenusab ipía fü,
ledc onccptug obicctiui:,. vt disci tantum fiunt à logi- Ca, quarenuszab ipla
fiunt formales, ergo tantum agere poteft. de: conceptibus. o- bic&iuisvt
füb(unt.formalibos,quatenas agit de formalibus, maior. Gemma tradereniur
precepta. de illo: quod fieri nequit; & fin;iliter minor, Conf. rurfus y
Conceptus obicctiui,vt dire étisfeu vc for- malibus füblunt,j'et tc noo
fiuntled'tan- tum rcíuültant ex formalibus;.ficut deno- ginatio vifi refultat «
x wfione,& catenus tancum poffunt bené,vcl malé fieri) qua- tenus bcné, vcl
malé fiunuformales, ergo: tota dire&tio eó debet tendere, vcr fiant
formalcs,. quibusrcété a&tisobie- Guuosefle dircóos ncecile eft.. Demum ivo
esu per cwn do- ccor uod facio. à tantetn ; Ass | —- i lo- gica s 184 ta doceor
cir&a conceptus formales , um quia logica docemur dcfinire, diui- dere,
enunciare, difcurrere , quz omnia confi (tua in operationibus nofi intel-
lc&us. d Kefp.in hacargumentatione magnam effc confu(ionem, &
vocabulorum abu- (um; tiam per conceptus obie&iuos intcl- ligit definitionem,
diuifionem,& di(cur- fun obiectiué fumpta y. inepté vocat hzc inftrumenta
directa,& regulaca per con- eptus formales, nampotius res é contra e hàbet
, quod.hac fumt infltrumenra di- re&iua,& regulatiua conceptuum forma
lium, vt conttabit ex infrá dicendis dip. 1.q- 1r.cóceptus. m.obiectiuus
eft,qui diri - git a&um pofteà eliciendum;(icut.n.qui bet artifex , vc opus
fuum rcété efficiacy prius illud mente przconcipit , qualiter fit efficiendum
cogitando rcgulas,& pre €cpta tale opus Wt fic iotelle&us yt rcé&té
definiat, & difcurrat;confiderat zcgulas , & praccpia definitionis ,
& di- fcuxfus, &. virtute huiusnotitiz, & có- eeptus obiedtiui
re&té deindé elicit, & ef- ficit a&ualem dcfimionem,& dilcurs ;
non ergo conceptus formalis dirigit , Sc regulat obic&iuum, fed é concra ;
Rurfus falsi eft coceptü obicétiuu refültare ex cóceptu formali , quia nÓ actus
pracedit obic&it, (ed obiectu przferzim motiuü. , & meníüratiuum
'actus. pra&cedit actam ápfum;hoc animaduerté placuit,vt pateat uoncs ip
arguméco alfümptas nó ellc abíoluié veras, vc proferuntur y t& oe «per
folam negationem: propoficionü vi- dcamut velle argumentum ditíoluete, ad. emen
per. conceptum obicdiuum doo iniclligi poffeyniaucte & entitatem i bici:
dcnomipationem ip(am era - i & obiecti, quatcnus-a&u obicitur in.
teilectui;sih primam conliderationé pla. *num cít conceptum obic&iuum
prace- dcre formalem;quia hoc paéto iam.ficat obicétum conce pribile , (ed in
alio fon(a vtid. cóc epujs-obic G iuusrefuitat ex for- mal: quia fignificat
obicétam actu con- ceptum, Íeu.vc actu lubeft conceptu for mali;Cum ergo io ar
gumento, ciak.j.can- firmationbus ait Ouuied. conceptum o- bic&iuum
relultare ex formali jac per ip ' Queflio "Proem.de Natwa Logica : (um
regulari , & dirigi ; fi id intelligit de. conceptu. obiectinoin primo
feníu, cff omnino falíum,fic.n. potius cóceptus for malis fit ex obie&iuo,
& per ipfum men. furatur, ac dirigitar ; fi veró intelligit de. conceptu
obiec&iuo in alio fe rum dicit,at non in hoc fcn(ü dicimus in- flrumenta
(ciendi obie&iué fumpta effe fubie&um in logica;& per banc ini
patct ad argumentum cum fuis confirma, tionibus, & dignofci poteft abuíus
mal. torum vocabulorum, quam ibi habet hic Auctor , . Deindé folutio ipfa , q
inibi Ouuied, innuit ad hoc argumentum, (afficere Íct,nam dici poífet co
argumento proba ri a&us pra&ticos logicz tantum tendere Circa conceptus
formales , daritamcen in cadem logica alios actus [peculatiuos , g, ver(antur
immediaté circa conceptus o-.— bicctiuos, hac itaq.folutio fufficienseft y quia
coníonat do&rinz (upra tradita de. logica docente, & vtente, nam] tens
cít, quz a&ibus.(uis practicis. " immcediaré
IcGasoperationcesinelledus — decens vero non elicit ilasoperationes, — Íed
fitticin, (ola contemplatione regula- jumyquibusiliz dirigi valeant. Verü hác
luioncm icijcit Ouuied.uia nullus a- €&us fpcculatinuszepcritur inlogica ,
& quando hi datéur in ipa , immediate fog. ea males couceptus intucbuntur,
9 fic pro- bat5logica non fpeculatur res ,lecundum: Ác [umptas,fed formaliter
quatenus ditc- &ss,crgo idygy formaliter Ípeculato cai ü dire£tiosled
directio ipfarünihil a- liud efi,g formaicscóceptus , à od bicéta cXtrinfccà
directa dicüur crgo €p formalier logica immediate CE tur , tantum cft
dire&tio conceptuum. o bicéttucrum;qua non diftinguiuc ceptibusformelibus,
Scd hec ip(a impue atio rui fus confundit terminos , & nis i| concludit ,
fatum namq. afiumitdu- : Pettoquod [a dentur in logictacm cculauui , & quod
ifti non immediat vcrientur circa conceptus obicétiuosin- fLrumeniocum fcendi ;
vndé ad ant dcns dicendugi cft isetpiocdpete ue cula rcs (ccundum fe fumpta ,
nonta- men (pcculacui cas , quatepus dizeGras. y : proprié nüvtiq.ve. — |
ogiav. — --. X h ? ys nn $* e £A Al uh 37 ^ De adesüato Logica olieflo,
c/frtkculus H1. E loquendo, fed quatenus dirigibi- ' les,fic idjquod immediate
cótemplatur , funt inflrumenra (ciendi ; quatenus dice- €tias; & quando
etíam concederetur , id iod immediaté contemplatur , effe dice Sion ipfam,
falfum eft hanc effe dirc- ionem cóceptuum obie&tiuocum, quia vt di& am
eft , dire&tio immediate cadic fnperipíos adus formales, & hec exetce-
tur attendendo ad tegulas bene definien- di,diuidendi,& di(currendi, quz
docen- tur in logica, vndé omnes fcré jppofitio- tics in argamento affumptz
(unt falíz. 37 Quartó obijcit P. Fuentes cit.ar.ó, agumenttio fola,teu
fyllogifmas e(t ve- «6 modus, & inflrumentum (ciendi , quia habet vim
ilatiaam,non autem deé&nitio, & diuifio, ergo folus fyllogifmus €
fubie- «&ü in logica sra fe: Probatur a(famptá ; nam definitio, &
diuifio, etiamfi fup nantut ad (cientiá, non camen modá (cié di tribuunt , nifi
quatenus vi fyllogiftica diriguotur;patet in hac definitione , Ho- mo e$t
animal rationale ,qua ticc (cien- tia c(t, nec poteft modum (ciendi tribue-
rc,niti ia fyllogifmo con(tituatur hoc mo d awniététiGifeniial rationale,Pe
£rus efl bomoyergo efl animal rationale , ergo definitio non eft proprie
inftrumé- «am fciendi,R e(p.nos hic nó accipere in- ftrumentum(ciendiintanto
rigore , fed iuxta communem loquendi modü Sum- muliftarum qui illad definiunt ,
quod fir oratio mapifefLatiua alicuius ignoti, quo modocüq;id fiar ,finé pec
vim illatiua,fi- ue alio modo , & nominc modi fciédi in- telligimus viá
quandá di in&te cognofcé di id, qp antea cognofcebamus confuse , quo fenfu
definitio ,& diuifio fant in(iru- menta (ciendi, vt magis patebit difp.
feq. ARTICVLVS QVARTVS. , PR | etit upeeffeutia Logic , Jn fit. fcientia. 38
Q'Ex genera notitiz intelle&ualis ; i; u&s precipue dc habituali, tra-
Ee Ari ea mre irme p notitia primorum principiorum ,qut- boeistails tus
sfebtirar cx la termino- rü apprehenüone abfque difcurfu; (cien- tiam que cít
notitiaccrra» & uidens de I- 4 185 obie&o neceffario habita per.
difcurfum (yllogiflicü , fi proprie (amatur, vt de ea loquitar Arift. r. Poft.
c2. Sapientiam , redis notitia rerum pra tanti (Timarü' maximé vniuer(alium,
vnde Metaphy- (ica dicitar proprie fapientia 1. Met.c. r. Prodétia, que eft
nouda directiuaactio gum humanarum, vt bené fiant in gene- te moris, &
laudabiliter. Artem , qua eft habitus cü cationc a&iuus, vcl factiuus.,
& Opinionem ;quz nócfít notitia certas & cuidens ac de obicc&to
neceffario , ft probabilis& ob(cura, ac dere contingé- - ti. Vt ergo quidditatem,& nataram logi-
cz atiidgamus,videndü c(t (ub quo horü habituam intelle&ualium.
contineatur, Quod.n.quamplores a(ferüt,vtc Zab.lb. 1.de mit. Log. Balduinus q.7
.Niacr q.ij. Chyp.Zimar.in Tab. verb. t bfurdum cft logicam ad mullum ex his
generibus pcc- tinere, (ed efe. peculiare quoddà o notitiz,quam vocant
habitum,feu facul- tatem inftrumentafem , & mod (ciendi, ex hoc ipfo
rcfellitur,quod mácá faciunt , & infafficicnté diuitionem ab Ariít. cir. de
€— intelle&ualibus vt fuse proícquitur Faber theor.1. cap. 5. ; Neque ad
rem cft ; quod pe^ exco- gitauit Auet(aq. t. Log. (e&t.s, vt aliquid noui videretur
afferre, quod nimirü Lo- gica inaliqua fui parte eft e(sétialitec in*
tellc&tus , qui continet quaedam princi « pia ex terminis ora, & per (e
ftatim euis dentia, caq; tradit in otdine ad dirc&io- n€ noftra coguitionis
; & in magna par- tecít effencialiter opinie:nam ca, quz fa» fins, &
acrius perira&átur in Logica,funt illa, quz in difputationem veniunt , qua
au &oritatibus , ac rationibus probabili: bus tranfiguntnr ,& varijs
opinionibus in partes contrarias refoluuntur , nec ha- betar certitado , &
ctiidemia veritatis, ficut ad (cientiam requiritur, vndé in his omnibus logica
eft opinio , non fcientia ; concludit randé effe vere, & i£ (cien tiam
quantum ad illas vetitates ,*& come slu "erepti quas ccrtà ; & eui
denter probat . Sane inurilispror(us e(t. hic labor Aucrfz, & minime
noceffsri s; tam quia ita quo:] ; res fe habec inceteris fccntijs,qualibec.n.
fua principia habet pe 166 erfe nota; & in quacunque plora proba- iliter
difputátur 2b Aucteribos jp vtra- Que parc: tum Guía quando proponitur ueflio
de aliqua facultate , anfit Ícien- tia, fern o inflituitar non de notitia prin-
cipiorum primorum in ca facultate, fed de notitia conclufionü, &
querimus,quo- modo proccdat ad probandasillas,& ex' tali yrocc(lu
arguimu$,an fit (cientiayvcl opinio: tum tende quia códitienesfcien- tiz,quz ab
Arift.infinaantar 1. Foft.tex. . & 6. Ethic c.3. ad tresreducuntur, rate
fubie&um, quod illud (abic&um babeat paff;ones , & cy hae
demonflrétur de illo pcr caufam,eirgo eo ipfo «p aliqua facultas habet hzc omnia,
licevalia quar- dam quazfita minoris momenti in ea fa. «ultatc cadant fub
di(putàtium opinione, abfolute ramé (acultasilla dici deber fcié tia,qna
ratione etiam Auerfa loc. cit. có. claudit Logicam abíoluté dici debere (cié
tiam,& ità cfl loquendü in caeteris (cicn tijs, etiamfi multas contineant
cóclufio- ncs probabiles, vt bené notát Atriag.di- fp. 3.Log.fect, 2.&
Onunied.cotr.2.puc. 3. ^ —. $9 Extant itaque in. hac re quatuor placita,duo
extrema, & duo media: Pri- ma fcntentia extrema cfl eorum , qui ab- fcluté
negant Logicam tàm docété,quam etenrem cíle íÍcientiam Eo rcícrütur Simplicius,
Amonins, Philoyonus , & a- lijvetcres,quos fcquitur Villalp.q.5 .pro- cem.
nda extrema aflerit vtramque eflc (cientiá,'ira Murcia q.3. proc m. Di- dacus à
Iefu q.5 .Cauero dilp.2 dub.4.& alij moderni . Tertia media vtentem 1L0- |
ait efle fcientiam, nó quidé diftin- am ab alijs (cientijs , fed; eflewariasip-
fas (cientias, docétcm vero, quz preprié eft logica ab alijs (cientijs vnd Sg
dt e(fe (cientiamita Zab.loc cit.vbi tcftatur hanc ctíe comunem
Grzcotáüjfententià . Qyuartatandé media, quz eft Latinorum : coatra ee vtentem
Logicam nó e(Ic fcientiam, (ed potius artem, bene ta- : mesdoli ita Scot.
t.vniuer(. qué fcquontur $ z omnes Maur. Anglic. Sarnan. Brafauol.ibi, Faber
thcor. 1, Fué- tcs d» f» diff.vn.ar.3. K
Occus q. 1 prooem, & Tatar.tenet ctià D. Tho. 4. Mct.lcé&.4. cii (uis
Sot. Sanc. Mal. Cópluc, Scd inter - Z)ueflio Proem.de Natura Logic —— iftos
adhac quzftio eft , an Logctdoinr] f ulti namq, — fe quoad oés partes fit
(cictia , m Topicam excludunt,co quia procedit ex cóibus ; vnde hac rauione
nolnot cam ap- pellare docéteos, fed vtentem , & in hunc Ícn(am Scotiftz
quamplures Scotíi inter- pretantur q.t . vniuerí. quando ait Logi- €á vtentem
non efle fcienriá, quia proce- ditex comunibus, ita Sarnan, & Fab,cit, 40
Dicendum ett, logicam docentem quoad omncs fuas partes effe (cientiams nonartem
,vtentem vero artem , nó (cié- - tiam: Ita Scot.q. 1, vniuer.& q. 5
.Elench, vbi Maurit. & Anglic. Probatur at pri mo , quod fit fcientia qnoad
omnes par- tcs , quia Logica demonftrariué procedit ad fuas condlufiones
probandas, non fo» fum in parte analyrica, fed etiam in topi ca, & loj
hiftica,nà vt Maur.ait,ita pro- babilitas dc fyflogifmo diale&ico ,&
ap» parentia de ophi ftico, & neceffitas illa- tionis de (yliosi(mo
fimpliciterfumpro — demóftrátur per propria procedere cx. necceffarijs S
rilogitia demóttratiuo , ergo quoad omnes partes efl veré fcientia.
lrobaturaffumprumex ————— 2" Scot.q.3. Elench.ita enim bene oftéditur
apparentia de fyllogiímo fophiftico, tan uam eius pafTio , per ynitatem
wocisin- allacia zquiuocauonis , tanquá per pro« prium mediü , (icut riibile dc
homine p.— animal rationale, ita ctiam per propri mediü probabilitatem
demonfítrat conftans ex probibilibus preniffis natus. eft infcrre conclu(ionem
probabilem, fie. - cut conftans ex neceffarij$ patus eft in-- fcrre
neceffariam, cá ergo do&tripa, quá. Logica tradit de
(yllogifmo probabi E umc-— à probabilia ded logifmo Topico, quía omnis
fyllogifmus N " ) "ut í o ve x Net ? apparenti in Topic.& .n0
fit. pro». bolilis Ac gitio( aed eerta euidens,ac — illa,quami tradit ip.patte
apalytica de des monítratiuo , confequens eft ,vt Logica docens quoad raf pis
fit (cicntia proprie dicta,quia fimili etià modo pro». bat qued vniuer(ale pra
dicatur de pluri- basquia sd in multis, quod dcfinitio eft; ftatiua quidditatis
rei, que coftat- egest deni Icio
Kefp.Zab.cit.c.3. quód licet doctrina Logica dicipotlit Siena cspicodo
(ui£c, tiafh pto coenitione certa , & euid&ti ac- - cm ex vi fyllogifmi
necefsarij; & cui- dentis;tamen nequit proprie dici (cien- tiajquianon elt
de obic&to j 10,8 &terno,vt ad (cientianr cxigitur r. Poft €. 24quia
verfatur Circa (ccundas intétio- fies,quz funt merécontingentes, & tan- diu
funrjquandiuab intelleGu fiunt. '" 4r Fabercit.c.3 vt oft omo. do ctià
cnria racionis fint íuo: modo. ne- celsaria; diftinguit tres gradus neceffita-
tis,in primo ponit (ubftantiamyim 2.acci- dentiayin 3. intentioncs logica-
les;quas intantam vültefse nece[sarias ;, inquantum fündamencunr habent in rc-
bus,& mon perperam. finguntur ab intcl-- le&u noítro,in quo
diftinguuntur à fig- mentis , quod ibi longo fermone decla: fat.Sed euaíio:
Zab.varumvalet,& Fabet- laborem aísumit voltarium, quia vt do- cet
Do&or 1. d.3. 4. 4. non exigitur. in. Obiccto fciétiz niece (Titas
incóplexa, nec: dc tali loquitur Arift. alioqui nec Philo- fophia, mmo nec vlla
cognitio: de rebus: ercatis poísec habere rationem (ciétia ,cü omnes (int
corcuptibiles, & (oià de Dco. fcientia torct , fed (ufhicit neceffitas co-
| plexa, .i.neceffiras connexionis. ajicuius: predicai cam eo,& talis
neceffitaslocü quoque habet in entibus rationis ,. & (e- cundis
intentionibus, namrdt ipíisenam formari poísunt propofitionesgrernz vc ritatis
comungendo:cua» cis predicata , quz ipi: s necefsario competüt, & talibus:
propotitionibustota logica eft plena ; vt quod Genusgradicatur de pluribus.
fjpe- cic di ferentibus de quocunq; dicitur (u- bicétüm dicitor quoque
pradicarü.Cui: accedit; nftàt ía Lab. procedit ecd. foltim fn logica Atift.qua
ett de fecundis. . imeimiónibus, nonautem in logicá abío- liiéfümptas & ex
natura rer. quo fen(ü. agit dc inl'rumencis fciendi realibus.. "
Relp.alij;nonfüfficeread (aentiam ;, quod fit cogaitio-certa, X cuidens, &
de Obic&o ncceísario habita per demóftra- tionem;fed adhuc eíse debet ob
(olam ve titarem;in qua fittatur,at logica ordina-- 1ur ad opüs.nimi nimirü ad
cfliciendas rc&tas. eperationes intcllectus.Sed hec ecià cua- fo nulia eft,
quia hzc nonett conditio. 167 fcientiz abfolaté (amptze, vt patet ex 17 Poft.c.
2. (ed (antum fcientiz fpeculati- uz , & hzc.ip(a ordinatio ad aliud
non Ampedit , quinaliqua cognitio fit
(cien- tia;alioqui nulla practica foret fcientia . 41 Sccundo probatur logicá
docenté nópofsc dici artem ; quia vt colligitür ex Arift.6. Echic.cap-4.ratio
artis repugnat fcientiz, nà ats circa (ingularia verfatur ,. veríatur.m.circa
gencracioné rerü, & ge- ncratioeft Gngularium,fcientia veró eft
wiucrfalium;ars.agit de cótingentibus , fei&tia de rebus neceísarijs,ergo
cum lo- ica docens (it fciétiayno potcft dici ars; um quia logica docenselt
habitus fpe» culatiuus,arsomnis.auté c(t habitus pra- &icus,&
operatiuus faltim prout pra&ti« ca diftinguiur à theorica,vnde D. Thi r.
Mer. lec. 1. diuidit acté contra rationem y aye et llamq; ponitin parte pra-
ica intelle&os. Tum tádé quia finis. in- trinfecus artis eft opus,vndé
definitur, gy fit habituscü re&a ratione fa&iuus;opc- ratio vctó
dire&ta nócft finis intriniecus logice docérs,fed tárüexirinfecus, vt pa
tet cx z:art.nó.n.ipfa efficit fyllogi(mos s fed efficere docet, & in cali
cotéplat. fiftit, Terti&» quod cx oppotito logica vtés. non (it
fcientia,(ed ars; probatur, quia lo. gica vtens proprie lo-uendo cft habituss.
quo inftructi facile coficimus definitio- ncs,diuifioncs, & (yilogifmos
iuxtà prae-- hse docentis logicz cum ergo circa [in gularia verfetur, &
resà nobis operabi- les,non erit fcientia, (ed ars;, quia ars cft hibitus.cum
re&a rationc fa Guuus , cum. veró non efficiat opera externa,fed intet
na,nou erit arsmechanica, qua "ba PrA bus exiérnis.confumatut , (ed li i5
in. bonum animi ordinata, & ità'cam appcle làuit Suarcz in Mct:difp. 44.in
finc .. Refj. aliqui ad riuonem atus rcquiti s, quod: todugat opus cxcernum;
tà. ndo cuitsc videtur. Arill. 6, Ethic. c. 4« atque idco i« gicam vienté non
pofsc dici arte i Sed Cónuà,quia vt bené nocat. Blanc, difp.2.proeim fec. s.cx
co,quod opis fir cxcernum , vcl jecraum , non tollitur ab. to ratio opcris.
artificiólt , ergo nc]; ab habitu tolletur. ;atio:acas. ex. hoc quod | itlud;vcl
iliud cficiat ; peobatur. als piumy-- rés Sueflio Prowem. de Natwa Logica ;
ptü,quia proptia ratio operis artificiof f €o fiia cít, vt fit conformis
regulis artisy pót aucem talis conformitas in opere re- periri,Gué fit
externum, fiu&foternum - Accedit
quod fi ad rationem artis necef- faria forct cffectio externi operisgartes li
beralcs amíttent rationéartis , cum inte rius praefertim coníumentur,vt pote
quae ordinata funt in bonü animi, nó corpo- ris. Acift.auté eir. idco
prasfertim habi- tui fact iuo, .1. cui opus exiernam cotrre- f[pondct,rribuit
rationem artisquia ficat in opcre externo,wt potc fenfibiliori ma- gis apparet
reecptio dire&tionis facta per regulas attisquam in interno, ita in habi-
tu factiuo etiam magis apparct ratio ar« tis;noob id ramé abfoluté negáda c(t
ra- tioartis habitut a&tiuo,& immanéti, qua liscftlogica vtens, nam
Arift.6.Met.c, 1.dimditartem in artem actionis , & ef- f£cGionis , vc
notatidem Blanc. lib, 1..in- füt- Di«lect, fet. 4. 43 Quarcsan logica faltim
vtés paf- fiué (ampta nimirum pre logica 1pía do- cente cateris [cientijs
applicata: , vtfic y poflit dici (cientia ?: Negat P. Faber c. 1. concl.2. quia
tahs víus,& applicatio nom habet vim tribuendi logica ratione (cié- tiz,
fed potius (upponit habitum logicae intali gcnere conftitutum, ergo füb tali
fpeci catione recipere nequit denomina- tionem foentiz. Sed potiuscum Tat.q, S
primo (eiendum,dicédum c(t e(lc fcientiam; quia in hoc fentu. non eft habitus
diitinétus à logica docente . & fub hac fpccificatione adhuc dici potefk
facnua. y imo hac ratione paffim logica dici 16ntià communist docet Scot. MU
Laeinón crgo hae cóitas víus ,.& applicationiseius«uibulcunque ,fcienti js
tollit.; quin adhuc iub tali communicate dicatur fcientia , & vt fub tali
víu potlit dici fcientia,non efl necclTeyquód ab co- dcm v(u rationem fcientiz
accipiat , w« Faber velle videtur , fed fofficit vt ratio fcicntiz , &
vfusmon pugnent in codem Babita,& ità clt in propofito, Soluuntur
obictriones -- I oppohitum obijeics 1.au&t. Arift.g, Logica docens non fit
(cicpua nam 1. EK:hic c. 4«ait tollere naturam logicee,qui cam non vt
facukatemy fed vt (ciétiá traà dunt,& 1. Topic.c-9.enumcrás tría pro»
blematum generasdeect,quod alia per fe refpiciüt cle&ionems& fugà,vt
funt proe blemata aétiua, alia per íc t€.tüt ad. wetie tatem y & feienciam
, & (unt ípeculatiuag. alia demum ait vtrique parirauxiliari,.86 — funt
preblematalogica . Et» Met.ig, ait abíurdum efie quarere imul (cientids — &
modum (ciendi,vbi per modum (cien - 4 di intcliigis logicam fecundum omne$ —— expofiuenes,ergo
cum diliunguat Arifte — — — " fcientiam à modo fcicndi noneri —— ^1
Íciétia Er 4» Met, g.& inprincipio Rhet, —— airlegicam non tractare
dealiquase de» ——— terminatacum tamcnícientiawctíaridoe —— — bcat circa
obic&tum ccrtum 5, & ei pro- h prium. Ex demum 6. Met.c. pui Y^
Ícientias [peculatiuas logiczz non memi nit(cd:tantum recenfet. Mathematicam y
hs na diinam, |... 07 ibi V 44, -ad primam ,nonnegareibb& — — efleícientiam
abfoluté, fed qualem ean, — aliqui ponebant, vt..non eet difciplina ————
organica, & alijs fcientijs premit "A" reprehendit enun cos y.
quiin Dialectica. "12 de materia omnium íeienuarum promie — — fcué
difputabà& monceteá debere pre- —— mitti alijs (cientijs Ad 2. inde Dacis.
GN giturnon effe (cieniam, fcdefiefcientii; — — Organicam,non autem prorfus
gratia fulg — vt luncalz icienüz mecéfpeculauuz »« — — Ad3.air Doét.q.i.vnia
ogcamdie —— €: iódum fcienditnó£ormaliter,& inre» éto,ícd materialiter tác
& in obliquos, — quatenus cft de modo fviédi , tanquam. de eene Obicito ipe
MN pus rs inteiligit fcientias qua: (unt de rebus , S non dc modu fnb » &
quia priusdebeg- A €ognofci modusíciendi,quàm re$,1deO-————— ait Acificabturdum
cie. virumque final. ———— Quaccic. Ad 4-logica quantum ad dotis ————
namcftdecerta ro,& determinatoobite ——— &to,quod cítinttrumentum
(cienduinto ——— — ta logica abfolute sápta, vel fyllogimus in Logica. Ariítot,
fed quantum ad vium verlaiscirca omnia mdeterminaté, quia ov nibus
(cienujsapplicatur.vode dicitur Ácientia communis. Ad $,.iam füupra.ftae tuimus
logicam clle pan Pisloopbue , aique idco piter etas o Iüm, - "- Wrum,
preterquam quo locüs ab aucto- fitatc cena nihi! probat . - Secüdo arguitur ad
idem rónib.fcien- tia cf dé neccilari]s,& perpetuis vt do- cet 1. Poft Arifl.c.a.& 7. fed logica do- €€s cft de
contingenubus, naui tt de fe- cundis intentionibus , quz fiunt ad libicü
noftrum . N«c valet folutio fuperius al- lita in conclutione probanda, f: in
fecü- dis intentionibus ipueniri etiam fuo mo- do neccflitaté cóplexàá.i.
neceffariá con- nexioncm quorundam prazdicatorum cü iptis,& hanc ad
fcientiam fufficere; & ar- gumentum ad (ümmum concludere de 1.:- gica
Ari(t.qua vtiq. eft de feceadis inte- tionibus;oon dc logica in fe; quz cít
(cie &ía rcalis . Neutra folutio valet , nonlpri- fa, quia cxttema
propofitionum logica- lium funt corrupribilia,ergo ctiam cóne- xio, qua fuper
ilia fundatur , quandoqui- dem deftru&o fundamento labitur quoq.
fandatum,neq.(ecundasquia ctiam logica in fc tractat de inftiumentis fcicndi,
quae funt resà nobis operabiles,ac proinde. » contingentes, - 4$ Kefp.optimam
cfle [olutioné alla- tam , ad impugnationé dicimus cx Scot. 1.d.3.qu.
4.duplicem effe neccffitatem, & imutabilitarern connexionis, vnam fim
pliciter, qu compctit cxtremis defitioni non obnoxijs,alteram fecundum quid, d
cadit inter extrema |, quz licet in fe iint cotruptibilia ; hibitudo tameb
inter ca nüquam mutari poteit infalsa,& hac ne "€ellitas reperitur in
propofitionibus Lo- gicalibus. (v ficit ad ícientiam, alioqui argumentü yrgcret
euam in propofitio« "pibus Pbyficalibus,& M aremaricis, qua- rüm
cxtrema funt corruptibilia. Nec euiá argumentum concludit de logica in fesga
licct intirumenta illa quoad exiftentam fint rcs contingentes, & à nobis
operabi ks, neccfíaria camen fut quoad poflibi* litaiem , & in hoc
fcn(uconflituuntur o» bicétum logica in (c . i oo. Tertio
probar, &p (alim in omni fua partic non ii fcieniasvt doceps,nà inlib. Top.
inftituit modum , quo precedi pof- fit ad«onclutiones in fingulis (cientrjs p
babilitcr ofiendendas, vnde T ojica dia- Vr procederc cx «oibus;ideo
Do&t.qu. 1. 2o Logica * wh fit
fientia crticulus Quartus ; 169 vniuerf.negat effe fciétiam;In lib. E éch.
inftituit modü,quo poffimus decipere; & fophi(mata efformare , vnde vocatur
ars deceptoria.K or(us non omnes actus pro- cedentes ab habitu logicae docentis
funt fcientifici,imó potius generant fal (itaté y nam fi bic cóficiatur [y
llogiímus in Bar- bara, On:niscaniseft afinusjomnis homo eft canis,crgo omnis
bomo eft A finus;fa tetür logicus cffe dilcurfüm bene confe- &um io Barbara
, & tamen generat fal(i- tatem. Demum logica non
acquiritur pet. demonítrationem; quia tüc ante logicam. danda cflct alia
logica, per quam illa de« monftratio effet nota,& fic daretur pro« ce(ius
iminfinium , crgo Xc. : 46- Reíp.ex Scot.q. 3. Elench. g licet logica inftituat
modum, quo proccdi p fitad cóclutiones probabiliter, & etiam fophifticé
oflendendas, hoc totum tame den:oflr itiué tacit cx proprijs principijs
oftendédo prcbabilitatem de fyliogifmo Topico;apparentiam de Elencho; Topi« ca
veró dicitur procedere ex cóibus, quia quando applicatur ad alias (cientias ,
vti- mur fuis locis coibusà definitione;à có« iugatis , à wac- ade quo fcn(u
vtige non cfi fcientia, Ad 2. poreft in eo, & fi- milib.fy!logif mis
ccnfiderari conícqués, & con(cquentia, & licet non detur in cis
a&us fcientiz confcquentis, quod jo riam concernit ; datur tamen vcrafCiens
tá confequentiz, quz refpicit formam & cum ab habitu logicz depédeát quoad
formam, & fccundum formam fint opti- mé difpofiti in modo;& figura ,
fequitut fcicnuficum effe habitum logica, & ad a- &us (cientificos
inclinare. Ad 3.logica.» acquiritur pcr aliquam vnam demonflra- tionem
dirc&am;& regulatam à logicazas naturali,v«l artificiali imperfe&ta
. Quarió arguitur; quod logica docens fit ctam arscum
Ioan.de S.] h. p. 2. log. Q. 1 att. 2.& Aucrí, cit, quiaars eft reéta 16
opcrum faciendorum , talis autcm eft logica docens in ordine ad operaciones
intclicétus. Tum 2.quia duo requiruntur ad ari&yex parte matcrig y «p bt
capax re» gulaaonis,cx parte fortia; qui ic habet vc regula dirigens, q» tiac
directio per cer i deicrminatas regulas, v ruing. ad- ta, "s gu v là w *
Cue emm 1205 elt in propofito , nà opcrationcs intelle- &us, licut (unt
capaces erroris, ita, && dire: &ionis , & cem habet certas ,
& detere- minatas regulas, ergo nil deficit,vt ars li- . Beralis dicatur. T
3. quia ró artisnon re pugnat cum fcientia ,nà licet.ex parte ap- plicationis
hic, &,püc faciende ats fit de fingularibus,& contingentibus,tamen ex.
parte regularum eft de neceffarijs,& vni-- ueríal ibus,illa.n.süt certae,
& determina-- tz- in vniuer(ali. Tü 4.quia, vt ait Auer(a,. preter noritiá
vniuer(alem logicam da- tur particularis, & determinata ad hoc o-- p eiocri
cta hic, & nunc; ergo faltim ta. is notitia dircétiua, quz (pe&tatad
logi- cam docentem;erit propriéacs. Tum de- niq.quia falsü cft omné arté cffe
habitum. practicum,id.n. verum ett, quádo cius o- pus cft praxis,non autem
quando cft pu.. £a Ípeculatio;vt cf in propofito .. 47 Rep. negando a(lumptum,
9 illa. fit complcta ró artis, nam 6. Ethic.c. 4.de finitur , quod (it
habituscum recta rone. €i üctus ad c (ficiédü idoncé, ex quo col; ligiturartem
integrari cx habitu cogniti- «o in intellectu, & operatiuo in potentia:
excquente,(iué fit ab intelle&u diftin&a, fiue non, & r6 eft , quia
finis intrinfecus. artis.non cft fola cognitio modi, quo ope rari dcbemus;(cd
etia ipfum opus , modo. logica docens íiftit in fola contcmplatio-- nc
rcgularum,;non auté cfficit rc&as ope rationcs intellc &us;(ed hzc cft
logica v-. tcnsquz 1dcó dici potcft ars.Ad 2; pra. Ter ila duo requiritur
adhuc, vt habitus , qu didtutart;phyfci, & excrcité.intto» it formam in
materiam capacem di-- tc&ioais, quod non facit logica docens, , qua tantum
deceunon autcm cfficit: Ad: geneguns affümptum , ad probationem: ndüm artem
przícindi noa poffe ab; aprlicatione ad opus bic, & nunc exercé. dum, cá
fit habitus (uapte natura cffti-- wus cuius. proindé finis exiríníecus.cft o--
pus; & ideó 6. Bihic. c. 3.ait Ariftartens: "werjart.circa. generation
mrerum.. Ad. 4 «9 ctiam potis arciculáris e: poteit propriéarscadé rone;quia.f.
phy-- ficé non attingit opus y. quod cft crm artis, fcd raptum idealiter ,
& dirc&tiue, . Ad 5, ais ois dicitur habitus practicus: ;. -Queflio
PioemdefNamraLofiez ———— 00 uatcnus cft operatiuus,& effectiuns,nGk — Mibin
fimplici contéplatione cófiftes. etiamfi operatio , quam attingit, non fit
praxis. Hac tamenratione negant Come plut.q.6.etfe proprie artem,quia nó ope«-
ratur ca intentionc,yt opcretursfed vt co, noícat,& D. Thom.vocat artem
fpecus. [Dem 2, 2,0.47:att.2.. Quintà tandem obijcitur ad proban«- dum;quod
log.vtens fit (cientia; quia sm. cóionem eft idem habitus cum docente, cum aüt
ex natura rei, & non ex'coníide-- C ratione no(ítra habitui cGucniar effe
(cié- - ? tificum;vel nó.effc, plané (1 docés eft fci&- ^ tiayerit etià
vtéSalioquin de codem cons . t E tradictoriaex natura rci verificarenture-
Refj.hoc argumentü faus moleftum effe. $£ ponenubus logicam docentem, &
vréem: , eundem liabitü realiter importare, vndé: t valdé laborant Compl. pro
cinsfolutio- - ncdifp.i.prozm.q.6.Fuentesveró mira: ———— biliacffütit indigna
plan&quereferáturg; ——— Didácus q.5:prozm..vt confequenterlo: —
quatur;conccdit logicam vtenié etie (cié: tiam; nobistamenargurnenummihilfa. —
cefTit negotij; quia concedimus importa . re diueríos realiter habitus, immo
hac- eratvnaraio,quaid probauimuSart.T.. — -— «, ^4 í 1 L^ M ARTILCVLYSOMMMS De
qualitate Logices 4n fit fcientiavea: — lis, fpeculatiua s. 0 0000— 48. pr
Itcaqualitatemiftius(ciétie dus. ——— C plex occurit difficultas;Prima as» »
eft;an fit fcientia rcalis,vel rationalis;nec - cft difficultas de logica
intrinfecéconti- - derata;& formaliter;in hoc.n.(enfuy cum fit vera
qualitasde prima fpecieynnlli da. - bium ett efle (cienuam realem , (cd d'ffi--
cultas cft de logica extrin(ecé & obie&i ué contiderara. R cc orc
sjquamplures , , & przfettimsqui arc.3, afl gnabant , ca-obicdtum
operationes inteileétus; de . fcndünt logicam effe [ciétiam realé, Qui . vcro
ftátucbant obicétum cns: rationis 9» aut.(ccundam intentionem », vel'aliquid.
confimilea(icront coníequéter effe (cic- . tiam rationalem, & ita (u
viden-. turThomittz,& Scotifla $ excepto ; P onco difp.a.à. fe ! Di $ ir ^
x e fit fcientia vealis, e» fpeculatiua stet V. T "'Dicendumlnobis eft
corifequenter ad iibi didta;g logica cx natura rei eft (cien- 3tia realis,(ed
prout efl ab Aciít.contexta *eft (cientia rationalis. Pcobatuc autem có *clufio
euidéi(fimis rationibus: Certü eft fcientiam pendere in fuo cffe, uari ab
obie&o, nam fcientia eft alicuius ffcibilis (centia, vnde impoffibili
exiien- te aliquo obiecto, impoffibilis quoq. eft "fcientia illius
obie&i;fed fi impo fibile.fo "ret ens ronis, & quzlibetKecunda
inten- tio, adhuc extaret, vel po (fibilis fotet illa "fcientia, qua
logicaimuncupatur ,'ergo ex nacura rei cít ícientia.realis; probatur mi anot;ti
nullum daretur ens rattonis ;ad huc ántelle&us nofter poffet operari,quia
ne- que incelle&tus, nec eius operatio pendet bs ente racionis fed €
contra;& eius ope itatio poflet adhuc dirigi » & regulari pr aliqua
pracepta,ícientia vero tradens hu- iufmodi przcepta efTet logica,qua in hüc
finemzit ad inuenta;vt dirigat intellectü, inc etret in operando . Bu
Refp.coutrarij, quod cum regule diti- gentes aátus imtelle&us tradantur in
actu fignato,vt patet cum dicitur genus predi- «cari de fpecie,fpecié de
indiuiduo;& :modo affignari nequeant, nifi pet termi- anos fecu intention ,
idcircó ni(i -iftz poffibiles forent,nec illz regula pof - fent ab aliqua
(cientía tradi, & fic amotis fecundis intentionibus remouctetur logi-
*cayin qua zranduntur huiufmodi regule . Scd contra,quia huiufmodi regule
poísét tradi etiam in a&u fignato per terminos 'primz intentionis,ergo
&c. probatur aí- umptum,vbi.n.nüc dicitur genus przdi- cari de fpecie ,
& per hanc m diri- itur intelle&us ad bené apprehendenda peciei
quidditatc,& de illa re&é iudicá- dum, & enunciádum , poífemus per
ter- minos primz intentionis candem alli gna re regulam dicédo,quod natura cóis
íem- per includitur inferioribus,quz regula nó minus infcruict ad bene
apprehenácnda inferioris naturam,& de illo re&té iudicá- dum, q illa
per terminos fecunda inten- tionis tradita,vt patet conlideranti, & idc
iudicii de alijs regulis, quas niic in terii nis (ecüde intentionis habemus'in
logica, cft facicndum. Accedit, g ficuc Ethica in 171 flituta ad dirigendas
operationes volütá- tis tradit fuas regulas pcr tecminos prime intentionis,
poffet fimiliter logicaalias re gula vcl ea(dé tradere per rerminos eof €
dirigétes operationes intelle&us; Nec vnquam contrarij fuffi cienter oflendent,
vndétantam habeat logica nccefTitatem fecundarüm intentionum ad dirigendas
'operationcs intelle&us [ola vilitas ofté- di poteít;vt poftea dicemus. .
49 Dcinde adhuc efficacius arguitur inftrumenta fciédi,de quibus agit logica.
i& przfertim demóftratio, quz eft oium preftantifimum, fümpta pro'prima
inté 'tione; vel habent vim faciendi fcire;ac di rigendi;vel eamnon habent;fed
accipiüt à EU ee Msenpeleie ;non sin,quia ens rónis talé vim cati reali con-
'ferrc non poteft,& cü demóftratio fit vc- 'ray/& realisccau(a
(cientizdici ncquit ,'q» producat effectum realem per ens rónis., tanquam per
rónem caufandi ; tum eciam quia fecunda intentiones logicales babéc Ifundamétü
in primis;atq.ita-vim faciendi fcire pra(ünponunt in primis,ergo primü
'concedcadü cft;fed.fi in(irumenta logica lia vim habent dirigendi ,'&
faciendi fci- re antecedenterad (ecundas intenciones, confequens cft;vt etiam
antecedenter ad. 'cas on nt conflituere fcientia logicalé - e(p.P.Ioan.de S.
Th. p.2.log.q.1 .art. 3: cffe&tiua,& phyficacauf(alitas;qua a» étus
demonfirationis gepeoeicieguan non pertinct per fe ad logicam dirigenté, fed ad
fcientiam dire&am,& hzc effe& "ià gencratio conuenitiilli róne
a&uü rca- liam,quibus demonftratiojconflat .. Per fe autem pertinet ad
logicam confiderare in demonftratione etam dífpofitioncm fyllogifticam
veritatum, & conucnientiá mmatcriz.í.quod T aprire (rnt necef faria per
fey& ree di(pofitz, que funt «conditiones ex parteobie& requititee;vc
proceffusicientificus ordi ,,nOn aue tem tales conditioncs funt virtus ip(a ef-
E eta a eff, quod in primis cá- '$0 Sed contra in i fitas , non eft aliquid
rationis , ergo: hac per i fc ad L tur lic Auchoc, di oum erp cmi id reale
ccon- Pide mv - 171 fi derabit, (ed probatur etiam, quód con- ueniétia forme ,
.i. re&a di»otitio pro- politionum fit aliquid reale, nam certum cft
demonítrationem generare (ciendàa y non quomodocüque, fed inquantum ett recte
d.(pofita ,quia ex eiídem propoti- tionibus non ordinatis , vcl generatur er-
tor , vcl (alim difparata cognitio, ergo cum etiam hzc ordinatio concurtat ad
generationem ícientiz , crit quid reale, non autem pura relatio rationis cum
ef- fc&us realis. dependere nzqueac c(sétiali . tet ab care ratiónis, &
cam hecad Logi- cam per fe (pe&et, plané Logica ex natu- fa rci fcientia
ccaliserit. Cont. hac ratio, idco enim dicimus Muficz proportio- ncs5,&
coordinationes efTe aliquid reale, Quia aurium Ooble&amentum caufant , qui
eft cffc&us realis, quod vtiq. tine oc- dinc nó caufarent,ergo fic in
propofito. Refp.Complut.diíp.1.q. 2.n.2 $ nó ex co, quod inter ipfos actus
requiratur. ta- lis ordo;aut difpofitio,vt generent fcien- tiá, ideo ordo ille
debet dici realis, quia ifte non eít forma con(titutiua actuum in cffc caufee
(cientiz , fed tantum condi- tio (inc qua non , non repugnat auté ali- uod .ens
rationis interdum effe condi- tioné alicuius caufz realis, nam in Sa- cramentis
nouz legis fignificatio eft quid rationis , & tamen eft conditio fine qua
non caufarent realiter gratiam, & quod ccttíus e(t , voces (ignificatiug
veré , & realitercaufant in auditu fpecies inten- tionales rerum, quas
lignificast, cum ta- men fignificatio, (ine qua talcs fpecies non caufarent ;
fit quid rationis reiulcans inillisex impolitionc humani. $1 Sedquamuis verum
fit prefatam a&tuü ordinationé concutterc ad gencrà dà (cientià non velut
róaein cagsadi, (ed vt conditione caufantis, & relationé rca- lem pofle pet
modü conditionis fine qua non concurrere ad effectum realé abío- Tntü,vt Scot.
docet 3. d. 2. q. 2. fub F. de apptoximatione caufarü extrinfecará , &
vnione inttinfecatum ad cócm effectum producendum , nam cauíz nequeunt cf. Pan
prodacere , ni(i approximate , & vaitz. Ex hoc tamen non ícquiur pra ía-
tam actyum difpotiuoné ia demonttra- I Dueflio Proem.de Natura Logice. à j t LE
quod ab A duer(arijs contendimus , - effe nimirà Log 'tionibus, vtpfis amotis
Logica tota fun- .pládo inflruméta fciédi pro prima intétio ,De,& regulas
tradédo ja terminis ciatdé . tione e(fe refpe&tuzn rationis, ímó cüiffe
ordo inter przmiifas ad inferendam cós. clutionem fe habeat , velati a
»proxima- tio caufarum, vt cffe&ü producant, ficut hzc in cau(is eft
relatio ccalisjita & ordo ille inter przmitfas , quo vna collocatur - fub
alia,erit ee(pe&us realis. Necfequie — — tut , (i relatio tealis potcft
effe conditio caufz realis, ita effe poffe relautonemtras | tionis, nam non
videtur vnde a(ignati — poffit in effz&u reali talis , ac tam necef- faria
dependentia ab eote rationis; e fà | a(lignabitur, tandem reduci debebit in .—
— | aliquá cáu(amy(cu conditionem realé, ex — -—— uire(ultatillude(fe cations,
vripfimet —— omplut.ibi tatencar; ex quo paretillud — — eífc racionis mere
concomitanter ,& per accidens fc haberc ad. productionem rea-
liscffe&us, & itaeueait inpropofitoia — — illauwooe conclutionisex
przmiffisytins —— Éca declatabicar ex profetfodifp.3, Ex&- — plaveró
addu&ta à Complut.moníuntad — — rem ; namfàkuüm eft facramenta nous - legis
phyfice caufare gratiam , ci cau(enc moraliter,vt apud no: teria de facramétis
habetur & fare phytice (pecies intention ditu , exercitium fijuidem. fi nis
vocis; cü .. ingerit audienti rei lignificatz , non fic px n CAU alt phylicam,
fed per quanda veluci moralem , qua vox moralite AE tat mentem auditoris, vt ad
prolationem — — vocis cuius (ignificatum fcit ,ftatimeli- — — ciat rei
lignificatz conceptam, vt fas dicimus difp. de Vocibus ex . in 24d.42.ad 2q.
i& 4.d.1,q. 5. B. i 5X den i Hz rationes adcó. fuot euidentes , vt
P.Ioan.de S.Th.loc.cit. in fine tind£' fa- teatur, quod eciam [i nou
refultarent en-. tia rationis formaliterQ7 Jecidu exifté tia obieiliuam , adbuc
daretur logica y qu& illarim rationes cofideraret [altinz.— €x parte [ui
fundamenti,plané boc eft, — icam ex reiitàcü- — ncxam & depeadentem à fecundis int£-- ditus
ruat y cum bené feruaa pollit coré- $2 Qu p yniuerfum rei . ftducere ad
faciliorem methodü po n fis [cientia realis eofpeculatiua.eAfr.^— 323 $31 autem
Logica Arift (quod attinec ad fecundam conclufionis patt€) fit (cientia
rationalis, patet ex di&is art. 3.cum.n.Arift. data opera logicam fuam
tradiderit füb terminis feeundarum inté- tionum; yt funt genus ,/pecies,
fübie&ü , povpony antecedens,copfequens,&c, inc fa&um eft,vt
logica; quz (uapté na- tura (cientia realis cft , ex intentione Ac- tificis
cuaíerit rationalis. $i autemquz- ratur, cur Arift. Logicam fuá inftituerit fub
terminis (ccundarum intentionü po- tius, quam primarum , dicendum hoc fc- ciffe
ob faciliorem method, facilius fi- quidem,& cómodius dantur intelligi res
logicales fub terminis fecupdarü inten. tionum, primarü, vbi .n. multa dicenda
forent de re , quz in propofitionc affir- matur,vel negatur de alia, fimiliter
de re; de qua alia affirmatur , fub iftis fignis in- (ubic&i , & pra
dicati bre- tentionali witer onis res sofhpretendkor, que de alia dicitur,
& de qua alia dicitur; füb no mine generis comprehenditur animal ,
lantaycolorg&c,íub nomine fpeciei leo ; | apr es 5 & lic de alijs; per
hanc re- redicatur de fpecie, igi, quod homo eft alico cft animal,atinus ef!
animal, &c. & ita vbi multa. neceflaria forent ad docéda logicalia fub
terminis primarum intentionum , pauciffimis id fit vtendo terminis fccundarü;
& hoc fuic in caufas eur Arift, qui maximé cupicbat ops - lem;eam
inftituerit füb terminis fccüda- tum intentionum , & ità vbi fuapte na- pue
erat, rationalem fecerit ex mo am, quod . do, cam contexendi . ;,$3 In
oppotitum obijcit P. Fuentcs q. f. d. £I. v mart-4. DoGorem
q.1, vniuer, in finc, vbi Logicam vocar rationalem;vt coiradiftinguitur à
fcientia reali & in 6« Met.q.1. Ícientiá fpeculatiuam diuidit in - realem; &
rationalem , & fub hac Logica €opftituit, & in prolog.fent.q.3.& 2.
ier. x Bs didis ide] bes ? .breui- Scotum, & alios Auctores, cü Logica Erie
eat ielsnbRi er Amyiplos joqui dc Logica ab Arift. conz (152,q!4 omncs yumurnon
anié de Lo gica infe , & vtex naturarei poffet infti- tui , vndé DoGor 1.
Prior. q. a. affignans fubic&ü Logica: in fe nequaquá cam ibi dicit
ícientià rationalé , & fic ctiá intelli gendus eft Boetius , cóait Logicam
efse de fecundis intentionibus. Sed inftabis ét Logicam
in fe dici (ciencantirationalé , ergo &c. Reíp. Logicam infe dicitatio-
nalem, non vt centradiftinguitur à reali , (cd quia eft dire&iuarationis ;
hoc eft , intellc&us in actibus fuis . Sed rurfns in- ftabis, Logica
Arift.eft pars Logice infe, & obie&um illius continetur füb obic&o
iftius,ergo fi Logica Arift.eft rationalis, | vt dift inguitur à reali , &
obicé&tum eius aliquid rationis,talis erit ctia Logica in fe, &
fecundum totum ambit. Refp. ge ficut tota Logica cx natura rei rcalis eft,
& petit fübie&tum reale;ita etiam illa pars dc argumentatione,quz
tradita cft ab A« rift.in (c, & cx natura rei rcalis cft, & pe- tit
fübie&ü reale,& ficut hzc parstradi- ta c(t ab Arift.(ub
terminisfecundarü in- tenrionüita poterar inflitui tota, & lübie &um
vnius femper eft (ub fubie&o alte- rius, fi vtraque (pe&etur
vniformiter; at difformiter, minimé, vndé nunc fyllogif- mus,quia eít
íübie&um Logice Ari(t.fe- cundó intentionaliter captus ; vtique non
continetur formaliter fub inftrumento Íciendi reali , fed fundamentaliter cantü
. Scd iterum vrges, nócft in AuGtoris arbà trio fciétias immutare, ergo fi
Logica ab Arift. tradita eft rationalis , talis erit ex fc , non veró quia
Arift, ci afIignauit obicctto aliquod ensrationis , quia nó ftat in Au&oris
arbitrio affignare obic&tum fcientiz cum quzlibet determinatü obie &ü
(ibi vendicet ex natura rei. Refp.quod quamnissrh rem non poffit
Au&torícien tiasimmurare, & diuería obie&a tribue-- rc ad libitum
fuum , pot tá immutare sim. modü , & ità cótiugit in. propofito , quia. cü.
inttcümenra fciendi ,. & regula bené cognolcendi fint obie&a Logicz ex
na- tura rei , & cü hzcuradi poflint per ter- minos prima & fec i
ionisypla- Fic apes Sos hoc (ecüdo: : idco Logica ciuscít rónalis,& quáuis.
vatur terminis fecüdacum imentionum ad liguificandas res rares im : X 3 -"
Uz& | ÉEndlioProen de Natura Loiice2, ^. 5 atu fi gnato'pet terminos
(ccundarü, vt exerceantur in primis;hinc tamen dedu: €erc nó debemus cà:
Neotcricis ét Arift. Logicá agere de (ecundis intentionibus tantum pcr
accidens, fed potius statera: . proximam;circa quam per fe verfatur,cf- fc
fecundas.intent; ones primas veróyqui- bus easapplicat;c(ie materiam remotam.
f4 Secundo obijcit iüc a&us.enücia- tion'selt ordinatus , quado vriü
extremü: concipitar,vt fubie&ur, & aliud vt pre- d:catnm, tunc actus
difcuifus eft ordina. tus,& rc dilpofitus, cum vna propofi- tio cfl
antecedens,& alia confequens,fed: ےlc (ubic&um , & praedicatum ,
antecez dens, & confequens-funt entia: rationis y. ergoordo a&ualis in
enüciationc; & di- fcur(u neceísarió cft ens.cationis. Conf? quia
propofitionem císe maiorem y vcl minorem; primo, vcl (ccundo loco poni,. vnum
alveri (ubijci nih;l' ponit in rebus: rcale,& totum hoc rcs liabent
ab'intelle-: prima principia obie&ti illius feiehtla à. - uibus procedit ad
cóclufiones demon- fiaadécde obie&o , vndé fi obieGü cft ens teale
nece(sarió principia debent ef fe realia;(ed Logica non habet Li o ma
principiarealia, ex quibus: proc ad coriclufioncs de (uo fubicéto.demons
flrandas; ergo eiusobie&um non poteft efie ens reale , & confequenter
nec ipía fcientia realisymaior patet, probatur mi« nor; quia'in omni opinione
tota ars(yllo giftica innititur daobusillisprincipijs di €i de omni dici de
nullotvel illisque cnuque fit eadem Ynitertioy [unteadé inter [ey quecimqs [amt
eadem: inter fé ydiflingunntur ab vno-ztertio, fimiliter: ars dcfiniendi,&
diaidendi innititor im^ tenticnibus generis;di fferentiz,& Gimis libus,quz
omnia cóflar efse entia rónis ; Refp.negando minorcm de Logica im fe,concedendo
de Logica Atift.fimiliter dicendum'ad probationem, quod a e se US ue
Guergototunkhoc cftcns rationis atqj; Fogica Arift inimtitat illispeincipij d
itn, ita logicaíermntameréri&onalis. — : plicatis per terminos
(ccundamm:iptene Kefp. negando'maioré,tunc.n:aQtus rionüsat Logica in fe potett alijsanniti y -
enunciati onis eftordisatus; quando vni! & etiam eifdem tradiistamenan ce
& alio affirmatur, velincgatur licctad- gis primarum inrentionum.,vt fupt,
buc termini nondenominentur ànotio- claratüm cft; imino princip: illud: qu
nibus (ubic&i, & pradicati ,& fic ctiam inci dicendü: de
a&wd;(cusfus, quod co-ipfo: eft ordinatus; cum vna propofitio infcr- taf cx
alia, licetnó denominentar adhuc propofitioncsà notioni busantecedét:s ,: &
co i55qug poflca fiunt per a&tüt quare cum antequam terminis: veli
propofitiones dcnominenur àfecun: dis intentionibus, ynusterminusde alio
afhractar,.vna propofitio feratur ex a- à »qui reperitur inter fübie &ít,
& pradicatumy mtcr antecedens, & confe: quedrtadcticcus. Ex hoc patet.
ad: n firm.g; quais efse fübig&tü,predi-: «arümaiorcmyminore, &c.
fincrclatios nesratienis; thi melle&usà parte rei fine: vliafi&ione vni
affirfnagde alio, vel ne- gat,& collocatio miporis (ab maiori vc- fà
cílaciscalis,& nomfi Gta, & & habet in: gmiffis,vcluc ap imatio in
caufis; Lone prev dirimi baril ; "Tertioatgpunt: Complut. difp.1. q. 2:
2x9- la qualibet (cientia/damar aliqua: E o€ A : cnr.q; [unt eadcm. &7c,
elt. prit reale ^ affignatum: pet: "terminos. intenrion;s.- QI eva /$5
Atlteradifücultasde qualite Záy — ica eft yan fit ciencia pra&tica;vel
(pea- iat cuius exa&a c TC den pcndcat cx dicendisinfca difp.de (ciétiag. -
vli expédemusquomodo liabitos diuid. tur per practicum,, &
fpecalatiuü,& de — natura viriufoue di(íetemus lic tamen beni emis pereat
at c " thic:q. apud! Maurit.q. i.vuiuecf. qui af feruitnon effe
practicaap, (pe dos, fed' eontra i eique das vtrafques fequitur Zab. lib, 1.
denats. Eo «rA rs Dons Nige dusarés - BUCO 1 docena rea i Qi quia Arift demere
aud diui inclus pude, culitiuumi;& 6: Mét«c. 1 [ciet dm ip ord. licita, S
(peculatitam umriia eo pal no uot furit
fentécia. Ptimaifüit hoftti Gerardi Mae ie NM — jo pra&tica, &
(peculatiua rationes com- €radi&torias prz(cferunt , «cl enim (ftit iv'fola
contemplatione veritatis , & fic :eft fpeculaciua,vel non fiftit, fed
ordina: tur ad'opus , &tic ef jraGtica , vt Acitt. docuit 2. Met. c.
z.dicens fpetulatreg fi- (0 "Wists veritasprafiice:veró opus,ergo on datur
medium ncque per. participa- - tionem extremonimi, neque per abaega- tionem,
ita aotauit Do&or q.4. Prolog. ar.1.& Anton.An 1.6. Met, q.2. Alia (en-
tenti é conrra docet logicam effe timal pra&icam,& fjeculatiuam, ita V
2q.p.1. "difp.8.c. c. & difj.9.c.3 . Suatez difp. 44. "Mer. in
fine Rauius bic.q. s. Hurtad. «ditp.3- (ecc 1 Caucr.difpi . dub. 5. Loma-
3üicnf.q. 15.in Porphir. Tolet.hic& alij, quz op! vede vmm EN " a
ptzcedens,nam pra&ticum, & . , "vá vel (unc diffecéciae erar (ils
. tia sy elcerué eas nobis circam( cribunt 4 -vt.rooner Dot. cit.vnde implicac
eindé «ognir? e fimul pra&ticam,X fpe -€ulatiuam, ficar implicat.cundem
nume- rum effe imul parem, imparé , (.uic- -. qnid in oppotitum dicat Poncius
ditp. 2. Toss» 91. quem: impugnatum vide ifp.1. Mcraph.n.72. )& «quia
prafeferüc ratones penitus contradidborias, ticut nó patiuntür medium pera io5C
extre morum s itanec admamar medinm per ipairicipauonem quae omnia:ex diíp de
(cient; probao:ur. Hinc ett, quod cateri Au&orcs communiter logicam po
imunbaat abíolucé praóticam, vc Nomina les palim Ocham iu prolog.(enr.vb: Ga
briel q-41. Greg. 4 $.ar.2- Aurcol. & alij antiqui, juos ex modernis
fequürar. Fol: i1. traG c4. ]-3«fec..4. Conimb. q. 4-pro- mar. $. Auería q. 1.
(ec 6 Murc.duj. t. 1.4. Ouuied conr. 2. Log.panc. (. Atria :ga dilp. 5. (ec. f.aut abfoluté fpeculatiuà , vt D. Tho.cum
fuis apud Complit. difp. A:q.6 EcScousq 4. /rolog.vbi Bargius, Li-het. Vigct-
& alij Expoutores , à 6. Met.4.140 (ol.ad 1. Anc. And.r. Met. q.
24Mauriti]-1, vaut. vbi Sarnan- Brafa uol,& aij ciccicumlocam; Ratio difcci
mins n.cer hos Autores ex nomine pra xis, & noticie practicz ortum duxit y
nà aliqui omnem operationcm dirigibilé, vt e/fn fiefeieniavealis/ e)
fpeculariune Ae. V. 15 fic, contendant e(fc praxim , & notitiam
dice&iuam «ius appellant pra&icam , co quianon fit 1n fimplici
comemplatio- nc obicdti , (cdvecíaturcirca iHud modo operabii, & teadit.ad
illudefficiendum s vüde.cum ita ver(etuc logica «itca opes tatíoncs
intefle&us,& inftrumenta fcie- düplané practica fcientia etit « Alij
vecà non:omnem operationem dirigibilem va lunt ee praxim,ne-.omaem
d'ce&tiaam pra&icam ,fcd operationem dirigibilem tanrum per di&tamé
prudcatiz ; yl artis ingenere moc's vocant praxi m,vnde có fequenter volun:
cffc operationé ab eles &wne voluataiis pendétem, alio.|ai nom
Éoterlaude,aut vituperio digaa,& omn&- cognitionem. huitfmodi
epberauenum diredtiuam cenfent effe practicam , quia per ipfam remoueturerror
pra&ticus ; &€ uia bei ita dirigit opecatiónes.iniclie us,vt tanti
inrendat ab. eis cemoueco errorem [peculaciuum qui eft fal (cas va dc tota itta
ditectio e& propter (cire , Sc €irca. vci wer(acae y quodeftobicctam
intellectus ideo fcientia (peculatiua czn- fenda ett ; & hi abíquedibio
melius lo- quuntur, magis proprie declarát natu - ram praxis, & notitize
pra&icz,& fpcca- latiaz , vt inferius fao loco dicemus j & hic
eftienfos b. Avift.incenuis 1.Mcr.c. 2.dum aic aem fpeculatiuz e(le verica-
1cim,pra&ricz opus,ita namque hzc vetba exponit Cominentcon: 3. Per
fpecula- tinam fcimus, vt Jcésnus , per pradlica veró (umus [cientes,vt
operemur , qw;a pra&ice fin:s opus; quantamcunue er- go logica dirigat
operaciones Int-leéxus, Cü talcs duntaxa: dirigat ; vt Íciamus,s- finis eius
ett veritas, & per coníc jucs cientia fpeculaciua cít;na n qae pcc eam
Ícimus,aon vt operemur fed vc fciamus , qua in wr tam actio dirgois , quam
direda ett (cire, & veritaus cozato $6 Dice dum igitut eft;quod licec pec
tandam analogiam , & fecand:in quid dogin dici pofíi fcicntia Tome ,fin-
plicitez camen , & abfoluté io jucn4o ctt ípeculaiua: Conclunoett Sco iin
tei- minis 6. Mct.q. tad t.ptin. vi» lic 1o jut- 1r de logica licer dici polfiz
y quod eft praética,quia ni efl cami p p )cire yro- V 4 —— prium» adlltnm cmd
di a. LLLA GM AL. ooonss,e9aa Lu A DN rx 176 priis, fed diretL iuii in aliquo
atín, exté- dendo nomen; quia tamen atlus ,in quo dirigit, no efl nifi
[peculatio deo logica roprié no e$t pract icayfed |peculatiua , [de explicatur
conclu(io,ná co- gaitio pra&tica poteft (umi lat , pro no- titia ./.
cuiufcunque operationiscontin: gentis,que (it ercoris capax, fiue pra&i- ES
fiae [pecalatiuiy& non cít puré cócem platiua naturz proprij obiecti (ed
etiam effc&rix ilius, & (ic Logica dici potett fcientia pra&ticanam
fcientia Logica nó fifticin [e »vttantum cogno(camus na- turam (yllogi(mr , fed
tradit regulas, & cepta illum re&té cóficiend;: ;(ed quia Boc nd (uffcic
ad notitiam practicà pro- prie didam, fed e(fe debet directiua pra. xis,nimirum
operis ab ele&ione penden- tis, & quod lit capax erroris praQtici , ac
proinde imputabilis ad laudeay,vel vitu- perium, ideó proprie loquédo logica nà
clt practica;fed (peculatiuasquia ipfa di - rigit a&us. intelle&us , nc
contingit in eis faliitas, qui. eft error fpeculatiuus , & totus cius finis
e(t veritas,& (cire,nó aüt operari, nam non folum cognitio naturz fyllog
(mi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica efficit
in(tromen tà (ciendi , non vt operemur; led vt recté cognofcamus; Et vc modo
ab(tineamus ab ca conccrtationc, erede intelle- €tus dici poffit. praxis , de
quo inferius loc-cit. hoc omnes fateri cenentur, 9p li- cet actus
intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis
habere poffit 5. tà quatenus dirigitur in ordine ad veritaté non habet rónem
pra- Xis , quia tunc finis illius dirc&tionis cft veritas,& non
opus;modo lozica dirigit opcraciodem intclle&us,nó vt participat itaté
moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- ium
intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui bac innititur (cntétia, $7. At
refpondent contrarij, & prefer tim Aucría cit. parum referrequod cogni tio
fpeculatitia , que dirigitur per Logi- Cam , filtat in contemplatione
veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione veritatis de ipfo (uo
obic&o, (cd ordinatur ad illud efficiendum , atquc Queflio Proem.de Natura
Logica. adco non eft propter — &
gratia ui in quo có(iftit ratio (cientie pra&tie cz, illa autem cognitio
e(t fpeculatiua y uz liftit in contemplatione veritatis de - uo obic&o,
quod contidetac , & tic-eft gratia (ai,& propter feipfam. Et quando
dixit Arift. (peculatiuz finis e(t veritas, pra&;ca opus,non intellexit dc
finc ope- rationis directz, (ed de finciplju(metca . — - gnitionis, quz dicitur
fpeculatiua , vel. ra&tica, ee quód fpeculatiua ita cogno. cit veritacem
(ur obie&i, vcalio veritas - tem non dirigat ex modo cogno(cendi, Jf
precipiendo , & dictando de obicáto cognito faciendo,alioquin nó rrct meré
«ogmo(ciciuá , & omm:;no non filléret in notitia veritatis, fed o.
pra&ica . Tota hzc rcípontio fal(z inni» titur intelligentiz naturz
cognitionis practice, & Ípeculatiuz,faltum tiquidem c(t qualécunq; ordinem
ad opusfLétiam — exiahercà ratione (cientiz fpeculatis — uz,&itainfimplicr,
& nuda cótempla- — Uuonefar obicéti fileredcbere,vtnequas —— quo ad illius
effcétionem ditigere pof qd P.Didacusq.6.proaem:& Compl. —— -— NM i
manifeíto demonttrant excmpló , Geó- mcetria namq; Aftcologia , & Mathemae
— tice (cicntig fpeculatiuz func, & tamen. non e(t contra fpeculariorié
earü aliquid riynimirum Bare corned jum; opus etiam nume . , * meníurandi
(jeótatad illas, &/tanien eas nó extrahit à ratione fjeculatiuz, nó alia
ratione , niti quia horam inftrumentorü conftructio ordinatur ad cognitioné ve-
ritatis, neque per illam ititendunt fciéciae huiufmodi opus ipfum fa&um fed
veri- tatem,rgo cum Logica nó folum omnia ordinet ad cognitionem veritatis,(ed
ip- (um opus,quod dirigit, cognitio veritatis fit,plane ordo tal;s ad opus à
ratione (cié uz fpeculatiuz! ipfam mon extrahct ; Et hac de cauía ctiam proprer
(ei inn cctur, & non proprer aliud, quia etiamfi dirigat inopus,ramen in
hac ipfa actuali directione, immo, & cffe&ionc oper & non intendit
opus, vt fic, (cdivericatem. Poncius ctiam difp. 1.Log, q.8 n. 85. hanc
probationem inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis
pro» ximus atiurfortt &.—— A Lok : LE &- X - " -1* ,. 'eitadi
c(fet fpeto - *&o: Mcdiciria, quit trádit modum recupe ' ande memoriz,&
difponendi caput inor . "dine ad acuendumi ingenium dicitur fpe- - eun fit
fcientia vealis, eo [peculatiua. ert. P. x77 xi mus pra&tica fit opos,non
veritas, tamé ' vetitas potcft efle finis cius remotus , & fic in propofito
dici poterit Logicá cffe pra&ticamsquia licet remote ad veritarem
ordinctur, proximé támen ordinatür ad . opus .fad confe&ionem fyllogifmi,
& a- Tioram inftromenroram (ciédt,quod fuf- "ficit, vt abfolaté ,
& fimpliciter practica "s. dicatur; quod enim hoc opus ylterius or-
dineturadveritátem. cogno(ícendam im- - .. zipertinens eft ad Logicam (inquit)
nàm 77 fi fcamtium ordinaretur, per fe.etfentiali. . Xt ad
acquifrtíoneme(Ciegriarü,non Jeered fcientia ttadens' modum illud fa. latina 5
(icit'nec de fa- «ulatiua ,licet recuperatio memotiz , & acuimen
inrelle&tus ordinentur ad ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, qua
docet conficete wiangulum,& rame "ett fpeculatiuajait don e(ie
prachicá, quia non oftendit adzquaté, quomodo trian- "gulus ficti polfit,
(i ebim fic oftenderct, plaoé practica non foret, Hinc tandem 'n. 87- ipfe
probat conclufionem , quod Logica non (it pra&ica, ted iua. ia in omnibus
eius partibus dirigit 3- intellectus , non autem actum alte- "rius
potentiz ab intelle&u , qu (ola eft spraxis,vt docet Scot. q. 4. Prolog.
Hac tamen füa ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim dubium aflumit ;
quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- xis, oppofitum namq.
probabilius c(t, vt infrà patebit difj».1 2. 2? f»átt. 1. & tenet etiam Ponciusi
pfe difp,cit.n.80.& ide "libenter ab hac rationc ab (lin uimus;quo vq;
infra melius declaretur; Quare pr- - ftat adhibere rationcm à nobis adductá,
"qua non eft ità facilis folurionis, vt Pon- cius arbitratur , fenfus
namq, illius axio- matis, quod finis (péculatiuz (ic veriras , - pra&tice
veró opusyverus,& gcnuinus cft, quem ycrba ipfa prafcferunt, non autem uem
ipfe commifcitür , ncmpe quod fi- nis pcr fe imentus à fpeculatiua ett veri-
ta5; pra&ice vcró opus bonum 1n genere n.oris, velattis; & (i interdü
(peculatiua opus attingit ; aut practica veritatem , id e(Te meré per accidens,
& propter aliud nam fpeculatiua opus attingit, vt v. g. itt propofito
logica (y Mogifasum ,non nift graca veritatis , vndé illud afumit pro medio ,
non autem pro fine à (c intento ; fic Aftalogia docet conficere,& conficit
fi/herá materialem ad eum modum , quo C«los effe inter fe difpotitos exiftimat
.tamen quia hoc opus non propter fc com- ficit, fcd in ordine ad veritatem
aflequcm dà de fituj& moribus Orbium, nó amit- tit rationem (peculatiug; Q)
10d aüt (üb- . dit de Medicina di(ponere caput ad acué- dum ingenium , &
arte lignaria fcamni confcó&tiua , quod ordinari poteft ad ve- ritatis
ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs re noflra ; quis enim non videt
fy!logifimum opus elfe magis aptum pro veritate a(equenda,quá fit ícamnum ?
& quo pacto fieri potett, vt (camnü per fe effentialiter ordinetur ad
acquilitionem fcieniarum, vt ipfe füpponit 7 nonne hzc eft ridicula fuppofitio?
fic pariter quis non vidct; quàdo Medicina remedia tra- dit memori recagerandz
, & difponen- dicaputad acacadum ingeniü, finem ab ipfa per (z intentum
effe capitis purgatio- nem, acquifitionem verà fcicnttarum , & : vetitatis
mer&yer accidens ad ipfam at- tincrc? non exempla illg ad rem fa- ciunt,ncquc
ronem noftram labcfactaat, Deniq. omninó falfum eft , quod aicbat hic Au&or
Mathematicam non adzqua- té docere, quomodo triangulus ficri pof? fit, imó
yaicus Mathematicg [copus cít docere modum formandi huiufmodi fi- ra$
mathemarjcas , vt videri pot apud uclid, quod fi Mathematica id adequa té non
docet , debebat hic Auctor facul- raem a(lignare, quz plenéid doceat. — |. $8. In oppotitum obijcies r.prgcipuü "oppofita
(cnt.tundamentum, Habius di- rigens aCtiones. voluntatis ett practicus , ergo
& habitus ditigens actiones incclle- étus. Nec valet ncgare paritatem,co
quía optcrauo voluntatis eft praxis, nà LR "tio 1ntellcétus, Hacc namquc
oon ctt fuf- ficiens ratio, vc iile habitus dicatur praóti- cus, ifte
fpeculaciuus quia prudeücia. cft habitus praéticus, & cum hit omnili dire-
Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs aliquas 4538. « Queflio Proem.de
Natura Logict... 5. aliquas intelle&tus qui ad victates perti. ment,ergo
quod Logica dirigat operatio- nc5 intelle&us, non obftat, quominus fit
fcientia practica Nec etiam dicere valet, operationes intelle&us, vt à
prudéria di- rc&as , habere ratione praxis , quia vt fic; pendent ab
cle&ione voluntatis,& süc capaces etroris practict, ac proinde im-
itabiles io gcnere aioris nó autem ira k habere, vt dirigatur a Logica,quia no
cadunt fub directione Logica, miít vc süc capaces erroris (peculatiut f.
Ealiiraus & idcó non (unt praxes , (cd mera: (pecula- tiones ..Nà contra
vrget, Valquez ;quod etiam in operibus Logica: principiam cít elc&tio, fi
quidem libere fiut, € voltas mouet intcellc&ü ad (uos actus, ficut ce-
1eras potentias, ecgo Logica vcre ett fcié tia practica a£iua , yt pocé qui
verfacar €irca opera ,cnius ptiaci fi ett eleGuo . Refp. quicquid fit de prima
folutione, uz pendet cx alia difficultate , an opcra- tio intelJectus poffit
habere ronem pra- xis (videtur .n.habere poffe quatenus be- .m, vel malé
moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo loco.fecüdam folutioné om- ninó
(ausfacere pro negarione paritatis . Kt impugnatio Vafquez , quamuis apud Mauritiü
alicuius videatur momenti,eam 4n.adducit,& nó foluit, it& tamen friuola
eft, vt eriam Coplur. aduertunt , quod (i uid probat , probat quoque nullam
elfe Dre fpeculatiua fi ;uidé omnes actus cuiufcungs (cientia funt , vel Glrim
fieri poflunr à poftro intelle&u liberg , & me- dia motionc yol(icatis
, cum igirur ait A- rifl.6, Met. c.1. [cientià a&turam verfari .circa
ca,quorü Pocipiin cit cic&io,in- tclligit de operationibus , quibus perfe
conuenit procedere ab ele&ionc, & rales ' funt ,aciioncs vittucis moralis,omnes
.n, tales àut funt actuscliciti aut (a/tim im- perati à voluntate , at
operationibus in- tcile&us,vt à Logica diriguntur , mere p accidés cóuenic
libertas, icü volütatis im- perii, quia antecedenret ad quamcunque - Wolütatis
operacioné po: inteilectus erra- rc in (uis actibus, & per rcsulss,
quastra- dit Logica dirigi, & ideo aótus eius, qua- tenus à Logica
dirigürur , nó funt praxes. $ccü 4o cbijciant rauones ex Aurcol. [| iv -- uia
Logica eft dc obie&o operabili aed eCEE NER Mica t ytyOcanscompofitiuo,&
nom meréfpe- — — culabi', &refolutorio,mom.n.contempla —— fürtan:um mitüram
delimidonis,& argu- ——— menrationisfed traditregalas, & przce- —— -
prabcoéila.conftruendi, &huic arga- — —— menco inniitur Oauizd.loc. cit.
Tum 24 -— quia agit de operariomibus inrelle&us , ———
quarenusilliussürnature,vtbem&,velma — .—- le Gcri poffiat, & tradit
mod, quo ben ; fiant,ac detegit vitíaygua. cotingece pof- -*— . (uat n
exercitio acra gii ee dc "7e fant (cieatiz paca [am fra ne hase eliciunzur
à Logica, quomodo ficride- - beat definitio enunciario,fyHogfmus, —— &c.
non fuat propter folam verita: 2s qptionem,rt ibi fi(tamus, fed ex nat
uareferunturad v(nm,vtdefiaitiónes- — — ncerrorefaciamus. T 4, Logicaettha- ——
bitusnontantum cogainuus, fedét ope- — — ratiuus,vndé diuiditur in docente,
& vt. tem,(cd omnis ralis babirus eft practicus, — Tum $5. habitus
fpeculatiuus eft propt fe 1.M et.c.z. fed Logicanoneft propter fe,fed propter
alias(ciencias. Tu 6. q tunc eflet nobilior fcientiJs p dee 4^ *w * ^ - 4 95^
1, 4 E tamen falíum ett, quiajipfa eit. tionisyilz de ente reali, patet cofeq«q
fpcculatiua quzliber nobilior eft qt «ung; practicaex 1. Met, c, 2. Tum« mim,
quia £ogia Nae ji gifinos (peculatiuos, fcd etiam pta ct. T » i «ergo faltim ex
hac parte, pra&tica. $9 Kefp. ad primum vtig; dir Ad Logic perrinere, hinc
tamé nó fequi- tur císe pra&icam,co quia in ipfamet di reétionc, im &
operatione "i gen, x nili veritatem, omnis namque Logica« e. 1c&po ad
veritaté red indigidum rdi- Et] natur, directio veró practicanonordina tur. ad
hoc,vt recté camus , fed vt boni efficiamur, vt verbisexpretfis docet. e
Arift.i.Etbic.c.i.endé moduscópofiti. —— | uus Logicz diuerusett ab co,quo
vtütur y practicz . Ad 2. Logica agit de opetatio- nibus
intellc&tus, quatenus bené vel ma fieri poflunt (peculaniué, non
pra&ticé, *tegit etiam vitia fpeculatiua, que inip fis contingere potant ;
proprium autem. Ícicntiz practicz cft darcregulasad cui- - ran oc opio rati
lesnon (unt regula logjcales, qua folum: . dantut ad fugandam suere iol modus
przceptiuus eft proprius. (cientiae a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem;.
q ad veritatem. Ad 3, dicitur adhuc fiftc- rc in ip(a veritatis contemplatione
, quia ipfemet víus inftrumentorum logicorá ad hoc inferuic , vt fciamus, pon
vt boni efliciamur;& cendit ad fugandà;ignoran- tiamnon prauitatem,vel
errorem practi- €i contra regnla$ prudentiasvelartis. Ad 4. cui prz(eztim
innitirur Arriaga cit.falsüi eft Eogicádoc&£ , dequahic e£ fermo, attingere
operationé, nam ipfa folum cft directiua operationum , illas aucem face- ze
dire&tas [pe&at ad alias. facultates au- .xilio logicz ventisvt patet
eX 1. & yare & quando etiam clicerer operatione di- rté&am , non
poflet adhuc dici inrigore a&ica, quia nom ditigeret praxim , cd: in ordincad
veritatem; quod'elt mariüs fcientiz fpeculatiuz,non practica; Logi- caveto
vtens , qnia eft effe&trixoperis » induit rationé attis, & dici pot
habere ra tionem practici, quatenus eft operatiua ;: fpeculatiui veró,quia
opus.ipsü;quod ef^ ficit cft fpeculatioynon praxis. Ad 5.non v ur remit Karin
norn tiu principalis, fed pocius miniftra;& inft rumétalis, Ad. €. Arift.
ibi loquitur del peculatiuis prin- gica, & verü óimmem fpeculatiuam effe
praética no' do procedendi circa illud, &cinhoc fenfu: Logica dici poteft
nobilior pra&icis. Ad: 7 Logicaetíá (jllogtfmos pra&i- cos; fei
ivtatione veti, f : aute in tatione boni, & idéó: cnsjll (peéatariütas ;.
hec igitur, pocmpriacn ges folait Aat. And-- folum. ptohant, quod: Logica habet
pod pra&tic), at quia omnis i fta dire- ; i eere ordinatur , & ad re-
lationisopus,fumpli- fimp : E [eei
(d& Ariffau& t € ua ; -- v ERBEE t. dun áit Dialeticam cííe mali tig
ffünc;& 3. eft habitus pra&i: (000 ador ieniarea e eai Ap, Ie » Lud
abra in genere moris, qua ait logici nófolü confidetare trà, logicam. nerationé
(yllogifiorü ,verü , X^ clic ue- potétiam habere,& alias fimiles:qi vlicia
6. Mct.c.1.fpeculariuá diuidit in Mathie maticá, Phyficam, &
Mcetaphyticánul-. lam logicz mentióncrh faciens,vel locu- tus cft de
(pcculatiuis princ;palibüs ; in ter quas logicanon eft, vcl ipfam iubin?
tellexit fub iecundo mebro, cum fit pars Philofophiz. Ad hunc cttamarticalü de
qualitate logicz fpe&tat qua ftiuncula il- la , an fit fcientia communis ,
quam quid difficultate vacat, brcuibus refoluit ; Gor q.2.vniuerf. dices , qubd
eft (cientia communis comunitate nimirü vfus, & ap dicem S aerea n in ea
tractatur unt emnibus a pplicabihia facultatibus , & fic logica ctt
icientia cómunis quoad omnes partes ;. verum tamen cft Topica peculri ratione
dici pe pr el nus nimirum locos arguendi' Communes tradit idi eréhter ad quodi!
libet probandum applicabiles .- : "ARTICVEVS SEXTVS. be nece[ftate » &
»vtilitate Logica y, sooo eiufque partitione. 6o «y Ogicamad omnes (cientias,
& fa: 3 Totam peracilet nemo da-- bitatjid enim oftentant variz:citts appel
lationes;& encomia,illudl prefertim apud" omnes recepti fimum, quod
eft. trs ar«* tiumy/cientia [cientiarum: y ad'oniniuns Metbodorum principia
viam. habens 5^ fed dubitatur aneciam fit neceffaria ; & is
nondefuerint;quifimpliciter,&' abro uer efi: iccsfbicilto dixerut ad aliam
(cientiás qnomodócunqüe comparandas: ctiatiinget feto modia Ros Qmm Arauxo 2. Met.q. 3.art. leg. hic có-: trou. r. Blanch;difp, 3-
Q3. & Amice trac, 1.q; 2.dubiz«ar 3. cócl.6. Frequés ta. men », &
communis opinio veterum y. ec Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe
pliciter neceffarià adralias fciérias vt« ^ cunq; cópatandas, p ite nimirüm
Scie ili enimdh uod oe cam partialem,,j.a Ctusmal fciétie in. ficum pót quis:
clicere'in aliqua. fcientid i flo lurbibe dabunt. "* iiid enteros 330 4
J"Quaflio "Proem. de Natura Lorica. án Batba (Te neceffaciam »
problemata ali athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét
, fynt zqualia ; manifeftum etiam cft alias "Tcientias (inc logica
imperfe&o quodam £odo acquiri pole, tà quia ante logica hucnionem
extierunt. fcientia natura- lis, & Philofophi ; tumrquia modo vide- mus
multosin Theologia;iure, & alijs fa eultatibus cognitionern quádam fupet-
ficialem,& imperfcé&tam coníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter
,& perfe- &«c acquirendas aflerunt efie fimpliciter peccilariam , non
enim quis poteft per- fc&té (cicntiam aliquam comparare, nifi fciat
conclufioncs omnes refoluere víque ad prima principia ; cognofcatque boni-
zatem 1llationum ncce(litatem ; & códi« tioncs pra miffarü, deceptioncs,
quz cir- €a cas folent contingere, & alia plura,que fola logica
artificialis docet ; Tum etiam uia nullü vidimus abfque logica in alijs ienti
js confumatum euafiffejcum tame folius Dialectice: du&u abí. alio magi-
ftro plures fciétias multi comparauerint. Hinc Arift. 1.lhyf.c. 3.1. Met. 8.
& 22, & alibi fzpe téttatur veteres Philofo- phos ob Drale&icz
ignorantiam in mul- t05, & turpcs fuiffe prolap(os errores ; & PPlaio
7.de Repub.ait, I9p« Jib ile eft in- teliciium fine dialellica exatii vem ali
quam attingere, crgo logica ad alias (cié tias toxaliter,& perfe té
acquirendas cft fimpliciter neceííaria; a tenent Cóplut, dif. 1. 9.7.Sanch.lib.
144.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S. Tho. q.1.art. a. Maius fec.3.q* 3. Auería
q. 1. fec. 4. Morifan. olog,$.Rocchus q.4. progm. Tolct. | es -J. Kuuius q.
1.& citat pro hac fent, Jamblic. epift. ad. Sofipasr Alexand. in : Vlog
Tepi D. Tho. opufc. $8. & 70. Acgid.1. Poft. Albert.trac.1.Leg.c.3.
— -61. Dicendumtamen cft Logicam arti ficialem (de hac enim eft queftio) nequa.
. «uam ncceffariam eflc fimpliciter ,& ab- folu A Prada aliarum (cien-
iiaruüm 5 ur yt experientia docet r] & muli Thcolo ; MR »s enam Fontificium
— » aut parua faltim cognitione rc um logi sali. Quod vcro inquit codnunis
"à nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, & pfc&e,
ideoque adiillas fic rendas iimpliciter ncceffariam céferi de- bere ; Sané id
non probat neceffitatem logicz fimpliciter ad illas fcientias com» parandasíed
neceffitatem fecundü quid, & cx loppofitione, illud enimdicitur ne
ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem,(:ne quo finis
abfolute obti neri non poteft ; illad dicitur neceffariü fecundum quid, &
ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obtineri non tamen certo
aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile,nó zqué €itó,quare
neccífitas ifta potius (peat. ad modum acquifitionis,quàm ad fübflá. tiam finis
obiinendam; Cu igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob.
tineri, eius neceffitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nó erit, &
abfoluta , fed tantü fecundum quid;& ex füppolitioney — finelo | nam quód
aqué facile, S& lo gica obuneri nequeant , pertinet ad mo» - dum
acquifitionis,nó ad lub&andiá nis, ur exemplo , nam ad falutem anima
ncce(farius fimpliciter eft flatus — Chriftianus,hic autem duplex eft,laicalis.
P vnus,rcligiofusalterp & quidem religios — adhibendo longé tutius , atq;
períeétius. acquiz itur hic finis; quem. ligie. tur cx boc inferre oos valet.
ftatum reli-—— giolum e(letimpliciter neccilariüiadami- — — ma (;lutemjita cx
hoc, quód logica me- ——— diátc perfc&ié , & coraliter aliz (ciencias.
acquirantur non bene infertur eius. fitas Suit & xA ad illas ac».
quirendas, m crtinct adac- aifitionem finis n m us Jas O , non bcne ecnícrasnecelari
plis: citer aene xipsbils finis, ie sib quid, & ex tione , cum nó pcer--
tincat ad (ubantia acquifitionis eius fed, tantnm ad modj;(cd Logica ex
opinione cói allata non pertimet ad (übftantiam ac». quifuionis aliarum
fcientiarü , (ed tif ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfe&é acqui.
rantur,crgo Logica nó cft neceffaria fime pliciperadillesacquirendas wid 1 In
oppoiitum obijcies Pri. 0-. bádo, Br nerit fosplsidn a ame cientja Ite re (000
Bevilitate eooiecefitate Loplea /&Aet.VT. /I 484 — fcientia etiám in effe
imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve rum animal ,
fed noo pót comparari vcra fcicntia (ine Logica , veta enim fcientia habetur
per demonfitrationem,& hac pet Logicam arvificialé. Tum 2. quia nullus
habet veram fcientiam;nih (ciat illam re- foluere vC jue ad prima principia ex
Actif. 1. Pofi.c. i; Sed (ine Logica nullws feit re folaere etià
imperfe&té. Tum 5. ad fcien- tiam requiritur cuidentia illationis. «i. c ..
cognofcamus- euidenter conclufioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola
Logicado- €et,quando conclutio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licec
quis ex lumine na- 'vurali allentirt po(Tit vni , vel akterr.coa- clu(ioni
proxima principijs lumine nitu- 'r& notis,ille tamcal(Ten(us rion eft
(cienti- »ficus*üne certitudine confequentizr, quia 'euam in prima figura
poteft error cótin- gere, vnde nemo certus eft fe non etrare "fine íliqua
reflexione, quàd feraaucric re ;gulas mm quas docet Lo 'gica artificialis ..
Jum demü quia ipfa cft modus fciendi 2.Met. 1 y. Rep. per folam "Logicam
naturalemcófici pofi aliquam " demon(trationem, quia in fcientijs fant
"alique coaclufioncs ita proximé inniten 'tes principijs lumine naturali
notis , ex ibus adcó euidenter fequitur conclu- fio , vt explicatis terminis
conficiantur 'abf4. difficultate tales demonftrationes. " Ad 2. in
(cienujs aliqua refolutio inpri- : "ma prircipia)& aliqua illatio
confequen- - tia cffe poteft ita per (e nota; vt fine arte "poffit attingi
certe, & ab(que formidine. " Ad 3 naturale lame, (icut propria virtute
"fc extédit ad a(sentüm principiorü,ita ad "vnam, velalterá
concluíionem principijS -proximà fe excendere poteft fine arca, ad 'greras veró
remotiores vtiq. fe extédere 4 itynili ex arte & magna rcflcxione. ; Aeg
iinbuiu(modi demóftrationib. !proximà innixis primisprincipijs haberi nó po ffe
certitudine coiequentig (ine ar. ione , nametiam(i in aliquo modo primz figura
pollet error conun- gere » imprimo-tamen confzquencaa cft Fei lids vé méostiun.
Ad s. Bees armani ueri & per- P^ ab ^ 61 Secüdoobijcies &contrá,
logicam artificialem nullo prorías modo ciíic ac- cetlariim ad aliarum
fcietiarit acquilitia nem, nam ad ime [unc nccce(i ria, & quod ad fint
principa per (e nota , — » s "o. T. z Ps P — - " 2 quibus przbcacor
a(fenfas ;. & vtexillis . —. — €etta deducatur cobiclufio; (edad primi fu
fficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- dàm;nam necceflfitas coal cquenuae
cciam fundatur in principijs per fe notis; f. dict de oimni,& dici denuilo.
Tum .li effet ^ m. gp nece(faria maxime id c(fet propter defi- ^ nitiones,&
d'uifioncs, (ed qualibe: (cie tia habet fuas definiuoncs, diuifioncss ergo. Tum
3. nam qui(íque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto , cui operar
cótormatur,yel nó,& fciétia qualibet co gnoícit (num obiectum Tum 4- quia
f£ cft nccelfatia ad alias (ci&ias (alti. per- fecté acquirendas, pati
racione neccílaria forctad fcipsá perfecté. acquirendam , quod impoftlibile
videtur, Tü 5 «uta (al- tim ad practicas (cientias non videiur ne »cefl'arià
nam practice (olum rcfpiciunt tccritudinem operis , nonautcm ipfam
"indagationem veritatis, vndé folum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü
quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius pofle ,
crgo liae :Logica artificiali poterit etiam. perfecte inteile&us confequi alias
(cicntias , licec cum maiori difficultate . e Rcfp. per illud probari folum
lumen 'naturale extendi pofsc ad vnam, vcl alte- ram conciulionem princij»je
pec Le notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit finc arte,
& reflixioac ad regulasartis, & in iftis neccilias conic- quee non
poteft certà cops /cr ne Ogica . Ad
2. licet (ciencia. paruculares habeant definitiones ; & diuifjoncs cer (is
materijs applicacas illarum tamcn bonj- t5 ,.& certitudo cx przceptis
logicis de dcfnitione, & diurhionedignofci dcbet . Ad 3.paict cx
di&tisarc 2. in fol. ad pa- 1.um, Ad 4. concedimus logicam eiiam tibi effc
neceffariamsficut luae, quod.cit . medii ncceülariü ad quodlibet videndü y «fl
cuà libi ipfi neceitarit, vt vidcatur, c revera logica libimet, iefciait: por
oppli- atiuRC Yoius aliam , nà ila pars qua ^ a$i i agit de terminis
fimplicibus ad dire- ionem primz operationis atcins, iudac ád cognitionem
alterius partis , quz agit de enunciatione, & attinet ad dire&tioné
fccunde, & hzc pars ipfa iuuat ad illam , quz agit de difcuríu , .&
tora ip(a Logica ruditer , & imperfecte rradita in inftitu- tionibus pro
Tyronibus eft necetaria ad feipsá poítca perte&é tradédam , & pro
dignitate . Ad 5. licet id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id tà admittendum
nó eft,quia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, & (uas
demon(trationes có- ciunt,vndé (altim ex hoc capite Logica indigent. Ad
o.negatur coní(cq.quia licet femel,atq. iterum poffimus bené operari in p
materia; perlogicam natura- Jem, & naturz lumen.circa noftras opc- rationes
reflc&tere,id tamé nó poteft fie- ti (emper, & in qualibet mareria fine
regu lis artis. Dices, ergo ad (ciétias faltim fic acquitendas, .f. perfecte,
erit [implicitec nece (Taria. Neg.con(eq. imó.e(t implican tía in adiecto, y.n.
fic pertinet.ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(tantia ,& (idco non
re& infertur indé neccílitas
(impliciter,quia (ine logica acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad
fubftan- tiam habitus , nam hoc fit per quamlibet demonttrationem , (cd tantum
neccfíficas fecundum quid,& ex (uppofitione; vt dc. £latarum
cit in concluiione probanda .. 63 De partitione Lozicz ( quz «erat altera pars
huiusarticuli) varij cxcant. mo di dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam itur in
veterem , & nouam, vetus cít illa , quz de paribus argumentationis tà
propinquis, quàm remotis tta&at, noua, quz cftde argumentatione ipfa,
ciufque cere fübic&iuis. Maurit.q.3. vniucrf. Logicam fecernit in cam
portionem,que eit de partibus áncegrancibus (yllogifmü, & cople&titur
libros pradicabilium, prae- dicam.& Periher. & in illam 1 quz c(t de
partibus fübie&tiuis. Conimb. cum alijs Auctoribus padim n procem. Log. íe.
€ant Logicam in tres partes (um ta diui- fione ex paricobiciti, in eam, quz c(t
dc delinitione,n cam , ps de diuifione, & inca:n, quz agit de diicu: (u
iuxca nume- Um initcuiieatorum tripus opceationi« -Queftio Proam-leNamraLogis.
^ 0 busintelletus deferuientium Dicendum tamen, quàd Logica infe, j& in
totalatitudine fua in duas diuidi bet principes partes , in quarii «na deia- -
ftrumento (cicadi, in cóijagatunin altera de (pecicb*, & parcibus
fubicótiuis cius, & prima pars fübdiuidi poteft in illa, in ua de
principijs,liue effendi, (iuc.cogno Ícendi modi (ciendi in cói agatur ,& in
il- lam,quz tractet de affe&tionibus cius, vt fic; fecunda etiam/ubdiuidi
poteft iuxta — :numeti (pecierum modi fciendi,quz : Átantiores (altim , ad quas
coeterz reduci potlunt, tres recenferi folent, definitio, diuifio,&
argumétatio. Ratio huius pat.- titionis facile deducitur íupponédo,quc :qR
fcientia diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,:nó autem in
minus frondes » Ille vecó dunt partes principa es in cientta , quz per fe ,
«& dire&té.ad illius (cientig texturam,& integritate (pe — «ác,
& propter fe expetuntur,& non om ninó.in ordine ad aliud,fcu ad aliam
par- tem , alioquin cum illa con(titueret vnam. partem principalem, nó auté in
fe talis ef fet; fed filogica contexeretur sr totum ambitá (aum, vtique
traétatus acie d mento Íciendi in cói dire&té,& pet í - ftirueretur
tractádo dceius principijs.&c pallionibus,& propter Íe expetereturs
militer tractatus deipeciciun DE &c. maior o(téditur exemplo, mmamlib. & 1. Phy(Cnon pem ioi) diftin-- &am principalé
à ceteris lib. Phy(. licet jnillis de priacipijs agatur;in iftis de pa-
fionibuscarporis naturali alia certé irationcnifi quia omnes ordinátur ad co-
guitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet tra&atus
direi pertineret ad Logicz confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri Di. Aon
i elfer ,vc nc- quaquam propter íe expeterctur; nàá ma« tctia tradira. in
vnoguo que, digna. fort propria, & peculiari co(i precio ordinevaius
adalium. — . 64 At fi fermoit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet
principales partcs,in Qquancu:n rama agitur def;llogi(mo , in aitera de icio
iig » illa conunebit libros pradicabil:á , praedicaméta. Peri & rriorálta
libros Poft, lapin ^ Füstio huius partitionis eftquia lib. prz- dicam.&
Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fediri rede proríus [yllogitmi in €ói ,
ergo n ime conftituere partcm rincipalem.fed cü lib. Prior. vbi de ipfo.
yllogrfmo agitur. vnam parcé principale conftituent, quod pariter eft de.
fecunda dicendum: Adliuc tamem paries eiulmo- di principales in alias minorcs
fecari pol- funt;prima in duas, in cam -f. qua c(t de principijs inte rantibus
fyllog;faiumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunt: princi- 3ia remota; &
fie elt liber predicam. cut. in(cruit liber icab. vel (ünt propins qua& fic
cft liber Periher. & inca, qua" eft de quidditate , & affeGionibus
ipfius. fyllogi(mi in cói,& fic süi libri Prior. Al- ttta vero diuiditur.
in urs minores partes. iuxta tres fpecies [yllogimi , nam vel € démonfttatio ,
& ita habentur lib. Poft. vcl
(yilogifmus probabilis » & fic habGuir: DISPVTATIO PRIM De modis , fes
inflrumeniis fendi .. Proan..merito primum locum pofcit bac Difputatios cii
fciendiyfeu inflrum&étum cognofcendi Statutum fit obietl i Logices plané
bnc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pra- mittat. jui obietii
cognitionem y btc autem non folum de: modo [cien- di im communi agemus ed:
ctiam ad quadam iftrumenta particu oft Quaji. n. modus Deneal[siiate, eo
otilitate Lopica frt. T. — 183 lib. Topic. vel deceptorius , & fic haben«
tut lib.Elench. qui difcurfus integer col» ligitur ex Do&t. 1. Prior.q. 2.
Nos quam- uis Logicam intota latitudine fua ad ni miam prolixitatem cuitandam
contexere non intendamus,cuia tamcn ampliorem contcxerc volumus;qaàm reliquerit
Arif. altius initium; Difp. petemus; nimirum ab ipfo inflrumento fciendi in
cómuni;paus latim poftca. dcícendédo ordincm ipfius Arifl.capiemus:
Aliasqua(dam difficuls ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ;
&c. quia non (unt. Logicz pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue
nes, hic libenter mi(las facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. dc
(cientias nam ibi de vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijfq?
communibus * earum attributis fumus acturi ; & cx ibi dicendis facilé-
patebit. carum rcíolutio «; A »« laria deéfcendemus, ad eomimirum , quorum
notitia eft' Preis nece[faria ad. c gte« - vorum captumy C [e babent-velut
clauicula qu&dam»ad a Soro lib. 1. [umm. c: 4: Auería q. 4.Log. - QV
&STIO.PRIM A.. Quid , & quotupléx fii modus y. feu in-- ; rumentum
fciendi . . E natura inftrument: Logici , q? D modus Ss cn tionibus
varié.Jóquütur Auctores; Zaba- tel. iníuis lib. de methodis per:totü; qué:
ftquitur. Faber T heor:; 16: cótendit de ra- tionc ow (ciendj ciie.vim
illátiua, , ira d folum dicatarápftrumentü : qued habet vim nou ficádi igno :
turm ex noto. A jij mitius: ag&tesanquiunc ead initiumentum. logicü ; quod
' . mitius fofficere ad. ; habeat vim mam fe ftandi ignotum, fiue- idiasia
rilagonisp fub ab moUoyita- liftarum, qu la aptrienda e fc&.1. Complat. in
przamb. ad fümm. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis opinio Sümue ui arodum
(ciendi dcfiriiüt , qp - eft crario tranifeflaciua alicuius ignoti «. Alij
demum perimodü fci iter non (olüm,quod habet vini manifeftands ignotumfed
quicquid quo quomodo iu« uare poteft intelle&tum indiri-- endis
operationibuseius", ita loqui. vie dentur jdem Compluc.difp.procem.q.3, -
cs namero ntmenrorm lo gicorum varij exorti funt modi dicendi, gomentationcm
inftrumentum logicum : appellant; &ecam prciputy qua-elt in. A
$4. matcria neceffaria , qualis eft dcmonflra- tio, hzc .n. parit (ciennam
proprié dicta, vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenii fciendi .
Auct.2, fent. licet ma. ior pars corum tria a(fignent in(trumenta
logica;Dcfinitionem, Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc nume- '
rum minuere aggreffi func fübftrahendo diuifionem, «o quiaró fit ab alijs in(Lru-
menus condiftintts, ità Hurtad.diíp. 19, fcé&.6.Valliusimit. Pott. q.1,cap.
3. & fuit fent. Algazcl.imtua Logica, Al1j € contra numero rernário non
contenti addiderüt Rcíolutionem, quz cft progretius à par» ticularibus ad
vniueifalia;à pofterioribus ad priora jità Euftrat.in (ua prafat. fuper 2. Poft. An.mon. fuper proem | Porph, Damafc. c. 1. fuz
Phyl.. Alij addiderunt enunciationcm, vr Auerí.cit.& quamplu zcs methodum ,
fumendo methodum pro ordinc;qui in fcientijs obferuari debet, vt diftin&é
radantur , & fineconfufionc. Au&orcs-deniq.3.fent.lati ffimé vfürpan-
tcs modum íciendi appellantj initruméta logica omes fccundas intentiones , de
quibus logica tratar, fiquidem omncs il. lz (unt aliquo modo veritatis
oftentiuz , & conducunt ad directionem operationü intellc&us;qui cft
vnicus logice finis, ità Complur. loc. vlt.cit. " ..à Dicendum ett, quod
licét flri&i(fi- mé loquendo pma fciendi, & intiru mcntio logico (ola
argumentrauo poflit dici modus (ciendi , v: pote qua fola ex noto ignotum
manifcftat pcr vim illati- vam ; & illum fuse (umendo srn tocar extcnfionem
, quam poteft habere ; om- ncs (ccundz iniemioncs logica dici pot fini
intlramenta fciendi, .1. rcété cogno- Ácendi , vt peté qua omnes fuot ali modo
veritatis ofleofiuz , & intellectus dircétiuz, tamen proprié loquendo mo-
dus ÍGcndi , & infttumentum logicum eft illud , quod habet vim manifcttandi
ignotum quomodocáüq; id faciat , cumq; id folum conucniat cum omni proprieta 1e
Defniuont, Diuihioni, & Argumcnta- tion! , hactria propriéeiunt inilrumcn-
*à logica non plura,nec pauciora. Concl. 1 Scoti q. 2. lib. 1- 1 rierem quam
tenet. Tat.q1.przamb-legice,& Symmulifl ^Difpur. 1. De infteumenis [ciendis
s. 1. quO- gargumentationem , vel d omnes . Et quantiim fpe&at ad a(fignaf
dam rauoné modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter y quia. vt
docet . Scot;4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probare nó poflumus,fed
oportet ea (ups . ponere ex comuni víuloquéziü, vt apud logicos nomine modi
fciendi.con(ucui; intelligi via di(tin&é cognofcédi Moduoq anté confusé
cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfinis. tur,quod
fit oratio manifeflatiua alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. -
limpliccs, & incomplexa quia (a fficiens, tcs non (unt ad explicandam rem diltin-,
&é & explicité,fcd ranrum contus fn ficanbergo abíq. fufficienti
rationc Aur &ores prim (cnt. nimis coarétant rone. inftrumenti logici, fcu
modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus participetur ». ua habent vim
mamiífc(tandi, ignoti per. E: aüienem, & mimis ampliant Autores ——— — 3
cnc. dum volunt cam conuenite etiam nem s vocibus fimplicibus&
quibufunquein- ——— e D T" tentionibus logicis., T WE 3 Dendé probatur exe
amisvne — denomeninflrumenti deductumett ,nà — — in eis non (olum appellatur
inftrumentüs, feu modus conficiendi artesactum illa tia difpolirio , (eu
applicatio snatet €x qua immediare
rcfaliat ariefactu 2 fed ad quamlibet parcé artefa&ti feorfiae —
facicndam datur euam quor. & facilétalis parscfficiatunfedquianom — — ità
cernitur modus rc&é operádi in qua- libet minutiffima parte arcefacti
efficié- dà, ncc certum inftrumentá illi cortefpOs - : det, fed in
pricipalioribuspartibusilliuss ———— — ita hac proportione teruata logici nomerr
: modi. (ciendi non reítringunt ad folam DELI S atére(ü ientifica cognirió, i
ampliant pt ie i rt nd; ifi tentrones. logicales, fed tribuunt illud
incipalioribus quibuídam intentioni« u$,.f. Definitioni Diuifioni,& Apees ;
pectcec e generalia quedam infira menta (ctendi, in quibus clucet vis manis
fcftandi ignotum, vndé proxime ;& ims. mediate ditigunt intelle dorm ed
rauonibus ; ac proinde fpeciali moda — Que. I. Quid, e) qunwplew
fitinftrum.feiendi.. 183 €onuenit eiscfIc veritatisoftentuas, Hinc facilé
probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inít rumé ta logica:
Deliaicio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus (cié- di cft
oratio manifeftatiua ignou hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplexum,(i
fucrit coóplexum; man;feflatur per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel
igno ramus cffcntiamn, & banc explicat defini- tio, vel partes cius, &
has manife ftat diui- o,vt v. g.in homine fi cffentiam igno- res,manifeftatur
hac definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur
hac diuifione Hominis alía pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam
pa ffionem , Qua de illo praedi. catür, dicendo bomo : rifibilis , mani-
feftatur per hanc argamentationc Qme animal rationale eji vifibile , omnisbo-
to cfl animal rationale, ergo omnis bo» amo efl vifibilis , ergo ficut nullum
aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus
fciendi,qui ma- nifcilet . Tum 2. quia & fi aliz
intentio- ncs logicalesconducant ad cognitionem rerum acquirendam , &
intclicétum iu- uent iníuis operationibus ; tamen pro- ximé, & immediaté id
non efficiunt ; (ed mediantubus illis tribus,ergo illa tria pro prie
funcinftrumeria logica, & ad ca re- duci dcdent cztera, quz ad modum fcié
di quoquomodo pertinent. 4 Viaterea numerus hc cernarius nó potcft
rationabiliter augeri , ncc minui ; €rgo initruméta logica n funr plura, nec
pauciora sribus;probatur aflumprü , non potcft io primisaugeri addendo Ix
cfolu. tioncm ; vt inflrumcntum ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fa
pe (2-. gius cum Diuifione coincidit , nar diui- - dendo reioluimus » &
reducinuus rem in. fua principia , vnde & Arift. in progem. Phy:
Rcloiutjonem appellatdiuijoncm tcX.3« Pofjerius autem eX. bis nota. fiut.
elementayG. principia idu bac diutz., «ieioluunt;interóum cuam coin», - MdRani
D-butigne t De iid pe ., quando nimirum reloluimus dcfi- niédo monftrádo;dcfin
&do quide ial ecuas iniunvin iuapria T oweqo P s i cipia definientía,
demonflrando vero, cli pcr demonftrationem à poftceriori, feu à figno;qua dici
foler Methodus refoluti- ua,cffectum refoluentes caufam inueni- mus cx
Acerb.lib. j.9.q.Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énanciationem cá
Auería,quia de ratione enunciat! onis, vt ficscft táàtum enunciare vnü dealio',
non autem manifcflare ignotá, in quo confi». ftit ratio modi fciendi ; vode
fecundum quod eft propofitio, nó neceffario affert rcs notiorcsícd folum id
evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo
efl animal rationa lejbominis alia pars efl animasalia cor- pus quo cafa
enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel
diuifionis,que in ea continerur crgo ená ciatio,vt ic,non cft modus fciendi
códi- ftin&lusà ceteris , quia per eam abfolute profercur vnum de alio ,
fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: N ec
demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs
tradendis , quamuis enim hic ordo maximé iuuct m&is dirc-
&ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufio«-
nem climinat ab intelle&u, nó ob id ad- dendyus cít y vt infirum;entum ab
illis ttje bus condiftip&um, fed y'otius dici debet illorum communis qüzdam
rc&ta. difpo- fiio , vt bcne dirigant cognitionem no- flram,g :ta probatur;
nullum inftrumé- tum ad fuum onus ztüaan oi priug fit rc&é difpofitum,
& accommodatü Kos E be pe o cte ern obtufa, fcd prit sad cotem acuitur
,non, vumur calamo ad fcribendü nili prius ak, tcmperaro; & fane acumen boc
in fecus. ri , & calamo gon eft ipftrumentum . fün&um à (ccori .&
calamo » fed. Lt difpofitio quzdam neceffaria ad inftru- Werl » vi bene fum n
ünusexciceat à at Methodus & erc »
cie j Susi li ur wlis difrolitio cómup us inftru VUPTPIIME ERU. D icf Be beca
EMESE "ct ^ 176 priiis fed diretliuii in aliquo atíu, exté- dendo nomen,
quia tamen atius ,in quo dirigit, no eft nifi pen ,rdeo logica roprié nà eft
prac icayfed |peculatiua . | been explicatur conclu(io,ná co- gaitio
pra&ica poteft (umilaté , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin-
quete (it eccoris capax, fiue pra&i- ci,fiue [pecalatiui, & non eft
puré cócem platiua naturz proprij obiecti (cd etiam cffc&rix illius, &
(ic Logica dici potett fcientia pra&tica,nam fcientia Logica nó fiftic in
hoc ; vt tantum cognofcamus na- guram fyllogi(mi , fed tradit regulas, &
cepta illum ce&é cóficiend:;(ed quia Pocos inficit ad notitiam practicà
pro- prié didam,fed effe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab
ele&ione penden- tis, & quod (it capax erroris pradtici , ac proinde
imputabilis ad laudeas, vel vitu- perium, ideà propri loquédo logica nó e(t
practica;fed (peculatiuayquia ip(a di - rigit actus intelle&us , ne
contingit in eis falíitas, qui eft error (peculatiuus , & totus cius finis
e(t veritas,& fcire,nó aüt operari, nam non (olum cognitio natura
fyllog;fmi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica
efficit inlttumen tà (ciendi , non vt operemur; led vt re&té cognofcamus;
Etvcmodo ab(tineamus ab ca conccrtationc, an opcratio intelle- étus dici
poffit. praxis , de quo inferius loc.cit. hoc omncs fateri cenentur, p li- cct
aus intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis
habere poffit 5. t& quatenus dirigitur in ordinc ad veritaté,non habet
rónem pra- Xis , quia tunc fimis illius dircctionis. cft veritas,& non
opusmodo lozica dirigit operacioaem iptelle&us,nó vt participat itaté
moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- rium
intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui hac innititur (cntétia, $7
At refpondent contrarij, & prefer cim Aucría cit. parum refecre,quod cogni
tio fpeculariua , que dirigitur per Logi- cam , fiftat in contemplatione
veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione yeritatis de ipfo (uo
obic&o , (cd ordinatur ad illud efficiendum ; atque graria (ai,&
n": feipfam. Et Queflio Proem.de Natura Logica. adco non eft propter.
feipfam , & pratia fui, in quo có(ttit ratio (centi pra&tie cz, illa
autem cognitio e(t fpeculatiua s t liftit in contemplatione veritatisde - uo
obie&o, quod conftidetac , & fic-eft quando dixit Arift. (peculatiuz
finis eft veritas, pra&t;ca opus,non intellexit de finc ope- rationis
diredtz, (ed dc fineipliu(metca , . gnitionis, quz dicitur fpeculatiua , vel —
^ ractica, ee quód fpeculariua ita co gnoe is veritacem (ur obie&i, vt alio
veritas tem non dirigat ex modo cogaof(cendi, Jf. precipiendo , & dictando
de obic&to cognito faciendo,alioquin nó rret mere «ogno(ciciuá. , &
ommn:no non fillécet in notitia veritatis, fed opératiua fortt', &
pra&ica . Tota hac refpontio falíz inni» titur intelligentiz nature
cognitionis practica, & (peculatiuzfallum tiqurdem cít qualécunq; ordinem
ad opus.fLiétiam - exiahere à ratione (cienuz. fpeculati- ug , & ita in
fimplici , & nuda cótempla- tonc ut obicéti fi(Lere dcbere,vt nequa- Jue ad
illius effc&tionem ditigere pof- 15q0d P. Didacusq.6.proeem:& Compl. —
manifelto demonttrantexempló, Geó- — — metria namq; Aftrologia, & Mathema-
— tic& (cicntig fpeculatiuae (unc, &tamen non eft contra Lei sdb
aliquid ri,nimirum triágülü, (pha ram; aut finta iin; opus etiam numerandi ,
vel - meníurandi fpeótatad illas, &Ctamen eas nó extrahit à ratione
fpeculatiuz, nó ilia raione , niti quia horam inttrumentoráü conftru&io
ordinatur ad coguitioné ve- ritatis, neque per illam intendunt (ciéciae
huiufmodi opus ipfum fa&um, fed veri- tatem,crgo cum Logica nó folum omnia
ordinet ad cognitionem veritatis,(ed ip- fum opus,quod dirigit, cognitio
veritatis fit,plane ordo talis ad opus à ratione (cie Liz (peculatiug! ipfam
mon extrahet ; Et hac de cauía etiam propter (eipfam di- cetur, & non
proprer aliud, quia etia dirigat inopus,tamen in hac ipfa actuali dircctione,
immo , & cffc&ionc oper & non intendit opus, vt (ic,
(edyveritaters. Poncius ctiam difp. 2. Log, q.8 n. 85. hanc probationem
inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis pro» - en fit
[Gientia realis, eov fpeculatiaa, e frt, V.— 177 xi mus pra&ticz fit
opos,non veritas, tamé "wetitas potcft efle finis eius remotus , & fic
in propofito dici poterit Logicà effe pra&icam;quia licet remoté ad
veritatem Ordinctur, proximé támen ordinatur ad . opus .f.ad confe&ionem
fyllogifmi,& a- . Tioram inftromenrorum fciédi,quod fuf- - ficit, vt
abfoluté , & fimpliciter practica ^. dicatur; quod enim : »-
dinetaradveritátem cognoícendam im- 5": pertinens eft ad Logicam (inquit)
nàm Uo ffcamrium ordinaretur, 8^ D-din vii irse UE deis VN fa. hoc opus
ylterius or- fc.etlentiali- ereà fclentiattadens" modum ill -
""wiitodic fet fjxttülua i cii net! de fa- . Aio Medici ' tande
memoriz,& difponendi caput inor » quie trádit modum recupe dire ad acuendum
ingenium dicitur fpe- «ulaiiua licet recuperatio memotiz , & acumen
intelle&us ordinentur. ad'ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, oa:
docet conficete wiangulum,& came "ett fpeculatiua;ait aon e(le
practicá, quia nori oftendit adazquaté, qnomodo trian- "gulus fieri poflit,
(i ebim fic oftenderet, plané practica non foret, Hinc tandem n. 87. ipfe
probat conclufionem , quod Logica non flt pra&ica, ied fpeculatiaa. iia in
omnibus eius partibus dirigit 4- 15 intellectus ; non autem actum alte-
"rius potentie ab intelle&u ; quz. (ola eft tpraxis,vt docet Scot.q.
4. Prolog. Hac stamen fua ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim
dubium aflumit ; quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- is,
oppofitum namq. probabilius cít, vt infrà patebit difj».1 2. q» f, art. 1.
& tenet etiam Ponciusi pfe difp.cit.n. 80. & ide "libenter ab hac
ratione abflinmus;qtio - wq; infra melius declaretur; Quare pre ftat adhibere
rationem à nobis adductá, "qua non eft ità facilis (olurionis, vt Pon-
€ius arbitratur ; fenfus namq, illius axio- matis, quod finis fpeculatiuz (ic
veritas , - practice veró opus;verus, & gcnuinus cfl, quem vcrba ipfa
prefcferunt , non autem quem ipfe commifcitur , nempe quod fj- mis per fe
imentus à fpeculatiua ett. veri- ta5, p'ra&ticz yeró opusbonum in genere
n.oris, vel attis ; & (1 interdü (peculatiua opus attingit aut practica
veritatem , id e(Ie meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus
attingit, vt v. g. ift propofito logica b logifmum , non nift graua veritatis ,
vndé illud a(fumit pro medio , non autem pro fine à fc intento ; fic A ftalogia
docct conficere,& conficit fi/herà materialem ad eum modum , quo Cotlos
effe inter (e difpotitos exiftimat; .tamen quia hoc opus non propter fc conm-
ficit, fed in ordine ad veritatem aflequem dà de fitu, & moribus Orbium, nó
amit- tit rationem (peculatiue; C)10d aüt (ub- - dit de Medicina di(ponere
caput ad acué&- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confc&iua ,
quod ordinari poteft ad ve- ricacis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs
re noftra ; quis enim non videt fy!logifmum opus cffe magis aptum pro veritate
a(íequeada,quá (it camnum ? & quo pa&o fieri potett, vt (camnü per (e
efTentialiter ordinctur ad acqui fitionem fcientiarum, vt ipfe (üpponit? nonne
hac eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non videt', quado Medicina
remedia cra- dit memori recaacerandz , & difponen- di caput ad Maciqun
ingeni, finem ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem
verà fcientrarum , & vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincre? non
ergo exempla illa ad rem fa- ciuntncque ronem noftram labcfactaat, Deniq:
omninà falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam mon adequa- t&
docere, quomodo triangulus fieri pof? fit, imó vmcus Mathematicg [copus cft
docere modum formandrhutufmodi fi- i mathematicas , vt videri pot apud uclid,
quod fi Mathematica id adzqua té non docet , debebat hic Auctor £:cul- tatem
a(lignare, qua plenéid doceat. — $8 Iu oppotitum obijcies r.precipuü
"oppofitz (ent.fundamentum, Habitus di- rigcos aCtiones voluntatis elt practicus
, ergo & habitus dirigens actiones intelle- étus. Nec valet ncgire
paritatem;eo quia optrauo volunraus eft praxis, nó apera- "tio
1ntellcétus. Hac namquc aon ctt fuf-ficicns ratio, vc iile babitu dicatur
practi- cus, ifle fpeculaciuus , quia prudeücia cft habitas praéticus, &
cum hit omni dire- Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs : aliquas 498 : Qusflio Proem.de Natura Logis. 5. aliquas
intelle&us , qui ad virtutes perti» nentergo quod Logica dirigat operatio-
$ intclle&us, non obftat, quominus fit Ius pra&tica Nec ctiam dicere
valet, operationcs intelle&us, vt à prudétia di- rc&as , habere ratione
praxis , quia vt fic; pendent ab ele&ione voluntatis,& süt capaces
erroris practict, ac proinde im- tabiles in gcnere aioris , nó auteq ira fc habere,vt
dirigaatur a Logica,quia nó cadunt fub dircétione Logica, niát vc süc capaccs
erroris (peculatiut f. faliicau s & idcó non (unt praxes ; (cd mera
fpecula- tiones ..Nà conira vrget,Valquez ,quod etiam in operibus Logicz
principium e(t electio, fi quidem liberé fiufic, € volütas mouet intclIc&ü
ad (uos acts, ficut ce- teras potentias ergo Logica vcr ett fcié tia practica
a&iua , vt pocé qui verfacar €itca opcra ,cnius ptiaci pii ett eleGuo .
Refp. quicquid fit de prima folutione, quz pendet cx alia difficultate , an
opcra- tio intellectus poffit habere rónem pra- xis (vidczur .n.habere poffe
quarenus be- né, yel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo
loco.fecüdamn folutioné om- ninà (arisfacere pro aegarionc paritacis . Et
impugnatio Vafquez , quamuis apud Mautitiü alicuius ni inomenti,eam
4n.adducit,& nó foluit, ità tanien friuola eft, vt ctiam Coplur. aduertunt
, quod fi uid probat , probat quoque nullam eife cientià (peculatiua , ficuidé
omnes actus cuiu(cung; (cientia fiunt , vel Gltim fieri poflunt à noftro
intelle&u libet, & me- dia motionc yol(icatis cum igitur ait A- rift.6,
Met, c.1. (cientià acturam verfaci circa ca,quor( principii cft
clcé&tio,in- tell:git de operationibus , quibus per. fe conucnit procedere
ab ele&ionc, & rales — re ' funt ,actioncs virtucis moralis,omnes .n,
tales aux font actuseliciti ; aut (a'tim im- perati à voluntate at
operationiBus in- tcileétus,vr à e dirigumur mere p accidés cóueni libertas,
(cü volütatis im- periá, quia antecedenrer ad qüsmcunque - Nolütatis operationé
po: intcilectus erra- rc in fuis actibus,& per rcsulss, quastra- it Logica
dirigi, & ideó actus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , no funt praxes.
$ccü 4o cbijciunc rauones ex Aurcol. uia Logica e(t dc obiecto operabili ,
& r2À ilie vetíatur modo opcrabili , & yt vocan compoflitiuo,& non
meré (pe- culabi! , & re(olutorio,non.n.contempla tuc tancum mitacam
deliaitionis & argu- menrationis/ezd traditregulas, & przce- — -
prabcoé ila conftruendi, X&huic arga- —— mento inatitur Ouuisd.loc. cit,
Tum 2« quia agit de operationibus intelle&us, | quarenus illius
sütnaturg,vtbemd,vclma —— — — le&cri poffint, & radit modá,quobené — —
fiant,ac detegit vitiayqua cótingere pof» — (uutinexercitio tar, arqui lec
propria — — fant (cientiz pra&ice Tam 1:2 b €liciunrur à Logica, quomodo
ficri de- beat definitio enunciatio
jf£yHc 750g er oGÁmui — Ac. noníuat propterfolam verias co» - — — gnitionem, vt
ibi fi (tamus, fed ex natura fua refc runtur ad v(um.vt definitiones &- ne
ercorc faciamus. Tii 4. Logica et ha- bitusnontantum cogaituus, fedét ope- —
FaEinuE vndé djuidApc ie e pe vul i tem,fcd omnis ralis babirus aducus, — 5—
Tum $. habitus fpeculatiuus ef M UR fe 1.Met.cz.(cd Logicanoneftpropter ————
fejfed propteraliasciencias. Tü quia —— .tunceffet nobilior (cientijs
pra&ici$ d — ,tamen falíum ett, quiajipía eít de ente, E m E. tonisiilz
deentereali, patet cófeq.quia —— fpcculatiua quzliber nobilior eft qua-- «ung;
practicaex 1. Met, c, 2. Tum de- mum, quia Logica nó d fy girarfjeruiaton (ed
eam ridicog z ergo (altum exhac parte pra&icacft, — — $9 Re(p. ad primum
vtiq; dire&ioné Ad o pertinere, hinc tamé nó fequi Jure r pra&ticam,co
quia in ipfamet di- 1 onc,imó & operatione non quzrit y E veritatem, omnis
namque Logica di- ,- ioad veritaré redté indagadamordi- — — natur, ditectio
veró pra&ica non ordina tur, ad hoc vt re&é cogno(camus , fed vt boni
efficiamur, vt verbis ex preffis docet Arift. 2. Ethic.c.2. «nde modus
cópofiti- uus Logicz diucr.us ett ab co,quo vtütur practicz . Ad 2. Logica agit
de operatio nibus intellcétus, quatenus bené vel male fieri poflunt
(peculatiué, non pra&ticé,& dztegit etiam vitia fpeculatiua, que in ip
fis contingere potfunt ; propriu n autem. fcicntiz practica cft dareregulasad
cui- tàn- — " "v -— ? - ^ ied - "bw tn fit fcienia realis, e»
[peculatiusveArt-V.— 179 tandam prauitatem in gencre moris, qua kesnon hast
regne logicales, qua folum: ^ .. dantut ad fügandam ignorantiam; neque modus
przceptiuus eft proprius. (ci enti a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem, q
ad veritatem. Ad s. dicitur adhuc fite re in ipfa veritatis contemplatione ,
quia ipfemet v(us inftrumentorum logjcorá ad hoc inferuic , vt fciamus, non vt
boni: efliciamur;& cendit ad fugand&ignoran- tíam,non prauitatem,vel
errorem prati. €i contra regnla$.prudentiasvelartis. Ad 4.cui pra (estim
innititur Arriaga cit.falsü: eft Logicádoc& , dequa hic ct fermo attingere
opcrationé, nam ipfa folum cft dire&tiua operationtim y illasaucem face- ze
directas [pe&at ad alias. facultates. au- .xilio logicz vtentis,vt patet eX
2. & 3.are & quando eciam cliceret operationé di-- rectam , non poflet
adhuc dici inrigote: a&ica, quia nomdirigeret praxim , fed: in ordinead
veritatem, quod eft muriüs: fciéniiz fpeculatiue,non pradtica;Logi- cavéro
vtens quia eft effectrixoperis y indüit racioné attis, & dici pót habere ra
tionem pra&ici, quacenus eft operatiua j: fpecülatiui veró,quia opus
ipsü;quod ef- ficit,cft fpeculatioynon praxis, Ad 5.nom probat,quod non fit
fpeculatium, fed fo- Jain, non fit fpeculatiuz principalis, fedi potius
miniftra,& inftrumiétalis, Ad €. titt. ibi loquitur def atiuis prin- Epio
nein gica, & verü | Gimem fpeculatiuam efe practica no: ltliorem;fi now cx
obie&o, faltim ex mo: do procedcodi circa illud; &cinboc fenfu: Logica
dici poteft nobilior pra&icis. Ad: nup Logica etiá (y llogtfrmios
pra&i- cos, fei ihitatione veti prudentia: auceay e qr d d xetlariuas ; bac
igitur, & alia: jue addücit;& folait Ant. And. ét. folum. ptobaor,
quod: Logica habet poni practico, at quia omnis i fta dire- o àdfpec um
ordinatur, & ad re-- &btandiss fpctulitionis opos limpli- et equ Aman t € paret adiquafd&
Ari PO EO f ^ Dené,v ire polis Lio fed zv eft habitos pradti ait logici nófolü
confidetare dcbcce ge« nerationé f yllogifinorü ,ver ü , &-faciédii
potétciamhabere,& alias fimiles: qf vcro: 6.Mct.c.r.fpeculatiuá diuidit in
Mathe- maticá , Phyficam, & Metaphyticá,nul- lam logice mentióneth
faciens,vel locu tus cft de (pcculatiuis principalibüs , irr. ter quas
logicanon eft, vcl ipfam jubinz tellexic fub iecundo mcbro, cum fit pars
Philofophiz. Ad hunc ettamarticalü de qualitate logicz fpectat qua ftiuncula
il- la , an (it (cientia communis , quam quid difficultate vacat, breuibus
rcfoluit ; Gor q.2.vniuerf.dicés , qubd eft (cientia communis comunicate nimirü
vfus, & ap deesse S omgiut ue in ca tractáturg unt omnibus a pplicabifia
facultatibus , & fic logica cft (cientia cómunis quoad Omnes partes ;.
verum tamen cft Topica peculiari ratione dici communem quate nus nimirum locos
quofdam a:guendi' Communes tradit idiTeréhter ad quod. * libetptobandum applicabiles
. : 'ARTICVEVSSEXTVS. De ueceffitate € vtilirate Logica 5, eiufque partitione.
4 60 y Ogicamad omnes (cientías, & fa ^. LL ortrateseffe perutilem nemo
da-: bitat,id enim o(tentam vari-cítts appel: htiones& encomia;illüd
pcefertim apud" omnes rcceptiffimum, quod eft. frs ar-* tium»jcientia
[cientiarum:» ad'oninium Metbodorum principia viam: babens 5 fed Wueaba com fit
cons ,& is nondefuerint;quifimpliciter, &* abfoluce-effe Rieceflariam
dixerüt ad alias Íciebittas qnomodocunqüc comparandas etiam'impetfc&o.modO
, quos fequitue Arauxo 1. Met.q. 3;arr, 3,
Galleg, hic co: trou. r. Blanchodifp, 3: e&t 3. & Amics. trac. 1.q.
2,dubizxar 3.cócl.6. Frequés ta. men , & communis opirió veterum y.
Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe fimplicitet nece(lacid ad alias
ital yt: cunq; cóparandas; partiali nimirüm:, & immpcriedté;palam
enimeft;quód feiée cám partialem,,i.actum'alíquem fciétis ficum pót quis:
elicece'in quorti (alo Jurine Garry v. confes Vo in. EpO———————— ——RPCTTRREERUETNT TEM ^ 9$ c nece(fariam ,
problemata athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét ,
zqualia ; manifeftum etiam cft alias | S RIA finc logica imperfc&o quodam
£nodo acquiri poffe, tà quia ante logicae Sinpucntioncm extiverunt. fcientia
natura- lis,& Philofophi ; tunrquia modo vide- mus multosin Theologíayiure,
& alijs fa cultatibus cognitionem quádam fuper- ficiaiem,&
imperfc&am «oníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter ,& perfe-
€&c acquirendas afferunt efie fimpliciter neccilariam , non enim quis
poteft per- fc&té (cieniiam aliquam comparare, nifi fciat conclufiones
omnes rcfolaere vfque ad prima principia , cogrofcatque boni- zatem 1llationum
,ncce(litatem , & códi« tioncs przmiffatü, deceptioncs, quz cir- €a cas
folent contingere, & alia plura,que fola logica artificialis docet ; Tum
etiam uia nullü vidimus ab(que logica in alijs ienti js confumatum euafiffe;cum
tame folius Dialectice: du&u ab(. alio magi- ftro plures fciétias multi
comparauenint. Hinc Arift. i.Phyf.c. 3.1. Met. 8. & 22. & alibi fzpe teítatur
veteres Philofo- phos ob Draleé&ticz ignorantiam in mul- tos, & turpcs
fuiffe prolap(os errores ; & Plato 7.de Kepub.ait, spe fibile eft in-
telicum fine diale(lica exatli vtm ali: attingere, crgo logica ad alias fcié
tias toialiter,& perfe Qté acquirendas cft fimpliciter neceííaria; Ia
tenent Cóp!ut, edifj.1.q.7.Sanch.lib. 1.4.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S.
Tho. q.1.ait. a. Maius $244 Auer(a qy 1, fec. 4. Morifan, olog,$.Rocchus q«4.
proeem. Tolet. |o -J. Ruuius q. 1.& citat pro hac (ent, Jamblic. epift. ad
Sofipatr. Alexand. in
grolog.Topic.D.Tho, opafc. $8. & 7o. Acgid.1.
Foft.Albert.trac.1.Leg.c.3. — 61 Dicendumtamen cft Logicam artí f$«ialem (de
hac enim cft queftio ) nequa. . «uam ncceflariam eflc fimpliciter ,& ab-
folutà ad acqui(itionem aliarum (cien- tiarum ; & Probatur quia , vt cx
perientia 'docei, & muki Thcologiam acquirunt ns ciuile, & Pontificium
cum nulla, aut faltim cognitione regularum logi. parua taliü. Quod vcro inquit
comimunis opi- nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, &
pfcó&e, ideoque adillas fic rendas timpliciter neceffariam céferi de- bere
; Sané id non probat neceffitatem logicz fimpliciterad illas fcientias com»
parandas;íed ncceffitatem fecundü quid, & ex loppofitione, illud
enimdicitur ne ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem, (ine
quo finis abfolute obti- neri non poteft ; illud dicitur neceffariü fecundum
quid, & ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obxineri ,.
non tamen certo aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile ,nó "
€itó quare neccífitas ifta potius (pe&at. ad modum acquifitionis quàm ad
fübftá. tiam finis obtinendam; Cü igitur abíque. logica abfolute poffint aliz
facultates ob. tineri, eius neceflitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter
nócrit,& ab(oluta fed tantü fecundum quid,& ex fnppofitioney — . — nam
quód aqué dedic per De fine I ncerinequeanr, pertinetad mos —— Bica obti dum
acquifitionis,no ad fubftantiá finis, . Cofirmatur exemplo , nam ad [oec ^
anima neceffarius (impliciter eft ftatus Chriftianus,hic autem duplex
eft,laicalis. vnus,rclizioíusalter, & quidem reli adhibendo longe tutius,
Wat t: €x boc inferre oom valet. ftatum giolum e(le fimpliciter i& ad ani--
ma (;lutemjita cx lo diáte perfedié , & ae iens acquirantur non bene
infertur eius necef fitas fimpliciter , & abfoluta ad illas ac«- quirendas,
Tandem quod pertinct adac- mo-. diiose finis tátum boc, vel illo acquir
itur.hie finis; aee - B Tm ca me«- de enug- —— , Don bene eeníctur neceflariü
fimplis — citet ad acquificioné illius finis, (cd'tantit- sr quid;& ex
(uppofitione , cum nóper- tincat ad (ubftantia acquifitionis tius fed. tantnm
ad modjii(cd Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übítantiam ac».
quifiiouis aliarum fcientiarü , (cd uin ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfc&é
acqui. ranturyergo Logica nó cft aim. pucipen adilasacquirendas. | — |. ,61 In
oppoiitum obijcies Prim, pro-. bádo, g, fit neceffaria &mpliciter ad alias
^0 DBewilliatt es oecefitate Loplea /€Avt.VT. //& fcientia eriám in effe
imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve ram animal ,
fed non pót comparari veca fcientia (ine Logica , veta enim fcientia habetur
per demonftrationem,& hac pec Logicam arsificialé. Tum
2. quia nullus hibet veram (cientiam;nih (ciat illam re- foluere vue ad prirtia
principia ex Aci. 1. Poft.c. 1. Sed (ine Logica nullus fcit re folaere etià
imperte&é. Tum 3. ad fcien- tiam requiritur euidentia illationis «i. cp .
cognofcamus- euidenter conclulioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola
Logicado- «cet,quando conclufio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licer
quis ex lumine na- 'turali a(lentiri: poffit vni , vel alteri .con- clufiont
proxima principis lumine.ntu- 'r& notis,ille taméa(Ten(íus ron eft (cienti-
"ficus*tine certitudine confequentize, quia "euam in prima figura
potcft error cótin- - gere, vnde nemo certus eft fe non errare "fine
iliqua reflexione, quód feraaucric re gulis bonejconfequentiz, quas docet Lo
icà artificialis Tum demü quia ipfa cft "modus fciendi 2.Met. 1j. Refp.per
folam "Logicam dotar cancel pofle aliquam " demonftrationem, quia in
fcientijs fant "alique conclufiones ita proximé inniten 'tes principijs
lumine naturali notis , ex ibus adeó euidenter fequitur conclu- fio , vt
explicatis terminis conficiantur 'abfq. difficultate tales demonftrationes.
"Ad 2. io (cientijs aliqua refolutio in pri- "ma priticipia,&
aliqua illatio confequcen- - tiz c(fc potéft ita per (e nota; vt fine arte
"poffit attingi certe, & ab(que formidine. " Ad 5 naturale laré,
ficut propria virtute "fc excédit ad a(sentüm principiorü, ita ad -vnam,
vel alterá concluíionem principijs " proxiimà fe excendere po '€greras
veró remotiores vtiq. fc extédere "ncquit,nili ex.arte, & magna
reflcxione. 1 Adqasgligbeiutuodi mer ra !proximà ionixis primis principijs
haberi nó po (fe certitudine coiequentig (ine ar. ^téj&- réflexione ,
nametiam(i in aliquo 'modo primsx figura pollet error conun- gere »
inprimo-tamen con(zquencia eft *prorfus infalibilis ,& neceilaria. Ad s. :
(olum conferre ad facilé , & per- :- iti: neart2,ad . /$i1- -- A - 61
Secüdoobijcies écontrá, logicam. $ artificialem nulio prorías modo clic uc» P
o. cetlariam ad aliarum fCiétiari acquificia 7 nem, nam ad fcientiam Nuo (unc
nccce(ie ria, & quod ad fint principla perfe nota , —— quibus przbeacor
alTenfüs 5. & vrex illis . —. —— Cetta deducatur coficlufio; fedad primü fu
ficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- $6 dam;nam neceffitas conícquentuas
euam Kt fundatur in principijs per fe notis, f. dict dc oinni;& dici de
nullo. Tuma.lielfet (UR nece(faria,maximé id e(fet proptec defi- — "7
nitiones,& diuifioncs, (cd quxlibe: (cié* tia habet fuas definitiones,
diuifiones, ergo. Tum 3. nam quiíque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto
, cui operatio cóformatur,yel nó,& fciétia qualibet co gno(cit fuum
obiectum Tum 4- quia fi cft nccelfatia ad alias (ci&tias (a!tiin. pcr fecté
acquirendas, pati ratione neccílaria forctad Ícipsá perfecté acquirendam , quod
impotlibile videwur. Tü 5 «quia fal- tim ad practicas (cienuias non videtur ne
ice(farià nam practice (olum rc[piciunt tcctitudinem operis , non autem ipfam
"indagationem veritatis, vnde tolum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü
quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius poflc ,
crgo liae -Legicaartificiali poterit etiam. perfecte intellectus confequi.
alias (cicntias , licet cum maiori difficultate . x Ref]. pet illud probari
folum lumen 'naturale extendi pofscad vnam, vclalte- ram conciutionem
ptrincij»js per fe notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit
(inc arte, & rcfl :xi05c ad regulasartis , & in iftis neccílicas contc-
"ree non poteft certó cops ici tne ogica. Ad 1. licet (cienuig.
paraculares habcant definitiones ; & diuifjoncs cer tis materijs applicatas
, illarum tamcn boni- tas ,.& certiuudo cx preceptis logicis de
definitione, & diurtionedigno(ci dcbet . Ad 3.paict ex di&isare 2. in
fol. ad pri- 1.um, Ad 4. concedimus Jogicam ciiam libi effe neceífariam,ficut
lum, quod elt . medii ncceilariü ad quodlibet videndü , « €fl.cuà libi ipfi
neceilarit vt videatur, c revera logica, ibimet, infciuit: per oppli- atio n€
Yoius parus ad aliam , nà illa pars, qua a$i o agit de terminis (implicibus ad
dire- ionem prima operationis accinés, iudac ád cognitionem alterius partis ,
qua agit de enunciatione, & attinct ad dire&tioné fccunde, & hzc
pars ipfa iuuat ad illam , qua agit de difcurfu , & tora ip(a Logica
ruditer , & imperfect rradita in in(titu- tionibus pro Tyronibus eft
necellaria ad feipsá poítca perte&té tradédam , & pro dignitate . Ad 5. licer id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id
tà admittendum nó eftjquia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, &
(uas demon(trationes có- Dcesoidiléhim ex hoc capite Logica indigent. Ad
o.ncgatur conícq.quia licet femel;atq. iterum poffimus bené operari in aliqua
materiajX pet logicam natura- Jem, & naturz lumen circa noftras ope-
rationes rcfle&ere,id tamé no poteft fic- ti (emper, & in qualibet
mareria fine regu lis artis. Dices, ergo ad fciétias (altim fic acquitendas,
.(. perfecte, erit [implicitet nece (Taria. Neg.confeq. 1mó.e(t implican tia in
adic&to,l y.n. fic pertinet ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(lantia
,& íádcó nom re&é infertur indé nece ffitas logice fimpliciter,quia
(inc log:ca acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad fubftan- tiam babitus , nam
hoc fit per quamlibet demonítirationem , (cd tantum neccíTicas fccundum quid,
& ex (uppofitione, vt de- £latarum ci in conclutione probanda .. 3
De partitione Logicz ( quz crat altera pars huiusarticuli) varij extant mo di
dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam iur in veterem , & nouam; vetus cít
3lla , quz de partibus argamentationis tá propinquis, quàm remotis tta&at,
noua, quz cítde argumentatione ipía, ciufque p fübie&iuis. Maurit.q.3.
vniucrí. Logicamfecernit in eam portienem;que eli de partibus incegrancibus
iniogiad, & cóople&itur libros pradicabiliuim, prae- dicam.&
Periher. & in illam 1 que e(t de partibus fübie&tiuis. Conimb. cum
alijs Auctoribus patlim in prooem. Log. (e. cant Logicam ia tres partes (um ta
diui- fionc ex paricobicdti, in cam, quz cá dc detinicione,in cam , quz de
diurfione, & ancam, quz agit de dilcu: (ü iuxca nume- Aum initcuuieatorum
tribus operation ^ Queftio Proam.de Natura Logica. ^ | bus intelle&us
de(eruientium? |... 4 Dicendum tamen, quàd Logica infe, '& in
totalatitudinc fua in duas diuidi de bet principes partes , in quaráü vna deda-
- ftrumento (ciendi, in cóijagaturin altera de (pecicb", & partibus
f(ubicétiuis eius, & prima pars fübdiuidi potett in illà , in ua de
principijs,liue eflendi, (iuc.cogno Ícendi modi fciendi in.cói agatur ,& in
il- lam,qua tractet de affectionibus cius, wt fic; fecunda etíamübdiuidi poteft
iuxta.— numeri (pecierum modi íciendi,qua ftanciores faltim ad quas caeterz
reduci. potlunr, tres recenferi folent, definitio, diuifio& argumétatio.
Ratio huius pat.- titionis facile deducitur fupponédo,quod :qR fcientia
diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,.nó autem in minus jede »
lle veró (unt partes principa es in (cientta , quz per fe , :& dire&é
ad illius (cientig rexruram,& integritaté (pe — «t &propterfecxpetuntur,€
nonom-s — — ninó.in ordine ad aliud, feu ad aliam par- tem , alioquin cum illa
con(titueret vnam partem principalem, nó auté in fe talis ef fet; fed (ilogica
contexeretur sr totam ambiti fuum; vtique traétatus de inftru- mento (ciendi in
coi dire&té,& per fe in- ftirueretur tractádo dceius principijs.&c.
pallionibus,& propter Íe expeteretur, ti- militer cractatus de
ipccietuipliMMerg /&c. maior oftéditur exemplo, namTib.r., & 1. Phy(non conftiruunt part tin- «&am principale à
ceteris lib. Phyf. licet inillis deprincipijs agatur;in iftis de pa[-
fionibuscarporis nacuralis,non alia certé irarionesnifi quia omncs ordinátur ad
co- gnitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet
tra&atus dire&té petüineret ad Logic confiderarioné,nec 'vnu$ ita
alteri D er pina »vt ne- quaquam propter (c expecercturj ná ma« teria tradita
in v jue, digna. foret propria, & iari colidcratione, ctiam przciío
ordinewnius adalium. . 64 At fi fermo fit dc Logica Arift.hec in duas diuidi
debet principales partcs,im quancu:n jrima agitur def;llogifmo , in altera de f
pecicbus.eius » illa conuinebit libros praedicabil:ü , praedicaméta. l'crihe
& Knot ifta libros loft, Top. i& Elenche Flstio huius partitionis
eft;quia lib. pre- dicam. & Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fed iri
gratiám proríus [yllogitau in Cói , ergo nó poflunt conftituere partcm
palem.fed cü lib.Prior. vbi.de ipfo conftituent quod pariter eft de. (ecunda
dicendum: Adliuc tamemparies eiulmo- di principales in alias minorcs fecari
pol- funt; prima in duas, in cam -f. qua ei de principijs inte rantibus
(yllog;fmumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunc. princi- iia remota; &
fie elt liber praedicam. cut. in(craic liber icab. vel (ünt propin: qua,&
fic cft liber: Periher. & inea, qua eft de quidditatc ,
& affe&ionibus ipfius fyllogi(mi in coi,& hic sü libri Prior. Al-
teta vcro diuiditur. in trc$ mimorces partes: tiaru us ít. carum attributis
(umusacturi , & cx ibi iuxta tres fpecies [yllogimi nam vel € démonfttatio
,. & ita habentur lib. Poft. vcl fyilogifmus probabilis, & fic habéur:
fylcgiino agitur. vnam parié principale Denccéfiitdtt eo onltate Logica Me. —
383 lib. Topic. vel deceptorius , & fic habene tut lib.Elench. qui
difcuríus integer col- ligitur ex Doét. 1. Frior.q.2. Nos quam- uis Logicam
intota latitudine fua ad i4 miam prolixitatem cuitandam contexere non
intendamus, quia tamen ampliorem contcxerc volumus;quàm reliquerit Arif. altius
initium; Difp. peremus; nimirum ab ipfo infi rumento fciendi in cómuni;paus
latim poftca. de(cendédo otdincm ipfius Arft.capiemus. Aliasqua(dam difficuls
ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ; &c. quia non (unt. Logica
pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue nes, hic libenter miffas
facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. de (cientias nam ibi de vnitate
habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijíq; communibus dicendis facilé-
patebit. carum rcíolutio ». DISPVTATIO PRIMA. De modis , fest inflrumentis
[ciendi .. | Oft Qua[l. Proam..merito primum locum pofcit bac Difputatio; c .m.
modus fciendisfeuinflrumétum cognofcendi Statutum fit obie£tis Logica plané
binc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pre- mittat. jut obie£ii
cognitionem s Dic autem non folum de modo [cien- » di in communi agemus » fed:
ctiam ad quadam imfirumenta. particu laria défcendemus, ad eenimirum ,quorum
notitia Lad i pet fie ad cete - vorum captum, & je babent-velut clauicula
qu&damrad alia aperienda .. QV &STIO.PRIMA.- Quid , &z quotupléx
fii modus y. feu in-- rumentun. fciendi 1t p E natura inftrument: Logici , q? D
modus fciendi; sor ipe tionibus varié.Jóquütar AnGtores; Zaba- tel. in (uis
lib. de meibdsperoni que: fequitur. Faber T heor; 16: cótendit uonc ;&n
(ciendi etie. vim illáuiua, . Soro lib.z.fumm. c; 4: Auerfa q. 4.Log. -
fe&:1. Complot. in przamb. ad fumme. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis
opinio Sümue - liftarum, qui rYodum (ciendi defüriiüt , qe - eft crario
manifeflatíua alicuins 1 - Alij dene pehcaodü (emdiiore igütys eser S wiriena
aer c ignotu ind quo qu iue - reponi le ERU Wodirmisüiliti iraq dfolum dicaturápfttument
dese em Compladif proe i, quod babet vim nouficádí igno -.. Hincidé numero
infttamentorum. foflicere ad inítrimentum logicü ; quod .nam Au&orcs prima
(encentia folà are - tum ex noto. A ij mitius: uiunc: rs ir ieang dt e mg ué-
gomentationem inftrumentum logicum : odo; ita- appellant, &&cam
pracipué, qua ett in: ma- - gicorumvani eroni fun: modi dicendis matcria
neceffaria , qualis cft dcmonflra- tio,hzc .n. parit (cieniam proprié dicta,
vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenu (ciendi . Auct.2, fent. licet
mas Ior pars corum tria afiignent in(irumenta logica,Dcfinitionem,
Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc pume- ' minuere agsreffi
funt fubftrahendo diuifionem, «o quia nó fit ab alijs int cu- mcniis
condiftintdts, ità Hurtad.diíp. 19, fc&.6.Valliusinit. Poft. q.1.cap. 5.
& fuit fent. Algazcl.im (ua Logica, Al1) € contra numceto ternátio non
contenti addiderüt Reíolutionem, qua cft progretius à par« ticularibus ad
vpiuceiríalia;à pofterioribus ad priora jità Euflrat.in (ua prafat.fuper 2.
Poft. Ammon. füper proagm | Porph. Damafc. c. 1. fuz Phyf. Alj addiderunt
enunciationcm, vr Auetf.cit.& quamplu ics methodum , fumendo methodum pro
ordinc,qui in fcientijs obferuari debet, vt diítin&é tradantur , &
fineconfufione. Au&orcs-deniq. 3. fent. lati fimé vfürpan- tcs modum
fíciendi appellantj inftrumCta logica omnes fecundas intentiones , de quibus
logica tratar, fiquidem omnes il. lz (ant aliquo modo veritatis oftenfiuz ,
& conducunt ad dircctionem operationü intellc&us,qui eft vnicus logica
finis, ità Complur. loc. vlt.cit, ..à Dicendum eft, quod licét flri&iffi-
mé loquendo de modo fciendi, & intra mento logico fola argumentauo poflit
dici modus (ciendi , v: porté qua fola ex noto ignotum manifeftat pcr vim
illati- vam ; X illum fusé (umendo sin tocar extcnfionem ,quam poteft habere ;
om- mcs (ccundz inienioncs logicae dici pot- fini initrumenta fciendi, .1.
rcété cogno- Ácendi , vt poté qvac omnes fuot aliquo- modo veritatis oflenfinz
, & intellcotus dircétiuz, tamen proptié loquendo mo- us Ícicndi , &
infttumentum logicum cft illud , quod habet vim manifcitandi i quomodocágq; 1d
faciat , cum; id folum o t €um omni proprieta 1e Defniuont, Diuihioni;&
Argumcnta- 1ioni , hactria propriéeiunt inftrumen- ta logica non plura,ne pauciora.Concl..
Scoti q. 2« lib. 1. Fricrem quam tenet Tát 2. pizamp-legiczyi Symaalila - fcfiandi ignotum; vndé JDifpur. I. De
infteumentis fiendis. «7 omnes . Et quantum fpe&at ad a(fignati dam ration€
modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter , quia. vt docet,
Scot.4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probarc nó poflumus,fed oportet ea
(ups . onere ex comuni víuloquétiü , vc apud. gicos nomine. modi
fciendi.con(ucuit intelligi via di(tin&té cognofcédi id, quo anté confusé
cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfiüis tar,quod
fit oratio manifeflatia. alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. .
limpliccs, & incomplexz quia füfficien- tcs non (unt ad explicandam rem
diftin». &é & cxplicité,fcd rantum coníusé fig ficant;ergo abíq.
fufficienti ratione. Aut- &ores prima (ent. nimis coaré&tant ron.
inftrumenti logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus
participetur » es habent vim manifeflandi, ignotü pe illaienem, & nimis
ampliant Auctores. 3. fent dum volunt cam conuenite etiam vocibus
fimplicibus,& quibufcunquein- - tentionibus logicis-. e^ 3 Dendé probatur
exemplo amis,vne de nomen infirumenti deductum elt , nà in eis nof (olum
appellatur inftrumentiüs, feu modus conficicndiartefactum illa | tiara
difpolitio , (eu Agi atia ine i (edad quamibes jac ue ERA ed ad. qua t patté
artefa&ti [corfi cic» daten RD E & facilé talis pars cfficiaturjfc ità
ccrnitur modus tcd operádi in qua- libet minutiffima parte artefacti eficié-
da, ncc certum inftrumentá illi correfpOs dei, fed in pricipalioribus partibus
jlliass ita liac proportione teruata logici nomerr fodi fciendi mon re(tringunt
ad folam argumentationem , vel demonflrationé y qe cft vltima dilpolitio , ex
quaimme- ampliant ad minuti ffimas quafcu tentrones. logicales, fed tribui hid
p quibuídam intentionis u$,.f. Definition Diuifioni,& Argum& tationi,
quia (unt generalia quedam infra. menta (ciendi, in quibus clucet vis marii
mcdiaté ditigunt intellectum in (nis opes gauonibus ; ac proinde fpeciali moda.
3 -€on- . y D j quia nom - até rc(ultat ícientifica cognifió, neque
Ximé;&ims - DECENT EE VA Poe ups MON NN AER | Duafi.I. uid, &) quouples
fit inffrum.ciendi. — 183 €onuenit eiscíle veritatisoftentuas, Hinc facilé
probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inítrumé ta logica,
Definitio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus Ícié- di cft
oratio manifcftatiua ignoti hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplcxum,f(i
erit cóplexum; manifcftatur. per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel igno ramus
cífcntiam, & hanc explicat defini- tio, vel partes cius, & has
manifeftat diui- fio,vt v.g.in homine fi cflentiam igno- res,manifeftatur hac
definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur hac
diuifione Hominis alia pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam pa
ffionem , qua de illo praedi. catur, dicendo bomo e(d rifibilis , mani-
feftatur per hanc argumentationc Qnine animal rationale efi rifibile , omntsbo-
to cfl animal rationale, ergo omnis bo- mo efl vifibilis , ergo ficut nullum
aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus
fciendi,qui ma- nifctlet , Tum a. quia & hializ intentio- ncs logicales
conducant ad cognitionem rerum acquirendam , & intelicétum iu. uent iníuis
operationibus , tamen pro» ximé, & immediate id non efficiunt (ed
mediantibus illis tribus,ergo illa tria pro prié funcinfirumerita logica, &
ad ca re- duci dcdent catera, qua ad modum (cié di quoquomodo pertinent. 4
Viaterea numerus hic cernarius nó poteftrationabiliter augeri , ncc minui ;
€&rgo intlruméta logica nó funt plura, nec pauciora sribus;probatur
affumptü , non poteft io primisaugeri addendo X: cfolu. tioncm ; vt influmcntum
ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fzpe (2- gius cum Diuifione
coincidir , nar diui- . dendo retoluimus » & reducinius rem in fua
principia , vnde & Arift. in Phy(: Rcioiutjonem appellat diui(joncm tcx. 3
Pofjerius autem €x. hi5 mota. fiut elementayG principia 1s) bac dut. rmt
yi-xcloluuntjinterdum cuam coin». n Dcfinitioney& io- dehnnum cipia definientía,
demonflrando vero, cl per demonftrationcm à poftcriori, feu à figno;quz dici
folet Methodas refoluti- ua,cffectam refoluentes caufam inucni- mus ex
Acerb.lib. 5.9.9. Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énünciationem cá
Auería,quia de rationc enunciat; onis, vt fic;eft tàtum enunciare vnü dealio',
non autem manifcftare ignotü, in quo confi-. ftit ratio modi fciendi , vnde
fecundum quod efl propofitio, nó neceffario affert Ies notiores,ícd folum id
evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo
efl animal rationa leybominis alia pars eft animasalia cor- p's quo cafa
enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel
diuifionis,que in ea continetur crgo en& ciatio,vt f;c,non cft modus
fciendi códi- ftincusà ceteris , quia per eam abfolute profertur vnum de alio ,
fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: Nec
demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs
tradendis , quamuis cnim hic ordo maximé iuuet mé&is dire-
&ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufios-
nem climinat ab iptelle&u, nó ob id ad- dendus cít y vt infirumentum
abillis ttje bus condiftin&um, fcd y'otius dici debet illorum communis qüz
dam re&ta difpo- fiio , vt bene dirigant cognitionem no- flram,g ra
probatur; nu]lum inftrumé. tum ad fuum gnünus epus sib priug fit rc&é
difpofitum, & accommodat y Minacimnt fecuri ad fcindendum , £i et obtufa,
fcd prit sad cotcm acuitur ,non, vuniur calamo ad fcribend ü,nità prius ak;
temperato, & fane acumen boc in fecus. r1 , & calamo pon efl
ipftrumentum die fun&ium à (cori ,. & calamo , fed eff difpofitio
quedam necelfaria ad inftru- rd vi bene fuum vx €À— ceat s. 4t Methodus , &
erdo cftfruilis qu diliolio. VAR Mes nitionc joári Peg dieron [: amdcd pa c
dada omnia ordinaté tenetur faccreone confuse fitumentum diftin&um ab illis
. $ Atneque dcbet minut hic numerus, mon.n. minui potc(t (ubtrahendo Argu-
teniationem,quia ad dirigendü diícur- fum plané cfficacius inftrumcntum exco
gitarincquit ; & licet. inter argumenta- tionis fpccics demonflratio
dignior fit , ac praecipua , atque ideo per excelléciam 'foleat appellari modus
(ciendi ex. Arift, 1. Poft. c.3. non camen ipía (ola abíoluté loquendo dici
dcbet in(irunicnium logi- €um, & modus fciendi, quia hic nonacci pimus
nomen fcientig in rigore,(ed fuse vt inflrumeütum fciendi idem (onet ,
cognoícendi. Nec minui potelt (ubtra- hendo Definitionem, trum quia ad cx pli-
candas rerum quidditates , & earundem grojtictares inueniendas ex cómuni om
niü (eniu maximé confert; (à quia Acift. ipfe 1.de An.8.& 1. Met. 48. inter
inftru- m&a cognofcendi eá connumerat fimul cuni demonftrauone ,& 6.
1opic.c. 1. 3.ait definitioriem facere , vt cognoíca- tur [obítantia quod
repetit 2. Poit. ca.2. INec demum minui poteft fubtrahendo diuiionem , tü quia
Aritt.1. dc An.tex, E Methodos, .i. inftruméta cogno- endi (imul cum
demontiratione coniü git diuiionem; tum quia de Íe patet, quá ium dijuifio
iuuet ad di(linctos conceptus rérum « fformandos , ad difcerocd ü quid
affiimari«cl negari debcar; in.Ó tanta cft €fficacitàs ciug i veritate u an; fc
landa , vt Ariftai. Priorum [edt. 2.63. cam ap- ptllauctit paruam quamdam
iyllogifini uculày& veluu anbecillé lyflogitaiüg tandem in diffolucodis d;
facultatibus, & rebusdeclarand:s in dübinm. verxend- bus nil fcqucocus
vumur;quam diuitio- 3c,& diltinctionc,erzo cü caam diulio. fit
manifcttariua »goou y ibter inftzua.€- tà logica ip(a quo;jue ctt computanda. .
Saluuntur obieliones .- 6 TN oppofituro obijcitur 1. quod fola. ,. A
argumcnrario (it modus (ciendi, & infltumeniu; logicumyoà omne infiru-
Ancntuum pos aba cse noto ad ignotam ntrinfec e includit vim illati Wi fcd d
Bnitio j& diuifio non includunt. vimyíeg &atio,crgo &c.min.. :
donis, fiuc a Difput.1. De Inflrumentis fciendi. patet,mai.probatur,tum ex sinh
pne facultatis logicaslogica.n. dicitur à logos «Là ratione, & di(curíu ,
ende ipfa eft fa- - cultas di(caríiua ,ergo ipftrumenta logi- : Ca, vt vcre
talia dicantur, debent include - re di(curíum à noto ad igaotum ; tü etià ex
ipfa ratione aíTignata modi fciendinà ti in hoc fita eft,v: fit oratio
manitettari ua ignoti, neceffarió illationem includit , nam nihil ignotum ex
notis notum reddi tur, nifi bencficio illauonis ; & hoc eft. vuicü
fumdamétü Zab.lib.3. de Meth. c. 73-X Fabr.cit:Quod cófirmari potet au orit.
Aci qui 1. Poft. 1. & 1. Topic. 10.6. Ethic. 3. 1. R et. 2. loquens de
inftru mentis (ciendi meminit ci (yllogifini,& . indn&ionis , &
plan non (uflficicnter 1. Pott.1. probaret omnem doctrinam fieri ex
przexiftenti cognitione, co quod fiat fyllogifio,& inductioney& cex.33.
dum probat deficiente fenfu deficere omnem. fcientiam illius fen(ibilis , quia
noname--- plius fit indu&io, & demonftrato, De-.— mum ft de ratione
modi (crendi focet , vt. fit iznoti manifeftatimus quomodocune queyunc etiam
tcraini,& voces fimplis — €cs infltumenta logica forent appelladas. €ü
nobis aliquid (ignifigent ,& declarents. prios :gnorabamus ; & fi quis
dices rct alicui Indias e(Te , quas 1fte nunquam. vidit , foret talís oratio
modus fciendi s quia cfiet manifcftatiua alicuiusignoti . Relp.negando maiorem,
ncque .n. hic fumere debemusinftramencum logicum ad libicum Zabarcl. (ed iuxta
communem. lo;uendi modum , quo víi funt veteres. Sunmulifiz:, pro. medio aptoad
mani» fcftandum j xov liue id fiat via illae. 10.modo;quo fen(u nomine
initruméu vius eft yr yen 1.Met.48. vbi definitionem appcllat inftrumentü y,
quo omnes fcienug vuntur ; ad primam, probationei maioris logica dicitur fcien.
tía rationalis, quia ctt dire&tiua rationis. inompnibus actibus luis, vndé
contidera- re tenetur. inftrumenta dire&tiua. cuiufz cumque operarionis.
intelle&us,, & non: tantum diícurfus , verü quia inter omnes.
adus,dilcuríus eft diguror, ab.ifto aGtu logica dicta cft fcientia diícurtiua.
(ame p'à denominatione à nobiliori ; adalterá. — Quaf.1. Quid,ey quotuplex fit
inftrum.fciendi. pe ncgator abfoluté non po(- c ignotum fieri notum, nifi via,
iliatio- nis, nam ficri potcft componédo pcr dc- finitionem, & refoluendo
per. diui(ioné . Ad Confirm. fi
Aritt. ibi non meminit de finitionis,& diu:fionis , meminit alibi, & 1.
Poft.tex.1,
loquitur de doctrina difcur- fina vt patet ex tpfo cótextu, & tex. 55.
loquitur de obicdto complexo ignoto , vtique manifeftatur per diícursü . Ad A d
teram Confirm. eft de róne modi (ciédi , vt manifcftet ignotum nó quomodocüq ;
fed diftincte,& explicité , & ideo nomi- nà , & voccs dici nequeunt
infltumenta logica, quia rem notificant confuse tan- tum; & implicité , vt
docuit Arift.in pro- cm. Pbyf .qua etism ratione eratio illa , quod Indiz
reperiantur, & alize confimi- lcs nequeunt dici inftrum&ta (ciendi,quia
rem confusé folum , & indiftin&é figni- ficant , vndé enunciationé
abíoluté (s ptam bac ratione cxclufimus à numero inflramentorum log:corum , 7
Secundó, obijcitur , quod definitio fit in(trumepncü Logicum,nam fi cf-
fciintttumeniü à demonftratione diftin- &um;logica non hiberet vnü
(ubic&um ncc confequentcr c(fet vna , quia defiai- tio nó potcft ad
[yllogilinum reduci, qui eft adzquatum logicz obie&um , Dcin- dé quando
fuerit claré cognita natura ho- minis,hec definitio animal rationale nó erit
modus fciendi, fiquidemtunc non monifeítat ignotum . Tandem in(trumé- tum dcbet
diftingui à finesad quem ordi- natur,íed dcfinitio non diftinguitur ab il- la
cognitionc,quz eft finis eius, quia defi nitio cft (implex quidditacis rei
intuitus , neqoe alia cognitio (equitur ad illum in- tuitum, ratione cujus fit
in ntum : Immó hac rationc Bianc. lib. 4. diale&. inftit. (c&. vlt.
negat vniuerfaliter Def. Diuif. & Apes cífe inftru pu logi- Ca;quia potius
funt opera ipfius logica ivre 1. in Logica abfoluté confi- derata in toto
ambitu fuo , non fyllogi(- müfed inflrumentü (ciendi. efle adzqua- ein » Ad 2.
idcm argumentü có- fici poffetcontra argumentationem , non manifcítet ignotum
illi , qui iam e. (cebat, dicendum itaque 10d licét dci. nitro non mauifeftct
ignotum ei, qui tany claré dcfiniti naturam agnouit, camen ex natura (ia cft
manifetartoa , & hoc fuf- ficit;ad rationem modi fciendi. Ad 3. ide ctiam
argumentum vrgeri potcft contra argamentationem , q» nó dift:nguator 2b iplamet
notitia difcur i;ua,at.jue 4deó c(Te nequeat in(trumentum cius; vt vrgcbac dc
fa&to Blanc. cit. itaq; refjodet Amic. trac.vlt, Log.q.6. dub. 1.
dupliciter. defi- nitionem pofle dici infrumentum fciédi, primo rel pe&u
ipíius (ciencig,& ità cer- tum cft non e(le inflramentü , quia cífet
inftrumentum (ui ipfis, qaia per defini- tionem non habemus aliam fcientia, Lu
cognitionem quidditatis,quz cft ipti íli - ma definitio. Secundó,vt fit in(trumencáü
rc(pc&u quidditaus cogniti, & irá bené dicitur inftrumentü, & fic
intclleótus cft principaleagens , cognitio dcfinitiua ef inflrumentü , quo
apprchendit obicirü y ficuc manus dicitur inftrumentü corpo- ris,quia per cam
aliquid apprchédit . Sed hzc reípoofio non fatisfacicnon.n.obic- &um,fed
cognitio re&a obiecti ett fias inlLruméti logici , ergo malé cóccdit dc.
finitionem e(le inftruentü obie&i cuf , non aüt coguitionis. Quad (i dicat,
cia Obiectum,quarenus rccte cognitum, tt&- tui pofle finem lcg:ci
inftrumenii ; hoc nihil eft,cum .a.cíic cognitum in obiccto nihil ceale dicat ,
nifi cognitionem tpsà » vt ad illud terminatam , plané dicere dc- finiionem
effe in(tcumcotu:n obicdti quatenus cogniti, eft idem, quod atkere- re effc
inftrumentum cognitionis 1puus atque ita redit integra d fficulcas . 8 Potius
ergo dicendum, quod dcfiai- tio, ficut etiam diuifi» , & argumentatio
poffunt (umi dapliciter, vcl tormaliter, - vel obie&iué ,'primo modo funt
ipfünet | actus definiendi,diuidendi, arguendi; fz- cundo modo (ünt obie&a
, quz. per hos a&us menti obuct(antur ,cogaofcit. n.n« tellectus per &
precepta bonc &«c. & fic cognoicit, dum fit , diuidendum , &c.
& hoc odo fumpta przcipué habent rümein inllcü- menti logici,vt Tice o P
RUN A LAU C E d icam in(lructus Sy dAldadd. dH E Auería (e&. 2. conceptus
.n. obic&inus €(t,qui dirigit a&tum poftea cliciendum, ficut.n.quilibet
artif. x , vt opus fuü re&é efficiat , prius illad mente praconcipit , Qu
fit c fliciendü cogitando regulas, recepta rale opus efficiendi, fic intel- lectus,vt
rete definiat difcurat &c. có-
fiderat regulas, & przceptà definitionis, & diícurfus, & virtute
huius notitiz, & conceptus obic&tiuty qui in propofito eft di(cur(us
regulatus , vel definitio efficit fübindé actualem difcurfum , vel dcfiai-
tionem , 1n propofito itaque licét defioi- tio formaliter fümpta non
dittinguatur à notitia ipfa quiddiratis , obie&iué tamen fümpta
diftinguitur, faltim quoad modü cífendi, ficut diltingui folet res obie&iué
concepta à feipía,vt ex ttit realiter à par - terci, & hac fola
diftin&io fufficit ad (al uanda, quz cunque dicuntur de cognitio- ne
dicigibili , & inftrumento dircétiuo , & per hoc patet ad inftantiam
Blanc.for- maliter fumpta fünt opera logicz , (ed Obic&tiué (unt
inftrumenta . Sed dices , definitio, & areumétatio (ic fumpta pro Conceptu
obie&iuo rei efficiédz nó (unt, nifi Idea, & cxéplar definitionis
atualis, & diícurtus, at idea non dicitur ihftrumé tum,funt n. caufz
dittin&z idcalis, & inttramentalis, & domus in méce Archi- te&i
non folet dici inftrumentam zditi- cádis(ed tale dicitur malleus,fecuris,
&c. ergo hoc modo infpc&a definitio nequit dici inftrumentum, ep. ideam
in logi- Ca habere rationem ilt raméti , fic ctt pac ratio de alijs actibus
fa&iuis , & logi- €a quia in illis cum exerceantur per actus "
trapfcuntes habcotür infl rumenta. cxtet- majquz proprié tali no:inc
noncupatur, gica cum exerceatur per actus 1m- manentes , & opus cius
dirigibite fit co- gnitio iptelle&iua, nil altud habct, quod ita proprie
fortiti poffit rarionem inftra- menti dircétiui , quàm ipfammet ideam
Operisfacicndi, — ^ 9 Tcrtió obijcitur , quod diuifio non fit inftrumentü
logicum ; tum quia 1. de An.tex,
E.hibetor, quód omnis ratio,vel cit dcfinitio;aut demóftcatio, & 1.Mct. 5.
omnis difciplina , aut efl pec dcaion- Türationcm,aut per definitione; tui quia
- Difp. I. De Infrume ntis fciendi. 2, Poft.in principio proponésPhilof.nnz
meiíi quzrttioniü (cientialium, tanrüqua- tuor cnumetar,an fir,quid (ic,
&c. nullam faciens mentionem de quotuplex fit ; er« go fruftra fingitur Methodus
ifta diftin- Ga ad (atisfaciendum illi queetito , tü de» nique quia idé
cogaofcimus per hanc de- finitionem bomo eft dnrmal rationale , & per
diuifionem eiufdem in partes Me- taphyficas , ergo diuitio non elt inflru-
mentium coadiftinétumà definitione . Refp. in primis duobus locis Arift.lo- qui
de cogaitione ipiiusquod quid cft; & ctiám de illa cognicone, quz proprié
fcientia appellatur , has namque cogni. tiones maxime azeftimauit vcluci
princi- palesin qualibet facultate, & in ordine ad iftas , tanquam
intlrumenta precipua conftituit definitionem , qua cft genera- tiua primae,
& demonftrauonem;quz al- teram generat , & non allignauit diuifio- nem
; quia hzc non cít ita neceffaria , vt dcfiaitio , & demonfítratio ad
perfectam tci notitiam aflequendà . Ad alterá de 2. Pofl, Arifl.:bi enumerat
tantum illa quae- fitaquz pertinent ad remin fe , & infoa communitate
infpectam ante diuilionem in plara ; vel quae itum quoruplex res fit reducitur
ad quafitit qualis fir, quia fpe cics non funt de e(leatia generis, led ve-
loti eius accidentia, quia inferiora acci- dunt füpetiori. Ad 3.6 interdum per
de- finiiionem,& diuifionem idem eX primi- tut obieétum,id tamen non fit
codé mo- do ,quia definitio componit etfentiá cei quam diuitio refoluit in
pattes, differunt ergo illz dus propolitiones non rationc Oobicé&tsfcu rci
figaificata: , fed modi fi- gnificandi, & mauniteftindi eandem rem, qui
diuctíus cfi in definitione; ac diuifio- ne;quia primus eft modus compoliciuus,
alter diorfiuus,quod (ufficic ad diuertica- tem illorum inftrumentorü;quod
adhuc magis cxplicabitacinfraq.$. art.1.— 10 Quarto detiiim obiJcituc , tp lint
plura tribus, nam (icut argamentatio có» muni confenfu inter inftrumenta logica
numetatur ; quia mediancibus regulis de ijfatraditis eit api fimum inltrumérum
ad ditcétioné dilcurlus, ita patitér cnun- *xiatio 'tit a i inlrimentua ad.
Quefi.I. Ouid,e) quituplex fit inffrum. [ciendi. -dire&ionem iudicij, quia
& ip(a habet proptias regulss,& pracepta, quitusob- feruaus nom n.inus
bcne dirigitur iudieiD, quàm regulis argumentationis. feruaiis dirigatur
difcurfus. Confirm.quia fi igno rant: naturam hominis dicatur, Hofio cfi
anitiai , vcr€ manifcftatur rli. aliquod ignotum , ergo veré cít modus fcicndi
. reterea omnes fecunda; intentiones lo- pun funt aliquo modo veritatis oflcn-
ug , & fingulz 1unant. ad. acquircn- dam Ícientiam , & dirigendum
intel. letum, crgo omnes funt mod; fciendi . Demum Arift.2. Mct.c.vlt.
Mcthodum, Ícu modum procedendi in tradendis fcienujs appellauit modum, (ciendi
,ergo nonbene «xcluditur . Relp.hzc,& fimilia arguméta proba- re dumtaxat
inflrumenta [ciendi effe plu ratribus , 11 modus (ciendi latius vforpe- tur,
& iccundum on.nem exienfioncm pro quacunque noi ma rc&té intelligendi:
at non fi proprié fumatur pro cratione manifeflatiua igooti,vnde Ad 1. nó ideó
pracisé orgun;entatio ponitur infirumé- tum logicüs qvia habet proprias regulas
, Quibus dilcurfum dirigit, nà pari rationc, nedum enunciatio, fed ctiam
termini fim pliccs inier infirumenta logica. forent con putanda,cum etiam de
fübiedto;co- pula,& pradicato propriz tradaptur tc» gulg;quibus obíeruatis
dirigitur apprché fio in ordine ad iudicii; fed ideó dicitur proprie modus
(ciendi , quia maniteftat ignorum ,jucd cnüciationi non cOuenit ; qua :alis
cft. Ad 2.aiüt Compluc.in pra- amb.ad fumn;.negando , quód cnuncia- tio cx fc
bit mamifettatiua 1gnoti; nam ip- faíclum «num de alio enunciat. , ad hoc
guten, vt vcré manifeflaret rgnotum, dc- bcret oít édere Gc cic; licet percalé
pro- policionemn ati err, quod ramen nó fit peripfausíed perargen«mauoncm . At
ità tcl pondenco pl« ne concedo nt de ra- tionc infiruméa logici , & nodi
tcicndi €lle yim: jrobatiuam ,& illauicem, quod tamcp,X ipli neganc.
Licendun igiiur, quod enüciàádo vnum de alo, (20, olitio Mtku€ aliquod ignot
nrfboamile nob quanton; ic ttciftad dede cft mjapitcfts 189 & explicité
quod nó facit propofitio,ni- fi vcl comcidar cü definitione (vt eft in exéplo
adducto in argumento)vcl cü di- uifione , vel per argumentationcm illata fit ,
cuius propriü a.unus eft manifeftare diflinété,& esplicité ignotum cóoplexü
. Ad 3.& 4. concludunt folü o€s intétio- ncslogicales,& methodum ipsá
effe mo- dos ícicndi,,& inflrumenta logica süpto Kicndi modo fecüdum omné
extéfioné . QV&STIO SECVNDA. inflirumenta prafata: diretlios ni cognitionis
deferuiant . Ertum cft cognitionem intelle- &iuá per illa inftrumenta
dirigi poflc ied aliqua difficultas cft in explicá do, quomodo in ea talis
dircétio exerce- ri pollit ; nam clari eft talem dire&ioné nó excrceri
circa cognitioné in commu- ni abftrahécem à recta , & indirecta , fed circa
cognitionem in particulari, logica .n. vtens, vt fupra diccbamus,verfatur cir
ca particulares difcurfus , & particularia iudicia ; omnis autem a&us
cegnitionis particularis, vcl eft actus verus, & rectus, vcl indircétus,
& falíus,aut.n.eft confor mis., aut difformis obiccto , nec dari po- teft
medium,fi cognitio eft recta, & ve- ra;iam nonindigct directione, (i verà
cft indirecta, & falfaynon poteít ;ipfamet ea- dem permanens dirigi,&
reta fieri, iudi cium.n.quo hominem effe animal irratio nale afferitur , nullo
prorfus modo idem perrhanens poteft fieri verum , fed debet € rente tolli ,
& oppofitum introduci. non.n.fecundum (c eft capax directionis, &
veritatis,& ità vmuerfaliter cft de pro. pofi cionibus necetíarijs; quod fi
in con» uüpgenubus poffit mterdur idé iudiciü mutari de vcro in falfum, hoc
certé fieri. ncquit , nifi per müationcm obic&i , at. dirigere hoc modo non
fpe, ad logi cam , quia ipla non habet vim dir? cognitionem ubtando obicétumsied
fos lum mvtádo cogiitioné iplam; Accedit s. quod tolum de ncceülarijs Siam qe
logica prafeitim adinucnia efl wr dirigat in co; niienc fcienatica acquirenda «
— Autrla indua.Log.q. 34 ect. 7 explicat. : X53 pol ^ b — -—" i9o pofíc
dirigibilitatem cQuenirc cognitio niindircétz, & falíz , 6 cuc Theologi in
mareria de peccaris. explicare folent in a€tibus nialis priuaucnem bonitatis ,
& €apacitatem oppolitz rc&titudinis , 1n actu. n.falfo duo
confidcrandaiumt. (in- | & «quod fit actuscognitionis, & y t
indirc&tus, quatenus crgo indircdlus; cit vtique incapax reétitudinis
,quarcnus fal(us,cft incajax veritatis)quia arrcétitu do, & fal(itas rc
étitudini, & veritau re- pugnagts cftq; illi incompoffibilis ; qua- tcnus
vctó actus ccgnivonss ett, ic fccü- dum ipiam cócm rauoné retinet. rcétitu«
diis capacitatem, & vt fic eft dirigibilis, reducitur autem hac capacitas
ad actum non quidem faciendo, vc idé actus mute- tur in vcrum fcd copucrtitur
in aliü act ü verum realiter diuer(um, & oppolitum , €onucnpientem tamen
cum ilio in rauone Communi cognitionis circa tale obiectis, & tandem (ubdit
Aucría hoc gens apu- tudinis , & capacitatis fuifle ab Arift. af- fignaum
$. Met.c: p.22.dum ait Talpam elic capacem viíus , non «quatenus Talpa eft, (cd
quatenus animalcít , & hac ra- tione dici coccam . UD. 12 Scd hic dicendi
modus patitur in primis omnes difficultates, quibus. pre- mitur fcntéria
Theologorum tencnuum a&unodij, & blafphemiz deberi rcctitu- diné sm
genus, & ha« rationc clic lerma- ' litec malos, quz plané magni iunc póde-
ris . Deindé £alfitasmaximan: ponit im- perfe&ionem in. a&u, fed
priutio fccun. dü gcnus-nullà dicit impeifcétionem in talier priuato. , «t bene
Scot. oftendit 1. d.28.q.2.ad 1. nam priuatio vilus. in plà- ta cfi quodammodo
priuatio cx Arifl. $- Meta. & non importat imperíeétior.é in planta,
alioquin priuatio- fenübilitaus. lapide , & infnita pertcCtionis in ente
€rtato. idctiam facerc , quia lapis , qua fubfiantia,cft capax feníationis,
& quod Wib«t ens creatum, quatenus cns,cft capax infinitg perfcéionis, ergo
falbtas, & ir-. 1c ét udo cognitionis non benc cxplica- tur. per
priuationem rc&itudinis in. atu: fecundum genus... Ruríus faisó (upponit.
Aucría cognitioni intel ética vc fie có- : debeti rc&bitud : mjquiaco- i
-Difp.I- De Inftrumentis fciendi- ^ ^ n gnitio intclleGiuas vt fic , abflrahit
à re. Ga, & indircéta , ergo vt fic neutrum ei conuenit, vcl dcebctur,
ficut nec animali , vt fic, debetur rationalitas, vel irrationa- ) litassquia
ab his abftrahit. Confirm.nam: rcpugnat in terminis actui falfo. sm gra. dum
gcncericü deberi recticudinem,quam non potefi habere sr fpecificum ; nam fi
debetur gradui generico , debetur euam omnibus inferioribus, vel f1 cis omnibus
non dcbcetur ; nec debetur gradui co, (cd aliquibus (peciebus illius generis
ficut quantitas debetur fubftantiz corpo: rez, non autcmfpirituali , & ideó
nó.de* betur gradu: generico (ubftanciz: in com muni; alioquin. fi deberetur
generi , de« beretur etiam omnibus fpeciebus, Et per hoc patet ad exemplum de
Talpa; nam fi Talpz repugnat vifus sin (peciem , falsü erit vilam deberi gradui
genericoanima- lis, vndé tenendo. Talpam noncarere vis - fu fecundü fpeciem, nO
eft fimpliciter cg Cavcl priuata , fed tantum sri quid, fei - fccundü genus ,
non quod eius generi, .i. animali debeatur vifus, (ed quia ei no re» pugnat;
qua doctrina cft Scot. loc.cit. v-. bi ait careniiam rationisim boue effe pri
uaiionem fecundum quid , quia licet ra-- tio repugnet boui,qua bos; non repugi
tamen aoimab , & ait hanc privationemnihil dicetc impcrfe&tionis in priuato
ob. rationcm allatam, ità intelli cft Arift.cit. dum loquitur de Talpa .. : si
Refpondeat Auerfa füfficere , quod rectitudo. faltim non repugnet gencri a-
€tus,licctei non debeatur, quia hoc fuffi- cit, vc cognitio intcile&tiua in
communi dicatur dirigibilis. Cótra hoc eft;quia.die. rigibilitasab ipío ponitur
paffio cognitio. — - nis intelle&uua) ergo nom erit mera nom repugnantia ,
fed tum , & aptitudo. addirigi .. 13 Alijproindefatentur dire&ionem
vtiq. non deberi a&ibus elicitis nec fecüs dum fpeciem , necsrh genus ,.
fed:deberi: | aGibus cliciendis, vt (ic enim nensüt re« &i nec errat, í
Qwefl, 1T. Quomodo direHlioni inferuiant. erat in potétia obicétiua, vt docet
Do&. 3d. 16.q.vn. A. cx Ariít.9. Mer, ergo (i cum exiftit non. potelt idem
numero di- rigi,crgoneq; cü exiflere poteft, idé .n. numero eft actus elicitus,
& eliciendus. 14. Dicendum itaque cognitionem in- tellcctinam intantum dici
dirigibilem; & dire&ionis capacem , inquantum intcllc- Gus cognofcens ,
& operans poteft diri- g5& corrigi tranf: ab a&u falío ad vcrum,
Probatur , quia fi hoc modo ex- plicetur capacitas directionis in cogni- tione,
vt .f. re&itudo debeatur potentiz intelle&iuz ,non aé&ui cognitioni
sfacil- limé vitatur difficultas in principio pro- polita & vniuerfaliter dcfenditur
omné cognitionem , fiue fit de obie&to conüin- genti, fiue neceffario cffe
dirigibilé , rc- &itudinifque capacem, quatenus intelle- &us in onihi
cognitione mas dirigi ,& - emendari .. Accedit , quód quando dici- mus fiam
logica eife dirigere opcratio- -nes intellectus, aliud non intelligimus, q
intelle&um pet logicam dirigi potíe , & - debere in fuis operationibus,
ergo rc&i- tudo debetur potentia intclle&iua opc- ranti, non ipfi
operationi. Denique licet - modus dicendi Aueríz , gy re&itudo de- - beatur
operationi, fuftineri in illis - contingentibus actibus ( fi tamen dátur, de
quo in lib.de An.) qui ijdem numero manentes po(funt de veritate ad faliitaté
migrarc,& é contrà ; nullatenus rf (ufti- -neri poteft de actibus
neceffarijs, & alijs contingentibus, ergo vc detur. vniucrfalis rceula ,
quomodo cognitio inteJle&tiua : fit capax directions, reftat diccre,quod
fit capax illius mediaté, non immediate, , le ratione intelle&us
dicigibilis , non ra- "^-tione fuzencitatis , (iue fpecificé. confi.
deretur , fiuc generic , Acn cótrarium obijcies, directio, vel. indire&io
conuenit inrelle&ui mediate cogaitione,ergo, & dirigibilitas, qaia eft
"eadem ratio ; probatur atiumptum , quia -tunc intellectus eit
rectus,quando eítye- rus, indirectus,quando ett tal(us, fedve- titas, &
fal(itas rminediaté conuenit co- - B csevtAc tem ioteliectuis ,» veram,vcl
falsá.Rur- | feruit, m Paodicin medi sinana eo wr 9t ergo etiam immediaté
dirigibilis ; Con- feq.patet, quia a&usin (übiedto , cui in- cít,(upponit
potentiam ad ipfum. lte(p. 1, negando parítatem , quia directio , vcl
indire&io refpicit a&ü (ccundum, & fumitur immixliaté ex
conformitate, vel difformitate ad obicétum , qua fundatac immediaté in a&u
, (ed dirigibilitas re- fpicit atum primum, & fumitur ex pofit, vcl non
poffe elicere aótum re&tü . Ad 2. in atu eft potentia logica ad directio-
nem, .i. non re antia ad dirigi , fen(u Deus dicite habei potes 2d feaon autem
potentia phyfica,feu (ubie- Gua , quz dicitur contradictionis , fed hzc in
intelle&u folum reperitur , & de potentia ad dirigi in hoc (en(u
loquimur in propofito , 15" Sedadhuc vlteriuspro maioti na- titia
famulatus horum inftrumentorü du bitari (olet,an przfata fingula ioftrumen ta
fingulis dc(eruiant operationibus , vel potius equaliter oibus . Pro decifione
breuiter dicendü eft , quód licct omnia, & (ingula a(fignata inftruméta
oibus , & fingulis inferuiant operationibus, nao và oibus zqualiter
famulantur; & quidé pri- mum facillime probatur difcartendo per fingula.
Definitio enim maxime iuuat ad — primam operationem; pía,n. lante Tité
cócipimus e(lentiam pro- priam rerü; hinc etiam valet ad directio- né (ecundz
,cum .n. nos dacat in cogni- tionem quidditatis, docct caníequeoter, quz
przdicata effenrialia de ip(a eoücia- - re debeamus, & quz negare, valet
tandé ad dirigendamtertiam , quía.cx cadE de- finitione concluduntur illariné
propriae paffiones, & atttibuca, & repugoácia ex- cluduntur , nam medii
demonitrationls , per quod paffioné oftédimus de fubiccto, eft ipfius fabiecti
definitio. Diui fio fimi- liter tendit ad dire&ionem cuinícunque
operationis intelle&us , per diuitioné li- ittin&é : Wim ea Cauet edi m
X8 Nod wA T - *f92: Difpu.L De InWramentis fciendi. ^ E
fufficientidiuifione,& preferiim perpul- — in(trumentum à coeteris condiftin&uns
€her ille arguendi modus, qui diciturdi- — vt liquet ex q. przced. (ed potius
com- lemma,io diui&onc fundatur. Argumcn- — munis quz dam conditio , ac
veluti cuiuf- tatio denique iuuat & ipía omnes,& fin- — cunq;
difpotitio,vt bene (aum munus ge- gulas intelleGus operationes, dedifcur(a |
rat, & cognitionem dirigar, confequen- tcs de fe patct, de iudicio probatur
quia — ter non eit cenfendum in(trumentumhli- fi interdum intellcétus enunciádo
decipi cui certz operationi affixum,fed omnes, tut, tr':buendo .f. praedicati
aliquodtei, - & fingulas indifferenter coadiuuans. Q» vcré ei non cóucnit,
non melius corri- gitur, & in notit iam - cie omm LN Q V£ESTIO III t
argumentationé; dirig:t étapprchen- ; Dlooé quit ad inueniédam períc&am re1
Quodnam borum PA aa um quidditaté non femel vtimur fyllogiímo. fit. perfetlius
. 16 Verum quamuis hoctotü verüfit 17 q^ Tiamíi exacta huius quati ine
omnia,& fingula hzc inflrumcnta omni- Ttisenis fupponeret particula bus ,
& fingulis famularioperationibus, — ré tractationem de vnoquoq; corü fingil
vt probatá eft , nóti omnibus zqualiter— latimy;placuit tamen, & v:ile
vifum eft id inferuiunt,fed certum inftrumentü certe — in przrfenti inucftigare
, vbi de omnibus operationi eft (pecialiter applicatum, & . promifcue
tra&amus,& vnü ad aliud có- addictum,& proximé, ac directé ad cam —
ferre: Et quidem in primiscertü e(t apud rc&ificandam ordinatur, g» pariter
pro- — omnes, & ab(q; controuerfiareceptü Di- batur difcurrendo per
finzula,& fingula | ui(ioné elle imperfc&ius inftrumeniá «e cóferendo
fingulisoperauonibus& qui- ter s,vc Scotus docuit lib.r. Prior.9.2.vn- | dé
Definitio quamuis ;uuet,& dirigat fe- — de (ola remanet difficultas de
Definicio- cundd,& terti operationé , vt diximus, ne, & Argumentatiooe.
Euftrat. prafat. tfi pcr fe primóà valet ad dire&ioné pri- in2.li. Poít. Balduin.q. 9. Smigl. & alij
| mz , quia obie&um propriü prime ope- | quamplures tenent Definitioné efle
per- rationis aflignatur quodquid eft rei ab — fc&tius , nobilius
inftrumentü coereris Arift. 3 Met.8.&
3 deAnim,26.&alibi onmibus. Ac Scot. cic Faber. Theor.16. fzpe , (cd verá
rei quidditatem noícimus . Zab.Philop.Simp. & Graciromncs afic- per
definitionem 1.Met.Sum.3. c.i. er- rüt argumenrationé przíertim, qua fit in 0
dcfinitio per fe primó valet ad dite- — materia neceffaria ; praíti itionís
ionem prima operations. Diuil;io at — & fequitur Amic.tract.vlt;q. s. dub.
3. &c licet ét primz.& tertiz operationi de(er — fi ratio, qua id
afferit, (it in(ufficiens fun» uiat,fecanda t fpeciali modo adminicu- | datur.n.in
hoc, quod definitio non fit in- latut;quia per diuifioné prefettim digno |
ftrumétü refpe&u cognitionis; (cd poti* | fcimus,quid affitmádum (it, vel
quidnc- — refpe&u obie&ti , qua doctrina (uperius pene de re quam
inquitimus. Acce- — explofa eft q. 1. haius difp.in fol.ad 2, - it, quod
(ecunda operat;o cofiflitin af- .— Dicendum breuiter cft argumenta » firmatione
, vcl nergatione predicati de | tionem,& cam prafcrtim,qua fit in ma-
Íubicéto , hzcaüt atbrmatio fundatur in. reria ncceffaria,przftare coeteris
inftru- idcatitate praedicati cum füb:e&to , ficut. - menus logicis , etiam
definitiont ipliin negatio in eorum diuerfitate,at per diui» rationc inttruméa
.. Concluflo cft Scoti fionem potiflimü deucnimus in notitiá loc.cit.vbi in
corpore quzrfiti ait,g» argu- huius idenitatis,vel diuerfitatis,erso pe^
mentatio eft modus (ciédi perfcétiffimus | culiari modo deferuitfeconde
operatio- inter alios,& quod ideo Arift.fecit quafi ni . De
Argumentationctandem certum .. totam (uam Logica de argumentationc« - eft apad
omnes,quod licet primam,& (c- | Probari auté poteft , Tum quia inter in-
ionem iuui Íe tamen | ftrumenta logica (ola ar. ntatio vim . — gtimó inftituta
eft ad di ze&ioné tertig. | probatiuá& illatiuá
pofidet,ergo perfe — : i, crimen fit peculiare . Devi modo dirigit ; &
manifcitat igno- ! d C pw. tum H "TT | ] f ——CQuefR. TIT. Quodyam borum
fit perfettius. Aü,nam nc g;ri ne juit,quin virtus illatina inmanifeftatione
ignoti ex notis maxi- "mà habeat energ.á . Tà 2.quia tüc inftru mé
cenfetur perfeé&tius in arte quanto *illimitatiot eft eius famulatus ,&
ad!plu- Ta deferuire poteft, at argumentatio non folü inferuit dire&ioni
difcur(us fed etiá 'fudicij,& apprehéfionis;nam & (i hoc fic cómune
fingulis ioftrumentis, quod om- nibus,& fingulis operationibus deferuire
poflunt,vt patet ex q.preced.negati tame n6 poteft,quin perfectiori modo id
cópe tat arpamentationi; fj,n.'intcllectus (alfa opinione dctincatur, (Latin
argumétatio ex notis ad ignota procedédo cius erroré *couincit. Tü etià
cfficaciffima cft ad in- ^ueniéda rci eísctia,& coceptü eius quid- diratiuü ,cü.n.definitio eft ignota, inue-
"ftisatur per difcur(am à pofteriori,& me thodum re(olutruá,qua vel
eft demóitra tio quia, vel indu&io , vt docet Faber cü Zab.thcor.17.ergo
cum definitio ipfa (z pius arguinétatione manifcftccor, plane ' jn ratione
inftrumenrilogici .i. ignoti |
manifeftatiut deficiet à demon(lratione « 18 Confültó autem di&um eft in
có- ' clufione definitionem /n ratione infliu- -menti logici excedi ab
argumentatione , quia fi in ratione cognitionis confidcre- ' tür,res écotra fc
habet, vnde notatiimus loc.cít.q. t.in fol.ad 2. poffe definitioné, &
argamentationem dupliciter fumi , vel 'formaliter pro ipfis a&ibus
dcfiniendi ' & argucndi, fcu pro ipfa cognitione dcf nitiua, aut demoftratiua
rci. , vel obie&i- - ue, quo fenfu prafertim induüt. rationé inftruméti
logici, vt ibi declaratum ett ; quàuis ergo in ratione inftruméti argumé tatio
dcfinirioné excedat , in rationc ta- " men cognitionis definitio excellit
argu- mentationé etiá in materia neceffaria .i. ' cognitio dcfinitiua rei
excedit demóflra. tiuam, quod facilé probatur ; Tum quia definitio ex genere
füo circa lübftátiam ' rei feines demoodébn circa accidens, eibeec «n.
"EDS 'inhzíionem onis cum fübic&o ; ergo cum perfe- Gto efsétialis
cognitionis ex obiecto for. i méf(uretur, plane ip ratione s LOc case &ior
erit de- móíti ia eft circa nobilius
obie €um ex genere fuo; Tum etià quia; & & interdü accidat,vt
definitio, & demóoftea tio fint circa accidens aliquod , adhac ta- men
dcfihitio ex genere (uo eft circa ef- fentiá,& quidditaté illius accidentis
, de- monftratio aut circa pa ffioné etus, qua eft pradicatum extra quidditaté
exiftés , ergo vniuer!im loquendo defiaitio in ra tione cognitionis (empcr
perfectior eft demonftratione. Tá preterca;quia etiáft cótingar,quod definitio,
& demonflratio fint circa tdem prorfus obiectum, adhuc perfc&tior erit
cognitio definitiua rei v quàm demonflrariua, quia hzc eft cogni tio habita per
difcurfum,illa per fimplicé quafi intuitum, ceteris aurem paribus no bilior eft
modus attingendi obie&tum fis ne difcut(uyqaà cum di(curfu , qua ratio - ne
hic intelligendi modus Dco tcibuitur. Tum demü quia hac catione ait Ariítat.
3.Mct.3. & 7. Mct. 4. quod dicimur ma- g's (cireycuin Kcimus, quid fit
homo, qu& quando qualis fit; ergo in ratione cogni- tionis definitio
excedit demon(trationé . 19 Inoppofitü obijcitur 1. quod de- finitio etiá in
ratione. inftrumenti. pcrfe- &ior fitargumécatione , Tum quia illud cft
nobilius inftrumentum logicum , ad quód omnia inftramenta logica reducü- tur,
fed omnia reducürur ad definitione , etiam demonftratio ipfa, vt docet Auer. 1.
Poft.com.i]. vbi ait fcientiam terü. per demonf(trationem quzri propter
fcientia definitionis; «nde 1.Poft.com. 38.ait tta Gationem 1.Poft. ordinari ad
(ccundum librü,vbi agitur dc definitione , eceo de- finitio nobilior cft;quia
finis nobilior eft his,qua funt ad (inem. Tum dcindc aobi- lius eft inftrument
; quod verfatur circa perfc&ius obiectüfcu (cieniam caufat de nob;liori
obic&o, fed definitio cft circa fübftantiam,demonftratio circa accidés,
ergo &c. Tum tandem quia definitio rem manrfcflat per caufam formalem),
& :n- trinfccam 3, Met. 5, & 7. M et. j. quac cer - tius ducit in
cognitionem. , quam caufa efficiens, & extcinfeca per quam proce- dit
demottratio, nó um cx obiecto, circa qp vet(atur;fed ér ex medio; quo vu tür ad
illud mani ü, definitio exce- dit demóttrarionó;ita arguit Bald.loc.ci. io
Rcfp. - 20 Refp.ad r.neg. minorem, nam in logica (ecundum (c coníiderata in
tota latitudine (ua de fingulis inftrumétis. pet Íc agitur in ordine ad
lingulas operatio- ncs intclle&us , vt patet ex dictisq. pro- cem. in
Logica vero Arift. (quicquid di- cat Auer.de quo non curamus) um abeft, vt de
demóftrationcagatur inordine ad definitionem, quód pociusomnino é có- tra rcs
(c habet, nam in 2. Poft. con(ide- ratur , vt eft mediam in deimonftratione
potiffima,vnde ad cam reduci habet , vc- lut parsad totum . Ad 2. Faber cic.
ab(o- Juté negat definitionem notificare fub (tà tiam, & inquit (ignificare
tantü fabítan- tiam rci , vnde poftca theor. 17. oftendit fubftantiam
nocificari Mcthodo rcefolu- tiua,quz vel eft demoftratio quia, vel in-
du&:o . At malé negat Faber definitioné e(dc notificatiuam , &
declaratiuam fub- ftantiz rci; tum quia hgc eft aperta Arift. doctrina 6.
Top.c.1.& 3. & 7. Met, tum quia 1d ratio cóuincit; nam (1 definitio li
- guificat fibttantiam,& etfentiam rei, vt fle coacedir, vtiq. certü cft
non fignifi- care illam coofasé, & implicité,vt fizaifi- catur per nomen
definiti, fed clacé,& di- funde, vt docet ArtLin proce n. l/hyf. tex.
j.ergo illam nocificat & declarat, nà fignificare diftin&té rem ett
ipsà declara rc, & noti ficare; X fal(um eft,vt patet ex fupradi&s ,
rem notificaci non polfe nifi pet illationé, & di(carsü ex noto ad igno
tü,& ideo quamu:s concedamus fübítan tiá cei modo illatiuo notificari poffe
pec . Methodum refolutiuam, negamus tamea alio modo manifcttari non poffequia
de- finii»per (implicem velut intuitum (ine di(cacfu quiddicatem rei manifcftat
, 21 Potiüs ergo ex di&is occurrendü eft, aliud eife comparare adinuicem
defi. nitionem,& demoltrationem in róae co - ici onis,aliud in ratioae
intlcamenti,vc nc nozauit Amic.cit.uá (i primo modo cóparentur, negiti ocquit,
quin definitio nob;lioc fit deinó(trarione ,vcbenc pro - bat argumentum;at nan
probat; quód lit perfectior ia rationc inttcaméc, ná per- fe&io in(truméti
formaliter no attendi- tut ex fi»e, vcl obiecto , quia ilioqu: no- b.liot e([ct
demon(trauio quia demoóiltca- CASS Difput.I. De Inflrumentis fciendi . tione
propter quid, nà illa (übftzntiá, & e(Tentiam rei manifeltat aec accidés,
(ed ficut ratio inftrumenti coiftit infamu- latu, & in modo adiuuandi
intclle&um in cognitione obie&i, ita ex conditionibus aug&cibus nà
perfectionem cognitionis fed vimatiuanté jntelle&ü ad cam ob. tinendam,
attend: dcbet perfe&io, & no- bilitas logici inftrumenri,cumq; hac vir-
tus magis eaitcat in demoflracione, quà in definitione, quia in ea visillatiaa
coti- neutr, ideo in rationc inftruméti ab ea ex ceditur, licet in ratione cogn
tionis cxce- dar. Ad 3.fal(uire(t definitioné vti caufa formali pro medio,quia
ip(a a4 rem ma- nifeftandam non procedit via illatiua, imó potius ipfa medium
cít in demóftra tionc poti(Tima; dicitur ramen rem noti- ficare per cauíam
formàlem, & intrinfe- cam; pro quáto dcfinitü declarat propo- ncn3o partes
iotrinfecas quidditatis eus. ob;jcitur € contra , quód nec inratione
cognitionis definitio przitet demonftrationi,nam vt.yna coguitio alia exceda:
in perfectioncsnó fufficit , vt Gc de nobiltori obicéto,(ed debet circa illud
adzquaté veríari , ergo (i demonftratio pariat clarioré, X magis ada quara
cogni tionem dc accidentejquàm faciat defini- uo dc (ub ftácia, erit perfectior
definitio ne,cuá in ratione cogaidonis, & fi fit de ignobiliori obie&o
. Accedit,quàd etià 1ntetdü cócingere pote(t vt demóftratio fit circa accidens
nobilius , & definitio circa ignobilius, illa nimirum circa intel-
Ic&ionem,hzc autem circa albedinem , 21 Refp.duplicé effe perfcé&tioné
co- gnitionis, aliam cffentialé , queartendi- tur penes obie&um
formalejaccidenta(é alteram, qua attenditur penes conditio- nes accidentales
cognitionis, pencs.nimi rum inten(ion&claritatem, certitudiné »
&c.& vtique cótingere pote(l,vt vna co- uitio lat perfectior alia
e(fenttaliter , & imperfectior accidétaliter; (ic dicemus. cognitionem
confufam fubftarige impct- fc&ioré eife diftin&a accidentis; (ic igi-
tur in propofito ,ctiamli defiaicio rei ume pe » tamé quia e fuo verfacurcirca
perte&tius obic&um , quà. demonítratio, scperíccüdü ípecié- cam e€xcc-
—— » -Quafi IP. De Definit-quid
fit, €) quouplex.edri.T. 105 eXcederet,& folá in quibufdá accidenta. libus
conditionibus excederetur ab ca , t do&ttinacíl Scoti 2.d. 3. q.9.
&tra- ita fuit ab Arift. 1. de part. animal. c. j- vbi ait melius effe
fecüdü effentia, & fpe- €ié de diuinis, & caeleftibus rcbus tenué
cognitionem habere,quàm de corruptibi libus magnam , & perfectam fecundum
Códirioncs accidétales. Ad aliud dicimus id cucmte per accidens, per fe tamen ,
& ex c luo definitio in rationc cogni- tionis perfe&ior eft
demontirauone ; aia definitio eft circa quidditatem rei , demonítratio circa
accidens eiuidem rei,vnde vt comparatio recta fit inter dc- finitionem,&
demóftrationem, fieri de- bet reípcé&a ciusdem rei , fic enim defi- nitio
deprehenditur femper. perfectior demonf(trationc , quia per cam res co-
gnofcitur quid fit;per iftam qualis üt. Qv4STIO IV. De Definitione . 23 (7
Váuis definitio , vt importat rei A J quidditaré, ad Metaph. fpcctet , qua
ratione Arift. fusé deilla pertractat 7: Met.ná attinct ad eum difputare de có.
ceptibus tráfcédentibus qualis eft conce prus ipfius quiddsratis, tamé vt c(t
mediü. in demóflratione,& ioftrumétü fciendi, feu cognofcendi quidditaré ,
ad logicam attinct,ita dirc&é docuit Auer. 7. Met. com. 4 *. & quàuis
ipsá confider:te,vr cft mediü in demonftratione, (pcótet ad lib. Pott.tamé vt
inflsumcotü cognofcendi ad hanc pertinet difputeybi ogece decre- nimus é in
particulari de. quibutdam in- firumérislogicalibus, quorum cogn tio prorfus
nccetlaria videtur ad ceterorum: €ajxü nà fe habent vclut clauicula: qua- dam
ad. alia aperienda; tale autem init ru: métum eft definiiio,de qua quia plura.»
occurrunt diflerenda ; deó quaftionem. hanc in. plurcs di ftribuemus.Aruculos
.. ARTICVLVS. PRIMVS. Min [ityquid fit: Definitio quotuplex« Y. CAE articuli
parté, X fi. vt Ariftot, refert.a. Poft. 20. &. 8. Met. 3. Antiquiores
qui-à Antifiients Sc&atores negaucrin: potlibiles cile rc- rum
definitiones, | uamopinionem fccu- tus eft Ioan.Franc. Picus in examine va- nz
coctrinz gent.lib. j.c.7.& 8.itatamé exploratum citapud omnesrerum defi-
nitiones ó folü cfle poffibiles,verüde fa- &o dartvt ceteri oés Philofophi
oppofitü ^ docuerintjita i'Jato apud Alcin.de doctr, Elat:c. $.Pythag. &
Socr. apud Laert. in vitis corum, L'emocr. qué idcircó laudat Arift. t. de
parub.anim.c. c Arift. ipfe fere vbique , fedex profétlo 6. Topic. 2.
Poít.7.& 8. Met. Accedit ratio euidens, quia ablata dc finitione tollitar
demóftra tiocuius eft mediü,& ablata demonftra- tione omncs fcienuz tollitur,
nihil pror lus (ciremus , & ca quoque igroraremus, quz funt obuia fenfibus,
& facillima co- gui : in hac igitur patte nullus remanet ambigédi locus de
exili étia definitionis i$ Quantü veró adalià quafiti par- tem de ratione
definitionis , recoléda eft cóis illa diuifio definitionis uv dcfinitio- nem
quid rei C7. quid nominis . Defini- tio quid rei apud omnes eft , que cxpli-
car naturam tci ; fcd ronem definitionis quid nominis non affi gnát omnes codem
modo: Auerfa tra&t, 1.inftir.cap.3. Blanc. Iib. 4,
inflit.(e&. 4. Amic. trat. vlt. q. t. dub. 4. Arríag.difp. 3.
Ouuicd.controu.2. Sun: inquiunt, cp dcfinitio quid nominis cft, que explicat
vim, & fignificaionem nominis, vt fi definiatur hoc nomé bomo dicendo , eft
nomen. pecie ani- malis rationalis / Sed hoc non bené di- citur, nam c(i natura
nominis eiuf; ef- (cntia in fignificatione coniftat , & 1 ü nomen quoq; fit
res quedam. veré defi- nibiks pa definit:onéquidditariud, cer- té (i dcfiniatur
per genus & differentia, vt dicendo,.quod hecncmen homo; eft nomen
fignificatiuit. animalis rationa- lis,talisdefiniuo verégrit quid rei; namr
veré cxplicat: per genus , & differentiam. totam cílentiam illius: nominis
bomo .. Faentesz,partSum«q,2:difh 1, art. 1» ait dcfniuonéquid nominis clle
rónem en» tisim poflibilis,& ideo (ubdir hoc genes. rc defin: tionis d.
finiri chymctrá ; hirco- ceruü,& alia enia impoflibilia , & ideó. nomi.
196 nominis definitio appellatur, quia totam effe dcfinici nullüm cft aliud ,
quà nomi- nariy& hanc ait fuiffe mentem Arift. 2, Poft.c.7.vbi docet de
rcbus,quibus actu c(le,& cxiflere repagnat, non pofle (cir, quid fint ipíz
, fcd tantum quid nomina fignificent ; quod ctiam ait mlinuari à Scot. 4.
d.1.q.2. $. Hic primó v idédum. Sed nequc hoc bené dicitur , quia entia quoquc
icalia vltra definitione quid rci; hàbent etiam quid nominis, ergo falfum cít
id formal ter fignificare rationem en tis impofIibilis,afsi prü patet ex 1. Poft. tex. 2. $.24.& 2 $. vbi oftenditur ad demó.
firatioucm ncceflariá cffe piecognit;oné Quid nomin s,idéinnuit Arittot.
2.Poft. tcx. 19.Qui cft locusà Fuentes citatus , & 4.Met.28. Eté contra
etian. entia. 1m- pofbbilia pollunt explicari (uo modo de finivonc quid cei,
nimirü per rónem ex- plicité, & diftin&é explicantem illud , quod nomen
importar implicite ,& con- fuse, vt Scot.doect loc.cit.ab ipío Fuent. Quod
fi cétendat Scot.ibi loqui de quid. nominis, adhuc babemus intentum,quia inquit
ibi hanc rónem nominis-cífe tàm ntis, quàm non entis, quod ét docucrat in 1.d.
5. q.6.art.3. fal(um igitur eft Do- €torem huius fuitle opinionis; quod ibi
affcrir,cft,acfinitionem quid rei proprié €xplicarc ui veram; & ratam rei
e(fenuá, v.ndé negat bancetie proprie entisimpof fibilis,quod vtique vcrum cít
, pà hac cft vnà condicio entis definibilis, vc poftea diccmus,& boc ad
(umm; fignificare vo luit Arift. 2.Potl.cap 7.quia.n. dcfinitio quid rei
proprie cnti taniü real copue- nit,idco ibi dicebat entia impoffibilia pre
feirim explicari per definitiené nominis, , Definitio igitur quid nominis, vt
col- ligitur ex Doctore 1.d.22. q-1. $. Doreff dici, & cx 4.loc.cit.$. ex
bis praditlis, vt diftinguiturà dcfiniGone quid rei , c(l €xplicatio , feu
lignificatio nominis ,vcl per aliud nomé clarius, vcl per ecymolo- giam
cius,vel alio contimili modo;(ic de- finitur mulicr, q ef mollis aer, homo; g;
ab humo uabit orginem, Sol,quod (olus. ffit in Orbe , lapis ; quod fic dicatur
à lae- ione pcdis;ità.n.non veré explicatur na- ura iplius nominis, yt
rcsquzdrem cít, Difpat.I. De Ifiruypentis füáendi ^ Cu (ed crafso quodá modo
fignificatil eius, vndé definitio quid nominis proprié » vt: notat Tat.in
2.Poft.q. 1.8. Primó fcien- dutii idem cft,quod nominis interpreta-
tio,quicquid dicat Fuent. cit. & fequume, tur aem plut.przamb.de nodis
fciendi , Calil.tra&.3.c. 1, ex quo demum fequies, . vt ibi notant ijdem,
folam definitio- nem rci effe proprie, € fimpliciter defi, nitionem , atq; idcó
predictam diuifio- nem eíle zquiuocam analogam , & idcó. dimi(la
definitione quid nominis , ad aliam progredimur. : Dcfinitio itaque quid rei,vt
ab ciusno mine cxordiamur;ità appellata efi meta- deíumpta exterminis, &
finibus agrorum, vt notauit Quuinail. lib.7.cap.4.. vndc 1. Topic.c.4- ab
Arift. vocatur tere minus,co quia vt fiocs agrorum eos de niunt, &
claudunt, vt ab alijs fecernant ;. fic definitiones naturas , & definitiones
rerum circumfcribüt,& ab alijs feparát definitur vero ab Arift.1.Top.c.4.
& 2.- Pofl.tex.10.xp fit oratio quodquideft ef. — fe vei
fienificans,.i-oratio explicas natu-. ram , & elentiam rci, nam frequens
eft apud Arifl. loco eftenti& josee quod», quideft e[fe reiy'|uia per illam
refponde-. tur ad interrogationem factam de re pet, quidsin qua dctinitione
genus cft oratio, in hoc enim conuenit.cü alijs. rmodis fci& di,per
reliquas particulas differt dcfini- tio ab illis,& à cztcris oratienibus,
qua non explicant effentiam rei;dicitur aut oraHo , quia effentia rei non
potefi vno noinine exprimi diftin&té , nam vt docet Alcní.7, M et.tex. $4.
qualibet res defini- bilis habet rationem; quandam commue- ncm,qua cum al; js
copucnit,& aliam pe culiaremsqua ab ijs difcernitür; cum igi tur hz duz:
rationes per definitioné explicanda , plurcs termini vocales, aut mentales funt
adhibendi, cum vnico prar flari non pofTitjnam nullus terminus Vni» —
uocus;quales fontjqui definitione ingree — diuntur , poteft fignificare pluresconce-
— ptus; idem habet Doctor6,Met,t.33. — 27 lfoteft autem definitio formaliter
süpta, & nonobicCtiué;.i, pro actu, quo intelicétus rem definit, dupliciter
tomi vcl pro,fola, apprehenlione quidduaus — Ici, 4 2 ; Duall 174: Defisit.quid
fite quatupleu ert. 197 tei per fe fumpta que importatur per gc- nus,&
differentiam vt eft animal ratio- nale reípe&u hominis, vel etià pro cun
ciatione , qua ralis effentia affirmatur de homine;dicendo , quód bomo 4 animal
rationale , primo modo infpecta attinet ad primam intellectus opccationé , quia
e(t oratio imperfecta , & dimiputa ab omni affirmacione preícindés , &
in hoc fenfu locutus e(t Acift. 1. Poft.c. 10. & li. 1.c.2. dum ait
definitioné non eff? enun- ciationem, (cu affirmationem,fed effe id, 1od
affirmatur de re , folum jue perci- pi, & apprchendi, vt ibi docet Commét;
at fecundo modo inípeQta prototegrani- mirum enunciationc includendo dcfni-
tum, & copulam , ita plane (pe&ar ad (e- cundam, & in hoc fcnfu
Arift. 1.Polt.c. 2.& 7.X lib.1.c.10. ait definitionem efse propo(itionem ,
& effe vnam ex prami(- fis in demóftracione, X'etia interdum ef- fe
conclufionem,fi probetur nini: um,& inferatut. ex alijs prae i (fis, quo
cafü [pe &atc etiam poterit ad tertiam opetatio- ncm, & ita faciie
refoluituc inutilis qua - fiio,quz folct dc hac re controuerti, tora namque
difficultas pendct ex diuerfo mo do accipiendi dcfinitionem ; magis ta- men
proprié capitur primo modo , quia alio modo eft porius enanciatio definiti-
ui;quimpuradefnitio. — 3 i$ Demum quoad tertà partem arti- culi , multipliciras
definitioni$pendet ex multiplici modo cx plicádi effentiam rei, pt aüt per
definitionem düpliciter ex- plicari effentia rei , nimirum vel per par- tcs
elfentiales ; & principia intrinfeca rei, vel per proprias pa(fiones , &
accidentia extranea, prima dicitur definitio quid rei e(Tentialis,&
quidditatiua;altéra veró'de- fc riptiua, & accidétalis, fed quia eflentia
rei explicari poteit , ycl pet partes effen.- tiales phyficas, vt dicendo, qp
homo cft gópofitum ex corpore,& anima rationali, vel per Metaphylicas ; vt
homo ctt ani- mal rationale , hinc dcfinitio effentialis fubüiniditar in
Phylicam , & Metaphyti- cà, & definitio cülentialis phyfica appel- lari
orgy n eec rie E nempe quia datur pcr caufam matctizlé, & foialem,qui unt
cauíz intrinícca; Quia maneat in def nito, vt pitet de ani- ma, & corpore
re(pe&ta hominis , vc no- tat Tatar.cit.S. fecundo fciendum .Dcfi- nido
autem d-fcriptiua e(t , quando per extranea circüfcribitur eífentia rei, ex
Tar.ib:. $. Ouarto [ciendunt. Pote(t verà e(fentia rei. tripliciter per
exrranea in(í- naari, & figaificari ; primo per proprias pafliones, vc
dicendo, juod homo eft ani mal tifib.le,& hic eft frequens defcriben di
modus; fecundo modo pet caufas ex« trinfecas edficiencem .f. & ünalem , vt
di- cendo, quod homo e(t anima] creatum & Deo propter bearitudinem , quz
dcfini- tió dicitur caufalis excrin(cca, eo quia da- tur par caufas extrinfecas
extra defiaituas maaentes,de qui Ariít. 2. Poft. 44.ait eTe orationé
(ignificantem propter quid eft; & vt talis definitio fit bona , debenr
a(fi- gnati in c1 propriz csufz definiti, quia fi e(Icat comunes,non poffet
conuerti cua fuo defiaito ; tertio modo explicari pót, & circu nfcr bi pet
accidearia conymuaia quidem, (i (corfim (umantur, fed propria rciconiuactim
fumpta , vt fi dicacur; og» Homo eft animal pulchrum , bipes, imr- plume,
bibens caput ere&um , crc. hec cnim, quatnuis fiat accidentia alijs ab ho
minc conuenientia, íi (cortim (ümantur, tà cóiuncta fi mulfoli homini
conueniüit; & hzc dctinitio dici folet puré accidéta- lis, co quía per
accidentia comunia affi. ME quamuis à pluribus Auctoti- us rejjciatur, ramen
íra explicata admit. ti debet, quia fic feruat leges bona deriz nitionis,vc
aduertunt Complur.cit. & do- cuit Auer. 2, Phyf.cexc18. & 95. 19 Rurfusaucem;vt
notat Tac.3. 1.de geoees.d Jtiendum, 'ex Scoc.1, Prior. nts 4.d. 1.q.2, &
d. 12, q. 1. P. & alibi zpé definitio c(fentialis, & quiddiratiua
'eftduplex , quzdam cft pur& quidditaci- ua, cuius omnes partes pertinét ad
quid- ditatem definiti , ficat ifta bomo efl ani. mal rationale y fic
(ub(tantie completa dcfiniuntur,quia earum cnt taces ipta luta funt ab ordine
ad aliud ex crinfecum illis; vc fine vlla tali habiradine potlinc ,perfe&e
concipi. Alia eft quidd.taciua da ' additamétum , quia nimirum ad peft&tin
Hocitiam rei b niin pore aliquod extrinfecum in definitione, ad quod definit
dicit ordinem faltim tranf céndentalé, (ic definitur accidens per or- dinem ad
(übie&um ex 7. Mct. 17. rcla- tio per ordinem ad terminum, aníma per ordinéad
corpus , cü enim fint entitates non omuinó completz , fed effentialiter
imperfe&z, vt non folum quidditatiué , fed etiam quictaciué concipi
poflint, pen dent ab aliquo extrinfeco ;. Vnde quia huiu(mod: definitio prater
genus ,& dif. Écrentiam,continet etiam aliquod extrin fecum dcf.nito,ideS
admitti debct praeter definitionem eflentialem,& defcriptiuam alia
definitio ;qua quafi mixta fit ex cf- fcntiali, & deícriptiua, &
accidentali. In oppo(itum contra predicta argui- tur,
Primo, quod non fit poffibilis alicu. ius rei definitio , nam vt vrgcbant Anti.
fthenici przdicata, per qua rcs definitur, debebunt & ipfa per alia
definiti , & rur- fus hzc per alia , vnde tandem in infini- tum abiretut .
Accedit , quod non potcftcognofciquidditas , mfi cogno(catar vl. tima d.fferentia,
& hzc cogncíci non po teít, ni(i cognitis iatinitis rebus, à quibus per cam
fecernitur. Conf quia delinqui- mus (ait Picus) cum quid fübftátiale dc-
finituri adhibemus ea , qua (cnfibus no- ftris occurrunt, nam hec funt
accidentia, at ubítantia nó tàm fen(ibus percipitur, quam ratione perquiritar.
R efp.ad r. ne- fando affumptum; nam vt docet Arift 8. et.7. indefiniendo
pcruenimus ad. fu- prema przdicata , quz vlterius per alia definiri non exigunt
, & ales (unt conce- ptas entis,& vlumz diffecctig. Ad 2.nc- tuc
fubfumptum, nam vi Scot.docet 2. Oft.q.vltad agnofícendum tale di(crimé à
ceteris rebus non cfl neceffe fin lasin particulari pertíngere,fed fufficit
illas cogitare in aliquo conceptu comuni, negatiuo;quatenus .f.talem eflen-
tiam non participant « Ad 5. negatur a(- fümptum,& fi .n. accidentia non
valeant dirc&é in notitiam (übftantiz nos duce- re,valent tamen
indire&té,& arguitiué,vt fuo loco dicemus in lib. de Anim. vnde extat
di&um Arift. gy accidétia magnam parcem conferunt ad cognofcendü quod quid
eft, vide Scotum a. Pott. q.59. D i(put. I. De inftrumentis fciendi . io
Sccandó obijcitur cótra defialtioz — allatá dc ipf definitione, & pie có
tra partcs eias;ná cum proprie (pe&ter ad primá opcrationem,male dicitur
oratio . Tü quia vna fola vox poreft fignificare . totà rei effentià vt pef
aep, s- 3.cu- iuslibet rei efformari poteft vnus conce- ptus adequarus per.
definitione explica- tus, ergo nó eft oratio neceffarió plures
explicas,.f.cóceptü coueniétiz,& diffe- réie, T 4. quia etiam diuifio eft
oratio explicans naturam rei per (uas partes , in quam rcfoluit definitum. Ergo
nonbené. ponitur illa particula loco differenti .— Reíp. ad 1. quod definitio
eft oratia imperfe&a,& dimmuta;qug habet ratio-- né vnius termini
cóplexi przdicabilis de definito, & ideó proprie (pe&at ad pri- mam
opcration&. Ad z.vna vox poteft fignificare totam eífentià indiftindté 3
cofusé,vt in exéplo allato, & idcó cü de- finitio debeat explicare effeatià
clare, & diftin&é , id facere debet pluribus voci« bus diucrías
c(fentiz partes fignificanti- bus,rationem nimirü zenerica, & diffe.
rétialem.Ad 3.negatur cófcq.ga illemet cóceptus ada quatus integratur cx plati-
bus inadzquatis quorü vnus cft gcneris
cus,& communis , alter differenualis , & proprius,& vterque dcbet
exprim: in de- finitrone. Ad 4.quádo ctiam diuifio ma- nifcftaret eífentiam,de
quo q.íeq; adhuc tamen id non efficit eodem modo, vt tet ex didtisq. 1.
infol.ad 3. & amplius patebit ex dicendis q.feq.art.1. 31 Terrió arguitur
conrra totá defini« tionem; Tum quia idem ncquit effe defi- nitio,&
definitu,alioquin eflet notius ,8c ignotus ícipfo , nam definitio e(t notior
cfinito,ergo dcfinitio definiri non pót , qu effec (imul definitio, &
definitum . um etiam , quia ficut actionis non eft a& io,quia abiretur in
infinitum, ita neg; dcfinitionis definitio. Tum 3. definitio dicitur ad
conuertentiam cum definito 5 hzc autem tradita non dicitur ad conuer tentiam
cum definitione quia hzc defi-- nitio tradita eft quzdam fingularis defi-
nitio, quz & ipía continetur füb defini- tionc in communi , atque ideó cum
ipfa - conuerti non potcft. Demum (i pre efinitur, vtiq; per definitionem
defini- tur,atq;ita idem feipfum definit . "Reload 1. frequens cffe in
(ecüdis in. entionibusquod vna fit formaliter talis, & (imul alia
denominatiué » vt inferius dicemus, ità genus formaliter eft intétio generis ,
devominatiue veró cft fpecies vniuerfalis,intelle&tus .n. per 1cflexionc
poteft fuper vnam fecundam intentioné aliam inducere ; fic igitur in propofito,
Quáuis nequeat dcíinitio cffe imul defini tio, & detinitum formaliter
potett tamé efie formaliter,& ctlentialiter definitio , & denominatiué
def: nitum,quatenus có- paratur ad (uam definitionem. Ad 2, hic definitur
definitio in actu fignato i. pro fccunda intentione fumpta, non autem in actu
exerciró, atq; ideó nó fcquitur pro- ce(jus in infinitü , quia omoes dchinitio-
ncs in actu excicito cóunentur fub ipfa deíinitione in a&u fignato; at ;ità
cófc- quéter etiam ipfius definitionis detiniao exercita ; nà & definitio
definitionis ext vtiq; definitio qua dam, & deífiniuo qua trad itur. de
definiuone 1pla in a&u . ài- gnat,cóuenit illi, Ad 3.ncgatur minor ,ad
probationé,ctü definitio def nitionis fit fingularis in e(fendo,cft ramé
vniuerfalis in repra(entádo, & figniticádo,quia hec ip(a dct nito conuenit
ommbus defini- tionibus rerum 1n particulari. Ad 4.defi- nitio in a&u
(ignato definitur per def.ni- tioné inactu excreitosícu definitio inco muni
dei; nitur per definitioné in partica * lar, atq;idcó idénó definitur per
feipsü, qa dehinirio in actu ignato nà cft detini- .ip.actu excrcitos (cd
definitü p eam . 1 Quarto tádem arguitur coira mul tiplicitatein detinitionis;
nam ficuc vn:us. tci cft vnica eflentio, ita & vnica dci ni- malé
affignantur tot. fpecies de finitionis, eíientialis, & accidentalis , cí-
fentialis i hy(ica, & Metapnytica,non.n. alia cft efientra rei Fhy tica;
& alia Meta- fica. Tum prefertim,vt arguit Blanc. ib. $-inftit. fec.6.
nuila ctt admittéda de- finitio puré accidétalis., & 1ar02 priori. ctt, 3
1n omni. dci:nitonc explicatur quid (it deimrum, non poteft aute expli- cari
quid res fit, quin in ipfa definitione pona ur aliguid intri quz funt
extrinfeca rei, & comunia , nifi coniügantur cü aliquo intrinfeco eiufdé,
non poflunt verificari de illo folo, (ed ce» ' teris ctiam erunt communia . Tü
demüy vt arguit idé, nulla etiam eft admittenda definitio mixta, nà omnis
definitio , aut traditur per intriníecatàtum, aut per in-. trinfeca, &
excrinfeca fimul,fi primum , erit tancum etfentialis ; (i fecundum, erit tantum
accidentalis, ficut compofitü di citur accidétalc,licét pars materialis eius
fit (übftantia;v.g.patics , & argumenta- tio conftans ex vna probabili,
& altera» neceflaria,abíoluté dicitur probabilis . Refp.vtque vnius rei non
nifi vnicam dcfinitionem poile alfignari quàtum ad rem explicatá plures tamé
affignari pof- (e quantü ad modü explicádi,eadé enim cífentia poteft per
ctlentialia indicari, vel accidentalia circamfcribi, icem vel pet ef
s&ialia Phytica,vel Metaphyfica, & hoc nullam cít inconuenicns. Ad 2. negatur
minar,ad probationem accidentia extrin Ícca, & communia , etfi feparatim
süpta cóueniát ali jsconiunctim tamé oli de-, finito conueniunt , Ad 3. verum
eft non debere adatti definitionem mixtam , vt pem tercia (pecié ab illis
duabus con iftinctam, nam abíoluté loquendo om- definitio , aut effentialis cft
, aut acci détalis , & pra íettim definitio dara per additamétum computari
debet inter ef- fenziales , quia dacar per genus , & diffee reniiam,&
quamuis aliquod excrinfecum in ea ponatur , non tamenaattinct ad cam dircété
veluti pars intrinfeca definiti, fed - indirecké tantum , & connotatiué, ve
terminus, aut fubiectum , aut aliud. quid. con(imile necetfario requifitum
ad:perfee. Gam noticiam definiti, porcít camenape pellac definitio mi xta, quatenus
conftat cx vna parte cfsétiali;& altera accidétali,: ARTICVLVS IL De modo.
constituendi » cr. inuefligane. di. D
finituonem,«.— i; ; p) Lurima tradidit Arift; tt 6, Top... 5 p ti.7. Met.
sum,2. C13. demoda conftituédi definiuone, ex quibus. omni- níccum definito
;,nà: M Eu AE CUBE BUSES MEN T" NER NOT b C delta: 390. * Difpat. I. De
Inflrumentis fciendi. ^ Mm, e bene conitituendi dcfinitionem,quod.f. in ca
ponantur ca pradicata, qua iotrin- fece funt dc cius e(ientia , & fi
interdum ita non (lufficiunt ad quictandum iniclle- €um , addaniur vlterius ea
, ad qua res definienda dicit ordinem qucudam tranf. cendentalcm,& quafi
eflencialé (ine qui- bus perfcété , & quietatiué. intelligi non potiet,
& ita definitur accidens per fubie € 7.Met.17. rclatio per terminü;a&us
pcr obiectum, &c. Ratio auté;cur in de- finitionibus horum cntium,&
contimiliü adh.bcatur femper aliquid extrinfecum , non cfl quia id it pra
dicatü cílentiale.l- lorum,ncc quia ordo,& rcípectus ad tale exuinfccum fit
de c(fentia corum, aut fal tm rcaliter idem,vt Recentiorcs putant, uia vt ait
Doctor 4 d.12.q. 1.in corp.in ol.ad 2.dub. idcputas. refpectus ad tun-
damentü,vcl non identiias non cft ratio , quare terminus «adat in definitione
fun- damcenti, vt additum,nec dependentia eí- fcnuslis,& neceffaria eft
caufa,quod ter minus dependentia addatur in dcíinitio- nc fundamcnti depend
enus(ait Do&tor) £u nc enim Deus magis poncretur in defi- nitionc
cu/uícunque crcati;quàm fübftiá- tia in dcíinitioncaccidéua, fcd cau(a eft,
quianulla forma potefl habere conceptü geifc&um quietatiuum, ni(i
cointeliiga- tur iliud;cuius cfl torma;definitio auccm exprimit concepiü
perfcétum definiti ,& ádcó quantumcunque effentialia formae €xprimerentur
finc ilio , cuiüs cft forma; quamuis.quidditas cius 1ndicarctur, tamé 6 cfet
conce pus perfectus quietans in- 1elleé&tü,& idcó ncc definitiuus, bgc
Do- €or. at. & id feruata proporuone dici dcbct de
alijs coniimilibus rebus imper- ác&tis, 4 pecunt definiri per addamencü.
34, Sccundb, pra dicata weró, qua dite «1€ [pcttant ad cflenuam definiu,vel sür
gne Phy (ica; vcl gradus Metaphytici; primum, conti tuunt definitione phy-
ficamyillamque cóponunt,no in reéto po Kita fed in obliquo «quia homo nó
dicitar gnima,& corpus; (cd ex corporc , & ant. fifunt gradus
Mctaphyij- jponütur in red o in definitione, & có- ftituini definitionem
Mctap hyficá; po- well aj defiio Metajbylica duobus B ui , modis con(trui,vt
docet Arift.7.Met.43. & Doctor ibid.vno modo ex genete pri» mo
gencrali(fimo,& omnibus differeujs vfque ad vitimam;& hoc ett, uando
ge-. nus proximum eft innominatü, tüc enim — circumloquimur ips p genusremorumy
& differentias communes vfque ád viti« mam ; & tunc genus remotücü
omnibus differentijsprgcedéribus.& communibus — — tenct locü generis proximi;
fecundo mo^ - do aíTi gatur definitio cx quee proxi. mo, & vltima
differentia, hoc quando proximum genus cft nominatü, & vltima differentia
cft nobis nota; eXcplü primis. vt fi dicatur quód homo «ft fübflantia
corporea,animara, fcntib;lis, rationalis ,- dato quód genus proximü
ignoretur;exé — - plüfecundi, vt fi dicatur,quód homo eft animal
rationale,dato,quàd anitmal fit ge nus proximum, & rationale fit vltima dif
ferentia ;ita Doc.loc.cit. & in 4«d. 11.9. | 3.$. 4d rationes; cx quo patet
non bene detniri per fummügenusfolü, & infimáà —
diffcrétiam;quamuisautemprior definit — ——— di modus fit magis
magiftralis,& exqui-- fitus, potlerior ramé cíl magis vfitatus, &
cxpeditus, & quátü fieri potefl, co vr dcbemus ; vin quia fic euitatür
prolixe - tas, vt air Arilt 1. Prior.lce- 3. €. 39, tum - quia omnia nc.
e(larta continet,nà [u nitor genus proximücfie cognitü explici t£,.i. quó ad
omncs gradus fopertores 1n iplo contentos, vt ex Arift. colligiuut 24.
lotter.21.vnde nO cíicc exacta def nitioy ^ fi daretur pet gcnus proximü tantü
cófu- $e cognitü;liue auté vtamur primo, fiue : íccüdo modo, omnia praedicata
císctiae J lia, quein tali dcfiniuone ponütur,vt col * ligitur ex Arift.cir.7.
Met. 43. ctunt ge- nus, vcl diffcréuia , aut faltim fc habebunt. ad imí;at
corumsquod addimus,cafu,qua pradicata tranfcédentia in definitione po ncrentur,
p tamen cuitari debet, quatum fieri poteft , nam termini cranfcendentes. in
dcfininonibusnonbencfonant. ——.— ' Hinc infertur non, póüc pattes | tionis ad
libitum wtcunque. diíj'oni 3). prius genus dcbere Pil differentiam.
dcinde,vtinfinuauit Arífloi. z,Poftiteme —— 19-& 11. & rauo cfl, quia
tunc genus ig. di&crentiam tranfimuramiur, idis ^ —OVat relin vovg uc rin
fupcriorem , quia quod primo lo- Fs it E, ckfetar vnerlaliulySr ppo- flerius contrahibile,
vnde non explicare- tur res, vt eft iti fe, (i ordo inuertetetur . 35 Tettio,
quádo autem res definitur per illaad Jae dicit otdinem,non ramen $rh fe incluía
in ipfa effentiarei,ait Auer- faq.4.(c&.4.quód deberent poni omnia, - adquz
res cfientialiter dicit ordinem, vt perle & adzequata effet definitio ; fed
ad breuem, & expeditam definitioné (uf- ficere; qtod ponantur aliqua ,
donec for- tnetrur conceptus ita proprius definiti, vt foli ipfi, &
nonalijs conueniat ; & ideo juxta hoc noh oportere in definitione cau(ali
omnes rei caufas apponere; nec in definitione per cffe&us omnes proprie-
tates ; candem do&rinam habet Amic. tract.vlt.q.1.dub.5. Sed fi ordo ad hec
extrinfeca cft de effentia rci definiendz, wt ifti concedüt, plané implicat
affignari poffe definitionem eius ponendo aliqua tantü in definiuone ;, &
non porius om- hia, ad quz res illa effentialem dicit or- dinem, vt enim ei
dcfipitio rect a(figne tur , omnia illius przdicata quidditatina debent inea
exprimi,vt ait Arift. 2, Poft. z1. talesaütem funt ifti refpectus tranf-
cendentalcs in rebus ex opinione iftorü, crgo o€s debebíür in definitione
exprimi, & fi ità efl;non videtur;quare oía creata per additamentum
dcetiniri non debeant, ۟ nulia res creata fitab his refpe&tibus "
abfoluta,faltim .n.omnia dicunt relario- ncm tranícendentalé ad Deum,vt ad pri-
mum efficiens ; & plané fi talisordo ex- primi debet in dcfinitione, quia
cft de cf tentia tci,cü nó magis fit de e(femia cius ordo ad hanc rem, quàm ad
aliam, nó vi- detur poffe aflignari ratio cur potius hzc caufajquàm illa,
explicari debcat in def iniuionc, cum ordo ad vtramq. fit eí- fentialis rei.
Poriusergo regula vniucr- "falis eri&quà Doét.tradit loc.cit.4.d. 12.
q.1. quod quando res definiri habct per additament i;etfi ad nulia dicant
ordiné tranfcendentalem , non tamcn illa omnia exprimi dcbent in definitione ,
quia nec idenctastalis refpectus ad fundamentü, ntc depédenua eüentialis
fundam&u cit Logita « : "Quat. IV.Demodo confti tuendi
Definit.edri.I.— 101 cau(a, cur terminus huiu(modi refpe&? aut dependétiz
cadat in definitione fun- damenti, vt additum: fed tantü illa, quz neceffaria
vidétur ad habendü perfeétü, & quictatiuum cóceptum rei, ita vt intel
le&us anxius ad vlteriora non maneat. 36 Quarto ex hisdeducütur quatuot
conditiones ad bonam definitionem rc- uifita; prima,& principalis eft,quod
có et genere, & differentia , vel (altim ali- quo fupplente vicem
gencris,& differea- ti, quod additur ob definitionem acci- dentalem,in qua
genus, & differétia pro- prié non reperitur , fed aliquid loco illo» rum ;
definitio .n. vt docet Scor.7. Met. in text. 74. conftare debet cx concepta
quidditatiuo, qui explicat effentia'quátü ad ca, in quibus cum alijs conuenit,
& te- net locü generis, & qualitatiuo,qui expli cat effentiá quoad ea ,
per quaab cifdcm ,& tenct locum diffcrentiz. Ex hac deducitur fecunda
conditio, quz eft, vt conuertatur cum[definito,& contra y fi .n. definitio
continet totam effentiam. dcfiniti,confequens eft;vt nulli alteri pof fic
conuenire , fed foli definito ; itaut de ocunque dicitur definitio, dicatur
&c efinitum;ac é contra .. Tertia, condisig. eft, vt definitio fit clarior
definito ,cü .n« adhibeamus definitionem ad manifeftans dum
definitü;confequens.cft , vt definitio. fic clarior ,. alioquin; ignotum per
zque ignotü manifeftaremus; & cü totàá eflen- tiam manifeítet per partes
fuas, necc(sa rió fequitur, quod fit clarior , & notior definito in ordine
diftin&té cognofcédi, & fi inordine cófusé cognofcendi poffit dcfinitü
effe notius definitione ex progme Phyf.tex. $. Quarta demü condito, quae ex hac
tertia (equitur , cft, vt nó fit dimi . nuta, quia tunc nó explicaret totam
effen tiam definiti , vt fi diceremus , quod ho- mo cft fübftantia
rationalis;quia tunc ine tcrmicdia genera omitterentur neque.» fupcerflua , vt
fi diceremus , quod c(t ;manal rationale bipes, quia tunc po- tius pareret
cofufionem, qua clariratem « 37 Quintó cx tertiacóditione fequi- tut
definitione, & definitum differre non parncs rem fignifi catam , fed tantum
pe- ncs a adum fignificandi, quia quod dcti- i 1x nitum nitum fi gnifi cat
confuse ,hoc ipfam figni ficat definitio diftincté 1. Phyf. cex.5. nà fi
dcfinitio non exjlicaret idcm,q figni- ficat definitum , tam non effet
definitio eius, fcd illius altczius,quod fignificaret. Hincorta cfl cótentio
inter 1 homiftas, & Scoriítas de diftinétione definitionis à definito ;
illi fiquidem aflerüt non dif- ferrc,nili ratione,& sm noftrü intellige- di
modum, quia tota cotum diuerfitas nó €x partc rei Concepte, fed folum ex parte
inccllectus cócipienus fe tener,ita Caiet. 3. Pofl. c. 5.& 1.p.q-2. art. 1.
Aucría cit. Mortifan-difp. 1 1.L0g.q.5.& alij paffim. Scotifiz écontra
tra&.Formal.art. 2.c0. tendüt differre etià ex natura rei;eo quia fcclu(à
quacunque intclle&us operatione de ipfis contradi&oria vetificantur , pam
definitio exprimit ré dittin&te, & defini- &ü confuse, & quidem
quzftio nop cft de dcfinitione formali, capta nimitü p actu antelle&us
apprehédente quidditaté rei, ácd obic&tiua, que cft res ipla definita di-
,fin&é reprefentara intelle&ui per partes eflentiales , & rurfus nó
e(l contentio de dcfinitione,& definito pro fccunda inté- tione ; fic enim
certum cft non pofle in- 'tcr ca veríari, nifi diftin&tionem rationis, wt
ait Tromb. ib/d.íed pro prima inten- tione, & pro denominato , quo fenfu
cft Eie res ipía definita diftin&e intclle- i teprafencata. 5.38 Scotus
agit dc hac re in 1.d.2.q.2. & quàuis ibi nó expbcet qualis tit d:ftin-
&io,quz inccr definitum , & dcfinitioné geperursprobat tamé cx
profefío, qued "definitum,& definitio. non (unt terniini
"fyoonim:,íed diucrfi, & hoc fiue accipiá- tur pro vocibus
fignibicanubus, fiué pro «onceptibus lignificaiis tum quia defini
"tumimportat conceptum obicctiuum rci «ontu(um,definitio
diftin&tum;tum quia alioqui in demon(ratuione cent tantum. termini quia in ca
folum ftmt defini- 8, iué (übiectüdetinitio quod eit mc- dium;& paffio dcn
óltrata; & cum. inca &emonftrctur paílio de (ubicéto mcdia- tc
(ubie&ti definitione y vc riibilitas de hominc mediante rationalitate,
s&pcr pe- terttur principium y quia probarciur idé per idé,ua- probat
Doéturauccacein bo- TJ homiflis,vt voces, & termini ded etiam sm eandem
tationemyeundéq- x propofütione, aut ouo
conteflim. — rumterminorum, quictiam concedunt —— — ipfi Thomitz; Toca igitur
difficultas co - ftit in hoc;qualis diftin&io ex hac alie» - tate inferatur
inter dcfinitionem)& defi- nitum;& in primis certum eít noninfer- ri
tátum diftindiionem rationis ratiocina tis, qua: tota fc tenet ex parte
intellectus. concipientis , vt volebant Thomiftz , & pra fercim
Caiet,'& Auería cit. tum quia. uádo Pctrus pradicatut de fcipfo, talis
diftindtio verfatur inter Petcüà parte fu» biccti, & feipfum à parte
praedic li tum,& tamcn adhuc propofitio eft idea. tica»crgo ad alieraté
terminorüyita quod ——— propofitio non fit identica, maior diftine
&iorcquiritor,quamratioDiSraciOCIDàe — isque mertbda per eer — 2 ia Auería
q.6. fet. 4. docet cu ceteris. » qu q 4 dE or tur (ynonimi,diuerfos cóceptus :
uos eis corrcípódere debere,quia fynt ma süt,quz non folà fignificat eàdé r£ s.
conceptum,ergo dctinitio,& definitum s. cum non fint termini f nidiffcr
nontantum quoad voccs fignificátes, ctiam quoad conceptis fi gnficates; at ideo
diftin&io ,qua inter definitum, & — dcfinitioné reperitur , noo fe
tenet prz» ^ cisé cx patteincellcétusconcipientis. —— Sed neque cx alictate
terminorum 4n, V M. inter eos inferre dc mus.diflin&ionem d. eX natura rci
actualé& omnino ab ope». re intelle&tus praícindentemvt. yel p^
debantur Scoti fl €,quia ne propolirio idcniica,/(ufficit,v: idem confuse, &
ina- dz uaié conceptü dicatur. de ipfo-adz-- quaté cócepto, vt docet Bargius-1.
d. .q. z.in $- ne]pondeosquod quando yi ità aC cidit vniucrfaliter,dü
conceptus.tra-cene- dentcs,quibus nulia à parte rez correfpó-- dct aczquata
realitas, enunciáur de ws. incrioribus;& ne atur principii fuf« ficitvc per
rem diftinété cognná prebe- tu: €xdé confusé cognita aliud cóuenites. & và accidi yniuerfaliter, düde uálcen- déubus
preprig oft édür paffi ones pet. €oiüconcepuus quidditatiuos; Jglt lc eX-
aliciaie cerminoi ii: juoad c Mun &uosimp ; in pirorolti ize [oriates.càm
in p!9r nd A Quaft.IV-. de modo conflitaendi Definit.cdi I. 205 *quá in
(yliogilino fola infecti poteit di- ftin&io rationis ratiocinatz; X
uateriali "tet foli ,ac de per accidens potett maior inferri nimirü quia
termiai illi res diucr- fas importát;aat realitates;cü igitur Do-
-&or.loc.cic.aliud nó probet de definitio ne,& defiaito, q folà
terminorüaliecacé, llis rónibus no (ufficienter oftéditur in- terilla
diftin&io ex natura rci a&aalis. 39 Vtigiturdiftin&ionem Íca-
mus,quz ce vera intec definitione, & de- finitum verfatur,expédédum cít
Aduer- fariorá fundam&um iam intinuac(i,quod definitio, & definitum
differunt folü sin confuse coacipi, & diftindé concipi,cü ergo cadem prorfus
firres explicata per nomen definiti, & definitionem ,& (ola diuec (itas
fe teneat ex parte modi coaci- iendi confuse, vcl diftin&é, plan tota
Biftintio fe tenebit ex parte intellectus concípientis, & nullo modo ex
parte rei COcepta atque ita erit fola di(Lin&tio ra- tionis ratiocinàris
inter illa,& (ola diftin Gio quoad voces figuificantes, nó quoad Cóccptus
obic&iuos. Verü pto mtellige- tia i (dius rei, & cuerfione iftius
füundamé ti obíeruandü eft,quód cófulio,& diftin €&io, (cu claritas non
modifican: urn actü cognitionis,feu concepti formalé,(ed &c obic&tinü,
.iipfam rei cogno(cibiliraté , quatenus intrinfece i pía res cognofcibilis ett
hoc,vcl illo modo, confusé per nomé defiaiti,diftin&é per definitione ,
& hoc totü concedüt Thomi(lz 1.p.in materia de vifione beatifica, loquentes
enim de có, fione docent illà effe cognitioné obie&i cóprehétiuam, qua ,
clare actingicur obiectum, quanti intelli. gibile eft,diftin&ione , &
clarizate fc te- nente ct pattecogaofcibilitatis obie&i , mon auté
cognitionis,quia v.g. tá copre. hendit (ormicam Angelus inferior quàm fuperior,
quamuis ifte clarius , & diftin- Gtias eam attingat. claritate (e tenente
cx parte intellectus cognofcentis . Scante igitur hacdo&rina,quód coníulio,
& cla ritas cognitionis non tantum (e tenet ex damentum Aducrf. concedendo
, vui]; cadé res per definitione , & de declacatar,& figaifizatur,
& qud ett fo la dinerficas in inado. concip'edi eádem rem di(tin&é,vel
confusé;verà ifta claci- tas, confulio non fe tenet ti. ex parte iatelle&as
concipientis, fed etiá ex parte rei concept, & ideó cü (e teneat ex par te
obie&ki , optime inquit Do&or defini- ' tonem, & definitum efe
diuerfos rermi- nbs,non (olum quoad voces tignificátes, fed etiam quoad
conceptas ligaificacos, & obie&iuos , non uod diucr(as res ex- plicentyíed
quia ex plicant eandem diuer- fis modis ex parte o5icdti fecenentibas « Vnde
hac rationc etiam cum Scotiftis a(- feri poteft, quod definitio ,& definitü
dif- ferunt ex natura rci aualiter,quatenus à parte rei ide proríus obie&ü
duplici pve- do ex natara tei c(t conceptibile, confuse »f.per nomen definiri,
& diftincté per de- finitionem ipíam, & hi duo modi concce- ptibilirats
(unc in obie&o abinuicem di- ftin&i ante omne opus intelle&us; €
qai dchac re plura defiderat adeat P. Fabeüt thcor.7. vbi fatis eleganter hac
dc re di(- ferit , à quo folutioncs ad atgum. Caier. tranfctibere de verbo ad
verbum n9 eru- buit Pofnan.1.d. 2.4. t. art.3. à f Sexto tandem modum
inueftigi- di definitionem docuit Arift. 2. Poft.c.8. Plat.in Sophi(t.de quo
late tra&at Zabar. lib.3. de Method. feté per totum ; Plato docuit
inueítigare definitionem via diui fionis (amedo predicatü, quod eft cóius re
definienda , & illud diuidendo pet dif- fcrentias in fpecies, deinde
adiungédo il- li differentiam (pecificam,quz ti con:ter- tatar cum rc definienda,
crit. dcfinitio rei adinuenta, at fi non conuertatar, vlterius progrediendü
eft,donec oratio conucrta- tur cü ce definienda , quod quif. exéplo fibi
manifeflare poterit ; & in hoc (eufü vtilem ete diuifionem ad inucniendá
de- finitioné docet Scor.1.d.3.3.2: N. Arift. veró vtilior vifa eft via
compotitioniss vndc é contra vulr,quó d primó (amantar Anferiora rei
definienda, dcinde videatur. adazquata ratio,in 3 ipfa conueniunt, &c
jéxcerde inito talis rei , vt fi quisvelic inem definire fumat Ioann&,
& Pau "lun ;& viden rtedienti, i qaibas elen- ter coueniunt alijs
(cclufis, hzc enim : Y La pre- , i d 204 prz dicata fingillatim expreffa erunt.
ho- minis definitio . At breuior modus eft, quem infinuauit Galen. lib. 1.de
(anit, tuenda,& lib. 1. de differ. morb. vt refert Amic. cit. dub. 4. &
Do&or obferuaffe videtur 4.d. 1. q.2. inucítigàdo definitio- nem
Sacramenti; Primó igitur percipien- dum eft quid nominis illius rei, quam vo-
lumus dcfinire , (i enim bzc ignorétur;ad inue(L;izandam rei quidditatem omnis
via przcluditur, vt etiam Arift.fatetur 2. Poft. deinde inucftigandum ett , (ub
quo gencre fit , quod facile deprehenditur ex proprieratbus gencris vnde rató
ideft igaotum , demum inuefligare debemus , Quznam differentiarum inlit cci,
& hoc fit, vel indu&ionc , fi differentia fenfibi- lis fit in (uis
particularibus, vel per demó firationcm quia , vt late docec Zabarcl.
Coníulatur Do&or loc. cit. & cxpenda- tur modus , quo vtitur in
inucftiganda s dcfinitione Sacramenti . ARTICVLVSTERTIVS. Quenam propri?
definiri po[fiut I Efoluit Scotus quztitum hoc ex v R profctfo in 4 .d. 1.9.2.
vbi docet ad hoc,vt aliquid definiri poffit proprie 4i definitione efenciáli,
quinque códitio ncsnecc(Tariaselle , quasScotifte ceci- piunt pa(lim Tatar.q.
Liegrdém, $.ter- tio fciédum. Fuent.cit.diff.2 .ár, 1. Arnic.
tra&t-vit.q.2- Auer(a loc.cit. & alij com- -muniter , quamuis aliquas
non rccipiat - Blanc.lib.5. inftit.fec.7. E Prima conditio cít,quód definibile
fit - ens. pofitiuü ;& probatur, tom quia deti- - mitio proptié dicta cft
oratio verü effe fi gni(icans 1. Topic.c.4. at nó entia ,priua- tioncs,&
negationcs tale elfe nó habent; tum qhia definitio cffentialis explicat eí*
fentià,& naturam rei,at effentia eft entis efTentia,nó veró nó entis, &
ideo Arift. 1. Poft.t.7, ait nO ens polle quide habere finitionem quid nominis,
nó auté: rei '; quia tá non encia,ncgationes,& priuatió- es concipiunrur ZR
entis benc nus,& RE nerui b ,vt notat Door quol.18.5.ex ;ffo (equis eas URP
lid coda a. Dijput. Y, De Inflruments [ciendi- .tfi hic Do&or.quód ifta per
fe gnando carum differentiam: 42 Secüda cít,quàd fic ens pet fe vni, fiue vnum
(it vnitate fimplicitatis , quia caret pattibus phyficis,vt angelus,& albe
7 1do , fiue vnirate compofitionis cx per fe actu, & per (c potentia;quale
eft compo-- fitum phy icum;requiritur ergo,vt nó fit . aggregat quoddam cx
diuertis naturis , " qua: non funt nata facerc per fe vnum,'ná.- omncrale
c(t ens vnum per accidens , vt r homo albus, & aceruus lapidum; fimpli. À
cicer vero & abíoluté süt plura entiajat- que ideó vnica definitione ex
plicari non poteft, cum vnam non importet naturá , fed plures.hinc Arift.z.
Met. 12. € 13. d & 41.& 8. Met. tex. 15. ait bari - 2l 4 entia
peraccidens poffe nominis defini. ——— tioncexplicari,nó autem definitionerei,
———— — vtautemmclius intelligatur hzc pet'fe — — vnitas requifitaad
definiuum,videndisüt — — ra dime gradus vnitàtis, quos Scotasa(- — — 1gnat
1.d.2.0.7.H h.& qug de hac co. tauimus difp.s.Phyf. adi un 2 impedirquód
definitum includat aliquid tanquam terminum pcr fé depend T 6 fuz, vt accidés
includit fübie&tü, velficut — — aliquid , quod (imul cft fecum natu ,
rclatiuum includit cortelatiuü; ita qua licct in definitione accidéciscadat fub
Gumscáquam teraiinus dependere : t 1 & in defmitione vnius relatiut ingredi
CH : tur (aam correlatiaum, tanquam aliquidy quo minus definitio
accidentis,& relati- ui non (int quidditatiua, fed posae nihil includatur
táquam per fc pars inips (oquod non fe habct ad aliud in codé,fi - cut per fe
a&tasad per. fe poxéntiam , vel pars eiufdem atus, vel eiuídem potenti
adaliam partem , ficut conüngit intoto per accidens ; hzc Doà. loc. cit: quibus
verbis docere voluit accidétia debere de» finiri definitione quiddicatiua ,
quam vo» cant per additamentü, quia'habeuc defi- niri pec ordinem ad bifandam
quedo: &ina fuit Arift. 7. Mcr rex. 12. v(i]i ad
i20) vbi docet (ubttantia gate nc ifünpliciter quidaitgtiuam (i fi Mead
alterius natura , at acci que tioncm quiddicatiuam pet ad E m, quod cft fecum
fimul natura, non obitat "un tat, ergo oportet , quod de Quaft. IP. Qua definiri
pofsipt. eode. IIT, Quia etiáfi habeant propriü genus,& pro- iam
differentiam, quantumcunque hzc explicenurin definiione , non quicícit
intelle&us , quoufq; attingat fübicétum, cuius fünt accidentia , vt.
explicatum eft ^ initio praced.art.ex DoGt.4. d. 124 q.i ..45
Tertiaconditio,quz po(fct ad pri mà reduci ,eft,quod fit ens rcale,X patet ex
prima conditione, quia definitio expli .€at veram quidditatem, at entia
rationis, & fi&titia veram c(lentiam non » fed eam habere finguntur per
intelledtü y wt difp.3. dicemus , ergo proprié definiri &ó poffunt; &
fuit doctrina Auer. 1.P'oft, €om. 10. fübdit tamen inferius Doctor licet entia
rationis nó poflint in hoc eníu proprié definiri , quatenus nempe definitio
exprimit veram eiientiam cxtra animam » adhuc tamen in alio fcnfu dici polfunt
haberc fao modo proprias defi- nitiones ; ia quitte: genus ,&
differétia,& p quas explicetur coceptus in anima pcr Lt & hoc modo
defi- niütur o€s intentioncs logicales ; & fic habere definitione fnlicis
ad ia pro- ié dicta, alioqui logica nó cflct fiera. deter eno quod deben:
aliquam cópoltitionem,per quam fir 10 plures con- —À— refolubile dicentes quid,
& quale; vnde quz non habenonifi conceptu fim- pliciter (implicem,veluu
funt ens, & viti- mz diffcrentiz', proprie definiri nó pof- funt, Ye: folum
aliquam explicatione ad - mittunt , quz fufo vocabulo dici potcft
definitio;probat hanc conditionem Scor. ex Arift S. Met cap. 9. vbi ait
definitione efic orationem lógam cxprimenté quid y & qualequia dill
in&é, & per partes ex- plicat, quod definitum imp icit€ impor- definito
pof- fint plurcs conceptus formari, quidditati- uus ncmpéper quem cüalijs
conuenit, & filisuuseper quem ab alijs differt, & atis liquet hzc
conditio ex art. praeced. vbi. inter afl;ignandü conditiones bonas
,'definitionis cà. cfic praecipua conftar et cx genere, & differentia ,
€óceptu quidditatiuo, & qualitatiuo, Quinta dcii.ü ,& vluma conditio
cft, d fi res vniueríalis , pet quam exclu- — ià Arifk, 2« Poft. texe 2.7. Met.
$3. & 1. Mct.tex: $« & probatur, quia definitio explicat quidditatem
rci;at finaularitas ,ffeü differentia indiuidualis, quamuis pertincat ad
fubftantia , & inte- ritatem rci , nó tamen pertinet ad quid- ditatemyvt
docet Doct.2.d. 3.q. 6. $. 67 per boc piteti tum quia quidditas cft có-
municabilis, non autczn fingularitas: tum uia bac rarione dicitur Ípecics tota
quid itas indiuiduorum ; tum quia cuam ex €ói modo loquendi per fingularitate
po« tius explicatur de Ó ngulari aliquo quis fitquam quid (it ;tum tádem quia
fi fin- fusi adderet nouum gradum eie fpecie diftinctum, indiuidua intcr fe cí-
fenualiter ditfertenc . Ex his itaque con- cludit Do&tor,quod definitio
proprié di- Gta nà cil nifi enus pofitiuipcr (c vnius, realis, compo fi!
realicer, vcl faltim quà- tum ad conceptus , & vniueríalis . 4$ In
oppofitum arguitur 1. contra tres priores conditioncs , nà ncgatio lia bct
dittinctam formalitatem ab affirma- tione,cui opponitur , vt docet Ant. And.
4«Met.q.2. & priuationes habent fua gc- nera, & freie ex p quol. 18.
ergo proprie definiti poffunt , atq; irà prima conditio ncccffaria nó eff.
Diude ens p accidens eft fcibile , vt multi tenent ,& Scor.ipfc 6. Mct.q.2.
ergo & proprié de- finibilc:Nec valet dicere definiri nó pot- fe,quia ditc
été plura entia importacquia hoc tantum facit, vt vna definitione non poffit
explicarifed pluribus ,cü quo ftat, vt adbuc tit proprié definibile. Tandem in
Logica dcfiniuntur genos , fpecies , & ceierz intentioneslogicales: Nec
refoá- dete iuuat definitioncs illas exactas non cffc,quia ficut Logica eft
vcra propri fcienua, ita proprijsvtirur definitionibus ergo fccunda, &,
tertia conditioncsnes «cliariz non fünt , Refp.ad 1.fatis patere ex dicis inex-
plicatione prima conditionis, quomodo ncgationcs, priuationes , & caetera
non «nua poffint definiri & Q. erba uoeoiedet, perpe n quid : i£ non lunt
res, nec Ma pr - Pre qudrei ubere non xoilunt, n tum analogiam tia « AÀ' 3, de
à l im erit infr | Y3 di 206 difp.dc (cient. pro nunc dicatur , 9 ficut non cit
faltim ità proprié fcibile, velat ^ ensper fe vnum,fic etiam nó cftità pro-
prié definibile ; & (elutio inter arguene dum allatacft
(ufficiens,co.n.ipfo;quod aliquid nonet! vna definitione explicabi-
le,confeftim conuincitur nà cfic proprie dcf:nibile,alioquin etiam zquiuocü defi
niti poflet, fed cr ex plicari pofle plari- bus dctinitionibus quas Ariít.6. Top.vo cat comjylicaras definitiones, & fic expli-
€arc potfemus , quid fit homo albus affi- gnando detinitioncs hominis, &
albedi- mis. Ad 3. patct ex diétis in explicatione tettiz condicionis ncn polTe
c(ledefini- tione de (ccüdis iptétionibus co modo , quo cít ratio explicás verü
quid extra animá, fed co modo, quo cxprimit vnam Cóccpt ü per (c in intellcétu
, fiue conce- prus ille (it reci extra bué rationis, bene potic definiri, &
hoc modo ni,& nó ali- tcr definiütur omnes intécioncs logica- les, &
(ic habere definitioné tufficit ad fciénà proptié dicta,ità Do&.loc.cit. 46
Secundoarguitur contra quartàá quia per definitione explicatur quidditas
rei,fcd quiddiras cofifüit in tndiuifibili 8. Met.tex.ij. ergo quarta conditio
cft im- pertit és 1 ü ét quia definitio fit peraQü fimplice, pertinet .n.ad
primá operatio- »em,fed qua intelliguntur per adtü (im- lice, non hibent
partes. Tum tandem , qu. Deus, & (umma gcnera
proprié de- miuniurj& tamcn ró componun:ur. Refp.ad t;quidditareui dici
indiuifi- bilem quoad intenfionem;quatcnas non "füfcipi: magis,&
minus, no autemob ca- 'sentiam compofirionis realis , aut faltim
Xjuoadconceptus. Ad z.negatur minor, pam ficut oculis fimplici intuitu imagi-
mem perípicimus multis conftantem mé bris,iia mente fimplici intuitv poffumus
«ognofcerc quidditaté cx generc, & dií- fcretia conftantem ; co vel maximé
quia multiplicitas illa partium non tollit vni- tatem,vt probat Arifi.7. Met.
42. & 8, Mct.15.Ad 5.ait Amic.& fequitur Auer m emet ais he de cau
,& quia nó à y& quia de- fiit debet cffe (ub generc , 2 do&ri- -——
Difput.I. De Inftrumemis [cendi — ,Cit- & quidem Do&or per illà quartam
mon.inPorph.q.4.idem docet S. Thome — 7.Met.lc&t.5.Scd arbitramur Deü,
& sü ma genera pofíc proprié definiri, quia et- fi non fint compofita cx
gencre;& diffe. . rentia, adhuc ramen fimpliciter fimplicia. non funt, fed
refelubilia in vlteriorescó- — ceptus quidditatiuti,& qualitatiuü , defi-
nitio autcm quidditatiua non debet ne * ceffarió cóflare ex genere,&
differétia y fed vcl ex his,vcl cx proportionalibus, vt. docct Arift, 9.
Met.tex.ij.idé tenet Blác. condicionem (olü excludit cayqua habét conceptum
fimpliciter fumplicé , qualia süt tran(cendentia, differentia vltimae,&
& propriz pa fTiones, vt explicat Tat.cit. qui proindé aduertit duplice
cífe defini- tioncm puré quidditatiuam,quadá cft cu ius omnes partcs pertinent
ad quidditat€ definiti,[cd-non vt.genus,& diliecéda yn defivitiones gencrü
generaliffimorü,quae dantur per ens, & n:odum intrinlecum i, forum ; alia
cfl quz datur per genus, & differentiam, & deilla communiter dici-
tur,quod fola (pecies dcHisnige capt fpccicm tàm pro fpecie fpecialifhma y.
quàm fubalterna;itaque Dcus, & genera fumma proprié dcfimiupursnà funt com
polita falim quoad conceptus , & folum . excluduntur pcr. hanc particuia
tanícée dentía, & vltima differérig)que folii de- finiun'er
propértionaliter ; vt ait Arift. cit 9.Mct.ij.& Doct. in eumtex. 47 Tertio
obijcitur contraquintam s quia indiuidua habent: proprias rationes
indiuiduales,ergo definiri pofiont explica tà naturà fpccifica; &
additatali differen- tia.Conf. quia ilia definiri poflunt dcfinr tionc
e(icntiali, qua liabent plurcscóce ptos intrinfecos, quorum alter fit princi»
pium conuenicndi;alter difiimguendi , at P 1ndiuidua funt hu:ufn.odi,crgo
&c. Ncc valet dicere (ait Blanc.) quod ponitur im definitionc cffentiali
dcbcre'etie aliquid fpc&ans ad cflencam definiti,qualis non eft differentia
indiaidualis.N ó valetquia. fofficit, quod definiuo cfientialis coftet «x
gradibus cfícnt;alibus, aut fübflatialie bus,cun, omnes lint inttinfeci rei
dcfini tz, &in Li nri Ecet differentia indi- .. uidualis nom fit de
cfientiaindiuidui , e& ^ BuRCA * Quafl IV. Que definiri pofint: eet LT.
tamen de integritate (üb(tantiz ipfius , & con(equéter eft gradus
intrinfecus cci, — quod fufficit; vt potlit inttace definitio. nen e(fcacialem.
Tum ;.3uia Aciftot.z. Poft.2 2. ait facilius e(fe definir (ingula- re ,quàm
vniuer(ale , & de (a&o Porjh. c.de fpecie definit indiuiduum, &
cap.de (ubít. dcfinitur prima fab(tantia. Tum tandem quia. definitio (peciei
conuenit indiuiduo crgo poteft definiri . 48 Refj.ad r.ea cone, vt notat Marg.
Scot.1.d.5.q.6.Bonetü in Met. aífcruiile fingulare poífe propcié definiri ,
quod é fcatife videtuc Ant. And.7. Met: q.7. & fequitur Atriag.difp 3.
Summal. n 7. vbi hasc eadem tatione ait indiuiduua poffe €x fe definiri, per
accidens tamé pro hoc ftatu à nobis non poffe , quia n6 cogno- fcimus
differentias indiiduales. Sed cum Do&.modo cit.in fol.ad 3. & eodé Aat,
Aund.7. Mer.q.1 5.ad 2.prin. dicendücft, quód etfi aliqua rario po(Tit
exprimcre , uicaid concernit ad. entitatem indiui- dina tamen illa ratio.erit
petfe&a de- finitio, quianon exprimit quodquid ecat efTe,at ^ c Íecundum tes
Vip C. 4. e(t oratio exprimens ui cei Ad 2. fafficiens eft (olutio sem at-
guendum data, quá fruftra conatur Blác. cuertere , dü cx proprio capite fingit
ad dcfinitioné c(fentialem (ufficere, vc coa- ceptus eam intrantes: finc gradus
incria. feci, & (ubftantiales, non autem effentia- Ics; quia oppo(itum
conítar ex áp(o mo- mine dcfinitionis efentialis , nim calis dicitur,quia
gradus, ex quibus confl atur, — unt e(fcatialesrei diss ; * a- ioqui partes ét
intcgcales tagred! poísét duffsideuni e wddom Nee quia fünt' de incegritate
(ub(tanciz cius. Ad 5. Ariftot.ibi per fingalate incelligit miaus eniaeríale ,
vt ex ipfo contex. colligitur , o. intelligendum fit , (uo loco expendemus;
Porphyrius vero dcfi- hic ti profecunda intentione, & in a&u tignato ,
non autem pro deaomi- nato, X in a&uexercico , .i. definit fia. gularitatem
ip(am in communi,qua vt (ic areae iei S tic —— tac prima fubftantia vt magis
ibi cx- plicabitat, Ad 4-ummo, ex hoc conclu. dit Do&bor cit.indiaidaum, vt
fic , ratie- ne (ui non poffe definiri, quia indiuidaa non hibent aliam
dcfipitionem ciTentia- lem à dcfinittone fpeciei , hinc diftingui folet duplex
dcfinitum saliud propinquis & immediatum , X e(t natura cómunis 5. quz
immediate per definttiionem. expli- catur,aliud remotum, & mediatüi , quod
-f.remoté explicatur , quatenus. contince tur in propinquo, & funt
iodiuidua, QVA&STIO V. De Diuifione . 49. N& defuerücqui folam diuifio-
né generis in. (pecics dixerunt efsc inftcuméci logicum, & proinde hác
folam diuifionem totius vniuerfalis in (uas partes füb:e&t/uas per fe ad.
logicam prinere, ita refert Zab.lib.;.de Method. C.6. & videtur tenuiffe
Anc. And. in lib. diui. Boerij At praxis Diale&icorü. ine do clt in
oppoiitum; nam hic in logica de diui(ione agentes , ex profe(To omnes modos
diuifionis declarant, tam tocius vniuer(alis,quam effendialis,& integcalis,
immo recca(ent ctiam modos diuilionis per accidens, & de omnibus proprias
re- gulas a(fignant. N cc plané abfque róne, uia ficür in dcfiaitione duo
foiemus di- Minguerématcriamy& fotmam,& quauis uancá ad materiam poífic
ad Phylicaa (ped we, vel Mecaphyticam iuxta. diger- fttatem materiz,ex qua
conficitur, form tamen, & in2das eam cóficiend: a4 Lug cá (peátat, ita
diuitio Phy(ica , vel Meta- phyica , rti quantá ad materiá ad hinc , vel illam
attincat (acultatem, jquaneu n ui adformim , & modü cam te& cóficien-
d: (pe&ac ad logicam, qae radit leges, S£. — przcepta omaibus diuilionibus
commu niaj igitur & nos omnes diui(ionis ma- dos atcingemus, quia diui(io
ample fum- pta eít intiramentum logicum, ; & ita te neat. Recentiores omncs
; imó non fc dc diuitione in tali tigoificatione hicage mus;(ed adhac eciam in
ampliori , quate- in plus fc im ip(a duxi; o vt no- tat Tcob. initio (Dali dile
omnis di uio cít ditinctio, fcdnon e contra ; Y 4 mudo* fatio eft , tum quia diftin&io non
m inus iuuatad manifeftandam rerum confufio- nem, quam faciat diuifio; tum quia
qu£ , & quot fint diftin&ionum genera cft irá neceffarium addifcere ,
antequam gre(sü faciamus ad alias facultates ; vt quamuis bzc difpatatio de
rerum idenritatibus,& diftin&ionibus ad Metaphyficum rc ve- ra
pertineat ex profeffo; adhuc tamen fal- tim per compendium (it in Logica prz-
mittenda , in Metaphyfica deinde rur(us pro rottris cuoluenda, nam non folum in
tebus phy ficis,verum etiam in legicis ip- fis tradendis nil frequétius vtimur
, quam diftinctionum varijs generibas, vc plane mirum fit , quare Auctores
omnes de rc- rum diftin&ionibus in Logíca aut parü , aut nihil prorfüs
tra&ene; prius tgizuc agemüs de Diuifione ,' poftmo multiplici retum
diftin&ione " ARTICVLVS PRIMVS. Quid, Q quotuplex fit Dimfio, eiu(que
leges. ' «9 Iuifioeftoratio totum im fuas D partes diftribuens, i, eft cw tio
dilribaendo manifeftans multiplici- .tatem,feü confufioné totius; dicitur ora-
tío , vt intelligatur non pertinere ad dia- le&icum diuif(jionem quocunque
modo fa&Gauníed tantum mentalem , & vocalé , ie diuidimus homincm in |
|, & rationale, aut in animá, & cor- pus , vcl ore has cafdem partes
exprimi- mus; ponitur loco gencris, vnde per ora- tionem hic intelligitur illa
, quz eft mo- dus fciendi, id .n.indicat parcicula illa di- tede uz idem fonat
, ac dittribuen- do manifcftans, pote(t autem accipi ràm pro oratione perfecta
quàm imperfe&a, 'quofcnfa eoincidit cum termino cóplc- '&o,& ratio
cft, quia in cxercenda ipfa di- uifionc interuemit operatio prima intcl-
lé&us, apptehenfio nimirü totius,& par- "tium, € es ipfa dinifio
in propoti- tione cathegorica per modum termini ' i hábere rationem pra-dicati,
ticut 'définitio, vt cami dicimus animal, ant rationale, aut irtational«, (ed
praci- € (umi debet pro oratione perfecta, á- dum de. Difp.T. De Inflvumentis
fciendi . cut diuifio fit ab intelle&r, & ptecipna exercetur per
(ccundam operatio enim cum omni proprietate dicitur intel Met — . eres pere
anc,& illà cffe partes; inte: | talem diuifionem: inferret ex alijs prz»
miffis ,' tanc actus diuidendi ad tertiam operationem (pe&aret ,.—.— sh
chere ^ogr Additur ly diftribuens ip fuas ue tes loco differentiz;per hoc .n.
diuifio à definitione diftinguitur , & argumenta- tione,vt notat Ant.
And.li.o. diuif. Boet. $. Circa ifl am let ionem , quod definitio explicat quid
res (it, fcu rei quidditatem; argumentatio qualis res fit rei proprie taté,
& qualitaté, diuifio veró quanta res fit; (eu quantitaté,.i.quancü (ua
continé- tia (c extendit per partes; vndé quamuis diuifio explicando partes
confcquenter manifeítet effentiam rei realiter, nontas- men explicat illam
formaliter, wt effentia cft ,vt facit definitio, fed folum uet multplicitatem
in tali e(fentia 5 & hoc cft,qued (upra dicebamus defini- - tionem
explicare effentiam coniungendar partcs& componende tocum/, diuifio vcrà
disiungendo , quare dinilio » & per fc ordinaturad explicandam con«
fuíionem, fcü maltiplicitaté partium to- tius,non aüt ipfum totum, vel eius qui
ditatem, & demü definitio refpicit. cat o matice (olum quorum terminorum
cationem videas apad Scot.4.d.2. q-1.A. €x qua doctrinaffacile folui
poflunt,qug- cunq. contra hanc communem (entériam obijciunt Hurt, difp. 10.
Log. fe&k. 6. c Arriag.di(p.5. (umm. n. 15. non diftin- guentes diuilionem
à definitioneynifl in toto porentiali, vbiid omnino negari poteft. Ex
hiscolligitur in ompi diuifio ne dari totum, ien. pet ipfam diuiditur, &
appellator diuifum , & dari partes, in i» iuiditur, & dieuniur membra
dinis entia ; vbi notandum eft. nog oportere ad efficiendam diuifionem femper
int uenire veram rationé rouius, & partis» quandoq; fieri pcr imitationem
quádam totus, & partium, vr cótingic ifa diuo" nc, qua fübie&um in
(ua accidentia digi» ditur, nam ncc [ubic&tum et veré touum in Quaft 7 de
Diuifione quid ftt, é qiotupl. Art Y. 7269 Otdire 3d accidenti , nec accidcntia
tte$ jn ordine ad lubie Gt, fed quia ac- cidentia cum fubie&o faciunt vnum
pec accidefis ad imitationem veri totius, ideo fufficit ad efficiendá diuilioné
falám er accidens, vt mox explicabitur magis. .. $3 Secundó , duplex eft
diuifio , alia nominis;alia rei, Diuifio nominis eft illa, qua vox in (uas
diftribuirur fignificatio. nes , vt quando dicimus hanc vocé Canis varias
haberc fignificationes;per hác ve. £o diaitionem non tantum difttibuuntur
termini fimplices in varias fignificatio- nes , verumetiam oratio integra
in'variog fenfas,quos recipere poteft; vade hic mo dus diutdendi multum
deferuire folct in difputationibus ad indagandam propoti- tionü veritatem.
Diuifio rei e(t,qua res ig fuas partes fccernitur;& quia totü di- uilibile
eft mulciplex,ita ét diuifio re1; To güitàq; aliud eft perfe, quod nimirü con-
ftat pártibus pcr fe vnitis, & non aliquo vinculo mere accidentali, afiad
pet acci- ' Cuius vo per accidens adu: iac funr & fic in primis duplex ett
di-: tifio,alia per fe quar nimirum manifeftat. imultiplicitaé parti pet
fevnitarü alia er accidens , quz é contra explicatar . Forum autem per fe
duplex cft ex Scot. 2.d.3.q.4- aliud petentiale j feu vnincría- le, & ett
illud; quod diuiditat inipartes fubié&tiuas przdicando de quálibet illa- m
jaliud a&uale; & eft illud quod a&u ntinet partes , ex quibus
componitur , nec cft przdicabilejde qualibet illarum ; íta etiam duplex eft
diuifio, alia potétia- lis corre(pódens pritrio toc & eft ; qua vniaer(ale
diuidicur in partes, duas (ub (e, & jin potentia continet , vt ett diuitio
ge- Beris iri fpecies, & fpeciei jn indruidaay& dicic d hác reducitur
diuítio generis perdiffe Kentias ; nam illas quoque dicitur genus in potctitia
continere, Iicécpon wt partes fübicótiuas;qu;a in ci$ nó incladitur,aec
dicatur, vndc proprie non dicitur ge- ; diuidi ia diffcrenuias, (ed per
differé: tias; alia e(t d'uifio a&tuais , alteri toti £érreípondcus, &
cft qua tale towm di- sriglitur in partesjquibus actu contiac , & Pomitür.
c | 31 à -FRrtus torum tQusle dipidiux in e(: fentiale, & integrale : illud
cft , cuius fin» gulz partes fpeGtancad cíicntá rei , quz fi fuetint phytica ;
confticuunt rocum cí- fentiale d o ae fi metaphy(icz ,con- ftituunt.
metaphyficam ; intcgrale verà eft,cuius partes fingula , et(i non (pe&ét ad
efIentiam rei, pertínent tamen ad inte gritatem rci materialis, vnde foiü in
ma- terialibus reperiuntur , quz fi fuerint fi« milates,& eiufdé rationis,
vt guttae ee in Occano conflituuat totum; quod dici- tur homogencum, fi fuerint
di (fimilares, & alterius rationis, vt brachium , & ca» put in homine
conftituunt totum, €» di« €itur heterogencum ; fic igicur dimifia aGualis, alia
erit effentialis,qua totü di« &iditur in partes, quarum fingula fümt dé
effentia diui(i,qua fi fuecint phyfice, vt Corpus , & anima teípe&tu
hominis , eric effentialisPhy(ica , (i Metaphylicz , vt animalitas,&
rationalitas, erit effentialie Metaphy(icajalia erit incegralis , qua to« tim
tateriale diuiditur in partcs; ipfum inrcgrantes , qua: iuxta variam naturam
partium integrantium geminanda erit. $3 Ex partcvero totius per acciden&
adhuc triplex diuifio folet affignari, Vna eft (ubiecti in accidentia, vt cam diuidi-
tur homo in album ; & nigrum, homo enim, qui diuiditar , cft (abiectum
;albe- dinis, & nigredinis, quz illi accidunt, & ad haríc pertinet
diuifto vocis in (uas (i- gnificationcs upra allata, fignificatio.n. eft
accidens vocis , & cadem vox velati fubicétum plates interdum habct
fignifi- cationcs, Altera é cóuet(o eft accidétis X fübie&a vt qn
diuiditaralbü in lac,& li- lium jquibus veluti fübie&is incftalbedo
diuifa; Alia demum affignari (olet .d'ui- fio accidcniis in accidentia, vt cum
dulce diuiditur in album,vt eft lac, & fl auum , qualc eft mcl,re i6 vera
hzc diuitio ró c ácatcris codiftincta, vá li diuisü cft de cf fentia mébrorü
diuidétii, vt cii diuiditug coloratü inalbü, & nigrum, üc pertinet m yrys
ad diui fione totius Voy 15,& eft generis in fpecics, cft eninac fi OM Pte
c(t albedo , nite; do alter; i vcró diuisü non eft. de cffcn, tia mébrorü
diuidétili, vt eft in allatajdi, uitione dulcis in flauii,& albü, tunc per,
tinet - £210 tinet ad dini(ionem (ubie&i in accidétia, Quia dulce, qp cft diuisü,
non (umitur pro forma dulcedinis , (cd pro (abie&o ipfo . dulci, cui
accidit e(fe alauim ,vcl auum. $4 Tertio multa folet affecri leges bonc
dmifionis , (ed »rz.:ipuz, ad quas aliz reducüturc,duz süc , vel cres ad (um
má, Vna eít,quod fingula mébra diuiden tia (int inferiora,.i.miaora diuilo , €
ra- tio cít euidés , quia omae totü eft mius fua parte;omnia veró (imal (umta
toc diuiíum adzquent,ac exhauciac , X ratio e(t,quia i coco prae(ectim
(yacathegoce maticé fampto,vc à diui(ione attingicu, nó eft aliud,quà omnes (uz
partes limal; Nec valet; (à dicas,hominem bea diuidi Mctaphyficé inaaimal,
& rationile , in ua diuiftone con(tac alcerum men5ram iuidens , nempé
animil, cotuin diui(um excedere, hominem; Nà quáais animal in rationc totius
pocentiális excedat ho- minem, tamen ratione partis a&aalis mz taphy (icz
exceditur ab homine.& in hoc feníu eft mébriü diuidés in allata diui (io.
ne. Altera ccgula cít,vt mébra diuidétia abcát aliqua inter (e
eppolicioné,-i.Linc ità incer (e diítin& re, vel có3e, vc non coincidát ia
co feafu,quo (aat mébra di- uidétia,aut vnum aonincludtuc in alto . 5 f Sed hic
moucri folet difficultas,an d:ui(io tradi poffit pec membra folü. pri. ia&
oppofita,aut contradidtorté, vt v. .aniíta diu:(10 üt bonaanim i aliud ho
mo,aliud aó hom»; A ficmit aliqui, quos fcuitar Ioan. de S. Thom.p.p.Lo2.q.4«
art. 3. & probat, quia ficti pocc(t diuifio scermídos priuatiuos , vc fi
dicatar y ono;altus videns, alius caecus , aer alius tenebrofus , alius lucidus
, ergo eciá fizci eft per cecminos negaciuos , quia pri- uatio d: formali
negatio quz dam e(t;có- ftat eciam ex vf/à com mnuatter haac diui- fionem ab
omaibus admit animal aliu fationilz;aliud «erationale ; & tamé irca-
tionale eit a-giciad feu priuatiud zefpe- €u racionalisCóplat.veco preáb.dc mo
dis (zicadi coace daa dari po fc diuifto - nea »er vmm mnzmorum policiua.n ,
alugd »ciaacuan, aon dà acce aegatiuü, vadz :a ea diaid oae , qua animi diuidi-
tüc ia raciale, & iradoaale ia 44iuac uo, Difput.1. De inftrumentis ftiendi
ly irrationale non effe intelligendam 1" ncgatiué, (ic.n. noa RS sa "
tis,(cd etiam plácis,elemécis, & alijs,que non cominentur fub animili,
hec.n.om- nia non (unt rarioailia , quod camen eft contra primam regulam,:ux:à
quà vnum mebrü diuideas noa poccít excendi vlcra diuifum ; vt ergo bona(it
diuiio debet - membram negatiuum (umi priaatiué,.i. pco carétia altecius membri
poficiut,non vb:cunque,fed in cali (abic&o ,.i. conten to iatra (phzram
cocius diui (i, & fic irra- tionalitas im prcatata diui(ione hoc modo
(amp:a fizarficat cacentiam. rationalita- tis non in quocunque (ubicdto, fed in
apto nato, i,imragenusanimals, — — .$6 Ant. And. cit.de diuitione generis in
(pecies przcipué loqués negat fieri (e pet priuaciad,aut contradickorié fica
przcisd, & probar, quia genus diuidi tuc in fpecies per differétias ,
fpecies tem aliquid pouit,S& per coníeqaés di rentia, quz con(tituic
inccin(ecé fpecié y negatiuum aucem noa poteít e(fe de A. trin(eca conftitati
one pofiriui , qua rario etiam in alijs per (c diui(ionibus militare videtur,nà
in his cocam,quod d iuiditur » aliquid pofitiuum eft , & cum diuidatut per
fuas partes plané diui(io non mei fieri pec folam negationem, au priuatio-
negatio totá ncm, quia nec priuatio, ncc negario toti poíiciuum conftituere p ;
Addit tamen, quód quia differentiz rerum có- maunitet (unt nobis igaocz,
(pccies etiam nà (emper proprijs nomiaibus nuncupá- tucyhinc eft 9
circüloquimureas per ali- qua vacabula, uibs quádo quc addimus parriculam
priaaciuam , vel aegatiuam , & tunc diuifio generis dicitur ficri per contradictoria,
& priuatiué ipu io ncgationé , aut priuacionem, pofitam in diui(ione
circamloquimur, & imcelli - imas ali quid politiaui (peciea, vel di£.
eccatiam, & in boc (en(u etiam Caius concedit dac poffe diuiioné per termi-
nos aegatiuos lib. 1. cca. 3 c. 1, acque ica concladcadum ett dari. poife
diuitionem pet fe per tecminos priuaciuos,vel nega- tiuos,0G t meré neg iciud,
aut priu técos, &,ia hac feafu animal diuiditur per itationale;quod sobis
cis camfzibi dif E rene [] "Y S»uafl.V-de Diuifione quid fit, y) quotuplex.
e/Ari.I. 113 ferentiam brutalem;verütamé concedé- dum cft diuifioné per
accidens tradi pof fe per terminos ncgatiuos , aut priuati- uos negatiué, vcl
priuatiué fe habetes,id- ue folü probant exempla fupra 'allata à oan.de.S.
Thom.quod homo alius eft vi dés, alius cecus,aer;alius cft lucid", alius
tenebrofus nà ifte , & fimiles diuifiones attinét ad diuifionem fübie&i
in accidé- tia,nà habitus,& priuatio accidüt fuo (u« bic&o, circa quod
immediaté fe habent . 7 Solet ctiá addi alia conditio,g di- uifio tradatur per
proxima mébra,quan- tüm ficri potcft, & fit bimembris fi. eft poffibile,ne
multitudo membrotü pare- ret confufionem; Verüm hec regula non séper cft
nece(faria;imó quando aliquod gcnus diftribuitur per fpecies plures ex
£quo,& immediate (übietas, poterit di» hifio per tot mébra tradi, quot sát
fpecies immediate fubie&a fc bonum bene dj- viditur in honeftum,vtile,&
dclc&tabile, fi aut fpeciesnon ita fe habeant, ruuabit vtique
cóficerediuifionem bimembrem, ita vc mébra fint duo;vcl pauciora, quan- tum
fieri yoteft;qua deinde in alia infe- — » os nó bene iuideretur m lignü,
lapidem, & angelü; fcd yrius diuidi debet incorpoream , & incorpoream,
corporea in (éntientem,& nó scntientem,& c.adhuc tamen non erit
abíoluté neceffarinm , nam fi ómnes fpe- cics (übítantie,vel alterius generis
efient alicui ncte, policr illas 1mmediaté enu- mera: e abí-];ercoris neta non
illo-ordine feruato;& adhuc illa diuifio effct bona ; quia effet
manifeftlatiua multiplicitatis to tius diuifi,vt norant Compluc.cit. /— $8
Quarto tandem, vt de vilitate di- uifionis aliqua tangamus , iam diximus
q-4«at. 2n fine valde vtilem efie ad dcfi- mir:onem indagandam,quod prater
FPla- tonem ib: cit. docuir euam Boer.lib. di- uif.& d j — ratio efl, «quia
omnis bona definitio datur per ge- usd differévas fcd differétig labesiir per
diuitioné gencris ; cütn per difierea- tias diniditur, fic ét diiidédo genus
col- E t omncs differ&t e necciariz ad dcfinitioné fpeciei; Quando auté A
rift. 2.Pott.tex. 4. probac ,' quód via diuiliua non eft vtilisad inucftigandü
quod quid cft ,.i.definitionem, quia committitur pe titio principij, inquit
Ant. And. dupliei- tet intell;g: poffe viam diuifiuam ad de- finitioné valere,
vno modo per modum fyllogizandi;alio medo colligendi, & cé ponendi differentias
cum genere; primo modo ncgatur ab Arift. propter petitio- n& principij, vt
fi velimus probare animal rationale ctle definitioné hominis,fic vel animal
rationale eft definitio hominis , vcl animal irrationale, fed nó eft defini-
tio hominis animal irrationale , ergo eft animal tónale, hic petitur in minori:
' 2 debet probari, quod fi probatur ; vtiq nó poteft probari per modü
'diuifiuum fed alia via,at alio modo;.f.per modü col ligé&di differétias,
valet vtique v1a diuifi- va ad definitioné;neque id negat Ar;ft.2. Pofter.sed
dices definitio eft prior diui- fione, quia antequam aliquid diuidatur ,
Oportet fcire per definitioné,vtrü fit vm uocüm;vel e quiüocum;ergo ad
illam'in- ueftigandam non valet, R efp. Ant. Andr. ibidem, quod diuifio
przupponens defi- nicionem fai diuifi eft vtique pofterior illa, nec valet ad
illam inueftigamdá , fed válet ad aliam polfteriorem;vt v. g.diuifio animalis
non valet ad definitionem ani- 'mális;que prz fapponitür ; fed addefini- tionem
liominis,cug uariis & dupli- éirationc iuuat tx Aiift. 2. Poft .cext. 13.
com. 74. & 7 f; primó in/imuat., vt ree difponantur partes definitionis ,
cum .n. duz fint, .f. genus, & differentia , diuifio facit, yt prz ponarur,
quod eft comunius, deitide fuuat , vc nihil prtermittatur eo- rüm;qtz pradicantor
imquid ;; | l igit omncsy& tingulas differentias, qua de fpecie
pradicanturinquid. ^ Ett vulis euam diuifió ad totà aliqua fcicntiam ,vt notat
Amic. tract. vlt. q. 5. dub.4. nam iuvat ad diípéncndas pulis fcrentiz , vt
patet ex progret:u Arift. 9n khyficay nam cnm de corpore narorali velle
arerespnus de eoteáttacin vniuct- fali
inoéto lib. Pbyt. tum diuifit sWüd. f. Caii'áb initio in fimplexg& misti,
atq de 1upliéi prius cgit uo dc Cade tum autem, eum diuidátur in peitectum,
& imperfectum; & perícétum inbhomo. E*- rri geneum,& heterogeneum ,
homogenea in lapides, & metalla, heterogenea in plà tas,& animalia,
& horum (pecies , vt le- gitur 1.Mctheor.c.1. agit deinceps de bis omnibus
boc eodem ordine . ARTICVLVS II. Quid, c quotuplex fit diflintiio . 39» TN
primis de formalitate ip(a diftin Guonis e(t difficultas,in quo.f.. for
tniliter coníiítat , an importet aliquod golitiuü,vcl pocius in fola cófiftat
nega- tionc, & remotionc identitaris ; Pa(qua- lig.in Mctaph.p. 2.di(p. 47.
(cót.1. tenet sdentitatem quid politiuum cferre , vndé poflea (c&.1. (ubdic
diftin&ionecm «Ólifterc formaliter in ablatione talis po fiiiu' per
identitatem importati fequi- tur Ioan.
de S. Th.part. 2.log.q.2. art.3. & alij Recétiores paffim; Mauritias no
ficr écontrà in Epithom.formalit.doce- tt videtar, 9 diftinóuo fotmaliter cóti-
flit in aliquo pofitiuo nimiritn in alicta- te, (cu diueríitate extremorü,
idétitas ve 1O in ncgatione talis alietatisfequuatur alij formalifte , &
Achillings li.de di- ftin&.c. :6. art.3. Sed cum hic fermo fir dc
diflinctione , & identitate in tota. fua amplitudine,vt nimirum füb fe
cóprchen dit tam rcalem,quá rationis, tá pofitiua, uam ncgatiuam, vanum cft
laborare vt aMquiramus aliquam rationé cócm vniuo- €am diftinQionis,aut
identitas [ie infpc $a quia nulla talis datur; quarc cum di- flin&tio ,
& ideuutas in tama cómunitate fit aliqaid zquiuocum,(u fliciet affignare
ipomins explicádo formalitatem di- AUndionis per negationem , aut carentiá
identitatis , & & contra identitatem per negationem diftinctionis,feu
alietatis. 60 Qusntum veré ad numer dittin- diionum ; veteres Thomiftz duo
tantum Rlcnüitatum, & diflinctionum genera po fuerunt , primum gcnus
continet di flin- i & identitatem realein, quz eít à parte rei ante opus
iptelicétus , & con- uenit ijs,qua ve! important res diuciías, vel funt
vaa, atqe. tcs : alterum vc- 1Ó genus cít idéntas ; & diftin&io ratio-
hi$ » qua; habet effc pex intcllcctü, & tunc Difput.L. De Infirumentis
fciendi contingit , cum cadem! res in feipfa cum diftinQtione ab incellectu
cócipitur.Hoc autem genus diitin&ionis (ubdiuidür im eam, quz cít (ine vllo
fandaméto ex par te obic&i , vt cü idem diftinguiturà (cip- fo , &
vocant diftinctionem rationis ra» tiociantis , & in cam ,quz fit cum fun-
damento cx parte obiecti jquo modo di- ftinguunt gradus cílentiales metaphyüe
€os, & vocant diftinétionem rationis ra» tiocinatz,& parüm, vel nihil
ab hac (cn« tentia diftant Nominales. Recentiores veró Thomifta , qui &
Ncoterici, feu Neutrales dicuntur ; prz» tcr diftin&tionem realem, &
rationis, ad« dum: tertium genus diftin&ionis , quam appellant modalem , co
quia non vetí(a« tur inter rem, & rem fed inter rem , & modum eiufdem
rei , nam prater resin.a rerum natura dantur citcunítantig quae earundem rerum
afficientes i|[as, &c vltimo determinantes, vceftfeffiorefpes — — Qu
(cdentis, fi tia,vel res, (ec poc rn cM tiz, quarum virtute fic, vel (icf
habent ; explicant autem ita hoc genus diftin&io- nis, vt folum inter ea
vericiur, quz ficex — natura rei, & prater opus intelle&us dis fünguuntur,vt
non vcramque ipíocü, (ed altcrum trantü poflit (cparatum exiftere, nimirü res
(ine modo, noné contra, vt (cdens fine (cione, uàcitas fine hac, vel illa
figura,extrema finc vnionc,non é có- trajquia cffentia modi ita (ita cit in
actua. ]i modificatione, vt ncc per diuina poten tiain fieri poffit, vt modus
exi(tatícpara- tusà re modificata , & hac de«au(a no- lunt hanc di
ftinGionem ctiam ex natu» rà rci, & praet opus inte]le&us, appel-
larercalem » quia diftindio rcalis pro- prié verlatur inter rem, & rem,
quarum ynà vici (Tim finc alia poteft cxiftere fale tim per potentiam Dei
abíolutam ; atque ideó ita flatuunt banc di(isn&ioné, vt » membrá
imtpediaré. diuidcns difiinctia? - ncmsvt fic,vt bene notauit Pafqualig.cit,
diíp.$ 1.ÍcG. 1.n.4.non vei dpod tit mé« brum di(iinct:onis realis , & hanc
fenté-. tiam docuerá. Fonfec,5 . Met. c. 4. q. 6« ÍcQt. 2. Suar-in Met, ditp.7.
(edt, 1. à n. 1$ quos gura reípeQuquantitaris, — — qu! modiinfeipis proprié non
(unt eme — — T H - " [ HT " quos coteri Neeterici pafEim fcquuntur.
"€t Scótiftz antiquiores qui Formali- fle nuncupati funt, feptem
afTignarüt di- ftin&ionii genera,.(. diftin&ioné ratio- ,ex natura
rci,formalem,rcalem,císé- tialemsle totis (ubieétiué ,& fe totis obice
tiud;quas (meulas breuiter explicatas vi- dere licet apud P. Fabrü in fuo breui
tra. &átu Formalitic.7.ita docuersnt vnani- miter Ant.Sirc& qui
proptereà Magifter Formlic.ett appellatus , Tróbet. Maurit. . Doduet. in (uis trac. Formalit. Licher.in
2.d.1.q.4. Zeib.in queft.de plu ralitate difinétonü,
& tieu alij andi- quiores noti rz Scholae. Verum al:j Sco- tile tot genera
diftinétionum inficiá uir tribus ramumipodo contenti,ad quas om nics alias
ceducunt , nempé reali ,rationis, & formali rredia inter vtráque ; quz mi-
nor cít illa; quia non verGrur inter rem, rem, fcd inter plores. einfdem rei
for- malitates;& maior tla , quia inter. illas repecituc citra quodcüque
opus intclle- €tus; & hoc genere di (tincbionis (ecerni *u volont-jnter fe
gradus Metaphyficos in creatis; vt animalitatem; & rationalitaté inhomine,
& attributain diuinis; vciufti- tiám,& mifcricordiam in Deo,ac vniuer-
falicer (übicctum; & propriam paffioné , ita Tataret.q. vlt. przedicab.dub.
2. Butli- fcr, & Bonet.in (uis tra&.formalit..& (e- quunttir Recentiores
oés Scotifta: Faber cic. Vulpcs in (um.tom.1: p. 1.difp. 8.ar. f. & 6.&
tom. 3.diíp. s g.ar.3.Smifmch. r.p. trat. 2.di(p. 1.2. (8. Mcuriffe in Met.lib.
2.C.2-4«p.q.4. & ita ponür hanc d ftin- «&ioné mediam, vt fit membrü
immedia- té diuidens diftinGioné in gencre, vt fic, 562: Dicédum cft pro totali
re(olutio- fc iftius materiz duocffe prima genera | diftin&ironum,&
identitatum, nempe ex "matura rci,fcu przter opus intellc&us, &
"rationis, (eu.per opus intelic&us ; & bac »zuríus (übdiuidi in
varias fpccres iuxta.» &wariam rerum, vcl rcalitatum vnitaté , vcl
"pluralitatem ,in quibus fundantur;ita $co ifta quamplarcs Kada:1. p.
controu.4.. 8 Nolan.n Pynach.q. 1. Conclufio hzc jp- baut: ex icgulis bonz:
diuiiionis jam at- "Kignatis in ptaccd. art. quiacumaliquod -«emmuri in inferiora
diuiditur ,. (0 Quel I. Quid e quituplex fre Diffnfli ei T. ay ca a(fignari,
quz immediare fe habent ad- rationem cóem, nam fi vnüimébrum affi - gnarctur ,
quod immediaté diuideret ra- tionem cóem, aliud veró, quod non im- mediaté
diuideret ; confufa nimis , ac in- ordinata proríus cuaderct diuilio,nà ipfi
nita pené membra pofset affi gnart fic di- uidentia; ergo in a(Tignádis
gencribus di«. ftin&ionum illa primó debent alli gnari , quz iminediaté.
diu dant difinctionem , vt fic fcü in qoi fumptam , fcd talia funt membra iam
affignata , crgo &c. Proba- tur minor,mébra, que diaidüt immedia- té ens
'in tota fua amplitudine , funt ens reale, & rationis , capiédo ensreale
pro omni eo,quod et extra nihil, nà impot- fibile e(t aliquà ronem entis
excogitari y Quz non dicat;aut ens reale, aliquid nimi - rü habes eife
independéter ab intellectu , aut ens rationis , aliquid. nimirum habens effe
dependenter ab intellc&u; 'cuim igi- tur tdeuritas, & diltin&io
fequintur or- dincm,& rónem entis, cuius a (Bzgantar veluti paffiones
disitinctz conceptus có - muni(limus identitatis, & diftinctionis
"a(lignata membra debebit primo; S immediaté diuidi . Conf. tunc re&té
aUi- atur diuifio alicuius cóis.com membra rimó diuidentia ità (c habent ad
rónem cóem, vt (ub iptis contineantur alia jnfe- riora, fiu& gencrz, fiue
fpecies; ita quod - mébra diuidenia fimul (ampta zqué pa- teant;ac ipfum
commune diuiíam,;vt pa- tet ex codcm, art; praeced. crgo in atli- gnandis
diftin&ionam , & idcacitatü ge- : neribus illa primo 'a(hgnare: debemus
, quz fub (c omnesaliascontiacnt media- té, vcl immcediaté,fed ità (e habent
imem- bra iam aii ; mm omncs identita- tes , vel dit oacs affignab:lcs ad illa
reducontur,crga &c.probatur minor af- —— füb iliis genecibus: totam ferié
idenritatum;& di(linctionum. - 63 Diltin&io itaque cx natura rei,ftu
precer opus intelle&tus ; vt ex Scoto col-: ligitar 1.d.3.9.7.. Sed
bicresbat ,& d. -q.4-$. £4 quasi ronem , & 1.d. 1. q. 5. $. 4d
qua(licnem iflam,& d.3.q. 1. & alib: (epé, fübdiuidituc in ditinctionem
exnituri rej rcalem,& in diftnétionem ; €x natura rci formalem ; ratio aii,
ic vt. [| »" i . AA s 214 docet Ariít. &. Met. tex, 18.. ideatitas
proximà fund ur (ape: vaicaté , diftia- &io fupra multitudinem. [eu
placalitaté, ergo tot modis diilinzti» ex piccerei di- cetar , qoc mo is
dicituc pluralitas, & multitudo , fed plucalitzs à parte cei , vc norat
DoGbor 1.d.13.q va X 4.4.45.).3. in (51.24 1.daplex eft, alceca recam; &
di- icu plaralitas fimpliciter, altera cealica- tum,íca formalitatum, X dicitur
pluzali- tas fecundum quid , ecgo & z,. dclaracuc fabillata minor; per R?m,
quz aultipli- «cata facit plaralicatem (implicitec, & ett mata (andare
realem diftiactionem , noa tin venic intellig*nium id, quod per fe primó ,
& immediate exiftic, vel tic exi- ftere poteft, vc malti Focmulitkz velle
videntur, (zd omae id, |u »4 per veri ef- ficienuam,& plty /icam
caa(alitatem acci- pit e(Ts, (iae (olitacié exiftere poffit, fiuà non,& ita
fe habeat omaes phylicz eati- tates,omnes nimirum fubftiacie, (iue có. pletz.(iué
incompletz, vt materia, & foc m1i,omaia item accidentia, (i18 abfoluca,
fiue reípe&iaa , hec .n. o naia veré (aat entia ia rc&o propriam
cifznriá , & exi. ftentiam habentia , etfi non 0.nnia foli- taric cxiftere
nata , v: patet de relacioni. bus,q104 (olum indicat ex hibere exilé exi
(tentia, & ab exitteacia altecius deps- dentem,noa veró carere pcoríus
exitte- tía; acproind? omnia t(Eh ec (uat idoaea fundwmenta di(tin&ionis
realis , & nata facere pluraliratzm (i pliciter , q ua (anc vera res, &
vera entia phy (ica pec veram caufalitacem phyficam à caaíis (ais pro-
du&ain fen(a explicato in Phy dif».7. q.2. Per Realitatem vero , que malti-
plicata folum nara eft (acaggplucalitatem sf quid, & fundar: dittiaiflóaem
ex na- tuca rei formalemyin:eiligitar id, 4304 e(t aliquid cei pczfato (en(u
explicat , non uocanque modo, («d per identitate rea- lé (qua cóae dici folet
aliquiras) fiue per- fe&ti,vt c(t identitas actribucorü tn Deo , habetur
rationc infinitatiscxcrem - rum, (iuà impecfe&im , vt e(t idencitas vadaü m
:taphy(icocam in cceacis ; que ibetuc przcisd ex vaioneéorum in cec- tio,vt
docet DoXor 14d. 8. q. 4. at; idà per tealitatsm omae id iateliigsad un ve e —
' Difput... De Inftrumemtis faiendi -.— N Neo nit, quod pir
fenonrecipiteffedfüapro: ———— ximicauíaperverug inflixüphylicum, —— — fed per
f(implicem dimanationem mz2ta. — phyficam, qao fen(a aic Do&or 14d. 3. q.7.S.& 1.d.:j. C. pi(fionenemaoare — — à
(ubic&to, & 2.4. 16. q. va. potencias ab . - anim, & vaiuer(alitec
emnanant realita- tes, (cu gradus metaphy (ici a rebus phy- ficis , vt
animalitas, & rationalicas à cor-- porc, & anima. Explicatur.
diflin&io Realis . 64 D I tin&io igitur ex aatuca rei Rea- as eft; qua
reperitur inter rem, & rem przfato inodo explicatam , quam. explicuit
Do&. 2. d. 1.4.5. $. Contra. ifla. opuinonem, &$.
£dqua[Lionemlit, M.. (ed exackias 2,d,2.q.2. 4 ,& B.vbi talem. tradit
regalam digno(ceadi diítin&tioné.—— realem,eirealiter dittinguamrur, quorü
— — vnam veleit, vele(fe poteft (eparatüab.——— alio,vel (altim ralia ft ME
dicadimaicé —— — fe habent, ficut illa,quaz func. Pw VEENEIE fepacabilia; quod
(eparatio a&ualis fic —— fignam (ufficiens ditin&ionis realissfa« — —
tencur omnes, & eít de fe euic Xx intelligi debet , etiam(i quz fep vnü abí
ue alio vicifia exilbece fety(ola .n. illa a&aalis [eparatio & hic
ratioae relaciaa,vt Pater, fi diítingiaatur realiter, etiamli vaum. alio
exif(terenon córingit:feparatio item — pocentialis (uff :iés eit ad. inferendá
di- ftin&tionem realé inter illa , qua it Tr" *- feparabilia, nam omae
ens nac per có fequens indiuiübileà feipfo , & in« feparabilequare eo ipfo
, quoda : fant l'eparabilia,iam nó vnü ens, fed duo - ventia realiter
di(tin&i cen(eri. debent, Nec e(t acceffe ad | di(tin&ionem realem
inferendam , quod feparabilicas ifta. (ic matus,ita .( vc hoc fine illo, &
6 contra viciffi n exiftere poffit , vt cótendüc Re«- Centiores , nam ad
diftin&ieaem realem cum omni proptietate fufficit,» aleram extcemorum exi
(tere potfic fine altero, etii non có:ra ,& imooilibiliras ex pat-- te vnius
cxcreai exiftendi tine"alio. foi infect;quod dici nequeant mutuo fepara-
bilia cum retentione propriz exiltentiz ; & quamuis vaio,fefi »,& ali
jhimu(modi enctatcs modalzs dici nó. poffiat ces Cüü» | ! nas » Ad , "
"s fnticas,füimendo rem pro co,quod per fe, — & immediaté (alim per
Dei potentiam . exiftere poteft ; tamen dici poffunt res, & ens co modo,
quo hoc in decem prz- dicamenta defcendit, & (altim, ait Scotus
2.d.1.q.5.$. Quod fi adbuc ,licét modus non fit ita res, ficut illa, cuius cft
modus , nontamen nulla res eft , ficut nec nullum ens, quia tunc nihil cffet ,
quod etiam rc- ^ petit quol. 3. ab initio, vndé cócludit hác effe contentionem
de nomine, quia iuxtà varias iones entitatis , & rei poteft haiu(modi
diftin&io vocari realis, & mo dalis; Hoc tamen certum cftquod refpi-
ciendo naturam diftinGtionis in fe , & nó denominationem à modo defumptà ,
de- bet potius dici realis, quia nonex hoc, qp fübie&um exiftere poteft
fine modo , nó é córrajftatim inferri debet, quod hac di- | ftin&io non fit
realis , (ed modalis, quia & crcatura veré diftinguütur rea- ^— fiter
,& tamen nulla aJia inter ca ver(atur . — diftin&io, nifi hzc, ep Deus
exiftere po- teft finecreatura,non é contra . Nec va- /— let,quod aiunt
quidam,diftinctioné,que /— eft inter Deü, & creaturam non pote di ci moc
yquia creatura non eít modus -- Dei,nec iilü afficit in ratione modi. Nó -
valet; imó potius ex hoc confirmatur , p refpiciendo naturá huius diftinctionis
in fe tealis porius dici debet abíoluté loqué- do; & (olum poterit appellari
modalis, quádo rcs,qua fine alia exiftere nequit , bené tamcn à contra, cft
modus illius , & cam afficit in ratione modi... Nostamcn praíenim banc.
diftin&ionem dcbemus appeliate realem ; & non modalem , quia
difiin&io modiis apud nos. cop(ucuit ac cipi pro eaque vei fatur inter ré;
& mod ü. -jntrinfecü eius, vt inter etfentiam,& cxi- flentiam,nó autem
intcr rem & modum cius cxcrin(ccum, & accidentalem , qualis -€fL. hic,
de quo Recentiores loquuntur . &5. Scparatio tandé proportionalisfuf. -
ficit etiain ipfa ad. inferédam, realem di- f » hac auiem proport:onalis.
fepatatio inter.ea. veríatar ; vt notat o- &or Cit.quas cfi fint abinuiccm
infepara hilia 5. hzc tamen jn(epara bilitasaion..» proucpit ab intrinícco »
(cd meré ab.cx- tuin(eco » quod ipíemcet. inz.d..1..3.4».— Qua. V. Quid, ej
guamplex fidifinDBK C4e11I. 315 $. 4d que[lionem , explicat exéplo mo- tus
Caeli , quia fecundum Arift, contra- di&io eft Coelum effe fine motu, nó
qui» dem ex cau(a intrinfeca in Celo, quia e(t receptiuum motus;& indifferés
ad quic- tem,ficut ad motum, fed ex caufa cxtrinfe ca neceffarió mouente, &
ideó cx tali in- fcparabilitate non reété iofertur Coelum clic realiter idem
cum motu (üo;vel ti in- feparabilitas ab intrinfeco prouenit, ad- huc tamen fe
habent , vt producens , & produétum;cau(a,& cau(atum,& vnü ad aliud
dependentiam habct effentialem ; hzc enim contradictoria przdicata necef farió
inferunitdiftin&ionem realem , vt Scot.declarat 2.d.2 5.q .vn-$. 4 d prima,
quia relationes produccnis , & produ&i repugnant in cadení perfona,
relationes, que dicunt dependentiam c(fentialem,vt cauígad cauíatum » repugnàt
non folüin eadem'perfona,fed cuiá natura, vnde hac rátione, quáuis-perfonz
diuinz fint ab in trinfeco infeparabiles propter vnitaté cf- fentiz adhac tamen
realiter diftinguun- tur,qaia vna eft producens,& altera pro- duéta,vt
docet D. Aos. r,de Trin.cap. r.. quamais totum fit à partibus.infe parabi-
itemab intrinfeco,quia tamen ad eas dependentiá dicit cffentialem , vt caufati
ad caufas intrinfecas, hac de caufa ad buc abeisrealiter ett diltinótum , vt
Scotug. "docet 3.d.2.3. 2, Itaque cócludamus fepa rationem extremorü
a&tualé » vel poten- tialé, vel (alim proportionalem fingulas di(iunctim.
süpras.efle e. ud figaum. realis.diftin&ionis,& omnes coniunctim
(ümptas effe tignum adaquarum- .. 66. Hinc facile deducitur;quid fit idé- titas
realis, nam é contra illa erunt cade: realiter, quz nec feparata.tunr , ncc
pof- (unt feparari,nec proporrione correfpon. dé his,.ua: funt feparabiliayita
p vnicü, , & ade quatum fignum identitatis realis; fit inlcparab:litas
aiiquorum tàm aétua-. lis, quam potentialis,& proportionalis y; quali
infeparabilitate folum potiürureay, quorum voum non cft fine alio, necctie
poteit ab.intrinfeco, nec fe habét vi pro-. ducésy& productum, ve] caufa,
& cauía-. tmyita vt vnum cíl ntialiter. ab alio de- - pendcat,quia
hzcinfcrunt feparationem, proportionalem i.talia inferunt contra- di&oria
in his;que ita fc habét;.f.vt pro- ducés,& productum;caufa, & caufatum,
ualia nata funt verificari de his, quae süt rsen vel feparabilia (eruata
propot- - tione ; €x quo patet, malé Recentiores omnes afDgnare veluti
fufhicieos,& ada- quatum fignum "3s di ftin&ionis (cpa- rationem
in c(le actualem , vcl potentia- lem, & identitatis realis infeparationem
actualem,& potentialcm . 5 ers €7 Dcinde diftin&io realis iam expli
cata (ubdiuidi folet in negatiuam, & po- fitiuam, & bac rurfus in
accidentalé , & eflentialé; ncgatina cft, que verlatur in- ter ens,&
nonens , vt inter materiam, & priuauonem vcl inter duo noncntia , vt inter
duas priuationcs, de qua Scot.3.d. $.q.vn.& quol. :8.vndc quia proprié non
eft inter r€, & r€, d£ diftin&tio realis im- perfeáa , pofitiua eft ,
qua veríatur inter «luo entia rcalia, quorü vnum rcalitet nó eft aliud;rcalis
e(fentialis eft , qua oritur ánter duo ex principijscorum cflentiali- bus,&
ita diftinguütur res,qua extát fub diuerfis gencribus,: vcl (peciebus ; quia
Jizchabent effentias ,' & naturas alterius yationis;quam diftin&ioné
vocat Do&. 1.d. 2.9.7.F F. diftin&tioné rcalem natu- rarum, cx quo
patet di(linctionemeflen- aialeim reduci ad realem;quia nó eft ; ni
diflin&io rcalis naturatum, vt bene nota- it Tatar.loc.cit. natura enim,
& cflentia ádé süt;diflin&iio veró realis accidentalis elt, quz per
principia accidentalia cau- fatur; qáo homo albus à nigro diftingui- tur ,
& ad hanc reduci potcft diflinctio .mumerica indiuiduorum, quatenus prin-
ipium indiutduationis ,vndeoritur, etfi petüncat ad fub(!antiam indiuidui,cft
rfi extra elfentiam cius,vt dictum eft q.pre- ecd. art. 3. quz tamen diftinótio
potiori vocabulo fclct matérialis appellati qua- tenus differétia ind
iuidualis, quae cfi eius principiti, dicitur materia votius,vt Scor.
docct.2.d.3.9.6. & ab codcm lococii-r. 4.2.q:7. optare appellator dift
inétio ica Jis fuppolitorü ; Denique ad diftir Gio- nérealem reducit ér ilia,
qua verfari fo. Jet inter totü,& (insulas partes fingiila- aim fumptas, G
vocant diltinétione inclg Difp. I. De Inflrumentis fciendi ; DW dentisab
inclufo quomodo totücorpu£ — —
diftinguitur à a quiaincluditillud, — & adhuc alias partes. Verüm quia non
fa Jà datur totü Phyficisfed Metaphyficü ctià& logicü, poterit hec
diftin&io ins cludétis,& inclufi ad varia genera diftin- &ionum
pertinere pro qualitate tOtoru. — : 68 Mcurifie loc.cit. cocl. 3.diuidit di- -
&in&ionem realem ini mutuam , & non mutuam ,& ruríus vtramque
ina potentialem & virtualem; mutuam ait ef fcyqua diftinguuntur ea;qua cífe
poffunt mutuo fine (cinuicém ; non mutaam,qua vnum cxiftere poreft finc alio,
non € có» tray& fic ait dillingui rem& medüeius; a&tualem ait
efle,qua din fcparata;potentialem,qua diftinguuntur feparabilia; virtualem,qua
diflinguuntur cayquz íc habét ad modum feparabiliüy Vcrum tota hac doctrina
fal(a eft qui implicat vnum efle realiter diftin&tü ab alio,& quod vice
yería hoc non fitreali- — it ter diftin&tum ab illo ,. ergo ink pei - Lh
omnis diftinótio realiscftmutua.Quod ——— — a2uté aliqua.duo extrema fint ita re
jitet » diitin&ta, vt vnü poffit exiftere f« V ab alio non écótra,non
facit. quodinzel — capon fit realis diftintio mutua; fed fo* lum qued r. (it
mutua feparabilitas, mul* tum autem differt alíqua duo nó e g- tuo realiter
diflin&ta , & fion ellen rcalitcr fepapabilia. I urfus ex lio, D odor
in 2.d. 24]. 2« docet diflinctione 1caló inter eliqna duo concludi ex eorü
fcparatione,vcl actuali vel poientiali;vel faltem iproportiopali., malé
fubdiuidit- Mcuriflc diftinétionem realem jn adbuae lemsporcntialem, &
viriuslein, leu proe porucnalem,tam quia Scots ibi exprefe sé loquitur de
diftiné&ione cali actuali» cuius (ufhiciens., & ada quarum fignüine
quit cfle fcparationem,vcl adtualem, vel — potenciales, cLecopartiogsieraq m Z^
non pari paítu currunt di füinétio realis , & Ícjarat;oita vt codem modo
fcccrmi. dcbcapt in aCtuslé;& potentialé;& quód: fi (c paratio inter
aliqua duo fat. actvalis, infcrat diftin&ioné a&ualé, fi potentia
lis,potenualé tm ,& fi vrtualis,virtvalé, , quaa clàn (Tin ücft
[cparationem potétias- J6 uf inire inter lac (cparabilia dilige - JQusfL
I". Quid; eri quotuplex fe dif At. 11: 17 Gon realé actaalé, lic pattes
coiius c(sé tialis,& intcgralis ; co quia funt abinuicé
deparabilesscen(entur a&u realiter diftin yquia earü vnio nonexcludit
diftin- -€&ioné a&ualé carüdem , (ed urn fepara- tionem, &
diüifioneim actualem ; tic e motus Celi,& ipfum Celum;qua süt sin
Philofophtm in(eparabilia, proportione - Samen correípódent M pofsunt fc-
parari funt realiter a&u diftincta , ergo eparatio porentialis, &
virtualis femper infcrunt diftin&ionem realcm actualem, && ron
tantum potentialem; vel virtualé 4nter easque tic fünt feparabilia . ri ir:69
Sedcótraallatà do&rinam de di. dftin&ione reali moueri folet
difficultas dc toto, & partibus, quod vtiquc(loqué- do de e(sentiali)
rcaliter diftinguitur à partibus ctiam fimul vnius cx Scot. 3. d. 4.q«2. &
d« 22,q vn.conftat autem nec to sum exiftere pofse fine partibus frmul i
xX&is , nec viceuerfa partes funul iunctas abfque toto;canttat ctiá nec
i(la eíse fe- ;parata abinuicem , nec feparabilia , nec debobere ad modum
feparab;lium , nec -m voum eíse proprie producens , & aliud productum )c rn
allata de diftinCtione rcali cft infüfficiens.. Hzc . difficuhasardua adeo viía
eft Meurifse Joc.cit.vt ea coactusaufus fit. negare fa- mofam fentétiam
Scotiflarum de diflin- &ionc reali totius d partibus.ait.n.falfum effc de
mente Do&oris totum diflingui xcalitcr à partibus vnitis, cü .n.in 1. d. 1.
q.4.& in2.d.1. 9,5. & alibi paffin do- «cat ,omne prius naturaliter
pofíe cífe fi- nc (io poftcriori abíque contradictione, fi non fit ciidé ,
fequeretur partcs vnitas poffe cííc finc toto, quia funt priores eo nauualiter
, cum ig tur vnitz lane co effe nequeant,fit, vt finr ei réaliter idé, quod
exprceíTius ait docuille 1.Phyf. q. 9.vbi di- ferté docectetum, & partes
vnitas efle idem realitcr; quare fubdit decepros om- . nes cie; qui bs Genus
cxiftimarunt de g;€ Motitocü diftingui realiter à partibus ynitiSex €o fürté
quia in 3.d, 2«q« 2oper- mi xum probat difiinctionem rotius, cá à pact ibus
vagis uiidigufis. nam quando probat totum e(fe aliam enctatem à par- tibus
vnius intendit (olügn inter ca indu- o6 Loa ecre diftinciionem formalem, itag,
in fen tentia DoGtor;s totum diit inguitur à par tibus vnicis formaliter folum
, fer ex na- tura rci; non quidem formaliter cócepti- biliter, fcà meraphyficé
, quo genere di« ftin&ionis diftioguuntur gradus meta- phytici, fed
formaliter entitatiué,feu phy fice, qwomodo diftinguuntur gradus phy fici
incparabiles ; quod exprefsé colligi arbicratur cx quibufdam verbis Doétoris in
3.d.21.q.vn- contra Magiftrum in fol. ad arg .opinionis aduerfa, vbi concludit,
quod quamuis totài nà fit fiue vnione par tiugtamen vnio illa, velrelatio non
cft ormalis ratio illius totius, quibus verbis indicat (olum inter partes
vnitas , & totü non efle identitatem formalem. 7o Verum quantü diflet hic
Scotia à germana Scoti fententia, & veritate có- ftat ex dictisin Phyf.
diíp.5.q. 13. acc. 1. vbi cx profeflo de hac re differimus, nam in 3. d.3.3.
2.quarta prarfertim rationc cf- ficaciter demonftrat diftin&tionem rea-
Jleminter totum;& partes vnitas. quia fic vnitz verécaufant totum, &
nihil rcali- tet caufat feipfum , nam inter eaufam, & cffe&um
vniuerfaliter intercedit fem- E realis diftin&io , vt oftendimus in.»
hyf.difp.8.q. z.art.1. Et in 3.d, 22:q.vn« $ quantum ego, ait entia materialia
có- pofita habcre caufalitatem intrinfecam per caufas inexiftentes materià.
f.& tor- mam,;quas;ftatim ait,cffe realiter diftin- Gas à tali
compofito,vtibi cft videre ;fal fum ergo cft ex eoloco folum colligi di-
ftin&ionem formalem; & plané non vi- demus quomodo ex verbis illis à
Meu- riffe adductis deducatur totumin Scoti fententia à partibus vnitis folnm
forma- liter dittingui. Accedit,quod fruftra pre- ter diftin&ionem formalé
, quz proprie verfator folü intcr formalitates met ficas, fingit aliud genus di
ftin&tionis for malis phy fice;vt eam at ruat inter totu, & partes
vnitas,nam in Scholam prarfer- nl aversum hucuíq; talis dedic ingre(lum non
babuic.Q uod vc- rà expreíse docuerit Doétor 1.Phyf:q.9» 1dÉtitatem totiuscum
partibus voius,nos párum vrgcet;quia opus iilud Scoticó non: cft, cum palfim
multa contineat ditlona. £ à &co- à Scoti doctripa in Metaph. & lib,
fent. fed eft Marfilij Inguen Nominalis,cuius fcriptum fc compcriffe in quadam
vetufta Biblictheca Venctijs teftatur Roccusm I hyf.in epift.sd Lectorem ,
& idem in- gcnué fatetur P. Lucas Vuandingus , dum e«nuina
l'o&oriscpera reecnícr, & no- is orcterus dixit; cx quo fadtü cfl ,vcin
Phyfic. illius pieudofcoticz: phiofophize ncc vcrbum quidem vnquam fecerimus.
Qued tandem ait , hinc fequi partes vni- tas pofle clTe fine toto , quia in
Ícntentia Do&oris cé pnus naturaliter potcft fe» parari à pcflciriori , fi
non. fit ci realiter idcm; quod (i (it infeparabileid arguere rcalem
identitatem cum pofl criori, vt pa tet de fübicéto, & pafTi onc. Hoc ctià
pa- rüm vrget,iam . n. fopradiétü cfl cx Sco- to 2.d.1.q.$. IN. & d.a. q.2.
A. id vcrum effe, quoucfcunque repugnantia fcpara- tionis àb intrinfeco veniat,
& non ab cx- uinfeco vt cft inlpropofito,quod.n.par- tes vnita cfle
ncqucant finc toto,prouce nit ab exirinfeco, nempé ex carüvnione, quz illis
accidit , & qua fuppofita ne- queunt non caufare toti, ncn autcmtalis
neccffitas prcucnit. cexabfolnta. ear cn- titate,vt notauit Lichet.2.d 129.
2.in fol. ad initanuas Caict .contra maximáà Scoti Qn.ni abJolutum prius alios
c-fcd fu- fius hanc difficultatcm peruractamvus in Fhyf.loc.cit.in fol. ad
3.prin. I .71 Reéhus ergo dicendum cft in hac 1e P. Mcuriíic fuiisc deceptum,
& nóom ncs alics Scotiflas , vt iplc parum humi- liter dixit , & ad
argumentum ex. dictis occurrendum «c ft quód licetitorü, & par- t5 vnitzncc
fint feparata, nec fcparabi. - lia proportione ramen correfpondé: 1js, Qua
(cparari queunt, vt fupra explicatum eft ; & quan usnon fc habeant propric
, yt y rocucés, & produCium,quia hoc fpes €tat ad genus caua cfficientis ;
fc habent tamen vr cauía.i caulatamingenere » «auíz maircriakis,& formalis,
quód.(ufli- cit ad infcccndam rcalem difiinctioncm, quia inter caufam; X
cficctum 1n quocá- quc gencre cauia: calis, & phyficz rea- km aintcrcedere.
Jifinctionem. femper: «1l ncecíje, vi f..sé probamusin Fhyf. lo-, «0 iam
Cit.diíp.8.9.2. arta. T Difgut;1. De Inflrumentis [cendi |... Diflin&iio
formalis declaratur ctio. , 71 Iftindio cx natura tei formalis. D qua erat
alterü mébrum diftin- ; &ionisex natura tei,vtà diftindtionera- — ^ ——
xionis, & facta per intellcótü fccernitur., | cft illa,quz verfatür inter
plutes eiufdem - » formalitates, quz: nimirum in eddetn phyfica entitate
radicantur ,& identifi- cantur , eft autem formalitas ratio - Giua,&
fecundum (e conceptibilis, v illa dicuntur. diftingui ex natura rci for-
maliter, qva habcnt aljam,« aliam fore malitatem, feu rationem conceptibilem.
ita vt virumque dcfiniendo nó ctit idem | adzquaté conceprus obie&tiuus
vuridf. — que, ita explicant diftinctionem. formas / lem Scotiflz quamplarces
Tatar, Bonet. Butlif. Fab.Mcurifl. loc. cit. vnde € con- v tta illa crunt cadem
ex naturarei forma: , liter,quz candem: babenr formali & candem rationem
concep iem, Ve i rum;vt docet Sootii dish 7.8. Sed bic refl al, duplex
reperitur diio natura rci formalis ,aétnalis nimirum, virtualis: actualis cft,
quz verfi | plurcs formaliatesincadem re phyfica —— a&á ,&
nonvirwterantum exiflcntésy ————— quz proinde à partereiciira i opus
mtellc&es habent diwerfasiGnéS — — cóccptibiles;fic diflinguunrar ck nan
1ciformalitér a &valiter diuctía [otétig in cadcm anima radlcaiz , diuerhi
gradus Meiaphyhici in.homine,& diucr(a artrie buta t» Dcoex Scoto 1.d.8.q.
4. $ 4d. hafiioncms quia nimitü hzc oaa tunt Jincifosptló csfonnaluer ,&
acta in Dco cxiflentcs, & nó virtualiter tátü vnde ,& corum ditlinétio
atualis cfTe de bet. V irtmalis ver cfl, qui verfaür inter plurcs eiufdem tei
tormalitates,non actu, (cd virtute tani ü in. éa contentas, quate« nus cadem
finiplicillima tcs , vc] rcalitas cb (ài cminencià zquiualct pluribusrea--
litatibus , vnde occafione przber intelle. &ui tormand: pluccs
ccnceptusinadasjna toS obicétibos cx codcm obictto to, quibus actualiter
diftinétas facit forz.— maliiatcs illasycude folum-etác viciualitet diftiy.ca
antc opus intcllétus inad 16 cóuipicnis qua 16netolct lacainat 1 TOUS "D
&io ^ idi rationis ratiocinatz , qua- tcnus folà per opus intelle&us
fit a&ua- lis, cumanteaífolum eflet virtualis; ira - diceremus in; Sole
folü ex natur: rei vir- tualiter diftingui virtutem calcfactiuam, &
deficatiuam quia nimirum huiuímodi virtütes nonaótu continentur in Sole (c-
cundum fuüai effe form:le , (ed virtua- liter ti, & eminentialiter,
quatenus. Sol vnicam , & fimplicílsimam'virtutem eminentioris ordinis a
ju:ualet illis dua- bus, ex quo intellectus occafionem fumic didinguendi
hasvirtutes in Sole,cum ta- tn&à patte rei vnica fit,& fimplicifsima,
Éx quo patet falfum effe; quod Recétio- rcs paísim Scoto tribüunt,quod.f.nullam
* diftinctioné formalem vittualem agnoue ric ,ícd omnem dittinctione cum funda-
4méto inre actualem po(ucrit, nà loc.cit. eamex,teísé admiteit , & eciam
quol. t. $. De fecundo avticul», & in 1.4.8. q.4. | "* is gd
que[liorem; vc mox dicemus ex pli do diftin&ionemi tationis tatiocina-
tz,quz cum ferrali virtaalicoincidir. - ed Thomiftz ,- & alij Neoterici
tualem, & folá virtualem admittunt, n alio nomine vocaat diftin. catioriis
ratiocinatz; diftin&io- 3 * i - c 1 E ^ mem vetó ex natura réi abaalem
volunt NN femper efe reale, & c ca ptorfüs coin tidee enl Pafqualie. difj.
$6. (e&t. 1.ait " buc 'comnuonem fententiam extra
fchoiaii'Scotiftárum; fed prater diftin- &ionem eximatuia rei realem, &
cx natu- £a rei virtuale debere etiam admitti di- flin&ionem formalem
actualé, minorem illa quia non eft inter rem, & remjmaio- rem iffa quia eft
actualis, & im else diítia Etionis allo modo ab ifitellectu depen: det ,
probatur euidcarér ; qiia multoties Blites perfétiónes ini inférianibne dif ped
f£ reperiüntucin aliqua re fupetioci ob. iDinentiá vau realiter , vbiin infe-
riotibüs eran: realiter diftinctz ; & quia $th (e (unc pecfe&tiones
fimpliciter , ma-- nent adhuc in eà re sm (aas proprias for vnde r inca fori
ufi, aüt-eminca« ; lót s hiavulaodi ;-ve Ge: 00 Que. V. de
Difüntlimertali-edsll. — 219 queunt diftingui realiter quia conrinen- tut in ea
pecidencitatem realem , neque fold virtualiter, quia non exi(tuar ibi v:c- tute
cantüm, fed au sm proprium efse tocmale cuiu(cunque; afsampcum patct , quia ità
concincarur attributa in. Dco iu ftitiaymi(ccicordia &vc.vbi.n.in nobis süc
perfectiones accidensaciz cealicet abia- uicea diítindtz; in Deo realiter
adunan tur; & quia süc ex fe perfe&iones- fimpli- citer, extant in eo
form ilitec ,'& non vit tualiter cantu n; (ic ét vcg xtatiua, & (en-
ficitia continentur in houine, quia. vbi in btatis,& plácis (unt formz
realitet difti- &z adunantur in liominc in vicam for- mam;quz c(t ordinis
(apetiocis,.(.in ani ma rationali , fed quia anima rationalis * eft forma ,qua
ho no non folü incelligity fed fcncit& vzgecar, & informat non fo- lur
quatenus rationalis, (ed etiam quate- nus (ca(itiua ,& vegetatiua hinc
dicimus fenfitiui, & vegetatiuam in ho.nine ad- hac reunere propcium e(sc
formale, qp per earum definitionem explicarur y. ecti ion tetincant propr;um
císe ccale . ^74 Refponderc folét Aduer(arij có- cedendo huiu(modi formalitates
a&uali- tct ex naruca rei ceperiri in eadé re , actu «mreperitur ia Deo
formalis iuttitiz y & aníericordiz, a&u reperiantur in. ho mine
animalitas ,& rarionalicas , fed nc- gant reperiri a&u dillinctas, non.
n.bzné (axunc ipfi ) ex adtuali earum. exiftéua in cadem re deducitur actualis
carü dittin- ro cx nxtara rei; Sed hiec refponlio, q (emper habent in promptu '
efficacitec refellitar , quia d.ttinótro formalitatum e.u(dé cei tandatar in
modo, quo ibi süc » & repeciücur,crgo aibi fant ex: nacura cei actualicer
,: coem cciam modo eruncibi dittin&a, probatur a(fumprü , quia quo res eit
, co forinalilli:nd e(t vna vnitace Oportionata (uz enritadisergo tormalif ime
eitindatiadaà fe , &- dittin&a ab Qxnni alio (ecandum formalita:em
vaita- tts . Accedit ex fupradictis ex Acitl. f. Meta 8 .idengitatem fan dari
(49ca vnlca- tém,dittindtionca (upra m ilucadiné, & plucalitacem;ü.ergo
tocin dizatcs v.g.ia- ftitue , Sc avíecicorfie acta exiloac 18
D«o,vel(uac£ocmuliili ad-voaa :c perfe La Go, o. 220 &io , & hoc dici
nequit , quia tunc vna- uq; non cxifleret ibi sm fuam rationé Pia sm » fecundum
quam dicit perfe- &ioré fimpliciter,vel (unt plures, & tüc neccílario
infertur actualis diftin&io 1n- ter illa, quia baec fequitur pluralitatem .
75 Piaterca principaliter , multa rca- liter identificantur ; quz tfi adbuc
varijs definiticnibus exprimuntur, vt Arift.do- cet 3. Phyf. 22.de a&tione,
& paílione , & 3. Mct. 1c. de genere, & differentia , (cd
definitio, pra(crtim cü traditur per con- ccptus ada quatos,cx plicat e(fe
formale , quod habet definitum à parte rei , licet ron explicet effe realequ« d
vcluti mate- rialiter fc habet , ergo debet admitti di* flirGio formális
actualis à parte reique fit minor rcali ,,& maior virtuali , Et de- mum
contradictio fcmper infert diftin- € ionem, implicat.n. de codem fecundü idc m
contradictoria verificari , & quidé talem infcrt diftin&ioné;qualisipía
cft. y fi cà contradi&o rationis, infert diftin- &ioncm (ccundum
duicríum cffe. ratio- nis,vt cum de Petro pofito à partc fübie- &i in
propofitione identica affirmamus efte fubicétam,& de codem negamus et fe
(obic&ium , vt ftat a parte pradicatis fi cft contradictio fecundum clle
reale, infcrt diflin&ionem realem , vt fi dica- m us,quod Vrbanus
VILIL.cft, Paulus V. 10 cít;talis cótradictio infert inter iflos Fontifices
realem diftin&ionem ; fi cft &io fecupdü cflc formalc;ipfert
diflin&tioné formalé,non rcalc,quia mul 1a propofitiones vera fant in (cnfu
reali, & identico, que nonadmittuntur io (cn- fu formali,tic in diuinis verü
e(t jn. seu identico cffcntiam e(fe incommunicabi- ltm;quatenus cft cadem
rescum Paterpi tatesquaec ft incómunicabilis, at fal(a cft in séfu formali,qui
explicat rationé prz- cifam rci,quaz per fe primó fign:ficatur , & per
cítcntiam indiuinis per (e primó importatur entitas com mun:cabilis ; Ve- rüm
córradictio fccundum etse formale, & cx nata rci efse poteft duplex , alia
aCtualitery& formalitet vera citrà quod- €unq; opus intclle&us , vt cum
dicimus y quod homo pcr animalitatem actu a par- tc rei conuenit cum Afino ;
& per ratio» Ns Difput. I. De Infirumentis fciendi s Flea qud pui ci
nalitaté a&u à patte rei differt nullo in2 telle&u cogitante;alia
virtualiter folum, & fundamentaliter, vt fi diceremus in So le effe idem
principium proximum cale- factionis,& de(iccationis,& nó eíse id, hzc
contradi&tio non verjficatur à parte rei actualiter , quia a&u à
parterei eft vnicum,& proximum principii vtriufqy fed tantum virtualiter ;
& funda ter,quatenus vnica. illa virtus aequiualet duplici virtuti; ergo
cum cótradictio im- ferat (emper dittin&ionem , qualis ipfa eít, non
dabitur tátum diflin&io formas lis virtualis, (ed etiam formalisactualis ,
Refpondent Recéuorcs. fcré om» quod cum definitio fiat per a&ü in» telles,
& non definiatur aliquid , nifi inquantum apprehenditur , non,explica-
"HT tur rcs (ccundum efie (ubieckiui habet à parte rci,(cd fecundum efse
Giuum,quod eben int llein NM repugnat quod ti de eodem chen» diueite cà duntur
; & preícinduntur nesformales , euam diuerfo modo de 7213 explicentur; 288
tcllectusré cócipit aliter , q. 7 tiones ille fondamenraliter. differunt ii re
Ad aliud de cótradi&ione pariter dis cont nullam conttadictionem dari ad
patte rei formaliter, fed tantu, damcntü contradi&ionis ,qui &io
confiftit in z d " lor ul» ncque (olü habentur per intelle ram dc altero
affirmanté ; vel é, it praícrtim Pal alg. $9.8 60... 77 Scdncutra reíponfio
(atisfacit; n prima , quia definitio exprimit naturam rei;prout cít,& res
diuer(imode dcfiniit- türsquia diuer(as habent a uin ip-- dass Dog quia de RENE
AN DR | concipiátur; & per definitionem expriani tur eíse rei
quidditatiuü,& D autem císe,quod accipit per apprehéi nem intelicétus,ergo
fal(um ctt per &tiuum. nitionem nó cxplicati efsc fubictiuum. rci ; quod
habet extra ; (cd tantum. ; & obic&iuumquod habct in intc licet
definitio fiat per a nó propterea [cqui ey, po "T" TM - —
Mitasadzquaeé expl - ge definitiónbm; qua folü per conceptus ; €usfi V. de
Difüintlione formali eAr.11. — xii pofitio,Soí e(i lucidus, fiat perfinicl- um
enunciátem lucem de Sole,ramé imit rem :, ficut (c habet a parte rci uáliter
etiá nullo intelic&u cogitáte autem vniuerfaliter cótingity ione €üque
dcfinitio rem exprimit per concc- ptum adzquatum;cui.f.correfpondct to- ti
idjquod eft in reexprimendü ,pofsunt auté fic exprimi omncs fortnalitates, quae
a&u plurificarz reperiunturin vna, & ca- dem re phy fica, vt
intellc&us,& volütas jn anima;animalitas,& ratiopalitas in ho-
snine,bonitas, & fapientia in Deo ; for- -analitates veró, quz folá virtute
in aliqua xec&inentur ob cius eminentiá , nó pof- fünt exprimi ,ai(i
inadzquaté, qe à par- £c rci nulla ip fuo ordinc corrcípódet rca ilis, vnde hoc
gene -ánadaquatos traduntur; verü cft non ex- primi rem,nifi vt apprehenditur
cum fun alamento in re, qua de caufa non fallitur « | — 38 Mcó Pafqual.difp.6o.
(cc. 1. n.3. i ui -finitione, alia eft phy- » definiatur, yore ks rici toti ete
e dendi » cum efie rei 3nfcrt difiinétioncm à parte rei adualem intcr eaquz
diuer(as habenr huius gene. ris definitiones; fed talis diftin&io ft ef- fentüalis,vnde
comcidic cum ditiin&ione , reali naturarum; alia eft definitio meta.
hyfica, & falfum cft;quz habent diuer- as hinus generis definit;
oncs,diftingui à paite rci aGtoalicer, quia-per bas non ex- primitur obiettü si
totum effe adzqua- tum, «uod habet à parie rei, fed fccundü eli c obiectiuum
metaphyücü , qp habet inintellectu ; hoc ala cile , vt fupijcitur definitioot,
(cmjer fupponit alix juam di- flin&Gioncmión.s,nam fupponitaliquam prac
fionemytormilhitaces.n. Mera phyfi- . €a perabitraéuoncan , & przcifioné co
Aiteunmuar. Hac (oluuo magis caucé pro cedit,led quan uis;uod ait de di fimuo-
ne jhy(ica, tocü it verum,nó tamen om- nino, vcuum cft, uod a de metayhytica,
Quia quandu n aliqua tre j.hyiica plurcs actu continétur focu;aliarcs, quac süc
ali quid cius peridcnctaté, tunc poicít affi- 0 Logica. i. " Coruo ; vcrü
tamen gnari defiaitio mctaphyfica iilascxpri* mcns ada:quaté in fuo ordine ,
fic poilu- mus exptimere adaquaté animalitaté in homine , & hoc vtique fiet
per prcitio- nem animalitatis à rationalitate , cü qua. identificatur im homine
, fed talis przeci- fio erit adequata; quando veró in re phy fica pluralitas
formalitatum non eft, niíi virtaalis, & per zquiualétiam; tunc verü eft
detinitioné metaphyticà illas nó ex- primcre,nifi inadzquaté,& pracifionem
eará abinuicé non cíIe,nifi inadmquatam, quianulla realitaseis correfpondet
adz- quaté manifcftabilis in fno ordine. 79. Altcra quoque folutio ad argumé-
tum de eontradiétorijs nulla eft ; quia à parte rei multa [contradictoria actu
veri» ficantur nullo pror(us cogitante intelle- Gu, vt v.g. quód homo ratione
corporis conuenit cá rebus materialibus , tatione animz non conuenit, &
plané hzc cóae- nientia , & di(conuenientia eft formalis & in a&u,
& nà fundamentalis tantü, vn- de inre merito Caict. 1.p.q.3 9.art. 1. hà
folutioné, dos falfam rcfcllit,quà - uis.n. contradictoria enuncientur tantu
per intelle&ü, non inde íequitur corü ve- irr semet ai pie pendere ud uin
nulla propoffitio y quantumuis necearia., (fet formaliter vera citra opus intellectus,
quia materiae lisilla connexio prdicati cum fubiedto etiam ab
intclleétuconficitur; ficut ergo à parte rei verum eft a&tualiter ! eie ex
corpore , & anima conflirutum, quia hz partes a&u. continentur. in ipfo
y n contradictoria der sap vera de ipfo)quod per animá differt à rebus mae . ME
sind i gi a differri fie Xx V pte et » et» uàd paricscít albusyti oci torma- no
inhaeret , nà (ubie&um cie tormali« ter tale eft habcre talem tormam, ita
ve» rum crit formaliters.& actu, quód per al» bedinem eft fimilis Cygno ,
&-ditlimilis quod. quadà re- periuncur contradictoria , qua dc rebas
actualiter verificari nó poflunt, [ed rantü. vircaaliter, & fündamétalitcr»
vtpatet 1n. exer plo fuperius allato de Sole ; icd non itacttin olbus, lico cam
Caict. Cit« cÓ*. £4 5 ccdunt. LI 222
cedunt talij contradi&oria actu à parte rei vcrificari,v.g-quód homo per
anima. litatem formaliter, & a&u cóuenit cü afi- no, & ncn conuenit
perrationalitate, fed hinc aiunt non inferri diftinctionem for- malem actualem
interanimalitatem , & ratioralitatem, fcd tantum virtualé; haec n. fufficit
ad tollédà contradictioné Sed ncque itia rcefpontio fatisfacit quia cauía in
a&u , & ctlc&tusin au timulfunt , & * non funt 2 ,Phyf.& $
Met.fed caufa con- tradi&ionis cit diftin&:o ; nam quzlibet
cótradi&tio séper aliquà arguit diftin&tio né,crgo qfi cotradictio cft
formalitcr,& a&tualitcc vera,arguere debet diftinctio- né formalem
aGualem;& non fufficit (o- la virtualis,dc quo vidediíp.9.q.1 art.2. : $0
Atrcípondct Caiet.ibid.negando, €» fola a&tualis diftin&io fit cauía
actua- - Wis contr adi &ionis,nam ifle cffcétus po- teft cííc à
diftin&iooc , vt à cauía quafi vniuoca ,& à virtualiter conunente di-
füin&ionem , qualis eft eminentia rei ; vt à cauía zquiuoca, itaque ifte
effectus in actu habebit caufam in actu ;, non tamen neccílarió vninocam , nam
ctiam fufficit zquiuoca nempé eminentia rei qua có- tinet virtualiter
diftin&tionem, bec cnim fola (ufficit ad tollendam cotradi&ioné ,
quiaoppofita enunciantur de cadem re emincnt nó quatenus vna, fed vt virtua-
liter n ultiplici. Contrà, emincntia rei nó tollit contradi&ionem
a&iualé, ergo non ztquinalet diftinctioni actuali , vt inquit Caict.
Probatur afTumpium,(ü quia con- traditio aétvalis tollitur per multiplici tatcm
rci & non virtualé tantü, alioquin de codem (ccundá idcm à parte tei
aGtualitcr coniradictoria verificaren. tur ;tum quia cótradictio [rmper argui
diflin&ioné intér ca. de quibus vcrifica- uUir,& quidé ralem ; qualis
»pla eit, vt di- ximus, fi cil contradictio rationis, infert Íolü
diftinCctionem rationis li rcalis rca- IKé,ergo cotradi&tio actualis arguet
actua leo; diftin&ionem,& non im virwalem. Omnino gi ur admittenda. efl
diftin- Gio ex natura tci formalis a&tualis, que fit minor rcal; actuali ,
& immior formali virtual X bac dithindtio, vt bene ait Bo necnon habuit
ortum. in Scotia ncc in - Difput.I. "De Inftrimentis fciendi. .. Francia ,
(ed in Gracia apud Athenas ig Schola Arift. qui verbo; & (criptis cam
docuit, vt benc probat Bonet.ibidem. Et ad banc diflinétionem dcbct redaci di-
NONE veríatur inter rea,& modü eihs intriníccum , vt inter eflentiam ,
& exiflcntiam , vc docct Tatar. cit, nam vt. fupra infinuauum eft, dantur
tugdi rerum. vltimó cas determvnàtes in fuo cfle quis dam funt intrin(eciquia
nimitnm intrine fece rem determinant, vt exiflétia cífen« tiaminfinitas Dcum ;
finitas creatutam y Ime deicrminant res e trinfecé. folüs accidentaliter ,
& ideo dicuntur modi — exttinfccisita fe habet feffioreípectu fe-
dents;figura refpe&u quantitaus&c.Sis cut auté 1(ti non appellantur in
re&o res, & centia , quia feipfis exiftere nequeunt inrerum natura, led
(emper cíie rebus a ffixi , ita modi intrinfcci proprie non dicuntur
formalitates , quia. fcip(is concipi; (ed petüt concipi modificant , atquc ideo
(icut dilin&o. - rei,& modi cius cxtrinieci ponebatur ftin&o rcalis
licet quafi i dá tionc alterius extremi deficientis p nc rei, itain propofito
difündtiorei,& —— i dcbet. forma- modi eius intrinícci poni bet exucmi
deficientis à ratione fort : tis, & x denominattone à | po- terit illa dici
realis modalis , liac forma- lis modalis, ne confundantur.comuni minc
diftin&ionis modslis diftinttio à (uo modo extriníeco,& diftin&io
ciuf« dem à fuo modo intrinfeco . - $1 Contra przdicta obijcitur.Primó, lis,
licet quati imperfc&ta ratione alterius — diftintio tornsetis a&tualis
tit fuper" ! ua, Tum quia nulla cft neceffitas cam ponendi, cáca omnia
aqué bene faluen- tur per folà diftin&i vi pter quz inuenta cft à Scotiftis
difli &io formalis actualis, 1 fccundo, quia: Do&or ipfein 1.d.2.4.7.
$. $ed bic ve- fiat dittin&tionem formalem , q aftruit inter clientiá ,
& relationes originis, vo cat rtualem, & ait melius effc vci iita
ncgatiua;quód inter efsé relauio- ncs (ic nonidendtas formalis ex rei ; €x quo
coiligicur ralem diftinài fotaralcgm sin Scotü non eic ooliiems, ^ n B * 9 e L3
5 v5 "1 MEL ma . Kalis,quia.[-prabct vi - füb di&tigétione ab altero
concipiatur, & * fine illo represétetury& (ic ibi a&u rela- uf V
deDiflintlione frnali-eAdit.H. — 233 fed negatiuam , & proinde nó cile
a&ua- lem, (ed virtaalem , quibus verbis motus Hurtad.in Metaph. difp.6.
fc&. 5. putat fic miter Scocü Y diftin&ioné ex natura rci formalé nullà
intellexille diftin&tio- ncm actualem,fed folü virtnalem, quod etiá cx
noftris tenet Herrera 1. diíp. 14. .t.concl.2, T tertio, quia oé ens actu, aut
cft reale;aut rationis, ergo oís diftin- &io adbualis, aut e(t realis aut
rationts , quia proprietas omnis (equizur couditio- nem (ui fübic&i ergo
non eit admitiéda " diftin&io media aG&ualis intcr diftin-
&ionem realem,& rationis, fed (ola vir- tüalis, Tá quatto,quía vt
arguit Ioan.de S. Thom.1.p-Log.q.2. ar. 3. extrema per diftin&ioncm
formalem non manent ita diftinda, quàd poffint fundare inter fe etam relationem
diftinctionis, vt patct eios diuinis , quz Scotus ponit hoc modo diflingui,
& tdmen inter vni y - & aliud nonv je Were fo- la negario idéritatis,
(cu connexionis for malisergo diftin&io formalis nó eft po- DA T tiu: Ez
tiua, in , is. üquin Eds tit ic im qa editt o for malis non tollit identitatem
in ipfa enti cate rei fic enim efset realis, (c4 (olá idc- — titatem cóceptus ,
(cuformalis rationis , ^ ita vni oó fit decóct formali altc- dug xe rius,ad hoc
auté nó r ur diltincho actualis.(cd (afficit viretalis, & fundamé ndamétii;
vt vnum ccat diftindio, vbt a&u cft ablata idéci - tas;cererü in re folü
inueniturquod vnit non üit formale cóflitutiuum alcerius, at- ue adc non habet
connexionem cífen- tialem cum alio mado formali , feucon- ftitatiuo, licet
habeat modo identico. ^82 Refp. ad t. negádo affumprü quia ditin&io virtualis
non fufficit ad tollé- dam cótradi&tronem ex natura rej. atua- lem;quz dc
eadem rc enunciari folet, vt quod anima per intellc&um operatut na
turaliter,non per volütatem, Dcus per tu ftitiam punit,nó pet aufericordiam,
ho- mo peránimalitatem conuenit cum afi-
no,non per rationalitatem& fic de alijs X Ad 3.DoG&or ibi docet
diftin&ionem in. ter esentiam,& relationcsex natura ret repcrtam poíse
vocati virtuilé,on rf id aíscrit cá pracifione , quafi fir viitualis tantum,ni
poílea infrà ait , «citer tgi- tur'dico omittendo illa verba de. diflin- Gione
rationis, e de diflinclione vir- tuali quod in e[Jentia diuima ante atum.
intellectus est entitas 4, CF eft cutitas B,Cr bec non eft formaliter i[[;&
pau là (uperius dixerat quod effentia, 27 re- latio babent aliqua i diflin
ionem ion. cedentem omnem atium — intelletiue creati" increatiergo cum hac
diftin« &io exnaturarei , de qua ibi loquitur Do&or,& ponit inter
c(senuiá, & relatio ncs, przcedat (ecüdü ratione diftinctio- nis omnem
a€tum intellectus,non poccft e(se (ola virtualis,(cü rationis ratiocina-
tz;quiz hzc licet praecedat fecandü fun- damentum , non tfi pczcedit sin
rationé diftin&ionis ; vndé valdé decipitur Hut- tad.vt bené notauit
Pa(qual.g. difp. 60. fe&. 1. nu. 4. vbi maturius. in hoc póderat Scoti
menté , quam fecerint Huctad. & . Hetrer.Hanc veró diftin&ionem ex na-
tura rci voluit ibi appellare nó idétitaté y quia cx comuni vfu loquendi
przfertim tüc temporis diftin&io ex natuta rei pro vera di tinct;one reali
vfurpari folebat y vt ibidé Doctor iníinuat vert. $ed num- quid b&c dif
in*lio dicetur realis 2 & quia talis dittin&io nou importat vcr&
relationem,vt ibi Tat.& Vigerius aduer- tüc. Ad 3.hec d.ftin&io dic
potefl realis actual's, & ensrcale conte ju: , (i amplé (amatur pro omni
eo, quod ctt extra ni- hil, tiué (zcundü fe , & immediate, fiu& quia
per identiatem eft aliquid alterius , dsin fe, & in re&o cft extrà
nihil, & c nà clt diftin&io media , (ed mcbrum di(tiactionis ex
naturaret'in communi , vt cocradiítinguitur à diftin&ione rario- nis,fi tá
ensreale minus amplé (umatür-y pro co.niinirum,quod cít ens,& res,vc à
realitate, (cu aliquitate diftiaguitoe , & diftin&io rcalispro ea,que
ver(atar intet duo taliter entia, (ic vtique dillinctio rea. lis dici non
potett, (ed media inter realé, & rationis, minor illa, & maior (ta. Ad
4. Vallon-p.1.formalit.art.2.1n finccog- y £ 4 cdit 214 cedic diftin&ionem
formalem ex natura tei pra(cfcrre in re relatioaem poficiaam. attualem fed hoc
ett fal (am quia vt da- cet Dot. r. d. 3 1. celacio realis ver(atur intet
extrema realia,& realiter di(tin&a: nó ergo diítin&io formalis
cenfendacft a&ualis rationc relationis formaliter im» portate per
diftiactionem, (ed folü mate tialiter rarione extremorum , quz (ic à parte rei
diftin&a ità Inbenc in cade re proprii c(se actuale extra nihil , vt efsc
formale vnius non fit e(se formale ale- rius,irà Baísol.2.d.22.9.4.art. 2.
Tatar. & Vig.cit.& fequitur Vulpes loc.cit-Ad f.negacur minor, quádo
defiaitio expli- Da Feendiedté cóceptu ada juaco , imo fiia virtute huius diltinctionis
in reinue nitur ,quod vad nó habeat cónexioné cf- sétiale cá alio modo formili,
(ed tantum idético, vt fatetur hic Au&or ; ià manife- fté cóccdit hác
dittin&ioné c(fe actualé, quia aualiter vaum noa hibzt ia rc connexionem
cum alio mo 1o formli $5 Secüdo obijcitar cü Pafqualig.cit, quod hac
diftin&io formis coincidat cum rcali,(i ponatur a&ualis , ante opus
intelle&us; T'ü quia q iod e(t exrra aliud à partc rei , eft «cra illud
fecundá illud effe, quod natum cít e(Te à parte rci , fed folum efe entitatiaam
phy icum natam eít efTe à parte rci, itaat formalitates nó fint aptz ad c(fendü
à partc rei,ni(i prout funt in entitaribus phy (icis , ergo (i huiuf modi
formalitates effent intec (e. dittin- &z, itauc vna effer extra alii à
parte rei , iam deberent e(fe tot entitates , cum dc- beat gna c(fe extca aliam
fecuadam eí- fe, cp aptum c(teffe à parte cei, Tà 2.ex- treina huius
dittin&ionis iaaoluüt ratio - né entis, itavt in vnajuaque fic propria
ratio entis, quia huia(modi focmalitates veré (unt aliquid politiuü, ergo ii
di(tia- guuntur ante opus intellectus. a&aali- tcr, diftinguuntur tàqud
eatitates adtua- les extca nihil, atque idcó realiter , Cófe- quentia probatur
,quía quotie(cü jue ali.- qua non commuatcancin eife , quod hi- a parte reidilbiaguütur
(«cundd il- lud eí$e,quod haben à pacte rci, caaicr- mp wan re$ hibet à parte
tci, (ic e(- (c phy icumyaecatítatiium, iam cacicaci- Dif.I. De Inflrumentis
fciendl- uo modo diftinguentür, & confequentec reali diftia&ione. Tum ;
definitio ex-- licat cfentiam rei,ergo (i illa cenfentur cw qirhu diftin&a,
quz habent diuer(as. definitiones, habebunt ctiam eíTenrias di- uerías,ac etià.
confequeriterexiftentias g quia quamlibct cfeaciá fequitur propria. exiftentia
, atque ita eranc veré realiter . ditin&. Tum 4.contradi&io actualis de
ali-]uibus iafert di(kin&ionem realem. intet €a, quia de eadé re
ncqucuat'adtu à parte tei coatradi&ocia vecificari., erga cam di(tin&io
formalis a&aalis ex actaa: liconcadi&ione ex nacura rei colligas
,íignum eít coincidere cam reali; Nec valer dicece , ad verificaadam. concradi-
&ionem de eadem rec fufficere , 6 ia eaa plures reperiantur. Éocnilitates
ex natite rateidilio&z . Qua ira dicendo nuns quam ex coarradictioue
di(tindbioneat realem colitgere poi[2mus , quia diceres tur (afficere
difin&tioncm fotmalem in tec aliqua, vt de ipfis coatradictora ve» -
ri&cécur. Demü ex Acriag. difp. gs (eG Ee cum Hurt. cit. e(fe aliquid à
patte. reiame te actum intelle&us cft effe qui hzc .n.e(t defiaitio entis
realis)fed difti- &io formalis eft à parterei , ergo. 84. Re(p.ad 1.aliquid
efe polle à pare te rci, & excra nihil duplicite , vel tone (ai, &
iutedto,telino iuo, Krarone alterias , caias &(t aliquid pec i priino modo
(unt extra nihil res phy fica» fecundo modo formalitates metaphyfi« cz;
conceffa igitur majori, dicitucad mi« norem , quod vtique folum effe entitatt
uum phyücum natum eft effe à pacte rei primo modo, at fecundo modo etiá for-
malítates mecaphyüicz: nac (unc elfe à- parte rei, prarferrimillg,qux (unt
predi» — cimentales , & veram faciunt tioné metaphyficam à patterci , &
inde. negatur Con(eq. vt enim effent tot enti» tates, deberet vna cffeexcra.
aliam primo modo. Ad az. c(toquzdam formalitates - mcetaphy icz includant
formaliter ratio- nem catis tranfcendentis , adhuc tamen; proprie , € abfolacé
noa dicuatur eatia, aut entícaces; fed gcadas entis , & aliqui- tates ,
quía juxta comaunem 1o ueni modii per eas extra nihil intelligitur res y Quas ,
d " 1 1 quz eft terminus canfalitaris phy fica iux à. (uperius dicta ,
vnde in hoc fcníu nc- T formelitates metaphy(icz: dici "dofoluté entia,
quia nom funcextra nihil catione fui ,& in re&to, fed in obliquo tà-
aum , ratione Jf, illius , cuius fünt aliquid .per identitatem; & ad
probat. conícq. — .. pegandum eft, effe rerum (t folum eic phy licam, X
entitauaum , quia etià à parte. tei poffidcnt effe Mctaphyficum urius, &
neri Por aee à conditiopi- us materialibus, licet non ab co realiter
diflin&um ;vnde in homine à parte rci non folum datur materia , &
forma, fcd etiam animalitas ,'& rationalitas. Ad 5. definitio proprie
di&a , vt conftat ex ge- nere, & differentia,vtique non conuenit, ni(i
rebus propriam e(lentiá, & exiften- : tiam habentibus, vnde quz habcat
diuct- . fas definitiones in hoc (en(u;veré dittin- guuntur realiter
diftin&ione reali natu- - -rarum,fed fi definitio magis amplé (uma |.
tüspro conceptu quidditatiuo explican. *
a«we propriam ali uius conceptibilitatem y 21 | Qualifcumque fit,in hoc fcnfu
etiam for- - . , mnlitates poterunt definiri, & ca dictur /— formaliter diftingui,
qua habent in hoc — " -— fen(u
diuecías definitiones,.i. conceptus. T. obie&iuos;& tunc negatur
confeq. quia Aes - definitio in hoc fenfu nO«x?rimit cílen- UR tiam rei propt;
dictam quz. (.cóftat ex ^ "gencre,&
differentia , & datur 1n otdine - ad exifteatiam, (cd propriam cóceptibi- 3
Jitatem; qualifcü-ue cadit. Ad 4.ncgatur formalis cx n2tura rci fufficit ad
enücia- . dacontradi&otia cum veritate de cadem rc, fic de fabicéto , &
paffioneob talem dittin&:onem vetificantur contradicto- ria actu à parte
rei,& (alsü eft hac rone p :cludi vià cócludédi cx conrradi&tione ex (—
amuara rci diftin&ione rcalcmsvt.n.notat ' JBonet.c. de dift. ex natura rei
licet oía .«ontrad.Cloria auc. repugnent quoad .&eritatem.n codcm
rcfpc&u eiufdem, quoad d ftinctionem irfcrédà non axqué rcpngnantnam qna
d«m inferunt dift in- Giopcm realem, que dam formalem tan- tum;fünt.n.aliqua
przdicata , quz com- p ec poma cxidtéti,ficut - alfumptum ,quia interdà (ola
diftin&io . - adii Suef. V. de Diflintlione formali. eArtIT. — 225
exiflere,& nom cxiftere,& contradicto- ria-detalibus pra dicatis
concludunt di- ftm&ionem realem;cuius raujo cft, quia talia
predicata,quibas iníunt , infunt ra- tionctei, & nonratione realitatis 1n
ea indlu(z(unc criá alia pre dicata,quz pro . ximé compctunc rcalitati &
rei noh có- peeunt , ni&i ratione illius realitatis in ea inclufz,vt
vclie& intelligere inanima 5 pam intelligit pcr intellcétü , & vult.
pec voluntatem, & talia contradi&toria non concludunt: diftin&ionem
realem illo. rum,quibus applicantur , fcd cantum for- iualé ex natura cei. Ad. talis diftin&tioy vt (epe dictum eft, poteft
dici ccalis , vt cns reale diftinguitur ab ente rationis. $$ Tertio obijitar,g)
bec diftin&tio non (it rc&é adignata , neque quantü ad qu;d
nominis,neque quantü ad quid rci, Non primo quantum ad. quid nominis , quia
nomen di(tin&ionisformalis cft no valdé zquiuocum, & accommodari ràm
diftin&ioni rcali quàm ratio- nis , quatenus diftin&a realiter
c(Tentia- liter habt diuerfas e(fentias, & vnitates formales, & diftiréta
ratione (ecernütur rariones formales ; & przecifas ab in- telle&u,
Neq.quantum ad quidrei,quia Scotus 1.d.2.9.7. $.cit. illam vocat rden- titatem
formalem, vbi illud, 9 dicitur fic idé includit iliud, di fic eft idem, in Jua
ratione formali , € per cofequés per fe primo modo. , cx quo Mauric. Sitc&,
Vallon. & alij formaliftz deducunt ipfe - rius cífe idcm focmaliter fuo
(upcriori » quia illud iacludit in fua cationc formali, nó é cütra;crgo ex
oppofitopet Scoti il- la erit di flin&io formalis, per quà illud's quod lic
diflicguitur,nó includit aliud in pnmo modo dicendi per (c; non vc: il-- *
[ayqua cft iniec duas formalitatcs)quarü vna pracise, & adzquaté non eft
alia. 86 R«fp.ad 1.ex Scot. 4d. 1.q.2- (igi ficata nomind probati non polKc,
fed ttá» dum cíic communi víui loqucnuüum;cuam igitucnlla;que funt rcs diuer(e,
& dincr- fas habeot ctlentias, fccondum cóinunem ylum logncntium dicantor
realaec, X ct- fentialitcr diftipguis quz vctó tani: jer intelle&um ,
dicantur dillingui rauione ; plané yclie bis difnctionibus applicare nomcá 116
nomé dittin&ionis formalis cft velle vo- cabulis abuti, nam vt tcitatuc
Ioan.de S. Thom.cit.:. 2. att. 3. concl. 1. (ecuadum c6emlo juendi. modam
vocamus idend- taté formalem illam, quz proprio, & for mali cóceptu exprimitur,(eü
quo (ocma- lier aliquid conttituituc , vadé dicunruc differre formaliter, quz
ditfecuar defiai- tione,(cu ratione propria;identica.é ma- terialcm , fcu in
fenfu idencico vocamus, quando aliqua funt idem ia ipfa catitate pbyfica,nó aüt
in ip(a ratioae,qua: per fe primó fignificatur . Ad 2. diceadü apud Scotum,
& formalé identitate, & di (Lin- &ionem fotmalem cribus pee(crtim
mo- dis v(urpati folere , primo in co (en(u, vt aliquid dicatur £ocmalitec idem
alicui, cü illud includit 1n (ua ratione formali,& lic inferius eft idé
formalitec (uo fuperiori , vndé é contra illu crit formaliter dittin- €um ab
alio,quando illud non includit in fua ratione formali , & in hoc fen(u (
qui tfi e(t minus (cequens , & proprius) loca- tus e(t Do&or de
idétitate, & diltinctio- nc formali 1. d.2, q. 7. H
h. Alio modo magis proprio aliquid dicirur formalirer idem alicui , cà eit de
rone formali illius, uo fenfu (aperius eft idé formaliter in- feriori, & é
contrà illud non elt idé for- maliter alicui , quod non pertinet ad ra-
tionemeius formlem;quo fenfu de idca- citate, & diftinctione formali
locatas e(t Do&tor ia 4.d 12. q. t. &coiacidit cum identitate , &
dittinctioae elf-ntiali, de ia loquitur Doctor quol.r. D.& nos in hyf.
difp. $«q-1 3 act. t.cocl.4. Aliusde- mum fea(us magis ftequeas , &
proprius dittin&ion:s formlis cft , quando ratio obiectiua
vnius/formalítatis cit alia à ra- tionc obiectiua alterius , quo (caía fupe
rius, & infcrius funt formaliter ex nacu- ra rci diftincta, quia ratio
hamaniratisa: eft à ratioac anim litatis, quia aliquid addit faper illdm ,
& tic de dittinctione formali lo4uitur Doctor r.d.8.q 4. cum ait diuina
acccibuta abinaicem formaliter diftingui , juiaratio bont:aus nó eft ra- tio
(apienuz, & fic iuxta hanc (ensü iden titas alis eft ilia4qua plures cóaes
fo- lu n per incellec:um d.ttincte cóicant in cadcm conceptibüitate , & rac
obica« - D ifput.I.. De inflrumentis [ciendi . us; & itá (e hibencsm Scoti
generatiai-. tas, genzratio, & paternitas in eadem re latioae có ticaciua
primae. perfonz in Ji- uin:s quol.4. & de identitate focmali in hoc (eníu
loquitac ia 2.d.1.3. $$. 44. qu.flionem 1(Lamyw i circa fiaem ait re-. lationem
nó eife eandem formaliter futt daméto, quia per fc ratio re(pectus nó in-
clud:« formaliter rónem ab(oluti, nec ab- folucü per (c includit fotmalé
rationem teípecus, quibus verbis infingat, vt notas uit Mcucifs.identitatem
formalem nó efz fc folum inclufioncm alicuius. gr perioris,(ed incluljonem
mutua qua plu- tes rónes folü per. intelleccü di(tinctae im cadem róae obiectiua
cóucniunt; at; ità ce(Tat inutilis contentio hucufq; ràm acti- ter agitata apud
noítros Formalitt vcluti prorfus inanem bené (pernit P. ber cit. c.8. quem
fequitur Mcuriffe , ve- rus .n. & proprius modus identitatis ,
diítinctionis formalis eft hic vltimus fi omnis identitatis fundamentáü cft
tas, & diftinctionis pluralitas , f. quod Amer vnam & candemformae — —
habent, (int formaliter Tyquz - vetó alia,& alià, fint formaliter diuerfa
Diflintio rationis elucidatur . * 87 I(tinctio rationis e(t , quz non D ineít
rebus, ifti in * eaciaen t noe duplex e(t, V. : ibus noftris , & c 035 ps
non hibet fundamentum in xe ipfas i dA ——— jeerp eer i ^ tis, & fin quando
ei, à parte ! vnam,& idem rcaliter,& formalitetsaf- finguntur diuecíz
relationes rationis. di- uertimodé illud concipiendo , itaut tota diueritas fit
ex parce modi concipiendi non cx parte ronis conceptibilir, & i dicitur
diftinctio rationis ratiocinantis, quia nimirum folum ex, ipfo intelligen- tc,
feu ratiocinantc orig;naturtalis cít v. ieri yz eid intet Pera parte
fübiecti,& (cipfüm à parte cati in propofitione identica, Pide eft
Petrus,& vaiueríaliter contingit, cü uecío modo concipitur idé omnino obie
G&umy;(iue diuecfó modo GENDER homo hominis, fiuc ctiam logicé, vc ho mo, ;
"dte TWO "€ "- - E» ' h D Qua]... de Diftintlione vationis.c/frt
11. mo, & humanitas, ctcnim abítractum a- liter concipitur à concreto, cum
illud có €ipiatur per modum naturz
pracisé, hoc veró per modü (ubfiflentis, ita Scor. 1.d. 2.0.7.8. cit: & d.
8.q. 4.$. 4d qu«flio- nem . Altera diftinctio rationis eft, qua habet
fundamentum in re ip(a,qua diftn guitur, & dicitur diftinctio rationis ra-
tiocinatadici'ur rartonts , quia formali- ter , & actu non eft in rebus,
fed fit , & actuatur per rationé; dicitur veró ratio- nis rauiocinatz, quia
cft quati inchoata à parte rci;& fi complementum ab intclle- €tu recipiat,
quatenus rescirca quá verfa- tur ratio,fcu rotellectus, przbet occafio-
tiem,feu fundamentum talis diftincuonis ptet cmincntiam fuz narurz , de qua
ancellectus format conceptus inadzqua. .. t05,.i.quibus nO exprimitur totum id
, gp eft inre, nam licet finguli attingant ali- | m. jn cil in re,nullus tamen
feortim imptus adz quát totam naturam, & ra- ina onem ebeciuam rei; fic
Thami(te di- t in Dco omnia attributa,fapic- tiam, mifericordiam,iuftitiam ,
&c.quia intellectus nó. poteft ob fuam iem vnico conceptu ad aqua ^re toram
diuinam Ratüram ob eius infini tam perfectionem , cam concepribiliter VÀ ex
ordine quodá ad diucríos cf- [S jquos poteft producere; vcl per ha bitudinem
quádam ad virtutes, vel atri- buta , quz in homine videmus abinuicé realiter
ditincta,hoc etiam gencre diftin ctionis diflingnunt Thom;tlaz in creatis
DEbstteerky con Luar diceta füpe- riora, & infcriora,vt efie animal , eflc
vi- vens,c (7e rationale in hominc, nam con- €cptibiliter partiuntur. candem
humani- satcm ex ordine ad diueríos effectus yc- getandi,fcntiendi , &
intelligendi , quos poteft [c (ola producere ob fuam emiré- tiam;licet hzc
oinnia nos Scotifta pona- mus formaliter ex natura rei diftincta, vt fuo loco
probabitur. ^. 88 Hinc otta cft contentio de funda- mento huius diftmctuonis
ratiocinatz,an femper debeat intrinfecé reperiri in obie cioynimirom quód
aliquam habeat emi- ncutiàm viicntem diuerías perfectiones, feu for quod
vocatur virtüalis 2127 diftinctio , quia eadem forma virtute fa- cit
folaquicquid facerent diuería';an po- tins fola extrinfeca connotata abíque in-
trinfcco fandaméto diftinctionis in obie cto fufficiantad corftitucndam
nterali- qua d.ftinctionem ratiocinatá quatenus intellectus ex iilis motus
fuppefita fua impcrfectione candem omnino rem , in qua nulla cft actualis, aut
virtualis diftin- ctio intriníeca;concipit plaribus cócepti bus inadz quatis
cam diuidendo in plures rauoncs conceptas
; Hanc fecundam Ícn- tentiam citat, & (ecuitar vt communem
Paíqualig.difp.57.(ec.2 .quod tenuit Vaf? quez i.p.difp. 117.C.3.& Torreion
trac. 2.d;fput. 1.q. 1. Verütmagis placet prior dicendi niodus, quód fola
cxtrinfeca có- notata non fo fficiant abfque fundaméto intrinfcco diflinction:s
in obiecto ad có- ftituédam diflincuoncm rationis ratio- cinatz , [cd fo]à
conflituant diftinctioné rationis ratiocinantis , & ita vidctur fen- fite
Scotus loc. cit. dum docuit concre- tuim,& abflractum non differre , nifi
ra- uonc ratiocinante,nimirum penes diuer fum modum concipiendi idem formale
obiectum;,certum aurem eft concretum & abftractum non differre, nifi per
con- notatüm extrinfecum,nimirti fobieccum; qucd connotawr à forma incócreto
sü- pra,nó in abflracto.Et plané id conuincit maurfelta ratiosquia vel in ipfo
obiecto; quod diftinguitur,e ft aliqua proportio ; Ícu fundamentum , vt ad
inftàr connota- torü extrinfecorum realiter. diftinctorü concipiatur ,vel
non)fi primum;ergo pre- «cdit fundamétü inrinfecum diftinctio- nis
inobiccto,& ia vota ratio diftipga£- - di nop fumitur ex parte conpotatorum
* exu infecorum;fi (ccundum,cum fne yl- llo fundamento ex parie rei ipbus, quam
diftinguimus , cam concipiamus inordi- ne ad ca,qüg fuut diflincta, fequitur
nos cam a4 libitum noflrum , & fine funda- mento d.ftinguerequod eft facere
diftin- cuenca rauonis ratiocinátis, ficut fiidé à (cipfo diftinguas
concipicado ip ordi- ne ad rcs d:uci (a5; & hac ratione Ioan. dc
S.'Thom.q.2. art. 3. tenet. hume dicendi modü iuxta qué diflinctio rationis
rat;c - cinata prorfus coincidit cum diftincuone. ' ex - 218 ex natura rei
virtuali (apcrius cx plicata , quia femper petit fundamentum ipitinfe- cum
diftincüonis ia obiecto 5 pam iuxta altcrum d;ccndi modum nó omninó co-
incideret quia pofferalT gnati diftinctio rationis ratiocinatz in ob/ccio , in
quo nulla preccecret virtalis difisctiosex fo lo ordinc ad diuerfa cónotata
excrinfcca, 89 Fundamentum igkurs €» requirit diflinctio rationis rasiocipatz
ex parte obiccti, efl virwalisaliqua diflinctioyfeu eminentia sci , qua vnica
exiftens plures zationcs(cu perfectiones continet in ali. quo c(ic; & ratio
cft,quia res aliqua quá- tó fuper:or eft,& emipentior;plurcs per- fectiones
vnit quàm inferior, vnde in (u- perioribus fimpliciori modo inucniuntur
pcrfcctiones,q in inferioribusvbi sót di-. uer(z res, ac entitatcs, fi in re
fuperiori adunentur , & contineatur fecüdum fuas proprias vniufcuiofq;
rationcs formales, 4n ca re füperiori erüt realiter ide ac enti- tatiué, (ed
quia in ea continentur fecundis Pei formalitates,remancbunt adhuc rmalitcr actu
ex natura rci diftincta, fed fi contineantur tantum virtualiter in €a,&
eminenter , vt virtus calcfactipa , & de(iccatiua in Sole,& fecundum
multos fenlitina, & vegetatiua in rationali , tunc intcr eas virtutes , &
ioncs nulla erit à parte rci actualis diflinctio,nec rea lisnec formalis, quia
in ea non extát, nec fccundü proprias entitates , nec formali. tatcs;fcd
tant& aderit fundamentum cogi tandi illas actu diftinctas;vndé intellectus
manifeftando illas pluribus conceptibus , banc attingédo vno coaceptu,&
aliam a- lio,diftinguit illas in c(e obiecti, cum ta» mé in cfTc rei j&
realitatis diftincta non finbfed vnum ; itaq; fandamentum huius diftinctionis
confiflit in eminentia ; feu vnitate rci virtualiter continente plurcs rationes.
(imul.cum intellectu inadzqua- té attingcnte illam, & fic pluribusconce,
pubus diuidente , & abfirahente vnà ra- zionemab alia ; vnde ex partc
intellcctus requiritur etiam ad. banc diftinctionem «onititaendam in;perfecrus
modus inrcl- ligendi, itaut non vnico act , fed pluri- bus attingat totam rei
cminentiam , & . fingulis inadequate . TAUM ; PAM i Difput. I. De
Tnfirumemis [indio ———— In oppofitü obijeiunt r, Vafquezcit2 — — 3 Suarez in
Met.difj.7.íe&. 1.quos(equie — — — tur ipid e eee , quod diftinétiorationisratiocimanus
nà — - fit proprié diflinctio, fed potiuscinídem — — — formalis conceptus
repetitio circa idem. i emnino obic&um, vt cüin propofitione identica
dicimus,quod Petrus e ED hic nulla pnm diftincuo Pod: fcipfo per intelle&um;immo
potius € coe - ed ier Mite pra dicaionem intelle&us- concipit Petrum cü
ipto PM ergo hzccft potiusciu(dem nominis, vc conceptus repctitio,non
diftinétio.Si di-. cas , coipío quod intclle&us identificat sedlitet Se
fosckaltn Dau cüícpfo — — inilla cnunciatione, difüinguere u- à (cipfo ratione,
quatenuscundemPettü — — quafi duplicar, femel ipfumaccipiendo à; — partc
fubicéti , & iterum à pecu cati . Contrà, inquiunt; quia id folü pro« bat
cadere diftinétioncm inter coc : ipfos formales, quibus Petrumincadems —
propofitionc fubijcimus,& predica aut interi pfas (ecundas int nes dicati
,& fübic&i , quas eidem buimus, nonautem inter Petrumy& fe» ———
ipfam , quia diftinctio non bay is VES trofcd (üperexeinfeca Petro, füper Pes
————— | trum aucem cadit lolum repetitio wr dT 9o Hcípond. negando diftin it s
rationisratiocinanus effe folam eiuídem — — conceprtustepctitionem,
repetitio.m.prOe —— prié cit , cum idem obic&tum,& codem 4 modo
femel,atqy iterum concipimus ; &&— — , vríidicatur Petrusaq; it^ — rum
Petrus, tertio denique Petrus at in — diftin&ione rationisidem vuq;
obic&tü, concipimus, fedInon codem modo ,quia dicendo Pctrus eft Pctrus ;
primó conci- pitur,yt (ubicé&um, deindé vt pra dicat, vndé non folum
pluries concipitur Pee. - trus,ícd etiam vt plurcs,qnia. intentiona-- liter
gcminatur , vt fubftar diuerfis iptens tionibus fobic&i,& prz dicati
hinc vc in» telle&us faciat in obie&o diftinctionem- rationis.
ratiocinantis , opus eft ; vc i comparct ad (cipíam, vel rcfpectumape prehendat
in ipfo obie&to ,. quo Pa ua iplum, quati duo,non quidem (ecundum, diuerías
rationes. in ipfo obiecto intrits E ÍcCas a. fa | mé rationis ratiocinata y
feca$, & ex parte cius fundatas , (cd «x ifta coparatione extrinfeca
relultantes. Adreplicá cótra hoc in argumento alla- tam dicimus , diflin&tionem
, quz fit pec actam collatiuum,non cadere fupra con- ceptus formales,quia cunc
effet di(tinctio rcalis,non rationis, nec propric fupra [e- cundas intentiones
ipías, fed (upra rCip- (am cóccptam, quatenus haber effe obic- étiuum in
intelle&u, itavt proprié idem dicatur à feipfo di(Lingui, non (ecandum eflc
reale,fed obiectiuü, & intentionalc , quia idem proríus obiectum à parte
rei zcaliter& formaliter,dum intellectus fa- cit propofitionem idéricam ,
ipfum quafi eminat intentionaliter; ità Tromb.trac. rmal.att, 2.8, Pro
intelligentia prim concl. ybi docet, quod diftin&tio rationis ratiocinantis
fundatur fupcr pluralitatem elTe cbic&iui, & cogniti, quod intelle- -
&us per a&& cóllatiuum deriuat in idcm obic&tum reale; & é
contra, quod identi- tastatiónis fundator fuper vnitaté eiuí(dé )" eltfc
[4 M ogniti , quando nimirum obic&ua non fübttat pluribus fccundis
intentio- nibus , fed vni tantum namque ità cófi- deratum vt vni ; & eidem
fübítat (ecun- da intcntioni , dicitür cilc KENTGOMR cuc (cipfo,fequitary&
fuse declarat Pa(^ quali difp. $ fedt.2.. Aicy TP pd arguitur cotra
di(lip&ios d pen detur velati membrü à diftinctiene formali. cx natura rci
condiílinétum ; Tü quia 5co- tus nullibi hanc difljnctionem affignauit veluti
condiflin&ià à diflinctionc cx na rurà rciy & idcó omncs Scotifiz tüm
ye- tercs tüm Recétorcs femper tenucrunt hanc-dittin&ionem: rationis
rauioci nata, fai vtipli aiunt y ratiqnis zatiocinobilis , com diftinétione cx
nauira rci. prorfus coincidzrc; vt videre etl apud I orgialift. art ,2; &
omnem diflinctionem rationis concladi docent intra genus illius ditin-
&ionis , quz fit per actum colla iuum, & pro hac fentenua citàuc ab
omnibus Au Goribus,vndc prorlus noui videtur hang * 2 : Quafi V. de
Diftinclione rationis, efrt.I, — 229 Thomi(lz cà admittunt propter diuina
attributa, & gradus metaphyficos,hec.n. omnia inter (e faciunt diflincta
cali geae- re diftin&ioniscüi igitur Scot: Ga hec fa ciant actu formalitct
diflinGa , (ané co» . Íchola hoc genere di linctionis noa iudiget . Tü deaum
diltin&io rationis ratiocinatz de illa tanti re pót haberi , de qua
intcllcétus venari poteft multos coa- ceptus, fed nullü obie&um potcft
pluces de (e conceptus caufarc in intcl'cétu, nifi in ipfo fit aliqua
dittioctio plurium for- malitatü ex natura rci przccdeos omne a&ü
intclieGtus , ergo di(tin&io rationis ratiocinatz coincidit omninó cum
difti &ione formali cx natura rci , Probatur minor, quia vnü obie&um
naturaliter a- gens ad cius iatellc&:onem/nó caufat nili vnicum cóceprum ,
quia cü agat fccundü vltimáü virtutis fvg , caufat o&m cóceptrü quem [Or
caufare , ergo fi cfl vnicum , tà realiter,quá formaliter, vnicum tm cau»
fabitde (e conceptum. Nec rcípondere juuat vnicum tantü caufare cóceptü ada-
quatum ; fed plurescaufare pole inadz- quatos in iniellc&u przfertim
imperfc&e 16 cócipiente, INO valersquia vna res vnit tàtum nata cfl de (e
caufare conceptü, &c hunc afaquarum , quia alàs nó efle: vnü
cognolcibile,nec vn:co a&tu cognofcibi- le, & iflum coceptam formádo
immutat intelicétum., quatum rot, ergo non for- mabit intcllectus de. rali
obic&o aliü , & alium cóceprm; nifi per actü collatiuü intcllcctos, ità
arguit Tromb. loc.cit. 921 Lclp.ad. 1. Do&orcim con (cac meminitic huiv$
diftincrionis, & cà admi lifie, vcluti mébrumà diftinctionc forma li ex
nauta rci codiflinctum, vt mirll fit » re $cotille tam vnanimiter oppo- fitum
doceác;cam igitur in primis admit- iit 1 d.2.0«7-$. faeit. füb nouine di-
flincuopis virtuali (upcris cxp'icata;dc- inde in codem 1.d.8.q.4. $. 4 d
qu«ffto- Veni at intcr. diuina attributa ziom cff tanti diffcventia rationts,
boc efl duer- [edo concipiendi idem obiciis ortalestalis enm difliutio cfl mter
fa piense fapiensiam nec eft ibi tantu di- flin&io pri ie y; ininiclle-
Guyquiao t argutüi efl prius, iila "iet s ej efl in cognitione intuitiua ,
efl ergo ibi diflin&io teitia precedens intelte&um omni modo , vbi,vt
patet;per prim gra» dà diftincrionis rationis intelligit diftin- tionem rations
ratiocinátis, per sr in- telligit di (Linctionem rationis ratiocina- tz,quz
quando actualiter fit ab inrelle- ctucx cócepribus intellectus refultác di-
ueri conceptus obie&iui non in effe rei, fed ín etie obiecti, &
reprzsécati,& idcó ait cíTe diftin&tionem obicctorum for- malium in
intelle&u; & quidem cciá hoc modo ab ipfis Thomi(lis explieatuc 5 per
terriü tàdé gradi inrelligit diftin&ioné fotmalé a&ualé ex natura rci;
& quol. 1. ar.2. duplicé a(fi gnat dittinctionem ra- tionis, vnam meré
cau(atam per a&á in- tellectus,& haec e(t rationis catiocinátis,
altera:n fumptam , feu occafionatam ex parte cei, & hzc e(t ration's
raciocinatz ex quibus patet Do&orem veré agnouif fc diftin&ionem
rationis ratiocinata , vt genus condilt;in&tum à dittinctione ex natura rci
a&ualijatquc ita (encic P. Vul- pes to. 1 d.6.ar.7.& loco tio art.cit,
ac omnces illi Scotifte , qui doceat gradus tranícendentes nà przfeferce real
tates ; fcd conceptus;nidaquatos ; mém ni éc hu:us duplicis d ttnótivnis
cauonis Do« é&or 1.d.8. q. 4. . Ifla tamen pofitio » vt 1bi
Bargiusaducctit. | 93 Ad a.negatür adumptum , quáuis n.Scotiflz, nec propter du
ni acttibu- ta,nec ob gradusmetáphylicos przdica- métalcs hoc genere d
ittin&tionss egeant; quia hzc oninia apud Scotum func abin- u:cé cx natura
ret fortimaltéc actifal ver d ftincta,illotü ind;gét ob. d; (tnctione
ponendaminter. praedicata? quidd;tatiua Dei, & gra dusomn. s tran[ccderites
jg - enim illa non inter (& differant, & ab. e(- fcntiatantum
dillinctione ration $,& cx alia parte maiori diit in& one ex natura tei
ab efentia dittinguancutt attributa , quá pradicata qnidd. tatiua, vt fpiritus
, i& vita intelleétaalis , vc docet Doct, quol. 1. fub lit. L. plan? fc
ju:tur , quod cü attributa dift: nguantar à ctualitec ex ntu Ta rci,
przdicat«quidd:citiua dift nauá - tur tantum virtualitec, feu rat?one cacio*
cinata,vt declarat Valpes cit. difp ait. I - Difput. I. De Inftrumentis féiendi
—.—— 7.Et cum gradus metaphy(ici tranfcens— dentes non dicant realitates , fed
folum — conceptusinadequatosvtScotifte me. — lioris notz doceat ,st fiolocoin
Meta» — — phy.dicemus, confequenseft,vt cum pto. ———— corum di(tin&ione non
füfficiat fola ta- * tionis ratiocinantis diftindtio,& exalia — — — parte
dittin&ionem ex natura ret actua" lem fundare nequeant ;, qu;a non
dicunt realitates , quód diítin&ione virtuali » feu rationis ratiocinatz.
diftingui de- beant; vnde ex hoc duplici capite oritur. * ind:gétia huius
diftin&ionis in fübtiliü Schola;que plané (uppleti nequit per di-
ftinctionem ex natura tei actualem » vt proprijslocis declarabitur. — — — 94 Ad
s.argumétü Trombet; proba tantüm vajus rci generari nom pol[fs ii intellectu
,m(i vnum conceptum adzq cum; ti illum immutet quantum pote & pet propriam
(peciem,at extra b cum tancias n:| impedir quin eiufd plicis obiecti plurcs
habeantur cóceptus imadeq iati per actum peeciliaum,X nà. collatiutim , quatenus
inadaquaté ol ctum intelligeado-vnim ratiade fcind't ab al'a,vade aecc(fitas:
fo lianc diftinctionem ration;$ proue limitatione; & imgerfe&tione nof
telic&us qui vcl vaico conceptu tc naturá ice ey cce 3 tiam,vel in
intelligédo cozitucvttal: fpeciebus , quz cü noa reprzsétent totis. - obiedtü
adz juaté, debet plaribus vti, vt — — réadequaréintellgar,e& quo fit &,
quod —— per plures concejxus cam intelligit '&& — plutes ratioucs
obie&iuas in ea diffin- —— guat,quas alioquin nó ditbingaeret, fir& —
per propriam f(peciéavc en tu A - 9j Exdi&isiahocamiculocócluditug ———
fcotem illa Formaliitarum generadiftim — Ctionun ac identiraum ,quafcinuicem —
inferrent, e(« prorfüstuperuacanca V£
——— abinuicemtondiftiacti ,nam dilodio ——— ex natura rci non eft manbrum
códiitim Gumnàdittin&ioncformili,'vtbené pro. ———— bit P.Fabet'dit.c.o. nam
&iüliacenfentur — — : €X natura cei difti quimbas.fecinfo — opcre cito
qeadicico pta te contradi&oria vecidieali cadeu A €x nacura MbuMNORUD - |
Dü: ^ - - - * m^ ^om 3 p de Diflinélicne vaticuis .Od.IL — 231 (Que. sificari
non poffent , plané ex hoc mani- fcíté deducitur bec non efle diuerfa di-
flin&ionum g«nera , cuia de illis tapium verificari poflunt a parte rei
aliqua. cop- tradictoria pradicata, qua habcnt diucr- fasformalitates,&
concepub:litates,nam .qüz in eadcm concepubilitste, & raco- -nc formali
conucpiunt, contradicioria cx patura rei non patiuntur, & quióem D o-
&or nunquam diftinxit: inter diftinctio- ncm cx natura rei , à formalem
,vt. con- fict ex his,que habet 1.d.2.4.7.& d.8.q. 4.& d.13.q.vn.&
alibi fepé ; cxcn plum vcró, quod adducunt ad banc diflir.Gio- ex natura rej
declarandà de dcfini- tionc,& definito, nihil (acc (Dt negouij ',
€onftat.n.ex dictis fupra q.4.ort. 2. quo feníu definitio ,.& definitem
díci queant exe ex naturarci.Diftinétio e('entia- -lisqucquerócotifüituit genus
peculiare - diftinétionis CodilimGm eb alijs; quia :apud Fortnaliflas dnas
habetacce; tiones - Jhze difinét:o;nam in vno feníu illa dicü -tür
cfientialiter diftinGa,qua habent di.
ucrías effentias, & é conira illá dicuntur tisqes cadcm e[Tentía
communi- cát; in alio fen(u illa dicütur efientialiter diflingui, quorum vnum
nó eft. de c(fen- tia alterius,nec eius.cóce formalem ingreditur, & é
centra illud dicitar idem eficntialiter alteri.q» conftituit eiuscísé- tiá,
& eiusconceprü formalem ingredi. tur, aret autem,quod identitas, &
diftin &io cficnualis in ptimo f; niu. coincidit um diflirétione rcali, nam
quacumque babcnt diucifas cffentias funt etiam di- ueríz rcs ; inaltero autem
fcnfn acccpta «oincidit cum identitate, & diftin&tione formali capta
(ccundo: modo ex illis ui- busyquos tupra infi nuaimus declarando hanc dift
inétionc m in folut.3.0bic&t.Sic «tá diflinétiofc rotis cbic&iué , qua
di- inguiyaint,qua in nullo cóceptu quid- dit conuen: üt;vt paffioncs entis ,
& vititmz ronerd:ffeiéca, & diftinétio fe toris (ubic&iuésqua
ditlngui;aiont, quz non coneriiüci aliqpa realitate potcn- tiali ad ipla
corirzhibili, vc Deus, & crca tU; à, non'coplirgunt duo genera diftin-
€uonum à ceris condittin&a;!cd coin- cidunt cl reali, & formali, vt
bene, nota» uit Tatat. cit. quia gez diftingeuniur f€ totis obiect ue aliquando
diftinguuntuF tdiü formalicer , vr bonitas , & veritas in Dco,&
interdum evá realiter dift;nguü- iur,vt cuz vltra d.ffeiciaspariter que di
linguuntui fc totis fub'ediué, quàdo- quc rcalitcr difüirguuntor , vt Dcus ,.
& creatura; irterdem iui formaliter, vt bo- nitas, & veritas in Dco,
vcelcreatwras & ha« dicta. fuficiát pro dignofcédis var;js :diftinctic num
generibus cuátum ad logt cum I pc&arsreliétis an bagibus Foimali- cftarum,à
quibusror tm 7 yroncs,vcrum & prouc&os sbflinere contulimus , nam
inillis multa cóunenrur tüm logica, uim philofophica;um metaphyfica,
&«theo- confusé,& p 1omifcué irodita, vt potus more gallico pa'm ntum
qucd- dam cor fecerint Formalif!z ,quàn nová quardsm fcicnuá,cuius fübicétü fic
for- malitas,vt ipfi prztédunt,apti ff n.um ad -Obrvéc (i quodcunque c
uantomuis perí pi cax ingcnió;nec dubitauimus aficrcre tra atum: liunc foórmalitatum
plures alum- nos € fubrilium Scbola indolis escclicn- tis perdidiffe,&
quotidie perdere,vi miü it;cur adbacinnoflra Schola toleretur, Ammo vt omninó
neccflarius T yronibus à quibusdam prz dicciur. QV£&STIOÓ VI De ordine , €
Metbodo procedendi in facultatibus tradendis . 96 E Metliodis quamplures
fcripfe- D re Philofophu magni nominis tüm veteres , tüm Recentiores (&
forcé plufquam peteret néceffiras , ac materiae vulitas) & nuperrime non
minus, quam do&ifli me fcripfit Scipio Claramontius vir on nigenz
literature bros quatuor j notant 2utc m Methcdum pofle duplicis ter accipi vno
modo pro rcgulay& cano- nc procedendi. in (cieptia , & ordinandi rcs m
»j fa tre&tádas, vt de hac prius, & de illa pottci;us agawr ; aliomodo
pro or- dine ipfo; vclut in «éu cxerciro , fcü pro ipfoprogretius funi cttam
folet incer dum E 6t nii firümcnto (cicndi , ied quia hec cit tufan nas
acceptics rüprie, pe- Mtihbeodi icfiinguur ad €uliaritez nomé rcla- Telatas
duas fignificationes. Dubitant au- tem primó fub qua ex relatis fignifica-
Mcthodus ad Logicü pertineat; acab ;pfo definiri debeat , an .f. accepta pto
regula, & norma procedendi in fcic- tia, vcl pro ipfo progreffu ;
Euftatius, & Toan Grámat.cx antiquioribus , & Fen- dalius, ac Zabarcl.
cx recentioribus apud .cit. lib. 1. cap. 2. arbitrantur Mcthodum confiderandam
ctíe, ac defi- nicndam à Logico pro regula, & canone proccdendi; at
Claramont. opinatur po- tius defin endam effe pro progretiu ipfo, quia
Methodusex vi nominis fi»nificat viam;& progreflum ipsü ,& hoc cft cius
formalc fignificatum , res aüt, inquit, de- finiri debét: n fua formali
fignificatione. Hac cfl fcrt qua (iio dc nomine;adco ut mirum fit doctiffimos
viros tot verba inre parus, vclnullius momenti cófume- 1c ; nàm ccrtum effe
debet Mechodü füb vtraq. acceptione ad Logicam pertinere, fub prima quidem
acceptione ad Logica docentem, cuius munus cft tradere regu- las, &
inftrumenta fciendi, & ordinaté fciendi , (üb fecunda autem acceptione -
Ápectát potiusad Logicam vtentem , quà doccntcm;nam Log:ca vtés,vt in quaft. prooem.dictum
ett, talisappellatut,quia pon:t invíum regulas , & precepta logi- '&g
docenriscum crgó ordinatésac diflin €té proceditur in aliqua facultate traden-
da, ilis progreílus cft acus logiez vtcn- tis ; ergo fub vtraq. acceptione
Metbo- dus ad logicum pertinet , & .ab ipfo (ab viroq.. fenía confiderari
d&bet .. Conf. 1juja vt. dictum cfl, non.(umiiur hic Me: tbodus pro
quocunq. inflrumento fcié- dli; led peculiariter pto ipfoordine , qui in
(Gentijsob(eruari folet; vc rité, ac di- nc confulionc tradantur , quia rationc
ex &ómuni fenrétia definiri folet quod eff babutus inflrumentalis, feu
infirumenti intelletiuale,quo docemur euiu[qidifcie pliua partes conucnienter
difponere , vt refett Zab.lib. 1. de Method. cap.4. fpe- «r;t autc ad logicaw
tradere methodi x ordinem proccdcndi in [cieniijs, ficut «nim ipfatradit modum
fcicndi ;. ità eciá wadete debct n.odum ordinate [ciendi , i precedendi in
[Gienti;s uadendo jeg * Difp.I. De Infirumentis fciendi ^ las,& precepta
ipfiusorditis;medumi era — atq. ità fubinde emper qua fucce 8Ó ad logicam
fpectat, ac ab ipfa definiri debet methodus fumpta pro ipfo progref fu , (cd
ctiam fumpta pro ipfa regula , & norma procedendi in fcientia;ac ordmis
feruandi ; Et falíum cft, quod dicebatur. — methodumex vi nominis figmficare
pre cisé progre(um ipfum , mam in quattio- nibus de nomine, vt (zzpé dictum
eft, cóis ac frequentior loquendi modus femper pra ferri debet ; Methodus
autemapud Philefophos , nedum accipitur pro i. progreíiu, fed etiam pro regula
& nore ma ordinate progredicndi. - Sccundó dubitatur, an de inna thodi; vt
hicíumitur pro ipfoordine ler- uando in fcicntiayvt de hec prius agatur, quam
de illo, fit quid priusad cognitio-— Ls Lacum, er a om imr debere 1,de
Method«ap. tex- plicando notiorem edis (emhbiu e , nam fi oncci portus ,ab
Oriente petra, poteft numeratioab altetutro tete —— mino exordir;,& effe
ord.nata, T" ) mcencgptusordo retineaum y v.g.li Mongci, portum Albiminiü,
inde Albis gaunum, poftcà Gcnuam wes Oricntem loca mumetet vnde deducit
rationcm.otdinis requiri quidem quod dc hoc priusquam de illo agatur, nequa«
quam autem , quod prius ad fe:ju&tis co» guitioncm djrigatur ,ncq. cnim ad
cogni ioncm Genug A Ibigaunum pcrtincte. Dicendum t& cft de rónc otdin;s ,
v& hic de co loquimur; vt nimirumeft ordo. dcé&rirz, &
pracipualpecicsmethodis - vel potius methodus ipfa feruanda in fae cultate
tradenda , effe quód priusad co« gnitionem fcquentis dirsgatut. Probatur quia
licet de rationc ordinis, vt ficit e(- Ic difpofitionem plurium sm.prius,&
po serius, vt bené oftendit exéplum allatis tamen vt €x roox dicendis
parebit,de ra» tione ordinis doctrinz eft , Vtab 1js in« cipiat; qua (unt
faciliora captu , & cone fcire poflunt ad notitiam fequentium,ó2 fic
obferuari videmns ab Auctoribus 1p- fis) qui in facultatibus uradend isnonie-
mae, -SNWÓ:"emere ceo -- niscui? ab Occidéte principii: ks nell t
"apes 1 it, Lol 1n ad 4 - 4- ev ^4 Que. V1. De ordine 6) Mabodo. meró,K
caf prius hanc difpatation£ in- ftituant, quam illam; fed quia hzc ner «onfcrt
ad cognitionem fequentis. Conf. ' quia cómuhe proloquiü eft , quod lectio
lectionem aperit , vt per id oftendatur rectum doctrinz ordincm tnnc feruari
quádo non folà prius hac lectio inftitui- tur,quam illa , fcd 'tant prior
lectio con- ferat ad notitiam fequentis . Conf.
taridé ex dictis ipfius, nam cap. 4. definit metho dum (lumptam pro ipfo
progretfu , quod fit via ad cognitionem promouens abíq. . Errore, & birc
cap.6. deducit ordiné efle fpeciem methodi ,quoniá & ipfe c(t pro £reffio à
prioc: ad poftecius,& ad cogni- (ionem prom.ouct, iuuat .n. ordo ad reirü
cognitionem affequendam ficut cofu 6o impedir,ac perturbat,ergo de rene ordi-
nis doctrinz cft, vt prius ad cognitioné fequenus dirigstur, idq. expretíe
docet Zubsn Ioc.ci. At refpondet Clarag;ót. ordinem 1n difciplinis tradendis
vtiq. no ftram iuuare cognitionem, non tamen ia €o feníu,quod priora conferant
ad cogni tionem corum; quz poftcrius dicuntur, boc.n. conucnit methodo
fpecialiter di - €z , quà ponit fpeciem ab ipfo ordine coniifinctam ; fed
quatenus per ordiné tollitur confuiio, quz tüm mtelligentiam retardat ,tum
memoriá impeditremini- fcentiamq. penitus tollit , & hec cft vti- litas
ordinis per (e , & precise (umpti. Scd iam dictum eft hic fermoné non cffe
dc ordine pracisé (üb róne ordinis, fed de ordine doctrinz. feraando in
diícili- nis tradendís,& dicimus hunc expoftula- re, vt quz prius dicuntur
conferant ali- quo modo a4 pofteriorem notitiam, 1 ü ) ceci idm videtur ponere
metho- fpecialem;vcluti fpecié per fe ab or- dine condiítinctamsdc cuius
ratione fit vt fuperius conferat ad cognitionem po- fÉterioris, nam vt dictum
cft, hic non eft fermo dc methodo pro quocunq .inftcu- mento (ciendi.(ed pracsé
pro ipto ordi- nc docring, qui infciencjs obferuatt fo- let,vt rité, ac fine
confutione cradantur, quod przcipué cóting:t , quando priora conferunt ad
potter:orumi noticiam. Tcitió dubicatuc , quzpam iit norma Ordinis doctrina ;
quain in cient;Js tcà- Logica 235 dédis obferuare debemus; A liqui docu runt
ipfummet naturalem rerum ordine e(fc regulam, & normam ordinis doctri- nz,itavt
ordo doctrinz runc rectus cft , uando conformis eft ordini naturali ip arum
rerum; i.quando in fcicatia res il la prius cognofcitur, & cófideratur;qua
eti in c(fcndo eft prior, ita opinatus cft Piccolomineus in fua Morali introdu-
€tione c. 14.& 15. & fcquitur Aucría q. 30- Log. fcc. 1. licet addat
interdü ctiam licere ob vrgentem aliquam rationé faci litatis,& comoditat
s,ordiné naturz im- mutarc. Al;j cx oppotito docuerunt nor- mam ordinis
doctrinz vniuer(aliter lo- quendo effe faciliorem methodum no- ftra
cognitionis, ita quod cü in fcientia primó tra&amus rcs cognitu faciliores
& paulatim ad difficiliores afcendimus , rectum ordincm doctripg
feruamus,licet non (cruetur ordo naturalis rerum in ef- Ícndo, quam opinioné
laté defendit Za-* bar.lib. 1.de Met.à c.6. & lib. 1. Apolog. Mercenarius
in fuis dilucid. Faber Theocr. 18.Cópiur.difput.progem, Log.in appéd,
q.vlt.& al j quam plures, inquam ctiam incidit Aucría cir.dum fatetur ipfum
or- dinem naturz nen (cmper folere efle fa ciliorem , & commodiorem ad
perfecta rerum notitiam aficquendary , ac ctiam Claramont. loc. cit. Á 97
Dicendum cft cum-4ecunda fenté- tiá, vcram normam ordinis doctrinz cf- fe
faciliorem modum notlrz cognitio" nis,liue fcruetur ordo natura , fiue non
5 quod addimus,quia ad banc facilitaté in- terdü Cripuat iplemet ordo nature ;
vt nimirü res omncs co ordinc difj;onaturs quo €x natura fua süt inter fe
conexa, &C ordinata; vnde ordo docrinz nQ cft ad quaté códiftinctus ab
ordine natur , ft interd coincidit cum co. Conclufio de- ducitur ex Scoto 1. d.
3. q:2.vt benc Fá- bci aducrüit, nà ibiait Doctor Metaph, ctie vItimà fcientiá
ordine doctrinz,&- h agat de. principijs aliarü fcicntiarum Philofophiam
vcro naturalem efie prio- rem;& plané ratio,cur Ariftot.basfcien tias fic
ordinauit,non cft, quia ordo na- tvralis rccum iic peteretquia potius hic ordo
oppofitun poltulabat,yc nimirum | Aà Me- 235 «Metaph. pr&mitteretur ;
veluti qua agit de princip js priniis omnium rcrum com muni(him:s,non autem
Phyfica;qui E. de parc culari ente ; ordinauit ergo ihi- lofophus has (cic nuas
hoc modo, & Ph ficá pianafit Metaphyficz quia illa € facilior,vt poté qua
cíl de rebus fenfibi- libus,qua funt cognitu faciliotes . , Probatur autem
conclufio manifcflis Anft.auctoritatibus, & inprimis $.Mct. tcx. 1.ade t
auctoritas qe nullam páti- tur gloííam , nam ibidiftioguens intet principium
eiiendi , & cognolcendi ait , piincipium doctrinz nó fcmper cft prin «ipium
teiícd vnde quis facile addifcere potcft, inquit .n. ;v; docirin noná pri-
moyac vei principio aliquando imc boan- dum eft , fed vnd? quis facilius
difcat. INec valet folutio Piccok quod ibi Arift,
loquitur de via doctiinae,.1.de Methodo, &dcmontiratione , quz cfl propria
via fcicndi , nonautem de ordine doccrinz. Hoc .n4nanifclié rc pognat textui,
vbi po nit varias acccpcrion:cs princip]; & poft- quam locutus cfl de
principio. doctripz, inferius in codé capite loquitur dc princi- pio ;p i:cdio
den ctl rationis illis verbis, praieica cem coguojciilis res eft prtu- cipium
boc quoq. dicitur yvt demonflra- tronum, (uppofitienesÓ ergo m priorilo co
loquitur de meth. do, & via dociring, fcd de ordime. Itcm 1. Phyf. tex. 4.
a(i- gnans ordincm ptocc dédit in fcicntiana- wiral ait ob vn uctéilioribus
ctle incipié dom, & róncm adducens inquit, quia süt nobis notioras quod ét
rcpetit 1. Érhic«. 4:crgo norma ordinis doctrina cfl faci- lior noflra cognitio
. Nec iuuat refpon- dete com Piccol. g il'a non ctt (officicns zgtioyncq;
primarias ouiacf. ex vniucríaliü «ognitionc facilius habemus cognitioné aharum
rcrü paiuralium , fed primaria ró eft, quia fünt priota, idcó illis coznius fa
cilius alg res cc gnoícumursoam ipfe or- do natura facilior , &
ccnimodiorcft ad perfectam) rerum notitiam. affcquendá, ! INOvalet ; tum quia
nimis derogater Lhi- lofopho d'cendo ftatim in ingrctlu f lulo fophiz defecitie
nó atlignando primaria 1ónem, futiicicnie ordinis, cii ferua- turus erat in
j20greltu ; tu quiafeisü eft Diff: DéInfiriimemis füudi.. vniucríala , de
quibus ibi loquitat Arift. c[ic priora srh ordinem natura ,quia nom loquitur de
vniuet(alibus, in praidi fcd 1n continendo, vi dicimusin Pbyf.um expofitione
textus cx Scoto 1.d.3.3. 2.0. tum quia etiamfi per. vniuerfalia toiclli-. geret
ibi cóiora,qua (unt priora fecundü naturam particularibus, adhuc tan; vni-
uer(aliter verum non eft ( & fi interdum. ita fit ) quod ipfe ordo naturz
facilior, fit, & commodior ad no(trá cognition£s, atque idcó illa adhuc
cffe non pofset prie maria ratio, quia funt priora; t tandem, quia ctiáfi iple
ordo natura. séper facis lot e(fex , hinc non (cquitur primariá ra» uoné;cur
velit Arift.ab vniuer(alioiibus procedere;eiic uia ifta funt priora, imó.
potius fequitur oppofitum , quia non conquiefcit. incellectus y t qu manet,
quare vult agere priu$ .— c prioribussm ordinem natucz 2& 69. (pondcre
debemus , quia facilioré lec tionem habemus (eruádo hunc ordine cum ergo bac
fola caufa , facilior modus noftrzcognirionis quietet noflris ^inicllectum ipía
folaetit primaria. — 98 Preterea videmus Arift. lurie dincm naturulé rcruin
pratcunib ffe, & - ordinem nolle fac.Loriscogoiuionis (ge — cui cile; hir
prius cg:t de apimalibusq. dc plantis, 6 aliararione , Bf. quia PUB nobis
notiora, vt ipfe dicit dc long. & bre uit.vitz X lib. 1. hitl.animal
cap.6.dicit prius le agere velle dc differentijssiX aci depubusqug circa
animalia contingunt » poticaad caufas inquirédas aleédere , ai — n.rationem
cógruam notiro naturali co. gnofcendi n-odo efle, vt à facilioribus,&
pcopinquioribus nobis ad difficiliora ; &. remotiora procedamus, &
ibidé de par- tubus animal.c.2c-reddensrationem , cur prius de homine agere
velit, (ubdir, quia. exteriorum partium eius forma notiffi- ma efl Nec
valet,quod a Piccol.hoc al» Atidl. factum fuifleex accidenti . Quia AU agit
tcflatur fe itd agercquia ratio doccndi expoftulat, vt à tacilioribus no» bisad
difficiliora procecau:us ; non ergo. id fccit cxaccidentsled coufuló,& data
opcra, Et bac (ententia nontolum fuit Ail fed CcLElatonlib.z.de Rep. G.lene.
lip.9. e Qudt. VI. de Ordine , es Mabodo . Nb. dedeerets: Hyooc. & Plat.
c2. & Auiceg. ia pria. lib, de Anima, quibas in locis vnan/mtter docent in
rerum ccacta- tione, & facultatibus tradendis à facilio- tibus, &
clarioríbos noscexord ti deoere. Demum huic feacentiz manifetta ratio
fuffeagatur , nà ecfi pluries iaaet res ad- di(cete eo modo, quo fuat à natur:
dlpo . fitz , nam valde coafert cra&bstü de có mun:oribus przmittere
wactaribus de particularibus, vndé Arift.sn lib.Phyf. a git de principrjs,&
proprictaubus corpo- ris naturalis in cói, deinceps io al js Jib. de varijs
Ipeciebus corporis nataralis; lac - tamen eriam.contingtE Fem aliquam s quamuis
in cffondo priorem eite adeo scconditam, vt non alter poffit bene co- gnotci ,
quam €x praua cogaicione ali- cus rcr. pofteriors (cnhbus obaiz , atq; ideo à
nobis cognitu facillima , c Autt.m Met, a&urus de (ub(tàtijs fepa- ratis
pt?us. agit de. materialibus ; & ideo fion ordo. geram. vpiactfalitet E(Ic
|ót norma ordmis doctrm,fcd faci- lior modus cogmttiomsmoftrg , vnic sé- per
debemus incipere à nodor;b? nobis. ^ 99 Hictamcn adaerreodü eft cü Fa. bro
cit.c.z.m fine,quód cum dicimus or dinem doctrinz poftalace, vt à notiorib,
nobis exordium fua.aror,per noriota no b;s non intelligimus, qua (olent contra-
diftingüi à nous nauta, (cd per notiora nob:s inteligimus ;lla , quiz facilius
als initio fcienaz addifcimus , & ex quorum cognitionc facilius io
cognicioné aliorum in illa (ciétia deacnimus cx quo fit vt & ucies in
icientijsordo doóring fequa- tur ordinem narurz,& prioranatura de-
&larentur , deinde pofteriora ; hoc autem non1deo fit , quia ordo naturalis
(it nor- ma veri ord.nis doctrinzs,vt Piccol. arbi- gratus eft , (ed quia hic,
& nonc ile. ipfe ordo naturz cft facilior , & cómodior ad affequendam
noticiam aliotum in íciétia €Ótentorom,nct poll criora potctunt rité percipi
nifi luppotita notitia. priori (e- cundü natutaa ; hac racione Acitt. prius egi
de elemencs , q de m:xcis, quia rité mixti nacura percipere non poliumus;n.(i
pee elemeata cognofcamus; Et per hoc lecociliantuc omncs Ariit auctorita- 1:j
tes, quibus ip(e te(tatur fe idob prius re de. quibu(Jam rebas, quia ceca turam
priora (uat, ita 1. Elench. c. 1.& 3. Rethor.c. t.li.de fen( & feníaco
in prit cipio* .de zen.antinal, c«4.1« P hyl $7.24 dc Anim. 64. 2.de partibus
in mal. c, 10. & n -hyf. primo loco agit de princi, js rérumn taraliü
v,quia $m natura priora fumt,quamuis slio w^ unc difficiliora. Có» cilian.uraüt
omnes iz auctoritates , dc coafiaides 1cédo Ac tt. eps fas onus có» formale od
nem dodrine cum ordine macur£ , non ,uia 0:do rile nacuralis E norma vcrio:d nis
Jozteinz,led quia fa- Cilior nottra .ogn tio tuac iliam 0o:diaé ex
poftulabac.& ordo ipie namuralis con- dacebat ad facilioré captam atiarum
rerü in fcientia, vnde X quando Acift. à prio- ribas srh naiuram incipit
feruindo ordi- nem nature ,& quando eundcm ordincaa omqtit;id (cmper facit
ob faciliorem no» flram cognit;oné , ita quod modas faci- hor noftiz
cogattionis fic fempcr norma ordinis doétrinz, fiuc incipiendo à prio» ribus ,
fiue à poftcrioribus sm naturam. Neque huic refolutioni adacratur , quód ves
icut fe babent ad eí(fe, ira ad cogno- fci atque ideó ordinem in cognofcendo
Íeqai dcbere ordinem in eflenao ,& oc- dinem (ciencifics confocmné effe
debere ordini natursli. Non fequitur, debet enim vtique fcientia docere res,
& modum;quo inter le (onrà natura dil pofirz (ecundum prius, &
poftezius, fed in docendo necef- (atium nó eft,quàd illum modum iimnitc- tur,
dcbet v.g.docere ,uid it Dcus.quid creitura , & quod Deus cft prior cceatu-
ra, fcd hinc non fcquitur, quód pro de« claranda Dci natura incipere non polit
à creaturayque cft notior y iuxta praecepti D.Pauliad Rom.1. Inaifibilia enim »
fiws à creatura mundi, perea, qua fa fami yrmte lle a con[piciuntur . 100 Q irt
dubitatur in hac quzftio- ne,an in tacultatibus cadendis vcendü füc m«eibodo
rcíolutiua, vcl potius compofi- tiua, itacn'm diuidi folet methodus, fea ordo
fcientificus 1n c (tiuum, & tefolutiuum, & is ar. diíp. de Mcethod.X
Mafius j.vl.proasm.log. addant, tertià [peciem mc- Aa i thó- thodi,quam
áppellant defin tiuá, ex Gal. lib.de artc medic.à principio; cóis tamen diuifio
mcthodi in compolitiuam , & re- folutivam fufficiés cft,&
inimediata;nec mcthodus dcfinitiua cft ab illis condiftin- &a,vt
Zab.oflendit lib 2. dc Method. & lib. 2. Apolog. & ita colligitur cx
Aritt. Eihic.cop.4. vbi non nifi duplicisordinis (cicntifici meminit ff
difputationibus fer vádi,vnvs eft qui eft à princigijs ad prin- Cipiata, qui
prcindé dicitur cÓpoficiuus , nam partcs coyonunt totum, & principia
principiatum alter cft à principiatis ad pricipia, qui preinde dicitur celolutiuus
Quia totum in fuas partes refoluitur, & principiatü in fua principia.
Zabar.loc. cit.docct ordinem compolitiuum effe jp- prium fcientijs
[peculatiuis,nam cum ifte non rcferantür ad. finem alicuius opetis faciendi,
non poffunt aliter ordinari , q à principijs inchoando,& hoc cflc de mete
Arift. 1. Phyf.c. 1. Ordinem vero refolu- tiuum docct eic propriü (cientijs
practi- cis, & attbus, nà cx netiopc finisjad qué tefcruntur jartcs funt
ad.nuéia,& fic A- tifLipfc docet 7. Met. 23. in quauis arte prius contiderari
fincm,dcindé media, & in (cicntia morali ità obícruat, quia prius sgit de
foclicitateyquae eft finis deinde de virtutibus , quz (ünc-aíedia , iraque con-
«cludit in tradendis fpeculatiuis methodo «€ompofiriua vtendum cfle, (cd in
tradcn- :dispracticis refolutiua,quam opinionem fequuntur Complat. cit. 1c1
Dicendum tamen cft neceffariü inón effe fpeculatiuas procedere ordinc
cópo(itiuo, & practicas tefolutiuo , fcd vtrumq; crdiré his,X illis
infetuire po(ie iuxta exigentiam noltrz facilroris cogni tionis;ità P. Faber
cit.c.3.& icnet Auctía cit.& fequitur ex proximé dictis, iam .n.
:xconclufum eft ordinem doétcinz refpi- cerc noflram faciliorem cognitioné ,
(ed n ultotics cótingit; quod tacilius addifci- mus incipiendo à copolits ,
& principia- tis od prima v(quc principia procedédo , & ab cficQtibus
nobis notioribus ad cau- fasctam in (cientijs (peculatiuis,vc fupra probatum
cft;& multotics contingit op- potitü etiam in praclicis,crgo in vtrifque
facultatibus iuxtà cxigenuam facilioris Difput.T. De Influmentis [ciendi s
noftra cognitionis arripete p v nam seshodi, e cam. nó vt norat
Auería,contingcre poteft, vt plures pat- tcs eiuídé rie totali ità dncdifpoti.
tz ,vt vna procedat ordine compofitiuo- alia rcfolutiuo, v. g.pars illa
Philofophi, qua prius confiderat mundum quantum ad compofitionem,&
flru&uram fuam j vhitatemyoriginem,& alia, deindé di (tin &$
conliderat fingulas mundi partes, ,p- cedit methodo reiolutiua,alia verà pars,
quz prius contiderat elementa , dcindé mixtam, procedit ordine compofitiuo. Sed
cum Zab.obijcies ; quod ordo de- bci] tradere cognitionem difti rel — ergo
debemus incipere à cómunioribus, & à principijs, & caufis, quz funt
nobis notiora cognitione diftin&ta . Confir, ex Arift.qui 1.Pby(. $7.&
Iib.s. tex. 2..& 1. dc part.animal.c.1, & 4. docet prius de comunibus
agendum effe, deindé de par-. ticularibus; & ratio eit,quia Ícientiz in-
tendunt tradere explicitam s & di(l inctà rerum noritiam;fed notitia
voiucr(alium requiritur ad explicitam cogmtionemins feriorum, &
particularium , ergo ab vni- uecíalibus incipiendum eft. f efp.cü Fab. cit.
negando a(fümptum, quia nó (je ctar ad ordinem tradere cognítionem dftin-
&Gam;,vel confu(am rei , id . n. munus cft inftromentorü (ciendi, (ed ordo
proprié inferuit folum facilitati fcientie;vnde fie- pe cuenit, quod priori
loco quedam pre - mittimus, de quibus habemus folü cogni- tionem quandam rudem
, & pcr rationes "arum efficaces;no alia rationehitfi $4 crudis ipía
cognitio nos adiuuat a« acquirendá elaram aliarum rerum cogni4 tionem. Ad Conf.
dicimus ea probati tá- tumjordinem compotitiuumi longé prz ftarc refolutiuo ,
& in difciplinis traden- dis co vtendum effe , quantüm ficri pot ; non
tamcn probat, quod (i neceffitas, &c commoditas addi(centium id cxpoftulet;
non polfimus interdum illum pra termit- tcre vcendo ordinc refolutiuo,
premitté- do nimirum cognitionem rudem,& con- fufam effc&uum,&
cópoíitorum,vt indé procedentes ad cognittooé caufarum 5: & principiorü in
hunc modum acquiramus cognitioné quoq; diflinctam corüdem , 192 Quin- 117 aor
intó dubitatur , an quzlibet paffim Recentiores Philofophiam tra - (ciétia
me;us tradatur ordine expofitio- dunt, ptoprias namquc; relicto. Arífl.cex-
nis,vel poriustra&ationis an virumque — tina alo , contexunt qua'ftioncs ,
ac permiícédo; & vtfenfusdubirationispa- — difputattones , quafi nil
referat fcire Ari. ntia traditur pcr modü cx- uis allumendo ccrcum Autorem,à
quo fcientia antea eft tradi t2, Vt Ariftotclemin Philofophia, Magi- firum
Sententiarum in Theologia , fata- git illum explicare & reconditos illius
sé- fus apcrire;& qui fcientias in hunc modü tradunt per modum Cómentarij
non alio ordine proccdcre tenentur ab illo , quem fernat Au&tor
principalis.Tunc v fcié tia traditur per modum tra&tationis, cum u:s
4liquam (cientiam tradit rcs cractan bs in cadifponendo ordine'quodam di-
füindto, & cxquilito proprio vcluti Mar- teadinucnto , non autem cuiufdam
Au- - &oris textui innitendo . Tunc tandein mixto modo traditur , cam quis
po quá ccrtum Au&ocem tibi exponendum a- fumpfit » occafione quotumcunque
ver- borum, qua ab Autore textus inrer po- nuntur , teat; tunc [cic pofitionis
, cum ex profefío fuas inftituit quz- fhioncs,(ic .n. hucufq; Au&orcs
vcrumq; ordinen; milcucrunt Ant;qpiorcs primo modo tàm Philo- fophiám,quim
Theologiam wadidei üt, nam Aucrr. Alexander, T hemiftius,Sim- plicius , Fhilop.
& alij illam docuerunt Arittotclem commentando, iftam vero &gidius,
Scotus , Riccatdus, D. Bon. & aljj quamplures exponendo Magiftrum Sccundo
modo omnium primus Th«olo- giam uadidit nofter Alcnfis nouo otdi- fc contcxendo
fummam theologica iuf- fu Innocent. IV. qué poftea [amma cum laude San&us
Thomas cft imitatus; & idem im;erito Aucrfa q. ó.(e&t. 1. 7.hoc
przconium (ubripit Alenfi , vt tri- buat Aquinati qui alijs.mille titulis cu-
mulatus meritis hac laude non eg:t ; nam id aperi rcftantur Abbas Triram in Ca
talog. (criptorij Eccleliaftic. Bartholom. de Pifis ib. 1.
Conformit. Firmament. trium ordib.p. 1. Sixcus Sencn(.lib. 4. Br- blior.fanc.
quorum teftinionia extant at- fixa in principio Summz A lcnfis , & af-
firmant etiam primi (cripfiffe fupra Ma- gificum ; hoc ctiam fecundo modo nunc
sudare bus philofophicis, in qvibus ramcn veluti Magiftrum , & ora- culum
ant quitas cft vcnerata. Tertio tá- dem modo philo ophiam trad;derüt Au
&ores quidam inferioris nore, qui occa- fione arrepta alicuius verbi, quod
incidé ter habet Au&or in c^xci, quzftionces ia- ttudunt ad illum locum ,
& ctiam forec- dum ad cam fcientiam prorfus imperti^ nentes, vcluti funt
illi qui 1. Phyf. vbt de ptincipijs rerum macuralium agendü eft difputant dc
entis vniuocationc,quae (pe- &at ad Metaphyficam , & de primoco- gnito
, quod attinet ad libros de Anima. 103. D'cendum bicuitec cft, gplicet in Sacra
Theologia confcribenda, in qua alum textum non habemus , quam Scri- pturam Saciam
, & Sanctos Patres ordo tra&tation:s fit admodum accomodatus, itaut
apté difponantar mareriz , & tra- &arus pro rei exigentia
Fhilofophiata- men ,in qua babemus Arift. vt oraculum, & Magiftcum , nó
bcne traditur per mo- dum purz tractit/onis rextum prorfus omittendo, quia
Arift. textus revera € totius Fhilofbphiz bafis, & fundamen- tüm ; nec bene
traditur per modum pu- rz cxpofitionis nullam prorfus contexé- do qua
ftionemyquia vt ait Aritt. ipfe in przd cam. adaliquid , dubitare de (in- gu'is
noa eft inutile , & qut ioncs fünt , quz acuunt, & exercent
ingenia,& ad ve titatcm Ayr onis maximé iuuant , vC poté qua cfficaciorcs
rariones pro altc- tratta partc producunt ponderandas. mixto quedam modo
tradenda ctt, non quidem tali, qualis c& iile 1à relatus quo huculq;
Au&orcs quamplurcs vii (ants imb hic vt penitus ineptus, & nox us cit à
(choliseliminandas , (cd alio quodá fic accomodato,v: ab initio totus p.
nitatur , Arift.tex.in sümá rcdattus , & deindé q- füioncs, ac
difputationes contcxantur iili 'repódentés vel co ordine difpofiue quo textü
Arii.o;dinauit ;vel alio nourter ad- innento, vt introdoci poffint qóncs q de
nouo pettra&ácur; fic nos logicá 1&0 cÓ- Aa j icxi- flot. mentem tn rc
258 teximus,quia Sümulas pramiffimus , vt A ritt. textus breue compendiü ,
& nunc di(putationes fubncé&timus Ilis refpondé tcs , cundemque ordincm
(cruauimus in Phy ficis,& in al;js libris tencbimus. . 104 Dubitatur
tandem, quisordo fer uádus fit in qualibet qucftione difponé- da, praícrtim
quàádo circa illam variz ac inter (c repuzáantes extant Au&torü sC- téz ;
& quidem cuin tota qua'flio in his duobus vertatur cardinibus, in alienis
ni- mirü impegnandis, & proprij confirmá- dis, hoc tribus modis fieri
poteft ; primo vt aliena referantur, & rcijciátur,proprià dcinde
inuroducendo fententiam, & con- firmando, quem ordinem obícruauit A- rift.
1. Phyf.agens de rerum principijs, & 1.Ccrli ages de origine müdi , &
1. ac 2. lib.de Anima agens de natura iplias ani- ,& 1. Echic.agens de
humana faclici- tatc;íecundo vt ptius propria apcriatur & folidetur
séériapottca aliena. rcferá tur,& cofutétar d methodum feruauit 3.
Phyf;agés de motu,vbi prius fuam tradit definitioné de motu, deinde Antiquorü.
tertió demum,vt prius quidem alieng rc- fcrantur fententiz, & minus
probabiles , & poftca propria, (& magis probabilis , fcd illa non
reijciacur , nili dum propria fulcitur fentétia,ita quod fimul, & fcmel
propría probctur sétentia. , & oppotirz rcfellantur, & propriz
confirmatio fit alienz confutatio;ac € contra;& fané hic ordo magis
cxpeditus e(l, & breuitati ada ptatus,nam fic nó oportcbit in plures ar-
ticulos quzflioné diuidere , in quorum vno aliorum fcotenriz rcfeliantur ,
& in alio propria introducatur , atque probe- tur, fed in vno, & codem
articulo. ambze it€$ COn.odé cxcqui poterunt fimul,& propriá
cofirmando,& contrariam euerrendo,& hunc ordinem nos fcré sé-
obferuabimus in qua-flionibus difpo copia circa cundem jue it;onem peteret bunc
ordincm aliqualiter immutari. 10$ Sed quamuis hac methodus in quaítionibus dif
ponendis n.odo (it fami Difj.I. De Ifiruinentis friendi. liaris,&
confüera,camen in refer&dís, B& diffoluendis alien fententiz: argumétis
non eodé modo procedunt omnes; quá- plures .n. dum ab initio quz(tionis alio-
rü proponüt opiniones,illas adducunt cü fuis fundàmétis ,qua poftea diffoluunt
in fine quz(tionis ex declaratione propriae fententiz , quam pofucrunt inco
uzliti, & hac metodo vfi funt vniuet-- aliter omncsanuqüi Ncolaftici , quam
ét Ariít.ip(c commendat 3.M ct.tex. r.nam vilis aliorum rationibus maturius
fertür de veritate iudicid, inquit Philofophus Verüm vt aduertit Auería cit.
quamuis hzc methodus (it valde illi commoda.» , qui proptia induftria , &
exercitatione veritatem indagare contendit, ille tamem Auctor qu! veritatem
inuentam alijs tra dcre ,& perfuadere contendit; confültius vüque procedet
, fiabinitioqueflionis — — tefcrédo aliorum fententias,illarum fan- D , damenta
non referet , (eddifferetad iné ^— quz (tionis, poftquam fut ftabiliuit s&-
tcntiam,ea fimul referendo, & diffolue- do;& ratio eft, «uia li im
qdcilim vei — bulo referantur nó folü fententia PAEA. (cd ét corum fundamenta,
mncin- k mnm- tclle&us addifcentis fitnudus, & canqua— tabula rafa
imbuitur quodammodo prie — — mó illis falis fundamentis,yndeminusfa — - cile
poftea difponitur adafleniédumra- ——— - tionibuspropriz (ententiz, camfemper —
— anxius maneat dc folutione argumétorü oppofita (ententiz,mcelius igitur eft ,
vt intellectus primó abuse Fubdiie vera fententiz, neque tali anxietate labo
rct. Accedit vlterius experientiam ipfam docere, quantum afferat i Ty- ronibus
conferre folutiones in fine quz- ftionis pofitas cà argumentis ab initio
premiossnégng plané eft incómodü pra ferum qfi queítio eft prolixa;gp | poft
argumentum A duerfarij relatü tta« , um faa immediaté fubdatur (olutio,con- fcftim
gaudet addifcentis ingenium, nec manet anxius , aur perplexus , & melius
(olutionem memoriz maridat. w^ * 1 DESPVTATIO SECVN ja 239 DA: De vocibus, e!
communibus carum affectionibus nen Cientia quecunque , »t more bumano
tradatur,vocibus indiget , que funt manifeflatiu& conceptuum; quia igitur
Logica cft inflrumentum enerale omnium. fcientiarumy tenetur bac ratione
,quatenus nempe unt figna conceptuum y traiare de vocibus, vt colligitur ex
Arift. lib.i. Periber«ap.1.C7 ibi docet $.Tbomas lect.a. quibufdam ea- vum
comunibus affectionibus &quiuocatione nimirum yvniuocatione,analogiayC €- d
quibusproindà con[ultó /£rifl. [aam incboauit Logicam y 7 non ex abrupto, »
putauit A uera q 2» feti. quafi tratkatus ali uis ex ,Arist. Logica füt ami($us
in iuria temporum m illum pr&cedebat; Et Ijagoge Porpbyrij banc
tratbationem pracedere non de tepradic. quantum tario de V niucr[ali et, fed
fequi , cum Arift. ipfe de pradicabilibus agat cap. 2 an atis Illi videbatur ad
librum ceret »ndà mal? dtfpi- us communiter pramitutur difputationi de V
niuocis, C" , 4€ quiuocis, cum re vera pertineat ad cap-2.
antepr.&dic. .QVAESTIO PRIMA. ^ - Quid veces
fignificent, & quomodoyboc "efl , anres, vel conceptus, C7 nume ,.
matraliter,, vel ad placitum. 1 Sia. Ertum dd eum exero er : monc aliquid
fignificare in- Y | tédimus , duo in mente lo- . WySdX* quenris prz(upponi, rem «f. cognitam, de qua
loquitur, & illius reico gnitionem , quz conceptus alis ap- pellari folet,
ficut res ipfa cognita, vt fic, conceptus obie&iuus ; difficultas igitur
cít,quidnam horü voce fignifi cetur prin- cipaliter, & immediaté . Afferunt
quam- plures voces immediaté liguificare con- Ceptus ipfos formales,& rcsi
pías mediá- übus illis, ita D. Thom. 1. p.q.13- art.1, & q.9.de potentia
att. f. & 1-Periher.lec, 1.& videtur fuifTe communis opinio cx-
politorum Ariftot. Ammonij, Alexand. Auertois, Boer. Porph.óegliorum ; addür
tamen nonnulli hains opinionis Aucto- res,quod licét voces immediarius fignifi-
€ent conceptus , quam res, principaliustamen hignificant rcs , quam conceptus ,
2 ipíe conceptus ordinatur vltimaté , principaliter ad repraíentandum ipsa zem
, cuius eft ümilitudo i entionalis , irà Ioan.de s. Thom.1. p. Log.q.1.art. 4.
quz fuir opinio Datiolij 1.d.22.q. 1.ar. 1. . Alij vero abfolute dicunt per
voces fi- gnificati res ipfas non folum primario, &
principaliter,verumetiam dirc&é;proxi- mé ,& immediaté,& hec eft
cómunior o- pinio, quam fequücur Nominalesomnes Ocham,& Gabr. 1.d.22, q.vn.
& paffim Recentiores Fon(ec, 2. Met.
cap. 1. q* 2« fcét. 4. Vaf]-1. p. difp. $7.n.8. & difp.75- cap.3. Suarez
1.p.tra&pe 1-libe2 - c«3 140.6. Hurtad.diíp.8. Log. (cet. 3. Arriag.difp«
13.fect. 2. Ruuius q.1 Murcia difp. 2.q. 1» Amic.tra&. 31. difp. M)
1.dub.4. Auerf; q.6.Log.fect,4. Ouuie .conttou.8. Log. n.7. Poncius difp. 9.
Log«4-2.& fuit sétem tia Scoti ,quáuis.n. 1. Periher.q.2.proble« maticé
procedat,& dicat, quod attenden do auctoritatem prima opinio cft pro-
babilior, fed attendendo rationem (ecun da, poftca tamé in 1.d.27.q- 1. ad 2.
prim. relolu.é docet res ipfas , non veró carum conceptus per voces immediate,
& prins cipaliter tignificati imó
difectis verbis declarat ibi res tantum proprie loquen- do fignificari per
voccs , & nulla modo conceptus ncc mediaté, nec immediaté » quia litrerz,
voccs ; & coceptus siit figna; immediata vnius tantum frgnificari »-f. rci
nec voii froprié elt igoum alterius y (cd pro tanto dici folct ;nü » quatenus
dat illud intelligere 5, ncc fignu poftcrius figmficarct ,. niii prius fignü dé
fignifi. taiüimmediatius manifcil arcc; vnde có- cludit Do&or,littcras
voccs & conce" Aa 4 — ptus 7 E 1T] NASA C 246 — Difput.1T.
puusadinuicem fubordinari in ratione fi- gni prioris, & pofferioris vcludi
fubordi« nàátur pl urcs cffc &us ab eadem caufa im- mcdiaté producti, non
auté in ratione fi- gni& figoificati,quia proprie loquenido littera n0
fignificat voccs, ncc voces có- ceptus, (cd hzc omnia süt immediata (i- gna
ciufdé fignificati if.rei, & hüc dicédi modi paflim Scoiifta docét
1.d.22.& 1. Petiher.q.1.vt Tatar.Io.de Mag.& alij. Circa alteram
quz'fiti parté de modo fi snificandi vocum non cfl diflicultas in- ttr
Pcripateticos , omncs namque ynani- mi oni docuerunt voccs articulatas (cx
hiscpim conflituitur. humanus fer- mo, dc quo hic loquimur) non fignifica- rc
naturaliter fed ad placito, hoc cft vo- €cs ex fua naturali vittute nuliam vim
ha- bere fignificandi fed cx fola homir.ü tm- pofitione. Oppofitum docuerunt
vete- res quidam Cratyllus,& Heraciitus apud Ammonium 1.Periher.c. 2. &
Pythagori ci apud Dexi ppum 1bidem c.6.cx quo in feriis fapientis tnunus non
efle rebus nomina imponere, féd nomina rebusim- pofita à natnra ipfa
adinucnire. 2 Dicendum cft pro folutioneqvzfi- ti quoad vtramque partem, per
voces fi- gnmficari resipf;$ non.folum primar;ó,& principaliter,.fed etiàm
proximée,& ime diaté,1mó proprie loquendo folas rcs ti- gnificari per
voces, & nullo modo conce pus,ncn quidcm natural.ter , f d ad pla- €num .
&onclot;o cft tcié comunis ,& Bow quoudoés,& fi gulaspartcs , Primó
quidcm; qx ód figuificent rcsop fas prmcipalter Auctorcs ipfi. prung ejinionis
libenter admittunt; uum quiaad manifcité docuit Aritt. 1,
Eicnc. cap. 1. vbi ait;quód in difputatione pro rcbus vti mur nominibus,quia
ic$ ad difj utationé afferre non pofíümus, ficut in ludo vti- mur fabis pro
nummis & 4. Mer. 23. ra- 4i0 , inquit, quam fignificar nomen y efi «cfmitio
y at definijoindicat vcram cf- Íentiam rer ium quiaid principaliter fi-
gnificatur , ad quod fignificádum pruna- TiO nomé it'nponitur& quod
repraícnta tür intelicétur abdicnus ad. prolauoncm ncminis; (cd inientio imj
onanus non.é De Vodibus . principaliter efl,vt fienificentur res, vnde
Gencf.c.2.nomina dicütur àmpefita re- bus, & ftatím audito nomine'fcrimur
in res,& cóftituitur intellectus reijnon au- tem fpeciei, vel conceptus; tü
ét fi primarió conccptus fignificaren propolitiones de (ccundo adiacéte eflent
veia , vt ifte Antichriftuseft Ch cft , quia intellcétio Antichrifticüceft,
& pariter intellectio Chymerz , & écó« tra omncs de tertio adiacenteyin
qua vnd. enunciatur dc aiio;cfient falíz;nam dun dicitur bomo efl apumai fenfus
etfet , qp. intcllectio hominis eft intelle&tio anie malis;tü demü,quia
ipfe concepuss ordi« natur vItimató,& principaliter ad reptate fentandam
ipfam rem,cuius eft fimilitue do in:entionalis, ergo vox;quse fubflitui tur
folum loco cobcopuis AMD prasétáda principalius ordinabiturqug —— rauoncs
tanguntur à Scoto 1, Perier.q.2« i» 3 Sccundo, quód nó folum prin ter , Íed
etiam díicété , & iffimediat ipfas tignificent, probatur eiídc bus;&
adhuc viterius, quia fig deducere audicniem innouciam 1 gnificataz,at nomina
immediate inrerum noticiam; quia quód gr €irr .nreiltét ui audientis per nomen,
eft. — re$ ipf) nam audito nomine lapidis tta-- tim lapidem ipíuüm cócipimus,
nó. cogn.uonem , quam de lapide biberio- quc..5, imóilla ion nifi per.
rcfiexioncmi aitingituc , quia prius conciptinuslapidé — audito cius nomme,
& deinde fit seflc- xic;quod loqués calem iem intelligit. 4 e« ccdic ex
Tatai.cit. quod yoieft rcs audi& ti rcprafentari pilu] vog tanti de cogni-
tione loquentis , vt expeuicntia contar y er£o per vocemi rcs ininediaté
16prasé- taturjX non cius cosoitio.Demum comn- ccptus non fgnificatur,vt idad
quod (üt impofitum nomé, crgo vó potelt imme- diaté figificari nouine , quia
nominis immed.sta (ignificatio cft ab imporéte nomcn. Quod autcm di ximus de.
voci- bus:n oidine ad cóceptus , idem diccitdü cft de littera, & fcriptura
in ordme ad vo ccs; litteras népe fcriptas principaliter j & in.mediaté
tigurificare ics rplas,non au teu Qu«ft .I. Quid «votes fignificent, eo quomodo.
— 241 teft voces,vt contendit A ucrfa cit. in fi- ne fcc. & Arriag nu.3
6.quia Arift.1.Pc- riher.c.1. eádem paritate affirmat. inter litteras, &
vocesac inter voccs, & conce- ptus , & Scotos cit. ait hzc tria
litteras , voces, & cóccptus effe immediata figna eiufdem rei fignificata:
; & tandem quia vrget eadem ratio » quia fi fcriptura 1m- mcdiaté
fignificat vocem baec propotitio fcripta bomo e(l amimal, cft falía, fen.
fus.n.e(fct, quód hzc vox bomo cft ifta vox anima!, quatatione Arriaga conui-
Gus fatetur (ub nam. 39. fcripruram im- mediate lapponere pro rcbus , efló eas
non ita fignificet . Poflet t in hoc fenfu dici voces proximé,& immed até
fignifi care conceptus, & litteras voces , quate- nus cum nequeamus
immediate caufare notitiam rci in intclle&u audicnt:s Ange lorum inflar
ratione impedimenti corpo ris,loco conceptuum fubrogamas X im mcdiaté fubtt
ituimus voces, quz excità- do mentem audientis ingerunt illi notitià ahi. sri ,
& cum non poffumus ab- entem alioqui ratione diftantiz , loco / vocum
immediate litteras , & cpiftolas fubftituimus, atque ita voces, i mediaté
vices conccpuvum,& littera vo- cum ; vnde bac ratione atcmer e litteras
immediate fignificare voces & voccs
conceptus in animo ; nequc quid amplius probant Autores modo cit. 4 Tertio
probatur hinc tertía pars conclutionis,quód.f. voces, & conceptus
(ubordincntur innicem in ratione figni prioris, & pefterioris,nóauwm
proprié in ratione figni &[hgoati, quia vt notat Ioan. de S. ] homa cit.
vnum fignificare mediante alio potett imelligi cripliciter; primo mcdiapte alio
, tanquam rationc formali, non tamen tanquam re rcprassé- taa , & lic vox
dicitur fignificare media impontionc , cóceprus media fimilitudi-
neintentional) ; (ccundó mediante aiio , vite reprzfentsza , ranquam primatio »
& inimediaro hignificaro , & lic homo dicitar figrificatc immediavé
lhioniinem in commoni, & mediate Petrüm ; tertio mediante alio,nó vt re
bgmificata , fed vt principali fignificáte; cuius vox eft (ubtti- tuum , &
quati initrumentum ; & hoc untim- tod o vox figmficat conceptum ita Au-
Gorrelatus , & eft quod Scotus docet vocem dare intelligere;& infinuare
cóce prum in ratione figni prioris , & princi- palis,nó autem in 1óne rei
fignificat; eX tm patet hanc controuer(iam , fi bcne enfus Auctorü. vtriufque
fentéci per? pendatur,etle dc (olo nomine. Hic if ad- uertédü eft cum Bargio in
1.d. 27. ad si 1.q.& Tat.cir.non codem modo litteras fübordinar1 vocibus ,
ac voces concepti- bus, quia voces funtita per [e concepti bus (ubordinata in
fignif.cádo, quod re$ nullatenus (ignificarcot, nifi carài cogn! tio
przcederecin méte loquentis,non .n» narrare poffuimus, «ue ignoramus, & nó
cogitamus, fed non ita littera funt voci- bus fübordinatz quia vocibus nó
exifté- tibus adbuc litere , & fcripture fignifi- carét,& (aa
fignificata oftéderent, h:c mosfcribédi apud gyytios fuit im víu y ni figuris
quibufdá , qua Hieroglyfica doeet ,non voccs aliquas,fed imme diaté res ipfas
denotabát, «ui mos fi crib é di adhuc apud Iapon:os viget,vt referunt
Hiftoriciqua ratione Valles. c. 3. de fü" cra Philofoph.ait fcripiuram per
fc igni- ficare independenter à vocibus ; X idem conftatapud nos de f garis
numeros fi- goificáibus quód vluó concedit ctiam Arriaga cit.licet neget
de.alijs vocibus. - arto probatur quoad vltimami sje rris oépe fignificarerescx
vo ütaria hominum impofitione, non veró ex carumnaturali virtüte,quia ita
docuit Arift.1. Perier.c. 2. &
4. & Platoin Cra- tyllo,vt retert Alcinous c. $.Scotus 1. Pc-
riher.q.4.& 2.d.42.0. 2.ad 2.& 4.d. r.q. .tum quia alioqui ab omnibus
nationt- jsomnces linguz intelligerentur » ficut alia figna, qua naturalitet
lign.ficant , & cadem voces apad omnes fignificarent; & fürdi nauuitate
loqui. poffent , fi à natura voccs nobis i hec figaa ratus ralia rerum
fignificandarum ficut natu- raliter formant gemitos,& lufpiria cmit-
tunt;tum etiam iignum naturale non pa- titur mutationem cx v[u, vcl coníucrudi-
ncjícd eft independens ab hominü volun tàtc vOCCS autCim murátur i dics ; «€
ti- gn naturajc figmficat tfi rer aliqua dc * ier- 242 Difgut. 11.
terminatam , fed cadem vox fz pé multa fignifica& interd oppofita,ergo. De-
mum;quod magis yrget, Sacra Scriptura 2. Gcr. dccet Adam impoluiffe nomina
rebus. 1d autem,quod de vocibus dictum cít,dc litreris etiam incelligendü
cft,quia mon cit liqua naturalis vis 1nfita chara- Geri fic, vcl aliter
cfformato ad vnam; vcl aliam litteram denotandam , fed homi- nun; placito
factum eft ; vt hzc , & illa 5 liuera fic ,vcl tic cffingeretur, vnde ficut
non apud omncs extant ezdem voces; ità nccliuere czdem. 6 lo,cppolitum cbijcitur
Primo au- &oiirate probandc voces primo , & im- mcdiaté figoificarc
conceptus, id namq; manifcfté docuit Arift. 1. Per.her.c.i.dü dixit Voces cíle
figna carum, qua: funt in animo pa fonü , Auguft. 15. dc Trin. €ap.11 .vbi ait
Vcrbü »quod foris [onat , efic fignum verbi,quod intus later & om nes
deniq; aiüt res lignificari per voces, quatenus cognitz, quia' non potefl quis
€xterno (crmone quidpiam fignificare, nifi prius actu intcrno intclicctus illud
€«ognoutrir;ergo voccs primó , & imme- diaté fignificant conceptus, &
illis medià tibus rcs cxtrà manifcftant. Reíp.di&ium Aiit. diucrfimodé
explicari (olere , ac mapis rccepta cxpofitio cft, quam tradit ctor
cit.1.d.27.quod voccs lignif;cát €oncepius,non vt rem fignificatam dire- 6 (cd
vt principale fignificatiuum , ita quod fübordinantur non in rationc figni,
& fignati , [cd in rationc figni prioris, & pofleuoris, nam intcilcétus
prius per co- gbitionem res apprehendit , dcindé illas immediate per nomipa
fignificat, & in hoc fcnfu explicat Scotus cic.dictü Aug. & in ccdem
dicuntur res fignificariqua- inus cognitz X m.cdijs conccptibus,nó quidem
rcduplicatiué, quafi cognitio me diet; vt obicétum ad quod figni&candum
fint voccs impoiu (cd f(pecificauue ita- ut folum mcedict, «eluri cc nditio
nccc fa» rió prerequibra ad rcm extra fi; nifican- d.n'quia vt ait Doédt.cr. 1.
Perihicr. fi- gnibcate praíuppenit intel.-sere, ficut Mluds Gne quo non,quia
non prius tcs ore profertur , quia mente concipiatur. e 7 St«uudo arguitur ad
ide rai cnibus, DeVochus Cnu4 Tum quia voccs funt inuentz, vt homi- ncs fuos
exprimant coriceptus , etgo immediata figna illorum. Tam 2.per vo- ces (pé
fignificamus resin eodem ftatu, uem habent in noftro intelle&tu , vt cü- ?
PAr gar iis albedinem, vc! aliud accidés in abftrao , quod tamen in re nó eft
ab- ftractum.Tum 3. ràm haz voccs incóple- xa intellc&io, cognitio, d ha co
, intclligo,cognofco,fignificant immedia- té conceptus noftros. Tum 4-gemitus
ani malis fignificat immediaté dolorem eius internum , crgo pariter, voces hominis
immcdiaté paffiones cius internas figni- ficare debent. Tuu 5.quia de facto
mul- ta fyncathegoremata folos co 5 fi» gnificancvt fi,forté,& fimilia
dubitatio- nem hgnificant, Tum 6. voccs func mem- us nofliz interpretes, (ed
interpres prius verba rcfcrre deber , quam remipfam in- terpretur,crgo voces
prius, & immedia- tius figrificanr có ceptosqua res. Tum 7, quando vnum
fignu fubftituitur]oco al». terius , ncccíHc cfl, quod prius iüdicet fi-
£num»pro quo fübftituiturquamtem ab illo fignificatam,quia rendir inn 2 ficio1llius
, (cd voces irent Mi ^" conceptibus, crzo immediatius figmficác conceptus,
Tum demum ; quta alioquin non darctur mcndacium,nam mentiri cít cotra mete ire
cx D. Th0.22.9.1 107af.3.. 8 Refp.ad 1.inuentasctfe voces,vt ha mincs (uos
exprimant conceptus obie- Cucos,ron formales, & hoc loquédo re- gulariter ,
quia interdam etlam accidere poteft ; vt principalis intentio loquentis fit
alteri exprlmere nó tcs, fed quid iple [cntiat de rcbus ipfis, an bznéconcipiat
; vndc verum cft aliquando cx intentione loquentis principaliter primiízate
finis fi- £n;ficati conceptus. Ad a.in eo ctià ca- fu voces ità fignificanr
albedinem , vel aliud accidésin abítra&to , vt immediaté non fignificent
abítractioncm ipfam lo- qucntisquare ctiam jn co cafu voces sür immediata figna
rerum. Ad 3.ille ctiam voces atüngentes a Giusmentis fignificat ilios,yt (unt
res quedam cognitz,i& obie &la , pon vt puri actus , vel conceptus in«
icllectus. Ad 4.ncgatur patitas quia ge« mius cft vox inaruculata uaturalitci
fi» gne L t "t N E ui Quafi.I. Quid "oct fignificant, eo quomodo. 143
gnificant,non ità humanus fermo. Ad 5. talia (incathegotemata, (i per fe
profcrá- tur,nullam rem fignificant,vt dictum cft 1. p. [nft. Log. tract. r.
quod (i dubitatio- nem (ignificant , illam certé fignificat, vc rem quandam (üb
obiedto intelletus ca- dentem, non vt a&um , & purum mentis concepium.
Ad 6. patitas cantum in hoc Lond ons voces interpretantur menté , cuius
dicuntur interpretes licut interpres interpretatur verba cius , cuius dicitur
in- terpres, modus tamen interprerádi vtriu( que cft diuer(is , quia interpres.
prius ex- ptImit vcrba ,deindé res,voces veró prius excrimüt res, deindé
conceptis . Ad 7. probat tantum voces prius indicare con- ceptum; quam rem;in
ratione figni prio- ris, & principalis , cur fubordioantur , vt fignum
minus principale , quod libenter admittimus , non aurem ptobat prius in- dicare
conceptum in ratione rci tignifi- ca. Ad 8.(ufficit ad mendacium, 9 ic- peamut
p voccs exprimere noftros coce ptus obicétiuos,& gd in méte habemus . 9
Tett obij-i(ur probando,quod vo ecs Gignificent naturaliter ,, nam dantur uzdam
nomina, quz tantam affi nitaré bent cum rebus lignificatis, vt quiedà proportio
naturalis, & particularis cffica cia videatur illis indita à natura ad ha-
iu/modi res fignificandas ; (unr .n. quzdá yoccs rigide , & afpere, qu&
fimilibus rebus ügnificand s (unt idonez, v. g. fer- rum , conturbatio,
contritio; fimilirer bombus, fib:lus , tinnitus videntur natu-
raliterfignificarc fonum illum, ad quem fignifieandi illis vtimar.,. Accedit,
quod in idiomaram varictare; periti teftantur vocem banc faces. idem
reprefentare apud omnes nationcs, (gnum cuidés da. ri fermonem à natura
hominibus inditum Quo vteretur infans (1uxca quorunda pla- citum) in filuis
enutritus,& ab ou.ni ho- mínum loquentium confortio fesccgatus naturali
inftinctu.Ité fi omnis vox ngni- ficaret ad placitum , hz quoquc propoti-
tiones c(Icnt verg,bouo e5t a[inus , Dens efi diabolus, quia quilibet terminus
ifta- rum inftitui poteft ad quodlibet tignifi- ii. Tandem in Genef. loc.cit.
nomi- na ab Adamo rcbus impofita dicuntur propria illarum , quo maaifefté
indicatu" nó fuiffe impolita omnino ad placitam, alioquin malé dicerentur
propria rerum. 10 Refp.ad r. probare folum qua(dà cffc voces, qua nan temcté,
ac mcté for- tuito fuerunt. rcbus impofirz , (ed ratio nabili occatione,&
fpectatis e.rum pro- prietatibus, vt Do£tor aducrtit 1. d. 22, 3 vn.$. potefl
dici breuiter s hinc autem educi non potcft, quod talcm fignifica- tionem
habeant à natura, quod cx eo pa-— tet ,ouad multT ill as voces nó intelligüt,
& voces valdé affinesaliud fignificant - Ad a. iila vox tantum d:citur
naturaliter fignificare , quz apud omncs nationes idem reprefentare nata cft ,
etiamfi cir- ca ipfam nullam (uerit facta impolitio ; cx quo fajwtur , quod fà
illa vox faccus per totum orbem idem fignificct,non ob id d;ccnda cft t
gnificare naturaliter , fed ex beminum impofitione, qua preciía nihil
fisnificaret ;jvndé contendunt aliqu e(Te voccm or;gine hebrzam , & habcre
vim fignificandi cx inftituto faltim Deis à quo prima illa lingua inft:tuta eft
, &€ retentam fuifie in difper(ione zdifican- tium turrim B«bylon,
cam.n.difcedcndü eilet , finguli (3ccos fuos quaerebant ; in quibusres (uz
condcbantur, eodem v.é- do vocabulo que tfi cxiftimatio nullam habet
fundamentum 5 fed adhuc magis vana cf ex iftimatio illa de infante ia fil- uis
«nutr;to, fi náquc tal;s loqucla dare- tür à natura homimbus :nd tà, pláné quif
q;cam retineret , criamti alium fetmoné addilccrer,vr notat Aucrfa cir. (c&t.2.
fi- cut fcrmoué patti femper retinemus, cuáli alium quemcunque e;trincü aps
prchédamus,igiur infans enntiius in fil uis nullo id:omate loqueretue ;' vt
liquet ex celebri illa hiftoria, quam re(erc He- rodotus lib.20.de infzncibus
enutritis in filuis cü pecoribus, qui poft bicnniíi de- miffi carittebant folam
hanc vocem be- corgquam à capris; cum quibus erant cnu triti didicerant. Ad 3.
vox non dicitur fi- gnificatiua ad placitü , quia (ignificat ad placitum huius,
vel illiusfed quia tignifi cat ad placitum alicuius cotius cómuni- tatis , vcl
alicuius habentis auctoritatem in ca,yndé non licet caique — figni Cà- 7 244.
Difput. 11. ficata vocabulorum,fed (tandum eft v(ui cómuniter loquécium,vt
docet Scot. 4.d. 1..$.iuxtà quem propofitioncs ili bo- mo cfl afinusy C7 c.v
zrificari non poflünt. Ad 44,omina rebus ab Adamo impofita diccbà:ur propria
rerüsquia ex eius infti- tütione oés deinceps illis vli (unt ,co mo do, quo nüc
bomo d;cituc nome propriu ammalis rational;s , & Frácifcus nomen propri
cuiuídam indiuidui, quia omnes iliis'vuimur ad has rcs (ignificandas. QV
E&STIO SECVNDA. Quid importet vocis fignificatio, C" quomodo
exerceatur « 11 Vid tit fignificare ; quidue fi- , Q gnü;à quo verbü tignifi
carc de" tiuatum cit r. p. Ift. dialec. trac. 1c. obiter declarauimus, nüc
ex profetfo exa minandum eft , quid importet vocis (i- gni ficatio; & vt
quacfiti fenfus magis elu ceícat, hic per fignificationem intelligi- mus vim,
quam habet vox in actu primo r impofitionem ad hanc; vcl illam rem. ignificandam,
& quarimus, quid dicat ; quidue ponat in ipfa voce, & loquimur dc
vocibus articulatis ad placitum figni- ficantibus, non vero de inarticulatis ,
& naturaliter fignif.cantibus, in his.p. clacü cfl vim tignificatinam
aliquid reale im- portat e,potentià népe,& aptitudinctalis vocis ad talé i
(ignificada, vt gemit? ad dcnotádum dolorem,rifus gaud;üloqui- würcrgo de
vocib.s articularis , qua vim lignificandi habét ex hominü impo- fitioncsquid
dicat figaificatio in his voci- bus, & quomodo exerceatur;.i. quomo. do
ingcrat audiéd notitiá rci (ignificata. D. Thom.3.p.9.62.art. 4.ad 1. (cntific
vidctut hanc [/2nificacionem e(fe forma réalem , & intrin(ccá ipfi
voci,veluti vim quandá,& virtu: inzxtflentem illi g gn€ di notitiam rei
fignificat in mente altc- tius,itàvt
contincat in fe virtualiter con- ceptum rci, qucm caufat in àn:mo audié- tis,
fic cnim loquitur, [m ipfa voce séfibi- li efl queda vis [piritualis ad
excitadis intellettum bomai5 & hinc confcquen- ter voluifTe videur,q
exercitium fignifis cationis vocis, cü actu generat notitiam De Vocibus; rei
fignificatz , fiat per aliquam canfalí- taté phyficam, qua vox producat cogni
tioné ; quem opinioné refert , & reteilit Do&or in 2.d.41.ad 2.2.3.
& in 4. d. 1. q. $. B. vbi de hac re fuam explicauit fen- tentiam quz eft
communiter recepta, & fequentibus concluGonibus declaratur. — 11 Dicédà in
primis eft fignificatio- nem in a&u primo nullam formam realé &
incrinfecam ipti voci dicere , abfolu- tam;aut refpe&tiuam, fed folum
denomi- nationem tcalem extrinfecam deriuatá in ipfa à voluntate primi
inftituévs. Có- cluíio quoad vtramque partem cft Scot, loc.cit.quam tenent
Recentiores omnes Hurtad.d:fpuc.8.1og.fec.2. Arriaga nu. 20-& 11. di[p. i3.
Auería q.6 Lóg fec.3« & alij pa(Tim; Quoad primá partem pro- batur à
Do&orc;rum quia fi vo: haberet talem virturem vt ait S. Th. tüc mouere
poffet intelle&tü audiétis sim (llam inten- tioné ,inquátum.(. cft vox
figmficatiuag & lic vos Latina, v.g. lapis mouerct intel lc&um
Grazciaudientis cà caulando in €o conccptü lapidis; qué tn fe continet ,
probatur confequentia, qu'a cóceprus fi- gn'ficat idé apud omnes; tü quia calis
vie - tus per modü qualitatis (piritualis,vt po« ncbatur à S. Tho.non poteft
inefle voci, quz materialis cft , & corporea , enis .n. accidens (pirituale
recipi in (abiecto corporeo przfertim naturaliter. ti tádé quia in voce
impofita ad. fignificandum nulla ralis fora reperitur ex natura rei, vt patet
dc voce,blitíri , ergo neque impofitionem recipit aliquá talem for- mam, (ine
abfolutam, fiue rclarioà, ficut ncque in ramo appotito ad vendenduat vinum ex
tali impofitione vlla qualitas dc noao, vcl realis relatio imprimitur. Forté
dices, ex tali impofitione dere- rg sa faltim in figno relationem realem ad
(ignatum. Scd nequc hoc dici poteft » qua idem prorfus fign fimul, &yfem:el
à i erfis imponi poteft ad oppofita fizni- ficanda;at relationes reales
oppofita ci- d€ (imul conucnire non potlunt. Si dicas conuenire polfe ex
diucríis impotitio- nibus , yelucicx diaerfisrationibus fün-, dandi . Contra
ett , quia impolitio n;hil realc;& phbyficum unpottat in figno fe ibis; !
Quail. I1. Quid fit vocis Jfiniificati : 3b im(jonentis voluntate nihil realc
pro- ducatur,nec in re volita, nec in voce im- pofita, nec in re fignificata ,
ergo nequit efle ratio fundandi relationem realem . 13 Ex hocprobata manct
altera con- cond eh. fi.n. hzcvs. fignificatina in vocibus non cft aliqua
qualitas imprc( fa in voccà voluntate imponcnüs, neque relacio rcalis in voce
derelicta , fequitur aliud non efle , quàm denominationem realem cxtrinfecam. derclidtam
ab actu voluntatis primi imponentis,quz cxpli- cari poteft per relationem
rauonis , vc. Scot. decet loc.ci.in 4. Et probatur, quia nucem,vel ficum
fignificare hanc , vcl il. lum fru&um aliud non cft,quàm hoc vo cabulum
inft itutum fuiffe ab hominibus, vt proferatur à'quocunque;qui tale fru- «tum
intédat fignificare, id aurem in tali vocc non dicit ,nifi denominationem rca
lem c«xtrinfccam. Accedir, quód clTe co- gnitü,cfle volitum 10 obicéto non
dicit, ni(i denominat;oné extr;nícca ex Doct. «it.in finc quatft.cd hominem
v.g.figni- -ficare animal rationale aliud noncít , d ;hoc vocabulum bos;o
fuificalümptum à voluntate primi inflituentisad id figni- ficandum , qucd non
cft , nifi terminafle- actum voluntatis primi inft itucntis. De- niquc hac
fignificatio poteft in vocibus mutari ex va, vel confuetudine, vt expe- ricnria
conftat , ergo fignificare non cit quid rcalc vocibus in'rt;n(ecü , fed peri- .
tus extrin(ccü, cx voluntate hominü j €- dens ; id tamen explicari pot xr
rclatio- nem rónis , quatenus hee fignificat o in voce cócipi lolct quafi
vittüsquadà in- trin(cca fundans rclationé adjnotitiam gi gncndà in mente
audicntis ;'! abfolute t loquendo ita explicati non debct , quia ita nó
explicarctur, qd dicat à partc rei .Scd diccs,licet (ignificatio in potentia
proxima .i. vis, quam habet vox pcr im- potitioicm ad fignificandut , non dicat
quid rcale in vocc , fignificatio tamen in potentia remota ,ustenus .f. potefl
vox atlumi ad hoc , vcl ;llud figaitcandum; vidctur dicere aliquid reale, Refp.
hanc etiam potentiam remotam , vcl non di- «cre, nifi denominationem
cxtriníccam dcriuatam à yoluntate potente. iinponc- 14 re , vcl ad fummum
capacitatem , & po- tentiam quifi obedientialem ad agens intelle&ua!c,
vt illa vtatur, velati (igno, ad quicquid velit Ggnificandum . 14. Dicendum
(ccundo exerciciü figni ficationis vocis , cum ,f. ingerit aud;enti notitiam
rci fignificate,non ficri per ali- quam caufalitatem phyficam 5 qua vox
producat coguitionem, feu conceptti red in mente , icd &cper quaedam
cxcitatios nem , & caufalitatcm veluci motalé , qua vox morzlitcr excitat
inentem auditoris, vt ad prolut;oncm vocis, cuius tignifica- tionem (cit ,
latim cliciat tci. fignificatae conceptum mceritó fpcciei. impref'a il-
lius,quá prz habet. Cóclu(io quoad verá- que parte eft Scoti loc. cit, &
prima pats patet ex cenclu(ione przcedcnti, cum .n, vox lit accidens materiale,
non[poteft ha bere vim prcducendi cognitionem intel- Icétas, cuz fpiritualis
cft. Alteram parté vcró. probat Doclor declarando modi , quo vox ingerit notitiam
rci bgnificatas in audientemodus auté cft hicjquod vox tantam immutat fenfum
auditus, nec ha- bet cauface infeníu, vcl in phantafia, vel in intéllc&u,
nifi conceptum vocis cx fe; auditu tamen immwutato à vocc figuifi- catiua
immotatur p haniafía,& memorias & rememoratur rei , cu: tale nomen fuit
impolitum , & ficexcitac;ntellcctum ad. contidcrationcm illus rei,cuius
prius ha- buit notitiam non .n.moucret,& excitd- rep, nift rcs, cui
impomtut , prius fucrit fibi nct, & quodad rem illaa fignificán dam impcncbatui;
& li haz conditiones funr in audicnté, tunc vox reducit prafae to modo
iptellcétü ad a&ualem intelle- &ionem illius rei prias ootz habituali-
ter pcr fpeciem prius habitam; ità loqui tur Docter in duobus ;ocis iam cit. 15
Ex hoccolligicur , quod vt vox (i- gniftcatíua (uum munus exerceat ; ducat — -
[mentem audientis in itionem rei fignificatasscriplex notitia fcquiritur, tü cx
parte loquentis,tum audicpus, notitia fpfius vocis, tignificationis cias, &
rei fignificatz pct iplam;tequinitur hac tri- cx nouitia cx parte lo:jucntis,
nam qui verba profctt , dcbet prius in mente illa habere; debet ctiam
bgnificationem vg» eis "ul di. md ' 246 cis callere,qui .n.nefciret vocé,
vel figni» ficationcin cius , cercé vu non poflet rali voce ad al ud ign
ficinduin,tandem de. bct haberc not.tiam rei igni: cai » qu à Cr voccs non
Dgnii camus , n.liresa no- b: cognitas; triplex ergo notitia predi- €
jrzrequiritur ;n loqucare , cum hoc tamen dilirimine , qaod rocitia de voce in
(c & rc lignitcata per vocem elle de- ber actualis , quia qui dc aliquare
loqui- tur, a&tu cog tat in mente, & vocem , & rcm uignificaam. per
vocem , fed noticia figa. ficaion s vocisfuflicic quod ut ha- b talis, non
.n.opus elt, vt loquens illius actu recordetur . Sed dices interdum acci-
dere,vt qu's vocé prof-rat , cuius fignifi- cationem ignota ,& cólcquentet
ré tigni ficatam, ut i Italus profcrat verbum Gal licum,vc! Hi(panum illorum
1idiomatum ignarus. F.elp. quod in tal; cafu non pro- fertur vox formaliter,
& quatenus. figni ficatiua, ed folum materialiter, tanquam fonus quidam ad
mod vocis non (ignifi cac;uz quo pacto Picz ,& FH fitraci voces quafdam
arcicularas efforinare folent. 16 Quod autem cx parte auditoris pa riter
necctíaria fic illa triplex notitia de voceyde figaicatrone vocis ,& re per
vo €€ lign:fi-ata , clac. (Inné docetur à Sco- to loc.cit, & probatur ab
co, quia fi ab audiente vox ignoraretur , vcl res fignifi- €ata per vocem , vcl
«uod ad talem rem fignificandim tucrit impotita ,nullus p/a- né conceptus (ait
Doctor ) caularetur in eo dc illa re, ergo dcbet audicns fcire, uid vox
figmficer) deber percipere ip- dos voc slonum i tan 'ein [peciem ha- bere rei
prolaiz , vndé fübdit Doctor in 4«it. quod pervoces non intefligimus , pifi
res, quarum habemus fpecies qua ra- . tione in 1. in]uxt vocem liguificatuam
effe (ipnum rememoratiuu ad placitü. Cum hoc tamcn difcrimine prazrequici. tur
in audiente triplex praefata notitia, qp potitia vocis nccetfatió debct e(se
a&ua- lis,ni (i.n. aud;és interaa cogwationc pcr- ciprat loquenus vocem,
nullatenus pote- rit rem percipere ex vi vocis prolata:co- itio veró
(igaificationis vocis non de- EK effe neceitarió actuaiss, fed (ufficit ha
bitaals, vt de loquente dicebamus; noti- Difju.1I. De Vocibus. tia veró rei
(ignificatee nullo modo so- teft cfic aGualis , neceífarió tamen cfe d bet
habitualis; nequit effe a&ualis , Quia cum vox à loquente proferarur ,vt
1ngerat audiéti notitiam rci (ignificatg, vuque tal s noticia nó praexigitur in
ade diétc,fcd potius de nouo gigoirur in ipfo ad prolationem vocis ; 1mó
actualis co. gitatio rei impedit actum tignificanionis, o ré bigaificare alicui
eft rem iili notis care , li igitor ille rem a&tu cognofcit , vox
lignihicariua (uum munus excrcere non potcít ,cum fit przuenta eó modo, quo
ait. Dod&or de inreliectu agente in Angelis, & Chrifto
Domino;fuppofito, quod ab inftanti (az creacionis omnium (pecies receperint,
Debet tamen neceí- (ario etíc haoitualis, quia quantumcungg. fermo proferatur,
(i audiens non habet in fe (peciem rei prolarz , nullus conceptus cau(arecur in
co dc illa rejquia conceptus rci v.g.coloris,cau(atur in incelle&tu pet
propriam fpeciemilius , nec vllo modo fpecies (on: qualis cft I pecies vocis
,.po- tcít caufare in intclle&ta conceptum ca-. loris ergo necetiar;ó
pratrequiritur ia intclleétu auditoris f(pecies.lltus rei, de qua nt lermo., ad
quam feconucrtat in- tclle&tus excitatus per vocem, mediaa te illa
actualiter rem coniideret. 17 Sed Auer(íaxcit.cü cotum hínc Sco ti do&rinam
tum dc vocis lign ficatios- ne,tum cius cxercítio rronfcribac ("licet eum
non memorcet g'ati snimi gratia y VE mor;seft Kcecentiorü) hoctamen, quod.
poftremo dixi;nus, nó recipit,nà cócl. 3. contend.t notitiam rci (ignificatz
per vo cem non ncceflarió debere ellc habitua- lem, quia fzzpe vnus cx locutione
, & do- trina alterius addi(cit,qua nü juam fci- uerat; & ad hoc (c
extendit etiam uigaifi- catio vocis, vt non folum poflit in menté reducere Hla,
qua audiens al quando co- it» fed ctiam poflit de neuo mani - feftare illa ,
qua nüquam fibi fuere nota, Fallitur tamen Auería, quia iuc audicns acquirat
per voces coguitionem alicuius complexi de nouo, fiue incomplexi, quà nüuam
hibuit A femper fx p voccs earü rerum tigni itla$ , quarum fpccics in mente
habcbat , & illarum vice tuc Q uefl, LII. depeife£l. erimprfvocalia
fignife. — 47 tute acquir.c cognitionem nouam illius «omplexi,vel
incomplexi,quod de nouo fibi à loqu&te nou ficaur; vt fi quis p vo- €cs
infinuare velit aué, quz (olü in India naícitur ; hoc vtique cxplicabit per vo-
ces nobis notas , quód nempe fit auis ta- liscoloris,magnitudinis,&c.
quarum rc- rum fpecies iam pridem habemus in mé- tc, & ex carum concur(íu
dcuenimus in notitiam illius auis ; 1ta etiam contingit , cum nobis
manifeftarur aliquod cóplc- xum,id .n. fit per voces catü rerü fignifi-
€atiuas,quarü fpecies apud nos habemus. Verum cft hanc ié effe penitus animafl
1 Cà, Ícd cü voces quatenus fignificariue lo gico cóliderandz proponantur ; non
fuit absre quz(itü hoc de vocis fignificauio- ncquantü ad prafcnsfpcctar,
re(oluerc. QVXASTIO III. De fetlione , & imperfe&iione vo- so umm
fignificando. — ^7 18 qA Vplex attendi poteft perfc&tio ; i 7 vcl
imperfectio in lignificatio- ne vocu;veritas f.X falfitasdiftiottio,&
confufio, ficut .n. cognitio habet reprcsé tare obicétum vcré , vel false , di
ttincte,. vc! confusé; ita vox in fua fignificat. one habct fignificare veré ,
vci false , ditlin- été, vclindittincté ; & ficut in cognitio- nc veritas j
claritas , & | diftinctio petrfe- €tionem importat,impci fcétioncm veró
falfitas,& confutio, ita pariter in fignifi- Catone vocis , veritas, &
claritas dicitpeiteétionem,falíitas, & cotutio imper- tfcctionem. Dub.tatur
iguur in pratcnti dc pcifectione,& impcrtcétionc vur.ufqs generis; de
ventace, & faliitate dubita- tur;quid impertent in vocibus, an 4. quid
rcale,nccne,& vnde fumi dcbeánt , an cx «ontoriiuate , vcl difformitatead
rcs. li- gmficatas pcr voccs, num potius cx ipla cognitione vcra , vel talla in
iniclle- u pia ccdcuti, vL arbitraur Aucrla €t. fect. 7- vbi docet vo.cs dcuomunari
vc- ras, vcllullas p varticipationé veritatis , vcl t.líütats , qua incinfecé
in cognitio- Dc repetitur , 3dcÓ vt propoütio vocalis fic vera, quaudo
lucordinatur iudicio ve ro»i€u Luolbicuuut loco iudicij veriyune / vcro (it
fal(a , quindo fübordinatur iudi- cio falío, feu loco illius fabftituitur.. 19
Dc perfectione veró , & 1mperfe- Gionc fecüdi generis puta difli
&;one,&c confutione, maius adhuc extat dub ü, an dift nctio
ligniíication s vocis , ac indi- ft:nit.o proporuone fequatur. diftin- C; oné, &
confufioné coceptus mentalis in reprafenando
, itaut rcs extra caliter pracisé per vocem fignificetur , qualitet
interius per mentem concipiur, ampo« tius interdum cóunpgere poffit,vt res dis.
ftin&ius per nomen, & magis proptiéac fign; ficcturjquam per men-. tcm
cócepta fucrit à loquente. D. Thome cum (uis 1.p.q. 13. art. 1. tenct
meníur& fizn ficaticn.sfumcndam císe ex conce- piu loquent;s,& idcó non
potic aliquem perícétius rem fignificare alicui, quam ip Íe cogno(cat; (equürur
Recentiores quá- plures Zumcla p.q. 3.att. 1. Valéría püc, 1,Fon(ec.2. Mct.cap.
1:9.2- fet. 4. Suarez difp. 30. Met.fe&t.13. nu, 8. & 9. & 1. p.
tra&t. 1.]. b. 2.cap. 31. n. 13. Hurtad.difp. - 8.Log.$.14.Amic tract. 3
1.Log. difj. 1. »1.dub.7.art. 2. & alij. Oppofitü docuit otus 1.d 22.q.vn
quem fzquuntut ne- dum Scotiítz iEidc, Laber in 1.difp. 48. Vulpes to.r p.
t.difp.2 2. arc. 2. Sanifing- de Deo vno tra&t.2.dit jp. 7.4. 2. Poíná.1. d. 22. verum et'am. Nominales omnes
Ocham,& Gab. 1.d.22. & ex Recécioris bus Molina i.p«q. 13. art. 7.
difp. 2. & Vafquez ex profeiio diíp.$7. At quidam alij Kecentiores,vt
Auctía cit.fect 6. me diant ipier vtráq; fententiam, & inui üt voccs non
poffe perfcétiusrem iignifica- re aydieniisquá nota fit loquenti y fi au« diés
nullam vnquam notitia babucrit de illa rey fcd omnimó de nouo acquirit ill li
vetà talem nocitiamaliquádo habuit » & Ípecies impretia rei in iplo
remanfit. y tuuc voccs colunt perfectius fignificare rem audicntiyquan nota fit
loquenti exe cicardo in audiéte notitiam virtute illus Ípeciei paitceliorcm:
quod curs exéplis infca ivan ietlubitur , atque in hun. ifo dum vtiá.uc
copcil.át opinenésdiccnic s D. i bom. in primo séiuloqui , & Scot. - in
iccüdo vt claé deduciuuc ex cxéplo , $p aduucit de ignorante L.ngua habraxcà, ^
4 "5E" i 249 Difpu.. 11. A characteribus illius linguz nomina im
néte,& quidem in hoc fen(u intelligit Lors fequitur sététiá Do&oris, jp
rc- folutione que(iti quoad vtramque parté; 20 Dicendum eft primó ,quod veri-
tas,& falfitasinvocibus cft mera dcno- minatio extrinfeca, propric, &
per fe p- €cdés nó ex cognitione intclieQus vera vcl fal(a,cui fübordinetur
vocalis fermo, vcl cuius loco fnbflituatur,vt aicbat Auer fa, (cd cx
obic&is à parte rci ità fc habé- £ibus,vcl non habentibas,ficut per voces
fignificantur . Conclofio qucad primam parté colligitur ex
Do€t. fupra cit.in 2. d.42.ad 2, q«2. & probatur, quia voccs intantüi funt
verasvcl (alfa inquàátum fi^ ificant,adeóut tignificatio ipía tit vni- €a;ratio
fundandi veritatem, & falfitate, fcd ignificatio vocü formaliter eft fola
denom nato extriníeca ex voluntate pri- mi inflituentis in voccs deriuata ,
ergo € veritas, & falfitas fuper ipfam tüdata etit fola denominatio
cxtrinfcca . At inquies, veritas copnirionis dicit fotinaliter relationem
rcaiem ín cogni- tioncad rem extrà,vt decet Scot. 4. d.8. q.2. fub V.crgo idcm
dicendü de vcrita- 1c in vocibus , imó Do&or ibi loquitar nonío!ü de
veritate orationis métalis , Ícd etià vocalis , vel fi veritas in vocibus
faluator per folà connotationé ipfarü rc- 1G (ignificavarífità fc h: be nuü, vr
voces deciarant y'occzit codem g;6do (aluari in €oncepribus métis. Ref». E
o&.loc. cit. fon explicare;an rclatio, qui digit cogni- t0 ad obicétum
cxtra, lc rcáhis,vcl ratio- nisl. d admitio pro nonc , quod fit realis (nm de
hoc ;niià difput.10. ) ncgáda cft paritas de concejt bus, & vocibüsin fi-
gnificado cóccprus n. n:étalcs (unt figna saturalia ref, & proindé fundare
pof- süt rclauoré realé repraíentaotis ad rc« pra(entatum , at voces [unt figna
ad pla- €num repra:éuntcs bocvchillud non ex inttinfcca fua natura, [cd cx mero
homi. nem lib.tog& 1deó veritas , & faifitos in ipfis à parie rei
nonnili lolam denomis- mationé cxiriníecam importare potcft. 211 Quod vcró hxc
denominatio cx« winícea ium€da fit exobicéto a partc rei ità (c babenic; vclnon;
vt (er vcccm cx« De Vocibus »4 9 primitur(qua crat altet' pars cóclnfio9
nis)noautem cx cognitione vera, vcl fal- fa przcedente in inielleQtu,
colligitar ex. Do&.cit.1.d.27.ad 1.q.2/& 4d. 8; q.2. infra V.&
probatur, tum autoritate A- rift.in przdic.fubft. quam Scotus ibi ad-- ducit,ab
cojquod res efl, vel non eflyorae tio dicitur verayvel falfa, & quidem A.
tift.ibi nedum loquitur de oratione men. tali fed etiam vocali; tum qura
veritas fi» gni cótiftit in coformitate eius ad fignae tum , fed voecs pecfe,
& propriéfunt fia.— gnarcrum.-&-aà cóceptuum cx dictis q. .heias
difp.tam tandem, qnia farpius fer n:o vocalis dicitur falfus nuila prceden- tc
falía cogmtione in im elle&u, & ita sé« per cuenit;quando habens in
mente verá rci ccgaitioner exterius oppot;tm atfe rit volensaudyemtcm decipere,
ergo im— |iftis cafibusfcrimo vocalis nonpoteft di» — " - ci falíus ex
falfa cognitione quat in k 7 w le&u przcedar,cum nulla talis adt
falfasdicctur, quia nóneftconformiso-- — —— bicéto cxtraj& ita vniuerfaliter
dicendü. | ett. Hictamen aducrtendum eff,quódli- — «ct veritas
locutionisconfiflat pizcipue — iv conformitate ad rem extra, vtt com. pleta fit
ex omni parte; exigit ét conforz—— mitatem ad mentem loguends; cótinge-
tc.n.poteft quempiam mcentiendo verit - obic&tiué diccre, & non
mentiédo dice-- re falfum, vt eum im meme fua filiàm ha. bct exiftmationem dere
, & ita etianr falfum enunciat , putat tamé fe verum af* (crere;vt ergo vox
vel locutio fit come plcté vera, petit vtriquementi .f. & obie Cto cóformati
, qura vtrumque fignificat, licet diuer fimode, vt diétum cft q. r. 21 Dicédü
2. polle voccs perfectius fignificare r€ audienti , quàm oota fit lo- quent5
ita Doctor 1.d.22.& quidem in cocaía , quo rcs fepponatur audienti ha-
bituahter nota , inquo fenfu przíercia Scotus ibi loquitur ; manifeflé probatur
- exemplo ab ipfo ibidemaddu&o , fi qui linguam pebrici ignorans, X charae
tcics ilhas, imponeret ips nomina ordi. nc inter ipfos (eruato, vt primo
characte ti vpum nom.é,íccundo abudstertio aliud! ttibucret , &c« certé
nomina hacc difline eus X chris ciaéecierol Ru | «acns : "itam - |a o6
audiens h Quafi ITI. de petfe£leo imperfect eoocum infronif. 249 fcientibus
litcras Ha braicas , quà is, qui «anomjna impofíuit,ipfas literas intelli-
geret. Aliadüo exempla addit Vafquez , nimirum fi Rex prazciperct Duci exerci
tus,vt infülam primó capiendam vocaret nomine Regisv.g.Philippiná,& fi
cacus imponeret nomina coloribus, audito no- tnine talis infula,vel auditis
alium colo ri nomimibus,perfeétius cóciperet Dux infulam , quiam vidit; &
cegit ; quàm Rex;qui noa vidit,& nomen impofuit,& perfectius conciperet
colores, qui illos vi dit,quàm czcusqui non vidit,& nomen
impofuit;concludtt igitur Vafq. cü Sco- to, quód dum quis lrbens
imperfcé&tio- fem rci notitiam loquitur alteri,qui aliü- de petfc&tioré
notitiam habui(fe fuppo- nitur;,cxcitat in illo actü perfe&tioris no-
tiuz,vt (i fciés loca fancta Roma ex rela ione aliorum narraret alteri; qui ea
loca. iffetaudiés diflinctius, & melius per- 'etyquàm narrans . Et hoc fuadet
ra- tio à priori,quia voccs nó folü vim habét i i notítiá audienti rei antea
igno in FT s notitià przccden aliter m, quan T ism iubet - no- titiam
perfe&iorem de re loquens, bzc vaque excitabitur, vibricos tali ca- fu
voces perfe&ius rem fignificabüt au- dientiquàm nora fix loquenti;idem
tenet Ouuicd.controu.8.Log. n.6. Retpondent Caiet. Suar. Hurtad. A- mic. alij
in hisca(ibuscognitionem il- lam perfcétiorem im audiente non oriri ex vi
vocis,& fignifi cationis eius, fed ex fpecie impreffajquam de illa re habet
au diens perfeétioré , quàm habeat loqués qua fpecies excitata. eft ex auditu
illius vocis; ideo inquiuot dici nó dcberein his cafibus voces perfe&tus
fignifi care , quà loquens concipiat, quia ad ignificationé attendi dcbet id,
quod pcr fe eft effectus fignificotionis,nen autem quod per acci- dens fc
habct, & aliunde prouenit. 13 Sedvalde fallun:ur Aduerfarij, dr putant
cxcicatiorem fpeciei factá in au- diente per vocem per accidensíc habere ad
vocis fignificauonem., & eius exerci- rium;nam q.praced. ex profcílo demon-
ftrauimus ipcciem 5 quam deícingerit Logica. Ha vox in menteaj auditoris , non
fufficere €um inteilcCtu ad rcm fignificandam,de qua fit fermo , fed neceflarió
przrequiri in intcllcétu auditoris (peciem illius rei , quam vox fignificatyqua
fpccies per vo- Ccm excitata concurrit poflcacum intcl- kétu ad pariendam
noutiam fignificati , ad cuam occafiopaliter tantüs& per mo- dum excitantis
vox babet concutfum; cá igitur talis excitato. fpeciei in- audiente per fe
fpcétet ad fignificationé vocis , & cius exereitium,nccalio modo perficia-
. türyac exerceatur fignificatioquàm per przfatam excitationem cx dictis q.
prz- ced.concl.2 .ruit allata refpótio.' Accedit, vt bene notat Auería
cit.contra hanc fo lutionem , quó4 voces poflunt fignifi- care, feu. eaufarc
cognitionem in mente audientis,vel per modum notitiz noua, tei.f.antca
ignorasvcl per modum reme- morationis exciando audienté ad actua liter
cogitandum de re alias (ibi nota ex di&is q preccd. licet ergo in prafatis
cafibus taEs perfectior netitia in audien te non oriatur ex vi vocis , &
fignifica- tionis ,quz refertur ad caufandam noti- tiam dc nouo rei alias
ignota ; oritur ta« menex vi vocis& fignificationis. , que refertur ad
excitandam , & renouandam antiquam nctitiam rci prius nota. 24 Sed maior
cft difficultasca(u,quo- res,de qua fitfcrmo, non fupponatut au- dienti aliunde
habitualiter nota;an ctiam tunc poffit res diftinétius fignificari au- dienti,
quam nota fit loquenti ;.& quidé quamuis Doctor loc.cir.id nó exprimats
ratio tamcn, quam adducit, id etia o(len- dit efle poflibile,quia interdü (ait
Scot.) alia eft ratio, cx qua defümitur nomé, &C alia;ad quà fign:
ficandam. afiumitur , ine terdum.n. qui nomen imponit, certàali« quain róncm
inre nominata conlideraw uit,ex qua metiuum accepit nomen ime ponendi sm
aliquam ethymologiam; te mcn non adiilà pracisé rationem fignifie candá nom en
impofitum clt , fed ad ab« foluté tignificà dum rem ipfam sth omné rationécius
; fic homo dictusett ab hu- molis à lari one pedis,& ti hac nomi na non G grificant
has pracisé rationes» f«d ab[oJuté ; & adaquaré ipfas res quae : Bb do- h
on. 250 Difput. 1I. do&rna cítetiam D. Thoma 1. p. q. 13. art. 8.1mó ita
cft vt plurimü,inquit Do- &or, de nominibus (ubftanuarum , quia imponcns
nomen fubílantiz. non conci- pit de iilayn:fi aliquam proprietatem, vel
accidens quoddà, quod cft,tibi ratio im- ponendi nomen, v. dicebamus de fubftà-
tia hominis, & lapidis, & tamen nomé in fc non figu:ficat folam
l&fionem pedis, d folum coacipicbat impofitor nominis, cu non:cn impofuit
fcd ligoificar fubttan- tiam illam tctream;s & auditor boc nome audiens
plus intcll git, quam folam la- fioncm pedis,ergo nomen fimpliciter, &
abfolüté loquendo plas hignificat vcl i- guificare potcft,quàm hit coguitio
1mpo- ncniis,vel quam oftendat 1mpolitor no- minis habuifle io. inm pofitione
illias . , 1$ hefpondét Adueríarij rcsà nobis gnificarisquomodo intelliguur,
vndé (i fubitantias in feipfis.non intciligin.us , poflumus imponete nomen ,
«uod illas infe fed tantum cx al qua róprictate nob:s cogoita, quaté ficut ex
Ls proprietate Icdédi pedem cognofci- nus naturam lapidis contusé, ità lignifi-
«amus corfusé. Cora «ftyquia fi pcr no- anina (übftantialia à nobis impolita
non fignificaremus «mdditates fubfiátiarum án ic , (ed prec:se (ub vclaminc ptoptie-
tatis 1n Cocretovnde defum pium e(t no- mcn,plané nó aliud etit lign. ficat ü
fubie €i, X aliud prz dicatis cum dc fubftantia aliquam enuncia; us
proprictatem y. vel €pcradoncm, vnde fc nius hiius propofi- -Wonis [apis ledit
pedem ycllet lgies pe- «cm lzdit pedetb, nc igiwir nugatoria fit
propotitio,layis figuit.care dcbet quiddi Satcm lapidis:n (cji o0n
praciscvtinfi- nuatur pcr Ieliorem p edis Acccditquod voccs illad t guificont ,
cuius cóceptü ine gerunt audiéti, ingorunt aüt audienti co- €cpium 1€), non
autcm modum , quo Io- qucn$ rem :psà conciyiu,nam modus,quo sudiens concipit
rca auditá;non folü cx iilo igno, & vi novi n.$ icd cx alis etia
princiyjijscosnolceedicrium ducit, puta &x perfectione inicllcétus ; qui
excitatus à 'gaificauonc r.onunis, lua vi r Gigni- ficaian cifbpétus auingit
pencirádo il- luis pra dicata; cü igitur perfectio fignifi Deldbaseds uy. NN
cationis non tantü ex cógnitione]oqu&. tis) ed ét audientis penfanda fit,
Sm rientia conftat , nà audito vno, & codem Iz nomine vnus apad
figni&catam —— perfc&ius, quàm alter audiens, bené cfle 9s du
pót,quodimponcosnomenlapidilze(üO. — nenitantumpedistunc cüceperit,& au- —
dientesillud nomen nócademmodocó- —— cipiant;fcd aliquid amplius, quia modus
concipiendi auditoris non nccceflarió ar- Qa:ur. ad mod concipiendi. loquentis.
26 laoppoütü ob.jcuint Aducrfarij, prafcrum Spar.loc.cit. primo; quía no» mina
co n.odo fignificant , quo poffunt vi (aa caufare in audiente noutiam rei fi».
gnificaiz, hzc cft enim communisratio ugniex Aug-lib.z.de doGt.Chrfl. cip ——
pizr fcaliquid aliud faciat inane 2 venire, fed vis (ignificandi in nomin tut a
cognitione 1mponentis ,& ei come meníuratur, vnde Gencf.a, adduxitie
animalia ad Ada Quid vocaret ca, eigo €tuus ignilicarequain d ficatü iouccit.
Conf.quia | ne aliquo vnus concipit petfeetu. rcm bignificaram , id »on cfi ,CX
VIT nisJed ex alijsricipijs cognolcédi,qua ^ — fuppctunt vor &
nonaltenaudienti fed. — figni-catiovocü c(ica,quamh:bent và ——— [ua x
mponentisintentianc,adcó que ét. €x cogniuone , quomodo .n. pót intendi
fignficauo,quz pon cognofatur? Conf. — — acLuc,(i quis nullo modo rem cognofce-
ret ; illi ccrté nomen imponc:enon pof- íct ergo cum1llà impciscété cognofcit,
non potcft imponcrc nomen eam perfce Cuusignifkás. Confeq.paetex propor — — inter
1gnorare rem fimplicitercáq; cegnolcere in ordinc ad pofle, vel non pofic illam
nominibus fignificare khurus vox non fignificat ré , nifi quate — nus
conceptamycrgo nequit nomé diltin €€ rem fignificarc,cum diflinété percóes
€cptun non repizfcntarur . Tandem cóe cít axioma facilius cffe rem concipere, d
explicare,ergo nó potcft quis mes 22 Kcip. ad prin üncgado maiorem, faltuui
cnim eft nomina folum eo n.oda 65 mficare ; quo yi biaqo n OAEMWC - Quafi. TL.
de perfell.em imperfell.-vocum in figmf. 151 fate inaudi-nte notitiam rci
fignificata, ncq..c id habetur m definitione igni, ed folü , quód feipfum,
& prater fe aliud fa- iatin mentem ven're,tiue hoc faciat fo- ! Javifua,
fiue adiunctis atijs cogno[cendi principis; minor etiam defi-ir,£il'um n, eíl
men(uram figoificationis (olumfumé dam cífe cx cóceptu loquenus, quia cius pe
fcéto non folü ex e , fed etía ex audience per fc peofanda e ?, A d 2. pa- tct
ner idem, qu'a modnsquo audiens ré conc ipit anditam, non folii ex vi nomi- nis
attenditur , fed ex alijs ctiam princi-
pijs, quz al'unde audienti füppetunt ; & quia loquens rà intendit faa m
concipié fi modü,ed pracisé rem cóceptam fignifi- care, vt audiens eandem
concipiat, modo tamen accómodat» fais primcip js cogno fcédi aliunde acceptus ,
idco fignificatio, quà intendit, (cmnper céfctur illi nota (al- tim confofo
modo. Ad 5. ncgatur confe- quéri1, nam vci; Coguitio requiritur ex parre
impenentis, vt poflit nomen impo nere,fcd quia perteétio fignificationis nà ex
ea (ola pender, verumetiam es cogui- ' tione audienus, ideó non tenet allata
pa- rias; & iile modus i valet tant in cau(is preci(is , & in propofito
caufa przciía perfcétionis in figuificatione » non cti cognitio 1mpon-ntis,
quia ad id eft a(fumprtumjyuatenus inloq ue tc ipponiur feinper cognicio rei.
fignifi catz xr yoc£ » (ed quia loqués pcr yocé obie&um cognitd: intend t.
ex« audicnu,non modum, quo coci- pir dittinctum,vcl cótuíamideo (equc]a
negatur. Ad $.orgumentum plus probar , * un veliac Aducrfarij;nedum.n- conclu
it non polfc rem pertectius ügaificari , quam concipiatur (cd quod nec. éceqag
períccte , dictum ignur illud incelligen- duum przí(erim cft in explicatione
illarü reram quas jo«qu€s y:dit, ac intuitiué no. uit, quía victuce fug
locuuionis nunquam potett audienti impartiri voritiam intui- tiuam ilius reis
quam vidit . 28 Secüdo arguit. Amicus cit. probás pertcétionein tigaificaionis
nullo modo per fe pendere xx cognirione audicntis , fed ui loquentis, &
imponentisX. idco A |uam cxcedere potfe perfcót.onea eivs ; vel.n. loquimec de
i'gmócicione , bituali'er,& plané peelcttio lgnificatio- nis in hoc seh nó
p€det ex audiéte , quia cóuenit voci prinfquam audiens 36b au- & ira nec €t
pé lere po eit eius pertectig ex cognitione audientis , cü' potius ipla» met
actuilis iguficatio fit c»u/a cogni- t onis in audiente.Confirm.qu:a (à je.£e
Gio fign ficationis eram ex a idienre pé fanda ctt,fequ tur nallum nomea hibe-
te determinatam (i?n ficaionem , ficut non eit determinata di(,0fitio
aadicatiüt quoad cognitionem rci fignificate , nam alius al:o perfe&ius
cognofcit,at negare determinatam fignificationem vocis c(- fetomnia nomina
facere zquiuoca . Refp. perfc&ionem tignificatonis in acta fecundo , &
veluti excrcico nedum perfe pendere cx cognitione lo-quencus , fed eciani ex
alijs princip js intelligendi , quz (uppet&r audienti aliunde, quam. cx vi
nominis, vt e£ prztrerica cognitonc » quam habüit de re, vcl ex perfcatione in-
tclle&us-, qui excitatus à f anificattone nomrnis fua vi rem dittiaGus.
attingit » quz cognofcendi princijia pracedunc in de re per vocem parta
fequatur, & in hoc fenfü dic mus petfc&on£ tiguifi-a- tionis in a&u
cxercito pendere ex cogai tionc audietis ', vt rzdkeé noxar Sinifing, cit. Ad
coafirm.gratis concedimus nuliá nomé habcre dstecimiaatá 8 gnili cationé quoad
moatt ügniticàdi pfccté, velim p- fcéte ,& ad rale,íeu tà pecifeclà
notitiam cau(andà ,cffe proríus ind.fferens ad ex. citádá quamcunque iuxta
perf. cione in- telicétus audi£tis;ncque h.nc (cquituicom nia nomtn eíle
a:uiuoca, quia cà inde- teraunatione in modo fign:& candi reti- nent sé,er
determmarionem in re figoifi cata, quod fuflicic ad eniiocationcin , Ay beiuo
agat Aucrfa cit cocl. 200 mina fubilituuuiur loco con.eptuum; & intàcum
habcat vim fignil cádryinquáac t fic tub(tituuntur' ; loco ip:tur conceptus jmjcrtcáti
ponetur vox code modo im- peiteéte (go:ficás, & loco cócegtus per» Bb 2 f
2152 Difput. 1 I. fe&i vox perfcGé fignificás;nec fieti po telt vt loco
conceptus imperfc&ti (ubfti- tuatur vox perfcétius (igarficans.Cont. fi
quis naturaliter loquerctur maniteftádo altcri immediaté cócepaim (oum, vcique
conceptus rem exprimer iuxta fuam per- fcétioncm ralicer,g; íi c(t confufus ,
non rem manifcftare diftindté. , ergo tanto magis idem dicendum dc vocc, cui
non co vpctit intrinfecé cx natura fua cé fignificare, (ed cxtrinfecé, & ex
libera ho minum impofitione.Demü (1 voces,quz profecuntur haberent vim grgnendi
noti tiá perfectiorem , deberent eciam illam gignere in ipfo loquente . fef .ad
1 .conceílo antcccdeute negà - do coníequétiá, quia ficut poceft loqués loco
conceptus perfe&i ponere vocé in- perfe&ius (igmficantem, vt quádo
habés perfeótum rei conceptü profert voces mi nus pcrfedie (ignificantes,ita
poteit loco conceptus imperfe&i (übítituere vocem [eus nificantem; imó fi
arctacur quens ad (übiticuédas voces. perfc&us iuxta men(urám perfectionis
conceptu, nunquam poffent rcs petfe&ius concipi , uam vetbis explicaci (ed
codem proríus modo exprimerentut,uo concipiuntur ; cuius oppofitum experétia
docet, & 1p fc Auer(a concl. 3. Ad cont.conceflo an- teceden:c negatur
cóníequencia, cnimue - tb quia cüceptus fant figna naturalia re- rum,idcó neque
üt illas manitef ire. vltra fvà perfe&ioné innatam , at quia voces font
figaa a4 placiti, potcft imponés ha. bita notitia cotufa rei, vcl quoad vnà
cius proprictatem tantum, cx cali proprietate nomé a(fumere,& velle , quod
calis vox , non rántum illam proprictatem figaifi- Cet,fed rotam rem ada quaté
, vt diceba- inus de nomine lapidis & hominis. Ad vItimum voccs g:gní&
illam perfectioré notitiam inaudiencc,non in loquente, tü quia voces per fe
figaificant audicnti nó loquenti:tü quia audien: (appetunt aliü- dé meliora
priacipia cognofcend!, quam babeat ve » quz concutrunt ad per- fc&ioné
(iguificationis in actu fecundo. 1
De Vodbut . JAM t Qv AS TAÀDAM. De nominibus equiwocis, C vliuocis v ac eorum
Kguificatis. 30 qxOlluntres,rtpatetex di&is,medü — — p conceptibus, fed
etià nominibus » * [3 fignificari,cü hoc difcrimine, quod cáce- — — pcus;veluc
naturalis imago res,illan natu — — raliter fignificat, nomen veró ad placit— —
primi imponentis; ex uo fit, vtquoad.- enitatem, & diuerlitatem,cóceptus
pro-.— porrionetur rebus ; ita q» vnius rei vicus, tit cóceptas formaliter,
& f»ecificé(pla- res.n.namero effe poiTun: érineodé nus —— mero intellectu
(ucceffiaé einien rem. cognofcente) S plurium rerum plures, ,—— cu m.n. (it
naturalis imag » cct » eius nate. ram,quantum fieri potett, imitari debet:
fecus autem et de nominibus, reso. jl res,ac [pecie diueríz vnico nom ficari
pofTunt,vt patet de voce.c eadem impofita cít ad ga fi nem terrettrem,piícein ;
leftefydus , & hzc noinina uerfas vna voce. i gaifici d «quiuoca y uafi
plurcsresapp-láta ea- — dé voce,fierictiá potell écOrra. vt vnius — tci plura
(int nounnayvt gladius, & enlisy quz eandem proríus xem figmficant , 6C — —
proindé dici folent fynomima, vel malté- — — — Moca;ficri it€ pote(t,
vrcespluies conce» ——— ptibus diuerfis tian fi i dio tia gt vocibus
(ign:ficétur, ft homo, & equus» & dicuntur diwer[iugca; Tandéfieiipo- —
teft,vt plates res.códem conceptu quide. — ditatiuo explicabilesetiameodem.
nomi — — nefignificen.ur, & dicuntur »AjwoC4, Vt —— — homo,& equus
inquantuunanimalia.la- —— — ueque nnomine, & inconceptü per — ud nomcn
fignificato conueniunt, PAMé- - «oca dicuntur; qua in vtroque d;ffecunt,
diuerfiuocz, quz in conceptu conuenit — & in nomine diffcruat ; fynomima ,
aut — multiuoca , quz demum conueniunt in.—— nomine, (ed in conceptibus
differunt, di- cuntur £quiuoca . , .31. Cumveró hzc nominü vanitas, vcl diuerütas
rebus. conucniat ex fola ho- munuminoüitutione , resipf nó funt vnie — uocz,
vcl zquinoczexíc[edralesdicüe — — — isvelallis nemis. - , Tas v tur,inquantu à
nobis hi. : Ee ^ D . Quafi. JP. De c^fequinicis, to Vniuacis - bus
fignificitur, & idco zquiuocatio, & vniuocatio (de quibus prefertim in
prz- fcnti cft (ermo)tàm rebus, quàm vocibus conueniunt per intellc&tü,
primario tamé vocibus,& fecundario rcbus; quiaiflz nó dicuntur tales;nifi
in ordinc ad voccs vni uocas,aut zquiuocas . Hinc diftingui co- imuniter folent
zquiuoca, & vniuoca in "actiua& paffiua, illa funt nomina rpfa o
vniuocé,vel zquiuocé (ignificantia , ifta funt resiptz illis nominibus
fignificatz . Arift. in przdicament. c.1.multiuocis, & diucr fiuocis reli&is
, vt (uo propofito inutilibusagit de vniuocis,& zqniuocis, definit
zquiuoca, quorum nomen efl có- mune, ratio veró Jubflantie importata per nomen
cfl diuerfa ; € conta vniuoca definit ves nomen cfi commune, & 'vatio fubfl
antie importata per nomé eft eadem. In vtraque definitione ponitur no quenvbi
nomen non fümitur in rigore, vt 'à verbo condi (tin&um,fed laté,vt com-
prehendit etiam verbum, participiumy& ran alià orationis partem, nam
in hisomnibus vniuocatio , &
zquiuocatio - cadere potefl, vt lego eft zquinocum ad Yegero;& legare; diligo
vniuocü ad actus "dilc&ionis : eff commune; ponitacad in- finuandü nom
debere omnino vni, & idé non folum per eaídem litteras , fed etiam pet
candem pronüciationé, & fjl- labarum quantitatem , fic .n.proprié erit
cómunc,vnde quglibet diuerfitas, vcl fo- lius accentus;tollit zquinocationem:
ra- 410 fumitur pro conceptu obiedtiuo, fiue fit propria definitio, fiu£ non vt
notat Ant. And.hic fub[lanti&;vbi non fumi- turinrigore pro fubftantia ab
accidente condiflincta , quia eriam in accidennbus inueniuntur vniuoca; &
eme. qn fa- mitur pio e(fcritia, & quidditate ; 3 (üb- ftanue acceptioné
docuit. Arift. 5. Mer. 15. Addi.ur /mportata per nomen, quia ratio fubftantiz
ad illud idem nomen rc- ferridebet , in quo res vniuocantur vcl gquiuocátur,
alioqui zquivoca in vno no mine pollunt vniuocari in aliqua ratione «omuni per
aliud nomen imiportata , vt Canis terreflris marinus, & celeftis in ra-
tione Corporis, & fübftznrig. Demü hxc ratio fübflantiz sra idcm nomen in
vni- Losica , 253 uocis eft eádem , in «xintcis diuerfa y quia hec ende unt ,
ficut ilJa, füb vno nominc vna definitione ipfis adazquata dcfiniri,& in
hoc formaliter co(iftit corü differétia ; ita paffim exponunt Au&ores has
definitiones , & prae(ettim noftrates in Anteprzdic. c, 1, & Scotusq.
$.. & 6. pradicam. & Bonct.in fua Met.c.2.lib.1. 31 Ex quibus conftat
Aritt. definire &quiuoca, & vniuoca pa fTiua, nó actiua »Haquiuoca
aquiuocata,& vniuoca vnjuo cata;hoc ett res ipfas , non quidem nudé
infpectas , fcd prout nominibus fignifi- cantur, & vt fübfunt fecundis
intentioni- bus vniuocationis,& zquiuocationis,que immediaté fündatur in
vocibus,propter« quod eas definiens non dixit &quiuoca funt, vniuoca funt
,&c. fed «quiuoca di» Cuntury»niuoca dicuntur, &c. quarc de- finitum in
his definitionibus cft (ecunda |, intentio conftituriua zquinocorum , &
vniuocorum fignificata in cócreto, quo- modo fupponit pro ipfis rebus zquiuo-
catis, & vniuocatis, & in cffe fignaco , vt docent Scotiflz omncs cum ;
Cit, & etiam. Thomiftz Sanchez lib.4.q.1.. . €oncl. Nude
in przdicam. cap. r4 contra ' ] Conimbric. & alios có- tendentes hic
definiri pro rcbus ipfis,qu& dcfiniendi medum logico confuctü , qui per fe
fccundas intentiones concéplatur y re$ vero , non nili vt illis fubftant ,
fufius infra declarabimus difp.de Vniucr(.Quàa- uis autem hic Arift. ex
intcptione dcfi- niat vniuoca, & equiuoca paffi ua, adhuc tamen ex his
dcfinisionibus facile c(t de- finire actiua, nomina .f. vninocantia , &
zquiuocantia; equiuocum .n. eft , qu cóc pluribus cft (ecüdüà diner(as rationes
Vnpiuocum veto , quod eft cóe pluribus fecundü vnam, & candem, vndé nomina
zquiuoca funt Gallus,quod dicitur de ho mine franco, & gallo gallinaceo,
Canis,qo dicitur de canc terteltri,de pií(cequodam marino;& ceele fli
fydere;nomina vniao- €a süt homo, animal, fubitantia ,quantie vcn em hcic os
irat vniuc r. lis, quz per (c prim ificatur per tà» ha mL, & cft
communisplutibus, 33 zn oppolitum obijcies Primo con- tra definitionem
aquinocorá, quod non "Bb E recte . 254 Difput: 1T. & é affignetur ;
tum quia omne defini- bile debct effe vitiuocum; cum quia debet e(Te quid vnum
, fed aqutuoca (unt eflen- tialiter multa 7.Met.32. tum demü;quia £quinoca
nnllam habent rónem cómu- ncm,in qua conueniant, Refp. Doót. cit, q. f -ad
6.quod licet equiuoca fint effen- tialiter multa, accidemaliter tamen vni-
uocati poffunr,quatebus fundare nata süt fecunda intentionem eiufdem racionis
in vna ratione cómuni ,quz omnia deno- minat £quiuoca,& in hoc fenfu süt
vnius definitionis capacia , inquo cafu efseria- liter zquiuoca , & vt quid
, cuaduat vni- uoca accidentaliter, & vt modus , quam zcfponfionem caeteri
omnes recipiunt, & nos (x piusadhibemus , & magis declara- mus infra
di(p. Vniuerf. Scd V rgeS,ergo non dcfiniuntur ab Arift. a.juiuoca , vt ! yt
ic, (cd potüis quatenus rionem vni- uocorü induunt « Rep. G ly quatenus re-
duplicat ratione definitam,negatur fcque hi, quia hic re veradefiniuntur
&quiuoca ro [ecunda intentione; inqua accidenta- iter vniuocantar, X corum
matura expli- catur, velut imn cffe (ignato; fi reduplicet conditionem definiti
, couceditur, quía «anditio rei definibiliseft , quód fit vni- Uocum quid, vcl
e(fencaliter , vcl taltim accidentaliter, vt cft in propotito. 44 Sceamdo
obicitur coutra defini- tionc vnuocorá,quia videtur cua arqui- uocis
compctere,nam azquiuoca omnia , vt fic habent rorsen zquiuocationis có-
munc,& rationem candem (ecundü illud nomcn, videtur etiam conuenire dcnomi
pauiuis,quia albums idem nomen , & fccundu candem rationem dicitur de ni-
ue,& Cygno, non enim hac folü alba di- «untur,led ce vera tal:a funt; vnde
nó fo» lum nomen, fed euá rationem, & natnra albi parucipantyeftó
accidécaliter, ik efp, quod sicut zquiuoca , vc quid , & in effe €X:1cito,
dicuntur vn.yoca, vc modus, & veiut in clie signato ob intentioné z:qui-
Uocatioms; quam fundare poliuar, ita ét acc) dentaluec ; & in cflc s'goato
partici- pacc potlunt dcfitionem vn.uocorüs Nec valet dicerc voiuoca, X
aquiuoca cile op positas & idcó «nüm de aiio pra dicati no pofie euam
accidcntaliuer. Opgonunur De Vocdibu: . [ vtique, siambo fumaritur eodem modos
at fumendo vrium,vt quid,& in elfe cxcr- 18 cito, alterum vt modus, &
ineffesigna- to5ita non oppontütur , quit potius vnüs vt modus dici poteft de
altero vt quid , quo (eníu genus dicitur (pecics vniuerfa. Lis,vt infra. Nec
minusallata definitio de nominatiuis compctit,si ly ratio fub[tan- ti&
(umatur, vt dicat relationem e(fentia. lem effenrialiter vniuocatis conuenien-
tem, vt vidctur Arilít. intentiosde quo (ta. tim dicemus ; verum tamen e(l
denomi- natiuis pofTe applicari materialiter ,qua- tenus idem prz dicatum
potefl eíle simul dcnominatiuum,& vniuocum; vt infra« A Tcttio obijcitur,
quod prefate. defi» . nitioncs rebus compctant , 110m inteptige- nibus; tum
quia liabere nomen cc E Á ds à nc cópetit rebus,& nom intentionibi qu
Arift. ipfe exemplificauit in rcbu elp«(enfum illarum definitionum
matctialem,nempe mis ca dicuntur illa , À. funt fe tiones applicabiles co
conccpus, & exéplificaui we familiate ett logici icationcs signatas, qui
dicitur, pradicatur, e e perexcra- €itasqua fiunt per verbi eff vt fusius dis.
— Cermusdi(p.de Vniuerl. Verü vt aquiuge. corum, & vnibocotíi natura magi
cluceat , licet fubderedaosa : hác qua ft actinéces,in quibus singillatim
horum,& illorum conditio explicewr «.— ' * PENAS a ARTICVÍVS PRIMVS — —
Examinatur peculiariter matura — 4QMiMOCOTMD. 0000 4$ A Dmaiorer. nominü
2quiuocó A ram intelligentiam nonnulla du: —— biayqua de illis moueri
folent,(unt breuie tcr rcfoluenda. Primo igitur dubitari fo« let , quomodo
tiomen aquiuocum plur. Ssignficet, an plura a&u significet, velape titudine
& an füb disiunétione,vel potius füb copulatione omnia (ua significata ue
simul contineat. Aliqui,vt Ancrfa q.1$, Log.ícét.1.dicünt nomenzquiuocum cx
vidua nude jrolatum actu non gignetc im R.€Rte audientis,nist conceptum nó
yiti« matum ros E | - i Quef 1. de Natwwa e Aeguiuotoruni. eL i55 etiem füi
ipsius , quantum verà ad rem significatam,dubium;& (afpenfum relin quere
audiearem , quidnam loquens si- gn ficare velir, aptum tamen effe , vt per
appositionem alterius nominis determi- naté sigaificct aliquam rem. ex his;
qui- bus nomen competit . Hzc opinio teij- citur à Scoro q 1 1. Elench. tum
quia vis fignificatiua vocis exercetur ; cum actu ofcrtur, inordine ad res,
quibus impo- eft , vc etiam ipfe Auería concedit q, - 6. de Vocibus fec. 3.
ergo cum harc vox Canis profertura&tu debet aliquid (igni- ficare prater
feipfam; umquia hoc fer- fione prolato Canis moneturypolsüt plu raadu cócipi,
quia vnus accipere poteft Cancm pro animali cerreftri , alter: pro marino, alius
pro (ydete ; tum quia licet auditor ambiguus remaneat de tmtentio-
neloquentisad quid fignificandum de- terminate illam vocem proferat,non fe-
quitur , quod ipfe aliquid concipere ne- queat a&tü cx nada prolatione
illius vo- cis,eftà non ad intentionem loquentis ; .tum denique fi actu noa
fignificatet vox zquiuoca,nifi detérminata per appofitio- nem alterius nominis
, fequitur , quód nüquam a&u fignificabit z:quiuoce , (ed femper vniuoc? ,
quia femper derermi- naté ex yi illius appofitionis, - Alij proinde dixere ,
quód nomen z- uiuocü pluta a&u fignificat füb di fium- dione itt dicendo
Cawis mouetur, fit (en(us vel tetreftris, vel marinus, vel ce- leftis. Hunc
etiam dicendi modum refel- lit Scot.ibidemq.9. quia tanc refponden dum non
eflet ad terminum aquiuocum pet dittin&ionem,fi przdicstum vni (i^
nificatorum conuentrec; imó conceden meffet, quód talis propafitio fit fim-
pliciter vcra , nam ad veriratem difiü&i- ez fufficit , quód altcra pars
eius fit ve- ra. Alij tandem dicunt , quód plura actu fignificat (ub
copulatione ; fed ait Do- &or q.10.quàd potett hoc bifatiam in- telligi,vel
ita redi d cadat inter ipfas res Giznificatas quod nempc Canis fignificet,
& terreftrei, & marinum, «aelef(tem copulauim ; & ita nó fignificat
plura acu (ub copulatione , tum quia id potius cft fignificare vnum; quam
plura, quia totum hoc copulatum potefi Pabc- re vnam ritronem intelligendi ,
cum fic cxtremiim orationis, atque ira ctíam ba- bcbit vnam rationem
figaificaudi , ficut & hocalind copulatum :;n i(ta orauone duoyC* tria fimt
quinque s tum eti quiae tunc ad termi niim equinocum nonelfet re(pondendam per
diftinctionem , fed concedendum ciet, quod pro politio, vel et fimpliciter
vcra, vel iimpliciter filfag vera, fi predicatum omnibus fignificauts
conucnirct.fal a, (i vni folo non conuenis ret , nam ad copulariuz. fil(icatem
fuffi- citjqu5d altera eius pars li: falía ;2fio eo. do potett id intelligi ,
itavr copulitio ca- dat,non fuper res Tos "ficatas , fcd fapet ipfos aus
(igmi candi, & fic verum cft nomen zquiaocum plura actu indeter- minare
tignificare , nam Canis fignificat latrabile animal , & fignificat marinam
belluam;& (ignificat ceelcfte fydus. 36 Schals dubitatur, an ab(olutéTo .
quédo nomé zquiuocá dici debeat. vnü y vel plara nomina,& rati o dubitandi
cft , uia nomen formaliter conflituitur pec gni ficationem,ergo cum nomen
azequi- uocü multas habcat fignificariones , non vnum;fed vtique plura nomina
dici dcbc- bit; ex alia patteccrié vnavox eft Canis, & Gallus; quamuis
plura. fi9n:;ficent P de Arift.aitzquiuoca habcre vni nomen có mune; quamobrem
Do&or q.8 .Elench. ait nomen zquiuocum pofle dici voum. mültiplex,quafi
vnum complicás multa, ynum f.materialiter , quatenus eft vnus fonus, vna vox,
& multtplex formaliter e quia plureshabet (ignificationes. Quan- . tüm
tamen fpe&tat ad modum toquendi, potius dcbct dici vnum nomen , quàm
multiplex , ob rationé , quam ibi Doctor affignat,quía cócreta, aut compofita
ac- cidcntalia nó vhultiplicantur pro. díocra fita:e formarum, fi enum fit
omnium (ü«- bicé&à, fic enim dicitur vnus arcfex;qua- uis plures
hibeatartes;cti igitur in propo fito nomen zcuiuocum fit compolitum quoddam
accidentale; & artificiale ex no mine,& voce pro matenali, cx
fignifica- tione pro fcrmali quis mulkplicetur for malc, nimirum fign;ficatio,
ramen nó mul tiplicatur accidentale compofitum , qu Bb 4 ma- 21$6 Difput.T T. materiale, f.vox,&
nomen eft vaum;que dé&rina confonat his , quz habet quol. ELAC.3. & 3.
d. 8. q. vn. & ex profeffoq. fcq.cxplicabitur;qua ratione € contra no gina
[ynonima abfoluté dicuntur plara fiomina,non vnum;cílo vnam,& eandem
habeant (ignificationem. 37 Tert ó dubitatur, an in mente, fea in conceptu
repcriri pe(Dtaquiuocatio, ficut in voce ; & communis feré (entétia
cft;quod licét in conceptu non vltimato, qui cfl cóceptus ipfius vocis
figuificati- uz,| ofTit contingere aliquo modo zqui- uocatio,vt bené declarar
Tat. in predi. cam.q.2.dub. r.in fineytamen in cóceptu vltimo, qui eft
conceptus rei fignificatz per voccm,contingere non poteft, vt Sco us docct q.
1. przdicam.ad 2, Ratio fun- damentalis eft , quia vt diximus ab. initio qua
.cum conccjus fit natoralis imago rei,quoad vnitatem , & diuer(itaré, pro-
portionatur rcbus ipfis;itaut eiu(dem rei vnicus fit conceptus , & plurium
rcrum plurcs, cum ergo in mente non fit idem conceptus rerum diucría: ü,quz
appellá - tür vnico nominc, con(equenter ncc po- terit effe zquiuocatio, nó
igitur cft cadé ratio de voce, & conceptu ; quia .n. vox non cft intrinfccé
fignificatiua , (ed ex im pofitionc,nó repugnat cidé voci diucrías conuenire impofitiones,
ficut repugnat CÓceptui diucrías cGuenire naturales rc- piafentationes | Quod
adhuc magis de- laratur,quia zquiuocü cft;quod (igoifi- €at plara inquátum
diucr(a, (i.n. plura (i- gnificaret inquantti in aliquo conuenicn- t1a,non
effet para zquiaocatio , fed vni- uocatio faltim imperfecta , conceptus au
tem;cum fit naturalis imagó reinon po- teft c(fe vnus, fi obie&a (unt
plura, & nul modo vnü , quiavnitas eius in ratione teprafentarionis,&
(imilitudinis (amicur ex aliqua vnitate tcireprzfenra:e v: Do Gor folidé probat
2.d 3-4. ro. ab obic- . &o.n.(uàá (umit vniratem (pecificam,nec vno,&
codcm acta poetae p'ura obiecta di(parata,vt fic,intelligi,yt docet Bargis I.d.
1.q.4.cx Scoto mulus inlocis, ergo in mentc zquiuocatio cadere no poteit y ita
aped rerum difparatarü , & di- uer. cf]c concoptus idem ,. ficuc cft LO De
Vocibus - Ri "o T. d ador s DN R^ a eadem vox, quod etiam ín mente di«ind.
"t fuo modo afferédum efl;nam hicét vnus. —— realiter ,& matcrialiter
fit a&tus,quo om nia concipit , tamen ille idcm conceptus ratione
diftinauitur, vt cócipit vrd rem, . ^ & aliam,& dicicur virtualiter
mulciplex ,- 38 Quarto tandé dubitatur, quot fint gquiuocorum fpecies , &
communis opi. nio cft e(íe duas , quarum Prima eft. cos rum , qua dicuntur puré
zquiuoca, qua — «f. (ine omni proríus habitudine , & cons. uenientia
adinuicem ecdé nomine (u appellata, vndé etiam dia folent a;uiuo.— caà
calu,velà foriuna;vt v.g. ga E" 4 mo,& gallus auis dicantur. aequ iux
ra,& à caluyqura meréfoituce euenit vt — homo , & auis nulla habita
inter illos zs conucnientiz ratione codem nomineap- — — pellarentur. A Itera
zquiuocorum a E cfteorum, quz dicunturaquiuoca ana» ——— Pnteua L. Porc MM wnob
-— aliquam conuenientiam , & orioné —— ier ipfa repertam» ità ridere c NS
YAT bomine,& dc prato,pratum namque flo- —— tens tidcre dicitur quia : mini
lzto ,& rident, homo dicitur de V8. ro,& p:é&to , quia conueniuntin
extefna — ——— figura , & (ic de mulus: Bon ration ** " folent
etiamappcllarizqumoca àconfi--——— lio,quia nontemeré,(ed confülió enum »— —
& idem nomen cx àm eft ad plara. " ificanda; Con(aeuit t zquiuoca à [2
lio etiam dici, non folum quàdo idem. nomcn de j;luribus dicitur ob habi ncm
aliquam,vel proportionem la tcpertam, fcd écquando, vel ex deu tione 'mponétis
aliquem (anciuM E m ex affcétu ad aliquem defun&tum eiufdé — cognationis ,
vei memotiaalicujus viri — iníignis , vel alia racionab li de cauli
nomcenalicuiimponiur pucllo, ————— T3" ARTICVLYS bp E Examinatur
peculiariter natura. — J yn:uocoritm « dECENO 39 A Dampliert quoque Vninocerü
——— | , A intclligentiádubiaquzdá deile: ——— — lis incidentia reíolucre
juuabit, Pri ene itur dubitarifolet ,anad «niuocationé———
ufhciatvaitasconcepuus formalis, me» —— iare A * "oo Quat. IV. de Natura
Vaiute eA.IT. díznte quo omnia inferiora immediate corcipiantur , num potius
rcCuiratur , qp tcrminus talis conceptionis importet aji- qvod commune pluribus
, .f. conccpuum obic&iuum. Dixerunt aliqui ad vniuoca- tionem fufficere
folam vnitatem concce- pius Formalis,quo nimirum plura imme- diaté concipianiur
,veluc Gmilia; talis vi- detur opinio Nominaliü Ocham 1. d. 2. q. j.6.& 7.
Rubio 1.d.3.9.5.& aliorum , vbicunquc pete de conceptu natu- rarum
vniuerfalium.Sed vt docet Tat. q. 2.przdicam. $. 2. [ciendum ex doctrina
Scot.1.d.1.q.5 & d. 8.9.3. & Bonet. in Met.loc.cit.preter vnitaté
cóceptus for malis ad vn'uocationcm requiritur. euá *nitas conceprus ob.cétiui,
.i.quod vox vniuoca fignificet pr marió aliquod cóe illis,:cut homo fignificat
primó , & im- mediate humanitaté,que cft cois fuis in- feriorbus; Et
comunis omnium fentétia córra Nominalces, & probatur; tum quia cü inquit
Arift.vniuoca participare non folum comune nomen, (ed etiam cómuné fubflontiz
rationé in cis c(icntialiter im bibitam, vtique per tónem fubflantiz nó
intelligit conceptü formalem illiscoem; fcd obie&tiuum;hic.n. eft,qui in
cís císé- tialicer includiturnon ille;tam quia quá- do dicuntur zquiuoca; vt ab
vniuocis (c- cernantur, carere vitate tationis, & có- céptus,pra(crtim
[ermo cft de vnitate, 5 €óccptus ob;e&iui', quia ad prolationem ipfius
nom:nis zquiooci experimur. intel lcé&um no(trü non vpiri concipiédo ali-
od vnum cóe illo nomine fignificatü y €d ad diuer(a àmmediaié obicéta diflra-
li,v.g.ad prolationem Canis non vnuur inteilc&us aliquo modo,fed potius
diflra hitur ad d:uería immediate concipienda, Mf. cancm marinü, terrcftcem;
& ceelefie, é conira igitiir. vniuoca dicentur habere vnam,& candeni ra
ionem obiectinam , & inprolauonc vocis vbiuoce debebit incelicéus coliigiad
vnum , in quo infe- riera conueniant , uim tandcm «uia vni« tati conccpuis
formalis dcbet occ (Tario rcípondere vnitas obicétiui , ergo fi ba- bent
vniuoca. vnitaicm. cóccptus forma- lis, vnitas obicéti.i cis denegari non po-
tceripater aliumptum , quia vnitas con- tTTCÉ 157? ceptus. formalis atcnditur
pencs vnita- tem obicctiui ; & See cft Vespetim com- munis, quam fuse
prcbat Pafcualig. p, 2. Mct.difp.28. né à C RESÉ 40 Sccundo dub tatur,an vnitas
i(Mits conceptus obicét uineceflarió debeat et [e tealis,ita quod coireípendcat
ci à par-- t€ rci aliqua rcs, vcl rcalitas, & matura €ó- munis pct ipfum
adzquaté concepta, &c explicata;rà;ionc cuius intercedat diftim, €i cx
naturarci formalis intcr przedica- tum commwunc, & inferiora, an pocius fuf
ficiat vnitas rationis , & praci(ionis per. intelicdipm immediate pluta
inadzqua- t€ concipicnrem, quatenus fimilia ratia- ne cuius inter przdicatum
communce- óc infcuüora intercedat. [ola di(tincto vir- tualis,ac rationis
ratiocinaie. Prunam di- cendi modum (cqui videntur. Scoui(te illi ocnes ,
quinon folum gradus comu- ncs pradicamentalcs, vt hominé ; & ani-. mal;ied
«tiam tranícendentces , vt ens , & fubftantiam proprias tcalitatcs
ade&qua- té conceptibilcs, & inferioribus vnmocé cómuncs ( & fi cum
analogia mi: ta) ptas feferre dicunt,vt Canon. 1. Ehyf.q.5. Fa- ber 7] heor.94. McuriiTe 1. lib. (ug Mer. : q.7.&
Eonct.eit. (equuntur etiam Rccé- uores quidà, vt Amc.in Log.tr2&. 12.q.
6.dub. 4. «qui per hoc dittinguuot predi. catum vniuocum. ab analogo , quod
illud dicit vnitatem, & communitatem rcalem prafato modo , fed Ae pec folam
pracifioncm inrelle&tus plura immedia- té cócipientis rnadzquaté,vt
fimilia. AL- terum dicendi modü fequuntur alij Sco- tiftz,qui (olum gradus cócs
pradicamné. talcs afierunt importare realitates,& na» turas vcré cómunes
adzquaté concepubi- les; gradus vetó trantcendenies Dco ; & €rcatura con
munces, inquiunt importarc folü conceptus imadaz'cuatcs,non aüt rea litatcs vt
Lic h. V ger. Tromb.Bairg. Her- rerasé alij. Vcrü quicquid fit de predi tis
uáicendenubus, an praícfcrancreali- — tatcS,vcl ioj05 conccptes inadequat quo
1n Mcta,h. dicendü cílin propotito ad vniuocationem pertectà,& puram nc«
€cllarió 1equiri. vpitaté conceptus obie- Qui ia e(ie 1calem vt à parterei
cotre- fpondecat €11calitas ; & natura coma.ünis pe 24,8 r'ipfum adzquaté
conccpubilis , uà Dostor in 2.3.3.0. 1- & 6. oflédit ex p- feflo,vt ib: ct
videre; «d vniuocationci vcró imperfecta ,!& cum analogia mica (de qua
duplici vpiuocationc ftacim di ccimus) qualis eft vniuocario omnit trane
fcendentium , non neccí(larió requacituc vnitas cóceptusrealis pra faro modo,
[cd fufficit vnitas rationis.qua non idcó ralis dicitur , quia fit merum opus
intellectus, vt por( cnsrationis , (ed quia fit per ab- firictioné,&
przcitionem incelleétus plu ra imme diaté cócipientis inadzQuaté, vt fimilia;
ob fundamenrum timilitudinis, g» repetit inter ca à parte rei , yndé in hoc
feníu poterit dici vnitas realis fundamen- taliterjin qao fenfu aticrit
Do&. 1. d. 26. : lic. Y. à relationibus diuinis conceptum communem realen
abitrahi potíc , cum tainen relationibus diuinis nulla fit rea- litas communis
, & aliqui Scotiftg cuam ab vlcimis differentijs conceptum com- miunem
hacceitatis ; cum tamcn in reali- tate fint primó diuetíg cx Doctore in 1.
4.3.3.3 $. Md quaflionem igitur, — 41 Tertio dubitarur,an cocepuis vni- nocus
dcbcat neccífario perfcé&té preícin dere cum à fuis inferioribus, tum
differen t js vel modis contrahentibus, itavt in co rationes inferiorum , yel
contrahentium rullo modo inuolyantur ncc explicité: , : mec impliciré « Negat
Aucría cit. q. 15. fe&t.v.vbi aic fufficere imperfectam prz- cilionem,vnde
q.1 3 (cét. 1. ftatuit genug * ' mon fempcr praícindere perfecte à diffe . rentijs
fedin co (zpius inoolui rationes Ls sllarum implicite, & in tali
cafü non pre- fcindit genus,nili ab explicitoy& ex pret - : fo conceptu
differentiarum. V eti o, fica opinio cómunis cft pra(ertim apud €à5, |ui per
prz-citionem petfecta, & im perfectam ab inferioribus, & concrahen-
tibus diftinguunt przdicata tranícenden tia à non tranfcendentibus, &
vniuoca ab analogis; imó Scotus ita. huic (entencie adbaiit , vc non folum
gradus cócs przdi- eines ipa pra(cindere üc arbi- tratus ab inferioribus, &
contcabentibus, vt genus à diffcrentijs;fed ctiam idé affic- mauerit de ipío
conceptu entis tum refpe tta inferiorum, Uuimodotrum conuahcn- ADifputs LT. De
J'icibut 0.0 T". ti 1.d 4. q.1, quem (equuntüeferd Res. c&uorcs.omocs
, & mula ex Thomtlis , Ratio aütycur coaceprus yniuocus debet perfecte prz
(cindere ab jaterio ribus , & conuahenubus elk ,quia in co vniuocara. |
conuenignt , X pecfedé affiimillaniur , fà.— —— | e(l pertcéta vniuogatio ,
ergo exci debet rationes pecaliares interiorum , contrabentium;quia tiillas
aliquomodo. i»duderet, noneílet tantumrauoaffiinie ^ ——— landi, fed etiam
di(tinguendi, Accedit, — — quod genus,vr dicemusinferius,nullomo — — do a&u
conrinet fpecies, & ditferearias, nec deteuninaté, nec ;ndeterminaté,nec
expliciré,nec implicite (ed potentia tane fum,ergo perfedté prz(cinditab eig.
————— 41 Quarto dubitatur , num oporteat M rationc: ngnificatá per nomen
yniuocit e(fencialiter congenire vniuocatis,an f ficiat , quod cis conueniat
accidentaliter , & fab allata denitione tam $niuoca € fentialia,quàm
accidentalja cópreher rur, Et dicendum cft cum comuni (« quid dicat Paíjual. p.
2. Met.difp.27. 2.0-4-) no:nen vniuocationis. polle | dupliciter , primo molo
magis proprid. — — — quo (cufa tignificat Matonem cf- ———— ntialé
pluribuscómunem , ac in eise. - 1 fentialier inclufam,&taliaprgdicatadie
——— — cuntur yniuocaeffentialia,& becfolayis ——— detur. Arift. voluifje
comprehendere fub. — vniaocorum definitione, vt Scotus d q-6. Predicam.n
corporc ,& in 3.d E 2 qp probat ex illsverbis, &$ ratio fubfi | ri La e
Mr hzc enim fatis ex« 1 primit (inquit or) talem rauonem — — — debere eile ^
viii pena , quod - - adhuc magis liquetex exemplis,qu z | ducit de vniuocis
eífentialibus; tumquia — cap. dc fubft. docet accidentia pre dicari xr non
poffe dc(ubie&is nomine, &r0ne, ——— qp vaique falsü eifec ti fübhac
defiaitios —— Hc etiam ynidoca acci ia compre. — — hendere vellet; cam demum ,
quia Arift, - diuifit tanquam in membra apre E dum formaliter, fed etiam
marerialitet equiuoca,vniuoca, & denominatiua, (cd 1s j fi (ub allaca
definitione com, ere ^ ^ ctiam vniuoca accidenralia, coofuderet — | vtique vniuoca
cum H L o £C] "Poe. | Quefl.IV. de Natura
Vniuocorum. ert.IT. fiatiuasvt poftca dicemus. Alio modo ma gislaté , v —
rationem pluribus "communem; liue efTcocialem, fi uc acci- dentalem , nam
vt inferius dicemus , nom folum dantur vniueríalia e(lentiaha , vt 5, &
fpecies, fed & accidentalia , vt roptium, & accidens ; & certü eft
dera tione vniuerfalis effe, quód fit vniuocii , erzo non folum admitti debent
vniuoca effentialia, fed etiam accidentaliaj& qui- "dem Scotus quoquc
hanc difiinctionem fepius inculcauit
poncps differentiam in- - tterpredicatum vniuocum , & vniuocé praedicari
1.d.3.q.3.& d.8.q.3. P. & 5.9. 7.4.1. D. & cumeo .Formaliftz omnes
art.1.formalit.vbi per praedicatum vniuo cü intelligunt vninocü
accidentale,quod de (nis praedicatur fübicctis sin idem no- men;ac candé
rationcm accidenralem;vt album de cygno,& niue, per praedicatum vctó vnit i
ntelligunt vniuocü effen. tiale, quod de fuis pra dicatur inferiori- bus sri
eandem rationem effentialem, vt animal de hórnine, & equo; Quamuis au tem
intentio Ari(l. faerit definite vniuo- ca tantum cflenrialiavt dictum eft,
ccrcü tfi eft abfoluté loquendo poffe füb hac "definitione comprehendi
vtraque ca, ita.n.przdicatur animal sta 1dé nomé, & ratiotiem de bomine,
& equo,ficut al bum de niue;& cygno; vt docet Scot. cit. nec tefett ad
rationem vniuocationis ; qp Katio fit vna; & cadcm eflcntialiter,vel ac-
cidentaliter , atque ità ratio fubflantie explicari debebit ; quod denotet
voitaté conceptus obic&iui , qualifcunque ille fit. e(fentialis,vcl accidentalis,&
dc fa&o áta intelligunt, & exponunt Sanch. q. 1. prtdicam. Caict.
Hurtad, & alij. 43 Quinto dubitatur;anoporteat ra- tioné fignificatam per
nomen aqué pri- mó,& principaliter conucnire omnibus wniuocatis, vcl poffit
connenire vni prin cipaliter,& pritnarió;ali j minus principa liter;&
fecundarió , fiue vni originaliter, & independentcr;alij
participatiue,& dc- pendenter ab illo . Et quidem Reccntio- res multi cam
Snar. difp.2. Mer. fec. a. n. 6.primum em oma M vt fi adt vnitas €onceptus , fed
inzqoalitas in parcicipa- tionc ipfius inquiunr; hanc uflicese c ià- e . 159 [i
minimam, vt ille conceptus cadat à ra- tionc vniuocationis, & fiat
analogus, At potius cá Scoto q.vit. Prolog. in calce de duplici vniuocatíone
diftinguendum cfl, altera períccta;& complcetaaliera dimi- nuta,&
incompleta , pricr cft , cum intet aliqua cft fimilirado in forma ,. & in
mo- do habendi,fcu cfiendidorma, ficut cum fotma nó un eiufdem rationis «onünc-
tur in illis , fcd etiam sm cundcm eflendi modum;sm eundem ordinem e fTentiale,
&& sh cundem perfc&ionis gradum, qua vniuocatio phy fica folet
appellari, & 1m in fpecic intima reperitur 7. Fbyf. 31. ic «n. tátum natura
fpecifica indíuiduis con- municatur,& conftituit primum, & fupre mum
gradum vniuocationis, cx quo col- "ligi quattuor conditionesad vniucca-
tioncm puram, & perfe&am tcquiri,pri- ma eft vnitas cóceptus, xquod co
dem modo effendi fit in omnibus, Tertia quod dcfcendat in illa eodem ordine ,
larta quod vnriuocata fint ciuíde perfe -&ionis effentialis.& ad hanc
vniuocatio- nem vtique requiritur , quod communis ratio equaliter participetut
ab omnibus; & cum tota &ione effentiali,(ecun- «dum quam concipitur
cffe in vno,cócipia tür ctiam effe in alio ; Vniuocatio veró incompleta, &
diminuta, cft cü interali- qua reperitur (olum fimilitudo in forma, quatenns
(ecundum eandem ratione im- bibitur inillis , quz cft prima conditio
fimpliciter necefiaria ad v niuocationem, deficiunt tamen ceterz , que nó funt
fim pliciter neceffariavt in cóceptu entis re» Ape&u Dci, & creature
(ubflátiz , & ac- cidentis & hic cft minimus gradus vniuo «cationis,
vcl faltim aliqua , quatenus illa eadem ratio,licet repcriatur in illis (ecü-
dum cundcm cflicndi modum; non tame fccundum cundcm ordinem deícendit in
illa,vt numerus refpeftu binarij;& terna- rij,vel fi eodem ordine inilla
dcícendirs non tamen fecundü cundem peric&ionis eticntialis grad reperitur
inillis, quem- adir. cdum (c h.bct genus refpcttu De cicrum; quia vna fpecies
eft peifcétior cf ialitcralia ratione differcnüae nobi- loris, &hifuntduo
gradusn edijintet tá. (upremum, & infimum , & bac vriuocae uo 160 tio
incópleta appellari folet metaphyfi- fica, & logica,que nó differunt,nifi
quia prima fit in terminis prime intentionis a ltcrain terminis fccundz , &
ad vniuo- cationem huius fecundi generis plané nó requiritur equaliras , &
vniformtas in participanda cadem communi ratione y vt patct ex cius
declaratione , 44 Ex quibus cóftat ad Vniuocatio- ncm abfoluté, & in tota
latitudine fum- ptam, quo fenfu vniuoca definiuit. Arift. conditionem illam
qualitatis, & vnifor witatis in parucipanda eadem communi ratione non
rcquiri, quia nihil rale poni- tur ab Arift.in definitione vniuocorü,vn dé
Do&Gor 1.d.3.q. 2. B. loquens de vni- wocationeim tota fua vniucríalitate
in- quit, ze fiat contentio de nomine vnino- €ationis, conceptum »niuocum
dico,qui itd efi vnus,quod eius vnitas fufficit ad «ontraditlionem afirmado , C
negando "d fum de eod£, € [ufficit pro medio fyl- iflico, vt extrema vnita
inmedio [ic o fine fallacia «quiuocationis cbcln- dantur inter fe vnum , calis
igi vnitas «onccptus requiritur ad vniuocatjoncm abfoluté fümptam,&
ab(trahit ab zqua- litate;vcl inzqualitate ip participáda có- suni rationc,
Hinc demum infertur. vni- uocorum in hac amplitudine duas effe fpc €iesaitera
cft corum, quz habcant eandé rationem, & codé omnino modo diftri- butam
inícrioribus , & fic vniuocé com- - municatut [pecics infima indiuiduis ra-
"x. tionc differentiarum indimidualiü equa" Jisomninó
perfc&ti0nis cffentialis, & hec dicütur puré vrinoca, Altcra eft corum,
propi cadcm ratio , non tamen €o- «em modo, ícd inzqualiter infcrioribus
«ommunicata , & ordine quodam , talia funt genera, in quibus hac rauienc
ait A- €ift.7.Phyf. 3 1.latere equiuocationes, & 3n vniucrímn pradicata
tranfcendentia y *& PON vniuoca analoga . QV£ESTIO V. De JAnalogis,ac
nominum J4nalogia. 41 V E:rcs. Scholaftiei
de. Analógis pauca fcripfcrüt , & Arift. iplcin Antepred. agcns de Vuiuocis
, &quiuos Difput.11. De Vocibus. —.— E M cis,& Denominatiuis,mecvetbum
quidé — — fccit de Analogis, fignum euidens mate- riam hanc in fe non multum
continere difficultatis; at poflquam Caietanusedi- — — dic opuículum illud
(quod auteum Com? plut. appellant diíp. 30. Log.) denominü Analogia , cot funt
exorta aifficakates, —— vt nullus in logica; vcl metaph. extet trae — étatus
dif&cilior, adebut Au&oresnon — — folum inreipfa nonconueniat, verünec
— etiam in vfo nominum ad iplam explicás —— — dam. Nosigiurintantahumsreiambie
—— |n & prolixitate bieuiter, cri poteft , tribus arciculis qua hanc abfoluemus
; inqairendo quid ex Quintullib, t.cap.6.& Cicer. | Vniucrfit. quz omuia
aliqualem nientiam fimul cum differentia , aut qualitate important, vndà Anal.
v! nominis fignificat diuerfiratem cita: , quali fimilitudine mixtam;quare Ie
ERG proprié dicimus cíle adinuicem propor. — ^ pas 0 i. tonata,aut
proportionalia, quz non ita — — — funt duuería EAS LIRE à t ur 33$ lia, ita
illa dicuntur analoga, quorian. "d prins men comune e$i » à ratio jgm|
illud nomen partim efleadem, partie ———— diu£ría, quz analcgorü explicatio c E
niter ab omnibus recipitur, & E. 5n] j inibosdel - : ] ducitur apalogia in
nomim: 2 ccic aliquam rationem , quz: fubftct sv c «ui nomihi, que
tamenratioobicCtiuaae — — liquam vnitatem, & aliqua fimul diuerfis tatem
impostet,qua ratione Scotus Ld.B.—— q.a.[ub É. ait vniratemanalogiz ( quam. |
ibi attributionis appellat ) etie maiorem -- vnitatc zquiuocationis,&
ainorem vnis tare vniuocationis atque idcó comu ttie ket ceníentur analoga veré
mediarcinay Yn -* «niuoca, & equiuoca, quod in quo fenfu fit verum, poftea
explicabimus Vera igi- turcatio enalogix confi (iit in pcoportio- ac plurium
rerum ; quá habent adinuicé fecundü diner(as rationes , quod mericó
additur,quia proportio,quze c(t (ecandá ea(dem rationcs, non elt vcra
proportio, fed vaitas, qu conttituit «ninocationc , «t Petrus, & Pauls in
humanitate nó di- cuptur proporrionariquia mon compatá- tar inuicem (ecundü
diucrías raciones,(ed penitas affimilari, & hinc patet,quomo- do Analogia
dicat conceptum obicctiuü partim cundemspartim diuer(um , cít .n.
diuerfüs,quarenus dicit diuerfas rationes obic&iuas,cft idcm nempe fecundü
pro- rtiónem;quia proportio,cum ex intrin v. fua ratione ponat aliquam
fimilitu- dinem,dicic ecià aliquam wnitaté cfló 1m- perfectam. Patet etiam,
quomodo Ana- loga difcernantur ab vniuocis, & aquiuo €is,dicuntur enim
vniuoca conuenire fc« cundum vniratem fimpliciter , quid affi- milantur in
aliqua natara , analoga veró d untur conucnire fecundum vnitatem opottionalem,
quatenus nó funr res ha- t LR cto funilitudinem in ali. - qua natora , fed
dicuntur cfle idem yo " potcionaliter non zqualitec, quatrzf. in fua
men(ura , & proporticpe , vnde vni- noca habent rationcs abíolüté fimiles,
& abíoluté conueniunt in natura, at analo- £: habeot lolum conucnientíam
rclauivá, iucfl iuxta proportionem, & commenf(u- rationcm, ocutram habent
zquiuoca;ted in fola voce conueniunt, 47 Quotautem nodisanalogia con- tingit,
quorque fint eiusfpecies maior - cft difficultas, nam in primis in ipfisaffi-
gnandis valde difcrepant Au&orss j ali- Qqui.n, vnzm tantü fpeciem analogia
pro- guz agno(cunt, (cd nó omnes eandé a(li- nant ; Caict.opu(c. cit. c. t. vi
nommis analog. in(iítens, quod proportion fi- gnificat, ut diximus,(olam
analogià pro- poruonis vocat ucram analogiám , tcli- qe abuliué; ficetiam
loquitur £oco c, c aquiuocaart.2. Corollar. 1. Palqualig. p.12. Mct.dilp. 30.
ubi analogiam atutibu- tionis negat elje ueram analogiam . Sco- tusé cona banc
(olam aidetur agno(cc- Quaf. V. detNatura c/Analig «eit. 161 rc , nam
vbicunquede analogia loquitur, fempcr dc attributionis analogia (crmo- cinatur,
vt ifi 1.d. 3.9.3. Q dbiuE & in z.d.12,q.2.G.& in 4.d. 12.9. 1. H.&
. 13. vniu. Arriaga quoq. ditp. 11. Log. (tà... fola admittit an attributio-
nis ,metaphorica tamcn , 10 quibus ratio m non rcpcciur proptié in ome nibus
analogatis, in quo diffeit à Scoto , vt videbimus pottea . Alij vcró analogia
nomen extendentee, vt dicat non folum proportionem , & (imilitudiné. inrer
ali- qua,ícd etíà habitudinem per modü otdi- nis, (eu dependcntix , duas
agno(cüt fpe- €ics, vná, quz dicitur proportionis , (cu proportiopalitatis
alteram attt. butionis, kà Scotiftz quamplures Faber in L-hilof. Theor.95.c.
1.& in Met. lib.4- difp. 1. c. 11.Mcurille lib. t.(iz Mct,q.$.noc.5. Fa tcs
in 10g.9. 12. diff, 2.21.1. & paffim Re- centzcres Tbomitfiz Complut. in
Log. difput, 10. queftionc fccunda. Ioan. de S. Thom. par. 3. Log. quat. 15.
attic. 3.Moci(an.difp. 3. Log. q. 1.art. 1. Alij vltra has duas fpccics tcrtià
addunt; quz e(t inzqualitatis, vndc prater analoga at- tribut;onis, &
proportionalitatis. a(li- ant snaloga inz:qualitaris ; ita vidctut £ntire Suar,
dum in Mer. difp. 2. (ect. 2. n.6. & alibi (zpc docet
effe de raiione: » vniuocat'on'$ , quód catio lignificata pec nomtn z qualiter
com perat inferioribus, & non vni dependenucr ab alio 5 alioquia ex tali
inz qualitate. (latin emergit ana- logia,& fcquitur Aucr(a q. 1$. Log.
Ic&. 3. Alij demum quartam addunt fpcciem analogie, .f-tranicendenuam; ita
cx ke- ccntioribus quamplures , qui conrendunt folam tranícendenciam,quaita
rario alis qua tráfcendit per interiora, vt imbiba- tur in ipforum diflerenrijs
, con(litüere analogià etiatn [ecluia. omm dependen- tia vnius analugati ab alo
; Hurtad. in los.d.fp.s. (:6t.4 fubíec. 5. ga ow Y Iciu difz.11. q«3.
blanc.ditp.4- fc&t6. & alj &c, Veiü non tanum dilcrepát Atr-
&totcs in af.unouone [pecicrum analo- gia, led cuá sn carum appcliatione,
qui- dam conn vocantanalogiam | proj Ottio- nis; quamalij dicunt attributionis
, vnde * x »ditiinguunt analogiam proporionis ab H » 1 ena- Qua. V. de Natura
eAnalog. e/frt.T. per tefpé&om ad vnum, & Scoius rullam aliam videtur
(pecicm analogiz admitte. re prater iftom,vi Faber cit.adnotauit 4. Met.& Ruuius in 1 og irac.de analog.ita dc fado
tenet cü multis alijs. Tü demó, uia hzc analogie (pecics à cateris prz- flat vt
pcr cjus rauorécxpbceiur apalo- gia 1n con muni , hac erim ab omnibus explicari
folct per habirudinem,; & ordi. nem prioris,& poflerioris in parucipan-
da communi rationc, ip qua fit gias quod intátum vcrum eft , vt dixerit Ca»
iet.C.1.dc non.analog.in fine quafi (yno nima cffe aliquid dici analcgicé,&
dici p Cyr | tud Gap Fafqualig. difp. 30. €c .2.teftatur cflc omnium tam comnur
nem fentenuiá;vt potius [npponatur, quà probecur,ted bic ordo prioris , &
potte- tioris adinueniri ncquit,nifi cum attribu- tione poli erioris ad
prius;cigo &c. $1 Cztcrum,vt DoGor aduertit 2.d. 11.0.2. .4.d.12. q. 1. íub
H. & Alentis 7.Met«ex $.quos pee Scotiftasiá cit. fequuntur Suar 1n
Met.difp.2 8. fec, 3. n, 14: Runius , & Morifan. loc. cit, Auciía Q.15.
fec. 4. & cta ex Thomiftisquam- rus Capreol.
1.d.2.q.1.ar. 1. concl, 9. errara 1.cOtta Gentescap.34.$ 4d pii mii& $.
J4dueriendum; $1. p q 1 4,ar. 6. hzc analogia dupliciter contin- ere potci!,
vel ita quod analogata fic fe Eicion ; Vt primum tantum analogatum proprie ,
& intripfecétale denominetur performam fibi inexiftétem, reliqua ve- IO c:
trinfecé rationc folum illius habitu- dinis , quam habent ad illud prímum ac
velut improprié;vel ita quod omnta ana- logata formam illà proprié, ac
intrinfecé includant,licet adbuc cum fubordinatio- nc. & dependentia vnius
ad aliud ,vcl am- borum ad tcrtium, primo modo analogi- cé dicitur fanitas de
animali, cibo, n) - cina, & vrina, quia ratio formalis fanita- tis, quz cfl
dc bira humorum temperies , intrinfccé , & formaliter eft in folo ani-
mali,in medicina vero,cibo, & vrina,tà- tum extrinfecécà:uam in terminis
babi- , quam dicüt ad (anitatem anima- lis,.f.immedicina,tanquam in cauía.
cffe- &iua in cibo táquam io confciuatiua , & in vrina táquam in
Igno;alio modo ana- 265 logicé dicivür ens de Dco , & creatura ,
fubftantia; accidéte, vt Arift. decet 4. Met.c.i. & lib. $.c.6.&
lib.7.c.4.quibus in locis conftituit analosiam accidentiü? ad fubflantiam ,
quam certum cfl talem. €ffe , vt ratio enus proprie , & intrinfccé omnibus
conecniarj& m analoga wül- tis intcr fc differunt, vt notat Suar. & cld
ré colligitur cx Scot. cit. primo, quia in analogis prioris gcneris ordo ,
& habitu. do ad primun: analogatum cft. ratio for- malis, & przciía,cur
talia dicuntur , non fic in analogis fecüdi generis , vt patet in exemplis
aliatis . Secundo, quia fi apalo- ga prim gencris dcfiniuntur ; per ordiné ad
primü definiri debent , quia cfl ratio przcifascor talia dicantur, in analogis
fe cundi id necefle non cft , cum omnia à propria forma talia dicantür ; Tertio
in prod genere nomen proprié tribuitur olum primo 2nalogato , ceteris AE |
priéyin poftcriori proprié om.nibus.Quiar to ip priori genere non datur vnus
conce ptus communis ompibus,quia forma,vn- de (uritur analogia;c!! in vno um
inirin- fecé,in alijs extrinfecé folii , at in fccüdo daturconceptus comunis
omnibus, quia. omnibus incft intrinícca forma,vnde de- fumiturstandé nom.
analog ü prioris ge«. ncris nequit cffe medium in demóftratio-, nc,quia deficit
ci vnitas rationisfecus de nomine analcgo poftcrioris gencris. $2. Adhuc auté
analoga attributionis viriufque generis fübdiftinguuntur ; fi.n.. loquamur dc
analogis prioris generis;süt; quadruplicia , ficut quadruplex nata cít effc
dependentia czterorüanalogatorum ad primum ;u»ta quatuor caufatum ges nera,vndc
alia erunt analoga attributio- nisex c fficiéte,vt medicum inftrumétü , &
przceptum medicü , quatenus in hoc communi nomioe conucniunt cum medi co,ad
quem, dicunt ordincm, vt ad causa. efhcienté illis vrcntcmjalia cx fine,vt me
dicina (ana,(ana dieta , quatenus conuc- niunt in Communi nomine (ani propter
dcpendétiam, quam habent ad fanitatem animalis vt ad fuum finem ; alia ex fors
ma, vt bomo viuus, & homo pi&us , vcl fculptus,qnatcnus conueniunt in
nomie, nc honunis propter ordincm ad form , ^ 264 & cffigicm hominis viui ,
quam imitan- tur;alia demum ex mareria,vt aurcum vas ex auto confcétü , &
aurcumvas pidti, quod vas cx auro contc&tum imitatur.Si vero loquamur de
analogis pofterioris ge meris funt tripliciaprout ordo in eisque «and:m formam,
& rationem participát, €x triplici capite oriri poteft, nam inter- dum
oritur talis ordo praecise ex varicta- tc gradnum perfc&tionis
cffentialiscotü, in quibus reperitur ; ficut accidit in fpe- €icbus fub vno
gcnere , quarum vna cft perfe&ior alià etfentiahiter ratione diffe- zeniiz
cx Atift. 10.Mcet; 2. Aliquando ét oritur propter ordinem e(fentialem, qué
feruat illaratio comunis in inferiora dc- fcendens, fic accidit in numero (vt
cómu ni Scotiftarum exemplo vtamur) qui in binariü pront in ternariü defcédit.
Aliquando nedum propter ifta;fed ét ob diucrlitaté modorum effendi, vt accidit
dec ente re(pe&tu Dei,& creaturz,(übfti- tiz,& accidétis quia in
Dco cft à (c, & per cffentidiu creatura ab alio,& per par tici
pationé,in (ubftatia per fc, & m fe, in atcidente per inalictaté , &
dependentia ab ca ; & in hocíenfíu attributio fumitur jn omni rigore pro
dependentia nimitü €flentisli vnius analogati zb alio ,vel plu- gium
analogatorum ab vno tcrtio . '$3 Cótra hác coclutioné Primó. obij €it Pafqualig.cit.
probans hzc analoga 5 dttributionis non effe vcré analoga , (ed «4b vno,vclad
vnum .'Tü quia ita vbique "loquitur Acift. & przícrim r. Rthic. 6.
€ontradiftinguit analoga ab his ; que ab no,velad vuum dicuntur. Tum 2. quia
ánalogia contlituitor per proportioné , wt patet €x vi nominis analogia ab
initio uli, ergo cum hac attributio nullam Simportet proportionem, neque cti
im- pottabit vcram analogiam. Tum demum T^ hac attributio tmportat praferum
pendentiam aliorum aralogatorum ad principale ànalogatum , (cd dependentia
rzcifa proporuone aralogism nonin- ucit , alioqui vbicunque rcperiretur, etiá
adcflet nrbes tamen conftat ef- fe taifum,nam etícétas vniuocus cft talis
slcpendenter à cau(a vniuoca , — Refp. efl ab Atiflsocemur bacana- Difput.IT.
De Vocibus. — loga ab vno , & ad vnum ex vi atrribue tionis, quam important
, nonidcircó ea exclufit ab apalogorum numero , & fal« fum eft 1. Ethic. c.
6. comradifti - analoga ab his,quz ab vno,vel ad vnum; imó potiusanaloga
diftinguit in analoga auributionis,quz appellat ab vno; & ad vnum, & in
analoga p ienis , fcu proportionalitatis , quz vocat fecundum coparationem
rationum. Ad 1.. licet ana- logia ex vi Graci vocabuli fólá propor» tionem
fonet;tamen apud Latinos analo-- ix nomen magis extenfum cft , vr non folam
dicat propojtionem , fci fimilitue dinem intor aliqua, fed etiam habitudine per
a:odum ordinis,fcü dependentiz, & attributionis ; imó multi hanc analogiam
vocát proportionis,vt dixi- mus , nam atiributioné , quam * ad alteram, vel
multa ad vnum volunt ef- fe proporuonem , vndé fanum appellant analogum
proporuonis , & attriburionis; ia de vrina , & medicina dicitur fecun-
um próportionem , quam cüfa« nitate animalis , inquancü vrina eft fign
fanitatis , medicina verà caufa , & hoc eft dici pcr atiributionem ad
illam. Ad. prater depepdentiam requiritar ad indus ccndam agalogiam praedicatum
cómune pluribus cóuemens vni principaliter quie tum ad nominis impofitionem ,
ac inde- pcndcner , altcri veró minus. principali- terj& dependenter, quodin
cau(a & ef fcétu noncernitur , nam calor v.g. quá primó figoificat calorem
1gnis, vbi eftin- dependenter, & aque, vbi eft deperdca- ter ab ignc , irá
infinuat DoGtor loc. cit. vbi etiam docet qualeijcunque inzquali- tatem in
participanda comuni racienc füf- ficere ad inducendam analogiam;vt.ma- gis mox
declarabumus , & idcó con(ultó: plures modos huius-analogiz confttitui-
mus-iuxtà varios gradus vniugcationis , nostollant ; vt qui(que videat depen-
étiam per hanc analogiam. impertatam. non femper effentialem effe. X 54 Deinde » o mete Thomifte, quibus prgiuit €aict.
opufc. cit. cap. 2. Coplut.Ioan.de S. Th. Fafqualig. Dida- cusa Icfu,Cumel
1.p.q.13.ar.6.q. 2. Ser nain Log.difp. 13 (e&t. 1-9.
1,ar« 4. Tolet, ur Qusft V. dé Naiura in i£. C. 1: Aunic. tra£t.12.Log.. q«i
dubi2.art.3. probant cile contra ana- logiam atribuuonis,quod omnia analo-
tainuinlecé parücipéc formam, m - fit analogía. Tu quia fccundatió analo- gata
non dicuntur talia , nifi per attribu- tionem ad primum , fed attributio nó vi-
dctur eflc , nifi quadam exirinfcca deno* minatio, ergo &c.. 1um 2. quia (i
reperi. retur in üngulis,non effet cur dependcrét minus principalia analogata.
ab vto ter» mino , & talia dicerentur per babitudiné ad illud,cü illa
forma:it in omnibus. T à quia Arift. ipfe hzc atwributionis anas eam plicat
excmplo fanitaus jn animas lis cibo, pulíu; &c. que folum in aniniuah
inarinfecé scperi tur. Tug 4-.dici non po« 1cfl poc eíse in linguis cà
dependemgia tamen ab vio;naman principali apalogae to cft independeos , & imalijs
eft depe ne decns; at impoflibile c eandcm foriuam cflc dependen em , &
indeperdcnrem «x naturà (ua . Tum 5. ft intunfccé partici. formam ciuídem
rationis; jam vni- ugocé, non.ycró analogicé ircnt.in ca. Tum. quia non f erct
zauributio a- liorum /anal« gatorum ad primum fecun- on dm . vbioie ccs tique i
uus analog iz: fupeorins alla- quia in.omgibus cct cadem ratio funcá- di ; imó
non poflct offerri 1at0 ; cur hoc analogazum pendrar ab illo, & ncn € có-
i2 cum cadem forma fit incn.nibus. ' og Relquad 1«cx Scoc.in 4.]cc.cit.vti-
qucinapilog;s prioris generis habitudi- ncm ad principale anzlogatum efc ratio-
ncm. formalem pracilam. denominandi talia c q:cra aoalogata& diccre
denonii- cxrrin(ccam à forma illi incxi- flentc delumuptam, & in ceetcra
derivai3, at [ccus cfl in analogis
oftcriotis gene- fis, nam in vttoq. cxirca o (ait J c&oi) cft
aliquod abiclutum; proptcr quod tor- malucr viruu«uc dieitur (ale ; liccc fu-
pcr. vnum abfoiutum. fundetur erdo ad aliud, vndé denominabitur. tale per (or-
snam | bimieiniccam fundantem ordine ad aliud. Ad 2.1lla torma babe ur in cm-
nibus , (cd diucitimode deicendit inca , Q uà niniim conucnit yai ci aliud, yt
(1 egiee c/fhalor c^frt. T. 265. cft de cn'ercípedtu Dei, & creawrag, &
perfcétius in vno repcritursquam in alio & hzc d:ucifitas in modo
parucipandi eandcm tormam etiam intrinfecé (afficit: ad induccrdam attributicné
vnius ad a«: liud, & confcquenter analogiam; vt do- cet Doét.cic.& lib.
Elench.q.1 egcenl die atu ergo qua flic nem» Ad 3.ait Doctor in.2.loc.cit. quod
ctfi res ità fe habeat. in vno cx cmplo , .(;.dc fano ; in ceniücft cótrariüm.,
vndc adducit ibi aliaexempla ad oppolium,«f.de ente refípetu Dei, S&
ciecura y ' lubflantiz ; & accidentis, de gradu generico rclpc Qu fpecierum
, in» quibus: femper. eft aliqua. atcributio pertc&iorem, quiain vnoquoque
gencre fcmpcr ett vnum; quod cft meu ü,& mé- fura aliorum ex 10. Met.
vtitar vcró A- ex cibplo de fano ,quia in illo manifc (lior
ccrnitur^attribuuo,& analo- gia: Ad 4; nonmplicatformam eiufdem rauonis ,
& caridem non quidem rer inc- xrficnciam , fed perindifferentiam (quo feníu
qualibeunatura communis dicitur cadcni m fuis inferioribus: , vt in Micr.de-
clarabiir) in. vno fuorum inferiorü de- perderesinzlio nó dependere; quia id n6
procedit ex tali identitate; (ed ex diuerfoo modo deícendcndi m illa, &
quando erià teta bac diuertitas prodiret àb extcinfez €o cx different;js
nimirum conirahenti- bus, vt omnesconccdunt de gradb gene- r;co reipc éco
fpccierim; adbucifta foffi- cit (inquit Doétor ) ad induccndam ana 1cgiamvt docct
Arift. 7. Phyf.51.vbidit in gcnetc apalog.à latere: cx hae fola di- ucrfitate
ab exainfccoprodeunte; & rá- tio cfl;qeá adéucit 3. Met. 1 1.quig priis,
& |oficrius( quecunque modo fit) non flat cim cmnimmoda voluocatione 5 pér
qucd dilvunur c n.ncs obic&iopes cora harc tolutionem congerit Pafqual, cit
dilp.2 3.Íc6t.2. Ad 5. graiscóccditur inco caíu illa plura vpivocé conaepgire
in forma jícd cà tali vniuccatione ftat etia aralogra, quia tupponttur illa
fotnia pat- ticipati ab 6$ nó zqualiier , & vniformi- icr fd. per pris.
& poflcrius; perfcétio- 15& m pertcétiori modo; quod enalogiá inducit.
Aa 6. quamvis iHa defuttio pre- Ícrug à Rote ci — nQ- c 1s. 166 EE Difrut. IH.
nonofficit,& adbuc fecundà diuerías habitudines caetera. analogata tcfctentu£
ad prim ,quia nó fola forma in omnibus intriofecé reperta eft ratio fündandi ,
vel habitüdinem;,fed dcbet eciam modus,quo in cis repericur ; nam. am
diueríimodé in ca de(cendas , in vni prius,independétcr,& perfcétius, in
aliud ficrius ,dependenter, & imperfc&ius, 1dco in iftiscft ratio
fundandi dcpenden- tiam,& in illo cít ratio terminandi. Explicatur
,Analogia proportio- ualitatis « $6 Icendum cft (ecundo,alterà fj D cié
analogie;que dici folet - portionis, vel mclius proportionalitatis , admitti
deberc, velut aliquo modo ; non tamen proríus; condiflin&tam ab analo- gia
auributionis; Analoga huius (peciei funt illa,quz licer babeant rationes fim-
pliciter diucrías, quia tamen luat propor tionaliter fimiles, idco participant
com- mune nomen , quorum plurima folent affetri exempla, nam Ariit. 2. Pott. 87. attulit exemplum fpinz , & otlis ,
dicens $a (c babcre fpinam in piíce , ficut osin alijs animahbus , & 1. Ethic.
c. 6. affert exeinplum vi(usquod nomen dicitur. de iniellecto, &. de oculo,
quia dicimar vi- dete corporaliter , X inielleétualiter, & Aucr.5. Met.
com. 12. attulit cxemplum
obcicatorisquod nomcn dicitur dc co, qui regit ciuitatem ; &
quiregitnauem , V quircgit domum, & comgunitct cir- «umfertur exemplum de
riu , qui dici- aut dc homine , & de prato florente , & «xemplum de
pede, qui dicitur de pede animalis dc baíc lc&iuli , & radice mon-
Ais,ynde iunc fcmper ifta inicruenir ana. ia ; Cum nuncupam us aliquid codem
mom;ne à proporuonc , quam habet ad aliam rem; Ha vero analogia potius di- € i
debet proporti onalitatis, quàm pro- ; hoccnim intcreft (ecundum
Maihcmaticosinter hanc, & illam,vt no *at Do&.4-d.6.q. 10.qu6d
proportio cft babitudo quedam vzius rei ad aliam , vt duo , & quatuor eft
proportio du- pla; fcd proportionalitas «ft habitudo duarum proportionum
adipnaiccm cop- De Folie? 51.0, ueniencium, vt fi dicamus, ficm fe- : duo ad
quatuor, ita fe habet fet, cum igitur hzc (pecies analogie in. uli.
comparatione confiftat, quód wg.fcut - fc liabet tifusad homnicmyita.Lortread
Leve piss ; plane snalogia pro». poruonalitatis porius, qua inter quatuor .
verfatur terminos, quàm propórtionis ,. quz tantumincer duo,vocari debet. -— $1
Poteft auté hzc quoque analogia d dien contingere, vt dc analogia at«
tributionis dicebamus; vno ita ga. vnum membrum fit abfolutétale ds formam,
allud verà , vt flat (ub comparae- tione, & proporrione ad illud,ratione,
€uius pcr mc am fignificatur nomi. ne abioluté , kar irati os €onueni entc, vt
patct de rifo refpeQhu minc , de prato veró metaphoricé per: quádam comparationé,&
proportioné. y pà ficut ri(usin homipe it eXinte hilaritate,cii bene fe babet.
,.& alis. tan oblcétatur obicéto , fic ridere- icimus,quia benc fe habeat,
& (ua.ame- nitate quali uipudiare» ac luxuriare videa - ; al.cro modo
cótingcre poteft p de. rinfecam omnium ana: * nominationem int lagatoram; cum
nimirumip v ctt verum; & incriniccum fundamentum- proportionalis
coüenientiz & vni ue participat commune oomcn;quia li»- Pas habeát rationcs
diuerías , —— hac ipía diuertitace propertioné aliquá intet Íc feruant, quz,
quia cuicunque eft intrinícca,ideó ex natura rei , & i voumquedque
participat illad cómuae nomen, quod talem indicat proporcio« nem; ita analogicé
diciur principium de patte ref(pe&u fili pde fóte refpectu riuus lorum;,de
corde reí pc&u viz de funda- menio rcípe&u domus,de puncto refpe- Qu
linca,dc pramitfis rcípcéta demons ftrationis,&. & nomen gubernatoris
de €o,qui regit ciuitatem; qui regit nauem, & - A domum, sao ità mctas
thoricé hac nomina dicuntur. de aliqao uo Bignificato , ficut perc etaphoram.
dicuntur prata ridere & Chriftus appels latur Agsus,l co,F eia, & c.fcd
cu € maiori propticiate , C1 $8 Hanc . Quaft.V. de Natura analog. ert. T. 38
Hutc modi analogiz proportio- A admittunt tà Thomifha ex Ca- iet.loc.cit.c.
3.quà Scotiftz, vt eft videre apud Fabr.& Meuri(T.in Metaph. cit. fed
aliquo difcrimine, nà in iftis analo- gis Thomiftz nullam admittüt attcibu-
Wwonem vnius ad aliud ,(ed volunt commu nenomen omnia equalitec , & per (e
(i. gnificare, & quidem illa omnia immedia te fignificare, aon autem
aliquem conce eis coznmunem, ac ctiam fecádum uas proprias rationes, non
abfoluce fum- pras;(ed vc proportionab:liter (e haben- tes incer fe,vt
declarác: Coplut.& foann. de S. Thom.cit.Scocftz € concra folunt hoc nomine
figainicari conceptum com- munem ani!o gatis, & erit v.g.conceprus
principij,ec fic; gaocrnatoris, vc fic, & vl tétius in iftis analogis
adinitcant accribu peces ad vnam awe, ERR nemnegauctitm Philo táimen po« ftca
iesonlibis Met. loc. cit. iuxta quá icationem nullatenus prorfus t hc (ccundus
modus analog: proportio- nalitaus à fccundo modo analogiz attri- butionis ;
vnde & hunc moduin , (icuc& ilium ad eniuoca rcducuni; Verü hic mo. dus
non eft camiilo procíus confunde- dus, quamuis n. cum co éonucuiat, quà. tume(t
ex partc attcibucionis , quam in- uoluit, vt clarépatet 10 exemplis allatis nam
enam primà ,& per fe fignifi- ca: illad ,à:Quo pcr veram originé proce- dit
aliudsia cile; & per atttibutionem ad hocprincipiam d£ de rcliquis ».
guberna. tor primó dicitur dc ce&tore ciuitatis, & per auteibutronem ad
büc dicitur. poftca de reétore nau s, & domus,quatenus fun» guntuc |f; in
domo,& naui codem mune pe, quo ilic in ciuitatc,vndc immericó ne- t
Fhomiftz aitributionem in hisana- bes adhuc tainé in hoc difcriminátur y Fo cre
Pusetitrte nó vndin communem concejxum , & vnam formam, vt in aoalogis a i»
«d iimmediaté plarcss non quidem omninó diucrías;vt in puce d quiuocis ed
propor tionc ia enim ratio principi] ctt corde, (om ce,pundto,&c.cü tà non
fit alis fanitas , àqua animai dicitac (anum y - ? ceptusà quo fubftantia ,
& accidens di- «ütur cns; quarc hic modus analogiz at- ttibutionis ad
zqu:uoca ceducédus erit y nó ad vniuoctcum non immportet vnita- tem
cenceptus;qua de caufa in (ccu conclutione diximns hanc (pecié analo- gix
proportionuliatis admica debere, velut aliquo modo , non tà pror(uscon.
diftin(tam ab analogia atiributionis. $9 Contra hinc conclufioaé arguüt Suarez,
Kuuius, PaCquilig Dliz. loc. cit. probádo,quód oma s vera anilog a pro-
portionalicatis incladit aliquid mctaphe - rz, & impro ,tie:acis, vc pacec
de ri(a ce- fpecta hominis,& prati , quorum funda- mentam eft; quia
propoctionalicas de fe eít infufficicns ad inducédam analogia, fiquidem vera
proportiopalitas poreít éc tepecici intet res vniuocas , & oino (imi les,
veré .n. dicimus , quod (icut (e habet quatuor ad duo, ita octo ad quatuor, vel
quod ficut homo comparatur ad (uos (ca Lusita equus ad fuos, & tamen nomen
du pli,«cl animalis nó ett analogü ,fcd vai- uocum ; ergo vr
proportional&as analo- già inducat, debet ri mn metaphora , &
improprictanis includzre. Deindé vel ra- tío communi nomine fignificata.
inucni- tur pec (e primo , & intriníecé in omni- bus analogacis,vel in vno
tantum;ia caete- ris vcró excrinfecé , &. veluti pec meta- phoram,ft
primtun, ergo erunt vaiuoca » nam omnis ratio Cóis pluribus equaliter ab illis
pacticipata c(t vniuoca; i (ccundü intécum . Deniqie hzc analogia fundatur in
proportione duocum,ucl plu« riam adinuicem, ergo noa potett, quod dicit in vne
proprié , dicere proprie in as lio fed tantam metaphoricé, alioquin nó cflct in
co fecuo dum propecuoncin; pto» porto enim e;cludit proprictacem. 6o Ketp. ad
1. cóccdcado poil ficri proportiogalitaccm in unnuocis ad expri oimodam
tiailiurdinem (ettà. aliq:i contendant binc non foce propri proporüonliacem) X
talem proportio. nalitatemut;quc nu (utficere ad. analo- giam. fed daturalia
proportionalitas,que Ron fuppoait, nec cx primit , nia meram unitate;n , &
conu-aientiam proportio» naicim , hacia ry a e metaphora, uel improprictate ad
analo- giam. Ad 2. hocnomen aaalozum nom fagntif cat rationem enam, fed
immediate fi&nificat ipfa analogata sifa i25 propr'as rationcs , non
abíoluté fumpras, (ed vt (e habentes
intet fe ; inquantum .(, vnum uodq; fundat hibi- ad (unm effe fim:lé habitudini
» quà fundat alterum , fine metaphora, vel improprictatequare cft analozü ad
equi uocationcni potius tédens,|uà ad vniuo- cationem. Ad 5 proport;o excludit
pro- moda fimilitudo , nam qua. (ünt propor- tionaliter fimilia, vtrque non
funt omni- nó fimilia , at non (emper excludit pro- prictatem ;: fi pec hanc
intelligas verira- ;& in hoc feníu dicimus :nterdum no men analogum propre,
.i. veró , & non dic: de pluribus , veré n. & non metaphorice, cor eft
jrincipium vi- fundamcntum domus, & vtrumq; no- mine princip;j nominamos ,
quo-vcique non ign;ficatur aliqua vna natura, feü [i-; - omnimoda vtrobique
part:ci« pata; fed vniufcuwfq; formz proporto , vt ficat fc habct cor in
animali , ;tà fun: dameniü in domo, atq; ade» al quá vni. cet. néci(ta duon
ipfa roce pr nciz pijnon quidem vnitatem niturarüm, fcd folum proportionum ab(,
metaphora . "Expligatur 4 nalogia inequ.litatis . ' - 61 qx Kendunitettio
adinittendá quo PIS Mo omeerienicci (pecié analoge y quz dicitar in2qualicaus,
vcvtilem,; non ,.vt cond; (tinCtam ab. anglpegia ats tribution:s. Concle(io
c(Excon«ra Caicr. €it. vbranaloga huius (pccsei deti eli feilla , quorum
nomencti conanune ,& età ea illud: nomcn: ett cadem, nagxqualitcr tame
participata d per fcctionem ,vt homo, & ir iur csl in nominc ,'& rat;oncanioalis
, (cd:ho- mo patrücipat naturam animalis conia, &am per rationalitátem ;
qua ctt diffe- rentia multo. perfcétior.irrauonaltate contrahente animal ad
brutum; vndé fit y fericcon naurra animalis pribomitede mulca quàm in bruto ,
nonquidem. pet cíientiam ipfius cis icd. per dierentiam rationalítatisadiunctig
- quoc'rca cumchzcinzqualitasetiam. ine gradibus. vniuocis repctiamat, Cin .
tibus. ref(peótu fpecierum , infett Caict, non induccte vecam analogiz (peciem
y quam putat cile cam vniuocatione inca» poffibilem , & ideo concludit hanc
(pes ciem analozóz ede aniíslemn ;A&(equade — — turoallin Recentiores
omnes. 755 62 Scedapud scor:ítas, quos fequitur - Aucría cit. admittentes
varios gradus y cü vaiuocatiomis,tom analo2:z3& compof- fibilitarem huius
cü- illa im aliquo grada inzqual:tas partici pandi co REPRE. nem rationem quoad
ordinem,vel pertes —— &:onem cifl'encialem (afficitad inducea — - dam veram
andlog an , quaex vihoius, — inzz ualiracis ilia ratio. cómunis iminfee,—
riocibas partim efteadem s partum diuer.;— (a;n juo ratio an;loz:z eonü(t;
Ethio — — dicend. modus. f;ndaaentum haberi —— Ar;ft. jurrauione luis
ánzqualicatisg;— Phyf.5 r; sim generibus latere analogia Es & 3. Phyt.79.
ait nacorim mnfmti nó eif i vnáj&ccandcem, .i. vniuocam. ou PET quia dicitur
fecandü prios pr mE & 5. Met rti infinearprigs, polterus — — non ttàte cum
perícdtavauucatione, de — : cias catione eft (quod nat ipe. — tur ab
infcriaribus'tam omnimoda litate; ac vnitorautate quóad ncm, &
pcrfc&tonemetlznnuglems cum — — ig cor (ecundem.-Arift. lüfboiathgcinge —
cualitas ad tollendam perfcélionem x& : puritatem «muocationis, éuffi
ciensitemt eric ad inducendam veram 4: & propriam analogiam, nico détecsis
aM inielli; untur ;lia,qug necdunc purégequls Oca /neC jurévniaocas 5 c d opt 2
- I tpódent àliqui ex Suatezlóc.cit.pa —- quamlibet : ecc CRI MADE login
j7& jririerdim illam qi or eri nscamthenu niti T tein noà cilc; quiacum hac
pz P Ca piorlisinacurg communi, nulloynes — dominii vnitatemracrioniseíus,
&cwnis — — uocauonenr fed ad ianinterendá — — " ) * ER , —— Buaft V.
de Natura Analog. c/fri, T. tudinem ad ptimà,& hzc inzxqualitas di- ci
poteft e(lentialis dependentia, vt patet in ente, fano,& fimilibus , nam
ipfa ratio entis ex fe poítulat,vt determi- netur per modos intrinfecos cü tali
ordi- , & habitudine ad vnum , & idco licec fecundum confu(am rationem
fit cadem entis, ficut eft vna , tamcn non cít omnino eadem , quia non eft ex
fc omai- vniformis, qualem vniformitatem re- uirunt vniuoca; Hincad
Arift.teftimo- dicentis prius, & poftérius nó ftare
cüvniuocatione;inquiunt;id intelli" non dc quolibet priort, fed de
partici- priori, & poftcriori alicuius có- munis,vt vni cOueniat per aliud
non aüt de patticipatione priori, & pofteriori sm ne, nam ibi non cít
prioritas conflituens dependentiam, fed tanium dignitatem. 63 Hac folutio
allatis Ar itt, teftimo- nijs dire&té aducr(atur,qui manifefte lo- quitur
.de inzqualitate perfectionis , & ordinis re(ültáte inipía natura communi
uam inducere analogiam ; quod aui& hzc inzqualitas eco vnitaté ra- tionis
eius, nono quin analogià in- ducat , nam non ex defcétu vnitacis dici- mus
talem naturam effe analogam;fcd ex » "dcfe&uiliius zqualitaus , &
vmformita- tis, qua folct natura fpecifica deícendere in indiuidua nullo prorfus
per fe ordine feruato, qua r;tione ipfa (ola dicitur per- fe&é, & pure
vniuoca ob zqualitaté dif- ferentiarum in perícétione effenuali. Ac- écdit, non
cilc ompinó certü talem 1nz- qualitatem ex ipla ratione cói pullulanté
pofl:bilem efie, & forté nulla alia inzrqua lits in rationibus
comunibus,& precifis adinucniri pocett;nili que jllis (uperucnit
extrinfecésex differenujscontrahétibus; yt muiri vi genter demonitrant
praícrtim Pafqual.ci.& Hurtad.difp.9. Log.fcc. 3. «4. & Arriaga diíp.t
1. Log. Ícc.2. quód muito sntca. de ipfo cnc docuit " Mairon: q- de
vniuoc. enus dub. penult. cum ergo dicit Acifl.incqualitatem in ra- tionibus
comunibus ad analogiam (uth- eere, vtique dc ifta intelligi debebit ; &
dcnique Qa ingqualitas conce- datur, & vt füfficiens ad analogiam ad:
mittatur, non idcircó hzc alia yelut infuf ficiés reijci debet, & negare ,
quod fuo modo analogiá nó inducat. Quod có ma- gis dicendü eft ,quia etfi hzc
inzqualitas €x differécia oriaturadhuc camen ex ipfa communi oriri dicitur
fuapté na- tura exigente talem'd.fferentiarum inz- . Vtilis igitur eft ifta
fpecies inzqualitatis ; non tamen cft ita coníti- tuenda,vt fit diuerfa ab
analogia attribue Faber cit.in Met.nam quod eft ana logum analogia
attributionis, per prius Explicatur /4nalogia Tran[cendentia. 64 | Ee 4. Tran(cendentià
fe *, fcd tantum ratione inzqualitatis, qua predicarum tranícédens in inferiora
de: fcendit per depédentiam effentialé vnius ab alio , atq; ideó non cóftituit
fpeciem ab analogia attributionis diftin&à.Con- clu(io ctt Scot. loc. cit.
vbi docet ens, & praedicata ratione huius ingqualita- tis cfTc analoga ,
& » quia in pri- Auctores oppofits fententiz abucü- tur nomine
traní(cendentiz, nam per ipsá rationé omnibus rebus come munctm,ac in cis
cffentialiter imbibitatng at multa fant praedicata tranfcendentia , non funt
ita comunia ,vt conceptus voluntatis, iuftitizs fcientiz ; & nce gat
Hurtad.cit.$.46. effe tran(cendentias camento, & fint indifferentia ad
finitumy & infinitü, tranícendétia dici debent; ná primus conceptus tran(cendentige
tali indifferentia cótiflit , & exclu(io« ncà przdicaméto,vt Scotus docet
1.d.8, *3: N. & O. quód autem tit cóe multis pizdicatum
tranfcendenshoceiaccidit, inquit Do&tor,& fequitur Aueríain Phi
loioyh.q. 3.fcét. 12. Et (ubflantia incói ad Dcuin , & creaturam vtique
tranfcene: dens dicitur,cum tamen non fit omnibus rebus cis ; cum ergo ex fuo
primo con-- ceptu tranfcendenua non dicat partim fi- militadinem;partim di
(limilitadiné(qum eft rao analogia) — mde € 3 oe cft predicatü tranfcendens , fed
tantü exclufionen; à pradicamiento,& indiffe- rentiam ad f.Ritum,&
infinitum;plané nó fc (ola, fcd ex vi inz qualitatis anuexz , «oa in inferiora
defcendit,analogiam in- ducet . Acccdit ctiam , falfum etle ipfum ens cíie ita
tranfcendens , vt non folum e(Tentialter, & quidditatiué imbibatur ia
inferioribus foitepcrt etiam in ipforum diffcreniijsac in fuis
modiscontrahenti- bus, nam dato quód ita includatur in qui- bufdam paucis
diffcrentijs, quas appellat &on vlumas, falfum tamen M includi co- dcm modo
in diflcrentijs vitimis, ac fuis modis contrahenubus, vt docet Doéi.1. 4.3.
q.3. $. Contra iftam vniuocationé , & dicemus in Met. difp. dc natura entis
; suit igitur torum fundamentà buius opi- nionis, qued erat praedicatum
tranfcen. dens cx vi fuz tranícendenüz formali- tcr imbibi in infcrioribus ,
& corü diffe- sentijs , & fic cfc raionem fimul , & (e- mcl ca
diftinguendi, & affimilandi. Rur- fus dato;qnod inferiora , ac corum diffc.
zentiz ita cfientialiter inclndant tranícé- elcntia , tamen tran(cendentia in
(uisra- &ienibus non ita includunt inferiora , ac «orum differentias ; quia
inferiora ,-& «ontractiua fcmper accidunt füperiori- bus, & hoc verum
eft de gradibus com- munibus tàm przdicamcntalibus , quàm &ralcendenübus ;
quia vtrebique ca dcm Sarioncs milizant , crgo ratio praciía trà- Éccndentis
dick taniim. tnilitudiné in- Scriorum;,& fic ex vi (uz traníccndentiae non
etit analoga, (ed ianuim rationc in- qualitatis , qua in inferiora de(cendit .
JDcnique ex co praccisé , quod aliqua ra- tio fit tran(cendens, non icquitur ,
quod nilla cenucpiant,& differant formaliter anferiora, etiamfi fequi
concedatur inclu eius in diffcrenujs corum , ergo x implici tranícendemua non
fequitur poteit , quod aliqua differant. fecufidum dilferentias,nen vcró
fecundum ra- tioncm inclufam in illis ; vndé non valc- 1€t fic arguete
differétiz differunt (e to- ; ipfa tora funt entia; crgo difierunt, vt
.sntid,quia quamuis, vt aificrunt y inclu- tient C35 hOR LajuCR gifíciiCBi
forguas. Difp. I. De Inflrumentis fciends . n liter in ipfo cott, ed peritcinenii
im cft cns hoc,quod vtraque di er d 6$ Cotra hac cóclufioné inftát Hurt,
Elanc.Didac. & alij;tunc aliqua rario cfi analogayquádo;n ea inferiora
aliquo mo. do conueniunt ;& differunt, in hoc.n.có- fiftit vera analogia,
& per hoc diflingui- tur à pura yniuocauonesX aequiuocatios ne,quarum vna
folum eft ratio conucnie di;altcra differendi , at (ola tranfcendene tias&
inclufio enus v.g. in vltimis diffe- renti jshominis,& leonis, facit vt
& leo conucniant in ratione ends prout. precifa , & in cadem prout incluía
1n vl timis differenijs ipforum diftingaantury. ergo fola tranfcendentia làm
Call«- fat. Conf. ratio vniuoca ideó tanum. cít principium conueniendi inter
füaine. feriora,quia in differentijs corum nO.ine cluditur , vt conftat de
ratione animals. rcípectu hominis, & leonis, ergo cü trà« fcendétia cauíet
talem inclu m, al E, i quoque caufabit, rmatuy uc; quia (ola inaequalitas i ex
ipía ratione (upcriori ;« tura petit prius partieipari abyno. rum; & poftea
ab alijs dependen lo.fufhicit ad anzlcgiam, non autem illa rx B 5 quz pracisé
proucnitexratone differCe. — uarum alioquin nulla ratio cómunis fct
vniuoca,qu'ain inferioribus habe ucrfitasem ratione diffcreotiarum 5 fed. talis
inz- qualitas oritur praccisé ex urne Kc BdcgOR rationis communis, ex vi cu».
ius includitur etiam in diffcrentijs infe» - riotü,crgo ipla fola fufficit;
maior patet. probatur minor ,quia eo ipfo ,» includie tur in diflcrentijs;non
potett inz qualitas cx parte diíterentiarum emergere y quias etiam Cmergat cx
parte iplius rationis cona tibjs,quae 1n eis ncludior « Demi analogia rci
ttanícendemus participatae ab infcrioribus cum dependentia vnius, abalio nom
prouenit ex dependentia, er» £9 cx (ola uranícendentias probatur aísü ptum 5
quia salis dependentia £iare | tcft cum perfcé&iffima yniuocatione £^»
cut.n.accidens pendet à (i là in gce. ncte cauía cfbicientis, & materialis
, tà. a&us vitalis a potentia , qug tamen Vnie coc 6 Ref. tal. i. * Vis
—&& Refp.his'omnes rationes ex eodé falf5 fandaméto procedere,quod.f.
cran ftendentia impottet inclufionem rrá(cé- dentis eciam in ditferentijs,ac
modis có- trahentibus ipfu.n , quod prorfus fil(am eft,quo ctiam admiffo, nec
fequitur inté tum,rt conftat ex di&is :n probanda có. clufione; ad primam
igitur neg itur mi- not; At /nftan,(i noa raclad:tar eas foc- mal;ter in
diffecentijs, & modis contra- hentibus,etgo pcr nihil contraheretuc ad
conftituendumaliquid ,quia modi com. trahentes effent formaliter nihil. Refp.
faciliter ex Do&t.cit.modos entis forma- fiter loquendo nó effe entia , aut
aliqu. d, nec non entia,aut n il, (ed effe entia, && aliqu;d folum
realiter , & identicé , for. taliter veró (ant ralitates entis , quod ét
dicere tenecur Hartad. & quicunque ex Aduerfarijs concedunt. differentias.
n0a includere formaliter rationem generis , nam przcifo conceptu relation:s,vel
qua litatis à con:rahentbus ditfsrentijs , vel iftz (ant formaliter relaziuz ,
vel abfola- tz , & currit omninó eadem paritas , vt dicetur in Met.difp.de
natura entis. Ad Conficm. tunc ratio vaiuoca eft perfe- €tum ptincipium
conueniendi , quado in infcriora de(cendit eodem ordine ,& pec differétias
prorfus equales in perfe&tio- ne cílen:iali, quales fur indíiuiduales , fi
diffecenciz non fint zquales;reduadit inzquailitas in. rationem cómmunem , ob
qam deficit aliqnaliter ab. vniuoca- tione,& ad analog'am vergit ; potius
er- go ex defc&u inz qualitatis in contrahé- zibus, quàm inclu(ionis in
€;$, procedit , quod ratio vniuoca fit rantum principiü conueniendi ; &
rurfus falfum eft , quod affumitur in confequente , tranfc tiam.(.caufare
huiufmodi iaclufionem , Ad aliam Cont. falfa eft maior; vt n. có- ftat ex
3.concl.otiam inzqualitas ex par- te coacrahentiurm przcisé emergens (ub modo
analogiam inducit(fiuc hzc apcl. letur analogia M -caphytica, fiue tit fo- luin
Phy (ica,vt aliqui contendunt, parum refert) nec indé fequitur nullam. rationé
fore perfe&é vniuocam , quia etfi quzli- bet habeat in infcrioribas
diuetüitarem ratione di i non tamen (em- ^ P Quafl V. de Natura c/Analog. efe.
T. 171 er hzc diuerfitas in inferioribus cft ef- entialis ; fal eft etiam
minor, vt (epà di&um eft , quod tranícendenria caufet eam inclufionem, Ad
vltimum (tís pa- tet ex (olutione tectie Conf. prim!argi« menti conira primm
coaclafionem ha- ius art.qualis depé4&ria rc juiracur vnius ab alio in
parcicipaada commam: rtio- nsalialaceadin aniloztam, & fatua cft potentiam
vitalem cffc in genere qua litatis,vt notat Do&or 2. d. 16. q.v.
ARTICVLVYS-TIt 'N«m a nalogam dicere. poffit couce- pram »aum ab. analogatis
precifum . 67 Vitam hoccxaminarifolet c de cüceptu formili,quàm obie- &iuo,
nostiumé przfertim dc obiect ao diferemus,nam iud? con tabit, quid di^ cé.lum
(it de conceptu formali, quia nmt- lam potet habere vaitaté concepts foc- milis
, quàm nonaccipiat abobicitiao per ipfü n reprzfentrato, vn tas li juidem
imaginis ualis e(t conceptus formilis ,
non a (i exva tate rci reprzfentat qua lis eft obie&iaus;potc& acen jl;
vade (a9 tis allucinantur illi ; qu! analo 2tís vaici- tem conceptus obie&iui
denegátes , có- cedunt vnitatem conceptus formalis . Prima fentencia. nzgit.
vniuerfaliter aaalogis omn bus talem vnitatem conce ptus , & aíferit
analogam dicere cantu n ipfa analogia in confu(o , prout hab.nt inter fe
aliquam habitadinem ; ttà Caiet. tra&.cit.Complut. & Ioan. de $. Thom.
loc.cit. Zimara ia tabala vetbo | 4» 1/92 € Fonfeca 4. Met.c. 2. . 1. & 2.
Vafqu:z 1,5.difp. t 14.caj.2, n.6. Kuu usin Log. tra&.de analog. Pa(qualig.
p. 2. Mcr. di* (p.3 1. Alteca fencentia affirm:t po;e ia adalo 2is alti
quibu(dam zeperiri cóce. pum vaum przceam , ità Scoci(tzoés vno excepto Fuentes
iam cic.) cü Scor. 0C. Cit. t. d. 3. 4.3. in (ol.ad 2. d.8.q. 3.in fol.ad 5.
& quicum jue cin ipfo tes nét analogiam eie cu vaiocicioae tn. terdum compo
dibilem . f«3u/tae Suaccz in Mer.dit p.a. (eck. 2. dip. 217. (ect. 5, & dilp.3 2. (ck. 2. Hurtadan Log-
difp.9.. Cc 4. ud. 272 fe&t.5. Auet(a in Log. q.
15.(e&t.5. Serna in Lo g.difp. 3.feQt.r q.1.art, 5. & multi ex
iniguioribus Thom:(tis Caprcoius t. d.2.q. 1. lauetl. 4. Mct.q. t. Sotus.cap.
4. Anteprzd. q.1, & quicunque tenent ens e(íe analogum, & haberc
conceptü pra- cifum ab interior bus. 68 Pro dccifione qua (iti recolendum eft
cx praccedenti articulo ex. analozis quadam clle , quorum fignificatum non
reperitur formaliter ,& intrinfcce, n (i ia principali analogato,in
cae:er:s auté per denominationem extciofecam , ità (e ha- bét analoga
attribution:s , & proportio- nmalitatis primi modi,vt patct de (ano rc-
fpc&u animalis, & medicinz , & de ri(u tefpe&tu hominis, &
prati; quzdam veró etie , quorum fignificatum reperitur for- maliter,,&
imirinlecé in omnibus analo- gatis , ed primario , & principaliter 1n vno,
n quo c(t indepeudcaccr,;in alijs vc- ró dependenter ab illo, & ità (e
habent analoga attributionis , € proport;onali- tatis (ccundi modi,vt patct de
ente re(pe &u Dei € creaturz ( quod (upponimus efte analogum attributionis,
vt in Mec.) de principio reípectu fontis,cordis, fun- damenu, domus, &c.
hoc prenotato « Dicendum 1.analoga attributionis, & roportionalicaus primi
modi non potie fast vnum conce xum cómunem,ncq; obicétiuom;neque formalem,íed
plurcs, cum vnitate tamcn cóparatiom.$, & con- notionis, quo (olo d: fferü:
à pure zqui uocis. Conclutio habctur quati i0 tccmi- nis ex DoQoore cit.in 2.
d.12. q. 2.;in fol. ad 4.pro altera opinione;vbi fac loqu:tur, von c[l idens
conceptus jautatis,qui di- ctuy de vrina, de animali, € dc dieta , nam non. efl
idem formalis conceptus fanitatis,vt efl equalitas bumorum , vt cfl quid
caufatiuum janitatis, vcl fiu. gnificatiuum [anttatisy licet in viroque.
materialiter inciudatur formalis con-- ceptus fanitatis,Q" tunc dico ,
quod bu- iu[modi conceptus P formaliter di- utr[i in 1llisde quibus dicuntur na
cau- fatuum. fanitatis efl formaliter in die- ta, vel intali potieuesvel berbas
fignifi- catiuwm in vrina efl, C7 bi cóceprus for- maluer diner[i | , y i NEG
Difgut.1. De Infirumenmis fGiendi Mah E 4 erdinanjur ad isdà con- ceptum
fanitatis, qui walitat, vel — — proportio bumori y quá n fic f rmalie —— terest
folum iu ammali, pet quz vlti-— ma verba iníinuat vniratem cóparatio- - nis,
& connorationis , quz cft propriae — analogiz,maior quidé vnitarez4uiuoca-
— tion:s purz , quz cítfolius nominis, fe minor vnitate vniuocar.on.$ , quz
dic? vnitatem conceptus cómun s omnibus, vt ait in 1.d.8.q. 3. infra E. idem
dici debet - dc rifuccipedtu hominis, & prati; quod — - cit analogum
preport onaltaus primi. modi, non ergo va;ras aliqua natur & - conceptus
fignificau dcbet concedi bu- — iuímod; Mee ad fumn tudo quedam, jux non uc pec
m rz, & ab(olucz vnicaus, fed per cu:u(dam attriburionis, & prox qua
(olet dici vn tas propottional rd HNIC aucé concluíio, q tas horum analogoruim
non conlift aliquo,quod iatriníecé EE nibus,(ed in ociine vmus, vcl p vnum
terminum y à quoreci minationcm, quia ad. iilam On. noutoncin vclhibiudinem
ergo ita —— aniloginon Ma i | vnucon- - n. Ccepai.a probatur ejuentia, ratas 7
dan lis vnicas,cam (ic nitas ordinis, & habí tudinis vn:us, vel plucium ad
aliud; necef. lario pluces petit conceptus illi ordini ad , & ad talem
connorationem , S habitudinem exercendam neceffarios.- Conficinatur , qui ei,
quod rea ; tercale , & pet incinlecam denominae. Uonem, i quod ett si quid
tale, & per : extrinfecam , nó cft dabilis yna ratio có- eri outs ege
1.d.19. q. e. i ita rc$ (e habet in his analogis, quia fo. priacipale analogatü
dicitur fimplicaer & abíoloté tale per inttiníccam denomi- nationem ,
caetera vcró talia fecandum. qu:d pct denominatioaé ab illo; & curfus hi
ral;isratio communis. eft abftrahibilis, petendam ett, an (it intrin(ecz
denomi- nationis, & fic no crit cómunis omnibus, quia uon in omnibus talis
forma eft in- - t'in riníecz denomi- feca , " tantum extti , Pationis,
& (ic noncompeterct, Tandem in hi. anilogispecu- — sd cge Res , analozato.
Dülcéicorü axio- liaritec. verifieatar comune i S.V. de Voitate conceptus
.AnalogeArt.IT.— 175 axioma, qubd analoghm per fe [(umptum flat pro feteejiori
frei tato 5 fignum «uidens non poffe ab his ànalogis cómuné abítrahi conceptum
, qui, ( id poffibile , vtique pro hoc commnni (üpponc- ret analogum ab(oia:à
fümptum;& hinc fit , vt huisímodi analogum. nequeat cíic medium in
demontratione , quia figai- ficat rationes plurcs . 70 Dicédum 2. nec etiam
omnia ana- loga denomina:ionis intrinfece habere vnum conceptum communem
przcisü , fed illa tantumque (unt attributionis (e- «undi modi. Conciufio
colligitur ex Sco- cit. & probatur, quia analoga propor- tionalitatis
fccüdi modi vtique (ont ana- loga per denominationem incrinfecam , quia
vnumquodquce veré dicitur tale , & ion meraphorice rantunt, vc conflat ex
di&is art. prazced.concl.2. & camen non habent vnum concepuuin cómunem,
er- £o non omnia analoga intrinfecz deno. minationis habent cómunem conceptum
abftrahibilem ; probatur aiumptü, quia vt repra(enientur hzc analoga, quatenus
talia funt , debent teprz(cntari proprie rationes ipforü fundantes diucrías i
portiones cum aliqua tantum | incer fe (i- milicudime, qua itas appel- latur,
fundata ;n :llis diucríis proportio- nibus ergo hzc analoga, vt cadem (ecun-
dum proportionem, nequeunt reprzcn« tari vn:co conceptu ob:ectiuo, quia licéc hibzant
vnitatem,& conuenienttam pto- portions, hec tamen couuen'entia adeó exilis
cfl,vt nequcatilia coadunare in vni cü conceptum obiedtiaum, fcd m. habet vim
conncétendi diacrfos illos conce- prus adinu'cemscü .n proportio fit císc.
tialiter ad aliudynon porc ít aliquid intel- ligi) vt proporcionem hibens, niti
cü alio. coníeraibr , vnde ex vi conceptus ipfius, d: bet ctiai aliud concipi.
Conf. quia &. fi hacanaloga finz talia perintrinfccam, denominatioaem forma
, hzc ramen dc- nominatio non fumiturab vna forma 1n. onynbus.ipnziníccé
repertasfed (ümitur à pluribus, & diucrtis, non quidem vt om- nino diuciis,
ficut coptingit in zquiuo-. cis, fed vt proporuone fimilibus ,. yt ex« plicatum
cft cone 2.pigeeduare, | 0, 71 Exhoc probatur altoca conclufio- nis pars , quod
nimirum analoga attcibu- uonis (ecundt generis hàbeani vnü con cep:üm coimuaem
orzc'(um , quiahzec gpyriéy ac intcinfece zalia d cüzur ab vna eiuíde:m
racionis,vr quae: aatura cómu- in inferioribus , ac pro'ude vcre, & proprie
conuenit in tal: forma , ratione proprie cóuenic nig ab(lcahibilig eft vna
catio comunis omnibus, vt patet ente, & ceiccis canícendétibus, quod quidem
cft ( quod cit valde notandum) monet Doctor 1.d.8.3.5. ralem vnita- tem
conceptus his analogis cóuenirc nà ex viiphusanalogia, c.n vi vniuoCa- tion s
annexa (vccnin dieemus art. fcq. oninia haus generis aniloga mixta funt cum
vaiuocacionc) ná cx vi (implicis ana logiz nequeupt habere , niti vnitaté at-
tcibutionis, & ord:nis ad primum analo- gatum , quz licet (it maror vnitatc
zqui- uocationis , adhuc tamen minor e ait Do&or) vnitatc vnuocationis ,
vtpote qua indifferenter compoflibilis clt cam hac, & illa, cx quo patet
analoga,vt aga- loga,nunq:iam peruenire polle ad vnita* tem conceptus
abftrahibilis , quia hac eft gap vniuocorum. . rer 72 ln oppotitum objjcitur
Primo , probando omnia analoga «n vniucrsü ha- bere conceptum communem
prazcilum . Tum quia omnia analoga , quancmuis impertecta;analoga funt, non z
quiu0Ca, cto habent aliquid co.nmun-, nó folum in voce,ícd ctiá in re (ignificata
per illà. Tum 2.cercum eft analogum de rn logatis pradicari , vel igiiur f'ola
vox có» munis praedicatur ,.& (ic ecuncze jiriuoca pura, vcl aliquod
có:mane figuificatü pec cam,& habeur inceacum. 1 dm 3.quado concipiuntur
analoga conceptu reprz- f otintecóucnicnuam ipforum, vcl con- € piuntür Iccüdum
rationcm aliqua com m.nem,& habetar intent
ycl (ecandit r.tioncs paruculares& (ic uo concipiu- BER FANE
conucoicniz, Tü 4-qudo plura concipiuniut, vt plura, fe» cundü tationes
quiddjtatiuas , cózipiuns tuc vt zquiuoca, ergo yt Coneipiantas ur 174 18310ga,
debét concipi fecundá aliquam rationem communem,& vii, Ta td- dem vel
aniloga, quando concipiuntut , funt plura fimpliciter , velal:quo pa&o
vnum,(i primum, non cogn »(cuntur , vc analoga , (ed vt meré z ju uoca quia ana
loga (ant aliquo pa&o vaum , fi fecua- dam,ergo habencaliquam rationé obie-
Ctiuam van'tatis. t 3. Rep. ad r.analoga ex vi analog:z estis có,nunem
conceptum , in quo coadunentur obie&iud , hibere tamcn conncxienem rationum
| particularium fecundum eífe ob e&iuuim; habent enim inter (e , vcl ad
vaum certium tilem. ha- bitudinem , feu dependentiam, ex ui cu- ius unam
concipi non po:eít (iac alio & in hoc (ecern intuc ab z juiuocis , qui ex
vnitace vocis non habeuc talein con- nexionem particularium coaceptuum ;
fiquidem ad prolationé vocis Galli , aut alterius nominis meré aquiuoci poteft
ad libituai intelle&us ita folum conci- pere gallum gallinaceum , (icut
& homi- nem ex Galliaortü. Ad 2. analogum,vt analozum;,dicitut de
plucibas,fecandum diuerfis rationes ,& (ecundum aliquam hàbitud:nem ,
analoga quidem attcibu- tionis d;cuntur (ccandu:n habitudinem , qua vnum
ordinatur ad aliud, proportio nalitatis veró fecundum habitudine , qua vnum
compa;atur , & quodammodo a(- fimilatur altcri; «nde ex v! analogie nal- la
habetur vnitas , & commun:tas ratio- nis, fed folius nominis, cui
(ubttituantur immediate diuer(z: rationes obiectiuz , non vt ab(olacé diucríz ,
fed vt habeaces proportionem ad'nuicem, in quo analo. gad fferunt à puré £
juiuocis , que. ha. bént càmunc nomen diuer(a figo:ficans, & (ub racionibus
diaer(is ab(q; vlla pror- fus habitudine , vel proportione vaius ad altetun..
Ad j.pec nomen anilogum, vt fic conciptuntur immediarà ipfa analo- gata
fecundum fuas proprias tationes , non abíoluré (um;xas , fed vc proportio-
nabiliter (e hibentes iuter (e , &in hoc fen(uü dicuatur concipi: fecun lum
ratio- nem conuenienti£ ,. Ad 4. analoga licet concipiantar,vc plura , & f.
un di- uctías rationcs,aon camca conciprücuc - Difgut. LI. De Vocibur. vt
zquiuoca,quia fima! concipitur pra« portio, quim hibzac adimuicem , Ad y.
concipiuntar, vc plara fimpliciter,& vad proportion iliter, quz
vnitasapitibutios — nis, & proportions dencic at quiuocis , — &
minorcitvnitate valuocurion'g, — .— Secundo ob jcitur probaado , quod. -
aniloga omn a , (altim incciaíecz deno- minarionis, habere. debcanr conceptam
co.mnunzm precium , Tuin quia ideo coaceditur talis va tas analogis. attcibue
tionis fecund: gcaeris , quia omnia anas logata funt tala pec denominationé ig»
crinfecam,cum ergo ita (c hibeanc etiam analoga pcoportionilitatis fecuadi ge-
nctis,ip(is etiam vacas concepcus obie« & ui acgaada non videtur ; Tum 1.
quia. 9 nan? io Ktcahib lis videtut racio coa munis princip:j ad cor
refpe&tuvirz, fon tis re(pe&u riuulocum , fuudament res—— fpedtu domus,
&c. gabecnatons refpes —— uregentis domu.n,ciucacem ,& na:&——
faltentandi carnes rel pe&ta ollis, & (» nz,qug communis ratio
futtentand: car- nc$, rcgendt, & principandi poftea coa» - trah:tur. per
racioaes peculiares íic (ü« ftentanli, (ic gubermandi, GC principane ——— di,
ergo his, & (1m libus anilogis non eft. 25 i neganda talis vpitasrationis.
Tumtane.— dem quia ipía (aitim proportiomalitas, —— — feu fi militado
proportionum poteit ab. in. his aa lo zs przr(cindi, & illa vnico com 5 ce;
reprzlentari, &c. ooh 74 Refp. ad t. analogis attributige — nis(ecund:
generisdeberi , & alfignari — — vnitaié conceptus, nonprzcisé quiaime ^ ^ —
trinlecé talia denominentur, fed quiaic — - denom:niutur ab. vna , & eadem
for- ma in omaibus , quod non contigit in analogis proportionalitat;s fecundi
ge«- neris, vt di&um eft in probanda fecunda. conclufione. Ad z.in illis
anilogis fub. nomine principij, gubernatoris , &c. re vera non fignificatur
vna forma , vt mul- ti etiam ex noltris exillunant , que fim - pliciter lit
voainrauone, X quiddii formz , fed (olum iatinuatar conueniens tía, quzdam in
iingulis in modo habendi. fuas formas, quod cít (uo modo , X poruionabler effc
tale,non fimpliciter, » vadc rauo v.g-priacipij um co Quaflio V. De Viitate
concéptute/fnalog;c Art. I1. 135 & íincorde non dicit aliquam vnam for- mam
conílituentem rauonem funda- inenri,& cordis,ícd omninó diuerfas for
mas,(uo tamen modo habentes rauoncim prodi & hoc tenemur dicere, ne con-
undamus vnitatem dip ever cum ynitate vniuocationis. Ad 3.conccdimus poflc
przícindi conceptum proportio- nalitatis, at nomen analogum , .f. princi- pij;
gubernatoris,&c. non (ignificat ara. ipíum relationis, in quo conueniunt
dua proportioncs ,quia hoc fignificatur per nomen ipfim proportionalitatis,fcd
fagaificat ipfa extretna , inter quz verla- tur proportionalitas , quz quia in
racio- ne analogorum non coníiderantur fecuri dum gradum communem , fed
fecuodum proprias rationes , vt tamcn proportio- nabilirer fc habentes, ideó ab
illis, vt fic abftrahi nequit ratio aliqua communis ; etíi ab iptis
rclationibus abttrabi poffit , Xertio obijcitur € contra nullum proríus analogü
pofie habere conceptü vnum pau analogatis communem , quia plané implicat ;
& cft repugnanria in terminis,quód fit conceptus analogi , & quód fit
vnus,quia analogia intrinfe- ێ includit , vcl plures rationcs habentes inter
(c proportionem, vel plures habitu dinesad vnam formam , ratione quarum
«oncepuus obiect;uus analogi non po- teft cíle vnus. Confirmatur quia fi talis
conceptus non attingit pue rationes , fed vnam , in qua fingula inferiora con-
ucniant,iam erit vniuocus, nil cnim am- pliussd vninocationem defidcratur, quà
prafata vnitas . Si dicatur cum Suarez , potfe analogum prafeferre «oncepium communem,
votimfcd mmaqualiter in- fexioribus communicabilem per -diffc- rentis$
dcpendcntz , & independenuz , ira qnod imiclligatur pr:us defcenderc ad
vnumabalogatum ,: & pofteriusad aliud in victuie prioris, ac proinde mon
efie: y- piuacum, de cuiv$ratiopé eft. cfle a Qua- liter cogwounicabilem
infcrioribus fine eíienti crdenua vniusab alio ; & fic adhuc inco
corfiftete rationem: ana- log;z uia in illo vno , & codem concc- pui
conmeniont ipferiora ; & diffcrunt , — Los ront ratione illius inzqualitatis,
Cone trà initac Hurtad. conceptus communis non cíl diuerío modo, & ine
qualiter par- ticipabilis, nifi ratione modorum contra- hentium,fed hi modi
nonincluduntur in conceptu abítra&to , neque igitur inclu- detur illa
inzqualitas . Neq. dicas,quod licét in conceptu abflra&o non inclodan tur
hi modi , tamen includitur ordo ad bos modos , quatenus ille conceptus eft Prod
natura capax; & cxigitiuus talium differentiarum inzqualium . Namin
conceptu abílra&o ; vcl confideratur hic ordo; & turc nó potett e(fe
abítra&us ab his modis , ficut ordo potcft con- fiderari non confideratis
terminis , ad quos cft ordo ; vel non copfideratur , & lic abftrahit ab
ipfomet ordine. Acce- dit,quód admffa hac incqualitate ex par te ipfiusrationis
comunis prodeunte, &c non przcisé ex parte differentiarum , jà ille
conceptus non erit in fe vnus,fed po- tius geminatus , & duplex, quia
1nzquae litas neceffarió exigit duo. Si dicatur , hane 1nzqualitaté non tol-
lere vnitatem cóceptus, fed tantü ex par- te minuereyitavt non fit tà perfecte
vnus, uantum ad vniuocationem requiritur . Cond ; inftat Páfqualig. cit. non
datur imperfe&ta vnitas,quia vnitasnon poteft. tolli,nif? per
multiplicitatem , & bzcex nauxa (ua perfe&té tollit vnitatem ; ex quo
fit,quód vnitas,& multiplicitas con- . fi ftant in indiuitibili, vnde fi
altera ab ale tera tollitur, adaquaté tollitur ; ergo non poteft dari aliquid,
quod non fit perfe&té vnum;aut perfe&é multiplex . Accedit , quód omnis
ratio Metaphyfica confiftit: iw indiuifibil , namefientiz rerum funt ficut
numeri $.Met. 10. ergo nonpotefk tolli indiuifibiliras mifi ponatur mulie
plicitas rationum formalium 5 ex quo: rurfus fequivar , quod firario illa ad
tne feriora deícendit , dcbet modo indiuifi- biliy& fecundum dcr hat icncia
ad omnia, quianop Ma a sc,fecundum quid n ek ipdtatur io- quin cflet
diuifibilis, fraucem fecundis fe totam ad omnia defcendit, iam defc ndis
equaliter , ncc perfectiori modo eft in vno» quàm in aliquantum tft cx (e , (cd
tantom ratione contrahentium . - 46 Refp. hanc difficultatem ;:llos vr. gere;
qui admittunt poffibilé effe conce- pum przcifam ,& vnum puré analogü &
clem dc fiéto ponunt conceptum en- tis, & cuiufq; tranícendentis , at nos
non admittentcs. parum analogü, leuiter pre« mit, quia libenter concedimus
analoga ; vt analoga nunquam Pony poflc ad vnitatem conceptus
abftrahibilis,quod fi interdü talem videantur obtincie vnita- tem, vt in
tranfcendentibus , hoc vtique non cft ex vi ipfiusapalogiz , fed ex vi
vniuocationis annexa , analogia enim fc- cum non defert , niti vnitatem atttibutio-
nis,vcl proportionis ; quz eíl vnitas im- petfe&ta femper inuoluens, vel
plurcs ra- tioncs inter [c proportionem habentes , vel plurcs babitudines ad
vnam formam, vt bene concludit argumentum , hac ve- IO vnitas atcributionis
addita vaitati vni« uocationis , cum quabene compoffibilis eíl, (icut vnitas
minor cum maiore , pro- prié non minuit cam , (cd tantum reddit inzqualiter
participabilem ab inferiori- bus; & quamuis hzc inzqualitas oriatur ' €x
ditlerentijs analogatorum,vt conten» dit Hurtad. tamen adhuc dicitur oriri
quoque ex ipfa ratione comuni exigente tali modo , &.tali genere
inzqualitatis patticipati, quia licer in illo (tatu áb- firaé&tionis
prarícindat à d ffcrcntijs , ta- men conlideratut adhuc, & fundamétali- tcr
cft capax, & cxigitiua differemiarum ficinzqualium; non igitur ex dcfcéta
v- nitatis talem conceptuim appellamus ana- logum, ied potius ex defcétu
zqualitatis; qut requiritur ad perfe&tam vniuocatio- ncm; l'raterquam quod
falfum e(t;quod Paíqualig. addcbat , nó poíle dari vnita- cia nifi bt peifcóéta
vnitas; nec multipli" €it2:cm nifi fit. perfecta muluplicitas, giam quis.
non videt in vtraque dari lati- tudincm? fané Arift, $.Mct,.12a.. plures gradus
vnitatis di(Linxit; dum dixi a/1a muero, alia gencre , alia fpecie » alia «nalogia
vnum funt,& de «um vpitate fpccifica naturz. ftare multi- plicitauem eius
nuncralen & ci vnitate &enerica flate fpecificam,non crgo qua- hibet
mükiplictas ftatim ex inegro qua- "Difput. 1H. De Vocibus: libet dcfiruit
vnitatem,necquelibet vniz — tas dici poteft (cdtantü illaque nullà (ccum
compatitur multiplicitatem, - ARTICVLVS TERTIVS..- i "4n, C quomodo
analogum mediet. in- X. ier vniuocums, Cg «quiwocum. — — 77 A Pud Thomiftas
omnes itacertü eft analogü mediare inter vni«- uocum,& zquiuocum , vt id
potius fups. ponant, quam difputent ; vnde pauci trae - &anr hoc quzfitum
in terminis, Scotis — — fiz écontraitaprocomperto habét ope — — pofitum,
vtabfolucépronuncientanalo- gum inter vniuocum,& zquiuocum nul». latenus
mcdiare poffe , ita Formalifta- omncs art. 1.Formal.Sire&t-Vallon.TrG« bet.
Faber 4. Met. loc.cit. Meuriffe in fua.
Mct.lib.1.q.2.not. 3. & alijpaffim. Pro.— refolutione quziiti not eft
analo- Lrsibspes poffe dupl;citerformaliter,.f.— materialiter , analogü
materialitereft — ipsümet pradicatum quod denominatur — analogum , Moo ipamet
—— ratio analogiz,qua ipsá tale de nat — Quarc cü quzritur, an, & quomodo
ana- logum mcdiet inter vuiuocum , & zqui uocii poteft quefitum intelligi
de anal go formaliter ,& matctialiter fumpt iuxta diuerfam analogi acceptione
qu Riggris diuerfimodé refoluenda . 78 Dicendumigitur cft iuxtaallatam
dittin&ionem, quod analogü formaliter fumptum ita mediat inter vniuocum ,
&- zquiuocum » yt nunquam cum icri coincidar, at materialiter fumprum feme.
per cü alterutro coincidir ; & (cafus eft reperiri non pofle przdicatum » m
quod fimuJ vrina vcl vniuocum ; : du | quiuocumyita quod ratio analogie in
ali-- quo przdicato fola reperiri non poteft, ————— rc tta ocatione; vcl gt |
quiuocationc,ícd quamuis analogürícm- per fit matetialiter c vniuocis,.
&zquiuocis , formaliter tamen fempez— - renanet impermixtüsquatenusratio
for - malis analogie nunquá coincidit cum tae tione formali vniuocarionis ,
& gquiuoe cationis,& vanas analoga: eft formaliter diucifaab ynttaic
yniuocationis, & equis | Be Vyitate Gonciptus e/Analog. rt. LIT.
osddons, fiquidé eft maiori(to, & mi- nor illa . Cóclu(io aperté craditür à
Sco- o 1.d.8.q. 3.in fol. ad 3. E. vbi docet vni- fatem analogia ; quam 1b:
vocat attribu- tionis, e(Te vtique maiorem vartate zqui- üocationis féd minorem vnitate vniuo- cationis, ac
proinde else c.n illa cópof- fiblem;quia non tepugra: minor vnitas cum maior
ficut quz (unt vnam genere fant vnum fpecie , licét vnitas generis fit minor,
quàm vnitas fpeciei , ita inquit Do&ot , licét vnitas attributionis nó po-
nat vn:tatem vniuocationis, poteft càmé ftate cu n illa , licét hec non lit
foemali- tct illa, hec scocis,quibus verbis Do&ot duo man.tefl é mtinua:
(quz sát dux par- tcs noftre conciufion: resin ett, analo - iam flare potfe cum
varuocanione, vel a quiuocarone in cozé pradicaro , quod coinéidere
materialiter cü. votuocis; vel zquraocissátrerür quód eftó ita com , alhüc
tamcn femper eft formali- ter diaccía vnitas analogie ab vnitate tá ,quàin
yniuócationis,cum dn coníonéta rcpéritur , & e(t qaos ammodo inedia, quia
eft minorifta , & maíor fla; &'quidem banc veritatem at^ tigit P. Faber
in (ua Phiof. Theor.95. c 1.*n finc; VbiCGianyfolaictationem alio-
rüm'Sco:rftarom imóppofitam ,'quami- uic poftca Met Aoc. cit. eadem rariodd
fitus 'abtoldté'voohhcier an doEü mut? lo modó 1dtéraitócim, W s quiuocum
tiedrare Be qiiod ficecvnirisamiogis fie fortmialrierdioerfa abwniráre vniuoca,
& mitioc inl! , tamen non ef media mreft vilitatedi vritiocam ; & ze
juidocam. ^? * "39 I'rübatur iraqüe ih Primis conicà T hotniftas'omftc$
andto£um' marerfalicer $E jet cóincideté cüm «maneo j & eduic tio£o, ac
proinde datinosi poffe praedica tum , q&od (it pure analog medians LE
tCPyniuócinm, & erus "Vnitas'dha- im et quedam vorcis! [iréportioBis ;
potiusviitàs cuna damordinis, & ac- | e vntos ad aliud vcl piuciiri:
d'tertium im ctr fatrone equa fien ffecüdumi prius, & potierius,! fed'hie
COP nh edel i füc té zqu'uócattonis; & vni-* vicéarionis j etgo fcaftra!
ticdius c1 -difi-i gnatur locus, maior patet ex di&is hucuf* que deratione
analógiz , probatur mt- nor, quód enim talis vnitss attributionis ftet cum
vnitate 2 juimocationis quz cít folius nominis,pater de rifa cefpectu ha- minis
Ici, & prati cidentis, quibus vtiqg eft cóiune z juiuocum, tame prius dict-
tür de howine,pó:terius de prato depene €i poflunt dc his a jurocis à conilio;
im quibus ob ralem ordinem, &attribatioe nemab omnibus admitutur analogia ;
qp Cam eadem vnmitas a tributionis ftet cá 'Ynitate vntuocationis , probit
Do&.loc. Cit 1.d.8.3.3. & d. 3.2. 3. Q. nam Aul, 16. Metitex. 2. &
inde concedit orditicem (fentialem,feu
attriburionem f pecicrum einldetm gencris ad vnum primum inillo gencte quod ef!
métrum, & menlura om tium aliorum,& támen cumhoc ILat vni- tas
vn'mocation's ratiónis generis in ipfis fi'ecicbus ; quod: adhuc
vlterius'oftendit otor , qura nunquam aliqua comparg- tüf;vt menfurata ad
menfuramyni in ali» vno conaeniant , (icut eim coparae fimpliciter e& in:
fictipliciter vniuoco 5. ehyCtox24: & inde;ia omnis compas tio eft in
aliqtiabrer vninoco , quandg. n. dicitur, hoc eft ius tllo; ratnr,quid
perfectiüs ?. oportet ibia (Tim. realiquod cómune vieiqueyita quod ome $
cópacacim deteemincb:le comune cft vt riqoe'éxtréi&io:comparationis uon «m.
in eft pecfe&ior hono; quiim aíi nag, ed perfeét iis áni tial, cibergoali
jua pof irit cÓpurariin etes «p omiies Fatentur elTc analoz ,ét quód D-us ctl
perfe&uus en$ ctcatura, oporter enctare effe vtris tóminem , tn qiia) cá
fitaccributio vnius ad atiudyclaré patet, suotnodo eii vaxtate dtiributfdnis It
cvm as in uocadonis.. c3 "UgRurfd cánc Áliqued pre d:caauncene fecir
oiiidduemg cunt Minibus Conucmt s [:d iwnirhochuv; & vhiidependcater-ab alo
, ànvIàpra nomkqoe (mper aliquá fee cum delére inaequalitaréay ;
&cattributios nemi vis ad aledjob quam ino;nnibus áfalobis vei à mper ett
iu aodo( quia fane afeno snalozorum cinagis vC« rificaeic , quàai m atio )
Dialzéticorum axioina; analequm-abjolw à «3 278 Difrut. 1H.flare pro. famofiori
fienificato y pótaüt przdicatum huiufmodi babere ad illa plura cum tali ordinis
vnitace cómunita- tem foitus nominis, vt e(t de rifü re(pe&u M & prati,
aut etiam tationis , vt de cnte rcfpc&u Dei,& creature, nec tned.ü
videtur excogitati polle, (i grim, etit aralogü ax«uiuocum,fi (ecundü , erir
analogü vniuocum ; & hzc cft pou(lima rfatioycur Ar.ft in antepczdicam.cü
cgif- fet dc x ouivocis, & vniuocis, nullum dc- inceps inftituit de
analogis (ermoné, quia addito ordine prioris , &.potterior:s ha- bent cundé
modü przdicádi cum vniuo- €is,& mquinocis, & cum eis coincidunt. $o
Loftremó probari potcft à (uffi- €ienti dinifionc;analoga cnim omniayaut Mant
atiributionis , aut proportionalita- £is, vt patet cx 1.srt.Dam aliz dua
(pecics inzqualitaus , .(. & «ranfcendenuz non fant à primis duabus
condiitin&z ; (ed hzc omnia coincidunt cum voiuoc;s , vel aquiuocis,ergo
&c. Probatur minor , nà analoga attributionis , & proportionis primi
generisfané cum aquiuoci$ coin- cidunt , quia ilii$ (ecundu:n nomcn coam- mune
correfpondencrauones diueríz, vt patetex cori natuia dam explicata , quia
primum analogatum inter ca proprie cft tale, (ccunduin unpro prie , & per
mceta- phoram , primum abíolu:é cft tale, alte- rum pcr quandam fi
imilitudinem, & pro- poruonem, primum c(t cale per forman fibi intcinleram,
akerum cxtrin(ccé ran- tum & pet (rmplicein. habitudinem ad illad;vt patet
dc (ano re(pectu medicinz, & diciz, dc ri(u feipeidu hominis, X pra ti vndé
nó (aus coíultó P, Faber in Met. loc.cit ait (anum in otdinc ad illi ctl prae
dicatum varuocum , plane hoc cíl conira rauoncm, & Scoiü ipluinyquitn 2. d.
12. Q.2.ad 4. clarius 4.d.12.q 1, (b H. do- cet c(ie prz dicatum omniaó
£uiuocum verbis ita cxpreilis , vc nullum adanittant gloffam. I:& analoga
proportionalitat;s (fecundi gencris eito talia dicantut. pec inttinfecam denom:nationeum
, adhuc ta quia talis dcno ninitio 00a (umitar ab vnaforma ciu(dzm rationis in
oa: fcdà detis in ungulis illorum ex.iten- non vt Q;nning diucriis, (cd vt A T
De Vocibus twi toportione fimilibus , vt fatis (upra eg Picard cit ,idcó adhuc
ad mag pertinent , quia non eftabitrahibilis ab cis vna cómunis racio , vnde
ncque faris con(ultà hzc analoga reducit Mcuc loc. cit.ad vniuoca, Aniloga
tandem attribut tionis (ccundi generis, quia inccinfecé de-. nom:nintur ab vna
forma ciu(dé ratio nis cx ftente in fingulis , qua de reab- ftrah:bilis eft ab
eis cómuuis conceptus, (pcétant ad vniuoca,vt patet ex di&is,ec- go an1loga
oum, cu'ufcun que fincges neris,ad vaiuaca reducuntur. vcl ad jui uoca iuXta
varictaté analoz;z , nec dari poteit purum analogam , quod nec vai- uocum fic
nec z:quiuocum, (ed med:um., Ke(pondent quamplates Recentiores. cum Suarez
lupra cit. quod licet | actributionis lecüdi generis habeant wai- tatem
conceptus, & toferioribus fuis có - ueniant non (olü sm ;dem nomen , fed éc
(ecundü eandeat ratione;n, adhuc tame vniuoca non unt , quia prater vaitarem
nominis, & ratioa/s ad vniuocationé ad- rc quicitur,quód illa ratio
communis g:ualicec participecurà (uis infer oribus, acqi 1dzó dcfedtu calis
qualitatis przfas — tà analoga , quz comprci:endunt oinnia tanícendenua, nec
poífe, nec debere dici vniuOca, quia ing-jualiter deícendunt ii Deos €tcaruram;
(ubitanciá. & acci* ens , quz euam (it opinio quorundam veteruin [. bae ph
laucll. ftete in hoc, quod pacticipetur fc pr/ás, & polteciusy vaiuoci
vero. q parti- Cipccurc equaliter ,;deoque analogü. me» diare intet vniuocum ,
& z;u:uocum , quia zuiuocum nulio modo participa- . uir fecundum rationein,
vninocam partis cipatur zqualitec, analogum vcró inzqua (ecuad.umn prius , & yo (terius . 81. Scd
hzc ce(poüo ex dict:s corcuit, tum quia Acl. ia definiaone vaiuoco- ruin huius
zz jualitatis , quag dicunt for-- mal.tfi aé có ticuece vniuocationcm ,ncc
verbu a quidem fecit, (1gaum eu:dens 4 vniuocacionean à mplickec »» &
ablolu famptam aó cile accetfariam, fed canum ad va;uocatioaen pertectiffi nag,
&. in pruno gradu ca (upra a(lignaus , Em , Q. Pen mediet analinter
"uniuot-Cortquiu. cft. II. 179hyficam appellauit, tà quia hi talis equa-
ps cflet ncceflaria, fequereur (ait €or)quod nuilun: genus e(fct vniuocum, quia
inter f, «cies cuiufcücve generis da- Ur inzqualitas c(fentialis ob
differentias contrahentes , quarum vna cfl eflentiali- ter perfcátior alia. At
re(pondenrquod aliqua rauo communis poteft inzquali - ter participarià uis
infcrioribus duplici- ter, vcl inuinfecé, & racione fui, itaut sim. fe (it
p.rfectiori modo in voo,quàm in a- lio ,& in vno-cum cífentiali dependentia
ab alio , vel exin(ccé tanum, & ratione conrabenrium, & taliseft
inzqualis par- ticipatio naturg genericg. à (peciebus, que non tollit
vn;imocatienem,ncc analo- giam conftituit ; cum meré ab extrinfeco proucniat ,
fedingqualitas primi generis proprie vniuocationem tollit , & analo- jam
ponit,quia prouenit ab intrinfcca o ratione ipíius natura participate , qua
intrinfecé perit contrabi. per differenuas inz quales, & priusdefcendere ad
vnum analogatum , & pofterius ad aliud in vir- ture prioris ; & ita (e
habet ens.cum cee- teris tran(cendentibusad Dcum, & crca- Rrepecuri coe
accidens, quantum- uis enim abftra&é concipiatur. ratio co- vUs,^dhuc
intali ftatu cft exigitina diffe- réuatüng:qualiü, & iptcinfecé perit hüc
ordinem, per Íe primó cop&tat Deo,& depédenicr ab co rp «reaturas
defcendat. 81 A: hac folutio , ecfrapud multos plaubilis , cx dictis
multipliciter reijci-tur, quia in primis Ariflin vniuocorü de- finiuone nuliam
prorfus zqualtaté me- snorat» qua ncccflaria (it ad «onftituendü vniuocum
fimpliciter,& ab(olucé süptü, Ícd (clan; nominis, & ratiopis.vnitarem
requirit. Tuc quia;fta inzqualitasana- logiam conítituens,qua nimirum proue-
niat cx ipfa rationc communi,& non.po- tius folà ratione contrahentium,
mulas. imphcare videtur doGi (Ti mis virisjno .n. potcft ratio comunis inz
qualiter defcen- dere;nifi aliquid dc fe dicat in vno., quod non dicat inalio
ahoquin 6 a qualiter, g» in vno dicit, cuam dicit in altcrosz:quali- ter
dcícendes, fed hoc flaze non poteft cü eins vDitate & indmubbiltace na
diminu. tà Lüc CIE 5 ybi de (e imperfeétius exiftit, & diftincta,prout eft
in iflojà fc pía, pro ut eft inalio rav;one illus maioris perfe- Gionis , &
quidem intrinfecé , cum talis inzqualitas cx cius natura pullulare dica- tur;
vcl fi eft vna , & quantum ett de fc, ciu(dem rationis in omnibus , plané
quic- quid períc&tionis inttinfece ponit i0 v005 ctiam ponit in alio. Tum
ctiam quaa li ta» lisinzqualtas dcpendenciz , & indepcns dentiz (uffici ad
inducendam analogià y €o quia oritur cx ipfa ratione communi, &
antecedenter cogiratur in ea ante a- &ualem contraGtionem pcr differentias
, quia cx fua natura petit talem ;differen- uarum i litatem 5. hoc totum dici ,
& debebit de qualibet natura En nerica , cum-n. qualibet talis (it per dif-
inz:quales in perfcétionc ctlen- tiali contrahibilis;talis inzqualitas cogis
tari potcrit ín ca antecedenter ad cóira« ; X dici poterit oriri cx ipfa ra-
có»íuni gencrica, quatenus, & ipfa fuapcenátura, SpantemoMaHicacia » età
crigitida pro fui contra&ione d.ffcren- fic inzqualium. Tam deindé;quia fi
dicatur,nec etiam ibet inz.quali- tatem ex parte rationis cómunis à tem
fufhcere adanalogià (ed przcisé ef- fc debere inzqualitatem per differentias
dependentiz , & independentiz, & non. fufficere inzqualitatem per
ditfereotias Ie Quores, & imperfectiores c(Tentia- er fine dependentia,
qualis eft inzqua- litas generis. Hoc
plané videtur voluntas rié di&um , quia nec ratio, necauctoriras ad id
(uppetit: imo Arift. 7. Phyf. 3 4. & 10.Met. 26.0b hanc ter inquit ia
natura generica iam fubeíic, X ratio fuadet , quod qualibet 1ngqualitas in
communicatione naturzy duiuinodo (i pes diffcrentiasc (Fentiales, íut&icit
ad indicendam | lain maie- remsvclininorem iuxtà maioritacem, ee] minontatem
eiuldem; cuim vniuocarione tainen compo ffibilem ; qua de canía fus
praali:goaumus varios gradus vniuocae uO0Di5, gia. "T $4 Altcra vcro
parscócluionis, quod nimituüm analoga non coincidant forme r cuin zquiuocis,
vclwniuocis, led. 1 boc (cniu. medient umier illa — Ó ib omnibus forté etiam a.
Scotiflis rela- tisqui quando negabant analoga efie me dia inter vninoca, &
equiuoca, verifimi- le eft, quodin ptior! fcpfu loquerentur , efto corumratiopcs
quid amplius proba- rc vidcantur. y & ideo infra folücntur cx ea parte, qua
nobis videntur officere ; & facil probatur , quia vtinqait D;odtor , vnitas
analogiz , etramli reperiatur Cum vriinocatione ; aot zcuivocatióne Ih CO-' dem
przdicato: ,'non tamen formaliter cenfandijdcbet eur hac, & iMla;fed fem-
pér manet Formialiter ab vrraque. diftin- €3,& eft iriaior vna .& mmor
alia ; vnde foimalitcr infpeéta mediat intet cas ; cft maior vnitate
zquiuocationis , quia hzc ett vnitas (olius nominis, (upra quam ana ia addit
vnitatéattributionis, vel pro- fóttionis;eft autem minor vnitatc vniuo-
cetionisquia quz furit «mam jer habitu- diücm ottributionis,ve] proportionis nó
€ft neccfie;quódalé liabeapt babrtudmé fecundim eádém rationem omnibus in-
ttin(cCé patticipatam, fcd f; fficit quocii- Que moedo'illam furident y vt
patet i exé- phis dcfanos & rif z»us allatis ; ergo vhitas apdlopiz
vctémediat inter vrram- Y cage: cü vtraque fitcópo fTibilis; Ac- t, qu6d Jicet
analoga feraper in 1€ » eóibcidant cum wniuocts y & e qunitiocis ,
áliataincn (cmpgcr cftlauo vniuocatio- nisya quiGocitionis&' analogia, nam
fi anslogurh coincidir materialiter cosy at- O , idrio zquiumocationis
confittit illa corhnamitate neminis, cur rdtroncs diiicri a brief] GdCtstatie
veró anilegie «onh ti tin illaiualicarque vnitate pro- portionis, docu
ributiomsivni? ad aliud , us illo € Cu-uni B6 mise párticipár; Ayveró apalogum
coircidat cum. vnihos &0s ratios nteccarionis confiftit in 1a. vniaic
roninisj& rationis, analogia vc- tótimlia vnitate ordinis, &
attributionis wnius:adalind , vel plurium ad terum quademper cft miuer-vilitate
vniucca- nonis jcrgo analogum formaliter ium. tim veré n«diat inter; voiuoccm ,
viuoctn; ncc vnquam eoincidtie ; vcl permilceri poflunt , atm confundi (ccun-
dum duas. rationcsformalcs ; - Difost.1T. De Vobis. alc . fcqucnua in pratato
[enfu , negatur; ^ Saclneppolumobijcuur J:pro Tho. quid probare A. "ow 9T
s miftis probádo analogG proprié media? : reinter vniuocum , & zquiuocum.;
nam analoga dicuntur illa quorum nomen « commune ejl € ratio illa nomin fub- :
e$t eademypartim diuer[a y: quiz analogorum dcfinitio ab omvib. re« ,vt patet
ex art. 1.ab initio y ergo vcré mediant inter zquiuoca, quorü. ra«^ tio
importata per nomen éftomninó dis! - uerfay& inter vniuoca quormm racio
eft. proríus eadem. Tum 2.zquiueca habent-- folam vnitatem nominis , vnidoca
preter — vnitarcm nominis habec etiam vniratem- rationis ,& naturz
comnonicabilis, quae « vnitasanalogis jvc fic,conucnite 1 teft , fcd vl.rà
nominis vnitatem jÜ competit hib.cudo que dam;qui nont: . per modum vaitaus ,
fed vcl permodum - attri burionisjytl per m ngr ; ms 1oXta variás aralogia
pedes ^ Tà3-- analogum, vt fic; plura immediate fignie: ficat Iccüridum
rationes diner[as j nod - 7 abíoluié tumptás yy fed vtprope i - Íc habentes;
érgo innü anri E teft cum aquiuocoicountidesc , quódfi- — — gnificat plura fub
pm veniri ari Jit &propote! — hic;abfíque aliqua fh H uonc, & cum
vniuoco ; qrodbgnificae — pita fob vna,& éadém tatione, Tümay vniuocum;vt
Bic; diciccónaemienoáà p rom fub eadcm ratione preícindendi y zQuiocum'é contra
diucríitatemin rasombus prefcindendo acanucnienijà ,' crgo predicatum amas — —
lugum ,quodfimuldict virumque, né€ —— ctiam materialiter potcflcumiftiscoins
——— €idcrealioquin idem praedicatunidimuly —— & [etel pra(cmdercr, &
noti praícindes ret à comucnicnt/aimn commüni tationty ——— aut à diueríitate.
Tüm $. quta Ariflot.a. Meta vbi & Aucr. analorza,qua dicuns türabwno
,&ad vnum spetté conflie — — tui media inter vmbocaj & zquiücéa. —— — ^
Refp.hzc,& Gmiliaurgum: AL rc folum , quod neqecant ataléga cos — incidere
formaliter cuat vniuocis, & e» qQuiuoéss, non veró nec etia; mide -
1ccraliter coincidere poffi utsquare ad pti mum ceneedimus Coníequers cum:
€cn.cndàátc ; : Cuam , » Vn mediet analinter ttniuoc.eo &qHike Art IT. i81
étiam riegatur, quod vniuocum' abíolute fumptum dicat rationem ita prorfus ca-
dem;vt nunquam poffit babere anpcxam diucrtitacem ex analogia cau(atam , quia
vnitas analogiz. compoflibilis eft. cum vnitate vniuocationis abíoluté fumpcz ,
folumq; pe: cum vbitate vniuoca- tionis pur. Ad2.& 3.patet peridé, Ad
4.vtique ipfamet ratio vniuocation!:s .à . diverfitaue przícindityat non ipfum
prae dicaum vniuocum (nifi fic parum) quia poteit effe fimul analogum, nec
im.L; cat vnom , & idem pradicatum importare Conucnientiam , &
diuerfitatem (ub di- &erlis raionibus, analogiz nimirum & wniuocationis
in ipfo coniuncta. Ad 5. fi : tadocent Arift. & Aucr. lequuntur dc analogis
formaliter,pon materialiter . * $$ Secundo é contra probatur cüSco- tiftis
analogum in nullo (cnfu mediare iter vniuocum,& zquiuocum ,quorum vnicum
fundamentum cfi ; inter conua- d Coria nullum datur medium; vniuoca , &
zquiuoca funt huiu(modi , ergo &c. maior patet,probacur minor,quia vniuo-
ۈ dicuntur juosum nomen cid commu- ne,& ratio base eft eadem; a.quiuo
nocnett commune;& ratio fubftanciz non cft cadcm;at habere ean- dcm
rationem ,& non habere eandem ra. tionem contradicuot . Et Confirm. quia.
intet idcm ,& diwerfüm, idem, & non id non cíl darc medium,idem cnim ,
& d uerfum (unt immediate oppohita circa €15,10. Met. 11.fcd definiuones
vniuo- «orum ,& zqu:oocorum dantur per 1íta immediita,crgo &c. - Relp.
hi Scotifiz hac ratione folum probare contendunt analogum materia- hter fomptum
non mediarc intcr. vniuo- — €um; zquiuocum, cam libenter admit timus ;. at b
quid amplius probare intcm- dunt, nimirum , quàd ncque formaliter poffit
mediare,eis non ailentimur 5.408. y vcra à £coco rcccedunt qui loc. cit. ma»
nifcfié docct vniratem analogiz. forma- ltter mediare intcr vni veu,
vniuoeatuio- ni$,X 2:,ujuocauonis, vt minore ifla , & moarcIem illa. &
coim rauo adhoc j/ro- bádum ingenue aliud non conuincitquà gcpez ki non poule
prgdicatum ,oy fit pu- Logica . ré analogum,& veré medium, intcr vni-
uocum, & zquiuocum , fcd'omncanalo- gum, vcl ei'« fimul zquiuócü ye] vniuo-
«um;quia hec 16. medista tunt, cü quo cà flat, uod rauoanalogz reperta «um
vnivOcationcaut cum c.uiuocario- ncin codcm pra dicato lic adhuc. forma- liter
ab eis diftinéta, ficut & eius vnitas y ncque id atlercre cft aicdium
conftituere inter vniuocum , & a quiuocum quate- nus contradiétoria , vnde
hzc ratio bene concludit conira Thomiftas ,qui admig- tenics analogum purum rc
vcra medium conftiiuunt intcr. conuadictoria. Ac de yniuocis,equiuocis, &
analogis rur(us re« dibitfermo difp.a.Met.q. j.art.3, — ^ QVAZSTIO vI
Explicatur natura Denominatiuorum ; $6 Vm ex di&is 1. p-Inftit.tract. i,
c.3.in finc term nus denomina- tiausille tit , qui formam fignificat per modii
alteri adiacentis , informantis , & denominantis, (cu qualificavis, &
rale fit omnc «oncreui accidentale, fübftantiale vcro tunc Alec Mri nomine
fignifi- catur adic&tiuo , (equitur omnia concre- Lus ree cffe denominatiua
, fubs ntialia veró nonjniti ofignificá- iur nomine adic&iuo , & ficut
predica- tio denominatiua , licet diftingui foleat in c(lentialem,X
accidentaló,in quibus.f; pradicatum dicitur de fübic&to, vel in a e efTe
ntiale,vel accidentale, vt notat &or quol.3. O.tamen proprié im- portat.prz
dicationem accidentalem, & non nifi excenfiué effenialem ;. fic etiam
denominariua proprié 1mportapt cencre ta accidentalia, & (olum cxtenfiué
etíen- uialia in quale quid prz dicantia, vt notat Mayton.(uper pradicam. paflu
3.& Bras fauol.in q- 16. Vniuerfal.ad prinium, Dcnominativa igitur proprié
dictané- [6 «ercicra accidentalia dcfimic Arift, in anrcpra d.» (int illay
Quacunque ab ali- a jolo di|jeremtia caju fecudum nomé bent appellationcni , và
Gcammatica Gram maticus;à forticudinc toruss cuius. dcfiiitioaisintclligétia
eacft apud expa fitorcs paflim » qp denonriuatiua qua sé- Dd pet. 192 Difput.1.
pet funt concreta; cü forma denominan- tejqua femper cít abftracta , conueniant
in principio nominis , quod infinuatur pet ly fecundum nomenbabent. appella
ti0nepi,& diffcrant infine, & termina- tione,fcu definentia
eiufdem;quod innui tür pct [y folo cafiscr. cadentia nominis, vndc poítca ad
foluendas difficuliates binc emergentes diftinguunt tria deno- minatorum rà ,
voce tantum , vt ftudiofusà fludio,retátum, vt ftudiofus à virtute, re, &
voce fimul, vt cayde qui» bus exemphficat Arift. & hac tantum, ihcuiunt;
Philofophum dcfinite quorum etiam plures affignant conditiones, $7 Diceodam tfi
cfthanc denomina- tiborum definitionem non ita mcré grá- maticalitcr intelligi
debere , vt ctiam fa- tetur Arriaga difp. 10. Log.(ec. 2.(ed logi € explicandam
effe, & quód licét Art. dcnominatiua folum accidentalia. defi- nire
inténdat, vt ex cius conftat cxéplis , poteft tamen tota definitio intclligi de
dcnominatiuis ciiam cflentialibus; ita is docet Scots q. S. przdicam.&
q.18.pre- dicab.ad tertium, & in 2.d. 12. q« 1. ad 1. &
quoad primá partem. probatur cóclu- fio , quia fi ita intelligi deberet hec
defi fiitio,vt comuniter explicatur, multa dc- nominatiuz przdicaupncs de medio
tol. lerétur,vt à mufica mulier mufica , & à virtutc hon:o fludioíus,nam in
priori pra dicationc eft consenientia in principio, & fine vocis, in
pofteriori differentia in principio, & fine. Necreípondere valet tales
przdicationcs non cfle dcnominati- uasrei; & vocis, fed rei tàtum. Quia
etfi dc homine fludiofo à virtute fic diéto id admitteretur, de muliere tané
mufica fic dicta ab arte muficz id nequit admitti , quia í(ccundü Grammaticos
genus nomi- his hà Variat nomen,vnde aliqui fatentur hat,& fimiles
predicationes vcté cfe de riorbinatiuas , & conucnieniam illam in finc
vocis non efie neceflariam . Deinde non (folum nomina adic&tiua à fubfláui-
uis abftractis derinata dicerentur deno- minatiia , (ed ctià cafüsobliqui nomin
$ccuam plura adueibia à nominibus de- 1iUat2; 1llj enim cum reco. conucniüt in
poncgio vccis, & dificium in fine, vt pariter ifta com riuátur 4 «tà c
oftiatim. Tande fi accipiéda cft ifta dc-. finitioifi fenfüquo qelím
explicatur, fas. né concretis etiam fübftantialibus nomi. nc quoque (ubftantino
(ignificatis. ueniret , nec videtur, per q dcbeat accidentalibus coat Gari ;
animad, ss hue stia cum animalitate, & omo cum bumanitatre 1n principio. :
finc vocis ficut albus cü i Rui dem prorfus vanum cft , quos it ali-- qui;pcr
particulam illam - ficari formam denominanicem efte de effentia rei denominata
, dc px " x cft,proprié non dici uid aliu ipfa,& r ef c ESL Minas
animal ab aninalitatezHoc parum valet tum quia exponere ly a(iguo pro alio eft.
meré voluntarium dee eX« pofitione bymanitas cit alia ab hoe ter«- - bomo;quantum
fufficit ad formang. enominantem, alictas m requifita inter. formà
denominantem; & rerminum de- nominatiuum cít | cretoy quz in propofito
verfatur vtique. intet illos términos , quare magis coní« ees P. prafacum
definitionis (« uicur 2 ayt. cit. qué fequitur ^ diíp.9. Log.:ec. 2. qui
cócedunt hac efie. denominatiua ex vi illus definitionis fic intelle&tz ,
—À Mass & $8 Alioigitur igno, in sé(u magis logico dolci iEE fata definitio
cam Scoto loc.cit. d tantur Ant. And.& Nicol.de Orbcllis, & alij Scouifta
inexpofitionc huiusdefmi- tionis in anteprzdicam.& cft, quod cum. concretio
formiz, & nacura alicur fitcle duplex, vt Do&or wei 16. vniucríad
1.& 1.d. s«)«1 B. dlia ad (üps pofitum eiuídem natura , vt homo, alia. ad
(oppotitum alterius natura, vcl (ubiee. &uin,vt album;ita caus, fcu
cadentia for. mz ad aliud poteft cífey vcl icut aceidem. tis ad (ubiectum, vcl
(icut forma ad ups. politum eiu(dem nauwurz,vt Scotus docet: loc.cit.in 2.d.1
2.9.1. I. atqueita per cde. fum, in pratata definitione dcbcnius ine Wl. l'rere
non de(itionem nomini sfed ca- poc fabie&tum,fea (uppa- fitum alterius
natur ,nó autem propriz, quia fic effer denominatiuum effentiale , & potius
pertineret ad. przdicata vniuo- a,cü tamen hic Arift. agat dc denomina tiuis,vt
ab vniuocis diftinguürur ex di&is q»4;at.2«dub.4 ita exponit Do&or hàc
przfaz definitionis particulá q. 16. cit. vuiuer(.ad 1. q» 8.ad 3 &
Maaritids q. 13. Quàd autem sr nomen habeant ap- pellationem,non dcbet
intelligi quafi per | fominis dériuacionem ab alio, (ed portus uia icantur sx
nomen taatum dere enominata, appellare enim uandoque accipitur pro przdicari ex
2. Topic.cap. *2. & ita explicauit hanc particulam ipfe- met Philofophus
c.de fübftantia,dum di- cit differentias effentiales non pczedicari .
dcnominatiue , benc tà accidentia de fuis fübic&is, quia przdicancur de
illis fecun. dum nomentantum , & non (ceuudü ra- tionem, .i.
accidentaliter, & non etfen. cialirer ; ybitamen adgertendum cft, 9 quando
hic dicimus formam denominà- tem debere effe quid accidentale ,nomi- ne
accidentis intelligimus quicquid non eft dc e(fentia (übic&ki , etiam(i
materia- liter, & entitatio& habeat rationem | (üb- ftanciz , non enim
minus; denominatiua eft przdicatio ifta Corosa efl aurea, quà bomoefl albus;«c
ex profello probabitur infra cum de accideate przdicabili dice- mus;ita quod
se(us definitionis fir i(te, vt uocat Dor,de Magiftcis , quód denomi- natiua
dicütur ca nomina concreta , quz à (uis ab&tra& is diff-tunt in modo
(ignifi €ádi, qui c(t fignificaré per modum adia €encis S m illud qomé
adie&iuü habcat virtatem dcaominádi,.i,denomi- varigé prz dicandi dc
(ubie&o, & haec & fuit Aucrrois opinio in epitom. in lib. cuius
verba refer: Bra(au. cit. . 189 Exhis veró duo deducitur, vnum - cow anui
dcfiaitioné dc - somintiuis c catialibs applicari, vt fa cit Do&or a.d.
12:q. 1. eit. ad 1. (quz erat altera conclu(ioais pars) quia euam 'quid
huiuímod: ,*t à fuis ab- fica&is dittinguuntur, cadunt ad aliud , &
ajiud conccipan: ; f. proprium (uppos .pomenbab .in(inuat , ^o Bud VE de Nata
Diseninriurum. — 283 ficum, vnde à fuis ab&ra&is dici poflunt folo
differentia cafu difcriminari; (funt etiam dici ab eis appellationem ise s
fecandum nomen, (i huiufinodi appzlla- tio fignificet, vel. (olam nominis
deriua- tionem , vel modum praedicandi in qua- lc. Altecum eít,duas conditiones
ad dc- nominátiua tequiri, prima cft , vt conuc- niant cum formi denominante ín
inci« pali fignificatione, fecunda , quod diffz- rant in modo (ignificand:, nam
cum om« nis (orma accidenralis , quz in (ubie&te eft; dupliciter (umi
poffit; vno modo fub .propria con(ideratione , contemplande nimirum ca
zantum,qus (ant cius , & ab- ftráhendo ab orani co,quod non eft ipft, fic
vcique in abftra&o figaificabitur pec feip(am: altero modo, vt informat
fuübic- &um,& (ic in concreto fumitur , ac de- nominatiué dans nobis
1atelligere (ubie- &um,non quód fic per fc dc intellectu ip (ius,(ed cá
juam ad quod intelle&tus eius dependet fub tali modo concipiendi » quare
ipfain abftra&o , & denominati- uum ab ea in concrero eandem ferm ;va
fignificabunt,fed fub diuer(o modo có - fidetandi; & hz duz conditiones ex
ip- (amet Denominatiuocam defiaitione P Escprk Apc ex eo; quàd fecundi t
appellationem. , hoc eniaa uód conucaiuat in principali figaificato tormz,quz
przdicatur; & ex eo » — folo cafu differunt, infinuatuc diucríus
tignificandi modus, .(. concct- nendo fübiectum, vcl abftrabhendo . 9o Sedquia
Denominatiua funt dupli cis generis,alia per intcinfecá denomina- tionem, quz
(ümitur à forma intrinfecas feu inhaccate fübic &o,quo modo paries dicitur
albus ab albedinc ei realiter in- haréce jalia per extrinfecá;quz (umitur à
forma in alio ubie&o , quo modo paries .dÉ vius à viionc,non in ipfo , fcd
in ocu lo exitente , quz diftinctio indicatur à Scoto 1.d,30.q.2«& quol .
18. R. & Bo- nc.in fuis Foraalit » Hic dcfiniantur (o« lum denominatiua
primi generis quic- id dicat Arriaga cit« cam Caictano ; quia conüderantur pec
cadentiam tormz ad (ubie&um,quóà d intciaíccé dc» -mominat,nó vero "
wd ad aliud, Equod (olum refpiciat in ratione termini , ac proinde tantum extrinfecé
denomi- net , tum quia denominatio extrinfeca et(i vera fit à parte rei, nihil
tamen reale, & phy ficum ponit intermino, quem de- nominat, yes extzin(ecé
cantum ilii at- tingit per (implicem refpicientiam y atqs idcó denominatina
huius fecundi gene- ris nequeunt conuenire cum forma deno- mináre in principali
fignificato , cd eam realiter non importent , vel participent , fed potius cius
terminationem ad aliud vt ad'tetmínum , hzc autem erat vna exconditionibus
requifitis ad denominati- ua,que hic definiuntur. Verüm tamé eft banc
dcfinitionem illis etiam' applica- ti poffe , fi vcl. puré grammatice: expli-
cetur cum communi, vc! per cafum intel- ligamus nedum inbzlionem ad fübiectü,
fed refpicientiam quoque ad terminum . Scd adhac ad maiorem denominatiuorü
intelligentiam duos fübinngimus articu- lus ad [nh quz (ionem attinentes.
ARTICVLVS PRIMVS. tn denominatiua vniuocé predicen- «4r Cr num medient inter
vntuo- cay &quiuoca. 91 Voad primü
Scotus 1.d. 8, q.5. Qs Ad aigumenta apin.oppofit. in finey& 5.d.7.3:1.
D.& 1.d.3.3.3 $.Co tra iftam vod rcreliouptd cipe negat przdicari vniu
inatiua de fubieckis , & vult effe cantum iva €a pr&dicata (quid autem
interfit inter vninócurm przedicatum , & vaiuocé pra- * dicati oai qu.
4-att. 1. düb. 4:) aflcrit efle vniuocá przdicata, quía pras- dicantur fecundum
vnitatem: noiiinis ^& rationis , vtalbur de niue , & Cyono ' ncgat
vnitioce przdicari;quiaratio pra. dicati nó eft dc ratione fübiecti . Ex: ália
parte Caict.Soto,Santhez, & alij; recen- ' tiores docent vniuocé praedicari
de fd- 'bic&is,nón quidém ceritialiter fed acci dentálicér tácumjiüqdiunt
vaiuoódé prai- dietis predica dei cium, : stor dels fci predicatur omen abl,
& cius definitio, ptirdicatur camen acci" ipte "A-———— ÉA
deatalitét ; suitsbeokue sciat Cátroaer(ia eft de folo nom in rc conucniunt
album praedicari de nis uc, & Cygno(ecüdum vnitatem nomie. nis,&
rationis , & Scotus appellat przdicacü vniuocuim dumtaxat , ipíi voe cant
praedicatam etiam vaiuocé dia " accidentaliter támé, vade przd:cati vni»
uocé fumunt in latiori. figuificadone quàm (amat. Scotus, Do&or tamen mae
gis petipatetice loquitur , nam Arift... dc (ub (t. dicit (ecundas (übftantias
vnip. uoce praedicari de primis, .i. fecundünos men;& rationem, accidentia
Piden [it przdicari vniuocé , quia pradicatur « illis tantum fecundum en ; crgo
iu; phraim Arift. cari vniuocé- pluribus eft przdicari de illis effentiali- tet
fecundum vnitatem nominis ; & ra» in rigore negari. debet | tis,&
afleri c(sc pdicara dütixat vntuQCa. 91.Qnoad Kiner viui. aqu re vera medient j
ca; Mi- tuoca;an potius po mene ec- p tum eft formaliter nog coíincidere, funt
- enim diucr(z intentiones, & dioer(zr rae —— formales: finguiorum 5-an
vero "tmáterialiter eciam mediare dicantur, ifa 'quod dari poffit.
predicatum puré de» nominátiuum; quod necyniuocam , nec zquiuocum fityait
Do&or cit, «d. 8. qx 3.quód de praedicato. vniuoca. dupliciterloqui; vel
incelli catum de pluribus e(fenti2 Lm vereint iesnau Ac priditinits de MCA gei
ce d 'dum vnicatem nominis, & rationis jmori inter vnioocum,& zquinocum
, noníge lum fermáliecr ) (edéziumiagia ir er, z: (t aui | rsen MP
amioemherecri pradicec tionis, quarc melius loquitür Scotus , & -
Pdicarivaiuocé defübiedtis denomina- — — $.PLDe princ fignific.toncretatcidem.
Ae. T1, — 28$ altero illorum femper materialiter. co- "incidit, cum
vniuoco quidem ; fi dicitur de pluribus cum vnitatc nominis, & co-
iceptus,vt album de Cygno, & niue; cui; «xquiuoco autem , fi de iliis
dicatur cum nominis , fed non conceptus, vc viride di&um dcherba, &
Iride, aui col- lo Columba inquibusre vera con cxtat talis color, fed tantum
apparenier fecun- ;dum cómuncm opin. Hinc habcs ; vt do- «ct Ioann.de Magift.
cap. de Denomin. licet omne prz dicatum fit vniuo- €um, vclaquiuocum,& nó
detur mcdiü, .3nodi tamen: pradicandi abinuicem ci- fentialiter diftin&i
(unt tres , quia omne przdicatum,y cl habet, e rationcm Ateípcétu corum , de
quibus praedicatur vcl. non, fi (écundü; habetur modus prz. 4icandi zquiuocé ,
fi prímum; hoc con- ipgit zuplicic erba vcl ita pra dicatur, "et illarauo
fit eff entialis (ubicéto, & fic Dabctur modus przdicandi vniuocé , vel
3€fi extranea, & accidentalis fubicéto, & habetur modus pradicandi
denomi- 'patiué-mediüs inter. vniuocé, & a:quiuo- cé ptradicari,vt Delphin.
cap. de vniuoc. s bac cid catioyrt notat Mcr cur Arift. pofuir denc gine art.
1. Form ad übiedia di módos elu, 4). 4 | 2 221, 3uU
2212943 no ARIICVLVS de. 'be principali fignificato concreti at- "^
eidentalis; C7 Yadice vnitatis, aut^ i — pluralitatis eius. oM $3 pu andeno- 4
jminatiua, qua funt concreta ac- &identalia , principalius fi gnificét
formá, vcl (abie&um , quod ctiam de.concreto fub(tantiali quati folet in
ordine ad fup pofitü propri naturz. Certum cft apud emncs in hoc dubio , &
colligirur clare ex Arift.7. Mcl. 21. concretum acciden- tale fignificare imul
aliquo. modo for- . mam , & (ubie&ium ad diflcrentiam ab-. firatti ,
& ctiam concreuim ipfum fübe flantiale fubttantiuum;vc homo, lapis,fi- azul
cum natura fuppofitum, Ícd difliciluiscit , ao virumque impor: o, o egiea. cres
prindpalitersan potius v; ü pri 11:17 ,akcrum fccundario ,& quodnam ex abis
lit f gn ficaumn primarium,quod- ue cc npOtz; tun « Et quamuis Aucr(a qe .1 cgi
cCt.3. cum Eoníeca $. Met. c.7- G. fleet. $. yclicconciciom nedum fab- , (ed
cuá accidentale vtrumg; fi- guificare per [e dircété, & intriufece ; id
Aamcn omnino dici.non potcft de cou- &rcto praícrtim accidentali , quod ex
rcbus diuerforum pradicamentorü coae , ex quibus conceptus per fe vnus Keri
ncquit,vt docet Scot. quol.13.$. De terio principali 4.d.1. q.2.. & q. 8.
vni- nerfal.& pradicam. & alib: fz»pe ; quia gcnus; differentia ad idem
debent fpes are prasdicamentum; A ccedit,quodita dicendo, concretum accidentale
femper erit ens per accidens, illud enim propri dicitur ageregatü per. accidés
ex Doct, , quod dicit plura diuetfz ratio- ,nis, vt plura funt , i..zqQué
principaliter, €ü ergo concretum accidentale veré dee finiaturyin przdicamento
ponatur, de ipio (cienria inftituatur;ac paffiones de- montirentur, vt inferius
videbitur, dicé- dum cftquod vnzm naturam princ ipali- TEE COpOUSQ NC ali
(onpolet y Doc enim nó praiudicat natura entis per fe vnius » .. 94 Et quidem
fi dc cócreto urbes mut, vt propolitioncm ingredi t cfL.cognofccre , quid
pcrillud fignifice- tur, Tes connotcuir,nam pofitü à par te fübic&ti
regulariter. fignificat (ubie- ctum, & connotat forman: à contra ve- 10 fi
ponatur à partc pra dicati »q ita probatur , primitas fignificati in no- mine
nonatrenditur ex primitate (ccune dum rem , (cd ex primizate 1mpofitionig ipfius
nominis, vt docct Doct.cit. 4d. 1, S2 G. & q.8, pradicam.ad 1.vbi ait ge
hignificare cit alcjnid. reprafentare ex jmpolitionc nominis, itavt nomen ex
ine tentione primi inftiwuentis ad illud (igni licandum fueüit impofitum ,
conoo! verà cit aliud. dare inceliigere. modi figoificandi principalis
liggifigari 5, lic cit; quàd quando concretum fe cnet €x partc przdicauin
propolitiopovt ci dicimus homo cft doctus ,aqua cit cali- da; paries elt albus,
maximé intendimus. Dd à pa 236 Difput. 1T. dicare formam de (übie&to, &
non ubiectum dc fcipfo , al.oquin vt norat &or cit. q 8. pradicam. fen(us
illarü prorofiuienua; etict nugatorius,quia po- rationcm €oncreti loco nominis,
idcm (ub:c&um bis diceretur; fcnfus .n. cflet, aqua cfl aqua calida y vl à
expli carciur, e(d res, eut enscaloré babens y propolitionon eüet meré jer
accidens, quia non folum «alor , fed etiam enucas enunciaretur de aqua ; € cont
a vcró cü € tcnccá parte (ubieétis vt cum dicimus alix eft. rigidums wowjicus
adificai y vtique actám zdificandi,& frigus inten- din.us jn a dicare dc
fubicétis tcigoris;& mufsz,& nonc ipfis foim:s. Vei. tamcn cfl
concrecum tàm fubftanuale , quam accidentale cuam à. parte (übicéti ! arise eta
€x vi alicuius particu- aut predicati adiun&ti deteruinari ad fignificandam
formam;fic cum dicimus, wibum efl. per fe difgregatiuum v tfuss €x vi particula
per fe bgnificatur. for- ,quia illi, & non fübiecto pcr [e com- petit
proprietas illa, & cum dicimus Ho- ye ejt vifrbilis , tale praedicatum
deiet- igat fubicótum ad. fupponcpdum pro forma, & rátura,non pro
fappofrto,quia bzc piojrictas cít natura ; pon fuppoli- ti, vndc vt babcan.us
rcgulaut géucralt , diccre dcbenais conctccuac hi ,ropoli. viónc fignificare
iuxtd cxigenciau vlte- xiuscxccenilycum qoo comunbstt.r, 9$ Difficulias;gitur
precipua cft de «Ocrcio in fe, & abioiuné Füingtos & Aui
&cn.i.p.Log, c. dc proprio, quem le ui- tür Hurtag.diíp. 9.1 09.cc 3.
Arti4g. di- fj.1.ib Summol (cct. g. docuit Bguifica- ae lubicétum; &
connotarc formam 5 at Oppobtaicritriua nempe banificare tor inawi, &
ccnnotare fubicétum cíi cónuu nis,quam docent Auctrocs 5. Met com. 14. Alentis 7.Met.tcx.3. Qq.3.& tCX« 14
Aurcol. 1.d. 4. 1. p. ast, 1. Scotus q.8.cir.
przrdicam. 1. d. 8. q.i. in finc. & d, 12. 91.5. I4 d qua fttonct. 2 bius.
« Met. Q9. Lara. 2:aptepra dic. $. Duiottat ir». 1- Antv And.c.de Dcnomio. D.
hom. $. Mctciceg.tes 3. Xa keriecdec. 4. & 1. — act. 3-& qu. 16. ari.
$« Sot. Caict. ' "Sapcb.& alij m LogicayX n.anifcíté do- De Vocibus .
vagi I1, cuit Acft. in przdic. cap.t. vbi ait deno-- minauua, fiue concreta ab
abítractis dif ferrc Jolo cafu, crgo non differunt ip fi guificato penc fubit.
:oft medium ait fignificare fo. qualitaté y hoc ctt principaliter importarey
juod ree" petit s. Met. c4. & 1: Foft. 5 s. archbane, alb.m cft
Lgnumscfle per accidés, quod nó cliet , f1aibum primario fignificaret
tubicétum, & 7. Met.à «ex. 12. oftendit. concteta accidenuum defimiri per
fub- ftantiom per additameni 1. tanquá aliquid extrin(ecü non per fe to durend
» ipcé&ansadcorüiptelle&um ,(&«ap.de — qualrate ponit 1n
pradicamente H * tatis concretum cius, cüm: dicam fubft. repor €dum fuic
&um cffec principale fignidficaui dcm vrgcc mant. fla rauo, nam f cate cti
inielicétum conftitüere in dicen. principaliter figoificatur y. ^ paliter ob.
jcirir imelie&tuiaudi denomina jripgpalitet obrjonun telic&ut formam ,
€um Al j dicant, & in propria t pecicl fcrunt à forma , nifi cafu, feu in
iub;cétum logicaliter, & teimt vocis grammatical "Conc hánehefol ds
Tum quia rd pi cr gr dicitur in reci o , cum. cxplicatur, - Icd concretuíin
DIRE ücfiniur | lubicétum in re&o » & fouman im — obliquo, vt sibum cft
rcs habens albe- . dincin. ] um 2,cadem (unt. principia cos fütucrdi&
ditlinguendi , & di m o | ferc ab abtiracto: piaícrum perlubies — —
&um,ergo yim 'Juu.g:concretumdacit — — tormamaX (ubictum,cr5o«uod prince ——
paliusctt, principalis tgnificatur, ded — fols Gn principaluuseficum fitiube —
— &c. d um 4. concretum fup ponik. pro (ubicéco;vcinuimnt Suo muliltzy&
— nos 1. p.ipftitradl, 1.c. 10,.crgo lignificag. Íubic£tum,quiaid tupponi, quo.
mime ficat. 1 um dca;uu; ait Hurrad. » v. g.foru.am perte pgnificat y haec
[e5uo Femasm cft aibum , ic "1 dcoctctpomuni eji albeao babés jubieo
(odium, P A 1 Ttt QVI. deprinc faguificzancret. atcidém. etl. — xp wh, vel.
vaita [ableGo , quz cxpoti- tiofal(a e(t, & in olsns , cum potus fic hibzat
expoai eff pomum »aam al- bedini , velbabens albedinzm. : 96 Relp.al 1. q101
eftvaicum fun. dumeacnun Adaer(aciocim. l'acir. c c.ex Scoto 1-d.4..]- t. in
fiae, cuim dicitar, al- bueftees hibeas albezdiaz n , non eife per (e
iizaificiti expeefTi aen, (ed po- tius quandam no ninis explicatione, qua
vulgas vcitut , vade magis pcoprié dice- retur, 194 a/bu ett albedo exiiteas ia
(abiecto, h ac có ültà ait A. nic.in Log. traS. 12.4.7. dub. 3. acc. 4. illun aon
ede am rcgulam cozno(ceadi principale fignificataia in concrets , &
conaocati- uis , qnia vaiaer(alitet concceta oma a , etian 4uando expce(ie
ttint pro foeni, petuat ex eoram muucali conttitucioae defiairi pec (ub:edtam
ia cec », quare, » veta cegla coli;gead: (1gaifizatü prin- cipaleecit acédzcey
quid. conccecam re- pczíenet cx Impaliaiaae nom.nis , Sü- mul (te vcco .a
j2/anc ex hoc, 4354 có- cretü explicecae, X re(ola itat pec fübie- Gum ia
re&o , noa bae dedaci ipía principal.us iign.fi acis fed raacu n q104
conctetum or» ipfo (a "ro. for. na, pro illo enim 4:cicur aoinen fü poaeco
apudlo ian, [19 0 impoctacar. - gacccto, u pol otax arc dla d aoa cas im e
poctetar 10 aom natiao. Vol deam «ó- ceifo ,-j19d coaccecam dicat rubiedbin
idecét» t in a»iti nariao ca(a, & rorimi in obl; quo, uacua sgindag cítelle
idem d cece dli yudaa ceto , & dicere ali jid focimil|ter , vel de
principali tigaifizato , & rac(aseifé idem dicece ali juid in ob ; liquo,X
dire&g ali uid m itecialiter feü pro'conaocaco ; ino cócingere porefté quod
aliquid d catur in cccto ,& tic cou nca n, ili | iid: 05:320, & (it
prin. cipale figaifhizacum, vade bic videtur có tcouerlia de a9.n'n5. Ad 2.
potius ett 4d oppolitum, nam vau u coacrecü dirf«cc ab ilio, vt albü à airo
pertForma n, noa per abie&am, & ex e», quod cocrecra à (a0 abikcicko
duferac pec (uoizctü , a0. béne deducitur: fabic&uin: pciacipalius . fi
mificaci , quia vc dict «n «(t ex Avi(t. concreuum, & abátcact un n2a
dufccqar ponit, & ao pro. dum in rc figaificatay fed cantum in mo 0o ü-
gnificani concretam cnim ,nó quidem ex ipf1 nominis impo tione, fed ex mo-. do
(i znifican !! princip is fignificati dac intcl'tzere fubteS.rm. Ad 5. negacur
có- fe. entia , quia priantas (1g vificaci qoa attend tuc ex primirate fecun
tum rem, [ed ex primitate unpoficionis,licac caün figaijcarum no:ninis non
pendet exna- tura rei, fed ex imponenus intentione, ita & primaciuin
Gigaificarum em cadem, intentione peadcet. Ad 4. quicquid (ic de antecedente
ncg tut. confequentia ex Scot.q. 8.predicam.cit.ad 1. princ. diffe- rü: enim
fapponere ; & (iznificare ex di« is r.p. Intticloc.cic.vad: cecasnas (uj
pouic vtique,quod iizaificat, fe! nó fem per fioponit pro ee,quod (ign ficat,
fed interdum pro eo , quod coanorat , & dat, ia:ell.gerc fecundatió, vt
patet in (appo fiti0nc per(onali,m uaterm nis cóma- nis(apponit pro in ,quad
camem non fignificat , (ed iácum dat intciligere fecundacio. Ad 5» nencro
illocum modo- rum expori debet. illa. propofitio , non primo ,quia albedo i
tata in cócres to przedicari dcbet de (ubie&to: per ad'acenus . , &
informantis, , q bon habet, dum ja ab trato» profcriur, & eff-ccac
defabicdko jne que (ecuado. quia dicendo pomdin efl wait, albedi n:yaitt babens
alisdinem , «cl fen(as e(t pomum efl i44 «04 efl album Vigaifican do per ly jd
m zeáere » aac regii V ipfum 'übiectum ,&ruac propoutio elt nugatotia vel
aoninxé. pct accidens. y vt dicebamus; vel fenfus etb; pougam e.t vnitum
albedini, aut habens alb:diaem ii. pomo inhxret alosdo, & h c eit verus:
sélus in cigare logico, (cd (ic pecatbü né importatur fabiectü in cezbosfed
ipla foc ma albed:ais , nó quidé ia (e fed per mo- dü adiacéas,&
infocinácis, dz modo des fiaiendi concteta. vide dif» fact, t. qe t. 97
Scdaihic ina exti dubiü;zadé fainatur vanitas , vel plucatitas coa-cett y aà ex
parte (oc ne, velcabedt vel veciaf quz (iml ?: De coaccetis 1cid ncalib is,
& adicékiisngn ct gcauis, didi zuttas 0 nncs.n.in hoc congzatre vi deacany
daa ialimodi concreta waren: uinsre y X Dd 4 pla 188 Difyst. 1T. pluralitaté ex
parte (üb:e&i,vndé (i ea. dem albedo eílet in pluribus. fübic&is
abísluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fipluresalbedincs torent in
codem fübiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità inter alios docet Scoc.3.d.
6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi
(olet, quia ci nomen adie & uvm dicat formám pet modum adia- «ntis
sübic&o , maximé determinatur pcr ipfum fobicétum,quod magis,& pro-
declarans Do&ot r.d.12.4. 1-$. inxiá quafi ionem ifiam ait, quod nome
adie&timum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum , cui adiacct, &
non alterum adicGiutim quia folum fübftantiuum na- tüm eft terminate depédenuam
adie&i- , non autem adicctiuum , nili fub(tan- titié (matur , cum autem
accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi fübicdto,quod afficit
fequitur, quod ter- tnitins numceralis düostria fcx &c.tribuit eficGum
formalem numerationis iubftà tiuo,ad quod rerminatur,nóadie iuo vt poté
impotenti ad tertninandà eius dc» endentiá, vr dé fi vna albedo efict in tri
bor (ubic&is;tría alba dicerentur, quia tà tiomcn nutictale tria: quam
album lunt adic&tina ;& idtó anibo cerininantur ad terciam, f. dd
fübicétam, & illi ccibuunt fum cffe&umtormalem 5 qp c in caíu fic
ctiplex uia etiam erunt alba de rigore [c isjqua ctiam rationo,fi plures per-
fore diuirg candom aítutnerent hamani- tatcm dicecceaiur plures hümanati ,
& in- carnati :é contra veró fi plurcs albedincs eficnt in codem
fubic&o vnum duntaxat diccictur album, ficut dc £1&to vnus ha» bens
multas feicntias cft vnus fcicns , ait ipcáor quol.cit.& (i vna perfona
diuina plures afiumérec humanizates , dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus;
vous incar nauis,non plurcs.qua. do&tina cóa.mu- niscít omnibus ScoufUs,
& probatur à Molin.t.p.q.36-art.4. difp.2. Catil. lib.r. Introduct.tta&t.1
c. 5.& mulcis alijs. 98 De coctetis vero lubflarialibus,& fubfiantiuis
cfl maior difficultas, & «qui- dem aliqui totum oppotitum docet cius, quod
dc accidencalibus, & adicétiuis di- €cbamaus, n, vaitatcm corum , & Ln
N HO 1 De Vocibus, — plaralitatem ex parte forme fümi debe2- reob eandem
rationem ,quia cum nom&: fubttantieum d:cat formam ad modum - per fe
ftanus, maximé determinaturadie; — Cuum namcrale pet ipfam formam , vn dé
(1icadem diuina. pcríona pluces affüs. meret humamtates ,. dici deberec homines
,tà Vafquez 1. p. difp. r $$. €. & alij quáplures, qua videtac fuitle nio
Do&totis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné- illius quzfiti,an :lla perfona dici
deberet-— plures,vcl vnus homo,remittit ad eayquae- dixerat de pluritate ,
& vaitate concreti: in 1.d.12.4. t. ex regula auté ibi wadira.— de termino
numerait , quod séper tribuit ^ — cffcctum formalé lquodtermimiteins — —
dependeotiam , manit-fté deducitur , « £D ad n attiplicationeni conc ceti le T
lis (ufficit fola form» pluralitas ,quia ^ elt apta terminare dependentiam
termi- )^ ninumerzlis;jearationeomnes feré Sco — tfl: veteres Lichet.Batgius,
Baifolius ,—— *. | &alj,concedüc incafupofito perfonam; ———— illam cte
plures homincs , M» non determinat (üppoti el ubttan E tiuam, cui im diaté
adinrgitur ?qdod. - Y in propofito cft ly hommes , & nc folum 99 Scd licét
prima regulade. cocretis- accidentalibus,& adicétiuis data fit vniie
uerfaliter veta ob rationcm allatám y &- etiam altcra de concretis "us
, tubitantiuis quantum ad vni rum enitn eft folam vnitatcm forma in- fi
luppofita fint multa, vude cres períong" Diuinz vnus tanium Deus dicuntur
ob. Hoa formz,& naturg € tamen quoad alterá parté , A tolafote — pluralitas
fufficiat Ta rali; LE cocreti fobftancialis: fine j(üppo pluralitate , quia
vniucr(alitet vera eft als la Scoti regula dc concrctorum. multi plicationc
tradita loc.cit.im (dip in 1 .& d.8.q.vn.F.& Rol. LHax dae. pe,quodad
multiplicationem «onctetoe& — — non füffrcit (ola mulaplicatia fote . | : ed requiricut ia oo pe fupe. — — pofitorumqua
ratione ncgat 4.d. 12-0. I, ad s: Patschti Dininis daos irincia | piaylicec
habeat duo prinripia prodoGti- ua; «41 de princ fuif. comvratid.edt.H. — ato 1
3.d.6. q. 2. Chriftum effe duo nca- traliter , & mafculiné , & quouis
modo , vnde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur
vna fubftantia, & vnus viués ob vnitatem (up politi , qua ctlam rationc
dicendum eft, quod (i Ver bum plares affameret naturas hamanas, nó effet plures
homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiftz recen tiorcs,vt P.
Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- nc, & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec
ndere valet cum Bargio 1. d. 12. q. 1.ad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam
de concretorum: multiplicatione valere folum.de accidentalibus , non de
fubítantialibus.. Quia Do&or in 3. d.8. q. vn. illam tradit de'concretis
quidem accidentalibus, (ed labftantiué. fumptis , ficut (unt pater, filius,
cau(a, principium , attifek , opifex , &c. hzc cnim conccceta accidentalia
, quia fubítanuué dicuntur , zz quiaalent fübítantialibus, & terminare:
poliunt dependentiam cuiu(cunque adic étui, & tamen Do&orait , quod
homo. . habens plures pateraitates, vcl filiationcs dici nequic plurcs Patres,
vel plurcs Filij Ob vnitatem füppotiti, ergo regula illa dc mente Doctoris
cenet euam im concrc- us fübItantialibus;& (ub ftantiuis,nam fi de folis
accidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater exérmus duo prin-. €ipta;duó productores , & Chriftus duo
viuctites,duo entíaq cá negat Do&or-.. "100 Cà vero alij Scouittae
dicebàt cx tegula Doctoris tradita de termino nu- mcrali in 1.d. 12. q. 1.
neccfTarró deduci , quod cadem perfona plures aiumés hu- ianit césplarcs
diceretur homincs; quia cum ly bowiines (it fubttantiuum, termi« ntc poteft
dependentiam adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcráris ,Occurrendam
cft , & dicendum vuq; ter- minare potle , (cd novlumaté ficut quà: tita$
terninaré potctt dependentiam al. tetius accidents (cd non vitimaté, quia.
ádhuc ipfa dependet ad tubttangiam , ic etiam in ptopohto concretüay. natur y
vt homo,vtique terminate pocc(t dcpen- dentiam adicétiui numeralis,(ed quia
ad-- | hucipfum depéder ad (uppotitim, quod. concernit vagé,vt omnes fátenur ,
etiam Do&or 3.d.6.3- 2, D. & de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare
nequit abíolu- té, & vltimaré,fed tantum cum witeriori dependentia ad
(uppotitum;ex quo fic,vt euam in cócretis (ubftantialibus , & (ub-
plurificatio (eri neucat y nifi ad(ic plarificatio (üppoüitorum , & hac cít
ratio à priori, q21 optimé infinua uit Franci(cusà Chüíto in 3. d. t. q. 9. Quando
dixit, quod nomina concreta ét (übítantialia,yt homo,dicuntur in plura- li
pluralitate tàm formz, quàm yu te ti,quia bgarfican: formam cum habitu- dine ad
fuppofitü;vndc ad hoc,quo 4 tine ies homines , cequirun'ür & plücc&. ,S
plura (uppo fita . Soluuntur Qb ict iones . 101 ntrra ias rcgulas obij- e d
CAMo ka. concretorü accidental; ü, & adicctiuorü (ola (ufficit
(ubie&orü pluralitas , ergo in diuinis rité dici po(sét tres aterat,tces
immCü,uresomnipocentes, quia funt tría ; fuppolitay& (i ad ynitatem eorundé
con- crecorum fufficit (ola fübiedti vnitas , & (i forme. (int plures, tunc
omnia accidé- tiasquz funt in eodem fübiedo , habcrée eandcm vnit:tem, &
facerent idcm con- Gretum, v.g.in lace album, dulce ,frigi- dum cil edic vnum
,'& idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifla. Conícquencia funt
£aliarjquia & Dj Acdhan.in $ymb.ac- gat dici polic trcs etcrnos y'rrcs
immcen- 105, & cit.couumugis omn:uim fenfusal- bum, dulcc, £rigidàm iu
lacte ctfe diucr- sa concreta ob folam £ormaruu diucríi- tatem in códem
(uübiccto . Refp.de rigore (ermonis d:ci poffe in diuinisucs ztcrnos, ues
inaen(os, &c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf etfc rcétus ,
quia cum careamus proprijs concreus igbitancdiuis ; qualia a» forent i;
Qimenítor ,(apientor az: 99 (unc in víu coacrera £plà adicctua (umunus ,
fubttantwe , X.ideó cin vna nic ececnt» tas iD tribus,vna immceníicas,voum
dici- mus tcrtium, Don trcs eccrnos c. Ad aliud , dumhic lo uiui devnitate »
& . plu-alitare concretocuim s fzcino ett concretione fccundum
ligaificauionem P euit-elu(42* foi, n1 1t non ininipli- cant forme ni mu
ciplicécicíasieX, ; quibus iahazent , qu:aip(e Crema ex. (e concrecionem non
faciuaz, (2d caciaae fübie&i , & 1d:9 etta lac ticdalce. alb, frigidam,
nontamzn dicitar pluca qa- lia,(ed vaam quale ; età h»mo ic Logi- cus,
Gcometra, Theolozus, nonta.nea d cituc plures (ciences,f«4 vaas (ciens, Secando
, fi ad pluralitae m cóo:ceto- rum fabftaatialium ,& (uüsttantiuorum nón
fufficit fola.forimz placalitas , quia concreta fubítanciale adhac 4e»cead zc
ad (uppoiium , & - idt dependencia terininare debet adie&tiuum
pluralicacis, eadcm racione (ola toc.nz vaítas ad vai- tatem coacreti
(ub(tancialis aà (ufi ier, quia cum dependeatia ad (ap jo (itum tec minarc
debet tàm adiectiuum maltitu- dins, quam vnitatis, & ideà ti func pluca
füppo(ita, X natura vaa , non poterit cü veritate vnum dici concretum , ficut
cü vcritate dici plura ne queunt, i1(appoli« cm cft youm , & nacucz places
. 102 Refp.negindo paritatem,ni vti. que poteft conccecum fuo (Eanciale deter
rbinare 4b a4iectiu » vairatis pra(cinden do ab vlteriori tea dentia &
dependzaiia ad (appolitum , non aatem (ic ab adie &i- vo multttad'nis; (éd
racio d.(p citatis o8 cadem aff:rcue ab omnibus ,' Auería q. 23.Log.(c&. 4.
in finc an jc poci(Ti nin ritionem hairs rei eife ipfam vta lo- quendi,quo fact
im cftvc hu:uiinodi có- cre finzularlter dicka 2a ficea" , vel vnicatea
formasvel (uo /tft :acize, & (ap poticiy plucalicer autem dicti (nifi :eac
pluratitacem vcriufque. mul; Arlgc va- tio non (atdistacit, quia nezare quts.
»of- feccalem v(um loqué 4i 4pa4. 0.nncs ac- ceptum, a0 eciam ad nifa ceae
nacced dererationem huius v(us, quirce non (ic abafus. [d20 Suarez 4. p.diíp.a
7. (eb | 2. hàc reddit vacio iem difparitatis; ad h»c vc aliqua finc vod,
(u;dizit, qu04 in aliqua ratione va:aatuc, vcp ic in ilia cacigae , per qua.n
(aat vam ; adhoc voco vc (rat: plara , in. aulla vaicace ao(5tacé. d :bzac.
con.cnire, quia aalcic119,ca n ac ida. quod diuilio opyoaitur vanitati, vc
ergo: Coucret.aaun malcpliceatc s : necede cit ,. 4$o0 50 Difp I. De Fodbu s 00
Eh q1012mn9,& (mliciter omia plu« .. rificeatur ; & nalla vaa raria
cemanear. Se4 neque hoc (ansfacir rar quia pocias, te$0ppolica udo (ehibsc ,
quod plus ad vnioazin , feü vattaté ceqaiicac, quá. ali viazn , 6 malacuduen,,
vadé. hono , & : uas (imobeicer p'aca dcaas tu^, etiam^ hibeaa: vaitatein
Zencricà s. & vaitas velat perfe&io ». & (iaplicitep: boaa pcocedic
ex incezra caia. y diuitig. aucem, & mlitudo jue vecgitad mnalü,. pont tex
quocua jue defedtu , ci : 3c noa ett verum in coactetis- accidée! libus , quz
plurifican:ur tiae I forinz : Quod (i dicat ia (abiticialibus (aaé priacigi ' hoc a.cít,g» quzcicur,cucfola
vaitas for-- mz oos a4 —— Mesi P talibus , & aon fola pluralitas eiufdé a;
plucalitacé,cur que conctecü (ubltancile. term:aare polit caa veritate a uü.
vaititis ftace (appo ticorid glucali auté adic&au a plucai «acis (tàce te
(appo(ici cu a ola. malticadiae formas, I:a que prz:tibit. dicere cation bod
gm! fcciminis, cuc ex E IM tiale dstecminari ab. ad edito vnitaus fiuc
vltecioci dzpendentia ad luppalita,, — — non (ic ab adiectiuo. matita Timis;, «
ey quia vaitas.pecciaec ad aatara nm - 3 ad (upoo ica, haec .a.ia nataca vai P
tur, aacucain illis maluplicatarsqda; —— etiain catione adie&tiuü mulcicu
dinis tele E buicuc concreco aatucz ,vc C1pponirpet- - , (oailiec,Adie&t 4d
vecó vaicaasvctup. ponic limplicuer; & ids dixit Porph. luces h »niges.
coa? nacurzs dicivaum. 2 niaé ; à.az igicur eit, quod cócterum fubitàciale
decec ninici po:ett ab adie Ciao vgitaus p^;elc:n dead» ab vlceciori d :pend
:ncia euis ad (uppofiid nan vec ab. adiit: 10 0 ilcicu dins quia (ubhoc, ;
adic&cio peeiecoimn refpicic (üppolisas. —— | 103. Szdd.ces, fi à
ek,ecgoPatety & Fias iaxliatots po:eru 1. dici d 10 foi E ix ratoccs s quis
c(ü. cogcecü i at epamad (appo icm » 44m JJ 10 fü paticay que (piranz. íg«acg
indo c [equzat.a m, quialieécex ex parte, qua — — coacec ai 409a iitu n v. pa
dent dici c (pitatoccsycain za ex alio capice, jai 9 .VI.Depiiné-f erf
amecacciden.eti.1T. dnfeimmcearate nat n4 fl iai natcac- pendentian. terminj 11
0.c18/5 ad.cQu- ui, quia eft lubtiant; tum; à vs pirati- qa tantum vna c(t in
lairc;& F l;o.vt do ct 1 heologus ,' ideb «un. veritate non potefl
iufciparecflectun. torn.le adie- Gui nomcralis ; b) cuccx alio capice Pa- ter,
etiamfi babeat «uo punc:p:- produ. &iua, non potcft dic; duo prod« étrcs,
quia et(i adit pluralitas formae » dccft ta- amen pluralitas: füppotiiocum.,
& haec eft gatio, cur ad pluraliratem concr.toi um accidentalium , &
adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicétorum ,& ad piura- liratem
tubftanaaliuai vtrag; tequiritur uia ibi [olim fubie&um tcrmunat de, é I
adic& ui numcralis , cum adie- €tiuum nullo m«cdo tern.inare queat , hic
veró duo forma nen; pé , & luppofitum, hocvictmaié ,illa non vitimaté. /(
Tera atguit. Arriaga cit. veritatem predicationum, & n ultiplicationem ter
aninorum «oncretorum, ncn ex formali fignificato eorum auc ndi dcberesied ex €0
, qj importe tori rcélo , & hac róne ait ccrcrcta accidentalia vnitaté
lume- ze,& muluplic: enm ex parte [abiti precisé,quod im; port«nc in rcQ'o,
non cx parte Wa pis, ean llam fignificent de formali,cum ergo «oncreta
fübflantialia ex nacura, & lubfifl entia dicant in rc &to naturany
& in cbliquo fubiificuam , (e- quu ntcctlarió €x pra dicta resula , cp in
cocé fuppofito dug lublitierent na- aura s v. g.humaniates,ulud dici deberet
phucshomincs qu'a plures nauiras ime yorterct in rcéto, Et num.62. av fal. m
lie rcculam à robis traa;tani quod no- mira non:cralia coniun&a cócrcts
fub- ftant iuis muluplicant formalcg& mate- riale; quia non.cn pe»foma cft
concrcium fubflanuud , & tbinomenpumerale 1lli adiundt à r6 mulujJicat
formale) X ma« teriale illus ignificatü,aliàs dü dicuntur tres diuina perjom« ,
t multiplicatetür Aininitas, Qcll materiale illi? iignificati. 104. l:
efy«ócrceta accidentalia nume- rariad numerationcm fübiectorü pici- /:88 , quia
ipía (cla fübie&a verm;nant dc- pendentiam adicétiui nümeralis , & hac
tit ratio propria; & à priori , & quia in concretis (ubftantialibus tàm
forma,quá (uppofitü terminát, idco ad coi requie zitur multiplicauor € vtriufq;
muluplica tio. Neq; «x hac regula fcquitur cá dici- mus tres diuina per/one,€t
diuiniatem .mulcplicari debere , quia cum ly dium ncmen fit adicétuum , nequit
tci minare dcpendentiam adieiui numeralis ; fed terminatuf ad nomen pe» fora ,
cuius ti- gnificatum, nimirum fobiftenuá multi- plicat hegula veià ab ipfo tradita, vel non cft ad
rem, vcl pronob/$ contra ip- fum concludit, quod fi in codem fuppotà to Plotes
fubisfic: rét nature;illud dici de- beret vnus homo, & non plurcs,quia có-
erctum quoque fubítantiale , ficut acci- dentales pai tg per loppofirum in re-
&o , nam homo cfl habens homanitas- iem, ficut album eft babens albedinem.
DISPVTATIO TERTIA De Ente rationis , eo fecundis Intemionibus - Lan? ad
Metapbyficam [pe&at tra& ave de ente vationis perredu-- ionem ad.
ens$realesy quod eft proprtum eins obiectum 5 vfus tae men apud multos
snualuit, vt ifle iratiatus Logice demandeturs, ph € quidcm rationabiliter tum
quia cognitio entiszationiss? fe- "Progme«ium quia adbuc mogis de eruit
Logica ab. Arifl hr | -cupdarum intentionum valdé injeruit Logtce im fe ,»t
pord p 2] muli um. 1sat direti ionem: op ji nationibus rationis melius
dinifionibus, € argumentationibus , vt «onflate x die eratiomum iuicllefi Ws. »
ves n. percipiuntur ,7 cómodiws TE Uo Difm.IL. Dente vátioirt ^ 1^ Tub terminis
fecundarum intentionum eft inflitutay wt niagis patebit ex dicendis bis igitur
de cau[is communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , cr fecundis
intentionibus: / QYvVEASTIO IL 4n detur Ens rationis , C quale effe babeat 73
Omineentis rarionis || intora fua latitudi- ne intelligitur, quic- | quid habet
effe ali- quo modo dependé- "terà ratione ; quod ^ quidé potcft tripli-
citer contupgere , vt docent Formaliftg nollri art: 1. Formalit;
&-colligiur ex Scoto 4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó
effe&iue, feu caufalicer , quia nimirü per verum,& phyíicum influxum
&aüfatur, & producitur ab intelle&usqua les (unt atus intelligendi;
qui effi ciütur àb co . Sccundo (übie&tiui , quia (obie- €t ur, &
recipitur in intellcétu , eique adbzrct, quales funt ijdem actus denn fant
u$,& orones habitus rege quate- srecipiuntur in intelicétu, eique tan- Quam
fiubicdó adherent. Terr;ó obie- ué , quia obijcitur inteHeótui; fcu. ab
iótelle&ü cognofcitr, qualia sit omnia , qu£ ab iatcl MS » Vt fics adh
iciter in hoc vltimo fenfu porci "y ui nderc' in'(uo cfTeà ratione , vel
ità qued babe: et illad cffe , ctiamfr intellcétui-nón ob'jcerctue y vt ienis,qui
eft calidus; licét à nob:s nó co- no(ceretur,vt calidus ; velità quod non rez
illud eile ; nifi obijcerctus intel: * lectuisfed intantum illud babet, inquan-
tum ab iptclic£turcognofcitur, cuius co-, gnitionc ccífüme ftatim edanetcicy vt
An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi quatenus rali modo apprehenditur
ab in- tellc&u; & hoc cft illud ens.rationis, dicitor babere efie
tantum obie&iué in intelle&u ; qued dicitor.ens fi&ium à ra- tionc;
& de quo queritur in przfenti, an dtbeat admitti,quo ctiam admiffo dubi-
tatur deindé quale effe (it ci tribuédum . 7$ Circa primam qualiti partem entia
tationis; ac teundas jnccnuones yidéuur. negiffe Mayroriquodlib.7. Ioann. Gan.
dau.lib.2. Mer.in fine, & lib. 4.3.6. licer non fibi cohftet 6. Mct.'q. 5.
Bernardiis quidam Mirandulanus in expolir. przdi- xam.& Vallefius controu.
10. Phyticae, Oppofita tamen fententia e(t communis omnium feníus,qui
admittunt, & paffim fupponant cotia rationis ; fed adhuc nom omnes
conueniunt in altera quz fiti pare te,qualenam effe fit eis tribuendü ; dam
enim quibufdá entibus rationis tau- tum deferant , vt eis concedant effc for-
male,& act&ale antecedenter ad omncm operationem intelle&us,
iraloquitur Me dina 3.p.q;3 f«art. 5. dub. 1. ad 1,de illis entibus racienis ,
que habent fundamen- tumin rcbus, & Fonfeca 4; Met. c. 2. q. 7: (ec. 9.
& li; g.c.1$-q4 feci. de illis rc- lationibus qua ex denominatio fültare
videntur , vt fuiit relatióncs Creatoris , prioris ; & po- füerioris , ac
aha confimiies 5 Alij veró etfi fateantur; orne ens rationis quaptá ad exiftentiam
abintelle&u prorfus pene dere; adbuc tamen aferunt habere (aam 'eflentiam
independenter ab eius opcra tione , fccuridü qnam rcuera dicitur pof. fibile
effe'in intelle&u, ticut ens reale. » pcr fuam effentiam dicitur. poffibile
cffe cxtrá intelle&um ; Alij demum ftatnunt ens rationis penitus ab
intelle&u depen- dens quoad omnc (uum effe, non folum cxiftentias,led etiam
effentia . 15 Dicendücft pto refolmione quafi ti quoad vtráque parté éns
ratioris orri- ninó concedendum efié , nó tamen in. co. feniu,vtante acr
aliquod cf- fc formale , & a&ualc habeat , fcd ita gj emnc fuum effe
a&tuale accipiat à ratio nc.Conclufio quoad primam partcm eft communis
Gracorum , Arabum; & La- tnorum, vt teflarur Carrarius de primig
princip.vniuer(. Log.lec.7. nam Auicen, 1.lug Met.cap.2. & 3. Aucrrocs 4.
Met. cóm.2.& in Epitom.Log.cap. vlt. docét logicam efle de fecundis
intentionibus: , boc idem allrit Anonim jn b prs alij paffim, xta - fufficere |
.& Porphytius in lib. peedicam.in- og.3. & lubícribunt Latini famofio- res
D. Thom. Scot; &gid.A lbert.Alé (is , quód (ola Antiquitas fufficere poteft
ad oftendendà huius co- clufionis veritatem; hanc Suarcz proba» re conatut
difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Acift.teitimonijs, quz ad rem non facc- re
oftendit P.Faber 4. Mct. difp. 4. c. 1. fed Ari(t.pro hac ftare (ententia
manife« fté demonftrat famo(a illa iun - in anima, & extra anim, quá fzp:us
ipfe tradidit, prafertim veró C Metin fine, X lib. 1 1.(um 3.c. 2. vhi p ens in
anima ex- xofitorcs intclligüt ens ronis ; przcipud tus in-1 .d. 36, q.vn.
F.fEt Mayr. ipfe nó abfoluté negat entia rOnis, fed un di- fputádi gratia, vt
jp:elttat in fine quol.é. - 4 Probatur ctia ratione malcipliciter; Tum quia
multa (z pe cogitamus , ac ti e(lent,qua tamen ncc fuat, ncc cfle pof funr, yt patet
de Chymera, Hiccoceruo, fimilibus,ecgo cum aliud etie non ha-. cantjquam
cogitari, & tamdiu finr;quá. diu cogitantur , veré (unt entia rationis, .
Tüquia cüintclic&us concipit negatio- nes,priuationcs, ac exttifi(ccas
denoma-. nationcs,eas vtique concipacad mo eat cü enira cius Trpo adzqua- tum
(iot ens reale , nibil concipere pot y, nifi ad modum veri eocis., vndc
tenebra, inaere, cacitatemn 9culo concipit per modü.qüarundam formarum luc ac
po tentis vifiug contrariatum, hoc aute eft efformare cns rauionis, Tum etiam
quia experimur aJiquos actus, quorüi obicéta non (vent à parte rci,vt cum.cquum
ratio- na|em concipupus , & Angelum.sorpo-. um, naro harc obiecta, equus.
seti eun rational AC anaclus €um corporco,,nó funt à patte rei ,necef. fc potias
fetaneré ctt etdunc i intelic&u fingenic cquuairationalem,&. apngclum
corporcuia. Tutn.denique quia * toc Arii. Logica plena eft his rctminis sies
ubiseiums prx dicatum» » vnucifale, S bmulibus , qua. ATGUORMS.;. . 0 2005
ndent negantes entia rationis; s equum r. onalcm.a , & milia gonci- /
DuefkE cn dein ojo Plon? pit , non vti jue pettalem actum. € oaci-- pere quid
m; & ápparens , quod di- catut ens iationis, fed concipit vstam, &c:
realé rationalitaté;vera & rcalé corporei tatem , quam in alis rebus
coznofcit ; &' eas incentionaliter conne&it cum equo , &
angelo,atque idcó* nunquam dari tale: ens racionis , quod cx parte obic&ti
actui. fingenti corcefpoundear.Sed haoc folurio- né opcimé confutat Atriaga
difp.6. Met. fec.1.nu. 10. nam quando intelicétus affe! rote ex rationalé ,
angelum corporcü],: plaoé non pradicat rationalitatem , quae conuenire (olet
indiuiduis humana na- turz,ncquc corporeitatem conacaienté& rebus
materialibus ; (ed aliam con(imilé, : quam fupra numcrum.catum , quz (urié
poffibiles, fingit iatellc&us, ticut (i Tho miftatcnens (ub fpecie
Gabriclis vnicü tantum índiuiduum cfífc po (fibile, conci- et vltra iitud adhuc
aliud c(Te poffibi- »tünc vtiq; hoc aliud,quod conciperet , non cítet
indiuiduum ip(um Gabrielis fed aliad fi&um; & repugnans in eius s&«
tentía , itaigitur in propofito cua alis. rationalitasdi(tin&aab omnibus
ratio | humanorum indiuiduorum y illistamen con(imilis; non fit rcalis,fed
fi&a , & chymerica ,. quastdo.concipitue equus rationalis, &angclus
corporeus, ve. ré eflicitur ens fdtionis .. Accedit , quad: etiam admifTa ea
folucione adhac no eui tatuc cris rationis, licét enimrarionalitas: equo
applicata effer realis, adhuc vnio rationalítatis cum equo eflct omninó fi«
&a,& rauonis. Quod (i intlcs intellectis illis extremis ctiumapplicare
veram. vmà nem; quas ince alias fes experituc «Non adhuc eu:tatuc.ens cele quia
(alti applicatio ilia obi "plius yaipnis etit rationis, & ficta quia
applicatur re« bus inudibilibus.:: «3. idtrtana 5$: Quo etiam ad alteram patte;
cons. clufio cft. communis y.& eft pra(cntiay Scoti quol. 3; A. vbi docet
.cns mci rms: habere iptaséisé heroe) lecka.co Mie derante'in I.d.56. q«và- F.
S4 G, ape? : pellat illud ens ià anima, v jin Lern animam un Jn cífe:
actualijquàm in elfe po(Tiüilis tam qup ad eiie cxiteatic quàm cflentis ja
quodé : omnem proríütteilitatew , & exi(ten-- tiz,& cflentiz, &
1&a1lem, & poffibilé negat Door enti racionis, & ei dama. Xa:
tribuit e(fe obic&tiuum, sin quid , & - diminucam,quod aon hibecur,ni(i
beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.4. t, art.1.diferté docet
pause ha berc eife a&uale,& formle,nifi cum ia. tcliiguntuc;&
mauifefté deducitur ex p fo concejxu entis rationis, id enim incel- ligimus per
ens rationis , quod omninà contradiftinguitur ab ente reali ergo nal lum effe
formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us , nam (i aliquod tale
ha - bereuprofe&o ab ente reali nó effet pror Pire tg Pet quod excluditur
inz re(pon(io , & aliorum dicentiü bancrationem folum concludere , quod €ns
rationis in a&u perfedto, X comple- €o pendet ab opere tatelle&us ,
quod tá prazcedere poteft in a&u imperfedko , & incompleto. Exploditur
hec folttio;quía fi aliquam realem actualitatem, quaatá - wis imperfe&tam
antecedenter ad. opus intelle&us haberet ens rationis, (ané noa e(fct ab
ente reali vadequaque diftin&tü, ncc propcié effet ens cationis, quod ideà
dicitur rationis , quia mullo modo poteft effc in adtu,nifi pec opus
intelle&us .. Ec hzctatio nedum p. de efc cxiften- tiz (vt nonaulli
re(pond&) (cd ét de cífc. effcatiz ; tum quia exiftentia proportio- natur
csétiz,vt eius, vade ex cà- ditione cxiftentia arguimus c(fentiz: có- ditionem
à pofteriari , ergo (i exiftentia entis rationis prorfus ab iatelle& pea-
dcoidé dc e(sétia dicendi eric; & proc- füs itcacionabile e(t alicui a(lignacc
cf- 'ntiam realé inde cxiftenciá ratio - nis; tá quia exti aliud non e(t, quam
ipüus c(fentis a& 1alicas , ergo fi entía. rationis hibent exiftenciá folu
ab incel- lc&u,idé crit de edeatia diceadà; Tà cà- dem, quia hzc ip(a
ctteffentia enis ca- tiodis, quod ncc fit , nec e(Te poffit ciccà eperacioaem
intellectus, & hacde cau fa dicitut ens racioais , im3 (i hiberer e(-
fenciam cealem, iam quiddicariue , & foc malitec eas ceale (orzc, X aon
rationis. ,$ la oppoetitum obijcitur Primo pro. Vio ca: ;atiogis adinittiad
debzrc, Tà Difp. HL. De Entebatiinte ión 0] quia ulla potet illius aifigazri
c30( 25 hzc .n. prz(ertim deberet effe. intelle. Gusyt hic eft cauía realis ,
& caufat ase« dia a&:0ae reili,ac proindé cffedtü (em« per
actiagitrealem . Tum 1.quod eft im- poffibile, aon poteft concipi, ncc mente
tatelligi,quia intelligi (equituc effe, & (o lumens reale et obiectum
adzquatum intelle&us , (ed ens rationis et impoffi- bile realiter,etgo
etiam menraliter. Tá 3 implicat obie& um in intelle&u , quod noa ptius
fit intelligibile , quàm iarelle- &um, quia quod intelligirur in a&a
fe- cundo, fané (upponitur intelligi bile ine a&u primo ', at cale foretens
ratioüis ex di&is, i daretur, Tum 4. implicat dicere illud hibereeffe
proprium , quod tátam fingitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- fe poffir,
quia quod tantum fing itur,aec cít,nec datar. Tum 5. (i a&ui af cmandi
angelum cfe corporeum nderet ex patte obicái vnia fi&s, effet aus ve
rus,quia afficmaret , quod veré daretur ,' nam inter angelum, & corporeum
datur vnio fi&i , ergo vt fic fal(us , deber inter ea concipi vno realis.
Tam 6, no poteft. daci medid inter ens reale, & puri nihil, —
conttradi&orià opponuntur , (ed & atetur eris racionis, inter illa duo
media- rctuon .ni. cffet ens reale, vc patet, neque puram as Js. Pes eec
intelle&1m . Tám deniqae quia ho» De Aperiri videtur toe dtap , vel faltim
vcilitas ad res veras declarandis , & do&rinas capiendas; ecgo &c.
7 Refp. perfe&kim hacá difficultarum folutionem pendere ex dicendis, quantü
ad MM petit, ad r.dicédum eft in. telle& im eife" cau(am efficientem
entis ratióais,noa tatien propcié;& in rigore di&im qus .(.vecé, &
phytice iafl aat ia cife& 1m, (icu: .n. enscationis non habet effc vecü,
& ceale , ità etiam nequit effe cif :& 15 cau(z vec, & realiter
inllaétis , nec ab intelle& 1 pendere pec realem , & phyficam
a&ione, fed (icut eft casfecua- dim quid, & veluti vmbca,&
timilitado entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur fie« ri,& produci, vt
Scot.docuit 1.d.36.q. vn.& 2.d.t. q. 1. & fulias explicabitut infrà. d
z.ncgatar affumpcum , bos ia NR * . : EAS CUNEP T £z wt Quaft: Le detur
ensvarionis: 255. 0o gsíehabet intelligibileequam poflibi- refle&itut
attingendo illam vaion em am omne poffibile eft intelligibile,. vc fi&am,
iP ille verus cít. écontra, cumpoffitintelle&us in- ^^ Ad é.negatur minor,
nà vt docet Do-- geros& cogitare,
quod nec eft , nec e(le«. Gor quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- poteit; ex «o
autcm quod cns reale lit. tur in rigore pro co» quod veré, & pro- dsequatum
intellectus obicótum , collis; prié cft. i. realiter »vel faltim fic exittcre
ons rationis non e(ie perfe. poteft, & nihil,prout opponitur enti: hoc uté
intelligibile, fedtantüm in. modo fumpto, & fic ensrationis eft pa- "Tute
, quatenus nequit intelligi, rum nihil;quia nec realiter eft neque. fic. iad
modum ipt i Le & hzc. c(fepotcít;vel nomen entis fumitur ma- eft propria
ciusintelligibilitas ,vrinfrà | gis ample pro co , quod cft vcl inre, vel
dicemus. Ad 5. verum eft formaliter, & — faltim in apprchenfionc;nihil
vero; prout . a&tualiter ens rationis non prius habere; opponitur enti
inifla amplitudine, & in | lc intell le quam intelle&um; vt . hoc (eníu
ens rationis noct purü nihil ^. notat Scot. d, tq. art. 2.G. quemfe- |
fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur quuntur Cun .ns ic 5 fed hoc non di. ens
proprié,& in rigore, & nihil (umitur : . .. €irur, quia abíolucé
loquendo nullo mo." amplé pro co;quod negat quodcunque ef;
dolitcognofcibile , antequam cogno- . fejiué in re, fiué in apprchenfionc,&
ic o fear, nec poffit actus (ccundus vllo. ens rationis cft medii inter ens ,
& purü. .. modo à primo diícerni, quia faltim vir- — nihilquia ex vna parte
non cft ens rcales ialiter in fais cau(is pot dici prius in- — ex alia nos
caret quocunque effe ; quia bile,quam intellectuoy, imo ctiam — habet cffe
faltimin intelle&u ; hinc tamé: inaliquo fenfu formaliter,&
a&tuali«; non fequitur effe medium inter contra» hoc dicitur ad denotandum;
9. di&oria quia ens reale , & nihi! hoc tet- - in fe
cognofcibile.i[ecun-; tiomodo fumptum non contradicunt, vt: le&
actualesquam..— bené notat Amic-tra&t.3.q. 2. dub. j.
ab: " inofci elt de — initio . Ad 7.neceffitas, Salario vdlükim iden
mendciesnotio inpefedo cóc lo potentia non an ene . dimodo, (pé .n. nequit
intelle&us nos: ... a&um, quaratione in Deo potentia ad; (ter concipere
res,vt infe funt, & ità có«. . «xiftendum non abfolute dicitur prace- .
cipit cas per comparationé adaliud, fin-- * .—. dere aGium exiftendi; quomodo
autem — gitque relationem rationis,vbi r& veraza 1 fakim virtualiter in fuiscaufispoflitdici
/ nonc(t, diftinctionem, vbi nó reperitur, etiam, & inaliquo fenfu
formaliter & — iuuant noftrum imperfc&um iutelligen- : |. aéualiicr mox
dicemus , quz veró con- — di modum , vx bené difcurrit Smiling. ' TN Miidcbici
Poncius difp. 1. Log. q. 1« tract.3.de
Dco vnodi(p.2. n. 175. —. «oncudit de các fimpliciter, quod eft. alteram
coaclu(ionis partem,probando , proprium entiumrcaliü, non dee(icfe« — vel
omnia, vel (altim aliqua entia ratio- idum quid,diminuto, & abufiuo. Ad —
ríis a&u dari citrà operatione inielledtus, aliqui magaificiunt ; vt notat
Tum uia nullo operante iptelle&u dan-: —.- Arriaga cit. rcdargutionem
inuoluit, ná J turá parte rei caciras in oculo , privatio", 'inante
concedit illi a&ui vnio- — in materia; parits viíus, L'euscrcator X^. £ ncm
fictam corrcipondere,quamdeindé — fimilia;qua profe&o quidpiam reale
poe" E negat in coníe.jüente ; vndé ibibené re-.— fiiuum poo important,
(«d rations. T* torquetargumentum;correfpondetigi- —2.quia entia rauonis prius
babét e(l ine tar illi aéui vnio ficta, (ed quia fingiur, | telhgibilequàm
intel ctum, & prius ef- Ad & cócipitor, ac li rcalis edet, idco actus —
(e po(fibile, quam ad&iuale, nàam antc.juà: : eit talfus, quáde vero
jnteliedtus denuó — ad modum cuui VapcipantUr ped196- fic cócipi,& vernm
eft dicerc antc ope- - zationé intellectus ens rationis effe pof- .
fibile,& poffe per cum beri, Tom 3-ens raticnis cft prius cognitiene
if'a,pcer quá €ognofcitur, ergo nonhabcet eife folum : qu.tcnus cogn. fcitar,
Proba. atium- pt ex Arifl. 1,de Anima 3«vbi ajt obie- €um efle pr:us adu
imipfam tendente ; ac ei'am ratione; juia quelibet potentia «cgoiv ua foppon:t
obiectum, in qued fe Taur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus
fupponit coloremnon veró illum ef- ficit videndo. Tum 4.ens rationis dcbct cíic
al'cubi fubie&riué ; cum non tit (nb- flantia per fc fubhiftens,fcd nó cft
fubie- €liu£ :n intcke£ti, cum in co lit tantum Obicétiué , ergo fubic&iué
erit jn rebus ipfis,de quibus pradicatur ; quod etiam tus inhinuaust q.- 9.
przdicab. & in 4. d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum $.dà- tur
propofitiones effentiales dc ente ra- iionis atepna veritabis ex parte obice »
n6 minus d de ente rcali crgo ficut inen. 1€ reali arguunt efientià realé,in
qna funr datur ralis veritas pracifaexiftentia, ita & in cnte rationis . Tü
tandé fi efe entis. rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poteris dari
gradus genericus fine fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in
communi, & non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem
ratio- nc porzerit dari fübicétum fine paffione. E efp. ad 1. negando enumcrata
ibi entia racionisformaliter , quauis ,&. «nua realianó (int, nó protinus
infcren- dü cfl effc eniia rauionis , fed effe nega» tioncs,X.pruariones
rcalcs., vt süt venc- brz,& cceitas ex Do&tore 1.d.23- q.vn. . «l
denominauones rcales exuinfccas y wt Dcum cffc Creatorem y pariciem vi- fum,;rt
docct idem 1.d. 30.q.2.nbi in cal. c optimé notat , quod quando aliquam, necat
oncm, & denominationé dic: aus 'elic rcalem tunc realitas determinat rá- wm
cempofitionem,X cnc nibifaliud 1ft; quam illud, quod vc;é etl , & irafe ha
Bet à paric re) , non autcm prz dicatum quia e(i« &rcatorem nih 1 Dco
tcalitatis addit dc nouo. , ficut nec cfe vifam pa- ficti. Ad 2.entim rationis
, antequam in- ganiurjnà funi intelligibilia forga- Difp. II. Di Enterátióniez
liter , fed tantum virtualiter , ad hoc antt non eft neceffariüsquod prz.cedant
intelle&us si aliquod e(fe propri cd fufficit, fi in rc przcedar E
qualecunque ilkud fit& in intelle&u po- tentia & virtus
inteliigendi ; vnde quód ens rónis tit poffibilequód poffit fieri &c
inelligi, hoc totü verificatar ad potentiam inteiletiuam , (cu ad ope- rationé
poffibilem illius, quare cfle intel ligibiletn entibus rationis nó cft aliquod
intrin'ecü, vc in entibus rcalibus;fcd po- tius cft mera denominatio extrinfeca
à: potétia intellectiwa Pape vr onem qua nó funt, ncc cffe pofsüt ; concipere
ad mcdü entis poteft. Ad 3. negatur af- fumptum;auótoritas vcró Arift, &
ratios ad illud probandáradducz valent tátuav de obiecto ASARAY S757 asa ducere
in potentia (üi fpeciem aar fam,& cum ca expre(fam , non autem de: fimplici
terminatiuoyquale eft ens ónisy— Per em Doétintinuat 4. d. 1.q.1. fub Sy &
magis infra explicabitur ; vel clarius: pore inreliedtus rem daplicitcrcoguo«
oe d rig cit, bseniz ac eft, cum rimo modo cogonoícittunc vtique pre faorcic
obiectum M oicop fecundo modo , tunc cfficit obiectü (ui. & nullo modo mm
quia:tale obie-- bii dic Mie HEE RN c, erubuit mnielle&os yita ves
cognofcity dum cflicit ens rationis nam illnd'cffor— mavcognofcendo rcm aliter
a6 fic, & quidem: toties intelle&us- pera&tum fuür fibi cficit
obiectum » quoties fallitur iudicando eflc id , quod re vera non cft, ys ipla
expekientia docet . 49: Ad 4. ncgatur maior, fi .n. ens ra« tions cílet vcre
inaliquo fubieótiué;tüc cflet vcrumaccidens , & per confequcns. ens
reale,fcd tantü cft obictiue in intel. lcu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian-
uasquia hac realiter eft, & fobfi ftir po- tcft tamcn concipi » vt per fc
fübüftcns y & ad modum fubflantiz , poteft & con- cipi, veinalique-
(übieQ;ué exiflcns ad, inflar accidentis,& ita cfl; quando ab in-
tclic&u pradicatur de rcbus ipíis, vt cüb d:cimus animal effc genus, in hac
enims & limilibus przdicationibus pradicau non ord.né CNWgtv rm T | k: visi
Ribicasin fe; fed vt cognito, — &italocutust cit. cum 1nquit P e gepe
fübie&iué in rcbus 3; s. Ad $. negatur veritatem propolti- dbnidd id
entibus realibus fumdari in ali- qno effe effentiz resa&tualiter ha- beant
arite effe exiftentiz ; (ed fundatar itico,qüod ipfa effentia rei fit
poffibilis, vt onatur in effe exiftenuz , & eí- ftàtiz; vt ]até dócet
$Cor.1.d 736. q.- yn. potius ergo diceiidum eft, quód ficut ve-' fitates entium
realium fpndantuc (uper ' poffibilitates eoruxti,vt atu finit, & actu
ponátor in ee extra intelle&um, co quia iftz propófitioues catenus vera
sát;qua-' terius ab omni d&uali exiftentia pra(cime- darit,ita etiam
veritas propofit. oni eísé- rialimm de entibus rations. fundatur in €ó,quod
ipfa effentia estis racionis pof- — fit, vt a&u fit , & aQu ponatur in
ife per intem, Ad é«concedirur fe-: qüéla,Gcnt n. obie&tiué cogitari poteft
matura vniuerfalisabftrá&ta: à fingulati-- pc nathra: ca à [peciebus, ita.»
.. fitti poteft eris rátionishn commun i non: . fa&o iu parrietlati , enis
rationis fubies One dat bd Mi ip av lind: d ebiehieIn i i feroces drm»; /&
obie&iue: Dicesetgo inter gradum: gencricitm,& fpecificum, fubiettum ;
& : páffione' in entibüs rationis dabitur fuo : modo'diftinctio tcalis.
Negatür cónféq:c quía heécpoffit vem gradus: generi." . &ns'aon
cogirato (pecifico,S& fabie&rím" mon cogitata: ar práci (iue
tamen: itari nequit diuifiud, qhod requirere- : 3 icad ditur riotiem realé.
Accedit, quia. hárü iaténtionüm efle cófiflirincegno- fti Nontepusnare vnam
actu effe tineal- terh in ipfo intelle&u cognofcente anam: connetioharum
intentionum fon atté- ^ ditür quóad cxiftentiam actualem;ita o vna (equatut'ad
aliam in effe , eum cic non conucüiar eispet cobfecutionem. ,. fed per
cognitionem:connexio igitur at- téditur in cisratione fundamét quate mus
fandamétum ita fundat vnam, quod: ax viillius petit etiam fundare aliam... 43 [
iba * Logica d EN oU X7 E Saal. T. en detér cns vatiopis: QV.ESTIO
SECVNDA:" Quid fit formaliter ens rationis , C in quo eius efientia
con[iflat.- " II Vamuis vt ronct Do&tor4:d. 1 q. 2.1. ens rationis
proprie de- finiti nón potlit reftringendo defraitioné* ad'quid proprié
dr&um extra animam, ta men quia dcfiniri poteft eo modo; quo: definitio
exprimit vnum conceptum per fe in intclle&u , fiue conceptus ille fic rei
extra, liuc tónis, idco in lioc fenío queri. tur in przíenti ; quid fit ens
rationis, &' am eiusdefinitio ; & licét comunis tétia ens rat ionis
admittens concedat: illud 'nullü habete effe extra animam ; &
füb'e&iaü,(ed tátà in anima, & obiectis aum,vr ex praced.quatt.
liquet;adhuc tfi* difciepant authores in explicando , quid: fit illud, quod
habet eile tanti obieétiue". in intellectu, & folum tandiu eft ,
quádiu' con(ideratar , quod eft proprii efie entis: ratiónisqua in ré plures
cxiá topinionesy que przíérrim ad quatuor reducantur ,** -"Ptimà fatis
famofa conítituit formializ tatém enri$ rátionis in dénominatione ei*
ttinfetayquam aliqui fine vllatimiratione: amplc&entcsaffirmant — deno:
miinátionem extrinfecam à-quacü " Ouenientéeffe ens ratíóuis; vnde iuxta'
dicendi--módü non' fotum dehomi-' nati, qua res detomisiatàr coguita; fed"
ctiá ea,qua denominatur volitá, vifa Gc. ' imb qüátés infenfibilis vt columna,
di- * citur dextta, velHini (trà ex warió-animalle* fivu', & fimiles funt
formaliter. éntià rae tionís;ita fenfiffe videtur Fofeca $- Met, c.p4].6.le Gr
3:& Vafq.t.p.difpitors nis," & pi 2-difp. 95- C. 10. Vbi
denominatióné* extrinfecam inquic eflé-aliquid" ratiónis, ' Aj veró
eiufdem fentcriti d Auttoresear coát&ant: ad folam demomitnatiotem fU.
obicctüm deriuádtam ab à rquálms* cft denominatio cogniti, &
intelle&ti;ità- Durand. 1.d.19; q.$. n. 7. Soto qus vie" oer et
Didac.à: ifp. 3; Logq 1: Alij mü Recentiores adhne eandem (cntentiát
scoarótafitcs-dixerunt notromnem: denominationé excrinfecám^ab atu in--
selleiusproneniérem appellandi Ve 2 " 188 ^ Difjst. 1T. pluralitaté ex
parte (üb:e&i,vndé (i ea« dem albedo eílet im pluribus. fübie&is
abíóluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fiplurcs albedioes forent in
eodem fubiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità intcr alios docet Scot.3.d.
6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi
(olet, quiacüi nomen adie & uvm dicat formam per modum adra- «ntis
sübic&o , maxime determinatur r ipfutn (obicétum,quod magis,& pro-
Fündius declarans Do&or 1.d.12.4. 1.$. inxid quefiionem ifiam ait, quod
nomé Adiectiuum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum, cui adiacet, &
non alterum adicGtiuüm quia folum fübftantiuum na- ttim eft termrmare
depédenuam adic&i- €i , non autem adic&tiuum , nifi fubítan- tiuc
(umatur , cam autem accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi
fübictto,quod afficit; fequitur, quod ter- tnirins numcralis duostria, (cx
&c.tribuit effcGum formalem numerationis iubftà tiuó,ad quod
rerminaturnó'adic&riuo vt poté impotentiad tertninandàá. eius dc» ndentià,
vr dé fi vna albedo efict in tri bus (uübic&tis,tria alba dicerentur, quia
tà tiomcn nutmictale rias quamalbi cunt adicé&tiaa ,& idt anibo
teriminantur ad tercom,.f. ad fübicétam, & illi ccibuunt fuum
cffeéumtormalem ; gp cü in calu fic criplex uia etiam erunt aiba de nigore f
isjqua ctiam rationoyfi plurcs pcr- fore diuirg candem aítumerent hamani- tatcm
dicecemur plures hbumanati , & 1m- carnati :é contra veró fi plurcs
albedines cficnt in codem fubicé&to vnum duntaxat diccictur album, ficut dc
£icto vnus ha» bens multas (cicntias €f vnos (cicns y ait ipcéor quol.cit.
& (i vna períona diuina plures atiuméret humanitates , dicerc- tur vrias
dumta xat bumanatus,vnus incar ^ nauis,noo plurcs.qua. do&tina cón:mu-
nisc(tomnibus Scouflis, & probatur à Molin.t.p.q.36-art.4.diíp.2.
Catil.lib.r. Introduct.ttaGt.1 «c. 5.& multis alijs 98 De cocretis vero
fübflacialibus,& fubflantiuis cfl maior difficultas, & qui- dem aliqui
totum oppotitum docét cius, quod dc accidentalibus, & adicétiuis di-
€cbamaus, volunt n, ynitatem corum ; & N - n. 3 ; " , DePodus; ^ 5 00
pluralitatem ex parte formte fumi debe2 reob eandem rationem ,quia cum nomé
fubftantiaum d:cat formam ad modum per fe ftanus, maximé determinatur adic . Guum namcrale pet ip(an formam , vn dé ficadem diuina
pcríona plures affu- meret humanitates , dici deberet: plures homines tà
Vafquez 1. p. difp. 1 $5. c. LI & alij quáplures, quae videtuc fuifie opte
nio Doctotis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné illus quefiti,an :lla per(oaa dici deberet
plures,vcl vnus bomo, remittit ad ca, jua dixerat de pluricate , & vaitate
concreti in 1.d. 12.4. t. ex regula aüté ibi iadira —- de termino numerait ,
quod séper tribuit effc&um formalé /11i,quod terminat eius dependeptiam ,
manf-fté deduc itur , ge. ad n.attiplicationem con: reti fübftantias lis
(ufficit fola form: pluralitas quia hec elt apta terminare dependentiam termi.
ni numeralis;qua ratione omnes feré Sco uftz veteres Lichet. Batgius, Baitolius
, & alij, concedüt in cafu pofito perfonam, illam cie plures homincs , quia
ly plstres non determinat fuppotirumyfed (ub (tans. tiuum, cui ummediaté adiung
tur , qued in propofito cftly bosnes , & ac folum multiplicat
humanta:cs,non luppotita, 99 Sed licét prima regula de. cócretiff: accidentalibus,&
adicétiu:s dara fit vni» uer(aliter veta ob rationcm allatam , & cuam
altcra de concretis fübftàrialibus , & tubftantiuis quantum ad vntratem; vc
rum enitn eft folam vnitatcm forma ia- fcrre vnitatem concreti fübflantialis ,
& fi luppofita fit multa, vnde trcs pertong: Diuinz vnus tabium Dus
dicuntur ob. vnitatem formz,& natura, Falla tamen eft quoad aiterà parté ,
quod «f. tola for» mi pluralitas fufficiat ad. pluralitatem cocreti
fobftantialis tine ((üppotitorum. luralitate , quia vniucr(aliter vcra cft il-
a Scoti regula dc concrctorum. muiti- plicationc tradita loc.cit.in 3.d.6.q.
1.ad. 1.& d.8.q.vn.F.& qguol.: 1.H.& alibi (ag, pe,quod ad
multiplicationem concretos rum non füffrcit (ola muluplicatia fot» marum;fed
requiricuc multipiicatio fupe pofitorum;qua ratione ncgat 1.d.12.Q. T, ad 5.
Patreim in Diuinis c tfe plura ; tincia piaylicet habeat duo prinripia produ
dis ua; CTuerEL TIED o c ————— ——NE e LER IS, MN 7A ITIN -. T"
Conitutie LL IP ] B $6. q. 1. Chriftum effe duo nca- ' accidentalia ,qu. (Su Le
princ fuif. cmvatid.eAe.I,— ato traliter ; & mafculiné , & quouis modo
, vüde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna
fubftantia, & vnus viué$ ob vnitatem fup ofiti , quà ctlam ratione dicendum
eft, quod (i Ver bum plures a(fameret nataras hamanas, nó cfíct plurcs
homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiítz recea tiores,vt P.
Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec
MAopiscnlet edm Bargio 1. d. 12. q. fad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam
de,concretorum multiplicatione alere folum-dcaccidentalibus , non de
(ubftantialibus. Quia Do&or in 3. d-8. q. vn. illam tradit de!concretis
quidem accidentalibus, fed labftantiué fumptis , ficut (unt pater, filius,
caua, principium , artifex , opifex , &c. cnim concccta lia ,quia
fabftantué dicuntur , ztquiualent fübítantialibas, & terminare pss
dependentiam cuiufcunque adic i,& tamen Do&orait , quod homo. . habens
plurcs pateraitates; vcl filiationcs dici nequic plurcs Pacres, vel plurcs
Filij Ob vnitatea fappofiti, ergo regula illa de mente Doctoris tenet eciam in
concrc- tis fübtantialibus ;& (ub ftantiuis,nam fi: de folis àccidentalibus
teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater ecérmus duo. prin- eipta;duó
productores, & Chriftus duo viactites,duo entiagqo cá negat Do&or..
-'100 Cá vero alij Scocittz dicebàc cx 4egula Do&oris rradita de termino
nu- mcrali in 1.d.12. q. 1. neccílarió deduci , quód cadem perfona plures
aiumés hu- ianicátésplarcs diceretur homincs, quia cum ly boxaines (it
(ubttantiuum; tertni- marc poteft depeadentiam adie&iui :nu- meralis,&
ica (ccundum illud numcraris ,OGccurrendam cft , & dicendum vuiq; ter-
minare potte , (cd now!umaté ficut quà- tita$ terminaré pocctt dépendentiam al.
terius accidens (cd non vitimaté, quia Adhuc ipla depender ad tubttappiam ; tic
etiam:in ptoponto concretum natuce y vt homo,vtique terminate pocc(t depen-
dentiam adiectiui numeralis,(ed «uia ad- ' hucip(um depédet ad (uppofitàm;
quod. Concernit vag, vt omncs fátcnur , etiam - Do&tor 3.d.6.3- 1, D. &
de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare nequit abfolu- té, &
vltimatré,fed tantum cuim witeriori
dependentia ad (uppotitum;ex quo fic,vt etiam in cócretis (ubftantialibus ,
& fub- ftantiuisrecté plurificatio (ieri nejucat y nifi ad(ic plarificatio
(üppotitorum , & hzc cít ratio à priori 21 optimé infinua uit Francifcus à
Chrifto in 3. 4. 1. q. 9. quando dixir, quod nomina concreta ét
faübítantialia,yt homo,dicuntur in pluca-. li pluralitate tàm form, quàm DR
ti,quia tigarfican: formam cem habitu- dine ad fuppofitü;vnde ad hoc,quo 4 (ine
itcs homines , cequirun'ur & plücce. umanitates,S plura (uppofita.
Soluuntur QbicG iones tera prdi&as regulas obij- citur 1. (iad
multiplicationem concretorü accidental: ü, & adicctiuorü (ola (ufficit
(abie&orü pluralitas , ergo. in diuinis rité dict polsét trcs ecernt tres
imm(iuesomniporenres, quia funt tria fuppolita)& (i ad ynitatem eorundé
con- cretorum fufficit (ola fübic&ti vnitas , Gc (i forme (int plurcs, tunc
omnia accidc- tiasquz funt in eodem (übie&o , habcrc eandcm vaititem, &
facerent idem con- cretum, v.g.in lacte album, dulce ; fcigi- dum cfl erc vnum
,: & idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifta. Conícquentiz fant
£aliaryquia & Dj Adan. Symb.ae- gat dici poljc trcs etctnos y'trcs 1mmen-
105, & cit couamugis omo:um fenfusal- bum, dulce, £rigidàm in lacte etfe
diuer- $a concreta ob folam £ormaru a diuccíi- tatem in códem fubiedto .
Refp.de rigore (ermonis dici poffe ia diuinisucs acternos,trcs imaion(os,
&c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf eife rcétus , quia cum
careamus proprijs cancrcus iubitanciuis , qualia a» forcoz immeníor ,(apientor
az no tunt. in viu , concreta (pla adicctua (umnunus fubttantiie , X ideó cin
vna nic acernte tas in tribus, vna immen(icas,voum dici- . mus ztctyium, Don
tres zcernos c. Ad aliud , dumhiclo quur de voitute y & | plu:alitare
concrerocuin s Aecino ett concretione Íceuadum hijgoslcacgpem euit IOI — VI
Degprint-f erifeénccactident:eAetIT. — $91 dnfeimmearte not nfi ciüsneicuc-
gpendentian. termini 1t 0.ct8/5 adc ui, quia eft (ubtiant;cum; à v s pirati- ua
tantum vna c(l in Farc, & F lo.vc do ct 1 heologus , ideb «un. veritate on
gotcfl (u(ciperecflecttun. forn.le adie- x&iui nomcralis ; fj cuccx alio
capice Pa- ter, etiamfi habcat «uo princ. p. produ. &iua, non potcft dic;
duo prod« trcs, quia et(i adíit pluralitas formae » dccft ta- amen pluialitas:
fuppobitorum.,& hacc cft gatio, cur ad pluraliatem concrctorum
accidentalium , & adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicctorum ,&
ad piura- litatem fubftancialiua: virag; requiritur y Ae Lolim fubic&tum
tcrnunat de, €- iam adic& ui pumcralis , cum adie- €iuum nullo mcdo
tern.inare queat , hic vcró duo forma nem p , & luppofitum, Meine illa non
vitimaté. «| TFenuó arguit. Arriaga cit. veritatem Bus ic oai at & o
uluplicationem ter ninorum .«oncretorum nc ex formali fignificato eorm aucndi
debetesicd cx 40 , importetorin rcélo ,
& bac róne ait corcrcta accidcntalia vnitaté | ic. maluplicat onm ex pare
fübicé prciscquod ip;pott«nt in rc€ o, non cx artc foro s, etramfi illam fig/ficent
de formali,cum ergo «oncreta fubfiantialia €x paura, & [ubfifl entia dicant
in 1c &to natura, & in cbliquo fubiificuam ,le- uitur ncccüario €x. pra
dicta resula , cp in cocé fuppobito dug lubtifiercnt na- Aurasv. g.bumanuatesulud dici deberet
phiucshomacs,«u a plurcs nauras ime jy ortarer in recto, Et num.62. ai fal(^m
clie rczulam à robis trad;tani quod no- mira nom:cralia ceniun&ta cocretis
fub- ftant uis myluiplicant formalc9& mate- riale; quia pom.en perJona cft
concrerum fubflanunod , &t&nomennumerale 1lli adiunctü r.ó mulu licat
formale, X ma« terialeil.us bignificatü aliàs dü dicuntu£ tresdiuima perjon« »
ét multiplicatetür dinimitass Qcfl mazcriale ili? iignificati. 104. |: ef
«cócreta accidentalia nume fariad numerationcm fübicétorü pizci- -:88 , quia
ipfa (cla (übic&a term;nant de- pendentiam adicétiur numeralis , & hzc
'€lt ratio propria, & à priori & quia in concrctis (ubftantialibus tàm
forma;quá (uppofità ecminát , idco ad corf rcquie zitur gultiplicatioré
vtriufq; muluplica tio. Neq; cx hac regula fcquitur cá dici» mus tres diuima
perjona, €t diuimitatem .mulciplicari debere , quia cum ly diam ncmen fit
adic&boum , nequit tci minare dcpendentiam adicciui numeralis ; fce
terminatur ad ncmen fe» Jor& , caiusti- gnificatum, nimirum fobbftenuá
multi- plicat , kegula verà ab ipfo tradita, vel Him cit ad rcm; n. [3 ose I
concludit, in codem fupp 10 plores fubit rét nature,illud dit! de- beet vnus
homo, & non plures; quia có- erectum quoque fubitantiale , ficut acci-
dentales heri per loppofirum in re- &o , nam homo cfl habens homanita- icm,
ficut album eft habens albedinem. DISPVTATIO TERTIA ); 4 Premium quia a 45 De
Ente rationis , eo fecundis Intentionibus - | mpm Lan? ad Metapbyficam Jpetiat
trattare de ente rationis per redue- 4| ionem ad ensrealey quod eft proprium
eins obietium ; vfus tdm men opud wultos snualuity vt ifle yra&atas Logice
demandeturg, | 4 quidem rationabiliter, tum quia cognitio entissationts? fe-
Pal -cumdarm intentionum valdé injeruit Logica in fe » vt pod pn 2| mulium. iuuat
diretl ionem: operationum iníelleésiWs. y ves i c bis denominationibus rations
melius percipiuntur 7 camodiws definitionibus, dimifionibus, C a bue magis dej
eruit L1 umentaticnibus , vt onflare x die ict ab. A rifl iraditat y M Jub terminis fecundarwn
intentionum eft inflitutay vt niagis patebit ex dicendis bis igitur de cau[is
communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , Cr fecundis intentionibus
. QYVASTIO 1. fn detur Ens rationis quale effe babeat - 2a 54 Omineentis
rarionis intota fua latitudi- Y |- neintelligitur, quic- | quid habet cffe ali-
quo modo dependé- 'terà tatione , quod quid& potcft tripli- citer conungere
, vt docent Formaliftg moliri art; 1. Formalit. &-colligrut ex Scoto
4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó effe&iue, feu caufiliter , quia
nimitü per verum,& phyíicum influxum taüfatur, & producitur ab
intelle&tuyqua les (unt a&us intelligendi, qui effi ciücur àb co .
Sccundo (übie Gui , quia fübie- €t tir, & recipitur in intelcitu , eique
adbazret, quales funt ijdem a&tis. intélle- u$,& omnes habitus
fcientiárG, quate- pus recipiuntur in intellcétu, eique tan- uam fübicétó
adherent. Tert;ó obie- "tíue , quia obijcitur intele&tui , fcu ab
jütclle&tü cognófcitur,qualia süt omnia qui ab iatcllectu percipiuntur , vt
fic Séd'adhuc düpliciter in hoc vItimo fenfu potett alijuid. dependerc' in'fuo
cffeà rationc ,'vcl ità qued babe et illad effe , ctiamfr intellcé&ui'mon
ob:jcerctec yj vc 3gnis,qui eft calidus; licét à nobis nó co- nofceretur,vt
calidus ; velità quod non ret illud cile ; nifi obijcerctug intels : ineipi,
ied fruitom : babet, inquan- tum ab intclicétu cognofcitur, cuius co-. gnitionc
Brio fcio dri cj vi An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi (quatenus tali
modo apprehenditur ab in- tellcétu; & hoc cft illud ens.tationis, g dicitor
habere efle-tantum obie&iué in intelle&u , qued dicitur.ens fiéum à ra.
*ione;&
de quo queritur inprefenti, an dtbcat admitti,quo ctiam admifio dubi- tatur
deindé quale effe fit ci cribuédum . '$ Circa primam quatit partem entia
tationis; ac (teundasnccnuones. videcur negaffe Mayronquodlib.7. Ioann. Gan-
dau.lib.2.Met.in fine, & lib. 4. q.6. licer non fibi cohftet 6. Met.'q. 5. Bernardus quidam Mirandulanus in expolfit.
przdie «am.& Vallefrus controu. 10. Phyiicae, Oppofita tamen fententia eft
communis ómnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant entia rationis ;
fcd adhuc non omnes conueniunt in altera quz (iti par» te,qualenam effe fit eis
tribuendü ; Qui- dam enim quibufdá entibas rationis tau» tum deferant ; vt eis
concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omnem operationem
intelle&us, ira loquitur Me dina 3. p.q:3 f«art. $. dub. 1. ad 1» de illis
entibus ratienis , que habenc fundamen- ecd rcbus, & Festis Mou dicn fec.
9. & li: g. 0.15.04 feci. lis re- faiosiboé oc : err dimisi Hp ei mire ie ^
Et I funt io ) O i 3, prioris , [ fterioris , ac aha confimiles 5 Alij vero
et(i fateantur; orbne ens rationis «uantá ad exiftentiam ab intelle&u
proríus pene dere; adbuc tamen alferunt habere (uam Heoierinddiienss ab cius
opcra- fibileeffe'in intelle&u, ticut ens reale. » per fam
effentiamdicitur. poffibile extrá intelle&um ; Alij demum ens rationis
penitus ab intelle&tu depen- dens quoad omne (uum effe, non folum
cxiftentias,íed etiam effentiz . 13 Dicendücft pto refoluione quafi ti quoad
vtráque parté ens rationis oiri- ninó concedendum cff nó tamen in. co fentu,vt
ante opas intcilcétus Xy cf- fc formale , & actuale habeat , fcd ita gj
emnc fuum effe a&uale accipiat à ratro« nc.Conclufio quoad primam partcm
cft communis Graicorum , Arabum; & La- tinorum, vt teftarur Carrarius de
primis princip.vniucr(.Log.lec.7. nam Auicen, 1.(ug Met.cap,2, & 3.
Aucrrocs 4. Met. cóm.2«& in Epitom.Log.cap. vlc. docét logicain efle de
fecundis intentionibus: y Botisen Masit Aqinenze ih pq 1 tione y fccundü « an
rtucra itar poe ehv SEM MESE. ERRAT TU NTETA C ENERO KEW Ir 1v z um "ts on
». | Quefl.T. e /fn detur eys f"bah H ^ar i d VI
Porphytius i in lib.psedicam.in- g.3. &
lubfcribunt Latini famofio- id-Albert- Alé (is , r5 D. Thom.Scot. & atij
eed - vr d (ola Antiquitas | fufficere ad oftendendá huius cóo- . clufionis es hanc Suatcz probas re conatut
difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Arift.teitimonijs, qua ad rem non facc- fed
Ari(t.pro hac ftare lententia manife» flé demonftrat famo(a illa diuifro cntis
jn anima,& extra anima, quá fzpius ipfe rir iltdidi pre fértim vcró 6.
Met.in fine, lib. 1 1.(um 3.c.2.vbi p ens inanima ex-fitores intelligüt ens
ronis ; ibrecipes tur Eousi in-1.d. 56. q.va. F-SEt Mayr. ipfe nó abfoluté ncgat entia rónis, led un di- fpuadi gratia,
vt xettat i in fine quol.6. . 4 Probatur
etíà ratione multipliciter; Yum quia multa (zpe cogitamus , ac f e(lenr,qua
tamen nec fuat, ncc efle po(- - yt PSU dc Chymera; Hitcoceruo, mulibus,ecgo cum
aliud etfe non ha-. quam cogitari ari Ac tamdiu fint,qua. d BAT ; werélume
entia rationis ,.- Tüquia cüinrclic&us. concipit ncgatio- nes,ptiuatjones,
ac exttifiíccas denomi nationcs,eas vtique concipac it ad modum entium, cü enim
cius adzqua- "^ tum (ipt ens reale, niil concipere pot y ni(i ad modum
vcri cotis, vndc tenebra, ináere, caecitatem in gculo concipit per
modü.quarundam formarua luci, ac po tentg vifiua contrariatum, hoc aute cít
efformare cns rationis, Tum etiam quia experimur aliquos actus, quorü Obiccta
non (ent à parte rei,vt cum.cquum ratio- naiem e90tpupus: » Th bxetPas. pam hac
obiccta,. |o tele eun Mere ina gs Taur à patte rei niunoied Ancré bm.
exittuntit &tu fi pgenie cquumrrationalem, apgelum gospareom. T Tum.denique
quia ' tot. Aritt. Logicap his teteinX A, el vii MN vniucr(ale, S 1 i gue. a;T2tjORIS., .. ji pi
negantes entia rationis, «um s equum rati NOR. angelum corporcam, & inia
gon 193 pit , non vti jue pet talem actum. € oaci- pere quid &&tum,
& ápparens , quod di-: catur ens iationis fed concipit vsram, óc: realé
rationalitaté verá & rcalé corporci tatem , quam rm alijs rebus cozno(cit y
&' €as incentionaliter conne&it cum equo , & angelo;atque
idcó" nunquam dari tale: ens rationis , quod cx parte obic&i adtui.
fingenti corcefpondcar.Scd haoc folurio- né optime confutat Atriaga di(p.6.
Met. ícc.1.nu. 10. nam quando intelleétus affe! uum rationale , angelum
corporeü], plood non prztdicat rationalitatem quiz ier aid [olet indiuiduis
humana na- wx reitatem conacnienté as us » (ed aliam con(imilé, : (upra ciega
oma » quz (urit Boffibil-s,t iriatelle&us, (icut i Tho. miftatcnens (ub
(pecie Gabriclis vnicá tantum indiuiduum cffc po (Tibile, conci- et vltra iftud
adhuc aliud cíTc poffibi- ;tünc vtiq;hoc aliud;quod conciperet , non cíiet
indiuiduum ip(urn Gabrielis y fed aliad fium, & repugnans in cius s&«
tentia , ita igicur in propofito cum alis. rati ditin&aab omnibus ratio-
nalitatibus humanorum indiuiduorum ; illistamen con(imilis; non fit realis ,
(ed fi&a , & chymerica ,. quasdo concipitur equus rationalis, &angelus
corporeus, ve. ré efficitur ens fdtionis.. Accedit , quad: etiam admifTa ea
folucionc adhac-no eui tatuc cs rationis, licet enimrationalicas: equo
applicata effet realis , adhuc vnio ratiopalitatis cum equo eflet omnino fi«
éta,& rationis. Quod (i inflcs intellect illis extremis ctiamapplicare
vcram vmià nem; qas inrcr altas fes experitur Non adhuc euitatur.ens rati »
quia (alti * , applicatio: illa obi plius.yaipnis - ; etitrationisy& Riéhi
s quia applicatur re». bus inudibilibus.;: «3. 5- $5: Quoctiam ad, alteram parten.
con« clutio cít. communis y :& cít weite Scoti quol. 3; A. vbi docct
cpssmci- mis poe ipud pe iotelledka.co afie derantcy& in 1.d.46. q«va - E«
«1G. ape? peat illud ens in anima, vt catatrad itia " guitar áb.entc. das
— tàrm jn eife. actualijquàm in Pre saris esi At eco pu 394 omnem
prorfüstealitatem , & exilten-negat Door enti racion:s, & ei dumca- xat
tribuit e(fe obie&tiuam, si quid , & - iminucam,quod aon habecur,nt(i
beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.. t, art.1.di(crté docet ros
cd ecterra ha berc eife a&uale,& formale,ntifi cum in-
tclliguntuc;& manifefté deducitur ex ip fo concejxu entis rationis, id enim
intel- ligimus per ensrationis , quod omninà contradi(tinguitur ab ente reali
ergo nal lum e(fe formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us ,
nam (i aliquod tale hz- rofc&o ab ente reali nó elfet pror (is
condiftin&um. Per quod excluditur Medinz re(pon(io , & aliorum dicentiü
.bancrationem (olum coacludere , quod €ns rationis in a&a perfeGo, €
complc- €o pendet ab opere tatelle&us , quod tá priccdere poteit in a&a
imperfecto , &c incomplcco. Exploditur hec folatio,quia fi aliquam realem
actualitatem, greet wis imperfedtam antecedenter ad. opus intelle&us
haberet ens rationis, (ané noa effct ab ente reali vadequaque diftindtü, nec
proprie effet ens rationis, quodideà dicitur rationis , quia mullo modo poteft
effe in actu,ni(i pec opus intelle&us .. Ec hzctratio nedum p. de elfe
cxiíten- tiz (vt nonaulli cc(pond&) (cd ét de (fc effentiz ; tum quia
exiftencia proportio- matur iz,vt modus eius, vnde ex cà - ditione exiftentia
arguimus c(Tentiz có- ditionem à pofteriori , ergo (i exiftentia entis rationig
prorfus ab iatelle& pea- devidé dc e(sétia dicendá eric; & pror- fas
itcacionabile e(t alicui a(fiznarc c(- fentiam realé inde cxittenciá ratio nis;
tá quia exit aliud non eft, quam ipus cifencis a& 1alicas , ergo fi entia.
rationis habent exiftzntiá folu ab incel- Ic&u,idé ecit de edentia dicendü;
Tà cà- dem, quia hzc ip(a ctt e(fentia entis ca- tiodi5,quod ncc (it , nec e(Te
poffit ciccà epecatioaem intelledtus, & hac de cau fa dicitur ens racionis
, imÀ (i háberert e(- fcntiam cealem, iam quiddicatiue , & foc malitec eas
ceale foccc,S aont is. ,$ Ia appetitum obijcitur Primo pro. bio ca;
:&tiogis ad ittiaó deb:re T Difp. HI. De Entebatints-: quia mulla potet
illius alfigmiri ca0(8 25 hzc .n. prz(crtim deberet effe. intelle. Gast hic eft
cau(a realis , & caufat ae- dia a&ioae reali,ac proindé cffedtà (em«
per attingit realem . Tum 1.quod cft im- offibile, uon poteít concipi, ncc
meate tntelligi,quia intelligi (eqaítuc effe, & fo lumens rcale et obiectum
adzquitum intelle&us , fed ens rationis eft impoffi- bile realiter,etgo
etiam menralitec. Tá 3 implicat obie& um in intelle&a , quod nou prius
(it intelligibile , quàm iacelle- &um, quia quod intelligitur in a&u
fe« cundo, fané (upponitur intelligi bile inze a&u primo 'y at calc foret
cas racionis ex di&is,(i daretur, Tum 4.implicat dicere illud habere effe
proprium , quod tátum fiagitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- (e polfic,
quia * dm tantum fing itur ,aec e(t,nec datar. Tum 5. (i a&ui aff cmanti
angelum e(fe corporeum careefpondecec ex parce obicai vaio fi& effet aus ve
rus;quia afficmaret , quod veré daretur y nam inter angelum, & corporeum
datur vnio fi& , ergo vt (ic fal(us , debet inter ea concipi vio realis.
Tam 6. nó poteft. dari medid inter ens reale, & puri nihil, bs
contradi&orié opponuntur ; fed & atetur ens rationis, inrer illa duo
media- rct,non .n. cffet ens reale, vc patet, neque purum nihil , quia aliquod
effe haberet pet iatelle& m . Tám deniqa& quia hos rum entiam malla
videtur neceffitas , vcl faltim vcilitas ad res veras declarandis , &
do&cinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacü difficultatum
folutionem pendere ex dicendis, quantü ad prze(ens fe&tir, ad r.dicédum eft
in. telle im eife' cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié,&
in rigore di&im qu£ .f.vecé, & phytice infl uat in cife& vn, (icu:
a, enscationis non habet effe vecü, & ceale , ità ctiam ncquit effc ci
:& 15 cau(z vecé, & cealiter inlaétis y nec ab intelle& 1 pendere
pec cealem , & phyficam a&ione, fed (icut eft cas fecua- dim quid,
& veluti vmbca,& timilitudo entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur
fie« ri; & produci, vt Scot.docuit 1. d.36.q- vn.& 2.d.t. 4.1. &
fulius explicabitut infr, &d z.ncgatur affumptum , Pm : us E 4 € , LAM n wi
* E LÀ Las 1 ;: t habet intelligibile, quam po fibi. na ame perii eft
intclligibile,. | écontra, cum poffit intelle&us fin. gae cogitate, nec eft
, ncc cfle poteit; ex eo RO aod uj ree dx «quarum intelle&tus obic&tum
, colli gitur folam ens rationis non cfe per fe , . &abío
é intelligibile, x: (x Ite . cnus nequit intelligi , modim cius percipiatur 8
le propria eius.intelligibilitas y. vx intrà us. Ad 3. vcrum eft formaliter,
& . a&waliter ens rationis non prius habere . efie intelligibile quam
intelle&um notat Scot.2. d. 1.q. r;art. 2.G. quem fc. quuntur C uc bic ;
fed hoc di. . ciui quitabi-lu queo millo qué. - . dolitcognofcibile , antequam
cogno- . - fcatur , nec poflit adus € Tp eats y relin «cerni, quia faltim vir-
[ok M can pét dici prius in- telligibile,quam incellcétuo, imo etiam : Soie
fcn(u formaliter, & a&uali- . ter : dicitur ad denotandum. Apis in dt
^bleecan- dum faum effe formale & actuale , quam. c 1 u cc exiftendum non
abfoloté dicitur prace» -. derc aGum exiftendi; quomodo autem - fakim
virtualiter in fuis caufis poffit dici o ptius intelligibile, quam
intelle&ti;imó * etiam, & inaliquo fen(u formaliter & .
a&ualitct mox dicemus , quz veró con- did obijcit Poncius difp, 1. Log. q.
1. ide diluta difp. 2, Mct.q- 2.ait. 14 Ad. - concludit de các fimpliciter ,
quod cft proprium entium rcaliü , non de etie fc- cundum quid, diminuto, &
abufiuo. Ad f-quod aliqui magnifaciunt , vt notat Atriaga. cit. rcdargutionem inuoluit, nà
inanteccdente concedit illi actui vnio- ncm fictam corrci pondere quam deindé
negat an coofe;juente , vndé ibi bené re- 'argumcntum;cotrcípondct ;gi- li
a&tui vnio ficta, (ed quia fingiiur; ARN ac li realis edet, idco actus
&«c eit tai(us, quàde vcro inieliectus dcnuó QuaftL. ed) deimr tnsrarioni:
M. dimodo, fzepé .n. n295: rcfle&itur attingendo illam viion cm vt fidam,
tunc actus ille verus cft. Ad 6.negatur minor; nà vt docet Do- Gor
quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- tur in rigore pro co» quod veré, & pro*
prié cft. i. realiter ,vel faltim fic exiftere poteft, & nihil,prout
opponitur enti: hoc modo fuümpto, & fic ens rationis eft pa- rum nihil;quia
nec realiter eft, neque. fic e(fe poteft;vel nomen entis (umitur ma- gis amplé
pro co , quod eft vcl inre, vel faltim in apprchenfione;nihil vero, prout
opponitur enti inifla amplitudine, & in hoc fehíu ens rationis no c (t purü
nihil , fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur ' ens proprié,& in rigore,
& nihil (umitur : amplé pro co;quod negat quodcunque ef. fee in re,hué in
apprehenfione,& (ic iens rationis cft medii inter eus , & purü.
nihil;quia ex vna parte non cft ens rcale, €x alia non caret quocunque effe ,
quia habet effe faltimin intelle&u ; hinc tamé ; non fequitur e(Te medium
inter contra» ». di&oria quia ens reale , & nihil hoc tet- tio modo
fumptum non contradicunt, vt« bené notat Amic.traGt.3.q. 2. dub. $-ab; .
initio. Ad 7.neceffitas, & viilitas cffor- rl rationis potiffimum dea. me
VINE EDAEO imperet eóxipiA. uit intelle&us no» : fter concipere rcs,vt infe
(unt, & ità có». cipit eas per comparationé ad aliud, fin-: gitque
relationem rationis,vbi r& vera non cft, diftinctionem,vbi nó reperitur; *
& inhunc modum entia rationis mulcü: iuuant noftrum imperfc&um
iutelligen- : di modum , vt bené difcurrit Smiling. ' tract.3.de Dco vno
di(p.2. n. 17 f. : 8 Secundó € contra arguitur. contra alteram coaclufionis
partem,probando ,. vel omnta, vel (altim aliqua entia ratio 1i$ a&tu dari
citrà opcrauioné inielledtus. Tum uia nullo operante iptelle&u dans: tura
parte rci czcicas in oculo , priuatio". in materia; paries vifus, L'eus
creator X^. fimilia,que profe&o quidpiam reale poe" finum noo
important, (ed rations. Fà* 1. quia entia rauonis prius babét e(Te ine:
telligibile,quàm intellsétumy & prius ef- le poffibile,quam actuale, nàm
antc uà: ad modum uuum sqaciptantat pelis € 196 fic cócipi,& vernm eff
dicere antc ope- : rationé ;ntcllectus ens rationis cffe pof- . fibile.&
poffe per cum lieri. Tom 3.ens raticnis cft prius cognitione ifla, pcr quá.
«ognefcitur, ergo non habct eife folum; : qu.tcnus cogn..fcitar. Probat. atium-
prü ex Arift. 1.de Anime 3-vbi ajt obie- €um efle pr:usadlu in ipfam tendente ;
ac etiam ratione, juia quelibet potentia «cgoiviua foppon:t obie&tum, in
qued fe aur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit colorem,non
veró illum ef- ficit videndo. Tum 4«ens racionis dcbet cilc al'cubi
fubie&tiué cum non bit [nb- flantia pes fc fubfiftens fcd nó cft (ubie-
€tiué :n intelietn, cum in eo fit antum Obicétiue , ergo fubic&iué erit in
rebus xs de quibuspradicatur ;, quod etiam tus inbinuaust q. 9. predicab. &
in 4. . d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum 5.dà- tur propofitiones effentiales
de ence ra- tionis atcsna veritasis ex partt obicÓi, repe rl erred coe censere
E clare án d eq. in magis infra cxplicabitur ; vel claris: 7 ir iniiemie s rom
ti ted aeda 1€ reali arguunt efícntià datur & in cote rationis. Tü tandé fi
cfe entis rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poterit dari gradus
genericus ne fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in commun!,&
non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc
poterit dari fübicétum fine paffione. FK efp. ad 1. ncgando enumcrata ibi t
entia rarionisforimaliter , quáuis i» enua rcalianó (int, nó protinus inferen-
dü cfl c(ic enia rationis , fed elle nega- tiones,X.prwationes rcalcs., vt süt
onc- brz,& cceitas cx Do&tore 1. d. 23. q.va. | vl denominationes
rcales exuinfccas ; vt Dcum cffc Creatorem y parieiem vi- fum,vt doect idem
1.d. 30.q.2-nbi in cal. €c optim é notat , quod qnando aliquam, neraG oncm,
& denoninationé dici aus 'elie rcalem ,tun« rcalitas determinat rá- wwm
cempofitionem,& rnc nibitaliud sft; quam illud, quod veié ett, & irafc
ha Bet à paric rei , non autcm pra dicatum ; quia c(Ie rcatorcm nih 1 Dco
rcalitatis addit dc nouo , ficut. nec cfe vifam pa- ricti, Ad z.enti rationis ,
antequam in- «lliganuurnà funs intellis:bilia forg;a- Difpat. 1T. Dti
Éntevátiónis: liter , fed tancum vircaalitet y ad hoc anté- non eft
necefíariü;quod ptacedant opus intelle&us si aliquod e(le propriü,fed
fufficit, fi in rc przcedat d qualecunque illud fitj& in intelle&u po-
tentia & virtus inteliigendi ; vnae quód. ens rónis hit poffibileyquód
poffit fieri & incelligiy hoc torü verificatar per ord.n& ad potentiam
inteile&tiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quate cfle intel
ligibile tn entibus rationis vts pm intrintecü, vt in entibus realibus;fcd po-
tius cft iuf tenet ruta à potétia intelleCtima proc tenus: - 5 funt, nce «f
pofi condpere mcdü entispoteft. Ad 3. tur afe fumpcumsauótoritas vcró Lir ratio
ad | mirc oci od.l. natu eft pro- cere; vcl ficut cft, vealter ac eft, cum
"rimo modo (» cognolcittunc vuique pre- upponit obiectum efíc/fed
dicognoiee fecundo modo , tunc cflicit obiectü (uit, & nullo modo
fupponie., quiatale obie-- Gum non habet alud effc, niti quod.
ciuribuitimielle&ias yita vesó cognofcit,. dum cflicit ens rationis) sam
illudc f£or— mat cognofcendo- rcm aliter a6 fic, & quidem,
totics-intclle&us: per aétum fuü fibi cfhcit obiectum » quoties füllitur
iudicando cflc id , quod v ipía Puseeria du. me 19. Ad 4. negatur maior, fi .n.
ens ra- tionis cílct vcre inaliquo fubiectiué,cüc eflet vcrumaccidens , &
per confequcns: ens reale,fed tantü cft obicctiue in incl. Ictu ipfo ; ncque
idcirco erit fubtian- uasquia hac realiter'eft, & lubfi ftit, po- tcft
tamcn concipi » vt per fe fübüiftcns » & ad modum (ubflantiz , poteft &
con- cipi, vcin alique- (übic&ué cxiflens ad, inflar accidentiss& ita
cfl; quando ab in-: tcllcéu pradicatur de rcbus ipfis, vt cü d:cimus animal effc
genus, in hac enims. & limilibus
przdicationibus pradicat non "n d ietto'in fe; fed vt cognito, & ita
locatus eft Do&tor cit. cum inquit éhtia rationis effe (übiectiué in rebus
ip- $. Ad $. negatur. veritatem propofi- rue entibus tealibus fundari in ali -
quo effe effentize res.a&ualiter ha- beant arite cffe exiftentiz y (ed
fundatur ifi co,qüàd :pfa effentia rei fit poffibilis, vt a&u ponatur in
effe exiftenuz , & eí- ftatiz; vt laté dócet $Cor.1.d;36. q. vn. potius
ergo diceriduim eft, quód ficut ve-: fitates entium realium fundantuc fuper:
poffibilitates eoruxri vc a&tu fint, & actu itor in effe extra
intelle&um, eo quia iftz propofitiones catenus vera sür;qua-' tenus ab omni
a&tuali exiftentia pra(cime Min Etiam veritas propofit. oné e(sé- imn de
entibus rations. fundatur in có,quod ipfa effeptía citis racionis pof- fibilis
fit, vt a&u fit , & atu ponatur in »er intélTe&um, Ad ó«conceditur
fes: ela, cnt. m. obie&tiué cogitari poteft matura vniuer(a
alisabflra&a: à fingulati- ii eris rationis fubie-- | Gus, non fato eite
rationis» quód eit ) id c61enic in ijs» quz alind- eie rien Meer ; à 7o inte
gencricim,& fpecificum, fübiectum
& : paffione in entibàs ratioris-dabitur fuo : vertieiim i tcalis.
onte iía-héeepo fit cogitari gradus: generi" diaom ebgirato (pacifici Ac
fbraGio sion cogitata: paffióre prácifiué tamen ecgitari nequit diuifiué, quod
requirere- : tdr-ad diftin&:onem realé. Accedit quia. hárü iaténtionüm efle
cófiflitincegno- fti honfepusüare vnam actu effe fineal-- terh in ipfo
intelle&u cognofcente mam: connexioharum intentionum fon atté- ^ ditur
quóad exiftentiam a&taalem,ita 9» vna fequatut'ad aliamin effe , cum etie
noti conuctriat eispet cohfecutionem. , per cognitionem:connexio igitur ar-
téditur in cisratione fundamétquate-- nus fundamétum ita füdat vnam, quod: ex
vi illius petit etiam fundare aliam... Stisft. Len detir ewb varionis: ! 195
QV.ESTIO SECVNDA:." Quid fit formaliter ens rationis , c in quo eius
cfientia com[iflat - : II Vamuis vt tonct Do&tor4:d. 1 q. 2... ens rationis
proprie de- finiri nón potlit rcftringendo defroitioné* ad'quid proprié
dr&üo extrá animam; ta men'quia definiri poteft co modo quo: definitio
exprimit vnum conceptum per fe in intellectu , fiue conceptus ille fit rei
extra,liue rónis, ideo in hoc fenía quzri- tur in przícnti ; quid fit. ens
rationis, &: m eiusdefinitio ; & licét comunis «ntétia ens rat ionis
admittens concedat: illud nullà habere effe extra animam ; &' füb'
e&iaü,(cd tátà in anima, & obiecti aumyvt ex przced.quait. liquet;adhuc
tf" difcrepant auchorcs in explicando , quid: fic illud, quod habet elle
tanti obieétiue in intellectu, & (olum tandiu eft , quádiu' con(ideratur
quod eft proprii efie entis: ratiónis,qua in ré plures cxiitopinionesy que
przíértim ad quatuor reducaatur ,^* « -"Primà fatis famofa conitituit formali
tatém enris rátionis in denominatione e&* tisinféta,quam aliqui fine
vllalimicatione: ample&tentcsaffirant quamlibet denos: minátiónem
extrinfecam à quaácüq; forma ' ienienté effe ens.ratiónis; vnde iuxta: nc
dicendi-módü non' fotum denomi-' natià, qua tes detomisiatür cognita; fed ctia
ea,qua denomínatur volitá, vifa;&cc. ' imó qaátés
infenfibilis ve columna, di ^ citur dextta, veHini (trà ex varióanimalle« fitu.
& fimiles funt formaliter éntiá rae tionis,ita
[enfiffe videtur Foféca 5. Met, c.2«].6.(e&n 3: & Vafq.v.p.difp?trg nis
& p» 2-difp. 95- C. 10. Vbi dehominatión&* extrinfecam inquic
effe-aliquid" rátiónis, ' Aij veró eiufdem (enteriti Auttorescar
coir&ant: ad folam demomtpatiosem Tw obiectum deriudtam ab attu tónisqhális
cft denominatio cogniti, & intelle&tijità- Durand 1.d.19; q.5. n: 7, Soto qi2« vnis* uerf. Onna
ibidem, e probatilihimé cer fet Didac.à-1efurdifp. 3. Log i ra máü Recentiores
adhac eandem (cntentiá* magiscoarétattcs-dixerunt notromnem- ^ denominationé
excrinfecáam^ab: actuin-- tellcétus prouenicrem — t£on niaiuho dabéos nf ne dde
eA n5 ratonisformaliter, fed illam dunta- Dijput. 1
1T. De Enteratiopis?.— E deident. & diflinc. rationis, vbi folam. cipientis
obiectá aliter;acit. Ecin hanc. denturex actucollatiuo confurgens;qui-
fententiam de exirinfecis denominationi- bus trahi folet Scotus; quia
iu.r.d.36. q« vn.doccet toxelfe&um diuinum producere &b attcrno
creatucasin effe cognito,quod ibi appeilat ens rationis ,& contradiflin-
guit ab císe rcali, & in eodem 1. d. 45- q« vn. pariter e(se volitum in
obie&o appel- lat cns rationis à voluntate fa&ium,& ita fentit
Tromb.tra&. Formal.art. 2. . Pro intelligentia prim conel. . 12. Secunda [e
ntentia negat ensratio- nis cfle formaliter ipfam denominationé extrinfecam ,
(ed ait effe relationé ratio- nisex ipfa denominatione extriníeca , (cu. €x
forma rcm exuinfecé. denominpante te(altantem; quam opinionem aliqui fi-- nc
limitatione ámplcé&tentcs affirmant ensrationis c(se relauonc reíultanté
per. a&um cuiufcunque potemiz attingenris obicctum, & per omnem forma
extrin- fecé denominantem aliquod fübic&um , 3jaindicaon V igucr. in
inftit. dc Anim. ygtionali $.2.verí a. & ahj im materiamo: rali, Al.) vcro
coat&tant hanc (cmtentiam. adíolas denominationcs cs actibus vitali- dude
»'& volunt relationem .cx illisre(ukatem eíse formaliter ens ratio- nis,imÓ
aliqui [pecificant hanc relationé, $0 qua confiftit ens ratioms,eíse iljà
pre- RLANEH UK per a&um rationi,
"P M epa icéum ; hanc auem r tamiá ita intelligere videam , vt rclatio tin
obiccto flatim , ac terminat a2&um POE vitalis ab(que alia opera- tione
rcfitxa fupra przcedeptcm opera- aioDewn; non faris autem explicanitermi- mum
buiusselarionis refükantis , an.f. ft abic&i cogniti , v: fic ad porcntiam
co- gnoícentem ,an ad a&Gum ipfum cogni- tionis,€x quo derclinquitur, an
potius ad aliud obiectum; cui comparetur, (cd va- zie loquuntur , & in bác
fentcoca fuiife vidcntur quamplures Thomilte veteres, i Sonein.6. Mcr. q.18.
& Scoirittz , qui xoi frequentius dcícribunt cos ra- Wonis , quod habcat eíse
per aGtum col. iuum ,ntelle&us, vcl alterius pocenus latas, vt cit videcc
apud Focaaal. art. bus plurimum fauct DoGor 4. d.1« q. 1. art. 1.vlsi aitens iu
anima ( ideft ens ra» cionis) 45 fumma nofi e[fe, nifi erit rationisyjuod ctiam
infinuauit 1, d.'3 f. q. vn.S.Potefl diciy& 4- d. 16. q. 1. E. &
incod.4.d.1,9.5.in fine , &alibifzpe- 13 Tertia fententia inter Recentiores
recepti(fima , quibus prariuig Suar- diíp. vlc. Met.(e&.2. docet cps
rationis efse il- Iud ,quod folum habet effe obie&iué. im intelle&u fic
enim definiuit cns ratio- nis Commentator 6. Met. com, 5. id au- tem ita
cxplicat, vr ensrationis üt illud , quie à parte rei nibil (it, ab intcllo- u
tamen percipitur per modum entis y quafi aliquid effet, caxcitas enim,& qua
uis alia priuatio , at etiam cxtrinícca dc- nomitüatio s quz'à parte rei mon
süt reale aliquid, cócipiuntar ab intelledtu per mo m cuiu forma exiítentis in
ocu- lo, vel inalio (abic&o,aut obi "no- mimto , & ideó «um
entitatem non ha- beant , nifi beneficio inrclleQus concie pientisin
illisraciowememis, merito di- cuntur entia tationis, cumita concipiune tarque
explicatio defumitur cx S. Thom. Vp-q-16satt.3. dum ad 2. rc(pondeus ait. en
rationis efie , quod cum non ft inrt- TWIB Walura accipitur ws ems inrationey
quod etiá docuit opufc-41. c, 1. Arquo- niam iuxta hanc f(entcntiá ad
ensrationis dem tedae videntur, nihileitas.nimirü, . Ja ab cmie reali
di(tingukur , & entitas a abintellé&tu adimvodom vert enis , qua ab
omhinó nihil di. tinguitur,quod.(. non babet efsc aequerealiter, neq; men-
taluer, vnde modo mediat inter ens tcale,& purum nibil hinc varig du-
bitationes & varij modi dicendi exoriü- tuc in explicáda hac fentenuia .
Nam du- b:tator primo an illa mihilcitasincrec tor malitatem cms rationi$,an
potius mate rialicer ad eam fe habeat , quidam primü aiícrudit, co quia pet
nibyileitatem €ns ra» tionis intrinlecé, & formaliter diftingui- tuc ab
ence ceali: aljj negantquia «un ;n« cludat info. conceptu entitacem sllà fi.
&aam,quaz habet modü pofitiui, tüc con- Xat, quz prouenit ab a&u
intellcGus có-. ens rauopnis, refpectiuum agnofcere vi» ceytut ence rationis ex
pofitiuo & neza- títto conflatus eíset , quod r: Sed quocunque modo nih
leitas fc habeat ad | ens rationis, dubitatur oUm P etin efsc debeac,an
fcilicet , talis efle »vt nó folam excludat a&ualé exiftentià obic-
€tiinrerum natura,vcrü etiam poffibili- . tatemad fic exiftendum , as potias
fuffi- ciat, vt folum excludat a&ualemexiften- tiam, .i. non vitm rer nd
tamen esc concipiatur,ctiamft aliàs fiz poffibi- fc inrerum natura»vt tenet
Hurtad difp. 19. Mer. fc&t.1.$, 14. & Arriagadifp. 6. "fc&:s.
fubfec. r. Deinde dubitatur infuper de illaentitate fi&a per modum eeti
encis, cumtalis mon fit, an ita cótti- tuat formalitatem entis rationis, vt (it
de conceptu entisrationis, quod quando efformatür ab intelle&u,concipiatur
ali- ter quàm eft e communis velle ca tür, i cius proprietas, quiddi- . tasvero
fit fola obieGtiua exiftcentia in intelle&u , ycrener Caeleftin: par.
prior. bo oe pe dte eg velat id contin- ones per accidens , vt tenet Didac.
difp.3 3.1. vbi defendit ens rationis cf- fotmati poffe ab intelle&u etiam
cogno- fcente rem, ficuti eft, & ideó afserit de rationeenusíolum efse,
obic&iue tantum habeat eíse in int skal 14 Quattademü fententia eft Recen
tiorum quorundam Scotiftarum , qui ad concilianda varia di&a Scoti , quibus
fa- uere videtur relatis opinionibus , admit- tunt omnes prz faros modos
conftituédi ens rationis, & ita lacé defcribunt ens ra- tionis , vt elus
formalitas conuenire fit tum denominationibus extrinfecis, cü telationibusex
illis ccefultantibus: , tam entibus confi &is per opcrationem tefle xam
intelle&us ad modum vcti entis, ita Meuriffe lib. 1-füz: Met.q. 3. &
Smifing. trac-5.de Dco vno difp.2.nu.1 89.& (cq. Poffet etiam quinta (enteacia
refecri nod roríus 1 ilis , quz. tens sónisin applicatione vniusentitatis
realis offi bili , de qua erit fer cum alia . moàtt.2. huius quaft. in fel. ad
2. v Qualt.II. Quid fit ens rationi ert... — 299 ARTICVLVS ?RIMVS. Ens vat
ionis formalit.e ncn confift re ^in extrin[eca denomirakione , ne- * que in
aliqua relatione ex ea le refaltamte in rebus . 1$ Dye e(t Primó ent tationit
formaliter noa contiftere in ex- trinfcca demominatione proueniente ab aliqua
forma reali , nequc ab actu ratio- nis, iuc hic exprimat rem, (icut elt , (iue
aliter. Concla(io eft contra Auctores pri mz ferit. & (ingulos eius dicendi
modos, & Scoti 1.d,30.q. 1.ad vlt. vbi docet de- neminationcs extrinfecas à
formis reali- bus de(ümptas effe reales , noo quia (iat entia rcalia fed quia
veré dantur à parte tci co modo,quo in codem t. d.25.q. vn. "docet dari
negationes , & priaationes realcs,etiáfi non fint entiarealia;fequun tur
Scociftz quamplures , & ex reccatio- ribus P.Fabcer 4. Met. difput.4.& Vulpes to. t. p.part ditp.17.ar.8.nu.6.& di(p.28.
arc vlc.nu.7 Fuentes q.2. Log. diff. 2.art. Thomiftz , ac Neorcrici ferà omnes
arez in Met.loc.cit.Complut. difp. 2; Leva engem q. f. fec.2: Blanc.difp. r«
fec... Didac.cit.q. 2. Amicus trac. 3. q.2. dub. 1 .ar.1. Hurtad. Kuuius,&
alij patfim in hoc trac.S«d vt verus huius conclufio- nis iatelle&us
habeatur , c(t aduertendü hic nos non loqiti de denominatione foc maliter, vt
nimirumeft ipfamet actualis appellatio,no:mini(que impotitio, fic .n.y cim non
pertineat ad ordinem rerum , (fed nominum (dam ves, nónvt res (unt fed vt
nominibus tignificaatur , denomit- nari,vel denomímare dicaacur)-eft ens raJ
tionis ,fiquidem eft ip(a(ignifitatio , vel impotitio nominis, & cft opus
rationis y quia intelle&us eft, quiimponit nomina rcbus ; (ed loqu'marde
denominatione (i pro materiali , & prout [pe&tic ad dinem rerum , nempe
fccundum quód fotala tribuesde (aum effc&tüm formas le fabic&to ',
& "aliud relpíciefido prol tccmino;dicitur hoc qaidem exerinfecg y
atitfecé denom ^ jllüd veroi inare , & ia ' hoc fenfu afferimus ', quando
forma de- nominans c(t reális, denomnationem i& intri »quàth extrinfccam ab
ipfa' Ec * pro. "rics cnim v. 3ee ^ -Difput. IL. Dà Ent? ratóóis: proced
entem effe realem, . i. veré dari à patte rei nullo cogitante intelleQtü, pa-
-dicitur à parte rei albus*ab albedine fibt inexi ftentey & vifus à eM nc
c&iftente-io animali. 16 Probatur igitur im hoc fcaft ipcel . Je&u
Conclufiosuia ens rationis forma liter habet effe przicisé per opus intelle- ^
£us,at denominat oucs extrinfecz dan. tur a parte rcicitrà quodcunque opus in-
zcllcclus ficut veré à parte rei dantur ter- minationcs rcalium habitudinum ,
quas resquadam ad alias pr (cferunt , lic .n. veré Dcus dicitur à parte rei.
creator per exicinfecam terminarioné effcotialis entiz quam habet creatura ad
ip fum cx Doctore ET cit. & in 3. d. 8. q. vn.ad 4.& quol. 12. &
paries vifus à vie fione exiftente in animali. Neque Au- &otes hanc
defendentes fent. cum. Du- rand. in fccundo fen(íu poffunt Vim rz tionis
euadere affcrentes difcrimen in- ter denominationes prouenientcs ab. a- Gtibus
inrcllc&tus , & alias prouenientce ab a&ibusaliatum potentiarum ,
& alijs formis exttinfecis. Cuamuis enim huiuf modi dcnominationcs poflent
aliqua pe- ' culiari ratione dici denominationcs ra- rionis,quía.l.proucniunt
ab actibus ra- tionis, attamen non poffunt dici ele nis , & denominationes
rationi fenquo hic (rens Suiions ip €nim non minus actus aliarum potenciarum
vital, & Fac rma funt reales , & tealem dicunt ha- bitodinem sd
obicfhurb ita denominas Goncs-ab omnibus promenicntes p ess modo reales erunt ,
Et bac ratione mci qon fidora ores eandem (ent.tientcs i un va enfu poflunt
rationis robur [ubtcr denominatam,
requiritut veta vnio forz ; me denominantis cum re denominata , & idcó cum
formia extrinfecé denomi- .nans non at veram enionem. cü (ae biedto denominato
, denominatio cx. trinfeca non.e(t realis, fcdfolum ens ra- tionis con(iflens
in concomirantia plu- rium entium in(tar terminantis , & ter- minati fe
habentium ; idem habet [o.. de S. Tho.p.2.Log.q.2.at. 1.ait enim , quód licét
racione formz denominands pof- fit extrtiníeca denominatio dici realis ,
ratione tamen vnionis ,.& applicationig ad rem denominatam elt rationis ,
quis nihil reale in ea ponit . 17 Scd nds falíum eft et i in ex trinícca
denominatione nà reperiri no modo vnionem realem forma mantis cum re denominata
; (in "Dod, quidem: TE r tin à Vi- adobie&a , cum quibus vnit. po»
denis yitales, quam habitudinemait; [ub — pecialiori nomine vocari polle rela-
tionem attingentiz altetius, vr cermini , vcl tendentiz in alterum , yt in
tcrmi- num, in quo nihil realc ponit ; (cd quad ax iftos decepit, ceftjquod.
omhé vüiov RUP Irie per modum inhz fio falfam cfl , quia euiá admiru deber modi
adhafio PEE E. priori Bouser e $5 m NENS A pee Bali id wj fée li cx hac, dirige
in HAUS vnl um 4». , neceilarió QARENUQI » ,vt bene adnorauit, ensi £ivdisé
fatis difcurrit, fc, y aida deno. $8 iinÉg ji d iul cxcrinfecz , extrinlccamqua
gehn nene 25 SEM vrominsipns cnini alatus,exprinatur rcs irs
ioBia5,extrin(ccas. à; parte. rci, attamén in (e rcalis du ET Ps Pt. cebus.
vopficas non tame Íorz delumkah, non minus el iz yell malirer, fed gantum,
fugare ane ,&, iencs cxtrin(cae, per.quas rcs copi, Uc aiudtelle cales tod
mentaliter , fed | ias ficatfunr. |. , ;,:,, Formalierelle rationis. Ainegue
hoc be», Refpondet Smitipg. Cit ni. 1 B4. deo" nc dicitur at oeulus.per,
vifionema minationem extrin dcs cilc XKCà-.; lem , quia ad ia enominatiggis .
preter formam ur * M" 2 dicicur formaliter videns , ita paries per
terminationem vitionis. dic tur formalis €&m , &I€m,. tet vifus , &
ticut rcs per dc; cndentiam cüen- * , :m ad Deum dicuntur formali- ercreacurz ,
ita Deus per terminatio- m cim(dem dicir formalter crca- & non
fundzmaenraliter folum ; INec— tefert , quód fo:ríis dcnon/inans ncn fit inre
denomina:a jid enim folum i fert , nad res pct cam formam nem. denomi- patur
talis formaliter intrinfecé y fcd um
extrinfccé; benc verum cft, quód qua € J vifio ad parietem terminata
& depéden- &ia crcaurz ad Dc ,funt fundaméta; vel occafioncs fingédi mutuas
rclat ones ra- - tionis in Deo ad crcatuià , in pariete ad - eculà , poflunt
hac raticne antecedenter ad ralem fi&tioné parics dici fundamen- taliter
relatos ad oculü,& Deus ad crca- — turam adhuc tamé debct dici paricsfor-
"maliter vifüs,& Deus Creator omnium ; quia videri à partc rei non efl
referri, íed - terminare vitionem, ficut creare eft ter- . minate dependentiam
rci creata. 18 Sed dices, ti paries ante quodcun- (que ops intelle&us eft
realiter vifus non idamentaliter, fed ctiam forma- » denomina- [eca aliquid
reale ponit in re z. ata ur cófequentia , quia dem videtur tlie , quod patieshr
reali- ter vitus , & quod cfse vifum eft aliquid octore realein paricie.
R.cfpóderur : cit.1.d, 30. ].2.ad vit.negando conícqué tiam,cutm tnim dicio vs,
parics eft. reali. ter vilus, Deuscft realiter creator , tunc ly rcalitct non
determinat pradicatum » 'quab przdicatum yer importer rea- - "le mbarchs
(abiecto;de quo enunciatur ; fedurin dcteiminat com»ofitioné ,& tüc . —
milil aliud ed (inquit. Door) quàm àl- "jud, vcté cttyficur cü dicimus bec
pro- "pojitto eft reaiiter falfa, fcolus eft;g) cít "weré Fla, &
fané hic eft aptiffimus mo- 'dus declárandi realitatem denominatio- "num
estrinlccarum; Neque illz propolt "tienes z quiualent pariescfl realiter
vi- *fus;& effe vifum efl aliquid veale in pa- victe ; quiá per hanc figni;
catur paricié "eise materiam, in : ta aliquid rale (ona- tüt €x «t y:fion
svi perillom infinuatut folumyquos fic n'ateriasciica quam ope- "rátur
potentia,fcürobieétücmis cx quo
eolligitor re.vcia pr.us els€ , quodaes fit 3 0 .Logiea.s b d | 100 Eur
No cjiflit ineitrib(ec deomim riL.— io cxtrinfecé denominata;, poflerius veró »
quod in re frc denominata aliqua rclacio rationis concipiatar « Dem om quando
etiam concederetur dencminstiones. exuipfccas. preferum €x actibus rationis
proucn entes eísc fun- damcnraliier tanum reales. formaliter vcro rationis,
adhuc tamen non bené pet denominationem cxtrinícci cogniti ex- plicarctur
formalitas entis rationis in co- munis vcl.n. ifla denominatic cíl ipfa foc ma
conflituens ens rationis , & hoc non ; cum ifta denomipatio etia afficere
poffit entia tcalia cà a&tu cognefcücur, nec ta ob id euadunt entia
rationis ; vel ct id,gp (ufcipit formalitarem entis rationis, cum nimirü
apprcbenditur, vt forma intr; nfc- cé affi ciés obicétü ,quod cadit fub acu
cognitionis , & hoc vcique verum cft , at non tantum dcnominatio.
extrinfcca ità efformatur in ens rat; onis , fed etiam alia nonentia ,vt
ncgationés,priationes, & c, 19 Et quidem immeritó trahitur Do, Gor in hanc
(ententia inuitus vt x diuet fis locis colligitur , in quibus de entc ra-
tionis loquitur » aut fccunda intentione y 1.d.1..7. Gg-ait)quicquid
antellectus cau[at [ine a&ione obietli circa obietl i pr&cisi,boc e$ly
virtute propria intelle- ' &usgC? boc loquendo de obietkoy vt ba- bet effe
cognitum im intelleEin pracisé y C7 de intclleGiuyvt con(iderans eíl, illud eit
pracisà yélasio rationis, crgo non co ipfo, obiectum caufatur ab intelle-
&u in cíie cognito per actum re&tó, cau- fatur in co ensrationis , (ed
potius obie- &uin (üpponitur cognitum y cüm virtute (ui, à
intellc&us,ex bis .n. duobus caufa totalis cognitionis intcgratur, &
deinceps intellcétus (c folo operans circa obiecti vt cogni üm apprchendendo
nimirü pcr actam vcluti scflexum illud efTe cognis tum;vt quid intrinfecü
obic&to, «aufat in illo vc cogntto cus racionis, Et ina. d. T qiart2- &
quantam ad boc veri. de boe qucd dicit ( leet bignetur pro cxua/ In» quit,quod
zzzeutio. fe cda [ine atin cà paratiuo nuquam erinscsto. fjac per uiti Ligentiam
in vero e[Je fuoyquibus verbis, vt aduertit P, Vulpeslóc.cicn«4 infinaat
Dp&ios pevattumcontgarsus ca Ml 3o& — ' Difpu. II F.,De) Ente Rationis
| i fe fccundas intentiones rantii (Te dereli-. &um, & per intelligenti
refl exam fufci- perc poftea verum effe rationis fabricas tum , ergó (ccundum
Scorumilla deno- minatio extrinleca comparati inhoc , & illo cb/céto
derelicta ab intellectu cam» parante noncft vcrum efsc enus rationis, &
Íccundz intentionisin 3.d.8.q. vn. H. ait,quod ens rationis , non efl inaliquo,
nifi vt tantum babet effe in. intelletiu , ficit cognitum im: cognofcente , at.
per ipfam 2 8, quo rcsaliqua denominator copnira, ró cognofcitur iflud effe
cogni- 101, & pcr'con(equens. nonc eft obie- diu inintelicctu, ví; dà
peralium actü cognofcatur;& tüc f et ens rariopis: 1n4, d.1.q: 2 art; 1.füb
B. inquit, quod cns ra- tionis cft ens in anima,tanquam jecundo confideratinu ,
non tanqua primo. confi- derattm ad quod «or[iderandum mone. ur primó anima à
ve extra , fed téquam ens in primó cenfiderato
uquautim con(ideratum lané clarius innare non potetat ; qued obicérü
realcnon (uícipit €(Ic rationis fortnaliter, cam ptimó cone fideratur, cum tamé
tác fufcipiat deno- minationcm extrinfccam cegniti , íed fü- fcipit illud
quando fecundó contidcratur «quali per a&um refloxum apprclienden- do illad
cfle cognitam, vclut quidánttin- — tionis; vt iple cxpicflitibideni 1n fol, ad.
«um obiecto. Tandemquol.3.af.1:ab — 2. prin. PH uod Sd- itia ait ens rationis
efle;llud ,quod cff. uisibidenomin: ones enr leti pracist babeus in
intelle&n cofiderantes — tià Latiopis; tum suia iuntcrdü ío] -& haud
dubié loquitur de contideratio- — iple confonder: iepssctionielidle X nequi
cogitatur 4pfan cns: rauionis , fcd » V& parerin eod, 1.d,30.q. 2T.
Cüprimóres cognoícitor, runcdepomie — ybr ait Deum fieri-dominum jet icl.to-
patio cogniti non cognoícirur;ncg; con- fiderátor:, quia anillo rrr eig fi-
riter Quo y/non vt rquod ; «rzo curidum?scorim "cenomibationes;cx-
iriideca vc Gc; non func-cntia rationis Totrd'aluer , (ed nouus actus
iniclleéctus fcquinmiry perum tale efic (ulcipiant. * a0 Quardoautom Dottor
r.d.36.c. $n$-Cópctdoliud: cüccognit um y «uod Tübenticreauirg ab aov pcreétü
di- Wwnintclicé(us ; vocat cnsTaLiGDis, potat socios loc cii: Scomm acuera
ronsvo- ait: Gs ratioysts ji Hüd cfle divanstuerea- ptedaclaciencin Znündaw; ap
1- "bliéddanasad Deum cag roteg mucus ix 1 ' £ - inquit Do&torém ita
fe explicuifse in "dA clim ; & ita loquitur in 22 q. f. In finc; (ed
quando ctiam loquecetur? de illo e(se diminuto . »f& denominatio — nis
extrinfeca , dicédum cft ci P. Vil Do&orem non € illud ehs rátio- nis
formaliter,fed materialiter tancü,quo feníu illud dicitur ens rationis ; quod
per actum intellectus poteft formaliter cfle rationis (ufcipere ; hinc
comuniter ditti gui folet, & prafertim m (chola fubrifiü ; €ns rauonis in
marcriale , X formale , (cu vt ipii loquuntur, in ens rationis a ratrorié
fabricatum, & arauone derelictum ; En$ rauonis formale; tabricatü, (cu a em
F- Jj cfl,gy habet a&u exiftériam ab incelkc, fictam;cns vcro rauonis
materiale, derc- - tclicétu (ic concipiente , vcl iogéte cxi fienua calis non
repugnat ; depominatió- ncs igitur extriníccae (cundum fe fuf cntia rauionis
materialia, quatenus. [.pof concipi, vt forma intiinicca m obiee E Go.fiunt vet
cnua rationis fo cum.ta concipiuniur, & Bingunuir; Itas iilud - que Doctor
in hoc fcnfa appcllaug i cile cognitum creaturarum otiltiou; quarcnus f, tundare potcít per opus
in- iclle&us aliquod cfsc, vcl relationem raz ncmiationis, sb intellectu
creato 1n iplo «oncéptanx yl per ccrmynationeim ali- Cuius relationis n
creanara tum quis etia apud abos.L'oGtores frequens elt hic lo- quendi.moeus,
ina:O4i cns rationis dica tur ad diflgrenuam entis, 1calis» non in lua
latiiudme ; [ed carum; YCintrin- Iccey à Lobcétiue copucnitucbus dc «ut- bus
dicitur 4 fc omncs. deuguunationcs &xcunfecas polsunt dici. cnta Fitonis. '
A1, Lacendum a. cns raugnisIoi ga- Mic atquecófitterc in aliqua rclaticne,,
Quar in icbus rclulict ex ipla denouiina- IU cxtabispay [co eX dounos LES CX ie
AÁcee icnomupant. bus, auc per bas Forms. "
x i- dintelligàtur [Ea diras Lbs gei ; E
3 -queennque alia forma: res extrinfece dc- ? " Sape valentes. Concláfio cft contra ; .Au&ores fecundz fent.
io co przfcrrim Fo-d55 poney ) eis defenditur, & man;feft , «olligitur ex
Scoto 4.d. t. d. 2. B. & 5. d. , a6. q. vn. E rabo
antra ponderábi- vo 7o imusatefeqin ol.àd 1. Probatur cuidenti |i. rationc ,
quia vc! talis relatie refultat ;n ' febus ante operationem intelle&us ,
vel per folam eius operationem, fi primum, ! . profcdto relatio reàlis eit;
& non rónis, ' "fücet süc alig 06s relaciones, quz dicütur , reful;are
in ijo fubjcéto, qfi ponitur ter- , minns; sim, praterquá qp per actus alia- .
rü poiéuarü, & aliastoónas enstónisin - zcbus refulraré néquibit, quzrédü
manet, quarà fit hzc mtelle&us opcratio, per (— —. quà fit talis relátio
,vel.m.eft a&us.lle di- (77 .Xe6us squo primó Mo d apcene ad M fuo eíse
reali vel alius reexus , quo co- — 7 s gitat obiectuni eíse cognituin, &
efie co —. * yguium Porteuhnvc ada inttinfecam - . ,JObic&o per q rci d
cognitionem, "i * d - acus prior e se non ot, quia ex vi iplius 0 yim Em T
fio fh E pep t (ultare efcctiué , quia o ] c eset ens reale , nam /quod.ex vi
a&us habitu naturali ; fi veró eft actus poftc- rior;bcne dicit illa
fententia; attámen ae- quc adhuc adzquaré affignatin quo coa itat formaliter
ens-rátionis , quia non , TE ens rationiseft relatiuam , vt exi- "ftima(se
videntur ex veteribus Scoti(tis X quamplurcs , & ex rnis Fucntes cit.'ar.3.danturenimetiamentia
racionis ab- foluta,vt intra ottendemus de'menie Do * "éorís, qui ecfr
trequéter ensrationis cx- . ' plicüerit per relationem rationis, nó ideo x
Cfecit, quia porauerictórmaliter , & ate'illud contitlere in relatione ta-
ased a vt plarimü locutus ett; nó "dete ratronis in fua comunitáte (cd de
tipué quod dicitur fecunda in.é- | 4-Cit63: &'$ 'abmicio , qi vequecoü-
"Itic ia relatione rois,vi peltea dicemus, PBpoppofitü obijcitur Frimó
cóma - primam concluü onem ; quia deuominae - - 20 VA &us efficitut, eft
tealé;vr pátet de ' idem efse, uertit P. Faber 3. Met. dip. us K | Quaf 1E No
orf in éxtrinf' denti. rt. 503 tio eft opus rationis; ergo non datur arte
operationem intelle&us , (ed c(l torma- liter ens rátionis .. Tum 2, quia
Dcus cx per aliquod reale , quod ei de nouo aduc- niat; fed rationis, atfola
denoininatione dicitur creator, ergo &c. Tum 3.quia ea prz(ectim
denominatio extrin. feca , qua res denominatur cognita » nul- lum prorfüs e(sc
habet , nifi obie&iué. ini &tu,& iià pédct in (uo efsc ab ope
rationc intelie&us, vc tp(a cefsante. jni- tus euancícat, ergo formaliter
e(t ens ra- tionis hzc .n. conueniunt enti rationis . Tum 4. qu:aadhuc magis
przcipué hoc totum verificatur de illa deno.ninatione, qua tcs denominatur
cognita aliter;ac fits Cum.n. res ità cogaofcitur prof-&tó nihil aliud
hibet prater ipsü obijci , (eu cogno (ci, qv et proprium entisrationis. Tum
tandem, quia ens rationis nó cft,nifi düce gnofcitur,ergo torü eíse entis
rationis c(t cognofci ergo adzquaté ens rationis có- fibt in ipa denominatione
cogniti , "' Refp.ad t concedendo aísumptum, (i denoininatio fumatur
formaliter , & vt pertinet ad ordinem nominum;hoc cnim modo etiam
denominatio |ipía intrinícca quantum ad impofitionem nominis de- nominatinieft
opus rationis , vt omncs fatenturjfed
negatut, (i (matur materra- liter, & vt pertinetad ordinem terti, quo fenfu
hic loquimur . Ad a. patet ex dictis Dcum parte tei dici creatorem à rela-
tionc rcali crcaturarumad iplum,& non per aliquam relationem rationis,niíi
ope rante intelle&u. Ad 3;dicenduia, cü Sco- to in 4.d. 1.q. v. Q. &
1,d. 36.G.quem [e- quuntur Suarez dilp. j 4«Cit, (e&t. 2. n. L3. ' Auetía q. 5. fe&. 2an fol. ad 4, Gomplet.
diíp.2:q. 2.. 13. & alij illud císe cogni- tum , quod eft dcnominauo
excin(cca. » potius formaliter ,'& fübiectué ese in intellecta 4 quam
obiectiué , quiavt ait Scot. teál itcr participat in inrelléóto illud imareih
tend ela ipa ce nitiosreahter.nnà € D "no. ddobiedim terminata: ecquc eit
obie- étiué , nifrin cognitione reflexa y qua at- .curóbie&um; yt cogaitaig
&ap- icaditura 103a Ec 4 l2: . 304 :.
Difp.ILE. De: Epté Rationis, intrinfectm obie&o , vnde. pet. ipfiim
a&um, quorcsaliqua deaominaturco..:gnita,noncogno(cituriftude(sc cogni- tum
, & per confequens adhuc non eft Obicét;ué ip intellectu, fed fic in
talieíse per alium actum fequentem, in quo. fta- vtique cft cns rationis
formaliter ; & uamuis denominatio coghiti in obie- o pendeat ab actuali
opere intelle&tus , & quidem non in ratione producentis, quo modo
pendent ab co a&us ip(ius,(cd , & cen(iderantis , adhuc tamen non
pendet ab eo,nec habet císe ex vi co- gnicionis,vt habet ens rationis, hoc .n.
di- ctrur habere cffe. ex vi cognitionis , per q cognofcitur; itaut intantum
fit; & fiain- quantum cognofícitur , quia totum illius ese elt eísc in
intelle&u obieGtiud, quod conuenit extrinfece denominationi cogniti , nam
ex vi cognitionis directa non cít obie&iué in intellectu, fed (olum
formaliter , & (ubie&tiué ratione forma: denominantis, quam realiter
dicit. Ad 4. cum dicitur totum efsc epus rationis cà- fiftere in obijci
intelle&ui , id accipi non deber in (enfu formali , quafi illamet paf- fiua
atcingentia,in qua confiftit extripfc- a denominatio, (it e(fencialiter ens
ratio- ni$,talis .n. att/ngétia,ctiam cur res có - cipitur aliter , ac fic, veré
datur. à oa BeOL dp cages à explicant . cit. quatenus ficobij. : Cii tipi ctc
veloci fendi entiration cx co,quod res attingi- tur aliter, ac fit , relültat
quoddam elle fiftum, quod haber rationem obic&ti» & termini, & hoc
eft formaliter ens cónis . Ad 5. patet per idem, ens rationis nà efse :
denominationem ab ip(o a&u coguirio- : nis ctiam intelle&us
&ogentis proaenien- em, quía talis denominatio etiam enti rationis
applicata rcalis eft, (ed c(fc id, cui cogenit talis denominatio aemnpé id , quod
cognolcirur & cogno(cendo fingi- tar ab intelle&u ; quare cum dicitur
to- tum efie eucis racionis e(t cogao(ci , fen- fusett,quod e(t illud, quod
cogaofíci (o. . lum poteft,at realiter ese non poteit, do . veró, quod (it ipía
denominatio cogniti ; ia hzc [etiam applicata enti. racionis e ipae ci verum
elt cas rationis ab intelle&u concipi. A 13 Secundo Contra fecundam cóclu-
fionem , quod rclatio rationis te(ultet ad dire&am obie&ti attingentiam
ab(1 alia quali reflexa , nam mE: tali a&u ftatim rcfultat in obiecto
formalis denominatio rationis, quz plane prouenite nó potefty nifi ab ipfa
forma: qua in obic&o rc(ultauit ex fola tecmi- natione a&us directi,
Prob. a(Tumptum, Que Vtbano v.g.conuenit formaliter e(- c Pontificem cx (olo
actu elc&tionis per fa&a , ab(4; alía fi tione , & pa(fim cernitur
in moralibus. : relationibus rationis fieri po(se formalé a efie paie cun reed
te- damentum fictionis carü qp cft acus fl- le dire&us , & rationc
potenuz denomi- , & inquit hoc bet peculiare in re- lationibus rationis ,
"do&tima fuit — Fonfece cit.q. 1 qui aiebar relationes ra-- tionis in
moralibus re(altare in obie&is cx ip(a terminatione actus dirc&i, non
Lr quoad exifLentiam obie&tiuam , 'fed (übie&tiuam,-i. quoad
conueniétiam refpeáta fubie&iquod denominant, aa- tequam exiftant. hzc
do&trina pror- (us falfa eft jaeintgena. non v e ucnire fübieccosnifi
exi(tat exitentia fibi A io vua " [bi & 1 xrin(ccé , nam de tali
denominationc loquuntur hi Au&kores) quz nec in ipfo , nec inrerum natura
exiftir, cum ralis de- nominario non fiat,ni(i per communica- tionem forma
fubiecto denominato;po- tius ergo dicendum denominationes in fed extcinfecas
de(umptas ab. aCtibus in- tellectus,vel voluntatis humanz a&u ex i-
ftencibus , vel faltim moraliter perman&- tibus in hominum memoria, &
talia paf- fim fant entia moralia ; vade negatur c(- fic denominationes entis
rationis ; quatenus yer. denominantur intrinfecé Àrcladoac, ita (unt
denominationes ca« tionis, fed non line cognitione , qua cà» ad nodum verz
relationis «.—— R- relationc rationis e formaliter jac - VOSSARTICVLVS IL Ae.
Stath itur, C declaratur Formalitas TX : entis rationis. 24 Mist » quz in
efformando - AM ente rationis interueniüt; 10d ' yea eius suia pent difii-
«cilis cognitu , nec facile tit difceincre ; " quznam (pcétent ad
formalitatem entis «rationis , & qna materialiter tanti ad il- lame habeant
, plerique namque vnum «&&i altero cófundüt,& micét; pet fingula
uábit, vt indépura,&»valeamus excludédo , quz proríüs mate- "
£ialiterj& cücomitáter ad cá pertinent. . nis formaliter fumptum omninó
diltin- gui ab ente reali fumpto tàm pro reali exi 07. 0
oWftentequàm jre potfibili; probacuc tum |... au&torir. Arift. qui j. Met
cex« 14. & 6. — —— ^Mer.in fiae cns in animasquod ett ens ra- . — tionis
,.omninó coniradiftinguit ab ence / — —
weto, & ráto; t Scot.qui 1.d.46.q. va. F. — -. docetensinanima e(fe omnino
aliud ab 4s quod.f.a&tucxiftit;quá ens nomiaaliter , uod.(.non exiítit ,
benà tamen exiftere E poteft quod iterum docet quol. 3. ab ini F tio, cüair.cps ratiariis illad effe, quod
nec wW.. efl, nec effe poteí£t excra animam ; cum ex "e . communi
conceptir,omnes.n, communt- ^ fer concipiunt ens ratíonis, vt quid di (tin !-
&um ab ente reali; tum ratione, quia enti " A-' tcft,nili cxiftentia
tantum obic&tiua,er- . go dittinguituc ab cate reali tàm. exifté- tc,quàm
pollibili, tà tandem quia quod potfibile eft in ce,licec adu pucetur cífe,
-euma&u non fityvc mons aureus; non c(t » ; «ns raionis.(ed veré cns
rcale;quia ad ra- tioné c(Tencaleaa catis realis perc accidés elt acta cxi(Lere
, (cd cius effenria falua- .turinhoc,quod üt aptü exittere , vc fuse ab omni
exiftentia verü cit dicere , quod homo e(l cas reale;cuin crgo ens racionis
enti reali opponatur , protc&à ab omni co diftingui dcbet , tiué
cxittézi,fiue po(- UU - . Agitur difcurrere iu " aiccrs entis rónis
formalirate colligere . Primo igitar ftatuédum e(t ens rauo- T A 4 1 (0 s
wenteextia animam,& ensextta animam, | Ux UM vreonuadit iturabente in anima
; .F r [c ràm ens verbaliter , . 1T. De Formal.emisvatioflt.e/frt. I. 305
realitas tàm a&uslis, quà po(Tixili - .Ex quo patet fal(um elfe , qp aiebat
Hart. & Arriaga (upra cit.ad'efformandum eas non requiri , vt obie&um
actus impollibile, fedfufficere , vt obic&t a&u non fit, (icut
ccpra(entatur , eziamfi alias fit po(fibile.. aut (cdente quid fi&ü e(t ,
& cns rationis totum fuum e(fc obie&tiue in in- telle&u,& tamen
nan cft impo(fib 1c Pe trum eurrere,ergo &c. Ref ».negande af- fuimprum,
quia ens rationis (ic obie&tiué tantum in intelle&ka exittir, vt extra
ill mecaátu exi (tat , neque exiftere poffit , alioquinrofain hyeme coacepta
cas ra- tionis cífet, quia a&u non extat in rerum natuca ; Vel fi
concedatur atiumptü , Ji- cendum eit ibi poni impoffibile, nó (im- pliciter,fed
ex luppofitionc., dum .n. Pe- tro dormiente,vcl (edente enunciatur Pe- trus
currere , fané hoc e(t impo (fibile in feníu (vt aiunt) cópofito, quod .f.
currat pro co tempore, quo non currit , vt notat uentes cit arc.2. n. 5. Dil 9
autcqi illaequam affert Arriaga n. 2 3. ad [edan- dam haac litem de duplici
ence. rationis, vno
chymerico,&impolfibili,&alteropoffibii;prorfíusvanacft,quiapoffibilitasdeítruite(Jentiam
entis rationis. Secundo ftatuendum c(t ens rationis formaliter faumptum
diftingui etià à pu- ro nihilo; probatur, quia purum nihil, vt fic, dicit param
ncgationem cuiufcunque entis (iud intesue in apprehenlioae, vt n. diximus q.
praeced. in fol. ad 1. ad $. cot.pucum nih:l dicitur, quod nec habet , ncc
haberc poteft vllam exiftétiam liue realem , fiue obic&iuam; quia (i habere
poffet (ecundum (e cxi(teaciam aliquam, iam nó eí(set purum nibil ; (ed
adin!xcum cum entitarc; cum ergo ens racionis exi- ftenciaa h ibcac obiectiuam,
& licensyli- : , €& a ratione fa&um $ vt docet ead: probat Doctor
loc.cit.vndé abítrahendo alc et vniuer(. vbi determinat vaiucrfale el ens,
vtiquz ponendum elt à puro nihilo didiücum ; Tum quia puram nihil yel duplicem
continet negationem , .l. encis realis, & cacis obicétiui, vel pocius vaa :
à nega- "d 50$ hegat;onem totiusentis adequate , & in fua maxima
amplitüdine; (i hoc fecundü , palam eft ens rationis non efie purum nihil, fed
contineri (üb ence in illa amplitudine; fi primuni dicaturyadhuc idé
fequitur,nó .n. eft negatio entis obiecti uiscü fit rpfumens obic&iuü, nec
proprie negatio entis rcalis,quia cales negationes, & primationcs funt
reales, & daniür ante uodcunque opus intelle&us; vcinfrà ex Toa . 1. d.
23.]q; vn. demóltrabitur , qua Saifing.cit. num, 180. ait ens ra- tionis non
habere vilum prorfus císc ex- | trà intellect, nec-pofirinum; iicuc encia Wcveg
mp. reps primriuoncs,& ne- "uü ' gationcs: Tum éc quiaens tationis
for- maliter habet. conceptum: pohitiüum ; vt "Do&or indicat 4.d. 16
q.2.ad t .imoppo- | fitum, efsc f£. obiectiuum ad inar veri entis,vel (altim
muita funt entia rationis; " que in formali conceptu intrinfeco non *
Difju. TH» DéEgté Railis- 7. esc faltim in apprchenfione. Sed an foli ;pet baec
eandem obic&iuam enutatem ensrationis diftiaguatur.ab ente reali; nü vcr
etiam per negatione enris realis , ità quod ifta nihileitas inter tatione
formale enusratiónis, per quam a reáli [ecerni- tur, non cít ità facile
re(oluere , nam ex "vna patie ità videtur afísccendum , quia ens rationis
fccundum fc non eft cas rea- le, ergo talem negationem quidd:tatiué
includit,& peream intcinfecé ab ente - » re;li diftinguitur; (cd exalia
parte id mi- nimé afsercndum videtür,cum .n- étisita- tionis in fuo conceptu
dicar entitatem obiéctiuam, quz habet modum pofitiui, fi curfus includit talem
negavooem ,tünc conceptus entís ciaionis vo ue perfe 5 "^ vnusex politiuó
; & ncgatiuo cooflatus 'císet , quod eft inconucniernis; * 27 Quamobré
dicendü eftens ratio- - ftisnon includere in fua formalicare4llam dicunt
negationé entis;fcd potius ens po» — negationem , fed folum poütiaum illud , ^
fitinum, vt eit relatio Dei adcreaturas, ^ quod actualiter fingitor ab
intelledtusil- ' generisad. fiaules, que cxigunt — lud vcró negátiuum, .f- nó
ens reale, prze- ^ cócipi,tanqvá politiu/ad aliud, — cedit formalitatem enti
rationis , vr ma- "Tüm tádemquia hac ratione dicebimus tcriale ,&
lubftrarum, cui talis formalitas attribuitur,cum concipitar ad modü vcri -* !
fopra q.pracéd. loc. ciens. rationis clie . A e mcdium inter cns teale, &
puruam nihil. cnus; ex quó fequitur tormaliter » & pri- e "sed
Vrges,cum cns rationis nó fit ens * reale, neceflarió continebicur (ub mébro *
oppotito;:i.Íub non ente Pis inter duo cotradictoria nó datur medium, fed :
"mo ensrealc formaliter idé cft ; ac purum - màr:ó ens rationis ab eme
reali dittiogui — fuam entitaté obiectiu&jnon vcró,per — — ^ illam
negarionem ; Hoéafscrtum proba- tür ; tum qaia ens ratiónis formaliter j&
explicité dicit ens, eftó à raiione fabrica- "nihil uia purum nibil
dicitur id,uod ct tum,& licet nó fit
ens reale y illam tamen so Ce Kefp.negando thinorem;quia purum — cité (ed
impbeié , & concomitanter-ad - "nibil non folum dicit ncgitionem
realita- fümit.um, leu confequenter; ficuc € cótra "o tisícd etiam exi
(tentiz obicétiug, cóce- "etis reale dicit negationem entis rationis, ;
dimuisergoensrationisnon»&tamécertumeltnócóltituiformaliter,fedindenon(equiturefseputànihil,*
per talem negationem, fed potius pec ra- Mada-cU. mis cuoi c ud "quia ett
eas mentales & cb:cétiuum . ' 7 26 Tertio inucflizàdum elt per quid !
formaliter , & incinfecé diftinguatur ens rationis ab cnce reali, & à
puro nihiloyin- "terque mediuaiconftituiur, hoc n. erit | ratio formalis
ipfius; & quide per quid di ftinguatur à paro niailo noa ctt difficile '
tioncmformalem realitatis ; vnde (equi- tur illa negatio ; per (uluitur ratio
dubitandi allata in oppotitum. Tum quia talis nthileitas realis cft, & fuo
a:odo da- tur à parré rei ergo nequit formalitatem . enus rationis
cóltituere,quz omnino ha- "bet efse per intellcétum: Tam étquia fie. |
affignare, nan ab eo [ecerniur perenti- — ripoicitensrationis, etia talis
adhileitas Y tatem (aam ob;c&tiuam » quam acquirit 7 mon concipiatutsergo
ad cius formal itacé | ; intellectus minittcrioytdeó a. extra iphae «nón
[peGtat, ted pto: (us materialiter fea E Tam puct nuhi! coniucuuur y quia habet
^ betyprobatur a/sumpiuim quia «xeciens tià "ws L-]tier: plerumque entia
rationis tando an poffint císe, vcl nó ef- tc rei , vEparet dum concipimus fei
€resturas , ob re&tum ad - €ognitionem, nam ad formationem entis - gationis
fufficu. cogitare efse ens,quod rc vcra non eft,licét id non cogicetur ; Imà -
. adbuc cfhceietur cns rationis , etiamfi .— dámtelle&tus putaret veré eíse
cns, cum tale mon fit,tormauur cnim ens ratioms co 1p- A non cn$ obijcitur
intclle£tut. vt ens, buc intellectus feiacre vera illud nó efse, iuc neftiat,
hoc foiü inrercft,gp (iid. | eiat jncelleétus, fiagit folü, at non decipi .
tur;fi ne(ciat,fing t, fimul atq ;décipitar. -;28. Quarió tüatuéaü c(t ilhid
eile ima — gioatium , quod ibi propriain vendicat — ensrationisjünéceilario
penderc ab cà ima | ginauon: , «jua concipiatur per modum Xen cm 5 ;qu£
do&tina preterhua juod eounm « ipnibus Keccotioribus , O cricis Scoutt;s
Fucat. it cns rat:ont$ cle 1m- - ipa teet M ct.dilpeg.cit c 4. 3b int s
raticu.s ficri jer ficitonem 1ei,quam ad modum ens Fl, Py H "T ro yi üirén
ercip.tinrelleétus , licet rcuera non Pp : . €üsreale , ac proinde fubdit in
hac matc- k aja de ente raten. riullam y quan'uni ad "11d rem fpcátat,
vértere diferépantim inter Scotus & D. Tbonfam;io.ó ct à ex par- 4€
icéipitur à Mcurilie & Sang. loc.
-«it- iniuo quaft: vbi proinde nam. 177. — unc dicendi modii inquit efTc
probabr- lÉcciain uuu. UAE i& ido non cít noua fed vetultiffima , quam.
pros : Aude cage ibid May On. Bur Jdlip-q.6. & ctedituüs fuiffe ou: fcié
vcterüni Scoutl rüm 1 à ndmQue iuxta doétrinap; uaditau à Scoto. dc re- l
tcalij& LiUuon:s 1.d 29. .te- t enscommoniliiiné fui etie n d «ns re; Ley
rationis ; ron [e a ju uocum »ledz liuic ai VE ctt videreapud Au gylt à its dr.
vade Miu: Vds f oni ait bane eae codiunt in - Queft.IT. De formal. enis rationis.
crit. 307 noflra fchola, at hec analogia fundari ne quit , nifi inaliquo ordine
attributiopis inter ens reale, & rationis,talis auté ordo non vidctur effe,
niti imitabilitatis obic- &iuz , quz confiftit in cognofcibilirate vniusad
fimilitudiné alterius. Porc(l cà dici, quód bac lit analogia. proportionis cum
Vallon.art. t. Formal.& Mceur f. cit. nam quod non potcft comparari àd vecü
ens fecundum aliquam habitudinem , vcl proportioncm,non jo:cít appellari ens ,
vt patet indu&tione in alijs quiuocis ana logis, quia fanum, gp
principalicet & per fe dicitur de
arum]. , non dicitur de vri- E & dietaynifi ob ali.juam proportioné ;
'hib:udinem quam habent ad. (aniracé animalis,& ridere dicitut de prato floré-
t&ob proporuponerm, quam habet pratum florés 4.4 hominem hilaré, cum igitur
cns cele bit obiectü intellectus principale , & attributionisens racionis
profe&tó po- flüJab:t cOcipi ad modü curis realis , quía fuáü elfe hibet ex
habitud ne , & propor- tione ad ens reale, & quia in analogis c-
q'iuocis ordo, & hib'tudo ad principale ana'ogiti c(t catio formalis ) cuc
ceteris €&Oocniat rat o análoga, vt ordo ad [anita- té animalis eft,quo
formaliter. vrina dicis tur (ana, vr d &um ctt dilp. preced. q. ex Scoto
4.d 12,3.1.infra H. ideb ad ro- né formalé entis rationis non uh fpedtat ; quód
fit ób:eQt.ué in intelle&u;icd ctiam quod ibi fit ad intlár vcri enus,nà
ratio- nc iflius hab.tadinis pracise participat extrinfccé,& aqumoce effe
jimó id forcé intellexerunt pritci Scotiftascum abfotü- té dixerunt quodc(q; ens
tónis fieri si collat:uo,quia nimirum iritércedit aliqua: lis compacatio qua
concipitur ad inftat enüsicalis,vtinftaq.4.àr.2. —— i /à9 Et lapé hac &r
fut pérpetua: Do- "&orisIcotentia, quito pottea Recentio- res amplexi
(untnam JoC.C it. 1,d. 29. ci rclaioni fcalfj& rationis nihil c corbuiune
vnitiocums quia ei,quod eft: quid tale, & Eugen Aimpliciter tale 1n u4otum
tale sont comune E jlldd'. quód accipiturih as sih quid y 9 ; quód accipitur
imi Ms ten reLjoaürem n Lo nun relati Badii ^ TEMP CTUM 7 "UK 308 cft cílc
sin quid, ità referri si rationem, fiué comparari à ratione eft. referri , vel
comparari sin quid;ità arguit Doctor loc, cit.cx quo colligitor Doctorem v:lle
ens rationis dici ens sth quid, & omninó per analogiam ad ensiea!e , atquc
ideó petat cGcipi per modum veri.enus, ficut homo pictas.concipitur per modum
veri homi- nis, Accedit DoGtoré vbique docere re- lationes rationis.tunc
fabricari ; quando p ini licctasaut altetius potentigcollatiuz ojcrationem duo
aliqua referuntur inter Ic, vc1s numad alterumyque à parte rei nó referun
ur,nec fünt nata rc Erde irà prz- fertim docet 1.d.4 .q.vn.C. & quol. 17.
C.& 5.d.26.q.vn-E. (id inrelle&ü rcfz;te adinuicem aliqiia duo, quz non
(unt nata tcfarialiud finé non cft, quàm cócipere non rc lata inter fe,ac ti
relata ctfent,& il- Ta omninó concipere ad modü rclatorü ergo vniuerfaliter
in eius (cn:entaa tunc ens rationis formaliter fit , cnm id quod n cít,nec effc
pote ab MER ef- & pcr modü entis exi (dentis, fiae abío lati iuérefpe&iui.
Rurfus cü im 1. d. 13. Q,vn:$. fliter dicitur,verf.contra ifl nd, &
4,d.1:3.2.& quol. 3 art. 1, & loeis om- nibus citat, ait. praccd.
inquit ensrationis ncn h»bcre offe , nifi inquantum cognitü, & confideratü
, ptocaldine loquicur de itione , qua pcr moduni cptiscon- tidie sibl i pe modi
uU € valet,qua ratione q. 4, vni- iiLolicar iuieriale efe mol fub ra- tiene non
cnus(ait Doctor) n:hil intelli itur & s. Met.q.ij.ab initio ait, quod no pf
t intellcétus, vridé concipcret rela- joem rationis, hifi appreliendifsec ,
& n aliquo jer realém ; Et hacra-- —tienc ait Arift. 4, Met. ab initio non
ens p TIU intelligitur [üb ra- Aonenonenus. — 3e . Kttandcm hic dicendi modus
próba- aur p anifcfta ratione , quia ens rcale , vcl cíLobicctum adaqnatum, vcl
faltim pri- maru intcllctus y vt omnes concedunt eum Do&oic 1.d.3.q.3. crgo
cn$ratio- nis non potefl iniclligi nri quatchus con tipitür y vt imitabo quidam
enis realis , quia obicitum i5 fccüdacium de- bcr aliquo modo patficijure
rauenem Difjut. 1T T. De Énte Rationis:
'do colit formalem primi obic&i , at ens ration" non poteft
participare formaliter , & in- triníccé entitatem realé , ergo debet par-
ticipare fccundum aliquam fimilitudi« nem, & proporuonem. i3 30 Qumó
tandéex his colligitur ems - rationis e[Je illud , quod obycitur , vel potcft
obyci imeelletiui, ac fiefset,cum tamennec exiflat in rerum natura , nec ex
iflerepo[fi'; vndé fequitur totum efse . illius e(se obiectiuum , mentale ,
& fidüs & quia ab intellect noftro vers entibus aísueto fingitur ad inftar
veri entis, idc €ns$ rationis dicitur vmbra entis rcalis, Gc cius cnticas
vmbrata » quis participatanae logicéz érationem cns realis; &c quidem femel
admiíso ens rationis nor confiliere in aliqua cenominatione ex« tripfcca ,
neceísar;ó elt afserendum efse aliqued eíse fitum irefultans In rebus cx
opcratione intelle&us ; & planéomnes relationes rationis, &
pratlertim fecunda intentiones logicalcs , f non dicum folas denominationes
cxcripíecas , qu.bus res dicuntur cognitz , alio medo explicari nequeunt;nili
per iftud c[se fé; & vm- bratum rcfultans in rcbus, vt cognitis ; &
casquafi intriofecé denominans , Et pef hoc eíse explicatur tio elsentia, tà
exie flentia cntisrationis ,nà in illo efsc ficto Lens quidditas » &
actualitas cius. [ olo' difcrimme,quod quatem py à, dicetur e(se exiftencia ,
quate- nus vcró confide co seb iura abftrahendo ab actualitatc cfsendi , dice-
tur elsc císenia, vnde confulró diximas. - cus rationis efsc illud,quod
obijcitur vcl obijci poft intellectui, ac fi efsct, idque fignificáui:
Mayton.quol 6.ab initio, vbi quadtuplicem entis rationis aflignans ac- €cpuonem
inquic vltiiàm, quz ett catis rationis inodó declaiati, efse propriam . Obiell
iones enodantur. j1 | operis arguüt Primo Didac. & Smiling.cit.ens rationis
fic, & concipitur nó foiü fingédo illud per 0:0- dii vet: enus,&
concipiendo aliter, d tit, fcd'euiá concipiendo iliud per modüc uds
ratiónis,& f. di c(t;& ia concinit; ud- derauic si liani quiddatem - '
— ^ 2 mme E EL MUR Gu Teal eS Ir IRE e REPEINIRAS S - ^N os (00 ud IE De
Formal. enti rationi ct IT. ,quod .n.tunc concipitur , ique cns rationis efl
,& non rcalc ; imo itade fa&o diuinus intelle&us concipit &
efficit entia rationis. Cófi rmatur, quia fi in cogniuone , & formatione
entis ra: tionis opus effer illad concipere-aliter, ac fit.i. per otn osten »
plané fem- intclle&tus alleretur,& nunquam co- bs ! pofiet, ficut eft ,
ergo &c. ' * Refp.duplicem efse cognitionem entis tationis.ynum
dire&amsalterá quafi rcf c xám,vt Do&or indicat 2.d.1.q. 4. art. 2,
(licét in quibufdam voluminibas fignetur foro exta) & adhuc clarius in
codem 2. d. 1 4.$ B. prima eft , qua fingimüs ens ra- &ionis concipi non
eft,ac fi ef- fcc,íe qua cencip:tor ens rationis , ficut veté eft, &
cognofcimus rem efsc cognitá aliter ac fit vnde Scotus 5. Met, qj. jab miro vt
motat ibi P, Cauellus Schol.1.(uem;etiam citat 4.d. 16.q. 2. n. 9. $- Contra
ccmelufionem ydocct ens ra- b. pisietur icspqoisiiecet dire&á , non .
ttllcxi ;nà per hàc potius recogitaturfa- &um,& vt arc ibi-Do&or,
in hàc (ecunda . iuione habet praec ere eed . €tdoà cfic&tus hinc cft, quod
pri ica guitcnus pon tá* tum ffwasfed eciam £atiua entis racionis & jimhoc
feta pofsedici pacti; . €& docnit Scóuis 6er); 1,ad, 1,arg«quia p«á
prnóticé,& in a&u exengto veríanur jacllcétus rca ens ration s.fingendo
, qs Bon cé jac císersíccunde;verà d cituc (pe- culata y-quia pec cà veluti in
a&u Ggna- toconlidcrauurobiectà illnd fidum ;pen ptiorem.éognitiorted? ,
atq;.ideo ab alijs dicitur contemplatina, quz diftindtiono c matería de ento
rationis e(t valdé no tanda ,& ab oibas Recentior. pa(Tim reci pitur; vt
eft videre apud Aucr(.q. 5. Log. [c&.5.concl. 3.& Blác.difp.cit.[cdt.
g.X. Alios, ctíi de mote Scorum nó memorer; poteftigitur (vt argumentum
foluamus). ens rationis vtroquc modo cognoíci y ;n. prima cognitione attingitur
aliterya€ fit» . qiia: pec modü entis realis concipitur, cu. talc. nom (itin
(ecüda concipitur vt €tt y quia attingitur,v: ens rationis, & fictum. pcr
primá cognitionem recipit císeat pet (ecundá non recipit e[sc , fcd (upponiur,
ci,vt vná dc genercincclligibilium,vtlo- 309 quitur Do&orcit.z, d. 1. q
$..B. & hoe modo ens rationis cogno(citur axDeo, vc poftea dicemus, ncc
tamé efficitut ab co Ad Cof. patet per idem, quia cas racionis cognoíci potelt
(icuteft y cognitione rc- flexa;aduertédum tá eft neque. intellc&t proprie
falli;quando per direGtaoyems tionis cfFormat, nà.a cenc iudicat ens ra« ionis
císc ens realc, quia hoc ad. fecüdam Ápe&at operationem , in qu? proprig
fala 1tas réperitur , (cd dumtaxat fimplici ap- (ionc lud ad modum entis realis
percipit; (icut quando rem f; ir tualea ad in&ár:corporcz apprehendunus ,
tunc proprié non £allimur, quia tunc non iudi- camus-cem fpiritalem císe
corpoream S de quo fufius infra q- 5. . 1 Secundo argattc Mcuri(sequamais talis
modus faciédi per conceprioacm, .f, ad modum verti entis. pofset conitenite
entibus. puté fictiujs , ac etiam fi&is cii fundamento , «clatjonibus tamen
ra:io- nis aeutiquam conuenire poicftyquc per meram refultantiam: (iüt an
obiectis co- gon compatatisi TVA, Vide Haa us:cas concipiat m eii rcla- t;onum
, formatà cnim itio petrus cfl homo;cfulrac in, Mis extre niis relatio
ptadicau, & (ubie&tijab(que quod intellectus rcfle&tanw füper illa
exe ttcma cognita , & apfrehendat r «tionem: fubiedti & ien prr js. Con&rinatex Do 4«d-1. q
2b. die. cit relacionem rationis. nihil aliud efses quàm comparationem ps
fliua,qua obie- &um aliquod con(i dcrarum, comparatug ad aliud. pec
a&ürintelleGus cóparantis y; & in 1.d.3 j.ait in codem inftanti,in quar
diu nus inteile&us produci lapide in e(se, cogniroyre(ultare relatioaé
conis in lapi- de ad diuinü intelle&ü, idé habet. 4. d. 14. q:$-in finc
& d.16.q.2. E. I: alibi f * crgo ad relationcs í;lgim 10pis effici das. nó
cit opus actionc. intellectus, qua €a$. conc ipiat ad modi rclau onum realis, ,
Kelp.latis patere cx dictis att- prz cede, conc], 2. noniefuliaré.flatim rela .
cogniti & voliti. in obiecto ;
"1 1 ficuone inteilc&us, quia hoc intere A tcr rclanonem realcmy X
ragionis, quod. il poicis sutiomi dro tto Ue Do- -— infurgit cx natufa 310
'Do&or $. Met.q.1 1 loc. cit. &1.d.31.q. r.& quol.6. & alibi ,
(cd relatio rationis vitta extcema indiget operatione intel- »qua efficiatur ,
n mirt cogitatio- ne intelle&us,ante quam operatioaé císe cognitum, &
volitum metas ina- vioncs rcalcs important in obie&is; & cát Doctor
loc. cit. indicat ex illis dctomi- mationibus refoltare celationcs. rationis
Aere denomtioacis, id — eft per ali operatione intelleGtus y & doit denis
tci , quam licéc Do&tor mon exprimat, camtamen fupponerenó eft dubitandum;
gy» magis infra conftabiz aiédo dc ente rationis relaciuo; Bc plané falsüet
Dot. cit. a4. d.t. q.2. velle re- lationé rónis e(se merá denominationé
exainfecam. paffiuz comparationis dc- reli&am in obiectis comparatis ex
fim- plici a&u intelle&us comparantis , aut telatione ex illis fic
comparatis iunmedia- té refultantem abíque nouo a&u intelle« f&tus
accedente , vt intelligit Meuri(se cü Valon. d nos 43. imó jbi dircáe dacet
fieri tduiéod tationis , quando illa obiecta primo coníiderata, & comparata
vnum a&um , deinde per alium actü uenté (ecüdo cóliderantur apprehen- dendo
sugiere paffiuam illorü;; veluti quandam relationem: inter ipfa in-
Yeriacentem,& ide, inquit, ens rationis eflc ens in anima,ranquam [ecundo
co- fideratum , non tanquam primo cat ratum . Et quando alibi Doctor infinua- -
t€ videtur relationem rationis. produci per a&um comparatiuum, quo duo
obic. dta comparantur , fic debet intelligi , vt bene exponit Bargius in 1. d.
23. q. vn. jqua expefitiose citat quo3; Lichet. 3.d. 1 .q.1. quód non poteft
produci, nifi '(appofito a&u comparatiuo, quo ha- bio intcllectas nouo
a&u producit inté. tionem inre cognita , & non producit cá ipío a&u
comparatiuo, ita us, quod etiam es preffis verbis docuit Doctor ;. d. 26.4. vn.
E. dum art, quód omnis poten- tia collatiua porefl obieHium [uum có- parare ad
aliud , Q7 ineo fic comparato «auJare re[peGium rationis, qui no inefl, ex
natura ret, fedex atu potentia, cr- goaliumaQum (cquerké posit Doctor, Difpu.
11, De Épte rationis - P. ^6 Tm rgo pares. cet z el 33 vrgcs, oppofitam man: indicari
Budkorc loc aie ipse in (ol.ad imam, nam $.. Met. q.11. ab initio ait Palms eit
, quód a£fu reflexo intelligé- di fit relatio rationis, fit enim primo Gu P f.
diretto intelletius comparatis boc ad illud,quando autem reflettit imtelli-
gendo coparationem illam ,vt obieEumy, tunc mon cau[atur elatio rationis, fed
confideratur , ergo per) primumomnino a&um;quo obicea comparantur, ftat
immediaté refaltat relatio ratioms ab(15 nouoadu, idem hàbet 1. d. nq. B. ait
enim, relatio rationis efl modus obietié in primo atu intelle£ius , & tamen
nom € ed veri genere intelligibilium ed eft in fe aliquid verà inte pi , € ita
n0 intelligitur ni(i imattu refle- xo,vult ergo,quód im primo a&tu fiar,
& in (ecandó tantum intelligatur , vt facta. PIT Tee a&us i,&
reflexi, quz h:ncingerit difficultarem , & Doétorem reddit ob- fcuram , hic
diftinguendi funt tresa&us y primus eft,quoduo obic&a realia cópa-
rátut adíinuicé,ex quo in ipfisaliud nó re« fültat, quam fola exttinfeca
denominatio patfiuz comparationis:(ecundus,quo in» telle&us concipit talem
comparationcm paífiuam in obic&is per cui telationis;tertius tandé ,quo
relationem ità confi&am in obic&is intelligit , ficut eft,hoc ctt
,e(sie relatione confidam, & . rónis; primus aGus cít omninó dire&tus y
ficut € cácra tertias eft omninó rcflexus s fecundus veró poteft dici
quodammoda reflexus refpe&tu primi; & dicectuscefpe tu tertij, qua de
caufa interd dicitur di- re&us , intcrdum reflesus, fed certé cum fit
primacognitio,quam dire habemus dc ente rationis, in ordine ad ens rationis
abí(olucé dici debet a&us dirc&tus , cü cr» 8o Do&ocloc.cit. inquit
ens rations fie ri cognitione directa, nó reflexa, quia in ifta habetjcantum
rationem obiecti , non effc&us , non loquitur de primo ouninà actu quia per
illum actingicur (olum cns reale, & nullo modo ens rationis , (cd de fcüdo
a&u, quo primo, & directé arun- gürcns ratroms, quia per ipfum accipit
cie, T. di E - Euaf. IT. Dx Formalit; Entisemtienis. VAfri,1,— 5t tertio qui
veré cft refiexus in " t ad cns i shes qercit Ia- i ic&i aufa (upra di
Ez : ad pA Dind encisirealis » cfsc pradti- efse, K intelligitur, & ideo
refpc&u cius Bir ratum obediimcfilus er - cam, & fa&tiuam,
pofteriorem verà eí(se incré fi tiuam, & contemplatiuam. ..$4 Tero fi
ensrationis cft id, quod €ócipitur ad modum vcri eatis ; ergo nó fit fingendo
aliquá formam, quz fecüdü fe totam fit meré obie&iua, & apparens, fed
potius per falfam applicatione vnius entitatis realis cumaltera incompoffibi-
ti, vnde entitas obie&ta intelle&ui erit fc- cundà e(scaciam realis ,
& folii (cundum ^ exillentiamobietiua rationis, quatenus (00 per
intellectum eít applicata fubic&o y — — . eui non cfl applicabilis;
probatur coníc- SE ia, quia iuxcà hanc fententid quan- | domcelicdus cécipit
Deum , vt relatum t concipit ibi relatione realé folitam.à fe concipi inter
caufam creatá, — & efíc&um , (ed dicitur eíse rationis, ^
-uiaapplicatur Dco, cui eft in applicabi- -— Bis; quando concipit fpiritum ad
modum — «otporis, ver? ibi concipitur (ubflantia excenía,fed dicitur e(se
rationis, quia ap- plicatur fabie&o incompoffibili quan- do concipit hyrcoceruum , concipit vcra
-&nionem, qua inter res vcré vnibiles re- periri folet, inter naturas
hiscis & cerui,. tamen quia vnibiles non (üm ad có- ituendum per (e vnum,
ideó vnio inter illas concepta dicitur rationis - 3$ KR ane ode be ensra-
tioniscófi flat in falfa applicatione. vnius entitatis realis cum alia
incompoffibilig indicauit Mayr. quodl;b.7:üct.2. quis modo paucos b.bear
a(seclasefsc trauen fatis ilem,vt teftarur Amic tract, 344.2.dub.5.concl.6.
& nos intinuaui- mos di(p.7.-Phyiic. q.8. art. 2. lano fatc- mur ità
iorclligi pofse,& cxplicaci coin- munem (cntenuam veterum Scotiftarü , cum
aiüng. enria rationis ficri folu à po tentia collatina ,& nonni adtu
collari- uo, cum .n«juzcunque caks potentia có» paraudo ynum ob.c&ua ad
aliud jungit non vnibiliz,cfficit ens rationis, & quide ità defa&o
interpretari videtur Fuentes cit.q.2. diff. 1.
art. 5. communem Scoti- ftaru,quz forté in alio fenfu defendi ne- ques fit
vniuerfaliter vera , vndé fi no- ra (ententia ità interpretarctur » adhuc
fuftincri poffet. Vetum quia non omnia: enia racionis funt per apprehenfionem-
plurium partium cum vnione carum s.vt conftat de multis, quz concipiuntur ad
modum pet (c fub(ittentium, & nonal«. teri inbzrentium ; & cogitur hac
(enteu- tia affererc. omnia entia rationis ficri per copulam , non autem pcr
przdicata , && fübiecta , quod tamen falíam eft , quia as : fzpé ex
patte pra dicati a&u corrcípome : det aliquid fictum ; non fecus ac ex par-
tc vnionis,vt cum dicimus animal efl ec- nus, nam przdicatumità cft forma ficta
» ficut copula; & demum quia hzc fcnten- tianon (aluat ens rationis, nifi
in concre- to y quatenus entitas realis ab intelic&u : applicatur buic, vel
illi (übie&o income poffibili,, ia abftra&to autem cogitur có- Cederc
ens rationis omninó dicere forma tcalem,& ad hucipfa quoque tenctur di-
cere applicatienem ill obie&iuam , fiue diftinguatur ab voione, fiuc ffl
cfc oínó «ns rationis abíquc alia rurfus Ml(a appli- catione vt diximas q.
1.ideó pra: (tat alio. modo noftram interpretari fententiam; . vndé ad arg.
neganda eft coní(cqueotia, quia te vera valdé noftra fententia differt ab
illa,vt cóftat ex loc.proximécit.aliud mit in formatione entis rationis conci«
pere ens reale det pi aliud veró concipere, quod nó cft ens reale, ad.
bimilitudinem entis realis , vt ooftta a[- fcric opinio , quia primá ficri
nequit. fine : &uali conceptioue entis ad sm ve só nó cft acceffaria,fed
(uffi cit, quod füp- ponatur cognitio illius enzitatis rcalis , ad : cuius
fàmiliadiné ipfum ens ronis etfocs : matur , & üioterdum in efformando eme
: te rationis accidit ens reale actu cogno * Íciy non vtique interaenit , vt
obicctum .. cogn:tionis , qua. formatur eb ration $« : fcd vc terminus
fimilitudinis , fecundam « quam cffingiur; & tic in Dco conc;pimus
relationem ad ctcaturathzc tclatio à nobis concepta cft «ota bei Icn55 nn ens,
& obie&tiua , & folum realiseft re« Vatio illa, adcuius inftar
cffingxur, & fic dicendum de alijs exemplis ia argumento : relatis vide que
diximus q. 1. probando primam partem:conclüfionis: — ^. 36. Quarto fi ens
rationis cócipi debe« ret ad fimili tudinem entis realis,(cquitur tócipi non
polfe fine ente!teali, quod cft terminus tals (imilitudinisyat hoc eft có- tja
experiemiam, Deindé fimilitudo, cá . fit rclatio-zuiperantiz: fecundi: modi f.
Met.tex. 20. requirit in extremisracio- ncs tundandi eiufdem rationis , fed
talis ratio fundandi in ente rónis ceperiri non poteft . Demü entitas fia quam
przte- ! fert ens. c ationis, cft formaliter impo (Ti bi: lis, ergo nópoceft
habere timilitudíncm: €ü ente realiter. poffibili ; quia oppotita : non habent
fimilitudinem adinuicem fed d itfimilitudinem.. t R efp. timilitudinem entis
rationis. cü reali non c(fe vniuocationis, (cu commu- : nicationis., qualis eit
albi ad album, fed . ionis, & imitationistüm in exis : là;tüm m modo
cxifendi, juia ficut : ensicale exittit à parte sei ita«ens catio. « nisexittit
obie&tiué instellectu,& (icut ; dupliciter gftc(l ens reale extaze
inrecü natura aur pct (e ftans, aut in alios ità. cns rationis pot« [t Esau e
qa "habere: €xittentiam;.f.per modum pcr fe flantisy. & per modum
inharentis, ad hoc autem non «ft ncceffaria: pro illo.tunc cognitio
entis-rcalis.actualis »X explicita, (ed (üf- facit habitual, & inplicita,
vt ad prace« &énsargumentum dicebamus ;.ncque in» . CÓnucnicns foter jfi
illa intcrucnirct,quia- in apalogus aquiuocis.con(uetü cit vt fc- «unda
anaiogata definiantur pcr primü . yt pate: dc fano. Ad 2 patct por idc, quia.
3lla timilitmdo: non cft vniuocasionis, & :
«émmunicationis;fed.imitationis, Ad 3. eppofita in.efíendo po(süt habete aliqua
fimilirudinem in repra(cntando, vt patct. deípccie imprefla fub(tantiz ,qua
illi af- fitmilaturin reprzícntando,cum tamé (ic oppofita in cficndo ;. fic in
propofito ens gealc , & rationis opponunur in eísédo ,. "fed cum hoc
fit veluu vmbra illius;affimi» xar ili quodammodo in reptzfentádo,.
&jmitando eo modo quo vibra imita» $e. UU Difpa ET I Dé Eprevationit; 507
tur efie corporis - Multáobijcit Poncróé kic contta doctrinam à nobis traditam
de ente rationis , quz omnia diluta videti poffunt difj.z.Met. q.9. art, r. àn.
241. vbi etiam n.243. impugnatur ridicula a quedam defcriptio enus rationis , —
- poaenu affert manne fatio cffe illud , quod nequit aliquid efficerez ticq;
inexiftece sica iode efficere, niti per confiderationem pótentiz potentis
aliquíd contiderare; cut bene quadrat. il- lud Horat. de arte poet. - Spetk
atii admi[fi visi teneatis amici UOQVASTIO ITI. "Num ens rationis babeat
caufas fui. iti effe quas. 5, s. 37 (^Vmloquimur de caufalitate em- tiu
rationis, vt Tatar.aduertit 4» d. r-q«2:queftiunc.4. earum; quz ibi moe uet de
fecundis intentionibus ,& Bargius: f:d. n etam cord caufa pro^ prié: um .n.
entiarátionis non fint- ptoprié ertia y fcd (lum concipiantar ad' modà entium ,
protc&ó habere nequeüt veras caufas, implicat .n. aliquid habere — veras
cau(as , & non habere veram eíse gi qua ig:tue'ratióne dicuntur entia:
eadem» bn asp modó quzritur, ati habeant eauías (ui clle,& quas. N - aliquii ens rationis habere caufas (ui císey cita
tur Harueus tra&t. de. (ccundisintentios nibus, Mayron.quodtib.c. Sonc. 6.
Met: q«18.Niger q.4.clypeiin fiae. Suarez ve 10,quem multi
ex Recentioribus (equü- tur difp. $4. Met. fcét. 2. concedit quidé cn5 rationis co modo, quo eft ens, habere caufam
cffcGinam! (ui effe ; id tamea'de alijs caufis, & maxime de finali concede
rc inficiatur, & (cq«. Amicus q. 3. düb. 1. D 2e Meran n alij coetu rater
forma ità Cor plut.dif p. 2,q,. pee Diar €difpa. (c&.3. : a Dicendum tamen
cfl cns. rationis eo: modo, quo eft ens, etiam habcre cau(as: (ui effe; &
quidem inomni genere caufa, Colligitur ex Scoto 1.d. 5.4.7. vbi argués: contra
Goríredum docct cniia r.tionis cau(aci, & d.36. q.yn.& a.d. 1.q.
1:docet produci, & probaiur.. : 3$ Pix D 2 —T.. j H |: d ! ins Er x El 00
Quat. HL De caufis Entis Rationis; ; 8$ Primó qui entia ration.s fuo modo
caníentat, quia ciuslibct cx- ftentis c «rà primum ens cft aliqua caía
proportionata illius exittentiae , vc pater, . .— Moquin deduceretut de nó
cxiftentc ad exiftendum pet feipfam!, (cd entia ratio- nis cxiftunt;cum antea
non cx; (terent;er- ! &c. Confirm.quia non (emper habent R tle
obic&tum;feü obiecriuum in mé €e ,quod efl elTc rationis , nifi cum cóci-
piuntur ad mod entium, ergo cá tunc il- lese babcant,non antea, vcl poft, ccr-
&éinaliquam caufam 1d referendam cft alonio nulla racio fufficiés illius
qua(- . €unq;vatietazis reddi poter. Et tandé cü "£a ad modum entium
fingimus , vtique —«oncipimus cà odum caufatotum .. Sccond3. yc (ingillutunoflédamus
ha- bere cauían; preportionatam in vnoquo- genere caufz , probatur in priniis,
« 1 dabcane (alum avit pro caufa ds ' —— "ficcnte (nam an aliqua alia
porentia vi- ape Viimicd efficere , dicemus oficà) dicitur n.ab omnibus
ens.ratio: "« lectus, & timilia;:mó.hac pori(Ti- ü de cauta
ens.rationisd;ctü eft; quia à zatione i«achinaur ,. ergo haber iniclle- &ü
aliquo. modG pro caufa cffcGtiua. Ac- €cdit, qued cut fuo
modo dicitur ens, & «(je obieét'ué inintelledu, pari modo dici dcbct tile
elTe accipeteab codem. 39 S d.óita obi foler;quod caufa: rcalicor. c! pondet c
ffcéas rcalis, & po- - tentiz rcal; oo. céctum reale ; ergo à nulia —
cavfayi& potentia reali , qualis.cfl inteile- " &us,cns racc
n.Scffici potell. R ep. có» munitcr przlcram à noflris cauíz reali timarió, X
unmcdiaté vij correfpó- dere cff. Cum cealam, (ccandatió iamé , & mcdi-w cffccium non. realem corre-
fpondcic pbile , qui qnafi comproduca- tur ad product.onem effc&us dolis .
ità in propofito cns rationis lecüdum ef- fcobicct uum producitur ad próductio,
pci 1cahis iniclicétionis,qua ctt effectus. grnianus 1n.cil. Gus» Hac 10ludo
pro» €cdit j'Ot.us.dc core rauonis pro mare- Ziali qualiscft. denominatio
cogaitiyqua. deret. nquitut ;n; cbicéto ex intellectioue: uper. siu tranf
euniejnon de ente ratio» Jeogtea »- 7 Bia cri ab intelleQu;efic per operatío-
ur 314. n5 pro formali ,quod immed'até produ« citur ab incelle&u ea
cognicionc, qua in- tell git fem 3H cec, quam fic. Quare prz- ftàb:: dicere
verum effe aflumpcum;quan dó cauf: yr oducir per actionem phyficas &
realcin , quo n:0d0 intelle&us produ- cit iniellcétionem. per a& onem
intelle. &ualem,qua diétio appellatur à Docto- re quol.i 3. &
alibifzpé, at non quando agit a&ione metaphotica,& quafi gram mat:cali
5:galis eft cognito , jer quá ens rationis producitur, fiquidem per cogni-
tienem nom producit intelle&us aliquam entitatem realem,quia nó ctl actus
pro« ductiuus, € veta actio, fed tant ü operati uus ex Doctore ibidem;ac
proinde affert tancum e(fc quoddam obicétiuü, non rea» le; vndé (iin obiecto,
quod intelligitur » nullü aliad e(Te repcritur prater hoc cfe obiectiaum. ;
quod ab intellectu recipit, erit ensrationis,& productio cius crit pe
du&io fecundü quid, & rationis,non reae lis,vt docet Doctor 1. d. 36.q:
vn. & 2. d. 1.q. 1. Pariter poteft potentia rcalis ex Doctore nác cit. re
ens rationis pro. obie&o faltim fecundario , & terminatie uo , licet
primarium ,S&& moriuum debeat e(lereale , & prafertim ità contingit
quando rem concipit aliter ,ac efl, vc ac«- €idit in tormatiooc entis rationis
ex die €is q. 1. in fol,ad z.ad 5. Confinin.. 49 Tertio habct euam fuo modo cau
fam finalem, nam (zpéinte!lectus format: enüarationis., vt res re&té, &
fine errore cognofcar., aceprarfertim ad hunc-finé ex. natura fua ordinantur
intentiones logica- lcs,ergo &c.probatr aifüinprü, tic enim; quia
priuationes, & ncgationcs ex fe ins- tcliigibiles nou
füntynilr.iudicio.quodam. diaiüuo,, vt v.4jitelligendo
intaliorganonon.eilepotenuam videndi .,in. aere: non etie lucem; & é contra
denominatio* ncs excriniccz.non funt intcliizibilcs,nifi iudicio ja Rees La
tjuo, vc v.g. ime telligeado. Deum creatorem ,, parietem v.[uin per hoc ,,
quod. relaGio.cxiftens im creatura term:nait ad Deum, vilio exis ficos in
oculo. terminator. ad. parietem » vt cas intellcérus apprehendat apprehen»
Lione fimplici quae SUUmBo deqén Ice t €is$ conueniunt, à. necele pradicet, qua
5 ids: 314 Taría (unt ad explicandam earum natutá , data opera fingit illa ad
modum entium, vt caecitatem, veluti quandam pratam di ípofitionem in
oculo,& fic dc alijs, us entia rationis ficri pofsunt , imb de facto fiunt
propter aliquem finem.Sic ét confi- cit intentiones logicales, vt certà fibi
pra- fctibat regulam,qua in vnum plures pro- pofitiones cognofcere valeat, nam
in pri- mis intentionibus ex cognitione vnius propofitionis exercita: non
poteft deue- nirc in cognitionem alterius ,quia vna exercita non continet
aliam; hinc fit , qp . cum poficaquam plura adinuicem cópa. rauerjt,confimilem
inucniat modum cf. fendi denominationisextrinfecz in plu- ribus, format fecundasintentiones
; v. g. quod animal fit genus ,quod homo , Ico, bos,(nt f;ccies, & (ic
predicando figna- té pra (cribit fibi regulam dicendo, genus pradicatur de.
fpeciebus, (ub qua propo fitione fignata continentur omncs exer- citz dicendo,
ergo homo eft animal , leo €ft animal, quia vna fignata plures cxer- «itas
continet . Pariter quia longum etfet enümerare omnia,& fingula, qua in pro-
pofitjone afijrmari,vel oegari poffunt de 'aliquare, & valdé prol «um
fingula rc- ceníerc ; de quibus alia affirmari! , ve! ne- gari poflunt, vt vno
nomine hec omnía '«ompleétantur, vtimur coníultó nomine fübie&i, &
prezdicati; Et quia decon- clufione in i spar dc premiffis,de à prima,&
fecunda prava:ifa forcat quam. plura dicenda , vtimur nómine antecc- dentis,&
confequentis,maioris,& mino: ris,quz omnia funt entia rations; & pro-
pter eum finé inréduntur,vt operationes - noftri intelle&us bené fiant;imo
vc dice- bàmus q.proem.hic eft pcecipüus logicz — finis, & hac de caufa
Arift: cam inftituit fub terminis fecundarum inreationum. cfpondét aliqui ex
Suarez cir. quod Jicét intelle&us aliquando entia rationis effingat ob
predi&os fines, ifti tamcn nó funt proprie finesillorum entiü rationis, fed
potius corum a&aum,quibus fiagun- tut; fic in Logica directio operationm
intelleétas nó cíttinis illius et]e racionis; AXjued ab intelic&ta
recipiunt res logica- ks,nam cao;üniavt eflc przdicatiyfubic- Difput. ITI.
"De Epte Rationis. Gi,antecedentis, confequentis, &c. quafi
con(íequenter infargunt ex a&ionibus mentis noftre, & non i propotito,
(cd proprié eft finis illius cognitionis , qua ntur illa entia rationis
logicalia. - 41 Sed hac folutio nulla cft, quia vti- que concedimus caufam illá
finalem nó else veré,& proprie caufam finalem refpe &u entis rationis (
praefertim fi caufalitas finis ponatur efse realis, de quo in Phyf.) attamen
prout in prafenti loquimur de caufis, ipfi eriam enti rationis caufalitas .
finalis deneganda non eft, nam ad hoc (uf ficit,vt ad iodum caufati, &
procedentis à tali caufa concipi poffit. Accedit,quod fi cogoitio logicalis
dicitur à cau(a finali procedere, quia à propofito intenditur propter eum
finem, fic & entia logicalia - fuo modo ab illo fine dependentiam ha-
bebunt;quíia ad eum fiacm ipía preíertim iufecuiunt, plofquam tpfa cognitio, y
refültát . Demum fi entibus rationis fuo modo cóceditur caufa efficiés , à
fortiori €t caufa finalis ei cócedi debebit tum ob generalem connexioné harum
caufarum; tum quia caufilitas finis maxime deficit à Phy(ico cau(indi modo,cum
metapho-- —N- r:cé caufec , & ideóciliscaufalitas magis ——— proportionata
éft enti rationis , quam . cau(alitasefficientis,ex (uanatura, — ' Dices , à
Sopirill s fhioftris entia ratio- nis rcliquijs cretze à. fisulo dercli&is
, dá vas incendit efformare , affimilari folerc ca ratione , quód (icut figulus
folum vas per fe effingere intendit , reliquie vero meté per accidens fequuntur
prater eius intentum , ita logicus a&us logicales pc. fc intendit,
intentiones autem logicales ex iliis cefultartes folum per accideps . Refp.hoc
Scoti(tarü di&um debere intel ligi de enterationis pro materiali, vt (unt
dcnominationes extrinfecze cóguiti, com parati, &c. ifta enimveré, &
per (enon imiteoduntur ab intelle&tu,(ed pet accidés derelinquuntur in
cbiecto , cuius cogni- tionem per fe, & à propolito incellcctus uzrit ; dü
vero eadem denominatione$ pet alium actü [equentem conc ipic intel letus, vt
quid intrinfecum obiecto , hoc €etté facit imn logica prarfertim'ob aliqué
finem totécim , & dicéhre íctundas iaten- tiones d N. P. "a TP Rn ow
uA ri Ard cadi 1 Zu M —. pon pro forma parts, & phylica, fed pro M .admo i
: —— .ellcétus, an potius rcs ipfa, de qua enun- iar tale ens rationis. Dicendü
cít non , | IA di Quafi. L1. Decaufis Entis Rationi; . s in logica non per fe
intendi ab in- u, (ed ipfos us logicales ; cft a(- re nedum logicam in (e , (ed
nec eciá .. logicam ab Atift.traditam císe per (c de fecun dis intentionibus ;
quod eft (al(uai exdictisin quaft, prom, — - 4t Quarto habent etíá fuo modo cau
fami materialem, & formalem,.quocunq; modo fümantur , fi cnim fumuntur
vclut cau(z intrinfecz tcm componentes , fic | -* entiarationis fuo modo habere
poterunt caufam materialó,& formalé,& crunt hus iufmodi omniailla i entia rationis 315. gnito
erit,can.;uam in fubiec:o. T à q uia tormz non denoininaat, niti res , quibus
1ncxittunc vt de albedine cóitat in otdi- nc ad paricté, fed ens rationis deno
minat rem, & nó intellectum, natuta cnim huma na dicitu: v niucr(alis,
dicitur (pecics,non intclicctus, ergo &c. Tum tandem, quia illi inexiitere
concipiuntur;cui applican- Auc fed applicantur rebus , vc cognitis , iuxta
illud Boetij , logica ctt de fccuadis intentionibus applicatis primis . ^ 4j At
contrà in(tabis ; Tum prim . quia; liens tation s ctlet in cebus fübie&i-
pofsuncad inftar (ubftantiz matetia«. ué,cllet accidcas , & per con(equens
ens tz, & corporea veluti (unt hircoceraus, €bymcra,& fimilia fi vero
(amatur cau- fà matetialisnon pro illa, que dicitur. ex qua, (ed ih qua , &
pariter cauía formalis forma totius, & metáphyfica, ficur cft cf
fentia,& qu dditas , ficetiam entia ratio- habebunt cau(am materialem in
qua , iimirü illaegug cócipiütur ad mo- ccidentis,& formz (iaplicis abfola-
I relatiua alteti inbzrentis, Habe- denique omnia. rationis entia cau-nus
habent omnia proptiam quidd.ta- tem , & c(scnriam [ibi proportionatam.
"Quares, quanam fit caufa. materia- —— Ws, 1n qua en:iuim rationis
conceptibiliü um altetj inhzrentis , num fit in- eísc intclle&um;fcd rem
ipfamquatenus cognitam, & ab intellectu apprehenfam, ita Scot.q 9.
vniucrí,& in 4.d. 1.9. 2.B.& in1.d.23,q,vn.& alibi (zpe;quod proba-
tur, quia huiufmodi entia rationis eadcm tione dicuntur entia cau(ata , &
cre (abiectum, ficut ergo dicitur en- tia, quia ad modum entis concipiuntur ,
dicuntur caufati, quiaad modum cau(a- torum concipiun:ur » ita cum corü fübie-
ctum quarimus , fenías e(t quodnam cít illud; quod à nobis per modum fubiccti
cócipitur;in quo illa fint , at clarum cíts quód cli concipimus intentioné
generis » iilam vtique conci pimus in animali , nort vt es led in ipfo, vt
cognito, &'ani- Mey ires ,crgoin animali co reale;vt arguit: S, T'hoca.opuf
48. crab. 2 c. 1. Tum 2. quia hac ratione Scotus ipfe docuit 7. Met... 18.
habere effe in intel lectuynoa (olü obic&iué, fed etiá (ubic- - &ué,
nanautem in rebus cxtra, Tum 3. quiaens przcipua d:ui(ione diuiditur in ens
inanima, & extra animá , fe per cns inanim. iatciligitur ens rationis, ecgo
de bet efe in anima, non in rebus iptis. Tá- dem Chymera, & hitcocecuis.
nequeant elfe (ubic&biué in rebus , ctiam quatenus cognitis ; quia non
concipiuntuc ad mo- duin entis alteri inhzrentis, (ed ad in(tar (ubitantiz ,
& rci per fe ftantis, erzo dc- bent ftatuit i$ intellectu ubie&tiuc .
.Refp. ad 1. quód coafequentia cene ret, fi ens rationis ponecetur. rebus inef-
fe vt funt extra incelle&um ,& ita intclli- git S. T hoaat ex hoc,quod
ponitur (übic- Ctiué in rcbus,vt cognitis,& vt in intelle &u iacent ,
fcquitur folum e(Te accideos intentionalc,(eu rat ions, quatenus cóci- pitur ad
inftac alteri inhzrentis. Ad. 2, Doctor intcliigendus ctt , vt (& explicuit
f Mer. q.1.quód vniucrtale inhzrcat rei, non quomodocun que;(cd quatenus habt
elfe cognitum in intelle&a ; quia cum res potfint contiderari ccipliciter,
vcl (ecun- dum (uum ctle quidditatiuum, quomodo cas conliderat Metaphyíicus ,
vel (ccune dum fuum cílc materiale, quomodo cas confiderat Phyficas, vel
(ecundü illud cf- fe:cognitum & comparatum, qp hibent pcr operationem.
intellectus » quomodo cas con(iderat Logicus , vniuer(ale non incft rebus
quomodocunque, (cd «90 eas. coniiderat Logicus,& idco proa tunt 1ü Ef ai
inicl- $16. dntelle&u , quare ensrationis eft intelle- &u (übic&iue
non immediaté,fed media- témediantibus nimirum cebus, vt cogni- tis. Ad 5.
dicirur ens in anima obieGtiué , non fubie&iué , & per hoc dií ; ab
ente extra animam,vel fi etiam (u Giaé dicitur ens in anima;id debet ligi
mediaté modo nunc ito , non immediaté, ficut ineft intcl O 5» alio- quin cíict
accidens reale ,vx actus, & ha- bitus intellectuales .. Ad 4- illa entia
ra- tionis nullibi (unt fübic&iué, nec habent materiam in qua , quia ad
inftar (ubítan- tiz concipiuntur, (ed ex qua, & (unt tan- tum obic&iué
in intelle&u. "QV ESTIO IV. vtt folus intelletfus efficiat ens ratio-
nis, & quibus atibus. 44 Emo negat ens rationis per in^ N telle&um
cffici, quare hoc fup" pofito quzritur , an eiustantum fit hoc munus, num
potius aliz ctiam potétiz vi- tales illud cfficcre poffint.Comunis opi- nio
a(ferit hoc cffe fpeciale munus intel- le&us przfertim Thomiftz Copl. difp.
2.q. 5. lo.de S. Tho. p.2.Log. q.2. art.4. . Caiet. 1.
p.q.28.att. 1. Auería q.s .fect.4. Blanc.di(p.r.(c&t. 3. Amic. trac. 3.
q.3. dub.2. & 3. Contendunt alij, vt Scouiftze cómuniter,etiarn per
voluntate, quia po- tentia collátiaa cft , ens rationis cffici poffc,ita
Formali(tz omnestrac.Formal. Faber; Fucntes,Smi(ing. Meuriffe loc.fu- pra
cit.nam fic infinaare vi(us eft Do&. Td.45.q.vn. $. £d argumenta , &
3.d. 26.q-vn. $. 4d quaitioncm , & 4.d.v6. q.2.$. Re/pondco , & quodl.
17. art. 2.$. "Potefl dici , dum yim docct poíse volütatem fuo ,Caufare
relationem rationis ia obicétis , quando '.(. ordinat vnum obiectum ad aliud,ad
quod non cít ordinabile à parterci, vc fi Deum amat in ordinc ad creaturas. [mó
vlterius ali- qui Scouiftz, progreflTi funt afferentes ét Phanta(iam, (cu
Imaginatinam poffe ens rationis cfficere, coquia inter porentias fenfitiuas
ipf1 f0Ja habet virtutem cóiun- gendi, & conícrendi obiccta adinuicem, yt
patez dum Chyaneras , & hireoceruos - Difp.IIT. De Ente Rationis. — * In H
* . E fi cd rum à parte rciincomes - . indeeiam. ità Faber
cit.c. s. Fuentesdiff. 3.at. 1. iffe cit. »3»1n fine, Val- lon.pag. 43. Ant.
Koccus tract. de fecundis intentionibus (quamuis ilti duo exptimant phanta(iam
, etiam(i vim ha- beat collatiuam,non poffe idcircó cffices re
(eccundasintentiones ) quod etià rang. probabile amplectitur. Suarez difp. cit.
fec.2.n.18.& Rauius q.4. Tandé idiplum alij affirmarunt non tantum dc
ceteris s& fibus internis,verumetiam exteroisgo dh — ipfi ; plerumq petcipiant,& repre noe d noch ad adum EN
di, ein "s dS MESA RR TN A IHR aqua,Solem exiguz magnitudinis, &c. ita
Jandon.infinuat f Me 23. & Arriaga ex profeífo tenet difp.cit.[ec. 5.
lub(cc.2.. & 3. vbi có magis id tenet de voluntate. : n 45 Circa alteram
quafiti partc du- pliciter dnbitatur ; Primó generatim,cuim enim actus intellectus
geoeraliter loqué- do fit,vcl abíolacus, quo.f. obicctum ab. folutéconfideratur
fine ordinead alud,, — velcollauuas , quo confideratur cum talt ordine, &
ruríus vterj; aut directus qug. Jf. primó , & direc: obiectum atingitur
illisactibus,au: reflexus.quo niirürclle ——— ctitar faper obiectum, vc abfolute
Ar og " OQ,» tum,vel relatiue; dubitatur in pro qualis in vn/'ucrfum cílc
debeat actus, uo ens rationis 'efformatur; Scotus s. et.q. 17-ab initio
expreísé docet hunc actum effe debere directum, & compara- tiaum , &
e(t comunis doctrina pri(corü Scoti(tarum,cum hoc tá difcrimine quàd Doctot
loc.cit. loquitur fpeciacim de re« latione rationis, at ipfi loquuntur vniuer-
(aliter , forté quia omneens rationis pu- tarunt e(sc relatiuum , quos ex
recentibus Seotittis fequitar Faentes cit.& ex Tho- miflis Loan.dc S. 7
ho.q. 2.art.4.concl.5. Vulpes vecó di(jp.cit. 28. act. vlt. n. 4. ait per actum
directum comparatiuü (ccuu- das intentiones habere tautum c(fe dere-
lictum,& per intelligentiam rcflexam (u- fcipere verum effe rationis
fabricatum ; Meurifsc cic.concl. 3.dcclarar diuería ea- tium rónis gencra ex
diuerfis, actibus rc« fultarey dcaominationcs extriníecas co» gniti --— m -- »
n "- " 21 ) "P PW 1 MET. e * 000 Bud TV. otn folusinelleElus
efüciat &ns rationis... 317 E vom putat ad ordinem entium ra-. art. 3.dub.
5. & Hurcad.difp. 1. Log.fc&t: ... "Rjonispertinere) ex cognitione
direQa, — 4.6.18. & fufius difp. 19. Mer. [c&.1.$. | |. eltiones
rationis ex comparatiua, & en. 14. co quia omne ens rationis cít quid ] ..
tia rationis fi&itia fieri pera&ionemre- falfum, & ad modum
alterius confidcra- - Mflexam, qua intelle&us apprehendit eie; | tom dando
illi aliquod cffe repugnans, uod reuerà non cít . Ex Ncotericis fed veritas,
& falfitas ad fecundamtan- rez cit.n.16. quem multi fequuntur;
tamopcrationem fpe&tant. Tertiacon- docet omnem actum , quo fit ensratio- —
cedit ficri per omnes , & fingulas , quia nis,effe cóparatiuum,non quia
omne ens apprehendi potcft. aliquid eíse , velexi- . . gationis fit relatiuum ,
vt prifciScotifiz — flere, quod nec cxiftit, & cxifterc impli- — .
-sicebant,fed quia ens ratíonisquodcun- — cat, poreft item affirmari, quod cft.
im- — — que,fiue ab(olutum, fiue relatiui, fit per ffibile, & negari , quod
cft neceffariü | €omparationé nó entisadensreale ,qua- — & poflumus tádem
cogitare vnum fequi . &enus concipitur ad inftar entis realis ; — ex alio,
quod veré non fequitur, quz om- -. "hancvero cognitionem contenduntali-
pia (um non entia ad modii entium ficta qui femper effe directam, vt Blancuscit.
per fingulas operationes, & cft cómunis fec.4. Suarez ibidem innuit potius efje inter Modcrnos Fuent.
cit. art. 2. & 4, -—., debere reflexam , & prafertim in fabri- —
Complut.q.3.concl. 2. Amic.cit.concl.4. - "eahdis fecundis intentionibus.
Alijde- — Ruuius tra&-de enterationis q. 4. & alij "mum
diftin&ius procedentes inquiunt , — pa(Tim ; quam aliqui adhuc magis expli-
mne ens rationis abfolutum fieri per cantes inquiunt. hanc fententiam nó ita
nitionem abfolutam ,. & omne rela-
intellizi debere , quati quodlibet ens ra Qüm per relaiiuam , &
rurfüsillaentia tionis poffit promifcué fieri pex quam- s,quz
fundanturinipfisoperatio- libet intclle&us operationem, fed per pti
itelletus, & habent pro ia mam determinaté fieri ens rationis ge- nat:enes
extrinfecascogniti, &c. — nus, (pecies;apprehenfum, & fimilia,que itis
c /mi« conueniunt terminis fimplicibus , per (e- cundam ficri ens rationis
predicatum , - fübie&um, propofitionem, & alia huiuf- : modi, quz
conueniunt integris enuncia- — —nmnis,feuforme extrinfece, casera vero —
tionibus; per tertiam tandem fieri ens ra» 11 fieci per notitiam diceGtam , .i.
nonin- tionis medium termini, maius, & minus -— uoluentem reflexionem
circaaliam prz- — extremumsantecedens,conícquens, & fi- .. wiam cognitionem;ita
Auerfacit.fe&t.6. — milia, quz argumcntationem concernüt, — €omplut.q.5.
& alij quampluresfic lo-— & in hunc modum hanc declarauit. fenté- - qui
videntur Hurtad. dilp. 1. de obie&o. ' tiam. Darand. 1.d.19. q.5.& 6.
—- 0 Log.(cct 5. Amic.trrac. 3.9. 3. dub. 6.ar.2. 1 26 Deindc cim uie Ls
intelleGius ARTICVLVS I. noftri operationes cx di&kis 1. p. Inft. 3 3 OA
Log. distr in fpecie , inr oleas, Refolutio quafiti de Potentia enti$yáe |
&lipgulas ficri poffirensrationisan per — . . tionis effettrice .
aliquastantum 5 de quo tres cxrant fen 45. 4 Rorefolatione quz fiti quoad pri:
tentiz . Prima docct fieri folü per primá | ren partem , quz eft de potétia
operationem »quando obiectum fimpli- entis rationis ctfectrice , eft
aducrtendü: Citer apprehenditar aliter , acfit nam. ensrationis dupliciter
accipi poffe; prie. ' quando poíicaaducnit (ecunda , &ter-. mb proco, quod
folum babet effc ex vi.ti3 operatio , .& iudicium, & didcurfis, —
rónis,fecundo pro ente'proportionali, & — inueniumt: ens rationis factum pcr
pri- zquiualente enti , gy fità rone; in propo» mam, Secunda ncgat €n$ rationis
fieri — lito cit quaeritur, quz po'enria ens ratio. per primam , fed aílerit
folum ficri per nis cfficcre poffit, & an hzc folus fit in- iecundam » ita
Coconcll. g.1. predicab. — te]le&us, noncít íermo ^ entc rationis Loa. ———
UNES A tme i HR 10 211 messis 2 M 318 $n primo fenfu , nam fic cffet repugnátia
in terminis, quód alia potentia abintel- . le&u;qui dicitur ratio, feu
porétia ratio» cinatiua, cns rationis cfficere poffet ; fed cft (crmoinaltero
fenfu. quare quafiti fcnfus crit,an ficut datur aliquod ens ; y folum exittit
obic&iué ininiclle&u , ita detur, vcl dari poffit ens , qp folum obie-
& vé cxillat inaliqua potentia intentio. nil; a2 ab intelle&u; &
hoc voluit in- nuc; c Doétor, com in 1.d.45.q.vn. C. &
qQuol.17.C.-ipquirvelationem , quam pot voluntas , & quzlibet potentia
collat iia alia ab intelle&u caufare in obic&is ab ipía inuicem
comparatisn qu:bus ex na: «ura. rei non reperitür , non cH rationis loquendo
ftrité de relatione rónis, quia non fempcr potentia illa comparans eít
ratio,fiuc potentia ratiocinatiua, fed dici rationis , vcl quiaillis
obic&is non cóuc- nit ex natura reiabíque atu potétiz in- tencionalis,vt
ait ibi,vel prout hoc nomé ratio comprchendit int.llectom, & volü xatem
iuxta phrafim Acifl.9. Met. vbi cas appellat potentias rationales, vt quolib.
*cit.adnotauit ; vcl quia hoc nomen ratio Difput. IIT. De Enterationis 1 ja
poíTumt intelle&ui vel alteri potenz. mp fundamentum fi&ionis , vr
concipiat id,quod non cft jac fi effet:aliud vero formale, & a&uale ,
quod nimirum a&u participatformalitatem entisratio- - nisquia.f.a&u
fingitur etleab intelle&u, aut alia potentia , & ita obic&tiue
exiflit in ca, vt extraillam nec exi ftat, nec exifte re poffit; Non eft hic
quzítio de ente ra- tionis matcriali,& derelicto, fic enim có- cedunt
omnes, non tantum intelle&um ; vcrum ctiam volontatem,imaginationé ,&
omnes fenfos internos, & externos pof fc ens rationis efficere , quia in a&ibus
omnium barum potentiarum poteft vti que cns rationis formaliter fundari,qua- -
tenus denominationes extrinfecz pcr a- - &tus carum in obiedtis derclidie
concipi - poffünt,vt formze illis inteinfecasac inhze rentcszjuzftio igitureft
deente rationis — — formali, & eft fenfas,an peropus alterius - potentiz ab
intellectu poffit fieriensha- ——— — bens folum efle obici & ex via u À 49
Dicendum eft ccrtum e(fenullà po tentiam vi | prater intelletum , &
voluntatempolféens rationiscHicere, 8c —— ex hísduabus certum elfe intellettü.
cf- m t ficete poffe , de voluprate vcio non it —— certumy(tis tamen
probabile.Conclu(io —— extendi etiam folet ad quamcunque po- xentiam collatiuam
, vt ait Troimbct. in Fonnalit.art. 2. prin. $. notandum vlte- zius,ecltandcin
cuia ielatioaut denomi- natio comparatj jn. obiecto caufata pec a&um
potenua' collatiuz magis partici. pat rationcm cntisrationis n primo fen-
firquam aliz denominationcs-vili, cogni tic. quia vt docet Scot. $. Met.q.
ri.ab initio nedum c&fe cationis hibet, quate- rusà potentiam'ept onali
procedit, fed etiam alud cile ration's lupponit, in quo fundaur » quía
denominatio com arati nón yefultat in obietto;nifi prius bfolu- té cognitum
fapponatür quoád iilud at- itibutum, jà quo alteri comparatür..— 48 Rurfuscum
ens rationis cx di&:s 4.2.art.1.duplex (it , aliud inateríale , &
derelictá, ac potentiale, quia nimicü for- malitatei entis rationis actu non
parti- €ipat , Ícd v. ique participare poteft. per a&tum potent z finzenus,
quo fena. ne- gationcs,LriuutioncsyX omncsexminfece dcpom;nátilncs reales dicütur.
entia ra- tionismaterialiicr , & fundamcertaliter y eít Scorilocis omnibus
citatisyac &tmox cirandis,& probatur quoad fingulas par« tes ; Et
quidem Primo, quód nulla poté- tia (enfitiua, fiue interna, fiue externa pof
fir, oftend«ur geuerali rat one , illa ola potentia vitalis potett emia
rationis c ffo iare ;qua ita rei iprz (Lore poicft eife, » obie&tiuam in
(ipfa, vc excra iilà necti c , ncc exiflere poffir, ac in nullo (en(w, fiuc
externo, liue interno potcft aliquid 1t10 - bicctiué exittecc ex vralicaius
a&us. (cn- hiiui » ergo nullus (enfaum ens rationis poteft efhcere / maior
patet ex dictis de formalitate entis rationis , quod talis cft naturz, vt illi
prorfas repugnet. exifterc extra potétiam 1 qua fotmarur;probatur minor , tum
quia vniueríaliter loqucado cbiectum fentuum cft (enfibile, íed. etfe fcnfibile
efl etfcreale contradiftinctü ab cie rationis ; tóm quia obiectum prafer- tim
fcníus eztc fni edt aliqua qualitas sé^ ibi-tte rei , vnde com- T dieitur
(en(ationem externà pen- detenon folum
ab obicdto exi(tente , fed | etiamin fc prafente, ergo (cn(us cxternus J mon
poteit dare effe obicctiuum rei non - exiftenti, nam femper terminatur ad efle
reale eius a&ui prarfi pofitum eriam in illis cafibusde quibus itati (olet;
nam remus, v.g.repra(entatur cacuus , vel fca» .. &usinaquaabilla
(pecieyque vranfmitti- .. turadoculum cx immutatione fa&a ab j ME |
&qua,per quam tranfit , antequam remus SM cipiatur ab oculojergo remus ille
non 4 ha rationem curai ex ipfo actu vifio- /. mis,fed antecedenter ad
illumsquia fpecies .. — állafic immutata determinat eculum . videndam tali
modo, & ita (uo modo di- .. cendumin alijsca(ibus , cü nimirum Sol (0
propter dittantiam apparet miaor ; quam — fit, & denarius inaqua maior,
& edificia difiun&ta eminus
apparent coniuncta , & . oncauitates in pictura;in his enim, & fi» |
miil uscalibus attingit vifus apparentia (0 jllamcaufatam ex vi pecierum (ic,
vel tic ENS immutararam, vel aliande,& bac appare (0 wk repr (cntatio vera
eft ,& realis , li- /— cé&nóreprafentetur obiectum, ficut eft, is,
& exi(teris à ob immutationem fpeetecum, aut cauf(a,(ed in hoc nullum
interuenit ens ra tionis, alioquin etíani fpeculum ; quando reprzíentat remum
euüruum in aqua ens rationis efficeret. . ,$o Etex codem capite probatur eadé
minor argumenti. principalis de fenfibus iuternls , prz(ertim de 1maginatiua'
aut z timattua,de qua cft dubitatio quia licet ha potentiz non neceífarió
pendeant ex pra (entia obic&ti in feipfo, vt fen(us ex - terni adhuc tamen
non refpiciunt coram latitadinem entis, vt intelle&tus;fed deter minatum
expofcunt obie&ü, & hoc qui- dem fcntibile, quia non percipiunt cflen-
tias,& (ub(tantiam rerum, fcd tantü qua- litatcs & accidentia externa ,
que vtique fünt entia realia ; vnde vt docct Scor. t. | -d.3.q. 2 F.contra
Henricum , dum agnus fugit lupum ; non apprehendit rationem micitia,(cd
accidctia Lupi,vt fibi ma- tetialiter dií(conucnientia ; à quorum ap-
prchen(ione mouetur cx inftiactu nacu- tz appetitus ad fugà (cd ha fulius pro-
| 91r. en folus intelleGlus efficiat ens rationis-zArt.F. 319 fequi fpe&at
ad libros de. Anima, X idco rationes quz inde (am: polf.nt ad. pro- bationem
cócluíionis dimittimus, hac fo- lum cótenti, qua ex natura entis rationis,
deducitur , quod fení(us dare nequit effe obic&iuum rei nonexiitenti; Et
quando etiam inallatisca(bus contederetur fen fus externos dare effe
obie&iuum rebus non exiítentibus , & precipue imaginas tiuam id facerc,
cum mótem aureum, vel mare vitreum imaginatur , hoc etiam ad- miíÍo non
fequitur hzc idola effc entia-a rationis,quía hzc ob:e&a noa habét im- poffibiliratei ad exiftendum à parte rei.
quod cit de e(fentia entis rationis » quod non folum excludit a&ualem
exiftentiam Ob:e&i, (icut reprafentator , verumetiam poffibil;tatem ad
exiftendum; cum igitur neque per feníus externos » ncq; intecaos tale potlimus
idolum machinat 1cui cepu« gnct exiftere inrerum natura falcim per potentiam
Dei abfolutam , concludendü cft nullum (en(uum pofle tale e(fe obie- étiuum
dare rei non cxiftenti , quale re- quiritur adens rationis . . $1 Refp-aliqui
ex Suarez cit.imagina- iuam (alim inhomine babere hanc vir- tutem fingehdi;quod
non cít,nec e(fepo- teft,ex coniun&tione , quam habet cii in-
telle&u,vndé inquit Suarez imaginatione in homine participare vim cationis,
& for té nunquá fingere, quod nó eft nili coo- perante ratione quod etiam
expertentia ipfa edocet,non.n. imagina ua mac ina- tur folum monté aureum, marc
vitreum , & aliajquz vtique po (Tibilia fanc, fed alia quoque qu£ proríus
impoffibilia funt v vt hircoceraüm, & chymceram, & alia» huius eneris
repugnantia. : i Sed facilé euertitur. hzc folutios tum quia proptet hanc
coniunctionem nó po telt imaginariua extendi cxtrà (uii adz- quátum
objie&um, quod cíLens (cnübile exittens vel exiftere potens quale nà efcns
rationis ; tum quia etiam ipfa imagt- patiua humana adhuc continetur intra Lli-
mitc$ potentiz organic » atque adcó fpicitobiectum, quod contisetur infrà
limites obiecti materialis. ob proporttos nem; qua verfari deber inrer paient
^m» &obic&um quoad rauionem Eon lei F f t 9, e. 24 7220$20. éperandi;
tum quia fal(um eft imaginati- uam per fe participare vim tationis in ho fnine
, nam tantamcum ipfo intelle&u conucnit inrationc potentia cognitiuz:
interne ; cum tandem quía vc ait Auer(a, fi imaginatiua (uo proprio a&u
diftin&o ab a&u intellectus habet cfformare ens rationis;frufira
affertur coníortium intel- lectus . Neque experientia eft in oppofi- titm, dum
.n, concipimus hircocecuum , chymetam, Deum corporcum, & fimilia, plané vt
paffim notant Au&orcs, non ex vi imaginationis voiuntur mátürz , auc
effentiz incompoffibiles, quia nec imagi matio,nec alius íen(us profundat fe
víquead fübftantiam , (ed tantü externa acci- dentia hirci v.g. & cerui;
quotum cóiun- €tio certé non repugnat, nam (zpius viía funt monitra ex diuettis
animalium figu- ris conflituta , vnioaütem naturaruin 1n- compoffbilium fit à
folo intelle&u. $2 Altcractiam pars conclufionis có- fti probatur, &
primó quidem ens rationis ab intellc&u fieri ità compertum cft in- tcr
admittenres entia rationis , vt proba» tionc non egeat , quod vel cx ipfo nomi-
ne entis rationis indé deduát conftare.- dcbct, id autcm ctiam de voluntate
pof- fc probabiliter affirmari oftenditur ma- nifcfia ratione, quia nihil illi
dee(t ex re- quifius ad potentiam formatricem entis rationis, fi .n. rcquiritur
, quod talis po- tentia fit collatiua, certum cft hoc i tati non deficere, ità
.n.. poteft cóparare. vnum obie&um alteri , ficut intelle&us ,
nonquidcai per modum iudicij, & cogni tionis, (ed per modum ipfius, ordinis
, & acceptationis, vt notat Bca(auol, q. quol. 20.cx Do&orc cit. v: cum
vulc media.» propter finem;imo potcft inuicé ità duo €onfetre obic&ta, quz
à parte rei ó fint refctibilia,vr cum peruersé agésvult Dcü proptcr creaturam
viendo fruendis , & . froendo vtendis ; Si requiritur, quod talis potentia
fit rcflexiua,vt vlteriusaliqui exi unt,ex Suarcz n. 17.0b quod ncgant sé- us
ens rationis eflicere poffcquia oculus p em vidct, fed reflexé nó nouit parie
té e(Te visü,ncc imaginatio perci D abicdto. eque id fit cíÍc imazinatum
voluniati deficit quia voluntas liquid vo it; quid. Difput.IlI.
DeEntevationits-—-. 000 » lens faepius hue a&um reffexum con(entit- fc
velle,vt docet Scot.quol.16.D. & r.d. 47:q.vn. D. & ratione reddit
quol. 17. C. quia hzc munera competunt illis poten- pos rationem ambabus
communem gs fob earum immaterialitatem; Si tandem requiritur (quod principalius
eft) quod otétia det effe obiectiuum rei, qua reali- rer non eft,ncc cífe
poteft , adhuc neque: hoc deficit voluntati , tü quia poreft vo- - luntas impoffibllia;etiam
vt talta ab intel Ic&u often(a , appetitu faltim inefficaci appetere,vt
docer Scot.2.d.6.q.1.quara* —— tione tenet. Fuent. cic. polle voluntatem - ens
rationis efficere; tum quia (quod ma- is vrget) poteit voluntas ex fua
libertate - Pocta in obte&o fingere , vbi te vera - nonrcpcritur, nec
reperiri poceft, neque vt bonum ab intelletu proponitur , crgo poteít taleeffe
obie&iuum bonitati tri- - buere,qualerequiriturad ensrarionis CÓ- — — wii
nes onfcquentua pater ,quiaim - rali ca(u voluntas eft,qua primo fingit nitatem
in.obie&o, vbi non ett, nec cíTe poteít, non autem ipiclle&tus; per
quod excludicur commumis rcípontjo Recen- tiorum dicentium; quod licét voluntas
in- terdum tendat im bonum, quod re vera tà le non eft, tamen ipfanon fingit
tale boe numy;fed (upponit iam cófictum ab intele - le&u,& propofitum
pet intellectum; af- (umptum probatur ; quia in fentétia pras fertim Scoti
przter finem veram , & ap- parentem datur etiam finis prafi xus , (e
praititutus in T.d. f.q. r.arr. 3. & 4.& eft quando obieQtum 'pracisé
e(l à ratione oftenfum fub ratione mali, & voluntas ex fua libertate illud
(ibi pratigitGraquá finé, nom quod voluntas feratur im malitiam pet fe;quia hzc
non cft obie&um profe- cutionis,(ed quia oftenfo obiecto volun- tati (ub
ratione mali,& ex alia parte oít&- fa rationc boni vel in fe , vel in
alio obic- &o; poteft voluntas bonicacem illi obic- &o affi gere,quá
tfi pon habere prius ofté dicis inb Qt , & (ub illius bonitatis praetextu
obicétum illud in (c malü acce ptate j de quo agimüs ex profeífo dilp.7-
Phylic. q. 8. arc. z. ticuc igitur probabile * eit dari hineii praefixum; &
clTe (ufficiens voluntaus motuum; non tantum bonum verum» -— &flertionis
fundamentum; quodE " bando diuerfis cxpetientijs | externos ensrationis
cflicere poffe CRM colores in Iride, vitro triangu- —. lari,collo c .W" LA
pparenss(ed eti pra ftiturum , ji prob sodes oaept eft volunta- s rationis
efficere poffe hide uimur,& hoc eft praecipuum huius Aci aii fruftrà e
Poncius hic, cui occur * P Rx D - gimus difp.2,Met.q. 9.art. 1. à .246.; 7
Solumtur Obietliones- | $3 TNoppofitum obijcitut Primo pro- t (cn(us ; Vi. X£ ,
concauitates in pi- | €&uris,vnum,& idem obie&um multipli v rm o
oculo ex parte (üperiori infcriori,& alia huiufmodi, qua à par / Hw - —
retci non exiftüc 1n obiectis vifis)ícd cà - .. — tum in €a cognitione , qua
exprimuntur , X dt LA N dei ——
Confitmatur;quia in his cafibus , & alijs - multis falluntur fcnfus
cxterni; quis hoc . ncgct at per omné actum falfum fit ens - rationis inquit
Arriaga cit. quia ftatim ic - fe /— apptehendendo ncgationé illam per mo- . E.
dontigrR poütiuz , & cnübl ; . potentia fenfitiua non attingit, nili obic-
- a&tus cit (al(us , obiectum citis non cít parte rei, fed tantum in illa
ip(a cogni- nc . Demura oculis videmus no adcf- m , quod vtique fieri nequit y
ni fi - " lis »quia &um fen(ibile id autcin. cft ens ratio- nis
machinari . - *: Refp. iam ex di&is patere , quomodin illis, & (milibus
expericntijs nihilfin. . gitur ab oculo, quia ipfc non habet vim compon: ndi
cucüitatem cum remo, par- uitarem cum Solc;colores cua Icidc, &c. fed re
vera exprimere , quod illi per (pe- clesobijcitur antecedenter ad a&um vi-
fiónis , hzc igituromnia non (unt obic- &iué tantum un ocuio , (cd veré à
parte rci, non quidem (ccundum cfc reale , & fubie&tum inillis
obic&is [ed (ccundum cflc rcp lc; & intentionalc, quod variatur iuxtà
variam (pccictü » vel etiam ipfius organi iaxnütacioné , ficut paries, qui à
parte rei eft albus;pofito ante ocu- los vitro viridi ob imiputationem (pccic-
rum, que per tale medium deferuntur ad oculum,eít viridis,non quidé realiter
,fcd tccundü cffe repra(entabile; & hoc (ufl- gur. en filus
imellefuseffciat eut rationis ct. 3i cit ad foluendgm argamétam ex illis ex^
periétijs dedu&ü, namexplicare vade ia fingulis proueniant illa
appatentiz,vt du. plicitas obie&i inoculo compretfo,colo- resin collo
colamba,concauitates in pi-. &ura;(pc&at ad libros de anima; videatac
Amic.qui cra&t.5. Log. q.3. dub. 2. art. 2. fingula explicat. Et
quando-etiam con- cedceremus hzc omnia exiftere tátum ime vi(ione, qua
exprimuntur, adhuc bis - da foret confequentia, quia vt fepe dici eft;ad ens
fenüibile equiaalens enti ratio nis non (ufficit,quod videaturid quod na. '
eft,iíed quod etiam illud tit inpoffibile, ficut apparct; tnodo nec colores apparés
tes in colio colua;bz, necremi cacairas z ,S& alia huiufmodi apparentia
funt impof* fibilia,qua rationc conuictus Arriaga có- ccdit perfenfus externos
ficri non potfe. ens rationis impotlibile, (ed tanti illud , uod actu à parre
reinonexittit, licet it poflibile : Atiam ex didtis conftat hana... fitam
diftin&ionem de duplici entc ra- tionis penitus implicare , quia realispof-
fibilitas repugnat enti rationis , vt fic. m Ad Contira. in hiscafibus , &
fi- milibus re vera fenfus nonfallitur, quia apprehendit illa obie&a, (i
non vc süt,(al- tim vt à parte rci reptatíentátucá fpecic- bus;vndé vifus
apprehendit folum appa- renuam illamcolorum v.g. in collo colü- bz, inquo
falíiras nulla , aut fi&io inter- uenit; quia à parte rei ità fitrepraícnta-
tio per fpecies; quare fi erroc intetuenit, hic potius erit imaginatiuz , vel.
intelle- &us,vt conliat in exemplo vuarü à Zeufspictarum; quas aues
cxiflimaruatc verassg i&lintet à Parchafio depictiquod Zeufis ipfe
exiftimauit verum , nà in his caibus: vifiua non e(t decepta, quia vifio veré
ad yuas pictas, & lineum pictum termine. — batut, Ícd exittimatiua
tancü,vclintelle- ctiua ob fimillima accidéciajiaió neq; tellectus ip fejant
imaginaciua fallercturs li cius iudicium feratur non fupra obiecti exiftccian ,
(ed (upra (olam eiufdé nip rétiam;quia tunc iudicaret, quod veré à parterci
apparet. Quod fi iaccidum fale latur ipfc intelicctuscum ipfo séfu:adhac
obicétà talis (cofationis; auc intellectio- nis non erit cns rationis , quia ve
(4e bur 322 impo(fi bilitaté ad exi (t édum.à parte rer. qua ad ens rationis
requiritur, vnde ne. gatur abíolucé,quod ait AC RUE Cue actü falí((um ens
ratioats coltitii , Ad Confira. vltimam 'a(Tü- ptum, nullus fiquidem fenfus;
przfertim cxternus , percipere poteit negationem actu po(itiuo,ícdrantum
percipere fa- bicéctum nó cognita forma negata ; atque ità non videmus tenebras
in acre. ficut neque flentium audimus in folitudine , fed per carentiam actus.
dumtaxat id di- cerc (clemus abufié . $5. Sccondo obijcitarprobando ficri líe
faltim per feníus internos , & prz- Lie x capui im »Icu phátafiam ; Tà
-quiactiam ip(a cft porencia collariua , vt Scot.docet 1.d.4 $.q.vn.in fine;
& habet virtutem ncdü obiectiué coniungédi, ve compoffibilia fuot , vt cum
ex connc- xione fpecierum montis , & auri fingit montem aureum , fed etiam
incompof- fibilia, vt cum cx connexione (pecierum hirci; & cerui coiungit
illas natutas . Nec re(pondere valer phintafiam vnire acci- dentia cxterna
illarum naturaram,non ip- fas naturas. Quia phantafia format (ibi ebicéctum,vt
ctl cognitum ab intelle&u ; quia quod intcllectus intclligit ; id ipfum
phantafia phantafiatur , (cd iatellc&us in io cafu non fela accidentia
externa coniü fcd & paturas,ergo &c. Tm :. quíaimaginatiua potcft
concipere lineà quàá- dam infinita ,quaz implicat, & alia huiu(- modi,vt
[patum realc extra Cclum , qua ratione Dialectici dicunt ens unaginàbi- le
magis ampliari quàm ens po(fibile; Tü 3.cx Arriaga interdü tall tur. camis
cepu- - tansvmbram hominis cffe hominem illá, à quo vapulauir,& aufugit
imaginando ab co,quod videt fuifle latum,at coniupgé- do percuflionem cum illa
vmbrasvt cum cauía c fficiente profe&tó impollibilia có- iungitsquia cum
vnibra (it nihilynó poteft darc ictus. Tum 4.«x codcm , dum quis videns àlonge
ítatuam piat efe homi- nem;vtique habet hanc apprehen(ionem , quod ille cft
homo;at impollibile eft ho. minem cflc (tatuam, ergo faz pius phanta- fta
apprehendit vnioncan, fcu 1denatatcm Diput.1 LI. De Ente Rationis. &üme(t ,
obiectum fenfaum non habet. reram impoffibilem i»; -.:$6 Rhefp. non e(fe ccrtum
pun lic potentià formaliter col. t iuam, nam loc.cit, 1.d.4$.66 4.d.49.q.. -
r.relinquit fab dubio , quin potius fitum aperte alib TW nn Dx EE. & in
44.3 5.Sc in 4-d. 43.2. vbi Tatar.&c d.45.1-3- que toca pouderat Bargius in
1d. 2.0: 1.8. Quinto dico, & quol. 17. C. cum innuit vim collatiuam oriri
ex ime materialitate potentie , & cum dicitur phaniafiam coniuogendo
fpecies montis, & auri componere montcat aureum, & il lud atingere,vt
quid vnü, inquit Bargius cum Tatar.illud tantü attingere velut có- plexum
indiílaas, .i. fine co do,quo oculus tine formali complexione atungit Petrum
currere, dumactuillm — — 'det currere,non autem velut complex ü Itans, icum
copula;quafi attingat for- malitct vnionem illorum;vnde iuxta hanc viam, quam
ku q.3.n.28.cum aiijs mod : ] (o docet Brafau.q. 13.quol. (à quó,vt eius moris
eft,Pofnan. 1. d. 5 5. difp. 1. vbi de hac re agit , totam ttanfcripüit quz
(tionc fuppreflo nominc) plana r collatiua formaliter,& proprie , nec
dici" tur componcre chymceram, qua(i attingat. - fua cogniuone illud
aggregatum forma liter, quatenus eft quid co.npotitom ; « vnionem illam in
ratione obie&i; (ed dici tur cam cóponere matccíaliter.; quateaus
fimul,& qua(i vnica a ionc attin» git partes , ex quibus chymera reulcat ,
quas antea (cor (im coguouit, & iuxta hác viam on.nia illa arsumenta ruunt
, vtpote qua fupponunt pbantatiam effe potentia. -formaliter collatiuá &
attingere formali- * ter vnionem duorum in ratione óbiecti. $7 Scd quia hoc
plenius difcu ctai ad librus de/Ainm; nunc phanta(i am. ctlc formalttcr c
uam;«uia tamé non egreditur Irmites po tenug (enfitiuz,plané cópenetc nequit
nifi fpecies (en(atas,vt Scot.doccet 1.d.3. Mem Qumto dico,quate in compos
tione chymere, & hircocerui folum ate tingere poteft vnionetn accidentiunsqug
vtique pottibilse(t;nonnaturarü; &ad inttanuam ila m dicendum efl vecum ef
fe apud Scoti. co mo«s ; » difp. 2. tors Gat gage ah ; - anoett virtus — : ? Ld
: at D. | 10d cum intelleQus operatur , etiam iantafía dd fed circa (uim obie-
9 n, quod fenfibilitatem non tranícen- . . dit, vnde cum intelle&us
intelligit natu- |... masincompoffibiles , phanta(ía coenofeit figuram,
quantitatem , & accidentia ex- terna illarum. Ad 2,negatar a(fumptum cum
potius experientia confiet cognitio- nem imaginatiüz ferri ad obie&tum cum
aliquo termino , quia ex modo eius ope- . randi concipere nequit obie&a ,
nifi in determinato loco, fizara,& (im.libus, vt nótat Amic-cit. qui etiam
ait imaginabi- ——. leex vi imaginatiuz won latius patece , .-— quàm ens
poífibile, quia dicit quantita- fuo tem, fpi n fimilia, quz fant poffi- — .
bilia , fed inotdinead intelle&um magis Jaté patere, quia. comprehendere
potc(t fi&itia, & de hoc intelligi di&um Diale- . &icorumr .
Vel dicendum potfe phinta-—.— fiam concipere lincam , & (patiur infi-
-.-PREPIOM : 23 . zc .— mitum/íyacategorematiciof; quod nó im- —— — pficat,non
vccà cathegorematicü, vt di- R: imus in Phy(icis. Ad 5. (u» nitur fal- .
rafía(uffodere fpecies non fen(atas,qua- " lisef fucctes inihicitie Ic imt
dns ... Door (upracic. loquens de 220 tefpc- &u lupi ; falfam itemett canem
vifione atingere vmbram , que eft mera priui- tio, & cum ea coniansere
perculTioné , - et cum efficiente caufa , quod igitur in "vmbra
percipit,eft lomé ipíum fecunlá, & ipfius luminisfigura , qua terretur ob
(imil tud:nem; quam habet cü figura bominis, quo vapulauit , & cam ca con-
^. Aogix pecie percu'Ti onis, vnde nunqua -
mttiggit , nifi vnionem fen(ibil um acci- - gii resi eee Ad 4. intel-
c&us ui facit illam cómplexionem; .' . phantaliavcró camnon fe profundct ad
fubitantiam , ftit in coremplationc ex- ternz fizure hominis, &
ftatuz,& cas ob- fimilitudiné coniangit adinuicé , & earynionem
attinrit, non Yeró naturarum. T $8 Dices Me adtdun (altim per 1
modummemoriz,& remiaifcentie po(fe cns tationis efformare, quía remuifccn-
do ia ue rem;quz non cft, (ed fuit, & facit ionem quandam fupra a&utm
aam prateritum ; cx qua refleai ("A Ne necu füm io argumento quod .(. poffit phan--
fultare folet ens rationis;ita .n. formatur ab intelle&u. Refp. licét Cópl.
cir. n.29. probabile cefeant cogitatiuam , & remi- nifcitiuám ob maiorcm
quandam cóiun- Gionem, quam habent cum intelle&u in bomine (upra
ceterosfenfus , pose ali- quod ens rationis efficere , tamen quia Ob ralem
coniun&tioné non eleuantur il- l;feafüs cxtra fphazcam fenticiug poten- ti
, vt fapradictam cít contra suarez; praftat id potius abfoluté negare, nam
quamuis poffit imaginatiua per modum remimfcentiz cogao(cere obic&tum; vt
antea recognitum ;hzc tamen non cft re. fl.xio cius geaeris, qua ficri folet
ensra- tionis, quia illud apprcheadir (oli quoadan eft recolendo antecedentem
act co- gnitionis,non autem recogirando quidua tuccit tale effe cognitum in
obic&o. -' Tertio obijcitur cx Suarez , quód ne- queat voluntascfficcre ens
rationis , Tá quia etli (zpc appetat rd, quod noa cft re ipfa bonum fed tantü
appareucer; üihilo- minus ctim non det ipfa illibono apparé- tiefe
obie&iuam,fed intellectus, no po- terit voluatas dici fiasere illud bonum
fd potius ferri in illud iam fi&um ab in- tclic&u. Tam 2.quia cum
votuntas fit po | tentia ceca, füppponit obie&um propo- fitum per
cognitionem, fiuc fit bonü | uz apparens,ergo cü non faciat obiecti, fed illud
(upponat , inepta jrocfusett ad cas rationis efficiendum. Tum 3.etiamf(i voluntas
poit vnü ordinare ad aliud, ad quo4 non eft fuapte. natuta ordinabile , non
format noua relationem ordiais in tali mcdio, quz (it eas rationis, (ed rantit
refalcit ineo fao modo denominatio ex«- trinfeca rclatiua, vc paffim refültant
ex a&tbas aliarum poteociarum , Tà 4. quia etiamfi poífit vlterius voluntas
reflecti fapra fuas denomiaationes extrinfecas im. obic&is dercli ctas
amati, voliti, ordinari, &c. ficut intelle£tus fupra fuas;tamé per talem
reflexionem nonillisatfert nouum. — eife rationis,ficut intelle&us, quiillasap
uer. vrquid. exiitens. iP um tádem , quia intellectus tationis a firmando, quod
z gando, quod cít ,& hic voluntas autem accedit lebie&o , quod non eft
illud efficere. $9 Refp.exdi&tis non tantum bonü verum, aut apparens effc
fufficiens volü- tatis motiuum , fed. etiam bonum : prafi- xum , licét ergo
quando voluntas tendit in bonum apparens peccádovx ignoran- tia,fictio fc
teneat ex parte intelle&tus, tá quando renditin bonam przfi xum pec- cando
ex mera malitia ; fictio non fc tc- net cx parte intelle&us, quia
ipfeoftcn- dit obic&um malum, & (ub ratione ma- li, fed totaliter fe
tenet ex parte. volun- tatis, quz non obftante intellectus ofté- fionc cx mera
füa libertate applicat illi obiecto bonitatem ,& illud bonitate fal-. so
indutum fibi przfigit , tanquam finé , om caíu peccare dicitur ex certa mali- -
Ad 2. patet per idem, quia intali cafü m fibi obicctum , in quod tendat . ces,
ergo tendit in incognitum , cum talis bonitasnon fit ab intellecta in illo
obiecto oftenía , Negatur fequela , eftomamque intellectus non oftendat. boni-
zatem in tali obiecto , cam tamen oftca- dit inalio,vel in fe abftracté , quod
füffi- Kit; vt voluntas poffit eam applicare obie eto'?ropofito, vt malo, nec
ob id dicatur "Éctri in incogoitü , vt declaramus in Phy- - fica dilp.cit.
Ad 5. veram eft actu. dirc- €to,quo primó vnum obiectum ordinat , &
comparat ad aliud non refültare ex vi zalis comparationis actiuz in obiccto,
nifi excrinfecam denominationem cópa-. rati tamcn n co fic comparato;&
deno- m per aliam actam quafi re- , caufare refpectum rationis ; vt aicclarat
Doctor 5.d.26. q. vn. E, Ad 4. , negaturaflumptum , nam vt docet idem 3Doctor
quol.17.C. quemadmodü intcl- &clicctus (uas denominationcs cxtrinfe- €as
apprchendédo ad modum cniitim di- «iur illas cff c in entia rationis, fic &
volantasidipfom facere poteft. acce- prando (uas , nam acce obiectum €o
ptacisc, quia ab alio,vel etiam à feip- cft amarum , tribait illt extriníecz
de- nominationi etíc quoddam rationis ni- mirum quàdam rationem boni , &
ama- bilis, ob quà mouetur ad illud obiect ecceptandum, A d s. qua céfetur
ratio à priori ex diucrío modo tendendi int«llc- &us,& volütatis
de(umpta , negatur a(2 fumptum effe vniuerfaliter verum , quia non folam per
iudicium,(ed etiam per ap. ptché fionem incomplexam fit ensratió- nis,vt
dicemus art. feq. quando nimirum. obiectum non habet aliud effe,nifi cogai tum
in ea,quod autem voluntas operetur accedendo, ve] recedendo ab obie&o nó
refert , fufficit enim , quàd illud obie- &um non habeat cffe in (e , (ed
tantum in voluntate. At Dices, id implicare,cum enim non feratur in incognitum
, fed ab izzelle&tu propofitum , nunquam dare potcít pri- mum effe obicéto,
fed potius fertur in il- lud ià datumab inteliectu, & conlequen- ter eít
ens rationis [olum in ordine ad ja. telle&tum. Refp. iam oftenfüm efe, in
quo cafu poffit voluntas dare primü effe Obic&o; & adhuc conceffo illo
antece- dente deberet negari con(equentia, licet enim ens rationis non fic
luntate, adhuc camen fao modo fieri pof fet fe vtbene aduertit Arriaga cit. — 0.37.
ficut Adaerfarij concedunt iudiciür fuo modo facere ens rationis, licet füp-
ponatur ta&ü ab apprehentione , vt mox dicemus, & ficat omnes
fateritenenturs — perrepetitos a&us-po(Te ab codem in- telle&tu idem
ens rationis (cpius. fieri« Ouuied. controu. be ea un&. 6. n.7-fatetur
ingenué rationemallatá , cui - JE fidunt , & prafertim oncius,non
concludere igtentum , quia licet itionis non fieret primó à vo- luntace adhuc
tamen fuo modo fieri poí- fet (ecundo ; vede ex alio capite probat voluntatem
ens tationis cflicere nópof-. fe,quia aequit przftare rebus eíle obie- Guam,
& inteauonale;quod fundamcn- tum eflc fai(am ofteadunus di(p.z. Met,
q.9.art.I. n.248. — i ARTICVLVS II. Refolutio quafiti de aiu , quo ens -
rationis fit. 6o | g geom Primó , ens rationis in vniuerfum fieri per. illum
a&tum intelledtus,quo per modi entiscócipitur idjquod ui re nQ babet
egucatea, feu (vt de j euam fieret primó àyo- — — Am. "o NT P DU ES x
pera&em illum na&us voluntatis comprehédatur) pet ilum a&umy ex vi
cuius ita ali- d exiftit obie&tiué in ea potentiaycu- eft a&us,vc extra
illam nullam pror- efle — É mpeg jbic ves poteft abfolutus , vel collatiaus ,
Pig ds , vcl reflexus foxta exigentiam entium tationis , qua . Concufio
fequitur ex didis q.2-art. 1 de formalita teentisrationis , nam fi ens rationis
jl--.— fudcft, quod habet tantum effe obic&i- mum in potentia, à qua
fabricatut , vtiq; y cx vi cuius accipit tale effecbiectiunm ; & cum in SE
intellcétu talis a&us fit ille,quo per mo- |... dumentis concipitur , quod
in re nullam | prorfusentitatem habet,plane per hunc . eundem a&tum
prodücetur ab eo ; & ita ficri ipfa experientia docet , cum enim a&u
fimplici , & pofitiuo priuationes | » . — megationcs , & alia
impoffibilia , item & |. sexrpDfecas denominatienes , quz om- (v
miafuncentia rarionis mate,itlia ; conci- l pimus , & efformamus in entia
rationis |. formalia , viique illa concipimus ad in- ir veri entis,ncmpe
czcitarem» vt pra- iam organi difpofitionem ;. tenebram vt actipam in Ucoj, et
relationem quád adcreaturam, & vificnem paffiuam in paricte vt aliam
relationem a&iuz iu oculo cortefpondentem , & fie de alijs, vt
difcurrcnti con(tabit : ^ 61 Quodveró hic a&us entis ratio- nis tormatiuus
poffit effe abfolatus , vel comparatiuas direétus, vcl rel exus,iux- ta variam
conditionem entium rationis, (ant facienda ; Prob.quia omnis rc- latio tationis
fit per acá. conferentem , velordinantem vnum ad aliud, ncc aliter fieti
pcteft, fi enim denominationé ex- ttinfecam Crcatoris in Deo volumus in ens
racionis cfformare , neceffarió con- ferimus Deum cum creatura , vt relati- uim
cum fio correlatiuo ; € contra ens rationis abfolutam (quod infra concc- dendum
effe oftendimus) fit conci pien- do aliquid non in ordine ad aliud, dum enim
tenebra concipitur , vclut forma cxtenía per aerem, nalla profeta imer- uenit
comparatio tenebrz ad aliud , vt Keri can aeris difpofitionem , creationc Ba o.
| a IV. Quoatia fit Éns Rationis. 1L. 325 adtermimum , Rurías quia malta (ur
entia rationisquz fundantur in ipis opc rationibus intelle&us,vt fuat omnes
in- tentrioncs logicales , hecomnia fisci pc tunt per notitiam reflexam , tunc
enim proptié efficiuntar,cum intelle&us reflc &endo concipit
denominationes ortas ex priori cognitione ;nobic&to ad mo- dum alicuius
relationis , feu formae in^ wimfece ; éconrra vero alia entia ratio- nis, quz
non hibent pro fundaméto pro- ximo denominationcs extrinfecas co- gniti,
abftra&i , & alias ex »&ibus intel- le&us ortas , fed immediate
fundat eas intelic&us (upra i pfam entitatem tcalé vt relatio creatoris
& (imiles , fieri ha- t per notitíam dirc&am aon inuo- luentem
reflexionem circa aliam pra- uiam cognitionem. , Sed obijcies 1. quod omne
enscatio- nis ficri debeat per notitiam compara- tiuam;quia fit per eum actam,
quo con- cipitar ad in(tar entis realis ; ergo lem- per concip:tur comparatiué
ad aliud , & ex a&u collatiuo cop(urgit. Sccundog» femper fiat per
a&um reflex , nà actus intelle&tus , quo fit ens rationis , (emper
fapponit alium actum eiufdem intclle- &us , vt enim paries cognofcatur
v.íus , fupponitur cognitio alicuius vi(ionistec- miaatz ad ipfum ; vt. fiat
hircoceruus , fupponitur cognitio hirci , & cerui , & cum omnc fiat ad
inftar entis rcalis,fem- per (upponit cognitionem entis realis. Tandemé contra
videtur nunquam fie- ti poffe per a&um reflcxum , quia actus reflexus non
facit ens rationis, edattins git illud iam fa&um per priorem cogni- tionem
directam vt (upra docuimus q. 2. arc. 1,in fol.ad t.cum Do&ore Met. q. r1.
& 2.d.1.q. f. B. 62 Refp. negando a(fumptum , quis enim intercedat aliqualis
comparatio in formando ente rationis , non tamen irt- tercedit illa comparatio
, qua refertur vnum ad aliud , vt ad füum retmint qua: proptié cft comparatio,
& per a&tü € latiuum fit vt bene notauit Auer(a q. f» fec.6. fed tantum
concipimus. vnum fimilitudinem alterius , fic dicimus v.g. concipere tencbram
in acre pet compa» rado- 3426 » Difput.1 I L De: Ent Rationin d e ":
rationem ad lucem , quia eam concipis mus extendi pet aerem; , vt loler extendi
lux,qua proprié non "n some a. IUS 1mitato ; quo Concipercaus eebrén i
acre A quendam reípc- é&om ad lucem. tunc vrique hac foret - vera
comparatio,& rcferétia ad lucem , vt ad terminum, & eficr ensrationis
pro pic fadum per notitiam comparatiua ; ob illam tamen aliqualcm comparawo-
nem dixit Suarez. nu. 16. actum torma- tiuum cotis rationis effe aliquo modo có
paratiuum,& forte etiam in ho fenfulo- -cuti funt scotiftz iili ; qui
dixerunt ens quodcunque rationis actu collatiuo fic- £i. Ad 2.fi actum rcflexü
fümamus pro cognitione quomodocunque aliam prio rem fupponente, lic dici poteft
omne ens rationis ficri per actum reflcxum , fiqui- - dem necettarió illi
fupponitur cognitio - entis realis ,ad cuiusinftar cfformatur ; fed t1actus
rcflexus fumatur propriéypro co.(-quo intellectus (e reflecut vel fupra fc cognofcentem
vcl fupra obiectum ; vt à fe cognitum, vel fupra actum ipfum co gnitionis
(inquo fenfu proprie diftingui tur ab actu rccto, non autem in priori » nam
di(turfus fuppon.t iudicium, & hoc apptché (ionem, & tfi tá indicium,
quàm difcuríàs actus recti funt, cító etiam ipfi potlint cle reflexi) (ic non
eftopus om- me cns rationis per notitiam refiexam "fieri. Ad 3.iam ibi
q.2.ar.2.in tcíp.ad in- ftanriam factam cotra (olutionem£ecü- di principális
$lené declaratum cft , quo " s&lu dicat Dóctor cns racionis fieri per
notitiam directam , non vero rcílexam ; nam loquitur. de -notitia reflexa mere
. fpeculatiua , non autem de rcflcxa pra; etica, & factiua ,"u& in
tanuunin appellas tur directa, quia per ipl am primo intel. ligitur cns
rationis yt 1bi dicrum eft. ^ 53. Dicimusfccundo , entia rationis fpectaetia ad
materiam propofitionis , & dilcur(us ficri potle p. tres opcratio- ncs
incellectus dittributiué , alia acmpe per primam, alia pcr fecundam;alia p ter
tiam;fpectantia veró ad formam, vc ge- fus,(pecies,lubicctum, praed icatum; an-
tecedens ,coníequens, &c. fiunt per pri- mam dumtaxat. Conaufio duas habet
partes, & quoad vtramque probatur, .&z explicarur , potet enim
intellectus ap-- endete teciminos repugnantes, vi cá cócipit aluum Deum à Deo
vero di(tin- cium chymeram;hircocceroum, ac alios terminos incompicxos
repugaantes; po* teíl iteni componere propotitiones fal« fas, &
repugnátes,atfirmando, quod im- poffibile eft , & ncgando,quod nece(fa-
rium eft, vt homincin elfe brucum , ho- minem non eíse animal; poteft denique
prauos efficere difcur(us ex aliquo ante- cedente deducendo, quod nullo modo
fequi potefl ex ia j tic autem apprchen- dendo iudicando, & inferendo
fingit di- recié idquod nó cít,nec e(se porett,qui enim dicit equus eft rationalis,
non fo- lum concipit equum , & rationalem, fed etiam vtriufque identitaté
realem, qua nullibi eft,nifi in illa cognitione , timili- tcr qui ex vno
antecedente deducit con- fequens,quod ex 1llo fequi non potett, non folum
concipit jO&con- (cquens, fed etiam confequentiam , qua nullibi ett , nifi
in illa repraíentatione y idemque dicendum in apprchentioue, » termini
fimplicis repugnanus, curnihil — corrc(ponderà parte rci , ergoobiecta - horum
actuum veré funt enua rationis dirc&té fabricata per illas.Et in hoc fen-
(u cantum admitci debet (ententia (upe* rius relara initio quettionis , quz
affere- bat intantum per (ecundam , & tertiam operationem entia rationis
fieri , quate- nus intelic&us falsó judicat, & malé di-
fcurritjalioquin abfolute loquendo non bene rem explicat, quia videtur velle ,
qe propoliuo, & (y logifinus non fint entia rauonis,nifi quado propofitio
eft fallas & (yilogilinus prauus , quod quidem fal- fum cft ; nam fiuc
propoditio fit veraífi - ue faifa,tiuc con(cquenaa tic bona , fiue
mala;propo(it:o in ciíe proponaonis, coníc.ucntía in cflc contequenrig funt
entia rationis formalitec , quia lunt no- mina (eccundarum i0tenuopum logica-
lium, füb qua tamcn tocmalitate racionis nà-fiunt, nifi per primaui
opcrat;ionem vt mox paicb:t. , 64. Altera vcro coclufionis pars, quae eft cotra
l.eccntiores omaks ale: cnics [ccun- » gGq*. i(— fecundasintem.iónes logicales
ad fccü- dam,& tertiam intelle&tus operationem 'Gantes , vt funt prz
dicatum , fübie- Gum,con(equensconfequentia, &c.fic- fi per illas nom
tantum fundamentaliter, fed etiam formaliter , Probatur cuiden- ter ,' &
inptimisquód entia rationislo- gicalia ad terminos (implices attinentia , «f.
vniueríale genus, fpecies, fiant forma- liter per primam 'operationem cx Ad. .
— uerfarijs concedunt quamplures, & faci- (—— leprobatur;qtía cum
intelle&tus cogno- .. fcittermibum fiinplicear, non eo ipfo fit ..
ensrationis » (ed tantum habctur actus — . extrinfecé denominans illud obiectum
| . eognitum; & fi res cognofcitur abilra- . . €k?ynon eoipfo habetur ensrationis
, qp — — dicitur vniutt(ale. ,. (ed tantum habetuc b denominatio extrinfeca qua
obiectum | — denominatur abítra&é cognitum ; tunc — vero habetur ens
rationis formaliter , - pe dicitur vniucrale, quando illud ef- ..
fecogaitüabftracte concipitur in obie- &o pcr alium-a&um reflexum per
mo- dum alicuius forma realis in re ficab- / ftra&é apprehen(a . Eodem
etiam modo probatur alia quoque entia rationis lo- . tia, fieriformaliter per
intelle- &us operationem , confiderando .n.iu- dicium , quo: affirmatur
hbomirtem e(fe animal , hocipío a&u non efficitur ens .. rationis
(ubic&tum , przdicatü , aur pro- |.
pofitio, (cd tantum hábentur denomina- woncscxcainfecz , qaibusanimal
deno- minatur affirmatam,& praedicatum ;ho- à fubieóétuin, copula
connedtens , qua denominationes extrinfece. defümuntur - aba&u intellectus
przdicanus,fubijcien- ti$, & conneótentis duo in aliua enün- Ciationc. ;
tunc veró in entía racionis cf. formantur , cum intellectus concipit. effe
fubie&um in homine , & predicarum a animali, & connexionem in copo!
per modu relationum reali $ fic etiam agtecedens ,conícquens; & có.
fequentia non funr cntia. ratiouts pec ip« fammet a&umn illudonis , (ed
folum dc- nomunationes cxtcia(ccz. quibus vna» propoltitio deaominatur
antecedens; vc) E- | Duef. IV- Quo acla fiat Ens Rationis. rt, 21..— 327.
inferens, alia veró confequens , vel illa- ta;tunc veró fiunt entia rationis,
cum ct» (c inferens in propofit;one concipitur per
modumcuiufdamrelationisadpropofitionemillatam,&cilecon(equensCócipiturinpropofitioneillatapermodumalteríuscorrelationis5omnesaatéiftafi&iones,quibus.£.c(Icpraedicatumituradmodum
formz realis in obie- €o , císc antecedens , vcl confequens in propofitione,
fiunt per. primam intelle- &us operationem quía vniuecfaliter de- nominationes
extrinfecze. non apprchen- dütur ad modum exis ; nifi per primam operationem,
& per cóceptus fimplices. um ergo omnia entia rationis logica- lia non
folum ad terminos fimplices fpe- Gantía , (ed ctiam ad formam cnuncia- tionis ,
& diícuríus fint extrinfecz de- nominationes proucnientes à diucrfis
a&ibus intelle&us , & denominationes extrinfecz concipiantur
permodum en- tis per folam primam operationem , quia fola apprehenfio cft
entium, vbi iudiciü , & diícur(us (unt ctiam non entium; con- fequenter hzc
omnia fient entia rationis formalierperilam. — — -— 6$ Conficmatur, quia licet
relationes rationis] important enunciatio,& argu- . mentatio;in
cocrero,& in actu exercito , quatenus nempe'applicantar a&ibus iudi
cij,& difcucfus;quid complexum impor- tent ; tf in abftracto , & velut
in actu ti-- pe ét ipla (unt quid incomplexum,ná itudo, quam dicit
prezdicatumad fu. bic&um;ctiam vt actu pra:dicatur,& có- fequens ad
anteccdcns,ctiam vr a&u in- fertur,c(t qid fimplex, & incomplexü ; cum
non üt,nifi quedam rclatio rationis, vt ctiam concedant Complutcit. nu. 2 j.
€'20 nó íunt obic&a improportionata;a pinna operationis . Aduczríus hinc
conclofionem obij« cies t. prob»ndo per primam operatio« nem nullum fizri poíse
ens rationis; TG quia irea nulla datur falíicas: at ens ra- tionis fir pet
actum tal(amjquo nimirum concipuatur res alicer , quàm fic » quara- tionc
cootendir-Hurtad.. cit ficri foluu per iecumdaim operationem « Tà: quia tanco
magis videtur inepta ad entia. rae uonis oEsticnis precise fufficic , vt $29
tionis conficienda, qux fpe&tant ad enü- ciationem,& difcurfum; quia
illa omnia; funt complexa;at prima operatio cft in- complexorum , qua ratione
videtur nec efficcre poíse entia rationispuré- fiditia €bymeiam , &
hircoceruum quia fieri nequcunt , nifi per compo(itionem plurium naturarum
incompoffibilium ,. quz compofitio. ad fecundam fpc&tat eperacionem .. Tüm
demum quia (i. per primam operationem enc ratio« mis etam fpe ja ad lecundam,
& ter- tiam, crgo per iftas nullomodo cfhiciun- tor , (cd potius factainueniuntur.
ex vi folius prima .. : :* 66. l'efpncegando minoré, quiaad ens ic&um ,
quod eognoícitur , noh habcat eíse , nil ^in intcllectuj quomodocunque id
contin. gi & hoc vuque iieri pocctt per prima epe ratio. icitur autem in
formatio- nc«niusrationisconcipi resaliter , quam fit; non quia femper
contingat in ca pro- gria,& formalis fal(icas,a ffirmando , ni- m'rcm de
re,quodnon eft ,& negando , od cfb, fed quia imteruenit. poiius; ina-
zquatio quzdá, & improprierasappre- shendendo rem non per proprios. concc-
ptusícd cxcrancos,& conorariuos, quod€ft concipere rem aliter) quàm fit,
quafi przcifiué,nondiuifiué,vt diximus: q. 2. Gt... in./ol.ad 1..Ad zpatcrex
ditis. , quomodo ctiam illa ipfa entia rat:onisin 'abftracto,& fccundum
fe.fint.incomplc- xayquod.co magisafTerendum eftde chy mera .& hircoccruo
,«qvorum partes in» «ompoflibiles inicllcé&usnon componit effirmspdo vnam
de alia,qoe compofitio fpcótat ad (ceundam: operauonem ,. fcd
-apprehendendo.lla duo;.vt vnü.per fim- plicem |. & incomplexam
attingentiam wnion.s fide inier illa... Quod fi: ctiam. entia ration.
s(pcétantia ad formam enü- elationis ,,& difcurfus (rcum ab inttinfe $0
al:quam adferrét complesionem, nó: adhuc ferent prorfus. improportionata.
obicétá prim: operationis, quiahac (uo: modo extenditur etiam ad complexa is
datur.n. apprcheniio non folum tecmino: mm fimplioum fed etiam ant pee
gofitionis-ablueafsenfa wel disen(u, vc Difn.IIl De E Raimi 0 0c docet
Scot.2,d.6.q. 2. & quol, r4. atciez 2. vbi inquit,tunc apprehédi
propo(itia- nem,vcneutram ; Ads.etiamcex di&ti$ conftat cnunciationem.,
& argimentae tionem po(se dupliciter confidcrarivelquoad formam, pro
ilHa.f. ordinatione, s pre dicati (ubic&ti, & copulz in enücia- tione,
& propolitionum. in argumentae tione ; vel quoad materiam.t, quantum ad
veritatem, vel:falfitatem conncxionis: przdicati cum fübicctoam propofitióne ,.
anteccdentis,& co n(equentis in argumé- tattone : fi primo modo
confiderentur ,, fiunt per primam operationem , quia illa. erdinatioeft relatio
qua am limplex ra. toniSqua repericur. in omni propofitio-- nc; &
argamentatione , fiue vera , fiué. fal(a ;.at fecundo modo fiunt à fecunda,
wcl.tertia operatione, quando fünt falfz,. quia in tali cafu: intellcétus
connc&it plu. r4, quz inter fe: connexionem ied m bent, vcliudicando,
vcl:difcurrendo, vn-- d? codem.ipfo actu direéto: iudicandi 5. vel di(currendi
fiunt. iflz complexiones. fiCutiz, & falfze .. 67. Atinftabis;ctiam quái
üfpe&tatad:. ! matetiam propofitionis nihil rationis de: n0»0 cx. parte
obiecti fidum additur ini fecuoda operatione ,.quod non fuerit in: rima,ergo
enscationiscomplexumnule - o modo fit per. (ccundam operationems. quia cuam
quatum ad: materiam reperit. illud factum per primam , probatur a(sü-
prum;quiain hac propofitione bomo eff. brutum, apprehenfio przcedit iudicium;,
& per. apprehé(ionem actingit incellectass ncdum extrema realia ,. (ed.
etiam vnio» nem corum ,.qua eíl meré ficta exmo» dó d:cus, cum ergo bzc vnio
fingatur à prima opcratione, nilil rationis remanet: addendum obiecto per
fecundam ; fimili ter. poffumus- arguere de tertia .. Refp.. negando atfumptum
,. ficut. n. ex parte actus (fecunda operatio addit aliquid pri- ma , nempé
determinationem quandam. cognitionis per affenfum , vel ditienfum .,. ità.cx
parte obiecti additur., g» determie- nato.modo-cognofcatur per affirmatio» nem,
vcl negationem, vndó dicetur facere: ensrationis quantum ad hunc pcculiareas.
modum deierminauonis , dum afirmar; quode » 1: c "^ vr. guod non eit
pofDbile, vcl negat ; «uod / . oit neceflaiium. ^ 88. secódo cbijcies probando
icr! ca- gia ratioms fpcétantiaad for mám propo- | Kitionis,& difcurtus pec
(ecundam ,& ter .&iam operationem , quia cum intelie&tus A -
affirmat vnum de ulio ,, & vnum cx al. o — — . deducit » flatum reíultat
relatio rationis incer fübicétum. , & przdicatum, inter propofitionem
infereotem , & illatam , rgo per iudicium fit formaliter ens ra- | . ionis
przdicatum, & fübiectum, per di- |. Kuríum antccedens& conícquens ; Co-
| firn.quia licet przdicatio, & confequé- . tia in abftracto ,&
adtu.tignato fimplices.áimportent relationes per primam opera- & actu.
exercito fine complexione non . fiunt , arque ita. non nifi per. (ccundam ;,. —
— . & tertiam. —— » Refpaegando a(fümptum: ,. fiftendo B. im ptzcisé in
a&ibusiudicij , &di:oiscac A D eid nifi ext . Mlas denominationes ,
fiunt autem rela- z;ones rationis . cum Jenominationcs il- Aecogitantur ad
modum. realis relatío- .ni$,quod vtique fit per timplicem appre NMcocolsican
..Adcoatipm. di- citur per. cam folum probari tundamen- ta illaum-rclationum ipfas
nimitum có- pate » quibus applicantur ;, ficri de- -bere per (ccundain, &
tertiam operatio- nem;quod vcique verum eft; at non pro- bat per iftas ctiam
attingi. relazioncs. il- Ms rationis, quz íolum à prima opera- tione
inducuntur. faper. complcxioncs fackasá (ccunda, X.terua.. 1o4Q Vv ASTIO v. utn
quilibet iutelletius poffit ens ratio- , nis efficere .. à; Ota huius quz
(tionis. di fficultas - d orca an intellle&um: diui- nam;de hninano. n..,
& angelico $m. (ey & naturaliter cofidcratis nullus videtur dübitandi
locus, & quidem de humano omncs concedunt, ac eciam de angelico concedere
deben: potíe.cotia rationis cf- ficete . cum enim & ip(e difcurrat (vt.
modo fupponimus).& multa per conie. Logica .- |. Aionemattingibiles, tamen
in concreto ,. L0 07 Sudt I Quratis far Éns Ralmisié4eIT.— 2 &araui
Cognofcat, potcft vtique. circa talia obiecti actus falfos elicere, ex qut- bus
tefultent entia rationis ;. imó & pct primam operationem potell, id quod
nó: eft,cogirare , ac li eflet , & in hoc nulia cernitur repugnána,
necaliquid cü eius natura incompoffibile; fi enim illi none repugnat peccatum ,
& eror , tanto mi- nus entia rationis cflinzere , etiam(i ali- quam
inuoluat imperfc&tionem , ac in« iclle&us errorem. Ic3que de folo
intel- Jectu diuino remanct difficultas , quae cftó Theologica fit , quia ramen
cias in telligentia ad formationem entis ratios nis multum conducit, & ex
principijs lo-- £icis cius folutió: dependet , in pra'finon iaconfultó:
proponitur ; Neque hz di(putatio: initur cum illis Auctoribus ,. qui fupra
q.2.;conftituebant entia ratio«4 nis- formaliter in denominationibus cx.
tcinfecis cogniti, & cogitati,fic enim cer tum eft: Dcum. formare entia
rationis 5. uemadmodum:. indubitatum cft. feip- uiny& aliaà fe cognofcere,
& iuxta hanc viam docet Smifing.trac, 3. difp. 2. num, - 197. Diuinum
intelle&um entia ratjoni$: fabricare, vt cófequenter loquatur ; Ne« que cít
di(putatio cum Au&toribus; qui: priced. qua (t afferebár cos rationis for»
maliter fieri folum per a&us falíos ,. (ic: eaim tàm ccrtum efL diuinum
intell ed: ens rationis e flicere nó polfe , quàm falli: non poffe,vcl decipi .
Igitur fola di(pa- tatio cít.cum eis. qui nobifcum conue«- niunt tàn in
formalitate ». quàm in for« matione cntisrationis, vt fupra explica« tum c(t j.
cum enim iuxta hanc vram fiat: ens rationis,cum cogitatur; juod nó eft ,. « li
effet ,..i. per. quandam comparatio»- nem ad ens verum; feu (ub. quadam timi--
liudine vcrientis.,. prout nosillud imae- ginamur,concipere autem hoc modo vi-- deatur ienperfeétus concipiendi modus ,.
uia: aliqua: (altim-improptíetas, & inae atio repcrituria co. i, quod!
dubitationem facitn przfenti,& Aucto- re$ icinditin diuer(as opinionesé .——
^ . 7o. Prima cít.corum;qui Mel Ron ami adire rationis cificetobed eciam bulo a
enum fizri cns. rationis Pee Gg fit co- 4 nisl sndiic dite. -— — -—À DH o 530 *
fitcognofei , profectà (i cognofcit,facit;, fein Vafquez i.p.difp. 118. c. 2.
& 4.Celett.difp. 2. Log.fec.1.& alij. Secun- da é diametro. oppofita!
vitumque affir- mat,& cognoícere.& efficere,co quias tota illa
impcrfe& o pocius fe tener ex tc obiccti intellIgibilis » ita Faber , &
Tulteicit- cü omnibus antiquio£ib. Sco.
tiftis, ralis enim videtur fuifle Do&toris fcntétia 1.d.30.q. 2-$.
Re[pondeo a » & d. g.q.vn.$. Pote(l dict ad qu&jlioné, d.36 & 4.d.
16.2.2, & quol. 17. & ali- (gpe,& cum in hunc (cenfum interpre-
taptur cius. expofitores. Lichet.. Tatar. xg.& alijcirca ealoca » &
fequuntur iftz omnes , acctiam multi ex ys: i er ht UN wem e(t Azria cit. fec.
4. Tercia Íentene ti copa nei » & plauübi- . negar
diuinum intellectum entia ra. Ionis cfficerc,addit tamen cognofcere à jobis ta
Ga, vel fa&G bilia , ita Suarez di- $4: Mer.cit. Auerfa q. 5. fcc. $.
Blanc. . lfec. c. Ruuiustrac, de ente ratio- nis, Vulpius ex noftris.
to.t.p.1.difp.28,art.vlt.& di(p. 19. art. 4. Quarta difün- guit de cnte
rationis fito, iunt illa.» , Qua entia prohibita dicuntur, & figmen- tà,
& fundatosquales fuat intent; oncslo- gicalcs,& alie mults
kchtiones,& con- €cdit cntia rationis. fecundi generis ficri pottc ab
intelle&u diuino , quia eulla in «orum formetonc iaterücoit. impeife- iO »
nonautcmcntia primi gencris,ta. Amic, trac. 3. q.3. dub. s. art.2. Mcuriffe €it
q.4.»bi negat Deut ficere entia ra- tioms fictitia , affirmat £icereilla , quz
hobent effe per refu'tantiam; quales (uot zelariones rationis ; ita eciam. loui
vi- «etur Io.de S. I hom.nam q.2.art. f. ait mia rationis ,'qua cx (ua
intrinfeca ca- tione formantur, & cognofcunrur ex im- perfecta rei
apprehenfione. Deum -facc- tc non po(fe;benc tamen .(uoídam refpe €tas rationis
, qui non fundantur füper. cognitionem i Gam, retamé ve- fà potius cft tecaz
opinionis , quia. addit hos refpectus rationi& tantum davien£- taliter ab
inicllectu drminocaufari. ,, ncn formaliter. Quinta tandem affirmat. poí- e
diuinum 1atelle&um ens quodcunque 1 D -— 5 Difjut. 111. De Ente Rationis:
rationis cflicere , fed ad euitandas diff cultates inquit hocoon poffe facere.
di. rcGé,& immediaré , vt facit intellectus creatus, fed tantum indirecte ,
& media- té , quatenus cognofcendo entia rationis A ncbss facta dat illis
rurfus aliud effe. obicétiuum quafi fecundarium , ita fen- tire videtur P.
Didacus à Ic(ü di(p. 3. qe 3.cum quibufdam alijs. 71 Dicimus r, Diuinum
intelle&üco- gnoícere entia rationis à nobis facta , ta» men cx vi ilius
cognitionis illa non fa- cere. Conclutio cft contra primam opi- nionem , &
quoad primam partem eft adco ceita, quod Turrianus opuíc. 7. di- fj-4. dub. 8,
conatur oftendere Vafquez ipfum ab ea non rccedere;manifeft é col- ligitur ex
illo Sapieatiz 8. $cit verfu- tías fermonum, C? difjolutiones argumé torum
figna, 7 menflra fcit, antequam fiant, & probator euidemicatione , quo-
modo.n. dicerctor Deus fcire cordiü co- gxationcs, nifi obicéta cogitata
videret y qua fz pe (zpius.impoffibilia fünt,& chy merica, vt cum
affirmamus cqui cffe ra- tionalem , howinemairrationalem &c. Ncc valet
rcfjonfio Vafquez cognitio- ner illam dicere ordinem tramfcenden- talcm folum
ad.illa extrema realia , non. àd vnioncm fictam intcr ca , arque ideó Dcum
cogrof(ccere (olum cxren atilla i» realia,non cns rationis -. Non va'ct, quia.
Alle actus cft falfus , & vc calisà Deo €o- gnitus , crgo non tantum
cxtteima illa a» tcalia attingit Deus,vcrum ctiam vaionc à nobis affitmatam
inter ea, qaia fola 4 extrema attingere non fufficit ad cogno- fcendam
filitatem actus., cum.lla. eadé attingi po(Tint per a&um verur, vc fi di-
catür cquum non ctíc rauonalem, Ncc mious valet , quod ait, cpsrationis no-
ftum non pofle habere eile obiectiuum in nente Dei, quia in. mente fua mon ha-
bet. noftrum conceptum forinalem , à cpendet ; Alioquin nec intcligere polfes
obie&um cale cognitionis no- flra;co quod illam cogniuioaem i0 mé- te(uanon
habct, Non crgo opus ctt di- uinum intellc&um nottra cognitione in Ézrmari
, vt attingat obiectum c us (iue - reale, (iuc rauonis, (cd tuffic:t, vt illa.
(it obic- Quaft. V. c/4n Deus effelat ens vationis. obícdiu? indiuina mente ,
tunc enim non tdntam ipfa attingiturà Deo,(ed éc illud ip(umob;e&tum,quod
erat eius ter- migelorcos sie Nec demum va- t, quod inquiunt alij, cognofcere
quic- po eit innoltro inicll ; & hoc ad diuinam fpe&are
perfc&;onent, non ta. men f: co modo , quo clt in ipfo, quia cum hic tit
imperfectus, rcs e poffet (ine imperfedtione'ex parre. Dei , fic dicere (olemus
Deum noftras cogno dfcere complex ones,& difcuríus, fed (i. ne complexione;
& difcuríu, Non valet , 1ia ad excellentiam diuinz comprehen- tionis
(pe&araedum attmgeresquzcun- ue cognofcuntur à nobis (ed etram mo- m
quantumuis imperécétum , quo co- gno(unur à obs , quia & hic ipfe vti- e
cogno(abilis eft, vnde & ip(os no-fios difcurfus , licét Dcus atting t (ine
modo difcuríus ex parte potentiz , non tamen ex parte obie&i, alioquin
cogno. fccret obiectimáaliter , ac cft ; ergo ens rationis à nobis (1&tum
dcbet à Deo co. gnofci,& etiam ipie modus, quo à nobis umeft. Eczora huius
ratio cít, quia licéc fall. , & fingere ens rationis ti hoc todo fiar, fit
impertectio, '& ota- men eft cogofcere aliosfalli , & illorum fismenta,
ac pro/nde taliscognitio non cit Dco deneganda . 71 Deindé , y cx vital s
cognitionis non dicatur Dcus formare entia ratio. mis , quodct altera pars
conclufion's & €ft contra Poacii difp.1 . Log n. 95.pro- bbarur facile ex
dictis q. 2. atc. 2.in fol. ad r.vbi diximus ens ration:snon exiflere , nec
formari perillam cognitionem , qua «ognolcitur, vt quod, & vt terminus co.
;tusfeuin qna habet prazcisé rationem Obic& non cffcétus, (ic
enimtolumrced- ditur cogritum denominatiué , ficur aliae tcs quando
cogno(cuntur , fed 46i Deus cognofcit enua ration s à nobis forma- tayattingit
ea tali genere cogaitionisynam füppomt illa 2nob:s efformata per alia
Cognittonem ,& coznoícit illa, vt quo 1 , ergo lolumredd.t illa c..tcinfecé
cogni- ta,nonautem illa format. Nec cetert,q ita cognoícendo d«t iilis efe
obic&iuü ; quía vc notat Gillius lib.2.trac. 6. c. vlt. 335T duplex eft
effe obie&iaum , alteram en» ts rationis propriam , & e(lillud, quod
nullü prorfus alia4 fuppenit effe in obic- &o, tiuczcale , (iue rationisex
vi prioris cogaition's : alterü commune cum alijs rebus , quz obijciancar
inrelle&ai ; per quod non conf(tituitar ens rationis ; dum autem Dcus
cognofcit entia rationis à nobis fa&a tribuit illis effe o5iectiuum fecundi
geaeris . Tandé (uadetur à prio- ti, ens rationis nequit cífe extra porentiá
£ormantem lud , im^ neque exca ilum adum , quo dicitut formari , quia tocum etc
faum debet habere in illo , & ex vi illius , (ed quan30 Dcus cognofcit
entia rationis à nobista&a , non folamattin. git ifla,stexiftentia extra
(oum actam , led etiam extra fuam intelle&um;nam il- la videt in intellectu
noftro , ergo cx vi «alis cognitionis non formar illa . Forté dices , (alum
indir? illa effi cere,quia indirc&é , & mediacé iacelligit aliquid ,
quod non eft taà parte tci. At ncquc hoc dici porcft, quia Dcus cognio- fcendo
creatum intellecta 6ngere ens rationis,dum concipit rem aliter aceít, co ipfo
cognofcir ré , ficut efl hoc enim modo conficit matellcétus creatus ens ra-
tionis;vnde ly aliteryac esl,cd mcdas ca gnitionis humane, & obic&um
durnz , & declaratuc excinplo,fi eaim quis arfic- mat Peuum c(fe
mentituah:c nallo ao do mentitur,nec dire&é , ncc indirect? y nà itaeflà
parce rei, ficuc atficmat , ergo: paritet dam Deus videt creatum intelie- €tum
cns rationis efficere , dum concipit rem aliter,ac cft,nec dire&é, nec
indirc-: éé concipit rem aliter,ac eft nam ita res: fc habet à pacte rci, licut
ipfe nouir. 73 Maior cft difficultas , am poffit Deus entia tónis in fe
cogno(cere abf jue ordine ad intelle&tü noftru.n , hoc enim admittendo
difficile cft euadere , quin. formcet entia rationis , ita enim ex vi di- uinz
cognitionis reciperent ile. obic« &iuum omninó primam , quod e;t pro- prium
entis rationis , & quidem non vi- detur negari pofle Deum ita entia radios
nis cognofcere poffe, nam de facto De s: multa impoffibiia no;it ab'que ocdme :
ad inteilzétam noftrum ,p i2 €hy.nercm Ga - rep 332 tepugnare , equamrationalem
non effe polTibilem , & vtique cognofcit Deus , uod negat, &
impoffibile reputat; cum igitur hzc obie&a attingat in fe, & non
intelle&u noftro ,. formabit entia ratio. nis. Accedit cx Scoto r.d. 43. q.
vn. im- poflibilitatem in rebus formaliter pen- dere ex rationibus formalibus
earum , principiaciue veró ab intelle&u diuino , ergo attingit impoffibilia
independenter ab intellectu noftro , & dc fa&toita co- £nouit ab
zterno;quando nullus extabat «reatus intelle&tus , qui illa effingeret .
Necfíütficit dicere cam communi tunc cognita fui(le in fictione humana. futu-
ta,aut po(fibili,cum enim ab xterno co- gnoucrit omnes , & fingulos
actustàm veros,quám falfos à mente hamana tem- risdecutía futuros , velíaltim
pof(fi- biles cognouit confequenter obiecta ho- rut a&uum. Non íufficit,
quia et(i hoc modo«cognoíci potuerint, vt obie&a no- ftrorum a&uum ,
tàmen adhuc ab(oluté i nter ab eis cognofci potuetüt, mam data hy pothefi ,
quod intelle&ualis €reatura repugnaret in rerum natura , ad. huc diuinus
iotelle&us impeffibilia co- quiete » ergo eoríü intelligib;licasnon abet
meceffariam connexionem. cum a&ibus noftris futuris , vel poflibilibus ;
ficrgo poteft dare illis efle ob iectiuim indcpendenter ab co,quod cis
tribuitur y vcl tribui poteít ab intelle&u creato , vi- detur facere pofic
ens rationis j itaq; pro zcfolutione huius difficultatis . , £. Dicimus fecüdó
vtrüque effe pro- babile , quod diuinus intelic&us faccre poflit,vel non
polit ens rationis. Con- ufionem hanc ponimus problematicà , quia Doctorem dc
hac re omnino certü non u$ , quamuis enim lociscitatis pro fccunda fcntentia
partem affirmati? uam problematis affercre videatur , alibi tameo vcl negatiuàá
infinuat , vt in r.d.8. Q.-4-N.vbi ncgat intcliectum diuinü, co quia omnia
intuitiué cogno(cit, ficuti funt , poí(ic caufare relationem rationis, &
concipere vt diftin&ta,que à parte rei non funt , vel faltim dubitaciué
loquitur vt in 1.d.5 j.H. vbi quattuor in- 1a ponit ; in quorua primo aic Dcü
Difput. ITI. De Énte Rationis. - intelligere eífentia (ub ratione mere abz
foluta, in fecundo producere lapidem im efe intelligib:li , in tertio
comparando intelle&ionem (uam ad quodcunque in- telligibile forte pofse
caufare in fc rela. tionem rationis ad lapidem intelle&um s in quarto demü
rcflexione cognofcere il lamrelationem rationis; Qua de cau(a ét Mauritiusq
8.vniaerf.dub. g.hanc cangés difficultaté, an poffit diuinus intellcétus
cau(ate refpetus ronis, problematicé pro cedit dicens aíseri poíse; quod Deus
hzc entiarac onis cogno(cit , vt habent efsc obie&tiuum in in:elle&u
creato , vt tertia ponebat opinio, vcl non efsc inconucnics ponere huiufmodi
vefpectus in Deo, vt €t habeat eísc cognitum , & obie&iuum
inintelle&u ipfius , vt afserebat (ecunda opinio , quz confequenter aiebat
ens ra- tionis ab intclle&u diuino cffici poísc . ^ 7$ Affirmatiua pars
problematis di- ueríimodé probatur à d:uer(is . C) iidam ex co probant , quia
inefficienca entis tónis nulla interuenit faliitas , vcl error, peus cum fit
per (implicem appre- en(ioné, nam non ens reaíe , quod tunc Obijcitur
intellectui , non cogitatur c(se à parterei , fed im pliciter cogno(cituc exi
ttere obic&iué in intelle&ta,quod nó falso, fed veté dicitur , ergo
efficere ens rationis non repugaat inteliectui diuino . Hzc ratio elt
iniurficiens, quia licet non it faltitas intali conceptu noftro; cü nó affirmet
intelle&us nofter ens rationis c(se verü ens,cum (ciat contrarii, tamen in
coconceptu improprietas quzdam vi» detur esc quatenus non ens reale;etíi nó
apptchendamus eíse ens reale,apprchen- dimus tamen illud ad imodáü cuis rcalis,
& pet (pecics alienas , quod eft extraneo modo ré attingere , & quai
aliter ,quàm lit (altim modo przci(iuo, ino diuifiuo. Alij probant cx coyquod
non ett de conc enusrationis, vt res cognolcatur aliter, ac lit,fed tantum qnód
aliud e(se non ha- beat, quàm obicétiuum,potelt autem in» tellectus diuinus
tale c(se tribuere non enti, Neque hac ratio fufficit, nam dicet fuitinens
partem negatiuam problema: Us repugnare , quod aliquid habeat taocü €(sc
obic&tiuum in intellectu, & non in- tel- O&O —n "- -Y A «Y —
tur aliter, 4uàm eft,non quidem,vc fit ens rcale;ícd quia ad modü entis rcalis
concipiatur y & in illis fubicétis concipia- tür císc;in quibus veré non
ell,vc rclatio- nemin Dcoad creaturas; crgo eo ipfo quod aliquid concipitur
císequod re » vcra non«it, ncc eísc poteft; non cofor- matur intelle&us
obie&io à parte rei, at- queideó cócipibtem aliter,ac fit, Nec di- cas
intelle&um in conficiédo cnte ratio- ' nisconformari debere obiecto , vt
cft in ipfo intellcctu , non v: eft à parterei . Quia tune fequeretur ens
rationis fieri non poísc; nili per a&um veri, nami talis €onformitas (cmper
adcft, quod tame cft omninó falium . Alij probant , quia licet efficere entia
rationis,& ré aliter? ac eft, cognofcere afsentiendo vt facit intelle-
&us nofter;(it maxima imperfectio, quia interucnit deceptio,tamen ca
cfficere per a&um diísenfus, & cognofcere aliquid aliter, a€ eft,
dummodo cognofcatur , vt eft, nó infert imperfcé&ionem in cogna . fcente,
quia per hoc fecundü omnis ab co . excluditur imperfectio, ac proinde Dcus pt
hoc modo ens rationis efficcres ità Quuied.tontr. 1 2.Mct. pun,7. & Poncius
en 1-Log.n.97. Sed plané hocaliud nó €t; quàm dicere poíse Deum habere ali-
quam imper fc&ionem, dümodo eii ha- beat perfc&ionem,quod cft proríus
ridi- culü ,ctfi enim pofierior cócipiendi mo« dus deceptionem non inducat in
cogno- fcente , adhuc tamé arguit imperfc&ioné in modo cognofcendi rem
aliter , ac fit. Accedit, Deum per actum difscnfosens rationis facere nó pofse
circa impoffibi- lia,cum cnim intelligit Chymeram repu- gnare, equum efse non
pofsc rationalem , profcáo dicitquod eft à parte reijatque ita non cfficit
ensrationis At inflat Ouuied.cótrou.12. Mctaph. oscar rationis ficri per dif-
enfum chimerz, (cu per iudicium ; quo dicitur ; «byme:a cfi non exiflens, € re-
pugnans, quia per hoc iudicium non folü uir rcpugnartia chimerz, (cà nó eic
chineiz; fcd ctià ipfa chimara,cuius «ft ocgavo , (cü dc qua pradicarar nega-
tio ;cigo hoc iudiciu babet duplex obic- €&u miyucgaucnem f. & chymeram
5ergo Logica B * Quaflio V. c/fn Dew efficiat ens rationis . 333 cx vi huius
judicij datur aliquod habens eife ob'ectiue inintelleciu , quod nullum efe
habei excrà intellectum ; ergo cx vi huius iudicij datur ens rationis ; quod
cft id;qued tantum habct effe obiectiué ina intellcétu.. A d rationem vcro
nuper addu &am,quod cotum illud complexumychi- mgra non exiítens, datur à
parte rei , & idcó apprehendens chimzram; vt nó cxi- flentem;non facit
ensrationis, refpondet chimzram, vt non exiftentem duo dice. rc,negationem
clumerg,& ipfam chimg- ram,primü habet effc à parte rei , quia à parte rei
cft negatio chimera ,(zcundü. f, chimara nó habct effe à parte rci , fed «m
obie&iué in intclle&tuscx quo fit cogno- fcentem hoc complexü;chimzra
vt no exi ftés duo cognofcere,negationc (.chime-r£ cx vicuius przcise
nonfacitensró- . nis, & ipfam chimeram , ex vi cuius facit cns
rationis,fundameptum huius Aucto- ri$,quo contendit per di(senfum circa im
poflibilia feri ens rationis, & hinc folait rationem allatá,falíam eft ,
ncmpé qp per illad iudicium , quo dicitur , chiniara eft non exiftens,non folüm
attingatur repu- gnantia, Ícü non exiftcntia chimcetz , [ed ctiam ipía cbimara
, nam vt ex profcfsó dicemus difp.6.de Anim. q. 10. art.2, ac tenct.etiam
Oauied. ipfe controu, $. de Anim.punc. 2. actus iudicij cítvna fime» plex
qualitas,cuius proxin.um ,& imme- diatum, imó & adacnatum obie&tü
non fünt terminiilliincomplexi fubic&tü, & praedicatum, fed copuh illos
conne&ens; termini veró illi attioguntur. per actus Sperchentonis
precedentes a&ü iudicij, illiq. coexiftentcs com aduenit; cü extrema illa
nó artingantor cx viausiu dicij,
fequitureuidenterperiudicidjquodicitur,chimaranoncftexiftens,nó fie- ri ens
rationis ; quia pcr talem aum pr cisc iine repugnantia ; iué non. ftentia
chimzra, non autem ipfa chime- ra, vnde conftat tam rationcm Ouuied. q eius
folutionem ad noftrum argumentum falío inniti fundamento ; quod ncc eius
rincipijs confentaneum cft . Alij pro- €x co, quód vis cfficiendi ens ratio-
nis non oritur ex imperfc&ione intellc- Gus , (cd potius cx perícétione ,
nam sim Gg $9 ham 334 hanc rónem füpcrat pctenrias. (enfitiuas, qua nequeunt
lbi formare obic&tum ad fimilitudiocm proprij obiecti; Scd. neque hac ratio
vrget. , al/oquin probarct etie perfcétioncm in intellectu fibi conficere
oLbicctum per a&sm falfum; & quia pu- tatur. ratio àpriori fumpta ex.
vntuerfali- tütcobicéti intelle&us,rurfus ponderabi- ter.infra. Alij
denique diftinxcrüt de va- rj: zcneribus entitrationis , & dixerunt vüvm
gcnus €florman poffe ab intclle&u diuino, non aliud,tandata nimirum ,.non.
fi&itia, quia ip bis fotmandis vtique fal- fitas. interuenit, &
deccpio, quia nullum corrc(pondet fundamentum à parte rci , at nonin illorum
formatione, cum inzcl- lc&vsxunc tribuat obie&to,quod.lli có- unit
ratione fundamcnti , qua dc caufa nec firgit,nec decipitur. sed quauis hec via
facilior videatur ad hanc partein pro- blematis defcndendam , tamcn. folidior
tatio pro hac parte vniueríaliter probat , da ente cationis tàm fundato ,
quamnon. fundato, quod poffir ficri à E eo . Accc- dit;quod oppolità partem
fuftinentcs ad- hucvizebuncquód licet coznitio forma- tiu €ncs rationis fundati
veritaté habcat: raucne(ondamenti , falfa tamen crit ra- tione obicéa immediàri
, & formalis . 76 Rauoigiturad hanc parté proban dám cft, quia poteft [eus
quodeumque. ensaationis.cogaofcere abíque ordine ad, «iftelle&utn cícatum »
& confequétcr dae xc. illi pritt.m efle obic£tiutita& imper- » qua
jnterenit in fabricando ente. rationis, pritür precise ex natura obici. quod
ita petit intelligijnam cum incriníc- €x analeguimn includat ad ensrealc, non
mifvad initar cius,& per ordincm adillud inteilisi poteft; & bic c(t
modas. proptios. elir:ibilitatis cius; & quando ita intcl- hgiturdici
poteflintellizi, ficut ctt, quia. tiis CLE ctus.natura;vt iprelligatar p imi-
tationem ents realis; cum gitur tota ime j ci fccto (c teneat ex parte
obie&ti, pote- yt diuinus tutelledus illod: arungcre euá. adinodutn
cnus.realis, quia ad. petfe&tio- ncm. cis (pcétat, vx voumquodue co-
snotcat, ficuc cd; nec abfurdum cfl diui- - Tuminielle runi concipere obicétü
cum Ayettcéuonc suam fecum adf. cx na. | Difput.11I.. DesEnte Rationis? 0 «
tnra rei ; & per hoc folui poffant omíies rationes partis-oppofite , quz
fandantur in imperfectione potentiz requifita: ad faciendum ensrationis.. 77
Parsveró problematis oppofita j quod nequeat diuinus .intelle&tus entiaza
rationis cóficereycx oppofito co FÉ eft proba imperfectio, intérucrit in fuss i
picos non oritur przcisé cx natura obie&i , (cd ex noflro
prz(crtimimproprio , & ina- daquato concipiendi modo , € faz pe fz pius
cócipimus,qua: nó funt diftincta, vt diftin&ta ; qua non funt relata,vt
rela* ta,quz (unt ncgatiua,& priuatiua,vt pofi: tiuayin quibus omnibus
apparet res cone Cipi exiranco modo,& nào quales süt,hoc autem repuguat
perfe&ioni diuini intele lc&us,qui res cognof(cit vt süt in fcipíiss
& idco cum entia rationis non fint in rc- busipfis,nó poteft cognofcere ibi
effe v. . g:dillindlioni vbi non cfd;rclationé , vbi pócft viu iu dui itc
actingece ipint » lianc impcr- fc&i cogno(cendimrodam,fed nequaqu&- co
vti ;. poterit etià attingere entia renis 'cognoícendo fictiones ab
intclle&u no- ftro futuras,vel poffibiles jcuarü süt obie Cta,non th.jlla
attingere in (cip(oy& hzc 778: problematis. magis: coníonat com muni modo
loquendidc ente rationis. : 78. Inoppotitüarguitucprinto, quod Deus non
cognofcatentia racionis: à no» /bisfa&a ; Tum quiacfto attingat omnes .
fi&ioncs noflras:, nomproind: Jiccndus. eft cognofcere cns rationis, quod
per cas - eflicimus,quia vclatt ct idem nume ro ens rationis per illas
machinatum ab intelle&uaoftto;& hoc rationis iia dependet ab actu illo.
inteile- Gus crcatiyvt n oca: pendere repugnet ; tingi ^ens fátionis ibo
dipiciuim ad (imilitudine illius, & ncque ltoc,. alioquin nonattingc ret
ens rationis à nobis'faGtum, (cd aliud €i fimile .. Tum quia fi cognoícendo fi-
- Qoncs notlrasatongic etiam fis aentas, quz iunt earam obicéta^aam illa cogno-
(cctad moedüentis,quia (ic continttur tn ca fictione,ergo efficit cns
racionisyquia boc cft coguofcecc noncns ad i; d cie Ls nOgquia.iftad cns - d ox
6 Muy may &is, Tum tádem;quia etiamfi illa cogno- ia vtà tob fads. tamen
quia reci- piunt nou e(icobie&inumab .intelle&tu diuine, tàquam ab
integra caufa, nam ad *jllud,vt ficinon concarticintelle&us crea
"crus,erunt entia rationis ab ipfo efforma- tanoaurem ab
intelle&tucreato. —— - Réfp.ntelle&um diuinum cognofce- cidem
ensrationis à nobis fa&tü , quod licétinefTe , & fieri ita pendeat ab
acta illo intelle&uscreati , vt fic nequeat ab alio dependere,poreft tam ab
alio actu VA RAD incognofci modo meré (pe- «ulatiuo,& vcluti ineffe fignato
, & in dioc fenfa pendet à cognitione Dei.A d. $mmediate , & formalirer
cognofc it i!la "ficuti funt,quia videt effe figméta, & en- "tia
rationis , & mediate foli attingit illa rhodü entis; quatenus videt fic
etfe o- "ebieéta noirorum a&uum . Ad 5. dat illis ie(je obiectiuom
exttinfecum, X denomi- datiuum , quale eft illud, quod conuenit leiam entibus
realibus,non aucem intrin- fecum, & tormale , quod foli conftituit
ensrationis ex di&tis concl. 1. & idcó li- 'cé illud cfle
obic&tiudá primi generis fo lo pendeat intelleétu diuino;non idcirco
'dicantur ab eo cntia rationis ficri,fed tá- tuni factajvel factibilia c íci.
'79 'Secundo, quód polit facere ens ra itionis; Tum quio;vcarguit A mic.cit.
vis efficiendi: ens racionis perunet ad perfe- "€tionem intellectus
creati,ergo nó dcbet ;denegari diuino , probatur a(fumptum , *quia-oritur.ex
lacirudines& vn ucrüalitate « Obiectiy quz vtique ad perfectionem po-
"teaug (pectac nam quà potentia ad: plu- ta (e extédit;có c(t perfectior,
& idc vis €ficctiua enis rationis negatur porentiz 'fenfitiuz ob cius
impcríectionemyquia 5 "atcuatür ad ens determinatum , ranquá ad 'Obicctum,
putat ad rem tenfibilem. Tum quia vt arguit Fuent.cit.deratione mtel- lectus
cópt chendeatis cft, vt obieciü om ni modo; quo cognoícibile eft, penetrer, fed
priuauones, & angcli nó fol si (e , fed admodum altcrius (ant attingibiles
, "érgo à diuino inxelic&u ctiam hoc mo- .:do atungi poffunt fora;ando
encdia ratio- nis. T táaé,quia Deus cognotcit priua- tioncs& ncgationcs,qua
funt non entiay Quafi V. €4n Deus effciat ens rationis . 335 '& vtique per
modü entiü, quia nihil e(t per feiatelligibileinittens, & vt Doct. r 'q 4:
vniaerfal. nihilintelligitur (ub ratio - nc non entis, & bac nece(Ticas
communis cit omci intelle&ui quia won fandatur in imperfcó&ionc
intell:genris, fe. in ipfa matura obicéti inrcllisibilis ; ergo &c, ;:
Reíp. negando alfumptit cü fua probá tione, n .n. ita patet obiectum ade qua-
tum intelle&as , vt ctam fub fe dire&? «Gprehendat ens rationis; imo ex
Doc&to- rc 1.d.3.q. 3. folum ens reale cft obiectü primum primitate
adequationi$; quare ex latitudine fütobieót non hibet, *jiod ferri potlic in
ens rationis , n' à in virtuce entis realis, concipiédo eas rition.s ad
modá& eius, & quia talem'collation*m n5 entis ad ens rcale ne jui:
fenfus facereob Tuam materialitatem ex Scoto quol. t 7. C. ideó negatar illi
vis cfficicnd! eas ra- tionis,quz camcniniatellectu nà ett pec- fectio
timpliciter, [ed perfeétio (üppiens imperfcé&t onem, aut potids
imperfectio, & impropri.tas in concip eedo;nz; hoc c(t mirum, quia età vis
refleziua tribuirur intelle&ui ob etus fpirrtual:tatem & ne- gaiur
fep(ui ob eius impecfcQtionem , & tamé formal.ter non reperitac in Deo « Ad
2.vilet affumptum de: modis non in- ducentibus impctfzQionem in. comptre-
hendente; qualis eft ille, 4:0 ens rationis elicitur , alioqui prob ret etiá
rcs a Dco cognofci debere cuin diícuríus cum hoc quoque modo fint
cogaofcibiles. Ad 5. perfzétus modus cognof.éd. negationes, & priuationcs
non cft ;llas. attingere di- rcété per modum cnus., fed induecté ius dicio
quodam diu:fiuo, qu» modo attin-- Simuscaecitatem conciprendo in calt or» gano
non effe potcntià vilitiam , fic cn; m cogno(cuntur, acuti func, X per mo-lü no
enus, & hoc qutdem modo -ogonofcuniuc à Deojinquo nulli imercaenic eas
cÓmis» Quia nop concipiuntur ad modum entis. «90 Tertio? contra probucar ao police
Deum efficere enscacionis, Tum quia vis cfficiendi ens rauonisnon ram. gcndct.
ex. imperíectione obiedti iei pub quà intellectus , quioonada-juai obiectum
comprchendens,nec incoitiué videns, ead (at in co diftinctionein rationis ,
& alias ego —- 336 intencioncs logicales , quz fiunt per ab- ftra&ione.
Tum quia tuac cócipere pof- fecque non (unt diftindta , vc diftindta , qua non
(unt relata, vt relata » & priuati- Ua,vt pofitíta; & cófcquenter rcs
aliter , ac fint. T à tandem quia entia rónis dicü- tur formz fi&as
prfertim , quz nullum habent (ündamenti inte, ergo oequeunt à Dco ficri ,
alioquin fingere diceretur. Refp. negando aiTumptum , quamuis enim quzdam cntia
rationis ex fua in- trinfeca ratione formentur ex imjxrfe- &à apprehenfione
rei, vctorté (ant rela- tiones rationis in argumento ra&z , tamé
vniuer(aliter loquendo vis efficieadi ens tationis pédct potius ex parte
obiecti in- tellectus,quod cum fit cns, intelle&us vo lens cencipere nihil
, cogitur formare ens rationis, quia n:hil concipere poteft, nifi füb ratione
cntis,& ideó non eft abíolure affereadum Dcü nullum prorfus ens ra- tionis
efficere ; quia etiam intclie- €&us circa obiettü cmt vifum potcít formare
ens rationis, m relationé vi(i , ac intuitiué cogniti , de quo vide Lichet.
I.d.8.3.5. in$. Preterea intelleius in- nitiurs. Ad 2.negatur in cflicienria
entis rationis (emper miíceri errorem, & rem ' concipi aliter, ac (t, quia
e(fe, quod tunc intellcétus tcibu;t non enti, & effe di(cre- tum, vcl
relatum, quod tribuit non diftin €is, & non rclatis,non cl rcale,fed ronis,
& cócipit non ens (ub illa ratione entis , que illi conuenit. ex vi
intelle&us ; inquo nullus interuenit error , nam concipit nó tclata
rcaliter, vt relata racione , non ens tcaliter, vt ens rationis, & quamuis
in hac conceptiontecogatut cx natura ipía en- tisrauonis illud concipere ad
inftir veri entis, nonob hoc concipit illud, vc verum ens realc,(ed ad cius
fimilitudinem , quz duo niultum diff:cunc , nam in prima có- €eptione eft
falticas,& error,non in fecü- da, imó eo ipfo quod ens rationis conci-
pitur ad iníLar entis rcalis, concipitur, vt eft, ob incrin(ccam analogiam, quà
habet ad illud. Ad 3. nonomnia entia rationis dici ficta, nam illa , quibus
corre- fpondet à partc rci fundamentü, proprie non (uat figmenta ( nifi forte traba
diceré tur per cóparacione ad entia rcaliaquorü Difput. LIT. De Éwte Ratioiis
vmbiz, & (pectra dicuntur ) vt infrà eg Scoto dicemus q.4.vn:uerf. in fine
, & $. Met.q.1 t. ab initio ; (ed quicquid fit de antecedente, negatuc
cquentia,tanc n.Deus fingere diceretur quando ità có- ciperct impollibile , wt
illad affirmaret ef- fcy at Deusità cócipit,vt fimul neget e(Te, q nó cft
fingere, (ed pou? cuectere figmé tü,vt bené aduerut Arriaga. (ck.4 n4 1.
QV£ESTIO VI 4n Ens Rationis babeat proprias affe» G iones, C que [int. 91 N2:
quatimus hic , nü entia ra- tionis habcát proprietates,que ab ipfis veré
fluaot, (icut. n. nó (unt pro- prié entia;icà nequcunt habere veras pro- prié
entia ità nequcun: habere veras pas priccates ab iptis veré Bué&es. Qa 5
modá ergo dicuntur entia per (olam ana log à ad ens reale ità quzrimus r tatcs,qua tales dicátur pcr
analogiam veras proptiecates 5| & quatenus ad mo« dum illarum concip:
poflunt, Dc. Dicimus [.rimó Ens Rationis
habere f fuo ordine proprias affectiones. Conclu- fio elt Scoti 4.d. 1.9.2.
I.& q.6. vniu. vbi efto in !pecie loquatat de fccundis incen- tionibus,
& vniucr(ali log'co, doótrina tá commun; clt , & probatut , tü quia ,
vt ait DoGor cit.in entibus rationis non fa- lum inuenitur przdicarum in quid.
, & przdicatum in. quale effentiale , fed enam io Quale accidentale.
conucrti- bile , quod e(t proprium ,
vtinductio- ne probari poteit in omnibus , tum quia formari pofluot de
ipfis propofitiones, nedü in primo modo dicendi pet fe , fed ctiam in fecundo ,
in «uo propria pa(fio dc fuo (ub:c&to prz dicatur ; tum tandem quia (i
babet fuo modo effcntiam , crgo €tiam , & ptoprictares ab ea fluentes ci
proportionatas ,nam quamcunque cífen- tíam propri comitantur paífioncs . Contra
obijcies ; Tum quia proprietas ità fc hibet crga lubicctum, quod ex na- tura
rei diftinguitur ab llo , ab euis quid ditatc fluit, & e(t minus ens
illo,(cd oulig affectiones cogitari poffunt , quz ia 4e. habeant cr3a ens rati
onis;non.n. cx natd- ra | Queft. VT. De eius affellionibu:. | Facti diftinoui
gofsentab ente rationis, um non cxilterent à patte rei , nec pof. fent ab cius
quidditatc fluere , cà ens có- nis nullam habeat cfficicntiam ; nec po(- funt
effe mious en co, quia quod cft mi- nus ensente rationis , cft penitus nihil ,
Tum qaia tales paffioncs non effent rca- des, vt patet, ncquc rationis , alias
conti- t effentialiter (ub ente rationis , & dc iliis eflentialiter
predicaretur,quod gnat cuilibet c(fenciz refpectu pro- priacum pafionum. Tum
tandem, quia dantur quzdam enria rationis ; qua aal- lam habent determinatam
naturam , eo «uia nullum habeant à parte rei funda- mentum,vt func chymerica »
ergo faltim ita proprias pa(Tioncs habere nó pofsüt, quia ilz petunt
determinatam naturam , ^ áquafuetc concipiantur. 91 Ref(j.conditiones proptiz
paffio- nis a (li ia maiori (folum affectioni - bus rc timpliciter couenire;at
fecü - 'dümquid poffit etiam conuenire affc- "€tiomb.rationis, nam (uo
modo concipi unt, & fluere abeffentia entis ratio- his , &ab illo ex
natura rei diftingui , & tle minus ens co nec ob id (zquitur ef- fc othil
proríus (ait Docror cit.q.6. vni- ueríad 4.) quia ficut in entibus real.bus
"dantut gradas in eflendo , nam accidens €ft minus ens fübitantia; nó
tamien oihil, ita (uo modo admitti dcbét in entibus r&- tioms, cum omninó
concipi debeant ad inftar coram. Ad 2.licut ens rcale ob fuà tranfcendentiam
praedicatur de (uis paf- fionibus, vel quidditatiué , vt aiant Tho- miftz vcl
denom;natiué, vt nos , & idcó e(lentialiter non continentur (ub ipto, cum
proprié , & formaliter non iit ens rcalc, (ed cantü aliquid cius ita pati
mo- do dicendum de ente rationis. Ad 5.chy- merz & fimilia entia rationis
fuudaméto carere dicuntur, & nó habere determina- tánaiuram non quia nullü
habeant pror- fus fundamenrum , & occafionem à parte - tei nec quia nó
habeant naturá fibi pro- portionatam, fcd quia fundamentum illis correfpondens
à parte rei no determinat nos ad illa Gegend hoc pouus,quàám illo modo, ficut
nos determinant fundaméta, quiz folent correípodere determinatis cn- 537 tibus
códis, & (ccundis intentionibus gc - ncris,(peciei, &c. potelt igitur
ipíis ccá adícribi natura (uo modo determinata, &c affcdtioncs illis
corre(pondentes; imum hzc ip(a critcorum aacra , vcl affe Gio ncceifaria, quàd
fingi poffint quocüque modo ad libitum notlrum , & pet hoc e(- fcatialitec
(ccerncacur ab. alijs entibus rationis qu: aon po'funt fiagi, nili illo modo,
ad quem nos deterainat , & im. pellit fundamentum illis corrcfpondcng à
parte rei , vt magisexplicabitur q.feqe 95 Dicimus 2. ensrationisin comuni
habere (uo modo omacs illas propricta- tcs, quz conaeniunt enti rcali in
cómuni, ad cuius ia(tar concipitur , & pariter en- tia racionis in
particulari habere proptie- tates illorum entium , ad quorum in(tac
concipiuntur , Pciuia pars concluGonis probatur, & explicatur , ens rcalc
habct. yropriccates limplices,vt vaum ,vscuary onum, & diliunctas, vt
contingens, ne» ce(farium,idsm, & diuerlum, fin:cü, & in- finitumy(cd
omnia i(ta poffunt fuo n;odo adapcati entibus rationis,ergo &c. Prob.
minor, quodlibet cnim ens racionisin fe eit vnum (uo ino-lo, quia in fc
indiui(um, & à quocü uc dittiodtü ; vnde natum e(t ad quode ü uc cóparetur
idem, vel diuere (un (uo modo cife; eft etiam fuo modo verum in cllendo, fi
veritas , quz elt paf- fio enc;s, declaratur per ordiné adzqua- tiodis ret ad
intelle&ü ; etenim ét ens ra» tionis natü c(t terminare cóformitatem
cognitionis ad ipfum , & hoc prztertim , quando fa&um per priorem actut
recog tatur inde per alium polterioré, && rcflexü, p qué veré
aciazicur, trcuti ett, vt (upra declarauimus , at uc idcÓ pro- priam haber
intelligibilitatem, vc aic Do &or 2.d.1.q. j. B. nam ficuc habet cati-
tatem ad modum entis realis , ita & in» telligibilitatem . Neque hiuc
inferas ip» fiim ede tantü per accideas ince;ligibile imó ficut eius eiden.ia
conuttic 1a hoc , quód cogaofcatur ad modam entis reas lis, ita hioc inferendum
efl per fe cósenie re illi quód fit cognofcibile ad modü l- teriüs. Habet etiá
bonitatem (üo modo nam (ze videmus vóluntatcin fecti in bonum apparens, &
fictum. Po;tuot de«nique nique étiam fuo modo applicari enti ra- ' wienis
affc&iones difiun&z. finitum ,& infinitum;neccflarium, &
contingens (li- «et aliqui negent) vt conftat,quando Dcü concipimus ad nodum
venerabilis fenis fempcr durantis , & infinite virtutis. Probatur ctiam
& explicetur altera "pars conclu(ionis , nam proprietates en- tium
rationis correfpondere debent fuo modo r«busillis , ad quarum inflar:con.
«cipiuntur, quapropter fi concipiantur ad moduri fubftantiz non habebüt
propric- tates accideptisyfed fübftantiz,(i ad mo- dü accidentis, €
contra;& paritér (i cóci - piantur ad modi entisrelatiai, nó habe- (it
proptictates abfolutorü,fed relatitmo- tü, fiad modum entis abíoluti € contra.
:94 Contra obijcitur 1. quod etia ra- . tionis non habeant propriam veritaté;&
jntelligibifitátern. Tam quia hac e(t pro- pria&"idgquáta paffio entis
realis,vt do «et Do&ót 1/0:5:q. 3. Tum 2.quia obic- . 4&&um
concurrit cum potentia ad cópro- ducédàm (ui notitiam;at ens rationis nc- -
quii partialiter producere (ui notitiá, c hzc fit ens teale. Tum 3,nihil cft
intelle- &u,quod príus nà fuerit in fenfu , (cd ens rationis fub fenfu
cadere nequit .- Tum «4. vel cflet prius ;lla cognitione , per quam actingitur
,& hoc non, quia per ipfam ac- cipit e(ie , qua ratione ncc ét poteft e(fe
fimul cü ea, vel pofterius, & neque hoc, quia coghitio in illo priori ad
nihil tcrmi- naretur « Tutm f. qnia de enribusrationis praefertim fi&is non
dotur fcientia , quia non habent certam naturam , de qua de- terminatd. paffio
fit demonítrabilis , & . idcó Scot.quol. 3. ab initio docet entia
ratjonismeré ficta , & quz conuadictio- mem ic ludunt , nó cíle per fe
intelligibi- lia. Tà 6. obiectum fpecificat cegniuc- ncm , quz cum fit rcalis ,
debet rc Ípceaficatiuü reale . Tum 7. obiectum eft menfura cognitionis , cum
tota perfcótio cogn tionis mcea(urecur ex obieéto , at ens rationis nequit cííe
meníura cogni- tionis, qu cft cns rcalc, vt Scotus docet 4. d.1.9.1.füb S. quia
ex 4. Mer, meníura eft perte&ior menfurato. Tum demuin quia cognitio diiit
rclarionem reàlem atüngenua ad obic&um;quod pcr ipfam - Difput. 11 1.-De
Enté Rationis. attingitur-ex Scor. quol. 13.:at relati realis expofcit
terminum. realem. 95 Refp. ad 1. Mauritius q. $.voigerf. '$.
Quantumadtertinm,q»licetintelligi- bilitas motiua fit propria paílio enrisrea
lis,terminatiuatà cfteómunis viriq;quia obie&um adaquatü terminatiad
intelle- - tus non eít.ens reales (cd communi (Time fumptá ad reale, &
cónis , quz rcfpontio innuiturà Do&orequol.. ab inito; fed quia inferre
videtur vnitiocationem entis cóiflimé,quod rc vera z:quiuocim eft ad reale,
& rationis, idcó aliam (ubdir.cefpó fionem ab omnibus Scoriftis receptam,
qp ficut ens rationis e(t ens per reduction ad tcaleita eftintelligibile per
redu&tio- né ad illud, na ensrcale cóítituitur obie- &um adz quatum
iatcllectus per duplicé primitatem,vt docer Scot.cit, f. d. 3. q. 5. $. Quantum
ad fecundum. articulum, comm(ünitatis, per quam fub.e continet omnia , de
quibus quidditaciué predi tur & virtualitatis, perquam fub fe
tinecomnia,quz quoquomodo ;n co vi tualiter continentur , & abeo, origine
ducunt;quo feníu entia rationis dicuntur in realibus contineri fundagieutaliter
, & inchoaté, & fecundz intentiones dicun- tur ofiginari à primis &
hac ratione citur ens rationis per. fe iatelligibile , ni- mirum virtute cnus
realis, in quo funda wr , quz folutio c(to pra (errim inferuiat pro enzibus
rationis fundatus , vt declarat Tatar. q. 3 -przamb.dub, 2. deferuire tf ét
post pro al:js,quia vt fupra diximus in hic quaft. omne ens rationis habet ali-
qualc fundamentum à parte tci, qp quado tale non cft,vt cogat ad lic illud
cffingé- dum;unc ens rationis dicitur nofupdatá. Hac quidé re(ponijo optitna
cft ,fed vc aduert.t Barg. t.d.3.q. in illud. $. Quan tini ad 1.art. procedit
um de obiecto mo tiuo,nà in ratione mociui ytique ens £a« uonis reducitur ad
reale,no uh in ratione tzcrm:natiui, quonia ratio terminatiua nó pot fapplcri ,
vt cóftar de creaturis in di- — uina ciientia,ybt licetnó moucant,terini- nant
tamen ,ideoq; erroris notat Lichet. quod ibidem dixerit fecüdas iniéciones
tcduci ad primaséc inrónc terminatuui , & laudat Vigcriü, qui ficut ens
ronis tta- tuit ——— —nL o o iiio X ;E we
P WA Quail. FI. De eius affectionibus. tuit effe alterias tonis à reali ; ita
'ponit duas intelligib/litates terminatiuas cor- reípódentes illis vna erit
fimpliciteralia fecundü quid, iuxta illorü entium condi- . tionem ;;neq;
hinctimendum cft inferri Ic is- comuni(fimé süpri, - iaratio mouÉdi , li foret
comunis, 1n- tret comen nan ey: vs ratio verminandi,inquit .vi au.q.3-
yaiuer(.in fnci& Barg.cit.in$. 4d que fitotiem;quomodo
ctiam hinc non cogi- ponere vnum obiectum terminati- uum intelle&us-ex
Scot.in z. d. z4.ad 2. 96. Ada (epiusdi&ü eft aff'amptü va- lere de obiecto
motiuo, nó de terminati- uo, qualc ponitat ensrationis .. Ad 3; ait Dodor q.
3.vniuet(, ad 5; a(iumptü vale. re de illog eft primü intelligibile pro fta ui
ifto,quod eít quidditas materialis, vel fenfibilis,non auté de omnibus per (e
in- telligibilibus., multa enim intelliguntur non quia pecie faciant in. fen(u.,
(cd per Sc Hexionem intellectus, quare nó cfl (cn- fus. illius a(lürbpti , qp
nihil cft inincelle- v — €u,quin prius fuerit in fenfu períe , & immediate,
quia res fpiritualcs intellipi- mus,yc Deum,& Angelos, quz (ub fenfu non
cadunt; fcd vt notat ibi Mauritius ex. Ant. And. 1. Met. q:5.art. 2:quod
priusnó-fucrit in (enfa aliquomodo; vcl per fe, & immediaié,vt colores,vcl
per accidens, vt fübíizutia, que cognofcitur medijs acci- dentibus ; vcl
fecundü fuas pattes, vt hir- €occruus, mons aureus, vcl per effectus; vt eus,
& Angcli,yel per fimilia,vt cü co- gnolcimus abí(cntes peripforü 1magines,
vcl.per-oppotita, vc afpera per lenia,tenc- bras pcr.lucem;& in hoc fcnfu
falsü cft, gy €ns rationis nO (uerit infcn(u,quia occa- fioncm iliud fingé4i
habeinus à re (enü- bil;ynéque cognofcitur ab intellc&tu , ni i. adinttar
alicuius rei aliquo modo à fcnfu: cognitz. Ad 4,cít fimul cü ea cognitio.
nc,per.quarm fity;efto pcr noftrü cocipien: MOD, poflit dici pofterius ca;
quaic- nus peripíau accipit cüc ,. eíl aut prics- cognitione rcflcxa
feqocnii;pcr quá atn. »Ad $ cria de fictinijs poteft. haberi fcicutia , cü
babcap: patíicn.s. de iptis demo(trabiles, vr patet cx dictis có--
&Lr.& q&comunite: diciur dc illis aon: 339 habcti (cientiam , id
non debet. abíoluré intelligi , fed coparatiué ad alia entia ra- tionis
fundata; quatenus dc illis nó potett fcientia inftitui in tali grada
certitudinis, qualis habetur de iflis,.& fic debet Doct, intelligi
loc.cit.fi ibi loquitur de figmen- tis,rern.vcra-de illis loquitar,quarira pet
fe primo contradictione includunt,vt ne- dum eífe in rerü natura
repugnet,verame etiam ob manifcftam implicantiam ne- queunt intelle&ui
obijci , vt vnü intelli« gibile , quod claré coliigitur ex eius ver- bis. Ad
G.obic&ü (pecificat cogpitioné nó intrin(ccé , fed extrinfecé tn, vt (epe
docet. Scotus,& ideó hoc munus fuo mo- do poteft ctiam
enti rationis conuenire . Ad7.licet ens rationis nequeat c(íe men- fura füz
cognitionis quoad perfc&ione , póttamen cile méfura quoad. veritatem , quo
fenfu de rcla:one menfurabilis ad meníura Do&or loqui videtar quol..13.
M.& O. & proptié dici folet relatio có- formitatis actus ad
obie&am. Ad 8. (icut in notitia abftcactiua. dáur relato. rcalis
actingentig ad obic&um noncxi(tens cx Scoto ibid£, ita dicendü erit in notitia
en tis rónis;nec in tel:tionibus tran(cenden- talibus,qualis cít illajincouenit
c(le ad tec minüm non realem ,. vt patcbit difp. dc Relat: quia earum realitas
potius fün- damento fpcéanda cft, quàm à termino. - 97 Sccüdo arguitur, fi
ensrazionis e(t intclligibile, vel cognofcitur per propria . fpeciem,ycl per
[peciem entis realis;nan primü, quia cü'ensratienisnon fit obie- &uin
motiuum, propriam fpecie caufare : non poteft ncque sm uia fpecies difpa« rata
nó poteit. cau(are nodtiam alicuius. obicéti difparati,vt per fpecié hominis
nó. pollumus.venire in cognitioné.Iconis, vt Scot.docet 2.d. 3.3. 10.. &.
tamen magts aliimilantur adinuxcé homo,& lco,quam ens-tealey & rauonis
lcd pecicsiotantil: reprefenta: aliquid;quia eft eiusfimilitue do, ergo
[pecics.cptis realis. nullo modo Feprzicngare potefl ensratiópaSs. ^ — - lefp.
dilcieparc BieGtorcs, an ensrae- tionishabcat propriam fpcci&imprefsago- an
potius cognoí«arüz folum per (pcerem.- entis tcális,in quo fundatur, & ad
Cculuse- fumilitudincin cocigitürg Vrique ipte 346 bile puxant Cóplat.difj.2.
Log.q.5.n.19. Atens rationis non habere propriá fpe- tiem impre(fam manifefté
coliigitur ex Scot.q.3.vniuerf.ad 3.vbi innuit entia ra- tionis intclligi per
re flcxjoné intellc&tus, & nó per propriam ípeciem,quod non eft ita
intelligendum, vt intellexit Bonctus in pradicam. cap. de relatione , quafi vio
actu producantur; & alio reflexo in-telligantur,codem .n, a&us;quo
producü- turycuá inielliguntur, com eorü produci fit cognofci;& eft exprefía
Scoti do&ri- na in 2.d. 1.q.1. art. 2. vbi ajt non prius haberc entia
rationis cfle intelligibile , q sntellectum;& licet 2.d.1 .q.5. B. vidca-
zur ipnuere ; quod folumio actu rcflexo intelligitur ens rationis,&quód in
dire- :&o producitur, velut modus objecti,non obiectum , iam fuperius
explicatum eft Q.zatt. zinfol.ad 1. quod in cognitione &cílcxa cognofcitur
, ficat eft , in. priori vcr, qua formatur; cognofcitur aliter; quàm fit , quia
attingitur ad modum en- 1is rcalis. Qaod a(t ens rationis non ha- beat propriam
fpecie impreffam; Proba - 1ur,quia bac (pecies nequit e(fe producta ex
phantafmatibus, cá ens rationis nó üt $cnfibile,& confcquenter propriü
phan- talma nó habcar,neque etiam educta eíle poteft cx ipfo ente rationiscü
ipfa it ac - cidensreale quod nonnifi ex reali (ubie- -&o cit cducibile,
Accedit, quod matcria prima non cognofcitír per proprià fpc- &iem (ed per
analogiam ad formam :. Phyí.7. i1& relationes rcalcs, & cia tran-
fcendentia proprià (peciem non habznt ; ' wt docet Bargins 1.d.3. q. 1. in $.
Quinto dico quod iii a, ergo tanto minus ens ra- tionis, Quod cít infcrioris
conditionis omnibus :flis, ficut igitur materia ccgno fciuir pcr analog;á ad
formam;vniucila- Jia, & tranfecadentia per fpecies infcrio- tisin quibus
continentur ; & relationcs per fpecies abfolutori, in quibus fundan- aur,
vt ait Barg. fie in propofito entia ra- tionis ccgnolcétur pcr fpecies entiü
rea- lium, in quibus quoquomodo fuodantur, vt hircoceruus per fpecies birci
&ccerui , & omninó pcr analogiam ad ens rcale. . 98
Etcum dicitur in argumento fpc- ciem yn:us obie&i di(parat caufare non
Difput. 111. De Ente Rationis . p notitiam alterius, &c. R efp.fpecid minis
elle magis difparatam à leone, q; fit fpecies entis realis ab ente rationis,
quamuis enim in cfiendo magis affimilé- tür homo, & leo, tanicn in
reprzfentado poffunt conucnire magis ens reale , & ra- tionis, ficut duz
(uübftantiz magis in ef- (endo inter (e conueniunt ,quàm cá acci dente, &
tf in reprzíentàdo magis, con- uenit accidens cum fubftantia , quàm vna
fubftantia cü alia,nam fpecies reprafen- tatiua fübíLantiz accidens eft ; non
füb- ftantia; fic igitur 1n propofito, quia fec dz intentioncs virtualiter
continentur ia primis , dicere poffumus, q» (pecics entis realis, licet fit
reprafeatatiuum formale folius ent is realis; ideoque per fc primo in cius
notitiá ducar, tame cft reprafentati- uum virtuale ctiam entis rationisidcoqs
fecun darió in eius notitià ducere valens; - Ncc inconacnit ipecicsobic&i
vnius ge- neriscfle virtuale reprzfentatiuü obie&ti alterius Braripe Barg.cit.
quando hoc continetur in illo; quia videmus (peci albedinis effe virtuale
reprafentatiuii fie militudinis in ca fundatz quamuis fit al- terius generis;
Et hoc eb magis in propo. tito dicendum cft, quia dicimusensrónis — quando
incognitionc directa artingituf —— per fpecié enus realis,non cogno(cit ada
uaté & licut efl, quia cognofcitur
pet peciem alienam: quando veró initione reflexa attingitur, ficut eft, tüc di-
cendum cit nullo modo concurrere fpc- cicm enris realis 4d cam cogaitionemyfed
tota a&tiuitas tribuenda eft virtuti refle- xiuz intelle&us, vt inauit
DoG. cit. q.5« vniuctf.ad 3. Mauritius
ibidem.$. $ex- to dubitatur, in folutione ad primum. : QVvV£ESTIO VIL Quotuplex
fit Ens R«tionis. . 59 Elcbris , ac inScholis frequens E diuifio entis tationis
eit illa in ies fpecies relationem , negationem , & priuationé,quá
afferunt; & recipiunt Re- €entiores omncs , vt traditam à D. Tho. 23.de
veritart.1.& 1.d. 2,9. 1. art. 3.& : 19.Q. I.att-1. ita Suatez difp.
$4. Met. Ícc. 3. Didacus difp.3. Log y Ae d qf — di« H ^ P
j2 ^73 : ] Pr i T "* . lia : Fa Za E. dom modum , v; valdé improjtium e
Eua. VIT. Quotuplex fit Ens Rationis. 23
«tife&t.4.q i dart. 3. mc 46. À- koc DAE UOS fasdurac. 1t. «]» f- Ruuius
tra&t, cit. & alij paffim. Comp $4. o. de S Th. ferant
Complut.di(p.2.q.4. Io. de Q. 2satt. I, fed bimembrem , .(. in nega- tionem,
& rclationem' rationis , quia (ub negatione amplé fumpta etiam contine- .
«tur prinatio, & hoc modo teftantur tra-- dià D. Th.cit. € q.5. de malo
att. 7. vbi «€n5 tationis immediate diuidit iu rela. tionem rationis , &
carentiam , & hanc in negationem, & priaationem. 'ed
quocüique modo tradatur hzc di- tifio, (emper graues paffa cft difficulta- tcs.
In primis .0. non videntur rccte a(li- gnati, vt (pecies entis rationis ,
negatio «X priuatio , quia cftó non fint entia rea- lia , non proindé inter
entia rationis for- maliter computanda funt, cum veré den- tur à parte rci ,
non quidem vt entia rea- priuatiga vcl negatiua ; vt arbitratur Mct.difp.2. & Fuentes t1. Phy(. c gen cum multis alijs (hunc
.n. «onfutamus difp-4- Phy(.q. 1 art. 1. ) (ed vt amorioncs rcales entiü
quatenus nul- lo.cogitantc intelle&u veréjaer cft renc- br "4 niger,
non albus. Q)uà fi dicas cum Suarez , & al;js hic non fa- mi ncgationem ,
& priuationem , vt (unt amotioncs realium entiam, fic.n à parte rci
repcriuntur , (ed quatenus concipiun- tur ad modum forma pofitiuz, vc cü in-
zelle&us cócipit caecitatem in oculo per modum formz pofitus tollentis
vi(um , fic .m, funt aliquo modo entia,non tcalia, fed rationis. Contra
ctt,quia negauo,vel priuatio, vt cócipitur per modum forma polüiriuz;nó cit
priuatioyfed forma po(i- tiua fi &ta ; & negatio , vel priuatio in fc
materialiter (e habet ad ens rationis, & velati (ubit ratum quía eft id,
cui cribui- zur cile rationis cx dius Q.z. art.2. ergo vt tales nunquam íunt
entia rationis , & rat10à priori cft, quia intelle&tus format
cnsrauüonis illud &ingédo ad modd cntis potitiui, €t ipa non «ntia, &
negationesrcalcs, crgo nullü daiut cns rationis nega: tiuum,íed omne cít pofitiuum
, vt innuit Do&or 4-d.16.q. 2.ad 1.in oppofiti; Et 34* pet hoc reijcitur
folutio, quad ad hinc tónem affert Blanc. cit. vbi vult tantü ens reale , ad
cuius inftar ens rationis conci- pitur ,e(sc formam pofitiuii, non aatem ipfum
ens rationis . Hoc prorfas talsá eft, ná li ens rón's formati debet ad inftar
en- tis tealis,cum hoc fit forma pofitiua ralis ctiam etie debet ens rónis, non
quidé ve-- r&,& realitec fed fi é,& fimilitudinarié, alioquin
noncíf:t ad in'tac illius . 100 Soilct etiam prafata diuifio' ve» fellivelat
in(ufficiens , & diminuta ; nam przter enumerata dátur alia entia rónis,
qua coníucuetunt appeilaci fizmenra, & entia prohibica, vt chrmera, &
hyccocec uus, hzc.n. ne3uc ad relationem, aut pri- uationem pertinenr, quia dum
finoitur y nonconcipiuntur per modum relationis ad aliud, aut per modam
carentiz in (u- bic&to apto , vt fingi folet priuatio . Nc- quc pertinét ad
(implicem negationé , & veluti extra genus,quz ab omai fübiecto p'aícindit
, quia negatio , vt ens rationis Ítatuitar , dicir carcotià form conceprá ad
modum entis extrà fubie&tum, at chy.- mzra non dicit carentiam , fed aliqu:
pofitiaum,.(.animal dam per fc vná €x hominc, & Icone copofitum.At inquit
Gd Suarez cit.fcG.4.n. 10. & fequuntur alij, omnia hac figméta fub
negatione com- prchendi;quia (unt fimpliciter non entia. Contra cft, tum quia
hac ratione,vt beaé notat Auería,ctià relationesrationts (ub negatione
cótinerentur, quia fimpliciter (unt nó entia ; tum quia vt ait Blanc.aliud cít
cócipcre negationem animalis, quod fimul it homo, & leo per modum vnius
compoliti , aliud verà concipere animal fimul hominem, & lenem, quamu:s
igi- tut ens racionis primo modo formatum ad ncgationem ípectare poífit , tamen
ens rationis-fecundo modo fidum c(t prorfus ab ea diftinctum . , Adcó alij, vt
faluent fufficiétiam illius diuifionis, inquiunt hzc ; & fimilia entia
rationis cffc fi&a (incfundamento;,& id- circó in ca non includi , quz
folü eft en- tium rationis habentium fundamentü ia re;1tà Didac.& Complut.cit.ex
Suar.cit. n.2. Quz folutio nihil prorfus valet,tum quia plura fuot entia HM Du
342 fandamentum in rc , qua excogitari pof- Áunt in alijs przdicamentis à
relatione, imó illa ipfa: , quz fingunturin pradica- mento fubftantiz chymcra,
& hircocer- nus ron omni proríuas carent fundaméto, vt poftca dicemus; tum
quia € cotra inter fpecies diuifionis allatz aliquod ens ra- tionis continctur
non habens fundamen- tam in.re yt negario extra genus, quan- do concipitur
vcluti rcs per fe cxiftens, 1o1 Aacerf.loc. cit. maluit przfatam dinifionem in
peregrinos feníus deduce re, vt cam facerct fufficicntem, quàm de- ferere,
'nquit enim, quód primo concipi potcft ens rationis per modü effendi ad aliud,
& hoc efle relationem rationis; fe- cundó pec modum c(Tendi in alio velut
in fubieéto tine ordiae adaliud,vt ad termi num,&-hoccíle pri uationé;de
cuius róne eft cíic infübic&o ; tertio (inc ccípectu adterminii,& (ine
modo cflendi in (übie- &o per modü effeodi in (c , & per (e vt cum
concipitur chymera, & hitcoceruus, & hoceftnegatio,quz non neceffarió
ad fuübie&um determinatur , (ed zqué bene faluatat cxtra illud; itaque tria
ftatuit gc- ncra cuti cationis, ens rationis ad aliud , qp ít relatio tationis,
ens racionis in alio, eft jrivatio rationis , & cns rationis in & quod
cit negatio racionis,& fübd this eltimnis duobus generibus bcne applicari
tiomina priuitionis , & ncgationis, quia in vniucríam ens rationis non
cítens rea le. Sed licct in re bene dif: utrac Auerfa , difplicet tamen in modo
loquendi ; e(to enim primáü genus entiscationis conuc- niter appelletur
relatio, o hileminus n6 rc&é cetera duo negatio, & priuatio vo- cantur
ca przrfertit ratione quam affert, - quia in vniucr(um cns ration s nO cfl cns
tealc. Quia liac rationc ctià relatio rónis dici dcberet. negato, vcl pcuatio ,
quia non elt cnsreale , vt iple :bidem neg.bat «ontra cópcchzndcnies 1 gmenta
fob nc- gatione ju a funt non ent a; Acccditga- Ii0 principal s allata initio
quzit.ens ra. tionis in vniucríum quid pofitiuu rónis prafcferre, ac proinde
forma!iter cotific- re nó poflc in ncgationc , aut privationc, 102 D;cendü
igitur cfl cns rationis da- ta proportione diuidi deberc, ficut ensDifput. 111.
De Ente tionis . reile, ad dfodum cuius concipitut. Com: clufio colligitar ex
Scoto q.6. vn:uerf. in fine, vbi docet, quod ficut in cate reali dàtur diueríi
gradus (fendi , ita etiam ia Tem ar s, & probatur Primo ex illo generali
pr.ncipio ; quod quicquid fimpliciter p n entibus hus ibus f Rs dü quid
inuenitur in entibus rationis , cr- go qtalis eft d a:fio fimpliciter entis
reas i$, taliserit sm quid diuifio encsrón s. Dcinde quia natutá entis
rationis, & quid fit & quotuplex,omninó inucftigare do- bemus pet
analogiá ad cns reale,(icut cr- go intancum habct effeinquaptum cóci- pitur ad
modirentis rcalis , ita intantü di- uiditur quarcnus cócip tur diuidi ad mo-
dum entis realis,quarc (icut ens rcale di-- uiditar in (üb(lanam,&
accidens, & hoc ih abfolutum,& rc(pc&;uum;& ruríus ab folutum
in quantitate, & qualitatem, te«- fpeciei inintrinfccus , & excrin-
ccus aduenicns , fic ens rationis diuidi- tur in fubftantiam rationis,
&accidens - rationis, & hoc in abíolutum , & refpe« rurfus
inzmriofe- — cus, & extrinfecus adueniens.Demü pro-.— iuum rationis , id
batur dcmonftrandoin tingulis pteedica- métis proportionata entia rationisabin-
telle&u formars,vc docu t Mayr.quol6. — & mult ; ctiam v fuc ie rait
rez cit.Ícc.4. Vafq.1.].difp. 114.à nu-14. Caict. 1.p. q.2 8. gr Molins ibidem,
Aucrí.loc.cit.& aij. etenim in füb lacia - concipiuntur chymerz, &
fimil:à mon- ftra.qua« non vt al5js adiacentia , (ed vt in fc (ub fiftentia
fingüturjin quantitate fpa tiuinsimaginariü extra Caelum, & ipfam
quantitatem molis 10 chyasera jmagina- tamyinqualitarc cócipimus famà ; &
ho- norcm,vt dif, ofitioncsconaeniétes pcr- forz honoratz , & iplas denominatio-
ncs cxtrinfecas cócip:mus i rebusdeno- m'nat;s pcr modáü correlations , vt
rcla- tioncm cogaiti ad cogn tioné ; fingimus etiam a&t.onem,&
patlionem,cum cogi- tamus igné animas torquere, & in casage rc aCtione
corporca , caíqs torqueri paf- fionc £o mili, & tádC al a quoqit ng m, cü
cogitamus Deum rcpelei c huoc à üsu ad modom coryor.s,Qarc in Ce'o,vci fe dere
,infin.to tcmporis fpatio E )& ; cilc t dE M ET ^ tücntisrationis non u.
Quaf.V1T. Quwotuplex fit Ens Rátionis . effe am:Gum!umine tanquam vcftimen. to.
Et qui. vod prat.r ens radionisre- fpe&tiuum;quod folum videntur agnou;f fe
veteres Scotiftasét abfol.itü cóccedi de- — sbear,exptefsé docuit Scotus 1.d.
56.q. vn. $ conira illud obgrituryn(olad 1. & ex -Kecétioribus Scotittis
qui »lures P; Fab. 4. Met.d.fp.4.cap.5.& 1. difp. gt* nu.26. Satnanus
tract.de 2 intent. Smi(ing.trac, - dilp.z.n. 179. & :nfra , vbi ctiamcitat
atar.4«d. 1.q 2. Rada 1. p.concrou. 29. -Nolanusin P.nach.q.15. Vulpes 1.p.to,
I. difp.28.art vit. Camciar.q. 1 4.Mct. 3103 Rurfusensrationis.in tora (ua am
plitudine diuidi debet in ens ration: s fun- datü in re, € non faadatum, fed à
nobis mcré fi&am , quod hac rationc fibi vca- dicauit nomen &gmenti ,
vt chymcra , & byrcoceruus , Ex quidem per fundamen- i accipi in prz- imperfe&io
noftri intellectus ; ac dcbilis eias concipiendi modus, vt quidà volunt,
alioquin omnia entia rationis ha berent fandamentum , & illa przfertim ,
eani ama adesomoie A ai nà. que przecipué pendent ex actibus chyme Roda
intellectus ea ad libitam fin- gentis, vnd ifta magis dicerentur funda- , ta,
quàm alia,cum magis nitantur noftro «oncipiendi inodo esie . Neque per
fundamentum encs rationis debet ac Cipisilud ens reale , ad cuius inftar con-
cipitur, eadem racione , quia nimirü om- nia entia rationis haberent fundainenci
in re, etiam chymerz , & monftra, vt be- né aduertc P. Faber in Met. cit.
c. 2.in fi- ne,nam intellc&us ex apprehélione rerü realm fumit occafione
fingédi illa ma- ftra, non.n. cnsrauonis cozitaret , nif | prius cnszcale
cognou:ffet,vadé chyma- IXm ipfam concipit ad inftar animalis , q» ens rcalc
eli. Ncq; perc fundaieatum en- tisrationis (umi debet ens reale; quod ab. ente
rationis denominatur , (eü de quo. ens rationis pracdicatur » vt fora inten
tionalis de (ubic&to 5 Íicur exittimauit Fonfec.s.Metécap.7. q.4. fe&t.
5. Quia ens racionis poce& alicui (abiecto actripuat fine tundamenro , vt
fi homini tribueiec intellectus inventionem gencris , nó (pc- & ci,coloci
celationein auditi, non viti;cr- 343 go fundamentum entis rationis aliquid
aliud importat preter (ubiectum, cui ci- buitur ipfüm ens rationis, occalioné
neam pé llam tribuendi tali fabie&to cale ens rationis, € non aliud;non
ergo fundamé- tum entis racionis contundi debct cü eius (ub:ecto,prefcrtim quia
accidere poteft , quod mielle&us efformet ens rationis €um fundamento
ab(que fübiccto , cui il- lud tribuat, fic fpatium imaginarium ab €o cogitatum
per modum cuiuídam ex- tenlionis cenfctor ens ratignis cum fans damento,nam
occafionem habet à parte rei illud ità concipiendi,& non alio mo- do, &
tamcn nulli entireali cogitatur adiunctum, de quo przdicetur . 104 lraque pcc.
fundamentum entis ration.s illud intelligimus , quod cft fpe- cialisquedam
occafio;ac veluti motiuum vrgens intellectum ad excogitanda entia rationis
& tali, vel tali modo fin . itaut intelle&us non temeré, & meré gra
tis,fed ex ipfis rerum proprietatibus oce caíione defümpta efficiat entia
rationis & hzc eft communis explicatio Scoti- ftacam Fabri
cit.cap.3.Sarnani, & Rocci tract.de (ecimd. intent. & aliorum , dum
inquiunt fecundas intentiones loicales neris (pecie, &c. non po(fe ad
libituna [aes quafcung; res fundari;fed iuxrà re» rum proprictates , vt li
aliqua natura. fit aliquibus comunicabilis,(uper ipfam fan» dabitur «atio
vniuer(alis, (i plutibusma- gis vniucríal;s, i nullis , particularis, &ce
uz explicatio exprefsé traditur à Do« re q. 4. vniuetf. in fine , ybi
vniuerfale ponit effe ensrationisfundatum , quiae Aliquid ei in re exu cocref,
quo mouetuc intelle&tus ad caufandum ralem intentionem,& nó aliam;
figmentum ve« ró inquit e(le non fundatum ; quia nihil talc extra correí pondet
, vade coacludit ens rationis Cundatü. di i à figméto quia originaliteryfitie
ionaliter eft 4 proprietare in tc, figmentum veró. mini- mé, ità Do&or ibi
, ac cius Expofitores Maurit.Braiauol X alij . luxta quam do« &inam à
pluribus, Recentioribus rece- ptam,& prafertim ab Auerfa q. 5» (e&.3,
€nua rauion;s cum fundamento 1a lunc qua cx aliqua nece ffitatey vcl x $44 £c
finguntur, & nonalio modo ;. at fine fundamento illa dicurtur ; que
fingimus. prout volumus , cum nulia fit neccífiras, vcloccaíio, quz nos
dctetminet ad tius.quàm ille modo fingendü,vt dum: E aon chymeram,vel aliud
monftcum;, in quo non determinamur ad hoc potius, quàm illo modo fingendum ;
Quem. di- «endi modum optimé fuadet Aucrfa cit. vx coníueto loquendi modo,
illud enim ,, uod cft nobis motiuum; & occafio ali- qu fundamentum no-
opinionis. & indicia, ac fi gna;qua mouent ad aliquid iudicandum, dicuntur
1alisiudicij fundamentum , ficut é cótra «omquis fine ratioue opinatur. ,|
& (ine 1alibusiudicjs iud.cat,. dicitur ine fun- dam«nto gratis. &
temeré opinari , & quia chymerz ; & conlimilia monítra z áta formantur;
idco antonoma fticé. no» men figmenti fibi víurparunt.. 10$. Ex hocvetcres
quidam Scotiftz; &. Thomi(tz deduxerunt. fola. entia .ra- sionis fundata
veré & proprié e(ic entia zationis ; quorum proinde cognitio de-
s&rinalis cit, & ad Ícientias deferuire po- acft; alia. vcró minimé. ,.
fed potius dici &cbere entia fi&itia, & prohibita, quia «oium cogpirio
doctrinalisnon cft, po- zeftque in infioiuum multiplicari nulla. a- hibita
rationc rerum , & paturarum .rea- lium ,. fcd pro inelle&tus cerebro ,
vc ait Didacus, iuxta quam doctrinam praíata qiuifio effet zquiuoci in
zquinocata. Ve» zum immceritó: huiu(modi entia fi titia excluduntur à fcrie
entiüi racionis, nam fi ens raiionis illud eft, quod ce repugnat &
parte.rci& folum habct e(feob:cétiué iniptelle&w vt fupra fancitum cft
ex có- ambni omnium fenfu, plané fié&itia quo- quc. cruar entia rationiscum
goa habcát €(fc.nifi peropus intelle&us ; imó vt ait "Auería; hzc
videntur quodammodo ma gisparticipare de ente rationis. vtpote qua. magis
pendent à virtute fidtiua intel. Meétus,
& minus nituntur rebus jpfis, &. «oníequenter. magis diftant ab ente
rca- Ii. Neq; huic obíiat, g» nequeant ità (cié- 1ijs de(eruire, (ieut encia
rationis fundata. . Inoppofitumobijcitur 1. ad proban- dum negationem,
priuationem cfc.en» Difput. Ill, De Ente Rationis: tía rationis, Tum quia
Arift.&a connuz- merat inter entia 4. Met.2.X
li.$.tex. 145. & plané nonnifi iater entia tónis conu- merae potuit. Tü
2.quia noa folum dane- tur negationcs realcs ,qualessüt omnes ,, qua verz sát à
parte re! » (cd etiam won uonesratioris »uales funt oés, qua (unt: falfa à
parte rei, Tum 3- quianontantü: concipimus id, quod non eft , ac fi effer,
verumctiam id, quod cft, ac (i non eser ,. & non folam affirmamus , 9
impoffibile: efl;(cd negamus;quod neceffariü eftjergo: non omne ensrationis
formalitere(t po- ficiuum;fed dari ctiam debet negatiuum.. Tum tandem; quia efto
negatio , & pri uatio,vt íuntà.parte rei,non fint entia ra: tionis, tamen
quando à nobis concipiun«- tur , vt formz pofitiuz , participant ra«- tionem
entis,non realis, ergo rationis, 106 Rceíp. negationem, & priuation&*
infe eífe entia rationis fundamétaliterta: rationisilliszribuendo efle
pofitiuum, vt: - tüm ., quatenusintelle&ui epof- — funt occaGeiicot Wow
senno " benenotat Hurt. difp.19, Met. $, 87; &-—— in hoc fenfu Arift.
ilias:cnumerauir inter- entia rationis; vel potius enumerauit ina-.- ter non
entía;ait «n. quare Q7 ipfum mon: - ens efie non ens dicimus ,vt adacttie
Fu&s £a tes. Ad z.ipfaquoque negauo rarionisà - nobis apprchenditur per,
modum forma. potitiuz ;.vt magis conffabit eeu r fione (equenti- Ad 5, negatur
(eque fiue cnim affirmemus» quod impoffibile - cft, (iue negemus,quod
necelfacium eft; hoc femper fit fingendo, quod non cft. ac fi elict,vnde cum
iudicamushomineim: non cfle animal rauonale, cogitamus idj. ac fi ita elfec à
parte rci, Sfi ngimus veria tatemin 4fla propositione, inqua tamen: nulla eit
veritas, & veritas i(ta fi&a quid! pofiuuum cft; ficut veritas.realis
in pro- pofitione quid -potitiuum dicit... Ad .4.- cum concipiuntur à nobis
pcr, modü for« mae pofitiuz,(equiwur folumquoad illud i efc potitiuum,quod
illis ab incelle&tu tria- buitur, cffe ena rationis forialiter, non: autem
vt font ncgario , & priuatio, 107. Secundo obijcituc (olum impres dicamento
relations , nó autcm pcr alia: polle cns rasonis proportione d.ftribuiy, | Coo
o Qul. VIL. Quotuplex fit Ens Rationis. —
$45 ' TN ratione D.Th.1.p.q.28.ar. 1. quia predi. | & €amétü relationis cóftituitur per ejfe ad ,
.. «uEtera veró accidétium geucta per ce
- o "in, & inhztere, at hoc intercfl inter efie Uh - «d, & ejfe in
, fcu inharere, qubd effe ad | e abítrahit à reali,& rationis, (cd
inhzerere - 3 €x proprio conceptu dicit aliquid reale , : ergo folum in genere
relationis pót in- ueniti cns rationis,nóin alijs;ita hanc ra- . tionem
declarant ibi Caíet. & alij Expo- fitores D. T hom. Confitimatur, € decla.
ratur ab alijs in hanc modum, potett in- itelle&tusreferrevnumalteri , ad
quod re . vera non refertur , at nó poteft facerc in- haerere; quod re vera non
inhzret,& càto minus fübfiftere, quod à parte rei nó fub | —. fiftit,ergo
inter omnia przdicameaca fo- ^ — Jarelatio potcft in fua coordinatione en- .
tíarauonis admittere. Ruríus eriam in cómuni modo loquendi non admittitur (—
fübftantia rationis, & quantitas rationis, —. vtnotat Do&or 5. Mét. q.
11.ab initio, . fed fola 1elatio rationis « Demum licet aliquid poffit fingi ad
inftar (ubflantiz, Chymera, & quantitatis;jvt vacuum,nàó B2 9t » . .
bidfcquitut dari poíie fab'tantiam ra- — fed negationcs fübftancg", ve]
quantitatis ad inftar (übitantiz, vel quantitatis con» cipiütur; non dicitur
aüt ens rationis id , Ma pin inftar aliquid cócipitur, fed id, q» €oncipitur ad
inftar entis, cü fit non ens. 108 Refíp.rationéillà D.Thomz pa- —— gum valere,
vc enim conttabit ex inferius — dicédis de Relatione,talfa eft maior,quia
relatio cx propr;o conceptu intrinfeco nó folum dicit ad, (cd ctiam in , fal(a
eft eria minor, quia effe ad veré, ac proprie füm- ptum, quo fenfu confticuit
przdicamen- tum relationis, 1uipptam reale cít; quare ficut ho« nó obftante
poteft dari efse ad fationis,ita & cjfe in; & quidein mbzre- re diminaté
(ainpium conuenit etiá enti- bas rat;onis , có (io modo habeanc causá
macecialem ex f'ipradictis. Ad Cofirm.n- cut. iaccelleétus vim habec
conciyiédite- fpcetum jotcr aliqua, qua nonicfecikurs rta plané v. m habec
apprehendendi acci- dcns in aliquo (uoiccto;eui inicie nequit, Agua " /— .
tionis,vc em rationis, quia non F du -* K i EELdCNreRE E^ : ac etià aliquid in.
rerum natura fab(ifte- re,quod implicet; & quamu:s dcucàt iprcll- és
viceure füa facere inherereg» non inha:ct ; coyítare tamen pót iliud;vt
inharens , hcut quando ireferibilia ad- inuicem rctcrt , vtique non facit illa
re- ferri à parte rei, fcd illa apprehendit , vt relata; idem dicarur de
fübiifterc. Ad alia Confirm. frequentius nominatur. relatio racionis, jua
lübttantia rationis , quanti tas, &c. quia illa magis in fcienujs defer-
uit; & aptior eft ad noftros coceprus exe plicandos. Do&or autem
loc.cit.ait quá« titatem racionis nó reíaltare in intelle&a €x vi a&tus
collatiui,vt ibi cft videre. Ad vltimam, fi valeret , concludecet etíam no dari
relationem rationis , vt conftat , fi de«pfa argumétum formetüt , ticut igitur
informatione relationis rationis , ncque relatio realis, ad cuius inftar
efficicur,nec negatio relationis cft relatio rationis, fcd forma relatina
fi&a,ita in formatione fub ftantiz; & quantitatis rationis, nec ipía
real.s fübftancia,vel quátitas,ad cuius in- ftar efficitur, nec eorum ncgatio
eft füb- ftancia rationis,vel quantitas rationis,(ed precise forma abíoluta
fi&aad corum ti» militadiné,hzc enim eft, qua habet prz« cise effe obiectiuum
in intelle&u; & nulq loalto modoexiftir. — Tertió arguitur ad idem; Tü
quia non debemus ponere tantam diftinctioné in- ter ca,qua finguntur ad modum
entiumg quanta eft inter entia ipfa fimplicirer,ere o non debent diftribui per
omnia pra» icamenra, Tum eciam. cg &c., differunt genere generali(fimo ,
& habent decem modos eiicndi primó die ueríos, fcd omnia enuarationis habét
v« num,& cundem effendi modum, .f. fit E rauonem, & diminutum. Tum
3.quia c ratione Door q.1 1.przdicám. có» fütuit peculiare przdicamentum cntiam
rationis,quod poft ifta: omnes arm plexati fuor, & llaronc i pra dicamenuió
. Tum tandem quia di. - entis rationis in oe infcriora i
eft vniuoci analogi.in fua analogata, e: un poteft ciTe yd apte rra L a genera,
qualis cit. Ica. - probiua aampium, *-- vnum eus ra- * dian á 546. tationis non
dic tut tele per analogiam adaliud ens rationis, (cd omniadicuntur talia per
analogiain ad cnsteale 109 Reíp. non debere. poni tantá di- ftin&ionem
fimpliciter, & abfoluté,fed tantam; sr quid , & proyortionaliter, (i-
cut intcr hominé,& leonem pióos vtiq; fimpliciter non tanta diftin&tio
rcperi- tur,quanta c(t intcr illa animalia vera,re- peritur tamcn tanta
fecundum quid , & proport.onaliter ad illavera. Ada. iam fuperius dictum
c(t cx
Scotoq.6vniuerf.infinc,quódlicutintralatitudinementisrealisdatutvarijgradusc(fendi,
ità pro- portione dicendum cfl de ente rationis ità quod fübflátia rationis fit
perfe&tius ens accidente rationis , quia nimirum có- cipiturad iaflar
perfectiotis entis ; & cü d:ci:urqnod omnia habent vnum,& cü- dcm
cflendi modum;.f. fidum pet ratio- nemsvcrü cfl de comuni(Tino,& trapfcé-,
dcnti , non au:em de fpecifico, ficut etià entia rcalia dicuntur habere vnü,
& eun- elem cffcndi i odü, quarenus omnia prz- teropus intclic&us
exiftunt, vel exiftc- re petlunt. Ad 53. Do&or ibi mouet du- bium, an entia
rationis rcducátur ad pre- dicaméta rcalía , num potius propriü co- fituaut prz
dicamcenium , nec aliquid re- Éoluit ,. fcd provtrag; patte-difpurat ; & em
enatis paffim peculiare illis a(lignent pred:camentum,tamea ne dicamenta
auluplicentur line Meri 1e , reduci poffunt ad illa predicamenta rcalia,ad
quorum inítar concipiuntur , ficut vabrareducitür ad corpus . Potcit tamcn
quoque conílitui vnum predica- gient& pro oronibus entibus racionis fub
codem gencre gcneraliffimo , quod fit ensrationisin tota fua amplitudine , in-
quanü cóftixui etiam meis .ynum pra- dicamcntü pro omnibus entibus real;bus fob
vno, & codcm gene:e generali(limo, "- fit ens reale finitum ; fed fiue
hoc , alio modo entia rcalia dift ribua:ur, ce inferius füó loco , E Gud my vno
,iu€inpluribus przdicamcntis , cer.é cn- tia rationis codem modo di(lcibui, ac
di« uididebent , ficuxilla (eruata proportio- se5dc hoc vidc Fabram
cit.c.6.& Vallo- mum in Foraialit. pag nubis 93. & Zerb, 4X cx muni
mode loquédi non cenfetut funda«
talisaüit cft oceafio,vndé án 1ebus,ncc proxi gaturaffamptum c — i Mct.
q.8. Ad 4. ua probatione , ficut .n. accidens rcale attributionem ad fubftantiam
rea- lem, tic accidensrationis habet attribu- tionem ad (ubftantiam rationis
fecandü quid,& proportionaliter, cftó deinde ve rum (it »fta omnia vltimaté
attributioné. tad ensreale, & ex tali attributio- ne vltimaté dici entia
ronis neq; hzc vlti- mata attributio impedit illa; (ic dicere fo lemus
qualitaté depédcre proximé à quà- titate, vtrüq; veró vltimaré à fub(Lantia,
110 Quatto obijcitur,g» omnia entia. rationis fint fundata , quia (cmper ad
illa eflingenda occafionem intelle&us (umit à rebus, quod etiam in ipis
chymeris ex- (eme non .n. eas ex incompofíibili- us partibus conftitutas
fingere poffe» — mus, nifi partesillas (ciun&im, & in di- ucríis
repertas intelligeremus . Refp. negando affimptum,cfto.n.per endum, nó tamen
quamcunq; fcd occafionem pro»imam, & vrgemté,nam. — EV p r^ fi leuis fit
& temora,proprié, & cx 'om- y mentum , icut in moralibus. qui iudicat
aliquid de proximo fao, etli boa a iat abíq; mociuo,fi tamen motiuum non «
vrgens,(ed parui momenti;iudiciumillud — vocamus tcmerariü, & fine ITA Pes!
s chymeras, luis ni- mirum , & remota; licut temoté tii [un- datur in rebus
,.f. ratione fuarum parti, lectus ad fabricandas: -— RÀ - nopratonctotios.Imo
P.Brafauolaq.4« — x vniucif. in finc exponensdi&ü Doctoris. — T dicentis
figmento nihil extià correlpon- dere; inquit Doctorem loqui de fgméto ca
rauione, qua e(t figmentum ; & quod. pet pnt intendit ornata omnia . Quod f
obijcias partes corrc[pondere bamcento. gni boc effe verum de. fig- mento ca
rationesqua tale cft , quia ra- - tionc partium noncft igmentum,fed id» tum
ratione vnionrs earum. » cur vniont nulla pcnitus po(libilizas corccfyondctà
p?rte tei, & idcó conclud:c figmcnmum , vt talc, nollam pror(us occalioné
habere m; nccremoram, QVA- quA E. Du dft, HT De fecusdisTiimtionlli e A1. I.
347? t erey £&STIO VIII. e(emrialis, Varias ad hoc re[;onfi nes ye Wax e.
JOD affzrant Heragus y & Menzus tract, cit. t «cipua [pecie Entis Rationis
44 . . by caicer dici poteft:ex Scoto q. r4. pw. dicitur jecunda Inteutio.,
voruer(;in corpore etiam hoc nomen í5-
"yit FN hácmateriadefecnodisinten — fen:5o e(ie concretum,
intenuo..n.iaquá - "«*- E donibus Au&toces extcemi für, —
vumiintentio,cft apoticabilis reb, 19 quit : quidam,n,
Thotmiftaram,&Scorittirü|Do&or,atq,ideofignificatquidditatem^éntegros
ediderunt tra&atus defeeindis "intétionisintócernentia ad rem ip(am;vt
—.. "Ratentionibus,vt Herüzus, Méngus;Sar- ibi
Beafinola cx pouit ; vel faltim omnes — — fanis, occus, Billeus, & alij .
Neoterici « eo nomme vtuncur, ac fi concretü effet , ——. ctó;vel mhil, vel
parum de'llis cra&át, « inadhibzn Jis xutem vocabulis communi .
"wteftvidere apud Suarez, Ruuiü, Hart. 1o queotirn víui ftandum eft vc
monuit Did, Blanc.Coplat, Arriag. & alios. Nos ' Do5t 4.d. 1.q.2. explicato
quaítionis ti- "mediam tenentes viam füperflaa ommit - tulo;& qirid
nomin:s intentionis (ccüda, *mus, & illa folmn trademus ,'querie- mnc
explicandam e(t quid res. | «elfaria videbantur ad cognoftendá.ma- .-.^ turam;
& affe&ioncs erii Mun- (3 ARTICVLVS I tionum , quas iion ad rnàci e dU
PED DO4 7. - ^g —— mus, vt Neoterici, Gidbdlon ipfas vec- . Ald i, Tecta ipie o
quamodofit, |fetmrLogica,vteflab Aríft.conrexcta; ^-^ i prima differat . ..
omnia veró duobus articulis comple&te- — 112 I" explicanda natara,
& quiddira- |. .. amurjin quotum s das to quid- te fecundatum inrentionum
varij .' . "ditatem earum;
affle&ionts inaleeroex-— funt dicédi modi. Mayr.in primis r.d.23. | no
ibimus.' Et wcà noaiinis explicatio-— qc. & 2.& quol,7. aic primas
inréciones - .qnecxord:amuryaduercendum eft nonfu- - eife ceram quidditares,
fecüdas veró efle J ^mihic inténiti
preís& pro tendentia | earundem aptitudines,vc v.g.ratio fpeciei ;
(aum finem, fed laré pro t&- | in homine nonet, mii apcitu 10 cómuni- u$ in
rem coznitam, feü. cabilitatis pluribus indiuida:s natdraliter 5c
inscelie&us; fed uia conce- | humanitati inexiltens ,& ratio differétiE
ptus int is elt. dupfex , formilis, € — inrationali eft virtus quzdam;qua natum
Obictiaus;fic & duplex-eritintéuo,for- eft animal diuidere , & hominem
confti- « máalis, & obicctiua ; formalis cft actis. uere; vndé cenfere videtur
[ecundas 19- ple intellettuscédens in obrectum,ob:e- teacioncs eile potius entia realia , quà ra-
| diis cit ipéceng uam tend.t 1ncelle- — tionis;qaia viuerfalitas qua ab
omnibus étus, & vccaque c beet prima, & (e. ponitur (ecüda in:enrio ,
in homine ; & - . *unda; dum ifütuitur quzitio inpr — an'malraliud non ip
orat uàm hara | fent de fecunda intentione, non iaflitii-— nacurarumáot
tudinem,vt pluribascom- — . "tur de formali. hiinc n. faceritac omnes |
imunicentur , & hc apcutudo vi juc illis ^. fe pe eft adtusipíeintelle- —
natucis comienit citrà. opus. inrellectusz « & us; quof: riótédit in
rem,fedin- .^ Verüm hecop o reijcitur ex folcus $ (00 Riuritur de fecüda
intenuoné obie&iux: | ceriinorum declarati »a? ab omn.bus ce -«
"Accirca hunc có munem loquédi mo- — cepta prima, (ccund e intentionis,
càin —. .. dem, &accipiendi intentionem primás — formil s;quáim
obic&iís ; mn cam iü- e 'vel fecundum, ori«ur d fficultas, uia res —
celle&us , cendens in obiectum cx rimit qu dicituc prima, vel fecüdainrentio,
illud ia (ao ordine,.i. cogno(zi snillo ta. . 3 Z 4 re E Vara rium,
vel(ecüdariam — apiributa jqu£ ipfi conaeniuatex ma'ura i adipíam j.(ed res.
rei.cicrà omnem iatelle&us
negoxatta- vtimelle&a dicitar inrenta-jaconcreto, nem jadcó vc 6 nulla
dacecor ficio jicl- | Es dines titio lc&us , adhuc illa actr.buta: spa
'obieóbo * aio inábitraso femperelk-perío & imenrio formalis, Tea d — 34$
coghium dicitur prima inventio obic&i- pa , vt v.g. quando intelledus
cognoícit mararam humanam participari à Petro & Paulo ; matura humana
cognita com atiributo dicitur prima intentio obicdti- ua, & cognitio , cua
intcllc&tus tendit in na'uram humana füb ca ratione , dictur prin aictenuo
formalis, Cum ver» hac eccalione motus intelleQus, quia.f. videt natur m humanam
cóem Petro & P.ulo, concipit illam woiuerlalé , & illam veluti fpecicm
actu dc illis przdicat hac vniver (alias concepta in ipía efl (cconda inten tio
obic&iua ; & cognitio cam exprimés fob tal: formalitate cft fccunda
intcnuo formalis,qua licet (it realis, id tamen, €i cotrcíy ondet ex parte
obic&i, reale no eft, quia vniver(alitas non. daturà parte sci, fd fit p
opus intelle&us, vt dicemus diíp.ieq. & inconfultó proríus confundit
May:ó tundan ema, & occafiones (ecun- darum iptenticnum cü ipfis
imétionibus, mam apt;tudines ilie naturarum, vt pluti- bus cómunicentur , funt
radices, & occa- fioncs fundandi (ecundas 'n'couones, no iplz (ecundz
intentiones , vt «x cadcm (p. conftabit. Cum ig itur (ecundz ini €. tiones
rermincent Ííccundartas animi con ceptiones, conícquenter entia ronis erüt,
& non icalia, nam vt colligitur cx difcri- minc pofito ; prima intentio
1deó dicitur ima, & alia fecunda , quia cum obicétà -€ontidcrari poffit in
duplici (Yatu , primó fecundum quod cft in (c, & sri attributa €i conucnicotia
ex natura rei ; (ccundà vt cft in apprehenfioue , & sm auributa ci
Corucn;entia ex intellectus operatione , qui (tatus , vt liquet , polfterior
ett illo ; mcritó cognitio, quz exprimit obicétum fub primo tatu, dicitut.
prima inrentio , & quz illud exprimit (ub poferiori,dici- tar (ccunday&
cà er qua talé cóce grioncm terainant , entia rationis eruar, 113 Sccundó .lib.
1. denatura Kogic& cap. 5. inquit primas intcntioncs eic nomina rcs ipfas
igmticáua med.js anime concepiibus,vt nomen homo,ani, al j cu efle conceptus
ipíos, quorü hzc omina figna fuat . s vcro nten« tiones ait cic alia nomina lis
nourmibus Gmpolita,vt genus, à (pecics ) quae, (üac Difpu. TI I.
TDeEnteRationis. ncmina impofit« animali, & homint,fett elle concepts
ipfosqui pec hzc nomina lone & lvbit primasiniéciones idcó non efie an'mi
noftri figmenra,quia fignificát rc prout fünt,yt homo; & anis — mal
natoran: hominis , & animalis in fey at (ccandz. incenioncs res. lign
ficanc s prout à nobis menie. concipiuo. ur , nom prout cxtra nenté funcvnde
potius cores ceptus concepruum fignificant,quam re- rum,& ideó. ote mernó
fccundz incen« toncs appellantur , atquc aninv no(tci opera,& fign enta ,
cux fuit opinio No« minalium,vt refert Tatar. q.3. yra: mb. Logic dub.1. a«
E;ceuj,vt rcícet Dado. uct.lib.r. Formalit. cap. 16. Sed neque hic modus
dicendi eft ad- mittendus; nam vt docct Mauittmis q. 5. vniuctf.aliud cfi loqui
de primis. & fe-— ^ «undis in'entionibus, aliud de termina ——— primarum,
& fccundarü mientionü,nam. ? pria & fecundaintentio ,vccontlat cx——
ipfis vocabulismporiantcceptusmen- ——— us, & que conceptibus:
lisexerimüiut, -—— teco/mrvcró,kcunominaeasdüvt homo, - — — animal,
genus,pecics lolas voces impots —— tant lignibicantcs illas ad plaotum;
cofut——— dit cr&o Zabarel.cum Nommalibus nomi. 4 na (ccundarü enrionao,
& primarum — cum intenu:-pibus iplis.» cft cauendum. 114 Tercio, alj
exylicantsm intede tioncm omnino , vt ensrationis , purant enim hzc duo eife
ade quaté idcm , ita Zeibius $. Met. q.8. ad 1. Arcum. art, r. Formal.com.4. s,&
Roccus trac, dc fecund.intent. quod probant nam ijsüens rationis, quodcanque
tr, fccandarió intellig.tur , nüquam cnimcirca ipsü jo» tcít in cllectus
operari , n.i prius rd realibus intelle&tis, ergo in vniucrfum ips fa enia
realía íunr priinz incenüionces , & entia rationis (ccidz, Alijita
explicant e vt fccunda iütentio latíus pateatquá cns rationis;ita
Didac.cit.q.vlr.quem fequi» tur Fact.q.2. di. Macht: ERAN A fccüda intédo
obiedtiua includit omnia iliaqua: rebus non conucniunt ante opc- rationé
intellcétus,vndc & inclad. t dcno minationé cxtrinfec ERA Net Á proucnicnté
e anis ghe jquta €ct,ens rationis non fit formaliter , nom "oie. Lio i
tamen cónenit reiantc opus intelle&tus, Auer eft fecunda intentio. -— At
vtriufque modi dicendi Au&orcs valde dccipiuntur, quia tantum abctt , 9
intentio fecunda go pateat , vc] magis, &c ens rationis , quod potius e
contra res fe habet, vt bcne notat Dudouct. lib.. Formalit.cap.6.nam fecunda
intentio sé- pet eft ens rationis rclàtmum ; cü fiat per €ollationem rerumadinuicem
in attribu- to rationis, vt mox dicemus, ens vero ra- "nis,vt
fic,abftrahit ab abfoluto, & re. - fpe&tiuo vt cóftat ex dictis, atq;
idco có- fultó intitulo quaftionis diximus fecun- intentionem effe fpeciem
entis ra- - tionis. Ratio vero primorum probat tm quodcunque ensrónis poffe
dici fecunda intentioncm,quarenus in omni inuenitur «.. fccunda auteütio
füpponens priorem co- gnitionem de ente reali, ad ca'us. inflar concipitur ,
quz fecundz intentionis ac- €eptio valde fuía eft, & impropria,vt no- . -
tant Complut.q. f.5.44.& Suarcz fe&.6, Meere fecun Kart intentioné pro-
o RA Md eure Sides riturquc etur rem, | dü quod cognita ef cópatatacum alia in
attributo rationis, De hend, d in omnoi ente rationis, & ideo non quodcun-
que cft fecunda intentio. Ratio ét aliorü parum roboris haber,nam q.2.art. 1.
fatis aperté demonítrauimus denominationé extrinfccam & ex a&u
cognitionis dcfam ptam pertinere ad illa ; quz rebus conac- niant antc
operationé intelle&tus, nó qui- dem illa, ex qua defumitur ( fic enim &
a&us,& habitus ipfi intelle&us fecunda jntentioncs dici deberent,
cum n6 habeát €ffe antc opus intelle&us ) (ed illam , qua fiunt entia
racionis, & à R ecétioribus di- citur fictio, ab antiquis autem negotiatio
jntellcétus. Accedit , quód fecundz in- tentioncs fapponunt pro fundamento cf-
fc cognitum,fi ut 5enus füpponit rem ef- fe ab inferioribus abftrractam , ergo
for- maliter non funt ipíz denominationes cogn ti, & cogicari, fed aliquid
aliud (o- per illas findatum. , 115 Qno , concedunt alij fecüdaimn intention.in
clc fpeciem enus rationis, Ulam nimirum , qua confütuit ens ratioe Logiea « :
Me on 7 Sauct.VIr. De. fecundis Intentionibus. c-r t.I. 349 nisrelatiuum , vnde
afferunt confequen- ter omnem relationem. raiionis cífz fe- cundá intentionem ,
& e contra;in juiunt cnim omne ensrationis ex a&a collati- uo rcfu!tans
e(fe f(ccundam intentionem ; fed tale ett omne ens relatiuum róníis, er- go
&c. ita Scotiftz quamplüges*. INcque ifte modus dicendi recipiendus cft ,
duo enim prafertim manifefte, fala continet; primum eft , quód omnis relatio
rationis fit fecunda intentio, docet vcique Scotus in 1.d.23. q.vn. $. Contra
ifíiud , omnem fecundá intentionem cffe relationem ra» tionis, fed non
quamcüque , fignum eut» dens rclationérationis magis patere fe» cunda intentione,
vt ibi notat Bargius, & in 1.d.8.9.3.in $. lterius probo , Brafa- nol
q.quol. 19. & (equuntur Kecentiores omnes Susrez,& Complut. cit.cum
alijs» & manifeit? probatur , quia fecunda in» tentio e(t alis relatio
rationis, quz deno minat rem, vt cognitam , & illà exprimit in aliquo
attributo rationis , vt genus, & fpecies,qua naturam denominant vt ab
itferioribus abftractam , & illis collaram in ratione füperioris, vndé cífe
fic cogni- - tom pracedic in re velut ratio proxima fundandi fecundá
intentionem ,quz ideo dicitur exprimere ré extra fuum ordiné, & in flatu
fecundo , qualis cít effe cogni- tum; fed multa relationes: rationis , licét ex
cognitione refültent,ramen nó fuppo- nunt efle cognitum, velut rónem fundan-
di,fed potius vt meram conditionem fine qua non , & immediaté fundantur
fupra effe reale rei , & ideó rem exprimunt im - fuo ordine , nóautem in
aliquo attributo rationis ,q» ei compctatquatenus cogni» taeít,ergo nó omnis
rclatio rónis cft íe- cunda intentio, maior patet ex communi cóccptu;:qué omnes
haben: de relationes probatur minor de quuiose cm ^ Deo;dexiri in columna ,
& alijs, quia li dicdiué cet relatio creatorisin Dco fiat e à cognitione ,
ipfum tf e(Te cognitum in. obiccto non fc teaet cx parte fundamétiy vt ratio
recipiendi talem relationé , nom .n.ideoó Deusfandat relationem ereato-
ri$,quia cognitus eft,fed quia cft omnipo tens, vel creaturas produxit,&
idcà expri mic Dcum $2 Hdjquos; T à parte E y vla , ; E p uum tÓÓstw—mt CIERRE
UT $e feconcü habitudinem realem, quam dicit €tcatura ad ipfum,ac proindé
noneft fe- «unda intentio , de cuius ratione e(tex- primere rem extra fü
ordinem; hoc eft; 1n fccundo flatu, qui er competit,quate- nus cognita eft -
Ruríusfecunda intentio eft relatio rationis in vtroqoe extremo: €x scot.Cit.
quia dere[inquitur per ratio- nem in obic&is comearatis adinuicem im
attributo rationis . vr patet de fecundis: in:Cionibus log calibus ,fed relatio
Pei ad creatoram , licet fit rationis, tamem rclatio- fibe correfpondens in
alio extre- mo eft realis, ergo nom quaecim uc rcla- tio raioniseft
fecundaintentio 116. Alterü,quod falfum affümebatur ab illa opinione , cft ex
,uocunque actu «ollauiuo duorum obie&rorum cogpnitorü: reíultare
relationemrationis; qua fit fe- «unda iniétio, nam vc docet Scot. r. d. 7» 9,7.infra
E; arguens contea Gorfted. in; wcliectus cOferens.youm obic&tü ad aliud
sristalem habitudinem, qualis c(t ipforü: €x natura rei,non caufat
rclationcsratio» nis, cuz funt (ccüda: inrentiones ( de his: am iBiloquitur)
fedtantum qfv comparat in habitudine , quz nom fequitur illa ex: matura rci (cd
careis: conacoit ex nego* siazionc intellectus ,at per. multas rela-
tioncsrationisfolcnr cxplicari res in (uo: ecdine;..i. in habitudine ,.quam
vna: ex matura cekdicivadali$, vt modo diccba- mus de rclaeioue- creatoris. in.
Dco; quar licet fit rationis , adhibetur tiyad expri- mendam real habitudinenr
creaturz ad eum, crgo non quodlibet ens rationis: «xa&u
collatiuorcíultanscit fecüda- in» tenuo; cx:quo ét infertur nó. (emper pri«
máintentionem cle cns rcalc , (cd iner- €um efie rationis, et rc&é notauit
A mic. trat. 3.q. r.art. 5. in fine. ,& ata cuenit: y. quoticícü:); pct
ensrationis res cxprimi- wr in fio otcdine;hoc .n. (jcótat ad cóce- prum rei
primarium & pcr eófequens li- mites non egreditus prima integuonis « 117
Quimio hac de caula Recétiores comuniter ponunt fecundam intentione — hà ellc
vtiq ; relationem Fatiopi$, non tamem omneumsíed illa (clum, qua lupponit ali-
quam priorem «ognitioncm , & iniétio- nan; inqua fondetur , qu& jceindé
not Difp. III. De Ente Rationi; — 000 folum in ficri ib intellectu ct, «E eft
relatio rationis in Deo, fed Ét infune dari, fundatur .m. fpecialiter impriori
co» gnitione, vel inobie&ca, prout denomi- nato à priori cognitione ,
atquc.ità cum concipitur cffe cognitum,cfle prad efie fübicctü per modunr
relationis fun- darg imobtecto prius cognito , dicüt fieri fecundas
intentiones; ità Suarez, Aucrfas Complur;Toan.de S. Tho. & alij paffimz-
& ratio corum potiffima eft, quia fecüdae intentiones illa dicuntur ,qua:
fecundae notioni, feu'intentioni formali obijciun- tur , appellantur.m fecunda
inceriiones ; quati refultantes ex fecunda attétione; vel cófideratione
intelle&us, (cd nó folü ef- | fe przdicatume(le fubie&um, &c.fedég
— — e(íd cognitum; effe apprelienfümr, cürte Hexé cócipiuntnrper
mudumrelationisy- — — obijciuntur fecunda notion: formali in- telle&us,
erzo proprie erum fecunda in« relationes rationis, qua fundátu ri cognitione,
vck in obiedfo re prout denominato à priort cog . 118 Quamuisifte modus Rant»
t(i liabeat probabilitatis, & propiusalijs: accedat ad veritarem; tívnec
ipfeattingit - de , formalitatcar fecundi intentionis, nà de: ratiome
fecuridae: intétioniseft,vt pom Jh t- - exprimatur res extra fuüordiné |
aitributa tnis, que ei competit imfecüs- do ftatu;i m quo nóponitar; nifi
abintel- kétu negociáte zfedpel viliéssorüni: etiam fundatasin priori:
cognitionc, (cir inobiecto, quatenus prius cognito fzrpe exprimütur rese
(uo'ordine,S sm quod: süt à parrereis ergo nóo6s huiu(medi re
lationesfanrfecunda: intéioncs , maior" patet y quia quádiu res exprimitur
in füo- ordine, si quod;cft pane rei illaex- preffio pertinet ad cGceptum rei
prima» rium; nó fecüdarium y Probatur minor 5. uia ficut per rclationem.
crcatioois in Ino capnt toU, quod eft à par*c rel y. licet fit relatio
rationis,natu ex primiimus: i realem creatur adipfum ,. ita per relationcm
cOgpitt ip obiccto ad: porctiam co. Cem. exprimimus id y quod c(t à parte rei.
Í. habitudinem co- gnivionis ad obic&uim;X obicétü à parte rei icatüg , :
D» tentiones, &talesvniueríalitereruntoé$: — — mrimptig — " xci à opü
xclationem creatoris in Dco, mI Sei eitiedec xdcbemus 1c- E: tioné conceptá in
obiccto cognito ad (ome LET "ES ER ^ 4 M^ - [] "i Lo IET " /——.
3tionis jcrinésad extrema i . mifeflaratio quia cum re(ultet in exire-
cogno(cétem ;& ratio cít,quia z potjoncs nó carcdiunrur dimiies Roos n RAT
explicent rcm in (uo ord;ne. Rurius idco rclationé crca- tionisin Dco diximus
nó clTe fcc. —. dntétionem,quiamo eft rationis invcrog; Xr mo;cum in creatura
(it rcalis, (ec - ida vcró intétio eft relatio ronis mutuain oenueno jg claié
innuit Doctor 1, /d.25.q:vn.cum inquit;quod eft relatio ra- & (a idet ma-
[d rmis per-mutuá cóparationem in attribu- — so rationis, fequitur debere cie
mucuá in ambobus ,fed fic cft , in propoiito elatio cogniti m obicéto ad
potentiam «ognofcétem nó cít rationis in vtroq;cXe /—— sremo, quia habitudo
inxelle&tus ad obic- , Repo iem ati ra rü ratio: at incitoppofitum y quia p
fe- Íecan- — «undamintentioné formi r d Geneooeptonéin intellectus non dc-.
bemusintelligere quamcunque €ogotuo- ncm teflexam cadic im aliai) cogni-
tionem;vel in obic£tuay prout deaomina. tam inprioricogniione » vc ipfi purant,
conftat .n. nó lolum ob:c&tuim, quatenus, «ógnitum ; fed ctiam ipsá
intellectionem: .. eeaiem polle reflexé cognolci., &.inboc. fenfu obijci-
fecundz iientioni tormali; fed pet (ccundá imétionem forisalem in- telligi
debet actus res exprimens extra fuum ord inem;quod fit per a&um colla- -—
mitum illari in aliquo attributo rationis ; - inhoc autem feníu cle cognitum ,
& cflc appreheníum nóobijciuntur fecunda in- tenrioni formali (ed pruna 5
nam ficut pertinent ad illa , qua «cbus conueniunt cx natura rci,hoc cfl,ante
negotiationem , itelletus «x dictis q.2.art. 4. ita nó ter- soinantsnifi
irimatias animi notiones. 119. Obijcies,cü obic&tum
cognirumreCogitaturcilccognirum,cócipiturextràfüumordinen,&poniturin
fecundo flaw, quia inteliigiiut (üb aliquo attti» ; buto;quod non cit àiquid
cius. ex natue Quafi. VILI Dé fecundis Intentimibutesi.I.— 351 nin. txquneilingo
ficuc taret y mem; fub rclatione rationis 3d, iuGmusá numero 4ccundarü
potentiam cagnofcErem,eig» conceptu re flexus, qué cecmuat y ettfecandar:us s
& clie cogaitan haic;concejrui obiecto cric fecunda intentio obieótiua,
Negatul. affumptrauxs quia per eamd fam relation tationis obiecti cogniti ad
potétiá cogno fcentem aliud ex primere ap 1ncédimus, quam obicétü terminare
actamintelle- étus,quod totü cit parce rcl & per cós fequés attinet ad
cócejtum rei primariüs ad fecundam auem intentionem nO fuflt €it5 qp ficrclatio
rationis, fed vicerius re» quiritur vt per.cam rcs cxprimatur Ctra fuum
ordinem, & in ttatu (ccundo. Sexto :àdem hac de caua Scotite nó omncs
tclationes rarioa!s etià fandatas in prioticogoicion: vel obiecto , quate- mus
cognito , agnofcunt pro fecundis in- téuonibus, (cd 1ilas vm, quz derelinquan-
tur inobiectis comparatis, vt comparata (ant in aliquo attributo rationis, qp
apet- 1€ colligitut ex Doétore 1.d.3.4.7. infra E.& d.23.9.vn,& 4. d.
1.q.2. & $. Met. Q.11-& alibi (z a lententia ita intel - ligiwirab
An&tore foruzlit X Tromb. in Fatmalit, & al;js Scotíftis,quos fequi.
inpet cinyt fecunda meo dà ies uer fit ipía pa(fiua cOparatto derclicta sedis
"lta db t5 ita n. loqui videtur Scot.a. d. 1» q. 2: Sed uon a(fentiivar quia
vel per compa-« tationem pa(Tinà intellig tur ipía deno-: minatio exrrinfeca
derclidta in obiectis; ex terimmmatione a&us comparantis; quadam cclatio
rationis , qua rcíaltare. concipiatur im obie&to,vcl obieQtis copa ratis ad
intellectum comparáté, ícd quo» - «unque modo accipiatur, pertinet ad con» ;
cepium rci primarium, ergo nó benc cues nitur fecunda intentio obtectiua,
Probas tur minor ,quia (i primo modo fü y pro denominatione extriníeca , claré-
liz d exloco fepe cit.q. 1. art. 1. huias difp.pertinere ad ca,quz rebus
conuemut : nullo fingente intelle&ucum aliud ceali.- ter nó fit; quam
ipfemer actus collationis ad illa obieéta terminaius,cp quidem ve- rum eft de
extriníeca denomimatione à uoctnq; aéu virali derelicta, vcibi ote i cundo modo
adhue nà: - p iseery aane Hh 4 *gtc-
1$'cx actui incelleétus cópatan- | ^" —— LANG, Lo 352 egreditur limites
cóceptus primarij, quia licét fit relatio rationis,cum non atfama- tur ,ni(i ad
exprimendam realé termina- tionem,qua obie&um ter minat adtá rca- lem
mentis collatiunm , plané expriinit rent, (icut c(t in (uo otdine,& ita eft
pri- ma dumtaxat intentio. a 120 Dcbet igitur hzc fencéria (ic in-telligiquód
comparatio pa(fiua duorum obic&orum in aliquo attributo rat. onis concepta
ab intellc&u inter ilia ad inftar teípe&us inter illa duo verfantis (it
(ecu. da iniétio , & quatenus per illamobiccta comparata referuntur
adinuicem nó aüt ad intellectum cóferétem; aliud eniin c(t e(fc coparatam ,
quod habét in ordine ad intelle&um comparantem , & aliud illud effc comparatum
quod inter fe habenc ex otiatione intclle&us , & aliud eft co cipere
illud effc comparati; hoc; cóci- pientes .n. illud effe comi paracà obicéto-
fum in ord.nead intelle&tom comparan- tem nó egredimur limites concep:us
pri- marij,vt Rüpct dicebamus conceprü veràó fecundarium formamus,cü illud efle
co- tum concipimuas , quod obic&a inter € habét ex negotiatione inte
le&tus ;qua- rc magnum d: crimen cft inter concepcü , quo concip'tur homo,
v.g.habere cffc co gnitum, vcl con paracü in ordinc ad intel le&ü
concipienté , & comparántem , & alium conceptum , quo cóparotus cü e
tro, & Paulo intelligitur haberc rat.oné pradicabilis, quia hic vitimus,cx
quo ncc tfem;ncec habitud né realem cius ad «lud exprimit;aut alterius ad ipsá
,«fl conce ptus omniné fecundarius expranens ho minc,& Petrum , nó (icut
(unt in fuo or- dine,tcd sr illud addi ab inielle&u ca ! tc in attr/buto
rauonis ; iile veró pror cóceptus cít primarius, uia cx quo exprimit realem
terminacionesqua obic- Gum terminat a&tum realem mécus col- latiuam,
exprimit rem, ficut eft in (uo or- dinc. Hinc Scotus &. Mc. q. 2ait , quod
fecunda incéuo inetl rer inquancü con(i- deratur, & per cé(idcrationcin
alieri có- paratur , qua cófiderauo cti ccll^tiua v- nius ad aliud , quafi
dicere velit (ccüdam ántentioné inc(c rei,vr con(idera.u: altc- ti coparatajcu
in ordinc ad aliud; cui có- Difpat. 111. De Ente Rationi Seen paratur,non in
ordine ad intelle &tü com parantem, quia talis có fi deratio coll tiu.
folum e(t, quz dar rcbus c(fc omainó ra- tionis, & inuicem referri
relatione raiio- nis,quod etiá manifcfté docuit 1.d.2 4.dü dicit si
iatencionemeetfe relatione ca- tions perinétem ad extrema (nempe ia. ter quz
verlatur) axtus :ntellecus com- paranus.& imn 4.d.1.q. 2,(ub B.quádo ait,
quo fecüda intentio e(t relato rationis, feu comparauo,quia cófideratum cópa-
ratur ad aliud pet a&tum cófideranus, 8e ita im.elliganc haoc fentenià
Mauritius q.3.vntucri.$. Sed quias lcafauol..j.quol. 19. Bargius 1.d. 23.
quictat Lichet. & a- hos. Qui tamen in hoc deficere videntur, quia p.it ant
fecundas intétiones necetfa- r,Ó aliquá proprictacem à parte rei exige re,vnde
moucatur intelle&tus a4 (l'as cau- (andas, quod nobis omninó nó probatur,
quia coparatio pa (Tiua inter duo obiecta, TM modo expl.caiaettyporettomninó —
— ng: ab intelle&a |tüinzvilo fundamétoin — — re, Vcrum efl vugu.
wiétioneslogicas — —lcs non tormari finc tundaméto , forina- tur enim
vniueriale y.g. ftante reali come — ucniécia plarin 1n cadé nacura , forma- tur
przdicatio. vnius de alio (tante ccali - ; idétitate vtrorumq; adinuicem,
formatur illauio , vcl confequentia flante real. ena- natione vnius ab alio,
vel filtim cócomi- tantia& fic de alijs. Aft hoc nó impedit, quin pofTint
al;z excogitari fecundz in- tenuoncs omninà phantaflicz j quibus
inieiicé&us comparet ad libitum obiecta cogna in attributis rationis , vnde
non cft dc rationc fccüdz intentionis, vt fic, habere fundamentum in re. Ex
ditis infertur definitio prima , & fecunda intentionis , & difcrimen
intet illas, Namprima intentio cfl obiciiuns al£u cogni um vel abfolute per ai
re- £^ Gum aut refle xuyvel im ordine ad aliud per atium collatiwum. fecundi
aliquod aitributü conueniens illi exnatura rci ante. intelle&us
negotiationem . Ratio huius dcfinirionis ett, quia per actum re« €um, &
rcflexum res cócipi folet in (uo . ordinc,X boc ctia fieri potctt actu colla-
tiuo , (i res cOferantur adinuicem fecundü aliquod attributü reale ; (i
quiscnim ho* mi- Am, & animal cócipiat actibus abfo- lomo oc ra quid fint ,
ac -etiá rclexis inelligédo fe illa intelligere, el illa vt (e cognita adhac
& actu. col- - faciuointelligédo hominem c(Tentialitec warcicipare naturam
animalis , animal aüt mon includere natur hominis , nihil talc concipiet,quod
homini, & animali in (uo ecdine non cóueniat. Verum fi a&u col. latiuo
alterius generis cócipiat animal di- - &um dc homine cíTe genus hominis ,
co "quod inrcllcéus cognoícés hominé par- |! ticipare natoram animalis
(umptit occa- fioné pradicandi animal, & (ub: jciédi ho minem dicédo bemo
cft animal cunc vti- . que in obicétis fic cópararisdiucríe com tiones pafTiuz
per talem actum col. feioem derelinquantur qua ex parte ex- tccmorü srh
diucrías corum proprictates diucr(imodé nominantur, & intentiones fecundz
dicuntur przdicati, fübic&i, gc- peris, fpeciei &c. Specificauimus
autem prin intentioné elle obie&um a&u co. ^ gnitum, vt cétra quáplurcs
Scotiflas do- " ceamus non fufficere,g» üt cognolcibile, (wt prima intétio
dicatur, & racio cit ,quia ficut obicétum nondicitur cognitum , &
intellectü, niti qnádo actual:tcr terminat actü intelle&us , (ic nó hibet
elfe primo intentum, vcl primà inccntioaé, nili qua- tcnus primó tecmioat actü
intelle&us, va dé ob:cctum,vt cognofcibile,dici nequit prima int&uo,
niá remoté, actu veró có. ftituicurcalis .cumreriminat actualiter pret- -Apàm
inrentionem formalem intclledus, vt bené notarunt Tromb.7. Mct.4.9. sar- nanus,
& Fuentcs cit. Secunda veróinté- 140 eji comparatio pa[fiua, qua reperitur
int«v duo , vel plura obie&ia adinuicem "€aparata 1n aluo
attributorationis fi- 6o ab intelleiu per modum relatioms dUnuiud intcr illa,
quz definitio soligi- tür cx Scoto 1. d. 25. q. vn. cu us intclii- gentia cx
dictis facile deducitur quoad owncs cius parciculas,. Maximé auté ad hunc
dicendi modum accedit. Aurcol, 1. d. 23.pati, L.art.2. m fine, vbrait intétio- ncs
prunas cie cóceptus obicétiuos pri- mi ordinis, quos inicllectus immediate
format circa res ; inientioncs veró (ccun- das «ffc conceptus (ccundi ordinis »
quos Vi. De fecundis Yntestionibus efr. — 353 intelle&us fabricat
relc&tédo , & rede- uadocitcà primos conceptus,v: süt vni- ucr(alitas,
przdicabilitas , & huiutmodi qti ad actum componétem , & dinidéie,
& connexio cxtremorum in medio, quà- tum ad a&um di(curfinum,&
inquit om- ncs itas intcutiones pertinere ad przli- cámentum relation;s. 1211
Quomodo aüt,ac pcr qnem ada fiant (ccundz int&cioncs, facilé deducitur CX
di&is q-4- art. 2. nam iuxtà principia ibi tradita dc formatione catis
rànis di- ccte debemus (ccüdam incctionem mate- raliter ficci lioc ett
derelinqui (ec acti collatiuum intclle&us, nó quidé omnem, fed illum
dumtaxat, quo res coimpacacur in aliquo attributo rationis ; formalitee vcrà
Bir per a&ium reflexumsquo tal;s có- paratio pafliua cócipitur in
obie&is co- paratis admodü vere rclationis,& mutue inter illa. [tà
inlinuat Do&ot 2. d 1. q.i. atr. 2. dum loquens.dc fecundis intentio- nibus
ait non haberc e&c line actu. cópa- rauvuoscfló fiant per intelligétiam in
ve^ ro cilc (uobis. n-ycrbis,vt D. Vulpes cit. - di(.att.vit.adaotauit ,
fignificat (ccüdas iar&tioncs per actum cópatcauiaum habc- te un eflc
materciale,& derelictum, & per intell.géiam ccflcxà füfcipere poftca
c(- (c vcrum conis fabricatum, & Formalc, Et probatur breuitet y quia talis
comparado paífiua anté scum rcfle xum, quo comci- pitur ad mod rclationis, eft
cii d enoini- natio exuinfícca in obiectis coparatis de- tcliéta ex
«crminatione a&us collatiui, ec o ante talem a&ü non habet cüle actua-
c, & formale rauonis, (cd rantü materia» le,& fundamentale,cü vcró tali
a&u có- cipitur ad inftat verg. relationis iater illa obic&a, tunc
(uícijic formale e(fe ronis, ità (cnc Barg us cit. 1.d. 23. vbi notat gp fi
interdum inquit Doctor fecundas in- téuones produci. per aCtü comparatitils id
debct incellig: nó formaliter,(ed przz- fuppofiuué, 1nquavtum produci nó póc
fccunda in«cnuo , nih jrziuppofico actu Cópatatiuo ; quo habitoincellectus
nouo. actu producit intécéonem in re coguita s & nó producit eam ipfo actu
comparatis uohzc Barzius ibi,pro quo modo dicedi citat ctiam Lich.z, d«1 5 q-
1.1dein habet Maurit, - 354 Maurit.cit.q.3. vniuerf. vbi jn formatio- ne entis
rationis ponit multa figna , & cü indecimo figno dicat intellectü habere
actum comparatiuum pluciumlobie&torü in attributo rationis , poftea fübdit
in v0- decimo habere actum prodattiaum fe- «üdg intétion's cólargentem cx cópara-
uonc przdié&o,& idé docet Brafauol. 9. quol.19. Et quia hicactus
apprehendédi illam coparationem per modum vecz re- lationis fpeétat ad primam
operationem, idco pcr hanc (olumoperationem fiü: (c- cundz. iptentioncs in fuo
e(Ie formali. 'a vcro situs collatiuus omnibus , & Jirgulis operationibus
conuen:cc poteft, idcó poterit per omncs ! eri marerialiter & derclinqui
peculiaris fecunda intentio, fic per primá operationem intelle&us có
fÉcrendo animal rationale in ratione defi- nitionis ad hominem in ratione
definiti , & é cótra abf; aliqua affirmatione, quz nócít dc cílentia
definitionis , derelin- quitur in his obic&is fccunda int&uo dcfi
nition:s,ac definiti; per (ccundam opera- tionem cófcrentem animal , &
hommem in rationc fuperioris, & inferioris,gene- ris,&
fpecienprzdicati,& (ubie&ti, pre dicádo.(.anima] de homine,derelinquun-
«tur 10 huiuí modi: obie&is coparacis comit parationcs illz paffiuz pra:
dicati, & fub. 1c&i,copulz ,propofitionis,&c. & tandé per
teruam operationem cófcrendo vná propofitioné in ratione antecedentis ad aliam
in ratione cofcqaentis derelinquü- zur in illis propofition. bus có arationcs
paffiuz pettinétes ad argumcotationcm, aioris,minoris fequc!a,&c. qua omnia
fatis liquent ex dictis q. 4.a1t.2.&inhocfen(adixitZerbius.sMet.q.8. ad 5.
fc- «undam intentionem non rantum reperi- ri in primaopcratione,quádo eft
compas 'rátiua; quod ytique potcft illi conuenire, vt docet Scot.2.d 6. q.2»
fed ctiam in fe. cunda;& tertia, quando per cas vnum al- tcri comparatur in
attiibuto rationis, 123 rcs an folus intcelie&tus cf- ficere pofiit (ccüdas
intécioncs ; num po- tius etiam volátas,& dubium pertinet fo lum ad
Scotiflas cocedentes cns rauonis ctià à voluntate ficri po(fe . Bargius cit.
negat, & cít doGrina cómun:s apud Rc- Difrut. 111, De Ent Ratinis ph
"C centiores, idquc nó probatfed veluti" ^ —— nifcftum fupponit,
1mó.hacde cauía, it* quitno omnes relationes rationis effc fe» «üdas iniériones
; quia mult relationes rationis fiunt à volütate,ua' tamen non funt intentiones
(cctida . Sed a6j Scoti- flx cocedunt , vodé paflia det:niont £3» «üdam
int&uonem , q fit; rc(peétus caue fatus ex actu collatiuo inceiledtus , vcl
ab tcrius potétiz collauuz , vt comprehen dant refpectus ration's à. volütite
caufa» tos,& Tatat przícram lib.1.Elcn: h.q. r, $. Quartó (ciendum inquit,
quod figni ficutio)quz in vocibus ett relauo rauonis vocis iigaificaciüz ad rea
6gnificatam, cft (ecüda intétio fadta per voluntatem , quia hazccóparatio vocis
in ratione figni ad rem in ratione f;gnatifi c à volütates nO ab intcllectu,&
talcs vidétur cífe om- nesrelationes rationis,quz in vtroq; ex- tremo fundátur
ratione denominationis extrinfece ab a&u voluntatis procedéte; vt fant
relationes dominij, & (eruitutis, — emétis,& vendéus,&c. que
ompesoriü- ——— — tur ex COtractibus,& volütatibushamas ———1— nis; nejue
inbocdubio videturetle ma- —— —— ior difhcultasquáminillooanpoífiteffi-.—— cere
ens raionisquare fidcfendatur poí» —— fe ens rationis efficere , facile
ctiamdes—— fendi poterit polle formarc fecundas - Aanienuoncs . [t jx.
ARTICVLVS Ino d; Vbi conferuntur fecunde intentiones cum primis, C" ad fe
inuicem. Pr. - T AX 114 97 Onferri foléc intéciones fecüdz C tum cum primis y
quibus imm tur, & applicárur, tum ad femuicéjquate- nus einuicé dc
nominant;ex qua collatio- nc vari dignofcótur affe &bonts carum .* Pranó
iaque cóferantur fecundz incé- tiones cum primis y licut imagines cü re- bus
imagatis;inuente cnim funt ad reprae fcntádas ics ipías fecüidum
methodaom,& cuitatcm, có modo, quo declarauimus q. 3- huius difp.explicádo caufam
finalem: «nuum rationis,& q. Prooem. Log. art. $. & haicpotiffimum
ratione dicuntur di- rcétriecs noftig cognitionis, vt 1bi cxplis ' , Cà-
TUIMNMOUSNOS C HTS . catum eft ,& notauit Auería q. $. fc&. 8. tali
vero collitione oritur , q quic. d (ccundis tribuitur intentionibus, &
rcbusipfis verificetur y ficuc quicquid Á T tribuitur 1magini,de re, cu:us cft
imago$ EN verificatur, cam bac fit fa&a ad inflar il- lins, illis du nta»
at przicats exceptis , vt E * "bene Roccos aduertit trac.de fceund. in- T
- vx ponunt diffcrentiam inter ipfas fecundas intentioncs,& primas, nócnim
..Valetdicere, genus cft ensrationis, fcu $1! intendo , animal eft genus; ergo
RUE animal cft ens rationis. vel fecunda inten- TUBI » ioyquia eicfmodi pra
dicata funt illa ip» *f E EU PNOMI peciem, alias. /.. intentiones fccundus à.
primis j. ficut fi . ... diceremus de imagine effe figuram » vcl H ^. piQturam,
vtique hac predicata dc re Pu euius eftimago , verificari nom. poflent Edea
ipfa, qua difcernunt imagi- .. pem ab imagato , && conuenrunt imagini
—.. gatione fuí nor ratione imagati .- ." r2$ Buplicitctautem hoc
contingere Tw os bifariam poffunt inrenti ones: (— fecüda primis applicari ,
vno modo mc- diante priedicatiotie exercita , alio modo ^» pes iR eir quam duplice
pradi- ionemy ita declarat Do&. q.1 4» voiu. ih corpore quie (ii; &
'o€s ciusex pofito» resibi qp exercita fit illa qàz-fit iniebus,
vclintentionibus per verbum Jus yesyeff , vt homocft animal , fignata veró fit
illa,. —— qua fit perterminos(ecundarum in'étio: - gum per verba dicí ; &
praedicari, vt ge- ] mus praedicatur de pluribus fpecie diffc- ' . fenubus, cx
quo infcrt Mauritius q. cit. Banc pofteriorem nótam effe pra'dica- tjonem,quàm
fign praedicationis amus: indicium ett , quia. quod: deberet poni à rte
praedicati inca ponitar à parte » biecti, vt patet in allata praedicatione
fisnatay attalis non cft proprie przdica- « tio,quia non prz 'icatur, quod
matum ge ieari & non fübij. itur
quod na« um ett (ubijcis quami docteinà nomreci- pit Brafauola illa eadem qj:
(t.contendic enimvetiam. fignatz pradicationem: effe ie füo generc vcramy &
propriam pradi- : cationem; que liscit parui moinéti, có- » cedi .m. po:cft
cíle veram przdicationem in (uo sencrc y abtolué tamenloquendo »e (000 eft. PL
De fecundis Iptentionbus.e/dre.I.— 35$ negari nequit quod prz dicato exercita
non fit magis propria praedicatio, vtpote illa, qua primo inturtur ante. oculos
ponit ident; ficationegy predicati cum: fubie- Eo, quod non facit. praedicato
fignata ; fed rarius de bac duplici pred:cauoue, » tedibic fermo infcriusdifp
5. q. r. art. 1. 126: Ad propclitum redeundo,li fec dz intétioncs applicencur
primsmedia- te cxercita predicatione ,predicari ne» qucunt nifi accidentaliccr,
& denomina- tiué , nam non (unt nifi relaciones quz dam rationis, quas
intelle&us veluti acci- "dentia quzdam intentionalia: attribuit primis
intéion:bus , ac proinde nom ni f& dcnominatíué- de illis przdicari
poffunt, hic cnim cftpropriismodus przdicandi accidétium dc fuis fabiectisita
docec Do or q.. 10. vniucri.& ficüt acccidentia e realia de fuis (abiectis
pra dicamur in co- cretoynor in abfl ra&o, dicimas enim, gr homoett
a/bus,non albedo;ica dicendum eft dc his przdication: bus fecundatü in»
tétionum refpe&u primarü,vnde animal d:citurgenus,non gencrcitas,& fic
de a« lijs »quia hic €t eft proprius modus prz- candi accidentium de fuis
fubiects ; vt concreta przdicentür de coacreus . Pof- [um auem fimiles prz
dicationss,animat c(t genus, homo ett fpecies, fumi infenfur formali,aut tantum
funJamentali, qui- denv(i fundamétalier fumátur , sát verae à parte rci y
fenfüsenim eft ; quod animal cft fundamentum: idoncum , vt ad plures fpecies
referri polfit in ratione vniuerfa- lis, quód vtique verum eft nullo cogitan-
tc fatelle&tu ; at ti fümaatuz in (en(u for- mali,nó funt vete;ni i
intellectu a&u illis fundamétis affi géic tales relationes ró- nis,&
per itenim ad plurcs fpecies vcl indiuidua'in rauone vniuctfalis ,. 127 Si vero
huiufmodi applicatio fe- cüdarum incéuonum ad primas fiat me- dia piz dicatione
iignata , pór fieri etiam - praclicatio e ffentialis, vt conftar cum di- cimus
gcnus pradicari inquid de pluri- bus (jcciebus; fpcciem de pluribus indi-
uiduis;; verum tamen eft hanc non exer- ceri nifi intermynis primarum (pót ta-
mcn exerccti ecia in ccundis, quando in- tentiones (c habent , v; lüperfus,
& infe- rius, 356 tids,vt notat Tatar.q. 1.de genere dub. r. vnde valct
dicere Vniucríale predicatur de genere , ergo genus cft vniucrfale ) vc tlocet
Scot.q. 14.cit.vnde ifta praedicatio: fignata in (ccüdis fpecies praedicatur.
in re dc pluribus indiuiduis,ita exercetur, pra&icatur inprimis , Petrus
eft ha- mo, Paulus cft homo, & ratio e(t, inquit DodGorquia fecüdz
intétiones, maximé uádo copulátur per verbum predicari , üpponunt pro
fandamétis , & ideo tales pradicationes verificati debent per ter- minos
primarü . Ad pecsdm aüt, «uomodo fieri debeat huiu(modi appli- «atio (ecüdarum
intétionum ad primas praícrtim per. excrcità pradicationem, attendi debet
fundamentum , quod cft in primis intentionibus , nam fi inferiora , «lc quibus
natura apta cft przdicari,ditfe- rant eflentialitcr;illi natura applicari de-
Abo intentio generis fi vero funt indiui- dua, applicari debet intentio fpeciei
, & cic dealijs. 1:8 Deinde cóferendo fecandas inté-
tionesadinaicem,videmus vnam fecandá intentione alteri applicari, & de illa
prz- dicari tàm exercité, quam fignaté, vt gc- pus cfi fpccies
vniuer(alis,vniuerfale pra» dicatur de gencre. Ratio cit, quia vt do- €ct
Scot.q.6. vniuctf. vbi omnes cius ex- pofitorcs & q.3.antepradic.ad 3.
& q.1. poftpradic.ad vIr.& 4.d. 13.9.1. infia T. & quol 6.infra
X.& alibi foc pore ab - 'istellcétu vna fecü.ia intétio fundari (u- per
aliam, & fic de alijs przedicari , quod pe pendet cx virtutc reflexiua q bet intelle&us (upra (uos actus;hinc.n.
potcft ipsa fecundam iniétioncmreflcxé €ognofccrc,& ipfas alteri comparare
in attributo rationis, atq» ità cognofcendo, & cóparando fuper ipíam
fundare aliam fccidam intétionem, ficut intentio genc- ris.quz tribuitur
animali , fanda iniétio- xcm fycciei eo ipfo, quod ab iicelle&tu «óparátur
vniuer(alivt inferiustuo fupe rioti, & tunc fecunda intécio fundata dc.
nom£aat priorem fundatem,& fic in pre- fato exemplo dicisur ,3nod gcnus
forma- lier cft gens, & denorninatiué fpecies, &idcó inquit Do&or ,
quodin his cai- bus1ntentio fundans fumitur , ye quid , Difpu.11I. De Ente
Rationis: — tat, uafí dorf us, fandata verà,vt modus ; hos auté termi nos ità
explicant Expofitores q.6. cit. ex - verbis iplius Do&oris przfertunqu.8.
—— $. propter boc,vt (amere intencioné fun- dantem, vt quid,ím illa accipere
sin fuam quidditatem,& natura, (cà vt eft id,quod intelligiturffumere
intétionem fundatá y vtmodum , (it illà acc: pere, vc decermi- nationem, &
modücótiderandi alterius, & (ic cum in prz faro exemplo dicimus 5 €p genus
cft (pecies, genus (umitur vc id, q intelligitur, fpecies vt modus , fb quo
intelligitur, & hoc modo non incóuenit, quod vna fecuada intentio
praedicetac de alia, & (ignaté, & exercité ; imo cadem de feipfa,vt cum
dicimus fpecies efl fpe- cies, mquoca(unos eft imaginandum, — quod cademmet
intentio numero fit il- la, quz incelligatur , & ub qua intelligas — eadcm
intentio numero fic mo-. — vtputauit Mauritius; (ed. — c(t
imclligédumeandemimnédonenfípe- —— — cie effe modum fui M4 c éü di- 9€ cimas
fpecies cft fpecies, vác (pecics,que accipitur vt modus, & poniturà parte
rz dicati,no cft illa eadetn namero, quae — | f umirur vc quid, & ponicur à
parte (übies 35 Gi,quià idem numero nó poteft applicae — — —
rifibiipfiytadditi, quilberautem moe — dus efl quid additum, quod benégotaui
— — Bra(auogla contra Mauritium Q6. 1:9
Hoc autem intereft inter appli« cationem,quae fit fecüdacum intention ad
primas, & ad (c inu/cem, qtiod primis femper applicantur, vt modi
accidétales,. qu femper applicatur ,vt accidétia (ubie. is,& ideó coltituüt
pradicationes exec citasaccidentales tantü.m, ac denomina- tiuas; verüm cü vna
intétio (ccüda alteri applicatur, poteft illi applicari tàm vt mo dus
accidétalis , quàm effentialis naa 1i intétioqua alteri applicatur, vt modus ,
fa illi (aperior, vc cumdicimusgenus e(t — vniuctíale;eft (ecunda intétio,cít
cns ra- tionis,tunc applicatar,t modus, & detec minatio c(entialis , &
cóflituit predica- tionem quidditaciuá. fupcrioris dc infe- riori ; fi veró
incenzio alteri toten fit infcrior , vt cüdicimus vaiucríale cft ge- nu$ vcl
difparata,vt genus cít (pccics,rüc. applicatur, vt modus, & dererminaso ace
^ : eiden- iidentalis,quia inferiora accidü: fuperio- tibus, & vnum
difparatum alteri difpara- to;quod valdé notáduin etl;quia Scou(te cómuniter,&
alij vniuer(aliter docet abí- Que vlla limitatione , €ü vna fccunda in- tentio
fundatur in alia, & Plone » vt modus,cam denomipare, (eu prz dica- tionem
accidéalem , & denominatiuam cóftiucrequod vniuer(aliter verum non eit,v;
cóttat in allatis exemplis jin quibus intentio fuperior przdicatur de infcrio-
tian vcro pra(ertim in hoc cafuycum fi- peior intenuo de inferiori pradicatur ,
(lic , nedum m cócreto ; (cd cuá iaab- acto ficri prz dicatio, vt genus, vcl
ge- ncrcicas cit Poesia » infra fuo loco dicemus , quia eft difficultas
communis €uamadalispizdicanones, — . Contra prazdicata
podeis 1.proban- do (ccundas int&tiones de primis pradi- cari non poflc,
quia o m nequit | przdicari de oppolito y ed ens. reale, &c . Kauonis (unt
buinímodi,quia habcnt có- tradiétoria
pizdicata, ergo &c.. Nec di- (le oppohtrum przdicori dc oppolito, alim per
accidens, ità e(- fc in propoiito. Nam contra probatur fe- cundas intentiones.
ncc etiam accidétali- tcr polle prz dicari de ptimis»in acciden-
tibus.n.experimur,qua veré praedicantur de inferioribus , vct ecram ,pradicari
de füpcrioribus ,& fi veré Pe de fu- perioribus, veré ctiam pra dicárur
deali- quo,nfcriort , vt fi de Feuo przdicatur «urius,neccifc cft eiiam prz
dicari de ho- mine, & animali, & li przdicatur de ho- minc , ncceiic
e(t etiam. pteedicari de ali- quo homuuc fingulari ; (ed nec fecüdz in-
t£cntionc$, quz przdicantur de inferioci- bus.poiiuat przdicari de fuperioribus
nà » 5h à meMUPEUR fccunda imiétio individui predicatur de Fetco , (o tamcn de
hominc, & animali , ncc qua pradicatur dc (uperioribus, pof. süt praedicari
de interioribus » mà fpecies dicitar de hoininc,»ó de Petro,ergo Xc. -- 4$9
licfp.ens, & non ens eite propr;é oppotita con. :«dictorié , non autem cns
ecalcy& tatiouis, vnde porius dici debent di parata, velui tubitaniia &
accidens, A ádcó ficut rali difpatationc, vel qualicua- d : REB Quafi. 111. De
Jecmdis Tutenticnibus.eAfrt.IT.. 357 cidens pr zdicatur de fubftantia denomi-
natiué , ità à pari poterireod& modo ene rationis de euce reali praedicari,
& fecun- da intécio de príma ; (ed cóceffa minori, adhuc (ufficienter
foluitut argumentum per rcípofionem inter arguédd. allatam uia vt notat
Do&tor t.d,1. q.3. C. & 4. 43.«q. t. infra T.bcné potett oppofitum
pradicari deoppelito filtim denomina- tiuc, & vt modus. Ad impagmtionem,
quod neq; per accidens. poflint fccundae intentiones przdicati de
primis,ncganda cít paricas d accidctibus rcalibus, & ra tionis, quia vt
notauit Kuutus tract. de. 5 - pizdic.(ecund. intent. cx do&lrina Maus riaj
pluribus in locis accidentia realia có» ueniunt fübic&is abfolute, vt (unt
à pacte reiy(ed (ecüdz imétiones conueniunt nae turis , vt tali modo
cócipiuncur ab intel, lc&u; hinc eft. quod (ecuda inrentio in- diuidui,qua
Petro cóuenil nó dicitur de hominc, & animali, quia illi conuenit , vt
concipitur indiaifibilis in partes fübiee &iuas, qua conceptio repugnat
homini, & an:mali , & é contra. fpecies dicitur dg homine, non dc Pewo,
genus de animalis non de homine;quia talcs incécioncs có« ucniüc illis
naturis,vcfunt diutlibiles in ta les partes fab:e&tiuas , quz pracíus repas
gnant indiuiduo,& ctiam fpeciei, (i plu(s quammumcrolinrdiuerír .— — 131
Secüdoobijcituré cótra probas do fecüdas intentiones przdicori de pei mis, nedü
accidétaliter, (cd &c centtalie ter,quia homo per fe prz dicaur de plus
ribus diffc;étibus numcró, ergo per tc eft fpecies, cólequentia tenec per locü
topi cum à deGini one ad definitum , Si neges. tur affuu;ptü , quia pradicar;
cóuenit pet fc iotétionibus , rcbus verà tm. per acce dés, vt docct Scot. q.
14. vniucrf. in core pore quzfici.. Conua elt , quia fi oma. pet «ccidens tám ,
& nà per fe de infe« rioribus przdicatur , ergo Petrus perace cidens tatum,
& nà per te cft homo, cO« (c. uétia patet » quia ideo Peuus cftho-mo , qura
homo praidicatur dc fuisiafe« t:9rbus, & eo modo € homo, quo pnt dc
inicrioribus pdicauur valct -a«contee
quentia à hgnata pra.dicauone ad cxcre €itam, vnde 1 prgdicauio dignata rx $358
fer fe, nec exercita raliserit. | - Relp. Do&or q.11.negádo affumptii, fi
ly-pet (e determinet inbzrérià obiróné affignatam in folutioneinter arguendum
data;(ed verü eft dumtaxatsti ly pérfe de- terminet inhzrens; pro cuius
declarario- ne nota , quod per inhzrentam intcliigic vniónem pradicati cü
fubie&o, per: rens vcro ipfummet pradicatum , inquo funditurillavnio ;
quando igicur aliua dcterminatcio , vcl begorema con- ftruitut cü copula
vétbali determinat ia- hzrcntiam, vt fi dicatur,accidens per. fc «eftens mm
fenfus eft, quod ens couenic pet (eaccidéti; qf veró conllruitur cum a dieato tunc
determinat inhcrens; ve ffi dicátar accidens etl ens pet (e, quz eft s co ree
quid eft fen(us, quód fit - en$hóaltcri inlierens;ita igitur in propo fito
itiquit Doctor affumptü effc fal(uen, fily pec fe dcerminet inhzcentiam,quia
ftcacípecies per accidens ineft homiai, ita & priedicári de pluribus numero
dif-.— ftro, cum vna fecunda intemio füper ali — "Kunidatur,1unc enim
fecüda intentio fun feteritibus; cocedi tà potett ,' fily per fe deterininet
inhzrens I.ly preeüienr ;& : Difput.I 1b De Ent Raiinté S & Í— -5
-ficyfit modus intclligédi prima intentio" ^ — - nisjnó potetit per aliam
fuperucnicnrem intentionem modificari , € denoaminasi ,, Tum 2. quia fecunda
intentio dicitur ta- Jisquia prime fuperuenit ,& in ea fundá-.tur,ergo fi
intentio vna pàt aliecifaper- uenire ; & haic alia, dabitur non (oium
prima;& (ccunda intétio, (ed cerua;quar« ' tayquinta , &c. iuxta
catenam fabticaram fecundarumintentionum . Tum 3. quia fundamétum eft maius ens
fundato; quia . hoc iubftentatur in illo , fcd vna fccunda intentio non eft
matusens alia, namome ncs aque pendent ex intelle&us operas tionc,ergo
&c. ]umrandem , quía dare-- tut proceffüs in infinitum , qui cuitandus..—
eft quantum fice potcft. 2 133 Refp.ad.1. quicquid (it de modis císendi,in
modis ramen intelligédi, vr süt intentiones f(ecundz non implicare dari. — modü
modi,dummodoalterlumatur, vt — — - quid;& determinabiléj ater.vr
modus,&— eterminatis ,& fic córiwEit in cafa no- r. dans (ümitur,yt
quid,& induitquafi coe ——— &üc fenfus eft, qp prz dicati perfe de diffe
geüiribus ouo fici itwini nb quida noe (oltm per accidens ; vnde patet ionem
inter arguendum datam effe fafficientem,(i bene intelligatur. Ad im- ditionem
intentionis pria refpedtualé — | terius fundauz,nó quia icfimpliciterprie — |
máafcd quia eft pnorillaquam fundaty& — — determinátur per eam,vt
modírinrelligés — WWE B9, XM B9 -—85
pugpnationem ibi fa&dtam negatur Con(e- quentia, ad tionem dicimus,valere
vtique coní equcentiam à (ignata ad exer- «itam , quoticícunque illa fic in
terminis fecaada intentroriis , quomodo proprie ett pradicario fignata , &
virtualiter có: tinct e«crcitan, amet fit intermi: nis prima intentionis, vt
eft in argumen to aliato ; quod fi interdum in fioiibbus p iombus tenet-
Confequentuia à fipoata ad excroicam y. hocplané ctt gr; tia marcérig j noa
gracia formae, rta à git. q. 8.in fine, clatus Brafauol. qu. 117 quain
docttidati habet Do&or q- 14; & "eL iy d aes 25 Vai ut *9?131
Terrio obicitur nó potle vnam fécundarà incentióoem alteri, velut modü » perierat
- Tum quia im- cat dari inodudi modi;nod. enim datue. - aXionis a&io;tiec
vnionis vnioj & ficde alijs - at «um crgo [ecüda iirentíoyve di €ius, Ad
2.negatur aflümpti,nóenim. fccunda inté io dicitur fccunda, quia fu perueniat
prima, fcd quía explicat resia cíte (ecüdoy& attributo racionis ,vr art; 1,
declaratum ett , vnde licét vna fccüda in- - rcntio fundetur fuper aliam ,&
fundátes dicantur (ccundum quid primz reípectu fupetaenicntum, (mpliciter tamen
, & abf(olu:é omnes dicuntur fecüda, no aüt tertia, vcl quarta , quia ones
coueniunt obrcéto,vtcognitoy & cÓparato ibattris — — buto raton's,
quodeffecognitum, & cóc — — paratum eft ftacus rerfecundus. Ad 3.ne« gant
aliqui naiorem, vt Mafius (cct.5.de rcbus vriuerhis q..8. fed quicquid hc de -
hoc,vcra cft anaiorjquando tundatio exi- gic lubitemationem; X influxum f:udgo
meti quód nog requiritur in propofis to- de antentionibus ; «uz-fumb mera
relationes vatioms ;& nullum ye. tum inlaxum exigunecy patic fandamé- uy ^.
Myfed qualicunque exigitur ad dandam MeNlunis chio BiMM patus atiendi- * turex
parte intellectus ; & adhuc cóccfTa 13io1i deberet negari mjnof;quia vc con
| T |. — àmuenitur (i0 modo gradualis
latitudo , | — «wtinente reali ex Doctore
q. 6. vniuerf. |. . infine, & ibi notant Mauritius, Anglicus; |. — &alij:Ad 4. Negant aliqui Scoriftae
pro- "keffum in.infinitum , nam
trcs tátum af- fignant gradus in fecundis intCtionibus ; tiones fundaras in
primis, in fecüdo pa(- — — füb quibus
concipiuntur,& hic datur tta- «. tus, quare vÍq; ad itum tertium gradum;
dumtaxat admittunt. progreffum in fa« bricanda catena fecundarum intentionit, ]
& hoc. putant e(fe de. mente DoGoris —.—. Qs6.cit. in (ol.ad 4. vbi
expreflc admit- —. . st vltimum gradum in fecundis intentio- |. -mibas, quiet
terius.iamaffignatus. — — - 3Verümfolatio hzcnon eft idonea, nà ES Ux A» ; Qua
FI. De fecundis Inicwrionibus . e-fr.1T.: ftat ex q.6. intra fphzram.ents
rationis inprimo gradu ponunt fccundas inten-. . fioncs Buentcs abipfis ; &
in 3. modos, 359 etiamfi in ordine entum rcalium proccf fus in infinitam effet
euitandus ; tamen noninconuenit in relationibus rationis y vt expre(sé docet
Scot.4. d.6. q. 10. fub E. &calib; zepé , id.n. aliud non (ignifi- '€atquàm
intellectum poffe.fncoeffiue in infioitum intell:gédo refle&ere [e (upra
biecta cognita; & illa comparare n at- tributo rationis cam autem loc. cit.
ad« mittit Doctor wlItimum gradum in entis: bus rationis loquitar ex
füppofitione, vt — ibi notauit Mauritius,qu£ tamenfuppos fitio ett abfolucé
falfa. Vel dicédü, quod etiam tribus illis dümtaxàt gradibus ad- mi(lisin
fecundis intentionibus, hoc non. obítat , quinadhuc vna ure intentio poflit
(uper aliam fundati in infinitum, quia im i]lo tertio gradu potett inflituila-
titudoinfinita fecundatü ;ntentionum , . quarum vna fuper aliam fundari poffit,
& omncs fpe&abunt ad illá tertium gradi, quia quatenus vna fecunda:
intétio fuper: aliam fundatur, liabet rationem modis DISP VTATIO QVART -. De
Foiuer[alibus im Communi. — ———— Xplicata natura Entis Rationis, C*: fecunde
Int£tionis , vt fic j imgenere, nunc ad explicadas in fpecie defcendimus
intentio- nes Logicales, Cr ab eis mmcipimms,qu 'niuer[aliayfen Predi-' j| «abilia dicitur, eo quia eorum cognitio multu
deferuit ad or« || dimanda pradicaméta; agemus autem de ipfis pofleain
particulari - H«c dici folér viniderf ia inpradicada ad differétia vuiuer[alis,
tum in caufandoycu iufimodi efl Deus, A: rimó in comuni, € quacunque alia cauja
concurrens ad plures effetius, tüm in fignificado, qualis* eft vox plura fignificans,
vt boc nomen animal, quod omuia fignificat ammalia;th' dnreprajentanio,qualis
eft bomisis imagoyaut ettam eius cognitio, que aliquo mo- do omnes bomines repr
&fentat; tum denique ad differentiam vuiner(alis in effen- — vs nempe cum
aliquali fua vnitate e[lyvel eje potefl im multisyvtnatura ani alis in omnibus
animalibussGr bominis in ommibus hominibus. Igitur Vninevfae le'in pradicando,
de quo bic agere tmtendimusysnullum borum e$t , fed tantum eit fecuida quadam
imeniio appiicata illi natura commun , que dicitur vuiuerfale — in e(Jendo, per
quam relationem rationis illa natura communis conjtitui oxi- | ? m? potens
pradicavi de multis. Ex quopatet vniuerfale rp. effeudo effe funda tum
vunerjalis in Lemaire eon. quód natura banana cft in ?Peivo O Paw i lo,
pradicatur de illis - Hinc vniuerfale in effendo confucuit appe liart Jat
materialeyc7 fundamentaley cr pro prima intentioneyiré vuiucr idle
Metopbylicits i guat enus Meragbyficus vonjiderat magtras rerum fecundum Jes
yuiuer[aic E^ in 3$6 dantur in primis . Cum igitur vniuer[fa £lety ad Meta d
Logicisyquant Logicum; nc QV ASTIO I. n detur V niuerfale à parte rei .
Oueturquafitum tàm d| de Vniueríali in c(s&- 4 B doquàm in przdica- M| do;
&quoad viráque | parié hic refoluetur, "EXEC. obiter tamen de vni-
'werfali in effendo. Hac de re due extant €xtremaz opiniones, & vna
media,que cft wera ac tenenda . Prima cft quorundam Philofophorum antiquorü ,
quam rcfert Arift. 1, Mer.c.6.& 4. Mctcap. $.de Hc- zadito, & Cratillo,
qui in rerum natura fingularia folum agnofcebant,& vniuer- falia pror(us negabam
; ab hac opinione non malum ditat Nominalium placiti, qui rationem vniucrfalis
reponant folum àn vocibus , & conceptibus concedendo tantüm vn;ucr(alia in
Gignificado , & re- atcntando, negando prorfus in eff en- do,vndé &
Nominales cognominati süt, ià Ochá Vd Log.cap 14. & 1. d.a. q.4. &
quol, s.q.121.& 15. Gabxicl 1.d.2.9.7* Grcg.1.d.3. Rubio.ibid.q.7. & ex
Recé- aioribus quamplures ex Patribus Socicta- tis prz (ertim Hurt. difp. $.
Mct. fe&t.10. Aniag.difp.6. Log.fc&. 4. Akera opinio €x diametto oppotia
concedit vniucría- le ina&uáà parte rci, nótamen codé mo- do. Plato namque
hoc adaittebat (epa- ratum à fingularibus,vt ci impiogit Arift. 1. Met.cap.6
& lib.7. cap.. itaquod da- zetor homo, (cà bumanitas ip cómuoi, de qua
tingali homines participent, & equus in commani,de quo omnes equi, co fcré
modo , quo pliscs hucerng cx codem lu- minc accedunius. Alij «cro. admíttix
vni- , wecflc à parce rej nont à fingularibus Difput. IV. De. Vniuerfalibus in
Communi. gradicaudo dicitur vniuer(ale formale in a&inye* pro fecunda
intenzione, quia nis mirum importat ipfam intentionem vmuerfalitatis,que e(l
forma rationis,qua ali" uid denominatur vniuer (ale in a&us dicitur
etiam vniuer[ale Logicumy quia Lo- gicus per fe confidevat feowndas
intentionesnaturas »erà erum nonguf infevuiunt pro fundamentis illarum , m p
ini fecundis intentionibus , vt fun in e [icam trattationem eius ex profeffo
remittimus, vt Met fieri potefl di [cernamus, quia tamen fundatur ineo
vniuerfale amentum eius fit tyronibus pror[us ignotum , aliqua obiter ini« $io
buius difp. de ipfo wniuerfale in e[Jendo ex Metapbyfica fuppouemus . quatenus
sendo proprie ad Metupbyficum fpe- aphylica feparatü,fed in cis realiter
inclufum,imó & cum cis realiter identificatum; vocant autem illud vniuecfale
in aGu, quia nata- ram cómunem in pluribus Lena - amyinquiunt, veré, ac propri
P dici vale uec ci aliquid defice- read a&ualem vniaerfalicatem mW tam,ità
Paulas Venet... 1.vniuerf. & lib. z.Mer.& ;cusrenet Monlorius difp. de
vniuet(.cap.6.& folet quoq;Scoto ime. pingico quia in 2.d. 3.3.1. docct
naturá à arte rei de fe pluribus cómunicabilé ef- i. Tertia demum (entemia
concedità — parte rci vniuer(alc in effendo, .(.naturas communes in
fingularibus exifténces n üidemquafi (it eompletum, & ip adus — ; ed inchoaté
folum, & remote , quatenus fundarc potcft fecundam intencioné vni- ucrfalis
Logici , quod folum fatetur effe — vniuerfale completam, & in actu, at non
habere effe , niti per intellectus opcratio« nem quz eft vera (cntencia in
omnibus fcholis recepta . xdi ARTICVLVYS PRIMVS Refolutio quafiti de
F'niuer[ali in 1 , effendo . . ; Dis Vniuerfalia in efew- dcm Y reir inu a» fed
i ncis i à fingulari t2, fed in cis fcu, Cmdm cis realiter identificata .
Coxclu(io eft Arift. loc.cit. vbi acriter iouchicac ia cos , quicantum
fingularia agnmofcebant in toto entrum ordinc E ait deinitionem , pet quam
exoli- canit rerum quiddicates , dari de re vnmuerfalibus,& 1. Poft. c. s.
& 1 1. fcien- tiam effc de vniner(alibus, qitz in (inga- Jaribus exiituat ;
SCeum Kiencz pluris — "ma mie (int'reales y wniverfalia eorum ie&a
erunc aliquo modo à parte rci , Gi: Perihzr. rerum alas poni vniucr(a- ;
les,& aliasfingulires,X 1.Poft.c.1.& 2. dec Anim.c. fait vn 'ucríalia
miclleétu fin laria fen(u cognofci ; cerum autcm eft ic&um , praicctim
motiuum , antcce detca&tum potentiz cognoícentis aliquo modo,ergo hzc
conclufio cft peripate- tica, quam proinderecipiuat vnanimiter T » &
Scotiflz coma Nomina- lescum D. [ ho. de Eme, & etfentia c.4. Met.q-13.Probatuc
€ cuidcoti ra- tione ipfam declarando. Nam per vniuer- lalia in eflendo hic
intelligimus folü na- turas cómunes;per quas indiuidua à par- t€ rei
conucniant, & affimilantur,fed ta- les naturas reperiri ipfa experiencia
do- cet, nam per hamanitatem Petrus cóue- ' nitcum Paulo, non eum Bucephaloy f
animalitatem conuenit cum Bucephalo , . nócumlapide,crgo &c.Itemiper
vniuer- M ile in cfi sm cómunem loquédimo «lum non intelligitur vniuerfale
cóplctü, »fed natura comunis, qu po(- itati$5& ob fuam cómunicatem przbe-
1€ occafionem inttlle&ui , vt ipfam cóci« piat veré, & pofitiué vnam in
mukis , & ec mulus przdicetur , at admittere vni- ueríalcà parte rei 1n hoc
fenfa , inchoatü nimium duntaxat, incompletum, non folum ab(urdum non eft (cd
maximé ne- d €cílarium, ne dicamus intelie&um teme- (0 $6, abíque
fufficienti fundamento co- & o natucas vniuerfales, ergo Xc. vide: —
"[romb.7.M ct. q.9. & Ant. And.ibi- dem; & initio pradicabi À -..4
Secundo probatur cadem Conclufio €ontra INoininales. ncmpe noníolái dari vOCC5,
aut conceptus tormales cómuncs y fed illis veré corre! pondere maturascom
muncspzo cóceptibus obie&tiuis, idque Mic jmpriaus cx. veritate pradica-
tiOni Sin quamatt Pa comunis cnunciatur dc ali có pata vt cum dicunus 'Pe- trus
c deno ead arp vniuettale quod- dam cnunciamus de (ingalapi .& oftedi«
musbab.re cü eo eticntialeu conncxio- mcn, & quidem noa indicaui connexio
^o Logaels | N e w & opafc. y j. & $6. Scoto 2.d.3.4. I. & 7 1 :
Duell Lion detur Vniwer(ale à parte vei. eEL y6nb inter illasvoces Petrus , &
booo,ncue inter conceptus formales illatum , quia pradicatio effec omnino fala
, (ed. inter rcs per illas voces , & conceptus tignifi« Catàs , ergo cum
epunciatio- fit vniuerfa- Lsde parciculaci , plané prater. lingula ria, &
vniuerfalia in igmficando admit- tenda Íunt natur communes , quz .di- cuntur
eniuerfalia in effendos & conce- ptibus formalibus comunibus corrcfpone
dent pro conceptibus obietiuis. $ Refpondent Nominales neg. cone feq.conceptus
namque formalis hominisy vt ficnon fignificat immediate aliqua na- turam
coómunem indiuiduis humanis , (ed immediate omnia ipfa fingularia confus&
cognita fine diftin&tione inter illa. Con tra vel fignificar illa
copulatiué , aut co- pulatim süpta,vel difiun&iue, feu ditiun: &im,nó
primum, quia cum totum, q concipitur ex parte przdicati, debeat af^ firmari de
fübic&o ; fi per illud przdicae tum bomo copulatiué fignificamuc indi uidua
omnia, & fingula naturz bumanz, omnia quoque, & fingula dc Petro affir-
marentur, & fic effet propofitio fal[a.s 4 Nec valet quorundam
refponfio,quód li-- cét videantur omnes naturas fingulariump de Petro affirmari
, re tamen vera noaf- ficmatur, nifi propria cius natura quia irs hoc br aétus
copulatiuus B rrind per quéfit fopradicta propo(itio,3 cope latiuo claro, quod
vbi itte de fübicéto af- firmat totum id, quod ex parte pradicati-
attingit,confu(us nonaffirmat,nili part&- fuiobiccti. Non valer,quiaad
vezitateas. propofiuonis copulaciug ab(oluté fum-- ptzliue nimirum fit
copulatiua clara, fi uc confafa y1ndifpen(abiliter requiritur g yt totum
przdicatam , &cqualibet cius pars verificctor de (ubiecto ; nec fufficit
quod aliqua pacs tàcamalli coueniat,& ip: hoc praferum à ditiunétiua
fecernitur s vt con(tat ex Summulis.. Si verà alemume alicratar cum
Hurc.$.179:quód .f. bomo in allata propofiuone ficar 03a Due mana indwuidua
dilute ;; cunc. illa propohio eiriseft bonos fic colues zur, Petrus.eft hic
vclille horao, Ícd ifta. noneí) pradicatio-vniuenals' de (inguee lari plod
indiudui vagi yvt cum — Fr 362 ille homo ; tum quia vniuerfale dcbet pluribus
pradicari per modü vnius , hac enim ratione dicitur vnum in mulus, & de
multis , crgo in ptzdicat;one non poteft fignifcarc plura difiun&im . Si
tandé di- catul,vt ait Arriaga cit-Ícét.6. nu.3 1. na- turam humanam confusé
conceptam effe przdicabilem de quolibet indiuiduo ina. dequaté, .i-vnam de vno
, & alià de alio, quod fufficit , vt abfoluté 1ila fit pra dica. bilis dc
pluribus, vt ad wniwetfale requi- ritur, Contra, quia tunc in qualibet pro-
politione propria matura przdicabiiur de proprio indiuiduo ., & ita cum
dicimus "petrus efl bomo,nop erit pra dicatio fa. perioris de inferiori ,
& vniuerlalis ce, 5 brgulari, fed eiufdem d fcijfo ; vt bcne vrget Lichet,
contra Ocham 2. a q.1. $. 4d vc[ponfionem , qucm nodum vt folnat Arnaga cit,
mirabilia dicit ,& ;n- eredibilia, qua confutatione non egent. |. Deindé
principaliter, cognitio v niver falis non immediaté terminatur ad om. nia
lingularia cotenta fub illo, ergo obie- Gum immcdiatum talis a&ss erit
aliqua vnanatura ita comunis à patte rej omni- bos illis,vt in ipfa onininó
ccnucniant & aflimilcntur, Irobatur affumptum; quia illc actus omnino pra
(cindit à Gingulari- 'aatibus , cum ex vi ipfius indiuidua con- ueniant, &
nó diflnguantur, ergomóim- mediate «ci minatur ad /dla, alioquin etiá
Jfingularitates attingontur a c(p.Hurtad, cit. $.163. per illuni actum concipi
1mme diaté omnia indiuidua, vt. 6 milia, X idco. [cindcre à fingularitatibus ,
quac 1pla redduni di(Ii miliayvnde $. 147.inqnit im- medaotün lündaocnt 6 vn
ücríalitatis ef» feplura tingularia, vt timilia, Hac fola- zio tàm infirma eft,
vi ncque Arriaga , -€ftó it eiufdem opinionis , cam rceipiats & quia cft
quorundam veterum T bomi» farum przícrtiin Heruzi, eam refcrt & optime
unpugnat Zerbius 5. Met. q. 17« S. Prepier. [ceuudum 5 nà quatitur, quid fi 1
lud; in uo inciuidua v.g. bumana. fum 6 milis,Kané cns rationis c ffc nequit
«uia Vimili ode (ipj oniur efe reat s, fa €Ák quid rcalc; plané id cte
ncquita)iqua Difput. IV. De Puiutr[alibusin Commmi; .— petrus efi aliquis bumo,
taenimrefol- — natura ] tiitür ,vc cius fenfus fit, quod elt hic, vel js,
quaidtm Diainis perfonis referua-. ispluribus commmmicibió ^. tur, ergo
communis, Neq; immediatum —Ó fimilitudinis poffunt poni ipfa omnia fingulatia,
vt cóformia s. vt dicebat ome mni eft omnia fingularia, vt coformia , vel
dicitaliquid — prater ca abloluté confiderata; vel non; finon , cum omnia
(ingularia abfolute: confiderata fint plura,vt plura, tuncom« nia fingularia ,
vt fimilia erunt plura, vt plura;& fic ratio pluralitat;s, inquantum talis
, effet ratio formalis conformitatiss & vuitatis quod eft impoffibile ; (i
pri- mum, certéid effe nequit, nifi aliquod rcale ipfis commune, in quo
conueniants quod eft intentum. . 7 Refp. Arriag.cit. pera&ü ilhi cone 1
fufum plura cognofci ex parte obiectis —— etiamí) cx parte modi attingamtut; vb
— — vnum, quatenus pet confufionem nó di- kr rpm illa plura . Contra, ille
adus. ob íui contufionem nonattingitfingula- — — riates omnium indiniduorum
,ergonom — — aiingit plura , vt pluraex parte obiecti y quia indiuidualis
pluralitas cx illis folum & : prouenit,ergo nedum ex parte modi, fcd ctiam
cx partc obiecti plura attingit, VC— — -vnua; Prob.comfeq.quiacogniioidiàe —— —
tum reprzfentat , quod fc tenet expate . 'obic&rüigitur non reprafentar
plurali-— utem, & d.itinctionem,certé neq; obies —— &um, prout efl
terminus illius cognitio» nis) dittin&ionem habcbit « Confir. qiiia li-cx
paite obiedti plura attingitvt plu« ra,ergo non repra'(cntabit illa vcindi ftm
&a,& per modum vníus , namrotum id teprarfentat , quod attingit, com
ergo nó rcprafentet plura;(cd vata, (i 2nd. cft no atcingere plara (cd yaum.
Tandem it ko- - dec Anim, oftendemus obie&tü non acci- pete vnitatem à
coceptu,fed potius € co tra conceptum ab obicéto, quia potentiz. — - Épecicaumr
pactus, & actus per obiecta. ex 2«de Anim«crgo falium cft natura hu« mani;
g.aliam vnitatem nó habere, nif quà accipit à cóccptu formali intellectus.
confuío; (ed contra hoc [INominili(mum fufius agcmus in Mct, Vide Taur. q.1-
Pra dicab.dub.z. Fabrum 4., Met. difp.9. $ Ieruó quod hzc. vauucr(alain cí*
Íci- $4.1 f. «efu detur Vniue[ale & parte vei, &/Art.1. 265 . fcnlosfeü
n.c re cómuncs poni non de- beantà (u;s ngular:bus feparata , fed in 37.
eisinclufa, & cum eis realiter idenufica- | — — gta, clt cid communis
Peripatheucorum , fenfus, & expreffa A1ift. fententia contia ; Platonem,
vnde 7. Met. ait; quod nullum -. vniuerfale exittit preter. fingularia fepa-
;ratim, & 10. Met. vmuerfalia. non. (unc . przrer multa , & 1. Poft.
domus non cft prater has domos, & lacetes prater. hos lateres, & in
predic.fubftátiz haber.cor- .rüptis primis fubftanujsimpoffibile cfle ali uid
aliorum remanere,hoc cft, deftcu . €tis fingularibus vniuerfalia quoque cua-
" neícere;vt expofitores ibi tradant; & pro- batur manif fla ratione
ex ipfo A:ilt.dc- du&a 7. Mct. contra Flatonem, quia vni-. uerlalia veré
praedicantur dc fuis fingala- . gibus, vt 5ottcs eft homo; fed przdicari — «cté
dcalio przí(upponit effe inillo , de P qu predenunenge vniucr(alc eft in in- i
— diuiduis,nó autcu, (eparacum ab cis.1mà vniucrfalia eflenrialia , vt funt
genera , & fpecics,nó folum dcbét elic in jndiuidus, B LU 5C
nerío.ingularis cft, ac ind;uidaa , iuxcà ... jud Bocuj axioma Qmn^,quod c$t
,ídeà — 7 efl, quia »3umnumero eff , quodin hoc feníu ab. omnibas intelligitur.
Vecüm an talis fuerit feacentia Piatouss m ci e eyrus Aritt. valdé dubium cft
& quod picionem auget, cit, quod teftatuc D. Thom (teftis plane &de
digniffinus, & omni cxce ptione maior.) lib.4. de regim. |. FPrinc.c.4
Arift. ncmpé non plan? tefcr- Pons [cntentias, maximé Socrar.s,& » ^h fy o£
& "t KA 17 RUN ! ; & quidem grauiffimi Patres & ilofophi, prz
(cca veró Auguft. lib. $3.4.9..]446. & lib.7. de Ciuit. De1c.28. Seneca
lib. 8. & E ugubinus de. perenni : 10. Placon.
—- - indices àimpottura , X 4 iuit £aulc locutum de Idcis inedit. quibus.
(ubícribit Scot. 1.d,3 4.4. vn.$. 4d «fia y allirmaus Atiltanaié retul dc
Platonis (cntentiamy fubdit Mayron.1.d.47.9.3. id fccillc in» nidia motum, fed
videin'uc Auci(aq 8. Los.(vc&.2 . & Fafqual. parc. 2. fuz Mer. difp.1
1.(e&.3.de«nence Pliconis oii né dilcuccentes, & Mayson.loc.cit. pro
Pl;- tone conica Arift, fteeoué decertans. De
-yniuer(ali platonico etiam d tfasd diTe- .ric Bonct.a. (uz Met.c. 2, & 4. & poftea lio.8. cap.1. agit de eifdem vau.
rfalibus iuxtà men:cm Acift. & Concaren. to. 5. quat. perip. 3.1. 9 Hac
igitur cft comm'ms fententia Realium contza No.ninal.s de Vniuerfa- lib. in
eífendo ; v: notat Mcuri(fc lib. 2. Mert.cap. 5 q.3- & quidem Scotü ;lla
ad- mittere à parterei modo :am declararo tet exloc.cit.2 d.3.q. 1. vbi conis
viri- s id probare cótendi: , quia vcró VT. loc.lapracit.ita aper: non la
u'tur,ynde non dc(unt ; qui eumtrahere conantar in Nominalifaium , vt Hurt.
& Arriag. cit. ideó locum alium adducere libet , quem rcfcrt Zerbius,ex
crackatu de fenfu refpe- €&u tiogulacià, & incelie&tu tefpe&u
vni- ucr(aliu.n, vbi in 6ne inquitipf.£ natur, uibus accidit inientio V
nuerf[alitatis, unt in rebus," propter boc no'nina co- munia fignifi c
antia natar as ipfas pr.edi- eqntum de indiuiduis, non autem nomina fignificantia
intent iones, Sortes-n.efl bo- * moyfed non [pecies, hinc,& alialocva . S.
Thoma ex tra&. de Vaiue fal. b. & de- n tura genceis,X cx 1.(cn .d
38.3. 5 acc. io Corp. a idaci Zerbius , ex quibus ina- nife(té deducitur
Doctor. Angcl. non à Nomioalibus.(edà Realib. ft «ce., Verum tamen cít , Keslcs
poflea etia inter fe di- f.tcparc in mo lo ponendi va'ueríalia in €il-n1o;
Scouitz nam ]'ic docent, nacura 1;à cxiltece in üngulaci, vt juam us ficilli
realiter ideacfi caca, manet adhuc camen €x natuta rci formaliterd tlincta à
(iogu laritate ob d ucriiarem (uar rationd , quas etiau) in cali idenarate
rcali (eruant bees ca e — n. ex fua ratione ormali femper ctt pluribusco ica
bil iagularimtim dinum bU RR quod natura ex coatractione per fingas lacitatem
facta,non ni(i exainte. 6, x des nom .aaug? aaanet fiagulaizata, q./à d.»
tlinctioaem euam agnalcür iocec ac dis. m.taphyacos i. inter padian s de : A la
; à 364 fia natur fuperiora , & inferiora lineg gradicamenialis eadem fere
ratione , vt v.2.anima!& rationale it& diftinguuntur, quia importát
diuet(as formalitates ,qua- fum vna c(t potentialis , alteca a&unlis , «na
e(t ratio, qua homo; & brurum coa- ueniunt , altera eft ratio, qua.
differunt , 'citrà quodcunc; opus incelle&us;cum er- ' go de codem (ecundü
idé contrad:&oria à parte rei verificati non po(Tiat , nece(Je eft, quod
importent diftin&as ex natura tei formalitates, ità m— i apud Sco- tum
7.Met.q.13. & 16. vbi Tromb. q.4. Pert
jv: Am & in r.d. 8. q.:. X 1. :di3- q. 1. vbi
Tatar. Lichet. & alij Scoti- , relrca eademloca. Thomiftz veró , ] tquidem
naturam cómunem ha. "bere e(te reale in ingularibus , (ed nullo ca ab efle
fingulacium, & differentia iuiduali ex natura rei actual ccr d ftin-
€uin,fed tantum virtualiter ,& per intel- Ic&um concipientem cü
fundamento ia re/naturam cóem à fingulacitatc abítra- &am , & ità
con(equcncer loquuntur de cateris gradibus metaphy(icis ; vndé ad argumentü
illud de contrad:ctoc/js ccfpa dent ad collendam contrad €tioncin (uf. ficcte
di(tin&ionem virtualem , ratioge cuius aliqua' non funt omn nó idem , &
adequate, & ità fic contradidtio circa $idem,non (üb cadem ratione, nec fub
co- dem modo . At hzc folucio parum valct, vt
conftat cx di&is difp. 1. q. £. art. 2. lo-
quendo de diftinctione formali, & ex di- cendis difp. 9.q. t. art. 2. cíto
.n. fufficiat ad euitandam contradictionem fuppotita - intclle&us
operatione , & d uera ciu(dé | gerappreehenüone, quia tunc oppolica s
pridicata non verificantut de re fecundü
adzquatá iplius róncin, (ed inadeequatá, & aliquid T emqe vni Roa ,
qued "* t altet!,:fi prz ci(o opere intellc- ri So fufficit uim ibi nó eit
alia,& alia ratio, jvndé abíoluté quicquid przdicarur de|vno, pra: dicacur
etiá de altero, vt tunt à parte rci ; fed de dittin&ione icamentalium,&
compofitionc mc- taphy(ica, quà faciunt, quatenus vna. c (t «calitas actualis,
& contractiua, altera , ial.s, & contrahibilis ex profcífo B Mcgis
igendutet; quamuis dc c6- Difyut. 11. De Viituér]alibus in Coimiunt ' tat
indiuifionen per principia eilentialias . non arbiccantuc abfurdu.n , (ed fumme
.lo, ucur eaim conftituit c . taquantum eit defe , poteratcótlituere —— Paulum
; à illi à gencrantecomuiunicata — po itioae aliua dicemus difp. feq. q.3; to
Piaterea neque ipfi *corittz (aci imer. (€ conueniunt de. cGmunitáte cealt
naturatum', quidam .n: contendunt effe cómuncs per inexi ttentram, itaquod vna,
: & eadé humanitas realiter reperiatuc in Omnibus homimbus , v.g. humanitas
Pe- tri, & humanitas Pauli nondifferunz, nid — —— extrinfccé,rationc .(;
diffcreniarüad d Garum; qf autem atferunt vn im eile oa. tutam iv omaibus
fiagularibus, (3nà non intelligant cile vnam mumericé, d.n. di- uinis taacü
períonis referuatum ett , in quibus vna, & eadem numero prorfus in- diui(a
na:uca repetitur; fed loquuntac de illa vnicate propria naturz , qua impora
"— dici folet vacas rocmalis, & eff -n- tialis , quai ide ett m nor
vnitace nuines ; & ponere in cceaus eande n nitucá fic vnam in platibus
fiogutaribus nedum — neceifar;ü ica. dc fendunc Canon. 1; Phyf. q 6.Bonet lib.i Mcr. cap.2. ra'ion bus - fané
nó (petnend s , Mcurüle loc.citq.4.— & fuse Pafquahg. «om. 2. Mct.dif.1 4.
à etia ita loqui videtur Faber 12 Mci. loc, ci, & 1n Ehilofoph. cheor. 95.
cuin alijs —— qu.buldam. Carceri vecó Scoutlae admits — tunt natura$ cómunes
folum per inditfes ——— rentiá, non autem per incxitlencá, vade. — cóícquéter
volunt quodübet fuppoutum —— — hab.rcpropriam nacurà cum fua vnitate — —
foimali, & aliam effe humanitaté Petri, ———— aliam Pauli, etiá ancecedemer
ad diffciés —— tias indiuiduales; dicitur ca.évnaqueqg —— nacura €ó
s,quia.juanrumuiss lit excciníes — €é contra&a pec differentiam ad hoc,vel
illudindiuiduum,inir.niccé tamcn sépet ——— inditfereas manct; vc ic in hoc; ce
mile et tuilfet , & idcó dicitur comunis pct indif- ferentia, ita defendunt
l'atar. qc1.przs ——— dic.dub. 3. Vallo: Formalit. in explica- —— tione
diuifionis entis rationis, & cgregié ] Lichet.cit..vbi camen benc notant ,
quód licét tint toc. hamanitratesquoc homines, adbuc tamen vna tantum eit
(pecies hu- máànà , quia vnaqua quc non c pr aic, Aem... 2 ^- * L L x Li - | Q.
Een detur Pniuerf. h parte rei. c/Art, T. dare, nifi fccopdam intétionem
eiufdem fpeciei.ut poté entitates ciuídé rationis , idem tenet Rada a. p.contr.
5. ar. 1. 11 Et fané hecfui(fe videtur més;Bo - &pris, vt patet cx toto
proccffu ill;us q. 1:dift, 3. fecüdi,nà pra(ertim à $. $ed con- 365 uiduis
remanentibus; neque nouus homo creari, quia creatio perit e(Te ex nihilo,&c
in hac s€:étia przexifleret cius natura inr indiuiduisiam exiflenubus; daretur
in(u- per de facto vniuer(ale in a&ü à parte rci y cx vna enim parte natura
elt realiter vna, tra v[que ad finem queft. aperti(Timé dgp- & ex alia cum
tali. vnitate reperiretur in «et communitatem Baturz cífe per ind:f- ferentiam,
nó per incxiftériá, & q.6.ciuf- dédift.(ub D. refpondens ad illud quzti-
tum , an vnitas natura cómunis fic alicu- . iusentitatis in vno tz indiuiduo
cxiften - * tisan vetó alicuius, quod imul e(t in duo bus,inquit Concedo ergo ,
quod bc vni- tasformalis nà efl alicuns entitatis exi- flentis in duobus
indiuidai led im vno, & in 5.d.8.q. vn. in fine ait aliam e(Te vni- ta
(ormalé haman tatis Chrifti , & aliá bumanitacis Mari, & 2.d.3. 9. 7.
D. in. quit effe diftinftas humanitates im. pluri- - bus ominibus, eciam vt
przceduat fia- gularitates ; h«nc tà ioferri non debere » Slides m vr meri ise
td id.di(tingui, & aliud ipfum efle pri- mis Fationem di(tinguendis vel
diftin- - &ionis,quia cum hoc, quod ipíum fit di- .. flinctum , ftat, quod
ipfum non fit ratio —'liftinguendi ; concedit ergo Doctor hu. manitatem Petri
effe emitatiué. diftin- Gm ab humanitate Pauli, non tamé cf- fe rationem di
inguend; Petrum à. Pau- lo,quia quátam eft de fo, ett ctiam com — * gmunicab
iis Paulo , & ideo cum fit enti- tas communis per indifferentia , non po-
teft cfe prima,& per (e ratio diftingoen- di , hzc c:go eftgenuiua mes
DoGtoris , - vnde €inonm iple cit. quamuis probabi« liter oppotiram tueatur
fententiam , füb- dít tamen hanc fecundam ctle magis (ub- o gilem,& opiniog
Scoti conlonam 11 Etquidem faftinendo dari naturas: Comaxines per inexillengam
, cuitari "mequeuat ab(acda iila , qu cootca natu. Ig commaoaitateim
vrgebanc Auccolus:, & Ochim, niarram-quód via, & cadem .Batura
er.t(inul , & femel mifera , Sc beata , quia io Chcifto exiftens cft. bea-
tz,& in 1ida animata ; & quod Perrus nequit aonihilani à Deo,quià
femper ali- qua ciuscniitas remanerer , nempe illa Mena Rp eOD | E qaa commanis
c(t illa cum caters nda- (o 4ogieae : multis, quz duo confticuunt vniuerfale in
actu , vt patebit art. (cq. Conantur quidé Audorcs alterius
opinronis Doctore ex« plicare,& hac inconucnienria cuitare, vr dc ad primam
au&oritatem ait Mcuriffe q. 4. Scotü intelligere vnitaté natutz nà e(l
alicuius entkaus exiftentis in duo-. bus indiuidais cum fui diuiione athero
genca 4. per di.terentias alterius ratio« nis , quales (unt fpcciticz , bene
tamen cum fai diui fione homogenea .i. per dif- fcientias ciuídem rationis ,
quales (unt indiuiduales, Ad 1. inconaenicns ait Fa- ber, gr natura Chrifti eft
numero diuer(a à natura ludz, & lolum eadé (pecie , non inconuenit aucem
aliquam naturá cia(dé fpeciei cum matura Chrifti e(Te miferá.Ad alterum
inconueniens inquit Canoni. fuf- ficere ad anihilationem, fà nihil temancac s
sn ad creatiónem, fi nibil przc- xittat fingulare « "tg 1:3 Sed funt vani
cortus, nam cum ait Do&or vnitaté formalem mtra nó. effe alicuius eatitavis
exitléus in duobus indi- uiduis,fed in vnoyc (to exemolificet de na tura
fpecificaycradidit címllá do&lrina ge neratim de vnitate natucz tàm
fpecifice y à genericz ; de quibus loquitur promi- ftue inillis qua. imó fi
verü eft , quód ibi docec Mcuri(Te natucam lramaná ef- fe totá honozencam
Metaphyticam,&c indiuidua natutz hamaoz effe partes fus bie&iuas
illiustotius , atque ideo contractam habere folam vniracem ne« antem diuifionem
atherogeocam, noti am(in quo melius lo ui nonza. poterat) ccrté nod amplius
defendere, s pore(t commumnitarem natura fientiam quia nalla eadem encicas.
eft. in duobus indtuiduis, alia .n« cfLenciras hue ao Petti , alia Pauli,
eftoomaes- M contlitait Pe« 55 Ne ae damnilin util 366 . Uipu.1P. Pe
Fmutrjalibus m Commmi. Neque etiam Faber primum fübterfagit ab(urcdum, quia
argumentam vrgct incó- ueniens e(lequód vna, & cadem entitas, «quomodocunque
ponatur vna,fiuce nume 1ó,liue fpecie dummodo fit vnitas realis, qualis ponitur
effe vnitas nature; fit fimul, & (emicl mifera,& beata, nam i illa opi-
nione humanitas Chrifti & Iuda nte-
ccdener ad hingularitates nó funt diftin- €lz rcs, vel entitates 5 ergo licét
non ca- dé (ingularicas fit mifera, & beara, limul, &(emc! , benetamé
cadem matura, quod adeó abíurdum et etiam in hoc fenfü a(- ferere, vt meritó
Tatar. cit. hanc imagi- nationem appellet meram fatuitatem . Nec etiam candide
Canon. alterum fuüb- terfugit abfurdisquia fecundam cómuné, fanum fentum
annihilationé requrri- tur, vt nihil remaneat in reram natura us entitatis
a&ualis qua intrinfecé compo-. nebat. rem annihilatam , ficut ad creatio-
ncm, vt nihil prrexiftac entitatis imrin- fccé componentis rem creatam , íed de
hoc ex profeíio agcimusin Metaphylica , ac Solusmrur Obicttiones - 34 YN
oppofitü obijcitur r. pro opi- À nionc Heracliti,& Crarilli, quias
syuicquid eft inrer natura, veIett Deus; velcreatoras fed vaomquodque horam
fingulare e(t, de Dco patet ; ac etiam de €reatura, quia hac exiftit cxvi
alicuius is realis , adtioncs vecó. fant circa fingularia r.Mct-tex.i, Tum
z.cziflentia eft aQusrei (inguluris, ergo quicquid exi ftit iineulare cft -
Turm 3. qu:a omne, g eft idcó cil , quia fingulare eit-ex Boer. - Tum 4 fi
darenmir voiucríalia,id potiffi- mum cífec propter [cientiassled ifTa pof- funt
effe de Gingularibus , vt coa(tat de "Ihcologiz, quz cft de Dco
fingulariffi- m0 . Tum $. ad vaiucríakeduo neceísarió px CoA vnitas, X multitudo,
vnde definitur , quàd tit vnum in maltis , quia fi clct vnày & nod
re(piccret mulra , cunc ' comuiiunitas , fi veró refpiceret sigla, & non
cíf:c vnum; tunc etler mere simpliciter plura, (ed vntras, & m ltiut- do
inicr Kc repasnant;ergo &c. Tum tá- dcm €uia SEMETDoli-t49. lcquzn$: 7 t 1
E de vniuerfalibus ait; fpecies valeant, fig*- mentum.n. fant, & i de Anim.
c. 3. EM vniuerfale, aut nihil eft, auc pofteriuseft -F. per folam operationem
intellc&us. ; Refp. neg, minorei de creatura quae libet vniueriim ; licét
enimy omncs illae *Q«eaturz, qua primario , & immediate terminant actionem
productiuam , fint fingulares, nou tamen quicquid produci- tur concomitanter ad
earum productio- nem, neccíle eft effe incrinfecé Giogulare, & in hoc fen(u
poffunt a&ioncs efe etia circa vniucrfalia, vtait Do&tor 3. d.22. q.vn«
G. Ad z. verum eft allumptum de cxiflencia perfe&ta, & vItimata;,
qualis e(t exiftrentia rei immediate exiftentis,ta- lis non cft exiftentia
matuczs, qua cxiftit folum mediantibus (ingulatibus. Ad 3. . ideó fic loquitur
Boet.quia etiam naturae : comriumes ideo exiftant, quia (umt in (im quedam
ratione; & ipíz tingulares. icunttrjnoa per fe, & intcinfecé,(cd pec
accidens, & denominariué ratione diffe- rentiz indiuidualis adiun&a ,
vt declaratDoGtor 2.d. 5.2.6. T. Ad 4.data ma.neg. min.vt .n.dicetur ad lib,
Po(t. fcientia proprié nó efl de (imgnlaribus, Deus aür cíto tit fingularis ,
adhuc tamen eft (unz- méncecetfarius,& ideó deipfofciétiadae ——— tur. Ad 5.
vnitas, & multitudo non rzpurs; gnant, nil) codem modo famamur, népé::
vnitas numeralis , & pariter nameralise multitudo, quédo autem dicimus ad
vnt-.. uetfale in effendo ctia fuo modo requirr. vnitatem,& multitudinem,
loquimuc de, vnitate formali, & multitudine nunyeca- , lis qua: inuicem non
repugoantyquta vai- tas formalis cft minor numeculis bend ia- mer verü cft non
requ cí tantam vn ta. ad vniueríale imetfeado , quama rcu ci- tur ad yniuetfále
im prz dicádo, vc pitcbic ex dicendis, Ad 6.vt ones Exyotrtorcs- adaerturft,
ibi loquitur Atifk.de Vaiuec- (alibus Platonicis;& loc. cic. 1«de Anim,
loquitur de Vaiuec(ali Logico,quod vii- que aut nihil eft, cum (olun lit ens
ronis; aw pofterius et; cum abflriliutuc à ccbas per operacionem inclleótus .
1$. Secundo argaituc pro Nomioifi- bus, quad dentur loia vaiaeríala im gat-
fiàdo,quia Aft. Mer. 13: X Lb. 10.6- D eur ^ in jac MR NL: €, ca Cala PP] pr 4
n & - Quaf.I. /fn detur Vniucrf. i pareri. cdu.I. 469 rri geneta , &
(pecics (abflanriaró no (ubftàtias ; in praedicam. cap.dc (ub. . ait (ccundas
(ubftantias qualequid figni- ficare;fed fignificare pro prium eft nomi- müm,
& conceptuum; ergo hzc omnia » funt voccs duntaxat, & conceptus. Et 4.
Polit.cap.2.ait de optimo ftatu Reipub. differere nil aliud effe , quam
denomin;- bus difputare . Praterca dantur termini fhiueríales,&
particulares, vt ex Sümulis - &onítat. Tandem fcientia eft de Vniuer-
falibus;at non eft ni(i de vocibus, & co- «eptibus,cum .n. intelle&as
affirmando, . vcI negando iungit, vcl feparat extrema , «erté non iungit ,vel
feparat rcs ipfas,(ed taatum conceptus formales 5.& voces , dum foris
exprimuntur , crgo inter con. ceptus folüm ,. & voces exercentur pta-.
dicationcs mentales, & vocales. Rep. Arift. negat genera , & fpecies
fübftantiarum efie (ubftantias feparatas, wt aiebat Plato , ita exponunt ibi
Scotus . gralertim,& D.Thomas;in przdic. fub. turre pro nomine, vt fcafus
fit fecun. ; "msan re momios ioni fub- flanriarum fignificant quale
quid,codem * n. modo ibi. dixit. C n Pi epi fignificate hoc aliquid, que ramen
etíam fecundum Nominales non eft. purum no- : mcn; vel acci pit fignificare pro
cle, ficut dicere folemus , quod homo fignificat animal rationalc.1. c(t animal
raticnile; 4. Polit. non hibentur illa verba, fi ali- bi habentur, dicendu:n
ett interdum ac- «ipi nomina pro rcbus , & quidé phralis eft Sacrz
Scripture (atis familiaris. acci- pere vcrbum pro re (ignificata , videa- mus
boc verbum , quod fattum e[l , &c. -dijplicuit boc verbum in confpecture-
gi5,&c. Ad 2. illa diftin&io conuenit terminis ratione fignificoti
vniuerfilis, yel particularis, qj optimé docuit Arift. LElenc. cap. 1. cum ait
nominibus nos . Vti pro rebus, quia res in di[putatione ad- . duci nonpoffunt,
vndé nec de fingulari- .bas ipfis loquimur, niti vtendo nomini- bus, Ad 3.
ncg.min. cum fua probar. in- telle&us .n. in propofitionc iungit,& (c-
[sn in uidem vt (unt à pat- tc rei , fed vt funt obic&iué in ipío , &
fimiliter dum fiunt. przdicationes v oca- les non cnunciatur vna vox dealia,
fcd rcs lignificata per voces , ! 16. Tertio argnitur pro Platoaicis, qp fi
dantur vaiucr(alia inc(Tendo ,-debeanc »oni f(eparata à fingularibus; (cientia
de- ct c(fe deobic&ko immutabili, incorru« pobilisac eterno, fed
vniuerfalia adrit- tuntur , vt Vera de cebus habeatur fcien- tia, crgo hzc
(tati debent immutabilia, perpetua , & ecrna , fed (i ponerentur in
Gngularibus, no cfient haiufmodi,quia ad corruptionem illorum interirent,ergo
debent pon: abillis (eparata. Tum 2.: nullus exifteret homo tn particulari ;
ad- huc daretur. fcientia de homine in com- muni;vcerum «n; e(fet dicere hominé
effe animal rationale,&c.ergo datur homo ia communi , «c quo id vere
affirmari pàt . Tum 3. cífentiz rerü (ünt eternz , cum femper vcrum fir dicere
hominem cffe animalratiooale , fed non funt zternz.in fuis (ingulatibus, crgo
extrà illa, Tum 4. - fimile deber gencrar1à (imili,at videmus multa à caulis
particularibus diflimili- 'bus generari, ergo dcbet dari aliqua cau- fa
vniver(alis , quz (uam fimilitudiné re» bus genitis imprimat. Tum 5; finon da-
retur vninerfale feparatam, tunc intelle- &us filleretur cognofcendo.
vniuer(ale non cognitis fingularibus , quia cogao- fceret e&trà illa, cü
tamen lit intca « ['um dcemá (i vniaerfale e(let in-fingulariy ipsi
quoque.teddeter vniuerlale,Gicat albedo exiftens in homine ipíum reddit albuar,
17 Rclj. nócffe de róneobic&i (cien tiz, quod tit neceffarium, &
immutabile quoad exiltentiam, fed tátum quoad có- ncxionem predicati cum
fabiccto,quod eft dicere ad fcientiam requiri ncceffita- tem complexam , &
propofitionis , non ; veró incomplexam , X terminoruin , vt : docct Do&or
1. d.3.q. 4. I. & k. -Ad ie ncg. conícq. quia ad vcritatem propofi- riis
ieu nó. gin extrema fupponant pro aliquo c& tc; fed (uflicit , quod
(apponant pro ali- quo íneíle. cognito , & quod iungantgt adinuicem , qua
.n.. extrema talium füppolitionurm componuntur ad- inuicem,propotitioncs
cóftitutz exi pfis fact fémper vct y »— — i 4 * 368 Conformitas a&us
intellizendi, (cà pro- (itionis menralis ad rea1 cognitam, ità atar.
q.vlt.przdic.art.2. dub.3. ex Sco- to t | cciher. q.8. & fufius 1.d. 36.
q.vn. Ad 5 cil-ntiz reram dici folent zternz , non fimpliciter, &
incemplexé , quia & ipf corcampuntur ad fingularium cor- ruptionem , vt
notat Do&tór 3. d. 22.q. vn.G (ed sm quid, & cóplexé, quatenus
propofitiones zternz: vcritatis de iplis etformamus,dum eis có:ungimus propr!a
prz dicata; dicuntur etiam zternz,vt no- tat Do&or cit.quatenus non fünt
proxi- mé corruptbilcs , ignis .n. non cít in po- tentia propinqua ad
corruptionem , nifi fit in effeexilleniz. Ad 4. non cít ne. cefTaría femper
fimilitudo formalis, & vniuoca inter caufam,& cffe&ü ;fed mul-
totics fufficit virtualis, vt generatim pa- tet in caufis zquiuocis ; &
talum in effe- ' &ibus vniuocis locü habere nequit vniuer falc Platonicum.
Ad $. intellectus nó fal- litur quia dum cófidcrat natutá non con- füderatis
indiuidais, proprie non diuidit , aut feparat naturam ab illis,quia non có-
templatur naturam (ine illis,fed confide- fatiuum mon confiderando aliud,quod
eft praícindcre, & abttrahere, abítrahentiü veró non e(t mendacium z. Phyf.
12. Ad vlt. negatur fequela , quia nauxra cít in fingularibus, vt (fuperius in
infetiori,non vt accidens in fübie&to , & communitas conuenit naturz vt
fopponit Gimpliciter y Aon aucem períonalitet . :ARTICVLWS IL Refolutio quafiti
de Vniuer[ali m -o. predicando. —| Icendum cft Vniuer(ile in prz- dicando;quod
folum proprie ett sniüerfalc, non dart dein dtantü * cócla- per operationem
inte HE conibinis p ità manifefte do euit Scotus , vt immerito pror(us.cicetur
"in oppofitum, quamuis 0.2. d.3. q. 1. & "fcq. tribuat natürz à
parte rci quandam. d enitarem seed ane namcraált , - quádam aptitudinem ad
e(fendutn in mu «is diiun&tum, ibi tamen aperté fe decla- tat hoc son
(uflicere ad rationem vni- | *i Difput. IV. De Vuiuer[alibus in Communi.
uerfalis in a&u, vndé (üb I. fic loquitur ; efl ergo in re commune, quod
non ef de fe boc, fed tale commune non efl vniuer- fale in atiu , cuius
di&i rationem reddit ibidem ; imo $. 4d questionem diee docct naturam de (c
, nec effe vniuerfalé , neque particularem, fed ad vtram jue in- diflcrétem,
& in fiue quztt.ait , quód có. munitas conucnit natutz ex fe, nó tamen
vniuerfalitas, & ideó quarenda c(t caia vniucrfalitatis, non tamcn quzrenda
eft cau(a cemmunr:tatis alia ab ip(a natura, & 1.d.233 q. vn. verfus finem iuit
vni- uec(alitavem non conuenire homini, ni (i per a&um incelle&us
operantis,& nego- tiantis, & 1, Met. q.6. n. 6. irem 7. Met. q.13.
n.19. fic loquitur. fmtelligendum quód vniuer[ale completum eft ,quod e, im
pluribus, C de pluribus,non a&fu,Jed potentia propinqua, tale mb;l efl uifi
ex con[ideratione intelleBfus , ic ctiam loquuntur eius Difcipuli circa eadem
lo- ca,vnde To. et. q.9. efto voiuer- (ale Metaphyficé fumptum ponat à pat- te
rci , vt fundamentum vniverfalitatis Logicz , ipfam tamen vniuer(;le Lozis cum,
inquit, e(se tantum n intellectu, & nullo modo extra intellc&um ; «e
mente igitur Scoti , & Scotift acum nullus renia- net ambigzndi locus. ! 19
Probatar. itaque conclofio au&o- titateyArift.loquens 1.de anim,tex 8.de
vniueríali logico , ait ; aut nihil efie in re- bus,au: potterius eílc, quía
nimirum ope rc intellectus fit pec abttractioncm ab Cis; & Auctrocs ipfe
dixitibidem intcl- lectam ficere vniuerfalitatem in rcbus, cft ihilop. 1.
Poít.c. 20. dicentis vniucr- fale in (ola intell:g*ntia habere else, &
omnium deniquc Gi scorum , & Lati- norum. Ratioà priori buius conclufio-
niscít, quam Scotus adducit 2.d.5. q. t. H. vniuer(ale in acti illad cft, quod
ha- bet vnitatem indiffecrentem , fecundum quam ipfum idem c& in potentia
proxi- mayvt dicatur de quolibet (uppofito pra» icatione dicente,hoc e(t hoc ,
quia vni- aerfale 1,Pott. 25. eft,juod eft vnam in. - maltis , & dc multis
, (cd nihil (ecuüdum quamlibet vnitatem in re cil talc. quod iecundum ipfam
vnitarem piacifamn fit m F3. 2 dr "A "ü. * :|Qua[L.I. en detur
Vaiutrf. & partevei.drt.IT. $69 in potentia MN adialé predicatio- pé ergo
malla natura à patte rci dici pót vmuetíalis proprié, & in rigore ; Prob.
tnin. quiá licét alicui cxiftéti in re nó rc- pugnet efse inalia (ingularitate
ab illa, in qua eft , nontamen illud veré dici potett dc quolibet inferiori,q»
quodlibet fit ip- sü,quia ctu nó reperitur , nifi in vno in- diuiduo, & à
patte rei nó conftituit , ni(i illud,quare de illo folo poterit affirmari. a0
Proinelligentia huius ronis notá- dum cít quód in Schola fubtilium duplex -
diftiogui folet cómunitas,(cu indiffcren- tia , aut apt tudo natare ad
císendum;n multis (quz. diftin&io eftoà quibufdam Scotiítisfoleat pauló
aliter. explicari , à mobis tamcn éxplicabitur magis ad phra- fii Do&oris
cir.d.3. q» 1. vbiilam infi- nuauit) altera pofitiua, altcra priuatuua , vcl
ncgatiua;pofitiua eft illa; fecundü quá matura concipitur in fc indiuifa, &
abom - ibus differentijs indiuidualibus abftca- - &aaqualitcr omnes
re(picicns, qaa róne - appcliati ctiam folet indifferentia, feu in-
dctereinatio contrariasquate nus pofiti- ué con fariacir derermmationi: aCtuali
per d. rlercGam,& cam penitus excladit fi cnin illam fecum admitteret , iam
non elset a» omnibus (ingulacibus abftra&a, ncc e jualiter omnia. refpiceret
5 priuati- ua ve o.fcu negata e(t illa indifferent, quam adhic natura in (e
retinet , quando conttscta elt, quia ,n. adhuc contracta» diltiagurcor
Éormalitec à differentia ; per quaqi coniushicur, hincreener quandam non
repugnantiam c: fua ratione tocma]i proccdentem, vt poffit else quantum clt de
res(ub alia üngalatitate ab ea, in qua eít,& dicitur prinaciua, vel
negatiua, quía - €um fimili indifferentia naturz ftat ex- trinfcca determinatio
eiuídem per ali- 'quam d.ffcrentiam indiuidualem .. Quiz inctio ab alijs adhuc
facilius tradi. tüuríub nomine apticudinis, quód duplex fit aptitudo natura ad
eísendua in mul- "tis vna proxima, altera remota, proxima 'eft potentia li
bera , & expedita , remota €(t potentia impedita , propter quod iim- -pedimentum
rcduci nequit ad actum, ti- cutmateria fecundum fe dicit potentiam proximam
recipiendi formas quasli difiunctim, itavt hibeat (i mulcitem po- tenti, non
potentiam ümulzaus,fed af- fc&a aliqua forma eft in potencia remo- tà ad
recipiendam alteram. : 11 Rur(us not. eft, vcfüprainfingaut- mus,rationem
formalem vniuerfalis com- fiftere in duobus.(. in vnitatey & có nunj-
cabilitate. i. t actu, vel faltim aptitudinc pluribus infitngm vtramque
explicat A« tilt.dchiniens vniuerfale vmum ia multis, & quidem id
intelligendum elt de cGindt« nitate pofitiua,& aptitudine proxima;ita vt ex
aquo omnia inferiora refpiciat & non
magis vaum;quaa aliud; (ed natura non poteft ita (c habere à parte rei, d
tantum per incelle&um illam przícindé. tcm á differcua indiuidual: , (ub
qua adw reperitur; Frobatur hoc, quia à parce rei in vno tantum iudiuiduo
reperitur vna , & in muitis multiplex, & ab vna differc- tia
determinata, ac proinde extrinfécé im pedica,vt omniainferiora ex equo refpi-
ciat ; & omnibus difiun&im commu . «ari pof[it, vadc à parte rei non
eft indif- fcrens, uj(i negatiue, pet intelledtum au- tem aufertur huiufmodi
impedimentum, -dum przícioditur à diffcicritia indiui- daali, & redditur
communis pofitiué, dü concipitur pluribus actu communicata s vel
faltimcommunicabilis,vt magis mo patebit, ergo (olum per inceile&um eífi-
citur proprie vniueríalis . Y Inopyolitum argaitur, quód natura cóis fit
proprie vniuerfalisà parte rci,ná habet de fe propriá vnitatem formalem minoré
vnttate numcrali , item de fe ha- bet quód fit pluribus comu: icabilis, quae
duo fufficiüc ad confticaendg vniuerfa- lc. Tam 2. natura vmuerialis eit obic
ctü intellc&us , vnde (cicntia dicitur efse de vnueríalibus , tcd
obic&tü prz cedi actü Áuz potétiz,ergo &c, T 3.malta atttje buta tcalia
de natucis. enunciancur, quae tenus vniuct(alcs fant , quod ncinpé obicéta
fcicntíarum,de iE biliayergo à patterci (onc talcs » Tü 4« pót vnias naturz.
vaiucrfalis attendi ex. vnitate ceptus mentis , tunc .n. feque" returquód
iultipl;catis numcro, conce. Neh aid human in pluribus sncellg Gibus,plurcs
quoq;císét nagura: VIRANR 570 miuer(ales , ergo dcbet attendi ex parte tei. Tum
demum à patte rei datur lingu- lare ina&u ; ergo & vniucrfale in (quia
relatina funt fimul natura . 21 Refp.efló natura habeat à parte "fei vnitatem
formalé, & communitatem 'ncgatinà , hec tamco non fufficit ad vni-
"weirlalitatem proprie dictam , fed debet cffc communitas pofitiua, vt
nimirü a&u fit in multis ; velfaltimin potentia proxi- $a ad fic
effendum,imó non tantü maior 'cómunitas, ed etiam maior vuitas requi- itor ad
vniuerfale, quam habeat natura a rte rei,vt conftabit ex dicendis. Ad 2. Lares vniüetfalis materialiter , & re- 'moté
ob (uam indifferentiam 'negatiuam 'eft obie&um intellc&us , vt notat
Doct. €it.2.d.5-q. 1.9. 4d qua[Tionem , vo aüt wt vniuer(alisformaliter,
Inftabit Scot. t. l.3-.6. $. Contra iflam opinionem, do- "ere
vniver(alitatem formalé efie faliim conditionem obie&ti intelligiblis , fed
Obic&tum przcedit adum sm cooditio- n uz requiritur ad rat ioné obic&i
, ergo &c. Relp. & ibi Do&oré loqui de
wüiuerfalitate materiali;& remota, vt ad- wertunt Vigerius,& Licher.
quód (i con- zendatur loqui de formali , dicemus non efie códitionem
prarequifitam, fed tantü concomitantem actum intelle&us. Ad 5. patet peridem,
illa nam; ; attributa enü Ciantur dc naturis , quatenus vniuerfales funt
materialiter, & remoté quia nimirü on pendent ex condirionibus indiuiduá
tibus;(ed à ratione formali naturz, Ad 4. verum eft ynitatem vniuerfalis
przíer- tim attendi debere ex vnitate formali , q libet natura à parte rei,
in;qua fundatur , «amé adhuc cócedendum eft naturàá vni- | ab a&u
cognitionis fufcipere ger cxtrinfecam denominationé vnitacé numeralem
obic&i,vt notat Do&. a.d. 5. 4.1. H.quacenasett ynum de numero in-
telligibilium . Hinc tamen nó fequitur e(. fe dinería numero yniuer(alia , quia
con- cretum n prefertim Diei mul- tiplieatur ex multiplicatione formarum, quádo
e(t idem tubieétü ex di&is difp.z. 1e at in cafu,natuta quz cft (ubic-
intentionis vniueríalitacis , eft fem- pet vna fua vnitatc; formali. Ad vlc.
tam 4. "- Difjut. 1I. De Vuiutr[alibus in Communi . fingulare, quam
vniuer(ale fami poffunt formaliter, & materialiter , ni nirum pro
intentionibus fupcrioritaus, & inferiori- tatis , & pro rebus fubítratis
illis intétio- nibus, vniformiter lumpta funt relatiua , & fimul natura ;
materialiter enim (um- pta ambo füntà parte rei , formaliter ve- rà folum per
imelle&um przdicantem , & (ubijcientem illa inuicem. 23 Sccüdo
arguiturad idem. T ü quia przdicamenta funt entia realia, & extra animam ,
(ed in ipfis continentur naturz vniuerfales, ergo &c, Tum 2. Conftans cx
materia, & forma cft ens reale , com- fitam naturale ctiam in vniucrfali
cft uiufmodi , ergo &c. Tum 5. vniuerfale cadit fub fenía , vt cius
obie&um , ex 1. Pott. in finc, cfto .n. (enfitiua potentia non attingat
naturam , ni(i füb fingulari- tatc , non tamen fingularitatem attingit , vt
docet DoGor dift.& q.cit.füb C. (z- pé etiam apprehenditor res diftans (inc
cognitione differentig contrahentis ,' vc cum cernimus aliquod cffe animal, fed
nó cogno(cimus fpecie , vcl effe hominé , & non cognoícimus indiuiduum,
crgo &c. Tum 4. & cft argumentum DoGoris ibi- dem,à parte rci non fol
datur. diuerfitas numcralis, fed etiam fpecifica, & generi- Ca , crgo &
à parte rei dari deben: vnitas fpecifica, & generica, quz funt vniuecfa-
les, patet Confeq. quia vnum, & multa , idem, & diuerfum fant oppofita
10. Met. toties autem dicitur vnum oppofitorü, quoties
& reliquum ex 1. Topic. Tum 5. intelle&us
concipit naturam vniuerfale , ergo talis eft à parte rci ; quia ipfe nona mutat
realiter obiectum, nec veré pó: illi tribuerequod à parte rei non conuenit.
Refj.przdicamenta efe entia realia. *ion racione vniuerfalitatis,fed rone natu-
tz qua: denominatur vniuer(alis, quorum contemplatio, vt fic ,(pe&at ad
Metaph. efto quatenus vniuer(alia ad logicü perti- neant. Ad 2 compofitum
naturale in : ni- ucrfali con(tat ex materia,& forma obic-
/&iu&,& veluti in effc (ignato, non aucem realiterj& exercité ,
Ad 3.rc(pectü fen- fus licét fingularitas non lit ratio moué- di, ctt (altim
conditio moucnus, itaut q» fentitur, femper fingularc ett, vt in i" —BBÓ
"RENE A onpnnn& Quafi I.e Mn detur Vuinerf. à parte vei. ei drt.IT. de
Anim. fic etià quod à longe vidctur, séper cft aliquod fingulare ,vt docet
Scot. 4:d.S.q. 1. $. Has omnes conclufiones , quam uis confuse, &
indiftin&e ; conftac enim femper. attingi füb conditionibus indiuiduantibus
temporis, & loci, vt ani- mal, vcl hoiníné hic, & nunc ambulanté, Ad 4.
probat folum dari à parte rei vnita- tem genericam, & (pecificam fündamen.
taliter, & ad hoc inducitur à Dot. loc. €it.
non autem formalitet , quia fic prz- Ífeferunt. fecundas intentiones , mcritó
quarum funt vniueríales. Ad vlc. neg, confeq. quamuis.n, iniclledtus nó mutet:
realiter obicétü , immutat t obiectiué , nec prOptercà (alsü dicit,quia licét
atcri- butü vniuerfalitatis nó cóueniat náturz d. patte rci formaliter, &
actualiter, coaue- nit tamcn füandamenraliter, & virtualiter y quod
fufficit ad faláitatem tollendam . ,.44 Tertio adliuc fortius atguicur ad idem.
, natura cominunis e(t à parte reí yaa. ,& cadem in omnibus fingularibus
intrinfece , & (olum extrin(ecé multipli. cata pet differentias
contractiuas , ergo. veré € (t vniuer(alis à parce ret. C , patet, quia vt
dicebamus art. praeced. ad- naturam comuriem vnà in om- nibus per intexiftétiam
vaitate ill forma- liqua eft minor numeralt,ceaemur quo- que à parte rei
admittere: vniuerfale in actu ; affumptua veró fusé probatur ab Auctoribus ,
qui vnitatem formalem na- türz non multiplicanz im interioribus ad multi
plicationum vn«tatis numeralis, fed protíus ponunt candem ;& fundamentum
tro, & Paulo , cavet diuifione formali, & ellen: ial, ergo à partc rei,
vt eft in pluri- bus, eit Formalirer vna ,& confequenter vnitas formalis
natara: humanz cft vaa in Onmn/bus , nec multiplicatur ad multipli- €ationem
enticatis namcralis , Confeq. patet ; quia vnitas cíl carentia diuifionis
$-Met.1 1. & quz diuifione carent , eo modo (ant
viai y quo caremc diuidtione . Frob.amec.quia ie cus,& l'aulus nó dif-
fccum in nacura; & effentia, & 1n ratione h»minis noo (ua plura à parte
rciquia (i Petrus noa etl'et cilencialitee vnam cuim Paulo à pacte tei nqn
magis differret à 371 Paulo,quà à Brunello. Imó vnitas formaz lis natura: ex
hoc capite dicitur mínor nu« merali,quia bec reperitur tantum in vno, illa vero
in pluribus,& ef quedam vnitas communis importrans indiui(ionem par pipvs,
se formalia, & effentialia . 15 Refp.(olutionem hnius difficultatis
prolixam petere difpurationem ia-Me«- taph. differeridam, pro nunc dicimus,ens
dupliciter accipi, primó formaliter, feu; riomínaliter, & tignificat
effentiam,(ecü dà materialitct y (cu participialiters.& fi«. guificat
cxiftenuá, X quidem primo ma« do abftrahit si (e ab omnibus códitionia: bus
indiuiduantibus, alio modo cócernit- omries; cum etgo dicitur vnam, & eandé
nacuram, fca entitatem cómunem elfe in. ouinibus inliuiduiseiufdem fpeciei ;
nom e(t incclligendü de entitate in (ecio fen« fa, fic .n.nolla pror(us entitas
, que cft im Petro à parte rci, repetitur in Paglo,ome. nia enim funt realiter,
ac entitatiué diaí«. faat in priaio fen(a entitas cómunis,quae cít in
Petro;etiá in Paulo tepetitur, quia: vna formaliter cft vcriulque etfntia,
quia. entita$,vt dicit efTentiamsnullam dicit de- terminationemsnec loci, nec
céporis, nec. indiuiduationis; vnde fallantur imagimas tione ecc A rie hzc
feratur ad. entrate fing Mes, es pattículà. aliquam iategez entitacis Petri
eife eciam in Paulo ; concludimus ergo naturam nG habere fuam vnitatem formalé
adaquaté in omnibus indiuiduis à parte rei;quali (it cadé entitas
participialicer in omnibus s fed in hoc feufa in quolibet indiuiduo cit vnitas
formalis ftam confequens nata ram diftin&a ab vnitate v'merali eiufd&.
indiuidui, & ab vnitate formali naturz al« terius indiuidui ; & licet
multiplicezur cis vaitate numeral; adhuc tame dicitur mi- nor ea, quia quantü
cít dc fc pote e(fe io alto indiuiduo ob intrinfccá eiuscom münitatem , vnde
dici poceft ftare cum multitudine numerali
(altim aptitudimas liter. Bene tamen "€ dum pe intcllectum natura;
quz eft in omnis à parte rei loló per rodifferéciamy ca« Cip&ur ctiam vna
in omnibus pcr jnexi- flentiam (quo actu fit vmacrfalis,vt infra dicemus) tune
ejus vnitas dicitur minor nume- $7»
DifpIV. De P'oiutrfalibus in Communi . femerali,quia aGu ftat cum
multitudine mumcrali,vcrum hzc vnitas nó eft realis, fed rationis, &
dicitur vn.tas vniuer(alis, *26 In fine huiusart.aducr endum eft
Pafqualig.to.2.fuz Met. diíp.18. fect.5. hanc candem tencre fententiam. de vni-
uer(ali in przdicando ad menté Doctoris vb: füptay& c us verba refert;ac
poderat. Weram in duobus erraz, primo in hoc , quód vniucrfale ip przdicádo
putat effe vniucríale Metaphylicum ; vnde confe- «ucnter etiam errat ^n alio ,
quia quod Scouusibi docuit de vniucrfali in przdi- cando, putat docuilfe de
Metaphyfico , qnia hoc cum illo confundit ;hinc polteà ad métem Do&toris
ibidem poni du;'lcx wniuer(alc,alcerum
Phyficum;alterü Me. taphyficum, per illud intelligens naturam à parte rei in
ftatu rcalis e«iibencia: com- plicatam cü differentijs indiaiduantibas, per
iltud candem naturam in ftatu prz- £ilionis obic&iuz , quando nimirum per
antelle&um exuitur differétijs indiuiduà tibüs, quod fubinde ait efie
vniuer(ale in a&u , & císe przdicabile de pluribus in potentia proxima
. Hic loquendi admittendus non cíl;quia vniuerfale Me- zaphy(icumnon cít
vniucrfale in a&u, & formaliter, fcd in potentia tant (i, & füa-
«lamentaliter ; & hoepedum in Schola 5 Subiilium, vt videre eft apud
Parifiéfcs ; "Irombci.7. M ct.9,8.
& 9. fed ctiam in la Thomi(larum, vt teftantur Com- pluc.dif p. 5. L0g.q.6.
ip fiae; vbi aiunt ali- acrloqui Mieibad terminis, & quidem velie
yniucrfali mactaphy(ico. praedicabi- Wiatem tribucre , cit-prorfus wrationabi-
le, & contra cómunem loquendi modá , süm quia apud emnes wniacrfale logicü
E ocium Rise cft cotum pore- atiuum dius libik ip plures partes fubic.
s&iuas,de quibuscít pradicabile ,vniuet- falc vetó-metaphy(icü vt fatczus
Pafqual. m. 4. porius habet rationem partis pocen- uialis per differentia
contrahibilisad con- skiwuendiun totü ge ei metaphy(cós tumquia práficari cft
proprium Lecun- darum incCuonum ,ac proinde artinet ad saiuer(ale jogicum;aon
meta P iegn E IN eq. Scotus 2-d-3-q.1 ando fub LL ait Auct ale jn acta ic jd»
quod eft jn jo- tentia proxima ad przdicari de pluribus s: loquitur de
vniuerfali metaphytico , (ed logico; fuperius .n. fub E. de illo verbaua
fecerat quando dixit naturam de (e nec vniuerfalem effe acu, nec parcicularem
& licét realiter nunquam (it finc aliquo ittorum , nó tamen e(t de (c
aliquod itto- rü,(ed eft prius naturaliter omnibus iftis & (ecundü iftam
prioritatem naturalem c(t quodquide*t, Kk pet fe obie&kü intel-
leétus,& per fe vt fic confideraturà Mc- taphyfico; ita Do&or,quibus
verbis aper té lignificat vniacr(ale metaphyücü effe naturam fecundü fe
con(iderata, vt prae- fciodi ;à fmgularitate , & vniucc(alitate actuali :
non ergo (ecandum Do&orem vniuer(ale metaphy(icum eft vniucr(ale in a€tu,
(ed tantum :n potentia... 27 Quantum veró ad illam di(tin&io- né, quam ait
cffe de mente Doctoris , de vniueríali phyiico, & metaphytico, vt il- lud;
coftituat vniuer(ale in potentia , hoc in actu ; verum cft quamplures hanc
mittere diftin&ionem , vt cfl videre apud Suarez difp.7. (cók.8. n. 3. per
vmuer(ale PEIUS ac gentes nacuram, dum in elfe realiscxi(tentiz cotracta manet
per differéciam indiaidualem , per metapby- ficum eandem naturam, quando cí(Là
có» —— ditionibus indiuiduáribus per ab(tractio- neat intellc&irs omninó
immunis; «ous , cipiturque folü in ordinc ad fua pra: licae ta cífenualia , in
qao ftatu przcitionis di- cebat Auicen. à Dotore relatus , quod equinitas efl
tantum equimitas, (cd vlte- rius addant vniuerfale losicü , per quod:
intelligant eandem natara aff-Cbam (ccit-da intcotione vaiuer(alitaus, per quam
ad inferiora tefertur in ratione fuperioris, &- praicabilis ; & quidem
rauoaabiliter confideracur natura 1n hoc teruo ftata ,, quia ;níecundo (tato re
vera non. habct rationem vniuer(alisim a&u , fcü prdi- cabilis, quia tuac
vel con(ideratur vt pars. metaphy (ica poxenzialis.per differenitam,
coatrahibilis , & lic pon rationcm yniucríalis,quia non refpicit
differentia s. vt inferius,de quo pradacari poffiz;vcl in. illo
(katu-concipitas vt qnoddam.totam actualca. in ocdine tantum ad ca atcribu- tà,
qug aC Contiikt, non vero. inordi« - /£ LL NE |i P Buff T. ei den Vaiuerf-
párte relié dei. 393 ,n Lb Hia ; Xo de eR» quodin fecundo flatu eft in pocenria
rs LI 28 , ad infericra, que cátinerin potentia, ^pa ie s natura gon vt
fübijcibilis, quam vt przd cabilis; ergo nec Maro eididos cft tertius ftacus ,
vt fiat vniueríalis in a&u; bene vcrü proximaad recipiendam relationem vai-
uerfalitatis,quia tunc intellieitur potit:ué jndiffcrens ad multa, ficuc in
primo fta- tui Quando eft contracta per fingularita- -— (1€m, dicitur in
potentja remóta, quia non — hibet indifferentiams ad multa,niti priua- . giuiá,
hinc eft, noftrates pa(fim , vt tít videre apud Trombet.cít.q.9. noa(-
fignant,ni(i vniuerfale logicum; quod eft in a&u, & metaphylficü , quod
cft in po- tentia, & fondamentumillius, quod rur- (— fos dupliciter accipi
poteft , vel pro fün- damento remoro ; & eft natura ipfa per differentiam
contracta , vel pro propin- quo, & immediato, & eft ipfa natura per
intelle&tum abflracta à conditionibus in- «diuiduantibus; & lic modus
loquendi eft "magis cófentaneus , quia per vniuer(ale , fcü genos phyficum
confueuit (ignificari matcría prima iuxtà cómuncm cxpofi- tioré jlliusd &i
Aci. 10. Met. 16.corro- ptibile,& incorruptibile differüc ied genere,vt
refert | oor 4.d je. q.10. M. ad animadacrfione digoum iudicauimus, nevárictas
Auctorum in modo loquendi de Vniuet(ali confutionem paretct « Ss QvESTIO II ;
In quo conjifiat effentia. Vninerfa- 1$ Logici . Ommunis fententia. eft ,
effentià Vniueríalis Logic: inrelauione €onlitlere , & per refpcctumrarion:$
na- turz comunis ad inferiora conttitui non defucre tamen, qui nature
vniuerfalitaré in ratione abíoluta conttitüiebant , vndé Suarez
difj.6.Mec.(e&t.6.n.2.rcfertopinionemquorandamsfferenuumpaturàfierivniuerfaleuina&upet.operationédire&amintellectuspoftibilisquacognoícitnaturàcommunemfecundü(uàpraci(amrationéformalem,&etlenciaynihildeinferioribusrónibus,veldeindruiduisconlidctando
; ncque cciá formali« tcr; & quali in a&u fignato conidcrando coitarem
ipfius nature, quia hzc ci con- uenit in lecundo modo dicendi pet fe ^5, fed
folam cífentiam, quz communis cít, quam fententiá deiodé etiam ipfe Suarez €x
patte approbat n 8. Conimb.q. art, 3: & amplectitur Tolet. 4. 1. vniuer(,
3c videtur fuifTe Durand. r.d.5. p.a. q.$. & in 2.d.3. q.7.. Quamuis aucem
cómunis D.D.vt dicebamus,conttituat formal;tá- tea vniuerfalis in acu in
relpe&a ratio- nis ad inferiora , quia tamen duplex com- ftitui poteft
refpectus racionis in natura vet(us interiora, nimirum, vcl ad etlendü inillis,
vel ad przdicandum de iliis dubii eft, quifnam iftorilcoultituat cílentiam
vniuetfalis,cui dubio cca (ionem dcdere plares definitiones vni ter(alis, quas
a (Ti- guauit Arift. modó definiens illad pee efie iny vc 7. Mer.
44. modo per drei 4e, vt t.dc Ioterpt. c. $. modó per ytrumqs vt 1. Poft. 25.
vbi inquit cífe »num im multis, e de multis; quapropter D. D. diuifi (unt, alij
dicentes , quod ratio vni- uerfalis
conliftat in effe tm i dici de (it tlio,qoz lententia frequens e(tIn Scho fa
Thoi ft. aljjé contra, quod dici de fit definitio, & effe in fit paio , qua
apud Scoriftas ccceptitlima e(t , vt eft vi- dcre apud Expofitores fuper
q.6.vn:uerf. Mautitium, Anglic.
Bra(a:0l.& aliosefto DoGor ibi expre(lis verbis fein hac re problematicum
oftendar. Auctores vc- rà vtríufq; fencentiz adbuc inter fe diuifi funt, quidam
.n. fentiunc císentiam vni- aeríalis contiflece in ene inyvel dici de , vt importaar
aptitudinem, & non adtü; alij € contra, vt important actum, & non
aptitud:nem,cui etíam dubio anfam pri- buit Anfl.ipfe , qüi in prafacs:
dcfimicig- nibus modó víus c(t nomine actus, vc f. Poft.2 ;. modó aputudiois,
vt alijs duo 'busin locis, quarc ad plenam elfeaiz V- muertalis nouiciam tria
puncta examiade re debemus, an eius efsenua (it abfoluta, vel rclatiua ;
contiituto ; quod ficrclaci- ua,in quouam re(pcéta confi ILacex prae dictis;
& an pon: debeat actualis vcl (uf- ficiat apatudinalis, ^^ 7770 tara Weg
o50V 039999. GTWIE A R- Ko ap ceixd kia É . — — üt hp. LABS B n ($74 ARTICVLVS
PRIMV S, Wuiuer[ale Logieum intrinfecà quid " , relatiuum effe. la ]cimus Vniuerfale
Logicü for- E D maliter cóftitui edes, cec fatioms nature comunis velut
fuperioris, ad infcriora , & fübijcibilia. Conclufio cít communis, fcd
przferrim Scoti, & Scotiftacü locis omnib. cit. deduciturg; ex ipía
definitione vn uer(al's , quod ctt yuua in multis. demmultis,per boc.n. datur
intclligi fceundam intcéconem vni. ueifalitatis e(Te «elationem rationis ad
amulta; quod amplius declaratur , quia o ad coní(Liturionem vniuer(alis duo
necef- fario interueniunt , vnitas,& comunitas , fcu ind.ffcrcntia , &
apritudo ad pluca , mon qu li/cunque fed. indifferentia po(i- tiu2, &
apiitudo prox«ma, & expedita, vc. di&um eft q. praeced. ar. 2. & rà
cft, quia fi natura non cft aliquo modo vna , fcd prorfus multiplex, 1am erit
multitudo , -fcu colle&io mu!rocü, & non vniuctfalc ; "fi non fit
cómun:cata vel comunicabilis pluribus, 'am erit fi e, & non vni. ucr(ale,
ergo vniueclicas in natura vni- ucrfalizata ponit neceffatió hanc ordiné ad
plura , quo apta conftituacur ad cfjen- dam inillis, ac j pats er de illis. Có-
firm. ecol o; i sm aede con. nenit e(le przdicabile de pluribus , vel vt «tius
formale eontlitatinü, vel vt propría patfio iuxta diuertitatem opinionum ; fi
yiam habetur intentam,g erit cf- Áentialiter rclatiuum, quia rzdicabil;tas
dicit ordinabilitaté v ntucríalis ad plura ; fi fccundum, adhuc habetur intentü
, quia talispafTio non poceft fluere à natura, vc &f à patte rci , quia
nulla paturaá parte ICi,vt: voa, idis cát in pluribus, aut Ale potefi in.
pluribus ob umpedimentü extrinfecü diflsiuie ^o0p- DES, ncds d natura vt
abflracta a fi ritate,quia fto vt fic fic «na » tam vt fic przfcindic potius à
tingular à ca concernat , €rgo oririnop potcft , ni(i abvnitare na- turz cum
otdine ad efTendü in pluribus. Demum vniucr(ale Logicü in hoc ditfcre à Mera;
hyüco, quod illudcft vnum in loe vero vnum excra mulca, qua- Difpu. 1... De
Vuiwer [alibus im Communi. tenus ab illis abfteahit, neqae illa cox nit,nil vt
cciam » à quo, ergo cftà c(- femia vniuerfalis Mcra phytici (La:ai pof- fit
abfoluta finc vlio ord:nc ad interiora iuxtà ,/lLid Auicen. eq4/225. ejl (atum
€q «4:25, ctlenaa camen vniuer(a..s Lo- : ui" gici poni. debet clariua , E
uA 3o Sed vt magis digno(c itur hec fe- cunda intentio vntucríalitaris c 5(id
*ran.. da cft , ac inucitiganda 13 n tuc i cÓmuni ratio proxima fuadandi ipfii
, at Do- Gor , vbi (üpra rationem proxiaam funs dandi el vnitatem natucz , non
il!à tca- lem,quam hibet nauuca à. parte cei , Ra- tio eft , quia (ola vaias
formalis, quam hibet natu a in rei in ungulis indi- Aiduis,non fufficit ad
vaiucr(alitate.n,nà illa mulaphicatur in iofecioribus , q» vais. tati
vniucr(slirepugnac; tü quia (ub ifta debet inferiora vairituxta illud Porphir,
participatione fpeciei plure$ bomines Junt. vnus bomo, tum quia fi vaitas vui
uer(alis maultiplicarewur in inferioribus, .vc formalis, plane tot confticuenda
cífent genera quot fant fpecies , & tor (pecies y quot indiuidua, quia
vnitas generica 0 multiplicaretur inlingulis (peciebus, S — fpecifica in
ingulisindiuiduis; maiorere - go vnitasaffignari dcbet. pro fundamen- to
proxuno vniuerfaliaris , & maioritas — — «ontiflit in hoc ; quod inhoc
flatu pra ci- ^ fionis obicétio foncibie natura ha- ——— bere
vaitatemiodifferenté potitiué,vbi à - parte rct,mgnniti ncgatmé crar indiffc-
—— — rens; imó dum fit vmuerfalisconcipitur - ehabere talein indifferentiàh
potitiuam ,— vt poffit effe ab(jueimpediméto in om- nibus, &
hngulisiofcrioribus, non tam ü di(iunctanfcd fimul,X coniunctim, quia de
ratione vniueríalis eft , vc fic etiam de fuis infcrtoribus poflit przdicart,
vt do- «ct Scot,loc.cic & adhuc magis expreísé in 4.d.45.-2. F. ex quo fit
pottea, vt qf concipitur natura vütuerfalis atu in fuis infcrioribus ,
concipiatur in eis vna per incxiltenuam quamuis .n. zalis vnitas ree pugne:
naturg,vt cxillic à par:e rci in line gulribus , vt dicebamus q. praeccd.art. T
(ono tamen illi repugnat, vc concipitur ird eis pet intellectum per | vniucr»
falis. Addit preterea. Doctor — de- "T€ - càbile
inferioribus p 1 i is, eft fecundi ipfam 1e omni finga- chet; 2.4.5. 4. $. 10i fed contra iflud ,' |
& fequitur dur erehtlten iei . quod (aperiüs innuimus q.1; arr. 2. vni
Ahuef.1T. De effentia Vuiuesf- Loin. T. — 398 satem numcralém obie&iuam,
feu ín rone [i Were naturam woiucrfalem habcre vni- .. ebie&ti intelle&i;non
quafi ip(a natura in fc it *na numero, quia lioc ei repugnat, juatenus
voiuer(alis, fed in hoc feníü , q» cut conceptus formalis hominis, vt fic , eft
vnus numero , ità obiectu eigsin ra- tione obiecti vnum numero dici pàc per
lenominatione extrinfecam à conceptu. entis, quia vt fic cum tota füa comma-
aiite vnum de numero intelligibilia, & curi tali numerica vnitate eft
comuni- iotibus: per cOtra&ionem ra- lari eft pradicabile pradicatione
dicen-" te hoc & hoc, quod opumé' declarat Lt- Lnumir2. - 31 Exhis
patet,quomodo verum fito tem,& indifferentiam requifitàm'ad vni:
oérfalitacem cffe maiorem vitate , & in- " - t . idet nati à " L.
ch qui A let natüra d parte itas quam haber à parte rei, eft vnitas pet
indifferentiamsqug non flat cit multitudine namerali a&uali, quia mul-
tiplicatur'in indiaiduis (ecandü propriam : caiufque naturam; vnitas verós ha-:
etper intelie&tum , quando vuiüerfali-- zatut; eft perinexiftentiam; ita
quod eius vniras ftat cum multitudine numerali in- ' díüiduorum; co quía vna
per inexiltentia: concipitur io omnibus , & fingulis. In- ' differentia
quoque;fcu aptitudo ad efsé- - dum in pluribus maior cft;quado fit vni-
ucríayquam libeat à párte er den par- te rei cft indiffereotia tiu2,&
aptitür- do remota ad cílendü in phüribus difiun- Ctimyat fub vniucrfalitace
eov! indi£- ferens politiué, & proxiinéapta ad e(fen- düin fnultis, nedum
ditiunctinr, fed etiam fimul; & coniunctim , ex quo rurfüs paret tám
vnitatem quàm aptitudi nem re jur- fitas ad ynittérfolitatém non cile rcales ,
fcd'rónis;cá tales non hibeát à parte tei. , Hi fátficor Suarez cit. dim ait
vnita« tem vnidecalis logict conGiflere irindi- uilione alicuius naturzzin
plures nacuras fimileslub.codém nomine, & raone c a, titudine , vt in eas
diuidatur ; & hac de caula,inquit)nó effe vnitaterffrcalem,fed ] ration; $
; quía talis indiui(io n6 competit naturz in ftatu realis exiftenciz ; vbi per
varias indiuiduales differétius diuifa ma- ner, fed folum im ftatü pra'ei
fionis obie«" &iuz; & vt l'übflat conceptibus mentis y. loc.n.
modo óthnes homines im ratiotie fpeciei dicitur vnus homo, quía in conce- ptu
hominis, vt fic,non diuiduntur; fi&a. verà diuifione, feu contra&ione
vniücre falis ctiam per intelfe&tum , ftatim eius veh »quia iamdiu: drar in
plu- ra eiufdem nominis, & rationis,vn.Ie vule vnitatem vniuer(aus efie
(olum compof- fiBilem cudrápticaditie c(fendi in mulcis, * nontàmencümaQu. ^ —
we 31 Hecdoütina omninó non p d arbitramür im. vnitatea vniuerlalis età ' -
confiftere cá actu effendi in multis, ratio t uia hoc negato nalliamplius dare-
tü vrbdicalo vniuerfilis de inkerióri dd n, vnriuerfale a&a przdicarit de
inferio- * ribts vel (apponitur per intelle&ü prius ^ cohtra&tuim ad
illa, vc de illis przdiceturg velfiltim fic contrabitor inipf 2&uali"
przdicatione; ergo ni(i extebmimare velis | mnsomries haialinodi
przdicauones;fas^ teri debemus vnitatent , & aptitudinens vhiaccfalis
manere cam fra actu elfendt. in axattis,& przdicandi d. dit aptitudinem nó
dari ad a&ium cü í répugnancetr , tmà paffim videmusadtü," perficere
aptitudinem, & effe cum ea co- pollibilem; (olumq; deftrut ordiné prio-
ritatisad actum,ergo idem fuo modo di- cédum etiam in apticudine rationis, qda-
lis ponitur ifta natura vn;uer(alisad efsé- " im multis, & przdicandü
1c mulcisg » ig tur facédum cft , vninecíalicatem ftare ctiám cum a&tu
e(lendi in multis pec £a« ' tioném, quia tunc natura concipitür haz" bcre
inomnibus ilis adzsquaté luam vni- tatem formakm per incxitientiam rone
eiuldein communis RM in o conceptae, ac intrinfece indaiifae , Vlte qiiidcta
cbacéoh adn tato Qr tonis obic&iuz: poffidere nárur/mindiüifios - nein Pu
eidfdcm rationis, & cam amig tete dam pet differeotías dinidt DO" rar.
Vetüm aliud cit loqui de vocuerfali, quatenus precise c(t y:0ddà toux pos
tentiale habens patics lubiectiduso quas mente , * malis, Acce- "t 376 —
Difju.IV. De Vuluerfalibus in Conmuni: tnen:c diuidi poteft , aliud de ipfo
loqui. quarenus ctiam tocum quoddam actuale, eft, & sm hanc a&ualitatem
includitur in, omnibus illis ratione cuius inclu(ionis Gt. | pr pul de ipfis
przdicatione dicéte,. ioc cít hoc; (an€ , gnapdg vuiucríale v.g. animal
diuiditac m (ua inferiora vt homi ncm;& equum, defiratturtozalitas poté-
tialis, & pcr confequcns cius vnitas, quae in illa indiuiGone confiftcbat;
fed bo. goanct vnitas cius,quatenus eft cot actua. le;si quam totalitatem eit
in fieguhli- cét nontotaliter ,& adzquaté, & idcó adhuc diuifum ( vr
notat Do&or 2. d. 5. «4. [ub H.& 3.d. 2.9.1, 6. C1 arguitur) potcft in
ratione vniucr(alis prz: dicari de omnibus illis , & im hoc fenfu dicebat
Porph. participatione fpeciei omnes bg- mines efle vnum bominem, vtique enim.
quando hoc dixit Porph. loquebatur de . homine diui(o in plura indiuidua ,
& ab omnibus ncs ge afferebar tamen ad- . huc illa omnia dici vnnm hominem;qua-
&£ngs natura bumana concipitur in ome. ibus vna vnitate formali, quz eft
minor mümcrali, per inexiftentiam, & folum cx- puníccé diuifa per
differentias. pap 33 Contra pofitam Cóclufion£ obij- weitur yniuctfale logicum
quid abfolutum. «e (fc : natura fit fingplaris per diferentias. gindiuiduantes
, ergo tancum abcít, quod. 1fiaz wniuci(alis pez refpcétum ad tingula-.
z5ia|uod porius fingularizatur, & eo ipfo xjnodab omnibus iliis prafcindit
per cons iptum abftraGtum, vr; ucrlizatur. T ü 2« «uia li bomo ità in te cxillerer
» ficut illi contcptui abfoluto-obijcitur, cíTet vniucr ^ ow afalc ia cílendo »
qualc Plaroni tribuurs «rto ctiam nunc cít vniuct/ale pec deno- mibaconen ab
intelle&u ablque aliquo dtu adinferiora. Tum 2n intcilc- diis ie Beato
fupra hominem fic cone | scptum conlideranscóditionem;& (Lati * ius,
cognotcit illum non cfle aliquod fin. apre »icd eíse quid commune omnibus.
sixgularibus,jn qua rcficxione non tribuit anielle&us homi fic concepto
aliquod. aouum»lcd.conci pit,qnod.in eo przcrat,, «rgoenic hanc reflexionéiam
homo erat . siis pet priorem eonccptioné di- actam , Tuin 4-quia wniucrfale péc
con» cipi per modum abfolati non dicentis re fi Mdunod alteruay,fed potentis
fundare. talem refpe&um, vt album, & quantum; qua (um abíoluta, &
poGunt fundare re- lationem fimíilitudinis,& zqualitatis. Tü tide iei
vniueríale regulariter loqué- o fiat per cognitionem cóparatiuá, iraut.
abftrahatar à multis ob (imilitudiné ine : ter ea repertam, abíolaté camen
loqucn- do abitrahi etiam poteft natura commu« - nis per puram prazcifioné
natura ab vao inferiori abfque vlja cóparatione, wel fue Periorisconepeed
aliquem iirirb vel iptor iorü adinuicem,!vt doà (olo Petro fimpliciter
prar[cindi ia fiogularitatem &
fiftimus in folius-hu-- manz naturz confideracione, quo cafu.
habemus.concept&i vniier(alis abfolatitw 34. R efp.per folà ab(tra&i à
có- ditionibus iadiuiduantibus naturam fieri vniucrfalem metaphyficé,aon
logicé, li- cé nm Fasstnnhdabésasa à proptia indiuiduatione (e habeat
inditfereter po- fitiué ad hanc; vél illam indiuiduationems., diuifim, nó tamen
fit, quod virtute illius. fimplicis- przcifionis. po(lit vna eíse in.» pluribus
coniuactim,qualiscít ynitas,quas. - exigitur in natura ad fundadam proxime:
logicam vniuer(alaatem ; & qnamuis cii vaitate pra:cifionis nom. cohzrcac
actas e(Cendi in. pluribus. , bené tamen cohacte aptitado,& fic non
implicat naturam císe: przcifam à pluribus, & adhuc retinere. » aptitudinem
cffendi in pluribus; imó art.. 3.baiusqua (t.oftédemas. a&tü ipfum c(--
fendi in plüribus- per rationem., efto rc-- pugnet cu vaitate praccifionis non
tamé: €ü ipfa vanitate vniuer(alislogici, (cd actür dumtaxat cíl'endiia multis
per reale con- tractioné. Ad a.patet per idemsquod ta- le. idolum non
tranfocnderet limites voi- ucríalis.mctaphy.lici. Ad.3.auingeret io-
tellc&us in tali zcflexione (olum vniucr- falitatem quandam negatiuam;
quatenus. cognofcerct hominem; v fic,mó-cle ali. quod ng MAR MR PoRHUt m, 9Ria
non cognoícece: illum., vt comunicabilé. pluribus fimul. Ad 4,negazar aiamgptl
y, (pia vo:xuccfale,.vt patec.ex «cius definitio-- ne, dicic formalitec
relationem ad. multa... Ad Ylt- SUagitz (cet. n1 1. velle d ie S3safII. De
efentia Psiserf. Logici. &drt. H. xb vno folo abftrahi non po (Te vniucr(a-
Jlelogicum, qaod eft re(pe&inü, fed hoc meceffario plura requirere inuicem
com- ao 5àquibus abürahatur ob fimilicu. "dinem interea fepercam ;. vult
igitur ab -«no folo abftrahi tant vniucrfalesquod : appellat abfolutam ; in quo
reijcitür ab 'emnibus ; quia natura apta ad vniuer(ali- taté logicam ita
abftrahi poteft ab vno 'ficut à duobas] , alioquin natura folaris
vniuet(alitatem logicam fundare nó poí- fct; ratio cít , quia natuta, po met
:abitra&a , etiamíi abftcactio faéta fit ab - vno folo , non plus eft
illius ; quam alio- rum quorumcunj; fimilium,& ad omnia Andiuidaa maaet
indifferés pofitiué;alio- rs ab(tracta non effet; ità Aueríaq. 8. 1 t.
Pafqualig.difp. 20. Amictract 4. q.2.dub. f. in fine, & alij paffim ;
igitur . Adargamentum infe dicimus , quod na 'tura,tiue ab(trahatur ab vno folo
indiui- : duo, tiu à pluribus quoufi; non conci- itur cum ordine ad inferiora ,
nempé vt llis cómunicabilis coniun&tim, nó tran- fcendit limites
vniuerfalis metaphyfici . *.-35 Rurfus arguitur ad id ; pura rela. tio rationis
nequit cóftituer "uer(alé, ac de multis przdicabilem, ergo vniuer(ale
logicü non e(t formaliter re- latiuum,probatur affümptü, tum quia illa rclatio
rationis eft fingularis quzdam fc. cüda intentio,ergo nequit vniuetfale co.
ftituere; tum quia nec ipsá relationé vni. uer(aliratis pr dicamus de
inferioribus , non .n. dicimus, quod Petrus eft fpecies, ncc ipfam naturam
fubtali relatiodie có. eR fic eft ens per accidens,ergo talis relatio mec
impertinens eft adcoftituendumvniueríalelogicurn;Reíp.negandoaffumptum;ad
primam robationé dicimus , quod ficut fpecies prelTa, vel exprcffa eft
vniuerfalis inre pra fentando, cíto fit fingularis in. effen- do,fic'(ecunda
intéio vniuer(alitatis po- teít naturam denominare vniucríalem , eftó
entitatiué. fit fingularis, vndé ipfa.» non eft vniucrfalis,, vt quod, & in
effe €xercito, led folum, vt 440; ac in cffe fi- gnato, ad (ccundam pariter
dicimus rela- tionem vniuerfalitatis: non clie pradica- tum; fed conditionem
pcadicau ; quod kogica: L4 e naturá vni- ' 377 optimé Lichetcit.adnotauit, cuni
ait nas turam fub ratione relationis ad inferiora przdicari de illis , non
quidem quatenus eftens per accidés ex natara ; & relatio- ne con(titutum,
fed tantum per rationem naturz,quze cft vnum ers per fe quz ta- men prazdicari
non poteft; nifi a&u fic fab tali relatione ratíoais, Hoc autem probatur
cuidéti ratione | quianon vniuer(alitas,nec aggregatum ex natura, &
vnitcríalitate, (ed nacura cantü eft in rebus vniuerfalis fubietis, ergo na-
tura etit , qua proprió pradicabitur de illis , illad .n. przdicatur de
fubie&o; gs eft in co,& vniuer(alitas erít códitio,qua facit naturam in
potentia proxima de illis przdicabilem . Verum tamen cft in prz» dicatione
fignata, non proprie naturam, neq; aggregatum ex natura , & vniuerfa-
litate, (ed vniucrfalitatem ipfam , in con- creto tamen,. i. vt applicata
naturz pra dicari de plaribus,ratio eflquia predicas tio ininaodi fit per
terminos fccunda intentionis; vt applicantur primis , ARTICVLVS IL Relatio
inefsendi vuiiuerfale conflituity 5 andi efi ro " v» 3 predic 36 HX
conclu&o eft Scoti in 2.loc, toties citato $. Sed contra,cum
.n.q.6.vniuerf.$. Dicendum;de hac re du bius manferit , dicens , quod fi
definitio vniuerfalis tradita 1.Periher.cap.$.quod eft efíc podicabile de
pluribus, fit vera definitio, tunc effe vnumin maltissper q» definitur 1. Poft.2
5. erit pa(fios& e con- tra fi ifta e(t veta definitio,tunc ica« bile de
multis erit paffiosdü poftea .s&t4 loc. cit. vbi maiorem habet
au&toritaté s accejxat pro vera definitione illam , LI traditur 1. Poft,
per efte iz, tenédü c(t in fenrétia Doctoris potius efse in, qua díci de c(fe
vniuer(alis c(Tentiamg& quidé hee elt expreísa mens Doctoris ibidé , docet
n. quod vniuet(ale in a&u illud eft;quod habet vnitatem indiffere : quàm
ipfum elt in potentia proxima y vt dicatur de quolibet fappofito quod non
conuenit natura RA da au ci non eilc in alio angulatiyquans mme sí me . áo e ME
o oo o 3738 tum eft de (e , tamen quia in vno reperi tur, nequit effe (imul in
alijs; & ideó de illo folo przdicari poteft cum veritate y non de
omrübus;fed hoc folum cft poffi- bile de riatuta concepta fub indifferentia
pofitiua ad e(fenduni fimul ini pluribus ; quarido .u. habet vnitatem fic
indifferen tem ,tünc ftatim efl in potentia prosima ad ptadicaridum de pluribus
; cüí ergo di- «at Doctor vniuerfale in acu illud effe y liabet vnitaté
pofítiué indifferenté a ciendum in niultis ;& ex tali itidiffereri- tia
otiri potentià proximans ad prédica- dutbs(eu pfzdicabilitaterii de mülus, pa«
lani cft (cüfiffe, ui vhiüerfale cóftitui- tut pet efie ins & rs dé ett
paffio ; idé docuit q.18.vnit,ini fine, ebi dit getiu$ n e(fe apti dici de
multis fpécicbus, ni(i ptius ab ree cócipiantur qiulta fpe «ies quibus fit
gebus;fed in liac re prat- fcttiai teflimoriiunt Doctoris ini quzft; vitiderf,
(iuc pfo vnd y fiüe pro aftera par- t€ pátumi debet vrgere , quia ibi fuit dit.
biás ; ptaterquari quód etiarn? affertiué loeutüs effet , ftare debemus
teftirnonio (fcripti (erit, duai ibi di&a alibi reüocat justd fegalami datà
in qu£ft; ptoeai. ide dertiqj habet TUAE PSRUOR CI RA & ifi tex: 45.
eiufdem lib. Haric eandem fentétiamt tradidit. Majrou. füper viiuerf. pafTu
prime, Lichet, ini d.dift.cit. Tat. vac. . in Pétrürii Hifp. iri princ;
Trombet. 7. Met.q. 8. att.1. tbi poflqtiám docuit duas conditiótie$ ad
vrtiuctfale id atu requi- fitasità coricudit , ex ltis (equicüt ;qdod pramiffum
eft ; quód ad ratiofiem vni- uetfalis iri a&u tequicitüf nattira ipfa.» j
e(t aGu participata ir multis, & ip. ititentia vdiderfalitatis atcributa
matu. rz per actim ifitclleGus coparantis talé naturátn, «t ptadicab;lem ad
iridiui dua ; hac Tromb: vbi vides ad vüiuerfale iri s&u prius esigece,
quod narra concipi&s tur vria iü i$,Vt de illisteddauit pré- dicabilis j
(ic etiam loquitur Bargius de Vniuerfali it a&u 1.d. 4. q.6; $.. Ex alio
membro (ic arguitur » ex Recentiotibus veró tradit banc. febtefitiath ex
profe(so P. Fuentes q.6. diff. j art. 4: & quidera cü hzc (eteutia fit
epreffifima Doctoris in 2 fent, & oppofitam (ub dubio (olum Difput.1V. De
Vniuevfalibus in Communi» tradiderit q.6.vniuerf. miram eft cur Seg ti$ztàm
vnanimiter banc arripuerint vtde mente Do&toris; fedantequam cG« fionenr
probemus aduertenduni cft , quod cua dicimus vniuer(ale conftitui per eíse es
araltis loquimur de illa vnitate indifferenti pofitiu&. ad effe in multis
(imiaf , & coniunctim per intelle- Gun, - rug przced. declarauimus, 7 Primó
itaque Probatur coriclufio' in fiunc mod&.; quod primo intelli simus aliquo
dicimus efse eísentiam cius;(ed ' ptiniuni y quod intelligitur de vniuerfali
Lógico, & in a&u, et efseiri multis, er- gó lioc fpe&tabit ad
efsentiá eius ; ma. pa- tet miri.proD.taüni eX Árift.qui r.Pofter. 2 f. vtrique
attribuens vniuerfali logc- coy prius tribui efse in s poftca dici dey inquiens
vni € e(se vnü iri multis, Sc de'nialtis,tum ex Scot. cit.vbi ex hoc , gr
vitite(afe cócipitur vnum in maltis , vel faltini (ic aptum efte in illis ob
indiffecé - tiani pofitiuiami naturgarguit, quód fic in poteritia proxima, vt
dicatur de mufis; tü taríderi ratiorie,quia effe ime(t cau(a di- ci
des(icut.ti« quia hoc eft fic quia lioc e(t iri ilg per rationem, ide
éritticiamus hioc de illo per intelledum . y pei Scotifta: oppofita? opitiió«
nis di uitpto dc duplici efse in;rcali y & rationi, hoc importat
communitatem pofitiuam ,ilíad negariuami , verumi eft efsé initealc' ptacedereé
dici de ; & cí(sc cáufam, cut riatutra (it prdicabilis de in- feriotibus
(ed eft caula remota, & no (a£ ficit ad conffitutionemi vniuerfalis logi-
ci fed taditummietaphyfici ; (ed (i de. efse iri cationis ,& pet intelle
uni (eraio fiats fal(a eft omnid minor j (ic enim. efse ini (equiti dici de,
& vnider(ale eft vnü in riultis;quid dicitur de ainltis , vel (altim non
MAN fed (unt pror(us idemi dici de, & ese iri, in lioc fen(ds praedicatio
.m. qd fit fuperioris de imferioribus per iritelle&uoi , nor eft nifi quadami
iden- tificatio rationis. illiu$ cum multis; & vnutri prádicári de alio cf
lioc éffe in il- lo pet aliquam identitatem. Hinc dd i. prob. miri. cx Atiftot.
dicunt quod & loquitat de efie imtealiy iam non definit fni« inillo
realiter e — ideó enunciamus lioc de illo realiter y ] 2 [1 er, vt eft in
,Mecur Quefi.IT. De efiemia Vyiuerf.Lopici drill. 379 viuet(ale logicum , fed
meraphy Gcum , |. ffiloquitur de efse ài rationis, hoc nondi- tur : abipfo dici
de , quia predica- itio non eft , ni LidestiBcasio eationis grzdicati cum
fübic&to . Sic ctiam ad 1. | gprob.ex Scoto e(pondent,& addunt ali- ui
Doctorem ibi non loqui de vniuer- li completo fed incompleto , & pro
fundamento proximo . Ad 3. aiunt yale-* rc in przdicationibus ; quz funt
tocmali- «tet vcrz à partc rei, non in illis, quae fünt- formaliter vere per
intelle&tum,& attri- butioncm alicuius fecunda intentionis y mon vcro à
parte tei » nifi fundamentali- Mito , cum fuperius yzdicatur.de inferiori j 7*8
Lcuiffima quidem refponfio, & multa falfa continens, nam Arift.cit. lo- .
quitur de rniuer(ali logico, ac proinde de - F3 inrationis , imà Ane quis
(afpicaretur i definire vriuerfale metaphyficum, il- Jud dcfiniuit per actum
yon i in mul- ;tis, non per aptitudinem; dicere veró «p -e[se in tationis,&
dici de funt idem, ett ,yrorfas ridiculum , tunc eaim fruftra -quarerctur,
quodnam fit e(sctia, & quod patfio , quia vcl verumque efsct de císen-
;tiayvel vtrumque paffio , certum.n. ett, quod dum hzc quaftio inftituitur ,
non . € (t altercatio de efie £n ;reali nam apud -omncs cft in confefso
vniucríale logicü per efse in rcale non ,conftitai ; falfum etiam cft jesse
áliquid de aliquo for snalitet eíse vnum identificari.cum alio , -wel eíse in
illo , (cd potius eft per przrdi- cationem oftendere , quod hoc eft inil- lo,
vcl identificatum cum illo, itautine- — -xi (t&utia » vcl identitas vnius
cum aliosé- ge modo prarfapponatur, vt cad- fà veritatis przdicationis, hoc
innuit'Do- -€&or füb lic. 1. dum ait indifferentiampo- fatiuam císe illam ,
fecundum quam vni- ueér(ale aliqua identitate efl pradica- bilede quolibet
indiniduo , vbi vides fe- cundam Scotum predicábilitatem in ali- idenuntate
fundari ; & rao ipfa fua- jl uia/fündamcntum , & radix przdi- ca €(t
identitas extremorum pre- dicabilium, quod .n.-noncít idem cum aliquo ^ Lancia!
vct , fed remo- àb illo ; ergo apuitudo adidenufi- candum efl fandamentum
aptitudinis ad praedicandum , & actualis identificatio cit caufa
a&ualis pradicationis. 39 Facile eriam refcellitur expolitio allata ad auctoritatem
Scoti ; qui dubio procul locit. loquitur de vaiuerfali có- ppletoy vt patet ex
hs, qua habet (ubi tI. vbi ait; quod indiferencia pofi tiua , /fe-- «undum quam
nacura concipitut vna im multisper iatelle&um , complet vaiuere f4le in
actu , quod iampridé docuerat 7. "Met.q.13.n.19-dum ait »aixerfale com
pletum ejses quod est in pluribus , &* de pluribus , ergo Do&or
loquitur de vni-: "uerfili completo ; & per conícquens.de .e[fc im
rationis , loquitur enim ibi de vni tate in multis , quz conttituit vniucrfale-
jn potenría proxima vt poffit dici de il- lis, vnitas aucean realis, quam habet
natu- ra per. indifferentiam ncgatiuam , non conftituit naturam proxime
przdicabi« lem demulris,(ed rantum remote. Acces
dit,quod (i vaias rcalis in multis elt cau faremota predicationis ,.vt
Aduerfarij. .concedunt , debent affignare talem vat» eft nili vnitas rationis
in multis , .vz ibi- .docet Do&tor. Confirm. quia ibi ex nom T ia nature ad
cilcndum in mul- tis dunfim à parte rei arguitquod (olum - remote eft
prz-dicabilis de mulcis , & cx aptitudine ad ellendun mm multis imul per
intel e&tum ait, quod ctt pradicabilis in potentía proxima, quod étiáa
repetit : 4d. 43.q.2 F. ergo dici de (oras ab effe - in'ratione , (cu per
intélle&tuam . t 40 Qodrandem dicebant ad 5. prob; eft pror(us fallum,&
voluncarte dictam, fi enim praedicari accidentis defubic&to pra fupponit
efle accidfehtis in fübictto y '€ur idem non erit de prdicaris per ra- tioncm
formalter, quod prias prz (üppos antur effe4z ,pofteà derilis enunciens tur in
quibus ab mtelle&u preconceptá fuere ? hanc plané paritatem conuimcunc
rationes adducta ; & adhuc vlcerius pro batur , nam fimplex appcehentio prz
cez ,dit compofitionem ,quia'bzc fpectat ad' fecundam, illa ad primam
operationem, fcd pcr illam natura apprehéditur in pla-? ribus, pcr itam 2e Tu
de pluribus, 1 c tatem, qua lit caufa proxuna, & hzc nom. - LI 'Konis, non
poteft autem dici vniu $89ergo effe in przcedit dici de in omni prae.
dicationc. Item in przdicatione. forma- li przdicatum debet aliqua idétitate
idé-- tificari cum fübiecto , fed natura fcclufo opere intellcétus non ident
ificatur tingu- lis ind:u dais, fed illi (oli , cuius e(t pro- pria; ergo
neceffeeft , quod intelle&us aliquant machinetur vnitatem,(eeundum quam cum
fingularibus idenuficeiar, vt proximé poflit de quolibet przedicari, Secundo
principaliter prob. concl. fi daretur natura communis vna per inexi- : ftentiá
à parte rei, ficut datur per indiffc- rentiam nagatiuam, procul dubio daretur
wniuer(ale à parte rei in acto, haberet .n«.- fimul,& (emcl,&
enitatem,& communi-. tatem pofitiuam in multis , qua duo (uf- ficiunt ad
conttitucionem vniucríalis in. adtu fed natura Petri cü fua vn rate fot- mali
in ipfo exiftens redditur communis pofitiué mulus eo ipfo, quod cótiderarur «t
contracta nó ad folum Petrum; fed ab omnibas indiuiduis fimul , ita quod non
fit propria alicu us, fed omnium ;ndiffes rentet , ergo per hanc implicem
appre» henüonem naturz in ploribus imul habe tur vniucr(ale in actu ,abfiuc
quod natu sa affirmetur de hoc , & illo indiuiduo , na dicebamus, hoc
pertinet ad (ccü- intelle&us operationem. Tertio probatur, quia natura
diuina litiné pluribus per- pon quia de illis non pradi m quia de illis nc
icetur predica, tionc dicentejhoc cft hoc, fcd ird quia eft vna numero in illis
abíq; ylia fui di- vifione, & multiplicatione, vt Scot. no- tat 1.d.8.q.3
.in fine cum caeteris Thco- gis,quód Ij eflet yna in illis rribus cum qliqua
(ui diuifione , (alum numcerali ia quod effet vna in tribus aliqua vpitare
minori, quam fit numeralis , (ané effet vniuerfalis in a&u, etiamfi non
conci» finr aQu, ycl potentia przdicari de » ergo vBitas naturz in multis per
entiam , quz (it minor vnitate nu- cf communis ' merali, cum communitate
po(itjua (uffi- €it ad cóftitutionem vmuerlalis in 41. Quarto candem oftenditur
cuidc- €i rationc, vniueríale predicari, yel predi €abilc cíie dc pluribus
aliud non cit; quà "Difp. IV. De Vniuer[alibus in
Communi ; vt fuperius enupciari , vcl enunciabile ef- fe de ilis, vc de
inferioribus , ar inferiora non(unt, nifi per inclutioncm fuperioris in illis,
ergo efse im (emper przcedit di- ci de . Dices , quod ficut fuper;os inra-
tione fuperioris intelligitur, eo ipfo quod concipitor potens efle. in
inferioribus , riamfi nó fit actu inclufum, iic é conira nferiora intelligürut
eile talia, co ipfo q» concipiuntur includere potfe fuperius ,. (io actu nó
includant ; & 1dceó actaalis nclulio fuperioris non c(t nece(saria ad
cottituendam fotmalitaté infccioris Có. trà, neq; argumeniü contendit probare
modó cíle necctlariam acualé incl.fio- nem fuperioris ad conítituendam forma-
ltatem inferioris , fed (o'um probare in- tendit efse in lemper procedcre dici
de y fi vniformiter fumantur,vndé dato ,.;uod inferiora talia dicantur per foJá
incluiio- — nem poffibiié (uper orisin cis ,& actualis nccetíaria non lit,
adhuc tamen habemus, uod e/se m apriudinale praecedit dici — aptitudinale ,
ficut a&uale przccd't &&uale;quia inferiora nó (unt , n:fi (upe-
rius intelligatur poflein eis includi, (ed.— tedicab:litasvninerfal'snonett, nifi
de, — inferioribus , ergo dict deséjer necetfas -—— rió prefupponitefíeim
vmfotmiersüpta, —— 4» Reflatigitut ex d s , quod dici. dc lit paflio , nam
quando sü: al'qua duo attributa , quz c dem rei conueniunt , fi vnum eft caufa
altcrius nin pote(t id, quod eft caufa, eile putbo fübfequens ;. lud, cuius eft
cau(3, fed pot us € contra, fea eile in mulus , & przdican dc mulus
conueniunt vn ucríali& primum cft cau (a (ccundi,vt bucuf.; probatum ctl,
lieb -phomo prazdicatur de pluribussquia eft in pluribus; (ccunda «operatio, pcr
qua fit ilia przdicatio, tapponit primam,qua hocapprehendiur in do abf; vlla
affic- mationc , ergo efsein multis erit eüen- Ua, & dici dc eri pa(fio.
Confir. quod (upponit etlentiam rei ada.juatam , (cd idhuc nccetíari9 fequitur
illain , cft pal- fio cius, at police pra:dicari de multis (up-. ponit
adzquatain Vniuerlalis etientiaas 1am con(titucam per ejse in rationis , &
adhuc neceffarió conuenit ipfi, ergo e(t proprietas eius « Dum vcró dicimus
pa(- » Roncmn - Douclt.I. De effentia Vuiuesf. Lopici. eft. — 48Y fionem
vniucríalis efle poffc przdicari de pluribus, intelligendum eft veré affir-
matiué , & diredt? , fiué cffentialiter, fiue accidentaliter, fiue in quid,
fiue in quale, fué neceffario, fiu? cootingenter. Katio efl;quia orfine;quod
eft in alio; veré;affir gatiué ,& dircdde poteft pradicari de il. lo,veré
quidem, & affirmatiué,quia repe sU jo (lo » directe ctiam ; quia directa
przdicatio illa e(t , inqua pra-dicatü ali- Quo modo recipitur in fubic&to
propoli- tionis, vt hzc homo cft animal, nam ani- (mal recipitur in hominc, vt
pars matcria- lis cffentiz ipfius ficut € contra illa dici- gur
indirc&ta;in qua porius fübieGü inclu ditur in przdicato , vt animal
efthomo , vnd hzc dicitar innacuralis,& illa nata- falis, vt declaratü cft
ve infit, trad, 1. £3. cü ergo vniuer(ale (it in multis, veré, atlirmatiue ,
& dire&é poteft , & debct pradicari de illis . Debet auté fic
przdi- «ari abftrahendo ab illis deterinmmacis mo dis prz dicádi effentialitets
vel accidenta- liter, in quid ,vcl in quale, neceísarió, vcl €ótingenter, quia ex quinque vniucr(ali- à
enymerádis coueniunt inícrioribus neccfsarió, .f.genus, (pecies , differentia,
& propriumaliud veró con. tingcater.faccidens. Item quadam prz- dicátur
intra e(lentiá,vt prima tria;quz- dà extra,vt vltima duo. Ruríus quzdam ra
dicantur in quid) nemp mo- di aer inhzrentis , fed pe li per fe exiftenis ,
& quafi aliud (uflentancis , vt genus, & fpecies; alia veró in quale,
f. tnod&alteri adbzrentis,& ex his quoddà gpradicatur in quale
efsentiale, vc differc- tiayalia vero in quale accidentale, vt pco - prid,
& accidens . Dcbetiandé po(ic dc '6mnibus przdicari , nedum fucceffiue,
& difiunétim,(ed ctià fimul,& coniun&im, n& homo in rationc
vniueríalis poteft (i- mul dici de Petro,& Paulo; ac ceteris in- -
liuiduis, vndé dicebat Porphirius;gy par- Sion fpeciei plures homines funt 15
homo,non quidé à parte rei, fed per intelle&ü;ratio buius et, quia
vniuer(a- le habet indifferentiam pofitiuá (ccundü uà pot de(cendere ad plura
fimul, & có- cott de omnibus pari modo pradi- -. Sari; quia dici de
proportionatur c/)€ jl « degita . fecun Contra allatam do&rinam folct
obijci Primé auctoritate Porph. dcfinié- tis vniueríalia per przdicari de
multis,na auté pet effe im, ac etiam Scot. q. 1 j.vni- uer(.$. Dicendum vbi docet
rationé vni- uerfalis císe dici de , & fufficiétiam vai- uerfaliam a(fignat
per dj ci de , quod eti robat hac ratione, quía in quid, & in qua [: (unt
differenuiz eísentiales diuidentes vniuerfale in communi , & con(t ituentes
uinq vniuer(alia (ed in quid,|& in quale dnt Ac contrahunt ptzdicari de plu
tibus, vt conftat cx definitionibus pradi- cabiltü, ergo praedicabilitas cft
ratio vni« uer(alis, Deindé obijcitur ratione. Tum quia tunc vniueríale
concipitur in ordine ad multa,cum cognofcitur couenire mul« tis,fed hoc fit per
przdicationé,ergo &c, Tum etiá , quia. vt paffim Diale&ici do- cent;
& ipfe Scot.q. 14. vniu. hoc intercft inter dici de,& «i in, quod dici
de fe copetit (ccundis intentionibus, r vero per accidens, é contra vero efje in
rcbus per fe cópetit,& fecundis intentio- nibus per accidens ergo cü.
vniucr(ale fit intentio , cius ratio eris dici de, non effe in, Tuatandem, quia
vniuer(a- le Logicum , vt à Metaphyíico fecerai« tut, dicitur vniuerfale in
przdicando, & metaphyficum in e(sendo,ergo efje in;cfb ratio iftius; &
dici de illius. 44 Rce(p.primó falfum efse omnia vniuer(alia definiri p dici
deyquia propriüs & accidés iuntur per ejse in,vt vide- bimus di(j. (eq.
Deinde nontantum pet dici de ,(ed per ipfam a&um pradicandi definitur
genus, & fpeciem, & ramé cer tü eft a&ualem pradicationem non císe
de cíientia vniucrfalis , imó nec eius pros prietaté,fed accidens coe , ficut
aus rie dendi in homine , vt art, (eq. non igiar quia per dici de [olent
vniuer(alia defcri- bi,& eorum (ufficicntia affi gnari » inferre dcbemus
eíse de císentia, quia & ipfe Sco tus non tantü q.12.& 19.,vniner(led
erià q. illa 1 f. ingenné fatetur inquid & in. quale przdicari non cfsc per
fe differea- cas vniuct(alis, (cd potius modos;qui in-uantà important cócepius
contrahentes denen quit poísunt deb i jo auiem, cur ita actum fr, cita EET RE.)
392 uia tra&atas de. vniuerfalibus inuentus eft , vt rité cogno(centes
terminos fim- plices abíque errore poffemus eos adin-: uicem coniungere fecundü
debità (ubie- &ionem,& pradicatiopem , vnde cü vni- uerfalia defecuiant
proximé ad bene enü ciandü terminos comunes de particulari- bas, hac de caufa.
per dici de- fuerant à Porph. defcripta , & per dicide eorum fufficientia
tradita; & demum vniuerfale logicum hac ratione con(ucuit appellari
vn;uetíale in przdicando, vt ideo verum fit vniucrfale in Logica potius
confideras. xi (abratione przdicabilis, quàm vniuet-. falis; vnde & illz
quinque fpecies vni- uer(alis (olent potius predicabilia nun- eupari,quam
vniucrflia . "Ad rationem neg. min. poteftenim. vniuer(ale , vt q. feq.
dicemus, cognofci &onuenite-multisetiam per primam ope gationem , quando
nempc per (implicem apprehenlionem. concipiturin maltis a- étualitcr,vel (altim
apcitudine. Ad 2;Dar €or ibi oit effe conücuite per fe. rci, S per accidens
intentioni,nonautem loqui- suc de effe imr, & quando etíam de ipfolo-
queretur intelligendum effet de effe in xcalis hoc enim per accidens conuenit
imenrionibus [écundis,quatenus fandan« (ür inprimis. Adi3iviiuerfale metaphy«.
4icü dicitur vniuétfalein effendo, loquen, sio.de ejfe: in reali,pct quod non
excludi- für, quod logicitm nequeat dici vafuzrfa- Je in effenda , loquendo. de
ejfe inratio- nis, tamenne zquiuocátio contingeret in Nocabulo, & etiam ob
catione nuper ad- 4loctàm vniuerfale logicum in. communí, vu loquendi:
vniuerfalc in praedicando Zee confueuit;& per praddicabilita- * àmezaphy
uco diftingui «; — JurwAR TICYLVS: il, lle.in a&u , er apritudine
constituit vniner(ale , dici de aptitudiue — tantum. e5i paff 4$. pies $ effe
in multi (pe&are ad vniuectális effet] am, nedum wt dicic aptitadiné, fed
étiá vc dicit 48, dici vero de muliis efie palfioné taniü , vt dicic
aptiudinem. Conclufio ves hia-..
"Difp. IV. De Viiierfalibus ii Conmiumi! bet partes, & quoad omnes
colligitur exe. Scoto , & probarur . Et quidem primo» quod aptitudo proxima
ad effendum in: multis fimul , & coniun&im (ufficiat ad. conftitnendum
vnrucr(ale in acta, eft có munis opinio , & eam manifcfle tradidit
Do&orloc.fzpe cit. dum ait indifferen-- uam proximá ad elfendum in maltis
fi- mul complere vniuer(ale , probatur ex Ari(t.qui 7. Met.4 5. definiuit,
vniuer(a- lc per apxitudinemdicens effeíllud, quod aptum efl, vt pluribus
infit. Necvalet cum quibufdam iyd »ibi definiri vniucríale metaphy (icum, &
fandaméta- le; quia, vt notat Doctor in cum textumy & caeteri Expofitores,
loquitur de vni uer(ali formali; & in a&u ; Probatur etiá ratione ,
quiaper vniuerfale in a&u illad intelligitur , quod eft cómune , vcl
falticr cóomunicabile. multis cum (ui diuitione $ remanente tamen: adhuc
aliqua. eius.vni« tate(edaptitudoproxima,&indifferentia pofitiua conftituit
naturam in tali fta tu, quem vtique nom habec à parte reid.——* ^8 ialicét; vr
ait Doct. naturaàpartereá —— u Un conDM. vtei intrinfecénon ves — pagnet ciTe
füb: alia (ingularitate ab ed fub qua efjdilsnéHor spon taret communis, vt
poffit effe in mulcis (rmalj - ergo talisapcitudo (ufticit ad confti dum
vniueríale in a&u -. Confirm. quía quou(que manet natura coniuncta Irec-
eritatinequit dici vniuerfalis, quia vt fic dicar tallseo ipo 3 dien india uut
talis eo ipfo, i i£ indi daali pet isediechun ect i add fetenter comparatur ad
omnia indiuidua, vt eis cómunicabilis , etgo &c. Preterea a&uali
cómurticationi. rationis , qua vna fet inexiftericiam concipitur-in multis cit
fola diuitione. numerali, correfpondetc debet potentia , (eu aptitado
proportia- nata, ergo fi actualis communicatio Corte ftituit vniuer(le in
a&u fccundo , ac va- latin exercitio , aptitudo.& poceniailli
cortifpondens conflituet. vniueríale ve^ lutin actu primo . LT 6 Negat Blanc.
difp.2.q.2. in nata abiicacta talem aptitudiné, quia 1n natu ta , anteqnaar
actu referatuc ad incrio- Ta 5 à quibus cfl abftracta , folum (uppa- pitur Fa :
ar M . exclulionc hzcceitaum; tui neque en- - sitas nacura cfl talis potentia,
fic.n.cífec mes * eti Lu x 2n » 3 Ade «^84 x -Saw A : Poe le [em non;ipis -
quiuis hoc af : Qua[1H. De effentia Vniuerf, Logici-c Art. TIT. s25
aténtitasnacurz ,& denominaijo ex- tüimíecayà qua denominatur cogni.a cum
»ocetia rcaliscum encitasnaturz fit rca- s , ncque ip(, denominatio extriníeca
, namnab ca folum cognita denominacursnó vcro apta ad ef[endu in mulus , ergo
ralis :apritudo rationis non eít admittenda in natura abítra&ta, (ed ad
fummum non re- pugnantia. ALIS i$ clt hzcfolutio,nam quando nil aliud
(uppcteret, dicemus 1lià nó repugnantá ex incrinfeca ratione na- gutz
procedenrem,quando non cít impe- ditaconíorrio hacceitatis ; quomodo (c habet
in ttato. pracifionis obie&iuz ; có- — &ipià nobis pur odum. cuiuídam
apti- tüdims proxima,& pofitiuz indiffereua .ad effendum in mulus fimul, Ec
(ané noa .videtut vllo modo negari potte vniuerta- Aein a&u cóftituium per folam apti;udi-
nem rationis àd, e(lendum in multis per diuifjoné diderenziarum ; nam genus ,
& Fpecies, vt icta quzdá potcflarua, & per diff. céntias. i0 piutcs
partes tübicétiuas & rauonis dinilibila, pr&cedunc & difiercucias
3n & Anferiora conft;iuta, quia vniuter alia funt priora natura
particularibus, &, procul- dubio in illo pt;or: antecedencer ad có.
traCtioncm , di uifionem fanc voiuer- falia io actu, érào &c. |... 1. 47
Sccundó,u0d ciam ynipérüolitas «onlilLa: cum a&tuali coaunicatione ip- fius
vniuer(alis, colligitur ex scot.loc.cit. wbi vult vniuer(alc 1a actu dici dum
eitin potentia proxima y vt pradicetur de impl- &is fimul , (ed nuiquá cit
ifipotenua ma- gis propinqua ad (ic prac dicadum, mfi qf acu eongipiur ynàm in
mulus tunc «n. immediate potcft (e.jui talis prz dicatio s nec vnquam fi eri
poreft talis. praedicatio, E prius naturá concipiatur , ned apta fcd ctiam atu
cxittens in pluribus idem . eXpréllius habet 4«d.43 «1-2. F-diceps vnii- ucale
ele [imul dicibile de omuibus Jingularibus, 1a quibus. jaluatur,vult ec- Bo
vniuer(alc 1o actu cciam faluari in fin- gularibus polt a&ulem co;cauonem ,
& letum fi: eoatra cómu- ncn; qua fepon,t tota rationa vniücte (alisin
i&à. in fola apcitudine ad cifendü in malus , tamé viri graues illad cec
ipit Biaac.loc.cit, Caeicit.difj. 5. vniuert.fcc, 3» ita ctiá loqui videntur.
Fuentes fapras cit. & Mearille , dum ait vmaerfale ia actu fieri per
actualem collationem eius cü (uis inferioribus ; £ulcitur quoque au-
&oritate exprclfa Arift qui 1. Poft.2 5.82 lib.2.. ia fine volcas
vniucr(ale in atu dc- finire, illud exprimit per actam , non per
'apcitudinenyy: per hoc mnd:cacetnedaas cam apticudine , fed ctiaarcuma&u
ipfo e(lenátin multis cófi(tere vnuerfalicaié 5 ac ctiam folidiiliais
racionibus , quz de- ducuntur ex di&is art. 1. contra Suatez., nàm propriü
eit naturz vnuerfalis eiie pcedicabilea«de multus in tauone vniacc falis, ergo a&ualis
przdicato de mulus, iua fit, vel faadatur in a&uali commauni- catione
naturg per incelle&ü ad illa mul- ta. imul, nonzollit vniuerfalitacem ; tum
quia actus nó deftcuic aptitadinem ad ip- fum,v: rifus-riübilita rem, imó
potius per- ficir, & poait ia a&u fecundo ; rum quia nulla alioqui
daretur a&ualis praedicatio vniuer(alis de fuis fingularibus,; & certe
in hac predicarionc. Petrus. e bom, videmus ly bomo manere in (ua vniuecfa-
litate,quia non lupponit fuppolitione, » , fingulati fed communi, alias eter
lenLas "Peirus cfl bic bomo ,&, iic nóquam pra- dicatezur de Petco
aliquod, fibi cóc cuia Paulo;n naturayergo vnuugrfaliras codfa- flit cuin ipfo
actu eilendi,in maltis, X nó cuim aptitudine tàu. Cont. quia naru- ram e(fcin
plucibus actu coi/caram per in» telleCtum (ub eadein enutate »ac vnitate
formalicü fola dilione materiali , [ca mumeralt cít actus («cua lus nacucz con-
fideraiz íecundum eife precio ab in- diuidus à parte rci y ita quód na ura fü
AXali pri ione, ac ind.ff-zenva. pofitiüa "fu velati io actu pramp
refpecta a cxiitendi in pluribus pet cale pott adum non detiruamir, [cd porius
exer- .&eaturgaiurz vniuetlalita$. ...— 48. Nec v.l ec cüiucra
Aduerfariorum reípálio aaturam,dua cfl ininfcciogib; dcuncre eife pie quia
Amacui vni- tatem, quam habeba: i | puzcinónis cbicctiuz A em in, pluta Kk
4 cul- 384 tiufdem nominis, &
rationis, Non valet, quia diuiditur folum sm e(fe materiale, & f'oumericum,
non veró sr proprium elfe fformale, quia vaa , & eadem (ibicorce- fpóodet
formalis vnitas, vt eft in omnibus inferioribus adatquaté , vnde valde diaec-
fus eft (tatus naturz , vt extat in indiui- duis à partc rei difu(a, ab eojquo
conci- pitur in ci(dem per intellectum , dum fa- € c(t vniuerfalis, naminillo
primo fta- tu ita diuiditur, vt diui(io redundet etiam in ipíammct formalem
nature vnitatem, ita quod n:tura in ftatu realis cótra&io- nis ef! ó hibeat
fuam vnitatem formalé , non tamen quz fit eadem in omaibus in- diuiduis, fed
propria vniufcuiufiue, quia 4f. in ipis multiplicatur natura,& con(e- uenter
etiam vnitas natirg , vnde in ta- Vi ftatu Petrus , & Paulus non (unt vnus
homo,fed plures homiacs ob pluralitaté humaaitatürat in altero ftatu cótractio.
nis pec intellectum diuifio non redüdat in vnitatem formalem naturz fed (impli-
citet fi ftit intra latitudinem hzcceitatá , & ideo natura incali (tata
'contraGionis remane:! vna formaliter io omnibus indi- uiduis,& (olà
exttinfecé multiplicatur nu meraliter,vnde & in tali (tatu ob candem naturz
vnitaté ia omnibus Pecrus,& Pau- Jus dici pofsüt vnus homo co modo,quo
Porph. dicebat oés homines participatio nc Ípeciei c(ie vnum hominc. Ratio
huius . diuerfitatis eft,quia aptitudini refopdere aebet a&us ci
proportionarus,cum igitur aptitudo , quam habet natura à parierei 'ad c(fendum
in multisfit remota , & ad plura difiun&im , confequenter ita debet ad
actum reduci, vt à parte tei'íit in vno folo indiuiduo cum fua vnitate formali
, & nonin al;js; cumautem aptitudo, quà hibet EowlA in ftata przcifionis
obie- Cuz , ad c(fendumín multis , fit proxi- ma ,& ad plura
conian&im;vt reducacar ad idum ci proportionatum dcbet aífi- gnari via,
& eadem natura per inexiften. tiam in omnibus , & fingulis , ita quod
vnitas formalis cius illi correípondeat , yt cft inomnibus indiuiduis adzquate.
'
49 eere m noftrá non lo- c tur de illa vnitate importat pcr in. Qisifótem in
plura ciuídem racionis , tuin qu Difp.IV.. De Vuiserfalibusin Communi) quam
natura acquirit ex vi precifionil luz , hanc enim vtique concedis mus diflolui
eo ipfo , quod diuiditur , & ad inferiora comrahitur, fiue realiter , (i-
ue per intelle&ü , vc loc.cit. dicebamus , nam talis vnitasc(t prorfus
incompoffi- "bilis cam differentijs, cum ex (uo conce- ptu dicat
negationem. a&ualis coniun. &ionis cum ets , fed loquitur de vnitatd
focmali,qus (equ itur naturam ,vt eft to- dam a&uale, & effentiale ,
&c dc e(ic, quod etfencialitet dicit, & per pre dicationem tribuitur
indiuiduis , modo idem predicatum obic&:ué famptum isa iatelle&us
tribuit vai indittiduo , vc cct- buat eciam alteri , ergo licét per diuifio-
nem , & cóntta&ionem ad inferiora di(-—— foluatur vmritàs cius , quar
ipfim fequeba- tur ante diuilionemin tatiome totius po- tentialis , adhuc camen
etiam poll diuie — — fionem perfeucrat vnitas qu iplun(e- — — quebatur inratione
rotius eilencalis, ^ fo Tertio rande, quód dic; d« multis fit paffio
vniuerfilis , cancü vc dicit apti- tudinem , nonadum , docet Do&ot 7,
Mer.45.dit aic a&um ip(um przdicádi ac. cidere vniueríali, quod etram
man.(etta ratione cóu:ncitur quádo homo v. g.de vno folo przdicatur dicendo
Tetris cf bomoyfané przdicatur adhuc, vc va: uería € , quia non (apponit
(uppotiriope fim rijfed commuoai,vt fupra dicebamus, id aute nó habet ex vi
actualisiftius rz- dicationis,imó ex vi illius exttncatut re- lario vaiuer(alis
, vc norat Do&or q; 16. vuiuct(.m (ol ad 8.quia ex vi illius appli- catut
vni fingulari tantum,non ad plura, fed przcisé id habet ex vi. przdicationis
aptitudioalis,oá cíló ex vi actaalis ad vnü un fingülare máncat coar&td, tá
ex vi apritudiaal;s manet adhuc jllimitarum ad plura , ego dici de ett palTio
vniuer(a« lis vc dicit aptitudinem,non actum. Di- cesfilrim adi przdicari de
plurib. pof- fe poni paffionem. Neque hoc bene di- ceretur , quia cx vi
a&ualis przedicatio- nis vniueríale noa magis applicatur ad pluraquàm a4
vnum (oluin, fed ad vtrü- quc manet indifferens , at cx vi aptitudi- nalis
neceffarió extenditur d plura. Có- firm, id
ctiam , quia vaiuéc(ale in acta apium Du«f. IT. De effeutlaVniuerf.
Logici-edrt.IIT. — 583 eft proxime, & immediate przdica- / c. sam autem
aptritudo nó com etit ei in primo modo, vt probató cft;er- in (cüdo. ; atque
ita hzc apritudo prz- - dicandr, feu przdicabilitas de multis erit pekovimelim
dh vcró pdicatio, nata fiue exercita erit exercitiü il- fius paffionis, vt ft
ridere ri(ibilitatis. *"$1 Inoppofitumobijcitur 1.proban- Moeffe in
«onftituere vniucrfale vt dicit "ipfam a&um efíendi in multis
przcisé,no /— Gutemaptitudinem, quia vt arguit Blàc.. - sit. vniuerfale metaph
Ne a&tu cognolcitur natura bnc dif- . ficum tüc tale fit, ijsinferiorum,
ergo viuerfale logi -«um tunc fict tale,quando actu cóparatur -. ad míeriora,
atque adeó ficut vniuerfum-metaphyficum non conftituitur per apti- -udinalcm ab
flra&tionem, (ed per a&tua- -Jem , ita neque logicum per aptitudinalé
"€omparationem, fed per actualem ; vnde "ficut vniveríam metaphyficü,
vt oprimé — - *defihiaurs dcbet definiri vpà atu. à mul "tis abftra dtum
per racioné , ira paritecvt optime dcGimatur vniuerfum logici jerít -definiédà
vnà acta in mulus er rationé. Deinde vniuctíum logicum con(lituitür 'tále per
a&toalem relationem ad inala,nó "alice ac albü conflituitur tale per
actua- lem albedinem, atqui ilb dcfiniturfubie €um aclu afkétum albedine'; non
autcm potens illi afhcere , ergo pariter vniucr- fum logicum crit natura aCtu affc&a
rcla tione ad mulia, tinc dic, noo potett con- ipi nátura actu relara, quin
concipiatur actu in multis , ergo ton potcft concipi vniucría lógicé,
quincocipiatur vna actu in mulis, & con(equenter vmucrium lo- gen dcBiniewr
vnum actu in multis smationem .. l'emum opinio Blanc.fic có- firmari potcft,
niuec(alitas ett 1 elatio ra. tionis a0 plui a infcriorayin quibus eft na- tura
vniuertalis , & de quibus prae dicabi- lis cft ncccfie ctt ergo, quod fi
illa plura non (unt à parte rci , (alim per intelleétü accipiat eísc quia relatio
nequit efse,vel «oncipi finc cxccmis, vnde illa plurayquae à parte rei (üt
po(f.bilia, dü fit vniueria- le,süt in a&u per coladcrationé, ergo vni
'uersü logicü e(lentialiter re(picit plurag inquibus aétu fit; & non
aytitüdinc um, $2 Ref. hzcomnia stgum enia in z- ina. laborare,cócedimus , n.
vniucc- alelogicum fierí per a&ualem compaca- tionem ad inferiora,non autem
aptitudi- nalem;hzc tamen a&ualis cóparat:o var, ucr(alis non fic fcmper ad
inferiora , ia quibus actu cófidetetur inclufum, fed in. tecdum in quibus
cálideratar apum iit- cludi, quare auliter cadit vtique fem- pet (upra
comparationé,non autem fem pet fupra inclutionem argumenta autem ità
procedunt;ac fi negaremus a&tualita- tem ctiam in coparatione, €
ex;a&ualite- te in comparatione contendunc inferre a&ualitatem etià in
iaclufione , xp falso deducitur, nà ante actualem inclufronem ipfa inferiora
(unt, vt potentia includere, inquátum inferiora, licut ip(üm fuperius » vt
potens includi , & fic terminant rela- tionem (aperioris, & vniuet(alis
anccqua conlideretur aualis incluio in multis . Dices inferiora non císe , ni(i
per actual incluGonem (üperioris ; atque idcó oos terminare relationemillius in
ratione v». : niucríalis, nifj per efse jn a&tvale , Neg&- 7 tuc
afsumptü, ficatenim acta elt aliquid faperius, non tantum quándo a&u inclu.
"ditur ia. pluribus, (ed etíam quido ei có- uenit aptitado,vt fit ,&
includatur in mu] «tis; quia ad (ormalitatem fuperioris non cit neccísaria
actualis inclufio :n iofzrio- ribus , fed (ufficit etiam potentials; ita
inferiora func actu talia, non tanti quam do aa includunt fuperius, fed etià
quam do conliderantur,quod adu cis conuenit potle includere , & contrahere
fuperius ; «x quo patet quid dicendum fit ad fin2u- la argumenta , & hacc
doctrina expreísé habctur à Do&ore q.18. vuiuer(. in cor- pore quaft. vect.
Item fi aliquid. $3 Sccundo obijcitur & contra pro- bando efsc /z
conititacre vaiuccfale s» vt dicit aptitudinem tantum , non ve- ró a&um ,
quia uit paílim Scontiz do- ccat cx Do&t. cit. vt naturalit vniuer- lalis ,
requiritur. indeterminatio pofi- iua, lcu contraria , [ed hanc inde-
.termimationem non - ,natura eo ipfo , quod ponitur conkra&a, fiue» 1d tit
à parte. tci, Buc per intcileetum, er- fali t aum actu cí- Lu vaiucifalitas
rzpugna m $86. "Diu. IV. Dé Vaisevfalibis in Conus. fendi in multis;quia
hic eft (tatus cótra. &tonis . Tum 2. quia qoamuis patura de fe indifferens
(it ad (ingularitaré , & vni- ucríalitatem ditiunctim , coniunctim un hzc
dao in natura. repugnant , fcd ftatus contraéctianis cft ftatus (1 ngular;tatis
ere EN repugnat ci «niueríalitas in tali ffaru. Jum 5. vnmcrfile formalitec
ita. habet: indecermimnationem ad plura ; vc tic inca- pax determinauonis ad
vnum at. nacura tn ftatu. cótra&ionis c(t determinata ad ynum per differentiam
cótrabentem , er- go non eft vniueríalis. Tum 4. naturacó- trata nó praedicatur
,vt indifferens;ac ia» deterininata , (cd vt applicata ifti iadiui- duo,de quo
prz dicarut;& vc vnd cü illo, alioquin verénon predicarctur , ergo nó manct
vniucrfalis , remo:a. enim indiffe- rentia tota vniueríalitas ruit, Tum tandé
natura non habct vniucrfalitatein, nifi in fuppolit:onc fimplici, nam quando
dici- tuc bomo eft fpecies, homo efl vnincr[a- lis, ly homo fa pponic
fimpliciter, dta q» no defcédit ad fuppolita fub fotmalitate fpecici, &
vniucríalis, (cd qf peraétualé kontractionem pra dicatur actu. de indi- uiduis,
non habet (uppofitionem fiampli- ccm, (cd per(onalem, verificatur enim de
perfonis , & indjuiduis ergo in actuali iprzdicatione non habet vmueifalitacem.
$4
Refp. hzc panter argumenta in gquiuoco laborare , ita ,n, loquuntur de natara
contra&a per icellectuim ad actu e(fendumin multis , ac de natura contra- a
à parte fci, cum tamen ambo hi tta-rus conira&tionis fiot intcr (e valde
diuer fi; quando enim natura có;rcahituc à par- te rciycum yna, & eadem
ne;ucat efle fi- mul ,& (femel ia pluribus , determinatur ad vnum, &
fit illi propria, arque ideó in 1ali. (tatu realis contractionis repugnat àlii
vniueríalitas ; qu&do verà contrahitur per inicllccti,cum vt fic obiectiné
cóli- dcrara non vna & eademin plu ribus cumíola diucr(íitate numerali,
tunc nen conideratar,vt coottacta ab vno fo- lo, (ed ab omnibusanfecioribus
fimul, & femel, itagy licéchoc, & illud cogítitaat, nequit camen dici
ad vnum determinata , aut alicu:us propría, quia indiffcréter om nia refpicit ,
& omnia conít iuit ; & idco licét per cótra&tioncd rcalé
amittat:mas tora radifferéuam potitiuam,. indeice- minationem cótrariam,nó
camen per có- waé&tionen rationis, quz fic zQüalierad omnia inferiora: perlcucrante:
Vnitate, 9 4ocmali eruidem natu zin omnibus -cepie; cx quo paret; quid dicenda
ad à gula argumenta naui ad prima ttcja yera -ett minor denatura có:racta à
pacte rei » falla:de ipfamet contacta pcc incelleGt s «Ad 4 ctló ex
via&ualis.przdicationis maneat. yn 'ucrfale applizatum adynu:üy adhuc tamcn
cx vi aputud;nalis remanet - ad alia ind;fferens,& idcó cetinct vniucc- -
falitatem , vnde dum' dicimus Petrus. eft «bomo, ly homo non amittit
vnuerfalita- cmyyt enim eà amitteret; opus efTeccóns ceptum cómunem mutari in
fingul . Ad vlcfillaett maiorquia natura retiogt vmucríalitatem eua in
fuppofitionc ab- foluta fub qua poteft &t ad indiuidua de- fcenderes &
idcó fala eft quoque minor, | ucícunque natnra deand iuidui . pra dicatur,
fitluppoGtio-pcríonalis y vr :conftar ex dictis Inft.tract.1, c10. 5 $5. Tertio
tandem ob; jcitur , ad pra- bandü dici decfle patTionem vniuertalis; t
dicita&um , non vecró aptitudinem quia pa(Iio proportionata vniueríali de-
ber ctie rationis, non rcalís,at fola aQua- lis praedicatio eft relatio
rariogis , pradi- cabilitas veró eft rcalis , cum talis aput :do cópetat natucz
euam à. jure eds &c. Kelp. naturam cffe pratdicabilcm de multis, poffe
dupliciter intelligi, vcl fune ; damenialiter, & remote , & fic cf quid
cale, neque hoc modo cit pa (jo vniuct- falis; vcl formaliter proxi. y. c imme
diaié ;'& (ic ett quid rationis &, vniuerfalis,vide rationem huius in »
ci H. Dices nuilà dau rglatio rationis aptitudinalis,(ed quzlber cft
actualis;cu ambo extrema habeant actualem cxitte- tiam obic&iuá ergo
&c- Rel p.quicqu:d dicat Braíauol,q. 18, negatur adu. pium, nam (uo wodo
dátur aptitudincs 1005 .potiun faperius , & «nfcriusnurcem actu cófcrriin
roac füb:jcibiliss praedi- «abiljs no vcró.in,ratioue actu jubiccti, &
pradicau & jo boc teníu collatio
eoiü erit actualis, (cd elaüo apiudinalis . 46
Ex- » TN pec" S ET x oc Quat De effentia U/niuerf- Lorie MIT. — $87 - F6
Explicaà Voiuetfalis c(scn:ia, faci Je cft colligere germanam vniuc; (alis de
Biitioscu, uod f. fit nun in multis eum. (ui multiplicatrone , Gr: dinifione,
ac vcram eiusintelligentiam , quz talis et, quod per Ly vai
ifitelligere'debemus vnitaré rationis, per S Vased pa uoca habentia folü
vnitatem nominis, & analoga ; quando süt cürri £quiuocatione
coniun&ta,quia de ratione vniuerfalis cít vt Gc predicarü vniuocü de fuis
inferio- ribus,.i. habens rationé in fc vnam quo. modocunque hzc inferioribus
.coueniat; fine effentialiter,fiue accidentaliter; dà- tür enim , vt videbimus inca, vniuer(alía
nedà e(sentialia fed etiam accideotalia ; & ratio-huius eft ,. quia cum de
tatione eniuer(alis fit, quód poffit effein multis; ffifi'diceret rationem vnam
, (ecundü quà reperiatur inillis, iam non effet in mul- tis, fed vna ratio
efser in:vno ; & alia in . alio: ly im multis indicat quod vnitas v-
filueríalis ton debet e(se numerica , ícd Cómunis ; tüm quia .yniuocatio
proprié fpe&ar ad termini cómanem ;'tum quia vniaer(ale-dire&te o ir
fingularis od adhuc magis declaratur;per part Yam à nobis additam ad maiorem - fionem
cum. fni Ó— di fiifione , per quam fignificatur narurá vni« uet(alem débere,
quidem plaribus cómu- nicari, (ed cam fui multiplicitate', ac dic . uifioné
numerali, itaquod cftó ratione eiufdem natura vniüerfalistformaliter, &..
effentialiter indidifie po(linc humana in-7 'diuidua dici vnus homo in
coim-nuni , ve. aiebat Porph.totiescit. ratione támé-di- "uifionis
numcralisetiám in ipfam nacará redundanus pofsunt quoque d'ei-nó'tan- etum
plura indiuidua; fed étià plures hori Ws. Ex quo fequitur; vt docet Do&or
hic fob I; & omnes E: áduert ác naturá diuinam;eftó de fa&o it tribas
perfonis comungicata, díci noii poffe vniuer(alem y quia non eft cómunicata c
maltiplicita- t€ nümerali, fed vna, & cadé numcto elt jhronmibus tribus
(uppofidis diuinis; qua etiam ratione req; forma eadem name- ro, fi poncretur a
Dco. pec teplicacio- nem ín pluribüs fubiectis "5 -acquirerec
vüiuct(alitatem , quia in €js nog iiec cum la; muliplicatione rimerali, —
" 57 Facilé etiam eft ex dictis (adisfaced rc que(tionibusà Porphiexcitatis
de vnie uerfalibus in fuo procem: Si enim prios Qquaratur, an voiuerfalia fint
in rebusve potius in intellc&tu .i an fint entia reas lia,vel rationis e
Refp.fi macerialiterfus mantur.f. pro naturis , quz denominarur vniuer(ales.süt
in rcbus, (cu entia realia, fi verà formaliter fumantur j süt entia rae tionis,
& tanti obie&tiué in intelle&u . Adüertendü tamen eft vniucrfale
etiá ma terialicer fümptii poffe interdü císe ens rationis, cüemim vna (ecüda
intentio pof fit (aper aliam fundari ex di&isdifíp. 3 q.8ar.2. poterit
vniuerfalitas ipía appli cari etiam entibus racionis, & ita euenit
c&entia rationisad inftar realiü à fuisine ferioribus abftrahuntar , &
iterü ad ip(a cóparantur, vnde vniucrfale dicimus c(se enus ad quinque
vniuerf(ilia', vt infra. Sí €cüdo quaratur; an eniuerfalis fint cor, porea,
vci-erorporea? Refp. formaliter Süpta'nec corporea efse,necincorporeaj cum ita
nom fint nifi quadam (ccü is ine téciónes haic, vel ili natura: affixa: ; ma
tetialiter veró ; quia tatio yniuet(ali limitatur ad naturas. corporeas , vel i
cotporeas, cosíequenter & corporea, & incorporea eíse pofsüt ; &
etim ab his abfirahentzà ^ quandoq, qtidemi per irie- diffcrenriaii; quàndoq;
vcro'etid per ef fcritiá; quando natura, qua dénomtmatue vniuér/alis, ef
córporea, tüc vniuerfale corporeü ctt ; vt homo refpectu Petri, & Pauli;
quando eft. fpiritualis , tüc eft ine corporcü,vcangeliea'natura refpe&tu
Git briclis;& Rajfhaelts;quando nec eft cora porea nec iricorpotca
formaliter, fed Ve trümd; perari (Hrué; vt fubftantia, quz cft ápceXin primo
predrteamento,tuünceft abe ft rahcus ab vttoq; per indifferétia, quia &
hoc; & illud else poteft; efto: fit £formaliters. quando tanídetri bens
denominata elt cüsrationis | gy nec cor^ porcuin, nec incorpoream efie r dix
fiit differentia ens realis tune ni verülediciuir abítrabens ab vtroq; no pev
indiffcrenciá, (ed pér elsenciam, quia Alla: acgationes ei conuemiünt
c(sentiali &cc «$1 tandem quafarür y anvniucefatia 338 fint in fingularibus
, vel potius ab eifdem feparata. Hefp. materialiter fumpta effe in fingularibus
, formaliter veró accepta poffunt aliquo modo dici ab eis (cpara- ta quatenus
vniuerfalitas eft ens rationis habens tantum cfíe obie&iuum in intel-
le&u; adbuc tamen etiam in ifto ftatu di- «i potlunt cum fingularibus coiwn&a
per intellectum ; quia conftituuntar' per cíIe jn illis 3&u, vcl aptitudine
. $8 Eodemt modo alijs quibu(- dam quz(itis de vniuerfalibus potcft (a- tis
&iz,vcl accidentia? Refp. formaliter fam- pa, nec effe fabftátias , nec
accidentia. realia, dici tamen poffe accidentia ratio - wis , quatenus funt
fecundz intentiones , quz funt relationes rationis ; materiali- t€r vcró
accepta , & (übftantias cffe po(- fc, & accidentia , & ctiam ab his
abítra- tia, intentio enim vhiucr(alis fandari poteft (uper naturas
fübftantiales, & ac- «identales , & pud formalitatesctià ab
bhisabfteahentes, Si quzcatur an tint tec 'ha,vcl cemporalia? Kefp.formaliter
fum- ta non cfe aterna,tamdir enim funt,quà- intelleQtu fiant ; materialiter
veró fumpta , quantum ad exiftentiam adhac terea non funt, quia cam hanc
habeant án fiagalaribus ad corum corruptionem elcíinun:; dicuntar ergo terna
quantam &dceTentiam ; tum quia non (uot in po- Aétia propinqua ad
corruptionem, nifi fn: in cífc exiltentiz , vt Do&.docet 3. 1).22.q. vn. G.
tum quia quantum ad efie potlioilc (emper talia fuerunt,& erunt,vt «locct
1.d.36.q.vn.& d. 43.tuimquiaqua- Num ad pradicata complexa, quz ab exi-
flentia non pendent, femper talia fucco 3K crunt,quia etiam fi non exi(lerent
fin- ria adhuc talia przdicata fibi debita » dcftra&is.n. omnibus
indiuidais -bumanz | fpeciei , vcrum aihuc eífet di- «cre hominem effe animal
rationale , vc slocet 1.d.3.q«4. I. & k. quia verbum eff Wn his
propotitionibus non dicit exiften- extremorum, fed neceffariam cóne- xionem
inter illa. Scd dices, i yniuet(alia queres funt , cecté alicubi permanere bat
fi nulli effet fingulare, vbi ccá:? Befisen Do6.cir, nallibi actu erum, (cd -—.
- ficri ; nam fi quaratur , an fint fübítà- — nerf; Difput. IP. De
Viineifalibisin Commhni. obic&iué folum in intelle&u diuino 4&8
cognofcente cis effe debita huiufmodi . przdicata,& cü his coiungi debere,
quà- do ad extra producantur in agulatiuus, Qv &STIO III Ter quam
operationem intelleus fiat — vniuer(ale in aGiu . 9
: ftione có , quod tota anima(t:ca fit, (ed quia malcü cofert ad noritià Vni«
alis Logici, eam difcuticmus non ez profeffo, (ed (olum quantum patitur Lo- en
inftitutum. Pro intelligentia tituli b m eft ex 3.dc Anim, plicem in nobis
conftituiintelle&umyvnum » alterum patlibilem, feu poffibilem ( fiue formaliter
, fiue folum rationc diftindtos ) cumenim cognitio €x potentía , & obicQto
generetur, vt fu- sé Do&or 1.d.3.9.7. & nequeat obic&ü materiale
immediaré recipi in intelicctg pet fondi eniin niei fuit, vt in eo reciperetur
per fni fpeciem,& fimilitadie nem intenti » vnde dicebat Arift, quód lapis
nó eft in intelle&u , fed fpe« Ibenter abftiteremus ab hac qu£ , » cies
lapidisque cft accidésquoddamges — rens vicem obic&i& illud
reprzíentans. Verüm licét (pecies fenfibiles ab obic&tis externis totaliter
imprimantur. in fenfis bus,tám exterioribus, quà ioterioribus quia & ipf
funt adhuc materia cor porca, ideóque opus non fit aliquo séíu agens mui cum
illis obie&is fpecies (cn- fibiles comproducat, tamen quia fpecies iftz non
(unt intelle&ui proportionatz, : vtpoté n cít potentia »: fpirita » pU ac
proinde non receptiuus fpecierá, ni der ondas 5 ideó vltra iütcl. &um
paflibilemqui talis dicitur , qua- tenus cít (pecierum » fuit opus alià
conítitaere iutelledtiuam facultat£, quz cx (pecicbus fentibilibus (piritualem,
ac,vt vocant, intelligibilem fpeciem cli- ceret, & intclle&ui po(fibili
imprimecet, àquo munere producendi fpecies intelle- us agens. eft appellatus ,
de quo fuse Do&or 1.d.5.4.6.& quol. 15.quia obie. €ta (cn(ibilia non
poítunt feipfis produ- - eere fpeciem fpiritualem faluim totaliter. - 6o Ru
T--- i DEL — 0 onus. LIT. Quo aC Vuiuerf. fiat... 76e Rurfus ex di&is
difp.przced. q.4. ar. 2. & q.8.ar. 1 .recolédi süt varij aus, quos circa
idem obie&um potcft habc- se intellc&tus polffibilis; poteft. n. in pci-
. mis habere actam abfolutum, quo fupra 1€ abfeluté fertat non in ordine ad
aliud ipfum con(iderando, qui etiam fubdiui- tür in rc&ü,& reflexü, vt
ibi dictü cft ; poteft eam habere aGtum collatiuum , . que rem aliquam, non
iníc, fed in ordi- fic ad aliam confiderat, qui rurfus fubdi- nidirur, nam
alter terminatur ad res , vt - $nuicem comparatas in aliquo attribu- to eis
coneeniente ex natura rei in foo Ordine y alter vcró terminatur ad res', vt
inuicem comparatas in aliquo attribu- to rationis , & ruríus actus
collatiuus tàm primi, quàm fecundi gcaeris duplex eft; fimplex, &
compofitus; fimplex eft, quo concipitut vnum jn ordine ad aliud finc aliqua
afficmationc ; & ideó pertinet ad primam operationem,poreít .n. & ip»
fa implex-apprehenfio e(ie. comparati- uà, vt docct Scotz2.d.6.q. 1. ad 2.
& bene declarat P.Caucl.q.8.de Anim.n.5.quo- modo rclacionem ipfam (emper
appre- hédimus; cópotitus veró eft;quo intelle- &us ita vnà ad aliud
cóparat ,vt per actua lem przdicationé vná dc alio affirmet , - 61 Qraftio ig
tur fupponit ad intelle &ü dütaxat fpe&tare vniucr(alis cffcctio nem ,
fen(íus cnim , quia eft corpori aí(fi- XUS , nequit naturam attingere, nili fub
conditionibus. indiuiduant tempo, ris.locis&c. vt dicum eft q. r.art. 2.
n.a fol.ad 2. idcóque vmueríale cfficeve. nc- uit,quod abf rsh t omnino ab his
cón- itionibus «. Ncc alias pofle cfficere fal- tim ta!c vniueríale, cempe
fenfibile ; ab- endo quidditatem. rcrum | fen(ibi- Ye Quia & ipfa natura
rerum fcn(ibi- iam 1i (ccondum (c confideretur , non amplius cit (entibilis ,
licec fit quidditas tci fenübilis , ratio cft , quia fenfibilitas nedum oritur
ex tali qu:dditate;fed etiam € €o , quód fit immería ceteris condi- !
1nd;uiduanibus, vt reété aduer- ut Faf.ualig.cir.difput. 19. fcc. 2. vbi de rc
agit cx profc(To ; lupponit igirur quaílio (vt d.cebamus )(olum intellc&tü
cdiccce vniueciale , & qu&iit » cuius in 389 telle&us (it hoc
munus, num agcotis, vel. potius poffibilis , quàd fi ad po(libilem pertinere
dicatur ,quzit vlterius ex aul tis a&ibus , qaibus (e poteft exercere cir-
ca aliquod obiedtum quem adbibeat. ad vniuerfale conficiendum . STU | 6» Hinc
variz sütexortz opiniones; , Quidam enim aflerant hoc effe munus.
intclle&us agétis,quia putant ipfum cam. phantafinate,ncdum fpeciem
intelligibi- lem fingulatis producere, verü etiamfpe cies magis , & minus
vniuerfaliü inquis, . bus proinde narura rclucet denudata à, conditionibus
indiuiduantibus,ita Auer. - 1.de Anim.com. 8. D. Thomas 1.p.q.8 f. act.
r.Caict.ibidem,& de ente, & eflentia. cap.4.q.6.Sot.q. 2.vniuerf,
Zumel.1.p.q.. 13.art.7. Mafius fec. 2. q. $. Flandria 3. Met.q.5.art.2.&
alij Thomflz quápla rcs, & ex noflris Orbeilus initio przdica- bilium.Faber
4, Met.q. 9.c. 4. citans Do-. G&orem ry. d. 3. 3.6. Alij é contra vo-.
lür,hoc effe munus intellectus podfibilisy fed adhuc inter (e difctepant. ; nam
affe-. runt multi fieri ab intclle&u poffibili pet. a&um abíolutum,quo
naturam parícinas do à fuis inferioribus concipit quoad fua: prz-dicata
qu:dditatiua;quem proinde vo. cant a&tum abtira&tiuum, fcu pracifinüi
intelle&us poffibilis , vade hzc fecunda. opinio parum differt a prima ,
quia vtrae. que confentit vniuer(ale- fier: per ab(lra-. &ioncm ab
inferioribus , & folà di(cres» pant de potentia abítrahente , hac vulc.
effc intelle&um agentem, illa poffibilé ; ita defendüt Au&ores cit.q. A
jen qui. ftatuebant. formalitatem. vnluerfalis. in abíolui0,& Capreol. 1. d. 8. q, z« art. 3«. Haru.c.1. de fccund. iotent.
Conimb. qe: 4. Vallius dc vniuerf.in communi q.4 C« 9. Pctron'us lib.4.q. 1.ar.
6. Serna difpe 1.fec.4.q. 7ar.6. & alij. Tertia
fententia. docet vnimeilale f eri per a&tum. collatis, uim , quo natoia
fata vna. per abítrae, &ionem , & policiue indifferens cogno», Ícitur
pluribus inefle cum tali nitate. 2» vel f'altim fic apia ad inc(lendum, ita
com. muniter Scouitiz cum Do&tore 5. Mer. 11.& Eib.7.q.13:56 i0 1.4. 3:
q 74. 4 1. q 2. & ex prote(fo 2.d 1 vbi cius Expolitores pta ertim Lishet-
S. rct, E E . Tromb.7. $98 Difpu.IV. De Voiuerfalibus ih Comi : do
" s. vue, Er 7.Met. « Bargius t.d.3:9.6:$. Ex alio mem- MidQuuc: 3»
Q.6.diff.3 . art. 2, 'Mcurifle ldc.cit. Merin.di(p.2.dc Vaiuerf. q.1.1t€ ex
Thomiftis Complat.difp.3 ..6. Loan. de S. Tho.p;2.Log.q. 4.art.2.Sanch.q.58.
Vniuerf.Soncin.9. Met. 27 .£auet S. Tho. opuí; 55. &1;p.q.28. art.1. q. 7.
de pot. art. 1.4. Met.le&.4.& -Pecibet. le&.10.
Jtem Kecentores ex Societate , Kuuius q.5-& 6. Vnerf. ies ^ Up 6.concl.6. qui alios citant. Mor
f.diíp. 1. Log:q.8.& Blanc:(upracit. V erüm neq; adhuc Au&orcs cit.
omninó intere co- ucniunt,gnificant .n. aliqui hunc adtüm «ollatiuum efle primi
generis , alij infi- nuant eífe [ccüdi ors (nam te vera in. hoc puncto non fe
fatis explicant). Rur- fus quà plurcs volunt hunc actü collaciuü effe fimplicé
(pe&tantem ad primà opt: ratione, dli] inquiunt effe compoficü fpe- étátem
diecindi, & ita defendunt qui- cunq; contendunt c(fentiá vniuetfalis có- fi
(tére in aduali prezdicatione de multis. 63 Demam nonulli Moderniores vo-
Jentes relatas fententias concordare , di- ftinguunt , aliud effe vaiucríale
fieri ab intelle&u, & aliud cognofci , vt vniuer- fále ; fit .n. pet
fimplicem ab(tra&ionem abíque aliqua comparatione , non tamen cognoíci
poteft,vt vniucr(ale;nifi per co iti atiam, quia debet co gnoíci cum ordine ad
inferiora Sed hzc. concordia parum valet,quia ens rationis, quale ett
vniueríale , vt hic de co loqui- mur, non hábet, nifi effe obie&iuü in in-
tclletu -non habet autem cale e(fc;ni(i ex vi alicuius cognitionis, crgo tunc
fit vni. €, ratim:loquendo fieri: entis rationis El cortofcile intantum fiunt ,
inquan- tum cognofcuntur ,.vcdi&tum eft diíp. 5.
Q4» att. 2, ergo prorfus incpta:elt hec concordia , ac proinde ipfa relicta .
64. Dicendum eft vniucrfale in actu nó fieti per a&tü intelle&us
agentis, (ed poffibilis, non q uidemabfolauim , fcd iuum, non compofitüfed
fimplice, & hunc non primi , (ed (ccundi gencris. Conclufío eft Scoti & Scotiftarum loc, iter, Ant. And. j.
M«t. 26. qaando coguofcitur. ;'tam quia. cit. qunad.ocs partes, /& quoad
(ingufas probatut. Primó non fictipera&umius - tellc&us agentis (ed potfibiliset
alia lo» «amittamus,docct Scot. (pc cit. 2. d. 3, Q1 fub H,ibi .n.ex profe(fo
impugnar il. lud di dintellcétus agens faciat: vniuer(ale illis vcrbis ; ex boc
apparet: improbatiosllius di£it quod intelletius. agens facit vnuerjalitatem in
rebus per. boc , quod denudat ipfam quodquid eft inpbanta(mate exiftens, dc quo
ftatim: infra concludit, quód in intelle&u agéte munquam «efl tale, cui
potentiaproxima conuenit dici de quolibet,fed tantum e(l 4n potentia proxima,
vt est inintelletiu pffibulg& probatur efficaciter quía opi mio aduería
4dcÓ flatuit vniuerfale fieri pet perirsarmyr Vua quatenus arbi. ratur ipfum
ita dbflrahere fpecies intel- ligibiles ex phantafmate , vt naturam de. putet,
non tanrum à materíálitate , (ed éc à i indiuiduantibus , ita g» in tury
athocfundamentum eft fatis dubiüs quiavtdicemusinlib.de Anim.probabie —— lius
cft fpeciem produ&am ab intelledta.— agente reprzíentace naturamadhuc.cum.
conditionibus indiuiduantbus , quz im phantafmate-reluccbant ;.&
intellectus offibilis fit ille qui cam vltcrius abftrae darácoditionibui
illis,ita quod fpecies, & phanta(manondiflinguantur cx obic« &o
repraríentato;fcd ex propria entitates quód phanta(ma fit ens corporalej&
fpes .€ies intelligibilis (pirituale ,"vnde intantü intelle&us agens
.dicatur abflrahere à «concrctionematceriz, inquantum produ« cit fpecies
(pirituales ; hzc enim ett ma^ gis recepta dcétrina dc intellectu agéte, quam
docuit Scot.4.d.4$.q.3. Ttotibgs . Mct.q.7.& 8.Bargius cit. & alij
Scotiftar,, qui paffim «cum 1pfo dicunt intellectum. agentem vtique transferre
obiecta dc or« dine in ordinem, .i. cx otdine materialiü .ad ordinem
1mmaterialium ,non tamcm ex ordine fingularium ad ordinem vni« ueríalium ;
& idem cum Scoto docét alij cómuniter-A mic.cit.art. 3. l'a(qual.(cc.3«
Auería q.8.Blanc.cit. cum coeteris. Ac« cedit,vt aduertunt omnes hi Auctores,
gr ctiam dato iniclle&tum agentem * ab- : fira-
iefolanaturacomunisreprefentee ——— bá ey Dii sd "étz8 fftahete fpeciem, vt
etiam depuret natu- támà condicionibus indiuiduaritibus, ad- hac tamen non
dicetur efficere vniaerfalc 4n a&u,quia tora eius efficicatiatermina- 'tur
ad illam fpecieni;qua eft quid fingu- lace; poterit igitar ad fummum dici intel
esiceduul paio ue tntádo quaténus i yqua ex byiotlicf eft reprafentatiug vniuer-
falis , aut vniuer(ale in libitu ; quatenus at medium y quo vniuer ale in a-
apo. poffibilí j dum illi ger fpeciemi obijcitur ; vt docet Sin hun fenis iren
$ o: füám , & Caict, cit; pro prima opinion coniu doaside S. Thom,
&dlij Re tiores Thiomi(ia. 6$ Secundo quód nó fiat per a&ü ab- -
fofutum , & przcifuum intelle&us pot fibilis(ed collatiuum , eft Scot.
cic dum ait vaiser[ale in au e(fe illud ; quod liabet vuitateni indi, d y
fecimdum iffuni idem ef in potentía proxi- 3t dicatur de quolibet fuppofito y
fectitidim mentem DoGoris «inc fit nattita a&tu. vniuerfalis , quadido iam
faGa vrià ,& indifferens pofitiué per ab- flra&ionent poftea comparatur
ad infe- tiora in ratione participabilis fimul ab omnibus , & de omnibus
pradicabilis q» adeo clarum eft , vt nefciamus quo verbo Dod&oris ibidem
motus dixerít Pafqual. eit. ipfom inibi fencire , qy vriiuctfale frat pet
cognitionem pure abítraGtiud ; plané Pr ot ibi vult vniuetfale ia acu. effe
s&dicabile de rnultis ; & nà poterit hoc i pet itioné pure abftractiuá,
j: natara fic abftra&a qon eft de alio predi. cabitis,nó. ni. dicimus
Petras efl bumani- tat. et igitur , ve natura per a&tü ab- folutà
abítra&ta ab indiuiduatione , quz ipfam ad vnum deut inabat, fiat cócre- ta
pet tefpectü ad ififctiorasquod fier; ne (ine (upetueniéti a&u
collatiuo.Ne- ue dicas pofita tali abftractione racurze jm in €a refultate
re(pc&um ad inferio ta je interuentu noui a&us, qui col- latinus
dicatur : Hoc enim proríus vo- Juntari diceretur j tum quià ex Vi a&tus
abftta&iui potius tollitur à naura qui- libet refpe&tus ad inferiora ;
quàm po- 0 Sesduafl IT. Quo aGbw fier Vuiuefale?— sor natut ; tum quia relatio
rationis, & fe cunda interitio ; qualis eft vniuerfalitas y non làbet effe
per refültantiagex vi po- fitionis extremorum y fed ex vi cognitio- nis, &
negotiationis intelle&us ex. dictis difp.3.q.4.ar.2. Ratio antem à priori
hu- ius atlerti eft; ; quia vniuerfale definitur vbum in multis,ergo nequit
natura. hanc vniuerfalitatem recipere , nifi conicípia- tur in ordine ad multa
y fed hoc fieri ne- quit pet abftra&ionem y quando .m. ime telle&as
naturam abftrahit , potius illam fegregat ab inferioribus, $ àm concipiat illis
comimüriem , crgo id fit per compa- rationem j prob. min, aliud .ni. eft conci
perealiquid in alio , aliud veró concipe- xe aliquid fine illo , vel non cum
illo, per abfira&tiotem intellectus concipit na- tüirarh don coricepto
aliquo inferiori, et» £0 per abítra&ionemi nequit natura vni- uer(alisfieri
, & hac ratio vrget tàmi de abftra&ione facta ab intellectu poffibi-
lijquàmi ab agerite - 66 Tertiosquod fiat per a&i collati- ad ficiplicei»,
nó compofita, fequitur ex extent Dod adum prd gp €x fent. .à i fiere nát pr i
iaiplceft veluti exercitium pradicabilicatis , &c vt aiürit Complut, potius
faci przdicatumy quá ptzdicabile ; pradicabile verb ponit voinerfale tám
a&tu conttitutütri s üid efteus ) send , €rgo a&ualis pr&- duo; quz
fit per comparationem com- ofitam ; fupponit iampridem vniuerfa- ^ formale
conftitutum .. Accedit, quod eft5 per a&ualem przdicationem com- furgat
aliqua relatio rátionis, heec tamen ad vniner(alitacer (ufficienis rion eft,
quia vniuerfalitas refert naturatm ad multa» ficceffarió,alioquin vniuerfalitas
non ef- fct , ar przdicatio actualisex di&tis ibz art, 4. indifferenter
refert niuerfale adi vnum , & ad plura , loquendo praferti dc pr dicatione
exercita , ergo non et fufficiens ad conftitiéndum vniuerfale imb ait
Do&ter q. 16. vniuetf: per Bag przdicationed actualem pótius extta- beari à
nanura relationem vriuerfalis quàin conftitui ; ob rationeti allácam' . Quarto
tandem , quód vaidérfale fag per 392 gera&um collatiuum fecundi i$ , fion
primi , conftatex ditis difp. 3. q. 8. art. 1. vbi diximus fecundas intentiones
, dc quar namcro cft vniuerfale logicii , , per talem actum collatiaum ficri; Er
fi- . cutibi diximus fecundam intentionem actum collatiuum accipere tantum effe
materiale , & dereli&um ex illo co- dem a&u in obicéto comparato,
eífe au - tem rationis formale , & actuale recipe- re per alium actum
reflexum , quo illa.» extrinfeca denominatio comparati con- - €ipitur in
obic&to comparato modü i relationis ad aliad obietü , cui comparatur 5 fic
in propofito cü dicimus . vniuerfale accipere effc per a&tü collati. uiid
cft intelligendü de e(fe materiali, ac . dereli&to rationis , quia efle
formale non i niti cü intellc&tus reflc&és fe (u- 4ptà naturà comparatá
in attributo ratio- nis ad inferiora;cócipit talé comparatio- nem in natura ad
modum cuiufdam vera relationis ad inferiora terminatam. 4, $7 Inoppofitü
obijcitur r. vniuerfale kids fieri ab iptelle&u agente ; tài quia ; Vt ait
Faber cit.eft expre(là Scoti fenten- 1a 1.d. 3.9.6.6. Contra ifl am opinionem,
vbi ver(ZNpba arguitur bic habet Do&or, quód in fpecie rclucet actu
vniuerfale, & 7-Met.q.16: manifcfté declinat 3d hanc partem 5 Tum quia id
(uadet ratio, nam wn;ucríale e(t obie&umincelledus. poffi- 'bilis,fed talc
obie&um praeparatur ci ab Antelleu agente,dum LI ab(trahit à phantafmatibus
, & pre cedit quécunque a&üintelle&us potTibil:s,ergo &c.Refj.
textum à Fabro citatum fignari pro ex- Aray& quando etiam conccderemus
intel. Ae&tü agentem tales ab(trabere [pccies , mon fequitur ip(um ob. id
proprié facete vyniuerfale, (cd g» former fpeciem,qua me- diante poffibilis
inteilc&tus naturam in- telligens Gne indiuiduatione formet vni- uerfale ,
vtíupra dedu&tuin e(t,& in hoc fenlu dici poteft in. fpecie relucere.
ada vniuer(ale,quatenus nimirüm in ipfa obie um cít actu infpe&um ab.
intellectu Eae mel egiosin prt ird ni(i ddy: I itu. Ad locum ex Met. ait bands rius ngularibas , quia fit
per abitractió- Difyut. YV.. De Vniuerfalibus in Commumi . nem(ed in 2.d.5.q.
1. faam docuit 4. dez inde , quod in Mct. loquitur fecundü te- nentes;quód
intellectus agens cauíct co- itionem,quod cómaniter infua Scho- a non tenetur,
& in 2. loquitur fecüdum aliam viam probabiliorem ; demü ait 9» in
Mct.loquitur de vniuet(ali habituali , quod cft (pecics intelligibilis , &
in 2. de vniuerfali a&uali. Ad tatione ià diximus q-1. art. z.in fol.ad
1.vniuerfale fandanie taliter tantum efle obie&um intelle&us
Ji.naturam,vt à fingularitate. prafcindit. , vel precifione negatiua , quomodo
prz-- fcindit à parte rei , quatenus formalitas naturz non eft formalitas
hzcceitatis , yel przcifjone pofitiua , quomodo prz - fcindit cam per
intelle&um (ingularitate denudatur ;» qua etiá re(pontione vtantur
.Complut. hoc tamen non c ft intelligen- . dum cum przcifione., qua(i
intellectus nequeat cognofcere etiam fingulare,vt in lib.de Anim. dicimus ay 68
Sccundo , quàd vniuecfale fiat . actum abftractiuum intellectus poffibi- lis,nó
comparatiuum;quia yniueríale de- bct effe vnum;fed tale non ctt;cum conci pitur
in mulcis,quia fic e(t multiplicatum, & diuifumyfed us quando abítrahitur
abillisergo fit peractu abí(ltracciuum; nO ^ comparatiuum « Tum 2.quia nili
natura non pra (cindcretur à differentijs, oüuá ,€am vnitatem , &
indiffecentiam acquire- reret; quz ad vniuer(ale defidcratur;ergo actus
abítractionis eft necc(farius ad vni uerfaliratem. Tum 3;vniueríale ett vnum
aptum in multis, at natura habet vtrüque ex vi lolias abftractionis ; habet
vnitaté , vt pater, habet etiam aputudinem finc in- teruentu alterius actus ;
quia banc habe- bat à partc rei,fed remotam , & impcdi- tam à diffcrenua
indiuiduali, tale autem impedimentü olg per folam abttra- cuoncm,& aptiuflé
, quz erat remota , fitrproxima. Tum 4 natura fit
fingularis ex vi diffcrentiz contrabentis , ergo fict vniuerfalis ex vi actus
praticindentis il- lam à tali differentia. Tum 5. & 1. Poft, «& 1. de
Anim. vniuerile dicuur, pofte- '€it.primó,quod Do&orin Mcr. cómu- ncmab cis,yt omncs exponunt. hem yine
temporis fecutus eft opinio- T 69 Rclp.non folá debere effc n , v JOE o —D nmn
amDet M? j: 0 Quafi. LIT. uo ali fiat Vniuerf. fed vnumin multis ; quod non
habet ni tura ,cum pracise intelligitur à fingulari busabhiradia » quomodo
aucem talis vni- tas vniueríalis coafi (tat , nedum cü apti. «udine ad effendum
in mulis , verum etia cum ipfo a&u , fatis explicatü eft q.pra- ced.art. 3.
przfertim in (ol.ad 2, Ad a. vc. ram e(t a&am abftra&ionis nature à
fta- tu exiftentiz , & contra&ionis realis nc- - ceffarium effe, vt
przuiam difpofitionem ad vniuerfalitatem inducendam, vt nimi- rüm natura , qua
à parte rci erat vna om- nium per folam indifferentiam, pott ab- fira&ioner
fa&am concipi poffit in om- nibus vna per incxiflétiam a&u, vcl apti-
tudinc faltim, per qué actü proprié natu- ra fitvniuerfalis,vnitas .D, natucz,
vt eft vniucr(alis ,non eft vnitas abfoluta , fed relatiua;, non ergo negamus
abflra&ioné fuo modo concurrere ad vniuer(ale , (cd dicimus pet ipíam non
compleri , fed Lus percomparationem. Ad 3.aiantc Re- centiorces nacurà à
differentia ab(ira&tam non effe comunem ; & aptam ad efTendü in multis
pofitiué, fed tantum negatiue , quatenus non eft ME tate; atque ideó non císe
vniuer| quia ad hoc requiritat communitas pofitiua . Nos concedere debemus
etiam pofitiué e(íc cómunem , hanc enim aptitudiné ad- fcribimus naturz ctià in
ftatu realis exi- ftentiz licet remotam, & impeditá à dif. ferentia
indiuiduali ;jadhuc tamé au vni- ueríalis dicenda non eft,quia nondü con-
cipitur apta ad effcndü in pluribus fimul, fcd «in ditiun&tim, concipitur
aüt fic apta p«r nouam rclationé rationis , (quia talis aputudo ncquit cffe
realis ) & tunc dici potcft vniucrialis inactu, vnde ad vní- uerfalitacem
rcquiritur, vcl quod fit a&u in oultis , vel faltim apta ad effendum in
illis cóuun&tim,quz aptitudo nó habetur ex vi. folius abftractionis ; fed
noui actus i cmd Íuperuenients , per qp patet | Poncium;qui ob predictam
rationem 4ifp.5. Log.n.74. probabile iudicat natu- Tam fieri potie Logicé vmuerfalé
per fo- lam e:us abftr;étionem à differentia in- diuiduali , qua co 1o ccníctur
in poten- tia proxi ma v poffit przdicari dc pluri- bus; €^ intali (tatu fit,
libera ab iopeii- &^Sica. 393 mento fingularitati$ .. Ad 4. patet ex di«
&is q. preced.art. 1. in folut.ad t. uomo - do natura ex vi przci(ionis à
differenria con:rahente nó fit vniuerfalis, niti funda- meataliter, quad non
tranfccndit limites vniucrfalis metaphyfici. Ad . patet ex di&is
abttractionem cócurrere ad cófti- tucionem vniuer(lis , vt excludit concre«
tionem rcalem naturz cum fingularibuss quia talis conctetio , & cótraétio
vtique tollit vnitatem naturz, qualis exigitur ad vniuerfalitatem , non aut
concrctionemy fa&am per intelle&um , & fic loquantur Expofitores
;jn eum locum Arift. dum aiupt vniucrfale ficri per abftractionems alia
argumenta ad hoc facientia vide qe praced. art-i, cum folutionibus . 7o Tertio
tandé, gj nonfiat peractü collatiuti fimplice, fed cópofi tum ; Pro» batur,
quia nequit intelle&us comparare natuià ad indiuidua nifi cognofcat in eis.
efíc, & eis couenirc, fed nó cognofcit cis: cóuenire;nifi quatenus ficatur
de illis y ergo fit vniuerfalis p cóparatione copoli- t,nó aüt fimplicé,cü
hzcpó detur, quia nullaróne ficri poteft naturá concipi vt conuenientem multis
, quin cam de illis multis i éd, Sc rMtin alberi coue-. nire ;nifi per
affirmationem. Confirm, quia ifte a&us comparatiuus, vel attingi naturam
effe in multis a&u , vel apti ne tánt i, nen fecundá, quia ralis aptitudo
ponitur in natura per folü actumabftra- Gionisque virtualiter eft cóparatio,
hoc ipfo , quód naturá relinquit aptam ad fua inferiora,ergo primü,fed non
intelligitur natura au in multis , nifi per a&ualem pradicationem de illis,
ergo &c. Tandé per honc actum collatiuum natura c ratur ad fingulatia,vt fuperius
ad inferioe rà fed inferiora conftituumur talia actualem inclufionem fuperioris
, quae fit pradicando hoc de illis , ergo &c. : 71 Refp. comparationem
fimplicem fpe&antem ad primam Ros ccel d in&am à compofita ,qua
fpe&tat ad fe- cundam , plané negari non poffe , vt dixe muscx
Scot,2.d.6.q.1.ad 1.cuíus doctri- nam reci piunt omnes ([ppracic.Au&tores,
tum quia fimplex apprebenfio non(olum shiesinoi dedi opo dais 394 vt patet,
comi 'intellc&us ad ptolationem* icuius propoGitionis dubia concipit v- tique
predicatum in'ordine ad fübie&tü, fcd non progteditür vlterius, quia dubius
eft, an debeat affirmare , vel negare , & hec vocatur compatatio fimplex,
vel co- gnitio vnius in Ordine ad aliud abfque af- f&irmatione ,' vel
negatione 5 tum etiam quiain feníi ion eft operatio enunciati- ua, &
taineri oculus cernit per fimplicé ibcuitam albedinemiin paricte,z ftimati- u4
ouis cognofcit inimicitiam in lapo, & fen(us communis difcernit inter
obiecta: fen(uum excernorum ; at'hec nor pof- fnnt cognofci fine aliqua faltim
virtuali- 'comparatione,tam demum;quia intelle- &us attiagit fimilitudinem
duorum al- borum per finiplicem: intaitamr extre morum relatorum abfque aliqua
affirma- tionc, ergo: fimplex apprchen(io compa- ratiuanegar; nequit? An vero
in hàc tfim- plici comparatione: plurium adinuicem: artipgatu? cohucnientia y
vel di(conue- nientia coruin:ad' inuicem , quidami ne-; gant , vnde in
propofito cam'intelle&us: efficit vniucriale comipatando naturam ad
inferiora, concedunt intellectum nom aninpere conueniétiam- fuperioris ad in-
fetiora,, putant .p. id fieri non polic (ine ... €omparatione compofita, ac
enunciatio« * ni , Sed adhuc dicendum ett in (implici »paratiene plurium
ctiamconuenien- tiam;vel diconuenientiam corum attingi offe , nam in excaplis
allatis ouis attin - 'onüenientiam cam lupo , & intel- conluenientiam ioter duo alba per aplicem
intuitum; igitur ad argumen- Aum rieg. min. potet.n. natuta abftra&a
.&9ncipi pluribusconuenire coniancti my & aptitudinaliter , &
a&ualitet 9 & vtra- is tenetemus: vniueríale con- itui per folam
conuemientiam aptitudi- xalem, fané argümentüm nollam vim ha beret ; conftat
.m. dari talem conucnien- uam faperioris com inferioribus ab(que iali
praedicatione - | .. 21 Ad 2. dicimus pera&tü compara- eos fufficit ad
vaiuer(ale ; & .cummultis Viam fimplicem vtroque modo factum gefaliae
voiucr(ales& Éil(um cff,cum at- Uungitug natura aétu ib gnultis » id ncccí,
a 4.! - "Difp. I. De' Pniuerfalibus in Communi . fari ficri debere per
a&aalem praicaz: tioné, vt uet ex modó didis, (i cut etiam: fal(um eft , vt
atringatar aptà c(lein mul- tis (imul, & coniun&im , (qualis cft apti-
tudo ad vnidéríale requifita): fufficere folum a&um abftra&ionis ,'
quia licét ex tali actu aptitudo remota , quam à partc rei habebat naturáad
multas difiu im; fiat proxima ex remotionc hzcccitatis facta per abftrationem ,
& in: hoc fen« fa aptitudo proxíma ad multa ditiu&ctim dici poffit
refultare in natura. ex vi lolius abitractionis, taméaptitudo proxima ad multa
coniunctim non hibetur , nifi per faperüenientem: a&lum comparatiaum y vt
in| rc info ad 3: dicebamus; ncc abítractio dici poteft virtualiscom- atio
natut ad niültà hoc fecundo mo* o, nempe ad aiultà coniunGiim , quia a €ay quz
per cogáitionem habent effe , nà (ufBicit vittualiter cogno(ci , vt a&u di-
cantur hàberc effe , (ed foluin habebunt: effc virmalitery & iri potentia .
Ad 5. pa« tet ex dictisart.3.q. praced. in fol.ad 1. ad formalitatemr
inferioris non.neceffa-: rió requiri: a&taalem' inclufionem (upe- rioris,
vel fufficece aptitudirialé ; & quà, do'etíam actualis nece (Taria foret ,
falsi . cft hanc fieri per: a&um ptz dicandi (ufa ficefet v p ins ^ ui 74
Ex didiiscollipi poteft;quomodo! fiat natura viiuerfalis: formaliter , primó:
-n. apprcliendit intellectus tingularia , ac realem eorum conueniétiam ;;
deíndé ab- ftrahit natutam illam jqua erat ratio:con- uenientiat inter illa,
abfiractio ; licét in huncmodum: regülariter fiat ,' ab(olus tà tamcn fierictia
poteftab vno folo fia- gulari , confiderando nempé naturam abfq; expre(fa
conlideratione tatis indi- uidui , vt diximus arr. 1. q-przced. in fol ad 1.ad
vlt. cóf« Tertio coparat naturam. fic przciam ad indiuidua inaliquo attri- buto
rcali, quatenus illam; nouit 2quali- ter. párticipabilé ab-omnibus
difiun&im talis.m. aptitudo: in natura ad eífendum in multis difiundbim
realisct , quia erac ctíam in natura artc przcilionem y licet: non proxima,
& expedita ob impedi, tum diffcrentig indiuidualis , & talis cit aétus
colliuus primu gencris« Qoa: vlte- ^ 04 ) u————t o Quafi. IV. ue Natura fondem
Voinerf. *, L 4 * - * reris pop litat eam comparádo in- diuiduis,velüx omnibus
communicabilem coniun&tim, & fic; conftituit vn uerfa- le formale jn
actu primo , & hic cft a&us ,€ollatiuds fecimdi generis; quia talis
apti- tudo proxima ad eflendü in multis con- | iob&imnon eft realis,(ed
rationis. Quin. 1ó rurfüscomparat nauiramad indiuidua . comparatione fimplici
concipiendo illa , vt vnam formáliteria omnibus per inexi- ficntiam,& tolü
numerice diuifam,& tjc .€ottituitor vniaerfale foripale in a&u fe.
;cüido,& hic etjà a&us cít cóllatiuus fecü , di generis,quia talis
a&us ine(fendi natu- rz-in omnibus pet. inexiftent/am non cft à parte rei ,
(cd omnino petintelle&tum , "Sextotandem, quia in tah flatu eft.pro-
ximé przdicabilis de. omnibus , quibus ineffe cócipitur y exercet ralem
vnjuetía- litatem cóparationc cópotita , dum illam : »yüam naturam méte concept
enüciat de "fingulis przdicatione dicéteshoc ctt hoc. QVASTIO IV. Quibus
Netiis pe[fit applicari intentio - Fniuer[aliratis,. : ; D refolationé haius
fiti duo " A. dubia funt hic duicorienda. Pri- mum ett, an vaiuct(alitas
conucnice pof- fit nature ompinó immu'tiplicabili à par- te cei , hcuc
Thomiflzs quamplures po- nunt ele naturas Angclicas, quas iudicát
immultiplicabiles -£ccundü numcrü..Ca- ict. V p«q.15.att. 9. decote; &
eff'eotia c. 4:0. in Log.c.de fpecieyvt adhuc tlá- te bac opinione. defcnderec
fubftantias angelcas varias (pccies cóttiruerey ait ad fundandum vniucr(ale
log'cum ;pon etic neceífatium , quod.natura poffit multi. plicari naturaliter ,
vel fapernaturaliter, fed (ufficete , quód obijciatur intellectui non
patricularizata quia tunc;haber non repugnantiam ad efíendum. io, multis,un dé
poflca concludit, opus non offe, quod commünicabihtas , pct quam qonftitui. ruc
yniuetíale , habeat. fundamentum ex ace Midi; fed. fufficit; quod'habeat cx
parce noflri, quatenus inceile us s.de- nudando fiatucá ab idiuiduatione, illam
cohicipiteü quadaaycoicabilitate; & hoc uod TT 95; 39$ modo defendicnaturá
caiufq; Ancli,ct à parte rei numeraliter jmmultiplicabilc, fieri poffe
vniuer(alem , fi cocipzacur fing indiuiduauone; cui opinioni adherent €t illi
Thomiftz , qui conccdunt Angelos poíle de potentia Dei abífoluta 4n.cidem pecie
multiplicati , quia d:cunt fa&a etià ;fuppofitione , quod nequeant
multiplis cari,pofíc adhuc nauiram Angelicam fie- ri vmuerfalem inodo cxplicato
à (Caict, Comunis fententia oppolitum docet, fed aoneademyvia , nonnulii
(ignificant naturam, vt lit idoneum fundamcntiui vni uerfalitaus logicasc(fc
debere actu mul? , tiplicatam, quodípecialiteraffirmantdegencrere(pe&tu
(pecierü,vt difp. (ea. vi debimus;al;j fateotur quide actuale mul»
tiplicationem neceffariam non effe, cone - Atendunt.tamen deberecffe phyficé
muli, . j pisc 4. per potentiam naturalem, ira auc(ius diíp.2. Mct.c.2 9. &
Zimar. ia - .anbotatiopibus cótra Iands 5. Met.q. 12. 2e proindé negant
incotruptibilia poffe eti vniuer(alia, quia.non po(funt multis plicari
potentia. phyfica. Alij demum do». «€t (afficere, quod fit muluplicabilis pet
potétiam faltim (apernaturalci», itaquod illi naturg mulaplicabilitas non.repus
gnet , qua ratione dicunt naturam Soli .yniuerlalem fieri poffe etiamli
non-exi4 ftantyneqj finc furi plozes Sales, ad hoc n.(athcir d oc meré
poffibiles,ità The miit.1.Polt,c.12. Philop.ibidé
com.22. & 23. Simplic.t.Ceelicom.92- Algazelin. Log.o3.Auicen. 5.
Mer-cap.2-X in Log, «cap de fpecie Alenfísz, Met.43. D. Tho. I:b.1.de
Intérpr.léc. 104X opuíc. só-podi meditim Scotus in 2.d. 3.9/7 .& q.4 8.y2
muerí.Aat.And.cap.de genere & [cquüe tur Recentiores paífim Moln:t.p.)-50«
att44; Vafq. p. 1. dilp. 1$1;cap.3. Suarez difp. $: Mct.(edt.a. n-28. A
mic.tradt4qe 2-dub.$. Pf jualig.in Meedifp.1 2« tovs Blanc. diíg.i. fedt. i1,
&alij.. -— 5 «75 Dicendüigitur eft cum hac pi lensentia ad fundandam irn
logicam, noa quidem. » quod . tura fit;a&k plurifi ^. "v
1 acc tiebibkn TI NOME cit. 9€ Difp.II.
De Poisefalibit in Commipi faliim, itaqnod nulla natura à patte rei
implurificabilis poteft efe vniuer(a vni- ucrfalitate habente fundamentum in
re, ualis cft logica vniuerfalitas. Conclu- do ttes habet partes , & quoad
omnes probatur,& quidem non císe ncceffariam actualcm multiplicationem ,
omncs. feré fatentur, & cx co patet, quia alioquin na- tura Solis, Luna,
Fenicis &c. non poffet concipi, vt voiuet(alis , quod eft £ilium , nam vno
tátum exiftéc indiuiduo adhuc patura potcft concipi , vt indifferens ad plura;
imó abfoluté loquendo neq; vnius indiuidui neceffaria eft exitlencia , vt na-
ra vniueríalis dicatur, nam nullo homi- exillente;adhuc natura humana poilcc ab
Anzelo , vt vniuet(alis concipi , & ra- tio cfl,quia quatuor falom
vn:ucctaulia, vc videbimos, non indigent extenta (ubie &i ad hoc, vt
przdicentur . 76 Scd neque necellarium eft , vt fic plurificabilisper potentiam
pli ficam, & naturalem; tum quia eodem modo fc ha- bet natura quoad
vniacrfiitacé5 (i malti. plicetur in pluribus per vaam potentiam v.g.natucalem
, ac i1. per aliam .f; fupcr- naturalem, vt fus Paíqual. loc, cit. fec. 3. tum
quia adhuc etiam natura Solis, & Lanz non poffet concipi , vt vniucc(alis,
uia ab agente naturali plurcs Solcs , & nz produci nequeunt , vnde halluci-
nantur valde Pand. & Zwar, dum
hac gatione dixerunt incortuprib lia nó potie fcri vniuct(alia,nam 1. Poft.
11.ait Ar ft, 'ertorem eflc circa d tation vni- uer(alis, quando pa(lio
alicuius fpccici , cuius cft «num tantum fingulare , de illo folo demon(tratur
, & ouncs cyponunt dec Sole,& Luna, Tum qua a(fignari de- bet
fundamentum adzquatum omnibus paturis,quz vniuer(ales &icri potluntbaec
autem e tle nequit plurificabilitas phyfica, Quia ab agente naturali nec
Solynec Luna multiplicari poffunt,ergo tale fandamen. tum pocius crit potencia
logica , feu non gcpugaantia, vt à parterei multiplicéur, & hinc coll:gi
potcft ratio à priori iftius afler:i; fimpicx non repugnantia cx natu- «a
rciorta ad plurificari s fundimétum vniucr(alitatis , quia co ipío pót coacipi
&ac cócdidionet in pluribus exifié vel exifterc potens, (ed huic nó tig,vel
apritadini nó ett opus,qp cocrefpó dcat poiétia phy(ica,fcd fufBcityuod (al.
tin à Dco poffit ad actum reduci , ecgs &c. hoc innuit Do&or q. 18.
vnuerf. in corpore;cü ait ad naturam gencricam (u£ ficcte aptitudinem ad
plurificari effencia- licet,cftà non habeat potentiam quia hec dicit ordinam ad
a&tü ex viribus naturse, 77 Hinc probatur vltima pars conrra Caiet.X ctt
ratio dcdudta ex Scoc. cit. 2. d.3.q 7-(ub A nà repugnantia ad plurift» cari, X
cóicarictt fundan;eniü vniucrfae Iitacis , fed nacura de (e immu'tiplicabilis
talé non repugnantia , vcl apc cudiné ha- bere nequitucc écab intellectu, vc
exclut ditur rcípóito Ca-ei,crgo,c.Prob.min. quia (à patte rei cópctit natura
calis re- pugnáua,vt tit n pluribus.certé cx fola cor gnicic ne tore lectus nó
pt colli cal 5 repa gná.ia, & wibut apciiudo, aliocuin & m- diwduo X
naturz áioinaz golfcc a,plicari ratio vn ucrfalis,vt ait Do&t.cii.vedecó-
cludit hu:utmodi cóceptionzan ctfe 1m pli catoriam, qu. ra.16 inrcll gédi p.
pognat oino fuo ob:ccko ncelle&o. Cor fic. uia vn ucríale debet císc «nd in
malus , crgo fi dater natu;a, cuius va cà: m ond. uiduü fic potlbile, plicat
polle cociiv,vt vni- ucr(ai.s, juia plicat polfe «Oc pi.vi vna ipizulus, Qaod
adbuc mig s decliracur, quia vcl illa naturayvt 06; cocpicur cü re« Pugpária ad
ctle in plur bus , vcl (rne tali rcpusvátia , (ed potios cü aptitudinc, fcd vi
ü que implican prin ü quidé, quia tunc có-iperctur vniucríalias (imul cü repue
grátia ad e(Ic i pluribus, alicrü vcró,quia tüc natura infe icpugnàs ad
plaraligatem €«ociperetur n repugnans, & apta ad talé aralitaté,q prorfus
unplicat,quia intel- e&us nequit tribuere ret,gy eis cilen a dirc&é
re;ugnannon .n. poceft cócipcre boaué vüdibilem, quia hoc attr.bucura-
tionilitati rc, fi homini tribucict Meere ning aplius hounoé,ícd as
nüconciperet ; cd. crgo natura Gabrielis fit c(lentialiver fingularis, sin
Thomitlas, fa intellc&tas. ctibuu. ci vn;uer(alitarem, Porpeequg , non
amplius 3 rà » (cd aliud quidpiam có- cipere; & hi cauoncs (ant itd
cóu:ncen- AC$, Quaft. LP; Quenatire fun dem Vniunf. — 397 ter, ve nüllus quem
viderimus: 5vel pau- ei(fimi , extta familiam Dominicanam banc fententiam
fuftineant ;i& qui. funt ex familia S. Thome non cadem via gra- diuntur, vt
oftegdant non repugnantiam. "fPertar. 4. contra gentesc 3 $ ait natu- ram
angelicam poll é (ine contradictione concipi,vt vniucrfalem , quia licét illi.
re- eflc ia pluribus ,' vt ralis fpecics! efl,nó tfi ci repuguat , vt
fpccieseft alio2 uin re t omni fpeciery& natura. ki cula plané folutio,vt
ait Didac diíp, n cadem ratione homo dic! pof- et irrationalis,quia licét hoc
repugnetil- lisinquaut& tale animal, non tamen ci re. at , inquantum
aniinal abfolute. 78 veo ue eg q.4 inquiunt ex noitro intclligendi modo
procedere , cy natara angelica poffit fine contradictio- ne concipi , vt
vniucríalis cognoícimus enim pro flatu ifto angclicas naturas pcr [pecies
corporum,qua non sür.actu intel- ligibilia; qaoufq; intelle&tusagens denu-
det phantafinata à conditionibus .indiui- : duantibus,ex quo fit angelicas
naturas nó: intelligi à nobis , ( à quod in (c funt intelligibiles, & sr
principia indiuidua. lia carum , (ed ss noftri intelligendi mo- - dum, qui eft
cognofcere naturam fpecifi-. cam prxcifam à condicionibus. indiui«: duantibus;
quód fi cognofceremus ange- licam naturi, vt infe eft, concedunt non potíe tüc
füícipere rationem vniucrfalis; & in hoc feaíu intelligunt diftin&ionem
illam Caiet. quód duplex ett vniuer(ale, aliud ex parte intelle&us tantum ,
aliud eft ex parte rei, & incclie&us imul;& in- quit naturam
iaplurificabilem feri vni- uerfalem ex parte intellectus rárum,dum concipitur.
fine. indiuiduatione , Scd hac refpontio patfim reijcitur ab omnibas euidenter.
tà uia licet intelle- &us na:uras angelicas inceilligat per fimi-
litudincimn ad corporalta;adhuc tamen in- telligit sm praedicaca , qua eis non
repa- gnaü; cum «uia aLo-jui non vere, fed fal- yas inteiligereius , ino ncc
illa , (ed alia,quedam à noots conficta cognolce- remus; tà quiaeadem ratione.
natura di- uina potiec my vt vniuerfalis, quia & ipfa pro ftatu i(to
intelligitur per fpecies Logica córpori ; Nee (üfficirad hoc edita&dum
afferre. difcrimen quód natura angelica - coponatur cx zenere, &
differentia , non fic diuina . Q)ia vmuertalitas, przdi- cabil tas nor ocitur
ex buiufmodi copo fitione, fed ex ordne ad plura inferiora ; nam fpecies
fübalterna ; ctiam(i cóponas tür ex gencre,& diffcrentiaynon tameng vt
fic;eft vmucrfalis , quia vt fic non cor paratur ad inferiora vnde fola
cópofitio ex generc, & diffcrentia efficit quidem fpeciem fabijcibilem ,
non tanitn predie Cabilem. Tum tandem quia ex d ex noftro concipiendi modo
apprehene - datur,vc quid commune; & ab indiuiduas ione abftra&um,non
fequitur effe veré& proprie vhiueríalem , feda concipis ac (i effet
varuerfalis ; quz duo valde» — differunt , vt bene notat Arriag. difp. 7. — .
tiim.4 f: Si dicas vniuerfalefieri per ine — telle&um,& ideó (i natara
angelica cone cipitur ad modum vniüerfalis , veré , & proprie vniuerfalis
erit « Conirà , falfum et vniuerfale ficri adzqüaté perintelle- &um , quia
—— in natura vniuerfas lizata multiplibilira rem parte rei , vclut fundamentum.
39 Refpondent alij, quod licét inan. s non fit aliud, à quo fumatar fpecies,
& aliud à quo fumatur indiuiduatio, quia per eandem entitatem fimplicem
babet - EH angelus etlc fpecificü & indiuiduale;hoc tf non obett quin
eandem timplicé enti taté vno conceptu conf(ideremus, vt coris füiuit angelum
in (ua fpecie, & habet rae tionem differétig e(fenrialis , & alio com»
ccptu, vt indiuiduar , habet rónem diffe rentiz numerice;qua folutione etiá
vtutis tur Complut.cit. Contra;quia licet mi (tz poffint hanc folutioné adhibere
in naturis materialibus, vbi diftin&ioné fal- tim virtualé agnoícunt inter
naturam, && differentiá indiuidualem;non tà in fpiri* rualibus habet
locit, qua per eundem gra« dum sh ipfosin vtroq; efle cofticannturg vel ti
talis obre&tiua partitio perintelle- &ü fieri poteftin A étin ipfis
natara nof erit de fe hac, (cd dc fe come mütiicabilis , & à f are
diftinctas ficut dicimas de "ed qw creatis. el i ! vt docet 2 : Mi EN MATS
398 Difp.IV. De VsiutrfalibusinCommni .
& cíTentia cap. 4. ideó natura cum ve- ritateconcipitur vniuerfalis , &
à (ingu- faritate przícinditur , quia non eft dc fe ngularis, fed aliquo modo
(altim virtua- litecà (ingularitate diftinda ; ergo niti talis diftintio etiam
intercedat inter £uram angelicam , & indiuiduationem , nunquam fieti poterit
abftractio natura à ingularitate, & (ub eniuerfalitate con- €ipi ; vcl
codem modo poterit »di- nina natura concipi (ub vniuerfalitate : Hinc bené
probat Hurrad. difp. $. fct. g. non pofle in hac fententia talem mturz
abíftractionem;quia hzc fupponit diftinctionem eius ab hzcceitate . 8o
Refpondenr alij Thomiftz , quod licet natura angelica lit cx fe determioata
vnum indiuiduum rcale , tamen adhuc tpanet indifferens ad plura fita , &
idcó «oncipi pore(t vt potencialis ad differen, tias indiuiduales , & vt
vniueralis , & in hoc ícníu explicant Caiet, cum dicebat ilcin naturam fore
vniueríalea ex par- Ic intelle&us cin . Sed hoc effugium etiá ab iptis
Thomiftis ceijcitar vt inutile or(us,quia (peies pradicatur eísentia-: iter de
(uis inferioribus, fed natura angc- liga acqait efsentialiter pez dicaride An-
elis confictis, quia natuta. realis nequit le entibus rationis quidditatiue
predi. Caci; tuin quia refpicere plura ficta nà eít 1efpicere plura,in quibus
poffit císe (ed potius in quibus repugnet c(fe,quía repu- maturam realem
con(tituere indiui- i racionis j.cum candem «quia. eodem modo potfet natura
d;u:aa fi cra vniería. : ponden alij , cale. gatuer ale non effc omninó
fi&um,quia cfto noa habeac fundamentum in re , & ind: tfzreniia na-
iras tuadatur faliim ia notlco concipié- Z modo , quo immaterialia per modum
materialium concipunas, cum auté ma- 1erialia plucificari poíliaz per di
ufiooem materia, qua eit principiam indiuidua- uenis; hinc fic , quod o ip(o,
quod Aa» &clus concipitur a nobis ad modum rei materialis ,. co ipfo eius
nitata. concipi pocell «t plarificabil;s. Reijciur , eciam 0€ elfugiuarum cx
confucatione [cct- olu:i0 0,55. quia falfo ipn tituc faa- 0,9y süuliplicatio
numetica prog niat ex diuifione iferté rez futat iip iq Rl v 7. & nosin.a
Mct.tum quia iplo roni nó fequitur imentum res (piricuales concipià Nope d pei
00n tamé cft neceffe, quod in reca ge ad ; tum nde qoia etiam.hac via poffet
natura diuina fieri vniuerfalis, quia & ipfani ex noftro imperfe&o
concipiendi modo in- telligimus ad inftar rei materialis . ..$1 Reípondet
randem Ioan.de S. Th. q.8. art. 3. talc vniuer(ale adhuc effe cuas fundamento
in re ; quia licet re vera (ul natura angclica nequeant cífe plura indi- uidua,
adhuc tamen concipi potett indif- fercatia nature, SC potencialitasad vnum
iadiuiduum , talis , quod cx fc (ufficeret ad plura, 6i aliüde in re
poncréursquia, vt: ibi fuse explicat,repugaantia ad pluralita té nO cft ex
principijs incrinfecis iplius na- turz angelicz, (ed ex modo, quo ipfa in»
diuiduatur,quia nimirum non indittidua- tur pcr defignat ionem materiz íed per
ca renti illi sende in refp. ad 1.princ.con.. ceditsquod ex vi conceptus natura
o süt. impo(libilia plura indiuidua. in cadé (pc-- cie Angelica;quare cócludit
, quod fi có- cipiacur nardra inadzquatc.i.quantum ad. rationem (peciei, &
non modus ipfe indi « uiduandi naturá,non accipitur natura, vc. tepuguaans
multiplicationi indiuiduoruas;: & coní(equétet vc habens pluca indiuidua:
pollibiliter. , licet politiae non refpiciae maulta,aon dcífe&u (ui ,(ed
quia illa mulca. nà sic , Hac foluzio,licet eidé fal(o inni- tatur fundamento,
q diuifio materiz (ic origo multiplicitatis oumcralis, ái conce dittotum , quod
in hac quz (Lione coa- tendimus, quia concedit naturam angc- - licam non effe.
de (e ctfendaliter finga- larem, Scimmaltiplicabilem,(edab. ex- triníeco
proucnire , co modo , quo dicit Philofophus: vt refett Sco cit. q. 7. in fine
q.18.vniuer( in folad 3. de coc- poribus caeleltibus y quod«in vna fpecie cft
enumzantum Cor pus, vnus $9], vn.i.s Lana ,nonquiamatura tllafolaris tic abr
intcintecodmmaltiplicabilis ; (cdex de« fcckumategia: 4quia cale corpas
liagalass te-fait ex tou maretia ijlius
pecieccomie pactum ,nonsantum adtaali ) fed euam. por:en . — Quafi: 17. Que
nature fundent Vuinorf- oteniia!i ; quare Giéurhbac ratione «duc
"defenditur in. emtentia Philofophi cor- iota corleft a fieri poffe vn
aerfala , fic Ley bác via id& defendi poteft de nitu- xis angelicis; &
hic dicendi: modus fuit. cap,de fpecie , vbi ait fpecies non nieceflarió habere
plura indmi dui ats, quia fíatura diuiditur jn. indiuidua. per tnáteriam ,
poffibile autem ctt totà ma- "tetiam actuari per. vnam formá, vr patet
'denatuta Sols , fcd fufficit cfle plura in T ed Ek nc,vt fpecies Ange. : » in
quibus non poffunt effe plura .. $ndiaidua, cti careant materia, funt tamé
plura aptitudine, quia forma de (cett ap- 'ta pluribus cómunicari licet
contingat , non poffit;quia tota perfcétio eius có- "tinetur io vno
indiuiduo;quod etia fizni- ficauit D. Th.opuf 48.de pradic.c. 5. $1
Inoppoíitum obijcitur 1. proban- o ad fundandam vniuétrtalitateutogicá
"opus non effe , quód natura fit à parterei "nultiphicabilis .. QXiia
vniveríalitas eft 1elatio at ;ion's , cr; illi fufBciont intc- riora plura
(olum apprchenía rer intelle- &un;etiam fi aliàs fiacimpotlibdia,na:n
Iclaticpi rationis füfficir procermino ali- id rarion:s. Tum quia'apcitudo
etiendi multis coniunCtiim$ 'vt eit de ratione vniucríalis, ac etiam
predicabilias , non conuenit naturz à paice rei, fed vt eft in intclle&u,
ergonon ctt atícndenda cón- ditio nature in fe , fcd quam habet in in-
tellc&u. Tum 3. quia Arift.dicit corpo- ra celcflia ficri potie
vniucrfilia, & tamé inus fententia tunt per quamcunq; po- tcntià
immulciplicab:lia, eo quia iudica: uit vnum:;u0dq; tllornm contare ex tota tnateria,
nedum actuali , fed ctiam poffi- bili in fua (pccie . Tum tandem, quia in
entibus rationis, & chymcetis, qua omni- 2Ó tepognant à partc rei ,
concipimus tationé vniucrí.lis logiciynempe genera , & fpecies;ergo &c.
83 Refp.uód licét vniuerfaliras for- pta fit relauo rationis , tamé dcbet
haberc fundamentü in te ; quia nà potett intellectus vcré applicare alicui intentionem
vniuer(alitatisinifi (uppofi- to in re fundamento , aliàs iia bene pof- fet
intentio fpccici applicari natura gc- 399 ncii-z, licut (pecificze, & in:
contio gen:- tis indiuiduo; (icut natura generica, wc bene Rada notauit loc.
cit. & vnincrfalg refpiciens plura. fidt, vt fupra diceba- mus, non e(t
proprié vniuer(alelogicum; fed abufiud , quia 6c non eft refpicece plura;
in.quibus ro:ic eife, & dequibus poffit praedicari , (cd potius in quibus
ef- [enon polfit, dc pluribus .n. fictisnó nifi ficte praedicatur , at prz
dicationes vnie uerfahis logici fant verz « Ad 2.cflà apti. uido proxima. ad
e(lendü in multiscon- iunctim cóueniat naturz per intelledkü , hzc tamen hibec
fundamentum in ce, g» cft non rcpuznantia, aut aptitado remo- ta ad elfendü in
mul.is difiuncti.n. Ad 5. pofu:tillacorporaimunultiplicabilia,ndabintrin(cco,
fed ab excrin(eco cantum; Àj: non quía forma, & natura corum. non fitaleri
cómunicabilis , fcd quia non cft alia materia füfceptinatalis forma. A d 4,
ficutens- rationis dicitur cosinquantum cócipitur ad modi veri entis , fic
& in en4 ubus racionis admittitur vniuerfale, quia. ficut intclle&us
potcft naturas cealcs- ab. infecioribus pre(cindecey icerum ad in«
ferroracóparare inracionc vniuecfal;sla gici,ira poteft entia rationis, fcruaca
portionc;pta fcindere à (ais lnferiacibat, & licut vmuerfalc logicii fundar
in nata ris rcalibus .dicituc proprie variet(ale y quia refpicit infeciora,
faliim po (Tibilia à. parte rei , fic vniuerfale fundatum in en «. tibus
rationis proportionaliter dci debae: verü vniucr(ale logicumjIquia ilayde qui
bus ponitur. przdicabile , funt po(libilia: fub ipío in fuo ordine .(. per
opusintels; lcétus, & ideo non (iG, (ed vc«é predi-. catur de illis ; vide
Fuent;q 7.ditf, 3; acr. 1. vbi D. Tho. & Caiet. interprecatut effe; locutos
dc vniucríalilogico fi&to , nó aüe; proprié dicto ; fed .an i a(lecutus
men-- tem illorum,iudicent Thoiniflz ,ad attinct, alia argumenta. boon MAR hoc
fpectania vide difp. (eq. quail. a» arc. 3. contra 1,.C : 1 j40q 51 $4. Sccundo
ob;jcitur àcontra probás; doad fundandá vniueríalicatem 0,us c(- fe
multiplicatione £,&non: fufficere potlibilem Av neci fura vnis-. uciíalisfiatindiget
dol e li ins . 4 iui 400 diuidua a parte rci non exiflant , noncít vndc
abitrahatu: .Rur(us dici de l'equitur e[se m;crgo l1 natura à patte rei nó e(t
in multiis.non pote rit praeci(a przedicari de mulus ncc con(equ&cr ficci
vniucríalis . "Tandé nó quia natura aliqua eft porens €xilicre,idcó
a&u cxittir, ergo à fimili , nó quia aliqua natura cft. pores cexiftere 4n
vlantios debes dici vniuerfalis in actu, fed canc tancüumsquando exi (Lic in
illis. Rcefj.ex didis q.2. ar.1. infol. ad. 1. ad vlt. Conf. naturam abf(lr;hi
potle. ab vo folo indiuiduo cxiftéte , quod etiain fi non cxitlcrer, poffet
adhuc abtirahi. à poftibilibus , (alin:ab intelleéu angeli- €o , qui à (ch(u
non dependet in cogno- Ácédo,& idcó ncg.ntin. Ad 1. neg. Coa- feq.quia
vatucríale ex dictis non coulli- tuirur per a&tum cileadi in multis à pac-
tc rei , vel przd:candi de mulus , fed. pcr efTe , aut (alim potfe cffe 1n
mulcis per intelle&um , quz camen multa à parte tci linc po(fibilia. Ad 3.
negatur patitas y quia vt natura dicatur actu cxi(lens, vu. que oon (ufficit ,
quà ux poffibilis intra cau(as , (ed actu d:bet poni extra ill c , fed vt
a&tu vniucr(al.s dicaczur, non nccef? facio requiritur exittentia in mulus
, fed quód in illis exittere pollit ..- 85 Terüioobijcitur probando ad faa
dandi vniuct(alitatem opus e(ic,quód aa tara (ic phyticé , & naturaliter
inultipli- cabilis , &/non fufficere potentiam logi- cam, Tuam cx
definitione vaiucríalis , non «n.dicitur , cui non repugnat , fed quod apcumett
císe in mulcis,crgo noa (utficit non repugnantia, fed re.juiritat porcntia iua
nacuralis. Tuin 2.quia Aritt.de* aiuit vhiner(ale sin illam potenciam na turz
,qua ipfc cognouit,fed nó cognouit, fifi poteaciam phyficàm , ergo c. Tuin
3:quta fecundum A riftot.omai porentiae pailiuz naturalicorrc(pondet a&iua
na- tütalis;alioquin videretur po:étia palliua etsc Ecuttea ia natura , fi per
nibilia aatu- ra poísct reduci ad aCtuim,vt collig.tur cx 3»de Anim. 'text.18.
Relj.ly aptum natum fignificare » qp matura ex principijs fuis intrinecis efse
potcft in multis ; àuc id cxlicctur poti» tiué per aptitudinem, (iuc ncgatuc,
tan- 1 i Difjut. 1. De Voiuevfalibus in Communi. : iui j'€- non repugnanciam ,
at quocum que modo cxplicctur,certum c(t hoc non fignificate cantum potenuiam
phyficam , (cd logicam quoque, uia contingere po« teft vt aliqu: natuca potlic
císc in plucib. cx fefed aliunde üt iinpediunencun , vc contlat de naturis
ceglocuin in (encentia Arilt. Ad 2. deficit. Acifl, vniucrfale fecundum
vtramq pocenciam , qas pro- mifcué
fignificauit in verbo. aptum nae tuii & lalium cit Philotoph (m nó agno
ui(sc potentiam logicam in rcbus , mul. ta cnim cognouit non implicare , cue tà
videbat virtuie 4gécium naruciliuin. fieri non po!s«,. juod aperié coi'igitur
cx 2. de Anini.4 1. vbi ait ignem habcce a imen- tum in infia'tü, quoadu( ,uc
fucrit cóbu- fübil. hoc autem non ctt potlibilg vica. tc naturalium
agenrium,quaa na.uralicer no cit coa.buttibilc in infimtum;& cdam 6.
Phyf.docec conanuü eife in infinitam diuitib.le, & «à continui diii tio non
po tcít pec agens naurale in infinitum pró- trahi. Ad 4. Dodt.q. i. Prolog $.«d
argu- menta & 4.d,43.q:3-ad 1.& d 49. q. 11. Refj. nega illà
propoticionem cilc vais ucríaliter veram éc si Aiifl.quia incor. pore datur
pocegtia patliua, naturalis ad animam recipiendam & camo tota nitu ra
crcata non poteit eam imdagcre ;nc igi tur illa poteoua patlitia naturalis
dicacur frultra, (uficit.v c courelpondcat a&iua in Datura.i.i tora
Coord:nationc cnt ili , aic Dodor , puta agens (üpccaaturale , pec quod poflit
reduci ad actum, t6 Alem dubium diitoluédü ad hoc quz(icum peruncas cit ; Num
ouncs adhuc naturz prztato odo multplica- biles potlint fundare
intentionem vni- ucríalicaus ? Negant
Albert, act.i.pra dicab. cap. $. Soncia. 7. Met. q. 39. Ca- ict.in Log.cap. de
generc. Tolct.q.de jd cic ad 3.'couicndentes folus naturas di» rcété in przdic
"n ibiles po(- fc fieri aqu DUM Hoo quchter excluduat omnia prz dicata
tran(cendé- tiayqua func luper ipía praed: camcota , & quidem Acift.r.
Ethic. cap. 6. & 4. Met. 6-ita lignificatdum ait cns ,vaum,& bo- num
non €(Ic vaiucríalia,qued euamfn tic Tatat q. vlc. predica. dub. 1 x D» 1 or ^4
——HREHN p o Susfi IV. Que nature fundent
Vuiuerf, — 401 €&or ipfc (entire videtur q.1 2. vniverf. in "fine .
Exclodüt etià naturas incompletas, & parcicles,vt materiam, formá, &
fimi- Jes, uz non directa per fe, (cd tátum per "rcdu&ionéad totem in
prz d:caméto rc- ptur,& Scot.fauere videtur 1.d. t.q. *6. $. Dico tinc, dum
inquit , quod ange. Tus, & anima diflinguuntur [pecie ,no qui- dem ficut
dug [pectesyfed ficut fpecies,et pars fpécief y quia anrma nou cfl propri? fp
ecies fed país [peciei. $3 Verum oppofita fentécia, quod in quocunq; genere ex
enumcrans entibus flit repzriri vniuerfafe ett cómunior , & probabilior ,
proculdubio eft de "mente Do&oris;nam quoad tranícendc- tía quamuis in
1. d. 3. q. 3- $. Contra ifla "pnisotationem,& d.8.q. 3. S2 & T.
ne- 'get cnsc(le genus , nontamen negacctle vniueríale , imó cum ib: omnibus
tran- fcendentibus vniuocatíonem tribuat ,' & vniuocé intériocibus couenite
affirmet , clarà fignifi cauit cffe yritdicata. vniucer- fulia;quod etiam
cliré. fignificauic, A citt. 3. Mcr. tex, 10.dum ait cns , & vnumctle
maximé vpiucr(alia. Qo atit€ ad parces phyíicosy& entia iocomplcta id jpsij
cla- rius (i guificauit a.d. 3.q.69. 4d Qu nem quintam pracedentesi, dumi
quicquid efl natura in. quocunins totalis ,vel pa» tialis no efl de fé bocyom-
fis autcm nacura, quz nó cít dc (éhizc, po tc(l furiduce vniuecfalitatem,vndé
ét q.7. fub A.ait in vniuer(um , quod alibus ne creatura ref intelligi fab
atione vntuerfalis à fis FlrradiDviae, probatar euidenti ratione; nà tormáli-
tas vniueríalis in eo conliftit, g» (it vnum; & oidinetur ad plura in
quibus effe pof- fit pcc multiplicatione, X de ip(ispred:ca Fi,crgo natürg omncs
€t incomplete , & tranicendentcs pollunt fundare vniuer- falitatém, ratio
eft;quia hingelz ifl na- turz habcnt vnitatem efleniz , & repe- riuntur im
plüribus , vel faltim reperiri poliünt cum tali vnitatc, & de illis radi
cari , vt toperius de inferiori , ergo &c. «quia ens , materia & foriia , fi fecundum p toriam naturam
confideien tut,non funt quid Tliogulare,fed funt mol- ti^ lcabilia ; iunó
muftiplicata, fecundum numerum, fctuando eniratem natarz tungulis interioribus
erg3 &c. Taadem plures forme,plures maceciz , & plura 2» enta , fi
inuicem conferantur , non mis nus conueniunt in ratione forma , mate- tiz;ac
entis,vt Doctor oftsndit loc. cit. quam plures homincs intatione humanis tatis,
& cqui in ration'saquin tatis , nec minus (ccernücut proprijs diffecccijs,er
a goratioformal's vaiterlalis,feruari. pos teft in omnibus naturis
plurificabilib. tà completis, qum incompletis , tam limi- tatis.quàm
tcan(cendentribus , quid quod aliqua natüra fic apta fuadare vniucr(a- lirateai
, nonoritut éx eius complemen: to, ne&q; cxcetus limitatione,fed praecisé
ex cius multplicab;litate in plura. eiu(dé rationms;omats aaté prefarz naturz.
süt hoc modo g qué plarificabiles,vt homo in plurcs hom .nesens in plara entia
, mates tia in pluccs indiuidaas materias ,de qui« bus prz dicatur, anima in
vegecaiam,feg fitiuam,rationalem,& hz rurfus in plures numetaliter
differentes : dicentur autem hzc vniuet(ilia incóplcta,nó quidem for- maliter
,quia habent omnia ad vniuerfa- litatem requifita& eodem modo ceí(picit
infeciora ens incopletum,ac completumy fed materialiter antum,quatenus nacuraz
fin fantes vniuerfalitatem func parziales, & iocompletz. . 88 Quáuis autem
in his omnibus fun- daripotlic vera ratio vniuerf.Lsadhuc tpoterit vniuer(ale
d;(t nyui, & variari iux ta diucr(itaté natararü , in quibas funda- tur,
ita fane diftinxerüt Mayc-paffu 1-(up. vniu. Maur.q.9.vni.ar.2. Ant. Aad.
infin, predicab & alij quamplures ex noflrig vniuer(ale in tran[t endecale
; X prz dica- mentale, & inquit Ant. And. Porph.
noa enumcera(le omnia vniaeríalia,fed limita ta un,& predicamcntalia, quia
agít de ile lis in ocdine ad cathegorias,vbi ponuntat folü natutz limitate,
& ideo loquitur. de illis vninettalibus ; quz aliquo modo in- ücniuntur in
ocdine pradicamérali , qua fanc illa quinque,(ed pracer itla (ait An ton. And.)
cít aliquod. eniuertale trai Ícendens , imó multa traofcendencia ; ex' quo
patet , quomodo-totehigendus (iE .Anf, & Scot,dum inquiunt;ens gs
"SEN. LLasdude, dil mdinll di £ bonum non efje vniucrfalia ncgant Lo. ada
» ficut funt ifta quing; 2 tem abíoluté, Sic ctiam ex pane fun- don
diftingoendü erit vniucifale 1n completuay& incoupletum iuxta diucr-
fitatem naturarum , in quibus fundatur; & quando Scotus. ncgat loc. cii.
animam non cfle pcopre (pociem, louitut copa- ratiué, quia naura ;ncópicta,
& partialis deterioci modo jundat raioné vmuería- lisquàm«Opictas atque ita
deficit a ione fpcciei propriz, oon rone vniuer(aitaus Abi clues bené feruatar
p natu X44 Completo. uam incompleta,fcd ra- tionc fundamcnpt;;quem diccndi
modum fcquanzur Aucrfa q. 8. fcc. 4» Fafqualig. €it.difp.1 3. & alij
qoamplures. - - 589. Adhuc auicm pto vuiuer(ali, prz.- dicamétali, de quo
deingeps locuturi (u- tius notandü cft ex Trómb.7. Mcet.q. 8. art. 1-9)
vaiuctíaliras non atrribuiturna- wi Lmtatz vn focaterynam intra imi tationem
ipfam natura eft quadam lati- studo,nam sm maiorem,& minorem có ucnicn.iam
ig ration bus formalibus có- tentis in indiuiduis repertam antellcdtus
attribuit aliam, & aliam ratíonem woiucr falis ipfis naturis , «vndc quia
intelle&tus won percipit taptà conuenienriam indiui- duorum, vcl
fpecicrumeiuídem gencris; ^ euantá percipit in indiuiduis eiuídé fpe- €iei,
ideó naturz animalis , v; g. attribuit fecüdam intentionem vníucríalitatis,que
€ft genus , & quia maiorem reperit in jn- diuiduis ciu(dcm fpeciei, attribu
t natur v.g-humanz intentionem vniueríalitatis, quen icd, & fic gradatim
proce- idum in tota linca przdicamentali . Quates,
an ctiam priuationes , & nc- o" valcant fundarc vniuuer(alitaté . àt
Conimbr.hic q.2.arc 1. ex D. Th. 3,2.9 72. art.6.. vbi ncgat peccatum ex. parte
aucrfionis no habere fpecie, & dtm Arifl.4. top.67-ait non cutis omn.nó
tiic fpecies, vnde colligunt ad ra- tionem otii alisrequiri pro Mnetintio
entitacem pofigiuam ,qua per differentiá ftcontabisue ad Sun ie dia natus ram
inferiorem , Scotus tamco quol. 1 8. $. Ex iflo
fequuntur, concedit negatio- Rt5& priuationes polle (uo modo. dcao- 4o&
— Difpu. LU. De Fniueifalilus in Communi . Am bari à notionibus gcncris,&
fpecieisfc idco peccara ctiam cx parte aucr(ionis fi ecie ditingai ; &
444.23. G ait poll ab bac, & illa nepauonc alfiiahi concepuua €on quncm
pcgationis in.cói , poa qicré analogum,vt ajunt Coaün. (ed veré vni- uocumycum
ab inferioribus [ccuüdü eag- dcu cationem parccipctur , vcconttat conceptu
ptiuationis in comm ni ad ce- citate & furditatem , & notio gcacris
atficicas negauionem incómauni eut ciu: det fpccie: cum ilaque dcnominat nae
1uram rcaicm politiuam, quia cundcg fpcc.c habet efic&tum £ormalem ; &
hoc totum fundatur in co, quod uos de ncga- tion.bus, & pruiatiopibus d
fcurrimus ca proportione ad formas,quibus opj tur , Verüramcn cllnon ita
p:oprié fun» dare vniuec(alitatem,vt entia poliriua, & hoc voluit
Acift.& D. 1 ho, cit vt Blanc, nocuit difp.j.« fc&.16, ^n * 1^
QY-4& S.T LOiY. 5, n Fniserfale vet, ac fifficienter iüi quinque
vniuerjalia dimdaturs — (o0 feu pradicabilia. 90 [5 t Porph.in füa Ifiz0ge Vni
à; uccfale in genus, (pecicm , um fentíam;propriutm, & accidens, & qui
yt conia ex di&is infine quz ft, pip | certumett non diuilille vniucrfale
in to» 1a (ua aenplitudie iofpcGrum,(ed tantu) vniucríale limnatum, & prz
dicamétale j vciütamem cfl(üb hacd.uilionc vniuer- falis pradicamencalis
coprchendiífe non tancum illa , quz dirc&é in predicaméto ipentatun cd
ctiam quz per reductio- hcim,& à latere , differenti .n. non po- vuntur
inre&o; fcd à latere,& proprium tcdu&iué ponitur in pradicamento
fui fubiecti, ficut & nonnulla accidentia có- munia imperfecta « Quatitur
ergo, an Bes xv i o aint rent t recte, & ufhcienter tra t2,& fuppo-
nitur contra nonnullos Punicabde e pluribus, & ymuerlule zqué lace patere ,
«à vnü (t propxietas alterius, ficut zqué patét tiftpiley& rationale, quod
ctt adc à «crum ex dictis, vt probatione non indi- get vnde miramur,
Paí.jualig. EU » D C scvdüadii. V. De Numer Foisir]falime ^ id cGcedar, &
poftea difp. 2 j.afferat quis re effc praedicabilia , (ed vniuer- tantam-duo
/f. genus , & fpeciem, d tenet Camcerar; di(p.7. Logicz . «91 Quamuis auié
hzc diui(io famoía fit, & pa a à clafficis Au&ori-« bus, & Expoftit
1 , Arabibus; & Lati- nis, Aurcen« I, p. fuz Log.c. 6. Albert. tract,
1.przdicab c.9. D. l'ho.opufc.48. €. 1. cot.q. 12. vniucrf. & 1 d.8.q. $ fab S. item Alcxand. & Sucfan.r.
Toptc.c. 7. & 4. Buridan. initio tra&. przdicab. &&gid. &
alij — ibit Re- «cntiorum totrens. Non tamen y & quidem magni nominis
Au&ores , qui ab hac diui(ione receicrant, alij augedo , alij € contra
minuendo prefatam nume - rum ; Greci namque potiores cantü vni« uer(alia , quz
de rebus eflentialiter prz- dicantur, & intet hzcea przfertim, que
przdicantur. in quid, vt genus, & (pecié , agnoui(fe videntur , pro qa
[entétia ci- tantur Dexippus: in ptedicam. cap. 14» Boctius ibidem com. 6.
Sunplic.ibidem com.6.& 9. Porph.ipfc etr ra Ammnon.in ancepradic. c.3«.
& ex 4bi ; mó adducunt Axift.qué Auerrabi era Aift.q falia cmumeraíTc,quin
potíus (ub hoc no- mioe vniucrfalium nom nili geneta, & fpe cics
propofuifse , vt conftat ex frequenti diíputatione,quam inftituit contra Placo-
is Idzras,& 1.de partib.anim.c.f. Fun- mentü veró przcipuum huius opinto-nis
cít, quia vt cóttat ex dictis hucu(que potiílima conditio vniuerfalis eft, vt
fit przdicatum vniuocum;at vniuoca e(sen- tialiter dicuptur de fuis
(ubijcibilibus , vt conitat ex corá dcfiaitione in anteprz- dic.data € 1.&
2. Topic.c. 2. «nde confe. quenter. c. de fuLftant. negat Arift. acci« dentia
dc fuhie&o vniuocé dici,quia nom puzdicanrur efientialiter, & in
antepred, Casdiflinguit e(Ic in (ubie&to , & dici de fubie&to,
aique de fubicéto dici bominé dc hoc homine , in íubie&to aucem ede
fcientiam in anima ,albedinemin corpo- re » tolumecgo prafdicata eíscarialia
pro- prié dicunrut de (ubicéto,& cofequenter huic - ipfadola: funt
vniuecfalia, Suffragaturét — ci 40$ di de viuerfálibus, quando , n. voiaerfafé
dicitur contrahi per differencias, quxado dicitur poteftate cótinere fua ifcri
vniuer(ale dicitur .aperius refpedtu i riorá,nó nifi de naturis,quar
etfeacialicer dicuncur.f. generibus, & f»eciebus , pro« feruntur, his
rationibus comaictas Auer (a q.8.(e&. 6. quamuisrion rc;jciat pror» fas
diuifionem,& accepcioné vaiazrfalie à Porph. allatam , ait tamen non efe cz
Arift. de(umptam , fed nouiter excogita- tam , ac proindé aliam acceptionein
vni uer(alis pro eo, quod predicatur in-quid s & c(Tentialiter, eíle magis
peripatetcá y & ctiam migis vtilem. Hanc opinioneas
fequitur etiam Paíqualig,cit. (ed neà có- mani cecedere videatur , di(tinguit
vniuer fale à praedicabili, quinque concedens pre dicabilia (ed duo vniuerfalia
, & fequitue Camer. cic Lay 2v 91. AUjvero Recenriores.ex aduer( muimecum
pugdicabilium auxerunt , vade : Caiet. cap. de fpecie addidit indiuiduum: m
v.g. quidam homo;patef n. dici de o & Paulo, & caeceris , addidit ét
definitioné, vt animal rationale, quia pa« riter & ipfa dici de plaribus.
Quai dam etiam logi addüt ex myitcrio- Incarnationis (extum.pradicabile , quo'
natura (ub(tantialis aifampta dicitur de- ona a fumerte , qua tatione vocaruac
oc pra dicabile atfumptiuum,veré .n.di« cámus, Deus eft homo, Filias Dei eft
ho- mo, & poffet etiam hoc predicarumdict de pluribus , (1 Pater, &
Sjiritus Sanctus aliam;& aliam humanitatem affumerente Neque videtur híc
przdicandi modusad: aliquem illorum quinque poífe. educi: non-n. hac
praedicatio eft ia quid , & ef- fentialis, quia non eft fuperioris de infc-
riori, & praedicatum ita conuenit fübie« &o,vt poílit ade(se, &
abese pratec eius corruptione; neque cft aceidenialis , dicatum dicitur
(ubttantiué de fubi &o, & humanitas con (t itai vau fubttane tiale pers
tmd serment hac ra i Auer(a cit: conatus inquitg 404 Diu. 17. De Vuluetyfalibus
in Communi. d&rína fidei cognitam , & hunc dicendi modum iampridem
fignificauit Bafsol, 3«d.7.q. 1. 1mó Doctor ipfe ibidem $. Quarto-»idendum. -
93 Dicendü tamen cft cum cómimi, praíatá diuiíionem exa&am efse,& ade-
quartam, vtpoté quz exhaurit omné róné pradicabilitatis ; vt. hanc coaclaionem
probemus,fapponendum eft hic non di- uidi vniuerfale pro materiali , nempé va-
tione naturz , quz vniuerfalitati (ub (ter- nitur , fic .n. vtique non foret
adzquata diuiio,quis .n. non videt; quanta (it co- 'jiay& varietasnaturarum
quz vniuer(a- itatem fandare poísunt . diuiditur vniuer(ale pro i.(. róne
vaiuer(ali- tatis,& prdicabiliratis, vnde ad proban- dam (ufüciencium
illius dinifionis fumé- da cit (ufficientia cum Doctore cit.q. 1 2. vniuerf. cx
parte vniuerfalitatis , & pra. | dicabilitatis ,. vt quot fant modi diuer(i
vniucr(alitatis, & pradicabilitatis , to-. tidem (iot vniuec(alia, &
pradicabilia. Primo igitur ex. parce: vniuerfalicatis fic (umicur , natura
vniucr(alis vel et in multis e(sentialiter , vcl accidenzaliter, (i
efsentialiter ; vel tanquam tota císentia , & heceítípecics , quz proinde
dicitur tota quidditasámdiuiduorum , vc docet Do&. 2.d.3.4.6. $..4d
argumenta, quia haccciiates. perrinct ad císe materiale, & integritatem
indiuidui , non ad ese for- male, & quidditatem, vcl tanquam pars eísentiz,
& hoc dupliciter , vel tan juam pars materialis , & contrahibilis ,
& hoc eft genus , veltanquam pars formalis , & contra&tiua, &
hzc e(t ditferentia, quie reípicit genus , velut forma a&uans, ac,
dewerminans illad; (à veró narara votüer- falis pluribus ineft
accidenraliter,vel ori- tür, & promaoat ab císentiarei ,& fic cít
proprium » v6] prouenit meré ab ex^ trinfeco abíque nece(saria connexione , vcl
dependentia ab eísentia,& hoc cít ac €idens . Quia veró ex vniuerfalitate
ori- tur pra dicabilit;s , & €ó iplo quod vnü eft in multis, cft
pradicabilc de iliis, ideo. ex (ufficientia iam afflignata ex parte vni-
uer(alitatis foümitur fuffiCientia ex parte Le titia ni PIzcipué aflignat
oGt.citquia vt di XiUS q«zsar, 2, in fole ad h. hic confiderat vi uerfalé ae
cdm ub ratione prz-dicabil's ; fa» mitur autem fic , vt :nnuimus q. r.
Inftit,", tra&. t. cap. $. omne, quod przdicatur ,'- vel — in quid,
vel in quale, fi ia quid, vcl dicit totam etfentiam , & (ic eft fpecies fi
partems& iic e(t genus; ti prae dicatur in quale , vel »rzdicatur 1n quale
eflentiale , & fic eft differentia , vel in as qualc accidentale ,& hoc
dupliciter , quia vcl praedicat; accidens conuertibile egre« diens à
principijsfub:ecti , & ficeft pro-. prium ,;vel accidens commune, & fic
eft vltimum vnitter(ate;hzec eft füfficiétia di^ uifionis vniuer(aliam , quá
affert Scotus loc.cit. alijs quibufdam refuratis , & am- ple&untur
cómuni :cófenfa. R ecctiores , vbi etiá explicat , quod pradicari in uid: cft
przdicaretlentiam per modum fab. fiftétis;pradicariautem in quale eft prz«
dicari per modum denominantis, 94 Hacceadem fuflicientia defumpta: ex parte ——
exno- ftris quá plurcs.(cdinept?,co quia 10 qui-* serta cobinationibus
deficiunt redo güt enim fic; omne,quod praedicatur ,vel ' predicatár inquid,vel
inquale;fi in r2 c vel de pluribus differencibus (pecie, genus,vc] dc pluribus
differentibus , nu-« mero,& eft (pecies, fi in quale, vel eflen- taliter,
& cít differentia, vel accidentali- ter, & hoc dupliciter, vel
conuercibiliter, & (ic cft proprium, vel inconnerubiliter, & (ic e(t
accidens. Hic colligendi modus in duplici combinatione deficit, primó in ea ,
qug di(tinguit genusà (pecie pracisé r pradiciri de pluribus differentibus
pecie, vel numero;ti.n. hzc fola d.ffere- ' tia fufficeret ad: ira
diftingaendum 2enus à fpecie,vt duo vniucr(alia con(Eituác, ea- dem ratione
differentia g-nerica& fpe- €ifica, proprium genericu, & fpecificum
diftin&ta przdicabilia contbituercnt , vt bene deducit. Tatar. q.de di
ffer.dub. 1. dc- ficit etiam in ea cóbinatione; qua diftin- guit proprium ab
accidéte cómani in ra- uonc vmuerfalià per praedicari conucr- tibiliter; &
inconacttibiliter , quia vt in» nuimus Ii p; Infk. loc. cit. prorcius repa-
vmueríali (ub rone vniuectalis pra- dicari de inferioribus conuetcbilicer ; ca-
uo 4 e—————— —— : Quafi. V. De Numero Voiuerf. 49$ tio eft, quia spud omnes eft
in confcílo vni efle prius (uo inferiori ea prio- gitate, à qua non
conucertitur (übfiftendi conícquenua,ex poft pradic.c.de priori. Et quidem
DoGor loc. cit. licéc propriü appellet accidens couertibile,non tamcn illud
diftinguitab accidente communi ia racione vniueríalis per przdicari cóuerti-
biliter fed per hoc,quod cft pradicatum groucniés ex proprijs principijs
fubie&t , c proinde aliae neceflariam cónexio- né «um co, aCcidens vero
cómunc cx ex- trancis,ix communibus, vt con(tat intuc ti textum,in quo puncto
Scouftz quam- res hailucinati funt. At refpondet nó- nullos vniuerfale ad
inferiora po(se dupli- citer comparari, vel ad omnia collectiué Süpta ,vcl ad
fingula feoríim, licet Íecun- do modo vniucríale magis patcat , & maioris
longé amplitudinis fit. fingulari- bos,primo tf modo non c(l magis com-
mune,& hoc enu poteft de illis conuer- tibilitcrprzdicari: Hzc folutio 1.p.Inít,
loc.cit.ceiecta eft uia terminus comanu nis,& vniuer(alis cft ille, qui de
infcriori- bus przdicari debe: nó tàtum coliectim, fed ciiam diuilim,hoc cfl de
ommbus, & finguhs.cfto igitor quod ex ea parre, qua dc omnibus limul eft
przdicabile , posce conuerubiliter przdicari,repegnat tamcn fic przdicari cx ca
parte , qua cft de illis diui m przdicabile . 9$ Scd in hanccommunem f.fficiéca
inuchitur Auctía q. 10. fec. 1, & Torre- ion di(p.vnic.de comp.przdic.q 1.
5pe- cics non cft tota efsentia indiniduorum , «& veré fe habet in
indiniduo per modü partis materialis refpectu diffcrentiz. in- -diuidualis,
ficut tcaliras generis n Ipe-
€ic,€rgononbened.ftinguunturprimaduoprzdicabiliaperhoc,quodIjeciesdicittotamcísentiamtuorum
iferiorá » vcró parcem , probatur aísumpiü , «uia ctiam fpecies contrah tur ad
indi- uidua pcr differentias indiuiduales ,. & ditfcrentia indiuidualis ct.
gradus císcn- 1ialis& intrinfecus iodiuiduo . Contr. B aes idcó cóple:é
przdicatur in quid luis infcrioribus , quia dicit toram. na- ram
communcmiliorum , ergo eadcm 1&tione gcnus completé. pradicabiur in quid dc
(uis (pecicbus,quia dicit totam. naturam Commtaem carum .. Ruríus ra- tio
vniucrfalis fami debet in ordiac ad illa plura , tcfpe&u quorum eft vniucc-
(alis , & ex modo efsendi nature in ipis multis , fed cíló ditferentia
SCING Bee nctis, quod contrahit , fiuc refpecta. (pe- cicisquà cum genere
cop(tituic, (e habeat tanquam pars form.lis, & contrahens, tí fi comparetur
ad infcriora, refpe& 1 quo» rum cíl vniucc(alis , fc habet tan quá pare
matcrialis,nó minus, quàm ipfum genus , ergo non benc ditt:oguitur genus diff:«
rcatia, quód hoc przdicceturc in quid , & - per modum partis
matcríalis,differentia vet in quale , & per modam partis fors malis ;maior
patet, min. Proh. tum quis differentia fuperior (c habet wcluti parg
dcterminabil:s per vlteciores diffcrems tías; tum quia quindo genus (übilteenü
contrahitur per diff:rencias inferioresto- tuin quod ctt in ipfo gcnere , etiam
dif- ferentia conltitutiua cius, fubit talem de terininationem , &
contraCtionem per inodum partis marcrialis. | 96 Micü cft fané, qnomodo
przfertim Auer(a audeat hanc fuffi -icntiaa ceijces fc , cum cam libenter
receperit , quite- nus fümifolet ex parte vniuerfalitacis: y q.8.fcc. 16.
vbictiam cum communi ple- no ore fatetur, fpeciemdicere toram ia- diuiduorum
cffenriam ; Ad primum vc« rum cít naturam [pecificam contrahi pec
radamindiuidualem , hic tamé gradus s :cét (pectet ad integritatem enutatis 1n»
diuidui , non tamcn fpedture dicitur ad eius quidditatem,alioquia, vc ait
Doctoc hic , 1ndi»idua. incer feetl'cacalitec dif- ferrent ; Ratio hu us elt,
aia cfsentia g & quidditas cít;lla , per quam cc(ponde- tur ad quz ftionem
qid efl , & ad hac da indiuidu s inoram ccipondetur pec natu ram fpecifcam
, à .n. quzrotur quid. eik Petrus? cc(pondctur ctt homo ; ac pee diffcreniam
1indiuduilemm. reípondetur (olum ad quz(tione.n qiis efl , nam ü ugrcatuc ,quis
cft ille? re(pondeir e 'c.rus, en quomodo fpecics dicit tocam císent:am
iadiuidui , licét non cotam ens titatem,genos aurem non ita fe bibet re» i,
cttu [pcaierum , fi quinis HA, TM. * uo OD Wt rm" eft homo?on fufficit
diccre, eft animal', fed addere debemus rationale,vt adequa té illius effentia
explicetur, & ideó nega- tur paritas in argamento a(süpta de gene- te,
& (pccie reípe&u (uorum inferjorum. Ad Confirr. patet p idem ;ideó
fpeciem prz dicati copleté in quid de fuis inferio- tibus, quia per cà fatisfir
quz fito in quid fa&o de illis adzquaté feclufa differentia indiuiduali,
quo qui genus non fatisfit quz(ito fa&ojin Sod de fpe- cicbus fcclufa
differentia (pecifica. Ad vls.ncg.min.quia diffzrétia forinaliter nó dic tur
nift diuifiua generis, & conttituti- ua (pecie ncc. formaliter dici
poteftcon- trah bilis per differentias diio de fua.racone formali ci quidam
actus fimplex,& perfc&tiuus, non perfetibilis , vt norant Complut.diíp.
4.4.6.n.5 4- fcd tan'um in fcn(ü identico, & materialiter ,
quatenus.(.gcnus, cui idenüficatur , con- tr ahitur, & determinatur per
illas, $c in 2s hoc fcnfu dicitur differentia generica; fi- eut igitarrilibile
v.g.eundem modá pre- . dicandi,quem exercet in ordine ad fabie-
&um1immédiatum (bominem , exercet etiá in ordinc ad fubiec&ta
mediata.f. hüc y & illum hominem ; fic ctiam de differen- tia dicendü
eít,quod eundem modi pre- dicandi, qucm exercet in ordine ad fubic- étum
immediatum.f.(peciem, quàmcon- ftituit, exérccat etiam in ordine ad (ubie- €a
mediata .(.ad inferiora illius fpeciei y itavt ficut de fpecie przdicatur per
mo- dam partisformalis immediaté ,tic etiam de inferioribus illius fpeciei
mediate : vt dicem:is difput.feq.q.3, att.vIt. ' 92 Secfdo principaliter
probatur fuf- ficiétia illius Widifiena excludendo alias opiniones cam
minucntces , vel augentes & in primis excluditur ; quz i mi« nüebat , non
ni(i vniuerfalia eflentializus agno(cendo , quia vt diximus ex Scoto , &
communi Scotiftarum difp. 2.q. 4.art. 2.& q.6.art.1 multum intereft efíe
pra- dicatum vninocum,& vniuocé pradicari, fcu quidditatiué , nam ad
przdicationem vniuocam fufficit, íi przdicctur vnaratio preci, fiue e(fentialis
fic, iue accidenta- rn illis, de quibus praedicatuc , qua acce- ptio vniuocz
przdicatonis no. eft volá.- .cetur
fecundum vnam rationem pracisá ,. - Difja. V. De Vaiuafalibus in Conmwi..
taríayquia vt te(tárur Simplic.in reg.gua- do alteri de altero prétdicatur,
fuit Au- ,dronici, & aliorum antiquorü '; quamuis ergo fit.de satione
vniuer(alis , vt przdi- ,«t excius definitione colligitur , vbi dici- tur effe
id,quod prz dicatur,vt vnum,non amen opus cít quod etiam pra dicetur
cíientialiter,& quidditatiué,quia cum ni- hil tale explicerur inea , &
pradicatio .vnitioca ab(lrahat ab císétiali, & denomi natiuaplané in hoc
fen(u prefcindéte fta Licpradicari yt vnum in dcfiaiuone, 5» . vniuerfalis,quia
quàdo datur ratio aliqua communis pluribus,nomen fignificans i la vt conueniunt
in illo commani; primo fignificat illud commune. Conf. «t aliqua natura fit de
pluribus przdicabilis,non. ,eft opus , quód przdicetur .effentialiter : .de
illis,ergo neq; vt fit vniuerfalisCons . feq. patet.,quia etfecommune tale,
quod" fit pradicabile dc illis multis , quibus ek ,commune, cít effe
vniuer(dle , nec vlcen rius requiritur quód predicetur jn quid Yt conftat ex
cius definitione , r .alfampttm , quia eciam(i natura fit acci- .dens; tamen fi
confideretur , vt ab inrel- Ic&uabftrahitur, & comparatur ad pluta
[ubie&ta inconcreto,eft prz dicabilis de il lis (ubie&tis. An
vcró opinio illa fueritce vera Gracorum (upra relatorum , A mic. trac. 10-q. 1
.art. 4.ncgat ,& eorü teftimo- nià partim explicat;partim ait.non cffe fi-
,deliter velata, aut won inacnitis fed quic- quid lit de Graxis, certum eft
Arift. eius opinionis nonfuiffe , quia Porph.in pro- «m. 1ía202es proponit
tra&arc dc illis quinque sm Ari(t.fencentiam,&,Aciftot, ipfe 2.
Doft.tex. 8. fic loquitür »muerfa- le namque efl predicatiun idjquod mon-
Siratur,(ed quod vri" sc MT crgo &c.io ancepradic.veró ;.dü c. 1.dc- :
finit vniuoca qud cílentialiter dicantur de infcrioribus, accipit ynittoca
preíse, vt diftingueret contra :denominatiua, vt loc, .Cit.aduermus;ettó illa
definitio abfolu - té loquendo; €t przdicatis acc idétalibus poffit
applicarisvt ibi diximus ;c.aüt 2.nó eft mirum, (i excludit accidés,&
propriü À dici de fubietio,cum etiam excludat dif fcrentiam , quam 1A vniuocé
przdicari pofica MEL Senso !)y)!)oeanUn0ióf die, -foftea docet cap.de fübft.bac
| tur vri uerfalia excludit à dici de ; i» accipit ibi vniuerfale proco, qp
dicitur de. pro- prié inferioribus,& ponitur in rc&a linea pra
dicamentali , quia vt ibi Expofitores adaertunt;hzé erat eiusintentio, inucfti-
gare nimirumimaturas , qua in recta linca i debebant, hac autem funt genera
,& pecics ; Prefertim veró dü difputat con- tra Platonem,(pecierum; &
generum fo- - lummodo meminit; quia Plato no ni fi illa* septa enim vniacrfalja
e(Te effentía particulari, vnde Arift.difpu-* tat de illis iuxta fübiectam
materia ; De- nique communis loquédi modus frequé- tíus'memorat vniuer(alia
eflentialia gene-^ rà; & (pecies;quia hzc dicitur de proprié infcrioribus ,
aliaveró de fübie&is, aut quafi (ubie&is, vnde fa&tunieft , vt. vni
ueríale in communi príncipalius dicatur de illisquàarde iftis,vnde quia
anaioga- tum ftat (emper pro! principaliori hinc cft; quód pcr vniuerfalia
abfoluté intelli- girhtur vniaerfaliarefpe&u inferiorum. (.- genera,&
(pecies;ex hioc tà nó fequicur ;' iin etiani dari. debeant vpiuerfalia re-
'pe&u (ubiectorum cum talis vniuerfa- Iitas'formaliter tit diuer(a'ab illa;
tü quia" bc infunt a&cideataliter illis, de q przdicanait jilla
e(fentialiter,tum quia o Íi variatur predicabilitasex ordine ad id- fcrióra,
& fabie&a , —— debet viiuerfalitascum illa: fic illius paífio. Nec
yalct,g ait Pasqual.aon quácunque pr£- dicabilitatem effe paffiorié; (ed illam
tà- tum, quie cft de ioferióribus. Nam pr&di- cabilitas de multis abfolute eft
paffro,fiue " illa'fint inferiora , fiue fübicéta nature fraidicabil:s; .
98 Tertio neque dcbet e contra auge- t? Sumerus vníaerfaliü rarrone. definiuo-
ni$y Quafi frc aliud vniuerísle diuerfüm ; nonquía fit tetmmus complexus, ideo-
que vhiuerfalecffe non poffe ; vt multi ^ téfpondent ; taf quia potcft dici
termi- nus incomplcexus , tiexcca propoficióriem fumatar, vt dictum cft
dilp.1-q.4« art. 1 tum quia nón videtur neceffe vcrmuinum comp à ratione
vnimerfalis exclu- dere, quia predicabilia: delignare poflu« inus tàm per incompkexosgüam
pr eo N ria iua. V. De Numero Vniuerf. E 407 plexos terminos yita in. dicere
poffumus, ' quod homo eft difcurfiaus , vel ritibihs , : ac quód cft aptus
ridere , aptus difcurre- rey quia idem prorfus praedicatum impor. tant;tàm füb
complexione, quàm (ub in» comple :10ne 5: Aicigiaár Do&tor q.12. vhiucr(ad
1. & q. 21: ad $: definitionem non conftituere diftín&tuni* predicabile
ab alijs, quia non habct vnum pre dicare di modum .f. in quid,vel in quale,
fed' ob: genus; & differentiam, quas contine; due lici qua(i módo prz dicar
. Nec dicas: itaqioque de fpecic fore diccadum;quia & ipfa conftat ex
gencre , & differentia. Nam (pecies non dicit genus; & fpeciem:
fepatata & finigillarim fumpta, vc
defi- nitio;quz fingula diuid:c x. Phyf. tex. $.- fed totum mctaphyficum ex
illis: reful- tans , quod ficut formaliter diftin&um: eít à (uis partibus
;: ita diftin&tum habet: modutn prz dícandi ab illis. Vide Brafa- dol. q.:
12. vbi bene reijcit folutionem? Mauritijad hanc ínftaritiam , & declarat
qüoniodo noftra folutio valeat ». etiamfi: teneretur definitionem dicere
tertiam em titatem,vt definitum, Vcl demutn, inquit Scotus » fi definitio
conftituit vniuerías le,fane diftinétum non erit à przdicabi- Ii,quod
confti'uit definitim, quia habe- bit eundem modam pradicandt y q habet definiti
refpe&u inferiorum ; quas folut;ones- amplectitur. Paíq. difp. 24 to. z.
Met.fec.4.nu.4. $9 Quarto hac cadé ratione negát qua plures indiarduum vagam:
numerum aue gere predicabiliü ; quia non habet vnun iimplicem módum pra dicandi
,fed pt dicatur in quid;& in qualeyit quid;quate- rius dicit naturam, in
sce c dicit modum indiuiduationis;qui extra concee ptum natura eft & à
conditionibusacci- dcnialibus depédet,quz pertinent ad hicg & nunc, &
ita nonreduciturad vpumtüim przdicabile,fcd ad plura.f- accidentale, &
cfientiale ; que refponfio non prorfus di« fjlicet 5 Scd v t omme dubiam
tollatur 7 dicendum ctt,ly quidam,aut aliquis bo« mo poíie dupliciter fummi,
vel pro conce ptu commun: ind;oidui abfolute fumptis. d dicitut de hoc , &
illo indiuiduo » de indiuiduo fic abíoluté (uxjto dif- 408 Di(pu.1V. De
Vuiuerfalibus in Communi. fetemusinferius di(p. (eq. non enim cer- tum cít ab
induiduis, vt talia funt, poffe abftrahi vnum talem communem conce- prum ,qui
fit vniuocus,cum in ratione in- diajduationis fint prunó diuería;vel fumi
potcft, vt importat aliquod particulare , & non commune omnibus indiuiduis
jin- deterininatum tamcn,qua ratione dicitur indiuiduü vagum, vt f eccrnatür à
certo , ac determinato; fic nó cfl aliquod vni- ueríale,quia non importat quid
yaum có- mune pluribus , fed inmediate. fingularia ipfa fub difiü&ione ,
vnde tantum valet gpetrusefl aliquis bomo y quantum fi di- ecres, Detrus cfl
bic velile bomo, Cc. Huius rei fignum eft , inquiunt Summu- lif quód indiuiduo
vago nullum appo- mi potcít fignum particularitarisaut vni- uet(alitatis, no.n,
dicimus omn15 quidam bomo;aliquis quidam bomo y qua tamen figna paffim
apponuntur termino com- muni, dicendo omnis homo , nullum ani- mal,aliquod
indiuiduam, ergo indiuiduü vagum non eft terminus communis , fcd potius
particularis fub difiü&tione süpcus; wt diximus 1.p.Inft.trac,
1.c.2.ratione, » «uius indeterminationis poteft per prz- «dicationem applicari
ad hoc;vel illud in- «diuiduam , & 1a hoc fcnfu dicitur. prai- «abile de
pluribus ; Quod Confir. ciam «x Ariít.qui cap.de (ubít, excimplifican- «lo de
prima (übítantia, inquir , vt aliquis dhomo,aliquis equus, fignum cuidens , in-
diui vagum n6 importate aliquod «&ommunc , & vniuer(iles alioquin illud
po(uiffet fecundam, & aon primam fub- ftantiam;& hac folutio,qua
czteris pre- ftat,clt Scoti q-12« przdicam.& 1.d, 2 j. caa .Refpondeo
,,quàm malti ample- t, pratlertim Auería cit. q. 8. fcc.a6.X
Pafqualig.loc.cit.fec. 3.vbi cx pro- fcflo omncs alias refatat (oluciones ;
quae dfolent pr debi aifetri, i 109 Quirxo tádé, ncque ex erio Zlacarnationis
introducédum cft à Theo- Aegis (extum pradicabile , quia in Chci- Sio Domino
przdicatio naturz bumanz «ic Deo (pe&at ad quintum pradicabi- Ac,ghia pra
dicatum illi contingenter có - peut ; quod autem pradicetur fabflan- svi
Mlicéndo Dcus efi pomo » non ipc- dit,quin hzc przdicatio fit quinti praez
dicabilis , quia cum dicimus, Petrus eft fuppofitum "Petrus eft perfona,
talis prz dicatio fit fub (Lantiué , & tamen pertinet ad quintum przdicabile;quia
eft extrà il- liuse(fentiam , & pote!t abeffe per Dei potentiam eius
corruptioné. Acce« [d pm illa predicatio Deus efl bomo , Verbum eft bomo,
poteit etiam fieri ali- quo modo adie&tiué,d;cédo pens efl bu- manatus yq o
ficri nequit przli- catio fuper ioris de inferiori,fignü cuidés, quod ille
predicationcs in rigore logico non (unt effentiales;. Et tandé,quod acci- dens
pra dicabile ita cóuentat accidenta- liter fübie&o,vt noa cóltituat cü eo
vnü fabftantialicer,vbi natura aísüpta contti- tuit vnum fubftátiale cü perfona
aumé- te,non obftat ; tü quia abfoluté falsü jef& hoc a(Tumptum;nà modi
(ubftátiales, qui fatis familiares süc Recentioribus, coíti- tuunt vnü
(ub(tantialiter cü rescuius func modi,& tfi pertinet ad quincü predicabis
le eocum przdicatio ét fecundam ipfos 5 tum quia efto materia, & forma vnü.
pec fc conftituant , x» (übftantialiter vniane tur ; tamen quacuag; przdicatio
formae - materia ile eo przcisé,quia forma contingeatek. (c habet ad Maisr
fccundum fe coafi- : deratam ; tu n demam quia concediinuss qud in hoc fenfu
hzc prczd:catio (ic (ub ftantialis /erbum efl bomo , quatenus natura humana
coofticuit vaum lübitaa- tiale cum períona a(fumente.f. Chritü y non tamco ex
hoc fequitar , quod (it per. fe, & cifentialis in tigore logico,quia prae
dicatumilli aduenit cótingenter ; & hac refponfio eft Doctoris ig 3.d. 7.
q-1. C. & D.vbi ex profetio tangit hanc ditficul- tatem , quam poftea
folucionem ample- xi(ant Va(quez 3. p.di(p.68.c.4 . & Pa(- qieligioca vbi
bené aduerti t, quod ia iftinguendis przedicabilibus non. dcbet attendi res,qüa
ipfius cum (ubie&o, dequo ptzdicacur , ed modus, quo | crue (e habet ad
[abie&um, Quia fi accidentalis e(t hoc c(t, fi facit, quod pradicacum
conacniac (u- bie&o cotingéterperrinet hoc ctiá pr- dicaigra ad. quiam
pcadicabile, qua ; € quintum fpe&at przdica- . — dicatur, neque vnig.
dwell. V. De Numero Pniuer[.. fie cfl modos proprius przdicandi illius; qua de
caufa notat T ribid.quod ha- bitudo quini przdicabilis poteft funda- si in re ,
quae ficfubttantia , quando hzc accidi fübie&o, & ilh comingenter vni-
tar, vt cx profe(fo dicemus difp. (eq. q.$ 'Non omnino tamen abs reappellauit
hoc Baffol. nouum pradicabile , quia ita ciiam Do&or ipíé innuit
ibid..dumait ; quod cum nulfa vaio fit fimilis ifti pro» pter quam pradicatio
dicatur vera, nullá e(t przdicatum diétü de fubic&o , (icut in propofito,
quantü n. eft cx parteeius, qp przdicatur,eft fpecies, (ed quantum eft ex parte
modi pratdicandi, e(t accidés,irà Do&or. Qjuia tamé,vt (zpé dictam eft,
numerus piedicabiliit aufpicari nó debet ex varictate rcrü pra dicatarüs fed
modo. rum pr£d:candi,tdeó cü oem bo- mo dictus de Dco; cftà in fc (it fpecies,
tf refpe&u Dei habeat modum przdicá- draccideatis nou debet con(tituere
nouis przdicabile , fed ad quintum reduci. *in Oi vo oSoluuntur ObicGiones «
161 YN oppofitü funt adbuc alia quz- "T D argumenca falsae ui] ói- tía,
vel minuctitía numerum quinariüvni- "Wet(alium . Primo ita3; obijc. qaod
at plura quinque , quia przdicamema (ant dec£ , ergo & pra dicabilia y oam
diui fio quoq; predicamenrorü dáta cft penes di- &ertitaten módorum
przdicandi « Tá z. quia ex iftencia fabtiflétia perfortalitas, "vnio
fübftantialis , & fimiles modi non -przdicantur , vt genus ; fpecies, &
diffe. entia , quia nom cont ituunt rei — miec vt proprium, quianon fluunt
necef- 'fario ab effentia cum fine ilisetle poffit, ficc yt accidens , cá (int
modi fübftantia- Tesyergo dabitür fextum prae dicabile,né- modus fi bít
ancialis .'1 à 3. qvia genas dhinidi poteft in generalitfimü , & tubal-
"termuai; item differentia in genericaas& : , fimiliter propri ü ,
& accidens. utrtandem quia tot modis dicicur voü Lares ME rcIquir 1. Topic.
€: 12. vuiueríale, & fingulare funt oppofi- ta ,& tingulacra fur infima
ergo &c. 102 Kelp.neg:gac:tacem,concefTo.n. q nu meros
pritdicamenroris(ümacur etià Luca v £s 409» aliquatenus ex diuerfitate modi
predicz di de prícàa fubftantia, de quo inferius non adhuc camem famitur eo
modo, quo numerus pre dicabihium , hic n. namerus fumitur penes modü predicandt
efsctiali- tcr,vcl accidentaliter, nó attendendo te 5. quz pradicarur;an fit
(abítátid, vcl acci- dens, (ed attendcsido folam connexioné efsentialé,vel
accidétalem, quá res habet c6 fübiecto, que eadem efTe poteftin dis ueris
prxdicamentis , nam ità ifi genere accidentis cóne&itur color cá albedine
vt pars materialis , (icut animal cü ho mine in genere fabflantie, &
(icdealijs $ ar in diuifione predicamétoruma(figaa- tur numerus non folit
attédendo modum pra dicandiy fed praefertim ré ipfam, quae przdicatur; exquo
fa&ü ett, vt numerus pritdicamentorü fuperet in duplo numer przdicabilid,
quia re$, & nature przdi- cabiles in fc (unt decem, modi veró prz- dicandi
funt quimue;ficat comexio ear cü (abic&is quinque ifi modis fieri pot. Ad
z. in no ra Schol non itd liberales fumus modorá fubftantialid ; vt Recea-
tiorcs, eridé in hyf. difjs.g. q.9« di vnionem matcriz cü forma eíse relatio-
Tiem pra dicamenralé, & in Mctaph.(uüb- fiftentiam có fiffere in duplici
aegation admiffistf hismodis fübftanialibas,m idcircó addendü cf fextum pra
dicabile, cü corü «modus przdicandi poffitreduei ad aliquod iftorü; fi n.
fümantur; vt dicüt. aptitud:nem, pofsni redaci ad quarti jfi "vt dicunt
actum , ad quintam przd:cábi- le; quia abcfse pofsum abfq; prieindiciosy.
/& dcítruct;one efsent'e.i coceptus quid- " ditatiuri (üb:e&ti, de
quo pri Ctuk hé id impedit, quod (irit modr fübftantiales, & non accidemia
, vt Recernciotibas pla cet , quia aliad eft efe accideb $predtcde mentale
aliad'przdieabiléjaceidens dicamentalc d.citar illud , quod fubftantia, vt
quantitas, & qualitas; ci folet aceidens nominmlitet ; peraomcen accidenus
e : ens veró pradicabile eft -q prad;cacum accidétariwm, non per ad e(scntiam
rei , flue in le fit acei fiué (ubftantia, (ic veftis re(pe&u veftti- tr
homo refpe&tu animalis dicunturace Mm | ciens, essi dd 2 410 Difpu.1V. De
Vniutrfalibus in Communi. €idens , non nominliter , quia in fe funt fubftantiz
, (ed verbalter , quatenus ve- ftis dicitur accidere veftito, & homo ani
màli ; vndé dicebat. Seotus loco fupracit. quod habitudo accidéiis quinji
praedica- bilis potett tundari in re, qua fit (ub(tan- tia» quando hzc
contingenter vnitur al- teri, de quo pradicatur , licde fio efse bipedem
dicitar accidens cómone quintü prz dicabile,& tamenres, vndé fumitur , eft
(ub(tantia . Ad 3. illa diuifiones non muhiplicant icabilia , quia tàm ge- nus
gencrali(fimum;quá fub alternuin ex vna parte;tàm differentia gencricaquàm
fpecifica cxalia retinent c przdi- candi modum, illa per modü partis poten
tialis, & ifta partis aGualis,vndé in raio- ne vniuerfalis formaliter non
differüt in. ter fc genus (upremum, & fübalternüsdif- ferentia infima,
& fübalterna, fed tantum materialiter penes maiorem , vcl minore
multizudincm fübijcibilium .. Ad 4. ait Doctor in hac quzft.(en(um illius propo
fitionis eíse, quot süt (ignificata vn;us op pofiu, tot & alterius císe,
nam quot mo- dis accipitur vnum, tot accipitur, & rc- liquum, vt v. g. tot
modis dicitur vnum, : , multa, tot modis idem, quot diuer- Y riaisodÜ
pecicnumero;nó autem cít vcrayuoad numerum (üppofitoram,qu:a Nem, ftus, &
iniutlus funt oppofita , non cft tamen opus , vt quot fuat indiuidoa
nigredinis,tot fiac .Scalbe- adinis, quox funr iufti;tot ioc iniofti, :4303
Secundoobijeuur & cótra probá- tio, qp (int pauciora quiaque . Tum quia (unt
przdica:a ; tot funt przdicabi- Ata fcd 1. Topic. c. 3. przdicata funt qua-
1u0r,dcfinitio, genus , proprium, & acci- «dens. Tum 2. gcous, &
diffcrenia conti- menaur in fpecic , quamcomponüt , er. c diuitio bona, quia
membra coincidur, ncc prz dicabilia quinque. Tum 3. omnc 23ccidens,vel cft
zcnas vel c(t fpccics, c beat propria inferiora, de quibus eísé- jalter
pradicatur ; vt conttat de colore pectu albedinis, & nigredin;s, crgo fa-
(qns przdicabile . Tü 4. quía diuifio potcit ad bimembrem redu- 4i, li nimité ,
tradatur per capita gcnera- -haadqua caicrateducamur, 9 .i. ahud " cft
przdicabile e(sencialiter, aliud accidé taliter; ergo ita fieri debct, vt
regula (er- uetur bonz diuifionis, quz debet císe bi- membris. Nec dicas fuifse
datam per fin- gulailla quinque membra ad maiorem rei declarationem. Quia
potuiísent, & de- buiísent hac ratione plura alià membra affignari, nam
diuidi poterat differentia ingenericam , & (pecificam ; fic & pro-
prium, & accidens, genus in fupremumy & (übakernam; & raríus (icut
diuiditur pradicabile peoes przdicauofié. in quid, & inqualeefsentiale,
& accjdentalc;po- terat ctiam diuidi penes praedicari (epa- rabiliter,
& in(eparabilier, intrinfecé, & extrinfecépollibilicer, &
impoffib.liter, & alios fimiles modos, qui diuerías (pc-. €ies prz
dicabilitatis conttituent . 164 Refp. qp licéc idem fic fecundam rem
pradicabile, & prz dicatum , tamen differunt (ecundü rationem icabile «nim
dicitur , quod poteft przdicari de pluribus, pradicacü veróà dicit illud , pec
9 terminari poteft, ac folui quatiio du- birabilis, (en problema . Arift. autem
in Top. docet modum foluendi hutu(modi dubitationes, vndc ibi oftédit de aliquo
, queonde potefl (cici cy eft genus , & fie c alijs , & ponit bi.
quatuor pra:dicata ,. dao in quid.qua (üor genus, & dcfinitio, & duo
ip. quale .f. proprium, & accidés » quia omnis quzttio folu: poteft ,
reípon- dendo per al Mtorum, vcl peraliqp reductum ad illa : quia autem nó fit
qnz- ftio de indiuiduis,cum de illis nó (it (ci€- tiafed de fpeciebus ;ideO
(pecies nó nu- meratur inter pradicara , cum in talibus quaftionibus
fittubie&ü . Nec de diffe- rentia fpecifica fit fermo ibi , quia idem
iudiciam eft de illa, (icut de (pecie , ditfc- scntiam auccm genericam reducit
Arift. ad genus,cum in ipfo formaliter includa- tur, ita refpondet Orbellus
initio przdi- «ab. & colligitur ex Scoto 1.4.8.4. ;.tub S. vide tamen aliam
refpontionem apud Dod&orem4. 1a. vniuerí. Ad 2. cx code verum cft SP pn. de
genere, & dif- ferenia. fundamenzaliter tampus, fic .n, (unt gradus metaphy
(ici fpeciem comp nentes in rauonc totius císentialis ; ícd falfum eK , fi hac
omnia formaliter (u« mán-: L-- R sb Quafi. V. De N umero Voiutf..— tnontur ,
fic enim fingula (unt intctiones diftin&z , & conftituunt vniuecíalia
di- uerfa, ncc vnum fpe&tat ad formalitatem alterius, — cta totum — d3. acc
comparari , vel a Not irinferiora dequibus e(fentialiter przdicatür, vt color
ad albedinem, vcl ad (ubic&a , quz accidentaliter denomi - nat,vt ad
lignum;vel parietem, ficét pri- mo modo imípe&tum; (pe&ct ad primü ,
velfecundü przdicabile » altero tà modo confideratam con(L ituit quintum przdi-
fla 2. Ad 4. verum cft illa dinifionem pofic ad bimembrem reduc , fi trada:ur
per rationes generales , & poffe amplius plurificaci , qnam in quinque
mcmbra , fi tradatur pet (peciales, itaquod fatendum e(t diuifionein illam à
Pocph. wadicam noncffe ita ex matura rei, vt mon potucr t alio modo fieri ;
ordo tamen do&rinz polccbat, vt dum hunc przdicabiliü tra» &tatum ad
praedicamenta coordiaanda o ditigebat,non nif illo determinato mo- do vniuerfate
dinideret, cuius rer ratioóc fats congtuá a(Tignamus q. (e:). & plena (olutionem huius argumenti tradirus , LI »
74 QVA&STIO. VL. A«nbec diuifio (it generís im [pecies, |o dmmediatd. 70 10
T Eeant Boct. & Ammon. in : N defóicigpircidi Auic. in 1 og. €.7. Simpl.in
przdicam. in definit &quiu. Albcit.trac. 2. predicab.c.9 Niger 2.par.
Ciyp.q.16 Bruxcil.q.2.predicob. Vallius
q.7.de vmiucrí. c.12. uia hr on nes negát vniuci(ale cffe verü gcnus ad iila
qu.nque; atque idcó atferunc hanc. etse diviiionem L à, l'cét diuer(imodé.
explicent ta- lem analogiam. A firma: $.0t.4.8. vniu. fcquuntur ceteri ounces ]
acini tàm veteres , quim I: ccenuiores *cotiflze , ac Thomittz Maur.
Anglic.& S.rnan. bid, "Tatar. q.2. Ant. And. ibid. Ochoa 1.p.
Log.c-18. Conimb.1 oun.Con plut. 10- lec. &uvias, Hutt; Aucifa, Setna,
Blanc. Pafqual.& cetcti patlia:; Quoad altcram 2 fici parcem [onuunt
aliqui, vt rcfcrunr éoplat difp. 4.',«6. hanc diuiionem císe FU immcegiatam ;
alij communiter aiunt cf- (c mediatam , praíercim veró scotitiz noftri 4.
12.vniu. Tadem Ioan.de S. Tho, q.6. art. 2.vtrum uc ait efe probabile, 106 Pro
deciiione quafiti quoad vtrà que partem , d cendá cít , vniuer(ale effegcnus ad
Ila juin ;ucyac proide diafios tcm cius in ca ciicgeneris mn fpecies, nà
immediatam , (cd mediatam .. Probawuir, uia genus ad Ila quin qne cóparatü pre«
) peas dc ills simidemnomcen , & ratio« ncm, vt de pluribus fpecie
differemibus, «t 20 (e habet vt genasa ! i'i, & in ca di- uiditar vc in
fpecies ; Confeq. patet cx definizione ipfius generis; probatur a(sü prum, quia
ex vna parte dcfin tio vniuer. (alis in CÓ! verificatur client ialiter de (in.
gulis quin; przdicabilibus , vt gj fic vnü aptü eíse in mulcis, vel dici de
multis , & ha:c particula; vt eidcbimus,indcfinitios ne fingulorum ,(tat
loco genes , ex alia: vct. parce intentiones przdicab ilid ad« inuicemmon
accidentaliter , & nunicti- cé, fed cífencialter , & .(pecificé
di&in- guün'ur, alia cnim fpecies vniuer(alitatis eft genercitas, alia
('»ccicitas, &(ic- de al js. Imó addunt alij efsc genus ita vni- — vc.
nullam procíushábeat analo« um adimixtà quia fingula illa predica» Diiesrim cag
ons ive eir qe zqoalitet Li icipánt ratione vn.uer(aliratis,omni-. us cnim veré
, & propr:é conucnitefse rclatiorics rationis, quibus naturz abftra- étz
rcfecuntur. ad plura , nec hinc racio- ncm participat vna títaramintentionum
dependcater ab alia , tiquidé uaque: earum effet veca vniuei Dita; era Rae
intentioncs effent impoffibiles ; Cererü ,; vt docet Doctor q.8.cit. $. i4 d
ifl am,ne- «c(fe non cft omnem ororfus negarc anas logiam o vniucrfali
refpe&u illorü quim. que (pecrerü; tu:n -jnia analoga benc cit vniuocauone
cfl cópofhb lis, vadeafsés rendo vn:ueríaic eise aniloguax ad illa quin 35.nà
có ipfo excluditur vaiuocatid, vt cóltacex dictis difp. 2» q.-$/'arc cam. quia
& in ipfo genere aliqu lis-analagig. reperiri tolet , quatenus. perfcótius
in vna [pccie reperitur quàm in alia etiamti hec inz qualitas proríus
proucntatab extrine (cco,cx ele di iari có» moa trahentiam , vt patet ex diis
ibide ; qua fatione aicbat Arift. 7. Pbyl. 5 1. multas in genere latere
z:quiuocationes, vbi z- Qquitiocationcm vocát analogiam ex ine- qualitate
differentiarum defampcam ; tü tanden quia in propoíico in participáda racione
viueríaliraós videtar. inter illas intéciones intercedere illa dependentia ,
Quz (oicc infcrre veram anilogiam, quia gedum vnjucrfalitus perfectius
ceperitur in vniucr(alibus effencialbus, quam ta ac «idencalibus,quia illa
prasdicácur in quid, ifta in quale, dia c(fenczaliterjiftaaccidé- taliter; icd
t in ift:s reperitur juodámo- do dependéter ab illis,quia ita przdican tar de
(uis fubijcibilibus mediantibus ii- lisrationalitas namque, & ri(ibilitas
prius cóueniunt homini in cói dcinde huic , & ' iili ; Nonergo neganda eft
quiliícunqae anjlogia jn conceptu vniuer(alis ad illa quínq; (ed concedenda ,.
non camen ta- L5, quz vniuocationem excludat. ' 107 tem hac diio: non fit
immediacr , (cd mediata , eaidens cft ex fufticientia huius diui (ions q.
prgced.vt -ni exea liquet , vniueríalenon dc(cedit &mmediaté ad hzc
qàinque,: neque eft ge -us argen flloram, qnia prius diuiditur m 9»
diciturelleniajiter , & quod dicitur accidenraliter, qua dao iceri (üb-
diuiduntur , rgo. vaiaer(ale'diuidatuc prius per ias duas differétias ,
conftituit de enere intec media , qua poftea (ub- ntur per aliasdi ffecentias,
deucnié do :tandé ad iílas quinquc (pecies;cp aper kécolligitar ex Porph. e. de
communit. ; Cut àuem in prooem. vmuecíate (La- tin duxerit inbisquin. fpecies,
nec il. Mi tradiderit p rátiones magis generales, vclimagis fpcciales, vt poffe
ficci d'ceba- mus in fine przced.quazft. Ratio cft;quia vniaerfália fc babent
tan a reípe &u (uübicéti, de qi icantur , atque ideo explicare Peas aliquem
formalem «ffcctü;& determinará refpe&tu eius ;fed fi ynuuer(ale
diuifü.m fuiffet per rationes generales ,f, in elfentiale, & accidentale ,
nimis adhgc indeterminatus , & confufus mene € vniueríale prz beret ieGo,
nec ixà lenlim docuiffct Porph. modü applicádi (ccüdas intencioac: pri.
Difp.1V. De Voisérfalilas ipCómwuni . mis, qui tamen cft cot dis, Sc vn'cus
Lozia« cz (copus , vc ipfe facere (Vat igebat , quia, illz- prima (pecies
(ubulteraz tac remo. tz nimis àcali applicatione; (i veró ex. alia parte
diuifam tuitfec pec cationes ad - huc magis fpeciales ,.plané diuilro fuiffet.
fuperflua protíus vltra hunc quinar:ü na- merum , nec ad rationes magis
(peciales erat opus deícendere , vt doceretur cxa- &yis modas appltcandi
fecundas incentios nes primis ,quia fata quacunque alia lub. dwitione
vltrahzcquinquz adhuc mem- bra fubdiuidentia feruarent cefpecta fa-
bie&icandein fotmz. habitudinem, & cundem priedicádi modü,quem feru.t
ta trm diuifann ; vadé (i diudatar. genus in gencraliffimü & fübalcernum,
differentia. in gencricá,& (pecificam, tamen in ordi- nc ad fübijcibilia
eundem séper (eraant. prz dicandi modum; quem totü diuifum, mam wtüímq: genus
femper. praedicatur eflentialiter per modum partis potencia« lis,diffetétia per
modu.n partis aGtualis ; fic dicendum dc proprio, acéraccidente, quod fiué tit
(cparab le , (iue infeparabi- le, (emper tamé cótingcater vnitur (ubie €to nec
attinet ad eius cífentiá in primo aut fecundo modo, quia non omnes modit
variant pét (erationeas pra dicabil:s , fed illi tantum ;effentialiter,&
accidentaliter fc habete, pet BATA 4 Mai en , ad Kem alij modi reducuntdt : pec
quam do inam plené: fatisfieri-poteft ad vlii- mum argumentam quaft. przcéd.
108 Ex hoc colligitur has quinquc fpe cics vu :uctfalis effe infimas, quia hac
, & illa gencreitas v.g quantiatis, & (abftaa tiz vc docet Scot. quol
6. (ub X.nó d. ffe- — tuere nifi numcro, ctlo natur ratz differat generc
generali(limo, fic etiam bec, &lla fpeciertás v.g.homi- nis,& equi
differunt uin numero, quia Vi- cét vaturz,quas denominan: fpecie inccr fc
differant , intentiones tà denomináces.— funt ciufdem rationis; X (ic pariter
dicé- dum de iatention bus aliorü vaiucrfiliü : tum ctiá quia cftó genus
diuidatur. in (u- premü,& fübalternum ditfcrentia in ge- ncricam, &
fpecifican , proprium tiai- liter, & accidens, hxc tamen membra nó inter (e
diffecunt cx parte modi ptae- dican: eb Mitos 2 -Duafl.VT. £ualis fit Diuifio
Puiutrfalis. dicandi , & in rationc vniuer(alis, (ed ma- tetialiter tátüm
paenes maiorem , vcl au- norem mulutudinem eorum, de quibus !przdicantur 4
oppolitam tencc Poncius di(p.5. Log.n.1 11.cui fit fatis infrà dif. j. n.60,
& 108. Ex quo: tandem deducicor hanc Porph.d:ui fionem vniuer(lis in g:-
nus, fpeciem. &c. effe rité tcaditais qiiia diuifio alicu:us generis. eciam
fübalterni poteft ficci afligoando omncs fpecies in- imas, quando ill poífonz
cecio numera comprehendi , vi norauit Soto lib. a. Sumul.cap.4. 1: &. 2. b
' 1c9 In oppofitum ob jcitor r.probá- -do vniuctfaic non efie gnus ad iila
quin- «que. Tum quia wnc aliqna fpeeies dire- € przdicaretur de (uo genere,
quod cft impofhibile; Prob.coníc:. quia tüc etfec verum dicere. quód vniueríale
eft g«nus ad illa quinque, inter quz numeratur £e- mus primü praedicabile ,
vclut vna fpecies vniuctfal;s in comuni. Tum 2.3uía cunc vna fpecies dilparita
pradica retur dea- i, quia tunc eísct vera przdicatio, quód genus cft vna
fpecies vniucrfal s, d:fferen tia alia fpecics, & fic deals. T 3. non tanti
di(paratum de di(parato , fed etiam eppotlitum de oppofito pigdicaretur,n&-
pe fpecies dc genete , cui faltim relatiue opponitur, Tü 4. quia tunc. inferius
con- fticueretur (upra. fuperius , dicendo enim quéd vniueríale eft genus, tunc
vniuerfa- le; q»od cft (uperius,ponitur infra genus; quod cft cius inferius ;
ne igitur bzc in- conuenientia fequantur , negandum eft vniuct fale císe gcnus
adilla quinque. Refpondct Doctor q. cit. omncs alla- tas propofitiones posce
concedi,non qui- dcm císentialter , fed denominatiué, po- te(t.n. vna fecunda
intério fundari (uper aliam acceptam , vt quid ; accam deno- aminarc, fcu de
illa przdi cari ; vt modus, cnim cft comune omn.bus (ecundis intentionibus (aix
Do&tor) quód quali- ber potefl eccipi vt quid , velut modus , quando enim
cft iliud, quod iniclligitur, tunc eit quid , quando cítratio , fub qua aliquid
intell gitur, tüc accipitur, vt mo- «us , quam doctrinam ex profcíso decla-
saumus (upra difp.3.q.8. arc, 2, & docct idem $cotus 1,4.2.q.3.C. &
490.13. 9 1» Logi 8, 413 fub T. A4 r. igitur veraefl illa propofi- tio
denomuatiue, Zniver[ale ef genus, qu:a vaiuecfale fumitur, vt quid genus vt
modus , juitenus e(t ratio, fub qua. vnuztialz coofideraww , dum ad fua in-
fer'ora. confertur, Ad 2. pariter noa in-* conuenit , quod genus , ditfzrentia,
proe priam, & accidens finc fpecies denomis matué , & accidenraliter ,
Ad 5. air Do» &or locis cic. quód 'ntentiones nonopeponuntur,nifivtrag;accipzatur,vtquidsvelvtraquevtmodus,dimvetódicimusgenusell[pecics,intentiogencris(umistur,vtqu.d.intentiofpeciei,vtmodusy&idcó,vt(ic,nonprzdicaturoppofitideoppolito.Ad4.vnurrlalecontinetfub(egenusefsentialter,tamenneq;iaeconucn.t,gpviciimvnuerfaleacc:dcntalitercócincarurfübgenere;quatenusa£ficipotmo«ozenercitatis,vode
genus vc quid eft infecius ad vn acrfale ; vt mo- dus ,císe pot (uperins ;&
hec eft comunis doctrina Scot: (lariquà omnesalie Scho, kz recipiunt, efto (ub
diuerfis terminis. 110 Diccs nullü genus poteít accidé- taliter de fuis
(pecicbus predicari,fed vni, icatur accidental Mis uerfale - C iter deil $3
muipquimga dc Prob.min.nam quádo vna intentio applicatur alteri , vt modus. tüc
efficit przdicationem der üudg .& accidentalem, at quando dicimas, ge- nus
c(t vniuer(ale , tuac vniuerfalit2saps plicatur generi , vc modusquia cft rai
fubqua confiderarur » ergo &c. Refp. neg. min, ad prob. patet ex dictis
difp.3. cít.q.. art. maiocem ese veraas dikaxat ,quando intentio akeri applicae
tav modus , cít interior » vcl difparata g non autem quando eít faperfor, vi
eft im allata propofitione, genus eft vniucr(aleg Vidc ad hoc alia argumenra
apud Fuente, q.6.d:ff.6. minoris momenu . ^ prnde pe j zs conca ilem cc partem
uifio generis in | idédo per iffcrentias magis ge» nerales con(tituerentur.
duo. de termedia , quz poftea fi ur pet alias td fierérias y m darenuur hàtale
ueríalia, qua inter ifta quinque ex vpiu fale ig(um in 6i utei vs id N 414
diuidédo peruen:remus ad oo, vel decé vniuet falia,vt deducit Brafau.q. 12.
vniu. €um Maur. q.9.$. Quinto dubtratur. Refpondetur ex Brafauol. ibid. dimif-
fis Maur.ambagibus , quod cum proprie loquendo fuperiüsnon ponat in nummerü cum
inferior: , quia inferiora in fuperiori vniunrur, noni diuidantur;idco genus,
& fpecies, & pradicabile in quid non dicü- tur tria vniueríalia,nà pra
dicabile i quid, — Difput. IV. De Vniuerfalibus in Communi. feu effentiale eft
(aperiusad genus , & fpeciem,& in illis includitur ; atque ideo cum eis
non facit numerum ; & ficeriam dicendum eft de przdicabili acciden- tali in
ordine ad proprium , & accidens; Vel dicas , quodlcum hic. aflerimus vmi.
:uerfalia effe quinque,non plura, nec pau- ciora,loquimut de fpeciebus infimis
praz dicabilium ,' nam dari aliasfuübalternas fané negari non poteít.
DISPVTATIO QVINTA De Vniuerfalibus in particulari .— tat ut 0JI tratfationem de
/niuer[alibns in Cómuni ad fingula in fpe- d| ciali defcédimus;de (ingulis
quafliones inflituendo 1uxtdordi- nen [cruatii d Porpban [uo tratt.de cuius obieto
nà efl m diffen [io fiquidé fer? omnes pro adaquato eius : ] Junt cit Doctore
noftro 4.7. fuir Fniuer, bile comune ad illa quinque , it ibie;0di- TPredi
Uniusq. yn TPradica- »apium eft pradicari de pluribus, tale an. efl
predicabile, de quo Porpb.agit im boc trait.nam cap-de gen, fatía diuijione
eorum ,qu& pradicanturs aliud de vno folo aliud de pluribus
pradicarisprofequitur deinceps tra& ationem eorit , qu& de ple
tibus-pradicantur , diwidens illa in quinque fpeciessc* cap. v.i. colligit V7
protee — eu ficio egt(Je. Et adbuc poiius i ub ratione Pradicabilis, quam
Vniuerfae et bie vuiuer[ale (ubietiumponi, quia C ipfa etw Mini, | P füb
ratione pradicabilum ,q-m wmuer[aliwm confiderauity cniusrationem re di[p.
práced.q. x. artia. in fol. ad bicobiethum attributions ,qu vatum efi an.
Vniuer(ale igitur bac modo c ia onfide - abet omues conditiones ad tale obie-
UEBbum defideratas à nobis affignsudas inferius "n, 12. ex Dotfore q.3«
vniu. qu& ad | trevoducuntur, qucd de eo [wpponatur quod e s». quid efl » quód
de co proprie demonjlrentur p»(fionesin [ctentíay G tandem quod omnia ibi
confiderata babeant uu tributionem ad ip[umy Gy in eius gratiam confideremtur:
bas autem omnes babet t Kuluer(alé in prejenti traBlatu nam dum initio tra.
mouet illas qual. d quarum refolutione ab:iinet ob arduiatem an vniuer[alía
(int m vebussvel im intelleduyan fint corpore ayvel incorporea crc. fant
fupponit vmuer[alia e(feycr querit vbi fint, . € quoniodo, C" dum in fine
trati.cap. vlt. de communitatibus mquit y fingula vu- werjslia conuemive
inatione cümuni vniuerfali $quiafingula predicantur de piu- tibus y plan?
fuppomt banc e(fe ius dvfinirionem im ratione pradicabilis , c [ic babct.
primam conditionem, duin demonft vat genusyfBeciemycr c. differre ab indi-
widnuo im pliettó, tanquam ile primo, r pradicari de pluribus, vptigyeandem
pa[fionem de mon[lrat de vniucr[ali Pim ye rra fecundam a: qandem cap. vír
docet efie osanibus commune predicari de pliwibus man jeff in- ofiniat vlla
omnia e[se fpecies P vaiuerfa € cómune geaus, ad quod reducit um, grau vüra Wa
quinq, viiuerfalia agatit in boc trac atu de andiniduo y QF. fpecie tiv;b, in
pr Mafius fe& Duries NRI A d 2 52:2] ii c -
üimb, in proam-q.7. Maf[ius feb. $.9.3. Tolet. q«1. : &" «lij
palfim; promifc uà autem alfighamui, pro oA d A dile, quiapro eodem vtrumq;
fummus ,nam per predicabile intelli imus , quod i. ; dum, quía defi : qe i rium
y vel combinationem accidentium commsnium y Y fola. fpecies defi- Quefl.I. Quo
fenfu definiamr genus ecdrt.T.— Ari cie fubij cieli. qua tamen vniuer[Alia non
(unt ; adoue tamen, C ip/a red«cun- tur ad ipium vuiuev[ale,non quidem vteius
[pecies, ed v: tévmiat (p-cieru n eius, dndiuidua nimirumyvt fubucibilia
[peciety: fpecies fubijcibiles, vi termini ge- gereitatis, C7 (ic tandein babet
teri am conditiouem .. "Aner[4q.7-Logsjecl. .adbarens opinioni quorundam
antiquorum Expo fi'torum ait non vuiser[ale in communi,fed partes eius.
fubietituas genus, Jpecicsa Gc. fo- lur, c (ingillatim. uw ptas effe blc
obielium a 1equatumy ratio eius free eft, quia Porph. non egit de illis quinq;
fub conceptu commnni vniuerfalis, vel pradi- Cab. lsyfed laum aggrejfus eft
diflintlà, C folut? illa fiagula explicare . Imó ne- que de fingulis cgit
quatenus vniwerfalia fimt, nimirum per ord:mem ad plura y fié .9. folum
genus]peciem, €? differentiam con[ider aut; proprium veró, C accidews aon
explicauit ip ordine ad plura y quod e[l de ratione vniwer[alisyfed petius per
or- dinem ad jubietfum, cui conueniunt. $ed fallitur Jgueríay quod Porpb. nom
egerit de illis quinqy [ub aliquo conceptu communi, et de fingulis (ub ratione
vniuer(alis in ordine ad plura, nam cum cap.vule. agit de commuaitatibus
predicabili , agit de aliquo concep:u có muni, in quo conueniuntyg7 omnia
definiuit in ordine ad plu- yay vt infraconlabit ; &" certé tollit
J£uerfa vnitatem buiustratlatus, dum illa 114; folutablc accipit pro obie&o
contra. Atrifl. monitum,qui 1. Pofl. 25. dixit, frieutien debere ee vnius
generis fubiccli. « - Quam verà vtilis fit bic trakatus ad dive£Hionem operationum
intelleGus , qui ejt finis Speaune porpb. expre[fit in progm.cum inquit innare
primó ad defini£- 2 , effentialis conflat ex genere, cr differentia,
accidentalis daturPetr. secimds ad diuifionem, quia in diui(ionibus eTent
ialibus diuiditur genus in fpecies per differentias , in accidentalibus Prec
pir accidentia propria, vel comininia: Tértió demum ad demonflrandum,quix
mediwa in demon[t ratione eft definitio, qu& con[lat ex genere,
differcatiay & quod demonflratur efl pa[fio ad ceteras etiam argnmentationes
infernit, in quibus, wel accidentalia pr.edicata per efientialia comprobantir
,vel àconuer[o ^QYVRSTIO L' '- tumdubiorum,queftionem hncin plis Q ^.
resdiftribuimus Articulos . ; De Genere. to" | qure erae Orph. cap. 2.
definiuit ARTICVLYS 1. E- genuslog:cum illad effe iv */ 3 Or DM | | plu, An
Genus definiri po[fit ; &P,quo fen|8 quod pradicatur de plu ry E un T 9 rus
Jpecie differenii- ; : WWUP busintoquodquid,cit- 3 q,Ro imelliz&ia quaici
quoa pri» € qiiam occurrunt difficultates quà plu. p maih pacem recolédua ett
cx di« s iacantuim, vt nonnulli eamabiecetirt, — &is dilp. 1. 4- arc t;
defiaitionem fumi aliam cx proprio capite adinueaerint, | poife dupliciter, và5
modo prefsé pro od ctiam fecerumc de cexerísvaiser- — definitione esplicanse
quiddiacé vei ibas ; (ed quia hzc defiaítió e(t ipiius | genas, &
difecenciun, vel INIM Acill. t. Topic.c 4.S lib.4.c.1.8 2. $.. quatgenus ,
& dilfzteutiam c rcainlen Met.c 8. & vcleg imatecipiturà Scoto. bánt',
&'iicd.Gaicio eft ieu illius eil 1$, vnigecfz in cclebtiozibus Scholis, MS
dads , & ditferemiam., alia iiedicon-ndie , pialercun que (ire ^ m Mo fid
fo Conééptu 'quiddicaugo £L? explicecur, nulli poticut dicil: — &
efsentláli rei ; quofeolu etiam ens «die tem. Ceterum quia exacta ciis inteil
g$- (Edi polTe de finiel, c nojhibem go» tiaindl.orum exigit (olatiouem
incídcd- eus, & dif-tendam ; & fioc wiodo deismen v aeERa SO Wet COMES
SONO 05 * 3I egnugy: 3077 gri: Y 416 niri potcft omne id ; quod eft cns per. fe
intelligibile,fiuc habeat genus , & differé tiam,(:uc non.Qvando hic
q;zritur , an gnus dcfiniri poffit , noncit quzftio de d:finitione (ccundo modo
fumpta,nam in hoc fenfu negari nequit genus e(fe defini- bilcfcd tantum primo
modo,namin hoc Ícoiu rcgsrunt Ammon,.& Boct.. de ge cre. A Ibcit.tract. 1,
predicab. c. 3. quos fcquicut Villalpan.c.de gencum alijs qui- buídam gcnus
cffe deti mibile . . Diccndütamen eft cam communi gc- nus
definiri poffc €t definitione preísé sü pra. Ita Door loc.cit.quem ceteri om-
ncs (cquuntur, Probatar;quiaillud dicitur fic defnibile » incuius integro
conceptu Aun potcft conceptus genericus , & diffcrentialis , quorum.Í. vnus
(it alterius determinatiuus,fed de genere primo pre- dicabili poteft calis
conceptus affignari , ergo pót preísé,& quiddiratiué definiri ;
Prob.min.quia vt docet or in 4.d. 1«q.1,I.etíam in intentionibus logicis ba- —
conceptum per (e vnum inucni- (uo modo genus, & differentia, & in
ropofito in genere imbibitur ratio có- vm vniueríalis velut gencrica .(. efie
in puo vel dici de pluribus , & prater imbibitur racio peculiaris
contracti- ua illius , eie nimirumin pluribus fpecie diucrfis, velat
differéualis , ergo &c. Ac- ccdit,quód genus,vr hic de eo loquimur, eit
vnum cns per (c intelligibile ; vc mox patebit , quiánon loquimur de ipío pro
aggregato cx prima, & fccunda intentio- nc,quali in reóto vtrunque includat
, (ed vcl pro prima intentione vt connotat f'ecü dam,cut fübftat,vcl pro
(ccüda,vt conno- tat primam;cul cft aplica diuer- fitatem opinionum,hoc autem
modo ge. mus cít eps per fc vnum, & intelligib;le, €rgo eft proprié
dcfinibile . »- Sed inflabis, Tum quia definitio pro- prie di&a conitare ex
erentiay(ed generis non datur 9 | pec eu. uia (olius fpeciei e »* Difput. V. De
Puiuerf.in parti. — 50 eius dcfinitiomE ingredi poffit B gu) Refj. definitionem
gencris conftare gencre,nó rh cílenualiter genere, (ed ac- " cidentaliter
, quia vniueralé commune ad illa quinque nó c cffentialiter gcnus , fcd trs
accidentaliter à quadam (aperad« dita notione cx didis Q-vlt. piz&ced.
difp, nec fcquitur procefius in infinitum ; tum quia genus prz dicabilc,non
quatenus gc- nus;(cd quatenus (pecies (abijcibilis re pi cit vniacríale ia
communi,vt (uum gcnus; tum quia femper fiftimus in (ccunda in- "tenuone
gencris,à qua vclut cffentialiter tali.caterz omnes naturz fiuc reales, (i- ue
intencionales illius vniuerfalitatis ca. paces denominátur tales. Ad :.Ncg.min,
quia gcnuseft fpecies fübijcibilis in or. dine ad vniuet(ale,non quidem
cffentiali- ter vi qud »Ícd M Re ,& vt modus . Ad 5. vcrum eft genus primum
prz dicabile non habere A (apta fc , quod (it efTentialiter genus , poteit ta-
men babere aliud .(. vnruerfale » quod fit accidentaliter tale; & etiá
verum eft vni- ucríale viciffim accidentaliter contineri —— fub generequatenus
cft affectum tali fe- ^ cunda intentione,vt dictum cft q.vlr.pre- . ccd.difp.in
folu.ad 1 nus vt quid e(t inferius ad vniuzríale , vc modus poteit etie
(uperius. Et hac do&ri najquz valdé familiaris cft in íchola «co- tiarum
(oluendz (unt prz di&z diffical tates tangentes definitionem generis,qua
euam paílim vtuntar Recenuores, vt vie deri potcft apud Ouured.controu.4.Log.
punc. 1, qua quia noluit vti Poncius di(j. 4«de genere q.2. multa dicit
inutilia & mi nece(faria pro folutione harum dif- ficultatum quz camen cx
allata docttina facilli po (eode ; mt 4 Circa alteram quz(iti pus. in-
tcliigentia eius ciendum e uod ome concretum, vt in propofito eft genus , &
uodlibet aliud vniuerfale poftca dcfinic- . dum , de quo eadem quaz(lio
inftitui po- teft , dicit in omnium fententia formam - fimul, & fubiectum;vel
vtrü jue cx zquoy definitio 7, Met. 4.at gcnus nequit ef « & in vel vnu ndo
aliud n nel er] & in reo, m connotando aliu . uia gc gius primi icabile cít
i Ez connotando (üb:e&um , aut € Vin nai varias de hoc opinioncs à no- bis
relatas diíp.2.q.6. att.2. Cu igicur ge- nus; *ad 4. Conf.vnde ge el M tà Porph
. definitur , importet gcne- E. » «t formá afficientem aliquam maturam ,
atqueideó in concreto non in | ab&ra&o jiatur , conticpiunt omnes nec
definiri (ecüdam intentionem folam , 4 e nudam naturam capacem illius in-
tentionis, fed vc] vtrumque ex zquo , vel vnum in ordinc ad alind, nimirum vel
fe- " €undam intentionem in ordine ad naturà fübftratam,vcl é cotra , vno
excepto Faf- ual.qui r.p.fuz Mer. difp.49. tenet nu- dam naturam definiri ,
& intentionem : noneffe neccfíariam ad pradicari . $ Hinc tres cxorte funt
opiniones duc - xtrems, & alia media.Prima extrema af fericin re&o ,
& yrincipaliter definiri na- ,vt tamen conno:at fecundam intc- tionem,cui
fübftat , vndeait vt Quod de- finiri nataram,vt uo. fecundam intétio- ncm, qtia
prz'fara dc nit;o non conuenit "maturz fecundü (eyquia vt fic ncquit prz-
- dicari de pluribus , cum fecundum fuam |. ef'entiam non fit vniucrfalisncque
inten- ticni,quia ncc ipfa (ccandü le potcft pra- £x dicari de plur/bus,fed
nature,vt denomi- Ft patur genus, & cum ordine ad intentioné Ys: Die qua
formaliter habet natura ef- vniuerfalem;ita laucl. in I og. tit. 4. c. 2. Paul.
Venct.c.de genere; Amic. trac. $. q. r.dub. $. Tolet. 1. Moril.difp.2. art.2.
Aucr(a q. 10.fec. 2.& alij. Secunda extre- ma docet hic directé definir!
fccandam jntentionem in concrcto,vt.f.connotat na tura, quam afficit;ita vt
ipfa fecunda inic- tio fit res definita , natura vcró connote- tur ex modo def.
niendi , ita Scotus q. 14. vniu, vbi Maur. Anglicus , Sarna. Brafa- ucl. Anto.
And.c.dc gen. Tatar. ibidé ar. 2.dob. 1.Ioann.de Mag.Fuentes q.6.diff. q- art.
2. Roccuscap. de gen. q. 1. & alij Scotiftz pa(fim, & cundi feré
Thomiflz Caict.in hoc cap. & de ente,& effentia c. 9.Sáchez lib.3.9.3.
Galleg. controu. 12. Araux.lib.2 .Met.q.4.ar.2.Mafíus hic fec. 1:3:3.
Cóplut.difp.$.q. 3. Ioan. de S. Th.
piss 1. & alij quamplures , quibus (ub- ribunt Didac.difp.6.q. 1. &
Blanc.difíp. 3.fec. 3. Tertia tandem opinio media atle tit hic
definiriaggregacum , (eu compo- fitum ex natura, fecunda intentionc;ita ! vr
viramquc dircéte dcfiniatur, natura vt a kl : eius, vcluti pars, *00 uel T. €
fenfdefriat Chus AL. ai materiale;intentio,vt formale, ex quibus vnum pet fe
confurgit bic dcfinitem, ita ex Hl ccentioribus quamplures R uius. q. 2. Mvrcia
q.3. Hurt.difp.4. fec. 1. Amic. hic trac.5 .difp. 2. dub. 1, & alij;dicüt
aute hac duo conficere vnum cns er fe , quia natura animalis v. g. vt capax
gepereità- tis , dicit ordinem ad illam tanquam po- tentia ad (uum actum, qnod
autem fic ex duobus fic ordinatis , eft vnum per fe, ex a&u enim,&
potentia fit vnum per (cs opinione autcm Pafqualig. nil dicendum occurtit,
fatis .n. conflat ex di&tisnatur& non contt itui in flatu
vniuerfalitatis , ni- fi per fecundam intentioncm. 6 Diccndum eft liic non
definir: s?pre gatum cx viroque.f. ex rc , & intentione , (ed vel definiri
rem,vt fubeft intentioni;, vel incentio n&,vt applicatam rei,iraquod vnum
corum fit dire&é , & principaliter defioitum;aliud autem velati
connotatü, & intrans definitionem per additamen- tum.Conclufio duas habet
partes , quatit vna damnat tertiam opibionem vt pror- fus improbabilem altera
vetó priniam,& fecundam ample&itur , vt probabiles ; Quodaggregatum ex
vtroque. non defi- matur,docet Do&or q.14. cit. quia hoc eft illud ens per
accidéscx rebus diucrfo- rum praedicamentorü , quod cum non fit ens pcr fc
vnum, fcd Giinplicirer pluta,nec etiam vna definitione exprimi pote(t , vt
docet. Arift. 6. Met. 4.& $.& lib.7. 11.8 43.& lib 8.13.& t4.
concretum enim ac- cidentale dupliciter (ami poteft,vno mo- do, vt fignificat
aqué prímo (abic&um, & formam, & hoc proprie dicitur ens per
accidens,alio modo , vt non vtrumque ex zquo
principaliterfignificat;fedvnumprimarió,alteramfecundarió,&hocdici- tur ens
conotatiuum,quod vtique defini- ri poteft definitione quidditatiua per ad-
ditamentum datayde qua diximus difp. 1. Q«4 ar. I.quia 1d , quod conccernir
princie pale fignificatum; non cadit in intelle&u (ed vt terminans re(pes
&um illius, X ideó nó defttuit enitatem cius ,yt docet Scor.q.8.vniu. propé
finé , & 4.d,1.q.1. cit. e peras igitur genus. , uod elt accidentale
concretum ; poffit defini i proprie , vt ens connotarigum j' vtdo- . » D «t em
: | 418 vt docct prima, & fecunda opinio, milla- tenus tamcn dcfiniri potcft
, vcaggrega- tum importans vtrumque cx zquo prin- cipaliter, vt ait tertia. ..
7 Rfpoodct Murcia cit.negando hoc eoncretum cíic ens per accidens , quia i- ct
oon fit vnum pcr fe fubftantiale » eft tamen vnii jer e accidentale per phyfica
vniorem, co modo , quo factunt vnu pet fc fubicetum, & fotma accidentalis .
Scd valde vir itd «fes ipiror dà putar cx vnio- nc accidentali co quia cfl
vcra, phyfi- cavnio fc ultare ens per (c vni y ad hoc enim non folum rcquiritur
vera phy ü- ca ajo inicr (ubicétum , & formam, fed ctiam fubftagtialis cx
per fe actu , & per fc potentia, qué quia non repetitur inter GERA. fat
aani accidétalem , idcó ncgat Arcitt.loc. cit. ex illis ens ec (e vnü
rclultare, Ecquádo etiam concederemas qualemcunque phylicam vnionem fuffi -
cere inter formam, & fübie&um , vt ex illis fieret pcc fe ynum ,
cumtalisuoa tit :Dideaiei A genereitacem, quia cft olum vnio f. &a per
rationem , dum in- tellcéius affizit patur illam inicntioné, confcquceater
nequit inf«tre iliud. aggre- gatum effe per fc vnam. Rcefpondent alij
concedendo aggrega- tam illud cííc ens per accidens,fcd negant id dcfinibile
non c(le , vndc Blaoc. cit. quamuis gobifcum fentiat inquit ramen, banc
rationem cx ente p:taccidens dedu- &am facile dilfolui . Ceterum ens per
ac- cidcns nec e(Jc definibile , neque fcibile monfiramus ex profe(lo
inf.difp.13.q. 2. art. 3.ynde ratio-inde deducta ctl cffica-cilTima, Scd adhuc
copcedcodo,quód fir definibile, euidenter oflendiur non hic definiri aggregati
illud;oà illud hic defi- nitur,quod de pluribus przdicatur, & ad inferiora
deícendit, ac cooflatum ex re,& intentione non defcendit ad. inferiora, ,
ncque dc illis pra.dicacur exercité , auc ü- gnat , quia przdicauo exercita cit
pro- piià primarü itencionü,tignata fccunda" map, ergo nullo g -ncic przedica;i0ni$ ót 1i PLE Qin prasócari de ploribus, *1&
Vt veró jcobem:s alter conci, par- tem, qua auibas cxucemas opin;oncs tacit
probabiles , & oltendaimus ctl de mcacc Difp,V. DeVnintrfin partic. .——
" DoGoris,tecolendüeftexdi&:s dif.,2" —— | q.8.att. 2. dupliccin
eife przdicarionem excrcicam , & lignacam , illa perciact a4 primasyhec ad
(ecundas intentiones, nam vt inquit Do&or in hacquett. omnc fignatur
inccund;s intcttonibus p.t prie dicationem fignatamycxercetur in primis per
exercitam, vnde ea, que cebus exer- cité conücniunt,ctiam in eacioaibus,que
illis fanc applicabilesattribuntuc ligaaté; tunc autein aliqu.d conuenit alicui
excr« cité, vt colligitar ex Doctore 4. d. 1.4. 1. quod à parte rci veré ineft
illi , vt fi dica. tnus; q hono eft rationalis, hoc atiribu- tum conuenit
homini exercite, quia rea- liter in ipfo cft , fignaté veró aliquid ali- cui
conuenire cft, cum illi conucnit tan. tam,vt fi2no,pcr quod figaificatur attri»
bu:am illud veré , & exercité conuenire rciycuius cft (ignum, v.g. fiia
pitturare- prasécctur nobisaliquisequus,dicere (os —— lemus illum equum etfc
ferocem, dum " B g tem fic loquimur , cetcé tigoifica à mus eoe tek
"equo pido « bisintclligete ,quàd equas vetus, & vi« * uus, cu.us
fignumeft, exercité habet. fe- rocitatem ; 1n hoc igitur fenfu multa tri-
buuntur fecundis intentionibus , nam di- cimus fpeciem pradicari de indiuiduis,
propofitionem conttareex terminis, cr quód fpecies, vt (ccunda intentio, veré ,
& exercité dicatur de ind;uiduo per ver- bum efl quaii verum fit dicere;iad:uiduü
eft [pecics,vel (ecunda intentio propoti- tion.s cóilat ex terminis fed
fignaté, quia funt figna , quód illz res,quibas tales in- tentioacs appl.cancut
, veie , & exercité przedicatut de indigisuo , & conttat ex 1erminis«
Etadhuc Do&or ipfc opcim& dcclarat difcrimen iacer a&tü fignacü,
& exercitum in duobus ptzícitim fianli- bus;per noa cnim exercetur acgatio
( in- quit ipfe) per nego yeró ignatur, pcr zm 4um fi aiicec exercetucexciutio
, pecex- €ludo figoa;ur , & vult dicere , quód 6 quis diceret 2egazie ncgai
y vite ica dicé- do exercité afhemat , quia propofitio cft affirmat, &
cancum fi gaaié negat, vn. de hoc przdicatum ucg4i, tcbaitr (ccü- de inicationi
negacionis tantum figaas (6, exercé — conucnire,fedfigmaté, quatenus datno- ———
Quaf.I.Quo fenfu definiatur Genus. esdrt. T. ^— 419 t, exercitiü vero
negationis fit pergo, dicendo, homo non cft afinus , vndc ze. gatio in au
fignato ncgat , won. vcró degat in au exercito , X hac dotri- na eft valde:
notanda in his rcbus lo- gicalibus . 9 Cum hac do&rina itaque poffumus
vtraíque extremas opiniones concordare, & ctiam de mente Scoti defendere,
nam fi (ermo fiat de praedicatione exercita, verum eft hanc prdicationem
conueni- £c naturz,nó intentioni, neque »/ Quod, quia non dicimus homo cft 2enus,fed
ho mo eft animal, neque »t Quo ,.
vtaliquire(ponderefolentqua(ifecundaintentiofitratioformalispredicandinaturzquiaquodpraedicaturdepluribusinferioribusquidditatiae,itaprzdicatur;vtexviicationisdeícendatad.effendiinil:iionfolumfecandüid,quodpredicatur,fedctiam
sin tationem formalem,vn de habet vt pra dicetur, genereitas autem | mon ita
d«(cédit ad inferiora, ergo in hoc fen(u nequit cffe ratio formalis, cur genus
»predicetur . Accedit , genus definiti, eífe 1dyquod
ptadicatur,non quo;ergo etiam (i concedatur genereitatem efle , quo , vel qua
natura praedicatur , non idcirco Au. '&ores (ccandz (ententiz fc refpondédo
dctendunt definitionem zenetis principa- liter conuenire intentioni, fed
natura. Si igitur de praedicatione exercita dcfimtio , men P.tph. iniclligamus
, tenemu: dice- "re, quód ücut talis prdicatio conaenit nature, non
intent: ori y ita. ills definitio tonueni: naturz, non intention, & hunc
" dicendi inodam effe de mente Do&toris jn 1,d.3.q.1. n2tat
L'chetabidem; $. (515 Jed contra ; vbi docet, vmucríale predi- cari de
plüribus;n quid,non quidem [ge tenus cit ens per: accidens contlicucü. ex
natura, & rclatooesled tantum per ratio- né naturz, quz cft ens per (e vnum
, & in inferioribus eifencialiter iaclafum ; fub- dit camen naturam non
effc fic proxime pradicabilem y nii ada c. fub relatione vniuer(alitats, &
indeterminatiouc poli- tia ad »lura, quia non eft inpotéciaproximayvt a&ta
dicit: t de illis,niá pcr calem relation£, & indccerminationé , qux ipsá
ficit acta vmuieclalem & in hoc fenfa lo- andem de t Do&otis Mearifs.
lib. 2. da Me '€unda intentio quendo de ifta predicatione intcellizendü eft,
quod hic definiatur natura, vi [ub(tat intentioni, non quod principaliter dcfi-
niatur totum cóftitutum;nec natura prin cipaliter, & vt Quod y intentio
aurem, vt quoquafi tit ratio formalis, cur pradice- tur natura, fed (olum quód
dcfiniatur, vt fubftat intentioni, veluti conditioni cam. ponenti in Itatu
vniucrfalitatis, in qu séfiinon fequitur ipfam effe przd;cabilem nec vt Quod y
ncc vt quc, Quia cft mplex conditio , (icut eriam abltractio ab infe» rioribus
quia requiritur,vt fimplex codis tio puzuis ad conftituendamnaturà pro« ximé
przdicabilem de multis , idco noa pra dicatur ipfa, nec vt Quod,nec vt qu05
& hoc torum có/onat €i, quod docuimus *q.2.praeced.difp.art. 1.in foLad
2.vbi di- ximus rclat:oné vniuerfalitatis in przdi- catione exercita nó effe
przdicatum , fed cond:tioné prdicati.Si tamen velis inté- tionem appellare
rationé formalem;qua- tenus eft forma denominans natur3 pro- ximé pra dicab:lé,
ira tamen quód natura ex fe hibéat modum efífenialiter. przdi« candi , vt
contendit Auería., qui nona vult intenrionem appellare icem «onditionem ; non
repugnamus ; hanc [ententiam tenet .: fet fo 3.q. f$. ;& Oibellus- c. de
gen. ait cfle fansprobabilem. - «^... V. - 10 Siveró loquamur de przdicatione
fignata, & de hac definitione generis in- telligere velimus ; tunc dicendum
cft ibi proytié, & per fe intécionem gencris de- finirt, quia talis
predicarioef propria [ir «undarum intenrionum , & ilhs « vt Quod , gcüus enim
pro fccunda intea- tionc illud eft , q» rali cp nisdeploribus fpecie
difictenribus catur ; Quia tame ied rcípicit fignat & (ecundisintérionibus
vtitor logie fignis primarü,ideb dicendi non d À à Porph.folà intentionem
generis, fed cum dciur gens ins qodprekn ilis alli nature , bes & exerciré
dde pluribus fpecie differentibus affirmatur , Vtroque 1gitur catur, (gc.
fcnlus eft, pee wuwIy! 4106 modo poteft explicari definitio genctis ficut &
aliorum vniacrfalium) & forté ac de cauía poflquam cius cíicnciam in-
dicauit per przdicationem fignatam di- cendo, Gezus efl illud quod praedicatur
y &c.ftacim exemplum attulit ia pradica- tione (ignara , quod homo eft
animal equus cit animal vt nimirü p id ügnifica- rct police explicari esed
gencris, tà pdi- catione (i znat2, dcfiaiédo iatétioi€ 10 or * dincadre, d
przdicatione éxercita dcfi- niédo rem :n o;dinc ad intent!on m, IN e- qu-
Do&or ilia 14.1eced t à pr. ma opi nione ,v: à nob:s cll explicata, licet
ad jfe- «üdàá magis inclinet, cuius rei fignum cft , quia ad argarmeata qz
conira ipsa ob j .ifolutiones adduc:t,ncc illos re j-ic,vt dbi Expofitores
aducriur: vnü d:ncaxat . mon (oluit, uia procedit cótra iilam opr- monem fic
incelic&ain, vt res effet , quae sdchoirctu: ; acento ratio,qu:
defiairetur, - inquo scu (aftineri nequit, vt fapra decla aumaus;quod vt inagis
patcat,lioct cac» Thic producere cam corum folutionibus Àbt à Do&orc
potitis, -. 41 Obijciturergo pose principalicer 3itionc 15 4S ctiam aliorum
vniucr- Talium. Tum quia logicus per fe coníidc. kat (ccundas
inienciones,primas ver mifi pcr accidens, quatenus fuada;néta il- 'umyergo,
ilias cantum defini: Tum iali rem definiret log cus, non incé- MOntr te artiicx Ett: Lam j. Quod hic
defioiur,vaiuocum cft ad oin /iayquz poísunt denominari gencra, fiue fit
ensreale,fiue rationis, liue tubflantta , | uc accidens (ed mhilieaie ad hzc
om- Ania datar rsiuoci ere mon rcs,íed incé- dme. Tam 4. f€$ (ub inccncioae
defin cur, uic res per aceidens defio.cir Tu hoc imen:io fibi acidic , func
eciam fequitur , fi per acci» defiaitur,ab(oluré dici debct nó de- finiri quia
definitio cQaenit definito p (e, mà pet accidens, T tandem formale uefi- nicum
debet e(fé quod iplo nomine for- sgoalitet,& per (e importatur , (cd nomen
, *tin propofito eft genus , nom faguificat formaliter, & pet (c
(ubic&tum, ded vanum gro cónouto, vc diyünas dile ade ré efsc nó aicum n
hac dcfi- Difp.V. De Vuiueral. in particul. 1.q-6.it, 2.ergo genereiras, nó
natura hic dcfinitur. Cofir. quádo dcfiaitur aliquod concretü accidencale ,
dcfiaitiotacadit fapra formam concteti,vt cx;l cec rantá e[sc formz.fabiectü
vero puré denomis nauué (c habeat , & (clu. denominecut d. fiaxi,ergo ita
cric in propofito. Probae, tur aísumptain,cum.n.d cimus iiou eft dilgrcg iuam
vif is,aullo modo explicas tur natüta füb:cctuíed folum accidents, & idco
1cfinitio quiddicatue cadit cancü- fupra formams & hoc etl praecipuum fuas
d. mentum fecundz f*nicncaz . *Od befpad 1.& 25,uod hic nondcfi- nitur fola
res,(c4 resí(uo intécone fcofü iain cxplicato , adducic Doctor banc f[o-
lattonemnce ipfam re jc (41a vidit (uf- ficieuter fitsficcresna re vera parü
re- fett dicere, quód logca fit de fecundis iae tention bus applicaus
primis,vel de pri- mis,vt ubftant fecund's,quia quocunque modo d icatur (emper
faluauur ; «uod lo« gica fit Ícientia rauon.lis , & per fe cone uideret
fccundas incétiones;ratio €(l,quia vno, vcl al.ero mmodo dicendo, nunquam
aíseritur quód res folas , & nudas conii« dcrer,tic enim cfset arcit-x
realis, fed vt dcnom;natas, & atf :Gos fecundis incen- nibus,fübquaformalitateconfideratznó(untmateriaidoneafacuicatisrealis,ierationalis.vteftlogicio«vdAd5.dicimusarguméamilludvrgce«rcinomuiopinione,nàcuamfecüdaaíseritnondeíiniriincentionemfolam,icdconnotandofübicétum,vndé
adhuc 1 :1- laepinióne quzri poteft de voitacilliug €onnotativcl.n. eft aliqua
res parcicula- ris,& hoc non,quia [ubic&tum non efseg proportionatum
formg , quz (bi appli- catur , quia (cunda inteotio gencris hic definita nO e(t
gencreitas haec,vcl illa, fed gencreitas in comuni 1n patitci res «onnotata per
hanc fecundá iniencioncm erit communisoma:bus, qoe pofsunt à tali intétione
dcnominari; Arc igi tur Do» €or,quod rcs illaqui bic defioituc, nom eft vna
vnitate vniuoc itionis,lcd tintum habet vnitatem proportion:s, modus tii , quó
hic dcfinitur , eft vaiuocus omnibus genccibus, quia ou:ncs natürze eod é mo-
«0 «onucnium in mod) Wiédirana « de S S LM ^ 1 ü Dr 2» EP RESUC j "Vt
" tow * y 4n tn M mm - Ps —- 'apdepedieco ———— — ———— go Quafi. L.Swo
fenfu definiaturGeuus. edri.L. fois infer: oribus,quam refponiiodem nà improbat
Doctor,fed fequitur , vt nozat ibi Maur. &
amplectuntur. Recentiores, 9mnes,quos valdé exercuit hoc argum. tum, vt eft
videre apud. Hurtad. Acriag. & alios hic, qualis autem (it vnitas propor-
tionis, dcclaratum e(t (p. 2. q. f. art. r. od fi vrgeatur hanc enitaté non
fuffi- €cre,vt aliquid fit definibile, quia defini- tio poftulat in. definito
vnitatem vniuo. . cationis, i.n. de nitio e(t vna , defiaitum quoq;c(fe debet
vnum, vt fit cum ea con- ucrtibile.Dicimus cam Do&ore ibidem, faltim ad
e(Te vnitatem. vniuocationis ex garte mod', quo naturz diuer( funt ca- paces
intétionis logicz;, & bác fuflicere , vt definitio gener s (it vna,ei];
vnum cor» teípondcat delipitum . 7-3 Ad quartü valecillud argumentü ontra primá
opipionem , vt dicebamus, P intelle&am , quod fecunda intétio tit ratio
formal:s, pet quam natura cont itua tur de pleribos prd cabilis,tunc .n. bend
^n £oncluditargamentü, quod ficut tal's in- tétio accidit naturz jt ctiá ,
& pradica. bilias , & definito generis per accidens tantum , &
denominatiue con«eniret na- turz,ficur definito albi i4e5 per accidés€onuenir
paricti quia accidit ei albedo ; At iam docuimus cum Lichet, &niuerfale
przdicari de plaribus ellenual.ter ratio- ne natnra in illis
inclufz,imtestionem vc to efe dumtaxat códit onem, quz eam in à&u proximo
có(tituic ad. exercitium ta- lis przdicab litatis , & ideó Falsü eft de.
fimiionem gencris conuenire natura ca- tione iplius inteatioais in eo fenfu;
(ic di- €imus 1gnem dc fe efie potentem ad plura €«alefacieada, appro
xrmationem ramen cf féneccff'iriam vt fiat in a&u proximo ad exercitium
virtutis caletadtiug; nec tamé licet hinc inferce , quod approximatio fit ratio
formalis calcfacicadi in 1gne , quia €oncurrit tantum ,v cond cio,q 1àm. do-
iain ctiam rectpit A mic. Cic, - Ad quintum maroc non efl vaiuerfa- liter veta
quia concreuim accidentale, 5 nó folum definiti potett ratiooe. forma ; vccuim
definitur dod eile d fgregaciaua vifus,fed e.iam racione fab:ect , vc fi de-
finiitur «lba:n ede. luuftaatian habeaté : , "uoc albedinem, quo cafü
certum eft. albedine non dcfiaiti, etiamfi nomine albi princt- pal iter (igni
ficerur albedo;fic 1gitur in a propofito genus eft vtique nomen con- creiQa
principaliter nnportàs generei- tatem,bazc ramen eius defiaitio , fide 2
predicarione exercita intelligatur , oon conuenit haic concreto rationeforma ,
& intentionis, fed ratione naturz , vt ine tentioni (ubftant:s, vclut i
códitioni ,. per quod etiam patet ad Conficm. ARTICV'L'€s'M vn definitio
Gereris[it rei? affignata* 14 Pis recta definitionis generis intel^. , K.
ligentia nor. quod cft concreta ac? cidentalia, vt in propofito cft.genus , o7,
leant deB niri per fübic&nm,vt cum dici mus;quod album eft tes hibens
albediné;. adh^c tamé.er/à definiri poffunt per pro- prium penus,& d
fferentiá,vc bene notae uit Didacus difp. 6.4.2. m9 fec defipitio efl
perfe& oc illa. Ratio eft, quia vt notat, Tatar.q. r.antepre d.dub. 2. ex
Scoto 1. d.3.q-4.:n finc cum definitur concretum, accidentale per fubic&im
, vt cum dici* mus;album cít res h;bens albed nem, ta-. lis dc(criptio non eft
,ni(i q:2dam nomi ois explicario, & non per (cexpreffio fi. gn'ficati,quia
nomen cócretum de. per fe; f)gnificato fub:c£tum non mpor'a: , fcd. tantum de
congotato, & de modo (igni- ficandi; perfe&ius igicur defiaitur concre
tum,fi definiatur per ratoncm c:us acci« deotalem füpertiorem etiam in
concreto, diccudo v.g.alb& e(t coloratum d.(grega- tium vifus.vndé defia
endo concreta in hünc modü,im itandus femper e(t modus, quo ipfa forma dfiaitur
in ab(tra&o ((cc U4tà tamen connotationc) vt v. £g. li in, ab(tra&o
definitur albedo per colorem y non per corpas ,albu.n eciam defiaiti. de- bet
per coloratam , quod elt connotati- uum genericum,& (uperius ad albuan, p
totam inngimus difp.z-q-6.art.3. - At inquiunt Thomiftag Sonc. 7. Met q.
6Zanard.ibrdemq. 3. Kuuius in Log 9.3. Complur.cit, q. 2 Maius hic , & alij
cx D. Th dc interpret, Ieét. 4. & de ens te & cllentia c. 7.coucreta
aceide talia as niri per (ubiectum nuam per.pro» prium *. 4232 "Difp. V.De
Puiuer[alibus in partic. prium zenus,& ideó in definitione con. €rctcrum
aliud genusab ifto nóctie qua- tcndam. Scd hzc do&trina non. eft. reci-
picnda,quia etfi concretíraccicétale po(- flit, ac debcat definiri per
(übicé&tum, tan- Quam per extrinfecum add tum,vt docet Arift.7. Met.cap.
13,non tamen tanquam xr genus , quia genus dci nitionis cft ac- €ributum
intriníecum,& cffentiale tei de- Éinice, at (übicétum noncft intriníccum
Kormz..Si dicas falrim intrinfecü effe toti conífttuto accidétali. Contra , eft,
quot €ale conftituiü cft ens per accidens cui de finito; non cópec t ; &
adhuc fub cérem Mic con derauum illios conflituti v.g.albi,hoc.n.eft colora-
«ü;vndé ad (ummü nequit dici nifi genus qphyticü , quatenus ett fübiectá
informa- «um,& dcnominatü a forma accidental: ; wide dilp.1i. lhyf. q. 2.
art. 1. vbi rurfus «ec Thoniiftica doGrina refellitur. "*$ Sed ini'àt
Cóplur.cit dub.append. ellatenos pofle accidcns in concreto de- €initi per
concretum fuperius loco. genc- «is;quia tunc ideam effet modus figoificá-
di,& dcfiniendi concreti, & abftra&i& wiriufq; dcfinitio efTct
qué perfcéta 1n gationc dcfioitionis, & vcrq; zqué pro- gie collocaretur in
przdicamento. R ef p. ex. (cquelam , quia eiiam concreté fu. c. ingreditut
definitionem inf.rioris truata connotat:one, ex quo fit , defini- €ionem
concrcti (emper perfectiorem efie, quia ctl data per add ramentum ; &
gratis concedimus accidentia in concreto an pr dicamentis pote difponi, et
dice- vus dip (cq.& in virtute ill us di/politio- mis tenet Famofa illa
rcgula argucadi Sü- enuliftarum,qua Scorus vriturq. i. Vor- uerf.&
q.16.& quol.13. & alibi (zpé, & concictis ad
ab(traóta tenet. confcquen- tia,vbi c(t przdicacio per (c... iu»crioris de
inferiori,vt album c& coloratum, ergo albedo cft color, ex qua regula
deducitur €uidenter, concretum fuperius e(lc veré | npn rcípc&u inferioris,
alioquin regula la mon valerct. Scd adhuc vrgent Com- plut. connota.iuum,
quando pradicatur vt tale, przdicatur in quale, non in quid ergo implicat
ponere concrctum (aperius electo modo i0 definiuonc infcrioris uit dici geous
log:cü EL per modum generis , de cuius ratione eft pradicari in quid, non in
quale. R cfp. taie concrctum fuperius in deaaitionc infc- rioris prz dicart 1n
quid de (uo. inferiori ia eft cius genus , & praedicari in. 4u4le d:
(ubiecto mplic té cónotato,vndé quà do dicimus, :lb3 esi color:iumyly coto-
ratü re(pectu corporis, Gu? (ib ect adie- & ué tenctur. , led ceipc&u
albi jro tor- axali tenctur fubiiantiué , X tic rcfpectu fubic&ie'us
predicauo el denominaa- ua, & ad cótiuarcfpectu ramé albi «quod c(t (uam
iof-vius, ctt praedicatio juiddie tatiua ratione foring mrnportatz « 16
Haccergo lupyofita dedteina de da plici modo dcfiorendi concreu. acc den-*
talia«cum att. przced. conclufum/ic pof- fc dcfiaitionem peucris mcellig: d« ce
1 quantthin ad excrcitam ped cationem , & dcintencione quantam ad. ogaitam
, modó conte jucntec D cen iücft , quod fi in primo (enfu vclimus dcfioitionem
ig- tcliigere, unc definitio g. ncis debet cex« plicacivt wa ica perfubicótu s
va vt per. ly quod infinugfor natura &cncnca. , nom qu'demyquatdnus co axid
(eurn defia'toy (ed prout importat ma:erigle dcfin ti, de- finitum en m ctl
natuca,qustenus fübttar fecundz incentioni , pars vcró matertalis hu:us concret
ctt ipfa natura in (c. Si ves ro definitio gcneris imcelligatur in (ec do
(cniu,:ta quod non res, fed intétio de- finia'ur,tü: vel accipi poteft in (enu
ma- terial, vt facit Ocbellus c. de gencre cum als quibufdamsvel «a fenía
formalnfi pri mo modo accipiaturyadhuc cenferi dcbet tradita per fubic&tum
, itaut perly quod. infinuetur fundamentum relatton/s gcne- rcitats.f. natura
generica, vt fenfus tt ge- efl id, quod preedicatur 1, e(t ioten- tio ,qua
fundatur in illo , quod przdica- tar &c.qua quidem per fuum füundamen- tum
notficatur ; ncc inconucnit relatio- nes ptacrcim cationis (ait Orbel.) dcfi-
niri per (ua fundamenta, cam Arittot.| f. Met.ditinguar modos , fcu fpecies
rcla- tionum reaiium per iplarü tunda menta . 17. Si veró definitio accipiatur
in sé(ü. formali,tunc inaenicndü cil aliquod con- cretam fuperius ad genus,quod
cius dcfi- nitioncm ingrediatur per modum gcne« Us; A de ssssdedÉ E bei MER ER
LRURLLL'ZÍLPPLCEU E ÉZZLLDÜLLTÍÍTT TÉ GÓLÓLT»)GOGS Qua[1. T. c/An Genus bene
definiatur. c frt.1L, ris; M autem poni peteft predicabile de ribns, tale
namque cócretum ait. Sco- tus q. 15. Vniuec(zin(inuatar per illa ver- ba
indcfinitione pofita, Quod praedicatur de pluribus, hec enim elt definitio
iphus przdicabilis in communi,& bene licec lo- Cogencris , quod deberet in
definitione poni,ponere integram dcfi nitionem cius, vt Arift.docet 6.
Top.c.3.cum definitio, & dcfinitum quoad rem (ignifizatam fint 15 idem ;
& hic dicendi modus fuic Auicen.c. 6. fuz Log. quem (c uuti funt Caiet.c.de
gea. Tolet.4. 3. Villalpand. q. 3.Conimb.q. 1.art. 1. Hurt.
dif. 4. Log. fec. 1. Nec obftat, gy pradicabile (it pa(-
fio vniuer(alis , ac proinde in definitione allata locum generis obtinere non
poflit , €um non przdicetur in quid de quinque vniueríalibus, Nam huic
obiectioni fc pius di&um eft Porph.hic definire genus, (pe €iem;&c.
potiusin ratione pradicabilis , quàm vniuer(alis;& vt omnistollatur. al-
tercandiocca(io ; dicemus nos accipere pradicabile radicaliternon formaliter y
quo fiin MM zdicari inquid . Nec obflat,quod ch per illam parti- culà
praedicari depluribus diflnguat ge- nus ab indiu:duo , ac proinde tenere locü
differentiz,non is. Quia vt notat Do&or 1.d.11. q. 2. (üb C. benc etiam
genus proximum prafertim di (Lin- guere definitum ab his , quz non füb co- dem
gencre contoentur cum definito,ani malcnimdiftinguit hominemà lapide , vnde per
preedicari de pluribus,velut per genus, poterunt omnia przdicabilia ab
indiuiduo d:flngui , quod-man.fcflé col. -— exipíis Porph.verbis , duminquit ub
js igitur, qua de vno folo predican- tur, differunt genere,eo quod bac de plu-
ribus predicantur , declatat igiur fe Por- ph-po(uitfe illam particulam
praedicari de pluribus loco generis. 18 Adhoc cuaprobabile eft genus in bac
definitione etfc vniucr(ale,prafertim fi dicamus torpb.illa quinque. pedü (ub
ratione pradicabilis , fed etiam fub ratio- ne vniuerfalis confiderafle X tuac
fenfus defiaitionis efl jd, quod p gdicatur, erit, genas cit id vniueríale ,
quod pradi- catur ; &c, Ncque ob 1d fupci ua cfüct. il- 323 laparticula
praedicatur ,de pluribus , vt quidam obijc:unt;veluti iam contenta in ly
vniuer[alequia tunc poneretur ad de- terminandam propriam rationem gene-
risyper vltimam particulam differentibus fpecieyqua fine illis medijs collocari
, & cum ly vniucríali connecti non poteft, vc notauit Auetía q. 10.(cc. 3.
vbi lunc dice- di modum ample&titur,quem docuit Ta» tar.tract.2.in Petr.
Hifp. Ioan. de Lapide q- 2. Albert.trac. 5. prz dic.cap. 3. Soto q. - vn.dc
gen.ad s. Titelman. c. 7. de predi Cab. Louan. c. de gcn. Mercat. c. de pro-
prio. Didacus difp.6.q.2.& alij. Verü ta- men cft, hunc dicendi modum nó
effe de mence Por ph.quia vt conftat ex texta,il- lam particulam predicari de
pluribus ad aliü 6inem pofuit;vt.f.per eam diftingue- ret genus ab indiuiduo ,
fic autem pofita illa particula,non amplius dici poteft re- latiuum quod
rcfetri ad vniueríale , tan» quam ad genus , vt perperam Tatàr. cit. e(t
arbitratus quia tunc per vniuerfale intelligeretur es ab iodiuiduo füffi-
cienci(Ti me diftin&um. .19 Ceterüaliz duz particulz roo tibus fpecie in
quid, ftant loco di tig , per illas enim diflinguitur genus ab alijs
prxdicabilibus,cum quibus conueni & inpradicari de pluribus,per ly enim
4iffe- rentibus fpecie , diltingaitur à fecundo prz dicabili quod pradicatur
(olü de plu« ribus d;fferentibus namero;bzc .n. par» ticula dat intelligere,quód
genus non di- cit totam c[Tentiam, fcd partem e(fentizg nam id;quód prazdicatur
de pluribus fpe €cicbus,non potcft eife toa illorum efse- tia,quia fpecies
habenc diuer(as cffentiag totalcs , que vna totalis non potefl de omnibus illis
przdicari . Vnde genus dif- ferre à fpecie per hoc, quod pradicate dc pluribus
fpecie diffcrentibus , fpecies autem de pluribus diffcrentibus numeros non ita
dcbet intelligi fufficiat fola di- ueritas (pecifica, vcl numerica inferior ad
diftinguenda vniucríalia, rta quod có- fütuaotuc. diin&ta. vniucrfa ic
maioyem , vcl minoré multitudine Íubij» €ibilíum Lp, vt coptendit A :
10.fe&t. 1, & q.11. íc&. 1. hoc. eft flo quia diffcrentia ctiam
Matan » ine, 1i / . MEecioM eet eiEDproedifferentibusfpccieintelligifundamenraliter,acpromacctiialivcidemfitfpeic;acplu(quamnumero,fcueffentialiQuafi.IednGenusbene
definiature uder-II.— 45 tur per modum magis incomplcti , & rx prd:
ioferius, quia, vt aiunt ?hilofophi, magis & minus in cadem li neanon uiu
Mot cicm nt conttar dc » magis, & minus albo ; non crgo cx hoc modo
difceracndi genus à [pecie fequi- tur geneta füperioras & inferiora abinui-
c£ ( pecie diftingui , vt infert bic Au&tor., 21 Hicautem aducrtendom eft ,
cum gus definitur per pradicari de pluribus pecie diflercntibus , non c(sc
accipienda icm pro formali , quia przdicari de plc ibus ditferentibus fpecie
pro forma- i idem c(t, quod przdicari de pluribus contentis (üb genere, atque
ita probando aliquam rationem cómunem cffe genus , quia icatur de plur;bus
fpecie ditfe- rentibus, hzc aurem differre (pecie, quia concinentttr fub codem
genete ;, commit- terccur man feftus circulus ; differre . n. fpecic p r ex co
, quàd fint fub nere; & cífe'genus , co quia lit fupra a ergo przdicari de
pluribus ttr, ita quod differentia inferiorum genc- ris actendatur cx
diacrfitate cffentiarum fuarum pracifo refpe&u , quód fint füb €odem
gcnere, vt cuit etur circulus in bac dcíiniuone ; hoc totum notauit Arriag.
difp.7-L0g.nu. 26. fed füperbé dide, du ait forté nullum 1d adnoxaffe ; hoc eoim
docet Tatar.cx profectio q.de (pecie ar. 1. * &.Secundà fciendum , vYbiait
genas dcfi- niti per fpccié; & (peciem per genus fun- damentalitcr tantum,
& pro materiali ,vt euitctur circulus in bis definitionibus . - à3 Poftremb
per aliam particulam in id leparaumr P on ab alijs tribus prae- dicabilibus
difkrcn.ia , proprio , & acci- dente , nam vltinfa duo abfolu:é pradi-
€antur in quile , & accidentaliter , diffe- Fenta vctó. ptadicaur in quale
quid; quia dicit partem elfentiz per modu de- 1erminantis, & qualificanus ,
& per mo- dum termim adic&tini , genus verà dicit effentiam per modum
per fe ttantis , & termini fübancui , € idcó abí(olure di- ciiur prz.dicari
in quid , & elientiam per modü clleniiz , quia dificrentia quoque L^8iéa
prz dicat vtique e(fentiam, fed per modü qaalitati$ , qttam ex pofitioné tradic
Do- &or q« 12. Vniuerf, & eft
communiter ab omnibus accepta. Ratio huius di(ctimi- nis inter genus, &
differentiam iudicatur üb Arift. (.Met.c.28. vbi ait, genus císe quod primum
incft, & quod eft fubicctü, differentiam vcró fe habere, vt qualitaté cius;
quia igitur differentia munus cft nó pr&berc primum quidditatis fupdamcn-
tum, fed aducnire generi , illadq; deter- minare, vt cóftituatur fpecies,monus
ve- rÓ gencris cft przbere tale fundamentü, ideó ad genus pertinet modus
fubflanti- uus, ad d fferentiam vcró modus qualifi- catiuus , &
adic&tiuus , vnde differentia pr&dicatur in quid fecundá rem , non fe»
cundum modur , genus veró praedicatur inquid fecundam rem, & modum; &
ex hac doctrina cxponendus cft Acift. vbi- cüque affirmat , tàm genus , quàm
d:ffe- rentiam pred cati in quid.vt 7. Top.c.2» 1. Poft. 2
1.loquixur enim de pradicari in quid fecundum rem tantum . Num verà ex natura
tei determinatum fit in quali- bet fpecie, quód hoc prz dicatum (it ge-
nus,& dicatür fobftantiué; illud differen- tía , & dicatur
adie&tiué , num porius cx Marte o. , vt contendit Auería, di^ cemus diípur.
[c3.q.4«- Contra allatam definitionem obijci- tur,1. contra fingulas particulas
, videtur enim in primis malé definiri genus per a&om przdicandi , quia vt
diximus dif. praced.q. 1.ar,3. adus. candi meré accidit vniuerfali , & ex
vi actualis prz- dicationis potius extrancatur relatio v» niucr(alis, quàm
ponatur vt ait ibi cit.q. 16. Vnjuerf. in fol.ad 8. Secun do animal , quod cft
m Petro , vcl Brue nllo, non potcft quiddit£tiu przdica- ri, nifi de folo
Petro; vcl Broncllo, quia folum eft dc corum quidditate nam malitas Petri
tantum conftituit Petrum & Brunclli Bruncllum; nó alia — crgo malé dicitur
, quod przdicetur pluribus. Tertio € contra, non tátum dicatur yenus de
pluribus (pecie di tibus,(cd ctiam geneic,fubitátia namque [usce de
corpore;& fjsritu , Pel m int gencra, pra-dicamr ctiam dc | qe mr Nn» ribus
416 tibus numero differentibus. Nec dicasge- nus prz dicari óc ipdiuiduis.
mediate can- tum,nam ar.feq.oflCdeinus etiam imme diaté pra dicati. Nec ctiam
dicas [pcciem przdicari de indíiuiduis cum pracifione fcd genus tinc
przccifionc; quia fi hoc fof ficcrct ad dillinguendum genus a fpecie in rationc
vniuerial.s,uafic etiam differée- , tia generica, & fpecifica, proprium
Bene, ticum;& fpecificum,item & accidens ucría vniueríal a
conftituerent. vt (otics iaculcatum cfl cap. 4. de fubftant. & 7.
Mct.48.(ccunda (uübflantia ,pizdicantut 1n quale quid,; € contra vero 2. l'oft.
79. diftcrencia piedicatarin quid; & cum tit gradus cffentialis ficut gcnus
, ino no- bior y. dcbcbit queque ei concedi perfc- étior mcdus praedicandi .(.
i0 quid , ergo non bene per hanc particulam di(iingui- (ur gcnus à d'ffcrentia.
24 Refp.ad 4.Mayron;paflu 2.logicos vcrbua peadicatir inteligere , vt. dicit
eptitudinen: 5. vcl dicendum ; quód ficut rátio vbiuer(alis, vt (icy eraut in
relatio- ncincüendi tàm aptitudinall, qua acttia- li; fic in propofito ratio
ple dicabilis vt lic eruari poicftau relatione. pradicaedi tàm, apciudinaliquá
actuali , loquendo 145,Ct de [»a'drcatione ignota, qr binc enim fcmper
applcatur ad pluri;& quan- 4o Doétet ioc. cit« inquic cx v1 eciualis pra
dicas; onis extrancari46laCon:m vat-- ltsyaducrtit do1,:d cileintcliigendum de
pracd:cauione excicictynondignara.A d 24licét amunalitas contracta pcr.
ditfecen- tiam à párte rci ad. conft iruendamndiui- uiduam alicu:us fpecici
nequeat a. patte zci praedicari s i6 de illo fülo 4 vtnotat $60t.2.d.5... 1.
(ub H , quia tamen adhuc natura remanet indi Ierens" intria(ecé ad
fingulari aliacain [peciccun coa (itaen- dá temocté cit pr dicabilis eciam de
illis, S quando ab intellc&t przecila ab. ilia s differcatia accipis
indciciminationé po- fiiuam , cnc cfhcicat proximé prad;ca- bilis,vc explicaium
ett di(p. pizc« Ad 3. genetalupecioza predicaacur de pluribus genere
diffzceadbus, non quac enus gene- rá (unt, (cd «uacenas tubslierna, quo (e n-
füdicun: uc Lpecies [ubigciotlesy mnia vc 1g- quit Doctor in hac qug (t, de dif
créubus Difput.V. "De Pniuerf. in partic. J - es genereyinquantum talia ,
uihil per fe prae- dicator ; quomodo autem genus refpiciat indiuidua: iaté,
dicemus attic, (eq. Ad 4« alio mode fumit Arift. ibi qu: quid, vt diftinguitur
contra hoc aliquid. , vt innuetct naturas vniucrí(ales effc com- municabiles,nó
yero pecfe fübhiftentesy; — i non dixit illas przzdicari in quale quid , . (ed
fignificare quale quid. Patet autem ex di&tis,quo fenfu.mulus in locis
dixerit A- tilior.diffcrentiam prz dicari in quid , ni- mirum quantum ad rem
prazdicatà , prz- dicat etum attributum é(lentiale, & par- tem quiddicatis
(pecificae non cámé quà. tiim admodum $ qnia praedicat per mo- di
jualitaus,& adiacéus, Nequc hic mo- dus prziteándi derogar excellenjig gra»
dus differeütialisiquia abfoluté loquendo. nodus, przdicandi in quale quid
petíc-. &tiore(t modo predicadi inquid per mos. díi partis,ficut.n.forma
cft perfe&iio tetiagquia illà cótrahit, ac detecmim 1n j'ropofito modus
praedicandi in quid. & p. modü
determinat s crit mado praidicaüicán guidy&,. ddierminabilis, vt
benemotauit Didat ; 2$. Deiode ob jc.cótra totá def nem. Primo;quia. conuenit
aljjs à 16,nam cofuenitenti. , quod| ra de pluribus [pecie differéoban qui non
cit acnus;vt tc (tatur Arilboc. 5. | €,3. militer anima.i comn uni, qt cir de
rátionali tiuay& fen qua pecie dificrunts& tamen Qon 20S AVIASPO Fédi
iin fell ribus, nam gfvut.Q naa Io n deiiie ion unit pico quos diu Pusat odit.
TERUEREIO i t;0.contincr aliqua. a il phirs T cíienuá 1c delinitg ?on ita €lic
analogum , «t cxclu- dar vnixatemy conceptus , qu& ad vniuo- cationem
fufliciat vnde innottra fenzen« 1ia magis adhue viet di ffi-ultas;(cd ope 2v wo
me - ; eios Quafl.I:e An Genus bene definiatar. v» fez.IT. 427 v refpóndct
Doctor 1.d. $43. $. Con- tra iffam vniuocationem eipfoArift.'€it.;Metro.quiaquidditatiuéincludiutinauibu(damntijs,q»c(tproc.fusconiraratjonégeneris,dcnmficreahaspotentalisadillas,coufcquenteromnihóprafcinditabillis,quamfolutioncmadhucmagisdeclaransd.8.4.3.S.&Y.6.4dprimum
argumentum y ait conceptum generis neceflarió defumi ab aliqua rcalitate dift
in&a à realitute diffe. femur y& per eam perfe&ibili, € contra-
hibili, ac proinde limitata, & finita, con- ecptus vcró entis cft
commun'sad fini- eres infimum; quam doórcinam dire- €ibi declarat, & nos
infraexplicabi- intus", cum Dcum à predicamento exclu- demus; cadem
ratione negat Maur. q. j.. . Vniuetí.$..Q uartó-dubitatur, cns$c(e -genus;
& ce:eri Scoriflz palim ; ettà illi . qui tenent, conceptum Cnus-de(umi ab
aliqua realirate adaquaté concepta.» vt d ü , hunc no- 3 on pes adicament — dum
ificulter foluant, vt fu(ius in. Met. ^ - .37 Scd inítat va. RULA AL NN - ex vi
dcfinitionis traditz i ens e(Te genus; pra(ertim tota 3 een dcfipitio ci
competit , €u; rz dicetur in ,uid incozmpleté de pluci- bus fpecie,lioc ett ;
plu(quà numero dile rentibus, «quod add;t, ne quis dicat ipfum petere
principium, quodilla , de quibus ens predicatur,.(. Deus, & creatura, füb-
ftantia,& accidcns,[upbponat efle (ub ge- mere » co quia illi appcllac:
diftinéta (pe- Cie ; cü 1g:tur per nuilam particulam ex- cludacar cns aba(ta
definitionescur genas |.dicinondcbebic, (i liec definiuo ett bo- na? Kcfp. fi
loqu' tur de ente, vc folum traníccndit lubít ciam; & accidens -i« de , eme
finito,grat s concedimus císe genus, "Nt mag's conitabic dilp. feq. Si
verolo- quitur dc enic, vt conl cendit ,;* ercatutam ncgamus cile genus, t ob
ra- tionem allata: quia non praefert reale tat pocéialéin, & corrah;bilem
pet rca» liatem def tent ie, quod ncceriaium eld vt aliquod propc dicatur genus
vt do- €cCSCOL £d 5.4,3. prope tin. tü quia de tonc genecs citvt dicat celauoné
ad plus i* : | rcs ípecies, Deus aüt non eft. fccies, («il c(ientialiter e(t
(ub(bantia: indiuidua ,.& finzularis , nullum veró genus conttiu;.- tur per
otdinem immediatum ad rem in - diniduam, vade formaliter loquendo ex- cluditur
à deGnicionc seaeris pcr hoc ; gp non praedicatur de Dco y & creatura , vc
de pluribus (pecicbus, ficut neque ad illa contrahitur pcr veras differew ias
facicg- do compaiit;onem Mctaphyíicam qug omnia neceiloria (unt , vt aliquod
com- mune-de. plutibus dicibile in quid per modum: pattis eifcntg dicatur gcnus
,. Qaod fi Arriag. velit appellare. genus quégicunque talem conceprü etiam cir
illas condicioncs,crit que fto de nomines re tamen vcra non 9unem huiu(cemodi
concepium eile appellandum genus opti- mé,demon(trat Pa(qualig. 1,p. fux: Mct.
d.(p.3 9.íc&. 2. voi aduertit quod cealitag apta fandare intentionem
gcnctis deber dicercaliquam rationem cutis determi. natam , inqua faluetur
potius. inchoatio huius natura'; quàm altcriusncc fofficiat ratio éntis, vt
fic, quae cx (e non dicit in; «hoationem deterininatz oaturz fed cá» tum effe
reale, (ed de boc fufius in Met, ja -. Ad intlantiam de anima in iiL dd mo
argumen: o allatam concedimus ha- bercratiooem .genccis adilla. tria, quod auté
non ponatar dire& in pcedicamen- to;(olum infert,g» non eft genus complzz
tum nO €x dcfeétu vniucilalitacs; fed na tuiz, quz partialis ctt,ac incóplcia «
Ad 2. 1amfüpra di&ü e(t vninerfale, vcl p;at- dicábile ; quod ponitur Joco
gencris u.a hac difinirione. ; accidentalitet contiaeri fubgcncre. primo
pradicabili , quarenug "f.quicquid conuenit gencri vc gonuselt, cGuenit
ctiam vaiuerfali, quaccnusa tali intentionc dznominatar.. Ad 3. iilaplura
ponuntur 1n definitione oblique tantü, & &onnotatiué, rcfpcétus enim
temper defi fitue in ordine ad terininum, X t pouitur m eius definiione, y; adi
28 Quiares, an ita dcfininim nicdcíerie iua, v.i quiddiratiua ?. pef pr magn ic
ablque cau(a iri praeli inier düop ^ miflas , & Scowftas, euo lic iie lis
de nopvne; fi l'ocpb. Jo niic de genere , quatenus pra
d,cabile cft , X non pouus Nn i Qu. M 428 quatenus vniuerfale , vumens cias.|
fuiffe vidcturserit definitio, & noa delcriprio, quia dici de, licét (it
pallio vaiuec(alis , et tamen dc etfentia pradicabilis ; Si ve- ró loquatur de
gcnere , vt cit vniucr(le, tunc dicendum cft, quód ti przdicart fu- mitur
formaliter; eft de(criprio ,quia elt data pcr páflionem, fi vcró radicaliter ,
cft dcfinitio , (ic enim dici de coincidir cü effe n, & aliero if&orum
modorü in- telligédus eft Doctor q. 1 ;. voiucr( qui- do mquit przdicati de
pluribus effe ra- tionem vniuerfalis; cum in 2-d.5.q. r.ali- tcr fentiat ; quód
(i quid amplius conten- dan: ex hoc loco Scotiflz , dicimus Do- €otem maiorem
babere au&otitatem in lib.fent. quàm voiuerf. in quibus folum- modo €a
doctrina reci picada c(t, quz có- fonat cum lib. fent. iuxta rcgalam genc-
talem, quain tradidimus in quaft proe:n, de recipienda Do&toris autoritate,
Ad- uertendumtn c(t quod cü dicimus prefa- tam definitionem ctfe
quidditatiuam,non loquimur de puté quidditatiua quz ran- tum con(lat ex pcoptio
;2neres X differe- tia , fed de quidditatiua per addtamentii data, in qu: vltra
proprium geaus, ac d f- entiam, inuoiu tur quid aliüd ab eifen- tia definiri
diuet(um ob ordiné aliquem; em habet ad illud , tinc quo definitio
intellc&uin aon quietaret,quo gcne- tc definitionis non lolum definiuntur
ac- cidentia omnia relatiua, quoi am c(T- to- tü cft ad aliud (c habere, &
ideó perte&e concipi ncqucuni, nifi eciam cócipraatur fondamenunn;&
termiqus;(-d etiam ac- cidentia aliqua abfoluta , imo & fubttan: tig,
prz(ertim incópletz, vc docct scot. 4 d. iR d.1 2.0.1. L.& alibi lac pe.
"in Prater allatam generis definitionem Porph affert aliam , dicens genus
cfl id, €i fupponuntur. fpecies , quz dcfiaitiQ potcft iciy tum effentialis,
cum acciden- talis iuxta duplicem (enfum;quei poteft abere ; i.n.
itaintelligatur , genus eit yniaer4le , quog refertur ad fpecies , erit
ellentialis , quia ccn: iale c(t seneti re- fpicctc (ua inferiora; (i veró ita
intclli- fatur, jenus clt vniderlale, ad quod tpe- cies tut Ícu quod terminat refpc- n fpecicrum, etit
accidentalis, quia Difput. IV. De-Viutvfalibus in partic. Accidit geacri » quod
refpiciatur ab infc- rioribus licét .n. nà refpiceretur pet mu- tuam relationé
, adhuc «à benc idtellige- recur cóiticutum ia fuo cile pec re( pests si dici
ad inferiora , € quonià hic po- ctior diccnd; modis elt £cequcatior a- pud
Auctores , & magis inteatus videtut à Porph. idcircó cóicer docent hanc
vlci- mam defiaitionein cíle acciden:alem .— ARTICV.LVYVS.HL. Quomodo Genus
pradicetur de. indiuiduis. 19 Ompertum e(t apud omnes ges C nas delidliiaif
prid C4 UR CH- prerca cnim dixit Porph. genus pradicani dc pluribus fpccic
ditferentibus, noa aüt- dixit de (pecicbus ; wc in(inuaret genus non cantum de
(jecicbus pizz-icars, ded dubitari tolet dc mod» , juo | , &du»lex cíle
porett dulyun,——— Priasum cit, an mcd até anum pr | E dicctur de iliis «.
med'aure fpecie, juo (cnfa d. cimus , quód Peirus ett animal, quia el homo, aa
cciam polit ra:crdum etiam de carum indiiduis, que proprà — — abinuicem (pecie
differre dowurslld mi v À. " ir hr ^ immediate przzdicar;; Eft (ausvaloata
o — Op'nio , gcnus a. n prz dicari per feiplum immediate de iadiuid.is , fcd
folum de fpccie, € hac med áte et à dc indiuiduisy. in quo à 1p: cie
(cceraicoryquz de fuis ta- dividus imaediaié przcdicacur, ita Alber. traCt.4.
de praedicab, c. r.Scot-q. 17. Vatu. Cooimb.. t .de (pecie; Tolet.q v0. Onna
kam y de Auf. 3.9.7. Maius fec.2- genere. 3. 4. Laucli. tract. de quin» que
pizd ve Ioan.de S. Tho.q.7, art. 1. alij paffim: quód maniteité vide- tuc
Porph. ip(e docaide c. de (pecie dum ait Jf tque omninàó id omne ,quod eft an-
te indintdua,dF de ipfis fine medio predi catum [pecies erit dz mtaxat, et
nullo mo do generís rationem jubibit. Et hanc fe- quutur opiniomem;quicunq.
negant indi« uidua gencrica.i.immcdiaté cóoteaca füb gencre,de qu bos immediate
praedicetur, vt Suarcz diíp.6. Met.(ec. 9. vbi a(ferit nu| la racione potf'e
gradum animalis contra hi imaediate. pec — pu alm i .Q.I. Quod Genus pradicetur
de indiuid.c/et. 1. £19 ddaalem,fed mediante diff retia fpecifica , uc adcó nó
dari hoc animal immediaté »ntentüm fub animali , (ed Petrum , vel v Leonem , in
quibus per eandem in- inifibilem differétiam indiuidualem có. grahuntur omnes
gradus fuperiores , idem quoque afferit Foalec. y. Met.c. 28, que(t,
a4dec.3.& alij ad ipfum. Aliafentécia docet poffe genus &t per
feipfum,& immediaté przdicari dc indi- uiduis,vt cü dicimus, hoc animal eft
ani .mal,hoc corpus eft corpus, quz propofi. tioncs verz funt immediate , &
non folo nomine,nam przdicatum fignificat nata fam corpoream, vcl (en(iriua in
cómuni , & (ubie&tum eandem naturá. fingulariza- taim;itaex Reccdoribus
multi, vt Runius cap.de fpecie q. $.Ouuied. contr. 4. Log. pünc. 4. Hurtad.in
Log. difp. 4. fcc. 5. quicüque admitrüc indiuidua generica , & . jincó vt D
Thom.opufc.5 $. & Sco- . tus 1.d.3.9.6 verf item vitimó vt ibi no PENA Er
icter 1.d.8.q.3.ptopé finé & cla 207 giffime in 4.d.8.4.2.O. vbi citat
Do&t A- ... wic&.r.[na Phyfic.qui fuit primus inuétor —— ánduridui ics
idis: Sáchez q. $6, .Log.na.5. & 28. ] ures. — m e bm rcfolutione bw dubi
E: - i m "J-. nad om. i * y" OE e. MET 2 , . 2 Ce z fe,primó vt fünt
à parterei; & fic verüeft nullü dari indiuiduum , quod immediaté fub genere
cóuneatur, quia omne tale có - tínetur immedíaté füb aliqua fpecie infi- ma ;
fecundó prout ab intellectu. conci- piuntur fub gradumnaturz fuperioris non
confiderato gradu [pecifico qué re vera rticipát,g vulgari exéplo de veniente à
e ex plicari poreft,nà fi ex motu , vel aliqua alia animalis proprietate,quà in
eo deprehédim is,cognofcamus illud effe in» diuiduumaliquod animalis,non uj
difti. &$ (it nec cquus,vel afinus, tunc dicimur cognofcere indiuidud inadequaté
, & in- €ópletéin qua accepcione fignificatur no mine huius animalis; &
indiuidaa boc imo do cótiderata dicütur incópleta , & genc- ricayincópleta
quidem,quia non attigiur af totam cí(lentiam (uam quam babent à parte
rei,generica veró quia orinaliter , | 2000 Siímmediaé pasticipant nauxá generi.
Logic [D di eft;indiuidua dupliciter cófiderari pof cam,Et qaidem hac indiuidu:
generica» hoc modo debere admitti .i, non à parte rciy(ed apud intelle&um
inadzquaté có- cipientem,docet Scotus aperté loc.cit«cü Auicé. & Varrone
Magiilro (uo, vnde in- Suenuod in fingularibus cft ordo fecü- um ordinem
vniuer(aliü , & quod prius vnuerfale quodcüue potett intelligi de- (cendere
in propriü fingularey quàm có« trahatur per differentiam aliquam ad ali- quod
inferius, tanquam ad fpeciem , vt fic habeamus ordinem ittorum fingulatiums
hocens , hzcíubftantia , hoc corpuss & iic deinceps víque ad. Sortem ; hoc
prenotato . 31 Dicendü ,qu5d licét deindiuiduis fpecificis , & completis
praedicetur ge« nus media [pecie,de genericistamen , & incompletis per
feiplum immediate prz» dicatur . Conclufio colligitur ex Scot. cit. camque
tenent Auctores fecunda fententiz . Probatur , quia vt dicebamus hz
przdicationcs (unt verz , hoc anima] c(t animal;hoc viuens eft viués,vbi pra-
dicatum fignificat naturam (enficiuam in communi , & fubie&um candem
matu» ram fingularizatam ; fed inter natu. tam in communi fumptam , &
infingue larinullum poteft dari medium, ergo E nus immcediaté przdicatur dc
indiuidui incompletis. Deinde ficut natura fpeci- fica in fingularibus eft
indiuidua , ita & ncrica,ficut enim Petrus , ideo eft hic omo di(tinctus
numero à Paulo , quia habet diftin&am numero humanitatem , ita eft hoc
animal , quia habet animali tatem diftin&am numero ab animali. tate Pauli ,
elo igitur animal przdice- — tur mediaté de Petro ,& Paulo ;| vvfünt
homines ,'immediaté tamen predicae tur deillis quatenus fan;jhoc » & illud
animalquia inter animal ; & hoc animal nullam cft medium , quo probari
poffit animal dici;de hoc ammali.Conf.illudpradicaturimmediatédealiquo,quod£ognofciturilliconuenirenulloalioter^tiocognito,&&contrailludmediatepradicatur,quodnoncognolcituraltcrconuenire,nifimediantecognitionealicuiustertij»fedintercKindisiialédone"Aopescogniti,&pa$3.*44,0itionemnaturagencricemedíatco«£uitiofpeciei,quanonmediatintercognitiopemindiuiduiinadzquatécogniti,&cognitionemnatura:generic,ergo.fnpradicaturmediantefyeciedein»uiduo.completo,feuadatquatécognitoyimmediateveródeincópletoyfeu
inadz- quaté cognito: minor quoad primam par- Icm patet , ratio enim cur de
Pctro (qui fub tali nomine datur intelligi indiaiduü completum, & adzquaté
cognitum ) af- ctur, quód fit antmal,eft quia cogno- fco illum effe homin£,
veré enim Petrus. idcó eft animal, quia eft homo, & parti- cipat naturam
genericam mediante fpe- €ifica; Pcobatuz etiam minor c. quo- ad fecundam partem
cxemplo fuprapoti- to de veniente à longé , quod percipitur effeanimal, fed non
cu:us fpeciei, qp qui- dém tuit exemplum ipfius Auiccn. & ad- ducitur à
Scot. loc.cit, vbi etiam refellit taciramre(pontionem , poffct enim quis dicere
; quód cum videmus vcnicntem à longe iu cafa pofito;no videmus hoc ani-
mal,(edvniuer(ale;id dici non petet (ait etse X Dh rie eg nae €» det ergo debct
intelligide ingulàri vniuerfa- lis. Próbakur psa rauone ibi à Scoto allàta ex
Varrone, quado enim dc aliqua ze 12noramus,quid.fit diftin&té,& in par-
ticulari, quarimus., quid eft hoc ?.at tunc ibi ly boc non(aüpponit pro aliquo
eredi dame: vt hoc ligno, vcl 7 $'quia unc. nonignorarctur ; quid. fit
illadjquod pcr tale nomen quatur ; idem non (upponiuir ,'& quaricut y.
pponit ergo pro fingulari cntis,& qua ritur in: ipesesidod "- - saper
d Y nc; quod. cftyel ligaumy vcl la- pho imeicdus. ia 3x I» oppotitum obijcitur
1» s ita prz dicantur dc dime. ib eee eifpofi ci im ferie prae dicamentali. y.
(cd. in €alerie inicr gradum fpccificum: ; & in- dsaiduu m medias
fpecicsycrgo gradusge- nerxus nó piz dicatur. dc-indiuidu s, ni mediante (pecie
Cof. nó poc elfe mme- iata progretl;io decxtremo ad cxtiemü, nii pcr a:cdiü ,fe
gradus genericus ct füprémus., ndiuiduus eft.infurus, (pcci- €45 verQ cll
nicdius inccr vrgumqueyesuo LM & * Difju. V. De Vniuef. in partic. nequit
gencricus predicari de indiuidao 5 nifi prius pczedicetur de fpecifico. Ref »
cum diftin&tione minoris inter genus, indiuidaum completum;ac adzquaté co-
gnitum vtique mediare fpeciem , nonta- menm genus, & indiuiduum
incompletum,, feu see A: Quac indíuidàüam enim fic (amptum eftimmediatum generi
. Ad. - Conf.conceditur maior; quando illa ex- trema non fint immediata at in propofi-
tojgradus genericus X indiuiduusincom-. ples (unc immediate, & gradus
generi-- cus dicitur füpremus , quiaeít fuperior , indiuiduus dicitur infimus,
quia eft infe- rior, & non quia inter vtrumque alter intercedar . P 33
Deindcarguitur, bzc indiuidua ge nerica non dantur à fpcci ficis di(lincta,er
pecificum. Tum quiafecand m$cuum —— — 24.12.92 grecia ipa bi aliquan * ieminal
o pencse Jic aliquod. indi de uam in illa fpecie,ergo omniaindiaidua. - funt
fpecifica. Tumtandem;quia animal nó multi plicaturynifi per rationale, & ir
1 Di- leer. non datür hoc an; nai Wii Auepoi nico do efp. neg-affumprum, non
dene tur indiuidua generica à Ípecificis diltiae- 6a modo tam deelarato, ad
pruna pcob,. neg. item allumprum, ad cuius prob. oc - Currit Doctor loc.cit.in
4«quóod licer illa. omina hoc , & onfirenr Áingulace (pccickinfima. singt
voiueríalisacquit.efse jorerü natura ; nifi. iwalkyuio fingulari alicbius
(pee1€i infima rejxtiarur ytamen: per e (upponunt pro "fingulari
entis& magis vniuec(alis,& ra- tio cft ; quianen demonftxant fingulurc
Xpecietiofima difta de; & adequate, (cd. *copntuse;
-argumentaprobatLolumy.«gyvtiqueàpacte:rcimcecdatur,nccdara«páupgulaie:vnaigriul.sdiitinctààpwoodgn45dlixerui,eenEfis,(cdfpeciei;ytXindiocaulis(ufficienscftad'Quafi.1.QuandoCeu:pradic.deindia.dr.T.stlatifpecieiinfima,nótamenprobat,inpxusconci»poffitfing:loremagisAipuertafeaiiDiigoalis.con'donsncomempeperintelledumanimaLtateém
prices cum fingularitate, ouam c ü rationalita:e5 neque enim oportet, vt m- ter
coficepius ingularmmy& conceprum genericam animalrsobuerfcntur in men- te
conceptus (pccifici, Ad altecà eiufdem aflumpt prob. ex Scoti auctoritate patet
per idem ,'quód confiderando indiuidua, 1mftatu rcalis cxiftétig,owmia funt
fpeci. fica (cd in ttata exlftéuz obie&tiuz apud intellectum inadzquaté
concipienté cuá dantur generica. Ad vltimam patet quoq;: peridem, non enim
animal à parte rci prius hingularizatur in indiuiduis , quàm contrahatat. per
rationale, & irrationalc ; oppofitum tamen contingere poteít per intelle&um — concipienté , Sic «uique
iutelligendi funt Porph. & Scor. €it. initio dubij,dum dicebant vniuct(ale
immediate" dictum de indiuiduis babere ihe E zum ita t l- indiuiduis
complets ; tum quis (— €tíam fi genus przdicetur de incompletiss iQ 32 per modum
genc- " moxdicemus, —— — 34 Tandem arguit Suarez, & eius arga: ta
probare vidétur nec ctiam per in- telle&u inadaxuaté concipientem pofle
dari indiuidua genetica à fpecificis di (tin Qa quia ratio generica precise
fumpta eft indifferens, & quati in potentia cfica- tiali , vt per
differentiam £pecificam de- terminetur, ergo doncc intelligatur hoc modo
determinata , non potett inielligi proxi e capax indruiduationis, Accedit; ,;
& fimpliciffima differentia determinan- - dam in áingulari totam;&
integram císe-. oce inclüdit omnia pradicata fu- periora , fruftra ergo
finguntur tot diffe. renüz idiaidualcs determinatiug pros. priorü sradutim
fuperiorum . INcc v c vnicam à parte rei 4 fed ef- fe multiplicem per
intelie&ü , nà nequit reddirauo , cur poflit eadem differentia indiuidualis
partiri 10 plares pcr. intelle- &ü;quarü fingul fingulis gradibus (upc- X
rioribus cortefpondeant,& non differen. tia Ípecifica in plures (pecificas.
Deniq ic non cíl mmas elfentialis connexio. & or- do inier differentiam generis
fpecificam, & indiuidualem , quàm inter differentias faperzoris magis,&
min? vuiuerfales ví;ad fpecificam v. g, non eft maior connc- xio, & ordo
inter (cntiens, rationale , & Petreitatem, quàm inter fubftantia, cor-
pus,viuens;(cntiens , rationale; atqui cor» pus non poceft contrahi etiam per
intel. le&um per;ditferétiam hominis, nifi me« dia differentia animali,ex
corpore enim, & racionali folo
nequiteciamperintelle€tumaliquidvnumcontfticurergon*queanimalcftdeterminabile
per differéiam huius animalis v. g. Petri , n:(i media dif- ferenua hominis .
35 Refíp.ad 1. rationem genericam ante determinatioaem fpecificam nó cef. fe
proximé capace pariter indiuiduatio- nis fpecificaz , quia cum indiuiduam fpe-
€ificum fpeciem includat, (and nó poteft genus ad ipfum contrahi, niti media
(pe^ cie, benc tamen eft capax indiuiduationis ice, quia cum indiuiduuin
genericü ried: nen includat , poteit vtique im» mediaté ad ipfum contrahi. Ad
2. vna indiuidualis differentia (ufficit ad deter- minandá fpecié immediaté,
& media illa omnia pra dicata /(uperiora à parte fei j; adhuc tf: per
intellcétam poffunt. concipi aliz diffevcntiz ratione diftinctz , qua gradus
(uperiores contrahant 1mmediaté modo explicato . Ratio autem, cut indt-
uidualis eaigecis, my ita partiri per imelle&um, & non (jccifica, eft ;
quia s uilibet gradus fuperior ,ét ab alio pract- yet capax indiuiduarioinis ,
vndc dici- mus hoc ens, hoc corpus, &c. vnde dari potiunr plures concepius
ciutdem diffe- renta mdiuidualis,quorum quilibet cor reípondeat fuo zrádui fuperiori;
at non qunlibec gradus tuperior precifus ab alio cít capax effectus tocmalis
diffcreua (pee €ificz v. g. rationalis , póchim clt fubiee €um capáx rauoci s ,
nifi animal, & ideo nequeunt diti res conceptus eiufdem fpecifica i tiz.
correípondcntes diticibuuue gradi. bus (upcrioribus - m paris y Nn 4 «um ipiam
t plue crc d "7. 432. cam enim in gradu fpecifico infimo efsé- tialiter
includantur omncs gradus fupc- riores v.g in homine, vtiq; rationale ne- uit
horiné conftitucre; & ad ipfum füb- antiam, & corpus conrahere , nifi
me« dio viucnte, & fcnriente; fed quia in indi- u'duo zceerieo no vifi
genus includitur , potcft genus immediate per fingularita- tem contrahi ; bene
tamen currit paritas dc indiuiduo fpecifico, cum cnim in 1pfo fpecies
includatur, coníéquenter nequit gradus genericus ad ipfum có(tiruendum
deíccrdere , nifi media fecic. 36 Hzc omnia bene (i2nificauit Blac. cit. ibi
tamen valdc decipitur, dam ait in hoc tátum fenfu poffe admitti indiuidua
generica , vt fub vno gencre non nifi vnü aflignari, vt [ub animal: hoc ani-
mal, prout ideme(t, quód indiuidpü ani- gnalis,nam hoc animal. fic famptum ,
fub nulla (pecie continetur ; imó cómune ctt omnibus fpecierum indiuiduis, ram
& Pe ttus eft hoc 'ammal , & Buccphalcs «ft boc animal .i. ind:uiduum
animalis. Pre tcr autem hoc animal fic fumptur , nulla alia dantur indiuidua
animalis,niii h.c ho mo, aut hic Lco, quz funt mdividua fje- cierum,nec aliud
potefl mensaflequisin - quit ipíe .. Scd valde fallitur , vt diccba- (nus ,
ficut enin Pcrruseft hic bomo di- fiin&us numero à Ioanne, quia babe: di-
ftin&tam numero humanitaté , ita cfl boc animal, quia habet animalitatem
numcro diflianctam ab animalitate Ioannis , & fic de alijs. indiniduis ,
crgo plura indinidua erica dantur (ub eodem gcnere , non Vnicum tantum ; &
quando hic fit que- fiio dc indiuiduis gcnericis , an dentut faltim pet
iniclic&uns diftincta à (pecifie cis,eft qua fiio dc indiuiduis (i
gnatis,non autem dc octet ie cft indiuiauum vagum animalis , quod magis proprie
di cerctur aliquod animal , bí res à nullo ncgatuc; ncc ctiam e(t quz fL io dc
conce- piu indiuidui gencrici m communi , qui videtut abítralu polie à fingulis
gcneri- Eis, (i admittantur ; nam his admiffis idé Qin iu dc tali concepti,
quod folet de cóceptu:indiuidui (pecifici 1 communi; quare concludimus Blanc.
nó affecutum fuific flatum quatüonis , " Difp. V. De Vniutrf. in partic?
:37 Pafqualig. etiam r. par. fuz Met: difp. $$. adhuc etiam rem magis confun-
dit,dum diítingtiit de indiuiduo (ecundü cíle phyficum, & materiale
coníiderato, l uo fen(a dicit totam ; & completam in« juidui entitatem ,
& fecundum elle fore male, quo feníu dicit (olü eife indiuidüa- le,vt fic,
& poítea inquit genus immedia- té pradicari dc indiuiduis primo modo |
confidcratis , (ed mediate de ipfis altero E inodo in(pedtis . Plané hoc ett
contra a» ] omnium opinionum, nam indiuidua pgi- rho modo infpecta (unt
completa, de qui« bus ramen fatentur omnes genus non nifi mediaté pradicati ;
fecüdo modo fümpta (unt incompleta, quia dicunt puram indi uiduationem im
cócreto, vt ipfe loquitur, fic autem poitunt immediaté (ubiterai y non tantum
fpeciei, (ed cuicunque gradui (uperiori pracisé iampto » quia quili E (c
folo-eft capax effectus formalis indti^.——— uiduationis, vt icindepedenter
àípecie, ——— licét non ind uiduarions (pecifigg ; vt.———— contra Suarez
di(currebamus ; (ed quzfo ne conteramus tcapus circa dicteria , a chymeras
RécencioraiM M NE de ui videantur aff. rrc, n nlie paffim labü- tur ineptias.
Poncius autem diíp.4. q.6.-— hancquzftionem pertractans querit, an. nacura
genctica poffit :d:1à pattere. . que vila diff-rentia »oficiua prererindie —
u.dualem , vndé non videtur adecutushic — Au&or ftatum |.uz(onis , non cnim
cft difficultas dc :ndiuidu's ;
vtfuntàpartetei,quiavcdiumcftn.30.certumeft.noilumdariindiuiduuaiàpartereiimmediatécollocatumfubgenere,quodnonfitcttamlubaliquafpecie,vtnotatScot.2.d.12.0.2.lit.C.;pA38Aliudautemdubiumad!ticulum[pe&anscft,cumicaripoflittumdeindiuiduiscompletis,vtPetruseftanimal,tumietis,vtocanimalettanimal,deillismediate,ittisimmediaté,quaritur,aninhisprzdicationibus(ecuetadhucvniuer(alitatemgeneris,velporiusinducatmodü.fpeciei.Hurtad.cit.tenetadhucpredicaripermodumisquiaadhucprzdicatpartemeffentiz
, & per modum entisincomplcti ; idem Mode jj , [: & Pone * -uidgis
ciuídi - amplius rationcm ^ U^ 9 - NEED gov ' quidem, (ed fine przcifione,
& QI Quod Gesns predictus desndiidie Ar HT. — asi pter eo nimirum efto |xe«
icetur de. indiuiduis » non tamen przecie sé deillis , cum etiam de ípecic- bus
(ix pradicabile, in quo (cernitur gc- nus à [pecie , qua de folis indiuiduis c
przdicabilis, qui dicendi modus Auicen. tribuiturj & rcfertur à Scoto q.
17. Vni- ucr(.in fol. ad 1. fed non fittit ioco ime mediaté (ubdeos aliam
folutiouem. Alij inquiunt przdicari per modum fpccici , ita volunt huius ,
Didac. Blanc. Com- plat. & Arriag. dum praedicatur dc indi- uiduis
incompleus , quia tunc pra dica- tüt ac fi diccret totam corum c(lentiam ; idem
aíIcrit Aucrla,dum pre dicatur ctiá de completis, declarat «amen, id cfle. in-
telligendum,cum przdicantur de indiui- duis ciuldem xpecici , quia rc vera
tunc. gcnus non przdicator. de pluribus fpecie differenti bus, ied tátum
numcro,& idcó indüic modum fpeciei . [.ouanicnics tan- n c.dc gsnete,
quibus fab(cribit Blanc. ind ilp«4. n-6$. loquens de indi- 1 (pcciei., docent,
dum ge-, nus id indiuidua refertar, non habere, » cneri$,aut alterius ex
quatuor pratdicabilibus fed conftitüere. aliam quandum fpeciem vniuer(alis nno
minatam ; quz lententia etiam abfolüré rciclienda cit , quia abíque neceffitate
mulcplicac yoiuerfalia. F .39 Dicunus, quod[i genus compara- tur ad indiuidua
complcta , bue diucría , - fiuc ciufdem f|eciei, f mper praedicatut per modim
gencerisfi vero ad incoimple-. taypouus indu:t modum fpeciei Hc có- clut.quo ad
1. partcm communis eft quà * . mulg probant ex illo Auiccn.fundamcn- to , quia
gcnus prz dicauir de 10diuiduis qu e iut dco nae huc manet diftinctum à fpecie»
qug pra- dicatur de illis cum przcitione . Kuuius notauit buius rationis.
infufficientiam qua genus, & [pecics differrent pcr iffetenziam ncgatigam ,
& non pofitis uam , nam przdicari de. indiuidius prz- ciséi* pon dc ahjs,
magis diuerlis clt pu- ra ncgatio. Pakqualig» norauit ex alio ca- pitey quia
tunc genus non tantum císct ge nus ,icd ctiam fpccics quia pradicaict dc
pluribus numero
differentibus,quodcitpropin[Bec»RatioAuic.equidcminfufficienselt, non c.inen ex
co ca- pite;vnde dicebat Rauius,quia adhuc gc- nus haberet fuum modum
przdicandi po fitiuum , quo fe extenderet tum ad tpe- Cics , tum ad indiuidua ,
[pecies veró tulé modum , quo fe extcnderet ad ind.ui;ua tantü,& quidem
pofitiuu, cfló pittim per negationem explicarctur,ne:jue cx cox capite, vnde
argucbat Falqual. nam cfto gxnus prz dicarctur de indiuiduis,non (e- queretur
cfTc ctiam Ipeciem , fcd folii ef- Íc vniuerfale magis 1llimitatum fpecies quia
(e.cxtenderct ad quz cunque (e fpe- . Cies extendit , & ad alia plura , ac
etiam per diueríum modum pradticandi , ficut. etiam non quia feníus dicitur
cffe fin gu- larium cum prazci(ionc , incclle&us fine pracilione quia etiam
cft vaiucrfalium y deducitur intelle&um etíe ctiam fenfum,. fed olum,q» fic
potentia illimitatior fea» (uj (ed ratio Auiccn. ex hoc rcfellenda 2» cft, quia
[1 dilcrimen ab co a(Lgnacü ef- (gp (ufficiens ad dittinguenda gcnus, & fpeciem,vt
diuerfa przd:icabilia , deberét etiam: in ratione vniuer(alium diftingui
d.ffcrentia [pecifica,& generica;propriü fpecificom, & genericum;&
fic ctiam ac- cidens, quia illa cum precifioneifla (ine pracifione przdicaniur
de pluribus nu». mero differécibns,et fgpius ett inculcatü, - 40 Raro igitar ,
cur genus euá de;n- diuiduis eiufdem fpeciei praedicetur per modum generis, non
fpccici, cft, quia vt fupra diximus hzc duo. vniucralia no di- ttinsuuncur per
illas patticulas namero » vel [pecie differentibus materialirer cone.
fjdératas, fca formaliter, hoc cít, fub cali modo pra dicandi. de ilis mulus,
nempé compleié, vel incopleté , qui prz-dicandi modus indicatur per illas
particulas, vt fa pra declaratü eit , tcd genus € compaura- tum ad indjuidua
ciu(dew fpeciei retinet. tálé przdicandi modü , ergo veré pradis. catur per
n.ocü gencris ; 1 rob-min. qtia pridicatur de ill is mediante xai ,n4m, fermo
ctt de ind iuiduis compleus, ergo. predicantur incóplecé, & pér modi pz us
Hac cófcq. eti euidens nà co Ipfo qe: gradus fuperior praedicatur de indiuidüis
alio intct medio, fioi cft cóuahi ad illa T me- n^ LPS d Qu. T 434. ^ Difpu.V.
DeVpiuerf. impari ^ 7 mediante (pecifica differentia ; atqj:deó &iilla
deícendere per modum parcs ma- tcrialis eflentiz, Et idcó bene dicebat DoG&or
q.17.Vniuer(.infol. ad 1. «p ge- — pus ad indwidua collatam adhaccationé
gencris fcruat , quia de illis mediate prze* dicatur,non immediate, hoc enim
manife €&é indica: ipfum predicaci partem eífen- tiz,non vcró totam
effentià ;Conf.quia 2» «x di&is difput. praced.q.2.art. 3. quádo dicimus,
Perrus efl bomo, c(t adhuc prz- . dicatio (pecici , licét enim ex vi actualis
przdicationis reftringatur ad «num indi- niduum;adhuc tàmen ex vi aptitudinalis
extenditur ad plura numero, ergo pariter in propofito hz predicationes , Petrus
efl animal, Francifcus cfl auimal, erunt 1eris,quia efto cx vi a&ualis prz
dica- - - tionis coar&tetur natura ad plura folo na- mero diffcrentia,
adhuc amen eft aptà 5 proximé ad predicandum de indiuiduis aliarum fpecierum, p
fufficit ad (aluandá M aii itatem genericamyper quod fol. uitur ratio Ponci] ad
oppofitum. "41 Hincprob.concl. quoad altera par- tem cx contrario
fundamento ; q nempe de indiuidnis genericis przdicetur p mo- düm (pcciei,non
generis jideó enim predi catur dc fpecificis per modum generis , quia de1llis
przdicatar mediate ; hoc eft àncompleté , & per modum partis , er- £9
écontracum de genericis immedia- 16 przdicetur , przdicabitur complete, &
per modum totius qui eft modus pra-- priips esa . Conhr. quia refpectu il- - Jorum
habet rationem totius, & comple- , tz cílentiz , ego pradicatur de illis
per modum fpeciet,non generis. Probatur af- - futmptum; quia (icut cam dicimus,
Petrus efl bomo,!y homo dicit totá eflenuam Pe tri , quia Petrcitas ad
effentiam non fpe- €t c fit potius determinatio effentize , ita cam dicimus boc
animal efl animal, animal dicit totameffemiam illius in- iuidui incompleti ,
quiaim eo nonrepe- ritor,ni(i natura fenfitiua y & haecceitas , quz ad
naturam non perunet ; & fane ad przdicationemcompletam aliud non re-
quiritur , nifi przdicatam explicare to- tun, quod pertinet ad effentiam
(übie&i "teli indiuiduationc , ergo cum totum «etur , & per modum
partis. (Quia talis-— ordononconíideratur , quando imme--—— — "t daré
contrahitur perindiuiduales imb ^ — — ' hochabeatut in his predicationibus ge-
netis de indiuiduis incompletis , dicendü - eft de ip(is praedicari per modam
fpec:ei . 341 Nectefert;quódíecundürem , &* confasé boc'animal dicat etiam
differen: tám fpecificam: Quia ad dift aguenda a: ptzdicabilia non accenditur
praedicacum, & lubiectam,vtfunt inre , fed vtconci- piuntur à oobis ,
alioquin genius non di. ftingücrcetur à fpecie, & differenti a, cum ergo
boc anintal, «t à nobis concipitar , differentiam fpecificam nón dicat, e(toa
partc rei includar,iam extali modo con- cipiendi incladit zcadumrgenericum ,
vt: totani e(Icatiamcontractam pet diffecé- tiam materialem,& namcralem ,
non ve. : rà vt partem effentiz: contracta per for. malem,& (pecificam :
Nec etiam refert - quód talis natura fit contrahibilis per dife ferentias
fpecificas , atque ideó etiam de ^ — irdiuiduis genericis incomplete predi: —
tunc przícinditur natura à tali
contrahis-jbilitate,&folumconfideratutwtcontrasMhibilisperdifferentiaszmdiuiduales,naturzautemficconfideracznonpoteftDietribuiratiogeneris,fedtantumtpeciei.xrContrahancpartéConcl.arguitHur——
tad. cit. Q) ando quis videt quatuor jim , diuidua animal is,duos.C homines,
& duos- leones, & cxplicité-cognofcit ea effe anis ' malia, (cd
ignorat,qui animalia, runc ab iilis quatuor indiuiduis ab(trahit imme- diaté
rationcm communem animalis;quá illis omnibus codem modo conuenire vi- det,fed
illa eft racio; 1 ia conuc- nit pluribus differenubusfpecic , ergo cü ratio
ab(tra&a de illis po(fit immediaté pradicari, à quibus immediate abftrahi-
ache D reticdiein M code pc- iacópletis icabi ge- v À Ded rationem [ic Concegrw
e fpecificà or rim ;Contrà;at- Eri runi itio (pecifica folis có- uenit
indiuiduis eiuidem fpecici , nó veró indiuiduis alterius . Confir.illa ratio
ani- malis abftra&a immediaté ab indiuiduis codé modo przdicatuc de lilis
.(. in quid incópleté,ac &abíl raheretur à fpecicbus , & tà-
Quaft.I.Quomodo Gesws pradie-de indi, eArt.IIT.. £3 $ & tamen de (pecie,
& indiuiduo pradica- tur in quid incómpleté , ergo (cmpe: ha- bet rationem
generis. Ruríus ad pradica- tioné gencris nà requiritur, imó eft pror- fus
impertinés cognitio tot;us cflentiz fu- biecti,ergo cum dicimus boc animal eft
animal , non pra dicatur tota e(fentia de fubie&o, & fi tota predicareruryiam
illud indiuiduum e(fet dilinété: .& adzquaté conceptum,quod eft contra
rationem in» iuidui generici ; Tandem ideo dicuntur indinidua generica »uia de
illispradica. tur genus per modum generis , alioquin.» fpecificadicideberenb ^
— ^ -4* Refp.folutione intet arguendü da- tà; ad impugnationem dicimus, illa
qua- tuor indioidua in flatu cxiftentiz realis vtique (pecie differre yat à
vidente talcm: diffcrentiá non percipi, vnde in eius con- €cpru folo numero
differunc fub genere tamen in ordinc ad illa ^y . Wt. fic cognita-, induit
modiim fpeciei quia rcípicitilla , vt (olo numero diffc- tenisquod et proprium
feci Diees Y (— €rgó genus geocralitimi habere potet genus quiaomms : €abihs eft quoquejfubijcib/lis . Refp.be:- :
v & cius probationem: ait effe: fpecisbus vt funt ordinatae in przdica-
mento , ille.n. ordo refpondet. natura
rerum qua poftular , vc gradus genericus: .defcendat ad' indiuiduazionenr per
fpe- ci€ , & ita ómnis fpecies prasdicabilis. cft fübijcibilis;potcft ramen
intelleáus hoc ordine noníeruato faceré fpeciem: pra dicabilem quz
nonfit(ubijcbilis, — Ad Confir. Ncg. affumptum; vt cóftac ezdidis. Adaliam ,
quando de Petro: cnunciamus effe animal, non fub rationc Petri, quia(ub hoc
nomine importar in- diuiduum fpecificum, fcd (üb ratione hu- iusanimalis ,
vtique-nomcenüneianir tota: efsétia, quam habet à. parte renqpia prz- ter
animalitatem includit ratiomalitatem fed'enünciatur tota cffefitia ilhus , vc
ftat (ubmeftro concepta: ;; cum enim à nobis 1n concipiatur", nifi (üb
raiione huius que! i^ bic&i eft cffeanimal , & fic Petrus (ub tali
conceptu im ratione indiuidui genc- rici pót dici diflinSté,& adaquaté
cogni- —À — indiuidui (pecifici con» usé , & inadzquaté, quia nomartingitur
fpecifica differentia elplicinde Ad vit. hocanimal , & illad animal non
dicuntur indiaidua genetica ., quiade illispradis cetur genus per modum generis
, quias plané cx hcc capite: potius fj pecifica di« ci deberent (ed dicumur
generica, & nom fpecificaq doilla dicuntur (óecifica indiaidua , quae genus
párticipaüt mediante fpecie , vnde quia ifta genu$. participant immediate . ideo generica appellari confüeucrunt . 44
Exd:&is colligitur refoiutio illius quztti , dc. quo fuse nimis agunt
Recens tiorcsnonnulli , quodnam fit cotrelatiz vum generis, vw ei correfpondet
intra» tione fübij. ibilis 5: primum enims & im« medíatum füntfpec:es ,,
mediarum indie idua » tatione enim fpecierum przdicae c indiuiduis , quando dc
illis prz di- catur per modüm generis , quando cnim de indiuiduis incompletis
immediate , &C U. ique Pri ime RET mos dum fpeciei, & talis
przdicatioad fecun» dum fpectatpra dicabile, nàad' primum. Hac de caufa alij
dicunt fpecics. effe ter« minum formalem genereicaris,indiuidua- materialem
ille enim dicitur. termi- nus focmalis alicaiusrelationis , qui pro rié &
per (e illi correfpondet, materia - is veró , qui cam terminar ratióne ipfius:
termini formaliscum quo reperitur cone iun&us, & non tam feipfo ,,
quàminter-- uentu alterius, Neque ramen: hinc iofe-: ras cum Páíquailg, 1.p.füg
Met.difp. 14. fcc.2.0. r2. indiurduà meré per: accidens; (c haberead genus: in
rarione fubijcibie: lis,atque ideo adzquatum. correlatiuumi generis c(fe
(ólam.ipeciem, vnde ad indi- uiduacomparatnm , fiueciufdem: y. fiue: diuer(
(pecie, nullo mod rà tionem genetis. Hoc eniav eb prorías: ^ je diferté: flum.
; quia Porph.c-deípeci &ocet. , nedum cilc gcnus reípectu. fpc- animalis,
fan& cum dc Fetro fic coücepto: cierumíub (e eonrétacum »fedietiam rez
icitur boc animal eft animal, tota cfiéne v indiui duorum ,ad'qua rctcetur s
tía enumciatur quia toracffentiaillius lus jo id manifcfi collum ex Erici uia
ex confueto loquendi mo» Nx... S ct e 436 Oo Difp. V. De Voiuenfin panico: 000^
- inifione quam dicitur przdicari. de pluribus bo Rie differencibus. , quevct;
nÉ non tantum conuenit fpecicbus , fed etiam earum indiuiduis , non enia ran-
tum equus, & homo fpecie differunt, fed etiam Petrus, & Buccphalus,
crgo. (i
genuspropriéfubrationcgeneriseft.prailedeindiuiduis,1ndiuidua.quoqueproptiécruntfubijcibiliarefpe&uillius.&.qnamaisindiudaanon.fubijciancurncri,nifimediantefpecie,&depensterMt:^"eopriafubjcibilitasdiftiataà^fübicibilitare(pecie»quafifolafpeciesfitvnicum,&adaruatumfübijcibilegcis(uar5.declarari
poteft ex doctri- m,quam Sco:us docet quol. 18. adit. inquit enim ibi , quod
licec a&us exterior non. habeat rationem vo- lantarij & liberi , nii
mediante adu. in- .. terioti volütatis.qiádo t a&us. exterior coniungirur
cum interiori, & ex illo pro- potort fic; & in ratione'a&us
conuentüt vniuocé forma fubttantialis, & acciden- talis,cíto accidental:s
non a&uet, niti me diante forma (uübftantialis , quod exem- plum valeat
,quantum poteft, Colhig:tur etiam folutio alterius qua» fiti ,' Angenus cadem
hibinidinc refpis ciat [pecies,& indiuidua in ratione fübij. €ibilium;an
potius diüería , dicendum .r, cít , quod itudine eiufdem rationis refertur ad
vtrumque: Ratio eft; quia ex parte generis femper e(t cadé ratiofun- dandi,
(iue ad (pecies referatur, fiuc ad in- diaidua, nam dc omnibas przdicatur, vt
pars materialis, & vt praedicatum incom pletum;X é contra ex parte: fpecierum
, & indiuidaorum ratio terminandi cft eadem , quia terminant generetarem
wt. ,— plura fpecie diftintta, (iue (pccifiza s flue - "muümerica,ergo ad
vtru;mq; refertur relas ——— tione eiufdem rationis,Scfpeciei; Anve- deereidims
T ro referatur ad vtrumque ea I i» -ne ctiam numerali, per quam cedit ,tunc
ille excerioggrt di ftin&us, ha- H, bet ratioticm volanafi y diftin&al.
fpeciem attíngat, &i aré ,- 3 ] "t quia vofuntarij meliaté , vade hoc
iplD -poreftdici quod fi e lito 0 hábet
diftin&am rationem liberiabimte- — intelle&us natütam Eo, EUM &
indiuidais,cadem indimitblitelatione —— xo vtrumque , fecusautem » fihoc —— i£
, us e riori,quia interior eft liber immcediaté. , qua do&trina ex integro
poteft huic pro- polito applicari , & per cam probari ctiá s ITEM om
indiuidua eíTe proprie fub jcibilia gene- ; Ed ris, licet mediaté,&
depédemer à (pecie: & hac (ententia eft Scoti q. 17. Vniucr.in fol.ad
s.quam paífimal:j (cquuntur. 4$ Vnde fi etià velimus a(hiznare ada , quatam , &
totale cortelatiuum gencris in ratione (ubijcibilis , prater... quod nil aliud
eft ,quod habitudinem generistet- minatc poffit, hoc fané erum fpecies , ac
andiuidua (imul ; vcl (1 placet , poterit €t conftitui aliquod commone illis.
impot- 1atum per hoc , quod eft plura fpec.e di-. flintía , quatenus ambo
conaeniuot in rationc fubijcibilis ad genus. Nec. ob- flat,quód fpecics
immediate fübijciatur enerisindiuidua veràó mediate , nam hac ftante hac
difparitate potfunt habe- rctationem communem , & vniuocam in rationc
fubijcibilis,(ic.n.de fa&o videmus rarionem (ubttàriax vniuocam eífe corpo-
Ei,vt 16, & cali corpori,cám tamen ad tale vorpus non dcícendapnifi
mediante cor- " T UA d vd ARTICVLVS IV. ^ — Expediuutur varia quafitade G
46 Y. *nr - lit in quid przdicari exercice S in recto de (uis inferioribus
dicendo ,ho-- ndis eft prec "e da itandi cíL,quia pars,vt fic, eitó
potficin obliquo pradicari de toto, veré enim di- «imus homo con(tat anima ,
habet cor- pus; caput , &c.inre&o tamen enunciaci non pote(t,vnde non
bene d.citur, homo c(tanima, homo e(t corpus, i43; docuit Arift.4« Topic. cap.
2. & fuadet manite- fta ratio , quia hoc przdicatam 25/mal vt pars dioit
isé in homine gradum feniitiuum, & nihil alind, vade ii przdi- caretar,yc
pacsfaccrec banc (entum, ho- mo e(t animal .i.bomo c(t ca aacmàl , fiuc homo
nóe(t plu(auam anunil; vnde vt aliquid de alio vcre pradiectur A "Te
" 5.1.45 Genuspradic.cvt totumyvelpars.evfrt. IV. 437 &o , debet
aliquo modo dicete totum il - lud;quod dicit fubiectü,hoc .n de rigore
importare vidctur copala eff in illa pc- .— dicatione bomo eft animal , ncmpe
sé(us eft,animal cft totá illud quod cft homo; cum igiturin propofito , vt
conftat ex di- &is , animal dicat partemceffentie (uorü inferiorum,non
vidctur pote cam vecita- te de illis enunciati in przdicationcexer- «ita ,
& io redo . . 47 Adhoc dubiü dicunt aliqui,vt A- uerfa q. 16. dc gencte fc.
5. in finc , Di- dac.a lefu difput.6.3.5. Blanc. difpu.5. fec.ro.& alij,
quod illud axioma ; gy pars nó przdicatur de toto, verificatur ctun de partibus
phyficis, vt (unt materia, & forma;ac etiam integrantibas,vt caputy&c
brachium, non tamen de. Metaphyficis , huius rationem reddit Didac.quem (equi-
tur Blanc.qüia cum partes Meraphyice Tamantur à tota tei entitate , nimirü ani-
mal, € rationale ab incegra. humanitate, fub diuer(is ramen gradibus concepta»,
hinc eft , quód ctiam in ratione pacium dicunt totam naturam fpeciei , cunus
süc partes, & idcó etiam in ratione veh am potfunt predicari de roto , quod
dici he- Pid partibus Phyficis,quarum neutra icit totam entitatem ret
conitituta . Hic dicéd: mod is n5 fufficit , mí aliud addatur,quia vt vt bene
notauit Ru:uus c. dc genere q.. j. imó & Scotus ipfe q. 16, Vniuerf.ratio
allata , quód pars nequeat Cer detoto , zqué m litat io parti- Metaphyiicis ,
& rauons , ficut in Phylicis. &
vealib is, & excmpla &dducta ad'rd probandum fun: ind ffercater de. 5
partibus his, & ilis. Raciocna. difcrimi- ms adduct: à Didic. nihil
conclidit,cum | falfo innitatur fundamento, vt infra vidc- bimus . 3. cftó cnim
genus diceretur fu. mi à tota enutate phy(ica rci , non tamen itat à tota
entitate metaphyiica , de qua hic ett (ermo,qu:a nó fumitur à d ffe rentia ,
quod, (i (amereiur à tora encitace : Ca , cü prz dicatum dicat quan- tü actu in
(c continet,tunc genus coa c(- fenià fuorum infcriorum.predicaret, cü toram
actu imporret , quod acc ipíc i:dac.concedcret , cü nobifcum tencat (olü dicerc
partem matcrialcm cícnuz, 25^ 48 Alij dicür,quod licet genus, vt psce
metaphyfica a&taalis , néqueat cum vc- ritate przdicar: de fuis inferioribus
; vc probatallararatio , tamen vt pocentialis -i,non vt a&u componens , fed
vt potens componere (ípeciem, poteft cum veritate przdicari , ficenim altquo
modo cótiner totum, quod continet (ubic um , quia cü po (fit proxime coniungi
cum hac , & illa- diífccentia, continet illas omnes in poten. tia , &
hoc atis cft , vt dicatur continere totum;quód continct fpecies, nempe vmá
partem a&u , & alteram in potentia ;. ci. tatur à Ruuio pro hac opi.
Cantecus qaí- dam hic c. de gen.q.5 Scd ratio allata, pars dc toto pizdicari
nequeat pec modu partis,qué probat de adanili , & poten. tiali, «cbene
notant Comjlat. difj»5 q. c. fepugaat eaim, quod pars metaphy(ica ; fiue
conderetur, et a&u com»oart , (iue vtantecedit compof(itionca, formaliter y
quatenus pars c(t, contiacat cotum illud , quod coatinet compofitum , cuius cft
5s, vt patceccontideranti . : Alij concedunt partem. poffe predt. cari pec
modum partis , ncgantes ad vc» ritatem przdicationis necelfarium effe, e
pradicatum importet totum cífe ubiet: , fiae explicit , tiue inplicité,
fei(üfficit , vt importcet aliquid de fübie- &o;feu quod includatur ia co,
itavt (cn- (us tit, liomo eft animal.i. coatiaet na« turam animalis , ira cum
quibuí(dam alijs videtur (cnure Pafqualig. difp.s fcc.4. nu.2 scd hic diceadi
modus satia reij- citur , quia (i jn predicationibus in recto (ola talis
inclutio figa;ficaretur, & (uffis.— ceret fenfus allatus, pofet etiá pars
phys fica, tàm integralis , quàn eential.s de fao toto in recto jtd oi didtado,
ho- mo ett corpus,hoimo-éft capat, nam itae partes veré includuntur in (uo
toto; at re vcra pizdicatio in rcéto aliquid plus. fi- gurficat, nimirui hoc
cile illud, vnde c dicimus homo ctl animal, noa cancum fi- guificacac animal
includi in homine , (cd hoiiaem etle animal , & hoc clie quic- qu;d iilud
ctt. , nain per ly animal. nihil excluditur ab homine;quaa homo (it ii- tum
anunlynam pradicaco etfet £alfa. any icd aliquo modo denotatur Me » q 438
Difpat.1V. De Vise alibus.in partie. € 5 »quod importatur per hominem . 49
Hacigitur dc caufa Tlomiftar có- muniter (entiunt genus ., cfto fit tantum pars
fpec ci pralcindens ab alia.cóporte ; .qua: eft differeotia » praedicari tamen
de infcrioribus per modum tot'us potentia- lis ; «um«enim fübhac ratione
continet implicite, & confuse ctiam differentias ; «onícqucnicr continebit
toram | fpeciei quiddititem , «nde hac ratione poterit de ipfa inrcQo prz
dicari,ita Suarcz dif p.1 j. Mct. fec. 140.16. Soto lic q. vn. ar. 2.
CoójL&.Ruuius cit. Mafius fec.2-9.2.Ca- ict.de cote, & eflen.c. 3.
dicentes clic cx- preflam (ententiam S. Thong ibidcm;do «ent igityr ad
ycritarem pracdicationis in 0 nó rcquitiquód prz dicatum actu , & Lomaliter
dicar ; quicquid dicit (üb;c- €&um(alioquinnon forct przdicatio for-
malis,(cd identica) fed fufficere , vt dicat impliciié,virtute?& potétia,
& ideó quá- uis genus in ratione totius vniuerfal:s non dicat aiu,
formaliter , & exprefsé ,cuic- quid d;cunt fpecies, quiatamen e tum illud
confusé, com (it totum portn- ziale confufüm includens differentias, po terit
cum vcritatc przdicari in rcéio de fuis infcrior.bus (ub ratione totius vni-
ueríalis,& poentialis . ] Cz terum neque hac fententia ,. quam- uis
communis , rem bene explicat. , cum €nim docct genus , quando praed catur de
(pccicbus, nonfe babere , vt partem d vt totum potenciale, quatenus in con-
fufo dicit , ac implicité totam (pcciei ef- fentiam,de qua przdicatur;
quzrimus, in quo fenfu id intelligant vcl enim eatenus icit totam fpeciei
e(fentiam qnia conti- ncat ind» ; &nonn poteniia rantum coníuío tamen, ac
indeterminato diffcré- 1ias, quatenus non magts hanc dicit.quá illam,ted
promifcué omnes, vc Suarez loc. cit. mfinuare videtur, & bic(enfus elt om
ninó fal(us, mox enimottédcmus , genus jn potentia tantum. conuncre. ded.
tiaS,non aucem in acta copfufo, & impli- «ito, vnde liget pre dicetur
tanquam totü potéciale de (peciebus , adhuc pra dicab:. tur canquam pars
fpeciei, fi vcró dicát &ó £otincrc in actu confuío diffcrcntías, (cd tantum
ligaificare totam náturam [pcciei ves? . * (ub gradu vnineríali(upetiori , vt
explicar Ruuius;fic fané manifefté patet non dice. retotá naturam fpeciei, quia
dum fignifi- cat naturam (peciei. folum fab gradu vni- veríaliori, vtique fc
haber tantum. vc par fpeciei abítrahens ab inferiorum d;fferé. vjs, &
importans (olam rationem gene- ticam. communem. Accedit per. praedi. catum
gencricum vnam fpeciem ab alia non d Ícctni , (ed prorfus copucairc ,
&itaenimciaridevnafpecie;vtnu!lapror(usfactamutationeilliusprag»!1cat;inef,fcobic&tiuo,potietaltericompetete,et»gonecexplicite.nceimplicitedicittoruimefiefjecieialioquinperipsü.&yfpeciesdicernereturabalia,&illudipsüprediestaumdevnafpecieenunciatummópoffetaltcricompetere,ergoetiamingaetionetotiuspotentialsveré.pradiEtantummodo,.vtparsRies!à»foDicendumigitorcftcum,Scot,16.Vniuerf.quodcflógenas,totumporentialedicattantumelicntiz,dumtamenprzdiciedicendo,homocítandicaturquianonfignificdumpartis,fedpermodamtenusprzdicatuminconctoexcon(esquenufignificattorumiuenimcft;ad.bocvr.portatur,pecfabie&tum;inris,quoditaexplicaripotftvcrapropofito,przdicaiuqfcidemcum(ubiecto,fedquando
vni-- ucríale przdicatur de inferiori in con» ——— creto. pizdicarum eftidem cum
fubie- — — &o in raiione habenuüs, dum enim dicio —— — mushomo eülanimal
(cníasett;habens — humanitatem eft habens animali » quare pradicat €to in rationc
fupgeliun ios malitatem , inlüc, modum faciliter rc hanc declarauit Door loc.
cit. in fol-ad : 1,& 2. dumaitanimalpradicari de ho» — — minc non per modum
ni ledtotius ,—— — quia etli genus primario Importct. mas teciam , &
diffrentia formam, M rio tamen 1mportant totum , quod cone notant , quod
explicat cxemylo Auiceu, $.Met.de manuato , & capitato qua. di- ueifa
fignificant primario f. manum, & caput, capüt , vttümque tamen ex
confequenti B fi t touiin in ratione habentis, nàm | — gnáfiatam exponitür per babens N vbi habens
rigo eft de (igniticato manua- | tis (ed demodo fipnificandi per. modum totius,
vnde licéc dicére nion poflimus , homo eftuianus;eft cáput,dici tamen po
teft,eft manbatas,e capitatus, & expli- catur,eft habens matü;ctt habens
capat. * $t Cotta hune rdiiodü explicandi quo- modo fetioti tum eft
denominatiuum , fi igicur genus , vtveré praedicetur de fpecie , debet pre-
dicar: in concreto: y jam deilla prdica- retur denominatiue, juod eft falso ,
qaia priedicacut v6isocé . Tam 2. quia vc vr- m Blanc.citifilíum e(t , quod
animal fit abés an'malitatem, quía porius e(t ani- malitas fubiifteas ,
concretum enim füb. ^ Pftantüle (tolum dicit: naturam cum fub- | filtentiz, €cgo aonbene explicatuc illas s homo
ett amimal ; in rationc t dicacioy quia pozdicauum ex cónfequenci E cote dioe
eilelbicdti » ergo praedicatio generis de [pecie , vel efT'et idenuca , vel
nugatorid, quía rdem bisponeretur. Tam — 4pportes phylfiez , & incegrantis
magis di- ' dinseürucà totoquam metaphytice, ille Anmealiter diftingauncur à
totosi(Ez nop; fedillit inconcreco przdicantut- de toto dicendo,homo c(t
animatus, cft corpora tus, cft capitatus , ergo iftz velut magis "intime
poterunt veré praedicari de toto. , : étiamlfimantur vt partos. fum tandem, | -
quia r.Po't;c.4. Anf, docux parces defi: niuónis preedicari
de defimto . "Ust Refp. Doctcrhie neg:a(fumptá,li : romne denominatiugar fit: con- cretum; ton camcn
odnce concretum eft denomipatiaum, quia denominatiua pro- prié funtillaqüz
caduntad lubic&um , vel 1T fübiectum .,. & ideó: nomine adicétiuo
fignificautur , & pra dicantur inquaale totaarconítat cx corum dcfiaftione
, vt explicuimusdilp. 2; q. 6. nus przdicetur in re&o de in-: , arguitur,
quia omne concre- 9 Quimodo cont.Genus (pecies,cov differscodri.I. 439 animalautemmon
cadit ad. (ubieztum » vcl quafi fubiectum s (ed proprie a4 :nfc- rius , nec
nomineadie&tiuo fignificitur » fcd (ubftantino , & predicatue in quid »
Ad 1. fi Blanc. inceliigat , quód animal de principali fignificato non dicit
habens 'animalitatem , fed animahcatem fubti- ftentem,verum eft affumptum cun
cius prob. quia nec Deus de perfe (igaificae tó impoitat babeos Deitatem , vt
$corus docet 1.d.4.q. 1. a4 4. Si vcro incelligat , quod neque illud dicat.ex
confequeati , ac de connotato, ncg. a(fumprum,quia 9 Darua(cenus à Doctore in
ibi allegatus in hoc (enfu inquit , quód Dcus c( diu'e nam habes naturam ; ne
ex hoc fequis tueuotcoDoogquaed mulünlicatiog nem conccetorum |
fub&antialium. non fufficit maltipl:cacio fuppofitorum , fed requricut etiam.
plurificatio formarum ; vtdiximusloc.c:t. difj.2.q. 6.ar. 2.in di- ninis autem
funt vti que tria fappofita ey fed vna fingularis natura. in omoibus , . Ada.
Negaur con(equentia , nugatio enim ,
& identica pradicatio fequuntur tantum ex idenuitace. priacipalis 6 gnis
cati ,nonautem ex identitate connotati y. nam dicimus moülicusalbus currit
abíque vlla j ror(us nogacione ; licét. vtrüque idé fübiettürconnotct, qua ref;
olio inQuitue à Doctote hic q. 16. ad r^ Ad 4.quíta par- te$ metaphyfice funt
intimiotcs phyftciss
&intcgrancibus,(equiturfolum,quodpotlincpradicaridetotoinconctetono«mnefübttagriuo,vtfacitgcnusyvbipatstcsphyficage;&integralespradicarinesqueunt;ni(iadiectione,&pecmodumdesnominautis,nonfequanuartàmen;gpvnquaprzdcacpotlint
pcr modü parus. Ad 4« ait Arilt. vique. partes defininionis praze dicari de
definito.quod concedimus,nom tamenáit predicari per a oduim partise 5 $5.
Quaritar tecundó, quomodo ges nus conu necat (pccics, X d. lrerendas,am actu
faliim contu(o, & 'püeterininato;a poicftate folum; Ceriücft apad omnes y
ipecies , & differenias non contineri m gencre formaliter , &
explicité ton€ «m dc nulla pecie poez.
cns cuim P ien pradicari 4 nim dicendo lomo cit-snis mal, (caius cticu houio
clt ani;al m a ias * 44e — Difput. IV. De Voiuerfalibus im partic. — "
nale, & irrationale; nec poteft etiam im- plicité continere genus aliquam
differen- tiam dererminaté, quia tunc noneíler in. differens ad omnes . Quamuis
autem có- pertü fit apud omn:s genus a&u in hoc fenfu d fferentias non continere
,non dc- fuere tamen , qui dixerint continere om- nes implicité a& confufo,
& indetermi- nato, quatenus oon magis hanc dicit ,quà illà,vt dubio
precedétiinGnuaunimus; cui fentent'a confemit. Auerfaq. 13. fe. 5. dum ait
neceífe nó cffe, vt genus pesfcóté praícindat à differentijs de quo infrá.— $4.
Dicendum tamen eft ci commuoi, nullo prorfusmodo genus continere in actu
fpecies, & differeniias, fed potefta- tefolum. Ia Dodo q.z5. Vm. propa-
"y, tum quia 2enus importat gradum fu- periocem ad illam , quem important
fpe- €ies, & diffcremia, & ab illis abfira&um «f. ab bomine,&
ab equo; à rationali , & irratiopali , ergo aétu illanon includi , alioquin
actu ab cis non prafcinderet ; t*um quia hac ratione DoGor s. d.8. q.5. ad
Conf.primi arg. pro Henrico inquit, €p conceptus generis, & aher quicunque
«ois duobus cít neuter formaliter ad illa; tü quia vt arguit Aritt.7.Met. 42.
(1 a&tu dhifferencias contineret, cum be fin om- ninó diucr(z,&
oppofita, vinc actu eid€ oppofita ineífent , nec refers quod con- tinentia (it
contafa, & indetcrmimata s , sodó (ic actualis; tum tandem quia. gc- mis,
& diferencia font conceptus diaer- fotum graduam eiu(dé natucz ergo ncu-
trum incladit atu alterü, Gcut in €ompo- fixo phyfico vna pars non includit
aliam; remanet erg5,quód (olü potettate conri- ncit, axem eft natura füfceptiua
om- njum differenciatum diuilim , & per cas contrahib.lis ad banc , vel
illam (peciem «onftituédam, quó4 clare docuic Pocpb, €. dc ditfcr.dum dixit de
gencee. poteflue idem babet omnes , qu Jub fe Junt 'fferentias, abu verb uud am
, & Aciít. ipfe 1. Poft. c.8. dicens
$upponauur tale e[fe genus , wt fit fecundi potentiam in plus. Yono bac rationc
dicitur totü poten- tiile, quia nimirum a&u nó includit, nec fpecies,nec
differédasfed poteftate cm. ^ $5 Relpoden: aliqui genus císe aftra &um à
fjxcicbus, & differentijs, si cons ceptum explicitü, non autem i1mplicitü
y. & idcó implicite importat differentias , & totam cfTentiam [peciei .
Contrà , (ic vrgemus, vcl in abftractione peneris à Ípeciebus, &
differentijs , intelle&us re- linquit differentias,vel (ecum trahit, fi re«
linquit ergo nullo modo actu eas iaclu- dit,ti fecum trabit , esgoab illis non
cfi facta abfira&io. Dices, relinquere expli- cité, fcd fecom trahere
implicite. Córrà, n.hil poteft genus dicere in tali eíse obie &mo,nifi quod
manifeftatur intali cogni tionc, nam genusvt fic , aliud e(fe non.» babet, nifi
quod exprimitur inintclle&u ex vi talis cognitionis , vel ^3 aei 4 iab cile
obicétiuo includit differenuiam, vel non, fi lecundum habetur inventumy fi
primum , ergo non tantum implicité , fcd ctiam explicité genus differentiam — —
e buius » Oniscótcmdivtde- — — monítret, quód rc(poadere genas. ip eie pracifo
dicus differentias implicite eft — — a(ferere,quód ab[olaté illas non. b ou.
tct,quia nihil pote dicere in illo el fc obie&iiuo , q» non manifeflatar
inco iuone,vnde uit dcfend 1; quod od. , includat osi HB rationc identifica»
tionisqaam ci ipfis habet à paste rci, nà autem fecundam cffe ris S EN 16.
Quàuis anté genuspoteftate. fo contineat fpecies, & ditkeremrias, b : men
continentia potencialis non eft ciu dem rationis , fpeciesenim coninet, ve- -
lac faas partes fubie&tiuas , de quibus ef - przdicabile inquid , vade
refpcótu ear dicitur totom potentiale, nam tale totam, illud eft,quod ita
concinet faas partes, vt tamen cx illis nonc ur , led anta de illis it
pradicabile » ac proinde illas — potius componat, & con(cquenscr finga- la
p fix ipfum totum,vt docet Scot. 2.d.3.q«4. Hi,
& ideà non cft proprie to- tá, fed metaphoricé tantum , & (imilitu-
dinarié, vnde Acifk, 1. Phyf. 4. non appel- lauit illad abfolut& totum ,
(cd quodam- modo totum refpe&u veró diffccentiarü non dicitur totum , (ed
pars poxentialis per illus perfe&ibihis, & determinabilis y & cius
contiacntia cít. in generc cauíae masczialis eo modo, quo materia dicitur — Y lucibiles , nam (cipit formas , quibufcü
conft ituit va- .. tias [pecics , ita genus diucrfarum diffe- . gentiarum eft
(afceptiuum, qubiufcü mc- ..— taphyficé componit diuer(as fpecies. -— In
oppofitum folet obiici 1. quia A- rift.1 ,Phyf.a4.ait, vniuerfale totü quoddà
e(t, multa enim coprehendit , vt pattes. f. fpecies, & 7.Phyf. 3 1. ait; in
genere latere . gquiuocationcs;quia .f. a&u continet di- uer(as
differentias , quz pariunt z:quiuo- — — — cationem. Tü 2,cum genus predicetur
de ( fpecie; dcbet a&u cótinere cotum idjquod d dicit (ubieQum , alioquin
falfa effet pra-- dicatio , non enim pars potefl pradicari dc toto. Tum
3.genus, vel eft pars actu , vcl cótum a&u,non primum crgo fccun- dü ;non
cft auté totum metaphyficü;ergo : logici . y cófcquenter continet actu ipe |...
€«s, & differentias laltim in contufo. TG - ———— Asquia hsc ratione genas
dicitur à Boctio nuis fimilitudo (pecierü, quod non cí- fet nitifaltim actu
implicito eas cóntinc- zct5àc €arü differentias. Tü j. genus con- tinet
actualiter vnicué, & nontantü po- 1 &cialitetsgp cft ci realiter
i&éuficatü (cd : lllercatié realiter 1déti ficantur cum ge- (0 merestomnes
facentur, ergo &c-Tü tan- E . dtmquia gcnus cít rclatiuü ad fpecies,er ] go
a&u dicit illas, & earum differentias. Y - $7 hefp. Arift. primo loco
loqui de | ' coprchenftone potentiali, non a&uali,& loquitur dc
vniuerfili in ordine ad partes fübiectiuas , nonin ordine ad. differétias,
& vocat illud totum quodámodo , & ti- militudinarié,vt diximus, &
fimilitudo có diit in hocqp ficut touim talé habet lati- tudinemvt non à
fingulis adequetur par- tibus, (ed ab omnibus tiniul, fingulas aüt Cxcedat ,
ita vniueríale poteft ivefle plu» ribus inferioribus , & de ploribus pra
di- Carijita tamco,quód eius inexiflentia, vel ptzdicatio non adcquatur à
fingulis mfe- rioribus ; nam licét totum fit in fipgulis non tamen totaliter,
& adzquaté, nifi in omnibus fimul; in alio loco ait in genere latete
zquiuocationcs, quatenus quz fub IC continentur, non in co ri- goro(o gradu
vniuocationis conueniunt ficut quz cocinétur fub eade (pecie atho- Logica . i
Len Genus f fpecies infima Viiüérfe det-IV :.441 ma,vt notat DoGor
1.d.5.3.3.Q.. Ad ?- fauisconítat ex dubio poeced.ad vcrita- tem propofitionis
nó requiri , qu ód prz - dicatum a&u contineat , quicquid cont!- net
fübie&um , fed (ufficit , quó d fint idC in rationc habentis, & ficin
propofito , cum genus przedicatur de (pecie in cócre- to,przdicatum eft idem
cum fubic&to in ratione babétis, licét non fint id€ forma- liter in ratione
totius, & partis. Ad 5. to- tum genctricum, vt tale cft,nec cfsetotum
a&ualc; nec partem actualc, fed actu cfle totum potentiale,quia non dicitur
totum potentiale,quafi potcriam habeat ad hoc; vt fit totum,fed quia potentia,
non actu , fuas continet partes. Ad 4.dicitur genus tenuis timilitudo
[pecicrum; quarenus im porrat rationem generica , 10 ta omnes inadzquaté
conucniunr, & ex li:c inadz- qua tione procedit tenu:tas fimilitudinis,. nó
autem quia imglicité innalaat omni ü differentias , vt cx Scoto colligitur
q.4.. Voiuerf.in finc. Ad 5. negatur difícrétias identificari realitati
gencrica in (c fpe &arz, folum enim ei realiter identificatue rationc
tertii .i, fpeciei; quam cóllituunt, vt notat Brafau, q.24.
Vniaerf.inhoc.n.diftinguunturgenus,&differentiaàmateria,&forma, quód
non vniuntur inter Íe v«nionc aliqua Ns ipfisdiftin&a , & fe. parabili,
ficut materia , & forma , v- niuntur fcipfis , & per identitatem in
ters tio. Ad vlümum, probat tátum genus
re- fpicere fpecies, & differentias, vclut ter- minum fuz aptitudinis , non
autem tane quam partes intrinfecas ,& formales, $8 Quaritur 3. An genus fit
(pecics. infima Vmuerfalis.Aucría q. 10. Log.fec, 2.putat genus e(le capax
diucrfitatis (e« cundum cífe formale vniuer(alitatis, & ideó non císe vnum
fpecie ahoma ; (ed diuidi poffe in dincrías ipecics , ita vt di- ueríitas
proueniat ab ipía aatura , & 1e« dundet etiam in ipfam genercitatem, —
Dicendum tam£ cft cum cói genus ef. fe fpeciem athomam in rationc genetis, ica
q» nó dantur plutes fpecics genereita, tis;led vnafola infimasita Scot.q.9.
Vni, uetf.vbi ocs cius E» pofitorcs ;& quol.ó X. & (cquitur ex dictis
difp, prac. q. vlt." vbi flauimus diuine vpiucriale in cói o in 343 .—
Dif.V. De in genus, (pecie, &c. efTe diuifioné gene-. foi : propofito i- —
Ki [j'ecics infimas ,& abe ID .«étfundamenta remora(int diuerfa ,& — —
di&is , quia genercirates fundatz: in na» ter C turis, etiam diuerfilfimis
, vc fübftantias quantitate, &c. quoad rationem denomi- nandi illas , &
predicandi de iplisomni- no conueniunt, & (olum ratione. conno- 1áti
dift:nguuntur;(icat albedo hominis , & cqui ciufdem funt fpeciei , &
(olum fpecie differunt materialiter , & rationc fundamenti. Confir; quía
fpecies vaiuet - falis per dinerfüm modü cíTendi in mul- tisvel przdicandide
multis di(cernücur , fed omnia genera, fiue fuprema, [iuc fub- alterna, (iuc
fubftantialia,Gue accidenta- lia,& quacunq.excogitari poísunt;habéc cundem
modum cedi inmultis, & pre- dicandi de illis, nempe per modum parcis
materialis, ergo omnia illa fub fpecie in. fima generis continétur , & ró
gencris in cói oibus illis coucnit, tanquá indiuiduis naturz genetica
formaliter accepta, $9 Sed vrget Auerfa cit. diueriitas re- lationis, &
aptitudinis, no (olum fumitur €x diuerío modo reípiciedi, fed etiam ex
diuctfitate fübie&orum, & terminorum, nam de ratione relationis, &
aptitudinis non folum eft talis, vel talis modus tcípi- £iendi, fcd etiam ordo
ad talem , vel talé terminam»& ordo talis,val talis fubiecti, crgo exteali
diueríitate eorum reíuitat euam formalis diuerfitas in 1pí(a relatio- me, &
aptitudine , atque ita diucrátas — quantitatis
& fubftantiz cedundabit in , gros geuscn malc, - — ARcelp. hane,
& alias rationes eiu(dem tcnoris, quas ibi Auer(a cógerit,nó infer- o —— xc
inpluribus generibus diuecforum pre- . dicamenterum srh eíse formale generis, .
fed uh sim materialocontingit enim tau- aum fecundi naturam , quz fübítecnitur
neteitati ; quod ex eo £otugin, uia diuerlitas non importar diuersa . bitudiné
ad inferiora;fcd folum diuerfam rem,qua referatur , vt qp fic (ubftaria, vel
accidens; igitur ad arg.diftingui debct af fumptü, quod fundamétum remotum nó
diuerfificat relationes, fed fundamentum proximum, [eu ratio fundandi,
fimiliter tetminus materialis nó diuerfitcat rela- ignes, fed cerminus forsaalis
, (ca ratie - tionis, vt probatü eft, quia omaes naturis fundant relationem
geucreitatis , quatee. funt plura fpecie diuecfa'. -—7T JN" ftem si fa MSS
ws (M * ww lis terminandi , & ià rmini materiales, tatio tamé fundandi,
acterminádiin omnibus cít ciu(dei ra» musapugsüteücin mulüspermodupar- tis
materislis effenciae, && omnes naturae terminant ralem relaionem ,
quatenus —^— 6o Rurlusvrgcbis adhuc fortias, quia enus (ubfc continet
generalilimum, &. fubalterpum fed hzc fpecie diftinguun- tur,ergo nó eft
fpecies infima ; maior c(t «erciffima apud oinnes y ita quod plufqua pueriliter
ecrauic Fuentes , cü dixit q. 17. diff. r.art.1. geaus primum przdicabile e(fe
dütaxat genus intermedium Prob. min-tum quia illa fpecie differant que —
diuerías habéc deinitiones, & paffiones, "m. fcd genus (apremum,&
fabaltermam funt. —- .huiufmodi;vt patet cx Porph.cidefpecie, — — ergo &c.
tum quia plus diffecunt inte quàm duo genera fub d ha tum nuieto diffccunt,ergo
illa difi fpecie, quia inrer diftiactionem mu " &am, & fpecificam
non datur medium. Refp. quód licét geouslupremum, &^^ intermedium, quatenus
talia fpecie diftin guantur ( dequocamen eft aliqua diffi .cultasapud nónullos
Scotiftasq.12.Vni« — — uctf.) non tamen effentialiter di - nantur in ratione
generis , & vniucrfalis, ««ü codem modo fint i0 multis , & przdi- 'd
centur de multis, gp enim genus (upremü : v nulli alteri (ubijciatur i,fed
interme "o dium vtique , accidit illis quatenus gene- ' ra funt, &
vniuerfalia, quia hac r fubijcibilitatis nihil attinet ad róaenm vni-
uerfalitatis , que conftitüitur perordiné ,ad inferiorayde quibus
predicetur,non ad "faperiora,quibus fübijeiaturgadhuc ctiam — quod genus
fupremum plura habeat infc- riora,quàm intermedium, meré per acci- deris fc
habet ad illa, quatenus gencra o» , quia codé modo de illis multis predican-
.tür, & illa refpiciunt , nimirum vc mulia ,effentialiter diüerfa , vade
non nifi diffe- rentiam accidentalem inter ea poieft in« ferte, quemadmodum
lineam decé pal- morum per excellum quantitatis intcaza * gan- | "mes
tandem linez fpeciem infímam dicimus .. à bipalmariaccidentaliter tantü
d'fferre; .. Éx quo etiam facilé occurritur Poncio difp.2.n.11 1. diftinguéti
genus fuperiusy SH EEUU Mise vridicakilium que - licet vtrimq; prdicetur, vt
pars contra- hibilis, tamen vnum: pratdicatur , vt pars contrahibilis per d
fereatian nó vltima ; élTentialemi, aliud verà puta infimum; vt (4 pars
contrahibilis per differentiam: vlti - gnam effentialem. Hoc enim parü refece
'ea diftinguenda in ratione pradicabi- t Rs De enim iiec tegere —. tias, quibus
contrahi munt ratio- e dens brdicabiu, fed per dcdirienrad ats ———
fériorz,& modum prz dicaridi de illis;co- - — demautem modo pradicátur
deill;s tans X genusfaperius,quam inferiué , quia refpi- iot illa, vcwulta
effentialiter d:uer(as füagis autem, vel mipus intra candcim li- inonvariant
fpecieme — * ET LVASTIOT 34i r i» ? 3! Pate - HG À " - deillo , qdod
przdicatur quid vt cot — de pluribus numeto differencibas de ^» - - fpecie,
& meritó quidem , cum genus, & t (becics relanua cenfeantur ; &
quamuis gnirio rocius pendext ex parobos; vr. "videtar prius de diffciétia
cractaride- esi .. buiffe, vt poté qua ctt alcera pars fpeciei, — —&
priticipslis ; cameri quia hic nó agimus de Specie; ficuc neque de slijs
Vniuerfa- fibus, fecundi cile reale, & metaphyfici, fed intentionale;&
fog:cü, quomodo fpe ^. €ies prius rcfercur ad genus , vtCcorcelati . —wunj quàm
ad differenciam, vt ad partem, ide) immediate poft zenus de ipfa difpu tamus,
Tri&at autem lorph.c.de fpecie, noti tantum de ipecie fpecialifliima,&
in- fima 5quatantü conftituit hoc fecundum vniuct(ale;fed etiam de fpecie
(ubalterna, quia Icéchaec in ratione vniucrfalis , & pizdicabilis à (pecie
omumnó difcrimi- neu. quia pra d cacur de plutibus fpecie differentibus, € idco
ad primum vniuer- E TU TC 3 | €0 VER (ale (petat, tamen quia in ratione (ub j-
443 cibilis in ordine ad genera fuperiora oin- ninà conuenit curo [pecie
fecuhdo prz« dicabili,ideó de ipfa agit in cap.de fpecié, quatenus eft
fubijcibilis, cum cius natura explicuetit in ratione vniuerfalis cap. de
genere. Diximus autem fpeciem fübalter nauy ia ratione fübijcibilis omnim
eifene tialiter couenirecum (pecie infima, quia. g:nus celationie eiu(dem
rationis refertuc o spe fiue (it (upremumt, fiuc inter- iedium;ex eo fo!um,quia
refertur ad in f'riora ;im quibus e(t , vt pars materialis eiT.ntiz, vt in finc
przced. quaft. & arc. dicebamus,ergo
cortuerfo in propofito eiufdear rationis erit relatio (ub Jcibili- tatis
(peciei infima, & fübalternz , cum ad ca refcrantur , vt ad partem
materialé (az eilentiz , imo hac raiione poffümus dicerc füb;jcibilitatem
fpeciei, & indiui- dui effe eiufdem rationis, vt benc
nocauitDidac.difp.7.quaft.r.ínfinc.Exquoconttat,nonrectAuerfamditinguerefiasfpecieseffsntialicer.etiiinraionefübijcibilsq.t.Log.fet.3.ex€oquiafubijcibilitasfubalternafuadacuedit.invniuer(aticategeneríca,&fübijcicurgeisnerijquodhobctfubealisgenecaya€ibilitasvecóinfimafandacorinvniuereubfealiageneca,(ubij-
falitate pecifica , & idcó fübiicitur gene« rísquod fub fe habet tantum
fpecies, qua- re cum fundamenta & termini fubijcibi- litatis vtciufq; fint
diuerti, diuer(a quoqs etit (ubticibilitas. Sed hiec omnía nónili accidént'em
diuerfitatem inferugt intet fpeciem fübaltcrnam , & infimam in ra- tione
fübücibilis,& vr füpra notauíaus s diueriitas fundamentorum, & termino-
rud materialium non diuertificat etfene raliter relationes,fed formalium ,
bieaue tem eadem eft formalis ratio fundandii fabi.cibiliratem ex parte
(pecierum , & eadem ter minandi ex parte generü, quia omnes ad ea
referuntur, vt ad partem mas terialem (uz effentiz; & diuerfitas , qu&
oftendere conatur Auer(a ,non elt , mifi materialis , vt patet confideranti «
Flzc autem qozftio , quia diucrfas continet difficultates, in varios (ecabitur
Artie culos , : Oo b AR-444 ARTICVLVS I. vn [pecic: [ubijcibilis e pradicabilis
A3 etant suia non poceft dati vna 'definitio cómunis vtrique fpecici forma-
recià definiantur . 62 Mere cft pro intelligétia qua'fiti , quód eadcm omninó
na- tura intra feriem pre dicamentalem fecü dum diueríos re(pcectus dicit pra
dicabi- lis, & fub;icibilis ; przdicabilis, quatenus refpicit foa
inferrora; fübiicibilis refjpcóta fuperiorum , quod ecam concedendó cít in ipla
fpecie fpecialiffima,quamuis enim Porph;cap.de fpecie dicere videatur, vni- cam
in ea cíje habitudinem fimul attingé- tcin, & genus; fub quo cft, &
indiuidua , quz (üb ipfa (untyid tamcn intelligendum €fl dc vnitate nominis,vt
notant ibi Ant. "And. Mauritius ex Scot.q.2 1. Vniucrf. ad A.
Caict.Soncin. & alii Expofitores, qua- -XCcnus in [pecie infima vnum cft
nomen vtrinque habitudinis, nam cuicü]ue com retursfiue fuperioribus , fiue
inferiori- us,(emper eft fpecies ; vbi in fpecie (ub- alterna vtraque habitudo.
diucríimodé maturam demominat, nam i icr fupe- . u riorum fpecies dicitur, refpectu
infcriorü gcnus, Suntigitur diuerfz ifte relauo- nc5, non tantum numeraliter ,
(cd etià cf- Écntialiter,imó & oppofita, ficut rclatio- ncs Patris, &
filij ,-Domioi , & fübditi, unt aurem effentialiter diuerfz , licet in
vno;codéque fübiecto vniantur, quia re- lationum diucrfitas à formali
diuctlitate damenti , & termini attenditur , talis autem diuetíitas
interucnit in propofito, quia terminus predicabilitats funt iofe- riorayde
quibus natura predicatur , fun- —o. daméum veró ipía naturz communitas, vin
qua;illa ieferiora conueniunt; terminus aurcm fubiicibilitatis eft ipfum
faperius, «ui eadem natura (ubiicitur, fundaméntü - vcrà ivfcrioritas, (cu
dependentia ab illo; adhuc tamen benc poüiunt oppofitae. rc- Tationcs eidem
conuenire refpectu diuer- -/ forum, & füb diucr(a ratione . 63 Exquo
deducitur, vtbene Mayró adnotauit pa(fu 3. & 4. Vniuer(.& (equü- tur
Complat. difp.6.q. 1. Sot. c. de ípecic, - Mafius (e&t.
1.q. 4. Sanc-q. 5 3. Auería q. - 11fec.5, & alij. Speciem reipectu (ubii-
tibiis ; & pta djcabilis gquiuocü nomen Difjut. V. De P'uiuef. im parti.
-ne fpeciei, cum aliqua tamen analogia s . hitionis generis;vnde folü ccftat
explicas ia ifti tefpe&us fant oppofiti , & ita diuer(i , vc Ee odins
fpeciei in nul. liter (umptz; cóueniunt ergo fpecies pre- dicabilis, &
(ubiicibilis xar. in nomi- quia vt aduertit Orbel.cap.de fpecie, no- : men
fpeciei verius conuenit. fpeciei (pe- cialiflime,quàm fubalternz, dicitur nam-
quc fpecies à (pccificando,ícu determina- do,gcnus autem magis determinatur in
fpecie fpccialiffima , quz non poteft vite rius (peciacari , & determina:
per diffe- rentas formales , quà in (pecie
fübalternayquzadhuceft(pecificabilis,&dererminabiliseísécialiter.Hacigiturdecau(aPorph.dittin&tasdevtraquefpecie^tradiditdefinitiones;X(peciéprzdicabilemdefinitperordinemadinferiora|dicendo$peciesefl,qu&depinribhammerodiffereniibusinquidpradafub:jcibilemveróinordineadfüperiodicedo
fpecies efljqua |ubiciturgeneris — C de qua genus in quid prd. pra babile enim
eft hanc eífe vnicz gum definitioné, vt ipnuit Sce ol.ad ;.non veró plures ,v
arbitrati; Quariturergoi iftz Worm eue de a 64. Dicendü eit vtráque ef fignatà;
ita comniver D'adtorc tus pre(ertim q.2 1. Vniuer(.& probatur , quia
vcraque harum definiionum expli- cat adzquaté edentiam definiti , ipfum];
di(tinguit à od nó c(t ipsi ; vt patet di(currenti per (ingulas; & quidé
definitionem fpeciei pradicabilis , duis- tum ad eas particulas , in quibus
conuenit cum genere, explicare nó elt inod? nece fe, ci (atis liqueanr cx
explicatiouc defi- t€ particulam diftinguentem (pccicm à genere; quz eft illa
de pluribus, n.4mcro differentibus , & expofitiué dcbet in:clli- gh vt
& de illa particula pluribus jpecie differentibus diximus circa
dcfinitionzin generis quatenus exponit , & dac iniclli- gere propriam
diffcrenciam,qus ctt prq- dicari totam cllentiam ind uiduorun, ii eut eim id ,
quod praedicatur de plui. bus basfpecie differentibos, neceffarió dicit - folum
partem cffentiz illorum, ita quod - przdicatur in quid. de pluribus numero L- differentibus,co ipfo dicit totam eficntià ^
jlloram;d/fferentia cnim numceralis fola.» ^4 non eft cffentialis, fed
materialis. Vnde numcrus bic accipi non dcbet pro nume- ro przdicamentali, qui
fpe&at ad pradi- camentum quantitaris , atque idcó dicitur : titatiuus,&
fit ex diuifione continui, —. fed pro numero tranfcendentali , ac enti- tatiuo qui rcfültat,& conftituitur cx
plu- - ralitate quarumcunque rerum 5 & per res numeratas intelligimus
illas,qua süt mul —- wiplicate per differentias intriníecas indi- - widuales,
quz dici folent hzcccitates , ac proindc funt vlterius inconimunicabiics, bzc
cnim (unt ca;qua propr:é numcerali- ter differre dicuntur , & dicuntur
indiui- dua. Parum auté refert quod hzc ind:ui- dua fint qualis perfcétionis',
vr aliqui expofcunt,quia apud admittentes ralé ;nz — qualitatem indiurduocü (ub
cadé fpecie, fu * Lr fioi illa effentialiter diuerfay ..— fed folum
indiuidaaliter,quia inzqualitas adi ^ a continctur infra latitudiné graduum
alitu. ditam (pc dta titudo, de quà fpecics dica- ir, an a&unlis in re,
veles im intelle- &u, an füffciat tr aptitudinalis, vt dicit de Sole, Luna;
Phenice & c. dicemus ar 5. *- 65 Definitio ctiam fpeciei fübiicibilis —— o
eftexa& tradita, vt patebit di(currendo — -.-pereius particulas; Cü enim
dicitur fpe- — &iesefl, que fubycitur generi, poffet ita — - explicari,vt
fecimus in Inflit.cü cói, vt fit - illud fübiicibile , y generi immaediace fu-
| huic iid escladinss indiuiduum : - quod nó (übücitur generi immediate, (ed Y
mediáte (pecie, vnde & ipía incompleta, |. - . feugenerica, efto immediate
gencij fub- dantur, vt qua ft. przced.art.3.d &tü cft , adhuc t£ ci
(übduntur. fub rationc fpeciei potius, quam generis. Verü quia praetcre quam
quod ap, oncndo ly immediate ett novain particulam definitioni ad exeludendá indiniduum
data hac cpoti- tione4equicuryquód homo non cff. fpc- €ics l'übitancigsvcl
corporis animaus uia fab nilio iftorum immediaid. ponitur, vt : "bene
vrget Maycon.patf.4» Ide cum ipfo Logica , wr o- 9.11. Quid fpecies
[ubijcibilis.co pradic. c/frt.I1.. 445 ibidcm praftat d cere fenfam illius
defi- nition'$ etie, quód fpecies tit vniucr(aleg quod generi fübiicitur, quia
hic folü agi- mus dc co,quod tanqaam vniucr(ale, fcu vnum cx quinquc
przdicabilibus fübiici- tur; vnde co ipfo excluditurindiuidaum; quod elto
gencri fübiiciatur , non tamen tanquam va.ucrfale, quam expofitionem recipiunt
Louanicnf. & Aucría fedt. 2. Fuent. Loan.à S. T ho.& alij,licet Poncius
prima
adharcatrefpóo!ioni.Quodfiobiicias,fpeciemvtfibi;cibilemnocffevniacrfalé,acproindenequevtponiturfubgenere.Occurriturfacilecxdicendisatt,fe].quodlicétformaliter,&reduplicatiué[pecies,vt(übiicibilisnonfitvniuer«falis,material
ter tamen; & fpecificatiné tulis cft; illaveró particula, ponitur fub
genere, vel generi [ubi citurscxplicat na- turam [peciei.fubiicibilis , &
relationem fubiicibilitatis , per quem conftitaiturin tali effe, & tandem
dum additur, de que genus in. co quodquid efl pradicatur,ex- plicatur modus
fübücibilitatis nempe. » fübiici inquid , & fic explanatz manent hi duz
definitiones . . : 66 Neaütyt conatur ofléderc Arriaga difp.7. fc&. 2. in
his definitionibus cir- as committi dicatur , dum fpecies per genus , &
genus per fpeciem definitur y obferuandum cft cum Tatar. q.de fpecie $.Secundó
ciendum, quód vuum relati- uum non debet definiti per fuum correla- tinum , fed
per fundamentum (ui correla- tiuivt euitetur circulus,& fic in propofi- to
fpecies no debct intelligi effe definita per genus formaliter captum , (ed
funda- métaliter , quà doctrina laté profequitur Blanc.feG. 8.de genere; & fet.
a. de fj cic, & ex co confirmar, quia genus refpi- cit fpecie, &
fpecies genus eo m vniucr(ale refpicit interiora)fed vniaería- le nó refpicit
inferiora;vt rclatiua süt,ere go nec genus (pcciem, nec fpecies genus s. minor
patct nam 1n dcfinitione vn;uerfa- lis arie mentio cepisse n tis, definitur
namque y fit vnum aptum cflein multis , eigo ealedale folum re- firicit
intcriora,vt multa funt,non vt infe- riora funt; ícd quomodo vnü relarinü de«
b«ai definire ger aliud , xis Qo 3 D 445 C Tn oppofitiim obijcitur 1. conta dee
itionem fpeciei przdicabilis , quiacó- uenit alij5à acfinito ; tum quia
conuenit Dco, qui pre dicatur in qui d de pluribus numero differentibus f. de
Patre, Filio , & Spiriui San&o , qui in cadem matura fubíftentes.
con(Lituunt numerü trium períonarü . Tam 2. quia etia perfona c 1llis tribus,vt
perfona (ant,pradicatur in Quid , talem enim cóccprum effe ab illis
abftiabibilem cócedic Do&or s.d. 23:4. vn.in finc & clariusd.26. q. vn.
infra Y. & in illis tcipfa multiplicarur , quia trcs petíonz diuiog
rcal.ter intec fe diftin- guuntur; vt perfoaz (unc ,& tanien neque Deus;
nec conceptus perfonz diuina: ad "Ma tria (appofita eft (pecies. Tum
3.alia etiam multa predicatur de pluribus nume tod:ffereatibus ià quid , que
ramen non fun: fpecies, vt patct de anima rationali ide materia prima, de
pancto;& alijs qui- bufdam entibus incompletis. Tum randé quia ditferentia
, proprium , & accidens prdicátur in quid ,'& vt cota effentia de fuis
inferioribus; rationale .n. rifibile, & albi praedicantur, wt tota
e(fentia,de hoc tational:,de hoc ritibili , & de hoc albo . 6?
Reip.negandoa(lumptum, adpri"mam prob.conitat ex dictis ifp. przced.
«q.2.art2- prope finem , quod natura diui- mà in tribus péríonis cxittens
nequit dici , "vniuerfalis per modü 4peciei ,vt docet Do kót t /d.8.q. 3:
prope (in& & Tatàát: Qj. 1. dicam.dub.5. quia nó cft in eis cá (ui
iuifioneyac multiphicitare nuaerali , fed — "éademnumcto. in omnibas, vnde
licét bx — "diti inttres numero per(onit, nó ta- - "snentres numero
Dij., qua ratione docet - "Scotus 1.d.24 Q vn. cria diuina füppofita Ton
poffe áb/olu:e ,& fimpliciter dici na- mero diffecentia (ed tancü ssi quad
| .cü *hac decerminatione peifonarti, quáateous "dici poc quód funt tres
namero per(onz. «Ad'^. difficilior eft folutio, (i datar talis "€onteptas
communis petfonz ad tres di- "minas per(onas, quia ralis ratio communis
"eflet veré malcplicara it illis, & ideó a- tvjant Auctores; concedunt
aliqui habere "modum tpctiei , quia in ratione pet(onz "ino nift
numero differunt, Arciag. difp.7. *fcóis
j« iiquit hibere: 4qnodum. genctis t d GA Difput. V. DeVuiutf. inpar...
.diuinas períonas non folo nu vero differ. quia dining perfonz in ratione
perfonaf »rmali fpecie differunt , quia Paternitas, Filiatio ; & Spiratio
funt relationes di- uer(z fpeciei, Hurtad. id concedit. f.tres tc, áddit tamen
nec proprie differre (pe- cic, quia süt pror(us zjuales in perfe&io-
ne,(pecies autem nequeunt elfe equales ;. ideo concludit conceptum períone,vt
fic, participate de genere, & de (pecie, & cf. fe vn:ueríale quoddam ,
oy Porph. igno. rauit , qui tant cognouit vniuer(ale rerá crcatarum ,
italoquitar. difp. $. fe&. 2, ^ Pafqual.verà difp.74.,(e&; 1. data
cómu. nitate talis conceptusnegat hab.re ratio- nem gencris,vel (peciei,quia
"gui rad horumconceptuum fiaitus e(t, aclimita. — tus, at quicquid eft in
Deo, illimitatam — e(t; (cd nonexplicat poflea, qualis effet — cius
vniuerfalitás. Nos dicimus, fiadmnits ——— q:3. in finc , quia licet Paternitas
t0,'& Spiratio , quatenus rela alterius fpecieis tamenin nalitatum folo
numero differ rct etiam fuo modo ille conc Xc ceptu generico , & differen
nn ab« ftrahi poffit per intelle&tür adbuc inada- quat concipientem
cóceptüs commuais nis creatis, & increatis, vt Scotu$ — - docet loc.cit.
qui haberet modü generis cü hoc tfi ftatquicquid cft in D*o à te rci, effe
infinitam, & illimitatam , ifi. —— namque cóceprus inadquati pendent ex.
no(tro concipiendi modo , ncc explicapt res,vt funt infe di(Ltin&té & adzquate, . 68 Ad 4. ref, ex Caiet.
Cóplug. Amic.Toan.de S. T hom. & alij, quod en-
tiaincompleta ficut noa ponuntur in re- £a liüca , ità nec proprie , &
fimplicite? (unt vaiuet(alia genera » aut fpecies, (ed tancumsin quid. Sed
vcconftat ex dics difp.prazed.q.a. dub. 2. etiam natara is» xóplcuc fundarc
poffunt vcrá , & períca& vni 2 .II. Quid fpecies fubijcibilis , co»
pyadicecfrT.— a wilucrülitatem , quia eodé modo rcípi- iciunt (ua inferiora y
licut natur cóplet , nam ficut animal eft pars msterialis ho. minis, &
Lconis,& vt fic de illis predica- tur ficanima eft pars materialis animz
vcgctantis, & (enuentis, X vt tic de illis przdicatar , vnde licét natura
in (e tiat incomplete , yniucr(alitas tamen lli con- ueniens eft completa.
Necobitat, quód . ponfinrdire&é in przdicamento , bene enim ftat,quód ali.juid
(ic directe in prz- t dicabil:bus quod indirecte rantü repeti- : tur in
przdicamenris,vt patet de ditferé- à tiayquz eft vnum de pradicabilibus, &
ri ' ^ . poneít directe in pra dicamentis ; quare cum huiufmodi geoera , &
fpecies d;cun- "E tur incompleta , id dcbct intelligi funda- fnentaliter
cantum, nó formaliter ratione ipüius vniuer(alitatis,cui docteing fub(cri bunc
Murcia hic q.3.dub.6. Blác.di!p.3. fedt. 16.& alij- Ád 4. concedimus
differe. tiam, propiium, & accidens fic conüdc- i; in ordine .[. ad propria
infepiora y .. habere rónemfpeciei, tunc enim tantum 'audent ratione illorum
trinm vniucr(a- Quando coparantrad fatui. vel quati fübieéta, V nouae Mayron, 3
Na Vrsebiadbc contra candem dc- finitionem,quia homo cftfpecies ; & ta- mer
prz dícatuc de placíbus fpecie diffe- rentibus, yt de inafculo, & feemina ,
plus mmque duferant vir, & mulier, quà duo [4 - witi ied hi numero
differunt, ergo illi (pe [ cie, quia inter differentiam numcricam , &
(pecificam nulla mediat. Hac de caufa i - Redulphus Aericola lib. y.de inuét.
c.6. - &quidam alij dixerunr [pecie infimam lle cle genus intermedium; fed
pror- 1nepté , cü hoc 6t ompinó impoflrbi- le; quantum vero fpe&tat ad
argumentum in fe, dicendum eft mafculum, & feemi- nam non d. ferrc, nitifpecie
accidentali, nó vcró effenuiali , vt ex profeísó docuit Arift. 10: Metitox. 2 $
de quo vidcatur ibi Dottor,& Alcifisin expo(itione rextus; & io hoc
sé(à vetá eft plus ditferre vir y & mulierem ; quàm dào viri abinuiccan ;
vude in differeoria numcerali admittenda €tt latitudo accidencalis. - Deinde
arguitut contra. definitioncm fpeciei fübijéibilis, quia agar aliqu : fpe, cies
praedicabilis , quae nulli genezi [uo .j« Citur, vt materia prima, qua iuxta
noftzg fententiamia Phyf dif, 2.q.4»art. 1. cft fpccics infima , & ramen non
cít (ub ge- nere fubltaug in przdicamento, & idcm cít de pan&o
quantitatis,quod nó eft (ub gencre quantitatis , cü non fic quantitas . Etquod
mags vrzct.genus gencrali(fimü fubtlantiz reípectu huius, & illius fubftae.
tz induit modum fpeciei ex dictis praz- €cd.q.art. 3. dub, z. ergo faltim
reípcétu indiuiduoium incomplerorum , quz dís cuntur genericasdabitur
fpecies'predica- b.lisnemini fuperior! fübijcibilis, 70 Refj.cuidam Thomiflz ,
quód fi^ €ut non inconuenit dari fpeciem fub jci- bilem,qua nó eft predicabilis,
yt ipli ces nent de fjeciebus Angclicis , ita nec inz «conuen:t dari fpeciem
przdicabilem,quae non fit fubijcibilis,ende cófequenter hác
difhinitionemnonrecipiunt,quibus fauet €aicr.eap.de fpecie ,& Tarer quaft.
de - diffcréria un me. Nos veró vuiumq ; hae bemus proincoucementi, & quidé
in pro- polito prorfus ablurdü clt (pecem pra di cab lem admiticresqua non fit
(übijcibie - Wis,quis omois (pecics , vt talis,debct eífe füb gencre, cóponitur
cnim metaphy(ücé coniidcrar« ex genere, & differentia , om illosyt ex
gradufuperiori, ex hac au:£ ve -ex rationc particulari& coowahente ge* rus.
d.cendum igitur cfl ,gp ficu: omnis fpc cies lubijcibilts dcbet etie infe
yniucre lalis vt arte. tà omnis przdicabilis cft eua (ubijcibiiis , fub genere
aliquo có» tincturjquod iiexira przdicametum cO- fti uitur , nonquia:aiiqnid
vniucr(alitas us ad genus requifitze er deficiat, (ed quia non fuudatur in
natura completa, cui foli datur locus in predicaméto,vr modó có- textum eft,
Kato buius c(t, «uia omais natura (pecifica (emper cóuemt cum alt- qua alia
natura jn aliquo gradu eflentialig y.g» inexemplis al latls materia puimacóos
fübitunte prout diio gar db acécen ub1tanums prout diíliu 9esiet 1C; CÓuenit
ctiam in conceptu. pattis phy« - fice cifentialis,licét quoad modum con»
ftitiendt cópolitam phyticü habeant ras tiones primó diucc(ss , vt docuit Dot,
2s Oo 4 Qn 448 d.12.q.1.$. fequitur [ecundó. Pariter pü &ü quátitaris
coucnit cü inttáti téporis in €Oceptu indui (ib lis cótinuaciui, & termi
natiut partium abftraheado à quantitate permanéti, & (ucccetli ua, vnde
licut dixi. mus definitionem fpeciei pradicabilis , €t materiz prima, puncto,
& alijs naturis incópletis competcre cum omni proprie tatequanium cft cx
parte vniuerfalitatis; fic ctiam pet hunc dicendi modü , quem fcquitur Auct(a
q.2, de fpecie cum mul- tis alijs, opiimé defendicur definitionem fpecici
fübijcibilis enfdem conuenire. 7* Adalud de gcnere faptemo de. 5 fuis
indiuiduis przd:cante per modü (pc- cici, concedimus co caía dari (ci pre- dicabilem,quz
nonctt fübijcibilis,vt ecia loc.cit.diximus ex Didac.difp. 7.3.1.qui bene
aducrtit,cum dicitur, omnem fpccié redicabilem efle quoque (übijcibilem , $d
debere intelligi de (peciebus p:edican tibus dc fuis indiuiduis , vt (unt a.
parte tei, & (cruato ordine, qué poltulat nacara rerum ,cui corre(pondcet
oido przdica- métalis, iuxta quem genus non detcendit * inindiuidua,nifi per
(peciem; quarc fi in- terdum ind:tidaa immediate: fübijciun- tur gencraslifimo
, non ett connaturali- ter, Íccüdum quod indiu du s debetur , fcd per
intelle&tü immediate iodiurduan- tem naturá generica fpreto ordine na-
turali; iraque argument m («t6 fübule) non ofhicitquia P defiaiur fpecicin
faübijcibilem , vt (pectat ad icriem vradi- ^ lem , qu contexta eít iuxta cxi»
(^ 0 gentiam natucz recum., — Sed ruríusobijcies contra eandé defi.
-"mitionem, quia pore(t etià indiu:duü imi. mediaté contineri (ab genere,
ergo illa. s definitio cópetitetiam i0d:iuiduo
J/rob. affumptum in illis (peciebus , quae süc im- mulciplicabiles
imdiuidualiter, vt funt fpe ciesangelice in (enrentia D. Thoma ,&
rclationcs diuinz , ncque enin poflunt efTc duo Patics;aut Fiiij eterni cum
1gi- tur in his [peciebus ratio indiuidualis fit eadem formaiitlimé cü
fpecifica.ponerur vtique immediate iub generc . Hoc argu- mentum exiftimat Arriag.di(j»7.(ect.2. cam infoluiá
reliquerit. Specicsideó cft diflicilis (olutionis,& re vera d:fhicilc cft
apud admittétes illas fpccics & dittinguc- Difp. V. De Voinérfal.in
párticul..— tes fpecie fubijcibilem ab indiwiduo pef hoc ;quód !mmediacé
ponitur (ub gene- rc;at neutrum bo;um nos tenemus,nega- mus .n. has fpecies, vt
conflat ex di&is difp.przced.q.4.dub.1. & magis pat-bit €x dicendis
att.feq. neq; pet. iilam pofi- tionem immcediatam fub seacre. przcisé
dittinximus fpeciem fubijcibilem ab in- diuiduo, fed per hoc , quód fpecies
fübij- cibilis seper eít in fe vamuertilis , licét nó quatenus fubijcibilis,vt
inox dicemus, ARTICVLVS IL. Per quid. conflituatur [pecies in effe 1
vuiuer(alis num vt jubucib.lis , vel predicabilus . 71 (^Vminfpccicinfina , quz
eft sii vniueríale, cócurrac haec duplex habitudo .f fub.jcib litatis ad
fuperioragg ————- & pr dicab litatisad inferiora; nuncine— dazandam eft ,
per quam habitud:né maliter conftitucur m cífe eaiuertoli hac quz'flio poteft
eui agiraci defpecie fubalterna , quacenusin ea con eadem duple: habicado ; in
qua . E ris cft opinio Caiet. ca Mac d vl His Ri gnificauit fpeciéim ince
peciet,& fe. — - erfübijcibi- cundi vniucríal s conftitui' per fübi
liraccimad gcnus ; vnicum eius func tum futt, jura propria ratio (peciei fe
cortclatuum generis , hanc autemra- - tonem corrclacui non habet per ordiné- ad
inferiora , dc quibus dicitürs fed per ordinem ad genus , (üb «uo ponitur.
Dicendua tan;cn ctt cum cói fpeciem conftitui micinfecé , & torma'licer in
etfe vniucríal's, non per otdine;n ad fuperio- ra, quibus fubiicitur » fed ad
infcriora, de. quibus prz dicatar9& ca quidé folo nume ro diffciert o.
Conclafio eft apud omnes vnanin.i cof. n(u contra Caicr- recepta, & eft
Scoti q.2 1.cit.infol.ad 4.vbiait fecüe dan dcfinitioné de fpccie;datà , quód
.f. ptzdicatur de pluribus nuchero differen" tibus, eiie proptiá eius ,
inquantü cit vni» ucríale ; & probatur rationc tam valida ab ipfomet Gatet.
cx: (Eimata, vt loc. cit. vnü dc numero vniuerfaliü , quia particie pat ronem
vaiucríalis in coi ; ergo coltt:- : tuti» . tionem.i. ad füperiora. tutam eius
debet effe infra laruidinem formalis conftitutiui ipfius vniucr(alis in
cóoi,implicat enim quàd relatio quzdam in cói tendatad vnum termin ,&
rclatio fab ca contenta , veluti fpecies tendat ad oppofitá, ergo cum
vniuer(ale in cói cá- fiituatur in effe tali per habitudine ad in- feriora ,
covfequenter quodlibet vniuer- fale (ub eo cotentum deber incfie tali có ftitui
per rclationé. ciu(dem rationis ma- gis coar&atá,& non pcr oppofitam
rela- 'jod autem vni- - — werfile conftituatur per habitudinem ad inferiora in
efkc tali, patec , quia refpeótu füi termini, fe habet vt fuperiis,ende illü
fibi (übixcit , nóautem ei (übijcitur ; ergo (pecies non conttituitur in cfíc
vniuerfa- bis per cfe (ubijc:bilem fuperioribus, (ed per e(fe ptadicob/lé de
inferioribus. Ac- cedit (ubi jcibil:carem fpecier,& indiuidui tox cflc
ciutdé róois , efto ex parte atetialis (ondamcnti duferant , vt dixi- . mus
inito quaflionis; ergo per fubijcibi- (Go Vitatécóftiui nequit in effe;
eniuer(olis,cü X «adem lubijcibilnas competat indiuiduo, 233 Fonaan ,vcco.
Caen, facile dituitur cx decina, quà habet Scouus in bac i«€it; ad 4. vbi
docet» quod viüque fpccies sm tuum propriam (Q Jem dicitur ad-genus velut ad
eius prmvü corrclatiuum , àt sm rationé fui gcneris y. fub juo coutinecur «f;
vaiaetfalis dicirur ctíá rclatiué ad inferiora , de quibuspra-' dicata r,
vmucrf.le - n. refertur ab fübijci- bile;cx quo infert. qj fpecies per fe primó
fécfertur'ad gcnus, pei (e aücnon. prim, ad indiuidua, velut interiora; quia
ratione fai gcneris.(Cvniucrfalis: vnde tandé coa- eludit, quód c(to dei: nitio
eius in ratione fübijcibilis .f. data in ordine ad genus, fit fpecici
propriaíccuncü'fe ; quia datur per €iQs primum correllauuum , fecanda-ta-
men;quz da:rür per ordinem ad ipferio- rà; licét detur pcr. pofterius
corrclatiuis «4 pec indiuidua;adhuccft magis ad pro- potitam, quia eft proptia
(pectei , in.quá- tum eft vniueríaic , quo modo praefertim hic confideraur à
Porph. cx quo. patet ad argumentuca. Caict. falfum cífe; quod genus tit
correlligiuam fpeciei, quatenus ctt va'uecfale quoddun , n formna-- 50 II. £uo
emflituatur fpeciesin effe Volikédrt.1T * 449 74 1n oppofitum tamen adhuc
vcg:'t poteit ; quia quod immediate fubijcicat eneri eft vniucr(ale, fed
(pecies quacenut fübjcibilis immediaté fubijcicue. generi » ergo quatenus
fubijcibilis eft vniuerfalis . Tum 2.quia fpecies ideà, eft vnum de na- mero
vaiucr(alium, uia corinerur fub vni- uer(al: in communi , vt eius. pars
(übic&i- ua, (icut homo dicitur animal,uia conti- netur fub animali, fe 1
(pecies, quatenus fub vniuerfali continctur, c(t (ubijcibilis,ergo &c. Tum
3. vi fpecies fubijciatur generi , opus eftvt abftrahatuc ab indiuiduis, erga
vt ic e(t «nuuerüalis Tum. 4. (pecies (übiy- cibilis praedicatur de hac , &
illa fpecie fubijcibili, ergo inquancum (ub jcibitis et tormalitec voinec(alis.
Tam 5. quia. fpe- cies (ubijcibilis femper eft vniaec(alis,& é contra, vt
dictum elt , € adhuc magis pa- tebit ex dicendis, ergo &c. Relp. quod.
immediaté fübijcitur ge- neri cile vniuer(ale materialiter, & ced
ci&icatiué, & fenlus c(t , naturam, quz po- nituc (ub gencre, cffe
vniucrfalem, non ta- men formaliter , & redupl.catiué , quafi liz
yniuer(alis , quiailli (ubijcitur, quiae re(pectu eius vniaeríalitatem nà
exercet, " eu fuperiocitatemyfed infcrioritaré. Ad a. patet. per idem,
fpecie. , quatenus conti- netur (ub vniuerlali ,effz vninerfalem ma-
terialicec, & fpecificatiue ; vcl potias ncg. arfamptum cumeius probationc,
homo . n. non dicitar animal, quia. fübiicitar anima- lit generi (uo,(ed pouus
contra fubiicis tur animali , quia eft animal , & participat rationem
ipfius,hoc enim cít fundamentü relationis (üb;;cibiliaus , qua illi accidit per
intellectum; (ic igitar in propofito » non ideà- prz: dicabilia. (unt.
vniuer(alia as formal«er ,:quia fab. vaiuerfíali continen- tur, fcd pot:us ideó
vniucr(ile de his quin» que przd:catur, quia hec. fuat wee la , & rauooem
parucipanc ip ucr(alis; quz confiftit in ordinc a infe- riora .' Ad 3. in co
ftatu abítra&t.opiscít folum. vniuerfalis meraphyficé , non lo- gicé ,
& quando conccderemus etiam lo- Bi«é vaiertalem cic. , tunc dicere prae-
ftarct potlidere vmucr(alitatem ex vi db» itra&ionisab imfetioribus , non
€x vi (u- bic&ionis ád (uperiora. Ad «orgiégaltqs, qu ày6 " CDs. De
Foüerf-inpánie. ^ o0 quia ex cópararione fpecici ipfius fabij- €ibitis ad hanc;
& illam refü!cat in. ipfizs Vniuetr(alitas,à quo formaliter denomina- tur
vnuerfalis, & (ic induit modü fpeciei prrdicabilis vnde tals fpecies erit
fubijci- bilis,vt quid, prz dicabilis, vt modus, Ad $f- Neg.fequcla,verum quidé
et! fpeciem , que (uBijcib lis eft effe vniuerfalem, non: tamcn talis ett
quatenus lubijcibilis.ficut écon'ra fpccics que eft praedicibilis , ett ttiam
vtique fub;jcibilis, noa tamen talis € ftjquatepus przdicabilis , * $1 Sed
adhucfortius vrgebis,genus fub alterniim non contticuitur in ele vniucr- fas
(obaltethi per priedicabilitatem, fcd p.t fobijcibil:tatem , ergo & fpecics
po- terit quoqae pet propriam fubijcibilita- tem conflicui in etfe
yniucerfalis- infimi , Ptob. affumptum, quia non conítituitur in tali vniuerfal
tate per-przdicabilitatem de pluribus fpecie differentibus quia hzc
ctiam'covuenit generifüpremo: ; nec per etinquzcft de pluribas numero differé-
tibus,quia hezcctiam conuenit fieciei in-: mz , ctgo per nallam
przedicabilitatem conftituitur;(ed praecise per fübijcibilita- ter.
Refp.hiccommittifallaciam,quasficfecundumpluresInterrogationes,vtvnà,petiturenim,per'quidconftituaturgeousfubalternuminmtálieffe,quatiquidvnum
fit in co effe gcnus & cffe [übalernd quae tamen dao vlde diuetía (unr;nam
ete 2c- nus conuenit ei pcr habitudinem ad ipfe- fiora,de quibus dicitur,efle
veró fubalcer- num conuenit ei per ordinem ad (upcrio- ra, quibus (abijcitur ;
& quatenus fpecies fübijcibilis, non quatenus genusjitaque arg.dicimus,
quód efto genus fubálternü , ZUG fubalternum , conftitnatur per
bijcibilitatem,nihilominus quatenus ge- : nus conftituitur per przdicabilitatem
de: pluribus fpecic differentibus: nec obftat , uod tális prz-dicabilitas
competat etiam ^ generi fupremo, quia vt diximus arzvlt.q. przced,in fine
gerius (lüpremum;& fabal- ternum non differo fionegencris , &
vniuer(alis »—— 5 - 76 JníLabis adhuc;genus generali (Tfimü »on conftituitur in
hac fopretma voiuer- falitate per ordinem ad i nferiora,fed prz- €ise pcr
hocjquàd fupra fealiud 2enusnó ad' rationc alterius, fiue vna fundamétum al» nt
cflentialiter in rà- habet,ergo genus (ubalternüin &a coaes— Gara
vniuerfalitace conflituctur precisà p hoc,g fuprafc habct aliad genus, Prob,
allumptum;tum ex Pocph.ci ex»coc 1. d.8.9.5.O.vbi docet nó cllc dzrat'oncge —
ncris general;(fimi plures (üb (z haber fpecies, X dat exemplum de quauao, 44
3l conflituitur vnü ex. 10.2enetbus (upres mis.licét fub fc paucas habeat
fj«cics, aut nullas,eo praecise quia non habe: aliud (u- prauen és genus. R
ef]. fimiliter vt ad pre ccdens,sl;ud cfle loqui de genere gencras liffimo,v:
genus cft, & vc generalitfimuag cit ,verü cnim elt atiumptum, fi con(ide-
retur vc gencraliffimum eit)nonautem vb —— genusett,& inhoc fenfuloquütur
Porph. — — & Sco. qui optimé dixitgeneralilimo ,— — vttaliprorfus accidere
, quód habeat fih d [05 ^ fc (pecies, quia non con(ticuitar io zal fc pct
ordinem ad inícriora, fed pe tionem ordinis ad aliud fuperius contra fi
genetali (fimum , & fal conhiderentur,quatenus vatuerfa fes acciditeis
habere, vcl non. nus fupraucniens , vt notà Mauri. q. 12. Vniuerfe- ^ E. 77 Pro
compleméto huiusa sj OS fiat dubium diloluendum ;quódhicagie ——— tarifolet,
quiaciusrefolntio multum jue —— uatad cognitionem fpecici üpre- dicabilis ;
cumenim vidcamush duis D habitudines (übijcibilitatis, & prdicabie | ic
infima, & fub- €r Acci" litatis concurrere in fpecie infim: alterna,
quaritur anconcurrant per à i» dens & veluti difparatz,an pouus cOÓcur- — —
rafit,vt perfe coonexzita quod vna fit de. terius, & origo ,. Ciica quod
dubium tria prafertim reperimus Auctorum placita y duo extrema, & aliud
medium cum dittin. ione procedés. Prima ira inio CX. ema abíoluté atfetit e(Ie
dil paratas,itavt. yna vm accidés va dem " aliam 5 nec fübijci gencti e e
dc ratio- se nmontuit ad edicsidid mulus s. nec € córra cíle predicabile c(t dc
ratione. d ret eet tae enim , & de£acto vna. " rationum reperitur bae
alia ; cuimif: i generibus (upremis reperiatur przdicabis. litas
finefubijcibiliate , & inindmiduis: (übijcibilitas line pradicabilitate ,
ita Al- W beit. f , , Ti eft bect.ttae 4. zdicab.c.2. Complat. diíp. am Milos
fcc. 1«0.4« Didac.d:fp.7.2. ZiKuuiusq. 1;Galleg.controu. 14. & aij. .. 1
Akera opinio extrema. docet cie. pec conneXas,& vnam originari ab alia;ni-
mirum vel fübijcibilitatem ex. przdicabi- litate y^ veHé contta; Caiet.cir.
poftquam conftituit effentíam (peciei in fubiicibi- litate , ait deinde
przdicabilitatem (equi ád rationé fübijciblis , vt eius propriam paffionéyravt
dicere valeat , ideó (pecies €ft apra dc indiuiduis predicari quia fubij €itur
generi. Tolet.écontra q.vn. de fpe- €ic,& Sachez q.35 Log. fignuicát
fubijci- bili 'vaiuer(aliratem., velut paffionem , itavt dicere valeat , fpe-
Cics, ideó scelti a^ immediate , Quia eft quid vntuerfale in fe , indiuidua »
enim non imimedtaté fubduntar. generi . "Tertia opinio media cum
diftin&ione it,& ait) quód fi fiat (ermo de his n abijibiltat & przedicabili- ecis? confideratis
, vtique nonsüt vt bene demonfttát ratio- ' , nec vna per [c
condNEutemfiTnitata,&coarctara,qualiseftvniuetfalitàs(peciei,vtiqueinhoc(enfadicendum
"eft ex ip(a oriti (übijcio;litatem immedia. "fam ad $,vt eius
propriam paffioné , dicét enimex|vniuerfahitace,vt ticnequéac 'oriti
(übijcibilitas , quatenus tamé limita- 'ta,& determinata benc fequi
potefl;con- "elitdit igitur przdicabilitatem,& (ubi jct- !bilitatem in
hoc (cna ede perte connexa in (pecie, quarenus eius vmuerfaliras non fuprema,
fed limitata, & fübordinata 'hoc.n.ipfo quod pred;:cabilitas , que per-
"finer ad ratione; Ipecici: non cft predi- Cabilicas faprema,fed inferior
, per fe , & non dilpáraté: perit. fundare relauonem fübijcibilitatiss fine
qua ratio infcriorita- "tis ne [uit intelligi ; omne cnim inferius NOn.
quia fecundum prze- "dicabile nom liabet eife vniuerfale e 'modocunqué y
(ed vniue;lale (ubordina- *tumj & minus aleto ,(, genere,ergo idjcp "
ncccílació coniangunxar in fpeci (0107 T. Qseolinacar [peces nef Vuiatifreder.
LI: ast xondueic ad hoc , vt fit vhiuetfale minu£ amplum altero;nó poteft
di(paraté (c ha- bere ad có flitutionem ralis yniuerfalis, fi- uidé de
intrinfeca rationc cius cft , quód 1t vniue:fale fubordinatum , & inferius
ficut non difparaté fe habet ad conftitue- dam caufam (ccundá hoc quod ett
(abor- dinari caufz prime , i inordine politico tniniíito inferiori nonelt per
accidens , & diiparauim, quod bou fuperio tijita loan.de S. Thom.q.8, art.
1. idcmq; fentire videtur Aucría q. 11.Log.fec.3.. 78 Dicendü eft pro
rcíoluaone. dubij fubijcibilitatem,& przdicabi!tatem vti- quc in (pecie
aeccílarió connc&i , nó ta- men velut caufam , & effcétum , quafi g»
vna per fc oriaiur ab. altcra , (cd potius veluti d.ios etfe&tus ab eadem
caufa. pro- cedentes , (ub diuerfis tamen caufandi ra- tionibus... Conclufio
í(cquitur cx didis , & mox dicendis , eftue coníona doctri- na $coti q. 21.
cir. & quoad omncs. par- ,tes probarur ,& primo quidem illas duas
rationcs. in. fpecie: nece(Tarió. conne&i €x eo conflat, quod in ferie
predicamen- -tali,& inxta ordinem a natura inflitutum üi xv enim
pradicabilitatis v. g. c- mullacít (pccies predicabilis , quz non Mit fab
/jcibilis , quia fpecies effeoualiter €onttituicar cx genere , &
differentia , er- go ncéettarib alicui fübijcitur generi , & Qaando genus
(upremam. przdicatur (uis finguiaribus immediate per m fpeciei , conftat ex
diétis in finc preced. att; id e(le prater ordinem connacuralem rerum, & ex
mero intelle&us beneplaci- to,& re vera tüc genus fapremü , vt fub-
ftantia adbuc habet rationem gencris , li cet induat modum praedicandi fpeciei,
«ne de cft genus, «t qud, fpecics vt modus, "quarc cuu rc vera fpecies non
üt , mirud non ctt,li gencri non (ubrjcitur y ex alias euam parte non eft
dabius £pecies fabij- ftc cx dictis difp. przzced.q.4. dub. adhuc dicemus
iterum ,. ergo ha di tioncs fubijcibtlicatis & przdi L &bilis , que non
lit przdidabilis , vt. con i5 , Que non fit pr , e E rà quantuim-eft de (e:
inüte nici in diuer(is (obiectis vt bcnc demons ítrancrationcs priv lemienuz 4,
^79: Deinde quod non enc D wp - sz JEN LOL 4 r.c 452: flat caufa ,&
cfíc&us, probatur ,:quiaifte habitudincs funt oppoficz,vnü autem op-
pofitum nenperícoriturex alio , nec phylicé,nec metaphyf(icé;tum quia tota.
gatio (ubijcibilitatis fita eft in relati inferioris ad (aperius , ratio
praedicabili- tatisé contra, ergo ab his rclationib.ne- qucunt deriuari nifi
relationes ad coídem terminos,non autem ad oppo(itos. Si di- €as cum 3.opinm. ,
9p licét íubi jcibilirasne- queat deriuari ex prz dicabilitace,vt fic nà ita
funt oppofita , bene tamen cx prz- dicabilitate, quatenus limitata , &
(übor- dinata ,. nam hoc ipfo quod przd:cabili- tas non eft (üprema, fed
fuübordinata, uc preedicabiliras petit fundare. relationem fubiicibilitatis.
Contra hoc cft , quod iila limitatio,& fübordinatio non tollit op- mes
przdicabilitatis cum fubijci- llitate,ergo adhucobflat, nc vna cxalia deriuctur
; tum quia non videtur maior ratio, cur fübijcibilitas potius oriatur ex
pradicabilicate limitata, & fabordinata , quàm é contra, imó fübordinatio
pradi- cabilitatis videtur fapponere fübicctio- mem pradicabilis potius , quàm
pracce- «lcre;ita quàd fit verum dicere, idco prz- dlicabilitas animalis , vel
hominis eít li- mitata,& coarctata, quia animal non cít fupremum genus, fcd
(ubalternnm, , non «rgo fübijcibilitasex pradicabilitate età i &
coar&ata deriuatur 5 (cd po- aius à coutra dici deberec, fi invicem fub-
wrdinarentur in ratione cau(x, & effe&tus . , 8o Sidicas iterüi cum
Au&oribus ter- aix opinionis , ideo porius (ubijcibilitaté -*x pradicabil
itate limitata oriri , quàm *€ contra;quia prior, & effentialiter eft in
"fpecie habitudo ad inferiora; per quà con- itürtür Ip ratione vniucríalis
, quàm sbitudoad füperiora. Contra boc cft;quod 165 potius oppofito modo (e
babet ; quód smimirum 10 fpecic , vt fpecies eft ; prior » Wk eilentialior eft
fübijcibilitas , &ordo 18d füperiora, quàm ad inferiota , vt Scot. «loxet.
q. cic. in fol. ad 4. vbi proinde ge- mus appellat primum correllatiuum fpe-
.Xiei s indiurdua veró correllatiuum po- "f&crius , quem (equantur. Complot. cit. Blanc.difp.5. fcc. 3.Fuent.q. 8.diff.
1.ar,3. & alij quamplores ,. & probatur manifcs Difp. IV. De
Vniuerfalibus in partic. ' hzc (oluiio ex ipfius di&isreijcitur; nam P .
€líc (ccundi pre dicabilis, parum ge ? c ftaratione , qaia prius eft rem
confticull in fua effentia , quam aliud conílitucres vcl alteri communt:cari ,
dum enim com- municatur , iam in (uo etfe conítituta (up-
ponitur,(ed[peciesperfubic&t'onemadgenusintelligitariliud.parcziciparevelugrationem
füuperiorem , & partem eífentias €ius , per przdicationem verà intelligi
tur alijs communicari, ergo 1n (pecie. fus bijcibilitasre vera
przedicabilitatem pra» cdit ; Et adhuc magis declaratur , prius naturam
(pecificam intelligimus contra- here genus, quàm coatrahi ab indiuiduis , quia
per contrahere genus media ditfe- rentia conílituitur in cfle fpcciety(ed qua-
tenus genus conrahit,imcelligitur (ubijci- bilis, quatenas contrahitur ab
indiuiduis incelligitus pradicabilis , ergo (ubijcibilia tas prz cedit przdicabilitacem
. L $1 Reípondet Ioan.de S. Tho:aliudef — fe (peciem contrahere genus, &
aliud fü--— bijcigeneri , illudemim perümetad cone ^——— fututionem naturz in
(e, quz fitper ge» — — nus, & differennam , fubijabilitas autem — dicit
rclauonem canonis, qua coordina» —— tur fpécies generi , & fic pertinet ad
cundam intenuonem natura, non ad con ftitationem , & in hoc generi ioni$
prior eft vniucríalitas , & pr: ilitas- in ordine ad. conítituendum
fecundum przdicabile ,. quod cft (fpecies, quàm fue ijcibilitas j licet refpeá
rg fecun - dum fe. ptius intelligatat.contradio. ge» neris , qua cít
fubijcibili- tatis,quam coni fabibilitas ad indinidua , qua cft fundamentum
vniuetfalitatis ; Sed [| fi verum ctt , vc ipfefacetur , contractio. ncm
generis ia fpecie eífe tundameniam — fubijcibilitatis , & praecedere
coatrahibi- litatem ab indiuiduis, qua cft fundamen- tum pra dicabilitatis;
fané fequicur. eciam (ecundá intentionem fübiicibilitatis pra» cedere debere
intentionem pradicabilitae iis, nam ifte inrentiones cundem rationis ordinem
fandant inter (e , quem hibcnc à parte rei fundamenta, alioquin non dicere tur
ficti cum fundamento in re. Quod au- tem inquic relatione pradicabilitaus eife
riorem quoad conítituendam (peciemin E hocenim vtique verum eft, imó. nó fol
eft prior, (ed vnica & pracifa ratio cótti- . 9 tuens fpeciemin effe
pradicabilis, at hoc ^. monquzritürin propofito;fed quzritur, S uznam iftarum
rationum przce dar inca f ecic » vtfpecies eft , abfolute loqucn- o , non vt
vaiuerfale » . 81 Denique q; connectantur potius ; veluti dao effectus ab eadem
caufa. pro- .. «edentes fub d:uer(is rationibus caufan- J.. diqua erat vltima
pars cóclulionis pro» ^ batur,quia differentia c(lentialis duo ha-- (—
»bet,roum eft, quod e(t determinatiua, & |. . «onuadciua efentiz generis ad
confti- 4uendam fpeciem : alterum ett ,
quod in. fe importat. gradum formalem eifentie . adhuc communicabilem , quia
licéc rem E. à fe «on&titutam conftimar. in e(fe fubii- ——* . eibiliad
geodiquen cótrahit , non tame "HN - eam confi ituit in vltimo cffe
(übiicibili , (0 st facit ind iutdualis d; ferenti; cum igi a Voi unas e o dor
d Fat in Z E mco, titur E. - bili ad genus ,q conflit fübillo c in pluribus,
plné co taccm , & przzd'cabilitarem in fpeciea differentia fpecifica oriri
(üb diuerfis ta- men rationibus ex ipfa namque vt con- tractiua gencris
fübiicibilitas derimatur, S ex cadem , vc vlrerius communicabili . eritur
pra-dicabilitas [peciei. - . $3 Etexhis facile fatisfit fandamen- tis carüi
opinionum prafercim tertie que wtijue maiorem hi bebat ceteris. appa- renuam
veritatis , ni| enim aliad effica- citer probar, quam duas illasrationes (ü-
biicibilitatis, & pradicabiliratis non om- nino per accidens , &
difpararé concur- rere ad conítitutioné huius fecundi pre- dicabilis, dc cuius
intrinfecaratione cít cile vmuet(alc iubordinatam , & minus amplum genere.
Hoc (ané verum eft, & nos quoque vltró facemur , atq; 1deo bac de cau(a
dixunus , illas raciones etie. ne- ccilar;ó connexas in [pecie , verum non
probat «ile connexionem inier. jlla 9 v&« Q.II. dn [ubijcib.ey predic fimt
COBWOX d Aot M. Ag lat effe&us& caufas,ita quod vaa depenz dea, &
oriatur ab alia a. sed obiicies, quod dri po(fint,imo de fa&o dentut
fpecies (ubiicibiles , quz nó fiot pradicabiles , multi namque tales cie
aíIccuat relationcs diuinas, quae funt immulciplicabiles intra fpeciem infimá
y. quemidmodum ponuntur à Thomiftis: natu:z angelica ; nequc enim pofsüt eífe.
duoPatres,autFiliieterni;&tamenhaerelationes funt inter fe vcluti fpecie
dis — &in&z cx D.Tho.1.3.32,art.2.& q.10« de potentar. 2.ad 12.
R.eíp. prorfus ime plicare fpecies , qua vaum duntaxat in- diuiduum (ub (e
habere poffint , atque id:o ünt folum fubiicibiles , non verà pradicabiles, vt
afferit Arriag diíp.7. n. 35. 0b rationem allatam,quia fi talis [pe- cies
conftat ex genere;fub quo ponitur » & differentia (pcafica contrahente, non
apparct, vnde repugnet illi communica- bilitasad plura ex principiis cius
intrin« - (ecis uia nec ratione gradus genericiil-* li repagnaret,vt defe
patet, neue diffe- rentialis , quia hic etiam eft adhuc vlte- S:
.communicabilis ; cam non fit indi- alis, Relationesaurem diainz j vt.
liximusart. prezed. in fol.ad r.quams ——- be Di MR DADO En drint "n |»
quaratione funt multiplicab ] imus in creatis , éum quibus conueniun in pracifa
ratione relationis;quarenas tfi petíonalitates diuinz, quo fenfa funt im-
multiplicabilcs,non fpecie differunt, fed quafi numera !iter ; quatenus im
conceptu - Communi diuinz perfomalitatis ab cis abftrahibili (pecifice
conueniunt, vt ibis dem explicuimus . capu ARTICVLVS IIL n Species in vnico
indiuiduo, C" Ge4 nus in vnica Jpecie conferuari 84 Enus, a&uali .i
fecundum (ua pradicata ef- fentialia, vel vt tota quaedam potentialia fuas
partes fübieGiuas refpicientia , &C- hoc vel metaphylicé,vel logicé ;
difficule tas non cit de iplis primo modo infpe» étis , iic enim omncs
concedunt , & ge« nus ia ynica [pecie & fpeciemin Mos les, vtcer--
Species ex dici cóGdg- : rari poiluüt,vel vt tota quzdam - - — (dua tefpe 454
indiuiduo conferuari polTe ; quia fecun dum 1otam fiam cílentiam commani-
cantur cuilibet fuo inferiori, qua tatione" dicimus torrm animal effe in
fpecie hu- mana,& toram humanitaté in Petro , fed' non rotaliter; & hoc
fignificare volue- runt Parifienfes,cum c. de gem. dixerunt pofic genus
fecundum cxiftentiaur (al- uari in vnica fpecie , quia deftructis om- nibus
(pecicbus fola li remanen- tc,adliic homo effet animal, E (t ergo dif ficultas
de ipfis, vt tota potentialia , ícu' vasti qua nictaphyficay quàm lo- gica ;
& (enlasefl, amad coníeruandany cotafitarenr fuam potentialem fecundum
ftacuai ei conmaturaliter debitaur exigat gcaus le esactu fpecies, &
fpecies plu- ra iodiuidua , av potius (üfficíat apritu« dinalis entia 4 &
quod illa plures fpecies rein gris, Né plura iioi: ul fp eciei (int. poffibilia
, 10ad genus,tres exrant. opiniones ' dux exceiz , & vna mediz. Príara ex-
a docet totalitatem potentialem,(eut rfalitatemy generis tàm atetaphyfi-
&am , quimlogicam in vna fola fpecie €onferuati pofTe,ctiam (i aliat fotent
un- polfibilesita Celcftin. difp. $. Log. fec.2, euayaliisquibu(dam;
Fundamentum hu- ias opinionis eft ; quia ad lioc, vt gertus fit vmaer(ale
metaphyficum , (uflicit , vc veniat in compofitionea fpecici;tanqua E
müatcríalis PR 3E paco haberet illafpecíc , etiamfi aliz implicarcat .
Fanrfusde ratioue vniacrfali logict cf y quod (ic vua in multis y velat pars
ma. tciialis coram, fed relatum ad indiuidua illiaé fpeciei actualia, vc!
poffibilia ; iam habetcífe vum y nanr ab illis omnibus indiuidu's abttralii
potett ratio animalis, item lrabet efe ii multis, riempé inidiuis duis, &
candem dicit folani parten ma. tecialem ipforaat,quia (i illa e(fet (pecics
humaaa , (tinc adhiic artimalitas non di- Ccret totam edentiam liomim s,ac
indiuia duorum eiusfed patte; & haac quidem taatetialétn,erg aihil te vera
illi defice- tet requiitum a4. vatüec(alitarem ram logicainquam mctaphy (ica. Hinc
ia- runt non ita pile de [pecie dici, quod juvmico. coníccaetut iadiniduo quoad
LiJput. LV. Le Feuer alius im partic. fuam'vniuetfalitatem logicam , vel meta2
phylicam , fi alia indiuidua implicarent , uia de rane vniüet(alis cft , q»
plura re- "T piciat infetiora , inillo antem cafa non pofíet illa (pecies
plura inferiora habere!y qtfod nori contingit de gerere admi(fa. » vtia
(pecie,quia haberet pro inferioribus: indiudua illins fpeciei « 8$ Altera
Opinio extrema affcrit ge- nus pro (ua vniuerfalitate con(cruanda y tàni
logica, quám qu LE lares fj cics requítere, non folurb po (fi biles : fed etid
actu exifteote$ ; Fundamientü huias fentétiat eft ex ipfa natura. generis dedu-
Gi, cum.n.hzc fit effenrialiter iicomples tayvt exiftat fccundum fuum ftatum
conz natatalem; petit effentialitct perfici per d.fierentias,,uia perfectus
(stus potens —— tiz yr ado ex MEM qut. fz t. vna differentia non cft adus. adz:
^d potentíg generis; cuni poffir Mid Es iebus eed , aliasyv : uari , uifi iri
duabus [peci adminu$ —— — a&tu exiflentibus,& aliquiin(imuant, ops ^.
pofitum nec per Dci potentiam fieci pof. fe,quia duz ad minus (pecies funr
necefle riz, vt intell:garar genu npos tétialey nec poteft senusintel! ipe
n& 1 09 differentiam diuidi , & ad^ un MAUS. " Put dre
fimulabaliacondiuidarur, —— — & inaliafpecierépoaatuf , vadéinquit ——
Átitl, 3. Mct, 10.neceffé ef UNA que generis differentias e[fe. Hinc i fufit,
rion ità de (pecié poffe dici, quia Ii-« cet dicat poteritiam pet diífercacias
indi « uiduale$ perfe&ibilem y quia: tamen bat 4 non (unt e(icnitiale$ 5
(ed marertales , & la(i accidentarim ; ad (uum perfectum flatum
cotinaturalem nom indigct natu ra (pécifica y vt 4&u exiftac im. pluribus indiuidui$ ; fed quoad
totam (iam pet- fedionent e(lemialem; & ftatum períc- Gum illi debitum
conferuari potet iu vtlico indiuiduo,vt patet de Solc, Luna s &c.quare ad
vniuerlalitatem fpeciei co (eruandam (uffici pluralitas indiuiduo- P tum
poflibilisiità Boculib. dc diuif. Ale-
; and. lib. 1. naeiral. quaft.cii 1; D. Th. 1 Poft.c.5.IcG.12. Fonf. $. Met
c.28.q. 14: [ect.5. Sot.in Log.queíi. de fpecie » Tolct.ibidem«Niget q. 41. Lac
lib. 1.de deducunt genus non po Asl ples . XA uh. - Fs | lures requirat
fpft.eobecinl, feit. 455 uS 6j ae Mis" UE .de Demonftrat. q.
17.art.i.Complut. quiritur, vt pater ex Summ ilis , Ncq; di- dips.
j-2.Ioan.deS.Thom.q.8. at. 4. cas effe neceffacia illa pluc1, vt a» ci» 2- alii
lhomifte paífim.Immo vniuer-
ftrahanturille vuiuer(alitates » vt vid.- falitatem prefertim logicam
fpecieiait tur innuete Do&or q cit-quia licet regu- — - «onfetuaripoffe
infpécie , füb qua non — lariterita ficri foleat ábítractio natur — gmifi vnum
indiuiduum fit poffibile,& ità ab inferioribus, quo (enfu ibi loquitur -
loquuntardeípeciebusangelicis: — —. — Scot.abfolutg tamen poteft vaiueríalitas
"dertiafententia media afferit , vtiq; tota ab vno folo infctiori
exiftente ab- VU 1-9 |. sequiri
plataliratem fpecierum ad fer-— flrahi,ficuc à pluribus, imo ctiam (i nul- . -
. gandam yniuerfalitatem gencris,itemg; — lü cxilterec poffer adbuc abftrahi à
pof- AM indiuiduorum ad(cruandam vniuerfali- — fibilibus (alim ab intelle tu
angelico à . «atem fpeciei tàmlogicam ; quàm me- fcnfibus noa dependcte,vt ibi
diximus , taphy(icam, negat camen hanc effe debe- — & fuse probat
Pa(qnalig.cit. (c&.4. - geneceílario
a&tualem , S& "zc videtur — 87 Quid auté requirant illa inferiora
-— «communis Scotiftarü, vceft videre apud — a&tu exitte ntta. obicétiué in
intelic&u , Parifien(es cap.de genere, Ant.Andr.ibi probatur ; quia
vniuer(aliras cft relatio ,d€, fic.n.Scotus inlinnalTe videturq. r$, conueniens
naturg per opus intellectus , Vniaerf.hoc idé a(Terunt ibi eius Expoíi fed nó
pot effe,aeq; cognoci relutio (inc —.*orcs Maurit.Anglic.& alii ,S&
fequuntur. fuo cermiíno; ergo cum adiequatus tcrmi- — «€x Modernis quáplures
Ruuius in Log. nus vniuctí.litacis tint ioferiora;aon po- j:4. de fpccíc. Auerf.q.
Wer eii telt hzc relatio fundari in natuca, ni(i ia- &.a4.dub. 3.
Louan.cap. degenete. telligatur terminata ad illa plura iie: icd.contr.4.
Log.pur yid , telle&um apprehen(ía , quod cft habere 4 Blanc.difp.3. fet. T
legen. & .exi(tentiam obiectiuam ; & hec pracisé ir r ificat ad
fufficit ad cerminandam vniuerfilitatem, | f exiftétia- nam relatio non maiorem
a&tualitaceaa orum per in tü, requirit in termino , quàm ip(a fiibeat , ami
ci. Didac.a Te(u difp. 7. Eo genas logicum ,vt fic, obie&ti-
q-4-Pafqualig.tom.1.Mer.difp.g6. Roc-
u8 folum in inzellectu exiftat, ad fummü Cap.de gen.q.4. & alij quamplures.
— requiret im termino exiftentiam obie&ti- '.£us ! - 86 Dicendü t. quod hzc
vaiuerfalia | uam. Hic tamen aduertendum eft , cum
——sfiformaliterconfiderenrur, quantum ad. dicimur hac vniuer(alia logice infpecta
Jogicam vniuerfalitatem;licet non requi- rcquirere pro tetmino vniucr(alitatis
plu rant plura inferiora à parterei actu cxi- ra inferiora obiectiué
exi(tentia, non eft Ítentia, requirunt nihilominus illaa&u intelligendum ,
quod illa üc actu exigár, .exiftentia obie&tiue inintelle&u itàta- vt
ig eis actu cile concipiantur , fed vt men yt quamuis à partezei non exiftant,
concipiantar a&tu illis inc(le , vcl faltim fint tamen poffibilia illa
plura Conclu- proximé potcatia in eis exiftere , & ratio fio cft Do&torisq.
18. Vniu. in fineybi cít,quia vt vidimus
di(p. praeced. q. 2. art. dum ait genus multas a&u fpecies requi- 3. non
neceffarió conftituitur vnuerfale rerc perintelle&tum apprehe(as, explicat
per a&um ctlendi in moltis ; fed ctiam Maur: ipfam1oqui de vniuerfalitate
Jo» — per aptitudinem proximam:;quia veró & &a ; & docet quoq;
Barg. t. d. 3. a. €. apa aptitudorationis (uum termin eX& "tob.quoad
omnes partes, & quidé quo- — poícit obiectiué exiftécem in intellectus ad
primam , quod nempé plurainfetiora vt bene probat Doctor queft.cit.ideó di»
a&u exiltentianon requirant, conítatex cimus vniuer(ale plura actu
lnfcriota exi dictis dip. pzced.q.4«uiahzcsüt vni- gere,non tamen in quibus necelfarió ada.
uerfalià eifencialia,ac proin dé quidditati/ concipiayir ineffe , fed vcl
a&u,;vel apti ué przdicantia dc fuis inferiotibóEnd ve dine , quod
manifctle Doctor innuit ia ritatem au:em przdicadonis cífentialis,— fine
quzft.cum ait N ora, quod fimplicis . ; ncc fubiecti , nec attributiexiftenta
re. — zer tenti potefl quod genns non en SR es su: " atum dici de
multisynifi que concipiim tur ab intellctiu, en quomodo, efto pos nat ila plura
a&u concepta, selationem - tamen vniucríalis ad illa ponit aptitudi- nalem,
nam bené poteft cffe, quod am extrema confcrantur adinuicé.(.inferius, &
(uperius, in ratione fubijcibilis, & pra- dicabilis, non ver a&u
fubiecti, & pra- dicati,& fic collatio, & conceptio extre- morum
etit quidé a&ualis, fed relatio in- ter ca veríans erit apcitudinalis . 88
Poftremo,gp illa plura a&tu conce fa debeant à parte rei (ub illis maturis
ef- fe potlibilia , fatiscon(tat ex dictis q.4. praeced. difp. vbi contra
Thomiftas lace probauimus naturas nó cffe capaces vni- uer(alitatislogica ,
nili (inc à parte rei larificabiles , ac proindé vniuerfilitaté peci quam ipfi
fabricant fuper na- turas angelicas, (ub quibus non ni(i vnum indiuiduum
poffibile agno(cüt, efie pror fus chymcricam,& commentitiam,quod etiam
adhuc probatur , nam de ratione naturg vniucrfalis eft , vt fit vel po(Tit efle
vna iri mulus, (ed natura angelica , vt ponitur à Thomiítis , nequit etfe vna
in multis;ergo nequit cfle vuiuer(alis, Prob. min .quia ve] illa multa funt
a&t« exiften- tia à parte rci, & hoc non;quia vnum tà- tü extat
indiuiduü. füb his Thomiftarum fpecicbus,vel poflibilia,& hoc no, vt ip
ficócedunt , vel(altim funt ab intelle&u cóoficta, vt poffibilia,vcl
a&u cxiftentia , & neq;hoc,quia refpe&u talià indiu duo tum
fictorum nüprzdicaretur quiddiza- tiué natura angelica , quia ens reale non
dicitur quidd;tatiué. de ente rationis, ' Kcfpondent Cóplur.difp.6.q. 4.ange-
licam ratüram conceptá vt logicé vniuer. efle vnam in multis, ad hoc tamen
ncccílarium non ele , quando natura cft yniucríalis fecandum rationem un vt eft
in propofito,gy illa multa (int actu cxifté tia,vcl adu po(libilia,vel a&tu
ab intelle- &u confi&ia;fed tufficit , quod ex noftro concipiédi modo
ità comparetur ad pro- prium indiuiduum, ac (i habere alia plu- £a ,quod tunc
fit, cum nobis apprchendi- ir,vt füpetior ad illud ,& indifferens, nà vt
fic conceptz , non repugnat multi- plicxrio in ilis indiuiduis, à poffibiliafo-
Diju: V, Dé Vel pii 0 T m t MJ - sent. Sané hac folutío incapibilis cft, ci -
An, vniucríale dicat ordinem ad plura.» y. - quando natura angclica cócipitur
vt vni- ! uerfalis,vtique plurapyad quz referatur ,—— aflignari debent, ncq;
affignari poffunt, nifi in aliquo ftatu illorum trium , vt di« fcurcenti.
patebit . 1 . Contta banc Concdl.ftant Tbomiüie, — — inquantum coníttuunt
aliquas fpecies — vn:ueríales inordine ad multa , etiam(i — — illa plura non
fintà parte tei poffibilia 2» fub illis ipeciebus , quod probant, Tum quia
natura Gabticlis pre(cindi potcft heir emer à differentia indiuidua« i(ub qua
au eft , & vt fic accepta non eft fingularis , ergovniuerfalis, quia (ub —
tali precifione concipi potefl, vrapta ad.— — etfieadam in multis.
Tum2.quiaconcée — | ptus naturz fic precise cófideratz,quate do praedicatur de
rndiuiduo , inquo eft, —— fit praedicatio füperioris deinfeiori, mà —— —
conceptus ilie non cft ita decermi V es ficut conceptus indiuidui. Tum 3.indi-
wuidaum Gabriclis ponitur in: przdi mento fubftantiz,& non ponitur 1 diaté
fub genere , ergo fi athoma , uz erit praedi Tum 4-ip!z natura a d:camenro ,
vcíccu i ha funt vniuerfales c. de fobfl, ego &c« Tumtandem , quia natura
Gabriclis Michaelis ditferun: fpecie , & cx gcnere , & differentia,
ergo funt fpe- cies. predicabites . gm 89 Reíp ad hzc omnia vno vetbo;effe
verayquia nauirz angclicz veré fünt mul riplicabiles à parte rein plura
indiuidua ciu(dem rationis , quo principio negato tunc data hypoihcfi, Ad
1.negandum cft fieri poflc taíem przcifionem quia talis abftractio natura ab
indiuiduationc , vt bene notaut Hurt.difp. s. fec.3. fundatur. in
diftin&ione naturz à fingularitatc vel formali , vcl (altim virtuali , qug cum
in naturis angclicis nó rcperiatursquia que* libet eft de (e haec in (entécia
Thomitia- rum, conícquenter in eis talis abilractio fieri non poterit (ine
mendacio ; qua etiá admifla;tunc adhuc negandum erit patü- ram (ic; ab(ltactam
clic formilirer vni- ueríalemytüc enim [olum ad abitcactio- nen clicee iif
"T" wu * nem fequitur vniuetfalitas, quando natu- Peabfiradta non eft
de. fc determina: ad talem fingularitatem , vt. cuenit in nacu. gis
materialibus quia enim nulla iftarum ^ . gefeeitad hzcceitatem determinata»,
"n idco abflra&a dicitur vniuerfalis ; at na- | £urà ica ponitur de fe
determinata ad talé fingularitatem . Dices, natura fic abfiracta non cft
(ingularis, quia nih:l c(t fingulate (ine fingularirate , ergo eft vni-
werlalis. N koe (equclaqu:a & ipfi na- ] guras reales à tingularibus
abftractas aiüt ——. &um Caict. neque cffe vniucrfales , neque (ed effc
naturà sri fc , X in (uis —— pradicaus cflenalibus. Nec dicas eífe |
wmiucr(alem , quiatunc conciperctur , vt c icetimsias Ac indifiertne Hoc enim
..— efifalfum , quia talis cóccptus dc narura .
illac(let omnino fiitius , velut omnino | gepugnans eius conmaturali
conditioni , —— quz cít effe determinatam ad vnum fin- gulare; vnde quando etiá
(ic cóciperetur, ci nó poffet natura veré vniucría- àm concepta ad modi vniuer-
ia ille eft indetermi- o ex opere intellc&us cum repugnantia ex —.— parte
obie&ti, iam ille conceptus cric im- !
plicatorius, & folum fite cífet illa pra- ] dicatio fuperioris dc
inferior! veré auté 4 foret zqualis dc equali, quia licét natara | concipcretur
cum taiori latitudine , qua | indiuiduü, tamen à parte rei forent zqua
Jisambitos natura ,& haecceitas « Ad 3» data bypothefi; poneretur Gabriel
imme diaié (ib genere , idc. cnim regulariter ponuntur indiuidua, mediaté
.antum fub €, quia ali juo modo cxnatura rci ittinguuntur natura, &
indiniduatio;vcl 1» poncrctuc fub (pecie achoma, illa foret fubvjcib.li
tantum,nó vero pradicabilis, nifi dc vno folo. Ad 4. cífcnt fceüda (ub- ftintia
,juia vniuccé pradicarentus de primissnó quidem co modo;quo genera, 3 Ipecies,
cü à pazte rernou forent am- plioies prins fcd co modo, quo ait Ari(. c.de fub.
etiam differentás vanioeé pia- dicar) dc primis fublkanujs « Ad vloncg. Logica»
gh IT. fn Genus plures requirat [oet eo lac inde. 457 con(eq. quia
illacompofitio ex g«nere, & differenua folum facit , vi. bnt (pceics
fub:jcibiles;vt autem forent ctiá predica bilcs,opus etfet, vt illa d:fferétia
eflet pof Ábihs in pluribus indiuiduis à parte rci 9o Nec etia noftra
cóclufioni obe ft fundamentum prima fententiz , quo có» tendebam fcruari poífe
vniuer(alitatem gener;sin fola fpecie , etiamfializ impli- carent, plura fü fe
indiuidua habente , quia nimirü adhuc pradicaretur de illis incomplete , &
per modum partis mate- rialis , quod cft proprium gencris . Hoc aijumptum eft
penitus fallum, ideó enim modó apimal v.g. pradicatur incomple- té, & vt
pars materialis de Petro, quia cfl indifferens, & contrahibile ad aliasfpe-
cies anrmalium 5 verum fi nullum animal effet poffibile prxter hominem,cum tunc
nó magis pateret anima], quàm homo,& nO minus per ashes unit. L0 huma-
nitaté diftingueretur Petrus ab indiuiduis aliarum fpecierü, plane implicat ,
qp data illa bypothe(i pr. cosmecon Pag iei per modum partis materialis , Vt
magi adhuc conftabit conclufione fequenti, Sed dices , adhac 1n co caíu dicendo
y petrus efl animal , non cxplicaretur tota effentia Petri , ficut fi
diceremus, Petras tfl bomo; &rgo adhuc in co cafu prdicas- retur
incoroplet?, & per confequens , vt. genus, Probatur affumptum ,quia data
il^ ha bypoxhefi adhuc homo haberet princie ium difcurtendi,& fcntiendi,
fed per il- .propofitionem folum explicaretug principium fentiendi , quia
animal nó principiuagdifcurrendi , ergo &c. Rcíp. negando affumptum , quia
cung €x hypoxheii animal non effet. poffibile in alia fpecie prz ter humanam;
qui dice« ret animal,diceret ctiam ME pee M im implicite , & concorhitanter
ob mutuam «onncxionem,qua tüc efdet intor animal» & rationale , ncque enim
ad faciendam pra dicationcm copleram femper eft nes Cciie exprimere quemcungae
gradum ef- feptia , nam cum dicimus bomo cft anie mal rationale , bac eft.
praedicatio come plea , & "a ieplicicé folam explie cantur gradus
(aperiorcs viucnus,cor pae 1is) &c. &; hoc totum y Mnr^ 2s Ace iP pe
458 $tadi&is,vbi oftédimus práfertim att. q-przced.omnem ptedicationem mme-
diatam dc pluribus numero diffctentibus cnonciare cotam eflcntiam illorum. Die
«es , licét data hypotliefi non poflct. anis malrcpctiri cxtra humaná fpeciem ,
ad« huc tametfi dicendo ,. homo cftanimal y pra ícinderctur a rationali, &
vt fic pra- cifum non dicerct toram hominis .cffert« 1iá,ergo cflet przdicatio
generica. Refj tünc non dati talem pracilionem , mo enim datnr ob
diítin&tioner formalem; ^O vel virrualemsque reperitur intet animae litatem
,& rationalitaterbtuncautem nul la eflet diflin&io , & idem elc
omninó principium (entiendi, & di(currendi,om nisautcm pracifio fundatur
fuper aliqua dittin&ioncm. V cl fi darctur talis praci- f:osdicendum;vt
nupet;quod adhuc prt- 'dicatio foret completasquia affirmans ho mincm cfie (ana
affirmarct ét virtute s & implicité effc rationalem; & quando
etiampradicatio foretincompleta ,.non tatnen efiet genetica , quia non efTet
pet tnodam partis matcrialis , quod (ignifi- cat eífe conrrahibileni per plures
diffc- rentias effentiales . Dices; faltim concedi dcbete , quod fi darentur
vcl dari poffent plura indiuidaa dillin&z rationis, quorum tamcn ratio
dittnétiia nó fic comotiicabilis vlterius.; aut faltim confidctarinon debcat ,
vt ta- lissita .(..vt fi efiet tantiim vnus homo flibilisy & vnum bratü,
adliuc animal rationem genetisec(pcétu limi. fiis, & bui , quia tunc prz
dicaretuc pet modum: parüs cflentiz deterrminabilis , * pliciedy diceret — MN E
iplicité, nec implicité;ergo (altim in loc fen(ümatura generica non cequirit plures
fpecies pofib/les , & poceft in pluribus indiuiduis cdaferuari » qu£
e(Tcatialitet 4diffctant, Porcius ditpia. Log«q:3:con- cluf.1. ob predi&tam
rationem concedit, quod in tali cafu fine. fpeeierum plurali- tàte (aluaretüt
adhuc conceptus pzenctis, vt diftinguitür a: cteteris:prsdicabilibus. Negat
Auería quaft. 10/Log, fc&.4; qui vlt ratione-gencris, vt diflingciur à fpe-
:xie y eft vc offic efle 1n pluribus fpecic- ursi etiim genus nequit efleynidi
in plu- ^k 4 1 & ^ Difput. V. De Puiuenf- inpartites «so o sci te. tunm
ribus ifidiuiduis , iam effet fpecies, nó 263.. nus, Sed bc Aucr.ratio non
concludit; . quaia ifto cafu (upponitut illa plura in« iuidua cfe diftindtz
rationis effentias lis,& pluíquam numero diftin&a: (pecies autem nequit
efle ; ni(iin indiuiduis (olo manet differeteibus « Ad hanc itaque .
inftantiatn dicendum cft argumentum cx, vriaparte c tiuibcete anittial
teteriturum ratioricm generis co ipfo, quod effer praz« dicabile de duobus
indiuiduis diftin&zrationisc(sentialis,feüctTentialiterdi£- ferentibus ,
pet modua partis materialis ctiárnfi de alijsmó effet predicabile, hec
dlijecbmimicdbile 3 fed ex alia parte cae fum .císe implicatorium, quia £i illa
indi» uidoa (urit ditindte inct£ tationis e(fentialisy. feüedentialitet
differunt, & plu(quà nue. - metosergo differunt (pecie & fantin die —
uet(is rene ,qu2cun;j; enim diffe — rünt entialiter ; differark ctiam fpc — m
cie, endé in eo cafü data hy potliefá t. dum e(ct,quod vnumq:0dqj illot VES
diaiduoram propriam [ fpes — ciem , quemadinodum de indiuiduis ame
gelicisfolent dicere : e ME 2 Dicendum 2. quód htec vnider(alia.(o— — genus,
& fpecics fundamemtalitetinfpca — — €&ta ,[. quantum ad vniuer(alitatem
mea taphyficam requirunt plura inícriora, «2 genus plures (pecies , & (pecies
plara ute diuidua , non tatnen atu à parte exi tiajfed folum potlib:lia; ita
quad vniuer4 falitas metapltyfica generis poffit ferua« tiin vrlica tantum
fpecie à parre rci exis ftente, & vniucríalitas (peciei 11. vnicd
indiuiduo-ob platalitatem iti(criorü pof fibilem:. Cericlufio colligitur ex
Scord eit. & e(t communis Auctoribus tertia fen:entiz , atque probatur
quoad omncs tes; & quidé vcab. vltima incipiamus, àtio ,euidcns cam
conuincit ; quia vtnas tura: aliqua (it vniucría metaphyficé y de« bet efle capax.
vniuerc(alitatis logic , na* tuta autem generica y quz folum vnaud fpctiem po
(lib.lem.habet , & (pecitica que vnum (oium indiuidaum,non pote a
eísc'eniuétíalogicé.ergonec metaphy (i- € 55 iA ccedit ; vmucriale quoque Ae i
fhy acam d. &ioiri ed Lillud ; quod;e ajuü icísc in mulcs.falam remuté
s;fi- &Mf thbi'swv] - - -w *- MES: Peg ARM m r4 xc /QAT. An Geyus plerrbti
fpei ev acidic 11. 49 cedet fale Yogicü dicitur c(sc illud , n mulcis; vel
aptum cft e(se in vetya oximé, ergo vt terminus adzquatus vni uerfalitatis
generi pin boc sé(u sác plu. "res fpecies poffibiles , &
vniuerfaliratis fpecifice plara indiuidua poffibilia .. 91 Sed quia eft
pracipua difficultas p ett ob Au&orcs prima fentétiz , ia aicmt pose
faluari quoad vaiuer(alira tem genetícam in vnica tantum fpecie, ét fiíalig
implicarent,eo precise quia venirec i&eius compofitionem per modó partis .
materialis probatur id efse falfum, qu "modo in:antum eft pars materialis.
7i £ie:quia ad plures (pecies cft contraliibi- de,ergo 6 voa tantum císet polfibilis
cer &é non pofset conf(titui eius pars materia- lis; Probatur a(sumptam ,
quia fi genus non císet communius fpecie ; quà confti- tüit,&
differentia,qua cotrabitur, veré nó po(set dici contrabi , &ccoar&ari
per dif- rentiám , quia noa e(set cuaioris ampli- LAPIS potentiális illias
fpeciei, nam y]timü rugis tec pe a (e biber, t irt ais; S differentia talis
e(sentize: Co ia ficut in cópotito i uda pocencialis cius .,quia eft (üícepriua
alrerius forma: ab illa. in qua efl,ita in compofito met hyfico na tura geaétíca
dicirur pars potécialit cius, quia eft fufeeptiua aliarum differentiarü , vndc
fi aliz fpecies implicarent, omnino deftrueretur porécialicas generis, ergo cx
hociQ venit in cópo(itionem fpeciei per tnodum partis materialis , arguere
debe- mus, qp pro faa vniucríalitate (eruáda pla tes neccísarió exigat fpecies
polffibües , * Refpódent aliqui. pofsc faluari adhuc potétialitarem generis in
vna (ola (pccie potlibili ; quod declarant exemplo mates fiz coctus, que adhuc
per modum po* rentiz etlivaita torma Cai enamtial- terius capax non (ir. Sed
falfa clbpoísc dari materiam: phyáücam; quz lic vnibi- firm. 4nateria dicitur
lis cum vnica tantu forma , vc lace de- monítramus in pby(cis diip.2 .q-4- arc.
1. & Dod&or di(erté oltendir 2.d. 14. q..1. 'vbi acriter euellic
do&rinam illam d. ^ . materia celefti; fed quicquid fit de. hoc , -plané
repugnat genus. poise fic vniti.cum diffetéua, (eruata adbuc (ua porentialita-
tc, li.n; non eft. magis de, fe indctermi - natum, quam differentia, fà noa
latius il- la, cur magis dicetur: geaus per difteren- tiam determinari, i£
coac&ari quam dif- fer per genus? Demum diffzrentia «eft gradas
'císencialiter (eparans tem ab 'alia iden» genus Participaorc,ctgo e(sen-
*tialeett geneci pluribus differentiis (pc- "éificis eíse concrahibile.,
& confequeri- ter pluces(pecies poffibiles re(picere .... "94: Deibdé
probatur altera pars coclu fionis ,'quod noa requiranar inferiora a&Gu
exitkentia pro vaiuerfalitate meta- «phylica ; & quia cft przcipua diffi
culras 'de genere propter Auctores fccundz sé- 'Tenpiz, qui contendunt genus iu
rationc totius potentialis,& «niuer(alis metaphy fici plures a&u
ípecics à. parte rci cxi- gere, Probatur hoc eísc falium, quia vni- nerfalitas
generis metapbyficanon con- fitit ia hoc , quod; habeat plures partcs
fubie&iuas, in quibus actu exiftat, (cd «antuar quibus poffit. incísce ,
cim ecgo.— waiuér(alitas metaphy(ica generis conu- ftat in relatione aptitudi
nali fcu ra que- ritur terminus actualis, nam folusapz- tudinalis (afficit ,
bic 3utem. ctt (pccies ipfz potfibiles (ub genere; ergo (utlicien rer(aluacar
vniger(alitas genccis per. ot- dinem , ad (alas (pecies poffibiles . Refpondent
A u&torcs 2. (cac. no pro- »pter ipsá vniucrfalitatem geacris requiri
plures. (peciesactu cxiftenies , (ed (oluad -exiftentià perfe&tam naturg
generica /ftatü connaturalem ejus «Sed contrà , t quia hac rationc non folum
plucium y led -omnium proríusfpecierü fub genere pe "fibilium
exi&&cia requicerernz, vt genus «eset vndequag; perfcétüs i tgiuur modo
-de facto genus cxi(Lir X colecuatur, qut fufficit ad (tarum eius connacurslean
uge wovlpcticbusíab ea pallio isa go 4 é finc iflis,quas de fadto/ub4c habeo
(«rati vna duntaxaz jacolu ni» Jd ian quta E Pp 2 gra. 460 gratis damus, quod
genus exiftens in voi- ca fpecie non haberet omnem perícitio- «fed nem;quam
haberet in pluribus , (ed pro- pier hoc non dc(ineret eíse genus , qui talis
perfectio eft prorfus ei extrinfecaz zz, vndé animalitas hominis dicitur perfe-
&ior,quam equi, ratione tantum diffcré- tiz adianttz , ficuc etiam de
fa&o nó dc- finit eíse genus , etiamfi non exiftat fe- es pr ebus
perfe&tieribus pof re in aliis(peci ieribus po fibilibus t qiit idem fuo
modo dicendü eíset de f pccie, Cbené notat Hart.diíp. 4. fe&.4. 11
admittatur inzqualitas quoad mer indiuidaales intra latitudine ciuf- em
fpeciei. Tum tandem, quia quando etiam haec omnia admitteremus , nó pro- 'bant
necefsarium ;eíse fimpliciter macu- tám gencricam tali modo exillere , («d ád
fammunm naturaliter ítà efse debere . 94 Et hocmodo (atisfit fundamento fecundz
(cntentiz; non .n. nece(ditaiem oftendunt, fed (olam cógcuitatem, quod
sa&tu (ub (e habeat. plures fpecics , n. tuxtà naturalem retom difpofitio-
tiem vtiq; magis debitum eft generi,quà fpeciei , quia| naturaliter loquendo
(ub omni genere nobis noto inueniuntur pla tes (pecies exittentes, vbi
(übquibu(dam fpcciebus non fifi vnum duntaxat indi- uiduum reperitur, vt patet
de Sole,& Lu- naj tum quia multó magiscontert ad (ple dorem vniucrli ,
& ad varietatem rerum fnultiplicatio fpecierü , quàm idiuiduo- tum; &
inhoc feu locuti funt veteres ilii Auctores , qui pro (ccunda (entendia
adduccbantur. , Cótra hanc concluf.inftant 1. pluribus Arift. tc(limonijs,
quibus docet generis plurcs debere c(le di fferentias ncceffarió, plurefa;
fpecies, ità loquitur 1. Topic. c. 3. loc.29.& cap.6.loc. 71. & 3. Mer.
10. & 7.Mct.4 2.& 10. Met. 14.& alibi (zrpe. Dcindé rationibus ,
Tom quía nequit in- telligi genus per vnam differenciá diuidi, K ad vnam (pecié
contrahi, nifi fimul ab alia condiuidatur , & in alia fpecie repo- matur.
T( 2. quia diffcretiz fpccificae süt oppofitz, & veluti cótrariz ,cxiftentc
au tem vno contrariorü debct cxifierc, & a- "Bud 2. Carli 48, T
j.gcnus nequit cfc fi» e&ioné quà pofsetha- q Difpa.V . De Veiserfalibusim
parties o * differentia, cá qua conftituit (peciemy differentia facit actu,
diffctre (pecie -con(titutam ab omoi alia fpecie; quod e(- fc acquit , nili
alize Ípecies actu eti à: d rd am aote goo 15 ad tes (pecies eft potentia
naturalis, "bet reduci ad a&um , ne o A c 9$ Refp-Arift. velle
dumtaxat , quod plures relpiciar fpecies poffibiles, uia hoc fufficit ad cius
vniueríaliratem "metaphyficam ;
Q(ialicubirequiritexi"lientiamaQtuálemearum;cuncvelloqui;tacdegenerephyfico,hoceft,iuxtanaturalcarerumdifpoíitionem,quofenfu«oncedimuspluresexigere(peciesinexiftentia
reali , vcl loquitur de genere logi- €o; qp plures etiam a&tu exigit
fpecics in exiftentia obieckiua . Sic etiam dicitur ad rationes; Ad 1. ex
diuifionc generis fae a per differentias vtique neccífarió tefpicere. dcbcre.
plures fpes Cics, non tamen necc(larió po«cerunt cócipi plures (pecies quz
inuoluant naturam gcnerici parté materialem có(tituuuam ipfarume , - Ad 1.
negatur diffcrentias feci : ptoprié cótratias » quia .carumoppofitio pocius
reducitur ad priuatiuam, quatenus vna femper cft perícior , alia "e: eftde
tior. Ariít.aüt 2.de Coelo locutus cft contratijs proprie dictis,& non dc
omni- bus oppotitis , de quibus potius.dixit ip poftprzdicam. vt notauit Auerfa
q- 10» e nó cffc acceffarium hoc exifterc, fi exiftit illud. Ad 3. zqué
cocludit deípe- €ie,q» ncqueat cóferuari in vnico indiui- duo,quia ét talis
diffcrétia nameralis di« ftinguit nümericé indiuiduum , q» coafti- tuit, ab oí
alio; negatur itaq; minor quo ad (ccüdà parté,quia differecia diftinguit
fpecié,q contlituit , non folü à (peciebu actu exittétibus;fed ét po(libilibus
diftin Gione rcali negatiua. Ad vlr. illud plus probat, velit Aducríarius,cü.n.
potcn- tialitas gcneris nó fit ad duas differentias uh,ícd ad
(yncathegocematice infinitas, cócladit genus debere fub (e cótinere de facto
fpccios infinitas ; patet igitur cx di« Gis q.4.praced. di (p.dub; 1.qüo
potencia generis , & «uiusliber vniucr(alis lit nae turalis ad (ui
mulciplicationé; X nc potc* tja S AC t^w AUi * E .. €ajnonautem logica, quz
confiftit in fo- M lanon i E -— QI. cn Genus plures requirat [pec.eos hac
ind.j4rt 1T. 461 tia ipfa naturalis dicatur ese. fruftra in- quit DoGtor 4.d
.49.q- 16.$..4 d primum ; mentre cit vt tit redu&a ad i&um in aliqua
fpecie, vel indiuiduo , fic enim non fruftratar potentia fccundum tom.
velfpecié ; & idco fi genus vnam axat haberet fub fe fpeciem inaGu , eius
potentia naturalis non di- ccretur fruftra ; Imó illud commune dí- - &um,
fruflra eft illa potentia, € c. ex- . plicact (olet de potentia naturali phyfi-
Metas elicn ad f ulti ) vniuer(alium ad fui. multiplica- tionem ex di&tis
ibidem. mend bd. T LC VE 9.$. 1s "Quo fenfu y € anve&tà bic definiatur
XT PUVsuM vor: 56 Por c.de fpecie (ub fine agit de Indiuiduo , quia eft
proprium - - seluscorfellatiuü , potat au! Tauar. c.de yftantia 9.2. $. Tertio
fciehun. ; efie wt n deme iui echec Ts m 'o(hec.n. unt y ; ima 3 politum ac
perfonam indiuiduum ^ a fingalare& vnum numcro t ! | C , "ognat diuidi
in plures partes fübic- i .m plura ifetioté v het albedo, - .- hic ipis",
mquoliber prexicamento feperitur cám f.fuübflátia, quàm accidé- tis;füpppohtum
véró reperitur tátur praedicamento fubttantiz , & di ud , quod eft a!tcri
incommumg - ^ * Thy ^ , ^ tàm vr quo.i- ficut forma fübicé&tejquàm ?vt quod
4i, ficut (uperius infet iori, wt eX- plicat Doétor in 1.d. 2.9.7. $.44d prima
uejlioncm Perfcna tandem reperitur tantum in gcBicre naturz intellectualis ,
Vnde yt notat. Doctor t. d. 23. q. vn. $. VI quxftionem, definiwirex Ricar. 4. dc Trin c. 22. quód fit
intellectualis natu- tz incomtunicabilis cxiftétia, 1ta quod fuppfitum addit
fupra indiuiduii, quód "BC fubftantia, & períona füpra füppofi-
tix,quód fix fubftantia inteile&ualiss& fic ifta tria fe habent vt
magis'amplum ; vel minüusamplum , nam omnis pcríona eit (uppoltitum fcd nó é
contra , & omne fuppotitum cft vnum numero , Ieniudi- uduum,fed non é
contra . Logrea L 97 Rurlus,vt notat idem Tatar. q. de fpecie $. Quartà
fciendum jind:uiduü , vt c » poteft (ümi pro fecunda intentione attributa illi
, cui repognac diuidi in plu- ra feipía.i.in plura inferiora ciu(dem ra« tionis
, quorum quodlibet fit ipfum , eo modo quo diuidi folet voiuerfale , alio modo
primo intentionaliter.i. pro denos minato ab illa relatione rationis; Primo
modo fümptum duplicem potcft fundas re telationem rationis , vna dicitur (übi
" cibilitatis, per quam conftitu:tur corre itiüum fpeciei , fub qua
ponitur imme diaté, altera pradicabilitatis , qua confti- tuitur potems
pradicari , non de aliqua. inferiori,fed de feipfo; luxta hanc tripli* €em
confiderationem tres quoque affi- gnat Porph. inditidui definitiones. Pri« mà
c(t indiuidui primà intéuioniliterca- pti,quz talis eft , Indiuiduum efl cuius
tolleio proprietatum ín nullo alioea- dem erit, quz propticratesillis carminis
Dus dcfignantur , Forma; figura, locus s tempus cum nomine , fanguis ,
"Patria » futit feptem qua noti bábet vnus , & al- ter .' Alias duas
tradit de indiuiduo pro fccunda inteotione, vnam quidé ex pars te 2
licabilitatis dicens ; Indiniduu eft illudyquod de vno folo pradicaturyake- ram
ex parte fubijcibilitatisy fic Indiuie duum efl quod continetur fub fpecie.
Dubitatur ereo in prefenti; am per has fin'tiones explicetur aliqua ratio coms
nis , inqua vltra conuenientiam fpes cam conucniant quoque vt indiut dua üc;
deinde an finr recté a(Bignatee;Qauo- ad ptimü dubiü Caict.c.dc fpecie, Alberte
Soto, Tolet. Louan.ibidé Morifan.& Paf pend to.2. Met.d.24.nu. 1 1.
Martinez && c [pccie q.3.negát indiuiduü hic defcrie bi fub aliqua
rationc cóvuni quia nalla talis affi gnati poteft , cüindinidua intet fe fit primó
diuerfa; vtindiuidua funt, VE €t ftequcoter docet Scotus 1.0.3.9.3-F» 2.
dift.3.quzft.6.& 7. alibi , ac prc dc volunt hic. definiri indiuiduüm con
fusé [imptum , ita quod omnta 1mme d:áté defcribantur , nullum tamenec
expritmatur detxermiinaté, ficür de Indi duo vago dicere folemus ; quód
guiticat rcm yram communem , fed par» Pp 35 tud 4 "462 ticulatcm , fumptam
tà indeterminaté . * Dicendum tamen cít;po(fe per has de finitioncsexplicari
rationem indiuidni ,. vt fic, vniuocé communem | omnibus in-. diuiduis,& de
fingulis pra dicabilem ina Quid,qua ratio commuais habcbit mo- dum przdicandi
fpecici. Conclufio pro- culdübio cft de mente Do&oris,qui con- cedit ab
vltimis differencijs , & conftitu- tis per cas ab(trahi po(ie ab intellectu
ia | adaquaté concipiente rationem commu- nem in quid , vt conftat 1. d.2 3.q.
vn. in finc & clariusd.26.q. vn. Y. vbi, & cius Expofitores przfertim
Lichetus , idem colligitur cx 1.d.2.q. 3.8. 4d illa vbi do «ct hanc
propofitionem effe conceden- dam fingulare efl vninerfale , quia licet quod
concipitur (it finguláritas , modus tamen;(ub quo concipirur , eft vniuerfa-
litas,quia quod concipitur,vt cócipitur, habct ind fferentiam A ha: quod etia
tepetit 4.d.13-q. 1.infra T; idem quoque ids q.12. Vniucrf.in fol.ad AC ait; gp
indiuiduü, vt (ic., e(t fpecies re(peQu in- tention;s, & fequuntur eius
Expofitores ibidé,vbi Brafauol.prefertim explicat in- iduum , vt fic cffe
vniueríale dcnomi- natiué.& effe aliquod illoràquinque;né- fpeciem, quia
exercité pradicatuc de eng illo indiuiduo, Gicerià Tatar. loc. cir.& Barg.
1.4.24.in finc $./4d qugflto- tic & ait císe mentem Doéctorisq 7.&
$.Vniuer(.& Fuent.q.8. n. 3 3. (cquuntuf ^ Recentiores pa(im. Kuuius c.de
fpecie - q.6. Hurtad, di(j.5 .íec.7. A rriag. dilp. m. £5Compluc.di(p.6.4.6.X
f: uec S.T T-p.q:39.art.4. quem fequitur Caict. ibi Gi immemor alibi; vbi etiam
Sàcius Do- — *&or bene aducrrit, quod non dctur 1(Le Ventepas communis
indiuidui (ccundü £em,fed folum fccundum rationcm, qua- tenus à parte rei nulla
ci corrc(pondet na tura communis, qug per talem conceptu adaquaré exprimatur »
ficut regular;ccr dere folet generi, & fpccici , vc humanitas, (ed
co;cefpon- omnes fingularitates rcalcs se, & inadzquaté conceytz qua de
gana conceptus indiuiduationis , vt. fic , | (ogpacitus dicitur inadaquatus. 99
Probatur auc ; um quia definitio Difput. V. De Paiuerf. ín partic. xut "JJ
uu VIP " ! » pd * "i ^ Te ^x p E: indinidui, vt fic, eft communis
omnibu$. — 1 indiuidais, ergo aliquod commune ipi$ ^ 1 peceam exprimitur, &
quidemcommu* —— 1 ne vniuocum , quía zquiuocam definiri non potcít; Tü quia ti
hic non definituc ratio aliqua communis indiuiduorü , nec . defi niri
pote(l,ergó tot a(fignandz erunt. dcfinitiones, quot süt indiuidua; T i quia
indiuiduo,v: ftc , apponirur figna quáti- tatis,omuis;nullys aliquis, dicimus
enim omne indiuiduü,aliquod idiniduü, ergo e(t terminus communis, quia
hzcsütti».gnaterminicommánis.Tumeuam, juia hic fyllogifmus cit bonus; vr ait
Rauius s Omne indiuidoum e(t incommunicabi- le, Petrus cft indiuiduum.ergo Xc.Sed
(a nihitcommune datur -indiuiduis vniuo- cum, eciam vindi dua funt , crít vitio
fus,quia medium erit gquiuocudm, aut tas liter analogumsquód cius vnitas non
fuf-- ficict ad vniratem medii , qua ratione, 9 Scotus 1.d.3. q. 3. demonitrat
vniua tioncm entis. Tum tàdcin, quia pofsumu: indiuidua cona, cic, juatenus
funt timi lia in hoc,quod non func vlterius diu lia in plura inferiora , ergo
vniuocé con. ueniunt ip ratione idm dui Sed cótra obiici folet 1,quia fi
"v mis differcoti's abftrah: potefl ralis radio commun s,que
hicdefiniaturgà nO crüt primo diuecizrqnia in aliquo 4uidditati- — ué conucment
; Éa€ habeb pes Ice- tuia 1mpliciter limplicé , & vlrimó de- nlantem, quia
adhuc tetola poterüt ptum communem, & proprium $ dcm dabitur, sus in
infinitü » «quia fi viumis. differentiis affignari po- tclilid , in quo
conucatunt , & perc Sfibncadm erit rato de ills differen
tspcrquasdifleruntque fantrationes, ——— s Doctor probat 1.d:3.q.3.vltimas
cenuas non incladcte. conceptum enus qu:dditatiué; & hoc e(t vnicum fun-.—
dameatum A duerlariorum, E 1co Kelp.hasrationesprobarefolü.p — — ab vlu mis
diffecentiis nequeat abitrahi concepuis communis ada quatus, & rea- litatem
impottaps, nam fi calem conce- prum communem habcrent , tunc viique non forent
a parte rei primó. diacr(z 5 quia conucnicenr ia rcalitate, vc Petrus » &
YN d €— & Paulus in humonitase ; f percoatc- - . quens non eflcn vitis d:
freni dg v ora |^ pa ruris deberent alijs diderenu)s o t- i ferre, item nó
haberep: concepium c m- A0 Her gsfers veter quia cilet retolubilis e vlieriores
conceptus , qu'àans propr a t. vndc nec rca- realitatcs corre fj . f&di,
fed deberet dari vIterior procetlus , & fic in infiaitum erit proceílus in
reali- | — tatibus ;at ponendo, quód ralis cóceptus — abíira&us, inquo conueniunt, fit inada-
/— Qquatus cuitatur talis proceffus in
conce- gpribus, quia indiu:dua confiderata fub il- | doieitee cómuni non
d:ftinguuntur rur- ——— fus per alias differétias indiuiduales , (cd 1 per
eafdem adzquaté , & claré confide. yatas ,yt bene notant Ruuius, Hutt.&
Ar tiag. cir, Sed inftabis adhuc fecuturum goceffum in infinitum in cóceptibus
in- .. adequatisjquia cü ab hac, & illa heccei- ni Negat kurtad. $.69.
cófeq. jia r primum actü abflra- di ue lum Iadi tract Minfonmi hac RicuppuR (i:
— gnanctinillis racio iadiuiduationis , qua —— abfirahitar, (ed tantum remanent
conce- «pius differentiales,: qui funt primo di- herfi;& 1deo non datur
proceíius in infi- fit (ed in prima abflractione datur fta- tus. Hac refpontio
füpponit vnum falsü; quod nimirü cum fit abftractio (uperio- tisab
inferioribus,quodammodo fcpare- tur ab cisin eüc obicétiuo y quod eft fal. füm,
lic. n. ficret abitractio mendax , vt docct in fimili Do&or 1.d.2.q.7. $.
Te- | fiendo; verí.cum autem infers, quod ma- hifcité pacer, cum enim animal
przfcin- diturab homine , fané non ob id home $rarfcinditur ab antmali licct
.n. hzc mue | taa pr&cifio f:cri poffit inter fuperius, & ditferentiam
illud contrahentem;non ta- 1nen inter fuperius, & inferius, quia inte- tius
cflenuatirer incladit fuperius. — |o 101^ Quare potius concedendü cft fa-
€&ta abiliactione indiuiduauonis ab hac, Jitas differentia cífet prac:la
ratio di ie- For Q.H. Quo fesfuTadiuiduum definiatur eMrIV.— 465 & ila
haecceitates manere adhuc ra*ioné «oueniendi 15 Hiis ob aliacam rationcm h.
ctanieg non fequitur procefdus ia ia« finum , (cd adbuc deber dari ftauus ino
prima abftractione obiecrina , quiaratio conuenicndi,qea manct in illiscft
eadé, qua fea clab(tracta fuic 4 vnde fi fecun- $Ó, velteruió redeat
intclleótus per va« rias rcflexioncs ad. illam abllrahendamy dabitur vtique
proceffus in infinitum in przcitionibus formalibus .i. 1n actibas
iprelledtus,non tamcnin obicctiuis , quia. ratio; quz abftrahitur per
fecüdü,& cer» tium actum , cft cadem, quz abitracta fuit per primum; nullum
autem cft incó- ueniens admittere proceffum in infiniti in przcifionibus
formalibus, quia poteft iatelle&us ad libi: cedire ad huiufmodi
-abtira&tiones faciédas ; (cd bene incóuc- nicns foret , fi daretur in
obiectiuis, quia tunc admitteretur in indiuiduis-infiaitac rationes
cómünes,& gradus couenicndi. * 102 Secüdo obijcitur ad idem]; Tum» quia
indiuidunm definitur à Porph.efTe id, qy de vno tantam praedicatur , &
caius » proprietatum connexio in nullo alio re- Lage e maie commune pluribus,
Tum 2-quia formalis ratio: differendi ne- quit cíle ratio cóuenicndi, (ed
indiuidua- tio eft formalis ratio differendi , ergo in €a nequit effc
couenientia. Tü 3 quia ta- lisratio cóis implicateffet enim fimul, &c Ícmel
cómunis, & fingularis, communis. uidé,quia cóuenit omnibus indiuiduis g
ngularis autem, quia et fingularis ipfa » Tum 4.quia tác cocipi poffet natura
hue mana cum indiuiduauone illa communi s qua faceret compofitum, quod non
eflet. c«ommune;nec fingulare, noncommunes quia fi€ natura illa non effet
indiniduata » ncc tingulate;quia fic ratio indiuiduatio« nis non ciet communis,
(ed jars Tum 5. fi indiuidua vt talia , ali- quam d communem : etiam fpecics,vt
fpecies.i. quoad | tias Ípecificas , non confiderando , quodi fint haius,vel
illius genaris , hàbere potee rum talem rationcm Les qi ira fit media inter
proximum genus, & ipe» &cs. Tüm 6.quia fi daretur ialisratio có- munis
; hace deberet pur Der Pp4 dí P. Y. B * am v^ EE yp «- 464. differentias
indiaidaales , hoc autem im- ce nam quod eit contrahibile pec di£ erentias
indiniduales , non ef intra ra- tionem indiuiduatiouis,fed effentise (pe-
cificz . Tum 7- fi ratio indiuidui effet có« munis
omnib. hzc effet praedicatio me- diata; Petrus e(t homo;quia mediaret ra- tio
indiuidui humani inter Petrum; & ho minem. Tum $. poftquam Porph. tradi-
dit pra fatas dcfinitiones , fubiungit hac exempla , $ocrates boc album, eego
haec omn a indiuidua immediaté deícriptit , & confusé, non autem aliquid
commune ips. Tum tandem , quía (i dati pót con. ceptas indiuiduationis didus in
quid de vltimis differentijs idcm quoque de có- ccptu entis poterimus , &
debebimus aí- ferere contra expre(fam mentem Scoti r, .3.q.3:F. prz'crtim,cum
non imporcet t£ealitatem adzquité cognitam ; vt docet 1. d. 8.4.5. prope finem
: 103 Reíp. ad rz. Tatar. in Petr. Hifp. c.de fpecie, $ Tertio fciendum ,
indiui- duü (ecundó intentionaluer captum prz- dicationee xercira prdicari de
pluribus numero differentibus.(-de hoc,& illo in- diuiduo per modum
fpeciei,fed przdica- tionc (ignata dici de eno folo. At hzc fo- latio non
(atisfacit, quia fi pro fecunda 5 ifitentione induit modum fpeciei , nó fo- lum
exetcité, fed etiam fignaté pradicari debet de immo hic e(t proprius rhodus pra
dicádi ( pecieiratis; praftat er- 8o t (icut talís ratio cóis indi- uiduorü, vt
indiuidua funt, eft (olü cómu fis,vt modus, fed fiagularis, vc quid , itd DE
cóuenitj& de vno (olo prz- | » vt quid, fed de pluribus , vc mo- m
exercité, quà (ignaté; nec repu- gnat indiuiduum confuse ; & inadz quate
€ógn:tü przdicari de pluribus , fed tantü illi r, t;quádo eft claré, &
adaqua- 1€ cognicim. Ad z.dicimus ad min.quod ind iüjduatio io cói , &
confusà cognita non eft ratio diffcrendi, fed ipfamet per- fe, & adgquaté
cognita,quo modo ex- | per Petreitatem,& Pauleitacem, ideó quamuis indinidaat:o
, vt quidsfit ratio t , fà confusé cognita cli gatio couenrendi,vt modus, (cu
denomi- Batiüé « Ad 3. cllct cóisy& fingularis, (cd Difpu.. De Vuiuefalibasim prit non codé raodo, nam cffet
fingularis , we. quidycóis, vt modus. Ad 4.natura conces pta c indiuidustione
illa cói non effice- ret cópofitum aliquod vnum in intelle&a noftro, quia
indiuiduatio non concipitur intali ftatu per modü cótrahentis , & de-
terminanus ,fed potius per modum cone. trahibilis, & decerminabilis ; quod
ti có. cipetetur az quaré ,& di (t:n&é,vtiq, cf- ficeret quid vnum,
quia tunc cóciperetur fingularis, vt vcré eft in fe Ad s. conce- dimus idé
iudicium fieri potle de differcm tijs [pecificis adinuicem collatis , ticut de
indiuidualibus, quod licét sipropriasràtionesnonconucniantiaaliquoillorum.generum,quzdiuidunt,conueniunttameninhoc,quodhabeatfimilem
modá , diuidendi geuus,& coftituendi (peciem » quá rationé cómunem
defcripit Porphe ; cap.dc diff. cuns ait differentiam effe, 2» —— ^» cft
diuifiua generis , & conftitutiua vx peciei , & talisratio communis
fpecies . rum,vt fpecies (unt, nó mediat inter: ximum genus,& (pecies,quia
non eft illi cóuunis, vi quid , fed tantum«t m 104 Adfextum dicimus; : eft
contrahibile per di -—- , e LE de min indui AM AI duales,vt quid, & velat
&.. lis ad illas, vriq; reveraefleetlentiiàfpe- ^ — — Cificá quia fpecies:
iddi&atalérea- —— —— litatem pre(efcrredebet,vcfüpradiximus ——— retine Ati
" non; d quod cttcostra tantü, yt : 4 vcluti conceptus inadzquatus eiufdem
————— realitatis confusé cognige ,vt eftindiui- ——— — duatio tn cómuni , hoc
.n. dicitur (pecics tantum,vt modus.A d 7 non eft inconue- niens inter
indiuiduum; & (peciem infi- roam dari mediü per rationer , licét fint
immediata à parte rei licut etiam q.prz» «td. att. 3. diccbamus inconucuicns
non | esc indiuiduum cffe gencri immediatum. pet ratione, efto fit mediatü à
parte rei ; vcrü tamen cft, quod iodiuiduum hama- nuim;vt fic, non ponitur in
predicaméco vt inedium inter Petrü, & hominem,qui ibi ponuutur natura, à
realitates, no au- tem mod: naturz,& puri cóceptus inade- uati, qualis eit
indiuiduatio , Ad 8.tra- it illa exempla, non quia imncdiaté de- finiantur
Socrates , & boc albü , (cd quia omnc, t bà — JI. Cio fenfu Indiuiduum
definir. ete-IV.— 465 " omne, qnod figoatur infecundis incério- id Lima in
primis , vc (upradi&ü - ft dc exemplis adductis à Poryh.pro cx- JV plicatione dcfinitionum generis , & (pc-
|. &ici. Ad vlt. concedit Lichet. loc.cir. ens pofíevniuocé dicietiam de
vltim s dif- fcrentijsco modo , quo dicitur dc Dcó , x & creatura, quia vt
fic dicit conceptum i uacum. nullam prae(ctecens reali- ci zatem , nontamcen
eo. modo,quod dicitur , dedecem przdicamentis, quia vt fic. di- . ..
€itconceptum adzquatum , & realitaté , | Tfepugnat autem vltimis differentijs
con- uenire in realitate , cum in ea. fint primà : dhuer(z, & in hoc
(cnínait procedere ra- —. — tjonesScoti 1.d.3..q. 3« Sed. quia de hoc ; agendum
cft in.Met.: poteft pro nunc di- ci non cífc.candem ratjonem de. vItimis
diffcrentiis ad cócepum«ómunem hec- | — eeitatis ab illis abitcahibilem
comparatis, Wr c & ad cócepum communé entis , etenim ad iftum comparantur
velut contra hens ntrahibije , ad illum veró- vt inferius uperius , prz dic tio
autem fu- de infcrioti femper ett quiddia- — Agit us trou:5. Log. pun. 3.vbi
ait , quod licet in — fententia pcz (cindenaium formaliter tan- — £üm ,'&
cx parte a&tus , poffit prafcindi io communis omnibus indiuiduatio- nibus,
ac ctiam ipfis indiuiduis formali- ter fumptis, camen in fententia praícin-
détium etiamex patte obie&i nequit ad- miti calis ratio cómuuis, quia PY
ciat | indiuidualis nó cft re(olubilis.in duos cà- &eptas,quorum vnus lir
ratio conuenien- di «umaliis , & alter ratio differendi., quia primus
cóceprcus non attineret ad rationem indiuidualis diffecentiz, fed edzquaté
conft ituitur per fccundü,cum 15 à. conceptus tit. facere vlti- mo differre ;
Foncius cx codem fundamé to idemtenct di(j.7. Log. q. 2. Sed hec ratio, ficut
& al;zz , quas ib1 Poncius ad- | ducit, coincidunt cum modó rcíaus , &
iam foluuis ,ncq; aliud ad (ummum pro- bant sni(i abvltimis di&fereariis
abítrahi non poffe conceptü cómunem adaquatii, ac rcalitatem importantein, vt
importare folent cóceptus generici,& fpecifici prz- dicamenrales ; &
praíeram rationes Pó- cij 1n hocíenfu procedunt, vt patcbit di- fcurrenti
perillas & liquido conftabic difp.9.
Met. de principio indiuiduatio- nis, vbi curíus de hac cc redibit (ermo , &
exad&ius de-hacre di(putabitur cum his duobus Recentioribus; interim nota
Po- cium in ea ip(a quzítione non faris fibi con(tare , quia (ub n. 18.
conccdit , quod fi rgularitates , ac indinidua omnia , qua talias fint
comceptibilia conceptu tam de- tetminato,quam oancs homincs, qua ho mines;
& quod edam tnt tam fimilia in- ter (e & dcünibilia vna definiuonc vni-
uocé competente iplis,
quod&(upràconccil'erat.ineademdifp.n.7.&tamcnnegat ibidem hinc (cqui,
quod cóueni;nc in aliqua rationc abflra&a ab iplis , & pracifa » que
plane. e(t manifetta coura- di&ia,vt loc.cic.difp.9. Mctapb, demons
ftrabitut ; codem quo js modo procedüc rationes, quibus idé Au&tor probat
difp. 7-Log.q- j.n. $$. differentias vluimas (pe- -€ificas.non conuenire. in
aliqua ratione differente vlimz , alioquin. non client vltima , probant enim
non polse conuc- - nire inzali racione ; quz fundctur. in ali- qua reelirate,
& fit illis cómunis;vt quid; quod autem in. concepta imadze juaco. àl- lis
communi , vt modus., conucnire ne- queant, minime probant. 10$. Quoad 2.
dubium, vt conftet de fafficienuia definitionum,quas ex Porph. retulimus,
notandum eft, qp per cas Por- phir. non definit indiuiduuiu vagum , (ed
fignatum vt patet in exéplis ab ipfo ad- du&is Socrates, & boc album
jid -n. indi* uiduum proprie dicitur de vno (olo p dicati ,quia illud detis
indiuiduum veró vagü nó niae quid etadicadder plura fu ne nam v, g. aliqvis
bomo idem (onat » Q hic , vcl illehomo , & hic eft proprius modus
figui&candi indiuidui vagi,vt,di- ximus quett. $ prac ed.difp.ex Scot«q.12«
predicam, & licec in.crdum in propofi- tonc difiücttoe . iis 466 tione cius
fignificatü reftringatar ad fup- pofitionem determinatam iuxta exigen- tiá
przdicati, vcl fubicéti ; quod requirit 3llam reftri&tionem;aur ex
intétione pro- fcrentis , vt cum quis dicit quidam bomo futt occifus,nam ex
intentione fic loqué- tis ly quidam determinate (apponit, ab- folutd tamen ,
& cx matura fuafemper plora fignificat indetermmaté. *. Sed quamuishic
defimiatur indiuiduü fignatum, nonramen definir particu- laritcr tentà f.pro
Petrojaut Paulo,quia fic non efl definitionis capax , vt dictum eft difp.
1.q.4-ar.3. fed vniueríaliter ten- tons nimirum pro concepra indiaidui in
communi , quem ab eis ctiam vt. indiui- dua funt, abflrabi pofíe iam demonftra-
mimus , fic enim indiuiduü eft capax de- finitionis, cum induat modum vniucr(a-
lis.Diccs,hic definiri indiuiduum;t fic , ergo non fub ratione vnincrfalis «
Refp. vcrum effeaflumptum , quatenus ly vt fic excludit conuenientiam
indiuiduorü in illa fpecie, quorom fant indiuidua;no "gutem conuenientiam
in aliqua ratione €ommnni rationc indiniduationis przci- &&. Diccs
rurfus,hic definitur indiuiduü, hen predicabile quoddam de vno olo dicibile
diftin&ürn ab alijsvniuer- . falibus , crgo nonpoteft definiti fub ra-
zionc irídiüidui in cómuni , quia fic prz- «licaretur de plüribns,ticut alia
vniucr(a- Aia;& prafertim nom diftingueretar à Í "«icquia predicaretur
de lioc,& illo indi- aiiduo, vt de pluribus numero differenti- m Refp
conceffo antecineg. cofeq.ad. uc cnim bene ftatjquódà fpecie;ad quà
reduciur,& ab alijs vniuer(alibus indioi- dunt in corbmoni diflinguatur ,
quia.» 7 Npecics,& alia vniuerfalia de pluribus prie &licantur, vt
quid, indiniduáü veró non ni- "fi vt modus, ficut fipgulare non cft vniuer
fale,nifi tt modas cx Scor.cit; 106 In illa igitur prima dcfinitione in-
Qiuidu: , qua dcfinicbacut indiuiduü pri- tnó intentionaliter captum , &
dicebatur Üescuius colletfioproprietatu in nullo alie eadem erit , definitur
ratio indiui- "duatiohis realis in communi in concre- ^"ojhoh eft
autem iniclligepda hec. dcfi- " hiug de eifdem numero. proprictatibus
Difp. V. De Vuiuerfal. in particul. accidentia extrinfeca colleétim fumpta .et
ait Doétor loc. cit.$. 4d auttoritae ;$num indiuiduum: cíle
alteri timile;8 itnhoc enim (cna non folum tota colle. €tio, fcd ex aliqua ex
illis-poteft effe — in codem fübic&o , quia nó poteft idem. numero
accideasnaturaliter. e(fe in duo- bus fübieQtis,fed ett intelligéda de acci-
dentibus omnino fimilibus ; quia fecan- dum communem naturz coríum nullum:
indiuidamm cft alteri lumile 10. omniuam proprietatum colle&ione , fiue fit
acci- dens indiuiduum, fiue fubftantia ; qnod addimus ob maltos , qui dicunt
hanc definitionem non c ehendere; niii indiuidua humana, & bruta, juia
inquiüt indiuidua reram inanimararum non ha« bere proprietates contentas in
illis car- minibus,& quia aliquádo ita inter fe süt fimilia , vt inter illa
d/ícerninequeat, vt. patet de duabus partibus aqu » albedi» ^ — nis,aut ligni
inter fe. Sed quamuis veram —— fit cx. illis m: magis iater fe diftingui ,&
diícerni indiuidua animata , quia plures earum participant »i nimata , tamen
negat: ncquit y. inanimata ex eibi cà ticipant,fufficientet ir tionem etiarn
aliquo mod derc indiuidua inanimata , & x neà; Quamuis a(it hec definitio
noi effentialis & quidditatiua, qnia
res noa funt indiuiduz per aceidétia,led per pro« prias differentias
indiuidaalcs cis incrine fecas,ac rcaliter identificatas y vt probat Do&or
2.d.3.q.4. & (cq.clt tamen (aff &ienter defcriptiga, quia optimé
infinua» tur differeritia nümeralis intriufeca. per tes,glo(ans illad Boctij
1.dc Trin.cap. t« V arietas accidentium facit in fubstame 1ia differentiam.
numeralem , & ratio eft;quia vt dicebasus; nequit naturaliter omnium
proríus aceidentinin collcótio» ne j quia tamen licét hoc tix naturaliicer
impofli bil) tamen non repugoat de po» in- i cea lane 1900 Pu tentia Dei abfoluta
, ideó illa de(crijtio mon cít in toto rigore exa&a . . 107 Alrera
definitio Indiuidui,d crat illad efe , duod de vno folo predicatur ,
affercbatur de indiuiduo fub róne prz- dicabilis yt diximus , &
con(equentet fc- cando iatentionaliter capto, Vt aute in- telligatur modus
przdicandi indiuidui , aduertendum eft ex. infra dicendis difp. to. duplicem
e(fe przdicationem, vnam formalem, & ditcétam , alteram identi- cam , prima
cít , inqua przdicatum eft aliquo modo à fubiecto diucríum , vel inrc concepta,
vel alin in modo conci- piendi explicitum , vel implicitum, dici- tur aurem
dirc&ta,quando in ca cít (ubie- &um , quod cx natura rei natum eft (u-
bijci& pra:dicaum , quod natü cft prz. dicati, vndc hzc ptzdicatio, hono
c(t animal rationale v . g, dicitur formalis , quia licet (ubiettum , &
pradicatum in tc figu ficata non differant , differunt ta- men penes inodu.a
fignificandi explici- tum,& iaplici.am , nam przdicatum di- cit explicité,
quod (übie&um confuse , & ideo dici (olet przdicatio doctrina. —0 5
"hsS&(cientialis, quia facit (cire aliquid. , quod prius non.
fciebatur , vel faltim non (ciebatut ido , nempé diltin- Clé , qua ratione.
etiam dici folet pra- 4 dicatio arrificio(a , quia fini arcis infer- , qua
ali.jüid ignotum notificatur ; cft .- euam illà predicatio dicecta , quia dcfi-
7 mitio naa c(t przdicari de dcfinito. Idé. tica vcro predicatio cít , in qua
vtcü.que extree&uaum codem modo concipitur , ncc di(tinguuntur, ni(i
rationc ratiocinante , vt cum dicimusbogo efl bomo , Petrus efl Petrus,&
hac pradicatio dicitur na- -«
guralis,quia cx natura rei fignificaiz non potett verior cíle ; nam vt
aiebat. Boct. nulli eftverior predicatio , quàm eiu(- dem de feiplo,adhuc tamen
dicitur pror- fus ad (cientiam inepta, quia pcr cam ni- hil aotificatur ignotum
. ] ! 108 Hoc fappofito; Tolet.Sot.& alij ita explicant hanc
definitronem;vt predi cabilicas,que conuenit indiuiduo , cü. tit tancüm dc
feip[o,non fit nii 1dentica , & naturalis , ac proinde ad fcientiam. pror«
fus iuepray& sad cau(iimjuiunt Ari« IT. Qu fein Iudiniduum defiuatufigte. I
— 467 ftot.inantepred.& c.de (ub(t.& 2. rior. c. 27. docere tadiuiduum
de. nullo pta:- dicari,quia nimiram predicib;le propci& fumptum, vt fic,
dealio dicituc , & eius przdicatio eft aliquo modo do&rinalis, Atquia
hec explicatio (ic abfolute fum. pra non cít (aic ens,nà pra:dicazio idé. tica
etiam conucait rebus in vaiuerali ac ceptis, dicimus enim homo elt homo ,
animal elt animal ,ad fant alij, vt hzc/de- finitio (oli indiuid:10
applicecur,quod ids quod folu:n identicé , & non alio modo praedicari
potett de vao , illuleít indiui- duum, res cnum in communi , etfi identie cé
przdicari pollinc , tamcn ctiam alio modo przdicari eis conuenit .f. formali
ter , & directe de (uisinferioribus. 109 Sed hic dicendi modas,quocunq."
modo explicetur, (i intendat negare indi amaem focmailem praedicatione ,
adittendus non cft, nam in peimis cer- tum eft indiuiduum accidentis veré ,
&c proprié przdicari de indiuiduo. fu5ftan- tiz , vcdocuit Alexand. t.
Priorum (cc. 2.& certé negari acquit hinc cffe przdi- catioaem formalem ,
quia dum dicimus Tetrus e$t boc album , ly album tcact locum formz refpc&u
(ubie&i , & cx- plicité dicit aliquid ; quod non dicit (us bicctum ;
neque ifta przdicato eft na- gatoria , vt putauic Tolet. quia ali.juid amplius
explicatur per przdicatum , fi- gnificatur enim Pettum habere ratione
[ubic&i re(pe&u hu:us albedinis; & ddo Arift. in anteprzd. dixit
boc album. de nullo pradicari, intelligcb it tan quam de inferiori,non tan juam
dc (ubiecto, vt ex ipfo contextu coliigitur. Imó cum verumfit, quod docet
Scotus 1. d.8. 3. 5. prope finemcuiuslibet vaiuec(alis dati propriü
indiuiduum,nimitum hoc animalhoc ra- tionale,hoc rifibile, hoc album, quz dici
folent ind aidua incompleta , fané ficut ha rationes in communi fumpta predi
cantuc formaliter , & directé de indiais duo completo , & fpecifico «e
de Petro, 'q» ücanianl, g» fc racionsdis;titb.l s , ale bus, üc etiam fümpue
Nec ael lin- gularitate. poflunt. adhuc | liec, & directé. przdicari dc
codea udiuiduo complctojuon quidem aestadà . 468 riori, fed tanquam de
fubiecto, refpe&tu cuxus babent rationem forma ; omniu» namquc indiuidua
incompleta fünt come municabilia , vt quo , vnde ift predica- £ioncs erunt
formales, & direótz , Petrus: «ft hocánimal, eft hoc rationale, hoc ri-
fibile , hoc album ; quam Scoticam do- &rinam páffim recipiunt Recentiores
q. dc indiniduo
;Conimb.Amic.Hurtad,Blanc.Didac.&alijquamplures;&illepradicarionesfuomodoreducenturad1llavniuerfalia,
quorum fingularia incó- pleta praedicantur de completo; & fpeci- có, nam
ifta przdicatio Petrus cft boc animal erit in quid illa vero eff boc ra-
éionale etit in quale quid,& (ic dc alijs ; imó fimiles predicationes
potecunt dici doctrinalcs , & artificiofa in ref[jc&tu ad praedicationem
omnino identicam.f. Pe- trus e(t Petrus , qura per przdicatum ali- quid €
explicatur , quà per fübic Gt ; vnde reítat folum indiutduum | comple- tüm effe
illud,quod no ni(i identicé prz- dicari pot de leipfo , vt dicendo Tetrus efl
Tetrus,vcl Petruseft bic bomo,famé ly bic bomo 6gnáté , & particulariter,
non autcm pro conceptu humani indiui- dui fingulis indiuiduis humanis cómuni ,
uatenus & Petruscft hic homo, & Pau- us cft hic homo , fic cnim son
habet ra- tionem tndiuidui , [ed vpiuetfalis, vt mo- dus ex di&islopra .
Quace concludendü €it cum negat Aciít. indiuiduum dceali- quo praóicari ,
locuítur vt de inferiori, ac ctiam intcrdum ípeciatim loquitur de indiuiduis
fubitantig complcus, que non Rifiidenticé predicaripollunt. |— . |.,119 Vltma
deínitio,qua crat, ízdi- piduum efie qitod continéiur 1t Jpecie, tradebatut de
ipíb in rationc fübijcibilis, aurem intelligi de indiuiduo (pcci- fico,&
tubie&tiche immcdiatas nam indi- uidua generica immediate ctiam generi
fobijciuntur cx di&is q. praeced. art. 3, & Ipecifica ipfa fübijciütur cidé
mediate ; yerum ramen cft , quos cum genus non Fiedicetar de fuis indjuicuis.
icnciicis pili pct modum (pccict, vcib: dictum cit , abíoluié dici
poictt.ornnta indiuidua iri- mediaié conticti (ub ipccie ; fubdit au- Ven
l'orph. poitquam darc indiuiduum Difp.V. De Viiwrfim patti, 00 cóntincti füb
fpecie, fpéiemquoquecó: - tiri genet dic didntoe c timetur Jub (pecie, fpecies
autem [u ge quali hzc particula fpe&et ad irte- jedus deRiitiotis 1ndinidui
füb róne vltimü ubijcibile, vt pote fub genere, 82 . coti um , & nüllum
dari indiui- uum fab aliqua fpecie , cp confequenter n6 fit füb aliquo genere.
Ex quia mdiui- duum opponitur vniuer(ali , i cut inferius fuperioti;hic c(t
aduertendum fübijcibi- litaté, quz eft relatio indiuidui, vt infes rioris ad (ua
fupcriora, effe precrpuum, in ind«uiduo inertia principalis r Índiuidui cft ró
1ferioritatis ad voiuct(ale, QVESTIO I. Me De Pifferentia . íi. 225 * Y'- 324
i£ Lr MEOS ;w. 7 111. y^ Xpeditis Vniuerfalibus in E przdicantibus, acce ad
Vmuctíalia, qua poe & primó agehdü de Differentia, dicatur in quale
effentialé, cum fentiale przcedat acgidét ex vi nominis dicituf fcrre; pro quo
notdngum Doctore 1.d.5. q.2 48. 4 & noflris Forma ! eíIc idem differeos
cnim dicunturdifferentia,quatpriusialiquocommuniconuenuntdeindepetaliquidillicommu:
fuperadditum dif- fcrunr, illa veró dicugeur diuer(a, qua nó per quid (uperad
ditum toris (ecernuntor quam doztriaain ai Do&or etfe Atift. 10. Met. 12.
Lour ig hic Porph. de differentia , noa. de À uerfitate, & cam diuidit in
cominuné , — propriam , & magis projriam y icu proe pujffimam, qua (ofa
conftituit hoc ter tium vniuerüale. Cy;amuis autcm baec di uilio non fit
bime;nbris, facile tamen e ;teduc;bilis ad bimembrem,yt notat Or- bell.c.de
differ. Differentia namque ; v aitipfe Porph vci facir aliud, vel facital-
teram "eu aleratü i. vt cottct exponiit vcl facit differre cilantialier,
vcl accidé- taliter, primo inodo;b.betur differentia pcoprijduma , & in hoc
sela d:cimus ho- mi- (cdfeipis,& fe —— eninem per rationalitatem à bruto
differ tc, cds node ibo edisic pow có- dos dupliciter , vel per accidens pro.
in(cparabile ; & (ic habetut dif- I ia proptia » & in hoc fenfu Sortes
fimus dilicrtà Platone aquilo vel demü per accidés commune,& feparabile ,
quo . modo dicimus Sortem fedentem difler- fc à Platone ftante,& fic
habetur differe « tia cómunis,qua ideó talis dicitur , quia attenditur penes
accidétia rei prorfas ex- ——— .&rinfeca, & (eparabilia ; ficut € contra
5 ^ proprijffima calis dicitur,quia facit differ .. gc eisétialiter, proptia
ver intra effeatiam, vel ad vecta ;, realis exi- ftentiz non eft aliud , quàm
diuifio , & multiplicatio ipfius naturz: pracedés ab- flra&ionem
intelle&us , fed hec diuifio , & multiplicatio veré datur à parte
rei,er- go hoc primü mimus differeariz circa na turam gencricamin ftatu realis
exiftétize reali modo exerceur, Maior patet; Prob. min.quia alia eft
animalitasquz in equo reperitur,& alia, quz 1n homine, & qui- demalia ,
& alia realiter , & nonratione tantum. Hac autem diuilio animalitatis à
parte rei per differétias, cíto fit realis, nó ti fit eo modo; quo diuifio
vnius conti» nui v.g. ligni in plures pattes, vt bene no« tauit Tatar.q.de
differ.$. Quartó fciendis & ratio eft, quia animalitas à parte rei ng habct
rationé totius in ordine ad (peciess fed!potias partis, materialis , &
contrahi- bilis,ac rc vera determinabilis per differé- tias. Nec dicitur diuidi
, quati quód vna e(set entitas realis ante aduentum diffe- rentiz, & poftea
per ipfam (cindatur , &€ amittat vnitatem fuam po velé com. tra cam retinendo
folá extrinfecé dittin- tur per differentias a4diras, quianon natura creata
talem vnitaté rcalem in omnibus per inexiftétiam, vt innuimus
di(p.pr&ced.q.1.ar.2. folum igitur dicitar dinidi, quatenus vna, ac cadem
manens, ita contrahitur per. hanc diffcrentià v.g. rationalis ad conftitutionem
huius fpe- cici.[. hominis, vt eadem , quátum eft ex c , contrahi poffet, di
fiunctim tamen, adi conftitnendá aliam fpeciem. v«g. equi pet hinnibilitatem ;
ita chimrc vera narüra generica metaphylicé contrahitur,& de- terminatur
per realitarem differente, fi« cuc materia phy(icé contrahitur, deter minatuc
per. formam;& dicitur ctià re wes ra diuidi excrin(ecé per ditfereorlá,
quates nus animalitas hominis per rationali fpecificé diflinguitur ab animalitate
equis & in hunc modam explicat Dactor diui« fibilitatem natur per
difícrentias in ef- (c rcalis exiltentiat n 1.d.5.9.2-$. Tertió &
quamuisibi loquatur de natura fpeci- ficii. cm tamen dicendum eft quoque de
generica proporcione (cruata « : 120 Sed obijciestota natura effentiey Q3 E 474
«..g. integra animalis natura e(t in homi« ne,& equo ; ergo non eft veré
diui(a per differentias, qu:a tunc nori effet iniegea us in quolibet, Cóf.quia
natura eft veré vna dn omnibus inferioribus,cum oqinia fünt eiufdem naturz ,
ergo nom diuiditur rc vcra pcr differétias; quia per diuifionent defituitut
vnitas, Refp. illud ptobare fo« lum;quód no fit quzdam realis diuifio ; velut
cótius actaalisin fuas pattes , quod vertieft , qiia à parte rei matura
arniima- lis intantum dicitur diuidi ab liacy & illa diffcrentia
,inquantdám " ipfas contra- litur & determinatut ad hanc ; vel illani
"fpeciem. Ad Conf. dicimus effe vnam iri omnibus pet indifferentiam, non
per ir- cxiftétiá,co módo,qüo explicarü eft difp. ptaced.q.1. ar; 1. nec per
talem diuifio- n& collitut hec vnitas,quia nó e(t vera di- üi(io,vt
alicuius totius in partes j cd po- tius cotra£tio partis potentiali$ ; &
ideo bià deítruitut illá vnitas per indifferétia ; fed «im ab extrinfeco
determinatur;& Ii- rhitatarDices, fi datura nó elt vna in om - fiibüs per
vA Peri dp potius iri mul tis mültiplet hoc modo ; ergo erit teali- tet;ac
entitatiué diui(a in multis aritc dif- Éctentias,atqüe ità re verd nó dioidctur
p differétias.Refp.quocuntue modo (e lta- ; beat natura anite dificrétiussnà
lioc nó cft e pracntis ncgotij:lioc cettü cl jante diffe -t&tia$nó pofle
dici Vnà in multis, uec mtl tiplicem,qutia cü diffcrentijs ipfis conti tttit
illa multaj& quia in tali cont itutio- ne fe habet per eiodü realitatis
poteritia- lis ;& detefmitabilis pet ditferérias hoc fcafa dicitür diuidi
pec ila$,ac ctià id alio feüfa y quatenus exctiafecé mcrito diffe- - tcntig
adiufi&lz ariimalitas hoininis [pc- : cie diffett ab animalitate equi ; .
-—»121i Dicirhus 2.(i natuta gerierica 6ó- dideretut io ftatu cxiflétie
obiediugyüc proptié cocipitur diuidi ad modum to- vius 1f fuas partesstotius
himirtim poten- tialis in füas partes fabicétiuas , licet talis diuifionó fiat;
nifi per opus intclle&us ; Hanc ctiam concl.ponit Tatar; loc: cit; Vbi ait
genusin hoc ftatd diuidi pet dif- fcrebtias diüi(ione lógicáli , lioc autem
aliud non cft; vcipie ibi explicat ; quam ljenus manife(tart à poltcriori quoad
Difpu.. De Fuisérfaliuin par: 000 eius cómunitatem per eius partes fubiea
&iuas, Sed adhuc melins, & clariusexplis — catur cócla(ío;qui4 gerius
in tali ftatu ab- ftra&ionis conici pitur per modif cuiu(d& totius
yniuetfali$, vt Sco, docet 1.d.1.q. iD.& qum toti poterniuale concipi tur
diuidi ini plures partes poteftatiuas. (; in plura ioferiora v.g.in animal
liominé y in animal equü per diuerías di ffcrentias y. ergo in tali (tatu
proprie diuiditur per dif fereritias. Fit autem talis diuifio, & cotra- Gio
per intellc&um, quia (upponit natu ram petintelle&ü abitra&à, &
itavnàg —— — qualis nom eft à parte rei; quia iri aliae Te ftractione
füpponitur haberé. viii per iridifferentiam poüitiuam,& concipis — — uic
diuidi per differertiasim plures (pe- — cies Ynd, & cadem manens per
inexifté« —— tiam ir illisvt di&umeftdifp.pr&c.q. $a —— árt.1. quani
certevnitatem non habetd ——— pátte tei diui(aj& multiplicata « V ir 1ii
Sedobijcies i.finatdrd animali$ — — Vna Torn. per inexiffencià im (uis; re
" fioribus,ergo no cócipitur diuifaper di — ferétias iri "iis acmíi
wi». AS iion vuliidinésie üli dis. 12 pedit vitare. Kefp.rieg.cófeq. quia M Er
Pit loquendo vnius cópotiblci cà Dod diiifione non (ibi oppofita, &quomi« —
riot eft; (tat cum diuitiorie maioris quare ficut vnitás fpecifica ftat cü pu
cde A numerali, (ic vgitas geriecis (fat cd mal: tudine fpecifica «. Dices
diuifio tollit afi- quam vnitaté, nec didi(uat poft dic p ge- manet iridiaifum,
ftcut afitea nus pet differentiasdiuiditurinipecie$ ;— ctim diuidinon poffit
,mi( stt vaitaterd — — genericaim, vtique per illas diuifurti talé vnitaté nó
retinebit. Re(p. quód (icut (je Cic$, cum diuiditbr ii indiuidua, non vtis que
cadit diuifio fiiper. Vnitatem fpecifi- cám;quia (ecundü liané indiuifibilis
cft cum h&c noi tollatur ; nifi per differen. tia$ eflentiale$, &
formales , ad qiias. eft inipotcehs (pecies infima , fed fuper vni- tárerti
numeralem rationis, quati d : u rit eo ipfo , qdàd ab indiuiduis abttc * tut,
quo fen(u Vecum eft quód contra&tá "- per iatelle&um, & diui(a
nó remanet fic vna, & indiuifa, Gcuci priuscrae in. ftátil 1 abfiractionis
j lic à pári cam gx g A "^ I4 Ru JJ /—— min dividitur jn fpeciesper
differen. A , non vtique cadit diuifjo fuper. vni- | — "Raté gencricà
generis proximi , quia hzc ; 'tolk ncequir,niii per diffcrentias fubalter. -
nas;sm quas proríus indinifibile cft gchus roxiait & infimi, fed fuper indiutfione
Tpecific quà ope intclle&tus acquifiuit , .um à fpecicbus abftracta fuit ;
& in boc fenfu ctiam dc genere verum ett dicete , uód cótractum per
differentias,ac diui- - fum pec intelle&um nó remanet fic vnü , wtpriuserat
inf(taruab(traGtionis ,—— . Sccundo,fi cadem fimplex natura exi- fleret
reáliter in ploribus , ficut de facto matura diuina efl n tribus perlonis ,
& (à | vna albedo etict in pluribus fitbiedtis col. - locata, hzc vu]; non
effet diuifio natura 1 E An multis , aut contract:o iplius ad mal- E t2, fcd
potius eflct quafi applicatio quz- |. — . dam naturz ad plura fübicéta , ergo
bac E i ; fliuiio generisin (pecics per differentias ..- gonbenéa[fignitur, quod yna, & cadcm
(ger inexiftétià in pluribus cócipiatur [pe S3 '€icbas, qu'a fic proprie nó
concipitur có- |. hi ad plura,& diuidi in multas nacuras . &iu[dem
rationis, lees juodam mo | o candcm maurtam pl uribus fubicct;s ap H plicari,
Refp.neg.paritarem, nam licét in E. &aíu noftro natura genetica concipiarur
s vna per jacxiftentiam imn pluribus fpeciee bus,& fpecifica in pluribus
indiuiduis, ui - — ^ gotca , bcné
concipitut fic vna manens "proprie diuidi in plura. feipía per diffe-
,EKentiss ; vt hominem v.g.in plures homi- - ^ nes,& animal in plura
animalia. ..333 Tetüó,hec duo pugnare
yidécur, natura v.g.animalis effe diuisá per. ditfe- E renti in fingulas
fpecies, & effe totá eíse tialiter in (ingul.s,& non potius per par-
1cs ditlra&tà in illis, ergo talis diuifio ge- nctis per diffetétias nó
poteft modo 1am explicato ficri: Prob.aísüprü ,quod.n.di- piditur,in partes
diuiditur, & quod eft co rum in hngul;s,nó porett cile diuisir, fed ynum,X
tidem erit in omnibus , Kelp.bené cxjlicari,quo;nodo hzc to talitas cuin
diuiiione cobzrear; fi aduer- tamus, quod ani nal... potett. có/idera- ri,vt
to:um c(ientiale rc(pe&u füorü pre. icatorum eff.atialiày ]uz formaliter,
& quia hzc vniras non eft numeralis fed mi e ." SEE TE Quomodo
Differentia dividat gens. e ist-L, 475 intrinfecg in fe continet a&u;&
v: cottim pot£tiale refpeétu füorum ipferiorr, uz dicitur contincre in
potentia,co quia non funt de conceptu efséali illius; vniüetía- le igitur
anuma] , & quodl;bet aliud diui- ditur in (Da inferiora,non quatenus totum
t(Ienriale , quati in plures partes fug. ef feniiz,quarum yna cócrahatur ad hoc
in- fcrius,& aliaad illud v.g. ex homine ani- mal contrahatur ad Petrum;
& rationale ad Pauli, quia (i tota cíleotia hominis nó tifec in vnoquoque ,
quilibet effec quafi dimidiarus hoino , vcl potius non; homo,ícd diuiditur
qua(i tot. porétiale in plures partcs fübicétiuas-i.pluta inferio rajatg;ità
non repugnat maturam vniuer- fa'é clle jn fuis inferioribus diuifam & (1-
mul rotam sm c(sériamin Gingilis manes rcquia diuiditur (olum (fecundum torali-
tatem potentialem, non veró actuale , sc ctientíalé X hoc cft,quod vulgó
dicitur, | vnius (ale effe totü in m fao infe- rior' fed nó touliter ; quolibet
inferiori quoad ro:alitaté cllen- icitar cffecoiü in 1alem,&
a&tualcoi,non autem toralirer, quia ab illo inferiori non adze.uatur rora-
litas eius, fcu latitudo potencialis. * SORORHFEYIVS IL Quomodo differentia
fim«l cum genere fpeciemconflituat, vbi de coi . - pofitione Metapbyf[ica , 124
Oc fecüdii different/z monas , quod eft conflitucre fpecie p modum partis
actualis , (ufficienter inti- nuauit Porph. per primam dcfinitionem «ius,cum
dixir Drfferenriam e[Je,quo fpe ies excedit genus,eel abundat à genere vt alij
legunt ; vt.n.notat Do&or 4. 27. citin (ol.ad $.conuenit diffecétiz,vt cft
cóftitatiua [pecici;fenfus.n.cius eft,quod differentia eft , quz cum genere
confli- tuit [peciemy;itaquod ibi pooitur fpccies, vt cotrelatiuum differentiz
, inquantum fpecies clt contlituta; & differentia. con- ftituciaa ; abondat
a genere ponitur pro Conítituere,& propria rationc conítitué- di, quia non
vt genus conftituit seien ità explicat ibi Do&tor prafatam defim tionem;
vndéimmceritó ezm carpit Pe- Qi 2 trus «476
Difput. V. De Pwiuerfalibus im partic. m^ b trus Greg.in Syntzxi tom.
1.lib.z.cap. o. quod diflercntiz monus adhuc ettam uia gis explicuit Porph. per
quintam dcfini- tionem , quz cít aliarum pracedentium declaratius, dum ait,
diiferenuá effe id ,quod«d(ubflantiamyrarionemq; cfert , «C quodqiars eius efl
rei , cuius differen- fia dicitur e[fe . Et quidem differentiam cum gcnere
fpeciem cóftituece adeó ve- rüc(i , vt nemo de hagre dubitauerit vn- quà,id.n
di(erié dock: Arift.7;: Met.(olü dubiü cft,de modo;quo munus hoc à dif-
fcrentia excrceiur in fpeciei cóftitucione an.(.exerccatur modo reali , ita vt
quan- do dicimus d:ffcrentiá addi gceneti ad có- ftitucndam (pecié , fit hzc
additio, & có- füitutio;cx natura rei , & rcalis, an pocius fit additio
rónis. f.quoad rón& aliquà có- €eptam,vcl quoad maiorem expl.cauoné jn modo
cócipiendi eádem r&, & ralis có- füicutio fimiliter fit per noirá incelligédi
modü; Et qua (tio procedit de (pecicbus naturarum rcaliom y non autem de fpce
ciebus,qua f ngi folcnt in enubus ratio- eis,cum. n.iflz fint mera entia
rationis, certum cf non poflc in illis reperiri có- potitiorem realem ex
gencrey& differen- tia ; Similiter qua flio noncft de Ípecie formaliter
fumpta, & pro fecunda inten- tione , fi. n. exploratum elt , rclavoncm
illam non confütui ex relatione gencrci- -. tatis , & difterentiz,quia
hu:ufmodi re- lationes funt inter (e diuerfa císétialiter , & fingulz cófliruüt
pradicabile d;ftin- €um, gitur quzftio eit de fpecie mate- tialitcr ,.i. de
natura fpecifica rerü reali. 12$ Qua inre Primaojinio ett Nomi malium, quj
ficut nó admitrüt vniuerfalia vllo modg in cendo, fed tà: à 'n fignifi «ádo,
itd ncgát copo(itioné fpeciei ex ge nere, diffcrétia factà fiué realé, fiue ra-
tionis,ità Ocham 1.d.2.9.6.& 'bidé Ga- briel,& i.p. Log.cap.16.&
17.& quol.$. Qq.11.& 13.Adà 1.d,33.4. 8. art. 1. & te- quitur Hurt
$.Met.fcét.5. & 10.Ouured., €ótr.6. Log.punc. 2.& ex parte cósétit A-
uería q.1 3. Log.(cCt.6.vbi ait cóftitutio- né (pecici ex genere, &
differctia nó (em cfe per modü compoiit onis , led in- per modü (olus
explicationis ; quando pimirü gcnus nop perícété pia- M fcindit à difterentia.
Secunda opinioeft — — Thomiítarü,quificutinegant genus , & —
diff:rentiá,aliotq; gradusmctaphylicos — cllecx natura tei actualicer diftintos
y — affirmantes fola ratione diflingui cü fuds —— daméto inrc,quatenus
inrelle&tus virtde —— te przcifiua,qua pollet, eandé iimpliceaa — —
entitaté partitur in diuer(as formilicateg obic&iuas,quarü vna habcat
rationé de- terminabilis ,& alia detcrmimatiui, ità im - propofito docent
comyolitionem fpecie — cx genere, & differentia elle tamummos —— —
dorationis cü fundaméco inre , iraquod —— cum dicitur [pccicm componi ex gene-
re;& dífferen:ia,(cníus fit. cóceptü obie- tivum fpecie có»oni ex conceptu
obit —— étiuo gencris,& d ffcrcniz ; tàlbigaifi- —— cat.S. | hom.de ente,
& eiientia cap. 4« "a vbi Caict. Capreol,
1.d 8.4.2.art. 3. Son cin.7.Met.q.36. Laucl. ibidem «18. Mo-- rif. difp. 1.
q.9. Complut. difp-s q-$ to.q.1. Vniucrí. Ruuius cap, de d ffc 4- Murcia cap.de
fpecie q- 4. Didac de gen.q.3. Blanc.difp.3 (e&t. difp.15. ct. fc&.r 1
P. À & alij hecentiores paffim eft scor ftarum ,qui ficutiinrer genus,
& diffcrentiam agnolcunt diftinctionem ex ——— natura rc; formalem,
quemadmodü cti&--— inter coeieros gradus przdicamentales, ———— ità
conícquenter afferunt talem compó- , fiuonem eflc aliquo modo realem,i oon ——
€x diuctiis rebus , vt e(t phylica compofi - tio, ('iItim cx diuerfis
realiratibuseiufdé rciante operationem intelle&us abinui» — ccm di
(tinctis; ità ex profello docet Scoe — tus 2.d,3.].6. & 1.d.8.q.3. 8, Teneo
opis — niont m mcam mediam ,vbifusé Lichets—— & Bargius , item 7. Mct. q.
19, vbi Ant, And.q. 14. Zerbius q» 144 & 1$. Fabet. ibidem diis. 18.
Canon.1.Phyf. q-7. Tró- bet. in Formalit p.2. art. 2. cx exteris ve rà
Fonfec.4. Mct.cap.1.q«4. (e&t 3. & f» Mer.cap.7.q. 3 (ect. 3. Molin, 1.
p«q.$9* "i art.2, Amic.tract. 4. Log q.3 dub. 4«—— — arc.3. &
tribuitur Ferrar. 1, conrca gene tc$ Cap.24. & 41. pro refolurione. 116
Dicendá;el » quod cópofitio fpe Ciei cx genere, & differentia quz dici [o«
let mecapbyfica ; licét non hit realis cx regc & rey vt pbyfica ; cft tamen
formalis ex natu. - "12 EA 1&6] eX realitate yj &rrezlicire;nó au-
(folam rationis ex diver iis coc epribus "Giu . Ità Scot.& Scor:íte
cit: Cócl, — bxc fundantur in diftin&ione formali a- f&ualt , quam diximus dif]. praeced. q.
t. art. 1-verfari inter gradus imetaphylicos 'ilertim gencricum, &
differeutiolem, e Quia iuxtà modum dittin&tionishorum LET graduüm
explicandus cft modus confti- tütionis, & cópofitionis fpeciei ; & qui
- dé hic potíemus vrgenter: oftendere talé diftin&:onem , quia nimirum
gradus ge- ficricus eít ratio cóueniencig à parte rei, mon autem dif£-rentialis
, ité gradus gene Kicus, vtracio magiscómun s dicitur in
cópolitione.metaphyfica diffecentialea rz cedere ex natura reí; & per ipfum
có- trahi; rur(as gradus gener'cus füapte na- .. — tura cít pcrfeGtibilis per
difterentialem , |. »monécó:ra, m vtique faluari nequcunt Eu Ero cege
d;ftin&ione ex natura rei in-: y Te" c llos,nàá à hiec muncra cui Lu
liter. cribuerétur ex libico intelle&us , T ue for- uel. IT. De compifit.
gentiis fon differ ear I. 47 cft c métaphyficé cópofitus , Cum etian ipfe
refolai poffit ab intellectu (ic cóci- piente in conceptam cómunein, & pro-
prium, quia ét Deus conuenit cum crea- tura in gradibus tranfceadenralibus
entis, fubttantiz, (piritus,viuentis,&c.qua (iat lirado; & conacnientia
poteriteffefundamentumtalisabütra&ionis.Tandem(àcompofitiofpecieicxgenere»&dificrentiaooncltàpartecei;ledcmrationis,fe»iturfpeciemeísentialiterinrecífeiraIunplicem,effcaciadiuina.R.e(pondet
Mori(an. cit. ad hoc argu. mentunn , & ad przcedens deductum cx
dittin&ione graduum, & inquit ; qp licet hzc coinpoficio fit cationis ,
non inde, fequituc poffe ad libitum concipere intcl- leé&um 2radum hunc ,
vcl ill: promifcue pocencialem, vel determinantem,quia ng eitiomninó
confidta(ed habet (fundamé-, tum in rc,róne cuius potcft , ac deber in-
tellectus hunc gradum,qui . (eft principii cóueniendi cü pluribus,vt potentiale
,1llü. i T nóminuspoffet cum verirate.cócipi vcrà,qui eft principii
diff-rédi,vt astua- E E orm prior animalitate, & ve. lemy&
determinantem non é conuerso «- .— «ontrahibilis, ac perfe&ibilis per eam
, Subdit ctiam hanc eo tionem repus. | .
quéécontra: ;Scd quia hzcdittin&tioin- gnare Deo , non quía fit aliquo modo
ex |. ttr gradus meta e vniuerfum o-. naturarei , & lapponat di (tináioné
fore , fiendenda cft in Met.& interim ipfe Do-'— malem inter hos gradus,
fed ex alio capi- mw &or facis cam demóltrat loc, cic. 7. Met; ] Q» 19. Vb:
probat cóceptibus obiectiuis ge neris , ac differentiz dittinctas correfpo-
dere dcberc realitates,vt veré faa itinera exercere dicantur ,
ideó,Le&toremadip«fümpronuncremi.cumus;&folumex ra- Vyone ipfius
compofitionis metaphyfice tonibimur dcayonflzate ip(m non po(fe effc rauonis,
& ex (olis conceptibus obie &inis cum fundamchto ín re , 1 327*Probatur
ergo fic, Co pofitio me« taphy ica cx gradu aerierico & differen- tiali calis cft, juód Dco
repugnat, & eius fumma *timplicicat , vr patfim farenur. Omnes
,.crzo cít aliquo inodo realis , & nan rationis tantum , dbia hac non
tollit. 1citatem à parte cei. Ec confir. quia ad taluandain cópoiitionem
metaphylicà in uatura creata non (ufheic ipsa eile refo lübilem in cOceptum
cómunc, & propcrü ci fundamento in rc ab intcilc&uinada- quaté
concipiente,quia wine Deus ejam 2 ' Logica, " tc f. ex illimitatione,
& infnirate natura diuinz,ratione cuius fic, vt nullus in cas: poffit
concipi gradus cóis, qui noninclu- datur in rattonc particulari propter (ume :
mam fimplicitatem , &, fit potentialis ad illam ob cius fummam
a&ualitatem --- . 128 Vtraque folurio facile refutatur , , Prima quidem,
nam petimus;an ftáte tali . fündamento , & exigentia à parte rei, vt hic
gradus concipiatur, vt pocentialis, ile ! le vero, vtdcterminans , poflit
intelleótus ; inuertcre ordinem; vel non,(i primü ere ^ go talis ditin&io,
& compofitio non-ef& . cum fandamento in re , quia per fundas: mentum n
reintelligitur maziuum ; feu occaíio necefficans inte. ) ad (iC: & ic
concipiendum , & non alio modo; fi ecundum, ergo illi conceptus Í "
nunt rcalitates à parte, rei formaliter di», ftinctas ,& non vnamtantum
nedequ té conceptam, quia ordo rcquirit diftin-. Quos paa ades. : wu» 478 t^,
tibil eniti ad (eip(um omninà ordis . nouit, & qualis cft ordo , talis eff
diftine . &io,cüm igitur odo fit ex rei ipfius exis gentia préfitus,
nonimtnutabilisab in- ielicéta;difün&tia quoque & corbpof(itio crit ek
natura rei. Neéetiam folutio ad'ar : giunentum ex cópofirione deductumiifa: -
usiscit ,& à Dco fufficienter expellitury fi cfi rztionis, nam falfum e(t y
p in.Deo ne:xucat cócipi graduscómunis entis (ub- finu, & c. perfecte
pritfcindens à parz ticulari, neque huiufmodi: pracitio tollit fuco man fi ip
licitateinyquia ad ipsá (uf- iit (ümmaidenurasá patte ri. intecilé lá; qox
abibütcea pra(cindumtur,ncc po tenudalitas copcepta in illaraciónecomus fiiad
particulare collet a&ualitatem; qua : d:patte rei reperitut. irilla ratiane
; vndc cürb to:a 1mperfeótio cópoticioni$ metas phificie, vt ponitur ab
Aducrfarijs, pcn- deat cx noflro iimperfe&o:cócipiédi mo« do;& non ex
natura óbicéti, fané non vc« poguabit Dco, vndehiac rauónc Valq. 1«; p» difp. 22;
toncft vatitus cuta in Dco admittcte, qua inre cettéalijs ett mas gi$
conféquenter locótus. 7129 Refípotdet Kuuiuscit.talem com potituoné non poffe
pori in Deo; tà quia «Óceptus genericus debet efe vninocus, à Dec atté nequit
przlcindtcóceptus. (ibi vhigocus;d cteaturis; vüquia conceptus. |o oir ride
c£natuta e ibilis cttepcialitec peti cónent diffc e-« tiat.; Sed hcq; biec
écfpotfio alet quia fal(utitelt nó pofe à Dco pseícindi consi «eptatri entis;,
&fabitàntiz bi eniuoci, é&ccteatutis,vt ib Metridiceaus quod ad t due
gehcticus fit (uapcé natura per. fedtibilis per difíetétialem; ideoque cepi:
gnet in Deo reperiri corroborát argumé- ' iam, & ipfcrt aliqoá di
(Hin&ionem ex na tra rei inter hos gradus, quia nihil potet cü veritate
cócipi ; vt à (erplo perfc&ibi- . Ié,& cófequentet concedit aliuam cópg
fnionem cx fiatuta rei ab ipfis refutare o :"Kefpóndct proiide Auerfa
conceden- 'ilientiat crtatam nop habcre máioré cópofitionem; d tónisjadliuc
tamct non; &d£qüarc (i mplicitacem ditinam;quia li- cétin e(Jentia creata
cópofitio ex predi-- cxiis eíicaualibus nOdit tcalsy uircepctrj- V ! -« Difput.
V.-De Phiutrfe im partis Ut i-o tür éópofitio ex natura, & fubfi fétía, e:
fabflantia,& accidenti jAlijsq/modis Deo Cue apr Scd hzc folutio exeo fo«
lum fatis ab(urda conuincitut , gi cócedit: creaturam omnem catere cópo (itioné
ef« (cotiali quoad gradus metaphyficos , &- juátum ad liaric ad£quare.
fimplicitatemi: tuinami 5 patumi áutéqi refert rionadzs quare ob ceteras
copofitiones, quas ipfe . commemorat ; quia illz potius funt acci : dentales,
vnde creatura (pirituales mates: tia formá carentes in ordine ad cópoti«: tiohé
metaphyticam erüt puri(fimii a&ase 130: Deinde coricínfio oaftrademon:
firatürà priori, quia adcópolitioné fea: — leni, vtdiftiaguiur à compofitionie
ra--.— üonisdug coiiditionesrequiruntur;prie; — — ma cfl di(tin&tro rcali$
compónentium 5- E vr án cópolicione phyfica liquét , vbi mas; teria, &
forma realiter dift vel: faltinp non fint: perfe Qté ideiatapl e. A tunc
coribgit, quando :la.on ex ig tionibus idétificántutsfed quatenus vni. tüt in
tert:o;cuirealiter (unt idet: da cft, draltera pars excom bént ratiopcm
poreürii;& a&us;fed:ambas iltasco conctptüs 8eneris,& differe!
priftam;quia hcàt gcadosaftipon di guanturreakue itullé ia quoinucaiugk tur ,
tfi corum idé&tiias- non debet Ü ck corumirationibus fortnalibus, fed tam:
tutntatione illius tertij, ib quo vniüncur) & identificanutr,
stávt.imtatitum funt eae dem itire (es quatenus fum réalitce ideri- !
tificaraillrtettioà qdof&abliiahantar j— ^ notrretnapet (ótficiens: auo.
idetuitatis-yf 4 vt dircété docet DoGor i.d. S. «-4/atol c ] ptin. vhde mon
valct dicerejanimalxcaseff | rauonalitas , ed.be&e in hoinineagicunal cit
ragonale ; habeht quoque fecunda (o«* ditionem 5 quia fecundum Aríü.7. Met;
41:&.43; ideo ex gchere, X differentia tcíukat (pecics perfe vna;quia
gradus ge« neticashaber ratidnem potentialis,& cá:wahibilis, grádus autérm
difterentialis des terminantis &
conuabentis; 5: k o Ü In oppof«tü arguit Didac.e: Ade tcolo-; íi genus eüet difinctum
d parié rei à differcnujs , cü qnibus proinde rea lem cflicecec cópoliionem ;
winc trahla T . mutárt - Uu WEE LZ. CUTS. , " A... — -— Mgsutári poffer de vna differentia
(verifica "E ónaliam, quiag 1dorcs
potentialis , .& i 00 pri refpicit plures a&tualitatesoppofi- / *gas, poteít illam Deus de vna tranímuta- |^
sein aliam; vt conftat de materia habente I C tentiam ad oppofitas formas ;
& ratio Ww ius e(t; quia orrinis tealitas ab(oluta. ji jvc & ab ca
diftincta realiter , f Rs. feparari ab illa,quia non dependet ab illa |. "wtScotus
ip(e concedit 2«d. 12.9.2. at da- Ip "£i genus fine differentijs eft
prorfus im- ' . — "pollibile Mas: 16.& 3. Met.c. 3. Conf. IRA -iuia
idé cim feipfo nequirrealem efficere |. . ópofitionem , fed genus cít idé
realiter 3 » . kum differétia, ergo nequibit cum ca rca- (0. dem .efücere
compofitionem, fed rationis. 2009 C C Refp.neg.confeq. qua teneret,fi inter |.
e«genus,& differétiam realem poneremus P. diftinctionem,at folam fomalem
admit- ^imus ; quz minor cftreali , & maior di- | ftin&ione rationisràm
ratiocinante, quà — átiocinata ex di&tis di(p.t. q. y. art. 1. & fui
taibus reale dintis, vt n: /— hate »lóquitur Doétor loc. &it.& ett folutioeiafdé 7. Met. g.13.nu.
.. 2e, Adconfir. vtique «pcftidem realiter . ea »,üequit cum eo efficere ; COD
ofi aieepnis i Hec onibus iuinis, quz qui im cuiufque in ASTU Duictn De fim
ideh- sificatut, ideo nullá pror(us efficiunt có- politionem, atqui
idéificantur imper- £c&té, nimirum folum ratione terij , in quo vniürdr, vc
ett in propofito de gene- — 16) & difíctentia , potluntaliquam ex na- tara
rci efficere compofitionem, vt mox adhuciiagis declarabitur, 13 "Secundo
argaitur ex Ocham geous vion eft ver?
& realiter poteritialead dif- ferentia; fed tantüm per noftrum cori-
cipiendi modum; crgo nequit cüm &a ef- ficere compofitioniem vllo modo
rcalem, fed ti rationis ; Prob. affumptü, tüquia nulla res e(t iri potgntiá ad
(cipfam ,nec à feipía perfectibilie . Neqi dicasat 1d fuf- ficete diftinGtotié
formale. Quia re vera hax nó (ufficit ;;vt vni dicatur potentiále ad áliud,
quis per Scotü effeatia. diva eiufq; attribüta sür ex naturarei formalis cer
diftinGa,& tamen nó eft perfe&ibilis ab cis ob identita:€ rcalem. Tum
quia: fi pir m ueft IT. "De compofit gener.» diffs. c 4n. IL ^ 4?9 | «
genus effet vere ede ad differentiis, tunc,quantum eft de fe, non minus pofi: t
effe füb hac, quam fübalía , & tic diftin- guctetur realiter ab illa, quod
enim effe potcft tine alio, vtiq; realiter diftinguitur ab illo, ergo cum implicet
getius efle (inc diffítentia, fub qua eft, fatendum eft non efe verd potentiale
ad illam , fedtantum per noftrum coricipiendi modum. 131 Rep. negando af(umptum
; eftó ,n. genus non fit veré potentidlead ditfe- rentiá;vt ad quid realiter
diftinctü , ficut -ft materia ad formam, eft tamen poten. 'tiale ad illam, vt
ad id; c quo cft imperfe- &é identificatum.f. ratione tertij , yc ;n,
diximus fufficit imperfe&a identitas, wt «ni dicatur saecu ad aliud; &
per hoc patet ad primam probat. affumpti , concludit enjm vnum non poffe/dici
po- tétiale ad illad;cum quo eft perfecte id£, Alioquin foret in potétia ad
fcipfumneq; nos Uc ép potentiale ad dif- : aped ob folam € forma- Jem inter ca
repettam, alioquin, & cffentia diuina dici poffet potentialis ad acttíbu-
ta, vt bené probat illa inftantia , fed atfe-- - rimus e(se potentiale ad illam
ob imper- fectam eius identiratem cum e, quia eft identitas mendicata à tertio
, à quo fi ab- -firahantur , non (anc idem realicer , vnde rcalitas generica,
vt praecedit differendia- legy;erit veré potentialis ad illam, & pec-
fe&ibilis per illam , vt docet Doctor f, d. 8.9.3 iofra I. Alia vero
probawo tàgic arduam difficultatem examinanda in Me- - taph. dip.de natura
cói,de qua videri po te(b Licher.2.d. 5.0: f. vbi pro eiusfolae «ione tnultadieitg
intetim dicimus falua- ti potential tém generis dd di(ferentiám b
imperfc&tám identitatem eius cá dif- ferentia in certioquod cü spfa
cóftituit, ratione cuius imperfeGite rdentitacis diei- turjqtantum eft de (6;
poffe effe fiáe illas non quidé porentia nathrali, & ad atur rcducibili,(ed
logica, quátenus (i cófrde- rede vtptius'riaciralitee differentia cO- HE AVRNNA
NI imdénitün perg i ] ci repagnetieffe (ab alia; éó (reonfr retur , vCConiuncrü
v i tio implicet (eparari pote ab illa oh tea- loch identitatéeqei ptc (xi
cób/gsdióde Qq 4' sme «430 - Difpu I. De Fniutrfalibus i parti: amborü in
tettio , cui identificantur , ità dilerté docet Door 7.Met.q.1 5 cit; n. 20.
vbi ait , quod centradt(lio includi- tur, quod feparetur propter vnitiuam -
continentiam y dius reddens rationem fübdit , quedam natura in fe non repu-
gnanty C tamen repugnant ofi - ten e[fe, vel fatta. Dices , fiextra ter- tium
nó (unt realiter idé ; ergo per vnio- nemintertio nequeunt fieri idem , quia
talis vnio non habet vim tollendi realem corü diftin&ioné,vt patet de
materia ,& forma , quz etia in cópofito vnitz adhuc inter (c di (tinguuntur
realiter. Refp. 9» aliqua poffunt voiri in aliquo terdo dupli citer, vc innuit
Do&or 2.d.12, q.2.ad r. grin. velfola vnitate vnionis , vcl etiam - , vaitatc
identiratistranfcundo nimirum in tcalem identitat£ ipfius, vnio primi gene-
.£isnótollit diftinétionem realé vnitorü , . quo genere vnionis vniuntur
materia ; & in phyfico compofitojin quo etià vnite realiter ab co
diftinguuntur, vt lusd demonftramus in Phyf.difp.$.q.13.ar. 1. bené mor vnio
fecundi modi ,qua qui- slé genis , & differentia vniunturin com- pofito
Metaphyfico,vndé cá illud cófti- tuant fcipías illi realiter identificado ;illa
qu0q; tealis idétitas in ip(a reddat, qua- £cnus qua funt eadem vni tertio, ét
inrer | Kc cadem cen(entur, quatenus vnira ineo. 133 Tertio vrget Auería,(i
natura ge- seris diftinguitut à differentia , petendü eft,nam animalitas,que
eftjn hominc ,(c- cüdum ill&entitatem , qua dieitur diftin- gui à
rationalitate,fit à parte rci determi mata; & diftin&a ab
animalitatesqua e(t in equo, vcl indifferens , & indiftin&a, lIoc
fecundum dici nequit , quia entitas gnimalitatis, quz cft in bomine, non eft
snttinfecé entitas animalitatis , quz cfl in aíino,videmus .n. afinum interire,
& ho- mincm remanere sm omné fuá encitaté; (i primü;crgo in ca formalitate
dicit diffc- rentiá determi adcó ab ca M rei Co c includ tiam, pc ftinguitur à
differé:ia (ua. bac NER ola epum um, quod folet vrgeri coma Scotittas.
:miné,& afinum,quia animalitas hominis, ^ tati d ;Cendentibus » quibus
" rminapté,& diftinguenté;atq; in tnatcría de natura; communi , de qüó
etiam multa Lichet. loc. cit, illudq; opti» mé foluit Doétor 7.Mct.loc.cir.vbi
quz- rens, an natura Sortis realiter: diftin E à natura eae res Me ,inquit;
quod natara Sortis , ficut dif- ferentía numerali circum(cripta,non ma« net vna
maxima vnitate in fe, (ed tantum illa vnitate minori , quz eft communis, fic
neceft diuifa: ab human:tate Platonis diuifione numerali , nec aliqua ;quia nom
fpecifica, ita Do∨ quam etiam refpó- fioné applicat ibi' naturis
genericis, nam circum(criptis differenujs fpecificis nul- la remanet
effencialis d:ffzrétia inter ho- &aliniprzcifis illis fuat-cadementitas, —
— & cíientia, fumcndo ens ter, 66 — nominiliter; fed de hocex profedodt- —
— cemus in Mct.«nterim vt ben& hanc Sco» —— tirefípontionem percipias,
vide, qum die — — ximus difp. ptzced. q.i. art. 2.ad 3. Ad
—— Conf. dicimus genus& differeniamtom ——— dici proprie difiecétia qnin
iquoquid.— — "epis , nifi forte. V N te,dequo in Mex. fed ptopsiédienntur
— — diuerfa . i. (c totisdiffimilia, &non pet- *— aliquid fui, vc docet
Arit.g.Met.lo. —— — 134 Tandemobijcitur, quia Ati, 7. Met.31. air, quod genus nihil eft pracer eas,qua fant
generis fpecies,etgn grada. £^ art genericuas nihil
dicità parte rei lua ciicum , & d fferentialem . Tam quia vi ab(tra&io
horü graduü fiat ab mtelic&a linc fi&ione , nó indiget pro f.indamento
di (inctione ex natura rei pluriam rcali- tatum illis conceptibus correípondenziit.,
vt Scotus vulr 7. Met.q.19.cic- (ed (ufficit diftin&io virtualis&
emincntia ci fimplicis entitatis, rationc cuius polea intellc&u partici
(ine mendacio in diucr- fas fórmalitatesobie£kiuas, vc maior | Scotittarü
cócedunt de concepubus tráfs | , ponunt correr | fpondere realitates| integras
à parte rei | ncadmitdt rien 6 in Deo, quibut expreísé fauet Scotus ipfe
1.4.8,q.3« pFO* | pé inem. Tum demum, quia omaes grav dos Metaphy ici, vc
pluciinum fundantut in vna fimplici encitate, vc patet in Ánge- lis, &
accidentibus,quz (unt forma fime i - IM » (- Mlicts s ergo mon füpponun:
diftin&ioné (felis vie fumenrar, concen à | cfficilit compo (i tione, nifi
ronis. — «.. Refp.DoGor 7. Met.q.19.& 4- d. 11. | «Qe 3* Cc quod
au&oritas illa adducitur |. -AruncataaiGn. Arift. quod genus,aut nó - eft
aliquid prater eas , qua vg pim - fpcciessaut fi eft ,vt marcria c(t, &
fecü- -. da pars difiunctionis efl vera. Ad 2. neg. D -aflumptiüm, ad
prob.dicimus non effe ca- .. dem rationem de gradibusprzdicamen- LIÉ D nibus
tranícco contio, is.m. COncc- du peboimicteuaedc up qen! ! — . la debet
correfponderc realitas à parte. fei per ipfosádequate explicata;alioquin |»
poneretur compofitio in Deo , vt bené g^ 5 Doch eir. q. 3. oltédic&
Bargius, - ac Lichet.ibidem ; gradibus veró przdi- . camentalibus correípodere
debent tcali- » loci. Do&or cic7, Mcc. q.' 19. ac etiam ad; 2 -a«1«ex
profeílo; quà di(patitaté in- 'éc.gracus pr:édicametales,& uranícendé alius
declarare muneris eft metaphy 4 fia «Ad 3-licét gradus metaphyfici gene- . a&us,&
perficiéus;poteft (0 fi$;ac differentia (zepius fundétar 1n vna (Oo coemücace
fioplici phytice, prout fimplici . tas excludit copolitioné cx re,& re ,
illa ^tf entitas eric muluplex , & con mctaphyficé. fex rcalitate, &
tealitate ;yna poténal:;à qua (umaátur genus;altcra -a&uali,à qua füiatur
ditferéua, & talem «cüpolitionem habét Aogeli,& accidéiia. - 45$: Sed
ad maiorem copofitionis me -taphyfice notitiam occafione przcedétis -atgumenci
venit hic declarandum axio- iaiilud ex: Arift. (amptum 7.& 8. Met. - quod
genus fumitur à materia , & diffc- rentia à forma , non enim videtur
verifi- «ari pofle in illisrebus,que carent mate- Iia ,& forma, & tamen
habent proprium genus,& differentiam, c (iut in przdi- &amento,yvt
(unt. A ngceli;& accidentia; Gum igitur cfle Toct^ph pc (umatur ab e(Te phy
(ico,.à quo abilrahitur, indagádü eft, an hzc duo principia copofiui mztca-
iiiimoper defumi debeant, & abitra partibus phyficis,genus quid& à ma-
^ fes & 1d. 5.q.3. 0 teriasdificrentia à forma .. Comunis opi» * yg ; nio
eft in.hulla re. senus dcfumi à marcia, & diffcrentiamá torma; (cd
vttüg;gvadü k c 3 e A ——— QUIE Decompofulene generis em differ, eet Ir, a8
promi(cué a totanaturá , & catitate ret dcfümi;diuccfimodé tamen concepta.»
, genus à totacntitate, vt vlterius pciíc- €tibili,& determinabili, feu vt
cum alijs in aliquo gradu cóuenir;differentiam vc- tà ab cade totaentitate, vt
contrahebte , & determinante , fcu vt áb alijs in aliquo gradu difcrepat,
ità Vafq. t. p.difp. 179. cap. 3. Routus
q.5. dc ditfer; Sanchez in Log.q.45- Aucríaq. 13.fc&t.2. Suarez d. -. 6 lc
Ct. 11. Palqualig.tom. 1. Met.difp.6o.. Blanc. di(p.3.(cAt.14. Didac. Complut.
& alij paflim;vndé inquiunt illud Arift: dictum non debere intellig:
proprié, fed . pet quandam analogiam, & fimilitadiné; & quidem ità
loquitur Atift.nam 8. Met. cap.2«ait,sportet boc quidéyvt materia, illud
veró,vt formam e[Je;cadé fere ver- ba habet cap. 3. & fic ctià loquit
Porph. tates adzquaté, vt facere poffint veram . cap. vlr, genus preterea
fimile efl mate- zompofitionem metapbyicam, vt bene . rie, differenti forma ,
ES ri ada € , axioma illud fic efse intelligendá , genus : fumi ab co;quod
habet ratione materie.t, potenciz, & perfc&ibilis , differenti ve- ró à
UP n €0,quod habct rationem aütem vzriufc Iationem fübire tota natura. fub
diuerfis &onccptibus , atq; ità à tota illa diuerfi- lé concepta fumi
vterque gradus. 136 Hicth dicendi modus recipiens dus non K.
;cü.n.hucu(q;probatü fit có- ,ceptibus generis , & difiercug neceffarió
te[pondeic debere in cad& natura diítin- , &asrealitatcscon(equenter.
dicendü eft non fufficere candem naiurà diuerfimo- dé concepubilem,vt ab ca.
fümantur. có- err genciis,& diffcrentiz fed in caza afi;guari debere
diuerías realitates,ynam uidé (uapte natura potentialem;à qua. umatur
genus,altcram a&tualcmyà qua.» fug;atur S eENAME quod cflà opus , non fit
gcnus, & differentiam (umi spet cx diuctíis pattibus phy ficis, img freqac-
tct (umanuur ab eadcin natura DT. , vt in, Aogclis, & accidenubus femper tí
lumi, dcbcant cx. diaerfis páttibus metas Phyliegpird docti 'ottor loc.cit, 7.
Met. ;9 qc. n dbi ie poum- AO gres ep ade bi epe ,e quidem T Md yiLrae Anift.7.
Meaph. 17, vbi ai arces dcfi- nitopis ) quis [105 SOUS, PVP Bid) m" 7492
'' Dif.P: De Vuiuerfal.in partici, ^. ! Cérrefpondere
partibus dcfiniti, ergo per ' Arifi.(emper de(umi deben: ex diftinctis partibus
definiti,nó phyticis, quia no om * ne definium tiles habet,erzo. metaphyfi cis.
Nec poteft dici, quod tátii fundamé- * taliter ia ve definita huiufmodi partes
* metaphyficz- correfpondeant | partibus "definitionis Quia Arift. ipfam
definitum vocat formaliter, & actualiter totumser- £0 formaliter, &
actualiter habebit pac- ' Rcs E ry qe ; & cum ex huiufinodi partibus debeat
fieti vnum per. fe totum : metaphvficü,neccífe etit, vt vna cealitas habcat
róné partis potenrialis à qua fu- tratur tó'eeneris,& alia roné partis ada.
C - fis qua fumator ratio d:(feréciz, vt do- cet Arif,
8. Mer. 9.& 7. Met. 42.& 43. & hac
rationejnguit Door, dicitar gcnus * fumí à materia, differentia à forma, non
quidé proprie, (ed per quandam propor- ' tionem ad partes compofiti plyyfici.
Sub- dit tamé Do&or loc.cit. interdum in phy ali differentia fumantur à
diuerfis partibus M incorporibus animatis cor ' pus;qugd eft zenus;fümitur à
corpore. » pro altera parte compofiíti , quod habet rationgm matcri,vt
oflendimus in Phy- ficis difp.2.q.4.at. z.animatum verà. ab iaima;fufilis de
Irc re bené difcurrit Pó- «iusdifp.4.Los.q.4. — ' ! 137. At obijcit Auerfa,opus
nó effe ge mus fumi (emper ex realitate potétiali, & differentiam ex
a&tuali nam vel differen "tig intermedig fam(ütut à formajfeu rea-
"litate a&uali, & Gc folum genus gencra- "liffimum fumetur à
materia , feu realita- "re eap ; fübalterna autem firmentur ^& forma,
& ira non falüatur sradus poté- tiales (emper (umi à materia ; vcl faman-
tur à materia , & fic (ola dikfetentia vlti. ma fumetur à fori, &
habetur intétü- , quod nó omnis differentia fumitut à rea- litate a&aali. R
efp.oés dificrentias fub- "alternas,vt differentiz fant, defui à réa
litate actuali,& genera fübalterna , vt fic , . modo ex hoc; quied
differentia conftitu- tiug generum fübalternorum filmantur forma , feqaatur
etiaai ip(amet genera fuübalterna
conftituta(umi;quíaanimalv.g.conftituiturexviuentetanquàmcxgenere,&(enfibili,tarquamexdifterentia,viuensfumiturexrealitatcpotentialiiftiusfpecieifübaltetnzs,(en.fibileexrealitateactualis,exquibusrealitatibusrefultathatcfpeciesfubalternafanimal,quoditerumcumvenitincó-infima
fpeciei... hominis cá rationali,animal importat realitatem po«- tentialem
iftins fpeciei , rationale reali tatem actualem, (ic de fingulis 5 & (ic
patet femper differentias omnes fumi cx rcalitate a&uali illius fpeciei ,
quam conftituunt , fiue (ic infima: fiue fubal- tecnay & genera fimiliter
ex i ds: ; 138 Poflremó cx módo ià declarato s. quo genus;& differentia
cócurrüt ad cá. flitationem compofiti metaphyfici coclu dédam eft contra
Murciam q. 4. de fy cic, & Blanc.difp. 3.fec. 12. & alios quc dam, differentiam femper effe
perfeébig. ic ua aod conrthir re FR ' ert plut.q. 5. Kuuiusq. 6.&c Paf- ——
" ficis cópofitis cotingere poffe , vt penus vIcdaci p otefí ex Doctore
1.d. 8.9.1.ad es bi do qualig.di(p.6 $ .cuius ratio €et,quod quàádo aliqua duo
cómparantti in perfe&ione , pen ndum eft,quzmam illatum perfc&ionum
fimpliciter, & ab- foluté magis excellat, & ex dit, quod quamuis
matcria fit fimplicior «ompofito, tamen quia compofitum eft aGualius
matetiaabfoluté dicendum.ett compofitumeffe perfc&ius materías actualitas
eft pertc&tio abfolutà à tior fimplicitatey cum igitur ín ptopo(ito
differentia séper excedat genusin actua - litate, quantamcunquc perte&ioné
inue- niamus in gencre , tameníemper maioc erit perfectio differentia quia
habetima gis de a&ualitate;eft.n. gradus derermi- natiuus gcaeris,illudque
cflentialiter per- ficiens. Accedit, quód vt ait Porph. diffe 'rentia cít qua
fpecies excedit genus, vci- ué in pertcétionc;ergo fempcr elt perfe ior illo,
noo folü in ratione partis,quia 'eft pars actualis,vz ait Blanc.fed ecià ià
tatione entis, quia magis accedit ad actua litatem; & quidem fi
(pecies.cxcedim gez nus ín perfectione , vt omnes concedunt; . ctiani A
duerfarij ipfi, fane lunc exocísü à (uis principiis habere debet, ex quibas
conttituxur,cum:nequcat habere a ge« ncte,vrique habebir à diferencia . ; | Sc
ex a STE altioris natu. uda s t femper ipo nebiliores , vt ratio- . .. - tale
refpeétu animalis; quod cleuat ad EAE - gradü inteletioi , que tanien ipfum có.
..' finus perfectus reperitür gradus fem - .. ghificite naturam (etificiuam
abftra&am : (Es ab his defe&ibu. ^ ^ | — .-139 Refp.argumétü, fi quid
habet ro: re * ;j probare don f'olua differéncas fe- : y OR * cutdi genetís ,
(ed etiam fpecies confti. : (— - tüutaó
pet eas effe ip(o gencre irhperfe :: ' prater eleuationeiad p oré opta: tatio:
: opea: ! tis d (Fereritiadleuat geriüs, & ide. feme .— - perelft perfectior illo; vride eti K- ame in
ánitialibus iniperfettiy: perfe. $
rcpecitur gradus (enciendi , quàm i inpfo gencte, quia in iptisseperitur des:
térmitiacus, & (pecificusimgenete
icon-fufus,&itideteéminatusab(ltahésà:pet«fecto,&imperfe&toyquodaucemdetecmiríatuecft.,atque«diftinétum;perfe:&iuseftindeccrminato,&confulo5.Addias
tamen, tjéftó animalia illaumper: Éc&a careat alkjdà opctatione vitali, id.
Cit pet accidehs,vt bcne notat Paíqualig.: aima non reperit 1à tali Cor- poreorgavi
teuifita ad. calessopetatio- nes j Quod ni ex defectu operationü va» lecet- €
it perfectiorem differen « tiam s'etiüifiargur deberet genus iipec- fe&ius
, quia de(unt o perauones geucti- ce alia qumedam argumenti addunc Có.
plat.cit. que eodem modo toluuntar ,:i Ad €oaplaam nouta liuigs axccdpy- Lj
(000 UI Deep genes e ifie, ats ticfidi ; quàm i genere ipfo animalis (1.
ficz.compoficionis (pe&aret etiam re-. folutio illorüi dubiorü, Quomodo in
qua libet fpecie pmo & differentia d-fignari, & An entia Canftitur.ua
fpeciei debeat effe ei , eiufgsgeneti pro-: t ifitra proptium gradü, vt fe
habet - / ptia,adeó vc alteri eouenire nequeat fed: irtationiale re(pe&u ei
,non$ürno Opporumiusca tractamus dip.
feq«q.:4. biliores,fed vel eque mobiles , quia rion. oceafione declarationis
fecunda cegulat. €onflituunt fpeciem liaberit perfe&tior& «| antepca
dic.diuerforum generum: &c. -..- operationem fenfiriua, quz gradu: gene-
" fi$propriaeít,& etiamnónunquá;guo: ^ ARTTICVLVS IL | biliores , quia
conftitaurit (pecicai , que : | habet minusperfe&tü gradum fenuendi:
Quomodo differentia diflingudt. effet 2 ipfogenere animalis j vt patet de
talpis, tialiter ; vifo yquam,confi iuit y.al. S Olftreis,& ront bad
tacdtumnullü; ^ ais , vbrde mnuiua précifione ' alium fenfum habere vidétur ,
ergoin his; — - ris d differenti; acettam d P uli ' tialem fuperioris, d
inferioris &.— 5 1 Orpli.pet quartà definitionc à fe ^s p Cotreci, &
"explicatá ita definit: D ffcrentiam,quod fit id,quo diffevitef fentialiter
later fe fingula. w (ingalarfga cies, vel Gngula indiridua vaius fpeciek à
ingülis alcerius ,. fpecies enim noa dif& fcrunt fecuadumi genus, cum in
ipfo.con4 uemattt;fed per proprías differencias ges nas illud jitaque quara etr
tini T MUN orones y quod.ctat diltiaguere etfentisljter.wnam fpecicítab alia ;
pro cnius déclatationc lig diderenduar eft ;- an!Ditferentia i 'in fuo concepus
genus, quod diuidit ,;& differenti am (ito petiorem cui fubordinatur,vc
v.g. nüb rae: tionale includat in (a0 conceptu-animal;! vel fenübile, fi eniminc
ladit, non magis» dici poterit ratio diffcrendi:.,.quàm conse ueéniendi;&
(icállata defiotco recta non? erit quod ii nón incladit) ccit precise rase tio
diffcrendis & üicilludcne veré mue nus dítferenrz,a2 allara definito: bod:
& cum hic quz (tione coincjdunralie fub al'jtitul;s propofitzean..(. di n
fapalterna per fc pred:ceiuir de iofimazasg. &can genus inclifdanirin
differencjs vla timis, & randeman perfe przdicctur de difcrearijs perxgms
diuiditur, Nonef& doxé uam ode difligreatia io fenfü aae cectal;,at
idinercoproot n: miruin (ignie ficat tac:onatestoe cationalitar € habens. , fic
cnim éxpiorauun eit includeresges nus; B. E La, 464 ODifpa. IP. De
Viiutrfalibul in partie. 5 2 fus, & differentiam fuperiprem illud có-
füituentem,fed quz ft :o cft de differentia pró formali , nimirugr fecundum
perfe* &ioncm illam;(cu gradum,per quem có- ftituit hanc;vel illam fpeciem,
vt notauit Do&or 1.Poft.q.24.6. 4d queflionem. 141; Tresopinioncs. hic.
inaenimus y: duas extremas;& rertià med:á; Prima ex trema eft af&rmatiuayque
a(feric differc- tià infcrioré faciudese Diivéficeks aui lini fubordinarut,ac
erià genas ipfüm , quod diuidit ,tribuitolet Themiftio, & Nomi nalibus;fcd
prafertir quàtü ad inclafio- fiém dificrentiarum füperiorum tam tué tr Soncin,2.Met.q.
37. land. 2. Met. 11. Barthol/Spia 7. Met.defenf. 16. Cáce tus c.dc differ.
Altera extrema id prorfus fncgat tam de genere, quàm de differentia fuperiori,»
inclodatur ip infér:ótibuss&.. efi communis inter Scoriftas,& Thomi-
las, ita docuit Do&torex ptofeffo 4. d, 11.93. $.:4d rationes , & 1,
Ppft.q. 24. & q.9«X 13. Vniuer(. vbi Mautit. & 7. Met.q«17.vbi Ant.
And. q« 14. Faber d.. 39.Canon.1. Phy. q« 7 Poricius difp. 7. Log.q« 4. &
fequuntur T homitt& paffim Caj:col.laucl. Ferrar. Complus. Sot, Fó-, fec;
Tolct.Sacffan.Hutt.Blinc.Didac.Paf qualig.Celettin.& alij omnes;Teruasé-:
tcntia media eft Fecentiorum qtorudá inguentiü de duplici genere. differen Ri
liud. Candsnct proptii ali- €xius generis,fed foteft etiam inalirepe - dirij&
gcrius quoq; c(fe potcft fine tali dit fctentia& hoc gcnus differéntiararb
in- quiunt períc & preícindere à perierc,qy «onttahit, & genus qnoque
perfc&té praz- Écindcre à diftcrentijs jfalind vetó genus: aiíferentiarum
cft; quod eft propritt ali. ; . €uius generis, & &im illo cantum
feperi- tur ;& hoc aiGt &on pevfect? prefcindere à gcncreyneq; écontra
genusà differen-. $ijsjita loquitut Auctía q.i 5. 16g. fec. f. ficciam Losup
sue opdec. r.diftin , uic de duplici gencre difierentia rü,qui- dà chim escrabüt
rationem genecicá ad diiquá eliam operatione; qua iit extta ge nus,vt atimatuw
s que cleuat mixtü ad ationem vitalem, & rationale , quz €«Icuat animal ad
operationem intceliccti- và, & has diffcrenias. concedis nó inclu- dete
rationem gencticam formaliset , ij fi differétia talis fit, vc non refpiciat
opes rationesnifi formaliter contentas fub ge. nere ad modum quo vifio
materialis et quzdam fenfauo , auditio, olfa&io, &c. : inquit in
fentétia noflra admitrente prae- : ciftones obie&tiuas omninó cen&dü
eífe genus, ac differédias (uperiores in talibus : infcriocibus formaliter
imcludi , 141 Dicédüett cum fecunda sécctía ; nec genus in fuo conceptu
obie&iuo dif ferenuias formaliter includete,ne3; é có- | tra, P pos Pd
infcriorem includere faperiorem., Ex quidem quód us non includat diferencias,
(ed ome nino in fuo conce pu pracindar ab illis: deducitur ex dictisarr,
praeced. vbi dixi« mus genas, S differenciam fumi à diuer- ; fis teplisanibus
ex DAIICA RM E Vt fCde litas,qua refpondet conceptui gencricos " dida eit
abea , quz reípondet di Ze rentíali; & probatur cxperientia ipfa a. : -
cnim concipimus animal, vel tüc ; 1 7x menti obuerfanwr rauomalitas,&
irratio.——— — nalitas, vcl non, non primum; qaia tunc; menti nil aliud
obijeitur ,quàm fub(tásia | * anjmatá (cnfitiua;ergo sm. aut£eít: — tnum ab
alio obiectiué pia inderei.co | - nofci fine illo, aux illo noe cognito ; fed.
. c pars conclu(ionis (offici proba. tà cfl qi 1, huius di(p-art«4.dub: tbiofté
dimus differentias nulle modoadu , 66. — ' formaliter contineri id. .expli- cité,
nec impliciié fed poteftate folum, 143 Sed e neque contra differentia ipcludar
getus , aut differentias luperio» ; rc$,quibus fubordinatut, lt Acid .4« To:
picea. & libó.c. 3 -& 4 Mer-10.& fi 115. cap.1.his enim locis
dierté docer: geous,; ree e(lentía — ntiarum jn: ex, uitur ; neque ditfetentiam
füpee: oen lt de eoicrp He fi .di., fcn(ibile effet de cffentia raionalis,etiam
act o de effeotia eiu(dem, ficut cuí inttipfccé conuenit rationaluás , intrin«
fecé etiatn conuenit effe homin£;& pro» ; batur rationibus euidétibus ex
Scot, loc.; cit: Tumquía. à differentia inferior con. ; tinet (uperiorem
effenualiter,& genus ,, re d'uidictá fpecies non differtà dif «. crentía,
quia in fpecis nihil continciut 1 quid. (000 Q-HIL De precfione generis, acdif
dre HT, — ag qe iué preter genus, & diffcrétia. um 2.diffcrenta.
fimpliciter cit prin- cipium diitinguendi (pecicm, quam con- - füitu:t, abillis
quz (ub eodé genere con- tinentur ;ctgo nequit cíTentialiter inclu- dcrc genus
, aut differentiam genericam (aper;orem, 2s fi includeret, ficuc eft priocipium
diffeceni , effet etiam prin- cipium conueniédi cum illis ipfis , à qui- bus
(pcciem diftinguit ; quia includit c(- fcntialiter illud ;in quo cóueniüt; Tum
3. ( diit eure debeo bomo efl animal c rationale, eifet vitiofa, quia bis
repctere- tur genus , &d'fferentia generica fupc- tior, (emcl quidé per (e
loquédo de gene tc, & itcrum,vt inclufum in rationali , tic & fcnlibile
bis diceretur (emel in anima- li,& iterum in rationaliquá fationé addu xit
Arif.6. Topic.c.6. Tum 4.fi rationale includit s&(ibile,aut animal adhuc
aliquid iu4 addere dcbet (uper illa, rationc cu- jd "m conf(timiar , &
fpecifice di- flingmat ab equo; & a(ino, «
quibuscon /— — Wenit in rat MN
Umdlitiun & feafibili- — &atis,tunc de illo gradu przcifo, quod (u- eo
praanimal,& rationale addit rat onalc , quzcédum eft,an in eo, vt
fic;includatar heu 00 , & quidem repugnat. diccre, qp includatar , fi enun
cft ali.juid faperadditü animal, & fenfibili, aliquid altud ett praeter
illa.ergo &c.Tum f-Quía tunc daretur proce(fus in infinitam, (1 .n.
rauonale,& irrationale,vt fic , includunt fenübile;vel animal, in quo
conueniunt , per alias different fccerni debebunt , de quibus redit cadein
quzilio,ergo di- cendum cft differentiam inferiorem ete E Ii mpliciter implicem
non refo- ubilem in vltetiore$ conceptus generis » quod diuidit , &
differentiz fuperioris cui (ubordinatur. Tà tàdem quia fi genus, &
differentia nó dicunt duos gradus per- fcGé przcifos in mente noftra, itavt ge-
nus non includatut in cóceptu differét 2, ncque é contra fcquitur , fpeciem
nulo modo etle metaphy cé coaipotitá etiam noftrum intell;gendi modum , quia
compol1itio cff duirum partium;q uarum vnà non includit aliam, (ed amba in con-
ftituto,qualil cunque fit talis copotitio, in.Ó hoc «ft ue iaGone paras non
incl: di in altera,neq;illam iacludere;& hz ra- tiones probant ia
vniuer(ümde quocurr- que genete differentiarum . 144. Aucrfa cit. fec.ó.gratis
concedit. conítitutionem fpeciei ex generc, & diffe récia non femper effe
per inodum cópo- fitionis,fed interdum pcc modum cxpli- cacionis , qui1 genus,
& diíferentia noa (emper fe habent, tanquam dua partes condi(tin&z ,
quarum vna adda:ur alte. : ri, (cd (c
habentnonnunquampermoddconceptusexpliciti&impliciterufdem,quatenusf.quod13conceptagenerisimplicite,&indcterminaté
con tincbaiur,in concejtu differenu:e poftea explicatur , & determinatur.
Scd oppo- fixü conuiucunt rationes allatz, probant enim differentiam addi
geaeri, vt aliquid ab ipfo perfe&té condiftin&lum ; quod adhuc magis
declaratur , nam gcuus in fuo conceptu rcipectu diffecenuz (eha-.- - bet;vt
fubic&tum, differentia veró vt fore ma illi aducniens, ergo fecundum ftas
ra- ;t'ones. formales. fcinuicem excludunt, qua fccundü (uas ratioucs formales
vna aduenit alteri. Neque dicageuin Aucifay ad id (afficere , quód genus fic
explicité extra ditfcrenuiam, c quo ftat, quód ad - hoc implicité ipuolaatur
intpía. Nam quzrimus , qud intelligatur per hoc, q» genus includitur implicite
in ditfereatias. vcl enim tignificatur id, quod cócipiturg quádo differentia
cognofcitur, cile reali- tcr euam genus,Icu cfTc entitatem illam , qua ct.à
gcnus includit , & hoc non ett includi amplicice in concept formali dif.
ferétz, (cd potius includi in cóceptu ma terialijracióne 1dcafi cationis, no
adteqi sm efle przciíum;& fic nonfumus in ca- fu, quialoquimur de
cáccptibus formali- bus, & obic&iuisnon de materialibus, ac identicis ;
5i dicar Auer(a includi in ipfa formalitate diffcrenciz,(cd implicite; üc
iterua rogamus,an includatur in ipfas v€ cít à patte rci , vci vt eft obictiué
inins teliectu, non primiümj quia bic recurrerec ad (enium materialé , &
idcuticü ; neque sth, quia fi includitur in. 1pfa sz illud efz fc , quod
miclicétui reprlentatur , €rgo — includctar ?n ea ex plicités non autem ime
pHEcixé Lolumyquod .n. attingicur à cognie ^ » tione » am j » 4 h "A. 486
ficne, & per ipfam reprafcnratur , expli- €ité dicitur efje in
intellectu,u/a per 1psá cognitionem cxplicatur,& expanduur il- "]i, (i
autem nó includitar inipía sm illud (Te,
quod intelle&tur reprzfentatur, er- go abiolui? non relucer m cóceptuobic-
pendit ab ipfo genere, necimplieite dici "potett genus in ca inuolti, nifi
róne idcn- Kificaionis, d. habet cü ipfo à parte rei, " d4$ Zeibius 7.
Met. q.16. ello «à Do "orcteneat coclufionem , aic ramen eniá
"oppofitam parté ; qp (di fferéuia inferior : füperiorci: , ce probabilem,
& rauoncs D coris facilier fihoi poísc , vnde ad illan: dc procefiu in
:nfinitü ne E confe. cü fit dcuienire ad alicuss dit- fcrentiasqua non incladunt
alias, & que feipfis dillingauntur , (icut fünr differen tic; quibus
diuiditur genus generali! limü Sic ét ac illam rónem, qua cócludebstur, nd
differentia effer fpecies;negat con- Te |- nam iJlud, quod includit ditfetenuá,
tcon(t iturumincluditcontlituens,il"ludcftyerafpccies,nonauremillud,quodincluditalindpermodwuincontrahencisgcnus,qualiseftd.fferentia,Scdceriénonitafacilefoluuntur
ra- tioncs alat, vt putauit Zerbius ; & qui- dem quantum fj &at ad illà
de procctlu in in5n:tum;aduertendü cft Doétoré per ipfam non ab(oluté
concludere proccisü dninfinitum,(cd d. Ganctiué,vel quod da- - &etur talis
proceífus in infiattüm , vcl da- retur tandein al;qua differentia; que non
includcret ptior£ , per quod vult concla- dere ncn clTe de rarionc diffcrerievt
(ic, pow; rc gradum fibi camunem cü dif- crentia oppofita, atque 1dcó e(ló quod
dcnuur d ffctencz fübalterne;non cile de —. ratione illac(i ; vt diffcrentz
(unt , quod anfctiorcs includant füpeciorcs y fed (olü quód eas fupponant ,
quatenus fübalter: »in comuni contlituto ; (ed q-ando et o&or per illam
rationem abíolucé có- cluderet proce(sum in infinitum , adhuc beneargueret ,
nec ratio foluitur à Zcc- , quia (i ratioüale v. g. & irrauonale "xd
vam d f&crentias (üperiores .f. ien- tiens, viuens, &c. pre aifgnare
alias diffccentias, quibus feccrnanur ; de qui- Difpui. P. DePwuerf.in pari; —
^ bas tedic cadem qugftio,nec vaquam de*.— ueniemus ad (upremas, que feiplis
di(tig guamur; in illis namque qua diuidunt cnus generali fimü,cóueniuntrat/onac,&irrationale;nóergoillus,fedaliasdcbetZerbiusa(fignare,perquasiradifunguanur,
yc rurf.s ipf non diftinguá- tur per alias, Accedic écde RE di- uiden'bus genus
generaliimum redire difücultatem, (i noa de ditfetentia alias fupciiori y (alum
de iplo genere , g d:ui- dont ; nim fi illud íacludunt , rurfas alige —
diffcrenuz. affignari debebunt , quibus diffciant , INec etiam benefoluiruüc
afia - rà:i0, quod d:ra hy »otheti,tunc differen tia c//-t fpecies, Qiia fi
femel cóceditur — «i ffcrenuam fupcciorem e(fentalizer in». ciudiin inferiot .
ftatim fe itur, gi i Y includatur, vc cóft cuens in fao cól icut nim pidicarum
cit- ntiale habet ratiogé- coit, tutjui rcípecru ilius; cui efi cOucait,ergo
erit yeré (p nil includatuc MIC di 146 Reípondent alij , has. concludere , quia
eodem m rent eti tranfcendentia, vt y includi in diffccencjs (uorum t vt
cooftabit dilcurrenti per (ing in primis adducere inconuent ^ | non cft
Íoiuere. uve jdncó- — uenicns, & eifdem rationibus fuftineri — — polTe
videtar ens non ioca 1 quidditati-- ué in fuis vltimis differentijs y : modis
contrihencibus , immó hzc L tur eflc mens Doctoris expretfa 1. d. 3. quat. 3.
$. 4d quaflionem ,fed quia hows pücti decifio ad pra (ens nó [pe&tat ;
adhuc ad- mil(fa opinione cói de etfenciali inclufios ne entis in vltimis
diffecetijs patfion;bus, modi(;; oranibus realibus rerum, dicen- dü cft, non
cl[c tantam neceffitarem ; vt ens excludatur ab illis, licut zenusà fuis
differentijs ,quia genus,& ditfcrentia fa- ciant cópo(raoncin
metaphyficamsergo - necellario debct haberc rationem cópar- tis cum differentia
, atque adeó excludi dcbet ab ilia de ratione namq; partis cft , quód non
includatur in altcra,ens autem cum fuis concrahentibus coimpotitionem non
facit, vt pact in Dco, X bene Do-** &vr oltcadit 1.3.4.3. ad princ. $
oppofitam 1. obijci folet Ac.it.7: .vE itia doce de si itha differen. —
4ia.Primtm , quód in definitione parum is ^ viae trim differenkia po- — patur ,
vel etiám omnes fuperiorcs , quia - vltima includit omnes. Secundum
quod - €]tima differeritia eft tota rei fubftantia j & idcó (i ca ponatur
ini definitione; non licere aliam fupertoté addere ; quia com- - fnitteretur
nugatio. Terium;quód ad iri- V, PAD ee diuidere fuperioré pet Que cft
differentia animalis per diuifum fotmalitet fumptam — " tibus; &tandem
inquitibi Arift. quod filio pedis est quedam pedalitas , qua przdicatio, cum t
id abitracto; c(t c[- -— fentialis, & quidditatiud; : iuk47. (pedet ad hzc
omnia Doctor d Atift. ibiaffignat duplicé modü E E k : e: pét fpem
dae|.OrüncsdifferentiasVclperproximügeISENS$vperudebite,&fubdit.dirus,|patamreferre;cseaobra|..fiesquadatiproximumgenuspo«UoARfüpetióres,quiaomnesh.12temdicit,quódincludanturidiffeétia.vltima,
nili in fenfa identico, & materia- li. Et cam dicit vltimam diffetencia
effe totam fpecici fübftanuiam, ait Doctor id nion effe intelligedum totaliter,
(ed com- pletiué, quia complet fübftanuam cei, & dctet minat in vltimo c(fe
fpecifico« Tet- tium vcro quod ait de diuifione fuperio- tis diffcréiz per inf:
riores, non proprié; & fotmaliter intelligi debet , quali quod differentia
(upetior vcre diuidatur per id- Fetioret Oppolitas;(ed matetialitet)& idé
ticé,ratione inn quod cóftituit, ipsü enim propri diuidiwr , non quide ia dit-
: Ferentias ojpo íitas (ed 1o fpecies per ile las, vnde membra diuidentia, alia
[unt in Qua, & in his includitur diuifuat, alra süt pee $6 & in hi$ non
iucladicar; cü vec . — praedicat ibi (apeciorem differentiam de E
1nfe;iocis!lla prédicatio non eft formalis, & propria yitavt vaa in aliera
Fotimaliter üeniendani differétiam vltimam alicuius. tas inferiores oppolita$ ,
vtbipedem, - as inferiores oppolitas , s v fion fios pedes habentem,clatum atem
eít , qu alitet (um incaditt: in fidguli$ membris dididen- Que ITI De preci.
generi, acdiferssdenII,— 387 includatur ; vnde non dixit abfolute f/ffío efl
pedalitas, (ed fiffio efl quadam peda- litas, vbi ly quedam; vt notant pracipué
Expofitorcs,dicit improprietatem quan» dam; voloit igitur tátum Philofophus per
illum loquédi modii indicareait Doctors filionem pedis effe difterentiam per fe
dixi fiuà pedalitatis inse(u explicato , 8c nori per accidens,vt cífe alat
& nó alatüe At Coritra hanc expohitionem vrgebis- quód Arift.declarans ibi
modum defi- niendis ait non debere dici anima! habens pedesbipes, quid faceret
hunc fensü,ani- mal habens pedcs duos habens pedes, fed dcbet dici, animal
bipes, quia dicédo bi- pes s qua ett differentia inferior , dicitur etiam
labens pede$,. qua ett füperior. Refp. non dcberc (ic exponi illü textums
alioquin fibi cótradiceret, cü dicit ibide y quód licet d: fioire pet primum
genus, &c Omncs inferiores differentias , igitur per ]y pedes bxbens,
intelligi debet 22aus talem differentiam contticutd , vnde vule dicete
Philofophus, quó4 cum tot (pecies animalis pede$ habentis (int , quot difíc-
fentiz. pedum non debct definiti per hgc omnia gencra (übalterna ; v.g. Hoo ett
corpus, viuens animal , rationale, quia.» vnumincludiurinalio, ——— -——— 148
Secundó arguitur rationibus;norr poteft cócipi tugibile formaliter,quin for
maliter concipiatur fenfibile , & viuens.z ergo ha differentiz fupeciores
iacladun- tut forinaliter: in illa inferioti , Probatat aliuinptum , quia
rugitus Leonis eft for- malicet qagdam (cn(atio , & quidà a&us Vitalis,
& hoc atgamentum putat efse ine folubile Artíag. in fententia noftra ad-
mittente prcilioncs obiectiuas, Refp. tamen facile negando atfumprum cá fua
probatione, dificrentia :n. mferior, prat- Íertim qua nan cleuat genus ad
altiorem gtadum oaturz , non cft Iimpliciter
& adgquaté principium opetationum , qua (unt propriz calis fpeciei,
quia hat opee tationes dependent à tora natura, quare« nus impoctat talem
effentrá complecam, quare ditferentia infzrior folum ett prin- cipium taliu.
opcrat.onum,quatenis ta« les (unt, vnde difterentia v.s. tragicus mont addit
nouam actionem à emycr di- ] in- - Aue fH LIED prácf. generis, acdifer-eA IIT.
— £85) differencijs aliorum generum . Verü-bzc folutiomulusreijcuur ab Auería
cit. & te vera non fubütütquia cadem difficul - tas fieri poteft ctiá de
illo conceptu fub. ftanig , vC eriam comprehendic incom - pletisnam &
fubftátia, vt fic, diuidi po- teíl per fpiritnalem; vt eft anima,& cor-
potcam , vt alia quelibet forma (übftan- tialis , re(pe&tu quarum non ita
analoga e(Tet,vt excluderet ratióné generis vniuo ci,vt patebit d.7.q. 1 Potius
ergo dicédü cft,quód rationale v. g.formaliter loqué- do non cft (übflanria,nec
accidens, fed ali uid (ubftantiz quatenus eft determina- o illius, ncc potelt
dici füb(tantia ; nifi realiter, & identicé,vnde etiam;& in có- muni
modo loquendi differentiz illius przdicamé:i dicuntur fübítantiales , non autem
fübflantig , qua ratione ipfe A- wería quofdam modos v.g. fubfiiten- tia,vnioné
materiz,& forma ,&c . vocare folet fübítüuialesnon autem fübftantias
Quia formaliter fübflantia nó sür , fed ci €ius modificatio ; fic ergo de
différentijs 'endam eft edy rieired rion quia -imuoluant tati. formalé
(abfátie,fed ; Ema ge cundé ordinempin quo eft ibftantia , & eam
determinantes, & có- trahentes fab eodé ordinc; fic etiá dicen- - dü crit
de differentijs aliorü generüfer- uara proportione, vnde differentia rela-
tionis erunt relatiuz , non formaliter , & cfTentialirerfed identicé tii,
& realiter , uia nó funt formaliter relationes, fed ta ,. hitates
celacionis;verü quidé eft frequen- ter differentiá cali nomine nücupatri ; «p
necceflarió ex vi nominis vidctur eflentia- liter includere genus, quod diuidir
, vel diffcrentias faperiores, vt eft de longitu- dinc,latitadine, &
profunditate in gene- Tc quantitatis continuz que necetfarió videntur includere
extenfionem , fedid totum euenit ob nominum penuria. Ad Conf. neg. aflnmprum
effe vniuerfaliter vcrum , nam & pa(fionem pra (cindimus à proprio
fübiccto,& é conuerfo, & ta- mcn pa(Tio
nequitdicidealiofubic&o;valetigitutaffuupiumfolumimillisfotmaJitatibus,qua(uotcomm'ünior:sillis:&quibusprafandunt;Advlt,concedimasinierpeceeitatemincommuniy&Logiéav
hanc, & illam in particulari non poffe in« tercederc mutuá przcifioné «quia
cópa- rantur ficut fuperius; & inferius , & licet: fuperius poffit ab
inferioti prt(cindi, nó tf contra , quia inferius séper inuoluit: e(lenualiter
fuperiusvt ditü eft. q.prae- ced. art.vlt. dubi r.in folad 1-aliud aüteme cft
comparare inferius ad füperius ,quod inclodit , aliüd comparare differentiam ad
gcnus ,quod contrahit, contra&tíouns enim vtiq.prz (cindi poteft à
fuperiori , qs contráhit,non ramen inferius; quod fi A« uería loquatur de
differentijs rationis quibus cócipitur contrahi cóceptus Ceítatis in communi ad
modum cuiu(d& naturz communis, tunc de illis differen- tijs rationis
debemus proportionaliteg loqui,ficut dc realibus , 1$2 Demüobiicitur; tü quia
tunc rea litas diffctétig effet omnjnó fimplex, &c purus actus; tum quia
tunc differentias vltima eflet faprema, nam differentia fue puse dicitur,quz
nullà aliá habet fupra &;quà includat ficut ove illud dicitur nullum aliud
habet fupra fe , qe includat, ——— hec propofitio eft effentialis, & per
fe;rationale eft fenfa tiu&yeft anima! , ergo predicatum c(fen- tialiter
includitur.in fübiecto. Re(p.ad 1. i Seer quia cum fit entiam. includit ad coóponédü
totü,& participane dü effe Félegis wi eft comune omni ti, vt
Scotusdocetquol. 9. M. & imbi- bit intrin(eccam imperfe&ionemintratio-
— ne partis ei proueniété;& cadé difficultas fieri poifet de gencre
(apremo, quod nà habet cóceptum refolubilé in vlteriorc9 realitates , quar
dicendü hos gradus fu ptemü,& infimum, non efle puros actus, quia licét
careant cópofitionis ex his me taphytice,non tfi cópofitione cühisquia stt cü
alijs cóponibiles . Ad 2«neg,it€ fee quela, quia nó cx eo differétia dicitur fue
prema, quia nà habeat fupcrioré, quà ine cludat,fed quia in có (tituto per eà
nó fuponit priocé differentiá , cuifübordine- turquaté omhis illa dicetur
inferior, que prieré fapponit im conftituto cui (ubor" dinatur. À d tunc
rationale fu ma^ tcrialiter,& in fcnfa identico. pro babé te
ratiopaliatéjnon auccm, formaliter , ] Rr ojised 4ee. Dipu.. De Voiutrfalibusin
pantiés s... $3. Sed dices ,(amcdo rationale fora tnalitet vel illa prz dicat
ioncssüt pere y; ecl pet accidens, na fecüdi, quia tunc, ex ehitmali,&
rationali fieret vnugiper. acci deos,ergo t. Ref; pras dicari per agctdég. ftat
dupliciter, vc] per accidons pr dica. amétale, ge , icauir pet áccidés de
differentia. ia eft exta ratione illius, bile, vcl pet accidens pradic fus prá
primo modo: ] no auté fecundo modo , quia fpe&ant idé ptadicamentü , &
ideb ex cis adhac rà vnü per (c. Sed dices iterü, liec iio aétia eft optima in
Darapti ,omh:s lig- mac Ea Gmais homo eft tamo- Mie odé pepe al (fi$
diajor,& rainot extre tnita£ inclodütur & pradicatar formali. ter,&
per fe de medio;ergo in cóclufious inaior etremitas C fenfibili iicladitür ;
& przdicatar formaliter, & perfe demi fiori; rat ionali hitet
Au&totes, & re(pon(ie eft Scoti 1; Poft.q.25.vt berti notat. Amic-
quod. ex eirtüte foras (yliogiflice folum extte- 1hitate$ eniuniur inter (c ir
coficlufione b vüiione cardi iri pizasifTi sinen támé "^ exviciaídemfotma
opus eft,quod vaiá- tur codem rhódo ; ficdt in przmiffis, quod propolittones
eandeti habeát pci- ácitatem; & fic contingere poteft, vc in propofito quod
ptzmiflz infenfu fot tuali tint vert;conclofio éctó folim inia 9A materiali;
& idebiico : vnde inquit &of loc.cit.lianc (jyllogi(innm nó te- iere;
lomo «ft per.(c animal ; hlomoeft per fe rationalis;ecgo rarionale e(t pér fe
iral; quia licét ex neceffarijs fequatut &óclulfio ricceffarias nà alias
po(Tet cx vez fb fequi fal(im;tamé ex per (e nofi (cni- rompen quia nó
oportet;quod fittahta nio exctemorü ad iiuic&;quari- &a Eft cü
tettio;fic igitur eti non cft oc- tele ;quod ek prami(lis in s&(u formali
&rrificatis inferatut conclifid vcta etiá ip (enfa formali (ed fufficit;
quod it fenfu Sidentico;quod miltis$ exemplis derbon- fitari potett;prefercim
in certia figtica yt '9mne iac cft album', omne lac eft dulce ; rgo aliquod
dulce eft album 2» - — d rationale eft feni(bis, ,4 Refpondent commu.. tetitias
cie genericas , & nullas dari (o8 SÁRTICVLCVS IV. | Quomodo diffeventia
pradice- 1 tur dep "us. o5 ;» i$4. CEcunda de&nkio yifferentia , gj,
5. MJ fir illaque pridicatur de pluri- bus diff erentibus [pecie in. quale quid.
y traditá eft de diffzrécia jn rationc. yniuet falis,vt de fe.có(tat; nà irn
ordinc ad ca. , de quibus przdicatur , in ratione vniuer- falis
cóftituitur;Supponimus autc hic, gi fer£ omnesdocernit Auctoresca Do&
teq.27: Vuiucif. Anc. And. Tar, & alijs. Scoiiftiscorita Caiec;&
Sot.indioc cap. Porphiper (ecundao illam definitionem (olum Eotsies dcfin'jtfe
tar autem nz; fimas,(ola .n. genct;ca cft illaque prz - dicatur de pluribus
(pecie differétibus im... qualequid .. Quod autegi ait Caiet.dele — nirionemillam
ciam infimis conucnireg quia illis cx praci(a rationg diffcreatiz yt ic, quiz
e(t facere differre non at clfc in altis (peciebus,, licet vt. ir ma (o'itelle
po(lior in vna - Sane pro cet a(ino,quatentís afinus ell: , 1 effe taticualem
id tàmeni. rior. repu : ei, quatenus animal ; poa rd M uu bicmodnsdelümindi,
quemCaiet. ago ——— pellat per tion repügagitiárts comuenicns cffet, tuc
definitio vniu$fpecici conues hiretalteri ; vt bend. inferunt. Coriplut; ' q.
3. fiquidem. differeritiaconfticuitiua d yniu$ fpeciei non repugadt. alteti ob.
ra- tionem cofnmubctm ; & denericam ; (ed Ob rationcm propriam ;&
(pecificam ; cü uia fi (pecibicis non tepugnarex predic iw de phi (pecie
diferte jad- liuc definitio pro eis rmianca foret, quia à etiatn pr&dicantur
de pluribus nunizro difterenibut.,..— . 14$. Curamé has folas defiaierit , iod
.eft explotatü fatis,quidà eni. dicüt ità eci(Te;quia putánit omnes prorfus
difíe- Cificas proprias vai foli infina (eciet y (gd omncs talcs cífc compo
/itas cx uc ^ AW o* | n. Quoi Mfopeel di phi I An bus. ni fingulz gulg alijs
fpecicbus etfenc Lose on ee ide propeniio- Jes dixériit, quod ytiq; differétias
vlrimas ugnouit,altim quáti ad 6 eft, (ed (olum d enericas definiuit , tàánquá
notiores , X - E |qu&riores , Sed quicquid fit de Porph. Be cuiüs mete fint
; qai ve)int , folliciti , cóítabit ek dicedis dilp.fég.d:vlt.omniaó dri débere
vlrimas differécias;& fimpli- Es,qüz en post de pluribus nà : mero
differéntibus in qualeqoid , & ideo : tum y ye a(fignaaerit definitione ,
in iséccómuné.cólequebter nó defioiuit itam, proüt eft tértiüm prdicabi Ie,vc
(icin;coprebénait cà fübalternz, quá -jnfiinam, vt docet Do&or loc. cir.
quarc dà eft in hoc art: quomodo definiri flit; ac debeat differetitia tertium
prz- icabile,qua eft commanisycria; & re: fina quorfi conftinyaturin effe
vniuer: 1 lis, ah, conttitgatur in effe cali per. or« &linem ád'fpeci& qaam conft icuit,vt
indi &àt Caiéc Sor. & ToLin hóc
cap,& fequi? Petros, q.3.d«
Differart4. an potius dinem ad inferiora illitis [peciet y ve | € olo CEBP» 3
co 76 Katioauré, rate: tiü duo capita cedocatur boc sh dubi,etb quia d quatur ,
vel quinque cóparati potett diffecehcla.Primo ad genüs cuius eft di£- fcrehcia,
vr ttionale ad animal, & cer m Eft je baric compatariónem ip elle tértij yniuer(alis
nón coltitut, vt nocat Do&or q.19. Vàiget(, ad ttum quia de illo mon |n
effenrialiter,zd inere in qua- c: vnde elt przd'catio quinti vniyer(alis tum
quia yniuer(aleconftrtüicur rale per tdinem àd inferius, gedus autem'reípe- |
(übe ó 65 differétiz potius babet rationein 1 dor. per cg contrahitur, &
limicatur Secundo ad alias diferencias inferiores vt cotporeü ad animat, &
inanimatum, & ticetiam certum eft ex bac compara- tionc non conftitui in
ratione vniuerfa- lisquia cum aon includatur in iliis effen- tizliter ; yt
vifam eftart.przc. nequc de effencaliter prazdicariquo tame mo do przdicari
debet differentia 1h ráció- né tertij vniuerfalis; vide qui oppáticot teneni;tt
confequencer 'oquácur, depent posae ond füperiorerh 'Te- [pe&u ipferiorü
babtre tónem cuiufddry vniucrfalis éfsentialis, & (ic (éntit Auerfa
q.12.fec. 3. Vbiaici roto rigore bibcre rationem gencris,aut fpeciei, (i
fumatur ad moduin per (e ftanus, Ter com pa- rari potett ad propria inferiora
yt ratio- pale àd hoc, & illud citiodale 5 & nezue fic babere
vaiuerfalitatem differentig concedunt o-nues, quia de illis oon pra dicatur in
quale ,
(edmeréinquid,velpermodumper(eftxmtis,vade€tpraedicaturipabflra&o,&vctotacfjentia,vthzcratiópalirase(t
rationalitas. Quarta tádem comparari po:gft & a1 fpeciem , quam con(tituit,
& cuius eft pars forma- lis, yt fenciens ad animal, & rationale ad
hominem, ác etiá ad inferiora illius fpe Eiel;vc fegrieps ad hominem, &
equum ; rationaléad Petrum,& Paulum , & quía refpe&i amborum,tàm f.
fjeciel , quai inferiorum ciusfcrüat enndem moduri przdicaodi .f, in
qualequid,binc ad ee tancüm duo capira reducitur. difficultas » ^14 Dicimus
r.differentià teruiü vnis er(afe, quz e& cómunis infime, X fübal rerng ,
itz definiri debere, ee id , tio T de pluribus in qualequid, ett i loc, cit,q.
27. Vniuerf.ybi eius Ex,'à titotes Mautit. Anglic. Sarnan.
Bráfauol. item Ant. And, Tárar. & alij Scoriftg in hoccap.& (quitur
Au&or-aliarü Sclio* lar b debfetrum Huc. Accag. & Cóplut. &
probatur; quia omittédo illà parricul It cje differen: ibs ampliaput defiaitio
iravt adzquaté cópreheridar, tà differes tià fubalterna, quà infima , &
facilc pof» — fit vnicuique applicari, eta in fpeciead-— dedo pancdom
Jpecieyvel numero d: rentibus. Pet haic etiam definitiope óptimée explicatur
effeaca. dilferentig: yt éR vmuerfalis, nam cius edentia in ra* tionc
ymuer(alis cófi ftit in hoc, qu in pluribus per modd partis formalis | feutiz,
hoc autem torum explicatur illam particulam in qualequid , per? hoi eiim,
"s id; oftcr yet DD 25 adiongitut fn qu4te ott Partem ford m. nti &
qu. iem » quia : [t] iu M pt - cati per ipformancis , &akeri c 492 facentis
, vc fcequenter di&um e(t ; Po- 9b ctcepnet ditferencil hoc modo przdi
terittaniem in hac defiaitione affige& — care ri,quod tenet locum gencris,
& quoddif fit pre(crtim ita praedicari de fpecie, vcl fcrentiz , vt in
definitione aliorum vni- ucríalium feruata proportione , licét.n. diffzrentia
materialiter fümpta , & pro prim4 intentione mon iacladat genus, &
diffcrencá fed (ic forma limplex; fecua- dó tamen intencionalitet capta , &
qua- temus e(t certium vniuerfale , con(tac. ex genere, & ditferentia,
inqaantum conci- pitut , vt fpecies quedam vmucr(ilis in communi;in hoc reo o
irit -" iodaliquam po c ingerere dif- M isi: modusifte przdicand i»
qualequid. , nam videtar modus predi- cand. impo((fibil s,& tibi repugnans,
prz dicar! .n. in quid eft przdicari , vt quid eflentiale , & quiddiratiué
, przdicare in quale cft przdicari , vt quid extra cílen tiam, deno;ninatiué ,
at iflz ritiopes funt inuicem incompoffibiles, ergo &c. Conf.quia difp.
przced.4. $.1de» n.ga- «imas defiaiionem coníticuece vnum vniuerfalcà caeeris
dittinstü, qu'a prz- dicatur i» quale quid , nun ratione. ge- cris przdicatur
ia qutd , rinone d.fferé- ti przdicatur in qua!e,atque ita nó ha- bet vnum
przdicandi modum, (ed.dajli- ccm crgo idem crit in propoüto de dif Écrentia
dicendam . ' 158 Pa(qualig.1.p.fuz Mer.d.5 o. fec. .vt hàc foluat d:
fficultaten , cócedit rc- í eiufdem noo poiic idcm cffc. prz- 'dicatü in quid ,
& in quale ncque refpe- eiuídem id conuenire d.Iferenriz , nà Kc habct vc
przdicatuinin quid. refjcctu fpecici cum fit pars effencialis ipiius, & eft
icatum in quale refpedtu genc- &i5 , quia eft extra quidditatem illius ,
& - Mlli adiacet, & quia mediante gencre cciá fhoc modo,. p modii
adiacécis przedica- €ur de fpecie ,.& cius infertocib is,ideó a- da'quatus
modus predicádi eius d.ciiur is qualequid. Hec folutio aliquid cócinet ve
titatis (ed (1 melius nó exphcetur nó (uf- Gcitnà re(pectu ciutdé debet
differentia 'exercece hüc puedicàdimodü,& przicc- ti inordine ad fpecié,aut
inferiora cius, 'pe&tu quor(ü cótlituitur in eíic vniucr alis;hoc igitur
explicádü cft, quomodo Difp.V. De Psiuef-in pati. * reípcétu eiu(dem, &
qnomodo po(- cius inferioribus , quibustamcn certum ett non ad'acere,(ed potius
uxciro te e(fcarialiteciaclad: ; Hoc a utem por explicari cx&»1o có,ouci
phyfici; fi .n foc ma cÓpare ur cü matctia,vt'queett om. nin extra etfenciá
eius, ac mccé illi ada. cet,li verà comparetur cü có »oliro (a nà eít ex. ca
eius efséc à, adhu: ramé dicis tur illi adiacerz, quia ad acecvnriote dle —
lias , quod euá fudct có.mun's loqnendi: modus , animam .n. 'oleinus dicere
for- mambhominis , etiamfi re vera fit foraa folus natcetize , fiuc corporis
pro altera parte com»otiti5 lic is;tur eftia asp fito metaphyfico, d ffcrenaa,
eramt dc iliius e(f.n' ia , adhi cam i dici porc ritilli adiacerg , q2tenus
idiacer. alietà eiuscomparti , & fic poterit deapfo ib quale uid praedicans
; (0:quid » uatenug - — ett intra cius elfzntiam; in quale 9 quotes — nus ci
adiacer ràuione. alterius. com. tis; rato lii us ed, quja ad veciratem pres —
dica'ionis, ncdum tcqu ritur , quod pe ipfam explicetuc praedicacum im fa
bie&o,tcd edam «cod. sjquo ipfi mfit. 1$9. Ex hoc au 6 bene deducitur,quo-
k modoh. duo modi prz -anji nonfint —— incom,offibiles ref»cétuemídem , quia —
— non codem inodo pradicuur di e Ta — in 4uale dc genere, & de (pecie, de
geac- reen' m propr € , lecuadum rem piue- dicatur in uale, qu'a re vera cft
extra cius etfenriam , at de (pecie y & eius infe» tioribus przdicatur in.
quale tagcum fe» td im modum , quatenus per terminum adiedtiuum. üignificatur.
adiacece alt eius coaiparti ; vnde concludit. Do&ot q.28. Vmuer(.(ub fisem
in diff-rentia, vt pradicatur de lpecie, rationes predicare diin quid , &
in quale non cilc oppofi* tas, uia pradicaci 10 qu d (ecüdum rem , &
inquale (ecundum rem , vtique oppo* nonurat przdicari in quid fecudü rem y in
quale veró tancum fccandum 1 non vtique opponuntur, licor plurale» &
tingulare non opponauatur , fà iilud (uma- tur,vt quid, hoc veró, vt modus , Ec
cum diccbaiuc , quód przdicari in quale ct. pezdi- ZEE pradicari
denominatiué,quod oppo nituic icationi effentiali, rcfpodet pcr ide, quod
praedicari in quale sm rem boc eft án quale accidentale , vique opponitur
redicationi eísétial& e(l propr:é pre- Len denominatiua, non tomen pradi-
cari in quale fecundum modum tantum , modus enim przdicandi in quale poteft
etiam conucnire focmz fpecificz, in quo fenfu Arift. eriam appellat $« Met.
cap. de quali; & 5. Phyf.18. qualitatem cfsen- tialem, vt norat Do&tor
ibidem, ncc ta- men con(tituit praedicationé denomina- tiuam,nifi fecundà
modum,;quatenus no- mine adietiuo (igni ficatur ; (ed quomo- do concretis etiam
fubftantialibus , dum nomine adicctiuo fignificátur , ratio dc- | '
pominatiuorü conucnirc poflit, e xplicui- | , mus ex iplomct Doctore
diíp.a.q.6.ar,t. Y -. 160 Ad Conf.neg. paritas,idcó .n.ex- ^ — «lufimus (upra
dcfinitionem à numero (0 gradicabiliu, quia cüexplicité conuneat «genus cesa i8
illas partes im- portet etiam quoad habitudinem, quá ba nter Íe,vt .f.vna habet
modu infor - E abet modum predicandi duplicis vni- uctíalis .f; inquid ratione is, & in
quale quid ratione dfíctentiz, at.differé- tia non pra dícatur , nili per
vnieum tct- minui perfe&é in qui d;nec perfe- &e in quale przdicatur ,
fed fimul vtroq; modo iadiuifibiliter, & ideo vnü coníti- tuit przdicabile
à caeteris diftinctum. 161 Dicimus a. Differentiam noncó-
ftitui inratione vniuerfalis per ordiné ad fpeciem;quá conftituit, fed per
ocdinem ad inferiora fpeciei. Conclufio e(t com- munis Scoti, & Scotiftarum
loc. cit. qui differentiam definicrunt in ratione pra- dicabilis , non per
pradicari de fpecie; q coni ituit , (ed per predicari dc pluribus inferioribus
, quod cà fccit Porph. ipfe, & ideó eam (cquuniur lk ecenuores om- ncs
Sàchez, Onna, Ruuius, Didac. Aucr fa , Complut. Aciag. Paíqualig. Morif. Fuent.
& alij pailim , & probacur euidé- ti ratione, quia refpectu fpeciei;quà
con- fiuit ,diiferétia nó cft (uperior,Ied ome nino aqualis , (cd quale non ett
vniucra fale reípeétu zqualis,folum crgo eris vni» Logica L . | itis, &
alia modü (ubiifléis, hinc eft, - Q. III. Quomodo
liffer.prad.deplirib.ety.IV..495ueríalisinordineadinfriorafecic,refpe&uquortihabetróneinfuperioris.ualequidprzedicabilis,Prob«min.tüqaüpcriusnoconuertiturcüinferioriin(abfitendiconfeq.exl'oftprzdic.cap.depriori,benétamenzqualecüqualitumquiafüperiuscórraluturadipferius,atzqualegócontrahitucabaquali;necdifferentiacótrahituràfpecie;cumquiaPorph.cap.de(peciepropéfinemdi(eriédiftinguirprgdicationemzqualisde,zqualiàprzdicationefuperiorisdeinferioridicens,namautpariadepáribus,vtbinnibiledeequosautmaiora
de minoribus prsdicentur,oportet,vbi per predicatios nem maiori de minoribus
vt1q intelligit p-adicationem vniucrfalium de inferiori" bus X illa
appellat maiora; hzc minora quia illa latius patent iftis. Conficm.quia
vniuetfale , vt (ic conftituitur per ordiné ad multa; fed fpecies yt fic
importat tan- tum naturam effentíaliter vnam , & plu- rilicas folum
habetur. ab ipfius inferiorie bus , ergo folum inordine ad illa con(ti- tui
po:e(t in ratione vniuerfalis . 161 Nec valct illa re(poníio, quz hic affetti
folet,fpeciem nimicü habere fuam virtualé pluralitatem , quatenuscontinct fab
fe inferiora ; idcoq; przedicationé de fpecie zquiualere pluribus przdicationie
bas de indía:dais,(1 eft vltima. Nam cons trà eft , g vniuer(ale conftituitur
pet oc- diné ad inferiora plura forma!iter,in quie bus nimirum fit a&u
maltiplicatum ; vcl maliplicabile vndé
refpicit fimpliciter ulta; fed indiuidua, prout cótinentur in fpecic,non funt
fimpliciter multa, fed po uus fimpliciter vnum , vt dicebat Porph.
participatione fpeciei plures bomines fuit »nus bomo. Conf.quia fpecificatiuíi
aliéuins debet participare formaliter ró- * nem illam,sin quà fpecificat,vndé
ad fp& cificandam vifjinam potentiam requiritur Obicétü , quod fit
formaliter coloratum & non viraliter tancü;íed mulcitudo € terminus
(pecificatiuus vniucr(aliaatis, cf go debet etíc formaliter talis, & nó
virtua liter tancüm ,. Tandem ex €o , quod fpe« ics fic virtualiter mulca »ad
fummum fe- qui poteít quod diftzrencia re(pcóka eius -fitj quoqj virtualiter b
curs non tà. r j men we 494 hen formaliter ; & a&ualiter, quia quas lis
e& mukirudo,talise(t vniverfalitas ip- fam tcfpicieos , neq; fpccificatiunm
po- tef fpccificare vltra fuam virtutem. 164 Scd Contra obijciunt, quia natu-
ta cóftituitur vninerfalis in ordinc ad ea y de quibus primó ,& immediate
prdica- tur,(ed differentia primario, & immedia- té przdicacür de ipfa
fpecie, & mediante fyccie de infcrioribus ergó &c. Ti z.quia
diffcrentia przdicatar de fpecie, & non vt fingolate, crgo vceniuerfale;
Tum 3. quia codem gcnere pradicationis diffe- rcntia przdicatur de fpecie,
& inferiori- bus eius, fi igitur przdicatur tanquá eni- "ier(ale, Gc
etiam à ipfa fpccie « Tutn 4. qnia prafertim refpectu fpeciei exercet
differentia propri& praedicandi modum in quole quid, imó pottori
tationeyquam teípe&u infcrioruthsin ordine ad quz po- tius abet rationem
partis materialis , q formaliss quia ad illa arulca contrahitur per alias
peculiates vationcs dcterminarr- "xesipfam. Tum tabdem quia dantur qaoz-
dam differénti&qu non adzquantar c á vna fpecie , fed corincniunt pluribus
, vt €fic contifiuum , quod ncdum reperitur in quantitate permanenti , fcd
etiam iu fücccffiaa , ergo datvraliqua differentia; 4o tcípeétu fpccierüm de
pluribtts prie dliccur , atqae adeó fic vniucifalis.3464 Rclb,noteíse omninà
ceriü,num «Sniverfale debeat n: ectlarió pradieart de iploríbus ithmed até,
& Tarar«c. de pro- prio id negat,gcnas.n. € iam tefpeQta in« Wioicuerü Iuam
retinet vmaetfalitatem , de quibus tf nó niti mediaté pre dicatur; «j&0 cti
dito dicimus vlterius, nor quá- €ung5 predicationem immediatam cótti- ttuere
vhiuerlalitace , fed illam tatiiü, qua - «ft fuperioris dc inferiori , quod non
ha. bet differentia in ordirie ad. (peciem , fed tant inordinead inferiora eius
; & ideó quamois Petrus; & Paulus tiit rationales, :quia (ant
homines,tamcn rónale nom ctt wnjuetlale quia refpicit hominé,fed quia are(picir
Peirit& Paülum, vfidé vt notarit C oplat.hic cuo valde diucría (ont quod
Peuo eonueniac cffe rationalem , quia itl
homo,&q»odirationalicopueniatfecundaintentioyauct(alis, quia tcfp:eit c E 1
Box" 2L dh T" Difput. V. De
Vniuerfalibus im partic. — horinem ; prímum eft verum;at fecundi eft pror(us
falíam , vide aliam folutionemt apud Tata. cit. hic applicabilemi. Ad 2.
dicimus, quod ptzdicatur, vt vniuerfalis , non formaliter, & reduplicatiué,
(ed ma- tetialiter ; & fpecificatiue , vt fenfus fity differentia, quz
przdicatur de fpecie;cft vniuerfalis, non támen refpectu illius,fed refpe&u
faorum inferiorü , Gicat fpecies (ubijcibilis generi comparata cft vniters
falis materialiter folam.i. nou per talem comparationem , vnde pratdicatio ifta
us borno efl vationalis,nà tit alicuius prate dicabilis , vel (aperioris de fuo
inferioris (cd erit prdicati topici de fubiecto cós muni, cum qug reciprocatur,
ficut, & iT« la, bomo eft rifibilis s vndé à quibüldana appellantat
prdicationes tertij; & quar« ti przdicati non autem przdicabilis, Ad 3.
verum cft affumptumi , quatenus de (pecie ; quàm inferiortbuseii catur, vt
diff-renitia,& inqraeqa füb cadem habitudine, qnia de prz dicatur , vt
acquále, de atq vtró , vt füperias de inferiori re vcra tám refpecta fjeciei ;
tiorant eius diftcrentia dicitur. nialis eorum ; £al(am.m. eft. diífei
fuperiorcs dinidi ; & contrahi pe riore$ ad modurn partis materi. id
vérit:catur tantum coricou identicé ratione gencris y q tuünt, vt fatis
liquecex e m t idcó tam refpe&u fpecieisquám inferias r(t cius (emper
préd:catut in qle quid s vt declatauimos concl. praeced. ramen.a " folum
iti otdine ad indiuidua conft uiis. multa ,. qaare licétin ordiaead fpe habcat
fufficientem modum;praui yriucrfalis,nom camen habet fufficientent tctannuni
vniuerfalitati$ ; qua requirit fnulta infetiora pro termino « Ad s. cori ccdit
ob. id Áuerfa «f 1 1. (e&t. 3. aliquas diffetentias,qua fint vaiuct(ales
re(pe&ta Toss fed quia d.fp. feq.q« vlt tiegamus oluté tale$ differentias
itotiMa$ y quz poffint in pluribus reperiri. (pecie- bus, idcó tiegatut
a(samptum; ad curas probat. ibi dicemus 16$ Quaces an Dificsoiaiómai tur inede
vniuer(alis, quia relpicitilla;ve . » ie 3 «andi - y^ ""*Lu ,
fubaltetna fpecie differát in ratione pre- dicabilisitavr duo yoiuerfalia
cóftituát, ficut genus, fpecies. Auerfa q.12. (cd. 12.quem hic fequitur
Pócius,afficmati - né refpondet , & cius fundamentum ctt , quia intátum
fpecies eft cora effentia , & s pars, inquantum fpeciei, adduntur . vitem
AG (pg nó (unt gra. dus cülentiales, generi vero adduntur d f fecentiz
[pccificz qua (unt gradus e(se- £ialcs;fcd codem modo penitus (c babéc
differenria infima ,& (übalterna compa- rata ad inferiora » quia
differentia ubal. zerng adduntur aliz differentiz, quz sut us e(leniiales,
infimz verà adduntur aliz, quz non funt e(fentiales, ergo tantà diuerfirarem
babent in ratione. vniuccía- lis differentia generica, & (peci&ca,quà-
ram habent genus,& (pecics . Nihilominus cum Scoto przdi&a q. 27 quem
alij paffim (equuntat , ncgau- néelt refpondendum , & probatur , tum. ^quia
tunc. fex foren; przdicabilia ; tum, quia de tariope differenti » vcett terriü
e abile A irs prdicnri deis qnalequid S per hoc diftingaj: ir à ceteris
vniner(alibus, (ed hoc viia i€ d ffcrentie conucnit,ergo &c. Tum. adcin,
quia gcnus , & fpecies:deó a przdicabilia conltituebant, quia vnuin pta: d
cat toram effe ntiam j & alterumis partem efIcntia, fed differentia , fiue
fit anfima;fiue (ubalterna , femper pradicat partcm cífeatim , & ad boc
omainó peraccidés cft, quód przdicauo fiac de multis f, dg. num. differ. ergo
&c. dice undamé:ü ver doce nó fub. tncgatur .n. paritas affampta in mi-
nori,quia ex hocquód Me infime addantur aliz ditferentiz, quz non fant gradus
e(lenuales,noa fequitur, quód di- Cat totá c[5étià indiuiduorü , ficut (cqui-
IUucex €o , q addütur fpeciei fpecialitfi- nz,& ro cít,quia (pccies infima
sép di- Cit;cóceptü cópletü,(cd differentia íca- Per incompletum, etiam fit
infima, . Atinítab $,ditferézia infima pradica-. tur d ibus in qualequid
coipleté. , & (gbalterna in qualcquid incomplet 65 crgo funt diier(a, prz
dicabilia, licut. cc- nus, & fpecies, Prob.alumptü , quia d f- o;aino d
[Lin juic c(.n- fereada | Q.III. Quomodo differ-pradic. da plutib.ceee.I7. — 9
5 tialiter (ud conflitutum à quocunque 9 n00 cít ip(un,quod non (acit dit
rerenzia fubalterna,quia in ratiooe (en(ibils v. g. homo conuenit cu.a e juo
hac vica ra- rione teftatuc Hartad. dil» 6. fec. 4. €i no nunquam placuiffe
appofitam opinione. Rclponfio tamen facilis eft, op diffcre tiam infimà
przdicari de plurib. in qua- lequid comp!cté poteft dupliciter intel« ligi ,
vel quia dicat rxtam eísétiam illorü plurinm, & tic fallo ctt adumptli,
quia omnes dilfecentize fant conceptus incom pleti, nec mag:s complet rar-opale
homi- nem, quàm f;nb le animals vel quia có». fticaicilla- mula adzquaé
difiaiilia ab. omaibas indiu:duis cuiufcü jue. alcecius (peciei, izavc per eam
excludatur. oinois ratio conueaiendi, & ita vcrum cft ante- cedeos, (ed
Neg. coníeq. quia facere dif- fectrecompleté;& adzquaté in hoc. fcn- fu non
ett dicere conceprum rci com- pletum;quia bic integratur ex rationc có,
ucuiendi , & rationc vitima difterendi
fedcftdicereconceptum.incompletumyltimum,vtbenenotatHutt.^QVASTIOIlt4..DeProprio.167P2:traGauonédeVniuetíali:busefsétialibusadvniucríaliaaccidétaliadefcédimus,quescPropriü,SAccidés;&quiapropriiimaior&habeta£finitai£cumeffentiarei,quiaccidéscómune,vtpotéquod1mmediatéfluitabc3.ciieaeflrealiteride;ideópriusdeProprioagimus;quàdeAccidéce;poteitaut&,vthicomnesnotàthocnomépropriumdupliciter
fuinipoimó vt opponiz , ur improprio, & dicitur illud quod pro-- prié X
abfque vlla metaphora rei conue- nit;fecundo vt opponitur comuni, & tic!
fignificat illud quod ita couenit ym rei y; vt alijs cópetere nó poffit &
hocmo dcfinitio dici olet propria dcén;toydiffe 1éia dicitur propria fpecici ,d
calLituits,. vt racionilitas bominis, & deni; pallio. dicuar propria
nature, à qoa dimanat,vt. riliblitas hominis, vctfi quia pio duo, pra licata
cifentialia habent propria ng». mina, quibus 1 centur nani vnuni i. citur
defioiuoyatetuln diff ct enda » bine factu cf,vt nomen próprij appraprie- hr o4
rur A" «t 496 tur folum]przdicato extra e(lentiam , ne- ce(Tarib tamen,
& conucrtibiliter conuc- nicnti naturz quam in(cquitur, vt efl ri»
fibil'tas in homine; & de l'roprio in hoc enía proponitur quzftio , fed
quia rur- fus potcft dupliciter capi , vel pro ipfi proptictatc ceal: , quz
cealitet fluit ab cf fentia,& cüeffentia reciprocatur, vt eft rifibilitas
qua ab hamanitate dimanat , vcl pro cadem affe&a iant vniuer(alitate logica
in ordinc ad [peciem, & indiuidua eius ; hic agemus de Proprio ts vtcoque
fenfu ,quamuis.n. primo modo potius ad Metaphyicum [jedtet, tamen abs re non
erit aliqua de ipío,etiam pro prima intc- tione,di(ferere,quia eius natura c
xplicata conftabit magis quale fundamentà exigat vniuerfalitas quarti
przdicabilis, quà hic explanare intédimus;itaque duobus arti- culis rem
expediemus, in primo tractádo de proprio inratione proprij , feu pro natura
rcali,inaltero de vniuet(alitate, », qua (üpcr cam fundari potett , ARTICVLVS
I. Mgitur de "Proprio in ratione proprij jew pro natura reali, prafertim
de diflinB tone ipfius à fubieclo . 168 MS diíputari folét de. ,pprio in rónc
proprij, nos hic quz magis neceffaria süt.& ad recta intelirgé tià
vniucr(alitatis erus magis códucut,lte- ligemus;alia ad Meraph.dimittentes.
Primo itaque dubitari folet , an ró for- malis Proprij vt propriü eft, (it
realis,vel rationis. Didacus à Icfu di(p.9. dub.3.cxi ftimat rationem formalé
omnis proprie- tatis realis non in indiuiduo, fed in fpecie effe rationis ,
& sif intentionem, idque probat tali ratione, a qua fe conuinci fate tur.à
parte rcifolum datar hzc, illa ri- fibilitas laens ab hoc, & illo homine,nó
tfi rifibilitas in cómuni flués ab homine in cómuni, hzc.n. folum datur per
intcl. le&ü abitcahenté proprietaté à differé- tijs indiuidualibas,
fimiliterque effentià, aqua dimanát ergo licet dimanatio pro- prictatis in
indiuiduo, ciufue cü indiui. duo adz uatio (itrealis , no tà emanatio
proprietatis in fpecic;eiufq ;adaquatto cü entia in fpecie crit realis , (cd
rationis, Difput. V. De Voiuerf. inpartic 2" Scd certé (i hzc ratio
valeret , nonfo - lum probaret rationem formalem om- nis proprictatis realis
effe rationis , (ed etiam rationem formalec cuiu(cunque
natut£,humanitatis,equinitatis,& c. uia necà parte rci dantut harucz commus
nes extraindiuidua , vt diximus di(pur, przced. Porius ergo dicendum eft, quód
licét in entibus rationis proptictates illis corrcí podentes (int rationis , t
naturis realibus proprig pa(Tiones debét corres fpondere reales, quarü formalisratio
fit realisstü quia paífTio debet. proportionari fubiecto,(abie&tü aüt
páffionü c(t natu- rajnó indiaiduü, (ubiGtd.[ primü,& ade quatumyergo fi
natííra ett realis,proptiee tas quoquc, ac cius formalis tatio , cílc tealis,tü
quia indiuidua realia debét [üb fpecie reali contineri ; fed hec rifibi- litas
, & illa (unt indiutdua realia rifibili- (atis incommuni , ecgo &
ipfarifibili« tas in communi debet cfTe realis ea reali tate,quz tribui folct
ceteris naturis entirealium;tamenvcrumeft,qceTat.cap.prafenti,proprium:rationeproprijfundarepotTefecurintétionemdiueríamabea,quaminrationevniuetfalis.^M169Secüdoquaritur,quomodo
Pro» priü ip róne proprij firglefiniédü. Refp, illud ab Aritt.definici t,
Top.cap. 4, hoc modo, Proprium cfly9 non indicatiquid reisfoli autem inc[l , ci
conuerfim pra- dicatur,quz (ane definitio datur de pro- priofüb ratione
propt:j,non fub ratione - vniuet(alis , vt notat Tatar. quia dcfinit per
ordinem ad vnum folum, & per prz- dcati conuertibiliter,qua duo repugná
vniuctíali ex dictis art, vlt.q. prac. & li- cét Do&or q.5 1. Vniuetf.
in corp. dicat definitionem , quam tradidit. Porph-de proprio füb ratione
vniueríalis , coinci- dere cum ifta Philofophi , noa debet in- telligi
formaliter;fed materialiter tantü, quatenus definitio l'orph. &equiualet
illi, velillà infert ; vt Bralau.noauit ibidem. Cum ait proprium nó indicare
quid rei intelligendum cftà priori ; quia à pofte- riori bene indicare. poteft
iuxta illad 2. de Anim.: r.accidentia magnam partem confcrant ad cognitionem (ubftantiz
& ü "per " »- "1 , - ) E im pet hoc ignificare voluit,
proprium non & iecur intra effentiam;quia 5 tunc illam indicaret à priori,
fed extra » effentiam ; addit veró foli antem incfi , quia proprium füb ratione
proprij oppo- nitur communi , & ideó ficut commune dicit relationem
comrmunicatiui;feu con- uenientiz ad multa , ita proprium dicit relationem
conaenientig ad. vnum cum exclufione communicacionis ad extra- ncum,addit
tandem, c conuerfim predi catur, vt per hoc fignificaret neceflariá , & mutuam
conncxionem , quz incer fu- "bie&um, & cius paffioné intetcedit ,
ra- tione quius (einuicem inferunt in fübfi- fiendí con(equenua, (i e(t
homo,eft rifi- bile,& & contra; quod probat Ariít, di- cens,nemo .n.
proprium dicit quod con- tingit alij ine[Jey vt bomini dormire,ne- ue ft
forfitan per aliquod tempus ineft foii, pet quod fignificat proprium debe. re
inefle foli, & temper , vt poftea magis | explicuit Porph.c.de prop. Ex quo
colli- gitut tres conditiones rcquiri , vt aliquod predicatum dicatur proprtü,
Mes cit , . qp non fit ptedicatum intra etlentiam;fe- cunda,cy conueniat foli,
quia fà alteri na- ture conuentret iam non effct áccidens proprium;(ed commune;
tertia demum , qp» neceffariam babeat cum fübieé&o con- nexionem , ita quod
vbicunque talis ves inuenitur, & quandocunque;habcat (cm- r anncXam talem
proprietatem ex in- trinfeca illias cxigentia, ac indigentia. s &
dcficience aliqua ex his conditionibus, non;datur fimpliciter proprium , ncc
in- tcgré, vt ibi ait Arift.quia non habet oés conditioncs ad ipfum
effentialiter requi- fixas ; quanta autem fit neccílitas iftius connexionis
diceinus poftea. 170 Sed dices,calor e(t propriü ignis, & tamé cóuenit
alijs & rifibilitas ett pro prium Petri , & tamen non conuertitur eum
ipfo, ergo particulz definitionis non bené a(fignamtur ; przícrrim etiam quia
vna illaram fapertluit , nam fi conuertim przdicatur,íam inclt foli. Refp.
concede do ca de caufa caloré non polle dici pro- iieri uai toto rigorc, quia
non con- uenit foli : cam autem dicitur proprium deb.re conuerti cum (uo
fubicéto jid dc- UPS — Quafl.IV.. De Proprio inratione proprij-eAri.T. 497 bet
intclligi de fubie&to adzquato,& pei mi, quia nonc(t neccíle, vt
proprium co- uerratur cü inferioribus (ui (übiccli pri- mo,quia ipfa fant
fübicéta tantum fecun daria,& inada'quata,cacioné,n.praprij » vt
ditinguitur à communi , totu habec in ordinc ad elfentiam , à qua immcedia- té
fluit,ná in ordine ad inferiora talis cse tie potius habet comunitaté,quá
rationé proprij oppoliram communi igitur de rá tionc rifibils , quatenus
proprium eft à communi códiftin&um; cft, qubd couer- tatur cum homine eius
adzquato (ubie- &o,non cum Petro,v:] Paulo ; Demum nulla particula eft
faperflua, quia contice- tibiliter przdicari non ponituc , vt figni- ficetur
conuenire illi (oli, quia hoc per an . teriorem particulam explicatum erat ,
(ed ponitur ad tignifi candam necctlariam, & muruüam connexionemyquam dcbet
pto - ptium babere cü lubie&o, vt diximus, na ridere conuenit [oli
homini,fcd quia nog habet cum eo cónexionem neceílariam 5 non e(t (impliciter
proprium , 171. Tertió queritur,quodoá fit Pro- priü, q» hac definitione
detinitur; pro quo recolenda eft illa quadraplex acceptio proptij , quam r.
p.[nft.tradidimus cum | Porph.& Arift.nà propriü primo modo etat rp conuenit
foli on tamen omni, vt homini effe Medicam ; fecundo modo ; quod conuenit omni
;fed non foli, vt ho- mini e(le bipedem ;tertio modo !, quod conuenit omni,(oli
, (ed non femper , vt homini cancfcete ; quarto modo , quod conuenit omni foli
, & femper, vt homi- ni effe ritbile ; quzritut ergo , nur proprium ex his
modis fit hic definit Arriaga di(p.8. Log.(ect.2.inquit ea 2» accidentia , qua
foli alicui fpeciei conue- niunt; ctíi non femperilli conuemiant, vo* canda
c(le propria ab(oluté, quia in coms muni modo loquendi ridere dicitur pro-
prium hominis,item dijcurrere,ctli non femper conueniat homini. , item quando
Peirus v. g. habet phra(im ali uam , aut modum (pccialem loquendi , vel inceden
di,quo nullus alius vritur , illa phrafis. di- citur propria Petri , ec£ nontemper.
Pee trus illa vtacar,id probat Arriag.ex ira Cic. 1«
Top» caps 4» vbi folum ercusit à B8B. ^ 49 — Dipu.IP. De Vuinrfaliusin pari, —
fatione proprij id , quod alijs conuenire poteft illis verbis,nemo proprium
alien. aus vei di xerit. quod aljs coguenire po- ! tefl quare conclüdit
proprium in fecun- da cum acceptione excludi debere à ra- tione proprij
rjgorosé (umpti,quia in il- la acceptione tantum víurpatar pro eo , quod aon
conuenit oli sd etiam alijs; at9;ideó illud folum ab bac excludi deti- nitione
, cetera ver. incladi , 172 Vei cómunis opinio cft; propriü rigorosé fumjtum
efTe tantum proprium quatto modoó;atq, adeo illad tantum pec cam definitionem
explicari , ità fignifi- cat Scot. 3 1. Vniuerf. & eft expreifaz us mens
Arifl.& Porph. cit. & probatur , quia przdiétz trcs condition-s ad
rigo. rofampropriü requifitze folum inaepiua- tur in proprio quarto modo,
proprijs au - tem al:orum modorum (emper deficit ali qua illatum; nam ptoprifi
primi modi có- uenit folis(ed non femper (omittimus di- €cte ,q non conuenit
omni,vt ait Porph. quia hzc códicio couenit proprio in ra- tionc vniucr(alis,
in quo fen(u de ipfo lo- quebatur Porph. nó auté inratione pro- prij,vt nos hic
de co loquimuc)ratio cft, adgucit au&otitatem ; non enim negat: AUTt.rantum
e(Te veré proprium, g» alijg conuenire poté(t , (cd etiam illud ; quà4. licét
foli conueniat, tamen noa conuenit femper, lic namq: loquitur Nemo enin
proprium dicit , quod contingit alij inef- Je,neque fi fov(itam per aliquad
tempus inefl [oli ; vnde altos modos appellac ibi. Aritl.non
limplicitet propria ; fed ali- ando, vel ad aliquid, nam ex dextrig quidem e(je
aliquando proprium efl , bi. pes autem ad aliquid proprium eil. i. te«
(pe&u alterius,cui nonconuenit,yade. 2 fubdit ibi b:ipedem cfle proprium
homi«- nis,non fimpliciter, & abfoluté fed com- paratiu£ ad quadrupedia »
quate conclus dimus , ridere non ede in rigore propriü hominis , (ed accidens
commune , quod. & adeft,&
abe(t,vt docet Scor.q.5 3- Vai, uerf. in folut. ad 1. quod etiam expre(se
Porphir. docuit . MUT173 Adhuc tn verü eft propria alia- rum modorum po(fein
aliquo fenfu te« duci ad proprium quarti modi ,& &am participare
de$nitionem, fi proprium primi, & tertij modi. i T quia yt. notat Tatar.
c(le medicum ibi ac- cipitarà Porph.vt dizit a&ü, & idco e(t fcparabile
euà naturalitct , quiae(fe po- pria quarti modi,vt notat Tatar.cy citur ex ipfo
Ariít. cit. vbi effe gramma- ur» yt dicunt apritudioé;(ic enim erunt m. à us.
SENE) ticum dicit effe propriam hominis fim» — | tc(l, vt nullus homo medicinam
edifcat ; & vai róne propriü ro modo nó eft reré proprium quia cancícere
accipitur , Enron a&tiquomodo non conuenit (em pet homini; proprium autem
(ecüdo mo do,licét accipiatur, yt dicit aptitudinc,& non adtü (quicquid
dicat Poncius)vt no- tatidé Tatar, quia a&u habere duos pe- des,nó coucnit
femper homini, adbuc cà nó cit in rigore proprii , quia nó cóuenit foli homini
;quare remanet , v: folü pro* pn in 4 modo fit rigorose propriü, qp ic
defioitur vnde falsüclt,g» affamit Ac riag.g Arift.in Top.cxcludat (olü à vera
rationc proprij, & rigorofa id, go alijs có- uenire pote(t,ná excludit
etiáà,quod con- uenit rei feparabiliter , & cótingéter per illam patticulam
conuerfim. pradicatur de re,per quam Ggarficatur gp femper rei £onaeniat jitaquod
(cinuicem inferant in fübiifiendi con(cgaeniia, vndc truncatam pliciter,&
in quarto modo, quia (urit il- lud, vt dicit iprrudioemynonadi; Hoc tamen
intelligendum e(t , quotiecuoque. tales aptitudines ex pni ctfentiali-. bas
fpeciecum ort ducant, & non aliun- de,quod ideó dicimus , quia sát quadam.
inclinationes , & aptitudines peculiares quorundam jndiuiduorum , quz
potius oriuntur ex principijsindiuidualibus co- rum,ac vario humorum
remperamento , vt peculiaris inclinatio & propenfio Pc- triad arma, Pauli
ad (cintas , & magis ad hanc,quam illam , qua proinde opti- rudincsnon veré
dicuntur proptictates , fed potius accidentia quzdam de (ccun- da (pecie
qualitatis,yt notat DóGor 2.d. 16.q.vn. K. Dices , erunt (altim proptie- tates
huius, & illius indiuidui, quia 0j 110«. tur ex principis indiuidualibus
corua , licut fpecifica. dicitur propria. fpeciei y. quia ex princijujs cius
ipscifict 0; hy., ucit, UTE. 7 Bad IF Quidsahi ft prijriu in rique 4.1. 499
lie e . teft ad quartum; (i quartus ità a wx dacit. Kefp. indiuidua non habere
aliam eram proprietateai prater illam nature, quz cft in (ínguli$ cohtra&ta
y quia que- €unq; alia proprietas
affigrictur inindi- üiduo , poteft alia proríus fimilis in alio indiuiduo
reperiri j quiaaliud effe poteft eiufdeet tempefamieniti ,vndé per accidées
eft; quod illi foli competat, imo pore(t ex infirmitate, vel alia cau(a
naturali tempe- tamentü illud afiquarenas variari, & con- fequenier
aptitudo, ifla deftrui ; Taridem €tiàm fecundus modus proptij reduci po- mple
(u- tnatur , vt- coréplé&atur proprium gene- ticum, & fpecificam,
fecundus veró.f.císe bipedem ; tcferatur rion ad natüram hii- fbatiam,fed ad
illam natura animalis, qua €ómunis eft omnibus bi pedibus, vc à qua- drupedibus
diftinguuntur; tiam iri ordine Ad illam dicetué conucriire foli, & séper ;
Porptli. autem diftinxit fecundum modii aquarto ; quia fecuu$ Arift. rion eft
lo- cutus , tiii de proprio fpecifico quarti tiodi, forte quia notius, vel quia
vt notat Do&or q.17, Vniuert.ad 1. proprii nul- lius eftinquantum eft
genus;(e4 inquan- tum eft fpecies, quia ptopriuas folum eft Alicuias,
iriquantum eft apti natam effe bie&um demonftratiouis , & hoc (« meft
inquantum fpecies , quia folum inquantuni fpecies definicur. 174. Quiartó
queritur ; án Proptium tigocose dictum, feu in quarto modo, di- cát femper
aptitudinem; itaquod riequeat dicere actum. Communis opinio noftro. tüminfrà
citatidi videtur e(se, quod fem- pet dicat aptitüdiné, vndé rcrü paffioncs
paffim in aptitadinibascóftitaunt, & fa- ücce videntur Arift, & Porpli.
cit. qui dü Quarturri proprij modam atlignantyde. » &pritudinibus ex
carpiificant , monde acti- bus, imd atus excludunt , Dicendum i eit licét
vecuim lit propeietatcs recü tegulatiter,ac vt in plurimum dicete apti-
tudine$, interdu:n tamen non folum apti- tuduiem, (ed etiam actum dicuntaiic
v.g. dicimus proprium eíse trianguli liabere tres angulos duobus rectis equales
non tanium im aptitudinesíed ctià jn actu, fc €tiam inhztere eft. proprium
accidentis teipeGidi noD tantum y vi dicit aptitudje net , ficuc eft inaccidente
abfoluto , (ed ctii vt dicit actü, vt docet Do&. 4. d. 12. q.i. & ratio
cft, quia huiufmodi naturj; non rantuni prafatz aptitudines necel- farió
conneótuntut , fed & actus illis cor» rcípondentes, quod etiá cernimus im
paf» fionibus difiuntis , vt eft par, & impat refpe&u numeri, re&um
, & curuum re» fpectu line , conueniunt cnim fu s fübies tis necoffarió non
folum im aprticudiné y fed e$ inaétu ; quare (i aliquod atttibu- tum habet
etiam (ecundür actum; nece($a- riam connexionem cum aliqua natura , & ei
tátum cOuenir, nó videtur ; cur nomine proptietatis appellati nó poffic,cü Fri
bear omnes códitiones ad eam rejuifitas, vine dé fi Arift. & Porph, vidétur
actus exclu- -dcre, loquuntur dc a&tibus nó habentibus €um fuüb;e&o
ríecetlacíam connexionem. 17$ Quinto queritur , an ncceffiras Conne£ionis
proprietacs c& faofübiccto tartta fit,vt neq; de potentia abíolara pof- fit
ab eo (eparari. Negant
Caprcol.1.d.3- q-3. & Catet. 1. p. q. $4. art. 3. Soncin, 8, Met. 1.ad 4.
&alij quamplures . A flir- mant Fertar.4. contra gentes cap.65.S9« to q 2.
dc propr;o, Bannes t.p.4.75.att. 6- Alij veró d:ftinguunt duplex proprie tátaum
genus , qua dam .0. à (abiecto rea» liter diitinictz noa (unt , vt fur
paífiones entis, & appctitas materie ad formas; & liz nequcüt à fuo
(ubie&o difiangi; quz. dam vctó futi realiter di ftiacté,vt quáti- ta$ in
matcriascalor vc octo in 1216, frigi« ditas süma in aqua, &c. & hz
polltmr per potentiá Deiabtolurà à fuis fubiectis fee patari;ica Didac.
difp.9.q. 1.dab.4. Auete q.14-fcct.5. & al;j lunores paffim, Dicendum tamen
cit fcceifitatécon- nexionis proptij cum (tuo fubie&o nom folum e(sc
phyficam,quazenus (ecanduns Communcm natura curfum. nüquam poe teft (ubicétum
line fuo proptio inueniri, , fed ctiam mctapbyGcam , itaquod entia Dei
abloluca. poísunt fepara ansam | ('d nec ettam pet incellectum pe 'oísunt
iotclli- no fubiectum ipa e. rà colli- is ex Scoio vbicung s loq.icar de pra. i
cius Expolicoics 1.d; 3. ue Venet Q5. * - $oa 85 ada. pro
opin,2.d. 12. q. 2. ad 1. & 16.8.1. $. Sed quia via bac , & d, 15. q.
vn. C.& 4.d.12. q. 3. $. Dico ergo ad poe & d.13. q. 1: art. 3. in
prine alibi fapé, quem omncs (equuntut Sco tiflz Tatar. hic dub.3.Canon, 1. Phy(q. rt, 2. Tromb.4. Met-q.4. Lichet. q. 3. drolog.
Rocc.q. 3. de proprio , Poncius ibid. Saxiustom. 1. Catalt, difp.1 1. q. 7.
Faber 4.Mct.difp.6. & alij paffim.& tc- quitur Nominalium Schola; &
probatur €fficaciter (ic conclufio demóftrationis, in qua paffio demóftratar
inhercre fubic- €to,cítadeà vera, vt per nullam potentiá poffit falía réddi,
ergo nequit (epararià fubic&o , alioquin Él cari poffet , nec effet eccrna
veritatis Refp. Didac. hanc
conclufioné,homo cfl rifibilis, eífe atcr- Ag veritatis radicaliter , quia in
homine neceífario (emper manet radix ri(ibilita- tis , quz eft rationalitas ,
noncít autem &terna vetitatis formaliter. Contrá, hoc noncít aliud , quam
dicere (olam illam pramiíiam dcmonítrationis, qua perti- fict ad primum modum ,
cíTe tormaliter neceBariam,conclofioncm vcró effe for- maliter,& in (e
contingentem,quod om- nino dici non potett. Kefp alij proindé , tunc fore vcram
etia fórmaliter,non quia &&u cxiftat in homine rilibilitas,(ed quia
«ónexio illius cum [ubicéto e(t 1n (ccun- do modo períeitatis, & ità femper
cft ri- fibilitas in homine fccundü cónexionem pet fe,licét nó fccundà
cxitteutiá ; quam- uis ero tune fa (Tec £al(a j bomo exifl;t vifibilis, ia tain
emper veta forct, bo- mo efl vi[ibilts , quia cum cius veritas fit ncceífaria,
ab(lrahit ab actuali cxiftenria, ontià,conexio per (e pred aci cü fübie to oritur
cx neceffaria inhzrentia illius «um 1íto, ctgo fi riüibilitas neceilarió non
áneft homini,non etit vera propofitio Íe- «ündut connexionem per (c in fccundo
1nodo ; Et quamuis veritas propoiitionü nece(lariarü non pendeat ex a&ual
éxi- ficmia cxircmorum, poftulat ta.n6, quod fi cxtrema exiftunt ,. przdicatum
veré «Xillatinfubiecto , vnde earum veritas ampliatur ad omne tempus,vt diximus
1, :s ft. cract t. cap, 11, & explicatur per . ticam condiWonalca, vt v.g.
lo- -Difp.V.. De Voiuerfal. in particul. M—-— 8 mo eft vifibilis, .i. à fait ,
fuit camrifibis litate, (i eft, cum rilibilitate exiitit ,6 erit crit cum
rilibilitate, ergo fi fena. exiftic, fi Deus auferat;ab co rilibili« tatem ,
propofitio neq; vera erit fecundiá cónexionem pcr fe. Refp.tandé alij, pro-
politiones (ccundi modi dici neceffarias, quia neceffarió cópetunt fubie&o
(ecun« - dam naturalem facultatem, & innatá eius cxigentiam,non tamen
abíoluté,& in or« dine ad potenrià diuiná, ita Arriag.di(p, 16.Log.(cét.7.
n.61. Conwrà , neceífitas conclaüonis non folum elt phyüca ,. fed etiam logica
, alioquin etiam accidentia naturaliter infeparabilia poffent demona ftrari de
(ais (ubiectis , quia neceffitate phy fica illis coherent, ergo pra dicata fe-
cundi modi debent necellarió competere: fubic&is abíoluté , etam in ordine
pocitum disinam Mee. Zabarei. in Log. lib. t.de propofitionibus neceffarijs
Eris 11« vbi difecé oftendit ies tionibus fcceundi modi nedum i . €cilitatem
phyficam, fed etiam] nam accidens proprium,cum ab effer & forma (ui
(ubicéti fluat,e[sem dens dicitur, quia eifentiam coni ideo neq; re^, ncq;
mentc poteft rijquod etiamreplicat 1.Pofl.cap.ó. . - 176 Ex quo rar(us
roboratur afsert noftrü,oam (i Deus pollerjfeparar Ec priam pa(lioncm à
(ubic&o,ergo. erit difcrimen inter accidens proprii , & accidens cómune
infeparabile,quia vtri« ufa; connexio eum fubie&o císet eode modo
ne«eílariá, nempé necellitate phy« fica, & fecundü cómunem natura cursu $
fed per potenuam Dei virüg; ab(olucé poísct feparari à (ubie&to« Reip.
Didac- ncg.conícq. quia fepatata tifibilitate ab bominc, diceretur radicalitet
rifibilis,ó& maneret in Co debitum habendi talé proe» prietatem , quia
maneret in eo rationali« tas, qug cft radix illius, & principi exi« gitiuum
eius , quod non potcít dici de.» «oruo refpectu nigredinis(i
abcofeparetur.Contrà;quiaeademrationecoruüsdicipoffetradicalitcrniger,quiamaneretineoprincipiumradicaleilhusnigce«dinis,nempétaliscomplexio,&taleteaperamcntum,,&confequencermaneretPEparv€.vtw.LdeC"Tenpropriumà[ubieBopepefepavaristei.L.$01^fintodebitihabendinigredinem.R.efg.idemaffcréndoaliuddifcrimen,9fepagatariibilitareabhomine,adhuc
homini conucoitet císe rifibile fecundü propriam 'fubieQi virtutem , &
naturalem faculta- tem, vnde -. et sb cina iam pa(Tionem , & poftea illà
rclin- Li e isque , ftatim naturaliter di- wmanaret ab ea, noii fic dc
accidente infc- »parabili. Contrà, quia in multis
acciden- tibus etiam naturaliter feparabilibus ex- perimar quód fübic&um
illis denudatü, fi non impediatur , (ua nacurali facultate, da dcmnó fibi
comparat, vt patct de aqua calida íe ad priftinum gradum frigidita- tis
reducente, crgo tanto magis id cueni- gerin accidentibus naturaliter infepara-
bilibus at; ita nulla cft difparitas allata sn reiponfione, & ex lus manent
ex»lofa te(ponfiones sanchez ad argumenta aila- ta , nàm cum pra'factis
coincidunt. 177 Demum, gp neceffitas connexio- mis inter fübicé&um, &
pa(Tionem fit eti logica , ita «quod ncqucat (ubie&tum fine patlione
;ntelligi, vcl tub bfpolto cius; Probatur, quia vt docet Door q.3 1. V-
niuerí.ad vlc. & alibi (ape, licét poffimus nó miclligere hominem cum
rilibilitate uta abürahertium non cft mendaciü cx 2.1 hyf. 12 vt ipfe aocet 1.
d.2. q.7, infca J.& 5.d. 3.q.vn.G ncquaquam tamé pof- fumus inrcll gcre
hominé ünc ribil tate, vcl (ub ojpoito cifiollitaus abíque a iudicio ciientiz
ipfius hominis, negando mimirum rifib.ltatem de homine , aut af- firoando eius
oppofitum , & ratio etl, quia licut. ex rifibilitate recte infertur à
criori humanitas, ita ex negationc ri- fibilitatis re&é icfertur negatio buinani-
tatis , & vriucrfaliter ex negatione paf- fionis dcflru&tio
(ubic&isergo nece(Ttas €onnctionisinter (ubicétum,& psffioré eit euam
logica; Afsumptum conccdi- tur ab omnibus etian: ab ipfis Thounttis, yt.
patetapud Complur. ditp. 8. q.1. vbi bene notant per hoc d'ttingui proprium ab
aceidente communi, euià infcpatabili, quia aec fine tali. accidente diu di- ué
poteít intell/giimió fub oppof(ito cius, vedi ipfe Pub €. de IER , €x quo
cflicax deducitür argumentum cota Thormiftas , quia (i accidens propriü pct hoc
diftinguitur ab accidente có! , quod nec mente potcft à [uo fübie&to
diuidi, feparati, quomodo pofsun: ipfi asc: cre, quód ctiam à parte rci fit
feparabile? 178. Sed contra obijciunt, quia omne prius, inquantum prius, cft
(altiim per di- uinam potentiá (ep:rabile à fao pofterio ti, fed (ubicétum e(t
prius natura paffio- nc ex Arift.in poftprzd. c. de fimul , er- go&c. Tum
quia pec Arift. c. Met. 1 6, priora nat.ra d.cuntur illa , qua polsunt císc
tine alijs , non tamen alia fine ipfis; ergo (i (abretum ctt prius natura
paílio- .pc, poteft císe (incilla de potentia abío- luta. Tá 3. quia (i
(abie&um nequit efe fine paffionc,iam dcpenderct ab ilia,atq; ita etiec
poíterius ca; quód (i non depen. det,ergo pót effe tine illa . Tum 4. quic-
Quia eft 1n aliquo infláti , in quo noa eft aliud, poteft à Dco confcruat; pro
quo- cunque alio inttanti fine illo víedi (ubie&ü cít in aliquo prior:
inflanti naturz;,in quo non cft (ua propria padioscteo &c. Tum tandem,quia
quantitas eft pailio (ubttan- tiz corporea , calor vt octo 1g0is , licut.
frigusaquz, & tamen de potétia Dci ab- Ío Bé poritar hzc ab illis
feparari-. Reíp. maiorem cfTe veram, cum prius eft realiter diftin&ü à
pofterioi , vt do» cet Scor.a.d.12,q. 2.A, ac etiam ell vai- ucr(aliter vera fumédo
ly inquantum rc- duplicatiué,quia prius,inquantü prius,nó dependet à potleriori
, & ita poteft eífe finc illoyinquantum priüs, (ed ex alio ca- pite potctt
ede impedimentum. f.ex iden- titate (cali, vi notac Tátar,cit. ,& ita cft
in propotitosgy (ubiecto nà repugnat effe fine paffione, ca rationcsqua prius
cft il. la) fcd quia cfi idcm realirer,cü lla. A d 27 duplex cíE prionitas
natura, vt fufius in» . Éra di[p. 9. q. 2. vna effcndi , & explicatu£ pet
poísc cse pnus fine pofteriori, alia iocciligendi cum fundainento in re , quae
non rc&té. cXplicaiur per polle císe , vel fcpatari prius line. pofteciori
, fed cantum - pcr potie voum abíaue al osvcl prius alia intelligi, quia non
includ;t illud in fag conccxuyyi docct Doctor 3.d. 5. q. 1. G« Aufl. oc-cic.
loqu.tur de pioritate natu» rg Ciendiycd (ub.e&tum cft prius pa(Tioe
"^ nc $02 fic (folum priorirate nátura intellizendi . Ad 3, (enderet ab ca
pendétia quam yo- ' cant à poflcriori, & mielus diceretut co-
-exigcntia,cuo fenfu dicere folemus,causà formalem p&dere à fuo efic&u
formal , *Quátenns nequit efsedfiie 1o. Ad 4/ncg. min. quia yt bene nórát
Canon, cit. efse qpuus nacura non eft efse- prius in aliquo fiznó,in quo
non'fit poRerms quia nullus feiexiftentia menfurauir perinftans ratu. ( tz, fic
qnod a] quo exiftat id ; duod dici- "tur natura prius,i&quo non
exiftat, quod ft nacura pofteriüs, ted tantum yerfi cft , Ev io al;qtio
inftanti intel! gitur illud, quà non 1melligitur iftud; ynde pti. ri- tas fola
dirationis ex plicatur pet ycrbum efl ;& in'quo , (cd prioritas nacorz
expli- atur [olütm per verbum poteft effe& im quos 6ett prioritas naturz
c(scudi, yel pec deseo intelligituvy & in quot cR inccl- ligendi ; v futius
infra difp. 9. cir. Ad j. ncy. illa cfse propria in rigore illorü fübie
&orü, fcd (unt accidétia quaedá illis con- maturaliter debita, quare potius
propétio €is innata ad talia accidentia recipienda dicenda eft corü fübiectorü
proprietas. 179 Deinde argaunt cx modo;quo paf fio caufatur à fübie&o,
omnes enim con- tecunt caufari ab co , vcl in genere caufz efficientis, vcl
materialis; vel vtriufque fi- mul; (i dicatur primom , poteft £u bic&ü c(se
fine paflione ; quia Deus im- pedire poteft omnem effectum in genere
efficienris; fi dicatur fecundi neq; faluaturneceffitas connexionis pa(li onis
«um fübicéto, quia caufalitas materia. fie tc potentiz palfiuz eft
coxiradi&ionis i& contingens ex 9. Mer. 17. li dicatur 3. uam quod runc
fnatetia ; & effi- Cicris cOinciderent, contra Arift.2. l-hyf. 79- adhuc
fequitur propofitum , quia ncc eaufalitas materi , nec efficientis elt ne-
£císaria, vt probatam eft," — — | - Reíp.fübie&um efse caufam
pa(fionis; hedum in genere materialis caufz , quiá tunc certé non eíset
necefsarià conncxio pitlionisad (ubie&um , vt norat Dottor 1.d.3.0.7. S;
& 2, d. 25. q, và. C: & D. "Tho.opuíc.48. c.de proptio , fed etiá
inr egeat entis non quidem phy ict, & pet verum j ae realem igfluxum ; ^
Difpu P DeVwunf is ppc: 7 in genere caua efficientis f - nim in hoc fen(u
aliany caufam nó babet abeaquz ip(uin produxit fübie&tum, (ed li uerunt
fotnine ebullitionis j ac fimplicig £eroerét; vcdiximus ig Phyf. dilp. 7. qa, quamurs igirarpolsec Deus omnem caus d tarm
phyiicam-efficientem 1 i "Metaphyticam. Dices , Deusliberé con-
fionem,érgo poterit fuum cócurfam füb. , alioquin libere non concurrereay &
lic: fabie&um (ne palfione maneret, bet in produ&ione paffionis à
coneurfu, quo producitur fübie&ü;quod noncredi- mus,non concurrit
libeté,(ed nece(sarió, non quidem neceffitate fimplicitec , fed ncce ffitate
fuppofitionis, quia en. do fubicétuin , necefsarió tenetür cócur-- rerecum co
ad produ&ionem fuz paffioe nis, quod etiam ip mulus ajijseucnm Et cum
dicebarur, ep marcriay& efhciens ng. coincidunr 1.phyf. Refp. Scot.
loc. cit, : di&um Arift.eíse verü de materia ex quay feu materia partis,non
de materia in quay qualis c(t (übie&um refpectu (ug pa(lio» nis; vide
Do&torem q.3 ; Vols ríad3..- Sextotandemquazricur, quomoe do paffio fic
indifsolubiliter ynita fubice &o diftinguatur ab co ; Thomiftz adhue non
obftante tali nece[saria connexione, pa ffioné realiter à fübie&to
diftinguunty eftb quafdam nó dittingaant;ità Capreol, Caiet.& Soncin. cit,
Nomina!es é contra negant vllo modo diftingui à parte fei fed cantüm ratione
raciocinata ; ita Greg 24d. 16.q.3. vbi
Gabriq. 1. Marfil 1. q.7« art. j, Durand, 2.d.3.q.2. Scouftz. cü fug
Dodt.loc.cit. medi&tesinter bas opinios ncs extremas diftinguunc illa
diftin&io- nc ex natura rei formali ; qua fcequenter ytuntür in rebus
megaphyficis ; Et quidé quód non d:ftinguantot realiter potefl in primis deduci
ex di&is in vefolutione przcedentis'dubi) y fi enim eft tanta. ne- ce(saria
connexio inter illa , vc ne mente diuidi poffint; ergo neque cealiter diflin-
guentur ; nam in ab[olutis , quz pecie ACT, OP. De difiucl: jrijrijh fublefa
«Met. — S03, Pride pk E ao Lipa e id 4 Probaur ud.jue ratione ex Sco- todedudis
n2 p Adnan ilm » quia vt ait ibi D ,mrinfeca .litás (cparationis duocü ex tri-
plici capite procedere pateft,icl quia süt iul natura ;. vt eft de duobus
rclatiu s;, quia ynuni ef pons » à quo effertiali- tct dependet poílerius ;
ratione cuius dc. pendencig loc riequir ede (ine illo, yt cft. de toto, &
partibus, vel quia funt idé rca« liet,vnde poftea infert in eoáC 2. d, 2..q..
1.A.& B. gj illud; gi fi ellex dittiactam áb.aliquo ; sies pofterius eo
natdraliter , tiéccilarió eft idem illi;(i impoffibile ett, .. illad aluide(fe
Gne ilo, & qv nihil realiter ftirituiti ab. aliquo, (inc quo gequi: eí- i.
fibi contradictionescft prius co.fed eft poftcerius co naturaliter, vcl fimul
natura Cü eo; (cd fübie&d eft pritts natura ip(a palin ex ineo fimul;quia
(übie cauía illius ; etgo fi &um. rícqui eds niet pro sex c [13 ) inuiníéco
: n Ó fi id ded or one ead ii ide CHÍO, 0c CIA nora Qui Arift, enrétia (unt
in(eparabilia , non cx inttin- 'cà caeli nátura, (cd à cau(a estcinfeca.i; ab
inreliigestia pecellacid ninoente ,non infert ccaledi identitatem , ( yt notat
ibí DoctogitN.) id etit vtiqy ob idencita- teri zcaleni inter eajquix nunquam
impli- cat ab intzinfeco. prius (cparari , à - e tigri;nifi propter idenutatetn
realem. [a- füper pa(liones,vt platiaum, dicunt inna- tas aptitudines ad
aliquid agédum, vcl cc- cipicüdum; at tales Eel, enis niliil rea - le
(uperaddunt nátarz. (ic apt cx Scoto 4:0: 49-3. 10:ab initio v.g: tilibilitas
ni reale humanitati fupecaddit, ratione cu- ius fitcapat rifus, vcl apuasad
illum;nara Iubiectum quod ponitur ab ifta aptitudi- nc realiter d:
ftin&tum, immó à quibuídà €x Adacrtarijsfeparabile, antecedécer ad illa UK
IRBALAUT-SO €a ».vcl e(t naturas l;cerilius capax, vel non; non (ecunduin, tc 9
priunum; tunc.crgo de ilia priort aj- uicidiné quarendua cftyvtcum, Gt cadegi
rcalicer (ubieGtosvel. non, i prunumy;crao pt lebat ftare in ilia (oja
apciungine ad a&tü fübiccto realiter identificata, & non, poncrc
anteriorem capacitatem , & apti tudinem ad ipfam; fi noo; ergo. pcocedi-
tur, vt prius,& (icininBnitü; vide Trób., & Canon.cit. 1. Fh (:q.
1.art.vlt.bené hàc. ratioricm perttactantes. Tandé palfioncs entis fant adem cü
ip(o ex Acift. 4. Met,, & cóccdunt, ipti Thomiílas, erg» fiinilis tet, X
alig pa(íliones cuin (uis fubicctisg. quia ficut. (c
habet pa(Tio entis ad ipfum €n5, ita talis paíljo ad tale cns,.nec vnqu&
poterit afferri (ufficiens dilpacitas . 181. Quod veró cum taliideniiate teali
ftec dillinctio formalis,probaturexillogenerali,principio1nferiusiacicidadiíg.8,.quad,nallumabfolatumidécificactibiform.lirerrefpectiuum,quiaab(olu-
tü,vt lic,cftad fe, refpeótiuü ad aliud, (i- ué talis relatio. (it
predicamentalis ,. fiue tran(cendentalis, parum refert, vt ibi di- cetus ,fcd
(ubiectü, vt plarimd; eft quid abíolutom , & paffio cft relatio aptitudi-
nalisad actum (übieéto naturaliter con» wcniehtem » ergo &c.. Deinde
verificanz tut contradictoria ex natura rci de [ubi &o, & paífione ,
ergo ex natura rei di; flinguuntur $ quia contradi&tio fcmper arguit
diftinctionem vt dip.9. g« 1.ar 2, dicemus, & quidem talem;qualis ipfa efl;
Prob. a(famptum,nam (übiectum dicituc nauraliter prius ip(a paffione, pa(fio
pg» ftetior,(ubiectum e(t cau(a patfionis, no. é contra, & tandem paífio
aon eft de gà, ccptu quidditatiuo fubie&i , cum de ipío prédicetor tahrum,
in 2, modo, crgo, ad minus inter ilta requiritur. diflia&ig fore malis,
& ex natura rei, prz (ercim quand natura importat yeram realitatem , &
no tantü pracifionem obiectiuam inadz tàn, vt cft de rapicendentibus , nà vugg
inter naturas: tran/cendentcs &
carum pathoncs nonnifi diftin&io ratiocinata intercedere poteft ; vndé dc
paffionibus tranícendenuium admini potcft Nomi. naliumn in » at hic loquimur de
na; taris. praedicamen bs opa Sed obijcitur Monta qnod dine grantur rcalitet;
quia caufa , & caufarur realiter. di ftipguuntr, fed (ubie&tum c cauía
pa »,cgo&c. Tum xad ryveiip bae menn SRd ee iuReke "Maaiig $04 thento
9. Mct. 13. ergo propria paffio , qut dictt potentiam ad actum accidepta- Icir
y vt rifibilitasad ridendü, collocabi« tür in prazdicamcnro-accidentis., vt
ipfe a&us, & tic à fubic&o ; quod cft in pra dicamento fubftantiz
realiter diftiogue- tur. Tum 3. quia fufcipit magis.& minus, pam vnus homo
dicitur magis riübilis alio, ergo eft accidens realiter à fubicéto diftiactum.
Tum 4.2 Cus efl nobilior po- tentia ipfum refpiciente , ergo fi rifus cft
accidens,ctiam potentia jpfum rcfpiciés. Tumtandem ,quia illa contradictoria ,
Quod fübicétum elt prius , paísio pofte- fiot , &c.non tantum
diftin&ioncm for- malcm fed etiam realem inferre viden- tur , quia nihil
potcft pra.cederc feipfum. 183 Reíp. afjumptum valere de caufa phy fica per
verum , & realcm influxum agente,ró de mctaphyfica, ficut cft (ubie &um
cauía paffionis, vndé proprie non debet dici paffionem caufari, vel effici à
fuübie&o; fcd tantum puliulare , & ebul- ab co , hzc enim vocabula
infinuant &Gioncm utr i be per fimplicem emanationem; illà vcró
phyficam,& rca- lem; vide Maurit.q.30. Voiuerf. declaran ' wem hanc cómuncm
Scotiftarü rcfponfio- rcm. Ad z.ait Do&or 2.d.16.4.vn. A.ve- 1 cfíc
atffumpram de actu & potentia, vt funt difícrentig diuifibz cntis «f. pro
po* tentia obieétiua, & a&u cotitatiuo,nó au- &€m de potentia, vt
cft principium opceráe di , quahs in propofito eft propria paflio án ordinc ad
fuum a&tum . Dices, paflio tfi in pra dicamento qualitatis in tertia»
fpecie. Ncgatur,loquedo de paísione pro $nnata rei proprierato)beec . n.ponitur
re« xuétine inilio przdicamento ip guo eft tius lubicctum ob idcpiitatem realem
cü illot qua nam autem fit paffio de tertia» fpecie qualitatis,dictü eft in
Inf! 1.p. Ad 9. ncg. affumptum,re.n. vera non fuüfcipit magis,& minus
illud;quod veré eft poté- tía,& aptitudo ad ridendi, fed illa maior, vcl
ninor facilitas ad rifüm orta ex pecu- liari temperamento indiuidui, que quidé
facilitas cft potentia naturalis de fccanda fpecie qualitatis , vt docct
Do&or modó Jic. R« Ad 4. verum efi à um de yotenua seipiciene aétam y qui
fi perfe- C uet Difput. V... De Vniuerfalibus im parti: &io lab(tantialis,
non auté fi fit perfcétia accidentalis, vt eft in propofito; nifi accie piatur
in fenfu reduplicatiuo, fic .n. vais ' uerfaliter a&us cft nobilior
potétiaquod ' non officit . Dices,
proprium vel eft füb- ftantia;vel accidens,nó (ubitantia , vt pa« tet,crgo
accidens . Refp. cum Canon.cit, formaliter neutrum cffe, (ed pec identitas tem
vtrumque quia in (ubftantijs eft reas litet ac identicé fubitantia, in
accidenti» bus accidens. Ad $.non quacunque con- tradi&toria etiam ex
natura rei inferunt realem di ftinctionem,fedtantilla,qua:radicanturindioerfiscebus,quaenimra«dicantutindiuerfisformalitatinififormaleminferunt.diftinctionem;vt
ex-« plicabitur difp.9. cic. quamuis ergo prio« ritas,& pofterioritas
temporis femper fan denrurin diuerfis — arque idcó fint cótradiétoria
diflindtionem realem indu. centia,nó tamenquacunque prioritas ma emis ete
édiqualiseft,qug — intercedit inter fubi Y& 183. Deinde pró Nominalibus
vrge« tury$ ratio Canon. & Tromb.allatacon- tra diftin&ion£ paffionis à
(übiecto rea lcm militet etiam contra formalem, nan circfcripta rifibilitateab
homine per telleétum , aut homini repugnat rilus y 8c rifibilitas ipfa;att non.
i ; ry enki 9 fccundil;atq; ita fübie&tü erit cspax ifbus aputudinis : nec.
dicas effe cantum capax - fundamenraliter;quia fic etiam refponde- rent
Thomiftz; vcl igitür ante aptitudiné dabitur femper aptitudo in fübicéto , vel
non cft diflingaenda paffioà fübic&o ; nifi perrationem. — — — Refp.ti illa
ratio non bene percipiaturs nontantum contra formalem diftin&tios ncm
paflionisà fübicéto, fed eriam cótra diftin&ionem rationis ,' videtur poiic
re^ torqueri; dicimus ergo cum Tromb.cit.& Brafauol.q.3 3: Vniuet(. non qué
milita* re contra formalem, (icut coatra cealemg quia formalis aptitudo ; &
capacitas de» bct vtique poni in fübicéto refpe&u il- lius quod eft fibi
conucniens , & ab co realiter diftinctum , nec fufficit capacitas
fundamentalis ; non autem poni poceft refpc&u eius, quod eft realiter idem
(ibi, «uóia albi dici proptie eif in poremin à ———— S HN Sueft. IV. De Proprio
inratione Vuiuef. ide L.— $05 ad (cipsü, & capax fai ipfins,quare circü
(cripta: rifibilitate ab homine; vtique ipfi pórcpugpat ri(ibiliras, quia eft
fundamé talicer capax, fed non bene infertur,ergo «ft formaliter capax ,&
pofitiué talis apei tudinis, quia in tali przcifione quiddita- tiua nalla
capacitas, (rae naturalis aptita do tibi cópet:t,quia hzc przdicata aduc- niunt
in (ecundo modo, & pofteriori (i- gmo , &ücintali przcifione
fübic&tüm €ft tantum capax priuatiue,f(cü negatiué, vt ait Tromb. quatenus
non inclut ali- quid repugnans , fed fi przícindat pa(fio £ealiter à
iübye&to,vt condunt Thom:- fte feri polTe, tüc (ubie&o affignari debe
bx pofita capacitas , & formalis apti- todo ad apticudinem , qua praccifa
fuit quia datar formalis aptitudo ad attribu- tü cóucniés fubie&to, &
ab co realiter di- ftn&um.& ét quia ralis przcifionon ef fet per
intelleétü ted à parte cei , in quo fia fübie&ü eft pofitiué capax. cuiuícü
que arcriburi ibi naturaliter debit , ma- met ecgo illa ratio in fuo
robore,adeó vt Zan. teftetur à nemine vng fu: (fe (olua . De hac qozftione
diftin&ionis patfionis à (uo füb:c&o , quz. cft precipua intec
Scoiittas, & Thomiflas; & à qua multe aliz dependen: refolutiones in
Philofo. m » videri poffunt Canon. & Tromb. oc.Cit, & cx V ecentioribus
.Sax us tom, 1. fug Cataft. difp. «1. 96. & 7. vbifu- 5€ , conformiter ad principia Scoti de bac rc
tractat. ARTICVLVS IT. vC gitur de Proprio inratione vniuer (alis . Xplicita
narura Proprijqnz na- 184 t cft fundare vn uetlalita:é hi- ius ua. ti przdicobils
, nun. expl cana n anet ratio ift. us vojucríai citis, & quo- modo natura
realis Fr. p ij couftiuator in ratione qoarti poedicabius. Dicenduum
igitur. ett cu. communi Do&trum proprium conftiu in rauio- nc quai ds per
etie pradit'a- bile de pluribis im quale accidentale nece[farió, &
imiran[mutabiliter, (cu :n (ccundo modo dicendi pet fc ; ita. Do- Logica. Gor
q.'36. Vniuerf. & Scotiflz ibidem , & przlertim latar.c.de proprio.
Proba- tur,& declaratur Cóclufio,per hoc enim, qubd dicirur effe ptidivuble
de pluri- bus , fignificatur propriam non cfe vni- ueríalc ccípectu
foliusfpeciei, vt aliqui dixcruat , quia vn'act(ale pluca refpicit , (cd natura
communis, cai propeium ada. quatur,confi dcratur ,vt vna , fed in otdi- nc ad
indiuidua erus ; & *co.cir. ad 1.qua vationc ctia art vIcq.przced.
negaaiimus differentiam conflitni in catione pradi- cabilis in ordine a4
fpeciem , quamcon- ft ituic. Pet hoc,quód explicite nan addi- tur mamero , vel
frecie igmtcatur ad hoc przdicatile, non folum (pcctare pro pus fpecificam vr
ritibile, quamvis ife ud tantum definicri (quicquid Ruuius d'cat) hic Porpb. cb
r; tionem allatam , ptzcced.art.dub. 3. in rr pro- prium gencricum , vr
fenübile, eo pror- fus modo,quo fupra dicebaa us de sife- rentia. Per hoc ,
quàd additur ín quale accidentale, goificamar ditin&io a tri bas
vniuerfalibus prioribus , quz dicun- ur effeatialiayquia (pe&ant ad
elfenuam rci, & infinuantar etii fubij ibilia ipfius proptij in cone
vniucr(alis , hec enim nó funt fua inferiora quidditatiué, vc hoc ri- fibile
vel iilud, hoc , vel illud fenfibile , quia de iflis non prdicatur in «uale,
fed in quid ad modü generis, vel fpeciei , (ed fub jcibilia eius in ra&ióne
qusrtt przdi- cabiiis [um 10ferora illios narurz com- mun;$,cu! proprium
sdzq«aiur, de. ittis enun pidicajur 10. juale accidentale, vt S.oi, docet q.
30. Vn'ucirf. in corp. Per hoc tandcu4 quód additur «eceiiarió, e ini au[mut
abdtti: y Wfinuaur. dtiftin- & o yropr:j quarti pred cab; s ab acci. dnte
quimto ,rgdicabili, cu'a proprium de tuis füb:jcbil.bus ta necelTarió, x in-
tial omtab.d cer. pigd catur,vi de ill som n nó ncaart ne.(ucat; licet cnim
poffimus nou inclligcre hominem cim ritibilita- tc ; neiuaquam tamen mielligcre
potfuz mus honané (Ot fibié, vc) yi c tib Té ab(* qae pia iudicio eisériz fius:
à xoéya t;one pallron.s. valet. nferri. detiruét 0, Icu iiegau0 lubicéti, juod
non cft verum, dc «cdente quigto predicabih, eria im st fcpa- go6 Difp. De
Vuiuefal. in partiode s. feparabili ; quia fub eius oppotico poteft itclligi
fine repugnantia, nam potett in- telligi coruus tine nigredinz, 1mÓ (ub al-
bedinc , vt ait Forph. & Sco. 4.3 2. ad vlt. 185 Hinc infertur 1.nó bene
difinzui propriü in ratione quarti prz dicabilis ab accidente quinto
pr&dicabili per conuerc tibiliter prz dicat) , (etiam diximas. di- fj»4-q.
tatio eft , quia vt frequenter in7 culcatü ett; »radicari conuertibiliter om-
ninó repugnat raugoi yniucr(als,qycum comiparerur riis, de quibus przedicatur ,
wt füpccius fuis 'efsrior bus, & fit pradi- cabilc de (inguls, età (corti
fumotis , muonquam «um eis conuerciur in fuoli- endi coníequentia » igitur per
conuer- ;biliter radicari ditbinguitur ab acci- ente (olum in ratione proprij;
aliud au- kem eft looi de rrlibilisvel (coüb.li ina fationc propri) , &
aliud in ratione prz- dicabilis , & vainerfalis , vt notat Ta ar. quia yt
proprium refpicit folam natutá , cüi adgquarur j vt ycró yoruet lale, infe-
fiora illius naturz, quia propt:uin tale, » dicitur in ord nc ad vnum folum,
vniucr- fale veró re(pc&u ylurium , vnde repu- gna idem tcípectu eifdem:
elfe vniuer- ale, & proprium. vc docet Dottor 4.30. ad 1. & ita.
intelligi debet. 1pleiiet 120- &or ; fi q»andoque. proprium dittnguit ab
accidente per comertibiliter prg (i-a rj, quód n& c illud tunc di (t inguat
in ra. tione proprij , non in rauonc vaaertans , 186. oféttur (ecá.4ó de
Biniconé Pro prijá Por, h.tradita;quod,accidic orn y folii [emper eile ab plo
dará de pro- ptio in ratione przdicabilis, noa autein proprij contra Tatar. ,
& conftat ex iila parucula omni » qu£ non tribuitur pro- prio (ub ratione
proprij,nam («b hac ra- tione conuent vni foli cx di&is art. prae- ccd,ita
docet ScÓ:, j 1. Vniueri. in corp». vbi aitquod pet p£imain parículan ac cidit
habetur ratio pred ca, & moti zdicaudi f. in quale accidem ale , per. y omui,
dr foli babéur lub j:ib lta pro* prij, fepertr epe puyqu. ila necef- fitas prz
dicandi y per guam diftiagu cuc A quioto przdicab [;& licéc Porph.defi- .
nicrit cantum proprium (pccificum , po- teli amen eadem proríus dcónuio appli *
cati proprio generico, (i per ly omni , eo Joli imelligantut omaes, & lo €
fpect allius genetis , cu' ade juator. proorium genericti ; serumramen ett,
quod Arift. 1. Top. cap. 4- proprium dclinzaít (ub ratione propr J »& ideó
omific illam pate ticuülam omar Aciaftabis cciam Por h. definijiT: propriuin
(ub ritione prop'] non vniuerfal.s, quia illa d tio pm iefpi- — cit fpeciem,
& dicit conucc ibifiratem cá illa, nec poteit adaptari iadindors Negs
alfumprum cum cius prob. ficurenta omni inünuat indiuidua fpecie',ita &tia
ly foli ad cadem retertur', vt excladandur indindga cuty(cu ue alceríus
[pecicis ene de facit vine fenfum, proprium eit quo conenit oit c7. (0/4
omnsbusind ui- duis ill.us fpeciei & ilis toL s:poie!t d dici, quod per
illam partculam a0tnuatioidoadfpeciem,quiaprope üm non przdicatur. de idigiduis
, ni participant naturam fjccificar i princi» js emanat, 187 dofcrtur (dé
decifi b multos ang t, quodoà i tuor adduct sà l'orpb.fundare p .ffitnos ,uonem
quart: przzdicabilis, & dubiü eft . dc ipbus primis. Nam 6 fümamur &ips
— fa , vt dicuo' aptitudinein , inboctcafü fundare poitunt , quia fic
reducuntur a propr um quarto modo , vt art. preced. dub. 3, di&um cft ; At
qu a Porph.oro^ prium primo, X tertio osa put, vt dicunt a&um , palam ett
ficfumpra fane * ic dare non potíc hanc vniuertalitaten. quia primum non
conuenit omni, & terium non conuenit (empet , & ideà pétrinent ad
s.praedicabile.. Tota ditliculkas efl de proprio fecundo njodo jaa plerique d-
lud excluduat , qiiia conuenit omni qui« d^a(ed noafol: , A lij écontri dad i7
€luduntquta;quod couucnit o mát, & sé pei neceffar'o copuenit, juancum
tüurh cit Ad. excludendam contiagenuam qn prgdicábihis, & paruin refert ,
quód non. &ouueniat [olt » quia licéc haec ut condi- tio cequitira ad
propri (ub ratiooe pro porpett cà omnino Lnpertincs ad propri 4ub ratione vn
ucrfal;s , nam cale di «itur per ordinem ad piurajuon ad vaum (ol; & ita dc
facto cic iniellectiuu m pro po- tentia | 12m ^. Suefl IP De
PpsioüivatióhePuiurf e dll. gen | proxima dicimus prar icaride ho- ibine in
fccindo modo perícitatis' , velut EorÁA e des eftó nófoli homini con- tieniat ,
(ed'etiam Angelis", ergó proprii fccundo modo (ufficit ad fundandá:i ftam
vhittcr(alitarear ita (ertinüt Conimb; q. Y.de Ptoprio ,' & Lousm ibidem,
& fuit fementia Fofec. 5, Mct.c.28.9.19: fec.4. 188. Hec diffi cültas
decidéda eft ius ta di&à art. praiced. dub. 3. ibi náque dixi- rbu$ propriü
fecundo modo poffe parti- 2x definitioné proprij/ quarto modo' Arift. traditi,
quod coueniar foli" cs femper, (i ceferacur ad: gradü fübalternü Vte(Te
bipedé ad gradu omnibus bipedi- Buscómuné , fic .n: dicetur illi foli cóue:
fire, & séper;quo quidé seíu reducitur ad: topriüquarco modo. Sic ergo ét
dicedü iri propofito, qaàd'in hoc (enfu fundare poteft hác vniuerfalitaté
propr'j generi ci, & quàuis, quód cóueníat foli , non fit conditio requi
(iraad" formafitatem vni-tretalicatis haus, prerequirirur tamen in eíus
fandaiéto,nifi.n. illa proprietas có . lieniret prius alicii gradui
fübalterno,nó: "A 4 ftique riccelfartó conueniret omnibus in- diuidais alicuius
(pecici, & & alterius, nà intát i habét necefsaria cónex ion&7im
hac i'optictate indiuidua illard (pecierü , in- Rr ratticipát euhdent communé
gra; m fubslternam, qui eft principi exi» gitinam eius,quod patet de
intelle&tiuo: quod dicitar angelis , & hominibuscon. Übcá're , vt
proprium , rationc gradus in- tellectualis cis communis; vnde patet fe- cundum
modum proprijnó fundare vii; üerlalitatem proprij , tili generícam , &
quatenus reduc tur ad quartis n& falíum bom a;ant Cónimb: aliquas proprie- eselfe
phiribus fpecicbus cómunes, & fion ratione «licuíus gradus geerici com unis
illis; à certé (1 nó darectdr calis gra — dusgcnericus ab illis part
icipatus,nec vti jué darccur proprietas eiufóé raudB isin ;$, proprii enim
femper: pottalat ade- quacam effentiamsà qua promanat, extra equa nó repcrirur
y. & perquá nece(sarió é einnibus inferroribus iZam pat tic ipantibus;,ncé
videtur im alio poíse fan dart ralis neéclliras; nifi logradufubal- — cá fu
trao plaribus ipeeicBus communi. | 183 Inoppofitü obijcitur t.quod pros priü nó
(it vninerfale;quia proprii & co- mune opponüuntur; & ét quia non
praxdi- catur de plaribus:i mmedtatéjqnia ri bie le priedicatut dé Perro, &
Pàulo median- tc homine . Refp. propriü,& cómunedisr uetfo modo fumpta nà
efse oppofita,di« Citat itaq; propritrípecieiscü qua conuere titurj&
cc(pe&tueius concedimus nó dici Vniucrfile , dicitur aaté cómune indiuis»
duis illius (pecici, & refpectu quo j;illord dícitut vníacr(ale,vndé cü
Scoto q:50. ad 1.cócedimus propriü quatenus propriü s. & MAU e cuius eft
propriü,no effe vnis uet(ale, (ed'tárü cefpe&tuillorü: plurium s quibusc(t
cómane,vnde propri d, & q t vniaer(ale süt id£ materialiter, nó maliter;
poíset tírdici proptiü'; ét refpes &uillorü, quia h'ec comunitas nó elt ad
extranea;fed'ad indiuidua prie natura ,- Adaliud',vel dicimus vead r,cótra 2,
có» cl.vir.art, q. priced. vel.cum Tar. hic, ? aliquid dicitur immediaté
predicari-de ali quo düpliciter, vno modo immediatioa ne modi predicandi; (ic
videlicet q»integ ip(um & (ua: (übijcibilia ni medict,q ha: beat talem modü
przdicandi refpectu ils lori,& tic ri(bile immediate przdicatao de Petro,
& Paulo,quia nihil e(t inter ip« s, & hzc indinidua,q» hibet cal modii
pezdicand:.f.in qualeaccideotale nece(a farib ako modo 1mmrediatione cauíe, vel
fubre&ti, & (ic nom pradicatur immedias té : »- rdi eor meowpost ali«
id effe predicabile proprié fumptum. pe^ Secüdo arguitnr;quod nó fit vni»
ucríale diftin&ü ab accidere; Tü quia có muniter diuidi folet accidens m
przdicav mécale, & pradicabile ; (abquo:compree lienditur ét proprium.quia
aecidens "- dicabile eftjquod pradicatut extra e tiá. Tü quia przdicarr in
pale ctl cntiale vnirun conflítait pradicabilesetgo etiamy pte dicari in quale
accidétale«T U 4.quia accidés diuiditur in (cpatabile, inlepar tabileyproptimm videtur ace:dens
yofepae fabile. l'um tandem quia modus c& d: eft idem tn proprio, &
accidéu, quod aüt rcs, qui pradicatr, hic cónexayec] no à fubiecto , habet fc
peracerdens In or» dific ad pracdicationemy!n qua nea ex ^" St 1 t t 308
Difyai. V. De Vuintfalibus in pari, —.——— -eaturilla cónexio, nec rationeillius
vn& Vniuer(. hac racione probat
proprium ef alio modo przdicatur, q alind,qua róne Atriag.difp.8. Log.in fine
tenet ,pprium nó c(Ic diftin&ü vaiuerfaleab accidente. R efp.ad 1.cftó verü
fit. affümitur, th accidens prz dicabile (übdiuiditor per. modos przdicandi
diueríos c(Tentialiter, quales íunt przdicari extra eflcotiam cü ncceílaria
cónexione cum ipfía,& (ine. » tali connexione. Ad z.neg.paritas,quia non
datut , nifi vnüs modus pradicadi in quale cffentialejnon autem pradicadi in
quale accidentale. Ad 3.negat Doctot q. 32.ad vit. minorem, quaa €t accidens
imíe parabik habet rónem generalem accidé-. is .f. adefle, & abeffe faltim
logicé , quia eius oppofito pót (ubiectum intelligi fine repugnantia,vt
diciwrintemu de. » toruo;& JEthiope ;fed fub oppofito pro ijno poteft,
& idcó proprii maiorem, Uva is intrinfecam cónexionem habea «ii fubiecto ,
quáaccidens infeparabile , quia hoc non habet radicem in principijs matura.
licét ex aliqua cau(a cxtriníeca.» feparari non poffit quaritii ad exittentia.
Ad 4- neg aflumptum;nam ratione ncccf fati, vc) contipzentis connexionis prz- '
dicati cum fubicéto variantur. e(fentiali- ter pra dicabilia quoad modum
p:zdican di,cui no'obftat,]uod in a&uali przdica- tione non (emper
exprimatar talis cadi- tio,vel prz dicandi modus,fic.n. c enus, Sc ies
nonconflituerensdiuetfaprzdi-«abilia , quía in actuali predicatiene fo- lus
exprimitur modus przdicandi in quid & per modü termini fubftanciui , qui
eft vtriq; communis, non autem e» primitur quod pee dicat part£ effentig
fpecies to tam; he etiam differentia, & propriü non diftingueremur in
ratione pradicabiliü , ajuia in actuali icatione folum expri mitur modus
przdicadi in quale, & per modii ponens adiediui, d.c Me a . 191 Tertii
arguitur, gp proptiü (it vni ucrfale rcfpeQtu meme qua cóuerti- sur pocius,quam
indiuiduorum . Tà quia fpecics,de qua przdicatur proprium, ef&
vniucrális,ergo éc& proprium y cum in 3ali pradicatione (ic ci zquale ; qua
róoe tenet Mafius proprium ét reípeta fpe- 9xci effe voiueilale , imo Doctor q.
39. fc vniuer(ale, Tü qui PAPE Am ones generis re(pe&u inferiorü nó[t
habent vt propria quarto modo , fed (ecundo,vt conftat de bipede , quod eft
proprii ani malis códiftin&ti à qnadrupcdibus, eft genus innominatum
refpectu omni bipedum, & tamen re(pe&tu hominis cff. proprium fecundo
modo,ergo proprium non dicitur quartü przdicabile reípe&ta infcriorum, fed
refpe&tu iplius naturz ,, €um qua conuertitur. Tum tandem quia fi
fubijcibilia proprij in ratione vainerfa- lis (anc indiuidua (pecici,vel
generis, sis qp propriü eft fpecificü,ve] genericü , er» go cadé erüt fubi
jcibilia proprij, ac gene ris,vcl (pecici, & (ic nó erüx diuerfa pdi-
cabilia,quia non func diuerfa fubijcibilia. Refp. neg. affumptum, quiafpecies
im — tali przdicatione habet rationem v4 cibilis, quaratione non eft
vniuerfalis gicé,ícd xantum metaphylicé ,vndé neg. etiam confeq; nam ad (ummum
in pradicauonc proprium. babebit ratio" —— nem przdicati cómunis , non prz
dicabi- lis. Ncgs Do&or loc.cit. ea ratione baui proprium cffe vniucrfale ,
fed id x oflenditcx co quia przdicanrde pluri — — bus,hocautemprobat, quia
copuertitut — cum fpecie, vndé pradicatur inqaale de omnibusillis ; dc quibus
fpecies przdica- tur in quid quod collat cile medi long diuerfum ab co,quod
tangitur inargumé te. Dices, fi reípcótu fpecicieft piadi- «atum , ergo
alicuius praedicabiks cff pradicatum, atq; ideo in ordine ad illam erit
pradicabile - Refp. cffc vciq;alicuius raedicabilis pra dicatum; (ed nónper ta-
comparationé eft pradicabile, ficut fpecies tubijeibilis refpeétu geueris cff
vniuer(alis, ícd non pet talem compara- tionem. Ad 2.cóftat cx dictisauper in
3. €onfe&ario,qua ratione proprium gent" riscft ctiam proprium
fpecierü in quar- to modo : vocat autem Porph. bipedem proprium hominisin
fccundo modo ; nó inquarte, quia inquarto pofuit tantum proprium (pecificum »
vndé (i proprium 4n quarto modo pauló Jauus fümatur y em fecundi modr ad illud
attinec , «ei»quomode pow dici propr:üfpe- erum, e TAUTA QJ Anc Acádem [it
Voiuerf- eo bend defindrt.I. $09 ieram,fi eft illis communc? Refp.candé DE
ioleem de proprio fpecifico, igitur,quod eft proprium alicuius nature, [ as
dicatur commune ommbus inferio - ribus illius, adhuc tamen ctiam refpe&tu
illorum dici poteft proprium, nó qu:dem yt proprium diftinguitur cotra
cominunc, Ícd contra extrancum; quatenus eius com munitas non cft ad extranea
fed ad infc- riora eiuí(dem naturz.. Ad 5.neg. confeq. quia licét nt eadé
(ubijcibilia materiali- terjnon camen formaliter , quia generi, & fpeciei
(ubijciütur in quidproprio ia qua Je:aliaargumenta cótra boc (olui poffunt ex
diis in lirmili (uperius de differentia . QV£A&ST IO V. De cci dente. 192 x
7 T manus extrema huic impona- ^ j V tür difputacioni de V niuerfali- ;busin
particulari,cemanet hoc vltino lo- dum de accidente ; & quidem ra- .tionabi
eto xpo iod cít omninó ex- tra effíenam illorü,de quibus pradicatur; —. &
meré cótingenter illis tribuitar,& duo- — obuspariter articulis rem
expediemus ARTICVLYS I. n AAccidens n"— ratione vniuer[a lis yc vt tale
defimatur: à Porpb. [6 retià. x . N Oneft hic que(tio de accidente re- é
ípc&a fuorum ioferiorum, vt de co - lorc refpectu albedinis, &
nigredinis , & . de albedine refpeótu huius ; & illius albe- dinis,
quia fatentur omnes in ordine adil la habere rationcm. generis , vel fpeciei ;
' fed quattio cft de accidentein ordine ad fua fubiecta , refpecto quor proprie
di- .. €itur accidens, .i. de albedine v. g. in or- dine ad aiuem , & lac ;
cum enim in con- -. reto süp:a poffit veré dc [ubieQtis qui- , im abíftza&o
poceft tantum de (uis inkc- rioribus przdicari c[senuialiter,vt bec al- . bedo
eit alocdo) «uaritor , an cum de: pluribus przdicacut. hoc modo , ingerat nouam
vrxoeríalivacem dittinctam à quaa. iur jà declaraus. ecenuorcs nonaulli Logica,
bus accidit, pradicari accidentaliter (riá .. iter identifietur cam illis;
arbitrantes ab ip(is (tare totam Grecor á catecuam, vt diximus difput.4. q. $.
uc runt accidens e(Te veré vniuetfale, quibus faucet Suarez difp. 6. Mer.(cét.
4. n. 4. vbi ait proprium , & accidens non effc pro- prie vnuer(alia , quia
propria vnitas vni« uerfalis eit re(pe&u corum , qua füb illa e(fentialiter
continentar « 193 Dicendum tamen c& cü cómuni, accidensquintum pradicabile
efse veré , & proptié vniuerfale , Ita Do&or q. 44. Vniuetf. deducitur
, & probatur ex dictis loc.cic. difp.4. q.5. nam de efsentia vni- ucríalis
eft , quod fit vnum in multis cum fai multiplicatione, przfcindédo ab hac, quàd
it e'sentialitec in illis multis, vel accidentaliter , fed accidens in concreto
fümptum e vnumin pluribus fabietis , quia Petrus eft albus ; Paulus eft albus ;
& cum fui multiplicatione, nam non ha- bet idem cfle album à parte rei
Petrus, & Paulus,ergoaccidens cít eísétialiter vni- uerfale, licét non fit vniuerfale eíJentiale,
quia qu/bus conuenit, accidentaliter có- uenit, & non effentialiter. Conf.
quia ac- cidens hoc modo fumptum .f. in concre- to rcfpe&u forum
fubie&orum babet, guicasiá tequiritut ad rationem voiacr- alis , vnitatem
.f. & multiplicationetn in pluribus , habet vnitatem per abftra&tio-
nem imellcns,, quando nempe abftrahit naturam albedinis, non folum ab hac,
& illaalbedine , (ed esiam ab hoc, & illo fi- bie&to albo , vndé
album in communi , vt fpe&at ad hoc vniüerfale ,non folum di- cit pateram
albedin:s przfcindendo ab bac, & illa albedine , fed etiam connotat
fübicctum in communi pra(cindendo. à 'ingulis fübicé&tis in particulari ;
babet eam commanitatem cum fui tipli- cauone , quia album fic abfiractum cone.
cipitur contrahi,.ac diuidi in plura alba «o modo , quo fupra diximus de
diuifione, vniuerfalis pes differentias, ergo Xe. 194 Obijcei- de ratione.
vpiuctlair eft qp includacuc in bà (ubicótis ef ES milis VP dicatio n tora de
inferiozibus,vel etd que dà identitas cationis vnius natur có plu- ribus-,
wclillam aliquo modo ptzfuppo- nit à parie rei , «ü ergo ra nd ità | » 3 L
I" . E - $10 fe habeat in ordine ad fubiecta , quibus accidit , fané
tcÍpe&tu eorum vniuer(ale mon cuit. Refp.neg.aiumptum; vt«n.c6- flat ex
dictis difp.4. q. 4. non cfide rone vniuctfalis , p p'adicetür de ;plüribusin
quid, & cflcitialiter, cons niil talepóna- «toc in eius definitione , fed
fufficitetiá, gp pradicetur denominatiué, dtm modo-ra- Aio pra dicans (it in [e
vna 5'ncc miss re- uiritur idtitas rea!is nature cá plaribus, in quibus eft ,
fed (uflicitetiam idenutas quzdam accidentalis, (ctr qualifcq; con- «tetio
ndtuiae ad illa, «nde licut in pradi- cationibas effentialibus intcllc&us
pra- dícando identi&icat naturá «nam cum plu tibus inferiofibus effcmtialiter
, erf in re nó fit cadem in illis pcr inexift ent: am, 1tà jmaccidétalibus
idétificats(cu potius vnit -patoram albedinis c(i j luribus fubicé&tis ,
licét à parte rei in illisnon fit vna', & ea- -dem albedo, non folum
vnitate nnmera- Vj,(cd nec euiá vitate minori , per incxi- entiam, fed £antum
per indifferenziam . 19$ secundo li accidens haberet tóné wniuetfalis in ordine
ad plura (ubic&a , quibus incfle poteft, fequitur dari poffe . wiiucrfile à parte tei, cafa quo poneretur -à
Dcoidé accidens ia plaribus (abiectis. 3Rély.cómpniter ncg.(eq quia vniuct(ale
éicitor ee jn mulus per. fui multiplica- ? ionem, & dimtfionem, at ià cafu
accidés . "bó diceretur de plur bus per (ui multipli- "xXauoBem fcd
potis idé numcto indiuisü 7 diceretur de i;lucibus per folam fui repli-
"«adont:Hgc ett cómwoisfolutio, qoa nes qj inceeduas s(i (atas , At fané
nó vi- ; plené (atisficere,quia in coca(u ef- "séoplura alba, «uod malé
negat hic Blác. jum ad multiplicationem concretorü ac- *€ideocalium (ufficiat
(ola (abic&ord mul miplicatio ex diíp. 2.q.6« ait, 2.X tanc ve- "fésb
illis abftrahi potict ratio communis - -dibi nempé (übic&i habentis
albedinem, ua tatio malt iplicatctur in illis, quiage- Uf cent plura Bübentia
albedinem ; non taníé hioe tequitur dari vniuerfale à pátte tei, quia qood
€ftyaierfale , non cftal- ;bedo, fcd album , album autera non eft "anti à
parce rei; fed mülople£, Atiac.é ^fi vis comun: adirerere folutioni,dicc- ^tt
oportebit 3 qcod e(ià ilia hiat plura al- Difput. V. De Vninerfalibus in partic.
ba , album tamen non eft vniuerfale re fpe&u illorum, quia effent plora
alba prae ciséob (olà multi jüciiepdin fübic&torá, nonautem albedinis in
(ilis , quod camen ncectiacium effet;quia forma ipía aceidc- talis cl , qua
importatur per concretum huios vniuctía!is; iubie&um veró , quod cft hábcos
illam,folum cónotarurs& idcó non videtur potíe habere rationem vni-
uctfalistcfpectu illorü plurium,efto mul uplicctur in ei$,quia
multriplicatur,ytcós. notáturm, non vt principale fignificatum ; 196 Teitio vniacríale
poteft i ri démulus , antequam a parterei exi in tnaltis(ed id accidéi couenire
Ux a ergo &c.Prob.rbai-quia in natora fufficit qnod praecedat aptitudo
pluribas ine(fen di, vcl fi illa plata actu requiruncut ,
fufficitjquodfintperintellectumappreherefa,vtcóflat ex fuperius dictis;
Prab.min. uia accidens non potcft veré prz dicari dc fübicéto, nifi prz
oppofita a&tgali exi ftentia illius, vc patet ex Summwlis y. vbi alia
przdicari pottont prefcindendo ab exiflentía,& omi temporis different Refp
hoc argamentam mulcos fc, fcd finc caufa nam facil foluitut-di- cendo ,
accidétal:s de pluribus ficri nicgüeat fine exifteacia (ubiectorum, quibus
actualiter in(it,ob ratioacm allatam,tan ue rentiam aptitudinalein, 3 habct
accidens ad fübiecta, etiam poílibilia , potcft fieri pradicatio aptirudinalis
de plovibus, qdi- bus ineffe aptttm eft;quod (afficit ad vni- aer(alitatem ( fi
illa aptitudo concipiatur vt proxima ) nam ex di&tis difp. 4. q. 2. att. 3
s cilentia vmuerfalis nó tantum €óu- fitit inipfomet a&u etsédi in mulws,fed
etd faluatur in ipfa apcitudine- proxima ibi explicata ad císendü in cis; quaré
hoc erit difcrimen intet hoc vltimum vniuett 'faley& coetcta ex alia parte,
quod exerci- ti praedicationis in ittis ficri poteft veré erá nullo infertori
exiftente, a nó inac- €idente y apcitüdinalis priedicatio'tamen «ntvera in
omnibus ob apticudicénatu- 1& ad cffcndü in mulcis fiue e(fentialiter, Áiué
denominariue. Vrgebis,(ubicéta noa exiftéca nequeant ab accidéte refpiciynili
per aoc6 poll; biliü, in quibus poffibili- [ — ex^. s 4 bx 2 ad died 'e(Lo
exercitium piedicationi$. — QV. cAneAcidens fit Pniuerf- eo bené defin. cdi. v1
get effe poteit ;(ed exiftécia porfibilis nó | toni rrr efienisli- tas, q104
po.ejs ade(Je,etabeffe fine [ubie ter , & necefsarib, vade hecpropotio —
fz,cr non tnefJe , non dcfiaict fecandá in- modalis, 4 dam iter efl albus, eft
tentioneyyfeu accidens, vc vniuetfalc for ncceflaria , vt con(tat ex dictis in
Sümu- lis , ergo vmuer(alitas quint) predicabilis fion bene conft tuitorin
ordine'ad (übic- &s cantum poflibilia,(ed debenteffe exi- ftenta.. Refp/in
pridicacionibus aptítu- dinal bus quinti cabilisnon poffibi- litatem, aut
exiftentiá poffibilem przdi- cati de fübicé&tis non exiftentibus;, Gc .n,
€onc luderet argumentum,(ed przdicaror ipía é-rma accidentalis , quz
ill.sipeffe cft contingenter, vndé licéc fjr necef- faro aptà ad effendum in
illisenon tomen ad.c(lendumin illisneceBarió ; (cd cótim- geniec, & adeo
per hincaptitudinalem praedicatione accidcutis de (ubie&nis pof-
fibilibus,quibus ine(e potett;bené expli- catur cius vniucríalitas ,-cftb
exerciuium icationis requirat realem exiftétiam fubicétoram , vt vera fir, ^ ü
"ing arto tandem vnimquodqicó- füiruicur 2^ eccle qrotiinfadcs aqui; bus
abttrahitur,(cd album; g» cft quintum 'dicabile, non abftrahiturà Peuo , &
aulo,vt fic, fcd quatenus hac alba , ergo - €óftituitur vniuerfale in ordine ad
ilia,tà uam inícriora , quz cft vniuer(alitas ef- nrialis, non tanquam
fubiecta,ergo noo datur vniuer(alitas quina przd:cabiis. - Refp.Didac.gemim rcíponfioge,
qua: fum ncutra valet , vt foclb conl ibit cas nte vndé cas refcrre non
curamus; euiter dicendü ad min. quod licécalbü nonab(trahatur à Petro, &
Paulo, vtüc, quia hoc modo (um jofcriora à sturz hu- manz,utcab ipfis
vcforingliter alba, quia hoc modo céícetut itctiora albedinis in .
«oncreto;abftrahicur tfi ab iliis crus funt. denominatiue alba, & nus fant
fubieta 4b aibedinc deoominabilia , fic sn. conueniunt in albo accidentaliter,
& inariué , vndé ratione talis conoe- it ab ipíis,vt (ic, albüabflra m
vmueríale conftituat. altcrá quaaci partea 10.de Tasatt. r- huuius q. 3:
Atriag. 3. cümubtis alijs aflerunt-per identis'á 1-orph.atligna- maliter ,:nam
abeffe , & non abcffe habet accideas ex aturafua ; partetei, — .
Dicendütamé ett cum cói hic definiri accidens. fecundo intentronaliter capti
& conícquenter in racione vniuec(alistal tim jmpliciiéjirà DoStor q. 34.
Vniuerfi yb! notat accidens (umi pote priv in tentionaliter; vt idcm fonat,quod
iohie- rens sve! al.erradiacens,& (ecupdo interi- tionalitec, quomodo nó
importat, nifffe- cuadi inten:t0n£ , quz acccb.crur alieuij quod fine
ibpircanua pore!t alfi" mari, & negari de fübiecko , & fubda.
Porph. in lioc rantuafenfu hic de accideo:e loqui. Hinc demdé q. 35: explicans
dcfiaitioné prafacamaccidencisait , quod per nomen fabiect: intelligitur
fubic&é przdicatio- nisjX nà iahz lonis , & il'a vciba adeffes. €
abejje bic non capi realiter , & priaió intécionaliter,yc fenfus tic,
inhzrer,& nó indir afficit; & non afficit fübic&im pracer ipfius
fübie&ti corruptionem ; fed intelligt fecundà iatentiopiliter , vt (eme fus
tit, cuius affirmatio , & negatio nihil derogat eflentize (ubie& ;, (ic
vc fübiedti eílentia ex hutofmodi affirmatione; vel negatione non dettruitur.
199 Etqudé quód defiuitio Porph. debeat fic imelligi, Propstur;quia confi -
deratio accidentis primo modo fumpti (pedtat ad Metaph. & ett potias
cófidctá tio accidétis prae icamentalis quam prze- d'cabilis, de juo ett nic
(emo ; tum quia Ii dcfiaitio iraderetur de accidente realis, tünc diuiíio accidentis
realis in fcparabi- ley & infeparabile dircéte rept ct defi mitioni, ex vi
cuidas quodam accideus cófticuitur: feparábile abfquefabicéti rüptione; cá
tandem brob.ex ipfo Porph accidend. qti videns diffcultaié , qoa ex - bus
infeparabil ibus có:ca dc flaicioné ori batut , rc( poet prafacá definicione m
ená 'acéidéa inieparabili cógenire , quia cc&e intelligi poc fubiedtü fine
tili accidens teyvc/Ethiops gos niger, iind ser ne ipffus eor inc ,erzo Porph.
loca e cei i o i orn ST 4^ "ek Gicorrupttone,ucl quod poteft eidé inef $12
eidentis cá (obie&o , vcl feparatione per intellcGü,quz nó
fiuntnifiperfecüdamintcllc&tusopcrat;onem;illaveroparti- cula, (7 , in
del;nitione pofita tcoeti de- bct di(iunctiué,(i adeft, & abeft,(uman- tur
pro a&u afficmandi, & negandi,(i au- tcm (amantur, vt dicont
aptitudinem , q» magis przrítar, quia non ett de effentia o accidentis, quod
a&u affi rmctut, vel ne- getur, fic potcft adbucteneti copulatiué, quia
cfto afhrmari,& negari Gnt oppoti- ta,non tamcn potentia ad illa, quia nó
cft ad illos a&us fimul , fcd fücceffiue . Explicatür etiam accidens pet
cam de- finitionem in ratione quinti
vniuer(alis , quia vt ait DoG.cit. per totom illud copu latum adefl €? abefl
prater fubiecti cor- ruptionem in(inuatur genus , & differcn- tia ,nemrc
pradicari in quale accidentale tran(mutabiliter ; diximus veró explicari
inrationc vniuerfalis (folü implicite ,quia non definitur explicità pet ordiné
ad plu- fa (ubicéta vt fieri deberet, vt explicité in ratione vniuerfalis
defcriberetur , (ed «im implicite, quatenus per fubicétü in com- muni
infinuatur hoc, vcl illud in partica- lari, cumquo pó accidens concingenter
concdti; & g diximus dc prima dchinitio nc ,dicat €t dc (ecüda, d c ü ea
coincidit, 200 Et hac dc6nitione fic explicara o per terminos fccumdz intéuonis
tollitur omnis di ficultas emergens ex illis accidé tibus , quz vel fuo aduentu
, & prz'ícntia
Iructionemaffecüt(abiecto,vcmorsyiuentibus;combuftiolignis,calor(ummasaqua
& fimilia,vel ablentia (ua,vc vi vere, calor naturalis, debita téperies
ani» malibus,&c- nam cu dicitur acc:dés adef- fc ,vcl abeffc precer
(übie&ti corruptioné, intelligitur quoad e(Tentiá, no quoad exi- flentiam,
vi fcn(us fit, accidens adcfle, abeffe 1. aHirmari, vel negari de fübiedto
Citra cius císétig prariudiciü, & in hoc sé- fu verü eft etfeniam homius
integré có. cipi poffe (ine vita , & (ub oppotito cius , quia neutrü
[pe&tat ad hominis effentiá , ncc mors opponitur c(icatiz rei , fed exi-.
ftenig. At hic vrgetur difficultas de morc te,quia quádo pradicatur dc
animali,tol- lit ab co prz dicatum efenciale, quod cf viucns,ergo non potcít
affirmar!, & uc- Difput. V. De Veiuef.in pário 50500 ri integra manente
homiuis effentía 1s; cíp. hic (ine cauía trepidace Auctores Caiet. Sot.
Sanchez, Complot. Mafiuin,. &
alios recurrendo ad varias folutiones y. quas tcfert,& reijcit Fuencesq. 1
1. d.ff.r, art.2. & ipfc candem relpondet , quod cá definitio (it
intclligenda de abícotia , & pra(enua intentionali,(ufficit qp (abieótá
po(TDt incellii tine contradict onc (ub yi ta,& (ub oppcfito eius.f.
morte.Scd ipfe difficultatem tolit,hoc .n.probat ats gumentum;nó potle cocipi
hominem fiue contradi&ionc fub oppoltito vita: , quia viuens cíl
przdicatamc(lenualecrus Fa- cilc tamen reí ponde. ur , q» viens poteft fumi
dupliciter , vcl verbaluer, feu parti- cipialiter,vc dicit actü,vcl nominaliger
wt dicit aptirud.nem, & ablolui. uc a rempos re, primo modo ctt/predicatum:
cohtin- gcns,& ci vt fic mors opponitur, non ad« tem oppon:tur ci fecundo
modo,;quo pa- &o eft przdicatum. eflenpiale ,& folucio innuitur à
Tatar. q.vit.przdicab.dub.3. . 201 Demü tic explicata definitio có- uenit omn:
definito; quia TCccundz integ* tiones dicütur accidenua primarü,& ade —
(unt , vel abfunt prater earuin Corruptio« nem hoc modo , conuenit eciam
tecmanis (ubflantialibus, dem alijs accidunt, vt pa- tebit art, feq. hoc autem
dici. non pollet , fie plicaretür de. inhzrenca reali, quia hzc nec cntibus
ration/s conuemr y nec fubftantijs ; faluatur euam hoc modo di. fcrimen inter
accidens. prz dicamentale , & pizdicabile , quód accidens primi ge. neris
concraponitut. fübltanug , & ftat pro accidente inhzrente j accidens verà
predicabile concadi(Linguitur à przdi- cato efsenuali , & (ic quicquid
non-coa- ncait e[scnrialitet y dicitur accidens praz« dicabile , (iue fic
aliquid reale, finc ratio- nis, uc inhzrns,huc fublftens, quo fen fu dicimus
haac e(se pet accidens ammal efl bomo , quatenus inferius (emper acci- dit
(upcriori przzdicabiluer . Hoc autem difcrimen penitus ruit iuxta primam (en
tentiam, quia fi accideos pra: dicabile , de quo hic agitur , coaftiuitur y S
defini per inhzrcnugm, realca , non.remanct vnde dittingaatur à pigdicamentali
, qp onfbruxur « ét. pet realem inba geotia n m | - QV e dncAaidon fà Vase.
eene df ch f13 ., Sed obijcies 1.quod & definitio intclli- gitur dc
(cparatione per intelle&um;ergo mullum etit accidens infeparabile .. Rcíp.
confeq. erit enim accidens inícpa- able tealiter , de qua leparatione io- itur
Porph. cum diuidit - accidens in hie infepatabile. Dices,(i diui- it accidens
reale , ergo illad ipíum de- it, quiacodem modo (mitur accidens in definitione
,& diuifione.Neg. confeq. «um cius Prob. Porph.cnim dcfiniuit ac- cidcns
iacentionale,& poftca coníulto di vifit realc , tum vt facilius pofemus cam
imcelligere dietas quomodo-f. acci- dens po(fit fcgari de fübic&to , cum
dcn- tur aliqua in(cparab;lia, (übdir .n. , quod funt inleparabilia realiter,
feparabilia ta- men pcr intclledtum ; «um quia vt magis explicaret accidens
fecunda intentiona- liter captum , affignauit ftatim fübiecta rcalia, quz à
tali intentione denominari poflunt. quod etiam in alijs ob(eruauit
vniuer(alibus , dum explicuit coram dc- fnitioncs per naturas reales. —
.&0£. Secundó definito fic ex plicata ét
conueniret proprio , quàd (altim per in- tclicctum feparan poc à fübiecto ..
Neg. con(cq. licét enim proprium poffit à [u- bicéto ,tafcindi per primam.
operatio- pem ,nontamen bncmendacio[cpararipoxctt.per(ccundamnegandoipfumdefubic&to,veloppolitudafirmado,quodfieripoccít
de accidente etiam infcpara- bili, vc ait Porph. & rario huius patet ex
di&is 4. rzced. Dices , ram fala cft. ne- gato . accidentis infeparabilis
de (ubie- éto, quàm propr:j de natura. Neg. pari- tas: » nam dicendo coruns non
eff ntger, propofiuo eft fal( quia (ecundum com- muncin naturz cur(um omnis
coruus cft .. Digersat diceedo bomo non efl rifibilis citfaliayquia implicat
eius (cparatio,ctià dufallitatis hzc propofitio reperitur y illayita €x Scoto
q.35.in finc; Ac- lit, quod quamuis rcbus fic flantibus illa it £al(a coruus
non cfl niger,'amen fi id dicatur, nihil dicitur contra. cíicntiam coruisimo ii
faciat hunc feofüm, nigredo nonsi de cílenuia corüineque cuin eius principis
neceflario cóncxa , propofito erit vera. Artiag.cirac ét Quuicd, hic ac- guit
cotra hác cómuné foluuoné oflcdés, uód cító valeat de. pcoptio rcalitcc indi
indo à tübic&o, vi ett rifibile ,nó ctamé dc co,quod realiter di[Hiaghitur
; Sed cü nos nullua tale adaittamus. proprium , non vrgct argumentum, carent,
qui talia propria admictunt . ' Tertio arguit Io. de S. Thom.idquod explicant
ift dcfinitioncs, inucnftur cti& in accidenti fi ngulari,quia adc(fe, &
ab etie à (übie&o conucnit ctiam accidenti indiuidualiter accepto ,
(edqnicquidinuenitutinlingularibus,&adIxdefcendit,nonpertinctad intentione
vniuere falitatis , quia hzc non dcícendit ad (ia- gularia,ergo hic priura
intentio acciden - tis definitur , non (caunda.. Rcíp. quod, * explicant
definitiones accidentis in com- muni inucniri etiàm in quolibet acciden- ti in
parciculari (ecundó. intentionilitec. cua nietos ies &ilaintendoad- cidenialicatis
huic , & illi rcali accident apiicatz fuat indiaidud"zecidentalitatig
in communi , & hoc mado non inconuc- nit ; jmà opas cít vniuec(alitatem ad
(ua inferioradeícendere. — ' . 303: Quzres,an pee fata accidéris defi nitio
po(li: explicari de accidéte rcali;ita quod ly adefl, C abeft intelligatur dc.»
reali prz(entia,& ab(entia ; aco difti- cultatis ct ,quam moui,
Porph.ipfe,quia, nimirum tunc ifta definitio. non videtur. ffe competere
accid.ntibus infepara- ilibus. Refp.quod fiade(l, c abe[l (u- matur pro
inhzrere,& non inharete,nul- lo.modo applicari poteft accideaci rcali ,
dequo hic cft ermo ; & eft tundamctum viue; falitatis huiusyquia iahzrcere,
& nó inbarere conuenit. foli accidenti prazzdi- camentali , at nonfolum
accidens przz- dicamentale , fed ctiam fubítantia hanc vniocríalitatcm fundarc
potcft , vt mox diccmus ; fi autcm adcflc, & abetfe dicat conungcnter
copuenirey& cura vilam cf» (entia rci cx genuam ficapplicari potcft ctiam
accidenti reali. non t. ntum Ícparae bili ,1ed cios ul ARM » quia talis ina
Íepatabilitas non 1pcétatur. cipis cficnug rci » [cd piens. We libus, vadé cum hoc , quod fic neccliacid. "
Wt " con- $14 | Difput, V. De Vniwerfalibus in-pattie. Neo connexám cum
indiyidao , flat femper , quod fit contiagenter connexum c. eius efientia ,
re(pe&tu cuius omne accidens dici poterit feparabile ; itaq; potcft tàm
dcfinitio,quàm diuifio accidenti reali ap licarí, :taquod adeíle , & abetje
(inc fu- . biccti corruptione attendatur. refpe&u quidditatis, e(Te vero
feparabile , & infe: parabile attendatur. refpeétu (ubic&i ex parte
indiuiduationis, ARTICVLYS II. Quibus naturis conueniat vniuer[(ali- tas
accidentis, repeti n quorum, 204 Váplurcs afferüt vniuerfalitaté Q quinti
przdicabilis füdari folü füpet accidens commune,quod à (ubftá- tia
códiflinguitur ita figoificauit Burlcus hic quem fequitur Tolet.cap.de acciden-
te dub. 1. Amic.ibid.q. 1, & ex noftris An glic. q.51,,& Brafauol. in
q.3 4. Vniuerf. Dicendum tamen eft vniucrlalitatem quinti przd.cabilis fündari potfe
fapra 5 quodcunq; predicatum contingenter có- iteniens alteri , fiue illud fit
praedicatum fubftantiale, find accidens przdicamen- tale. Ità Scor.in 3.d.7.
q.1. vbi. Lichet, Jtem D. Th.1, Poft. 9.& 1. Top.4.cap.& e(t communiter
recéptum; Probatur au- tem. Tuin quia hic definitur accidés prz dicabilejnon
ptz dicamentale,fed (ub eo etiam fubflantia continetur, quatenus po- teft
dcalioperaccidenspraedicari,ergo&c. Tàm quia numerus pra dicabilium non
fumitur ex varietate rerum,quz pra dicaotur,fed epe modi,quo prze- dicatum cam
(übie&to connedtitur; (ed grzdicara fubftantialia potlunt alteri có- '
tinzenrer conuenire, non iinus , quam aécidentia;ergo potetunt ipla quoq; hánc
vniuerfalitatem fandare; Prob min. for- ma.n.(abftantialis afficit materiam;
& de ea przdicatur ,non in quid, fed denomi- natiné , & in
quale,dicimus .n. materiam (fe informátar, corpus effe animatum , loquendo de
corpore pro áltera patte, vc docet [ 1d. 8.3.4. X-& quol. 3.O. item bomo
denom:nacur vcílitus à veít i- bus,vas deauratum abaaro, & é contta fole:
forma ab ipía. materia. dcneminari dicendo hzc coroqa eft aüfes , cathedra -
eft lignea , vasargcoreüm , quz-ounücg predicauoneg ad quintum pre ficabie
fpectant,quia agrum , & arseuccü cone trahant figaram coroaz , vel valjs ,
quar de tc indi tferés erat, vt e(fet lignea, vcl pidea, atque'yta fc habet
rcípectu ies per modi formz; dec ad »rzdicationeay quinti v maerfalis
requit.cuc inhier&ia im alio,fed fola conuenieatis concingense 210;
Relpódct Tolet.id illis praedica tionibus aon p-zdicari fubttan iar aurrg vcl
argenti de váfe,& cocona;(ed tancum rcípectum vafis , vel coronz ad aurü
,vel argentum, ex quibusconflaca fuac , qui refpe&ug eft accideus
(pe&ans ad prze- dicamettum habitus, (icut enun vas eife album, e&
habere albcdinem , vt ibido- cet Aüctor fcx princ. ita elfe auteuin, vel
deauratuim eft habere aurum circüftans , vcl tanquam materiam (ui , vnde
inquit: has przdicationes,vas eft deaucatum, ha mo cft vetirus, aquiuslereillis
, home eft habens veftes.vas eft aurum ; in quibus (olum ille refpectus
habitionis pradicatur dc fubic&o,non verà veftis » vel aurum. At (i hzc
folauo valetyfequi- rar nullam accidens prz dicari de (ubie- &o,fed tantam
illum refpectam habitios ms de przdicamento habitus ; Prob. EE. nam corpus effe
quanium cde album, ei habere quantiratem , & albedinem, &c. Sidicas,in
his prz dicarionibus; quod for- maliter praedicatur , etfe illa accidentia ,
quia (umunturin concreto, quando ve- re retoluuntur. inillas xv est babens
q«auitatemye sl babens albedinem,quod . tormaliter praedicatur, etfe
illumirefpe- €tam habitionis, non aute accidentia s quantitatis , &
albedims , quia fümuatar in ab(tra&o, & in obliquo . Sic nos: dicc mus
in p fitoqa cum dicitur, ho- mo e(t veftitus, corónà cft aurca, quod formaliter
przdicacar, eftvcttis, & au - rum adie&tiue virtue ee a s ; aliis
praedicatioe mz accidentalis;licét in à niDus,in quàs rclolui poffunt. f. homo
eft habens vettem, id; quod formaliter pras dicatur, ic ille refpectus
habitiónis Alij fateotuc hits pra4icatroues effe. 7 vtique accidenilc$ j' non
tainci quinti : pra- s "Uu Z» ^"-n» TO-— -- pradicabilisquia efe
auteum,vel argen- tcum dicit tátum partem niaucríalé com pafiti artificialis,
vt autem lit quifiti prat dicabilis, debet ali dicere totü Compolitum. Scd hoc
nihil eft, quia pars illaprzdicatur per modum totius in con- creto, &
adie&tiuc;ac mere contingéter , atqua ideó fimiles pre dicat [pectát ad hoc
quintum przdicabile, séíus enia earum cít , vas eft fabricatum in argenti
matcríds corona eft fabricata in materia auri, e(fc autem ex tali , vc] tali
materia as eft accidentale vafi& coronz . Manear £rgo (ubitantiam poffe
fuadare modum icádi quinti vniuetfalis, nam adbuc bemus exenpla magis obuia ,
in ui- bas non videtur afferri poffe inflantia a, uad valeat , vt cum dicimus y
animal eft poe cati efl rationale, hic .n. quod ptzdicatur , (ubftantia eft ,
modus pra .dicandi accidenualis, & conungens cft, Quia iint » &
differentia accidunt ioribus , t 106 Sed obijcius 21d nó e(fe de mente Porph.
qui attulit exempja. de accidente -gredicamentali ; & cum agit de commu.
Aitatibus vniuettaliuns , multa tribuit ac- ;cidemi quinto pradicabiliy ua
lubttaa- tiz'repughant, ctiam de ineate 5ca- tiná loc. cit. 3, d. 7. vidctur
dicere, quad de facto nihil, quod cft in p: dicamento (übttanriz; fundat
habiudinem acciden- ti$quod cít quintum
pradicsbtle«Kcíp.Tor,h.affctreexempladcaccidenceipfoptedicamenrali,&mulcadiccre;qua
ipfi 'oli.copucnium ,, quia modus pradi- .-£andi quinti vniucríaus mags
praética- tur in ugue in (ubft;oua, adeoquod c cem ili (oli: coguenire cenfctuc
, sulibitcamen negauit, poiic etiam con- , ucnice lubltanuz .. Ex quamuis
D'o&tor jta loquatur ioc. cit. camca infra (ubdis. , - quód non «(t de
iatiunc accidentis y vc elt qunm vnrueríale , apylicari praci- sd prima
intentionis qoa: a M.rapbe dicis - tut accidens,imó quod torte ita cfl de fa- -
&oy& licéc viatur pacticula de (cnientia tamen D'octor;s dubitari no
potell cum frequenter alibi dicat prac di- cationem form. lubttanuialis dc
tubiccto cüc aceidentalem, denominattuam « * itatiua , , Q.V. Quibus conpetat
Vaiuerf. actidentis &rIT.— x5 Deinde arguitur ratíone ; t quia vt aic
Anglicus, quod veréjeft , nulli accidit ex Arift. 1. Dhy(; ergo cum fubftantia
nulli accidat , denullo praedicari pote(t pet modum accidentis, tam quia vt aít
Brafa- uol.quod przdicatur per cdam nini vniueralis, dcbet habere rationem
infor- mantis , & inhzrentis reípe&u fübicQi actualiter , vel faltim.
aptitudinaliter , quia pradicatio accidentis de (übieto ell folum vera per
inhzrentiam , fed hoe tepugnar (ubítantie crgo &c. tum tandé quia modus
pradicandi (equitur modü cf sédi,(ed (ub(látia , & accidés differant in
modo císédi,ergo & in modo predicádie , Rep. eife quidem de ratione
acciden* tis przdicamentalis , quod femper refpi- ciat (ubie&tum inhzíionis
a&ualiter , vel faltim aptitudinaliter , nion tamcn de ra- tione accidentis
przdicabilis, cuius ran« tum eft refpicere (ubiectum prsdicatio- nis meré pet
wor Len diximus ad- efte se abe[fe in definitione accidentis 1ton fumi pro
inhaerere , vel non inhzce- resfed pro affirmari , vel negari de fübie- &o
abíqu: cius deftru&ione , vnde ratio Angl'ci nil aliud probat , m(i quód
(ub- ftantia nequ:t accidece metaphyficé,non autem quód nequeat accidere logicé
; & Bra(auol.talíum atfamit , quód accidegs pradicabilezale dicatur per
ordinem ad fubicclü inhziionis, vt bene notauit Li- chet.ci.3. d.7.9. 1. Ad 3.
neg.abfoluté ma ior modus enim pizd!candi non fequi- tur;ab(oluté modum cilendi
, fed vt (ub- ftat nofiro concipiendi modo , & fecün- dum habitudinem, quam
habet ad (ubie- Gum, alio.juin tot elieot. predicabilia y q uot prae dicamcnta
. 107 Circa alteram qug (iti parté, certá eft c: dictis atc. prz ced. accidens
coniti tui quintum voiaet(ale,non n ordine inferiora fua , in
quibusquidditatiue it claditur,(cd ccfpectu (ubicétorum bus meré.cenungeotcr.
aduenit , quare quantum ad hoc nibil addcadumn eft . E & lolum al:qua
ditficultas,an hec (ub:eótas ,feipectu quotum conititucur quintam vouucr(aley
dc ,cant.cise olo nuineto dif- fczétia tavit cclpeét [pecierum pluriam dari
nequeat accidens o enericüa, Vd fo- j ; um $16 Wa tefpe&u indiniduorü
accidés fpecificü, ita.n.afscoeran: aliqui,inter quos videtur Sanch.q.80.vnde
nolant album dici prae- dicabile quintum refpc&u Cigni;niurs, &
la&is , (ed proprie refpe&uhatus homi- mis, haius niuis »I»uius lactis,
' Dicendum tamen eft cum communi poíse conftitui accidens quintum pradi- cabile
in ordine ad fübiecta, nedum. nu- mero fed etiam fpecie diuerfa, atq; adeo dati
accidens gencricum, & fpeeificum . Prcbatur euisencer,quia dantur acciden-
tia qme dam,qoe non folum corimuünia s Tont plüribus indioiduis,fed etiam
pluri- bus genctibus,& fpccicbus,& dc hisom- nibus przdicatur accidés
commune mo- do ab omnibus alijs prz dicabehibus di- uerío , & codem modo
pradicaur dc il- 1is .f. in quale accidentale tranfmutabi- litcr. R efp. quód
licét codem modo pra- dicetur in hoc fenfa de indiuiduis ; & fpccicbus,
quibus conuenit , attamen de 3ndiuiduis (olum przdicatut immediaie , de
fpccicbus veró mediaté .f. medianci- busindiuiduis;qua [unt propria acciden-
ium (übicéta, vndc Arift.c. de fübft. ait indiuidua mayis fübtlare, quàm gencra
4X fpecics,quia fabttant ipfis generibus , & fpccicbus, & etiam
accidentibus , qui- "Ipusnon fubttanr genera ; & fpecies ; nita
"quatenus sücin ipfis indiuiduis,vndc ho- "mo intantum diciuir albus
, inquantum * hic, vel illc homo eft albus, & idcó cum 'accidensnon
przdicetur immediate. de * pluribus fpeciebus , non potcrit refpcéta *Mlotum
dici qnintum przdicabile. ** 308 Atcerié hoc no obítat, quin etiá * relpc&u
fgccieram dici. poflit quintum rz d. cubile; rum quia lieet fubiecta 1n- lionis
accidentifm. realium "e ; fit indioidaü, vt ait Arit.cit.c, de (ubR.
fpceics tamen cffe poicft (übictt om przz- ' éicarionis accidentalis, quod
fufficit ,vt fufuübijabile huius quidti. vniuer(alis , ' aum quia vt conflat eX
diótis, non eft dc rationc yniuerfal:s , quod pradieetur im- mcediaté dc
pluribus,cum nullum rale po ' painr in cius dc fin.tione ; tum ctiam qsia (o
przdacatur mediaié de fpecie raediatio- * yc cauía:,vcl (übie&ti , non
autem mcdia- uoac mod; prx ditandi
fic«quod inter ip. (c : Bifput. V. De nisierf. impartic, (um,& fpecies
mediet aliquid , quod ha beattalet modur pradicandi tefpe&u — illarum,
talis autem medíetas non impe- dit aliquid eíse przdicabile proprie (am- prum,
alioquin nec differentia, nec pro9— prium e(sent veré i siepe As prt dicantur
de indiuiduis medrante. fpecie y & de fpecicbus mediante bees ram dem;quia
fuac aliqua accidétia rationis y quz pradicantur tmmediaté de maturis
communimus , vc cam dieitus homo eft fpecies, animal ett genus , ite .m. pradis
,& timiles funt. quintrpraedicas bisits; & competunt homini, &
ammali y non vt quzdam naturz(ingalaces.füntvtvoluitSanch.ci.fedproprià,vt(ung
miturz communes ab indíniduis condi- fun&r. Igitur ad (ümmum indiuidu a
erunt terminus proximus iftius pcaedica- bilis, nonautem adz quatus fed
(ubijéi- bile ade juatum erit Lr een; €um quo accidens contingeaté nexionem ,
huc illud (i: genus, fiue fpe- cies, (iue indiuiduam , hzc .n. differentia fab;
jcibilium meré materialiter fe habet quoad modam przdicandi , quem acci- dés
exercet reípectuillorü;vadé Porph cap. vk. etiam dixit accidens praditará —.-
dc pluribus fpecic diffetécibus ,per quod fignificat fe in qainto pradicabili
agno- uiffe non tantom vniueríale fpecificum- » fcd piani: ers) afi 109
Quueres, an Acci nac tn fic n: itr vites, oncius t difp.9. Log.n. 9. confzqué
tcr ad dits ab codem dip. nae Mine probat, quia accidens (eparabile miturati-
tec, vt vedo refpectu muri, X accidens patabile naturaliter, vt 0127edo refi ^
&u córut , drilinguantor in pczedicabili- tate plu quam duo accidentia
feparabilias ergo di ferunt fpecie in prardicabilitate e Tum quia proprium eft
przdicabile di- f'inctz (peciei abaccidéce cómuni quimi przdicabilis eo;quia przdicatur
per mo- drm alicuins neccfísario cóucaremis- fais infcriotibus , accidens veró
prardicasur per modum contingenter conueaientis ; erge illad accidens quod
prardicator pet modum ità conucnienus conanzentcr,vt vequeat uaiuraliter
fepararr & iud gp pes 2 ,w» d grzdicatur per modum ità cont inzenter
«onuenientis , vt poffit naturaliter fepa- fari, erant diftinctz "eee .
Tam dein- à, quia accidentia infeparabilia emanát aliquo modo à (ubicctis fuis,
& connatu- raliter exigantur ab ipfis, alia veró acci- dentia feparabilia
non ità emanant, nec ità connaturáliter exiguntur , ergo alio modo conueniunt
fübicctis, & confequé- ter diuer(o modo funt przdicabilia dc ip- fis. Ceterum
conícquenter ad di&a (au perius di(p.4.q.6. n.108. & difp. $.q. 1. art. 4. n. 8. oppofitum tenendum
elt cum Do&orc q.9. Vniuerf. vbi docet quinque fpccics Vnucr(, à Porphyrio
a(fignatas effe inimas; & hocpra'(ertim de acciden- te alicrendum ett ,
quia fiué fit (eparabi- le,liué in(eparabile, femper tamen fubie- €&to
contingenter vnitur , neq; ad cius cf- fentiam vlio modo fpe&tat nec in
primo; pec in fecundo modo dicendi per fe; pa. fum vcró refert ; quod accidens
fübie&to vniatür feparabiliter ; vel infeparabiliter, quia non omnes modi
variant per fe ra- tioncm przdicabilis; alioquin aimis mul- tiplicarentut
fpecies praedicabilium , fed illi tantüm cflentialiter, & accidentaliter fe
habere , per modum quid, ve! qualis , sicce(iarió, & contingenter. Cont.
quia ficut modus concludendi contingenter , vc! neceflarió variat eflencialiter
ipeciem fyilogifmi , quando enim conclud:tor ex principijs necetfarijs
conftituitur fyllo- gifmus demonfítraciuus, qnando veró có- €luditur ex
contingentibus fit fyllo gifs probabilis, qui fpecie d:fferunt ; hic in.2
propofito modi pradicandi ncceffarió , & conungenter funt modi. praedicandi
c(Tcntialicer diftin&i , quia contingens, & ncec(idariom e(fentialiter
opponuntur ; bac autem ratio non zqué militat de modis przdicandi
feparabiliter, & infe- parabiliier , quia infeparabilicas accideg- tisà
(ubic&to infcrt folam neceffitatem phylicam, & natutalcm connexionis
cius €um (ubiecto , non vcré mctaphyficam , vel logicam, qua fola conftiiuit
modum pra dicandi ncceffarió eilentialiter diitin €turm à modo przdécandi
contingeuccr. Conf. adhac; & amplius declavatir, quia fiué accidenstit
Ícpa. abile, Gué infcpata- bile pawraliter à (ubicctotcmper vnitus contingenter
€um eo , vt cótingentia ex- cludit oeceffita em metaphylicam, & lo«
gicam,vnde fcparabilitas,& infeparabili- tas accidents infert (olum
maiorem, vel minorein contingentiam oppofitam nc« ce(Titati logicz, &
metaphyüca,fed ma- gis, & mtinusintrà candcm lincam non yariant
(peciem;ergo &e, Hinc facilé occurritür rationibus Pó- cij in oppoitum
addu&is. Ad 1. dicendü illam diuer(itatem ptzed'candi feparabie liter ,
& in(cparabiliter non etfenifi ace cidentalemn , nec illum modum arguendí
femper teaere j non enim valet arguere , maículus & foemina di ftinguuntar
plus y q duo mafculi;ergo dittinguütur fpecie y linea palmaris, &
bipalmaris di t iguütue plusq duc linee palmares inter fc,ergo di ftinguütur
fpecie , quia talis diuerfitas eft folü accidétalis intrà eandé fpecié effen-
tialem . Ad a.negatur paritas ob rationes allatas, nam ficut ex diuerfitate
matcrim contingentis ; vel neceflariz re(ultat dif- ferentia effentialis in
fyllogifmo ex bacs velilla conftituto , ità ex diuerfitate eiuf dem materiz
refaltare poteft differentia ctfentialis in predicabili , quod conftitui tur cx
predicato conuenicnte fübiccto contingenter,vel neceffario ; non autem
conueniente lubiecto magis, vcl minus contingenter, quia magis , vel minus non
variant fpeciem; ficut à pari,fi fierét duo fyl'ogifmi , quorü vnus con(laret
ex pro« pofitionibus contingentibüós , in quibus rzdicatum €onuemret
fübie&to fepara- iliter etià naturaliter,alter veto ex pro« potitionibus
contingentibus ,in quibus praedicatum conucniret fabiecto feparae biliter (ohàm
fupernatucahiter, noo fpecie inter (e d:flerrent , fcd adhuc ambo effent
fyllogifmi probabiles, & eiufdem fpecieis folüm ex aliqua conditione
aecidentalá diffcrentes, Ad 3. licet accidentia infepas rabilia manent aliquo
modo à fübiclis fu s, & connaturaliter exigantur ab eis €a tamen exigentia
talisnon cfl, vt infe* rat cce (litfftem cónexionis cum eis mee t phy(icam&
logicam; qua fola copftie wi modum pradicandi neceffarió etlene taliter.
diftinétum :à modo pradicandi contingenter, (ed (olim infert maiorem» vcl
aninorem contingenuam; & -— illa ie- Q.V Quibus competat couiuer[alitas
accidemite/AMfrt.1. $17 " | is Ed aripoteratytm quo
tata rerum dierfitas ad decé capita eu [uprema gez 4 $18 ^ Difp.
DeVuiurfallbusimpani, ^50 alictas conueniendi fubieétis, &praidi- ma fed
quia alia opinio interScotiflag — candi de ipfis cít (olüim accidedtalis,non'
ell commuhiory & Do&ori conformior, - vcro c(fentialis ; Verum ett 2
nobnullis:. ilir libenter acquicfcimus ,. & pra(erumScouftis oppolitum
teneri quod: aimi» — quia pro' oppolita fententia: conuincens; rum fpecics
vniuerfaliuay non int infi- — ratio non apparct, [4 DISPVTATIO SEXT A2 Peur d
MM ELi. c mv ARRA ARCET S. De Pradicameéntis in Communi, ese
c/dstepradicamemis: wzsn, Rift. fue Teripatbeticd dotlriri& ab hoc libro de
Predicamen- po tisfeude decem catbegorijs infcriptó [umpfit exordium:in quar wu
de Tradicamentisegitynom quidem mateyialiter acceptis , " fRabflvatlo ,
quomodo dicunt res in. predicameito reponi- " WA biles vt fic a. ad
Metapb- [peGant y fed forinaliter fimptis y A, o fenju fignificantves vt
ordimatas ad inpitémyO" connexas. aed Jecundnm debitum [ubieClionem,cz
pradicationem fiut coor-. dinatioxes illas ili vatione predicabilisy C
fubijcibilis y Cr wt fic quid rationij* dicunty.jzrelatiohes ordinis inte
fuperioray C imferiora,pradicationes umquam uis babeant futdamentum in rcbus y
formaliter tamen fiunt ab intelletdu ; in bot Quo 2 fenfu pevtment ad Logicum
yvt docet Scotis q.2. pradicaih.mam Lo timu- en
coordinare naturas iores, Qr irfertores,vt ciamus, quid rit? de aliquó
affirmare ju ussvel uegare. Tum qtia libér sflé valde confert ad tritt opera- ;
r3 Y gromum intelle&ias divcitionem yeteuiim ne. prónti[cug itelletius ves
apprebende-- Tetyad rità affirmandnyvel negandiy C ad re? dif currendum
,nilvtiluus tra&batu/— Yd fénocaturgnatmr& comumores [ipra, imiuus
commpnites infra collocantur ,Q* idem [cicutes re&? indicares [cimus
confequerite? ve clé deducerescr uferre- .,, Iti boc tra£latn vr dé [nbictTo
non agitur de votibus y velde vebus y vt notat Do» 9 q1pra dicam. [ed de aliquo
intentionaliyqmia fubieésl «nd per fea Word T8 aliqua parte. [cientia debet
babere attributionem ad totale, ad&quátuth uod in Logica .Arifl.efl quid
ini£ntionalé y non reale ex diclis q. Prodn. Et. Quamuis popa votibussetl rcbus
cohucniuti jexplicauerit griflenom vrgetyqiua de illis egit, vt fuat [;
gnificat iut intentionum; de ifli$ vt fundamenta inteniionma ,inz terdum m. expe
reri denominatarum natkrata iDuefligare vt inxtá etus exis gehtiam.prdicationes
exerceantur « Hoc y eróintentionale non efl. »yuimer[ale ovs dimabile in.
gentresmets ihodn$ pradicardisquia ordiriabilitasgquee cfl pajjioycons
&eénit allsspuid indiuiduisy CF fubicibilUns, qua ptr 7 ordinasur in prd:
c.unéta W $c0.34d/2 1. B« (9 3:d,3-4-4. D-&7 bic per Je. con(i Vantur,cum
de ip[is demos teh paffionesyvt dc prima fubfl antia fignificare boc aliquid
,no.e(fen jubiecto, nec dici de fubietto- Erit igitur [ubte(lum bi c
pradicamemiu in communiyvr dicit ratiotié qtandamisqua aliqua ordinantur fc
cünda [ubijci, C7 pradicari 5 Yatio eft y guia pra[vpponituy quid; C7 quiaydum
bic liber de pr&ducaman[cribiturydemü[lran iur pa[fiones de ip[oyiam vt aif
Scot.cit, cr 4.7. niu quando aliquod [ubiectum. Mari hito faihousdufdr de fuis
inferioribus demáftrentuy non primós,co.n. ipfo de [ubietto tà communi primó
demonftrahtuvsnec cómiltuu error $ quia non Bias ftat etica, de ad Quatis
[übictiiss G^ tandem omnia blc có »€ ita (ul»ratione pr&dicabdis C:
fubyciends traduntur; qua. eld predicamcnti- 4530, (im: gratiam ipfuss yel vt
partes fubicéliua 4 vt pradicamenta y. vc vt ed Om E) po , 2 r. AHt€- 4- 4 P] L
^ oQudflio T. Quot fiut Peedicameuta,.. epadicemeniun Q pofipradicamenta. H H
ipeteffavia ad ipfius intelligentiam, vt ant er intres partes pri ond $19
uiditur tratbatus ifley pruma vocatur -Quapro, bi xe Camentis, 1 4 va de
quibu|dam agitur ,nece[Jarijs ad collocationem, e ordinationem verum in
predicamentis pertinentibus, P talia fuat tres definitio- mnes,
wniuocorum,^[-aquinocorum , C denominatiuorum ,du£ diuifiones, & dua ve-
guia. Secunda pars dicitur de IPradicameniis,que decem. enumerantur . Tertia de
fPoflpridicamenis, q«g funt modi quidamyZ7 vel adomnia , vel adaliqua pradi-
samenta copjequumnimr, Hc Difputatto correfpondet prime parti 4. C7 quia de MW
ninocis, A CQuinocis «P Denominatiuis [auis pidimus difp.2..q-4-$« C" 6.
fol. dic de y», qu dicameuto reponuntur y agemus . QVESTIO I "eb ; Quot
[imt Predicamenta . A. Radicamentü, vt.ex pre- fatione di(p. conftat , cit
quoddam -aciificio(um opus ab incellectuforma [2 | FEAR iu, & conflru&ü
cx ;na- «uris reràm in cerra, & determipara (crie - &olicétarum fecundi
dipoliioné fupe- rior fubugcibilitatis cum funda: mcuto 1n re , im quo arcif
cio velucfonda- anentum toris ficuctuug func indiuidua, fpecies fpecial ffin;a
deindc gencra . fübaltecna, fi adlunt (non an. efl de ratio-- mne przdicamenti
, quod.dcnurcalia;gcnotatSco;:d.8.93.0.)tandem«ftgcnusgencraliffimum,quodtan«juamtecta,ifapremumfebabetiniilare«;ramcolle&ionev:n.1là(upra(etanquágenusrefjiciat;luncoriturquetlioquotfincbu:atmodiprzdicamenta,inquibustanquamjndeteraánatismanionibusrcs'"Vniuerlicollocant.r,&habitant.FlatoinSoph:ftayeum
pofuit. jtzdi- €amentum f. c5; Xcoocratcs & Anaro- nicus duo, (ubttantiam
,& accidens ; alij tt: ffatucront iubftanniam Creatam,.ub | flaniam
incccatams& accidens, vcl (c ü- duin alios fubtiarg am , accidens abtolu-
tum, & accidens rclaiiuum , alij qua uor €lie dis erant; fübftanuao , quonticatem
H Quahtazea, & rclatiopem , coe cra ver IDpropté dici pra dicaméta, ciatur
Fof. $ Mer«.7.4.8.icct.4- Ammon. predi- Cimn,c.de arts 1
auctus dilp. 1. M ct. €- 27* & dip. c.13. AL j quinque 1. cticntá » ide
nyaltccaasttatnn, & mom, ta quie Hun Plavonici Alij (c& enuincra:
lubitá- & ad. ip[a Tredicamenta in Conmuni, Gr regaiis corum, qua in
Tr&- tiam,quaptitatemqualitatem, télatiené, vbi & «uid action: &
patfion cómüne ; quibus ab) addant.Q uando.Fcrchius vc- tig. 7. cenumctat octo.
P'eripathetici ad- jungut $uü, & habitum contiituétcs na- imccuum denarium:
quem numerum cx- cedunt. al; ob entia rationiswndecimum praedicamcntum.con
(Litaentia,ita quani - iplures ex vofiris, vt vidimus difj,3 ..q.7. ad 3.
Quidam dicunt accidentalia prz - dicamcnta e(lc decem, & odto;nouem cx
teroiinis abi radtis& nonem ex terminis «oncret;squ bus daniur intelligi
termina .connotuau J'ihagorici tandem viginti a(- Áignaurnt, doccbant n. duas
e(fe coordi- nàtioncs. rerum, «pam determinatorum s, Andeterminarogü alteram,
& in vnaquaq; Alkarum pogcbant decem quali principias an prima fioitu S
par,vnum, dcxuti mae (culum quic[ccns,ccétum,lu:ncn, bond y & quadracum ;
in fccunda infinitum ,im- parmulzcud.nem,inittrum, (geminam , anotumyobliquum,
tenebram, malum T aliera parte longius ; qua; ad deceui capis t4 rduccbant
atbanando ynicuiquc dno oppofita, vt pary& pat, Kc. * .€ numcro 1gi ur pta
dicamcntorum 4i niter vtamur nümero d«nàco ab Ati«- Angcns tuit controucríia,
Aaab AU. flor. affign«to cu us ramen primus Inu&- 4or dicii A^ichitas
Tarcpunus Puhago- fICUS, OubC$ Lanicn in hoc conucmont 4p numcrus iftc depar;us
cfi. caci reione Ot édi 10 potcft wecmonct $ o.q.1; re dicam dc quo fuse Suatcz
tip. ; 9. ^ ct. feét.2. X Amic,uacliS aub. 5. mà vbicunqs Doctor loquicut dc
iov oiumce- ro inquit rccprendai cuc non ob laua &fficaccin ratioucu
(juicquid dica Bu ] Icol, $20 $c0l.1.d. 30. I. p. art. 3.prop. 6.) (ed pro-
pier E hilefophorum veterum auchorita- tcm; tum quia jam inoleuir ;n Scholis,
& ' euahit f:imofa d:uifto, ità quol. 1 1. att.4. & 4.d.15 quaft, 1.C.
fecutus Auihorem fex princip. diccntem , nos iflius numeri denarij pig dicam.
habcre fidem , non fcientiam, & ideo (pé fepius dubitat Lo &or de ifla
díuifione, vt loc.cit. & in 4. d.10.q.1. K & $. Met. j & 6, &
in cón. $. Mct.tex. 1 3.& alibi; idcm h«bet Mayr. paffu 8. fuper prz dicam.
1 3 Dicendum;in vno fenfu vnum dom- taxat prz dicamentum debet conflitur, in
alio féníi plura, vcl pauciora ad lib tum ; ad maiorcm tamcn commoditatem &
fa ciltorcm captüm con muntter con (titu&- tur dcccn. genera. Et quamus hoc
affer "tum apud antiques $cola(i cos non :nue "Wiatur.vt poré quibus
piaculum eidcbátur in Fhilofcph'a m gare illa decem c(le cm nino pr ma ,&
luyrema genera , & aliud Bees admüterc fupra ilia , modó tamen 'Recentiorib.paffi
m recipitor, ita Hurt, "Arrisg.& Quuted. in Metaph. Auerfa in Log.q.
16.(c&. 1. Poncius d fp. 11. Log. q.1. & alij paffim. Conclutio tres
ho»bec paries, prcbatur,& explicatur tmul; Ge- mus generalifbmum poteft
dupl.citci iu- «iy Prim ó in cigore, prout cft ;l.e gradus füpren us, &
cómunitfimus , qui non hi. bet al uii füperiorem habentem rauoné generis ,quo
fenfu de eo locutus cft Por- ph- & Doctor 1.4.8.9. O
alio modo e, gradu generico nó tm liciter,& ab- uté fuprem.o; [cd «n quid,
& in ;liquo €crto ordine , quo tcntu vidctur locucus Scotus 4 d.19 cit.
defammuus decen gene . Kibus vbi ca vocat decem fuprema gcne- £2,non nbsp cra
ncqueat gradus ad huc genericus illi faperior (ed quia ad ca tinquam ad (aprcmá
capita 10. diuerius coordinationibus reduci. potiunt omnia » & lufficicnter
cuacuant toiim €n$ crea- tum, imm;ó in hoc tenía eiiam locutus vi- detur ip(e
Aci (t. c.vltantep. dum omnia ait effe; aet lubftantiam; aut itacem &c. nec
ilta app.liaun gc- nera (impl;citer íencrali rase 'Si gencraliflii'um: primo
modo (uina tur , tic non qii. vnum fopremü ge- Difp. VI. De "Pradicamentis
in Commun X nus ftatui poteft , & confcquenter vmm dicamentutn , cu'us
iftud tit apex , id aüt c(Ic nequit ens tranfcendenter (um- ptum cómune
Deo;& creaturis, cx di&ig difp. praeced. q. 1. art. 2. «nde non rect
Auerfa q. 16. (eót.2. hoc purat probabile; & (equur Ponc uscic.n. 13.
coouca quem plura vide diíp.2. Met. an. (3 2. fed itla fupreri.um genus erit
ens Bnitum, ^e vcluti genus Dim phciter fumaum dcícene det poltea in decem genera
, veuridecás dum quid luprema,vt claré docuit Scotug cit. 1. di&.q 3. N.
ibi cn. non oblcui có. ftituit ens iniu m genus füpreo d ad de- €cm genera, vel
potus in eà d.tcéndat or dinc uodam .f, tnfubítaniam , & accie dens, &
(ic de nceps tobft;aria iacorpo- tcam, & in incorporcam ,accidens ii abe
tolutum,& refpcétiuu,hoc in intrinf-cus, & cxtrinlecus adaen ens ,
&c. lic euam habcc quol. cin fioc , Tü quiasdeo Scot; cii. excludi rac oné
gencris ab ente, quia non cfi conceptus luoatus , ícd indiffe, reos ad
fiaicum,& infinium, ecgo cá cóe ceptus ens finiti de fc ffi limqatus, nuls
là ecu ratio,cor genus non dicatar. Tua Tum — 4 quia Scous7.Met,q.1.ai,quàd
liinhate —— i | rentia accident s c(let de eientia 3píius s quantitas, qualitas
, & relatio non forent generali(fima , quia cum inharrencia vi» deaur
eiutdem rationis in oun bus, ac- € dcncbus, potetit abit rahi «nus conce- ptus
cómunis dictus in quid de tpfis , qui eiiec .nfcriorconceptu entis, X (fuperior
cis, oninis autem talis ( ait iple) ctt «o.c ptus generis : quz. ratio magis
videtur conctudere dc concexu enus niin refpe &u decem gencrum , quia
dicicur de ei in quid, & ett inferior concejuu entis, 4. Dices,non elf
penus , quia non eft vniuocum-(ed analogü , cum perfccté nà ptetcindat à differ.
nij»; Sed hoc tà ££ improbatum dil p.2.q. 5. art, 2, & 3. voi cum analogia
tl arc-vn.uoCde tionem, &- dicere conceptum à dilferens tjs ptecitam.
Dices, ideo cns finiü 00a cie genus , quia non importat ccalitatés fed
conceptums vei t hancfgaificasnom.ertperfepoteacialis,&pecaittecentiagconitahibilus,fedpermodsinccinfecos,adquosnoncfi.veré.potenualisscumutcadcmTwo»AL.|ELolaSdwQuaflioI.QuotfinPredicamema..eadcmcumillis;acproindenoneftvefacontra&tio;infimnrevidentacaliquScotiftz,vtAn&AnJ.f.
Met. 4.7. Faber Theor.q.7.& 7. Met. difp. ? c. 1. & dilp. 1.c.1. Hoc
tamem e(t omnino vo luntarié di&tum,quia renétur adhac otté dere,cur hic
conceptus finicus, & limita- tus non poffit dicere realiratein veré po--
t&ríalem per differentias contrahibilem , €ó vel maxime, quód fubftantia ;
& acci. dens effcacialiter ditferunt iater fe, & e(- fentialiter in
ente finito conueniunt, er- | non fitens finitum inditferens ,&
creaturis,nihil videcur obítire cur non fit genus . Si dicatur obflare, ne
decem genera in aliqua realitate per diffe rentiam contrahibili conueniant.
quiddi- tatiué , ac pro:nde nec. amplius ünt pri- mó diuerfa , nec genera
generali(Tima, iam petitur principium;hoc.n- coatendi- mus mod5,illa decem
genera non effe pri rno diuerfa. Si dicatur , conceprum im- mediaté abítrahibilem
à decem generi- bus effe conceptum entstran(cendentis, vnde ens finitum primó ,
ac immediate decem genera ign ficet.. Exploduucfa- Cilliim& , quia
conceptus encis finiti. eft diftin&us à conceptu (ub(tantic quanti- tatis ,
&c. crgo eft ab eisimmediaté ab- ftrahibilis: nobi(cum fentit Bargius 1. d,
$ q. 7. a(fignans definitionem modi in- trinfcci vbi citat Canon. (ed de hoc vide rurfus di(p. 1. Mer. 3. 6-art.2.3 n.
165. && indé vbi hoc ex proteíso probatur . $ Sec&ádo quod (umédo
genus genera- lifimum in fccundo fenfu , poffit duo, vcl plura affignari
praedicamenta |, prob. quia posent primo conftitui duo , ncm- (ubttantia,&
accidensy.uia eps finitü mmed até diuiditar in (übttantia, & ac- cidens ,
uod alteri inharere nacum ít: . Vbi pet accidens non intelligimus efsc im, feu
inhirentiam actualem accidentis; vt explicat P. Fabcr in Mer.cir.vt fic.n.dicit
éloechum qnendam informationis ab ac «idente ab(oluco realiter diftinctum,ted
imclligumus eus illud , quod immediate à fübitantia diftinguitac, & 5m xao
cete- Tà ptdicamenta conueniunt e(sentiali- tcr, maiorem .m conucnienuam habet
el. fcn tia quancitacis cuun e[senca qualitatis, . ege. $i! vel relationis ,
quamcum (üb(tantia , qui gradus circumícribitur. per apticudimalé inhzrétciam
Et cercé gidiculume(t, quod aíserunt Ant. And. & Faber eit, diuifio- nem
caus finiti in(ubftaniam , & acci- dens non eíse priorem diuilione eiu(dem
in decem genera , (ed eíse omainó eandé breuius explicatam , quia (ub accidente
Dove reliqua nouem pradicamen ta, Nam quam vnitatem , & communis tatem
babet (ub(tantia cefpecri (ubitane tiarum,pacircr habet accidés re(pe&u ace
€iden. ium: nulla.n. di( paritas pote(t a(fi- gnari,ergo (i ens finicum non
immediaté deícendit in fübttanuiam corpoream , & iniacorporcam, fed 1o
fubftantiam vtri com nunem;nec etiam immediaté deíc det in abfolutuin accidens
, & ;refpe&is — uum ; fed inaccidens vtriq; commune .: quacc fi
fubftantia habet rationem gene* r1$ , ctiam accidens in ferie accidearium
rationcm generis (upremi. 6 Deindc ficut accidés in comuni ynà M dc —
accidentibus ta olutis,quam r uis , ita aci rta, vniuocé dicetur de Mm
ab(olatis, & refpe&tiuum de ce(pe&tiais. & ità tria tantum
fuprema genera tui pofsencíub(tantiayaccidens abíoluty - & accidens refpectiuun
.. Rurfus quia e quim vaitatem ,& commanitacemyatqs adco genericam
vniuer(alitaté habet. re» fpectus intrinfecus adueniens ad omnes huius generis
refpcctus, pariter habet re fpe&us extrinfecus adueniens
adomnescia(demgenerisrefpectus;hacrónequa»tuorpollentconftituipraedicamenta,&iocisquatuorgencra(uprema,fübítàciasaccideasabo'utá,refpectusintrinfecusadueniens,&ce(pcóusexceinfecusadaenicos;queetfeac(umma,lupremasquastenusconumíTiimaforent.oimn.buscon*teacis(ubiuapeculiari(ericsXcoordinaetione;at;itadilarando,vclrücinqeddcOcepr.isinentisaugetipoccib,vclmiprcedicamenoramnaacrusadlibram,Diccs,accidensab(olutamaon.poffeconfttuigenus,numctkcommunequanetitatq4xconlequitacmateriam,
X qua litau, qua formam tafequitur, hiac.| ficut TRaccriz , & focinx noa
commuac l Tt gcauss $2; penus,pariformiter nec quátitati,& qua- itati. Tum
quia abfolntum folum dicit ncgatiorem relationis, quz cóucnit quà» titati ,
& qualitati ex proprijs rationibus formalibus , non propter rationem pofi-
tiuam vtriq; communem , ficut negatio Ieconis conuenit homini, & equo per
pro prias differentias, non per quid commu- ne pofitiuum; cum ergo negatio non
pof- fit c(fet genus ad entia pofitiua , non po- terit rcété accidens abíolutam
dici ge- nus, & conícquenter nec relatio . 7
Scd primum nó valet; tum quia ma- teria, & forma babent proprium genus
commune vt dicemus;tum quia acci tia illa confeqoantur totum compofitum ex
di&is in Phy(.dif, 3-9. 1.tüm quia ma- is differunt in ordine ad principta
quali- tcs naturales , & fapernaturalcs , quàm nera & qualitas ,
natusa'es .n. cau- ntur ab ente creato, fupernataralcs im- mediate à Deo,
Densautenr ,& crcatura magisdiftingwontur inter (equàm matc- Sia, &
forma ; & tamcn non ob id'fequi- itür qualitatem naturalem , &
fupernatu- ralem non habere commune genus, ergo meq;ex hoc capite dencgandum
erit quá- titaci, & qualitati, Nec tccundum aliquid prodeft , mam abíolurum
non dicit fim- plicem negationem refpcétus, fed quen. dam modum
pofiriuü-eficrdi ad'fe, quis Cohn am explicetur , ficut vnitas tur per
negationcm,reuera tamcn. €ft qmd politiuumi; imé poflct cx oppo- fio quis
dicere e(fe ad aliud cflc quid nc- gatiunm , quatenus habet annexam ncga-
"tionem c fTend?sd fe , (ed dc hoc in Met. .. Tandem hoc iptum prob. cx
(ufficien- tijs, quibus aduerfarij hunc numeram co- nentur oftendcte, ouncs.m.
fufficicntiz dnpliciver peccant , vt aduertit $cotus 5. Met. q.6 primà.n.
oftendunt oppofitum pte pobiti,nam fi hzc decem: a cient firjrema in
rigorcydeberet cns immedia té inilia diuidi , & non pern uhas diui fioncs
fubordmatas, co .n. iplo qued cns finiiom in duo tantum ü.c«mbra. primó
diu:diuut, & vtrumq; deindc in aka,daiur intelhgi intcr ens. finitum, &
ifta genera Difp.V1. De Pradicámentis in Communi - fionem illam fic pra
cisé,& non aliter fie- ri debere , ergo voluntaria eft hzc diai- fio, non
necetfaria- $ Tertio quod numerus ifte denarius. fit congruus, rationabilis,
commodus, &c vtilis, atq; ideó retinendus , prob. Tam: quia denarius
numerus vniucrfalitaté (i- gnificat,quarc inquit Hurt, congrué vai- ueríitas
rerü ad dccem capita reducitur Tum quia omnia membra fimul (umpta adaquanr
totum diui(umyJ.(. ens prz dica" mentales& finitum , & quia longe
maior eft copia , & diuerfitasaccidentium, quà: (übftantiarum , vnde im
vnica (ubftancia (apius inueniuntur omnia illaaccidétiay quz varia con(tituunr
pradicamenta. o y. hinc optima ratione fa&um.ef vt [ub-- ftanriajynum
dumtaxat conflitueret prz. dicamencum, accidens ver per plura di»
ftribueretur,ne canta accidentiuar varie- tas pareret confutionem ,. Tum quia
eft valde virilis, & accomodata captu cuiu(-. cun ; & qua(i
fenübusobuia. , quia de- ducla cít ex varijs interrogauonibus;que communiter
fieri folent, vt Aritt, docuit $. Metaph. 1 4- cuicung; enim harum pet:
fpecialem fatisfic. pr dicationem; quare fingulis interrogationibus. fingula: cor:
refpondcbuor piadicationes,& cófe.jué- ter fingula prz dicamenta - De
indiuiduo itaq; fubftantiali;, vel quzriturquid fit z & reípodctur,quód cft
homo, & fic prz- dicamenium fubflanua 5 vel quarituc quale it, & ref.
efle calidum,album , & habetur prz dicamemum. qualitatis : vef quaricary
quantum fit : & reíp.latumy,om. gumy& cft przdicamenram quantitatis z
vcl quzcicur,quid reípiciat «& rfj. fiti, fi efl parec y eruum;fi clt
dominus, & ha- betur pra dicamentüiclacionis : velqua- ritur, quid-agat :
vcl quid pariaturz& refp, peraétioncs fcribic , vcl loquitur , vel per
paffioncs,calcfit vapulat, & funt przdi- camcermta actions, & paff
onis; vel quzri- türsvoi fitz& refp.n foro, inle&o, & ba- betur prz
dicamcntem vbi: vcl quaitur y uomodo ht in co loco : & scfp.per itü at
fedet; vcl quaerite quado hir, & reíg. heri , hodic; & habetur
prad:cau.encum mediae plurcs comceptus gencucos, Quuando;vcl tandem
«uar:iir,quomodó Yeceant fccundo quia. non ptobant /dim- 4c habeas: & rel
p. hoc , vel illos odo fe hibe- enqQuafl. T. Quot fint Pradicamewa. * Wiabete ,
& eft priedicamentum habitus . 'icque aliqua alia interrogatio fieri pote-
tit, que ad vnam iltarum non reducatur, Tandem patet.gp rationabilis hzc di-
uifio affigna tcimqtancitatemy&c. quam per illos ter. minos Platonicorum
vcl Pythagoreorü , hi namq, potius per quafdam paíTiones 'conflituant
przdicameéta ,vt funt motus , ftatus, idem, alterum, par, & impar, &c.
s& tamen. przdicamenta ex generibus, & fpecicbus debent conftrui. 9 Sed
cotra 1. 'Concl. partem, & z.ar- guitur oftendendo decem effe füprcma
*genera generaliffima in rigore, & confe- uenter decem inrigore
przdicamenta . ü quia Arift. 10, Met. 12.& 5. Met. t2. vocat decem illa
genera primó diuerfa , ideft in nulla realitate geaerica conue- nientia, quod
dictum valde familiare cft apud Focmaliftas, & affertur à Sco.a.d. 34 D.
qua ratione m 4 «d.1 ; qi. €. veretur concedere rationem vnam com- munem
quiddiratiué omnibas refpetti- bbus. Tum z.quia 12.Mer.19.& 28. do- €et
Ari(tot. principia «erum .i, naturas Przdicamentorum non effe cadein (cd
diaerfayS& dumtax:t ali.jno modo.i, ana- gicé eadem . Tum 3. t. Pott. 108.
ait propofrtionem 5::n qua vnum gencralit- 1imum negatur de alio , efTe
imimediatà , vt hzc ,(ubflamtia non e(l quantitas,quia fon datur praedicatum
faperius, quod de vno dicatut, & nondzalio. Tum 4.8. Mceth.16. docet
,ens,cum diuiditur in de- Cem genera , non cfle genus , ideoq; non efic
ponendum 1n de&nitionibus ,qua cx "genere, & differentiacóflaut:
& 5; Met. 16.ait non effe genus , quia in d. fferen'ijs incladitur, quod
generi repugnat . Tum $. in antepradic c.4. diftinguit genera» in
fubalterna,& nó lubaltetna, per prima intelligens, quorum vnum continetur
(ub alio , vel fubtertio illis füpetiori & fübdit animal , & fcientiam
non eflc fubalterna,quia nec continetur vnum fub alio,ncc ambo füb tertio; fed
fi cns finitü ctict gcnus ad illa decem ; iam ilia omnia poticnt dici genera
fuübalterna in 2.fenfu. , 10 Refp.ad 1. locumiliü cffe prono- bis,quia in illis
locis docet afiac(fediucre tur per fubitantiam, qualita- n $23 fa,& alia
differétia, diuctfa vocat, qua in nulla realitaté couenunudiffercnua;q «o in
aliqua conueniunt .aut generica , aut fpecifica, & inter ditfcrétia numerat
do- «cm genera, crgo (ecundumiplumin a4- qua communi realitate conueniunt ;
& dum dixit genere diffe , noluit ob id negare »quin in aliquo fupcrioti
genere «onucnircent , ad difcrimen diuer(orum quz prz mifecat , (ed
(olumiatinuare vo luit ,q» non tanum (pecilicis diffetenrijg differunt,fed
etiani gencricis , € his quie dem (ccundum quid fupremis: &, in hoc -
Len(ulocuti fant Formalitte , dum ca vo- càt primó diuct(a, & Scotus in a.
cit. qui vercbatur concedere rationcm rcípe&tus «ómunem omnibus qui
1ditatiu£ nc con- tradicerét authoritatibus Philoforhorü , vt ibi (e explicat ,
non veró;quin oppofj- «um ratiofuadcat ; & quidem in 2. d. tq.
*$.P.inquirquàd pra fertim loquendo.de «el jeétiuis , negari poteft, quód lint.
pri- aró diuerfa .. Ad 2.per principiarcrü ibi Ariit, non incclligit ellentias
rcrum , fed poncipia phytica,.f. materiam, formam; & priuationem , quz
dixit effe eadé ana- logicé i. proportione in omn:bus prae- dicaméts. Ad
3.vocauit propolfitionem illam immediatam, fi omniailla deccia ita fümantur ,
vt immediate fubftent enti finito, fic .n. quia in illo gradu fupcriori Omnia
coucniunt;nonm porerit per illud cà- quam per mediü vaumf'ab alio diftingui :
vetó illa decem nóita fumcrenrur , (cd fubordinaté, itavt ens finixum prin;ó
dc- (cendat infubflantiam ,& accidés, poftca in accidens ab(olutum, &
refpectiuu c. hoc certé modo illa propofitio 1mmedia ta non císet , probari .n.
poffet per fubftantia non cft accidens, Ad 4.it. illis locis loquicur Arift.de
ente traniceae denti; quia ctiam ibi loquitar de vbo,qua eft adzquata pafhio
«nus zaliter fumpti s 4p coccáimus non ctic i áccediry quod in 2. loco folü
di(puraré diticrim ncc al;quid afiertlué ponit, vt notat Do- &or (luper
illom 4ex.-& cim d.3.q.3«IN. - j. icíp. te vera polle dici fübalterna
Arilt.autéibi negat animali , & (cienciag fuba!ternationem illam , quam
concedit ijs , que in eadem c pia d. camentali S&Tt oa .con- T A mo RF, rv
24 continentur , hzc autem fübalternari. di- ambo fub tertio ,«p ett
determinatü ge- nus in illa coordinatione , quo fenfu ani- mal,& (cientia
(ubaltepáari nequeupt, cü in diuerfis coordinationibus reperiantur, 11 Sccundo
arguitur , quod non (inr decem. Tum quia $. Met. 14.0&o tantum enumceraz
Arift. omitrens ficum , & habi- tum; quód non debemus afferere, tecille
breuitatss caufa , vt reí(pondet Commen. nam ait I o&or ibi,&
$.Met.q.5. quena prolixitss fuiflet addere. dumtaxat duo vcrba, Gitum,&
habitum;vel vnum, .(.his fimilia, vt fecit 1.Eth. c.6. vbi (ex tantum
enumeratis adiecit e bis fimilia , vt coe- tera comprehenderct. Tum 2.fi actio
, & pallio duo prima genera conttituunt, cr- go Gmil:ter vbi actiuum, &
vbi pafiuü , fitus aCtiuus , & fitus paffiuus. Tum 3. ando non dicit al
quid reale , vt dice- mus diíp.8.q.vlt. fed denominationé cx- trinfccam,ergo
plura przdicamenta,quia in infinitum tales denominationes multi- Lag ; peur cx
a&tibus vitalibus. um 4.multz po(funt fieri interrogatio- ncs de indiuiduo
(übftantiz ad genus mo £5 pertinentes , vt elfe Regem, Dodtoré, bonum, malam,
&c. quibus nequit fieri fatis pcr predicationes horum generum, nam entia
moralia in nulio horum conu- nentur; idé dicendum de ent.bus rationis. Tum 5.
6icutà caufalitatibus cau(ai'um &fficientis,& materialis (umuntur duo
ge nera aCtionás .(. & paflionis, ita duo alia affignari debent à
cau(alitatibus caufa fornnalis,& t nalis defumpta . Tü 6. quia f£nótus,
& cetera pofljrzdicamenia habéc aliquam entis rationem , ergo dcbent ha-
're propriam coordipationem, & malta aliarcperiontur ad i(ta przdicamcnta
no zeducibilia,vt modi intcipfeci, pafflioncs, entia artificialia,&
timilia. Tandem yrz- dicabiba funt quinque ,. przdicata (unt Quatuor, cur decem
przdicamcenta ? -12. E efp. idcirco adanuffim ibi dece £e non enumcrat , mo ncc
in (iota.a etaphyfica,vt ibi Do&or aducirtitquia nümerum denariü flocci
facicbat,vtpotequinonni(iinpopulari[eoíu fun, zlamcfium haberet ; & non in
aliqua (oli- - » c Difp.J/T. De Prediamesitis ip Communi . da tatione. At
inftat Ferchius ojt.veflig. 7. Atifl. Gedüm ibi , (ed eciamalijslocs ab ipfo
de»romptis ex libris (cientificis ftadiosé octo dütaxat! praedicamenta »c-
cenfere oamilTis tito, & habitu ab(4; addi» tione paruiculz colle&iuz ,
quam tamen alijs in locis addere (olet cum alia predi- camenta prztermittir;
lignü ergo eft pre- dicamenta apud Ar;(t.oGtonari numerü non excedere, ncc ab
co deficere. Sed hic Auctor,qui intima Acift. séla proficetur erucre, (i data
opera id fccit; rationem ex ipfo adducere debebar, cur (iius, & hab:- tus à
numero predicamentorü finr expüe genda , notare tamen libet At fd. loc.cit, f
Met. 14. pa uis interiectis vctbisadde- re particulam colle&tiuam fimiliter
au- tem, c? in alijs Sed quicquid tit de Aci (enfu, hic nos loquimur de
diuifione en. tis n dccem pred camenia ex, natara rei, Ad 2. licet Ant. And.
iilud. putauecit in- folubile , dicimus tamen non valcre pa- ritatem, &
congruitas cft, quiaa&io, & paíTio veram , & realem rationem agen-
di, & pauendi prz(eferont , non ita vbi actinum, & vbi paffiuum, nam vt
notat Orbell.(up. pre dicam. vbi , circamfcris ptio a&iua,qua fundatur m
loco circum- Ícribente , quamuis fignificetur per ver- bum actiuum
grammaucaliter , non cí tamen vcra a&tio , & idem elt dice de vbi
paffiuo, quod veram paffionénon hgnif;car , & de ceeceris praedicamentis ,
Ad 3. dicimus re vera predicamentum , Quando, ctfe denominationem extri cam,
conpumerari tamen inccr pradica- menta realia , quia cüm h cnumcerus in vulgari
hominum a tlimationce fundetur, & ex D. Aug. 11. confell. c. 14. nil fic
no- tius , quam tcmporis cXiftentia , videiur hoc,quod cft in tempore cx;tterc
tte alie quid rcalc , licut tempus vt quid reale , & noti (limum
apprchenditut ab omnibus, cum tamcn formaliter fit ensrationis cx d.&is in
I hyt.difp. 13.9.4. art. 2. quaproz pier inrigore cÜct expungendum de nu- mero
prg-iicamcntorum;stolleratur rame propter vulgarer opin onc, quod fic eos calc
: dcnomivatoncs tau:cn cxtr;picct ex a&ubus vitalibus yt intelhist, videri,
&c, nonconfütuuunt hts dapi) di- - "»—-—4 Quu451.1, Summo
diflinguantur abinuicem. — $25 finum, quia non (unt cntia realia,nec vt (ic
indicantur effe, fed potius reducune tuc ad pcedicamétü qualitacis, in quo cft
formi qua de(üma ntur. A 1 4.per idem denomimtiones in moralibus (unc extria
fece,vt plarimü ex a&ibus volunzatis, & humanis legibus prouenientes;
non entia realia ; entia deinderationis nó debét có- ftrucre prz dicamentü
diftin&á , vt dixi - mus d. 3.q.7.ad ;. Ad 5. caufalicates cau- farum ad
efe&us,qnzcun3; int, collocá tur in przdicaméto
relationis,cüfintintrinfecusaducniétes,cau(alitates agentis ad mareriá,& é
cótra cóftiruüt duo prz- dicam&ta a&ionis,& paffionis,caufalita-
tes forrmz ad materiam,& é conuerfo, .f. informationis a&iuz , &
paffrac, funt in £dicaméto habitus, & cü nó dict rea. € aGioné,(ed
grammaticalé, non contti- tuunt duo,(ed vnum przdicamentum, yt fais locis
dicemus. Ad 6. motus non eft per fe ia aliquo przdicamenxo , quia non eft
refpe&us ümpliciter realis,(ed (ecun QV A&STIO IL omodo Predicamenta
fint 2 inter fe diffinda. —— 13 Qu eft,anque in diuerfis przdicamentis
collocanrur,debeàc diftingui inter fe realiter , an formaliter vel (utficiat di
(tin&io rationis ratiocina- t£,1c proinde eft fermo de przdicamen- tis
materialiter acceptis. (pro prima in- tentionc, non foranliter , & pro
fecunda intentione,vt (ic.n. clarum e(t non diftin gui , niti diftin&ione
numerali racionis , vt docet Door q. 1 1.prcdic.in corpore. Prima opinio a(ferit
non neceffarió re quiri diftiationem aliquam ex natura le rei , fed (afficere
diftin&ionem rationis rátiocimatz,ita communiter Thomiftz , ques
neothericis fequütur Vaf. r. p. 138. n.4.& difp. 17 ;.nu.5. Saarez d, 39.
pom irsqondii p hic id fin. — cam. Ruu.in
antep.c.4.q. 3. Hurt. difp. 9. Mert.fe&.1. Auerfa q. 16. Log.
fec. Sec dum quid, ideo ad predicamentü fui ter. , da opinio admittit
neceffarià e(Te diftin- mini reducibilis,vt fuse diximus in Phyf. difp. 1 $.4.
1.poftpredicaméta potius func quzdam entium attributa, quam encia di recté ;
modi intrin(eci,& pafiones, cum mon diftinguantur realiter à (ais fübie-
&is,non (unt in diftin&is predicamencis: tandem entia artificialia ,
quia non funt vnum per fe , fed per accidens , neq; fümc in vno przd:camento
collocabilia. Haec omnia re&é percipientur. ex dicendis in hac,& feq.
difp. Ad vlr. ratio difcriminis eft , quis przdicabilium numerus ex di- &is
d:fp.4.q. f.ad 1.de(umitur in ordine ad modos przdicandi in quid , & in
quale dc fübie&is , neq;dicunt quafdam reales effentias, (ed intentiones
fecundas appli- cabiles naturis diueríorum przdicamen- torum ; pra dicata
famuntur in otdine ad diale&ticas een quz per quatuor z-dicata
(olauntur,& funt ctiam fecun- intentiones applicabiles primisjat di- uifio
pradicamentorum defumitur per modos varios efíendi , quibus diuiditat ens ,
& perquosin (ua. inferiora de(cea- dit,, que diuifio varijs modis afbgnari
potcít;vt di . : € . Logica. &ionemex natura rei actualem, fiué for-
malem,fiué realem;ita Fonf. $. Met. c. 7. q.3.fe&t.5. Amic. tra 18.3.
4.dub. r. Dicimus , przdicamenta nece(fario debere di(tingui inter (e realiter,
ita Do- Gor in 2.d. 3. q. 4. D. & $.
Met. q. 6. fe» - quuntur Scoti(lz omnes,& Zetb.q.7.V e netus sapit ge LR
ar. 2. Nyphus q.1 2.& 4.Met.q.4. Iand. 3. Phyf. q. $.citatur ctià Caict 1.
p. q.28. ar. 1. ybi x hoc, quod faübftantia eft in vno gene- re,rclatio in
aliodeducir realiter inter fe diftingui , & Morif. dif|.4.Log.q.7.qui
differt folum , quod diítin&ionem ter refpe&tus, & fandamenta vocat
modalé , nonrealem iuxta; v(itatum loquendi mo- dum recentiorum , vt vidimus
diíp. 1. q. $. ar. 2.cum haac diftin&ionem explica- nimus. Probatur ex his;
quz habet Do- Gor cit.nulla ces poteit fimul , & edens tialiter contineri
fab diaertis diíparatis fpeciebus,ergo nulla res pox etfe in bus przdicamentis,
fed tantumin vno,er go resdiuerforum funt. interfe realiter diftio&z,
Antec.patet,quia nulla res ba- bet duasctfentias, ergo nulla res conti- netur
indaabus (peciebus. T6 quia qua jJ: 3 nmu- € p? ^ ji6 — Difp.V1.De
Pradicánieniis in Coppmini. numero differunt , realiter diffetunt , res
diucr(orum. pradicameptorum numcro d.ffcrunt,quia diftinctio gencfica arguit
fjecificam,& numcralem, & resifle ge- riere differunt ergo Xc. - 14.
kefpondet Auctía veri effe afsü- ptum de re sr candé ratione formalem ; ró sm
diucr(as,quia vt fic poterit effe fado diuerfis Ípecicbus, & haberediuerfas
cf- fentias. non rcáliter - fedratione diuer- fas,timiliter diflinctio
numcralis nó séper eit realis; fed aliquaodo rationis cum fun damentoin re :
nam bene potfunt in vna re reperiri duz tationcs formales virtua- licer
diftin&z anteopusintellectus;(cd $étualiter,vt flát (ub duobus cóceptibus
inadzequatisjitavt vna non iit de cfientia alterius,& Ee
poteritintclie&tus for matc doo prZdicamenta dittinéta pero- pus
incclicétus cü fundamento in tc: (ecü dam quis rátióhes deinde prdicamenta
dicuntur mpertmixta , habere diuerfa gc- cra fpecies;& diffecentias. "
Contra iftam re(pentionem prim ar-. £e poffer ómnibus illis rationibus , qui-
us ofl éditur dift;n&io attaalis ex natu ra rci anteopus intellccttis:
maxime quae defumantut €x contradi&torijscum.n.io ab opere. incelle&us.
praedi- €amentis conucniant cócradi&toria, quod praecipue probaiut in
actione , & pall;o- nt (qua. per aducríarios virtualiter di- flinguuntor
)nà 2ctio de fva rat:one for- ilt cft aiusagentis , & cerminatur ad pátlüm,
non eft actus paffipa(lio non cR atus 32cnt s , funditur in pao, rclpi- €t
agens, crgo ance opus intelleckns nc- €éffarró (uot di(lin&a .. Tum quia
repu- gnat, vt ab cadem t€ abftraliantur duo cà €cptus inadzauati duarum
d.fferentiatü . diüdentium idem genes, vt patet, nequit «n.cadem rcs e(le
virtualiter rationalis ,& irrat;onalis , eadem que nritas virtaaliter
longa, non lata, & longa timul,& lata;cr- o répiignat, vt ab cadem re
duo ab(tia- antur fnadaquati conceptus diffcréca- tutm diuctía gcrera
diuideniium,patet (e qucla,quia ifta: magis inter fe difiir,quia diuerforum
jcedicamenioram,quam :1.- Ta, qz (unt eiu(dem predicamentu. Tam Qui alis res
cífet ens per accidens , quia -— infuo adaquato conctncludere t. res.
dinerforum przdicamentorum . Tüquia c1 vao genere,
& vna differentia confti- tnitar vna fpecies realis, non rationis , cx.
ifta. ,. & cx differentia ind;uiduali conti. tuitur indruiduum rcale
à-parte rci exi- flens,non pct opus intcll:&tus, (ed in quo Llbet
praedicamento adeft hzc compoli- tio cx genere ,& differenua& cx
fpecie, & bzcecitate ergo in-quolibet przdica- * menco adeft fuum
iadiuidaum reale , fcu ojnia indiu:dua rcalia realiter diftinguü. tur,&
con(equenter [pecic , & genere (i fünt diuer(orum generum, ergo ifta pra-
dicamenta realiter diftinguütur. Tü quia data hac refponfione fi, vaus.
conciperet inadequaté rem (fccundum. conceptum fubttantialem,alter vero
fecundum con- ceptum accidentalem, res illa eflette[pe- &u vnius
(ubftantia,re(pe&tu alterius ac- Cidens , & tamen à parie rei necclarió
, vel effet (ubftantiasvel accidés,nó vtrü ; Hüc fpcétant: quac infra. dicemus
de re- gula illadiuer[orum generum y Qt. . Secundo principaliter. potett.
probari Conclu(io inductione;nam fubftantia as rcalter diflinguitar ab omni
accidenre pradicamentali,cum poffit ab omni ab. foluto feparari per abíolutam
Dei poten tiam , & etiam fer&ab omni refpcctiuo iuxta dicta in
Phyf.difp.3.q.4«art: t.quá- titasquo3; eft realiter à fabttantia ; &
qualitaxibtis diftin&a , & multó magis à relatione , vt diximus difp.
9. Poyf. q. 1. ar. 1,de qualitate nullus ambigit » relatio. ex dicendis infra
difp.8.cft realiter à fun- darmento diftincta , nam que ct realiter. idenuficata,non
eft predicamentalss, fed uanfcendcutalis, idem ciiam d: ecinus Ae aljs fcx pre
dicamentis;crgo &c. In oppofitunrarg. ex Atift.c. dequil,— iti fiuc ,vbi
concedit, idcm poffe ad plura. praedicamenta fpe&are fecundum d:uer fas
rauomes. Tum 2.uia cx 5 Phylza 2, a&tio , & pa(Tio realiter non
ditinguun-. tut ; rclaio non poniiwr à andamento. quid real:eer di tinctum ,
nec fex, vluma, gencraliffima, cum fint mod; etis; mul- tz
quo5;relationcsiealiter com fundas. mcnto identificantur, -Tuin 3. pred'ca- Wienta
pcr artem 5 .& rationem dilpofird - funt, u€ 4 Y gt ———Ó— 4 vtt, etgo bené
fieri poteft , vt diftin&a pred ca menta (ügnentur, & conftituan r cx
ration bus codem modo diftinátis, |. pec intelleétü. Tum 4.ex Rau. gradus
etientialcs rei, non dilbinguütur, nifi vic- tualiter,vcl (alim nó realiter,
fed polTunt przdicaméta ineodé reperiri , inquo nó " dittingiantur si
gradus eísentiales ,. fed tantuin penes modos effeadi, vt (abftaria ' ab
accidente per modü effendi per fe jac - " €identia peres díuerfos modos
effendi in, "etgo nó neceffarió realiter differüt, quia mag s
diftinguuntut. gradus etfentiales , cin modi eflendi: Tum $ ex eodé, quan 0
plura in cod reperiuntur non per có- pofitionem,di(tinguantur ratione , nam
multa non poffunt vnü con(tituere,(i st ex natura rci dittinQka, nifi vnà fe
habcat vt àctus;altétum vt potentiayíed przdica- méta aliqua funt huiufmodi ;
vt patet in a&tione, X pa(fione , quz (unt in motu abíq;compohtionesergo«c.
à 1$. Refp.ad 1. vel Acif-ibi locutas eft - ex fentétia aliorum; vt ex
Adueriarijsét Auct(3 concedit, quía neq;diueriicacem rationis ibi expel vel
folü haberevo- "lait, vt ibii(aa paraphra notat IKoccus , De hicét nibil
eentialiter poffit eGein ,diucrfis generibus; potett tamen effe ac- cidentalner
, & decnominatiué, quacenas rcs effentialiter varus generis, potett rem
alterius denominare,vt vniucrfaliter do- cet Do&or 4. d.12.q.1. D. (ic
Petrus qua tenus (ubltantia ett e(Tentialier. in.prz- dicamento
fübttanuzquacenus denomi- natuc pater;cít in predicam.relationi s ac cidenialiter
, veftis eft in predica m.(ub- 7 fianue , quatenus denommatut hab«us, eit
accidenralicer imn priedicam. habitus . Ad 1. patebit ex dicendis fao loco ,
& ex di& s in Phyf.qualirer Ariit.ibi loquatur dca&ione , &
patlione materialiter pro re actà,non formaliter pro. re(pe&tibus im
agente, & in paffo fundatis ; relatio quo- quc & iex vltim: genera
dittinguütur rea liter à fundameacs, (nam quz relationes fuot realiter
identifica , noa (uacin prz dicamento) & quaimiuis tint modi, adhuc dcbenr
dici realiter dittincti ex dictis di- fput. 1,.5.ar.2.
Ad 3.pradicamenta for- malitet [umpra süc coordunauoncs intel- Ic&as , at
materialiter dicunt. ;pías aita. - tas rcales per differentias contcactas , «c
in inferioribus contencas, quo (enu aon funt quid rationis (ed reale. Ad 4.
vecum cft gradus effentiales fübordinatos eju(dé rci non diftingui realiter,
negamus ramcn idem de przdicamentis dicendum ,quia ' funt gradas effenciales
difparati, & diuer- farum rerum ; faltain quog; ctl pradica- men'a folum
per modos efícndi differre ; hi.n. modi citcum(cribunt nobis diffzren tias
etientiales, quod patet, uia predica menta (uat diucr(a genera , & (pccies
di- Íparatayergo proprias h. bé ditferentias: tum quia (1 pcacs modos tantum
(übttan tia , & accideos. differrent , cuch modus non vatiet c(lentiam ,
cuiusett modus, non differrent effentialiter , alirer haoc- rent elicaciales
differentias , ergo de juo dicicat (ubftantia quiddiratiué, dicezur ét
accidens,etfic valecet dicere homo quid- ' ditatiue elt accidens , nec przdicamentca
el(ientialiter different ; & con(equencer noneffent genera generalitliaa 5.
£díuin
-tandem ett przdicamenta. poifc in codé "^ Feperiti, in quoetlentualiter
conueniant . Ad s-patet cx dictis, quicquid
fic de ma. quod actio;& paíTio func refpe ctus reali» ter diltinti , &
in rundamentis diuerc(is y vt diíp.7. Phylq.3.explicatum
eft. 46 'Sccundo ad idé ex Sco.a. d.t. q. f- - Pjvoiprobabilem pütat modum
illu: po nendi praedicamenta eile primo diue. (a in tónibus formalibus, iraut
nuliüilloruin : foraalicer incladat aicerü, nec aliquid al- teríüs , quà.us per
idéatacé in exittendo ' vn cÓ' incat alter quod eíl dicere , ad pradicamenta
fufficere diftint. one É r- malen. Tum 2.d;ttinckio grzdicamé orü fumitur ex
diuerüs inodis praedicandi, ergo illa diftinétio requiritur ad praedica meta
qua fufficit ad variauogem prz Ji- cauonisscalis eft diitinctio rationis, T um
3 omnia (unt vnum in ente, [ed qua "eadem vni tertio,(unt eadem mcer fe y
cr- go&c. Tandem quando vnum .nteccac - necetfarió ab alio, tunt idem
incecíc,lua- "ftanua " accidcus, & é contra, aliter
katíepararergo&e, |——— — PRep-s xumib: non approbare re- fpaniionem illam ,
(cd e e put f "n. X s ) X gat Difp. V I. De *Pradicamentis in Communi ;
te;eo quia fufficiebat pro (olutione illius. dà ad probationem illius partis
affampti argumcnti , nam (i przdicamenta forma- liter diftirguuntur, cclatio
creatur ad Deum, cum fit à crcatura formaliter di- (in&a, poflct poni
indiuct(o przdica- (ento à creatura ; tamen ibi dat alià re- (pófionem, quàd
illa relatio eft ttanfcé - dentalis, cum fit realiter idencificata ; ex quo
col!igiwr per Scotum, quz pontitur n diuerfis prz dicamenus , cfle realiter
diftin&a. Ad 1. fal(umeft a(fumptui, ali- tet quia diuerfimodé pre dicatur
abítra- €um a concreto, deberent accidentium dicamcnta multiplicari; quare
dici- mus przdicaméta diflingui pencs modos dicandi dc prima (ue intia logicé,
proximé loquendo, at metaphyice, & remocté penes modos cflendi cireumícri-
bentes proprias differentias . Ad 3. fequi- tur omnia cífc vnum in conceptu
ens, A eadcm Mosis hs Mp ima vcl etica interfe, Ad 4. neg.affumptü,vt Buct in
cauía, & eficctu, & in telativis. * Poftrcmó arguitur, mobilitas,
riübili- tas , & sla relationes apt rudinales (ub. ftantiaram (unt iilis
realiter identifica: ertim in fchola Subtilium , & tamen adbuc (unt in
peidicamento ad aliquid , €um fiot intcin(ccus aducnientes , ergo tcs vnius
przdicamenti non cft ncce(ia- fio rcaliet. diftin&aà rc alierius przdi-
«amenti . Conf. quia paífio eft in przdi- €amenio qualitas ,& tamen apud
Sco- &iftas przícrrim identificar realiter ci fübic&o,quod cft in alio
przdicamento . Dcmum eadcm figure entitas (pc &at ad tatem , vt cít
fuperficics lineis ter- minata ; ad Qualitatem vcró , wt dicit ipsà
£erminationem linearum , vt docet Scot. q.10.przdicam. Reíp. ncg. affumpium
quoad 2. partem,cít enimregula genera- lis , quod quic id realiter ident:
ficauir alicui, debet c ad pra dicameptü il- lius rci; cui idenuficatur, &
(ic omnes rc- latiooes realiter. identificaue cü (ubítan- tia dicuntur cfle in
predicamento fabftá - tiz , nonquidem formaliter, & dircété, fed tcduétiug
s " identitatem nde tales relationes. d;cuntur potius tranícé- dcniales,
un josdcims c5quia n$ Attinent ad
quartum przdicam£tum ; vn- *É tur talcs relationes fundamétis iden-- tificatas
e(ie proprie intcinfecus aduenié tes quia talis diderentia eft proprie rcla-
tionum przdicamemalium , vc. infrà (uo loca dicemus; intanrüm ergo poffunt di-
ci intciníccus aduenientes , quatenus ne- ceílarió (equuntur ad fundamentum cum
tcali identitate cum ipfo. Ad Conf. nc- gatur affümptum quoad primam párrem, íi
paffio (umatur pro innata cei ptoprice tate, quia & hzc reductiué ponitur
in.» przdicamento (ui fubic&i , vt rifibilitas in przdicaméto (üb(tatiz ex
dictis difp. $.q.4.art. 1. quo aurem feníu paffio fic in tertia [pccie
qualitatis explicabitur in- ius di(.7. q. 3. art. 2. Ad vlt. non ait &ort
candem figurz enutatem ad di- uería przdicamenta (pectare fub diuería
ratione,(ed inquit figuramefle vocem z- quiuocam,& quatenus fignificat
luperfi- ciem lincis terminatam fpectare ad quan- titaté ; quatenus veró ipfam
terminatio- nem fignificat , quz realiter diftinguitur à fuperficiey(pcétare ad
qualitatem, quod nec in toto rigore intelligendum ett, (cd tantüm in co
fenfu,quia calisterminatios - efto re vcra relationem pra'ícferat , ad- huc
tamen habet modum pradicandi , & denominandi qualitatis , vt. explicabitut
infra loc. cic difp.7.q. 5. art. 2. Qv £STIO III. Quae res, &r quomodo
reponantur in'Predicamemto. — — 17 C» primam qua (iri partem fup- poniaus cum
Tat.q.preamb. przdicam.dub. 2. res per (ey propri£ , aC principaliter , &
non voccs in. Przdica- méto collocari, ex rcbus cnim, nó ex vo* Cctbus
przdicaméta (unt cófltructa , & res funt , quz in przdicamento difponunturs
. licét non ita difponantur , nifi quatenus füb(unt mentis nofttz coacepuibus,
rem pamq; in przdicamento reponi: aliud né cft quàm rem à nobis concipi fub
ratione —————— fupcmioritaris,yel inferiorizatis, voccs igi. pet accidens ,
& minus princi- dicamenro penentor , qua« figna corü. qua pcr fe font m tur
palicer in tnus .f; — Quaf. LIT. Que ponantur in Pradicam. ei... $19 dn
przdicamento,ifta 4. vox,homo,non difponi debere , «y probabilius cenfet A-
onercrur in przdicaméto (ubftáris, niti Ribes fignificaret;vcrüm tamé c(t, quod
ctiam veccsipíz.,fi non veluti (igna serum , fed potiuswt qua dà res confide -
Doy s felocum habét in predicamé- tis, & determinate (pe&ant ad,
przdica- 'mentü qualitatis , quatenus f. (unt quali. tates paffionem inferétes
(enfui auditus. 18 Supponimus deinde cü codem Ta- tar.ibidem dob.3. cripliciter
aliquid pof.
fcponiinorzdicamento,(cuin(criepredicamentali,prim?dire&é,feuinrectalinca;fecundoindire&é,(euadlatus;ter-
1:0 redu&tiué: in re&ta linca ponit 2e- nus lapcemum, & eade quibus
przdica- 'sur in quid, genera .f. fubalterna, fpecics, & indiuidua; ad
latus ponuntur diffcren- ' «iz c(lentiales , per quas naturz generica
diuiduntur,& fpecies conft tuentur, redu &iué denique, quz ncc (unt
genera, neq; fpecies neque indiuidua, neque differcn- tiz e(fentiales, aliquo
tamé modo ad ali- "quid illorum pertinent,quta vcl funt par- ' £es
intcgrantes, et caput , manus, brachia, ' &c. velíunt partes elientiales
pbylicz, vc — materia, & forma reípc&tu cópofiti phy. fici, vcl
paffiones , vt tilibiliras reípzétu hon inis, vel (unt termini rerum, vt püda
reípeátu linez,vel ncgationes carum ,vc] aliud quid huiu(modi; bic
ergoquaritur, quznam dirc&te in przdicamento collo- ccntut, an .f. entia
rcalia,cl etiam ratio- nis,an entia per fe, vel etiam per accicés, an complexa
, «cl incompleXa , an cóple- ta, vel partialia an finita, vel infinita , an
uibechd ía tandem , vcl particularia, & indiuidua . Circa (ecundá partem
quarftionis quz- timus;an res ifl , cum poffint, im abfira- Xo, & in
concreto fumi, debeant in prz- dicamentis collocari fub nominibus ab-
fira&tis, vcl concrets ; & quidem de fub- flantjs omnes conuesiunt fob
nominibus '&oncreus dilponi dc bere, de accidentibus eft difficultas , cui
occationem dedit A- tilt.ipfe, qui (ccundü varias veríiopes pre dicamenta
accidenaum di(potuit tà fuo tcrm niscoücretis, quàm (ub abilraGtis iN yoh-j
.Metq 4. X 7: Tol. Uu. 2. Foti pr. - Llanc.diip. 7-4c€t. 3. tuentur in concreto
' mic.tract.i8,/q.3. dub. 2. Alij comuni. cc inabítra&o, Iaucl.5. Mct.q.
16. Onna q. 3.art.4. Sot.q. t.de quant.
Fuentesq.15. diff. 2.art. 1. Conimmbr.c. 4. pra dicam.q. 2. at. 1. Moril.dip.
4. Log q«4« Didac. à Icí(u difp. proaeme przdicam. Complut. difp.14.q.vlr.dub.
1, Acriag. diíp. f» Met. fc&.1. Tandein quidam aMj
dicuntytro- e modo pofle di(poni i1 Auer(aq.ió. og.(cót.$. Maf- hic (c&t
s.q.4. Ium. q.2. Huürt.ditp.9. M ct.$. 17. Caict. de ente, & elfcn.c.7.id
aüt nó 1n codé sé(u dcfendür. ANUDTCYEVCVSUE Conditiones reponibilium in
predica" mente afiguantar. "D Icimus entia cealia,non rationis, per
Íc,non per accidens. 1ncom- plexa,non complexa, complcta,non incé pleta,finita cflenzialicer,non iufinita,liuc
gencta fint , fiue fpecies , liuc indiurdua pere; & dire&é in
pracdicamenüs collo- cati . Probantur, & explicantur finguia ; & primó
quód entia zcalia debeant cffe e(t Arift. 4. Met. 14. & 6. Met.4. diuidit
cis in ens in anima, fcurationis, & in cns * extra animam, (cu rcale , quod
deinde ia decem pra dicamenta (ubdiuidit ; tá quia przdicamenta fünt
coordinationcs corüs qua vcra eflentia conttant;quod non folà de
pradicamentis,vc à Meta phytico cófi- dcrantur, eft verum, (cd ctiam vc à Logi-
,non cnim alia przdicamenta itte ab illo coniiderat. Hic autem per ens rcalcaon
cft intel- ligcndumens rcalc verbaliter, (cu ensexi- ns; quia qua ponuntur in
prz dicamé- to , abtirahunt ab cxiltentia actuali , vt cit communis omnium
fcníus ;. nec cít ncceífe res actu exi ttcre ad cóllractrone prz dicamentoruim,
quia in 1$ ponü(ut fuperiora tanquam cfiepuialia praedicata infetiorum, &
hzc vt quidduadué inclu- dentia ilia,cxifentia aucem de nulla crea" 10a
qu.ddicatiué przidicatuc , ita Doctor 2.d.3.]. 5. lumitur. €rgo ens teile
noihi- naliei pro cosquod exiftere potett inre- natura. Per hoc ex-luduuntut à
praedi- camentus negationes, & gi liiationesyua- mun 430 Difp VI. De
Predicamentisin jommi, -.. fwm licét aliquz dentur rcelcs , quatenus font
privationcs , vel negarionces alicuius foraz rcalis , & nonintentional s;
nin- quam: idcirco poflant dici entia realia; & quamuis ab alicuibus entia
rcalia ncgat- ua voccntür, id taméc(t filíum yam ca- dcm ratione morié vocare
goíseni.yitam priuatiuam, & vitium vittutem negatiuá, vt diximes 10 Ey (
ditp.aeq. mart. 1. Ex* Cluduntüt ctiam entia rationis omnia, contta E urid.ib
fig. pradicam. dicentein entia rationis in predicam. relationis col locari,
& concea-illos$cotiftas admitcen tcs vndecimü pradicamentum entiü cà- nis,
nam cumnon int fimpliciter, entia, fed entiü vmb:z , nequeunt per (ein pra-
dicameniis realibus reponi; & potius rc- ductià in przzd:camenus illorü,quorum
fanc fimulacra, & vmbra, quá in proprio pradicamento, vt diximus difp.
3.9.7. fi- cucnegationcs , & prinationcs in prz di» camcntis 4llaram
reraum,quarum funt ne- gationes,ex (Lentia quoque, & pa(Tiones ert um;
ficat nà (unt quidditariuée enua , fed :denticé, nó habent diftin&ta,&
pro- pria pra dicamenta, (ed reductiue ad prz- dicam. illias cffentiz ; cuius
cft exiften- tia , & pa(Tioncs, aciinent, * 10 Secundo, quód fint entia per
fe,& non per accidés, colligitur cx Arift. s. Me Ataphoir4.vbi cü
diuififlet ens in ens per fe, d& cns per accidens , diuiditeos per (c in da
dicam, Hic aüt accipitur cns per "fe pro cmte vnus cülentiz, (eu
e(Tentialicec D 'proinde fimpliciter, & (inc ad dito dici poteft vum;
vtleo;homo;albe-. : parte 1 . ptdicandi, y ticui [pecies, quafi c mple- 4ój ens
autem per accidens, importat ens "etfentialiter multiplek vcl. potius
plura entia,vt accruus lapidü domus ,& etiam concreta accidentalia,
albumsdulce, vt as- qualiterimportant formá , & (ubic&tum, "quialicér
faciantwnü , non tamen faciunt vaum effentialiter , g» dicitur fimpliciter -
vn, (ed accidétaliter ex duabus eífentjs fimul cóiun&is, quarü vna non ett
per fc | potentia,nec alia per fe a&us;cx quo col- ligitur ratio , quia ens
per accidens ficut - proptié nó e(t vnum.fed plura entia, nó "eft vnius
e(Lentiz fed multiplicis, ita po- "nitequit in vao pradicaméto, (ed in
plu- tibus, vt albü rauonc fübiccti,.q cf iub- DET Qna, (peétat ad prz dicam»
(ubftantie,. rauone vero foring ad ped cam. quili- tacs« Per hoc excladuntui à.
prz ficumé- ito ómuia arcficialia, qua xalià , conftant «n, ex materia
v.g-ligaos quod ctt (uottás tia ,& cx figura arificiali quz perti -ad
qulitatem, vcl celationem, & cónfe- quenter non funt vnum quid,vc non 20 or
4.4.1.4]. 1.5, Multa hichabet 1 ocids ad explicandum quodoam, (it ens per fe -
vnum, & quod vnum per.accideus; fed de hoc aginius. ex profetsó ditp. s. M
qe vbi varios cxplicamus vnitat;s gradus ex quibus ctiam facilé dignofces,an
dita h à l'oncio ftent ad urucmam veritatis. 11 Tertio quod dcbeant elfe incó
nr xa, habezar ab Arift n antep.
c.ylt.vbidi-uiditindecempraedicamentaeaquzfecüdumnullamcomplexionemdicundit&ratiohuiuseftquiarra&tatioprzdicamentorum,&eoramd'uifio,acdi!€tiofactacft.prz(crrimadcopftiruendaprimaelcméta,iinuencrerücon«cptus,ergocónftiturdebentex.tcbusincomplex;s.Sedcompleaalia(untfecundumrem,quad;ucríasnat.tasfignificantjaliafccundummodomtignifiÜcandi,licet(ecundumremvn;auacemnaturamlignificent,vtdcfinitoexpropriogencre,&A.Conítantesvtanimalrationae(naa
- funt date per additamcnrui,d us - prefecntat naturas) licét,n.an gal ratio-
nálc fecundum rcm ligoif.cer vaam narg- ram humanitatis , qu'a camcn plam diui«
ditin partcs, vndc oon habet vati modum xé illam fignificat , alia funt comple
tantum fecundum vocet, Ícd jncom,le- xa fecunduin rcc , & moduin
ligoificane di ,vt Marcus Tullius Ciccro; Cum A- rift. exclufit à pradicamenus
omnia có. plexasccrium cft non cile jocu u de com- plexis iecundum voceus
tantum , fed de coinplexis ecunduii rem ; an rS c : reiececit complexain ugnifi
cando «f. finitioné puré quidd tatiuam , vt luttinet Fon(..$ Mct.67.4.8. Ruutus
bic c.4«Q-1«- & Amic.tradt-18.3. j.dib.3.vclillandis — — re&tà in
pradicam,collocsu;r,vt « omaiu- niter aüeritur, cít dubium. igielt cube es - rl
*uÓ 4 ndos(n.p'ces - 5 H d: "2j B w^ *e ^ -—Qua[l.II. Qua poantur in
"Predicam. ed L.— $31 dieijquod:fi definitio (ümi'ur ,vt dicit to- tum
mcetaphyficum refuliás ex partibus , *quaratio;ce habet vntrm modum predi.
candi fpecie; in qu d , iuxra di&a difp. 4. Q.$. im 3. probat.con;l. cum
Scoto q. 12. ' Vniu.ad 1:8 q.21.ad 5. fic poffe direóté poni im przdicamento »
quia vc fic habet rationem (peciei ; vnde Porph, c. de fpe- ' €ic
incoordinacone pralicamenti quz- m genera n»mimauit per tcrininos có-
plexos,& per definitionem;vt corpus ani matumyanimal rationale, 104
fecuadum Lis erat commune genus Angel;s, & injbus. Ac( fumitur defiaiio ,
vt explicite dicit genus ,& differentia , (ic quia non hibet vnum
przdicand. modü, nec poteft dici fpecies, vcloc.cit diximus bità: pred camento
excludi. 22 Quarto quod entia tocalia , & c6- pleta,cít 'Ar:(t.7. Mer.8.
vb: expre(sé ma tctiam teijcità przdcamenro, quod eriá —— demateria docuit c0.
2.d. 12,4. T. D.illà ponens folum reductiud in praedicam. & 3:d. 22: B.
eodem mato loquitur " €or- | pore proalrera parte cópofici in 4« d. 11,
Q.3.H h. idemafferit de pacte forma 'i,ét " dcanima rationali 2. d. 1.6.
C. & vniuec faliter de partibus c(fentialibus id docer ex profeíloq;1$.
pradicam-in corpore vbi ctiam idem. afferit de partibus inte- gratibus,& de
differentijs q.t 2. vadé mo». dó
ferécommonterinomni(cholateueturperhanccompletioniscond'tiopem,&totalitarisexcladipartesphyíicasmàidxextenduntadpartesmeraphy(i€35,dicentes
propterea different as poni à laterc,quia funt entia mncompleta; quod noo
placet Hurc. difj.9. Metfe&. 3. quia ánquit,non cft maior ratio de
genccesquá : . de differentia, & ad di/paritatem inuemié - damycur genus
ponatur dirc&te in recta o. linea, aon differentia , valde laborant op-
politum (utLinentcs: & cercé quando Sco tu$ q.1 f. cic. exclufit partes à przdicam.
nullam meationem fecit partium mcta- m , forté né ctiam per hoc gc- nas e
xcludetet .. Et cur(us qui partesme- taphy(icas in prz dicam. reponunt, valdé
infüdan: ad inueaiendam rationem , cur partes phytcé excludantur j &
rationes , quz communiter adducuntur , vel nihil - . concludunt , velidem de
partibus meta- phy icis oftendunt. Et precipué quod ait Auería cit. hoc
effc,qota per hoc lolum , quod torum ex hisconftans per fe poni- iur in prz
dicamento,co ipfo imucniun:ut in przd;camento per inclutionem io illo, &
idco (upcrtluic illas (epararim ponere, quia bis ponerentar; Non valet , qnia
«dé concludit de generc . Haec dictis vcl gragis z(timatar ab authoribus,vt cfl
vi- dete apud Ruu.& A ici, velimnis , & nominalis,vt ab Arciag, difp.
3. M.z-. (c&. 1. & forté non tinc fund imento 5 peadect «n. ex
ácceprione huius ter.iini direct à reponi inpredicaméto,& ab explicitio-
ne, & acceptione generis (opremi , nam vt videbimus difp.(eq.. 1.fub tania
po« teft ira genus fupremum conttitui , vt lit comunis entibus completis ,&
incó»!ctis. 23 Vtautcm à cómuni nó reccdamus, '& rationem aífigaeinus , quz
zque mi- litet de partibus metaphy(icis, rccolendu eft, quae dilp.praced.q.
1.ar.4.diximus.f; partem decoro. przdicari non po(fe per modum partis,cum igitur
linea predica- mentalis dicceéta ex ijs conftituatur , qua ele pofíuat
fubic&umvcl pri dicatü tor malis przedication's, quia füpcriora e/Ten-
tialiter ptzdicantur de inferioribus , & inferiora recipiür przdicationem
illorü ex hoc fequisor manife(té nihil quod ba- beat modum partis, &
incompleti , pofe dircéte poni in przzdicamen:o , fed quic- p«- ibi ponitur ,
debere reponi per mo- im totius ,& cnuüs completi ; ex quo (c- oem »ad hoc
vt aliquid ponatur in prz- icamento non e(fe neceifariuin , quód fit ets
completum fimpliciter ; & fecun- dum rem, (ed fufficit , quod fit completü
fecundum quid, (cu .(ccundum modum, qüz ratio concludit dc omnibas, n ficu
inateria, apima, pes, caput, vt fic dirc& non yonuntür in przdicam.quia
retinent modü partis, ca pari apimalitas, DHT na litas, corporietas non
ponuntur dire- &€6 iu predicarequig tic in abfLrato re- tinebt riodum
parus,fed tantumpoDun?turinconcrero,quomodobabentratiosnem totus, Attamé quia
vcali.jud fic dis . rcá&éin przdicam. non tufijcit quod prz dicar: potlit
de interioribus (Alier diffe- 1cnua LS $32 sentia e(sct dire&te in
predicam. quára. tione mouetur Hurt. ad id afferendum ) etiam,quod potfit
fafcipe- fc przdicationem fuperiorum graduum y uod nequit facerc differentia,
cum ef(sé tialiter iftos non includat , idcirco-etli ex primo capite poffit in
przdicam.reponi, ampcdimentum tamren oritar ex 2. Acce- dit,quod adbuc,vt tic,
non habet rationé totius, ficut gcnus , quia figaificatuc per modum
altetiadiacenus,& in quale prz- dicarur, non pcr modum per fe (tanus, &
inquid vt genus (quod eft enum ex re- quifitis fecundum aliquos , vt aliquid
di- catur per fe, & dire&é ingencre ) quàdo enim dicimus , quod Plato
cft aoimal , cx tali modo loquendi nó Ggnificatur, quod prater animahtatem
inuoluat aliam par tem e[sentialem , [ed quando dicitur ; qp cft rationalis,
vel fenfitiuus, ex modolo- quendi datur intelligi , quod prater ra-
tionalitatcm , & fenfitiuitatem includat aliam partemefsentialem , cui
adiaccrc concipitur vt eius determinatiuum . 24 Ceterum quia partes frmnilarcs
, & homogencz, qué recipiunt przdicatio- ncm eísentialem vniuerfalis
fuperioris , ficut totü integrale, cuius funt partcs, vt SSco.monct
2.d.53.q.4.H.& 3.d.2.q. 1. H. 1à n. tota aqua quam quzlibet cius pars eft
císchtialiter aqua , & non dicuntur aqu císentialiter à toto integrali
homo- dependeater , fed independcnter , quod nen conuenit partibus etheroge-
eis, & diflrmiliribus, nan manus náqu& E dici homo idcirco contra
Suarez iíp.33. Met.c&. 1 .& 3 4-fc&t. 8. Ku. & AA tmc. partes
bomogeneae tux directe in pradicomento , pon atherogencz , nam «quamuis
homogenez fint aétu partes to- 1ius integralis, caius pra dicationem nó - eam
pofsunt recipere; tamen (ont vcré indiuidua totius císeitialis vniaer(alis,
&& per accidens (e habet,quód (nt a&u par- €es ocius quantitatiui ;
nom.n. ex hoc, qp parsaquz cít akeri vnita, idcirco non di- €itut císcatialiter
aqua, & indiuiduüi to- tius vniucrfal:s : qnod ctiam tenent Lo- uanienf. V
illalpand. Blanc. Fuent- & alij. Raio vcró, quam adducüt;quia iftz par -
165 non ordinanir eísentialicr ad com- Difp.V I. De Pradicamemis in Communi .
jw mem aliud, non conuincit, nam va« eret ctiam de ztherogeneis « Oo hinc
eandem rationem lomo manus fine bra. Chio, vcl pede , quamuis dici polit pars
hatterogenea totius integralis re(ultantis ex ipfo, & brachio , vcl pede
deficiente; tamen quia adhuc retinet denominatio: tocius, & recipit
przdicationca c(fentia- lem vniuerfalis (ipicioris ,non minüs q totum rllud
integrale,quod ex ipfo rcíai- tarct, & pede,vel brachio deficiente,nam
adhuc dicitur homo, & animal racio nale perindé , ac quilibet alius home
integer, idco ponitur directe in pradicaméo (ub. ftanuz,quod dici nequit de
manu,vel pe-de abfcitio, quia talem pradicacionem nó: recipit, eftó Ouuied. hic
idem quoq; ia- dicium faciat de his membris ex hypothe: fi , quod abíciffa
adhuc informentur ani« ma,nam manus abfci([a, (r cadem potirc- tur an.ma , veré
di homo ( inquit iple) etfencialitec cópletus, ticuti » i caret pede, vel
brachio; quod noa vi«- etur omninó bené dictum; quia cora iis etur
mácum;pede;vcl brachio adhac ce 1 idoncumy& adzquatum anima perfecbi--
bile,quantüm fufficit ». vt totum indé re- (ultans homo dicatur, non (ic manus,
vcl brachium abfciffa,vt dicetuc inlib. de. » Anim. yndc membra actu non
fungantur munere pasti , quia tamen manent femper effenualiter ocdi- Bata, vt
informentur ab anima, séper ha- bent rasioncm entisincempleti, & ordi-
nabilise(fentialiter ad conftitutioné al- tetius , atq; idcó neq; in (tatu
(epatatio- nis à corpore funt in przdicainenxo dire- été, quicqoid dicat ied.
tum. quia lie «et in rationc totius incegralis forcé pof- fcnt imrarc
predicamenuxan , & dici en-- tia completa im genere (uo, quia ip tali.—
ftatu non funt partcs, fed tosa, tamen ia ratione totius eífencialis adhac (um
iacompleta,perindéacmateria,velanimaÍeparata;Vtergoquoadhochibeatucregulageneralis,exentibusphyicisilla
deben cenferi comp vcl noncó- currunt,vel nonfünt nata concurrere, tà- — Quain
partcs ; ad compofitionem alicuius phyficam, vel etlentialem vel intcgraié 5 vel
fi ad talem naga snsapuddh E abfci(fa y ctiam tüc- "i ! c "E Tac
tamen ità concurrunt; vt habeant dc- nominationem illiufinet entis , quod có-
fRituunt;& c(fentiam metaphyfica eiuídé rationis cum ipfo participent. Ex
gradi- bus veró metaphy(icis illi tantüm cense- tur completi, quantum fofficit
vt dirc&te ip przdicamento reponantur , qui funt pradicabiles in quid ,
& per modum to- 1ius; ac per fe ftantis& quia fola genera, &
fpecies fic predicantur , idco itti tantü gradus mctaphyfici dirctté. in
predica mento ponuntur . 15 Quinto, quód entia effentialitec Qüta» at
finita,eft Scoti 1. d.3. q.3 H. & 4.8.9.3.. Teneo opinionem meamscitq;
cómunis,vt videbimus difp. feq. q. 1.pro- munc prob. quia quicquid eft in
przdic. aut cfl genus aut fpecies, aut indiuiduum, ens 1n etilentria inffartum
non poteft «(Te gienus,quia ex €o, quód eft infinitum, nó cft pcrfcétibile à
differentia , caius cit perficere genus effentialiter ; nó fpecies, quia bzc
conftat ex gencre , & differen- tia, qua fi non funt infinita, ncqucant in-
- fnitu onlt icucre nec tandem indiui- duum, quia hoc conflat ex fpecie; &
indi- pidvali differentia , fpecies non eft iu bita cx dictis ncquc
ditferentiaquiá hec itialis, & incompleta ; hac rationc 5 vtuntur Fonfeca,
Vaf. & alij, quz tamen wt Tatar.q. 1.ptz dicam. dub. 3. & licet Poncius
cam hic inficiétur , ei occurte- mus inftà difp.7.q.r.arb1.m.9. — * Tandem quód
eciam indinidea dirc- &? in przdicam. collocentur , efl Scoti 2.d. 3. q. 4.
D.& 3.d.2 2. B. & fequi oc ex dictis , quia indiuiduum ett. ens perfe »
ynum mcomylexam;fini'um, & comple- tui; infe conciüers omnia przdicara li-
nca pizdicamentilis , quibus tubijcitur . Tum quia Arift.in przd.fubtt. per fe
ex plicauit (ubltanuam primam, & fecundá, *i. ingularem , & vniacrfalem
; tom quia Fidix perle ad arborein fpcctat, & bafis &d colümnam ,
indiuidourm ett radix , & batis przdicamenu ex Scot. cit. 16 |noppol. atp.
1. contra 1. 2. & 3. conditionein, Tua quia predicamentum fit per fe ex
generibus ; & tjceicbus, qve [un entia rauonis . Tum 2. quód tubtia- ta fit
prior corpore , & corpus puus vi- | Quefi. LIT. Que ponantur in Predicásn.
e ft.I.. $33 nentc, non hibetat ex niturarei, (cd cx opere
intelle&ustendentis jitius in fub- ftantiam ,quàmincorpus,ergotalisfzrics,&predicamentumcítensratienis.T3.deenteperaccidensprobatus,quiaquantitasdifcectayc&ficexplaribusquidagstegatum,c(tcnsperaccideüs,&tamencftinpradicanquantitatis;(cientíaettinqualitaspraedicam.&c(lvnumag-
gregatione ex plut bus habinbus;imó eft quid ex ab(oluro ,& refpeétu ad gbiectü
intrinfccé cóltitoti ; veftis cft in predic. habitos , & tamen ctt quid
accificiale ; etiatn patet in omn bus conctetis accide- tium. Tandem oratio c(l
qu'd coplexum, & ett in przdicamento quantitatis Refp.pradicamentum
conftitoi ex gez neribus, & fpeciebus materialiter,no foc- maliter , i, ex
rebus ipfis ; quz dicuntat genera, & fpecies jmon c; ipta; genereitae te,
& fjecicitate ; vnde Onod ponitur im pratdic. e&t res; Quo ponitur eft
intentio , quia non ponun:ur res in przdicam. nift vt fubftant conceptibus
cationis. Ad 2,ac- gum. vrgere contra Thomiftas nczantes diftin&ionem ex
natura rer inter.evadus prz dicamentales, ac proinde ctiam prio- ritatem, &
pofterioritatem ex natura rci, non autem coutra nos , qui vtrunque ad-
mittimus. Ad 3.patebit ex dicédis in pro- prijslocis; nam quantitas di(creta
non eft vcra fpecies ; (cientià eft vna qualitatis fpecies , vt dicit vnum per
fe habitam, ro vt dicit illam aggregationem,, vt explica- binusdifp.12. &
quamuis dicat rcípetár realiter identificatum ad obicétum,nó ob id eft ens pet
accidens; «jura non ponimus illum dc effentia fcievtig ; veftis ponitur in
przdicam. habitus ian. aam materiales & fundau entum habition;s pafTiuz,
quae eit formalit;s habitas ; & concicta 2cct- dentium poruntur in
pradicim. non vt fignificat, ex zquo fübicétum , & for- mam , vt ip fcq.
att. diccaiuss Tandem ot;tro ron cfi vcra quapatatis ipeCiC5, VE
fuoiecovidebimus . —- — : iy Sccundo,coptra 4«& 5. conditio- nén; Tum quia
accidcnca inabltradto fua j'rzdicamenta con(ticount & camen abttracta higoibcant per mod.im
partis. Tum 2. partes phylica j $14 — Difp. VI. De*Tredicamentisin Communi. .—
foa genera, fpecies], & differentias, vnde multis inlocis fubítantiz
vocátur.ab A- rift. poffant concipi vt abülraéra»& con- creta in fuis
inferioribus, & habec omnes paffiones fübftantiz , ergo perfe funt in
pradicamento. Tum 3.genus,& differe- tia quomodocunq; fumantur,(empersüt
«entia incompleta, ergo fi genus eft per fe in predicamento, omncs ali partcs
de. bent reponi. TumA.cx 1. Top.c7. omnia pra dicgta dialectica in
ptzdicamencis rc- eciantur, fed dialetica di(pütat de enti- s cópletis,&
incopletis,ergo &c. Tu 5. rotü non cft (ine partibus , ergo fi totum eft
per (c in predicamento,partes nó pof funt excludi. Tandem contra quintani .s
Chri(tus cà in predicameto fubftantia , & tamenthabet c(Tentiam infinité.
perfc- &à,& (i daretur linea infinita , adhuc ef. fet in przdicaméto
quátitatis ex d. 8. q.5. «rgo finitas non cüneceflaria conditio. Refp.ad 1.
patebitex feq.art. Ad 2. difp. feq. q. 1-art. 1.dicemus poffe quoq; ordinari:
aliuam feriem przdicamenta- lem ex iftis entibus incompletis ad inftar
przdicamentorum entium completorü , quz modó (uot in vu , nontamen fequi- tur
dcberc in his dire&é reponi. Ad 5. quamuis fint entia iacomjleta. fecüdum
rem;(unt tamencompleta fecundum m;o- dum in tatione habentis,quod (ufficit, vt
poffint de inferioribus przdicarí,S€ cum genus etiam fit potens fuícipere
pradica tionem fuperiorum graduum cf(lentialé , erit dire&té in gencrc.
Dices,genus fupre- mum folum de inferioribus per modum totiüs przdicatur, non
auté (üícipit prz - . dicationem-gradus fapetioris , cum non adíit , crgo
differentia, quia eifenualiter . deinferioribus pradicaturquamuis non recipiat
predicationcs fupeciorum, debet elfe dicc&é in genere . Reíp. ncg.patita-
tcm, quia genus fupremum falciim potctt tccipete praedicationem c(lentialem cn.
tis tranfcendentis, quod non habet d;ffc- rentiayquia non eft formaliter ens ;
tum que pesdieater pcr modum per fe antis ; & liveliscam Hurt. ad e(lc per
fe,cx dirc&é in generc íufficerc pofle de altero ciTentialitcr pradicati ,
& confc- quenter diffeentiam » quamuis à latere; dici.camen per fe in
genere , eft quefti? de nomine. Ad 4. verum eít afjumptum» fiue dire&é, tué
indirekte. ,-vel cedu&i- a€. Ad 5.folum ptobat partespertinere ad idem
predicamétum indire&é, vel re- du&iu&, quacenus funt racione totius
in przdicamento. Ad 6. Chrittum effe ig przdicamento tatione natur haman£, 1
non diuiz vt difp.(eq.q. 1.dicemus ; de- inde negatar paritas de linea infinita,
& de infinito in edientia,qu a linca eífet dua- | taxat infinita (ccundum
quid, fimpliciter tamen e(Tet limitacae, & fini naturcze. 28 Tandé contra
6.arg. Tumquia pre | : dicam&um cftcoordinado plurium prae- dicabilium
fecundum fub, & füpra,indi- widuum non eft huiufmodi. Tà 2. Porph. claudit
praedicamenta genere fummo, & fpecie infima , & ad indiuidua defcende-
re proh bet,quia (unt infinita iuxtá prz- ceptum Platon:s, Tum 3: indiuidua ad
fcicntiam per (c no (pe&ant, ergo ad pra dicamenta per fe nó (pe&abuntquz
fi 23 4 parsprecipuilogicz ,&adícientian ot" — ——— dinantur. Tum
4.indiuiduu mg en vhi — : uoecam , quianoncít de plucibusfecun- ————
dumidemnomen,&rauonem,ergonod — eft per fe in przdicamento , quia heceft
vna principalis coaditio. Tandem indi» :uidua funt entía per accidens , quia
ftant ex rebus diucríi ocdinis , vt fecunda definitione Porph. Indíuiduwm - :
e[l , cuius collectio proprietatum, qua im * vno e(l,in alio non poteft
reperiri. n Refp. ad 1. przdicamentum eft coor- dinatio non folum przdicabilium
, fed & 2 fubijcibilium,de quorum numero eft ia- ] diuiduum..A d 2.im9
debere claudi - a" T re, fummo, & indiu!duo, fi cat. n.apex po !
nitarprzdicasum , de quo nil aliad dici- | tur in re&ta [nea ita bafis
debet poai fu- biectam,;cui nil aliud fub: jcitür, vc Scot. M ue doccun acit.
Porph. ita fecitquia emu- / merarc folum carauit prz-dicata elfcatia- E: 112;
& Piato indiuidua in prdicam. recé ; (ere vetabar, quatenus iafin ita (ánt
, non Y Quatenus iadiuidua quo eciam (&afu non €ft nece(fe (pccics in
praedicamento recé 4 fcre neges numctan4o ; vcl Porph.tan- tum volux
diuitionem, qua fic per dies —- rcnias,non jrogre 4i vica pecie. Ad : j ü-
ua" mmo amant Uo w- "uameEi—É———————— £). LII. Qunmede ponantur
impredicám.cMfrt;II.— $35 3-ficut pertinent ad. predicamentum vt fubiecta Lars
oes omnes. gradus fu- eriores,ita ad (criem przdicamentalem: peers velut id,ex
quo vt ex fundaméto: zdificium priedicamét conftruicur ; nec, efi neceffe ,
quacunq; in: predicamento: ponuntur, immediatéad fcie nciam perti- nere. Ad
4.iliam folam;effe conditionem corum , qua ponuntuc in: prz: dicamento: vt
gradus prz dicabik s& communes, nó indiuidui quod folum ponitur vt fubijci
bile. Ad 5. ratio indinidui non cófiftit 1n ptoptietatibus extrinfecis, ied
(olum includit naturam; & differentiam indiui- dualem;definitio Porph.cft
quedam no- tificatio indiuidui à pofteriori.. AKKTICVLVS II. Conffrutiio v
edicamenti in terminis: abflra&lis » vel concretis de-- terminatur - Dess
in prdicaméto fübffatiae naturas di(pon debere in. cocre- — to;in predicameotis
veró'accidemiiü in ri - gpre reponi debere imab(tra&o: non vlti mata
abftraGione , e ipe demie etiam in: to poffent: col . Et quidem de fubit
antiali przdicaméto do- eet ipfemer vías, videmus.n. in eo geme- ra , &
fpecies difponi nominibus concre- tis (ubttanria, corpus viuens,animal,ho-
mo;& ratio eft , quia re$ nom difponun-
turin preedicam nifi quatenus gradus (u- perior poteft efsétialrter dicr
de. inferio- ri& inferior talem pradicationem fuíci- pere ,at in abíl
ra&o fieri nejucunt tales przdica: ioncs,non.n.dici mus humanitas. eft
animal t55 , «uia natura fic bgnifica- tz babent rationem parcs,X enusancó-
pletiyat iv concreto haben: ratiomem en- hes me & totalis , vt diximus dilp.
praced.q.r.ar 4. X ex profe(lo agemus difp. 10.q.5. nam cum natura fubitantia-
lis nata fit cfle in (u, potito, inquo fuum bubet co: plememum, .f.
fubuftentiam, ftauimac d (uppohico abitralitur, babet ranonem parc s,&
torag metaphylica. 39. Sccundó. g accidécia debcat n me dia abftrachone reponi
, mnitcfté Ret «x d icédis dif. 10, cit nam ab fracta me- dia abftra&tione
funt termini illi, qui à ft bic&o abftrahunt, quod in concreto có-
cernunt,fed nomab inferioribus, vt albe- do abftrahità ligno;per album conmota-
to.fed non ab hac;vel illa albedine , vltí« ma veró abflractione bte et pos
ctam ab indiuiduis pra(cindit. ,, vt albe- dincitas,dcbentágitur accidentium.
prg« dicamenta in terminis media abflractio- ne abflractis-di(pom,vt docet Sco.
q. 1 f-- Vniu; poft.refp.ad 2.princ.& q. 1 r.predi cam. poft. rcp. ad 3.
& probarar auth, Arift, qui multa przdicamenta acciden- tiumrita difpofnit,
(pccies n. quantitatis» & qualitatis (nb nomine abftracto refert. lineam ,
fuperficiem, fcientiam , egritue dinem, &c. Tum quia przdicameptum e(t
coordinatio pluriü in tali ftatu ,.qa fuperiora ies przdicari per modum
gencris, vcl (peciei , fed termini acciden- tales media abflractione abftracti
adhuc permanent in tali ftatu, (ignificant .n.for mas accidentales per modum
per fe cxi- ftentis,& completa naturz;quod non Có: uenit terminis vItimaté
abíiracts,nam yt. fic tignificant formas vt incompletas, & per modum parus;
cum ab omni habitus dine im ratione. habentis prafcindant « Imó quia
coordinatio pre dicamenti eft ordo quidam effentialis intcr. pradicat fuperiora&
inferiora, & per accidens fe haber ordo ad exerancum potius przdi- camenta
accidentium difponi debent im terminis'abítra&tis, quibus praícinditur à
quolibet ordine ad cxtraneü (ubiectü ». & ordo effentialis inter fuperiora,
& m- fcriora denotaturquàm in-concretis,que ordinem dicunt ad (ubicóétum. e
31. Tertio tandé noncxcludimus ons nino cóctcta ab ; (Lis
przdicamentis,nam. Scotus cit.quamuis fimpliciter I dicat ab(tra&ta
accidentium ordinari 1m pradicamentis, addit tamen ctiam crcta poffe per Íc
ordinari ficut Means & interius ,, non quidem concretum f abftraéte,vt
album fi ub qualitate ed có- cretum inferius fub cócreto fuperiori t album
tub.quali, vulr itaq; pra dicamen- tum acciécnüum;velcotum imabiliactos vcl
tomum concreto potic rc&te contti- twi:binc Agfa. vlt. de Monta die
$36 Difp.VI. Dc PredicamentisisGimmunls
0 dentium praedicamenta in concreto re- cepfait , & inprédicam, qualit.
etiam de: 7 egit fub nomine concreto. Tum quia 1 quid
obftaret;aut effet, quia concreti efl en: per accidés,vtvniucc(aliter Arift. dixit
de quocunj; concreto accidentali . Met. z. aut quia non poteft pet fe fub-:
ijci& pradicari; fed primum nó obftat , quia licéc fumendo concretum
accitéta- Je pro aggregato ex €quo;ex fübie&o ,& forma,quomodó de llo
loquebatur Ari- flot. cit. non poffit definiri , ncc poni in przdicam. vc notat
$co.q. 1$ Vni. ad z. zameh formafliter,vt dicit formam, & pro tonnotató
fübicétum,nonett ens per ac- cidens ; vt fzpe dictum clt : Neqiper fe nitas
accidencisexcluditurpera&tualemdependentiamad(übre&urn,quiafübie- tum
non pertinet ad intelle&um eius vt pars, fed vt terminnstalis dependentiz .
vt Sco.docct 4.d. 1.4.2. A. & q. 8. Vniu. infine: cum ergo termini (int in
prdi- «ar. ratione faorum fignificarorum for- ium,non matcrialiü, vt notat Tar.
q. procm.ad predicam.dub. 2 albüerit for- fnaliter in przdicaméto qmilitatis.
Neq; &t impedimentum oriri potcft ex 1. cap, &ria criam in concretis
accidencalibus dà tut przd;cationes per fe fuperioris de inte xiori,vt album
e(t coloratüalbuim cft qua Ye,vt Scotus docet q. r. Vniuerf.vbi ctiam fiotar à
talibus concretis ad abtiracta te- inerc cóufcq.vt album cft quale;crgo albe do
cft qualitas ; vnde r. Top.c.vk.ait A- fiftor.alburrcontineri fub colorato,tan-
quam fpeciem fub genere . * gz Cótra arg.pamo;quód n6 poffint inabüracto
difpont ; Tumquia vtficfe ibent per modam partis,vt fant abtira- fübftantiahia
, pars veró non potett toto przdicari. Tum 2. accidentia de- ent poni in
przdicam. eo modo ,quo de fubflantia pradicantor,quia pradicamé- a accidentium
diftingauntur per ordi- em ad (übftantiam,vt diximus; (ed prz- itatis,veflisin
przdicam. fübftamn- tiz , ergo hac altim neceífe eft con(ti-* tüere in
concreto, Tum 4.. modus inheré tie , quo forma accidentalis inzft (ubie- Go;
pcttinet ad idem prz dicam. firi acci dentis,at hic modus fignificarur: per.nge
men concretum , quod concernit fübie» Gumnon per abítra&tum , quod à
fubies: &o prat(cindic. Tum 5: ficuc fe habet (ub. fiftentia ad naturas
(ubitanciales; ita in-- hzrentia ad accidentales, (ed (ubttantias les quamuis
(int magiscntia , & perfe- &i0ra , nibilomtinus vcab(tra à (ub.
fittentia, (ant catía incópleta, multo ma- gis aecidentales., vc ab'trahanc ab.
nha rentia: ma. paret quia ficuc natura (uüb- ftantialis completur vltuna.é per
(ubü- fteatiati;ita accidentalis pec imhzrentia. Tandem connaturalius. cft
accidenc cife iafübic&o, quàm abillo pezfcindereserce go (alin re& us
prz dicamenta acciden- tium difponentur per.concreta, qua oom — folum otdinem
ad infcriora, fed eua fabie&a tigniftcancy] üàm per qua à (ub:ecto preícimdunt,
— 33 Refp.ad r.accidés vltimaré &um effe quid 1zcompletum: , ' dia
abtlra&tioncabftractum , in te lit pars concresi ad (ub bet ta nen modum
fignificandà totius. ,, quia cft concrecum ad (ingulace, ea. ! [cinditab ordine
in ratione babentis, vt. tzpé dictuas cft,non fic abítra&ts (nba tialia quz
licec dicam ocdinemad pro- pria indiusdua, vnde hzc ef veras hzc ha- manitas
eft humanitas , bzc ananilikas- e(t animalitas,non tamea ifLi, am initas. eít
animalitas , nam. animalitas tocaliter ptrzícindit à (pecicbus. Ad.1. neg. ma-
quia licec diuifio prazdicamentoram. ac cidencium facta fic juxta diuer(irm
ordi - nem;queim dicua: ad (ubtitanuam , coor- dinatio tamen eorum in fuis
pradicame- tis non eft fa&a , quatenus pra dicantus de fubftantia in. quale
accidencale , fed dx "dicamar de fübüantia in concreto; nó in (0.
Jabffracto,erzo &c. Tum 3. formz quo-. — — . ""yundam
predricamentorum.f. Vbi, Situs , ve : s uel ,& habere , frabitradté (uman -
"tur , incladuntur inalijs przdicamentis , Wempe locas ; & tempus in.
predicam, quacenus praedicancur inquid dc (uis. in» tetioribus : tam quia licéc
accideatia 10 abítracto nó afliciant a&ualitec- (ubáan- tiáso fliciupt
tamen aptitudinalicet , un? etlam in aliquo fen(u actualicr , dicimus €ninqu9d
corpus habet quancitaté due t Q. III. Quomodo ponantur in predicam.cidri. 1.
bet albed: nem; fimiliter quanucas e: tco dit (ubic&tum, qualitas afhicit,
&c. Ad 3. n«g. affumptum ; quia illà etiam quaruor przdicamenia in
abflra&o fumpta. funt diuerfa à predicamenro quanctaus , & fabftantiz ,
«à praicferam varios rcfpc- &us extrinfecus aducnientes , vtanfra in fu:s
locis videbicur. Ad 4.neg.ina.vniuer faliter, quia :nhzrenua , quando ett rca.
liter ab accidente diftinéta , eftin prz- dicam.habitus,vt ibi dicemus, &'folü
de- nominatiué vagatur per ilia prz dicamé- ta, vt docet $co.4. d. 1 2.9. 1:
negatur etià mi. quia vtro«uc modo fignif;catur , vo- catar .n. predicamentum
habitus , & ha- bere. Ad g.negatur patitas,quia e(fentia- lior cft habitudo
naturz fubítant'alis ad proptiam fuppolitam , quod eft eiu(de m przdicament:
«quàm accidentis ad fubie- &um,quod ett ipfi extraneum quare fta- tim ac
natura fubítanualis à (uppofito ^ yrzícindit , cenfeiur incompletum ens ,
faltim in modo fignificandi , non (ic acci dens , quia adhuc retinet
habitudinem ad interiora ; neque in hoc attendi debct qmaior , vcl minor
perfc&tio :n entitate , nam adhuc hamanitas vt quid incomple- tü c(t
perfc&tior accidente in concreto , od habet modum completi entis , re
picitur .a.'ad modum fignificandi, non ad rem fignificatà, Ad6. patet ex dictis
, de rationc .n. przdicamenti ett predica- tio,& (ubiectio cffentialis,
& qu:dditati- ua,non accidenialis,& qualitatiua; aliter pradicamemtum
accidentis non deberet conítitui ex generibus , & [pecicbus acci- dentis
inter (e ordinatis fecundum füb , & fupra,(ed ex accidenre, &
fübic&o, in- ter quz cadit przdicatio accidentalis. 34. Secundo arg.contra
diipofiionem intermin:is concrcus. Tum quia Sco.ipfe q.1$. Vniu.ait,concrcta
accidentalia non tlie in gencre , nifi reductiue fimpliciter uendo. Tum 2.
Atifl.3. Top.c.1. ait iuttitiams non iuftem cite 10 predicam. Tum 3. concreta
nO potlunt cüe genera , & (;ecies,quia ca folum potfunt genera , vcl
fpecies c inari quz figoificát na turam per fe ftantem , & non alieri adia-
€entemyaliter pre dicarentur in quale ,nó in quid accidenua verà in cocreto
ligai- Logica . ; : $37 ficant naturam non per fe ftantem , hinc Arift. 2.
T0j.c.2. ait coloratü non dici de albo ranquam genus, fed denominatiué. Reip.ad
i.& 2. vel loqui Scotum, & Arift.de cócreto pro aggregato, ycl quia ron
eit in predicamento, ni(i ratione for m (igniticauz , & quia coordiDatio
cone crctorum pendet à coordinatione forma- rum , ficut vniuerfaliter verum eft
deno- minatiua pendercà form.s denomináti- bus. Ad 3. dicimus probare folum in
ri- gore debere ifta predicaméta in abítra- cto con(litu:, adbuc tà etiam in
concreto poffunt conflitur,nam concret, licét vt refpicit fubiectá babeat
rationem qualis, attamen vt refpicit inferiora ratione for- mz,quàm forvaliter
importat, habet ra- tionem quid , nec vt adiacens prdicarur dc inferioribus ,
fed vt elfentialiter inclu- fum. Arift. auté fumpfit album , non pro formali,
(ed' pro materiali , & (übie&o quomodo coloratum denominatiué di- citur
de illo .. Declaratur amplius hzc folutio, ,uiaalbum, & nigrum , fi conli-
deranuur vt talia formaliter, nó veró pro - ut connotant fübie Cum, coloratam
prz « dicari potefl de 1pfis per modum generis, & fpeciei , interroganti
AIOROP Sid fit album, vel nigrum fic fampta,bené repo detucquod cit coloratum ,
vndé licet fit concretum adiectinum; attamen nO prz dicatur per modum
adiacentis, nili refpe- * &u fübie&orum de quibus accidentaliter
predicatur refpectu veró inferiorum pre- dicatur e(fendaliterjac per modum pet
fe ftantis; licet connaturaltot modus cócre- torum adiectiuorum fic.
praedicari. per modum adiacentis . QVAESTIO IV. ; De diuifionibus , &
regulis an- tepredicam. ^ 35 q)OR definitiones vninocorum "T quiuocorum ,
& uo- rum, quas dip. 2. explicauimus » fubdidie Arifi.in Antepradic. duas
diuifiones , Sc duas rezulas , dc quibus erit Ícrmo in bac quzitionc. . r
"vpn Prima diuifioeft corum , quz dicun- tur» nam alia dicuntur , cum coin
Vu: psc $38 Difp.VI.De
"Pradicamentis in Communi. fic, vt homo albus , alia fine complexio- me,
vt homo equus; & valet hec. regula ad d:gnofcendam conditionem eorum y Quse
in pra dicaméto repom debent, que eft incomplex'o , vt diximus q. pra'ced.
árt.1. ac proinde Arift. incomplexa .po- fica diuidit indecem praedicamenta .
Ex quo deducitur , hanc diuitionem princi- paliter effe rerum, feu conceptuum
obic- &iuorum, & minus principahter vocum, quatenus pereas (igmficantur
res , & có- ceptus, nam fcientia przdicamentorum non e(t de vocibus;
quapropter ly dicun- tur in prafata diu(ione id (onat, quod concipiüntur , «t
etiam dicebamus in de- finitionibus vimrimocorum , & a'1uiuoco- rum atq;
irà fenfusdiui(ronis eric. Re- tam alie figmfrcantur conceptibas com- plexis ,
aliz incomplexis; & licét com- plexio, & incompletio (in: paíTioncs vo-
€um, conueniunt ramen primó concepti . bus, & complexio , aut incomplexio
vo. tumyttendimur proprie ex coxnplexione, aut incomplexione coaceptuum,itaut
il. Ja vox incóplexa cenferi debeat y cui vnus tantum correfportdet cóceptus,
comple- Xa vcro , cui plures, vt determigauimus in r. p.inft. tract. 1. c.3. 36
Sccundadiuitio eft eorü, que funt quod alia de (ubieto dicumur , & in (u-
bic&o non funt, vt (obftat; vniuerfales, homo;animal;alia infubiectofunt,
fed dc fübic&o nullo dicuntur, vt accidétia par- * ficularia,harc albedo 5
aiia dicumtur de fir- bie&o, & (ant in fübiecto , vt accidentia
tniucríilia,coler, albedo; al:a deni ]z1ec fant in (abie&o; nec dicitur de
fübicctoy vt fingularia (ab(tantiat Petrus Sortes; fin qua diuitione (olum ett
adaertendum cf- fe in (ubicGo;& dici de fütrie&o diuerfi- modé (umiab
Arift. nam «ffe in fubie Gto accipit provera, & reali inhe(ione in co;
quomodo accidentibus conuenit nan li - «ét forma fuübütàárialis fitim materia
vc. in fübiecto; non tamen inhieliad , vt docet Scot. quo]. y. À. (ed per vetam
infotma- tioncm, nam inlrerere dicit informatio- fticim nou per fe, hoc ett,
quod inbzrens , «um non (it à Gus Gicaphiciter 5fed Lecait- 1m quid, non facic
vnum per fe cam fu- Ms4ào ,(cà per accidens ;at forma (ub- " ffantialis
eft a&us fimpliciter, & cü maz teria facit vium pet (e , & ideó non
dici. tur e(fe inubieGo per inhzrentiam. Di- ci verb de (übie&o (fumitur,
vt fignificat pradicari dealiquo vt de inferiori quid. ditatiué . Valet hacc
diui (io nedumad di gaofcendum difcrimen corüsqua in prar dicamento fubflantia
reperiücur jab hiss. quz ponuntur in przdicamento acciden- tis,(ed eram ad
cogaofcendam conftitus tionem przdicamenti tam fubitantig;qu& accidentiam,
qma illud cóftituitur ex fübs flantijs varaerfalibus , & particularibus s &
(iiliter iita ex accidentibus vniuer- falibus, & particularibus , nec aliud
di. cend.1m occuttit de his diuifiomibus . 37 Primaregula anteprzdicamentalis
eft. Quindo alterum de altero (tzedica- tur ,vt dc (ubie&o , hoceft; vt de
quiddi- tatiué inferiori , quzcunq.de praedicato — dicuntur, etiam de fubiecto
dici neceffe — — eft; nimi homoeflentialrer induditur — — in Petro, ét effentia
hsminis in eo inclus. de:ur, erzo (i homo e(fcaialiter eft anis mal , etiá
Petrus effcacialirer erit anim Valct ifta regiila ad cogaofcendum or nem eorum
, qui pomintur im predi nierito, nani qua in re&a lirica p deben: effc
effentialiter fubor: ut faperiora im inferioribus : j s & de
illisquiddiatiué dicamur. Ex l$ ——— deducitur regulam valere , &
tradifolang —— de prad:caris effcavialibus — vt 1. p. imft, trat. t.c. S.
diximus, quia talia funt fape- ri0ra cefpe&u inferiorum im linca pras-
dicamemali; & his quidem ; quz predi, — — cato competumet fupponitabfoluté,
nó — autem vt (upponic fimpliciter, vel quar different iam ponant imer prz
dicati ipe fuay & fubrectum , eft pradicationes m fccundis iatentionibus
fiunt. per acti fie gnatum non y iq; exerceri dcb: buntsaili im primis, et (ze
pius diximus z quar omnia —— éx Sco..9 ptz:dicam.& qui- bus obteruatis
toluumtu: omm f ta,quz contra liinc regulam ficri f, - quo autem fenfu poffit
exreridi quoq« ad prédicata accidenetlia i bid.explicarü eft. - Sccunda regola
; Diweiforum genetít, & non (abalcermaurm pofitorum diueríar funt [pecies,
& differenu , vcl vt alij le RI. lr. »9 -. Quef IV. De diuifion. e) reg. c
Antepsádic. — 559 gunt, diucrfz font. fpecie diffcrentig ; vt animalis .&
(cience (ibalternorum vcró nil proh:bet caídem «ile d:fferentias , nà füperiora
de inferioribus dicuntur. Valct hzc tegula ad cognotcendum ordiné co- ram;quz
ponuntur in diftinctis pradica- menc$,diuerfa .n. przdicamenta diuerfas habét
fpecies ,& differentias, Circa hanc regulam primó dubitari folet ; quid
intel- ligar per genera. fübalternatim , & non fubalternatim pofira; genera
.n. alia funt , quz in nullo füper:or) genere conuenirir, «t fant illa
diuer(orum. przdicamentorü, alia, qua funt fub aliquo gcnere » inter fe verb (e
habent , vt difparata,vt animal, & planta,qua dicuntur fübetternasquatenus
in vno tertio conueniunt , ,f. in corpore, & in viuéte, quzdam tádem
dicütur füb- altetna proprijffimé, quia vnum (ub alte- ro centinetur vt animal
, & viucns. Soto, & Complut. hic explicant gene- ta fübalterna c(fe,
quotum vnum fub alio continetur,uon fübalterna , quorum vnü non continet aliud,
fiue fob tertio comu- fnicontineantur, fincin diuerfis fint prz-
dicamétis;fauct $cot.q.10.predicam.fun damérum (fumitur ex 1pfo contexcu, nam
explicans Arift.quz fint gencra fübalter- 52, adducit excmpla de fuperioribus
re- fpe&u inferiorum . Tum quia hocclaré habctut in verfione Argyrop. quz
cft om tibus caftigatior , Quando genera diuer- f funt, neque »num ab a'tero
contine- tur, eorum ét differenti [pecie diffcerut; eorum autem generum , n
»num fub altero contimetur, nibil probibet eaf- dem differentias e[fe. idem
habet 1. Top, €.13.ib1 à pofitione generum ,vbi expli- cans Arift.genera
(ubalcerna,& non alterna, in hoc fenfu,tradit hanc eandem tcgalam, &
doctrinam . 39 Cómunisopinio , quà tradidit Ta- tar. m fumm.in ex pofit. huius
regulaper genera fübalterna intelligit ca , quorum vnum fab altero cótinetur ,
vcl ambo füb tertio, non fubalt rna vcró , quein conueniunt ; Fundatur in hoc,
quód exé- plilicans Arift, de generibus non fübal- cernis mentionem fecit ; de
his, que praze- dicamento differunt, vt animal, & fcicn- tiaj tum quia 6.
Top.c.2.loc.41. quz: (ub nullo quód gcnera alia funt alia inadzquata , de qui ,
tcrtio continentur , fabalterna vocat, de sce docet , non implicare haberc dií-
crentiam coem, ergo cum hjc ait &cne;a (übalerna habere cafdem fpecie
ditfcicn- tias , €t de contentis fub tertio intellexi: . Awuan;é quia rcgula
ifta de genctibus füb tertio coi contentis intellecta in vno fenfu eft vera ,
in altero falfa, vt videbi- müs,ytràque cxpofitionem poffumus ad- miucre?&
qp per fübalcernagenera intel- ligátar , qua (ub tectio conupcntur quà ad illas
differentias , quas po(funt habere €ócs; & quód per no fübalterna accipiat
» meia vnum non e(t fubaltero ; fiue (int ub tertio, fiuc nó,ex plicando
reg.lam in eneribus fub tertio contentis quà ad il- las differentias, quas
nequeunt in cói pof fidere; eó vcl maximé, qp ia textu vtragi expofitio
fundamentü habet, vt vidimus j quapropter explorare debemus quà ve- riratem
babeat hzcregula , przcipué ia generibus füb vno zertio contentis , de uibus
eft maior difficultas; non quidem c conftitutiuis illuus generis communis, ha
namque omnibus inferioribus conuc- niunt vt diffcrentiz conftitatiug viuen- tis
conueniant animali, & planta , (ed de diuifinis, an .f. differenti diuifiuz
ge- neri$communisconuenirepoffiotindiffetentergeneribuscótentis(übillocoi.40Primaopiniocftaffirmariua,fedAuthoresiftiusopinionisdioififunt;ali-
ui n. indifferenter de qualibet differen- tta loquuntur,; eo quia putant nullas
císc differentias proprias vnius Ípecici cófti- tutiuas,& vnius gencris
diuifiuas, (cd quà libet communiorem cfic fpecie , & folü adaquati cü illa,
quatenus eft alteri con- iundla differentiz , cx: qua combinatio-. nereíultat
adzquarum conftituriuü fj €ici ; ac proinde admittunt eandem di ferentiam
pluribus generibus. pofleaduce nire, illaque diuidere ; ita. Auería q. 15«
Log.fe&. i. nod: vni. c.de di fc i 8.qui alios citat. Ali A ita non polunt
habete communcs frecies, concedunt in ie rcperii policy in qua deicédanc
iicrentuas inadz quatas; unde licét Vu à mera "NS vna fac l. LJ -- 3 OU Wo
Lue iui * L4 549 fixa difparata haberc communes diffc- tentias , admittit tamen
continere fub fe communcm fpcciem , quam inaditquaté contlituunt,dc qu busnon
erit verum di- «cre , quód generum ad inuicem non (ub ordinatorum diuerfa (int
fpecies ; ita 5 Arriag.di(p.8.Log.fc&. 1.fub fe&t.2. Alij ditiinguun:
de differcntijs,& generibus, nam quz dam differentig (unt vniuerfa- les,
gor totam lineam przdicamentalem unt, vt Corporeum, & incorporcum in
przdicam. fubftantiz,& gencra ab il- lis conftitata d:cuntur. vniuerfalia,
quia totaliter Jineam. przdicamentalem am- le&tuntur, vt corpus , &
(piritus ,& dc iftis verum cft,quód non habent differen- tias diuifiuas
fuperioris generis cócs,quia . talcs (unt illz vniuer(ales formaliter op-
ofitz, quz nequeunt in codé repctiri;a- - dig (un: differentiz particulares,
partica - "late genus diuidentes, & de iitis verü e(t pofie pluribus
generibus infcrioribus có- ' uenire, refpc&u quorum non fe habebüt t
difterentiz adequate coftitutiuz , has «n. afferant non poffe e(íc cómuncs ,
fcd inadaquaté,& non vltimaté ita Rau,hic , & Amic. af(eront exemplum
de quanti- «tate;quz primo diniditur in permanenté, & (uccefliua,qua genera
habent cócs dif ferentias. f. córinuiy& difcreii , qua (unt t diuifiuz
quantitatis in comuni, nà da- tur quantitas perganens continua, Vel di- fcreta,
& quantitas iucccfTiua conma , " wel difcreta,confentit Ponc.
difp-7.n-46. Secunda opinio afferit , quodlibet gc- anus habere proprias
differentias diuili- jitávt.vna diffcrenua fit vnius tantum generis d ufiua .,
& vois (pecici confti- *tuuua,ita Doctor q. 10.przdicam.q. 27. "V niu.& 2.Poft.q.58. & alijs inlecis
infra it. efta; apud Antiquos communis, quà «x Recentioribus (equuntur Mor;f,
difp. . Log.q.6. Conplut. hic; Pafq. tom. r. €Mecdifp.61.67.& 68, Pro cuius
refolut. ^ 4t Dicimus prymó , genera diuetíoiü przdicamentorum nullam babere
com- munem differentiam conf(litutinam, aut diuiiuam , ncque. communes fpecies;
áta Sco.ci.& 2.d.5.q.4. D. Probatur,quia praedicamenta (unt impermixta ,
itavt &num etfcnualiter non parucipat natura | $ Es d - — P Difp.J/I. De
Pradicapsentis in Communi . alterius , ergo quz fub ipfis continentur, - nullam
habcbun: d.firrcotiam cóem, nec conflitutiuam, nec diuifiuàa ; fapponimus n.
nunc decem genera non habere (upra . (e aliud genus,na (i velimus loqui infen-
tentia admittenre vnum , vel pauciora , quàm decem przdicamenta ,. fic de illis
idem iudicium faciédum eft , ac de gene ribus (üb communi tertio coaftitutis
,de quibus in feq. concl. ex quo paret alias pats de fpeciebus, nam fpecies
nonnili cx genere, & differentia coale(cunt, ergo ex diucr(s generibus ,
& differenrijs diuer(a quoque ífpeciesconfiruuntur, 41 Dicimus 2.geneta
iater fe fübordi- nata comunes habent omnes diífereniias fuperiorum generum
conftitutiuas,quod ctiam eft vcrum de generibus füb cói ter- tio cótentis; quia
clecitind in diffecécia ^ illius certi conttitutiua; eft cóis cü Ari(l.
hic,& patet, ná animal includit oés diffe- rendas, (. corporcum quz e(t
conttitu- tiua corporis, animarü , :,uz eft coltitutis - ua viuenus, &
fentibile, quie cft propria ipfius animalis; (i militer animal, & pla habét
diftereacias cóitituguas coi i& viucnus. & fequitur ex prima T alteri
de aliéro predicat X hinc cá dic mos horum generum eafden c(lc ditfcrenias
conttimutiuas mil aid. fignificatur, quá rationem generis lupes tioris inueniri
in inferioribus, non veró differentiam. conftitutiui generis fupe- rioris elfe
vitimaté conitiruriuá generis - infcrioris,hoc.n,cftimpoffibile.Scquitue etiam
gencra inter [e (ubalterpa. particie pare aiiquas d.ui(iuas (aperiorüs nà ani-
diuifiiuis fubitanciz h:.bet corpo rcü,ex diu .fiuis corporis habet animati »
ex diuifiuis viu&tis habet (enfibile ; quod etiam elt alicrendum de alijs
(ub tertio ' cóhtcátis , quz habent commuaes diífc- rcntias diuiliuas, que
gegera'conftitüunt in illis inclu(a j praeterquam diuifiuas 1m- mediati generis
fuperioris , v.g. animal «& planta babeat communes diifcrentias. diuuiuss
fubftanue,X corporis, puta COE - reum , & animatum, nontamenbas /——— — t
communcs differentias diuttiuas vi« uentissvt eít,(cnibile, & vcgcetabile,
5» , vrmoxdicmus, —— c mpm ^4 Di- Pi : I p TAX PV ^ | t Duft. IV.De divifonib.
evregulis e dntepr «di. ^ -— Dicimus 3. nulla differentia diuifiua itnius
generis poteft efte diuitua alterius - generis , fed quelibet determinatum fibi
genus vendicat, ita Sco.cit. quam probat q. 10.przd. fi eadem differenua fiue
vlti- ma,fiué nó vltima aducniret pluribus ge- neribus, (equeretur idem
fpecie,vel gene re inferiori effe in diueríis gener bus non fubalterdis,quod
implicat, quia idem fpe €ie,vel gencre inferiori habet vnam císé- tiam , genera
autem non fübalcerna , (ed difparata , ctiam ciuí(dem przdicamenti, non faciunt
vnam ctfentiam , vt patet deanimali, & planta;fcquela probatur;quo- rum c(t
vna differentia ;|vna eft entitas fpecifica , nam vnitas fpecifica nonniíi à
ifferentia potefl prouenire , in caíu vna e(Tet differentia. Dicesa iefle
diucrfitacé nercum; ideo conftituta non eífe ciu(dé peciei.Contrá;genera funt
rationes con» ucniendi in (pecicbus, diffeietiz funt ra- tiones difconucnicndi,
hinc genus dicitur à differentia contrahi , clc magis vniuer- fale ,
differentia minus vniuerfalis : vnde ger diffcrétiam magis accedit ad cffe in-
. diuiduale , co qtia eius communitas per differentiam reftringitur ; qua
ratione die citur genus inquid pra dicari , differentia in quale, & per
modum adiacentis ; ergo ab illis generibus non poterit prouenire differétia
[pecifica ; imó fi hocafferatur, potius illa differétia fe haberet vt. genus ,
quia omnia generis attributa illi copete- ret, gencra vcró fc haberet vt
differciig, Refpondet Auerfa cit. & (c&t.5. nullü efle inconucnicos
idem habere modo ra- tionem generis, modó raüonem differen. tiz modo cGcipi vt
cóius,modó vt minus communc;quia genus, & differentia non funt quz dam
entitates ex natura rej di- functz, fed vantü virtualiter , vnde ad li- birum
poterit intellectus nofter formare diueríos conceptus srn diuer(as a (fi mila-
See af ceucmentaedquis habet ea- dem (pecifica patura refpcótu dimerforü. . 44
Contra T sia icipon Gers n à argumenta probantia di 10n€ for- male M dr gradus
metaphylicos . Tü quia admitla funda rali diftin&io- nc » adbuc efl talia ,
ná dittinGtio rationis rat iocjnata per boc diifcita diftünétione (o ka. |
rationis ratiocinantis,quod illa non ad Ti- bitum noftri intelle&us poteft
tribui re- bus, & inter aliqua conc.pi (zd neceffi- tatur intelle&tusad
tales vel tales conce- pius formandos ex fundamento reperta in re, non fic
cuenit in dittinctione ronis ratiocinantis ; cum ergo per Aduerfarios gradus
mctaphyfici diflinguátur ratione cü fundamento inre , neceffarió concipi dcbét
deterniinato modo,& nO ad libitü intelle&us noftri .. Tum quia ex 7.
Met, 41. & 43. definitio dicitur per (c vna, quia vna pars eius cft per
feactus , altera per fc potétia, (cd f1 ex noftro capite vna pars dicitur
actualis,altera potentialis, & non,quia fic exigitur à parte rei,nulla ef-
[et pct fe a&us, vcl per fe potentia , fed qualibet ciiet per accidens
a&us, vel peg accidens potentia , quia nou ex fc ipfis, fed quoniam (ic à
nobiscócipiuntur. TG quia vt arguit D'o&or quol. 1.P.qualis oc do perfe
realis effet inter aliqua, (i eflent realiter diftin&ta, talis pcr (e ordo
eft in» ter ilia,correlpondens, illi di(tin&ioni » quam habent, puta rationis,
fi diflinguae tur ratione; (ed fi genus, & differentia e efsét à parte rei
diftincta,neceffarió prior e(let ratio gencris, & vniuerfalior , ratio veró
differentiz poflerior, & minus vni- ücríalis,& hoccx proprijs
rationibus fot malibus ipforum ; crgo & fi ratione po« nautur ditlin&a
(emper ratio gencris de» bet concipi, vt prior, & communior,non autem ad
libitum n:; ftrum ; mai patet,ná ideo conceptus diuinz effentiz concipi- tur vt
prior quam fapientia diuina ( quae per Adueríarios ratione diftinguuntur ) quia
vbi ifta realiter diftinguuntur , vt im crcatis,eflentia clt priorjquam
fapientia, & quz iiber alia attributalis ratio. Aliter teípond. sfl'umptum-
yalere de dificientjs conftitutiuis vltimate fpeciae rumynon dc diuibuis
communibus. Con- trà qualibet differentia hobet , vt fit diui- fiua generis,
& conftitatiua fpeciei, fi e vluma;l peciei intima, fi non vltima, fpc*
cici fubalternz,yt (eq.concl. dicem go.quaübe: ncceffario eri minus cómue
215,qUÀ genus, & non poterit nii vni fub alicrno gencri conuenire » non.
«n, datur diffcrenua aliqua , qua fit diuifiva genez T Yo 5 m5 fas Difj.VI.De Predicametisin Comum: ^.^ tis,
quin ctiam aliquá fpeciem confliruat: hoc .n. eft diuidere genus.f.facere, vt
id, cum illo addito vni tantam. 4$ Refp Run.d:fferentiam diuifiuam ü gcnere
conflituere propriam fpecienr ,cá hoc tamé flat, qnod inadz- quate conftiwat
illa genera. inferiora. , quibus conucfiit , vt fücceffio aduen;ens quantitati
adequate conftituit. fpeciem quantitatis fucceffiuz , & quia cft com- tait
illasinadequacé,ade'juaté tamen có- ftitauntur à ditcrenup proprijs vitimis.
quaté conftituta per differentiam diuiti- gam qualis affi ematur quantitas
fuccetfti- tia, vcté fe habct vt quid commune poten tiale ad quantitatem
continuam,& difcre tam, per continnitatcem , & diícreuonem diuilibile,
& cotrahibilead illas fpecies, Wt ad inferiora; & in hoc fenfu non
difpu. tamus, quia effer diccre gencra inferiora habere füpra fe genus , à quo
inadaquate conftitauntur, quod efl verum;vel non fe hibet vt genus fuperius,
fed potius vt dif fcréria conflituens inadequate ex (c mo- tur, oti eft fpecies
quantitaris continua fucccfliae , irauc fjmul cum continuitate diüidat
quaritiratem in communi , & có- ftituat fimul cum illa viotum , & in
hoc fcntu coincidit cum illa opinionn ponen tc differentiom vltimam nom effe
vnam fimplicem differentiam , fedex pluibus «ombinatam, quam opinione ipfe 1:
uuius «onfütat, X nc sconclaf. feq. nam conti- nuitas hoc modo non pcfftt e(ie
ade qua- te conftitutiua motus, ficx aquo concur. tit (acceffio ad
contra&tioncm quantita- Lo commani , & conflitutionem mo- itaut vna
finc altera non fuffic:ar. Tà- dem principaliter conf.quia ficut in phy-
ficisin fententia ipforum admittentium lures
materiasdiuer(z.raticnisinceleibus,&(ublunatibus;nompoteft ma- teria caeleftis
intormari forma füblunari mec (fublunaris materia forma aliqua coe- i proptet
ordinem intrinfecam,quem inuicem dicunt , ita quia genus fc ha- | Yt rnatcria
i| ica , & dificren- tia vt forma nictaphytica & vnum geras. "tfe
eft alterius rationis ab alteto,nom poterit diuidi, & actuar: per
differériam alterius «ris fed quodlibet petit propriam di" tiam,& hzc
proprium genus, 46 Dicimus 4. quamlibet fpecic tàtm infimam; quà fubalternam
non conftitui in proprio cíTe per plurium differentiatü combinatiónenr, &
vríioncm , quarü (in gola alijs (pecicbus finr communes; fed fimul fumpta
nonnifi in fpccie,qua con ftituunt, imeniaritur;(ed con(litui detet- minata
differentia. fimplici , quat ita. fit ptopra illius fpeciei vt non fit
alterius, fed cum ipfa adzquetur , & conuertaturz conftitui quoq;
determinato, & certo ge nctc proximo , qued vnur crit, non ra; clt Scoti
cit, &in 4. d.11.3.3. CC. vbi docet
rerum differentías fumpliees ef Íe & in r.d.11.q. 2. C. vulehiominé per
esos cp non folum abhis d;ftin- ui, quz (ub eodem g:ncre proximo có« Lage som ,
led edaà lapide, licét nonadz- quaté,& claré d. 8.q.3.in fine Prima pars dc
differentia prob.ex 7. Met.45.vbi do» cent artem conftruenda delinitioms ait
tandem dimdendo gencra deucniri ad timas differencias , & indiuifibiles. Tu
quia quzlibct ilierum differentiarum: - ^ quibus combinauo 1lla coalefcit, Gom
determinata ad banc fpeciem, cumquz- libet ponatür cxcddens,ergo neq ; cómum-
étz poterunt dici ad hanc. (peciem: minat , Prob. conícq; pcr itlamc nacionem
differentiz 1llg nomamittunt proprias entitates , quarum qualiec po- nitut
indetermina:a , ncc per ibam come binationem aliquid de nouo aduen,t; ni vnio ,
quz cft ccípe&us quidam non has bens vim determinandi, (icut (i plura ge-
ncra difparata (imul vnirenrur; ex il vnione non refültaret aliquod determi».
natü, (cd c(fent adhuc plura radetermina- ta vnita, co quia talia inier ic,
ergo in combinatione ditferentiarüm debet affignari. necetlánó aliqua.
detcravunata diffcientia , qua conftwaror fpecies, & hzc ecteonuertibilis
cum ipfa ; vt eue- niti combinatronc gcucris , & ditfzrene tit j €x qua
idco determinata 1alurgit fpecies , quia & i genus üt quid commu, &
indeterminatua; adeft tamen ip(a differentia determinant qx li non dc-
fcrimiaret y quontumcanque vniceatuc, fiup quain cefaltarec( pecics . - 47
Hirecratio, quam fuse profequitur pa qual . cic. adducitur a $co. q.5 8. Poft.
in oppoltü, quarens n. ibi , an quxlibec pars definitionis fit in'plus,(eu
commu- nior,quàm d.-fiuitum, pro ncg iciua parte arguit » jud (i non cft aliqua
pars con- crabliscam definito , non effet aliqua cau(4 , cur tota definitio
conuertatur. Et fi diceretur, gy ex hoc, gy vnü additur
alcc- ri,vnum per alterü dererminatur. Con- tra arguit, nihil additum alteri
determi nat iplum ad aliquid inferius eo , qdód addicur , v. g. fenübile
additum corpori nó determinat corpus ad hominem , qui eft inferior fen(ibili,
(ed ad animal, quod &óuecnitur cum ipfo ; (ed (i qualibet pars definitionis
eft coómunior dcfinito , nulla ipfarum addita potefl deccraiinare dcfi- .
mitionem ad defiatum ; quod ponitur 1a- ferius (eu minus cómune. Deinde refol.
uendoqueft.renet athicimatiuam partem; quando definitum pcr mulcas differentias
circumfcribétes vItimam, nà. «na determinatur ab alia; & affert exem- plum
de defiaitione reruarij, .(. quàd. ar numcrus impar: primus ,' quz definitio
conuertitur cü tecnario ,& tamen i- bet cius pars eft communior üingillati
fumpta, vt patet: quare ad replicam ait , verum efe a(lumptum dequalibet patte
abíoluie,& ex (e,non tamen vt mutuo, & vicitIim aliam determinat ,&
àb iila de- terainatur,vt patet in exemplo adducto, nam ly impar c(t
differentiacommunis ad ternarium, quinatium, &c. ly primus cft '
indifferens ad dualitatem , quz ex alio numero non integratur , & ad
tetnarii qui ett primus, quia partes ipfius no funt numeri , (ed ümul (umpta
determinátur ad inuicem, nam ly impar decerminat ly Primus; vt ftet pro
ternario , non pro bi- vario ,.& lyprimus detecmninat ]y impar
adcernaciüm,;non ad quinatium;quarc ex mutuacoatractione fit cotam conucrti-
bile cum definito , ^ Haceadem do&trina poteft refponde- — fi ptobation:
Mus qnod ex mutua có-« combinatam , fe tra&tione differentia ille & a
nc cun fpc- o Que IF. Dc diuifionib. évregaliscfotepredic. $45 cic
cóuectibiles;quauis (cor(im accep: e in plus c hibeant ; quod potett con aM ni
exemplo quantitatis permanentis cti- nuz , namha differenti pecmancacia .(.
& cóxinuitas ting;llazim 1a plus(c habét;
permanentia.n. potefl conuenire quan- titati difcretz , &
continuitas quantitati facce (Tiuz, at vt adinuicem determinan- tur, &
combinantut , conacttuntur Cg peremnentiquantitate coatinuà, —— 5 ..48
Sedaduertendum,quód Scotus ibi dittinguit de differécia , quo. alia fit fe,
& eísétialis, alia per accides, & accid talis ; de prima ait , quód eft
cü propria fpecie cóuertibilis neceísarib , & probat ex Arift.z. Mer. 41.
& 43. vbi ait , quód * fuficit definite pec vIrimam differentiam '*cuta
genere , quia vltima jàcludit totam f'ibitantiam defifiti: de 2; concedit poffe
fcorlia excedsoe dzfiaitum, fcd couiun- Gim conuerti ; figaüm. euidens doctrina
allatam no c/Te vniuerfaliter veram, & de differentijs ellentialibus;
aliter n&àropor- tcbat diliingacte, & diuer(imode decide- fequa (icum ,
quapropter coacedímus éc nos,quando vltimz ditfetentiz nos latet, ero A
accidentia fimul combinata &icumtccibere naturam fpeciei deBaitio.. ne
dcfcriptina', non quiddicatiaa; (icut cü volumus fignificare aliquod ind.aiduum
inpatticulari, circumfccibimus ipsü per x. accidentia excriníeca , quz timul
colle&a ia ipfo tantum reperiuntur , (e- oríiq vecó in alijs; at à
di(tincte, & pro- priévellemus ipium fignificare , oporte- rc attingere.
differentiam indinidaalem, qua vna eit, & (implex, non plures; ra- tio.
verà difparitatis cíE;, quia ad defini- tionem accidentalem de(cripriuam fuff-
€it , vt partes illa aliquo pa&o vniancur y at in definitione quidditauua,
quia hec explicat vnum per fc ; quz ponuntuc in definitione, debent ctiam fc
habe- Fe vt per fc vnita, quod non fix, nili cu vnum (cbabet; vt per. fc actus
, alte- rum, vt per (c potentia , quod nequit reperiri an illis diffcrentijs in
vnum com- binatis , ergo 1mplicac differentiai con- ftcu:tuam vmus fpeciei cffe
ex pluribus i düinplex ; & d.tecmie * natz eie dcbzr. E Eeedore VU 4 — 49
Quod EN t wN (x x To E 49 Quod verb illz differétiz nó pof- fint mutuó fe
determinare, probatur,im- plicat idem refpe&u eiufdem effc fimul genus ,
& differentiam , namquarationc effet genus, eflct per fe potentia, qua ta»
tione e(let differencia , e(fet per (eacus , quarc fimul erit in potétis,&
in aóu for- mali; ergo implicat illas differécias inter fe determinari;
Prob.confeq.quia fi con- tinuitas v.g. per fe coar&taret permanen- tiam,cui
aducnit,iam effet iptius differé- ti2, & a&us , permanentia veró fe
habc- bit vt potentia; & vt quid efTentialiter dc- terminabile , & per
coníequens effet gc- nus; in hoc .n.cófiftit ratio generis,quod fit quid
cótrahibile per aliquam aliam ta tionem effentialem fupcradditam tanquá uid
contra&iuum , € actualc . Dcindc 1 continuitas eft effemialiter à permané
tia determinabilis,iam ccit genus, & pcr- mnanentia erit differentia.
Quibus acce- dic, quod vcl ex ifta combinationc diffc- tentiacum rce(ultat vna
per fe differentia totalis,& adzquata, vel non, fi (ccunad, terca
inquirimus ab Arriaga, quomodo alia genera dicütur adaequata, quorü vnü uin
poteft We Ud $44 Difp. L.De Predicamentisin Conmi; - (pecicicóuenice, &
aliainadzs ,— quata,quorü duo, vel plura poísüt ad(pe €i€ coftituendà
concurrere, an.fiex M v. 4 prianatura (íotadequara, vclinadequa- — ta,an veró
vnüdicitur inadzquatum ex — concurfu aliorá, reuera tá in (e Meo, J quatü, (i
(olü cócurreret. Si hoc alleratur,vana ett ifta diftiXtio ; gp fpecies poffic
in duobus generibus imadequatis re. periti,nó veró adz juatis,qua Arift, expli.
cat ; dum ncgat diuerforü generü ag (üb« ordinatorü cafídem cíle (pecies
faceret n.hunc fensü ; fpecies non poteft eífe fub duobus generibus
adzquatis.i. 6 elt cm. (ub vno gcnere, nequit tunc e(fe füb du bus,nà iilud
dicicur genus ade quatü,quo« fc (olo conftituit (peciem,quamais poffit cum alio
concurrere ; qua eft eidicula 2» expotitio . Si dicatur primum quia illa.»
genera poffent (eparari, nam a&us , qui ex motiuo obedientig , &
rel;gionis elici tur,poterat ex folo motiuo obed. Cuz fie 2 s 2 V ri,iam cffent
diftincta cealitec , & confes Me ergo erunt] quid accidétaliter aggregatü:
quenter nonpoílent vnamperfeípeciem — ——— vnde ncc vnam per fe (peciem poterunt
conftitucrc"; fi primum , preecerquá quod talis eflct (pecics conftituta,
vnde nó pof fet poni differentia alterius confticutiua , adhuc tamen ipía
poneretur differentia 1s adaequaté conflitatiua illius fpeciei, Ex ifta
doctrina impugnatur rcípon(io Ar- . riag.ait .n. (peciem non pofle conftitui cx
duabus differentijs adzquaris , fed be- néex Unete Nam quzrimus ab ip- fo foe o
iflz differentiz concurrüc adcottitutionem ynius ada quaue diffecé- tiz, non
per aggregationé,quia mon con- ficcrent vnum per íci, fi per cópofitioné , ià
cedit argumenti factü, pro cuius fola- tione, Ponc. cit, valde laborat,;&
tandem ad diuerías recurrit confiderationcs . $o Sccüda emis concluf. eft
praccipud cotra Arriag.i& fequitur ex dictis , i. .n. fpecies nó nili ex
vnica diffcrentia cófti- tui pót propria, & adzquatay& hac düta- xat
vni generi pot conuenire; tà qualibet Épccics cx vnico genere proximo , &
vni- €a differéuia decerminatis)& ceris, ficuc rminatá, & certá habct
entitatem,S& non cx noftro capite, erit cOftituta, Pra- con(titucre,mfi
phyticé per modüadus, | Rm & potenciz facerent compoutioné,quod eft tilíum,
Tum quia genera ill, uia fe» cüdum iplum habé: proprias differen:ias, quibus
contrahuntur , conttituent pro» pr.as fpecies inadzquatas , & tic pocius
actus illa effet in duabus. fpeci ina- dzquaus, quam in vna (pecie ; quz (ub
duobus inade juatis generibus cóciicatur, Ex his patet fenius fecunda regula
an» tepra dicam.nam fi cft (crmo de d.ffcren tjs cft itutiurs (aperiorum
generum, lic p«r gencra non fübalterna ncceffario in- telligit Aritl. genera ,
quz nec fub aliquo communi tecuo conunentur , fed in di- ueríis funt praedicamentis
, & per (übal- térna,qua: vel ad (c inuicem , vel (ub ter- tio (ubord
nantur. Si veró erit (crmo de differentijs diuifiais& maxime de diuili uis
generis proximi, tunc per (aübalteraa debcat intelligi, qua ad (ciuuicem (ubor«
dinatur pcr non fübakerna etiam » qux fub cominuni teriio continentur , cuius
diuifiuz diff-rcatig non potlunc illis ge» neribus cífe conmunes; & reuera
hic vi- detur [ P TOURAN RM 00000 CMM MP PRDPRREPEEE X tuns diuerfoe funt
fpecies, differéris E n non d e diuerfis ^ etidug tur przdicamentis , non
poflünt haberc Ípecies communes;(ed neq;illa fub com- muni tertio contenta cx
dictis in his cócl. . $oluuntur rationes
in oppo[itum . $1 Ontra cóclaf. vrgetur, quod eedé m fpecies poffint eife in
diuerfis pre dic. & coníequenter etiam ezdem dií- ferentiz ; nam corpus e(t
in gencre (ub- ftantiz , & quaniitaris ; igura cftin gc- nere quantitatis ,
nam per fe con(idera- tur à geometra » qui folas quantitates coníiderat , &
eít eciá in predicam. qua - lit. doplum , & dimidium fünt quantita- tes ,
& relatiua , ende (imul. ponuntur ab E Ariftotelicus f'enfus;pracipué fi
le- Actilt.ia vcroq: predicam. fic fimile, &. diffimile fant relatiua,&
qualitates, mo- tusex H Phyf.cft in tribus
pradicamétis. — Relp.5co.q. 10. prz dicam.neg.afium- ptüm , nam corpus
inratione corporis z-u'uocé dicitur de corpore füb(tantie , & quantitatis ,
illad namq; eft (abttantia capax fuapié nitufa tring dimenfionis: , hoc vet eft
iplumet cina dimenfio «. Fi gura poteft accipivel
pro fuperficie figu- fata , & terminata , & fic ett quantitas, Vel pro
ipfa fizuratione , & terminato nc , & fic eft qualitas , vcl
faltimhabet inodum qualitatis, vc üoloco dicemus. Duplum , & dimidium,
zquale, & inz- qualc formaliter fumi. fj mpliciter rclati- uajfolum
fundamentaliter in genere quan titatis ,quatenusiptorum fundamentum eft
quanttas;pariter (imile,& diffimile , quorum fundamentum eft qualitas . De
motu autem diximus difp. 15. Phy, quod non e(t dire&é in predicamento,fed
re- - du&tiut in przdicamento (ai cermini ; cü non fit re(pectus
(impliciter realis . —.$2 Secüdo cótra alias concluf. argui- tur authoritatibus
Arift. nam 2. Pott.c, dd definiuonibus poni debere plu- res differétias, quarum
qualibet excedat dcfinitum;fed (imul (umptz cum illo co- ucrtanturs& adducit
exemplum de ;d« fi- pitione ternarij , quod fit numerus impar primus ; qua
reguli vfus e Porph. c. de dif£. & c.de commit. gcn, & diff, dum 4X MA
" — Qual IV. De dinfnil. cpoigalie/fitpralie 345 definienslhominemdixit
e(Te animal c1- tionale mortale,quz daz: differenti - mul fumptz conuerruntur
cum homine » (coríim vero excedunt ; Tumquia 2. d part. Ani.non admittit cot diffecencias vl- timas,quot
fpecies infimas; Tam 3. quia 1. Top.c7.&6. Top. c.3. docct diffz-
rcntiam,que definitionem ingreditur fj ciei,in plus (e habere, quam (pecies .
fà 4. quia 6. Top.lec.«1.& 4. Top.locart. - -ait genera (ub communi
tertio.contenta non effe inconucniens habcrc commu- nes (pecics, &
differentias ; qua rationc quamuis animal diuidi (oleat pec rationa« le, &
irtationale atramen 7. Mct. 43. ip» fum diuifit in habens, & nou habzns pe-
des;& hic c.4. in greffibile,aquarile , Sc volatile,tignuw euidens
diffzrencias non neceífarió conuenire certo geacri , fed ad libitum fccundum
noftram concipicn di modum, modó vni;modó alteri appli- cati potl'e;quapropter
non implicabit cá dem differentiam effe communem | plu- ribus generibus ,&
candem fpeciem fub pluri bus generibus contineri. Refp.cx Sco.q.58. Poft.
documentum Ari(t.obíeraandum,cum vltimz d:ffcrea tiz nos latent, quz
circumícribi debenc per plurcsaccidentales, vt diximus in.» probat.concl.&
quia Porph. putauit da« ri animalia rationalia immortalia, idcir- co defin:uit
homincm per morale, vt fic circumfcribens vIrimam ditferéuiam ho- minis ipfi
12notam. Ad z. ibi. Arift, pec differentias vltimas intellexit accidenta-
les,quibus vuimur loco effentialium,quae veré excedunt, non etfenciales, de
quibus loquimur. Ad 3. ibiloquicur Mibinten- tijs. med:js,aon de proprijs ,
& adzqua- tis (pecicbus Ad 4 intelligi debere illa loca non de diffetentijs
edcntial bus, fed accidentalibus, quoeníu cadem fpecies poterit cíle fub
diuerfis generibus,in vno €ficntialiccr, in alie denomipatiué, & ace
cidentalier, vt mox dicemus. —— $3 Teruo ad idé arguicuc multis exé-
plis;Corpus.n. dniditur in viuens, & non viuens, &
tamenvjuensreperiturinArtegelis;Qrutascontinuadividiturinpetmancnicm,&focceffiuam,quedifferenUgrepcriüturinquanutareStmHAus&$346..Difj.^L.DePradicámeptisin(ommwi.bitusdiuiditurpernaturalem,&Küperna.turalem,perntelle&ualem,&moralem,&c.quedíffetenuzconuen'unt.et:ama&busintellectus,Potentiacogno(citiUadiuidituriocorporalem,firituale,
ug dif(ccentia competunt etiam poten- Ur appetitiuz. Bipes eft differentia vo-
lalis, & greffibilis. Incorruptibilitas «onueni: (ub (Lantiz
corporcz.f.celefti , & incorporez .. Pra&icum , & fpecula- tinum
funt diffecentiz (cientie in com- muni, & eidcm a&ui (cientifico
poffunt conuenire .. Prudentia eft (ub genere ha-
bitws,& (ub genere virtutis moralis. Idé actus moralis , (i fiat ex dupl:ci
motiuo duarum virtutum , vt charitatis, & obe- dientiz , cx equo mouentibus
voluntate erit (imul in illis gener.bus. virtutum cf- fentialiter ;non.n. effet
maior ratio, cur wna (pecics fit illi a&ui effentialis,& non alia.
Przdicariin quid & in quale (unt
differente diuidentes pradicabile in có- munis& vtraq; conuenit ditlerentiz
cer- &i0 prz'dicabili,quz in quale quid przdi- catur; Propofitio
affirmatiua diuiditur án veram,& falíam, qua differentiz pro- pofitioni
negatiug quoq; competunt j & ' multa alia pofícnt exempla adduci. Nea:
dicas (ait Auería) cum differentia ma-; 85 patet , quam genus , yel fpecies non
debere na intora latitudinc (ed in fen- fu magisaccomodaro , & determinato
. làm vcl. ifta . minario prouenit cx nfort:io generis, & habetur incencum,
Lin fe (pectatam diffetent.á eile ad plu- ra Erosr eO orti ex Aqua ra- ione
incláfa ia conceptu talis d;tfcrétig, Bebe efcHilanyais detenta ia ; Vsg.
viüens, vg: copas pur cii poo jus Y corporc. —— p-differentiá emper refcinge- i
$4 .re genus, & monitum eft in metaphy fi- €a dicerc gerius etiam
reftringerc diffc- rentiamyquanquam id|coacedat Auería ; quare cum Ai gira:
addita generi vide tur cx vi nominis plus extendi,non debet . fumiin tota
amplitadine, vt nomé fonat, . fcd (ub ratione magi propria , & deter-
minata; licét indigcamus oominibus (z- Eun determinationem exprimenti- 5j.
tationale diuidit animal,& (cicn tiams& attamen virobiq;(amitur difforz
miterz al.ud exemplum addacit Arift, 12. — Top. c.13. nam acutum conuenit quaus
— | tita: q'ita darur angulus acuus, Xquas — — litati, f£. voci acurz .
nontaneneft eas — demdifirenta. Necofliciquodvox, — — & ansu'us finc
diuetforum pradicamens —— | toram,ficuraaimal&(cienta,namprzs —— — cipue in
(ententia Aucríz vnum ptzdie —— caméntu.n poneatis , hzc generare vera. — fe
habebunt vc duo (ub communi tertio. — - contenta, Noncrgocílcadcm differeas— |
tiahic, & ibi , quamuiscodennomiüe. — appellata,vel ti eft cade m,non erit.
e(fca- "PEE tialis;(cd accidentalis: »cr quod poifet ad omnia illa exempla
refpon cad im- pugnationem dicimus nunquam differen . tiamà genere detecminati
, fedex (c des. terminatam effe , quia ralis eft natura dif feceatiz, vnde
negamus, yt à genere prae«- fcindit in plus fe habere tuac. — p concipitur ,
non et di renda is ge^.!iLaneri$,(edconceptusalteriusshinc prelbag — — ad
(ingula exempla re(pondere. bf "D $$ Cücorpus diuid:tur in viuegs , &
E non viuens , ly viaens non deben id. MN tora (uaamplitudine,fecundum quam ét
— — — conuenit Angelis , (c4 fumi debi p. DUM. animato, quo
(en(üunonexceditcorpus; — —— fed illad retkcingit.Qisanutas có d nua - j i €um
diuiditur in perinanentem , & fuc. E ccífiuam , item & di(cceta » pecia
, * & fuccetliuum vtrobique non eodé mo- : do (umuntur , licét idem nomen
id (igni- 3 ficare videatur quicquid reclamer. Auer- Z2 faiprzterquam quod
hzc-eft diutfio ac- z cidentalis,aar vt (uo loco dice;nus , fpe- : ' cies
quantitatis [anctancun tres,liaca, fa »! perficies.& corpus . Habituum
differen- 2 : tig a(figaatz quz (unt accidcatales,con- . ccdímus actibus
conuenire , non tainea eentiales qua diuerfx fuot in adtibus , a &
hibitibus; quod przcipaé imnotefcit ; - quód alio modo inteliectualitas ;
velía- 4 pernaturalitas explicatur in a& ,. & in E bhabitu,nam cum ex
noltra igaorantia pe-- netrarc ne(ciamus. vltimus , & proprias rerum diffe
rentías, fz»e adiing inus ge- neribus quaídam difiecentias! cominu- niotes,
quas poltea per aliquid. aliud ic- fringimus j fic rauonileimportare vis |
"Ww v TOTEM detur : liquod comaune Anzclis, & ho- . mmimbus ,
circumfcribit ramen nobis ali- quid homini peculiare , per quod ab An- ge
diftingaitur,vt docet Scor.2.d. r.q. Idem de differents potentiz dicen- dum.
Bipes cft accideni. Es differentia : Tncorruptibilitas celi eft diuerfz. ratio-
nis ab inco:rujxibilitate Angeli; ficut ra- dix elt diuerfa in ccelo , & in
Angelo . Pra&ticum,& fpeculariuum numuá. pof- —." funt eidem actui
conuenire, vcHabitui. , «t fuo locooftendea:us. In prudentia ra- »'
.Homoralitatis e(t accidentalis , cum di- — . eat denominarioncin extrinfecam
ex or- dine ad voluntatem prouenientem, vel fi dicit rai enem pracbci , quia
prudentia €ft regula dircétiua operationem volun- tatis,iic eft iph eífentialis
, & habi:us in- telicétitüs cft gradus genericus fobfe 5 contínens tamquam
fuba'ternas. fpecies hibitus practicos;& fpeculatiuos . Actus ex duplici
motio el'citus porius etfec in dujlici (pecie inima, quàm fub dupii- . €i
gcnere; idco dicimns , ft mouua funt - fübordinata , ete invna fpecie centia
liter,in alia accidéialiter, ti ex aquo mo- uerentyn genere phyfico edet in vi
rer tia pecie mnominatayquia à mot iuis fo- lum exttinfecé fpecificatur actus
;' non ' intrinfece ideo non fequeretur duss dif- fcrentias fpecificas imul.
vnam fpeciem con!Lituere jm gebcere monis , vel ide. di- . cendum vel quó-l
nonimpicat , quia rà- - tio moralitaus eft extrinfeca. denomina tio ina&u ,
non quidefientiale. Fradt- cari in quid, ecà praedicari in quale di-
füinguitur,non tignificat pradicari císen- taliter, quomodo diffcrentiz dicitur
conucoire;vt difp. praced. diximus. Tà- - dem veritas,& faliitas; vc! non
funt císen tialia przdicata propofiioms,vel ri funt eifentialia,veritas timé,
& falfitas viriuf que erunt alterius, & alterius rationis « e 48 Quarto
cx codé Aucría,quód mon neceflarió differentia detetmimatum ge- ^: V nip rep
" s ex Aritt.2. Met. 43. voi 5 i- catis c(sentialibus. CA aie est T fub:
fiantia yquo namque modo imtelligere eportet poc quidem prius tllud vero po-
erint Tum 2«folet genus hominis a[-& «4 " Quaft-IV. "De
diuifionib. eo regulise-Antepradi. — $47 figmari anirfial ;, ditferentia
raitomale ; at zqué bene potuit affi gnart fubftantia in» tellc&tualis,
quod cft ipfi commune cum Angelis , & deinde ditfcrentia poteft a(z figaari
vel corpoream , vel mortale , vel ditcarfiuum, Infüper corpus animatum ponitur
genus amimalis,feu viuens,in qua conuen;t cum plantis , & diftert ab An«
gelis,st aqué bene poceft affignari viueng cognoícitiuumyin quo conuenit cum
An- gelis& differt a plaris,& ditfzrentia erit effe (enfitiuum, vcl
corporeum, fübttan- tia modó diuiditur. immediaté pet «ors poream , &
incorpoream , & (ubttantia : corporea eft genus, juod diuidituc in vi«
uens, & non viucos; voi viuens fe. habet vt differentia, fed pariformiter
diuidi po* teft prius in viuentem, & non viuentem y ac po(tea viucns in
corporcam , & in in« corporeá,vbi vines eft genus, císe corpo- reum eft
differétis,ergo nó plus vna ratia e(t ex natura rei prioryquam alia, & cum
uodlibet icc s diuidi pluribus mo dis immediate T ibusctiam modis 2e«
nus,ditferent'a defjgnar: poterunt, & co- dem fcre difcurfu vtitur Ponc.cic.
Refp. ad t. exSco-4.d. 114. 3. C C. 'ex hoc loco mon colligi, quod non fit per
fc ordo n icarís e(lentialibus , nam immediaté ante voluit ; gj fi. eft nagatio
- addendo in definitione priorem di tiampofteriori, q» pari róne erit nugatio é
conuerfo addendo poltertorem priori s puta fiue dicatur homo eft anim róna- le
(cnfibile,vcl sétibile rationale, fempep committitut nugatio,non . n. fubiungit
s cft talisordo in lübftantijs,.i.in his, quae percinenr ad rationem alicuius
definiti uam; alius; vel alius ordo tollat, vel fa« ciat nugationem;ncgat
igitur ordin non in predicatis inter ie, fed te[pe&tu nugae tionis
inferenáz, vel tollenda. Ad 2. zu bene a(I gnari genus hominis füb flantiam
intellectualem , & differenriam. elle corporeum , vcl mortale, quia de ra-
tione differentiae
cftminuspaterc,quàmgenus,cumfitcoatractiua;fiigitur€or*.porcum,vclmortaleponetditierétia,tuncrónediffcrentiaecumplucibuss«dfalumnoncumpaucioribusconueniarct,quamrationegenerissnamiperenutEwÉMEELLEL.$48£onueniretfolumcumAngels,perdifferCnt;amcüomtiicreaturacorporea:difcurfinum
veró alfignari nó poteft, quiaAngelus etiam eft. difcurfiuus in fenten- tia
Scoti , & cadem ratione non bene aí- fignarctur vinés cognitiuum genus.
pro- ximum animalis ,corporcum veró , aut mortale differentia; Neq; fubftantia
po- teít prius in viueotem , & non viuentem diuidi, quia ficut in Angelo
prius cft effe fpiritum,quàm viuentem,& viuenté,qui intelle&iuum , quia
Ipiritualitas eft ra- dix vitz intellectualis ; & in his infcrio- tibus
prius cít effe cerpus;quam tale cor- gpus.(- tim plex ,vel mixtum, aut animatü
5 ita immediatiusd uiditur fübftantia per corpoream, & incorporea ; quàm
per vi- nentem,& non viuentem , & vniucrlali- 1er loquendo ctfi
concedamus hac .& 6- milia exemplayquz pro fe adducit Aucr- fa; non tamen
obiíta negobimus cfle or- dinem naturalem inrer. prz dicata cífen- aialia,ícd
dicemus hàc ipsom con. tingere, quia ifle ordo nos latet - ^am ad idc vna,
& eadé fpecies potcft cilentialiter conuenire, vel in vna, wclinaliazatione
cum varijs fpecicbus , & ctiam varijs rationibus ib eifdem dif. ferre,crgo
inxta has varias cóuenientias , & diftin&ioncs poterunt varia pra dica-
ta cíientialia progencribus , & diffcren- atijs fingularum fpecierum
conttitai , Tá z.per cundem gradum corporci. v.g. d:£ fctt homo ab Angelis,
& conuenit cum «mni creatura corporca, ergo ide gra- dps apetta dinetforum
crit genericus , & differ ga rci di ffcrentialis, ergo non crunt ex natu-
fa rci diftincti, & determinati. Tum 3.1n- acllectiuum ip bia dicitur de
bo- minc, Angelo, ergo poteft poni gcnus AIST-VT.ATI -— | ÉBatienem eoridem m
particulari, Q7 primo Difp. V I: De Predicamentis in Communi tia
intelle&ualis continetur immediatd fub corporc ; & (ub fpiritu , &
(ic cadem differentia ad plura genera fpc&tabir; aut non continetur, &
(ic quia eft communis: homini ,& Angelo,poterit diuidi per cor poream ,
& incorporcam , quz | tig nunc ponumtur diuidere fübitantiá in communi ,
ergo nullus determinatus. or- do reperitur inter pdicata quiddiratiua . $8
Refj.ad 1. coccd.totü,fed hincnon fequituc poffe indifferenter. ex hac , vel
illa ratione genus, & differentiam (umi y. nullo ordine feruato,imó (icut
ex ratione — cóueniendi vt tic (unitur tatio geaeris y & e LE diftinguendi
vt fic rG diffe reiiz, ita ex rationc coueniendi vniuere falioti,feu cà
pluribus (üumitar genus ma gjs remotumyex ratione conueniendi mis nus
vniuer(ali fumitur genüs minustemo tum; & fimiliter ex rauone minus dili
&iua,(cu qua alijs conuenit à conflituto, Íumitur differentia magis remota
, & ex magis diftinztiua , & paucioribus con- ucuiente diffcrenria
magis propria. Ad - 1. concedimus ctiam geous dilinguere — conftitutum ab
his,quz nó (unt (übcod&- gencre»fed negamus ob id dici poffe diffe rétià,
quia hec dutinguitur illud ab his, süt (abeodé gencre» Ad 3. conceptus illc
Có:s nó effet proprié genericusyquia non correfpóleret à quse re; rcalitas
generi cayquia hzc nó eflet diuitibilis per e rcà, & fpiritual&, cum bz
differenug fint priorcs ex propria natura , nam incorpo« Ycüá, feu fpirius cft
radix. intellc&ualitae - tis, quare i(ta nata cft aduenire fpiritui nó é
contra; & intcllcétuale cóueniés homi- . ni; & cü corporco cópoffibile
nó citintel Icétuale in cói fcd corpori proportiona- tü, & illios
informatiuum , quod Angelo non competit. Pcr hoc patet ad vitimuwn. O SEPTIMA:
Dc "Predicamentis im particulari , cov primo de abfolutis.o abjolnta [S
Tralietione "'Pradicaneniorum in Communi gradum. facimus ad tra«
€onfideranda,quia bat ex naturarei praecedunt fL raises rc[peti- na5vt
potà,qu& fundantur, rm ipfis, identitas m : De bis aem Pradicamenis abfolue
— qantitate, Pm itinde in gualitatesvt i —— nbflantia , «qualitas im z
COTURCOUPUERI- m————— o (DM (o- OCSCUOHERBAQR-GesgU -— c - JGBTEEUN uo T
€--—-M—Rw-€— Quafl.I. Be generalis.Predicars.[ubfl. ,dét.T. — $49 tis ea folum
ip m^ qua nece[Jaria [unt ad eorum coordinationem conteteas dam , in boc .n.
en[u ad Logicum pertinent ves.n. ipfe e fiet C e vt d tali ordine prtcifa,
[petant ad alias facultates ,vnd3 de. fabfkantia , C^ ac- cidente , »t fic,
agitur in Metapb. de quantitate agitur in Pby[ic. trai. de Contt- nuo ad 6.
phyf. de QV£5STIO I Dbesubflantia. | 1 Vre premittit Arift.defce- dens ad
predicamenta in pac ticulari fabftantiam cereris accidentium predicamcetis , cü
ipfa fit fundamétü,& caufa omniüac- videt ü, eaq ;pcedat
tépore;natura,& co gnitone ex 7. Met.cap.1.co tf modo;quo expltcat
Doct.2.d. 3.9.4.füb B. Nos igi- tur quoq: ceadé de cauli ab ipfa exordic-
fnor,vbi notádü hic fübftáuá nó (umi in illa amplitudine;per q excéditur ad
(igni ficádà natara ,& effentia cuiufcunq;enris, quia lic etidaccidentibus
conucnit ,. (ed prout ab accidéte condiftinguitur & cü €o adquaté diuidit
ens reale, in hoc igi- tur figni ficato inftituituc queftio de fub. flantia,
quamtibus atticulis ab(oluemus. ATYWTICVyDpws tL De generalifimo buius
pradicam. ac £ius fpeciebus. 2 (C Vbfttátia,vt lic de ca loquimmr;pót fumi
trifariam,commaailfimé , có- munitcr,& (trice; primo modo lübftan. tía
dicitur omnc illud ens, qd ett. pcc fe, fiué per fe exittic; & non mn alio
pec inhz rentiam, fiué a&ualiter, fiuéaptitudina- liter;fiué talem effendi
modü à (e habet , fiué ab alio; & in hoc fen(u cóprchendic De fubftàtias
crcaras,t& fimplices, quá cotmipofitas,& pattes eat ; tameííentia-
les,Q integrales; vt Scot.docet q. 1 5. Prz- dicam.& 1.d. 8.q.3: l'cét.n.
forma fit in materia, & pars intcgralis in toto , nullum tamé horü eft in
alio, ráquà accidés in íu- biecto; quia inbarere conuenit anui lli, quod nó e(t
per fc actüs,ncc facit vn per f: cum (ubiecto,cui infidet,vt Doétor no rat
qtiol. 3:$.& quol.9. A. & hoc modo f'abítantia nc jici à (ublando ,
quia Deus in hoc . eft (ubltanua, & tame fpeciebus qualitatis egitur in
lib. de /gmim. ci. de'wen. nulli rei fubeft, nalla accidemtia fufcipit, fed
dicitut (ubftantia à lubtiftédo.i.à pec fc ftando ,'& non in alio ad modam
acci- dentis, & licéc ifta per(citas efl'endi- ex- plicaci foleat per
negacionem effendi in alio ad inflar accidcacis, noneft,quia for maliter in
tali ncgatione contiltat, vceft communis omniü (cn(us cotitra Soncim. $
Met.q.r4itum quia ratio pet fe cxitté- di, vt conftitaic (übftantiam , &
eamabaccidentedí(tinguit,cftratiopotitiuzs,ficutfübfantia,vtficeftentitaspofitit3,vtaitDo&torcit.quol.3.tàiquiavai»uerfalitecnullumensrealepoficiuutspotCltin(uàcilentiaconftitulperfolammegationemi:tumtádeinquis;vtdocetDoQtor2,d.5.9.2&.Coniraifia,nilulfimepliciterrepugnatal;cuientiperfolamnegationeergoinhzrcotianonpotettfüb-
ftantiz repugnare per folam negationem inhztentiz inip(r cepertam , fed potius
per aliquod pofitiuum , inquo fandacuc talisnegatio , ficut ncgatio
hinnibilitatis in homine fundator in rationalitate ; igi- tur petfeiras
fubftantia explicatur pef ncgationem inharentiefolum;vcluci pét quid
cócomitans,qua de cauía cam. enu merauit Arift. inter (übftantiz propries
tates,dicés efle commnne omn: fubitau- üz in fubie&o nó effc ; &
fubftantia hoc prímo modo fumpta fimul cumaccideace membra funt entis
tranfcendenter s üptia 3j Subitàtia (ccundo modo fumpta .(C communiter, cft
quodcunr, ens parte! rfi fej& pec fc exiftens, & noninalio - modü
accidcnus,nó ran € à fcyfed ab alio. & in hoc icniu tubftanua fimul c.
acci- déte diuidit ens finitüy lmitatüs& come prehendit ompé tubftantiá
creará , tà có- pletam, 4 incoiplcia, cam fimplices ; q. cpmpolütas,á parces
cac, tàm C lcs, inicgcales, vt notac Scot. cit. qa 9. A. & lübflantia in
hoc fepfuyeon [a] a [übi.ficndo [ubíitátia aiciuui jverim etia à fabítando ,
quia cis (ubllantia iae 4 * institu adi $56 fübfl are potcft alicui accidenti ,
vr docet Scot. cit. 1. d.8. q. 5. F. má ramen vt fola ratio fubfificndi y vel
pcr fe exitlend: dit eticntialis ,& primara ,ratio veró fub- flandi
(ccondzria , & concomitans , quia fubijci acc'dcnibus non clt prin: , quod
inucnitur in (obfiantia, prius .n. efl r€ ia fe clle. quàm alijs (ibefie ,
& non idco fubftantia pet fcexiftit,& conüftit quia accidcnübus fubefl,
(ed é contra ; qua. dc caufa merito. Arift. rationem fubftandi inter
affc&ones fubflantiz connumera- uitycam dixit effe fufcepibilem contra-
riotum,quod cft poffe fubflare acciden- tibus,intcr qua contrarietas exercitur.
^. 4 Tertio tádem modo fubftantia dici- tüuromnc ens infe , & per fc
exiftens (li- «ét mon à (c) prout per fe e(fe excludit non folum inhzrere ,
& inalio effe per modum accidentis, verumetiam vt exclu - dit cflc in alio,
vt pars in toto, vcl in alia cóparte per modum informátis, vt Scor. notat
quol.4. M.& in hocfen(u compre- hendit (olum fubfiátias creatas copletas ,
1àm fimplices,q compofitas excludendo mo earum;tà e(lentiales , quà intcgra- $,
inquo fen(ü (obQátia diuidit ens fini- tum deícendens in decem praedicamenta,
& dicitur ubflantia tàm à (ubfiftendo,q à (ubfládo potiori quodam modo ,
quam fubftantia communiter di&a , quia fub- ftamia cópleta magis dicitur
per fe fub. fifterc,g incompleta, quatenus excellen- tiori modo in fe, &
per (e exitlit, q. illa , & magis etiam dicitur (ubftare,quá illa , ia
proprium fübicétum accidentia eft ftantía completa, vt dicimus in I hyf. juxta
hanc triplicem (ubflátiz acceptio- nem epe folet effe opinio de genere, »
generali(Iimo huius przdicamenti, f Prima opinie cóítituit genus fupre- mum
huius przdicamenti fi ià com- muniffimé fumptàá,vt in eo é Deü ipfum reponant ,
ità Naim omnes Greg. 1.d.8. q.3 "Gabricl ibi , & Rubion. q. 1. art, t.
& art. 3. Maior d. 8.9.2. Marfil. r.
12,art. 2. Baccon.d.8.art.2.& 3. Bonet. lib.1. Theol.Nat.cap.
1. & lib. 2. cap. 1. 2.& 3. quibuscx parte fauent ex Tunio- ribus
Auer(a q. 17. (c&. 3. Hart. i. Met. "Difp. VH. De Ptedicaritu:s in
partic, quam n £5: caotar Au&oresifti , De&. inpre dicimcento non
conuneri,vt de fa- €&o cit 1n v/»; aiunt tame». polle contli- iii in prz
ticamenro fübitantiz , (i fub. ftantia ità amp!é tumatur , vc omnéfub- ftàrià
compleétatur crea:3, & increatam pizcifis imperfectionibus quz modo
adinueniuntur in przdic»mento fubftan- Gg . Add r Hurr.g» i1 cófticai nequit
pras dicamcotim tubttantiz,(ub quoc creae turis cont/nearur Deus , omninó tamen
potíc, ac debere conftitui przdicamentü fubftanriz incceatz diftin&tü à
predica- méto creauge,nà &r Deus habet ferié pdi; catorü ordine
collocatorí, eft.n ens. fab» ftantiale, có; lecü fpirituale eterni, &c.
Sccüda (cotentia genusfapremam hu- ius predicamenti conftituit (übftantiam
communiter fumptam, vt in icamen . to recludat ctiam partes (ubftàniales , fi«
ue cffentiales , & phyficas , vt fant mates ria, & forma;fiuc int » Vt
caput 5 manus, & pedes ; itaden(iffe videatur ex Grzcis quamplarcs Ammonius
,Simpli« cius, Boctius ,& alij , quietiam differene tias (ubftantiales per
fc sn hoc pni mento, ac dircété pofuerür, pro qua fent. citantur etiam Holc.
1.4.6; Venet. 4s fuz Mct.& Zimar.:n Theor. — — Tertia tandem, &
communis fent.cone flituit füpremum genus huius przedica- menti fübftantiam
tertio modo fumptà .l.creatam,& finitá,vt exc Deus , & completam , vt
excludátor entia inco - pleta , quz reductiué (olum ad przdica- mentum
fpectant; Verum eít non dcfuif- fe, qui generali(fimum huius przdicam. adhuc
magisr cftcinxcrünt afferentes (o« lam ubftátiamcorporcam effc íummum genus ,
vt Angelos excluderent ab hoc pradicam.vt Plotinus Engad.6. li. 1, c. 2. A
lberr.trac. t. przdicam. c. 7. 4&gid. ibie dcm, & quol.1 q.8.&
(eg.Honorat. hic. Imó quidam hoc fupremum .ad- huc magis coar&tarunt ad
(übndnciam corpoream corruptibilem , «t'Coelos ex« cladetent , & tribuitur
Auerr.Nypho, Gandauenf;& alijs quibufdam. E 6 Huius «olutio pédet ex
di&is e sire 2, att. I« vbi affignauimus conditiones entium in przdicamento
1e« poni- Queft. I. De geni ali[si"Predicam.fubfl.cfs.T.— gx ibilium:
&«quàmuis Arriag. cenfeat € e(ic meram qónem de nomme , nam iuxta variam
acceprioné generis, & prz- dicimeni poteft Deus includi in przdi- canto,
vel excludi , vndc per hoc expli- cat Auctocitates. Patrum excludenci um Dcüà
pradicumétostamé nó cit ita , nifi veliarus abut nominibs, , & ea exnoftro
Capite con&ingere , hinc cíly'qy K ecentio- fes,(ed prelectim A'riag.omnesferé
que- ftiones reducüt ad litem de nomine; quta nimirum nolun: vocabulis vt:
fccundum vulgarem acceptionem;cti ramé Arift. in Top. & Scotus 4.4.1 - 1,
docuerint vté- dum cffe nominibus fecundum commu- rem víum loquentium ;
concecdemus & ros Dcum efTc in genere, fi hoc ita acci- piatur, vt nullam
dicat imperfe&ionem , fed hic labor , hoc opus cíl, nifi .n« abutt velimus
nomine generis , vidcbimas ge- flus etiam cx vi ipfius nominis impcrfe- étiónem
importare ; ftando igitur com- -fnuni loquentium víui de genere , & de etie
in pr&dicamento, ctiam fapicntium y & Philefophoru m.s « 7 Dicimus t.
fübftantíam cómuniffi - mé («emptam , vt .(«. comprchendit crea- tam,X
increatam, nec poffe, nzc debere poni gencraliilimum haus prz dicamen- ti,quia
Deus nullo modo pont poteft in hoc pr&dicamento . Conclu(io eft recc-
ptifftma in vtrag; Schzla Thomiftaram, & Scot;ltarum , quam expreís
cradide- runt SS. Pattcs, quorum teftimonia af- fct Didac. difput.12.q. 2.
nobis fufficiat Aaguft. rettimonium pro mille,'gr refert Dottor 1.d.8.9.3.8.
Teneo opini- meam $ncdiam ex 7.de 1 iin.c. $. vbi diferte do- cet Deü non cde
fübftantiam huius prz- dicaménti. Re(p« Arnag.cü alijs ibi Au- guft. accipere
(übftamiam pro ea , quz Saphisinbus fubttat,quo fcnfu veri cft tiec eile lubttantiam,fec
in przdicamen- to füb(tantiz. Vk taterur Doét.in boc fen(a Aug. ibi'accipcre
(abftamam, (ed €x hoc;ait;colligi in nullo [cnfu poffe po- Bi wibfübllanua,vt
genus cít , quia vt e(t pu ME limitata, vt ftatim pro- bxur , omnisautem
tubttamia limita- ta capax cft accidentisycrgo ft Deus efte in geacue
(abftauizy pollet accidéu fub- ftare, n hunc modum ait Do&or tenere
tarionem Aagift. Probat autem ibi cócl. Scot. ex triplici capite ex süma. Dei
(im- plicitace , ex infinitate;& ex necef(Titatc . Ex timplicicate diuina
lic arguit j quia fi Dcusetfet (ub gcaere , vuque cx illo confücueretur per
additionem differen- tiz ;atque ita effet mctaphylicé compa- itus, gy o5 ftat
(fumma iimplicitati «Nec valet (olutio Vaf. 1. p. dilp. 22. vbi etfi nobi(cum
concl.teneat, inquit ta men hác rationem non valere , quia cam compo- (itio c;
genere,& differentia fit rationis y noa deítcux Dei irmpiiciraté. Non valet; tum qaiacum gcnus, & differentia dicant
diuerías realitates, affereat veram. com- pofitionem metaphyücam , vt probaui-
mus difj. $.9- 3.art.z. tum quia ei G. eg non diftinguamas ex natura tei ane
opus imelle&tus , vamenvt Ruuius aduertit y hzc cóceptuam diuerfitas,ne fic
fictitia s debet habere fondamentü in aliqua com- politione, fiué ex materia,
& forma, fiud €x a& ;,& potéia,ná ni ti inre (it aliquid fc
haoens,vt potentia ; & aliquid (c la- bens,vt a&us;abíq, nto ibi con-
ciperetur genus,& differentiayergo etiam &i compoirio ex geaere,&
diffeccucia im mediaté coaipioticioné ex natura rei non affzrret, &
fornaliter "illam tamen inferc. radicaliter quta illam (apponic, Nec etiz
valet íolu:io Hartad. a(figrari potle dif- ferentiam infinitam ,quz contrahat
con, ceptum communem Deo; & creacurz, & qp de fa&o perfona diuina
in. comuni. ità contrahitur ad tres períonas diuinas . Nó valet, nam tàm
conceptui geacris, quàm diff-rétiz repugnat in&mtas , cum de fua racione
habcant. ratioaem partis , quod infinito repugnat , vt mox dicemus , de
conceptu autem pceríonz communi ad trcs diuinas perfonas fatis diximus f.quzit.z.art.i.infol.ad
1. — 9 8 Ex ratioue infinitas fic arguit; reg litas generis (emper ett
potentialisad rca litatem uid euis re- ciri nequ;t in yin quo qozlibet rea Los
ctt i sisienat realitas infioitay quá tumcurr];pracise (umatur nequit. effe 1a
potentia ad aliam rcalitacm ,cum mfini- Íub- tüiitscui nibil entuatis dceít, co
modo » quo $ft Quo poffibile eft illud haberi in aliquo -yno, vt Do&er
explicst quol. $. B. Nec valct comunis Nominalium folutio Dcü efie in genere
füblatis impcrfc&:omibus , finitatc f. ex limitationes vndé ait Augr-
fa,admitti poffe Dcum cffe in genere Ta- 16 (umpto , & (ubftantiam
communiffi- mé fumpram poffe appellari genus , ficut & cns communiffiiné
fümprum , fumen- do népé genus proomni przedicato,quod non folo nomine;fzd
etiam ratione figai- ficata dicitur in quid de pluribus, & non cft
(pcciesquod vocat genus tranfecadé- &ale q.16.Íe Gt. 2. At iam di(p. $.q.
1. att. 2. prope finem oftendiimus contra. Arriag. ens non elTe genus ,&
cadem ratione nc- gamus hic poffe dici genus fübflantiá co- snuni (fime fumptam
, niti vocabulo gc- "mcrisabuti velimus, & in tàm fufa figni-
ficationc accipcre,vt idem fit, quod prdicatum vniuocum, nà in hocíenf(u vtiq,
non inficiabimur Dci e(fc(ub genere ; fed fi dc genere loqui velimus, vt
fapien- tes locuti funt , certe implicat in ad:ecto «dati genus
tranícendenrale,quia cum ge- musíuayte natura importet conceptü po sentialem,
& per modum partis , femper 4e (c quid initum eft, & limitatum,tran-
fccnácns veró «um dicat COnceptum in- alifferentem ad finitum,&
infinità,viriq; prafcindit à limitaiionc, non ergo fübfta ia communifTiine
fümpta poterit appcle lari geous, cum fit tranfcendens , & im- | exo dicere
Deum eífe in genere fub- isimperfectiomibus. Cont, conceda- anos fübftantiam fic
faimptam e(Te genus , tunc velad Dcum contrahitur per diffe- rentiá finitam,vel
infiaitam,nó primum , 'vt patccincg; (ecundum;quia cum fübflan aia vt fic, fit
perfectio fimpliciter, ià crig ambibita in ipía diffcrétia ratione (uz in-
finitatis, alioquin infinita non cflet, com €i aliqua perfe&io dee(Tcr;
quod ft in ip- fa includitot , ergo non eric genus , neq; t ipfam
contrahetur,quia genus manet empcr à differenujs exclafüm, 9 Ex nccelfitate Dci
tádem idipsü co Vincit, quia nulium gcnus eft neceif'e. ef- - descxum omnc taletit
in vltima. a&ualita- Ln vero formaliter fit in potentia d vla tatcm, at
quod «ít nc- Difput. VII. De Pradicam.im partic, -eeffe effe, non poteft
cóflitui ex aliqua. uodnon cft necefle ele, ergo &c. Nec valet reflexio
huius rationis,quam contra Dod&orenm facit Greg. quod népé Deus
con(Lituitur ex ente;ac infinito ,& ramen ens in fe formaliter none neceffe
efle 5. Nà Bargius bené neg;t paritatem , quia cómunitas entis non cft alicuius
realita- tis,quz vna,& eadem formaliter per indif ferentiam reperiatur in
Dco, X in crcatu - ra,vt laté difp.2.Met.(ed tantum eit com munitasconceptas
inadquati,vndé rea. — litas , quam ens dicit im Dcod parce rei , c(t necefie
e(Te; & non eft conititutio fa- Ga ex ence , &
infinico,velu:exduabusrcalicstibusformaliter diftinctis,at com- - munis generis
eft communitas. realis. ! per indifferentiam,& compofijo,quam — — ficit cum differentia , eft metaphyficà — —
— realis. Alij alijs ratiouibu No Dac AU) : rün non abfoluté probant Deum nó
cífe "ur in generc (ubftanuz fed rantum non c(fe inco,vt modó contesitur.
Etinhoc dis ——— — fcuríu dedu&oà Scotocx süma Derfigs ————
plicitate,in'initate,& neceffitate, fundas — - 4 ? tut racio, eua
difp.6.q.3.art.s.m.2 4. prO» — batum eft lola entia cbialiter À "Mu
przdicamento contineri , quia quic cft in caen Pe eitiliusgenus — gcoerah
fimum, aut fub co con my nihil autem, nifi fiaituin e nusgencraliffiinunwautíub
eocontentü, — — vt ibi deducebatuc. Ac Poncius difp. 10. Log.n.24. contra hanc
rationem ait fa^ cere, quod valdé difficilee(t allignace fa, tionem, cur
fubttantia,vt fic, non lit ge- nus refpectu Dei
& aliaruin (ubtlantia- rum; vnde n.25 . aliter ipfe probat, quod
Deusnon fit in predicariento, & inge. nerc fabftantiz quia re vera Philofophos
non voluit diuidcre ig prdicamenta;nili entia crcata ac finita, vndé certuin
debet e(Te , quod in. pradicamencs his decem à Philotopho a(ligoaus né ponatur
Deus ; & quod coníequenter vn ex condiioni- bus reramin illispofitacum fit
finitas, At €x dicuríu Do&or:s conitat illam ratio* nem eífe bonam;quia
loquendo de gene- re,vt genus cít & 1n accepuone apud Phi loíophos vfitata,
non autem ad iibitum — «uiuíaj confi nus cx fua ratione di« cit (NH. 43-3 ; |
EIER ERE Butt. Begiseralifs Pradicam de daI.— 353 Iit tealitatem veré
potentialem , & per differentias contrahibilem , & ideó ram genus,quam
quz (unt lüb genere imper- &Gionem inaoluunc compofitionis . vcl
componibilitatis metaphylicz , vt cuam fatius dicetur difp. 2. Meraph. n.131.
& indé, & n.165 . Ratio vero , quà ex pro- [ow capite a(Tignauit Poncius
racionibus &oris noftri non acquieíceps eft om ninó frinola , Pr;mó quia
non abíoluté probat Deum non effe rn genere fubftan- tiz,fed can üm nó e(T*
ineo, vt modó ab Atift. contextum eft ; deindé quia com. mittitur in ca
manifefta petitio principij, dum ait reuera Philofophum nolui diuidere in
przdicamenta,ni(i entia crea ta;ac finita ; nam boc ipfum eft, quod hic
controuertitur, mum ab Arift.przdicamé ta ità fuerit difpotitayvt (ola entia
creata, & finita füb eis contineantur , an potíus intanta amplitudine,vt
etiam Ded ipfum €üceteris Intcll.gétijs fab (e coprehedár. ^30 Dicimus 2. neq;
fübftantiam fini- tam comuniter famptam, vt cóprehendit fab(tantias
completas,& incompletas ef- fc (apremü genus in zdicamento , Ya
Doót.q.14.& 1 Í pradic. depédetq; exdlictis dil peace .q.2. art, 1. in
expli- «anda quatta cond'tione entis reponibi - lis in przdicamento , ibi .n-
a(T;gnatà eft ratio, cur entia incempleta locum in pre- dicamento habe:e
nequeant. $atis nunc fit adducere Aritt.ipfum, ficut .n. ab ip- fo accipimus
huius pra dicamenti textu- ram , ita cius icítimonio flare debemus quoad eius
generaliffimum, in hoc igitur €.dum ait primam (übftantiz affetioné, . [non
effe in fübiecto, conuenire no (o- lum fübftantijs ,fedetiam fübftantiarum
differentijs manifcfté difereuit ditferen 1ias à fubftantijs huius predicamenti
; & $n 2.de An, c. 1. loquens de partibus ef- fcnialibus phyficis /aquit »
materiam fe- &undum fe non eite boc aliquid ; & for- foam cile pcr quam
fx hoc aliquid; com- [geris vero e(le boc aliquidcum igicur oc aliqud fit prima
fübftantia,vt in hoc €. docc:,reilas materiam, formam non ce fubitantias huius
prz dicamenusnili rcdactuié o din partes prima fubftanuz « Tandem 7. Met. 56.
diccns Logica ' corum, qua videntur fübftantiz , mukas cíIe (abftantiarum
partes, «f. pedes , mas nus, caput, man:fefte fübft antiam (ecers nit à.
partibns integralibus fubftantiali» bs , tignanter veró loquitur de partibus
integrantibus ammaliam;qua fünt athe« rogcnc£ , quia dc homogeocis conclufig
iniclligenda non cft , vt fuperius loc.cit; notauimus,vade rextus hic non
modicam fidem facit dictis ibidem. Z5 11 Dicimus 3. (üpremum genus cathe gotiz
(ubftà:ie elfe (ubítatiam tertio mo do EN nempe finità& completá,
cótrahibilé per di fferétias ad omncs fini» tas fubflárias cópletas, tà
corporcas, quá ve ricas itavt in hoc pradicamenta coprehendantur ét angeli,
& corpora ce Icftia; ita Do&. loc.cit. & in 4.d.6.3. 19» M.&
cft cómun s Thomitt.& Scoti ft.& e(t expreísé Arift. s. Met.15 &
lib.7.tex. 5$. vbi. inter fpecies fübftantia numcrat demonia, caelos, &
aftra, & 8. Met. 1. ponit in przdicaméto (ubflantias ab om nibus conceífas
inter quas coelos enume- rat,& alias conceífas tantü à quibusdà .i« non
omnibusnotasquz ex iplius (encen- tia funt incelligentiz vt colligatur ex 6.
Met. 2.& 12. Mer. 5. diuidit fubftantiam przdicamentalem in fenübilem ,
& in» fenfibilem,per banc intelligens Angelos. 12 Probatur età ratione,
quia Ange- li, & corpora celcítia habent o€s condi tioncs
loc.cit.de(ideratas ad ens reponi- bile in prz dicamento , (ant .n. entia rea«
lia per íe completayincomplexa,finita, & vniuocé conuenientia cá alijs
fübitantijs ioferioribusin ratione cómuni. fubftauia abítrahentis à corporca,
& incorporea y atcrna; & incortupnibili. Tnm quia eis cóuenit ró formal;s
(ubftáciz, quz con- fhitaitur apcx butus cathegoriz, omnefqs affc&ioncs ,
quas cijaflignat A rift. nà ra» tio formalis fub ft antiz,vt fupréwum ge- nus
huius przdicamenti, efl per fe effe,vt excludit etíe in alio
;nedumper.moaccidenus,(edétpermodumpartisinto»toyprzlertimcfientialis , quia
non omneg integrales cxcludütur , vt diximus yaffee 6&0 veró pracipua eft
übftare acciden- ubus,;vt Arift. docet in hocce. & 1,d.8, 4. 5 lub F. ex E
ru [cd vrumgs x €. — -——— Aime afedd $:4 — Dif. VIL. De Pradicamemisim pártio —
^. A €onuenit cetli$& Anzclis; omnia namqy- fant (abftantig cópletade celis
pacet,de Angelis probat vrgenter DoGtor z. d« 1e .6.& quol.g. vbi ofiendic
ron pofse in- imare matcéris,& in alterius vemre có pofitioncm per
modirpartis ; fubftart ét accidenubus, non quidé corruptiuis» (ed rf &iuis,
Angelus nimirüintelle&tioni- s, & volitionibus , corpora coelcftiaza
quantirati, & luminryadmi& üt ét cótra- zi2, nà angclus contrariorum
aficétaü .f- amoris, & odije(t capax, & ce&lü modà iliuminatürymodó
lumine priuatur,vt pa tet de Luna nunc eftin Oriente nunc im Occidtnte fecand
diuerfas partesatque ita admittit conwaria faltimi lacé süpta; imó & preísé
, quia afficitur raritare , && dé(ftate , vcHaltim opacicate; &
diaplia- neitate, qua funt cótrariz qualitates. Ti quia etizafi fecundü-
cómunem ponan- tür hz incorruptibiles (übftanuze carere phytica cópofitjone ex
maceriay fotmay adliuc tamen habent Metaphyficà ex vea litate potentials
a&tuali; & hoc cft fuf- ficiens fundameniü vnde intellectus de- fümot
gcnus, & d:ffereatiam ( qua cópo* fitio neceífaria zft ad reponibile in
prz- . dicamento) nar in accidentibus habcat genus, & ditfcrentia tine
copofsione ma- teriz, & form2 . Tü tandem quia fi An- geli excluderentur ,
quia nacurd (piritua: kes.tunc ob candé rationé a pradicamen. tisaccidentiua:
excludi deberent accidé- tiafpiitualiaac Aft. & caxcri Fhilofo- ghi
(cientias,& virtarcs collécant imea- fhicgoria qualitatis non obttance
carum fpiricalitarcgergo idem taciend(t de An- gelis m pialdican;enco fabfantiasqua
id- eircó diuiditur in apice m corporcam, & incorpoream y quz diuifio
vttque mánis elict, ti aliqua fübttantia fpiritalis ad. hoc gra dicameniunm nod
pertineret « 13 Arbor itaq; pradicamenti fübftà- tkv ica etit coordináda, g»
(upremirzenus fit (ubítanuia fimica& copleta modo iam declarato. Diuiditur
in (piritualé, & cot- potalem, (p ritnalisin varias Angeloruar fpécics
Corpus im corruptibile, X incor- raptibile. Iacorrupcbile in varias fpecies
€:*'orum, & Planctaruar. Corruptibile R5 vWcass & non vigens . INon
viuensin elementare, & mixtum, quomm quodli« bet varias fpecies hbet .
Vincdiiin feni ^ tium vt animal, & infenfi ciuüvt planta; Plantain
variasarborümpecies y & her- barum . Ammal in ratiopale y & irratios.
male. Irratioralein variasbrutorumfpes — — : Rationile pite vt Sortes . &.
Plato : quam difpofitionem cathego- rz abanis nom 1ta' porfectam rw affi gnautt
c. de (p*cie ,fed quafi mutila y quia notadamu(fim oTa enumerauit ge« nera;
(ed'ea tantum, quiz notiora! erant lioc .n; faris erat ibi tuo inftituto: Diti
mius autem animal im ratronaley & irrae uonale , fcu brutum & hoc
imvaridsbrus — torum fpecies ; quia non eít' ommnino'cere. tuaramal effe
immiediatd genus tefpe- — - &n brutord, (icut rcfpectu hominis; quá- uis
.n. ita pleci-]ue fentiant become | mtn efl valde probabile , & manifefté
in mitur ab Arif.7. Met,z&vbiintereQuís ——— — & animal confticaic aliud
genusinnomi-- 1 natüm dicens, quod s,cómwneeff|u- — — per equum, CP
afimumsnonefl nommati —— d proximum genusyquamuisatillud dicat — — — císe
innomimatum , confacuit tamcn po« * E wr fica appellari nominc byutie — —— -
Satiifit ObieGiombus- * s T I4 | Sis Lern [coutra r,! q Deus fitum genece T:
trate P'i'«Damafcenitib. 1.fidei e.97 1. In(t.c.7. vbi dicit yi i eife d. f- E
ferentiam(ubttantiz, X fo (d concinne" Deum,& Angelos , & Aug. 4.
de Trin.c. "a S. vbi ait, quzdam pradicaiméta dici pro- pe de Dco,
(ubttantiam &, relauioneimy aétionem;coetcra iasproprié, & ineta-
phoricé. Tum Aci(t; nam 1 2: Met. ?. ap pellar Deum primam fabitantiaims X r«
Éthic.c 6. & $. Meter ci rer exépla eo- ram quz (unc in przdic.nuimerar
Dieumy : & 4 Top. c. 3. loc. 17. ponit Deum (ub. E genere animalis, Tuay 3.
rone, qnia inlt« nitas addita quantitati, vel qualirati nou cas cxtralit à prz
dicamentis quanuatis & qualitatis, fi .n« darecur lnexintinita y - adhuc ad
catbegoriam qaantiaris (e&tas 14 ret, vC dicemusq. fej. ergo neque addita.
fabftanmar ipfam excrahet ab h»c przdi- camento , Tum 4. Chriftus
i Po cww fimpliciter infinitàcá (it Deus, & tamen 2 prz d:camento
fübftantiz , cum (i- mu! (ir nobifcfi vniuocé homo, ergo infi- itas nonobítat,
Tum 5. arguit Auería fubftantia ample tumpta, vt coprchendit £rcaram , &
incceatam , importat Conce- pium vcré.voum illis commanem ,vcgo . conftitui
potettiyna fcries predicatorum incipiendo ab huiufmodi conceptu com- muni(fimo,
qui praedicetur elfentialiter , & inquid de .omnibus (übitantijs, & hoc
dicetur ynum rotius fübítancie praedica- mentum , Tum. falcim redu&tiué, (i
nó dice&é , (pe&abit Deus ad hoc przdica- mentum , tanquam principium ,
& caufa itoxius (abítanciz creatz , vt .dixicSim- plic. in hoc c. Tum
tandem, quia faltim , vt vrget Hurtad. poterit conftitui przedi- «amentum
f(üb(tantig increatz diftiodtü À przdicamento creata , & in ip(o Deus reponi,
& tale pradicamétü erir ens (ub- "ftantialecópletín fpirituale, à (ey
zternü. 1$ Refp.ad Has Pairum auctoritates Do&tor loc.cit.g fi intelligi
deberent vt . aéferantur ,& fonant , ponenda cfsent in Deo aliqua
accidentia ; mens igitur Pa- rum fuit terminos fignifignies pradi- amentacx víu
Philofoj im couenire Deo, non quidem co (en(ü , quo v(urpari funt ab cis ad
puedicamenta fignificáda, quz funtres quzdam limitatz , fed ina propria fua
Ggnificatiane;q habent prz- fcindendo ab imperfe&tionibus, vnde ij:dé -
Patres Damaícen. in clementario cap. 8. & lib.r.de fidecap.1. & 8.
& Aug. 7. de Trin. c5. affirmat Deum non elfc eps .(. pradicamentale , fed
(upra ens neq; fub- ftantia, (ed fapra (übftantiam,qui loqué- di modus (tis
apcrté oftendit non fuifse - Patrum inteationem Dcü in przdicam. reponere , ità
Doctor cit. (ub V. qua 1c- Íponlione vtuntur Didac. & Vafq. cit. fed (i
Damaíc. ità claré loqui vt re- fertur, multum fauct oppo fitz fententie. Ad
Arilt.dicimus illis ia locis Dci n0- mine y vel Deorum non intelligere ve- rum
Deum, quem vnum efe agnouit,fed inrcliiga Deos pofitos ab antiquis,qui di-
ccbant cile (ubitancias qua/dum iu; erio- icsylubulifTima eorpora habentes,
hniilcs qu.dea hoaxn:bas , (cd eis perf Ct. ore, Quo De genenili. "Puedicam.fubf.edn.T.— $55- quia immortales, ità
notauit Do&or f. Met. intex.illam 15. Hic rameneít ad- :uertendum,
glicécAci(t.t 2. Met,inue- ftigádo naturà primi principij diftinguat. .ens in
decem prz dicam. & poflea diltin-. guat fübftantiam in fenüblem , &
infen- aIDHCmTUD quia pernic qoradies spem i LS inde tame Ee tede ioetri
abaliquibus, , Dcum poni in predicamento (ubítantias quia fuübttantia, quz ibi
diuiditur, nó eft przdicamentalis, (ed cranícendens, bené tamen adhuc ad
inueftigandimi cem, quz: eft extra przdicamentum, predicamcenra diuidit, vt.armirum
facilius à (en libilibus. ad cognitionem infcn(ibilium peraents ret, & ab
his, qu.e (unt in generc, ad res; qua funtextra genus gradum faceret , Ad 3.
negat Scoc. paritatem fub R. aliud eft n. loqui de infinito fimpliciter, qualis
eft infinita fubitaatia , altud de 1nfinita uid , fcu. in determinato ; nete,
vt e(t aufinita quatitas, vcl qualitas, hzc .n. infinitasmon rollit amaem poten
tialitatemyncc aufert omnem limitationé in genere entis, fedrantumin tali
genere. linea infiaita dicetur edes illimis tata itas ,nó tamca illimitatü ens
; & ideo cum tali infinitate (ecundá quid ftat ratio generis, non tamen cum
infint- tate Kimpltciter , quia hzc tollit omneqn limitacionem,&
potentialitatenms, vt pro- batugn cft; gide ibi auream do&rinam.16Addi,saatishicdifputarc,qualis(itvnitasChuftiDomin;cft.n.ncgot&metétheologici;hoctàcertumeftquodfiinhoctreponiturprzdicamento,1deicontingittationehumangnaturz»nondiuine,vtomncsdicunt;vbiomninocauemodüloquendiPoncijvaldéimproriumquidi(p.11.Log.infinen.$c.adargumentuminquit.ChrilLumponi4nprzdicamento(ubttantiz,(icófidere10r,vtcftfuppofiuimhumanumprzcisdsabttrabédoabinclufioncdiuinitatis.
Hic fané loquédi godus valde improprius cfty ne dicamus erroneit,quia yc fides
docet in Chri(Lo vnà tancámodo (üppofitum .re- peritun& boc
diuiaum,quamuiss crgo có- fiderari policy vt fuppolitem diuind «n humana natura
(ubfilcns, nequaquam uà coníidccari potcft, vt foppot tü human. Kos
* e $56 To prazced.nó ponuntur in prz dicamento goificatz in abftra&o, fed
in concreto, i1 concernunt fuppofitum, fed in rifto aliud fuppofitum non
reperitur, uà diuinum , ergo faltim diuinü füppo- ti .ep cft
inGnitem,collocabitutin pr-- dicamento . Refp. fubfiftentiam fecun. dum fe in
przzdicamento non poni,fed cf- fc conditioné neceffarió requifitam , vt naturà
ibi ponatur; vndé concreta fub fla. tialia dicuntur effe in przdicamento ra-
tione principalis fignificati.(.naturz non auté connotati, gerit auté hoc munus
có- ditionis fine qua non abfolute , quatenus Tabfiftentia
e(t,prafcindendoabhoc,qfitfinita,velinfinita,natura.n.humana, co on con(tituit
hominem, gy termina- «ur fübfiftentia, fiu hec fit finta, (iae in- finita, vt
bené notat Didac. Ex quo dedu- citur,nónifi accidentali(li mé, vt (ic dica-
mus;ac mcré materialiter fuppofitü diui. num in Chri(to ad hoc (pe&are
predica- mentum ; tum quia fubfifiécia diuina eft tantum conditio , qua Chri
fti humanitas in hoc reponitur pra dicamento ; tü $» tale munus gerit , vt
fübfiftetia pracise, non vt diuina. Ad s.conceditur conftitui poffe calem prz
dicatorü (errem, (ed ne- gatur 4p praedicatum illud (ubftantiz có- munithia um
haberet rationem generis, quia cà fit conceptus tranícendcns jssnol- lam à
parte rci przícfert reTlitatem, vn- de ncque contrahibilis etiet per conce-
ptus veré diffecentialcs . Dices;taliscon-
ceptus communis eft potcntialis,& inde- terminarus,(cu ind;fferens,& de
pluribus fpecie diffecenribus dicerctut in quid, er- go effet genus. Refp.g
ibi nulla eft poté- tialitas,uia talis prztupponit realitaté à parte rei; vel
tantum cft ibi potentialitas co modo , quo conceditur communitas ,. &
indifferentia nimirum per intellectum ctdtowi ientem, quz commu- itas, &
potcentialitas nó fufficit ad hoc, vt aliquis conceptus (it.veré genericus,
fedzantum per noftrum intclligcndi mo- dü,vt notauit Bargius r.d.8.q. 3.
pag.no- bis 18c. loquens de conceptu «nus, (,17. Ad6, necbene diceretur Dcü rc-
auctiuc perüncre ad hoc pradicanicgtü, Difp. V1I. De Predicametisin partic.
Dices,natutz fubftátiales ex didis di« quía id fonat imperfe&o modo
patticí- pare rónem illius; nec quia eft principii, & cauía totius
fubftaciz, debet reduci ad: illad przdicamentum, quia cum etiam tig. —
principium, & caufa accidencium, ad illa rzdicamenta reduci deberet, non
itaqiIDeus$ ad crcaturà , (ed porius creatura ad. Dc reduci debet,vt ad primam
caufam, in qua virtualiter,ac eminécer cócineture Ad vlt. illud nonum przzd:
camentum pro diuinis ab Hurt. inuectü ett prorfus chy« mericum ,tü quiare vera
feries illa prz« dicatocum non poílet dici predicamen- tum , quia effec cantum
ordinatio conce- piuum à noftro confi&a intelle&u cane dem proríus tem
concipiente per modü magis, & minus cóis; przdicamentü ve« ro accipitur pro
coordinattone realiratü, qua natz funt facere compoólitioné mee taphyficam ,
quz Deo repugnat ; 'ü ran fi concedatur e(fe predicamentum, plam | nequit poni
à praedicamento fubftoniz ——— — creata diftinctum, vc contendit Huraad. — —
quia pradieata illa ens,fübftancale, comre Y d pleuum, (piritaale ; (int
praedicata comes munia Dco, & creaturis. —. 7 18 Secü ijc.conaz,Cond gd —
—— ét pattes fia éinprgdicaméto qua — — — Arift. in hocc. defendit partes
integran- —— tc$ veras c(fe (übitantias,quia nor in alio, velucin fubie&o ,
fed v toto &c.ad aliquid illas coputat inter primas, & (ccüdas
fubftátias, caput, quoddam ca- püt,manus, quedà manus . Et $5. Met. 15. intet fübítantias enumerat partcs,
& de- nique 2.de Ani.2.& 3. Met.z. & libi 12. —
tcx. 12.(uübftantiá diuidit in materia; for- mam, & cópofitum,ex quo a
licet - fuperius dittin&ü in infcriora quidditatte ué predicatur de
illis,ergo fubftátia quid ditatiué pradicatur dc materia & toria. Refp.
quádo At:ft. inhoc c. partes in» tegrales appellauit (ubitanrias,(olum do» cere
voluit illas effe (ub(tancias , non ace cidentia, quia non funcinfuübiecto, non
idcircó cas ditedé in; praedicamento co'- locauit; dixit ét effe vecas
(ubttantias hue ius prz dicamenti, quia iliis non'repugaat e(fe tales,
quaten:is süt partcs integrales» nam fi (int (i milarcsy intrat predicamés uim;
c-cró ad aliquid aliud myftcc uas voluit yt VOR. COE PSU. Queft1 De gentralifs.
gu ou TOLL IIT noe er; " voluit nobis aperire Arift. appellauit .n. - eas
primas , & fecundis fübftanuias , vc in - dicaret ét rerum incójletarü ,
& partia- lium poífe nos fericm przdicamencalcm conflituere ad inftar przdicament:
com. pletarü ; quatenus
étipipfismucniunturprzdicatafüperioray&inferiora,genera;&fpecies,quarationediximusdifp.4.q.4»infinequamcunquevniacrfalitatisfpe€itabcBefuadariincnabusincomletis,licutcomplet;s,vnde
porerit v.g.affi- - gnari, v: genus fubftantia phy(ica partia- his, que
diuidatur in materiam, & formá , & hzc incorporcam , & fpitizaalem,
ilia in codleftem,& füblunarem;fiin ceelcfti- bus corporibus admittitur
materia & qui dem alterius rationis ab jfta inferiorum . Quod malé inficiatur Sancb. 4. j. ad 8.ca rat one
fretus , q» hzc funt entia incóple- ta ac proindé inepta. ad praedicationem.
Nam licet re vera tint incompleta , €a ta- men intellectus concipere poteft per
mo dum entis fic completi, ficut requiritur : ad praedicationem , idq; totum
innuit A- — rift.cit.fieri pofle vocans manus, & caput fecundas
(ubftantias,& fimul partes fub- ^ flantiatum, qua dircé&te füpt in
pradica- mento. Ad locum ex 5. Mec. vtiq; Inter fubftantias enumerat partes ibi
rame de- clarat non dici (übítantias, ficut compo- fita conftituga pcr
cas,cxcipe partes fimi. latcs y qua recipiunt przdicationem vni- ucríahs, (icut
ipfum torum. Demum di- uifio illa (ubflantiz in materiam , forma, &
compolitum non cft proprie ditufio fubftantig in cómuni huius przdicamen- ti,
(ed potius quzdam refolurio fübftan- 1iz pradicamentalis compofitz , q cx co
patere pó:, quia illa diuifio non continet Angelos, qui tamé süt if bac
cathegoria , 19 At diccs,materia, & forma,manus, & pes (up quidditatiue
fubftantia ; non minus,g cópofirü,ergo fi hoc eft in pre- dicameuro directé, eu
& illa. Refp. ve- rum eile affumptum , fi fubftantia cómu- niter famatur,
qnomodo dici folet fubftà tia ana iagfus uten. comprehendit ram completas
fubitantias , quà incompletas, fallar WR CUAM ,h Rida fumatur, vt cft fupremumgenus
buius przdicam:é- tiic -n. non dire&té , (ed lateraliter tane Logica «
Pradic. fubft. etrt.T.— $$7 tum , & reductiué dicitur de m arccia, 8€
forma, ratione .f. compofiti , ac proindé non qu'dditatiué, ficut fuperius de
infe riori. Ais , ergo fubftantia communiter diQa,vcluti commune genus etit ad
fub- ftanuas completas , & incompletas, cua talis conceptus fübítantiz: non
fit tran« (cendens, (cd finitus, & limitatus,& alto- qn vnuocus
przícrtim infententia no- ra, Refp.ità efle, quod in hocfen(a par» tes
cffenriales phy fice cadunt fub eodem. genere cü compofiro , ac ét partes inte-
gralesaherogenez (en. habent ad füb- ftàciam tic (ümpram , vt modo homoge- neg
ad przdicamentalé , ficut .n. ifta re- cipiunt przdicationem fübüantie pradie
camentalisdircété non minus, q totum ipíum , ita vniuerfaliter oés fübftantiarü
partes przdicationem analog I ubflatiz recipiunt nó minus,quà tota per cas cone
ftiruta; exhoc tamen non fequitur,quod €odé modo recipiant praedicatione fi
flantiz przdicamental:s , atq; idcó dire- &é poni debeant in hoc
przdicamento . Hinc dedacitur , potuiffe vcig; fieri praz« dicámentü fubftantiz
, qp cople&terctur (ubftantias omnes creatas, tam cópletas La since quo
bené diícurrit Aucr- cit. nó tamen qp vlterius cópledter etiam mcrcatam, in quo
Aucría deficit. 20 Solet quoq; hic afferri difficuitas dc corpore jito altera
parte compofiti iu viuentibuscüm «ri. praedicetur quiddita- tiré de viuente ,
vt fuperias de inferiori y vt cü dicimus; gy homo eft corpus;coníe« quenter
videtur dircété poni in predica- mento,non obftante,gp fit pars. Hac dif-
ficultas vrget íolum ponentes 1n viuenti- bus formam corporcitatis preter animá
s Q cx profefío docet Doctor 4. d.11-q.3« Mairon.pafíu 40. fuper Vnerf. conce
dit alumptum . Dicendum tamence Scotcit, H H. q cum dicimus ani Íc corpus, ly
corpus non ftat proaltera parte compofiti,li accipiatur vt ica» uo
quidditatiua;& is,fed pro cor- pore mecaphyfico, q» inlimea predicamé tali
elt gradus gencricusad viuésyqui vtie quc gradus delumitur à corpore pro alte»
|. Ka parte » vt fuse mia Ic TE A Phyl.q-4«ast 2» pradcrtim in
fol.ad1.8€Xx3ibii"y$583.vbietiamadducunturquxdamgrauesdfficu'taccsbicàMaiton.co&a,&folvuritor.Rogabis;anfaltimpottaiimaedifcciium,velinteritumcorpusproalteraparteponaturdirecteiggetiere?Zabarel.lib.
de pluralit. form. annuit , €ó quia turic nom habet amplius rationem partis,
[ed tocius ; vnde cuadit ens com- pletum,& proportióratum predicamen- (QV
Atperpc ane TU GAST colt anim»! ciereritipiadbuc manet ens anccinpkeuü ; &
aniv z effenrialiter fub- erdinatüm pef modum materi ; licut € contra ariima
rationalis pofl (eparationé á corpóre adliuc manet enis incomplet y quia
e(sétialiter (ubordinata corpori per modurn form: tum quía eff quid inte-
gratum ex pluribus formis pattialibus cx dié&is difp.Ehyf.citz 21 Tertio
obijcitur coritra 3. concl. ptobando nec Angelos , nec corpora coe- ]Jefta in
hoc contineri pradicaméto; pra-- fettiri itr Arift. fcotentía, nam 10. Met. 16.
cortüptibile, & incorrupubile diffe- 1üt gericre fed h&c (unt
incorrüptibilia ; ergo noi haberi: genus cómunc cum ca- ducis; & códein
lib.tex. 12. inquit ea dif- fcrre getiere j &. pradicauonis figura .i« pre
dicamento, vtomnes exponunt1uo- rum rom cft communis materia, quod ét habet
$.Met.$3. at Céli , & Angeli nom habcntcommunem materiam cuar cada- tet 6
ficc coimiune genus. : «Do&or 4-d.6.9.10. M.
Atiflo- qui de genere pliyfico. i. matetianion ad. 1é logico, qu£ cft. cóis e»
pofitio , & vult corruptibilia ; & incorcupubilia nomncommunicate in
materia; qat (enfus «oll;gitut ex. cap praeced. & qoidem fa- miliart eft
Atiftinomine generis fignifi- care materiam, vt coríttat ex 1, Polt.19. vbi
docet iti fcientijs fieri noti debere. » uran(icü de genetein geüus.i. ex
(ubiecta vnius in fubicétü altefius, & 4.Mct.2. vbi ait vnius feti(us vmü
c(Te genus i. mate- riam circa quám« Vel (i loquitar de gene- re logico,non
vriq'loquitdr de fupremo, fed intermedio , qj co'ticidit cüm fpecie fubalterna
, alio.,uin araumencá adductü ibi ab Acift.ad probanduai corruptibile, &
incorruptibile differte getiece ; e(ict in - Difp. FII. De "Pradicamentis
in partic. quatuor terminis,initio.n. textusficeri — it rónemycumz contraria
[pécie diuer[d. int , corruptibile autém'y * incorrupti? bile contraria (int y
neceffe eft diuerfum incorruptibi- enus e[fe corruptibile, det in cóclüfore
fius difci genus non intelligit fabalternim, effet u quatuor terminis ; quomodo
auté ten argumentum Ariit. intelligendo de ge- nece phylico vide ibi Scorum ,
& Alen- fem - Adalium locum , non ità loquitur ibi Aritt. (ed aic differte
gere eque noü eft cóis materia , & eid T- fa cathegoriz figura y it
loquirurada- muffim $. Met. 33. fpecie veró differre ait,quorum idem eft genus
: Joquitur era go Atit.de genere phyüico; vt cur(us ibi Do&or
explicat;& fen(usett genere phy fico ditferre , & quz (untimdiuet(is,
ca« thegorijs , hzc .n. adinuicem non tranf- mutantur quia non fit 'ex füperz
ficié y neq; é contra , & quat (unti codé prdicamento , fed iri materia nom
coms — mudüicant : pecie veró differre y idem eft genus;i. di ficá , à'qua fumitur
differentia fpectfica f comgéntunt im materia ; aliam cti$ expoa fitionc
riobisproficui vide apud Alense; ii Dices.vf Aritt.pofüiffciptelligem- tias
actus purosy& limplicessaceidenti d incapaces 8. Met. 16.9. Mer. (7 &
lib: ro; tex. 30.& lib.12.43. ergo nó folir phyli- cà, (ed & metaphy
ticam cópofitioné ne- gat in cis;quod conf.ex Scot.quol.r$.C., & quol.7.
Gg. vbi docet Arítt.in imelli- geritijs pofuitle intelligere idé c (ui (ub.-
flácia quia fünt puri actus fecundá ipsi. Refp.& cft folutio cóis Acift.
vocare cas á&tus puros, & fimplice$quatenüs carent cópofitiorie
pliyticaj& negat in eis poté- tiá cóttadi&tionis ad e(fendd, X nó eísen
dum; quia funt incorruptibtles , non auté ri: gat conyoliioncani potenciam mc-
tapliy(ic&, ben& ri. nouit nou cífe puros; & fimriplices , vt
intelligentia prima: qua dc caua nec etiam credibile eft pofuitle ilias omnium.
dccidentitim prorfus 1mcd« paces,nani faltim rion videtur in cis tiegaf' fe
accidentia reípeétiua ab ipiis realitet diftinavarios nem uic ;ad orbem moti ;
ad [uos cíícctuss tOAÀIsS ^ Éerre per tormá pliya s ! ré(pcitusad foin» — ji t.
^ à i^. og H "rr N ' —. 4e fc hanc, .& nón 4 Ab? Ac. J)-- ! ;7« ad
1.prin. docere ibet intelligentiá cffe differentiam indi- uidualem,ob
nece(fitatem effendi, quà ci tribuit. Refp.fi ita eft , plané difficile ctle —
tueri intelligentias fecüdum Atift.in hoc pradicam.contincri, imó & corpora
ce- Asso 1.4.3. do fent. Arift. quan — leftia, cü code modo ea videatur
pofuiite entia nece(faria , vndé non abs re Auer. in «ap.de (pecie, & 10.
Mct. cap. 26. nega- uit bzc in przdicamcntofubflantiz con- tineri. Sed (i
Arift. prz di&ta expofitioné nó patitur, curent al;j explicarcqui fin- gola
eius di&a vt Sacramenta recipiunt, quamuis .n. acris fuerit ingenij, &
mul. tas(atis reconditas veritates lololumi- nis naturz du&u
attigeritfatendi tamen eít e defe&u luminis fider in multis ce- cutire
prelertim cü de Deo loquitur ,& intelligét;js, d (uperát humanu captum,
^"ARTICVLVS Il. Quo fenfu diuidatur fubflantia in pri- : fs " er
fecundam, 7 vtraque bic —'. defimatur , ac vuaalteri comparetur. ag Goyuifie
Acftin hoc c. fübftantià 4 D in primam, & fccüdam, viráq ;defininit, ac
demum ad magis eer :viriufd; nauram vnam altetí cóparauir ; hz igitur tria in
hoc art. nobis funt cx- plananda , diuitio fnbflantiz in primam, &
(ccundam, vcriufque definitio; & eatü comparatio adinu:ccm ab Acift. facta.
Quoad primum dubitatur , quomodo accipiatur fubftantia , dum diusditur in
primam, & fccunda , an.í. pimó, vel fe» cundo intentionaliter 5 dicunt aliqui
di- uidi (ubftantiam quoad. primam intétio- neim,vt Suarez difp.3
5.Met.fe&t.2. quem fequitur Eaber 7. Mct. difp.7. cap. 1. alij aflerunt
diuidi quoad (ccundam , vt Soto in hoc puedic.q.1. att. 1, Sed vtrumq; de-
fendi porefl, vt abfolute verum , ac eriam de Atiit, mente ; vt docet Doctor
qu. 4. Vniü, in (ol. ad 2. vbi inquirens; quo séíu diuiferit Ari. fubftantiam
in. prtmam , & Íccundam, ait, qp non cantan. antelli- git debis qu [unz
prater operationem imtellecus , uibus vcrbis 6gnificac Do- &or joie viroque
modo. explicari Aut : Sudf.1. De generalis. *Pradicam.[ubft. Ant. L $59 At
quocunque modo explicetur diu; fio; ruríus «ft difhicultas,quodpam fit diuisó,
& quide Authores in hoc oés conuenire videtur,
vtnotatAuer(aq«16.(ec.2.,(ubftantiam,vteftapcxhuiusptzdic.nódiuidiinprimam,&fccüdam,quafiin(uasÁpecies,licutdiuiditurquantitasinconunuam,&dilcretam,quiafubftantia,vtfic.continetur.fübalteroexicmbrisdiuidcotibus,népefubfubftantiafecunda,atdiuilumdebetc(icquidindifferensadprimam,.&fecunda,Scdneq;hocrc&éa(leritur,quiabenepoteflà1u:süaliquodcótinertaccidentaliterfubaliquocsmébrisdiuidentibus,vtconftatdevniucrfasli;quodaccidentalitercontineturfubalteroexmcnibrisdiuidenibus,népcfübgenere;quamuisigiturfifubftantiafüpremacapiaturproprimaintentione,
nó poffit diuidi 1n primam, & fecundam, vt notat Tat.9.1, | redicam.nor.3.
cx *cor, q.12.Pre dicam.in fine , quia vt fic figni» ficat naturam cócm , non
autcm fingulas rem,& indiuiduá , qualis importatur pet pramá tüb(tantiam ;
tamen fifumatur pco ' 2. inuentione , diuidi potcfl incas vt in fuas fpecies,
(ic. n. vt quid , abftrabic à fecundis intentionibus vniucrfaliracis, &
fingularitatis , vt à iuis (pcciebus , & (o- 'eoncipitur yniueríalis, vt
modus, 24 Yoiipitur in primis accipi f. b(tan a/a,vt genus g« ncrali(fin à,
& diuidi prz-. fato modo ip primam,& fecundam, vclut n (uas
(pecies;pozeft et acci pi fubftancia pro quocangue dirc&té. ponibili in hoc
pradicamento, ex Tatar.ibidem,quo sc(u dicitur fubftantia. praedican.éial
$, có- prehendit fupremam,intermcdià,
& infi- mam;& í£ic. diuidi in primam, & fecundà , -biniliá,quz
ponitur ihfimo loco, hec eft prima fubttantia, & in illam, quz po- nicur in
aliquo fiction loco,& cft [cci da, ícu in T8 quz folü ponir in. pre-
dicaméto, vt (ubijcib.lis,qua eft prima, à in cam, quz ponucur yt. pradicab;lis
, & cit íccunda ; in qua diuiionc fi fubítan- tia przdicauentalis fui - peo
prie intenuonc.r. pro Datura; & clientia rea- li quatenus affici ,'Ot.
intentionibus vni» ucclalirauis & fingularitals, fic cri duis. fio
(ubi€& in aco dé. ja ; (1 veró (umatur RIS Xx 4 — pious E MEET $60 prout
pracfcfert illam (ccundam intentio- Dein ordinabilitatis in predica méto , (ic
€rit diu;fio peneris in (jccics, quia ita di- uiditur. oidinabile, in prz
dicamento in Pra dicabile, & virimü fubijcibile, itá do- €et Tatar cit.quem
dicédi modum multi €x Recentioribus fequuntur ; iuxta quod tal sdiuitio | 6: é
fuo modo affignati m pradicau entis accidétium fimnendo (ab- ftanuam ampli
([imé pro nitutay^& e(Ten- tia rei, & pr mà pro natura fingulari , &
fobijcibili, (ecüidam pro natara vniuería- li;& przdicabili,vt optimé
notauit Mau- rit.q.4. Vniu dub.5.Pót é diuidi (ubftà- tia in primam, &
fccandam sm rationem fubfittend: , & (ubütandi alijs, primario, &
(ccüdarió velui per varios modos , vc volebat Suarez, vt faciat huac fensü
,(ub. füantia alia cft, cui primo , & per (e con- uenit (ubfiftere, &
accidécibus (ubftare , & hzc cft prima , alia veró, cui conucnit fübtiftere
, & alijs l(abftare mediae , & fecandarió, & hzc cít (ccunda, &
in hoc fen(u etiam poteft diuifio cxplicari per terminos (ecundarum inrentionü
, quate- mus (ubttantia poteft accidentibus copa- rari, ncdum per modum
fübic&i inh ii0- fis, vcrametià przdicationis , quod vciq; €i conuenit pro
fccunda intentione. 25 Exhis patet poffe hic diuifionem explicari primb ,&
fecundó intencionali- tcr,tàm cx parté totius diui (i, quàm mem brorü diuidéuum
; & licet Do&t. cic. in- nucre videatur prafatam diuiliónem ex par:e
mébrorum diuidentiü nonnifi per fecundas iotcationes affi gnati poffe, ca
ratione fretus ; q» membra diuitionis dc- bent opponi non coincidere, at quod e
ft fecunda (übftantia preter. operationem intellc&us, nó opponitur prin ze
füb(tan- tiz,[ed e(t id , ergo &c. nihilominus nó eft ita in rigore
intelligendus Doctor , quali prima , & (ccunda fubftantia à par- te rei
comcidant omninó , & realiter, & formaliter , nam certum cft in cius
(encé- €&ianaturam commanem, fuper quam fun-
daturjmcentiovniucrfalitacis,diftingui€xnatura4ciabndiuiduo,fuperefundatur(cundaintentio(ingulatitdtis,&quodammodoopponi,fcdtantuimvogitiadicaremaioremoppofitionéccrni»WeDifp.VII.DePradicamentisinpartic.aiemtinterprimam,&(ccandamfubftantiafecundóintentional:tercaptas,juamprO.prima10rentione,quiatic
fanc realitet — 1demsat iflo modo func intentiones pror — fus diuecíz ,&
oppofitz, vadepercica — — membra diuitio magis clacet . | e etm 16 letes.quo
modo ex bismagisdie« — — uiferit Arift. Refp.Suarez,Faber,Blane — — & alij
diuifitie terio modo , & pro pri- ma incentione, quia hic explicat fubftan-
tiá pernon efle :n (ubiecto, & períübftas — reaccidétibus, qua (unt
rationes reales — & iuxta duplicem modü realem fubüfté- di, & fübftandi
acciden:ibus diuidit fab- ftantian in primam, & fecundam; prima eft, quz
per fc, & primario fübhflir , & ac encbut fubftat , (econda veró , uz
ecundario. Sed plané fallum eftArift; — — hictantum confidcrare fubttanrra
quoad. rauonen, (ub tiftendi , & fubftandi acci- dentibus, quamuis .n.
quoad hanc óié y illam bic peculiari quodam modoconti- — — deiaucrit,vtpoté
pérquáab accidéte(e-:.—— — cernitur, tal;$.n. coofideratio accidens —— bus
appl.cari non potet; adhuc tamen: : iplam cólidcrauit , vt eft ponibilis.
&. dinabil.s in radicaniéto , que lané coe — — fideratio tota intentionalis
cft , nequefo- — — lum di(tinxit primam, & fecundam fu ftanuiam per. illos
modos »timarió; fecundatio fubít andi, vcl fubfiftc: ed. preferum etiam per non
dici , vel dicrde: fubiecto, imà quand. eciam primam füb- ftantiam ditlinxit à
[ccunds , quia (übij- cirüc omnibus alijs ctiamipiis fecundis y——— hac certé
iubicctio dicit fecundam int&- tionem in prima füb(tantia, ficat dici de
intcationem oppofitam.ponit in fecüdas. & etiam in accidentibus ipfis, quia
in or- dine ad illa, nedum hic comparatur , vt fubie&uminhatüonis ;
verametiam pfe d:cationis , vt mox dicemus , quarc Con-- cludimos cum
Do&tore cit.q. 4. Vniu.& q.1 2. Pradicam.in finc prarfatami diuifio-
nem porius explicandam effe per fecun dis intentiones, quàm per primas , quia
fecundum eam coafidcrationem prafer- tim pertinent pradicam:nta dd Logicil;
& non tantum tertio modo, verumetam alijs accipi poffe etiam de. mente
Arift. - & fic manet breuiter cxplicata hec füb- JM E » Y» 8.1. De diuifone
fubfiamtin primam, feere. IT. $6t LN E nti diuifio, circa: uam tot verba in- |
. nt inatiliter Au&ores paffim ; & o^ /. . -forté improbabilis prorfus
non c(t A mo- —. mijsopinio hancnó tàm
efe diuitionem , /.. quàmenumerationem,& (eriem quandá eorum, quz in hoc
predicam.ponuntur , velati cam dicitar , difcumbentium hic , eft primas; ille
(ecundus,&c. qnem tame dicendi modam non adeó approbare dc. bemus, vt al:j
modi dicédi iam relati om ninó dcbean: reprobari, vt facic hic Pon- cius,cuius
rationibus occurrere ex dictis non c(t difficile ; fed recipi poteft , quia e(t
expeditioralijs ; & minores paticuc difficul'ates . / 17 Quoad 1.
Arift.codé c. definit, vel tius dz(cribit ptimum fubftantiam effe lam;qua nec
e(t 1n fubietfoynec dicitur de fabiccto,(ecundam vero , quz 5n eff in [ub:e Ho,
fed dicitur de [ubiecko, vor p fubie&m intelligitur (ubie&um inhe-
fionis,& prz dicationis, ni quando vtraT; dicitur non cife in füb.ccto,
fermo eíl de füb:e&o 1nhzlionis,nam pet hoc fubita* tia dillingaitur ab
accidente;vadé pet it- €i negauonem citcamfcribitar modas gotiuimus períeicitis
fübitandam conttr- tuens,& ab accidente diftioguens ; quan do vcró de
primaltübttantmia ncgacur dicr detübiecto, & de fceüda afficinatar, tnc fit
lermo de (abie&o przdicarionis,& pe ncs hoc diftinganatur prima , &
(«cunda fübttantia, quia prima fibitantia nullum babet inferius , dequo
prz-dicecur , bené camé fecüda;quia hec cft vniaerfalis,illa fingularis, quacé
etiam alteta negatio in dcliaicone primz fübftantiz , qua nega- tuc dici de
tubiecto,circamfcribit po (ici- am hzcceirarem ; per quam ei repugaat dici de
lubieéto.i. de inferiori; hinc patet lomodo hz d«cfiaitiones bené
remexplicent,quiaeftódenturperncgationes,'nótamépfimplices negatrones,alioquin
definitio priimz/(ubftanuzetià chymcse conueniret,fed per negacrones mdicances
quid pofitiuuin,vt notat Tatar.cit.not«4. patet etiam quomodo ambz poffint cx-
plicari pro prima intentione. Verüm quía cffe in Jebietlo,& dici de
[ubiecto no cà- tum primo intentionafiter , (ed eciam (e- cund? intentionalitec
capi poflunt, ità ni- c miram vt effe in fubie&io idem fic , quod przdicari
accidentaliter, & denominati ué ,quicft proprius modus przdican di
accidentium; & dici de fubietto i. d« in- fcriori, fit prazdicari
e(fencialiter,ideó po terunt etiam przface defiaitiones expli« cati (ccan ió
inréciónaliter, ica nimirum , St fecunda fub(tantia dicatur illayqua nó eft in
[wbiztto fcd dicitur de [ubi ek o i. quz uon acciden:alitec , fed cilencialiter
predicatar de prima , prima vctró fubítaa tía fit illa, quz nec cfl in fubietto
,uec di- citur de fübietfo à. nec przdicatur de . alio accidentaliter ,nec
cílentialiter ; itag» ifta duplex negatio indicet oppolitàin- tentioné
fübijcibilitacis omnimoda , pec quam excludatur omnis pradicabilttas & hoc
man fefté infinuat. Arilt. pcr illud dc prima fubíftátia pronunciatum , quod
accipiunt aliqui vc aliam prime. fübtcan- tize defia cionem eff qua propri?
princi- aliter? maxim [ubil are dicitur, pet c.n. fignificat; qa0d ill non funt
purz negationes/fed mobis citcüfceibunt omni modam fubrjcibilitatem prime
fübftan- tia? 1n qnacunq; pred catione, tài elfed- - riali,q accidental adeoquod
boc proná ciarum fic potius declaratio" dcfimtionis prima fubttantig,qua
vt tradita pcr nc- gatronss poteracaltquá. parere fulpicio - nem Q noua,&
diitin&a definitio, vel cd Mairoa.paílu 9.dicendum,q cü ea vnam cont icait
definitionem, & ett de cius in- tegrirate;irà pec fecundas intétiones ex-
plicát has definitiones primz , & fecun-da (ubítantiz Io. de Magiftrisq. 1.
hu ius prz'dicam. not, 2. quz quidem expli- catio ci! inftitato logico multà
magis ac« comodata,quám przccedens,& etiam ma HR demente Arift. qui defiait
primam ubftantiam per oppofitionem ad (ccua- dam;cum ergo fecundá dcfiniat per
prae dicati ; conueniens cft, vt primam dcfi- niret pec fubijci, . . tu 28 Scd
dices, ex hoc; gp prima fübítan tiaomnibus alijs fubftar, accidentibus n&
póX& ipáü(met fecundis (ubitanti]s, rofert. Autt.deflruBis primis
fabitantus vr fibile ejfe aliquid aliarü ve manere: , aucem nequit incclligi,
miquoad effe» — x actualis ciens Cam «n, turn Ac ides : : D ALD * S Lia » Ii
joe ci ois ecu NR ER Z6. — Dig.VIL DePrédicmiioh pani: —— tia, tum naturz
communcs in fe immedia té non exitiàt fed in indiuiduis, tolle in-
diuidua,tolluntur ctiam. & accidentia) & natutz communcs
,omnia.n.corrümpun- 1ut ad corruptionem indíuidui ; vr docet. Doctor 3.d.2 2.4.
vn:G.-quo autem ad cf. fe obie&inum , & effentiz non eft vera illa
propofitio , quia nullo fingulaci cxi. ftéte,achuc poteft quidditas
intelligi & formati de illa
propofitiones vera & ne- ce(lariz m ordine ad pradicata. cilentia lia,vt
clacé docuit Forph. cap. 7. dicens fublatis indiuiduis nó tolli fpecics, vel
ge- nera,quo .(. ad effe obiectiuum, & etien- tiz , ergo vt hoc Arift.
dictum vcrifice- tur;oportet yt aliud dictum , vndé dedu- citur, quod.
f.(ubftantia prima principa- liter, c maxim? fubflare dicitur jintel- ligatur
de (ubftare realiter, & vera (u(té- tatione rcfpeQu accidétium , ac reali
in- clufione naturz communis , quz efl. fe- «unda (ubflatia , non aot€ de
tubttare in- tétionaliter, feu fubijci in praedicatione . Refp.quod ficut
primum Arift.di&ü , . quod prima (übftáta principaliter;& ma ximé
fubftat; poteft explicari tàm pro pri m4;d pro fccunda intentionc,népé de rca
liaut intentionali fübiectione in prz dica tione , ità etiam confe&tarium
ex co de- du&um;vt bené aduertit idé Io. de Mag. cit-dub. 5, vndé ex illo
primo di&o tea- liter intellecto deducitur hoc fecüdü rca liter
intelle&um eo modo , quo demon. fratur i arguméio.(. quod deftradis pri mis
fübftanujs dettruuntur alia omnia .f. patüra: comunes,& accidentia quoad
eífe actoalis exiltentge , & ex eodem logica- liter intelle&o
,deducitur illud idem con- tium logicaliter intelle&ü hoc mo- do;quod cü
bic có (ideretur prima (ubítà tia in ordinc ad (ccundas , & ad accidcn- tia
in ratione fübijcibilis, bac verà 01a in ordine ad primam in ratione przd;cabi-
lis , vcl m Ken 2 velaccidentaliter , quia relatiua pofita fe ponunt , &
perem- Le Deribit nnl fublatis primis fub- ijs riecht denso S oidipis ^ ^. 49
Exquo patet modo fit yerü il- - lad Aritt.di& defirudtis primis fübftan
tijs,&c.tàm phyucé,g logicé, Dices,dc- flrucis omaibus ; hominibus adhuc c-
— — ll aR n mane:et anima rationalis, & matería, vé «corpus pro altera
parte compotiti cum - fuis accidécibus, ergo falfam illud di&ü,, : E
efp.Louan:cnt.ob id habent pro fu(pes. &o Es Arift. dictum, veluti tendens
ad. animz mortalitatem, Alij e» plicant de totali.deflru&ione primarum
fubftantia: — rumjnemp? quoad vtramq; partem, quafi -—— Arift. apertis oculis
agnouetit annihis . l:tionem ; Mairon, pallu 11.ad 4,ait,per primas (ubftantias
bic Aritt. intelligere — fubftantias o€s lingulares , tam comple« tas,G
incóplctas,quod fané textui fatis co fonü nó cfl. Facilis rame eft folutio,
& ex. ipfo consxuco lige e NE ftlo- — quitur fimpl:cirer.de onmibus, quafi
oía — prorfus interitura(intdeftru&isprimisfubtantijs,(edloquiturfignarédefecunedisfubftanujs,&accidentibusqua(ub.eflentanturincis(vt.n.dicimusinPhyf,«oumpofitumeftadzquatumfübiedumaccidencium,non
matctia príma)nam per nt lhancpropofitionemiptendit Aril.demó — — ftrarc
dependentiamtàmfecundar | fláriarum, q accidétiumà primis,parum —— auté ad hoc
icfert,quod facta prime füb« flàriz dcftructione adhuc aliqua mancat Vh ;eius
pars fuperfles, nam Dué mancat,fiué nomcertam cft naturá , quz in ipfa exta-
bat , paritcr & accidentia in ipfa fundar .deleri;quod dictum, ficut verificatur
c mé in lub ftanujs integris peii , de qu bus rcucra przcipue illud pronun-
«iauit hic Acift.:tàcumomini veritate po. terit applicati quoque fubftantijs
partia- libus & incomplecis con(Lituendo ,& di- ftinguendo ctiam in
ipfis primas , & fe- ,cundas iuxtà füperius dita, Quares , quomodo
intelligatur aliud - Ari(t.dictum; prima fubftantia proprié ; principaliter,
& maxime fubflat,d gá -[. ponantur ille particulz JRefp. Orbcl. quod
ponitur propri? ad diffeiéiam ac- .Cidentium , licét .n. accidens polit effe
fübie&tum accidentis, non tamen vItima- té terminat cius depeadentià, vt
lace ofté ,dit Do&or 4. d.1 2.q.1.pomitur principa liter ad differentiam
fecundaram füb- ftanttarum, quz non (ubftan: accidenti- bus,ni(i prout funt in
primis, homo. n. nó dicitar albus, vel niger) nifi quia. Sortes , vel B.—-Vo ^
uu WEM. . m N Mos 4752 . " "as FEN : i |». — sel Plato eft albus ; Et
tandem ponitur 3 M. Bointsa oftendédá, quod prime fub- | flantiz pluribas
fübftant, quam fecunda, eh VE p yt T *:".A^ "Wir Sec A1 - Pairs cared
quibus (ub . . jo fccunda, & cum hoc i pis fecundis. . $0 Quoad tertia
fübflantia fingularis vuiuerfali cóparata dicitur prima fübftan tia, &
magis osieimds erit quá- m primitateim perfe ctionis im partici- ando ronem
fubftantiz, q nó haber fub - Au c nuarl3lie [ra Arift. in hac cap. ailtid
Viliuvsaaisss * anth aam 8 ^À enius compararionis declárarioné re- Wer ——. a
—-—--- T nep 1e €olendum eft ex di&is (übftantiam ità ap pellari,vef à
(ubftando , quz eft denomi- fiatio relatiua;vt ait Orbel. quia füb(tare fonat
(ub alio ftare;aut alteri (ubelTe,vel vt inferius fuperiori, vel (abiectum
acci- denti, aut à fübfiftendo,qua eft denomi nitio abfoluta, quia (ubtiftere
fonat. pec fe ftare, & nonin alio,cui inkzreat ; hzc e(t ratio effencialis
(ubftamtia , illa veró i accidentalis, & iftam confequens ; fatio
abíoluta,& effentialis equaliter có- petit omnibus (ub(tantiis, cum
a&qualiter . omuibus repugnet alteti inhzrere , vndé - ex lioc capite,
nimitum róne fubti (tendi , non datur primiz,& fecunda fübítátiaynec
fübftadtia particularis eft magis fuübftan- tia, q vniueralis ; vndé minus
rc&é ali- qui &t.ex hoc capite .(: quantum ad ratio - neni fubíiftédi,
aiuat fübttantiam prima effe aiagis (ub(tantiamsd (ecundam , quia
erfe&tiori aiodo participat fübiiftentia , q (ecunda, cum partici pet illam
imimedia té ,(ccunía vero mediate , quia .f. ratio fuppofiti primó conuenit
indiuiduo , & €ommuonia nonnili per indiuidua fuppo- fitanuur. Minus redde hoc dicitur. , nam vt rotat Do&or
quol.4. M. & quol. $. V. & quol.9. A. aliud eítlo-qui de fübüttere pro
p fe eiie , vt excludi imnhatrete , aliud prout idem cit ,:juod
incómunicabiliter pet fe cxifteccquod eit pro»riam füppo- fiti ,& petíonat
; quando hic fic compa- fatio iter primam, (ccundain fubftan- tíam; &
quaritur queam cacum perfe- €t.0ri modo racionem (übttanua partici- petsquattio
efe debet de ali quaratione , qua (ic ecriqscomanais, c n.tieri folec quacum;
comparatio, in tora nempe : n oing. t j ed E ual Le dif [di is rimen ep female
65, tur fübtittere pro- acórhutiicábiliter per fe e(Te, fubttantias primáe
düritaxat com- perat, ex hoc capite non debet dici prima in rationc
fubfittendi;quam fecüda, & ana gis fübftantia , quam illi» . : 31 Potius
ergo talisprimitas, & maio ritas attendi debet peincsdenóminati oné relatiuam
fub(tandi, hec .& ratio perfe- &ieri modo partícipari pót ab vna (ub-
ftantia, q ab alia, quatenus vna. füb(tare potce(t Dudbos pradicatis, ac magis
in- denendenter, q alia , & (ane in hoc fenfi Anft. primasfubftantias
appellauit tabe ftantias fingulares , f(ecundas auré vniuet- fales;ac illas
etiam magis fabttantias di- xit;ità colligitur ex ipío contextu, vbi fic
loquitur,prime [ub[lantie ide, omni- bus alij$ [ubijciutur y C alia ommnia,vel
de ipfis predicamtur , vel in ipfis [unt y propter boc maxim? fubflantie
prim& dicum ury& ex hoc etiam capite compa- raudo adinuic em fccundas
fübtt arias ait , fpecies effe mag s (ub(tantias generibus y nempe quia
pluribus (abftant,d genera , & itd explicat Tat.cit.dub. 2. At (ubftan-
tias fingulares cífe primas (ubftantias in hoc fenfu , magi; (ubftantias
vn:uer(a- libus potet adhuc dupliciter explicari , vcl realiter , & pro
prima intentione , vel logicalitcry & pro fecanda. Primo modo fubftantia
(ngularis dicitur priiha füb* ftàtia,quia quoad actualem exi (tentiam, &
phyí(icam omnia fundátur in ip(a, quia & natui£ communes, & accidentia
ipfa 2» exiftunt ad exiftenuiam cíus,& ea. fubla- ta ruunt quoad
exifEentiam, quod infinua uit Arift. dicens, non cxi flentibus primis
fubftanujs rmpotlibile cffe aliquid aliorü remanere j cum igicur fit bafis,
& tunda- mentum, cut cete.a innituntur quoad exi ftentiam, optimaratione
prima fübftan tia dicetur,quarenus prímó,& immediate exiltit , & nature
comuncs (fecunda füb- fiátiz dicécur,quatenus fecüdarió ,& me diaté
exiftüt,ad cxiftentia.(. primarürité magis (abitanti dicetur. , quía pluribus
realiter (ubfta:,d. commuüncs, juia eGenialiter includit naturas. coipmunes
fuperiores, &accidentaliter plurima (u- " fcipit accidentia;à quibus
poftea median pit Ag tc denominantur euam f ; prima | jio. LI - $64 | Dif».
VII. De "Tradicamentis im parti; — z é 31 Alioautémodo .f.los;caliterfub-
ftantiz cenfequens ad rationem effen2 - Ns ftátia fingularis magis fubtiátia
dicitur. j vniuerfa is , quia plaribus fub ftat praedi- €atisloquendo de
pradicatione tài cf- fentiali, d accidencali, & diciiur ctiam pri ma
fobftantia ; quia in predicationibus accidentalibus immmediaté lübijcitur ,
& primarió , fccundz vero lübftantiz me- diaté , & (ccundarió 1 vbi
aduertendum ex hac prazfertim fübiectione in pradi- cationibus accidenralibus
attendi deno- minetjonem (ubflantie, auia in prz dica- tionibus
c(Tentialibusetiamaccidentia.fubijciumturfuisprzdicatisfapcrioribus;&excoyq:odeftlubie&tioimmediata,"2cindependens,diciturfübftantiafingolarisprimafübflantia,&magisfubflan1ia,qvniucrfalis,vndélicethomov.g.pluzibus(übttetaccidentibus,qPerrus;quiafubfitomnibusaccidentibusPetri,acaliorumfimulindiniduotum,ramen.adhucLEetrusdicidebetmagisfubftantia,quamhomoinrationcfubflandi;tüquiapluribuspredicatis(ubftat,loquendoetiadecflenualibus;tumquiaeflóloquendodcaccidenralibustantum;fubftetpaucio.yibus;adhuctamenfubftatnobiliori
mo- do,nimirum propria virtute,quia imme diat &,ac independenter ab alio.
homo au- 1€m. fübftat illis dependenter ab ipfis ;n- diuiduis,quz expofitio cx
ipfo contextu «olligitr 5'v bi hac ratione diccbat Arift. anter
primás(übftantias , & inter. fpccics vnam non cfle mogis fubftantiam , quàm
aliam qoia zqualiter fubftanr,quod vtig; nequit cxcéfiué inrelligiquia hic
homo; sel é homoin cómuni pluribus accidéti- , bus fubflat,ac
przdicauscffenialibus, q hiclapis, vel lapis , fcdjintelligit in (centu prefato
, qj equaliter fübflát prime fub- flantuz;quia vna in fübítando non depen dct
ab alia, & pariter omnes fpecies [pecia Viflimz zqualiter à prima depédem
füb- ftantia,nec vna dependet abalia , 33. Scd
obijcics,vniueríalia precedere fingularia ca prioritate,à qua nó couerti- tur.
(ubfiftendi confeq. ergo debent. dici prima fubftanug, & fingularia
(ccundz. kem $.Mct.2. ai nue Meri raid n:agis lubltantias.q laria « Tandcm ier
ase acides ibus eil proprietas (ub- talem eiusquz cit lubhftere, ergo cui
conucnit prius talis ratio fubflantie , eidé —— quoq; ralts proprietas prius
conueniet , at illaratio prius conuenit (übftantijs vni uerfalibus, ergo
&c. Et cctté quantum ad: (ubftare accidentibus proprijs negati ne- quit
fubftátias (ccüdas prius,& magisJub ftare primis, nà accidentia propría
prius. cóueniüt naturis,& per cas ingularibus . Refp. ad 1. hic
Arif.accipere primita- tem;non eo modoy(ed alio Jogé diuerío , vt
explicauimus,& notar Tatar. cit. Hot.
3. Ad z.ibi Art(t.loquitar fecundümen- tem Platonis ponétis ideas (cparatas ,
vt ibi communiter Es pofitores notant,prz fertim Scot. Ad 3.ncg.(ub illata
minor y nam ratio fübftantiz in communi, vr cfk prz dicamentum a ceteris
diüetfum , vel equaliter competit omnibus fübftantijs prmmis,& fecundis, vt
dicebamus, quate- nusomnibus ex aquo repugnat inhzrc« re;vcl ti aliqua
intercedit analogia , pere fe&iori modo conueniet primis , quà fe» cundis,
vt poté quz includunt totam Icctionem fecundarü,& aliquid amplius. Dices,
(i equaliter cis coücnit ratio come munis (ubfi (tédi, ergo & proprictas
füb- ftandi,qua ab ca dimanit . Refp,etiam(ü aptitudo fübttand: 2.jualiter ;
imó prius. fubttantijs fecundis conucniret, aétus ta» men ipie tabítandi prius
cxercemur in pri imis,quàm in fecundis , in quibusexcrceri nequit , ni(i
mediate , ac dependenier ab illis. Ad illud denique de (übftare acci- dentibus
proprijs,vluró concedimus prius cóuenire naturis , quàm fingularibus,, S. ijs
conuenire medianiibusillis fed iam. di. ximus denominationem prima fubitan- tiz
non attendi dcbere ex (übie&ione ad: huiufmodi prz dicara, quia ctiam
aecidem tia fuüblunt füis vniucrialibus, ac eorum paffionibus mcdiantibus
illis, led attendi ex fübicctione ad accidentia communia Addunt alii , qi
immediata;ac i bati cue uenit Eesti g cdm vadit .9 quoad cíientiam, & necc
ftcnuam tes e, conua fc haber » idco. «ew aj —— —— orent EMEND: FU
"C" 7 enim ti(ibile realiter exiftit in homine , dud exile realiter
in Petro » vcl Palo , ita Sanchez , Complut.& alij; - ARTICVLVS III.
Declaratitur proprietates , Q* attributa exoc3 fubfl antt. 3 4Q Ex
proprietates, vel attributa adícri pfit Atif. fubftantiz, vt dictü efi 1.
p.Inft.quarum aliquz ei couueniunt pro ima intentione, aliqua pro fecunda.» ,
quzdam tandem pro prima, & pro fecun da, quatenus vtroq ; modo explicari
pof- funt, folct.n. Arift.in his preferam pra- dicam. multa primarum
inten'ionum ad mifcere in gratiam fecundarum , vt nimi- rü mclios difcamus iuxta
earum extigen- tiam fecundas fundare intentiones , cas autern vocamus ét
attributa , quia nó os conueniunt fübftantiz in quarto n;odo. Prima fubftantiz
affe&tio eft in lubie- &o non cífe ,i: in nullo harrere fubiecto , fi
explicetur primó intentionzliter &
hac non cit propria fabftantie przdica- mentalis ;n quarto modo propri jquia a
€onucnit o9 pro-(us fub ftantise Là. in- Haken finz, tam complere quam
incomplet, tàm ptimis,quárm fecundis ; licér:n. (ubftantiz fccundz dicantur de
fubic&to,nó tamcn funt in (übiecto , quia natura nob inberet fuis
ipferioribus , fcd potus illa contütuit in efic quidditauiuo '& torma
fübftantialis, licet reciprarur. in fmarcria , & ab ca in cfle , &
fieri depen- deat fi cft materialis, nnnquam tan di- €i poteit iij
inhercre;quia vt Scotus do- €et quol. 5.S.& quol. y. À. inhzrerce dicit ron
per fe informare , nec facere per fe vnum , fcd facere vmum per accidens ,
& darc effe, vel a&um [ccundum quid ali- cui priori fimpliciter enti
:at forma fob- flantialis, vt per fc actus , per fe informat trateriam;dat ei
a&tü fimpliciter;& cum €a facit per (e vnam ; partcs phyfica inte-
grales (unt quidem in toto,non tamé tan quam in fübicéto,quia illi non
ipbzrcnts fcd pouusillud coniticuunc integralitec: & tandcm hac affectio
cóuemt. ctiam dif f. tentijs fuübflantialibus , vt ait Avift, in- - textusquia
eque ipfe iphgrenc ei cuius Quafi. I. De prprietatibid fubflamis edre11I.. $65
funt differentig,(cd conftitaant in eíic (pecifico jac determinato. Ex quo fe«
quitut,quàd licét ifta affc&tionó fit. pco- pria fabftantiz przdicamentalis
in quar- to modo , cít tamen fic propria tiz in tota fuà latitadiaic, vt
contcadilüm- guitut ab accidente ; falfum namq; efty quod inquit Tatar.hic,hanc
affe&ionem Conucn:re accidenti feparato. in Euchati. ftia;quamuis.n. non
fit ibi ía (ub:.eóto a» &uahiter, cft tamen a jxitudioalitet , dum autem
dicimus proprium efk fübítantiz in (ubie&o non cí(le,vtroque modo intel-
ligitut.Poteft ctiam hzc affe&tio cxplica- ri pto fecunda intentionesvt
idem fit. (ub. ftantiam in fübic&o non effe, quod nom eife aptam de aliquo
accidentaliter prae dicati , vtfapradiccbamus exponendo fecundó intentionaliter
eandem particu- lam in dcfinitionc fubftanti . . Sed inftabis effe in fubteCEo
male intcr affectiones recen(eti (ubftantiz , cum fit de ipfius definitiones
& maléetiam cx- plicari per lioc, quod fubftantia nequeat de aliquo
accidentaliter predicari , cadi oppofitum ex profetfo docaerimus di(p. $. q.$.
art. 2. Refp. inrer affectioncs te- ceníeri , quatenus eff negatio immedia- te
fequens ad rationem politiuam fuübftai tiz , ficut paffio fequi folet ad
c(fentià y vndé dimanat , & ponitur in definitione fübftantiz , non
(ccundam fe formaliter confiderata (ed vt indicat, & circumliri- bit
rationem politiam fübftantiz, vnd& fatemur nocificationé illá (ub(tantiz
po- tus effe de(criptioné,quàm dcfiiiioné 5 cando autem difp.cír.q.vlt.di ximus
pof Íc tübitantiam quoq;acctdentuliter pras- dicari;loqucbamaur de pizriicari
accidcdi- taliter per imodurb accidentis przdicabi- lis, hic autédicimus pradicaci
noa poffe per modum accidétis przdicamentalis quia fundamentum huius
predicacioni$. cít veta;ac propria inherent forme,que przdicatur, in (ubieéioy
de quo pradica- tur,quz inhzrencia fübftantrig repugnat » & in hoc nulla
eft contradictio. » 3j Sccundaqua cóuenit determinat fecundis fubítanujs , ac
ctam ad carum ditfercntias cxtenditut, eft vniuocé pr^ dicari de primis i,
(ecundum ide nomen ; * & ra- $66 E em in illis etfencialiter inclufam ; «X
quo patet hanc affectionem elfe me- Té;nten;onalem. quia przdicari eft fe-
€undarum intemtiondm , & inrell'2i .de- berede przdicatione figoata non
exer- €ita,non.n.in tecminisfecundarum inten tionum valct dicere » lub(tantia
prima» e(l. (ccunda, bené tamen in terminis pri- marum , Petraefthoao;e(tanimal,eftpationalis;Vtautemhaecaffc&iofolumAn(ubftácjsreperiatur,dcbentaccipiprimz,&fecunde(abftanrieinrgore,namfifuséaccipianturproquacun:j;natura.»vniaerfali,velparticulari,camhocmodopoffintetiaminprzdicamenusaccidentiumdiftribui,&a(Tignari,vtart.prz€cd.dub.1.diximus,potecitconfequen1ethzcproprictasetiamadvaiueríalia2»Accidentiumextendi,cumipfaquoq;de
fuis inferioribus vniuocé prz«dicentur , vt di&um e(t 1.p.Inft.tra&t.
1.c.6.at rc(pc- &u (uerum fubie&orum;eftó poffint ef- fc vniuoca praedicata
,.quia dici poffunt de eis (ecundum idem nomen , & ratio- nem , vt
conflar.de albo ref pé&u niuis , & papyri, nunquá tamen poffunt vaiuocé
gra dicari , quia talis conceptus non in- claditur e(fentialiter in illis , wt
declara- uimus diíp,2.q. 6. art. 1. quod alij dicunt pofie de illis praedicari
vniuocé. acciden- pi e eücoridier x : 36 Tertiaquz determinate conuenit eta Lor
rv iat hoc aliquid.i.igni ficare aliquod determinatum , & lingu- lare non
vlterius communicabile, ad dif- ferentiam (ccundarum » quz. figaificant quale
quid .i. aliquod. indetetminauum voluecle ; & communicabile pluribas .
Neqae hinc inferas , genera ; & fpe- €ies in qualequid pradicari conrra
dicta in difp.g. Nam vt notauimus in Iaft. non famitur hic quale quid in
ptzdicamen- tis,vt (imebatur in prgdicabilibus ; quia bic (uautur, vt
contrad/ftinguitur ab boc aliquid , quod (ignificat (ub (tantiam ità per fe
exiltcotem, vt poditdigito demó- Ílrari dicendo, hoceit aliquid; € contra veró
quaJe quid (ignificat lubaantia. vni- uct(alem aon per fe primó , &
iinmedia- té (ub (tencem,(cd per primam fubítan. tiam, in quo vidctur habcre mo
jum qua- T Difp. VII. De Pradicamentisin partic... litatis,qua: nó pcr fe, (ed
per aliud exi (titg potcft etiam E BACEEA fub ffir figals ficare quiequid ,non
a&iué, vt differens tiay fed paffiué, quatenus fi gdificatinact- ram
vleerius communicabilem., & quali- ficabilem per e(fenuales differentias,
"Vt autem hzc atfc&io fingulacibus td» tum fubítantiatim conueniat ,
cum dici« tur prima fabftantia boc a[iquid figni - care,non fufficit dicere ,
quod fignificet aliquid determinatum,& vnum numero s non alteri infcriori
vlterius communica- bile, quia in hoc feníu etiam fingularibus accidentium
conuenire potcft , yt dixi- mus in Inft.(ed addere debemus , quod illad
determinatum,acnumcro T | fignificat, ità fit incommunicabile, vt al- teri
nequeat cómunicari ,nec vt fuperius inferiori, quod cít e(fe incommunicabi- le,
vt quod , necvtformafübiccto , fiud —— — fubftantialis , (ind accidentalis,
eit. e(fe incommunicabile vt. atio. n.(i : politi " quod hi: Ariít,
imcelligit per pris roam fubftantiam,yt notat Mair. paíT.1 1,nam ipíc
nondiftinxit, vt nos Theologi, — inter fuppofitum , & ngulare fubflan- ——
tig)confifticin hacdupliciinoommunis — «cabilitate , vt quó ; &vvtquód ,
ytdocet— — Scot.1.d.2.3.7.$..4(d primam queft.Dü — — autem dicimus primam
fubftantiam hoc — aliquid fignificare , & fcciüdà quale. fumitur prima ,
& (ccunda fubftantia &cntionaliter , ríon.n.folummominibus; — Ícd etiam
intentionibusconuenitfignifi* —— care res feu effe (igna rerum , alioqui £4
(umantur primó jntenttonaliter, tunc, yt ) notat Tatar. actus f/gnatus capitur
A a&u cxercito ,vt (cn(üs (it prima fübftan tia lignificat hoc
aliquid.i.eft hoc aligd . 37 Quarta, quz cóncoit omnifubità- tiz,non
(olumdirecté, (cd etiamlatera-— liter ; acindirecté exiftenti in przdica - ?
mento,ett,noa habere conccarium, quod quidem intelligendum ett de contrarieta
te proprie dicta , qua verfaturinter for- mas politiuas übi inuicem oppofitas ,
& ab codem (ubie&o fc mutaó expelientes, ——— vt funt au umPladas
qualitates ; hoc.n, modo nulla (abitaotia alceri opponitur quia cito vna forma
fubitantialis à matc- ria cXcludatur per aducnium alterins, nó —— — ; ; idur. ^
e « yu ^———"— —— — CREER 7 a sd -* — 7" Que A. De proprietatibus
fubfrdmia: c/fot-IT. idcircà cótrariz cenferi debent , quia c8. trarietas eft
(pecies oppofitionis , at inter formas (abftantiales non: vcr(ator repu- ia
oppofita,(ed tantum diíyarata s [m qua duplici repagnantia vide infra.
difj.9.q.1.art. 1.. ) nam abioluté
loquen-, do forma füb(tantialis non decetminatam: formam excludit, & magis
hanc ; quam illam, quod ad oppofitionem requiritur fed Qué excludit omnem d;
(paratam 5.& € quacunq; codem modo íncompotli- bilis eft ,& non magis
cum vna;q cü alia;; Quod á dicas, faltim formas cicmenta- tes lic opponi,nam
forma ignis magisre . t cífe«um forma aquz, Q.aeris vt €olligitar ex z. de
Gen... Ref. forma: ignis fecundum fe (ümptam z'ju& in ca- denr máteria
repugnare cü forma aeris , ac cum forma aque , dicitur tamemmagis pugnare cam
hac;quam cum rila, racione qualitaturs- illas formas: infequentium ; quz veré
,& propri& inter fc comrarian- tac Ais , qualicates itta ab iplis:
clemen- torum fübítant;js dimariant ergo prius iu
ipfisslacontrarietasteperitur, d. dcin de paci. Ref: cum Tatar- hic 4.2« it
(ol.ad 5. prin. g» cótrarietas in etfc&ti- bus. nom arguit femper in caufis
contra. fietarem focmalem (ed rátum virtualem ,. & radicalem, qu& vltró
adanctimus in ele mentis, quia vt ait Tatar. aliqui hibere conttarictacem
victualem non eft aliud , Q illud poffe contraria producere «. IKkur- fus
quamuis priuatio veré opponatur for. ma (ubftantiali, oppoiitio tamea noa eft
contraria, féd folum priuatiua, cum priua- tio nihil reale pouiuuay yorat. im
fubic- &ooppofitum formz. Deaunr ncq;dif- fctenug fübitanviales idea genus.
con- dinidentes propt € dici polf'anc cótrariz, quía nom infun: gem ri, veluti
conum fu- biccto,à quo vt fiam fe potfinc exclude- fe led dicun:ur coacrariz,
quatenos fant primo diuería: ; cx quo patet erratle Ma- ir patfaü 16. dum his
rationibus conuictus fiacuicin lübttant/js veram contraricta- tem; ita |; de cont: arietate
Fus? lumpta y m arum vel pro nobili diuertitate
& incompo libilizate atit pro oppofitione pruauua explicandus ett
Arift. cum 1. Vuyl. go. ait iv omni genre. vnam cflc wA— $67
contrarictatem,& 10. Mcr. 24. differens tias (pecificasfubftantiarum e(fe
contra. rjas;de quo vide Ant» And: cap; de fübft. quomudo autem hatc affe&io:
quantitati quo; conueriiat dicemusq. feq. 38 Quia, qne Er omaiilteirie el uenit
cft non(ufcipere magis & minass vt accidenuia,quia velconfideramus fube
ftantias quoad rationem ipíam commue nem.(ubítantis; prout fübftaxia dicitur,
non quidem à (ubftando, (ic .n. vna (uüb« flátia dicitur magis (ubflátiay q
aliayuia heccft ratioaccidentalis, fed, vt dicitur a fub(itiédo,vel pcr (c
e(fendo,& fic vna (übilantia non poteft dici magis fübttan- tia, alia; vt
Scor, docet q. 1 $.predicam, propé finem , nec cadem (ubttaatia in: fe potelt
dici modó magis.» modo minus fubftantia » ficut vanum album eft magis: albuar
quàm aliud , vel lodié infe ma- gis album , Q bati , vcl etiam
confideran.turfobftintig(ccédumrationespeculiaresearumy.&ticneg;fubflantiafufcipicmag,s,&,vnus.n«homo:noncitmagishomo,quamalter,necidem:homopotcftfaccefTiuéfierimagis.vclminuslomo;vteueuitde:accidente,Pro:;acintentionisAri(t.no,d.17.q.5.formàá.fufciperemagis&.,Q.ipfambaberelatitudigemquadam,quaelacitadoaliudnoneft.,quammagnitudo:formae,magnitudoautem:formaduplexefl,vna(ecundumquampluresfubie&tpartesinformat,&diciturmagnitudoexcen(ronisproueniensexlatituriineen.uitatiuaformz;akerafccundüqipfafotmamáior,autminorcítin(cipa,Scinuaeeadzmpacte(ubicéti,&diciturmagnitudointen(ionisproucniensexlatrtudis.ncgradual:forma;gradusautemformaeduplexettexDo&.ibideXXosoditaciuus,&fecundumiftumgradumeffereamimindiaiibiTiconfiflic,quiagradushuiufmodiaddatur,vcl(birahiaturymutarut[pecics,non.n.cltmáipfas.metdifferentia(pecibicayquazioduuifibisliter(pecieconjuanjbeacaiebatArif2$Mcr.10.rcrumc(eniiasfchabere,venumeroS,ju:busadditavoitace,velfub.tracta[ratumcilenualiternumeius.iuratatur;$68"Difp.VIL.De"Predicathentisinpartie...tatur;altereftgradusperfe&ionisinditidualisquzeftquedamrealitasformamatavniricumaliarealirateeiufdemfortmzadintegrandamvnamformamaalemfic,vclficintenfam.'39CüigiturArift.bicnegat(übitátiáreddefubflant'a(ecundumgradumpecificü,fic.n.neq;albedofufcipitmaier
magis albedo albedine , vt dto,atque ita per hanc proprietatem nó «li
ftingueret Arift. fübftaptiam ab acci- dente;vt ipfe pretend t;loquitur ergo de
ipfa praefertim fecundam exiftentiam in indinidüis , & ait etiam in hoc
fenfa non fuícipere magis, & minus; veram non ita abíoluté loquitur, vt ex
hoc loco vidca- tur penitus przcludi via tuendi fubflan- tià füícipere magis,
& minus quoad gra- dus indiuiduales , vt putauit. Mercen. in fuis dilacid.
nam potius videtur compara tiué loqui, qj nempe & quoad iftos gra. dus
magis, & minus non füfcipit,vt quali- tátes,quia albedo v.g.vel calor
fecundum exit entiam ita füfcipit magis,& minus , vt paulatim, &
diuilibiliter acquiratur , ec 1ntendatut, & acquifitus remittatur , ya quod
fit modo magis, modó minus in- aeníus; at forma fübítantialis- (6i habet bonc
graduum latiudinem, hoc .n. difca- tere non cít praríencis ncgotij) plané non
habcbit,ficut forma accidentalis ,nà to- a fimul fecundum oés dicetur induci ,
& femel indu&a ,non amplus fuccetfiué in. tendetur, vel remiuetur, fed
(emper com €is permanebit, quoufque corrumpatur , boc .vt. modo Scotiflz
quampintcs dc- fcnidvot fab(tanriam (afcipere magis , & minus ex Dodore 8.
Met. q. 3. vt FaberTheor.;$.fedanfalicitcrfuolocovidebimus;Scotiftznàq,nonignobilestuenturfubflantiáneq;hocmodopollema,gis,&minusfüfcipere,vtTatar.in:hoc€ap.q«2.dub.2.Barg.
1. d. 8$.q«2. $. 4d «liud de attributione.. Maior paffu
17. Caucl). im Anim.difp.1. (c&. 10. & alij , Quomodo autem hec affeGio
ctiam quantitati conueniat dicemus q.feq . .40 Sexta demü , ac vlrima
proprietas ef; quod (ubitáiia vna &
cad numero eft córrariorü füfceptiua fucceffiuà , de n eft d fficultas , an
competat foli fab-- antig,& omni,nempe tam prima, quá. fecüda
,communisfteré opinio Scr j €o quia céfer banc cffe proprietatem fübe— ftantiz
przdicamentalis in quarto imo do , ac proinde cum ea in tali latitudine.
conuertibilem, ita .n. communiter inter- prezantur illa Ari(t. verba maxim verb
proprium fubflantia , &c. ita.Au&ores- paffim przfertim Thomi(tz Caier.
Sot, Maf. Sanch. Complut. & alij. Alia opin- negat effe propr in quarto
modo , quia. nó tantum competit (ubftantia: predica- mentali,(ed ctiam extca
pradi nam anima feparata recipit accidentia ae. cótraria » ac etiam materia
prima y rüríus- non folum comperit fubftantiz , fed etia. quantitati , eadem
,n. fuperi cies modo - cít alba, modó nigra yndeait Maior. paf- fu 18. quód qui
vult hanc proprieta ? feruarc , debet tenere. ualitates- contrarig immediaté
informant (ubftan-: tiamficut quantitas ipfa- "mo Scd media
viatenendaeft,quod nimi- — — ram hac proprietas foli vrig; ful bfant Nco^
conueniat, non — [miei d prim: dumtaxat, atquea lius tantum erit. propria
quarto modo, itadocent ex Sco. —— tiftisquipluresin hoc cap. Delphinzs ;.— —
Io.de Mag Au. And.«ui piOurX ; quod cum Arift. ait maximae autem p prium
[nbflantie videtur , ly maxime accipi debet nominaliter , non adactoia- liter
,nimirum pronomineadicttino ; ge — — €onítcuatur cum illo geniuuo fubflus« « uj
vt fcnfus fic maxima fübtlácix. t. pri. * mz fubftantia eft proprina;&c.
Vt. aue, tem hzc affeétio (oli (ubftanriz conue- niat,& non etiam
accidentibus, non tan» tum dc concratijs refpe&iuis inielligene, da eft,(cd
dc concrarijs abfolutis praster- tim , vt norant Mair. paífü 18. & Io. dc
Maz. hic $.5.$ciends ,conuaria.n«tcfpe &uma fafcipit oratio , cum cadem
perícuc- rans ex aliqna dumtaxat. accidentali *3- riatione traníit de veritate
ad falütatem y. aut é contra ; & boc fignificawt. Arilt, ipfe , dumad banc
obiectionem de ora* tione tefj inquit , orationcm elle fuccefliue capacem
verjtaris , & faltitae Sta k € $ iE D ^ PA A* t — Mat Quafi I De
preprieratibus fubfanti.eAytIT. | $69 *isnon per mutationem (ui, fed rei , non
ym. vul: negare, Q» etiam aliquo modo in fc non mutctur,icd (olum,quod nen mu-
tatur co modo,quo (übflanua,cum füfci- pit contraria: ipfa .n. per folam
fuiamu- tationem contraria (uícipit , ncc neceífa- 110 f(upponit. mutationem
alterius , quia syoutatur mutatione ad fe recipiendo con- traria abíoluta : at
oratio contraria fufci- 1 mutationem altcrius , quia muta- | so angit ad aliud
ceci cótca- ria reípeétiua, vt funt veritas, & faliitas. 41 lIncelligenda
eft. etiam de fübiecto vltimato, ac prorfus independent, nà fic excluditur quátítas
cfto.n. pott & ipfa fufcipere-conuaria abíoluta , & per fui gütationé,
nunquam.tamen ia recipere ' poteft, vt fübicctum vltimaté rerminans corum
dependentiam, fcd rantü vt fubie- €tum proximam, & minus principale, vt €x
profctio Scot.docet 4 « d. 12. q.2. quia Ficét in quantitate iamediate.
recipiatur albedo,calor, &c. tamen quia etiam ipfa nancitas eft accidens ,
& eadem depen- ia dependens, ac qualitas ( & idé di- endüef(fct de
inrelle&fa recip;ente fcien- tiam, & errorem , íi poneretur accidens realiter
ab anima diflinctum ) non poceft illa (uftemare , niti bencficio (ubftantia
fuftentantis ipfam, qp licét actu non pra- ftet fübflantia in Eucbariftia ,
przítacurfamenà Deo fuppléte vicesillus, & actu fatentantem quáxitatem in
gencre caufa efficientis : vode (emper vcrum e(t dice- re , quod quantitasab
alio (u(tentata. fuü- fleniat, & in virtute altecius, & quamuis incali
flatu a&u non dependcat ad (übftà tiam, vc ad lubieGum inhzrlionis , adhuc
tamen dependet. apsitudinaliter , & idcó m dici potefl. (abic&um
princi- palc, ac indcpenders ; vnde conítat opus non cífc, vt aicbat Mairon. ad
(eruandam hanc proprictatem tencre , quod qualitas immediate inharcat
(ubftantig, ficut ipfa quantizas, Nec minus acgare quantitatem mediare inter
fubitantiam , & qualitaté , vt fabic&um quod, & rccipicns, (ed tan-
ttim vt fübie£tum qao , & rationem rcci- paendi, vt ail omplut. difj.12. q.
f- & Lo.de S. .1.art. f. Nam quana- tàtem veré effc tubicdtà. q«od immedia-
logia, NS um aliorá accidentium per quod fuübfti- .tiz inhazrere dicuntur, fusé
monflramus diíp. 5l hy(.q.3-art.1. & 2. neque hic af- fert Cóplat. pro
parte oppofita aliqui n €x ibi dictis non mancat perfc& olutum. Tandem bene
ét dcfend: poteft hanc proprictatem covuenire folum hu ius przdicaméti (ubflaotijs
, quatenus conutuir; niti iliis, quz (unt directe , vcl faltimreductiue in
ipfo, vt [unt anima, & matcria prima ,& corpus pro altera parte
compofiri; vel t sueri velimus (quod crit difficile) conuenire tantum fobilàcjs
di- scéé in ipfo repofitis,negandü eft mate» riam primam effc fabicétü
accidenrium, vt nos late tuemur difp.3.Phyf.q 1. Cor» pus auté,& anima
rationalis, quando sü£ feparata,nó ampliuscenfentur partes, fed tota, &
habent quati rationem fuppofitiy & idcó bene potfünt accidétia fuícipere.,
41. Quod veró non omni fabftantiz huius predicamenti cópetat , (ed tanum ptimz,
quod prater Scotiftas cir. tencng Ammon. Canter. Didac. Ruoius, & alij
Prob.in primis Arift.teftimonio, qui mi- mimé docuit hanc proprictatem eíse có-
muné omni fubflancg,(ed dixit efc ma- ximé propriam,vt (ok fubflantiz ill3 tri-
buerct,& accidentibus negaret, quin po» iius c xpre(Tit conuenire
(ubfLantig , quae eft vna nuincro , bac autem cft fola pri- ma fubftantia , Nec
valet folutio Tatar. hic in (ol.ad p uz eft communis Thomift. quod licét
(ecunda fübftantia, Íecundum (e nó fit vna numero, bene ta- men denominatiué,
& per accidens dici tur vna numero , vt ipfingularibus repe- ritur. Non
valet, quia «um talis exiflétia numeralis (« necetlarió requi fita,vr fubie Gum
dicatur realiter contraria in fe ve« €ipere, plané (i natura , (cu fecunda füb-
ftantia (ceandum fe taliter nó exiftig;, «3 tantum pez accidens ex
conun&ione c diffcreniia indiuiduali, ic neq; per fe di- €ctur «ontiariorum
fofccpriuayfcd rant per accidés. Neq;
fatisfacit, gy al j dicüns illam particulam (am vnam» 7. 1dé nie mero fityidem
fonare, ac vna, & eadé nue mero períeuerans, quo [cnfu poteit ét ta« lis
vnitas (ccundis conacnire fübflanujs, Quio, vt diximus; pcr es vbum numero y m
vU ^ ETAT Te — UDfg VU. De "Pelicanientisin fatti... dititeligie
fisgalarem fübüftctii qua ome "finó neceffaria e&t ad (ubieclanr ,
inquo *eóttrariarecipi dcberit y & non fola períe- süctantià (obicéti
qualitercir]. esi(lentis; o Ratione idipíam prob.quia Aríft.do- *€uit hanc
proprieratem conuenire primae fübftantix ob eias (ifigularé modi cfien. 4,
& (abftandi propria virtute , ac indc. pendenter abialio , & ide
negauit con- (cniré orationi, quia fecipir.coptraria nó "per marationé
füi5fed altcrius, at fecüda ftantie nequeant hoe modo cótariz Tccipete, (ed
tantam mediate , & depen- denter à primis ; quod non fufficit, v eis «ilis
próptiéta$ conuemte dieacur ; alio- Quir etiamoration y & alijs
accidentibus *Opetére poffety quia & ipfa poffunt re« vipete córratia in
virtute altcrius, ac dee pendétet à prima fabflaiia,ergo &c. Ac- cedit;cuod
fi hic proprietas nonconue- mit fecüdit, nift per ptiRas , ergo re vcra *folü
cft proptia prima tubflanuiz, & cü xa tonoertib;lis.euia proptietas lolum
cü 6 conaertitut (übicéto,cui pra. 0,& im- tfhédiaté conachit , don cor
cóuenit me- idiaté, & fecandarió , vt patet de rifibili
Tefpcétubofninis,& Petr , vel Pauli; - 4$ At dices,fufciperc cóttoria nil
alind «eft; d fubBare conirarijs; fed fubftareace tidentibas eft afie&tio:
fequés fübftancia pé&dicon entaletn, vt fic ; cx Scot, cit; 1; €l/8.9:3. 6.
Teneo opinion m; crgo faíci pere cóncatia hon tstÉrüm prima , fediit Kfecanda
cotüeniv fob fran. Retp.cda- €tdédó min. fi (obflore lurhatür qnocüg ; hod fiac
media é,1.06 immediate, hind depehdenter ; fii€ iodepeadenter , vndé -
"étiatu ?v hoé fenfu eoncedi dcbet habc Bréprictatem edat fecunda
compewere e, vtbené Roujus.adhotat (ed fi fübttare famatür proprie, princi^
ter, & tiakimés(olüm peim& cottpe« (übflatitizs fica pati, fi cobtraria
tccie peretüm atar pet fcj?e indopcadenter, vt Beirat 2b Arift. folom, prim
comperit füb frd is $0tandüm tamen eft, ey pro« priccas (ofesprendi CÓttatra
homdicit de fictéc fob etis im vota faalatitodine, MU 6n folum dicirüctefpe
&tu vtalfoioi fedus in ecdiaead prt i 'eveita Lpuierag & proprias pa
(Tons, * X x 5. ^oc PR. quibus omnibus fubftat. prima: fobflast" tia s bac
autem proprieta$attenditurío-, ^— lum penes contraria accidentia, quibu — —
fubitare poteft independenter: —— 55. Vtaurem hac affectio: cuicárgs primar fubftantia
conuenire dicarur. non:cft nes €ctfe , ep (u(cepriua fit (uceé(liué omit. -—
coniiranoruim, fed fufficit aliqua poffe fue fcipete fecundum conueniermiamfug:
naa ture , itaquod efe fufceprutam 2 tiorü indcBnit€ (umatür, neq; debet irà
intcliig: de contrarijs abfoluris ,:& ptos prie (ümptis, €t prorfus
refpcétiud exclu daritur,& minus propr: é dida; Ex. ' caelis, & angelis
necetíe ett " trare(atém qualitatomactiuapü A pàfa — fisaram, vt bene hic
notar Orcbel.ícd. fier aliquam a(fignare , cui itideper | terfoübRcar.Et candem
cumrdicimus$(aba
——frantiame(Tecontratioruattiuar2sfuecefbaé,valiéwotandumeft.quoddo€et$co.4.d.49.q.13.$:eg,hocLL:»nondebereinteliigidequibufcungsconatrarijsacceptisfecundumnutmecum,nec.déquocangqseodemfecanidumendfeddecomcrarijsfecundumfpecie€cptis,&decodemfecundumT&tideeodemfccundummiynomomni,fedaliqno;quiatüncvilium(bid*étumdecerminaret(ibaltetoriorum,oconitateidefalfum;gideterminatuseftadcalorés.:efauitDoctorq.15Pciidicam.infine,aitjidebquaimcunqsfübftantiam:dicicGattariotum(afícepriuamyquianuliafubfÜe:tiacxratione(ubftanuaprohibetuccó«rraríafufcipere,licétaliquaexfudproeptiáformadetermineturad.vnücontrastramfhecommadicrdcbuerücprocóeletatiotitiahumuspfoprictaus,qaarcuhintentiotialitctpotcftexplicari4vciludsdicaturcóirafia(ulcipetedc«juoprardáecatacóttatía(ücceffruéverificaripoísüteHyeyio$uedogquimsQv£ASTIOIL$1»"aiainul!t7pni:b»beQrdntitalec.i346n*«B44(^xVabtitatémolis,quehoeptadeCoWdcamerkumconitmuisciedésteahcerdifiaétüaLubtta**ea6fl«nabingisómnium(cnías.con;tdi^Ne«^.^num[!".de'potenNopindes,&uiaidfuseprobamusdifp.9.Phy,q:art.2.nibilhicfuperc(taddendamadibidi&a,nifipAtriag.nupertimàdifp.s.fec.xtenetquantitatcfondiftinguiàmatetiaprima,idquetuc.fürpeculiariquadamvia,etiamàNosninahibusdiaetía,fedcertgminusfelicitet.Vt.n.refpondeatadilludincluctabicargimenta;quan-
títa$ partis (eparata manet ab cia(dé (ub. ftantia , cühoftiaconfecráta nequeat
c Alio corpore compenetrari: » qui eft effe- &us quát itatis, qug corpora
exteadir ad impenecrabilitatem ; ait , quàd licet ma- feria recedat ex viiconfecrationis
, ma: fient taletía ieationes ciüs ,qug proti- mé: fündànt mmpenerrationem;
quatents natura faa fant mcompoffibiles cum alijs «bicatiodibus alterius
diaterig. Sane hoe eft contra cotmunem: doótrinam ceram m Socíet atis, qi modos
(de quor(rnu- vbicstio apnd omat m' à re wbicarà diftingwentes ) patfiei docent
ef- fe infeparábilesà rebus ; quani fuat mo- - di, & per hoc modum à rc
dittingunat , di Z eius e(tentiam in hoc có(tiraum ; femper fitaffixusrei vom —
a rer in rerum natucaexiftere poffit eiaga Dci abfcluta , Falíum ctiam eft
ibicationem fórinaliter , & ptoxidie
fondáre impenctrationém , quia cüdic rie que Des poffcr dao corpora in'eodélo-
^ £ocoinpenetráre, quia vnumquódq; faà petit vbicatióncm numcericam,nec vnum
poteft in loco conftiui per alterius vbi- Cationem aut ambo per eandem;vt oíté-
dimüs difp. 11. Phy(.q.5.arr,1.agnnos isi tur hic de quancirate, vclut dé
accidente à: fubftantia realiter diftin&o ; idq; modó fapponiaus cum
communi ; cótra quam licec.Poncius difp. 14..Log. n. $9. argu- fnentüm proponat
, quód ei videtur yal. dé difficile, áttamen bené percepta quá - titatis
elfentia; prout diftinguiturà fub- ftautia materiali, ex bic diecndis , &
in Phyca loc.cit. facillime'diluitar; fala eníai affikmit; quod quantitas ex fui
maru ra nofi hibeac faa eot«tate abfolata partes fias extraj(é- * Anuicé cum
*proporuone. ad. pacces-loci.: precise, & fovdialíter ex Quat: Y De
quamitiledfola] OE! — $7 inipenetcabilite? sed hoc habeit ex r&
(pe&tibus vaionis rater.-pattes adindicé s quia fimiles refpédtas
treperiuncuc intcr partes (ubfkintiz Gae cili. impcenetrabi- Hitate,
(igaum-euidens banc prouenire à pattib.is quantitatis vt c ; Quare auc Acitt.
immediate poft (ubttaucam teit- Éct de quaatt tace ear praferendo quá.
htati,qdie rémen digarot videcur, & tio- biliot, vari rationes ab
Expotitoribus dt féruatur, catimen precipug eft quà reds d.t Do&. 4.d.
11.4,5. F. q od cum Arift, (ülstadtiam cotitide auecit in rone fubz
ftandídceiden'ibus ca.a in hoc muere qà inifis migif [ioftantiá imitecury qu
quabtis, & fit fabRaacie propidqaiof fecànduin hapé rationem , quia e(E.
pro. ximuin, & immediatum fuübiedtam alió- fum aceidencigim , Bac de cau(a
po(t (ub- fantiam imipediaté agit de quantitate, ^ * JO 29 Seu 2»tt Bi s
ARTTICYVLVS.E ?^ un quantitas gostinua, C7 di feret fai vere. fpecies buius
predieamegti ^. ay. E quáátitate cótingà deno vtm sut cen € y& roa id
(peciem' huius: pratdicdasedtí y qai Plo ctt LIN dn rieui] petat t ac £ideas à
[ubft stra diftincbini, preferrzay in Vy qeu tr iis venir ed tci püé eft, «quz
babet parten eerac Bireéh, nedui entitaciue y fed et (icaaWa tet, &
impenetrabiliter y vnde'tórporíbas* inhzrens illa magnifica , & extendic-
ad occujandum locpm ab altérius corporíg Joco diftihctü , at proide
d:cirárquasa - ritas mólis, & magnitudinis j imó anto foquendoip dante cgi
Ton iin oquendo ipfa datur inteHigi. To cültas Deoolsitaf ád quantitate dif
ctecam ,qüg eft nurberns , &óratio, .n;ncgát fiumerurm effeens, & aca
pet (e vnum, qain porius effe apo ri& multorü (ine ali o'vitiéuló, vene
adinüicem , iegeten ep prie fpeciem huius priedicamentis valga rite? tf
é&feri ralem ob» quaddam a tixeirs quá habet éüboc priedicamentó &
inalogiam ,quamdhabet dd quácitate c9rinuatu; ica NNomipales omnesOcbá 4 X*3 3
d.14. "d E $72 d.24.q. 1. Greg.ibi q.z.ar. 1. Marfil.q. 27. att.1.
lehiondaz. q.2. feres tod quam acriter ex Recentioribus defcadür quamplures
Conimb.c.de quantitae q«2. att r.Suarcz d.41.Mct.fed.1. Fonícc.s. Mct.c-13-q.4.
Aucría q.18.(ect. 2. Blanc. dilp.10.Log.(c&. 1. Mori(an.difp.6.q.5. &
alij. € contra vcró, qui faciunt numerü ens aliquo modo per (e vnum, conícqué.
€cr reponuot in hoc przJicamento , vc veram cius (peciemyita
S.Tho.t.p.q.11.att.1.&2.&q.30.att.3.€ThomitlzcàmuniterCapreol.Caiet.Soncin.Iaucl.Niger,Matius,Sanch.Petron.Complut.Io.dcS.
Thoma; idem tenuit Scotus 5, Mct.q. 9. & Scouftz Tatar. lo. de Mag. &
alij Parificníes in Przdicam. quant. Ant. And.Zcrb.Faber, & alij .Met. 46
Dicimus, quantitaté di(ccetam nó efTc veré (pecicm huius predicamenti , quia
nec numetus;nec oratio (unt aliquid pec fe vnum, ficut exigitur ad hoc, vt ali-
id in przdicaméto reponatur.Hzc có- dloapud 005 efl tà cetta,ut quando etià
Scotus,& Atift. ipfc oppofitu fentirent, adhuc ab ca reccdcre non
dcberemus,tà- tà ct cuidétia rónum,quibus cóuincitur . «tamcn defunt pro ea
Arift. Scoti, & Scouftarü teftimonta, pluribus n. in lo. €is ncgat ckpre(sc
Arift. numerü cífe cns prés sausyagans Mad lara exci, & xnitatji cogetiem ,
ità legitur 3. 68.5. Mer. ox lib.«o. E & auct Auctr, 5. Phy(. 68. Scots autem
quamuis oppofitam tenuifTct (entétiam , tunc temporis cómumis crat , q. 16.
icam.X 4.Met,q. 2. lib. $.3.9.po- fica tà. 1.d.14. q. vn. manct problemati-
€us, ncq; pro hac, yclilla parte vult (co- tenuá ferre, cd ilius dubij
decitioné pol -- licctur,quando «a&abit dc numeris, nec. fc remittit ad ca
, qug de hoc dixerat in Met. mos auté Do&oris cft (c cemittere in
lib.(cat.ad ea,quz dixit in Merz. cü illa. acceptat tanquam yea &
confooantia cü di&s in libris (cot. & idco cü in propoli- to noh le
remittat ad.ca, quz de pumero , docuetat ia Mec. certum eflc deber non.
firmiter adhadiTe illi fententia ; & quide €x lib. ícat. potius colligitur
(enti o. ; In 4« d. 3.2. 2.ad 1loguens de Difp. VII. De Pradicamentis ihi
partie, — oratione, manifcflé docet n6 effe ens per. Íc vnü,& d. 12«q.4.T.
loqués de diuifione cótinui, ex qua rcíaltat numerus , ait per talé diuilionem
(preter indiuifibilia ter» - minantia) nibil pofitiuum genctari de no. uo,&
ia partib.nóé fieri ni(i trá(mutatio- né priuatiuá, quatenus acquirunt effe pre
cisü,(cu difcétinuatü vnius ab alia , quae przcilio,& di(cótinuitas nó cít,
nifi nega tio cótinuationis , & cóiun&ionis vnius partis cü al/ayex quo
manifefte coll:gitat in sététia Do&oris numcrá nà cffe verü accidés per fc
vnum vnitatibus quátirati - uis,cx qu bus cóponitur realiter faperade dici :cü
igitor iu xta regulà initio Log.tra ditá tuert nó ceneamuc opiniones Docto
risin Log. vel Met. quas in libris (ent.vbi maioré facit au&oricaté,vel
retractauit , vcl (altim in dubiü reuocauic , ideo in hac tc opinione
deferimus;quá illisinlocis do- cuit; & cà amplectimür , in qu&expre(sé
inclinat inlib. (ent.pr zfercim qui. pco hac parte non de(unt Scoti de oratione
id tenct [o.de Mag.in hoc prz«- dicam. & dc numero idem (cutire vide- wr cn
tur Canon. 4. Phyf.q. f. act, 14 Baffol. t, . ; de iort e o à & Paulas. i.
- * 8 po! ptoribidem,&cxReceatioribus. nos Poncius diíp. t tiber oes : 47
Probanur tait Los BMC UA nqi ti a(fignantut gradus vnitatis, trt deed Do&.
Lag HLIREUNG pe- nitur vnitas aggregationis in 2.vn:ta$ Or« dinis,n 3.vaitas
per accidens,in 4. vnitas cópoliti per (c,in s. deinü vnitas timplici- tatis
(ed nó vidcturquiná gradas vaitatis poffit numero tribu; à pacte rei,nifi prie
mus,vel ad sümum fecuadus , quatenus à, patte rei datur aliquis ordo inter res
nus meratas ,quádo népé rcs ip(e habét intet fc cóncxioné vcl (ubordinationé
quàdam Quantum ad locum,vcl tempus,vel digni" tat, vcl caufalitatem,aur
alio modo;cum. igitur ncuter horum graduum lufficiarvt aliquid (ic vnuin
ponatur in prgdicamzn- tojalioquin, & cumulus lapiduai, inquo reperitur
prima vaitas, & reípublica , aut €xcrCitus, in quo repericur (ccunda, in
prz dicamento forent rcponenda, coucluden- dum cít numerum non conltituerc verá
fpeciem huius pre dicament , » " in quarto gr —— Quaft:H. De quantit are
diferéta . ri, T. ' 48 Comi (unt müki tribuere numero vnitatem in quarto gradu
( nam ncc ter- tius gradas fufficit) a(figna'cs in eo vni- tátes matetialesqua
habeant rónem po tenti, & mareriz , & vnitatem formale , «t illis
aduemiens per modá formae có. ftituit ens pet fe vnà, ità paffim Thomi- ftz ,
& Scotifiz oppofitü defendentes , ui tamé pottea nó cóueniunt in affignà di
hac vnitate formali; Thomifte namq; hanc vnitaté formalé ;quz ceteris aduc-
hiens,vt a&us potétiz, reddit. numcrum fe vni, dixerant efe vlrimam, &
po- temá vnitatem: Scotiftz veró dierum efle potiusaliam quandam vnitaté tran-
fcendentalem omnibus fuperucni entem, qua fit forma fpecifica illis numeri ,
& in omnibos vnitatibus materialibus illius numeri re(idens,vclur in [ua materia.
At plané incapibilis eft hzc Thomi- .. far&do&rina,nam luce clarius
patet per vltimai itatem fuperaeniencem prio- resn o0 à parte rci imer fe vniri
ad p vraies per íe conftitueodum , cá n. decem nummos numeramus, qj vnio- nem
aequ adinuicem priores ex hoc, quod poftremo illis adijcitur decimus? &
quomodo hzc vltima vnitas ceteris ad- venés illas informat,& a&tuat?
Accedit, quid licet in rebus numeratis a(gnari poffit prima,(ecüdastertia,&
vltima vni- tas rónc loci vel temporis,vcl d' gnitatis; aut cx eliquoalio
accidenti vt diximus , nontamcen pet fe habeturtalis ordo ex róne numeri ,quati
à patterei determina- tum fit hanc effe priorem nitatem, & il- lam
potictiorem , ac vkimam , fed talis ordo eft prorfus ad libitum , nam ex decé
nummis non magis vnus , quàm alter pot effe primus,vel vitimus in numeratione.
49 Refp. Complut. difp.13. q« 8- hac omnia E non e(Te ita vnü adu, ficut
compofitum phy- ficum per veram » & intrinfccamvnioné partium, ac
reccptionem forma in mate- riajquod vcrum cft quia com compofitio nuieti fiat
per patres. diícreas , folà re- quirit vnionem ordinis , & quód vna ex-
irin(ecé recipiatur in alia, nempe vltima in prex edentibus terminando
extriníecé carum incomplet '» qui logiése - per modum partis ad » qui cà modus
$73 informationis, & a&Guationis proportio- ratus natura entis
difcreti; & quamuis ex natura tei defignata mon (it prima vcl vltima nitas,
inquiant; tamen, ex natura tei vnamquamque ita fe habere , vt pol* fit
determinare alias, fi vltimo loco acci piatur, vel ab alia determinari, (1
accipias tur antecedenter ; quare coacludunt vni» tatem numeri elfe vnitatem
ordinis) nom qualis reperitur imcer partes exercitus y vel rcipublicz , quia in
his non inuenitur aliqua realis, & phyfica entitas »acóplera aliam determinabilis
, (icut in oume- 10; vbi vnitates antecedentes (ont per yl- timam extrinícce
per (e derecminabiles; & bzc eftcommunis folatio Recentio- rum,
Thomiftarum, Sanch. Araux. Maf. Io.de S. Thoma , quam inquiuat effc D.
Thom.7.Mcr.Icét.vlt. : Hzc íolutio ex mukis capitibus reij- cienda eft ; tum
quia admittit ex natura rei eandé vnitaté poffe effc per fe a&um, vel per
fe potétiam refpectu alterius vni- tati$, proríus repugnat; nam fi cft nata eic
a&us illius,quomodo effc poteft etiam per fe potentia ab ca perfectibilis ,
ex hoc autem , qp hac in numerando pri- mo accipiatur loco, & i lla vltimo,
fequi tur folum per accidens vnam e(fe a&um, ' & aliam poté&tiam;
tü quia adm'ttit vni- tatéordinis , qua tit vnjtas per fe actus, & potétic
,q eft prorfus fal(um,quia vni» tas ordims attenditur penes prius, & po-
fterius, non penesactum, & potentiam; tum quia forma extrinícca non
cóftituit vnum pert fe:cum illo , cuius eft forma y nam obic&um poni folet
forma extrine fcca a&us, & potentiz terminus i nis, &c. ex quibus
tamen nemo dicit fice zi per (e vnum ,cum ramen magis pendeat relatio à termino
, a&usab obiecto, quá ceterz vnitates ab vltima , Dumautem aiunt
Complut.determinationem extrine fccam ,quz. fix à forma : ionem alte- rius,
fufficere ad conflit .vn& per fc & hoc folum in numero reperiri ; ma»
Bifcflam committunt petitionem prinei- pij,nam alio excmplo nequeunt hàác por-
tentofam per íc vnisatem oltendetc , nie fi in puncro , de quocft controuerfia,
yy 5; . Tum 37x "T'fà quis ponédo vnitatem numeri cffe Wnitatem ordinis
labuntur iunctis pedi- büsin illorum fententiam y qui;ftataunt hntimetum-
formadffrelarimam; quae cóitér rEijcitur,
établlis,quitenent'namerameflecnsperfevnum;namvelifterefpe&us;inquoformaliterconfifticnumers,poniturtranfcendentalis,&fic.innulIocritprzdicamento,velpredicamentalis,&ficpodusad'predicamentumrelationisfpce&abit;quàmquantitatis,
Tum tina ia detmarius: numerusita deftrui» rA tollendo vitimam; (icut primam ,
vel '€fiárram vnitatem ; ergo in cen(Litutionc Yohs numeri vna viciffim ab alia
depen. det, & vna per alieram completur, & nó tintum ceeterz omncs per
vItimam « '^*«o &cotiflatam quoque folurio allata rion fubüftir ; nam fi
vpisas illatranfcé- dentilis aduenicts vnitatibus materiali- bus, quati vocari
formá fpec;ficá nume- xi,rcíidet it oibas illis, vt in (na prepria, &
adarquara materia , vcl eft hac forma divifibilis, & diuifibilitcr exiftens
sin plu fcs partes in illis vnixatibus matcrialibus, vel indiuifiFilis , ac
proinde cota exiftens Snquacunque materiali vnitate; non $m , : tüm quía
repiigrat quantitati c(ie indiui- fibilem tum quía repugnat idé accidens effc
fimul in pluribus fubiectis realiter * "diftin&is, ^c loco diffitis,
quaotücunque Tnadazquatá ponantur , nam ncq; anima ' rationali id conceditur ,
quia non infor- sat fübie&a (ua partialías& inada quara; fili vnita ;
fi ptrmum; iam à capite redit Mifficulzs, nam dinila pét-partes, & fic
-aMilperfa in fingulis vniratibus materiali- Büsnullamillis prebet vnionem
inter fe; & pet^hioc téijcitur communis refpontio I wenus dicentium non
effe incóuc- de accidéte difcrero; qy fit in diucr- fis fübiectis, quia natura
(ua ea eft, vc po- ' ftulet effe indtuerfis (übicétis. Hoc.n.ip- füm oftendit
accidens diféretam non efie Quid vnum ; quia vtique'aon habetipfum uoad in ndum
maiora pritilegia , idm arfimaratiomalis: Fabri veró cic. f. et.difp. 1 5.c. 3.
folutionem omittimus , ' quia (an& vimargua;, percipere noluit. 3 1 eer R
efp.aliqui hzc oi probare quan dien! tonic c voii c, Difp. VI1:-Be
Paeicámeutis-ià partie. ^» ' ris; vel dignitatis; tüm qaia cuiáli in rc- rum
«ft a. non probant,a» at vnititem-proportionatam 1n fuo genere, juamuis igitur
partes numeri, eoquiafunt diuifz , finc pror(usinepte: ad.canflitucndü vnum
vnitate cont t tatis; pofTuntadhuc camen RAT tuere $i rationá
quantitaris.di(creiae, mulca in vno fen(a poflunt efie ynü in alio fenfa ,vt
multilapides(umt vnü zdificiü. fic igitur mulca continuaceffe poísür ynü
diíctetü.Hoc torü nosq concedi. mus; (cd ncgamus, quaréunt maulta i no feníu;
faccre seyer per fe viiuminalto sé fa ; vc patet on Sactploab igi o de mulcis
lapidibus y üc igitur concedimus vtique amita continua facere jvnüdifcre- tüm;
fed dicimus loc vaum, quad cófti- tuunt,;, non effe
vcréper(evnum,quiavnitasabvnioneprocedit,qieftvnitasexpluribus,vtexpartibusconfurgens,cirigiurinterpattesMemarpetidvnio,autPhyficus
nexus We Y vtique aliquod per fe vnü & illudappellatevnü difereuum ditio di
(Lrahens , nam difctetio. ratio potius tollit vnionemsquài f2 Alijigitur
fatentur,non polle uri. bui numero aliquá per fe vnitaté: inquar- to grado.ex
amicam (cd tátü vni» tatein ordinis in lecundo gradu, quà ha- t bent vriitates
quantiratinarà parte rei vt M narmerari poffin,vnaprins akerapoflc- —— tius
abfque vlla ratione actus , & poten- ti vnde-iaquiunt nurerum conflizui cx
vnitatibus sn aptitudinem , qua nümcera- ri) & ordinarrpoffitinà in
bocditungui- tur vnitates, Vt éomponuot cumulum, & numerum ;: g»ibi
dican:mulriiidint có- fulam, nonaqtem hic : ita graecum Ru- uius c.de quanit.q
i6; rà, qu.a hic ordp prioris, & pofterioris nóclt in ipfisrebus à parte.
rei ,nifi ex accidenu , vt diximus, .(. vcl ratione oci , vcl tépo- Py Acp »n
bd v ( bus poneret quid reale , nonádcireó nu- mctus ab co haberet talcm
vnitatem pcr quàm conftitui dcbéat cns pet fc vni in "genere quantitatis,
quia alta cuam entia 'realia quanticatcecarentia biberentcalem —
nuffietab:litatem,nec taraca ob :d numes rustran'evigcns ex- eis copiticutus
poni ux " Quo I. De quwiónedifHeta A ÁRKi — m dhrsb WrnéAUecebes ens- per
ledittin- Góc ab tlli efie büeirumeratis ;tum quia [oti Vitas ordi;
quoarodocunque co- ftituatüc y non fufficit ad confüituendum t$ pet fevnü 1n
canento ; t quia bac potius eft vrii&ds?rélatiua j quàm ab- olitd,dc apros
mier rtm coníti- enda (peciedr Büius pradicamenti;; tüth 'tàndcm quia
numerabilitas ad fum» -"mudi 'conítitaeret numerum; potentias - 1em, nón
a&tiialé , de quo hicloquimur , & dici multitadinem vnitatum,non hu-
Tüerabilem tantum ; fed numeratam. Alij tandem ingenue fatentur quanti- tatem
difcrctami nullam prorfus habcre ynionem hy(icam, penes quà cius vni- ta$
attendatur iun potius ex fua eHentia 'pofcic negatione vaionis inter eius pur-
ier vade aiüt , rodur in (cyrpoquerere, qui vinculum phyficum quarie m quan-
£itate difcreta ; adhuc tamen babere vni- tatém fufficientem metapby fiéam ,
quia fiber jam elfeetiam quandcatis. f. ge- x & diffcremiam » p eft habere
partes à pártes non vmitas cermimo cómuni, n folutió ftatim vef: llitur, quia
'éhtitas metaphyficá téi/nà cft rcali- ter diuet(a ab DER A qi orit vnitas per
fe metapli datür im vnitáte ae phyfica rei vel có pofitiónis,vt im EM ;j eel
üimplici- Lube in'Angehis, iit qidciracc dicre- ta iillla
talispyeanitasrepetitur,nequecojofitionis;:;(iinglléitatis,imóocqaeordinis/vctiicufqué"Brobacáefl,ergoneq;eiCoilpotdegfundamctitojhrevnitasper[emietaphyficafufficisàdcamconttiruendam[ubvrogenete.$3
Concduüdéndum igitur eft: cü Baf- fol. cit, quód cum numcrus , & conrinuü
" Pon differant , nifi licut vnurb j '& plura vnayquia üumerusfir ex
druiftone conti- fui ex 3. '& 6. HOM ce àmplius differunt, quàm vnum album,
& plura» alba » atq; adco ficit álbutt, & albanon ditfcrar pecie ita
neq; numerus , & €ó- tinuü: Et cum kh übion.citd» ficuc ume- €a entis
realis fun. pet. fc quantitas;out fmafpeci tis, (ed plures ; s; Rul/a à Quid
atterri poteft. rario difpáriratis fubultés, eodenr.n. modo prior numerus etd
mult.- tudo» vnitzatum tranfcendentaliam , ficti numerus quátitarjnns eft
nlWiltimdo vniz tat ü-quáutatiuarü. Accedit, (icur.vni tas tranícendens
praedicatur Mentis de vnitatc quanütatiua, ità numerus tràne (cendeos de numeto
quantitatiuo, fed nd inerus tranfcendés duarü quantitatü; nog cít vnum ens;
(icut ned; numerus duarum (ub& anuarü, vcl rclationü, ergo neq; voa
qaantitas -& vnafpecic eius, tcuc gy nee quit fe vnum animal , nequit e(le
vaus bomo ,à fuperioti.n. ad inferius tenet deg firuétiué . Et certe heec
paritas de nume- ro tranfcendenti , &- przdicamental; e(t ità cuidcus, vt à
Rubion. vrgetur , vc vcl «ietq.nomezus poni debear quid p fe vni *à tebus
numeratis diftin&tum;vci neuter, qNeq; difparirgs., quam afferunt Cóplute
-4:6-fufficivad ponendü numerü predicae métalé accidés xealiter fupcradditü
rcbus mumeratis, vt infrà:dicecus in (ol. ad 4-; :!$4- Ex dictis infertur €t, q
licat nume rus tranfcendenalis realis (.juia €t appli- cari pót entibus rationis
) folü pro mate- xiáii'cft aliquid reale, vcl potius aliqua ica a, népé res
ipfae numerabiles;foraaliter veró non habet effe niti pec intellectü illa £lura
colligen eminwnusm ordiné prio- ris, & poftertoris, 1dé pariter aicendü de
nürero quátitaciuo ,g»-népe fold pro.ma teriali figà pacte. s€i ab imiclleétu
eeu habcar vhitaté formalé , qf iila plura col. ligit pet modü vnus , cü «n.
nuila vnioné 1calé habeat à parte rei,(i aliua hét ; di- cédü eft ei ab
inrelleétu deriuac,g Arif. manifcíte fiznificauit 4.1 yi. 15 1.dü di»
xit;ablata amma;tolli quoq; numerü, per Q noluit vtique dicere auferri ipfas
vnitae tcs reales materiales , quae extant à parae rei, nec pendent
abintclicótus opcratioe ne, fed (olam vnitatem formalem quá trini ecé illis
cónnicat, cum illas in: colhgit, atque ità datur à parte rci nüuice 3
mattriali,: ] tus tranfcendens nun eft ens per fe vnum — fü es c ti ee pi i
néQ; v sémnisvrcócedimt Aduct ^s ifi his non obitát,busj addimus (ari; pluta
encid'hartierata j& pieferti-.i numer ita nc; i f vna : : ptacdicae Yy 4 —
unen- e imetitá , quia non eft agccegatü per acci- dens Prts diae (UrEdh Send
cio: eum ,vt homo albus,(ed cx rebus ciu(dem prz dicamenci,ex diuertis nCpé
quantita- tibus cótinuis abinuicem diui (is,imó nu- merus aliud non eft ,q ipfamet
quantitas cootinna in plures partes diuifa , ergo ra- tionabiliter fub hoc
predicaméto coniü- gitur cam quantitate continua; vndé cum Arift. dixic. quanti
aliud difcretum. aliud continud;nó diuifit quátitaté in cói, vclut in daas
(pecies, (ed potius ipfam quanti- taté continuá , velut 1n duplici ftatu có(i-
derau t, nimirá, & fub vnione faarü par- tiü , & (ub diuifione , in quo
ftatu dicitur di(creta. Quia tamen adhuc fub tali fta- tu realis diui(ionis ,
in quo numcrum có- ftituit ; qui oritur ex diui(ione continui , folct ab
iniclle&tu concipi per modum vnius, non quidem continui, fcd diícreti, quz
vnitas ct omninó alterius rationis ab vnicate continui , hinc cólucuit de illa
loqui velot dc fjccie códiftincta,à eina tatc continuayq» etia nos deinceps
obí(er. uabimus , quia loqucndücft cái mulus; vc ait adapium , at (cnticndnm
cum paucis. Soluuntur ObieEiiones . f iv oppof.obijc.t Arift. nedum hic in
przdicamenus , vbi frequenter famose loquitur, fcd etiam $. Mec. c.15. vbi cx
méce propria loquiuir de (pccieb. Quátitat is,quanutaté diuidit in conunuá,
& di(cvetam , vclut genus in (uas (pecies , imó quod pondcrandá ett, ibi
data opcra aliquas fpecies quantitatis omilit , quas . hic recen(uerat, vt per
hoc dca.ó(traret fe 1n przdicamentis. fuiffe famosé loca. tum,& tamcn non
omilit quandtaté di- fctctam , ergo fignum ctl re vera puiafie effe veram
(peciem quantitatis . Conf. nà ratio quantitatis ita bene cQucnit diícre- t£
licut córinuzsratio .n. quantitaus di- citur cóiter eflc exrenfio partium extra
partes , ac.éc numerus habct partes extra partes , cü coponatur ex vnitatibus
quan- titatiuis , quar vna ncceflarió cft extra aliam; fimiliter &
proprietates quanutas camelis » «cl inzqualiras, finitas, vcl nitas,effe diui
bile, menfurabilc, 4 eque itt quantitati dülcre- Ao -- 79 eu Difp, VII. De Prad
icamentisin partic. tz,accontinuz. Tandem (i ad ens per. fe vnam in pradicamit^
ponibsc requi- titur vnitas ex perícaétu, & per fe poten tia , & non
(uffici: vi tas ordinis ad con. ftituendam fpeciem huius predicamenti, quia eft
vnitas relata, fcquicuc nó foluna quantitatem di(crejam , (ed etiam coa tinuam
ab hoc przzdicam. cli minandam cífc,quia nec ipía cgattituicur ex fuis par»
tibus integralibus vt ex per fc a&u,& pos» tentia , quia nulla habet
rationem a&us , vcl potentiz refpc&u alterius, cum fint eiu(dem
rationis : item vnicas qu09; con» tinuitatis cft rclaciua, vt notauit Mayron.
paffu.20. quia intelligitur. p copulationé pattiü ad termi co&«n at jità ad
aliud, $6 Kcfp patere ex proxime dictis, io quo (en(u A citt. diuierit
quantitatem ia conunuá,& diícrctá, & falsum loc. cit.in Mert. enumerare
fpecies proprias quantis tatis dütaxat , imà pocius explicat ibi o&s modos
, & ugnificara , quibus explicari pót quantitas, vndé ibidé diuidit quanta
qp alia fint per (c,alia per accidés; & (at: conftat cx alijs locis initio
art. cit, i; P non tribu;ffe numero vnitaté aliqua i lé. Ad
Conf.ncg.a(lumptü,quia in quátie tatc difcreta vna vnitas non eit pats com-
alia coponés vnü ens, vndé nó habet par- tes extra partes , fed poriustota
extra ro» tá ,.ncq; quantitas dilcreta ,vt lic, vllà fe» cum aftert exten(ionem
wniracum fed fo- lü multiplicauoné X uz libet vanitas, vc vnü rotà continuü,
ion Opriam ex:é- fioné, vndé- excenfio exfola quatitate c- tinua,vt
Dcshabctur,non ex di(creta ; fic €&t nó proprié, (cd tátüi proporcione qua-
dà (olent ci tribui paffioncs quanutatis " quo ecià ícniu uc ibai folent
multitudini tran(cendcorali , quz tamen ob id non aí(- Íccitar ad hoc.
(pe&are prz dicamcacum; aut aliquà determinatam fpecié 1n genc- rc enus
conítitucre, lic «n. ei tribuuntur vt non arguant aliquá vnà e(fentiá , à qua
oriantur : vodé finitas conucnit quantita- tlcontinuz proptié rüne termini
przfi- xi à partc rci , at non ità proprié coucnit numcro, quia terminatur pcr
vitunà vni- taté, & hoc non Cit à parte rei determi- pata , fed tif pcr
intellectus detignationé qui ci libito magis haüc , 3 illà exl 1- La Quafi. 11.
"De quaptitate difcreta. e/drt.T. iltímá;zqualitas , & insqualitas non
süt telationes aliquzsqug in toto numcro in- wcniaptat re(pe&tu alterius,
(ed funt ipfz mulcitudines vnitatum , quatenus vna cft maiot , vel minor alia,
quo (cnfu aceruus tritici dicirur equalis, vel inzqualis altc- ri vcl fi funt
relationes, non (unt nifi ra- tionis,quz bcné fundari pofunt in pluri- bus
(fubieCtisét dift in&is,vt Sco.docet 4. d.1.q. zin fol.ad 1.prin.
diuifibilitas etiá wtiq; non copuenit illi in ordine ad adum realem diui(ionis
quia hec íupponit vui- taté parti in ce diuitibili , qua ibi nulla cft, (cd
táiü prouenit ei ab intellc&tu vni- tates abinuicem feparante , quas in
vnum colicgecat; Et candé quáuis ratio men(u- t€ libi proprie cópctat » hoc
tamé magis elt axributá rónis;q reale, vt docec Doc. quol.13.art.a, Ad vir.
concedimus vluà uantitaté continuá non conltitui in prz dicem. folà vnitaté
continuitatis,quia hax pót repctici ét inrer (pecie diuer(a,vt (üoioco
dicemus,ted ob vnitaté cfsétie, & natnre ex pet (c au, & potcnua mc-
tapbyíica conftiitz qua quia carct nu- mcrus,eà qp ocquit talis effentiz
acciden- talis proportionarum reperiri fübicétum, ádeó exclodisur. à
przdicamento, & ccn- fctur potius aggregatum pet accidens. Falíum eft
au.éqpMair.aicbatvnitatemcontinuitatiseileformaliterrelauuam,conuinaitas«n.eftforinaabíoluta,vtdoetScot«4.d.10.4.6.ad1.prin.citóperteípeótum(olcacexplicari,«pmagisCXplicarurinPhyfdifp.deConunuo;ficraaiónalecxplicatarpctordinemaddiícur(um,&tameninfecítformaabloluta.$7Sccundoobijciun:Coplut.róvnius
pet Íe;quantii fufficit vt quid in predica- mento reponatut, non conb ftit in
indiai fibili , (ed habez plures gradus;fiquidem Angclus el magis per [e
ens,& vnum, q füLttantia mate rialis,& hzc plufquá quan titas
continua,erso laluim in inf mo £ra- aliquid dicretum effe per fc vnü , (i
partes eius fint quid incomplet ,& ha- bcant intet fc ordiné, nà talis
vnitas ordi nis (ufficicvt illad! cópoficü dicatur fime pliciter vnum, probant
cx D. Thom.7, Meclect.vltexéplo domus, & fyllabz , qui ob ordincm inter
iilorura parces re- " 577 pertü non cen(entur aggregata per acci- dés,
(icut aceruu$ quia illorü pacres. dici poísüc inutce vnitz (ald vnitatc
ordinis. Refp.iam nos ex Scoto reruli(ie omncs gradus vnitatis& pcobalc
enitatem odi nis,ét G6 darctur à parre rei inter vnicates nameralcs,q» non cit
vec, non (ufficerc vt aliquid lic ità vnü,quátüfufficit , vt in pradicaméto
repooatur,alio4u n, S Ref publica, & exetcitus,& don us, & omnia
alia artifi cialia compolita in przdicamen to locü habcrent;in his .a. omnibus
repe- ritur aliquis ordo ad vnü fin£ , vcl cfficiés & c. Neq; dicas cum
Complut.partcs fio - tà cópo(itorü nó clfe re vera , & phyfice entia
inconplcta cflentialiter ord nata ad vnius totius coftitatiopE, (i cu funt
vnira- tcs numeralcs.Nà falíam eft hoc, & illud corpus c(Te entia
c(féntialiter incomple- taimmó Arift. s. Met. 18.diferté docet pattes,in quas
diuiditur continuum, & ex uibus dicitur cófurgere numcrus, co ip- Áo, q»
(unt abinuicem [cparatz , effe fin- guias hoc aliquid;& ens completum.Nce
dicas eíic entia cópleta in genere conti- nui, fed incompleta in generc
difcreti. Na tunc nullum ens poflet a(fignari comple- tumyfíed g/libet inc, et,
& ordi nabile ad aliud effentialiter : quia pót ve- nirc cii alio in
alicuius numeri compofi- tionem;numerus ergo dici nequit ens per Ác5&t in
infimo gradu;nam qui cóponunt iplumyfont cntia per fe tota,cum habeant proprios
terminos & lub hac róne con- ftituunt numerum, vndé per accidens ba- bent
tónem partium ,quatemus [f.colligun tur fub ratione numerab4i, qu& ratio
nc- dum nou deltruit rationcm totins. , quas -cft in partibus , fed potias illam
exigir; uia tamen concurrunt ad numcr! cori- itutiobem aliquo ord me mier. fe
fcrua- tO» accedit magis ad vnitaté numerus cx eis conflitutus , quamaceruus ,
& aliud quid timile mot dinaié collc&um. | Dices,concreta accidentalia
pontintur. in przdicaméto folum ex co,quia habept aliquam rónem
perfeitaus;licét nimplici- ter , & abfoluté int entia per accidens quia
mcludunt accidens , & iubens Kefp.vt ponuntur in pradicamcnto non clic enia
per accidens j «cd connotat:ua , $73 Quianonfignificant zqué primó vtráqi
pentfes(e primario fignificit formam , fécundarió flibie&um, vnde ponuntar
in przdicamento tantum róne formz; at hon fic dici pó: de numcro , cüm nequeat
dari à patte rei forma accidentalis , quae copnótat plora, & diftin&ta
(abiecta, etiá inadzqtaca,quibas ibhiereat . $8 Tértio numerus eft propri(i,
& pcc fcobic&á Arcithmeticz,ergo nó pot cf- fc ens pcr accidens,de quo
non datur. ve- rafcientia 6. Mét.e.2, cumque Acithme- tica fit (cientia rEalis,
ftanteridus eft na- merusens pecft vnumj& teale. Hoc ar- gumenuim valde éxagzerant
Thomiftz, ex hoc folo putánz pralij refiere. vi- tià,cum tamen & ipfi ad
eius cencan- tar folutionem, quia Arii hmetica nonal. ligat numceto
quantiratiuo , cà propor. tioncs ntimcrotum , ac proportionalita- tes qué bene
demóflret in numero tran- fccndentisqué tamen ipfi non diftinguüt
à.tebusnumeraris, ncc facit (peciem per fc vnam in geuere entis; (1 teneatur de
en tc. per accidens, qp non eft mer aggrega- tum, poffe dari (cientiam , vt
tenét quami- plurcs, ftatim Achilles ifte profternitur; Ri vero hoc
nofiteneatur ,tuncdicendum €t dc obictto Arithmerticz , ficut dici- mus dc
obiecto Politice, & militaris in- fra dip.12,q.2:a1,3. quodnigirum cum Pe
TR proportiones inter numeros | poor e ropórtiones nó inueniantur An rebus
ipfis numerab;libus , vt fundanc Anitatemyícd potius difcretionc , & qmul-
titüdipem , vt bene notat Suar.cit. n.19. Adeo hibet pro obic&o, nó formalé
vni- tatem numezi,fed materiale numeti j'ip- fas nempe rerum multitudines! , vt
adin- uicem cóparabiles pcr habituditiés pro- portions,& peopoR dnalitátbd,
radit bL- 'que erit vnus per fe habiuis ; (ed plürés aliquo ordine congregati;
Quod fi cupiás aliquam ei vnitatem cx paric obieGti tri- buere , tunc dicas
con(idccare numerum vclut in actu fignato,qüo dicit vnum per fc conceptum,
üic.n, dicimus ctiam ipfum €i5 per accidens,quatenus cale in dois ,Bi
confideratum.cffe (cibile; (ed quia ta- cft orininà racionis, non pe» .
"rit ek loc capice Atinetién dice. d ^ E Dify. Vr: DE"besfiiiiminis
in partieeo. tiafeafis ; Neqae lic vocem exiollatit Thomift , niin quando eciam
quis alfo» reret Arithinecicám non hmitart ad ge« nus fcienrize rcalis , forcé
non ira iprarioe nabiliter REN » vcipti picanc nam fi naturam i mus , plané
eius démoltraciones .ta procedunt in fappurarione entiam. ratios nis, ticur rea
irm, vnde ablatis omn.bus endübüs realibusadhuc Arithmetica: £s maneret , &
exerceri pollec im ipfa mule tirudine enti ronis;hoc arg. adducit Baf
fol.cit.fed dcelt (olutió ex defe&u (eres d'mus) typcgraphi,nónaüttods s o0
$9 Quare vcgét Cóplur. 1debnumes rustrápfcédés non elt accidensdfuperad- ditü
rebus numeratis ,
quíanec»vaitatestranfcendentálesexquibüsconftituituryillisaccidunt;vndcfititquilibetres(ev.ip(ac(ttrancendentalitervnayita:code»imfumptaà(ciptis(antmaliz,
ergo € contra quia vnirates quantitatiuz-accis dun: rebus corporeis dfi
coatinuum «di» uidituccófequencer mimerüs'ex ers! eon ftitutus dcbet pom
"accidéns tuperaddie tum rebus corporeis. Confres nunquam effc poilurie
fine numcro rranfcendentas Ii,quía vna ncquit traufice n aliam, bene tamen finc
quaütitatiuo, vnde dua gutte aque (cp rate, fi inuicem cóndinuentur , amiitunr
dualitatem pra dicamenralé; &c quantitatiuám;quia no àmpliosfürc-dua
quantitdrés,fcd vna pér continuitarem,ad huc tamén retinent ddalitatem
tranfcene dentalem , quia aduhe funt duze res , nón vna per identitateni ; fed
t per con- ianctionem , ergo numetüs quandtatis uus cft accidens fuperaddicum ^
7: Refj-non effe extra contróuetliá y o vnitas quátitatiuaalíquid reale
fuperad- dit quantitati diuifz ab alia ; imo (i vez lirit Complut przter
indiüifiblle termi- nans aliquid al:tid fuperaddere , lioc eft omninó falfum,
quia vc dixwnus ex Sco- to 4.d. 1 1341. diuiíioritis xjuanti- tatis continuz in
partibus d'uifis) prater indiuiibilia teeminantia;nihil proi (us:de nouo
generatur ;vnde vnitas quantitat iua vitra illa nihil dicit , nili puram
negacio- nem contiuuitatis,,& quando partes illae icerum reuniuntar,
praeter EY. lus féientiz beoe perpendae T E E n -. * L. , "s " — fus
amitonrquiro illam negationem, & inboc fen(u.dicumor- amittere dualua-
vemquia.ficuz quantitàs Cont.pu2 intcl- ligicet effe vita praecise ex
indiuitone , ita. quantitas di(c reca ;vcellig. ur cfle nu» merus przcisé ex
diaitione.contingz, cx ornon fequitar ontrnm aliquid jo- frtiud fuperaddere paribus
diuius, Res etiaír; en tates quanticatiuas. in. prataco feafu. , (i. vecà
intelligant Complut. additit partibus dinifis per yniaté qUan- ; £4. De quastitie canina fpecie wenl
29 noluiffe Aciff, indicare numerum dicere tertiam entitatem pet. fe vna € partibus,
cx quibus componitur; realiter diftinctà, vt dicitur de toto effentia[isquia
tot cof le&tioü nó d'cit aliquid aliud pratet Lx partes, vt fusé oft imus
diff .s.Ph :q. 13«art. 2. fed folum fignificalc volüiphu* merun confiere n
coile&iobe Or iü fuarum vnirarum,,& efle magis Va dec upsquia habet
vniratem otdinis , qu Yd ret acerugs. ». vr loco nuper citato mà Gatiuam
edeindinifibile rermingn& s, Yt. declatamas vbi & intenrionem Scot.
cit. severa intelligere, vciun dic uc» apcrimus, À d-alurm osur ,nó fatis con:
at deficiunt latimacum (übdunciulin- flanquid Arift. inceligar pet viipá vài
diuifibi iadditwn, parti. diuife | reddere tateaq
aitclieformamnarjéti»Thoillamceentialitepincompleta,&con:mftnamjivoluntellcpotlrem;vidcftitaercpartemeffentioluer,ocdiuatàadcomponenda
numerum predicamca:a- fem,quia porius res. conira fe haber » qp dum proprios
acquirit terminossc ficitur ens in fe füb(ittens ». & completum hoc aliquid
» vt Arift. docet $» Met. 18, Scd icquid fit de hoc ,. ao.vniras quanticati- ua
addat lupra quantitate Maud politi uumsvel folam usd ionis,nam dc hoc ex
profeffo in Met. dicemus cer- tum eft, vnum;vcl eom vedi (em nara ile T ng pars
tendo m. gp illz vnitates;ut 10r diuifis sliquid reale fuperaddant. , adhu:
explicandà manet , quomodo confpiratc po (lint ad coftitaédü numera » vc'ut ens
p fc vnü,i quo cóli(tit cardo difficultatis. ..60 Quinto tádé yrgét
au&oritatcs A- rif. qui $. Met. 19« ait numerü fenariü uà cílz bis tria)fed
Ícmel fex. volens nume- rum haberc (aam pcr fe vnitatem ,& non — par cffe
vnum pet oggrcgationem, fient. acer vus, gy écdixit Doctor 3,d.à 2- q.vn.L.vo
lens binc probare totum dicere vnam per fc entitatem realiter à partibus
diftincta . Et 8.Mct.. 10.indicare volés,vade vnitas i (amatur, , fcu à quo
dicatur per vnpm»aic in fingulis pumerorü (pcciebus vitimam. vnitaté ellc formá
numeri , liue KA (4. oeil numero peeititens v] rimus gradus e fTentialis tei
dicitur eius Íorma,& diffec&tia-Et tandé 2.de Anim. cap.6. ponit
numerum fenhibiie commu- ne;at | (ab fenfum cadit;reale cil. — Relp.vtiqs
per.illum loquendi modü , cima denarij& cente(imá cécendrij; Sca- till vcro
figni icant clTe quandam vai- raten tormalem,& tran(cendentea que bis
omnibus fuperuegit ; & ex illis con- ftituit nümerum vag ,(cd quomodocunqs
id explicetur , certuin cfe dcbet. hác vni taté cíle non po(fc,nifi
raionis,quiaiuXe tà primum cxplicand. modu'ii vciq; pea- det cx numerantis
atbittie fi (tere intali vltima vnitatc,quz nümerum compleat vel peificiai vel
vlterius nuinerare, & in- frà quemors numerü pot ad libkumilla, qua ficbac
vltima vnitasyficri prima y aut quarta; & etiam iuxtd alterum explicandi
modum fatis conftat jliá vnirarem füper- uenientem omnibus vnitatibus ex
adbuafi nuincratione nó proueuirc,ni(i ab intelle &u;lla fingula colligéte in
vnü,no.n.di - cijpote(l prouenire, ficut dicimus de toto eíséuali,ex rcali
caufalitate;q exerceant tcs cóponétes erga numerü, quia nulla talis adeft. Ad
locü cx 2. de Anim. dicie mus numerü effe sélibilé in fuo materia fin rebus
numerab;libus;in quibus vide mus , & femimus ncgationcm continua-
tionis,quo modo cft quid reale... . jL61 eh nullo intelle cófidecdte süt cot
eleméta;tot X c.ergo et » ad formale al. fuis t. Ne gatur [cq.quia folam parte
rei dátur ma teriale numeri, nempe illa res numcra- biles qua ab intellcéta in
«nom colligi »otiupt, & ideo vnitacm numeri non ha- nt , nh abintclicdtu ..
Aus, intelle&us non facit numerum, fcd illum cognolcit, crgo m. VATLA AL
Ch. € P.€-€KTR Nh, ^ ; $$6 ^ Difp.VII.De Pradicameniis im partic. €igo fecundum
fuam formalitatem M opus intelle&us. Refp.ex vfulo- .. quendi materiale
numeri dici folere nu "*'merum , quia parte rej cft quid nime- rab:le,in
qua numerabilitate non penrec ab intelle&u a&ualiter numerante,&
fe- «undum hoc dicitar numerus eífe in re- bus ctiam a&tu,quando non
numeratnus, licét re vera numerus formaliter mon (it, nifi quando actu
numctramus. Dices ran- dem;etgo faltim
ifta numerabilitas ponit inipi s ynitatibus formalitarem aliquam; rationc cu:us
peffit dici numerus habere in rcbus vnitatem realem.ac pet fe abfa; vllo ordine
ad animam. Ncgàtur. confeq. quia rc vera numerab.litas illa cft tantuar
denominatio cxirinfeca proueniens ipiis rebus ab intelle&tr potente
colligere, aut mce»furare multitudinem carum, vt Arif. fignificat 4. Phyf. 13
1. dum ait ablato in- telIc&tu numerante non amplius remane re quidquam
numcrabile ;cuius ratio cít, uia hac numcerabilitas attenditor fecun- ü prius,
& poftcrius,quz nó conueniunt vnitatib.cx natura ip(arü,vt probatü cft.
ARTICVLVS If. Quid fit quantitas continua , CT qua fpecicseius. 6i Voad prinsà
quetiti parté Com Q plac difp. 13.102.q. 3. cfsetiam e oer «Ouinuz in eo ponüt,
gy fit acci tribuens partcs fubflancias, feu acci- dens fübttantie extentiaum
abí(olute , & fimpliciter,quia fubftantia materialis an- tecederer ad
quátitacer nullam pror(üs habet extenfionern, aut partes ctiam en- . airatiuas
aCtualiter,fed tantum aptitudina liter, & radicaliter , vndéin eo ftatu
nul- Yo modo extenfa dici debet,fed vi exté- fibilis, & in hoc inquiant
differre à fub- ftaniia fpirituali quz deg; exten(a , nt; extenlibibsett,
Hocautem probant ex duplici capite, primó oftendendo exten. fioacm tllam
catítatiuam im (abftantia a precedencem ipfam quantitaté non cfe ncceffatiá,
fecuado oftendendo cile im- — potfibile;prinmuim femonftrantquia hzc D^ a : r i
pluralitas partiü entitacima ; idcó ponitur à Scouftis infubft € » --— antia
fha- terialifccundüfe,vtpoffit reciperequad — — titaté,né ihbalfübile
recipiatur in(übie&o — —— indidifibiliadhocautemminimé efi nes — — —
cetfaria , quia accidens requirit: (olum ini fabie&o potétià pafTiaà ad
illud recipiem » dum, (icut ergo fubftatia ante albedinem M. non cft alba,fed
dealbabilis tic ame quà titáté non ett extenfa,fed excentibilis , & ficut
dealbabilitas in (ubttantía nó eftzali qua albedo entitatiua,fed potentia:
patffi- ua ad recipienda albedin£, ità exteatibi- .
ltasnoneftaliqoaextenfioentiatiun sg ———— fed capacitas ad illà recipiendá 5
& ficug enu nó recipit albedinem hsc ems al. üs , nec tenus nuger , fe |
dealbabilis nondü e albus, & fic dc | alijs accidentibus , (ic fübftanria
non re: cipit .juátitatem,quatenus dimifibil:s, vel indiu!fibilis fi per
diniibilitatem,& indi ui (ibiliratem imelligantur forme aliqua
contrarié,vel contradictorié oppofita at 1i per indiuifibilitatem intelligatur
priua- cio,fic fübftantia recipit quátitatem,qua- tenus indiuifibilis,indé camé
nó fequitur ! femper manere indiuitbilé quiaacquifs - Is. rà foraza , ftatim
deperditut priaari m. E d € dici pot,gy recipiat vajoscems dil . .
lisradiciliter; vadéconciudunt,( Deus — — fübítanuá materiíalé quantitate
exuetet ; tnc nonámplias manfuraayd'uitibilem, ncc indivifibilem potuiué /ficut
püctus vcl anoclus, fed intiuiüibilearprinatiué , & ità neq; maneret in
Toco,ne; haberet fitü, cà litus,& vbi quanatté (npponác, vndé cxifteret
tunc in vniuerío, non tans quam locat á in loco, (ed velut pars in to-. 10,
doctrinà ex Caiet. acceperit t,p.q« f2.art.1. Probant dcindé (ecundü.f. cx
tcnfioné entitatiuá. pracedere- non poffe quantitaté in fubftantia, quia dicunt
com pofitioné pattiam iategraki, ét entitati- - uarum; effe accidentalein, nam
rales par- tcs dicontar. iixcotales , vc diftinguantue ab eicntialibus, ergo
compolitio ex illis — €oalcícens cHencialisaon ent; & haec eft. communis
Thomiftarüm opinio, 65 Loan.de S. Tl. q. 16.arc. 1. banc fen tenuá moderatar ,
& ak quaptiracé przz« bere partes integrales (übitácia no cólli- tuendo
illas, (ed ordinando inter fc, vndé dcclarat quétitatcm prebere diftin&io-
nm — Quafi I: De quémizate cobtiosseys elis fp dot. IT. y m partium (abftantiz,
aom quidé vt di- find oom fimplici cred io, (ed vt itur cófu(ioni ; quaré vi-
detur coo dip Ioh materiali qul tiplicitaté partiü: antecedenter ad quan-
titatem,fed in cogfufo,& concedit. com- pofitioné cx partibas lic vnitis .
re(ultan- té cíie fubftantiale, qua omnia folent nc» c alij Thomi (Ez: ait weró
quantitatem fübflanciz adacnientem illas inter fe or - éinarc tollendo
confu(ionem , &.vnà akc ti vnicndo, non fc totá, (cdi(ccuo dum aliquid illi
lecüdum cxue- nitatem, rónecuius dicitur poncre. vnà . ttem pa (t aliam, X nó
(ccundü fe totà p eie cr italiextenlione parcium in ordine ad totum videtur.
ftatuere. foc- malitatem quancitatis, q fententiá aulct trad:dere Sconiítz |,
& (cquirur nuperci- mé Fabct $. Mct. difp. 15.cap. $. Prabat autem lioc
Loande S. Th. etiá ex duplici cipite , primà exillo communi principio
Thomiftaní qj materia fignata quantira- te (ic indiuiduationis principiam , ex
illo . f fequituryg fi quantitas efl defignatiua tnatérig: quantum ad
indiuiduationé , feu diftin&ionem tadiuiduor ét erit quàtü ad di(tinftionem
partium. Pcobat dcindé ex alio capice, quia extcafio partiü in to- to non eft
quzcunq;vnio carum ier (c , fed vnio penes exttemitates tantil , itacy non
vniatur vna pars alteti (c tora, itaut im illa peneccetur, & imbibatur ,
(icuceft vni:o forma cum mareria ; talis aut& vnio fá&a pec
excremitates.& indiuifibilia di- citur proprie vnio integralis , &
nonctt fobftantialis, (cd accidentalis qua habc- tec-i(übftantia bencficio
quantitatis, cu i$ effe&us formalis primarius cft ponc- re vnam parté
fubftantiz exua aliam in- liter, & tine penctratione,quod fi faantia ex (c
habere non potc(, quia cius escitrà quantitaté extremitates non Eisen: non
habentur ni- fi per ind:uifibilia,ua ex fc fubftantia nó laaber v.g.lineá, (opecGciem,
& punda ; tü quia hzc (unt (pecies proprie quanti« tatis ; tum quia fi
fubftantia talia habercr. indiut(ibilia aeà quantitat&,cüc cius par. tcs
vhirentur adinuicem impencttabili-: ter
,quia nó ynirentur (e totis fcd pcr cx-; ub quia non haber illas plucificatas
exiétio- modum. tcemitates , & fic fa»ftaecia haberet cx fc. fufRiciés
principium, v telifteret peucte -. tieni q00a 1 locü,quod eft fal(um , quia
quátitas (ola poaitur ab omuib.tale prin cipi:Ec fi dicas calem excen(ioné
impc- netrabdé in ordiae ad locum cx ordinar vnione parziü ia taro proucnirc
nompolfeyqutacaléerdinedbabent.parcesct1risChrittiiaEuchacillia,vbicànonha:bcarExtenGonelocale.lcfp.ipfevtitàléordinérepcrcüinterpartescorporig.Chaftietieprincipiumfufficiensadimpenécrationcm,&cxié(toneminocdinc
ad. lacum,niii diuinizus igpedicetur ifte effe, &us,qui cft lccudarius ia
quantitare,pri- marius auteaa,& in(eparabilis eft ponere, vàim partem extra
aliam in toto. fine pc. netrauone vnius cum alia , quam extre nitatem «tiquc-
habent. partes corporis Chrittiin Eacharittia. &4. l'ottca tà in folucione
obie&tionü. noo videtur ibi conítare,ait.n. cum com: muni Thomiftarü,quod
ablata quátitate à partibas nó mancot actu diít. nct, (ed, contu(ie ,& vna
enutas cum capacitate | » ralicali diftinctionis partialis , quia rc- mota
quantcatc (o'uitur illa «nio (ic or^ dinata,& exi£(a,& (uccedicalia,
qua par tes ille (c totis , & confuse raiuatur,(cu potius fit vnum in
(ubftantia , & ruríus. qua fubtátia quátitate exuta aeque. c(t: 1Bans,nec alicubi
peliriué,(ed folam has beret cxiftentiaun (uam (ine loco , (icut. res excca
muadum , & angelus non ope- rans ; (ubdit cà , quod adhuc disferret à
(ub(lantia (pirituali ,, quia (jNcitus catct partibus.ncgatiué,& ecundum
incapaci« tacemyfabftanria autem. materialis caret. partibus priuaciue , &
cum capacitate ad. illas.(cd non dicizur atu
illashaberc.»ync/[.«namcxtraaliam,(edadivauspercontafionemrcdadtasinterfe.
& non (olum in ordine ad locü, quzelt. cóis opi. 1 homift finccré à Copl.
relata... 65. Hc Thomiftarü séiétia, fiuc enos. fiuc aitcro modo cxpl;cata
graücs (cmpet: pátfa cit difficultates, &4usé à nobis rc- felduu dilp-9,
Phy. q, 1-381. 1, vbt agimus. cx ptofciia de eíjontia
quantitatis conti- Dug; & «n» puso dor rplierva s (nd m $82 Difp. Y H:
DePoidisames malta éontinet manife(t? (alfa: ; prim: námq; fal(am ett in
(ubftantia materiali: rionprarequiri pluralitatem-partiüm en« titatiuarum , in
quibüs recipidotut partes quatíticatis ,-nam ficat forma mazerialis?
prefüpponit fubiectii imatédíale vita par«: tes fociia: (npponant dif inétas
partes fuc: bic&f;e quibus éducantur, & in hac plu-' fálitáte
barcium-eótitatiaarum: fundatur: potentia pafTiua: füb flantige anater ialis ad
récípietdsm quantitatem y & per hanc à fifa piti difinsuitur , & cer- té
tali patciuifi Mactilitate negata non vi- detátin quo fündári poffit porentia
pa: fiu fübftantizinfater ialis ad qüanritaceai recipiendamyn& (i dicat
fundari in hoc. «y fab antia marecialis habet illas radi- cálier , hocidem
etiam deimmareriali dci poterit , vel afferri. debebit difpari- tas.que fi
sfferatur hoc modo. qy mare- malis fobftantta caret partibus priuatiué
tácum,immatefialis veró-negatiué , - fiUi repugdat-quantitatem recipere; hzc
e(t manifcfta petitio principi] y haius.n« rationé qua'rimuc., cur tepagocc
fnbftam tiz immareriali recipere quantitatem, & non immatetiali ,& cur
iftà radicaliter xo bhabeat,nó illa, & plané huius nul- alia ratio reddi
poteft ni(i quia mate- rialis füb(tantia habet plaraliracem: par: tium
integralíam, nonautem immateria- lis. Exemplum autem allatum de albedi- neex
hoc tárum capite tenet , quod ficut non fupporiit fubie&ti, in quo recipi
de- bet album, fed dealbabile; ita nec quan- titas fupponit fubie&um: , in
quo recipi dtbet quantitatiue , (eu impeneuabiliter exten(am,(ed extcn(bile-,
at cffe fic ex- ten(bile eftetie 'a&aaliter exteofum cn- titatiüd, &
(üb(tantialiter, quia ralis exten: fio:atualis eft fundamehrum extentibi«
litatis ilhüs j ex alio autedi capite nonte« nct,quiaalbedo, & nigredo:
nallo modo. pettinet ad: (ibítaneiani materialem: y^ vt cau(atinam
illarum;& ideo nulla albedo. , aut mgcedo , quz enticatipa dicatur , de-
bet peecedere in-(ubf&antia receptíone ipfarum,acexten(io aliqua
prerequiricut: in(ubiecto ad receptionem forma ma-: tetialis,vt cft quátitas,
quia vt veré dica-: £ür ex co educi ; forma tora educi. dcbet: F (7 "E
TPLEVTS EF". QN ^ At. a, detoto fabtie&o prz(ajpólito , & partes
forma ex diuertis partibus (ubic&i prar«- exiftentibus:, &
cumcaliscexteufió pras —füppofira.iufubttanda:adrecipiendamquantitatemefjeneqacagquantitatiud
y quiaxaárivas (ibi 1pti fupponccecur, de- bet poni catitariaa) &
fubitácialis. Neqi talis'extenfio entitauidà baberucimeriu quantitatisan
(ab(tantia, diet plut. quia wt:docet Scor.2.d. 3. q. 4« $. C9 tra Pd T pre x in
caufando,non poxe re fato; quia runc cau(a i orans [uffici adcaafandam
oífetcau(ata à » & effet illad cauíacü fui ape fanto po(let dare cauíz
caufationem. fai. iptus, (cd extenfio, S diuilibilitas entia tatiua fala cft
conditio mcceiFaria ma« terialis cauíat ad. caufandáraccidens, ma, teríale ,
alioquin &r caufari poffet à fub- ftantia imanatcciali,ergo talis exréfto
ly beri ncquic pec quantitaté, quía tunc da ret fug cauíz cauíationemmtui 66
Rudüsnóbenediciut, quod(ub. —— füátia exuta quátitate nollibi poficiué cf
fccnec ab altquo diftarer;(ed in varueríg (fet, veluti pars eius,ficut angelus
nó oj rans, Hoc.n. Thomitt. cómentum quod fait. Durand. 1.d.37.p.2. q.1.
efficaciter. - rcijcumus de fübítanria materidli exuta —— uatitate di(x9;cit.
PhyGq tar. 2. in có tatione 2. [ol.ad 3. princ, & de angelo. non operante
diíp.11.q«$«attva;concle 1« imó non poífe cciam de potentia abíolu- ta
cceacutam in ceram natura. exi(lencena quacunqie . prorfus prafenca em
probabilius etfe demoaicamus cad, difp;; q4«ar.1,fine.TandemfaliumquoquiettaerCompluc.fandamétumsquodcompofitioparciuun
intcgralium accidat, rei matcrialij& corporca,cum podus fin de concept eius
effen:ialtwt fic yralis.n« compo(nio eft , qua-c(Tencialitec diftio. guit
fübftantiam corpoream abincorpo* 1Ca,non autem compolitio materie »- A. — forma
, cumhizec ctiam de faóto copetat fccundum cultos fubftantijs«jueque fpiz
ritualibus;quae (cocentia veriiliima e 12 admicrererüc vna inateria peuna.
fubftan, tiarom fpirigaalumn .correípondens mas, - teriz pria corporalium j vnde
& tales. ; 1 pate —— (a, prO .11. De quantitale.cautmeG eo oi paese eati
IT. 69g sites imepvales voffanr ciam: dici ef- enjales fob ttancize materialis;
quatenus is ; nonerzo hibere: - vt- cunque accidit fobft anc ie matotiali , fcd
— — Deere n benc notat Hurtalilp. 13 Met-(eci4.$.19. op feque nih hanc
(entenira. detendi Otelt »t explicatur à.fo:de S. Th. vt; .. mon(kcarus di
p.:9. cit. Ehyfz q. T. arc. 1. fübftantia matetialis antccedenter 4d quanti
cacem non folü habet fuas. par- tcs (übftantiales diftinctas , fed ctiam im-
üicemordimatas , & vnitas per proprsás éxtremitates, ac iadiuilibiulia ,
pam fi pfu- fes illz párte$ qua6 lo« de S; T ho. conce- dit (ubttantig
materiali antecedegter ad quantitatém: ,concipecentur hine vaione adinuicem
fa&a pcr indiuifibilia (ubftanGalia,iamnonctíeteritita$corporea,fed potias
in indiuiübilia rcfoluta , & (i corr. €ipiuntur cum Ynioné adimu;cem y
nccef- farib cum aliquo intet. fe ordine concipi debét,quia indiuitibile quod
copulat hac partem cum illa , pianà non cat copulat immediate. cum ália ,
fed-illa medianté imo net mente €óncipi. porcít rübítantia eorporca plüres
habens partes fic confu; $? vnitas, vc enaquzq; pats fit omtibus , &
ángulis itnmediaté vnit as & nó pocius vàa mediate ália et ibi fuse ofl
enditias z folent zutem pcculiati quodà modo hzc indinifibilia vribui
quáttàati, ctiaofi alijs fcbus corporcifcompctantquia haec (ac la cft; quz
molem facit & corpora ma gnificat per longum; laurm,& profundi; &
ea icddít: occapacitie loci impenetta- biliter ; & in hocfcn(u de.
iptis)oquigür Aritt.6.Phyf.vt conftac ex demóftrario, nesquá ibi fici de
panótisab initio; , qua probat continuum :cx illis componi nom potes quia «tium
alteri addituth non fa- Cit giolém: j-ncclocom petit dillin&tum à loco
illius,vnde falsü «f, quod aiebat hic Auétorjuod quz cü.joc wnio- pariü per
indiuiübilia fa£ta tcddat eas ádinuicé iropenieteabilcs,aoc «n; folum vesura
cft dexaianc paruud «facta. peroindioihbi* Wa: dc: génere:quantitacus; qua cít
vrigit ; & Lax bpeseiabihizris prifici psum, ld'amei y Quod
fummé:diiplicctiai hod AuGóre;eit itquacmediots xn 1e i: fokad arg; düplicem
itnpcesietratione: di- "ftinguit velie biiinus proucnica- tem , vria cit
parium in toto: , quatenus vna nó cf fe cotz vnita cum alia ; (ed .per fiat
extremitatem ygaltera partium ir lp. o, quatenus vna eft incorn po(Tibilis cam
alia in eodemlocó, & inquit primam effe&um primariuarquancitats
;alterartr vetó fecundarium, qui proindefeyarabi- lis e(t àiquantirace ;, vt
patet de corpore Chrifti ir Eüchárift. vbr partes noa. font intet fe fe
penetrat in toto , quia caput noneft immedracé vonum:cum ventte y iiec venter
cum pede, fed bene in loco id vbi e(t capat, ibi venter.eft jbt pev esy&c. Falfa plané e(t rora.bec
doGtrie nj vt loc; cit.oftendimüsin(ol.ad z, vbé euridé loquendit mod
repiehisndimus im noftris qibuídamScoxiftis , quia pene» tratid corporc, aut
pdrtiü ciuidé corpa- risa dianicé acieriditur folum ig orifice ad locü,nonaudté
in ordine àd (ubitintia eoe ruf fic. n. compenetrata dici no-poísésy mi iv
quando vria téanfirer in alia per idea- titatem,qud penetratio bilis e(k&
fcattráagkur diltingauur de penettario» nc [artium in toto ji inloco ,. cum
(olü — ad-locim aetendatut ; m tedi ver alterius principi) meraphy(icu
quod:mateuia fignata Qaáurarexfic. pri Á p: indiuiduationis,v nde déducebat.ltq
Autor alteram probacionea fentenridg Thomiftica ,' non eit prz(encisüegouij
deionftrare'; fed.ad Metifpe&tatie 5» - 68 Dicédüigitur ett je(Tentiati
quan« tità:iscótminuz confifterein, extenfiong pastium fütapte natura incompo
(lbiliua, 1n eodcm loco, quam incompoflbilitatá noivlibenz parces fnb tan tige
materials. quia aatucalter, & cicra mirücoluuy funt inuicem compencttart
.Scvaactalid ^ — flantra macerialis eum alakqnatiutag;veec -.—
ró;illis.fuporaeniens.ita rhusesteddtts b vnaghzqQae d; iLinótum-potlalecdocum
nce potlit oppotitum cosu0gcro auradi taculum; b cheiconft ax. vbt ufs corpor
rs datiflbiná u femit;s loco-nó-finelmagng miraculo: , cams quanarasquaséti rin
qpity exi dictum inompotlibiliifus paruuman eodede doy cay iesu pollulags
ieptosuabiieiía qua. j$4 ^ Dipfu: VIL DePraliamoin parie. ^ 70^ quz fementia
colligitur ex Scoto 4. d. 49.q. 16.$. 14 lij dicunt ,vbi docet rónem
ámpcenetrabilitatis in corporibus à quan- titate przcisé prouenire jita vthic
ác ef- fc&vs formalis susntitatis primarius, fc- «undarius ver6 ab «a
feparabilis à «ft a&iualis es pulfio , & impencrracio, & loc
dedocit Doétor ex ipfo Arift.4. Phy fic.26.77. vbi ait,quod fi dux. dimenfio-
nes à fubftária feparari poísécadhuc íc pe nctrare nó poísét , per quod innuit
quan- tiratem folam eic pracifam radicem im- netrabilitatis, vnde licét
impenetrabi- ncn fit ipfaquátitatise(icntia, aptius van.€n per eam explicat
ratio quancca- tis,quàm per ctteras paffioncs ,quia hac . eft omiü primag &
rationi formali pro- &imier
,vhdémaleaiunt€ooplut.€i.q.rinfineinpenetrabilitatem àquanti- vate feparari
pofle, imó fieri poflc pene- trabilem & ita de fa&io contigiffe in na-
auitate Chrifti Domini& quando ad di- feigulos incrauit ianuis culis « Nam
in iliis cafibus vtique impeditus foit actus Éecondus impeneirabilitatis,quia
non íc- quta fuit ad eam impenetratioy& a&ualis expuifio vnius
corporisab alio,(ed n6 ob I ablata fuit impenetrabilitasipfa , vnde áritas in
illisca fibus dycitar facta fuif- tà Dco pcnettabilis , vt diciv ncgationé
26&us fccundi, f. impenetracionis,aon a- (&us primm .&,
smmpenctéabilitatis ; Et cir- €a exphcationem buius fenientiz ; qua «communis
cfi jo Schola noftra, & abom- mibus Neotericis plovibiliser: recepta ; ic
immorari ton licct , quia ex prefctio «am tradimus in Phyf. loc. cir. vhi ciiam
enocleaté ex licamus arcapam , & admi-. ' makilem quantitatis continuz
compofi- . «onflituendo pam ex diui(ibi- libus vy e3 partibus componcentibus ,
& astegrantibus molem corpoream, ex in- dmübilibusveró , vtpartes
continuan- ' aibus,ac vetminantibus;vt docet Arift. 6. Yhyk. 4 qua Peripaiecca
fententia At- timé dilp. 16. Phyl. e(ló rece- Ide tamen rac rimus) vtadamuíTim
quicunque dicit s non diluantür à. nobis difp. 9. cit. q. a« etiam antequam
ipfum viderimus. , Scd dices, íi (übftanria materialis par» tes haberc: extrà
(cinuicem citráà quantis tatem,imo & extenías vcl (altim excentia biles in
otdine ad locum,ergo poffet fun. dare zqualitaem , & inzqualhtavé molis ex
illis partibus coníurgentis,non mibus quam quantitas, atq; ideo ifla aon foret
»roprictas quantitatis in quarto modo; vt c ait Aritt. Rf]. data
noftrafencentia negari non pofle zqualitatem, & inequa- tatem in fübitantia
quoq; materiali citrà quantitatem vtcanqs pode P yna (ub(tantia palmaris
diceretur aqua - lisakeri pahnari, & inzqualis bipalma- Fi; vcrimtamen im
rigore loquendo in fov Ja quantitate fundantur ille relationes y €um cnim ipfa
fit , quar habet partem ex- trà partem, ncdum entitatiué ; fed etiam
ficualiter, & impenezrabiliter »' ipfa cor- poribus inharens illa proprié
magnificat y & cxtendit adoccopandum locüabake- — «- rius corpotis loco
diftin&um, ide citar quantitas molis, & itüdinis óc. — proprie fündarc
zqualitaté, vel ingqua- litatem in molc, & magniuadine ; quidem non ità
proprié dc fubtkaniamas teriali dici poteft, quia vaa fubflária pus maris f)
fundat imzqualitacem cam alte bipahnari,id eft per acci maris poteft
naturaliter9S citrà miracu- lum reduci ad magnitudinem palimarcmy fi vna
medietas cum alia compenetretury qnod poteft naxuralter contingere ,
qu'afolaquantitasaffertimpenctrap.litatemcorporibus,&hcfundabuntzzqualitat€zquantitatesverócumexnacurafuaruaepartiumconftituanttantam,veltancame
molem. & determinentur ad occupandit tantum oue nens co adcout oppo- -
fitum citrà miraculü contingere nequeat, ideó proprie, & pcr fc fundant
aqualita- Q.II. De quantitate continga, e tius fpreeteiTr. $85 * licet cum:
ratione naturaliter poffi- bili ; (obdit tamen id inteiligédum etie de |
quantitate, & (ubftantia materiali modó exiftcntibus,nam íi (it (ermo de
alia fpe- cie quantitatis poffibilis , ac ciam fub- flantiz materialis
pofDbilis , potefl dari quantitas indiuilibilis, & (ubítantia ma- tcrialis
fuapte natura impenctrabilis : Fa- | temur omnipotentiz Dei concedendum poffibili
quicqu'd contradictionem nó implicat ,& quz ítiones motas dc tentia Dci
ab(olata difficillime poffe re- folui,cum affucti (imus naturis rerü modó
cxiítentibus; adhuc tamen veru cít cx his encibus modó exiftentibus conicctare
» fle, quid dicendum cflet de alijs rebus ola fpecie ab his differentibus , nam
[al- tim cum eis conucnire deberent in prz- dicatis gencricis ; modà quantitas
à toto genzre , vt ux, s put füb fe fpecies ncdü exiftentcs, íed etiam
poffibiles , vi- detur importare entitarem ex pluribus ibus integralibus
conftitutam,& di- — mitibilitas eius in plures tales partes po- nitur cius
pa(fio genericé fümpta , ergo repugnare videtur in terminis quantitas
indumifibilis tum quia quantitas » vt fic & magnitudiné at entitas
indiuifibilis ad hoc munus cit prorfus inepta , vr laté probat. Aciít.6. Phyf.
per totum contrà Zenoniftas. Sic etiam repugnarc vidctur fubltantia ma-
terialis (uaptc natura impenctrabilis, quia impenetrabilicas non cft de cóceptu
cius, vt materialis eft,& vt diftinéta à (ub(lan- tia fpirituali » fcd fola
pluralitas partium iategralium ; impeneurabilitas aute fcü ^princi piuin
cius;c(t accidens illi operae ditum , nullo caíu vidctur illi pote
identificari« Tum quia fi affcritur poffe produci (bisftantiam materialé (uapte
na- tura im ilem, & non per accides füpcradditnm » cadem ratione afferi
pot- fex i poffe (ubitantiam faapte na- zura albam , vel frigidam , hac enim
funt accidentia realiter diftin&ta à fubftantia materialis ficut quantitas,
qua cft princi- pium impe litatis, vndc nen vide- tur maior ratio de vao, quam
de alio. Tá quia videretur cademrauonc affeiri pot- T CWMNUP C occ. f e,quod
dari po(fit alia [pecies homini, Logiéd v Es Hi qua fit irrationalis,& alia
brutoramqnq fit rationaUs . 69 Circa alterá que(iti partem, Arift. c.de quant.
enumerans, fpecies quantita- tis cótinug memorat lineam , fupcrficié, corpus ,
& locum , vt fpecies quantitatis continu permanétis, dcinde tempus
affignat,vtfpecieraquantitatiscontinuzfucceff)uz,acetiaminprogre(luaddit motum,
Caeterum $. M etc. 13. vbi accu- raté magis,X cx propria loquitur (enten- tiade
quantitate; fpecies enumerás quan titatis cótinuz memorat tantum lincam ,
fuperficié, & corpus ,locum aüt omittit, mo:ü veró, & tempus ait effe
quanta per accidens. Hinc ort funt opi.dtuer(ie;alij ná]; affirmant has oés
e(fe vcras fpecies quantitat;s continu , alij ncgant. Dicendum cítjlineam;
luper ciem, & corpus e(fe veras,ac proprias (pzcics quá titatis continuz
,non tamen locum, mo- tum,& tempus . Concl, eft fcré commfi- nis, przíertim
quoad primà parrem,quae fupponit darià parte rei in corporibus li- neas ,
fuperficies, ac etiam pundca, velut entitatesrcales, & non effeibi tantü
per imaginationem noflram,vt cótendüt No- minalcs,contra quos laté agimus difj
aem Lhy(.& Faber 5. Met.difp.14. Probarut aüt quoad fingulas partes ; &
quidé quod non tantum corpus, fed ettam linca & fü perficies tint vera
fpecies quantitatis có- tinuz,contra Duran.2. d. 2.0.4. Hartad, diíp.13. Met. fe&. 6. Caber.hic difp.2.
dub. s. Blanc.difp.8. fe&.5. & ct uU dim paucos : Probatur,
rumauctoritate Aritt.qui tàm hic s. Mer.c. 13. hastres [pecres a(Tignat
quatitatis continuz fingu las dcícribendo ; tum ratione , quia omnia rationcm
cómunem quantitatis e[' fcntialiter
participant,&in(uperadduntillieifencialesdifferentias , ita vpicnique
conueoientes , vt fingula perillasetiene tialiter ab alijs di fferant, ergo
&c. E alfumprum,hac .n. omnia funt € ter cxiéfiones habétes partes extra
partes modo (üpcerius explicatojdiuerfinaodé tf quia inea dicit Formalé ex
iiBoneDE udinis, faperficics lacitudinis, corpus pro fundi linea formaliter cit
quà- tita$ conunua cxtenía fecundü diimenfio- e acm TE ed Ww" *" ME
(€ Wat 416 ge feciiate ii B iani Xuperficies eft quantitas conticua extenía
fecundum di- menfionen formalem latitudinis,corpus eft quantitas couinda
cktehfa (ecundü di- mchfiohem formalem profanditar;s. 7o Dcindc gy locus nó fit
fpecies quá- titatiscontinoz', vcl (altim aon dittinctd à rüperficic,vt
opif&acus eft Canoa. 4. Phy fic.a. t.Sot. T olcc. Flaad; Maf. Villalpan.
& vidcitr confenrire Faber f. Met difp. 17- fab fiac, vbi arccontinentiatn
,quam additlocus fujra fuperficiem , else mo- duin cotinentiz [pecialem
conflitnen- tem peculiatem fpeciem de gencic quá- titatis cft Scoti q. 23. pid
cam, & Ant; Andt. ip hoc cap. &- $.Mct. qi i0: ac Ta- tariZerbij
s.Metq.14/& aliorum cómus hitcr;& p tcbstur, quia locus poteft fami
dlupliciter,vt Scotus docet quol. t 1;a1t;2. & 3. vclmaterialiter, vcl
formaliter ma- tctial.cer noi eft , mf (uptificies conca- 13 corporis contifientis
vt docuit Arii 2. V hyt.4i. fotimliter vecó eit ipfamet 1clarjo continentia,
vel circomfeeiprionis actinz fundata in fupetficie cócaua cor- poris
locadtis,& terminata ad contiexami locáti; quz ét dici folet Vbi actiuum ,
vt Doé&or notit :bidem,& hzc eft cómnnis Goétiipa Scotifl; à nobis ex
profe(to cx. jlicata difp.rt.Fhyf.q.1: adco quod mi- tl tit, uomodo Faber cit.
oppofituin dó Ccat,vt de menie Do&toris. S1 igttur I5- us fortbalitéc
fumarur iam man: fcfte pa- ttt nÓ pertitere ad hoc pr&dicamentum; "
Prin pullus rc(pe&tus perrinet ád préd:- ptüabfolvti , fed ptoprie
(pectatad &dicamcntü Vbi,vr docet Doator loc. KIt.& 4.d.10.q. 1. antem
fümartir mate- icf pro fondamento .f. 1liivs conti- tias ficvuiqs «d lioc
atciner pra dicae tchitum,fed nó contiituit fpecicmnáà fa- i Bicic di (tinétam,
quia nullam peculias — Tem ád3it (aperficiei extentionem; fed fo Jam
contihentiam, vcl dd fümmü figurá. f £oncavar,trgo mon ctl fpecics diitinéta ,
& fupetficie , nam f ratione. Bgurz s vel conupc fitis ciset d frincta
fpetics, eciam füpcrficics alba, & n grá d.üerías quanti« . pU (pectes
conftiuucrent: tdm cmi illi didit contibcntis, & heo & illa figa-
Aasfieut heec , ecl ila qoabitas, Y Difp. VII. De Predicamentis impartic. ?
Demunmi ,.qy neque motas, auteiu$ — (uccetlio , ti diftinguatur ab eo j
ncquetépusfiotverafpeciesquantitatiscontiriuzvthicopinatus.&Mair,patluz4.Zerb.cit.Ant.And.f.Met.q.10.multi(equuncur.
Recentiores y: probat Bafsol. 1.d.19.q.1. Faber s. Mer. difput. 18. & nosex
profcffo in phyf. dc morü quidé difp. $.q. 1. concl;r. de fuc- ce(fione atitem
ead.di(p.q.6.art. 1.vbi & foluuntar rationcs iri oppofitum: de tem pore
tandem difp. 15. q. 4. quatenus ibi oftendimus realiter à motu non diffin- gui
, vnde fi motus non cít vera fpecies quantitatis continuz,nec erianierit tem»
pus, & probatar ex ibi dictis , quia tépusg vt hic de eoloqüirnur , non e(t
dili dura- tio ipfius motus, hic .ti nó loquimar dc tépore extrinfeco; quod eft
duratio mo- tus Cali, per quam menfurantur onines ifti mous inferiores per
horas, dies;me- fcs,& c. fed loquiaiur de tempote imcrims fcco; quod eft
propria ac inttinfeca du« ratio ipfius miocus,fed nuliius zci duratio. - eft
quáatirau$cius,etgo, &c. Prob. mi T. duratio nó cft aliqtiid realiter
probamus,& lianc fenteiciam late def dit Suarez i0 Met.dilp.4o.(eci8.vbi
quà plates cit Et quidé hzc fuitexpreísamés Arift. 5. Mer.c. 13.dumt mot ponit
quamta per accidens, noa folua ly per accidens! idem fonat , qdod per aliud j
quaternis fpecies motus fumü. türà partibus magnitudinis, ütperq. fic quemadmodí
teatarüc quidam explica- rcy (ed ctiam vt ly per acctdens idem fo. nat, dp
accidetitaliter, 4c mere abiexcrine* [eco omnes .n. morisfaltem de pocerttia.
abfoluca fieci poffunt. in inftanti , etiam motus ijfe localis yti:non
accipiatur. vt dicit totarti réaliratem motus,vc explica ifia$ difp. 15. €it.
q«6« art. 3. Et tandeag difp. 15. Phyf. oftendimus morum pro. forthali qu:d.
teípe&tiuum dicere , craor nequit (pe&taread hoc pradicam:: (. $olnagtur
Obietiiones . $^ 1Noppof.obijc. t. probando nec li. I neá, tiéc (uperficie cíle
veras quan. * titatis có; imus fpecies ; uia fusi fpecies . ditun-— m E 44
P" um à re duraate,vtloc. ci €x pir » de cu d Quafi. II."De
quantitate contin. eov eius [pec codrt.IL. $87 diftingaüátur per quid pofitiuum
fed li- nea diftinguitar à foperficie per carencii latitudinis , &
fuperficies à corpore. per carenciim profundiratis.ergo Xc. Tu 2. prima paffio
quantitatis cft impencira- Diuiras ; (ed linee , & fuperficies adinuicé
naruraliger penctrátur;vs patetydum duo corpora plana (e tangunt, tunc.n.
faper- ficiesambz incodem (patio coexiftunr, uia indiuiüibile non habet , quo
tangat aad indiuilibile, & quo non rangat. (ed tangit (ccuadum fe
zotum,crgo &c. T ü 5. tulhi genus przdicatur de fuis (peciebus
denominatiue, & veluti accidétaliter, (ed 'efsccialiter tiy ac (übtáciue,at
quantitas denominatiaé df del nea, & faperheie , dicimus. lidea e(t quanta,
ergo &c. Tfi 4. [pecics effc debet quid completü jar li- nca , &
foperficies fuat qu d incópletum, nam lineà e (cntialiter ordinatur ad con.
ftitationem füperficiei, Gcluperficies ad conftitutiottem corporis , (icut
panctam ud codftitütionem (ines ; ficut ergo pua- "Üumhac de caüía mon
genierur jwopria dieu duds gta neclinea;SX (uper- cies. Tum tandem, qu'alinex
fecuodam propriam extenfionem-inclad gar ini fa- perficic, & vira; in
corporc, (ccundü qp £orpus PRO à(ionem; ergo mon (unt propria fpecies y Quia:
vna. fpe- cies non iru cendalitee im alia. "73 Refpad t neg. min.licur .n,
vna- quiz 1 (pectes relatz quam ratis cóinug chftituitur per peculiarem
politiuamex; teníioné,vt di&um etl,'tà per eandein ab ália etientialicet d:
(tinguitur , licet hoc quindoq;^à pefterjori per ncgationé (o- leat
explicari,vt inpropofito.. Ad 2. pc- nietranuirTineg , & füperficies ca
parte , qua indinifibiles funt, nó qua diuifibilcs , nec .n. linca fecundi
longitudinem pot €ü alia penetrari, nec füperficies cum alia faperficie in
latitudiacs vadé cü duo cor- ence tangunt, eorü luperficies dici dc- bét potiüs
eite limul ia codemloco, quá cópenettari,quia penetratio, vcl impene-
trátloatéd:tur in rebus corporeis cx ea pittes qua fant diui (ibiles y vc
dicimus in Phy(tráétide Cótrinao. Ad 3. 2 jud pro- bat de corpore; dicunas .n.
€c corpas cft quái , dicédü ergo eiie fpcc.ale peiuiie. giü quátitatis, nedum
fubftinciue , 'e1àt tub forma denominitiua ( licet non Cina denominatiuo;(ed
effentali) de [us [pe- 'ciebus przed carí immó & de (e pla, d:ci- mus n.
quátitas eft ranta, eft exiéfa; dte. Velotius.negàdam lincam, fuperfici£ ,
& corpus quanta»dvi proprié, fi abfolu- 1€ faantur, quia fic potius-dici
debent - quantitatcs jfcd quanta dicuntur, quate- nus funt im mater:a, xtatit
coricretum ge- neris prgdiceiur de concreto fpeciei, vn- dà non erit pred cazio
denominatina , & accidentalis , (cd eíleatialis in concreto , quemadimo4ü
in gcnete. qualitatis fole- mas diccre , alum et? colocatum , poffe autem (ic
in concreto di(poni.genera X fpecies accidenziüi iam diximus difp.pre-
-&ed.ita Scoc. q.17. Przdicam.ad 1.9.16. A ddunt alij, quod cum dicimus
quanti- tas eft quanta, lincaquanta,longa,litperfi cies lata , corpus profandü,
nó e(fe ratio- née[fentialeim quantitatis, qua tunc pre- dicavut, led eius affectiones, &
attributa ^4. cite diaifibilem,menfurabilem, tàram, &c.qu.bus eriam nómen quantitatis
fte- .quéter applicatur,vt docet A rift. 5, Met. 13: vnd? fenfus
earü.propotitionum erit y "quantitas e(t quaata.«eft d:uiübils, linea elt
longe (t brcuis i. eft tant vel tabi- "ue lorizitudiais X fic decoeteris.
|; | 4. Ad 4. (olet comuniter vefpond lincá nó ordinari ad. cóftitutrone fuperfi-
cici, & füpetficié ad conflituxioné corpa- fis nifi quatenus indiu fibilia
continua- tiua, aut terminatina parcium corum!, ex Pei capite vtiq; nec (unc
quantitates,nec pecies 'quanticanis:, & quoad hoc tenét paritasatiumpta de
pun&o ; & ex quo.ca- pitc funt diuifibiles , fant proprié (pecies
quantitatis, nec vna ordioatór 4d confli- tucronem alterius. Hzc tame folutio
me- tito rcijeitur à Blàe.cit. & ab Auetfa hic Íe&.4. vt manifcfié
falla, quia reuera li- . nca copulat , & terminat partcs £ici, von Meier i
cd ét, quatenus longa , alioquin et ctia ter- m niti per puricta, qua font non
lata :& fuperficics copulat , X terminat partes corporis non tànrü quatenus
neo profun do, lic .n. ét per lineas, & punéta terminas ti j otict, fed
quo; quatcous lata, Quaré a Zz i fe Lj - coim Auctía diuerfo modo gencra y
& fpecies difoni in praedicamento. (üb- ftantiz, & in predicamento
quartitatis, vt nempe bireponantur folum entía có- pleta illius geocris, hic
autem ctiá incó- eta, vndé concedit lincà , & fuperficié isin pra dicamento
reponi , femel dire- &té ub conceptu cói quantitatis, vt abío- luté dicit
exccntonem,fiué n.agnitudiné ab(trahendo à detereinatione vnius , vcl duplicis
, aut trinz dimenfionis; & iterü tcdu&tiué per inclofionem in fpecie
cor- ris, 0cq; :d iudicat abfurdum . Scd fa- ré hzc íolutio cft peior priori ,
tum quia flatim concedit , q» A duer(arij cótendüt, lineam, &
fupetticiemeffe fpccies incó- letas Kd uia conditio f] iilis illius, q;
dirc&éeftponibileiniddicamcento,vtmodocóflru&tumett,ccapudipfumq.16.(c&.$.crat,qpefietquid
completü , vbi & bac pcerfertim rationc entia incóplcta,& partialia à
przzdicame- to extrahebat, quia bis effent in co, (mel tatione (ui dire&é ,
& ruríus redu&tiué tatione totius, quod conftituüit, vndé n; tü cft;qo
bic accipiat q» ibi re;ecerat , Zetbius
cit.in fol.ad 3. princ. ait, q li- fca, & (aperficies poflunt dupliciter
cóft derari,vno modo, vt fignificant quandam perfe&ioné quant catis,
praícindendo à perícétione alterius perfetionis quanti- taciuz, quo (enfa
dicimus lincam tignifi- carc longkudinem (ne latkudine , X (u- tficiem
latitudinem fine protunditate , hoc modo contiderate non accipiun- tur, vt
tctmint alterius quancitatis,(cd wc habentes in (ciplis ccrtam, ac determiná-
tam rónem quantitatis; alio modo confi- dcrari po(junr quatenus vna includitur
in alia, & ordinata ad cius conflitutronem, & fic non fün: (jccics
di(tin&z. Ac ncq; hzc (olutio fatisfacit, (ic n. etiam dcfcn- dere potlemus
materiam, & formam císe fpecies completas , & dirc&é.! politas in
ptzdicamceato, fi con(iderencr, vt dicür quendam certum gradum f(ubttantialem,
incomplctas vcio , & indirecte, fi conü- derentur , vtcffentialiter
ordinabilcs ad alterius (peciei confticutionem. 75 1raq; rcipondcndum ctt,
lincam,& i€ , licet matetialitec corpus (uo b 3 $8 Difp.
VII.De"Tradicamentis in partic. : modo componant adhuc tamen efsc v&-
ras,& completas quantitatis (pecies, uia dirc&é recipiüt,ac
c(sétialicer jllius praz- dicationem , ficuti corpus , quando auté ita (e
habent partes reípcétu totius , tunc bené poffunt dircté poni in codem ge« ncre
cum iplo, & dici (peciescomplerae illius generis, ticuc iplum : nec obftat
, d» ordinentur ad cius conft tutioné,dümo- do cü ipfo recipiant praedicationem
eiu(- dcm generis , vndé hac ine dicebamus di(j. przced. q. 3. paties
homogeneas, età — Aid » adhac diccdté in predicamento reponi; non poísumaus au-
tem fic dicere de materia ,& forma, quia ipía non recipiunt diredé.
przdicationé ubftantiz przdicamcntalisncc cciam de punéto,quia omninó caret.
partibus , nec vilam pcor(us habet quantitatem . Ad $. poíset ndcri per idem
,ta« men ad maiorem harum ípecierum cx« cationé dicimus, quod lcér cie:
includat longitudiné , non fi formaliter, (icut linea , ícd matecialiter uy,
& prae (appotitiué, quo et'á (enfu corpus ;nclu- dit latitudinem : ró huius
e(l, quia cü fus * - ». qerficies (it dimen(io , quz continuará dcbet per
indiuilibilia (fecundum latitu- dinem, diu;fibilia camen (ecundü longi- tadiné,
ficuc funt lince , idcó necefsc cft fuperficiem habere longitudinem : item Quia
profunditas cft dimenfio ; que con- tjnuari deber per. indiuitibilia fecundum
profunditatem , non tfi m latitu- dincnaquales funt füperficicsnecefsc eft
corpus habere laritudincm , non quidem formaliter, quaii longirudo , vel
lauitudo fit corum císcntialis excenlio , (ed mate rialiter (olum; &
przíuppolitiué, quia.f. fupceficies indiget lineis, «quz (unt lon- g£, &
corpus (uperficicbas , quz (uai la- i£ ad fuarum partium conunuationem 2 lunc
cft , quod iuxta phra(im Ariit. f. Mct.13.nó dicere (olemus faperficié cise
longitudinem , & latitudinem, fed juód ci latitudo cii longitudine , &
quod cot- pus cft profunditas cá latikudine, & lógi- tud;nc, vnde
(uperficies includit formali- ter, & in re&o (olam latitudinem, &
cor- pus profunditatem, ceteras vero dimcne fioncs in obliquo, &
materialiter : quod totum *- 1I. De quaytiarcomimia; eor eius peciebe dri...
589 "totum expliciri poteft in quantitate di- Tereta , in qua vnus numerus
aliam prz» "füpponit ád fui conftitutionem , & non eft ille formaliter
* quare cum dicimus cooset longum ; & latum , erit pradi- €atio tantiim
materialis ; & hec eft com- Tniais inio Suarez di!j.40. Met. fed. 6. Pla.di
1:4 1 de quan Complut. dif. 13. q.4. & aliorum. — .76 Quidam ta nen, vt
Blanc. cit.(ec. -€.& Aucrf. (eet. 4. efto concedant longi- tudinem linez,
& latitndinem füperficiei fion ni(i przfuppolitiue conuenire cor-
pori,& lógitusinem linez fuperficiei ine quiunt tamem conicedendam cffe
aliam longitadinemyquam efferialiter includat faperficies citra lineam, &
aliam rarfus Tongitudimem, & latitudinem, qti efen- tialiter corpus
includat antccedenter ad fincam, & füperficiem& in hoc fenfü c(- ——
cífe — tpe neÀ ed $cft longam, &latum ; ant ratriplciter. T üá s apetficits
n6 fo- Ium includit fineds longas , fed etiam (uas partes , quas habec ia
Jatitud:ne longas, & longitado harum partiumom eft lon- gitudo lneard, quia
partes (unt li- ricas, & faac longz,& lace ; Tam x. quia quantumuis in
fuperficie prfcindamus fatitudinemà line1 , femper in exten(io- nie Ila lata
lózitudo etiam quedam eft ; quia lacicadine hanc poffümas linea me- tiri, qus
ngn cft menfura latitudinis, fed longitudinis, Tum 3. quantum non fumit à
continmtiuis excenfionein y fed potius extenfio in co fupponitur, & per
illà có- tindatnrgergo cü Limea , & fuperficies lint contndatiua corporis ,
nó cric corpus per ipfa extenfum petlóngug , & lantm, fed per
feantecedenter ad 1lli, vade ex fc di- et folettrina — j o 4« quia - ptofanda
nequit intelligi trina di pe; n tic "mis folum verfus longiradnem;efict
linca; ti folaas verfus latitudinem 'etice faperficies. Tum tandé vid tefminus
imus nequit rerminare di- nentionem aüó5n latim; crgo cum fuperfi- cuv Gereri
ubt tus roit te ifs re profunditatem torporis ; bit & ipfa fit lata « Coaf.
quia fuperficies cérmmans corpus vtique non eit immediate cóiun- " Logica,
Ga cum alia üperficie, fed cum parte.» corporis, qu erat lata , cuim qua
latitu- dine remaneret ctiam fe a fuperfi- cie terminante: his tidoatus Did.
difp. 13.4. f. hanc opin. cenfet probabilem. 77 Nihilominusà cómuni rcgédendü
non cff ,quia frfemel in fuperficie er "longitudinem linez aliam proptiam
ovi. At qi oec duplici loogitudine ef- fe longam, leve] propria long;tudine ,
& iterum lógirudine linez , imó corpustér erit rain & bislatum,cum
taxmen vna o fa fíciar ad extcadendam in 16- gü faperficie , & (imnleius
partes vmi dim in fatiurdine, & vna latitudine ad e» tendendam corpas
verfus ! itera , & vni&- das;ac contintandas eius partes per próe
faaditatem ; Seqrticuritem corpus hibe- re tripl cata pacti & faperficiem
dupli- cat, quibus contíngari deberent ill: pat- teslongitudioss "Ruür(us
praci(a linca & füperficie , adhac in ea lineam repetiri uia adhnc ia
eareperitur longitudo pít- Aniverhrhsta fudaicun nón ett , ni(i li- nca , &
iic de fupetficie refpectu corpo ris. lem poffe dati fapecficiem finc om- ni
liqea , & corps finc omni füperficie y quia adhuc effec longim , & lat
(ine il- lis. Nec iuuat, quod aít Blanc.cüt Didac, neccífaria adhuc effe , vt
continuatiua, li- neas qnidem partium füperfciei, (aperfie cies vero partium
corporis « Nam-fi fi perficies [eip(a cft longa, cur talis longi- tudo non
fufficict ad cam terminandam, & etus partescomtinuandas? & (i cocp
feipfo eftlonzanm, & latum ; cur talis titudo (ufficiens non cfit ad eius
prófua: ditatem contimuandam; ac cerminitidame Kefpe blanc, nonfufficere qiia
longitue. - do,& latitudo corporis e(t profund: nul« Ja carens diinenfione
, continuauuü veri ac terminatiuum aliqua debet cárc mentioae , Sed contrá
;quia quando etia admirtetetür. latitaditicm cde cifentialis tet longam ,
'& profünditareim: latam ; & profundauy nom tamen € conrra adaiitrí ce
aliua longitudo , quat ht c(lentias n Vwerim laticado, q«at (ic eflentias iet
indo: 3 "ea fcindicà y & latitudo pto dicic ergo proíus ircationabihs:
eit ala 72.7 lata 4 /$9e - Difp, VII. De Pradicamentisin partic: 7 ; Rata
folutic: alia quoq; abfurda fequuntur €x hac pofitiope, vt difcarrenti patebit,
(78 Neq; rationcs in oppofitü vrgét . Ad 1. neg. partcs (uperficiei habcre pro-
priam lorgitudincm feclufa linca Ad 2. ,meg. poflc przícindi à füperfcie oues
bncas rcmaréte cius latitudinc,(icut pra- fcindi ncqucun: pun&a à linca
remancn- tc cius longitudine. Ad 3.cftó corpus nó fumat cxtcntioné à
coniinuatiuis, quate- nus conunuatiua,& indiuifibilia (unt,po- 1cf tf aliqua
ét ab eis fumcre , quatenus diuifibilia (unt,materialiter nGpé,& praz-
fopsotus in quo €t fenfu imtell gendü €ít, quod corpus lit crina dimenfio ,
quia "f. materialiier eft longam,& latum for- maliter veró
profundumitaut in (ola pro funditate cius natura confumctur. Ad 4. ,gatet per
idcm. Ad $. pofict pcr ide pro- ari fub(i(tentiam non. poffe cffc tctmi- pum
natura fu5ftantialis,quia fubfiften- 1ia ncquit c(fe terminus natura nó (ub fj
ftentis;(ieut igitur fübfiflétia dicitur ter- minus naturz. non fubíüiftentis
privatiué gantí , non auté contrarié ficut cft acci- dens, ita in quantitate
serminus latus di- citur terminus dimenfionis non lata, nó Suidem contrarie ,
quo fenfulinca dicitur — , mon Jata, quia cft incapox latitudinis , (cd
priuatiué tantum ; pcr gy foluitur cuiá illa €onfiz maio ; ceterum
101clligeptia baius dobijtota pendet ex traét. dc Continuo, vndeé ad illam
diffcstur exactiot cognitio ierum quantitatis concrmoa . 79 S«cido
yrincipaliter obifc. prob. um e(sc veram fpeciem quatttatis có- tina um aaCtoi
kate Arift. illà hic ena €ncrants; rà rénc à Canoa.X alijs allata, quiararto
menfura, a qualitas, diuiibilie 14$, & c otera: euamitatis affcetinnes lo»
«o cóacniüt locus n. cfl zqualis locato , eft diurfibilis , méfurat locati,
ergo &c. R«efp.DoG&or q.25.«it, Predicam.Tar. Mair. & alij Scotifla
Arift. bàc vulgari- tcr Melo pov e iip, tunc tépori$ vigcbat , dicencium lo- d
UM fpatiü. dimenfioparü intcr latcra &otporisconiinentis intcrceptü, q.
opi- v:cué poitea rcfellic ex 4 Ebyf, iuam tr : $. Mer.c.13. fpecics quantitas
s ads (entcnüamdclorp, vidé | propria mente a(fi locinon memi- nit . Ad
rationem dicimus probare (olum locum pto materiali effe in przdicamen. to
quátitatisPfic.n. illi cóucniüt illa pre- d cata,qua (olent quantitati attribui
nom tfi probat cíle (pest à fuperficie diflin- Gà; nec ité probat locü
formaliter effc im przdicaméto quátitat s, (ic. n. fpectat ad przdicamentum
Vbi; vt dicimusin Phyf. Tertio obijc. de motu, & temporc, n& babent
pattes nouo modo extenfas .(. pe» ncs d:uet(as moras, ac fucce(fiones , qui-
bus partes fluunt,habent cría diueríAs in» diuiibilia , quibus partes
facceffiud co- pulintur .(. ín motu mutata effe, & in té, pore inftantia ,
ergo nihil decft illis a4 ra» tionem quantitaus per fe ; neq; .n. requis ritur
cíientialiter ad quantitatem exten fio per fpatiü locale fed (ufficit,g (it pee
fpatium daracionis , in hoc autem fpatio vcra cxteníio parcium fücceffiuarum
das tur, quarum yna non penetratur cd alia , fcd (uccedit ipfi. Neq; exam qp
quantitas facce (iua à continua permancn tc obílat, quin motus, & tempus
(int ve» rz fpecies,nam corpus de à fupet- fxie,& linca, & tamé eft
veraquantitas. $o Refp.neg.affamprü,partes .n.mo- 5,000 tàm addunt partibus
magnitudi- nis,(uper & fit)nouá exten(ioné, g nouG modum oppofit á permanétia;
quarepus partcs motus non fimul exiftunt ; & rur- fus
ifta(ucceffio,&extreitaspartiümotusinordineadfpatiumdurdtionis;nontàmprouenitcxmaturapartiummotus,qex
imperfe&ione agentis non valcatis, fimultotü Les 1adaccte; vcl ex re- fifl
entia ccrarij in » propter € vin- cendá forma (— dnd. idco non cít per (c
quastiati Br paritas af- fumpta de corpore in ordine ad fuperfi. cicm valet
quia licét corpus fu 11 perficiem,tf addit nouas partes adillam, (cd motus non
addit nouas partes ad ma- gnitudincq fpatij , feu diftantiz ,in qua. cxcréküt,
ncq; tépus addit nouas partes ad motáü ; cum veró dicebatur tempus, Sc motum
diuería babere indiuitibilizjid cfl cndà de tempore exirineco pro meníura
accepto, nonautem de temporc igtrinfeeoshoc n. eut cft omninó idcm cum Quafi.
T. De quantitate continua, eo elus fpec. edoi.i. $9 cm motu , cuius eft duratio
, ita ea(dem Babet prorfus partes , ac indiui(ibilia ca- dem cà ipfo, vt
dicimus in Phy. difp.15. Ex didis im hoc att. colligitur fpecies proprias
quátitatis continue effe pccrma- nentes , cum fü o continüa non fit vera
quantitas y & has effc tantam ttes iá commemoratas, lineam; fuperficiem ,
& Corpus, quia ratio quátitatis e(t extéfio, fed hzc extenfiotribus tantü
modis pót diuer(ificari .(. in
longam;latum ,& pro- fundum, nec alius modus poteft cogita- ti, vt
Mathematici d t, ergo &c. Süt etiam omncs huiufmodi fpecies infimz;quia
linea v.g.non diuiditur, ni(i in curuam,& re&am , faperficies in con- cauam,
& connexam , corpus ia rotüdà , & quadratum , omnes autem huiufinodi
difléreutiaduk accidétales, quia redticu- do, & curuitas, concanitas, &
cóncxitas , &c. lolum dicunt varias figuras; ve ro accidit quanerati ; idem
dic alijs quaptitatibus continuis ein(dem fi« guia (cd inequalibus,vt eft linea
bicubi: ta,& tricubita; quantitas . n. cócinua ma- ior, & minor ineodé
genere ektenfionis non differunt e Gentialiter, (edíolü acci- dentaliter
per;zmaius,& minus, ficut c; lor: vt vnü,& vt octo per magis, &
maus; fic: etiam in quantitate fucce(liua differunt biduum, & triduum;
biconium , & trien- niü , vnde malé dixit Zerb. cit. has etie (pecies
(übalternas, & linea ce&à , & cir- cularem, bicub:tam; &
tricubitam fpecie differre, hoc .n. falsá efi loquendo de fpc cic ctientiali,
de qua ibi loquitur; verum tamcn eít loquendo de accidencali ; dicí ctiam
poteft quantitates inzquales fpe- €ic diflerre in ratione menfurz ; hoc cít;
diuer(as men(uras conftituere . "&RTICVLVS I. Duid fit quantitas
difcretas C7 que 0o fpedtes eius. $1: (^x Vantitatem difcreram dcfiniuit , .
Atift. in lioc predicam. effe il- l3 , cuius comuni, abinuicem (olutz , neq;
circa eius e(fentiam indagandam ett am-- plius hic laborádum ; quiafatisliquet
cx umdce ral '5non copulantur termino dictis art. t. fed tanium c'tc& cius
fpecies aflignandas ,duas .n. a(liga:uit hic Acitt. numerum .f. &
orationem, & quidé nu- merum affignauit pra quantitate difcre- t1
permanenti, orationem vero pro (üc- ce(Tiua, vc communiter explicant. Circa
numerum folet dubitari primb; 1n hanc (peciem ia tata affi gnauerit am
plicadine , vc (ab ca comprebendat mul. titudinem , nedum entium cocporaliums.
verumetiam fpiritualium . Ec communis opinio docet, gy hic per nu icelli gat
malticudiaem folum vaitaumequan- titatidacam, quz repccianrur fohii im cones
tinuis diui(is, A (eparatis abinoscenr, vn dé confequenter loquens inquit
Acifk. &C 3. & 6. Phy numerum cefuliare ck digti- fione continui ,
& (ic mulcradine talium vnitautm vocant numerum przdicamoeas-
talem,multitadinem vero aliaruay cerunt quárenus quzlibct cft in fe tranícendene
iter viia , vocant numerü rran(cenden« talem, & ab'hoc praedicamento expua-
gunt , quía per omnia vagatur przxdics- menia , & ecamad res fpirituales
exten- ditur, nam nimerádo dicimus, due qua- licates,tres fab dátie quatuor
Angeli, &c, Nominalesé coatrà namerü owniü rer criam fpiritualium vidétur
io oc przdi- cimceoto reponere , quamuis ,u. à. rebus: fpiritualibus ,
quantitatis nomen videatur prorfus ablegatur, iaqaiunt , id intelligé^ de
quanticare molis, & continaa , non aut de quantitate difcréta, cuius ratio,
& af- fcQtiones qué bené falaancic in mulci-: tudine rerum pluriura
(piritualiü, ac core poraliá, tres ^. Augcli n6 copulétur tec- mino cói , &
(aat numero impares, &c« 81 Quamuis hzc queít o. fic magna €x parte de
nomine,cum .n.numerus, liu& quantitatiuus, fiu tran(cendens, nullü ac
cidens per (c vnü , atq; realiter di(tinckü t pter res nuaeratas , idem té
iudicium poft ficri de vtroq; tamé' vt ob(cructur re&us loquendi modus,
di-- cendu eft numerum rerum fpiritualium. vtq; ad boc predicamentum non
fpe&ta- re, Ícd tantum numecam rerum cotpora- liam, intclligendo pcr rcs
corporeas non tantum illas quet quántitate predit (nt^ bitcritipdtib he vt srt
£2 4 Wü. e *921. enuniter intelligi, fed etiam illas, que an- teccdenier ad
quant igatemshabent aliquá matetialitatem y vt art. przccd, diccba- mus de iub
ftantia materiali , qua-fpa ha» bet maierialicatem anié quantitatem, li« cét
com alia evctrabilé, idem a(fecen- dm cft dc «ualitatibus corporeis ; hzc an.
omnia (uam habent matecialitatem ; & corporeitarcm eitrà quantitatem. ,nec
ab ca rccipiun!, nifi impenetrabilitatem. Ratio huius ficrti.eft , quia
ilia-(ola mul» tittdo conilituit numerum, huis pradi- £amenti-» qua
accidentaliter. dicitur de rebus aumceratis» at multitüdo entikatiua »
feurerem, quatenus vnaqueq; eft iran- fcendentalitergna;intrinfccé, & quafi
cf* fentialiter dicitur dc illis, quia vna traü« fare .ncquit in alam per
idcnutatem ; eatitatiné Joquendo (empcet. vna rcs € ab alia difcreta ; «um
igitur multitudo ex vnitatibus1ranfcendétibus aggregata nO dicatur acci liter
de rcbus, numera". us, rc&e dicitur numerus trancendens,. & non
przdicamentals, hic -n, pradica-, tur per. modum accidenus ; € contra ec- rà,
quia multitudo rerum exicníarum de iplis dicitur accidentaliter, inquantum.f. unt
abinnicem diuifz , & difiun&tz » q» ipfis mcré accidit.cum ex-natura
fuacó- tinuari poffint, vt cOftat de duabusaqua Mopeh «onunuentur , non amplius
dicuntur ,-fed na. pra dicamentali- ier ( ict adbuc duz. maneant. tcanícen-
denter , quia voitates tranfcendeniales nó pereunt ex conunuatione » fed cantá
pre- . dicamentales ) idcó talis. numerus recté. inbboc przdicamento
confltuitur,& fo- lis. rebus corporeis conuenit , nam (pizi- ques &
incorpotea ità (unt durifz , & - crei, yr nullatenus modo conti- nugcj
poflini- Ex quia etiam di(eretioy &. mulucudo, quirelükArcupndlipl o Mesia
fubtiantiz, & qualitatis matcrialis [celu- fa quanütace » meré accidercr
illis quia ex natura fua policnt illz plures partes ; cenrinuaci cum,
fubftantia materialis, & ; Cartera accidentia corporea , ctiam PN v
quaputatcm y proptià haber nt có-.. t;nuitaté, vt dicin.us s Phy[se p:9» ideo.
bacnuluiudo rerum, cuamfi. non bnt - impenugoilcs [aapte nara; rede dices EE c1
" TX Difp. V1. De-Pradicamemisin partit i5. tir numerus pdicamétalis, &
erit fpecies. P — etze huius prz dicaméti & vo modo dicetur. refulrare. ex
iut one. córinui: vide Tat-hic $. Tertio fciendam. 83 Secnodó Dubitaursao (üb
hac fpe cic comprehédatuc (ola amulitudo cetuug. corporcaruim permaneniü y
verumetiam facceffiuarü , 2equé.n. Ke er tcs lapidesac deos,vel cesdies, vel
ane, - nos, trcs item vel quatuor ootus, Negat communis opintos qtia Arift.
numcruam reccoíet pro fpecie. quantitatis dilcretzs. permanentis, & pro
quantitate fuece (Ti. va aliam Eisdem conftituit 4f. orationem; ideó dicunt
mulcitudiné «ntium (acce fuorum ,«um pumeraturs, reduci debere ad orationem ,
Sed plané fatemur ,ounquam.nos capere potuiffe y. qu pacto, quoué fenfu tres
anni,rcl mE, €5 aut tres fDotus poflint dici oratio, £ libenter fciremus,
quodnam genus orae. tionis conflituant; immo affer pi ineptus, ac infultius
afferi poffe; dicedü. igktur eft € multirudinem motai & tem, porumad hác
(peciem periere , & vni ueríaliter rerum. quanimcung; fucceffi-. m ipfa WM
d Tus quida elt,vc poftca dicemus j Per get aire i Los fpecie quantitatis
di(cretae is. pracisé, imó ficextus legatur, gon inue. nitur cum exprefíe
diftinxitfe quantitate . difcretam in pcrmanentem, fub qua dum- taxat fit
onmerus;& fucceíTiuam, (ub qua . conflituatur oratio; & quidem nec appa
-. rens (appetit ratio, cur numcrus folis re-. bus permanentibus; debeat.
concedi , & ; facce (Buis dencgariscum ifiz., ficat ilz. poffintenumerari y
&-in vnum «olligis ;. qu aré autem oratio /pecialitet fucrit aís gnata pro
fpecie quantitatis diícretae fucecilibe sum tamen (ob [e qme Aium fucce(fiuo
dacadinem. non as echo rang re rag 84 [sue Dubirari folet,an numcrus infima;
vel íübalternaland.3, Phy(q.11,& 2. Met. q- 4. tenere cierüiofimamyvndé
inquit, quo 1 licut in quam itare €óunua Jincagmaiors & ninor. Ju difcceta
maior y & mindonumerj | - L4 - " t "CV -^. ' Q.II. De
fpecieb.quamitatis diférete. Ast. LII. $93
came opinio Commient. 8; Mer. -€om;10. At contrarium verius eft , &c
communi calculo receptum , qj probant optime Tyombet. 2. Met.q.4: $. 4d bec
ripondetur & Zetb.5. Mcet.q.14. nam Arithmetica aliam paffipnem probat,
& deimnóttrát de tecnariojaliam de binario , & tic de 8iijs,ergo per
alia principia quae fun: pet fc,& tic nedum indiaidualitec , fed'ettam
fpecie differunt ; ex quo dedu éitut , non valére paritatem a(fumptaim dé linca
maiori , & minori eiufdem figu- * (ft etiam magis mox explicabitur) ia
nümeri inzquales potius affimilan- tür quantiratibus continuis diuerfz- fieu-
rz, vade fict in quantitate córitibua. ad-« dito vnoangulo alijs refültat alia
fpecies figu , fic in di(ercta addita lia ynitate relültabit alia 4pecies
numeri ; diximus aütem numeros inzquales inter fe fpecie differre , quia dno z
quales , vt hie; &il- le ternarius; folo nomero differunt. ' '8j- Atfolet
obijci , dp numerus minor ft pars: ris ex Arift. 5. Mer. tap. de Colobon. &
Euclid; 4; Geometr- etgo nó eft fpecies ab eo códiftin&a, ti- «ut neq;
anima eft fpecies codiflindta: ab hoinine;(ed pars fpeciei. Hoc argamentü
multos'diuexat abfq; cau(a , coincidit .n,. cumillo;g feti folec in quantitate
cónti- naa de linea, & fuperficie, quz includün- tot in corpore , cui abundé fatisfecimus. art; przccd.in fol.
ad-4. que quidem 1o- latio eriam in przfenxi fufficerec 5 (ed ad vbetiorcm do&trinam
, & maiorem noti- tiam compofitionis nomcri addimus ex Trób.cit.g; numerus
minor-non eft pats nütmeri maioris, nifi potentialiter acce- ptus,& quantum
ad vnitates materiales ,- vndé fi numerus terparius có(tituitur ex binarió;hoc
ídeo eft, quia binarius gemi ^ naai continet ynitatém ; €x qua cum alia.
vnitate conftitucor cecparius , fed quàn- : tum ad foramm fpecifi camyquam
impor- tat binariüs,vt e(t diftincta fpecies ab ip- fo, & quantum ad
vnitate formalé m2 f. m fpecificam /(ccundum - i maitre c vnitate (pecifi- s:
licuit ternàrium, fed ^ Jabarütn tagtümtresvmtates, qua raiione duxit Arift, 5.
Met, 13.fex (ecunduin £peciem y & lubftantiam füam non effe bis trii au£
tcr duo , fed tantum effe (emel fex. Siautemquaztarur, àqho fuam famat ynitaiem
quzelibet (pecies nutaeti. Refp. colligiur.ex dicis art. 1-vnamquémque numerum
dici vnum (ua vüirate forma- li , quz omnes vanitates materiales (imul fümpras
confequitur, vtinbipario dudlt: Írtis, in ternario trinitas ; & nonab'vlti-
giavüitate dareriali , vc conrendebant Thomtfl.ibi citati; hac autem vn'tas for*
malis numer: non cft aliquid reale in re2 bis nuuieratis,fed ett vnius illa
rón's, q: ill;s teibuit intelle&&us,dum a&tuaaliter au merando
finzulas in vn colligit, ex quo deducitur nulli numerum cífe verarg fpecicmà
parte rei ; (cd tantum pcr' opus incclle&ns,vt docet Cano. 4. Phy(.q.5.
& Do&or ini;nuat 4: Met. q. 2. Etcx hoc rutfüs deducitor, cur potius
numcri inz- quálcs, quam linez dicantur diucrfas (pe cies conftituere, cum.n.
effentia name: ri confiffat in adonatione, quam facit in- téllc&tüs per colle&ionem
pluriam vni- tatífyinita diuerfascolledioneg, & adu- ciés sumerorim
confliruuntur , at linea habet vcram & realemeffentiam, & ideó non:
porcft re vera vna differre ab alia 25 fecundu magis , & minus in codcm.
genettexicnlignis, — LEE 86" Circa Orationé vero qux coftitue batür altera
quantitdus difcreue fpecies y non poffamus illos nor irridere, qui tàra: anxij
, ac folliciti funt in declarando quo oratio veram rationem quantitatis pat*
ticipet, vt defendant effc vcram fpeciem Iniius przdicaayenii . Sed [an oleum ;
ac. operá pe cdürit; rumWquia , vc diximus art. r«ex Scoto 4.d. 1.9.2 ;ad 1.
nonimportat. eis per fe vgum z tum qaia intantum di-; citur qu&üritas,
inquantüm cofffat fj 2 bis longis ; '& breutbus (fermo ,n. | » oratione
vocali ) at quou;odocanq oc explicetut, nanquá oft ur cffe quan ttrátem per
[e,& contlituere (pec; em cf-* feritialiterà mimero diftin&lam ; nam fr
coifideretur ;vt eft adundtio pluri rure gantiuqy tie nou tranfcead t ra
némimtri — i , d» UO" 2 w&RSUMM $94 €rit;ni(i namerus fyMabarum ; fi
con(idc- feturyquatenus conftat fyllabis , quaram vna breuj mora proferri debet
, alia lon- giori , fic .n. videtur quanta difcerté cx molcitudinc morularum ,
quibus motus ipfi prolationis durant, Neq; ét ficoften ditur cffc quanta per (c
, quia menfurabi- litas illa non conuenit illis (yllabis ex na* tura tei,(ed ex
hominum voluntate hanc fyllabam cortipientium, illam producen- tium ob loquendi
iucanditatem,& lepo- ré, & morulz illz ac motus , quibus pro- feruntur
nó funt quanta n:fi per accidens ex art. preced. Nec etiam per id faluatur cíTe
(pcciem à numcro diftin&am , (ed tantum e(fc numerum temporum, & mo-
tuum, & ideo, Baffol. 1.d. 1 1.q. 9. conclu- dicorationem non cíTe
quantitatem . At inquit Ruuias, non hac ratione có. ftitui (pcciem quantitatis
, vt commani- tcr cenfetur , qua numerus mocuum , vel dutationum breuis, &
longioris eriam in pulfatiene Cytharz reperitur , & tamen non eft oratio de
genere quantitatis , in- quit igitur conftitui fpeciem quantitatis sa
corpulétiam foni, aut vocis, qua pro- tur, qua nó cft aliud , quàm dilatatio ,
& prolungatio eiufdcm;& hec maior,vel minor corpu]entia orationis non
defumi- tür cx motu, quo ipía profertur, vel tem - pore,quod confumitur in eius
prolatio- need cx natura ipfarum fyllabarum,(yl- labacnim qu intcr,plures
con(onantes interijcitur,Jongam jouet , & cor- iam petit, vt ftirps trabs,
&c.non €; qua fimpliciter profertur , & inter confonantes non
interijcitur , 87 Cetcerü mialé negar Ruuius oratio- nem conttítui fpeciem
quátitatis difcrc- tg ratione téporis, quo eius fyllabz pro- nunc tatdé,vel
citó, quia Arift. ip- fc €x co probat orationem cfe quantam, quia menfuratur
yllaba loga, vel breai , aclongitudinem , & breuitatem fyllaba; accipiunt à
tempore;nam ca dicitur lon- gajin cuius prolatione plus infaritur té-
poris,illa breuisyin qua minus, ergo tem- ; non corpalentia foni, aut vocis
pra. ftat quantitatem orationi, qualií cunque i lla üt; os binc ícquitur
pulfationem Cytharz cíic orationem , quia non qui» Dipfuc. VII. De Predicam.in
partic. libet namerus motaum, vel temporis at. tinet ad orationem, (ed ille
dátaxat , qui infümitur in loquédo,& proferendo.Ac« cedit,non benc
explicari à Ruuio ,. quó- modo per corpulentiá foni, vel vocis fiat. oratio
vocalis quanta, nam cxtenfio , && corpulentia vocis,vt ipfe explicat,nó
eft. diftinda ab extentione aeris verberati, ad prolationé vocis, fcd quo paGo
quan titas aeris poteft orationem ipfam quam: tificare ; & quomodo ex
plaribus aeris. exten(ionibus poteft componi quantitas difcreta,quz (t oratio?
Sed plura contra hoc Rauij cómentnm videri pofsüt apud Amic.trac. 14.q.2. dub.
2. & Blanc. dif]. . 10.fec. 3.n0s (olü hic addimus , malé etiá Ruuiü
affercre maiorcm;vel minoré vo« cis protenfionem in oratione cx natura a
(yllabarum prouenire , hoc caíin proríus. filíam e(t, cum ex (ola
hominum1nftita- tione id ortum duxerit , jaidem apud. Graecos quamplurima f
ylla ipseque on-. fontes MR (in quibus preíercim vim faciebat Ruuius)
breui&tur, vc liquet. ver(atis ioilloidiomate. — 2 3b .u£1 88- Cócludédii
igitur eft ex dihisota,, - tioncm non cíle per (c quantam , (ed tan». tum per
accidens , (ccundum q» conftat. fyllabis (ibi di(creté accedentibus cum certa
breuitate yc longitudine in prolas t;onc,atque idco materialiter tantumy& ,
accidéaliter à numcro diffingui , vt cur- uitas,& fimitas cx Tatar.loc.
cit, ficut .m. huiuímodi figurz,ex eo foli diftinguun. tur,quia curuitas in
omni materia pote(t inueniri,non.n. determinat libi materia , vel(ubie&um,
ficut fimitas, quz deter- minat fibi nalum»tic numerus , & oratio .
differunt folum accidentaliter ; & mates . rialiter,quia numerus nop
determinat fj» bi (abie&um.; fed ingeniri poteft in om- nibus continuis
diuilis , & feparatis » orae. tio autem inuenitur folum 1n fyllabis ali» .
cuius vocis,atque ita abíolaté. loquendo vaa tantum eft (pecics quantitatis
di(cre- i£ f. numerus,(eu mulutado , quz vt in* uenitur in [yllabis dicitur
oratio,vt inca teris continuis,dicitur numerus; ge fcrtq» DoGor q. 19. Vniuerf.
diftioxcric. . orationem à numcro, etiam cíffentia litets. ibi 3 locutus eft dc
oratione y vt fpecie . per 5 r i " add. f Tu 7 ger [evna , at cum aliter
doccat in libris "Bepten.illa erre non ligamur iux- tà regulam traditam.
-— $9 Sed dices;(i oratio nó eft (pecies à numero condiftin&a , (cd numcrus
ipfe ih talibus rebus repertus .£. fyllabis lon- gis, & brcuibos,cur illam
fpecialiter me- morauit, veluti fpeciem coodittin&am ? Refp.vt fupra dictum
cft in
(tru&urahuiusprzdicam.acciusfpeciesconftituendo,Ariftor.fecutumcífevalgaremloDmodum,&1ncommuniloquenimodoquantitasdifcretafucce(Tiuatribuiturorationirationefyll;barum;vndeapudGranimaricosextatintegertrattatusdequancitarc(yllabari;at$.Met.vbicxpropriasététialoquitur,(peciesquàtitatisaffisnansorationisnonmeminit.Itaqueexdi&is.colligitur,inrigoreo,genusfupremumhuiuspredicam,e(lequantitatemcontinuampermanentem,quadici[oletquantitasmolis,nonhabens(ubfe"rwygenusintermedium,fedimmediate
(ub fe con- - illas tres fpecies wem deny , uperficiem , & corpus, de qui
us tra& de Continuo in Phy(.& hoc diferte docuit Baffol. cit.1.d. 1 9.q
1. vbi notat non dari quantitatem fuccefliuam , quae fit veré quantitas, imó
inquit re vera nun quam Arift. diftioxifTe quantitatem in permancntem,&
fucceffiuam , fcd tancü in continuam, & difcretam,& neq; hanc effc
veram quantitatem demonftrat in- fcrius d. 2 4. vndc concludit, gp Arift.ideó
hic pofuit numerum, tempus ,& oratio- nem.quantitatcs,quia famofum erat
tem- poribas fcis , & voluit loqui , vt plurcs; scílat igirur folam
quantitatem pertnaoc- tem continuam effc re vera quanütatem , & ipfam folam
hoc przdicamentum con- Ritucre; quam fententiam communiter tuentur Ncoterici ,
quibus praiuit Sua- rez in Met. difp. 40. íc&. 8.
ARTICVLVS IV. peclarantur proprietates , C" attribue , fa quantitatis .
Ril.cap.de quát. docet eam habe i: sei fubfdua duo attributa «ó Q9. 11. De
fpecieb. quantitatis difereta.e rt. YIL. — $95 un «f. aed e contratium , ned
iperernagis , & minus , quz ità (unt Peer e s in Infl.nó mol- tà fint
addenda;licét.m.in quantitate com- tratietas illi inneniatury q ad motum cxi« git
Arift.s. Phyf.diftátia nempé termino* rü motus, q nó nifiintempore potcft mo
bile pertrantire, non tfi repetitut contta« rictasilla proprie di&a,q
habent inter fe qualitates ab codem (ubie&ofe inuicem cxpcllentes,vt docuit
Scot.q. 24. pradic, tum quia inter quantitates non. verfatur repugnantia
formalis ,vt idem docet 4. d. 49-q-16.ad 1. pr.opin. immo nec proptid
virtual;s,cü non fint formz actiug , & q.- uis ab codem loco quantitates fc
pellant, non proindé dicédz (unt contrariz , quia vt notat Do&or cit.repugnanua
contra« ria eft in ordine ad idem (übie&um;quá- titatcs autem duorum
corporum non tc« fpiciuat locü,vt cóe fübie&um, (ed funt in illis
cotporibus,vt in jpprijs fubie&is . Quamuis ctiam quantitas continua;&
di Ícteta, magnum, & paruum , multum , & parum ; linea curua,&
re&a; furfum ,& deoríam, que funt differente loci aliquàá oppofirionem
inter (c habere videantur, rc tamé vera hzc omnia
propriéinterfenócontrariátur,vcelfialiquasütcótrariayplanéadI;ocgcnusuonfpectabüt;continuatio3gitur,&difcretiocritvclutoppo
fitio differcntiarü vnnm communc gcnus diuidentiom;magni;& paruum in quanti
tate opponitur, vclut intcnsü,& remiffüm in qualitate, vbi tamé calor, vt
vnü, & vt o&o contraria nó indicantur,vel certé nó opponuntur;ni (i
relatiu£ vt docet. Arift. in textu, vndc voum, ac idem fubi dici poteft magnum,
& parumm ad diuer- fa comparatü, idcm dici dcbet de mul- to,& pauco;
re&itndo quoq; & curuitas vcl propri nó opponuncur;vel fi funt op»
pofita ad pradicamcotum quantitatis nó rema ípecics eius, fed potiusad 4»
pcciem qualitatis; fic tandem furfum , & deorfum, vc) non nifi relatiua !
Uur,vt Scotus docct 4.d.11.q.2 «ad 1.prin.. vcl fiué fint contratia , fiué 16,
parum re- fcrt ad propofitum , vt ide docct in Log, loc.cit quia locus,cuins
fant differcntiz y non cít [pccics huius generis . ! NE MEER Y. 31 Aliud ;
"an $96 Dify. VI. DeTradicámentis ju párii RES Ro ^91 Aliüdattribatü, d
habct quantitas €ominoane cum fübflantia , cft non fufci- pere magis,&
mirius.i.nou pote intendi , & remitcisper incenfionem m.plures par- tcs
forma (urit ín eodem fitu, X in eade partc fubic&i, per remi fionem veró
tol- lantur, quarititas$ autem eft ratio ,vt pat- - tes cxienfionis diucríam
loci partem pe- tanr,& ideo non cft capax imenfionis, & remiffionis;
fufcipit ramen maius , & mi- nus,datur. n, linea ma"or, [inea minor,
nu- inerus maior,numctrus minor, & fu(cipe- re maius, & minus in
quantitate cominua eft cfle pias,vel minuscxcen(inn,in qaan titate veró
di(creta elt habere pluzes vel pauciores vanitates. Soli difficultacé (acc- re
pot, ait Acilt.c.dc ad aliquid a£. uale 4. & inzqnale fuíciprre magis, S
minus, ficut etiam timile;& diffimi;ie, & nó niti tonc fundamenti
,(ecuniduim.ri d» quis par ticipat qualitatem, tcl quantitateualteri
conücgichtem ,dicitar magis , vel minus fimiliss& z«qoalis iliergo
quaritas,qoe eft fandamcntum &qualitatis,fufcipiv ma $i5, & minus,
Facilé tamen occurritur, nc2.confeqsquia vt aequalitasin qüanzita te fundata
(ulcipidt magis ; X minus, (uf- ficit vt quantitas ipía luícipiat maius , &
thinu$;(i c.n. fecundum uajatorem, vel mi- fiórcm difletenuiam im quantitate
dicitur maáiór,vel a; imor inz qualitas « ^. gi Vuigitur vcras ac adzquátas
pro- ptictaccs,omni j;quantitati communes;tá conunuz,d dilcrctz deelaremus ,
dicesi- dum ctt eilequatuor , qaas per ardinem teceniet Scot. $. Met. q. 9. $. Concedos & Anc And.q. 10,X colb
guntur cx Arif, 3$: Phyt. & $. Meti Prima eit d'uifibiliras ini partes
iacegeales (juod. dicitar ob di- thfibilitatem : Aa eifentales qua có tienit
(abitanti compoficeciràquanutate)pergAciít,$.Mec.(8.explicuitelientiamquariritatis;ícddiutolex
e(t diui- fib:I«as iti partes integrales : alia ,qüze imi portat folam pacuum
dittip&ionem er- titatitá;ac feparabilitatem vo-usab alia & hac or eíl
paffió quanticatjs adaqua- ta,nam cotiuemt cca Lubttanug , & quae ktati
inaterialteg dictis act 1«alia qua pars c(t (eparabiiis ab alia parte per incó«
potliblitatem carum adinuiccn , & * inftraumento quanti altcriquiba combi
ogalatesum- dem locum , & hac ett propria quaritita- uis ax Do&ore 4-d.1.4.
f.infta F. & fub- ftantiz , & «ualitati conuenit foluar quadricateai ex
codem «d. 1 2.q. 2. igitur hzc nó fit ratio conflituiua quan- utatis,vt
denóftramus in Phy(.diíp. 9. q. t.art, 1 fequitur effe ptoprià , & adzqua-
tam paffioncar , & dici poteít diuifibili- tas quanititatiua , vt ab
entitariua f tur;quz alijs competit à quantitate: Hec itaq; daritibilitas eft.
propria tati Am quarto modo, quia ei (olt conuenit ; vr probatum eft conuermit
omniy quia nul- It:comínua ab hac exiafitur diui (ibilitay tcylicét interdií
nou poffit ab agenté na» uicali ad actü reduci , vt con(tat de quan* titate
Celi: di(creta etiam , de. qua minus. videtargeaar aliquo modo participat , d.»
uis .a. à porte rei diui (it y. quatemista, med ab incelle&u nuimeranse colligi in vni. potett ub cali
colie&ioue ab 1n: telleaa diuidi, & ita dcfa&o diuidi totalemi
nmumeruiu fececmc ia.duos tiales pares , vel unpares,X qti vnd: tem (ecernic áb
ali j$ , x talis-diurtüb illi (ufficit cum non (ic vera fpecicsq titacis.
Conuemt deut (cinpersqui quam quantitas pot ad. talea dla duci,vrim ind.u bile
(efoludtutgec in inGini itin diuitibiis, rc dieitur. vnde & ipfuaz minima
nmacurale. vt. int« niii cato, poceftqaantuai ett de fep ad« hiuc vlterius
diuidi prarfercia, vi -juanca y ett3 ab agcarc nicurali nequeat 10:lcas micüto
corporeo fiari talis. doumlio s vC vea ró diiuioig iafiaità proucahi porc , P :
bct fict pct partes proporuonales , cit minores séper986 ininorcs s Vt. diciiug
tra&t.de Coutimuo,naa (i fiac pcr aiqit ds titas,qua diuiditur y (it fioica
, nan ft ias finita foret y eriam er partcs qe qualesprotralii iftinfitituom
diuilig. — | 9$. Second t pcoprictas ctt, elfe Mitis infinictmsc ur ex Acitt.
f. i ln , E RERN x eius delicati conttabit hác inicmicdiate fequi ad diui.
fibiliatennó€ exilla ociti y finita magnis fi. tudo dicitur qug-nó nifiintot:
partes z- qoa- . les,diaitio tan.lem faici poterit bsdane L9 p ! I4 —ÀUÀ Ww |
QI. Deproprietatib. Quamtitatis, eet; 1c 107 fes, (cu eiofdem magnitudinis.
diuidi Soeft, & finita multitudo, qua in fc tot vnitatcs, & nó plurcs
colligit, in quas di- uidi poffit. Aliud veró membrum
intel-figipoteft,veldeinfinitoinactu,&(impliciter,fcucatbegorematico,qy.f.tota&uhabetparteszquales,graliashabcrcrepugnat,quarécftinfinità,
exté(um;, fi cft in quantitate continua; veltot con- tinet vnitates ,g» plures
habere repagnac , fi eft in — tn ; vel dc infi- nito in poteritia
ncathcgorematico, quod uodammodo inedier intet. fimpli- citer fiaicum, &
Gmpliciter infinitum, vt - explicamus in Phyf. di(p.9. q. 1. art.6. in fol ad
$.& dif]. to.q. t-ar. r.cx profeffo, numerus .n. v. g. fimplicitec finitus
eft , qui tot continet vnitates, & non plurcs ; fimpliciter infinitus vero
, qui tot conti- net, g plures cótinere nequit, c(t in (u- prema multitudine;
infinitustandem fyn- cathegorematicé dicitur , qui continct lares, & plores
vaitates (ine termino , . punquam tamen in tánti mulrirudine , vt dici poffint
timpliciter infinita; & ad- ditionis incapaces , vnde cum maiorari poffit ,
folet etiam dici infinitum in po- tenia ex Acift 4. Phyf. j 94 Si deinfinito
lincathegorematico, feu m poréria fic (cemo,nulla elt difficul- tas, quin omni
quantitati conuéniat, quia vtraue quaniitas,'á continua,quá diícre tà fuo modo
hác infinitatem participat , continua, n.nuilum habct. prz fikü tecmi- mum im
d'uifione procedendo pec partcs proportionales , ex quo mamteflé dedu. citur ,
easim coniouo effe (yncachegore- maticé infinitas , vt demonftramus inia
Phyf.loc.cit. numeras etiá (emper augcti potelt in infinitum per additioné:
vnita- - tum ex diuitionc concinui refultantium ; crgo re vcra talis infinitas
competit dc fa- &o quátitati& in hoc sé(u explicat hoc m Scotus 2. Met.q.6.
& por &ni tum , & infimtum hoc modo conucnire copulauoé quantitati,
uia non repagnat cádem quantitatem cile initam in actu , & infinitamin
potentia. Atfrittud membrum in alio fenfu. in- telligatur ; nempe de infinito
in actu : & cathegorematicos dubium ctt , an poilic quantitati conuenire ,
tutores infini abfoluté volant infinitatem & in hoc fen- (u explicatam effe
vcram quátiratis pro- prietatem, quia calis infinitas in qnanti- tate non
repugnat iue difcreta, (iuc con- tinua ; Qui veró tale infinitum reputant
impoffibilc prorfus , quibusnos (ubícri- bimus in Phyf.difp. ro. diui(i funt ,
quid& inquiunt hanc infinitatem elfe quanti- tatispropriecatem in fen(u
conditionato , quia fi daretur, vel dari poffet quantitae infinita , nonni(i ad
hoc prz dicamentum fpc&aret ; Alij id negant etiam in fen(a
conditionato,quia infinitas a&aalis de- "ftruit raionem quantitatis,
non.n.infi- nitum mení(urabile forct , non effet diui- fbile, non poff« aliquid
illi addi , vcl de trahi,& alia multa illi tepugnant,que có- munitet
quantitati tribui (olent, vt dici- mus difp.1 e. Phyf.q. «.art.2, qua de cauía
dixit Arilt. $. Mct. c. 13. de carione na- ameti e(fe numcrabilitatem, (icut de
ratio. ne magnitudinis menfarabilitatem. Alij demum,vt Ruuius hic q.vlt.
concedunt , li daretur quantitas continua actu in- nitayad hoc prz dicamentum
fpe&aret , nontamen diícreta ; ratio autem huius di(criminis ett (ait ipfe)
varia natura v- triü(que quancitatis , nam namerus, cum varictur císétialiter
ex addizione vnita- tis) ái additio erit infinita, fict e(fcntia in- finita,
non quidem fimpliciter , licut cít Deus,(cd RA » quod (atis cft vt excludatur à
przdicamento quantita- ti5; at veró continua , etiamfi addantur infinitz partcs
, (emper manct in. detec- minata. c(fentia as . . 9$ Dicédü cà eft,quod (i
daretur qu- titas actu infinita , (iue continua, fiue. » difcreta , c(fet ia.
przdicamento quan- tttaus,ita Doctor r,d.8.q.5. R. & elt có- munis. Suarcz
difp.41.(cc.4. Soto hic q. 1.Sonc. $.Met.q.1 $. & Scorilt. padlim ,
colligitut ex Acitl.6. Topic. loc. 78. vbt docct lineam finitam , &
infinitam eiof- dcm efie fpeciei, fi bzc dareuic , & pro- » quia fi daretur
linea infiai- ta*, c(tó infinita foret in certo genere,» entis.(. infinita
quantitas abfolute camem in generc enus focet fiaita , & | lunrata » neque
,n, ob id valetet dicere;ctt infini- ! tà 4 * 22 Sa I" CU -—-— :498 fa
quantitas, ergo infinitam ens; quia ni uam ad (ammumin inferiori lequituc umm!
m fuperiori , n fi iud inferius dit nobili(lioum contentum (ub illo fape-
riori, vtnon (equitar. perfecti(fimus ali nus, crgo perfe&ti(Timum animal ,
(e qui- tur tamé perfe&iifimus homo, ergo. per- fe&iffimum anima! ;
quialiomo cft per- fe&i(imum animalium, cum igitur tale non fit , quicquid
continetur. füb g nere accidentium, nunquam fequitur ctt infi- nita quantitas ,
cft infinita qualitas , ergo infinitumens , & confequenter non ex- cluditur
à przdicaméto ; Que ró probat etiam de quantitate di(creta ; quia vel (pe cies
numcrorum non funt vcre fpecies , ficut necnumerus in fe e(t ver cns rea- le ex
di&is,vcl fi lunt verz fpecies,camcn vt communiter dici folet,non (pectant
ad petfc&ionem vniuecti;& Ruuius ipfe: » fatetur talem e(fentiam numeri
non ric futuram fimpliciter infinitam , fed tancü fecundum quid, talis autem
infinitas non excludit à predicamento . Neque omni- nà euidens cft,& adhucà
priori probaciá infinitatem actualcm de(truere raionea quantitatis (cd tantü à
po(teriori id col- ligere folemas:, vt dicimus in Phyf. difp. cit. & ideó
ficut infinita albedo ad przdi- camentl quiliratis atineret (fi. daretur ita in
propofito linea intinita( (i daretar; ad przdicamentum quantitatis
(pe&arct, quia cum ipto maiorem affinitatem. hiá- beret, quàm
cumquolibetalio;Nequebuicobítatquódquedamquátitatisattributavidenturtofioito.repugnare,quiaattribataillaporiusquáticaticonueniunt*aratione,quafinitac(tnonvecó,quao"quantas,vtfic,&(2n&inhocfeniuloqaebaturAcift.cic.£.Mct.coà3.declarás
«nbi , quid intelligeret per mulctudiné numerabilem & magnitudinem meníu-
rabilem, ait fc intelligere amfltitudinem, & magnitudinem finitam ;
abfolute igi- tur concludendum eftt infinitatem aGua- lem non cífe proprictatem
quaatizatis , Quia fi non repugnet racioni formali ip- fius quantitatisscamen
1n fc repugnat ra- tionc ip(ius infinitudinis ente ; adhuc tamen concedendum
eft pofle dici eius proprietatem in (entu conditionato, ni- * Difp. VIL pe
Prédicamenlisinpdftic: *» mirii (i darctursvel dati. uet talis infiniras,,uz no
induceret. infinita- 1é in generc entis (imjliciter)fed raatíi ii certo gencre
entis aujuc idcó non exclu. deret a. pred camento rem fic infiaitam, 96.
Quáuisaüt ad przí(cos non f»e&ct infiniti attualis impoflibilitatem olten-
dere, de hoc enim agimus ex profeiTo in PhyLaifp.zo.cit.tamen pretereundii nó
cft,nuper poft noftram impreffioné tcn- taffe Actiag.di(j.13 dh probare infini-
tum nó repugnare , ex duobus praefzciiay ptincip;js » qua iacit fec. 1.primuin
eft , potfe vnum infia: tum c(lemarus alio, al- terum cítanfinitum cà-n in
magnitudine, qudàm in multitudine poffe duobus. ter» minis includi, dummodo
ill; diftent inter fe infinità;ncc fucce(fiué ab vno in aliam pcrueniri pofBt,
q» probat, juia interhos minem. , S lapidem clauduntur ii fpecies anima'iim inz
vales iater fe, re- ltimas, quia eít (pectu quarü homo e;t vlci €
perfectiffimus Vni cnr editis ; 4d quia eft.imperfegti(im his ptincipijs
conatut (oluere argum fcire folutionem, quia fi Deus produc 4 pycamidéiofinité
longam , & iater illiü olas traijcerentur ] ncz à cofta ip cor fengiailen e
MAH fi.utaey quadam i mi, nam aliquas videret. ntcetic. 4&as iter.co(tas
finite diflantes m quafz daminfinité cx fiiis autem cognofcir fané omnium
maximam, quia intcr om- ncs,fin;tas nece(lum eft vnam. effe maxi- mam ;tunc
quzricur que (uccedic poft hanceít ne infinita» vcl finita , finita cfe non
poteít,quia efi maior, quàm maxima omnium finitarü,neque infinita, quia nó
habet niii dao; puncta, v.g. plus quam al- tcra finitascui luccedit,fin:tum
autem ad* ditum finito anf eh PMID 5 " 97 sed duo illafuadaméta;quibus tot
infa imolem commendauit À tria. ef- fe penitus cuinofa, laté demontlrauus id
Thyl. difp. 10; cit. primum quidem q. t. art. 2.alterü vcró Q» 4« ratione
quarta pco concl. € «xcinplum adduéctom d. infi- nitate fpecicrum poílibilium
bcutoiua intct lapidem, X ho:ninem non cít ad t€, quia in oppotitum,vnodunraxat
excepto» Cu» — ius (e ia&tat inucntorcin , fed USB - T w 4 2 ui. abl E
boce-* gue ti ^ "n "ER 9. I1. De propr. ja talis infinitas: eft
firicathegorema. tica , & infinito fincathegorematico vti . que terminns
extrin(ecus a(fignari pót , ad quem f.ficin via, nqoá camen attin - at , vnde
imallato exemplo malé dicicur fono terminus vlumus. illius infigita- tis, nam
per hoc figmficatur, quod lit tec minus intrinfecus , infinito verà- cathe-
gorematico omnis prorfus repugnat ter « minus àm intrinfecus,quà extrinfecus ;
& illa ratio de pyramide ab ipfo addu- &a fané oftédit manife'té
repognare in. finitum pra(ertim mter terminos quan- tümcurque di tantes
iacluíam ; & (lum à Dco fieri poffe in&nirum fincathego- fetaticum, (ic
.9. poteft à Deo produ- €i pyramis infinitz longicudinis, & linca intct
eius coftis iacere tz infinita lati- tudinis, non aüt catliegoremíaticà ; quo-
tum intelligentia pender totaliter ex ibi dictis;vbi etiam q. 2.art. 2, optime
detegi- tur fallacia , qua deceptus Arriag. dixit fec.j. poffe De producere
creaturá om nium perfe&iífimá,(uppon:t.n.ipfe,q to tacollcétio crcaturarum
à Dco poffibiliü fit quid certum; ac determinatum;vt pol« fittotum fimal
accipi, & ad.a&um redu- ci quod cft prorfus falsü ,"nam de fe e(t
quid indcterminatü ,& cófufum, ficut to ta diuitió conunui ,vc
ibrexplicamus .... : 98 Ternaproor etase(t equilitas , adt inzquiliras, &
vc notat Dot 2. d. 1. q.3. k.no cft propcietas,nifi quátitats fi nitz, maius
.n.& minns , quale, & inz- quale (oli quanttad fimi coueniür,quia dc
ratioa? quancitatis aadior;$ eft excc- deccsmiaoris cxcedi ,& equalis
commen fürari,quos omnia videntur. finizatem ar * ere, vasé proprie loquendo
vnam in- fisitum dici non poffet aquale alteri in« finito, cx quo colligit
Do∨hanc pro* prietatem neceflario. (apponere. praicc- dcotem , nempc
prius conucaire. quanto c(fc inim, vcl infimum , quàm aqua Ic, velineqoale .
INon cítautem quaui- tatis affedtio 2 ualitas , vcl inzqualitas , vc
£ormalitertelationes important con- ncn;emug , veldiconuenicotia duoruar in qi
ancitacestrensdugr relationes intrin- íÍccus aduenienes à quaniitarc realiter
d. itincig y (d pallio quantitaus cft apti ib» Quantitatis.esdrt. 17. | r 99
tudo ad cas findandas ,. vnde cum dicit Arift. hic maximé proprium efle quanti-
tati fecundum eam aequale , vcl inzquale dici,ly Jccumdnum non dicit rationein
fot malem, fed fundamétalem, feu dicit Quo fündamentale , non formale , vt
Doctor norat quol.6. A.non quidem a&tuale fem per»& proximum,fed
aptitudinale, & rc» motum , & in hoc fenfu competit oii quantitati ràm
continuz,quim difcreta , & (empcer,vnde fi omnes quantitates vna (olae ceptasdeftcuerentut,illa
adhuc di* ccretur zc jualis , vel infequalis alceri pof- fibiliquatenus fi illa
produceretur , nata cítillicó fandare refecta eius zqualita- tem vel
inequalitatem ; conuenit ctiam folt quanritaci , fi in rigore fümatur, pro
cooueaientia (vcl difconuenientia in ex- ten(ione, vcl diferetione;& per
quantita- tem ceteris tcbus;(ed quia nomen ip qua: ti atis,non (olü (gnificat
extenfio- nem, diícretionem rerum corporcarti vcrüm etian tráslauum eft ad
fignifican- dam perfe&ionem, & virtutem cuiufcun- que tei , idc etiam
nomen ajqualicatis!, iozqualitatis translata (unt ad fignifi- candam
perfe&ani vcl imperfe&à con- ucaientiam retum in perfe&one , inten-
ione , & virtute, , vnde dicimus fpecies eíic inzquales.in perfe&ione
nuin calo tem alteii qualem in gradibus, vel ina* qualem, vnum pondus alteri 2
uale , vel inzquale in grauitate ( falfum enim eft q:od aliqui fomniant ,
portdas etfe quan- tatem) & licut quátitaté virtutis quia in omnibus
reperitur , Do&tor appellat tranícendentalem , ita ctíam ze3ualita- tem ,
velinequalitatem in ipfa fundatam tranfcendenzalem vocat 1.d.19.3. 1. & 4«
d.6.9.10. fub D, & quol. ó. & alibi (2 p 99 Quarta proprietas ett ró
menfure, tà a&ina, quam pafífiua, vt colligitur ex 10.Mer.tex. 1.& 2,
deber auté fumi aptis tudinaliter, fic.n. qua'!ibet quantitas men - farate; «cl
mznfararí pocetl, fiue fit con? tinua, fiuc dilcreia , vina .f. certific poteit
magnitudinem páaiynumerus, f nurneral.s vnitas iultitudinem mimanó. tumyat
actualier non cit necctfe , quias places (ünt udo d dig actu men- furant,ncc
men(urautui ; bac aute pos i 3 prictas í Li 600 prietas fupponit neceffarió
przcedetem oritutque ex illa (vnde tátum abeft, quod fit tatio formal s
quantiraus ratio ipa » tncníutz,vt quidam aiunt, cp nec cít pri- ima, vec
(ccunda cius affectio. , fed potius Omhiom vltima)4uia vna quantitas alteri
Comparata idcó illam meníarare potett , vcl menfurari per eam ; quiaett ei z-
qualis , vclinzqualis : fi zqualis , erit mcníüra pcr applicationem , fiue
tuper- politioncm: fi ingualis,erit per rcplica- tioné,fcu rcpetitioné,fi
quantitas menfu- rans eti minor meníurata,i veró eft ma- ior, Gc quantitas
minor méfürari dicitur per acccísü maioré ad cam, vel im:norem tcceísü ab ca,
ita notauit. Doctor 2. d.2. q.2.6.,4d fecidd pariemsvbi €t aducruit, €y ficut
ratio quantitatis transfertur ad fi- gnificádà quantitaté virtutis, & rci
perfe «lión&ita etià ró menfíurz transfertur ad notificádü quáta fit
perfe&io rei , & hoc modo meníüta ponitur in quidditatibus rcrum, vbi
perfc&ior femper dicitur me- trum ; & menfura imperfe&iorum , iux-
ta illud primum in "vnoquogue genere efi ined e cgterorum y vnde mepíara
in quidditatibus séper exercetur per accefsü ad pei fcétiorem, vel recefiumab
ca 5 vt noit ibi Do&tor, & fundatur in ipíarum serum natura,népe in
excellentia, & per- *c&ione vnius natura fupcr aliam,in quo differt
men(ura quidditatina à quantita- tiua;ga hzc vt cóftituatur in ratione mé-
furz, him proxime femper exigit ha- &nanam inflituiionem , quod. n. men(u-
xta fit tani longitudinis ; aut ponderis, ndet ex hominum inftituto. Caterüm
inter menfüram per appli- stationem (quam alij vocant per accom- Xodationem)
& per repetitionem , feu scplicationem hoc intereft, quod illa con- Wcnit
proprié quantitati continuz., (ic.n. *na quantitasalieri fuperimponitar , &
«tius tantitatem noram facit abfque repe- aitione jat men(ura per replicationé
pro« Brie, & pet fciprimó conuenit quantitas Xi difcretz,vt docet Arift.
10. Met.c.z. & son conuchit concinaz nifi quatenus ali- 2 inodo patticipat
rationem vnitaris » quantitatis diícreta ficin.dicimus ma- itudiné clic quatuor
vel fex
palmorü;4poris,falimextrinfecadegenerclitusyDifp.V11.DePradicamentisinpartic.Adrationemverómenfaraquantitatiugploresexiguncurconditionesex.Arift.10,Met.c.2.3.&4.quasbicreferrenonOportet,namcascxprofcíiorecenfemausdifp.13.Phyf.q4ar.2.agentesdc'temporecxcrinfeco,vbietiápluradeclaramus&cxa&iusderationcmé(urz,dequapluravideripoffantapudSuarezdiíput.40.Met.fcc.3.Ruuiumhicq.2.&3.Amic,inLog.trac.14.q«4.dub.j.1coPofttemóaaequadirecéferifolétproprictaresqua(untpeculiaresma«gnitudinis,fcuquantitatismolis,quarumpracipua,àquaceteraoriginemdücunt,eftimpenctrabilitas,vtcolligiturexA«rift.4.Fhyf76.&
77.hazc n. eit itaini- ma quantitati, vt per principiam eius re» &é
explicetur efentia quantitatis , & ita immediacé effentiam quantitatis
conco« mitatut,vt cam nece(Tario (upponat ipfa» met diuifibilitas quatitatiua,
quia prius efl rem etie impenetrabilem,quàm quáe - ticatiué diuifibilem , idcó
.n. reset quas. titatiué diuifibilis, & inftrumento cor» - porco, quia eft
impenetrabilis, vt fupra explicabamus , quando autem cum Scoto in Met.
po(uirpus diaifbilitaré ef^ fc primam paffionem quantitatis, (ermo — erat de
proprietatibus , quz: communcs crant omni quantitati,ràmcontinüz, quá difcretz,
inter eas .n. diuitibilitas vrique rimum obrinet locum ;at impenctrabi- itas
eft paíIio peculiaris magnitudinis , nam proprie non coauenit quantitati die
fcretz , nifi ratione vnitatum ; ex quibàs cbalcícit , quatenus carü fingula
propria continent quantitaté cum quancitate al- teriusimpenetrabilem. ]tem ex
impcnea trabilitate feqauntur aliz affc&ioncsma- gnicudinis, nimirum
figurabilitas, X vbi. cabilitas , figura .n. refultat ex ordinc qucm adinuicem
dicum partes ordinaua intoto,& ficuatz inloco,& hzc nccetfa- rio
przfapponit partium impenctrab:li» tatem, data,p. penctrationc paruum ad-
inuicem, non amplius cólüiftit nguracor« vt conftat de corpore Chrittr 10
Sacra- mento, qucd tal fi zura caretettó inccin fccam rctincat, vc Do&tor
docet 4. d. 10. q1-$. Dico rigo, iaiapia cer. " q4eq. »." Á. . "
. ^ a - PRUNUS ITIN CUL p RA Ds Qua[l IT. De. proprietatib, Quamtitatis.om.21..
60x / feq.ar.2. fic ctiam vbicabilitas circum- iptiua dicitur cóuenire corpor
ibus ró. fic quantitatis, vnde quantitas coiter dici folet ratio e(fendi in
loco circu:nfcripti- éé,& colligitur ex Aciít.t.Pliy( 15.& 4.
Phy(:76.& docet Door 4. d. 10.3.5. & tel.to. H. id autem non debet
Persi fimplici circumfcriptione , vt dicit fo- lam locabilitatem diuthibilem ,
principiü «tí. fic etlendi inloco diuilibiliter eftío- la corporeitas, vt docet
Scot. quol. 11.ar. 3. & hac vtique quantitatem pracedit io fubftantia
materiali , quia corpus de ge- fiere (ub(tanti praecedit corpus dc gc- riere
quátitatis, fed deber imeiligi de cir- cuibícri ptione impenetfabili , modus
.n. e(fendi in lóco impenetrabiliter compe- tit corporibus ratione, quanti
tatis , vt fu- fius explicamus in Phyl. difp. 9. q. ett. t. . & difp.1
1.q.$. att. I* Qv4STIO. IIf. LUXUS mega, . 102: ,"xValitasomnes precedit
relatio- (e à due ordine diguitatis,quamplu- fes etià otdine caufalitaui$ , qua
de cauía 'Arift. y. Met. immediaté poft quantitaté egit de qualitate, licét
alijs quibu(dam de caufis hic im Logica relationem praemi- fccit qualitati ,
quia tái ordo in Metaph. fertiatus rationabilior elt ., ac: abíolute tnelior,
& valde ctiam |; infetuit ordini doétinz, qui plané perturbatar,fi intcr
przdicameatum rclationis , &alia fex , qus etiam non ni(i relaciones
cxtrinfc- «us adueniemes praícferunt , pradica- thentü abíolutum qualitatis
interijciturs idcircó eum obíeruabimas in praríenti . liA RT XC V, bois a Quid
fit Qualitas, vt fl [upremum Ge- sos DAS buius predicamenti. 493 ^x Valitas cripliciter (ami póty vt 775 A bmn:s
hic nozant ex, Arift. 5. Mete 14: priaio pro caiuícunque reieí-
-fentralrdifferéua y4uo (cnfu dixit Lo -diffetent.à pradicari dc ploubus in
qua- -lequid, Secundo pro quocunque accide- Mp ug refpcetiuoyquo (ene Lógicds.
s fu idem Porph. dixit accidés omni prz- dicari in quale. Tertio tandé pro
fpeciaii quodam , ac determinato accidente ; quo quales effe dicimur,& in
hocíen(u cotti- tuit hoc przdicamenum,; vclut fupremü genus; ita declarat
Ariftapfe in textu, dü qualitatem dcícribedo dixit. cffeformam illam
accidentalem , qua denominamut quales , vade: per ly quales excludantur primo
differéua effentialis,per quà quid- piam dicitur qualcquid , item accidentia
cartera, à quibus (ubieétum non proprié quale denominatur , fed quàtum,vcl
rela- tum, vel alio modo, & Porphi.quando di- xit accidens omne przd:carí
in quale 55 accipit quale iu lata fipnificatione , vt hic notat Tatar. prout
praedicari in qua- le condiftipeuitur à modo przdicandi effentiali, &
qudditatiuo. De qualitatis definitione , vt hoc con- ftituit predicamentum, eft
maximainter Auctores controuctíia, quia cum lati(Ii» tné pateat. & varias
fub fe conuneat fpe» €ie$, quz diuerfo inodo (ubftaniiamafRi- ciunc;difficile
inueniri potefl ratiocómu nisomnibus illis, vt tcílatur D. Aug.lib. Categor.
vndc Arift, ipíe iudicauitcom- modius dcfimri non poffe ; vt fic incói
,qtiampcreffe&üformalemnomincfuiconcretifignificatum,;vixmn.aliquidcla»rius,acnopi$potiusapparctqualitatiimcommuniadzquatéce(pondens.Verümpleriqueirtidenrhancdcfiaitionem.abAritt.traditamdequalitate,velutomninbvanam;fic.n.facileforetquafotmamdefinire;quantitasctt,(ccunduuimquantidicimur;fimilitudo;fecunequamdicimurfimiles,&c.imóinqu:uatArift.manifcftum,circulumcóimtiffe,duminprincipiocapitis
qualita» tem definit per quale , ,& poitea in pro» greiiu quale per
qualitatem. ALlj conten- dunt cile bonam definiaoné , qula datur pet effectumformalem
; quem cófert (us bic&o , quomodo definicelicet omnem formam ; àb alijs
fiquidem accidentibus fubitantia denominatur .qpanra y velata , agen$paticns,
&c.à «qualitate. veró fim» pliciter denominatur qualis;& negant ab
Acifl.ciréulumcommud y quia vt bié no- tat Tato driproifetenilun dcRnitio T :
Aaa. Quali» a— ALLEE Los rtg fla "€0o£ qualitatis datar per quale ,tanquá
per ali- quid notius nobis, (cd quale defimitur pet qualitatem , tanquá pcr
aliquid notius $m naturam; circulus autem proprié dicitur, uando vni definitur
per aliud code mo- quo aliud defmnitue per ipfum , quod non contingit in
prefenti ; ita Complut. Didac.Murcia, & "ife hoc pradicam. 104 Ceciüm
cftó przfata definitio zradatur in ord;ne ad cffc Gum formalem ipfius
qualitatis , atque idcó vtcunque dc- $cndi poflit, negari tamé nó potcft quod
per cam non nifi confusé cücntia qali- tatis explicctur, ficut confusé vtique
cx- ylicaretur quátitatis etientia;fi diceremus €ísc illam formam , à qua
denominamur quanti; nec rcfert , qp cffcétus formalis, ger qucm definitur , fit
nobisnotior ip- £2 quia tota adhuc ifta notitia eit contu- fa, vnde Ari
(t.cefiniensqualc , definit il- lud per qualitatem, & hoc ipfum fatentus
&iià Auétorescitati,vnde non (olii, ccpu- diantcs Arift definiuenem,
fedieuá illam ample&tétes,quia vidé effe nimis contu- y& pcr gencsalia
tradit&;aliam clario- zem inucit;garc (araguntqua magis nota fiat qualitas
natura , qua per definitioné ab Arii, allatam, qua ccité magis vergit ad
dcfinitioné nominis,quàm rei; & qui- dcm mirum efi;qua varia fint in hoc
Au- € orum placita , nà due Auctores pent , velis candem — erronea Artiag.difp. s. Met. Íc&. 2. definit qua-
Sita ie decidi abfolutum Probat, quia naj|ücft accidens abfolutü y. n6 fis
«qualitas, (1 gp .n. e(iet maxime quantitas; at quauzus a fübflantia pc» 3pfum
non di» Stinguitur.Scd.quia hos cius principrü cit faifi imum cx dictis.cua
ft.praecd. idc€x hoc ipíó fatisrcte litur cius definitio. -Hurtad.difp. 14M
etfece1. definit, 9 fit accidens ab[olutum à quátiiate diftinélu ficat Arif. explicat
mater iam prie &am;d non eft quid,nec quale, ncc quá- Sum 7. Mict. &
per ncgationemaliorum.Scd (ané, (i aliam no habcbat Hu. dfi nitionem de
qualitate prodeadam, nó c (t €ur ita irriderct loc. cit. definitioné qua-
litatis ab Arii. allatamsquia re «cra Anf. definitio plos expl im ifta, illa.
Re um pacflcdum Socuniflau eae. ' Difp. V11. De Pradicamentisin partic.
plicat,quid (it qualitas,fed ifta fignificat. quid non fit,licét igitur hec
definitio có« petat omni, & foli qualitatijadhuc tamen nimis obícura,&
confuía e(t,quia nó exe plicat; quid fit illud , per qualitasà. quantitate
diftinguitur , & ceteris pradi- camentis, ncc per cam formatur conces ptus
diftin&us ipfius qualitatis ; immo in bunc modum facile foret co«tera quoqj
predicamenta definire f. cp quantitas eít accidens ablolutü à qualitate
diftinctü , &c. Et falíam eft Arift. 7. Met. materiam definijtle per
(implicem negationem, ta- lem .n- modü definiendí vclut imperfe- &i(Iimà
fpernit 1. Top. c.4. quinimó-ad- dit afficmationem , per quam explicatüt
potentialicas materiz ,qua elt differentia rllus conititutiua,vt 1ibie(l videre
.. 10$ Suarez dilp.42.Mcet.fcct.i. defis —— nit,9 fit accidens ab[olutum
ordinatuns ad coplendam perfe&ionem fubflantia. tám inagendo, quam in
exifle. definitionem ibi fusé declarat , & acriter impugnant Complut.cit.
Sed breuter re fcliitur , quia falfumj ctt qualitatem cóplementum fübftaniig
incxiftédo,& im agendo ,nam complementum fubftantia in cxiftendo eft Bé rti
(5s ea fiintelhgat dc complemento inaliquo eite E91 ca efi adhuc qualias bcne
dicitur cemplementum fubitantig , quia: etiam cartera accidentia hoc modo come
plent(ubftantiam , in aliquo.f. effe acci denrali . Ncc
etiam, bene dicitur compie-- mentü in agendo, quia (ubflantia eft ime mediaté
actiua, etiam antecedenter ad qualitates. ; tum etiam quia plurima (unt -
qualitates, qua actiux non (unc. - Blanc.dilpe 12. (c&. a.definit , qnod
Git accidens ab[olutum ordinatum ad perfi- cien dam fubflamiiam ep videtur
tump(üf- fe ex Suarez cit, qui bigoificar qualitareay efie à natura inftitutam
vt fivornamencü. fub(tantiz . Sed hzc definitio comperi alijs accidentibus;qua
fuo modo: Ínbic&ta perficiunt , nec comuenit omn& qualitati , quia ncc
calor eít aquzin cífe naturali, nec vitium volun« tatis in efie morali.
INecreipondere iue -uat, ita intelligi dcbere , vt omms qualie agit peiiecuo
sel peto fubie&ri,cui ef Cone períectio. Quafi. IT. Quid fit qualitas
eMni-L. .— 603. €onnaturalis,non aliorum vnde calor jli- «ét non perficiat
aquam , perficit camco jgnem .Nam contra eft quod calor,ncdü re(pc&tu ignis
habet rationem qualitatis, fcd & refpc&tu aqua,quà t non perficit ; nec
explicari poteft , qüo habitus viticti fint ornameniü,& perfe&tio
voluntatis. 106 Auería q. 20. fec. 1. poft logü di- fcursü fa&ü per plures
gradus efscuialcs, ibus qualitas ab alijs pradicamentis ftingukur, tandem
colligiteius defini- tionem hoc modo , efl forma accidenta- dis conueniens [nbietto
fecundum certá al iquam denominatienem , C indiuifi- biliter. Scd facile
reijcitur ;1ü quiaalia quoquc accidentia certam quandam. de- nominationem
fuübie&o prabent : tom m e(ló non pertineat ad qualitaié red- €
lubie&tii fuum diui (ibile s, vt fpeétac ad quantizaté, ,non adhuc
rc&té dicitur có uenire illi indiuifibilitet , hoc .n. dici pót duinraxat
de accidentibus (piritualibus. /[ Complat.cum ceteris Thomifts dcfi- niunt cüm
D. Thom. br 28.art. 2,quod qu atas eft difpofitio: fubflantis,(cu ac- e«deus.
difpefitiwum fubftantia , & cum codcm p.2 q. 49 art.2. quod cft accidens
modificatiuum s[inà determinatiui fdb- flanti& , quas é« finit.oncs aiunt
comcide re. Scd certé ifle dcfin.ioncs non cxpli- cant , qua fit ifia ratio d
fpofirionis pro- pria qualiiat! d d. fferenuá aliorum acci- dentiü.neq5 d
deicrminatioré afleiat pe- culiarcm ikandi, q illi fuo modo non affctan: c aec
ra quoq; accidentia. Muliis explicare conantur Cimj lut. cit. quaná fit illa
dilpofirio , que cft peculiaris cfiee &us qualitatis. Scd quando etià totà
do- € riná;quà ibi dc hoc fusé wadür, admit- teremus , adhuc prafatas
definitiones nó recipcremus, quia ex vi illarü definition non datur intelligi
quid fit talis difpofi . tio)» quod fieri deberet y vt effent exacta duliuonss
; imó dzfinitio jpía ab Arift. longé melius rcm explicat , ait n, jtà de-
terminare (ubítanuá , vt per eam dica:ür qualis,vnde cp amplius dicit , quà D.
1h. 1c7 Alij aemü dcfin.üt, quod fitacci- dens abjoluiii conjéquens formam;hcut
éconciá quátitas dici folet] accidcs coníc- qwens matcriá , Scd coicr rcicitur,
tum quia inueniuntur qualitates etiam in fub- ftant;js (piritualibus , in
quibus a olla eft forma partis; tam quia idcó quan ti tas di- citur fcqui
copofitü tóne mater , quali tàs vcro rationc forma. 5th. quaadam asc- comodationcm
, quatenus quantit as. cft folum ratio patiendi , qualitas ver à fre- queniius
cit racio agendi ,in quo quanti- ras imitatur n3xuram materiz,q uz eft ra dix
omnis paífionis, & qualitas natürans forma, que cft radix omnis act ionis,
vt explicat Sco:.4.d. 12. q.2. (ub C, (ed
cer* uim eft non omnes qualitates. eífe a&i- uas , ergo in bocfenfü nequic
omnis qua- litas dict accidens confequens formam . » Quid sgitur in tanta
varietate rcfolue- mus? breniter dicimus , qp ticat quaft. praced. dicebamus,
bené pcr radice im- penetrabilitatis infinuari rónem forma- lem quaatitatis, có
quia ymucr(aliter lo^ quendo folemus per propriam paffione preiertim primam ,
& proximam rerum differenuas circumícribete, quz nos vt plurimom latent ;
fic in propotito apuor via ad qualitatis
cífentia.indagandáerit,primam,&pcoximáciusadinucnireaffe&ioncm,&
indé arguere. principii cius exigitiuutm ellc efíentiam ipfam qualita- tis;
talis aut proprietas cft fuf cipere ma- gis, & minus,leu intendi, & remitti
«n. affeciio foliconuenit qualitatiy vt po- ftca dicemus , conucnit omni , quia
nulla cit,quz fit incapax inteofionis& remií- fionis,& conuenit séper;
ficuc igitur quis utas dcfinicbitur inordine ad partes ex- tenfionis , &
omncs teré in hoc couenie- bant , l.cét diuer mode ;llas partes exten 1juas cx
plicarent » lic in propofito qüali- tas crit definienda per ordinem ad paiteg
intenuonis, quz Íolét dici gradus, & ficut ctfcétus formalis quanutaus eiat
afferre (übic&o pluralitatem partiam cxtéüua- rum , ficin propoluo ecu
formalis - or qualitatis erit afferre. fubicéto. pluralitas tem partium
intenfiuarü , Ec certe miri cit,cur omaes acquicfcat dcfiditiom qu& |
utatis dauz per pluralitatem part tcnionis , nec polkea videant cade i cilitatc
joie ac debere explicat; effen- uam qualitatis. per pluralitatem paruum
intentionis » A&à à ac ium ere Maneatigiur qulitarcelle — , —LABELALAS
dduala dish A . » 604 aecidens abfolutum, ratione cuius [ubie Bum qualific atum
pótintendt, & vemit ti;(ic .n.bené diftinguitur qualitas à quo- €tin3; alio
accidente, & cius formalis ef- fc&us dift 'n&ius defi gnatur, quàm
abfo luté dicendo, quod fit forma, à qua de- nomtinamur quales. Scd hanc noft:à
qualitatis deícriptio- ncm 'mpugparunt poflcà Poncius , & Ouvicdus,illc
quidem difp. 16. Log.q.1. n.8. impugnat primó,quia quani qua- Jiras non etlet.
intenfibilá aut remiffibi- Tis ; adhuc baberet rationem qual tatis. Deindé
, quia non quel. bet qualitas cft ánténüibilis,nam certe vna intelle o nu- mero
non poteft intendi , aut remit. Tandem quia effe inten(ibile, & remiffi-
bile non magis conuenit qualitati , ran- uam proprietas , quam haberc contra-
fium , crgo tam bcné poflet defcribi cfle accidens ábtolutum habens contrariü ;
q accidens ab(olutum intenfibile, ac fei fibile . Hinc pofteà faam profertdefini-
tioncm quod qualitas optime explicatur effe occidens abfolutum penetrabile ,
nmonqudem illa Ponc j,quod qualitas fit uia hzc de(criptio omni, & foli
qualita- ti conuenit , & cuadit difficultates aliorü modorum dicendi ;
dicitur accidens ,vt diftinguatur à fübitantia, dicitur abfolu- tum, WE ng à
relationibus ; dici- tur penetrabile , feü compatibile cx fe €um alijs rébus in
codem loco, vt di(tin- guatür à quantitate. Ouuied. autem con- trou. 8. Met.
pun&. 1. candem noftrá dc- finiionem impugnat ex. potentijs vitali- bus,
qua lunt qualitates, abe nó funt iintenfionis capaces,quod & quamplures T
ri de charactere affirmát, & tan- aullus Fhilofophus , vel Thcologus ncgát
po(libilem e(le qualitatem nonin- ten(ibilem. Dcindé fündamentü eucrtit nofüz
deícriptionis , cum probatur ex patitate extenfionis in quantitate , negat .
«nim eodem modo competere exteníios.... re intendi pofle in cói fent£tia
éapiewita c"? mem quantitati , quo compctit mten io qualitáti fi effentia
quantitatis imexigc- tia cxtenfionis cofti - Deniq; & ip- fe (uam
dcfinitionem affi gnat qualitatem effe accidens, quod fecundi rationé fu- |
predicaméti tantüm fequitur sühalitaté perfeiam , & per a&ualita- € ^ L
Dify- II. De "Predicamentis in partic. tem perfe&am inielligit id ,
quo vltimo conft:taitur totü Lib taotiale, cy in coro cópofito eft forma,&
in toro Iinpliciyt Angelo, c(t cadcnnunet zotius (uoftinua- ; Jis iipartibilis
enccas; hocaocé probat - qu nulla qualizas (e«quicar materiam, cd; fit potus
indifferens ad ómacs , ied (e a»: per infequanac foraiam , qua eft perfe- €
actualizas ; neq; allata defcriptio po« teft alteri aécidenui à. qualitate
diuer(o competere,nam relatio,prz fentia, actio, ; E »4ffio, zqué materiam,
& formam, füb- : 1 antiam, & accidens fequunrur ; quod 6. pra:entia
forma aliudaé modal ill;us ac €idens canc üm potfcc (equ: fotmàm, qua eft
perfcéta aérualicas, hoc non illi cópe-; tet cx przdicato generico , (cü
fuperiori. pra dicamenti , fed ex prz dicato [pecifi- €o .(: quia eft ralis
przztentia , talis duras . tio,ve] relatio; qualiras autem e precisó. PE uod
fit qualitas , quacunq; alia fpeciali « diffecéndi feclufa feniper fequicur
pere: . Mer T ^» Ds fcctam a&tualitatem, |. Itt& ramcn dcfinitiones non
placent, : accidens abíolutü penetrabile, quia. differentia tangitur in eajqua
tic propria, & adaquata qualitati,nam ratio abloloti competit quantitati ,
& ratio penetrabi- : 1 litatis cópetit fub(tantize, vnde illa defiai- uo
dcícndi non poteft , nili aiferédo ipc- cics conftitui P mbinationc,&c
vnioncm plurium dif iar inadz qua tarum ; quod foprà refuratum cft dilp. 6. |
q.4.nüu. 46. Tumquia tota illa definitio competit cX inticgro pan&o de
generc rra 1 bd quantitatis , nam illud eft accidens abio* - Mo lutum,vtomnces
facentur indiuilibilia ad- mittétes,& elt peneit. bile cá alijs rcbus
incodé loco;quia eft ex omni patte indi- uiübile. Tíquia gradü albedinis,vel
ca- Y loris poffe cü alio gradu co, rari in 'eadé parte
fobiecti,cftalbediné,vel calo- ü inten(joné per gcraduü pluralica- té;ergo
qualitaté eife accidens abíoiutum penetcabile in hoc fcnlueft eíleaccidens
intenfibile,vndé fic intellecta iila defcri- ptio coincideret cü noftra , quam
Pon ciusinficiatur ,. Tum quia illa dfia4:0 dependet ex eo, quod cít
incóroueria, — — Queft; IT. "Quid fit qualitas. crt. 1. y agg realiter
diftinguatur à füb. ntia , & qualitate , quo («mcl negato cotruit : Neq;
raciones, quibus noftram imp ; funt vilius.
moment:namad1,dicitur,quodfappolitointendit&re- miti efe paffionem primam,
& adzqua- tam qualitatis , licet ex deitru&tione ta- Iis paífion:s non
(cquatur intrinfecé , & à priori deftrar rationem qualitatis , de- fttuitur
tamen à pofteriori,co modo quo dicitur fubic&uc deltrui ex deftructio- nc
paf(fioniscum eo realiter identificare. Ad 1. negatur affunptum, vt infrà pate-
bit art. 4. 0.126. cuius probatio (i effi cax foret, probaret pariter nullum
accidens idem numero pofle intendi, & remitti , quia addendo, vel
detrahendo gradus,va- ritur aliquo. pacto identitas numeralis eius im racione
totius integralis : poteft ergo eadem numero intelic&io intendi, &
remitti inco fen(u, quo id explicari . folet inalijs accidentibus, vt dicemus
in lib. de Generat. & Corr. Ad 3. negatur rurfus afamptum , vt enim patebit
cx in- ftà dicendis art. 4« magis propria, & ade- quata paffio qualitatis
eft fo(cipere ma- is, & minus , quam habere contrarium y idcó aptius per
eam poteft. effentia o qualitatis indigitari ; & circumfcribi. At neq;
defrnitio qualiratis, quam co- gitauit Ouuied.cft (acis idonea, nec enim €mni
qualitati conuenit , nec foli : non quidem omni , quia non comprehendit nifi
qualitates fübie&ns connacuraliter de bitas;non vctó quz violenter,vel
neutra- Jiter eis conueniunt , calor enim reperitur fraqua , & albedo in
pariete , ncc tamen fcquantur a&ualitatem períeétam illo- rum ; multz
etiamq nüeniunc - emibusincompleus , vt anima leparatz » & corpor: pro
altera patte cópofiti, qua: tamen noa funt in vltima a&tuaiitate;ace étiam
conuenit foli qualiraci illa delcri- fio, non eim minus actio dicitur for mam
infequi, quam qualitas , & hoc qui- | ex ratione generica actionis, non
autem (peciali,nam forma dicitur effe ra- dix omnisa&ionis, qua talis
cfly& a&io proprié dida nequaquam ma«ctiz con- uenire. 1 , cum eius
proprium tit pa» ti; [ed à toto generc auribuitur forma « * o Logicae ,69$
Dc:ndé impugnatio, quanvindacic con- , tr2 noftram definitionem ,. ex porentijs
vitalibus aninvz nulla eft quia faifiim c(t potenti^s animz effe
qualicates.eius ('ib- ftantiz fuperadditas, cum potius fint fa- cultatcscidem
confüb(tantiales , ac rea» liter identificata ; de chara&etc quid (it,
dicendum apparebit moxart. 3.nu. 119. Deniq. gratis negat effentiam qualitatis.
bené explicari per exigentiam intenfio- nis , quemadmodum cífentia quantitatis:
per exigentiam extenfionis folet cxpli- Cati, fi femel concedatur intenfionem,
& remiffionem qualitaci cenuenirc , vt pro- priam, & adarquatam cius
pa(Tion , quia. vniuerfaliter loquendo bené (olemus per propriam pa(fioncm
przíertim primam & proximam rcerüm differentias circume feribere.
ARTICVLVYS II. Explicantur quatuor combinationes, ip quas diuiditur qualitas.
108 Inifit Arift.inhocprzdicamequalitateminquataor claffes, Íeit combinationes,
primo in habitum, & difpo(iGoncm, fecundo in naturalem po- tentiam, &
impprcntiam tertió in paf- fione, &
paffibilem qualitatem ; quart in formam,& figüram,quas pcr i explicuimus t.
p.Inft, & quidem mirum eft, quanta fik Anctorum varictas in his cla(fibus
afiignandis, & declarandis, cum tamenres non (it magni momenti, quia Arift.
ipfc , poftquam ip(as enumerauits fatetur intexta non effe enumerationem
proríus exa&am Nosigitur maiori, qua poterit fieri breuitate, ré explicabi
prout magis confonam; videbitur verita- tati, € Arift. intencioni , non
curantes diftin&te referre Auctorum placita. — . Prima qualitatum claffis
cft Habitus s & Dilpoütio,& per habitum A ard vniuer(aliser omnis
qualitas fubic& fponensad operandum vcl patiendum, ab extrinfeco ei
proucniés, qua t ab co fig, mobilis diflicuker ü.j;ideuc- - niat , & per
diípofitioncm omnis fimili- tcr qualitas ab excrinfceo. prooepicnsy&
fubic&um ad operádum, vcl patiendum dilponens ; qua tamenab co fit facilite
i Aaa - j we "kl ^ — » €o6 ,
Dipfut.VIl. De Pradicam.in partic... mobilis ,jvndecunq; hoc tit; &
ideb mein bta huius comb:nationisnon diftinguun- tur effcnrialitery fed tant
accidemalitery & qualitas có;s vrciq; membro, & primae - huiusclatfis
cótticiua eft qualitas pro- ucniens (obiecto ab extrin(eco , & illud
ordinans ,ac pte parans ad ageridum , vel pátiendum,& non tantum ad fic
agendi, vc! patiendum j fed ctiam ad (impliciter agendum, vel pattendum «
Colligitur ex Scoto q. 36. predicam.$. ad
1.9. & in 2. d.3. q.10. $. 4d qua (tionem, & cft Ta- iar. lo.de Mag.
Ant. And. Mir. Orbcl.& aliorum Scorft. in hoc pra dicam. Pro- bantur, &
explicantur fingula ; in primis .n. pon lolurh qmaliratesqua ordinantur ad
sgcndü (cd ét, quz ad y atiendum, m hac clatle recenfentur ab A ciít; lilc.n.po
nit: ritudinem, qoz plane non difponit fifbicétum ad agendum, [cd potius ad pa-
ticndum; crgo malé fcntiunt , qui folam qnalitatcrm ad opctand difponentem di.
«unt hanc ptimam claficim conftituere « Secundo in hacclatie reponit tantü qua.
Kitates aduécitias;& ab extrinfeco proue- niétcs,vt bené Simpl.&
Albert.norarüt, nO a(t innatas , & ex naturali cóf itutio. ne [ubic&o
dcbitas;quia ift ad 2.cla(se pétrtinecti& td manifcfté conflat ex cxé- pli$
ab iplo Arift. addu&is de fcicpua ; & victore, calidirate.&
frigiditate in. ho- fninc;fariitate,& a gritudine ergo fallun- tüf , qui
qualitates 1nnatas ad agendum; $cl patiendum difponentes in hac clafíe
yeponünr. Tertio bicicponuntur,rófo- lá quaitaic ua ab cxtrinfeco pro«
tcnientes ibie&to conf.runt fic agerc.i« faciliter agis, vel minus, et fort
omncs hibitus, (al i fiaturaliter acqeifiti , fed — küiamy quse danr
fimpl.citet agerc , vt cft alor in aqua , quse dar ci poffe fimplici. «er
calcfacere , & fpecies in intelicctu y &ui licét a&tiurtatem non
conferacin ordi né uo , (ecuim camen timpliciter concur- fit ad intcllcétionem
cfliciendam «i ha- bitus (upcinaioralcsiuxtà cómuniorem, nontfolom potcttiatn
1Odant ad: opcrane .. xum (td ilh: confcrunt potie Gmplicicer an
(upétnaturaliter érzo malé feu; titmitqui dicunt liinc cpi oam fpeciei ef
feillarear jualicituyquie (uppouéces po» tentiam, illi velut coadiutantes
foperad-- duntur ad operandum , nam neq. calor in aqua fupponit poteatiam ad
calcfacien. dumynec habitus füpernaturalis in anima potentiam ad
(upernaturaliter operaodá . nii forté obedientialem. Qasrto tandé y quia Atift.
habitumhic appellat qualitas tem (ubic&o firmiter adherentem:id n. datuc
inxelligiex vi ipfius ominis, 9 di- cit petícétam pofle(hionem,& radicatio-
nem y fiué hzc radicatio proueniat ex . a&uü frequcnitatione , vt eft dc
habitibus. acquifitis fué diuturnitate temporis » yt cfi de febri, que
lonigiori tépore fic ethi- ca , fiué ex peculiari rone (übic&ti , quod cít
alicuius qualitatis tenax , vt cft de (pe- cie intelligibili iníntelle&u y
róne cuius permanéttz cócedit Doctor in 2.loc.cit« poffe habitum appellari , vt
hic de habitu loquitar Arift. Ec per di(pofitionem. €. «ontra intelligit
qualitatem: ab es aci: mobilem, vndecuaq; hoc prouenit, fiué | ex defe&u
ftrequentationi , fiue : cx brcuitate temporis y vt febris cita trá-. fiens ,
fiué quia fub:ectum nom fic illius: tcnax,vt eft de fpeciebus fcnfibilibus
(en-, fuum prafcctim extérmocum; fiue exalio. capite hinc manifc(ià deducitur
membra huius cóbinationis um accidentaliter di^ fingui ; nam inltoc enu cadem
qualitas in vro fübiecto dicitur; inalio difpotitio ; imo t - bitus,modà di
pori É.quas, litatem iilam , quarerat difpofitio , (i ia fubie&to
valdeinuslefcat, dici habitam; fcientiam in tyronibus di/po(iuioné vo« catquz
in eidem proue&us fic hibicuss. 109 Ex hoc facile tefcllituc communis
loquédi modus Thomtt. «x D. Tho. p.2« q-4g«att. j cicligdautrum inne. ciem
qualitaus per difponere beac y vcl malé (ubicétum, vt eti videre and QA plut
difp.t $3 Nam vel ince de difpolitioüe bona , vcl mala moraliter, & Hoc
niap., aai«quía tonc ad. liinc pecie fpcétarent tolain hibitus iorales,no au»
tem incelle&tuales; rüni quia ciam 1n ge nere mori$ dari poicft babitus
indi rens ncc bené , nec malé (ub»ectuai di« (poucnt-ex Scoto 4. d« 6: 4- 19...
Vel. p«r ocac ,& male (ubiectuui difpouerm 1 ; ; incl Ld pecié a Mts F
Quaft III. De fpeciebas qualitatis . cur. 17. dntellisuntidé , «quod. conuen
enter , vcl diícoaucnieoter ad nacuram fubie&i ilud allicere, namfcientía ,
& virtus conue mencer d;íponaat intclledtom , & volan- tiicim, ercóry
& sirium diconucnicnter , calor conuenicnter d (ponit ig0em, d:ícó
ucnienter aquam; Ecncque id benc dici- tur,quia hoc non tantum huicfpeciei có-
uenit fed eciam ceteris, vnde datur poten tianaiuralis bene, vcl malé difponens
fübicctum,nam falubritas bene difponit, infalubritas malé , tic etià. 10 tercia
fpecie quzdam qualitates bene fenfum afficiunt, quzdam male , imó hoc conuenit
omni forma informanti fübie&um iuxta incli- mationem faz naturz , vel
contta illà , ita «quod nequit affignariratio,cur hoc mu- nus bcne, vel aialé
afficiendi lubiectü ma gis qualitatibus peimz fpeciei conueniat, quàm careris .
Hinc ctiá rcfellitur com- anunis loqucndi modus co mex D. "Th.cit;art2.ad
3.effenualiter, & (pecifi- x diftinguentià babixà , & difpolitioné ,
quia habitum accipiunt. pro: qualitate ex m—- fua diticuker mmn na: icut
eftícientia quia fpeciem fumic ab obie&o ncccario, à caníanecctla- ria
producitur f. demonftratione, idco "firmiteibarcec in intellectu eiiam
vnico a&uacqat(ra ob ncccilitatem, S euiden- tiam cáuíz; difpoiitionem veró
accipiupt pro qualizate ex (ua natura leuiter: haié- te in [ubicéto,iicur eit
opinio, qui quia fpeciem (amit ab obiecto conungena, & hibet pro: caufa
argum. ntum probabile folum;:dcó facile potett ab intcllcéta di- ucili .
Quamu;s. n. f(umendo 10 hoc fenfa habitum , &-dpo(itionem cffentialicer
& (pecificé anter fe diftinguantur , vt pa- 'tets tamen fumendo hibirum ,. &
difpo- fit;onem pro qualttate quacunquz. ratio- ne mobilier , vclimmobiiiret
inharente Tübiccto, Lue 1d fic cx natura (ua, buc.» ^fubiceti , Guc cx parce
tcmporis aui fre- quentatione acum , vt (unit Ariit, pla- né inhoc feníu
accidentaliter tanium di- ues ca ur ex ers e ms vara io uis , &
dilpofiuonis Mes iara Tatar. cit. : 110Sccunda qualitacum cla(fis e(t na-
turalis povcatia; óc impocentia , vbi vc 607 notant Do&ot q.36.cit. $. .4 1
tertiam qusflionem, & Scotia (apraci.pot-n- tia,& impotenua
famunturfandamceo:a- liter pro qualitacibus ablolutisnats £an- darc relationes
potentie, &. impotcatiar, & pro facultatib:s (abie&to innat;s ;
e'q; ex fua maurali
conftitutionedebitis,pccquodexcludunturfpeciesAngelicazeft,n.fiutAngeiiscógeniteabiniaocreationiseorum:adbuctamenpertineatadprimamqaalitacis[peciem,quianonetanzcisdcbiteexnaturalieorumconftitutione,vthicnatatQ:bcl,Etpertfacukaaesianatashuiusfpecici,nonfolumin»telligiatur.qualitatesillae,quafübienaturaliterdbitz,&&congsnitecoriillicagere,facilitec.ivcldiflicolter»verumetiam,quzdaotfimpliciteragere;vtcalor1aignesfrigusinagaajgraeuitasingrauiylegitasinIci,calor.n,e(tpotenciacalcfadtiugigais,fcigasique&c.cumhoctamend;(crimine,vtinotaeuimus1;p»Init:cumDoctor:2.di16sqvn..P.&Scocdittisomnibusiohocpradi€ain.quodnóoinesfacultates
innate, Sc Anitura dat ad (impliciter agendum.as hic ccponuntur ,q«ia ncc
potéuz anime, nec paíliones propriz ad: hoc fpcctanz pradicams fed rani ü
yirtutesaCtiuz, jud a (uis (ubsectisTuot ccabrcr di (Linde sha* bilitates vero
, vcl inhabilitates naturales ad ytendüm butulmodi ficultatibus à na- turca
datis, liue realiter à [ubiedtis di(tin- éris fiue ydenuficaris, pectant io
vniuer fumad hanc [peciem 5 i ic explicandi (unt Sotus, i Scociltz, cum
inquiuot im hac fecunda (pecie collocari tantum. fa cilitates,&
difficultates natucalesad vtea dum facultatibus inpais , no autem iplag-
natiuas racultaccs; per hoc.n. volunt taa- tum fignificare folas praedictas
babilita- tess& imbabilicates vcedi f£ coliacbus. ia- nius vojuec(alier in
hic fpecie reponi; s non autem volüt excludere omncs proce - fus
ficultarcsipnatas d natara ditas ad fimpliciter agendua fed ilias vani, uge «um
(ubicétis realiter idenificantur , & 4n hoc Jcniu.a9s quoque locuti fumus
1. p-Init.irac. 1.c.6.(ecuti co.nusé lo quen- di nioduin *5couftarum. Ex quo
conttat. k.lli cos, qui dicunt hanc (ceundam (gge ^ Aaà 4. ciem "d $o$
Difp. V1. De Predicantentisin partic. ^ £ie m cíle tantum earom qualitatum; quz
— Amic.trac. 16.difp.3.q. 3. dub.g« per fe primó date funt ad fimpliciter ope
fandum,vt Suarez d fp.z.lcc. 4«— 111. Per naturale iguur potet intel- ligirur
qualitas innata , qua fimpliciter, cl facile fubie&tum ea praeditum agit
vel refiflit contrario ; per mataralem ve- rÓ impotentiam vtique non incelligicuc
dcfe&tus,& priuatio potentias tic. n. qua- litas non£oret » vt-docct
Doétor loc. cit. án przdicam. in fol.ad 2. quztt. 3-(ed vt ait Do&or
ibidem, fignificat modü qua. lita'is,fecandum quod ila ett principium
difficulter agendi, vel faciliter patiendi, vndc non tantum fumi d.bet pro
facul- tate debili& imbeciili agendi, & retifté- di, vt pa(Iim Ex,
ofitorcs accipiunt, fcd ttiam pro qual;tate pofitiué rerardaate, &
impediente fubicctum ab a&ione , vcl efi (tentia, neque hoc cít alienum ab
A- tiit wt aiunt quamplures, przíertim Sua- tez dilp.4 1. Met.íec.g yxe
rietelatie cu- dus affert cxemplü non conf.rt vllo mo- do (ubicéto
poientiam-refittendrconita €ijs,imó pottus formaliter oppoutdi prae fac ced
acnfübiectuméacile ad paucn- dum à contrariospariter moll;ties non cft potentia
retittendidiuilioni , nec perte- €» ncc mperée&ta , Icd porius eft quali -
tas reddens fubicétum facile poficiue, vt diuitionem patiatur. Hoc aucem
interctt ánterhos duos «/0dos acc picnd! ;natura- dem impotét &, quod ti
accipiatur primo todo.non diftin2uitur á naturali »oten- tía fpecificé, &
etl'entialiter, quia inhoc Afeníu (ignificat virrutem dobilem,& ia-
becillem ad egendum ,vel refi tendum , «bi natatalis potentia bgnilicar
virtutem »Salidam,& forie, vnde fic non dífierunt, mili ficut petfc&Ga
& imperfcéta poienria ántra cac dem fpeciem; atin fecundomo . do
fumaturynempe pro ate patiendi -aliqu;d facile,vel retardante-(ubicétü ab
,a& onc , vt n quibuídam c(t naturalis quadam 4«(idia , & inervia yel
votaliter Riskeoce ab aliqua actione,quo modo &oxius humor in oculo dicitur
naturalis ámpotentiaa1 videndüs fic-naturalis 4m- potcatia cíícntialiter ,
& fpccificéa na- — potentia differt, & impotentiam in bocíen(u cona
Suarez cuam admittit v SK xac *112. Tecaaqualicatü cla(fis e(t paffia, & patlbilisqualitas
, in cuius deligna- tione maior cft difficultas, qu: m in dua- busprzcedentibus
, (cd relictis alioruas placitis,Doétor q. 36. prdicam. cit. ad. 4: qua(t.
inquit , quódi(ta tertia fpecies cootlituitur per. comparationem quali» tatis
ad (üb:e&tum natum alterari fecun- dum eam velad se(um;cui infert pa(fio-
ncm, (i pramo modo de(tgnetur. hzc fpe» cies , tunc ad cam Ipe&tabunt
difpofirio- nes maicriam przparanics pro. receptios ne formz (abftantial;s, at
ti conftituacoe (ecix!o-modo, quod magis vider ad in- tcatiónem Ai itt.accedere
, tunc difpofis tiones imatcriam plz paràtes ad primam fpeciem redigi debent
quia diximus. ip^ (am conflit per qualitatem , non tanti di(poncatem fubicéótum
ad agendum , vt XOitcr putatur, (cd etiam ad patiendum &
recipiendü,detignanda igitur erit hac tertia (peciesad meniem Aritl- per ordi-
ncm «d (cofum, quatenus ov nis. qualitas buius tpeciei vel paílioneg cffic in
fen Áu wtontionalem , nam color vilum , fa- ' por guttum;fonus audi:um, calor,
& tri» gustaétum,odor olfad'ummoucnr,& at ficiupt, vnde.non ponuntur
qualitates a» €tiuz hic, ai(i in ordine ad actionem im- tcnuonalem , «cl quía
efficitur ex aliqua 5 lcu imtenuonali immutarione ipius fenfüs , vt ribedo ex
verecundia, €1 timore pallor, vcl quia tandem per (e ett paffio afficieos
animam , vt [unt 0me ncs /ffcdus qui appellátur pa (ones aps peus
fentitiui,irayamor,od:uas,&c. hz -n. paffionesad h nc (peciem percent , vt
lign/ficat Arilt. in extus & notat Do- &or quol.13.Cc. vbi etiam (ubdit
; non taniun pafliones appetitus (enliuui , fed etiam inicelle&iui ad hanc
[peciem pof- fc , ac debcreteduci , & quód Arift. hic mentioaem teci
expreísé de patlionibus corp ralibus , & hanc fpeciem defigoa- uit in o;
dine ad (cníum , quia iftz (unt - qualitates -huius (pecie. mamfeitiores »
Hinccollige Poncium hic dip. | 6.0.2. 4-20. 29 nec ad menicm Scoti,oec A-
rif.bené cittinguere qualitates hu:us gcc- ti& fpccicrà qualitaubus pruna,
& d ! ipi pape -- ntc alie Quieft. TIT. Be fpeciebus qualituit edi /699 dz,
qued ilia fom fcnfbilcs sétu externo, Tz autcemnon . Nam in bac ictcia(pecic
Ari(. ponit amorem,& odium;qua nós&t qualitates fepfibiles fenfu
externo , & 10 prima,& fecunda ponit calorem, & frigus (licet fub
diverfa rationc)quz tunt quali- tatcs lenfibiles fenfu externo . 113 Ex quoauté
capite, &.quo ps&o inter fe differant mébra huius combima- tionis,ait
Doé&tor 2.d. 13.9.vn.$ De feci do per paffibilé qualitatem intelligi »jsà
qualitatem fenfibilem, per paffionévció inteliigi fpeciem, fcu intentionem
ipáus qualitatis fenfibilis; qz expofitio , c(to vera fit , non tamen omninó ad
mentem Aci ft. ipfe namq; per paffibilem qualita- tem iniclligit Ham , qua
firmiter, & di fubie&o inbaret , (cu qua in fübic&to fe habct jer
modum permanenti , vt ruber prouen:cos ex ngturali complexr'onc, per | veró
illamyquae de facili tran» it , vt rubor idem cx. verecundia proces 'dens ,' ex
Quo conflat membra combina- tionis huiusron nifr accidentalitec dif. fcri e;
cum quia Aríftipte (rgnificat pat- 'fiorem in. paffibilem qualitatem. (ofie tiarfi
ey fi cx alquoace denti , aut alio medo im fubicéo perícueranter n anest; 'tü
qu'a vbi eft idem formalis cfleótus in fpecies ncn potlunt diueríge caulas 10
fpe- Cic aflignari , quod imsx:imé verü cft de "qualitatibus , nam qua
eundem ctfcétum ds alcai vatz iom caufare , cedé Ipecie qual tates (unt, fcd
calicer fe babent pal- fio , acpatfibiiis:ualiras ,rubedo .n. & ! mnt. 6ué
did permanesni:fiué citó cà fcant, zqualiter habcnr rubeum quid , vcl pallium
efficere, ac aenominare pro ié- €, quo fubicéto inbzrent , nimirü vel n effe
quieto , & permancnter,, vclin fie- ri, & tranícunter, qua de caufa ait
Arilt, verecündum potius dici debere ciubuii- 'fe;quà rubcum «cflcctum efie.
Neq, huic 'obitat, g denr aliqua qualitates ex. va- tura fua pcricucranies im
fobicáis , à aliz fuapte n.tura iranlcunic$,vt lun.en& o- nus in acre,
&cxbcccapiteábinuicedifferreetsetialicer,Sicut.n.inprimalpecieAritt.nonfümitbabr.amyaif,c(iueneproqualicatibusexnaturaiuamob;libus,«climmobiliousàiubicào;ted.proniafcuéproqualitatequomodocunq;mobili,vcl1n4mobikinfabicétoyitaInhzctertia(pcciepecpa(lionen,&pallib4cqualitatemintelíigicfenübilesqualitatesquacunq;citioncmcbiles,vcliemob:Icsà(übicéto,vtconítatexexemplis
ab iplo Atift. allacis 114. Quatta claffiseft forma, & fizu- fa,vbi per
formá nÓ intelligit cuid ab 1p- fa gura diftinctum, vcl bi quid dittinG
intell:git, hoc nequit eife ; niti accidenta.- liter diltinGum pet aliquod
nempé acci- d€s fieurz lupersdditum,q) figuram ipsa Rer arch vel deforme $ er
Bert. inquit figutam d:c?, qux afficit quantita- tem;,& forman dici
pulchrirudincm , vel deformits tem ; quem dicendi modü Suas rez amplcétitor
explicans. pulchritudi- ncm per concemitaatiam colorum ; vel erunt
accidentaliter di füin&ta ex diucrfi- tatc fubic&lorum, vt figura d:catur
in ar- tificialibus.forma in naturalibus, vcl figu ra. tribuatur
rebusinanimatir, forma aní matis iuxtà varios dicendi modosExpo- fivorom de
hacic.. Hoc vnam nobis (uf- ficia, 9 cmnes diftingoentes formam à figura,nó
nifi accidencaliter dift inguüt , vno excepto Auer(a, qui q. 20.[c&t.4. tot
qualitates ad harc fpeciem reducit fub membro forma , vt necctlarió agnofcere
debeat inier. ea diftin&tioné efkcntialein, ad fot mam fiquidem reducit
omnes quas litaies ncn opcrattuas, & non fenlibiles , & nominatimaétus
omncs v cales séfuü extcinorum;,qp fané on;ninó nouitaté fae pit abiq; vllo
jiocíus fü4dau;étoscü actus omncs vitulcs, tam exicini, d. ntecni ad primam ,
vel tertiam fpecicmcómod;us tcduci | offiat, vt dicciius ait. le. Cótinunur
autem bac quarta (pecieg qualitatis cx ordinc quem dicunt adipuie €cm , &
ctiam ii ordine ad locui partes ciuídeu corporis figura. n. di. jut modus sra
afficiens, quatenus x erio moe o tcrminatam , vade alia eis figura Cir»
cularis, alia angularis j quia (91065 hu us inuicem corparata alio i: odo c
babent fiualiter,q partes:llius; binc dicebamus 1. p» Inft. cum Oibel, poiic in
1€ figurata tria conbideratis ipfam 4; «m Baucoa.as yt lignum, 2« quanit«teun
€;u5 I ,vel uc 2 Sls Ne "TS TR "€16 3. tandem ipfammet terminatione,
vcl di- fpotitonem quantitatis, wt cft rectitudo, €oruiias,criangularo , &
hec eft, qc di- &ilolet forma, & f'gura hanc ;uattà (pe- /&tem cont
tiucas; Hnc ce&té ibrieus de- ducebamus cum Do&ore 4.d. 1.9.1.5. &
d. 12.4.4. 1. qualitatcs hu us quare (pe- €ici non cífe proprie
aualitatcs3;quod ét hic adnotant Tatar. Mayr. & alij Scoti- ftz cit.quia
pot us quid relacinü dicunt, figura .n. vltrà quantitatem ( ait
Doctorcit.)nondicit,nifirelationemtermino.Tumir.c'udcntiumpartesadfeinuicé;dicuntorramenqualitates,quia
habent mo- dum dcnominandi, vel przdicandi qua- - Jitatis, quitenus modo quodam
abfoluio puedicantor.non in nuante ordinem ad aliud,co.n. ipfo , gpiliquid
dicitur. fimi- Je,z quale, diucrium; &c. illico infinua- tur ordo ad ;liud
, «t dum aliquid dicitur rectum curaum,triangulatum, nullus cec 1e exprimitur
ordo ad aliud , qua. etiam de cala (an t;s , & zgriiudo , deformi- -£2a5,
& pulchritudó qualitates dicuntur ; quia neinpé modum przdicandi , &
de- nominandi: qualitatis habent, cum tamcn in (c cclationem y yz relationes
inpor- tent ,vc notat De&or quol. 1 8.T. 11$ Figura igitur proprié pertinct
ad rzdicamcatci Sus, vt hic aduertit Tat. iem tomé intelligendum eft dc figura
po- fuiué accepta ; quia fi priuatiué umatur , non dicit , nifi terminationem
quandam Amrinfccam magnitudinis, que ml. pofi- tiuum addit vltia illam: (cd
priuauoncm folum vlterioris exrentionis ,.quo.(en- * fü dc figura locutus.
videtur Auctor. (cx ] princip. dum ait, quod artifex facic figu- k ^
süincifionis nil addendo ; (cd pouus ic- P -moucndo , & in hoc feníu figura
non .di- * ftinguitur realiter à rc figataca,nec ab ea fcp»taripotefl, nec cft
in alio pradicam. - ab ca,ita notauit Tromb.7. Met. q.3. ad Jsprin. Sed adhuc
.de figura ponti. é ac : "wr -i Sagem ditlmguere, «uod yna cít f intrinícca
, q«a. funda in pofitione de * genere quanutais, & im ordine , qué ier-
dunt jnu;cem partcs intoto , alia. cxirine *feca , qua fundatur in pofitionc de
gc ne- ae lius, ia orduic, quem inuicem Ira. ho e "Difp, VII. De
Pradicamentis in panic. terminatam linealiter, vel fuper ficialiter:: gant
partesin loco,quz diftin&io tradi — V" -4 torà Tatar.z.Ehyf;q.1 dub.3.
& colig: - tur ex Scoto 4.d.10.). 1.6. Dico ergo, vhi. * vult corpus
Chr'ftiin Sacramento ,1-ét.— caieac figura fecundi genenss , idh ic ta-. - mcn
illam priorem retinercs4 »itenus c put non efl immediaié vnica cum pedes fed
mediantibas alijs partibus ;qur ordo parcium ;n toto videtar vcigque aliquam fi
guram conftituere , cum ergo. d.cimus figuram proprié. pertinere ad prz dicam.
Sius,lermo praefertim ett de figura pofi- tiua extrinfeca: hanc eandem
dittindtioné fgure hic etiam Recétores agaofcunt , mutatis tamen: terminis , nam ; gurà ex«
trinfecam vocant marhciaàaricam, tein ufecam veró appellant phyticam. Sed Di».
ces, Aritt, poft4uam poluit figurauá fi hac fpecie,remouet ftam deo(um,rarü, —
afperü ,& lene; vtpote pertinentia ad ge- nus (itus,fignum cuidens fizuram
de mé- -te Arilt.ad litum non fpe&tare; tum qu'a. - domus in vacuo figuram
retineret, vb. ui nullus adeffet locus , fcu fuperficies E biens.
Refp.Mavr.paffu 42. potius dirit- fe rarum ,& deníum ad jtgdicam. fitus -
fpe&are, quàm se&um , & curumm, quia. «- illa magis
cxpriimunt.& praeferunt pot. tiones de generc fitus,qua i(ta,vt fere ip. fa
nomina oftendunt , vnde figurze magis fi gnificantur per age mea cu mus veró in
vacuo; vel haberet folam fi- gutam jnrrinfecam , vel e tam exrriníe- .cam in
ordine ad [patium imaginar um ; vidcatur Tar.loc. cit.przfíctcm 1. Phyf. 116 Quaics,an figura (it modus fo- lius
quantitatis , vel an ctiam connaeniat alijs-tebus inaterialibus? 1 homitlz ne»
gantes in fubftaotia, & abjs rebus mate- tialibus pluralitatem partium,
& omnem. . proríus | excenfionem. anreccdenter. ad. — quantitate. ,
confcquenrer dicunt figu- rà cifeioodü folasquantitatis. Scoc tta: vccÓ,qui
plaralitate'n partum ,acetiam.——— otdincun earum ad. nuicem agnofcuot ia
fubilantia materiali aateccdérer ad quas —— Aateq.aliquam «quoque er
&isuram coa» * cedere ienentu: , alum inirinlccam, cx «ocnim
inquaecratercía)at figurass, ——— quia partcs quantitatis fünr exten(e , ore
dina, & proprijs teziniais terminar y -
cx1ex:LInwCNENCSv2eXtonamquedefiniturfiguraqualitasyvelrelatiorefültapseXterminatione,»partiumquantitatis,ergohetiamparteslabftantiz:materialis,cuiuslibetalteriusaccidentismaterialishabentquantitatefecla(aordinationem,extenfionem,&teriminacionempropriamyplanéexillisiliquateíultabitfigura,&Gcnobifctmdefendic.
Blanc. difp. 12. fedt. 9. & tenet Amic. q. f. dub. 4.19. vlterius
fubftantia marcriali tribuit. etiam citrá quahtitatem figaram cxcrinfecam ,
quia etia nobrfcum concedit effe capacem rhodi fitus citrà uantrtatem j quare
coa- cludit figuram , quocumque modo fuma» tur;conuenire cuicunque rei
mátcriali , & don foli quantitati , Verum quia com- mufiitet dicitar figara
modus quantita- tís,imo inter affe&iones eius cónumera- tuc, vt vidimus q.
przced. dicendum eft , quod licéc figura iricrinifeca poffit, & de- bcat
cuicírque rei materiali conuenire ob tationem allatà pro Scotittis; figura came
exttinfeca poni debet modas quantitatis propfius, & racio eft quia licet
(ubftátia materialis poffit effe in loco diuiüibili- tet (eclu(aqnan:itate ,
atque ideo funda- re in (üis partibus pofitionem de gencre. fitüsadliuc tamen
partes illa: poffunt 1n- uicem rararaliter pererratí yat fi zuratio exirin(écz,
& fitualis impenetrauionem: | uya ncceffarió poftulat, & in ea fun.
aur, faa .n. tali penetratione coufar- duntur, & cotmi(centur partes
innicem juanium ad locum;atque ideó figura /li - (uat '& cxtriníeca
cuane(cit folaiatrin- feca cemanente,quia ex commixtione | 5» & contu(ione
partiü in loco non deftrui tur ordo earum inter (e; at vbi et quan- titas, ibi
necetlarló reperitur impeactra- tiopartium , nec naturaliter poteít oppo- fina
euenire, atque ideo tacurali necef- fitate ad ipíam quantitatem fequicur fi-
güta extrinfcca ; qua nece(fitate not fe- quituf ad altas res materiales ;
rationa- bilitet ergo dicemus figuram extrinfe- cam «iE propram quant;tatis
cali mo- do,vt do cetens rebus mate- rialibus cóGueire nequeat » | 2o anis ou s
- "ac "» jJ " "UE e Quaft: LIT. De fpeciebus qualitatis.
eAp)1T-— 1T ARTICVLVS HL: "An prafata diuifío fit fuffciens ,cr ve- ré
generis in fpecies - n7 Voad primà& quaiti parté licet dicere poffemus nom
enumetaf fehic Arif: adamuffim omncs qtüalitatis fpecics,fed magis famofas, vt
ait Do&or .36.cit przdicam.in refol.q.6.qy amni - feíté infinuauit
Arift.ipfe,dum pott ex« plicarioné quartz (pecierait, C7 fortaf- $ V pirteae
alg apparét qualitatis modi , fed qui maxim dicuntur, [un: bistacaen quía
aliquatenus ampliando fpecies ab iplo afgnatas commodé omnes qualitas tes
reducuntat ad illas , diuifio prafata $ vclut idonca,& fufficiens eft
amplccten: da;ltoc autem probibimus , non quidem inquirendo fufficientiam
sliquaim, quas oftendatur neceffitas illius quatctoarij numcri , vt faciunt
quamplares , cum.n. illa diuifto non tit omnino exacta, & ab- foluta,nulla
talis affigaari potc(t, fed re«- cenfendo qualicates omnes, que aliquam
difficulratem videntur ingerere, & often- 6cndo omnts poffe aliquo modo
redu- ci ad vnam, vel alteram illarum fpecieci, - la prins afferri folet
dubitatio de pul« chritudine , ac deformitate, z2citudi ac fanitate,quz non
videntur reduci pof* fe ad aliquam illatitm quaraot (pecierü $ &
(i-dicatarad 4«educi, vt innait Do&. cit.quol. 18. Loppoaitur (t atim,q
quali« tates quati. fpeciei non füfcipiuat ma- gis, & minus, bene ramen
pulchram, :& deforme, zzgrum,& fanum, Varíasad hoc folutionesaffert
Amic.tra& 16.3. 5;art« 1,breuiter tamen dicendum eft illanon - cífe
iimplices catitates , fed aggregatazas potius ex dider(is , vt bene bic Burleus
adno:auit ,& tenent Fonfec:Suar.& alij y pulchritudo .n. eft quid
aggregatum ex colore , & debita eiembroram propor« - tione,zritudo, &
fanitas ex debita, vel: indebita humorum temperie, eotamen.a fenfu, quo dicuntur
quilitates, reduci de- bent ad 4.(pcciem jvc docec Doctor loc. étr, &
q.illa 36. prope finem, vbi ét füb« dit n0n negaiic Arift. ab omnibus«quali-
tatibus quaru (pecici faicipere magis , & minus, (ed a quibuídam -— me
athe. 612 Mathematicis ; poffant ctiam pertinere ad pr. mam fpeciem , vel
fecundam fani- ta5,& xc gritudo ,quarenus valide vel de- biliter di(ponunt
ad opera exerccada , zum in hoc fení(u Arift. ca rcceafuit ia. prima
fpccie,& ctiam in fccunda , iuxtà quod (alubritas , & infalubcitas fünt
ia- matz, vel acquifitar . 118 Sccüdo dubitatar de a&tibus intel
Ic&us,& volütatis,cü.n. huiu(inodi a&us. mon int opcratiui, vcl
caufatiui y fed. po- ziustermini actionum. potentiarum illa- rum,vt fusé probat
Doctor qol. 1 3. hac rationc nor vidcntur poffe reduci ad pri- mam, vel.
fecundam fpcciem,in quib.col- locari folent qualitates aliquam a&iui- tatcm
habentes ; ad tertiam licàc reduci : ac iret fenfitiui » non tamcn intel-
&iui,. quiere (pirituales. funt , genus autem tertz fpeciei eftqualicas
fenfibi- Ls,ad-quariam tandem coní(tat non. pof- fc rcduci Variasquoque
foludioncsre- fertad hoc Amic. cit. fed breuiter cum: Scor.quok 13. € c.
ducendum pofle com- modé reducradprimam, vel tertiam fpe- cicm, poffunt ad
primam-redaci fub di. fpatitione, licét .n- per ipfosnihil caufa- n poffit vt
per a&ionem prod.étiuam y ora ipfi non funt a& iones. productiuz d
terarni potius tal.um a&ionum;pof" funt es velat APYSax Quo y &
ra- topr endialiquid caufareynempe, » babita , hoc mem dicimus habitum. , nr
fcequétatie actibus, vt.cx rationi : prodecendi, vt notat Do&or 1.d.3- s. m
fine , pollunt etiam. commodius iuc reduci ad terram fpeciem fub. pat-
fdionc,vt diximus 1.p. Foft/i pracisé con- Aüdereniur , vt termintoperati per
actio- Rcs intellc&tiuas , & cune negandum cít qualitatem (cnfibilem
etfe adequatum genus illius verti a fpeciei, Aritt.veró de MNsraptum mentionem
feci(le velut ma- t fcftioribus ; quomodo autem intclli- gendus (ie Arift. dum
ro. Ethic. e. 5. nc- gat operationes virtutis e(le qualitates , explicat bene
Doctorloc.cit- ^ 319 Demücf di&ficulas dc qualitatib, fupernaturalibust
fant fides, (pos, cha- ; ditas , lumen gloriz ,charaéter ; qui por .
&juzdam Sacragienta impriwigut, dc pà Difs. VH. De Pradicameniris partic;
.. —À non videtur ad qaam iftarü. fpecierü re* duci debcát; imà nec videntur
pofle fub hoc przdicameoto reponi (i n. ex Ari(- 10. Met.tex.vlt.corruptibile
, & incorru« pribile differunt genere , tanro magis nas turalc, &
(upernaturale. Reip. Dot. 4.d. 6-q. 19. M. etia qualitates (upecnaturales |
oiao debere in hoc przdicamento repo- ni , quia illis veré conuenit ratio generica.
qualitatis neq; [apernaturalitas poc. eas. extrahere ab hoc prz dicam. , quia
natu- ralitas,& (upernaturalitas nó fant condi- tionés,nili per cóparationc
ad agens , ta- lis aüt cópatatio nó variat aliquid quan- tum ad effein generc,
quia responitur. in genere sr fuà propria quidditaté formae I&circüícripta
relatione ad.agens, dictum: veró Plulofophi explicat de genere phy- fico, vc
diximus q. 1. huius di(p. ar. 1. [A quidem qualitatü fapernaturalium maxi ma
pacs pertinent ad primamfpceciea, & xaeleriimenamerarz concinentur fab ha:
Le éode fides (pes, charitas, vocatur ha. , bitus theologici,ac ét ipfumlumen
glorie habitus-dici (olet ;Soliveftaliquadifficule — tas de Ci esAueríaloc.cit. reducit — ad 4.
Ípecié , quatenus eft figura quedam: fpiritualisanimá contingens , &
Chri(to cóGigurans,fed hoc reijcit Do&-ibid. ga nihil collocatur in gencre
per proprieta tes i ifta chacadte- cit i ris in anima , alioquin X ps-effet *
um gencre fü iae Edad tup petra,& fi
&tpofletípecicsintelligibilisinh«c(peciereponi,quiaconfizuratanimàiplrobiedocognito;AitergoDodhicharaéterponaturformaab(olutue(dehoc.n.eftihiproblemmicus)poteinfccüda(pecieFeponi,ariadoeNtentiaqnfupernaturalis;ve|mcliusinprimafubbabiru,quiaeftdedifficilémobilis»&cítaliquodododifpoürioradbeneagendum,falcimremota,&im»píedavtdeclaratfublit.P.eté&aliquomópraeuiadifpofitioinajaadgraciamigerónereceptiuiettformapriorfincquanórecipereturformapofteriorcxpactodiuino,obhzcigiturmuneraoptiméreduci.arimcna(pecié.»20Circaalteráquartiparce,ettfctéMMd2T"c6isopini»9MÀQuafi.LLL.dnhatdiifiofàfufetens,eer...61518generisinfpecies»itapa(fimThomifiz.Scousaütq.illa36.predicam.quáuis$.4domne:iflasmodumdoceatdefendendihanccommunemopin.;abíolutétaméinprzcedétbusdocet,ficut
i& in 4. loc. cit, N.nó effe reuera diuitionem gencrisin (jecies per
differentias, fed po tius per quofdam modos diuerfos,qui ei- dcm pror(us
qualitati cépetere potlunt , atquc ideó fentit effe porius diui(ionem
fübie&i io accidentia , & hecett cois o- 'pinio Scotift. in hoc
predicam. Tarar. o.de Mag. Otbcl. Rocc.
Ant. And .Ma- it. palT. 4 2. Fabri 5. Met.dilp. 16. Zerb.ib. q.1 $.&
aliorum in 4. d.6.q. 10. probatur aüt tü Arift.au&oritare;qui xradita qua-
litatis diuifione in has 4. combimationes, inquit jillos efle diuerfos modos
qualita. tis; tümrónc , quia nequit res vnius fpe- €ici cifential: ter tran(ire
ad aliam fpecie, fcc fimul fub pluribus fpeciebus effen- zialiter cóciaeri at
eadem qualitas ad pla rcs qualitatis clatles attinet , quia calor in aqua
pertinet ad primi (pecié;in igne ad (ccundam,vt virtus naturalis cius , in-
quantam caufat paffionéin. fenfu actus , pertinet ad rertiam, e alli funt
diuerfi modi accidentalis qua differentia eifenciales, & Faber ait: hanc
fuifle opinionem anciquorum interpres: tum Autfor.& przfecim Albert, ^-^
Refp. Thomiflz concedédo eidé 'qua-- litati cQucnire potle oés rationes forma-
les fpecicrum illarum, negant tn inde fe- qui,quod fpecics cfentialiter
diucr(as nó conitituát;quia bené potet cadé res ma- tcrialiter ptincre ad
diuetías fpecies fub. diucriis ronibus formalibus,quas habet , imó ad diuerfa
przdicamenta, vt conttat dc a&ione,& pà (fione, quz cum fit eadé
entitas realis motus , eflicruat ti diuería predicamentà pp rationes tormales
di- ner(as.Hac «à cctpófio explofa eft difp. ptzced.q.2. vbi oftendimus reale
diftin- Gionem pradicamcatorum, qdz do&ri- -. icdaderuie pinu fi ice diui-
o podatur gencris in fpecies plane jftz fpecies poni deben realiter dittingta,
& non táptum formaliter fcu róne; Ec quj- de incapibileeit;'qüo cadem
cniütas. ca. "oris poffit ede die is [pecicbus c(sé- -" a itus,
nonautem: ualiter, cum vnaresnonnifi (üb vai fpe- cic eílentiali contineri
queat ; Nec iuuat &iccre boc eucnire beneficio diaerfarum Formalitatum;hoc
.n. elt,gp im pugnatur, non pole candem tem fub eodé generc €on titu: fimul
& femel (ub diuertis f[pe- cicbus cí(lentialiter. 4 quia vnius entitatis
ynà tantü eít. etfentalis conttirutio fab €odé gencre,& oppolitüafferere
eft ma- nifettus error ia Metaph.nó ergo pt ea- dé res cfle (ub
dincríisipecieb. nifiacci- .dentaliteriuxta diuer(as formaliates illi
&ontingentcs,quod fi ira intelligant T miítz iam à nobis non diffentiunr.
121 Suarez proinde d. 42. Mer.fec. 4. poftquam & ipfereiecir alla.à
Thomift. folationem,refpoadet re vera vnam rem pon nili in vna fpecie
effeatiali conítitui poífe, adhuc ramen pofle ín al;js coniti- tui
accidenraliter,& fic ia propolito vna qualitas erit in. vna tantum illaram
fpes cierü eflentialiter , poterit tf effc in alijs accidentaliter jf illi
cótingat fecundarió , & pcr accidenseszercere muacta aliarum fpecierum; Et
fic ét refpódéj lkecétiores Thomiftz fatentes illà vererum Thomi« ftatem
do&trini e(Te proríus erroneá. in Metapb.
vndeIo.deS.Th.q.18.ar.2.aitnullamqualitatemeffe,nifiinvnacantáfpeciecífentiali,fedaccidentaliterpoffeelfeinalia,quznáaucemfitformalitagyqueilliaffercfpeciemeffencialé,&quiaccidente,aitidiudicandüe(Te,velexeffe&ibusqualitatigpuca(ivideamussePSvnàformaliratéinueniriinvnaquaitate,vtincaloreeffecerminüalteratiosnis,aliánonfemper
, hatc fecupda (pecie accidentalem prebcbir;vel ex peincipijss À quibus
caufatur qualitas; (i videlicet ex illis ord matur ad a&ionc, vel
patlionem, conuenieotià vel dif conuenientiam natu ra , &c.tüpc «m. id eric
Mine Y Won vcró inquit, tas cl! per fe ordin ta ad tri EDU S yeiesieni e
[ubttans tig f, velillam Verücens ia fei vcl in ordine ad operation£ , non
otdinar: auc & ad duos effe&tus tribu&dos aque primó.y Ícd ad vnü
tantam ;, & non niu (ccundas rió, & concomnantec ad alcetam ,, acque
idcó ex cffc&u primario attendcadü cí - fc tpeciem eflentialea) qualitas ,
& ex AES 614 , &cundarió. accidentalem . Sed licét tota hzc do&rina
admitti poffit,tà (i bene ponderemus fotmalita- tes ; quz ponantur con(tituere.
quatuor affignatas fpccies , videbimus , & qué sépericontra Io.de S. Th.
& equé primó contra Suarez eidem qualitau conueni- re poffc,& fi hoc
nóinuenitur in omnib. qualitatibus inueniri tamé pót in aliqui- bus, erit
fufficiens inditiü has non cfle differentias cffentiales; qp aüt hoc ita fity
probatur eodem exemplo caloris, illi.n. femper conuenit effe immutatiuü fenfus
ta&us cffe principiü naturale calcfacien- di, & male, vcl bene
difponere fubic&tü, fi fitin aqua, veligne,ergo erit zqué pri- mo in
omnibus iilis tribus fpecicbus , ac effentialiter, fic ctiam per fe, & zqué
pri tó ordinatur calor ad calcfaciendum,& immutandü (enfüm ta&us , vcl
faltim ad bunc effc&ü non ordinatur per accidés ; ergo erit cflentialiter
in fecüda, & tertia fpecie ; item licét accidat calori e(le inia aqua,tam
fiue fit in aqua,fiue in ignes qué per fe ,& jjrimó ordinatur ad calcfa-
Ciendd, ergo ex hoc capite faltim cílen- sialiter erit in prima , & fccunda
fpecie , prarfiat ergo dicere formahitates, qua po nuntur illas cla(ies qualita
conftituere, efie potius diuctfos modos accidentales , quàm vetas, ac pec fe
differentias , atque ita przfatam diuifioné cfe potius (übie- &i m
accidentia,quàá generis in [pécies; qui veró vellet oppofitum tueri vtatur
via,uàm docct Do6.loc.cit. qux plane mclior c(t illa,qua|procedunt Thomifta.
121 Sed dices, o€srenétur admurrere przdicanié ü qualitatis, boc cft, g, hic
affiguatur ab Arift, at pradicaméum cft cootdinatio ex (iipremo genere , &
(uüb- ordiaatis (peciebus, ergo-cü genus huius po ab Aiift. per ha um,&
potentii, & ilé qualitate, & figuram,veré hzc eiit. fpecies illius.
Accedit, [quód qualitas cffentialiter prz- dicatur dc habiti dc natural:
potentia, & de paffione , & non nifi vx fuperius de eriori, ergo vere
funt fpecies, , Refp. neg. confeq. nam in affignan- disfpeciebus pradicam. in
Logica (atis 1s cáftat Aritt , (curi (uiffc cómunem lo. Difp.
VII. De Predicamentisin partie; - , » quédi modum tunc temporisyid patet ia
przdicam. quantitatis ex quztt. prac. &c ét in hoc przdicam. przíertim
quoad 4.. fpecié quz certé nonnifi sf dici fpe&at ad hoc prz dicam.mirü
ergo etle non de- bet (i genuinas (pecies nó affi gnauit ,nec genus diuilit per
proprias differentias . Ad Conf. neg.confeg. nà animal ris, & tamé nó funt
(pecies animalis; Vcl melius ad vttüg; dicatur,re vera Arif.al i quas veras
fpeeics a(fignaffe hu:us genc- ristales .n. vtique funt babitus , & natu-
ralis potétiay& pa ffibilis qualitas (ed nó aflignaffe veras , ac proprias
differentias huius generis diuiliuas ; & illarü fpecie- rum conftitutiuas,
(ed potius nodos ac- cidentalcs eidé fpecici conuenire valen- tes,& inhoc
fenfu dicimus veras fpecies nó alli gna(Te ; alia quz dam Icuiorismo« menti
cócra hoc obijcit Suarez cit. quz foluuntur ex dictis vel tj libet, foluta vi-
deri poflunt apud Fabr. cit. —. 115 hogas,qüo ergo vt efict diuo emi,
infpecies? Refp, Mair.pa(l.42.qnem fequitur Amc.hic q. vlt. debere diuidi ,
ficuc (ubítanua diui- debatur in ípiritnalem,& corporaie, cor» poralis in
fenfibilem, & infenübilé , (cn« fibilis in vifibilem,& ipuilibilem , vitibi-
lis vt color in difgregatiuum ,& congre- atiud, vt unt allcdo,&
nigredo, & hzc in fua indiuidua, Dices,quo hz poffunt cíie diffcrentiz
qualitatis, li funt fübftan tiz cum diuerforum genetü diuer(e fint diffcrentiz
ex regula aoteprzdic. Refp. Mair.g c le, & fpirizuale dicuntur dc
qualitgribus fecudü analogiam ad fub- ftantiam, non auté yniuocé, & idcó
non funt cz dem differ&iz quidditatiue ; vult dicere, gy licet ezdem
videantur diffcr&- tiz,re ramen vera non (untezdem , quia circumfcribunt
nobis differentias penitus diucrías,quia aia cft e(fentia fubftantig, alia
qual;tatis, vt notauimus dilp . prec. q.vlt.io vniüer(um dc omnibus illis gene
ribus, quae per tur diuidi -5 vide Mair. loc. cit, vbi circa hoc alias mouct di
flicultates yifu dignas; Nemo autcm miretur, fi brevibus huius — — pradicaméu
ftiuéturam expedimus, c. — " tanen | T. * de Pee . tro,& Paulo
predicatur per modü genc- deberet diuidi , easdem differentias viden-, e LA — T
4 : » « b." Éuofl IIT. "De pooprietatib. qualtate &Aj.IT..— 6x
tamen eius amplitudo fit maxima, & eius cognitio cuià magis neceffaria, quà
alio- rum,quia non tancum confert ad natura. Iem philofophiam;(ed ét ad moralé
, nec non ad Theologiam ipfam; id namq; fe- cimus;quia (pecierum eius exacta
cogni- tio pendet ex peculiaribus (cientijs;prz- fertim vcró ex lib.de Anim. de
gener. & corrup.ag etiá ex Morali , vnde coníulto hic dimittimus
multiplicem diuitionem qualitatü, & pra'ertim habituum intcl-
lc&us,& voluntatis, quam hic inferunt quamplures , huiufmodi .n
diuifiones cómodius tradentur fingulz in (uis locis, ARTICVLVS IV.
MAffetliones, D attributa qualitatis de- clarantur. 114 yjRima
qualitatisaffe&io eft ha- D bere cótrariü, illique cóuenit tá in concreto
quá in abftra&tostrigidum.n. contrariatur calido, & frigiditas calidi-
tati, albam nigro , & albedo nigredini 5 Cum autemconrrarietas ponitur
qualita- tis aff-&tio , rion
(umiturintotorigore;quiainhocfenfüprimisduntaxatconuenitqualitatibus,qua:abeodemfubiectofeinuicépellunta&tionepropria,fedabfolotéfumiturprorepugnantiaduarumformarummagisinterfepugnantiü,quá«umtertio,&abcodemcóifobicCrofeformaliterexpellentiü,fineidfiata&tioncpropria,fiuea&tionealteríus,aliojuiniuftitia,&iniuttitia,albedo,&nigredo€onirarianombenedicerentur,eumnonfcexpellantàfubicéteadtioncpropria;fcdfoluma&ione(uarumcaufarü,quodbenehicadnotauitTatar.$.Quartofeiédum.Nequedicascontrarietatefiefümpramnonpoflediciqualitatisaffectioncm;quiacópctitétformisfubftancialibus,quzformaliterabcodemfübieétofepelluntinuicemabf.;;a&ionepropria.Hocn.atiumpiumeftprorfusfalfum,vtdiximusq.7.huius[difp.ar:.v1t.nàformafubftantialisabiolutéloqueudononexcluditdeterminatamformamà
fübic- - €&o,nec magis hác, quàm illam. (qua de- terminata rcpüguantia ad
veram contra- dieatemexigkur, qua cit qualitaus af- fcio ,vt dicemus difj.9. q.
1.att. 1.) fed aque excludit omnem difparatà , & cam quacü.jue éodem modo
incompo flibilis cft, & idcó contrarietas (ümpta pro hae determinata
repugnantia imer duas for» mas circa idé (ubiectum propria eft qua. litati ;
& illi foli conaenit, licét .n. tribui folcat etiam actioni ,& paílioni
, id toc fit ratione qualitatum contrariarum , ad quas terminantur, lic etiam
dicirur re- lationibus conuenire,vt poftea dicemus. 12 $ Sed dubiücfl;an in hoc
séíu có- petat omni (0à in primo feníu certü c& folis primis quataor qualitatibus
conue- nirc) Arift. negatiné refpondet , quia in coloribus medijs talis &
contrarietas nà reperitur,non.n. pallidum viridicontra- riatur: Nihilominus
hecaffe&io ita vs intclligi,vt competat omni qualitati,fi ly ómui
diflribuit pto secius finznlo- rumyinuen ti .n. potett hzc contrarietas in
prima fpecie. mter plurimos hab:tus 5 & di[potitiones inueniri potcft in
fecua- da,famendo prafettim naturakm im ténà pro pofitiua incptitudine ad aliqu
actionem , fic in oculo qualitas facilitans.. "vfum potentiz vifiug
contratia crit hue mori moxio illum pofitiué impedientisdc tertia nemo dabitat;
demum prout quar- ta fpceics fpe&at ad hoc pradicamentü ;, ét inca potett
affisnari contrarietas alie uainiet fanitaté, & e sritud.oé, formo»
fitatem, & dcformitatem, quo fenía di-. cebat D. Aug.in Ench. c. 17. nullus
ci- bus, aut potus fimul dukis eft ,.& amae- rus , nullum corpus fiiul vbi
album , ibi & mgrum , nutlá (imal vbi deforme , ibi formofüro : Imó
céinegauit coleres mc- d:os habere contrarietatem , iatelligit n& haberc
talem , qualis cft inter extremos alioqui ex maioti , vcl minori extremo rum
participatione bene potcft medius €olor cxuiemo comtrariati , fic viride die
citur albo contrariari ,inquascum inclu- dit aliquid nigredims , id; celligiur
ex Arift. 5. -hyf. c. 1- itaque medij colores non rationc (ui , fcd ratione
extremorü qua formaliter, vel verius vitaliter có- tinent bonc proprietate
pactieiparc pof- ; circa quam noncit ampliusimmo- yandum ; 9a cius períccta
intelligenuia ya» * ] ! | » . .* o9 92" &16.— Difg.VII. De
Tradicamentis,im parti. ] TUR dez ndet e& dicendis infra difp. 9. cit. q-
1« eretur magis , vel 1 calot ,'alioqui ^s 1. de oppolitionc contraria y ibi
náq» dere ipfa non eff ambigendilocus veré — €x profetto hanc oppofirionem ex
plica -.n. ip(a forrha,qua cft ix fübie&o , (u(ci- bin us,contrariorumq.
definitionem , & | pitmagi & minus ; & idco vnum calidi
dpcriemus,qualis,& quanta fit difüiantia, dicitor magis calidum alio , quia
habet. quz dici folet inter contraria veríari.; infe mags intenfum calorem y
imó t in hoc folutti cft bicaduertendum, qualitas ab (Erato folerbus dicere
magis, vel mi» tcs quasdá vtigs nullü habere cótrarioms mus incéfam
caliditatemsitavt magis , ve pam ncc lutné,nec fpecies feníibiles , nec minuscadatíüpra
lantudinem: graduum ——— intclligibilescontrarium aliquod habents indiidualium ,
nonautemimnediatefü — — atque idc diimus poflc. dici hamc pro- pta quidditaié
imabílra&ofigmificatamy — prietatem competere omni qualitati filY qua imi
indiüifibili confiftit.IKeCté igitur — — otmhi dil ribuat pro gcnerib.
(ingulorumy ar. 1. huius qu&fi.eficntiam qualitatis eX» non autem pro
degils gencrüme | — plicabatnus per. liabete partes ititenio; 126
Sccüdaqualitatisaffcótio eft,fu- — ni$;tum quia per hoc euidétet diftngui- fcipere
magis, & minusfenintédi &te-— tar quátisate' cuiusefkmntiaexplicatur —
sini, vna.n.qualitascft imrenlioralit.s, — per habere parte$extentionis ;tum
quia — — vynàm calidum magis calidum alio , «ma hec proptietas cft ita
qualitaci p ipe pe habct plares gradus caloris, quà ilud,& vt nallo
fenfualijscóuemrepoflio mf p — — idé;ndiucerlotéporemodo magis modÓ — ipfam ,
& nulla poffit qualitas aí ly irizascalidum;& hec proprietasefle ni» —
qué ipfam rion participet; gi.n-aiü: Tho inicüm intenbbilé ; & remiffibilé
fecun- mitasiatclle&um,& rola gus. dom gradus indiuiduales lora a. eft
ita — itatcs, nec tamcn magis , & min M qualitatiadzquata, vcillifoli
competat, — perc,eft proríus fal(um, quia vcinlb. de. — & onini &
(caper; illi quidem folicope- — Amim.dicemus cx Scoto 1« d.16.q. Wü. - iit,
quia érfi relatioties aliqua» ité actio y fant potentia: cum ipfa ania, (ubl
& pellioymagis, & minus fufciperc dicane realiter idem,don autem
qualitates deie7— tar, hoc planécisconuctit depcndenter cumda fpeciesyt ipfi,opinantut e. à
qualitate, fuper qua fondantur illt r7 —. 127 Vltima affe io, qu£ er qualitatt
lanoncs, & ad quam terminatur inrdü jn quarto dodo euenire UI a&tio, X
pa(fio; conuctit etiarn onini, nà siti cam aliquid fimile , v citó Ait.
vidcatur hanc negare Pgur$ .catür, .quanutat AMathematicis quartz fpeciei , 1d
tamen. le, vcl inzquale,& co ori os contüirbare non dcbetytum quia qua —
hacpropricta$ explicandavenityjuo CX« — ponuntur ip quatta f[.ccic, non iunt
vera plicata fuit illa in quantate, qp nempé qualtates ; uim quia vt norat
Doctor q* fecundi dicat tón& fandamencalem, nam. 6.pr£dicam.in fine,nc. €t
omnib. qua- fotmalés& fimile, ac di(fimile acciptame itaribus quartz
(peciei cam proprictaté — tur, vt dicumt aptitadinem,non a&am;& cnc
fauitnam pulchriiudo, & delermt- demum ficut.ibi diccbamus. mqualita y -
tas(anuas, &gritudo fofcipiunt magis, & inzqdalitatc (ami pofle
pdicamentali- d minus. imo & figuris Matlicmarcis tet, uálcédércr, tic ét
in ppoüto dicia: &tiam in aliquo fenfu conacnire potcft s. musde timilicadine,&
didimditcudiac, E- quia vná Jineá dicimus ellc magis rcétam; máqyarple (umátur, & abfolute pto qua vcl
cdtuam alia,compctittàdeinséegzer , .cüque coueniiétiayvcl di(caucniétia, vt
aes rácfó Arifl.dicarnon conucnite qua^
cipifoletiricói modo loquéd:, vuiqué i ]iati rn acftraéto 5 quia non
dicimus vnà ct propriü qualitatis [ed pec omnta tere albedinem ellc magts
albediné alia $ hoc . vagatur,duas-n« relationes dicimus f tantum fpe£&tat
ad icodutn loquédi ,qui1 . les, vt dua$ paternitatcs;filiaciopé vel «um. per
abflracta nomina denotentur —.& paterniraté dilimiles,& tic de
quidditaies, & ell coa eium copfiftàt .fi prefsé,ac determinaié fuinantut,
1p máiailbil:, non benc in abflraéto di- .. ilo tanum pradicámento repeti —^ —-
^" .» Tow qal "ww p ICM KEW NP
We quM CP a v TN AM us t 6:17 DISPVTA TIO OCTAV A: De Predicamentis Refpetlinis
. Eqs of] "Pradicamenta abfoluta fequitur Trattatio dev Giuis; e j| quia
Relationum in Tbilofopbia frequétifimus eft vjus,nil enim P| frequeniius babent
inore Tbilofopbi , quam boc referri ad illud , | materiam nempà ad formás
atiionem, Cr. pa(fianem pro formali eam dicererclationemyC"c.ideó de
Relatione int Di[putationé,que quamuis re veraad Meta abic infituimus [icum
pert ineat s ficut C" exalda rratlatio aliorum Pradicamétorum; perfetía
ta- men, € abfoluta cognitio relationis potius , quam aliorum rradicamentorum
in Logica e$i anticipan da ob' relationum neceffitatem ad "Pbilofopbiam
tradendanz praefertim iss totarelatiomibus [catet ; non igitur bac tratlatioad
Me- n differenda 0, uit quia ignorata relationis matura, vix efl poffibilis ad
pbi phiam ingrefins fed blc in Logica ex profeJo tradédas prout munc
ageredimur, QVAESTIO L uid fit Relatio realis, Cr quotuplex , ybi difcrimen
a(fignatur interpra- dicamentalem , C tran» — fcendentalem -.— [: Voad primam
quzfiti parté Relatio fectidom fm enl prz cifam, fiuc fit realis, fiue
rationis, definitar, quod fic vatio formalis, qua vnum vefpicit aliud, &
1.p.Inft.tra&. 1. c. 7. diximns in qua- cung; relatione tria confiderari
dcbere , fuübicct&.f.fcu fundamentum,quod rcfr- tur, rationcm fupdandi,per
d rcferiar, & terminum, ad c refertur, hzc nimirü mia cermunrur ;n
bmilitudine Petri ad Paultm in albedinc, nà Fetrus relatus cft fübicctum,feu
fundamentum relationis , Paulus eft terminus, albedo demum c(t ratio ipfam
fundandi,quz eriam fuo mo- doin rclation:bus rations interuemiunt fe qua re
inira Q. 4. «xa&ior erit fermo) fed quia de relacionibusiationis facis di-
&um cft dilp.3 & 4. bic folem efl fermo de relatione reali , &
nquirimusquid.fit y uaué conditions ad. ipíam requirantur. ft autemy vt ibi
diximus, quz cx.fit in rcbus , vel faltim cxiftére poteft feclufo quocunque
opere imiclle&us, ita quod fuü e(Te non cíF (uum intcliig) , vt cft in
rcla- tionibus rations, vnde ibidé dicebamus tres con ditiopcs seguiti ad
relationcin Logica . eant ; : a mt ter Spem
realé ex Scoto 1.d.3 1. q-vn.$. 4d qu&ft- & quol.6. LI. Prima
cft , quod extrema eius (int realia , ita quod 1n ratione fun. i inandi
abintelle&anomlin&ta,quiaidemadfeipfumrealiterreferrinonpoteft.Tertiatandem,quoda&umcóparatinumintclie&tus;quaconACHIdCompldipJeqtiividereomplut.difp.14.quzft.Meindyin7.Met.fe&t.9.&alios;adrumtamencít,hicpotiusprefüpponidebere,quàmprobari,quiacxactaearumcognitiopendetompinócxinfradiccndisdefübic&ko;&terminorelationisHincrelatiorationisàcontradiciturilla,quznoneftàpartereiinterduoextema(edeisaduenitperoperationemintelle&us;folettamenMpellarirelatiorationisaliquaveratiocóprzcis?,quiadcficiteialiquapre»dictarumconditionum;vtnotathicTa«tar.ex$co.quol.13.N.talierclatioeftsdiflinttiomatctizàprimatione,&ucr(aliterentisànonente,quiahzcnondifiingounturperfolamfi&ionemncftráy(edvéréàparte.rciadhuctamenillarelatiodiftin&icnisdiciturrationis,quia.noneftadterminumpofirinnm,&reaJem,&hocipfumcontingitinmultisalijsrelationibus.:2Quoadalicramquefitipartem;pre«Bbbcipua$c$18Cipuarclatíonis
diuifio efl in przd:camé-- talem, & tranfcendentalé, inter quas non. idemab
omnibus affignatur d:ícrimen. Aliqui pofucrunt difcrimen cx parte ter- tnin: ,
quia przdicamentalis requirit ter» minumrealem,& realiter cxiflcnrem, &
à fundamento realiter diftin&üs vnde (u- pradicta tres càditiones cóitcr
tradi fo- lent de rclatione przdicamentali ; at rcla- tio traní(cendens nó
neceflarió petit ter- minum realem; vt conftat de coguitione entis rationis,
& priuationis ; nec realiter exiflentem, vt conftat dc fcientia, & po-
tétia rcípe&tu obie&ti: pollibilis ; nec rca- liter diftinQtü , vt
patct in fcientia diuina 1e (pe&u císetiz inter qua efd relatio trà. fcendens,non
tam € realis diftin&tio . Ce- terum licet fit verü illastres conditioncs.
etíc praecipue rclationis pradicaq.éralis, ^ tamen negari nequit, quin ét (uo
modo copctant relauionitranfcendenti , quia & | ipta relatio realiscft, non
rónis; & quidé. (ccanda conditio , q». fi fit; inter extrema. ict.c.7. de
ente; & ctf qngno modo realiter di ftin&a, zqué nc-- a cfl ad vrranque
;. quia effe nequit tcípcGtus realis, fiue predicamétalis, $uc- *
wanícendenseiufdem ad (cipfum nà rc- "
fpicicntia; & tendentia. neccffario cft ad: aliud alioquin idé dici.
poflet: fibi ipü ze» quale, & funile; & quoad lioc nulla pror- |
fusafierti potef diparitas. inter relatio tedicamentalem; & traf cendentalé
,, | um elt fcientiam diuinà tra:
Kcédentaliter referti ad diuinam e(sctia,. auillo-modo à patte rci
actualiter. diftin- TT ^ ueniuntur in
relatione tran(cendétali , qn: eft:a&ualis, & nonaptitudibalistantum ,.
. nam vilio intuititia.crcata-dioit tranfcea- dent2lé ordinem: ad: obiectum
aétu: cxi- iens; orcario pafíTlua.ad Deum , & deoift 1dipsüconflatde vnione,
actione, & paf- fionc,qva per.adaer(arios relationcsim- portant
tranfcendemalcs , & intelligi nc- queunt finc- exccemis.realibus: a&ta.
exis flentibus, ergo ex patte termin: hac. ca- ioncidiftingui nequcütrelaiio
pra dica- mentalis, & tonlcendeps adaquaté,quia
telatianes«ranicendentesactuaics rcquie Difj. IIT. De Predicam. GefpetHiuis- $
mat relationes fecundum etie, Prob. aísüz- 1 vt ciusobicótum , prz(ertim in
fententia. ptumsquia effentia relationis efteffc cd, —— D —. ergo diftinguere
relationes wanfcenden-- — . , f&enteattributa abeflentia; Imódmóío- t ' Yum
liac: conditio, fcd ét alig interdü in-- rcillas, quatenus relationes; fed
penes aliquam. runt terminum realem. a&u exiflentem 7 & (i interd
nonrequirunt, hoc cis con- uenit; quatenus funt relationes aptitudi- nalcs, non
tranfcendentcs.. 3. [dcircó Thomiflz alio modo colli- guo diftiné&ionem
harum relationum ex. parte termini, in boc nimirü (eníu , quód. relatio
ptadicamentalis teípicit terminü. fub rone puri termini , nullu munus cxer--
cendo circa illum , ed omnino gratis; at. tran(cendentalisnon refpicit iptum
om- ninó gratis, & vt puré terminum,
fedaliquidcfficiédocircaipfum,vel.f.producendoipfum,velamando,vclcogaoícendo;velvniendo,velrecipiendo,velactuádo,&c.exquofir,wterminusharürela.tionumnonpüréterminusvocetur,(ed.obie&um,fubiectum,principium,vclaliquoalionominciuxtadiaerfitatemmuneris,quodcircacürelatiocxercetjita:,NEdMe*Meshic.ci^S.Th.Mafius,&alijTho,camCa-
.—— j.deeme&elfentag rpfequun-.— tur Fonfec. -Met.c.1 5. q.1. (eda
suat — di(p.47. Met. fc& 4. Conimb.hicq: re — » Amic.q.1.dub.3.ar. 1. &
alij; xb Verüm hoc difcrimen optime refellit P^ ——— Faber $.Met.difp.10.c.
1namdicere,g» — — rclationes tranícendentales refpicianta-. — liudjnon vt purum
cit dcfiruee toa UE E hii ionemrelariomis ,quamtameninipfis. —
agnolcinprafertim Suatez, cumillas po-- cs.à przdicamentalibuspenes aliud, —
quam. penesad, non cít diftinguercillas,, — aliam differentiam extraneam,&c
accide-- — ^ talem ,. Tum quia ét liocniodo poffemus; — — iplasrelationes
predicamentalesinter(e: — — diftinguere,vt patermitatcm à fimilitudi--— nc
».quia paternitaseft ad filium ;. vt, eft: foppot itum viens; nmilitudó ad
albumy. vt
fiogularenaturgaccidentalis,Tüquiadilcorrendo:peromnes:relationcsttanfcendentales,patet,quodomneilladige:refpiciutyvaiquevtcecminumrefpicr,vcconfiatdecreationequainomnifens1cntia.creataDeumrefpicitLs1nzeldVÁROS"DEUEpm8Bnt—n———R———SEE.
v ? e X " : x us RN : p. ws ». T — Quafi. T. De Relatione Pradicam. eT
lfenl. o€19 dentaliter,& tamen relpicit Deum,vt pu- sé terminum , quia
creatüra nullum mu- mus exercet circa Deum. Tum quia é con- tra relatio
paternitatis ín omni fententia eft predicameutalis , & tamen parer ali.
quid cfficit circa filium,cum illud produ. cat. Tum tandem quia illud (peciale
ma- nus ; quod ponitur rclatio cranfcendens circa (um terminum exercere , dici
pot aliud reipfa noa cífe , quàm ipfum refpi- cere tali, vebtali modo v.g.in
vnione vnü 'exttemum alteri coniungere cft vnionem tefpicere illud extremum
tali modo f. coniungendo, in a&u reprzfeatare obic- Gum cít, illad
refpicere tali modo .f. re pra(emando, quz diucrfitates etià inac- niuptur in
relationibus przdicamentali- bus iuxta diucrfitatem modorum , quib.is fuos
rc(p;ciunt terminos, (imilitudo.n.di- citur aflimilare, qualitas adzequarc;(ec-
uitus fubijccre,&c. Atq; ideó bene inquit Acriag difp.12. fed. 4. ninquam
capere potuiffe, quid velint fignificare Auctores cir. per hec , quod cfl
refpicere , vt purd terminum,& non vt puré terminum; quia nulla relatio ,
(iac pra dicamentalis , ftae tran(cendens ex zali re(picientia. ponit aliquid
in teriiíno, fed (olum extrinfecé illum denominant tcrminum,vndc omnes illum
refpiciunt, vt puré terminum. 4 Al] pro:nde diftinguunt has relatto- ncscx
parte fundamenti, ita quod relatio tranfcendens cft illa, quz ita eft de effen-
tia (übie& , vt tic ill;adzquaré identifi- «ata', & eilentialiter ,
vade ctiam proue. nit, vt fine illa neque effe , neque inielligi po (fi,
v.g.relatio a&us ad fuumobiectü , vnionis ad terminü , creatarz ad Deum, potétiz
ad a&us poffibiles, &c. pradica- reniaiis veró cft illa, qu&
fubie&o meré accidit, & ab co (cparari pót,vt paternitas à Petro ,
(imiitudo ab albo ,ita Hurt.di- fput.1 $. Met.
(cct. 1. Ouuicd.controu. ro. Mert. punc. 1. Arriag.cit.& Recécores paf fim,
qui '9És conuzniuat in hoc , g relatio tranfícédencalis fit de (lentia
fundaméc. Scd hoc quoque difcrimen infringiar ex dicédis q-(eq. vbi ex. ;pteffo
oftendeaius nulià pror(us relatione, ércranfcende nca lm, poni potfe de
eifentia ab(oluci ; imà h»c manifctlà ingoluere contrad;ctioa€ . Alij
diftinguunt has r latioaes ex par- te vrriufque nempe tecmini, & fundamea-
tij& inquiunt predicamentalem illam e(- (e, cuius toram effe:e& ad.
aliud (e hibz- r€ cx 2. definitione vaditaab Aritl, c. ad aliquid; traáfcendentalem
vero, cuius to» . tum effe non ctt (ojum adaliad , fea non - eft (olum
re(pe&tiuum , (ed partim ab(os lutam,patticd ce(pectiauim, vade nonfos lü
gerit munis refiendi, fedetiam adus — | nus ab(oluta n ex parte fundamenti,
v&€ ——— fcientia v.g. non tatum rofert intelle&tü- ad venit: eft rnunus
celatiuam , fed ét illum qaalificats ess cft munus abfolu- tum. Ate:tam q. (eq.
conftabit implicare entitatem perfeynam, quzclfentialitee — partim fit
abíolutay & ad fe; partim rcla- tía1, X ad al.ud,quiatanc contrad;ctoría
vcrificarenrac de ea,quod sth candzm fuá roaém formale , quatalis eftjeifet ad
(e; & nonad (c, ad aliud, & nonad aliud, - $ Scorittz vcrà alia
procedunt via, 'docent.n. illas celationes e(Te cranícen- dentalcs, quz pec
plara vagantur. gezd:- catnena , qualis e relatio crcarürz ad Deam,
pradicamentales veto , qui (pez ciale contlitaant predicamentum, vc pa-
ternitas,(imilicudo, Xc.ita Tat. & Fab. loc c t. & Lichec.2.d.1.q. $. $
"Nwncfol- — uend 1,qui proinde aduertant n9 0moem relationei (andamento
realiter ideacifi- €atam ede ccanfcenidentalein, n23; € con- tta omae
rraafceadentalem etf (abic- cto realiter eandem ;. fundaatac autein in dicto
Do&oris 1.d.1. q-5. in fol. ad 1. prin. vbi ex eo docet creacioaem elfe ce«
lationem tranícendencem, quia conuenit enti , antequam in genera delcendar,
& ommce , quo4 conuenit enct in tali prioci- zate,cít canícendens , &
non eft alicuius determinati genetis , vt ipfe prius docuit 1.d.8.4:4. N.&
O.fequuatur plures exte ri, vnde f'olet.liic q. 1:non vocat relatio nes
traafcendentales,nifi eas, quz ita (ane comauncs , vt prediceatar de. placib'is
przdicamcatis, fic ctiain loquituc Suarez difp.cit.fe8t. 3. mum- 105: 7 Sed
(an&, quxmais D3&. [oec cit. & &t 1.d.19. q.1. C. hoc igaitic
itü felationis tran[cendeatis agnodm-ric, noatadi en hoc dixit cie paeci(u n ,
& adeq iatum Gades Bob 2 fà; * "TC" . T tr s€10 Dif VAI. De
Pradicam. "t IM. NN "ficatom cius, alioquin quamplurimz re- lationes
rebus vnius deterininat?: przdi- «amenti cócs, illifq; realiter identi carae,
vt lunt omaes aptitadines , ac peculiares rerum inclinationes , qua ad illud
przdi- camenium determinate l'peGant, in quo rcs ille inaeniantur;ab hoc membro
ex- cluderentur , & pradicamécales dici de berent, tamen falfum ett .quia
pet rcla tionem przdicamentalem intelligi folet, quz quaritüconítituit przd
camentü aat faltim vnam ex al;js fex . Coníe teat, quia pet hác diuifioné a
juaté. diuid:- tut relatio realis, avt quzlibet (ub alte- £0 iftorum membrorum
debeat ncccifa- £io contineri. -6 Vt igitur relationis tran(cendencal's
adaquatam róncm a (fi gnemus in coxa fua latitudine, inucftigandum eft, in quo
có- fiftat ró relationis przdicamentalis, hinc - efi. facilc erit deducere
rónem tranfcédé- talis, quz illi opponitur ; plané Do. cit. 2d.1.q. $. diferté
docet illas cffe relatio- nes quescupcdien quz fuis accidunt fundamentis, ac
projnde ab cis feparabi- les (unt; ergo e contra ill erunt tranfcé- te HÀ eis
nó accidunt, (ed fant idé , monquidcm effentialiter (quia hoc iinpli- €at,vt
dicemus) (cd rcaliter,fiue ifta (int aGuales , fiuc aptitudinales , ac proinde
funt ab cis proríus infeparabiles. Ex qua doctrina colligitur ratio, quarc
relationes prioris ordinis dicátur pra dicamentales, tzranfcendéiales veró
ordinis poítetioris , uia .n.illz rebas omninó accidunt ,acci- it .n. huic albo
effe iili fimile, Petro cf- fe Gilium,vcl patrem Pauli , hinc peculiare genus
accidentis conftituere debent ; at Quia rclationes pofterioris ordinis, vt re-
Jatio crcaturz ad Deum , materiz ad for- mi tcaa(cendüc ; X quafi peruadant
ipsá rei entitatem, peculiare genus accidenris nó collituant, fed per
reductioné (pe&át ad przdicaméta rerü quibus realiter 1dC^ ificaue
ponuntur; quamus crgo quzdam aRElaciones peciali quodà titulo tranfcen-
dentales dicantur, quia nimirum enti có- ueaiunt priu(qua in decé predic.
deícen- dat, X ideó pec oia illa vagantur , adhuc th & iflz , & omnes
aliz tundamécis rca- Meer idéaücaiz dicuntur ccan(cédenzatcs S) - ^ S y "
? i ddbudas Aden. a ] cageneraliratione, quardusperidemi: — tat eee eh imp ipe
dunt enritaté fundamétorum fuot itayt enera/im loquendo omnisrelatio tran-.
cenden:alis (it realiter idem cum fundz- mento ,& é contra , & rarfus
omars prie- dicamentalis accidat fundamento, & & contra,ita cx noftris
a(fignauit di(ccimen mter has celaciones Mair,t.d. 19.q.1.ar.3* & Io. de
Mag. hic q. 1. dub. 3. vbi dant talem regalam, Omnis relatio, quz nó cft
realiter dittiactià fao fundamento , cít ex le tranfcendeas , quia oinais.
relatio, quz eft dirc&é in genere relationis vel in aliquo aliorum fex
vltimorü przdic.cft accidens realiter à (ao fundamento di- ftin&um ;
relatio autem, qua eít cadem cum fuo fundamento , non eítaccidens fibi , ergo
talisrelatio non erit. przdica- mentalis , quare relinquitur , quód erit
tcan(cendens hzc illi ; idem [entit Zecb. $.Met.q. 17. $. Propter tertium,
& Baí-
fol.1.d.30.q.t.ad5.prin.&Ponciushic.7Deindealiaprzcipuarelationisdiai(10tradifoletinrelatonemsmefse,&fecundumdici,.quamman:feftéafigaauitArift.c.deidaliquid,nonquidemdeipfarelationeinab(Ira&o,fedderelatiuisinconcteto,&reucrahocmodoaffignaridcbet,tumquiaficeamAcift.indicauit;tumquiaexeorumdifcrimineipeebancdiuitionéapolicarinonpo€erelationibusipfismabftra&o,fedtantuminconcreto,vtaliafiacrclatiua.fecundamefse,alia(ccundüdici,quamuisaucemomaeshuiu(modidiuiionemrecipiant,nontamenomnescodemmodocom)&ciusmembradiftinguunt,homittzcit.pucant.hancdiurfionemcoinciderecumprzcedenti,&idcrelatiua$13.c(seconfuaduntcumprzdicamentalibus,relatiua
fecüdum dici cü trà- fcendcatalious . Sed imineritó; tum quia fcuftra a(fi
gaaretur hzc diuiiio, vt ditin- &a ab illa; cam quia relatiua tranfcendé-
tia císent.aliter depeadent à. fuis termie nis,& correlatiuis noa minus; d
predica- métalia, ergo vel inagis vel eué relatua.— $rh
efse vocari debat; tádei ti hoc veri ciset, ita eisentialrer refercctur creatura
ad Dcü ; vc ala ad alatum, naim ala, vt ait Ad(t. | : ! Quafi... De Relatione
Pradicam. éovTranfeend. | 621. Arif. íntex.refertur ad allatum sm dici,
Neotherici quáplures opinantur hanc diui onem coincidere cü d:uitione rela-
tionis inrealem, & rationis, vnde relati- ua sif (fc confundunt cum
telatiuis r ea- libus, rclaciua fecundü dici cum relariuis rationis ; à qua.
explicatione parü differt aliaquam tradi: Fonf.cit. Vafq. 1.p. difp. 173.0. 13.
Conimb. bic q.1. & Faber cit. quod rclatiua fecundü ede (unr illa , quae
veré à parte rei ad. aliud cefcruntur ; fiuc pradicamentaliter, (iue
tran(cendentali- ter, relatiua vcró [ecundum dici;quz non veré, (ed vocetantum,
& fecundü loqué- di modum referuntur ad aliud , vtala ad alacam, quod
exemplü attulit Arift. Scd neutra explicatio recipi debet , non pri- ma; tum
quia fruftra affignaretur hac diuiiio , velut diftin&ta à diurione in rea-
lem, & rationis; tum quia rclationcs ro- nis Cópatari debent inter
relationes fe- cundum cfic,nam füo modo non (olü di- cuntur ,fed ctiam funt ad
aliud . Neq; fe- cunda;quia Arift.inter telatiua fccundum dici quzdam enumerat,
qua veré dicunt relationem ad aliud ,vt fenfum, (ci&uiam, &c.ergo non
omnia relatiua fecundü di- ci calia tunt fn vocem tantum, nequc hac rationc relatiua
srh dici appellantur , fcd potius quia accidentaliter, ac denomina. tiué (unt
relata ad. differentiam
relati-uorumfecundumcfle,que(untrelatiuaeiTentialiter,vtmoxexplicabimus.Aljexplicátillaefferelaiuafecundüdici,quaciiveréabfolutaiincfolüapparcntiambabentrelatinorum,vndenódi.cunturrelatiua,quiaordiiemdicantadaliudverum,vclfi&tum,fedporius,quiaaliareferunturad.ipfa;ita(cibilediciturrclatiuumad(cientiam,nonquiaordinéaliquem
habcat ad (cientia,(ed quia fcien - tia refertur ad ipfum fcibile; relatiua
vero fecundum effe illa vocant, qua habent re- i ad aliud vcram , vel f:
é&am. Sed hgc potius ett explicatio alterius diuitio- nisyqua relatiua
diuidi (olent in mutua, & non mutua, vt illa dican.ur, qua adicuice
rcciprocé reférunur reali relatione , ifta vetb non ; Ícd vnum dicitur ad aliud
re- ferr1y quatenus illud ad ipsü retcrcur, (eu r1erinat rclotoncm alterius.
cxiremi » * c Logica, Accedit Ariftor, non fcibile, fed ipfam fcientiam, neq;
fenübile, (ed (eníum in- ter relatiua connumerati, ergo przdicta explicatio non
eft, ad Arift. mentem . 8 Melius ergo lic diftinguuntur;ac ad Aritt.mencem , g
relatiua [ecandum effe fint illa, qua süc effentialiter relatiua ita vt corug
ctientia fit ad aliud (e babereg telatiua veró fecundum dici,qua relatiua $üt
accidéntaliter tantü,& denominatiués ' formaliter veró , &
effencialiter (unt abs foluta ; ita exponunt oés Scotiftz hic Io. de Mag.
Orbel. Tatar. Mair. loc. cit. Baf- fol. 1.d.36.q.1 art.1. in fine, qua de cauía
" Do&ot q. 16.przdicam.hac vocat zqui- uocé relatiaa; & colligitur
hoc difcrimen ex ipío Ariít.qui prima definitione com ple&ens relatiua oia
fecundü dici multa enumerat abtoluta partes fübftantiz ; vt manus, caput;
&c. habitum»fen(um,fcien tiam;quz plané ad alia [pectant pra. dica- menta ,
neque in hoc reponi poflunt , nifi denominatiué , quatenusnempe relatio- ncs
aliquas fundat, eo modo; quo Petrus albus sm albedinem denominatimé ponit in
przdic. qnalitatis ; at fecunda definie tione explicans fola relariua fecundü
effe enumerat duplum, & dimidiü, mclius, & pe us, & alia buiufmodi,
quz plane omn nia sip corü etienua ad aliud referuntur, u" nihil prater
ordiné ad aliud de ipfis t maliter acceptis intelligere poffimuss fic pater
refertur ad filium feruus ad do- minü ,
quia fub rónc patris aliud intelli« gere nequimus ; nifi quod ad filiü refer-
turjlicét fundamétaliter,& cónotatiué ea róne,qua accidens cocrerg eft,
(abictum infinuct; & hanc esplicationem videtur fequi Tolet, cit. Vnum
tamcn circa hoc Doéct.aducttit quo]. 13.ad 1: princ. & cü co Tatar. hic
not. 2. ncccílarium eíle ad relatiuum sm dici , quod importet abíoe lutum ,
& relationem (ub eodem noinine annexá,quod paet in ipío nomine fciene
tig,quod impofitü eft.nó folum ad fignis ficandá qualitatem intellectui
inbzreaté verum ét cclationem ad. obic&tum fci illi annexam, & totum
hoc aggregati fi» gnificaiur per illud nomen, licét «ni prie matió,& aliud
fecundatio ; idem patet de nomine manus, capitis, & aliarum paru ' S Bbb 3
14 FE EB Rida, €21 fubftátiz,dc quib. exéplificat Arift. qua- re^res omncs
abíolutz per nomenabío. Jutum importatz relatiua fccundum di« €i noh erunt ,
&fi actualiter relauonem aliquam fundarent, fed (olum quàdo de- fiznàtar
nomine non purcabíoluto , fed €órnotante relationem ad aliud . Dc bac diuifione fuse agunt Auerfa jus. Logs fcét. 3.
Amic. trac. 15- q. 1. dub. 2. vbi alios inutiles modos rcfetunt ; qui fadle ex
dictis rcfel'untur . : Qv &STIO IL Qualis, Cr quanta. fit identites
relatio- , man tran|cendentalium cum rebus. | 9 'Y) Elationes tranfcendentales
cü ree ' bus idétificari diximus q«praced, imó ex hoc capite aufpicati (amus
diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignatü
difcrimen,& ipfana tura rclationü :ranfcédenialiüs quaerimus in przfenti
qualis, & quàáia fit talis1den- títàs; vt «n. ibi innuimus , Thomiítz , ac
Wcotherici paíIim (upportunt huiufmodi relationes rebusidétificari, non folü
rea- liter,fcd etià tormaliter, & quidditatiué , vnde cócludunt rclationé
trancendenta- léà fundamen:o fuo nullo prorfus modo «x natura rei formaliter
difliagui ; fed c(le penitus cádcem entitatem abíolutá funda- anéti,quz nó cfk
pure abfoluta,(ed in ipío iikinl ecc conccpurincludit ordinem ad aliud, ita qp
(ine taliordiae c(Teniialiter & quidditatiné neveat imelligi& vitro
fateàtuc imentibus creatis nullum clfeita abiolutüm , quin im. fua effenuia
mncludat aliquem trantcendentalé reípectü, (aisim enus ctLens per.
participationem per »cellentialter pendens ab ente per eí- fentià; quis .n.
actualis dependencia ctdet relatio cximatura tci à ctcatura diftincta,
tpritudinalis tamen formali (Iimé cà ipfa cveatürz entitas ; addüt etin reb.
quam- plutiais ab alijs m aliquo per fe penden- tibus fpcciales relationes
ttáfcendétales ihcludi; ita inquiüt ip róne potenua or- dinem ad aétü
cticncisliter ibibi , & in tOuéc ai us ordiné ad obicciá, & in róuc ^
qaciscitentiaiier iacópleur ordinco-ad. «dependentia apritadmali ad (ubüan
"alim co » vt funt materia; & for- ) * , -Difput. VII, De
Pradicam-sefpeBliuis. ^ ma & icisrmükis lij; -. hoc eft prin-- cipium
metaph iini icol bicationeni non moucant , (cd is materijs velut
indabitarum.acs — cipiant; ita Suarez difp.47. cit.ícók. 5.mu. 12. cam Caiet.
loc, iam cit, ] Scotiftie veró é contrà licet cócedant identitatem realem harü
relationum cü rebuscü eorum DoG.z, d. 1.35. $. 4d qua[lionem ifl am,&
4.d.12.q-1.F.negat tamé cóflanter formalé , & e(fentialé cü codém ibid.
& quol. 1 1.art 4.X quol. 13. art.3.& alibi frequenter,vnde eft princi»
pium Metaphyfíicum in noftraSchola s nullum prorfasrefpectum indudi incó« — —
ceptru quidditatiuo ab(oluti ; & quia hie quotus eft quam maxime
neceflarius in rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideb- diligenterett
hicexaminandus — 5 19 Dicimus 1.relationcs tran(céden- tales rebus realiter
identi ia Doc ifl, & citn m veddmer wis quidam scotiftz cit. d. przc.quafe
— hotrelaciones à rete res diia dep s vocent tranfcendentales,eo quia per plus
ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz cóis
eft no- uem generibuscercü tamen eft in sétéria Do&toris hác,&
cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiue
carceris conuenire, & itaidocet ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4. 1.
$..4d qu&fl ionem D. & ideo formaliter, & quidditauu? he relationes
ccüt pradi- camentales , quia perfe funt deterininatdd —— generis,& folüm
denominatiué tan(cen- dentales , quatenus denoininzre potfu res aliorum
generü,& ideó eft queftio de folo noie. Noftra át Cócl.procedit de "i
lacionibus veré, & pcr (e tran(cendental bus, & folidé probauur à
Do&- in 1. loc, cit.hoc modo; Ois lla relatio eft realiter. — identifi cata
cü funJamento, fioc qua fua damétum cffe implicat ab ;ntrinfeco , fed nulla
rcs, etià de potentia. Dei abfolata , cfle pót rine ordine, quem dicit
tranfcen- 'décaliter ad aliá , vt creatura finerelattgs — -— '&e
dependentig ad Dcum , accidens fii matctiá (inc ordincad formam ; & f e
dijs ergo tc minos patetex differé&ia , quam priced. quzft. affignauimus
inter relationes tráfcendentales, & przdicamé tales, hzc .n. rebus accidunt
, & poflunt adeffe,& abcife preter earam corruptio- nem, vt paret de
(iailitudine, paternita-
te;&c.attranfcédenralesminim,(edcáipfareincipiunt,&definür;Maiorprob.àScoto,quiaintrinfecaimpoffibilitas(eparationisduorumextriplicicapiteproCederepór,relquiafuntfimulnatura,vtcftdeduobusrelatiuis,velquiavnumcftprius,àquoeffentialiterdeppottcfius,rónecuiusdependentiznequiteffefincco,vteftdetotophy(ico,acciuspartibus,velquiafuntidemrealiter,yndepo*fteainfertineodem2.d.2.9.2.$.Centraiftud,illud,quodtieffetdittinctüabaliquo,effetpotteriuseonaturaliter;necefzfarióeffeidemilli;(iimpoffibilee(t.illudaliudeffetineifto,&quodmhil.tcaliterdiftinétüabalio,(imequonequite(lcfiniecontradi&ione;eftpriusco,fedcftpofteriusnaturaliter,vel(ímulinaturacumeo;fedfandamétüaeceffariócftpriusnaturaipfarelationefundata,ergofifundamétünonpoteftcffe(inetalirelatione,&hocimplicatabintrinfeco,ideritvciqueobidentitatemrealemcáea,quianunquamimplicatabintrinfecopriusfeparar1àofteriori,nifiobidentitatemrealem,vtConftatdefübie&o;&propriapaffione.1:Cofultóaütin1llamaioriaddimusabintrinfeco,quiatitalism(eparabilitasfolumabextrin(ecoprocedit,noninfertrealemidentitateuiintercadficiníepatabilia
dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo,
quod sm Philcfophü implicat efic ti- | he motu, nccob id fequitur realis
identt- tas intet illa.ga talisimpo(libilitas no p- uenitab incrinfeco , &
ex ^natura ipiius | Corli,(ed à cau(a extrinfeca .i. ab Iatelli- "itia
necesario Lene mouéte; eit ét exemplü de partibus vhicis, qua süt prio- FA
NMBMI pof coc me co, X tamé diftingauntur reatiter ab co. ex Do&t. 7. d.
2.q.2. quia talís impoflibilitas no pro- uenit ex abfoluta earü enticate, ed ab
al1- We oro UMANE CMUUCKMUMPSMY T. PERTENECER aueaememnEEPEUPNGouue Sp -€ »
dns. extrinfeco, népe ex carü eni'oncsquz s accidi & qua Ítta nequeunt nó
& LC PE. Quafi. T Deident. velat. feapfeend.cum fünd. — 623 caufare totít y
cá fintcaufe intrinfcce ,v-- notat Lichet.2.d.12:qi24 pót ctiá « £c exemplü de
veritate. propolitionü necc(- fariarü,;& cérinzenti, nam COci es nequcunt
eíse (ine illa;fappolito.Dei dc - creto;nec proinde hne enar di quia talis
inteparabilitas prouenit; ab cx- trinfeco f, ex Dei deccero, & contra in
neceísarijs veritas c( illis realiter identi, ficata,quía nequeunt efse fine
illa ex cari natura, & ab intrinfeco. [n propotito aüc incópoflibiliias
eísendi creaturam ab(a; dependentia ad Dcà e(t ex rationc intrin (eca ciusy(ic
etiam incópoflibilitas e(sens di
accidensfinedependentiaad(übie&um,&iohz,(mileía;alizrelationesrealiterfundamentís:identificantur.Hictamenaduertendáücft,illamScorimax'máproenmaioriaísumptaminargumentoàScodiftiscoiterficv(urpari,OfsrelatioychiusfendamentorepugnatefJe,finetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucs
patitur infa» tias, primo n. fal(avrdetur de omat cc- fpeétaaptitudinali,q01a
fundamentü cu, iufcanque talis poc exiftece fine actuali exiftétia termini,vt
homo line ri(u, X ta. mcn rifibilitas et cum homine re licec cadem &
quilibet talisrefpectas.cü fuo fundamento; Deindc hamanitas a Veroo atlamptanon
pór eise inrerum natüra , quin eciam V erbü éxiftar , & camen vaio
hypottatica nó eft ci realiter identifica. tà ,quas inftantias Vallo toluece
aidicac trac. Formal. in explic. diuilionis entis in dcpendens ,&
iadependens ;.(ed m«lius cit propolitionem aísuimere , vt ponitur -à
Doct.loc.cit. in2.i 3.d.1. q«1. ks 4 d. 1 2:q. 1. I & alibi, quód. neape
relario omnis cft cadem fandamento ; íi ne;]ua fundamentum implicat e(se ab
intrin(es co , irat. impoflibilias (eparationis à fundamento (ic ipfius rien A
fumpta ceísat omnis dubitatio y vt rect notat Gadiusno(ter quol.19. 5 5s 12
Contrá hanc Cócl.ob;jcics, hiac (ce quiomnia entia müdi e(se rclatuni, quod.
vclati maximü incoucnicas intulit Aci(l, 4. Met. córra alscrentes omnes rerü
veri» tatc$ eíse apparentes : i/rob.feq. quia 01a enia dicunt dependentiam ad
Deü. Tum Bbb 4 a«x 621 fübftátiz,dc
quib. exéplificat Arift. qua- re'res omncs abfolute per nomcnabío. Jutum
importatz relatiua fecundum di €i noh erunt , éfi actualiter relationem aliquam
fundarent, (cd fojum quàdo dc- fiznatot nomine non parcabfoluto , fed
córnotantc relationem ad aliud . "s bac diuifione fusó agunt Auería q. 19.
Log. fect. 5. Atmic. fn ue ies ry 6» 1 vii alios inutiles modos rcfetunt , qui
facile ex dictis rcfel'untur . n2 Qv &STIO IL Qualis, C quanta fi identit«s
relatio- , Aun tranjcendentalium cum vebus. : g Y) Elationes tranfcendentalcs
cü re» t EX bus idétificari diximus q. praeced, jmó cx hoc capite aufpicati
amus diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignarü
difcrimeny& ipfana. turarclationü vanícedentaliüs quaerimus in przíenti
qualis, & quáia fit talis 1den- titas; Vt «n. ibi innuimus , Thomiftz , ac
Ncotherici paíIim (upportnt huiufmodi relationes rebusidéuficari, non folü rea»
liter,fed exià tormaliter,& quidditatiué , vnde cócludunr relationé tranícendenta-
lé à fundamento füo nullo prorí(us modo «x natura rei formaliter diftingui ;
fed c(le pénitus cádem entitatem abíolutà funda- ique nó eft pure abíolutay(ed
in ipío intrin(eco conccpurincludit ordinem ad ita qp inetaliordiae
c(Tcnialiter , & quidditatiue nequeat intelligi; & vitro fatentur im
entibus creatis nullum clfeita tüm , quin m- fua effenia includat aliquem
trantcendentalé rc(pectà, faitim enus ettens per. participationem per »&
efienuaimer pendens ab ente. per cí- — fentia quis n. actualis dependencia
cflet relatio cx natura tcj à cteatura diftindta, tpritudinalis tamen formali
(Timé cá ipfa cveatbre entitas ; addüt étin reb. quam- pluriais ab alijs m
aliquo pet fc penden- Wbus fpcciales relationes trá(cendétales ihcludi; ita
inquiüt in rónc potentia or- "dinem ad 2&u ctic ncisliter uimbibi ,
& in tOnc adt us ordiné ad obicdli , & in rGac pacis citentiaiter
iacópleug oidineo- ad "alim cópartem et (unt matetia & tor- Difput. VH
De Pradicam.vefpeHlinis. ma,& fic inmultis alijs ; &. hoc eft prin-.
cipium metaphyficum apud ipfos ita cói calculo receptum,vt dc hoc fpecialem da.
birationeni non moucant , (ed vbiquein fingulis materijs velut indubitatum ac«
cipiant; ita Suarez diíp.47. cit.ícók. 5.ntr. 12. cam Caier. loc. iam cit, |
Scotiftie veró é contrà , licét cócedant identitatem realem harü relationum cü
tebus ci corum Do&.z. d. 1.3.5. $. 4d qua (lionem ifl amy& 4.d.12.q.
1.F.negát tamé cóflanter formalé , & cífentialé cü codém ibid.& quol. 1
1.art, 4. X quol. 13. art.3.& alib! frequenter,vnde rtincie
pium-Meraphyficum : noftra la nullum prorfus refpeétum includi in có- ceptu
quidditatiuo ab(oluti ; & quia hic puo&us eft qam maximé neceflarius in
rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideo diligenterett hicexaminandus.: — « 19
Dicimus 1.relationcs tranf tales rebus realiter identificati.Irta Doc Citin 2.
hanc cócedüt ocs Thomiftz, &€ uis quidam scotiftz cit. q. prac. quaf- am
relaciones à rebus realiter diftin&as vocent tranfcendentales,co quia per
plus ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz
cóis eft no- uem generibuscercü tamen eft in séteria Do&oris hic,&
cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiué
caeceris conuenire, & itaidocct ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4.1.
$..4d br ida D. & ide? formaliter, & quidditauu? he relationes ccüt
prardi- camentales , quia per (e (unc deterininaci generis,& folum
denominatiué tran(cen- dentales , quatenus denoininzre. po(funt res altorutn
generü,& ide eft quxttio de folo noic.Noftra &t Cócl.procedn dc re
lacionibus veré, & pcr (etranfcendenta!i- bus, & folidé probatur à
Do&. in 2. loc, cit.hoc modo: Ois- lla relatio eft realiter identificata cü
fundamento, fioe qua fua damétum cffe implicat ab ;ntr;nfeco , (ed nulla res,
etià de porentia. Dci abíolata , cíle pót tine ordine, quem
dicit cranfcen- :décaliter ad aliá , vt creatura fine relatio- "e
dependentig ad Dcum , accidens (ine "dependenia apritadinali ad
(ubüanriam, "mátctià fine ordinc ad formam ; pora ^ "2 c" elena
d s E [ ( ] SABES 1 : : 1 | [ ( [ ! 1 : [ A n LI » dd J jÓ preeced. quz ft. affigasuimus inter : Bouger
tráfcendentales, & przdicamé . tàles, hzc .n. rebus accidunt , &
poffunt adeffe,& abetfe preter eatum corruptio fiem, vt paret de fi
alitudine, patetnita- te; &c. át cranfcédenrales minimé, fed cü ipfa rc
incipiunt,& de(inüt; Maior prob. à Scoto, quia intrin(eca impo fibilitas
fe- parationis duorum ex triplici capite pro- cedere pót, el quia fünt fimul
natura , vt eft de duobus relariuis, vel quia vnum eft prius, à quo effentialiter
dep pettc- tius , tóne cuius dependentiz nequit effc fine co,vt eft de toto
phyfico, ac cius par tibus,vel quia funt idem realiter,y nde po* ftea infert in
eodem 2.d.2.9.2.$. Contra iftud, illud; quod ti effet dittinctüab ali- , effet
potteriuseo naturaliter, necefz farió effe idem lli, (i impoflibile e(t illud
aliud effe fine ifto , & quod mhil tcaliter diftín&tü ab alio, (ime quo
ncquit e(e-tinie Contradi &ione;cít cà co;fed cít poft. rius nataralicer,
vel (rmul.natura cum eo; fed fundamécü neceffarió cít- prias natura ipfa
relatione fundata, ergo fi fundamétü non poteft cífe fine tali rclaione , &
hoc implicat ab intrinfeco , id erit vcique ob identitatem realem cá ea. , quia
nunquam implicat ab inrrinfeco prius feparar1 à ofteriori, nifi ob identitatem
realem vt ab intrinfeco, quia ti talis mfeparabilitas ab extriníeco procedit ,
n«n infert tealem identitateui inter cad (c inlepa- tabilia dicuntur, ita monet
Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo, quod si Phiicfophü
implicat efic ti- hie motu, necob id fequitur realis identi- tas inte? illa.g
talisimpotlibilitas no ,p- üenitab intrin(eco , & ex nacura ipiius
Corli,fed à caufa extriníeca .i. ab fatelli- gentia neceísarió Coelum mouéte;
ett ét cxemplü de partibus vhiuis,qua süt prio- : pofsüt e(se tine co , &
camé iuntur realiter ab eo. ex Do&t. 3. .d.2.q.2. E impoflibilitas nó pro-
." Utmitexabíoluta earü cnticate, (ed ab ali- DN T extrinfeco, népe ex
carü énioncsquz À Jaume qua fttà nequeunt nó I: ro 6 &c. minor patetex
differéia , -à Doct.loc.cit. ini2.i& 3.d.1. q«i. k. Quafi. TE Deident.
velar. franftend.cumfünd. | 625 cau(are toti , cá fintcaufe intrin(zce , v--
notat Lichet.2.d.12:q:2$ pot ctiá «ff. exemplü de veritate propolitionü nece(-
fatiarü,;& céringenti, nam cócingentes ncqucunt císe (ine illa;fappoltito
Dei dc- creto;nec proinde Bree e s Tg quia talis inteparabilitas prouenit; ab
cx. trinfeco.f, ex Dci deccero, & é contra, neceísatijs veritas c( illis
realiter identi- ficata;quía nequeunt efse (ine «la ex ear natura, & ab
intrinfeco. [n propotito ac incópoflibiliias císendi creaturam abfq;
dependentia ad Deà e(t ex ratione intrin (eca cius, ic etiam
incópoffibilitase(sen, di accidens fine dependentia ad (übie- &um, &10
hz timilcíq; aliz relationes realiter
fundamentis: identi ficantur . Hictamen aduertendü cft,
illamSco:tmax'nmáproemaioriaísumpraminargumentoàScoriftiscóiter(icv(urpari,Osrelatioycuiusfandamentorepugnatefe,fmetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucspatiturin(tá»tias,primo.n.fal(avideturdeomuicc(pcétaaptitudinali,quiafandameptücu,iufcanquetalispocexiftecefineactualiexiftétiarermiai,vthomofinerifuyXtamenrifibiliraseftcumhominereLicecadem;&quilibettalisrefpectus.cü(uafundamento;DeindchamanitasaVerooatiumptanonpóteíscinrerumnatüra,qumeciamVerbüéxiftar,&tamen;vaiohypottaticanóeftcirealiteridentifica.tà,quasinftanriasVallotolueceaidicactrac.Formal.inexplic.diuilionisentisindcpendens,&independens;.(edm«luscitpcopolitionemaísuimere,vtpoaitur&d.12:q.1.I.&alibi,quód.nempeudomniscftcademfandamento;(ine;]uafundamentamimplicate(seabintrinie€o,itavt.impoflibiliiasepiscfundamentofixipfiusrclationisyüc.n.fumptaceisatomnisdubitatioy.vtrectenotatGadiusno(terquol;19...(s12ContráhancCócl.ob;jcies,hiac(c»quiomniaentiamüdie(serclatuni,quad.vclatimaximiincoucnieusintolitAcl,4.Met.cócraalscrentesomnesreruvertetateseiseapparentes:i/rob.[eq.quia01aentiadicuntdependentiamadDcu.TumBbb4aex$142:exAug.$.deTrin.c.5.increaturis,quicquidnonsrifübftantiamdicitur,tevtsriaccidésdicatue,&infrac.16.apertàdocetrelationem
oém in creaturis effe accidens , düait illa effe accidentia rela- tiua, quz cum
aliqua mutatione rerum , de quibus dicuntur, accidunt, ex quo de- ducit ctiam
relationem creaturz ad Deü cíIc accidens , etiam expreffius do- «ct in fine
cap. . hoiuímodi relatio - ncs fpe&ant ad predicamentáü relationis, ergo
accidunt rebus , Prob. affum ptum , uta relationes iftz (unt relationes fecun
efle , ex quibus przdicamencü rela- tionis con(tituitur, & omninó competit
fecunda relatiuorü definitio tradita ab Ari(t. quia corum effe cít ad aliud
efien- tialiter (e habere. Tum 4.relatio tran(ce- denialis effentialiter
pendetiab extremis, ergo rcaliter à fundamento di(tinguitur , quia dependentia
effentialis (emper in- Ker. diftin&ionem realem inter depen- dens , &
terminum dependentiz , Refp. Do&or inconueniens cffe pm fere ota ad aliquid
formaliter, & quiddi- tatiué, vt aflerebat opinio ibiab Ari(t.re-
ic&ta,non tamen realiter , & identicé. Ad 2. concedit relationes in
creaturis c(Ie |.» accidentia, (i fant ad illa, ad quz c(sétia- liter non
dependent, at fi (unt ad illa, ac. cidentia non funt, nifi fumendo accidens E
extraneo à quidditate rei , & in hoc en(ü ait Aug. (ümere accidens , cum
re- lationem creaturz ad Deum vocat acci- dens, g é dicit cfle motabile; non
tamen mancnte fundamento ,ícd per mutationé etiam ipfius fundamenti. Ad
5.neg.aísü- ptum ordo .n effentialis rerí ad fuos ter-- fnínos ponitur-per
cedué&tionem in pra- dicam. ipfatum rerum ; ad prob.dicimus , non
quaícunque relationes sin c(le con. ftituece przd;cam. relationis, & ibi
dcfi- nici fcd illas ui , quz rebus accidunt qua- lesnoníunt tran(cen dentales.
Ad 4.rela- tio tran(cendentalis dicitur cfTentialiter dere à fundamento,eo modo
quo paf dicitur. penderc à fubie&o ; quatenus nempe cft fibi cófubflantialis,&
realiter identificata , proprie tamen dici nequit €Gentialitcr dependere , quia
non cft ab £9 raliter, & phyficécauíata, Difj. IIT. De "Pradicam.
tefpetiuis. 13 Dicimus 2.relationem ttanfcendé- talem formaliter diftingui à
fundamen- to fuo abfoluto, ita vt nó intrat cóceptum formalem,&
quidditatiuum eius;ita Do- &or loc.cit.przfertim in 2. qué (eq.Smi-
glec.difp. 10. q.8.Log.q» probat ui au&o. ritate allata Arift.4. Met. vbi
contra Hc- raclic. & Cratl. córendentes veritates re- rum effe apparentes
infert vt ab(urdü, gy oia effent ad aliquid, non inconuenit aüt oía effe ad
aliquid identicé ,& realiter,vt modó probatum eft , ergo formaliter, &
quidditatiué,ait Doctor; Tumau&orit. Aug.7.de Trin.c. 2. dum ait.omne, quod
relatiué dicitur , effe aliquid excepto rc- latiuo , fundamentum relation:s cít
aliqua entitas formaliter no incladens ;1- lam relationem;quá fundat;arq; ideó
cü primum , & principale tundumcenrum re- lationis fit aliquid ab(olutum ,
hoc vti q$ iter non includet relationem fun- datá. Tum quia id apparet in
rclacionib, diuinis , vbi e(t maxima identitzs in f; n- damento , & tamen
fundamenti non ctl formaliter relatio,quia tunc nó eflet per» fc&ie
formaliter infinita. Tum quiatüc in definitione hominis,equi, lapidis, & c.
poni deberet relatio depedenue ad Deü, quia definitio quidditatiua có.inct,
quic- Me eit de e(encia defniti , & unc quo efinitum ncquit quidditatiué
intcll gi Tum tandem róne à. priori , qua pa(Iim vtuntur Scotiflz , realitas
rclationis non includit formaliter realitarem abfolati , neque é contrà , ergo
neceflarió fimpli- citer entitas abfoluta formaliter di(tin- guicur à relatiua,
Prob. a(ífumptum, quia entitas abfoluta, v: fic , cft formaliter ad fe,
relatiua vt lic eit formaliter ad aliud , ergo voa non includitur in conceptu
for» mali, & praciío alterius,al;oqu:n eadcm cin entitas per eüdem
formal;(Timé có- ceptum cflet fimul ad fc,& non ad fe, ad aliud,& non
ad aliud , q» impl;cat . Prob. tt gm ca róne, qua cft ad (e;non cít ad
aliud;& caróne,qua cft ad aliud, non cft ad fc. Re(p. argum.probare folum
de re- fpc&u predicamcncali,g non tit de cone ccptu abioluti , non aüt dc
tranícenden- tali. Contrà, arsumentum quantü ad hoc &qué probat dc vtroque
& otledit 2 rd - tà - * ue. , Quaft IT. De idem. velaticn.tranfcend.eumfund..
62$ talis tes in (no per fe conceptu contradi- &oria clauderet,ex com. quod
cft rcs ab folnta,ef formaliter, & quidditatiud ad fc,nó ad aliud,& ex
eo , quod formaliter includit refpe&ü, ctt formaliter ad aliud, non ad fc,
ergo sm eundé cóceptü forma- lem; qui ei conuenirct, inquátü «ale ens, effet ad
(c,& nó ad fe, ad aliud, & non ad aliud ; & fané parum rcfert ad
contradi- &ioné euítádà,quod (it ad aliud pradica- fnentaliter ,vel
tranfcendentaliter,quia v- traque rclatio e(fentialiter e(t. habitudo ad aliud,
& íolum in hoc differunt , quód vna accidit meré (o fundamento, nó àl-
'teraj tum quia vt bene arguit Datíol, 1..d. 12.Q.1.6.Contra tertium modum ,
abío - lutam,& refpectiuum diuidüt totam lati
tudinem,antequáinprzdicamentadcícendat,ergoprz(cindendoetiamàccfpetupredicamentali,te(pectiuumnequitcoinciderecumabíolutoquantumadconceptusquidditatiuos14Refp.nullàfequicótradictionem,quodeadéresfitimulabfoluta,&relatiuatranfcendentaliter,quiaincarehoitóncsad(c,adaliud(unt&zabmapervnicam,&vlrimàdifferentià(pecificam,ergo,àquibusprzdicatacontradioria(umaptur,itanequeuntduoconceptuspartialesilliscotrcfpondentesintegcarevnàtotaléfpecificumitaquodcademressm(uanronem(pccificá,quavnicacít,fitadfe,&uonad(e,adaliud,&aonadaliud,Reíp.aliqui,quodrelatiotrá(cédésn&opponitureüeab(sluto,(cdrant«metféintranfcendcati,atqueiócoceptücntisabbac(olaopponitucabfoluto,purusce(pe&us.Contra;quiacelacotranfcendcusduodicit,&rationemformal&
tclationis , & ip(am traifcendentiá, quis igitur racione cranfcendentiz
opponatut ellc iatcanfcendenti;tamen rónc relatio - nis opponitur etiam clTe
abfoluto;& fal- fum ctt relationem pred icamétalé , qua- tenus
przdicamentalis, opponi e(Te abfo luto qa vt (ic opponitur eife trá(cenden ti ;
opponitur vcró efTe abfoluto, quate- inuicem, e(tó fint ambz deinregrocon- —
nus relatio, inqua cói róne conuenit cum ceyxu illius rei ; & ideó non sih
candem róné , fcd diner(as dicitor res 1]la. (imul , & (emcl rclatiua,&
abfoluta.Contra, q.- uis ponantur formalitares di(tin&z , po- nuntur tàmcn
vnum pcr fe concept in- tegrarc illiusrerquatcnus talis cft de iflo igitur vno
pcr (e conceptu ,quem conítti- tüunt , quaritar an fit formaliter relaci- uus,
vel ab(olutus,vel vtrumque ,& fi tcr- tium dicant, ecce ftatim 1mplicancià,
nà licét fingule illz formalitates pattialcs fint diftin&z, tamen combinatz
ponun tut efficere vnum per fe conceptum fimul relatiuam, & abíolutum;
INeq; iuuat cum quibusdà recurrere ad conceptus diuer- fosinadzquatos ; quia
hic loquimur de conceptu adzquato illius tei abfolute , q ponitur e(sécialiter
imbibere tranfcen- deniualem rcfpectü & illà adzquaté con- ftituit in tali
ipccie , & quarimus , an fit abfolutus , vel relatiuus ; vcl fimul vterq;
& hoc vlcimum impugnamus, velut con- ccprum oinó inplicatoriam , quia
quarli- bct res eft i0 vna dumtaxat fpccie atho- * 4. E "is - relatione
tranfcédéti, & idcó quantü ad boc femper currit cadem paritas de vtra-
que,v:de difp.z.Phyf.que(t.j.art. $..— 15$ Inoppof.obijc. t. inueniuntur res
quz dà ex ,p»ria códitionc ità im pfc&te, vt carü e(sccia intrinfecá dicat
jppottio- nem cum alijs, ad que cx natura [ua otdi* natur,fic accidentia
rcferuncur ad (üblta tia habitus, & potentia ad obie&um , ad od ità
referantur , vt illorü e(sétia , 8C (ftin&tio omnino iutclligi nequeat, nec
uidé a Dco,& Angelis nifi p ordiné ad a*l.cét ergo a&us ad effentiá.
potétiz nó ptineat,nec obiectü ad eisécià atus 5 - c unt rcs proríus intet fe d
uct(z, tamem ordo ad ilia nece(farió, & c(cncioliter im bibitur in cis.
Conf.nó pó',nec quidem ; Deo;cócipi a&us vitalis, vc à nó vital; die
ftinguicur, nifi cum ordine intrinfeco ad princip:ü vitale, ergo talis ordo
pertinet Omninó ad conceprü quiddiraunü . Rur- fus accidens realiter , &
etlentialirer cft ens aptü igbarere fubftantiz , rio dicit ordincm inuaníccü ad
tübItàcià,& quid» 08636 ^ Difp. PUt. DePredicamrefpeGluis, o dit:tiu?
nequit concipi, & explicari , nifi p.talem ordiiem; q» cóftat ex ipfo nomi»
nc accidentis,nà accidens eft vtiq; alicu- ius accidens, & qy accidit;
alícui accidit ; qua de cauía accidens dicitür entis-ens 7: Met. cap. 2. Demum
fi entitas creatus rz formaliter diftinguitut à relatione de: pendente , nec
ineius é(Téntia includi- turjquerit vel vt fic eft à Dco dependens, vcl
independens nó fecüidü ergo primü . Refp. neg.a(fampti,
adprob.dicimus,fionideoaccidensdefiniripetfübie&ü,tehtiáperPu&a&tüperobiecti,uiahitermini,velhabitüdinesadipíos(diitiaillaruràrerum,&adconjuidditatiuamearum|pertineàr,cmapdececffentialisDed1ndefinitionecuiufcüq;ponitcumhzcnólicminuseffentialisalijs,vtdocetDoa*rin4.d.12.q.I.L.edratioeft,ializc,&aliahuiafmodiobimperfeeorüentitatemnóhabentperfe&üceptumquidditatiuü,&quietatiuum,nifiaddatürillud,adquodordinantur,ficformaAberandaccidentalis,fedetiamfubflaniialis,perfe&té
nó exprimi- tur, & quietatiué , nifi infinuetur fobie- &um,cuius eft
forma , vc notat Doctor ibidem; pót igitur accidens cGcipi,& de- finiri
finc ordine ad fübie&tum,;fed hic nó erit«onceptus rei quietatiuus;fed
tantum idditatinus,per quem perfe&é Deus , & forte ctiam A ngeli
attingunt quiddita. tcm accidentis ab(oluti . Ob eandem ra- tionem, vcl potius
ob affignatam à |Sco- to quol. 15. ad r.ptin.porentia nequit p- fc&é
concipi, nifi p ordinem ad actum , & a&us, (eu operatio pcr ordiné ad
obic- quiaf.cóiter voces linpotitz ad fi- gnifi candum operationes important
relà tionem abfoluto anncxarn,quacé Tem oportet coiatelligere obiectum in rone
termini, vndé (i vox pracisé imponere- tur ad fignificandam enritatem abíoluta,
uz cít in epcratione, & per íe in gencre qualitatis, fignificatum illius
vocis poffet intelligi non cointellige ndo obicétum in tóne termini. Hinc
Doctor quol.cod fub H h. & 2.d. 24.3.1.in fol. 2.ài g.ait aucto ritatem
Arift, a de Anim 33- poten — tamen ifta babitudo ad quácüque FN eit indwiitur
per a/kus ,G* alfus per obie, 4, debcte intelligi extrinfecé,& manife,
ftatiud,obiectoram.n.diftinctio manife- ftior e(t nobis di/timóbonzactuü, X di-
ftin&o a&uü ditt n&ioncpotentiaru ny non auié intemfece,
&etfenvialicer , quia fic propr'js d'fférerinjs abinuicem (ccer- nütur,quas
vu;atungüc Deus,& angeli, 16 Ad Cont.ncg.atfamprásficur .n. ad habédut
conceptum quidditatuuum ac« cidentis neceffaria non eft jiammó iaperti nens
inhzcéntia aptitudinalis, fed (uffici attingere radicem talis aptitud'nis, fic
in propofité ad- conceprum quidditatiuum a&us vitàlis non eft neceflarius
talis or4 do,nec a&ualis,nec aptitudmalis, fed (uf- fiéit attingere
differentiam abíolotà cxi« itiuam talis ordinis , & irà vniuerfaliter
icéndum eft de quocun j; abfoluto dicé te ordinem tranfcendentalem ad aliud, q»
ad eius conceptum qu:dditatiuü (pectat y nonordoille,(ed ratio abfoluta
poftulans íllàm quomodo folent explicari omnipo tentia Deià Theologis , &
alia attributa ad extra;non .n. dicendum elt has perfe- &iones in Dco
includere relationes tran ' fcendentales ad creaturas, vt aliqui perpe tam
arbitrantur ,quia eadem ratio , qua excludit à Deo relationes przdicamen- tales
ad creaturas, excludit etià tranícene dentales , vt infra dicemus, ,. an Ad
aliam accidens pót fumi duplici« ter, vt norat Do&t.ac.in 4.6./4d qonems
vel formaliter , & pro pet fe fignificato nempe pro iplamet
accideatalitace, & in- hzrenria accidentis , aut materialiter , & pro
denominato ab ilta v. g. pro albedi- ne,primo modo vtiquc eft quid rclaiuü
etfentialiter, quia eft ipiamet relatio ac- cidentalicatis,acinhzrenrig , &
de acci- dente in hoc fen(u procedit argaimentü » nonautem fi accipiatur
(ecunio modo . Dicitur aütaccidens etc ens , «qu'a cnus [edi qp ly quia noct
caulaliratem ormalem , quafi formalisró entitac s in accidente (it inhiecere
cali eni i. (ubtiá- tig, vnigerfaliter n. canfaturn à quacun- ue-cau(a its
quocürue generc caufa cit illudyquod eít qa raliter enis. t. calis caus (&
in tali genere,& ordinecautand! ; nec p E - "5. * pA eL T t.
eftformale,vel effentiale in caufato, quia tünc nullum caufatü effet formaliter
ab- folutum;ita exponit Do&.loc.cit.(ub G. Ad vit. entitas creature
ab(oluta praci- sé, & fccüdü fe contiderata,neque c(l de- pédés;
neq,indepédés formaliter,led eft dependens£andamen:alkter quia ip!i de- betur
formnalisdependenzia , (icit homo formaliter , nec cít r:íi5.Irs,nec non cif -
bilis in primo modo d: cadi per fe y. fed tantum radicaliter , qi1acenus
inlecundo ^ fignoci debetur ri(ibilitas
-; —cQYASTIO IIL J — " e 4nvelàtio predicam. fit accidens ex- - remis euus
[uperadditum, e ab . eis reipja condiflinct um. 17 Kern o€s,vno,vel altero
difcre- páte.relationcs trà cédétales eife vetas, & rcales formas in rccü
natura. exi fté&ces modo precedenti qui (t. enarrato ; i eft controueríia
dz relation.b. libus , an fint forma tcales accidentales rebus ipfis.
fuperaddiue ,.& ab cis ccaliter ,vel(altim modaliter d:(tin &z ,nam pro
parte negatiua adsüt. toncs tanti momenti , vt ab Au&oribus haius fententia
inolubiles repatentur , & qui. eítà nos eas non ccnfcamus iniolu- biles,
facemur nihilominus magaá prafc- ferre apparentiam , & forté maiorem quàm
rationcs pro parte affirmatiüa . - res itaque tamofar extant de. hac re in.duz
extrema, & voa med;a, prima té nega: relationes pr dicam, cffe c rcalcs
formas accidentales , fcd aíferite(ie tantám denominationes cx- trin(ecas
desüpcas ex collcctione,f(cu có- binatione rcrum, ta vt relatio praedicam.
aliud non íit,quàm cocomitantia, & .co- exiftentia duorum exicemorum ,.—
fimili tudo v.g. duorum alborum combinaco , iriaca, velalteriuscereg. inen:
furz coexiftentia ; diffimilitudo veró al- bi,& nigti combinatio,
inz«qualitas quan . títauis palmaris,& bipalmar!s cocxittcn- — tia , &
fic de alijs: à Nominales paflim q.d. 28. 29. & 49. Ocham. Greg. Gab.
aqualiras duarum quantitati palatium, | & velbi - .. Q. III . De diflinczelationis predicam, ab exirtmis. 61.7. quos
(equuntur- Recentiores nonaulli » qui ob naufeam, quam illis afferunt. (en-
tentiz Arift. D. Thoin.& Scou toties ia Scholis decantatz libenter ia
Nominali( mum iun&is pedibas ruunt , vade in Lo gica negàt relationes , in
Philofophia in, diui (ibilia, in Metaph. pra&cifiones obie- &iuas,
& naturas cóes , quibus principi] negatis plane euercütur prefate fcientig
gs; pra (ercim vt fuat ab Arift. craditge, & ias (Litutae, & SS.
Patribus; negant igitur c Nominal.celationes pdicamentales Hut tad.difp. 16.
Mer. fe&. 2. & 3. eius late« ro Atriag.d.12. Log.fect.6.& feq.
Auere faq. 25. hy(: (eter. & 2.& alijquibus fà obijcias in hac opinione
auferri vn. pra d ca néntü; efp.nós itr'dendo nó ob hoc aufecci ab Eccle(ia ynü
Sacramentü , aut Decalogi pr&ceptum;in q (ent.lapíus cft Vulpes t.p.com.3
.difp.$ 8-arc.9.n. 1 $ vbi (olü prz d:csméta ab(oluta admittit. eífe
entiarealia formaliter, alia idencicé can- tuin, vnd? feptem demit
pradicameata. 18. Secüda opinio extteaa affirmat ree lationé pre dicamentalé
cífe; vecà formá accidentalem rcbus fupecaddita, & ab eis reipfa
dittin&, fiue talis diftan&tio: rea lis vocetur,Gué folii modalis, eó
quia ree latio non fit proprié res , f. us rei g Hecett (nía cóisin (chola Peri
eticag nà Aríít.hicia Logica , & rut(us 5; Mete flatuit vccum, & reale
pradicamentü rela tionis, quod vuiq; nequit ex fola denomi nátione
extrinfecacon(litui , vt dicemus Qt immo nó folü in fchola. Peripar, fed et
Platonica; d verpetuó fecati funt oés Arift-Interpre:es à Arabes,q Gtzci;&
Lacni , vt teftatur Soátcz difp. 47; Mere fc&. 1.0.10. & tota RV calium
Schola Tho. mitará, & Scotiflarü , id namq. ex pro« tcilo docuerunt
angelicus Do&or p. 1.94 13-ari.7.& q.18.arc 1.& q. 7; de potenta
artig.ac alib: (zpé,S& Subtili$ x:d. 1.q-« 3:d .1.]:1.8& 4; d. 12.9.1.
& quol 1145 alibi irte quod fola tot;ac «án4 torü auctoriras virorum hanc
fententiam reddit oppoiita valdà- ili dif - Tertia demum opinio mcdiasconcedit,
6:9 Difp."UL. De Pradicam.te|peHliuis | | te diftin&asab eis,(cd tr
fundamentali- cum diuina (ubtlaaria identificantur,non. tc, ac rone
rariocinata, formaliter veró , ficincteaturis. Refp,
imó ex hoc capite & a&ualiter folü diftingui p intelle&ü ; nos non
benc ex diuinis relationibus de- ità Henric.quol.9.3.3. Alcn[ $. Met.cir-
ducere ercatas accidentales;quia illz süt €àtex.20 Baccon.1.d.28.q.r.art.4.
dub. — fübflanciales, & rranfcendentales. Coa- 3.Soncin. j.Met.q.28.
opinionécx in- trasquia hac (unt
prad:cata cóia Deo, & tegro poflea cüalijs nonnullis amplexus creaturis,
ergo ficut fcientiaqua in Deo eft Suarez di(p.cit. fe&. 2. vbrwult rela-.—
ponit (ubítanua, in creaturis ponitur ac- tioné adzquaté ident ficari cü
fundam- — cidens;quia (ci&cia in cói abitrahit à (cié 1O,cXigere tamen
tctminum,non vt parté— tiaincreata,quz cft (ubftanua in Deo,&
formalemrelationis,fed vtquid cónota- a (cictia creata, qug cít accidens in
crea- t6 in obliquo, vndé cócladit ,relationem — turis , ic pariter de
relatione dicendum e(Te formam ab(olutam,nonabíoluté sü- — erit,ncc poterit negari
paritas, nifi negan ptam , (ed vcrefpicientem aliam ,quam — dorclationemin
crcaus dicere accidens opinionem tribuit Nominalibus , à
rcbascondiftin&tü,qua tané effec ma. : nifcila petitio princip:j,:d.n.eft
qued ,p- ARTICVLVS I bare contendimus per aífumptam parita- elato pradicam. eft
accidens ab ex- — Sed qusamus hanc ratonenex diii qo mremis veipfa
condifiintium. nis rclationib.dedüctà,quia meré Theo- 19- T hec veritas
facilius deducatur, — logica cfl, non .n. data opera cam addu- prius
vtramq;fentenriá à noftro ^ ximus , fed (olum vtprzíatos Auctores aflferto
recedentem impugnabimus , & — conuinceremus;qui Theologi (unc, & A-
poftea noflram flatuemus. rift.au&oritacem a(pernantur, quos etiá Dicimus
r.gp relatio predicam. nó eft — credimus faclé negaturos relationes fola
duorumextremorü concomitantia, quoque diuinas;ni(i fides obuiaret . vcl
combinatio . Conclutio ftatuitur có: —. ao láigitur accingimur ad roné nata ara
primam opin. & prob. primó,quiaex — ralem;quaz funditus bác cucliit
opin.;dá- opin.toliitur przdicamétam relatio- — tur in creaturis denomipat;oncs
puté re- mis, quod certé conflitui nequit inmera — latius, etgo dátur puré
relationes, d funt denoniinatione cxtrinfeca;,vt poíteadi- pradicamentales.Coníe. patet, quia ef»
&cmus;& oés relationes ponütur mutuz, — fe&us formalis non ctt ,
nifi forma ipfa à plané totam euertit peripatheticam do — fübiecto participata
; aisüptü poffet pro» dastisc omnis gratisconccdunt Ad- — bari cum Scot.cit.
24d. q.5. ex denomie Tíarij parü curantes de cucríione pr2 — nationibus
fundatis in aione; & paffio- slicamenti relationis dicentes , nonobid —
ne,in vnione, pratentia; & alijs (cx pradi woilialiquod facramentum ab
Ecclefia 9— camenus ; quiaimportant puras rclacio- sut przceptum à
Decalogo.Sed'(anéne- — nes, vt q.vlc-huius difp. & tutusin Fhyf; o
rclationes rcales, aut omninó tol^
probamus;ti quia Aducr(arij bas negant , aut yaldé labefactant myíterium
ze — efferelauones pradicam. , fed aiunt cílc . "'Triadis , vt hic vrget
lo. de Mag. qp. traaíceodencales importantes abíolutum eft maximum Sacramcntü
in fide noftra, — cum re(pe&u , idco ad probanionem a(- At inquiunt has
negare in ereatis mon in — (ampi inducemus denominauioncs fi» diuinis, Contra,
firclactonesin diuini milis, & diffimilis mes , & inzqua« funt
realcs,& non taptumn extrema coe- — Iis, & alias haiufmodi fundacas (u
p vnd xiflentia ; ergo etiamincreatis,coníegj — & mulza ex $.Met« 1 9-bas
.n. conc-cáunt par er,quia omnia attributa Deo,& erea-'— efTc
denominationesrclatiuas pure. prz» iuris communia,ti in Deo (ant realia, ét —
dicamenrales; fiergo dancur i(te dcao* i in creaturis, con(tat deranione
(übítà- — minatione$reales , vtique foinz reae ti, (apienug, c. hoc
foluminterei, g — lessclatiuz dari debebunt , a quibus de» — io Dco obíumupá
bmplieaiem diua — (umancur » [Nc iuuat discre has clje pue — a. wea x dE ou no
eon C CONI TTTABI SIT. omnis extriaíe iüfeca denominatio realis ex forma aliqua
reali exiftente in aliquo (u- bie&o femper defümatur , vt conitat. de effe
vifo, & cognito in obic&o,plané ha- iu(modicelaciuz denominaciones
extrin- fece à forma alicui (übie&o intrinfeca 5 fumi dedcbunt,& hzc
vtique dcbebit c(- fe forma relatiua, (i .n. ab(oluta foret,v- tique
denominationem relatiaam. dare non poflet, quía denominatio forma de- nominanti
proportionari debet . Rcíp. denominationem relatiu& vtiq; db vna forma
abíoluta derinari non poí- febcne tamen à pluribus, vnde denomi- natio Gimilis
íamitur à duob. albis fimal coexiftcatibus; hinc ait Hurt. cit. $. 39.
relationem przdicam. cííe duos conce- tus abfolutos qui eó quia non ab vna re
la,'fed à duabus fimul exitentibus dc- fumuntur, propterea fimile d£ ad aliud,
al bü vero ad (e , quia fumitur ab. vna albe- dine (ola, Ec (abit Arrrag.c-41.
non eífc denomin. príasextrinfecá,fedpartimáwinfecáquatenusdicitipsifüdamétü;partimexcrifeciquaten?dicitterminü..^a1Hacdirefpófiocflicaciterreijcitur,quiafimiliudonondicitpraecisecóceptusduarüalbed:num,fedaliquidamphus.f.habitudinemillarü,quz.explicaturperficur,ergo&c.prob.allumjxumquia(imilitudodicitardevnoquoq.cxtremorü(eiunctim,namhzcalbedodicirfimilisilli,dezautemalbedincslimulexittentesnonitàprzdicaripoílunt,nonenimdicipoteft,quodhacalbedoficduzalbedines(imulexiftentes;erzofimilitndononcftidemquodduzalbedineslimulcxiftentes,necfimileidemyquodduoalbafimulexiftentia,Tum.iaperhanccopulatiuam,Petrusclts,&Pauluseftalbus,vriqueexplicaturcoexitentiaduorumalborum,non.tamenadhuccxplicatüreorumfimilirudo,quiaPetrum,&PaulumeífemilesnontantumdicitPetrüeffealbü,&Paulumeílealbum,fedPectumctfealbum;fieuPaulus,vadepreterhaac,Xillamatbedinemdicitétcomparationem.yniusadaliuexnatucarei,€nontantumer:"neeTamquiacxhaccopa»«M^""|edistintiilat.pradic.abctremis.ds.L.619^.fü$denoiminationcsextrinfecas.NàcamlatigaPetruseftalbus,&Paulus.c(taibusabíq;petitioneprincipijbencdeduciturhocconíequeas,ergofuarfimiles,nonergofimilitndoeftformaliter,&fcisécoexiftentiaalbedindPetri;&Paulijalioquipetereturprincipium,&probareturidemperidé.TumquiaalbedoPe-
tri, & albedo Pauli coexittentes (ecüdü (aos conceptus abíoluros aliud non
effi- ciunt, d binaciumalbedinü,nec denomi- gant illas albediaes, nili e(fe
duas , vt n. vnialbedo vnum facic albam,tic duz al - bedines duo alba , quz
denominatio cft abíoluta (pe&ins ad predicamécü quan- utatis,non vec relati
1a . T'ücà lem quia, explicare ten&ur, qüo hac albá , & illud. album
extrea dicantur, cur hoc dicatur fuadamentum,& illud terminus, non .n-
redté dici pofsüc extrema ,nilidetuc qd vcluti mediü inter ea ,cuius dicantur
ex trema,hiic .n. ratione materia , & forma in compofitco dicuntur extrema vnionis
» neq;éthoc exrcemü bene diceretur fan- damentá relationis, neq; illud tecminus
s fi celatio dicit folum duos conceptus ab- folutos,aon.n. vnus coaceptus
abfolutus. dici pür terminus alterius concejxtus ab foluti5neq ; fufficit
recurrere. ad habitu- diné ration s;quia tüc nó falaatur deno -
minationemcelatiuam effe realem. 21 Auer( cit.(ec.a.vt faluctin cóco- mitantia
extremorü abíolutorü deno mi - nationem veré rclatiuam , ait illà conco -,
mitantiá non ita debere explicari, vt di- cat vtrámque extremum ia recto ,&
z- qué primó ; licut aiebat Hurt. fed ita vt primario ,& dire&é dicat
vnü,népé tan- damentum;fecundarió » & in obli.juo di- catfeu connotet aliud
.£. tcr: nü, (ic n. inquit explicari beoe denoiinationé re- lattuá.Sed non ob
id euadit Auería pro potitas difficultates; Td quia choc mo- do explicando
combinarione:m ab(oluca- ram, non vaa rcsrclatiua erit relaco , led, duz
abfolutz vna in recto, altera in ooli- quo,imó cum nà mag s ejfe 4n xj ejje ad,
fit de concepra relationis, mie ponicac teriings eile connotatuiày &
tuadamcüe tum folum principale igmficauim,vade iuxta hanc via melius loquuature
y qui ce-. neni yt/4j qué. proa pec cclaupaegs; : MM impor- / CERERI T 6,6
importari. Tum quia licét ponendo ter- - minum in obliquo,videatur expiimmicone u ceptas relaiuus;& cóparatio fundamens —
CILE ECT CI X^ Mo Me. rget em dflicultas, vel refpe&i- : hábetur intétu,
ücur.n.illa (cultas ponitur rclatio rcaliscocxitenciae idem 4s ni ] ti ad
termini , re tame vera nihil tale ex. pariter dici dcb:bit de fi miliadine i
primitur, quia etiamfi dicamus hoc albi - cft (imile illi , «n insététia
iftorum hoc tantumimportat;quantum fi diceremus, hoc eft album, & tllud eft
album, wel hac funt duo alba ,9» (i aliquid realeamplius exprimitur vitra hos
ducs conceptus ab folutos , fané nil aliud crit, nili vcrus or- do , ac
realiscomparatio vnius ad aliud. Tum tandem; quia quocunque modo ex - plicetur
relatio per concomtantiam, vcl combinationem duorum extremorum. malé
definirentar rclatiua ex Arif. cffc ; c ipfum, quód (unt, ad aliud funt queen
dcfiniri dcberent ad aliud effe illa,quorum effe eft cum alio eíte |. 5 cum
relatio fecundü iftos nó lit habitu- -. do vnius ad aliud fed cocxiftétia
potius ; vel combinatio vnius cam alio . 3 Denique prob.cócl.róne Mair.r.d.
39-4. 1. quia &t vtitur Zerbius y. Met. q. 17:quicquid cft in duabus
albedinib. i mul exifientibus,totum eft in duab. fuc- cedentibus fibi innicem
,ergo fi fimilitu- do non dicit aliquid reale fupra entitates olutas illarum ,
ita fimilis erit yna al- bcdo exiftés alteri futora,, ficut alteri co- dem
temporc exiftenti , qp tamen citer cgatut;etid ab AduerfariJs qui ad rcla-
1ionem pradicam, etiam vt ab cis cócc- yrequirunt terminum actu exi(tété ,
aflumptum patet; Ptob.coníeq.à pari na merus darum albedinum , quianihil di-
€it (uper entitates abfoluras illarü , pra- fertim fecüdum Nominales ita
faluatur in illis fimul exiftentibus , ficut fibi inui. cem fuccedentibus ,
ergo ét ita in propo- fito;quia fimilitudo nihil dicit prater en 1itatcs
abfolutas illatum. Si dicas requiri fimultatem durationis ambarum. Contra vrget
Máir. tum quia düratio eft modus poíterior ipfa rc durante , ergo fimilitu-
do;quz dicit pracisé enrirates abiolutas duarüm non videtur pendere à duratione
fimultanca illatum, tum quia vcl illa fimultas eft aliquid rcale prater illas
albedines ,vc('non,ti non,redit diffi guliat
Gcyvel hoc elt ablolusum, & ad- —.24. Dicimus z.relationé
predicam.nà elle aliquid füperadditui fundamento fo li tóne dift/actü ab co Eft
Scoci loc.cit. «ontr3 3 opin.quz adz juaté à parte cei cclation«m pradicam. cum
fundamento ident ficabat, Et prob. nam in hacfenten ua vel relatio habetur in
fundamento ad poíütioné termini de nouo, vel fapponc- batur iam in fandamento
quoad totü (ui eíic:G primü , ergo vcl erit fola amborü *xtremorü cocxiitentia,
aut denomina - tio indé defumpta , quz crat Nominaliü opinio,vel forma aliqua
de nouo rc(ultás in fundamento ad politionem termini. , qua eft noftra: verà
dicatur fecundum, nempé (upponi fundamento identificatà ante m termini , tunc
przterquá- qp non faluatur effe verum accidens , quia hoc non identi(icatar cü
labie&o;cü pof fitadefÍc , & abeffe ,(cmper in fubie&to daretur tàm
ante, d poft exiftentiam tet. . mini , & femper fübie&tum atu deno- -
minarct relaiuum, quia«ffe&tus forma - lis relationis prz dicamentalis elt
a&u re- ferte fübie&um, vndé Petrus albus fimi- lis dicererur Paulo
nondü albo, & patcr illius filij,quem nódü genuit; Et rurfus (e- quitur,
vel relationem srn (uà fpeci rónem à termino non pendere, vel.ré de- pedenté
exifteie tine co,à quo det. Reíp. Auctores 5 .fenc.telationé sCpcr in
fundamento reperiri quátü ad enticaté realé,q dicit,quia hzcnon eft diucría ab
entitate fundaaíenti,non tame (emper in co reperiri cum denominatione relatiua
, quia hzc denominatiq etíam péder à ter - mino;hanc veró termini neceffitatem,
vt habeatur in fundamento relatiua. dcno- minatio,
nonoéscodemmodoe»plicant.Aliquidicuntrelationeminfondamentodeliteicereinelfeincompleto,&inchoa.t0antecxi(tentíamtermini;copleriaus.tempottca.peraduentumtermioi,&hacdecauíaanteanonprzbercfundamentarclatíuamdenominationem;itàBaccon,&Soncin.loc.cit.SedContra.,quiapecrclarionemjncffeincompletoyvclinicle.v4^Ed|1ligant^TT"7"VTE"^.xIlfolamentitatemabíolutamfunda..métiexposfitoterminonataeftrc«fültarerelatio,.&hocvtiq;benédicitur,fednoninferuridentitasrelationiscumfundamento,fedpotiusveraàpartereidiftin&io;velintelliguntveramformamrclatiuárone(olüfeuvniuer[aliterdiftin&áabentitateabíolutafüundamenti,&ficdicendoredirdifficaltas,quiafeclu,foterminohabereturtotarelationisefsétia,acproindéfübicctüacureferretantcexiflentiamtermini;Immo(icdicendónontantumneceffariuseritterminusaddenominationemrclatiuá,fedecáà:adipfamentitatemrelationis,quiaantéter..minumponiturinchoatafolum..4$5Idcircocóccdütalijpreexiftererefadoneminfundamento(ecundumeffccompletumquoadencitatem,nontamem:ipfumreferre,vela&tudenominare,quia:adhocrequiriturterminus,velutneceífariaconditio,vndécxpe&taturterminus,.LRss|autementicatisitàSuarczcit..baceuifioeftminusrationabilis,quam:(00precedens,namillaanteexiftentiamteric&um;,(edtantüradicaliter,&inchoaté,ícdiftaconceditanteexiffentiamter"(ogerfc&ioné(uamforaliter,&
in actuy& — megat prabere denominationé a&tualé , vndé duo dicit
difficilia capta, «pum ctt ;. . Sy dttur relatio przdicam: a&ualis,& có-
—. "pietafine termino ,alterü cf; juod calisde — Aut in (ubi-&o; &
rumcns Gta non. deno- . minetillad; Et nunquam ifti esplicabunt;, A . Quopad&otertipinus
fit neceflacia: condi- ^. t9; vt relàtio przcx.ftens im: fundamcn* ... tfecüduin rocam cnutacea Lua: illud; — . ga&udenoaiinet rclitum, aifi ponat ha
tudo real's ad illtid; uta (i fecandum ef huc fentiam nullam: babet cum co
neceffariá- . — eonnexionem; cur
liabebit quantüad de- | — gsominationeny Ncc tandem vnquam fa-- — o
diresplicabunigüomodo poflit effe coca; "p o perícétio intrinicca: fimilicudtpis nifor-
— màsliubiedum,ntc illud denoiinct fimi
—— Je & hacc fuicratio Scou $:Mct;q.1 1 ne "yContrà xtinfecum Forma rclatiuz | tcrminus,qoi
connotatur'. . — mini non concedebat relationem. in fun- — —. damento
aCtualiter; & formaliter,& hinc: |... deducebat nó poffe au denominare
(ub- misi relationem jn fundamento sm totá — QUIT. De diflineyelat-predic.ab
extremisesfer.I. €3x 11. vbiait , fi relatio vniformiter infot-. mat tàm ante;q
poft productioné termie ni,quaté non vniformitet denomina: ? I«Refpondent multi
ex Suatez cit. ide(-- íc proprium cffe&uum cónoratiuocum s. vt non
tribuantur à forma infarmante fü» bie&tum , nifi ponatur id , qupd neceffa-
rio connoratur,. vt multis conltat exéplis;. nam fi vifio poneretur in lapide ,
non fa« ceret illü videntem;quia bic,effc&as cone : norat fübiectü vitale,
& negatio vi(usim. eodem non ipfum denominat cecü, quia. ceciras cónotat in
fübie&o: aptitudinem. ad videadum,que dec (t lapidi: res in pri« mo
in(tanti dicitur creari,non conferua« ' - tij& é contra in cempore fcquéti.
dicitut confetuari,non creari,non quia defit ali- uid reale ad creationem ,.
aut con(erua- nionem:requi fitü,fed quia de(ant conno-- tata f. refpectus ad
non effe immediate rzcedens, vel refpectus ad efe przha- itam, idem igitar
dicunt de fundamen-- to rclitionis,quod ante exiftétià cermi- ni nó deauminatur
per rclationé e(Te re-. latum , nomquiailli defit id qued eft in- rinfc iuz ;
(ed quia dce .16 Inhanc doctrinamde connotatis: hic acriter inachuatar Hurt.
Arcíag. &. Ouuied;in Mer.controu..9. punc. 4. in1« mó Hutt.paffim eam
carpit difp.5. Phyf.. à $.18. dip. 11. à . 11. difp. 6. Mec. X- $. 39. &
alibi, quia fi femel admititatur hzc doctrina , quod: poffit variari deno
minatto. ex fola. varzatione. connotatoe- rum extrinfecorum abfque vlla:
penitus: variadone fa&a in entitate forma. , fané pra betur anía cladendi
omnia argumen- tà ; quibusprobarc(olemus dari modos: dittinctos à rebus , (icut
.n; in propofica: inquiunt dari fimilitudiné realiter im Pes- tro albo ante
exiftentiam albedinis Paue- li;quoad entitatem; non quoad: denomís: nationem
(ic paritet (i fieret argumentü. quod.materia4& forma exiftenitbus nom:
exiit it vnto,& potlca cxitlit,ergo vnio di: ftinguitut a cacerta,&
forma, reponde-- ri'poffetnó exiftere vnionem: ia: materia: quoad
denominationem ,.cxt (terc tamen: quoad entitacem;denominare autc matc-- riam
vnitá: dum connotat formam ; imà» $i Difp. PII. De
Pradicam.Re(pelliuis: 0 pofict quadlibet parsdoxum fuflineri, ve v.p.quod fola
anima-rónalis ett homo in. &riníccé,connotando materiam, & vnios nem,
vt puré terminos , & facta diffolu. tionc ani mg à corpore máncre afiimá
ra« tionalem in cffe hominis quoad entitaté, fion quoad denominationem ; quia
dcfi. «tunt connotata requifita « , 27 Scdquomodo vrédum fit doctrina de
connotatis', nii non e(t prorfus à (cholis abic| ifti putant, & quo £00do
connotatiua non fiot cum relaciuis «onfundenda, dicemus in fin. art. in quo See
MARRIS deceptus eft Suarez . «onfundenshzccumillis, Cum tamen in- tet vtraq;
fit magnum difcrimen ; mulii- iter e it folutio Suarez; Tam !DO minus fit de
cóceptu relatio- '4dy juàm e(Te in, malé docet rela- importare entitatem
fundamen- KP ficque ét deftru&o termino flabit deno A eoa CLQUN cUMdmab clc
idem dici poterat de ipfa relatione Tumquiía effectus formalis proportiona *ur
cau(z formali , itaquod (i effe&us ,fcu denominatio eft abfoluta caufa eri
erit abfoluca, ti cffe&us eft connotatiuus , pa- riter & caufa,ergo fi
denominatio relati "eayquiacft effectus connotatiwus, necef - farió
dependetà termino , qui el conno- : tá, ide quoq; dicédü cft de relatione, gy :
nimirü sm fe (it caufa'formalis.connota- tua, Tü candé,quia focma relariua nó
fo. lüquoad cffe&u formslé dcnomivandi , - fed & in abftzacto sri. (e
fampta pedet à aermiao,ergo fecundum (uam perfectio- mcm. propriam etiam.
prefcindendo ab -effc&u formali denominationis non po- 1cít poni in
fundamento, & ibi confcrua- st non cxittente termino. 28 BReíp.tádé quidam
Iuniorcs entita em fundamenti continere petfe&tionem Asclationis ante exi
tentiam termini, quia: Jn. findamento: incít intriafecé: rclacío «j1zdam
tráfcendentalis ad tetiminü po(- fibilem , quz eclatio tranfcendcntalis. fic
Predicamentalis exiitente termino fine: wa muatione intrim(eca. fundamenu. ,
[ox abeffe prater cius eptrptioB ds : fed (olum extrinfecascó quod
tráfc&détaz Tis diffctat à przdicamenrali, non fecun- düintrinfcca, fed
tantü ex connotatione extrinfeca tcrmini , non fimpliciter, fed quoad varium
modum effendi, vt v. . al- bedo flatim;ac eft folitarié produ&a, di- citar,
cx vi ordinis tranfcendeatalis affi- milab:lis albedini non exiftenti ,cum ve--
ro e(t produ&a altera albedo, df a&u af- fimilata,que actualis
affiinilatio nihil in trinfecü ponit in priori albedine;fed can- tum extrinfec
coplementà , ratione cu- ius a(fimilabiliras fjat actualis a(Tiinila- tioj&
ait Amic. cir. trac. 15.9. f. dub. a. hüc eife probabil. modü defededi 3. sét,
Ceterumiilla opin.ne3; hoc modo re- &? detenditur; Tá quia impoflibile eft.
,. relatio , quz erat tralcédenali ac proinde realiter Jidenzifica- ta,€x
politione termini fiat accidentalis ,. & pra dicamentalis, & ab. eodé
fundamé- to poftea diftinguatr ; Tum quia qfi & hzc metamorphofis
cocederetur , adhuc difficulter explicabitur , qüo id: contin» gere pofficin
illo fundamento- ab&; vlla prorfus fai matatione; hoc am priailegium vix
diuinz conceditur volütati,vt potens ad aliquod obiectum terminata tandem quia
cam albedo folitati produ a potens alteri a(fimiliari , a&u deinde: illi
iam producte a (fimilatur , illa fimili« fit actualis, nó cftocdoille crá- dit
a(Timilabilis cuicunqz 'albedini pellibil fed c(t eadem fimilita- do in
indiuiduo,qua prius erat in poten- tia obiectiaa , & poftca fit ima&u ,
ficat: cótingit inproductione cuiüfcunn; alte-- vius.imdiaidui , quod
prius-erat in poten-- tía obie&tiua ,& poflea fit ima&tu- 29
Dicimustàdé relawonem predica ee cíic i: oro p slm mé:o (uperadditam, wt quid
reipfa ab cox actualicer diflnchls Vo D. Tic& Scote loc, cit, & $, Met.
q. 1 1.cum corum affe- clis, quam probat Doctor róne, quo alij patfim vtuntur.
Pót relatioprzdicamene talis alicui fündaméto fapcraddi,qp prius finc ca
extiterat, & etiam ab eo tolli 4162. vt finc ex temaneat , ergo cü poilit
ade -— od 5 ter- — Y minetur ad illud finc fui matatione. Tum. —— v ; y
mibust Refp/A * Kiss - fóndamce Sy. - Q. LIT. De diflinclaglat. radical
extrewtseut.T.— 63 x 4céfdefis al» eO .reipfa diftinGtum n(éq. patet eic
definitione accidentis, & tx 'co rper reati fufficiens foditfum realis
diftin&ionis intcr aliqua áo 5 atiteC. cotiftat: expecientia .imiom-
tionibus , Quorum fundamenta finé fe&tiis effe poliunr dam album (o-
litarümveft fide timilirudine: 4:qua» po- — Coxefulrar: adialteriis ortum &
eliaüct dd eiufdem intevituma o5 67 ores 3 Jent neg. cofeq;quia Pereasalbus fic
fienlis l'aulo:dcaiba- 1 Ryo acquirit nouam eütitategfaper albcdinerh j (ed
tahtim nouam denori- tiatióned eX! nóvacohinotatione teayi- ni ; g cónl.rcadt
exéplo a&uü liberoruhi Dci, potditin- Dcas non vcllemunduni, a&us
(jio3d entitaté ató. potuit nà cfie, portiticdime quoad dehomimarioné; affc-
ruccetà iüftántiam de«teátionc, &.cone feruatioóeqae nó diflinguaritur à
párie rci, & caniemin pritoo-inftau eft création; doticéóhferiatio Sit
rempbre (cr " e t oisfébaatió, qen ercatido. o1 (^ got Hae lia
doinSuarez,quatdcicefperisHureSériag.roptohendct?int;&quidemmeritósTümquia$nbacfolàciedic
mániteffa ifiüaluittirper tio priniciitjs dor dium Petinmalboin hábete tota
civiturem fimdimdmisqua dici poft fiebihis alteri álbo:poflibilt no £amem dici
acd lingilems quia nor tiabet B iaielle T vwerirt i wa Pet ftd petitio principi
cftim; ac fà dices roin digauc inj qnirib
denorj- tatüt -[jmilisyo eft Ecfpodere idé prt dé, Tua 'quia vt aicbat
Hurt.-rc vera ex hic dodrina de connozatis /fic:malé adhibi- ta prizcluditut
via probandi. modos.à re» s diftin&tos,nec poterit per argum. al. fatü
probari vnio v.g. diftin&a- à mate» 4; & loti ,quo tamen argum, ad. hoc
icrivtuozar ipti Aduerfarij.; INà ;mpér iégabitur. confeq. &
dicetur ià fnat etiltere 'vnioné in rone ctis tatis, nón infóne denominationis
4 po fteáick noua connotationc. forma. Vnio- nem:denominare materiam vaitam,
Tum qtria-bzeé ipfa éóoocatio , qua: rclaaioni i i ypracxittentianzónc entita-
cis cófcrt róncm quoqs deaominatignisy Ny EE vel eft gopcitisite ibo ds Adr
minü, vcb(emper adfoiiofundaawinio ; fi prim y idé dici poteratde, telacione
1pr (a:ab'initio;íi sm,cur.crao idee ced mótabat tcrmiwüt modo; ad; connoG«? T
quia lias diucríitatis alia ratio rcddi ner iqaitndi quia factà éft ci aliqua
realis ad» ditioynon . n; intelligi. por fundamentum iabere nouum; &
incoinfecb ordinem ad «evminü: ne noua; acintciofeca additipr- i*e ; fic
albedo, antequam coacipiatürig fub-e&oexifiensy ncm icorimorebar, quid «ex
rinfécum;pcticaquipónitut ia (abiur £o, cx idine reali ad dicione
inhaer&tiz diF citür cóntotarc-fobiéCtuay E xemplá we» 1ó; s. quod affert;
du aGibuslibetis Dei, -potiuscft poo nobis, actus.n, diuina: «o» -lmátatis
óbTiam illimitationeu ab(q5ád:- -ditiorie ialicuius:irea lis tel pectus.
dicituc -teniinari.ad: crezsutá volicam efTe, quod- -potecat non velle, abíqg
vlla prorfus fai -tnutàt ont ani rgo in creaturis rális il Jlichitatio:nom fit;
nompóteticio fondam€ :t6.darisiouatecafinixcDnotatioab(qi rear liadditione ; vel ad; &ram( fyadagenráa
:denominabitareclatum per ptam deno -iinátionciegttinfecamoes pofitionecén-
(mini extcinfeca , cum exhoc nib ioci :fccüiilliaddatr ; ep taméneqyip(ieouas
orijadinituntsfrergo.illadcnominatioeft — nt£infeca; &-noud;certé curb fit.
realis; SE -nontnis;aiiquid reale additur rundamé "to:ex patitionetermini
y qua rátio planc: Ónmniniconuincit,vrnotat Faber Met, difp.19-c.:4» Nec
etiaminftanua y squad affetzebantyde creatione, Aocóferuauone cft ad rem; «(aia
à modo , qno.bec (cpaz ranurirà difbogauntnt, feparantur. auté nonróne realis
refpcótus dcpendentig s ui per vramq; formaliter amportatur s ed
iQucad:re(pcótus: cóbnotaros ad non cílc immediattpracedens,; qui connotá- tur
à crcationey & ad.etfe prchabirü 5 qui tonnotacur à coriferuatione s! 5505]
iugipi Rep; proindé; Auctores 1 iópit pe diud ars. bene. cóairici
diftinctioncin Hmilizudims à folofnadamento . nontas micn.à fundamento y &
ttrminoj; jua ab vttoq; (cpacázidmpolTibile tt«cuag gà potentia abfolnta y
exquo dednciur: efie adeqdatiadé;cü vitoq; ag cile uid-eis us * Ccc perad- 634 —
"Difp, PIT-Dà Poédicito Rol petliu ^. 0 'eraddere; Quz (olutio cófir;quia
dü vp; amus probate vnioné ,vbicationé;actio- né,patlioné, &c.c(fe modos
rebus fuper- additos,cx eo probatur , quia poffunt. re- periti extrema in rerum
matura fine illis modis , vt corpus, & anima fine vníone , & lsinc
deducimus diftioctioné abeis, cà crgo'de hisrelationibus przdicamentali-
bus,fimilitud;ne,z qualitate; &c;oppolie tü expetiamur,ep extrema ftne
illis repc- riri aequcunr, oppofitü ét debemus deda cete,qd népé nófunt aliquid
excreinis fu- radditü,& ab eis códiftin&tü. Sed ncq; c folutio
fatisfacit; tü quia non dcíuat, ui patent poffe à Dco Ícparari-fimilitu- inc à
dodies albis,itauc fola £andamen- taliter maneant fimilia;tit 2 licét fcpa-
tabilitas femper infctat realC. diftinctio- né inter aliqua éuo non tamen
in(cpara- bilitas femper infert identitatem,vt dixi- mus difp. 1. q. $. art. 2.
atq; ideó concc- dendo duo alba non potic cífe inc fimili- : tudine,non rité
hinc infertur fimilitudiné identihicari cum illis . INec tandem valet affumpta
paritas dé vnione , vbicationc , &c.quiaillz (ubt relationes extriníecus
aduenientcs nó infurgentes, nifi facta ex- tremorum approximatrione » atque
idcó extrema reperiri poffunt in. reram natura fine illis, at fimilitudo,
aqualitas,& alig relationcs, de quibus hic pra fercim eft (cr sno, funt
intrinfecus aduenienres iníuc- $.«f. cX natura extremorum , atquc idco illis
pofitis neceffario refultat ,.& hinc eft,quod extrema nequcunt (inc illis
in rerum natura reperiti ;, fatemur tamcn bac de. cau(ía cuidentius oftendi per
ra- 1ionem allatam diftinctionem relationü esiriofecus aduenientium ab exttemis
, 8 intriníecus aduenicnrium, vndé cofulto tam pteeíertim Do&or attulit ad
often- dendam diftin&ionum iftarum à funda- mento,nonabvtroq;cxtemo . — .
Deinde lo. de Magifitis hic affert. ad idé alià róné (atis euidenté,qua &
vtuntur Complut.impoflib;le cít.fimul, & fex.el candé formà intendi, &
remitti , quia iri« tenfio, & remifTio funt motus contrarij y: fcd telatio
p 6cintendi, quàdo (uü tunda- -"ment( temittitur& remitti quando inté-
relatio , & fundamcntü nó süt vna:fonía rcalicer, Prob» minor, quía fu
pofito quod Sortes latalbior Platonc ,, remittitur albedo Sortisytüc Sortes fit
ma gis fiaulis.Platont;; (i vccó. albedo Sociis 1ntendatür, tunc
Getminus(imilisPlatomi,.cÓquia:Sorüsicóunuocecedità$radualbedinisPlatogis.Tacdemalijs*anonibus
idipsü probat DoGor loc.cit. xjuz apud ipum-videri poífunz,& imme- ritó
carpuntur luc à.Poncio , veiut infut- ficientes, & non fol rationibus, fcd erià
au&toritacibus Parrum & Plilofophorü, Vf. Aug.$;de Trin. c.g. Amb.lib.
t. dc fide ad Gratianum cap; 5 . Hilarij 12.de Trin. Acift; 12« Metz 2. &
tcx, $2. Auicen. j, Metfuteéap.de celat, fimpl. fuper prz- dic. qui omaes
doccat relationes. przdi- camentalcs effc accidentia sem j i /$2 An vet praíata
diftin&tio,que in- ter celauoné,& fundam6:à reperitur, dici debeat
realis, vel potius ce ficut & an relatio dici debeat ees , velmnodus, cít
magnti inter Aafkores i emanat Co plut.difp. 14.9«5; cótendunt effe reale,
& relatione debere dici t€, Neorerici paffim cót&dunt debere dici
modum;ac proinde di(tin&ione cius à fundamento folü c(le modalcem. D'oGor
in 2.d. 1.9. 5. $. Quod fi adbucsait, hance(To cotentionem de no mine, vt poté
quz pendet ex acceptione terminoru ren modi,diftintiionis i74 lis"
modalis,& inquit Doctorrelatio- nem poffe dici ré , & modü por dict mo.
dus , quatenus c(t imperfecta entitas a quácunq; abíolutà cóparata per fe
cxifte» rc nó potens, fcd fatal; ncce(itate (emper alteri áffixa.quod modificar
; pot dici res» quatenusef(lentialiter. cadit. (ub.diüifione enusrealis,&
tam talc eft ges, viá mo* €o diftipguitur; modi 0. ie loquen- do dc.
modis;& aru funt gradus "rins indi non indui s militcr' c quidditatiué
, pra Y Y Schola Late pieno Mer.dicinus. * 1etià diftin&io realis; fümawr
pro ca diuctfi». tatc quz inter dao reperitur quorü vnit. pót ftare fine alio,
fioe id mutuo fit pof Pes or aia ue fenfu fmi pofle» dn x ips. q»cg, att. 2.
dic da- fun&io, queda iind relag-. né repctiturypotidici. real;s;. li vero
magis, x3 3433 ngo- í009$—. V 0 M oo eR M Nur Rr m M) a nen Dre Er.Bm Eo £—— m»
9 £9 NO mne c m o£572z -— X [umiacarqpro;ca diuckfitate quae 'duo repetitum
:quor&alrerü poteft effe (incaltero reciproce, nó pot dici rea- lis; (ed
modalisi; Przftat tamcn ab(oluté. loquendo cá appellare rcalery nó moda-
Tern,rum qtria nom eo ipfo , €p aliqua diro ita inter vt vaü eife poí« fit
finie alio non é contra;.dici debent lo- Iá modaliter. diftingui , co €nim
gencre diftitctionis diftinguüntur Deus, crca tuta , quia Des cffe pot fine
ifla non é cótra,& rfinon (unt modaliter! dift incta , fed tcaliter ;
t&quia diftinttio modalis in fchola noftra in alia fenfu accipitur, q à
Modetnis víarpetur,vtloc.cit:declaraui- mus; Nc igitur pariatur cófulio in
teemi- nis,vocetur 1 (chola noftra diftin&io rea lis, vc ibi
dctecrminauimus, cító.n.relatio nequeat cffe finc fundaméto , hoc nó ob*
ftat;quin fint mutuorealitcr d«ftincta;fed tiq nó fint mutuo feparabilia cü
reten- tíonc yppriz exiflctiz gp addimus ob nó. nüllosqui przfatà diftinctioné
appellant realem non mutuam, in quo valde fallun- tnr; tumquia omnis
diftin&io realis cft mntüa, vt ibi probauimus ; ü quia quod re
latio-nequeat cfle fine fundaméto ; infert folum, quod non int mutuo
feparabilia, nonautem; non (irit mutuó realiter diftin&a , & hunc
loquendi: modum ob- feruamus in. Phyf. loquendo dc Vnione Aiíp. $- qua ft.9..
$2 e : 33 Pro-cóplémento huius art. aducr- tendum cít, quod licet relatiua
videantur «um connotatinis habcre affinitatem , quia: dicant :juédam ordinem ad
aliud; & ababíoluus cótradi ftinguantur; re tamen vera fi virorügs natura
perpen- datur, in mulis differre deprehenduntur; primo .n. relatiuum per fc;
prin;ó, & di- re&té aliud. teíp:cit, vt poter fibum , con- - potatiuum
ver fec io & indirecte, acmunius. principalitct ; vt «oncretum ac-
cidentis, quod principaliter importat for- mà; foadeo, K minus principaliter
có- cerni fübie: ; dcindé relatinum te- icit-ali pcise 4 vk Lermioum. prai-
cindendo- yalia, rauiene 5 con- motatiuum veró rei icit aliud per modum annexi,
& accetiorij przícindendo à ra- dt Now . III. Bo dellincl, velat
prédichmn:abéxtr.id.L. 635. té. v. 2;mavt terminü,fed vr (übie&tum; vnde
conotatio ctiá in rebus abfolutis rc- pecitut. , vt conftat in exéplo
addu&o de albo; dcmü differüc,q» cónotatio proprid pertinet ad modü
Ggnificandi,nóad rem 1psà, vt di& à eft 1. p. Inf- yractur« c, 4,86
roperitucin nominibus,qua ex eorü impo. fitione vnum fignificat, & ex modo
(igni ficádi principalis (ignificati dant ak gd dur» telligere (ecundarió , vc
ibi declaratum ett €xéplo nominis cgne , qua ex vi nominis figaificat
cóme(t;ionem, tamenex modo figaificandi vo mA Gt figmcari dat in^ telligere
tépus vefoercinunm, & hoc dici- tur connotati; relatio aatem percíinet rcs
ipfas, & idcó quamuistamrelatiuamy quam cónotat iuum diflinguantur .ab ab-
oluto, hoc t intereít , quod cónotatiuür proprie diftingiic terminos , quorua
al- ter elt ab(oluuis, alter connotatiuus, re- latiuum veró diftinguic ces
ipfas, quarum aliz.[unc abfolutg , alia relatiuz . 34; Quanta alk fit connotatiuorü
ne ccílicas, nemo eft, qui non videat;pa(fiaa n. infciencjs »mpinguimus in
hostermi nos cónoratiuos, vnde incófuló videntur illos ablegare Hurt. Arciag.
& alij quid& Recentiotescontendences bói. nomina plata (imul
fignificanria diuecfz natura s qua proinde nos appellamus connotati- Ua,
(1gnificare illaplura qué primo ,& per fe , vnde inquiunt v.g-vcritaté in
actu mielle&us equé primà fignificare entita- tem actus, & entitatem
obic&i , itavt fic dcnominaiio partim intrinfeca, partita extcinfeca y (ic
ét oipotentiam fign: ficare fimul perf-&ioné incinfecam Deijacen» — titaté
poffibilem creatucc z qué primo,ac in propolito fimilitudinem dicere zqu&
primo duo aloa . Hic modus dicendi cft 9inó nouus , ac à vcritace alienus,
Logic namq; dixerunt noujina isnct t AM fignificantia vnum fignificare primó ,
&& puncipaliter , alerum aát fecundarió, & minus principalier, quia
cum illa res fi £nificatz fint diucr(z natura , nó poffunt ub vna cói rationc
fignificari aque pi- mÓ, quia fiait non (unt nata faccre per vnum , ita
explicari ncqucum rónc per fe vnayfaciédo aüc, qd vnii fignihi cetur prie
gnario»& aliud tátum fecundarió, nó ime Kou uc wo s MA 6j X Dp VIT
DesPrddicam: Re/JoGDinih 6 XV. .0 pedimueiwnitas concepcus; vt norat. DoGt: ad.
1t:q.3. ecgo-dum iiti Kecearioreslifar quüiurit ces diuer(ás pet /illa»cnomina
im fortatas arque primó:figflificar::; plane: dettraufit vniraté conceptus.
qutaxob: e&c eam diuer(icate hiequcuof cffe pet (e par. €es vnios
conceptusnon ergo fecedeadü: eft à confueto modo Dogicoriexpkican- € hoía illa
connotatiua & iconibtario ferminorü ficexjlicata nó e(t darináda, fed
potiusab-ommbus:ampleótéda vt su. frié neceffaria ad declatafida:placa Philo-
fophita, &c Tlscolonica s duratio in; crca- tió' coiefuatio 3& alia
huia[modi fime Coünocatione oWequetrit: perfecte expli- «ari; ve fuis;locis
dicens. o c0 no -CNeruti tarrictreft ex alia parte; non in emnibusferé termiais
mifcédam effecó- riótetióticm y vtfaciunt Recentiores alij ci Süarcy ; oco?
expliéandz e(Te. vt ip(e facitqued po dic alicui reiladuenite noua. «ónotatió
& ex hacinfürgereinre moti, &rintrinfecá denominato q priásinó ha-
bebat, abf; vla prorfus eiusceatatiobe ; Mi i aiebat aloud: qaodprias nófi crat
fitrille, deinceps denominari fiuiile (8&6 qi &l€ inttinfece quia
habebác in fetotà tr; siillicadinisentitar€ ) poft productionem siherias albi
?plane hoc prfasrepugaat , jid nequit fieí realis; & phy(icustran- — bere
dius contradi&orio iri conctadictoriü fine aliqua reali mutatione y fiergo
hioc butt? priusrióndiccbatur (mile; & poft itóductioactm álcerias: dli
dicirut: reali: t fiftile; certe fi hattidenóminatio'eft 3átrin(ecáyáó
re(ültatyi(i pet ahquátn inz zfin[écà toditate j &'mriüratióne illias ati y
téc vncüam explicabitsaarez, quoc odo prafercimi rebusctcatisdati pol ? noua
ceréetatio »& imrinfeca denos iraíaciaj qüath prius noh habent, abíque xil
prerlascaruamutadone ^ c oos 3ó . omiaq aazonciasi mon sposzhiagn x os RUDTTC
L5 y ,S:tg moni 1H. 221 511 [23
RIUDe12)14£012006cunttriocgmanaliunfundameniadiruentur.ATeesrefolutionéprecedütt.ac71XCyguuntNomidsalesitiadétoritA35608:Phyfito,vbidi(erüsvéibisdocer"Wirelitiohénóàdatémotü,quraducnicavescosunibiioieeiusasiutd"2:tioncperíólammutationéakeriusextre»tib;déinquiuntaffezere;D;An(clinMosnolos;c.14:wbiait.vnü
hominem. ex na», tiai£atb alterius ficti-ei i milerb, equaley! &ciabíque
vlla fui mucátioncy; vnde hac! de-cauía ibi de nouo admanicin; Deo dest
nomjnationcs relatiuas ; quía; x ip (is-nule; la fequitub mutatio ime yfient
ego: (a]« uantut: rn: Dco verse denórbinaciórics. ee latiuz ab(qj diftinótis.
celationibus ,nquag tnutationem faciant ; itactiá imalijs. ome; nibus (aldari
poterunt ;jac debcebus ; (à cerent autem mutationem. fi cient: tórs mg rcales
fubiectis: fupcradditz ;15.1:) 7 oRefp:Do&ocin 2.4.10: (Gy & $od&
Y«Qa1 lo6cquoL 1 1: R; Aciftzibi affignas reto przdicamenta fit per (emotuss
enam forma propria acqui (itionesac: nón üatc-atquiramel y éxcladitng ab. bao
gcnece rwermratier vue ris SLUT niéci»; vty opriiácqui fr uoné habét, eo pice
rir cofequü« tur extresma iá pofitá;fed séper ip accidéa trem car abfoluto
acquifitórin ühctó relarótami jncqs:ibi moti p» fi t ad'quécia
refpeétujimg:conecdit mo tü ad Vbi;quià ett de gcnere corü-re(pe- &uüjqui
non neceffariycóféqunmurexa trema in effe pofita;jideóq; proptiamhaa sohicigis
e pófsür ionem ;. Arift áit Doctor; nebare per huiufmodi rclationes fübiectü
mutat. iharatione.có muiter di Anilaliüd efto m:fu- bicáifaliter fc 'e'àünc y
quánypriuss atari bpm aeg relatio» '"DvAmb.& Simpl,cit,
expre(TiTimé,Sc Ariftipfe $1/Met. c4; dunkaib., toc. efle: (pecics marationis;
quot entis;fed.cátüas negauiv mutatione proprie diétás qua; cfi ad termini
propria anouicatc- fis bile, & per fc ititent i, abrágétc; Ino ita,
(eexplicatibid.y.Phyf7i oma poftquane Sauitad relatióné eflt per fe moi fenfg:
"explicato fübdit') quare si accidens vo» tus boram efl j vi benà
hicnotarunt Cos fiimb.qut; Et fieetiim exponi debet Am» fel.prs (ertimquià
mnfiécap. modibillü: "oquédi,vt iucert(t pratermittity vt notae (Suarez
difp.gy e&t fina. à ampliüs. ritcédat; vcaliqui yrgerc ex caauftorit. ANI
ÓIURUMUR: Lies ME £. HI De difinc.velat. predicam. ab eitr-dr.H.— $37 fofitü
dixi(Te, & ide fi D. Anfel.nó ftat amobis;alij Patres non defünt. Ratio ait
cur denominationes relatiuz dicátur de Deo ex tépore abfq vlla eius macatione,
eft quia dicüitur de ipfo períolà denomi macioné extrinfecá; per terminationem
ni mirü relationis in creatura cxiftentis , vt paffim Theologi docét;neq.quoad
deno minationé rclatiuam licet argumentari a Dco ad Creaturas,quia Deus cft a
«cidentis;non
ficcreatarz,vtnotat&or1.d.30.q.z.36Secüdoargaütróne;pofitisduo- bus
albis,quoc(iq;alio precifo,illa dicnn- tut fimilia nó rantü fundamétaliter,vt
te- deri folet ,(ed'ctià formaliter, fimilia 4n. cx 5. Mct.dicütur;quori
qualitas cfe vna.i eiusdem rationis, talia aüt foret illa duo alba abfi.vllo
modo fuperaddito,nà modus füperadditus((i datetur) nó vciq. faceret illa eiufdé
rónis, fed' talia reperi- ret; (i6 é argui pót de duabus quanritaci- bus
Wikuribur ortho alio fccla- fo,pr&ter eatü enricvates fiot formaliter e
quales,quía equalia formaliter dicuntur, cei t eiu(dé mé(urie nec pluccs.partes
ontinétur in vno,quá in altero. IHdé ar métü,& cü maiori euidétia, fit in
relatio nibus di(quiperantie,pofito.n.albo, & wi grosquoci ].alio feclufo
,eo ipfo sü: d-ifi m les;ti.n.(ngulisaddas relationes di fi- militudinis,hz
potiüs cóueniétid causat, quam d!fcrepantia, quta ille'dose relatio - '! fits
sit ciusdé cónisi& rbagisinterfecoa tienitmt quàm albü;& oigrü fic €
pofita itate palmari ,& bipalmari ftatim quoc. àl:o feclufo süt formaliter
in |! quales quia formalis inzsqualitas có(i (tit . iminelafione pluriü
partiüsquam aliayfed hác inchifioné habet bipslmaris formali scr , non fondam.
ntraliter , immó quic- lid fingitur addi,non poteft facere inz E-- P ak y quia
nonfacit quantitatem maiorem. vel minorem; cü nóoadd t, ecl M X »(-d (apponit,
excel süyquo- . bipal fupcrar palinarem, & 1nzqua- Vicas formaliter conüftt
in tali exceffü: . Teir(us hoc magis :dhuc cuidemer ofté ditur, «9ia Petrus eft
effenrialiccr diuer- fus à Buccfalo, ergo relauo diucrfitatis, qua fie diüer(a
dicuntur, nequit cflc acci - OUT Lok. xcd Ln. SATINdens eorü entitatibus
fapcradditum;quia- tunc per illà formaliter denominarentut d:uer(a
accidentaliter, non e(fentialiter » non.n.caufa formalispót producere cffe
&tum formalem feipfía perfe&tiorem. Tá- dem precifa (imilitad'ne a
duobus albis: diftin&ione à Petro, & Paulo, diftantia à Celo;&
Terra,& tic de alijs,adhuc intel ligitur fta fe habere hocalbü, ficut illud
y. item Petráe(fe diftinctuma Paulo, celi diftare à terrayquàtü prius Sirurfus
dica mas data hypotcfi res fore (imiles fanda mentaliter, fic €t
diftin&tas,& diltantes . Contra vrgét querendo , vnde motiuum habeamus
ad ponendi aliam fimilitadi- né prater illam, quam fundamentalem di cimus,
nul]a.n.experientia:id conuincit y uia nec illa formalis fimilitudo in feip- [A
videri potcft , nec ab ca vllas procedit eífe&us , ex quoà pofteriori
nofzatur. ; ergo prater fundamentalem pulla alia» fimilitudo admittenda eft ,
nequ: diftan- tia inter Colum ,'& Terram ,.& illa ipe fa form;lis eft
dicenda, 37 Resp.vtibi,duoalba, & duo pil- maria,féclufo
quocanq.tefpe&u ;nó cffe: fimilia,& gqualia,nififündamétaliter fi- eut
pa(Trm dicimus fubit áciá füblara fub- fittentia nóe(fe formaliter fab itétem
5. fed't:nt& fundamécaliter,ac éc hamanita, tem pracifa
rifibilitareremancre rifibis lem tantü fun tamentaliter, nonformali- ter ,ynde
cam hac do&tina ipti: A duer(a« rij in al jsvcancur,nóelft ; euc cam ità
fe- ucré damnent in propofi«o,nó;n, facilius: vnum a(jeritur,quá aliudyauc ergo
omnes: prorfus modos eliminent raut et relatio-- ncs$admittant;ad impugnationé
hiriasío: ludonisdeductà ex definitionib: (imili- tudinis, & aiqualiratisex
$ ; Met. dicimus: cà Scoto cir.in 2. H. ib: definiri per fun» damncnta , quia
cuf relaco in fe b. minie- mz emitatis;ac imrelligibilitatis:, facilias per
fundaméta digoofCitur , & definitur. Sic ét refp. ad idemargum; factü in
rela -- tiombasd.(qui parantiz;nam inalbo , & nigro requirantor relaciones
dili militu- dinis, vt formaliter d:íh milia dicatur , à - licec ille
diffiviliadines: inter fe: magis conutuiant, G:albü ; $c nigrumy.tà banc:
écnominauonem ills non prabcut s (cdi L-— QUI Dédlisgeue jeeictte MER QUIT.
6859 jedgtta&isy & loco diílitis
numiii ióaddpliciais qua mupérus quater- riis hoctiiméan:cét iduplus:
ejnt i- ;j, itifiderec m. im ils. quatuor. hoa qiibus; ficuter. : negauimns (u-
i05 iim«efle- accidensc realiter dRRUSEUR nl ré büs numétaris; lici n.pco- io
deeelatione:dicendüm, tti non Sie aaend vélyrelausao ci bnoi bt *ib£6:
TS(scudov. ex: Nbairecit, nullü:f iab Gerda; imas pprimé né cffanidi
id«Fiifiquidiéncat jordirié in yauer(o; Gra ;dfte fint livipfoi:dmn ont ord
inco) ad jid) eae hac eftinconachiens., c0. oi ifia fort lv voüerfo y fimt
adistuicé. ordi" Ráta iN eofine tcs nio vo &otar Doótor X36 im a Sem
quts conia negantes boc qocemóbigéis ebd Ibitófdplit e. Mcty «és Ciresdorh. rp
tales imconaex aim faciuat xBlünd PfubtTanc lá pneqs b continu tetnis-ositddo
im cncibusánco nuc ait, RA adipriimsi mulatip ad.fa iUhedpiidiiondscitcoamntm
dh me di- pesa pota v vit TT RA pd amuta- «Foris hoi rRércánut Neélgomcóuenicns
efti vp0j & eoücavenncstótcónceg crc félitioués diftinttiomis,diitài ig a
quat Rit éncra im xnigerta:gquiayr ami 7Maor- ái Aducr(icionmn adipirat iunesdri-
deciceisportáreunitiatn efiibnas; Neodi- cat Aaefa citoquod elt nonironisdu
Tóc, magnü tamen, X ibroliecabile omus vténtellectai y má.ceplicar Marr,
norieíTe iones; niti ifitelle£tui to Jos Ecàne d *Paicloludo «oci vidcatur
conirracs.chy- Syiefíca j re camen veranullamalia/baber xipüd cosiconfutauionem
yratct adanca» biotfes! &
ckclamutioncs yit ipfe facctur Hiireait.S. 28; & ideà bané aitlocatgu-
üimyquod'quidam tanti fáciumts ouhal ludere; & adhuc mitus vrgecin feg-
fédtia S. Thotn noh multiphcanus rcla- tienes ad malriplicarióné numericá: ter»
iiáótüo; wquicin quod eadem tiaiit- dihej qua 9nüdtbam telyncicbát alcerüa te
& illud,:quod dc nono fir, SC quà dà petit vilirex his;alterttnóL omui torü
fipüididen timplicisec (ed toldncad illud vidé ihe fentétianótahca yatierasads
mittitur invmuer(bjncctanta rclauonua copíain eadeni tej/ lunc meatodacdrg ad
imc nkurinjdam erguré Zr; beats n! A pellarung co quod nogconmnca aif pic ibcay
Ici MEME OHp- 4d. motum digiti vos ebésgwnatstb- 5.sgt Ad iva) (ibt imodieuadéódi
apart Maur. ett 21.d.39:q- pa ad;duosr edieun itor , Prunus ett eórum qUinegant
re tionem ycxé: , o ncopnté produci. uu xx dicubi qelàtia &gs post, PATER Y
lam eoncautari;al:j dic ü« proi id po cap Mart; quia écia io potius efl. (oque
la qipr (mótà, Qaeosüfbehus y;indà sasitacie- "futgar ps dii mánacénb
ostro) is 100 du - iem cthculMaiwxecoriuem (eurn do. idc Maditrss dithbimg iic
ide actigac phg- ficasxanecephotreu (a Merapht ligas x oes vulc) Margó);&
airluclecundaas «tionerejarieniai graduci à; terni9.in stundahaento: jua jare.
i00; £0quurit de- 3tcy mimatüováat om iterég ous 6^ psrieo 2ficis podtula tatio
phyjca.y Biemodus -xclfaadendi ad: propolitamn ddfliquleaui, ecl cit
xbnninàtalíus s vel. Colum confitlac -inverbisgoctiumoang.-oinne cns £ calc
zereátsi jozcrü odturzexiftés habete e4a- 35ifüi productus thmedigtéo wel
Giluig umediaté ; «ci talb: lit veré cau(anim yat ribonunétaplrocice e«nrüyr
to. n déronah- :quis etfcatusalyali qua; cat(a y, v. dà -hinalraaphorice
cau(atusjadhyc t zdebet ciarílignari caufarcalis Xi phyled: n9 ergo fufficit.
diceres quod iclatie pra- -ducium (à xetminaactione metaghogca; :iéc etiam
dicerefufficityguod cius cau(a- ditas (it oxctapliyá cá; qnia pecibanc nó pro
-ccdic.àrcaufa-e fectus: realice dit inétus, -cam non fé pec vérugvinflaxua phy
ncumy endcdhoc modoos Scottita dice- | re folemiüs paífiodtan à :£abicéto
cabiari » -uidicam nod diftmyunmus:cealitér ab d- ;lo, rero: liec qodo dicámus
relatione sCau(áti ab exuremis , nomam ius tà: rga- diter di ucceaus: ab illis;
Miei d uod.cauí&turpermelulàe — — «iájócraturalé
ícqaiciànasquiacéfudsamrual, — 4 dunamanomaumalsno eiOedurerap —
xetBgiepuaphyficamijniltquabdofumit Tioccaufulitate mi fap yia !tototx
4oidítenil;musohi(po y: Myfcqu 2ode baut dicetid: aodot» i T hzc rotülramoia:
& lg rit zer Ccc 4. — eu- T4 VELUM . comic; Metüm fc rcf 449. Difp. VIII.
De Pradicam. Re[pelliuiss Cxofalitatem , tollitar via probádi aliquid efic
caufatum in vnucrío , quia calor di- «ctur fcquela ignis , compofitum fequela
materie, & forma, & vatucríum fequela Dei ,non autcm cffe&us corti,
Nec tandé fufficit dicere relationem cócaufari,quía yt ciiambené vrget Mait.
ex, hoc; quod caufctur cum alio, non rollitargquin veré caufetur, nam &
Arift. 1. Phyf.64. docet formam non caufari, fed concaufari,quia tion per fe
fola producitur, fed ad proda- €ioncm cópofiti quod tamen nó obftat , quin fit
veré producta , Ex his impugna- tionibus, quas facit Mair. deducitur ips ü
fentire9quod relatio veré, & realiter cau fertur à termino,vc] producente
terminü . Sed certé dum fobdit caufari non per aGionem phyficam, fed
mctaphoricam , intentum fuum non affequitur, vel potius mos non a(fcquimur,
quid iatellexerit pec actionem metapboricam , cum non fatis fe declaret , ex
quo an(am fump(it Mar- dubitandi, an textus it mendofus , & . potius
legendum putet a&tionem mcta- phyficam,quà m metaphoricam ; fed etiá fic
legendo , non adhuc Mair. probarct intentum, quia caufalitas metaphy (ica i5
noneftreilis, & per verum influxum in effe&um, vt diximus ; At peiusomnibus
loquitur Vulpes, dum ait relationem pul. lulare ab cxttemis pullulatione
rattom:s 2.p.tom.1.difp.7. art. 3. 42 Alter modus dicendi. cft eorum , Qui
fatentur ingenue relationem veré , & vcaliter caufati , & hi ruríus
diuiti funt, -quidá .n. dicunt caufari à olo fundamen- to pofito termino,
veluti códiticne , qui- dà
écontraproducitoraliteràterminoinfar.damcntomerépaffiuéfehabente,vclàproducenreterminum.Etaddifficul.atempropofitàaiunt,quodlicétnequeatgcrslmitataminquacunquediftantiaproducereformamabíolutàpoflctamen£clauiuam;itaTatar.bicBurlifct,&Vallotra&,Formalit.
& Faber cit. ac ét Rae uus, qui addit relationem produci ab a- gente, quod
prodaxit terminum; propter ica. Uns ad fundamenium , & intcr alios modos
(excepto fuo )hüc Ma- ndat, vt magis de mente Doct. endo manifc/ta con.
mittitur petitio principij: cenentur.n.af- fignare róné, cur productio
cffe&us ab- folati in quantacunque dittantia à limita. tione agentis
impediatur, non aüt produ &io relatiui , nà asensgqué manet limi, tatum
invtriufque produ&tiene , necrae tio à Ruuio aífignata fufficit quzcitur n. quid fit ec correípondentia,
cermini ad fundamentum, & qo hac poflit cle- vare virtutemagentis , vt agat
intàta di- ftantia. Zerbius $. Met. q. 17. prppé Giné tcnens hunc dicendi
modü., inquit, qu uiuis agens inordine ad effectu, quem p c primo producir,
requirat contactü dic menlionalem, velvircualem.cii ps ffo ; no tamen in ordine
ad cíffecti,quem produ- cit pcr meram concomitantiam ; & hzc folutio eft
Baffol.1.d.30. att.2. quz fané maius habct fundamentü,q aliz , ex his , qua
habct Doct.in 4.d. 10. q 4. & 5. vb: expre(sé videtur hanc vradere doctrini
, quem tf Zerb. nó citat. Caeterum hanc quoq, folutioné oftendimus elTe
infuffi- cienté difp. 11. P hyf.q.9.in fol.ad 2.prin. vbi etiam explicamus Doctorem
loc.cit. 43 Frazfítat igitur diccre relationem gpximé, & immediaté produci
à folo fun damento, pofitotamen termino, vcluti códitione necef(Tarió requifita
, pet reful- tantiá quandam, & naturalem (equelam, que tamen nó excludat
vcram cflicientiá eo modo, quo dcícen(um dcorsi in lapi- de dicimusnaturaliter
re(ultare cx ipfa Ja- pidis grauitate , ad hác tamen re(ultantia Cócutrcre
remouens prohibens , vt códi- tionem (ine qua non;quia igitur tcrminus non
cócutrir per veri , X phyticü ipu- xü ad rcfultáuiàá relationis, hinc cít;quod
diftantia no cbítat,quó minus pofito tcr- mino reíulict relatio in fundamento
ia quátacung; diftantia , & multze in multis fundaments ; hunc dicendi
modü, quc cóitcr fequuntur Recentiores; Comjlu:, Amic.Morit. Io.de S.
Th.docucrüt noltri Licher.2.d.1.4.5.ad 2. Ochá, & quol. 11. rcfpódendo ad
inilanuas contra cccuium dictum; & Bonct. ih (uis przdicam libel, de
relationibus , vbi ab initio nonlongé fic cü cgregié declarat in hac veiba .
Die camus igitur jd ifta dependentia cí]entias lis relationis ad terininüc[t
qua dà cocsi- gu dA oe Ll dh b ada css . Q.1H. De diflincerelat pradic.ab
extrem. e2dri.11.. 623 eec ipsü termini , ficut lud (ine quo non;quia nec
preduci, noc vófecuari à quocüque .pót fine termino , & cx natara fa habet
hoc, nam ficut. vo- luntas-non pór volitioné clicere refpcótu alicuius
obic&i,nifiobic&ü (it precogni tü, &tà cognitio obie&incc cít
caufa "produ&iua nec cóferuatiuaynec fübiecti- «à volitionis,ab
illa:tamé dep£det coexi- gitiué, Gimiliter intcllectusno clicit intel-
-Je&tionem, nifi circa obiectü , & tamen obicé&ü à pluribus non
ponitur caufa cffe iua, nec cóferuatiua , nec fubie&tiua in-
telle&ionis,palà aüt quod fic cGformiter efl dicendum de. dependentia
cflentiali "relationis à termino , quoniam ipfa rcla- tio eft
ralisencitasde cuius natura cft cp 'nó poffit cxi(Lere , nifi terminus cxiftais
hec ille facis erudite; hic denique dicen- di modus tsibuendi toram
caufalitavem rclationis.fundaméto pofito termino; vt «onditione colligitur ex
Doctore;qui lo- qués dc otigine rclationis, & modo,quo producitur, non
(emel ait, relationé con- fequi fundamentum pofüto termino, feu qermino non
exclufo y ita loquitur. 4. d. 33.9.1 D. & quol. rr. & alibi(epe. 44. Ad
3.reípondet Zerb.cit. q.16. $. Tropter tertéum in finc Bullam relationé in
(abiecto fuo c(Ic accidens exteaíum , aliter qualibet pars eius denominaret par
té (ubic&i,in quo fundaretut, ficut & rc- Vua accidcatia.&
confequenter quali- " bet pars hominis e(fet Pater ; Sed hac folut:o przterquam
quod admittit acci- dens indiuifibile rccipi in fübie&o diui- 4ibili, quod
(olam conceditur anima ra- tionali ob eiusindependentiam à (ubic- to, adhuc non
cuadit argumentum, imó 1i tota duplicitas eft , non folum intota , quantitate
v. g.palmari»fed ét in qualibet eius parte, adi uc magis fcquitur quamli. bet.
partcm denominari duplam , vt infe- rebatur in argumento .. Ideo Lichet. cit, .
2.d.14q. $ infol. ad arg. Ocham. $.N4nc rcflatyad pcnult.conccdit, &
ipfe1clauo- ncm duplicitatis effe indiuibiliter in(ü- —. bic&o,lübdit tamen
nó denominare par- tcaj, quia primo determinat fibi: touim , & non
pattem;& (ic nara eft canti deno - .
Munare totum 5 quamuis ex, conteguena dicatur ctiam effe in. pattibus/,
quz do- Grina veta eft, & poreraz pcr eam Li- 'chet, fufficienter argumento
fatisfacerc abf; eo , quod concederet abfatdum 1l - lud , quó relatio (it
accidens, igdiuiübi - le, & in fubie&o re(idens indiutfibiliter;
dicimus crgo duplicitatem ,gxqualitatem, 4 alias huius generis relationcs elle
diui- fibiles, & in fübiecto extenfas , non tamé partes fub céticodem modo
denomina- tc, nó quia patres illarum relationes fint altcrius rationis, ac a
iherogencaz, vt hic dixerunt Coplut. hoc.n.oimninó irratio^ nabile ct, (ed ob
rónemà Lichet. allatá, quia illz rclationcs.requirunt. integrum fundamentum, vt
fiac denominatio, ticutz anima, licé fit eiufdem rónis in omnibus paribus , nó
tamen denominatur animal qual.bet pars. fed totum dumtaxat, quia nimimm iud
folum bi dcterainat , vt pertc&ibile adzquatim , fic etià modus
(fubtüftentiz. in fententia illu poncnte litiüum non denominat fuppolitum.s
anc, & illam partem aquz;íed totam il- lam aquam, quz non cft alteti vaita,
et fi modus hic etiam in partibus reperiatur ; imó inaccidentibus ctiam habemus
exé- pla.cotum , quz denominant tantum (u- bie&ü adaquaui,cciam(i (int
quoque in partibus,narn longitudo palmatis v.g.cít vtique accidens ; quod non
(olum ctt in toto palmo. (cd etiam omncs, & (ingulas eius partesatringit ,
fed qvia hasinade- quate tant ü refpicit, & rotam fibi deter- minat,vclut
adaquatuin fubic&um , ideo tot. duntaxat palmare denominat tan- 1ü,non ycró
partes & ideó dicebat Aciít. 2. Top. c.1. nó fempcr tenere copícquéc- tiam
ab incíTe ad dcnominari ;vetam ta- men cít , multa quoq; cile accidentia ,
&c fcré omnes qualitates ita (e habere,quód indifferenter denominant tam
(obice adzquatum, quam inadzquatum deno- minauonc ciu(dem rationis , vc albedo
in paricte,calor jn aqua;lumcn in acre,quo- tum cxempla affercbantur in args —
:45- Ad 4 rcf p. Doétcit. in z«in (olad 4. H€ric. onqualibe: relatio vniuctfa- . Iter loquendo
ditiingaium realiter à fao fundamento;fed tani illa, fine qua, óc cius termino
fundameatü exillece pots IE. : 3 «tun $a Li fpa PU DisPradürans: vé beau VA. Q.
A m.fufidamentum (inc-illa relationes E - diustérasimoporett exi(tiec;
hoccftín- dicioni vhanife ttü:di£t impio HExchlis yi 'efgo rclatio:nequeacex
litere fioe funda - - fnento;idqs ab inrineco: b? fepngbct , féquitór,duüd oj
ille rf pectissquo.po- fiitür, vel Corcipiur dd (uumorcbecri fün -
dsniémuniyfiucadiliud proferatur, vcad "ádycut fcalicerinliaeeec sel à
quio cealiter - ditteoguicaryvelahó n30;tu qd'fimerzea- »Ticerddenoificaws,ita
vtícipfarealiooad à 'fondizmétü vefékator, yzab»ce xfi dla » - ytilhi
fodligrets)ve diflumilisy)iragzin jiro pofi otelatio'drftin&tinis Fetri à
Dauio rt edaquee talia vealiterà Petco 5 'fcdhec 7 alieras how eft alia relatio
rcaliteriditlio * 8d telirione diaértitaris ja: Petrus Is diftingeitor à-Paülo
fcd cft (ibi ccalicr 1 eadéyitast feipfa rcalicet tais relatio di- TftitictionisfivdmerQlà'
Pettosqua rcgu- ? f&adhtiéndbis:decliratiDoérr cit;.fub SN quandam
inftantrar facit Ochà coh- eta allatadido&orisolurionem ;quam iet stridens
crie Qm 11 3? Sedrdíéts; qdamuis diuerhtas nonalia : diuerfitaic y ded: (erp(a
dicauur diiei(a à -Petto s qnià nequit effe fane illo: cum: t "i eitis
fündarmientutit-Xamen Decus nequit 7 eei feipferdiuetfüsa diuct(itate qua dif-
"feità Paulojqiiibpór ettefine ilia, atque ^jóindigebit alia relatione
dittinctayqua ?diuét[us dieatutaprimá:lladnierfrate , E cin ab itla
(Acàndadiueristaze; s ""di&trát testicery quia:por effe ime ilia;
cur *füs quóq»alía indigebicrelationc diuer- f do dicatur abc diucr(ds ,:Gct c
disi finis Refp. quod/ficoo cxparterc. ""Aitionis datat flaut;cum
talis z (gi fun- 7 dale nr ü sequiceffe tbe ila; &eiusccr- "minoyvt
diétd tfbita dotirftafüs ex por L te fundaimeri in eo?gedete Ps quoda -
r'tjó3liüd'dewómiuatydicxnasoria 3i drei - "ur alià vifioxrevmita
vmonigqua'iügitur ^tormancc productio diciwr alia. produ. 7€tione
produótay& ró eft; quia gpeft;Qyo in aliqüo/geneve; nón ptelóáppoun au .
Lbie&o aliud Quo iméódem gcnéccs vnde - Tatar; hic dubi. in fine dac duas
rebülas *«x DoGtore clicitasprima ettqmanao à- liquid eff tale denomiiatinà €
aliud *eft formálitertale eut flandum cft in nilo quoárjy- f ipm altersale;
Altera a ink A avion Mig «Confirmaciui gàdd o cus &tilejt mie -d'yumcib ili
42-ukdote à nénoparies tali untedima [eis adosd ure iy f ed tsi ifeipjom 13a
edited wc idmyquado u&brna (x pius boni in :Phyf; loqugodo *d:éhis
ulodrsypraeceüid Oquendo de re, ivone $rodicboais; & ca faltiatis di(je.
7:4:2: quomodo nom aita pródudtione di i cacuc iéodüéba s Rage ad iro; licam
der zfàcs Pcorum nce eéis zzvlasiopás; diy e -tatís ion dici pro sie darerfümm
Gier hec 2miaterià prope id ;ciuci imioni vasta ; óc ikatio E quia fscuc nb
labor: Quoy ita ree -porcítadiiei » fed folum dicetur di- ductus exttm(ccé- pét
terminationem di- 'ucrfitauisiquam diti pesma diuctfitas ad "ipia
-Fetrum-y quaé cft cam ipfa teahrer ridettiFicata, gro«qidovideid«éga in-Pbyf-
Jloc;citzquibus fobícribit Ponzlue:o. 117. ci u$ Ads aídzanc Scotill z-paffim t
CEhowifte poflc;auczclationem fic fine "esummis ét deipot&izabfolutay
obie(feg "tialé depédenciab eis j:aut extrema fiü "relatione ob
neccíTaniá cius(equclam a ca & hanceffe ácniéDaoétocis teltarur Licli.ci.in
(ola hocar.gy erat 3.Ocbà , *& Bargi r. d. iaps-dia vbicir; loqut. «tütde
vélatione iatciofecus adücnientea ;fémperconftaiter docet Icquicabíoluta
-ncceffitave potitis vut emis;1dqi Cr tener -Zétls cite Etad:probauoné ruríus
negát "priubtealiter/diit inctü:po(tceriori pof "fe ab'ipfo fepaksri,
(i hoc ex ilo dimanét "pecnaturalé(eque[a3ac nccaftariam xoi.
"éótbítantiám; & atleranc exéplir de fub- fiftehtia's qua-tealiet
diftnguiut daas Atta (übttantia]i s & cftipodteriot ea it *fisora 4
quantitita,Sccamé
siéOcmincefaderesavufà(imeialiquafüb."trftétici3jquamREdfinefiuras/co;quiaficaliquidatyüci!ellitàtchiatotifeqaüncardtlasentitacesz.AtGoxírihancicómoneim(Uluuogcn:fkàrNeotericiSuasÁuer(a.Amic.Blanc.gxü«Deus'hdexeirlibérecocumaradqualibecetRetárpotióoterannoy&fundasnieiitospor(ulptodereconcuciumradreslatiónéinyBccrtüefapud(1heologos;Dspoifeipipedireomuécaufabtazcmcaufakejauane:indpfonQESrEDEmvvnoebasErerisreieriedeTipsaljqn&camen
distinc dd cóucrere oegcilacibimece(D tate & ex fi uppofitiongyga: id ger
ea Rrcrfrlionegn cessio esp Ja dp oA pais fp exiftcaciá pari canere ad naui
ralétez! [One cedr duet ie defun Eaailyséry Quia toti « RU Mina srius;elt
concur, D cona it ad. exi iran dn ijcauarom lumumodi «quod, dida io Mu e » Cit.
in 2i M jl;ad obiettio Và xus Mon f. tenetfinailesme BERN E TEES: Fiaeci agent
bu das pes Vader en aeptioru. Ex £i Fd rcu cft Deira ET dac k€ COCWCE E 1 »4d;
dE 1 depitae sitin ce(ulvati; fo , 319; cécurrir ad M da n ENIM, stir modis era
pene unes ) el loni ao nr €CÀ Jp cát ide m1 Poffecergeciusgrefaca (a 4o. 3
Scottus npugnari ex€9 y. qid loccb Docks liac qsfüb Mug, n&ye;tmzoffioi-
lia&fepacatiortis diorü esti iet capite pedere pósvel quiadum liy
pazacayvel quia ynüzib priusyá quo effepzialuer de pendcetpo tjus 4,Sidc à dioc
ne:uitab: €o fep iraavel demam, mapa ins ils le: poltca Inisru2 a» abjni: £i
y.quod.pui'saequuns«(R Janeppfte- | Fior neccllan à eitade li quando hee : impo
ibbilzasprouemt ab»; min(e C9» ceullgude,libjedta, S palliono € quo yihilg esl
sey din tano ab lione «quo BÓ gor. elle lineconuad. Goog: elt prius: &0,
(«d cft ppftar us naturaliter, vel fimul puo cum. fanc cx hae regula Scori ux
apifede inferis quod 1 n cxtre- RURSUS tont , 6«;,; aliadeft; quam
ipfa.cxacenaa Tu: sb Denm; hac deeauíaaljj gai cocte omms & proprio Mare
addideruac aicdad vngae mm II. Pe definite loesplSn d GR MEL IT. 64.30 raul
gef: lida «i&jcgg repugaaz fme.illa con Valid UÉpe alitas; fenacis boc
ccit;pr vocas Del P cansam iur dominia rio nil polisas.. a à
Dro«oícruad.exccema Gne xela SE ita. Booty in hoc pradics Mir, & Fab
cisbepha placettaeráco m modii 9; Rn my9ccuryt poc exdittis q» pearceda) lla
regala Doctoris valer | pus zl Lowe sialis- imnolldras nori Sae og rt ap
Vitcglegg, nara, prige, ris, SD ab. al laine picos ipemet explisatin hac q»
ficautem cft us, prognüito, qubd mpo(ljbticas feparatio nj& s &
tieccifaria eoacy io eHEemo rm ei relazione proxeoit;nà ab iatrinleca natu.
rajfiagulorü ie Ani [ed.à Gmalrate. dücarionis cui Ambo, cpexiftur,qua vii. illisett
accidenzalis,quia vnd de(tcu: poc. alio reaagenre; $ed quicquid fit de hoc ».
cocladimus, gti pec pofibile,velipo(s;fibilea,daobasalbisauetur, "telaio
a; naymanerét (Lava formaliterile Bol fqndamécalicets vr; dice isst nt «49, Ade
licec pümerus.ex dicbs egi Prices, nonett ens aliquo: lpxi eA nis cd olno
aagfriry Bai xglauo nu- masia sn 4 guae [3:53 ,no cft vna relacio (ayplex, led
i8 quoli (ubie&» (ua xeladou gasket: cid pacs eo. paneasiilm exalcit Tapas
compara: tiid-fe babens in exctilu», vel de je ctu; pates alrerius numeri quod
po; familiae tiexemplo declacau de pins fun tralicntibus y nam imQuoljber c s]
aon ualienris pliciter. nx 3 [ed coadiuuaniis ad .trahéndg,& Ic ET lida
conttiuunc i iategram araGtio, , is&eolligitace x Do&ore 4d. 1« q«2 7i
£e (ol. ad 1- pin-vb; loquitur cum particu. laduoracipa: forr? ob illos, qui
tt; "3 ), 9 ^X ngoyctuaens per 6e vnamynon quia appoittug tac x gunóra
qued A. x mi nofis avamegsi 4d hang; quit ad PU yawidet-go(Tunt. apud. Lachet,
5x x &. sw tie cda RA Wn goulfi axkagistaeiunt ; Neaceriet ene contcougr aa
(qa ita glosiamuj de (u Íenréziaynag: wudeargamcatulam vaum Omni4 "xMUS
INN STE AUIS sd^dr dee NC hd "WALEY .202€ LY ' wmegite valde vr. 644. 7
Difp.VUI De CPredicanivegellui 5 cmnia fump[crunt ab Ochá. Greg. Rub. ' & Autcol.
(.d. 50. part. att 2,4 quo prat- fertim mazrà partem fue note doctcina mutua;
unt,vt nó imnterító (oleat àinobis - appellati infiguisille Doctor Tromptua::
yum "N coterícorian. Alia vero args ta fpecialcs relationestágentia vt
aGtio- né, vnionc,inhzrentiá,vbicationem;&c. (has.n.oés negat veteres
Nominalcs) in Phyf.fuislocis adducuntur, & diluantur. Poncius difp.15.
Log.n.43. mouet co. xra no(lranfcntearia dificultatea quà dam ; q&sf»ait
efle grauitfi mam, nec de ca focatienem ficri lolere;vidccir enim; qued
fimilirudo duorumalbot am nó fic diftin&tá realiter à coexiftentia illorum,
fed illa coekiftentia ett relatio cxcinfo- : eüsaduen ens,cergo non datur
relatio in- trinfetusaduenicns-diftinéta realiter à elatione exttinfecus
aduenicnie; minor patct quieilla cocaiftemtia aon prefüp- pobit aliquid ex
parte fundamentivel cec amini, ad'quod neecffatio (cquarut , ergo 3ton
cíticlitio inrinfecüsaduenicns;co- ' fequcntia eit cuidens; probatur maior; :
3n qua fola vidctur ede difficultas.quia» aton eft vllum 4ignam di
(tin&ionis realis antcr ip(a, neq.cnim poffuntcfle fine fe- inticcmyneg.
yoam eft caufa, fcà princi- pium altcrius; neq.fübiectzgrar in füb:e- «s
rcálitcr diftin&is,vt patct,ergo Xe £t quamuis (inquit ) potient euaderefa-
«ilé difficultatem qui exiftimant cama EX och ba per potentiam Dei abío- tai
po(Tc fiu:ul exittere ine (imilita- 4line,tamcn ín (entétia probubiliori hoc.
propolita difficultas; & ob id inquit Ponc.n. 45. iudicare va: see
probabile quod non detut vlià relatio 3initinfecüs aduenicns, qua (t dillinita:
- ealiterà-coexiítentia duorum extteuro pua, licct fit diftin&ta realiter
abexturc- mis,que coexiflünt & per eam ceferun- *un Attamen tcenendo
cómuniorem Sco: tiftarum (cntentiam refpondet poftea ne . gando
maioremyquamuis,n.cocxiftentia «uorum v.galbofüin nó poffit effs,quia fic
fimilitudo, nec funihtudo etan;quio ie cocxi ffenniaallorum , tamen: po: etfe
füm:ilitudo linc vita detéeminata cccxi- Écutia;quamuis cuim
varicturcacxifi&- tiayqiiia eft quid (ucceffidum , nam dicit" quscaqdenponighod
eft quid füccef uum ramen non variatur fimilitudo, fi- que e(t fundamérum pra:
cius;duo enim alba eadem nume: cut ncc albedo, xini - rofimihtudine
femperrcfecuntur ad fe-- inuicem non autem cadem numero du-- ratione femper
durant, dum durant;neq.-- cadem etiam coexiftentia propter can- dem rationem
coexiftunt. Nullustamen fang mentis ex adeó im: becilli ratione adduci debet
ad- iudican- dut probabile hoc abfürduni;quod nul- ]3 detur relatio intrinfecus
aduenicos;, q. fit di(tiné&ta realiter& coexiftentia duo- rum
exccemorum;quam ait efTe exuinfes cus sducniewem Quiamairaem argue mentum
firfacilis (olutionis,adhuc tamé' non exa&té (oluitur ab-ipfo;cttó enim có:
cederetur fimilitudinem duorum alborü: diflinzut à-Coexiftentia illorum;quia
hec: variatur, cam fic fucceffiua , ad variatto«: nem remporis;cui-coexiftit,
non vero fis militudo , adhuc tamcn pofiet argumen-- tum vrgeri de duoram
Angelorum diuec- fitate,quz men(urantur za0,& nontem: pore , vndé corum
cocxiftentià ad com- munem- durationem: permanenten. 5» qualis cft zuum ,
confequenter etit pec -- manens; & non fucce (fius, argamen:um: igitur
vrgebit faltim de relationibus fun« datisin entibus , que menfürantur auo:,.
1tod e(t duratio permanens, R efpó den.- m igítur aliter cítad argumentum , qp
licet finilitudo , & quilibet aliarclitio füppomat extrema coexiffentia.,
adhuc: tamen rcalitet diftinguitur drelationc il la coexiftentiz amborum ;
Que-quidear rcalis diftin&to licet dignolci, vel colli « gi nequcat ex
earam feparatione, adhac tamen colligitur ex boc coexiftene tia exttemorumctt
veluti caula rclatio- nis f(cquentis,cum a&oalisrélauo no caa (ctur,nifi ab
exicemisa&u exittentibus , & adliuc euidentius colligitur ex diucr-
fiscfle&kibusformalibuscarum; nam coe xiftent:a vv g. duorum alberum num
,u& ilia poteft dcnominarc fimilia , nam rae tionerciationis cocxiflentia
tai coexis flere dicuntur duo alba, quam vnum ah bum, & vaunniSrun quia
coexifleniia in 1! -— - É-o 082-6 ns 0-9 eem amo 0-6 0m E" Ge ODD I"
A0 o" E" E o UC ae à o 9 O0 — Seo. EE isses tet di AE URB Ede eGuar
mon [of p sie vetita . itatdáf eitídeas , d a rein nhen estt vel uet fitate
fünddtut proximié card fim Niadoyvél diffinsilitadoyó autem in fim plici; &
ata amboórü coexiftedria,quia y v di quántumad effeótum fora lem eocxittendi
extrema omnidm re- latiotitiiéodé todo denoiinanturs Có« fx: hic felució y
quiaicam lioc quod:duo alba (icf coettiltant, ac etian vbuml« bit; Aa pint det
snnt rat / ad effettám coexi(tendi codem avodo fe habeant y adhiic táme lioc
album aliter fe. pomo oar paper ted jám in ordine adnigrumgquia ett illie: dc
dhmicaeérü ditior » (icmilitusa: q6'&c diffimititudó diuerfaa important. m
reumimemehe ves y corte tériírbictámut veta ,-qdod nem- pétoéxifteiitia fit
relatio exerinfecás ad eoieni un) duo entia aGbr exiftentia,
rantümicdaqi(mrieter (e détantia, dir- modo iti coder tertiporeyeidetmq:dura-
ptm ftáht y fequitur ad illa 'ece(fac fiojac iadifpen(abiliter relatio
coexiften f étitic quani memorat Dockor x. d..3 9. $. guion nio ioqait eile
rea: Ké, atho declaratnimo-fit intrin(ecus,vel excritifecus adueniós, fed
Wielüid modo tit dehac nfiáoti y fofflicit peo folutione cufcatis Filsáeffe
enaigrei Ouujed .có- à/$; Met.pün-4-fequitur cum alijs R.e cetitióribus (us
Societatis Nominalium placitüm de indiflin&ione relacioríis pra
dicamentalts ab exi eris; fed non addu- it, ni(i cod(üetas, & decantatas
Nomi- nállim rátióhes-iam adduétas,&c (olutass ascftó masnificare;&
corroboraré co Set arg borum orhártiefris, reip- f$ cinentüuflàm imgerancvlaorem
difli- cültateta ; quae ex dictis (afficienciffimé son ddüatut. Aüreolus —— 4
itii tió quaidatii adducit árgumneuta $. Sed in vppofifuimy que catum péobant
relatio hei ion darrin rerum natuta prater o- pus intelle&ds-pet modum
cuiufdam in- verualli ioietéxcr eina, vi vtibüitur Henri" uit QI Bede elu
rica .odMII 64$ ca; dequo iari mp9: alia vero argumens ta;quibds
probatart/1.nec relaciones (e» cindi,& vercij irodf effe reales; qao.fen(i
conclud.nt pacebít infcà q. to. art; 2. ex» plicando relationes illarum modorum
. : : "4f a 65:01, 2pnloldz2udioSbi» : Qv E ST1O-'LIEL.». An relatio
guedicamentalis couffitae -pioturper effein , vel ad. , vel... £a f pervirumqQs
» jo 'tgpeer deem fentire vidécut ^7 Qu irelationem effencialiter cóttitui
praecise pec e[fe ad ,effe in autem ercoa- uerite in (ecando modo dicedi per fe
ad modáü pa (Tronis realttes idemificare jg» co!liganc ex Seoto 4*4. t 2.q.
r.ita Trom. q:Mét.4.1.Ant Andbidem ; Mair. cit; 8C 4d. 1250.7.in fiae, & fic etiam lo nur Bonecéit.
Alijew aduerfo , vt ce- t Rad p. picontr.à 3 art. 7. 1n finc ha- bitudinein
relationis-ad fundamentá po- fae rant efencialem , no veró habitudiné
adtetiminum Thomiftze veró ex D. Th. pq. iBarti zidicunr relationem confti Cai
pleviransqufedefre ix óucnite tela- eU pé e comer accidentis, e[fe ad sin tonc
proprizrelationis, qu& udinermi,vt prafeindit à róne e(fendj in,
qaidamedicunt non effé real, (ed'àab P wid ab v rcalij & tónis, eru &
"Canacrenf. p. p.q.att; cic /Capreo s 25:Q. Li rime VO MeGa 25 LI Aj du
fic ptizcisé (umpta volunt efe realem; ità pàtfim Recentiores: Thomifti Baanes;
Nazár. Ripaatt. cit. Gcatiad. contto. $2 ttact; 5. di(p. 1. Complu.difp.1 4.
log.3. r« Vafqaez p.p.difp.1 24.c. 3. Suar/in Met. dilp.47.(e&t 2; &
alij communiter. ^ 7! ^^$r Dicendameit relationeminó tan tüccofticei pet effe
am ; (ed etiá per effe inynontamcn eo modó; quo ponuat Thoaiftz j quaft efr e
ir congürrat praes cise, vcrátio generica anie ] plicacác conci .quoad oinnes
páftes;: in quod relatio conftituatar per effe ad probat óptiine P. Kada
citccontra Aus &ores fccoindas feat. & tes ett ira- perfe clara yt.
próbatione non indigeat,nà om nes cum Acilt: róniem telaciuórum sépet
explicuerant p hóv; cy cil joiwpe ug 846 — "Dif. IL De Predicdm.reféBinil
& numquam aliter, vndc DoG. 1.d. 2.3. yn. C.ait rclationcrn, vt relatio
cílscfse ad. aliud ,adco,inquit qp fi non fit ad'aliud y vtique rclatio non cit
,hec.n.eft differen tia fpccitica, qua ipfam. diflinguit ab ac- cidentibus
abfolatis ; imó hoc ita intclli- gendü cft, vt ipfum efseadalind a&tuali-
tcr, & formaliter relationem conflituat , ncn autein efse adaliud
dp:itudinaliter tantum,& radicaliter;vr Atctores illi (i-
gnificabant,e(sencia.n.relationis cft ipfa met formalis,& actualis ordo,
& babitu- do,nó yeroquafi perentíar& Laculgás ce - ferendi ynum ad
aliud; quavadeb sen kft,vt eciamjn relationibus aptitudinali- bus veritatem
habestip(a.n. ét apritudi- nalisrelatio a&ualiter (uà, munus rcferé- di
exercer; vnde nó diciwt apiitudinalis, oeka m fuiractu non referat , alu ratam
non denomiucr, fed quia t£ ribus; ad quemaétu fundamegtü re. Xctts) adl)
exiftit y (cdaptitudine falü , & io potéti2,qua de caufa rclatio illa, nó
actualis » (cd apciredidalistantum nuncu patur,quod cott fignificauit
Doó&t.quol. 33«infol.ad 1.prin. fic mobilitas v.g.de- rominat cerpus naturale
actu mobile, & &&u jllud RCM ordipat ad motü , Íed nonad motà
ina&u;(ed in potentia tan- tum, (cquitur Suar.difp.47.fcc.5.n. 9. &
$a9is explicabitur ipfrà q-8.in ine. .. Sceando hec ratio e(sehdi ad aliud (d
veté realis.& non preícindens à reali & ronis, vt diccbaut illi
[bomifiz ;tam qa dierentiz entium realium debent císe reales, cum.ergo [et eff
e 4d. contrabatur ens finità, € accidens realc.ad cottituen- dum genus
accideotiii relatiuorü vciq.ef fc debet racio veré, & efsenuialiter ceilis
; tum G; quia relacio-prasdicaajezalis nà fo lum c(t cnsrealc,& accidens
realc, fcd éc zclatio realis,nà per eam veré, rcaliter fabiectum refertur ad
alud non imiaus , Quá veré& realiter (it quantam per quà- Xirató quale per
qualitatem; ergo inrcla- tjonc non (olum ratio e(fendi 1n,quz- illi £ópctit,vt
accidens,elft realis, (ed ctii. ra- Aioscfiédi adyqum iibi cóuenic pracisé vt
elatio; Demuay rationes omnes, qug jp- bam relacionem cilc enscealeyofte adunt
Ir ad cle real: , quawmas probant reali» tet reerre lubie&umadaliud. |...
i.c «$2. Tertió,g»effe in coftituatrelatioz, nénon minus cí[sétiaJiter,q effe
ad;& nào, tantum vi fario generica , fed etià vt (pes. cifica , probatur ,
quia vt docet Bargius, 14d.3. q 5.4 quo haius quac(ici refolutios . nem accepi
mus, in fündaméto rclarionis, ercate, qua cft accidens;alia eft ratio fun
damenis, & alia (ubiedti , & io in ca duz babitadines effendi.in (ant,
apii » vna ad fundamentum fab róne fubic&i ,. inquantum e(t accidens, qua
proprie di- citur inhzrentia;alia ad fuadamen:6 rc- , duplicatiue (ub ratione
fundagenti , in»- quantum cfl relatio; € quod bz doa ha-. bitudiaes in
relatione creata (int diftin- Ge, ex eo patet, quod relatio diuina in- cludit
rationem ef$édi in veluti in fünda.mento,nontamenvelatin(übiecto,cum.nà(itaccidens,vtdocetDoctor4.d.12.q.1.infioe,&fegrurAmic.cit.qgedub.xar.2.Sügitureffein(amatusprorónecendiinyvc]utinfubie&o,concurritad.óontlitutionemrelationispradicam.ve,lutratiogenerica,quiaficvcleftipfaróaccidenusin.cóiadab(olutum,&reípeGiuum;vel(altim«amnobiscircam(cribit,(iverofumatucprorationeeffendi
inyvelur ia fündaméto;, (ané in hoc (enfi concurrit ad conftitutionem
relationis y velut ratio fpecifica nó minus,q e(ie ad y q multipliciter
probatur 1. ga relatio vt: relatio e(t.habitudo eíséialiter iter duo exirema,
ergo talis. habicudo a:qué. cífca- tialicer petit fundari,&
cerminari.Secun- do non minus implicat relationem effe: fine fundamento , quam
eife fine termi-- no, ergo (i ratio effends ad clbe(lentials; rclationi vt
rclatio eft, etiam & ratio ef- fendi im» Testio.cadem funt principia có:
tlitu€di,& diftinguédi;(ed Arift. s. Mcr .- difinguit relationes;é&
penes fuadamen- ta , ergo ratio effendi in-conftituit rcla- tioné quoq; vt
relatio e 9 ad có- flituendà relationemin fuo cile proprio & (pecifico non
fufficit terminus , ícd ec requiritur fandamétü, ergo vttaq.tó có- currit
ad.conftitutioné rcelationi ,vt rela- Ajo eft. Demülicet ro effend: in,veluc im
(ubiccto , vniuerfaliter conueniat omnis bus accidentibus;idca 3; wienn có- 1u-
- ftitütionem cócurrat, vclut ró generica , & cóis , th roeffendi in ,
velot in funda- miéto conucnit pezcisé relationi,vt à ce- teris entibus
di(tinguitur, & relationibus dicamentalibus,vt ab accidentibus a- iorum
genetü (ecernuntury ergo rclatio- ni compctit,vt differentia propria , & ró
fpeafica non minus, q efse ad ; immo id ita intelligendum eft,vt ratio efsendi
in, & ad non (int due diffcrentie, fcd vnam, &cadzquatam nobis
circumfcribant có- ftituété genus cc lationü in tali e(Te fuo ; quia ratio
effendi ad aliud in relatione re vera aliud nó eft in te, q certus, & pe-
cüliaris modus afficiendi | realiter. (oum 'Kubic&um, nempe referendo,
& ordioá- do:ad alind; hoc idem docct Zeib. f. Met..19.$. proptertertinmw
i; 500 -0$3 Quarto g/ hoc fitde mére Docto ris, aperté colhgttur cx his , quz
babet in 4 loc.citiprobáco fccundi'cocluf. vbi lo: quitur de habicudine ad.
fundamentü, (ub one fundamenti)quiaJoquitar de illay-vt c conuenit
relauonidiuinz y. bec funt Eius vctba: Secunda coimcinfio. p*obatur ,
quiarcfpectis Éefséttaliter babitudodn ter duo-extremasQ7 io ficut tollere ter-
minii ad qué re(peGi usé tollere , vel de» firgere refpettit y1ta tollere
tllud, cuius 7 refpettus,efl colicre refpecium, Cr de ruevévoné vefpectus, rion
ergo qui uc. Fidés VefpeCwefd aceidés, adeorequi- rit fubiectu vel fidamentiy
fed quare JpetluseftvefpoGins Ji deà requirit cuius yd adquid (iettam iu
duuuis)Certà . vX(ingalis verbis Doctoris benc penía- tis cólligiturquód ratio
efsédi in velut in fandamento fit dc e(fentia relationis , vt rcl ició éft Pritmó
inquit , quód us pt habitudo inter duo exire ;érgo e(fentialiter peticilla
duo,vt tc« Cs rere quodtollere funda. tamyvel illud,cuius eft refpe&us;,e(t
tollere refpectü,& deftrucre rónem ipfi- ásyergo ratio e[fendi m,velut in
füdamé tó pertinet ad rónem proprià refpe&tus.; Tertió aityquod re(pectus,
qvia eftrefpe étusjideo requirir,cuius fit ad qp fityer:- Rs ad ali go
reípe&tus j vt re(pc Gus neceliario pe tit füdarrnó mius quam tetminari, T4
dcm; àiry quod (rquctollere cermioum- LI. Po quid conftitsatur velatig -. adquem;cft.detlruere cefpoct »,.irà collc- re
idycuias eftymanitefie indicauir.c(Tc de iritrinfeca 100€ refpectus,vt fic,no
minus effe in fundaméto,d e[sead terminum y Q» etià clarius docuir q.2.il!ius
di(l.in (al. ad 5.prin.dü ait,quód depedentia rclatio nis ad fundamécü eft
eücnt ialiilima , ita q linc ca nó potelt effc ratio telationis, 45$4- Sed
obijc.1. auctor;t. Siimpl.(üper predic.dicentis, quod efie jj nó coftituig
relationem,(ed e/se ad.Sccüdo Ari(t.de« Éinit rclationé (emper per cf/se-ad,&.
mon per efse in. Teztio fi vtraq»hibizado ett dc ellen relationis,ergo relatio
eft ens per. accidens, quia duo nón pofunutiee, re ynum pet fcsni (1 yn fiu per
feactus,a- l.ud per te potéia 8. Metis v Ir (ed illae dua hab:tudincs aon (jc
fe haberi: quia lgquijhar de Hine ejr di inimtun dameto,no vc in fubieQo.Quarto
arguit icemb.locicit.probás,quad « ih natuza có p«tat sclacíont, tang: à Pee d
flicuens in clie effentiali ,& efse-iy pote rius naturastanqua pa(Tio
quandocü ];à- n d ooeéasid tas pet du differtriag ) quoc à yna coftitu:t
fpeciem Sade] d di Mditut pcr Wie ti, & refpcétiuü, hac duo pe imme- diatc
oppofita cit£a ens, & totam narurá ends cuacuant;czgo pre eodem figao quo
abfoluc cft ad. ipo eode tc uum eft ad aliud, (ed abfolutü pzius natu ra e[t'ad
[c quàm infit alteri , ergo tc(pe- &iuü ét prius natura erít ad aliüd;quà
in alio, & hoc cít atgumcatü Mair.cit.q-3, «$$ Reíp.Simp .nà loqui tle Hy
Y. infudaméco , fed vt in (übic&o; neq. e[se in hoc modorelationé non
coottitue r€5(td nó cóftituere aliquod (pceiale gc- nus accideüti l rario. co
in deis ME ano yt 15 omntum. 649 Difp. VIL. De CTeadicame.ve[yetHiniro.
fundamentnim, altera ad termipum vt vi-: detuc voluife Baflol.t.d. 36. qi: art,
2«- fcd ipfamcet telatio e(t vna-fünplex habi tudo fundata in fundamento, &
tetimina. tà ad termini, cui z qué effcociale eft fua daei, (icut &
técmiriari; Ad 4; Tromb los quitur de effe insvt it (übie&ojnos auté; vt in
fundamcnto, &c idco nihil ad rem;ad buc tamen ad arg. ir (c neg. min.ràm
pri- mi fyllogifniiy quam (ubillatam fecundi ; tiep. prima minor,quíia ens
peiédicamen- talé prius diuiditut ín ens infe Gc ens ina lio,& hoc poftea
diuiditur in ab(olucüy& teípc&iudi; ncg. ctiamfubillata minor dp ens
abfolutü pris nacura fied fe, quá in he Diei alió radicakter; fic 2n,vcl eífe
in alió natura ptaicedic iri acei- deate ábfolito c(fe ad (é, ficat córora fo.
lent mínus cóia priecedere , vel.faliia (i- mul aátuca babebit vtcumq. &
idem erit proportiene dicécidum de effe, in lio & elle ad alind in accidente
refpectiao ,.— -:/$6 Deindé obijcies; cóceptü relatio: nis;vt eft ad,nó cffe
rcalemyquia aeque có uenit relatioaí rátionis, ac reali, ergo qid tü e& de
(e , ab vtcoq; praícindit; Ref ncg.affumptum, quia relanioni tcali , tatiónis
nihil abflrahi pót cóe yniuocd , vt docct Doctor 1;d.26/q;vn. Accedit y li-ad
effet coe, et in eflct cóesquia hiec tio-fubt nece(farib: a: vt diximus; in
télationenec cm y quantii- cinq. fingats referre ad alitid, nifi aliqoid
rféferat-; Tandépietidmfi concederetur ad (T coe v niuócam yitiq.rclationnnes
pibitur (emper con(éq.nám ad,qaod có- f^ t elatio pri iicdmretipdle t ads
cotiuenit parte tei. ^^ je "*da fine huios quzft:nota, cp cir dici- my ad,
hoc: intél afi cerénimus & timdamentum fint iffeutíd réfationis yacetaci
patcesi]las jnttiniec cjlicet. nid habeant dicere No? tinalés, quid fácjetit
felaciónem; velati ntítatem compofitamex fundamento ; tetriino;id'tamé nullo
modo affer: po in fententis Realiumyqui pórtumt re- laüionem eic formati
fimplicct depen dentem tanuioiexcrinfece à- fundaméri- to termsoyaecéflario tamch, co mos s telatiónem
effentialiter /coh(titaip dogquo dicimus! porcntiaas, vela tum al (cian tacui
ycü —— nà 1t. «oníititutiua petentigyvelastus clnodá» hoic (née Guidi nonfà
Stet minus rox (iat dec: conzepru: relauónmisg imtidfece ning cua d
eonfliutiué, pras batüc ex Mair, cia: (tám quia terminus, & tundameacü
regulatiter tan ab(oluta j cr3o wequeont ette parces intiiníecg; i tioais;,
quia reswntus. predicamenzi nee queunteífe parrcsintdníccas ; & couftis
rüciuz rei àlcerius praedicamentis cü prine cipia cci: conttitutiua àd-tdem.
pratdicas meniumpertineát cudi re cóftituta,, fal" aim teductiué;tüm quía
terininus,& fune» damierituin mon.(uat genus, & differentia aglationis,
fed (olur:cxcréma illius, ergo ficut extremitates in linea go tes ovrgeo tm s
neis ques SR i qus (uat partcs relationis; tüm tádem ga lioc dato multà
fequecentar abía:da .(. Deum eíse dc efsentia éreatarzy& &iiun de
elaectia arris;vicrelatina fimt inen bedinem de e(sentía familitudinis 4 c, «$2
Cüm ergo dicimis relatione. e(sen tialiter cóflitut per effe 18 alio, :&
e(ie ad aliud (umi debent iz, X ad, vt dicüt (im. plicem ipfam habitudinem ,nà
autem vt écimcladant extrema ipfius biDicudiqus » và vt bene notat Mair. cit.
e[se ad aliud Aen rai de eísc in alio,vtin (ut yento)partim e(t
intcinfecumyparrim extrinfccum,imtrin(tcurb quidem,quatc- nus dicicipfam
habitudinem exprcísam per-ad,cxtririccom vcró y vt dicit termi- num illius
habitudinisjprimuni eft dein- telle&uzclatiui,(ccii di. vero de cointel-
le&usquia ponitur tantum,vtaddicamene tá ín définitionc ipíarelatiub
&;hinc efty quód potius dicituc.tclatío-eonftitim pec ined csi enel mái i
se ad 4 quia péroillas patti itarie fümptas ex pridiu tclatio- nis
formaltters& folyotvittualitery & cx con(équcntiunuatitut extrema, d
lant werd nom Ex quo:colligitur.fundamen- tum;& terminumoonnit extriníccé y
à terminatiue ;accefsarió:tamco- velut, ad-, dita, ingredi defioittonem
relationis, vt t Doctorína«d.1 2.q 1.5. & quidein maiori neccflitate; qnam
piena iggte-. d laua]. 1. Per quid conflituatur relatio . sliatur definitionem
accidentis , quia re- quiruntur pp formale eífe rclationis , ni zelatio
formaliter.eft habitudo vnius ad :aliud, vnde Mair.cit. hoc difcrimen ponit
inter accidétia relatiua , & abíoluta, quz etiam per additamentum
dcfiniuntur , q definitio quidditatiua in abfolutis quic- tat intclle&um
diftin&é attingentem 2c sius, & diffcrentiam eorum, etiamfi aliud non
cointelligat, velut additü , fed nó ita in relatiuis , nam quantumcunque habca-
tur conccptus fui gencris, & differentia , non quictatur intelle&tus ,
nifi coiniclli- cndo terminum , & fundamentum , & honc dicendi modum
tencnt R ecentio- 4cs omncs Suarcz difp.47. (cét.vIt. Amic. loc.cit. & al:j
paffim. Sed dices , illud cft de efsctia alicuius , fine quo mc cfle,ncc
intelligi pot fed rc- latio nec effe , ncc incelligi pot finc fun- damenjo,
& termino ergo &c. Refp. cx Barg. 1:d. 28. 9.3.aliquid (fe de cílentia
alicuius poc dupliciter accipi primó ,p «o,fine quo rcs intcll;gi nequit , fiuc
hoc ántret definitionem, vt pars eflentialis, fi uc vt additum , & Éic
dicimus fibic ctum efle de c(Ícaria accidentis, quia eius dcfi- nitionem
ingreditur ; vt additum , & in hoc fcnfu vtique extrema funt de c(scntia
rclationis; alio modo,quód fit pars cfsen tialis;& intret deBnitionem, vt
genus,vel diffeiefha , & in boc feníu extreima non funt de císcntia
rclationis, quia nó intrant eius definitionem in rc &o , fed tartun; in
ebliqao , & vcluti addita, pertincntq; ad €oiptclle&um, non aüt ad
purum intelle. um rclatiui ; vt diximus ex Mair.cit. -.QVvVESTIO V Tn qua
cor[ideratur relatio ex parte fa. : bictli , feu fundamenti . C48 qoia vt
dixlmusq.przc. Relatio ud przdicam, conflituitur. €x efc ad, & in, idcó
nedullitus contideranda venittàm cx partc fundan;éu, G termini primum pra
(tabimus q. prafenti, alterü q«feq. & quia relatio pradicam. accidens cft ,
idcó fundamétum cius é fübicctum appellamus quatenus ei incft pcr inhei ca- |.
"mum; (olet vero diflingui dupicx [ub;cs 645 &um, feu fundamentum relationis,
p o- ximum, & remoi ; proximum ctt illud , inquo immediate di relatio,
remotü, in quo e(l tantü med'até, fic v.g. relatio z- qualitatis prox;mé eft in
quant.tate , rc- mote in fubftantia, relatio timilitudinis proximé in
qualitate, remote in quantica te, & fob (Lancia ; notat autem Doctor 5.
Mct.tex. 20. in fine, & q.11. n.7. folum fundamentum proximum abíoluté dici
debere fundamentum , temotü veró dici dcbcre fübie&tum relationis , non
funda- men;um quód etiam ex alijs locis fent. colligic P. l'áber 5. Met. difp.
22.6.2. Piatet hzc affignari ctiam folerratio fandandi relatioucm , &
frequenter con- diuo aliqua, finc qua non fequererar rc- latio ad fundamentum ,
quz duo ncn sür confondenda , vt faciunt aliqui, cum fint oínó difLincta , vt
Do&or declarat quoi. 12.C. in relatione paternitatis , cuius ra- tio
fundandi cft | otentia generati Pa- ttis, condit;o vcró pracuia eft a&io
gene- rauua ciu(dem, qua flatim tiáfit, & idco non proprie caufa , fcd
tantum conditio prauia, finé qua relatio non fequeretur , appellari cólucuit,
in hoc autem praícr- tim ró fundandi proxima à (undamento roximo diftinguitur (
licet multoties ie duo confundi folcant, prcipué quà - do fundamentü proximü
confertur cum rcmoto, tunc-n. dicitur ró fundandi , vc albedo qua dicitur ró fandandi
timilitu- dinem inter Petrum , & Paulum) quod fandamentü proximü relationis
non eft ita Quo,quin & poffit efle Qaod , pót .n. fu(cipere denominauioné
relationis ; quia & quantitas dicirur equalis, & qualitas fimilis, at
rauo fundandi clita Qao ,ve nequeat cfjc Quod
;quamuis.n.&duasquantitatesdicamuszquales,&duasal«bedincsfimiles,nontamenusnquicftratioproximafundandihuirclationcszquiparanugcx$.Met.c.1f.dcnomiozuurfimilis,zqualis,
nec poten« tia genceratina Patris dicitur pater. — — $9 Quamuis aüt relationis
ciufdé pof finc c(le plura fübicéta diucrfarumratio4 nuincü lubordinationc
declarata , qp vnl Íit proxiu d, alegum temocü , vc declara- tuzi €lt, camcn
aki v rationis, X. . à dd aque i EL CL m Uum 6570 zqué immediata omnin3
impoflibile eft,qu'a cum relatio lit verum accidens; & per (c voum,vnicum
ét fübie&ü in hoc : "e&(u poftulabit ; Vndé proríus abijcien dà
eft à Scholis.opinio,juz tribu tur Hé ric.quo!.9 qu. 3.aflerens rclutjionem
elTe veluti interuallum quoddam ioter. duo extrema , itavt fit vaa , ac cademhabitu-
dointcr illa, & in ambobus infidcns , vc- lat in proprio , & adzquato
fobic&o; id fané vt. prorfus irtationabile dánat. Do- &or cit. y.
Met.q.11.n.7.& joe Sua. di(p.47. fc&.6.n.3.nam vcl relatio, qua
intercedit inter illa abinuicem diftantia ; eft & in medio, veloti cordi.
quz nc&it cornua arcus, vel hon, fed in extremis tá- tüm,non primum,quia
paternitas nó rc- cipitur in acrc;neq. $m, quia idé numero accidens nequit e(Te
naturaliter in daob. fübic&is tcaliter diftin&is , & loco di(-
fitis;relatio igitur cft tantum in illo extre fno, 9 refcrtar ad aliud , &
fi illu4 aliud. ad hoc referatur , dabiturin illo alio. no- ua relatio , &
fic nan erit yna , & cadem rclatio in ducbus,vt in vno fübie&o, fed in
vno, & ad aliud inquit Do&or cit. de hoc igitur vno fubie&o quod,
& quale cf fe debeat , inuefligabimus in przfenti queft, & quia in hoc
variz funt difficul- tatcs; duos ioftituimus articulos, ARTICVLWVS I.- utn
fubieftum relationis debeat effe ens reale ,Co finitum, itaquod nequeat efie
infinitum . 60 G Reg.15d.28.4 3.fignificauit re- lationes przdic.écin non cnti-
bus fundati poffe,& quidem apud omnes in confefsó eft priuationem fundare
rc- .Jationé principij ad generationé;& pari- ter caufa finalis dicitar
fundare relationé cauíalitatis ad effectum , cum adliuc ipfe finis non
cxiftit,vt conftat dc fanitate re fpectu deambularionis& (ic in multis a-
lijs,qua an(am prbucrunt dubitandi an relatio przzdicam. neceffarió petat
fubic- £o teale, & cxiflens ; Concedit ctiam i Greg. relationes przdicam.
in Deo ad creaturas quz cft communis Nomi- najunn opinio , quaré coa(cqueaicr
a(ie- Difput. VIII, De Praliceni refe iuis runt (übie&um huiufmodi
telationii non e(fe - retaM tinitum , & limitaxum., Dicendü tamen cft, no
c(fe idoncü re- lationis prz c. (ub .c&um, ní(i cas rea- leac finxum.E 1
comunis in f(chola Rea- liam , & necetfario fequitur ex noftris princip:js,
ti .n. relatio,(i: accidens reale fundamento rc vera fapcradd tà , (cqui- turc
neceffir.o ta'e findamentü effz cn. titatea rcalcin,ac fiaità, quia nó eos ne-
quit per modu (ube&i fuftentare verum accidens; & eos'mnfmitü, ficuti
eft Deus , cft accidentis incapax , quia eft ab omni potentialitate femotí ;
vnde & Nomina. lcs ipfi ideo concedür in Deo relationes reales ad crcatucas
, quia negant hisfu- peraddere fundamento verá rcalitaté ac- cidentis,(ed
ftatuunt ipfas in mera deno- minationc,& concomitantia rerum;idco €um a
nobis difcrepent in principijs,etiá in conclafione ditfentiunt; & hac dc
cau- fa Nominalium fententia, licét repugnet comuni nfodo loqueadi Theologorà
vna nimiter negantium relationes przdicam, - in Dto ad creaturas, quóad rem
damnari nequit.vt multi inconfultó faciunt , quia non ponendo relationem
accidens reali- ter a fundamento diflin&ü , nulla (cui- tut mutatio,aut
cópofirio in Dco ex co, quód ponatur in tempore rcferri de no- po ad creaturas
(ub ràtionc cceatoris,do- mini, &c. folü ergo damnari pt quoad modam
loquendi ; qui (an? inconfuctus cft apud priícos Theologos, nec grauio- ri
cenfuca inuri debet Nominalium fen- tentia vt nota fec.1 $.n. 17. at pro- Ee nus concio noftram
quoad v- tramque partem (ingillatim., 61 In primis, y fubic&um relationis
predicum.ens reale debeat e(fe, & poti- tinum , fatis conftat ex modó
diótis ; & docet Scot. 4.d.6.4. 10.$. fed reflant, & probat
Baflol.1.d.30.ar. «quia cum fit accidens reale; & pofitiuü, cofequentec
nequit in non ente fundari, quia non cns nó cít aptü entis rcalis
fulcihentum,tum quia vt con(tat ex ditis q.prac.art. 2.re- latio fuam entitatem
realem habet a fun damento in generc cficientis cau'z , et- go neceffario
debct. cíle ens reale, quia nemp dat,quod nop habet. V ecu uu [2:207] -"--
toto ri. e .[. babeat illas ues con- ren Seat. relatas.in 1. q. fed qua- venus
contrradiftinguitur à relatione ra- tionis, quz fit pera&ü collatiuü
intclle- &us,vt Scot. loquítur quol.13. P. & pro tanto realisró
dicitur, quia nó habet o&s illas conditiones , fed vna , vcl altera fibi
deficit , potet relatio realis inhoc fenfu fandart in non ente ad ens, & in
hoc fen- fu dici poteft priuatio fundare rclationé zcalem principi: in ordinc
ad generatio- nem , & admitti pót in codé opin. Greg. dicentis relationes.
reales ét non entibus €onucnire, non quód huiulmodi relatio- ncs fint entia
realia pofitiua , quia verum accidens ,& realé non póx in non ente fu-
bic&ati, (ed dicütrurrealesco fenía, quo tenebras, & caecitatem
negationces realcs appellare folemus , quatenusdantur nul- lo cogitante
intelle&u, (ic.n. nullo cogi- táte intclle& priuacio [uo modo cócur-
rit ad generationem per mod principij, quo eti (enfü Doct. 1.d. 28. q. 2. ad
2-aic iogenium in Patre diccre celationé rca- lem negatiuá; Difficulras autem
mota de finc nulla cft,quia v: dicimus in Phyl. di- fpur.7.4.8.art. f. ry
noncít vere caufa rcalis,& phyíica, féd cani metaphori- €a, quia.ccalitec
non dat cííe » fed rancüin moue agens, vc det illud,in ratione ama- ti, &
dcfiderati , quare non fundac rcla- tionem veram, & rcalem. . Sed dices,
Arift. 5. Met.c.1 f. imer re- lationcs i zdicam.cónumerare relationé
ealefattiui ad calefactibile , & ctus, qnod fecitsad id, quod fa&ü.cft,
& eius , quod fatur cit ad rd, quod factendü cfl, cr- go, &c.
Refp.juód.ficut tesalig confidc- . gari potluntfüb duplici flatu, nempé exi-
ftcnugsauc folius poffibilivatis, ita ctiam &iclaiioucs píz cónderari
poffunt, vcl vt atu cxiftéces, vel prout aliquádo tuc- rint , vel futura fiot,
aut tanquam rcalitec ioffibiles, & in hoc (ecüdo fcnía eas có-
fiderauit-Ariftilcc.cit. pertelacioncm .n. exlcfactiu, ad. calcfaGbile wvtiq;
nonin« xcllexic apinudinem calcfacicndi v. g. in igne, quia bax non clt rclauo
pradicam. fcd:ttap(cendentalis ed. cam intcllexit, qua yolleatacta
approximatione cale-- 25. c ERIT en fab. Rel.debeat effe ens reali e fimit «rz.
655 eft, quod.(i relatio ical s fumztur ncn in fa&iui, &
calefattibil:sactu infurgit, vbt priusante approximationem habcbat (o lüetfe
poffibiles.in pra(enti verà ett [ec- mo de rclationibus- prz dicamentalibus non
füb ftatu merz potli bilitatis,(cd prar (etim fub ftatu a£tualis exitcnue . 62
Kltcra veró pars, q relationis realis fubiectum ete debeat ens finitum, &
li- mitatü, docetur à Scoto 1. d. 30. q.2. vbi cum cónuni Thcologorum remouet à
Dcorelationes reales ad creaturam , id- que efficaciter pcobat $. 44d. 1.
qu.t[Ho- nenycx pexEs&a (implicitate,K ex perfe- &a neceffitare Dei, quia
.n. Deus perfe- &é limplex eft, nihil c(t ineo , qnod ao eft ipfum, sih
Aug. rr. de Ciu.n. to. ef* go relatio! realis noua in Deo ad crcata- ras nequit
adm tti in tempore , cum ver compolicionci faciat cum co,.cui adue- nit,vt
probat Do&or 2. d. 1. q. 5. $. 4d prinui alterius opinionis. Scd q» ncque
ctiam ab z:erno;prob.ex nece(litate , p- fecta.n. eius necetTitas cft ex (c
elle tales. quod nà vatiabitar cius efe, quacunque hypothefi pofita, fiae
poffibilt , (iuc im- potlibili, circa aliudà fe, quia alia nó süt ncCeffaria,
niii fecüdarió y ergo nalla poc in co ad. nitti tealit as, ne3; abseterao,ne-
quc intempore, qux neceffaci-coexigat aliad à fc , tale .n. neceffarib.
cocxigens. aliud à Dco non effet illo- coexa&o non exillente , & pec
cófequens aliquid, quod perfecte efíct idé Deo non cfict , aliquo alioyquod
noncft neceffitium ex. fc,.non exiftente, (cd relatio rcalis de neceffirata
cocxizit ad (uum effe terminum cius, et» g» 1n Deo falua
ciusindemnitatecoaftirutnequitrelatiorealisadaliud.àfesNeq;lacisfacitrefpótio,quetibuiturGil.bert.Porret.daripo(fei0Deorelation&realemadcreaturá.,nonvciqueill;inbzz»rentem,fedveluti
atfiftentem. Nam (i illa relauo ett accidens, vt fapponimus, alicui.
(ubicé&to hzcebit necelfatió y mifi dicatut- eile pecfe lubtiftens, quod
ctt irrariona- bile pror(us, & accidenci directe repas gnans. Rettaccrgo
facta füppofii. nc, ge 1clatio. predicamentalis (it accidens fun- daméco
tüperadditá, olá cns fiotuin, S6 limitatam cde cius idoneum (ubicétum.. 5, Sed
obijc. Relac. (ecunai modi re» Dud laii 6iz latmorü; quz nempé fundantur in
a&io- ne, & paflione , (unt realcs , & mutuz $« Met.c.1 5. fed
tales (unt' relationes Dei 2d creaturam, inquantum c ft cauía, & cf-
fKc&us illius , ergo &c. Deinde (icut for- qma cít in ane ita denominat
illud , er- €o fi non eft aliqua relatio in Deo ad «tcaturam realiter, Deus non
cft realiter «rcator, non eft rcaliter Dominus , non: «fl realiter à creatura
diflinctus . Refp.ad 1. fi teneamus relationcs pri- mi, & fecundi modi in
hoc tátam differ- rc àtcertio modo rclatiuorum , quia in eis. clt mutuitas, non
iniftis, vt Do&or velle videtur loc.cit. 1.d. 30.8. Re/p.ad r.quaf. tüc
negáda cít minor ; quia dcfcétu iftius foutuitat'$. omncs. relaciones. creatura
2d Deum, qualefcunque (int , ad tertium modo. [pcétant, vbi vniucc(aliter
collo: . antur relationes non mutuz , & fic in- nuit ibi Do&or , &
iterum in eodem 1.4. 3.4]. $-& d.2 $.q vn. & quol. 15. Si vero dicamus
diverfitatem Deià creatura in: prz dicatis proprijs , & conuenientiam in.
1ranícCdentibus effe relationes primi mo: di , relationem in róne caufzs, &
cffcctus: tfc (ccundi, nc pida cfl vniuerfaliter ma- ior , quamuis .n.
relationes huiufmodi in: «rcaturisfint mutuz, nontamen in Dceo,. nec oportet
rclatioa tcttij modi. in hoc pra-cisé differre ab alijs , quód in illisoés.
relationes fiot mutuz; inifto nunquam ; ger lioc . n. (ufficienter
diflinguuntur, g» antertio numquá fünt mutug , in alijs ve- £Ó fic, lícét non M
ita refp. Baís. 1.d.. 39.q. rar. 4. & (cq t Suar.cit.(ec.tg.n 27; Ad aliud
Eodosbisi» Dum iode Fealiter cteotorem ,.dominum, & à creae tura di
(Lin&tumincrinfecé, & (übic&iue y. fed extrinfocà ,
&terminatiue , quatenus terminat realitercreationem pa (liuam in: Greatura
cxilteatem» atque ita- hzc pro- pofitio e(t vcra: ,. Peusejt realiter crea- or
, vt ly realiter determinat inharcn- tiam-.1. totam propofitionem,non inhz-
rens. i.cxtremum propofitionis.(cu pre- dicatum ita Doctor cit.in fine .- 64.
Sed contra hanc Do&toris refolu-- tion& , quz-cóis eft'in Schola
Realium ,. diccs r. quo paco (aluantur ha: denomi- mationcs rclatiuz in Deo
fiu:diftinctis. Difp, PIT. De Pradicam. Re[peHliuis -.— relationibus ; poterunt
ctjá , ac debebang faluari in rebuscreatis fine tanta entium. multiplicirate,
& mutatione, vt ait Aucr- [a q. 25. fe&t.4. Secundo relationes oppo-
fitz dant denominationes oppofita , er- go creatio paíTiua in creatura exiftés
ne- uit Dcü denominare creatorem , ficut liatio nequit denominare Patrem. Tcr-
tio Deus dicitur Creator. quatenus ad: creaturas referuir, fed ad creaturas
refer- ri non potefl per relationem, quz eft in creatura, ergo , c. Tandem
quando alie quid denominatur denominationc qua cít in altcro, accipit
denominationem il- lius, ergo ti Deus denominatur denomi- natione in crcatura
exiftente , diceretur creatura , ita vrgebat Scotum: Thomas Anglicus apud Barg,
1.4. 30.. Refp.ad 1. patere ex dictis q. praced.. denominatio .n. relatiua
neceffació. fieri: debet, vcl per realem füfceprionem rela- tionis , vel per
realem: eius terminatione: ex Arilt.5. Mer. c.ad aliquid, dü a(Tignat tres
modos rclatiuorum ; cüigitar Deus. non (it fubie&um capax relationis,
falua-- ri debent in co denominationcs relatiuze per realem terminationem
,.& quia crea turz funt capacescclationum., faluari de- bent in eis per
realé [ufceptionem, & cü: vtrumq; extremum cft relationis capax » in vtr03;
debet admitti qnia non cft ma- ior ratio, cur potius in.vno refültet,quam:
inalio:,
ficutíuntrelacionesprimi,&(e«cundimodi,itainnuitDoG.cit.infraQ.Ad1.re(p.relationes.oppofitasdenomi--
nationes oppofitas prebere (ubic&iué;,- & intrinfecé, at non inconuenit
candé re: lationem vnam denominationem prabe-- re fubic&o;cui inhzret,
intrinfecé, & fu bic&iué,& oppofitam termino extrin(e-- cé; &
terminatiud , vt patet de viüione ,, qua intrinfecé, & fubie&iué
denominac. oculum vidétem, extriníecé, & termina -- tiu parietem vium. Ad
5. Deus dicitur: creator realiter ,nomquia ipfe ad creatae ras realiter
teferatur , fed quia creatura: iati dei arta fabile exeopre- cfe dicitur
relariuum fcientiz, quia fcie-- tía referturadipfum; qua roónc s Cit; fub F.
o&s relationes Creaturz ad: Deum: eoo PV fuis quem: «a alea dt^" ' QD
Quali deheateffe flic relationis dI. 633 de denominationc formali , &
intrinfeca Ceatoris, vtiq. dicitur creator , quia re- fertur ad creararas ,
fedtalis relatio eft rationis , in Deo à nobisexcogitata. Ad 4. cócluderet
vtiq. fi vmiformis e(fet de- rioiuiioario,at in pcopofico vna eft intrin- .
feca ,& fübiectiua, alia extrin(cca, & ter- mipatíua, & hanc Deus
accipit adcreata ra,non illam; Q'u; plura de hac re defide rat,videat
Dot.loc.cit. & Birg.& Mai. 3.d. 30.q. r.& 2. vbi fusà banc materiam
tractant , & luculenter. 65 Quaresan (altim poffint admitti in relationes
tráfcendentales ad crea turas? & ró dubiridi eft, quam affert Do &or
cit. q. 2. quia Dcus cx natura rci fe- elu(a intellectusoperatione dicitüt.
oar- nipotens,acormnifciens;ifta .n. ponuntur in Dco, licut attributa dicentia
perfz&io- nem fimpliciter, & omne tale eft ibi ex ríatura tct , fed
ifta dictmt refpectü poter tig , & (cibilitatis ad creaturam poffibi- lem ,
nam nequit Deus concipi omnipo- tens fine creatura poflibili , & implican-
tibus creaturis Deus non effet ompipo- tens,quia nihil potfet produccre, ergo
re fpec&tus (alim tran(cendentales'sd cceatu ras poterüt, ac debebír in Dco
admitti . . Mart.loc.cit.q.5 . quem multi fequun- tar Recentiores, huiafinodi
ce(psétus in Dco libenter admittit. Ceterum Do&. loc.cit.& ibid.
Lichet. Ba(lol. Barg. Vige rius , S acriter Mair. infequitur, & alij
Scotiftz paffim hos etiam relpe&tusne- [we in Deoad creaturas, & quidem
ratio &. allara ex neceffitate Dei deducta vrget etiá de traafcédentibus ,
quia crca- tura,criam quoad etfe polfibile;& fcibi- le contiderata, adhac
non eft in eo 2radu necefficacis necetíaria, in quo eft - femper .n. eius
ncceffitas crit participa- t2, & idco ponere cccacuramrnó ede pof-
fibilem,non e;iet ita impoffibile, ficut a« liquam realitatem in Deo aon cffe
;quia aihu- in eile potfibih non eft ita nccef- fari , vt Deus, & une ex
hac pofiuione imnas nnporlib;a videretur fequi iaspof fibiliis, wouigitar ad
creaturam euam intals (tatu necetfitauscon(ideratam ad. mti deber in D'oiclatio
realis ; quias Deus cfct;ctianifi omnis cteatura rcpu- - Lega. ie pute e ficut
Mehr non ar in [uo effe a contingenti , feu ( nc lis de —— d iz )illud E AF
exigit ad (ium effe; ita neq; magis necef farium pendet in(axede à anas neceí-
farió, fcu illud necetfarió cóexigit , alio- quin vmm non effet magis
necelfarium. alio , fed effent in equali gradu neceffi- tatis, nam implicat in
adie&to dicere vaü ens neceffatium coexigere aliud ad (uum eife , &
adhuc effe magis ncee(facium il-- lo, quia fi concedatur mag,s neceflarium.
potle deficere deficiente ininus neccífa- rio,& € contra;iam illa duo effc
equas lis necefTizatis , quia ità vnum coextge- ret aliud ad fui efie, ficut €
conira; & hac róne Scotica captiuati. Vaf.
dilp. 104» c.6. Suar;di(j.47.cit.(c&t. 3«n.6. & (e&. 1$ n.1 j.
& p.p.traCL, 1. lib.2.c.26.n. 14. Hur.dilp.t s. Met.fec.9.& alij negat
rela tionesttá(cédétalesin Deo ad creaturas. 66 Adtauoné dubitandi allatà Doct,
cit.$. ,4d arg. 1.qu&fl. remitti: fc ad infe- rius dicenda de omnifci entia
& omri»o tentia Dci in. feqaenub. diítinctionibus 3$.36.& 43. vbi docet
huiufmodi perfe- &iones potie dupliciter fpectari, vno mo. do
fundaaicntaliter,& pro denominato; & fic fant perfe&ioncs abíolutz
Deum: dénominantes fandamentalitet omnipo-. renteas& omniícientem, alio
modo proe formali, & fic fupperadduat rcfpcctü ra« tionis ,
vndcimplicantibus creaturis ad^ huc Dcus diceretur omni potensob per4 fc&tionem
abfolutà,q in ipío omnipoté- tia importat ene ovis refjcétüra- tioms ad
creatnras , 6 poílibilestorent $ hocottendituc euidenter , quia etiam de
fa&to non idcó €hyixara diciruc impof- fibilis quia Deus ncueaviliam produe
ecre , & illi potentia der , led & contrà po:entia De: nonposefi exire
im actum Circa chymzram,quia ipfi dccfl potentia paíliua,vt pcoducatur, ergo
detectus po-- tete Fafbux incrca.ura ad produci nó infert in Dco dcfcétum
potenti actiuae ad producere , aiioquin vciann e(let dice- re chymeram eiie uon
poile,non tantum ia ipfa ex íc repugnet , fed eiiam quia. eus non pót ilia
producc:c,cum ergo impoffibilitas [cinpcr cencatuc ex. paite Ddd 3 p 654^ —
Dif-VIUI. De Peedlictm. gefpslluisz rei, non ex parte Dei, fatendum eft,quod
fihomo eflet in. fe impoflbilis ;ac etiam quzlibetalia creatura , adhuc. Dcus
effet emnipotens crátum ad intrinfecam per- fcétionem, & virtuté
produ&inam cius, nam repugnantia hominis aon oriretur cx Dco, (ed exipfo
homine, (icutnunc eritur ex chymera ; & hac (olutione vcun- turomnesiclatt
Auctores. —— Dices,on nipotétia in fe efl virtos acti ua , crgo infe cft
a&ina alicuius fact;bi- lis,quia nó cft a&iuafui, crgo neceffari
refpicit trácendentaliter aliud à (c. Cof. 1tà fe habct potentia faétiua. ad
fa&tibile, ficut vifiua ad vifibile , crgo ficut hac concipi ncquit fine
obic&o vitibili , ita nec illa fine tcrmino fa&ibili, R cfp.quod
oniniporctiain Deo, vt«fl perfectio 1un- pliciter , efl virtusactiua olicuins
fa&ibi- lis, ncn qvod formaliter conftituatir in fuo efie pet ordinem
tranfcédentalem ad illud, fed (olum quiaeft perfectio ab(olu- , tanata
terminare dependétiam creatura- rüns poff. bilium ad ipfam ac etiam ad il-
las,vt jofli bilcs,fundare ordinc rónis , de quo vidc Lichet.1.d.30.q.vn.iníol.
adar gum. Greg. Ad confir. nó currit paritas, quia potentia vifiua ip fua
entitatc depen detab obicéto, & idcó dicirordmé uan- fcendentalem ad
illud,id aüt aífcri nequit dc poicmia factiua D ej,fcd tota ciustor- malitas
debet indemnis faluari finc depé- dentia à creaturis, & ideó conflitni
dcbet in perfc&ione abfoluta nata: fundare rc- fpeGtum rationis ad
creaturas poffibiles,. veléatum réalem dcpendentiam in tali ftatu poffibili
terciimare , quia vt fzpias. dictum ett , quantum ad denominatio- nes
rclatiuasnon cft ferendum idem iu- dicium de Dco, & creauris - ARTICVLVS
II. «n fubieium. Relationis efie debeat ncce[sarió accidens , e? boc abjo-
lutum ita quód.ncqueat. e[se « re[pettiuum - 67 Tuus Tho. 4; cotra gentesc. 14.
nega(e videtur fubflantià eflc gofle proximü , & immediatum B clario- ais
prédicam.fundamétum, vnde quidaar Thomiftz folam verborum
S.Do&oris(uperficiem attendentes, hanc fentétiam;, vt de cius m&e SP
RHInpPeuiD: fa- uere videtur Zerbius nofter 5. Mct.q.18.. ad 4.8. Dicendum
feriatim. Oppnfitüta men docct , vcl potius (upponit Doa. f- Mct.q.1z. &
2.d.5.q. r, & paffim in fua: do&rina, & cum co Scotiílz omnes, ac
Ncotherici , Suarez ; Ruuius , Blanc. & Thomiflz melioris notz Caiet.
Ferrar. Sencin. Iauell. Mafius, Capreol. & alij ,. qui explicant D.Th.loc.cit.locutum
fui(- fe de Relationibus maiori ex patte , qua fundantur inaccidenti immediate
, nan pofle quog; aliquasin fubftantia fundari expre(sé docet opuf.48.
trac.5.c.4.& cft expre(Ia Arift. mens $.. Met. c. 1 $. vbi ait vnitatcm in
fubftantia facere identitate ficut in qualitate facit fimilitudinc, & ia
quapiitatc zqualitaté, idque probat Ma- ir-r.d.29.q. 3. mauife(ta rationc, ir-
$c eR rationabile vidctur , quod habeant inter fe conformitatem , quz (it
rclatto prz dicam. & dicitur fimilitudo, & quod duz (übftantiz ciu(dem
(pecici y. v.g. duo liomines non habeant fuam pro- pottionatam cóformitatem,
quz dicatut identitas effentialis, ficut .n. qualitatibus attenditur fimilitudo
, vcl difIimilitudo: accidentalis, ita. im (ubütantijs attenditur fimilitudo ,
& | di(Timilitudo ciTenzialis: imnatura qua dicitur identitas , & di--
uerfitas ,. & (unt rclationcs. prz dicam.. quia dcftru&o v.g. Brunello
nomamplius. Petrus dicitur ab co actualiter. digcríus,,. fed (olum
potentialitet ,. (icutalbedo nom dicituramplius (imilis alteri albedini ia
deftrudtz ,. Ruclus dum. ignis. generat ignem, & homo homiucax » generatio
prius. termimatuc ad. ignis ES » u&m ad vllum accidés, ergoinillo priori
Codex relatio effectus in. (ubitannia i» nullo medio accidente, & filiatro in
ho- mine ad. patrem, Nee dicas Paternitatemy. & filiationem fundari
ina&ione, & pa(-. fione, quz funt accidentia. Nam infe- rius cum Scot. quol. 1 z. C. & 4.
d.6:4.10.. I. & d. 13. q. 1, V.id effe filium often- demus, quia illis
tranfaQtis manent. yrz- fai relauionesadcó quod inuncdiaté fü- dart dcbentin
fübflantia Patris, & Filij aua QJ. ei *Una Relatio fundari poft aliai Ge
IT. 653 üt faltim in potentia a&iua,& palfiua, "quz vtique
realiter mon d:ftinguitur ab orum fübftantia, vr accidens (upcraddi- tum;'«t
dicetar in lib. de Anima. Dicces;vnitatem, & pluralitatem gene- ticam ,
& (pecificam in omnibus predi. €am. reperiri, & (ic etiá relationes
(uper illasfaudacz.(-idétitatem, & diuerfitate, , *€rgo(unt relationes
tranfcendentales, no przdicam« Neg. confeq. quia relatio non dicitur
tran(cendens ex co praecise, quia per omnia;vel plura przedicam. vagetar , wt
dictam eft q. 1.lic. n. inhzrentia actua- lis edet relatio tiáíceodens, fed
quia iden- tificatur.cum (uo fundamento;igitur quia "identitas, & diuec(itas
(pecifica, vel gene- rica realiter a fuo fundamento diftinguü- tar,idcó cen(eri
debent relationes przdi- cam. & licet fpecialiter fundari dicantur in
fübtlantia, tamen (uo modo fundantur 'etiá in alijs predicam. vnde in
quátitate, "& qualitatefundátur ratione vaitatis rc- Tationcs duplicis
generis , ambae tamen ad "primum modi telatiuorum fpe&antes , nam rónc
vnitatis in (lentia fündát rcla- tionem identitatis , ac ratione vnitatis in
radibus intenfionis qualitas fundat rc- Ael fimilitudinis, X rationc vaitatis
in partibus extenfionis quantitas fundat relacionem zqualizatis ; cx quo patet
fi- militudinem, & zjualiratem non funda. ri in qualitate, & quantitate
rationc eísc- tiz, nam hac rationc dug. albedencs di- cuntur ez dem, (ed
ratione alicuius modi accidentalis. Videantur
dehac re Mair. cit. & Ant. And.lib.[ex. princ..q. 9. 68 Maior cít
difficaltascitca alià que fiti partem , an vna relatio füperalià fun- dari
poffit, Negat D. Tho. 1.p.q.42. art. uad 4,& q.3. de potentia art. 3. adiz.
& cum ip(o Thomiftz ocs Caiet.& Canar. 1:p.loc.cit; Fertar.2. contra
gentes c. 12. & 13. Sócin. ;. Met. q. 29. Vaíq. difput. 166.c, 4.
Didac.difp. 14. Log.q.3 .Coplut. difp.cit.& alij palim. Aflirmat Scor. 2.
d.i.3. f-H, & iterum $..4d qusfl. vbi fc . Citacm 1.d.19. q. 1. $. Hic primó
viden- diis & 4.d.6.q. 10. E-& quol. 6. $. de rer- ti0,& alibi
frequeacer ,X cü iplo $cocitte omncs Mair.& Ant. And.;am cit. Liche.
in 24loc.cit. Tatar.X lo. de Mag. in Log. etb.5. Met.g« 18.in fiae; Fab. ibid. dif». 24. Durand. 1,dig, q.2« Suarez difj.
47.
feck.rr,n r1. & alij Aliqui vere has opi- niones quali conciliate volétesim
uiuat, relationem poffe conüdecari dupliciter , primo formaliter, &
e(Tentialiter, quo pa. Cto «ít rario referendi voum extremü ad altccum libi
oppofiti vt v, 2. paternitas, etl ratio rcécrendi. patrem ad filium, .& fic
ncgant relationem efe poífe funda- amcncam relationis , quia vt üc eft.ratio
referendi noa id, quod rcfertac ; (ecundó macecialitery & accideataliter ;
quatenus . f. vaarelatio conacnit cum aliá eiu(dem tÓais , vt paternitas compatata
cum alfa parernitate, ad quam fuad it relationé. (i- militidinis,vel
identitatis, fic.n. non cft ratio referendi , fcd id, quod refertur, & in
hoc inquiunt relationem cum abfoluco conuenire iX accidere relationi , vt rcla-
tio cít,quia vt zal.s nó refertur,(ed refert; dicun: igitur D. Thom. negare
rclationc primo 0 con(ideratam polfc. aliam tclationem fundare , non aucein
fecundo modo , in quo cantüm.fenfü afficmauic Scor. ita videtur (enüre Fland.5.
M.t.4. 16. Ruuius in Log.c.7.q. 11. Dlàc.difp. 11.
[ect 8. Sed fané hac conciliatio friuola cít, quiaqua(tio non eft de relatione
in primo fen(usfed in fecundo, & in co nzgac S. Thom.po(Tc aliam fundate
telationear, vt ex ciu$ratonibus conftib.t , & Sco- tus affirmat , quare
przfati Auctores ita feutiendo (tant à (carentia Scoti. , nam adamuflimin eo
feníu, quo ipti declavát, intelligit Doctor poífe vnam telationea cíle alterius
fundamentum, - 69 Dicendü itaque cum (ecunda (en- tenua vnam relationé poífe-
faper aliam fundari Ita Scotus loc.cit.cum Scoti(tis. quos teftatur Auería q.
15. Phy. fe&. magis confequentcer loqui , poftquam fe» mel técHdenne
peuianct ird pen &as à rebus ,quàin ipfi Thoini Doétor au&orit, Euclid.
5. lib. Gcome- tri , vbi definit proporcionalitatea cife duarum preportionü fimilitudinem , fed
proportio , & proportionalitas funr rela. uones,crgo &c.. Probá: deinde
Mair, & Ant. Aiid.cit. ratiooc cuiden:iffima, qua Suarcz& alij noti
(unt ad no5ilcuin [ens 3 Ddd,4 | dei- "s €;6 tiendum, quia relationes etià
denomina- tioncs rcletiuas (ufcipiant veras , acreae les,non minus,quàm eatia
ab(oluta ; duze «fi. paternitates dicuntur inter fe (imiles, ficut duz
albedincs, limilitudo cít enti- tas diucría à filiatione,ac patetnitate, &
P es magis rcfert , eft, quod huiu(modi cnominationes (unt prefaus rclacioni -
bus accidentales , (tante .n. pateraitate , v.g.Pctri, incipit de nouo effe
(imilis , ali paternitas de nouo m" uc , & deli. nit cíle fimilis,
eadem deftra&a ; incipit e(Te diuerfa ab albedine , fi hzc de nouo producatur
, definit effe diuer(a, fi de- fteuatur albedoscrgo huiufinodi denom:- nationes
fiét per relationes veré & rea-
liter (aperadditas , quia hoc fuit fuperius venom cx pracipuis métis ad diftin-
£ucndum relationes à rebus abfolatis , Refp.Thomiftz neg. paritatem , quia dur
dra vien (unt inter fe fimiles fun. damentali'er tantumj& negatiué, quatc-
nus non (unt diueríz (pedis daz albe. dines (unt fi miles pofitiue per
relationem [uperadditam. Hzc vtique c(fet optima reípon(io,fl a(fi gnaretur
ratio,cur potius duz albedincs habeant inter fe conformi- tatem pof(itiuam, nó
autem duz paterni- tatesícd hic labor hoc opus eft, fi autem hzc maior ratio
non a(fignetar ,aut etiá ^ jnabíolatis nogandz eunt rclationes cü Nominalibus,
aut. ctiam in ipfis quoque relationibus alias quoque fundart pote faxcodum etit
cum Scotiftis. Dicunt igi- tur aliqui paternitates non poffe fundare relationem
(i militudinis adinuicem,bene tamen albedincs,quia rclatio eft minima, ac
dcbili(mz enriratis, vnde non porc- rit cüe caufa,nec materialis ncc cff ctis ua
alterius forme, & cffedtas. A 7o Piiuclatamenrefponfio,nà quan» t
ípe&at sd munus füftentandi , ncgant sah fundamentum etie (emper maroris
entitaus re fundata, nà materia prima eft perfectior ipía forma (ubftantiali,
quá tamen futtentat ; & quando ét id concc- deretur, inquit Zerb. cic.
licét relatio fit dimriput entitat;s reípcótu accidentium abíolutorum ,tamen
intrà fericim relauo- gum poterit vna cfie perfectior alia, & cgn(equentgr
idougum cias fugdamcnua, Difp. LT. De Pradicam.refjetliuis
Tua quia :elario fundanda non eft tani. ' ponderis, vt ad cam füftenrandam alia
2» relatio non fufficiat, immo cum fit debi- lioris cncitatis,quàin relatio
fundans non multüim eam grauabit , & quando n'mis pene , cum prima relatio
fupponatue undata ;n abíoluto , non cít ruinrz ti- mendum , nám faftentabitin
virtute ab- foluti, cui tandém tota rcelaionum ftzaes innititur ; Quantum veró
fpe&tat-ad mu- nus efficiendi, cum relationuu cfficictia fit.p modü
(implicis re(ulrárie , & dima- nationis, vt fupra dictum cft,nó eft necef
(aria maxima entitas , & virtus ad illam 5 & fi pót vna rclatio aliam
cau(are in gc- nere materialis caufz ipfa (ubítentando , vt ptobatum cft ,
potetit & 1n genere cf- ficientis przfato modo; nec talis cfficien tia
viderur repugnare relationi fundanti » (crtim fi ponamus cam in ordine
te-ationisc(feperfe&ioremfundata.Tan«demhzcre(poníiononeuadicdifficultatemprincipalé,quomodoinrelationibus(aluécurdenominationesrclatiuzfincalijsrelationibus,quzponütur1abjsreb,Alijproindealiama(fignàátdi(paritatem,quódrelatiocítmodusrei,atmodusnonhabetmodumineogenere,quomodificat,vndeactionisnócftaG0,nequefigurafigura,cüigiturrelatio,fityquaaliarefcruotur;nonperaliamcelatonemfed(eip(arefcrcur,&ficpaternitas(cipfadiciturfimilisalteripaternitatij(imilitudo
feipfa eft diuería à patetni- tate, ita Sóc.Caict. Ferrar. Fonfec. Vaf&
alij ex D. Thom. 1.p«1.42.cit. & tatio , huius cft illa vniucríatis regula
, quód ia uocuna; gencre id, quo aliq uid eft tale, fuipjo, Q" non per
aliquid aliud e[i tale, quam etiam nos recepimus fupra q. 2 art, . 1, infol.ad
4. inconucnicns. 71 Hzc& folutio facilé reijcitur,quia licét modi noa detur
modus in codc gc- ncre, quo ipfe modificar, datur tamco in diuerío; vt
v.g.licét vnio nó indigeat alio vnionts modo , quo ipfa vniaz , vel vnia« tury
indiget tà a&ione à (e diftincta , qua producatur, quia vnio non c(t ró
ag-ndi; ideni dc buds figura ,& al.js modis otic dipotelt , & ratio
buiusc(t , quia gp cft Quo in ypo gencre, potcítefie Quod in Q.V. efn*vna
Relatio fundare po[sit aliam, dArt.H. 857 alio, vc cóftat de cognitione v.g.
lapidis, «um .n. ipfa it Quo epr(entaur lapis non cgct alia cognitione, vt
ipfum reprzc. — rA ndwtttor id get alia cognitione quia fic cuadit Quod, Sic
zigiur in propofito, licétrelatio (eip- fa atur ad (aam tecminü oppofitü , vt
paternitas ad filii, neq; ad hoc alia in- digeat relatione fuperaddita , quia
reí pe- &u illius eft Quo, ad difparauum tamen fcipfa non refertur v.g. ad
aliá paternita- tem in ratione (imilis, vel ad aliquod ab- folutum inratione
di(Timilis, (ed indiget noaa rclatione fimilitudinis,& diucrfica- tis,&
huius tatio cít , qaia paternitas rc- Ípe&u filij vtiq; habet rónem
relationis, non tamen rcfpcé&tu albi , vel alterius pa- tctnitatis,(cd
habet rationem entisdifpa- rati ,& idco inordinc adilla bene funda. re
poteft rclationem fimilitadinis vel diucriitatis abfq; quàd relaciones dicatuc
cflc relatio, ficut de cognitione lapidis dicebamus, quód alia reflexa
cognitio- nc cognoíci pot abf4; quód. cognitionis ut c(le cognitio , quia tunc
non ha- bct rónem cognitionis ed obie&i ; vndà ' €x hoc potius noftrum pot
cófirmati ar- guincntum, quia (icut modus indigetalio inodo 1n diuerfío gencte
ad habendum ncmpc eífectü formalé diuer(um ab co , quem ipfe prabet, (ic
paternitas, vt d;ca- tur limilisalteri paternitatijindiget nota rclatione
fimilitadinis , quia eife fimile - eft effectus valde diuer(us ab ille , qucm
ipfaptzebci Illa vero regula 1djs q49 alí- 1 esi tale, C c. inteliigéda eti
forma- tct .t in ordine ad illud , refpe&tu cuius habet rationem Qo, non
aüt reipcétu al- terius, refpectu cuiis pot hsbere rationé Quod', vt conftat ex
allatis cxempls 72 Inoppof obijc. 1. cenui(fimà end- ' taiérelauonis, qua
poinde inepta eft ad aliam füftentandam. 2. quia tria tantüm ta rclationü
pofuit Arift, 5. Met. €-15, vnitatem fuübftanciz quantitatis, &c qualitatis
pro primo gencre , actionem , & patTionem pro (ccundo', & men(uram pro
tertio, feá relatio nihil horum ett, vt cóftat. Tertio quia in diumis darétur aliz relationes reales prater quatuor, nam
tc- lationes illa: habent inter (e «bitinctioné , & oppofitionem , qui
cíTent ali rcla- tiones (apet ipfas fundatzs, Quacto a&io non fit per aliam
actionem 5. Phy(. 10. ergo nec relatio rcfertar pet
aliam rcla- tioné. Nec valct allata tefpontio moi pole e(fe mpdü in dinerío
genecc modi- ficádi. Quia hic femper fiftimusin code gcnecc.l. reterendi , ücut
ergo aGtionis noncít a&io,quia u gcnere agendi ipfa met eft ratio agendi,
tic nec rclauionis eft relatio ,quiaà toto gencre ipfa ettratio referendi .
Quintotandem darctur. pro^ ceflus in infinitü in relationibus realibus,, fi .n.
paternitas fundat rclationem (imi liradmis ad aliam paternitacem,& é con«
tra; hzc vtiq; fimilitudo rurfus tundabie fimilitudinem ad aliam, & e
contra, quas fimilitudines erüt etiam inter fe fim:les. 73 Necvalet rcfpofio
Scoti in 2. loc. cit. non dari proccílum in infinitum , (ed duri ftatum in
(ccundis reltionibus,quae feipfis ceferantuc,vndé dà dus paternita tes dicuntur
fimiles , vtiq; tales dicuntue per Gmilitud:né tingulis add.tà,(ed .uan- 4o
pottea i(teduz fiailitudines inter (e dicuntur fi miles)boc noa fic alijs
relatio implicat vrram (ine altera con(eruari , ci fint (imul nazura , eft
autem a gene- ralis à nobis ex Scoto in fuperioribus tta dita,g» quando
fundamentum ncquit e(fe fioe ccemino., ad quod refertur , relatio, a
referturnó.eft ab iplo realiter ditim- & - Nonvalet, quia optigé vcget Oz
hi, quamyis identitas Sortis ad Platonem nó flit efie (ine identitate
coricfpondete latonis ad Sorté, atq; ideo in his poffit re(ponfio Scoti habere
locü,camzn iden» titas Sortisad Platone pór effe [ine iden- titate Ioannis ad
Paulum ; vel (tando in exemplo de paternitatibus,icét m.l:tu- do vnius ad aliam
nequeat. cífe fine fimi Iitudine alterius (ibr correfgoadente , ta» m
(imilitado duarum potett cife finc fi militudine re perza inter ali55 duas, X
tic in lis re(pon(o Scotr noa valct . : 74 Ad i. [atis pater ex di&is. Ad
2.ef Scot.4.d. 6.q.10. lub D. quod vnitas, & pluralitas generica , &
(pecifica , (upec quas füdácur relationes primt modt,repe- riancur in oib. prz
dicamétisíctuata pro pote "653 portione, & analogia ad ipsü (ub-
flantiz , atque ideó &c in, ptzdicameato relationis reperiri pot.
fufficiens fanda-. mentum relationü primi modi y quia vna relatio cum altera
comparáta vel cfteiuf- dcm vcl diuerfa ration;s ab illa,& Aviíc.
loc.cit.pcr vnitatem fübftancig intelligit vnitatcm e(fentiz qua eríam in
acciden - : tibus reperitur. A d 5. Faber loc. cit.con. cedit relationes
oppofitionis , & d'itin- &ionis in diuinis e(fe relationes di (Lin- .
&as à rclationibusoriginis fundatasin il- lis;Sed potiusnegáda cít co(eq.
quia per regulam coti ci. 2.d. 1.4.5 infra N,ordo pofitionis relatiuz vnius
elationis ci ia& diftinctionis ab illa, nó debet eíe alia relatio realiter
diftinGa, quia impli- cat vnà fine altera cóoferuari,cü (int fimul - matura,
vnde Suarez cit.hác Scoti doctri. ná, (ecatus inquit aliquos re(pe&us c(Ie
intime inclu(os in ipfis relationibus,vt q. : üt ad propriosterminos ,&
relauones op : pu , quam do&rinam immerità Fa- non rccipir,ci hit expre(sé
Scotisali- Quos veró cffe accidentarios, cuiu(mo4i funt;qui refpiciüt alios
terminos,qui per accidens (e habent ad talcs relationes ; vt v.g.in paternitare
cx co,gp cft ratio refe- rendi patré ad filii, includitur intrinfecé, &
ineparabiliteroppofitio cum filiatio- ne;atq. adcó diftinctio, at verb
refpectus fimilitudinis vnius: paternitatis ad alian non includitur inuínfece
in ipfa paterni- - tate fed accidentaliter quia yna paterni- tas eftterminus
per accidens alterius , & vna potett cífe (ine , refpectu ad aliam,vt
v.g.fi illa alia deruerciur. Ad 4. ficut a&io creature dicitur ficri per
actio né Dci ,quiarefpe&tu Dei nó habct rón€ premit P effc&us,quia no
c(t Deo ro arendi,íed crcaturg., fic relatio, licec re- ípe&tu termini fui
nó dicatur referti, (ed refcrreyre(pectu tamé termini extranei , ac difparati
poteft dicireferri,quia reípe &u illius noti habet rationem rclationis fed
entis cuiu(dam difparati,vnde conce- "dimas rclationem,vt (ic formaliter
cóofi-- 'deratá, nó fundare aliá relauonem , quia vt lic conlideratur inordine
ad propriü terminum, vt conftat ex dictis . 75
Ads. cócedunt aliqui progrcffum Difp. VII. De *Pradicam.vefpeiliuis: — 7
ininfinitum.Sed licet Do&or loc.cit. ip. Sum ad uitat in relationibus
róais,negat tamé oino in reslibusprafercim 4.d.6.q. 16. E. in quibus eft
euitandus , quantum ficri poc ,prz(ercrm in pecíc ordiaatis,et docet Arift.2,
Mer. inrer relatione vero, & fan lamenrü datar per (cocdo , quare cóc'udic
Doctor, gy ficut in accidentibus dacur voü (ic vltimum , valens fabie- &ü etie
nequear,ica in relationibus, ideà alij negant progceffum in infinitum , (ed
variant in affignanda ratione; quidam ne fam proccífum ininfinitum,qu:a tàdem
cuenitur ad ab(olutam;quod eft vltima- tum (abie&um omniü relationum , Sed
ifti nó capiunt argumcotum , gp probare contendit proccílum in infinitum in
aícé dendo refpe&u relationum, quia nunquá daretur vltima fundata. Alij
proinde ne- gant hüc proce(fumquia cum etfeétus p cedens à caufa eà fit
imperfe&tior, & im- potentior ad producendü,quó magis re- cedit à (ua
caufa , vt patet ex calore pro- dudo ab igne vniformiter difformiter,na
dcuenitur ad calorem , qui non poffica. lium producere, fit vt relatio, quó
magis recedit à primo fundame:o, có
(itimperfe&tior,atq.adeodcucniaturadrelatio.né,quaznóhabeatvimfundandialiam,&hanccenfetAmic.q.6.dub.3.ar.2.eifetutioréfolutionem;quzdaripoflit.Ceterüncq.ifta(acisfacit;tüquiaquofaluabuatiftidenominationesrclariuas
in illis re. lationibus vl iimis,qua alias non fundát , faluati & dcbebüt
in ceteris celationibus ab(a, additionc aliarum , imó & in ipfis abfolutis
ab(4; vlls pzfus. relationibus; rum quia hac (olutio nititur ilii falfa do-
&ring de tenaitate relatignis , quod alià fu ftentare nequeat , (upra
refutatz - 76 Itaq. rcfp.folutione Scoti inter ar- guendum data , pro qua vide
fupta q. 5. ar ,2.in (ol. ad 4.ablurdum, Ad impugna- tioné ibi fact ne. etiá
progrelsum in infinitum;dabitur n. fL atus in ca recla» tioneycum qua ceicrey
quz conciperene tur con(ürgere sconueniunt in tonc fun- dandi, & in ratione
refcrendi,v.g.duc pa tecpitates fundant relationem tiailitudi- nisinter fe, fi
hzc (unilitudo cooferacur qum altcra,qua tepzritur inter alias duas zx pater-
[S . o0 Ghpreous, 9.V.cnrvna relatio pfsit aliam fedes. 659 paternitates,vt eft
cafus in arsumeto po- fitus,(cipía dicetur fimilisilliy & nonalia
fuperaddita , quia fi vlterius pergas, ean- dem femper reperiés ronem
fundádi.f. có ucnientiam,& eamdem femper rationem referendi;&
terminandi.f. vt fimile; & ja riter rcípódendü eft fi argumétir fieret ad
multiplicandas relationes diffimilita- .. dinis, fcu diuer(icatis eodem modo
argué do; lXóné huius afferunt Ant.And.& Ma it.cir,quia cum in vnaquaq.
denominatio ne deueniendum fit ad aliquid quod in il- lo ordine dcnominandi eft
ita Gxo; vt ne queat efTe Qod vt albedo nequit efie al ba;quátitas quanta;&
fic de aliis fic in p polito (i (tendüfemper cft in illis relatio nibus;qua
dicücur ad al.ud per denomina tioné etudem rónis cum ilia; q intrinfecé fecü
atferü:,vt dü fimilitudo dicitur timi- lis, diuer(itas diuería ad fufci prendas
n. has denominationes nó jadigét relatione realiter diftin&a;(ed ad fammü
formali- ter,qua foluriome ctiam vtitur Suarez loc. Cit. & eft do&rina
Scoti 5. Met. q.12.$. vd ta5dü loquitur de id entitate, Sed cótra hác
folationem vrget Aucr- fa cit. quia relatio ad fimmü poterit per fcipfam dici
ad cundem fuüterminü , nó aüt ad alium terminü difparatum; fcd ad hunc
indigebit alia relatione vt fimilitu- do vnius paternitatis cít alia poterit
vtiq. fcipfa dici fimiDs timilirudini fundate in alia paternitate;ga cft
fimilitado ilii coc relatiué oppo(ica.at fimilis alteri imihitu dini i alio
termino diipararo fundate dici non potcriaGnifi per nouam (rmilitudiné praectim
per Scotü, qu: rehitiones mul. tiplicat ad multiplicrate cerminorü. T ü quia
fempcr vrger ró tandamé:alis dittin guendi re lationcs à fundamento , fimil-
tudo .n. duacü patcrn.tacü dicitur fimilis fimalitadini 2 lia cir tuarüs «u:bus
detiru- €snonamplus tic itur fimilis ergo nom feipta, fed per rclactoné-
fimilitudinis fa- pcetaddità antca dicc bscur brmilis; Tütá- dé, quia poxerix
(alum hic rclationüpro- €ctius minfintüirah: p deoomimauoné femper diverfa
ronis ab 1l rclationescur tribuitur j vt patetnitas et. milis alteri .
paternitati hax firailitudo cft diffimilis hac diffimilinido cft üaulis
alteridiffimilitudini ;& (ic deinceps trá- feüdo de vna in aliany nationé «
77 Mefp.affumptü efle verumquando relatio dicitur ad alium terminam per de
nominationé diuer(z rónis, quia fic ha» bet rónem Quod at fiftendo in eodé ge.
nere denominandi,(eipfa tefertar ad qué cüq. termipü, quia jn illo genere
femper eft t6 formalis referendi, & ett ita Quo y vt riequeat cíe. Quod,cü
aürc Scoc.docet in 3.d.8.relationes muluplicari ad multi- plicationé terminori,
intc!ligit , qp relae tiones eiufdem ronis, & denominiconis multiplicentur
in eodé fundaméto, pre- fertim abfoluto , iraquód o&s immediate fundcntur
in illoy& non vna fuper aliam vt infra 4 6.atr.2.ad 3.confir. 4.arg.prin.
Ad z. valet illa ró ad dittinguendas rcla- tiones à (undamentis inalijs rebas ,
quia fuadiméta illa fumt ita Quod, vc indigzát Quo ad (afcipiendas
denominationcs rc
«latiuas,nó:aütvaletdeformisrclatiuisiaordineadformalesdenominationes,quasfeciaffcrunrinicinítcé,quiainillogeneredenomimndr(untitaQuo,vtnequeáteffeQuod;quare
ad hzc, & fimilia argu- menta negandum c(t (imilitadinem abfox lute, &
in re&o poffe dici timilé, & diuer firacé diuerfamyücut vnig nom pot ab
alia vntone denomimiri y neciprzsétia ab aliz praíenta ,qua doctrina paffim €t
ab ad ueríarijs docetur. Ad 5. difficilior eft rez fponíio , quia proce(lus in
infiniti trahi tür per denominationes femper diuer(ae rónis ab 1lla relatione
cui tribuitur, poffcé tf dici fimilitudinem, q'denominat pa- ternitatenr
(imilem;fufficere ét ad deno ininanda (rmilem di (fimilitudinem imipe fa
fundatá; Prauidit hác cefpoionem A. uería idco conatur eam pracludcre, quia:
relatiocft modus, nec habet denominateg feüteferre,niti fuum fabicétü,cui ineft
tum quia dü fimilitudo dicebatur diffr- milis, & poftea diffimilitudo
timilis, nó pot dcnomrmari (milis pet candem illam fimilitudinemyin illa.
n.tanquam in fubi Go fundabatut, tcs aüt debct referri & dcnomimari per relatione fibi
inlwereté. Hzc tamen tó param vrget , quia no fo- lum
forma in (ubicé&tü ; [ed etiam fübie- Gum n formam denominationem deri-
uarie eco — Difp. VII.De Pradicam. Refpetliuis tiare pót,nam nom folum
quantitatem di- «imus aibaa,fed ét albedibem quautá,vt £use oficndimus difp. 5
.Phyf.q.3.art.a. (i &üt ergo quátitas , quz mediat inter (ub. flantiam,
& qualitatem, vtrág. denomi« niat quantá , fic in propoüto relatio fi mi.
Yitudinis, quz in coordinarionc illarü re- lationü, velati mediat inter
patcraitaté , inqua fundatur,& di (Timilitudinem,quà Südat,fufficiens eft
ad «tri. denominan- dà (imilem,vnàquáq. tà in füo ordine ni- (irum paternitarem
alteri paternitati S aliffim:litadinem alteri di(Timilitudini . 78. Solum
contra sien pofíct , » tum hzc extrema fint. non folum numc- zo; fcd ctiam
fpecie diuer(a , nempe dua gatern.tates,& dag di flimilitudines,non
videntur per eandem fpecie relatione rc- ferti pofle,fed per aliam, &
aliam, efto in gradu generico fimilis poflint cóaenire ; Sed huius folutio
dubij pendet ex infra di- «endis de fpecificatione relationi ab ex- ztemis q.
ro.art. r.in fine,vbi oltendemus fatisprobabile c(Te omnes timilitudines, inter
qua cüq.cxtrema reperiatur efle in- tct Íe ciu(dem rónis, qua admiffa
do&tri- naibi probanda, abfurdum non crit ean dé numero (imilitudinem
referre pater- nitatem;in qua fundatur, ad alià,& & dif"
fimiliwdinem;quz fuadatur;in 1pía ad a Vià atiter diffimilitudinó, quia .n.
limul, & (emel aflicic paternitatem,& di (fimili taüdiné modo
pradechlicato,idcircó quà- uis formaliter fit vna relatio, rf virtuili- £cr eft
duplex , & rcfert ad duos termi- mos ; hac reíponíio videbitur forté cui-
pam voluntaria (ed cogitet i(le quid me- l5, nos«n. ingenué fatemur aliam vfque
znodo nos non videre viam euadcndi , & libentiusprasfate ref pótioni
volumus ac- euicítere, quàm pcocelfum in infinituay admittere - Caucat tamcn à
Camer. qui. qu. 9. log.ad euitandam hanc difficulta- &c m, negat
diftin&ionem; diuerfitarem y diffimilitudioem , & alia idi- €crcre
sclationcsreales, aiferenseffe, » tantüm negationcsrelationam oppofita. sum y
quod conítat cx dictis clle falíum .. Qv &STIO VE - In qua confideratur
relatio ex parte termini. ip gone natura relationis ex parte fundamenti ,nunc
vcnit confiderá-- da cx parte termini, & quia ctiam ex bac: parte plures
emergunt de rclatione diffi- Cultates , ideó hzc quaítio in plures di-
flcibuitur articulos . ARTICVLVS I.
"1n relatiorealis nece[Jarió. petat ter- minum realem y, € attu exiffentem
. 79 py Eltionem rcalemneceffario pe tere terminum,in quem tendat ;. fatis
cóttat ex dict. q. 3. etiamfi circa illà- nullà exerceat caufalitaté
phyficá,& rea- lem,vt di&ü eft q.2.art.2.infol. 1:abfur-- dü;quia vt
docet Lich.quol. 1 1. in refpó- fione ad inftantias contra 3. ditum, li cét
terminus non requiratuc ad relatio. né ,vclut caufa totalis, vcl pactialis cius
,. cum non caufetar ab illo , requiritur ta« mé ue formale effe relationis,
quia: relatio formaliter eft habitudo ad aliud ,. itaquod fi nihil ciet ad quod
relatio ter. minaretur,relatio nullo modo effet , ita- vt terminatiué cau(at,
tanquam conditio» neceffaria, qug caufalitas reductiné per- unctad caufalitatem
forinalem exicinfe-- cam, & ifte cócurfus in genere caufg ter minantis cft
ita nece(larius,vt frequenter aduertit Barg.ex DoG.$. d. 15. 4. vn. in:
fol.princ.vt ncc ét à Dco fuppleri qneats- ,vt patet de atu intcilé&us ;
& voluatae tisin ordinc ad'obicáta, potcft .D, vuque Dcus fapplere vices
obieGti in genere cf. ficientis cau(z, non c terminantis ; ficuc ctgo nequit a
Deo cobfetuari relatio- fi ne fundamétojita nec (inc termino; quà - tücunq. in
abftraGto confidéretur ;; Non: igitur quaflio pracfens quaerit, num«aela- uo po
aliquà ntiam fine ter« mino doicrian , D ióen elicnualicer dependeac ab illo
modo fapetius expli« cato, hicncceifario fupponitur ad rela- - wioné cermini
exigentiayed [olüm quaeri: . füf ata. num Íempct reae lis& pofitiuus&
in quo tatu cui requit Waty QVI Au vilar. petat term.vealen,gJ exifl etr... 661
$250. (femper in ftatua&ualis exiftétig. $o Etquidem non eft quzftio de
rela 1ione tráscendentali omncs fiquidem có cedere videntur cum Mair.1. d. 2 9.
q. 6. host quos ibi fundamentales ap pellat ad termipum non realem , ncq. a-
&ü cxiftentem terminari pofle ; & patet manifeftis exemplis potentia n.
relpicit a&tü ét vt poffibilem, & non a&tu exifté- tem, fciétia
babet ordinem ad Ícibile nó neccffarió exiftés, immo, & ad cns quod
exiftere nequit, vt funt negationes,& em tia ronis,faltim vt ad obiecta
terminatiua vt laté oftendit Ouuicd.contro. 10. Mct. n.2.& ita
vniucrfaliter eft de refpe&ti- aptitudinalibus, qua-tendunt ad fuos
terminos, non vt exiftens, (ed vt poffibi- les,& fub tali ftatu po
ffibilitatis officien tes unt. , vc talestefpectus confurgant in fundamentis .
Et fané minus re&é aiunt aliquijquibus cófentit Faber $.Met.difp. a21.&
cx profeffo docuit Baffol. 5. dif. $.q.1 rt. 1. przfatos refr effe ratio- nis,
non aüt reales nifi quando termini actu ponuntur, vt potentia nondicere re-
fpc&um realem ad a&ü,nifi quando po- pitur in effcjhac ratione
conui&ti quia » relatio dicit effe ad aliud,vt ad terminü , at non ens ,vel
ens tanti in potentiane- quit dici aliud, Nórc&e fpeculantur Au étores ifti
quia inde (equerctur nullà paf fionem c(le realem,fiquidcm omnes fere co(iftüt
in refpe&ibus aptitudinalibus ad a&tus eis cósétaneos , aut faltim
tales rc- fpe&us neceífario includunt, ité potétia matetiq nó císe realé ,
vt refpicit formas. poffibiles in ea recipi , & alia fimilia ab- furda ,
licec illi hec o1a concedant ; neq ; eorü ró conuincit quia ly aliud ex vi ug
gnificationis non dicit diuccfitatem exi ftentia, fed cfientia qualifci..it;in
quo fenfu nó ens bené d:ci óc aliud ab cnte.- $1 Remanet igitur fola queítio de
re fatione przdicacn.aut ad pre dicamentalé zeducibli ( qu. d adduus ob aliquas
rc lauonesimpertectas: .,uz non habécom ncs conditioncs ad realcin exacté
necef- farias)& cur(us non cft que ftio de illa tc- cundum ftatum efscntig.&
pollibilicatis có (i derata;fic. n. bene poísunc huiu(mo- di iclationcs édercad
vermunos nó exi* ftentes, fed poffibiles , vnde etiam in cói modo loquendi
dicere (olemus vnum al- bum cfse alteri fimile, & quantitatem pal marem
effe femipalmari maiorem , éfi- nullum album , & nullum quantum exi-
fteret, hac.n. enunciantur de illis (ecan- dum ftatum effentiz
confideratis,alioqui in ftatu realisexiftentiz non enuncian- tur , nifi vtroque
excremo exiftente ; qG- itaque eft, an relatio pradicam. in ftatu a&ualis
exiftentie confiderata petat ter» minum realem actu exiflétem in rerum. natura;
& comunis opinio contra Greg. cit. eft affirmans , quam Do&or femper
docere vifus elt ,quotiefcunque aífigma- uit illas tres conditiones relationis
prz dicam.q. 1. relatas , & ex profefo defene dunt Mair.cic. Baffol.
3.d.8.q.1.art. 1. & 1.d. 3c-3. rar. 1.& Lichabidé, vbi foluit argum.
Greg.in oppolitü ,Faber loc. cit. & (cquütur Thomifie paffim,& alijNeo
therici vnanimiter , quare pro re(olutio- nequaz(ti cum hac communi opinione, i
Dicendum eft relationem predic. petete tecminum realem;& actu cxillen- tem;
eft Scot. 4.d.6.q.10. $. Sed reflant y & ab omnibus rceipitur. Sed quàuis
hzc concl.íit cis; cam tamen nó omncs co- dem modo probant;quia difficile cft
ha- ius affertionis a(Dgnare rationem , quae e" non procedat de
tranfcendétibus , : vt bené suarez aduertit fec. 8. & quidem. quamplures
illa rónes , quas affert Maire cit. pro hac conclufione , quibus paffim vtuntur
al;j hanc patiuntur calumnjams. quód zqué de tran(cendentibus conuin- cere
videntar,quas tamen iple vltró cons ccdit tédere ad noo exift ens, vnde fi pro
batur relationem przd;cam. effe nópo(- ft ad terminum nócxiftentem , quiaens
reale,qualis cit ipfa nequit pendereà nG entc,& quia alioqui palet quoque
ab en te rónis pédere, & quía relatio cft nexus inter extrema;at non
pofsunt realitet ne&i, niti exccema rcalia plane buiufino di, & (milcs
róncs a qué de sel pe&ibus tranfcendenribus , vc difcure reati conftabit ..
Ideà Suarez alitcr pro» bat ; primo nimirum cx proprietate rclae tiuorum
przdicamentalium , qua clt vs dicantur ad conuértenriam,, quae aur co»
gertuntur; oportet, vt (imul coexiftant , alioqui couerti nó poffent.quz eft
vna ex probationibus à Mair. adductis; deinde probat ex natura relationis
przdicam.que idcó accidentalis dicitur , quia re(ultat ia £undimcnto cx
pofitione termini , vnde ncceífarió fupponere videtur extcemorü exiftentiam,vt
ex eis rcfültare dicatuc . Sed neque hac ratio conuincens cft , nili mclius
deducatur, nà-& naturalis fi mul- tas extremorum fuo-etià: modocxigirur ad
relationem traní(cendentalem., nam neque potentia marcriz fübfifteret aut ri
fibilitashominis , ni(i forma fubttantia- lis,& actus ridédi forét
potlibilis,.& eciá extrema fuo modo fapponuntur,antequà concipiamus in fundamento.
rclationes tranfcendentales confürgere,vt v. g. prius fupponzur
formapof(fibilis., quàmintel- Vigamus materiam potentem illam recipe- zcsprius
fappoaitur rifus poffibilis, quà homo intelligatur rifibilis , & (ic
inalijs rclationibus tranfcendenubus. Accedity. quàd Suarcz ibi colligit hanc
probatio- nem affertionis pofitz cx quibufdam dif- ferentijs.,, quas ipfe (upra
po(uerat inter rclationem. przdicamentalem ,. & tran- fcendentalem, à
nobisq. 1.refucatis.. $5. Ratio igitur affertionisno(tra po- tius.cx.co
deducéda eft;quia extrema rc- lationis przdicam.ta fe habent, qj füda-
ancntumetle poteft (ine termino, & cófe- uenrer finc rclationc adillü:
& ideo ro- Jatio dicitur illi accidere, nà (à fundamen-- «um finetcrmino
effe non f90eoiá rcla- o forct illi cealirer identilicata ex regu. là Scoti
fuperius. frequenter inculcata ad Ea eMS kel idc itaceca AE m fundamento; cx
hocautG uitur. rclationem predicam, non pole : tendere in terminü, vt po
flibile, us "&effarió vt exiftenté , quia fundamencum: eius.nequit
eife finc termino polfibili;be aéihfine illo; cxiftenti,.vndé: poftca ad. zouà
production& & cxiftenuátermini icitur per.accideas ce(ultare de nouo re
Yauo-in fundamento. Et hinc eftygy.rela- tiopradicam, vt à:tcan(cédéci
diitiagui- &uo, fcinpec dicitur a&tualis,catio eib,quia: SR i ad:
viramq;, teciinascoexigatur » vc dics Gag celaliace va Lü » diugciie modétí id
c&inzit vtrobiq; nam flatut- meré poffibilitaus (üfficit intermino, vt
relatio tranfcendens a&u à fundaméto di- maret,vt conftat inexéplisallatis,non
tá (afficit vt refultet relatio przdicam. vt -n- quisdicatur a&u Pater,nó
fufficit, vt re- fpiciat filium.in (olo ftatu pof(fibilitatis- y alioquin B.V.
non folü dici poffet Marec Chrifti fed & aliorü,quia alios: potuit ha b:re
filios ,.(ed- debet re(picere filium in a&u realis exiftétizs, (ic.n. quia
aGualis: exi ftentia accídit terminojideó etiam di- cimus relationem:
przdicamentalem ab co pendentem accidere fundamento, 84 Hictamé recolédü cít
;'qj cü Tar aduertimusab initio huius dip. ex Scde to quol. 13. fub N. &
alibi frequenter. dari pofTet relationé realem, eri. prz di- camentalé, &
atu (übie&ü denominan- tem, quz terminctur ad non ens, (eu ad* aliquá
ncgationem,.vel priuationé , talis: e(t diftin&io;qua forma dicitur à fua
pri: uatione diftingui, & dependentia &ómpo- fiti phyfici à priuatione
in fieri , & refpe- » quem dicit creatio adnoneffe reii immediaté
pracedensex Scoto quol. 1 2. art. 2. & réfpe&us informationisad nom
informationé immediate quecas ou uem dicit mutatio ex eodem 2.d. 1- q.5.-
,& 4«d. 1T. q. 1. F.hi omnes re(pe&tus, & alij quamplures his
fimiles, (unt ad n» ens,tàquá adaeuminü;ad huc tamé dicun-- turreales, tum quia
ex mrtura rei equun-- tur ad fundamétü; Tü quia terminus eo« rü,eftó quid
poficiuum non fit, adhac ta«- men non eft ens ronis habens c(le przcie sé per
opusintellectus, fed eft vera negae- tio rcalis,qua €t dici poteft actu
exittens: (comodo, quo pót negstionibas, & pri-- uationibus exiftentia
competere) quate- nus cxiftit modo 'accomodato , vt relatio: refultet. in fandamento
& bac e(t cois: doGrina Scotiftarum, qui hos, & (imiles: tcípectus
agnoícunt pro realibus , & ali» quid ponenubusin fundamenro,& (olum:
reales.non vocant, aut realcs sim qu;d vcl ronis, quatenus illisdcficit vna ex
condi« tionibus requifitisad.relationem exactà tcalé,-Neq; ab(urdum eft dati
potte rcla-- uoné1cale, cuius tecminusnon fi: realis. & poliuuus quia vcin
ingttiorilgiien USTED US Rn oM Q.V Ten Kdatiopttat term. claratum e(t, relatio
nop caufatur à ter - mino, fed à fundamento, terminus auté cit folaconditio
fine qua non; non in- conuenitauté negationc realéc(Ic con- ditioné neceffaria
ad pofitioné alicuius ctfc&us pofitiui,ita .n. (chabet priuatio rc(pc&u
cópofiti , quia concurrit ad mi- | nus vt coditio,c et cóflat in mulis alijs.
$5 Etopinio Greg. inhocsé(u intel- lecta nulla pót efficaci ronercfelli;quia fi
non inconacnit relationes tranfcendenta les, cítà fint forma rcalcs,c(fe ad
termi- num noncxi(Lenté, & ad nonens ac ab co pendere in fuo.cffc relatiuo
idem dicetur ,patitcr de relationibus przdicamenrali- us, nec vnqua poterit
afferri quoad hoc dilparitas, quar valeat;vndé mirum cft, quomodo
L:chet.cit.1.d.530.tam acriter Grcg.opinionem reprehendar,cum & ip- fc
alibicum Do&ore paflim tales refpe- &us rcalcs admittat ad non cns,
& fatca- tuuc rcípc&um in effe; & conferuarià cer- 'mino non
pendere, nili velati à coditio- nc nece(faria ,neq; minus terminandi cx we
termini alio mó exercetur , quà. per olim extrifecà denominationem , vndé non
videtur , cur nequeat non cnti cópe- tete poffeycum nib.l reile in termino po-
nàt; Verum tamcn cil relationem pradi- camentalem tendere non polle in terini-
num, vt pofTibilemsqnia hoc folum tran - fccndentalibus conucaire potefi, vnd?
X ipfe przdicameutales , quando ad aliqua tcalé negztionem terminantur , tendunt
jnillam vcloti (u0 modo actu exiftenic , nonauté vcluti poffib:lem.. Vcrum ét
ctt exempla relationd que Greg.affert ad id probandü,noncíle ad ré , nà exempla
iila. de fcientia in ordine ad [cibile etiam non exiftens dc potéua reípcétu
effectus pof fibilisdc memoria re(pe&u prateritorü, currunt de relatione
tranfcendentali, qua zqué cflc potcft 2d terminá cxiftentem, "ac nom
exiltentem 5. exemplum veró de ftaua Celaris, qua dicitur illi fimilis, e- tà
(à nonexiftut, X q albedo cxiftens d£ fimil;s albedini po(h bili parü et;à
vrget, quia nec flatua Cafaris fundat ad illu nó cxiflentem realem, &
aéctualem fimilitu- ' dinem,vt bené gi L:cheucit.nec albedo, ..
adaliampoftibilé (cd folà poventialcu;; ^ UE UA , realem,esexifl-codr. T. 66$
quatcaus funt fundaméta apta ad cas rc- lationes fuadandas terainis cxi
(tentibus- 86 Reftat igitut, vt fateamur, qp (icut re(pectus tranlcendétales
e(Te po Tnt ad non ens, ita & aliqui preedicamen:alcs , vc] íi id negatur
de iftis, debet quoq; pa- riter negati de illis cum Au&orib. initio
art.citaus, vnde Dafiol ibi cir. vt loqua- tut confequentec, negat quo;.
telationeg wanícendentales ad cerminü non exitten tcm e(ie reales, vade negac
mafcriam effe in potentia ad os formas pcr aliqaam re lation. rcalé ad illas
cermioatà , (cd dicic e(fc in po:cntia fandamenzalitec , quate- nus efLaptazx
(creforri exiftente
termi-no;&étquiahibetncgationérepugnantaadformasrccipiendas,quenegatiodiciturpotentiaCO'ienitq;mater;zàpartcrei,&idemdicitdeinclinationeanimigadcorpus,&inharentiaaptitudinaliaccidétisfeparatiad(ubiectüyquamopi.nioné(«cutuseftadamufiim$mglec.difput.10.log.q.11.Sedhzcopinionóc(ttenenfa,quianegatrelationestranfcendentales
reales,& (olá illas ponit in con ceptit ab(oluto cü relatione rón:s , qd
eft tillum;ttua quia indé fequitu: oés patlio ' ncs efe formaliter refpe&us
cóais ; tum quia cert eft apcitudiné aliquid aliud di cere vItra nó repagnátiam
, quia fimplex non rcpugoantia conttituit potenriá new trà in [übic&to,non
aptitudinem;tü tan« dem quia clt contra commuaem. ARTICVLVS IL. Jnvna', &
eadem numero relatio pof- fit plures refpicere terminos. — 7 8g On eft quaftio
dz plurib. ter« N minis fpecic ditin&is, fic. n.ca ftat ad plures terminos;
plures quoq; ac diuerfas tendere relationes,vt in code ho minc alia eft relatio
filiat;onis ad patré ; alia paternitatis ad filiü,alia (i militudinis ad albü,
fed cft quattio dc terminis eiuf- dem ronis, & folo namero inicr (c d.ftin-
&is;& quia i(ti funt adbuc du; licis gene- risquidamadeqaati , &
rotales, quorum f. finguli per fe fümpci fofliciences luat ad terminandam
tcluti one fuz (pcciel, et (c hibent plores fil:j in ordine àd paterni : taiem,
^tatem,quilibet.n.folus, & per (c fümptus fufficit ad terminandam
patetniratis r tionem,quidam vero funt inadzquati;& pmo nee finguli per fe
fumpti in fuf cientes (unt ad terminandaimzelationó fed fimul (umpti
conftituunt vnum tota- 1cm,& adzzquacum, quo fenfu fingula par tcs Íunt
termini i uati dependentiz totius, & indiuidua rniuerfalitatis [peciei,
quzft:o inprafenti non e(t de terminis partialibus,& inadequatis,conftat
n.vnà tclationé ad plures huiusmodi terminos tendcte,qoia in omncs illos
tendit, velut in vnum adzquatum, & totalem,vt docct Do&or it 4.d.1.
q.2.in fine.Sed cft que- ftio de terminis totalibus, & adzquatis; ótavt
fen(us eft,an quando vnü relatiuum rcs tefpicit terminos eiufdem fpecici,. vt
fimile plura Jimilia, & pater plurcs fi- lios, num fingulos refpiciat ,
& artingat pet diftinctas numero relationes, vel per vná,& candé numero
extensá ad omnes. -Cómunis,& perpetua Thom.opi.affir enat pluresterminos
eiusdé rationis at- tingit pet vnam, ac eandem numcro rela- tionem, ita
D.Th.3.p.4.2 5- att. $. quol. 14r.2.& quol.9. art.4. Caiet. & Medin.
ibidem,& Aluatez difp. 4 ;.nu. 16.Com plut. diíp. Jas Logi 15.4 vbt citant Ca-
(ie Hcruz.Canartenf. Ri pam, Bánes, alud.Soncin. Iaucl.Ma(.Sácb.Did. feq. To.dc
S. Tho.4.17.art.6. Ruuius hic q. 8. Fland.8.Met.q. 9.at. 3. Aquar. j.Met.di-
lucid.9. Morif. difp. 8. Log.a.8.Sueffan. 5. Met. & fuit iam pridem fent.
Henrici quol.4..2.& Alber.in pred cam. ad ali- quid c.vlt. Oppofita fcnt.cf
Scoti,3, d. 8. q.vn. Lichet. ibid. Trób.5 .Mer.q.7. Bat- fol 3. d.8.q.gn.Zcrb.
$. Met.q. 19.$. pro- prer fecundum. Pacifienf. hic q. 3. Mair. 1-d. 16. q.2.ad
2. Tatar.hic dub. 3. Faber H ent. difp. 21. & alij Scotiftz paffim, eq
Baccon.3 4. 8.qu. 1.art.2. Fonfec. 5. Mctc.15.q. 5. Suitezidifp. 47.1ec. 17. Va
« fqucz to.4-m pie cp 4. Blác. disp. t 1 fec.18. Amic.trac.1 $.q.7.dub.8.
idemque tuentur iuxta fua. principia». . Hurt. diíp.15, Met.fec. to. Auerfa q.
2 j. Phyfec. $.Siniglec.difp. 10.q. 14.& alij .. 88 Dicendü cft cühac
z.fcnc.nó pof- Dif. VIL, De "Pralicam re[jetluis. (c vnicim relationé
plares attingere tet minos eiufdem ronis , (edrelaronis de- bere numericé
soultiplicari ad jnultipli- cationem numcricá terminorü . Ita Do- &or
loc.cit.quod probat folidi(fimis ra- tionibus , quas quia conatisunt foluere
Thomifte excogitádo varios modos fal. viádi vnitatem numericá relationis ad plu
res numcroterminos, ideó (ingulos Md cemus,& reijciemus,vt inde magis
pateat euidentia hutus concluGonis, & foliditas rónü Do&orisquibus
paffim alijs vtüt. Primus modus (aluadi hanc vnitatem relationis ad plures
terminos fatis frcqués in Schola Thomiftarü eft ad productio- né noui termini
ciuídem rationis vt v. g. noui filij nó refulcare in patre nouà rela- tioné
patcrnitatis,fed priorem extédi ad illum,& tic deinceps ; & aiunt
extenlio- ncm iftam eiufdem relationis ad diuet- fos termirics nó fieri per
additionem rc- lationis nouz fed per explicationem pre exiftécis,quatenas ip(a
de (e tefpicit om- nesterminos procedentes ex eodem fun- damento , q pontücur
in efse abf. mu- tatione intriníeca illius relationis , fed p (olam extrinfecá
dcnominationé (umptà ex noua cxiftentia termini. Hocq. multis declarant exéplis
, fed przícttim habitus Ícientifici circa vnam concl. qi .n. hibe- tur
demonftratio circa aliá eiufdem obie &i non aduenit nouus hibitus,(ed noua
exten(ia pecxiften:isad illá, ficetiam dicunt vnam , & candem numero vi(io-
ncm ,crefcéte numero hominü occurcn- tium , plura illa ob:céta attingere per
fo« lam extcnfionem eiufdem, non per ad- ditionem aliarum vi tionum;eadé quáti-
tas abíq.additione alcerius,fed per (olam exten(ionem ciuídem matorem occupat
locam, & (ic in mulcis alijs, vnde conclus dunt nouam cxtentjomem telationis
ad nouum ter minü nihil noui ponere precer cocxiflentiam noui cermint ficut ti
fhiga- tar baculus in Fluüio, cui fuccedüt variae pattes aquz , dicitor illis
de nouo coexi- ftere ex (ola nouitate partium aqua fuc- cedencium . 89 Caterum
hic modus dicendi fem- pet graues; paísus efl diticultates; Tüga in primis
labc£&a: £anJaméti quo Tao miíta Q.V. c/fn Relatoefpiciat
plorestermoedyi1.— 665 dfe nobi (cuiicon(enferünc in diftin- &ionem tealem
relationum prz dicamé- - taliü à fundamétis , & anfam przbet No- minalibus
illud eludédi, (i .n. antiqua re- latio paternitatis non cxiftcnte (ecundo
filio non refect' patrem ad illum, exiftétc a&t refert, nulla fa&a
additione nouz cn- titatis przter noui tertnini cocxiflentià , ita dicét
Nominales , entitatem patris nó exiftentc filio non extendi ad illum , (:u non
rcfetre patrem ad filium , at exiftéte filio,có ipfoad illum extendi,&
illum re- fpicere nulla additione facta nou enti- tates, ficut .n.aiunt
Thomiftz paternita- tem, quzin Petrorefaltauit ad primi fi- lij produ&i fe
virtualiter tédere ad (fecundum, & certiü filium , & dcfe&ü
formalis , & actualis tendentiz folü pro- Cedere ex defc&u illorum, fic
pariter di- €üt Nominales de ip(a entitate patris ia ordine ad filià
fimpliciter, qp apta cft da- rcdénominationé relatiuam, & prius nó dat cx
dctectu exittentiz « Tum2. quia hec cxcenfio ; vel eft tantum per intelle- €um,
& hoc non, quía à patte rei refpi- cit nouum filium, vel in rc, & tunc
debet accedere aliquis nouus reípé&tus ; quia extenfio ad hunc nouum
terminum ( in. quit Doctor) non potcft effe formaliter, nifi relatro,cum.n. non
fit quid abfolu- tm, refpeétus cífe debebit. Tum 5. nc- quic intclliai excenfio
prioris relationis ad nouum terminum pcr eandem pracisé terminauonem, qua cft
ad priorem ter- minum , ficut neq; anima intelligi potcft extendi ad nouam
partem ex aliméto ad- ditam per informationem priore, lcd per houam,, crgo
debet extendi per alià cer- minacdonem, quz nO crit, nili noua rela- tio. T ü4.
quia paternitas fundatur tuper C cohvainem » vcl faltim 1llà neceffarió equitür,ergo ficut nó
generatione prio- ris 6lij atuniic katerquoque fecundum , & tertium pcr
inaiorcm eius extentioné, fed per nouam 5enerationem , ita ctíà il- lum
reipicic get nouam patcrnitacem. Tü tandeir, quia e: Ca allaca (€i duo prio ra
faliam «O'ineant doctrinam vtfuo lo- €O vidcbic ur ) idem couincunt, quia [cien
tia de vna cóculiofle, dua excenditur ad aliam circa idem obiectum;realiter,ac
in- trinfecé immutatursvt (ateotur Complut. vilio etiam eadem numero noa potctl
ad plura obie&a ex tendi,vcl 6i potcft; i4 (- né erit pet nouos faltim
attingentiz rc- fpcétus additos , extenfio quaotitatis ad maiorem locum ponitur
ab omnibus po- "uus modusà quanutate diftin&tus; ran- dem licét
entitas abfoluta' baculi mancat inuariata in medio fluuij luentibus yn-
dis,tamcen cóiun&ioncs illius cum parti- busaqua variantur ad vatiationem
illa- rum, quia quelibet coniun&o determi- natur ab illa parte aqua, ad
quam eft, 9o Secüdus modus faluandi hanc vni- tatem relationssad plures
terminos cítg ponendo ipfos partiales;ac inadzquarosg ita vt conficiant vnum
tozalé,& adequa- tum 3 fed quia quilibet filius (ufficic po- nerc
rclationem paternitatis ; at]; ideo cít adequatus;& votalis,ideo dift
ingaunc de duplici ada quatione,vna (ufficcitie,q -fufficit,vt res tota exi(lat
altera perfe Gionis ,quacxiftit fccundü coram (uana »erfc&ionem illi
debitam , fic dicere (o- mus ánimal adzquaté exifiere in vnz fpecie adaquatione
(ufficientiz , quia im vna exiftit (écundum omnes gradus fua cíicntie , at vcró
noncxiflit in vna adz- quaté adaxquatione perfectionis ,quia a exigit perfici à
pluribus fpecificis diffc- récijs ; itain propofito exiftente vno fi- lo,
adequaté. exiit relatio adzquatio- nc fufficientiz, non tamen perfc&ionis ,
uia ficut poteatia gencratiua ; in qua a» undatur , adzquaté refpicit omnes
filios à (e poflibiles generati, fingulos veró inadzquaté, ita &
paternitas. Verüneq; hic modus bene faluat hanc vnitatem ; tum quia ad hoc vt
quilibet fi- lius potfit, ac debeat propriam termina- rc paternisatem , fatis
cft , vt finguli fint termini adaquati adzquatione (ufficien- iz ; tà quia
inadequauo perícé&tionis nG inada'quati vnica rc m yater fucceffii plures
generaus voü poft alteriug interit flugulos vtiq; refpicit, vr cermie nos
inadzuaros quoad perfe&ionem , & tamcn fingulos rcípicit fingulis rela-
tionibus]. tum tandem quiaaliud. eft lo- qui dc porenua generatiua , aliud de
ij-
-666Difp.VII.De"Predicam.re[jetHiuisuQfoa&uationis,quoillareducituradactum,&deipíapaternitate
, illa .p. vtiq; inadzquaté reípicit os filios, at nó bzc, velilla
paternitas,hac vel illa gene- tatio (cd adzquai? refpicit bunc, & ill. gr
Tertius modus cft aliorum diftin- guentiü terminü formalem relationis, &
materialem, ille eft ;qui per fe primo re- (picitur, & terminat relationis
tendentiá, qatctrialis veró elt, ys per accidés termi tat,& ratione
formalis; paternitas crgo , quz cí! in Petro, non refpicit pcr (c pri- to hunc,
vel illum filium in patticulari , quia illa (appofita funt termini mareria-
les, (cd períe primó re(picit rónem filij , vt ficà (egeniti, & quia
hzceademratio formalis interdum reperitur in pluribus, idco poteft vna relatio
terminari ad plu- gesterminos materiales , quia terminatur ad ilios (üb «na
róne formali , & hinc & fit , vt variatis cerminis materialibus, (i
mancat ratio formalis in vno , ríon varic- tur , (ed conferuetur relatio ; ita
figaifi. cant Complat. cit. : Sed ctiam ifte modus , efto quandam habeat
appatentiam veritatis , non (übti- ftit ; tum quia dum multiplicatur termis ni,
multiplicatur etiam in eis racio termi- nandi, & cum hzc lit filiatio in
propofi- to, pizíertim fecundum Thomiftas vtiq; hzc plorificatur in fuppofitis
à Petro proiriserge etiam multiplicari debet re- io ad cam terminata ; tum quia
cum plures generat vnum poft aíterius, interi- gum, (emper attingit fingulos
per diftia- &as numero relationes , eriamíi cadem fcmpcr tit fpecifica ró
terminandi , nó a- lia róoe , nifi quia numero multiplicatur, at ira eft etiam
quando plures illos filios habet fuperftites ; tum tandem quia pc- ncs terminum
formalem , vt fie, .i, pencs cómuncm rónem filij attenditur vnitas fpecifica
relationis, hzc pouus dcíumi d; tione talis filij , namga tiones mutng ita
fetefpici iss ctiam & alia, led pater- nitas in hoc pat lingularis , ergo
& rclazio c1 re! pódens, vt cerminus primus . 91 Quarius modus faluandi
banc vni- tatc clic no vtiqi prima paternitas, qua: dzquaté, & omncs ad efl
ad primi filium refpicit (ingulostuz indiu: (ibie. liter, fed ita quód prima
pacernitas has beat pro adzquato icrmino woum filiü, alia veró daos, alia
tres,quarc ad genera , tionem fecundi flij nouam trclationem oriri,que
indiuifib:liter, & adaquaté re« . fert hominem ad duos filios, & primam
perire, veluti (iperfliam, & ad genera» tionem tertij filij ittam interire
, & alia de nouo oriri, quz ad tres filiosa lzquas té refcrat , quorum
nullas íeorfim oed talem relationem terminare. Sed neq;ifte modus cft idoneus ;
tum quia cftà dari poffit aliquarelatio, qua plara re(jiciat adaquaté , quando
;lla plura nece(Taria funt ad ipfam ex vi (uz fpeciei, ramen paternitas,
timilitado, &c,nó funt huiuf- modi , paternitas .n. (afficienter refultat
ad pofitionem vnius filij (olum; tum quia tu»c non omncs paternitates forent
eiuf» dem ronis, quia vna ex fua róne peteret vnum terminum, alia duos, &c.
run qui& geuito fecundo filio gratis omninó dicie tur perire relationem ad
primü cum pere maneat ipfo (uperftite tàm ex parte fan- damenti, quàm termini,
quicquid ad có» feruationem illius relationis exigitur ; tü tádem quia idco
Thomittz ab initio di» xerüt per vnam relationem pofle funda- mentü ad plures
terminos referri , ne rcs 065 tot, táj; frequentibus mutacionibus fubijcerent,
fed ita dicendo in illud incó- ucniens labuntur,quod cuitare cótendüt, &
quidem abfürdius , quia quoties fieret nouum album, cetera alba exiftentia e
(uas fimilitudines permutarent, Quintus mous cfl , gp vna , ac eadem relato pót
modo incipere , modó defie nere referre lubie&um polio népé , vel ablato
termino. nulla prorfus additione fa&a nouz entitas; Scd ifle modus in-
currit omnes difficultates primi modi ; & pr&tereá impugnatur ; quia
relatio no fe habct, vt potenua,& apritodo refcren- diquat modo rcfrre
polli; , modó nó s fed eftipfea:et actus c fcredi, icut ao cit a&us agendi
; vum quia ti rclauo mo dó exercet, modó nen cxercet actum rc- ferendi , iam
actus ille rctei 4i erit quid fvperadditum cnatati. cias; de eoim Q.V1. c/u ona
Ril.refpiciat plures terminos. e/Afrr.IT.. 667 gedibic difficultas , an poflit
tendercina — & ci nequeat magis hicaffignari , quam cs numero terminos .
illedici deber etie fimul natura c& omni- 93 Sextus modus eft aliorü,qui
cóce- — bus (ecundü (ubftantiá relationis. Rurfus. dunt in generatione fecundi
lij nouáre- — fequitur tale rclationé effentialite? péde- lationé addi
fundamento ; & ficingene- re ab vnoquoq; illorü terminorum; quia ratione
tertij fed ad faluandam vnuaté — os, & fingulos attingit , & relatio
pen- inquíüt, ex omnibus hisrelationibus vnà | det etlentialiter à termino;
& ex alia par- integrari ade juatam ,& toralem perquá- — tc fequitur
non dependere , quia quolibet dà additioné qua(i gradvalem relationis. po »
eadem relatio manet. Nec ree Sed modus ifte dicendi ce veraconcedit — fpondere
iuuat ab vno tantü termino de- totum, pretend: mus, addition uempé — pédcre indeterminato
tà , & vago . Quia teal£in rclatiuo facta additione nouiter- relatio quoad
exi(tentiam pendet à ter- mini, vt bené notauit Suarez m19. & (o- — mino
exiftenti , ergo implicat dependere Kü inter nos rcinanet m denomine àtermino
vago, quia quicquid exiftir án illud additum fit dift;n&ta relatio; vel —
ncquit cffe, nifi determinatam, ergo ter- €omponat vná cum przcxiftéce ; ficut
fe-— minus , à quo dependet hzc numero ree éibdis graduscum primo cóponitvnum
—latio,cítdeterminatus;tàquiaticutrecalore;&fanéquantumadhoc attinet, —
latioin coi totum fuum efle hibet ad ter- mulla vera vnitas inter eas
relationesfia-— minü in cói,ita hec numero relatio haber gi pót
preterextrinfecá,q habentex vni- — totü fuá eílead bunc numero terminum tatc
fubie&i nó quidé vnitascópofitio- fignaté,& noun vagé, Tandé fcquitur
cá- nis, quia bzc fit ex actu,& potétia,quam — dé relationé (imul intendi ,
& remitti , vt proportionem nó hábent adinuicemillg — fi (int tria calida ,
quorum duo in equali relationes, neq; continuitatis » c9 d gradu haberét
fimilitudiné perfe&ioré queüt affigoar! indiuifibilia , qa & alterü
effet in gradu inzquali, ià (i ca- relationes continuentur adinuicem , nec —
lidum zquale recederet ab zqualitate ile tandé vnitas alicuius perfe
connexionis, lius , & alterum inzquale accederet ad quia neq; talis
connexio reperitur inter zqualitatem cü co, tunc fimilitudo in il- terajinosa
gbus relationes ille depédét. — lo tcrtio calido refpe&ta vnios ineadere«
94 Deindéprobat Doctor idem (let — tur, & refpeóa alterius remitteretur ,.
tüab inconuenienti, fequeretur.m. re«.—
9$ Inoppof.obijc. Thomittz 1. non latiua nó etfent (imul natura , quia pater.
pollunt in codem (uübie&o recipi plura ncdü eft corrclatiuü primi, fedét
(ccundi | accidentia numero folo differentia , quia filij & tamen nedum
natura , fed etiaté- — omnis diltinótio numerica accideniium pore pracedit sin
cum celatione illi cor- — fümituc à fubie&to, ergo nequcunt elfe im
re[pondente, & percunze primo adhuc | eodem (üb:e&toplarcs cefpectus
[olo nue manet in eilerelátiuo per eandemrela- mero d.ffcrentes; & hoc eft
vnicum eo- tion£, que ad ipfumterminabatur. Nec — rum fandamentam, ex quo eriam
foluere valct, qp aiunt, eiTe fimul natura eum pris — prz (umunt omnia
argumenta inoppofis mo &élio fecundu fubftanciá relationis , tüm;a:unt .n-
quod licét fccunda , & ter- €um caeteris veró fccundum exrentioné — tia
generatio lj lu fficiens ctiet,vt refül- eius accidenralem . Quia refpicere
ter-.— taret relatio paccrnitatis in Petro, ramét mnibum oó eft accidencale fedellentiale
| per accidens eucnit ; vt non prodücatür y telationi ; cá tocuun edercladionrs
(üt ad — quia datur impedimentum ex parte füpe— . aliud, ergo relatiua funt
(iinul natura;szb — damenti, quod non poteft rccipcre plura (ub relationis,
& non per(oiáex- — accidentia folo numero diuerfa . i
teafionéaccidemaléciuide relaionis, d. — iefp. ncg.aflumptum , cuius probatio.
adhác nonniljgwerbolitace explicuerum — efló fit quoddam me licum princie
Thomittz; pere primo, debét — pium in Schola Thoniift. efi camen prope allignare
cum quocaetcrord euadat ya» — fus filium vt Doctor, demon trat loc. ier zal
natüra sm tibilanua relationis, — cu. quem (equuntur 3 kccentiores, €68 )Difp.VIIL De Pradicam. Refpetliuis 2... (£s
.n. formz tàm fubftantiales, acci- ternitate cft ynns pater, & hae
paternita- elentales nó pcr fubiectü, g illiseft pror — te eft hic patet, ergo
alia paternitate erit fus cxtrinfecü, fed pcr proprias hacceita- alius pater.
Negat rucfus Do&or confeg. tcs indiuiduantur formaliter, vndé falíum |
cum(üa prob. & ait in illa forma argue- €/t affumptü, nonfolum de
accidentibus di , lac paternitate efl hicpater , ergo £clatiuis, (ed ét
abfolutis, cü.n. quis vi- ^ aliapaternitate alius pater committi fal- dle:
plureshomines, vnüquemq; per pro-— laciam coníequentis à deftru&ione an-
priamfpecié, certé habet in oculoplures | tecedentis,quia ad alietatem patris
non Épcciesintentionalesfolo numero diftin- — fufficit alietas forma , fed
requiritur as; tunc igitur folürepugnantinfübie- etiam alietas fuppofiti , vnde
intereunte sio codem plura accidentia folo numero — primo filio, & nafcente
fecundo, vtique diffcrcotia, quando omnia tribuerenteü- — eciam fecundum
Adaerfarios alia pater» «dem proríus cffe&um formalem, quod — nitate
dicitur pater refpectu illius íecun- 3n caíunoflro non euenit, quiahzc nu» di,nec ramen dicitut alius numero pater.
merotelatiorefert ad hunc numeroter- —— Tertio filius per vnicam numero rela-
aninum, & alia ad alium , ficut hzc nu- | tionemá&iliacionis refpicit
duos terminos meto ípecies reprafentar Petrum , illa. .(, vtrumq;
parentem,fpecie quidem di- Francifcum. Dices, accidens à (ubicéto | ftintos ,
fi mater non «oncurrit a&iué , "accipit entitatem,crgo &
vnitaté,& prz-. velccccé numero, fi concurrit a&iué , 1 fertim rehitio
quz effectiué pendet à fo-. verius eft,ergo &c. Refp. negando afsü Yo
fondaméto ex di&is. Refp.Do&tor 4. ptum; quicquid alij dicanc duas enim
re- d. 12.9. 1. G- affumptü effe verüextrin- es habet filius (alti namero
diftim fccé in genere .£. cauíz efficicatis,& ma- — Gas , quarum vna
indiuifibiliter refpicit - 1erialisno intrinfecé in generecau(zz for patrem»
& alia matrem, & vna manet (i- malis ; hinc autem nou fequitur plurana-
— gialcera, pereunte f. altcto parertum g mcro accidentia in eodem fübie&o
effe "vt docet Zerb«$. Met.q.19. S. propter 1. inon poffe, quia cum
vnitate cauíz ftare & hoc idem fateciteaentur Thomiftas (i pót
pluralitaseffe&us, vt fufius in Met. — dicunt mattem concurrere tantüm
paffi- .96 Secundo fi plures numero pater- — u&, cunc -n- pocentia
gencratiua vtriufq. mitates potfunt e(fe in codé, iam iflenon | parentise(szt
omniab alterius rais , & ےjet vnus patcer;fed
plures,quiaadmulticonfequentereundemfpecie,&nudieroplicationemabfranimultiplicatur,&Ereterminarenonpolscat,vidé«oncretum.Rep.Do&cit.(ubF.neg;
magisipfi, quam nos tenentes cum Sco- «oníeq.cum prob. quia ad multiplicatio.
to, & Oaleno concurrere actiué , id co» nem concretorá nó (ufficit
multiplicatio guntucafserere ; (cd etiam fi a(sumptums fonnarü, (ed &
rcquiritur multiplicatio | admitteretur, adhac negari deberet coa-
ÁKuppofitocü; vc di&tü eft difp.2.q.6.art. feq. quia pater,& marer (um
termini per 2-Qiiaconcretüno folü (igaificat forma, fc cóncxi dependeuia fil;
j, quia alter fi- Med &t (abic&tü conno:at , quar? vtriuf(q; | nealtero
no fufficit ad generacionem , & plurificationemneccísarió cxigit bac de 4
con(cquenter ad terminandam filration&, «auía bomo habens plures (cientias
vnus ^ ain propolito vnufqui(q; filius eft cec- fciens dicitar ;& non
plures fcientes , vt^ minus ad: quatus , & tocalis paternitatis, notat
Dodorquol.ii.H, fic ;gituc ho- — quare paritas proifus negari deberet. mo habés
plurespaternitatesdicitur vti- — 97 a tandem obijc. Tum quia que placies pater
,fcd non plures patres. — quado pluces filij nafcütur ex eodé par- ices, Petrus
babens plurcs filios,e(t tan- — tu,relat;o patris non pó: effe , nifi vnica ,
ium vnus pater namero, ergo per vmam | qu a in eadem actione fundatur , crgo
& mumciorclauonein ad omnes ,& (ingn-
quádo per pluresa&tiones producuntur » Jos,quia i pcr aliam numero ,
ergo non — per irouri cit, Stllporc gene- ftidem numero pater refpedtu ommiü, |
raciua reducatur ad a&tti per vnà ; vel plü- fcd alus, & alius numero,
quia vna pa». rcsationes . Tum 2. quia. cficctustor- QUI. en va lar. re[piciat
pluresterm.cedri.Il. 669 inalis «elationis fecundzr iampofitus eft — 4.d.
1.q.2./n fine. Diccs,id etíam contia- per primá,ergo fuperfluit fecüda , Prob.
gere io ordine ad terminos adaquatos , alfumptum,;quia effc&tus iliusefet
con- — & toralcs, quia vc diximusq. 4 art. 2. ia
ftituere bunc patr , fed fufficientercon- — fol.ad g.fim:litudo,que elt in vna
patera ftituitur hic pater per illam primam . Tü — nitate ad aliam, non(olum
refpicit fimi- ios petétia viiua plurcs refpieit co. — litudinem alterius
paternitatis fibi core res, vna potétia materiz plutesformas, —
refpondentem,fed aliam quoq.fiinilitudis vna rifibilitas multos a&u ridédi
, X plu- — nem difpararam inter aliis duas paterni» res trahentes nauim vnica
rclatione re-.— tates repertá abfq; vllo füperaddito re» fpiciücar à naut, ergo
&c. Tum 4; muli- — fpe&uin ipfa fundzto Refp.dcbere vtiq... plicatis
terminis non uukiplicamuroja | incodem fundamento prafertim abfola- Fequi(ica
ad relationem ;quia non multi- — to multiplicari relationes ciusdé ratios pon
fundamétum , ergo neg; relatio. — nis ad terminorum multiplicationeanng um
tandem ita dicendo imfintz prope — quidem itavt vna fundetur fupcr aliam s
modum relationes forent himiliudinis, — quia cum o€s fint ciu(dem rónis , vna
nó qualitatis diuerfitaus, &c. & oés res — poteft vt Ouod lufcipere
denoininationé «ot, tà uc frequentibus fübrjeeréturmu- — alterius, (ed itavt
ots immediatéineod&.— — tationibus , vt hoc folam inconueniens —
fubie&to fundentur , fic exprcfísé docuit hanc fententiam redeat improbabilem.
^ Scotus 3:d.8.q.vn.cic.$. Contra, verf.pra 98 Kefp.ad 1. neg.affumptum , cuius
— terea pater aliquo modo aliter rejicit probatio nullaet, quia fal(um eft
paren- — bunc filium, C7 illum y1bi .n. ait debere £cs vaica aCbomc generatiua
attingere — in patrc poni plurcs paternítatcs, non ita gemellos, & fal(um
eft paterniratem fün-— p paternitas primi fiij excédatuc ad alios darrin
prauiaactione, «um potius hec — perrelpeusalios in ipfa fondatos, quia fc
habcat vcluti przuia diíj "&qui- illi rcfpeGtus effent pateroitates ;
qnando 4 pisa omnia concederentur, ad- ies refpcétas fant see NEREAS io non
concludit , quia fuper ü ett vnü fuper alium fundare ; fed Shàns. & idc m
fandamenti point fun- haud omnes ifti refpectus immed'até dici plures relagiones,
tum fucce(liué, tà | fundétuc in abfoluta cniitate patris; quae, fimul uia
vnitas priotisltatcü plurali- — rein cafüargumenti aliati fimili.ado non tate
polterioris. Ad 2. neg-alfumptü c — fundat
diucifts rcfpe&tus ad alras. fimilis prob. quia neceffe&us prumz
paternita.. tudines , quia illi etfenc ecfpzctus eiufdé tis,nec ecundz eft
conttituere hanc pa-'— ronis cum ipfayatq. idcó /llos fandare n& trem fübitanzialiter
, nam ille paterdici- — poteft, vndc vel feipía dicetar limil;s, velt tut lic
ancccedentec ad qua-ü]; formam — abfolu:é (fimilis noo dicetur ; cum in g2«
accidentalé ; etfeckus igitur huius nume- — nerea(Timiland: 6c ita Gro , vt
nequeat ro relationis et referre patrem ad hunc || e(fe Quod , quod valde
adnotabis, quia numero termini,& alcerius ad aliua nu- b iptláua Exéta nó
ell ica facilis (olutionis, merotcrininum , & pervnà numero re- 9, 9; Ad 4.
neg. coníeq. quia plurium fi Btione.n dicitur cantdim vna vice paters— lorü ad
eindcm patrem fuat plurcsrelae.— & pct piuces dicirur pluries pater ,
juod tiones,& pluciüalborü ad vou.
;loü plu etiam dicere deoenc hoi tte, cumiuce — res fimiliidincs , & taoé
cit vnicus cere &ce(lue paccr plures. acquipc patermica.— minus ,ficutergo
vnicusccririnus fu tes gencriado vaum. filium potkalterms..— eirad plurcs
vel.tiories terminandas. ita sterium. Ad 3. cx; la iila nontuetad — vnicum
fuadapicn. om ad j lares fundan- gear uia lojuan.uc dc terminis ?mada- — das
non ,o. ncceil: elt ad jlunificarionem uatiytales.n. ium üaguli colores telpe —
polterioris plur;ficari prius » Men ad u potétiz vinug, nula forme relpe"
— mulciplcano vel verm norum, vel (uni € potenti iiatet.g, yag dlrackuscidés:
menioraim (officit ad muiupl candas nue di refpeczusiipibiacisy ungulitriben- —
ericé c Juuioncs (loqvédo 4r S in&- ip rcipecbd tractus nauis , Vvactat
DOGb. — is & tr,ninis adaquatis "mig iur) Logiéa e ".» — ee. Ju
nte 20 voasRips lee Diedietnt vofPa ife. Ys. viéetreyaititmeneceffiriorwt iuf,
cktbes aiti reujtgilic aiosfed fb flic is ilbimitat iarfü- idaniofri asl
jrlüces: relasoags: (antlandas, S termini ad plures vertainandas 7 A dog. fifa
inoppo fiai (emtencaprórtus-curta- Turamültifudo rclatianum;SCfnequehs rá
"funi Varishio«noad bífenclasimntmquare *fichioc argumentóstercii
cblionuflat ideir- :6à: dixcrane sdacki vrelátionem: pofie: ad $lorestetrhinós
Ciuftlem ritionisTefenrr, *tiagiscisiaxpedienseran ctenat c: piros (us
Telitiches«mitolNominalibus jy)aam illis percent se o eiacplsnr Tcu qa
«d'pátidionehpilzhnnt ende benc ioquit SRuerfa, naiscoblequentesloqurSco eu
gmvé Homof(ubpdiendl asi sme ibuscóbodwme vhaarpoltiv (irperaliai Bat); Bargs
Lighessgni id&bahet quoly Aat) 2« «Mere gilpità I; E6kbder Mst.sp19-pragrer
primum Lode Maga inhpocap. Mair-1«d. £g.q «44 fe Ui dun KEccwiores pa(fim
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T homi(l: quam plicesyaetoralitenviderent encd uat poe ern n tiep V A á
Fattan:o0ntra; Gat. cout Mafiggibiq fe$o3isqua. Io. de 8« qq dio js Cog
centzou;s gc Rauius bc iari qq difp. a; punc, salNipbo $-Mecdi(pe 13 Hifpal;t
3»&gae&a]ijs (5s 5did3l A 1o. Dicendüas eflcuoras foot, eui0S duxa(tSeor.oGot;relatiopanoniawtuá
s adabfolütunxrerminbrá j dias affi squafiti;efi | probatiDoótor.an.$.Re /podao
igit «do satrehmiónC/fuxoprelauoalo- —10q. de rdabianibusimou suuni €x ardt
$kaeinilnu losectimasob(ólntà. Mt est iquiar el jo nis bajada odi sr phus; vi guru
rdPétsuin patrc dodaul: quavdicanurtergjimpdissielaup (elena Lid ee eU Si Sn LI
tu tie ad. Lcjbile y renal atac-od ecd) UH, ar y Petri formalis S priinariüsag
porius. in]uo nullaitlacorcef pen daas quA cel: . fopttanus ceniza fauiramqua
díffidulta- — ioyScideo digitni gon ayoray; Cr S non (00 Mexees (unc lontentae
jíddascivtrómae yc — teemimatusadicelarione uar ibl noD rS Sjft$
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perismitcn ica posa quani tion, Necvalet dicere un Qníeceeit. fecu dy gister
mimü formalgm celadonig cí- terminum cy ais se aso nisse jene
feahqueipelatienéinaliouxsémó cot-. oppotiramevekvoalgsG cübaiiaisel rot sf
ünticatemftiaiecflicarocieSchnlais —bi&y eerie ui j 9s Hic ft Cie m
Dig.20«donelim; dn. lNamcórraivüao ékeindec eit dias terae,
quyalioecpotBiipicBedius gov eiat cir éxcagomirim alieaies relau opis yq xai:
Baurcs bgdabavit., Nazan.- heit
fryja.puljaPARx$6/Saokhiib.sliog.qazaGomplucdss.tarrigmosasi&ioeoxauarerelauofiomMiidodcetctnMon.£i15eeubsemenscriaMSycelekiemaqcneodxiopofitoridtior.ementisctIRAwfbitietolinistaarmutusQuàiionmanifidàadu(ideravusabiunre]Yeóscelacóemceciniaaniud:abíoiutin,|luyaeiciontiaréaliserA(erspradlcibeyAHtcom^"SciólaScopfiancannodifcrelenuliointelleG«anüxcranie,criaesendetsomaXena.laccbuossuopainGb,nop)ALAOL332'»hauu
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(oae plicátuliquid peo eio ted em yvndg Arif. V ARS Mi fülto sencid) fed ideo
dici telis Bite wecqui riüem ;'quia eiie tci ad ipíaymat "Hiiquia
werdicendo Cajetoigdidere vbs decer i$ apimior Hoonribi ah ommiyti ckplofam;vc
diximus q5: iban. ;gtosqni da céb ac welatiórtég ibxecduo e cremaiieo vitai
& candem Rabicidin sani cun Gier deett via Thebis Abe vicóntctud &
vatione vitii d que Xd qucm dim uctías » preeber rt dgnominabiDqc5- extre
ráisySe quamuis Acift y Phyfiandacem révideátur? ;cotirarcm roocasilive rbettes
choneme cf dba ge ése gabe -: teeipivup ip paliosri Q (c; ]uii nuts g:quiatnüis
s —— uentisica denomt » reíos Gusisn ipfáv faridatds sei portaos pend dy8cin
quoga acin praferiti (auno eb de mu, SG ümplpei cipue eiie non percer e 87x
Difp.VIIT. De Pradicam. Refpetliuls 2 -—— ^ gon poteft extrema rcfcrentijs
diuerüis, & oppotiris,vt creaturá in tóne creaturae Deum in tónc creatoris;
Ncc dicas can- dem relationem pofle prebere diuerías, & oppotitas
denominationes extremis, attingendo vnum intrinfecé,& (übic&ti-
ué,aliud exccinfecé folüm, & adhz fiue, vt cóftat de vi(ione,qua denominat
ocu lum videntem,& parietem vifum. Quia .terminus relationis poteft benà
denomi- nari inttin[ecé, quatenus eà terminat, nó tamen per cam referri
extrinfecé,nam re ferri neceflarió dicit intrinfecam denomi nationém in re
relata,cü.n. e(sentia rcla- tionisconliftarin ordine vnius ad aliud, vt tribuat
cffc&um formalem referendi, dcbet ine(fe intrinfecé inre relata , quia non
potcft ad aliud ordinari per ordincm exiftcntem inalio. Tá tandem;quia prius
natura intelligitur. fcibile terminare rcla- tionem ,quàm accipiat denominationem
rclatiuam à relatione (cientiz, nam quia terminat denominatur ab illa
relatione, '' ergo non cft terminus illus zclationis per talem denominationem
relatiuam , quz fupponit terminationem fa&am. 104. Neq. Ari(.à Caiec.cit.dü
numera- uic intcr isis Ícibiley& lenübile , vo- luit in&cre, quód fint
veré, & realiter ta- lia, & quód formaliter fpc&ent ad predi
camétum ad aliquid; immo negat ibi ex- prese cie veré relatiuasqui non
reffcruntur,&aitinboctantam(enfüdicipoffeadaliquid,coquódaliadicanturadipfa|«i.pertinereadgenusadaliquid,tanquamterminos,verótanquarelatina,exquoconetdhórconiraCaicr.relatiuanómutua,nonineoconfiftere,vtipfedicebat;quódvtrunq
extremum fit vere rela tiuum reale,licet vnum intrinfece, alierü extrin(ccé ,
(ed ineo , quód in vno cxtre- mo fit inurin(ecé relatio realis , in altero veró
non, fed (it ens ab(olutum, vt docet Do&t.loc.cit. 1. d.50. Neq. ex Arift.
ibi deducitur,qued relatio (cientiz terminetur - ad (cibile (ub denominatione
relatiua ex eius terminatione-in ipfo dereli&a, & fic vniuerfaliter
contiogat in relatiuis tertij modi,immó oppofitum exprcísé docet, tenim in fine
capitisintelle&tum nó feuminari ad ipfüm intelligibile ; quatc- nus
intelligibiie ideft quoad de nomina: tionem relatiuam cius,quia alioqui idem
bis diceretur, & idem explicaretur per ,nemj iatellig bile eft;cuius cft
in« tellectus, & intellectus et eius, cuius eft &us,qua foret inutilis
repetitio,Sc hinc infett vium debere dici ad colorem, ^ aut lumen , non autcm
ad vitibile , ergà manifefté expretlit relauua tertij modi dici ad terminum
fecundum entitatem e- ius abfolutan,& non aliter, hic eniin eft germanus
fenfus illorum verborum , vt notat Zetb. cit. $. propter primum , cx
Do&orcquol. :5.in fineart.2.fed fufam concertationem conira Caiet, habet D,
Faber loc.cit. 10$ Dicimus 2.ét relationcs matuas nó , nili ad ab(olutum ,
itaut licét inalio extremo inueniant relatione cor- refpondentem, illatamen non
eft forma lisro terminandi, fed entitas ipía , in qua fundatur, vndé ad fummum
illa relatio di 1 poteft terminus concomitans . Ira.» Do&t. loc. cit.
quamoptimis rónibus in- dé deductis optimé jnter alios Scotiftas probant
Bafiol.Mair.& 7erb. cit. quibus. deinde alj paffim vtuntur; probatur igi-
tur 1. quia relatio non tantum przcxigit fandamentum,fed & rerminum,ergo
ter-minusvnius relationis nequit effe oppo- fita relatio , quia fic vna relatio
przíup- poneretur alteri ; ficut vniuerfaliter ter^ minus füppooitur relationi,
at hoc eft fal sii , quia rcJationes mutuz funt fimul na- turay in codem figno
confurgüt pofitis extremis. 2, hoc ,quod cft vnü extremum terminare relationem
alterius eft mera à denominatio extrinfeca proue pre- €is€ ex co , quod aliud
eft ad ipfum fup- pofita in ipfo ratione terminandi ,& non €x co,quód ipfum
(it ad aliud, quia ter- mino,vt terminus eft ,accidit,quod refe- ,vt ait
Do&.(üb lic, G.ergo ró for- malis terminandi in termino ncn cft re- ferti,
(cu ipfa mutua relatio, fed entiras ip [a abíoluta termini, quiatendétia, &
ter- minatio potius opponuntur.3. ficut ratio fundandi e(t illa, que eft
proxima caufa, ob q vna res ad alia refertur sità ratio rer- minandi ett illa ,
quz e(t proxima caufa y ob quam aliud referatur adillà, (ed hac —— QVI.cAn
Rlatioterm.ad alfol.vvel efe, uat. III. 67 y —
— — semufa in relatiuis mutuis zquiparantiz — . adem cft ad fundandam
rclationem,& "tetminandam , ergo fi vna cft abíoluta €t & altera,
mimor patet , nam vnü olbü ft alteri fimile inalbedine, vnde (i qua- ratur, cur
hoc album fundet (imilitudi- € adaliud, affignacur albedo, & fi qua - ratur
cau(a,cor illod aliud terminer fimi- litudinem, adbuc affignatur albedo , non
fimilitudo, quía in albed;ne cóparantur , non autem in ipfa fimilitodinis
relacio- ne.4. hoc totum confirm.manitetis cxé- plis, palmus ett zqualis alteri
paliro, non autem zqualitati illius pal mi,albü cft fi- mile alterialbo ; non
aüt fimilitudini al- terius albi , immo illi collatü eft diffimi- 1e, quia
albedo formaliter af[imilatur al- bedini, & non fimilitudini « Imó hoc ita
verü elt , vt tà paternitas ad aliam patet- pitaté referatur in rónc fimilis,adbuc
di- ti ncn pór in fenfo Aducrfariorüi termi- num talis relationis cffe
reípc&um fbi formaliter oppofitum , quia fimilitudo vnius paternitatis
refpicit formalitet en- titatum altcrius paternitatis & nofimi- . litudimem
mutuam illius ; quare paterni- tasalia terminando relationem fimilia-
dinis,rc(pc&u i]i.us non fc habet;vt rcla- tie,quia non cft tbi oppofita ,
(ed perin- de ac fi eliet quid ablolucum ; vnde inta- li cafu terminus
relationis adhuc dici po- teft abíolutus,cftó mon vt quid , faliim vt modus ,
vt vniüeríaliter verum fit , faltim in aliquo fenfu , róné terminant efc ab-
folutà, vcl habere modum abfoluti , quia t€ veca terminare nó eft cenderc, fed
po- tius tendentiam liftere , vt conftat cx vi vocabuli, Quinto tandé probat D
oétor, uia ou.ne relauuü definiri debet; & ex- dicas per füum tern, num ex
Arift. 6. op.C, 2. li crgo vna relatio mutua ad al. teram
termrmarcetur ; vtraq; debebit pec alteram dc finiri ; atque ita fequerctur il.
ludabiurdum, quód Arift. cit. $. Met.15. inferebat , fi inccllcétus ad.
1micllgibite términetur (ub ratione rclatiua nimirum quód idem bis diccretur ,
& cxplicaretur idcm per idem , quod inconueniens cui- tatur, 4i relatio
vnius extremi definiatur pct. entitatem abíolutam alterius , & e xontra;
Scd de modo dcí£niendi relati- uadicemusinferius. — —. 106 Refp. ad bec omnia
CóplutsNa zar. & alij Tbomiflz,in quocüque rcla- tiuo dift nguendá efie
duplicem rationc terminádi,vpam formalé,aliam radicale, & materialem,
encitas abíoluta vtiqs eft ratio matcrialis verminanstclationem,st Tatio
formalis terminans eftoppofita te. - latio fundata in illa entitste abfoluta;,
im- quiupt igitur allata argum. probarefolü de tetmino materiali; non formali,
& ex inaducrtentia huius dittinctionis;ait Ru- vius,nos dccipi, quia
nunqpam loquimur dc formali , fed de materiali*termmo,dü dicimus limilitadinem
terminari ad al- bum; & ad illud referri, non ad (imile,inZ quiuat tandé,vt
foluant prima rationem, qua fané caidenti(Tima eft;cü aiunt DDia- lcétici
relationem refüktare expotitione termini cum fundamento , loqui de ter- mino
materiali ,non formali , quia (ide 1flo fit fermo , no cft dicendücclationem
dependere à termino; fed ad terminum, quia nó przcxigittcerminü inboc fcnfus
fed potius cóflituitur per formalc oppo- fitionemad illum , vnde ftat opta qui
relationem efIc rationem formalem »Üer. tninádi altam, & efle fimul natura
cü illa. 107 Sedfalfum eft noflram fententi£ procedere ex inaducrtentia
prafatae di- flin&ionis,nam quando ab initio gónem inftituimus dc termino
celationis, fermo fuit de rónc formali terminandi , & hanc dichvus efTe
entitatem abfolucam, quia in fimilitudine v.g. duorum alborum , ficut albedo in
vno extremo eít ratio forma- lis fundandi cam, ita in alio eft ratio for-
maliscerminandi. Tum quiaille dicitut terminus focmalis relationis , qui faffi-
ciens ett ad (pecificandam rclationé , hoc «n» cit elle formaliter terminum
relatio ni. (ed hoc totam hibet entitas abfolu- ta altcrius extremi ergo. Tu
quia illud dicitur. formaliret. tctminus rclationis » qp hbet cóné vluimi ,
& finis; in qué ten» dit tclatio , ralis autem cft albedo vnius cxuemi, oon
aüt fiaditudo, quà fundat ad aliud, Tum quia termalis,& per fe tere munus
relations illc dicitur, qui fempe neccflarius cf! ad terminandam relauo- ncm
talis autem elt enutas Dati im pads conflat in relarinis nó mutgis, uii MR:
Tandcmdi£linttio, bc. tionis formali, à nera Done ;expligatur à. T howit scili
Enitns. 3. & Lolum excogiat videtur ; deeda nofira.argamentaj emper aue.
rtis gendccs ab extremis, reflxare ap opor is MA An Ig imieponcit Peer. ia os
fu'fía determino, matetiali,oun- doaeicfor ijqnia loquebantac dc jl- qucm. eunt
elle reliua. v ücorad Fr 1, eum.et Baca dieit i e $usm elt rclatiosyr ad ali £
neas «fle de, Ei iHd 5 a.enhci cali s e; quifit fic iii RAPPRuem ternis, 12133,
ed "Refpo v pent ERA qu in und rplpir.Á- p. itio vrcunques(ed quod
refpigin vt Use V mea Icm inta, cisé. per boc, quoc f Bg elaupsendii» (ed per
corzelat TH Hie rui er n. DATI Peli uo 1 vbi in termino, ai int i& ideà de
3óne,setmini formalis relationis avt a f£ leaued s aianpolerus pppolitione e A
dein gey yt demólirar fe- ein 9.cócl. accidit di - poicla Ves tend a Qo refcra-
ve leal Ad aliud : Uum quiain.relatiuis nó mu» -€X pace vnbitextreui veta c-
RAUM ANM MUNI UE À cflen tionis, & tam&i aliud Wie er dta er
eloppofitís Turn .quia conc tpi porapta eGenua rglaionis.cu. :n9b9 confi pia
uide hee pn bna MIEUBin xehulkater diliauip in eee 9» beur. air. D. Tha»
Messager *Mussyne telatio r his marérnitatisad filium Chr; (tam ,& ta. men
nó idaiuoinGbrilto BJ:atio realis ad. ipfam, datohoccaíu. dhicgareuias à. foret
cns ap(olugua (eg telgtiuun 4 quia: Qà effet ad (eyed ad aliud, vnde de ratio
uc entsiclatini $)g» nà in; Íe.Liftacicd.ad. 1431 $E 1e re(piceres miparc wer
gi váteni wi tg lHerius .&o aliudoüenirgs ALIOD a. , Uchisabloluro »
v&io n gahtis, a So cim wenrerdanonit n -Xbi. p. ipt. ,Fefp is Vio fccunda
iljam d xus Mus -liszclauo exin EMpehrrun; Ee rM a i vna c um -auté To.de Roads
udi d su p iaoppoft litez scri. C opu ia t dà , diciormuma BEHLOncm ze : oper
npe "ans umq. apum neferzut ad, i; id;erg bre ia «atur gmutu rH $c.no 1i
quod: Sire » tio termin cd (atis; Lcise onem -kerendi in e extremo qued v eu
adhucett,ti ab(o/uci teum:naci ponatür; Accedit, quod relation conjcnit niu nus
termina di EH be Mb S Pins E i -trabeprisnempe, MARS Don à ;potcrit com ireabin
'olureyjuo, (Mà genus re «uius ogp un 4 yes ift Vd rdi s áp] guia po gui ec
rona 5f Ya Aq. sri oleae aQmpo t ; emma], Tandem temper o diosqugdá ekminare
pocius e "olaesquam relaaion;s, ue f Seta Qua 4ezminasc nop.e xcd kel pito
rendere a Puy Íf3, fcd Alea tendentlag) alterigSad | M o Jiplidipu BMemaies: o
1 Mni Lapis ae A Anf. jo deby anelasion $swbionsser rclauitiocti, propticáates
ponip;qs dicantucad conus, tenti, & declacapsimogdum;quo &cri ides,
betdasconserncotiayat »ficri debre p. belit iones. hihc inde, iac LCireu
infeiip u$; omiibusabjsà Domino ,. hoc foa mre cto 5 moni putuds I^ o "Cw
TS Puma Deieitas ef ener ferüus y ii'aaeem mei dr UE eraieied iL ea ituri dp
[jh fex bern o icárbane y: ie eft vecmii je peifonaliiona qua P ó-hbréter i
fertae iius file Alt abun S yn f erede tài; ri id forifrafis;& poet Tiaidis
iem Marge $31gEft OTT PEE poA) &«hós Adtores ofdito hae dh tenestenermya
fires ad cige fotun abrAef bi 1 itii eifütiéctl denti ibustolati. A Br hitirdis
jrcec- fion ih iRe pidbesin fotad. ud yrs - eo ra Wie e pof Dis " E Vd es
poaae " í d-€ e MALE bao d IX qiti Ec bM UPTAPiMiMMBenwiudot dier éyo
50393 obecimdoc8e eft pripeipale funda- tá oppefita fertoreladua: , quarenas Do
forhaltet tahág dkereentóppoficioncm telatiuar; fed oppotitto're]jatiuae(sétia-
liter ttcludit rationes referendi & terris tandi jer25vitüquetiiunus
exercent ro; latiuà! pef réfactones cmalormplisec y quiiá rehítiu4 pet
apfastelaciouBs Go nione pat fhtidacisenen 'dbfoluct fortantit forara [ei o
poutiétiehi y awn probi quia. pofita mdi aa cof uri hoc! jxprelizi robes
Létélpieiant, &crdladooes fmras 156 8e 5s dd ófe cef'piciédis (ed indie
véfpitege Eft qiodhbetire(pleere alíids ie uber epis ]quiod eft tecininarenéld-
cionem eiie erBania mai oppofionre per relalieriée fuctà virumque incli Nick
raus reftendi, quee »d« s Cien V ite iet vtique pet. E iy téciinarecaütexca-
pes L isedicer /in«quibussb- Tee fre ieé O1 T Gi quscin retattue opp esa Juss
cesi i tim sape kr eei ptimo dti opgomtae fd divite Rer uA en)- teg
ortilegieroo yt fic à aeysté fbr dC eercgc
füerfsice IR Rdd tede. e 6) qiacéngs ud'$ wie wA obs | voi pe DEREN
»& frio fi Sie Gertiditd 676 Difp. VII. De Pradicam. RefpeBlinis.-— arg.
princ.neg.min.ad cuius prob.conce. «lin:us vnam relationem oppofitang aliam
!gefpicere,& ab caviciffim refpici,hinc ta mcn non ícquitur illamterminare,
a qua gcípicitur, quia vnü proprie termiaare re fpe&ium altcrius e(t. ita
ab co refpici , vt illud vicuTim no refpiciat , quia vi [pius $nculcatum
cft,cermipare non eft cendc- zc , nec vllo modo /llud efséialiter inclu- dit,
(cd cí(ientialiter cft littere c€desciam alteriusad feipfum , & ideo
proprie cít gnunus entitatsabfolute qua vt fic ad a- liad non tendit,vndé bona
cft folutio in- zer arguendum data,li ita explicetur. Ad X.impugnat. conceditur
cotum argu. (cd neg. tub illata cófeq. quia no quicquid rc fpicitur ab alio ,
diciruc illum rc(pectum xerminare proprie, (ed quado ita refpici- tur ,vt non
vaciffim refpiciat illud ; quod - folüm conuenit abfolutis.Ad :. Barg.ne- gat
cafum, vclut implicantem per locum snttipfccü, eo tamen per impoflibile ad-
mitfo,inqu:t Baffol.quód tales relationes à tundamcnuis (eparacz cílent
vtiq.oppo füig,ctcnt mutüz,& le inuicem coexise zcntnontamcn cient terminata,
fed ter minabiles , vnde paternitas elfet ad filia- . gioncim, velut ad
oppolitü,non vcró tan- - «juà ad terminum, Ad 4. neg. cófeq. quia ad
oppofitioné rclatiua nó exigitur eís&- tialiter munuscerainandi, (ed
tutficit, vt fücoppolita tcinuicé & regione refpiciár.. 11z Dices relatio
includit oppotitio- ' mécü fuo UMEN «dic.c.de oppofitis, vbi Arift. definicns
re- - Jatiue oppofita inquit , qu&ciiq. vt rela- Mua dicuturcaipja,qua [nnt
o portes at Got ipi Hr - doc cic.negat mai.ad prob.ait, vel | ct echac iau
correlauuücius,&-repe : aluer ad Metodo relauua non tendit ad ab: folutü,
fcd ad correlatiaüiergo c. Barg« non va Mecc hanc confeq, celatiua dicuntur ad
tua «pjolta, ergo terminantur ad ca, vcl ibi «pi oppoiicum pro fundamentco,nó
pro i, [ amen admitfa maiori poc nega Iiwiinor qaia oppofitio relauiua duplex *
€(L vna cit (ormalis, & e(t, qua verlatur áutcr eclauonem vaius exicemi,
& altcrà . oticipondceniem.n alio excrcmo, fcu in- a jalie- ra dici folet
terminariua,quia nimirü ver- fatur inter relationem,& terminum cius,
cum.n.relatio nequeat eife eiufdé ad Í ep (um;necellarió debet efle ad aliud à
fe di functum , atq; adco hactationc inter fe pugnaat , & hzcoppofitiocít
intrinfeca. omni rclationi; Et immeritó Io.de S. Th. cic. hanc oppofitioné
inficiaturqua (i ex- trancam ab illis quatuor fpecicb. oppo- fitionis ab Arift.
a(fignatis c. de uppoti- tis,nà veré; & proprie eft oppolitio rela-
tiua,cü.n.oppofita dicantur,quz in code tepognant reípe&u ciuf(dem,vbicüa.
re- pcerituc hzc repugnantia , ponitur oppoe fitio, quádo igitur hzc
repugnantia repe titur inter eayquag fe non tcefpiciunr, vt in« ter
caloré,& frigas,formara,& priuatio- né,vcl negatione,conftituir
oppofitioné cotrarià,priuatiua,& cótradictorii,qná- do aüt vcrfatur inter
cayquocü vnü refpj. cit aliud, conitituic relatiuà, ralis.aüc cít repugnantia
relationis cum fao terminos & idco proprié eft relatiua oppotitio;
&& ex hac doctrina de oppofitione relatiua;. quam paffim admittunt
Recentiores, pre im Suar.& Amic.cit. adhuc magis e« nctuatur fundamentum
allatü Thomift.. cuius vis toca rm hoc erat , quod relatio includeret
oppoíitionem rclatiuam cum; termino, & quod oppofitio relatiua vere fareur
folam inter relatioum , & corree latiuü , vndc ftatim deduccbaat correlas-
| tinum effe termmam telationis ; conftat -aüt minoré non effe vaiucrfaliter
veram. 113 Teruó relaxiones diuinz rcípi-- ciunt focmalitet fuos tecminos quoad
cc laaiones mutuasoppofitaspater.n.
referz tur, cerminatur ad filiam, vt (ic ,& non: ad aliquod
ab(olutam,tan:quà ad terminü: rcaliter diltinctum, ergo idem erit dc re- lauonibuscrcatis. Confir. quia: nfi.
quiaetiam im — creatus relationes traníceodentales cera nantur ad corrclatiuum
forimnaliter,vt pa- tet de materia ,& forma intet fe celaci$y G& aQtu,
& potentia, qva inter fe refe runtur fecundum propriam eifentiamgcr go eti
ariones. przdicamentales. y eee iohes, qua dc h sconcludunt,vie ur quoq; de
illis concladere . R«fp. Matr. ci'negac maiorem, & coe vatur oflé dere,
quod ct relationes diging Win - TENET ^ "1 ^21 UM SC N M tv- RUM M. -
Q.VT.c/n Relatio term.ad abfol.vvel refpetl.c/dr.II]. 677 tetminántar ad
eífentiam , at nó fatis ex- plicat, qüo poflit effentia vcré conttitui terminus
diuinarum relationü , cü non fit ab cas realiter diftin&a ,' Baísol, inquit
, d cuc filius in crcatis. e(E terminus duod rclationis patern;tatis, cít5
termi- nus Quo fit entitas eius abfoluta , fic etià in diuinis, vndé videtur
velle , quod inter rclationem , & cius terminum Quod rc- quiatur realis
diftin&tio , non auté fem- per inter cam; & cius terminum Quo» in uam
recidit (olutio Fabri cit. c. 4.
Pre-tamcndicerecumBargio,quod(iteneturper(onasdiuinasperabíolutaconftitui,dcbetnegariabtecedens,atcenen7feíadocommunemviam;debetnegariconquiaibirelatiocóftituitfuppofitumoLeper(onzabaliairalitecSUnMnecantérelationemintelligiturinroneper(onzdiftin&z,aut.habetaliquid,uoterminerrelationemperfonalem;noficcítincreaturis,vbipriusincelligiturxesabíolutafccundumentitatemfuà,fc:eundum
quam terminare poteft relatio- nemalcerius extremi ; quam folutionem z^ ECcipiunt
Recentioresomnes. 114 Ac conantur euertece Complut, hanc te(pontioné loc.cit.
ybi probare có- tendunt , gr relationes diuinas terminari ad relatiuum oriatur
ex ipfa formali (Tina róne relationis , non autem ex co ; x (int infinitz ,
fübfiftentes , & conftiruciuz um , quia inquiunt omnia diícri- mina reperta
inter relationcs diuinas , & €reatas oriri exe[fe,m, create «n. funt in
fübie&o,non diuinz, creata accidencia o fünt,nóp i]lz, non aucem cx effe
ad... at relato in fua formalitate conftituitur per ad, nó vctà per efie 7 ,
adcáom sino materialiter (e haber cü :gitur quo- ad effe ad omninà conueniam
creta, &c diuina ; (i ifte funz ad-ter (inum relati, yumyetiam à illa.
Verom an/ta) cx di- Gisq.3- hans doctrinze Esificassnà cffe D vel enro f, innt
poi par tatem relatonis,non wyaus, Q, 0€ «d; X quando £t boe ex cdengmis s
ncgabimus € creatas ompgi- las :eclianio coexigic cum tiones ad abfolutim non
terminantur , e contra veró rcs fe habet. in cteatis ; vad potius dicendum cft
relationé vt fic cen- dere in abfolutum,vt in teriminü, ei tamé accidere,
quatenus infinita, & fubfiftens, gptendat in rclatiuum. Ad Conf. qui te-
nent rclationcs tranfcendétalesc(lentiale e(Te rebus ab(olutis, concedunt
affumptü, (cd negát confeq. at nos dicentes cuam relationes tranfcendentes effe
(aperaddi- tasyaltim formaliter, rebus abfolutis, nec elfe idem cum ipfis, nifi
realiter, po(fu. - mus feruata proportione, paricatem con- cedere, & ità
videcur fenure Doctor cit. lic. F, dum docet actum terminare rela tionem
potentiz ub rónc abfoluta, quae in ipfoa&u faltim formaliter diftingai- tur
à rclatiua;& bzc (olutio eft magis ex- pedita,quia nobis nó incumbit onus
ofté- dendi quomodo róncs allat& concludant de przdicamentalibus, nonautem
tran- fcendentalibus ,. ficut incumbit prefatis Au&oribus qui valdé in hoc
laborant. 115 Quarto fi relatio nó habet pro ter mino alia relationemf;equitur
relatiua nó e(Ie fimul natura , & cognitione , contra Arift. & eorunt
naturalem conditionem, Prob.affump:um, tü quia paternitas ter« minaturad filium
, oon vt rclatjuuin eft, fed vc abfoluzum , & (ubftantia genita, yt fic
autcm cít prior filiaione; ergo patet- nitas cít prior filiatione ; tum quia
rcla- tio, vi relatio folum pendet à Fundamen- to, & termino in efe &
in cognofci , ef- go (i terminus non cít rclatio oppofíta y non poftulat illam
in codem inflanu,nec pendet ab illa in fua cognitioneyatq; ideo .non (um fimul
natura, & cognitione, Kefp. neg. cóíeq. ad 1.prob. ite; d neg, «&ou(eq.
quia vt ait Do&t. cit. fub G. tam fubftantia generans patris, q genita
filij -pracedut relationes paternitatis, & fili iohis priorirate naturz ,
& in fe DE ,nauua ambe (imul refultant p Andiuilibilem concomitantiams vnde
pa- tctniras non terminatur ad ubftantiam lij. ua fit Gmal natura cam ipfa , vt
vi» ,detuc lüpponcre argumeritum . Ad alte» sin j&obe neg. cuam confcg.ob
eandem FAtuQ $uia Quantum a ellc illamjnee igi in (ecundo digno patur rcíultent
amba pofitisextremis; pollunt eciam dici timol cognitione, non Quia re vcri
cognitio woius fit necetfaria ad cognitionem alrerius, ná vr bené pro- bat
argumentum , & resmaürfc(ta ett im clauis non mutus, füfficit cognofcere
abíolutumiad quod terminatur, (ed quia «um fandamentum;& terminus (int cau-
fz mcré naturalcs, (icut ipfis po(icisne- «cffarió caufantar rclatfones m effe
, ità etiam ambo extrema caufant necefTarió jn codem (igno cognitionem carum ,
vt elocet Lich.cit.in tol ad 2 & 3.Suc(T.li- «cr refpódet Baffol. fed
allata € (ufficiés . 116 Atdices fi vna relatio nó pendet &balia,vcl ad
aliam,tanquám ad termini, fon cit vndé oriatur neccílitas;vt polita *nà ponatur
alia , tà quia ex ipfa ratione «d atcenditur fimultas eatum ; tam quia fatis
cft ad pofitioné relationis poni tun- damentum;& cius cerminum neceflariü .
SRurfus fi ad in ln relationis co- gnofci debet abíolutum , ad terini - natur,
non poterit cognoíci dependentia «rcatureà Deo;nifi cognofcetetar Deus fccüdum
cius effe abfolutam . Refp. neg. «onfeq. nà fimultas naturz inter rclatio- ncs
mutuas nó oritur ex co,quod vna or- dinetur ad aliam , fed ex neceffaria con-
ncxione inter ilias hac autein attendi de- bet exconcomitantia caufarum concür-
rentium ad vtramq. rclationem , ex qui Difput. PLI, De Pradicam. vefpeGliuis.
1^ - c diceretur ad filium;nec duplum ad dimi« dium,vt dimidiü eft. Tum 1. quia
omnia relatiua e(fent tertij modi, quia omnia a» terminarentur ad abfolutuai in
altero ex- tremo. Tum 3. terminus debet ede eiuf- dei gener s; ü coyquod
terminat t pa- tet d^ (ubirftenría, qua eft terminus (ub- ftantiz ,X
iadiuifibilibus,que terminant quátitatem, ergo terminus rclationis ne- quit
efle ablolutum. Tum tandem , quia relaciaum debet definiri per (uum termi- nam
6.TOj.c. 2. at definiri debet per (uis correlatioum ex cod. 6. Topic. vb: ait
Arift.duplum tine dimidio non definiri y & ex pradicam. adaliquid , vbi ait
co- gnofcentem definité vnum relatiuorü co Levy & reliquum, & ex Porph.
c. de ie dicente in vtrorumq. racionibus oportere vtrifg. vti , ergo &c.
117 Refp.ex Barg.cit.vtiq.partem di €i ad filium , duplum a dimidiam redu. plicariué
vt 6ic,quia fub nomine relaciao. fieti tconuettentia, & reciprocatio
rélatiuotum;non tàmé terminatur pater ad filium,duplum ad dimidiü, nifi (pecie
ficatiuc.i. ad id, Quod cft filius, & dimi- dium; vel (i placet; dicascum
Baffol. qu& fequitur Faber,filium,& dimidii,& vai- uerfaliter
conftitutü ex ab(olato,& rela- tione effe cerminü Q 40d relationis , ab-
Íolutü veró effe terminam Qwo; Vel vc im qui- ipfa z.conclu(, innnimus dicas
ip(am te- bus necetlarió refultant relationes ; neq. ália concomitanria eft
accidétalis omni- '$ó , fed per fe , quatenas cádem fünt. ex- trema , cx quibus
rcfultam relaiones;li- | €ét diuerío modo,cxtremum.n.quod re- I rr vnius
concurrit ,vt fundamentam, &u alterius coacurrit, vc terminus. Ad aliud
conceditur. con(éq. & ideó fa- "€emuc non poffe naturaliter 'i di-
ftin&té à.nobis relationem dependencia «reature ad Deum ; vt Do&or
imnuit q. 1. Prolog, & ibi fusé Lichet. poteft tame «&ognofti vtcunq.
ficat é cotusé artinge- ve potlumus perfe&ioné abfolutà omni- potentia De:
, hinctüinon fequitur Deü Es dcberein dcánitionc creattitz,quia tio depenuécz
non ct de eius intrin rónc, & quidditatiua'ex dictis q. 1. exudiatg, Tua
quia tunc pátet nio lationem effe terminü cócomitátem, n tamé pet fe — vt
terminus pri» maritis terminer, quia fine ip(opóc abo lucé ficti terasinatio ,
vt conttat in rclati- uisnómutuis. Ad 2.neg-co(eq. cü Lichs
loc.cit.mon.n.diffecüt relatiua tertij mo-« ete s,quia - Fe era S ma ad abío
m;rion aliajf 2 'olutum, ad técininátur, nóni eer Prey ad ut b oFReew m,yt quit
Arift. s. et. Ad 3.Zerbicit.abfoline negat aum pium, quia re vera 'Ipe&at
adi cero ol im tiri vt conftat ex is in acg. ; isi cergo dicendü inpropoii ;
mino relatiónisjnec incouenit térmimim: ditc&é pertinere ád aliud przdicam,
& tcdàctiué 'olum ad'przdicam.relationisg "& pet illu cclationcim
defiairi dati Q.VII. c dnrelatiopetat extrema realiter difline. | 679 is
definitio dicitur effe per additamentü, ivt diximusq 3.Ad 4.potiuscít ad op-
politum , quia vt (upra diximus ex Scot. in vIt,róne pro 2.cGcl. y magis infca
dc- clarabimus prp iniuntur relatiua fundam.fui correlatiui, quam per ip- fim
correlariuà formaliter,vndé à quane do Arift. & Porph. aiunt rel atiui
definiri debere per correlatiuum | , explicari :de- bent fundamentalitet . QV
&STIO VII. ybi confideratur relatio ex parte. vtriu[que extremi quoad eorum
' diflintlionem abinuicem. 318 Vplex
occurit difficultas exa. D | cust d q. prima eft, an requiratur ditt in&tio
in re incer funda- tenrum,& üyqua dicuntur exuc- tna relationis, quanta
eife debcar;qui- dam pauci dixernac. nallam di cione effc nccetiariausquod
probapr ex rel nc identitatis ad fcipíum ,quz realitfjma videtur , quia tam
proprie & à parte rei fiae
fi&ione intelic&us cít aliquod ensi- dem (ibi, cut e(l diuer(um ab alio
vel. tnile alieri; Alij dixerüc debere vtiq, rer- minom,& fu ex natura rei
toc- aliter dift mgui, non taucn (emper rca- litcr, quia eiudem ad (cipfum;potc
«tie £clatio réalisfub: diuerfis formahtatibus confideratü, vt v. g cum :dem
mouet f. ipfum, vt voluntas producendo in fe yo- litioncin,vel graue
deícentum;tunc.n.vo- Juntas in rationc mouencis realiter refcr- tür ad
(cipíam,vt motamita Baffol. 1.d. 0.q.1.ab initio,vbi ioquit,quod licet rc jones
cauíanuis , & caulat, producen tis, & producti requirant diftindionem
rtalé inter extrema,quia nilul pocctt feip fum cau(ate,vcl producere 1d tamen
nc- cellarium nó cft in relauonibus a&iui ad paffiuum,mouentis ad
ànotum;quia intcr motum & paticos cít rclatiotealis , & tameo volunds
agit in fc causando a&tüm fuum, taquod ipla ctt agens,& paucns,mouens ,
mota, idem docuit Greg. 1.d.28.q. 2. Et videtur mes $c t 1.d 2.9.7. 2d. 2:410.
d.25.q* yn.lub L.vbi uiplex dillingoit genusre- diftind B Agna lationum,primum
eft earum, quz dicunt dependenuam elfentialé , vc relatio cau- fatt ad caufam;
fecandnm e(t earum , quz dicunt (olam originarioné vnius ab «l:o przfcindendo à
dependentia , vt (unt di- uioz productiones , tertium tandem eft carum, quz
dicunt (olam dependenti accidentalem, vt rclariones adii, & paf-
liuiymouentis, & moti, & relationes pri- mi generis,iaquit, repugnare
incadé na- tura, & (uppoíito, relaiones fecundi re- pugnare in codem
(uppofito,non naturas tclariones tainé cera generis ncc eciá in codem (appofito
repugnate,quia idé po- tcit in feipío. perfe&tionem accidécalem caufare; vndé
po(tea inferius infol, prime. ait , quod voluntas inquantum potentia Ida, qu.
pt elicere (uam volitionems cit alia tor:malis r8 à porenuasvel ratione
recipiendi (uam voliuoaé ipfam perficié- tem, & cum dicitur, quod poteatia
ari- Ua cit p: IPEA Ui utandi pian inqua tum aliud, jaquic or,quod ly inqu&
1m dit reduplicat formalem d ins aliam folum quando mouens, G* motune funt
ndifliuél a fubie&los[ed quado [unt Wubiettoyreduplicat rem alia , iib is
manifcfté (ignificat fnflzice 1c diltindionem ex natura rei fotmalega inter
exirema relarionis actiui,& pa(liui, mouentis, & moti , quz vtiq. cft
relacio tealis;id.-defendunc ForaaaliLa illi ,qui docent diltindioné ex natuea
rei foria- lem pra ícferre in te celationé poütiuam actuglé,vt Vallo p.2.focm.arc.4.in
fiac, ..119. Dicendum tamen c(t, relitioncaa tealé( proprie de ip(a lo
u&do) petere ex trema E dittia&a,ita
Dod.1.d.3t.&quol.6.vbienumeransconditionesad.relationemrealemrequititas,hanccnumerat,vtprzcipua,&e(tcóisopi.Thomift.&Scori(t.gdocetP.Faber
;. Mete difp. 12.c.3..Barg.1.d. $«q. Vecf. J"tdb
adducutursLich. 2.d.2 jj. vn. & alij A fi my probatur; quia per hoc probar
A.» rit. 4. Mer. 1dentitatem ciufdem ad (cipe (um non c(le relarionem realem,
quia re» latio cealis inter duo veríatur, 1dem aut pon cft duo rcalicer,yade
idem ad feijsü tanium i6ae refercur 1d€ labi 1pli. copa rando , ac (i cileut
duo exircaaa , diciuur t autcm 630 " Difp. VII. De*Prallicam. tefpecliuis
s : AUS. 2 vt ilià habet, vt ait Lichiet. cit; 2.d.5. $ autem quodcunq. ens
idem fibi fine vlla fi&ione intelle&us , non quía illa identi- tas
dicat aliquam relationem realé eiuf- dem ad fcipíum, fcd quatenus dicit nega-
tionem diftin&tionis rcalis ; qua negatio eít realis (00 modo. Deinde,
vcl rermi- nus relationis realis eft oppofita correlae tio, vcl abfolutum , in
quo illa fundatur quodeunq. dicatur , femper concladitur realis di(tin&io
fandamenti à terminio , quia extrema nata funt fundare relatio- nes oppofitas.
Nec fufficit dicere ad hic oppofitionem rclatiuá , qua femper ver- fatur inter
extrema relationis , fufficcre diftiodtionem ex natura rei formalé incer
illa/Nam ex relatiua oppofitione inter di qritias perfonas nó bene colligerét
Thco- tum SS. Patribus réalé d:ftin&tioné inicc illa$5 & praefertim cü
hic Git fermo de relatione rzdicam: quz eft verum ac cidens,nó videtur poffe
inter formalirates ipfas cadere. pati Fetibalical nó eft f.ffi- ciens
fübie&um immed iati phy tici acci- d£tis, 9» (olàm fübie&fatur in re
phyfica . 1270 Neq. Dottor foc.cit.oppofitum docuit , fed fuppotita coi doGrmn
de di- ftin&ionc reali exttemotti celationis,fo Jum docere voluit , non
effe nece(Tariam &qualé in oibus , (ed inxta maturá ipfarü relationum, nam
fi important fimplicem briginationé, petit realé diftin&tionen, tantü
fappofitoram, (i viteriug important orto em e(fentialem,petüt cealem
diftinctionem non tánturm fuppofitorü , fed & naturarum ; (i vcro importent
(oli üependentiam acctdentalé , neutra requi- rüc, quiaidem pót à fcipfo a
ctidenutts dependere cau(ando in (cipío aliquá pcr fe&tioné accidental vnde
non idcirco i rali cafu excludit Do&tor realem diftin- &ioné quácunq.
inter extrema relationis rcalis , fed cantum (appo(italem, & fic in co
caíu, vcl ncganda eftrelaiio realis in- ter mouens,& motum, &
admittenda (o lum inter mosens , & ctle&tum de nouo productum in móto ,
vt ait Bargius loc. cit.& (eq. Cauell,difp.5.de anim.fec. 13. fi. 10. vel
fi concedatur etiam inter mo- tiens, motum cunc dicendumidem , vt tion habens
aliquam formam rcalem di- Ringui ccalitet accidentaliter à fcipío innuit Doctor
ibid.in (0l. ad arg.prin. ait qp inquanttm medicus e(d [anans, eff aliud d.
feipfo €— fánatur ; dum üt ibi fobdit,g; duplicat róticm formalé aliá,nó veró
ali rem, per hoc nó intendit excludere intet. - movens , & motum omné
diflin&tionem rcalem quando idem m.ouct fcipfum, fed tantom diftioGionem
realem pocos rum. Quod fi in tali cafu intendit exclu- dcic ab | fis
o&m,realcm diflinQionem , & (olam formalem aftruere » tunc ncga- bimus
intet moaens , & morum realem relationem verfari , quam ibi non expri- mit
Do&or inter ca verfari. "111 Hinc igitur concludimus realiter
diflingui debere extrema relationis pro- pré di&z. g ide addimus, quia fi
relas . - tio bes bur mans fumeretur , pro ea ;f. quz nori eft penitusrationis,
& pro iia ordine inter aliqua. ipit» que ex nacurá rei reperto , qui tamcn
o0n '$mportet verom accidens,ita cócedi pot petere extrema rea liter
diftin&as& lis iam forct de folo ne- mitie; in quo ét (enfu concedi pót
diftin- &ionem formalemam portate ccalé ccla- tionem inrer! formalitates ex
Datura rei diítin&as , non tamen proprie loquendo de relatione tceali,vt
diximus a qe. ar. 2. cü plurib.Scotittis, c.n. folà dicit fiegationem fotmalis
identicatis . inimé veró necelfariüi arbitramur , gy volunt aliqui , &
famp(erunt à Soncin, f. Met. q.29.tátam debere eflc huin(mo- di realem
dittin&tionem , wt fit inter eR» tía determinat, quz nü fe habeant, vt to
tüm,& pars,» ideà' dixerunt, vt cuitarét infinitam propemodum miultitudiné
re- lationurb partium proportionalium in có tinoo, fed (ane nullam videmus
nccc(fi- tai iftius limitationis; nec numerus rcla tiorium inter
partes«coniunui proportio maiorem habet d.fficultatem;quam nümerds ipfirum
partium , vnde qu dicitur dé multinudine ipfarum parcium s hot idein «dicendum
ecit. dc. rclationi- bas ipfarumadinuiccm . 112.
Altera diflficulras inter Scotiítas, &'Thomilt, cftjan ratio fundandi
debear- —— aliud,re- £uef V1. en Rel. petat oxttr. vealiter diflüintla. 691.
teffe plurificata in exuremis., vt illa dican- - i rry inter fe referti fccundü
illam, vt v.g. an vt l'errus dicatur realiter fimi- lis Paulo,debeat albedo,
que eft ro fun- dádi talem relationem, cflc in illis exure- mis geminata.
Affirmant Thomiftz paf- fim cà D.Th. r.p. q4 zat. 1. vbi ob hanc róné negat
zqualitatem;que cft inter di- uinas perfonas , effe relationem realem , quia
fundatur ine(fentia , quz eft eadem in tribus,vnde Catet.ibide, Bannes , Mo-
lina, & alij inferunt confequenter, quód fi vna , & cadem albedo numero
ponere- tut in duobus fubiectis , ibi non efse fi- militudinem realem, fed rationis,
& hac etiam cít communis fententia Neothc- ricorum im Log.& Metaph.
Dicendü tamen cit ;hanc non effe có- dittonem neccílarió requifitam ad rela-
tionem realem, vnde fi eadem albedo nu- mcro effet ia duob. fubie&is »
adhuc in- ter illa foret realis fimilitado . Ita. Doct, €x pcofeíso
1.d.51.q.vn.& quol.6. per to tum , vbi hac róne tenet à concra zquali-
tatem; & fimilicudiné in diuinis e(se rea- les relationes, fequuntur oé
scias difcipu liibidem Faber in 1. dif p. 47. Rada 1. p. €ontr.26.ar.3. Vulpes
3 .to. r.p.difp. 68. ar, 2. Bonctus in hoc pradicam.& alij paf fim,etló
deuiet Baísol r.d.5 r.q. r.ar.4.X T Do&or probat aísertum rationibus
'[heologicis , nos tancum ex iple Mcta- phyficas deducemus; probatur 1taq5 Tam
quia ad relationem realem tres
illar(uffi- €iunc condictoncs frequenter inculcata vyexcrema tint realia
, qp» fint realiter di- ttinGa, & cyoriatur cx natura extremo- fü cicrà
opus intellectus , acita res (e ha- beret. (i eade numero albedo effer in. Pe-
tro;& Pauloquia hzc forent. duo fimilia sullo cog:tan:e incelle&u y
& realia , ac realiter di (tinta , vt patct, ecgo &c. T quiagqualitas ,
& fimilitado fundantur fuper voitatem quantitatis , aut qualita" tis
in dittinótis cxcceimis;cergo quáto ma- jor , ac wcrior cft voicasaliquorum
duo- Tán coi ratione fundandi , tanto maior , acverioraqualitas , vel
timilitado erit incer illa; vnde magis fimilia funt duo al- ba, quia conueniunt
i vna caionc fundá- di (pccifica.quam album, & nigrum, qua €onueniunt in
generica , ergo fi aliqua s duo extrema conucmirent in vna ratione fondandi
numerica , ficut hzc eít vnicas omnium maior, ita & relatio eíset vera.
& realiffima. Tum tandé,quia vt ait Ra- da,fané eft resmiranda , q dao alba
ean» dem albedinem fpecie babétia fint inui. cem fimilia fimilitudiae reali, vam
il- la haberent candem numero albedinem, efsent quidem fimilia nullo
confiderante intelle&tu, non tamen fimilitudinc teali » fed rationis ,
certé hoc album formaliter eset illi alteri fimile, ncc poíset nó oriri
fimilitudo inter illa extrema ex natura,» tci; ergo e(set vcra fimilitado
realis , 1213 Reípadét o&s ex Caier.cit. preter illas tres conditiones,
requiri ét aliam,q». — ratio fundádi, feu fundamentà proximu fit in ipfis
extremis plurificatum, vt v. g- alia fit albedo in Petro, alia in aulo , ró eoráü
cít,quia fundamenta proKima funt uz primó referuntur, remota verà , feu biecta
medianubusillis , wt albedo in Petro,& albedo in Paulo (unt primo fi-
miles, Petrus autem , & Paulus medianri- bus illis; imó inquiunt hác
conditionem includi in illis - eg dum .n. dicitur exe trema relationis debere
e(se diftinGta s hoc cert non debet tác icelligi de ex- tremis materialibus
& remotis , vt funt Pecras,& Paulus in fimil:cudine,(ed pra- fertim de
proximis , & formalibus , hec m. fünt, quz primó refecuntur; & ruríus
cum dicitur relationem debere oriti natura extremorum , vtique debe: intel.
ligi de extremus ipfis formalibus, quia vt dc Íe conftat,inter Petrum, &
Paulü non oritur (imilitudo ex natura ipforü in fe y fed.ex natura albedinum
eis inhzcentiü 5 hinc poftea dicant ad aiia risen »Qqe po(ica eadem numero
abedine in Petros ix Paulo, císent vtique veré,& realiterfie milia racione
fundamenti realis nó tam& róne denominationis rclaciuz ,quia 1 eísct
rationis, quo ctiam fenfu ens dicitur efse idem e nn cia odcunque opus inte , -
Leto tá rhtioyi qua fondamar. vni €é oppofica (cutentia, labilis eft,&
fluxay quidem innicitar ei» quod dc fa&o con- tingit in fundandis x TTA
& hoe 681. — "Dig. VIL. De'Pradicam.vefpeGliuis «. affumit, vt
conditionem per fc necelfa- riam ad relationem rcalem,ex quo capi- te itrepíit
tota Adueríariorum deceptio; verum quidem cft , ita de fa&o in creatis
-€ontingete , quód ratio fundandi eft plu- rificata in extremis,vt v.g«albedo
in duo bus albis, & idc albedines (unt. funda- mcnta proxima. y quae primó
referuntur per (imilitudiné, & róné ipfarum Petrus, & Paulus ; at hoc
totum eít per accidens. ad realitatem relationis , procedit .n. ex "hoc ;
quod aon eft poffibile in creaturis rcperite extrema quz fint realiter diftin
-."€iaj& gp ratio fundandi in cis fit vna nü- meto, ex quo cci fit
confequenter , vt. in €teatis ró fundandi fit inextremis gemi - nata , at
quantum eft cx parte rclarionis 'hoc totum c(t per accidens,quiarelatto- acs,primi modi prz(ertim,cxigunt vnita -
temin róne: ! $» Met.tex.20. non - dliftin&ionem, vcl pluralitat£, imó vt
ait : Doctor quol. 6. $. iflarum quatuor ra- tionum ; in diuinis rclationcs
ipfz origi- - fiisquzad sii modum attinere vidétur , "fundantur in
effentia;quz in tribus perío- mis cít omninó vna,& indiftin&a; quare
deducitur, quód fi Deus poneret candem : albediné in l'etro , & Panlo,
fimilitudo intcr ipfa effet relatio realis, tunc .n. ip(a -&fsent proxima
fundaméta illius relatio- nis, & pomórelata per ipfam, & pariter
xzclatio ociretur ex natura ip(orüvt ftant fub illa :atione fundandi , atqueita
adhuc xxcrema relationis etiam formaliter ac- eepta effent realiter diftincta,
quialicet aunc ró fandandi vnam relatione non di- düinzucretur à róne
terminandi , dift in- gucrctut taméà termino totali , quia ter- sinus totalis
ea "a praise albedo im altero extremo, fed iplum exttemü com »
albedine;& timiliter ex parte fundamen- ti ,namtotale fi um effet (ubic-
«&ü cüalbedine , atque adcà extrema to- talia di(tinguerétur & parte
reis quod (ut. ficerct ad realitacem relationis , ficut (u£- ficit in diuinis
ad veran & cealem.pcrío- nirum productionem sm Theologos , & soliigitur
cx Doétorc t. d.7.q. vn. infra ..- quód priacipium Qnod , & totale rca-
"liter di(tinguatur àcermino Qui , & to- »saliy non au tem ncecíle eft
» quód ita di- upto: principium formale,& termi nus formalis, nam tenct
patitas,quia non minot diflin&io requiritur inter produ. cens, &
producti rationc produ&tionis intet relatum, & terminum ratione re- lationis
, quia ipfa produ&io relatio eft. el (ine relatione concipi nequit ; vnde
ex hoc à fortiori poffet corra Thomiftas deduci validum argum., quàd fi ad
reali- tatem proda&ionis nó requiritur necef- fario extrema Quo effc
realitec diftin&ta,. fed (ufficit talis diftinctio inter extrema. Quod
,ita quoquein relatione - Probatur ét contra allatam rcípófio« n6,» fi Petrus,
& Paulus candé. numero haberent albedinem , forent fimilia rea- liter &
quantum ad realitatem relationi. & nófolias fundamenti, tárex modo di-
&is; tum quia fubie&tuim nó dicitur [umi- leex relatione fundata in
albedinc in ab- flracto;fed inalbedinc, vt ei tribuit fuum effectum formalé ,
at in cafu pofito funt duo effe&us formales à patte rct diftin- &i,
etiamli [it vna forma alb: , quia de- ftructio effcétu formali informani Pe-
tram , pót adhuc remanere effc&us for- malisa& vnio cum Paulo , ergo
funt duo exirema formalia rebitionts (imilitudiniss quia Percus elt (imilis
Paulà proxime ró nc cffe&us formalis,qué recipit à forma, 115. lnoppof.
obsjc. 1. rationé füpra: inlinuatamycdp exqrema ccferuntur realiter rone iy
v.g.albedinis, ergo ratio fundádi debet eifc d. fEncta in exirem's,. Pcob.
coa(eq. quia fandamenta proxima. fünt,qua ne referuntor , & per ip
referuntur excrema materialia, feu (ub:c- &a. Relp.Scotittae commaniíter
neg, fua damenta proxima effe , quz primo refe- runtur y nom.n. vna albedo
dicitur alteri ftmilis) nec vna quantitas alteri qualis, fed cadem in
naturay& Ipccie ; tundumé- ta ergo proxima uon referuntur v. g.albc ines
,ícd remota ;i, fübiecta habenti s illus albedines, funr, que primo, & pro-
prié referantur ..Sed ccrcé iimeriió ne- gant quancitares duas non potfe,ac
d.bes re dici equales etiam. pcazcifts fuübiectis y. ac pariter. duas.
qualitates fimiles. cam. -&fe equales & inaquale , timile , X di£-
sfimile ponantur proyrictatcs illarum, nó» Que] VI. e Ahvatiofund debeat in
éxir uif. 655 m fübftantiz ,cui inhrent ; & ncmo »g nientis c orti otii
& al. bedines duarum ho: we confecratat( dici camomni proprietate zquales ,
S fimiles kn? Mroppofitun; nà folum c(t manifeflé contra rationem, quia Má-
ahenmatica demonftrat has palfiones de quantitate feparata à fubftantia ,
(ed«etia «ontra Do&erenm in 3.d. 1 2. q.2. vbi füb lit. A:& G. ex
protétto oftendit has reta- tiones immediate fundari fuper fingala- 165 quantirates,
& qualitatessittaut hz fint €xirema prim relata ctiam quando funt án
(übic&o. Ec cum dicunt vnam albedi- nem,vel quantitatem non effe alteri
fimi- Tem, & zqualem, fed candem in fpecie, & maturis perpendere
debebant , quod ob- fccuauimus fupra q.4. art. 2. ab initio in uantitate ,
& qualitate ratione vnitatis ndari potfe relationes duplicis pex 1 eam
ratione vairaris ineffentia tundant rclationem idenutatis, at ratione vitatis
«uiu(dam accidenralis fündánt fimilitu- dinem, &zequalitstem, enim vero ratio-
thc vnitacis ià gradibus intentionis quali- ta5 fuadat fimilitudinem , &
ratione vni« tatis in partibus extenfionis quantitas & juahtirem.
Refp.'ergo ex di&is; cócedendo quan- titates in extremis e(fequa primó
dicü: tur zquales, & albediacsfimiles , & iptis gicdiantibus
fübic&à dici tálía ; verü hoc totum accidit , quantum attinet ad rcali-
tatein relatiomum , zqualitas .n.& fimi- litudo potios perunt vnitatem;quàm
plu» ralitatem in fundamento ; vnde (i cadem albedo effet in pluribus
fübie&tis, tunc illa dicerentur realiter fimilia, ctià quan- tutrrad
denominationem relatiuam; quia jpfamzt fubie&ta ià eo cafu forent extre- ma
qua prim referuntur ; & etiam pol- fent dici io extrema formalia e icati
effe&us formalis, quos forma tilucrer ilis vt explicatum eft , & de-
mum effet rcalis d:ftin&tio inter exuc» ma totalia, & adzquata . 1216
Demdéob;jci. quia extrema na- tà funt fandate oppoíitas rclationes,id]; benc
ficio ipfuissationis fundandi , crgo hzc dcbet etfe diftiata io illis «. Coar.
gquailitas , & fimüitudo referunt exac- ma,vt vnum , €rgoó quando vnitas
cxtrc- moruminratione fandand: foret maxi- ma f. numerica , rcferrentilla , vt
vaum pumero, atq; ideó relatio aequalitatiss fimiliradinis inter.ca tealis non
efTet , fi- €t nec relatio eiufdem ad feipfum . Refp. oppofitionemrelaciaá.
relatio- nam zquiparanriz ,de quibus przfertim cft przefens d: fficulcas, ede
minimam in» ter omnes , vtbené Suir. obízruat difpe 47. Met.(ect.16. n.40.
conliftit enim in hoc; quod due tclationces 4ingalares ità interfe oppunantur
,vt quamuis habeant fandamenta ciu(dem rationis , non tamen pofBintineffe (imul
vni , & eidem; quia nequit vnum;& idem cilc fundamentum, &
terminusrefpe&a ciufdem; palam au- tem eft haiu(ímodiroppotitionem nó c(-
[etantam, quin poílit ab cadcmeriam nu mero oriri ratione fandandi , (i hac in
duobus extremis cflet replicata, quiatam inumcrodidinguun.ur daz fiailicadines
exortz à duibus albedinibus ; quam illae duz ; quz orireatarab cadem albsdinc.
in duobus (ubie&is xeplicatay nec maior. op potitio effet inter illas «4m
iarer iftas, quiatota earum oppotitio: vtrobiqy con- fiftit in hoc, quod é
regione contrapo: erue germs cit fandamen:um vnius, cít terminus alterius
,& € contra, uz etiam folutio notanda eft ;quia nec atis candidé
Scotifte:cit. ab hoc argu- mento fe expediunt , aiunt.n.extreima nonopponi
relariué fecundum, fe;fed me - ritó rclationum oppofitaram,quod vtiq; verumceft
; ac nil refpondent ad hoc ; 1n quo confifit tora difficultas quod rela- tiones
oppoficz orixur in extremis me- zitó rationis fundandi , quz proindé de- bet
effe diuerfa in extremis. Ad Conf. facilior cft (olutioncg. adiumptum, quia
nihil realiter dicitur fibi fimile,vel equa leyac proindé vera, & rcalis
aequalitas eft inter duo extrema realiter diftincta; ve« rum. tamen efl id , 4n
quo dicuntur 3ffimilari,velaxquar cile vnum) . at illa adinuicem realiter lier
diftin-- Ga. Fff z QVE. 694 — Difj. VIT. DePredicm. Refjeiis: | iatrinecus,
& cxtrznlecus aeníientem s QV.AESTIO VIII. Quotuplex fit. Relatio
Pr&dicam. & quanam con[litwat quartum — Tr«dicamentum . 117 D2& non
femel relationé Prz- ; dicam. yt à trá(cenienrali ic- cernitur diui fit in
intrinfecus,& extrin(c- cus aducniété, lic praefertim im 3.d. 1.q.1. $.ai
illud inoppofitii im 4.d.6.q. 10.$.bic dicitury& d. 10 g.1.1.& d.15.
071. $. ad buius autem,& quol. 11. art.4 C wien in locisprefertim duobus
vltimis, hanc di- uifionem rrádit velut íuo t&pore cómuni- ter icccpram,
& a prifcis Arift. Incerpre- tibus tradiram , & quidem ctiam Auctor fcx
princip.cod.lib.c. r.in fine hanc d:vi- fionemaffignat , & veluti famoíam
fup- it & de vlrimis fex pra dicam.agit,vc ti de refpe&tibus
extrinfecus aducmicn- tibus, dum aitea veró , qu&ex'rinjecus contmguntyaut
a& us aut pati ^ Wi difpo- » fitiesaut ejJe alicubiaut 1n morayaut ba '
dperenecefiario erunt ,cíto ibifub acci- - dente intrinfecus adueniente.
cóprehen- dat quóq; quantitatem, & qualitaté. Hác tamen diuilionem vt.
eucrcerentc, omnes fecere conatus Thomiflz . & wii juamplurcs,Ha rueus
quol. 7. q. 14. Ca* Viel d.«-tp1. Bnocin- $. Mer. q.3 9. Ca-
iet. 1. p.9.63-art.2« Sot.in hoc. przdicam, q.1.& S Pita zar Sr died
Met.fc&.1. Ruuius bic . ifp.15. Met. à $.147. Attiag.difp.12. Log.(cc. 2.
Auería q. 15. Log. & ali ? paffim hanc di- uiionem in&cianur cx Aurcol,
1.d. jo. párc 1 arr. 5. 2 m " 128 Dicendumtamen cft , rclationes
pradicométales poffe , imó dcbere diftin guum relationes intrinfecus , X
extrinfe- €us aduenicnies, & per illas hoc quarcum conftitui predicam. per
alias veró vltima fex yrgdicam.et q.vIt-dicemus.1ta Do&. loc; c:t. cum tota
ium Schola circa eadem loca, vel in przdi dernis noftris fuli(fimé defendit P.
Faber f: Met.difp. 23. ex exteris veró cam ad- miccüc Vencer.$.fug Met c.36.
& 37. Lo- p hic AM o.Log. d «Q9» peripat. Probatur in primis explicá do ,
qud Dod incliga: pr relationem pet illam. n.inceilig t quz nece(sarió cG-
fürgit potiro fondam éco, X termino, feu orkur ex natura extremorum, & non
ex aliquo eis exirinfece accedente , per ifta , veró intcllgitsquz
infargit,nonex natu- — ra extremorü, ied virtute alicuius, quod omn:no ab
extrinfeco venit , nec perti« net ad ióné cxiremorum, vt exirema fünt «ij vt
habent rationem fundamenti, & ter mini, led 1ftz peculiares rationes often-
dunt naturam h:rum rclationum effe cf- fentaliter aliam & aliain, ergo
&c. Cóf. adhuc, & magis explicatur , quia dantur relanoncs quadam , qua
pofiuse..tremis in rcrum natura , Virtute ipforum przci- fa,& alio quoc j;
(eclufo,infargunt; dan tur aliz, qug politis extremis noniofur- gunt , (ed
quedam alia requirunt penitus extrinfeca rone fuodamenti , & termini y.
ergo diuiiio illa potett,ac deber admitti, Piob aifumptum ;quiarelationes
fimili- tud:nis, & z:qualitatis pofitis excrémis im rcrü natura etiam in
quacüg; diflátia res (u'tant, quaíi ad corü pofitioné, nil aliud defideretue
vlrrà ipfummet. effe exire- moráü, (ic relatio paternitatis, & fiiátio- '
nis, luppofito homine gcacrante,& geni- to, neccílarió rcfultat ;€ contra
veró re-- lauo a&ion: us extremis i c(se v.g. igno& ligao in rerum
natura,etiam a&ti- uo eodem modo fe habente (ccundü po- tentiam
actiuam,& pa(fiuo fecundü pa(- fiuam, cx folo defectu alicuius excrinfe-
€i, v.g debitz approximationis non rc- fultat, hoc vero adiun&to refultat ;
fic ét & Vbi nàocitur ex. natura extremorum; uia tüc illisin efse pofitis ,
vt hac cathe- dra & plateajoriretur (latim relatio pre- fentialitatis eius
ad plateà , quod eft fal- fum, (ed requicikur vitecius horáü exrre- morum
approximatio v.g. applicacio ca-
thedizadplateam,vt.5cotdoc.quol,cit.TandemvtDod, arguit loc. cit. di-
ftin&tio horü refpc&tuum ex prefsé colli- gitur ex 5. Phyf. tex. 10.
vbi docet AuifI; ad genus ad aliquid non dari motü , quia non pet fc, (ed per
accidens cclacioncs il- lius generis acquicaatur .(.ex ipfamet ex- tcemorum
pofiuonc , affi rmat tame dari motü ad Vbi; quia habct propriam noui-
"Q.V. Quunplex [se Relatio pradic. (at£ , & propria acquilitione
acquiritur mon vetoad acqui fitioné alterius, qp ha- beat róné fandameuri, vel
termini , & ti Vbi noneft , ni(i refpe&us locati ad locum,vt infra
dicemus, ergo omniso debét diftingui hi duo ordines rcípc&uü inuinfecüs,
& exccin(ecüs aducnientium. Refp. Thomiftz communiter ; quód cum dicitur
pofitis fandamento , & ter- minoyin rerum natura, non illicó poni re
lationem extrinfecüs aducnientem ; & per hoc differre ab intriníecüs
aducnien te , vcl fermo eft de fundamento , X ter- mino proxiinis, & fic
falíum cft illud a(- fumptüde quacü;. relatione;etià extr fecus adàeniente,(i
deremotiseft veri iríói.relatione cciá intrin(ecus aduenic tejham polito
Petro;& Paulo;nó (Latim iníurgi: fimilitudo, quiailla (unc funda-
mentu,& terminus remota , at pofita al- bedine ini vtt0q. illorü, ftatim
infurgit rc latio fimilitudinis,quia albedo eft funda- mentum proximum
fimilitudinis; vnde pariter in propofito fi a&tiuoy & palliuo po(itis,loco,&
locabili,non ponitur rcla- tio, lioc proucnit,quia actiuü, vel locabi- le non
dene im fundamenro proxi- in cafu eft approximatio at po rec Me sncbir e certé
ità neceffarió fequitur a&tio,X prasétialitas y ficut quae €ü3.alia
relatio. Scotus ergo in hoc decc- pus cít(inquiunt) quód de (ubic&o, (cu
fundamento remoto relationis lecucus. eft ,non dc proximo,& comparatione il
- lius affi gnauic relationem cxtrinfecusad uenientem;quod facere nó debebat,
quia ficetiám ipia fimilitudo exrrin(ccus adue nit , refaltat n. in fübie&o
per acce(fio- nem licuius exttin(éci,nempé aloed. ^ 129 Atccettá potius
dccipiuntur ipfi dum talcm fcrunt de Doc,noftro opioio né, na ipfc appellat
a&tignem relatione ekitrinfecus adueniétem cóparatione fü- darmienti
proximi nó remoti, Vt cóflat in 4 der3iq.1. E, hoc aüt |pro- ximum aQonisno cit
approximatio; vt ip& arbitrantur, quia i pr xim recipit denominationem
rclauo nis (ündarz immediaté,vt albedo » quat ett ratio fuadandi
timilitadinemn, dicitor fimilis, ac approximazjo nó dicitur ages Logica « pro- ipli
pucant. fed neq. pati€s, fed e(t potentia a&iua, ficut paffioni, potentia
pafliua ex $5. Mct. C. 1 j. Immo acutiffimus Do&. hác rcípo
fionem-Aduerfariorü. przuidens 4. d. 6. q. 19. B.cam ftatim pracludit his
verbis, $i dicas rejpettum aliqué aduenire ex- trinfecus [ubietlo no tamé
fundaméto.y boc nibil efl, quia relationes intrinfec&s. vt poté
fimilitudosqua cofequituv albe- diné, cj: buiu[modi, poffunt extrinfecus.
aduenire fubietioquia fundamétum de nouo aduenit , ergo fi ille funt intrinfe-
€ Q" alie extrinfeca , erit differentia earum in sq ari one ad f[undamétii
, di(erté igitur D'oétor docet relationé de bere appellari, & iudicari
extrinfecus ad . uenientetn , non ex comparatione ad fü- bicétüs(cu fandamentü
remotü, quia fic ois relatio cífer extrinfecus adueniens , (ed ex comparatione
ad tundamentü pro ximum, vndc fi Thomiítz accurate ma« gis Do&. noftrum
cuoluctent , (ané non tam frcquéter de cius (ubtilitate ita grof- fe
(entirent.Deniq.falfum eft etiam,.juod aiüt,fa&a approximatione a&iui,
& paf fiuiita necefTarió(equi relationem a&io- nis, & paffionis
inter illa , ficuc fequitur paternitas , & filiatio pofito homine ge-
ncrante, & genito,docent.n. Scoti (t re» lationcs.intrin(ecus aducnientes
(equi ad extrema pofita £xali qnadam necef(lita- te , itavc nec ab ipfo Deo
poffiat impe- diri , quod etiamfentiunt multi Thomi-. fta ; vt diximus q. à.
art. 2. ad $. conf.s. ^ arg. prin. at actio & paífio,ctiam appro ximatis
extremis poflunt i iri, vtO« llendit miraculum a. Deo factum in fot« nace
babilonica in (acris litteris . 130 Etquia Aducr(arij nedü diuifio- né
huiu(inodi in (e impagnant;verumetia ipfamet vocabula relationis intrinfecus
& extrin(ecus adueniétis adhuc vlterius ioo duae Scot. Pr ipiis E26 oh.
proprie, cádi uaturyqui &or (ub hac dunfione có ahendeie.tn :euden tales,
vt intelicxit relauoncs t folas pra ess prazdicamenalcs vero fecernuntur ab iL
lisquia ifta: acciduntrebus , &*cis adue« niunt, vt áccidentia mere
extrinfecaynom (f 3 wont | ilz, v. didum eft 3,» ergo omvertelas 696 tiones przdicam.
vt in vniuer(um à tran* fcendeutibus (ecernunturc, ce&té vocantur à Scoto
rclationcs aducnientes, quia veré adueniunt, & accidunt rebus; at duplici-
ter huiufmodi relationes potfünt extre« mis aduenire, vel ex fola , &
przciía eo- tum pofit:one, & non ex additione ake. rius aducniicij, &
ita reété dicétuir huiuf- modi relationes intrinfecus adueniétcs , uia vt
fzpius ait Do&tor loc.cit. refpe- n5 50n poteft magis intrinfecà adueni- re
fundamentoyqia quàd neceffarió fe- quati ip[na pofito termino ; vcl nóad-
ueniunt extremis cx corum praciía pofr- tione, fcd quidpiam aud aduentitiü ad-
d: debet,non pertinens ad ratione funda menti,vcl termini, & ifta rc&
dicentur bac rationc cxirrinfecus aduenientes. Ac- «cdir , 9 modus ille loquédi
tonctempo- 1is erat cOitcr receptus, vt ipfe loc.cit.te- flatur, dcbeimusautem
vocabulis vti jux- ta communem v(um,yt docet 4«d. 1.9.2. Poftremó, cy folz
relationesintrinfe- «us aduen:cnies hoc quartum conflituàt prz dicameniü, alia
veró fe vltima prz- diicamiéta; probae Doótsloe.cit.quia pre- dicamcnta font
decem , viia (olà (unt abs foluta,rcliqua retpcé&tiua, vt poftca dice- mus,
fi igitur olsrelatio eflct vniusrónis generic , ita quod rclatio in cói aon ha-
beat fub fe fuilcientco róncs formales ad " «onítitàcnda pla fuprema
gencra , non quidem fimplciter,fcd in certa;ac deicr- minata rcípcctuum ferie ,
przdicamenta santum quatuor forent, ergo ad faluandü famo(um illum buit ini mer
( ait - Do&or) opportunior via non apparct, d diltinzucndo relationem przdicanienta-
lem in cói inintrinfecus , & cxtriniccus aducmentem, itavt illa coaflituat
quarcü icamentà , ifta vcró veluci maior:s ambitus per variasadhuc differentias
có- ibi poflit ad varia gencta relationü có» átituéda, & quid& iupicma
in fuo ordine. Acceditsquód. Arift. recenfendo rclatios Bcs quati. przdicamenti
meminit. sépcr «arum, qz ex iplamet extremorü poli- tone refultác X
diftzibuendo aha (ex;prg dica éa recolit ea, quz vluacxuemotü potionem aliud
quid extriofecum exa- Buatwi infurganoquod etiam ob[erualui D ifp. V1II.De
Pradicam. Re[petliuis . Au&or fcx princ.loc.fupracit.ergo &c.. .
Inoppof. obijc. 1. nee ed fud. iá in(inuatü nomine termini a&ionis ve]
intelligitur pafsü v. g. aqua in calefa&tio- ne, & in hocséí(u fumpro
termino etiam exifteotibus Petro,& Paulo, pót non c[- [c relatio
fimilitudinis , ficut exiftente.a-qua,&igne poteft nó effc relatio calefa-
€tionis ; vel intelligitat terminus: imme- diatus, & proximus , vt albedo
Pauli cf imrmediatus terminus Guilitudinis Pe- tti, fed fic termino accepto ,
actio €t nc- ceffarió infurgit, non minas, quàm fimi - litudo potita albedine
in Paulo, quia ter- iminus calefaGionis immediatus, & pro- ximus eft calor
i ens , o- 1e inhaetére fübieto peceffario cft ato, ixavt neque per Dei
potentiam impediri polit, quin (cquacur in igne relatio adio nis, & in aqua
tef, paffionis . Ex quo dedaci poteft valida Conf. quia fi- militudo incer
Petrüm, & Paulum in rónc albi ideó dicitur intriníccus aducniens, Sc ad
quartum fpectat pra dicamentü, quia fappolita albedine in Paulo, oritur ne-
ceílarió,nec haber propriam nouitatem y & acquifitionemyquia acquiri
nequit, ni(à ad acquifitionem alicuius torma abío- lua .(. albedinis, fed
itaeft in cafüde. » actione, & patTione , quia ncc atio, nec pa(lio proprie
poliuncine(Te. , niii prius Drei abfoluto caufato in paffo v«g, ca- ote ina in
aqua polito ftarim & Vide ame &c. 131 Refp. terminumactionis proprie
Süpiz v. g. calcfadiionis, eíle patlum.(- àquá,non veró caloi€,hic.n.eft
tesminus productionis, que re(picit cff: Ctum,non actionis,qua rcípicit
(ubiectü, quod pa- Utup,& rran(nusatuc recipiendo formá de nouo product,
vnde poa dicimus ca- lo:€ calcfieri& tranfmuari'fed. ly aquam vercó non
produciyfed c j* traautari per calosern. im ijía recepi y quz okaaceuracé
declacat Doctor 4. d. 13, q- 5. & nos difp.7.Phyf. q-3. Ex quo ia^ qns. ocn
itid ,Simne- iati n.a coni aquam sm (uam po- teram. proximá;, (cut vermis nus
pa(lomseit.ignis sm (uam potenug Sebuam proXiuzun . Cuin vcro — » Qual VALIT.
Quotuplex fir Relatio Predicam. | 687 — in aqua tal itura&io non minus,quam
(cquatur fimilitdo tecepta albedine in PAo 4 Refp.cum Lichet.quol 11. in fol.
ad in- ftantias contra 4« dictum, cócedendo; g; etiam relatio extrinfecus
adueniens nc- ceflarió infurgit interdü. pofitis aliquib. prater fundamentum ,&
terminum, fic fitis abfoluté corpore, & loco natura- |n ncceffario fequitur
Vbisfed pofito orein loco naturali ; vt coextenío , naturaliter fequitur Vbi;
pofita materia, & forma , nonneceffario fequitur vnio , fed pofitaforma in
materia, neceffario (cquitur vnio; & in cafu pofito igne, & ligno nó
neceffario fequitur a&io in igne; piffio in ligno , fed indu&a
caliditate in figno , neceffarió fequitur , fed nó idcircb dici poffunt
relationes intrinfccus adue- nientcs , ac neceffarió oriri , vt fimilita- do;
quia neceffitas (imilitudinis procedit ex natura termini & fandamenti,
& ne- ceffario oritur ab. extremis abfolute in- is, non fic prafati
re(pectus vbica- is, vnionis, aétionis, & pafTionis, fed eorum necceffitas
procedit abaliquo cx- ttinfeco, quod rationem non habet ; nec Éondamenti,
nectermini, — Hioc ad conf. ncg.min. fimilitudo pà- que dicitur reípectus
intrinfecus aduc- niens , quia Lec neceflarió ad ac- quificionem albedinis in
Paulo , qua ha- bet rónem fundandi vnam fimilitudiné , & aliam terminandi,vnde
non potcft etie noua Gne nouitate fundamenti , vel ter- mini,at in propofito
licét a&io, & paflio inequeant , nifi prius aliquo abío- luto caufato
in paffo,tamen abíolutü il- Iud nullo modo pertinet ad ronem pro- ximam
fundádi,negue ai enmiern it nec fundat paífione, nec terminat actio- |o me
Lichet. doctrina valde notáda; ficat é contra prorfus abijctenda ; quam
tradidit Vallo tra&.Formalit. fuper diuifionem, ibi nàq; vt hanc euitaret
dif- ficultatem, negauit re(pectum producen. tis ydudtü, (cu educentis ad
eduétü praccedere teípe&tum agentis ad paffum, fed ait rem € contra (c
habere cuius. op- pofitum demonftramus in F/hyf. loc.cit. & (ané id cfl
contra omnem róncmquia ncquit fubie&um pati, & rran(murari,nifi per
formam in ipfo receptam , & produ. d. fi ergo pa(fio fupponit neceffarió
re- fpe&ü educentis , ac producentis ad edu- um;vel produciü, con(equéter
ét & a- €t, cum (it (imul natura cumpaffione, 132. Secundo € cootra alique
funt re- lationcs qu: adhoc 4. prz dicamentum (pe&are dicütur , & tamen
non oriuntur neccífació exiftente v.co9; extremo ; ita fe habet rclacio cau(e
ad cffc&tum , quia nó pórt caufa (uü effe&um producere in quacunq; d
(Lancia , (ed requic tur debita approximatio,lic & fe habet relatio pro-
pinquitatis inter Petit, & Paulum, quz nó ttatim fequitar iplis pofitis ;a
rerum natura, (cdín illis eft tantum fundamen- tum quati remotum, &
oporteraliud ad- iungete , q» fit proxima tatio fundandi, & quafi excitandi
relationem ; fic tandé c(l de paternitate; qug actionem ctpc- Gat , vt re(ultet
in Petro patre refpedta Pauli Lj , & fic vniacrfaliter e( dc re- lationibus
fecundi modi quz conditione extrinfccam poftulant , vt inlurgant ,&
tamenípe&antad4.przdicam. , Refp. neg. afumptum , ad 1. prob. di-
cimusomninó diftinguendum cffe iotec actionem ,& produétionem,vt cx Doct.
4jd. 13. innuimus,& inter caufam, yt ag tém,& vt producentem , ignis
,n. v. - vt agens refpicit paum f. a ]uam,vt produ .cens refpicit cfie&tum
.i. calorc inaqua predu&um, non igitur requiritur appro- Ximatio
effe&us ad caufam producentée, fed paíTi ad caufam agentem, vt .f. in co
approximato » ac bené diípofito poflit formam imprimere , itaq ; formaliter ,
8c per fe requiritur approximatio, vt refül- tet reípcétus actionis ad patum,
non au- tem produ&ionis ad cffc&um , nifi mc- ré per accidens, &
concomitanter. Ad 2« prob. negat P. Fabér cumalijs Scotiftis -affumptum, quia
putaat relationcs difta - tiz, & propinquitatis [pe&tate ad przdi- cam.
Vbi, br quia Vbi ctt tundamenria proximum ipfarum ,vt docct Do&tor in 4-d.
10... ad 1. prip- Sed plané concee dendum cft a(lumptum quoad hanc par- tem 5
quia fuppofitis duobus corporis bus ybicatis in rerum natura ità nceeí^ Fíf 4
fai 633 Dif». VIII. De Pradicam: gefpetlinis. farió confargit inter illa
relatio ditantie tanta , aut propinquitatis , ficut füppo- fitis duobus
corporibus albis , fequitar inter ca fimilitado ; & vtiqueverum cft etiam
tales rclationesmon (ui abfolutas entiratcs Pcrri , & Pauli ; quia hec (unt
fundamenta remota, inordine ad qua diiudicari non debet relatio intrinfecus ,
vel extriníccus adueniens , fic n. omncs relationes forent extrinfecus
aducnien- tcs , vt diximus ex Scoto ; fequuntur ta- men necefTarió entítates
Petri , & Pau- li,vt vbicatas, & ideó dici debent intrin- fecus
aduenientes , quia néceffarió con- farguntinter extrema proxima : Ad 5. prob.
dicimus di(parem efle rationcm,nà relationes intrinfecus aduenienres expe- Gant
interd conditionem ad hoc dun- taXat, vt ponatur terminus , vt conftat in
cxéplo ibi allato de paternitate, quo po- fito ftatim neceffario refultat , at
extrin- fecus adueniétes, adhuc pofito termino , cxpc&ant aliá códitionem
proríus extrin fccam , & aducntitiam róni cermini ; an vero omnes
relationes fecüdi modi (int intripfecus aduenientes videbitur infrà. 133
Tertió tandem arguunt , q non bene diftinguantur e(l entialiter per con- fequi
extrema,necefsarió,vel contingen- tct , vcl faltim non itavt conftituant di-
uería praedicamenta. Tum quia neceffa- ría io , vel conti non va- riat rci
císentiam » vt patet de nigredinc quz cft ciu(dé fpeciei in coruo, & in ho-
" sninc)licét inhzteat illi neceflatió, homi- pi^ ci ita . Tum vciosames
exne- ce(fitate, & coringentia có i fun damcent& variarentur eGedulieer
fpeci- ficé relationcs,non tamenindé fequitur - quod differát » immoó cum omnes
conuenire in cói róne refpe&us, fi eit bona diuj(io,omnes quoq; ad idem
przdicam. pertinebant . Tum etiam quia qualitates quoq; fic fe habent, quod
ali- uz. intrinfecus aducniunt , vt qualitates fpeciei, & quzdam
extrinfecus , vt qualitates prim fpeciei , & tamen ab Arift.
omnespenunturineodemprediportunécam.ergoficétinpropofito.Tumtandéfirclationes4.przdicam.diftinguunturabalijsperintriníecusaduenire,ncccffariumomnino'eratincargmdefinitionehancdiffcrétiamexprimere,fedhocnec.quideminltinuauit.Arift.fedporíustota,acintegradefinitierclatinorumquartiprzdicam.ciumquoq;rclatiuismerumfexpradicam.ergovelnonperdifferuat,velomninofacidebisfubcodemprzdicam.,&hzcfantargumentàAurcol.1.d.50.part.1.art.3.Refp.ad1.eftónonfempcritafit;poffetamenioterdumconfequutioncmnc«ceffariam,velcontingentemabintrinfcco,vcl
extrinfeco effe, vel (altim circum- fcribere differentiam eflentialem accidé-
tium , vt conftat de qualitatibus prima , & fccunda fpeciei , qua per hoc
ponun- tur effencialiter differre, & fic eft in pro- pofito . Ad a. gratis
concedimus (cprem vltima pradicam. in concepta gencrico rclationis in communi
conuenire, & no» uem genera in concepti quidditatiuo & generico
accidentie, & omniadeniq, - decem in concepta vniuoco entis finiri , quem
& damus effe genericum; atq; ità non dari, nili vnum predicamentum , &
genus fimpliciter (apremum , quod erit ens finitum , fed hoc nou obftat , quin
poftca pet varias differentias valdé com- manes, & amplas (ubdiuidendo cns
fini- tom conítitui queant plura przdicamene ta, & plura genera fecundum
quid , .i.in parem rerumf Trim sca i -q- r« Ad 5. poterat Arift. ficat fecit de
i ; ita re- fpe&us omnes tam intrinfecus, quam ex- trinfecus aduenientes
(üb codem conclu- dere przdicam. tamen quia crat copia refpectuum extrinfecus
aduenicne tiam, placuit Philofophis ad commodio- remdoótrinam, vt ait Smiglec.
illos di- firibuere in (ex przdicamenta , & vnum conftituerc ex intrinfecus
aducnicnti- bus, vt poté quz non (unt in tanta varic- tate, & cadem rationc
qualitatcs ctiam omnes fob codem przdicam. conclu(it . Ad 4. conftabit ex q.
feq. Alia quaedam argumenta folent hic confici , que op- magis adducentur q.
vir, conira conftitutíonem fex przdicam. Daft. EX. De. fuprewo gosre
quavü*Tradi. — 639 " QwYVESTIO IX. nodnam fit. fupremum Genus. quarti »
Tradicamenti , &* anab Jtrifl. T (it benà. definitum . 1 Irca primá parté
quzfiti non cft i: Ci C huic Wriüiiadiento fupre m genas affi gnare, cum :n.
genus fupre- mü in quocüq; predicamento vnum e(Te debeat , videtar. inhoc
quarto przdica- tento vnü genus affignari non poffe ;.& ratio dubitandi
eft, quz affertur à Sco- MA 15. puedicam.in 5.arg.ad oppof. & molefta eft;
vt vq; i hanc diem Autres angat; & eft ita quia non vide- tur poffe ahgnari
tertuinus adequatus tclationis in comuni , quz dittutfupre mi genus , nam fi
ponitur. effe correlati- ni, iam crunt duo füpreroa
gencraadauata,fiponiturabfolutum,cumneccfarióinterminofequatur correlatio , fe-
quitur & idem abfardum .f. dari corrcla- tiuum adzquatum fupremo generi,
& fic érunt duo fuprema genera. : Di tamen eft hoc non'obftan- te; dari
vnum fa ü genus buius pre- dicamenti. Irà Do&or cit. & 1. d. 21.ad
prin. & falsó Mafius illi impingit,quód Iuius przdicamenti a(Bjgnauerit duo
fu- prema genera;eft cómunis omnium fen- fus, & probat DoGtor, quia (ecundü
vnà rauoné dicitur de omnibus fuisinfcriori- bus, Quz ratio eft habitudo
vniusad ali- uid, & quta oés«elationes habent cundem modü denominandi
fubftantiá .f, in có- paratione ad aliud;at accidentia, qua co- dem modo imant
fübftantiam, funt vnius generis. Accedit ,quàd ficut mon- ivo effet ponere in
vno ci duo capita;ità in vno prz dicaméto duo fupre ma genera; imimo fifingátut
bec duo (u- prema gencra,cü habeant conaenientiam effentialé inter fe in róne
efsédi ad aliud, fam ab ipíis potetit abftrahi conceptus comunis vtriq;
cfTentialis, & hic erit gc- nusfupremum: Hoc igitur affcrtum dc (e
clar&eft, nec aliud reftat, quàm Gordia- nü illam nodá di(ioluere,
cuiuscerté tor folutiones funt, quor capita , cum tamen folutio fit óbuiz,quam
aflignabimus;al;js prius breuiter zclatis j,& scietis. 135 Aliqui,vt Io.de
Mag. hic , 4ucm fequitur Fonfec. s. Met.c.25.fed 2. & 5. ait lapremuni
genus hüius pradicamenti non cífc relatiuum in concreto , fcd rela- tioné in
abíl ra&o , relatio antem non ce- fcttur , fed tantü eft peincipiüreferendi
. Ha folutio nó fatisfacit; tum quia ficuc nominatur rclatio in cói, ità &
relatiuum in commun: , in quo effentialiter conue- niont fiogula quae; relata
cuim qtia ficut caetera accidentiit przdicamenta potfunc nedum in abftra&to
,fed ctià in concteta difponi, vt di&om cft di(p. 6. q. 5. art.2. ità quo.
hoc prz dicam. tum tandé quia cuiam-dc relatione in ab(tra&o redit ca-
gerti dift Cum .n.tit habitado vnius ad aliud, defigati adhuc dc bent hec duoi
extrema in communi , qua inu:cem fure dare porcrunt relationes mutuas. Nec
valet; quód ait Io. de Mag. hoc cómune generali (fimam efle principi referendi,
non diüfetfa exitema adinuicem , (ed idé ad fempfuim ; pütà hoc cámunc
rclatittuma ad (cipfam. Nam »alidiffima cít inftan- tía ,quam ipfe ibidem vrget
contra hanc folutionem,quód tunc relatio, quam im- portat hoc genus
gererali(Timü , effet ra- tionis, non realis , quia eiu(dé ad (cipfua: non cft
relátio realis, at predicamentuay reale debet € (uptemom genus rcz- le. Nec
tandetiivaler,quod ait ad loc,te« látioné eiufdem numcro ad (epum vtiq; e(Te
cationis,non tamcn eiu(denm generey vcl fpecie vt eftin propofito, Nain vtiq;
rcalior eft identitàásnumeralis,quàm sc- nerica,& fpecifica, ergo fi eiu(dé
numc- ro ad (cipfum relatio realis cfle nequit , tántó minus eiufdem senere,
vcl fpecie. « Alij proindé cocedunt relationem yac etiam télatiuam in communi
cflc hic (u- premum gerius , (cd negant referri atu exereito y aiuntq;
conhidctaci tantüm irf a&a fignáto, & mente concepto, & idea nó
habcre termitium in cómuni,ità Tho- miflz pafliat, Mafius hic feét. 1. q. f.
& Sanch. 444 9. Sed ncc ifla (atisfacit, quia eflentia telationis confiftt
in ordine ad termini , crgo fiué cóntideretur in effc- cxercito, fue hgoato,
femper & cogitari debebit terminus einsexercité,vel tigaa- t , ficut à pati
[icécaec:dGs in comuni acum inhzrendi ndn cxerceat,adhuc ta-- mea cogitacur
fübic&um eius ia commu. ni,velut ine(fe (ignato, & (ic éceftà per
vitioné in comuni nó videamus, a P. vifionisexerceamus, adhuc tameo in efle.
fignato cog tatur vilibile , ad quod ten- dit. Accedit , quód relacio ia
communi confcrt fubic&o relato in communi ali- uod e(ic,& hoc vtiq. non
cft abfolutum, ftd relatiuum, ergo ad aliud refert faltim in cffc (ignato . Per
quod ctiam reijcituc figmentum eorum , qui dicun: relatione in communi nóà
referre actu (übicctum , fed in potentia tantum. Nà implicat fan- darc a&a
relationem, & non aGu referri. 136. Alij concedant ev relatiuü in có muni
referr,non tamen in fe & per feip- fum,(ed Hi inferiora, & ideo non o-
pottet aíTignare terminum ia communi, ad quod rcteratur, fed (atis el, quod
(ia- gulis relatiuis corre(pondeat fua propor- tionata correlatiua, & hzc
refponfio di- ckur effe grauiü Auctorum Simpl.Boct. Albert. land. Burl. &
videtur effe Scoti. Cit. 1.d.21.ad 3 . quam proindé recipiunt "Tatar.hic
dub. 5. & Zerb. $.Met. qu. 19. $. Propter quartum in (ol.ad $.immo di citur
eífe intentio Arift. qui hac ratione relatiua dcfiniuit, ac nominauir in plura-
li, & non pcr modum vnius;ac etiam D. Aug.cap. 11, Categ.vbi in vniuer(um
ait rclationem non generaliter confi. derari , (ed tant in fingulari in
quolibet rclatiuo . Neque bec fatisfacit adbuc gnatur omninó , vt pracedens,
& adhuc vlterius ; tum quia (icut relatio nunaeri- ca refpicit terminum
nuinericum,& (pe- cifica pecificum,ita generica genericum, ' vndc aiebat
Ariít. 4. Top, cap. 4. (à (pc- cies cft ad aliquid, & genus erit ad alig d;
tum quia relatio,& relatum in communi babent veram e(fentiam celari i
nis;crgo funt ad aliud incói , immo cum refpicerc terminum fit. e(Teaiale
przdi- catum relationis , per (e primó competit relationi io communi , &
per (c (ecundó rclatiuisin parffculari non antem é con. tra ; vt inquit hec
folutio ; Nec valet di- cere per ly aliud (igaificari varios termi nos in (peciali;
Nam ficut varijs fanda- mentis prz(ciaditar fündamcatum in cQ Difp.I/1IT. De
Predicam.refpeHinis T muni , quod a(lignatur relariani ia com- muni,ita ctiam
de cermino loquendü cft, nec vnquam poterit a(Ti gnari di(paritas quz
conuincat. - 137 Neq. eft iatentio Scoti r. d. 21. : negate relauaum incómuni
ad aliud etiá in communi referri ; tum quia in Lo- gica loc. cit. hunc dicendi
modum re- tellit ; tam quia ibi non loquitur de rela- tiuo in communi , fed de
relatiuis zqui- patantig, & dicit in hoc diftingui à rela- tiuis
difquiparantiz,quod ifta quádo có ceptibus nofttis abftcahuntur,& in com-
mun: conc Ipiuntur ? in ! - tionibus fpecifiie poni nel iyngm relatigumCQc ad
ali; d t enrii s ; ia fpioedt, üan alain vt purum terminum » quod e(t commune
omnibas relariuis, (cd etiam vt correlatiuum, & oppofitum, (ic pater in cói
refpicit filium in coi, Domi- nas (cruum , at relatiaum zquiparantice in cói ,
quamuis per feipfum ad aliud re- feratur,vt ad terminü, non tamen rcfer- ri pót
ad illud, vt ad correlatiuum oppo- fitam ,quia cum relatiua huiufmodi fint.
ciuídem rationis,habent em conces ptum (pecificum;vade in cali conceptu v«
niuntur, & per modum vnius concipiun- tur (ccundü id jin quo conueniunt ,
ideo- que non potcít huiu(modi relatiuo in cG muni aliud zquale corref i fo
diftin&um,ad jin as in communi, ncc equa : fed (olum róne indiui inquib.
da. tur vnü fimile ditin&um ab alio fimili ; tclatiua verà dif(quiparamiz , quia funt diuer(arum
rationum , non concipiuntur i pecificosideó abftrahi ciop- atq; i iculari , (ed
etia in cói vnum ad aliud i.m tOnc corre- latiui ; hzc e(t. mens Dot. ibi. Neq.
cx cog Arift, relatiua dcfiniuit in plurali benc itr , gp non conueniant in
viia rationc generica, lic . n. in plurali vniuo- ca definiuit,&
dcuominatiua, que tamen omnia in vna coi ratione gcuerica cóuce Quafi. IX. on
Relatiua bend definiatur - giunt. Nec etiam D. Aug. dixit relatione non pofíc
in communi coníiderati , cum eam fic ibi definiat ; fed ait naturam cius
facilius dignoíci in fingularibus cum.f.
vnum i ad aliud fingulare refer- turjin ipíis.. realiter exercerur relatio- nis
munusdicendo ; hoc eft timile illi y hic homo eft filius illius , vbi in commu-
ninon realiter , (cd tantum cogitatione exercetur , vcl potius fi9natur . 13$
Alij proindé concedunt relatiuü in cói referri ad correlatiuü in coi, nó ta-
men ci fed inadzquatum;ac proind? nó süt duo fuprema quia he füb alio — ;&
hec hs pti- ma folutio,quam Ta«ar. aíIgnat loc.cit. Scd cam reijcit Do&or
ipfc in Log. loc. cit. nam relatiuum, X correlatiuum (unt fimul natura, crgo
vnüncquit effe prius , & cómunius altero,quia fuperius cít prius , natura
inferiori, debent ergo poni z-4ua- lia, & (cerunt duo al.ffiima ..
Alijadhucconcedunt. relaciuo in cói érterminum , & corrclatiuum adzqua-
tum, ad quod referatur,fed non tanquam ad aliud correlatiuum fecüdü a liam for-
mam gencre , fed pet formam eiuídé ge- neris, vnde nou fequitur dari duo zenera
faprema, Sed licet hec (olutio poffet vc. cunque defendi cum aliqua
explicatione, . & in(inuetur à Scoto. cit. in Log. ad 5. prin. tamen fic
ab(oluté fampta nó cft à difficukatibus immunis , quia cx ca dirc- &&
(cquitur duo elfe fuprema genera hu- jus prz dicamenti,nà param retert,op illa
extrema referantur per relationes ciuf- demgencrisiimó quia ilz relaziones funt
eiuíde generis, & arque primz,ob id con ftituent duo (aprema gencra eiuídé
prae dicamenti5 Accedit, quod illa duo extre- tria in couimuni fic relata
conuediunt ef. fcatialicer 1nzali przdicato .f. referri ad aliud , ergo pouus
hic conceptus ytriquc eilentialis eit commune genus « . 139 Compl.icniq.dif-
14. 3.6. Log. in fine fupponentes do&rinam Caiet. 1. p.q.13-a7.7. de
relagiuis pon mus , gy ncinpe itvnà ; & cadem relauo vc- ré, & rcalitec
conftxucre duo cxcrema in cfc relaciuo vnum ivfot mando inttiníc- «e, & pcr
inharenciam, aliud exiriníece , z 691: & per adherentiamjinquiunt ipam com
munem rónem relations ,vt ab(trahic ab inferioribus non
exigere,vtincorrelatiuofitaliquarclatioilliinhaerens,àquaintrinfecédenominetarMarii,lodadhoc(ufficere,vtdicatuccorrelatiuumperdenominaiionemfumptamàrelationcyquamtermmat,vndehzcdenominationonpoteftcóftituerealiudfapremiágenus,cumproueniatabcademrclationc,àquaalterum
extremum imrinfecé denominatur rclatiuum, ac proinde. ibi non dantur duo
generali(Tima , fed eadé ratio cós relationis,(ecundü quà vcrume rr extremum
denominat relatiuumscó« ituit (upremum genus huius pra menti . Haec tamen
(olutio, quamuis ine iofa, in duobus deficit , primó quia undatur in illa
Caiet.doGrina,quà prot fus falfam ex omniü có(enfü excca Scho- lam D.Th.demonflrauimus
q. $.ar.3.có- cl. boeds quia etià Wr dept nonbe. ne tur ,genus .n. exequo euni
fpecicbus, à crgo t egre minationem denominatiuam prebere ex- tremis, vt per
candem relauionem ambo extrema veré dicantor relatiua ,eft pro- prit relationis
nom mutuz,certé hoc có- vec. nequib:t relationi in cói,qua prae cindit à mutua,
& non mutua, fed aliuas modam denoainadonis relariug pra» (ciadentem à
proprijs iflaram a(Iignare debent relationi in communi, quod fas né nonfacilé
przítabunt . ' 140 Reíp. itaq. quod licet arg. valde Thomiftas torquear
ponentes vaum rela tiuam formaliter ad fauaj correlatiuum terminari,nos ramcn
,qut dicimus termi- nati ad entitaté ab(olutam,vel faltim ha« bens modum
abíolixi,vt conftat ex q. 5» ar. y. parumy & n. bil vrget; dicimns.n. qp
tergyinus relationis 1n. cói , vt fic, eft ali* qua entitas, vt habct viu;
fofficientem adi terminandü, qua vt plurimü ett abfolu- ta, & ti interdum
eft rclatiua,vt cum vna relatio fundatur in alia , 1d non habet, vt exercet
muaus relationis oppoixa , vt babet cond:cioné aliquá cóem cum en- titate
abfoluta,cationc «uius terrainat ree lationem, vt ipi explicatum cít, vnde non
fequitur dari duo gcncra fuprema , quia &crminus rclationis in cói noneft.
rclati- uus, & hecre(pon(io cft nobilimm Scoti ftarum Mair. 1.d.29.q. y. in
fine, & Zer. foc. cit. quam plaufibiliter amplectuntur Recentiorcs o€s
Suar, Tolet. Ruu. Did, AAmic.Blanc.& alij, & cerré ape citur ex illo
Scotico principio cocta Tho- miftasg relatio non terminetur ad rcla- tiuunsvt
fic. Dicesyadhiic hocmodo có- ftituendo vnum genus rclationis,ha re- latio in
cói cfe nequit,nifi equiparátiz , nam rit prineipium referendi vtrumque
extremum fecundam eandem formá , & perappellationé ciu(demróais in vtt0q.
mam rclatiuum in Coi dicetur relatiui ce- tja inferiora erunt zquiparanci .
Kcfp. genus hoc cóiffi mam effe celationé , vel Xclatinam z.juiparantag » vt
modus, fed wt qid abttraherc ab omnibus,& ngu. - lis telatiouü
(peciebus,quéadaodá voi- xeríale cóc ad quinq. vniucrfalia, vt mo- hae cic ad illa
quinque, vt quid autemyabftrahizà
Gingulis;vide aliam (o- Tutionemr apad Scot. q. 25. cit. prop fi- uem; hzctamen
eft clarior , & (afficit . 141 Circa alteramqualiti patté dici- mus optimam
e(fe definitionem relatiuo eii iri dü x "s v reel » quibus boc ip(um c[]e
efl ad alit debeo » cuius fenfus c(t , relatiua eiTes Squorue totam fuü c(e cit
ad terminum &ekctri. Ia Do&or q.26.pra dic. & prob. las explicando
particulas, dicitur ad | fcu relatiua, quia vt iaquit Doc. jicnon defmitur
relatio in abftra&o , ncquc fübicctüm relationis , ncq- totum
aggregatum»fed relatio in concicto,vt ni à css ae pte ed ^ 6 dicat partem eius,
quod (1gnificacurs fed modü fighificandi, dicitur funt; quia hic definiancur
tàntum rclaqua rcaliajnü rationis, cum-.n- (pra diui(ecit ens rcale in 10.
przdicam.& nunc dcfiniat reladio nem quarti pras dicamenad ,confequenter
loquitur de his,qu& süt ad aliud realiter y dicitac quibus , pec quam
partigulum in- finaacur proxancecedentc, vi scfus fiz,relaniua (aac
accidentiarealia quibas &c. lupecius.n ..diuiferat accidens. rcale in. nou€
praedicamenta, vnde pex hoc ex- claduntar relationes díninz ,que nó fant
accidcatia, & ctiam relationes oés tran- fcendcmales,qua non accidunt
rebus;di- citur boc ipsu effe efl ad aliud fe babere i. quotumtora e(fentia in
eo confiftit,t. ad aliud referantur per quod diftin tut ab abíolutis,&
relatiu:s fecundum di ci,qua non eífencialiter, fed accidentali- ter tantum
,& denominatiué referuntur, & tandem ét per candem particulam infi
naatut d.fferentia à relatiuisaliorü prz-- dicamentorü,írita ex tur illz parti
cule boc ipfum eie efl ad aliud [e babe re.i. quz hoc ipfo habet e(Te.cp
terminus. intelligitut efle, quia relationes huius pre. menti neceffarió
pallalant in funda- . mento pofito termino. quz differentia magis adhuc
explicatur poítea per eam iecatem relatiuoram huius pradi- cam.quod (int (imul
natura , & poíita (e nt,ac perempta fe pecimuat,quia p- id non
tantaminnuere voluit quod in ef. ferelatiuo habeat neceffiríam connexio: nem vt
relatiuumcum (uo corrclatiuoy. quia in hoc fenfu conuenit etiam relati - uis.
aliorum ptzdicam. fed. etiam. infi nuare voluit , quod po(itis- extremis in».
rerum natura necefiació fequitur relatio. ex (ola amborum politione , &
quod re- latio perit cx (ol yambocam, vel altcrius: deftiactione, in qao fenfu
non conuenit: relaciuis alioram predicamentorum ..— ; 442 Inoppofit.obijc.
1.relatio-haius. ic. eit accidés ergo malé dicitur to tü illius ee có(iftere 1n
ordine ad aliud ,. quia cum (i: acides, debet &cexprimi p: ejfe in-Re(p.
Thoauitz ex D.Th.1.p. q.. 25-art. 1. SC
Caiet,ibid. relationem pofle confiderari, vt accidesy & vt tale accidés.
& (ccundum primam contideratiouc ba- bere e(Je inyat iuxta fecundam cíle
tocali. ter ad.aliud', & fecando modocontidc- ratam hic ab-Ayift.definiri .
Hzc
folutio non [atisfacit ,.quiain relatjoac non. di^ fingiuatur aparte rci e(Te
accidcatis, & c(le vclationis, ecgo fieri nequit , vt (ic zcaliter
in-(ubie&o , quatenus accidens, &non fecundum.effc relatiuo, cam in ed
scaliter non-di fbinguantuc clc relatiuü & cíke accidentales& cl
pondent quód fale uim bormalier ditungaüuroX vr E eft infubic&o,(ed ad
terminum. Contra quia relatio Lectt formaliter ; vt sclatio.cft acci Sen etiá
fecundü ef- fc peculiare relatiomis dicit effe in; 2. re- latio etiá formaliter
; vt dicit effe ad , cít 1Ó referendi vnü ad aliud , ergo quatenus relatio
debet cffe m co, quod refert , er- go vi relacio formaliter non. folum dicic
ad;led ét in , & quidé paternitas fecundü vltimum füü concepti denominat;
& af- ficit patré, càquá forma illias , ergo pctit efc in co ét fecandü
vltimà fuam formas btavem.3. fi relatio,vt relatio, non diceret efie inyergo
fecundi fuà vltimá formali. tatem nihil rcale foret in reram natura , non e(ler
fubftantia, vt de fc conftat, non accidens , quia non dicit e(Je in , ergo nt-
hitforet .. Tandem przícindendo omni- po a ratione accidentis adhue relatio ,
vt relatio, petit effz 12 velut in fundamento, & talis habitudo cit ei
ef(fentialis nó mi* nus ; quam ejfe ad , vx diximus q.4« er5o zcípooiio Thomift.
non facisfacit 143: efp.igitür neg.conícg.quia qua do pictus i x
Ai1elauo,eftcíT'e ad aliud , boc modo loquendi: no ántendic Arift, excludere a
telatione 4r in vclut accidés infubic&to, & €t yt re uo
infundaméto,quia re vera vttliq. ha- bé przdicam,rclauo, (cd inteudit excla-
dere e[Je 12. accidens abfoluti , quia acci- dens abfolutum-pet. (nam
inhzerenaà ica aflicit (ubigétum;vcibi filtar, & no ad a- iud ccferat , at
relaiio , licét forinaliter, vt relatio, (t in tubicctoyilludq. afficiat , ita
tá affici vr.in ip(o non fitta, [cd afl. Ciendo 1psü ordinet ad aliud , vndé
pecu-, laris modusiohzrendi , & afficicadi re- lationü,vz dittinguütur , ab
accidentibus abíolu.is,cit a ficere (ubie&tum referea- do illud , &
otdinando ad. alud, atq. ita tot eil'e relationis dicitur ad alind, non ia non
fit in (ubictào , fcd quia non (i- it ,& quicícit in co . Daces;crgo
relatio duas iones ha- bebit effendi 15 vnà communem cum ac- cidenübusabioluus
, & aliam fibi pro- prià; cii tà yna lufficcie vidcatur . R.efp. Ita
c(le,& vnam non füfficere, qnia licut quodiibet accidens abtoiu cum h.bct
du- plcx effe in commune; & parüculate, & babet,cómune vt acc vt tale
accidens;verum e[Jendi in patticulatem i diftingui à parte rei adzeo dus ad,(ed
tantum pet cc a quatos;porius.n.a parte rei ratio. di in; & ad
ciccüfcribunt nobispropridg — & adzquatam relationis differentiam,vC — ab
accidentibus abfolutis diitin ] Sed vrgcs,conccptus ineft abío ceptus ad cít
relatiuus ) ergo.nondic cundem conceptum adzquatuma | rei. Neg.alfümptum quoad
prima pat quandoquidem hax ratio effendi tmc munis, nec particul.ris efl
abfoluta, non — ratio communis, quia [icut accidés come munc ad abíolutum,&
refpeGiuum,netü» — — trum eftformaliter,itaetiamiratioeffeme — —— di in cómuuis
; non ró effendi in partici Ef laris,quia hzc eit pare re(pe&iua, eft dé o
certus, & peculiaris modus afficendi fu-— — d bieéum
referendoillud,quarélicétcons ——— ceptus ad fe iit abfolutus,non tamen MTS
ceptusim[eformalrerloquendo. — ^0 Sccuadó relatio eft eifentialiter ha2————
bitudo vn.usad aliud , ergoin abftracto: concipi nequit fine tundamenzo , &
ter« minosfcd boc eft £alfum; tum quia terme nus abítcactu s cil ille; qui
formam figni- ficat áine ordinc ad (übicétum; rum quia termi nus viumata.
abítractione ab(tra- &us praccjndit ab omni co,quod aon eft de cjus ratione
1n primo mode dicendi Ey ex Scot, 1.d.5.q.2. Refp.neg. min. Cü probat. relatio
.n« ex peculiari (ua ró- nc polítulat terminum,& fandamentá, ab
ei(q.etientialiter depen Jet,itavt fioe illis con(eruari nequeat, fiueiu concreto,
fi- uc inabftrà&to , vt di&uin cit q. 3. vade, dum in abftra&o
(igaificacuvs vaq. ooa datur intelligi fubiectum ex vi nominis per modum
recipients denominatione a forma relauiua;beué taaien datur imtel-ligipcrznodum
extremi relationzmfua- dantis , & quamuis extrema non (int de clientia
relationis in primo modo dicen di per fey adhuc tamen ita pendct ab cis ; vt
rclauo fine illis concipi xhyc9n ncc iuili- Alti po fjcfttrniaioi fore(fe
4&us in ordine ad effc&us for- Th..p3 faategulc Quo " ara. DNE males; fine pocemtiales, liuc actuales, il- 9
art.4. quem mr as di(cipu ride tur ,Fland.5.Met.q.. "X ]am de fe habét
intrin(ecam , fic igitur in (itotelatio etiam im potenua tanc exittens dicitur
a&us referendi , non vt actus excludit potentialitatem exiften- tie, fed vt
excludit potentialitarem refc- tentiz ,'& in hocfenfu negari i affum- ptum
, fi tarnen a&us referendi fumarar pro ipíomet exercitio referent pót có-
€edr,quia relatio in potentia dicic a&tua- Tem refecentiam. potius ina&u
tignato , quam exercito « coQVAESTIO X Quot,C7 qu& [int genera , C fpecies
ve- lationum quarti predicamenti . T gencra;& fpecies inucftigemus fe V
tiem liuius przdicamenti cóftituc- tes,fcrurandum prius eft , vade fumenda fit
diftin&io, vel vnitas (pecitica relatio- num ,' & declacandi (unt tres
modi celati- uorum ab Arift.a(Iiguati $. Mct.hinc .n. — ftatim patebunt genera.
, & fpecies pradicamentum confítituentes . ARTICVLVS I. Vnde fumenda fit
vuitas, vel diflintlio [pecifica relationum » 146 gie hic folüm inquirimus de
vnitate , & diftinctione cf- fentiali& tpecifica relationum non auté de
nunmerica,tum quizcx ea prafertim p& det (tatucre (eriem huius pezedic.
türquia id lit de numerica dicendum , fatis có- atex dictis q. $-art.2. Tresatt
przci- pué cxtanc in hoc negotto fententie due extrem, & vna media; Prima
afferit ce- lationes accipere adzquaté hanc vnitaté,. que diitinctioné a
fumdamentis;non veró: a terminis; l'atio cius cft , quia ad eundé fpecie; X
numero cerminum potiunt plu- res. relationes (pecie dinet(z tendere, yt ad
edndom albedinem relatio (imilitadi mis alcerius albediais- & alterius
nigredi- nis ditfimilitado, fi crgo vnus ctt cermi- nus;& duplcx (pecie
tclauo, (ané vaitasy & diltirctió [pecifica carum , ex termi nis autendenda
nom erit , ita f12aificat S» relationcs fumere vnitatem,& dittinctio- ncm
[pecif:cam a terminis , nona runda mentis; Ratio eius eff, quia in cadé ome
nino: entitate fundantur relationes fpe« cie differentes , vt in cadem albed;ne
re- latio fimilitudinis cum alia albedinc, &&.— ditfimilitudinis cum
nizredine;crgo cum hic (it duplex relationis (pecies ; & non . duplex
fundamenrum , fpecificatio rela- tionisà fundamento nequaquá fumi pa4 terit
;quz opinio coitcr tribuitur Scoti ftis,có quod (rpius aiunt relationes fpe»
Cificari per terminos;(cq.Sonc. 5. Met.q. 31. Araux. $. Met. q. . art. 6.
concl. 3. &calij. Tertia tandem media;quz verior eft , & communior,
ftatuit ab vtroq.de- fumi; ita ex noltris quamplures, prz(er- tiniveró Io. de
Mag. inhoc predic. q.5. hoc Zer.5.Met.4.19.(eq.Suar.di .fec.17. $ «:19-Leq hic
t LE. n. r5. Rau'us hic q.6. Maf.hic. (ec. z.q. € Did difp. 14. [»2«q. 2.
Sác.li. 5.9.38. Blan. di(p.1 2 fcc. 17. Comp.difp. 14.3.7. Io.de S. Th-hic
q.17«arr. 6. & alij paffiar . Pro rcíolutione quz fiti ob(eruàdü ex-
To.deMag.cit. & Zerb. in fol. ad arg, re« lationum duplicem eife
ditlin&ionem s vnam intrinfccam , qua nimirum attcn- ditur penes aliquod
intrinfecum, & e(sé- tiale in relatione ,extrinfeci alteramjque artendicar
penes aliqua, que li cét necc(- faria fint ad celatiomscontk;tutioné, ad- huc
tá ad eam extrinfecé concarrüc. Kar (us recolend'im ex dictis Jjundament ,,
& termini rclacionis pote duplic tec fü- mí ,vcl marerialiter.f, pro
entitatibus.ma. tcrialibuseorii, vel formaliter pro ratio- nibus nempe
formalibus fundandi,ac tep minandirclittonem, hoc prenotato ». 147 D'cendà eii
ditt.nctioné fpecifi- cà inuin(ecá relationü fumi ex proprijs ». &
imriníccis earü differenti js,extrinfecar vctó fumi potie; camá fundamento (qe
átcrmino,n0n quidem materialiter , formaliter confideratis, [tà Doctor 1. d.
1.4. f:inlol.ad, $» Henrici ,& j- ine q- 32. in corp.quem fcquantur
Scotifte o6s | prafertim citati , & Recentiorespaffim 3. ent. Quoad primam
parté prob. Pra xerum clienti diftinguütr ab alijs e(sé- tialiter per cadem
principiayquibus.con- fticuuntur,eadcm nàq. (unt principia có- ftitutiua&
di (tin&tiua, at relationes in» trinfecé, & effentialiter cóftituuntur
per proprias differentias , cua n. fint acci- dentia , non conftant ex matcria
, & fot ma, & cumnon (int entiaomainó fim- plicia , nece(fatió exigunt
compofitioné €x genere, ac differentia . Nec dicas ter- minam, &
fundamentum poflc ralem di- ftin&ionem intrinfecam coaferre. rela-
Aioni,tanquam — reise vie pec umodum gencris, iz. Licet, m. fhoc dici poffet in
opinione Nominalium 'on(tituenrium rclatióncm ex. termino & fandamento ,
velut ex partibus intrio- ^00 fedis; quibus nil proríus (aperaddat ; ta- »
meninno(tra enrentia eam ab extremis di(tinguente realiter, nequaquà dici po-
teft, quia ficut diltinguitur ab entirate.
» zermini ,& fundamenti, ita habet fua-in- ttinícca principiaquibus
di (Linguitur ab illis., quz fané alia efle nequcuac, nit propric efleniales
differentiae; tum quia genus, & differentia fpe&amt ad.ide pue-
«licamentum , ad uod scs ipfas (andamé- 1umautem, & terminus
(pe&tangrcgitehritecadalindpredicamentum.148:Quoadalterampartemprob.éc,.fiterminus;&fundamentum:mazerialiter(pectentat,vtiq.nequicpenesalla(umiditinétiorelationumIpecifica,uia.&(uperidéfundamentumtncosC«ufundar:pofluntdiflinctz(peciercJagiones,&adeundemterminumtendere,vtbenéprobantprima;&(ecunda
opi- nio. Cetcrü (i fpeCtentur formaliter, (ae né in hoc(eníü telationes (pecie
diuecíae petunt quog. terminum, & fundamentü fpecie dinerfayaut faltim
alterum eorum, quod euidenter oftenditur inipliscxem- plispto prima,&
(ccüda opinione addu €tis: naim albedo , vt dicit vnitatem fun- dat ,
veltetminat rclationem limilicudi- nis,vt vero:dicic pluralitarem;fuadac vcl
Xerminat diífiailitudinem,, nà ratio for- malis , & proxima fundandi , vcl.
remis Di TIT. De Pradicam.vefpeéliuis — "nandi fimi litudinem eft vnitas,
diffimiltz tudinem veró plucalitas,vt art. feq.& ex inadacrtentia huiuis
diftin&ionis ortum cft diffidium prime ,& fccundz opinio- nis , quia vt
earum róncs oftendunt , lo. quuntur de termino, & fundamento ma- terialiter
(umptis,non formaliter ; igitur in hoc fenfu verum eft pofse relationes sd
tundamenta (pecifice diftingui;vt de &o diftinxit Arift. y,
Met.cap.15.& in eodem feníu verum cft , quod frequen- teraiunt Scotiftz
polse quoq, per ter- minos diftingui . ! 149 Dubium tamen eft, an cum dici- mus
relationes fpecificari extrinfecé à fundamento, & termino;id debeat intel-
ligi coiun&tim,itaut diuer(itas vtriufq. fi- mul requiratur ad díuerfitaté
relationis; vci dibi&timyitaut fufficiat diuerfitas al- terutrius; Hoc
(ecundum affirmat Io.de Mag. & probatur , quia (zpius videmus in codem.
fundamento. formali diüerías fpecie relationes fandari ad diucrfos ter- minos
forazales,& é contra diuerfas fpc» cie relationés fuper diuería fundamenta
— ^ radicatasad eundemterminumformalé — — tendcre, quod conftat, cum idé
cffe&us. tcr miaat relationes.dicerfarum caufary & altcrius rónis,&
é contra fundat diuer-- 9 fas (pecie habitudines dependentim adile ——— l:s,quia
e$ parte illiuseftfempereadems" — atio fundandi,& terminandi dependens
vili tias (pecie diuctfas, ergo-ad.dinecfitatem. ———— (pecificamrelationum
fufficit diuer(itas ————— alterutrius. .f..vol termini, vcl fündamen- ; * ti c2
urfr.ad vnitacem relationis (peci- cam exigatur viriuf. vnitas,quod ec: :
athrmant Compluc.cit.n.8 j. eitó exem- : plà ; quibus-id probant,non fint ad
rem; m - quia funt dc fandaméto , & tetmino ma- tcrialibus , videtutq,
poffe id probari ex illa Scoti generali regula 2. d. 1. q. 6. ad: Y.prin.quod
quzcunq.diffcrentia fufficit ad diftinguendum, fed nO qugcun;; idé- ticas
fufficit ad períe&tam idcatitatem.ali quorum , Quóàd titenere placeat ci
alijs ad diftincionem fpecificam rclauonnm neceísariá.císe dit inctionem
(pecificam vaiulq; fimul f. ter mint,& fundamentis tunc dicendum cüeifdem,quod
cü idem. cHicctus terminat relauoncs diuerfarume — — C ef X ett quo
[piciftturvelatitcéAde IL. 697 ttaufardny » non illas terminat (ub cadem . gónc
formali 5 Sed alter modus dicendi "magis arridet » quia hoc eft
multiplicare entia fine nece(Titate, & (i percontemur, quznam fint iftz
diuer(z rationes for- males, füb quibus terminat, nó erit ita fa- cile
ipfasaffignare; Et iuxta vnum,vel al. terumex his dicendi modisrefoluenda eft
difficultas de relationibus vtriufi; paren- tis ad eundem filium terminatis ,
quam Auctores, & praefertim Thomiltz hic tà anxié exagitant;vel.n. negandum
eft rela- tiones paternitatis, & maternitatis e(Te. » fpecie diuerfas , vcl
fi id concedatur ob iueríum modum concurrendi vtriufq; parentis , confequenter
in filio quoq; ge- minandz (unt habitudincs fpecie ditlin- €t ad (ingulos
parentes in cadem ratio- ne ptoxima fundata , vel in diucr(is, iux- tà relatos
dicendi modos. Hic vero obferaandum efl , minus có- fequenter lojui.
Recentiores quamplu- rC5, qui tenentes cum Galen.lib. 1.de (e- . mine, scoto
j,d.4.q.va. matré quoq; .. elle principium generationis actiuü , (ta- | — unnt
etiam ip patre, X matre vnam fpe-: . €ierelationem , quia inquiunt fecundam —
hanc viam candé fpecie efle ronem fun. dandi in ambobus (ficut eft virtus gene-
rauua eiufdem fpeciei) atq ;adco refpon- dctcis in filio vna (pecie relatio .
Fallun- tur Auctores ifti, quia etiamfi ambo po- nantüt concurrere aGiué,
virtutes tamen zY quu in hoc genere aótiui cÓcurfus , unt altcrius ronis,
quantü fufficit ad fun- dandas diucrías fpecic relationes , vt in« nuit
Do&or 1.d,3.9.7 $. 4d qu&flion£, & Tat, notat 2. Phyf. q. 2. $.
Sciendum primó,vbiait , quod licet pater, & mater fint caula ciufdé (pecier
inquázü quilibet cft homo, non tamen sr potentià causá- di; quia potentie
generatiuz patris ,& ma- tri$ lunt altetius, & alrcrias racionis. 1y0
Inoppot.obijc.1.rclationé nó pof fc [pecificariá tecmino , quia ab co rcla- tio
habet vnitaté,& diitinctioné , à quo babet efle; quia cadem fant pincipia
c(- - fandi & difinguendi,fcd babet £fle à io lo tundaincato,non à termino,
vi dictum Cit q. 3 art» 2, nam polito tccanimo , vc có dicio oe ,efficiécer
dimanat à lolo/tunda- — UKWCO cx dictus ibidem, crgo à fuadainc- to, & non
à termino babet vnitatem » & diftin&ionem. Refp. quod loquendo, de
vnitate , vel pluralitate relationis quantü ad entitatem,& realitatem cíus,
vt1q; re- lationem non fpecificari,nifi à fnndamé - to ob rationcm allatá ,
quia re vera folü fundamentü cft vera cau(a efle , feu reae litatis relationis
; cgerum quia inter alia accidentia hoc fpeciale inuenitur in relae tione,g
vitra habitadinem ad fundamens tum;à quo accipit effe, & realitaté, ordi«
natur quoque cx propria natüra ad tet- minum extriníecum , ideó etià inter alia
accidentia hoc fpeciale habet, vt vnitaté , & diftin&ionem accipiat ,
non folum a co,in quo, & à quo babet effe , (zd'ét ab có , ad quod cft ,
& ratio huius ett , quía. non habet e(fe à fundamento vtcunq. (ed precise
pofito termino;quod €: cucnit ia potétijs, nó dimanant ab a&ibus, & tà.
— ab eis fpecificantur extrinfece, & actus ét fpecificátur ab obie&is
,à quibus no && p accipiunt e(Te,yt habetur 2, dc. Anim. 55, -
Dices,ergo re vcra dici nequit rclatio- nem fpccificari à termino, quia cü non
fit cius caufa, nó vidctur,in quo gencre cau- [zz poffit hzc fpecificatio
fieri. Ref». in rigore loquendo in nullo gencre caufe ab. co fpecificari , fed
rantum tanquam à có- ditione, & à quodam addito ad cius c(fe, &
intellc&ioné neceffarió coexa&to, qiré fpecificandi modü folent
Auctores redu- Cere ad genus cau&e formalis extcinfecz, in quo ctiam gencre
diccre folent potere tias (pecificari pera&tus , & actus per obicéta,
atque ita. inquiunt fpecificatio- nem relationis fumi à fondamento initia- tiac
,& radica]itcr,quia ct radix& caufa rclationis;à termino vcró
completiué, & formaliter, quatenus eft id , in quo vlti« moó-Gflit relatio
«.—.. 1 $1. Sccüdo obijc.€ contra, qp nequeat.fpecificaciàtundaumento,nama
elatio fi». militudinis ;otcr duas albedines , & rela-; Uo (imilitüdinis
ioter duas mgredines-y, non diltinguuatur [pecie ,& camen fons, dimenta
Ípccie dilunguüntür. Reip. alie, qui pcgando afiumptum cuv Lo.dc Mag. Qt, quia
1cut albedo cft alterius fpeciei à.nigredinc, tic & rclanoncs vnius albe-
din;s,& vnius nigredimis ad aliam fpecie , abinuicem diftinguuntur . Scd fi
iflicou- Gzg c«eduüm 3w39* OBif. VUE
Derim Nie. XÉcdunt vnitatem vnius zloedins 5 abt ni- £rediniscum-alia e(fe
eiufdem :ratibais (tobique , & cx fola diucrtitate-eatita- *tam albedinis,'&
migrediàis-pratendant- - Faluare diucrfitatem fpecrfi cailará cela- "tioni
parii coníequenter loquuntur ; nec "árgaaiento (atisfaciür, qtia ad
drftingué- ids (pecificé relatioges non atrenduncur fundaméta remota; et funr
albedo; & ni- $redo,(cd prox ma; (icut funt vnitates,vt "upta di&tam
cft. Idciteó alij dicunt euá *ondaméta proxima fpocic difzingui, ni- inirdnié
vritaresipfas, ac proinde rela- "ciones "proxime" im ipfis
tandatas efle » quoquc fpecie differentes, & quidem cü *n:ta$ (equatur
naturam ; velut eius pro pa páffio, ad diuetfitatern naturac ve- ofimileeft
ctlam vnitatos ipfas vatiari; S Lice folutio abfgidubio melioreft:pre
&cdenti , fi encre velimus froiilitudines "ocque- variari (pecie ad
varistioncm Ratucarum y in quibüsreperiuntar «^-^! ;a2$2 Cotterüm non dc[üat,
qui fentit fimilitadiné duarür-albédiat ctio €lu(- dem fpeciei cuin
fittilitudiae duatümiz gredirium,quia lcécoature ; qua fantexe trema illarum
relationü, fincalcerius.cad tionis;modus ram vnitatis ; qui cft ratio próxifia
fundandiillas, etl vcrobkqz eiuf. dcin rónis , eo modó , quo dicimus pro-
boruouem duplam inter duo, & quátuot repertam ése € uldem rónisicümics, qua
réperitur interquan uc & detcm eap mümeri , qui illas (dndadc, f pecie aser
fe diffctant; fic CC inrcliGon bus cauoms diccre folemus gencteiatém ir
(abltan- ti& fáhdatàm cflc c uldem fpeciei cü ez y uae furdatur in
quantitate , quie nimirü idcarcft modus pced candi viciaf qu. sica Tgitüédicüt
in propofitó, q omncs patec Ritatcs (unt eiu(dé ronis iter. fe ; omnes ilem
fmilicidincs ,& onines diffunilitu- diücs, Qn. reperiantur in his; &
illis na- Qiris prorius accidentale eft per feróni- hus carum ; & hunc
dicendi modü Blanc. (ajcacit. indicat próbsbiliorem. Quà Ki d.cas eoagis
dittingui duas relationes . fimilicadints furidaras in aloedimbus , d duas,
quarum vna m albedinibus, aliaia- te nigredines tündecur , fcd priores iue mtto
di ftinguüuir, ergo poftcriores dc- Uti (pecie tiitiazui. Ad hoc fepiusdie Sou
de "uni ef ia:ndiiti cra&rando defendi Ánitentionbusuiaiorem
illamdiftihótioz acte M MEME leat; & hec re(pontio;aut éft probibiliór
prscedéti ; aut certé- aiiagis niece(faria ad fedandaim grauem illatri diffi
caltavem-fü erius motam qi 4 ác zin fine dé ptoce(z ui relitionum imn infinitum
fundando vri füperaliam, vt ibrínnuimus ; neccaniins ficiari dcbétvilüs
Scótifta ,quiaedm'exs preflis verbis docuit Do&toc: 4. Met. q. 12. infnl.ad
t? vbi aic (aper duo Befiera« lidima fandári iege oh tei 'tcici ; quia non eft
nécelfecántáh effe diftinGionedii relitionibut quarita. eftin fundamentis
;'pre(ertim rémotisg idein teact Didác, digit 4. 1 p.q. 1. 77 2 -OQig
RSOIADOAY:SaT C 1 T. v5iv*fy . DÀ RTI C V.L 4 S IL 1354 Declarantur tres modi:
Relatiuovur ae orci. Met. affignatio 2. 155 "q^ Rcs modos Rclativoram
affi- 5127 A. gnaait Arift (; Mene rs. doces qé£dà relatiaa dici sch vnitatem,
vel naz merü,fcu multitüdiné; vt (imitead limi Icsae uale 2d quate, dupl ad
dimidiünd;" üiedá- dicifécandà aGinam potehtiaar y & pa(Ti&3m, ac
criam potétiardi actiost nés; vr éaletictitàm ad talefü&tibile ca^ —
Icfacicns ad éalcfa Gam & 'ofao aótiad * ad pa fliuum; quxdá randéjve «ic
e^ 3d tenfüratm, & (cibile ad:(eicorians, 8C fe&tibiiead fenfum: Itad;
ex triplici (àh«- damepto, vt pali m traduác [rcérpietes y c3 difüinxit gencra
telitiónuin, quaram* priiday éft earum, quae in vititate , vel: pháralitate,
Ica.oümero fundantur; vc z-^ qiale, mic, & idc, quz fuper exicemoc Uim
eoaeuientiam fandanur g daprü; && dimidium ,-qua fundanrut füpec
dilcon- déniéatám « Altérum eft eacamy quz in' aGionc,vel paflione,ftu potenaa
actua y & pa(Trtas vC pateraitas ; d flliatio, & in vniuersi relatio
caufg, & effectus. Ter- tiàm denique illacámiet, qux fandancar'
laper'ment(urámy& men(arabile,vt (crea- dà; & fcibile; & addic Ant.
cclaüoses hírius ieráj generis non eife iius quia * f&ienga realiter
rtfeccur ad-(eibriéy noa tamen é cosirascelationes oro prit ? fecundi 2cneris
docet ele- malas ; curas » diiiliónisepios: meuinic Doctor's fcd: UT & pres
k ^ "us | sKelanonumi - Quef De primomdo elati. ide. 11. 692 sputfertim 5;
Mqt.qea 2) 1,d.3 4.$4X d. acque ita per naincrum ,& multicud nem 732.42: $
Rc pod. ad 1,Q04 quol.13.V. - explicatur primu modus Relatiuorim. o) hos cing
gemets endi cft; q cá aic Arift. Hecate EOM multitudine , *féu hünfero, ibi vn
táteri,& nügienun nó "fumi pra dicamétaliter, pro enitatg nimi- ;fum
quagutauscór nue , & numéro orro ,£X diu'fiobe cóunui, qnia tuac relátiones
Hiis generis, ncn nih inprzdicamento , quanutaus effept,fed (umuntur tranfcen. Man,
quami f uo modo in vnoquo- . que genere reperiri poísür, vt docet Sco.
13:d.19.qet i 1n2.d3:q«1. B. & D. Tho. -4y.7- dc potentiaart. 9. qü€
(cquuncur Có. : pu e alij; & quauis exé- : plaab Arift, allata vnitátemyac
multirà- : diacm innudnt quantiatiu& ; fatistamén /conüateios mentem füitie
fondamentü huius genecis Md qune itc ndere, inquanturti m- juàni i (ER quodin
sitas » chultirudoy im oftca lubdit , eadein cffe , quorum fub- - ftant cit
vna, fianlia , quorumqualitas cvna, zz qualia, quorum quantitas yn; quo :aürem
fcn(u intelligi. debeant Sceuis s S.T h.cum 5. Mct; docencrclaiiones pri- «tni
triodi-fündart fuper rem de: geaerc :quarititausy benc ex plicat Zerb. 5. Met.
'g. 18: $.Propier tertii 7 7021 0v /^7-Raríus ett ob(eraandü,quod c& inquit
* Arift, relationes huius primrgeneris furi- "datiid. vnitare , vel
maluitu dine fic fum- opta » per vnirarcm nop axceligit aliquid ,Syreipfa vnum
lit in extremis celaus , na- tura... hoounis, & Leonis, aut Peui, &
IPauli non dicitur vna in ambobus , quafi fit vnasceadé enitas , rauonoe cnius
in- ster illa extrema refuliec relacio idengta- *tis generic vcl fpccificas fed
inicliigit "tonucninaam in alquo przdicato com muni vttifq; quod proinde
dicitur vnam, n6 per incxiltencia , (ed per folam mdif- fer&uam , in quo
fenfu dumtaxat duoin- "diuidua eiufdem fpeciei dicuntur vnius, '&
eiufdem naturar,yt diximus difp.g. . r. att, 1. iX e» profcilo dicemus in
Mct.quà vn.catem Doét.in 2. d. 3. q.1. vocat for: Anak, & c(fentialom, vt
cain à n axerica . Condittr;guat, qua dica (olet materialis y ; intelliget
plucalitatem entitatd alicruis, -& altceias rationis & difconucnientiaua extremorum: in
przdicato cootmuni «- (5$. Cücrgo triphciter extrema poflint cóucnire , X vnà
naturá participare trboc - feafu .i. n:turá eiufdé ronis, Gc € cotra tzi-
-pliciter difcóaenice,hiac Arift: tres fpecies -affignauit ex parte
vnicatis,S& totidé expar - temulc;tudims; ex eo n.suía duo extrema -
cónenire poffunt in effzntia, & (ablbátia(per ? fübítantia fi quide
incclligic ec Arift: effcu- -tia,& quidditate , vt oes bic exponüty ori.
-tur1détitas , q0a- fundatur fupcr vnitatem "fubftácialé,(eu effentialé
quo teafu oia indi ^uidua tá fubftantiz; quà accidentis dicitur
teiufd&effentiz,Bznaturz ; Ex co quia coz» -uenire poffunt
m:quatitate;quatenus quam- *titàs vaius nó excedir quantitacéaltcrius , -nieq;
exceditur, oritur zqalitasyqus fun- »daturin quáritatibus ne qiácenus sbt einf
- ,dé-natarz ,& róniseffenialis (fic in. fuadat iidehtytat&) £«d róne
ickaalisexcéfioni siqua ius hzcrátzeft iaextéftonosquara eiLit- dasex eo:tandé,
qp.cóuenire poffunt ín qua- Aitate oritur frailitudo,qug pariter. funda- -turin
qualiratibas , nó quia fidt eiufdé n2- :urz;ac e(fentiz (fic.n.& ipfa
fundantidé- :titacé) fed rónc emífdé inteuftoais. E' eGtrà -veró ;quia estrema
tripliciter diíconucnire :pofsürt ;participando .f, naturas altgrins16-
-pis;cetidé fpeciesoppofitz oriütur ex par- esekimdniser com diquaduo ot
naturas alterius róais dicuntur diuería; :€o5g habentid'uerfas quiltates ,ve
cafdé, mb tamé in codé gradu; d: fimilia dieimtir, -& tasdé ex co ,
tpimproportionata funt ini -quátitate;dicütur jnzqualia.V erum camen eft id,q»
aducrtit Do&t.in Met loc. cif & 1. d. 1s.q. rlhas.o€s fpecies vagari
per tocá gc 'nus entis, fi metaphorice fumantur ,nà om- fic ensalteri cóparatü
eft id& . vel dinerfum ánaliquo prgdicaro;cit equale vcl inzquale quanatate
virtürisicit (ime ; vel-difiuile, -quateuus gicüq; ens propri habetdiffue-
1à,quz ab Ariit s. Met. appellater qualitas. Sedobijcies,Vnitas,qua c - N
relationis debet effz viricas plüriti, 03 vnt- tas vniufcuiufgs vt fic; aon dat
tclatio- nem ad alind , fed omois vnitas plurinavre diftin&orü eft ynitas
róuis ; quia in creatis nulla vna;ac eadem entítas realis reperitur in duobus
re diftinétis, ergo nulla relatio esc parte vuitatis eft realis. dicem
mulotado,& numerus pluralitate coftituitur, ac diuifio . ne, quz in negatione
foimalitér confit zt , vndc ingq.alitas v.g. in hoe PU t.ib- Jeo ' Difp. VIII:
De "Preditam. vifjéeluis. s 7. datur , quód hzc quantitas Jan 9 ha-
bet,quod habet alia , crgo nulla: parte mulcitudinis elt realis , quia meatum
reale , & pofitiuumnon habet. . 156 Reíp.coccffa maiori ,neg.min.cuius
probatio ees tantü de pte: formali per incxiftentià,nam quacung; ralisan crea
tura nequit effe realis at nó probat de vni- tate formali, per indifferérià:
hcan.eft vni- ta5 realis, vcfusé oftendit Doct. cit. 2. d. s. q t- & hzc
cft,quz ponitur fundamentü ha- rum rclationü primi g eneris. Ad aliud,licét
multitwdo aliquo modo negatione inuol- uat,fupponit tamé reales, &
pofitiuas enti- tates quarít vna «ft diueríz ronis ab alia,at que ità relatio
diuerfitatis v.g. fundatur in homine, & leone, nó róneillius negationis
przcise fed rone propriz effentiz vaiuícu- iufq;quatenus feeüdá vnitates
formales süt plures effentialiter;redlatio po ceto di- mi lij ad dupli fundatur
in dimidio,nó róne defectus magnitudinis extremi oppofiti , fed in (ua propria
entitate, quatenus hec tà at maior. n ob idtamé —— | 065 relationes primü modum
pettinkces effc reales ficut .n. Vnum multi- plex efl vnü
numero,fpecie,genere,& pro- ótione;ita idétitas fundata fuper hoc , &
illud ynü ad hunc primi modá fpeétabit,ét identitas nnmeralis, » apud o€s cft
rela- tio rónis, quia eft ciu(dé ad feipfum , immo Arift. fub hocgenere
exprefse recéfet pro- portiones oés inter numerosab Aritbmeti- 2
excogitatas,quz kdo reales jd unt i nequeat fubiectum per pride nidi ved
numerus non cít re vera vni per fe ens,g; de tranfcendenta- li cecedunt omnes,
in quo tamé proportio- nes fieri poflunt non fecus;ac in przdicam. Soléthic
Au&ores dlfputare , an rclatio- . Qesrcales huius primi generis fundentur
in : nitate Ípecificafoli., an étin generica, & Ax licét nonulli id neget,
feré tamé .oésa t ct Ant. And. y. Mej.q. 14. ad 5. aeg fundariin his oibus
vnitatibus ét ana- og3,dümodó fit talis,que dicat vnü concc- 9. obic&intt
intrifiece eóuenienté vtriqg; analogatorü,quia nó minus sitfimilesá par terei,
Petrus, & leo invóne animalis, quà Pe trus, & Paulus in róne fpecifica
hominis fer udta proportionc,& ide arg ficri poteft de vnitate,ícu
cóueniétia analoga. Nec refert, pA differétia fpecie, etfi one €óueniát;di. -
ir fimpliciter diffimilia , vt cóftat de al- bedinerefpe&u nigredinis.Ná
lieet verá fic wiuerfitace (pecificà vocari abfolute diuer- fit x6 adhuc 1f
jdentitas genericain fuo or airelatio ex - vni dine dicitur tripliciter calis
Imbtipfarie nitas numeralis pót effe fundamentü refa- tionü rcalium hutus
generis fenfu fuperius " explicato q. 7. vt fiéadem numero albedo
pogeeturin duobus fubiectis?, dicerentur liter fimilia., quod bene notauit
Bonet. in hoc przdicamento. 1. Exponitwr fecuidns Relatiuori modus: 157 C
Relationos fecüdi generis eft diifidium nó leue de earü fundà- mento
proximo,feu róne fundádi , an fit a- &io,& pa a&tiua,& paffiu1,
proxima, & formalis, vel potius demü fub. ftátia ipía,q eft principi
radicsle actionis, & paífionis.Thomiftz paífim docét effe tp- $4 actione,
& palfioné ex D.Th.i.p.q.28.art. 4. K 4.cótra gent.c.24 Bt 3.d.8.q. 1. art.
s.ita Caiet.5.p-q. 3 s.art y.Iaucll.: Met.q.:
1.SaChlib.5.Log.q.31.Sotohic,&s.Phyf.q.2.art.2.Cópl.cit.Io.deS.Th.&alij,»probát,nàillud
eft proximü fiunt relationis, quo pofito, &fi es no ponantur,relatio
ponitur, & quo fublato €t ceteris remanen tibus nó ponitur talis aüt eft
a&io refpe&t paternitatis v.g.nà eoipfo, cp verü eft; ho- miné genuiffe
verá, ac neceffariü eft habe- re relationem paternitatis ad' filium , &
quotifque non ponitur a&io ; etiamfi alia ad(int,non confurgitrelatio, ergo
NC. ^ ^ Hác opin.Do& frequéter refellit hac pe fcrtim róae, quia ró fundádi
, (eu fandamé TEerUnh HOD NNMEE debet ,quádiu ma- one : la, crgo &c. Act.C.1$o
&q Treirca Gin 4d. Me Ls . qoos quol :2,C.& alibi fi rRCP l. cócedendo
relationes fecüdi generis poft ine fündaméto proximo manere , dà. odo manear
fundamérü remotít, dp cft fi- bie&t& inhafionis eaiti;ró hhilts eft
,quia TÓ "Fundádi in fis relatipnibusTolü eft necéfa- rain c» & in
frio produci" relationis mónürinfaóto ez, & coferuari eius, fed ad ho
fatlicit perféuetátia fundaméti remoci, -cui inlra réc, vndein hoc przfertim
differüt relationes hniusfecüdi generis à relattoni- .bus primi;op illainharét
immediate funda- méto proximo,vt y.g.funilitido ,pximein- herct albedini,
&a ^ ;didte paricti,:t nó Ata efl dexelationibus huius generis , qjua
paterniras proxime ipharet (ubilant'z ho- miais gencraotis, Rlratio fubftantia
&critt, not Juccayfüidamento proximo , quz dne '&rina eft fiij, Didaci
Morifani,N atiorüs quaidis Hmc opm.no teneanc quamlibem- ter Complut.
receperunt , quia non minds idonea di ad fuam opiniortem ems : O— — COMQERRMG
SD QM ——EPREPR P )o]po ILU PERIERE 148 Hac (olutio, ficut & dodrina, «ui
inniutor,reijcitur à Do&ore loc. cit. pra (crtim veró 4.d. 6. q. 10.
quiafunda- métum proxim&s& formale,non tantum ett caufa relationis in
fieri (ed £t in cffe , cuidéter deducitur ex (uperius dictis de undamento,&
termino,rclatio .n.pédet, & Ípecificatur ab extremis , non vtcunq; fcd
(ubratione formali (andandi , ac ter- minandi cófttutis y ficut ergo Petrus ,
& Paulus non fpecificant relationem fini- litudivis , ni(i vt ftant (üb
albedine ; quz €&t ratio fundádi illam ; ita Petrus pater, & Paulus
filios nequeunt fpecificare re- lationes paternitatis, & filiationis;nifi
vc flant füb rationc formali illas fundandi . Tum quia ficut fecundü fuas
entitates ab- folutas, & materiales nó funt nata huiuf- modi extrema illas
fundare rclaciones ita neque cófcruare, quia cofcruatio rtlatio- nis pendet à
modo fundandi, Tum quia fal(um cft etiá huiufmodi relationes non inletere
immediate fondamento proxi- fno ficut relationes prifni generis, nà fi ignis
calefacit medio calore, vt potentia a&tiua, qua illi fit ratio agendi & ratio fundaad: a&ionem , vtique
relatio a&tio- -niszqué immediate inbaret calori , vt fimiilitudo albedini;
& calor ab igne fc- paratus diceretur agens , & caleíaciens , ficut
albedo feparataà (ubie&o fimilis, & idem dicendum foret de paretnitate
re(pectu potétiz gcneratiue, (1 hzc pone retur accidens realiter diftinctum à '
- tentia generantis, vt ponunt Thomiflz. Nec rcfert, quod potentia generatiua
nó denominatur pater, fcd fubttátia ipfa pa- ttis ; quianó eft nece(Te accidens
(emper wenominare fubjcctum proximum , cui inhaeret, nam intelle&io vtiq;
proximé ánheret animz no(trz , & tamen deno- minatio toti conucnit homini,
cy ét cerní tur in alijs multis accidentibus. 1 quia Cum relationi in cói vt
fic , cíTencialiter CÓpctat pédereà rone fundandi ,& funda- tnento
prox«mo,nedum in fieri, fed éc in elfe, & conícruari ,hoc idem
omnibus,& fingulis relationum ípeciebus conuenire debet, quia id eis
conuenit róne generis, non at róne peculiaris differenuia, atque idcà malé per.
hoc (cccrnuntur à jr&di- Duefl.X. De fecundo modo Relatinorain. ife1r. 701
&is Auctoribusrcleiones buius (ecunc: gneris à relationibus primi. Tum to:
€, quia fi aliquis reperitur effe&tus pédens à (ua caufa , ncdum in ficti,
(cd ét in ccn- feruari, telis praíertim céferi debet quz - libet tclatio ob tenuem
eius entitatem « 159 Idcircó Io.de $. Tho.hanc cóem Thomittarü rc(pófioné
modcratur& in- quit, q: actiones nó dicuntur fundare re- latiores, sm «p
(uat in ficti, fed sti quod in fi&o cic, hoc aürira declarat, quia li- cet
atio in (e tr&feat,cft incaufa reltnquit determinatione quandá ad cffeétü
iá po- fità; hue per habreü , (iue per difpofitio- n€, aut ius vcl liquid
timile, rónc cuius pót fundare rclattonc ad illü quae fü:t re- fponfio cutüfdam
Tocccllant apud Fan- dria $.Met.q. r6.art.4.talem aüc rela- qui in caa
determinationem cx actione pratecita cx coarguit Io.de $. Tho.quia tranfacta
octionc,caufa ton amplius or- dinatur ad ctfe&à ,vc anre illam,quia ance
illam ordinatur ad effe&ü, vt potlibilem ab ea produci , at poft illam
ordinatur ad 'eum,vt impoffibile amplius ab ea produ- ci, quia caufa ereata non
pót reproducere 'eundé numero effe&ü.Ceeterü neq; hzc folutio
fatisfacit;quia non apparet,quiná habitos, vel difpotitio relinquator ex a-
&iobe , m quibus fidari poflit relatio ad cffectü & quod idé numero
cffc&tus ne- qucat à czulà creata reproduci, prouenit ex (olo extriifeco
Dei decreto,vt often- dimus diíp.8. Phyf; q. 5. art. 1. & quando & ab
aliquo intrinfeco proueniret relicto incaufa ex a&tione prterità,q eam red-
deret impotétem ad illüreproducendü; ia hoc nó císet tófundandi relatione rea-
"lem ad illü,ad hoc genus (pectantem.fed potius pofitiué impediret, nc
ralem reJa- tioné fuadare poffet. Tüm quia admiíso €t,g ex actione praeterita
talis relinquete-— tut difpoficio, vel hibitusi caufa , inquo fundaretur
relatio ad cffectü iam produ Cüscuoc relationes huis geoeris nó time mediate
amplius fundarentur in actrone , vt conteadiric T howiitz, (ed'üpet quá-
litatem , quod neque ipti conceerent .- * 160 Alia proinaé sécétia eft Scoti
Toc. €it.vbi docet nó a&tioné, & j'ai oné [eq potenuag1psá
a&iuam,& paffiuam c(sg : Gzg 3 fu so* . Difp VII. De
Pradicam.-Refjelliuit.". ^ for dáméta proxima huiu(modi rclatio- 18i,
explicat aüté id non debere inielligi de«oí pcétu, quem de fe dicit potétia,
[cd dc abíoluto, quodà refpe&tu denomina- tur neq; de potentia nuda, fed vt
jam ad actü redacta pera&ioné , itaut s&tio & paftio fint (olam conditiones, fiué
difpo- fitioncs ncceflarió ptarequitita , funda- mentum vcro potentia ad adtü
reducta, quz e(t cómunis Scotiftarum Ant. And. «. Met. q. 14. Bonet. in hocprzdicam. Zetb. q. 18. .. Proptor tertium ,
Fabri ibid. difj»& $. & fequuntur hic Recentio- res mult Ruuius,
Didac.Mori(, Smigl.& alij, ac c&à nonnulli Thomiftz Socin. $« Mct.q:2
«ad 2. Fland.cir. Araux.ibid. , fatt.9.Et quidem magnum habet fun- amentü in
Arift, ibidem , dum ait a(7j- |o wa verb, C pa[fia fecundi chinann c affinam
potétiam , Cr potentiari atiio- ues , quibus verbis vtram4; pertincrc ad
fundamentum docuit, potétiam quidem , vt ie fundamentum,aGtioncm veró, et
condit:onem neceffariam, & pracuiam difpolitionem , fine qua nequit
potentia fundamentum proximum effe, vndé vt ait Dodor 4.d. 13. cit.bené
(aluatur didum Arift.ibi , quod relationes (ccandi modi dicuntur fecundum
potétiam a&iuam, & paffiuam, vt fecundum fundamé:a, & di- untur
fccundum actiones potentiatum , vt fecundü difpofitiones prauias ad illas
relationes , & coditiones omninó necc-farias, quiaha relationcs nó
confurgunt €x cxiremis ctiam formalibus vtcunque , uia (i Petrus modó
pater,& Paulus mo- o filius ponerentur percreationem etia cum (uis
potentijs a&iuis,& paffiuis,non eticnt formaliter ipter fe relati per
pater- nitatem, & filiationem,fcd ncocísarió re- quizitur , vt ynam
producarnr ab alio, & P emis genera, Petti. determinetur ad fundadam
relationem paternitatis pci produ&ionem Pauli BE cn. ipfa Re contrá
potentia paffiua Pauli, .— — 161 Caerüm contra hanc opinione yigéc Eq y yi | -
Hurcdifp 1 j- Met[e&t.10. & alij eandcm rón6quá Scotus vrgebat conira p
Opiniomé guia Fertus viugnte filio A a d posentiam generatiuam, vt v.g. f:
caftre- tur , tufic,n. przciditar feminis officina , vcl (alim à Dco auferci
poteft, & tamen adhuc remanet pater,crgo potentia gene «ratiua non cít
proximam furidamentum ternitatís,quia hoc ablato concidit tc- atio , vt contra
Thomiftas argucbamus. Nec valet refpondere cuin Ruuio , Did. Mori. & alijs
abfutdum nó cffe relatio- nes huius generis manerc in fuis fübic- &is ctià
ablato fundamento proximo, & róne fandandi . Nam hzc folutio abunié nupcr
reie&a eft. Neque ctiam ipfi Sco- tiftz süt ab hac difficultate immunes;,có
quis Do&or non di(tingaat realiter po.- :tentias proximas agendià
radicalibus 2. d..16. q. vn. vc faciunt Au&ores relati, Quamuis ,v. ita nó
dift ingaat illas, (i ac» cipiantur potentiz organicz incomple- té, vt (ant
partiales anim. perfectiones, tamen (i completé accipiantur , pro con- ftituto
.f, ex determinato organo,& par- tiali animz perfe&ione , eas realiter.
di- ftinguit, nec vllus oppofitum docet, quia fzpius hominem videmus orbari
potcne tijs fic (lamptis; certum eft autem, ci in- quit Doctor paternitatem
fundari in po- tentia a&iua, loqui de illa in hoc fecando fen(uynon in
primo, quia potétia genera- tiua in hoc feníu , eft proximum princi- pium,
& fundamentum procedendi vnius ab alio,vt de fe con(tat ,nam finc organo
non eft. potentia. generatiua reducibilis ad atum, atque idcó nec relationem
pa- ternitatis fundare poteft, — . by .. Kdcircb Suarez, & Hurt.cit. cum
alijs, vt melius prouiderent — rela. tionis,allcrunt eam neq; in a&ionc ,
ned; i entia proxima fundati y fed inradie cali .i- in ip(a fubftantia proxime
, & im- mediaté , quia patec relationem, paterni- tatis in a&tu habet ,
non folum poftquam uan(it a&iofed ct:am( potentia gencra- di amittatur,
Verum neque hec Opi.pla- €et ; quia rclationes huius generis (unt iones
originis: ycl procellionis vniv usab alo ,. proximum principium huius procc
lionis cit ró (uadand; tales qescionsialenó: principium non elt ip« fa
(ubftantia patris, fcd potenzacius ge- neratiua cópleté lumpta » vt dicebamuse
Cont, quia yc l'euus referamuc ad Paulds Quefl.X. Bs fétuido modo Ralatiuruni
AI, 7057 vt pater ad filins; non (afficit intelligere fubfantiam vtriufq;
precise , fed in fub- ftantia Petri debet concipi aliquid quafi pertinens ad
rationem agendi, vt fübítan- tiam Pauli refpiciat in ratione effectus , etgo
nuda fübflantia nequit cíle ratio fandandi patcraitatem , cüm finc poten- tia
generatiua effe&um nonattingat. : ^! 162. Pro tefolutione huius dubi; no»
tandum eft inter effe&us aliquos effe, qui à cauía fecunda effentialiter
dependent, non (olum in ficri, fed etiam in conferua- ti,vt con(tat de lumine ,
fono , &c. alios veró ab ca dependere folum in eo infti- ti, quo fiunt;
deinceps vero nullo modo , vt domusab adificatore, filius patre , &C. Cum ergo
relationes huius fecundi modi fint. telationesoriginis , & procef- fionis
vniusabalio , effe&tus primi gene- Jis,X in primo inftanti productionis
co-rüm,acetíamdcincepsfundatadcaufamrelationemrealemdependeotizs,&caufa€contrarelationemoppofitamadip(os;&fifübftantiaponatutimmediatea&iua
fine medijs potentijs realiter; vel forma- liter ab ip(a diftin&is, vt.
probabilius eft (exceptis quibufdám anima potenti)s, vt in lib. de Anim.
dicimus) tunc in ipao immediate? erant:fundate it relatio. ncs, fi veró in quibufdam
actionibus ac-* «identalibus,& teanfemttibus agit quoq; media potentia
accidentali, vt Sol illumt- hàndo , ita camen vt & ipfa attingat cffe-
€tum,tunc vtri]; 12en$ proporttonatam fündabit relationem ad effe&um , quia
vtrumque e(t verum agens in (uo ordi- fe; quod fi non attingat effectum vllo
do, nifi media potentia accidemali , inipía fola fandabitut relatio. Effc&us veto fécandi ordinis cantum $n
primo :nftanti fundát relationem rea» 'm dependencia: ad caufam , non aüt de-
1ctps , (cd poftea ex ipfoaétu caufalita- is ttanfacto remanet tantum denomina-
Lio qud ho fccit , &illüd fa&um eft, quz vtiq; eft &enom natio
fcalis non ta- tné cclatió realis dependétiz ,& calcsctie dlcnommationes
patris, & 61i), nempe qp lic generadit ,& tlle genius eit c: preise docct
Arift. Mets €. 15. inquit o. quod ilc dicitur pater quia fecityllle fllius,
quia quid paffam eft ; cui füffragatur commu nisloquendi modus , nam Paulü
dicimus cflc filium Petri, np Petro defun- &o,non alta ratione, ni(i quia
ab ipfo ge« nitus fuit; Et quod parernitas ,.& filiatio in creaus nó dicant
relationes reales pro batut vrgenter, quia tales vtiq; forent cau falitatis ,
& dcpendentiz , fed poftquam filius genitus eft,non amplius à patre des
pendet in effe , ergo nulla adeft ró deine ceps. fandandi relationes realcsad
hunc modum fpe&antes , nam omnes iftz ali« quam importánt dependentiam
vnius ab alios Etin hocfen(u admitti poffunt ra» tiones Aurcoli,quibus
r.d.30.part. I,arte 2. ptobat relationes producentis,& pro- du&i
ad'fécundum modum fpc&antes v.g. paternitatem , & fibationem non ef.
1635 Dices, adel[e etiam deinceps (uf- ficientem rationem fundandi relationem,
ia-manent extrema , ad quorum poti« tionem neceffarió refültat relatio iatrin-
fecus aducniens, vt fant paternitas, & fi- liatio ;. Contrà , non
qu&cusque extre ma (ufliciunt ad couftituendam relatios nem intrinfecus
aducnienrem (cd dcbent eíle commenfutrara relationi , quz in- de infürgere
dcbet , at talia extrema noa funt Petrus, & Paulus, qui fuicab eo ge«
nitus, fi (ecundum fuas emitates conti reütür , ergo prater illasoportet
iotellie giin vno extremo aliquid quafi pertinés ad tóncm agendi , & in
alio aliquam ró- nem dependentia , vc inuicem referantur relatione reali huius
gener:s , cüm crgo »era&ta generatione , nihil tale pmancat in extremis ,
fatendum eít deinceps non inuicem referri eclationc reali haius. ge* neris.
Conf. quia fi vrget allata obie- Cio , ctiam deberet dici generationem ipfam
mantre;cürmancant extrema.f.ge- ncrans,K genitum , &spía fic relatio n
trinfecus adueniens , ficut ergo ipfa non smanct,quia generans , & genirum
fecun- dum fuas, entitatcs rion func etrema.ce jus formalia,(ed raiterialia
raniumidem quoq.de paternitate, & filiatione di cft; quód có eel maxirié
cft affercndum, quia patcrnita$,& generatio a&tiua, filia- ti0,&
generato paffiua non difcruntyyt Gas 4 €x 204 Difp. VIII.
De Predicam. Refpetliuis - NE. €x Scoto colligitur 5.d.8. q.vnica. $. 4d quafi
ionem, vbi eas codé modo definit, vt de (e conflat in relationibus diuinis
Diccs,in diuinis paternitaté , & filia. tionem cfle rcales relationcs, ergo
idcm aicendum eísc in creatis , Contra, imó ex hoc nofirum roboratur afscrtam,
quia 5 &dco in diuinis id verü cft , quia ibi a&io gcneratiua , &
parernus influxus in filium peace manet , crgo quia in creatis fo- üm talis
infiuxasex parte cauíz reperi- &ur in primoinítanti, & pariter dependen
£a ex parte cffcétus , deinceps vero hec omnia ccísant , remanente nuda
cniitate «auíz,& effectus , alserendum cft pater- nitatem, & filiationé
non dicere rclatio- nes cales, nifi in primo inftanti , & tunc paternitas
fundabitur (uper poteatiam.» actiuà, vt flat fub actu E cido ; deinceps vcro
Bon diccre, mfi denominationcs cx- "rrinfecasex eo defumptas , quód ille
ge». nuit , & iftegenituseft. Ncq;ab
hac fcn- tentia alienoseft Door, nam in 5, d, 8. «it.(üb D. proponens hoc
dubium, an fi- liatio dicat tclationem realem, tres adhi- betrefpontiones,&
quamuis tertize, quar «ómunis eft, videatur adherere , primam 2amen, quz
cíl,quod filiatio lit fola rea- lis denominatio cx a&u generationis ,
yracerito, non improbat , (icut (ecundá, m dicit else ab(urdam , figni euidens
lam ceníere ptobabilem, tcttiz tíima- gis adla (it neà cóirecedore vidctetar, «
ilafuppolita locutuscft de patetnita- 1c, quarcns de illias fondamento locis
omnibus füpraciatis ; Et hanc noftram opinionem de relationibus fecüdi modi,
& cx cifdem motiuis fecutus eft pofleà Woncius difj. 15.
Log. n. 64. & fcq. licet «am bi proferat, tanquam ;& pro- prio Marte
inuemam. 164 Pecrüncnr autem ad, hunc (ceun- dum modum relatiuorum , nedum
rcla- woncs ininfecus aduenientes; fuper po- 1entiam fundata , (cd ciam
extrinfccus «ducnienies pra([ertim dc geacre actio- i5 & paflionis, vx
Scot. notauit in 4. d. 1 3-Cit.intertia cxplicatione , quam adhi- Aet ad
tex.20. 5. Met. Arill. .n.ibi in hoe 1€ct ndo modo, ncdum rccenfuit relacio-
525 caulg d «c ctum , producenus ad
productum, fed etiam agentis ad paf, fom, & a&iui ad paffinum , vt
calefaci- tis ad calefadum; immo dicere poísa- "mus omnesin vniuer(üm
relationes, ex- trinfccus aduenientes fex vltima przdi- camenra conftituentes
ad hunc modam reduci, quatenus in aliquo fenfu omnes fundantur fuper potentiam
actiuam , & paílhiuam "d Vbi paífiuum fupdatar in potenua padfiua, quam
habet corpus co. tentum ad locari, & Vbi a&inum in po- tentia aCiua ,
quam babet corpus conti« nens ad locare , & ede sp. Spe&ant ctiam ad
bunc modum , m prafatae relationes predicamentales , fed ctiam tran(cendentales
, quz fandantur (uper potentiam actiuam, & paífiuam, vt rcla- tio iui ad
producibile , a&iui ad affiuum, nam,hic quoque enumcrat re- Linen
calcía&iui ad calefa&tibile, » , iones enim modi. fi (amantur , vt
dicunt naturalem aptitudinem vw. g. iguisad producendum calorem , aut ca-
Ieiicietdi aquam, fant tcanícendentales, licet (àfamantur , vt (unt ipfzmer
rcla- tiones przdicamentales in c(se poffibili, & obicétiuo, adhucin tali
ítatu predi- cam. dici debeant, quia eiufdem natura cft homo
actu.exiftens,& homo polTibi- *lis, vndé (actum eft ; vc quadam rclatio-
nes huius generis dicantur fundar; ip po- tentia abítrahendo ab actione ,
quales fant illa omncs , qua rcfpiciunt iy vt poffibilem , alie veró: fundantur
im potentia , vt eft (ubactu fecundo , quales. funt illz, qua refpiciunt
effe&um in fic- ri , nam harum omnium aculit Ariftor. excmpla in textu. Immo
neque omnes: relationes, quas fub hoc modo recenfet ,. funt reales;nam quafdam
enumerat , qua fundantur in a&tione futura , vt quod facturum eft ad id ,
quod faciendum. cft, conftat autem tales relationes non císc: realesquia non
habent extrema actu exi» fteniia , nequit aucem rclado habere. maius císe 1n.
fuis extremis ; enumerat etiam rclatiua quadam , quz dicuntug priuat:onem
potentig vt im- poflibile, & &milai de quibus omnino «onítat non eísc
rclauua realia « | Quas. X. De tertio modo Relatiuoremadr.. — 205 vlanatut
tertius modus lati ad (cientiam,& fen(übile ad (enfum; tan- £l ipf à cow
quam men(urabile ad menfuram , at rese 365 Irca relationes tertij generis —
Ctra fe habct;g» fcibile eft menfura fcie- | .., eft cóisopinio,vt dicebamus —
Ug , & fcnibilc fenfus, & Arift. codem ab initio act.diftiugui à
relationibus pri- modo refetri dixit meníusabile ad men- mi,& (ecundi modi
penes fandamétum , furam , fcibile ad (cientiam , & fen(ibile quia
nimicumift fundantur fupermen- ad fen(um;Nonergo tertium genus cone |
Ádurá;& menfürabilc,non ille jidq. aperté flituit Arift. in rone menfürz
nec pefiés docuit Scotus s. Met.q.15.dá ait in corp. . talc fundamentàà duobus
primis diftin- afit. hunc modürelatiuorum diftingui xit,(cd roné eius
conftituit in €oyg» in cmeris, non per mutum dependen tá dicantur ad aliquid
relatiua huius ge» giam, vel non rnutuam y fed per funda- neris,inquantum alia
dicuntur ad ipfa, & damenta alia, € «lia: , atquc 1tà deícn« — diftinxit à
duobus primis,quia inillis cft dant Ant, Aud. Faber, & enixe Zerb. f.
relatio realis mutua in vtto]. eXtremo » Met.loc.cit. Bargius 1.d.30. &
alijSco- — in Boc veró relatio nó cft mutua,quia nó tiftz , & paffim
Thomistz omnes, eft rcalisnifi cx parte vnius extremi, vn« Vecum hec opinio,eftà
plaufibilis,nó dé ad hoc genus fpc&tant relationes nom eft ad menté
Arift.neq.Scoti in lib.(ent, — mucug,vt fic, denominstioncs in termi nec infe
verajnonad mentem Arift.quia — mis earum reíukátes ex tali terminatione. ipíc
5. Met.tex. 10.nunqué dixithasrela- — 166 Necopinio illa eft ad menté Sce
tiones fundari ia róne menfurz , autdici —si,pam eftó in
Met.loc.cit.cómunioregs sm rónem men(urz, dere dixerit relationes tertij
generis di ationibus primi modi aitdicifecundum — flingaià ceteris per ja&
alia fundamé | vnaq,S& muka,& relarionesíecundimo — sa,nonautem emiam
mutuà , di dici sr potétiá a&tiua,vel paffiuá; ed & à i i folá dixit
quz dá rclatiua dici,vt men(ü- iorébabet
auctoritatem, & magis cx (cn« rabile ad menfará,& fcibilead (cientiá ,
tentia loquitur, diferte docet hac relati- & (cnüibile ad (cn(am , vbi
potius hzc ua pracisé diftingui à relatiuisprimi, Sc emnia pofuit velut
diftinGta exempla»$; — fecundi genctis,q» illa funt matua,nó ve- | non rt
oftenderct (cibile, & (en(ibWecó — ro ifla , itain 1.d.3. q. f. füb B.&
d.39» tineri fab menfuraJ& menfurabili vtac- — $. Re ndcotgitar ad
primam;& $. td : eucaté notauit Suarez di(- 47- Cit (có. arg. ecund. quaft.
& infrà d. 35 idem 133. Nec. fatisfacit refponio Sanch.hic — repetit, &
rurfüsquol. 13. (ub V. alibi q. jo-ad r.prin.dum ait Arift.inillispri- —
frequenter ncc alium di(cretionis mod mis ve: bisaliasvt menfurabile,ad men- —
imcr illa vnquam memora» Refp. Bar- fram explicatfe communem ronemha- — fius
loc.cit. diftin&ionem horum modo rü rclationum, & fccide propoiiionem —
rum dupliciter inquici poffe , vno modo c esit erm dicetet,omaismeníü- —
e&e&iueS& exirinfecé) fic diftinguun« $a, & menfurabile eft
relatiaum tertij tur yer fandamen'a , aliomodo intripfe- neris,&
cum(obiuagit C" feibilead jcié — €8; formaliter , & fic vtiq.
diftinguüe tiam ,C7 fenfibile ad fen(ums refoluitil- — tur pec mutuo, vcl nom
mutuo referri € Jam propofitioné vniueríalem pcr copü- — quia fd competit
relationibus róne diuer * fatiuas , & oftendit pet [pecies » quodim fiatis fundamcntorum » namre ionet genere
dixerat , vt fi dixiflet ) omnts ho- tert'j generis rationc fui fundamenti no
moeltanimal, & Pecriselt animal, & — petunt intermino rclationem realem
ops Paulus eft an mal , Haec (olucio manifc- pofitá) benc tamen relaciones
primh fté tcXtum extoruenquia in primis vec cundi , idco prisa differentia
huius mos bisdixitalia dicrv caem(arabilead men. — dià primis duobus petenda e
à funda- furam , (i ergo hac poíteriora adhibui — mentis.Sed h$: re[pontio
facile rci]citurs fet in exemplüprioru,vcconte nditSan- — Quia mox oitendemus
hanc non mura | €ius colligere debuifigt cibi [c babere dc ndemiam relauuorum
tert) » e risillis conuenire,non ratione fui funda- menti, gp ita poftalet ,
(ed potius ex dif- rmi afhignatione,extremorü , quorum vnum a(fignatur in
a&u; & aliud in. po- tentia, vnde hoc inducit inter relatiaa bar ius
generis, & aliorü duorum potius dif. fcrentiam accidentalem. ex. tal;
diffor- mitate dc(umptam quam cffentialem à fundamenuspetitamz ;.- 5. fa | 167
Vtigitur id magis patear,& qua» lis it diftinctio huius temi; modii dao-
bus primis;an.f fit effentiali potius accidentalis tantum, inaeftizandum cft ,
vnde procedat,g relationes huius gene- risnon fant mutüz,aliorü vero sU d
ponimus autc ex dictis q:6. art. 3. ec 1. illa dici gram n qua nih cem rcciproc
"per relationes oppolitas vriq. realiter iulatcein, lla vcro non mutua ,
quorum vnum realirer fundat relationem;aliud veró tantum tcr minat,vndé nontam
eft rclatiuum,quam abíolotum.Thomiüz paílim hanc ratio uem afferunt, quia vt
extrema inaicé re- ferantur rclationerealrin fingulisexifté tCodebcnt effe
ciufdem ordinis, fic.n.in- nuit D. Th. p.p.q. 1 3.att.7.& q.7.de pot. Att
TO. & 2«contra gent;c.1 2. [m autem conditio deficit in men(ura ; &
menlura- 10,2 pertinent ad huac tcctió modu, quia &0n lunt eiufdem'ordinis,
vnde (cié tia ícfertur ad fcibile , quia non cfl cxtrà ordinem fcibilis ,
(ad(cibile, quia eft ex- ztá ordinem fcictias mon rcfcrtur ad (cié- ti. Sed hec ratio patfim rcjcicur ab al; jo &
prasertim à Durand. 1.4. 30.q. 5.0. ^ olbidemq. 1; art. 3.. & ctiam ab ip-
fo Scot.ibid.$. Contra primum , & qui« dem vía. adhue non ottenderimit 1ho-
mifta , que , ant quara eíle debeat hac communitas ordiis , nam vel miciligunt
elTc debere eiuídem ordinis i inuicem fubordinazi, & mutuo dependere , vt
exs rae Io.de S. Th. cit. & quia nontafe. d abent estrema tecti yinodis
1dcb &e, Et hoc non fatisfacityqu:a vt at Doc.citeft aperia petiuo
principi), id.p.eitycp quar- fimus ,quaré hzc cxaema nonc quse 1uó fübotdinaia,
Vel intcHigunt eiusor- dinis 4. pra dicanieni , & hoc non, quia Mübilantia
;& accidens tont boc modo di- Difp. VIL. De "Pradicam. refpelu: uerfi
ordinis & adhuc inter fe mtttüó rez ferantur, vel intelligunt effe debere
cinf-dcmotdinis.i,generisnaturalis)VtaitFland.cit.art,6.quomodonaturaliadicuntureffealterinsordinisàbartificiali.bus,&(üpernaturalibas;&neq.hoc"quiainteractusfupernaturales,&poten«tidse(trelatiorealiscffe&usy&caue;vel
debent effe ciu(dem ordiois i, cambo. finita, & limitata , vt Hzru. 1.
di32.q.r. qua róne dieit Dcü ad creaturam nonrce- terti; & hoc in propofito
non conuincit;, quia multa extrema relation huius ter- uj modi funt ambo
limitatay& tame mu- tuó.nor referuntur ; vel debent effe eiuf ordinis .i.
ein(dem rationis quó ád- Mr accen itaut -— ea fit fohim re'atio réalis vtrinq.
io quibus eft eadcriy. caufa refcrrendi vnum ad aliud & cadem. ratio
fundandi telationes,quo modo dao albà dicant effc eiu(dem otdinis »quia :
fundamentum relationis mutuz eft eiu(-- dem fpeciei , & realitatis , vt
vidctar ex- plicare Caiet.p.p.q.13.art.7. & neq. hoc facisfacit;quia tunc
fola relationes zQU. paramtiz cierit mutuz. Tádé vrger Bat; ità bené (cibile
inquintü efficiens (eien- tiam cft excrà ordinem (cientix,; (icu ine quantum
men(uransvel terimans , ergo fi nom obtlantc di heu: ( quomodocunq. explicetur)
vt efliciens- funda: ad iplamtelationem realem de fe-. cundo inodo; (ic etiam
vt meníurans , & terminans , vcl (i talisdinec(ütas ordinis hicimpedit ,
etiam & ibi . ! /168 Ex alioigitur capite hec ró dcr menda eít.£.ex
ditlormiextremeram a(- (ignat:one ,vt (upra innucbamus, & igné ' q-1 2.
Met. infine,vbi pro- indé ait , quod fi in hoc tertio modo ex- tema
a(ligaarciur vniformiter.f. vel am- bo in a&u, vel ambo in potentia, e(lct
im cis mu:ua dependentia, ucut in alijs mo« /5310 quibus vaitormicer
alfignantur , que cft communis ina Expoficorik Atiit. in hocpradic.Simpl.
Boct.Amone Vorph.BuclCaiec. Tol. & aliorum, quod ampliusdeclarás Ant. And.
. Met. . 16, adi. notat [cibile,&c ícicatiam(quod pae 1i modo de alijs reJatiuis
huius generis dia debct ) poji dupliciter accipi , vale Quafl. X. De tertio mo
do Relatiuóresm .Ayt.11.. 707 formiter.(. vt ambo (intin a&u , vcl am ibo
io potentia ; aut difformiter i. vnum ijna&u, altcrü in potentia; primo mà
lia- bét njutuá ance potita fe ponür, & perempta fe perimunt, & fic
fcibilc cft ad aliud effentialiter .f. ad. fcientiam in potentia,ncc accidit
fcibili ,quàd fciatur in potentia , nam fcibile non cft (cibile , nifi quia
cius potcft e(Te (cientia , quta fi effet (cibile, & ciusnon e(fet fcientia
in ;potentia, eflet fcibile,& non (cibile , ti- milc eft de fcientia in
a&u , & fcibili ia à&u 5 at fecando modo non habent inn- tuam
dependentiam , fcibile «n. non dc- ndet à fcientia in a&usquia poteft ctlc
cibile ia potentía ; cuiusnon (it (cientía 4n actu, & fen(bile ia
potentia,cuius non fit (cn(us in a&u , vnde hoc modo nosüt fimul natura nec
pofita fe ponunr,ac per einpta fe perimunt , «t docuit Ariflot.in hoc przdicam.
iuxta ergo hanc fenfum ; quem docuit. in Logica debet explicari in Met.q; nempc
affignande rcelauiua vni formiter ,habét mutuam dependenvá, & ad primü,vel
(ccund modu pertineat; affignando autem di fformiter mutuá de- pendentiam non
habe2u; realem; & idcó adicrtium modü fpc &ent, cuius rei ma- nifeltum
inditium.eft , dq alligaando A- riit.relatjua primi, & fecundi modi,fem-
pcr ca vniformiter a(lignat ; ambo, in a&u, vel ambo iu potentias qp prz
fertiua dignoícitur in (ecundoyvbi refert calcfa- &iuum ad calcfactibile ,
fectiuum ad [c- cabile,dcinde calcfaciens ad calcfa&tam, fecás ad id, quod
fecatur, & rux(us quod fccityad id qnod fa&um eft , & id, quod
facturam ceít,ad idjquod faciendum cít 2 fic.n. panas eme E ARP ENSE re
ícferunt dependentiam realem , vel s ceppiem in aliquibus 5 at aíIigaando iter,
non habent mutuam depen. ope KE eíIc (cibile üne fciétia in u y calcfactibile
fine calefadtione in Stu,m€ line menfura in acu, & fic in alijs, quare
ip(amet relatiua primi , iX (ecundi modi boc modo affigaata, n€ pe difformiter
, (pe&anc ad tertium mo- dü,g .n. a(ligoatur ia acta ; vere, X cea, liter
rcfeciurad id, quod aifignatur in po tenia vt fcienua ad Iibile, uon € cou;
quia [cientia dependet à (cibili , non fci- bile à fcientia in a&tu;atque
ita a(lgpan- do hunc tertium modum Atift. in Mct. nil aliud docetc voluit, quam
illud idem, quo dixcrat in Logica, relaziua nempe diformiter a(Tignata non
mutuo refegri cuias rci inditiua) e(t quód vtrobiq, D dem vtitur
exFlnplisfcientiz X cii fcnfus , & fcníibilis , nec rcacra intendit
conftitiece hunc modum à duobus pri- mis c(fentialiter dfünctum . zi 169.
D'ces,é Q extcema rcladonit tec tij zencr'satlignentac vnifociiter , non ob
hacamb»refectitur cealiter, erao nó cx diiform tate afigoationis corum nà-
[citur haruai relatioatin. non muruicas , fcd ex natura fuadamenti huius teicij
mo di e(Tentialiterab alijscondg'in&i , Pra- batur aümptum , nimaffipnac
(cicn- tiain actu, & (cibili ia adu, fcientia vti- que fundat eelarioné
realcm ad obic&tüt, adhuc tamea inobie&o nulla infürait rc- atio;
quicenas c(t terminus eius, (ed fo- Jaextuníeci denominatio (cii , X intel-
lecti . Refp. neg. confeq..naty edam ia primo , & fccüdo modo dantur quzdam
relationesnon mutuz , vt fclationcs di- uctfitatis, ac ctiam cau(ar, & cff
us in^ ter Deu, & cceatucam , hoctamen non praciudicat mutuitati , «uz iliis
debetur €x ratione generica fui fundamenci ,cte- nim non muru;ias
iatecdum-quibofià cà uenit relationibus illotü aj0dorum , von uiden per (e cx
róne generica 1pfarum, ed ex rationc fpecifica alicuius peculia- ps
fundameati;(ic ctiam ip propotito 1e. ationibus rertij modi coggenit non m
tuitas in yniuck(am ex ioa pea. a(fignationis extremorüjira quod fi vni«
formiter aíligncatur, repecitur in cis aue tuitas , ficuc 1n relationibus
aliorum mo- dorü ; q Gi interdum oppofitam cucniat, in quibu(dam relatiuisquz
etiim vnifo miter affjgaata non reterug. muta non cit cx ratione gi erica
lotum, cx rónc qose i ll damenu,s & ideb.non ett fufficicns in CiU yt con D
clícn.ialicer dilbactam. Accedit, gp età; maado Íci&uam in a Ts fcibl iu.
actu, 'eioilz no referatur Faliter ad (eie 2o8 ^ Difp.VIII. De^Pradicam.
vepelliuis. tiam [ et relationem ipfi exrrinfecà tame aflignando ambo in
potcutia,tunc € (ci- bile tealiter rctertor ad (centia, & deré- dct à
(cicntiá in potentia, vt ditum cít . 170 T«nendücrgo etl hücteruü mo düm non
diflingui cffentialiccr à duobus primis, ficut illa funt inter fe ditlin&ta
cx effentiali fundamentotü Qiucrfitate;quia rclatiua aliorum modorum pertinent
ad honc terijum,quando vpiformiter nó ;f- fignantur,gp conftat cx iplis verbis
Arif. qui nó pont aliam cóem ronem relatio- nibus huius generis,nifi quia
denominá- tur ex rclatiome cxiftentein altero, ergo fecundü eius mentem in hoc
gencre non itur aliqua noua relatio » qua [it in- infcca (ubiecto denominato y
fed (ola extrinícca denominatio fumpta à rela- tionibus aliorjym cum . Et hoc
fa- tis confentaneum ett intentioni Arift. c. illo 15,5. Met ,quia vt notat
Dot. cit. 4.d.1 jai infra V.non intédebat ibi ex- plicate. folum naturam
relationis pradi- Cam. (cd varios modos , quibus res dcno- fnibátur relatiuz
(ficut in c. de quali non tatum poait fpecies qualitatis , ed etiam modos)&
dittinguit duos generales mo- dos,«nü corum,quz denominantur,quia ifa
referuntur , & bec diuidit ex dupli- €i fandamento . (.quantitatis,&
potétiz, alia veró , non quia ipfa referuntur , (cd oo die oria ea , vnde hic
mo- nón addit noui genus relationis , fed folum fpccialé modü denominationis, q
conuenit terminis relationum pertinen - tium ad alía gencra . Cum igitur
fcientia poffit obiectum fuum rcípicere , vcl (ub rationc motiui, vcl
terminatiui,vel men- geni, vt notat Do&or 4 d.1.4. 1. fub rint fundat ad
illad in ratie- ne motiui, (pe&tat ad fecandum modum, quia cft rclatio
effe&us ad caufam; alia , quam fandat ad illud in ratione termina-
tiul,& vocat Do&or quol.13.M. relatio nem attringentiat,ac tendentit in
obie&tü, fpectat ad tertium modum , quatemus nó &ft mutua obiectum .n.
nus termi - us nullà fundat cotrclationem ad actá; fi vero cotideretur, vt
fundatur inintrin- feca rtione,& conuenientia poten tg ad obicérum, ad
primum fpedat ; cc- latio tandé ad illad, vt menfüratiuum póc efie duplex ,
ficut obiectum pót bifartam conttitui menfura (cientiz , potett.n., cí- le
menfura (cientig quó ad veritate, qua- tenus notitia intantum vera cft ,
inquátü exprimit obie&um, (icut cft;quo s&fu de relatione men(íarabilis
ad men(uram lo- cutus cft Doctor quol.15.cit. & proprie dic: folet relatio
confotmitatis actus ad obic&um, & ticappellatur à Do&. 1. d. vit.ad
1. & 4. d.8.3. 2. V. quatenus actus debet cffe ex preíta fimilitudo
obiecti,vt verus fitnó quidem per cóicationé etuf- dem tormz , licut c(t albi
ad album , fed per imitationem, ficut eft idcati ad idea ex
Doc.quol.cit.O.& in hoc (en(u qnod libet obic&um cft menfuratinum fui
a- &us;quia quilibet (ud imitatur obici y ficut ideatum ideam; poteft ct
obic&um conflitui menfura in pecfe&ione , quate- nus a&tus eo cft
perfedtior,quó eft perfe Giorisobiecti, quo (enfa de obie&to mé furatiuo
loquitur DoG.cit.4.d. 1.9. 1. & hoc modo non quodlibet obiectum cft fai a&us
menfuratiuum , quia meníurare hoc modo fupponit in menfura maiorem
petfe&ionem , quàm in rc meníurata , vt notat Liche.quol.cit.$. Sequitur in
litte va cuius ratio cítquia men(ura in perfe- &ione fit per. excelfam
perfe&ionis fu- pra rem menfüraram, vt att Doctor 2.d. 1.0.2. G.ynde in hoc
sefu potett obie&ü eflc motiuum,non tamen menpfuratiuum, vt intelle&io
albedinis non poteft per al- bedinem ia hóc fen(u proprie mení(ura- ri, quía
albedo eft accidens imperfcétius ipfa intelle&ione ; Itaq. relatio mcnfurg
ad obic&tmmin vtroque (en(u , fi vaifoc- mireraffi snécur extrema, ad primü
mo- dum (jectabit , quia relatiua iliius modi dicuntur f(ccundü cóuenientiam
aliqua; vel difconscnientiam, (iut fecundum ac- cc(fum quendarb,vel recetium
,mensara. tur autem fcientia ab obic&o vno, vcl al- tero modo pér acceftum
addllid, m con- formitate quidemy & Ui militudine primo tnodo; & it
perfectione (ecundo modo ; poteft etiam redaci ad fccundum relatis uorum genus,
fi ex parte ícient e ipeétes tur ratio menfurz paffiue, ex parce vcró obicéti
rado menfura a&bur ; Cum aüc E Doe. » M ecsupmuiu Quat. aec psc
fimilitudinem prz- tam imitationis ait ad tertium modum "fpedtare, non ad
primum, ad quem rcij- cit tantnm fimilitadinem vniuocationis,
"loquiturrigoroséde primo modo. — 171 num omnes huius tertij | generis
relationes fint tran(cédétales,an aliqueetiam przdicam,& ratio dubitádi
eft;quia hz relationes, vel tendüt ad ter- - minum in potentia, vt eft relatio
fcientiae "ad fcibile,(enfus ad fenübile,vel tendunt . ad terminum in
atu,tine quo earum fun ' damentü exiftere m. d » quales (unt ce- lationes
creatore ad Deum quoad cffi- cientiam;diuerfitatem ,&c. Refp. non cf- .
feomainó cercam , an omnes relationes 'tertij modi fiat fundaméto identificatz
, de celatione fiquidem attingentiz quam :habet a&us ad obie&um,
DoG&or manet anceps quol. 13. licàt in 3. d. 1 5.q. vn. ad 1, id atfirma(Te
videatur,de quo in lib.de ' Anim. liergo o&shuiufmodi relationes i ponantur
fundamento identificauz ,om- "fiéserunt tranfcendencales, nonautem i
'aliquz admittanar realiter diftinciz;ali- m autem tales dari inertio modo c(t
atis probabile , .& foité talis efticlatio - dexiri , & Gnidri in
animali in ordine ad ' columnam ; quia in onimal: videtar elfe ' realis, quia
inipfo funccor , & aliaorgá- n1, à quibus dextra- pars trahit. robar ,
!& vires , in columna veto nullarefpon- * det realis correlatio (cd dicitur
dextra , vcl tiniftra: fola denominatione fumpta :diduxta pofitionc animalis .
ARTIGVLVS Ill: "Inn prefati tres modi. fufficienter affi- - s gnentur y ac
velut ein (i 5s x fría genera quarti pradicamenti . — 171 47x Vidamafferant'
modos rclati- 'uorü iam declatatos non effe füfficiétcr a(fi gnatosáb Atift.nec
minus velutadzquata , & propria genoxa huius predi Ici quia Arift. ibi «.
Metnon intendebat traderc,nec adasquatam totins relationis dinifionem,ncc
propriam hu- ius prz dicamenti , ita Auerfa q. 19. log. (cct.7. Alij é contra
contenidunt banc ci- fc adzquatam totius relationis. diuifio- - De fufficientia
trium mid. velatszdre.LL 393 nem , & hac tria genera acceptant vclat
adzquata,& proprià huius Bebicammn- ti, Alij tandem fatentur quidem cfle
(ot- ficientem diuifionem oés modos relati- uorum comple&tenté,negàát tamen
mem. braillins cóftituere propcias,& adasqua- .tà5 fpecics, vel genera laius
predicamen ti,quia dinifio illa e(t lonzé marorisa bicus, ita (1gaificat Scotus
4- d. r3. cit. q. 1, V. dum in juit, qaod Aritt.in hac díui- fione non tantu
ponit fpecies relationis, fed etiam modos, Jecundum quos aliqua dicuntar ad
aliquidqua fenictia veciór cit, & ad Ari(t.mére magis accomodara. Dicimus
itaq. primó tces modosrelati uorü cfTc (uffi cientet ali gnatos;ita Do- Got
cit;& 5. Met.q. 12. vbi ctiam Anr. And. Zerb, Faber , & alij Scoui(tz ,
ac Thomiftz ; Prob. quiaciló Ari(t. non exprimat in particulari omacs relatiuo-
' rum modos, (ed folam manifc(t:ores, yc notat ex Scoto Zerbius cit. $. Propter
cfeeundum ios tamen ita a(figoauit in: - quit Zerb. vt omncs alij facilé
reducan- koe per qud laiiodqcan, , &analogia;hocautem probari pot recé- :
ftndo ong i changé, Br rer- tür facere difficultatem, Sunt autem ii primis
relationes cau(z. materialis, (o:- . malis, & finalis ad (uos effe&us,
qua non . fundantur in vmtate , & menfura , vt pa- 1 &ct , nec in
potentia actiua , cum bzc (it : proptia cflicientis .. Ett ettam difficulcas dc relationibus propinquitatis,
& diftan- «tig , cocxiftentiz , dexui , & tiniflriin- tet columnam ,. &
animal, non. facile cít a(lignare modü;ad quem pertineant , . €x tribus illis
.danfuper dubitatur de rela- - tione vnionis,qua cert? ad (ecundum, & terti
modii nequit reduci; quia eft mu- tua, & non fundatur in actionc;neq; eti
ad primum , quia aliud c(t conucaientia, & vnitas , quz ibi a(fignatur pro
funda- mento»aliud vnio,& coniunctio duorü , quz poffunt etíe inter (e
omninó ditin- cta, & genere, & (pecie, vc cóttat de vaio nc accidenus
cum (übitantia ; huimanita- . ti$ cin Vetbo,, .&c.Aurfus eft dubium dc
rclationc arnoris ad amabile, & vrii- uer(aliter s pgetitus ad
appetibile,que re» latio ccalis «ft ; & non fundatur in vnitàe t5, *te
"Df *tÉ, vcl i&tiode et cogitat, nc:j- id rationc mcearfuce , quia-in
amore ,800 eft veritas , qua nien(ucetür per obicóamamabile: 175 At fi pe e ien
i mé pr mi, & fecuadi-mod! jomnes pte- fu fclafiogés $4&
ducccüliniekodd. 'los reduci pótetunt rxtióne funda monti, & ad terium,
quaddo:«muture nà faerint, ratione non murüstat;s , vade fi. poteacía a&iua
amplé fümatat pro pocenra 6a1- fatiua:, quz inoaini caufa. re pericur- ad fuum
effc &aam,fie omncs celationescau- fatumad fecunidüm modum (pc& ibunt,
n valipotentiatundabitar propria. cau falitás Et & fundamentü priai
modiiain- plia(culé famatur,vmitas némpé, &-mul- titudo (ca rametus pro
couen:ctia duó- rum; auc diconüenienua in aliquo. prz dicato etfenfialiyaut
accidentalis propin - itas, ditlatttia, cocxiftentia ,.& cuná - Büles relationes ad primum modum ati * | ment
; nam ficut zqualitas ddorum pal. n cóucnientia ia quátitatesd io 14 rum.in
qualitate, ita propim.ut- as erit conocniemia duorum mloco , X acce(ías , di (tantia
ecit difconuenientiain loco , & ycluu rece(Tos abinui:cem inillo prz
dicato, cocxiflenta etit door m có -uenientia in hoc; quod aqibo exiftunc in
adem durauone , & fic dealijs ; relatio autem dextri & iimiftri aut
real. s nó eft, fed mera denominatio extrinfeca ex. poii ione animal s defümpta,
vel (i cft ceals -€1 parte animalis; fondabitur in. virtuie -imotiua
illius[ooternite corpus collocare in «tali , vclzah ütiuimordinead columnam ,
«atque. iia rationc fundamenti ad fecundu modum ípect.bit:ati fi nó mutgitatis,
"quia ercx parte columna nom corrcípon- - det reahscortelatio fpcétabit ad
terri. 3Relatio ynionis ad primum. 'at- ctinct,fi vaitas, quar jbi fundamentum
tia- Auucur, vkravnmnatem identiratsexcenda qturad vnitacern.vnionissper q
aliqua duo jn vno tci uo affocianuirywe doces Scot«2. «d. 22.4.2, ad 1.
vcmaterid, & forma in có ruo » duz quanmuates in voo indmiti-
bbilypotcfteuam reduéi ad (ecubiaü cum ficiclauo earinfccus adueniens de prz-
*licamento habitus, vc dictum cit in Inft, *& magsinfra conftabit & oimnia tcx ulla laii fps 3.50
-eltima-piiedué «ax2nta tedaci! po(fimt ad rfesandumexgenerali esi ioca quodque
an actiuum:s & pallium diuj- ditargsc dii cbauettar, freed. qfi ioter
aliqua ectremamog sir 509103;« wc aft.de ivitode-Ionnzaieris ad Vermifi» rarone
, fios axatuiraus :peétibiead:tétiom amo doam- Derelxiónetartié amorisadobié-
duofauhwd: éendaett ; vt fupra de rela« "none fzi& ai-ad fcib Je
;:936d faeooiMd- retain ictu- amoris relatioarsíagenriee ad obieCtam; qui
refpectus «I. conuenit; quaceéms actus, vitabs eft j; vectiaisur: ad ptisüm
modu, quatenus fundatur in in "trinféca illacGuearcotia, & proportione
y 'qüg necetlaris exig rur incec potentiau) » :&bic&um, (cd quitenus
ditóon motua iex parte'obie&tif pedkac ut; rcfe- Tatur ad obié&um; vc
vts causá fpe&ticadíccundum ;. fi randem vc meg. furabile ad menlará ; non
ijudcm n. ve- "ritate, (ed iri perfectio eran : actosamoris cà perfc&
ar eft j quà védit imobie&um perfectius; (pedtab;r ad pci- Tm n- modum. ;
quia calis meníurauo in ipetfectione ft: per accefum cei:menfü- 'ftt ad
meniuram in pcrfc&ione, accef- fus verà vniuster ad aliam ia aliquo. ac-
tributo non ett ,n.(i conuenientia aliqua be césm rima ago recetfus toe
iquadi(conuemencia ; quarc tic ampliá do fun ta primi: , &fccund;; modi ab
Arift. alhignara, facilé omnes telatio- ^nesad cosreducentur,licétrc vera Arif,
folü man feítintes exprefferit y vcanquit Do&or, vt inde alios
deprchendercmus 174 - ope ai Pi "ordi nera non effe propria, &
adaquata hu- p? ptsdicimcnd Al et 'óbinibos a fin- r. OR IHatióncs reàli$ pfe
fict: Imiibfecus zduenientes ; &: canttitaende fpecies huius;pradica-
shemrzGonclufio eft Scou Jot. cit. 4. d. i1g.& proD.quoad.omocs partcs.,
& pri- mó quod non finti bres modi adz-jua- tà adhuius pradicam, quia rc
vcio dtt ibi nominrendit propriam, rigo sofam-huus: prardicamn, coord naiioneqi
narcfed expl c are omncs modos re- laiuordas, ád quos vnasozq. rclat:o: paf fit
aligua modo reduci y noa lolomre&- prédieám; ( — Quia DefoRbisamWl — zit
fiscdéx Ealionis;nón [olam intcínfecos fedt excinfeorns siu ; immo: foiauz prie
dicamentalis, fed'éctran(cenz dentalis;vt ipfa Aciftzexempla oitendür. | eóveI
maxime: credondam eft jin- quit Dost/quia Arift; ia cap. przeced. de dali
ecdgar quadam enumerat; qag nod? fuac de dicam: qualizacsquia non i gendic ibi
ponetc tancum fpecies quahta! tís , (cd omnes modos yquib;pócal . dici
qualesergo veritimile ed codem moo do rocederc ina(fignandistelatiubra dr ;
atq; idcó illa tria genecaimonftla ab ip(o a digtatà vclut propria; & dat:
quàtà huius pt edicameati &1e04Mi rid -: Quod aureavex illis generibus ilte
(o» himiclationesünt feli endz y wo fpecies: Mrd pedicincquararo ancreales;
& prat- dicam. ac idt infecus aduenientes fequi» tir cx przdi&iss quia
hoc geas oaa cón(Licaitur ex célationibus- rations) fed: realibus,nequc ex
tranfcen denralibus fed: i alibüs; & hissqaideay iaccia: deer cd viia es
pear iai ineat ad vItima fcx. przdi- | de feddruibé amici tiniu(rmodi relatio-
nó, X fpecies atfu.n debere ex omnibus; & fingulis illotum geüeram ob
nooaul-: los, qui hoc pratdicam. contesant folum» ex telationib.pridii modi, vt
Aüerfa loc. ! cit. aut (olaui ex relation bus fecüdi mo- : di,vt alij;
Cin&h y & il Kallaatars quta cá» €x primo , qaámex fecunda imodocon- 1
ftraf potcítcü in vtcóq, paritetadiauc- gantur denominationcs relaciua ad hoc :
nis, agi etià vx ter - uicmiodo poreritcontticürs li taceo emt. módí
admuemacücüenomi aátion-s . INO : ettáit opas (ubdiuidere, vt aliqui factüco
relationes hunus pradicamenci in relatio-.' nes zduiparácias S di(quipatubog,
vteun 7 füppolitiónis , & laperpoutiors, vdluc : dias propriaynaud
háiifmodi di? uliiónes £ ju beoe iuenrumtar fh rela tionib. extrinfecus
adueniencibus | de hi$ * vci diafiohibus breuiter daimustis p. loiticttact/
146.7. & quis faa patuit in97! menti ', niFaliad occuriit addendum de-
quibus tamea pldra: videri póilànt apud * D. Dainafc. intua Dialett; c, $0.77
Lari 9 eeiabot dei ag (10139 -4 2"^ "y. e $: apo xpo mtb -Iv $21 e
GIUpidE 215 mnbni5! 15 i1: Declar ntur ejfe Bones; yelaliupruom « ij 7X
Vldnideétalitotgny projsrieta* (7X Jo ces , ver potias artributsenge metádic
Acift;éad aliquid,& nos cüipfo» $ipUlétlara Ct: €. 2:amiitü habete cÓtra!
ri Bi GfGipere magis;& anus, dici ad có»
ucrtétiuneifetittulmura;&effefiutiiionc,&definitione, circa quas no 'Occurrünt
di fficultaves exachinade. i Ptiti5 Citéi primam dubium eft , ag (olui
e5sapetat relatiuis fecuaduin dict, : & ttan(cendentalibus , an
édamerchatiuis: (ccánddm effe, & pra dicamcatalibus j&' fi hs
competit;num competat fundam£.' taliter (olaiya& poriusetdam formaliter;
Tata; hic hot. 2; quem fequun üt Caiet. ' Coniplat. Didic. Saar. Ruu.Smigl.Sca
s lij, docct conucuire rélatjuis canti fe«' cüdü dici(de hism.exéplifkat Arift.
)sim ' eifcabfolutum; cyirspórtatvt fcientia fe ' condum eIfe à [ j
contrariatur ignorantiz) (ed fecundum : télatic ^ » quam i j T A dicic * ad
(cibilejnóa diicitur hàbere contrariü .' "hanc propttétatea éc ad -101 m
AL j extendunt aliqua relatiaà fecundum effe , qua A- citt. ro, Mecvó.imcef
exempla concaacio ' ram,non foluài vit um, & virtatem enu- ' wizrauity fed
eriam axqualitatem, & inar qualitate, fiinilitudinem ,& diffimilitue '
dráéim , :jüz fant relations haius przedi- ' €'heati ; 4áddunt tartien nos
formaliter ' (cdtahtüi cónc faddamemd contrarieta- ' teivhis relatiuis aceidere
y v& fimiles & ' diffidiile comttartà dicuatur ; quia fupee ^
qualitatcs cóntéácias funduncuc,ita Scot, : q:46. priediéaus. feqüuntut Tolet,
' Artic; Manu hic ei. ás D. dew 3$. ^ «de celdt: Albecnammoa-Sunplic Bo« 1 e
Loiinienfi:& tos criam dedunus j v$ 1 cóm nuda t; p.-Intbit; loci cit! ^ ^
^? /476 'Scd quaavuis ita tb: dacuerimus y 1 tü vt ctità Tyrónibus ofteaderemus
vid y' 1 nsc itàtiabioitio ics memet ; b 1$vós dcc reeremasyrav quia comune : 7
n silia opio valdc probabilis eft: »:&' ! Sébto cónfémanea loc«ciGadd»mus
ramé ^ nahc adliuc forcé probabilias eiie coas ólutumi,quodimportat, .
arárietacéis proprram competere — AN "dam relatígis fecundum cfse , etiam
for- taliter fecandum efse relatiuum , ita vi- detur cxprefse docuifse Do&.
1«d.5..7. T. & 2.d.15. q.vn. L. vbi diftinguit tres relationum rcalium
fecüdi modi fpecies, quadam important dependentiam efsen- talem , vtcau(z ad
caufatum , alia funt rclationcsoriginis (inetali dependeatia , vt paternitas,
& filiatio in diumis; alig tà dem important dependentiam tantum accidentale,
vt mou£s,& motum ; fubdit dcinde relationcs tertij generis non repu gnare
in codem fübie&o , ficut repugnat al:edo , & nigredo , bené tamen
rclatio- nes primi, & tecundi generis, quia idem | nó poteít caufarce,neq;
produccre feipsü: vnde tandé concludit relationes aliquas rcpugnare in codem
fubicé&to , non ratio- nc ojpolitrionis relatiuz , quia aliqua re- lationcs
oppofita potfunt c(se fimul y vt rclauo actiui,& paffiui, mouentis,& mo
ti [cd róne dependentia efsentialis, aut . aliqua alia fpeciali ratione » ergo
quibuf- iain relationibus, (ccundum cfse conue- nit contrarictas in Scoti
fententia , quam , etiam (ccatusett Ocham 1. p.(ue Log.c. . $2.& nuper
Aucría q.19. Log. fec. 8. |. 177 Prob. tum au&toritate Arift. 10; Met.
16.iam allata;ncc fufficit dicere cf- f: contraria fandamentaliter,quia eua-
Yitas,& inzqualitas in quantitate fandan tur, vbi non datur contratictas ;
& diísi« tuiütado, poteit etiam fundari in qua'ita- tibus non contrarijs,vt
albuin vt duo , & vt fex di(similia quidem funt,(ed non có» - traria: Tum
ctiam rationc, quia ceruum cft inter aliquas relationes efse repugná - tiam
circa idem fundamentum, vt patec« nitas,& fiiiatio fimilitudo,ac
di(sumilitu do refpe&tu cin(dem , & quidem ita ree pugnant adinuicem,
vt noneodem modo pugnent cum alia difpatata relatione, fed omnis talis
repugnantia con(tittit oppo fitioncm,vt patebit difp.fe.q. 1. quia op volita
(unt, quz circa idé fubie&tum ita inierfe pugnant , vt non aqué pagnéc cü
tcttio , cü crgo talis oppoficio in itis re- latronibus non fit cótradidkoria,
nec pri- vatíua, vc patet, ncc relariuas cum nó fiot coelatiua, ergo erit
coatraria . Nec (uf- ticit dicerc haac conuarietarem non ori- Difput. VIL Dé
Pradicam.vefpeui tiex vi ipfarum relationum fed exvifu torum,quz cum nequeant
effe in codem fübiecto, conf. irodot & ipfe te lationes incompoffibiles
funt. Nó valet tum quia ad contrarictatem relationum vtdictum eft , non (emper
c(t neceffaria contrarietas extremorum; tum quia hoc ad fümmum conuincit
contrarietatem non ipfis conucn:re primarió, non tamen conuincit contrarietatem
illam in ipfas uoq; relationes formaliter non redun- are, . tandem ex ipfa
contrariorá dcfinitionc, nam ca funt , quz ab codem fuübiecto (e mutaó
expellunt, & ilii vicif- fim infunt,tales aurem fünt fimilitudo , &
diffimilitudo refpe&u eiufdem termi- ni;ncquceunt.n.cfTe (imul in eodem
fubie Go,poffuntq. eidem fucce(Tiué inefTe, q» ,n.crat alicui (imile, poftea
fit diffimile , Upton. po et przcifa contratic. tate formarü ab(olutarum,&
quando có- tingit mediantibus formis abíolutis., id . ita fit, vt contrarietas
nó folum fit in for, mis abfolatis, fed formaliter etiam in ip-; fis
relationib, fcu denominationib. relat». "Obijcies, Tum quia Arift.c. de
quant. negat relatiua habcre contratietatem , qj probar;quia fi magnum , &
paruum func contraria, idem (frmul contraria fufcipees ; ret,nam idem fimul cft
magnum,& par- , v rcfpe&u dincríorü ; & cap. ad aliquid. ditm ait
relatiqa habere contrariü, exem- plificat folum de relatiuis (ecundum di- ci. Tum
quia forme contrariz actiuz. (e cxpellunt ab codem (übie&to ; v: conftat de
calore , & frigore in aqua , at non ita fc expellunt (imilitudo, & di
(fimilituio , edam refpeé&tu eiufdem termini , ab co- dem (ubiecto . Tum
quia contraria rc« fpiciant (ubie&um,circa quod hibé& fic- ri at
relationes nonrefpiciunt fübiectü, fed terminum. Tum randem, quia vt. ait
Caiet, tanc ad rclationem daretur per fe, motus, vbi «n. eft contrarietas, 101
potc(d €(fe per fe motusex f. l^hyf. 178: Reip.Arif.ibi ncgare voluiffe ree,
latiua effe cotratia rónc oppofitionis. ree; latiug precise , quod vtiq; verü
cít , quia vt ex Scoto diximus, quz dam relationes oppofiue potfünt cflc ti mul
, vc relatio ; aétiui , & pa(liui, mouentis; & E - ' Li SPET . idi. pm
" . PRA (— Dua. XL'Déaffllionilurrelaiurim- $t ratio, q ibi fubdit
Arift.de magno,& paruo refpe&a diuerforum , nihil cóclu- dat;quia in
hoc fen(à neq; (cictia,& igno rantia re(peétu diuerfarum conclufioná fant
contraria,vndé Auer(a ait Arift. ibi arguere ad hominem ; quamuisauté cap. de
rclat. de folis rclatiuis fecundum dici exemplificet, nom tamen alia excludit ,
vndé 10. Mcet.16. ctiam de rel«tiuis fe- cundum efTe exemplificat. Ad 2. non
cft neceífc formas cótrarias a&tiué fe expel- ani abcodem foiano: nam s
fecunda tates , quz habent proprié contra- ria; vt albedo , & nigredo , non
fe ex pel- lant in generc cau(z cflicientis: , fed for- malis, quod fufficit.
Ad. 3.neg; min. cum: .m. relatio fit ratio referendi (ubiectum ad terminum;
dicit ordinem ad vtrumq; Ad 4. alia eft concrarictas, quam Arift. $. Phyl.
exigit ad motum , ab ca dequa .hic
loquimur ; nam per contrarictaté ad motum requifitam intelligit Arift.ibi di-
füantiam term;norüsmotus, quá nonnifi temporc pót mobile pertran(ice, vndé ad .
Quantitatem ponit motüm, & tamen ne- gatcontratietató, de qua hic eft (ermo
; non ergo cx ifta cóttarietace infi mo tusy(ed cx illa Accedit seq;nos, neq ;
Ari - fiot. ncgare motum ad relationem quo - modocunq; (ed motü per (e prim ,
quia , nonacquiritur propria acquifitione , (ed refültat ad pofitionem alterius.
179 Secüdo altera affe&tio.(. (afcipere magis,& minus folct comuniter.
explica ri, quod quibuldam conueniat celationi- bus;non focmaliter (ecandá fey
fed canc rónc fundamenti y aliquis ,n. dicitut ma- gis vel minus tiailis aceri
(ecádam quo. magis , vcl minus participat qualitate illi conuücniente ,
atq;ita€r nosexplicaui. mus in Intt. vt magis Tyronü capacita- tiinclinaccinar
. Verum (6 res ferius per- pendatur , probabile cft qua(di relatio-. ncspotle
magis; & minus (ufcipere ,2uià ierlaisentirauibus , & nonin fundamen-
tis tamtüsvtcx profeito docuit Mat. pa. fu 3 1. füpet przdicam. ep ét (cncire.
v.de: tat Tatar«citsdum in finc not. 2« conclu- dic uod reltionon fufcipit
primo ma- gis X m imus, licét per (c hoc median- Ww iuo fundamento, quibus verbis
fi 5nifi- Logicae 471 NNI. A: 713 cat hanc affe&ioné etiam per fe in. ip(as
redundare CREE DO dape nd citer à fundamentis , vt de contrarietate dicc- bamus
, Prob. antem róne à priori ;quia reazdamem.s in* iuifibili , vt qualitas ;
duplum , & tri- phum;que fundantur in quantitate n minara;qua proindé y vt
minimum variae ta y ftatim concidunt relationes illas;aliaz tamen non confi
tunt in indiuifibili » fed liabent latitudinem,vt notat Tatar.cit.&c tales
praefertim funt inzqualitas,& diffi militudogquia hzc dicuntur, cam alter.
extremum deficit ab illa ind:uifibili men. fata ; inqua fundater aequalitas ;
& fimi - litrdocum ergo hic deíc&usnon con(iz — ftat inindiwifibilt,
fed po(Iit mag s,& mt. nus crefcere , idé pariter eft. a(sercáüi de
inzqualitatey& diffimilitudine,quz fun- ditur 1n eo;vbi nota,quod per talé
defe éü nó intelligimus purá tegationé , fed quátitaté;aut qualitatem illam
indetermi — natam,inquatalismegatioreperitur. — — 180 Refp.Cóplat.Aucrfa,
Amic.X alij affim«cum Fonfec. $. Met. cap. 1$.q«$« ec. 2.
rclationesomnesconfiftere in in« — diui(ibili, ac proindé quando augetur s vcl
minsitut quantitas,vel qualitas , non. augeri , aut minui relationes., fed
variae ri , itaut priores deperdantur » & acquie rantur alie, yndé c(lo
quantitas , & quae liras;in quibus fandantur, babeant latiture. dcm cendi
poffunt intendi, & re mitti , non tamen quatenus fandant rela- tiones,quia
vt fic babent rónem quand& indiuifibilitatis « H«c tainen folotio fa«
ciliter, & fol.dé impugnatur,primó quia hoc intere(t,vt dicebamus, inter
zquali« tatem, & nz 21litarei,quod illa in in^ diuifibili fandaciryaó 1a,
quia hzc. fan-- datar jy quancarate , vt deficit ab. indíui* fib.li menfara,in
qna illa fundabates, tà lis utem quantas hibet latigudiné, quia. uzcun;
deügnetur y e(b digifibils, & ufficiensad fandandam nz qualitatem , Deindà
«in dao calores (ant. fimiles in 1éiiuà , (hauc ac alter incipit remit » iri«
ciii quoq; difimilis fir; ira quod part palfu procedant reni (lio, &
difhimiiitu-do,& cü rcinitfio fiat in téporo; €t inte- porc acquiri debet
relatio dilinilitudie Hhb B5,
4minueHlinc támen nón (cquitürad co z E rene? e M ors rote d Sic ^
"fofcipere 1$; "a Edere vira (édemedar 25 itam indeter FRE 0 Dif Dr
Pedido pin: 62 ffi5:, ac^ proide fuo modo debct habeta Fiieediné gvadiualc, vel
fi dicatur. aequi« tiimigtlanti jcam diffimilz Lm foto moth
,dcbebentadmittiphira anlás eia immediata , eteo huiafmodi.relatio- nes; qua
habeotlacitudinens irt fündamés *ró;liabent ét tatitudinem ín fe tib cortés
fpondentem,itaqued.iokcà-inrenfionemy. & remi(Donenilltusyetiamipfe infe
in^ fendaptür ya€ temitartur y ita'etiam de 3&e'qnalitate difederíc Tatar.
cit. dum ait: fundartrquamitsce indeterminata: , -&. ad eius vat iatiotim
(écanduar maioritae t&f; vel mitióritaremvariati ; non quidé Creech: ,ob
ónen in & Ct militacimangumern- nénto ; fed diuifibiliter., à tra 2i5,8c
ininms, uifiad (0o viriacióné dlcétids ta tora Tat-loc. City vbi étiam obferüat
jqmod'cü dicimus re- Aatíoric «vi pofle infemagisy& mb sefafciperég fed
dependenrer à funda4 nteitisihóonondebet intelhgtiraut feay pecTicopus
f.iadánsenaimyim fe (aferpes Fé iiais, && vriiiitis , A vabiari eadé
prova füs:van attóne 5 qua variatürcelatio farr- dád$, dift quaneitastiondufc
ipit nis p ate fiae cimeirinetqinlitasfaper cà fira füfcipit-y
SCimicxemplozallato de dàbb3icsforibus'in mifi one fimilibus dü&? alter
vemittitar ereftic ., & inten diaíteltiTstitido;on .h.dici debet misi Md
dià hac ponitu£ con(re fiereiamidioi bili ;- vnd? obprimam cas
fumjinqiicTdtafád o6,q104 relatio (dr foipiát másis,.& minus ynomfemper rea
quiri,g» fundamentum:eiasfafcipratmaz gis, & imnimis; (éd'(ufficit squad.
(ufcipiat maius, & minus; & obrfccundanra t., :g aliqnando
relatiautir(atcipit magis; quà do cius fürtlamentum füfcip;icminus:, &- €
contr, ita vt felatio'fa(cipiavmagiss & minus foffici in £üdaméto
qualiicüg; NMactario, & muratio; &- hane opinióifem: "femütap Smig
ccihie difp.-190:q«p €$4- térum efto iai ualiras y.& diffimilikndms habeant
latitudinem quandath-, & forgé . esi& imilitado, quia dum: duo calores
pac zi pa (Tu imtendurftuc y: crefcit etiam prz pextionaliter finrilitudonrer
illosrztamé intet if itatem, &c di (fimilitudineme hoc vev(atur difcrimen y
quod inzqaelie tas proyrié loquendo nom (üfcipirtmagis;s & inus; ratió eft
; quia citrláttado fai fündatmenti wort (it fecundam partes imo tenfionis
(ed-extenfionis rantum ; confeé h rares pem 0 win redutx at inJp(nr
itzequatitatem ; nequit effa- nifi ciufdent rationis; .f.extenfionis; bom
intenfionis;vndé'e awsmentos vel decre: miegtoxquatiratis refulcat proprie
loque do daiorsvcl miniotina'qualiras, non ma: . ji A Utrrm m ytnorauímus: cüs
Jélphiao r. :Quod'eo;vel maxime. dicendum eft: quia vt dix imus dilige art.
vlt. füfcipece tagis , & minus |i* proprietas qualitatisfic adatquatay
folicompetat, & mon alijs vifi'dcpendézt tét dlrez,vndé riam poteit
conuenire rela: tionibus,ai fria ipfafaridads.-—^ « ^^*2p | 362^ Téttio cirea
tertia affe&tlonéaitie quidaay xélatiuorum 'conutitentiam di cere/matuam
depem4eémiamynim-relacisa ut abalio er celacionenr rcalea juvtcóst quopeie fan
datimatdyideofolisrezt - iis mutuiscortueriire: & fecundanr cf:
fe;nomautemecelitiais fecutidutw dicitar inmtit Mafius Bic (céicr 9: Greg vero
14h 18:9. rz ex lacamutda relatiuotü cóc uerteriz corenditfempet;.&c in omni
ter? mino: celátionis: inueniri" alia mutuama relation realé,&
oia'extream effe corre: liriux; ac omnes relationes e(fe matuas. 7: 3 i
Veráürcóisoiuursc(us eft bic e(fe-atz fe&iontrotbus relacimscócmymtntuis,.
8o nó (mutuis,st'effe; &c sm: dici yc €6fi fte ré5nóin mcn relacione reali:
fibi inaicer cortefpondente, fed1anmm io mutaa de nominatione , n fumatur ex
relattone reali;ide'raxonis; Flocrotum dedacieur: et ipfo-Ac&progretía:,
tii quia intetaliz exéplaiilluLét addacit de tciécia, & (cibis liytumquia
pec huiufmodi conuacrcentiá:yr & xveciptocatione docere volait mutuas
denominatiónes -relataias.,, quz. poffunt: exerceri ci parte vpriu/que
exicoroi, Zion —- acdiftin&as relationes (cd quàd vn di- catur- inordinc ad
alind, liuc bic ordo 6c rcalis; Gucsón:s y vt fi dicimus Dominus ferurdominus ,
valcat euià dicere fcruus domini-ferous j' (cd huiu(modi denomi- natiófics
cxerceri valent 5 ctiamíisclauo fitxealis ex parte ynius. extremi tantum ,
poterit zn. ficri cóuertentia fumendo tcr. tbimum fub relatione róais y vcl fub
deno- minatione relatiua ex. terminatione rela - tione dcfumpta, hoc .n.
velillomodo sc- na comparantur adinuicem , vt correlatiua, quare non benc ex
hoc intu- licGreg.o€s relationes effe mutuas , & vant dene realitex
cocrelaciua , ia hac ictas magis - pertinet ad Sibdemicrjarndi de eelatinnibi,
1$ quàm ad vem & ad modit a(figaandi exucma oájum; quatenus cotrclátaua
funt «por. actatr jvédocct Ariftintcex conuenicn- iios hominis (ckulisy
nonconucnienter a(» digux j vtrité poffit: conaertcre: ve; ergo fiat corucniens;
acidonea itio pro presen ppem ies s cort Betveramq;éxtremum fub-uomine cela:
tino, Sdingerc tiominayái.nop ad(vat, fic «n. aífignata , Ícmpev vsrumquc
extrem i aqnutuo dicciur ad aliud 4. Ex «juo deduci- tür Tianc:prapr;etatem
competere: om xis S [olis celativis quicquid hic di» &aht Soto
&iVeracruciusquadft; 5. c4 Ac obijcics; diciad conuertenzia e etie fimul:
natara: vel fak«maliudin- fextjae velariaa non; mota nó (unc fimul nee A va
comen ades P itidé^é contra videtur -ctiam.compce- teiedenorinatiuis, nam album
dicjuur àl :«bedinealbüm,& albedoalbi albedo. lojo fübiectum, & paílio,
& quzdam propo- fitioncs folent! dici ad connertentiam ; weh folis
telatinis | |.) diefquadi1..q» rclatiua non. mutua funt ipfa queque-faul
natura, vc fubftancde- tiomimárioni relatiux (ecundü qua dicun tor ad
conuertentia. Ad 1.ncg.atfumpud, "jüra coBuer entia eft imucua denoauna-
uo róne alicuius habitudinis , denomina iio aüt non fc1ónc h;bitudinis muuiz
tpud Z Qu AWSCMRTVILHMT-EEENEICU * , -— - * 1 Wt d XE Deaffetllonibus Rt rds. -
' éodinomnibusreperiri woluerit veras, Adaliud bene.diftipguunt Patilienf. 9»
pee i n c rrr a Conacrtentiam , prima «n. cft próprictas rcrum. vcl terminorum
ánter féaqualis vnucríalitatis alcerà e(t
propolitionuai; qua vna vettitur in aliam mutata; vel fer- Auataquantitate:
iuxta rcgulis Suminuli- die: tcrtia tandem cit mutua denoinj: mato ratione
alicuius habirudunis s 'qu folum conuenit rclatiuis « M ic. 2384 Quarta
,aciníigats celatiuócit affe&tio ctt cfsc fimul naura.1.(igiul nac rali
exitlentia ,-ita quód vno exiftente aliud etiam exittecc (t peceffe, ica expli
cui ip(cmct Art. intexu, vnde fubdit; qp polica (c ponunt , àc perempta fe peri
snutit ». oam (i Pater ctt, filius cfl, e cO- uaycapiendo patremsx t.linmn,noo
quidd pro:dcuomumato , fcu. pro cüticatibus ab- Folucis » fed foraaliiec quoad
plas dcnoz siinationcsrelacuas , oq in hocfeatü pa- ter naci pao (iode üuLo
aracua £0;& gcnus ca Pese muis.n. quo» tili elg ub(iitend; dou nrbt
conuzrzantur » eonacqrünz 19r. «amen, quatenus lübflant (ceüdis in;
térianibus,& relationibus ronis scnerci- tati$ ac Ípecicitatis ; imuib
inhoc fenfu prias natura età imn] naruta éum fuo po - fterioti ;non quód ces,
quz elt ptioc, & re$,qua-€it: potterior natura , ot ficut patütay lioc 4n.
manifetlé implicat ;. fed quia-relarioncs iplz prioritaus, & poftc- .-
tyotitatis (nz fímulnaurra, vnde forma- Iter loquendo, voum pon dicetur. prius
quoafque aliud dicatur None bailes nis, &&ficquoad has dengminarignes
tc- Jutiussdiqumprs mel agtura s He spofsibile.eft, vtidem: dicatur prius alio
, A timul nauta cum co cum, prioritas , & fimülras Got oppolita.? Reip. Dod
q27. pradicame Jed clatjujyiS gleganglo 4:d.13«q: 1 T» nen c(lc, incoriucaiens
p polita de codem ptadicari , dicada not €odé modo... vou quidditari S aliad
de- nominatiné:o2m hoc modo folemus er vnü oppofitum pra dicari de alioyvt cone
dtacinintentionibus logicalibusy/ato ad. ^ tcar cur non inconucpicít, quia lic
ao faluatur vera oppofiuo , ci (c ditforqy modus: pozdicauonis, 3be AUC, CELL
An Hhh 2 ' jo. propofito, ape cum dicimus prés, vt relatinum cft , cífe fimul
natura cum po- ftctiori, priorits predicatur quidditati- ué, fimultas
denominatiud, eft prius wt quid,eft(imul,vtmodus. — ^ - 185 Porró ad huias
affe&ionis exa- Cà cogn.tioné tria pun&a funt hic exa- minanda ; Primum
eft, quomodo fitex- plicanda hzc naturalis relatiuor(i fimul- tas. Solct paffim
explicari per duas códi- tiones , quas colligunt ex Arift. in poft- pracd.c.5
vna cft, cp alter cum altero có- uettatur in fobfiftedi cofequetia ; alia eft,
qp neutri fit caufaalterias his n. obfer- uatis conditionibusilla duo vere,
& prie dicuntur fimul natura. Verum fi lo- quamur de illa fimultate natur
poftprz icamentali , fatemor bene conftitui per - illas duas cóoditiones, fed
certé illa (imul- ta5, eftó conueniat rclatiuis , non tamen poteft eorum dici
proprietas , nam alijs etiam cópetit vt duabus differenujs idem jus
condiuidentibus;ibi.n. concurrunt ille du:z conditiones, nà vnainfert aliá ;
ncc vna eft caufa akteríus , & idé dici po- teft dc flcbili, & rifibili
in homine. Dicé- dum ergo cft , timultatem rclatiuorü talé e(Te debere, vt fe
mucuó inferant ia. cxi- flendo, non vtcunque; (ed ex róne for» mali proptia ,
nonautemex rónc alicuius tettij, inquo vniuntar , vt eft de duabas diffcrentijs
idem genus condiuidentibus , nam cx ratione formali propria vna non exigit
aliam/led cantum ex ratione gene- tis , quod diuidunt ; ita hanc rclatiuorum
fimuftatcm explicat Do&or 1.d.28. q. 5. T. dic&s,g relatiua efle (imal
natura idem cfl, qj vnumabf(q; alio ab intrinfeco inc . cóntfadi&tionc
exifterenon poffe, quia fivüum abfque alio poffet effe ; iam dicc- ,' retur ad
fe , nec relatiü eset , vridc patet | rome fic explicatá cx intrinfcca
retatiuótum natura, quatenus taliayorizi- ficti habere, nec alijs competere
pote . ' 186 Alterum difficultatis puncti con- fitit in explicanda
radiceneceffitatis hu- ins connexionis ; Qaidamopinancut fun- dari in maütua
rclatiuorum ia, putánt .n. vnum correlatiuum iccà. finc alio exifterenon poffe
, quia voum exigit alteram;vt terminum; qua opinio fuada- Difp. VIII. De
Pradicamentis Ae[peéliuis, — tar inco, q» relationis terminus formalis fit alia
corrclatio, & nó potius abfolutü » in quo fundatuc. At hoc fuse impugna-
uimus fupra q.6.art.3. vbi etiam o (tendi- mas, depeadentia tollit fimultatem
na« türz, non autcm ponit ,& ideó cum rela- tio dependeat à termino, non
poteft effe fimul natura cum ipfo. Dicendd crgo eft; ex dictis ibid. przíertim
in fol.ad 4.hanc ncce(Titaté fundati in cócomitantia cau- farum concurrentium
ad vtramque rcla- tioné, quz funt cerminas,& fundamétü, nam cum fundamentum
formale vnius fit terminus formalis alterius, & é cótra, cü in vno extremo
rcfültat vna relatio , de- bet illicó in altero in(urgere oppofita cor relatio,
quia wtrobiq; ponitur terminus , & fündamentü vtriu(que relationis , his
autem pofitis neccífarió infurgit relatio, ita fignificat Do&or 1.d.50.q.
2. (ub G, Demü de hac proprietate dubitatur , an Conueniat omnibus rclatiuis,
etiam no mutuis; Arift. exprimit in textu non con- uenirc,quia ablato
(enfibili,& fcibili,vti- que: aufertur fenfus, & (cientia , at non €
contra, ceni extant obic&a fcibilia, n quorü a&u : mcn son obítante ,
quamplures hanc af- fc&tionem extendunt ad oía prorfus re« latiua , fi ener
(umantur , vt v.g. J ucin vel vtrüquce in potétiay fic i ae fimul natura,
rirdoel Íe ia- fcrunt, nempe fcientia in a&u (citum, &c econtra,
(cientia in potentia fcibile , & d contra; Arift, antemoppofitum docuit,
quia nó vniformiterexcema affignauit , nàm, €x vna partc accepit fcientiam ,
&c fenum in actu pro a&uali cognitione, & fen(atione,& ex
altera (cibile , & fenibi- le in potentia;quod .f. poteít (cirijpotc(t.
fentiti , ita Caict, bic Soto. Tolet. Maí.
Vetactux. Aucría citátes Barl. Simplic, Porph. Boct. Amon.& alios Aritt.
Expo- fitorcs. Coetcrum: quamuis tota illa do- €trina vera hity& nobis
grauffima, vt có- ftat ex ditis q.pra.ced. arc.2. 1r cx pl.ca- tionc tercij
modi rclatiuorum , tamen fi bancrelat;iuorü (i multatem accipere vce limus
fecundü exittentiam,vt folct coms muniter umi, & re vcra (amic Arjli, faz
n€ inhoc fcníu ncquit competere Quis us la datur (cientia. Hocta- - s^ again C
Quafi: XI-Deafétlinibu: elitum. — 717 K carprartantes nce can vniformi-
iparatis, quia (zpe cxiftit vnum , Aen exit 2nd vr conflat de (cien- «tia
detofain hyeme ; (Quare ex vnifot- miaf(fignatione folü concludi pót fimul. tas
quoad: denominationem rclatiuam , - quia ficalfignata feinuicem: inícrunt re- ;
latiné non tamen femper iquoad realem . eXiftenitiam y.at fimukas quoad. denomi
- : nationem relatiuá porius (gc6tat ad pre - i«€edentem próprictatem , Verum
eít ia. . men, quod fi naturalis (rmoltas accipia- . tür pro quadam naturali
icxigentia, quam vnum rcjatiumm habet.
alteriusvvniformiterfümptisuamcaufav.inpoteritiaexigitcffcctibinporentias&:cau(ainaQtucf"m1na&uj(icratucalis:fimultas.eft»€ommunisromnibus:relatiniswnitormitct(umptis,neepertinctadpraecedentemproprictatctnjquiareveraArilt.nontantumcontiertirtelatiuavniformiterfum.prasledctiamdiffotmiter,inquit.n.fcientia[cibilisfaientia,&(cibilefcientia(cibiles&accipitfcientiamina&u;.&(ciiempénebdhytpatetexcontextu.16g:guulcogmtione,cdefintuionecftdifhi.«ultasquomodgo
intelligi debeat , quam- plures ,n« ita cx plicant , qüod ficut cx vi quce
nigfugt imul formaliter & quoad deno minationesceladias, ita peritiam
figni- ficauit Arift fimulraneam üxelligentiá , quoad .effe telatium: vtriufi«
excremi y Ataur ficut exi (tere nequit Pater, vt:fic; nifi filius exiftat yita
cognofci.nequeac: pa Aer in rationc pacis, nifi cogoófcatur fi- liusin tatione
filsj.vádé inferunt vnürc- Jaguum debere: dfi aitiner alterum, eo . quia
Aril.ait; 6 definitéicognofcitarvnü
&elagiuorum, dc finite é& debere eognofci Akgrum; it uadunc
Thomiftat pa(Tim: ) ... .Baeimus tamtn,non fic bene explica» 1 hanc
propíictratea, quafi relatio pater nitausdiítncté attingi nequeat fine co
-gnitione relationis oppo fitarim filios néc pater definii-queae. , mifi
in.dcfinitione aifumatur filiasvt filias Probatur ; quia rclatioy vt relatio
rcipicitteravnum , 1c]a: iuam fuflicienter explicatur ; vi 16 sum exprimitur
órdo eius ad iyu ter- ET logicae $ proprietatis cxtrema-rclatio - - minium sat
relatio refpicit cermint quo- ad cutitatem abfolütati', & hzc przcise eft
ratio tetmiiandi quamicá; relatione, vt dictum eft q.6.art.5.ergo vt cognofta tur
relatio , faflicit cognitio abfoluti , in 9 tédit, etiam ignorata rélatione
motaa in alio cxtremo-,: Et vcaliquid defiaiatur zjn cffe relatiui, füfficit
affumcre entitaré abfolóluram correlátiui, non veró ipfum * €ortelatiuum vt fic
quia exa&a relatio- "mis cognitio dependet a fundamento ; &
termino, nec alterius cognitio neccffaria eft; Qaod eriam probatát ex Scoto r.
d. 30.$. re red igitur'ad queft. quia (1 - pater deBinaatur pet filitim dicendo
pa- | Ferteftygtd babet filium cim loco nomf -nisin definitione pofiti liccat
ponere: » 'faamdefinitionem ex Topicis', loco; liceb:t ponere dcfinirione eigs
dicendo , : pater eft, qui genuiteum , qui habct. pa- " trémyin qua
dcfinitione.przter nvgario- nem , & quàd ignotum per zqué ignorü define
dion regulas bonz dcEnitio- his,quz debertradi per priora ,& nouio- ' rà,
committitur vitiofus circulus ab A« ;&wcaquintà. proptietaté effe.(j-.
fit.damhatus 5. Met.c. r5. illisverbis no 2 ait intelle(lus ad illud; cuius
intelle- us soia e gh xfi Sce bis effet dicii , - quare non vult
sazclle&tum.tefininari ad intelligibile,quatenus intell igibile.i.quo- ad
denomitiationeny relatiuam c105,3uia alioqui idem bis diceretub, & idem
expli :€aretur per idóm,népé intelligibile eft cuigs cft intelle&us, &
intellc&us cft.c- -ias,cuius eft iotelle&us; qua foret inuti- lis
repetitios& ita eflet in propofito,nam fi pater definitur per fili, &
rur(üs fi. lius per pattema primo ad:vltimum «cer definite perfemetipfum . ^^^
: 288. [nveoiginir sé(a.liec affe&tio i Tigéda eft;quem tradit Licher. 1.d.
30. Ue n (obad s. Soeftaicquod.f.cum fondd- mentüm,& cerchíinus cognita ncó
pariant cogaitionemeclationi$ ; extééma euiafcun;. relationis cognita:
necelfiri parient cognitionem vtriuc.]« relacionis isutud ;vc v.gicognitio
paternitas depé ; det.a fündameniieognitionci pate, & abfojuti i&
filio;igitur definit cés patrem dcfinité cognofcit rcm y quaclt pavery&
remque cít filius,& quia funda Hhh 3 mem xDifp.VAT; De
"Pradicam-vCliuis. .amentü , & term inus fuot caufz Acre na- -: qu
tamén 6on pof - turales, fequiturquodres »qna.cft pater, , extra intellectum,
&ressquz cft filius, cansar neceffarid «o-. funt labeicondineni an rone !
qaem relationum. patetnitatis ,(«& . filiationis; & hoc e(t » quod
comtsuniter . dicunt Recentiores nobilcumcentientes, . mhem - deftruere
prioris, &c quod cognitio relarionjs.non pepdet.for- . maliter à coguitiope
correlatipnis » fed . tántum concomitanter , anarends dü.«o- enofcitar
terminus. formalis y; fimul co- «gnoícitur gorrelatio indc telultás. In boc ;
€odem (fcnfu ioteJligitur , qnod definire cognofcens patrem y.
dcfinité.cogno(cet -& fliü ;& quia. tota zelationis Cognitio .:ex
exiremorum nouria dependet, binerc . € inert Acilt.. quód fi indetermipaté , ,
&in vniucrfalicogoofcatur pater, inde- ig minaté.ctiás & in vniuerfali
cegnofci- . il . 'uüt.id, cnius cft patefs &. fj determinate
-.«ognofcaiuryquod 4. c( talis pater ,deter- -apipaté ctiàm. cognofci dcbebir
.tezmi- ; nus... quad-talis-hlij e(t pater j vnde rc . vera Acift]y. definire
fnmpfit pro detey- aninatà,& idco ex. bocmale iaferuntali- .qniyquod vnü
zelativum pcr aliud defmri dcbeat..Et quando eriam fic:dicetet A- rift, inquit
Tatar. €. de fpecie , & hié ir qradicam.relat«not. 4«exponidcbcce: in fenfu
materialtquod. rejatiuuin detini- Xi dcbet per. correlatingmn d yet fonda-
mentum fuicorftlatini ; ita»n«-Aril ipfe folct relatiga dcfinirespam r.Pol. c
3.dc- Aiit feruum;bompy, quiettalterius iufis &non pex ordinem ad-dominur,
vr os- maliter coreclatiuoty.i & patrem; quige- ;muit viuens fimile
innaura; & 5. Mec c. p qst stro s qnorum ——— £ft ma,2qualia;
quoraprquantitascft €- ma , & huncmodum dcftoiendi telotmac epo
Au&oresextrascho- Jam D. Tho. quid mehor earurrí part gm "Scoto
dcfenduntrelationern terminar ad abíolutum; illumq; docct Doct paff fi.26.&
18.9.5.& d.30«0635 «A 43^ 7 "189. Obijc. fà relatiaa (unt. fsoju) c9-
gnitioneyergo vn& nequit effe prius origi- tc alio;quod eft falsíquia patet
eft prior erigineého, cá (imaltate.m. natarz.flat guioritas originis c1 Scoto
1.d,28.9.5« F. vic in 4-d.15. q- 15. con(ej.prab. quia ali- ja poísunt habere
ordipé in intclledig , rue & & «£A -spo nullum poffünt haberc. ordinem
extraántellectum; quia.hzc (imaltas vcloti ma- xima vidctut omhem à parte rei
ordinem i ioris ; Deindc :- qrobatur vnü- tclatiuam debere definiri . per alterüznàá
ita docet Ari(ti6. Top;ca. - & Porplic.de fpecie ; & cértéinperío
didjnisque süt relatinz,id nó videtur.po( fe negaticü ibi zelationes
otiginis.tetmi- - nétur ad correlatiuums vt fic; nó ad abío- - lutaim,vt
conceffum etl q:6; art;3 ad 3. :ez Ad s; negat DoGt.cit.4.d.13.q. 1. Sx6- :
ferjad-prób. inquit;quod efle 6i mulia in- :telic&tu poteft: intelirgi
dupliciter, vel:ty illa fimultas determinec actum intelligen "dit: — aper
obie&a;vel qu — -Anecip icótasqua intelligantur; ve aliter (& recidit
iridem) oma f -dicerc:modum obieGtorum, vc intellige. -türgfeuvt.comparastur ad
a&tumrintelli- gendi, vcl modum ipforum fecandum fe, rimo modo;propofitio
eft falfa, qua: süc Mnitis auxelleóta ,-àcc. quia euatrtum. €üm]zoportear ca
cormiclliginort propier hoc tollitur aliquid, juod conüenit'cis:fe. cundamt:;
Dices; vt (ub pnt -nibns. intelliguntur, :hapem frmukatert oronimodam.iw
intellecta ,.cr&0 nallaitz otdinem Ref(p.. Doct. proprie rationes cor
habent queridam ordinem ínter. fe:, &- tamen ipfavthabéria ori labenc
.&iam/funulcátem ;f,-per comparationem adattumimtelligendi ; (ic Deusvnico
a- &u fimel ,& femel imelligic (abiectum , -& paflionem;cficGtum
,& caufa a «lo prioricaterm maturz » qua intcr ipfa. Sresíatoc cx natura
rei, cum imoellgat res, ificmi funt s ifaut fimiitas fe tenet €x parce actus ;
ordo cx parte.cerum cognitarum y cc vaum-3 iraliadz 5 € 15:390 Ad x.conftat
exdi&is, qüo ill auctoritates fimt explicanda ;ad rationé :ieductam ex
relauionib.diuinis multa fo- lentatffeite WA ecentiores4 nos dicimuosob xam
rationem poffe probabiliter teneri, xjuod relatimum potcttdefinici per fuam
4otrelatimumy hoc. .. tenuit. D'oGt. qv rf. "Vaiucr£ ip olad penuk-&
pin. Queft. Xi: Dé elliimis fex TrédicaiieAsfI. — 719- ad a. ptinc.i&c
velut probabile defendunt. . infigacssScotiftz Mautit. q;cit V niuerf. Zen».q«
Met. qag:$. Troprer tertium: ;: yerj-dictdii feciidoyBarg.1.d.30.$. Hoc. etiam:
w generalius;lmmo Do&t. locicit. fólui ex profcTozationem fape- :
riusadductam:pro. partc oppofira dicens . hereirenenerims CA Het i 4i cem
uid-ingreditur-dcfmitionem ; fit prius. ': notius definito ; fed tantum
inabíolu :: adiacentia.alicnius exuin(eci: de(uapto, - fed in huius affi
enatione non conucniü ts, . Aliqui folenr ea confliructe in mera dc- -.
nominatione extrin(cca taut nihil reale dicant prater formas abí(olatas à
quibus . tales: fümuntur- inationcs y. vade "Vbis. g nibil aliud eft ,
quam der natio illaextrinícca qua prouenit (ub- flant:z.à fipcrüciecontinére
Quando à . tempore inéiicantes habitusà vctle adia- tisy& loco» nominis-im
definitiobepofiti. centes Kc . viburtor-D; T h. 5. Phy lecte :
licer.dcfiriitionem eias.ponctesquandaril.- $.& $. Mer. lect.o. (cqnütur
Heeru quol, lud'ponitut in definitione j:tauquarh pars J. 1 44-9: Lauell.
piiNlct. q«23- Scoto in definitionis intrinfeca , & nom tanquam .:
cap..Mafibidei qp 1«Sonc, 5 ;Met.3.49» - met&. xiinftcos vt efti pro« »
& 41; J0nfcc. g:Mer.cap. 15 7: (e pofito;vnde ceffani oiajlláinconucuien- ;
Nigerio ciypiq. 61; Alij concedugt quie ;. tiayqua' indc ánfcrebantur,quam
folutio- :.| dem has.focimas pcedicámentales. ceíul- - nem euylum: oo:
Mauritiüs j.& ^ tarc in rcbus exaadiaccia alicuius exirin- ocsadbibero
Thomíflz.Q uando autem: ; cei y non.tamen 4oJa$ dcaomingationes . ' DoGt.in
t4diyo-aivrclariuumoon dcoc» | exrrinfecas ponere , (cd ali3uid reale , in..:
rc dcíiniti pev cosrelaziuryfed.per fus: ; cuidas cxpltcatianc poft ea. nó c
óueniuat, damentug .cius:; debet intelifgi (inquit. nam: quidam volunt
cflezmodos abíolu-. ; Barguis): de'cfimitione!data per: ptius; :: tos;vz
Mocifan.difpco. q.va.1o,de-S. Th. - & nocius; & mon de definitione
abíoluré;: q.19.arít. 1, Cóplucdi(g.16.4. 1.qui alios : ; quomodoautem beric
poffit;exponi uexs :; citanr, A/Jíj.Ravwüteffe paros reí pes ,— tusille s ;Met
c.p g« de rütellechu s Sc in«.!: quos vocintiextoinfecus aduenientes, ve ::
tcllizibili | «itantrnon -dfficiar;y^y ideame; cos fecernant à-cólarionibus
quarti pcrd:-.-. Doctorquoli3.X. ' .»5 i550] r5 1catmenti j
quas;appellant;intrin(ecusads 78) AG onn o M» rf »o1 Uefücatcs; ita Scocus, X
ScórilLe omnes: - M57 T iy sl P5563 11; ciufüpraq:8: Alij demam virumque «9«- -
ope »itimis. (ex Pradicámentis «si 7 iungantatforenres pezíeterre abfolutum.. 1
REM »;cumtefpeQtus vov; g Vbi dicere locum. | ciE in trá&ationédiorü
przdicamcn- :^ cud relpcébinad locatdm ; ata-Iauins in. torüjnofiquid res t
pari more & fa. | [. q.-Seneralibpro vlc: prardicami, qui con- cillima
explicacionis;vtquidaba ainfit ná:i5 tendi hancefle£ententiamompipiIntcr-. |
& hax füos rabent tribulós;&:(pinasmon c; pretami Arift Pro refolutiooe
quzfici -- minusquá zocdemiajfed quia. ; 292 «Primo flatuciidü
cftbecylumaoqnaeaoibcosPhyl.gadioUDofasipreedicaméiafalciuomnia(oladc€üium;dea&tioncfiquide,&pa(z::nomipationccxtrin(ecaf(alüarinecpel|fione)Vbi;&Quaandojagiturin3.:&l4;:(esnccdebere;namvclhocitaintelligiPhy.quamobi€nosquoq;paucishoe!:;tur,vtfitvbumquodqucborumpuradejtiamcxpedíémus»cüdehis
ex pro.» nominatio extrin(ecaà fora teali desü- - : urmus it liboPhyagitur
prius ja: pta» vel quod tic ipfa forma.tc2!is Vr. 6xe * «Gmünii de ipfis agemus
in vno articulg;, c ttrinfecé aliquod deno mi i E de hie de (insulis
fihgillatim inálieró,, | «nó primit: quiz denomi natis cxtriploca y Tiles X
pop. Nie Lpuiinoninyt Gesnihill reale ponit im (bie cto dene: ARTI € XE N, s.
T; ad o cramifiauon, apex bis posdicugenr tO: Quid forimaliter dicant rv
Itimiá. fex... Kunvfotmat depominantcs sac irati -: yon. fPreedicamenta, coco
oves inuinfece fabie Qty qi ofhsiunc name..; eme er boc ; quod hzc: aliqua
oléfunt (ofBicienues rermbimni mos, : pra dicam, confi (uot; io: aliquo. 3 Iii
dang (qe filia 3a es : ; ? pdiut 4 queunt jio
Difp.VII.De Prelicim. Refpecliis.
5.7 qücunt conft tui in extrinfecisdenomi- - fatio funt in diuer(is
predicamentis , vt - nitioribus. Neq; fecundum, quiaforma — patet de relatiuis
fecundum dici denbminis , vt fc tenet cx parte (übic&i 5. manus , caput,
pes; crgo &c. Ncc minus - quód intrin(cc? denominat 5 iam füppos-
fatisfacitdicere cá. R'ecétioribus vtrüq; nitur e(fcin fuo prz dicamento,vt
vifio ;'' imporrariin vecto;quiaocdo, quem for - quatenus atus oculi, eft in
predicamen- m borcü przdicametorü dicüt ad aliud, to qualitatissneq;cx hoc,
quod aliud cx-. cít de numcro relationum tran(cenden- trinfccé denominat v.
g.patierem, inafio | taliá, & in cis c(lentialiter imbibitut , ac.
repouitur diftin&o przdicamento, ergo — proinde ex cis fit vnü per fe, vade
dicunt hzc pradicansenta non faluantur per fo- * modos horü praedicameotorü
effe cífea- las dcnominationcs excinfecas, quomo- — tialirer relatiuos in hoc
fen(u,nontamen docunq; explicentur, ) mere relatiuos , quiano (unt tota Secundo
nequeunt faluari per modos « do ad alind, vt modi quarti prd m«té abfoluros ex
adiacéria alicuius cX- — ti , fed pattimad fe , partim ada trinicciia tebus
refultantes ; probatur; - quo diftinguitur relatio tran(cetidentalis quia
quantum ad inttinfecam corum ra« . à predicamentali. Non fatisfacit hzc fo
tonem dicunt ordiné ad aliquod cxtrin- — lutio ; tumquia ee 3 2.iam probatum
fecum, quo ablato dettruantur , nam ab- | eft cx abfoluto reípe&u conceptum
lato effc&u, vcl paffo, tollitur a&io;abla — per fe vngmpod eotlelecce
»ietiamli re- toloco;& vefte;tollitur Vbij& habitus , ; fpe&us fit
tranfcendens ; tum quia falsü crgo nó (ant formae mer abíolutze.2Mtc
efthec(exvltimapredicamentarelatio- | ; valct;quod aiuntaliqui, ifta przdicamen
| nestranfcendentalesimportare , quia per. ;: ta dependere ab aliquo extrinfeco
, non... fe conftituant pratdicamenta diuerfanon . vtà termino , (cd vt à
principio, vclfor- :: minas,quá relationes quarti prz dicamerr ma,à qua fumitur
denominatto. Ná con- ti , & non minusaccidunt rebus flat «&ionem
v.g.refpicerc effe&G, vcl ^illa ; ita.n.accidit Petro effc filiu
pa(sá;& ad illá intrinfece ordinari , non. »fimilem , &c. ac e(íc
agentem ; nifi tàquam ad rcrmiüà , ficut ordioatur: tem, locatum, &c.
paternicasad filium, nà actio alicuius eft 194 Atinquiüt in relatione tráfcéde-
aftio , & inaliud tendere debet , vt fit. tali cofiderari debere id, quod
proxime , adtio& ctfe&usapud Philofophos pro- | & immediate
denominatur ad aliud, non prié dicitür cerminus aCtion:s, vnidépa- — verb
ceimoté quia comparatione fubies dct nos rem tám cxploratá probare ; efto.
&i remoti ctiam tranícedentalis relatio illos non pudeat id negare ;
Videaturdi- | dicetur accidere fübiecto, fic fcientia di- fpat.r1.Phyf.q.3.art
2. quoloci proba- citur cffentialiter referri ad fcibile rela-. ius Vbi nonctie
tormamabíolutam, nà . tione tranícedenrali, intelle&us vcrà ac- ille
ratioacs procedunt de ceteris iflis | cidentaliter tantüm. , quatenus fibi
acci- . fex pridicamentis, & hoc totum docuit dit ipfamet (cienitia |, uz
cft . Boct;dé Tiin.dum inquit fepté efe pra - imtediaté
relata per relationem tran- dicamenia relatiga,& ja abfoluta. ;.-...—.
fcendentalem ; (icin propofito , quamuis , 195: Tertio nó bené cóftituüturexab.
:cffe adcntem, patientem;locatum &c.ac-.. foluto:, & refpe&u (imul
, nam ha:c duo: cidanc (ubiccto remoto .(. Petro; noa ta- non faciunt concepti
per fe vná , qualis:- mcn fubiccto immediate relato y c(Ic dcbet conceptus
cuiu(cunq; ptdi- - fotma y (cu modus ipfe a&ionis, patTio- - camenti, Nec
iuuat rcfpondere cum qui- nis ; Vbi. &c. hasci tialiter dcmo- buídam
Thomiftis , abíolutum importa» .«minantur ad aliud, & funt etientialit r ri
inte&o refípectumin obliquo ; me modi rclitiai Hzc tameit (o^ id non
impoedic vnitatem conceptus .:. o libilis on e(t,nam4al(um c(t a&tionem,
pàtli onem iuuat, quía abfolurum , & refpe&inum . . Vbi, &c. aliquo
medo referri, tc .n. ve- ficconmunca non poffunt vnum aliquod .. ra nonfünt
tclata,(cd rationes referendi, - x pradicameacur coafutuere ; [cd nece[s.—
actio v-gicft (ccandum quam in i Quafl.XIT. De vvliimis fex Preditamenti: — 72x
fubijcitur, agcre dicimur, Vbinon refer- — malitas con titui in refpe&ta
extrinfccus: tuf ád corpus ambiens ; aut fpatium, fed adueniente , quatenus ad inülarcius c£-
immediate refert rern locatam , & (icde ^ formatur ab intelle&u .
alijs,ergo omnesifla forma relatiug st —— In oppot.obijc. 1. quód fint mere de-
ita accidentales (übic&tis fuis etiam pro- ^ nominationes extrinfecz ex
rcbusaliorá ximis vt forme relatiue quarti przdi-— przedicam. defumptz , nam xa
tignifica- camentijatq; idco horfunttranfcendene | uit Autor fex princ.c. 1.
infine ; didin- talcs, fed przdicamentales , ficuc ille . pe n. ibi; quz
extrinfecas cótinguntyab 195. Quartó igitut dicendá reftat fex — his, qua
intrin(ecus (c habent, & illa di-. vltima predicaméta efle
purosrefpe&tus, | ftribuit in (ex principia. Refp. Au&toté: & ratio
cit, quia in omnibusiftisaliquid | fex princ. ideo hzc vltima fex pradicam.
repcritur pertinens ad alia przdicamen- —appellatfe formas extrinfccas , quia
func ta, néc ab illis inueniuntur diftin&a , nifi . relationes extcinfecus
aducniétcsy vt ait per fuperadditamrelationemsergo refpe-— Do&t. quol.r t.
R. nio autem quía impoz | &us erit formalistó conftitutiua corum, tent
(olas denominstioncs extrinfecas . » cü fit difin&iua; prob. affumsptü
difcur- ^ Vcl dicatur, resab his pre dicamétis pof- rendo per fingula ,.nam
actio , & paffio fc denominari tti intrinfece , cum extrins dicunt candem
formam fluentem , qua. fcc, intrinfccé quidem à modisip(isin- :
eft.inaliogenere,& diftinguunturab ca, — hzerétibus, exttinfecé vero ab
aliquo ex- & à feinuicé per
fuperadditosrefpe&tus,trinfecoadiacente,cxcuiasadiacentiavtArift,declarat3.Fhyf.2
9. Vbi dicit (a- | talismodus refoltat in (übiecto, & quia perficiem, quz
pertinet ad quantitatem; . : illüd cxctinfectim adiaceas notius cft , d: &
diftinguitur ab: a: perxeípe&um fa; modus rezlis intrinfec?. (abiecto iühz-
pcradditum contitehtie; Situs dicic pat. | rens, hinc fizpeexplicari folent hac
prz- tc$quátitaris;; fed:vario modo ordinatas | dicam. per denominationes
cxtritíecas .. adlocum. Quando dicittempus,vtmen« ^ 296 Secundo obijc. Complut.
quod furam rei cemporanez , & deni. Habi-. nó dicant cefpe&tü , quia
propria ró rcla- tus dicitremalterius przdicam. vtab a- tionis elt effe ad,fcu
rcferrz vnd ad alind, lio-habitam; Quia vero huiuímodi refpe- id áüt non
conuenit lis prz dicam. vt có- &us non infargunt ex naura extremos ^ ftat
difcurtendo per fingala;nam quatuor. - rum, fcd vltrà illa petunzaliquod
extrins: sv ienujpralthcitus éx ptopría tóne dicuuc : fccum pro-eotum
rcfültantia f. eorü ap» - effet (quidem Vbi facit rem c(fein lo- proximationem
modo iam explicato q. co, Cyiando in téth[iorc ; Situs difponic 8. idco
Doct.3.d.1.q.1.& 4d. 15.9. 1.&
^. paires jntotco, & Habitus refultat cx co, uo; 1 1.art. 4. & alibi
cos appellat refpc- q veftistitincerpore. De a&ioneitem us exttinfecus
aduenientes cum Gil- X pal(fione idem patet, tam quia ex pro- betc.lib.fex
princip.c.r.in finej& perhoc | pria ratione non dicunt ad , (ed a&tio
di- - diftinguüntut à relationibus quartipre- cit effe ab agentc , pa(fio veró
inpaffo dicaméti, quz omncs (unt intrinfecusad- | tam etià quia fi effent verz
relationes , ucníentes; & hanc fententiam praeter Sco: ncceflarió efeht
niutuz; quod ramcn cfc tiflas ibi cit.fequuntor Louanienf-hie Ve- ^ ncqu:t ;
qüia a&tio, & pallio nón (unt fia - net. $.Met.c.56.
& alij. Obferuanduin ifi mellaiuta, illie ett a&us a&ittijhec ve- -
:eft,non ita debere cóftitui in re(pe&ibus | ro pattiui, ex 3. P hyf.
29:actiuum aüreft | extrinfecus aduenientibus hzc przdica- ^ caufa
pa(liui;& piiusillo,vt de fe cótat. menta ,quaíi fingula przícferant refpe-
^ — Refp. neg. min, ad prob, dicimus Vbi: : us reales y vt patfim videntur
docere. ;faaereremin loco aliud non:efla ; quàm ' quia vt mox conítabit
predica- -- facererem ordinari ad locum , & idé paci ] ' non: potcit dicere
te(- ';ritcríuo modo dicendumde Qoando;Sie^ pc »cumfacmaliter j& com- «tu
& Habitus nám eriam inhetcbca fa- plcté non cófurgat inrcbus, ni per opus |
cit-accidensctfe in '(übiecto .Vnio facit.» intelle&us , poteft tamen ctiam
cixs for- formam clie in materia 5 & tamen adhuc. 722: Difp. VIL. Dé
Pradicam: RefpeBidis. s. o. iinpottant quid relatiuum ; ex: hoc «ergo; necab
illis.exbauriri totàm multitudiné .: jnfcrre non licet buiufmnodi prie dicamcue
- haiufmodi celationam...Atcontra- hanc * ta non e(Te relatiua, (ed (olumio fuo
gex ; folarionein direété procedit;inftantia. nere haberc peculiarem modum
denoati« Suar,& quamuis veraa (it
re( potum aa : nandi , qui tamen adhuc relatiuus exits» vnienisy& alios
quóflampetwaria: prz» :: ditcrfe .n. rclationesdiperfo modo fuos. pom a anri E
rc pet acci- reípiciunt terminos pro carum diuerfita- ; dens,adluctamé:
affigngri debetaliquod. te y. femper tamen selatiuomodo ». vnde . deter mínarum
cx illis;nouem; 1n quo per. Vbi facere. cem in loco, ando in tem- | fe, &
quidditatiué reponatur, vc git Do- pore, &c. alind non elt quàm refpicere |
&or 4.d.12.q- 1$. Jd queflionem ; vbi , ipfum terminum, refpicete tamé
tali, vol. : ctiam itmuit y: ;& clarius quo]. 1 v. art; 4. « tali modo ..
Sic etiam dicendum ad illud . rcípe&us ómnes dexisinienis aduenien. . :
dca&ione,& paffionc, & dum atio di- . tcsin
illisfcx/ptaducamicoacineri Qua ..: citur e(c ab , hoc non cft intelligendum i
re.ibid;im 4: ait quod focteactirctad sc-. ; dc ipfa aGionc pro formali, vthoc
przdi , nus paflionis, vt ic pa flo dicat non ran» ; catmentum conftituit fed
pro materiali , / tamrefpe&tum paffi dd agens,fed ad for-. . . & pro re
a&ta,(cu forma flaente,vt dici- | mam; vclfori& ad genus a&tioais ,
wt fic . mus;n Phy. gratisetiam concedimus a- . a&io dicat mon
tàntumre(pe&tam 29en-. &ionem,& paffionem, fi pro formali cà«
.tisad patiens; fed foma&.informantis ad; : fidezentur,cfle mutuas
relationes, effc .; illud quod iaforahs; & quiz Door du. :: fimul naturayac
é actiusm, & paffiuum,. ;bitatiueloquitac ideo Mair, 1. d. 1p. q. : v ná
(ub denominatione relatiua ynü nO eft. : 1. art. 3. air pertincce ad przzdicam,
Vbi :; canía alterias, nec prins alio;fed tant jp... proptet;itirigiam:
prarfentialitater y Sed ^ mareriali,vt dici folct de patre;& filio... :
ilius inquit Ba(Tol4.d.1 4q;t.at; : 197 Tertio arguit Suar, probans non |, 1
pertineread przdicam. habitus; quod ;: cffe rclationcsextrinfedus adnenientes ,
nos quoq. cociuumus 1: p» Inft, y amplis 1 nam vcl omnes relationcs extrinfecus
ad us declarabimus arc. (eq. Ad arg; igicur: ! ucnientcs,que funr diltin&a
ronis habét conceditur primüm membrum s & neg: vim conflituéndi
diftin&um przdicamé :. faltitas ; €onftitutà (untautca plura ge-- :! tum
vcl non,primum conflat c(fe falsii ; |! cra, & przdica, ex relacionibus
extrin«.:^ nam.vnio fecundum Scotum eft relatio | /fccus aduénienribus ; quam
cx alij$ j non. : cxtrinfccus aducnicns, & ramen gon per. ex matura rci ,
namaqué benà tve tinet adaliquod cx: fex prz dicamenus , | rum ex illis;
ticut.ex iftis c i, fed: nec conftituit nouum. ptzdicamentüm ,. ;totüm id
factum €ft ad: commodiorem ícd pertinet ad przdicamentum formz |, |.dectrínam ;
nam rgaiot cernitur diuerfis. quam yniofi vero dicatuc (ccundü. tunc tas ín
modo denoasinand: mter relatioe.; cbet aíTignari regula difcernendi in qui-
erae conem ws credet bus relationibus fit fufliciés ratio ad «on... j5;licur
etiamdicet acci fubftana ^ ftiniendum diflin&um przdicamentum, ..:tia fint
duo: membralens in commuaidi.: '; & in inue nop; vcl ficut.ex relationibus.
uidentia quia vamcnanaior qu&dam dis :: inrinkecus;aducpientibus confitai
rur y». necfitas.cérnicur indcr: accideritiaex di! ; num dunitaxat
pra:dicamctumb ità ex exe; nerfs eorumimtticribus,idco noueáf ge« ::: tri(ccus
aducnientibus debebit confii, .. nccaaccidécium conftiteca fdnb vmm! 5 tui
altecum; Nec. n.videtur rà, curtor de |. fübitatcies Alia quaeidanmcoritra hioc
fie «5 beant conítitui przdicamenta barumree — ri (olcntatgumtrita;) qua
potiustangant ii lationum , & non illarumyprzfertim cum. |
|predicamentaquadani iim (peciesjsideouio — non minor copia fit relationum
intrinfe- | comobogiusinirii adduoentar ;: Demum c cus , quam extin(ecus
aduenientium , ;.| ;arguit pec Hore cr, aem n e VR Refp.Faber $.Met.difp.2 3.
c. 3» ad 7, «fex predicamiéta non (unt re(pe&tus, quia,» concedit
relationem vnionis non perti- : .hodichic;ftare, federe &cateta non die : |
peic ad aliquod iflorum fcx pradicam, . cunt habzzudincin d qum uü pt us, Tad
PN an rM» bertóyqp (it Anas sir qd in i Quefl-XIIDeódftliont eg) Pagi. ex II.
1713 edad d aieeh And ia Log. - deaiciie vt hoeeonhiuit pradicamé- - :toimn;né
eft d'rpatec ex Anftih Log. & $( Met. $0: Negatüt- tuat; ámó *ifla nequeunt
explicari ine habitudincad -aliud,vt mox patebivesplicàdo sationc$ Jfinguloràm
; non vocatauteim A cift; icc fed traoftintátida fübie&i,itavt pro tec-
fnino refjicíat nó aliquet cffe&tum per /apfam fa&atti,téd aliquod
fübiedtum per 7 apfam trá(matatum; quate dum'iga!sca- , ad aliquid j quia perad
aliquid urkogo- - lefacit aqgatn , aGtio baius pratircamenti ! máfticd
"ételligannirfalum -telasioties " fio tel ht jito termino caloté ,
fed aqua 4 cceli ram ht Fotmalifteho fiti trac:formalit.áte. 1 norant [olupy
bitudines quarti pfedicamenti propcidre - lationes appellari jcztetosautem diei
dü -tàxat refpactus,quarnuiis re :vdra idt fo- làm difcrimen.in riomineyquia
dilatio; -tefpe&us idem fum indigore: P zist sot anuo SH amneiton 1505.01
ds XA bTA CIA S USO be finduiis feu gradicamenii a & ri- ast 2p | Crisy
equíaricconfticuir pet. : n AUPÉ reperies om i dytuod fubi- titirsageve
dicimeur-i- vtexplicuimus t . p. Ift. trat. t. éap.7. cum Scoto idi q-t-cft
refpe&us ipfias agentis ad paffti, quo agens dicirur formaliter ageris y
cir- ca quam definitionem noi immoramur , quia ibidé füffi crentec 6t ex
plicata; Hic aücinaefli gátídum manet; quenam ctio tics ad lioc préidicamentum
(pe&tent. -- Ptimo'quericut an aCtió,quz hoc prz "dicamentam
cótftivait: debeat effe pro- :daétiua fai cerrbini ( €o modós qdo diei idpiatm
pót relatione produci, vt rirmi- Tut ptificipio formali dénerhiitra ridi pró-
«docens y. ort adcedi vc tore formali pro- dücendi,cDocto Á icacin 4* lo€.cit.
füb P. & Tatat-qiltpridicad. dub: 22 di. réf picere c pro sermino; & c
thui s (entem id afficit talem effe debe- téjimio apud"T Homiftas &(d
ftacertum vt 1d potius füpyonant, quá probcat,fequá- "ur Recentiores o6s
ücinine dictepante, ea toe Min Qual. q:6.ad a difti q-47 Mi& qol. 2: Dd
üieer podecit hoc purdicdit. Cetceruid — in cói modo 1o 3mendi . folcac aCtió
fitáni pro' illa quz cít produ iiio teraiitii&Cageté pro actu cfficicndi -
pet eatorerti teanfmatatam;ita Do6tor«., - v'jo€.cit; $. Md buitts autém
difficultatis, fivbrdifereà hosdiftiüguit refpe&us, &
""félatiónem caufz prodacétis ad effe&tü 'ptédüGgm reijcit ad
quartum predica- "rhetínim;velut intcinfecasaduenienterb , t péfpe&tam
autem cau: tráfmutaritis ad 'fübie&tim tran(motatum in hoc prdi- :
eartientó tepottit, vt iatritifecus adacnié- "em (equuntür Scotifte omnes
Zerb. y. "Mef.q. 10.8. Propter primum Tatatloc. "eie Ant. And.lib.fex
prinq.6. & alij pat- "im; Probatat auterhitum ex cius defini-
-&órie À Gillser.allata, fiam id,quod fublj- - etéat actioni aperitis,non
efteffe&tus "ipfi ptódu&os propriéloqaendo , (ed materia;
circaquam agit; cumet exéplis /ab ipfo Arift. "yore d i6 hoc eap. de ea-
fefacere, R fribefacere jcálefieti, & frige- fieri dele Qtaifi s
&criftaris ignis. n- dicitar ^éalefacete aquárm s tori catozern, & aqua
-€alefleri; nón Calor, volimtás dicit af- "ftari; delectári, & «tumi
qdia fabieata di- -eitut paffüinj8ó effettus, icáve palTio eft in (abiccto,nón
ic effe&ierso agens,tt ""fefpicit pafluri , nó dicit habiadine
prá- -du&iui, fed potiés tranfrouraritis;tuim de "pim quid vt arBait
Do&or cit. in44 G. foteutia a&iuá eft: priricipiunrtránfmit- tandi
alid; inquantum aliud s. Met. 16. "tgo a&tio eft tranfmucatio alréruis
j in Quantum eft alterum 5 fed refpe&us prtt- 'düctionismon éft 1e
tranfmutatiol, Ee rion tcfpicit aliad gimquaneue a fed potius facit aliud;
'Neque Do&totló- cisimóppefirur cit.volait oppofitamdf feréte ; (ed
i&tionent de gencre a&tionis &ocát productiuarh raxta cóérm modáüin
loquendi; & iri 4d: 15. vbi de fioc agit ex 'profelfo, faatsi profert
fentesitiamyvel P -AQtiesen proprie di&tdin, & de genere
:actionisintelligit sam, quz non rantein dicitàt adtroy quo fenfu '!
graminátiealícer opera- al dc Len "n Adam d n "operatie vitalis
(pe&tins ad przdicamen- tum qualitatis dici folet a&io, quz expli catio
colligitut ex ipfo conteXtu«. . '..199Sccundodubitatur,an
fola actio | tranfiens fpe&et ad hoc praedica. vt vult -. Soncin.9. Mct.qu.
2 1. Ma BERE: ; alij an potius ét a&io immanens «Et di- ; €cndum e(l,qy
licet accipiendo actionem Ammanérem pro operatione vitali, vt (u- aiit Arift;
9.Mer. 16. non fpe&tet ad hoc "pradrcament, qnia in hoc (en(u non eft
.. vera a&tio, fcd z:quiuocé (olum,& gram- raticaliter, quatenus
(ignificatur p ver- buaadigumyvt int-lligece, velle; &c.va- »xle Mopot
Ípcétat ad genus qualitatis, vc . norat Do&tor.quol.13.DD. tamen acci- pi
10n2m immanentem pro ca , , que eft ad zerminum io ag£- , Xe fcu qua idé
(cipsii immutat, vt actio , *.quaaqua calida fe rcducit ad priilinà fci-
-:Sidiratem (ic [pe&at ad hoc pr . ttm;nop quidem ca ronc;qua cít produ- ,
&iuatermuni ,(ed quazenus tran(inutati- Ma ('abie&ti , quod ngu cft
apagene di- , uerfumgquia,vz dicjü cft,lola atio trà(- giutatiua ad. hoc pra
dicam. attinet ,.& idem dicendum et dc a&ione trasfeun- &e» vt
eltípccicshuius przdicim: .—.. » Dices , potentiaacuua eft principium
zan(outandialiad , inquan:um aliud s. Mt. 7. crgo [olaactio tranfiens eff fpe
VU MERI ID ORA exalia paz- 3a icuoens funi moopers- -Xiorc vitali videtur adRoc
pedtare prz- -Aicamótum;quia Arilt, hic enumerat de- Auri & trillaciy qua
(unz opcrationcs zvitales. Re(pad.1.cx DoQt.a-d.25.9.vn. d 2- prine vera
Arjft.ibi pontum die mire potenugdm factiuam; er aliqui con- anlem à actiuam,
affert Ps exem- ,Plünm.deniedico feipfum medente , vcrü eit obícruandum non
dicere ab(oluté. po- tentiam actiuá effe principium tranfat- zationis.in
alteros(ed.(ubdit;vel prout aL. Zerupz.esi, medicus:n. fanat (eipum;qui Kamen
non cft aliud A cipfoy[ed: inquan- mcdicus cft (anans; cft aliud à feip-
Koiingnantuniíanatur ,fanatur.sinquam.— 1 Aum infirmus y nc La a uni medicus;
Ron érgo pei hocex Med landa ,Bemtranícuntem.. Adall 4 724. Difp.VTiT. De Predicam. vejpt. hoc "idip
cdicamé- .Omni .ueniung omniayqng dc actione hluus pr Arift, a&iones
vitales in lioc predica: ob aliquam firciliradiaci po habeat - «um; actionibus
huius.przdicam.quate- nus.f.eorum effe in fieri confiftit,& cam €ontinua
dependentia ab agente. vt dc- clarat Do&or cit-1.d.3.q.6.ad 1. prin.&
.13:Dd.non autem quia veré fint a- tiones kaius predicamenti, Velideà eas hic
enumerauit , quiain a&ibus vitalibus femper interuenit actio etiam. de
genere a&ionis, cum obie&um immutet poren- tià;& por&iia
dicatür intétionaliter pati. | 400 Tertio dobitatur. , an íolaa£tio occu pedes
a ic predicament 6. . Affirmat Sonc.loc.cit.quia Arif. 3. Phyf. 19.docet
actionem effe motum, ui vtiq fuceeffiuuseft 5 acproipde cscludit a redicam.o£s
actiones in(tantancas; DL Ye: doccre Do&tor loc. mi- 0:5; 8 q.9.0. & qaol.
17. Omninó tameg dicendum cfléj actiogé inftantaneam debere fub loc pfidicam.
recladi;tà nia actiomi in(tantaneg cog- dicam. folet enunciari;.tuqy quía malie
pradicam. «onuenientius: collocari nc- quit xli .n. dicasad pax di THREE ni
pexancrey hgc idem.dc a&ione fhecet- fiua diei pores Ncc Anifioppo(irü do-
«uir. quia ron- (unii mqen. preise Eisen cse eer sum eft motuts eífe efiegiali
cs i$uumynam & in ioftátr musin Phi Bcc papam locit Scotus,nam 4.d.43.q,$. 6
& H. ait ani- mat;oncm ficri 1n 4p(kangi;&: tamen coa edis iid ivspad
Sto naria dicam. & quod'ampli edit pof fe interdum actionem, e - zi line
quocanque mot & muazionc, vt -R fübiedhu LORI KR Ho praecedit tempore
fub:ejus priuatione y. Aft autem 3. Phyl.i emper cfe coniunctascum mourn, quia
fic regularis Mim o ol.cit.aCtipneuty 1 immutatn inftan- predicam.i intellectus
fi qua »on mece(Tario debeat effe fucceffiua , & in 'Q.9.ait actionem
fucceffiuam magis pro- prié dici adtioné quàm inGantanca, quia in (ucceffiua
acquifitione formz in fübic- €&o, vt caloris in aqua per totam boram , in
toto illo tempore non dicitur aqua ca- lefacta, (ed tantum calefieri propter
con- -tinuam fucce(fionem formg in abiecto, fed in acqui(itione inftantanea ,
vt lumi- nis in aerc quamuis propter continuam dependentiam formz ab agente
dici pof fit acr illuminari poteft tamen etiam il- luminatus dici , cum fit
a&io tota fimul , ob quam dcnominationé videtur à róne -a&ionis, &
paffionis dcficece;qua folent - res denominarc in ficri, non in fa&o e(Te.
201. Quarto dubitatur , an (ola actio
accidetalis ad hoc pertineat predicam.nü ét fubftantialis;& quamuis
Suar.diíp.48. Íc&t.6.n. $-opinctur (olas accidétales hoc rzdicam.
conftituere, dicendum tamcn "eft, ciam inipío fubitantiales contineri: .
1um quia formaliter, ac entiratiu£. ita cft accidens actio terminata ad
quáutatem , & qualitatem, ficut terminata ad fübfta tiam, vt apud omnes eft
in conic(s5 , vn- dé generatio fubftantialis folum calis di- itur extrin(cce
denominatione à termi- no fumpta, qui cft fubftantia : tum qnia iantam connexionem
habet aco. acci- denialis cü (uo terminos(icur fubztá cialis cum (ao, ergo vel
omnes reduci debent ad predicamcntum fui termini,vcl omnes adiftud ; tum quia
aliz relationes funda- 12 in fubftantia; & ad fubflantiam termi- "mate
adhuc (pcctant ad geom rela- tionis,non fubftatiz,vt docet ipie Suarez
difp.47.cQ.7.n.4. crgo idem dicendü de a&ionc; & hic eft cómunis ogni
fenfus — li £ontra Suatez. Ncc obftat quod ipft ait, fübítantiam ,&
accidens analogicé con- denirc,non vniuocé;atque itaidem dicen -dum cíle dc
actionibus ad ipfa termina tis. INam fal(um eft atfumpt yt di nius.in Mcr, quo
etiam neg.confeq. quia opus mon.elt tantam etlc s d inrcr E as, qui- ra e(t
inter terminos , vt parer in actioni- bus terminatis ad prz dicamenta . à; Cum
autem dicimus actionem (ub(ti- Valem ; & àccidenralem ee fpecics hu- tà,
vnde non eft (ol illa Qucfl-XI. DeeAfone , e) PafrontieA4t;W. — 725 ius
przdicam. non vtique loqui nuc d* actionibug produckiuis, qua . .teriminan- tur
ad (ubltantiam; velaccidens per. ip(a proda&um;quia in iic fen(a fpe&tant
ad quartum predicameiftum : fed pet a&io- né (ubftárialem,eà intelligimus,
qua agé fübie&um tráfmutat per
tadüctioné for- ma (ubttancialis, & per accidentalem,qua tran(mutac.
fubie&tum per inda&ionem formz accideatalis , ita .n; funt (pecies
a&ionis trálinuzatiuz, quz proprie eft gc nus huius piedicaaeac, Vbi tamen
ob- Íerua non ita (pecic fecerai füb hoc gcne- re actionem facceífiuam, &
iaitancanea loqueado ràm de pcodudtiua quà dc tct maatiua z cà quia actio
illamiaindi m2- dii fieri pot in inltaaci & ét in cempore, per faccetliuam
nenpé approx'ationc corporis lum;nofi : tum ctià quia t£pus , & in Ris no
funt nifi mé(arz hará actio- nü, nO autcm intrin(ecz earcü diffzréciz. . 292.
Palio , licéc multiplicem hibeac accepiionem, yt pafsitn Au&torcs notát ,
tamen formaliter fumptasyt lioc cóttiuic przdicamentam , accipitur pro rcfpectu
oppofito a&ioni , qui (ubicctiue celidec in patfo; (icut actio € conica in
aneate;vi- dé defiaitar à Scoto 4. d. 13. cit quod fic refpe&u pafli ad
agens, fea tran(inucati ad cranfaxurans : à Gilbert.veró , quod fit .
effetiusyillatioque aELionis , p quidéin- 1clligi non debet dc (ola illatione
confe- cutionis, vt notauinius 1. p. Inft. ficenim non(antam actio gaffionem ,
fcd & paí- fio a&ion? infert; cü fint relationes mue tuzyfcd dc
illatione caufationis, quo (cn- fa caufa dicitar infetrc cffc &tü, non é
có- trà : quod ncc etiam in roto rigoreintcl- ligendum eft, quia paílio non elt
propric e&us actionis , cum actio huius prz- dicam: non fit produ&tiua,vt
dictum cft, fcd. intelixgendum cft pzt quandam ana- logia ,quatenus nimiram
concipitur qua» . dammodo cófequi ad actionemsquia n. agens agit y dicitür
pa(sü pati , non € con- , tio confccutió- nis, (cd x. quodimodo eaufationis.
Quia verà. paísio, praidicamentalis adaequatur cum actione pradicamentalt ei;
oppo- DitOr icntec omncs illas dutifio- ncs babebit, genera , ac [pccies; as
ha- ; : : et 716 1 "iff VIT. PENA ber a&do,cum tot 'módis vntr dicatur
op» pefitoiü;quot rcli quét, vndéxeriatépro- portione predicaniéui hocád irittar
pred. a&ioniscoordinarfipoterit ; á&dcbebit: 203 Scd hic quani folet;
cut paflio di-- flincts cóttituat predicamentü ab aco ne;quia relatitra mutua
ad idé folent fpe- Gare przdicamétam; Nec valet; quod dit Tatar. hoc lolum
verificari in relar:uis incrinfecus aduenientibus: Qaia id ctiam cernitur in
exrrinfetosadueniétibus; Vbi .n.d&tiunm,& paffiuó,Q rando a&imuam,
& p: fficüm,&c, vni dumtaxat cóftituüt predicamenti: Accedit, quod
bené'co tari pot ró effentialis cóis a&tomi,& E fioni , ficut cogitatur
cóis Vbi a&iuo,& paffibo. Sed'ad hiec omnia con(tat exdi- &is
difp.6.q.1. vbi docuimus diftributio *riem illà praedicam, plane
naturalemnon efíe;ac neccffariam, fed
artificiose inué- xam pro comtmodiori captuad éuitamdá ' rerum confutioné;Et
ytiq. concedendum p: ofle excogitáti aieo, & 10ni commuhfemj;(ub qua
conrinean- Ar vclut (üb genere commurti ; vt dici: mus de Vbi actino ,&
paffino; Quare aü £é potias ex actione) & patfione dao cà: ftituta fint
predicámenta , quam ex alijs S Vbia&tibo, & palfiuo , &c. ratio tía
alidc juatuor shdtua Vi uela Dea veram , -& pt " tionem actionis ,
&c patlionis dus uis ; Vobis n 'tc actión din onis; de eánim diftin- - Er
eee Mute à motu; idm Ho mh mmotámtr; de "dilp.7:3.3. bujus sida Stet vecp
et d HUE rash pnt. Bev valde fuse ie pies démat actionis, & paffionis ;
cuis dó£trina dongiotiindi et exatoitie frenimvnqa 'Attmira Scoti
exorbitatyid'eftin prese. ti md ppe doxccAEEE difp. E. Met q i'rutfus de bac re
fer- DI eni 4, opimonem Aüreoli Dip. is^ gen |: pai Ont, * af Pbi; Rar; Ln
"s 013v 4 4 quoq. de histta&tio per^ E m EE une GRO ESS: quare MER.
"uà bicuiter tepgemas ' ; i refetucirs de' fo ajita- I TU Mina i ]
itdtaryán — Ocum ex» abe AN a^Petipatcticis ponitac co ab dijera corpus ab
cxtrinfee sab alijsteró fpatium ; vel vacuitas quadaiáb ipfoicór pore
occupata;.& re pleta, fitadmitténdum Vbi. vr accidens additnmjquo
resfórmalirer dicatur RE /& ad lioc.pradicauiea tum tim ncgarít affcfcntes
Vbi; won effe;oifi "denomimiatioueni extrinfecam.a loco,;n quo res
e(fedicicurs iue efe-ipfumlocü tealémextrinfecé-di em, quod etiam tuetur Mafius
h:c qu; c Coninch. d f erDuriha :75»arti4 dub. r-& quidá quiatunt eifé
fimplicem indittan- tubloti elc que non stini - Py diftantie. ^ e (fententia
tominnnd "Thomíftis; quam Jolie o ieiuna difp.a1. q. j att. 1:éüm
o&ore quolz1 1:& 1: d. ! 2:5. & 4d. t0.q. 1:862: &calibis Vic
fündamentorii quo ceri cantur affer» turà Doct. quol. r1:aít: 3.nám poteft ef-
fe Pettus interumüiatutà , & etiamrhaec fupe fité Min ,& quod Petrus -
"pon (it hic; fet nifto locó,ergo Peccüm eife ere hoe Vbreft aliquid ]
délümpta cx fi olent c Commiiniter conira: tobatt entit qás Neoterictap -— bd
pou vies Saito lperaddita 'vbrcacioneat Rad : b: ie unc Mri fis'ab: hoc nud
Focrówim [rperaddiimmon poteit Teeffe frtnplex itezanió ; nóua'an. ne- àció tot
dütdr ye ablitióbens ali- cius poft hi) percedentis, dimmaute Pe "rris dc
fiot cft hot loco, ji ari fit tian iniit &r A7 ab MESS Nec (fici dicee vba
caticaerm Pt hie effa "nou sr! deren natia xtrini écat sb lhi»clocé ; vom
quia — dari rioua écnomihatio efpettidsNomindlesid:pafs : Vilioweetebarfoc, t
am Qu TUSDebr erii boo Ui veslis fine mararionc- puces wtdo-. Leer ddin r6 Qi
2s fim. res Sedem: i m e gremanci»etc e quoq.mianeb üt, denominationesab: ip(is
defumpra tum; c. denóminatig prouenit à lo-. coia Petrum vitturealicuius.de
nouo. (us psraddiu y vcbnen , fipritpum y Iberat; ipuentstmf fecundamjergo
quamdiu Pe tr9s& ifle Iocusexiftanr in xerum matt; rey emper
Petrascodermmodo denonin fabiwSi dicas nen manere femper eaa-t dem denomipationéa
ondtenisppen f liaberur: debita applicdtto:Petti huig: lec co^ud (ufeipiendam
iliam: denámiDatio neq. Gontte cft, quia de hacappligatig rieinquitimus, nific
quid aTPerreditinn umso Ssaner s quid di&tinéiums) inauio sgquim Frgeeae,
eyed désquodipctuiéit en aon N des tenditus cNEC tandi bic LE tigtatjoyvcl. zt
quid£ape ud uu r Petcuserit hiei: iic-bene aductit Atiag- difp. E . Phyf.
rebiepime hác rünem pro*; fcquitur. - amr Recentiores Nomina; Ics nanaift
sultiplieatis j& a(tu: Q-vari nie icone erc argamene: tàm, dicunt .n.
corpus: hoc diftare abillo: tone (Le aliquod imtrinfecum! y. fed cfle. v qued
pofiit intet ytrum;. tanta. quanti ^ 4 Line (unt..merie: voci &c. (emper
inquitimus,an fit quid, fo (iiperazddicam pofitiaumy velod iau, & emper
vrget eadem difficul te sync XX thecuis conen« tur ifti negárewbicationes; Kati
oues au: tcrn-s quibus ifki moucmur ,dilimus in iariocre ui quibu(iam obice
&oni: —— uem ek profelfo:nupetrie wii deLvogodilp.g«deiSa- «c3 labi fc b e
aou ergo exapplicatio Mi tare joo ybi nd Persio dn pafuumiambe vp Cain. vt di
jum efbin At ebijcics ex pimasaliquem effe Em [o vue non erat Boni per
eipicrida in eo aliqier: rcalem vigdum y qui à emn TRUM ergo. ie TOM. Ar ;d.39.
MM arsqineg»afTumpinm, ait .n. vitu pefe id M EPOR ;à dextris T on i is hie a
npnibi zqyod poftca f fase, probat Arpiad dili pep ic 63s, AdijcaamEn- nn
concedi ediate . een: rir feào Slvnateuhtdt digno(ej $ £95 dexpccimur S &
(c enti mus diucsfam: piieinnsS es i'ochti, & pu Dill adbvidendums depren
iedtum iden dm jgimus c obie&tii ef- z edd n | iUo e fpem n mén Coain.
quamplura obij-, citibih a ce dillolies prec phy prater ig quad Lee n ph d
Rast, Y. penes hd ne f M i quini T7 ox bs i Uu odu 1 prius, S per (e terc Su is
auédidebet. Vbi pa(Tiuiisque Cont om 16.q. LP tome fuper&ciem fundanrar.
ind eie OR d ffe efz GITE ime, LE antradita à Gilb.qui i efiécircu E sa acti ER
UN priónco cotpotis — zs Bc proucniéntem falaaunerm fupe anibérsiro c(t locns.
vL COD 4; Phyf.-& ficeriáloquuotur Scppit ui DoSi.quolar»kx aducifa 'eot
Ot5; qui s. ptaiuit Suatcz d ici i fecirzinquisnt mo Vecr le no dete ab yllo
cerpore éxirin ife ntsd tejfed à certay8S determinato aio cuj t3a10 V bi rcf
dicisg nti ;praíenS «€tixablatoquaennge corporc aiisei 718. Difp.VIII.
De*Pradicam. ve[petliuis, Vt c6 ftat de vltima (phzea , quz vere , &
propric liabet Vbi , nec camen circüfcri- bitur abalio corpore ,'& demotu
facto in vacuo , (i daretur, pet quem vtiq; ac« quiretetur Vbi fine vllo otdine
ad cor- pus ambicns, addát tamen, qy quia miodó ynotus fit in pleno ,1deó hoc
idé Vbi per accidens etiam refpicere fuperficiemam- * bicztem. Caterüm vterq;
dicendi modus foos habet tribulós &
fpinas , primus .n. difficulter affignat terminü rcalé , & po- fitiuü motus
in vacuo ; nà quod inquiunt quamplares Thomiflz , & Scotiftz tunc acquiti
maiorem,vcl minorem diftantiá, & prop;nquitatem , reijcitur à nobis di-
fp.1 z.Pbyf.q. 3.art. r«& abfoluté non va- dfet;tü quia diltantia,&
propinquitas funt xelationcs intrinfecus aduenientes , vt ibi oftendimus ac
proinde miiess 53 girimó terminare mori; rum quia nó fua- "dantor in nuda
fubftantia corporái, alio. qui fempcreffent codem modo propin-- atia » vcl
diftantia , (ed fiapra vbicationes aitorá quz determimatz funt ad fundim« rcm
inordinead fe.(cd ad aliud nimiruar elam tantam dif antiam;ve] propinquita- «em
, vt docet Lise m 10.3.2. KR. acyroindc séper remanet difficultas , penes: «uid
attendi debeant. vbicationes illa , tun randem quiadillata refpantio nequit
hibere locum in vacuo interminato vbi dittan iay vel propinquitas , qua. ie
cadfs nnlli ue ffc fieri motum , fedcerté abíque funda xnento, riam quarationc
concedunt. mo- - Muminvacuo'terminato , coguntur ctiam: um concedere in
interiminato: ' 207 Alter quo j; dicendi modus gré «explicat prafentiam realem.
inordine ad s stie arium , tum quia hoc fpa Rum nequit habete rationem loci
,& eius müunera cxercáre , vt. fusé oftendimus i5 1 r-Fhyfi. r.art.
rtüm«quia cam nie Vfic y nequit teeminare ce[pe&um rea- Jem diftantz,
propinquitatis, & prz[en- tic , ridiculum .n. c(t dicere rem diftare à
nilvlo;vel effe tiiulo prafenté, vt otté- -dímus ibd; q 3. átt« 2.qua de caufa
Av- giag.cit.(cót.3. & Io. de fc&. 6. in- &rnué fatencur, quod cum
dicc hoc Ybi . dici, & includere relationem tran(cend&-— | dus mere
abfolutus,qu;a videmaseius cf« - dà Vbi nóconftituitur rcs alteri przsés y
offet per tin tali vacuo pof- - tefpicerc tale fpatium » nolant explicaré
aliquem ordincm! , qaem tale Vbi dicát vere ad illud (patium, fed tantum
fignifi - cate tale Vbi fumdate *alem ordinem di- ftantig ab alio Vbi , vnde
cócludunt vbi- cationes in rectam effe abfolutas, ac albe: ^ : dinem,&
nigredinem , & g ficut albedo: àfi eipfa liábet conftituere album & non
nigrü vel dulce fine vllo refpe&u ad«ó- notata diuería ita de ratione vbicatien:s
huius e(t conftituere Petram hic przfcn tem,& non alibi,& ipfum
conftituere in tanta,vcl ráta diftátia ab alio Vbi. Verit quamuis Recentiores
praefertim ex fo- cictate pofüetint Vbi modum abfolutü : nullus tamen hucufq;
fic puré abfolutum flatucrunt;vt pracitati Au&ores, nam ad minus dixerunt
effe relatiuum fecundum talcm ad (patium; Et fané hic videtur có munis omnium
fenfus,c» Vbi non itme. - fe&um efle rclatiaum, ron .n: conftituit in
taliToco,vel fpatio: t&quia fi per mo- fed folam fibi ipfi fruftra
ponirur,quia as vtaliquid (bi ipfi it prefens, (afficit exi- ftentiaqua eft i
rerü natura;ncc n: aliii: efic&um addere poteft praíentia ad: (e hzc autem
hab ger cxiftentiam , hzc cut haBetur Vbi : tmquía fi vbicatio- — ncs (ant res
ábfolutz, ficutalbedo , fan&— ficar duz albedines poffunt efe in. di-
ucríis- fübie&tis , ita & duz vbicationes — eiu(dérarionis, & fic
pluracorporapow - terunt effe naturaliter in eodem fpatio: ,-— vcl loco: &
e(t proríus voluntarie dictü y — q inquit Atriag. citillas duasvbicatios — nes
talisctié natura, vt naturalitec vria* tatnt alizexiftac in rerürnatura. Quia!
— oc non videmusin alijs formisab(olue — tisquantuimcuhque incompoffibilibus:
y. potlunt .n; omnesexiftereinrerum na —— tura,(i habeanr diaerfafubiecta.- | —
208 Kaq:adhas anpuftias cnirandi —— iuxta di&t :a Phyf. loc. cir:
di(tiaguédür — ef duplex Vbi,vnülocalc,alterü: praefcit *tialejillad atteoditar
ín ordine-ad (pers fiicarambiéntem , qua ptoprié - loe Qus,-. to colligitur
2.d.2.q "T.i, (00000 Que.XILDe Vl, e finer. — 725 fe terminus motus
localis, Poncius (olationes, vnam alia peiorem 7 localis eft , alterum vceró
attenditur abíq; tetmino reali & realiter cxiftente , otdinead
diucríaspartes , nonquideat ^ dümodoó fit poffibilis quod adhac fit re-
formales,fed virtualesdiuinz fübítantim — fpe&tus extrinfecus adocniens,
qua etiam vbique diffufz , cam.n-hzcfit virtualiter | ratione concedit de
potentia Deiabfolu- - quia hic nequit fieri, nifi in pleno quate- mam in prima
concedit poffe dare Vbi diuifibilis » habet confequenter viruitem — ta pofíc
poni in materia refpcétum actua terminadi diuerías praíentias, vt ex Sco — lem
vnionis abíque forma , cut dicatur qoc r.prim.& 4. d;.— vnita;quo nihil
ab(urdias, & implicantius - 10.q.3.ad 3.& alibi fpc; dicituraüt hoc —
cogitari potcft, Alia refponfio dicit P Vbi prefentiale fimpliciternonlocale, —
fe in tali caíü Angclum de vna parte fpa- quia diuina fubftantia proprté non
eft lo , tijadaliam transferri;fcd quod illa actio Cus corporum, cum intime
illisillabatur, non effet realis pofitiuayquia per eam ni» & hoc Vbi eft
per fc terminus motus la- * ros ee pofitiuum , fed tantüm diftantia ; quz cft
negatio diftantie, - dat cüm locali,tamen fecundum fe zqué — Qua folutio adcó
vana cft, vt ncc ipfiars Gonis, quicftó fa&usim pleno coinci- in fieri
poceft in pleno,ac inyacuo,quiaha* — ridcat, nam fic refpondentestenentur af-
bet pro per feterminoalià,&alia prese —fignare terminum illius dittantiz ,
ve! tiam ad alias, & alias pattes virtuales di- — indiftantiz,quo femel
aff;gnato ille tdem uinz fübítantiz,vbique diffu(z etiam in — dici potctit
cermipus ipfius Vbi , vel pr« vacuo, & fpazijsimaginarijs;.qu& Omnia.»
— fentiz , quam negant tali motu acquiri fufius declarantur in
Phyf.loc.cit.& quia — Deniq; ipfe refpondet » quod intali cafa quilibet refpe&us
nuz (pedat ad — non poffet Angelus moucti de vna parte hoc praedicam. vt docet
Scot.j.d.10.q.:« — fpatij imaginarij ad aliam parté, & quod K.idcó hoc Vbi
prafentiale non minus, Angelus produ&usin fpatio imaginario qnàm localead
hoc fpe&tabit przdicam, — folus effet ex fe indifferes, & indetermi- ^
Exqua doctrina bené intelle&a facilé — natus ad quamcinq; partem mumdi;, 87
foluitar difficultas, circà cuius foluuoné popcered Bras , vt determinaret
ipfum adeó infudat hic Poncius difp. 17. n«65$. — ad vnam partem v.g. Hibetniam
pra Ita & inde , arguit enim ibi , quod Vbi nom — lia,aut écontrà , deberet
tum cum pro- importet refpe&tum , quia fi vnus (olus — duceret
Hiberniam;aut Icalid;producete Angcluseffet in rerü. natura extrà Dei ,—
refpectit extrinfccus aduenientem inipfa & nulia alia crcatura producta,
wtiq; hic — ad vnam,& non ad alteram At hacc (olu- Baberet (uum Vbi
intcinfecum,nam pof- — tio pcior eft praecedentibus; quia manife fettermivarc
actionem Dei realemloco — ftà negat poflc fieri motum im vacuo có- motiuá
polic.n, Deus realiter ipsüttanf — tra veritate quam ipfe tenet in Phyf. Sc .
ferte de vna partc ípauj imaginatij ada- — contrà expreftam Do&oris
imenuonem liam pattem ciu(dem fpauj, poffettiqui- — 2.d.2.q.9. tum quia falfum
eft quod An dcm ponetcipíum tahter in fpatioima- — gelas in (patio imaginatio,
vbi modo pro gmario, vt fi iccrü crearctur mundus, fi-.— du&tà cft
vniuerínm, (olus productus,fo- €ut modó cft creatus, Angelusillehabe- —
retindifferens,& iodeterminatus ad quá- fet locum fuum in Hiberniav.g,
& poflet — eunq; parcem Mundi; hine cnim fequeree ipfam poítcà ponere
caliter imipatio,vt (6— tar , quod eflet quog; indceterminatusad producerecar
it:coi mundas,hibecetlo? — quácung; parté fpa] imaginari, 1n quo cum füum in
Italia ; hoc autem nonpo(- — modo extat Mundus,quod etiam cft fal^ fet eic,
nili m fpatio imaginatio — füm , quía cum fübftantiaillius Angcli n taliud,
& aliad Vbi,tans — correípódcat omnibus partibus illus f Angelus hab qam
formam abíoiuiam, quiano habes — rij, quia non ett immenius, (cd quibuf à rct
quid reale exttiníecum in [pauo umas — confequentcr fi mandus produccrctur y
gin:rio, ad quod terminaretur, Ad quam — Angelus illi prouincie ficrct prafens
y ^. éiflicukatem folaendam iresibi adducit — qua: corefpomderetparii d wet de
m - gia. nj Es ? d E Al. qae — Dipu.F2 De Pradicmn £ij;in quo arteà erat
Angclus. Meliusere qo occutritut przfatas difficultati cx do- €rina allata
dicendo Angelum isi tali ca- fu liabiturüm (ui Vbi intrin(ecam no qui
demilocale fed praentiale & quod à
Deo transferri poffet de yria patte. (patij imaginari) ad aliam,& quod
diuetfas ac^ aitetet prafentiassqua no effent formae abfolutz y fcd telatuz',
& pro termino re(picercnt,vel dinerías partes (patij ima« inarij, ncque
enim opus cft terminü tc- pe&us realis effe femper realem, & pofi- tuum
ex dicis (uprà n.84. vel potius di- uetfa$ partes virtaales diuinz (ubftantias.
vbiq; per fpatiact imaginarium diffu(zzy vt magis loc.cit. itt Phy
explicabitur. | ; .- At conca hane dicendi modü videtür «dubitare Bofict. S,
Fhyl.faa c.4. quia non .. variatut re(pcétus prafentiz ad diuinanr fübttantiam
fecundum variationem lo- xorem;cum primd intelligentia fit omini« ibus
inquocuáq; loco exittenübas quá litct indiflans, (ca pi (cns , vnde aliquis
exiffcris i Occidc me cft ita prefens di- uinz fobflátiz ; ficüt fi «(fet in
Meridicg vel in Oricptc, ita ie quod (ané legimus bilatiter y me allata
diftipdtio de Vbi lo- «ali defampto à fupcificie, & pre(catia- Wi dcíampto
ex ordinead dininá (übftan? tiam ticbis itmpotctür;vt nonas & chyme-
tica,iam. p. patet hc dcl tni it Scliola Scotiflatum noneffe cuam. jokes L
Scotiflas nó latuitjimó neque Bonct. ibi «ona cam dubitat, 0;ft cx aliorurà
plas *ito, ft legenti conit abit; INec illa dubi- - Xátioif fe multüm vrgetsfalfüm
.n.eft di ainam (abflantiarmnon poffe ob eius vic- xoalern diuifibilitater
varios xefpe&us prafeotia certmitare s vt docet Scot, loc. «itiéufo.n. Deus
fit cos illimitatuni quo «ad loctm;nó fegmtat(ait Do&.) qui 5m fimul cum
Deo Rome ;& qui et fia ۟m Deo Parifijsseife timal tnter
ftsquianimitorvaletDeusdiueríasteraiaarcpiaséussobfoiillimitationem;endecttiidcmcorpusindiuetfistepliccturpat»tibusVniaerfiperdiuerfosrefpc&usdicitarDeoprafcns;idqueporeflefficacitetprobatieXparítatezterüitatis,*&immenfitaris,quia.«faternitashabartesBeesy&otxifütpluribusyatsewiEt*&inuariatiseifdemextremismanetomisnino1dcm(emperrefiye£tüs,quaratioinadnoaTEisdee|confemgatiónemeundemirpOrtateréal?cepenslanoaficanenspetcademextremanimirumidémobile,aceademdiuiria.[übttantiavbiq;diffufa,ergofemperpermanetidére(peétusprasfcntiz.Refjy.diuinamfübttantiam;quáaisfimpliciter,Scactualiterlitsüajévnaacindinifibilistamenobfuà
immerilita- tem eft multiplex quoad locum virtuali tet, ob quam virtoalem
mültipliciateni ;'qaiualet infinitis corporibus pér totuni ium itagitariutm
locabi ibus, quan ficut illa corpota poffunt varías;& multas termiriare xay
m lic modó pariter dinioa (übltartia; & Doctot loc.cit, cum HIS erento fict
c confetuatione cune em itnportate fcfpeGtum cx co probat y quod eii(dcm re,&
ratione ad. ide te y & ratione femper permanet ident refpc- €&to$, in
ptopolito autem diliia fubflaxia condi. yt coexiflebs VAR ua: bus (patij
imagnafij v.g. ocieritali, meti dinab rica luos cft fede IC, K ON ed babetur vt
virtüalitce tnultiple ; atq; idcó diuerfas poteft tcr4 tyinare przfenuas ciüfd
em omninó mo« bilis ad feipfam . E aM .430g. Atriag.qnoque d. r4-cità n. jz«
alicrt quorunda inuentum ;qui dixerunt. fpatium imaginarium nil aliad efc;quai
infinitas Dei virtuahitates, quibus e Ípódet infititis corporibus po, vode n
eadera diuina fübikantja. indui fibili dant vpam virtualitaté;qu2 fit Ro tha
,& non (it Prage, & Bióc à parteteig - là actier ibr infecta quarmuis
prima f1- fie i E aet ARR. cR to coincidere 5 valde tamen diffetunt N nO$ ri.
(lues a (ferimus diuioam (ubflar : 24 tíam ob eius illumitationem in ordinc a
locum & güigalete terminis Supodauti T eu. ,04 Ucri- 3 , — 0 Qu XPEDUU AR
SUALEES — gar —. getfardm prafentiarü, gp & ipfe Artiag. — $ltró concedit
fub n. 48. at illi Auctores quid agplius volebanb;& ideó obiectio- - ME or
rre trinis i niu nos dir n| unt;licét primae facic videantur procedere, vnde
data re- anoftra entenriz intelligentia , facile olues;6 conttanos adducátur ;
qae plc- n€ haber: nequit ni(i ex difp. 11.- Phyf. bi ét videbis,quomodo
immobilitasio- €i, & Vbi attendi quog; debeat in ordi- ne ad diuinam
fubftanriam vbiq; diffusa , qua cft prorfus immobilis;& contiftens: amuis
,n. bunc ctiám modum faluan- di immobiltàtem loci conetur rcijcere Bonet.
cit.cum multis alijs dicendi mo- is Thomift. Scotift. Auerroift, & No-
minal, quos ibrvalde accurate refert, & .rcíellit,re tamé vera hic eft
exteris pro- babilior ; & wes modi 5 quos ipfe ibiaf- fcrt,vt de mente
Arift. & Com.funt pror Tus infufficientes,nam primus modus ari- buit
ipmobiülitatem folii locisCelorum , quatenus (üpeificiescócauá vnius-et: lo»
€us perpetuus, & incorruptibil:s alterius; ccundus tribuit ibilitatcarfo!ü
lo- is elemeéntorü, quatenas Gngala haberz ja loca determinata, &
inuartabilia; tet- tius tandem tribuit vtiq; immobil ratem cuicunq; loco,non
tamenfecundum con- fiderationemi nátirralec,fed tantam fecü gum mathematicam ;
quia hz cjabttrab:t àinou»& imnarería fenübilirieq;ideó tin- guli ifti modi
deficiünt , qu«a vel non (al- sant imimobilitatém cuiaícang; lociscum
"ramen de Ioco in genere immebilitatem Alfetuerit Arilt.ec conttat 4.Phyf.
41. qpátiones Je itmmobilitate loci zqué có- Mincant de ómriibus:ycl nondaluant
illà "wtomninó oppofità motui locali ; vel dc ü non fecundü
conliderarionem natu- llem,fed rantü qiathematicam, cum ta-
perrattonesnaturales , & phyficas ko nc mébur rni loci SE ,vtad cum
fpe&ar, vr [uo loco dicemus. H TO enar » quibus rebus con» ueniat Vbi buius
predicam.hinc. n.fsctle polea colligemus tpccies huius przdi- cam, Ad huius pun&ti
refolutjonem opus cft bteuiter is khyit recolere, quaaam 1. $ proprie dicantut
effcin loco; qua «n. propri? fantin loco fingala habent pco- rà Vbi
[enispawAliquircsomnesprocfustàmcorporeas,dincorporeas,ac&Deüipfuminloco.reponunt
5 licét nó in certo fpatio reclusá fed wbiq; in omni loco diffu(um ; ac
con(equentet- affirmant;non folum Vbi cteaturatí, | & ipfum Vbi Dei
iramétiuü ad hoc:fpes &are pratdicam.ira Fonf. (. Met.cap, -9.(e&: 3.
& 7. Alij contraexcladunt hoc predic;aon (olit Vbi immé(ruum Dei, ted
&t V6 angeliciscó qu'a nó pro». prie ponüt Angelüialoc»p intima prae —
séciá (us fubita.tze in cili loco, vel fpatio fed per operarions,&
applicationé virtu, tis,vndé talis denominatio císédiinloco potius ptinere
videtur ad pradica.act:o- nis,ia l'homifte 1,p.3-$ zat. t4X 2. vbi proinde ait
S. Th.aag:lam euiuocé effe in loco cum corpo:re;quia an3elus potius
cantinetlocum,quaim cótincatur à:loco idip(um clarius docet opufc.48.cap.t«. /
210» Verior sér£ria.quá uis difp.. 11,Phy(.q.4. & vít cóis extra. (chol S.
Th. negat Deum e(fe proprie inloco s fette docucrunt: Aag. lib. 85.9.
q.2o.& Anfcl. in Monolog. cap. 22. vbi mnes dici Deum elfe ci loco, in
loco,quia cérineri in loco limtationg. innuit : afficmant autem ex àlia parte,
ae dü corporibus; fed ctiá Angelis proprie conuenire ciTe in.Ioco per
applicatione fabftiaua ad cert locu ,& (pacium;vn- dé quamuis in fecic logé
diuccti fint ma dictlend: in loco rcrü corporali, & fpi» ritualiü,quia
corpora dicuatut eiie indo» co circumferipuud;i,cü excenfione. par« tum;fpiritus
vero de&Gnitiud. y (cu iacit» camícripré (inc tali commen(üratione 5
nihilomtaus ingencce conucn.rc potluat . in aliqua cóne cói vautoca ab illis:
pr£ci» fa & hzc cric cocinenzia palliug,(eu rea» lis preícatía rci locatz
ad locü, à quo có tetur: , vc abürahit à: circumícriptiua , & detinittua y
quz vaiyocatio p oftendi rationibus.illisequibus ptobart fo let
vniuocatio:quorandaudfcé dentium 2 Quaré Vbi angelicum quo; ad boc fpc»
&bit prdicao £t üscum fit Forma inbae- rens Aügclo. per £zrmalicer contticui-
tur in loco; & cadem roncad boc quoq; lii i fpecta- Quafl.XIT. De Vbi , eg
Siti, e dri IT. patet fandamentum Poncij falfum ec, - € aiebat nihil prafupponi
in corporibus ad propinquiratem ; vcl diftantiam, ad p neceflarió fequantur ;
& cum quo neccl- fariam habeant connexionem. At refpó- det Poncius etiam
hoc concefío negando hinc fequi effe' relationes intrinfecus ad- uenientes,
quia licet non poflint effc ifta duz przfentiz , quin fit ip(a propinqui-
tas,vcl diftantia , tamen bené poteft cffe propinquitas, quin fint przsétiz ,
nà duo Angeli poflunt habere diftantiam,X pro- pinquitatem adinuicem;quamuis nó
exte fterent vlla loca, quibus effent pra(entes: itaq, vt relatio fit
intrinfecus adueniens debet neceffarió: pre(üpponere aliquid , fincquo non
poflet exiftcre, curnergo propinquitas duorum locatorum ; & di- flantia
poffit cfle fine prz(cntia corü ad loca; (equitar quod quamuis non poísint etfe
tales przíentiz. fine propinquitate , quod tamcn ifla propinquitas non fit in-
arinfecus adueniens. : Verüm hac folutio
manifefté contra- dicit Do&ori loc. cit. & veritati , inquit enim
Do&or huiufmodi relationes pro-. inquitatis , & diftantig non immediate
undari fupra res » fed (upra vbicationes illarum , quz determinant resybicatas
ad fandandam tantam, vcl tantá diftantiam, falfum ergo eft polle duos. Angelos
tan- tam,vel tantam diftantiá fundare, vcl pra- pinquitatem ab(que
vbicationibus, quia fi non h aberent vbicationes localesqua ni- mitum fumuntur
in ordine ad locüjhabe- rent faltim praífcntiales, qua defumütur inordine ad
fpatium,vel ad partcs virtua» les diuinz (ubítantiz vbique diffui Cof. quia
deficuctis oibuslocis iili duo Ange lijquos adhuc ponis per lcucam v.5.difta-
«ze, vcl per (uas proprias entitates fundant «talem diftantiam,vel per aliquid
fuperad- * ditum, li (ccundum , hoc efe nequit. ni(i "Nibcatio; f1 primum
crgo duo illi Angeli femper talem retinerent imer (c dilan- tiam, quamdiu
proprie manerent entita- cs,quia illa ponuntur rationes fundaadi talem ; üm
quia adhuc fequi- tar cilercfpectam inuin[ecus aducenicn- sem, qoia neceffarió
(equeretr ad enuta- cs progtias iliorü Angelorá, fi in cis im- : A0gita » i 735
mcdia? fundaretur : Concludendü igicut . eft, q fiué fit fermo dc
propinquitate, & diftantia duorü locorum adinuicem, fiue duorum locatorum,
femper hz relationes [unt inttinfecus aduenientes, quia necef- farió (equuntar
extrema ;.& quidé quod ait Poncius propinquitatem , X diflantià duorü
locorum efie refpe&tus extrinfetus adueniétcscx fuppofitione,quod fint mo
bilia,eft omninó vanum, & inutile , quia przcipua loci affe&io cít e(íe
immobilé * tum quia ex fuppofitione etiam, cploca effent mobilia , non adhuc
fequitur inten» tum, quia tunc eadé effet. ratio de loci & locatismodó aüt
quamuis locata lint. mobilia;adhuc tá diftátia,& propinqni- tas intcr ilJa
sür relationes extrinfecus ad- ucniétes, vt probatum eft ex Scor.loc.cit, 212
Quoad przdicamétü fitus, qui a- lio nomine dicitur pofitio,Do&. 4.d. 10.
q.1.$. pico ergo, diftinguit duplicé pofi- ion; vnà, quz dicit formaliter
ordinem partit in toto, & per hác circüfcribimus differentiá quantitatis
cótinug,alià, quae dicit ordincm partiü inloco , & cóftitit hoc
przdicamenti, fe! faltim dire&à ad illud fpe&ar,qy idcó additur; quia
ét pofà tio primi gencris, eftó per eam circü(cri« bamus differentia
quantitatis ; debct fal- tim reductiué ia hoc przdicaméto tepo- ni,vt hic notat
Anr. Aud. cá fit tefpe extriníccus aduenicns,nam partes totius, qua (unt
extrema buius pofitionispofséc elle inuic€ feparata:,& tunc nó eset ordo
illarü partium in toto: fiué aut pofitio primo modo fumatur;(iué fecüdo modo,
certá cft non nifi ad res corporeas petti- pere , quia incorporeg nullus habent
par- tes integrales , rónc quarum dicantur fi- tuatz',ac ctiam císe
denominationem in- ttinfecam, quia non dicitur quis (cdegs à (cde, (cd à
ic(fionc, vt àformaci intrin- feca . Przcipua veró difficultas cít , quo- modo
fitus conftiuiat diaeríum pradicae mentum ab Vbi: Solent Scotiflz ex co iita
dift ingucre;quod Vbi dicit babitudi- pcm otiuscircumferipti ad toti circum
Ícribens, polioveri (cu (itus babitudi- ncm partiam circü(cript ad parres loci
&itcuicribentis, hoc n» folum dilerime affi gnauit Do&or loc cir. &
quia interd liü 3 . inuà 75^ Sinuariato Vbi, mutatur. fitus , vt notaui- imus
in Inft.cum .n. vinum in vafe agita- tür,totum vinum femper eüdem retinet
totalem, fed partes variant jocum partialem;quia fucceffiué re(pondent di-
ver(is arti va(is ; hinc tanta vi argui di(tin&tio inter illa , quanta
fufficit ad confiituenda diuería przdicamenta ; Kt hzcratio aptior eft ad c
diftin&ionem éx naturarci intet Situm , & Vbi,quàm allata à nonnullis,
» poteft mutari Vbi immataro fitu , vt (i quis (c- dlcns,aut iacés curru
feratur , variat Vbi y quia faceefliué eft in alio , & alioloco , mon tamen
variat fitum;quia femper ma - nct fedens cadem (e(fione. Sané hoc cft
impoffibile prorí(us, quia fitus eft forma loco addi&a nó minus, quàm ipsü
Vbi , , vtgo ficut fitus abfolart fumptus refpi- «it neccüarió locum , ita
talis (itus talem locum, ita quod omninó implicat rema- mere cundem (itum
corpotis » fi vatiatut focus, & Vbi, vnde quindoquis fedens fertur rhzda ,
vcl naui, catenüusremanet eadem (c(Tio, quatenus manct quoq ;idé Vbi immediatum
refpe&u nauis, quam fcfpicit, vt vas, non vt locum , vt etiá di- «imus dc
aqua delatain amphora ; & di- «itor nutare Vbi mediaté folum , & per
accidés, quatenus teta nauis , quz ett id, «quod pcr (c mouetur , continuó
acquirit alium,& ali locum, vt habetur 4. I-hyf. Xmo Artiag.5. Met. n.45.
ait re vcra mu- tarilcffionem , & folum moraliter. ccn- feri eandem ,
quarenus. fuccedunt ali gotitiones omnino fimiles in ordine a4 diftantiam
partium inter (c. 113 Alij t& hanc fitus explicationem impegnápt,quia fi
nócft , nifi ordo par- vd locati ad partes loci,iam nó diíctimi- * fatur ab Vbi
circumfcriptiuo, Prob.con- -quia per hoc Vbi ità ponitur corpus jn loco;vt
totum corpus ftt in toco loco , & partcs locati in pattibusloci , ergoiam
2: rónc mr iftius Vbi ome ar be o partiji locati ad partes loci , atq» ide
intali ordine ncqait fitus. cQ(i bert ,Alio- quio non con tiroet diftin&um
pradica- mentum ab Vbi,cum adeius integritaté fpe&ct. Accedit, dj» cum
totum integrale &oa lit ali quid realicet diftindoun fecun- Difp.VIIL. De
Pradicam. Xe fpefluis; dum probabiliorem, à fuis - fic in propofito reípe&us
€ Án RdI- i — non erit aliud ab ipfis partialibus fimul (amptis, ná ficut (e
rat fundamentii ad (fundamentum , ita re(pe&tus ad reípc&tum . Et tandé
re(pe. Gus partiü locati ad loci nó (ünt , nifi plura Vbi partialia , ficut
rcípectug totius locati ad totum locum eft Vbi to. tale,ergo tam hic,quam illa
(pe&ant ad przdicamétum Vbi. His rónibas conclu- dit Bonet.in fuis
predicam.ocdinem par tium locati ad partes loci non cffe de gc- nere fitus , vt
inquiunt paffim alij Scoti- fiz, (ed de genere Vbi ; vndcibidem ita explicat
fitum , vt fit modus quidam ip- fias Vbi,(ic quod Vbi dicat abfolute fentiam
rei in loco wien ificet prienciz, (ic vel (io.f. 1acendo, ftando, vel AR i
(ccüiü hàc ^— uam cóiter (equuntur es illi qui üitiapuunt fitü ab Vbi, (omar
tur in Vbi,& e(t accidens eius, & dinidi- tur in ftationemfc(Tionem ,
&c. vt genus in (pecies,q» ctiam videtur innuere Doc. dicun inquit;q
pofitio fpecificat Vbi . 114 Certé hec explicatio titus magni babet fundamétum
, tum in definitione à* Gilb. allata;ait.n. quod pofitioesi quida [itus partimm
yetgenerationisordinatio,fecundum.quamdicunturflantia,vel[edentia,4c.tuminipfoArift.quiperTtarc,federe,iacere,&c.explicatrationéfitus;&rationcsetiam,quibus(übtilishicScógftaprobatordipempartiuminlocopertineread.przdicmnentumVbifuntmagni
ponderis; vndc fatemur, quód volentes conftituere fitam prz dicamen- tum
diftinctü ab Vbi,facilius id aequem tut tenendo hanc (ecundá viam,qu& pri-
mam. Nobistamenimagis expediens vi- detur tenendo primá vi te ficü e(fe
przdicamentum di(inótü ab Vbi , quam tenendo fccundam multiplicate entia, &
modos tine meceíTitate , cum quia , vt ait Artiag. cit. n. 42. (üfficienter
intelligitur res fituata per illoiordiné partiü. ipfius locati ad locum , quem
teijert Bonet. ad przdicam. Vbi,per illum . n- intelligitut fic vbicata ftans ,
vel (edens abf; addi- tionc alterius modi um quia licet — Quafl. XII. De Vi,
dari poffit modus in diuerío genere mo- dificadi, non tamen in im gencre , at
fcifio, ftaio , &c. (i (ant modi ipfo Vbi faperadditi , fané fnt ipfi quoque
modi prefentiales , feu pr(entiam importan- tes,vndecum ipfum quoque Vbi
prz(cn- tiam importet,iá daretur przfentia pra- fcntie, magis expedit negare
irum efte difti predicamentum ab Vbi , jm illum ftatuere , vt nou modü pra-
eníalitaris ipfo Vbi fuperadditum ; tum uia diuifio illa prz dicam.non eft
necef- dria ex natura rci, tum quia Arift. r. Poft. 148.& s.Phy(.9. &
js. Met.c.7. te- ceníens przdicamenta huiusnon memi- nit ; tam tandem quia
etiam Scotus ipfe loc.cit.in 4.non inquit abíoluté effe prz« dicamentum díftin
ab Vbi , fed ita poni à quibufdam, ende non multum an- xij de hac re effe
debemus , nec €t folli- citi de (olutione rationum Boncti , quib. ides nó inco
confiftere rationem fitus , quía tunc non conftituerer pradi- camentum
diftin&um ab Vbi. Nam con- €efio
antec. neg. confeq. vltró conceden- tcs di(tinctum mentum non con- ftituere..
Adhuc tamcn liber fingulis fa- tisfacere , in gratiam cotum , qui vellent ea
diftinguere, 21$ Ad 1.nó inconuenit rÉ vnius prae dicamenti interdum concurrere
ad intc- qum rei alterius praedicamenti, nami cüdum cóem figura eft de
przdicam. qualitatis,& peruner ad integritate quan titatis;vnio ctiam
fubftantialis concurrit ad conítitutionem compofiti fübftantia- lis, &
tameneft de genere accidentis cf fentialiter , & folu denominatiué (üb-
ftátialis, & fic in multis alijs j ita ergo in : to poterit fitus
concurrere ad có- um Vbi circwmfciptiuum , etiá(l fit dineríi przdicaméti. Ad
a. conftat ex 9 allato de vino in vafe ptasétiam totius locati ad totum locum
diftin&am effe à fingalaribus pra cutijs partium,& ratio cft, quia
licét totum in- tcgrale non (it quidrealiter à partib. di- ftin&um; (zpe
tamert in omnibus illis 6i- mul fümptis, & (ub vnione. coccpris fun- eo
itu. edet. 17. 753 datur talis refpe&tas , qui ne ju't (unda- ti ia
fingilis diftributiué (umptis,aut eciá colle&:ué,fed noa füb vnionc, vt
conític de zqualitate vnius palmiadaliud , qua poftulat pro fuadamento totam
quanti - tacem palmaré,vt fic & cft vnica, & fim- plex relatio , nonautem
vna totalis ei mulcis zqualitatibus cópotita, quz fun- dentur in fingulis
partibus. Ad 3. conce« dimus refpectus illos partium locati ad patteslocieife
Vbipartialia, & idcircà non(pectant ad przdicam. Vbi , in quo folum
ponuntur prarfentiz cocales,in pre dicam, veró (itus parciales. , Petes;an
fitus (5t modus folius quan- titatis? Videtur affi cmare Do&or loc. ei.
quia illum ibi appellat nodum qaantita- tiuum; dicendum tamen eít fitum cóue-
nice cuicunque rei exten(2 in loco , qua - re cum fubttantia materialis
fecunduga nos poffit effe exten(a in loco ctià (cclu- fa quátitate, l'icét
penecrab:liter, ira quo- que proportionacum fitum habcbit , & ideó m
diuidebatuc hac ig Ve circumlcnpauam in penetrabile , & im- penetrabile,
fic etià (itus diuidendus eff , poteft tamen appropriate dici (itas mo- dus
quanutatis , licéc alijs conueniat , ca racione, qua diximus difp. przced.q. j
ar. 2. figuram dici modum quantitatis , €t coníequatar rem omocm extenfam , an
verà corpus in vacuo elf et fituatum ,re- pondendü eft, ficut de Vbi dicebamus
; & demum an rará,& den'am, afpecü , & lenc,ad hoc predicamentum
pertincant, dicimus inlib.de genec. & corrupt. Poncius
difp.17.L08.4.7.inquit fitum importare non poffe re(pectua extriafe- cug
aducnientem (übiedtatum in re loca- ta,& termitarum adlocum , quia omnig
talis re/pe&us aut e(t Vbi ,ecl (alim tese liter identificarus cum
ip(o,atq.ideó nom cont ituecet diuer(um pradicamérum ab ipfo Vbi quod ibi
quibufdatn rationibus comprobare conatur; € concludit , uod ponendo
Situm«onftituere diuet- um przdicamentum ab Vbi,dici debet y quod conftiftar in
difpoKtione parcium in ordine ad (c , rationccuius fi tat in loco, dicereturces
federe, auc ftare, aut iaccte &c, qu£ difpolitio eft. re(pes Gus
cxcrinfecusaducnics; Quod probat , Quia ha difpofi:io e(t aliquid tá per fe
collocabile in aliquo prz dicamento, quá Vbi,& cft omnino diftinctü ab
Vbisquia bac difpofitio poteft cíle ea4é numero in diucr(is locis, in quib.
variarcetur Vbis & prztcreà aon potcft intelligi (itus fine ipía, ergo
dicendum cít , quod tit Situs . Conf. quia fi fic explicetur ratio Situs; teft
(aluati diftinctio realis, & e(s&tia- is intcr Vbi, & Situm, &
cx altera parte nihilliud poteft alfignari, quod fit Situs falua tali
diftin&ione, ergo quandoqui« dem detar talis difpofitio à parte rei magis
congrué dicitur , quod fit Situs; quam aliquld aliud. "ul Hzc tamen
explicatio Situs nequaquá fübfiflere pót , quia vt fuprà dicebamus, Situs cft
formaloco addi&a nó minus, q ip(um Vbi,ergo (icut Vbi nequit explica. ri,
nifi per ordinem ad locá,ità quoq; Si- tus, Tum quia difpofitio partium in
ordi« tie ad fe porius circum(cribit differentia quantitatis continuz,vt fupra
dictum eft n. 112.quam pofitionem de generc Si- tas, Quod fi dicat
Poncius.iplum nà lo- qui dc difpofltione parti in co fenfu in ordine ad fe, fed
de ca difpofitione in or dine ad fc , rationc cuius (i res poneretur in loco,
diceretur federe;ftare, vel iacere; Conua flatim cít ; quod hzc manifcíta i i
ia , fi enim ca üm i(pofitio talisef&- , vt ratione illius rcs dicatur
federc,ftare, vcl iacere , ergo non eft difpohtio partium inordine ad fc ,
& abftrahens à loco, ftd omninó locü cóo- «ernens, & partes loci ;
Probatur confc- quentia, quia implicat apprehendere cor pus (cdens, ftans, vcl
cubans per talc par- ium difpofitionem,quz omnino abítra- t à loco; ergo ti
fiis conffüt ia difpo ione tali partium ratione cuis corpus dicatur ftare, vel
fedcte;debet talis diípo- sitio cxplicari per ordinem ad locü, & nó
,pracisé per ordinem ad fc; quare concla- dendum. eft fitum. explicari debere
per rdingm pzcriugwci locatz in ordine ad eee » vel pietes. eius. altero cx
duobus modis sre bled) raiones id. Juníwalent, nam a primá dicendum eft,
muodliect illa pariioie difgofi o in idi Difp.V1l. De Pradicám-ve[peBliuls i. ^
ne ad fc fit aliquid in predicamento col- locabile,& ab Vbi diftincta,
nonhinc íe- quitur in hocprzdicamento con(titui de- bere (alti ditecté , n&
porius (peCtat ad. pradicamentü quantitatis.) & eius diffe», rentiá
explicat; vt inquit Doctor loc. cite; Ad Contncgatur a(lumptü quia data ex«.
plicatione $us altero ex duobus modis, ià aff; notis, bené faluatur
diftin&io rca- lis Situsab Vbi,vt declaratü eft, & rones quibus
oppofitü oftédere nititur n.73.& . 74-(peciale difficultatem non continent
quz fuperius nou fit folura, vadé minime opuscít easadducerc, & figillati
diluecea dud De Quando € Habita. 416 (7X Via res nó tantü dicuatut effe in, :
locoyfed cti in tépote hoc , vel. illo, vt heri,hodie, fuperiori anno,vt Ati«
ftot.exem at in antepradic.c,5. (icut per Vbicoftituitur in fpatio loci yita pet.
Quando in (patio téporis, & durationis e Vtaüt appareat penes beat hoc
predica cmd ae ndi , d eft duplicem durationé£ realem (olere
disftingui,vnàextrinfecá,qua.(;eoparatur,.adaliárem,vtmen(urailliusqualiseítdu,:ratiomotushorologijre(pectaaliorummotuü,alteramintriníecam,perquàrcsineipfaduratnq;alioextrin[ecomenfuranteablato.Suarezdiíp.so.M:fe&12,n.8.quem(equunturhicAmic.Blanc,&alij,con(tituithociupratmindarauoneintrinfecarecüfedmiusconfcquenter,quiavtdicimusiaPhy(.&tenetipíoSuar.duratiointrinfecareinoneft.ni&ieiufdemexiftentiaaperícuerans,atcxiflétianóponiturindi-
uerío przdicamcto à re,cuius eft, pr tim cü in emésiandpnu nn iter ei
idérificeturyergo &e. Na valetjquod inquit Suar. ità (altem diftingui à rc
du- rátcyvt licet non praedicetur de ea , vt ac« cidens Phy(icum, praedicatur
tam vt ac- ^xidens Logicum & hoc fafficere , vc fit diftin&i
pradicam.Nó valec,tü quia e fientia ét praedicatur accidentaliter, Los gicé dc
creaturis; t quia accidens przzdi cabile.nó (ufficit ad có(tituendii accidés,
ptadicametalc y ex iliis fou gencreitn : n6 [ubfiafie pót apcidós: prie Qudf.
XII, "DeVli , e Sitü. edt, IHE, nón tamen pr dicamentale . Deinde ctià
jnfentétia realiter diftmguente duratio- nem intrinfecam a re durante, non benà
poneretur hoc pradicamentum ex ca có ftitnii, nàm lioc przdicamentum nec té
pus;nec rem temporalem importat , (cd od ex adiacentia temporisin rc tépo- En
derelinquitur; vt cóttat ex ipfa Gilb, definitione , Ouando e$t idquod ex adia
centia temporis inve temporali derelin- wituryquare ficut Vbi non dicit forma-
tet locum,fed quod ex applicatione lo- €i re(ultat inlocosfic inpropofito Quan
do non dicit tempus, fed quod eius appli- cattone refültar in re temporali;
& men- fiitata per ipsi. Tandem proprie loquen- do res durare; & effe in
«empore non süc idem,nam efse in tépore ex 4. Fhyf. 117. cft conrincri;ac
meníurari cempore , du. rare vero eft píeueratoin císes(ed Quan. do — iod eísc
5 — &.tali tem« orte, vt 1€, .itr ) Pu vA inde cómuniter «docent ; ren
t& non confirutpet dura- ti intrinfecam rerum;fed poríus pec
coexiltentiamad aliquam extrinfecám nempéad motü primi Celi , qui vt regu-
latus,& vnitoriis dicitur men(urare du- rationem illarum. dicitur tempus
cxtrin- fecum ,vt diximus n Inft. vnde nec ipfum tempus , vceftintrinfeca
duratio motus primi Celi , (pe&atad hoc, pradicamen- tí («d vt ponic
adiacentiam fuam in .«c- büs,quas men(urat;& baceft vera exyli- atio iftius
przdicamentisres ,D, prgcife oexiltentiam ad motum pr;mi Ce- i iütationgmen(urg
dicuntur tano , vcl tanto tem pose durare hen diem, vcl an- nüm;dicütur císc hodié, hri, fui(se, & c.
at sit vera denominationes huius. pr. ch edo exéplisab ipfo Ari allatis;endé S
Th opuíc. 48. c. de Quan- do; pct adiacentiam temporis ad tem.té- poralem intelligit
menfürationem; quod exqmeníuratione tali in re tempo* rali derelinquitur, cft
id, in quo formali- cer confiftit hoc predicamentum , vt (al- tim dircété ad
iftud (pectat. "62 - Scd: ic it. comunis omnium fenfus inconflitutione
przdicam. Quan- do,nontamcn omnes conacniunt. in cx. plicatione illius,quod ex
adiacentia repo ris relioquitur in reb. ibi(ubiectis , Tho- miflz pa(fim
infinuant effe accidesrca- - le, vt viderc eft apud Complut.cit.q. 4.8
Sanch.lib.6. Log. q.9. idem quoq. viden-
tur (entire Scotiftz hic in. Log. dum ia* quiunt ex adiacentia temporis ad rem
temporalem refültare in tempore Qyuane do actiuum, & in rc temporali
pafTiuum, quos fignificát efie refpectus reales exe trinfecusaduenientcs; fundatur
hzc opi- nio przícrtim in paritate cx Vbi defum« pta, ficut .n. ex extrin(eca
circüfcriptios nc loci refaltat in re locata Vbi , vt accis dens rcale , per cp
formaliter dicitnr effe. in loco, ficex incidentia extrinfeca teme poris
men(urantis res temporales re(ulcat in cis Quando, vt accidés reale, per quod
formaliter dicun'ur c(Te in cempore, ». Quem cendi modum rqoior Poncius hic,vbi
camen nota malé ab ipfo defcribi Quando effe conucnientiá tei creata duz
rantisad.aliam rem durantet , nam non cocxi (terria vnius rciad aliam;(ed coext
ftentia rci ad tcmpus eft Quando;adeóur terminus iftius cocti (Lenciz
pertinentis ad hoc prezdicamentum fit tempus primg mobilis, non autem quacunque
alia. rcs durans, vt Poncius velle videtar... » 218 Dicendumtamen cft, Quando
nó importare in cebus tépori fubtedtis foze ipà intrinfeca; X rcalem,fed folgm
denos fainationé cxtrinfecà (umptá à tempore, €ui rcs eocxiflüt;& in quo
ede dicuatur , atq. debomipátür cífe hodie , heri fuifle , &c. Probiquia (i
qf formà realé importa ret in rc ducáte , hzc vtiq. foret celatiua, vteft
Vbi,nà aüt abíolata,(ed nullà talézc lationé rcalé importare pót, quz
fpe&et ad hoc prédicamétü,ergo de ico ».mip. quia per qünon pot in re
téporali impor tari rclatio ad tépus , feü rmotü primi ee y di A Hei TURIS E
Miren cclaratioue allata rónis cius, (ed he re- latio aà eít ttal, cd ein Prout
Do- &or.quol, 13, N.quia verfatur inter c) ma e vt i r4 e: le, (ed epe VU
ADM Pe 'undatur in obicet Vt cognito» qQ eura cocipitür. vc LAE [ le ori tela-
tio méfutaui tüdat. in rc méfurata,vt noci" ficata $318 Difp.VII. Be
Pradicam. Ro/petliuis - ficata per menfuram ; &
deniq. difp.13. Phyf.q.4. art. 2. oft endimus tempus ex- ^ trinfíccum in
ratione meníarz non effe quid reale , ergo relatio importata per quando nequit
e(fe realis. Si dicas, (alim relationem menfarabilis ad men(üram cf fe realem,
& hanc derelinqui à tempore extripfeco in re temporali . Contrà, hoc
falsidicitur , quia hoc non conucuit illi ex vi temporis;fcd ab
intrinfeco,etiamfi per impoffibile nullum effet tempus ex- triníecum;quia ex vi
fuz inrrinfece dura tionis dicitur fic menfarabilis. Si dicas , hanc relationem
tealem ele ipfam cocxi flentiam rei temporalis ad tenapus, vadé poo heri fuiffe
eft coextitiffe circa- tioni hefterna primi Czli , effe hodie eft cocxiflere
bodierna.Contra,quia vel ifla coexiltentia importat folam ambo tum exiftentiá
in rerü natura, & hoc di- €i non poteft,quia non efTet maior ratio, cur
vnum fit menfura , & aliud meníura- tum; fi cft relacio coexiftentiz vt
meníu rati ad meníurá, iam conttat nó effe rea- » Accedir, quod coexiftentia
fumpta pro amborum fimulranea cxiftentia eft telatio intriníccus adueniens ,
quia pofi- ta recemporali, & motu primi Czli, ne- ccffarió (equitur talis
coexiftentia, 219 Necvalet, qp inquiüt Scorifte ex Ant. And, in hoc przdicam.
lilapismo- ucrcetur modo extra Celum, tunc morü lapidis non coexiftere motui
primi Cell coexiftentia iftius przdicamenti , quia non menfüraretur pcr illum ,
ende inqui- unt res debere a imari primb Ca lo, vt intet ipfas , & motum
ciusre(ülcet y cenferi aüt (ufficiéter approximatas co ipío , quod imera ambi.
tum huius vniueríi continentur. Non va« ! fet, tumquiaiam conceduntex ifta re-
fpon(ionc,quando non importare qualé- Cüq. coexiftentiam rei n Ris A MA pus;(ed
coexi it entiam in ratione menu. fati ad meníüram ; tum quia gratis etiam
di&um videtur motum brachij fa&tum à Beato extra extimá partem Celi nó
mé- furari é motu primi Cli, quia ficut mo- tus primit Czli ideb men(uta
dicitur mo- tvuüta&torü intra ipfu;quiaob cius vni- formnat£ alfumitur à
nobisad hoc mu- nus,ita quoq.poffct a(fumi ad«memfurane dum iot lapidis
fa&um extra Ceelü, fi Deus nebisoftenderet illum motü; Po- tis ergo
dicendum eft con(i (tere in de- nominatione extrinfeca fumpta à tempo ef
te,& dicire(pe&tumextrin(ecus aduenié té , quiaad inftar talis
cefpedtus nata e(t concipi,cum motus primi Cali non dica tur mcníurare hos
inferiores , ni prius facta per inelle&um applicatione ips veluti menfüz ad
illos, qua: fe habet ve- luti approximatio inter extrema , vt re» faltet ille
rcipettus, uod vtiq proprium efl cc(pectascexrrinfeci . Fundamentum veró
oppofita fenten- tizfacilédiluitur neg. pauitatea atlum- ptamde Vbi, &
Quando : tumquia Vbi cít terminus motus , & a&tion:s, quz in motu
interuenit, crgo neceffarió elfe de- bet quid reale , at Quando nullius actio-
nis rcalis , —— rame terminus ; tum quia potius Vbi,& ()1ando oppoti- tas
ibenccóditioner nam vt re$ discar fucceffiué prz (ens alteri , & alicri
(patio locali,locus debet etfc immobilis , & la» catü debet continuo mutari
, vt verà di catur facceffiué przfensalteri
& alteri fpatio daratienis , duratio ip(a debet effe fluens, &
cran(iens, res veró ipía concipt tar vt immobilis, & eadem perfeuerás; e:
qao patet ,Quàdo bene aumus (uüobire e m RUMP: Pica autem Vbi, ifp. 13:
Phyl.n.9. 210 Qua; quibus rcbus poffit ap- plicari denominatio mét! s LI TEL
ilibus, q colligit ex Arift. 4. 117; Sed potius a(ferendum cft, hanc ze
omnibus. rcbus ali nomifationcm potle o permanen & men(urari cempore:
adillud, immó ip(a quoq. immortales fabftantiz,vc A anima, vnde di cimus
Angclos hodié cíJe ,& inomm t&« pore, licér non tranfirc cum temporc; ,
co vcl maximé dicendum;qui corum durationem intrinfecam: menfe rari poífe per
cocxifteniam ad aru prie mi auiterni,ticut EMRMIME DrET — oltcne oftendimus ex
wwe Phyf. loc. cit. Neq. Arift. 4. VIC. voluit negare ab(o- luce (übftanc;js
immortalibus eWfe in cé- re,íed (olum nonfie intempore, ficut fablumsria
(eneícendo,& deficiendo , nà ratione coexiftentiz non minus fanc in
fablanaria; Imo Fonfec. ;Met.c.1$. q- 10. rationes iftius coexi-
tizadextendithancdeno.minationemadDeumipíum,quiadcnominaturomnitemporefuiffe,&e(Te,&defilioDeidiciturEgobodiegenuite,2(crapuloconcedipoteft,cuminatiohuiuspradicamentificfojumextriníeca.Aliquinegátaccommoaripoderebusinftantaneis,herdeipfisinterrogarenonLicetquandofuerüt,velerunt.Scdcum&ipízdicantureeininftantiypoteft&iptis(uomodohzcdenominatiocópetere.Q'uidamétexcipiuntàdenominationchuiusprzdicamciipfummotumprimimobilis
,quo. niamnon extrinfecé » fed intrinfecé de- nominatur à fuo e. cum & c
Celi motus : meníarare feip- üm fecundum pattes .i. mocü vnius paf- tisaffumi
ad meafi m motum altc- tius, hoc (eufu poterit & ipfe hanc deno minationé
participare. De fpecicbus au- tem huius prz Jicamenci non oportet ef. fe
admodumrollicitos, quia vt Scot. do- cct .d.8.q. 5, O.& Tromb, r. Mct.q.1.
ad 4. vel paucas habet , vel nullas. 211 Acobijciunt aliqui, puram deno-
minationem excciafecam non füfficere ad cóttituton:ii vatas predicameni , quia
de5?rzài cont ui plura alta predicamé- t2 i0xta iulcicadioem harum denomina
tiomi'^n , vnuim.!: ex denominationibus , quibus obic&ta denoninátur ab
a&ibus, aliud ex eis quib. Deus denominatur ab Efe&is creator,
redeinptor, &c. aliud ex «is, quibus columaa dicitur dextra , fini- tfta,
&c. cut igitar hz denomipationes MEituant przedicamenca diuer(a , fed
reducantur ad przdicamenta forata- Zueft. XI. De Bluavdo , covFdabit efr. 1T.—
739 nonnulli, qui contendunt omnia nou ge nera effe vcra, & phy(ica
accidentia; ho n. falfum eft, quia hzc noué genera tius diftim&a funt , ac
enumerata ex fpe- ciali modo denominaadi primim (ubttá- tiam, quam inharendi ,
v« notauit S, Th» opuf. 48. cam ergo denominatio Quado necceífaria fit, &
fcequenii (Tima inter ho* miuacsnó minus, qua denominatio Vbi dicimus .n.
resede inloco,X intépore ficat Vbi conftituit vnum pra dicamens tum, ita vifum
e(t fapient ibus ex Q'ádo aliudconftiviere fpeciale przdicainéué magis,quam ex
alijs denomioationibus , qua nó videntur ita ncceifariz,quod mi run effe non
debct , quia vt fzpius di&ü eft, hec przdicamécorum diuifio eft ar-
bitraria,& famo(a,non nccelfaria ; qp au- tein exhisnouem geaeribus hoc (ic
ac- cidens, & forma realis, illud (ola extrin- fcca denominatio , non cft
pen(andum ex aliqua gcacrali racione omnibus com-* mani , (ed ex fpecialibus
rationibus fin- guloram , atque manctibus . 221 Circa predicamentum hab'tus,fa
n? ridiculacít , ac Philo(ophis indigna conítitutio huius prz dicamenti,qua
paf. fim affigaant Auctores,innixj .n. cxcn- plo , quo Aritt. hoc explicuit
przdicam, .. Calccatum e[Je armatum ejfe Lolà il- iam denominationenpaiunt, hoc
contti- tuere przdicamentum ,qua quis dicitut hibere circa fe veítes , &
indumenta, quà aliqui pomüt (olum extrin(ecam à v-si- bus de(umptam;alij etiam
intrinZecà, ita vt cum quis fe veftit , przecec aadum in» time pra (cntiz ad
fua membra 1& dua in veftibus , ctiá in (cipio producae modum quendam
realem, ills dici- tar habcre; quod fi quis. t aonuluas ia manu;aut in aure
flore uida negant rc(altare talem. modum habendi »qut (pe- Gat ad hoc
pezlicamen:um., quia ccsil- Ix non habeot manas.indaendi ; qua etiá ration:
Suarez difp. 5 3. Met. (ec. 2: nr 1:4. ait fola araia defentiua , vc galea ,
& loct- Tuc quibus fumuotur, vcl (übiectorum .. C1,n0n autem. offen (iux ,
a4 hoc fpeStacg. qui denominant , ita de Quando dicen- zac effecti foret paca
denominatio cx- triníeca . Kelp. nos non cife ita lollicitos 4: indénitate
decadis praxdicain. vc (uz praiicamen: d,qaia illa fola imapus exc- cent
iüduendi;al;j vecó coacedun: , quia, fafficit.qy habeuot iod ornamcc. Kur- (us
volant ali ]ui ex adiaceniia vett. ü cie 340 — Difp. Di Piedianerifpetuiss —
&um circa corpus htrmanum refültare de- — tior ef illa, que repetitur inter
extrema nominationé ad hoc pradicamentü (pe- quz non (unt a&u diui(a, fed tantum po* &anté, itavt fi
induatur flatüa, velequus — tentia, qnalis eft vnio , quae cunt armerur,
hec,& fimilianon dicantur ve- ter materiam, & formáà, inter
lubic&tum, fita, vel armata propriéloquendo, vnde &aecidens j acinterpartes continui, qua
idam curiofam,& dignam inducür di« , etiam de cau(a dixit Gilb. babitam
e(Te putationem , an cum Simia hunianisve«
corporü, cumtamen, & alia, quz nó (unt ftibus induitur, dicatur verd
veftitay & — corpora dicantur habere formas (ibi ine ncgatiué reípondent,
quia ex Arift.3.de harentes, & plané ita explicui(Te videtur
pattib.anim.c.1. natara cunctis animali. rationc habitus Arift. s. Met,2g.
& hunc buscontulit veítes, arma, & ornamenta ,— dicédi mod tenet
Baffolius 4.d. 11.4. 1» vt curei,piloslanam, fqgamas cornua, art.r. fic ctiam videtur. explicare Auer-
vngues,& fimilia, hominem veró nudum — facouftitutionem huius ptzdicam,q.
28. fccit, atque ideo illifoli aptiuudiné quan« — Phy(-(c&.5. ( etiamfi
ibidem Baffolij opis dam peculiar&. indidifTe inquiunt adve — nionem non
recipiat) inquit .n.in corpo» ftimenta füfcipienda, que tunc reducitur. re
quefiti ; quod quamuis denominatio ad a&ü, cum ca fibiapplicat. Miramur —
habitus(ernatur. à locali pra(entia veftis fané viros doctos in hac fcurrilia
atra-— cum corpore , tameu non (umi per mera mentum impendere,& ram tidiculas
mo — concomitantiá localem; fed fümi potius uere dabitariones , de quibus
meritó — »er quendam niodü informationis,& fit» fcire pofíemus , quod
arguté inquit Do« — tentationis; illa ergo denominatio ;, Eor 4.d.6.q.3-9..4d
ifíam , deilla dubi« — fümitar à pra(entia per meram localem tatione mota à
quibuídá de materiaSa- concomitantiam
fpe&tat ad idem pradi- . «rarenti Baptifmi in cap.Detrabe, quód |
camétun,quod dicitur Vbi ; at vero hzc aqua per fe non fit (acramentum, fedtan
— alia denominatioyque fumitur per aliam tum con:giléta cum veibis, nam alioqui
Imbitudinem , veluti informationis , &c «omingcre pofTet , vrafinusbiberet
Sa- — fultentationis, cft in hoc alio przdica- «ramentum;yflz funt, inquit
Doct,Qb;e- — mento;vadé concludit in fine (c&ionis &iones, €
fubtilitates Bernardice , «7 — babitum dici penés illas res, quz adiacét uidé
fat15 afimins timédo, neafinusbi-
(übie&o adinüar forme ,. & (übie&um pe Sacramtntü,fed
planénon mintsri- dicitur illasin (c babere, & veluti (often- diculac&
dubitatio própofita deSimia. — tareranquam formas, crgo & ipfe Auer- .
213:In alio igitur fcnfu magis digno — (a nefcjuit aptiori modo hoc predica-
explicanda cfl conflitutio iplius predica» — mentum conftitaere,quàm per
vnionems gnentj,vt nimirü per habitum intelligatur — & hanc intormatiuam. -
babiieilla mcdia, qua fubicctum dici (o- 114 Et probatur valida ratione , quiz
Jet haberc formam,itaut ad hoc przdica- — vnio praertim informatiua digna eíl
vt ancntum fpe&tet omnis vnio abíoluti ad . eifpcciale affi gmctur
predicamentü nec . Abíolotum , omnis re[pe&us fubic&ti ad — valet;quod
comuniter aiunt ,pertineread imam, & écontra,omnisdcniqaerca- —
przdicamentü forma; quam vnit ,.& no- sconexio inter partcs adinuicem ,
lind — uum przdicamentü non conflitucre,quia eíleniales fint, fiué integrales
;íta valdé — eft modusimperfc&us. Non valet 5 tuay egregié explicuit hoc
predicamentum; — quia vnio eft perfc&ior , quam fit a&io; ac íciió
dimi(lisnugis, Bonet.infuis prz — quz cft vnitio,cum actio lit viaad vnioe
dicam. libel. 10. vbiinquit qnod perar- — n&, & tamen actio conftituit
predicamé matin c[fes «7 calceatum cjJe ml aliud | tü per fe ;tum guia i vnio
ponitur in prat intclicxcruns progenitores noftriyquàm — dicamento forme. ynit
, obc vDiOECRD, & copnexioncminter atas, —xioncm quam t Cü cà , pariróne,
& Ld corpus, inttr calceamenta, & pedes, — actio non conilituct
[peciale pradicamé Jjuod de illa connexione cxtremorum — tü, (cd po in
przdicamento formas 3G diuiforum exemplifiárunc quia n9. «uiusc productiua op
neceísariamcone —— d mopio- — " dicamento , vt importat cx equo form , (0
Que. XII. De Qu. let; quod inquiunt aljj, [pe&are ad prz- — hoc ,
ictquiaintrinfecépertinetadeiusintegritatemnectendociuspartes,nonlicauteactioproductigaeius.Namquandoidconcedereturdefübítantialicompotito,deaccidencaliramenconcedinequit,quia
concret accidentale non ponitur in prae & (ubie&ü vnita;fic .n. eft ens
per acci- dens exul à przdicamento ; fed lolum vt importat formá connotando
vnioné , & fubie&ü; ergo inueniendü cft pradica- mentum, 1n quo per fe
ponàtur vniones, (alim accidentales ; tum quia ficut ocs a&ones quantücüq;
lint ad diuerfos ter- minos ; adhuc talem babent inter fecon- uenfentiam , vt
omncs in vna recludan- tur cathegeria, idem pari modo de vnio- nibus dici
poterit ; ác debebir. : aig Hocaurem foppet quód vnio debcat, & poffit
dirccté ; & per fe in ali- quo cócludi prz dicam. probar indu&io- nc
Bonet. (ub. nullo ità proprie contineri pofiet, ficut fub ifto, na ad
predicaméta abíoluta fabftantiz , quantitatis , & qua». litaus fatis
conftat perrincre non polle, cum fit effentialiter relatiua; eft n. nexus
daorum, & implica: vnioné ;ntelligi ad fe, & conceptu abíolu'o, non ad
przdi- cam. rclationis , quia non oritur ex natu- ta cxircmocum , [cd corum
applicationé petit vt iofürgats nonactionis & pallio- tus (licet probabile
id Scotus indicaucrit 4«d.12.q.1 C. ampliando rationcs corü) quia vnio actio ,
qua agens vnit formam cum matetia , & vnü cxtremü cum alio , et alia ab
voione formali , qua ipfa cx- trema vniuntur , cum hzc fit terminus - perillam
prodo&us ; ncc paffionis;quia à paffione v. g- dicitur. fubic&um
calcfa- » ledab vnionc caloris dicitur cali- 5 im qua dcnominatione exprimuur 5
& informatio, non autem cife , ac inefle quieto: ad agens. Nec Vbi , vt ar
Mait. 1.d.29.q.1.art.5.0b im fentialitatem f. em ad (ubiedt informatio aliquid
amplins prafcatialitarem , & poflet Deus animam intimé corpori prafentem
per. ji fimplicem a(fiftentiam, quod ta animaret, & Intelligeutia poffet
diciCe- lo vnita per informationem , quía cít ei - intimé pre(ens. Nec fitus ob
eandemró- nem,ac ctiam quia fitus cft corporum, at-- : habitus poteft etiam
reperiti inter ea i, quz non (unt corpora, re(tat crgo, vtre- ponatur in
przdicam. habitus, &ratio. — nabiliterquidem vt ax Baffol. vnio for- mz ad
(ubic&um eft aliquo modo dere- hicta ex adiacentia accidentis ad (übie-
&um; vel. potius eft ipfamet adiacentía talis, & quidem Gilb. 1pfe
tecé(ct in hoc pradic, album e(Te, & quantum i zc(pe&tum fübic&ti
ad albedinem, & quà- titatem ; & talis ynio formz ad ubicàü cft , quz
veré contt ituit hoc przdicamé- tam, potius; quàm vaio rc(tis ad ss quia illare
veractt modus fuperadditus extremis , vt-probamus in Phyf. difp. g . q.8.art.
2. ron autem iíta , vnio namque veftisad corpusnil pror(us addit reale. » ,
fupra intimam preícotialitatem , & con- tactum, quem babet ad membra : de
hac tamcn attulerum (pecialiter exempla a, Fhilofophi,quia peculiari quodam
modo nomen habicus illi appropriarur ; veftis n. populariter. dici folet
Habitus; Ad- ueríus hanc reíolutionem quzdam obij- cit Aueríaq. 21. i/hyf,
C:ct. 5. que nos diluimus loc.nunc cit.q.^, Scd à ex d &tis conftat ncc
ipsi aliter. poaniífe cde dcnomiauonem predicamcnti huius , quàm per modum
vnionis inforinatiuz , eieQ] quadam fi tie quantitatis, latiuà tantum o 1 n XE
2 2s T ERES ro A cialis ebd DISP y | " 9x n i. Tot JU . qtAi: i MU 3NwcC d
Ou duteghp ouch DU Ahi BMgLr oor ctia AME P. ioi sons uie. 0 PETS iru RO n. £u
T w^ n E E» T i e d "un N ^ v. 295547! Z^ 0f 6 dicamentorum quidditatibus
, € paffionibusg — «d iungit anf que mulzem c evuntad ipforuna. -
cognitionemsqua ratione Pofipredicamenta dici confueuere NIA sut aut numero
quinqs OppofitayPrias, Symuly Motus,C* Ha- | bere,Conducunt. vtràh - quopi«im
de bis quinq. inillis mentto faffa efl y de oppofitis .n» m] ContraridyC7
relatiu? mentionem fecit Arift or pradice[ubfl a- di dixitynibil contrari?
jllis opponi, magnam, Gr
paruumreniinpredicam.qualit,dumeruitbaberecontrarium:de&cquinqadpredicam.intelligentiam,iorisfimulmentionéfecitinpredicam.velationis,cwumpofuitrelatiwafimulDenedemotufattaeftenisXrdageretQpati,namnonfitaddioy:T!
n € [ € p«ffio [ine motu: babere: ddr ied diuerfos habendi m. menborum
trattationem cogni iantyquia vt notat Jguer[a Tom ve MG conpderanut,
cognitionem vltimi predicamenti, dos ad illud pradicam.teducibiles. Doflpo[uit
ta- toni predicamentorum quamuis ipfi maximé in- 4.12, Log. in prefat.bec
coliueniumt rebus,non qui« [; in ordine ad aliudyvt patet in primis
tribus,qu& unt quedam rerum comparattones, at cognitio ve eG na alicutus
prafi tco pande lutam Wim ocet Seal. Mong G.Et quia de motu bic non. wifi
cognitionem quandam nimis copfu(am tradere pofiemus , cum eius completa
tratiatio fit pbylofopbica, quam tradidimus iam di[p.1 y. phyf. per totum ,
deba bere autem préter eaque adduximus in prced.di Jp-q-vlr. dum de boc
predicam. egimusynit aliud dicédi occurati idcirtà foli de primus tribus í
preséu erit fermo» QV.ESTIO I. De Oppofitis « 3 Ppofitio, (i ampliffimé fuma
tur , conuertitur cum diftin- &ione , & diuctfitate , at (i comuniter accipiatur,cader
eft cü rcpagnantia,proprie vero eft quid firi&ius ipla repugnantia; &
ab Atift. hic diuiditur in quatuor fpecics,.f.in oppoli- tionem
cotraciam,relatiyam, priuatiuam, & contradictoriam ; vt igitur propriam
rationtm vera: oppofitionis cognolca-- mus;dcbemos inueftigare naturam gene-
tis, quod cft repugnantia, per quid ad oppofitionem propric dictam refiriigé-
tur;(cd prius aducrtendumsquod hic non loquimur de repugnantia ; &
oppofitio- ne complexorum»latis.n,diximus in 1. p. ipft. cract.2.c.7. &
gifed dc repugnantia uminc&mplcxattun ; & fimplicium ; nage ft(crimo de
oppotitionc car d, qua jn prz dicam. rcponuntur, qualia funt ine complexà , non
complexa , iL dnos Repugnantia igitur eft relatio duorum extremorum fimplicium
, quatenus nte queunt habeve identitaré quandam fov- malemyaut yéalem,
velquatenuseidem —— rei fingulari fimul; fecundum eandé ra- —— tionem , c
vé[petiu Eiufdem nequeunt. ine[fe. Dicitur relaripjquia repugnantia e(t quedam
diuerfitas,& diftin&tio, qu formaliter cft reladio;& fi extrema ertmt
rcalia,& cxiftécia,erit relário reat sfim-— pliciter ; (i vcró vnü extremum
erit non ens vel nop cxiftens, erit relatio realis fc cundum quid ; & fi
cxtrema pollunt effe fine oppotitióne;crit relatio predicameé — talis, (in
ancé,tranfcendentals iuxta dicta difp. praeced, dicitur diorgm extremos — ru
[umpliciwm ad differentiam repogná- tiz jropofitionum; dicitur quatenes nee
queuat babere identitatem c. vt veput- £nanua difparata,& comyoftib:lia com
tchendaniur, vc dicemus ; additur, sel.— qua; ens eidem; &c, quia quadam
funt — FE pon buectjoam reifiteidentid additur reifingalari quia vni-ifi
yetcunaiter cdniucs communi albuni , & nigrum , dicitur fi. mi quia diuer(o
tempore contratia pof fant eidem incffe;dicitur feciidum eand£ rscltetabariadaniga
d .efle alba y 11 alia nigra ; ex 1ndi- egerat ; téliopalifoeres vieles e
cundum quod;ptoducit. fpeciem ; dici» nis(ufficientiamoffignat Doctor q. 38. —
przdicamnam oppofitioaliaeft fimplis.—— citer realis, cuius extremafanf entía
i$ — — tutagens, vt eandem reci pit ; dicitur pa- tiens; dicitur refpett « eim
(demi, quia rc» fpc&u dracrforum idem poteft effe ma. £nam, & paruum ,
fimile & diffimile -$. Quáuisauté oppofitaícu repngná« tia fo E dicam Veri
lunda- tnentalitertamer, vt dicunt extrema per
felationcm repugnantia relatas [olent di- uidi in di(patata 5 & in
oppofita proprie famptaexScoerduii.q.2. 00 -Difpatata (unt illa, qua ita inter
fe re« ftieaant y vt eadem cone indeterminate 5. & indifferentet cum
quolibet alio diuer- fo repugnent , vt liomo , & equu$ita pu« nant iotét fc
vt codem medo , & indif, fcrentet qaodcunq;alid diuetfum refpi« ciant vt
repugnans , nec habent aliquod ; cói [peciali modo , & determinate repu».
güenc ; X bacíant duplicis generis y vt colligitur ex Scot«cit it, Daalia (unt;qua:
(alüm babent incompoflibilitaté formas lem;quia vnü.aequi effe altecam ; vt
al-. bedo; & dalcedo, nam ratio albed inis nó «ft ratig dulecdinis;alia
funt qua habent. . qaoq.incompobilitatem fubicétiuam;, neq»in codem poliunr
efie fubicctos. veduz torma fubflantialc$ dicantur euiá. difpakaxé rcpugbarc ;
quia ecbab ccdemt: fübíeclo munuofe cxcludant shac temet ratioticind:ffcrenter
refpiciunr quamucüs que forgram jubfiantialem nondubordis M os eg tpeciali
modoà tue bic&todctermunaté excludunt . B 4: Oppolita ptoptic d.éta
dicuntar il 3 1a uz tpcciali hoceitdetermina — ponunt te , fe iens sor a t
nona. (c habeant ' A a4epugnantiZsv [esc Ct $adcuidSin- dinc relpiciat tanquam
à vcl igaem; itavt pe AV NER * 2 Min n fpiciuntinrepugnando: . — — -Horum
atttem oppofitorü qu [a icraaffigrat Arift.nam aliqua funt oppa - fita
contrarie, alia relatiué , alia pridatie — ue, & alia contradi&totie ;
cuius diuifio« eodem gencre contenra;& Lio:ir;aut vni. te(picit aluid y
& fic eft óppofitio relati ua5aut nop;ctüc eft oppofitio contraria z: alia
oppofitio eft fecundum quid tealis quatenus vnum extremum eít rion ens ; aut
nullum fibi determinat (abie- étum,& fic eft oppofitio cotradi&toria y
aut determinat fibi aliquod (ubie tum, à cit oppofitio priuatiuasA Iteram
fufficiem - tiam tradit $. Met.tex.com, 15. quía ope pofita; vel ponunt fc,
& fic funt relauua qu propter mutuam tia (imul fugt,& nog (unt; vcl fe
excladunt& tüc. vel vtramque extcemutm ponit aliquid y. vcl nihil;ti primum
(unt contraria ; quee dicurt duas naturas pofitiuas (ub eodear genere, (i
alterum cít niliil, vel eft nega- tio impliciter , & funr contradi&or:a
y vel eft negatio it fübiecto apto., & de- terminato, & fant oppofita
priuatiué , Dchisquatuor gencribus cft agendum ,. ATIDeVITSRE Relatita , C*
contraria oppofitio |, o declaratur ; " $ [he Atift. à rclatiué eppofitis
à "A quia minus oppontntar , & ait
g» oppoíita rclaiue ea Juntsqug idsquod sut oppofitori e[Je sant aliquo
alio modo ad. illa dicuntur, hoc cft illa dicuntur rclari ud oppotitay.jnz
(ecundum id; quod op- ür,ad jnuicem fe refptciuntquod non «Oucnit alijs oppo(i
us , quia licet vt oppoütum fundat oppofiuionis cc- fpe&tum ;tefpiciat
aliud oppofitumynam albü dicitur opponi'üigro , tamen fecan- dam
propriamentitacem nO refpicit, nec. . dicitur adaliud rcferri vt album non di-
citur nigri albü;at relatiué oppofita fam- damentáliter accepta , hoc eft du
proprias end arcte fundát oppo itio" nem, ad inuicem fe refpiciunt, quia
(unt rclatiua y fic dimidium non folam dicitur — oppofit tim dicitur quoq; n7
inm dupli ;quod genus oppolitionis fa- tis rire cf difp.8.q.6.ar.5. in fol. ad
r.vbi ét innuimus;quo fcn[ü conueni-- 1e poffit omnibus telatiuis tà
&quipara ziz,q difquiparantiascfto in iftis clari au ac &t nó folü
rclatiuis mutuis » fed & nó mutuis, nà de his quoq. cxépli- ficat hic
Arift.5. de (ciconia A loibilber - quocollipirur non tantü dari oppoficio- mem
rcelatiuá formalem ratione rclatio- num, (c4 ét rerminatinà vt ibi diximus .
pofita contrarie dctiniri poffunt cx. his, quz lic habet Acift. & yo.Met.
cap- 6. & alibi, quod (int forzme reales ,qua fib eodem genere maxim
diflant , ab codem (ubietko mutuoje expellunt y &ui vicifim fucceffiue nata
[unt inefJe wro cuins definitionis notitia fingala patticulz (ant examinandz .
Primó di- citurquód fint forme reales, pet quam qrticulam differunt à
priuatiuts S con- &radi&totiis , quorum vnum cft non ens . "Vbi
nota: quód conrratietas aliquando: sumitur laté,vtcaicun]. oppofitioni có- enit
; fic r. Phyf. 42. & (cq. principia ;- ? [unt forma, & prinatiosdicürur
có- aria , terminiggolitiur motus , vt dux. «juantitates , difó V bi dicuntut
contraria proptez incontpoffibilitatem in: eodem fübiecto, & tamen numero
differunt, fic xo. Met. 2 4. mafculioamy & fcaiininum vocat contraria ; dua
forie (ubftantia- kcs , quamnisdifparatcopponantur , ali- ando dicantur
contrarigs quare hic in riétiori acceptione (amitur y proat ab: &lijs
eppofitionii gencrib.códiftinguit. 6 Secundo;dicitur fiib eodem generes quod
aliqui. imelligunt de genere. i/byli- €o, (eu fübieéto, non dc genere Logico;
€nia nlt formayctiam praedicamento éiunct z y contrariantr y vi calefadtio , |
cid mtt] pepe ^" ceffario proximo , fedvel proximo, vef — — poniodd es ed
^ ^ QARMUEA WT RU S remoto,co quia hic recéet, Arif. tam at- bediné , &
nigrediné ——— füb eod& genere proximo , dubel virtutis y & vitij, qui
genere fübalterno communi gaudent .f. habitu ; alijtandem reftrin«- gunt ad
genus proximum , quia: fi vido- fentire Arift. 1o. Met. 13. & 14. Scd: non
eft à fecunda fententia recedendum; que communis eft;nam cum debeat cffe mutua
tranfmatatio inter eontraria ,non: debent prz dicamento di fere, nunquam:
enimterminusa quo pofitiuus in motu differt icamétoà termino ad quem» imó funt
aliquando Har ce fpeciei i» et inaugmentationc.Nec vrget.quod "lcfadtios&
frigus fint in Moe iom dicamentis,quia calcfa&io non ex fe có» tratiatur
frigori; scd ratione proprij ter- mini .f. caloris , à quo fpecificatur y for
mg autem contratiz cx (eipfis debent op» poni;cum igitur debeant effe ciufdé
pre dícamenti, nec neceffario debent (ub ge nere proximo effe collocata, vt
paret in^ exemplo adducto;& in mille alijs dicen" dum erit hoc genus
vcl. proximum. , vel remotum (ignifi care ;. Acifk autem cir.- locatuseft de
contrarietate nonin tota: amplitudine, fed'de illadeterminata,qug:informiseiufdemgenctis'reperítur.Dices,Arift.hicaiecontrariaaliaef.fefübeodemgenete,vtalbedo;&niztcdo,aliafübdiuerfisgeneribus,vxiuftitia,.&iniutlitiaaliaelTeipfazeneravtbonum,&maluimyergocontrariapotesrontpredicam.differre.Kefp.Ammo;perzenecaibifamcreAritt.nonpesicamenta,vclpropriagenera,namhaecbono;maloMRconueaire
,. (cd: metaphoricé pro: quibuídaav conditio« nibus generalibus . quatenus:
quod!ibet. contrarium refpeótu lub:eóti vel eft coni ucniens;& haber
cationemboni , vcl di« fconueniens ,& habet rattonem mali, Vel ;
dicendumcum3Simpl. loqui ad mentem Pythagor. ponentium bonum ,.& malü» vt
duo principia vnucrí(alia rerum 7 Fertüo,dicitur pax im? diffantyper hie aon
jnclugitar -— Queft I. Di Opptfiierelarine eo tóytrilée Art. 1. 045 tieritia; n
eirius contteniunt MS yquàm alburj& nigcrum ta- fnehbomo, & album non
di H con- etàtia,fed inte a, Gcin- Ms ito ieri i t vd. L.- c c E r io metap V
Mr Godcln re: locali datur principium;niediumy & finis , & princi Dium,
& fnis maxime imet (e diftant y inm cum medio 5 fic in cwm - m genere
repugnantibus dantur - i« sisse mend in illo ot- 5,86 generey vtin 'coloram al-
bédoj& nisrédo y inordinefaporü dul- edo, &' amaritudo ', quz fe habent
vc | finis. antur quoq; (apo« es;& colores medij, qui non tà diltant, ficat
prittir. Qui maxima diftantia cft daplex, alia mepatiua ; vt in illo ordine ,
& senere rion detor alia maior , licet alia ficüilis , & zqualisdetut
quedam veró dicküt trixima pofftié y quia (ola repe- icut iníllo c vt talia
maior , Téc eifdem tationis , hlc tàm pofitiué famitut q negatiue y nam in qua-
Titatnm cangibiliüm dantur or pri« ime qualitatescontrarie , » & fri- gus,
humidum ,& iccum ^ ^^ "$ed pro Weise pues o m Tepu ia eft duplex alia
effe&uiuzza » alia formalis , prirba eft qua vna res al- teri repugaat,
quia poteft producere ct- fe&tum illi contrari y vt tol dicitac fci- gori
contrárius & repugnans cffcétiue , quia potens cit. producere colorem , óc
€alor in izne die(tur cffe étiué repagnaas fc zoriin 1408 y; quia: petcit producere
*aloremitipfa aa 4: fepajbnatin tor- malis e(t , qus duo inter. (tex: fuis
racto- *flbus formalibus y àn- €é6gotlo?l-à y vt calor ivaqua , & frigus
doerdem rcjusnant foraialirer ; n9 ctte- €iué;vt cum Sco. 4. d. rXj.6. E.
notaui- mus dif». s; PhyEq.3. att 3. €o quia talis tidy & expullyo
frigorisà calo- "fc prot jedia inlormatione , & per vexhibiriónem
proptic entitatis idcoq; fervente qal
icon nalis; in4pceienci non 5 ceffecuua: , (ed "pro for mam 4oqarmat. de contra-
"Oei probi Myotc i cozc fübie&toy & per confequens vt (unt ipfi:
usinformatiua , ipfiq; tribunnt proprios effectus formales? tum oy nicredo funt
contraria non th'effectiua . 278 Hecauté repusnaticia formalis eft maltiplex,
pra'fecmapud Scorumy nam primó aliqua dicantur formaliter repue re quando
fimpliciter, omnimoe répagmont, icatic nallo modo per qui. cunq; porentiam
fimaletfc poflint ,. nof folum tn fübie&o , fed nec etiam in eos dem
inttanti ; & hac repugnantia repite a H : E gnanccontradiGtoria , quorum
rationes formales. , quia confiftune incxclu(ione altét(us oppofiti, nunquam
poterunt efe fe'fimilin eodesi inftanti , & de hacre* pagnanriía formali
locatus eft Scotus 2. d.2.3.9. Q: vbi ex oppotitione formal intet (fe Caloris,
& non c(fc eiufdem te» perta €olligit incompollibilitatem eos tumia eodemiaftanti
. Secandó,torma- literrépaenant , qua ex (nisrauonibas. fotmalibus nequeunt in
vnum per (2 cons denire, neq, in perfe cópofitionem ali- cuius terti] etiam
(pecia quacaaq; po tentia vt homo;lapis, forma difpacitz y &c. qué ità
tepugnant , vt prarícindondo dquacunqi potentia, adhac iacellettus
dininuscoguofcit idi pfis hanc eopof- fibilitatem 5 & bzc repugnantia minot
eft prima, n3 [us hoc modo repugnant » poflunt n codem tempore cíle;acqsita-»
(e habeet-immediaté , vt (tatim ac ali» quid'àb vno iftorilar cecedit, fic (üb
op». polito , vt nonftatim ac aliquid c(t non homo; e(t lapis; ficut cuenit in.
contra- di&otijsjin quibus tratiqu:d ab e(Te alie cuius tecedic , (Lati eft
fub non effe op* polico,vt notat Bio&. 4.d. 1.9.1. F.& T. 8:5. 7: &
de lc repugnaatia loquie tur Sco. 1. d, 43. E«dam ait;aliqua entia eíle ia fe
ipis poffibilia ; fed formaliter incempotlibili s vc non pallint cile fie
-fríal vnum; velaliquod tertium ex €is; fcd. "hiec incompoftibilitas non
eit -inordine -adidea (ubiectum; fed in ordiae ad cone ftitit ionem vnius per
fe. "Tercio formas "Mtet tepoanánt, qti ex fuis rat;ionib. £oc- -
enahbus fpxcraliaodo opponurur vt non um alijs.co.lem niodo pagnent., cx4no
Yequituc incocopoflioras nvordiac- ad.fübic&um idem , quatenus vmum natum
eftaliud cxpcllere ab codem fubie&to quomodo loquitur Do&.r.d.7.cic.
&. in 4-d. 49.q. 16. B. negat duas dimenfio- ics adinuicé formaliter
repugnare, quia veré vna quantitas non opponitur alteri , - fint cioídem
fpeciei. inde alia €f foumalistepu, tia, qua duo repu- nant ratione e d eet
forma- luin , fiué (imt primarij (iud fecundarij , fué cx (cipis formaliter
repugnent , fiue non; quomodo intelligitur Sco.4.d. r. q. $« F. cum ait
contraria , & dimenfrones. feinnicem formaliter expellere , qui mo- di ita
(unt (übordinari , vt primus infe- 1at alios, fectmdus tercium, & quartum ,
& tertius quarcum,non € contra; & hac diftin&io c(t valdé not.
multum .n. infer- vit ad lib. de Gén. cum de compoffibili- tatc contrariorii in
codem fub.eGo agi« wx « Hic formalis repugnantia (ümitur tertio modo; nam prima
conuenit come 1radiétorijs tantum, fecunda repugnanti- bus difparatis, quia c(t
repugnantia inde- terminata , quarta non cít proprie for- malis, fed ratione
effe&uum . 9 Solet adhuc dubitari , an dc rationc €ótrariorum (it maxima
diftantia , an ve- ró mtutor (officiat ; & fi primüalferatur , fola cxwema
dicenmr cenccaciaynon mc- dia . Sed faciliter (olur. poc diftinausez do «um
Recent. quod cótzaria alia su: pet- fc&ta;alia impcrícCta, illa tequiccre
maxi mà diftantiá)de quibuslocutus eft Act. 5. Met. 15.& 10, Met, r4. dim
per banc maximam diftantiam definiuit Cotraria jmpcríe£ta veró no expofccre
hanc ma- ximam diftantiam, fed minorem íuffice- ze,vt Cottariadicátur,(icur
medium;quá- uis nódiflet à principio y vt diftat finis, nó obid:tamen abfolute
negatur diftare .- Exquo liquet folatio: alterius dubita- tionis,namex hoc quod
contraria maxi« mé diltant,inferur vnüxnonnifivni cort- traciaci poffe, non
pluribusquam condi- tioncm aflignauit Acifl. 10. Met- 14. & feq. loc .n.
ctt vniuer(aliter vcrü de có- tracijscxtremirs,nam maxima di (tantia.us folum
ioter duo cxtrema verfathr, at có» varia imperfcéta non neceffario requi- ssnz
hanc conditionem albedo .n. licet Difu. IX- De Fofipredicamenis: 7 foli
nigredini perfe&é conttatietlit , i1 perfcété camen rubori, pallori,
&c. kü aliquando plura videantur extrema con- traria,n: inusad vnü gcnus
poffent teducivt error opponitur (cientiz ,& o« pinioni, gencrice
verocognitioni veraz: ira yes crap 1. Alij hanc RE. tionem exponunt dc
contrarietate ada» quata; non de iradzquata , fic liberalitas inadequaté
opponitur auaritiz , & pro« pori v d ga comm » uni « Aiijaliter
explicant,quód quando oppo- fitio cft fecandum am me iiid ng nifi inter duo
cadere poteft, at fi eft. fi cundum diuerfam rationé; fic plura pote runt cidcm
opponüisprima expofitio fun damentum habct in Aritl. ibi » & inSco- incomm.
nam Ari(t, ex hoc ; 'Cone trarictas cft perfecta, & maxima differe tia,
infcrt vni nonnifi vnum contrariung — Senis amuis imn re parum differant iftz
expo 10 Quarto dicitur abeodem fubietas &c. hisverbis cxplicatur
effe&us formae liscontrariotumsquz cft cxpulfio abeoe dem
fübie&to;& notanter additur cui fa men vicifim, &c.nam noncx hoc
,quod aliqua forma: nequeunt reperiri: fimul im codem íubiedto, dcbemus.argnere
conxrariaseífey.quiapotcritprouenireexfuebicdtiincapackate,vtcttalbedo,&c.imetellectioyquxnecfimul,nec.fuceeffiudpoffunteffeiníubieGtoeodem;quarerequiriturexpulfioquidemformalisàfubicéto,fedcumhocquod!(übie&umilludficviriuft;capax...Not.etiàexSco4.d.49.915.Bquodhrecexpulfionon:debetintelligidequibufcuuquecontrariacceptisfecundumnumerür,necdeqjiocunquefubie&ocodemfecundürnumerüsquiaalbedohecquzeftinA.&bacnigredo,
que c(t in B. non. potum nec ia hoc, nec im illo (c cxpclleresalicet migrae
rept de (ubiccto in fübiectumr, & tamem contraria dicuntur ,quare fafficiz,
vt iftud! verificetur de cóirarijs fecundü. (pecie acceptis,quatenus aliqua:
albedo , & ali qua ni poflunt. (1b: faccedere , nom idem: inome, fübiecto y
aliter nullum wbic&tum determinarer (ibi vpum cone uariorum; fcd.in aliquo
mM - ua[t. 1. De Oppofitis velatiué, ey) contratic. /4rt.I. 7 45 : addendum non
fufticerc , imó nec re- quiri ad contratietatem ckpulfionem nu- fneralem,nam
duz albedines, duz intel- le&icnes numero diftin&z funt in codé
fubie&o i ncompoffibiles,non tamen có- rrariz dicuntur 5 proiode iritur exe
Dei & incompoffibilitas f pecifica, . i. uarum formarum fpecic diftinctarum
. ^ Infüper not. quod hac expulfio poteft dupliciter accipi vel
aptizadinaliter;qua- tenus quodlibet contrarium natü cft op- eem expellere à
fübieéto , vcl actua- terquando .f. a&u expellit. Quidam vt Tat. in
Poftp.q.vn-$. Secundo f ciendum , fuftiné hic intelligi de cxpul tionc
a&ua- li ;at quoniam vident contraria in sradi- bus remiflis fimul
reperiri, v: patet de aqua tepida , hinc negant hanc expulfio- ncm conuenire
formis contrarijs in gra- dibus remiffis, fed tantnm in gradibus in. tenfis ;
& confequenter folum in gradi- bus intenfís cíc repugnantes affirmant , non
in remiffis, nec ex faisrationibus foc malb:s. At quia ex proprijs rationibus
formz repugnant, & non propter graduü intenfionem, album .n. vt «num veté
ni- Ero vt vno opponitur ; potias eft dicendá expullionem aptitudinalcm effe
effectum contratictatis, actualem veró effe acci- dcas feparabile, vt eft de
rifu, & ri(ibili- tate;(cparatur autcm propter aliquod ex« trinfecum
impedimentum ;qualis ett il- limitatio fub:ccti , quia .n. quodlibet fu-
bic&ü eft capax qualitatis vt o&to, pro- pter iftam capacitatem poffunt
reperiri im illo quatuor gradus caloris,v.g. & qua- tuor frigoris , vel
quinque caloris, X trcs ftizoris ita vt o&auus numerus non cx- *edatur;
idcirco calor , & ftigus itadinem ad repaugnandum,quod euc- fiirety fi noni
gradus adderentur , vcl ca- pacitas fubiecti refiringeretur . Nonne- Pu tfi
dari qnoque formas aliquas in- imibiles , quz séper a&ualiter querunt ex t
femutuó , yt duz :ntellectio- tz; de his fufius 1n lib.de Gen. 11 €$, Sco, t.d.
17.9.3. V V. ait; in- cópoflibilitaté n codcm tubicéto quali- tat bus intenlis
conucaire , non remitlis- Kety. Scotü, vt patet ex dictis ; abíolutc -on
repugnant actualiter ; habent ramen repugnantíam hanc vocate formalen: 5 .
cipue fü 4-d.49.q 13-Asquod non c(^ ct verum, (i lolum ratione graduum op -
pagnarent; quare dicimus ibi loqui dc a&uali expalfione, vel arguetc ad
hoíeme Deinde Arift. diuidit contraria in im. mediata, & mediata, prima
funt; quz ca- rent medio , & quorum alterum neceffa- rio ineft fübic&o
capaci, vt (anum, & a ü re(pectu antialis , fccunda (unt, quz abent med um,
& quorum alcerum noa neceífarió inett (übiecto capaci, vtalbi & nigram.
Doplex vcro potctt a(figaati medium inter cootratia, primum per nc- P:
excremorum, vt iarer amicü , inimicum , qu: fant conttaria, datue medium, quod
ett non amicus , inter er- - rotem,& (ciétii datur ignorantis, & in-
fansnon dicitur temperatus, nec iacépet ratus,(ed non temperatus. Secundam per
participationem vtriufq; extremi , quod potett euenite,vel per veram mixtionem
cum permanen-ia entitatam vtriuf.j; ex- tremi , vt tepidum dicicur medium intcr
calorem,& frigus , & qualibet qualitates contreriz in gradibus remi(fis
; vcl pct €— apparentiam , vt notat Scor. 2. .15« van. B. vt fant media fpecie
diftin- €a ab extremis, quz dicontur patcticipa- re deextremis , nonquia realicec
cx iilig cóponantur , fed quia magis conueniunt cua extrem's, quàm extrema
intct fe, vc colorcs medij
interalbedinem,&nigicdinem,virtutcsvitijsextremisoppolitzuoadeflereale,&phyficum,vtliberalitatishabitusdiciturmediusinterauaritiam,&prodigalitatem,nama(fimila.turauaritiz,vtprohibet(umptusfüpecfluos,ro»vtprzecipitnecelfarios,yideSco.q39.przdicam.ARTICVLVSII.TrinatiuayCcontraditoriaoppofítíoexplicatur.11Epriuatiu£oppofitisplutadixi-
D xs d.4. Phyoq. 1. & 2. 1dco hic pauca dicemus;defiout [oiécilla cíte,quo-
ri uii cfl prinatio alteris, 2? aieru cfi babitus,jen forma , v7 baben: ficit
cir- £a idem jubte lum tev.pove d n itwra dz Kkk 2 c«448 Difp. LX. Pe Poflpradicamestiss ^ 5
"terminato; vnde vifus,& furditas nó op- ponuntur priuatiué , quia
vnum non cft priuatio alterius , nec habent fieri circa idem (ub c&tum;
ncque vifus, & negatio eiuídem in lapide, quía & (i vnvm fit al- terius
catrcntia,non tamen reípiciunr (a- bic&um commune; fit vtciufq ; ca- pax ;.nec
vifioy& eius negatio in. catello antenonum diem dicuntut priuatiué op-
polita , quia cci (ubicclum ex (e fit. ca- paxinon adeft tamcn tempus
detérmina» tum à natura, namante nonum diem non dcbetur viíio catello ; hinc
trcs requirun- tur conditiones ex Sco. 1.d.28.q. 2. B. vt fint circa idcm
fubic&um,; vt fübicctum fit viriufíquc capax , & in tempore detcr-
minato à xaiura. Ex quibus fequitur con- tradictoria à prinatiué priua gos
diffcr- &c connotato f. fabic&to apto. ; itemin- ter priuatiu£ oppofttà
dari pofíe medii , «Lin fübiccto nó apto ex Sco. 2. d. 41. D. dc quo neutrum
affirmari posit vt. lapis nec eft cecus, nec videns, 13 Addit Arift.aliá
coditione, & pro. prieratem,.f.quód quamuisab habitu ad priuationc fiat
progteísio, non datur ta- mcná priuationc ad habisom regrefsio , uz tamcn
conddo multas patitur. in- antjas,nam non videns modo fit poflca videns,aer
tencbrorfus fit denuo lucidus, non calidi pote(l de nouo acquirere ca- lorcm;
quapropter ait Doctor 4.d.43.q. 3. T.non efTe conditionem vniucrfalem. , fcd
patticularem. Di(crepant autcm Do- Cotes in afsignaticne regulz qua digno- fci
poísit,à 4ua priuatione pofsit fieri re- greíTus, & àqua non Scot. cit.ait
verifi- cari in ordine naturalis gcncrationis fc» «gndum dcícenfum , quia poft
priuatio- ncm ibi non tedit habitus, quia non redit forma immcdiaté prcedens
iliam habí- tum fecundi otdinem generationis ; hoc cft) dantur aliquz
gencrationcs , quz or- dinatim multas alias pratequirupt , 1tavt genita per
illas nón ex quolibet , fed ex aliquibus determinatis expofcunc ficti , yt
accium y vt fat, preccquiat humorem à tcrra proucnientcin in vite qui deinde jn
luccum, pefica.in vinum copuertatur , & tandem io aceium ; lic burritio
multas przexig u (ubltantialcs mutationes ali- GEHE hcm TED baie uv Rt Appio oi
s leindc in carnem , per nutritionem. conuettitur ; quando crgo natura in c«
neratione. alicuius ordinaté. procedit , quati afcendendo à forma.
imperfe&tiort ad períc&iorem,fi forma polterior rece dit,non datur ad
illam tpcieonia de- (céndendo natura non inducit for mà pt uiam , v- g-
quandocato corrumpitar .cx (anguine aggenerata, non potcít de nouo forma carnis
tcd:rc, quia neq. forma fan- guinis redit, quz imincdiaté przceíferat ad carnem
., fed ncce(farió deberet ficri refolutio v(quc ad materiam primam , &c
denuó per ilas formas prarequifitas quafi per quoídam gradus afceniere ad forma
carnis. In poft pr. vetó q. 41. alias regulas afsi «quod priuato alia pri«
uat;ícu tollit folum actnmsalia a&um ,&. potentiam ad a&tum , à
prima cít rc h [ioynon à fecüda, vel priuatio alia e(t ha«, bitus;cuius
principium cft intrinfecü ,vt. escitasyalia eft forma ; cuius principium cft
extrinfecum, vt tenebra in aerea, pris ma non eft regre(Tusfed à
f(ecunda;cotta, quas inftant Conimbr. contra primam s nam pct potentiam (i
inteliigitur vitalis y cÍL vcra, at patitur inftátiam de atu, qur : ftatet pro
qualibet alia forma , nam cal- aus, & edentulus non amplius acquirunt
capillos, vel dentes, & tamen babent po- tentiam foloq. a&u carcat .
Contra fecü- dam , quia frigus inaqua cft à "em interno, & tamen quando
cft calidi , ad- huc redit ad priftinam frigiditatem . Scd potcft dici per
potentiam intelligi potea tiam proximam fübicé&t:y quz tunc aufet- tür ,
quando cft cam diípofitionibus po« fitiué contrarijs ad areeros forn nam tunc
fubicétum vo. mafict proxinic apti erga fotinà,vt eft ip oculo noxio h:t morc
grauato , nofi lic quando potentia ifta noncit impedita , vt aer tenebrofus, Ad
i.regulam verifica , quando ptinci« pium inicrnum leditur ,non quando in-
tc2rum manet, nami claudens oculos di- exor non yidens,fed porens videre. — .
14 Oppolita cótrad;&otic [cu negati ue funt illa, quor&ta v um, cuna
Jit. Y6$ 9 aliud e[t negatio eiv[deim $ velyt al) dz- cantfum que
fecundugraljirtsstiouefi— ; iul C ud- es ^ £ k v. A - b D (HEITP C NU. T PR ir
iedationem ópponwntur;vt federe,nó federe; lapisnon lapis;qua rationc diffc-
funt pridatiue oppofitis ; quód hac nc- cffatió connorant commune fubic&um
capax illa veró à tali fübie&o praícin- dunt.cx Sco.1.d,28.0.2. C.
Contradicto- zia fant duplicia, alia complexa , & fint gropofitioncs
contradicentes » yt Petrus «urit , Petrus noncatrit» de quibus egit Acif.inlib.
Perierm. alia incomplexa , & fum termini cótradicentes ,vt animal, nó
animal, de quibus hic agit Arilt.illa , vt contradicant ,prcipué debent pro
codé infáti (umi, i(ta veróvt notat Scor. 2. d. 2:q.9. R.abfoluté süpta pro
quocüque t€ pore
cócradicüt,Verüvtexa&tiuscótradi&oriorünaturáindagemus,tria(unt€xamináda;anpoflitinteripfadarime-
diü,ecundosan hzc oppofitio fit omniü maxima:tertio,an ad [aluandam contra-
-di&ionem fufficiat virtualis diftin&ió, o ad primumynon eít fermo, an
in- ter Contcadi&toria detur medium (ufce- puiuum vnius ex
contradi&torijs , velv- 1riufque fuccefsiué-, hoc.n. ab omnibus admittitir,
nam datur fübie&tum ,dc quo vcram erit affirmare, vel negarc. alcerum ex
contradictorijs: (ed quzritur , an poí(- fit dari medium aliquod patdicipans de
.«ontradi&orijs extremis;aut per abnega- tionem vtriufque , itavt neutrum
contta- di&orium conueniat illi. .-. -.——. 15 Dicimus,quauis inter
incomplex contradictoria fumpta cum aliquo finca- aliegoremate in propofidonib.
pofsit da- £i medium per abnegationem vtrial-que extremi, inter ipfa tamen
abfolute [um- pra; fiae complexa , iueincoinplexa nc- suit. dari medinm. , nec
per paricipatio- ; Aon»ncoper abnegationem exiremorü . -IKKonclutio doeciarà
$0.4. Miete qe 4 & » 3diaiq.7. kk. & d.4«q. I» E. & d. f*9. I * xL.qué ie. juun:uc Scotillzyvt Ant And. 4Met.q.ó
Zeib«quá. Laucnt. ybi. dil p. E. fuse proie Armic, Bier. dil paga 3e 1. e[tque
€o. nis.Pri- "Nom dictoribucerbule- poem cest ia f unantur 1n propoli- ;
aione:dum aligáo fongathc, orcipacc;pro -batüc uam cosáditkoria meom plcxa ; vt
Àiomo; & nonhomo , vcre dicus: con- Cut ux C Logigts : .ne acquiriquia non
Q.1, De oppofitis priuatiud, 9) conradiél./Ari.I. 749 tradi&oria ex Sco.
2.d.2. q.9. Z.. etenim opponuntur, & noani(i hac oppofitionc z tum quia
communiter dicitur, qnod con- tradictoria non ambo fimul, fed alterum dc
quolibet praedicatur. ; quod nequit de complexis ver ificari,quia propo
fitioncs non przdicantur, quareincomplexa süt vera eontradi&oria, &
tamen vt notaui- mus 1.p.Inft.traét.2.c 7. ifl propofitigs ne$ (unt amba
fal(z,animal per 7^ eit al- bum,animal per feefl non album ,. nar fi alterum
illorü per fe.conucniret , nün-.— quà oppofitum ci competere poíset , (i« cut
quiahomo cíl per (e rationalis:, nune quam erit non rationalis, 2 16
Secüdo,quód intercontradi&orie abfolaté fumpta non detur medium: pcr
participatione, probatur cx Arift.4..Mct. C. 4. & (cq. nam veli(tud medii
dicetur de contradi&torijs participare, quia fit có po(itum ex vtroq. vel
quia virüq. fimul recipere pote(t:non primum , quia nulla rcs ex oppofitis
intrinfccà? componitur » e(Te, & non c(e funt oppofita : rum quia talis res
media no poíset generari, & cor- züpigquia cx illa, & in illà no pofset
fieri mutatioshzc.ri.cftinter ens, & non ens , quorü vnü eft terminus
quoalterü ter- minus ad qnem, qui nüqnam funt fimul, ergo fi illa forma de
ente;& nó ente par- ticiparct,non pofsct gencratiua mutatio- beret pro
termino à quo,non ensfed pro termino ad quem, ncq.corrüptiua mutatione deperdi
quia non terminatctur ad ró ens, quod potius císct terminus à quo,idé
diceretur,ti hoc mediü ponctct quid pre(cindés , & emi- nenier continens
vtrumq.cócradictoriüe . Néq. dicédum fecundum , quia f retur ambas propofitioncs,
contradicto- tias e(sc veras.quod implcat ; (equelTa-pa- tct,quia fi v.g»
album; & non albü /imul c[sent inligno , císct vcrum diccrelignis eft
album;& fimul lignum eld pom albü €x co .n. quod 1csceít, vel non cft,
oratio diciwar vetayvelfal(a ; implicantia proba- wr:tum-quia hoc eft primü
principium.» à quo omniaalia principia fciegriarü de- .pcodenr, quo
detlru&to, rucrenr omnes Acientia x oin quia nullg res habeiet deter
minatany heads P quodlibet císet 3 quod- 750 Quodlibet, nam fi v.g.homo eft
animal, & non animal; quia non anima! eft nega- tio exita gcnus, iam homo
cífet lignum , ciet accidens, imo chymera quia 1ftheec omnia fünt non amimal;
tum quia oullas daretur &allitas in reb. lyzc .n. datur,qua- tenus rcs non
ita fe habet , vt enunciatur, at [i contcadi&toria elfent in codem , non
poffet res aliter enunciari , quàm fit in fc tpfa;tandem hoc 2 colligitur cx
ipfis aducifarijs, nam fi luftinent hanc propo- fitioné etic veram .(.. inter
contradicto- ria dari medium,& hanc cffe fal(am inter contradictoria nó
dari medium , eo ipfo fatentur contra [eipfos contradictoria e[- fc
imincdiata,& medium nonadmittere, Migtumo; deberent concedere . 17 Tertió,
quod nó detur mediü per abnegationcm extremorum , ficut. datur inter privariué
oppotitayoflenditur, quia 1unc ambas conjradictorias fequeretur €fic fal(as ,
quod implicat , fequela Prob. nam falfum ctfct album dc ligno affitma- rijquia
illud non habct, falíum effet alb de ligno negari , quia hoc effet tribuere
ligno negationem albi, quam tamen fap - ponitur non habere; & (i e(let
verum , ià Ton daretur medium per abncegationem vtriafq, implicantia oíteoditur
ij(dem ra tionibus,ac praecedens ; tum quia. natura «ontcadictoriorü cík,vc
voum fit foi:na- Aliter alterius deftructi fi vnnm rc- «nouctur à (ubiccto,nó
itin fübic- X ium effe , fed deflructum , crgo àn lo reperiretur oppofitum ,
quod tor- gis x sais rüctio. icessifte propofitioncs contradicür, :0mnis
homocft albus,omnis homo non «ft albus,quia idem predicatum affira-
"uüz,& ncgatur de fccundum id€ 3 rcípcctu ciufdem, & tamen (unt
ambae Kal(z. T'am fecundo, etiam coatratia im- ancdiata axedijs carent , ergo
carétia ita «on cít propria contradictoriorum. Tum tcrtioanimal nec cit
cationale uec irra- tionale,namcrus nec par , nec impar ,'ens ancc ide ncc diueríum
, quz videntur con- vradictoria. Tum quarto , ti inter income "plexa cum
alix ao lincathiezgoremate da- wur medium , «120 etiam vr abfolute fu- sunu,
non .n.cít maior ratio hicquan Difp. 1X. De'Pofipredicamnis—— ibi. Tum quinto ,
quz folum pet in(tang » incipiant fi mul, & unt,erga habent fimul
c(fe,& non eífe. Tandem cft grauiffima difficultas de propofitionib, - dc
futuro contingenti antc decretum di« uinz voluntatis, nam i(tz Petrus cras le»
get; Petrus ccas non leget,non funt verz nec fal(z,quia omnem determinará veri
tatem;aut falfitatem à diuino decreto ace cipiugt,à quo,vt antecedüt;prz
fcindunt., 18 Kefp.ad 1.propofitionesillas non effe cotradi&totiag fed
vmiuerfales cótra- rias)ideo ambas falías , nam vt ait Doc. in Met. cit. adhoc
vt duz. propotitiones fint contradi&oriz requiritur, vt: fübie- &ünon
fir aliquod cómune, quod in pla ra inferiora diftribuatur, quia tunc pote- rit
pradicarü rationc vnius fuppofiti af- firmari,rationc alterius negari . Ad a.
il- la cotrazia carere medijs in fubie&tis ap- uis,quia fe habét vt
priuatiua , nó in inep- tis, vnde lapisnec eft (anus, nec eger : at
contradictoria vniuerfaliter carent. me- dio;hinc re&é dcfiniuit illa
Axift. 1. poft. $.per non habere medium fecundum fc , Ad 3.
differentiasillase(Tequalicontrarias,cumdicantquidpofitiuum,noncótradi&orias.Ad4«ratiodiíparitatiseftvcolliziurexSco.1.d.4.3.t.E.quiaadhocvtpropotitioncstintcontradi&orie,vcldeconiradiétorijsincomplexis;itaut.vna(itvera,alterafalía,oportet,vtquicquidaturinvna,tocumidnegeturinalteraymodóinhispropotitionib.homoeftper(e
o cít per (c nó al bus,non hoc intcrucnit, quia iri prima af- firmatur dc
hominc ly albus cum perfei- tatis modo, in fecunda negatur folü ly al- bus,
& affirmatur denuo petícitas , rariow ne cuius eft propofitio fal(z, non
aík quia incomplexa non fint nata dc quolibet di- fiun&im pradicarisidcirco
quando'abfo- laté famuatus,uaeceífario vna cft vera ,Sc altera falfayqma nó
habet illa propofitio udefl aliquod ecd ps ad i B f: Me lud aee dicitar. ctfc y
sd timam e(fe;inquo tes incipit , it intrinfecé , ac proinde non habet fimul
e(fe,& noneffe, vcfufius difp. 14. Phyf- Qqez.art. 1. GC a. -.49 Vlhüma
difficultas petit lógiorem 3oné de veritategé- tium in inelleQudioino, que non
cít A zici muneris ; at pro nunc aliqui di- iru quod d sesradidtio attenditur
penes inftans tépotis,non natur, vcl ra- 6.Contraiflam rationem , cü quia im
pri- mo modo dicendi per fc fieri poffunt có» tradi&oriz,& tamen primus
ille modus , v: przcedit fecundum modá dicendi per fe; dicit inftans rationis,
vel natura , noa temporis; Alij vero dicunt de e(fentia có tradi&oriarii
eflc quód pro quolibet (i- gno (i vna eft vcrayaltera fal(ay&
écórra,&oyrepugoetcflefimulveras;vel(imulfalíasprocodemfignoshocaütconuenitillispropo(itionibus,quianeutraeftvera,vclfalfa.Contra»quiacontradictio«coplexaeftoppofitio,cuius(fecundumfenoncftdaremediüyergoabfoluteloquendofempervnaeftveraalterafal
(a ;& re- dcunt omnia argumeuta fuperius addu- &a. Dicimus ergo» q
creaturis ante dc- erctom diuinz voluntatis , quo determi- nat illas producere
vel nó prodacere, nó conueniunt,nifi przdicata c(fentialiaanon contingen:ia,
quare idemeft confiderare €reaturas ante decretum diuinz. volun» tatis, ac
ipfas confiderare folum quo ad e(fentialia, & ha propofitiones ante de-
crctum diume voluntatis mimdus erit y ante decretum diuinii mundus non crit',
gquitalent iftis . vn»ndo que ad e(fentia- lia con(iderato conueniet
exiflentia, mi do.quo ad e(fentialia con(iderato nó con- uemet exiftentia ; ex
iftis fe- cunda eft vera, prima falía, 1ta de iliis di- cendum ; quare negatur
neutras effe vc* Ta$,aut falías , ad probationem concedi- mius veritatem , aut
fal(itaté propofitio« num de futuro contingenti à de- €teto ditio , quando 1lla
futura abíoluce donc : intantü ,n. mo» "Vinticbriflus erit c(t vera, &
oppofi- ta cít fal(a;quia determinauit Deus Anti chriftum producere ; at quando
tuturum enunciatur de re cum auquo fincathezo- remate petfeitatis, tunc
propofitioncsil. lz non funt in materia contingé- 1; (cd impoflibili quia
contingens enun - 9.1. De oppofitis privatiue C contradiése.di.11.— 753 ciatut
vt quid e(fentiale, (icut quáuis hac propofitio bomo efl'albus lit cocingens ;
tamen hzc alia bomo per fe eft albus, ctt in materia impof(fibiliycà implicet
cótin- gens efie neccilarium,(ic accidit hic quia pracifio diuini decreti, eft
pcifio quoq; fcià quocun; contingenter cóueniente, 10 Dices,ergo ft hec midws
per feno erit antc decretum diuinum cft vera
& oppofita falía, non poffet per diuini: dev cretum reddi vera ,
quia nequit immutàá- re rerum cflencias, & tauicn ante mundi
conftitution&crat verum'dicerc miidus erit; Tum quia Sco.quo!, 1 4.S.ait
prepo- fitiones contingentes elle neutras anre di uinum decretum , nec veras ,
ncc falas Refp. neg.coníeq. quia decretum diui- numaon facit; quod hzc
propofitio,m& dus per fc eritexi[lensyGt verá (emper.n. hzceritfal(ay quia
in materia impotlibi- li; folum ergo 1ftam aliam reddit. veram mundus erityqux
c(t contingens, nà ante decretum nulla propo(itio eft cótingés, fed qazlibet
necc(faria, vel impoffibilis & hoc vult afferere Scotus , cum ait pro
potitiones-cotingentcs eflc neutras, quia tunc non wa vtcontingécces formari,
cum przícindatur à cáuía omnis conun- tias& folum (ub d (iunctione contra-
di&oria poffunt de rc enunciariquomo- do etit quzdam propofitio
hypothcetica difinnctiua nece(lario vera,nà hzc s um» dus ant evityaut món erit
equiualet huic, mundus babet potentiam ad e(fendá , er non effendum quz eft
nece(faria. Adc(t ker rens de
propofitionibus cx- ponibilibus adducta 1 .p«Inft.tra.2.c. 10. Quo ad 2.a&
hzc oppofitio fit omniü maxima,not.quod noa loquimur de con« tradictorijs
materialiter , vt .f.dicunt fu- biccta , de quibus enunciantur contradi Goria
incomplexa , nzm cadem tes v. poteft dici'fimilis, & non fimilis cf,
diuerforum , fcd formaliter (iimptis , pro affirmatione , & negatione , nec
loqut* mur de maroritate perfectionis , in ordi. ne ad pecíc&ionem
enütatiuam exces morum ,quia (ic perfc&ior eric oppoái - tio centraria, vel
relautia , quae ver inter entia pofitiuayquàm cotradictoria , quorum vnum
extremum cft aon cns; (cá Kkk 4 dc ide maiori , vcl minori perfectione iara-
tionc repugnantiz, lc n. cft effentialis petfe&tio , & intrinfcca
inoppofitionb. qui: ij eflentialiter funt repugnantia; 6 qua maiorem dicit
repugnantiam y erit períedtor ,& maior , & que maxi. tom
dicitrcpognantiam , erit perfcéti(- fima, & maximaoppofitioz ^ i1 Dicendum
interoppofitiones om- tiià maximáette cótradictorià ; ita Zetb. 4 Mcet.q.6.ex
Scoi;ibid. q. 4. feq. Amic. trac.19.q/7.dub.z.& Conim.hicq.vnar. 6. probar
, & explicatur fimul, namilla e(t maxima oppofitio que maiorem di« cit
repugnantiam, & incompoffibilitaté s fcd contradi&oriz extrema ex fuis
ra- tionibus formalibus (unt ita incompofti- bilia, vt non folum eant e(se i é
fübicéto , (ed nec &tin codem tempore , vnde vniucrfaliter ; mediü ex-
cludunt, vt notat $co.1.d. 2..9.(). quod alijsoppofitis non conuenit , nam
priua* tiua admittünt medium per abnegatroné extremorum; contraria quoq; imó
qua dam in cffe rem:ffo conueniunt in codem fubicóto relatiue oppofita, mcdium
per. abncgationem & habcnt: accedit autbort tas Arift. 10. Met. I *. &
4. Mct. 1 * vbi hoc fpccialiter. probat ex vniucr(alitate hnius oppofitionis,
quia de quolibet vnü contradi&oriorum: nece(fario affirmat: , vtl ncgati
dcbet » Succedunt his priuae tiu oppofita , quia extrema minus cóucs niuntquàm
contraria, & relauua, illa .n. Ic habent tens , & nonens jifta vc duo
entia pofitiua,nec pofsüt fimuleffe in co dé fübic&o . Deinde relatitia ;
& vltimo contratia coptra Zctb.cit; nam i(tanatu saliter in effe remitfo ;
& fupernaturalie ter in e(icinté(o poffunt fimul efle ineoe dem fabieéto;at
oppofita relatiué quateé nusoppofita y.i. quatenus refpiciunt ea» emxtrema;,
non poflunt effc in codem fübic&o , nequic.n. idem tcípcétu ciuf- dem dici
pater, & filius; dominus; & fere uus,qnamuis nón implicet rc(pe&u
di uerlorü, fcd vt tic proprie nó repugnant » Diccs; ex minori oppofitione non
ine lertur maior oppofitio, fed ex contrarice tate infertur contradictio , nà
fi duo funt gibumy& mgrum;tuntalbum ? & non al. — Dijp.1X. De
Pofipradicamenies : 3.0 bum, non tamen ? conta; erzo &e. Tu 1. inter
contradictocta datur mediumyet » go non intüt" fnakimà ittos ne, Antec.
prob.nón album, & albitimü f di&oriá; intet-quz mediatals buto ht trag
's- diftat à non albo albif* ficum; qaarh album ficat «n. fe liabet fim
pliciter ad fiinpliciter; ica: magisad maa gis.&c. Tü 3. mags di ftant
contraria, qt contradictoria , ergo mriag:s opponunturs patet coníeq, quia
diftantia eft. quzdam repugnantia j ántcé prob. quia necefle , & impoffibile
plus diftat, & (unt con: traria, quám poffibile , & 'impoffibiles quc
[unt contradi&oria j'isém qualibet alia oppofita includunt
córradi&ionem ; & aliquid aliid addunt ; & tandem quia facilius nom
album fit album;qaum nigrü fiat album maior diftántia ezit inter figrü, &
albi, q inter albà & mon
albü,'aàRefp.ad1;aegead'poimionéconetrariorü(emperioferticótradicbioné,ytpatetdeconittarijsine(Tereavitfo;alsum»piumaücefievetudeoppofitioncfpeGali,qdzeimaliquibusreperitur,nondevniucr(ali;&que.adeftinomnibus;vtcftcontradi&io,namradixomnisdi(limGioniseftcontradictio;(àquianoniaeferturperlocamimrinfecum,fedàcon«comitanti;iimóexhocarguiturmaximaperfe&ioimpenererepugnahtiz;quiaipsfacítradixomnisopoRtiosd»Ad2;neg.ant.adprobat.dicimusexSco.4.d.1^1
1, F. verum effo perfc&ins ens magis iftare à non ente,quà
imperfcétius;quae tenos marorens entitatem ponit in cíle.y vnde duo.
contradictoria magis diftant,, quam alia e qué tamen fünt incom bilia, tám .n.
repugnát Deus,& no Deus quam album, & non album, ideóg; 6mnia equaliter
excludunt mediü,(iué per partie cipationem , fiu? per abnegationem . ' Ad 3.
neg. antec. ; dicimus poflibile, vt ftat pro contingenti , minus opponi
impoffibili; non ve1ó vt cft quid commune ad neceffariam; & contingenss
quomodo contradictorié cít oppofitu : ad 2. concluderet, ti illud addicum
caulas ret maiorem perfectionem in ratione re Ls roni Ad 3; maior , vc] minor
eps pofito nó;debet fumi cx maiori , vcl mi 8.1. Deoppifitis priátiud, epà
contradicà, det. 233 tióti re(iftentia ad vincendá oppotitü, v» patet in ipfis
contrarijs pofitiuis , nà mas $i$cü ftigorecóttariaiur fcbcis ephyme« fers tpor
tnde ethica, & tamé hzc difficilius expellitur à (abico , eft ergo de pct
accidens hzc retifteugia , (cd. pce fe deberaccipi €x maiori, veliminori con-
neniétia,repugnátia,& incópoflibilitate. * 23 Quoad ;«an (ufficiat
diftin&io vir tüalis , eu ratioriis ratiocinatae ad faluáda
contrad;é&tionem, fiüé vt deeodem pra- dicata contradictoria
verificentur,an ve. ib rcquirattdr diftin&io actualisex matu. tá tei, pauca
dicemus , quia eft rcs mcta- phyficalis, & aliqua indi(pit. q.5. art.2,
& difp.4.q:f.art. T. .& difp.g. q. 3. art. 2. tetigimus, d diftinitioné
graduum inc- taphyticalit expliéaaimus: eft ergo" Ebo mift.opinio (uftinés
diftin&ionem ronis cum fandaméto in re füfficere j tide illa tc 1n
e(seobiectiuo tófiderata;:d; adco vcactu molciptiéatà gét incellcctüquam* tks
irre ciitrà fit yna; eerificée türdáb Gorsa jraidicata qàia Lüc nó fe Tides iw
vw i v propter dinerfoscotepuus obicétiupsin. adzquaté ex primécesiem — |y SE
Spot. vict dofes: pra» tet A miettadoHe, dif qs /dubitl qui cdi Peces penis pm]
bus cppoficamatsevia requiri 2 dittin- Étión£ cx natirditel actualem;quidà pre
dicata corittidiGtoria (unc realiarà:parte rei, atn qu£&doftint rationis;
Scabopcre inte]le&tus dependefit*, clarug? eft -hanc
diftih&tioné'a&ualety nó requiri t patet in tedio ibis De dots qui dil
ferunt in;cr fe contradi&oria vcrifici- tür deipis, amen figdificgtfim
vnius €ft omnino idem àpanteiGl m fignifi- cato altcrius, co quia przdicata
illa depen denter conueniunt-ab opere intellectus, - Probatar igitur hzc:
nofira dentebtia » qua (olum,rauone ratio cidara. differant; quamuis 1d ese
obic&iuo:fipp plura; à pattétessamcn fum voit ot»nino liters ipfis ncqueüt
vexificai «o- tradi lta Pcob. confeq,adem no poteft timuül:eíse;& non císe
; nec de,co- dcm (ecundur idem pofsunt duo conira- dictoria vericari y (odà
parte ici illa di- fün&a fant vnum aQuale, ergo &c. Rep. tuflicere quód
ünt plura in císc obicóuo , có-quia contradictio nà c(l ii rebus ante opus
intellectus , (i (armnaliccc Íumatur , nam confiflit 1n affirmationc , &
ncgatione, quatenus funt enunciatiug, quod c(t opusintelle&tus ; ita cum c
ris Thomi(tis Pafqual.to.2, Met.difp.$ 9. 24. Concra;eiti cotradictoria comple»
xa , (eu propoliuoncs contradicentes fing opus intclicétus,attaxrien incóplexa
indes pendentcr ab iniellcé&tu dátuc à patte reis nato nullo intelicétu
cogitaüte ncgatige — ncs; & priuaciones rcales dantur in rebus, ergo ficut
non por dc cadem ccatfirmari forma, & priuatio forma , quamuis mul» tiplex
(it incíse obicctiuo , ita ncc dc ea- deu re à parte rci poterit affiimarifor-
mas& ncgatio eiulden,s& (i mulciplicata fi róne. Lum quia magis süt
incopollibi- lia ex fuisrationibus formalibus cotradi- &armainioplexa quàm
oppofita priuati- etd; éelatiua ;veleoatratía cx dictis (ed iita non t: de eodé
inreextra vc- rificabi fed requirunt fubiecra multipli cata: anüdepeaden:cr
funt in rebus ab: intellc&tusergo!il25juando (uaa pra" dicáta rcbus,
conüeuicn:ia [ifacer. uel» leciums ndi poterunt dici dc codsipar- tecci
"Tipo quia verias y& fal(itas. pao pofitionun?non sfà aoBucniRUTiá» €.
|i fconuententia 1pfatum cum te , v; habet e(sc obiecbiuum; fed «t Irabct. císc
scale y eteó;licét in císe; 'obiecuuo res. illa. (ic mültipiox JJi'ineísereali
eft ena; iam dc codeaicóvvadicfarja vepificacentur. Fura aia fifündara:
requituns necc(sarià: di- ftin&ta fubidanjepta, itavt ianplicct in coe détn
fandari.&o repeuias, (unt actu cea lids, requitunt: acu Idiucia- fundamcae
tà j fi íurft- acu oer rationem , requie runt fundamens diuci(a.per tatide nem
quia cqui. fundati habere ma- ioremeniitatem fu fapdamento,(ed ali» qvando
gontradicteria. (unt atu. ccalia indépendehter ab epeze iniclicctus , &
rcquirumcfandamenga a&u diucr(a , ecgo ifla craptactu à parte cei diucc (a;
mta. pa» t€c,nàm conuenire in elsentia, & non coz ucnucc in eísenuia funt
contradickoria , & a&tu apte opus intellectus (ui ia. homig ne
re(pe&u equi, plas.n. conueniunt ho mo, & equus,quam homo, &
lapis,& mj nus conueniunt bomo, & equus, Á Pe« trus, & Paulus,crgo
in homine debét da« ti fundamenta actu diftincta à patre rei conuenientiz ,
& non conucnientiz , & nó per opus intelle&us,aut virtualiter di-
flin&a,nam hzc vittualis diftinctio non ponit actu randamétaà patte rei,
ergo ià de codé illa contradictoria verificaretur. 25 Inoppóf.arg.diftin&io
rationis ra tiocinatz , qp infe erat vnum
facir in ef- fe (abie&iuo plara, & diuer(a, ergo (uffi- cit,vt
de illis contradi&toria predicétur , non coniradi&orio modo , fed cum
vc- ritate , Confeq. prob. quia tunc ceffant efTe contradictoria , non .n.
verificantur de codem,fecundum idem,sed (ectndum diuerías formalitates noctes
ane vna non ett alia. Tum 2. ad tollendam re- pugnántiam inter
contradi&oria non te- quirítur tanta diftia&tio in fundamentis , me elt
inipfis contradi&torijs, nà di- inguere realiter, & non diftinguere cea
liter süt przdicata inter fc realiter diuer- fa,& tamtn in dininis
effentia,& celatio, quz fnt fundamenta horum pr£dicato- rum , nondifferunt
realiter. ergo fufficit ad tollendam r enantiá diftin&io con ceptuum
obie&iuorum, Confequent.pa- tet , quia fi fufficit minor diffin&io,non
eft maior ratio cur requiratur ex natura rei a&ualis , vcl ;maximé qn
€ontradidtoria formaliter tantum diftin- » Tum 5. repugnantia contradi- :
caufatur cx vnitate reali , foc. mali , & conceptibiliratis fandamenti ,
bzcomnia.n.requiruntur, vt aliqua con- tradi&torié repugnent, ergo (i vnum
ifto tum amouetur, tollitur repugnantia , di« ftin&io mers obic&iuo
tollit vnitatem conceptibi . m '16 Refp. ad 1. neg, con(eq. cum pro bat:quando
przdicata nata fünt cóueni- rc indcpedenter ab intellecta; Ad 2. neg. antec.nam
vt plurímum quando predica- ta süt phyticzs forma non poffunt cóueni re c (ais
negatienibus cidé rei pliyficar , quámais fit mulapblex formaliter » quia non
poffunt cidem rci fimplicier conue- nire; (cd requirit diftin&tionem rcalem
Difp. 1X. De "Poflpedicamemis ; vt patet de albo, & non albo, quz dc
ca dem nequeunt dicifecundü diaeras for- malitates, (cd ben (ccundü EN - tcs integralcs,quae
süt realiter m przdicata dicunt inen i & oppofita contradi&torié tiones
hacom formalitatum, (ufficit infendamicd diftin&io a&ualis foraali-
tatum,quatum vni conueniat pofitiuum y alteri negatiuü; quia non implicat de
co- dem fimpliciter caunciari , vnde res ea- dem dicitur limul conuenirc,&
differre , fic (ant pt&dicata a(Tignata,nà licet idé- Litas, X
di(tin&tio rcalis fint effectus rea- liter ditincki nó tamen eft neceffe,
quod rationes identitatis , X diuerfitacis (int realiter diftin&z non .n.
neccffarió tan» ta eft diftin&io in principijs , quom ig nig ue &
conícquencer effc ratio» ferendi, & non efle rationcm dif. ferendi ,
quamuis exigant diflinctionem formalem intet e(Lentiams& relatione , non
tamenrealem. Ad 3.ncg.coníeq.tcontradictorianatafunt.conuenitecxnaturarci.Po(íetarguiin[pecialidetraní(cendentibus,quadiucrfitartemconceptuumdicunr»&tamcnfundantcontradi&tocia,namcnsdiciturcomma.ncDco,&creaturis,e(fentiadiuinanonincaMendioemecDowns.inMeta.PronuncdicunusCatàillanonconucaireipdegcedJieabopereintellc&us,nifivirtualiter,&funiliter,quacationchanc(olaminsfcruntdift;&hzcdeoppofitisdiQtafufficiant,dcquiasquadederansvideatBonct.lib.4.(uzC2.14Qyv£ESTIOIL.DemodisPrioris,:»27JyRiora,&pofteriorailladicücarPquataliterfantinter(eordinata,vt
vnü przcedat alterum aliquo modo ; €x quo fequitur, g;cum ordo fit quzdam .
relatio, prioritas,&c pofterioritas (int re- lationes in extremis fic
ordinatis funda- tque vt plurimünó funt fimpliciter rea les , quia quando cft
per (c ordo imer ali« qua , non femper realiter diftingugntut » ita colligitur
ex Sco,4.d. 13.9.1 S. & pa- Quafi. LU. Demdis Prioris -pee TH ma for.
erii): relationes , : Dicespriusnoneft fimul natura cum eyes ergo relatiué pon
refpicit il- , cum relata fint fimul natura; e ter € Priaspoflenore»&epoflenius
formalicz Wai sdisisemsien a De joris; erioris enumerat,quia -&oribus víq.
ad fexdecim multiplican- tur, nos pouores,& qui
maximéadTrinitatismifteríüconferunt,explicabimus;xquibuspatcbuntétmodipofterioris18Primomodoaliquid:poteftdicipriusdivelphytica,quomododi
«itp quidditaté, vt homo in ter animalia dicitur pre ftantior,& nobi -
lior, vel morali,vt cum (ei ier officium quis antecedit;vt Pon- tifex eft
cxteris priorin dignitate. Secundo aliquid dicitur prius ordine; vbi ordo
(pecialiter accipitur hic , quam in definitione priotis,& pofterioris Í có-
muni, ibi .n. vniaerfaliter fumitur pro ra- tionc ordinis in (c , hic veró pro
quadam habitudine in aliquibus reperta no cx na- tura rei, (cd arbitraria ; vc
eft in locaris, , vel in rebus numeratis , arbitrarié namq. bic e(E primus
inloco , vcl'ab hoc incipit aliqua numeratio; licét alij aliter expli- tent
hunc modum. (0 "Feiiosaliquid dicitur prius fecumdum locum natucalem
Vniuerti ,qui folet di- Vidi in (upcrioremg& inferiorédextruiny
&tiniftrum , ficigniscft prior aere re- oci fuperioris » pofterior reípe-
tos aliquid d'citur prius tépore & ducaiio » akerüsduratione pra.- Mieres
eti pratcipua quia: dipsa iq danti aw, & icauus aucé inor- , plex
pra(nppoficio. 753 díne ad aliquod detetminatum inílans fe cundum apeow nra
maiorem, & mi- norem;& quia rift. mundam pofuit ab zterno [ine
principia, idcircó iltud nunc determinatü affignaait przfens , itaut in
pratericisquz magis diflat dicütur prio rajquz minus di(tant, poíteriora;e con-
tra in futuris,quz minus diítát;fünt prio rajque remotius,pofteriora;at quonià
fe cundü veritatem mandus habuit determi: natum principium durationis ; in
ordinc ad iflud (umetur prioritas , & pofteriori: tas,& illud dicetur
prius, quod magis eft propinquum principio darationis,pofte- rius,quod efl
remotius , Quinto;poteft addi modus prioris fe- cundam rationé,quo rllud prius
altero di- citur,q licet re ipfa non fit príus eo,con- cipitur tamen vt priusà
nobis,vt in fecurr dis intentionibus res Gam in hac pro- pofitionc bomo a omo,
homo cft à par te (ubic&ti prior (cipfo à partc praedicati. Ad(ünt
quog.duoalij modi ptiorís,.f. na turz;, & originis;/fed quia fpeciales
babét difliculrates, fcagfim in Íequentibusart. exa . ARTICVLVS I. Declaratio
prioritatis natur « 19 V T perfe&am habeamus notici priotitatis nauta ,
tria vidcbi« mus, quid, & quotuplex fit:Secüdüsan fit. realis, vcl
rationis: Tertiü , aa per 1pfam poflit contradictio faltari , Quoad prium micum
eft;qua difcrez pent inter fc Doctores, vt vix duo vnifor mcs inttenianuur in
na agen srt : te naturz ; & pralerim Formalifte no- firi trac.formalit.atr.
4.de identitate; X di füinctione reali diíputant, an prioritas na rurz fit
inter extrema , quorum vnam imaliquo figno naturz ,1n quo non fit a« iud , vcl
tantüm fit pra(uppofitio huius Pere: qua controuct (ia Canonicus. Mea pur eife
priusimaliquo um quo non 6t pofteriusyfed eft canrum fim - 6 wnde valet ignis
cft, ergo cator a &rac.Formalit.art.cit.quem fequuntur ib, :Arct- lo.
Dudouct.& ali; Formaliftesen- - mixc (aftinet ordincm nawiczz non. tanti
dicere przfappofitionem huius ab-hoc., fcd ctiam verfari inter extrema ;
quoruaa vnum fit in vno fizno, inquo non eft po- fterius,& maximé loquédodc
ordine na turz pofitiuo,cui fübícribere videruc Fa ber 1.difp.2 5.0.21. Mouetar ad hoc afíc- rendom Tromb.ck Arift, $.
Met.cap. de priori, & 7. Metacy, 3. & 4. vbi prius pa- ura definit per
hoc,quod poteft (cparari à pofteriori, & effc finc illo; addit ctiam
ratiogem ex mutatione inftantanca dc- du&am,quaminfrà n. 36. referemus,
& £oluemus; Tota hac controuct(ia cfl fc- 1e denamine, & quia cius
(olatio pendet «ex varijs teipsum eria (11 1z,yt omnis confüíie rollatuc in
modo lo qucndi,opere pratiui eft ad decilionem quafiti varias , &
multiplices prioritatis matürz acceptioncs premirtere , && nos gra
fertimaddacemus illas;qug magis süt sArifl.Scoto,& rationi conformes. . -
Primó igitur modo prioritás natura füumitar pro prioritate inconucrtibilita.-
tis,quando.f. non conuettitut füb(i ften- di con(cqacntía; przter quá aliam.agno-
fcerc non videtur Bonet. lib. 6. fuz Met. €ap. 2. quod poteft intellioi vel
quivad c- xiftentiam, vt cumarguitur ab cít (ecun- do adiacente, ad cft
fecandum adiacens , ;wt fumus cít, ergo ignisc(t,non tamen € *ontta , nonenim
pnis fcmper cft imul «um fumo. , vcl poccít (ecundo intell.gi qui ad cílcntiam
» cum... aliquid nona pritcauirit aliud ia (ua cfsétia,licet i(tud An fua
c(Tentia prac».igat illad ; prior ta- amen explicatio cft cómunior , &
ttaditür À Sco.1.d.7.q.vn.in fia-& 3.4.2.0, 2.ad 3. tbi adaercic Banc
prioritatem non nzccf sario inferre cau(alitatcm in. priori natd- aa
re[pe&u pofteriorisenan poteit clTe , quod cau(z cxi(lentia, ia£ccac
uidimus exiftentiam cffe&us » non contga , vt -Auapdo: cau(a elk neccílacio
productuia »alieuius effcétas , qui tamemab alia caa- fa polli produci ,vt c(t
ignis,jui nggc]fa iio proweit calorem , calor aut «folum ab :gae ,(ed à Sole
potcft A Difp. IX-De Pofipiadicaritmiis: calor eflergo prex illud dicetur
matura ac prio»ritatc;cuiusexiftentiainferturpet.exisitcxtiaalterius,nonàécontea,fablcreraneffcétas.AliiuitamennoeíleprioritatemnaturgcoanaodatintelligeregulaladinnomirarcpeihipoliacsRobAnubieeamdi(linsiràpeioriatenature.,(&(o7lumappellauitptiorferadüincousceiuiAMRNA.prioritaténaturzdefiniuis,quodditinterea,querumvnumpotefte(lelinealio,nonécotta;ideircópowfkdicipriorizasnatucznonrigrosé.TuMiQu14Famil;2ide3oSecundomedoprioritas.naturg(umitucproprioricatndenugfeunaturalispreiignis,quo(enía.dieipra:füppofitionemvniusabaliocxnatuetateij&hecprioritasmultiplexc(,;nana
vcl cadit intec duo quoad comucpirc aL cui tertio)& hac nà (caper elt
priorita: canfalítatis,(ed naturalis prz (üppofitio- nis in e(fendo,quatenas
vnum prius dici tut alicui tertio-conaenire,quam altetü., quia hoc pra:fupponit
illud. , vc lognitur Sco.2..d. 1.3. 24 A,X 5.d.3.9.1.D quz ad hac
duplex.ett,ticut daplex eft od eíse di, qui pot inter illa reperiri ex Sco.
cit. alter cít ordó cílendi pofiziuns, qui cadit. inter duo pofiriua vcre ,
& realiter alicui tertio conuenicntia,vt e(t 2enas,& diffc-- ré&ia
refpectu (peciet.ambo.n. in(uat fpe: «ici, led prius natura genus, quam diffe-
rentia y quia d.fferentia prziupponit. go- .nus,cui intellig;tuc aducnire;aiter
cft or- do priuatiuus. , qui cadit inter priuatiu£ oppofita quatcaus ordine
naturas priua- tio dicitur praecedere forà. in materia. piis ab Edu tü- uc
focma producta, ná quod : 4onugniat Berictna 4
s nd ineiicty& conaeniret, fi agens nonimpc- daret an formam in
maccerja.. 31 Velac prioras cádit incec duoi, non in ordine ai dics en quo13;
papgrigs Ggiancs ioyues ss 5 prifüppoifitat perverum , & rcalem in»
fluxá,quo fe n(u Sco.3;d.1.q. 2. E , causá dit c(Ie naturaliter príoremcettcétu
, quia in (uo "dali S NA effcéum exifté tem, ficut effectus nece(farió
pracxigit caufam exiftentcm.; imó cauía, quantum cít ex féjpotett cfTe linc
cffcótu ;. cum ab illo effentialiter non dependeat; at cffc- étus, cum
fit:caufatus , &.«(enon poflit caufari, neceffarió dar intelligere cauíam
exift éem;& dicitur à Sco.t.d.7. q;vn. in fin.& 3.d.2:0. 2.ad 3.
prioritascaufalita- tis; Secutidó. cum ofitum; non cft vera , & khyfica
caufa, (edvel Metapby- fica pecifimgplicememanationems. vt cft fibic&um
retpectu paffionis , vcl(altim eft ratiofundaméialis,& radi», à qua ali id
pullalat fine omni prorfus cau(alica tis vmbra, & dependenria, vt cft
e(fentia diuina refpe&u attributorü, imo vnl ot- tribuum
ccfpe&tualterius, nam immuta- bil:tasfccundü comunem.eft ratio eter-
nitatis dimnzj: Dcus;n. cft iSqui irhmurabilis. vnde fehabet vclut cauf;
virtualiset: nmius in 2.panft, tra« 1.c2.& hac róne dicitur priüs.mato .
poteit iotelligi non inrclic&to pofletiori * wrtexillente; ]
ertib,tandem;fi:d;qp prae- füpponiturnó sc habet.vr caufa,ncq .Me spy ca, ncq.
virtualis, fed vt neceffa- río przrequi(irüad ee pofierioris ,. qua satione
poflic iureiliginon intelle&o po fteiiou,nó é cétra;
(icintelle&usnatura litcr dicitur praecedere volütaté, & intel:
Je&:o voliuoncm ex $co.2.d..2 4: q«vn. ad 3.pro opi. & duo
cffcctusord:nacé ob 1 cadé cau(a ;pucniétes fc hát codé modo. Ex histacilé refolui
poteft controucr- fia illa [uperiusinfiuata: intér-ScotiíLas de prioritate
narurae num Gtinter exxc- , ma, quorum vnum fitin aliquo gno pa* türz yn quo
non fit aliud; an vero conti- flat in (iplc) przfuppofitione vnius ab alio;
namq. natura: pricritas fumatur. p . peioritate gnconucrubilitaris,veliealis
& Ys ez caufalitats , itaut quod prarfuüp- ponicut,dicaur caula iljius,à
quo przriüp ponuurjpg & rcalem influxum , ficv turg bcne explicatur pcr
potfe « himcaiio,nen é cóuá;, & verfatur mter €xucipa,quormus vium Quall.
1E Dé modis jrióris-c/Art.T, poffit effc fine alio ; ydg ex vi priocitae tis,
quam quies cos crei »ani- mal potcft cx. fterc omine , € vn: - ucr imn fuperius
fine inferiori xm
écontra;&pariterexviprioritatisphyGcz.cauí(alitatispoteft«dronecCffcétucumGtabiploindependensaomtamen€contrà,cüficabjpfadejponx&dctaligenerepaoritausnaturlo.baturArííi.locisa'Tromb.cic.inMer.efg,dicebatprioranatucaeileilla,quzpoísüecle(ine.alijsnonautemalia(iae1pfisytmexesplicabiturinfràn./46.atfi.(crmoy
tit dealijs modis prioricatisnatonz ^» ex« plicanda eft -pec-folam
prafüppotitiou vniusab alio-prgfcindendo ab hoc; quo prius po(fit cxiftere (inc
poleriori y vel non po(fit « I241v 32. Quoad 2. princ. quidà negant hec initia
naturg ab(olaté dari à parte rei quidá veto negar dari iaftàua natura in» tcr
praidicata eisctialia,(ed bac dicunr e£ feiuftatia cónislict cà [andau.ctodn
res €0'gp negat €t predicata à pacte cei díftia ixfed tolum ecae
ratioctnatajita Hurts B.Phyfe&t .6. ci alijs ltecentioribs admittunt tamen
intet.cansá, & effecti , .: Dicendum cft; hzc intlantia ver&der£ à
parte rei, etiam inter effentialia ppzdis cata przfcindendo ab opere
intelledtus y qua inr in vnigo inftanti temporis; ita pailim Sco.cit.& jn
1.d. 1.q. 1. HE, 8co ufta omncs,(ed przoipué hanc coac]a(a explicar & probat Zerb. $. Mcr. qué ra. quem
(equ;tue Amic.trat. 19.9:7. dub, 2 non loquimur autem deprioutate (ccun dum
jnconuertentiam con(equentig hac .m.potius eft prioritas Jog:ca,fcd de prio
ritate naturalis pra (uppoittonis; Probd- Quir autem, quie codcm initagti
cempo* zis vere à partc rei nullo iaeellecta confi- derantepotlunc.duo dar: cü
naturali fippofitione , liué cum cauí(al tate y fi non, modo explicato, crgo ja
ead fiand temporis pollunt dari placa iaftan- tia nacure , Antcc-gater;quia
elfentialia à, parte rei prius conueniuni,quàm accidé«» taliayquia.res pius
eftjinfe quam cxiimnie feca tecipiac, & inter cÜentialia quas süg.
coumuarora,prius conaeniün: quam (pes Galioraqua bees ddugnuuna Oi eqe. patct
quia hzc in(taftia nil aliad dicunt, quam ordincm prz (uppofficionis vnius ab
alio, & quia hic ordo nonfolum in rebus rcaliter diftindtis,vcrü etiam án
predica tis repcritur , quz formaliter dittimgaun- tur,vtionuimus diff
.q:3.ar.2.& q. pre ced. art. 2. iéciton in inftantia quoq. à paite ret ecunt..
Dices,ergo indittitibile t&poris, quod elt inftans;crit diui(ibile pec
inttantia na turz, & (ic haberet partes. Tum quia in , tantü vnum dicitur
prius natura altero » quia poteft concipi abfq. illo ;ergo hzc infttia (ant per
intelle&um, & rationis. Tum 3. quando cau(a dicitur prior natu- fa
effe&u , veleft (ecrmo decaa(a ; & cf- fc&u formaliter
(umptis,& eft falsü,nam vt fic funt. relatiua ; & fimul natura ; vcl
quo ad propriascntitates,& fic quia non folum caufa v.g. ignis poteft
concipi fine calore , (ed etiam calor (ine igue, vterq. prius natura dicetar.
Tum 4. caufa natu- ralis nequit;effe finc fuo effe&u;& fi vic- tus
illius concipiatut , hzc dicitordinem tranfcendentalem ad effe&tum, quare
cü fit naturalisad intelle&tionem cau(z con cipietur effectus exiftens,
ergo no debet dici prior effe&u naturaliter, prob. con- feq. nam hzc
prioritas arguitur ex hoc , quod poffit coocipi fine effe&u. Tandé fi hzc
inflantia (unt realia , ergo creata , & (ic pofteriora Deo cteante , ergo
ha- berencalia inftantia , quibus poftcriora dicétur,& (ic proceffus in
infinitum;neq. Dcus poffet dici prior natura , qua nullü
ens creatum recipit io (e . | 33 Ref. ad 1. neg. (eq. quia non(unt AD
durarionis, (ed folü naturalis prz pofitionis, qua rationc vnum pot con poA ive
2 ges apim à contrá; hinc non redté Amic. cit. becinftantia ait cffe inftantia
d quo , non in quo5 nam vt dicemus arr. feq. prioritas d 4o dicit originationem
vnius ab alio , & à priori- tate nauicz diftinguitur , & potett clle
fineilla , vt patetin canfa, & cffcétu , vt tcl.tiua funt qua dicuntur
fimul natura , fed cau(a prior origine effe&u, quia cft 4qu0aliud , & €
contra datur prioritas maturz (inc ifto ordine d quo aliud , vt $H prioritas
(implicis przíuppotitionis Difp. 1X. De Pofpradicamtniis. abíque vlla
caufalitate ; iuftantia igitur - nature dicuntur in(tantia 19 quibus, aon. uód
in vno dctur prius, in quo nó (it po fterius,vt dicemus,;aliter e igftantia
durationis im quibus , (cd quatenus in v- no inftanti geiepsqums aliquid effc ,
nonnece(ífarió przíuppofito pofteriori ; quod non cftin relatiuis,in quibus c(t
(i- multas naturz , qaia vnum non prazrfup- ponitur alteri, wi fine illo
coacipi po(Tit, vt inq.feq. dicemus. Ad 2. ref». cum A- mic. & Hurt.
inftaaria ita dicere in rc- &o entitatem cauíz independentem quà ad
exiftentiam à pofteriori , inobliquo noftrumconcipiendi modum ; hinc noa idco
caufa dicitur prior. natura ; quia in-« dependens concipitur ,. fed quiatalis
eft in fe,qua ratione fu tum, & occa- fionem przbct noftre intelle&.oai
. Ad 3. refp. Arriag.di(p.7. Phy(.fec.7. caufam Íecundü entitatem, nó (ecüdum
relatio- nem, dici priorem effectu phyüco , finc quo cífe poreít , at cffeus ,
licét inada- quaté conceptus, poffet concipi , non n- telle&a cauía: , ada
quate ramen nece(fa- rió dar intelligere caufam; quam pra:füpe ponit in effe .
Ad 4. ex eodem caufa üa- turalis vt adzquaté concipiacur fecundi * virtutem
,& actum primum , quem habet caufandi, non requirit effectum esift ens
temcd potentem exiftere, quia et cau [a naturalis neceffarià producat cffedtü y
bocnon c^t de ratione caufe vc fic, vt pa- tet in caufa libera, & (altim
poffet à Deo impedii;at effectus,quia concipicur exi- ftcns , neceffarió etiam
praíupponit cau« fam exiftentem; ideó caufa dicerur prior natura. Haec tamen,
& praccdens refpon fio valent de prioritate (econdum veram cau(alitatem,vbi
caufa poteft cffe line cf Íc&tu propter diftinctionem realem, non inalijs,
vbi caufa eft realiter cum effectu idétificata, Quapcoyter dicimus ad prio-
ritatem natura (ufficere przfuppofitio- nceminentirate , quarationcnonitante
£eíBratur intellectus ad how U polterioris przíupponcntis , licut necele
Íxtatur intelligendo Mecca uoque prafuppofitit; vn4e i& ti aliquan prius
natura ocqeat concipi d: uiu finc pgftcrioziy porcit altum praecitiué » ita. 1
É Quafi. H. De prioritate mature. effet. I. itavt'quantum eft cx fe,fi aliunde
nó im- pedirctur y.f. ab identitate: reali , poífcc cfle fine illo. Ad vlt. bac
inftantia pro- prié non dicunt ni(i encitates prioris , & pofterioris:
taliter adinuicem dependen tes, & prz(üpponentes, quz przíuppofi- bebe e
raliter dilbin&tum ab: illis; vnde debe explicar i
perconnotata.34Quoads.prin.AliquiScotiftz;veTrombinFormal.art.4.inexplicationehuiusprioritatis,quiatalemprioritateyitaexplicant,vtiupradictumeft,vtpriusfit,veleflepoffitimaliquo(igno,inquononcítpofterius,a(leruntimeodem:inftantitemporis,fifantduoinftantiamaturz,cryeodemduocontradictoriavcrificari,fednoncontradi&oriomodo;uaaminprimoinítantinaturzconuenietynumcontradictorium,innconuenictalterum;fcdia2.inftanti,vndevoluntperinttantianacurzren(ürarirerumcxifkentias.qua£cnashocc(fepriusnacuraillo;noncfttantumlioconiabillo,fedeftlioceffeimaltquoprioriinquofimpliciter'non
fit pofterius;fauet huic di- ccndi P. Faber r. dif p. 25.nu. 2 r-dum ait uod in
omnibus prioriratibus hoc mo- loquédi imilloprioriin quo-eft vnit non eft ad
aliud benc vtimur, & per hc formutam re&é explicantur ptioritates., 3f
Dicendum eít,non potlc faluari có tradictionem per inftantianaturz ,qua
explicenrur pcr cffe irr vno inftanti , im quo won (it aliud, fed (olumrquód in
vno prius intelligatur; in quo nonintelligitur pofterius,ambo tamcn (unt in
code in- ftanti temporis , fi cít ordo nairz poti- tiuus. Ita maior phrs
Scotift.vt L.cli- late — füper loca Scotradducta Canon. t. Phyf- ze 2. Rada 1.
p.cótr:.cítq.có»s apud iores ; & expreiic docetur à. Scot. 2,d.144.2-A» X
3.d. 3-4. rad 3. dum dtr- plicem illum ordinem naturz pofrtiuums &
ptiuatiaum affignat;claré. n.ait priua- tioneqrdici priorem forma in materia y
ie en iori tatur infit mace riz fed quia meet , n: ii peraduencam forma ;quod
noneifet ve- rum; fii natura méfurarcent exi- fteociasy c n ineffe materia,
& ima. inffanti expelli d forma;& probatur;implicat contradicto* ría
fimul effe imcodem ; led qua funt ia eodem inftanti temporis, qnamuisin di-
uer(is inftátibus naturz;fimul (anr,crgo &c. Tum quia quod'eit poftcrius
natus ra vel coexiftit toti infláti temporis, vell parti , (i (ccundnm, ecgo
indiuiliBile ha beret partes, fi primum , ergo quia prius natura coexifüit
eidem inltanti, id priusy. & pofterius natura fimul exittent , vt nó poffit
dici inaliquo figro: prius efle , in quonon fit pofterius. N eq. dicas mftans
temporis efle virtualiter diuifibile , qua ratione porcrit vnum coexiftere
fccundür vmm partem , alterum (ecundum aliam 5. vt cít in anima , Nam hanc
virtualem di- uifionem refípuimus difp. 9. Phyf.q. z. are r.contra
Salmaticenfes ponentes irn com tinuo pun&ta tumentia. Tü quia no'duo , fed
plura inftantianaturz a(fignancur im codem init anti temporis, quz (i dicerent
veram fucccffionem im exiftentia à par- te rei ,non videtur , quomodo
poflic(al« vari inidiaifibilitas inftantis durationis » offet .n. quis
dicereinftans cemporis ef c vnnmex illis inftantibus naturz. Tan« dem , quia
fequereturin codem inftanti tcmporis materiam efse (ub diuerfis fore mis,
eundem hominem fimul viuum , & mortuüm;in peccaro;& in zratia, imó ge
nus fine (pecie, & fpecié liae indiuiduo y quz funt abíorda, confeq:
prob.quia hzc omnia faluari poterunt per plura inftatíe tianatarz , vide difp.
4. Phyf. vbi de hac re egimasq. 4«- 36 Inoppof.arguit Tromb.ex «Metz 16. vbi
per (cparabilitatem à pofistiori dcfinit prius& 7.Mct.3.& 4. probat
füb- ftantiam eíse priorem accidétc quia poe teít e(se fiac illo,ergo nó
repagnat prius eíse inatiuo fignoym quo non ic pofte flus. Tum 2. mutatio
inftantanca finc (uisterminis,quz funt formay& pri uatio cerco ia codé
míftanti té r Bi termim in (ubie&o; nà quod priuatio praceíserit in temporc
antecedenti » cít de peraccidens ad mmat;onem ; | ntam quia po:set Deus creare
materiam» : &cinzodes famam igni applicare, quoc. amitarciur, & taménoe
s&fiinillo infanti labui(setprinationem; idem ctiam fcquerctur, (i
aliquacreatus ga fuifsct ab zterno prodacta , caius nom eio natura pracederet
efse, Tum 3. quia veré ab intelle&u vnü abíqs.alio cenctpis turycrgo ne
ficfal fas. intelle&ussitaife. a Qtbcnt haberc à parte tei. T -; Rep.
Acift.loqui de priori natura prio «iate caufalitatis quod cum fit realiter à
poflcziori diftin&tumy re&é explicat ile Jad per feparabilitatem;, ex
quaarguitur indepédeatiaynon per fepatationé a&ua- lein, aliter e(let
priustemporc,non.nacu- 52. Ad 2. patet ex di&is dif p. 1 s. Phy(-q» 2.. vbt
oflendimus terivinum à quo debc- xeicinpore praece formam. in matc- sía, sitet
pulla e(set. mutatio ; quare de pcr fc ad mutationem tcquiritur quód
gnatcriagrius tempore dicatur priuatajac proiude difp.14. q. 1-att«.1.
negauimus &um Sco. 2.d. 1 q. 3.in creationcab tet» no effc aliquam
mutationem, & fi.nó cf- £e dicitur natura precedereshoc cft in in,
&anti nature priuatiuoy ron pofitiuo. Ad 3: illa conceptio mon.c(t diuitiua
, (cd przcifiua y. quatenus vnum intelligitur , non quideminealio, fcd alio non
intcl- Mihi quen fit vera, non rcquirituc walis (cparatio à patte tei . nt j| ;
cscA RTTAQGVLEVS Il t2 Quid fit prisriavorigimis. — 37 pseenicuiceadi non a(fi-
zu A goautt Arift.quoniania crcatis 3 regeritur abíq; caufalitatey quod. n. cft
- »prius ocigme,cf eciamallius caula, pt sidcbimus, vnde ad prioricatem,cau-
Ádlitaus in fententia ipius haber roduci ; . at Íecundum veritajenry quia datur
pro- eluctio abíque impctíc&tiong s .dcgc eltuiia, ficut ratioproducenus ,
—À hun incladit caufalitatem 4dcirco; f hcg- logbptztec-ordinem natucz. alii.
pofug- suut orjgiars appellacum;-qut in hoc for- tialiter.contifüt , quod:
plura deatur in Tet ie ordinata ,coquia vaum ) àjio tangtiaor à peinerpie
produccie vndc dj- «nlolet ordo à442 alii ; & quia. Filgs idininis ct à
l'arte ideo orijnatus d;- "Gus Paucos 06 lic-cil idoqadecius | Difp. LX.
De Poflpradicumtatis, & perfe origiois ; dantat.m. alij ordines eriginis,
qui non fimpliciter y (ed (ecan- dum quidorisinis dicuntur, quia nonTutt ——D
cerium »fedintec originationes ip(as, fed de his in Theolo«, gia ; (ufficit
modo ordi inis fimw: pliciter explicite. 550050. s04 .Dubiamveft, amqua
ficoxdinata intel ligantur, poffint dici priora,.& pofterio- ta. Thomiftz
negant. cum D.Tho.1.p.q- 41..rt.3. €Ó,quod putant prioritatem, &
poftecioritatem inaolucre. femper inz- qualitatemysaperfeé&tionem, &
caufali-z tatem, quz: omnia fant à. Dco remouen* da,& tamen ponitur
orizinisordo. Sco« tusaffiraaat précipae rdi s. 3.2.0, d.12. Q9 & d.28.g 5.
E, & 2,d. 1.0. 1. H, &a« lijs
in locis, qué fezé omnes Recentiores. quuntür Cana. 1.p.q. 42^ art. 3. Zumcl
Vai p dig Has dip Phy lcs t, p.di(p. 1 ifp.8. Lec; 6.
Acriag.di(.7.Phy(i(c&G.7..A mic.tra. 195 3«dub.7.-& alij, & quamuis
(it qüaftio: nomine,nam cffc prius origine alio (o* lum intelligimus ab
;llo-aliud. ociginaris & produci, & eife. po(teriusconcipimus cffe
ab.alio productum; nonáà fe, aiodo: veré Eiliusin diuinis elt à Patre. &
Pates. producit Filium fecdndum omncs; & fo lum eft di(crepantia,quó d.non
offic di- Ci-Pater prior. Filius poíteriors quare: in te conueniunt omncs, X
diffecuntiamo-- do loquendi ; probatur tamen quód hio ordo originis, [iuc tit
cü-caufalirate mi x2 vas iue (eiunctus, inferat prius) & po(Les rius; nàm c
arguit Mayr. «d. 12.0, 2« acty- 14 2,vbi ponitur aliquis ordo, ibi ponie uir
prius,& potterius,quia ordo e(t inter €9ug non (untdimulytquaxatione : Daci
fccuadu ocdinem nacucat non dicun Wur fioul nacura; nec ordinata ordie orie
giaisíunt timulóriginey & vbi non-c(t fi-- anjita5,15i (E prius &
poftcrius,ergo or qeasicao ierat diii ipdaier: priasy pollerius imcali ordine;
Tum quiza principium: ,& finn dicat habizudincm «anie (eipgreft pois ccmino
ca-cauo- peo idi ov aai piuado,eui non dícatuc caula gcacyationis »
eftprtor genciationescrgo puncipian
ociginaas : i CGMRIAAVE AGAM tui pil cindit,erie prins ofigi- Quafl. T. De
prioritate originis. det. I1. "originato . Et
tandernquiahicloquendifodusàSáctisPatribusur,nàecipuéBasil.1.cont.Eunomidloquéscdiuinisperfonisait,"Naminbispriorédecaufamdicimus,poflerius'verà,2:ipfaefl;quonaigiturpaGlorationébet,erdineminbisnegaresinquib.e(tprius,cpofterinonpofitionenoflra.fednaturaliquadamconfecutione238Daturigiturprioritasorisinis;formaliterdiciturdquo,preícindcsàprioritatenaturz,&inquo,nong»nequeat«umillareperirivtvideturdocereHurt.aMàmivtoptimearguitArriag.exboc,qp'iliquidaueTROobiddicizurilliincopoflibile;sicetiàvidebimus,prótn&ioinfuarationeformaliprzindit3cau(atione,&vtsicreperiturin«liainis,&tamenadeftetiam1ncrearis:&caufatione;quapropter
caua efficiens non (folum dicetur prior prioritate natu- rz, & in quos(ed
& prioritare enpnndr diquo, vnde gencracio viuentis definiti fo Aet; quod
sit origo viuétis à viuéte,& cffe &us dicicur otiginauis,&
polterior tá na tura,quá origine fua caufazin diuinis verà principiü
produ&tiuum;sicut non dicitur €au(a,neq.erit prius prioritate naturae, cü
Pater, & Filius sint simul natuta;fed tan- tum prioritate originis , &
d quo; (olum enim prioritatem temporis y vel nature excladere debemus à diuinis
pet(onis.. 39. Hincpatetnó effe omnino vana di ftin&ionem iliam à pluribus
Scotiítis cc- cptam de signis otiginis in quibus , & à qquibus,vt ait P.
Faber 1.dif.1 $21. vbi «contendit prioritatem originis effe prio- ritatem 19
q40licét non 1o ordine ad du. Tationem , & nonbené explicari per. d
:q40,4uia Door ponit signa originis in- ter inccliectam,& volütaem,&
genera- tionem;ac fpirationem, m ynü. non €ft ab alio. Scd (ane fallicur,.quia
Sco.for- malitaté huius pcioritacs perpetao expli - cadit pec a q«o, &
forte nunquam pcr iz -quoyvnde 1.d.1 2.
2. ait patr prius ori- gine fiiiofpitare,& fiiium poltcrius, quia pater à
(ejfilius ab alio ipicat, & 250. 1«qe L.at pate iusorigine filio.
incellige- Telapidéyuia pater à fc, filius ab alio jn- z1ellizicy& quol$.Q,
ait priusorisinc caa fare eft cau(area fejpofterius e(t cau(aré
abalio;exprefsius 1.d. 10.q. vn. in fin.ait diflinguendo inter inflantia-
origins no diflinguitur inter durationem , €x dura- tioné, fed tantüm d quo
quis fir, & quol. 4«$.De primo ait,ordo autem ortginisam requirit nifi quód
boc fit ab boc » sicetta. alibi frequenter. Veram tamea c(b,yt obs femuat Rada
1.p.contr.5. Doctoréaliqua Q doper signaoriginis intelligere si2dà, na.
turz;& inhoc feníu inquit intellectü oris gine przcedere voluntatem .. Bene
crgo diftinguebant illi Scotiftz de. signis ori« ginis à quibus, & ip
quibns ynam in diuie nis dicuntur
dquibusincreatisveró,ybioriginatioeftcumcaufationeconnesa»dicipoffuntinquibus,nonrationepro«prizfozmalitatis,fedonaruraeadiun&z,quzcftprioritásdmquo.4oDices,sifiltusindiuinisc(fetoriginepoftecior,nócritinprimo
signo origi nis,fed infecundo , ergonon ab eterno. "Tamquianon poteft
afsignari quid fot» tnaliter dicant hzc prioritas , & pofte- tioritas wc an
f. quid diftinétü ab- ipsis originibus , analiquididem . Refp. ad r.cur
filiasdicitur effe in fecüdo si- gno origimis,non in primo; nó eft fenfus, nó
habcat exi(tétiam etiam in primo , fed folum, quód non habct efie à fe , hoc
amsignificat effe in primo signo; sicut c dicimus hó in primo sigoo mature non
eftrisibilis , (cd in (econdo inftanti ,non eft (cnfus, quód eré non habcat ri»
sibilicatem, (cd quo non habeat illà jn» tra eísentiamyhoc-n. denotat ly in
primo jnftanti naturg;.attamen vt omnis zqui- uocatio tollatur, rcétius erit
infantia na tura explicare per yerbum intelligi eum precisione, & inftantia
originis per effe à fe vcl abalio«Ad 2.Zerb.ait hoc prius» & pofterius
dicerc entitates cxtiemorü y quz ex feipsis habent hunc ordiné , qu tenas
ociginatio paísiua . formaliter € reípeétus denominans otiginatum, quod ; 4b
aliosquod.eft clic. pofterius otigine , .9riginatio; aGtiua. eft teípe&us
denomi« » Rans produc« quo alid, àod clt cf fc pi«asorig;neshi Sco-1,d,23. q»
3. F. . paternitatemai: formaliter cije priotita» ; sero erigiussas Mayr, v It
ordinem die j8i — 0 Dij. IX; De Poffpyédicameniis 12. Quid diftin&um faltim
tanquam. pa(Tio- fient ab ip(s originationibus ; primü vi- detur probabilius ,
quamuis ab. Amic. fc- cüdii uxzeis approbetur;fed de hoc alibi. . Tádé
procópleméto huius q6, aduer« tere debemus ex Sco. 2.d. 1.9. 1. H. quol. a
att.2. Q cx Ins modis prioris foli prius remporc rcfpicit duration£ , alia pra
(ciri- dunt ,& pracipué prius natura , & origi- ne , de quibus
frequentior cft in (cienrijs fermo , quia in eodem inftanti temporis potfunt
aliqua effe priora , & pofteriora natura,quia caufa, vt cauía , non
neceffa- rió dcbet tempore preccdere effectum , fed (afficit , vt in eodem
inftanti tempo- ris fit; quomodo dicitur adhuc prior na- tura effectu ; poflant
quoque dari plara infantia originis , quate hitres ordines fant fubordinati,vt
cum fimultate tempo- ris flet priorirasmaturg , non econtra , cum (imulrate
aacurze. ftet prioriras ori- ginis, non tamcn nece(le ctt € conuerío: €ü
prioritate originis &are priorirarem natürz,vtd.ximus,dc hac priorirate
vide. pluta apud Bonet. 6.Mct.cap. 2 QVA4ESTIO II De modis imn . 4r E prio-
nespr 115, ttcs n odos fimultatis , qui- "busaliq ua mulefle cen ert reu
*trcs diincaxat (int modr fimal;qara cum 'epponatur priori;& quocmodis dt
vni *eppofitot ü,tot dicatur, & reliquum; tot "erunt modi fimulquot
aiodi prioris; (cd "quia alij,vt not Do&torq: 42. pradicam. "ex
moois priorisfuflicienci haberi pof- unc ; vel quiafufficiebut Acift. ponere
'llos qui fant ad: propotitam ,.& *pradicimenesinfecoimmt c T *- Primo modo
aliqua. dicuntur fimul "eemnporc, qne .f.- func in'eodem tempo- tc, &
dicuntur fimul inception ; (i vero 'aliqua imt mecodé tépore exiftéua ,quá-
aris vnirprius altero mceperit, po(sux dici fimul tépore i duratione,et.có
ione. Hic erint quedanr dicuntur. fi- * ena macura,ad ;jue duas
couditiones-exi- "git Acfprima. cit,quod'dicamur ad'có- " wettenriam,
fecunda quód vaum non fit caufa alterius , vt fe habenttelatiua rue tua , quz
vt fic formaliter ta funt fimul natara,quas códitiones tetigit Do- €tor t.d.2
8. q.5.F.dum explicans fimul- tatem naturz rclatiuorum , ait confifte- rc in
hoc,quód vnam non poffit efic fine alio abíque contradi&tione, & ab
intria- fcco; dum dixit vnum non pof e(Tc tine alio,innuit primam
conditioné;quz non fufficit, nam etiam fübie&um , & paífio ita (c
habent, & tamen (ubie&um e(t na» tura prius paffione ; dum addidit
ab(que conrradi&ttorre, & ab intrin(eco, denota- uit fecunda conditioné;
riuscaufa ; quia caufa ab intrinfcco, eft ptior caufatos neceft de ratione
cau(z quód fit neceffarió coniüdta: ci-éffe&u . Dices, datur duplex
prioritas natutz y vna (ccundum | iniconuertentiam confe« 'quentiz altera sm
caufaliraté ex dictis "q»przced.art. r.círergo fimultas fit prio mutati
oppofita, quz fecundü- conuertétiá vni nó fit alte ma priorrat;ergo fimul
matura dicétur,. quód ficut prima prioritas non dicitur ri nei vues iod large,
ita fi- multas.illi oppofita erit largé fimultasma tatg, A riftor.autem affignaait
conditio» ie (imultatis micura .- : --4z Tertio modo qugdà-dicitur fimul
dimifionce , vrfüntduz differentig exa-—— 'quo diuidentes idem genus in fpecies
per n arcam dne cr. tix cx uo diui genus ,.«um: uc iet oia nón media alia:
dile- rentia vel fpecie, vt rationale; & irratio- nile immediaté,& ex
zquo diui : :mal, n6 veró rationale,& aquatile, aqiiatile diuiditanimal ,
vt-ét per irrationale . Hac fimultasdf quoque fimultasnatarz, hoc eft y vc
aliquiexpli- cát, fia.altas in natura cói , quia fi multas fpecieram
vniuer(aliter debetatce ndi im natura communí genens; inqua conue- niunt,nonin
propujs different: js- (pecifi- €is,maraliqua fpecies fimt quz (ecádüi
propriasratioties formales: praup tur alijs, vtinquantirate linea "nitur
(upetficici , & (aperficics corpori, -in quuhtate actus prafupponiur ca
dicuntur,babem fimultatem oppofitá pri quáquam vnam ft caufa alterius , Refp,
—— | 4üis,ac projade n5 funt (imul natura . Scd dicuntur (üb hoc modo Arift.
non omnem fpeciem cóprehendere, imà ex- clüdere fpecies illas ug alijs
prefappo- nuntur in proprijs, nam fi fjecics coafideratfet folum tin natura
generis. conueniunt, vt fic nó poffunt di- ei plara fimulfed vnum; illz igicur
diffc- Dusft- 111: De modis fandl. rentiz dicuntur hun diuiione , & natu-
ra,quz immediate diuidant genus , & nó vna alteri pra (upponitur,vt ipfe
Arif. cx- plicat in textu. Q ia róne optime Do& 4. 43, cit.docuit hüc modü
cile oppolitü &: prioricati naturg,vt hec dicit ordiné qi dà naturalis
prcfuppofitionis;quauis T letus iplum opponat prioritati ordinis. - FU SRVEAE
TM DBEGIMA De Enunciatione . 7» Tu tis [y pretatione , in qui 30/ Papinii
Predicamentorum , »bi de principiis remo- logifmi, f. de terminis, fibiumgit "Atrifl- libros deinter- us de
principiis propinquis , quales funt «| Enunciationes, fermonem institit vt po t
deindc ordmatim ||. ad flrutluram totus fyllogifmi declarandam progredi in b. P
MTS TE ME à prolatam cum int. ali Puls pras) Eti tar —— prout dicit vocem
articulatam fi, «antem verumyaut falfum, quom eu] Prior. m[cripfit autem bos
libros de Interpretatione , Grece menias, no quidem prout Interpretatio dicit
vocé wid [ignific andi , vt notat Dolor bic Q.1. 'an[cenditq; limuues borum
librorum , " fed an.em aliquid effey vel non effe , feÀ fienifi- cum
Enuhiciatione vocali ceincidit; non quo ipfa vocalis yes ing per Je
coufideretur , quia ex di&is q. TProzm. Locicg non eft err fede vocibus, cr
nei injcriptio à fiue, c fubietto citur [ubieGlum in bis libris eJe
Enuuciationem Bcibalem, vt per vt expre[f ue funt mentalium cüceptuumis qua lt
, li- LU Lu deos vocalem ex, mígerel,rataumtm entdeiat cgye bypotbetice, ita
Dottor cit. , fou 1d. Tai. q.1. $. Dubitatur primó, 1o.de pio ibid. Arts Illos
borum lib. ". ibid, €f. aliquod patet nam bi c Fee de principiis fy uis volto
Enunciatioues catbegorica, ef fees f t m pudica f quibus egit Jtrifl. im lib,
Prior, 9 quamuis ; de » a ari tco proi sk "^ p E qu oir ovd witur de i e
non uia mus € » mentum tertia pad pia ec pk quie ret: iutis , vnd pec; Eli a
tbeticas que ducit ad im vlepde qua locnius ej pic n. Tnm etico jyllogifmo
explicautt, quiaveducibiliseft ad canbetricm Wu ma p € perfecià concludit qua
ratione eticm inbis libris un mal d A a propofitione difierut . Tum quia bic
determinata progtev 1p. fumptam detcyminantur, nam libus Qrationt,vi deub durs
o aS É c tandem polientiayco rdi pant quiere p Et de Lr eii any (p. ire ep ;
opiam 5 a qe Inf vi inei e iffoluimus , bic ET LT fo i» de. Enspisiide más, dan
epa ibi Pracimi] a, vi potà aitigris. indagmis La Qv&" 764 ^QV£sSTIO
IL Am Enunciatio fit. Ens cales vel Rat tonis. z . Vpponimus diftin&ioné
illà Enüciationisin méta- | Kévocalé,& fcriptà quarü duz pofteriores no
dumü tur bic macerialiter,vt di- cunt voccs illas atticulatas, &
chataéteres cfformatos, quo sé(u nulli dubii cft effe entia realia (cd
accipiuntur formaliter,vt f. dicunt fignificationem ex libero homi num
beneplacito illis conuenientem. Prima (ent. afferit enunciationes om» ncs c(ic
cntia realia, tàm métalem , quàm fcriptam, & vocalem, ita Blanc. dilp. 1.de
Enunc.fc&t. 1. Sccunda;aflirmat de méta- li,ncgat de alijs;ita Maf.hic
difp. dc óra. q.2. Addit Ruu.q. 2. od licét mentalis quo ad a&um
intcllectus fit ens reale , ta- mé fi fpc&tetur, vt fubftat ordinationi in
ratione fübic&ti& pradicati , in qua ra- tio enunciationis confi(tit ,
eft ens ratio- nis, ab ifta opin. parum diftat Amic.trac, 21 dpa efla;
communis. j acilis tamé cft folutio huius quet. 'Nà enüciatio vocalis,&
fcripta formali- tct accepta nó süt entia realia , fed entia rónis
materialia,quia vt fic fólü dicüt re- lation figni,nO naturaliter fignificátis
, fed ad placitug Tur relatio eít mera de- nominatio extripícca ab humana
volüta- tc proucniens minatio vetó cxtrinfeca,quáuis realis di- caiür,non recte
tamen dicitor ensrealc , yt vult Blanc.cit, fed ens tÓnis materíale , E
fondamentale ex j&tis difp. 3 .q.z:art. jte euo mCtifis eft duplex, alia
forrgális;alia obictiud;fürmal;s eft actus
iphidsutelleQtüs,quoyimdealteróafne«eIebatoófequétere(lensreaen'téalitetabintelle&uproducit!joatüdliertyeiisobicttisieBIogt£;"fucfaltitatisexdicédisdfeq.Orátfo'oDietecxercito;dupliciter(àmiiereeintquomloenmaddisejtabinuicé
diGunca per negationem, & quo- niam bz'c obiccta poflunt elicyvcl realia,
enicns ex diótis difp. 2.q.2. deno- Difp, X. Be Epunciatione. vcl rationis,vnde
propófitiones,tá fiüt in entibus rcalibus , quàm rationis, idcirco . oratio
métalisobie&tiua érit , vel ensrea le,vcl tónisin efie cxercito cogaitü ab
in- telleéta quz paíTiua cogoitio erit quz dá : extrinícca denominatio ab
a&u intelle - &us prouenies: Vcl oratio métalis obie* &iua fumitur
in efTe fiznato , quo (enfir erit (ccunda intétio enunciationis, cuidas
dcfinitioné explicuimus r.p. Inft.trac. 2« C.5. Ratio cft,quia vt fic dicit
ordinarios ncm terminorum ad inuicem in ratione fübic&ti,copulz, &
pradicati,g» cft com- . parárc obiecta in aliquo attributo ratio» nis
exprimente rem eXtra [uum ordinem, Rationes in cótrariü funt illemet , ibus
prob. fignificationem vocum , & dénominatiotes exttinfecas vniuerfali« ter
effe cntia realia, vcl entia rationis fore malia,quz locis cit.funt folutz .
Ceterüm folethicà DD. difputari ,an enünciatio mentalis formalis
itvna(implexqualitas,anveroexpluribusactibuscompofita;itemanintelie&tuseodéom«ninoa&uapprehendatpropofitioncs,&caffentiatur;an
vero diuer(us fit actus iue dicatiuus ab apprehenfiuo — P .. & alia
huiufmodi quz (pe&at ad exacta cognitionem fecit operationis inielle
&us ; attamen eft res potius animaftica y idcoq;ad em mtem Von de veritate
, itate cognitionis dge* mus;nam licét ad animafticos etia perti- mcant,maximam
tamen habent áffinita- tem cum rebus Losicalibus , nam Logica dicitur fcientia
dilcretina veti à falfo , & : enüciatio definitarsquod fit oratio vetü y
vel falfutn fignificarfs; preefLar igitur. na» turá veritatis & falfitatis
bic 1nucftigaree QvA&STIO IL De, veritate, C falfhate- Eritas eft
criplexyprima diciturve* : V idu : » wálcédentalis y. quia eft paíslo tntis;
& omnibus rebus conuenit edam coguition: falfa ; nam & ipfa eft ns eale
qua veritate agit Me taphyficüs;fecunda; fcitür in fienifican do, & cóuenit
proprie vocibus, & signis. de qua fatis diximus difp.z,&in Inl.
cipu9.II. en "verit fit in concepta formevelobietl.ude-1. 265 tipué
1.p.tra&. à.c. 5. vbi declarauimus; quo pa&o propositio vocalis dici
pofsit vera;aut fala: tertia, dicitur in reprarfen- tando;fcu in cognoícendo,
& cóuenit có- ceptui in veré exprimit , & reprasétat rem;sicuri eft,
& dc ifta lo- quimar hic: & pracipué dc veritate , quz in fecunda
intelle&us operatione reperi- tur ; & licét sit dubium , an veritas. jc
giatur in prima operatione , imo 1n aCbi- bus fensitiuis an vero folum in actu
iudi catiuo intelle&us ; negari tamen neqult ;. in fpeciali modo huic actui
conueniat ; panis in ceteris etiam admittatur, de quo in lib.de An-) nam
iudicium cft , cui tanquam principaliori analogato tribui- tur veritas , aut
falsitas , sicut in vocibus grincipalias dicitur veritas couenire pro» itieni
vocali ,quàm voci incomplexas, qua ratione Acif. 1. de interp.c. 1.& 3.58€
9. Mct.c,vlr.5.de An.c. 6. videtur verita- tem , & falsitatem tantum
fecundz. opc- rationi tribuere, & hac veritas dicit cone
Éormitatemconceptas reprafentantis ad obicctumin (e vt dicemus att. . ficut
fal- fitas negatione calis conformitatis , & difformitatem ad obiectum .- :
ARTICVLVS OR un veritas fit in. conceptu. formali s velobiedliyo 45 I qualibet
intelle&tionetriz praci- pué,vt ad presés [pe&at,interucorür, adeft
intelle ctio ipfa, quz dicicur conce- ptus formalis:eft obic&á cogaitü,vt
co- gnitum, & tcrminans intelicétionem , & dicitur conceptus obicét;uus
: & adcft ob;e&um in fe consideratum: veritas nc- uit consiftere in
coformitate conceptus rmalis ad obic&iuum; vt communiter — 2f. €onceditur,
quiaab co , quod reseít , vcl moa eft, oratio dicitur vcta y vcl faifa cx €. de
fubít. cum quia nulla cognitio císct falfay-nam qua libct ita repseieniaa sé
sicat res pra(cntatur in concepta - 10,.& pct con(equens qualibet talcm ha-
be: conformitate ; tum quia c(set con- formitas ciufdem ad [cipsü: nà cflc
obie- iuum realwer eft ipfemet. cogaitionis cogllituem remi císcobicctiuo . Cum
igitur conformitas ifta fumi debeat inordine ad rem in(e , quz sit terminus
iftius conformitatis, Vt átt. 3. dicemus » quarimus de (übie&o , an sit
conceptus formalis, vcl obie&iuus « Duran. r.d.19.q-.Heruzus quo! 3.q«- p
artz& 5. Valq.1. p.difp.76.Blacdifp.
1.de Enunc.fect. 4.& ex noftris Vulp. t.p. tom. 2.difp.3 2.art. 4. Boncr.
j. Met.e.2« ' füftinent veritatem fundari in conceptu obie&iuoad rem in (e.
Ex altcra parte Suarez difp.8. Met.
(c&.1.citans Caiet. T», p. q-16.art.2. Fera. 1.cont. gent. c. £9. &&
60. & alios afferit conuenire. conceptüi formali,quz opinio eft ét Mol.
1.p.q. 16. diíp-1. Fonf.4.Met.c. 2. q.6: fect.7. & 8- Conimbr. 1.de
interp.c.1.q. f.art.1« Mo ri(.di(p. ro. Log.q.8. Amic.tra&.2 1. difp.-
4.q.2.dub. 1. urt.difp.9. de An (eG. 1. & vt veram (uppenit Arriaga diíp:
t4« Log.per totam (e&t. t. ex. noítratibus illà amplectuntur P. Faber dc
penit. diíp. 9. n.5 j.Cauellus dc An.difp. 5. fc&.7. Tat- r.pericrm.q.
1.dub.2,Ant.And.ibid. q.3« & 6.Mct.q.6. Smifinch, tra. 3. de Dco vno
difp.1.n.29.& ipfe Vulp. art. to. eam videtur docere. Addit Auer(a
(ecundario faltim, & minus. ning eoducuke etiam conccptui obie&iuo, ita
q.5. Log« fc&. 4. idem fcre afferit ems lib. a Mct«. 5.q. 2. conc]; . imó
nullü poni di- (crimen inter has.opiniones,nifi in modo loquendi;quod- Faber
cit.etiam docet. 7 Dicimusveritaté proprie, & formas liter, ac
denominatione inttin(eca effc in conceptu formali, in obiectiuo veró (o- lum
dependenter à formali, & extrinfeca denomimatione . Prima pars eft exptef
Scoti 6. Mct.q.5. in fine, & in 1.d.3.9.3» C. vbi habet hzc verba. Quod
potentia co cens affimilatuv cognito » verum eft per atium |uum cognojcédi, qui
eft qua dam obietii (imilitudo ; quod. cas excaplo eris , nam 2s a (Timnilatur
pcc figaram indnétaminqua cófiftit rae tio imaginis , & q. 7. 8. .4d
qu&ftionem re[pondco ; probat obicétum a&tiu? cone- cuiierc ad.
intelleétionem , quia eft. p fius fimilitudo , quod etiam atlecit q, 8». ad
&. & quol. 13. O. docet a&tum dicere ad obiectum relauonem menfurabüis.
ad LlÓ] y men: 266 Xo RD nota dg A NA "ug : tigna m )Gc sie pendcrz t9);
dependen. By $HaP/5 £l 614i 5 Mp Nri Roriesicat tonem » v erpertiesputaand d: P
X MO OR QA fed 5xdo qua loquimur,eft (iaiitsudog (eu edpíona Cyitesad
obiactumaergolsi i- T tatis&dc menie D al COngrc« 39 rie Sod RR iir r tas
fornler eft dp Qus intellétionis sit deritataziiaobitétwnrt of tánimteln ls ie
dran. docktina ekeitur-prebstio Consi. 113 concoptifs Jiomális elt paeic &
xsi3o expiefa abieáiis ficut fpecies imprcüa dioitürimaga vittsalisabiéti
deeepdea wi iwgpá e a met rum reptgrf ts. ergab Trogi sar ebofqumkas era ag obi
má oce ricatem ; Tomqna fice (e lrabecótário Pen op rire neut d «epué formalis
ad elsi :suam ficat eratioeít (ignumadplagium Bgnitieant zes cx dictisdifi zs
q«i. tà eonoefitsis cft Üsnum aauicaligétsepro-fcatane;, (ed ve« zitas
ciratiómig negsco(ilc da. ir z2iC eiut fignificása pcr'otationtmnoad feipíam
vtime,fe din Gtormitate ipGue aiasiogis adem jp [ec rgo idem da veri; tate
conceptus formalisdicendam; mig, Acgatur à-V.ulpes;nagy preterquam 3s
ilteritusab Anftus pradisam.c ibit. Ex c6,quàdires: orat 1$ó di ayprohatar
adhuc, i i b uio i lationérnGgni; ad. gnatum s-vc ile mcr qon&culic azt;
1.7.7: 0m 5092:32 da quo; Tijfed:orauid voctise[tignaarect, Ac
etisversdicicut-figniró veontb;& confor; fnésergo Bc. Tau: quia
cogaitiordene aiigatub vcra, Ao n/réscognicas let Qo voriy Ww c
liincodowioneo»: 2d foc idy 2 $ NCevalac;: gudeafiissciverien feli feumobicéto
covniosvt imu icélo:inlig fienisum Cogmioncyvtinfübicétérdena» eA Ra lomslreut
vitro ciao ocmlei, 86 de, noitiat parieoévisüs Non valet,quis pos eiusecse ooa
(7 haber dyes coni» cx axcacut. cogffer axis à «onfprmitatg co- cái
ébiozsppaimivesotáo Avieríás dici hanc Bn cw vocas deorges oognita adt prd.
Mindy minia oogbuts ipato seprie star ^ bis. tla xls asiatüpéi 1e: dcpoidéóo:
4. 5» t $2 de. | : E z - * e . it i$ " fe HU a Tid b tio almverás
&conformaor ropladeic, a "e cogniti érfintin lees : - oErCatucis
cogaids;: idein dé. nitione:ctéae to nupsit deeniumai 3. D» -08»
Secádayavsscolligüur ex Scotaguo. [een Ur oar abd ipm oir DESTIN 9 Wn, fc pto
fe: ficut intelligitusjverus ed intelle GEasj8b alijs inlocisà Vulpes citatis
,& (atis le quet ek d&i£ , duiictejus aBiicftinus: té repraentà ;
€oncepiuobiediitotepsa (eri eU galin-tfto-crit:al;qua: vogica (pet t il
HOPMDUNMU LK pee axiomatAris ftoceli Propter quod -vnumnquadqna talegén aliad
bnagiseci oi; 5 «nuin 1:Sad éootra a3. gj veritas (itin ie) y iaarid; Tum«uta
fk talereprer ME AMNEM 2 —— buon '*t unago,diciurifide Teprgso- tatiud; xrgohomo
veptatíedtapaseris for» malirer (imus; vdcagniddde: vera tepraxXentauaé(qu
apyQw quarcnsy; &quia eiusveriap ef vcritar idirepraf eritSokmalités; enano
[À 1«qu'$cx&ay-q Terefls velnielgn uiupol ue Tora w fulfa, i ex
ogequeddyres cítan. inrelicóig "eonfocmisfibisyt40 lexxititsvclnàefl oue
dinnitvay vs ina rgo RU. dopemier, mifi dofole - oycrgoJcsueprelcntate —
QIH.o/n cveritfatdmdtemeegtu p odere f cradix;vetiauis ! lotus; Tar , uim.
.concey mie atc reicpniti ^fibio ipfiin se ,ciillgiujl cóicipilur mteliedtus
verus, ctgo: verias if vati coafoPmitáre confi fUt) paren come; feq:
petdgcótgbeffa&tu: forasaki adi ca u- (siot Ancet-rob. guia rücnes «rodar
tam »'Gtgo €on» pitür initolle&tus vorns Tum; oratio: vócatis eft f(ipnd
diei:weras., fcdiocatio efti ufi 16i conceptar, nó cognitionis, ere go
&c;Tüm s. veritas eft coformitas in sie (citado: »fed hzcin hoc confidit,
ey resitucHe Qui prafencetur y ficuti elg in V desertae RTT e?7ó ih calilcócep
r JTü- 67 ficx:eó; occisa di periere rera ike Lope ient vig repreícatank $,
fienckéftyeffehcformaliter verae; qi Ree iPopere Mop OUR Fn» Lie Di warden
rorpest eet taie Li ipaucedeyr meet eror sry ] yeMNO Wrcogn:t 1j Dultrie BIB
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lo:addiétoodi, D: HipePui meh eorr pcm Feast imago efürepraSératiua €e4
fatis'ct eo Cefarictt vepsi(entatiuns füce flalicers aodó veriras coggscignis
pfo ipe fadt e(entalto conformis sci y idet efl dicere cognitio dicitur vera
sepratfeue 12Hà£jse copniqio ver? veprarfebtal cít - que: prseter A17 SEIS
frcot iri 3eoodicivur teprarfenzatiua s: e Fentationey nua fit inobieóto , (cd
eprafématione indpfa formaliter exi« lene idem de cognitione dicendüm.;Ad di
fótrre 6 cxplicaur aüthoritas iila à Blanc, fenfus .n2«ft ,"quàd:orario eft
vc« r2j fiicónforrhis eft rei in fe exitteati, (ado fayfi nóteft conformis. Ad
5. diftinz.ans ceci Conci pitur: miele Gus verus primas rió propter
talemconformíratcm-, negas tut , quia dicitür verus primario àcófare
mitaté^corkeptus formalis , icut pervalé concepteni dicitur primario reae
expri- uic re; (eeundarib, & eonfequenter ; qua teiius: ad conformitate
concepuissfore rial capfequitur conformi: as wssmee oblcétiai; S códedimitinhd
sergio c. lgauavttiwergveritita 3rocM codo, nen inreprziontando,dc qua loqütpar
2 ped ocutio cít; (icnudarcit onceptasfed deiin (e t dif pi2:0.1. Ae $1 era elm
de «ónformitate concepts! abicótmiggflie nó cit primaria, idco-«nirés:
prar(pneitee. intellcctui;fTcuti eft; qua cozauio fige lua scprarfentac,S&
ex pcitin quxcepitate [entatio eibprimariz escisis; A À6 spatee cx
diótis:imitio: quat .xao zweritam alijsetians/cümpetere- po (Lir 5: &:veget
e etiam fi£ofmerur Codera coceprum óbies éiuvqi Ad 7; pacieas cosi tbi: in hát
y quàd:rcat vrina tou m. exteinfec? denos " minatur (ama à
fanitate-an:maló, qua disi Gita (anilas;im efpdo; ia opn:110 Ck triníccé
dicizntveraà veritate (eiim ci fendu;que attrádixy& cac( xyeritatis ros
gritiobis cum liocramcnáat; qubd fora máliter ox ciniin(ecé- dicitur vera prox
priaveritatoasreprdfenrandoyde qa 1o»* iasumj quo. (enfe eciaoecim;z ( diécar
Gic icerc) poftecdici iau mfece, & formalis tet fata -famitarein
rCprezr(intando ;ujóc argugyentum vrgec contra cóncepus ab:c:
étnuamsquj-wezis-dicitgr, quatenus ordis nets licit ad; veritatem rer in: eíseudozs
Aliasrazioues adducit: V uljes ex quiam dam1ocis DDó&toris: defümptasa (ed
zan« tnm peobant-ipccomeepte iobieGiuo: res petirrziliquam conformi azemajuod
coga cedirub non :zmeno cadubt primitas tem coníOramidti$ 5.1 mic: :03 26,62
-3ivoup.fsuinLiNfDÉÓRI]LZILOX 11 E GRCOTUESS VS LNSS GER. -21 2:13:05 9igo r^
LOL otov ST Lu «an Enancialiapo[it de veta piitati t. - ir d. taa s
D'ioersceiore merde o ; $5.-ido uisy IO e Welcome eire suem "nitlófe
eorpleka; Gc quia Epunciadgr ert ples) ticceffatia i) jlig^y :&c connseits,
Mts vel e: de prartecivo, vel de prizfensi; vel de fururog ptopotitio de
prxfent? alia cft, quat detepminarady ; 6c Certáni páriem temporis ignificat:;
»v€ petvus-per totabiboram £tadet, aka zog. quz ih termidauiat 3 optar. Li 4 po-. Lm partem confiznificat, vc Petrus flu €
; cognitio ctiam e! duplex ex Sco. quol. 13. art. 2. alia intuitiua , quz
caufa- tur abob:c 4o exittenteyrt exiltens elt, alia abítra&tius, «quz
abitrabit ab exiften tia obicéti; áciftis omnibus loqui debe- mus,& [colas
quz'fiti eft, num veritas ita diftinguatur ab his propofitionibus , &
actibus, vt cademmumcro enunciatio de vera in falfam poffit fucceffine mutari ,
vel faltim fi poftquam vera eft, & mutari ncqu't fücceffiué hoc modo in
falsa, po- tüerit eadcm prorfus numero ab initio eflc vera, ecl fal(a: de
propofitione vocali jam diximus in 1 ..Inftit. tra&t.2. c.3. Et vt ccita ab
incertis fcparemus, enü- ciationcs neceffarize (uat verz , & impolfibiles
funt adcó tal(z ex fui natu- tà, vt vera nequeat matari in falfam , vcl econtra
; idem dicimus dea&tibuscirca illas ; ratio eft , quia neceflaria veritas
in ipfis proucnit ex ip(a neceffstate , & im- mire litate obic&ti,quod
nó potcft ali- ter fe habere , quia e(lentiz: rerü (untin- uariabiles, &
idco propofitiones de prz- dicatis (pe&antibus ad eílentiá. rci in pri- ,
mo,vcl (ecundo modo , nequeunt nó có- formati obic&o ; & € contza
propofitio- ncs in materia impoffibili propter repu £nantiam terminoram non
poflunt con- formari obie&o . Hac de cau(ía dicuntur gternz vericatis, vc]
falütatis, quatenus fi faifent ctiam ab zterno prolata ; fcm- fuiffent verg ,
aut fal(z , vnde la ur abíolui ab omni tcmporis differc- 1ia,vt docuimusin
1.p.Inft. tra&.1.c. 11. 11 Rurfus,a&us intuitiuus, quo vide- tur Petrus
currere , non pote(t fucceffiué queri de vero in falfum, quia curfus Pe- tri
cxiftens fe babet ad actum intelle&us . velat obic&am formalc, &
motiuum;iu- dicat .n. mtelle&tus Pew currere , quia itacxperitur effe à
parte rci; & no mouc- tur ab aliqua conicétura diucr(a , vt facit in actu
abftraétino, & idco ceflante cur- fu à que tei ; cefTat ét a&us
inuitiuus , .quidependerab co . Similiter propofi- goncs contin dc przíenti
contigni ficantes ceriam o" diffcréciam sut adeó verz ,vt no polli
ntfuccefliué in fal- fas goutari ; quia fiinin yno ini ius CDifp.X. De
Enundation 0 horg Petrus;v.g.nó fludetet;propofitioy Tetrus fludet per totam
boramsettabío- luté (alfa , nam (c hsbet vt propoüit o co- pulatioa copulans
omncs pattes illius ho- rz cum &udio Petri , ad fal(itatem vero copulat'u
(ufficit , vt vna pars fit falfa. Remanct igitar difficultas de propotie tione
contingenti de prz(enti confufam temporis partem fign;ficante , an poffit
[acce(Tiué de vera ticri falfa,& de propo- fitione contingenti de przícnti
fignitica- tecertam partem temporis, ac propoít- tione contingenti depraterito
ab initio an potaerunt efle vera , vel falíz ; de pro- politione de futuro
dicemus infra . Negàt
Hurt.difp.9.de An. fe&. 3 .& 4. Quuied.contr.7.de Anim.pun&t.1.
Smi- finch.de Dco Vno tra&.5. difp. 1. n. 35. non folum propofitionem
contingentem faccc(T;iué fieri pofTe dc vera falíam , fed etiá poffe ab initio
fieri fal(am;quge modà eft vera, aut é contrá , vndc afferunt hanc
propofitionem veram v.g, Petrus currit, ita cffentialiter Íentare ex fui natura
curfum Perti,vt fi Petrus non curteret, & ab intelle&u pro co tépore
cliceretur ifta propofitio , (que propter nó exiflentiam ' curíus Petri effet
fal(a) nó efleinquiunt, eandem, fed mtv c» illa. et tà- men
q.24.Log.fe&.7.& Arriag.dilp.14. Logd cet. 2. í(cnti figüificare ;
potcfq; hzcc doctrina exegi ploconfitgari, naro non minus coexifté- t'a'ad
cempuseft c ircumflantia obiectis quam pratentia localis , &'a&ionis
ver- buninon folum €oncernittempus (ed ét locum,vnde dicendo 12715 combarit y
eft feníus, quodin aliquo teiporc; & in ali- quo loco comburit, & tàmen
(i igniscó« burendo uimtaretlocum , nón mutarerue adhuc projofitio, Iicut
murarccur , (i dis ecceum yonis indoc loco comburit,, non ália ratione, nifi
quia in prima confuse, & vag connotauurc locus, ih fecundà diflin- &e
explicite ; & determinate , ín pricaz locus pertinet ad obie&um
material in fecunda pertinet ad obic&um formale, itadc temporc dicendum, Ad
4. ncgatae affümptum;& ratió liqact ex dictis; : | ; 21 Secundo ex codcea
arg. vbi varias par obieétü, variatur etiam cognirio,tàm intuitiua, quàm
abílra&iua attirigensta- leobicé&tum s ted dum intellcétus iudicat
Petrum currere ,ctiam confuse, & abftca« Giué,& Petrus definit currere,
;à variae tur obic&um coenitionis,ergo,&c, Tum 2.3üia illacognitio Tétr
«5 currit jeffene tialiter habet cepra(entare curfum Petri, non vt fic , fed vt
vcrum , &'realem,erpo vtexiftentem ,crgo non exiftente cur non eriz ille
a&us;qui per (aam eílentiama babet intellcétui exprimere incxiftentig.
cuxfps in Perro. Tum 3. quia omníispro- poirtioafficmtans curfum Petri tefpicit
il ium cx fappofitiónegquod lit;quo luppoe dado c nsi e lega propoti eit; ccitc
ti0.Jla necctlario refpicit corium Petri , vt exittcn: em. Tunj 4.00n minus
depcn- det.actus ab obiccto jn fe ; in rau onc ve» riy quàm inratione
rcprar(antantis, (ed vt fic nece(fario reprzíentat , vcaon poffit non reprzícn
arc, ergo nece(Tario eft vc- tus , vt nequeat effe falías . Tandem hac
propofitio Cbriflus eft in Hoflia, eft có- tingens de przícnti confignificans
tépus confuse, & poteft permancrewíq; ad cor- rüprionem fpeciecamhoftiz ,
quo tépo- tc definit Chtiftus effe inhoftia; cüc fic fi illa propofitio ad de(itioné
fpecieriá y & prefcnuz corporis Chrifti adhuc per- manctct,& cuaderer
fal(a, (equerctur fide fupernaturalem pofle concurrere ad a&tü falíum,quod
implicat , (equela prob. quia prius actus illc
,quofidelisaffitChriftiprz(entiaminboftia,etatfupernaturalisobconcurfumbabitusfideiinf;fu(ze,&verus,quiaexprimebatrem,ficuticratàparterciergo(ipoftdeficionemfentizChriftiadhucidcmpermanet,cuadi:fal(us,fidesinfufaconcurreretadillumatumfalíum,ergodicenduma€umctiamquoad(ubftantiamdefinereaddefitionemobiciàpartetei,oeetiamaffirmari
debet de qualibet aliaa propofitione contingenti , 23 Refp.curíum Petri
dupliciter pof- fe contiderari ex Sco. 3.d.25.q.1.H , vel fecüdum (uam
cffentià, quomodo abítra- hit ab exiftentia , & dicitur ensreale no-
minaliter , vcl iftentiá exet- citá à parte rei, & dicitur ens verbaliter,
— i fcu exiftens; fecundo modo curíus nà cft obic&í cognitionis
abftra&iuz, nec mo tiuum,nec terminatiuü, quatenus cogni tio cft,& vt
dicit relationem attinpentie, & repra(entationis ad obic&turmn , etiam fi
actu cxiflat,vt docet Do&or quol.1 5. art.1. quia cognitio abflra&ina
prefcin- ditab exiftentia,fed (olm primo mode ; at fi confideretur cognitio vt
vcray& (ub relatione conformitatis, refpicit cursü vt cxiftentem; tuncad
arg. dicimus maioré valete de obie&o formali , non de mate- riali,vt monet
Do. in'1.d.1.9.2. modo curíus vt exiftens eft obiectum materia- dem lc
coguitionis,vt cognitio cft, formale, fi vt vcra [pecteuur, idcoad ipfius
variatio. nem yariatur cognitio vt vcra, non yt coio quoad fübftantiam ; fic
.n. depen» dct ab obiecto, vt in (pecie, non vtin (c. * Difj. X. De Enumiatime.
000^ Ad 1.a&us ille reprzfentate dcbet cursá ^ vt verum ens reale
nomiaaliter, non vet- baliter,& exiftentiam cur(us de Petro af- firmatam in
effe obicctiuo]|, nen exerci- tà,& à parte rei,ytoptimémotant Amic. &
Arriaga cit-Ad 3.ncg. maior fi de exi-- ftentia vt exercita intelligatur
,coocedi- tur, fi de exifteutia apprchen(a,quód fit À parte rci;tiué poflea
dctar, fiue non;yt patet in qualibet propotitione falía , fed concepta vt vera.
Ad 4. etiam neg. maior cx fepe didis. Ad 5. luppoiita ctfcntiali differentia
actus (u,ernaturalis à natura- Inde quo alias,dicimus fidem infu(am in- clinarc
ad iftam propolitionem in vniucg fali, Cbriflus efl in omni boflia mer con- fecrata,
non vero ad propofxionem de aliqua hoftia in ond eren stmt det folumà fide
humana, & naturali , po- tcít .n.ci (ube(le fal(am,fi.(.Sacerdos non fit
verus Sacerdos, auc non habucrit inté- tioncm coníecrandi , quaré cum illa]
pofitio (it circa hoftiam in particulari y poteft cffc An fd. 14. Dices, faltim
illà vniuer(alé pofle fal(am reddi , fi omnes hottiz in mundo deficerent. Tt
quia 6 Iudzusante Chri- fti vence semanas pre adum di- cetido Cbriflus na(cetur
, & ipfum conti- PN Viene Viande 270 urin mü- do;ad hoc vt alus
(apernauralis fidei in pei Was ie em Lc Tips quarc fi nulla daretur paticer-
pofitionem de i Pre eee d edge c extremis, & aiunt cfe candem (ccü« dum
duuerías (olum cxtriníccas dcnomi« nationes trémporum;quam opin; onem re fert
Door in 3.d.2 (.3. 1, H, vbi.oppotà - tum verius edic docct,có quia quz imodó
c(t de praecerico,e ít i prius. ,pofitio c det vcra. Ad wi tiir ar tmQua. Q)wid
fit vvevitac cognitionis/e/drt.I1I. 773 trat de faturo;erac córingés:illa
depratc- titopritis fuiffet fil(a,modó cft vera,hec dc faturo modo rft falfa,
tunceratveta:[vederequàdptopofitioillaChriusnafcetur,vvàfideproucnirer,debebirinfpiceretempusnatititacisDominiàDeopraftiturum;vtabílractumàrcfpe&ibus
ad partes LR futuras, quia huiufmodi refpcctus noo inciaduntur in tem
naciuiatis Do- Do&or cit.pro- poticioné de praterito nor differre à p.
arcam, quia folum enunciat coexi- ftentiamnatiuitatis Chrifti , & temporis
à Dco determinati;cui accidüt re(pectus pr£tetiti,& futuri,qui conuenium:
illijno im fe confideraco, fed vc ordinem dicit ad artes cemporaneas ,&
füb- fequentes. — t ; Ouuíed.[oc. cit. n.6. affert ra- tionem,quam inquit effe
magni 1d hoc vt propofitio in loc inlkan fif veta, debet (upponi illius
obiectum , nom fo!àq in hoc inftanti , fed etiam inomni tempore importaro per
copulamt,eo mo- dó quo per copulam importatur ; fed co ipfo, quod inhoc infiáti
(apponitur obie tum propofitionis exiftens 1n omni t&- pore importato per
copulam , implicat pottei in aliquo cempore importato per ess non exiftere,
ergo implicat po- fte propofitionem ficii fal(am 5 maior probatur, ad hoc, vt
hzc propotino Pe- rus femper currir, im hoc inttanti fit ve- t2, tion (officit
Petri currere in boc inftá ti fcd deberin omm inftanti currere , & datio a
priorr eftqma veritas confiftit in tonformatione actüs cum roto obic&to X
ficato, ergo ad hoc vt propofito fit A«cra'ig boc inttanti, debet m hoc inftan-
ti €onforasari cum toto obie&o fignifi- gor obiectum (igniFicatum dicit
folum pratenté ,(ed prze- teritamy& (acutam dcbet propoti cio có- fondu.
GMYOBIeBc y quarextus dic du. rxiógea nonfolüm prafenycm, fed eria
pratertamsocfüvaram ; atiaor cft per fe nota, quia implicat füpponi in hoc
inftá- ti obiectum futurum.n infl anti yenturo, & poflci in illo non
cxiftere. e(p. maiorem verificari prafertim , quando propofirio«concingeus de
prefen tu confignificat certam temporis partea, nunc eni. fupponi debet
obicótum eius exiftens pro quacunq; illius tépotis parte y. fi enim in vna
deficeret, to:a propotitio: falfa effet ; & hoc folüm indicat probatio
ilius maioris,nam illa propofitio, Petrus femper currit, determnaté fignificat
pec omnes & frngulastemporis partes Petrü currere; adeout fi im aliqua
parte nó cur-. rerét, tota propofitio cífet falía , nam fe haber, vt propofitio
copalatiua copulans omnes , & fingilas cemporis partes cum curfa Petri,
& ad fal(itatem copulatiua fufficit , vt vna pars fit falfa ; ac quando
propofitio contingens de prz enti nó fi- gnificat certas,& determiratas
temporis partes, fed indetezminatam, & infufam , de qua fola hic cft quet
io , tunc falfo eft obie&um (apponi debere cxiftés pro quacunq; remporis
differentia per copu- [am in co inftanti importata , quia im co a&u
intelle&us explicité attendit folum inhzerentiam predicati cum fubie&o
nom cogitando actu de aliqua temporis di ffe- rentia; quia ramcn tempus
connotatur & vcrbo, fic etiam implicité conignificátur temporis partes ex
vi copulz, non tametr dcterminaré, fed confusé, mdeterminat?, & vage ,
& idebex vi copule non necef- farió (mpponitur obiedti exiftens in qua-
cunque réporis parte determinaté , fed im tracung; indeterminatéscum quo
ftat,vr. in aliqua iiHustéporis parte poffit obie- &um deficere , &
propofitio fal(ificarig ers etiam concedi vor vmi ab- otuté affumat , vt
propofitio in hoc ime flzcii tx etg debere oppoiiilias obe &um proomhni
teipore importato per copulam;fcd addit eo modo quo per copu- JA«m miportatur,
camyqua hmuatione 7 "&onced pote(t , nunirum quod fi per co-
palamrmporrantr parre teimpors de- termiaasé , euam i eterminaté füpponi debeat
obie&tum prepofitionis; fi veró mdctesmimaté,& conpasccodcm 409; modo
cius obicétum fopponi de- beat in illis exiftens; fed tunc, cum in mi- hori
inferatdr, co ipfo quod in hoc intáti fupponitur obiectum propofitionis exi»
flans in omni temporc importato pcr co palam , inrplicat poftea in aliquotempo-
re importato pet copulam mon cxiflcre , hoc vcrum cfl de omni tempore impor-
tato per copulam dererminaté , non autc 1i folàm importetur indeterminate,
& có- fusé, vt cftin propofito ; alias quafd3 ra- tiones adducit
Ouuicd.loc.cit. fed coie- cidunt cum adductis ex Hurt, & Atriag. Vrgent
etiam conirà hanc conclufionem rationes ,quibus probari folet veritatem cffc
c(lentialem a&ui de quo ar feq, ARTICVLY S. IL Quid formaliter fit veritas
cognitionis , ficultas non fucrit magni mo- menti, Recériores ramen litesrexunt
im- mottaies: nam Hurt.difp.9.de An.(e&. 5. aflerit veritatem cx. natura
ret, & formas liter cflc candem cum entitate actus,licét non dc primo
conceptu ipfius , fed dc fz- xundo;quia eft attributum actus,cü. pen- AXleat ab
affirmatione, vcl ncgauone , & €bicéto , bzc.n. caü(aliseft vera , idco aus
eft verus, quia affirmat, vcl negat ebic&um , nóé contra : ab hacopinionc
qparum diftant Dano. 1. p.q. 16. att,5. Smt- Ainchacact.3.de Deo vno difp.r.n.
31. XCaucllus ditp. 3. de An.íc&t, 8. aiünt.n.vc- zzitaté dicere entitaté
aus,quamuis à no- i eyplieecur ertelationc , vel racionis, wt Bah. vel
tranfcendentalem;vt Caucll.& JSSmisinch. ; qj & docet Aucría q.5. Log.
« fest. 5. rud os UR ne dp "&iqug. opinio. tuit t Periher.c-1« crim e
oai a dem en- "tatem a&tus ,. non yt sic; [ed vt oonnotat P ipic pi
Rie P fequitur Suar. «iij 8. Met.[ect.2 Morií.dip.ro.Log.q. Qai apud Antiquos
hzcdifDifp.X«DeÉpuninne:sitionemv.g.affirmantemeur(amPete?extrinfecam,vtdicitipfumcursüPetri,illàdicirinre&o,hücinobliquo,vtrüq;tamenformalitet,&quidditatiué,comodosquo
relationes explicat difp. 12. Log. idem tenet Ouuied.contr.7.dc An.püc, t, Nec
minor difensio cít inter rclatio- num propugnatores, Dur, enim Vafq. &
Blanc.atr.z . citati aferuot. conformicaté hinc,in qua veritasconsiftit,folum
dice- rc rclationem rationisynon realem. Alij, quód sit telatio realis
cóformationis , vcl similitudinis di&a,ita Tat.1. Periher.q.r. dub. 5.
Meuril.lib, 2.Met.c.q.2. cócl.4- S conspi putat Caucli.cit. addit P, Faber
diíp.9. dc parait. hanccelationem non fempet elfe cumommibus condkio- nibusad
veram relationem realem requi- cin« litis. Alij, quàd sit relatio tealis ali»
apti "1 dens ab aptitudinali y & potea- impsum: cns nu eid acus
2lem,in abftraGtiua apti E & quando obiectüeft cxiflens, ita Vulp. 1«
p»difp. 52sart. 1. Alij quodin relatione Cósiftat prz(cindente à realí *in
aliquibus m a&tibus.c(t bufdà tealis,ita Fwodów eras auel. qe 13:Zumel 1.
p.q-16.arz. 1.difp.2 Atmnic. traCt.2 1. dip. 4g. 1« dub. 2, & innuitur à
isinqui Conim.i.deintetpic. 1.4.5. arti. Tande — quídà concedunt veritatem
e(se. relatio- ncm conformitatis ad obiectum infe, vc ad menfaram in cognitione
fpeculatiua;. ncgát camen in cogtine pra xquz Vousels regi men(ura obie&i;quà Coatra; ita Morif.
dip. cic. 16 Pro rcfolatione quassiti adaerterte dum, q aliter cft
(peculandumde dining cognitionis. veritate, aliter de vetirate, i» ' Crcaue
cognitionis: diuina n cognitio,cü perfedttima sis Scabetfentia iuini (o um vt
ab obic&o moueatur diuinus intel - Iectus;ei que perre&ti (Time
adzquetur, tà incifendo, qus reprafentando ex Sco-- 5.5, obic&i
cónotationem refpuit Hat, — 2.d. r4-q.1. P; nec poffit à creaturis mo- Wilaga
verb , quia cithotis acerdimus | ueri;ex codem plaribus in locis;przcipue «oua
relationes J& cónotatas docet difp. - Y.d.3.4H. fequntnr quódnàllzm cealec
3 4e Log-foct. 1. verltaté forma cte ceto" re fandacad obie&n
[cibilià, n *denorminacioncim param jgtrinleca pro-. «m ad elfentiam , quia
c(trcalitet cd HCIUDI pesisionymcatali, exime us tim fumméidentifcara , &
ade iata; opo- ad ereaciias , quia nalla. Quefi.I. Quid fi veritás cognitionis
dri. IH. — 777 eft realis relacio j vt diximus dífp. 8. q. 5. axt.1 . aliter
efset in Deo: formaliter ali- quid nonnece(se efse .f. hzc relatio, non 4m.
relatio :poteft habere perfe&tius. cfse fuo termino; quapropter veritas
ipfius di- uinz cognitionis formaliter conü(tit in entitate illius a&tus;
vt monct Do&or d. 3 cit. F.& quol.13. atenus intelle- &us dininus
media intcllcctione vnitur , & vitaliter attingit obie&ü y ficuti eft;
& per cófequens veritas cft Ex ia císencialis , Quia eft ita e(sencialiter
talis , vt nequeat attingere obie&ü alitcr,quàm fitde quo vide Vulp.d.
52.cit.ar.vlt.at noftra cogni tio,quia cft finita, limitata, & ab obi
depender, fundat relationem ad ipfum. obie&um,vel realiter diftinétam,vel
rea- liter idemificatam ; quod difcrimen multi ex ipfis aduerfarijs quoque
fateri debent, nam in diuina cognitione nullam ponunt iclationem
tranfcendentalem ad obic- &um , illam tamen .adiittunt in. noftra
cozaitionc. fimiliter in caufis creatis ad: miccüut relationes ad effectus, non
tame in Deo ; accedit ctiam , quód noftra co- £nitio don eft ita.
efsentialiter: vera ex fui natura; vt dicemus, ficut cognitio di- nina ;
quapropter praxermilfa diuina vc- ritate, de creata loquemur. .. 27 Dicimus
primó , veritatem cogni- tionis nó dicere entitatem actus, neq; ip- fam actum
,'& obic&um, fiuehoc dicat foraalitet ; (iue vecoanotacum; (ed rela-
tionem, non rationis,(ed rcalein. Conclu- fiocft Scctiinfca cirád:: &.
prob.1. quod »veritasnon' dicat entitarem actus ,-i fit de obic&o
contingenci ; patet ex. dictis att. przccd. voi oftendimus candé: pro-
poiitionem po(se amittere veritazcm ; cp adhuc coofit. nà (i prápolit:o
contingens €x Lui nacurà e(set eísentiabiter vcra , vel "falla;
feqaeicturquód hzc jppoíitio Pe- rus currit, no cutrente l'et0 diceret or-
dinem c(sentialem ad duo concradié&o- fiay quód eft faisü , implicat .n.
quód 1dé ommnmo pendeat in císc a duobus contra- :didorià fitis: (cquela prob.
nam co- gnitio fala de caríu Petcenu diceret duo - p ins cce pr , — «€ quatenus
filfa (quod non c MU HERI; cess S PKtab MEL S a&u;vt cognitio eft ) dicet
ordiné ad ne- tionem talis curfüs à. parte rei; imo de- et duo comtadiciotia
ju. fe intentio- naliter reprafentare , quia ve (it fal(a , de- bet affirmare
curíum exi (tentem , & ca- rentiam ipfius , nam fi non tepras(entaret
curfum exi(tentem;diceret verum, (i.noi repra'(entaret carentiam. $y ordinem
diceret ad illam ; (ed cürfum exiftentem,& per | differret ab au vero , qui
talem ordinem tantum includit . Tam qaia, vt arguit Arriaga, Angelus intuitiuà
cognofcit fuos actus , qub ad vltimam realitatem aliter'nó efle: intaitiua E dc
eee rci exiftentisvtexiftés eft , & ficuti & pet confequens attingit
vcrirarem, vel falfitatem fuorum a&uum , quaab Hurt, ponuntur effentiales
differentiasquapro- prer,ti eliceret hanc propofitioné de fu- turo Petrus
damnabitur, vcl curret.quia haberet determinatam veritatem,vel fal fitatem ex
dicendis infra quam di (Feren- tiam cognofceret, iam de futuris contin-
gentibus haberet proprijs viribus certamy & intillibilem cognitionem,
fciret n. fa acus ille effet vcrus , aut falfus : negare autem Angelo hanc
cognitionem , vt facit Hurt. eft pror(us voluntarium, quia actus ille.eft in
fua. poteftate totaliter, per ipfum fertur in obiectam fururü , & non (e
habet vt fecreta cordium,quorum cognitio de lege ordinsriamon debetur illi,
quia non eit in fua poteftate. 18 Deinde, quód a&us neceffarius nó fit
effentialiter verus,patet exjhis,qua di- ximus in diíp.8.3.2. quód nullus
tranfce- dencalis refpe&tus potcít eife de. e(fentia abfoluci, at veritas
formal ter dicit refpe« &umad obicótumyt dicemus, à admit» int
adserfariscrgo'&c. Tum quia quód actus ncce(farius reptz(entet rem ro veré,
quali. per accidens , ac fecundati conucnit ih, de fua «n. formali róne ba- bet
repraícatare, quód homo fit v.g. rie "fibilis , (ed quód veré (emper.
teprassécets ' . prouenit ex 1mt i nutabiligte obici, nam fi per impo libilevt notat-Ainic
€tüm muiarctur , actus adhuc repra(en- taret hoiinem rilibilem - Tandem quia
-fia&us cflc: cifencialiter veritas, S po n Mm et 7* fat propric. dici
vv05, ficut. albedo non "dicitor alba, nec calot-calidus. 4 3- ^^. Secundo
quód gn dicar,a&tum ip ré *&o,& abicétum in obliquos fiu vicon-
moratur , fiue vtpartem. eopflituenrems sprob. f jfdem rationibus, qnibus 3
*oflédimus.dari à partecei Tea- dcs à fundamcotisdillinQtas; & precipue
'contra. Suarez vrgentadmitte illas irelaionessat (6, hz opinio«ffet vera,(a-
nénullam prorfus habeec poílemus ratio ncm ad oftendendum relationes (unjlitu-
'dinis;z qualitatis, & eid ai agp - Aüería, qunm et *fc tanti di minationcs
reales €xcoexi- ftentia cxuemorü ad inuicem odas. Spe- «ialiter veró conwa
Arriaga ett,quod pa -nit formalitatem
& c(lentiam veritátis que per (e vnacfby e(le vnam per accidcs €x
roous diueríorü gencrum ,JImo ex en- ste rcaJi ,& raiionis conflitutam» fà
obic- Kum cile. aliquod ens rationis y ttem . qp detur a&u cntitasalicuius;
abíq omnibus: partibus compon&bus in aC talem cn- gitatemyveimidéta v4 uu
chri fts erit, da- tur vericasa&twabfque.obic&o in ac; d. ab. ipfo
ponitur vt patscón(Luucns: weritaram,licdrin obliquo e. ;— «5. «29 Terioquód
dicat relaiioncm, cft Scocquol.i:art.z.& 1.d:3qsqvatt. 2. gn. 4.d.8.q. 2. V
& locis inrarm rci S pae &ctsuia veritas formaliter eft coforraitas
xàe,v: aiv Arifk.c,de fubit. 14 00,404 vesefl , velton esi yoratie digitny
vera, tci fal fa; )& ct quia cognirio coparatur i. vcm; vt [jgnnm matarale,
veritasaucear &jniconirtic in conformicareciusad (- iguiati, vex primar
illud ficuti.eft,(«d có- 49ra.itas €t. qnaidá inrcnuionalis friwiliju
«o,8imagoycrgocfquadauclauo.RieiégonderSeuifinch,actumfuaentratedicieyaginemobic£ti,ficuc(uaenrirateeftreprafentatiuusobic&i;con(equitur.anicaclpe&tustranfcendcntalis:,perquem€x"glicaturconformitas,&veritasabfolura«acisContrà,namzc(pontiosonbabet5lociiitvpropoticionibuscohtingentibus;rgomeqsimactcbusnece(farijsnà(ieriBeoMirarissisi.1ike:*«lbattaaliqua
do realiter diftinóia, Wc pof iat Aiulip aranidirquntiyqriuqnido clkzeali-
«isfandata uvsdtticarca »v«i A L^ iusdiere,ef- ccenDifindse Dt Fnnteiirintl, n
cr adétificata cà acus. (ieu eucnit.im sf; e eiccectcdde renes uera org Un
quia, &:ncgomatiene inà lc&us, & fi&l i é p iso ersaiecurar ag
Cl ncs &.cóparationejntellé&tus;niquia te
opusintelic&tiépropofationwera, vive» va diífesc à falGyt &c:tii quia
unpertines- cft wbd propo (itia tommaliterdicag Ere rererertd cotequeser a
daHirat eti 32 ;Dicimyus fecüdo; hane zelatiooenz COforminarisqua-prerfeter
veritas,no e[s Ic deterrüinate praedi alc, ant trart» reuninatc realem
mentalis, in vno erit realis.períectayin at» tero realis imperfe&ta ;-quie
à: Dots (zs piussocatur rtlatiotationis; vt contra die- flinginur à teili qam.
omnibus coaditios nihus-auxta di&a imdi(j8: q. 2« Conclue fjo quo.ad omues.
partes:(equitur:ex die Gs, & prius organs plam, deinde qt ad
omncespariesprobabimus; exeme plum aptiTimum e(l imagor marialis ,. imquatria
fant;s.encitas abfoJata f. colg* resydeindg £e(peGtus zepraíentiris adire» prelentaumy,
catione equis cooftituitur in eíic imaginis v. $. D.Petri demüalius: re[peétus
conforimiratis: inter imagi ncav reprafenrantem , &-Petrgm cepraíentae «um,
ratione cuius: illa pi&tucacontkiugie tnr incauone imaginis ycra ,-.&
hzc tria fnm inter fcommno dittin&a,poGunt,n- .reperiri-colores ab(q;
relatione :ad D. Pettumy p ali eclariong imaginis, led-iime retta ro-
latiane;vt patet, naialigus DX. Petri ima: gpxadorarur,quacenuscftipfius
ceprzsc- statua , Gcrameniipf mudim no ce- grícntas,vetratai parte reisSic
paribor- miter. dicendute.de; cogoitioac , qui; eft -imago-quae dar £pirimalis-
obiecti aod: imipla uid Ceperiup1 yt. » cnutas oe mpe atus deinde.ce]atio s rae
eus, iat d ofsuot eriamirepetiri cü Quafl.II. Qui fiteverieiicofosilnlé AIL prm
CP Ant SS Quis mm "n ai ope Buts da repete Quim. cofituicàt inelle
reprafenrationts; & no titic & vocátut à Scoto quol:13. ar.3.re- látio
attingentiz, & tebdétiie it obicttü, t jn cecmind »; tandé cit
aliustefiié&us" ormitatis acts reprarentantis veré i ad Ci RU sreibepu
Law (co icat irratiórie nodi vere, qu Es oq; eft realiter idécificata cir áQtu,
id doqstéaliter ditio&z, qdandoq; per £e rcalis;quàndoq; imperfedté tealis
; xrobantüt i opis i a 31 Primo adu Loruy Elus peu nidi n. is t veritatem
tcaliteridentificáataat, & per confequers vctitás jh ip(is cft relatio
tramfcendenta: lis,naim &x dictis difp. $.9: f. lieceft dif: cremtia
incr'rélationem przdjcamenta- Ic», &.tfarifétndentalem quod iDa eft
rcalitet diftinQra, fiet realiter cadent: funiptulà TtOb.? hija itfà eff
relatio ceali- teridenii éátà fundácento, (ime qua füit disci ét ihctadie
eóórridiatTonedt 14. éd IRra&ris Ge qictnt elfe ortifitate cui propi
blé&is abf]; conitáárétioBe ab'ihcrinfEcó* peo» uchicáceqhla ffir
tnaderibites j ticüe ef [ga tici. uie réprfentaot ; lininurs tabilés füfity eoo
&c- Tdent dicehdürfrde dtibà flftririaje y dnt hetéftorib: depen kospobe
tis Vt hie; & tiuac exittéci- $,& pet cO fcc ióose seiidri tena Lia
obiecti fic varabilis; "Brus tamiesquia AbobicAo ic exittéce réduplicatine.
dé: edetneceftartó illud taliter feprasétat Y 5a ott "ahrér reprafévisate
, Haec tfi diffcrétia reperitur irtter 4&tus neceffarros igtüiriuos, &
abftra&tuos;qr illi necefía- ó dicüt ordinem ad obiectirexiftés, &
d&ttale vr fic, quare femper ordo ille eft intere xtréma realía dtu: ifti
veró necef- 10 ab ftrabuinr ab exiftécia obiecti ; & amuis obic&um fit
exíftés , de per ac- dens eft illis, qvia illud refpiciant noü vt exiftens,(ed
vt abttrahit ab exiftentia; Qua tatione propofitiohes iftz funt fem- axes cute
verbumin ipfis ab- oluitur ab omni téporis differentia quia- propter de ratione
rmali Confotmitatis iftorü actu eft quod non fic inzer extre: ma réilis &
ada CXi tentia &8 vel mii mà, qai1 potfimt ad'aotrentia crm evita "31
Sccüdo fi ptópofitionibas coatin Lope de pétetito iue de futs u de pre(entr
determinatam velind 4 sec alat am pafteaitempo:is-fienititanv tibüs' veritás
ett ab iptis realiter diltina &a contra Caucllum eereft Seoct'in id 8 4.2.
Vbrnà lo quitut d telm ione apes. £üdinali y "vt F1lsó exponit Ceaclias
fed dé pta ticamenzil, & realiter diitin ebay €o quia potlaac 1t z
propotidones/aait^ tete vetitateür, vel (alim ibn tio-pores £àt éfle Hilfe erso
veritas eft ab^dis dex Hte diftitian ^ Neé valst relpootio Que acl,
quod'a&samitrit vericite ; aóquer áliquid feale deperdat; [cd folu formt2
litacc illii ajXti natt-eonfotiati ebic- Go; qu3 curd ab'obic&o dependear
mus &atür àd rucrtioniem ipfius y^ eur fi hxc Pos fthponerecut ad
fi20ifican0. Ouem,non etf'ec amplius fignam aptum. di ad figuificinduttr
hominea & ramen tii il reale amitccect; Non valer, quia five 4s dicit quid
formaliter átum abi-a26tg diftia&um, vt ipfe atfeviti necerlarió: ide
nebicia aiu, qiandiui manet aócus alrer realiter ab illo diltinsueretur y máx?
iicet ítifc parsbilitas nod (it aduer. figüum identitàtis rcalis ,
feparabilitas tameo vt dixtavis difp. f.q. 4-arc.2.eft fafliciens 6i« £ná di
(tidctionis tealis T quia vel ves ritis fotmálirér dicit quid esie j velnie
hil,ión (ceundam; vt patet; fi primum;ec go actus depérdendo veritarem -y
amitcit aliquid reale : quod comprobatur exem- ploaddun&o de vocc hominis ,
homo" .n. dicit telaciónem (igar ad nacuram liy mae natti, qui; cum fic ad
placrcum , c 'ela- tio fationis, fi tamen imponeretur ad 4i« : ificandum
boueavamt en telatióné am rátiohis,coghitto verà s quia efl fi» nubi oivtirides
dio figni nin et fdcio- nisjfe. rcalis in ipta;crgo quiaad muta»
tio&emzobic&ti deperdie rationem serai véti, dmitucaliquid reales 6 cio
6 tidy Tertio fi óbic&tü iftarü propoti- iion coGigeriiuinent d anquod- esi
fténs, vt funt propotitiónes de praitevicó ; défüturó; & que nón
entigirchpieiunr 15 la relátiodton crit petteéte Won dc- Mmi : ficit nm—
"y 780 ficit prima conditic, quod lit inter extre« marcalia; fi vero cít
aliquod cxiftens , & pofitiuum , quamuis actus fit abttra- Gtiuus , erit
camen realis perfceté contra Vulpes difj.cit. art. 1.n, 8. dicentem nun- quam
in cognitione abftractíua relatio- nem cíIe realem actualé ; Probatursquia etli
abflractiua cognitio non pctat, vt co gnitio cft , crminari ad rem vt
exiflenté, attamen vt vera refpicit obiectü , vt exi- ftens à patte rei, fi eft
de prafenti,vel vt fuic exiftens, fi cft de praterito,vel vt ali Quando
cxiftens crit, ft eft de futuro, qua ratione diximus in r.p. Inft.tra&t.2.
veri- tatem propofitionum de praterito,& de futuro dependere à
vcritatepropofitionisdeprz(enti,intantum.n.nunceftvcraiftapropositio
J4nticbriflus erit quia aliquando erit veram dicere J4mticbri- $ius efl, &
idcoifta modo cft vera J£da fuit » quia quandoque fuit verum dicere "KL
dam efl , cum ergo iflz propositiones rcípiciant obicctum fecundü exiftétiam,
quatenus verz , fcquitur, quod quan propositio de pra fcnti etiam abftractiua
formatur, & obiectum cxiflit , inter ipía sit vera , & perfecta realis
relatio , cum adsint omncs conditioncs requisita nec verbum in iftis
propositionibus abfolua- tur à tem potis differentia, vt cfl in pro-
positionibus neceffarijs. Ex quibus om- nibus patet, qnomodo vcritas non sit
dc- tcrminaté trapfcendentalis, vel prz dica- mentalis relatio, petfectié,
velimperfccté tcalis, (cd indifferenter (e habeat . Diluxntur rationes:
inoppofittm . 34 4f Ontra doctrinam traditam arg. ls primó probádo, quod
veritas 1o dicat relationé conformitatis [upra acti. T quia ccgnitionon
cftobiccto confor tnis,cum cognitio sit accidens, cbicccum fapé cft (abfantia ,
cns rationis, & alte- rius (peciei ab ipía cognitione. Tum 2,co £nitio
entis rationis ; quod sicens cium, eft vera, & támen nó habet cum illo con-
formitateav, quia nequit ad illud referri vt menfaratom ad men'rá, ex Sco.quoi.
13.M.& 4.d. 1.9. 1.5:& rauo füadet,quia menfura, & regula cft prior
menfürato, €vs rationis d poficrius cognitione , à Dif. X.De Éphncistint ^ 50^
qua fit. Tum 3. cognitio entis rationis , & non entium nequit conformari
illis, vt fant in (cipsis, cum nullum effe habcant à patte rci,ncc sint resfcd
in intellectu, at vctitas famitur in ordine ad rem , vt eft infe, crgo in hac
cognitione veritas non dicet rclationem copformitatis . Tum 4. quia nó folü
cognitio eft obiecto confor mis ;(cd ctiam obiectum cft conforme co gnitioni ,
crgo vttü3 ; denominabitur vc- rum- Tandem faltim cognitio pract ca» cft vcra ,
& tamen non hibet talem con- formitatem ad obiectumranquá ad men- furá,quia
ipfa cognitio eft regula, & mC- ura in practicis nó obiectü, vt v.g.cogni
tio ifta practica efl caffà viuendus,cft re- gula, & cau(a caftitatis in
homine . , Refp. ad 1.ex Sco. 1.d.5.q. 3. C. & quol.13.O.cóformitatem intet
actumj& obiectü nó effe in modo cílendi, & cnti- tatiue,ícd in
reprae(entando, & intencio- nalitcc, ficuc imago cft finailis Carari,nó
incffendo,(ed reprzfentatiué. Ad 2.dici- mus,Q duplex eft cognitio entis
rationis; vt colligitur ex Sco.2. d. 1.3.5. D. vna.» pra&tica,qua primó
fit,& fingitur ad mo* dum ents;alia fpeculatiua, & quafi rcflez. - xa,
qua iam factum confideratur fecun- dum propriam naturam, in prima cogni- tionc
non cít eritis i M ehiouie fecun- da adeft veritas, quia confideratur, ficu- ti
eflyre(pe&u cuius potcft dici menfura, non quidem quó ad perfc&tionem ;
quo feníu a(ferit Do&or ensrationis non cfTc propriz cognitionis menfüram ,
(ed quo ad veritatem,yt diximus difp.8.q.10.art. 2, declarando tertium modum ;
quatenu $ poteft ce cerminus illios conformitatis; vt videtur doccre Scotus 1.
d.vli. in fine , Ad 3.quando dicimus veritatem cile c formitatem ad rem ficuti
eft in fey ces no accipitur proprie, & pofitiué,vc à non en te di
Linguitür,& eenit à ratusratayratü ; fed fumnur pro obiecto, quod cognofci-
uim qisiscfigiut fit & vt venit a rcor, 1€ti5; nec per ly-icuu: cll in fe ,
ininuag tar femper exifteuriaà parte rci, fcd po» tius natura, conditio, &
cílcntia illius.gp cognoícitur ( quam biben: (uo modo en- tia rationis, &
ntgatiopes, ) & cxiftentia obiettiuain cognitione practica, Ada. ycri- fits
propri? ,& formaliter, de qua lo- imur , non eftquazlibet Hd. 4 d ca
tantum, quz eft ad menfurá illias , jnquofundatur , quz regula modo eft
bie&um ,idebpotcft dici verum caufa- -Jiter; & radicaliter;lic£t
formaliter dica- eur & verom veritate: i e(Tendo , non in reprifentanto. Ad
$.tefp. obie&tum du- pliciter confiderari ;, vel fecandum efientiám, &
in ratione obic&ti ; & vt fio eít mélüra cognitionis practicae, &
canía veritatis ipáas;in tarum .m.cognitio di- «&ás effe caft? viuendü eft
re&ta, & vera, quía caftitas ct obiectum eligibile , quia habet (uam
bonitatem przponderárem, & obiectiuam , eftq; conformis Legi fu. era qua
proxima obic&turn dicitur nü, & cligibile in moralibus; ficut etia
idcirco in attefa&is cognitio domus cft yeraquia di&at omnes
conditiones;quas dcbet domus habere iuxtà exigenua prie conditionis; vt poffit
iaferuiri fni ; ad quemteft ordinata, & non ideo domus e(t vera, quía fic
cognofcitur ; alio modo confiderátur vt producibile ad extra , vt
effc&us,& (ccündum cxcréitium exi(ten- tiz, & (ic obie&um
dicitur menfuüratum, cognitio menfüca actionis produci- tut obic&tum illud
à partc tet ; ita Süarez cit. & cum co omnes Recentiores , 3$ Sccundo ,
quàd i(ta coformitas fit effencialicer ipfe a Gus vel (altim nó quid
diftinctum;próobatur omnübus ijlisratio« nibus,qui bus impugnacut diftinctio
rela- tionis abexcueis, vc vidimus tuo locas faperius d:fp, S. q.3-att. 2. à
n.36« immo eifdé rationibusde fa&o. vtikur Ouuied. €obtrou 7«de A vim.
punét. r$. 1. ad id emn ,n"àm anicquam concipiatur € reiauó conformitaus
ipter actum 6c obiecto, n na fortnaltter dicin:us con» fiftere vcri stem ,
tud:cjum «cení(lutuitur verum formaliter, crgo luperfluit talisre-
latio;ptoba:uraffun.ptum , quia adhuc in eo figno (upponitur obicétum ità fe
ha- bere parte teijyt afhirmatur pcr indici, ein denter ad rclationem cít for-
malkerverüy hoc cnim ett a€kum c(íe for malitet verüyquando de obictto 1udica-
tur5 icut fe habet à parce rei.Hoc codem argu gento probari folct bonitatem
moe» Lepess — ; Quafi. II. nid fit verias copiizionli eder. IT. 783 ralem in
actibus humanis non con(iftcte io relatione conformiratis ipforum ad re- €tam
rationem, quiazantecedenter ad ta- lem relationem a&us illi cliciti juxtà
rectum rationis dictamen , & idco pom formal —— esee sas ad fimi- a
argumenta hic nen faciunt: (pecia difficultatem ,& folui debenr,ficut quan.
do fiuit comrà d:ftin&tionem rclationui ab extremis, quod nimirum extrema
an- tecedenter ad relationem dicuntur talia fundameazaliter folàc, &
radicalitet, no vero fotmaliter,quod de bonitate mota- Ld estere eren conce.
quare idem pariformiter ín propos fito dc veritate dicendum, acctiam de: fa]
fitate; vt conftabit art.feq. ni41. cü enim veritas ,& falíitas actuum
mentis fint que dam (imilitudo , vel diffimilitudo corum intentionalis cum
fuisobiectis, debemus feruata
proportionedeipfisdifcurrere,vtderclationepredicamentalifimilitudinis,&diffimilitudimis;Seddimiifishisrationibusdeductisexcommunibusadhucfpecialiusprobaturconfocmitaté:nactuveronondicererelationemillifaditam;quiaveriaseftperfedtio:fimpliciter,cumfitattriburumDei,relationoneftperícótio(rmpliciterexScotoquol.5.etgovetitasnoncrit»niiiabfolutüa&tus.Tumà.quia(iveritaseifetquiddiftin&tüaba&u,&ina&utundatum,iampoflcta&tusintrinfecé(üfciperecontraria,veritatem.f.&(alfitareinycótra.Arift.
c.de fubft. dicentem orationctm effe capacem contrariorum fine fui mutatione,
'um 3, velactus [ceutidam (uam effentiam a(fi- milatüt obie&o;vel non, (1
primumser períaam eíicatiamfolam eft. fimili vtra obiectiynon per relationem
fupcrade ditam; ft (ceundum etgo per. fuam cffen- tiam eit formaliter falus ,
nam falfitas i non fimflitadine contiftit, vt infra. Tá 4» a&as pcr (uam
«(icntiam eft reprafentae tio Petriquód (it homo,& ficuti e(l quia. per
iuam e(feniam exprimit identitatem. Petri; & howinis, ergo per fuam efientià
t(t verus 4 T üm 5. cffe repra fentatraum dntcnéi er obic&i eifenualiter
dicit "enutatein ablolutama&us;ad quod cone "fequitpr relatio
tranlcendentalis regraz- : Mmm j km tfertazionisad-obiectum , pet quam (ecü-
«dum noscircomícribiur differentia e(fen *tislis actus, ergo quia faltimin
propoti. itiombus necc(larijs actus ex fua matura cft c (Tentialiter
repraícotatiuus obici, ficut cft;veritascritaGus effentiayad que « ófcquenter.
rclatio:tranfcendentalis «o- formratisillamciraimfetibeuse. -— v»: 36 Refp.ad.1,
nim. non etie vniuet(a- lites veram, & cnm.Scotus quol. 5. negat rclationem
dicere perfectionemjloquitur in diuinis de relationibus originis 5 Vcl dicimus;
quàd veritas ell: perfeótio , non formaliter accepra fed ratione fundame- zi,
& fubftamiz actus, qurnatuselft cxíc iundare talem relationem , quam nequit
&undarc actus fal(üs, A d z.conccdimus fe- quelam,Arifl.veró loquitür de
mutatio- nc per íc immediata nom (üpponente aliá priorem, quomodo non mutatur
oratio s nam hac prefüpponit mprasionem obie- ti. Ad 5. dicimus aéturh per faam
effen- &iam (le fu ndamentabiter h (f; mlabilenty ettam fi per impoflibile
nontefültaret re- latio, nom autem formaliter jy. vc io. fimili diximus dc
relatione, & id (afficit,ne per eílentiam dicatur falfus. P«r idem ad-4.
tum quiaactus c (fencialiter eft reprefca- zaciuus, non tamen cft cffentialiter
reprae feutatiuus veré, fedceundarió quia pro- uenit ex immutabifirare obicébi.
Ad: im. probawenc eoncl, arguendo«ontra. Smi- 4inch- athznanimustationé
dilparitatis y €ur rapra(cntatio hit quid aétai incripfc- &üs&
cxpliceumr per relarionécáfcenden- Sàl€ , non verÓ-1dé de veritate dicendum:
Tertioad.idem ; relatio przdicamcn- ul;5 fundatur. in extremis habenubusiil-
lam racionem, (ub qua refemmur;celacio: ehi«paivis, & filij (apponit parrem
y & fi- liumzn ratione gencrantis;, & geniti; re- latio cau(z (apponit
iam caufam, & cffe- étum snratione cau(z,& effe&tus: , ergo pclatio
veri fimpliciter dcbec füpponece jam ipíum actum verum aliter nompof- fec illum
referce fubirauone veri « Tum 2... actus (cienuficus: ctíentialiter ditfert ab!
actu non (cienufico , heut (Cienra ,opi- nios error e(fenualiter etiam
dif&cunt, fed: actus (cicnaficus ab. actu omnis non: vVulr.gct
Veritarcin.etb diucríus »€rgo ve- ritas cít illi effentialis. Tam 5, ia atkug
fidei fupernatnralis , quamuis (1t gd cótingens,vt (unt a&iones Dei ad
extra, eft intrinecés& c(lentialtet verus, vi ne- cffe falíus, vnde fi quis
Su. i vg derecaótum fidci de Incatnatione Verbi, ftatim rct ir xogoitionem Verbi
Incarmti , quod portar obie&um , & hoc ptopter otdinem ,. quem.dicit
obie- €tum im reptfícntando , ergo quia talis ordo feperitur im quocumque
a&u , quis percipetet hanc veram propofitio- nem Tetrus currit ctiam
percipeter cure uin petrenfem, ergo etiam in his confor- gv me effentialis. — -
jj zxte 37 T.ncg.antcc. quia fi extre ma relationis season cag «a ratione,[ab
qua rcfert iila, effectus foc Quod mre ne foraslem - ce 0,5: onmino (upere
poaae fub Mushemwr t imet pautem, filiu, vr Petrus di e tí sat yt tt &
filius for qnalrcec genitus, idem de alijsrelauuis di» cendum; extrema ergo
ante sclationcag fupponuntur (olum habere infe rationes: fundandrynaro cavía
ante se lationem lae ber potentiam a&tiuam, c otentia: paffinam duo alba
communicant in €a« dcm natura fpecifia albcdinis, lic rela- tio veritatis non
fupporüt: forma- liter ferum, ed folum rationem menfu« rabilis. quz eft ratio
fundandi relationes tettijaodi.. Ad z, aGus(cienriz aba&tu erroris: dificrt
per. propriam di fferétiam e(ientialem, quz eft cendétia- in propriüt Obieótum
, vt caliter repre (entatum; per veritatem vero: differt canquam ptt ali- quod
proprium,& confeqncns nece(farió* ad'propriam: naturam, quo ferifüdicimus:
equum ab liomiinc di ferre per binhibili. tatem. Ad 4irefp. aQturmn fidei
faperitatu- ralem dici neceffarió verum quia fertur in obic&um füb rarione.
repelati à Dco ;. quz ratio forraliscff certi (fima ; cotin* gentia vcrb:
obiecti io fc eft obicctuar materiale fidei y quatc fi quis perciperet
a&tum repraefentanté. Incarnauioné Vera biypercipereejncarnationem
reprx(enta- tamque ft obicéri illius aru» (ub ra« Aione cognitionis ; jicur
peteiperet cursü- . i Petri ,. — "IN om tm tuo m . Ac iita. Quafl 1, Quid fitcvertas pitt Ar. 295
fiexi,at vc cognofcat veritaté a&tus , rc- tirur,vt vltra represérationé
percipiat Misni rubei eit obicdlo vt reuclato , vt in fide, vcl cü obicéto à
parterei, vt in alijs a&ibus;nó ergo eft par ratio de actu fidei, & de
cateris circa contingentia .- - $8 Quarto,oftenditur hanc relationé non
cflézcalem , Tum quia hec zclatio ett indifferens ad rem exittétem, vel nà
exitenicemyita.n. verus cft conceptus de rofaycom exiflir,Gicut cum nó exi
titer" go non eft realis, ícd rónis. Tum 2. £qué yerum eft iudicium;quo
quis iudicat bo- minem effe animal, ac illud , quo iudicat non-efle lapidem,
fed hac conformitas , cum fitad negationé, effc realis. , ergo nec illa ,
quamuis fit ad c(le pofiti- uum. Tum 3. laltim in cognjtionc abílra- étiua
cOtingenti de przíents, ait Vulpes, nequit effe perfc&e,& fimpliciter rcalis,
alioquin periret differentia interaedens inter notti à Sco od i ínab jua veró
minim. Tuu a. rela tio cx parte obicéti menfaranusnoneít rcalis,ergoneq;relatio
— cüceptus encnfürat;, Tum:5.Sco muliis inlocis ait crum cflc idem realiter cum
ente v: e(t videre apud:Caucilum.. Tandem relauo q1on (üfcipit magis,
Sccuinus,vetitas(uícipitmagis,&minus,datur,n.vnüensmegisveriquàaluid2,Met.4.&4,Met.8.Refpad1.exdi&tis:inprobat.conicl,Oftendcrefolumllamrelationemctíeraronis,vtdiftinguiturà.relanonefimpliciter,&perfcétércali,nonquódtit16lasioperactumcollauuuminiclle&tuscagfata.Ad2.peridem;veldicimuscii.Sco.3.d.23.G,conceptum,quinatuse(tficriámmcdiatéàrebnéopereintelle&usnegouancs,duplicemeffe,
poitiuum; quo tudicamus rem cflc talem,ncgatiuü , quo iudicamus rem non effe talem
, & vtrüq: cauíart à pofitiua re mepfurante illos có- «epuis;tàm fecüdü id,
quod eft quàm te- cundái non ett ; quare conceptas negatriuus pro termino ens
;pohri- uum. Ad 3,dicimus Scotum ibiloqui: de re ationcattingentizy que in
abftractiua non terminatur adrem et exiít ente, aon de relatione
confórmitatis,quia ben? po teft itio abftra&tiua cotormari obie &o in
(c exiftenci; neq; heec & illa ditlio guunrur fpecificé in e(fe notitiz
vera (cd tantum, cile notitiz;fimplic.ter. Ad 4. megaur paritas , quia relátiua
tertij modi non funt mutua. Ad s..díicimüs Scott lo. qui de veritate in
cflendo, quz elt paffic entis,vcl de a&ibus intuitiis & neces. rijs. Ad 6. patebit in (eq. art. ARTICVLVS IV. |. Quid fit
falfitas cogyitionis . 39 dte Metaphyvficü (petat có fi- : detareveritatem
rerum,qua dicte tur in e(sendo,ad Logicü vcró aliquo mo do explicare veritatem
in reprz(encdo , que cft cognitionis maximé complex , ita quia oppofitorum e(t
cadem dcipli- aec saeeiA Mn — datur) pertinet ad Metaphytiéum , ad Logicum
tantum fülfiras in rcpraenrando , & illa prafertios que cospitonicomploxa
,8 propofitioni conuenir& confitltir in dif- formitate ad tediin (e; duobus
aut? ma- dis poteft intelle&us obie&o noncófoc mari,veHmeré negatiué,
yt cam cotalicec illud ignorat, & hzc proprie non dicitue faltas, (ed
nefcientia;& ignorantia, (ccu dopofftiaé, quádo percipit em;aliter ac ficin
fey vc ti coriciperer Peccm currenti té,quádo fedet; & dicitur error, &
:2no- rantia pofitiua , ità Arift. r. Pott. 109.in przfenti loquimur de
feeüda;namlo:ui-- mur de cognitione;& propotitione fal(a.. oddentur ifte.
propo(itiones falía - in nobis, pbat Atií.4. Net 19.21. & 28. contrà
aliquos antiquos omacei no (Eram cognitione allcrétese(le veram , có quia res
qualibet talis eft, (icut à quocü.j; pu- ratur etie, quod di&tü impugnat ,
quia fic corradictoria effent fimul «cra , à ab vnó vnnm-«contradictorium, ab
alio alterü ve verum eee o. cid re- rum penderet à noftra cogicXtione,& ca«
dem quia expetimür oos aliquando nom explicaré rcs, vt für in (ipfis, vnde ia
ali am vcrumur fencentiam , ce molius pon- derara: Datac itaq; filias
inveprarientá do,qua veritati àn eeprac(cnirá 4 oj poot- Mmm 4 ur 754 tar,
fundaturq ;immediaté,& pri ormali conce ptu, fccundario,& depédé- tcr
in conceptu obic&iuo , quando com- ccptus formalis alitcr atting!t rem sac
fit infe, «t dc veritate diximus, & ij(dem ra tionibus o(lendi poterit ibi
pro füubie&to vctitaus. adductis. e A quo tf proueniat qued tàm (epe in
hoiufmodi labamur erorcs, & difficukta t€ in afícquenda veritate fentiamus,
dice tur difp. f. Mct.q.9.att. 1. pro nunc dici- mus;aliquando ortam ducere à
caufis cx triníccis,& occurrentibus impedimétis «f. ex indebita
obie&orum diftantia , vcl ex dcícdtu nofirorum fen(uti, pé repra(entastur
tcs, aliter quàm fint. ; & tandem Sco. 2.Mct.q.2. totam rónem difficultatis
redegit inámperfc&ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo depé det à
(enfu,& per (pecics intelligit à (enfi AR € autem p M dependétia,
inquitiDo&or quol. r 4.P. probat ex dngregede Ttin.c.27. otiri p» cipué non
cx natura potétiz , (ed rationc ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd pa
nalis ob. peccatum omfpinale commuf- fumà noflroprimo parente, ——— 40 De
hacigitur falátate quzrimus , quid formaliter dicat; & n cx didis art. prz
c«patet ; quód non dicit sé entitatemactus,velaGbáicüobiedto,(cdaliquidaddere(apraa&ü,dequocftdifficultas,maximéanfitquidpriuatiuumitautfalfitasPusReconfor.mitatis,anvcrófupraa&ürclationcmpofitiuamdifformitatis,&(italcm,adijcit;quen(it,&quomododiftincta.D.Th.1.p.9.17at.4.vbiCaiet.&alijThomif(zixfuper
Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom. 1. dif. 1.q. 1 an 3. & cx
noflris Smifinch. trad, 3. de Dco vno diíp.1.m.5 8. affcrunt falfitatem con-
&rari&.opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter
dicere, Caucl- tegens tid Aedui: p. Met.di(pe7 1.(uttin&c quid negatiuum
£olum formaliter fignificare « Diceadum eftfaliitatem addere füpra cognitionem
, (eu mentalem propofitio- pcm realem rcligionem diconuenientiz, &
dítlormiums, dc quaidem e(t dicendü quibus [z-- d "Difp. X. De
Epsaciatint, s dillin&ionem ,& cealitaté, c verita:c diximus,
Cocl.docetar à Tat, - 1. Petier.q. t dub. 5. vbi Loquitur de falfi- tate
cótingentis propofition's,à qua reae liter ve etu CY feparati & ab Ant.And.
ibid.q.5.vbi adducit doGtriná , imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper
tex. 22: & 6.Met.q. 5. $. Dico ergo ad queflioné, Veri. Sccitde akt verá
tati , «bi a(ferit veritati coplexz eppopi, priuatiné ignorantiamyque faltas
negas tiua € vocauir,& cótrarié falíitate , quae do.f.vmuntur, qua im rc
non fup vnita y vclé cótraffiergó falíitas proprié dicta, c qua loquimur,
contrarie per Scotü ops ponitur vecitatino priuat;ué, acquit co - fiftete
inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo, qaalis efteelatio difformitae í
amus infra Ver(. Refpondcoypoe nat falíitaté in carentia veritatis formali» ter
, loquitur tà ibi de falfitate oppofita tenus poteft (emanifc(tare, quantum e(t
dirait intel lc&ui potenti talé ma nifcftationem agno(cere, quod conuenit .
cuicunq. ent tanquam paffie, vndecum . entc corgertítur X per coníequeas fal(i-
tas oppofita debet cílc non ens, quia die cit acgationem talis ise aliter fi ef
(et quid poGasta, baberet talem potétián & vcritatem ,quód eft ;mpoffibile,
— ' -- «1 Proba:ur aüt Cócl. hac vnica rónes relationes primi modi fundátur
(aper v- nom,& multajtaut vbi cft vnitas nature, ibi cít relatio
identitatis , vbi eft vnitas , & cóucnicncia in quatitate , ibi eft zr quae
litas,vbi eft conuenientia inqualitate, ibá eít Gmilitudo,& é contra , vbi
e(t multis todo naturarum in (pecie y ibi eft. relatio diuerfitaris,&
diltin&ionis, vbi eft mul- titado,& di(conucbientia quantitatü , ibi
ett rclauo i itatis,& tádem quz in xynalicate di(conueniunt,dicuntur
di(Timi lia per rclationé diffi cnilitadinis , quz rc» lationcs nó funt
fimplicces negationcs ope pofitarum,di£funilitudo .n. non c(t pcz- cisé
carentia fimilicudinis (cd cft cclatio pofitiua oppofita contrarie losltuidipi
s quàm doétrinam fuse expo(uimus ditj.8& qp IO.att« 24cr90 (icut cognitio
yt abet Eu ow ELLA) i. co eri. dU e LR E TAM WY 4 »et quandá c 'obie- o in efle
ntatitio fundat rclatio- nem irmitsti$ ad obiedtum;que eft lam intentionalis
iimilitudo , (ic co- nitio falfa, quia liabet diíconucnie ntiam cum obie&o,
aam illud non ex primit; vt cft infe , fundabit relatione di fformitatis
politiuamad obie&um ,que cft quedam [nimiis di(fimiitudo,in qua forma-
liter cofiftic falli as. Dices, calem relario- tiem per accidens (e babere ad
denomi- nationemfalfi , nam fi per impoffibilciiG teíultaret , cere tio per
fimplicem carentiam. fimilitudini$. reprafentatiaa: €im obicQo , in qua
coníiftit vetitas, di- I icaBo diré Meiopalet de telis reí» valeret, ider et dc
celatio- hc diuerfitatisiinzqual tatis;& di (limiii- tudinis (uftineri ,
&. per confequéris nuila s ratio oftédens - tmr re. ationes; tum quia
poffet quis tum fittinere, quód falfitas (it quid potiti- tium, veritas ramen
carentia iftius diffor. mitatis, nam có jpfo;cp nomadett ditfor- mitasin
cognitione, & (i per icupoflibile non rc(ültaret relatio conformitátis,
effet illa cognitio vcra;quia bó falfas & vmuer: falitér oés róncs, quibus
oftéditur diflia- &io relationis ab extremis; pfobác écdi- fünctioné
pofitivá falitatís à cognitione, "o4 aüit ccdé medo fic pbitofo* 'hàdü de
itta relatione Quó ad realitaté) & di ftin&ionéà projofitione y vt
(unius locuti de vetitate; patet €x ibidem d'&tis, nón.n. hac telatio cft
rationis, (cd realis, - "quia independens ab operc intellectus, eris PER
deem ^m nam Ji- cet propofitio cótingens de pre(entisqua- do eft negatiua ,
dicat relauipnem actua- lcm fimpliciter reatem,vt fiqaiscurrentc Petro dicat
Petrus non currit hiec pró- polito dicir relationé realem difformi- Taus ad
curfüm Petriesiftehtem , qué re- fpicit, attamen propo6itio in materia im-
offibili qua abftrahit ab obicéto cxift€ te, & cius copia abíolmtor: ab
omni dif- f:cettiatépóris,cam lt fempitefna: £u fi- tatis, vt Dopo est lapis,
& illa, quz eft de yratctito,& futuro ;& que ett de prasc- u, fed
refpicit quid'negatinum;cui ditfor- 1aüir ptopter affirmauonem oppofiti , Quel
I1. Quid fit evitacignitimii Ae IV. 78x vt nn currente Petro fi dieatuz 12:78
currit; omnesáfle propoiuones dicena relationem realem fecundü quid, cü non fit
intcr extrema realia ; ^ri propo- fitioncs ille, qua nequeunt guitar in ve-
ras, vcl faltim ab initio nom poterant effe vera , habent £a] firatemy
realitecidentifis &átáth rcliqua verà.realiter.di(tinctam « : Contrà arg.
primo; fi faltas conhiflig in telatione d. formatis ad ré, quraaiog exprimitur
ficuti eft ergo quando inccila gitür Pcttus vt anima! folum , talis con» ceps
eiTécfalóws &'quia; Perrus non rarius tft animaljfed'etiamrationalise Tum
2. ficut (e habet malitia'ad bonitaté tta fal - fitas ad vceitateín nim ficut
malum efb quidá volóntatis defc&us y ita falfnm ef& qidá dcfcótus intelledtus
ex 6, Ech. c. 2, erzó ficut malicia fozmalicer dicit priua» tionci bonitatis
cx.$co. 2.d.7. ita falíi- tás €rit priuario veritatis . Tum 5.ti falü- tàs
diceret quid pofitiuum, czgo Deus có Currerec& eiletcanfa Kal(itaus in
iotcl- le&t nottco;& ita po(Tet ali uem dccipe t€, quod repugnat
(ümmxze cius veritati óc &tioni, Tam ficut carentia potctie tie videndi eft
coscias,& (i nullus noxios limor aductiat in oculo; ita carentia có«
formitatis: ad obic&um et praecise fal- fitas , quamus null. pofitum
fequatur inactu. Tum 5. (cquereturs cpaliatcsà Deó pofict duri;quz nó crearetur
à Deo, quod implicat, prob.fcq. ifia propoldo, "Deus: creat aliqnid demouo
, poteft cíic falfa;cura fit contingens, cuius fal(itas no ericà Dco , aliter
illa munia elíct vc- r3, ctgo aliquid etiet de nouo, purà pofie tiui
illmsfal(itztis, quod nó ctletà Deo. ^45 Kefjsad ccadiciauts vinc propo-
'sitionem elfe £al(a, quado cócipitur ces "aliter , ac sit non cft len(us
dc concepru qracisiuo y qualis eft ilic Petrus cft.ani- "mal, nam mhoc
adc(t conformitas yfal- tim partíalis cam obiecto, icd
«cldediui$100,siquisconciperctPetruaeffcfolu'anital,veldeposiriuéerroneo,«tomoe(tlapis,&vnmecfalictquadorc!uibueturquodaonhabetàpartcreivelabpsfa£eaonetur,quodhabet.Ad2«paritasváletdéfalsitateopposita.veritatiincíscdo,nondcopposita
yc&iqu doo pode Bc quamvis in aliquibus valeac,non tamé ín proposito ,2um
quia aialitia eft defe- &us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- Hi dicit
non ens, vndc io omilfliouc potcít teperiri , at falsicas et deceptio , qua dar
intelligere (cmper a&ü positiium intcl- le&us; tum quia bonitas , quz
conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parte rci cf folum denominatio
extrin(cca in au, & malitia eft carentia talis denomi- narionis, quz poftea
accedente opere ia- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis
difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conueniunt
intelle&ioai à parte rei;ideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate
sicut malitia fit relatio fationis alsitas erit relatio positiua praríc ab
intelle&us negotiantis, Ad 5.aliud c(t di- cete , Deum concurrere ad actü
erroris & ad illamentitatem falsitatis, aliud po(- fe nos decipere primum
eft vcrum , quia «oncurrit cum causis fecundis tanquam wniuet(alis caufa ,
& cum sinat illas mo tus fuos agere, concutrit ad deceptioncm illarum,
(ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author, & toxalis cau(a ertoris;qnod
repugnat ; sic etiam concutit ad entita- sem atus peccaminosi,imó ad ipfam cn»
titatem formalem peccati in fentétia Ca» iet. ponentis peccatum in positiua
enti- tatcynó tamen dcbet dici per fc caufa pec cati, íed per accidens, quia
prater inten- tionem ipsius eueniunt pcccara; concur» tit etiamad monftra ,
& alios naturales defcé&tus, non tamen dici debet caufa im-
perfe&ionis; quia hzc prouenit ob im- perfcdtionem cauíz (ccundz » cum qua
concurrit » Ad 4. ncg. paritas , quia. mor noxius in oculo ct inatétiale priua-
tionisynecccecitasà parte rei in fuo cop- ccptu formali includit babitudinem ad
aliud, vt falsitas, idco $i actus. concipeté- tur przcisé . vt habet carentiam
confor- mitatis , diceretur falfusco modo , quo actus verus diceretnr talis, si
przcisé cum carentia difformitatis concipererur, pa ries albus nigto diceretur
diffimilis , si «t carens similitudine, consideraretur,, t matcrialiter, &
fundamentaliter, nó for- qnalacr « Ad 5 scípondet Tac cil» idem itiua per
intelle Dif. X. Dé Enuntiatine ^ 05,argumentum fic ii MOS d co qund aliquid de
nouo fiat , & non à Deo, nam iftapropositio Bcus nibil creat de nouo, pes
effe vcra) & hac veritas non e(fet à. » aliter propositio cílet fala ;
quare re(pondctur ca(am umplicar Is nihil de. nouo creac, non potcít dari pro-
positio illa de nouo,nam implicat aliu de nouo producere proposiaoné aliqua, ad
quam non concurrat bs à similiter nulia cífec propositio yera dato ca[u pro»
pter eandem ratiohem ; gu Mop iflx erunt pcopositioncs (eip E Isificantcsy de
quibus diximus 1. p. Infra. 2-c.1; ida Secido arguit Pa(qual, ens cómaz hi
fumptü dicitróncinveri tanquà pa(fionem; cuifalsiras opponitur , crga it eísc
ens posiriuum , quid extra enscomuni(fimé non datur aliquod positiuum ; quod
sifalsitas vt sic negatie ué opponitur veritati , qualibet ctià fal» fitas
ncgatiu? opponctur; quia infcrior feruant naturam (upcrioris. Tum 2. qud fi
dicit entitatem politiuam, iam haberet vnde poffet (c manifeftare cuicung; iri-
tclle&ui , ergo haberet vcriratem , & fi nà cíTet oppo(ica veritati,
quia oppofitid foliit, non includit roné altcrius oppofiti, p. cómic fallaci ,
quia arguitur. veritate incílendo ad veritatem in repr: Íentando, & à fal(itatc
illi oppofita ád fitatem huic &ontrariam,concedimus «n, cns cómuni diccre
rationem verita tis in flendo , & faltiraem oppolitam cf fc quid ncgatiuum
(cd negamus falficate in reprazícotando eífe quid negatitum .& inferius ad
illam falfitat£,nam funt al terius, & alterius conis, & (olum zquiuo-
ec analogicé falütatem in communi dici dc hac, illa , vt innuit Doctor €. Met,
Q» 3. in fimili de veritate communi ad ve-rXacem i0 e(jendo, & 1n
reprzfentsndo; nii velimus concedere faluiatem 1n co- muni abfiraherc à
pofiriuo » & negatiuo; vt diximus de róne ptincipij in comma- ni ad formà ,
& priuatione in I byi. dify, 14343. Ad 2.fimiliter dicinius faiícdtem in
Xeprz entádo opponi veritati in reprae fentandoscinus ronec tolli nà includit;
pon opponi veritati in effendo ; quaa in* cluditsvt palTionem,tcée.n. AN niel-
^ Quali. LI. uid fefalftas corrió Ar. IP- ^5 fe&us reficere nitioné falsi,
& imtelligere em imilla repertam , eui falfitàti vt obie&to effec
ilacognitio TcHexa cobfotmüi$/ —— — : «y Tertiorelato proprié nó fufcipit
enasis,& minus,falfitas fufeipit mapis, &c vninusergo nó cft relatio;
mi. prob. Pri- mó,quia magis méticaryqui dicit homine tffe lapiderm,q quí
affirmat effe equum ; item fi duobus táncum currentibus quis dicat tres cürrere
miris mentitur,quam fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia is à vetirate
recedit . 6 quia qus mali fünt inaequales in malitia er & aGusfalfi «
Tertió fi. quis cfformarec tres propofitióries fal(as, magis diceret
falí(um,quam qui fhicam tantum, ergo fi quisconficeret vnicam propofitione fal-
am ex fübie&o copulato: zquiualentent illis tribus, falfior erit hiec
propofitio, qd iHa que effet de fübie&to Gimplici.Nec «valec Hu ; refponfio
difp. 1 I. Log.fe&. z$/17.& feq. uod illaque eft de fübie- &ó copulato
, córififtit in indiuifibili , idebqjtàm aberrat à vericate , qui falíum
enuaciat de quatuor, quam qui de vigime ticonfiderantur.n. illa plora vt partes
(a bie£&ti ad quz indiaise fertur; acus. , &c €t diftin&a
matetialiter fe habent ad. illá propofitionenr, (ict atquénon moratur
Vénétijs;qui el Rontz,quam qui cft Bo tionig,qdamüis bic nvinusdiftet; &
boc ; nis ab(entia illa confiftit in' indiuifibi- 5& per accidens fe habet
illa maior, vel minor diffantia. NO valet ; quía vt arguit Arriaga dil. t 4.
Log. (cdt.3. fequeretur n6 agis vIpam effe ina'qua'eim (cmipal- mo;quam
palc»umr, & babens ynü gradü albcdinis non'elfe di (limilius nigroyquanr
lubens alb:dinem vtoóto y quod'ett fal- fü .-. Neq; copulatio'illaaliquid fluat, fiatrnon affirmatur cut(us de illis
necef farib finu! (urüpris, & cum riccefíaria de- pero vniids ab alio', —
& yquà ratione patitur o- perm Perietudidem vt poffe magís, vcl sinus falum
eausiciari , Tádeayqnia vc» ritas propofitiupie (uícipit mags , & aiia mas
, en itás'Ctiac oppolita , aütec. patet ex- Atiflocit. inpez ced.arc. tüquia'
propono neccifatia magis ditat à fuite tate, venen veta, ci illa nequ... fieri
falía cot iftayi certior,& eui. dentior;ergo verior;ttitn quia 1dem expe-
rimur in bonirate morali , que magis, & minos fafcipit in a&ibus vc
"üs 46 Refp.difficultaté h&c petere folu- tioné illius dubij,an vna
propofitio fit ve tior,vel falfior altera; ncgant boede ve- ritate Herc. &
Arriag.cit. ité Amic. trae, 16. dip. t.q.$.dub.5.art.i. & Ruuius 1,
Poft.c.2.q. 4. loquendo dc veritate fot« mati, nón fundamenrali ; de falfitate
ne- gat ctiam Hurt.affirmant Arríag.& Ru- go uns, vtromq; probabile cenfet
Amictis. Sed yt rem breuitet explicemus , nor. ep veritas poceft fumi , vel pro
propria for- malirate,quomodo dicit adzuationem y '& commenfurationem actus
cum obie- &o,vel pro concomitantibus ipfam,qua« Iia fat
neceffitasobie&ti,vel contingen- 'tia;rhaior,vel minor
perfe&ioentitatiuz ipfius obiecti, maior, ecl minor efficacia
rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo: modo
adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vel il- Ta 'adzquatio fümitar
extenfiue im ordi ne ad numerün predicatorum obic&i s. itaut a&tus
nihi] reprzfenter, quod nove- periatar in obie&to, & nil Gt imobiccto y
quod nón repra(entetur abadtu, fecundo- intenfiue, vt actus repra(entec
obie&ü s quanam eft repre (entabile. Falfitas dez inde poteft fumi
dapliciter, vcl negatiue vt dicitcarentiàm veritatis, vcl pofitiu£ s vt
fignificat receffum à veritate, & diftá- tíam ,qua confiftir im illa
relacione ing» ialitári; , sicut abfentia: Veneta- poteft imi,velvt dicit
carentiam Veneta prae fencii vel vt significat diftantiá positiud y A.
diftátiam Romanam , vel Bononiésé , Vt igitur deciaremus ,
anvnapropositiositvctior,velFalsvoraltera,iupposito,quodlouaamurdementaliproposterione,feudecognitioneimellectus(náiVocahspropositioimpropriediciturvev125Vcl'taMa)videndumett,an
veritas & falsitas in ommbus propósitionibus cone síflát in indiétsibili,
an veró i omnibus, vel fakim ip aliquibus prepositionibus rcípiciant Obieétum diuisibile:
nam si prt mum concedatur , ncQuit vnà noy cx 869 Sicandeg «onfiderctur veritas
quó . 988 —^ — Dip; X- De tera vetior, fi fecundum, debet ad« tti jn vcritatey
& falüitate magis,& mi nus co.modo, quo in rclationibus datur ; $t
explicauimusdifp.8. q-10. (,.. 47 Dicimus ergo » quod fi veritas fü- gatur pro
concomitantibus ipfam,fic vna propofitio cft verior alteras patet » quia vga
propofitio cfl de perfc&tioci, dc ma- gisneceífario obiecto , x proftaa
ifto vna cfl alia cuidentior , quia euidentiora motiua concurrüt ad affenfum
ipfius; ia colligitur ex Scoto-q. 14. Vuiu. cum ait veriusnon habere fuam
veritatem à zni- pus vero; hoc ctiam voluit Doctor, cum rjuol. 18. T. ait
Confimiliter tuult& coB- £ infjones fcquézes ordimaté ex codé priu «ipto
babent veritates proprias diffru- Eas, C fortàpriorefl verior magis
zecc[Jariayquia im neceffitate juam pen- . detápo[lerioriyfed 2 comier[o«
Suetiam "i fimatur pro adzz quat; one acus cu Qbic&o cxteníiua quo ad
numerum pre- Wicatorum , poteft admirierc aliqnam la. titudinem,prater quam in
tran[cendeni bus , nam fi vna res habct in (e plura prz- dicata, & aus
folum $num rcpra fentct, alter vcró. 6moia, certe conformior erit Íecundus,
quom primus, ficut dua qnan- pes mag'sequales d:cütur,ia ünt,eua Íecundum omnes
dimen tiones , quat fi cciam vnam tantam; át fi conbide- tentur dug
propofitioncs dex odcm prz- dicato; vcl dc omnibus fimal fic yna nó &ft
verior alicra éxicnbué , qnia conti» funtinindmitibili vcl «n. afl monos
&onucnit obicéto velpcganr, g.
difcon, €cpit ; & quia trafecndentja habent con- ceptum fimpliciter
(gplicem » propofi. tioncs dc ipusexhoccapite eras a ^ tenfionem
repriíentauonis, fic due pro» pofitiones tornare obicéto Mir E Ág.inaquales in
wejitate; quod. probatürs, qo de codem. opiccto,omaingpaflunt. ri imelleótones
y quarn vba edrios « & diflinst,as yeprgís pret allud altera Lau:usyvt BÓ
tepigicnpee obiadtu 2uin. c(l eel vierge ri Vcr&t, propter indiuiibilisatem
obiectz vig propontid wergox aviccto tenia » Conf rM : tA o nam UU ja LEN. m ES
*A. & incenüor rcprefentauo fornialiter eriz perfétior , & intenfior
veritas , antec, prob. períc&ior aGus;perfectius , & cla« fius attingit
obicctum;quá iraperfcótior, quamuis vterq; atti mgat cei ada- quatione
exten(iua , & quo ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum
Do&. in 4.d. $0. q.4. & 4. vnam vi-- fionem de Deo períe&iorem
alterajquá- qesctbe Beatus attingat omnia prz- icata diuina, & Dcum videat,
ficuti eff, & nulia creatavi(io repra(entat Deum , quam c(t rcprzfenrabilis,
fola vifig iuina 1pfam adzquat inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitur
comprchenfio ; tum tas vetitatis non con(ítitin mplici adaquatione fed in
timilitudine rid fimilitudo fug - €rgo & veritas; tum quia in corporcisre,
busidem cuenit, namidcin obicétum vie fibile, ve! propter perfectiorem potentia
viiam , vel propter intenfius lumen teft períc&ius , & di(tindtius
videri aly vno, quam ab alio, licet vcecque artingag omnes partes. obiecti.
Demum probarí poteft. ex dottrina de comptreheof&ione apud Seot-jdeo4qnP, 00
., 48 ,Dicesveriras-conGi(tit in ! tionc brin cum obiecto , fed equali inter
duo nequit recipere magis , & mi- mujer dern rd im vnde nó magis atquales
dicuatur duo aurei palmi y $ duo lignci& D. Aug.cpift 29. ait ome- nia
reótà c(fc zqualiter recta , vt patet dd Vjnea, Re(p, veritatem non eílc (oli
adar- quationem extenfiuam, fed euaminteimte ché «e 4 ncs vt repratfentct iud,
ycutt ,; quantum rep! cft, idcirco adattic latitudinem quanda, vt peersega Ss
magis ,& minus; ficut explicaium ctt. Neq; inferas, eego accu non
cepra(cntans obiecrü, quaacà cít ce« praet (t falíus $INOn valct;alicett acus.
Wwusedereuam falfus quod is " jv mem ad primumaute Adgsloquicur de
rectitudine mas ufeaática, QUA cootiftie 1o indiditibili y nou de Ípecülazua
yalicr etum ow ; 6—— -— M Quafi. IT. Quid fr) talis ;& ficomnes actus
virtutis e(- Fennec Verom De falfitate dicendum eft ctiam;quod poflit effe vna
propofitio fallior,fi.f. pri» uat perfc&ioti veritate , & magis nccef-
fariaynde falfius cft dicere Deus non eft, m Mimdus non efl ; poteft etiam c(Te
Ifior, fi plura negat przdicata, quàm 6 vnum folum , binc falíius eft dicere
bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine &
rationali- tatem, & animalitatem ; fecunda fola ra- tionalitatem , &
per conícquens dicit il- la maiorem inzqualitatem , & difformi- tatem,quam
ifta,ticut arguebat Arriaga. Dices falfitas formaliter cófiftit in re ceffu à
veritate ; ergo quia qualibet pro- potitio falía à veritate recedit , qualibec
crit zqué falía ; de per accidens .n. cft; qp parum,vel multum recedat ; (icut
cum quis Fuchariftiam fumit non iemnus,pec cat,& nil refürtjquód parumyvel
multum comederit. R efp. falfitarem non dicerc folam catenuiam veritatis; (ed
pofitiuam difformitatem:, ideoq. poteft actus ma- gis » vel minus efle difformis
obtecto, fi. cut album potcft cffc magis 5 vel minus di(limile;vcrum eft ramen,
quód fi obie- &um cof (tit in inci (bili tunc vnà pro» pofitio de illo
nequit effe falfior,vt cft in exemplo adducto; praiceptum n. (umen- di
Euchatifliam antc comeftionem con- lift it in indiuif.biliyt:f. iciuné fumatut,
idcoq. fi non ieiunus quisaccipit , parum refett li abundé comedent ; vel non ;
non fic (emper euenit in talfitare, nam ipfa di- ftantia à verirate maior 5 vel
minor indu- cit maiorem, vel minorem difformitatem cum obiecto; inqua confiftit
ralfitas , vt poteft exéplificari in multis actibus pec- caminofis, plus .n.
peccat qui centum fu- ratur quàm qui decem . Ex quibus patct lento adargum.
quamuis.n. veritas —& talitas futcipiant magis , & mi- —^mus ; adhuc
tormaliter dicent '^"rzelauonem , cui tanquam "'Proprietas conuce |o
mit hec fu. vediustibun fuo S loco. . 4 wd ueAEE 45 coghitiónise ert, 17. 79.
SASGROTURMÉLS VOS -V. o, An propofitiones de futuro contingeut? Abfointo fint
determinate verá, : vefalfes |... 49 T lfficultas heceft potius thealo D
gicasquám logica ; agitur tamen hicà Doctoribussquia eam tangit: Arifl« iu fine
r.lib.Periher. procuius rotellgé ; tiaynot. ex Tat.hic q;vlt. quod fururü cf
düplex,vnum neccílartü , cp .(. impoffibis le ett nóforc, vcAntichtiftus erit
homo alterü contingens, & hiocetl triplex ; vel q; raró eüemit, vt inbério
thefauti ex fof- fione, vol vr in pluribus,vt homine habere duos pedes & de
iftisnon loquimur ,ter« tium dicitar contingens ad vtrumlibet,gs «f. elt.indeterininatumex
(cad efle; vcl nonef(fe,veqaód Sortescrit , vclnacerit; de qo pót ficri
propofitio vniuerfalis vt 66s homines cras currét, vcl.patticulariss
vtaliquistiomo:crascarret y vel iogulas tis,vt Petrus.evas covíetz &
qualbiberiftas rü propositionitpót: rürfüs' cfle duplo; vcl abíoluta
,-vel.comditionata y abfoluta dicitur illaque füturanrexiftentiaicnts ciat de
re abíq; alia corditionc,vt Petits leger,non qj lectio craftina: nó pendcat à
motus códttioribus,Gc cirguinttantijs, im furexittentia , fed quiabac dep ia
,moü cy[irimitur ; fedifoli pec propofizic- 'nem cathegoticà affirmatur ; vel
ncgatur fütura cxítlétia tei ;códitionata veró cft, in qua per códitionalé
hypotheticam af- firmator, vehnegatur futura exi llentza rci depédentér
à'códitioncyiraut fi nó poni- tar iriefféilla coditio;neque crit rcs illa, vt
fi cias vcniét Pens , Sortes legets 5« fo Setundó:not. quód d; (fidium eft apad
Dodctotcs;quid pér deterrhinatá vc- titatem; & fálficatemintélligatur.
Quida - .n. intellizauc veritate nccenatiam , vt à
cécingentidiftioguitur.scdnoriplacet,heepropofitiocótideprzetentiefttetrnintitévera,nontamenneceffarió,fedeómipceniter:Qaidamintellisuntveritatécuidentem:«edfalso,nammulaepropofitionesdeprafenti,éneceflarig,"funtincuidentcs,'&tamendeterminateverz,Quidamveró.Recentioresdiílinguunt,ptopo(iz:odcfuturopoteftcom."sdinAnDutsd.^"799Difp.csegompafári4dduosvcladfigaificatüAform3cyquodfignificat,veladcaufasiucFic&us,&formalisfinificati4confofmitatemcumfizpificatoforiiáliwobantvctitatéfimplicifer;'cohformitatemciteaufisappcellanrvesitazémderéEISquzveritatespoffontabipnicertzárbamitellescotifo:fitverii;
(ed hic; )& nanc ctmifüis catis óparaturn , ex quibus mouetur intelle;
&us'd propofitioné dc firuto formans dam;non fit determinate, cerriudayaz
liter veram; quia cau(z-non (unc hie y. &. nunc determinat ad illud
producédum, & e conira;firexemplum, fi inftávc prin cipis lectione y quis
dicereu Petrus -crif. ifj€Ó qiia attendit ad ani orum bené ditpofitos erga
Petrum fi Peuus etit princops;dicer yerum fimpli« £Xet' ^ quia illa tio
conformar cum f;guificato fotmali.futuro. , & dicet quoq; dcterminaté y
crum , quta confor« mátur cum caulis bic ,.& punc difpolitis ad talem
clectionejfi ramé non erit Prin: €cps, dicct falfum funplitater y (ed derer:
minaté verom: quia rcfpigiendo: caufas lius dlehienis ls indiciora bé: cófors
mitatemy f&uxtá vetum mbtiuum, pro* nuncizup dla propofitioy. quapropter 1n
fcntétia jftorum. determinatio veritatis attendi dcbet ex conformiiate, cum;
mo- tiuo impeliente: intélicétum ad aliquod iudicinm eliciendum , Sed quamuis
hace acceptio poffet admitti » quando vci& at- tingitur connexio canfz
cum.cffeétu rà €um ex conicéturis folá intectur s. poris dhec babitudo-ad
canfas y & ad mta de- nc minare debebir illud indici prudeos, vcl xtemierarintpyquàm
veram, yel falfum, qui.n;cx leni cau(a. , vel cx fufficiepri mo- tictuf ad
aliquid afhrmanditm, vclacgan- :dü ,nen dicitur tune vcre vel falso iudi-
£areyled rc Ctéyrelmalé y prüdenter y vcl nfi paenters tm quia vcritas
propofatio- ,hisnonmifvex ordine ad proprium figpi- ficatum fermale:fumí slcbet
. Quare. por édctcrminacaro veritate anielligumns bm- gplicem veritatem ,.
& cóformitatem pco- potitionis cum fuo fignificato,& propa-
Fitionem.effe. detetminate - veram. .cft Allam inc fundare verigatc non falá-
tiras fit nobis, occulta ge enim cít do per. accidens: xllüpropofiuióni
(5.057557 208131] uS 1. Tcro ups. bác propot:gne; pliciter potlc dici
drrerminaté cols el Fcepiaem rrr y cate: is! iin primo fenfo-l]a et propofirio
derez. minaté ycc2 Quasolucn tigaiGicat: praedii catum me fe&ó non
eXcludcndo; porentiam ad oppolitit ; vt iuc cbrifl vs, evit dicit icsiteariam:
faruram cenueor,rc fubieótajcami hoczamen ftat quod-ha béat potentiam ad
efi;ndum. ; tono aacem/: firopofitio: dicitum »d etecminac c; vera
defcraiinationc de poflibili., quan doctiamexcludit potentiam ad appdfi-
1amj;vtbomoeft animal ; bis duabus de- tcrininapionibus. opponuncuno duz inde
tctmmintiones,de inefíe, & de:poffibili;s poffe non efse, illa
dicitindiffer&uam. e(sendurà, vcl non elsendugi;, qua indc« terminatione
nulla res dici: iadif^ ferés; Gc indeterminata jquia qualibet. (f determinata
determinatione de incíscinà vel eft;oclnon;eft;cá hac tn.detérmina tionc poteft
ftareindetetminauo de. po fibili quia res.cótingens cü et poteft nà eíse,&
cünon cft;pote(t c(sciquz diftin &io (0 modo applicatur etiam caufa li»
berzs;quatenus pote(t agerc,& nó agere -' In przfenti loquimur de
propoütione de futurojnam quz c(t dc prassetiy vcl dz prateritospatebqp cft
determinate vcra» welfalfajn&cde quolibet futuro, (ed cone tingéuiy&
abfoluto; nam nccesarium cft (cinpcr.detetarinaté verum ,.quia copula indus
propótiionibus abíotuiturab Quis ni differcavid temporis;conditionarü ver rà
(pc&tatad: Lheologiá;nans [eei affert orantis difficulrates. "Theologtcas
» m loqaimut dc propoficonibus üngu laxibusynom de vniyer(alibus ve) pacticue
lanibus;&anr paxiculares (ape dcrenoinas té verat; vniuer(ales deteemina: £
(alis, no fimplicitery&abíolutéied anoriditcr lo» uendo,& tccamdüxówvpé
pauca cut* ms ; nam cumad falá ratem pcopotitio- nisvniuer(alis fufficiatvt prz
dicatü. non conueníat vut contento (ua dub:ecto. » fi eft vniuer(als afzrmatua,
vc! conucniatg Ur hac dicitipditfezentiam ad polle c(ic, 4 Q.II. De
Veritatiefuturoeu aitrisgedlüm. Ani... 091 . 4é xffibiiley qnod earuryyal o
jbuscomeniar idcirco propotitiones vniucz(alésfancdtte rmina té flc; &
patticulàredeterminate:vere; folürignuride fangularibus c(t difficaltas , it^
23Infaper loqnimug dé venizate derer teyaigaóorit de po(Tibiki fiet a repus coüxitizerftiraq
uia ponit eco [» 1tatés(cd deté ionc'deaneíse.; x)ug Pistas pota Decir m des p
«tive notat D m kdi3giG, pet duas catlegovicis: virtuglicec in illa. intlu(as
in gnatum wnz de mcfse zribuiz tm (übiccto jradicáram y Seoppofitiril- Bác
perdién hibuinirifalkerz; mon quf dein dc ine(sejqaiaimplicat, fcd:de poffi «
bilet Petrus curver, nom explicatue (De truy ficcurketypo ét mo cuyvetsfed.
Pecrus flecinivetyvr poteritiétnbnaurvexe s it Le fudeterminatione ftat ró
cótimgátia. Senfus i AR ero Gon yt ciantuc itae propo Giziónes;: f) faicóikca-
di&orizz,!vc Porrus cravleget 9: petrus «74$ ngn leger; vnaittatü fir
determina: té vchalteta fal(ayvel fi. &na tanc prdfez
vmtutyPerpuscrdyiégers fta sic verade» verihinar,vel falíajat vero de. sit fala
fe3:- vera; ed priecindate- i: nan T»v.3l "' Bitvodopiniodíserens, quód
propos? tiones defirtácó comingenu vsi conside- serur vt cóntcadv-toviar
icegrant ivrigui Bypotliéucaa: disitiuá, vc Taetrdrs cras legetivey
TUriusatonleget cras y siue di- eitittá vt Perruscyasleger -vel'uo leget y
sSieyiliter si ieósideret vaccas liegdrica dis rénGtinl- ih àrdineladeceivaem;
Sofilsi: atem v.brpereig legeroet effer ajstel Sisi rien arto erit deti
até'véra;éó/s disiatetorcadióturia at Edarí nic deny acsi qeslibecex ego Per MA
adi curi 6r alia peliausho M rer meaua; rftarb ediz vita vel Küfaxdte concisa
cens fei vrianerac : werd ulteretiaégdesetmimuéy Scioecfa- jus st Voca nul
clesie di cetiia Mene ve uet Jyaec- put gosdosiigocihnim lata E era
fadeidiowafase jane» .alfigüari: doterniitiare: ca lamus"aliquis-,y - Cui
cóucniar niecetfitas ittassicut a (Tgria- Hürjquando:tertmirius dererminate
fuppp MR polrrflirracz r.c. 10i tti- "buicir harc ópinio A rif.hic,
:itéAurco:in 35,439. q.1iát. a Cadier; opuíc. de verít. euüné.Molispedifp/t7:6c18,Masio
hic cd. fa&t. vm.d. 4. Cordübzddib:r; qoe * ors ,dabir 36 à:
Gonitmbr.cirantur Bat. dna Sul. n ron r.& Bárg:d:49.ad Axe princ. fed falsó
jmamlle Folunvatferit utárum contiizens fécundü: (c conside- farumnallam babere
deteyminationé ad (fe; velüó efTeySc Ger vc socnul- dim liabere deceeammaratn
vetitatentjaut fálpicatemjarsi (pectemursvt fubcft diuina »volun aut ;sic c(t
dc ceomimat t vcl ad «(lá - alá;velnbe(tédi j ad yeritutó » vk Galsita- té)
iffiatt;quia futuri, cü sizin- -diffcrésad cffe, 6c noie (iere quirit: detes-
snihaxi àrjpprla:cán(2,::qua;depédce;qua- *re nor necadit abfolure fon babere:
ma - vimbatam vorira&cy v cHalgizati; -Batdius voro loquituráarfont.
Azift.o a fa- 'Curkiürwericitem;vt.ipíemeo fe doclataa. 1553 dDicEdibett
peopélsitiovcs £n cornzinpenti ubfolütoreífewcl debezmina- «tà veras dexermigna
cé i lías v itaux haec s TE Mni raram iet «palis 98 eifode céningent iss: $2 7d
ug: yeppeceftqs con, an; s:atoad ;diseolo- Igrois fe: Pato Dude $5 (rav ie
rcros, aipiicede- icemtiobeli aao sizum éiidccecen(cce j)c qngcipfià
api&meiLiny probat Gres v.d. Do etii se ornesferc ;ccbntide
"ceatioimos delumpfere prot: ro ai Motif ic datp. aou4xiacoppositi av
fenvenu füifsedo Sixspsguarttbdscoratá: corra itrams ftv ifa Cen uci
manaícriprs áf- dferua cux iiri! icadólouaris& rarionabilie «tct dnidein): iam nowfolum
zaidenter:à Patribusufscisibmícd:érhiberusjn facta ;Senptanam Dan. 1 dicic dé
DeosiQs yofl tais jantequa füant y €f. pne 2. dic uir; Erabflergét omncm [atrii
ab Iooalis eo*um;qaz propositio cft dc fata -zurcóriméemri sizulari; &C
ibidem atsbaj- -itür efse vetain «uude: Ioanni dicisus 5 cni" be jquiabac
verba fidelijjesia fwit,G vc c za5& paílim habctur talcs ipyinitent
webfulsiauégtaiScae ' m 792." A Popes süt determinaté -alitet epere,cp cft
impiil; có vel maxime -gnulta füb iuramento per prophetas (dos , tanquam yera
promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit xrinam
negarionem , & latroni pofie(fio- n6, & ingceffum Paradifi. Tum quia
De- n5 ab eterno prz(ciuitomnia futura , no Iquidé fub difianctione,q»
forent,vel non — 3torent, nam hoc modo áinobis przfciun- zurncc proprie effet
praefcientiasfed co- isaitio queda confufa,& imperfecta, pre- íciuit crgo
determinat? iuxta illud i'fal. 338. Intellexifliomnes cogitationes me as de
lügey" omnes vias meas prguidi- &lijigiturab eterno propofitiones
fuerüc -etecminaté verz , vel fal(z, ergo quádo «os illas pronuuciamus , (i
crunt contor-
mesillisinmentediuinaabzternoexi"ftentibus,eruntverzfidifformes;falíz;"neqdicascumCather.haspropositiones.*eíscTheologicéveras,nonLogic;quiaAllepropoíitionesantecedénteraddiui«namcognitionemhabentdeterminatam:veritatem;velfalütate,non.n.ideofunt"veraquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDcoquiafic(untinfeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcien'&iahabcatcxcocxiftentiafuturorumcü"CERLaco,fiueexideis,fiu£àdecretisdi'inisiparárefert;inpra(entin.quarimusJftum;nócau(am,&modüfacti:Qi0d'adhucpotprobati;quiaq»nócftdetermiAnatéinfcveram,vclfalsunonecognoifcibilc;quarcfàfutura,cognofcunturàDeoscrunt
determinaté coznofcibilia & squariuisnos non cognoícamus determi.
tauéj& certe ;non ob id negari dcbet illis «rainata veritas vel faliitas;
nam etjá «zoultas de przícnti , & neccílarias cecjó 9neicimus,& tamcn
in(eipls habét detcr- fminatam vericatomyaut f. Mert ed $4 Sccüdo;prob.he.
diones sic crminaté conformes, vel determtnaté *diflormes proprio obieóto
quando pro- *feruntur,ergo (unt determinaté yetz vcl fla, con(e..patetex ir
pati verita- ^uis; falfiratis, Adiec.prob.hgc propofi- *itio AEnticbyifins erit.
y figntieat Anti- e&liriftüforcjinceriotépore futuro; in quo »quód cus
potuifscr métiri, & metis a ftus, Sio e conde d a E MI eft conformis, fi
non | formis. Ncc obftat nos neícire detecmi- uaté an fit veta , vel falfa; nec
abfentiao« portée qde aon vri de prz(enti 1to erunt determi naté verz, vel
Galle pbic&ü. ignoretur ànobis,vel fit abfens, vt in illisde ptate- rito,Si
dicas,vt effe&tus (it futurus,requi ri determinationem cau(z liberz. ad
illü producendum, quia fi eft adhuc indeter. minata& ia zquilibrio
fufpen(a, cffe&us nequit diciyq» erit,vel non erit)hoc.n-ha- bet à
determinatione cauíz , at ia prola- tione propofitionis dc faturo , cauía. eít
indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitur indeterminatus ad effc,
vel non effe, & per confequens fitio erit inde- terminate vera vel falfa;
quod non eucnit in propofitionibus de przr(enti,& dc pre- terito , quz in
(ua figmificarione indo] 1t determinationem'cauft, .— - , -« Contra,propofitio
de faturo,licét nüc proferatur;in quo caua eft indctermina, tastfi non
fignificat obic&tum pro punc. y fed pro tépore furuto ; in quo neceffario-
caufa elt determinata ad. producendum, vel non produecendam, & ctfe&tus
ad ef- fc,vcl aon cífe,crg0 nunc propoütio cri deteraríaté conformis,vel ditforais
; ^. non ingolgeret deteriinagioaem cau f (cd indeter minationemy (ci potentiás
am habet ad producendü , vel no pros cendum , quiatalem potentiam habet cau(a
in prolatione propo(icion:s,fe jue» retur, Qilla propofsio non eífoc dc futue
royfed dc praséu ,nó de iaeife;(cd modas Iis de poffitsili,no cotingens, (cd
nacelfa- r2 5prob.(cquelay&.n.hec ppofiio. . ticbiifluserit , fignificat
Apüchr.ftü. vi poffibilé produci,vel nó pduci,& fub in- erminationc caufz
de poilioil. (uo y pót dati aliqua caufa , qua fit indctermie ta indeterm:inatioae
de incíle , n3 quxli- bet vcl agit,vclnáagitJergo faceret bune $690 , Atxi i 4t
produci, & n6 product(eà po(Diile cft A atichiaftü pe ; duoi. iebcitü nó
produci » E polito: modalis& neceffacia& p. "iequésabfolaiuat
copul à iépori ifie UV ied ei 9.IT. De e it Loja ydüiatális potétia ' '
mhódóteperitür in ncaüfa. Tum. i jab: Totétam , quia illa
iiopolitio-ederdetetuiinaté vera quó ad vtratmq:pártem daa effet copalatiua,
ad: quatn requiritur vetitas. vtriüfqs cathe- Serien e satio ots : E lumyyt
diximas 1, piinft.ctac.4:e .& 9. ($5. Tertio ptob, hzc jppotitio J£nti-
ebri[lus erir, vel eft determinare vera, & habetur intétüve nó etit veray
ergo non etit Aacicheiftus, pátet con(eq.ideo pro- itio affitmatiua nó eft vera
, quia cius ficatumon ita fe habet à parte rei , vtéxprimituc per
propofitiotiem ; aliter e(fetcofocmis;& vera, Ii ergo Antichri- ftus non
etit d parte rei, ergo cótradi&to- ria illins affirimatiug eft vera quia
e(t có- formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa neqait obiectum e(Te indifferens
ad efie; & pon elTe , nequit... Aücichriftus cras elfesfcd.vel erit P^ ve
non 'cta$ , ergoneq propofitio turo expriavcas eris « craftini Antichri- fti
poteft eísc indifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter (1 noneífet verum
dice- re Jnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras nóevitspoteti
inferrisergo Aa- £ichriftus cras neq.erit;neq. noeric quia €x propofitiorié
copulatiua , cuius partes t dua dingülares negátlugvalet.con(c qüentia ad
cathiesoricam fisgularem ne- gatitrim de przdicatócopulato ex predi catis
partam cópulatiuz , vc Petrus neq; cac (tn24; Pecusloqaitur , ergo. Petrus nei;
curti neqsloquitur; & fié due con ' tradiétohie e(fent vera;vide Gregicit,
^ *Qoutra titan veritaccimarg, Tum quia fi ptop- (itiones de futuro codciügeriti
ha beten: dcteraiaatam veritatem fequere- tur Dcum aliquindo dixifie fal(ams
quiá «tiülta per Pro »hcras praedixit vt euentu: fajque tàmen non fucrunt 1n
elle pofita, vt cum Li. 38.przd; «c Ezechiz Difpone domi tias quia morieris,
& Yon3.24d- di d'tiiodbucquadragintadies,nNimue[ubuertetur,&«amenieq.morsEzechiz,ncq.ciuicatssfuliocontigit,Tum2.Faturumvcconrng'fuarationeformalicftindifferensadvtrümlibet,ergoL0gKéA,futwrorim'eomingent,Art.V.293de(uarationeformalie(tindeterminaperiodnequitverécócipivtdeterminátü.Tum5.lihoceffet,ergofacuranc»ceffariocucnitentquiafipoffentnóeuc«nirejillapropofitiopoffetfierifal(aypo«tiatur'ergo,quóàdnoneueniát,quaritursquandopropofitio,quzeratvera,incipitettefalía,nonquádoeftvcra,quianequit€(fefimulveca,&fal(a,nóante,velpofts.quía
quod eft aliquando ver; femper cft verum. Tua
4.nulla effec differecia inter propofitionem neceísariam,& contingé-
tem;quia-ambz efsenc (empiternz veri- tatis. Tum $. omnia immutabiliter cueni-
tent; & per confequens fruttra efsent có- fültationes dereb. faturis,vt
arguit Acift, T 6.(i Deus determinaté cognofceret futura contingétia, quia hzc
po(süt aliter fc habete;fequitar,g» Deus pofSet decipi nam (i Deus nouit Petrum
fcísurum cras, & nófedebit, Deus decipictur,ergo fi no ait Petrum fe(surum
cras, & pot nó fede- re,Deus poíset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se
fequitur conclafio de ine(sc, ita ex vna de ine(sc , & altcra de poffibili
- quitur conclufio de poffibili. Tádem eft authoritas Arift.acgantis de futuris
con- tingentibus dari pofse determinatam ye ritatemyvel taliratem . TON $6
'Kefp. has rationes nó folü auferre à nobis, (i valerent; notitiam certam futu
rorüm,fed etiam à Dco; vndc Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omnem. Dco futurorum przícientiá negauit , quapro« pret ab
omnibus ; Catholicis (oli debe- rent. Ad t.igitur dicimus propofitiones illas
non effe de futaro abíoluto , (ed có» ditionito , (enfus .n. eft , quód
Ezechiel debebat mori in(pe&o ordine , & curfu fecüdarumcaufatum,&
Niniue de ftrui, nili egil'set penitentiam ,quod de alijs fi« milibus eft
dicendum : quia crgo: euens tus illt debebant poni in e(se dependéteE à
conditione,tita (ablata , auferücur illi & per confequens Deus nó gradixit.
fal- (ain. Ad z.dicimus futmcü. vt contingens tse tadeteriminavim. indetezminatione
de polli bil, quatenus potcit poni; & non poni in e(s« , & in hac
indcterminationc codfiftit formalitas cótingentig , dicitur tamen determinatum
dcterminationc dé : Nnn ineíses 784 tar, fundaturq ;immediaué,& primarió in
Éormali conccptu,fccundario,& depédé- ter in conceptu obic&iuo , quando
cos- «cptus formalis alitcr atting't rem sac fit infe, vc dc veritate diximus,
& ij(dcm ra tionibus o(lendi poterit ibi pro fubiecto veritatis. adductis .
1
A quo t& proueniat ,quàd ràm (zpé in bniufmodi labamur emorcs, & di fficukta
té in afícquenda veritate fentiamus, dice tur difp. (.Met.q. 9.att. 1. pro nunc
dici- mus,aliquando ortam duccreà caufis cx triníccis,& occurrentibus
impedimétis , «f. ex indebita obie&orum diltantia ,vedl ex dcfectu
nofirorum (eníuti, quibus (2- pé repra(entantur res, aliter quàm fint ; im moro
hai i gua cultatis redegit inim ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo
dct à (enfa,& per (pecics intelligit à (enfi bus mendicatas :yndc autem
otiatur dcpendétia, inquitiDo&or quol. 14.P. & probat ex Auge1 $.de
Tüneng oci cipué non cx natura iz, (cd rationc ftatus,quippe qui nó eft
naturalis, (cd par nalis ob peccatum. offginale commif- fumà noftro primo puce
. 49 De hacigitur falátate quirioug , quid formaliter dicat;& quidem cx
dicis art. prz «patet , quód non dicit se entitatem actus,vel atii cü obiecto ,
(cd aliquid addere (apra a&ü, dc quo cft dif- ficultasmaxime an fit quid
priuatiuum , itaur falfitas fic Mr MA Rar confor- mitatis,an vcró fupra a&ü
relatio- ncm politiuam difformitatis,& (i talcm, adijcit, quena fit, &
quomodo diftin&a. - D. Th.1.p.9.17.ar4. vbi Caiet, & alij Thomiftz
ixfuper Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom.1. petes qua. 3j. &
cx noflris Saifinch. trad, 3. de Dco vno di(p.t.1;58. afferunt faltitatem con-
&rari£ opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter
dicere, Caucl- lus tamé diíp.3-de An.[cGt.9.Pafqual. 2. p. Met.di(pe7
1.(uttinéc quid negatiuum éolum formaliter fignificare . Diceadum cM — addere
fee coguitiopcm , (eu mentalem propofitio- pem vealem rclionem di conuenientig
, & dítiormiums, de quaidcm c(t diccndá ^ Difp. X. DesEnaciationé, 5 uad
di(lin&ionem ,& realitaté, qe de verita:c diximus, Cócl.docetar à Tat,
- 1. Petier.q. t dub. 3. vbi loquitur de falfi- tate cótingentis
propofition's,à qua rea« liter vans enim potcft (parati, & ab Ant.And.
ibid.q.5 vbi adducit iná y imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper
tex. 22: & 6.Metq. 5. $. Dico ergo ad queflioné.V crl. Seciide ait veri
tati y vbi afferit veritati coplexzz eppopi, priuatiné ignocrantiamyque
fal(itas negas tiua €t vocauir& cótrarie falíitate , quà» do.f.vmuntur, quz
m rc non funt vnita y vclé cótra,fi rgo falíitas proprie dicta, dc qua
loquimur,contrarié per Scotü op ponitur vecitati,no priuatiué, ncquit co -
fiftete inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo,
qualisefteelatiodifformitasinfraVerf.depEtisj&cquamuisinfraVerRefpondcopaeqeQAPAerttütatcitaveritatircrüineffendotamhzcveritassuitddeiepcieatenuspoteft(emanifc(tare,quantume(tdefchisintelic&uipotentitalémanatternifcftationemagnof(cere,quodconuenit.cuicunq.enttanquampaffie,vndecumentccongcititur&perconíequensfal(itasoppofitaàeíicnonens,quiadi»citnegationemigeyaliterfief(etquidpofitig,babereztalempotétiagrelationesprimimodifundátur(apervnom,&icftvnitasnature,ibicftrelatioidentitatis,vbieftvnitas,&cóucnienciainquátitatc
, ibi eft zqua« litas vbi cft conucnientia in qualitate, ibá eft
Gmilttudo.& econtra ; vbi eft multi- naturarum in (pecie ibi eft. relatio
diuertitatis,& dittin&ionis, vbi eft mul- 1 di(conuenientia quantitatü
, ibi ett rclauo iuzqualitatis,& tádem quz in icatt dilconueniunt,dicuntur
di (Timi lia per relationé diflicnilitudinis , quz rc» lationcs nó (unt
&implicces negationcs ope pofitarum;di(limilitudo .n. non cít prz» cisé
carentia fimilicudinis , (cd cft celatio pofitiua oppofita contrarie.
Ligsrl:tadipi s quam doctrinam fusc expo(uimus ditp.Ss qp» 1o.att« 2,crgo ficut
cognito »^ Me 1 . om coil AI oo pi i jii. io Med "a 'obie« lo in efle ref
tUuo,fundat rclatio- ncm conformitstis ad obiedtum;quae eft intentionalis (imilitudo
, (ic co- itio falfa quia liabet di(conucnie ntiam obic&o, nam illud non ex
primit; vt cft infe , fundabit relatione ditformitatis politiuam ad obié&um
que cft quedam tent ;onalis di (fimi litudosin qua forma- fite cófift falficas.
Dices,calém relario- tiem per accidens (e babere ad denomi- ationemfalfi , nam
fi esl impoffibilciiG teíultaret , adhuc cognitio per fimplicem carentiam.
fimilitadinis. reprarfentaiiua: €im obicQo , in qua conhftit veritas, di-
Ceretur fotmaliter fal(a, Conca, nà fi haec reíponfío valeret, idem potiet dc
telatio- hc diuérfitatisiinzqual tatis;& di (imiii- tudinis (uflineti
,'& per confequéris nuila -G ratio oftédens - debere talcsre- ationes; tum
quia poffet quis oppofitum futtinere, quód falfitas (it quid potiti- tum, v
tamen carentia iftius diffor- itati$, nam co ipfoyc rionadeft ditor.
itrcogoirione, & fi per impoflibile non rc(ültarer relatio conformitátis,
eflet illa cognitio vcra;quia hó falfas& vmuer- Kilitér o€s róncs, quibus
oftéditur diflia- &io rclationis ab extreniis; ptobá: écdi- fün&iosé
potitivá fal(itatís a cognitione, AE Qubd aüt ccdé modo fic pbitofo? hàdü de
itta eem ad rcalitat & diftin&ioné à projofitione ; vt (unius locuti dc
vetitates patet x ibidem d'&tís, nón .i. hac tefatio cft rationis, fcd
realis, - quia independens ab operc intelle&tus, - ai ss fimpliciter
realis, nam 4i- ét propofitiocótingens de pre(entisqua- 'do cít negatiua ,
dicat relauipnem actua- Icm fimpliciter realem, vt fi Qaiscurrente Perro dicat
Petris non currit bsec pró- potitio dicic relationé realem difformi- tatis ad
curíüm Petriesiftehtem , qué ré- fpicit, attamen propo6itio in materia im-
poffibilqz abülralit ab obic&to cxift€ t6, & cius copala abfoltitar: ab
omni dif- f:centiatépóris,cam lit fempitefna: fülfi- tatis, vt boo est Lapis,
& illa, quia eft dc yratctitoy& fütüro & qua ett de prasc- ti, (cd
tel picit quid negatinum;cui diffor- füatür ptoptet affirmauonem oppofiti as
cognitionis c rt. IV. 78$ vt non currekte Petro; fi diéatuz 122 currit omnes
ills: propobuones dicenz relationem realem fecundü quid, cü non fit intcr
extrema realia ; Sumlirer propos fitioncs illa, qui nequeunt: eutari in ve-
ras, vcl (altim ab initio non poterant cffe vera , haben: fa] liratem: realitec
identifié &atatn rcliqua vcrà realiter. di (tinctam , -.. Conttà arg.
primos fi fa itas conhiflig ii telatione d: form tatis ad r€ , quiaanop
e&primitur,ficuti eft;ergo quando inccila pitür Pcttusvt anima! folum y
talis cons cejxüs eiTécfalías &quia:Perrus non rami tft
antmalfedetiamrationalis. Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitate, ita fal -
fitas ad vceitateín 81m ficut malum eft quidá volantatis defe&us y ita
falfnan eft qoidá defectus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, ergo ficut malicia
fogmalicer dicic priua» tionem bonitatis cx.Sco. 2.d.37. ita falíi- tás €rit
priuatio veritatis . Tum 3.i fali- tàs diceret quid poitiuum, ergo Deus có
&utrerec& eilercaafa fal(itaus im intcel- le&tt notLro,& ita
poffet aliquem dccipe te; quod repugnat (ümmxze cius veritatisóc perfectioni.
Tum ficut carentia potctie tig videndi eft coecuas,& (i nullus noxios
htimor aducniat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et&
pracisc fal- fitas , quamus nulli. pofitinum fequatur Ína&tu. Tum 5.
(cqueretur, cpaliatcsà Deó poflct duri,quz nó crearetur à Deo, quod implicat,
prob;feq. ifia propoldio, "Detis- creat aliqnid demouo , poteft eíic
fal(a,cura fit contingens, cuius fal(itas no crità Dco , aliter illa sore uem
elícc vc- T3, ct£O Tcv etict de nouo, purà pofie tiui illmstal(itztis, quod nà
cfietà Deo. 43 Kefj.ad «cá diciauts vuinc propo- 'sitionem elfe ——— cócipitur
ccs "aliter , ac sit , non eftlen(us de concepcu przcisiuo y qualis eft
ilic Petrus. eft.ani- "mal, nam in hoc adc(t conforaicas y fal- tim
partialis cam obicGto, icd «cl de diui $100, si quis conciperct Petrum effcfoiu
'animal,vel de posiriue erronco, «c bomo eft lapis, & vninecíalicr quado
rct tibue- turquod aon habet à partc reivcl ab ipe Ía feónetut, quod habet « Ad
2. paritas válet dé falsitate opposita. veritaci in císe üo, nom dc opposita yclrqa
doo cAR 7286 Bc quamuis in aliquibus valeac,non tamé án proposito ,2um quia
nialitia eft defe- i&us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- li dicit non
ens, vnde ia omi(fiooc potcít teperiri , at falsas e(t deceptio , qua
intelligere (emper a&ü positiuum intcl- le&us; tum quia bonitas , quz
conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parre rei cft folum denominatio
&xtrinícca in actu, & malitiaeft carentia talis denomi- narionis, qua
poftea accedente opere in- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis
difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conaeniunt
itelle&tioai à parte reijideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate
sicut malitia fit relatio rationis positiua per intell alsitas erit relatio
positiua prz(cindédo ab actu intelle&us negotiantis, Ad j.aliud cft di-
eere , Dcum concurrere ad a&tü crrotis, & ad illam entitatem
falsitatis, aliud po(- fc nos decipere; primum eft vcrum , quia concurrit cum
causis fecundis tanquam vniuetfalis caufa , & cum sinat illas mo- tus fuos
agere, conaitrit ad deceptioncm illarum, (ccundum eft falíum , quia tunc £ffct
author,& totalis caua ertoris;qnod repugnat ; sic etiam voacurtit ad
entitas tem actus peccaminosi,imO ad ip(am cn« titatem formalem peccati ia
fentétia Ca- iet. ponentis peccatum in posítiua enti- tatcnó tamen dcbet dici
per fc caufa pec cati, (ed per accidens, quia prater intcn- tionem ipsius
cueniunt peccara; concur» tit etiamad mon(tra , & alios naturales
defc&us, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis; quia hzc prouemit
obim- perfcelionem cauíz (ccundg » cum qua concurrit » Ad 4. neg. paritas ,
quia. mor noxius ip oculo cft inatétiale priua- tionisyneccacitasà parre rei in
fuo con- ccpiu formali includit babitudincm ad aliud, vt falsitas, ideo si
actus concipete- tur przcisé ». vt habet carenuam confor- mitatis, diceretur
falfuseo modo; quo actus vcrus diceretur talis, si przcisé cum carcntia
difformitatis concipcretur i pa ries albus nigro diceretur diffimilis , si «t
carens similitudine; consideraretut,, i matcrialiter, & fundamentaliter, nó
for- qualacr «Ad jseípondet Tav cif» idem Difp. X. D& Enuntiatime «5
argumentum fic ci MOESIA d 9 qui aliquid de
nouofat5»&nonàDeo,naniftapropositioeusmibilcreatdenouo,[redite(ftvcra,&bacveritasnoneffetà.»aliterpropositiocíIetfila;qurefponditurcalumiplicare»nàiDeasnihilde.nouocreat,nonpoccítdaripropositioilladenouo,namimplicataliqu&dcnouoproducerepropositionéaliqua,adquamnonconcurratsàsuniliternuliaeífcecpropositioyeradatocaupro»ptereandemratiohem;quapropterifla:eruntpcopositioncsnalsificantes,dequidiximus1.p.at.2.c.10;:4àdumarguitPafqual,enscomu:niffimgfumptüdicitrónemveritanquápoetacnilsiskMppponitoraensitasn'!ensposiciuum,quiexigemundAnadaturauodpositiuum;.quodsifalsitasvtsicnegatieueopponiturveritati,qualibetetiàfal»fitasnegatiuéopponctur,quiainfcriorferuantnaturam(upcrioris.Tum2.qui.fidicitentitatempolitiam,iamhaberetvndepoffet(cmanifeftarecuicung;
iti tclleGtui , ergo haberet veritatem , & fic - nà efTet oppofita
veritati, quía oppofitü tolit, non includit roné altetius oppofiti, Refp.
comiui fallaciá , quia arguitur veritate inc(lendo ad veritatem in repr
fentando, & à fal(itatc illi oppofita ad fitatem huic contrariam
,concedimus «c ens cómuni(fimé diccre rationcm veria tis in cflendo , &
falfitatem oppofitam cf fe quid ncgatiuum , (ed negamus falficace in Pi, CR I
cífe quid negatiuum .& inferius ad illam falta, naim funt al- terius, &
alterius conis, & (olum zquiuo- €c analogicé falütatem in communi dici dec
hac, illa , vt nouit Doctor 6. Met, Q» 3. inlimili de veritate communi ad ve-
ritatem in ctiendo, & 1n reprzfcntsndo; nifi velimus concedere falütatcm in
có- muni abfirahere à pofiriuo » & negatuo; vt diximus de róne ipij in
comas ni ad formà , & priuatione in khyl. dif», 14943« Ad 2.fimiliter
dicimus Laiíicatem in xepraentádo opponi veritati in reprae fentando,ciius
roncrh tollit, nó inchudiz; non opponi veritati in e[fcrnidó , quam in* cludivt
palTionemrc&e.n. potett iócele lectus ^ iMi t ÁÀPIE arg rpas Sa e —ÁÁ 97CUN
TAA 24 Am — Quali. LI ull fefulftas copi AI. T8 fetus refie&letc nition£
fasi , & intchigere falfitaterh iw ilia repertam y eai falfitàti vt obieQto
effec iHacognitio Tcexa copfotmi$/ — — "«$ Tertiorelaio proprié nó
füfeipit 1,& minus, falfitas (üfcipit apis, &c vhinus,ergo nó cft
relatio; mi, prob. Pri. tró,quia magis métitaryqui dicit hominé tfc lapidem,
quí affirmat effe equum ; item fr duobus táncum currenribus quis dicat tres
cürrere mirus mentitur,quam: fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia
fnagis à veritate recedit. Secundo quia atus mali (unt inzqnales in malitia;
ergo & aGusfalfi. Tertio fi. quis cfformarec tres propofitiónes fal(as,
magis diceret fal(um,quam qui vnicam tantum; ergo fi isconficerct vnicam
propofitione fal- am ex fübie&o copulato aquiualentenr gis tribus, falfior
erit hiec propofitio, d dWa'y qui effet de fübie&to implici.Nec Yes eq) vot
dirette ubi. 2.$/27. 1 ^ ic- &ó à o", cenfittit in indiaiibili
ideóqstàm aberrat à verirate , qui falfum: enuaciat de quatuot', quam qui de
vigime ticenfideranur.n. illa plara vt partes fa» bie£&i ,ad quz indiais
fertur; a&tus , 8c €t diftin&a materialiter (e babent. ad. illá
propofitionenr, ficit atquénon moratur Vénétijs,qui e Kontsquam qui cft Bo
fioriig,quanhüis bic avinusdiftet; & boc; m illa confittic in indiuitibi-
5& pet accidens fe habet illa maior, vel minor diftantia. NO valet ; quia
vt arguit Arriaga dili. 1 4. Log. fedt. 3. fequeretur 26 Gogis vIpam e(Te
inaquateim (cmipal- &$o, quam paleum y & babens ynü gradür albedinis
non'etle di (liimilius nigroyquanr Wubens alb: dinem vt oto yquod'ett fal- füm
.-. Neq; copalatio illa'aliquid faluat; fiitrnon
affirmatur cut(us de illis necef farió (imu! (urbptis,& cum nicceffaria dc-
—— ja vnius ab alio', (ed contusé — & y quà ratione patitur i(io- pere
Vaciidudidem, vt poffit magís, vcl. minus falfum enusiciari ; Tádea quia ves
ritas propofitiopis (ufcipit magis , & mii mas , ergotatitas etiam oppola ,
antec. - patetex Ariftecit. inmprz ced.arc. tüquia' propotitio neccifariarnagis
dittat à faite tate; Quá cóntinigens vera, cü illa nequcae fieri falíaicot i zn
n Breinopt- dentior,ergo verior;ttim quia idem expe- rimur in ied co one &
minas füfcipit in a&ibus ds. . 46. Refp.difficultaté h&c petere folu-
tioné illins dubij,an vna propofitio fit ve tior,vel falfior alteta 5 ncgant
bocde ve- ritate Hurr.& Arriag.cit.;té Amic. trae, 16. dif p,
t.q.$.dub.5.art.r. & Ruuius 1, Poft.c.2.q. 4. loquendo de veritate foft«
malti, non fundamentali ; dc falfi tate nes gat etiam Hurt.affirmanc
Arríag.& Ru- uius, vrromq; probabile cenfet Amictis, Sed yt rem breuiter
explicemus , not. qp veritas poteft fumi , vel pro proptiafor- malitarequomodo
dicit adzrationer y '& commenfurationem actus cum obie- &o,vel pro
concomitantibus ipfamyquae« lia faut neceffitas obie&ti, vel contingen-
'tíajthaior,vel minor perfeGrioentitariuz ipfius obie&i, maior, ecl minor
cfficacia rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo
modo adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vclil- Ta adzquatio fümitur
extenfiue im ordi ne ad numerat przdicarorum obici s, itaut a&us nihi reprzfenter,
quod nove- periatar in obic&to, & nil Gt inobicéto 5 quod non
repra(entetar abadtu, fecundo intenfiue, vc actus repre (ente obie&tü
quanam ef reprefencabile. Falfitas dez inde poteft (umi dupliciter, vel
negatiu& vt dicit carentiami veritatis, vel pofitiué s vt fignificat
receffum à veritate, & diftà- tíam , quz confiftit im illa relatione ing
Pieri 3 , sicut abfentia:- Vcneta- poteft imiyvelvt dicit carentiam' Veneta
prae fentie ,vel vt significat diftantiá positiuá y JA. diftátiam Romanam , vel
Bononiésé , Vt igitur deciaremus, an vna proposi «- tio sit vctior; vel falsior
altera , iupposi-- to , quod loutamur de mentali proposi-t rione , feu de
cognitione imellectus (nái vocahs ptopositio improprie dicitur ves 125
Vchtalfa) videndum ett; an veritas, &- falsitas in ommbus propósitionibus
cone síflàt in indidisibili, an veró in omnibus, vel faltim ip aliquibus
prepositionibus refpiciant obieétum diuisibile: nom $i pri mum concedatur ,
ncquit vnà poros cl pUT C n . det ápo[lerioriyjed 0 conuer[o« S . 988 -^ —.
Dip; X. De, seliealcera vetior, fi fccundum, dcbet ad- mitti jn
vcritate&falitatemagisó:minuscomodo,quoinrclationibusdatur;ytexplicauimusdifp.8.q10.|.;47DicimusergoquodfivetitasfugnaturproconcomitantibusBVvtiapropofitioeftverioralteraspatet»quiavpapropolitiocfdeperfc&tioci,dcmagisneceífarioobiecto,Xxproftatuiftovnac(taliacuidentior,quiacuidentiorayootiuaconcurrütadaffenfumipfius;iacolligiturexScoto.q.14.Vuiu.cumaitveiiusnonhabere(uamveritatemàmipusvero;hocctiamvoluitDoctor,cumrjuol.18.T.aitConfimilitertuult&con£lnfjonesfcquézesordinatàexcodépriu«iptobabentveritatespropriasdifliuEas,CfortbprioreflveriorGgmagisneccfJariaquiainreierpenam"mfimaturproadzquationea&uscüQbic&ocxteníiuaquoadnumerumpteWicatorum,poteftadririercalignamlátitudinempraterquamin
tran[cendenü- 15, nam fi vna res habor in (a plura prz- dicata, & aGus
folum vnum rcpra fentct, alter vcró emoia, certe conformior erit (ecundus, quem
primus, ficut dua qnan- gus magsequales dicütur,i ncequa Ílecundum omnes
dimentiones , quai fi iccuadum vnam tantam ác fik contide- tentur dug:
propolitioncs de codem prz- dicato, vcl de omnibus fimal , fic yna nó «ft
verior alicra éxtcnbué , quia conta- fiunt in indmilibii vcl «p. 2
f&imát,guod €onucnit obicéto , vel pegant,. qe dion, &cpit ; & quiatrafecndentja habent con- ceptum
fimplieiter-(mplicem Pepe &ioncs.dc ipiisex boc-capite erai 2 pe. Vcr&
propreriindiuiübilisatem obie 1j Sitandeg «onfideretur yeritas quó ad in
tenfionem repraentajionis, fic dua pro» po(itiones de codem obiccto poflunt ef-
Ág.inaquales in wejitate 5 qnod Fes ia. de codem. opjectojommnp poflunt.
dariimelleduuna e narii vba ops k & diflinstjüsseprgls pret eta f Luziusyv
Gao £eprqienMet o T tun cb zeprarentzabile dad vv propontie-v: 3oic9to SVG y.
;eníeqpkob«quia vg- 97. :EON M. Aag, s enitn ri pn pae ar & intenor
ccpre(entauo fornraliter eriz perféctior , & intenfior veritas , antec,
prob. pevíe&ior a&us;perfeGtius , & cla« fius attingit obicctum,qua
imperfcétior, quamuis vterq; attingat pere ada- quacione exten(iua , & quo
ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum Do&. in 4.d. $9. q.4.
& $. vnam vi- fionem de Deo perfe orem alterajquá- quiso Beatus attingat
omnia prz- dicata diuina, & Dcum videat, (icuti eft, & nulia creatavi(o
repra(cnta: Deum y quem ci rcprafentabilis, (ola vifig iuina :píam adzquat
inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitar compreheno ; tum quatem
veritatis non con(ítitin mplici ad&quationc fed in timilitudine
deiimcmiemlisfed fimilitudo fug ; ; ipere m3gis
& minus
y€r3o&veritas;tumquiaincorporeisrebuscuenit,namidcinobicétumviefibile,velpropterperfectioremporentig.vifinam,velproptetinteníiuslumenteftperfc&ius*diningvidenalvno,quam:abalio,licetvrerqueattiomnes
partes obiedki à ron rua poteft ex docttipa de compteheoftone apudSeocj dep
qenPs 000 48 ,Dicesverias-conGi(tit in tione actus cum obicéto , fed j intet
duo nequit recipere magis , & mi- nus, quia conti(lit inindiui(ibili, vnde
nó n aquales dicuntur duo aurei palmi y $ duo lignei;& D. Aug.epift.29.ait
om» nia recta c(fc zqualiterrccta y vt patet da Vjnea, R eíp, veritatem non
eíle (olá ada- quationem exten(iuam, fed etiam intem futam cum obiceto , vt
repratfentct iud, & ficini eft , & quantum reprae cft, idcirco adatti;
lasitudinem 3uandá, vt peii S magis ,& minus, jicut explicauum ctt. Neq;
infcras, ego accug (e * Obiecrü, quaatü cít rc^ praet ft fal(as slNOn
valet;alicee acus. wusedereuam falfus qu cit i» vt diximus ad primum Deauté
Atigsloquicur de rectitudine mae uieanática, qua contiftit io indidilibik y noa
de Ípeoülaziua yaliter etium po De falfitate dicendum eft ctiam;quod poffit
effe vna propofitio fallior;fi.f. pri- uat perfe&ioti veritate & magis nccef- fariajvnde falfius cft
dicere Deus non eft, m Mimdus non eft ; poteft etiam cffc Ifior, (i plura negat
przdicata, qüàm fi vnum folum , hinc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm
bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine & rationali- tatem, &
animalitatem ; fecunda folà ra» tionalitatem , & pcr confequens dicit il-
la maiorem yoermmensentiha verres tat uam ifta, ticuc ar, t Arriaga. Dice
falfitas formaliter cófiftit in n ceffa à veritate ; ergo quia qualibet pro-
potitio falía à veritate recedit , qualibet crit zqué falía ; de per accidens
.n. cft ; qv parum, vel multam recedat ; (icut cum quis Fuchariftiam fucit non
iemnus;pec cat,& nil refürt|quód parumvel muitum comedetit-;, R i folam
carentiam veritatis; (ed pofitiuzm difformitatem , idcoq: poteft actus ma- gis
vcl minus efle diflormis obiecto, fi. cut album potcft efc magis y ve] minus
di(limile;vcrum eft ramen, quód fi obic- &um cóf (tit in indiui (ibiliitunc
vná pro« pofitio de illo nequit effe falfiur,vt cft in exemplo adducto;
praeceptum .n. (umen: di Euchatiftiam antc comeftionem con- lift it in
indiuit.bilvt:f. ieiuné fumatut, idcoq. fi non ieiunus quis accipit , parum
refett fi abundé comederit, vel non ; non fic fempcr euenit in falfitate,
namipfa di- ftantia à verirate maior ; vel minor indu- cit máiorem, vel minorem
difformitatemcumobiectoinquaconfiftitralfitas,vcpoteftexéplificariinmultisactibuspec€aminofis,plus.n.peccatquicentümfuratur,quàmquideccm.Exquibuspatctfepontioadargum.quamuis.n.veritas;&falütasfutcipiantmagis,&mi«mus;adhuctormaliter.dicent
'^"zelationem , cui tanquam v Proprietas conuce -oLmit hec fu. p soe
fuo falfitarem non dicerc AIT U"l*
7-4 p itas cophitiónisiAe 1/7. 789. ^ART LCvL MIS Ne. An propofitiones de
futuro contingit? Abfoluto [int determinate vert y ; vefalfe. |... 49
TXHfficultas heceft potius theolo ! D gica;quám logica , agitur tamen hicà
Doctoribusquia eam tangit Arift iu fine 1.lib.Periher. proccuius mtellig&s
tíajnot ex Tat.hicq.vlt. quod fururü cf& düplex,vnum nece(lariü, gp .(.
impoffibis lc ett nó4orc; vcAnticheiftas erit homos alterü contingens, &
hiacetl triplex ; vel q raró eüemit,
vt'inüétio thefauri ex fof» fione, vol vr in pluribus,vt homine habere
duospedes & de iftisnon loquimur , tera tium dicitur contingens ad
vtrumlibet gs «f. ett indeterininatumex (cad ele 5 vcl noneffe,vruaód Sortes
crit , vcEnó erit; SA ne fieri propofitio vniuer(alis vt ó€5 homines cras curréo
velpatticulariss vtaliquistimo:crascarret y vel. (iogulàs tis,vt Petrus eva
cocer & qualibeniftas rü propositiontipót rürfas' ciTe duplet;; vcl
abíolata , vet.conditionata y abfoluta dicitur illaque
füturanrexittentiofnentüs ciat de re abfq; alia coriditionc,vt Petits leget,non
oy lectio craftima: nó pendcat à mulus códttioribus,Se circuihttantijs, im fur
exittentía ; fed quia bec dope. ia moü cvpirimitur ; fed.fol per propoficic-
inem cathegoticá affirmatur ; vcl negatur fütura cxitlétia fei;coditionata vero
cft, in qua per códitionalé hypotheticam af- firmatots veI negatur futüra exi
lenta tci depédenter à'códitioneyitaut fin poni- tar in efféilla coditio;neque
crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pers y Sortes legets 5^ fo Setundó. not. quód
d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid per determinat vc- titatem, &
fálfitatemiprélligatur.Quida - .n. intellizüuc veritate ncceiatiam: vr à
ێringeaci dittiogiitur ; sed nori placet , qa propofitio Me neon praetenti eft
fed s mcer Quidarhincelligon Ey e enter gunt ve- ritaté cuiaentem : ed falsó ,
nam multe propofitiones de pia fenti, é ncceffarig, tunt incüidentcs ,' &
tamen determinate verz , Quidam vero. Recentiores diftin- guunt quod ptopb(icro
dc futuro poteft ompafári ad duojvclad fi anificatü &4for* mle,quod
fignificat ,vel ad caufas ei cRicétus,& formalis fignificati Confof--
mitatem cum fi pificato Foriáli vobant - vctiraté fimpliciter,"
cohformitatem Cu eaufisappellanr Vesiratém deréfrhjaará ci, quz vcrirates
poffont ab ipniccr. (Epa- zári, ham poxcrit efle, quod aliquid iia fe: fit
verit, (ed hic & nanc cimifuis catis cóparatum , ex quibus mouetur
:iutellez: usd propofitioné dc firuto: formans. dam;non fit déterminaté, &
cerriiudamaz liter verum; quia caufa-non funt bic y. nünc dctermiaat ad 1llnd
producédum, & é conira;fir exemplum, ti inftávc prin cipis clcétione y quis
diceret. Petrus eril "inceéps;có quia attendit ad anim orum bené
ditpofitos crga Pcumm fi Peuus ccit princepsdicet serum fimpli« £iter quia illa
propoitio conformarur cum fignificato formali futuro , & dicet quoq; determinate vcrum y quia
confor« màtair cum canjis bic ,:& nune di(politis ad talem electioné»fi
ramé non erit Prin: ceps, dicet falfum fimpliciter » fed deter: minaté verom:
quia tefpigiendo: caufis illius ele&ionis; ndicium:hér cófor« imitatemys
fduxtá verum motuum, pro* nuncimup dla propofiuóy quapropter. 1n fcntézia j
florum. determinatio ,veritatus aitcndi dcbet ex conformiiate, cum; mo- rino
impellente: intéllcétum ad aliquod pesce rot tyr ica hae acceptio poflet
admitti j. vcre at- tingitur connexio canía cum.effcétu y un cum cx conicéturis
olá intecturs. poruis dhec babitudo:ad caufas ,& ad rubtuia de- nominare
debebir jllud'indier pruáeps, vel temierariptnyquàm vctümy vel falfa qui-n;ex
leni caufa , yel ex fufficicpri mo- tictuf ad aliquid afhrmanditm» vc] nrgan-
:d ncn dier tune veré, vel falsó audi- garc;led rcéiéyrelmalé y prüdentery :xel
"anf; paenter tum uia vcritas propolatio- Jbisnonmírex eidien ad qroprium
figpi- ficatum £ermale:fumf slc bet . Quare por éctcrminacam veritate
anielligumus bme- gplicem veritatem y: & cáformitatem pro- "potitionis
cum fao fignificatoy S. propa- fitionem.efle. detetminaté veram. .cft jllam in
tc fundare yerigawcm y tion falía- wo. Do opifp. dee
tarem; fiue illiwcti oceula fiue nota , ocenim c£ do per. accidens! XMüpro idi
obs yroi0s15!1] 1." eru ap bác: propoti:9né. dus pliciter potic dici derer
minare [TT NOM determinatiane.de eye de» poffibis: lain prüno fenfo-jla'e&
propo(irio dere , mainaté ycczy quae(olurn trguificat: praedi catum aet
te&o ,.noneXcludendo; potentiamadoppolittt;:vt.4490ebriflvs,evitidicitciifteoriam:füruramcenuenot,rcfubieótagconihoczzamenftatguodhabéatpotentiamad.noné(iendum:;zunaaacem!:iropofitio:diciumndererminae;veradefcrminarioncde:poflibili.,quan4doctiamexcluditpotentiamadappdfitam;vtbomojeftanimal;bisduabusde«1crininapionibus.opponuncurdugjadctctimintionés,deinefie,&de;poffibilihzcdicicipdiiferentiaaadpotece,poffenonefse,illadicitindifferétiam.e(scndurà,velnonclsendugiyquaindc«terminationenullaresdici:poreftiadiffetés,Scindeterminataquiaqualiber.e(f;determinatadeterminationedeincf(scin&veleft;velnon.eft;chacth.determinationcpoteftftareindetetminauode.pofibiliquiares.cótingenscüe(lpoteftnàeíse;&cünoneft,potettc(sciquz.diftin&io(qomodoapplicatur
etiam caufa li» berz;quatenus petet agere, S nó agere (In fient oqoicin: de
jropoücione de futuroynam quz c(t dc praesétiy vcl.de prateritospatebgp cít
determinate vera» - wel falajnecde quolibet futuzoy (ed con» tingéti,&
abfoluto; nam nccefsarium cft feinper detetmrinaté verum »quia copula inis
propótitionibus abi(oluitur ab. ons ni diffcrenvid temppri itjonatit yer rà
(pcé&tatad: Lheologiá;nans [eeu affert auiffimas d;fficulrates.
"Thcologicas » loqaimur dc propofitionibus Gngu laribusynom de
vaiyer(alibusy ve] pauti cue laribus,6agr paxticulares (ape dctennina- té
verat;vniuer(ales deteominar £ (ali a, no fimplicitery& abíolu: éjícd
inoraditcr loe uendo,& tcemdüxómvpé pauicz. cut? um ; nam cunrad fal ratem
propotitios pis vniuer(alis fufficiat,vt prz dicatü. non «onueníat vut contento
[uo dub:ccto. » fi eft vniuer(als affirmatuay vci conucn:atgeaturyyal jbuscomreniar ádeirco propatitiones
vniuexíalésfuntdétermina .n té Life; K particularrideterminate vere; folirigaur
de fangilaribus:ctt difficaltas . umnyo er loqnimug dé veritate deter rmimationc:deaneísey
si de DAR S rwr mm icacür. « Dó&por m r:di391G, pet duas cathegovicis:
virtuglitet nii intlufas yin qnarum vnz de mofee zribuiz tin (übiccto
jredicátum ,:Stoppotitüril- Biópeadiéinrribiiniriakerz, mon quie dein dc
irie(sc;qailaimplicac, fod-de poffi» bilijvtDetrus eurrer, nom expli rrur
ficeurketyet ét wo cuyvers fed. Peorna flicuvelyvr potevitiétnbnaurveye s iu
qua indeterminatione ftat ró cótimgátiar. Sen(üs igitur qu Lee vehi uror sot ct
wl di&orizs vc Torrus craclegut g: patrui c74$ ngn leger vna ittarü tit
determinaz tà vciaalteta falfay vel fi ma tanc prdfel mutyPetypurcrdslegery fa
sicvera de» térthirraré,vel falíajan vero de. sitfalfa y, ———À » o 1svsl n
Bitvo opimo afterens, quód proposi tiones de firiéco comengenu vsi conside-
semur' vt conteadvcoviar mregrant aiam Iypotliéucaa dierückiuá, vt Taetrics
cras legetyvey Teriuyatonllcget eras j siredi- ista vt Perriscyasloger
-veluolevets Similiter sl eósideret vnaccailiegaroca dis fih Gind- ih
drdineladsceiatomns Sols: atem v.brveiris letus et effer oye LT oed
sMtatibrqnit derer: maté'vera;éófvdiaiatettorkradiótgria at po oaa
óreriayetieman MéptmEPonh an iAgtieb dlizDelvusAoA (rcr, meada: rftarmb eli
veta ovel Küfa-docdravisacécs fed mriarerat ' verá ülterstáa ia devetmimué,
Scoecfu- 'seyj st Gras nullà qiizo: ici vals siat bac pun ufeurcubfaacius dd
laur (fé vebüoefTeySconfequ licatu/DPe -té aligicui:deterniitüre sca
lamus"aliquis^7 QI. De rieté fuus ctrigoi, cAnt. P. qu Is cui cóucníjat
neceffitas ikassicut à (Dgda- Hürjqdando:terminus determinate fuppp: K cubes e
en coe Hi i -buitir harc ópinio A rif.hip, :itéurcozin 35:439 qi Ti-át.3u
Gadier; opufc, de verít.. -eniné Molise difp/t7:& 18, Masiochic «d. feGy.
vnd. 4: Cordübidiba; quzt(Eiq. agg dabiri36 à: Goniimbr.cirantur Báfsol. dáng
1d/38:9231ap.3: ad t.&c Bárgid: 9. ad ua pirum d falsóynamiile
folurxa(ferit futüruim contínzens fécundu fc conside farum fullam babere
detesminationé ad &ter vc scnul- dim liabere deceeammacato vetitatertjaut
fàlsicatem;arei (pecterursvt fubcft diuinae »voluntaui;sic cft de comiti vcl ad
(fà - ali;vehape(tédit j ad verituró » vek £xlsita- "téj iffigtr;quia
futurit,cü sibin- -diffcrésad cffe, c noie (imyorequirit: deter- anihaxi
àryppils:cin(2,3 quadepédcc;qua- reinom neeauitabfolré &on babere ma -
Teemibatam gerira&cn, v clsitatis -Batgiusvoró loquituráafonr: Azift/oafia-
rcatidücweritirem;vt.ip(emeo fe rw a. 15g DicEdibett propéisitlowcs dc facro
corziwpenti abfolutoceífewelidetetaina- t& vcrasyvetderermigate Gláas v
itaut hac - poositto:Tietras: legét:crüss bot deteam nitixcateert tp ali3 o8 £ifode
céinangeni vss 8; od ung: yeipepeftqs kon, ax: sata d: Tieolo- lerosf Xe:
Plbitoliuslo 55 rav vercros, capciocd- ictmtiobeli aao spazum éiiéccecen(cce jc
qngcipfià oj&néhiliny probat rc?) cd. i38.9: Ux rz dbxquo ormnesferc x
coonitide "csationos detumpfere prob: ci Motif ric datp. aoc isaopposits
av fenwnu füilsedb Sixtpaguartrdeconatá: cotra strat Ax 8 1] 24 Cen uci»
manuícripra 4f» (eru tux ii AcadóTouaris&
rarionábilie -tct dui dein): rac rom lolum ezidenter à Pat ear emp dra
mmi Senna Dan.3 1 dcwyc dé Deos Qui skal tmi s jante qua füants €. poe 23 - dig
ui; Erabflerget omncm latximü ab Lpvalis eo?um;qua propositio eíb dc fata -
sUcócimgemi sis utar; C jbidie x ita; efse vetain jede Ioanniydicius; 5 cni-
dece fioj foeni elt voradimdésd mate rane!
bejquiabacicrba fideliljmma [wot vc *-—.t/91 i ne4uic c z05& paílima
habetur tales. ytbdtentts webfalsitavtgtaiScae - CCTETXEM€ww o Tv 792 .'
-alitet Deus potuifset métiri, & nds «perc, q cft impii; có vel maximé
quód. pofítio inulta füb iuramento [** prophetas (dos , tanquam yera
promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit rin2m
negationem , & latroni pofie(fio- n6 & ingceffum Paradifi,
TumquiaDen5.abzternoprz(ciuitomniafutura,nóIquidéfubdifianctione,q»forent,velnon'Xtorent,namhocmodoáinobisprzfciunzur,nccpropriéeffetpraefcientia;fedco&nitioquedàconfu(a,&imperfecta,preíciuitcrgodeterminareiuxtailludi'(al.138.Intellexifliomnescogitationesme«sdelügey"omnesviasmeasgrguidi$lijigiturabzternopropofitionesfuerütdctecminatéverz,velfal(zr,ergoquádo.sosillaspronuuciamus,fieruntconformesillisinmentediuinaabxternoexiftentibus,eruntverz,(idifformes;falfzz;"neqdicascumCather.haspropositiones:&íscTheologicéveras,nonLogicé;quiaallezpropotitionesantecedénteraddiuinamcognitionemhabentdeterminatam»vetitatem,;velfalütaténon.n.ideofunt"verasquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDco,quiaficfuntiofeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcienaiahabcatcxcoexiftentiafuturorumcü"ricthitatc(iueexideis,fiueàdecretisdi"uinis;parürefert;inpra(entin.quaerimusJfaCbum;nócau(am,&mod(facti:Quod'adhucpótprobari;qu;aq»ncftdetermiAnatéincvecam,vclfalsinone(tcognoMfcibile,quarcf1futura,cognofcunturàDeoseraotdeterminatécoznofcibilia&*quadiuisnosnoncognoícamusdetermi.tiacéj&ccrié;nonobidnegaridebetillisminataveritas
vel faliitas; pam etiá «zmultas dc przícnti , & neceílarias cecjo
Fnieícimus,& tamcn infeiplis habét deter- fminatam veritatom,aut f. * $4
Sccüdoprob.ha itiones süt erminaté conformes, vel determtnaté *difformes
proprio obie&to quando pro- "feruntur, ergo (unt determinaté vetz vcl
3fdMz, con(e:.patet ex definitione verita- zui5,& falhiaus, Adcec. prob.hgc
propofi- 5itio. 2t nticbrifins erit 5 fignificat Anti- seiiriftà forc incerto
véporc futliro, in quo Era és abfoluitur copula à 1époris difiocSALT. ru Difp.
X. De Emumiathne |... 4& prophetie,quz sit ice xcceflarià : formis. Ncc
obftat nos nefcire detccmi- naté an fit vera , vel falfa; nec abfentia o«
-bie&ti officit ; aliter nec propofitiones de przenri neq.de gunité erunt
determi naté verz vcl (all, (i obie&ü. ignoretur à nobis,vel (it abfens, vt
in illisde prate- ritoSi dicas,vt effe&us fit fururus,requi ri
determinationem caue liberz ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter-
minata,& io zquilibrio fufpen(a, cfe&as nequit diciygcrit,vel non
erithoc.n.ha- bet à determinatione cauía , at in prola- tione propofitionis de
furo , caua. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitar
indeterminatus ad cffc, vcl non effe, & per confequens propofitio erit
inde- terminaté vera,vel falfa, quod non euenit in propofitionibus de
przfenti,& de pre terito , qua in (ua fignificarione inaol1üt
determinationem'cauft, .—— -« Contra,propofitio de fatuco,licét oüc
proferatut;in que caufa eft indctermina, tajtfi non fignificat obic&um pro
nunc. fed protépore fututo ; in quo neceffacio- cauía eit determinata ad
producendum, vel non produecadam, & cffectas ad ef- fc,vcl aon effeergo
nunc propouütio cri deterauraté conformis, vcl ditforais ; om organ eee IPM»(ed
indeter minationemy(ci-potentiág aim babet ad producendà , vel no pro» cendum ,
quiacalem potentiam babct caua in prolatione propo(ition:s,fc quc» retur, pilla
propofutio non effec de futue roy(ed dc praséu nó dc taeífesícd moda- lis de
poffibili, nó cotingens, [cd naceffa- ri2;prob.fcquelay&.n.hec ;ppoficio
A-B tcbiifliserit » fignificat Aoücheftü và potlibilé produci,vel nó
gpduci,& (ub in- mcn M —- D pót dati ali quascaufa , qua fit indctermie Me
cms et i go faceret és, Ancichitus $t produci, & n6 Dur one o AER a QI 1, 8
iltà nó produci » d proe dalis& nece faciai& p. Q.IT. De Veritaté
fuatwrorüen éontingetit; Ar. PF. ?93 fen pasmieied se cem: Étia' ^
m6dóteperitürin ncaáfa. Tum. k jatétüm »quia illa ftopoliio-eticrdetetuiinatd
vera quó ad viramo;pártem, ram effet copalatiua, ad: quat requiritur veritas.
vtridfqs cathe- goricz; tiec effet contradictoria quiane- atijó nof cadit (apra
moduü,fed (upra di- t diximas t, pinft.craca:e s. & 9. -^ $5. Tertio ptob,
hzc jppotitio /4nri- ebritus erit, vel eft determinate vera; & habetur
intétü,vel nó ctit vera, ergo non erit Aaticheiftus, patet confeq.ideo prco-
itio affirmaciua nó eft vera , quia cius ficatummon ita fe habet à parte rei ,
vtéxprimituc per propofitionem ; alicer e(fetcóforaiis& vera, [I ergo
Antichri- ftus non erit à parte rei, ergo cótradi&to- ria illias
affjcimauiug eft vera quia e(t có-formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa
neqait obie&tàm e(Te indifferens ad cie, & non eife , nequit...
Aücichriftus cras neijeíic,de2;n0 elTe»fed vel etit ; vcl non etit cta,
ergomeq; propofitio de futuro exprimens exiftentia craftini Antichri- fti
poteft e(sc iridifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter.(i noneífet
verum díce- re JAnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras
nóeritspotetic inferriscrgo Aa- cichriftus crás neq.erit;neq. no'eric quia éx
propofitiorie copulatiua , cuius partes t dita fingulares negáclugvalet con(c
quentia ad catliesoricam fiagularem ne- gatitram de przdicatocopulato ex predi
catis partam cópulatiug , vc Petrus ne; cac (i623; Pecusloqaitur , ergo. Petrus
ncj; curti o neqsloquitur, & fic dug con-* ' aradiétohie c(fent vera; vide
Gregicit. *Qontra utan veritaccdmarg; Tum quia fi ptop- fitioaes de futuro
codciddenti ha betent detecaiiaatam vericatem fequeve- tur-Deu:m aliqu.ndo
dixifie falfum; quia -mülta per Pro »hctas praedixit vt euentu: fayqua ràmen
non fuecunt in elle pofira, vt cam Iu, 38.przd. «c Ezechiz Difpone doml tes
quia morieris & Iom3.24d- bac quadraginta dies, ^ Nine [ubuer teur, fic.
mors Ezechiz, neq. ciiicat:s fubmerilo conxigic . Tum 2. Fa- turum vc connngens
de (aa racione for- mali cft indifferens ad vtrümlibet ; ergo Logica, de (ua
ratione formali eft indetermina- tumsergo nequit veré cócipi vt decermi- nátü.
Tum 3.li hoc effet , ergo fatura ne« ceffario eucnitent quia fi poflent nó euc«
nirejilla propofito poffet fieri falfaypo « tiatüc'ergo,quàd non eueniát,
quariturs quando pcopofitio; quz crat vera y incipit ette falía,non quádo eft
vera,quia nequit e(fe fimul vera ,& fal(a,no ante ,vcl poft s quíá quod eft
aliquando ver; femper eft verum. Tu 4.nulla effec differetia inter propofitionem
neceísariam,& contingé- temyquia:ambz efsent (empiternz veri- tatis. Tam $.
omnia immaucabiliter cuenis rent;& per confequens fruttra efsent có«
fültationes de reb. faturis,vt arguit Acift, Tà 6.6 Deus determinaté
cognofceret fututa contingétia, quia hzc po(süt aliter fe habere;fequi tare
Deus pofset decipi nam (i Deus nouit Petrum fefsurum cras, & nófedebit,
Deus degipietur,ergo (à no ait Petram fe(surum cras, & s n fede- re,Deus
pofset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se fequitur conclafio deinefsc,ita ex
vna de ine(se , & altcra de poffibili f: quitür conclufio de poffibili.
Tádem e auchoritas Acift.aegantis de futuris con» ingentibus dari pofse
determinatam ye» ritatemyvel talíitatem . P» $6 'efp. hasrationes nó folà
auferre à nobis, fi valerent, notitiam certam futu rorum,fed etiam à Deo; vndc
Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omaem Dco futurorum przícientiá negauit
,. quapro* pret ab omüibus ; Catholicis folui debe- rent. Ad t.igitur dicimus
propofitiones illas non effe de futaro abíoluto , íed có- ditionito , (en(us
.n. et , quód Ezcchicl debebat mori in(pe&o ordine , & curíü
fecüdarumcaufatum,& Niniue defttui nili egil'set penitentiam ,quod dc alijs
(i« milibus eft dicendum : quia crgo: cuens tus illt debebant poni in eíse
dependéter à conditione,tita fablata , auferütur illi s & per coníequeas
Deus nó pradixit. fal- fun, Ad z.dicimus fatucü. vt continscns t(se
tadeteriminavim indeterminatione de poili bil quatenus potcit poni;& non
poni in e(s« , & in hac indeterminatione coufiftit formalitas cótingentiz ,
dicitur tamen determinatum determinatione dé : Nnn incíses 295 Sos Dias
DesEanacidpitues o «C. 33.0. $ncffe, qus; (lát euro inderaryinetione gie, (q.i.
cogro poffibili, & consen deo comi b ues asia gens, quabdo cxiftit.sefa detergipatibde
ariefíc, divitür tamcngoniusgenpgutapos scft nah tffe, Adi s«qoncpdimns prom
elis sjodé dc futitoy femel quód fiveravefk fcoper era; fed diftinguimus T
fitmen dplexsgna H kífisy fimwplsciectsantecEdeus,A cofdqurm fis, & eft
illa -— dic.ipter M D ma exroprijsiploruni mayas 3 VE quo: hómo shes king eut
ex fuppofie zionc ,fccundnniiquidicopequens £O fegnentiz; & cit, qua;
aliquibus
c9uenita:fnppotitonealteriusyvt.dàDetcus,eárrityneceífaviàmoríetue5ddargyect£nuslatura»&eceílarioeuenireineceza1ccon(equenigesexfappotitione,&in.fénfaxtompodito(üppotte.f,determina*nátufanaqronr;canarndagendtimyquaftat,cum.Wibeitateyquiafüpponitvütmleberiatbie,trijibcau(a.f&dererminantisadprodys&idnem;nónecc(Iyasepb(olutas&cpu»fcquontis,&inícáfndsuifo.Adaneg.le»la;quiaptapofirioncs:neceiTatia:disvur(eiiiputeciireeitatis;dbfoluué,dnccefTiratefixmplicirer,«quianonfoliiabancimo:wegyfedinequepoterancnon,cicverz,conungcates;abetégmofüccur,vera'iex(áppolitioncyvprnit.difalis:,tica:(ecdcrevminaflenadOptpoóliruncAdMericMANCPuspertesuppofirione»nonfia"oboittequikDo&exorLitP)cunipotitabfolukspitaiterax'wiugeteAd6sxcípotderidemlit.Q.ScYürcuitertamendicimusyquodficon«tingcotia20ncueniceni,nccDeus1142,€óxnofec;ctyvie€poflctcognofcerepropiccinfsUibilitatemfcientiadiuinz;quiafuturuinvtficn9(ubfeqniruractumdiaínzcognitionis;(màcócipiturjantécede«fe,priusafarurücfitacarüp.decretidiuinavoluntatisdetérminancsillad.produccre&poftcaiatclle&usdivinusiledndconcipitvt£otacum;quatehinoacfisfüturumynonpo(letseminatadamvint?cogniuon:s,&percon(equesnbeei1yb4Ect;,eevalctparataieia&depotlibilyquiafallimqgnofcerealiteracfitpoffetalisg&golLISSIundickur;sb(osglmréMYadde"t.y,mequitarrli"Dousporeft-
ré cognofonte tbr 4c fts (ed bene fequitur.g ero; etc rem non ekfayvide
Senticits s y -:$2-Exquibus deducitur füruracontine gentia, etjam sr (cit Bon
ede; oéceffaria « nam eii EL Sapus po CM ES ME nelson Dei pmileemin(t ad
pralcps pedet non Dm taturitio; non. rontat paratam ceffeóhuls à peius enc
eR-efeium prodiicii deberem hoe vede iret ie am praícno poftea quia hee
parsaliashaben aptcccdentescy "quarum; digit fatutas idcirco eff. turíis
quate cug di conl equat alicelus s fa us «li contin- fn (ey & libere prodg
ANI Amt wrés crit cohríngeriss & lberé produs €ibiliss; Neque ex diana
pre(cienria-pà nesg (Hicas fiplicitet ,'& ábíolura proues ye trenta Se t.
Conjequens & xélinqnice ineo jpreprio effe cónaaturali ; exemplum
:apuffimum ada deci eiebó, rhneingit »:lt; Quis lgquena i plareexideayr, à:
Petro .exiltente in a4 liqua domes certum efto quodille libar manetibi&
loquiters atavepelct. [ro dere» el.non loqui y eriam cunc à Perro, vileators pm
hae vitionon denpgnir neecfitaró manengiin platea; & loquens díyná.[chabet
vt coafequens; locutio vc ro vbanreeedés, S án FaHeng eue dus ats tamen
in£en(u-compofito, f fuppotro , €p ibi peraaneat,. X loquarur., peceftario
videtur À Petro .neceffitate cófequ£tiz, &.lappofitionis., que (Lat cum
libertate. ;..$8.. Quomodo aft criam cu n decretis diuma voluntaus, quibusab
zieroo pra^ Buiuit omnes actiones à; volantate creata futüras , bcne coberear
catum libertas. (pc&tat ad Thcologü explicare ; nec nos ehe nas PAR mare
volue . Nobis femper valde placuit modu: UR uo dadidis aa i uitsdetronvordia
caufa prinia cli dicuiisPeMog, Lc(c/h Neapolis à Dres poo qr dd uci ex.ccmgs
Cori cqui posant diaimarm voluntatem 99i * ) A " EL 1e ctiam diegorfns - —
Quaf- LI. De Perm funPerióh cepit. 4e 1 osaet faratos, & alioram Uns
idtetledtus iti riori dae rationis: : m etsquid effet fa&ura creata volan
2: velillo'rerü ording; media gra: ditsévia er Storo defumpra ponendo di, uíibá
deérétá noni réré! ancecedeucía ,: &: pie(cindentia à noftra.
decechinatione: ctím primis nee tiere illam»confequem«. tt£cum fecandis j(ed
concomitantiayqui: pa vage er mede arr dn inentialém-iptiüs volütatis:céeara
in! voluntate diuiifid (ccandum totá cias vir4i diffarétiam agendi, catione
r&erd potett, quicquid creata ivo- ta fa dtr ki ong nier ta Bi fll
prittnifà felentiaimedia de Effai! ibis hb eà farte, (éd (olii niplicisiim 4 re
ek dva wget via dr end («sinere aeahsplures 'exifio- fil Eiern welrabli pci
mers Las qe sen Vai 4 5C Joüriiérüleepint nope ilg ceptoc Dye Éc finie) A
fetinymnd -— BononjesRs'Memplyfieus-pustieus o dé otitHitrhoe Pataurno CGl]es(ó
Teeg antis mioheré'tünperelttr dAnflebk vale drrnui(o fua ds adhua:maniwit y:
8cam- fen v Elleatláein «pone yis" cradid ie PV ulpes fn fd Sama tóua rigo
p. $6.80 (5.0 2 p.d: Qs ovile leur AuGrordt ]eat dai tias ferc edpiifleri
capis. sob AU- bbc slipiiiPumablolé te Uépünt vt à fid chviió à nacarali ario
fi& aberrántéyita ex: Recetitioribus Va(q. Sbarex, Conivbbr. Hort: Ami.
Arriaga y- & ili; Quidam veró nituntur ipfum ex-: tare" A adibonum
(enum reducere y He afferunt Ron :negafle abfolute dari déprópotittonibus conti
ideter- ratae Veritaceryvel faltitacé , fed-ne- dalfe'veritüteri necéllariam;;
vel fecundo: quód negauit decerminatdas veritavem z vel'fáliitátei: quo ad:
nos; filripticicer; vel térra negáuieab illis dovérawridtd Ves
ricátemjautfaliitatem ; vt confidérantup noit'tü feipfisifed'ti caufis; qai
ante rol daétonem itideteeminatar! conciplmur ati ptódacemios effe&usy vel
noh prodi cendosj'quefenfeffeétüs illi modo auge - Veritatem poflunt caufüted
.( 0:005 c1 determigatumeffej) mj; derermiuatia 0q.! 0321401 & z39deillde
egai12 111. b 5s ofsQuV ES TTUI Qus Mb «5: Devégüli: bona peilicatronhrad verdi
j,. enuntiatiphe lel telidays oo a G5 cut i12 Usb Ji910] 553b & STtacff f v
RE VD Sehr d enücid»: 5c] a0, & attribgrio; St god nonnifi ititeratinis
cocretis; ecl abftraótis exercea tatsideo fap obcadu mex 1 pzlaftictpac: 1.Cé3:qdid
iptueriinuecoacrevus; X dbi ftta&is.oboerecás ctt; 4d s£ormá Sipaili -
cát'tíofi pec (e ftarirem, felvbàlrert adias ceáleq quotkeumodoimu ficandi;cans
cernit; ao (actas; qüpasalloab(tráliio s» & folü tontiáin (cj ronvtaltori
adiacend t€ fini ficat ; & huxbrerainf pofsüt vai iy &
pluciicórignificare ; & «oor bcre prar icti pioititid oe ate figa ffrcacu,
xótequea Cet eril cipit pocvtt rreoráb radios. v 2 Sphuséaotusr D, Gol d.
gogi1aA quód: alites ficabttradtio mtubttacijs ;atier in) adoideübs abíoladis
8o dliey ü» xclatos uis do (übftaacril.büs.n. canerqus,
pua;dsiiciéicélligebe(ujpoliézvaqailmiszcpatFiliauifickorforchalk,vm.abitaGiototeltfierilodfgvoliisiovolubmótonhaliverLizmificácnaturasligasmih$iispofirisy:GinDeitoySorcesNevvadeproaltisalíqaasdofuppOuitajazdursmíanitasabftralioabljis;Scfolumfigifichominisduiddicirem,3odiciteceiflenitsVitiaceabtbractionc:abftcatkós,&cReeceiitioribisdicimurab(traCruvoc«taplipheirm.Accidentiàabtaluta.potluntdüocencerüereypuca[ubicCtum;cuiinh£réfity&peopristadionlua;hmcdoplexfiabftradtio:,vclilbamdiciturconcretàad'fübié&ansypucàyacietem,proquoécaliquafidófujponirsucáatbedoprzfeiodiiàcotictetrodeadfubteétamyd&:(alamdi«citquálitiemrnliscolorts,&vcficvoscacüràModerisabitractunyphyficü:?a&áficnquiavetiosréfpionpropriaIndisvidushuncecillamalbedinem.;pocctüfieviteiionabtivaGtodicentevar(ozlbéeringybhatigiconsiadosdahmydiaeic(aiedrateupudomgidkahunsssSoofpabtéégotoHrbearpositizemg
ica ordimad vitixaacirsbfiudeb- Ie podie taliddat poffunt pro pluribus
fupponere ; nà czu- fa concernit tub ectum f. igncm , roxcft d trtterminus abt
rabés à fübic&to, f. po tentia caufandi, que licét pró fubicéto nó
fupponat, poteft ramcn fündamentum,.f. calorem;quo ignis calcfacit aquam,con-
notare ; deinde poteft dari terminus ab ifto abftrahens,qualis elt caufzlita s
calor, ,n. non cít caufalitas ; & tandé , qui: cau- falitas refpicit hanc.
& illam cau(alititem inindiuiduo , poteft ab illis fieri vltima
abftra&io dicendo ratio cau/falitatis. 6o Etquiaex hac do&tina de
abítra- Gionibus pédet folutio huius qugftionis; qua nà benc percepta caufa
fuit p Di- dac.à Lea inintelligibilem , imó ridicu- Jam putauit nofttam
fententiam, idcirco diligentius cft expendenda . Nor. igitur cft, quod quamuis
Scotus cit. vnicá tan- tum pofíaüerit abftra&tioné in (ubftaatijs , rc vcratàámen
plures fant admittendz , vt in accidentibus abíolutis , ficut non vna; fed
plures fant concretiones in fubftátijs, vt mcnet ipfe Scot. d.s . cit E. in
illo ex- tra, & in 3.d.7 q.1.ad 2. & aduertit B. rg. 1.d. $. q. 1. non
folum .n. dantur m fub- ftantijs concreta ad fuppofita , verü etia dantar
concreta ad fingularia , fingulare namq; cít rcaliter à (appofito diftin&ü
, vt patct in Chrifto, in quo eft natura ho-. mana cum fingularitatey(ed
abfi;propria fuppolitalitate, & per confequens quam- uis Domo tconcretum ad
Foi HANE » & humanitas przícindat, & abftrahat ab illo,non ob id tamen
debet humanitasdi- ci vItimaté abüra&a propri? loquendo , 25: refpicit
fingularia,& pro illis poicít apponere ; ficuc albedo in communi di- citur
coneret& ad fingularia proprias quas tamé funt.extrafüam ronem formalem ,
hinc potefi fieri vIterior ab fura&io cóci-, piendo humanitatem pracisé.
fecundum propriam rationem formalem, & talis có ceptus crit vitimaté
abüra&us , poteflq; vocati rario quidditatiua humanitatis , ficut in
albedine dicitur ,velalbedineitag; vcl quidditas albedinis,nec vitetius. pro-
editur intellectus in abftta&ionibus j quàmuis.n. poflct ab ban ate abflra-
here rationcm gencris » vel differentia: nil icfcrt;quia 1n rali abftraétione
nó có- fe ^ qifg. X. De E * v m "m v3 X. 120 cipit;r a humapitas ,
fedanimall- tà$, vcl rstionaliias ;1dcoq: re&te concc- prus quiddiraus
humanirauis przcisé di- cetur. vliimaté abflraérus 1n ordine ad . humanitarem ;
quati concepta sbcipir: tur precii fme ab omn: co , quod eft. quocunqs modo ex
fa'raronem quid dis tais, in quóconüftit formadas vltiimas té abítraAki, ex d.
s. cii. C. Sumiliter in generibus dicendum, quod iit dupkx có- cretio,& ad
inferiora (pecifica, & ad jp» es (ingularia generica, vndc animalitas icét
abitrahat à (peciebus,concernic ad - huc indiuidua generica , hanc .f. &
iilam, animalitatem,pro quibus fapponir.— - 61 Ratio veró.cur Scor. d.5.cit.
affe- ruerit in (ubítaxijs vnicá tantum e(fe ab- ftra&ionem,eít , vc notat
Barg. quiafub- ftantia non abttrahit a fappouto alienos vt faciunt accidentia,
quorum fuppofita, . & fündamenta fünt AAA przdicamen ti,fed à proprio
eiufdem przdicamenti y (amendo (uppofitum largé;prout conuer titur cum
fingulari ; & quamuis in Chri- fto humanitas abücaha: à (uppolito diui- no
tamen diuinum (uppotitum ibi gerit vices proptij fappofiticreatiquod lufi- cit,
vt notat Lich. ibi. nifi velimus dice- - re cunc loqui de (uppofitis ad quz
natu ra habet apritudinem , quale eft folum.a crcatü , flantijs à
tuppofitoyquae habet. plures grae. dus , vnus e(t à (uppofito incommunicae;
bili,alter à fingulari ; non curauit autem Dod&ot hos gradus diftin&é
affignare , quia fatis eratip&i cxemplificare de. ab4 ftractione à
(uppofito vt poffet cxplicas re vlimatam abüradtioncm diuinz eísé», tig , quz cum
fit liogulariffima; vni tantum admittit ab(tra&tioné ,mó fuppofuit
humanitate elTe .witimaté ab ftra&am;at in 3.cit. (atis exprefsé innuit.
banc maltiplicem abftraétionem;& 1 il», lo cxtra dilindk quint££'-. T
Notandactt etiam ditferentia;qua re, petitur iazer abflcaéta (ubít ual; , &
ace cidentalia , quod accidentalia media. abe. firactionc acta concernunt ;. £i
funt, nerica; nó olum propria indiuidua ge. ncrica , [ed ctim fpecics,vt color
potelt. fupponere & pro hoc; vclillo coloze 5, &; peo Quarc eft vna
abítra&io in(ub- € | Quaji JJ, De Pradic.abftratli, gj) oncreti JA V pv av
. 2.52 , « albedinie., vé! nigredine; vnde cft di- Pibilis per differentias
eflcntiales in fpe €ics, ratio eft quia vt fic habet rationem ede dahin blan.
cf di ),1 :q- Ldtc. aiat a an- Gidlias ett geticticd fintfolum (apponunt Led
rne erar tu ad 1 Aa vtanimalitas pro hao, vcl illa animalitate, nó pro
harranitate,vel cquinitate& hoc, quia vt fic in proprio cóce ptu eft pars,
cü e ipie s rst i rry veo aüt non pát de totopradicari , de diniduis proprijs
eft videre in par tibus phy(icis, ànima.n. non pra dicatur dc viuente;(edde
hac; vcl illa anima; vn- de diximus difp.cit. natutas genericas, cü ile
indiuiduis Penericis: pradicantur , ha- bete rationem fpeciei ; nongeneris. - ^
62 Exhisergo terminis concretis , & abftra&is mulcz, & diaerfz
conficititur izdicationes, fed nimis longum effet re- idee ee diaifiones ad-
u&tasaDD,principahorestangemus,*&illas,dequibusprecipuemInftit.Log.nuilafa&acftmentio;nàdciomepetfe,&»peraccidens,maturalifeuperdire&a,&innaturaliy.(euindirectafatisdiximusin2.p,Inttictra&:1.6.3.(imiliterdiui(tonescnunciationis(untécdiuifionesprzdicationis;dequibus1.p.Inft.tra&t.2.&tandemdepredicationibusaliquadiximusdi(p.3.q.8.art.2.cumde,»pradicauonibusfecundarumintentionüdeprimis,&dcfeinuicemlocutifumus."Tbomiftzecommuniterdiuidunrpiadicationemin:denticam;difparatam,&mediam,primacttinquaidcmeounciatur:defeipíoyfccanda;inquapradicacünuilamhabetconnexionécum(ubiecto,.vthomozcftlapis,homononcítequus,Amedia,inquaexaemahabenraliqualem&onbexioncm,(ednontoralemidcutaté.|"Sedrcéius,&(ubtiliscünoftrisFormaliftisditiinguendomcfintract.Formal.art.3.&alijsfaperlocaDo&oriscitádayquodprgdicauocft
duplex;alia for- alis;aliaidentica, foroalis, vtcolligiwig €x Sco.1.d.4.4.2. B. & d BT Qt M4 d.8. 4-4-ad 1.princéX d.26.q.vn. Y
.& quol.5. O. & alibi, cft ilia , in qua przdicatum . dicitur conuenire
fubie&to per quandam adiacentiam, & inhzfionem , & eft da- plex,
vel effentialis,vcl accidéralis,& de nominatiua; prima eft , in qua prz
dica» tum adiacet fübiecto quidditariue, & ef- fentialiter,vt homo ed
animal,fccunda;inquaprzdicatumadiacerfübic&toaccidentalitervthomoeftalbus,&becpecüliarimododicitur
denominatiua, nam fi velimus ratione denominatini' amplia- re etià ad
quidditatiua prz dicata; fic prae dicatio denominatina couertitur cü for- mali
ín communi , vt notat Do&or quol, cit. quod pt explicauimus difj. 2. q« 6,
art.1. Kuríus przdicatio. denominatiua eft duplex, alia intrinfeca , in.qua
przdi- catum iatrinfecé adiacet, & afficit (übiee &um, vt
homointelligit, nam intelle&tio jnharet ipfi homini , alia extrinfeca , im
qua przdicatü non inharet fubic&o,fcd "alteri, ad illud tamcn babet
habitudinem, :yt paries dicitur vifus vifione in oculo '€xiftente,& ad
parietem terminata. -.63 Przdicatio identica cít, vt docct Lich. 1.d. 4-q.2..in
qua pra dicatü enücia- tut e(feidem rcalitet cum. fuübieGto, noa modam formz
adiacentis, & haec eft duplex , alia eft omnimodé identica , qua. ratione à
Doét. d. 26. cit. dicitur prima idenitas przdicat;onis, & c(t illa, in qua
idem predicatur. de feipfo , v: homo eft homo, & à lo.de S. Tho.p.2.Log.q.
f.ar. 4. dicitur identica formaliter , quia exvt fignificationis terminorum:
idem fignifi- cat vnu$,ac alter; alia c(t non omnimo- de identica,vt quando
duo,quamu;s pro- 'prijscacionibus formalibus fint diuería 5». sdenuficantar
amen realiter, qua ratione poitunt ad inuicem przdicari; hzc antem
xdentificatio ex duplici capite prouenite poteít , velquia func eadem rcaliter
ali- cui tero, qua ratione inter fe poftcaidé "&ificaacur, vt (ünt
genus , & differentia in fpecie, nam animal, & rationale funt id&
realiter rationc teitijs A hominiscui idé- tificantur; & (i ab illa vnione
in tertio przíciaderetur,dicendo animalitas,& ra- tionalitas , vn(rnó effec
ide realiter alteri. .. Et políuntaliqua inter fc realiter id£- tilicari, cri
qt tertio pra (cindant, quia ambo, vel vnum eorum eft infinitum ; jn» funftas
n. cit ratio idcotificationis realis, Nnn 3 quod explicat Trombi in
Formálcattbe $: Ra Eclaratione pràdtcatilorts idetin VE, quiacemimplicer:sari
phtsain(inie tixealiterdiftin&a, vífuséprobatiloodt 2:002:q. 5, &rquol.
s; cpteeMa à »licui- minito ytranfit.ansenis períeGtam rdcridtateen.realeni )
d; pdo.con. 05 quatiamcumque duo ;abfbtahantur ; a tb cio; fi faltim vramállbrm
facimfusitoUx) — rack bibcoitisríó vnde poffit períed é ceeli- cecidencificare
fibi 4 quicduld. jede eoffbile»(icin adicinis.i cprepgoluio eft pera!
identiceoSefpientia, sena send qu isi voirie cef i 1o /'calirer. sure aro ian
prepter n£ltitater; p habent'yfint ad inbice. rea» Tizecidentificata gtiin
fancintet Íe coyote $ tfi bilia Bciequcarit dati dun'infinsta kei dift:nctd.
Diuiüdunt etiam F- mr Jrnc ide niichrn pránlicstióntv jgüdel- Qicáci m pliciter
& dé cicam M Rr m bac diuifiopar thabec.vtiliciti sd 2lá digi Gu: mets Lr
px addi perde €xtb5q 3: dic zug caufalas, vocis &licitue dc efteCi y velim
reéto vt ta.eli ficcéfio 3à i gniniscitcacor,selanbblionay xit homoconítát cx
anima , & éorpoéauo &ruB& tamch lhionot. vt aduéirunr € opl.
&lifpcs q-3. qpnddomncs iftzr pradicanib: fies draidó:urinaffiratua, &
n aid, zm iitz sát formalis otro LfEtsfibilisy - bomonon cfbvifrbiUs
quamitisyna veta, -dltera (4l(3: item ha fnnt idenacar bono «fl bowro bom
noniefl bsshas icon aas -— fit vera & &egatiuwfallae ci 5b Cun igitur
onmnis;piatwicatio: fiatzin Seerisinis coocrétis; vel abfitactis, quattu-
pliciter: pofTuntànrer: fe;combinati ycvel nàd'conctequm: písdicetur
xde:concte- 1o jvc! gp praedicetur dcabftra&o; tertio x»
abflractüd.catondexoncretostandemabftíaGumde|meminienücictur,WfGiEOgU22615LARUEGV.bd1651concrelabàindpolit.iis,keDETdpaviEde.dLHAionsDiff,BisEstonieau,esoRaecimavue:SirmatcdMDunfidersdliqfiapucpftivdibdSridnedeu3nCEtecynàhaeeebverajxanoiizlisyquiadicürurdchogupnecspatediraiseminT2Ienituerscjnseennesirreidicnpalbediicfacitvmitn1t;VidwrniineesroogudnscíteimemetRiiggaretumjvelfeEmc;ali^&ratibnaleinchomevdeinirer,vtaübum,&dulceinJaGeta"infubie&óyícd:quamometiquiaVcaitScotuscíj.in€reakisomais;cingpeoMmeca;e(etiam:manerari/incóctetoyviwiibonucitdolenolMadnedduliisiedinek,babet;quoque.dulccudinemy
en zcípetkuo identitatis-in ter- Sog vt in fübiectoyqua cft tatio veriratis -
prapofitioms;: qua:de:cauía in, Chrifto dua nacurgsddinuicem. in concreto
;pr&- -aiclturDéus eft homo;homo cit Deuss isqcisin concreto famptz
concernüriden- «tatem fuppositi, E. conucrío vt coacre- « taadintiicem negatiué
vcre prediccntur, por c rien vicbullam habean om -Hhabirudineabincer fcySc si
ali - & aliquam tion hábent jvtr : "iópcopestid,dcbetia lla explicari
ne- nr ran eR m Ce iraderr s a RR ne- -igatiu — X si 'haber:albe- &cpét
confcquens habct. cuim al- Móoud. »iminn cóeodottdmnes — quaámtus E s : tnu cài
(abüantialas quá. : Fée HraS, xt tcCta fiat predi -iseidetati He:de feymaicctm:
afliama- 2 ;:catió, : bos AID aD Ee OUp «€ aua t ab(olat£ dici Pettusdó Peuus
non cít cGcurialitet MZ iS albus. E eta. T AS a aao elo e P | Qui. DeBiisolfs
adii etl. 899 et vifudic 4 dicatur de alio; : pear; fédiabeatve quoddam: qdódd
modum pt. pa ex perci cv «j tli 2U(D12 E. edem de nier in e pee IRérde ETT
dicitar: i albedoefoat V rtp ncs eR ;fatío huiuseft; quia Raesent
gai&icetfo ominis EET "re viri md dp(traót Sla cobi IT vchabcfis fov t
wenn dene al € b vermes Deus; rere eu rM eet ADM ment n cc E oen fon eve verdab
MOOD FA füaecé Deumofod eA "Dei rta Deüs sincivia reg d par peer
infinnacem! bhübéic; [66 nda; & descili de. eic fes funis füticcfatreo
ferente; a uci Km eroe H0, mo Quod, aduiteuri ex tir)! l'eaPquh VE PSP Banc: ui
Ab factors veni Scaiteoncrecaalfomsnabtca CEürum) me d^ ftin&tum , &
"S fcr ideénti c dicáriohedo id e vm nti táseftentias: 8 3r& quim tsi
Apre osge ndi fenu: fai] viveidón vfalfa devigore fefmónis, fed cohcedunrar y
qnaten isi hlifidant«jüamdam exceasiodem y mà vaz tuere iamen yhincazeft e ?
'Vebllicendum j quod p culiae Hoc Gr quauis; quar noti fo -— quodtealier (up
met uta Ait eriàm quodeiti per aliai rbemt hbiiéy Qaa rdtrómeppterboese O Qsbd:
y d. dcuo- pidátiósem vowererd: tatc) peres ms cfb y qa hgon aal: akepacitta
vei Bobyolenidtshs , Qo antà oihitodi Tomi quod ad hec, poffi pesci un àris v:
in pó sit diciiwmrang a5 HXOLAS CS) atimalyefi vat jonatss,eflalbaytlbe 45 dh
colorata ' c midiuioisaniftas lint conce: denda Piece pee aat pa terti t9;80
imilesqcir vem eft vabicts inccr Dootobesaá Scar üNcoderiogq ns gilnimaefure
laborio(urm ctt .,aXc ved iu affectat De&onbussg bicunccoeogo:quasconforena
(um Scotioa: iententin, & aca rítatíadducemus: . 2üi3q ni 2:201 91022 £ 5:
'66:D.cimüspédso delis; :zmó fünb vltiaja re xbittacb, p pote práxlídari.con4
dretájquorum tig dificaci focibaliaimilis néGaatuc;dafhesplo 'ex vi fig fión
cótibermant i (gbieGa 5:àb auibus; s fita&attaprefcindit ; cou chus fé
comunis; m rf$ Fadó variar: is ali cuiuspropoficionis édüdemutasypelcon- . -
fékio exctemarati pavé seio; don i Odnon v hieradab(lraóta Becss Turris cid ait
Gitlaincladgero; vcl curüllteqoug tie tyi quibus pet ab&eztesnexisarfze
Acien pra fcindiat;; potfüucenam 3n prepotirionibus infetuire psrofübicétis: y
debes opitioivamlub er aite eft ealuryeft (milis manu iricepce qaas ner t98z Gexilitadp
(üav-is abc) carre iate rà ptiGcimdiey fV V nmepes tee 1$ Fr qhódi deed cori a
unacligc dc tjo ver ukuroro ndi roi i vis ob fcbicétum albedipís j S cadix dp-
fiusett connexio intei bedisem "fcd albedo Pipe rS ifta eM GUNOEQUNDUQR
Hic t&oyergotlkisropo( rio^derresore pou eecd: delito Como bana
"éolirapaywimbnario yronecurg ide fitieveieyaTónda efe olorgum dg Piofi
JRéndassénitcleft, quia-cóloraip, & atociádieübt i ed 1faboo- ed Gédyda Sd
Coünotaty e doo nonpaude uh dcik iicet /deel cceniieaanfu-
"bie&oreitteatieritibus !9t e e to- JotySiometasv: q »uz3 f^ sup«cuiom
i363 Diciris 1: f ccm: ve: ultimi? inn 4 dbilra- mirror ves d wary ec cil *
tquimiratema&cal "o ———— "AV RESRETTNSTRPIPUUSAF£FN9
TVRITY"T 9AZCUCANMS 4 ! K MEC PASSES, $60 ^ —
Difp. X: De Éyemtatiohe N^ abfira&i , de ipfisfolà illa concreta pof funt
formaliter przdicari , quz in primo modo conueniunt , vade concreta Mit €tiua ,
quia tantum £ormaliter nata fu przdicari,fi non (unt in primo modo ; nó veré
przdicantur ; concreta tamen fub- ftantiua,quia poffunt etiam identicé: pra:
dicari, etiam(i in primo modo noa con-; ucnidot , (i adc(t infinitas , faltim
ex par-' tc yniuis extremi , conficient propoficio- nem vcram ideuticé,
Conclufio docetur à Scoto locis in princ.quz (t. cit. prob. & explicatur
fimel ; abftra&tum vltima! praícindit ab omni eo, qp eft extra quid-
ditatem , & ipfa quidditas concipitur in tali abítra&ione ab(que
habitudine ad quodcüquc, quod eft pofterius , & extra progtiá ratione cius
, quia hocabítra&iü includi boc fincathegorema per fe pti- gió,vt concedüt
Logici, quarc rationabi liter ioquit Awic. 5, Met.c, 1. & 2, equi- nitas
cít tantum cquinitas, ergo fi vt fic pracindit ab omni extrinfeco ; praícin-
dit ab habitudine, quz cít caufa veritatis propofitionis , ergo quamuisin re
multa praedicata conueniant illi naturz , tamen de ipfa vt fic confiderata
nequeunt vc- rificari in propofitione;quia veritas pro- pofitionisnon folum
peadet ab c(fentia rci fiznificata per terminos , fedà fignificandi, quaratione
coaceditur ifta bonoeft albus ,nontamen hac alia , bo- mo 4 albedo ; vt dicemus
, quia albedo prafcindit ab habitudine ad fubie&tum , etfi album, &
albedo idé formaliter fi- gnificent:cum igitur adie&iua folà for- maliter
poffint przdicari,co quód (igui- fficant per modum inharentis, & adiacen-
£is, & quidditas vt vltimaré abftra&a nó includat fignificatum
adic&tiui,quod non cft in primo modo, nunquam pox ficri in ipfis re&a
przdicatio : at (übttantiuaus, uia poffunt identicé przdicari, quomo - do prz
dicatum nó contideratur vt adia- cens fubic&o , fed tantum vt eadem res cum
illo, tic poterunt de vluimaté abítra- €to przdicari;etiamfi ia primo modo nó
conueniant , quod cuenit folum in diui- Dis propter infinitatem formalem cxtre-
moruim;quz eft.caufa perfecta identita- £s, nan in creatis ; in qu.bus non
poteít dari prz dicatio identi caynifá fit etiá for. malis,ex Scoto 1.d.$..q.
4. ad 1. co quia. intantü excrema funt inter fc vnita , quia . reípiciunt
tertium,in quo conueniunt, yt . diximus n princ.haiusquzft, |... 68 Exquibus deducitur
primb contra Recétiores)has jppofiuiones e "cte nianitas currityeft
albaseft vifibilus ,bu-- mantas eft obietká intelleilus sue diuina efl bona,
fep ms obictts fruitionis,distintla.ab(lratia
& (ii- les,quia omnia i(ta $dicata süt adiéctiua, & non in primo
modo conuenientia ; & quamuis à parte rei veré conueniant, ne- qucunt tamen
enunciari propter modum. con(igaificandi iftorum terminorum; vc- rum e(ttamen ,
qp multz cx his propoft- tionibus conceduntur , vt notant Lich. 1. d.5. q. r.
Barg. ibid. Vallo. informalit.. pag.nobis 5 $7.vel - vía loquétiü, vel 9
carentià exprimendi conceprus , quis de- rigore fermonis fint falfe; vade ifle
pro- o (itiones,efsétia diuina efl cómunica- ilis,efl obietiu Jrvigonisuh
diflintia à creatis, "c. debent ficexponi, Deus fub ratione efféti $, vel
deitatis efl comuni- cabilis efl obiettum Cc. & hoc expedi- tius eft
a(ferere,quàm cá alijs Scotiflis |, przcipué Mayr. limitare regulam tradita de
vltimaté abftra&is ad aliqua predica- tay namratio probans de vno przdiqito
t 3 tfr . :Secundo;dedacitur, has propofiti oncs e[Jentia diuina cft
usseutjepien- tiaefl pater," c.eífe veras identicé pro- pter rationem
addu&am de przdicatis (ubftantiuis . Voun Tertio, colligitur cam Lich. has
pro- pofitiones,bumanitas efl ensyefi (ubsta- tia,corpus,animal,rationalis,e(le
forma liter veras cótra Vig.Barg.Vallo.cit. Bra fau.fuper q.16.vniu.&
alios;quod proba- tur qa non przfcindit humanitas ab itlis predicatis, cü illa
includat, ergo dc ip poísüc predicaci cü veritatespatet cófeq. qa radix vericatis
in propoltitione c(t ide utasexcremorum; Tum quia Do&ot ait rsen e pee
abflraGium vitimata abflratt ione, & predicatii ex Juaratione n9 potest
pradicari, nifi for- maliteryuon poteft gropofitia efje » , ni(i — nme Ca e
ardt v . dari propofi Mal du VET DECRE M Su * s hs | Q- III. De Pradic.
abfiradlisem concreti. chr. L 4s it per fe primomodos(ed hac pradi- phy(sco cófiderabilisexprimitu: pcc dc; vir
on aram cprzdi- phylicetófiderabilis.esprimitur pez dc; icantur forma liter
,& in priaio pre ;, Tumquia erano m Pra d nonniíi ipíummet pradicari , vt
inquiunt 'otifte cit.pon diceret Do&or,q poflit un itio vera posce br 58 n
prigno modo;quia idem de fetp- fo.non fortnaliter,(cd Mun pradicatur. --Refp.
non effe veras iftas propofitio- nes,quia humanitas, & animal nó funt in-
finita,ncc vniuntur in tertio,at Doc. 1.d. 8.cit.dixit extrema debere [eris
vnita- temrin tertio, vnde nunquam conceffit in ctcatis predicationes in
ab(tra&to , nifi cum idetn de (cip(o przdicatur.Vel dici- tur non eflc verás
, quia humanitas nó in- tegratur ex animali jfed ce(ultat .Caecertü nulla
iftarum foluuonum valet , prima fà eífct Sen pacpett eflet fal(a;for- tcs cft
bomoscft albus;&c..quia non vniü tur io tertiosquaprogcer fuffi cit,gp
extre- ioslt funt difpara- ma (ipt vnita vcl jn t imal;& rati quib.loque-
lulio- ra, vtanimal/& rationale, batur Do&t. cit. ve] inter te per
inclulic nem,cómunicationé , aut ip. tione ; quas pradicationcs implicite
«conceffit, cum a(lignauit regalam tráditam vt d xi- mus;Falíum €t ett
humantatemnointe- ari ex animali,& rationalijimó quiarc- faltat ex
illisintegratur cx illis; licut totü ex (uis partibus reíultat,&
componitur,à ibus nequit abftraherc;cü fint, dc quid- iratito conceptu illius .
& ul 69 Sed cotrà do&riná allatá arg.quia hacpropotitioizieileci us
intelligit , ett vcra, & tamé intclle&us eft ,vitimaté ab- flractus,
&ntelligere non
conuenitipfiinprimomodo;quódfitvltimatéabftra€tus,prob.quiain(ubítantijsinquitDo&or,fitvnicaabftraótio;incellé&tuse(tabitractusabintelleétiuo,ficutvoluntasàvolitiuo.Tum2.Scotusin2.d.3.9.1.Eexponensdiétü,Auic«quodequinitascfttantumcquinicas,ait;quódfecüdüprioritatemnaturaicm,quàbabetnaturaadvnitatem;plura!itacem»particularitatemyvniuerfalitaténoncítdcfealiquodiftarumquamuisnunquamfitrcaliter.tincaliquo;ttorü,&vcficettquodquidcft,pcttcobiectuintellectus;cítamctafiaitionem,&aliaatttibucaconuenreaferit,quznoadicüturinprimomod»c,naturaab(tra&a.Tü3.naturavtab(tc:hiturvlcimaté,verécerminata&tumintelle&tusabítrahcetis;veréconcipitur,ergaextrin(ecépoterirabftra&ta,cócepta,&jedcnominari,&percó(equensta»denominauonespofsétcócipiadmo«dunicatis,&cfficicniiirationisformaelia,&deillaenüciari,Tà4.
huamanitas;nChriftodiciturvnitasaísüpta,corruptaiotriduo,quofen(unon,conccrnit(uppo.fitamhàümanum,tumquiahocnóadeíty.tumquiaill:gropoficionesnocedtàfoc.manturdebomine,nccfuppofitumdiginum,quiai(tinoncQaenita(]umi,[eda(famere,crgoin(ubítátijsdeterminoabftractoà(uppofitis,quieftf(ecuadüScotumvltimatéabftractus5po(fantprzdicata,quanon(untinprimomodo,pradicati.Tum$;ifte(yllogi(musexpofitoriuscócluditindiuinis5,Patergenerat,DeitàscítPateryergogencrat;&titgenetarenócóuenitDe:tatiinprimomodo.Tádéaccfitioals
, antecc. patct in. Chrifto , inquo albedar non potcít attingere fuppolitum. |
Vctbi, fed folum humanitate vt fübie&um pro- prium ,& connaturale 5 .
7o. Refp. neg. intellectü effe vltima? abftra&ü,ni vt ip(e Doctor notat ,
aliud ntn (ubftácijs,aliud de perfe&io - nibus (ubltácialibus,in illis vna
fit abftra €tio, in iftis, quia modü habent pradicà - diin quale;duplex fit
abftractio , ficutin accidentibus ab(clatis , vnde intellectiuü concerait
fuppofitum, (icut album jintcl- le&us abftrahit à (uppofito,nonab indi»
uiduis,vt albedo. Ad 2. refpondet Maur. q. 13. vniu. dub. 4. quód eid cftdicece
natu;z à parte rci,vc pr(cindit à fingula ritate , conuenire eflc obiectum
iatclle- &us;coaliderabilé à Metaphyfico , Sc. aliud c(t dicere hec omnia
pdicati, pode de natura vltimate abícracta, primum eft . dey 1sopipit Délbylüitanihe i SQ A. vetuimjquia
vere d parte rei attcibatá) iffa (ant cim niaturasdentificata realiter; fe
cendumeft falfum, quia ádweritaté: pro) potitíonis rion fufRck veritasrei
fienifia cati fed tequidtor:
&cverirasmodorum!fissificandis&quiamattitavitabféradts5!TNinfecontifieàtillapraedicataaba»ahitanenabilfàcóritinentias&foli,ptsdlcataprimimodirefpicitppefincas!théporcnsainelu(ümperfeprimósidcits&oilizfáropositionesfuntfal(e.Ad5:per!idemrefpinàquamuisillapradicatacóác;Mititqudnmticencacintdedefaproptetrépugeintiammodorófigni&candi,natacaA.vtfic
nó refpicit ifta prac dicacá;& ifta in figaificando: concermmt alhacehtiti
matti» Vel dicendum. cunv ghulti$ Scodiflisjregtilám Scoti nomvale« r€ de pt
dicatis confequentibus a&ü inia telléctas;fed de illisqua à parterei cóue
niint,nar quamus in feprarfcindat. tà ab erite reali quàmrónis, & idco ide
ipfa int cenfiderata non potlint: praedicari pradicata realis;quat non farit
primi màs di;& molto miriüs pfzdicararatiouis j)vt arguit Lich. ex Ocham
;'atamen ipíà , vt f eres hi oet itiditienia icat& racionis jp refpólio eft
ieditlorihd eund in Chiitto norrett vIrimatéabftraGtazary imó e(t nattira
humana fingularizata; nos loqtirhir de'liunratiitate ; prout praecise dicit
quidditaté. hominis ab(traheaté ab oràni eójq» eft cxtra effentiá . Ad $»refi.
odor d. .cit.committifallaciam;quia mutat rtedicatio,ná maior
eftveracforfrialiterypritioreftvéraidentice:,fipátérfübftátiue(ürmáturjivéróadictuevtettdenóminatiuüis;liceR£alfa;icüthac,Deitáseftbona:,Quiapra»dicarét(ormalitets:Ad»eimumpatátesdiQisdd4vcioricidr
eudonsbisos yr. Seécido arg, eyiftalfic filiacbumas viitàs e(lmivsály d (i
quiaxócrétü fabftas tiále €x (ec6cerisit füppofini; fc amamal porcit pro iac; S
illo amdali (üppogere, fed humáriitás prefcindirifuppofito,crs go atiimül
nequit recte de illapra dicati Tim au eum diécre animal currit j Tittaiiraé eft
ániroalergo lumanitás cur fit; inque fyllopijnotft cade formalis foletéfudh
prütirs&impropotcigaeyiftnláchi eOcerte t) tico jled dc indiuitua; de
tánicnid hac própotiiodi*, homoin dàa- Ese vosicóceriic dndüjidua fuppoü
itdtitér ptopotitioeffco (ala Fl erede dr nmeenirti ndi Wiener emere tmm CE OR
MGE d adi bran fa ofica à quibas pre folam $ vecta Mi qeoinede wepicit han elpicity
quo picit. ni Ad 2. pateroperidem yquia za etlivíór varlarur | igtép cue mE em
ft vr n ord tede wm pad concedant; poffede'dbteaGuis- inferioris - bus
predicari pec quod cóftat ad cauion& Poticij dos -L09.1:95; óppotü
tencatis; cb 1ve(oiibi rslvgov nusnsilis mus CUWROTTON Dy iSuigpum 21 £1UD £M 8
T QUELLI X23 JAE" "o dirae; luz de conepes a id Lajimof 5 rattis
prdicati», x5 304780 ad prinia partc dabij pats ne gatiua conmiüniter
cócoditur;vrt- de ba (unt faliz bomo eftbrmanitas,li- inue efl albedoalbum c[b
colorg&c. ra: tio fepiusc(t in(muatá quiz abítca Gra, s poc (cindüc à
fubic&tis S (appolitisicotie bri verser em i mgr pant dó lipmificandi
(ubieótana ,.& raxdicatít fioc cómthunicencvinter (e yxoliiar radi
/omnisveoitatispropolfitionibusDi: quia bflratàa: figmficat parteib.cocreti y
qp habet rationéimapauspatsatité vr. pars y fitipby (ica) ig m
eraphyticaynompoicii Idetoto przdicdri Sed quia hzc rau» non
«oncladitimdiumssmam abtlracta y. - -A£Grihunrcásiohelcti (apposits praícime
dant Xam& in:fcv nde.poílinvide» tificarirealitecjimmáaran e ,ideircó. pros
poficones quibus abltru£ba dicuntag dc nece a I ntt Q9. II.De pisdeabibsa s
coconerenledri.LL. $03: E "o. 1 LE vetei ^ is ues alm f
atis.deniyensfientitássenseftbouitays.geonuséfbvurüst[alitar,86catnenaccidensdcceiétapredicataantdbftza&ta,Help:détigotefermdnis,
oninesillsroposistioncsciícrimondpetens€;nóeítconctetiianibitumaalieceiiónVligrisimeltaccidens,sicuteami,lignumeftalbum:s:quodanasgisdeclarabitur,exmoxdicendis...TTS2.75ICircáfecadapartemcértüefbpriindiuinis,quandofaltimvnuméxireemumítinfinitam:$stülesprzditatioues€Bcidenticéverasproptettatidnem,mepiusreplicátàm:Déiodéfccundá:omnesadinittunturiftapraxicdtionesimabífkcaétisaccidenralibus:mediaabítractione,quando(chabentvéfapecius,8cinferius;vcalbedoeft
colot,eít qualirasy &c»quia (unt
vltimateabftca&ta;, - Gcfuperiora 3a ordinc ad inferiora fe habent
,*vz.cón« cretajcum illa:concecnant& per modum totíius,vt in princ. quz ft.
dicebamus. ht. (aper Fet& omnes concedunt: propositio» ncs; in quibus
abftra&um gencricibpre: dicatur de abftratto difeceriabweh ex tra, effe
falfas ; vc animalicaseft vationá- litas, Scé conuerío , quia intantum vau de
altcto praedicacür inquácum vaünmcur
inípccie, quam vnionem coücommant per mómina concreta 4; &.à qua per abttraGta
graícindunr, ergo vrabitra&tamo! polsüc adinuicem przd:caci . Idem quo;
efiet Adic&dum-dcabtizaóts ,qua 1h orduc ad lia accidentalitgtrpcaedicari
naca (uat vt hümanitas eftaibedo y vebaibetlincitas nisi quod: Vá(qubqu
diífp.rg o: «limi- star bant veritatem;ptzzcipué;quando per
ipredicarumabttrattá denotatuc officiü, ' aS actus fubie&iabítraéti
y'vtrarronali- Xas efi diffcrentiasrifibilitas ejt preprie- L v; Maior
difhcuitaseft.de abílca- ^ 0 ;& fpecifico j^anillud pof- sit djifto.pra
dicati, prz cipuéin.lubítá- tijsyim'accidenabus- 3009; doquendo dc 'abitcattisvltimare
;..iteman abficactum diffcrentialc pofli cidefprofico diciv ca suni ioett
anmialitasy cfl 1at107aliia5, 'ulbedineibas tfEcoloraitas, &« &LuO)3Nv
-7x; Hart. Log feet 3. cdocéait? gencricitimi quà ms ialc abftcactü. veté dici
de fpecifico.quéféquitur: Auer faq; x4. Log. (e&teaq. ac Blane;- difp, 2.
(ed. 17; hoc folam de geperieo concedi « Alij her iR. ;ablicaQta fuperio- rid
cg daplicit&r;eoafideyár: y; vel vrinconfufo conGnent rationes ; & per-
fettiones infcrigram ;& vt fic pofunz.de prec ser ii fecundum gradi ptae«
cifam;qtem tormaliter dicum ».& vt fic falso pratdicáturita Ma(, (eG. 4«.de
Vni* uetfag6.Soro:q.3 Sanchez lib.7« q« 13» Saarez:difp.:6, Mct. (e&. 1c
«Didagus d Ye(u dif: 5 ;q. 2.dub.2. Com plocdifpiqe Q-.& alijjà quibus 5:Meb.q.33£eebi4.BcBasicSoy2.peirsvnaTacore1[pecifica»tué:(umatur,cáfusédicere:rationesin«fetiorüm,Scpoflevtficpridicati:dc:ilksy(iweràredaplicariud,ve(ubftaritcoriecpaypizcifiuo,inbor.(enfunonpoísepradicacideahfériotibus:Adic,tract,4«4.9:dub.s,iftaspradicationcscanquam
'obabilius dictum aderit e(c fal(asyfoli concedit illas; quibus abft tacta
dicuntur defais imimellatisinfcrioribusy fub cádá ab (bra tiores; &inomine
gnilicaus ) vb bsc humanitas efi bmanitabbec ratioe ualitas eft
rationalitas-sbac emn eft animalit as, &c:quód.ex noftris; afe» ránt
Bar2.1.d:5 :q-1:$, Ibi bor omen Deus ,& Maur.fup. q. 1 3 . V niu» dub. 44
imó ipfe -«Do&or Ms. q. t; E.inillo ex tá afferitquod nó poteft dari
conceptus ka vlrimaxe ab/tra&tusquin poflit de jp « prijs fiagularib*
praedicari; vnde cocedié jppofitiones iftás bc anàmalitds ef dni- ib alitax
Jàc:atbedincitaseft :albedineis t5,n6 ci itdibimanitas efl animalitas s quia
liumanitas rió e(t fingulare animalis tatis, Tádé cómbhiis éft opinio spud Scót
kiftas;ranfcendéc pofle dc alijs abftea étisdici, vt buon anias eft entirasseft
ba» qitas&c. quiaad. vetiratem propofitioe viis, falcimadenticam ;
iinquiünt fufticere infinitatem perm ffiuam;& vran(cendem- -tià talcm
habenrinfinicatem yc nr có» mnia D'eoy& créatorissideo poterunt im
abira&odealijspredicati / ^,0 5 3 -- 3$: Dicédum ctt,nullam propoüüohe
patum difánt Fonf. - — — PPS — MER! fe ^ Difp. X De Éninciationé 000 0 ip
eteatisin qua. vitimaté abltra& prz- dicetur de altero vltimate
ab(tra&o , vel de füis immediatis inferioribus (ub eadé ab(tcaGione, &
nominc fiznificats, e(Te vératn, fiue accidentaliter, & denomina- : tiué,
fiue effentialitery/iué rranfcenden- ácr pczdicetur, ita Do&or cit. qué
pra--: tcé Scotiftas fequitar Ruuius tract. de modo predic, Morif, difp.1.
Log-q. 17. imo hanc fententiam volaeruntafferere. Ma. Suarez , & alij.
illis diftin&ionibus dc ab ftra&tis, & przzcipuum fundamentü cft
formalitas termini vltimaté abflra- &i, illum :2. intelligimus cam Scoto
d.5. eis cit. q. 1. C. qui fignificat quidditaté abíolutiffimé famptam , &
przci(l (fime ab omni co, quod cft quocii] ; modo ex- trà róncm quidditatisergo
vt fic prefcin. dità qualibet habitudine ad quodcung; extin(ccum,fiué
etfentialiter, (iué acci. dentaliter cum illo abftradto habeat có- fnunicationem
; ergo denullo alio pote» xit przdicari, quia vt fepé di&um eft,ra- dix
veritatis cuiufcung; praedicationis cft Sdeniitas,connexio,& communicatio
ex- tremorum , nó folum vt
fantàparterei,"fcdvttalibusnominibusfignificantur."Conf.quianequitvnumpraedicaride.;alio;nifiiiludconcipiatur,vtinexiftens"illi,&aliqnomodocumcoconiun&tum,utavtdictumcfl,radixvetitarispropoitioniscftvnio,&connexiocxcremo1ü;(edquandoconcipiturcerminus
vlii- -amaté abftractus , vtanimalitas v. 2. non »onfiderarur , vc coiuncta cü
humanitate, "wel cquinitate , ergo cum verita:e nequit din tali
abitractione de ipfa praedicati . -i Deinde potecf prob. conclufio figil-
latini qubad omnes pattes: & primo q mollum'abftra&tum poffit de alio
deno- ginstté pratdicari , etíi officium, & actü illios dicat 5 nam vel.
eft (crmo de operae tione , ofli-io, & a&u [ccundo , (icureft - gifus
refpectu rifibilitatis , intellectio re» ÉKpcéáu imtelle&us & hoc cft
(alium; quia mec intclie&tus eít imteiledbio s. nec rifus c(t rifibilias,
nec rationalitaseft confti- tuo homins
Íed- principium «onft:ta- xiuum; vel cit fermo dc officio ; & actu
omo, & cá hic (icintrinfecus fubicót Ron gotetit predicari acetdésaligr à
dc- art.q« & hanc eandem rationem adducit -Aurcol. Td. 4- part. 2, art.2..
nominatiué s. vt dicebat T: fed e(Tenz- tialiter,nam rifibilitas formaliter eft
pa(- fio , rationalitas formaliter differentia ; quod fi per'paffionem , &
differentia in- celligatur fecüda intentiones, fic cft prz dicatio denominatiua
(ed non cít de vl: timaté abftra&is,nam & proprietas cone: cernit hanc,
& illam pr fibilitas, hanc, & illam rifibilitatem. 76 Secundo cótra
Hurt. prob. 9 iftz fint falíz bumanitas ef rationalitas , eft animalitas,ad
inem, negat .n;hanc Tetrus eft bumanitas, quia licét Petrus in (e humanitatem
includat » tamen vkra illam babet fubfiftentiam , przdicatum autem debct faltim
confusé fignificare s quicquid dicit fübiectum ; fabínmimas , fcd humanitas
vltra rationalitatem inclue dit animalitatem,quam rationalitas vt fic abítracta
necconfusé dat intelligere , er Lid art etas os humanitate , idem iccendumde
animalitate refpectu ratio» nalitatis. Sed neque ambo coniuncta pos terunt prz
dicari , quia vt fic rationalitas deberet przdicari vt diffetentia .djuifiua
gencris& conftitutiua fpeciei, & per có (equens vt vnumadiacens , qui
modus fi« gnificandi repugnat vlamaté abítra&to . Tum quia negat etiam ipfe
hanc propos fiionem Dess voluntate intelligit. quia vt fic datur intelligi
coceptus nofter;quo voluntas licatiné fumitur, & conci» pitur vc principium
operans , fed ét in his propofitioni bus inuoluitur. nofter con- ceptus , quo
reduplicatiué animalitas fc- cundi fe,& rationalitas in fe concipiturg
praícindédo à quocunque alio, ergo &oc. mon .n. abílracta dantur, nifi pcr
iatelle- «&um. Nec valet, quodaait Auería, ratio- nalitatcmtuncinon
pradicari in quale; & .Vt differentiam, [ed in quid , & vt genus ; boc
.n. iamfuitíupra impugnatü difp.6. q.4« oftendendo veritatem illius regulz
Diutr forkm generum non [ubaliernatim pofitorum, &c. Accedit etiam ; quód
ab- ftracta vltimaté fe babent vt pars;u ne- icari cx dictis difp. $.q. 1. 77
leruo cótra diuerfas acccptienes vitimaté abftyacti à Suar. E oníec. E. ahjs -
tem,& ri«. A 9. III.De prad. sbBlvathi eo cerit Ac.LT. $657 addu&tas
vrgetar, quia (unt diflin&iones do plicacoriz , nam vitimaté abítra&tum
ex iua ratione formali abftrahit áb omhi eo, quodeft extra propriam quiddiraté,
vtex vi nominis itür,'crgo nequit fumi, vt aliquo modo refpicitinferiora,
aliter non eec Itímate abítractum. Per Gd oltenditür eciam vliimaté abíitra- um
non poffe de fuis ingularibus pre- dicaci , quiá'ab illis non abttraheret; tam
quia etiam albedo poffet dici vltimate abftrz&a , quia cantuai cócretionem
ha bct ad propria indiuidua, quod ett faisü, nec implicat przícindere ratiogem
communéàfuisinferioribus,aliternuiladareturabftractiomtervniuer(alia."^Tàdemquódconcluiioverificeturétfotranfcendentibus(uodctiamfüftinecVallofuperart.3.Tormal.pag.nobis359.&probsbilepürátMaur.cir.)jrobator,infinicasilopergvffiuanilaliudeft,quàcomniuni:ds,&indifferentia:adcreataendisRctalatiypleeudentia:vtstcimatoà(ypr&efeindulDHdfercoDatnbetvtpaffió5'&ettéxiváátatimialementitatiseronónporefte(Tedaotioidehticeveritatis,vteftinBnirasfocmalis,&pofitiua
in diáinis; patet confeqe nam idco anhinal itae ipn poteft-de uz mánitate dict
s quia abftrd bit à* poténtiaz! litate; '& habitudide ad ibfeciorá y: ergó:
idém de identiace dicdàdàm : Tum quia: Doctor; quód omnis identica »rzdizi
catio in creaus eft formalis 1. d. 8. q. 4t ad ti fed cncitas! ve ábftiáóta
nequit forz militer predicari aliter diceret concre- tionerm ad id j eai
adiacerer, INec iouat ; aliqui dicunt , peculiare efle abftra-
isttanféctidentbus de omnibus dici y: qiiia primás cenceptus, quem de ré ali
fori amas,eft;quàd non hic aihil, fed iquid; non uat , qu1a conccdimus ra- enus
includi m con: epdbüs nfe- vm y'ed aliud eit de illis praedicari vt vltimate
abltractu , nam eias yc tie di- cit rstióneth enus vc ab inferioribus prae-
cfic tationem entispieciln. ^ 6 728 Sedcor €ta arg. qp faltim peedicata e T
anabftracto »rz dicari dc in bus, qium quia vc- ré lupcriora effentialiter
iacluduntur ia inf: riotibus, ergo poterunt de illis predi cari; ab eo n. quod
res e(t , vc] non ctt ; oratio dicitur vcra , vel falfa. Tum a. (i- «ut homo
definitur. per animal ,.& ratio- nale , ita humanitas definiri debebit per
animalitatcm , & raconilitatems at par- tes definitionis potlunt dc
definito prz dicari,crgo erit verum dicere, humanitas cR'ammalitas &
ratioaal.tas, vel faltim himanitas eft animalitas rationalis. Tum. 3:
coütiderando hás duas naturas , bamas ritatem, fcilicer & equinitatem;
concipi« fous ias conuenire, & d. fferrey ergo po^ terit ab fl Fabi
conceptus commaunis-ab il» lisin xpuid priidicibilis talis érit coceptus
animalitat/5; qua róne Arift 7. Mer. 43. ádducic hanc pradicationam d.ff.renuz
füpetioris dc infctiori imabftra&o, (ci(- fio peduni cft pedal;as quadam j
& $co« e áed rnmia t ei i sniiitas-e$! bana t aybácsibeduieitas.
esi'abbediatitas;& fübditsqp n9 jopartets. qued in dba disne. Wr Lia prádsé
ety deuliquo nec aliquid de ip- fésquia boceft impojibilesfea fufficit adi
própofitis boc quód vltimaté bfiraddit » boc efl db omni alteris natuvasci à
fup. pofito propio ton: fingulari,de ilo non prédicetur aliquid formaliteryuifi
prie-diceturper[enuomodo. Refp.exdictisad1.nonfufficereadVeritateipropolitioni$veritatemfiznificatordm,féd'eriamveritatemmodorüfignificandirequiri;namquandorcsfiLireprifeindensab.alia,&poadellapraidícatur,nonconfotmaiuc
rcii!la propofitio, «ceftin (fe; quia licéc rcs illa deriotctur , nón ramé vt
alteri có- miunicatá j4üo veré eft à parte rer, alice ifte cient veta y
Peirnscfl albedosefthta micnitassc? c. Ad 2 . non poic(t in ccóto humánitas
definit: pec animalitatem ,.&C rationaliratem , quia hac praícindunt ab.
illa, fed in obliquo:y «nde non potiunzin recto pciedican fed
inloblupioidicendo. hàimnanicascofiát d& adnalxauy& rogas litate,
Gcutín defoitione phyüqa homo non dicitur agima, & corpus, icd cx: alas
& «orpore ; & licut non zocte — ono homo eft disini (loquédo de.
corpore pro altera pàrte compoiXtd y. non; de generc (ubalterno) co qua
cdrpuscft, piis, nomtotum y fic non re&é dicercrur, hüaranitas c(t
animalitas rationolis, quia. animalicas (e habet vt pars. mou V tpi vtd:ximus
difp.$:Gepe tara pec fd le £0 ceptum ron cídé càceptum Ago eret ti$.,. fcd:
aniemalis,qui: itaeritab. Glusjys Qt diné etiani dicat ad.illa, à: quibus
abílra- hítar,& vt ictórum fit quoddam; poté* táalc,animalitas autcm
ab.illis prafciudit Nec vtget authoritas-Arift. nam pratcre quamquàd
differentia fuperior. nO. pros ptié dé inferiori pradicatur » Vt diximus difp.
jiq;gaar. jiidbuctamennon cti prg. dicario de vl timaté dbftracto, hers Mes
vltin.o ', idcm dicendum dc hac Cationebac bumanitas eft. bumanit ^ ncgarhus
ver illam aliam. de hac a dineitate cfle veram;quiahatc. sme tas dicit
quidditátem albedinis aui ferentia indiuiduali , sc B OMBANEN. ab hac albedige
s: heque erit. vli eae flracta 5 negamus. etiam. Ruedil fttactum ed. vlimatum
Lr às E p cron fingulatia , non «n. dicseur. e ab « illis (ed concretum ad.
& aut horitas Scoti nom vrget 18e an i vnum extra y: & oppofitam d
cducitür ex. tota illa quz ftione à yt notauimuá set mé princ. huius quizft. .
:79-Secüdo oarg ad ide. Tum. quia co QO- creatis ad abftracka tenct. coníc
üétiay 6t in vitimaté abfira&is. nam valet dicere in divinis, Sapicns cft
iuf us,ergo fapicn- tia cftiafüitia. Neqj dicas;cllc verü idcti- ticé propter
infinitacem exturcmoriis qui& cü infinitas fit modus intran(ecus , &
«oníeqücns exraquidditatem (api & iittitizy&e vlcimare abfiract pen dat
ab omni eo, quod aliquo dodo E. tra rationé formalé,iam illa cxtrema pte-
fcindent ab infinitate ezgo infinitas nom eli to veritaus illius pra
dicationis., lum. 1: humanitas , & animauas rationc folü, diftioguuntoryat
hac diftinétio (iei non, anícrt xienutaremxealcnjira nec veritas tcm
propotitionis, Tádem anima raaonalis cfl atiamey& vamen "t" intcr
ab(iracta,: üdi JH 19]-32721155 (31611! ios Difp De, Bostéfatine v, «0X 0. eit
veras! ;So: Refpà core 55k onis quand quando o ee Usyvt san aero vai p Plein
dini E en, infiniinin infiniraté; ad: ius rd cere lapientiá téjiuflitiags Seno.
ce vlamaté voe nin fxedete ab infinitate; vnd vicem pra dicari i. d qu: non
eucnitin cCeatis;vlu mare antem. flra&um MPH - qos sli :"r a * propb
fü uoyin I; LIjeo ratio apientie« cít ratio diuina juflitimy aishec yeta ratio
Deitatis eae ratio I: pientia: proptcr inst cit UNA ire umusa ze(pondcre quod
modi im nic pd gii mo modo iuxte:di inb ow Eu hes dnas a m cum Daá air vitimaté
flcind:tg ab.oi cpa quod eft. quocüq;modo extta rOncm rbi dsbecinelig pofitiaé
modus. nj piri m. fecas(et(i SES aie tar 0.B5 dicari)nó tur ita effe extra
rónem Ae», (cd tin negativó.que expolio videtur de, te Doct A ih aitqu rahcdo
fapiésias iio E Ee pee etse tA DUenind finita;led visere fores 2,anter«cft
falsus quo admiio,negatur iia ci; ex modo cóeipi& ps qui& . c&iur
illa extrema; explicue Nt. cii tundamé vojn re,ncqait dei leu ter9 epüciariyná
eíIet dic diftin&wm.e gliidé euni ert pto, MM: je am. ja.comaynt e(Te
vluimaté à ua hucuf aee tdemodis pdicar; djmablradies wcoereto quo ad pri-; mas
int£ilones,e ,9anmno vet ifegtur, minis fi & ini Cru onü Ado. feyQin ordine
ad primas, tavt ia; propor, fitionibus acci iuit termin); yr «Qmunis, cacionc
quada, A coocxieng dic ead in- ; ujeéjnen vt ra [cind.intà; sdlieüganigs Y oc
owe af a — " -*- r. LP. . fintimntO Loto Ja i Sud ^ So DPI Re qe TO
.WNDECI MAI jUlott0.2 4. "huis 3nu3 e'10:5i *» [Tee nei y refus d sde E
vciebu eut ari fibi jr debate libras PHP d nrc" erm eoi1impo ose fioi. leg
noo X one; T cd nim ^ laii i Cummni, à Dif ifa LL QiBibli c: js us de
Eniheiatione i . oram tráttat,»rab em nem s find -iimpoffibiti
Xmultaf;pa[fionesde«pfo"2pru9tvidinri PEEfdemcnmetiomftinfe,cfeciVaedoneeteDeuifvoeeuprtianvellealetmcontinentiamqiProem.Necfads^Detiuon,dotediataseafifioDemonftyationis,ertonfequenterquódobieurmere"»ipinivtnériripadPAete(Te(«Demonniviraeur2Eputs"agii"iaiempmatio,qacuiboritate»inumiMriicolificere.DNiftin&latratfatum'àlibrisPofl:ficutdiftinBoreetHiecaecRSylloei[nius,AeeevteftbeaALIdTee?iloiBomSieioimChimftbiitvéflieemTRübertuiesOrdriafirjrp.optrati.ymotialiquitdixeva.
Nonvrgetsquiatomi.$yllogifmi1nConririssprerequiritayfus?explicanimuspairesvddreoperathpieniquiadiosfpeenlationiss"na;MlossQvesTIO^idum
Diijcurfus.differataj.Jorge2:jd5b5.TarioneeHieiciniseftAHR:^iide:t8|An.146.quàdponrtisdiffe:entià/inter/duó;àMiesreoportetcognofécteinvtvideamus,ayDifcurfusdiffétataguiadaAogi(io(ptoeoden.fumimasSyllogiafüm;8CArguméaüloei)tieceffecpipriuscontidérareygi:dorMigeAe'"Argameétatio,*piféiifüsetoóeftocerüia'
intellectas decr ; qda ex vno notoalíud ienotufin jt, & iptetcj vnde
dicitür EE" afi didam cücfüs y mótus, & progref- /£x roto ta:juam à
terditno aquo iitelieEms perzitad'gnotum tamjsa ad : verinitiumiád ju ue;ex- ua
definitione col- Ug turjnó Ere.]uod inicélle&tus duo cognofcat vnd
poftaliud, nam c-phires app: chiónfiones y vel ibdicia difctete "ibi iauic
ea (uccedéntia effent (carfíus;-fed —— ici , quód vnm ser aliud &égnofae .
fui; diglieieée poreft cótinsere, e yt bt "i deirordisen, 8: hàbitudiné
obi&- iam, vt fi quis cogno(ceret Solem dietricffe;& diem à Sole vc à
caufa de, ee déte;& hoc non fufficit ad diftur(am; n& "hoc potids
pertinct ad fecundam intelle- &üs operatione, effetd; vel vnum vc! plu- €
illorum obic&orü ad inuicem jecit ; ficut &t plura complera uit per
primtamopcerationemappré- Fesigen opeceri Mescii iudiciumi;fed audicij; &
complexi obiedtr. yprehéfios Técüdo contingere poteft i per dicàt liabitádinem
iuter alenfus illorum obiez ori ftaur imellé&us atent ratut vr quia habuit
ad aliad à enfum, & ex vi 1tas eliciat aífen(um alcerius , & hoc mo do
intelligi debet definitio dicur(as, " gy, gaproptét tria intécaenrünt
di(cur(um,cozació nodi cosnitío i ignotis !& illatio; (éà deductiorgaoti cx
noto, pri "inum dicitür aécededs , lecandü confe: ? quens; vertiécobfes
uen da; qiie eit nexüs "wtriufti; poteftas explicari exeglo [et adz ^
operationis , ría licirt in iudrélo adctt áp- $08 Dif», XI. De Syllogifmo in
Communi . | : i; 6c1n difcarfa adett iudicium antece-^ deritis noti, &
conícquegriaig ti. & fi- cut in iudicio adeft conpexiótermitiorü per
copulam cfi fignificata,in qua formas Jitcr contiftit iudiciá,ita ip dilcur(a
adeft phai» fabie&, apprchenffo prizdica- ficatayn qua connexione, &
illationc có. fillit difcurfus formaliter, vt notat Lich. q.3.ptol. in ílla
collat.q.an Theologia (it Lcicotia. Adeft ramcn fecundüm aliquos hzc
diflcrentia ; quod iudicium in fecun-. da orcratjone quandog; cft affi rmatiuii
y. quandoq; negatiuum, vnde duplici nomi- ne compofitionis .f. & diujfionis
circum Kctibi folct y at di(curfusformaliter séper £ftafhrmatiuus,quamuis
.n.aliquádo có-. clufio fit negatiua;tamen jllatio séper cft affitmatiua ,
quatenus intelle&tus iudicat - «onfcquens re&é ex antecedenti deduci;
td hoc potius vcrificatur.de cognitione 1cílcxa , qua. intellcétus, poft
diícurfum iudicat talem diícur(um €tle re&i, quàm 4le iplo conclufionis
affenfu , fcu cogni- 'tione dcpendentcet ex prauiffis; vt fufius inlb.dc Anima
dicenus. Hinc trcs conditioncs requituntor ad *difcuríum; yt
notat Barg.q.4-prol. $. E- o Tbeoloyta 1n [enon efl. [cieutia
» €x Maur. (ujct q. 36. Vniu, prima, qaod. in géllcétus ncelligat hoc poft hoe
, fecunda nod inrcliisat hoe per hoc, tettia quod 3i is a&tibus concipiat
arii ecedebs,& «Olequens; primà deducitur ex eó , quod cuifus eft qua dà
via à tcrmíno à quo 'ad iet minum ad quem , priór autcm clt sctiminus à quo ;
fecunda proucnit, quia vobicéta habent ad. inuicem dcpeodenuá ! cognolci;
tettia cft neccílaria , quia vt xiwus, hon (ufficit ordo inter obic& Acá
cxigitur quoqj inter affeniusquate di- kurfus ft; cim et Roto ptogi dimut. ad
ágnoum , fiué notum lit caufa, bae effe tus , quas conditiones in nd. fcutiemus
, Vnum ett hic aduertendüm ; guod cum dicitur confequens dcberc a c igtiotttm ,
nó iie erar plo a&iuali di(cur(u, quia tinc adelt allenfüs , X co- nitio
illius, (cd ante, nó quod (inpet. de t effc nece(larió totaliter iguotü s quia
[2 pius difeuczimas de i6, dü& lont norà reflexa ,qua.jnte * fucóclatioois
drftinGus , fed ecit ipfcaf« nobis; fed vel quod fint ign riu ip AS e dia iae
en | ti idein ad actualem cognitios nem,licét habitualiter'cognofcamus illa, 4.
Concludendü eft igitur , tunc intel. . Ie&um difcurcere, cü a(fentit
cóíequene conncxio propofitionü per HR aaa tipetantecedenstanquá pergau(am
(al..———— timin cogno(ci.. Caeterum an de ratióne | difcur(us fita (len(us,
cài: d conícquentis , & num illatioilla fit a&us à .cognitiaot
con(equentis diftin&us tea liter, vel (olum formaliter , & num vltra
hos a&us cequiratur cognitio. qazdom c&us aduertat: coníce quens illud
effe fecundum regolas logie cales dedü&tü , virtute. cayus reflexionis
angiter acere eoclulionipertinetad animafticos decidere;pro nunc poflet die ci
cum communíori aden(am aptecedea tis e(fc quidem neceflarium , non, tamen vt
formaliter, & eentialiter iotegranterm di(curfum, fed vt caufamillius; eio
ete poteft , quia tcitia opcratio non cft qu aggregatum ex plaribusadbus »(cd
vna Aimpléx qualitás, ficat caetera opcratios nes, & potias i(ien(us antecedentis
perti- net ad (ccüdam operationemsqug necef- fatio préfuppomi dcbet ad rerciám.
Neq; illato débet (ioura&tus realiter sb affen- fcn(us vt cau(atus ab
alfenfipantecedéris y d videtur imnucre Scotus 3.4. prot. im —— Lich duis di.
cur(um4ufficere , o» princigi am fit. phius natüraliter notunt,s C9 »t. (16
fit. cajas iuum alterius extremi A Rd 4f;vndé ^ illatio.erit caufacio , &
de pendéua aifen fus conclufionis à pramifis, quod ctia ict ex iplo mom neam
deduétio,& i n habitudinem dedudt: add yex ; deducitur y«auíatio vcró ex
di&is 1d /[ diáp. $412. dicit relationé effectus ad cau(am . Tandem non
videtur (emper ncceffarius act illesgiesos »quia pra. . mij eaapQda D cüidenter
nota, habét fufficientem virtuté gouendi inicljectumt ada n Cond. quo caíu
virtualiret inte Audicat illam con(equentiám : ; & iuxta regulas, &
logicalia pus ) in aliquibus tamen calibus s -quàndo non e(t jtà cuidens,
dcdu&tio (X, miffis, poteft contingere vt maneat pa us iellectis, BE] tel
edteo- do fupra actum cognofcat. bonitatem il- fationis Ls à&us non videtur
formali- ter dilcurfus,fed potius approbatio qua dat1, & affirmatio
rectitudinis illius , vn- dc (emper eft affi tmatitins ,quádo difcur- fuseft
re&tus;& negatiaus, quado eft fal- fus, (iue conclufio deducta fit
affirmati- a» fiu& negatiua; & haec fat erunt pro de- €laratione
difcur(us in praefenti . Pto explicatione alterius termini;.f.
argumétationis,(olü recolenda funt , quz diximus 1. p.Inft.traé&t. 3.vbi
definitioné argumentationis , €iüía; fpecies declara- uimus,& przcipué ,
quod in qualibet ar- mentationc funt ttia, .(.antecedens, & icitur terminus
inferens, cofequens, qui terminus vocatur illatus,& confequnentia;
fcuillatio: ité quód entimema , inductio, & cxemplü non differunt.
effentialiter à fyllogifmo;vndeé in rigore fyllosimus,& arguinentatio funt
idem inter fe , & non» nii accidentaliter poffunt differre . His prahabitis
,quó ad quafitum prin. cipale, qui fuftinent pie e(sctia- liter cile pzzmiífas
re&té difpofitas, con- clu(ioné vcró c(fc terminum, & cffcétum
fyllogi(mi quales fuerát Alb.tra. 1. Prio.
é. g. Achill.q.d e poteft.(yllog. Nyphus 2. Priio.c.2.com. 2. dub. 2. Marf. ibi
q. 1. & alij; militer, qui afferunt fyllogi(imü cf- fcntialiter incladere
prmiffas , & cóclu- fionem, vt Conimb. 1. Prio. c.1,q.2.at.2. ad 4- Arriaga
difp.t $. Log.fect, z Morif. 1,ptio. dub.z. & 5. & ex noflris Orbel,
fuper lib.prio.c.1.niti idem atferát de di- fcurfu,neceilarió debent
argumentatio- nem à difcurfu diftinguere. - Scd faciliter. refoluitur quaftio,
fi di- aerías fyllogifini aceepriones jrenotabi mus; (y!logi(inus.n. vel fum
tar icealiter, &inacu gnato, & vt fic accipitur. vt vnum
inteiligio:le,incon plexua, defini- bile? &c.yel tum.tor exercié. ,
qu.tenus «fidiquod ügnabatur in fj lloziímo idea- liter, exetectur ab
iatelleéta a parte rei & vt (ic adhuc poxeít (umi du phciter, vcl obicctiué
quomodo d;ci: obiectiuas pro po'iiones
im figura di(politas 5 vcl [o rrbaliter y & iigniticas actum inicl- Logiéá
E 9.1. dndifcwus differatabargumen — 365 le&us cogno(centem propofitiones
obiez &iuas; quod adhuc Mplicier potcft effe. fiue obie&tiué , fiue
formaliter accipia- tur, nam vel fignificat totum id, quod in- teruenit in
argamentatione , & fic dicet tàm przmiffas, quàm concluíionem,imó &
terminos ipfos, licét remoté,non pro- pinqué, ficut termini funt materia remo»
ta,& ét illationem, vel formaliter , fi logifmusformaliter fümitur, vcl
obiecti- ué, fi accipitur obiectiue ; vel (ümitur vt - dicit premitfas folum:
vc! conclafioneta folum vt tamenà premiffisillaam, — 6 líitz accepriones oftédipo(sütexat^tributis;quzdefyllogifmoabArift.&Do&torib.(olentenunciari;tamde6yllogifmodicitor,quódcftinftrumentüfciedi,dire&inumtettizoperationisintélleQus,quodverificaturdeipfoina&afignatofumpto,nàina&ucxercitopotiuseftoperatiodirectayquàmin(lrumentumdirigeris,&inhocfenfü,quiahabetdirigeretàmprzmiffas,quàmconclufionemyMr.refpicittanquamobie&um,&materiá;circa3verfatur,vndetàmprzemilIz,quáconclufioreponuntutineiusdefinitione.Diciturét(yllogifmumconftareextribusterminis,&duabus
propo- fitionibus r.prio.c.2 f. eodem fyilogiímo poffe mass conclufioncs
inferri 2. Prio. c.1.fyllogifmum demonftratiuü per con- ditiones premunt
definiri 1. Poft.c.z. oftenfiuum à ducente ad impoffibile dif- ferte penes
pramiffas 1. prio.fe&t.2. c. 2. item habere vim | ioni ;elfe caufane conclufionis,&
fimilia ; quz verificantat de fyllogimo in a&u exercito , non qui- dem vt
conclu(inem dicit, fed vt fo przmi(t.s (ignificat « Diciturét fjllogif- mui
effe va.oncim extremitatü, cx vna vniuer(ai,& altera particulari fieri flo»
gifiü particular&,ita T«prio.c. f» & feqe tyllogifmum móftrar: a.
prio.c. t 1. fjllo" giimum dialcéticum ex probabilibus ef- te
cóllc&tum 1.top.c. 1. declarare patfio- ncs,& accidétia 1.Poft.tex, $7.
multa ae lia; quz nóaifi de fyllogifino, vt dat prae- cis? inclligere conclaitoné;verificantur
. Dicitur quoq. fyllogifmum conflare ex pre niilis& conclafrone;vt in
ipfius dc- fiutuoneyprzmitfas efe materià,conclue Qoo fionem Sex aca tos mo og
iris jo dejonttzagoney Tu moy dd tus. inp c u M c ME ficja NE eubuunzur. fyllogifsmosyt
Pme es PURME ri NE cit, mimm f sàm;diuería ? piioncs» quia vocabulorum fign
iaa. Dp9cxvíu lequensium pr: tn »v Exoprié; Pert Jrgenio bis D (eite cócju lone
dasgitic - Mur Aes ene do fsllogi(mus. in; m .£xercito €onripi «t &nüper
fe; E Eel gaitcare praemia Fives e ABKCSRUS €üda ome «iutio ilaca y iab eie
bir&ütcttg-ope exe Bis Len eee jede ilen ve titia c(t cogninió.có peii,
vtaic de puascicimer d xdilcurs pnr doc gni gei .czi'Ex his lionis exi argüme
ntatio. * "spe UMIeEE ii áétuiexercito ,&
obic Un dise ebore cama f.» fiie pro ud pro. Ericeadu AR x 2 'ó formaliter.
& pro. pramiisis tage; La re manits y dtftinguetetur ficat. (cs «ünda
opetauo MAITURL MR ABIOINESEER &.fient totam jntcgra- Lane beum jen :
difcur(us- sclitmus cxteadere ad omne. illud. quod: mecetfació. i intexicnit.
je tertia. operatia- ne, vt faciunt aliquizawamen proprie lo- quee diícutíus ,
Gc argumentatio nort iffictunt y quia; vt patet ex: dictis y. per strumgàe fi
!gnificacor. connlafio. » vt ex penis is dedacta 2 A d *Sed.contra praxdi arg.
ptá v: qi f i-e qu propzié loquendo. à pia- sifasySi concluljona le per
conícquens, rA on ooU0 Bii 37Min Rotes. bas. eid «zc anguine fas quodi ie EUR.
Hm p dam.con Bis itus BEQUd eH TOCA UPC ESHA DB taione ag Miisntuc, qpode ti
[ug di- Cimosergo.y vel défio:xionemallam coms IAN bici ei) stia fii ignà4 tos
fen(p-cmpr: ai Con», dede f ootatà la VG VLETIS chiens n propria a T dai p ia
ipiius, -— y. nece joe.efl ads. Lec uad eei eoa Mn Wkrminusg Aper idems
inu$àquo ;.tum quia non cit ico motus, [ed fnetaphoricé- Ad3, pre ai [à &
conclufio. dicantur Eae a- ee yUag mici sHaPe m E quoddam,rà quia metaphic i
din teria y quatenus conclufio ex.lli "didudy trio usen gorenualitt Ad, de
vtilla diuifio dicayur propria geoeris iam [pecies;. deber s ipifyllogiímus vc
uni períeq ofumctur, vcl in císe idea liwel vt. icit. conclufionem Cx,
praemilsig- jadgsauonc ex diuerltate prae amiísarü, colligicur .duifio í alogis
nonugr taüquai ab: entiniqu^ nam alia, & lig. --€onr dan UE mint e ^
asinure amus. E ytctqg n ug» 3 ameg gent: mot terme ——0— quem, vnadé fpecif E »
Pn er 2 1 m EA. | Gubnuh Disifs ple Vif.
$ dider(is E dh ul fyllogifab.a sd condutot Mifpita.q SITUE alio cab dod ES FIN
s di hd: iis dica &oric vex js catfatti y Maác jchfany dica difci T ss pum
foi sia confi ftig dicio illatitroyfe nit"a[se- pear iiic, 5 coelos catu
Bie da feciidie ope ratiómis pre(upponit ce Arii üfn 2m dicum laum efticáufs
facio afsénfüs conici afiofii el faltiayéáite cr?ó mon éft ipie afsenfas. Tot d
EU quía ri c ctt fccüda o; téllectüs, & illa de Hur à ipeum r6
vatlat-eíscntia- cónclufidheni y oai etia tetrüitib Bé iE s Brt tsi — Aoriues
ien em &us duo d fóraialitgs dig | 'exjlicatae per y ma ; cui non
tortéfpundent ptie- quia pré cedunt y: i sedie quia aceti ergo al aid liud
malitas prdteq: Tándem^h fál iom o
ycLe& nom fignificancibus Formas! t05 adeft (yllosifmus; fion tám tn
afsén- (id ché dus: ;iteth logefg n the tica cóniditioalis c quidam argumen-'
tátioj quia dréitür habere vir illátiuanis' & tamen nulluseftafseiiüs
intellectus , im propter Conditiofialém "particilam tarict iotelicétus
(üfpenfus, étgo'fyllogit ms eftà difcürlu diftindtus, ^ "| 05110 "9
Refp.hec atgtimétà petere maior& diltuísionc dc formalitate di(curfus in
tib. dc An;d.6:q.1021t/5. proponédam ; pro sicot adducta opinione de: juid-
dita ríus tàqoa cómumore; Ad r." dicimus tudiciá tllatinum cfse actam: m-
telícctus €Ognolcentis y cuius obicctuni nccelsátió" vel'etit conclufio
j.vcl pta" müíie vt eau "inferentes , datur in fyllozilimo;illatio n.
krrür in de- pendentiam concluiionis quz cít rcak- 'amd ;n. nori ' gi? iyu En
at ne? condlutios tio? Anc 4F9 dide did pra is duis posit cf? D inrónc fimpl $
apu propter eh ni moda parit 5, quia termiai* m pens hd Met im nexi * Aide. yt
buon rur rcu apptebe di fic ESL quz : (fanum: a€ cp. cógnoftitur
£dcoüfequentetiudila EUEÉNSdueMietecodaofeiiniphliepeüdéteia"ànidicrofitio'éffsqofeifü.c6dd$fidiimlatitmm:ws"illatsén(ddíftiantd'a.illátió[Ifa(éhàbéteticaidifpéitia'irrcondufioiàprzilfsisveroytcaufalicttactua,Ge!quiahibitudoflleftreahtéPAgewerfiEont4,idcireonondicirfius'difcàrfuimétseiallsonesiRAefüdieiaie?miptitbegiadu;iVUES;"nzemumtapp:arsexc"XBifirdti(idcaltetíos,ficimca,RrYoras.cani?imadiosecdileQuPitácein;iateaitiaiSmetiowiIusménàpWhcaditvifütmexapreheWrfiddisakerlüsquaedgprehenfrorideueMAVATTIaliacwvtedenidifeurtu,Ad!fttonobis$3pergtigeez!Suridissri:usiiis,&beconfequensdifcutfuscriitégaitió.inoclusioisiflatae."Ads.tel."Auet(aida"illiscasibosnoodariinDWdicüpo:fai;fed(ólani1.operationemdiehprehéditfjpuVREXEdicite:bén4gaediiitiamiudicioquo
Bioebdiaximusexplicando"fotinaliguidefiidià(eendunideptzu'pocficticasonidoiütahrdimscitütilatua;quidpate'refoluiàargu"NETSUEOE$iabtolice.a(sentret?intellc&us'anécedénti,iámdeducere:"3turftri6vafequenieni"atqQquohiadmRÀnaTulgediidseaitiCiréaiicecedihjsQuo2(ufpen$12(üfpenditurétconfcquentisa(senfus;nonobidtamenfyllogifiusproformáltcóCeptueritàdifcucíudittin&us,fed.tanti):proconceptuobieGtiuo.
QV£ESTIOILC4affen[usconcluf.debeateffediflin&usabaffenfupramiffarum.IoCháq.3.prol.q.8.collat.cócl.5.OQGabribiq8faftinétnóneceffariprzmifsiís,&
conclusionem atting!; citatur ab Amic. pro hacíententia Do- Gor ed falsb,vt
videbimus. Alij quam- uis concedant diuersitatem afsenfuum , non folam
considerando principia ine , vt ex terminis funt intelligibilia, &
con-clusionem cx fe , vt eft quzdam proposi- tio ex cognitionc terminorum
cognofci - bilis, hoc .n. ab omnibus conceditur , & tinet ad 2.opcrationem,
verüm e ; vt sims inter fe ordinem, & dependentia , quatenus conclusio
intelligitur pp prz- mifsas, qui eft atus tertiz operationis ; addunt tamen ,
quód quamuis praemiísae cognofcantur diucrfo actu;afsen(us con- clusionis
deinde non folüm attingit có- clusionem , (cd é pramiísas ; itauc intel-
Ic&us attingat principia primó afsenfü principiorü,dcinde a(séfu
cóclufionis pcr quádà repctitioné iterü cognofcit princi- ia;quod aliqui
explicant, quía principia unt obic&um formale motiuum intelle. &us ad
aísé&ticdi cóclufioni,quz eftobic &iü matcriale,codem aüt actu
attingitur obicctam materiale? & formale:hinc infe runt afsenfum
principiorum formaliter includi in afsé(u cóclusionis zita Capr. 1. d.1.q.2. ad
arg. conira 4. concl. Sonc. 6. Met.q.1 pr uir Med.ibidé Ra. 1 Poft. c. 1, q. 8
Arriaga difp. r5. Loz.fcc.4. Amic.tra&t.2 3.difp. 1. q» $. 11 Dicimus
diuerfo a&u intellectum attingere principia, & conclufionem, ncc
artingendo cóclufionem codem a&u at- tingit principia, quamuis dependenrer à
ncipijs eliciatur conclu(ionis a onclufio cft Scoti q. 5. prol. in 4. collat,
Abi docet fci que cit cognitio 3 ! Difp. XI. DeSyllgiforin Commu -—
conclufionis cau(ari à cognitione prinz E cipiorum , eífcq; diuerfum a&um,
habct in 3.d.24- q.vn. B. vbi ponit effen. tialem dependentiam cuidentiz
conclu- fionisa principis; & d. 28. in fine ponit diftin&ionem realem ,
quibus in locis vi- dctur etiam docere fecuadam partem , 3 .f. non requirat
illa repetitio. aoticiae principiorum, nam abfolizé docet habi- tum
principiorum przcedere,& habitum concluf, (abíequi ; quod etiam clare in-
finuauit r.Poft.q.8.& g. vbi loquens de ordine cognitionis przmiífarum ,
& con» clufionis, nullam fecit mentionem de ifta repetitione , ipfum
fequuntur Scotifta: omnes Lich. Tat. Barg. füper prol. cit. Poncius hic , &
Auería q.25. fe&.2. Pri- ma pars, quod fiot diftin&t a&us ; prob.
ex Arift. 1. Poft.c.1. dicenre omnem no- titiam difcurfiuam fieri ex
przexiftenti cognitione,ex quo deducit notitiam con- claf.fieri ex przcxiftéti
cognitione pre- mi(farum. Tua 2,quia principia , & coa- clufio valde
differunt , nam illa funt no- tiora,priora, & caufz, conclufio cít mi- hus
notaypofterior,& effe&us ; illa quan» doq;(unt vniuerfalia; &
affirmatiua , hzc quandoq; parriculatis , & negatiua vel & contra , quz
omnia inferunt actuum di- ftin&ionem. Tum quia habitus fpccic di ftin&i
íolamab a&ibus diueríz fpeciei Prairie doe eiufdem fpeciei , ficuti
abitusifti ad a&us fpecificà: diuerfos inclinant;fed habitus principiorum ,
qui dicitur intelle&us , cft fpecie diftin&us ab habitu
conclutionis,qui cít fciétia,er- e Tum quía ad diícurfum exigitur cpendentia ,
non foluminter obiecta » verum etiam inter a&us 5 vt dicebamus . 1n przc.
quzft, Tandem in demoníira- tione ab cffcétu przzmiflz dicuntur cau- . d: at
irtek i? » go 2 it verificari c rebus amiffas (zuii;caus , quia in ilis
comincur cffcdtus, in tondiio- nccaufa , ergo de cognitionc praai(fa- rut ,feu
dceiettu vt E sito , quatenus intellectus ex cogniuionc effectus infert y &
clicit cognitionem caule , crgo h&c cognitio etit ab illa realiter
diftinctacs 3 €um fitcaufata,& illa tit caufa, /— S 1i Secüda puis pór
primo prob. ijsde. - arg. amos Sata moto Q. ILedpáfnfesianl aliae E AQAA. Bus
|: Cenni oo e xditfec(is ; ibus b gnofciaceeGarió! dcbere con elufionem y&:
principi; próbartt át1an afsenídin conclu nom attin gere formali- ter
principiz,alitet idem actus producc- sevhahiros.principiorurn ,.&!
conclu(io^ gis; vt ecfnitinaretur ad prihcipia v, Tet; eautafai ipGus; vt
refpicit .cünclnüoné., idcarteraunaretur ad obic&pay tamores feidiüerfa.
yvc funt principia &conclu- ji Ti. VER eg en au Refpz dum, Aaecari n fequi
ca ab» furd3 j'quia: principia rion arcinguntuc yt Quodab affenfücócluGonis,(cd
ai Quos gue : raisin codes á(se: iucipi atting ütar vr. Qod yao
plaxcsdieaconicaredundaic pro, eipiayen jopncluGonem; iccta) Que, Quod iuis
iius poto & pefneipia:xobi iii cant ekcmplo luéis; 1 coloris s omoi
eliesrio amie epiobuM ipe vu Miller iri pr v gdomvifóao jilà qrind« piopami (t
habetiyo manife (lans veritácá pridpiobémiatluds Lad la ea i obinxineludi
iaraífenfai ; fionis ncn intrinfecà;jdfed quin: q fü is eonclufobisordinemd;
otclientialegm. y & iríorimfecumád illum 25, 51501101 mus - rScdiszc
vefponsioC cB taatuim vex lis yin ft tamenicojncidit dnafira sé« tenria, Com
;.ncdicunt princip n aficBlus:conclnGonfs elleohic uim: Quo 9l, intelli sunt
:affentumi ollur zeraioart ad aggregarumi ex principijs y; & conclus
fioficéxplicud,& form hoc :efà falíum;guta illudtecminát adicto com
clufioors, quodiexplitause gcrápfamo cons clu&onem;vt teété ain ckuerfds
bale agrcr &ftfubie bum, i& ipradicacum 35871y»era 805 quod
(oluox.goificat dependentiam €ohclufionis à prificipusy depédcntiaqüt
formaliter ioo cfl id, à.quo alid depcnd ; íed.tefpicirillad vt tepmigum; ergo
Gicuconcluüo obic&biua monieclud;o;) ry (i zmatoretnyi minorem: lat£:jo
& dependentia àxpraxinitdis a conclu fio formalis, quc cttticníuss mouniái
ad ijs cermimbitit éselinrelligaaS f ilamaiermunari ad: congu iioncéno yt;dcs
c4. Logica. : pendehteà rii ipia da: lone ipeiacipi pertinóo ad a
(sósüonclulions, «c. tecmis nis il/ uS dcpédécia, 'eihiverds:non rt&é
tamemdciodeinfertur.aepsü. prin: . Gpiorü includbinalffenfib onc]ison;s. s
&eunden cíic;ficut ncque cum:edano» ^ fecimus ctcatoram vedep£ten(em à. A
& ;vnuicríaliter cum-coggofcifbasieffe: Gürprouéni&ém à caufà, fequitur
ea includi tr eicaturaj & Qo gnitioné ynjus ó(fie Co3oit jonen alterius
-oxgBuatierpaiderone dybog rii dfbssp nicdiüm mj3nolidaton inicáciutzoney (ed
ttiam peiebhafTis, dlieer.caelo (ro a9 dyfler- e tevene variar: GAticoluszo
dalionis attingezenpr emillas, fannatefigeret 1pe8 Xii n aber rues irm f aa zio
fee fpénideturiseus noir orani sl és bxreregibtigin conc porivatemjijua lo»
co;ip&us ponuiisly brporacioamcntk dé» Mp Gatto wd bile Gianni aer angidang
turadeogalo i) mfnin qutmtand exerit ientaledi, 85. qoa jade word L3; CO
focmaátur eumqnefoaliituvitex brümaplq lughib carpcid caecus Gi oScvcods
ceníctum; ergodiilivoealonsbdes hetfrerórbpetidormealijinneoge L: 020leo)
imibanifyilogifmomt&caliz Xutioqucadt pss quiate api Mt miedo ccrtc bogzo
eft à trii cf] asit s ak. l imalyBetrustskboro, eftt 6 atv vudljdicine bone 3
dr mb c(t. aifrel, vt évie addon Eris ; vna oa hegórica o pófirioy (ed [iy
pothc tira bidding pei xni upset Rai glishis marge noipia.:.bü.quii liec priacijiar
m sepetidanan vidbiar eri; «ifa per alum quemdam lrcfpxum , ;quo
intetioétusocognafcrt xablotipnéngilbun dicréttidrducam qx eeiucibus qu Xic-
tapoillius peor 3 qiàs funr aadcaky nl beicbo ga ade ido ÍcoMt tpferao ez raga
aducrtirívéto y;qui xis non cícen4 pct voquivitüsonee acr pad Kor án 3j. NtOvft
ier io operatio nsctle 6t (adlies ennüalqcl jiima; ved rurpr dar Bs duty eic
igit unm O00 j *'3 "YU C WV C $14. al afsenfu cóclufionis diftin&us ,
hic;n. eft a&us rc&us , & procedit via compo- fitiuaà principijs ad
concluGonem , ille - £-flexus , & procedit refolutorié à concl, (— bitus
principij, & cócl.fimul, er ad principia re(oluendo , ergo per aísésü
concl.non attingumcor. denuo principia . Quibus rationibus impugnatur etiam re-
fpontio Ruurj dicentis medium: non rc- peti in concl. vt Quod , fed vt Quo ,
nam nifi vclit tantümodo circüfcribere depé- dentiam illam , necefsarió
deberet. fateri concl.císe propofitioné hypotheticá , to- tü Dp aio includere
a&ü reflexü . 14 Corra arg. prim oftédédo cundé omnino actum pofse císe
refpe&ta concl. & przmi(sarum, Tum quia qf pluribus a&ibus vnum per
aliud cognoícitur , cft difcurfus , ergo qf per vnum a&ü zqui- ualenté
illis pluribus vnum obie&tum per aliad cognofcitur, talis actus erit difcur-
fus,(cd poteft hoc facere intelle&tus,quia uz (unt in inferioribus difpería
, funt ia derivcibos vnita ; ergo fi cogitatiua: v. g. pluribus a&tib.
poteft: cognofcere vnü propter aliud, intclle&us poterit ifta co- gnofcere
vnico a&u . Tum 2. quia fi hoc 1nodo non explicaretur tertia operatio , fcd
quia vnum iudici eft ab alio cauía- tum;nó differret à fecunda. c(sentialiter ,
fed císet quid aggregati ex multis fecun dis operationibus. Tü qonmegimen c
idem a&us erit vttiufque quia vnus habitus ab vnico actu fpecie caufatur ,
antec. prob. pet hoc .n. differt à fciétia,& intelle&u , quia illa eft
habitus concl, ifte veró prin- cipiorü,at fapientia cft vtriufque,& emi
nenter cít vterque habitus , vnde dicitur 6.Eth.c.7.(apientiam eíse (cientiá,
& in- tclle&ü, .(- eminenter, & c. 8. (apiétis ef- fcnó foli citca
terae 5" Ícd etiam circa principia dicere verüi,infüper fapié- tis císe,
de quolibet hre bus rer iac Rcefp. admifso, 9 poffit intelle&us ;l- la
plura vnice actu cogno(cere , nega- tus tfi a&tü illum dioe efse , (ed vel
pw » vcl fccunda operationem intel- Gus ex dictis quz (1. przced. vbi etiam ex
foludone ad 2. princ. patct refponfio ad 1. Ad 5. dicimus (apientiá dupliciter.
pofsc íami , vel pro qualiber facultate in- Difp. X I. De Syllogifmo in
Communis... c. telle&iua prout cum fophia conuertitur, | & fic non cft
dcterminarus habitus ab: alijs diftinctus,vcl pro notitia primorum
principioram;ac vniuer(alium caufatum y. fimiliter fcrentia porett faa:
dupliciter y vel pro qualibet demonftratiua cognitio ne; & vt lic à
fapiencia non diftioguiturg vcl pro ifla fcientia ; quz fpecialiar fubies Qa,
& principia fpeculatur y; quo (enfu à: fapientia di Lingurtur , quz
vniuerfaliffi- mas caufas, & prima principia conrem- platur, qualis eft
metaphyfica,cuíüs mue nus eit pt incipia aliarum fcientiarü proe bare, qua
ratione potcft dici (cieritia , && intelle&us eminenter; hincad
atg. nega- mus fapiéttam efse vnum «habitü princi? i cociufion:s, fed efsc
habitum conclaítonum ex primis principijs: dedu« Garum;& per hoc à
fcieitia. , & imelle- &u dift inguitur, vt patet ex dictis. Arift. vcro
velloquitur de fapiétia vnincríaliten fumpta , vel de propria fapientia ,
quate« nus habet probare principia lisi latona tiarüsrefpe&u quorü in illis
fcienujs crat habitusiwtelledtus vide difp. 1. Mectiq-4s ' 1$ Secundo arg:
afscn(as conl, at- tingat etiam principa ; & quód um aliquo pao afseníum
principiorü: Tam uia éodem actu potentia tendir in obice m formale,&
materiale, ia obie&tuni iod ,& in rónem vt patet in exem- do
coloris,& Seria id przmifsz funt rationes (sentiendi , conclufio.ctt. que
concipitur abintelle&u:, ergo-&c. Tum 3;codema zin Voloptes dent (o
fiem do in media,quia hac fun volita propter fi« nem;crgo codem a&u tendit
intelle&tus in conclu(ioné ,& in przmifsas , quia illa cognofcit
propter iftas; Tum 3. non fuf4 ficit,vc medium cognofcatur in prami(- fis,ergo
debet cognofci in conclufione s & licidem us circa conclationem , &
premiísas,ántec.prob. quia cauíz de- beat e(se fimul cum cffe&us effectus
me- dij eft inhzecentia przdicati cum tubie- &o;de qua non fit mentio
inprami(sis y quz dicuntur ita , ed in concl. ; ergo in concl. debet includi
medium. efp. cx Auct(a duplicem eísc rónem. etam in qua,fcu. per quam. &
hec 2 9 — ade m codem acta coguofcitür cü obice. - — QU. cdoaffoficohcldifiig ab
affa jranif. $15 £o Quod vt pátet de lümine , & colofe , aliam cx qua aliud
cognofcitur , vt funt przmiftz cefg concl. & hzc füfficit , vt cognofcatür
fimul, nó tamé eodé atu. Ad 2.conceffo pro nuüc affumpro, de quo in lib.de A
nim.difp.7.q. 7.att. 2. refpon- det Do&or 3.diít.28.ad 3.neg.paritatem quia
in ines& medijseft vrica bonitas , ideo poffet admitti vnicus actus circa
finé & media, at in principijs, & conclu. fione cft duplex veritas
alterius rónis;illa ,n. eft immediata, ifta medíata, ideo de- bet effe duplex
a(séfus alterius ronis,& p coníequens idem affenfus non poterit ad vtrüq;
terminati. Ad 5. fafficit,vt (int fi- mul cognita non codem fed diuerfis
a&i* bus,vt dicemus quaft. 4. Tertioad idemex Arriag. aGusifte, quo quis ex
cognitione, quod omnis ho- tno fit animal , & Petrusfit homo , de- inde
dicit, ergo Petrus eft animal , dit- fert ab illoy quo abfolute dicié Petrus:
eff animal ábq; tefpeGa ad premiffas prius cui preter inhzrentiam ani- malis in
9 aliquid aliud. explicatar & actingitur per primum actum formali- ter
refpondens ad ly ergo quod non ex- primitur per (ecandum atum;tale autem ncquit
effe;niiobic&kim premilfarum , ergoaffen(us cócluf formaliter attifigit ,
& exprimit pmiífas, mim. fubillata prob, (nam primum argumenti patet , cam
primus actus dicatur conclalio , & tertia operatio y (ccundus dicatur
fimplex pro- potitio , & fecunda operatio) ti non ex- primeretut obiecti
praemitfarumyaliud non poffeca fTisnariyni(i depeadentia co- claf.à
princip:]s,fed nequit hoc dicistum quia hzc veritas quod. Petrus-firanimal, €t
ex te independenter à prammiffis co- gtiof bis ergo poterit «uis aísctere hác
Vericiteni per prium actum indepédé- terà priahiliseognofciy néccontra jpsü nes
có ip adduc:y air quia actus 3lie'forayaliter aci agix prietiidas;tü quia
dcpendénuüa ilà phytica tion cognofcitur cóncla (ronis. Ud (per | "26:
Rel'p.faahucr cótededo actü c elutionis primece. formialitez na- dam , &
prakilam veritatem propotizio- iquid aliud: per. ly crgo- dcnota- nis, fed'al
tum;tale autem non eft obie&ü premif- farum , (ed dependentia vcetitatis
conclu- fionis à veritate przmiffarum tanquam àcaufa ; & ad primam. em
negamus per actum cóclufionis polTe ex- "primi veritatem illam
independenter à premiffis , quia infuo conceptu formali dicit a&usille
dependétiamn ,eftq; veritas mediata cognita per praimilfas , ergo ab ifto
re(pectu nequit préfcindere, & hoc imuit Sco.cum 1. Poft. q. 9. in fin.
ait, ex boc cognofcimus diueritaté concluf. Cprincipiorumsquia conelufionem non
cognofcimus ni(i quia pracognitis pre- milis, Ad a.impugnationé dicimus p a(-
sésücocluf.nó exprimi depédentiá iplias a(séfus ad a(fenfum praemilfarum,
hoc.n. non rcquicitur,fed exprimitur dependen tia obie&i concluf:ad
obie&a przmilfa- rum, quia per talem affenfam intelle&us L6 veritatem
concluf. effe mediatàá; /à veritate praemiffatum caufatam . Di- ces,ergo iam
attingit premilfas, quia re- latio nequir concipi fine extremis ..Con- cedimus
attingi przmil(fas, non tamé eo- dem a&u conclufionis, (ed diuerfo ,. qui
dicicur atfenfus principiorum ;nec requi» ritut ad relationem;vt eadem
cognitione piatur relatio, & fimul extrema, (ed fficit , vt diuerfis
a&ibus , fedin eodem. inftanti temporis; ficutneq;cum cogno-- fecimus
cffc&tum,eodé acu oícimus caufam, (ed diaerío licét fimul tempore. Quarto
ex eodem ; fundamentum to« tius difcur(us.cft illud principium: , Que funt
eadem vni tertio y funt eadem inter fexex di&is 1.p: Inft. tra&- 5. c.
6. ergo nc dicamus-intelle&uz m difcur(u inniti fundamento, juod
igaorát,& de quo non cogitat atu , deóct ip álTenfa concluf. il- lud aliquo
pa&o cognofcere , & hoc etit attingere obiecta pra miltarum,quatenüs.
cognofit Peteum-eífe animal » uia exaema fuat eadem.cem tertio, f. cü bo»
mine,nám fi idécitascumtertio cft ratio. afentiendi,vt moueaur irftellectusad
fen(um , debec apprehendere rationc Fenxiendi . Tán 2:aétus, quo quis.crodit
fuilfe Alexandrum , quis Deus 1a. Sacra Scriptutaid rcuelauit , & ipfz Deus
cit ' v&rax ; qui nequiraenuri ctt incriaíecé Ooo 4 f(apet- 08:6. Qux DU 6yliifuloiemGausiuniS
X19. Aeon eid »t:29. MPH ESHMLNFUM puse imillarum,. f. reu elac ignem» B
idininam;Prob. conteg je Cue " A pasret. (PAR. BA e k &yanixus magis,
quatn aug imonio ojttor]nyaane; Quod «ab a[s diis. pre mitfgrumx fgpespatotali
RM dió efücit vufir bpern na 12.8 fu permambibny P oidenequg natural fios
Raptor pcndensi3m: c. donis: accapti dolor in eif ab ipla. eis de z.; az Keljh
kjg& 9p c &om 19 Ari dan EE E ameti exercitoyquacenus aljcnía is cj
virmaalizeg, cipr fonte lonas atinr gelleétas pos illum aum € allamcee rectam
iusta regu ptalogicalia aliter ficeqi e 3a llc»c ener E BN Pm veis m Áeutecicts
ne(ouibtons ac fupra sm atus ceflectete
nec« hone An ipia eloiukg ga "^ kon p tend itat ette uode alum nce
xt »quod addit: desore ads ur deisov ar muaionesde er ER eei ded üdncl? poaipur,
aen cegnàícipet atfenlum conc]ufíoni 3n hae.eft neceffarium , quia af fatur ab
aGenéu pra iiti my «igo nequis: deroulaen s clie aíscius Rp: aaa cam , aliter
idem (der fimul &-caufaui; «aua, quatenus attingit. mh vagias qui relatio
caufa cxplicarcus per Ay quia imxepetitione primcipior ü. inlen ftenzía
ipfinsyex cau(aro m vt refpieit co» stu fioneqy: Ad: adimide, quod a&tus
i|- uM Dare idt Vall aic p uin [iperpasurale, (cd Lolum. "qan diatuc à ioo
lüpcinaturalis adhuc in pugnasic Aon yigets ahud «u.eít aliquid -pédere ab
aliquo, dupernatnrali occalia- d sitaliters à vt 9 Qoam andae, yup pr iilis exc
anplisadgustis cuepi aliud; did irre cohquam à can(a per. in om pb T d geli aal
i e EE pae i turab; » dipende pisonbs i stiais1q no DUB6r OUOU, 9, Tix cds
cochlgmsd pa unc Gaule «onciu - sonciu vines ergo anrcgu pioaclled
&liciat-con u e i ia elixiane sntcllc tiim aumtpote 4jeyex i Un stati e:
concl non enim po:cft cohiberi;pr. eA u pefita wü Fats Mora oom on Penna
mipseemi atenta «onglali cx it aliai quia offen. MUR ven 1ys rider Á pegar
Éosmaleimou MA Mes i "q atguienapro [OA pin e Cole yeritate IA, ede n 3
pracmifgssóe imas , D MMMCRUT s dou: ione., & dgpc vndédeducuac 5;ad boc
autom DIAS stra ccodebar fie rg » Lenta, qitod dau formaliter inallentu
conclutionis y (& bicatringat. inciníccé
&. per. (cipfamy Objcéhum praenarüarpa » Ácd fact "d artingat
excrinfecé. quatenus &utn pramilfavum, efk. messy en üeotia veritais
coneluü od aet ádíolüm probent yc argum nec aliud per. ea Quniede p sit
,.colligi 3s immo arc dere uDpugnacionc caiufdam $., /guidi affert. ad impf.
nium »qQua €tàcs pohitis- -preiffis.potle soccliectun d ttsabi, ad A taobie
Gray ex d agenionis nO ^x Cunmsptimo modo: coacedunus aliquod -elicrse
aonclafiqugo. paper: Es TF. "] ^ 60200 d xr eser] affeplas. principiorü
ioglue L4 " ! etn üc cus opm 1 fedrimpugnar Ou ; quia ti hene mi&it
per fe Sexdo fisico jofiéidttingere prinia éGton, & noni perac- cidéns ex
animi daft Gtione" óppotitunr coninoérey Clitrüs'adliuc- hoc'i[isü colo
eivai ex (olutióne'ad 1.arputrientam; dj Pede near no "eit [aree ibas esa
Ie ise A T ependesvet db óbie&o prarmitía uA ect nec non Gblietam
prarmillará^atun rper d feriíliimzoncla(onis!; cajdrgumiento re- fpondec
Ouüied) obie&tum"conclationis habere ekife ienrem virtut£ ad: ver-
ntelic&us: yuré. iudi guatny wise eot ons o nce RM "ian ra
diícürturumi; fti conclufionis y ré fasi dat;j fapé t0ta:Ixcc
dó&tritia:eftil la, qua.tradi- dimns (upra n;:16.:non:pofse veritatem
«onclufionis, vt fic; háberi independétee áprzwiífis , quiacx.(az ratione eft
,veri« tasmediata cognita per pramiffas;; verü vi dicebamus 5 ad hoc. fa
laandii/minimé useftafTenfum prinmcipiorü tormalitee ii coticlufróhe includis
aut-a(fenfum,cG- &lufsonis formaliter, & iotrinfecé: attin- gete
obicctum praémiffarumiled fufficic frattinbat extrinfecé s. quatenus attingit
veritati aoediaráu y quz. dicit -Koborci« Bationémad prasniilsas «iib 10026715
urit emat» rionq «o9 d» i» «MUSS IQ. Xibungo . 911.0121» b1PDs 22210002] rms
nodtul idm promifit cana catclifioni -"Igijo?: iquoScnere egnía v. ciwDta
18. X Vaitiapofstt intelugi.de prar- roro mi(fis; & coaclunonei «dl bita
(iae 39 cl $ormalitet accepc sx quódios docunqs famántu:., certam e(t
praspoiísá soc cia Mcoecip Co ituemD- palis. pese nu cce ah sueur propuer: cóclationem
quàm € capicsloy ; ncc. gcuere mateciaus: y, aq. formalis caa(z.' ibcrinfeez
per. «eram. compefitio- «UD DUST -f1 dH 1u5 5 -[1 aJ déillisxebüsio ordine
fiim; coticlu(T8 vai ec fe pb cdm copalitió ex perfe acti, & per fé
porentia; vc orh* nés £entur : Certuriiettig (uper conclaà fion yefpie re
peeinifsa: fait - eglliBittt ex có miu ers. ios ex prihcipis; rmi [y éx vel
dicittiabis cidinéimt rios v liabiuidiüet caüfz hie nofi peccft accipi nd thus
fen(ü propriéloquendo, quia etm qu&'tleediein adiénra termini ad qiiem,
primifsstionrecédunt , jmo fuut (ial oe pie ru dicet te duMA afiquari
caufalitatis. Hocautém hoimetip viriuer(aTicer verum de pteinfiffis obiez
&iué tentis fea de rebus inícipfis ; «qural non femper diícüríus e(tà
cau(a. ad effe &üm, (ed vel ab eff- Qu ; velabaliquo ag lio excrinfeco
medio; nifi velimus loqui verse T e 1ntelledtü d dd cogno(ci; niam poreft effe
, quod effe- étus tit dorior (üa diufi, idéodis poterit: excitate
incelle&um ad cognitionem cau fie, fed hac virtus non eft in rc fecunduay
fe Gófiderata, fed vt'a&ai inmellectas füb ftat :quaproptet: tota
difficultas reduci tür ád-przmíísas, & cónclu(ionca: fors malitet
fumptásan:f. a(seüíus pracüfsae * zàm (it aliquo-pa&to caufa afsé(us concl,
^: Prinz opinto negat. veram: cau(alitaté intet:hos a&tus,fed ti aliqua
teperinu; de bete diciin generc cane matcríalis;exes uinfcéz, cà
quigtermiini;ex quibus con ftat; éonclufíio , fumitur à premi (lis; à quibus
poteft dici fubuwnidlrari materià eohcluftoni, ita; Rüb:0p;q.8.prol.ar. 4.86 citantut
pro hic fentécia Dor. 2,d.2-q.24 & Apoll, 1. Poit.qe2À lijyreducunt hang
cagíalitatenvad gepus caua: formalis exa tr inféczs quatenus afsenfus
principiorum, inf3raándo ,Sciluminando intelicctu: deccruanác illom per reprae
nup ebiecltis: & medij ad hanc, & nó illam có clafioaem cliciédam;
ita-Hurr..di(p.7: d Janla 66:8, Mgril. r. rio. dub, 6: S, Arta; 8a
diip-15.bop-fpét« j« Conmuuior opiy pio-elt;,:qabd has canale reducarug ad
gcnus ange cfücienuss fcd di-tepant adbuc itt incer fo namal. quien lunt. nad
ieise;veram &theienuam (cd pouas alsca fuyo gramilsacumc babere vt
conditio" ncm $8 — Dif. XL. De Syllegif'mo in Communi |... - nem
agentis,& vcluti inftrumctum, ita Auera q. 2 propiecf & Amic. trac. 2
j-difp. 5.q.6.dub. ;.C(teri vero admit, , tunt vcram, & partialem
caufalitaté ef fc&iui , ita Nomin. & maior pars 'Eho, miit.Sco.
1.poít.c.1.q. 1.ad 2. T'ol.in ex-. pof.primi tex.not. 3. Ruui.q. $. Compl.
difp. 17.qu. 3.Io.de S.T ho.4.p.Log.:qu. 24-ar.2.Dida.à Iefu difp.16.g. 3.
Blanc. difp.1.de argum.fe&t.3. alij . 19. Dicimus,probabilius effe affensü
przmiílará cftedtiue partialiter cócur- rerc ad afTensá cóclu(ionis;ita
exprefsa docct Do&or q.1.Prol.ad a.pro Philof. vbi cótra D. Tho.arguédoait,
Traierea Juppomtyquód principia [unt diflin&iua babitus cüclufionis in alio
genere caufa, guam vt principiaeffetiiua, quod faljum €(l, quia
fialiquamrationem caufa di- flintiius babent ad babitus iflos,non ba . bent,
nifi rationé — effediine; & cla rius hoc afferit 1 ,Poft.g.8.&
9«Tat.ctiá 2«Priosq.1.ad 1 princ. & probatur; quia in premifsis adsüt omnia
figna,quibus à pollciiori arguitur aliquid effc alterius cauíam cíffeitiuá,
nàmprimó continent virtualiter cóncluf. vt ait Arift.1. Poff. ' €. & 2.
dcinde cóclufio aliquo pa&bo af fimi/a:u: pratmifsis , ná-ex certi ine, euidc
itia, & veritate premiffarü meti- ^ murccrtitud;nc, euidétium, &
veritatc conc] d.fi pramiflae funt vninerfales,vcl pa ticulaecs;neceffariz,vel
probabiles, aut falfze, vniuc:falis , vel particularis, ucecflitia, vc!
probabilis, aut fa!ía cric eonelufio : &tandé adelt effentialis dc- pee
itaut fi premiflze nó effent in. elle&u, impofiibile erit intelie&tum »
elicere conclationem, quia conclnfio, vt .€6chríio, dicit ordinem illas, 2 ibus
fué vez itat&; iarelle sabfqypremifsis cliceret io- ncm illamyaofi
eff&t eonclafioy(ed:efsc- . ae y 3 cóelufione mete fcienti.h Bp ii $t
finpler plopofcieser fée da apice; tio; quz'omnia 3csutnit a&uitatom im
jremitusee e&u cóctufionis, lhis.n,ra- i ibus Dodo Ed.sqiz. A. & 6$.
04d «fionem;prob-t cotra UNIS e paztialerm caufam inte .a0 Refpond. folá ex his
fequl, vel promi ffze nar códitiones nc 4 vt ait Aucrf. & Amic. ve] ? €
habeant vt effc&us zuij,vt ait Ru ion.qua Tàd- tionc nequit intelle&us
elicere.cóclufio nem;nifi prius: ducat. rn er pot pter ordinem iftorume m;vel
tà« dé quod fint caníz in genere caufz for- malis 11luminando,& terminando
intel-. Ic&um ad hanc, & non aliamconclufio- né eliciendá,vt afferüt
Hurt. & Arriag. Verü addu&ze rationes plus probant; fi re&?
perpendantur, & primó quod nó fc habeant vt conditiones ; nam códitio fiac
qua non tüc rcquiriturquádo adeft agens indifpofitum, vel impeditum,& il la
conditio cft quzdi impediméti abla- tiojideo nó dicitur effe& tet in
approximatione igni fi agens,& paticssüt debit ta, non. 15, vt pa s ad
lignii; at té approxima- dita, finon fequitur aGio , » quodagens non habct adz-
quatam,& completam virtutcm,fed pe« Git fuppleri ab aliogaliter
p:ccluderetuz omnis via ad oftendendá aG'iuitaté cau farum;quilibet .n:pro
libito dicere pof- fecjtsaioh Íccundam v.g, effeconditio- nem, &
effe&um folum à prima depen" dece, vt in fimili de obiecto
intelie&us. contra T.opin;& fub lic.V ,.cá igitar in- fc non
fitimpeditus — dam , nec ad recipiendum a&ii conclu- fionisyfi haberet
cóplet virtutem pro- ducendi conclufioné, ipfamproduceres &fine pramifsis ,
cp eft falfum. Tá quia effentialis diftintio, inquit Do&or, né c[tab eo .
gy non eítcaufa, przmiffe fa- ciunt, óriginaliter faltimy dilferre con-- X
glufionemeffentialiter , quia di tinto conclufionis probabilis, & neceffari?
aft effentialis, & nonnifi à prmifsisorigi- nalitcrprouenit . Et candem.
quia cíle afsimilatiuam, & vic cualitér cotentiui eifeétus Quieróncset
demon(irans nccefa ds:nec canías formales «nón inflauntcin cife-- extrinifecas;
umifed (iquam exercent caufalitaté y . "hac efb erga
intelcti-ipfumdetermis nando; - Do&:cit.1.d.3. q.7. arguendor . Rit ime qué
len iin amiz i - - 7 M ! | QuafI HI umido previf fii cid feconcf $19. pando,
& tilüminando; ergo cóclufio nó debcret necellarió affi nulari przmiff;s &
pcr. illas effentialirer diftingur . Tum quia intelle&us non folum cft
indetermi- natus ad producendum a&um cócl. , fcd eriam e(t incompletus ;
quà ad actiuita- .— t6, vnde petit ab extrinicco determinari faltigià tpeciebus
intelligibilibus, & có- plerijergo pramifia: noo folum determi nant
imclle&um erga cocluioncm; fed €tiam complent cius a&tiuitatem; atlüm-
ftum patet» aliter nulla cíict (pecierü in- digentia;fi fe folo, &
roxaliter concarre- rct a&iué ad a&um, conícq. prob.quia fi conclaho
eft prorfus igaota , nolla adeft fpecies 3pfius impreíla :ergo przmifia
tüuncconcursü (pecierfupplebunt ; à nul; lo.n. alio in hoc cau pofset intelle
Gus determinati & compleri «Quod fi dicas cum Arriaga; in co caíu
concurrere (pc« cies pramitarum , eft voluntarie dictu ; & (alim habebunt.
przmifke concurium. mcdiatum ad concluüonem ; ficut obies Cum mediante fpecie
dicitut cauía in« tclle&ionis. Tumqunuia vt notant Cóplut, in aticníu
concl. nomíolum;repecizur-tas tio intcile&tionisin coi correlpódens in-
telicéui; nec fola ràtio intellectionis ta lis obic&i;correfpondens fpeciei
impref- fa ,(ed ctiá rauo intelle&tionis difcu:fi. uz, quz per fe refpicit
premifsas non in. teile&tum, vcl fpeciem , ergo ficut igtel. lectus, &
(pecics ponütur catiíg a&tibia , ita quoque pramilz. Tum quia; vt con-
ftabit in lib dc A nun. bené poceft vnus . a&us vitalis phy ficé in alium
1ofluere, fic enim 1nopinione maltorum volitio finis effe&tiué cau(at
volitionem medij; tic igi tur in propofito porerit affen(us princi- piorum
immediaté cü intclicétu ipfluere eficctiuéunaffentum conclufiuns,& nó tanum
mediantibus fpeciebus . Tü quia, inquiunt;atfeocimur conclufioni propter
przmntias, iy propter cít dié o caufalis, vcl caufa finalis, vel efficientis
non auté for vel materials , fed. prazaa(dae non tunteaula finalis , cro
cfficiens. : NNonncgamus tanic piaunisas , laltim . obicctiuas y poffe dici
aliquo pacto cau . fam materialem, & m concluiio- ni5, waterialem
,«quatgaus termini €on- . clutionis fünt termini przmilsarum, for- malem ,
quatenus pramiffe ípecificant: conclufionem , fpeciticatio autem vidc- tur ad
genus formalis caufa extriníc« cc pertinere. s J In oppof. arg. Tum quia in hoc
enthi-. merbate omne animal rónale eft homo ;; ergo Chriftus eft
homo,con(cquens nom cau(atur ab antec: quia cófequens eft de; fidej antcc.cft
naturale, foperoaturale aur rem non cauíatur à naturali, quod eft ims;
rfedtids, Tà 2.affenfus ifte (ic(set caue àc(sct 2 quiuoca , quia differunt
fpecies quod ctt falsü , quia caufa zquiuoca cft: vniuet(alis, & remota ,
vt patct in coeliss a(seníus veró eft párticulacis.Tà ? .quanet doque
recocdamur aétus. conclufionis 1 non praiifsarum , ergo poteft císe cone.
clufio o ven aii Neque dicas rung: non cíle conclufionem ; Quia ille actus;
caufatur à fpecic derelicta ab a&u concla in«ncmorid, ergo cum fjecies nó
concur rat nifi ad fimiles actus ; ex quibus fait: producta yrá illa conclutio
etit cadé fpe- cie, accum praemiffis, fiue linc prz mi(a. fiseliciatur. Tà 4.
ncquitintelleGus eli-:- cere fecundam operationem , nifi prius habuetit appichentioncs
tetminorum;,&. tamen ex ifta indigentia non arguimus - caufalitatem in
prima operatione etga; f ecundam; ergà quamuis concl. 4 à pra mifTis, &
tertia operatioà (ccunda,,, nónobid deberidici.caufa ; cadem quoqs. dependenua
eft mier actum ániellcétus ,. & vol(tats, venequeat e(se voto obic-- &t
in volütarc, qu:n praeccíscrit eiu dem: intellc&io in10tellcétu , &
camen actus intellectus non eft cau(ía a&us volunta- uis, iuxta
probabiliorem feitrentam , qu&- fcquitur Doctor 2.d.25. Tà 5..& fi
przz-. miísz: poffint producere Ípeciem iptelli« gibilem, non ob id arguimus
poísc pro». ducere alium aísenfum ciufdé (peciei, ad. quem fpec:csilla potcít
concurrcre,ergo . multo minus poterunt concurrere ad a(- fenfum: conclufionis
,qua eft fpecie di-- fün&us; non .n.videtur.g vnus actus in. telleétus fit
alterius productiuus . Tan. dem de ratione cau(z effectu eft, quód. fit
cxiftens, ex dictisun Phyf. dips. q. 4. art, 1, fcd quando cft aísenius
€ocluüonis - non "dS . ó dd "M iÁl Rcs, d fue Dp Dé sls niat o non
efk a(Ten(us prz milium. quiahig pracedit nec (imul effe poveft,ergo sv; 43:
Refp, ad 1, io illo, enchymemate, fubintcll sibzc mier, Chrftesett anic; mal
rónale, quz in intellectiadeft ,quà- vis orc nó jpleratury & E (kde
fidegideon ; poterit illud cófequens stiamo e(t dc fide, fcd potius éanclu(io
Fhealo-. gicavrinümili dicempusinfca difpik 3i. qe gar boA di 2n efb-de (Nod oa
eu squid (c vniuer(alis,nam ohiestugp: caufat (pecicm fpecies o perat .omcs
ope-, rogis e nh vines fiigidicatem, S fimiliaquaz funt equiuo RAE 3,negamus
aum illum ef-, feciu(dem fpecici cum canclaGonc. y Vt. fz pius cft di&um
,ad probat, cefp. yelgr alia(pecies fit conclufionis , & alia; fune; icis
propofitiortis, ; is de eodem, pret ai iem wx producta , quia: ;intellectus formauir
illam pro; tionem; vcl (i velimus afícrere .elle. eandem fpeciem, dicimus
concurrere foe lum in quantum. a&us illi habent quan-; dam inzer fc fi
militadinem, & conuenien, tiam tamen quia (peciesilla fe (ola nod; fufficit
abía; prei(lis ad producendam, conclufionem,& ipía neqüit excitate invi
telic&um ad affen(am prz miffacü, idcite- co mouct ad f.aplicem
propolitioné cli- cicndam . Ad 4-xefp.cx Sco« 3.4. 23^ S. «A liter j concedendo
trminos , quando. €nidenter €ognofcütur, canfate notitiam , i fecus quando funt
inenida. tes,sctüeft camen magis dependere ter». ienoy 10nem à;fec rir ee
&prima:g i[sz pervwim i tigam, A ia ifermo conci gen ,nonfic appre d
tetmjnotum; gs; tum rriafpeciticatur:eísenirialiter. dote dlapelbampetpriccpis
fien m principia pbylica mapas gemini e 1jídé, £camuss , fed pep princ: i
mathematica. oftenía ; N 123men aGumantelles; £s eísc: prt y aqq mk nd ccíszrib
prave joi fitus-y quia volitio; mon: fequiur.necefsatió ad iatcllé£tioné obic ;
Gynccáb: ; »efsentialitergs ird, 3.0.7. $« 4n ifla: voluntas fit caufa tos turn
quia ex Di Samen. non ; ficte p talis fuz volitionis. » attamen eftpoténtia erion
tioni ncque dn actuad ;exipé; operas dra 3 Wn y ora m. dr fubabct
exbfcovirttemi!complétám pros ducendi abquem athimpocerir.jHam.c]t« Swyquaca 4
cere,fraiocolidmpedimento; quod in pro4 sati T HF PATE. HR ifa fis nunquam
élictct conclufipricm; fignü euidéns nondhübeft resale gii, fed rss FRA i ler
ias; ME Rd In dc ratione cana: axytiuocit ) qu ffi efíc&um fpeqie dift
inGaín produrre: düamuis nequeaz.effe&tunr éiufdeni fpea ciéi cffioere;
quare nonre&à Krriagaeg hbc;, quod vnus aótis non peadus Vrerhr i pLa s v
pi ders non : [xóducendi alium-fpecie diflinGtum, dummodo viriualitcr pos datur
inilloj&cureft:;conclufio: pezmiísarum 5: Gc :ctiamfecundum alis quos
volitio $nis cffc at valitiga nom medi j;quarn virtualiter iricladit; nó tamen
aliam volitionem finis, Ad vliimia dicemus mfcq.quafti.c 15502 cibis od
-izazbo,123;:192 i93 ti2180115 2112301 013 £) ti Q. V.s£ ST: 4.40» 15352
METGIUISPIP .igbaodi»i22,1122ido il Adbremi ER éaiofris 1» i conclu[io.. 13q Xp
(ou 14 go Apreuz di32q.z; ad 1-contéa 62 : A dascai utünedoafsésirprasd
mi(sat& cépore:neéc(sario debere pracex dere conclafionis a(séfam ;
Qeamplares alij hocafserunt dc maior propolitione fninorem veró'fimul-cfse: c:
conelufio? niy afscnfa. Communis opimo cft. ineBa dem inftàáti-fitul (ae
scctfsario debet afsenfus conclü(ionis ,& principiorum gi fed adhuc di y
qudáas aieat(uf2 (sri ton imticam cócluz fione pet labitusey afséfibus
praim:dísaz rari dercli&os 5 Conimpoxament. Pofl C; 19-cart zi docent fatis
(sc! a(sen(üa" prátni(sarucn-fimal exifterc curo « óncturzi fione-per
actum recordationis , quo me nioréir intelleótus fc: afsenfuny habuifse
ciscatales prarmifsas. Veram, imi Vere-ó resiquàm RKeceiitioresferé omnis fimul
- | tancani exiitentiam volunt else meceísá « uam n3 (iod e52 ^ | 1 ormalii ,
ita Do&or q. $* ^ qa. M d. & 1. "olt. j8. & 9. J Prodec i er -
.CX Sco.1. oft.cit. * a 5 z t dupli . confi- Eras ; * 1 , " utfa p (s ]
cratis vel vt (unt quadam fimplices pro-
poficiones ad inuicem nó applicata, ncc ordinatz in fjllogiímo, vel vt
in fyllogif- mo difpofita', & hoc modo adhuc dupli- citer poflunt fumi, vel
vt füb(unt relatio- micauíz in ordine ad cóclufionem vt ef- fc&um; vel vt
funt fündamentaliter cau- fe conclufionis, quo fenía fpe&tancur fe- cundum
preptias naturas, & vt à relatio- nc caufz przfcindun:; quaflio non pro-
cedit de premiffis in primo fenfu , quia vt fic poteft efTe maior finé minori
& co clufionc , & é conuersó ; imó maior , & minor abí;;
conclufione , quando .n. nó funt applicata;& ordinare in (yllogifmo, non
habent rationem pra m.ftlarum ; fed diícutitur de premiffis applicatis;non qp
necefíarió pramifsg fimul debeant clici Ab intelle&u; (ape .n, euenit,
maximé in nobis propter ir:perfe&ionem noftri 1n- tcllectus;quod miaior
prius eliciatur, quà minor,vt aduertit Arift. 1. Poft. c.r. fcd cít dubium;an
alsenfas iili przzmiffarum, quamuis prius tempore elicit: debeant nihilominus
permanere ,.& in codemin- ftanti fimalelecum conclufione. — — 1$ Dicimus,ti
pra mifiz vt formaliter caufa conclufionis cófi derantur; funt fi- mul «ü
conclufione,nentantü fimultate temporis,fed etiá natutz, fi veró vt fun-
damentaliter cauía (umuntur , fic dcbét ambz in eodem inftanti temporis fimul
efIc;non mmor tantü , nec habitualiter , aut per actum recordationis,fcd per
pro- prias cniitates, cum qua fimuluate tn (lat prioritas naturz. Eft Scoticir,
& cóis cü Arift.1. Poft.c. 1. & prob. primó; quód vt formaliter cauíz
fint (imul natura cum €onclufione, patet, quia vr icfun: relati- | ua, qua func
timul tempore , natura , hitione ex dictisditp.8. quaft. r1. €cundó y:
fundamentaliter accipiun- tur debentetiam timui exiftere, quia pre milita (unt
caglar co;iciuiionis , caufa au- teni quando a&tucaufat ; dcbetattu cxi-
ftcie, & nó d immcdiaté pr c facrity licut fasc in Phyt, di-. second. 82r
t: SCquoniam amba prz- AR nclufic ns fine tera cft infufficrens , vnde quzlibec
ac- menmtiío vim habet inferédi ex fora yllogiftica,vt diximus r1. p. Inftit,
tract. 3: nam medium , vt coniungat extrema y debet cum ambobus illis. coniuagi
virtue te illios principij, Que funr eadé ud tere tie, funt eadeva inter fe,
idcitcoai premi(Iz debent fimul cum conaclufione exiiterc, non fola minor. 26
Tcttid, debent etíe praefenres sm: m & fotgales entitates, & no per ab
tus, nà habicus (olü eft caufaa&uit cin(dcm fpeciei cum illis, à quibus
eite: nitus, a(jeníus principiorum , & aSenfus: €onclu(ionis fpecie
differant,vi patctscr- go habitus principiorum n&qui: cócurrc- read actus
(cientificoscóclulionum, fed pracisé ad a(lenfum pra mifíarum .. Tum quia
habitus non dator potentis ad fim- pliciter operandum;fed ad promp:é , &
faciliter operandum; vt notat Do&or 1. d.17. q.2: E. nam abíque labitur
potett potentia in actum exire, abfoluié loqué- do;at pramilT'a requitontur in
intellecta. 4d fimpliciter operandum , quia. (in? ip- fis nequit
intelle&lus producere conclu- fionem; erg concur(us ipfarum ncquit ab
habita fuppleri. Neq; fufficit, v: pze- fentes fint per recordauonis actum;
quia tertia operatio e(Tent'aliterà (ecüda de- pendet; & caufacur , vt.
fine illa nequeat ciie , & intellectus ex (enon cít fufifciés ad cliciendam
concluüonem , fed à prz- mitIis determinatur; & completur, ex d:- €tis qua
it. preced. ergo pramitla ex (e ipfis concurrere debent , vcl per aliquid
[upplensillarum concutíum,a&us recor- ditionis non cft potcas fapplere ittà
có- curfum , quia eft imperfectior, nec cmi: nentet Continec a(feofam
premiffarum ; nec füfficiunt premiísz in c(se obiccti- uosqtua vctic habécetie
(ecüdü quidscau fa verà rcalis expofcit. eíse fimpliciter - Tandem quod priorcs
dicátur pziort- tatc naturz,patet;quia vt fic caulaur co- clutionem , qua ab
ipfis e(entisliter de- pendet, e(fecitialis aüteim dependentia ififezt banc
priotitatem ex. di&tie difp. 9.
qu&ft.2. artem, v io " ^2 x ' . " ^in dj (put.7.q.4.art.t.-
$:&— Dp X FoPesfy ; «An oppef. obijc. primo , quod afsenfus pramiísarm
tempore antecedaf.» Jta quia difcuríus cft quidam motus wi mus ,de rauiooe
autem motus eftiucecis fio, Tom 2. nequit inte ilc&tus nc Es fit nitus ;
plua famul intelligere » vnd dicebat Arift. 2. Tops 44 cotingere va
plura:(cire; pon autem cogitarcsergo af. fenfus illi non funt imdl ..[üm3-
certum eft ietellc&um cí(se.dererminatum;ad co gnofcenda (imul plura,non.n.
pot 1n iqies Qàm3q; numerum intelligibilium tendere fámul,fit v.5.talis
determinatio ad. [cx ,& Habeat de quatuor obicáis cegnitioné s certé fi
aliquam fyllogimi elicecet, pof» fet proillo inflanti habere cognitionem,
majoris, & minoris,quia habct.ad duo ca pacitatem , non tamen conclulionis
€o- gnitioné, quia excederet. Tum 4» babeat quis errorem aliquem nimis
radicatum inintellc&u,certé fi formaret fyllogi(mü de conclufione oppofita
vera, non pof- fet poft premiísas producere conclutio- nem, quia per vnug
a(senfum non poíset ftatim expellere. exrorem tàm tenaciter. affixum .. Tum.
caufa materialis tem» pore praccdit cffc&tum, vnde fubftantia dicitur
accidens precedere tempore, na- tura, & definitione , praemi(see (unt cau(z
maicrialcs conclufienis , ergo &c. j . 27. Refp. ad 4. ex $co.q. 8. cit..
dari quandá fücceffionem in diícurfu, quate»; nus rcgulariter prius coguoícitur
maior; fcd cü hoc ftat, quod quádo cogno(citur , concluíio, permanet adbuc
cognitio pra- miísarü; accedit, quod diícuríus cft me- taphoricé motus , nam
potcft intellectus vnico inftanti TW. wm bp » Ad 2. ait poíse intellcüum p ^
voluit Arift, vcl dicimus textum jllü., císe pro nobis, ait.m. in (Kcienuia
plbra fis; mul cognofci, quia cognitiones praemife fatum, & conclufionis
(unt fimul .. Ad 3, aliqui dicunt,vt Ruu.aíseníus prami(sa- rum,&
conclufionis propter. mutuá cons nexionem fc habete vt ynum;ideoq; non cXcedere
capacitatem intellectus: Alij vt. Conimbr. & Amic. non fequi afsenfum.
propter impedimentum at.conclulio in- ura cognoícete y; vt habitudinem aliquam
habent inar. fes; & vt (unt connexa; non vt plara (unt js ; dylgifmim Conn
-Migtsucide intellectu l 5 dq) & ad veratem ha atjqu6d quando
incellc&us cliaet.epnz ui 6 mul.exiftácinpo pras ip en eraliqua« f ger (enonpertinensadiila
cognitionem, Ad 4: fl deertorcactualiieft emo, (las tim pet.
demoftrationer'expellerar quae cá Vue ADR eui deua eere tirudinem; fi
dehabicualicrtoreyconces dimus nó ftatim de (Leui(ed paulaums ga bábitus nó
opponitur. a&uioppofio for maliter fed virtualiter»: vein lib. de Any -
dicemus, Ad $ ait Dockof premiísas císe quoque caufam cffectiud i deirco-quando
funtapplicatz & naturalés, ftam pro» ducunt conclu(ionem qua cft effectus,
^28. Secüdo adideuxpotc(t dari csfaus; Qp fint a(sen(us maioris, & inocs,
&in clicitione cóclufionis adneitatur fai (itag catum ,.tunc erit: áf: ;pra
mi(saturm fine aísen(i conclufionis: antecedens pas tet ft faltitas efset
difficilis cognitis & nà flatimex apprehenfione termioorum coa gno(ceretur
; "Tum a;ad a(scn(um cóclus fionis prz requiritur; vt termini eius.cone
cipiantur vt coniuncti: , & pofkafsenfotn pramiísarum , quz oqgnia eunt
císe. in inftanti . Tam 5. caufa cíiciens (ulum virtualitet cotinet effectum ;
er0 cx «o4 gaitione ipfius cau(z oonnili virtaalisca gnitio.conclufionis potcft
inferri , crga» cognitis priemifIis no necefsarió formas liter debet
cognoíciconclufio. Tum 4« Ati(t 2. Prior. c.26.ait
contingere poíse cogno(ícerc omnem mulam e(se fterilem;. & hanc eíse mulá,
& dubitare, analiquid: habeat in ventre, crgo cum aísépío prz mifsarnm non
ftat aísen(us concluGoniss; Tum 5. daretur eiufdem rei fimul. in-in«
telle&tu cognitio con(u(a
&-di(tin&ta s. nam. cam dcfinitio dicitur;de: definito y
definitum cx partc fubicéti see. m t&het., cx pacte pr dícatidiftinéte..— |
5 Rcí pad 1.neg,antec..quia: cum a(sene» fus conclu(ioàis fequatur:19 code
initan- ticum a(scní(i minoris, neceísarió.fiante; concluftonem aduertitur
Glíiras, €t ante: minorisaísen(um. Ad 2 (i praemiísz (unt: cuidentes, in code
inítanti cliciuntur 11li: actus,fi incuidenics, ucc — prz ct ce fife- rd E tias
p bicàs inclinat in inre itf; in erectionem ad; cie dif. féradt y &teo'idem
de iticipiórü éefpé&tü conclu(ión tit fpe- cié diftínéta, nátiivr fe bet
Peiéra in pra- &icis, ita priricipiaiu fr pelbilbur Té d z,libitus eft
quaidá v virtus; & fetmei €ipiorümjergo €ofitinet in (e acciuitátem illorü;
ergo-potetit Gur jctüclptsMdicoc «lufioiem concurrere, Turm 3.experiene tía
cóftat ;(epénos alicui conclu(ioniaf- féndiri'exafsénfü premifsarum prahabie to
mülto téporéarte jmasitné cum pro- pter nimiaai di ftta&tionemió potelt in-
celleccusadaertere prarmiffis jetzo (alim in hoe cafü fufliciet prafentia per
actum. £cifieioritiium y ram: veré tünc bv caufa, & effectus Cid aceto
00109 i of ^59 Kceljxad 1ineg, pisitalemi v brin Scoto diximustupra dq: 2.dd 2;
Ad 2.dici- taüs hàabitü.hon' contincre votare actü, quia [e Tolo non poteft
illum producere, ideo neut efficere, quicquid porens cft actis cáuiáre ; &
habcimus inftanciam in caufis ze jaimocis; etiam perfectis, primae .ni-
qdálitates funt cavía prauitatis) le-
uitat $,qud principiant morü,qui niBido- tinus n equit à primis qualitatibus
pto- Venice & 10 multisalijs. Ad 3. imó quia tüc ad. cft maxima iniellecus
diftractio, e xm x e MUR d e: principiofum re abáfsen(u cochifionis,quia prius
puso dm etioti., in Sisi rm t va- | T fenis *i miners "s E: stre v fion
ind More Des - er i izef iint m Nia ind. ^ E: idco i huh Ad. j : parebicinq; li
, "QgvasTIO AU Mn aflenjus. premi wm vecefit tetine ardeo concluf. 39 (7
V2ftio pocas nino rita "&os euidéter apprehendit praz- mifsis Vt verás
& cx llis fequi conclufiGe né ad i poffit c nót afsentiri, vel gecesari
debeat elicere actuln alsea(üs circá cott «lutionem: Pro cuius intelligentia
not. deterinhiadíó potéti£ ei duplex ex Scot. quol. 1 6.art.f. alid dicitur
cottrarietati$y Tcü fpcci li cationis, alia coftradictionli$ » feu exercitij,
ficut mdifferentia,fürinde- tcimninatio oppofita eft dapléx contkae rietátis,& comridictietiis,
determinatfo contrariétális cft , qua potentia determis tata eft in elicitione
ad vium 4&um 66. ad oppofitum, vt voluntas citca bonumín [e dicivür fic
deter minatà, quia nópot R elicere quemcung;a&um, tiüe volitionis, fiu
nolitionis, (cd necccarió , fi Fa I9 ll ÉÁEOSEPR $14 — Difp. De Syllgiftin
aliquem actum, hic e rit volitio; indeter- soinatio contrarictatis eft , quando
circa obiectü pót oppofitos acus elicere , .f. amorcm vel odiü, qualiter fe
habet volü. tas circa obie&ü oftenfum fub rónebo- mi, & mali.
Determinatio cótradictionis cit , cum potentiaita cft determinata ad vnum
fpccie actü circa aliquod obiectü, vt nó poffit illü né elicerequalis eft qua-
libet naturalis potétia ex fe circa obic&tü ecbité przfens;indeterminatio
contradi- &ionis cft (qua potentia pót in oppofita cótradictorié, vt (unt
velle; & non velle, nolle,& non nolle,& hoc pa&o fc habet
voluntascreata ctia circa bonum przci- $É cx Sco.cit, cum fit c(sentialiter
libera. .. Conceditur ab omnibus , in premifTis neccefsarijs, vel taliter
apprehentisafsen- fu:n ipfarum neceffirate intelle&tum ad — la afsenfum
conclufionis neceffitate cotra- xictatis , ctiam vt fubeft voluntatis impe-
rio, itaut circa illam conclufioné non pof fit disenfum eliecre ex (c, neq;
impcerari à voluntate ad di(senfum producendü ;& Xó cít, quia I:cut fe
hsbet bonum ad vcl. Jc, & malum ad nolle,ita verum a4 afscn füm,&
falfum ad dif(sé(um, fcd nequit bo' mum efsc nolitionis obicctum , «t bonum €t,
neq; malum, vt málum obicétum vo- Inionis cx diétisin Phyf.difp.7/9-8.at.2.
€rgo ncq; vcrum pót eíscobicétü diíscn. "fus, & faifum obie&tum
aíscníus, aliter po &cntta tenderet extta proprium obic&tu; «quarc ncq;
vt poteft à volun'ate impcra- 1i intellectus , crit indifferens ad affensü , «
diíscniim. Conceditur ét ab omnibus, antelle&um circa has neceísarias
veria- 4cscx propria natura con(ideratum cfse determinatum determinatione
cxcrcitij Ad afsGfumyitant ex fc ftatim prabeat af- fenfum,nec poílit
nonaísentire , quia cx fc cft canfa nataüralis,qua, ti nó cftimpc- di:2, n«ce(sarió
agit;nec habct j otétiam fuípcndendi a&ioncm; dubium cft de in tell. ctu,
vt voluntati fubijcitur., quomo- 4 babet quandam pariicipatam liberta- 1615, an
poflit .f. voluptas ftante aíscntu vero , & cuidenti ( rmmifsarum neceísa.
rjaruc) Süspendcra assensam intelicctus «iro conclufioncm ; vcl ipsum
difücalic- 1c adalia obieda. ML n ai eis Nuts 4 dir: CN : Om d :; 3x ;AMirmá)
Raiuius 1 Poft efc. Murcia ; vlt. Ofia q.1. art.3. Mori " Prior.d ) 6.
Auersa q.2 $ sect.3 .& alij. | Negant Conimb. 1. Poft.c, 1. q.4. att, 4.
citantes Caier.Sonc& Fons Sach. lib. »Didac.à Iesu disp.16.q.4. Blác.disp,
- ended ud E Mies «dc -4Hurt.disp,7.de, » Anim.seét.a. Amic-traba .disp.3- d 6
dub. 1. Arriag.disp.15. Log.se&t.6.Io.de S.Th.4-p-Log.q.24.art.3.COpl. disp.
17« q«4.& ex noftris Tat.1.Poft. q.1, dub. s. . Circa qeisiin pxobabiles
commis nis feré fententia (uftinet intelledtü effe quoque determinatum
determinatione conttarietatis, quando przmiffz rudicá- tur probabiles , itavt
nulla ratio fal(itatis appareat ratio cft cadem , * "a przmif- fie
iudicantur vt vere, & poffunt re&a il. ationc inferre concl. probabilem
vcrà , non fal(am , quia cx anteccdemti vcro nó fcquitar fallum ergo nequit
intelle&us: d.tfentire, tum quia (i diffentirct, a(fenti- ret contradi&torio
illius conclufionis,&c per confequens virtualiter aflentiret có tradictorio
praemiífarum , de quibus iam fuppon:tur aflenfus, crgo duo afséfusop« peau
in1ntelle&tu;quod cft falfum. Dus» itatur tamen de determinatione exerci»
tij nam quidam fu(tinent iatelle&um;ét vt à voluotate przfcindétem
yindetermi- natum ec indeterminatione. exercitij » vt poffit elicere, vel
(ufpendere aifenfum circa conclufionem probabilem, ita Co- nimbr.cit. atc.3.
Blanc.& Morif. cit. 31 Dicimus primóypofito a(scíu pre» miffarum in
intelle&ta 1pfum nece(tfitari ncce(fitate exercitij ad a(icofum concl.
quando cft in materia neceffatia, vt non poffit à voluntate impediri ; ita
Do&ot y.d.1.q«4 S. 4d argumenta,& 1.Poft.q- 8.X 9. prob. imeilcétus ,
& premiíse sit caula naturales conclaiionis debitz ap- plicata, non ipeditz
, ergo neceltarió producunt aticníum conclufion:s. Dices in pediri-à voluntare
mon coníentiente.s nec concurtente,imo füfpendentc cocurs Ium nec MEUM matorem
participat libertatem y cum fit agis cóncxus cum voluptate propter rationalitarem,
quàda caecerg potenti . Centrà ; voluntas nom dcbet concurrere camjuam phylica - ple u ^s cen c Q.V. cn ex pramif.
ntcef-BelleClus ad affenf.comcl. $2.5 fa.od.a&usintelle&us, quia vt
intellectus. concipitar vólantati prauius, exi t in pro- priosaQus; — ubditur
volürati nó indiget concurfu voluntatis phy ico.Ne- gatio confcn(us -, imo
difsen(us volunta- us non eft. impedimenum | fufficiens flante afsé(ü.
pracmiflarum y quia etfi no- lit volontas , fi vifibile eft proportionaté pra
feos, & illuminatum,oculus non impe ditus non clau(us,adhuc videbit, ergo
dif fenfus voluntatis.non impediet a(Teofum. conclafioois, qui affen(us (e
habet. vt vi- fio ,conclu(o vt obiectum
a(fen(us prze- mi (larum vt lumen, & cognitio bona: il- lationis,vt
applicatio luminis. Tandem iila maior conucnientia non officirquia ma- gis
(ubijcitur voluntati potentia loco mo- t1025 quàm intelle&tiua, quia illa
ab(ue imperio voluntatis non exit in ad ü,ficut intelle&us., & tamen
eft magis extriníc- €à volütati,quàm intelle&tus ergo ex il- la maiori
vnione nó debemus inferre tan- tam dependentiam intellectus à volunta- tc
inoperatione » vt fi habeat obicctum | ace pc am ina&um , nifi prius
eneplacito,& licentia voluntatis obten- ta ; tum quia in aGibus
intuitiuisyetiamfi formaliter di ('entiat nequit impedire ap prehenfiones,vt
cum vehemens vrget té- ratio,ergo neque in difcurfü talem. pote- ftatem, &
dominium habebit. In contrar. arg. Tum quia. nullum bo- num poteít. quó ad
exercitij determina- tionem neceílitare volütatem, ergo nul- lum verum: à pari.
poterit determinare intellectum. Tum 2.poteít voluntas cau- fare ccilationé,
& impedire continuatio- nem cuiuslibet aífen(us conclufionis er- go poterit caufare lufpenfionem, Tum 3.
ántellectus, vc lubditur voluntatis 1mpe- «tio, participat libertatem , &
indifferen- .fiam circa juodcunque obicctum, er. 'étiam circa aileafum
nece(larie conclu- fionis (ed non potctt effe indetermina- tus
contraric,crgofaltim cotradi&orié . "Fuen-4-habitus z1znitur in.
potentia erga aliquod obiectum,.juando potentia erga illud habet aliqualem
libertatem , & 1n- diffcrentiam , vade in naturaliter. detac- minatisyt
funt gyauja re(peétu motus de erfuüay non geactatar habixas cx Seo» 2. Logra e
d.1.q. 10. K. fed inintelle&u era con- clufionem fit habitus, ergo circa
ila ha. bet indiffcrentiam»faltim cxercitij . 33 Refp.ad 1.neg. téjquia.volü«
taseft potenti formaliter libera yintelle- Gus potentia ior E natia dt des
terminata « Ad 2. poteft ca qo nane i nem folum auertendo intelle£tum. af--
fen(a principiorum;& vt (ic poteft ctiam: impedire atfenfum.conclufionis ;
ftante: ver affenfu principiorum , non pót ime ite continuationem a(fenfus.
concla- fionis- Ad 3.vt (ubditur voluntati; folum: babet poteftaté cliciendi ;
& non clicien- " di affen(üm pre miffarum 5 tamen hoc eli cito ,
neceífació necefIitate ex. fuppofi-. tione deinde infert conclu(ionis a(fensá
s. vt patet jnalijs potentijs. Ad 4. cx dicen- dis in lib.de An.habitum non
generari inv potenzia propter folam indifferentià, fed etiam quia poteft aliquam
pati difliculta- temyvcl quia poteft intenfius;vcl minus. inteosé operati , qua
ratione quando eft habituata facilius , citius, delectabilius.y. &
inten(ius operatur ,etiam (i natucaliter àgat,quare ncgatar affüumptum.. - nd
ad idem ; « do ex ijídem pra mifsis poceft inferri duplex cóclutio y vt in
Barbara, Baraliptons Celarent , 7 Celantesquarü vna efl direGta, alia indi-
rc&astüc preaitfa nó determinant iatel- le&um ad aliquá illarü , ergo
indifferens eít ad eliciendü,& non eliciédü a(fen(üav cuiuslibet. Tum 2,apprehé(io
terminorif, etiam primorum principiorum, non ne- ceffitat intelle&um ad all
enfum illorumg ergo neque a(fenfus przmifarum. deter" minabit
intellc&G1myad afenfam conclus fionis, patct conícq.quia maior cuidentia
eít in primis principijs, quàmin conclu fionequa cuidens eft dependenter. Re(p.
ad 1. ineocafu pramiffas des tecmningté necc(fitz ze intellcQtum ad € elu(ionem
directam immediate , quia pee fe primó cft ex praemiis deducibilis y» mediate
vero , & (ocundarió ad.co fionem indirectam,quatenus eft. conaer- tens
concla[ionis dircétz « Ad 2. fi. ter- mini illi babent cuidentiam manifeftam
conncxionis , pollumus concedere ap- prelicaGonem neccisitarc inccllectum ad |
0 Ppp midi - 326 sadicium ferendam , (cecus fi fint ineui- détes; ita Doctor 5.d.23.q.vn.S.
Aliter. 34 Dicimus lecundo;quádo premitlz fütit probabiles , itavt nulla ratio
fal in cóntrarium apparcat, nonrequiritur ne- ec(satió coafen(íus voluntatis ad
affenfum conclufionis,fed fufficit," indifferenter fc habeat; quo caíu
intelle&us neceffita- tur etiam quo ad exercitium ad inferen« dam
conclutionem . Colligitur ex Sco. 3. d.25.q.2. vbi docet ad aftenfum fidei nó
nccctfatió requiri voluntatis actum de- 1erminantem,& imperavuum ;
prob.ij(- dem rationibus praced. concl. nam hoc folum di(crimé effer, quód
pramifsz ne- ceffariz funt euidentcs , probabiles ve- ró incnidentes, fed boc
nost vtget , quia. obicdtum vt probabile oftenfumett fuf- fiienter
propofitumintelleétui , vt pof- fit intelle&us elicere affenfum circa il-
laspramiífas, & ifte afse(us premiffarum eft (uff ciés cau(a, vt eliciatur
probabilis conciu(io, ergo etiam volunzate non cO- "adicente nece (litatur
intelle&us ad il- Ium aflenfüm;quia caufa naturalis no im- pedita
ftarimagit. Tum quia fi per ;m- perium voluntatis potcft intellectus cli- ere
aísclum conclafionis , fequitur pra- miffas illas & intelle&ü cffe
tofficiences caufas cóclufionis, qaia voluntas no cau fat marorem probabilitaté
in obie&tis.auc euidétiam; (ed hzcveta vel falfa (ani ;n- dependentcrà
voluntatc, neque voluntas Me potcftaté crahendi intelle&tü
extratoptiücóvaturalc obicétii;ergo precio dado à volütatis imperio, adhuc
iatellc- €tus eliciet conel. affen(um,qura cft c«ula xaturalis- Tum quia L
amones habent fyotitiam iocuidcniem de rebus fidei , & tàtmen non cx
affcátu voluntatis , quz dc —fc eit mala, ergo hatc non requiricur ad. £crum
incuidentium affcníum - Contra vrgctur; in his obiectis non de- tciminatur
intellectus ad aflenfum , quia opinio efl (emper cum formidine de op- yotito;
ergo nulla caufatur neceffiias in antclicétu e& pri (fis probabilibus. T
qui? fi affen(usin probabilibus przcede- 1ct Confensü volantaiisnallum iudicium
temerariu cliet peccatumynam pcccatum ^id o peccatü, quia votuntariü, T dem idé
Difp. X I. De Syllogifmois Commit. 07— effet dicendi , quando propofitio proba-
bilier appatet oppofita ,& qf effet vtraq; cótrtadi a - probabilis ,cum .n.
fint cau(y naturales,fi potfent agere iode- pendéter à voluntate, iam
intelle&us ne« ce(sarió aísétiret propofitioni probabi- lioti ex illis
cotradi&orijs , cp cit falíam, | 5$. Rep. has rónes non vigerecontra-
conclufionem, fed potius contra iudiciü priemiffarum,conclufio .n. noftta füp
nit aflenfum przmiffarum in iulii; quo femel admitio , fequitur neceflario
affenfus conclufionis ; dicimus ramen ad primum probate folum intelle&tum
nom neceffitari ad affenfum certum, & cuidé. ter, concedimus, tamen cum hoc
ftats 9 neceffitetur ad a(fenfum verum , (icut verz (unt przmi(Iz , ncc ob(tat
formido de oppofito,hzc .n.tollit folum firmita- tem alfen(us,nó determinatiogé,
vt di(p. - feq.q. vl.dicemus. Ad z.concedimusiae dicia przcedétia có(enfom
voluntatis nó ele peccata , namtunc voluntati imputaá- tur, & temeraria
dicuntur , quatenus vo- luatas tenecar impedirc illud iudicium ,. &
nonimpedit; tenecur.mquia prudentia di&at in omnizc non enidenc poffe coat
mitti etrorem in iudicando, & per coníc- quefis nó temeté cft afsétiendum y
& cer- titadinalitet, (ed cum formidine de oppo fitoypofTet deinde voluntas
impedire;ná quidem fufpendendo afienfum .cóciufio- nis (ed potius atfen(üm pra
mi(larum di ucttendo intellectum ad alia obic&ta: Vct fecundü aliquos
fufficit , vt (imul babeat iudicium pc tIibilitati$ fallendi, & nó cer- to
ilsadhereat,gy (atis cít ad euirandany tezacritatém, & peccatum. Ad 3. conce-
dimus allum ptam im primo cafür,quia fot tiusagens füperat rcfiftentiam
contrarijs. & €xic in actionem, fr non adfit aliud imr pedimentum ; cum
ergo vna propolitio: probabilior apparet fua oppofita , tam.» fort:or erit ad
mouendum intelle&tum,&c per confequens intellectus affentier, nifi
voluntasimperaretcogitationemprobae — — bilitatisalterins partis,vel periculi
erraüe di, g (zpe folet euenire in huiuftaodi iu- dici ie rts Se tÓ oppofirc
propotit io- ncs unt zqué probabilcsvcI nulla p pu tct ratio Vcrisvcl falíi,
aic — 3 - " i - m 9 V.c/nes prami[fs neces. int. ad. affenfum concl. 817
$. Hiter,& d.23.q. 2. nullum elici afscn- fum, (ed meré neutras e(Te
propofitiones illas intelle&ui ; neq, poteft voluntas im- perarc alfenfüm
ad alteram pattem , nifi . Obiectum prius moueat ad illam ; quare neceísé erit
, vt intelle&us ceffet à confi- deratione rationum vnius partis ex im- ge
voluntatis,& hoc modo poterit vo ütas ad vnà part intellectü determinare,
36 Quarifolet hic;an atfenfum cóclu- fionisvlca affenfam pramiffarü prarc-
quiratur cognitio dc bonitate illationis . Aliqui affirmant hanc cognitionem
pra- requiri ét per modum iudicij, ità przícr- tim Poncius difp. 29. Log. n.
3o. vbi in- quit ad determinandü inccllectü ad asé- süconclutionis prater
affenfüm praemif- farum vitcrius rcquiri iudicium de neccf- faria conncxione
veritatis cóclutionis cü veritate premiffarü ; alijs prerequirunt banc
cognitionem de bonitate confequé tig per modü fimplicis apprebentionis, .
noniudicij. Comunis, & probabilior op: nio ncgat ralem cognitionem
prarrequiri piz(crtim p modü iudicij it en ips 7. de An.(cct. $-Arríag.dilp.
13: Log. fct. 3. Ouuied.controu.9. Log. pun.2. & alij pa(Iim,g» probatur
fatis cuidenti róne,nà bonitas illationis
& connexio veritatis conclutionis cum veritate pra miísarum fundatur
in illa principio per Íe no:o , qui (unt cadem vni tertios(unt cadeni in» tet
[c,per quod omnes rcgulantur difcur- (us cx diGis 1 p.Inft. nam in virtute
illus principij per fe noti ex conexione extre- morum n tertio in premiflis
infectur co nexio corundem inter fe in, conclufionc ; flatim ergo ac
intelle&us percipit extre- ma efe vnita in tertio, co ipo manet dc-
terminatus ad iudicandü c(ie cadé inter. [c inferendo conclufionem ,. at fic
eft, g» pracisé ratione pre miffarum cognofcit l us cxcrema identificari cum
ter» tio, vt fatis de fc conftat ; crgo boc folo determinatur ad iudicandam ca
inter (e 1dentificari in conclufione , nec alia co- gnitio przrequiritar de
bonitate confe- quentiz « Conf. quia ruíticus intcrdum bené difcurrit , neq; in
co difcurfa antc- ccdenter ad c ouem medicatur bo- nitatem conícquentiz;(cd
(otün aduertit notitiam pre mifsarum;ergo preter pre- mifsaram afsen(um , non
requiritur alia exprefsa cognitio de bonitate conícquc- uz. Deniq; ti
przrequireteturtalis ex- preísa cogoitio de bonitate confequétia: er modum
íudicij , fzuftrà probaretur fooirés illationis aliorum fyllogifaorà , in
quibus confequentia non cft tam eui dés, pet redu tionem ad quatuor primos.
modos primz figurz , nam per tale iudi- cium pr cedens (emper cerrificaremur dc
bonitate confequertig non crgo cale iudicium femper przcedit . Scd obijcies
deinitioné (cicciz actua» lisab Aiit, traditàm 1, Po(t.cap.2. quod (circ cft
rem per cou(am cognofcere, pro- pter quam rcs cft, & quod illius caufa ett,
ergó ad afsenfum conclufionis prater a(- fenfum pra milsarum requiritur eram,
ge cogno'cantur , vt illatiug conclulionis , Refp. per illam particulam Arift.
folüm fignificate vellequod.cognitio (ciencifi- ca cohclufion:s.on c(t cognitio
cius in ratione fimplici$ propofitionis » fed c Cognitio difcurüua , &
dependens à prz- vtà caufis, iX taliter dcbet cogno fciconclufio,vt dicatur
cíIcGtus demon- j ;non aütem (gnificare vo:uit exptcísam cognitiontm de
bonitate illa- tionis przccdcre debere afísenfutn con- clufionis; 1tà diximus
.par.Inft.tract. y. Cap. 24 diim illam definit1onis (ciétig pac- ticulam ex
plicatemus, quod poniturquia nedum oportet ,quod illa cau(a fit proxi- ma, fed
rcquiritur, quod intelle&tus (ciat cffeGum à tali cau(a pendere ^ 37 ritur
deniq; an condlufionis aísen(us ià neceí(satid pendeat à premif- faram
afsen(u,vt nec naturaliret , nec (u- aliter finc ipfo haberi queat.!.am ille
a&us , qui fequitur hic , X nunc ex przi(lis poffit quoad (ubítantiam ,
& rationem íuam fpecificamhaberi ab(que €o,quod firà przmi (Ts.
Ouuied.cótrrou. cit. pun&. $. cenfer falim fupernaturali- tet poísc produci
,.& conferuaci conclu- fionis a(senfum tine przmilfis quia af- fenfus
conclalionis tantüm dependet à przmiffis focmalibus ; tanquam à condi- tione
applicante motiuum , (cà formale obicétum ca rauone; qua depédet voliio Ppp
3 àco- A $18 Di/?. XI. di cognitione,
f-d hoc conditionis genus poteft a Dco fuppleri , & poteft fupec-
naturaliter dari volitio line cognitione; ergo potefl dari. (ujernaturaliter
a(sc(us concluíionis finc aicnfu praemitfatum ; idé tcnct Poncius dip.
20.L0g.q-2 n. 10. cum enim affeníus conclufionis, & ptz- miffarum fint
a&us realiter dittin&ti, non apparet ratio tam neceffariz cóncxionis
intcr illos , quin poffit effe aísenfus con- clufionis fupernaturaliter abfq;
a(sen(u premiffarum. Quod conficmari adhuc potcft , quia innoftra fententia
affeníus con: lalionis dependet ab affenfu pramit farum in genere caufze
efficientis,certum posi apud Theologos tems Deum etetale genuscaula , nam in
genere cfüricnts cau(z quicquid agit cum caulis fecundisagcte pót fiac
ipfisiinquit Theo- logus. Caterum confequenter ad dicta fuperiusn. 16. 19.
oppofitum eft te- nendum, dictum enim cft ibi a(fensá có- clufionis in (uo
formali,& intrinfeco có- ceptuincludere dependentiam à premi(- fis, &
talem dependentiam. effe fib: eí(sc- tialem, vel (altim cealiter identificatam,
non autcm accidentalem, & extriníccam; praereà ditum cft ibi , quod fi
intelle- &us abfq ; premiflis eliceret propofitio- nemi iftam Tetrzus eft
animal , talis " gros non effet conclufio , quinimó cf- entialiter di tab
ca conclufione. » ( licet eífent de eode obie&o materiali ) ' quz
inferretur. ex illis peemiffis , omnis homo eft animal, Petrus eft homo, crgo
Peuus cft animal , nam bac eft fcientia , & tertia operatio, illa.yeró
fimplex pro- pofitio,& tertia operatio ; bplicác et, ctiam dc potentia Dei
abfoluta poffe eli- ci, vel conferüari afsen(um conclufionis, vt fic, abí4;
ordine ad przmiffas ob cf [entialero dependentiam quam dicit ad illas , co mode
quo dicunt Scocifle rcla- tioncm dependere in genere cauíz cfli- cientis à
fandamento, & Tbomiftz a&ü vitalem à potentia vitali , adbuc amen ^
«ilem dependentíam à Deo füppleti non De Séientia; 9 potfe, quia e(sentialiseft
rebus fic depen dentibus.Fundamentum Ouüied.oppofi- tum füftinentis falfum
a(sumir in maiori, nam cx dicis q.5 , afsenfus przmifsarum etfe&iüe
concurrit ad afseníum concla- fionis, & non tántümper modum condi- tionis
applicantis motiuum 5 in minori etiain dubium a(fümit, nam inlib.de Aa,
diíp.7.n.1 11. oftendimus nec fupecaatu- raliter pose dati volitionem fine
cogni- tione ; Ratio ctiam Poncij inualida eft , quamuis enim in abíolaris
realiter diftin &is prius per Dei potentiam polit à potteriori feparari ,
vt docet Doctor 2, d.12.q.2. non tamen é conttà , quando praefertim pofterius
dependet císentiali- terà T vt cóftat de toto, & partibus, Confirmatio,
quam nos addidimus, difli- cilioris cft (olationis , quia genus caufz
cfficientis (emper à Deo fapplebile videe tur; imó hac ratione nos Scotifte
tene- mus contra Thomiftas pofse Deum pro- dacere , & conferuare a&um
vitalem in- dependenter à potentia vitali; verüm cü dicitur à Theologis omnem
talem depé- dentiam in genere e fficientis cau( cfse à Deo (upplebilem,explicat
Do&or 4. d. 12.q.1. fuprà E , & (ub S. id intelligi debere in
abíolatis,non in refpe&iuis; in propofito autem conclufio; vt fic, ha
rationem refpe&tiui,quià vt fic, intrinfe- c & c[sentialiter dicit
ordinem ad prz- miísas,vndé deducitur, licet cius aísenfus in ratione qualitatis
fit entitas abfoluc cui talis dependentia e(sentigliter , v faltim realiter
identificaturj que folutio an (üftragetur Thomiftis negantibus actát vitalem
pofse à Dco produci , & confet- tari independenter à potomia vitali in lib.
de Anim. di(cutiemus. Alia quzdam folent hic difputari ad formam fyllogi(- mi
(pe&antia, que coníultó hic mfísa facimus, quia (ufficienter de illis
tra&a- tum c(t 1. p. Inft. ya&tj^ rc A—-— : "ex vlu,& ire ,De
Scientia. . d tiones nitione pofleanaturam den gnande definitiones: € quidem CS
$19 ze-qposT Trallatum de Difcurfu, &* Syllogifmo in Communi,ad j| eius
fpecies oporteret nunc dejcendere, que funt Syllogifmus Demonsiratiuus, Topicus
C Elencus , c primà de Dem cue flratiuocateris praflantiori attamen
quianaturamyG7 cona iones Demonftrationis aptius venari no po[Jumus, nifi ex
no« titia quidditatis C cüditionum Scientis qua effeius eft De» meon[lrationis,
C" ad ipsi vt ad finem ordinatur demon[lratios - idcircà Difputationem de
Scientia premittimus, veftieys Jn 3i Pofl.c.1. oflendit dari [cientiam, deiude
c. 2. ip[am on(Irationis, eiufqy conditiones declarauit , duas a od attinet ad
exiflentiam fcientia , fatis dictum »trift. inberentes ,. iti ex ip us de : efl
in 2. p. Inflit.trati.1.c.2. vbiinnuimus contra antiquos de nouo dari
fcientiam, € fi non de omuibus, faltim de aliquibus rebus : ad effentiam igitur
fciemiie de clarandam accedamus . QvVAESTIOL Quid fit Scientia . t Cientia
folet primó diui- di inactualem , & habi- tualé , vtraque debet hic
declarari, & quidem quo ad fcientiam habitualem nó cft difficultas, hzc .n.
cft babitus qui- dain de prima fpecie qualitatis, perma- nensyintelle&ualissdif[ponens
intelle, non ad fimpliciter operandum , fed ad prompte faciliter , 7 expedit
operan- dum, ex frequentatis a& ibus fcientificis acquifitis ; que
definitio colligitur ex dc Initione habitus in cói intinuata à Scoto in 4.d.6.q.
10. O. ueut n. quilibet hibicus eit quzdam qualitas dilponens -fubiectum non
quidem. ad fimpliciter ' agendum, nam abique habitu euam po- "tenta
clicit. ali juos actus ; fed ad a- gendum fa ilicer , & proinpté, acquifita
;ecationc illorum acutis ad quorum prod:ctioneu habirus 1nclinat , ex dicendis
[a1.05 in ib. c An. ica (ciétia habituals di fponit intellectum ad. faci- lius
, & expeditius el:ciendos sétus fcien- tificosqu &taétia actualis
diciiur, ex qai- bus fuit genita ; tic hobihitas illa demon- flrandi paron
mobiltatis de corpore naturali cx frequeati cognitione. per. de- Logit ae
monftrationem acquifita dicitar fcientia philofophica habitualis aus vero co.
nitionis dicitur philofophia a&ualis ; um igitur habitus ex a&ibus
generetur, & fpecificetur i desierit eol a&ualis,adequat it quid fit
habi- tualis fcientia, ex ibus f. aGtibus geue- rctar,& in quos
a&uscliciendos inclinet intelle&um; tota ergo difficultas erit. in
explanatione actualisfcientim. — Scientia a&ualis ab Actif, definitur - in
concreto r.Poft.c.. $cire efl remper cau[am c egno[cere,propter quam ves J
quodilliuscfl caufa, & no contingit ali ter fe baberequà definitionem
explicui- mus p.2.Inftit. Log.tra&t.t .c. 3.vb! nota4 uimus Arift.
definijtle fcicntiá perfc&i- (imamáà pr:ori , & per cauíam non folum in
cogaofcendo, (ed etià in e(lendo,vide, qua i dixiaus c.4.eXplicando particula
illain definitionis demon(trationis , caM« fifq. concinfionis. Ex ifta
definitione Ícicntig ab Ari(t. tradita Do&ores dein» de variascolligant
condriones fcientiz » 3 Primaconditio eít quod fit vetayer« ror.n.
&talntasmoníunt feientia, — Secunda conditio cft ; qnód fit certa s pro qua
norant Do&torcs , vc aduertunt P.Cauclius de An.difj.3 .(cc.6.& Auerf, q.26. (c&. d wt certitudo eft firmas
intellectus (10 acri determiuatz Ppp 3 . pau £o Difp. X IT. De Scientia. i BA;
fpei pfotitg', . C hraedjea a » dis MOXO REOR: TTE PELE zelle&u certitudo,
fed dabietas, nec fcié- Uc paratur laci materiali , qua il« tia, fed opinio ,
quz certitudo, & deferhilTurteaiteh obiectum clare , & diftintté patio
intelle&us , vel prouen& ex 3jfo- — percipitur ab oculojhac cuidentia
ortum mecobie&tosqiacesus ed (21, dedisyea.
Tinberab'obteGtücceígitaresquasntellc4 filicitor, I& dc patcnaio Deinegioat
soli« :5 e dlatimpricipit intdlie ét sc io- tei Ua Spera Ri vl xta esas
bic&tà, ofitorimacceísar ianugm alij&di«:. 31893 comnaxipurs, &
dripofrir ennorervtidosntiilesa y ablic; itl pai tits €tia2 s
abaliljsimetaphyhea ; Vcl enoneát, as mactitilifidel ue luris courir bir MED ve
ie ] indo j qrod: poteft myltipliditer occides: ae o Lusmolten pecciprre.
rationeth con rij vlr guvojonat impari il: nein hui ree e zi, vitali eráudicet
y &«nonaliter ;e9.s epa Reti. enit d às quiàniotictüc vier teet rs an i As
ebat qui rir Mm : Lors seen Hasse sionis rat d qp Adi ^ 0à cinema tinh ela.
TtLiClis GU CR torri a v ihrer duplex alia exip ope rome d iudicatur,
aíseritur. te potentiz , & dubias le spento sb aliquibus maxim authoritatis
viris, nis intime percipientis rationem conne- zin eei Le p xionis retmitprpnt;
alignex paye. obic- Mf cimnibusxerritadinaliter exc &i, & cft apritudo
il]a in ol mani- Lnles ci cnediahoNtap elim i o tac feltandi (e Cfaré &e MAS rncellectuis
,quómaioriscathbessaysoos;viriiud vufteGmac icelle&tur-Obijciturs mouc
xteditim afferenies eo finmius adhatet illàni ad fai codi onem; & plex ,
Bembo aiat ike dE A xia: 3cinediata:scüntell li- S irrefiagabilis veritatis.
h;nc. x;apprehenjione rcémin F - berum utcs!hidciuintanaNimae £erbtudinis cug?
deriuturilli propofitioi , ffea efintte (virriopíp diuino jnpixai3baliqni-—
diftin&o! iddigers S hac culdioria cft bus hzc cenitidonporzlisyosatur(.eX-
principiorum, que jmexediata dicuntur; »cepiasfiddi lupemhs táfalisceuitadine,
», alia gmedsatayeo quta non ex fimplici.ape veuar valde mator eft) wel
tandeiimeug-. prdbenfronetermvnorum mouerur imiel- &ur intelicétus ad
iudicandum. cestitndi- le&usyItd propicr aliud prin pam. Aalitoptteelses
quianaturilitermequita-. sftinétu quod cf cau(aseo MORS T -liteceueoirex
quamuis (i pliciter potbt. 3 lur Persio NE 1anem, qua » eluerfieri vt fi
viderer nocidens, [aum | euidenter: (citur; propiér. praaiísas ,jà
"hád;caictibi [übftazedübic ugs, & fi vi^ qdibusaccipit pcopriam
cuidentiam ; ip rlérét ignemapplicatum paíso ; infexcet. sataniantiia eaidens
dicirur, quia princi- eabicalctict ionem adéfse eo quia natura. ;guay € juibus
deducitur ,(ünt cuidenrias crum fic poflulatscom ramen Debs jof-. - clatum eft
cuidéntiam irgmediatam non ^et, &ccalefs£tionem) ipmpedite , &
acci- conucnite fcienuz, nam [cienraictt
cón- «dens à fubiei&a (eparare;basc dicitur cer- ; élufioniss nen
principiorum 5 dompetcre -aitüde pbyüca , adfcieniiam perfectilT- | ramen
cuideritiam mediaram nam qu- . mam .ptuma certitudo requiritur , nà fub,
ibeiconduhbo cftex: fois printipijs eui »i€ertudibe motali pót (ubelse
falsüj& fie, dentibus deducibilis ergo erit in (c egi- militer fab
certitadie phy (ica Ad (ci&Gà. dens mediate): dubinm cft de cuidcua po c
it&o.iouS perfc&à tufbcit pbyfica certi-.. senuatan df. seqnisatur,quàd
intellectus 3:£üdo vt iníray& difprq« magis patebit . clane de MN Eme tci
puat conclüf opc Hua JIerüa coditio «nod Gt evid6s eui- ,, ex prjacipijsillam
deducendo, 4 pgrehen- *. dentia rft dacitas cogniGionisqn&;ntel» ;da195
dépendentiam llo euidenug co- 5 dc€hus.claré videt obieói verateon,
Gcsiclngongab.guidenria pripipionmeso 41 ! ver trj E ga eh3ijQ UM i € i W^ - 1!
gré, sratiispatopije 1, abíay / idedxer illam quet «: Cip «eH poni fed estadio.
hi endens princijia y S mn atu vceerunt,
didacit dede dél IAE! 01 202122018 30221 &Ilt Sr hópihiie nedánt
háneseuidentiany K Pic ecelfadaa eísie * Ftofictre diuo A ey x chaüóais
fialitét ex te-euid eer cosofebi j «ju rórie ponunt no bran. "Ticelózisti
cfse jitopriéXcienciam,uia) vele dtdaci éónckinones cx' articulis fi- dcij à
Gwinrelet beatóriíuut pex itiiliteé congeduat fcientiam fübáliérpatae 6(s8.
verad(éientiaar i jrceliéeba datae (ciéntia Tubálrernan te;ifiprid übáherhatisà
d&d:znó. recipeiet plioerar& xem: ita Cao nM Meri yore ris in dé SAT hó
fà Lóa d a6«it:5- Cousplat;; difp.vó:Logt qoa? qui alrosciqut 27.1065 Th es
"Pese tuin se dilpraa qorzdrtd imomunt ciéntià nàfi véHoquimus Ii, &
abr Ait, deféripca in lib; Poft? circa, neceffáriam e(fe eiidentiam; velidcdaós
tiain genere 5 & ub vmucrialioriaccese pronc;& Bac aiit a eutden br,
& (olüim dicere cogmtionenvetam; & écttainde aliquo -óbiedla, quéden(a
— p concedunt "Fbeólomam: dict fcientiam "Scotus qi PEOL img ad
collar; &c3. di: dog vuv OLEUM ENDE fuftine;de ratiotic propria (éienda.
eíse cuidenga, & nónai(i mipco prid nomeunfzienuz acz cómiodarinótitid
obfcura ,.Gc rmcuidca- ti; quamaiseertiflimia, quee noníólü cft £ómunis apud
Séotrftas , (cd eviamo apud dniiquos, & ex R ecendoribus fequuntar: ! Al
cus rà&t.27.de (eie. q.1 ; dub. 9; 8c 10. Blánch; A Log;dilpueltéet: 1.
Dida-: cusà Ictu dic p. 18.q.1 X álij i. j yu no ! 6 Quamuis hzc nc nomimlis:
qua ftioyattamen dicimus tcientiá propr.e di-- tá requirere euidencia m
iteliecta tué - us, & uonitiimproprid crásterri ad actus^
ineuidentessquamurs certos ; 11a Doctor ci SC ped. e q.4iart 2, C. & quidem
qp hxc fic mens Axitt, indubirauim cit-; nog : & ding niiquz-annexaim: E
cipiaimodias; pe c(seiac (cic nrifirum ee(ültete cócluts in (üaprincipizdcbere
; Dui quiaex« mupiconfcof-í fi dcsj& faic pecie d fcruiio, hrió
oppoaontanygam ula efto Ícura yita clüraj& euidensyergoceuid fs tücít
aderat rint to fcicnu ti? Neque dirasovdlorg de:fciéntia; Atiftidet mcaynon
defer 5a (ecandi generica amqepiipnéan. : ;vdlet,quix Smdccsiae qo dfreniaee
emi gemtdiffeivalyopliniogec Q quisdicedb opiniongdy («^ Gfemiarb fp candum rgo
trohedyo«mericaoy vrdiciecogbrrióneme velamrcó fimaneom cviíra ,
&Poploxbilig gon ttt éloquerau; (ed potjusaburerea üir yocabul; ic
imptopotico. du friépie zcípecta fidei dicemium; $qnapzógtet xi
Ícieamaadcdgricionzxrimneuidiicor ex undicac cnt tocdriótappro[nia, & Ly me
nidenscédt ditereximitio drujadens, veh ditlrahcasy hon fecus ac f? diceretur
fc1c02 tfà icarurá ho foc volueruat auidiog restecinde femenc ac quicun j; e Sa
&s V'astibus Théolagiaaytiotl ram (cit 2-4 viamrappellatint ;/ derqua,
reizctum age mus q.4 .art«3: vbt re[ponGiones Cosrie lut: cot iabiauis j-&
ràtiones iu/cón- tcacindifalu&nas: 2! £iUD ef ; isola 157 | Quarticovditio,
quod Grnecefsá« rid: pto ii notos Scd. tdi gs 314, 4:82 2 ép nédetlitas e(t
daptei; allizamplteiter , quà resa éxiltit vi nori pottic mon exi« ftre
jaliaeftabceümas fecaadum quid; (cà cotiplexa38 eftyquaresaliqugtaletm
liabéchiibiudiaeu uxét de , vt necesaria vnà alterad tncludác quara ione
iteiles Gus conci ias: teconmnos illacámonecele fario cómpoait vri de alzcco
affioinái do , & propter buncmeccisapiambabiqusi dincmteranorcuum teinper
propofitio del illis etipaciara eroteqd AM vdofo car & confe-,uéter
wece(sarid vera , tta Vt nex queacftificari pro qnactmqoe tcapóris; diferencia
y eo 1jula propetatorcsnece(o (atige ubilcahant d tempore y vedisi uus rip.
Hitt. udeboti Cura cad. Leica: per- Ppp 4 ftc Aur Ael LLULLILUULUMRSU"ÁGIG
LL - LL fc&iífi mam non reqnititur prima necef- fitas nam prater Dcuw omnia
contiagé- ter exittant, eriam ip(a [cientia corrupti- bilis eft ed (ecunda,
quatenus talem. ha- bet vcritatem, vt nunquam poffit contia- gcre mutari in
falíam fpe&tata quacung; potentia, & téporis diffcrentia , & in hoc
fen(u de cortuptibilibus eft (cientiaqua- tenus habent quadam predicata taliter
illisconueniétia,vt non pofliat non con- uenire 5 hzc conditio includitur
infecun da ; cá dicitur, quod debet eíse certa. cer- titudinc metaphyfica, itat
nó. contingat aliter (e habere : vide q. feq.art. 5. Quinta conditio cít, quod
fit de obic- &o vniucrfali,co quia de fingularibus nó cft (cientia,quod
poteft probari;quia fcié tia oftendit paffioné dc proprio, e * a- quato
obic&o , fed hoc non cít rc;aliter alijs indiuiduisnon competeret, etgo
crit vniuer(ale;ri(ibilitas .. nequit Petro adzquaté conuenire , (ed homini ;
quz conditio non conuenit fciétizvt fic, vt norat Daflol. q. y. Prol. att. 2.ex
Sco. q. 3. Prol. R..(ed (ciétiz de obie&o crea- to;co quia naturz creata
diuidücur in (in- pue » at fi c(set aliqua natura de (c zc,& (ingularis,cui
primó coauenirent paffioncs, vcl qua(i paffiones , qualis eft eísentia diuina ,
tanc de fingulari poteft eísc (cientia , vt q. feq. art. 5. 8 Sexta quod (it
caufata pcr difcurfum fyllogifticum, quia fcientia non cft que - libet tei
cognitio,fed eft cognitio rei per caufamsdiícurfiua,& illatiua; & quia
ina illatione potcft errare intelle&us; idcirco reqnititur, vt fit per
demóftrationem rc- &e di(pofità in modo, & figura, & hoc cít, quod
alij dicunt ,ad Ícientiam requi- ti cuidentiam confequentiz ; verum
efttamen,quodvtnotatDoctor q.4. collar. q.5.Prol.& Baísol. cit. hzc
conditio aon efl dc rationc (cientiz vt (ic , quia. dicic imperfc&tionem
tàm in (eipfa , cum can- fatio dicat dependentiam ,quàm in intel- quia prz
[upponitur potentialis po- tens de nouo recipere (cientiam,& vnum poft
aliud (circ) hinc fcicntiz diuinz non Conuenir ; nam intellc&us diuinus
vnico a&u fimuloia attingit claré,& difincte. Septima coditio additur
àb alijs, gp fit Dip. XILDe $iepia. — 0 5 505 j Tio w , ZK propter fe,nà
propter ases di ipro ter Iciecias pra&ticas à vera t: m tie exciadürsfed de
hac agem.s infra q.5 .- Scd contra przdicta, X precipué con« tra definitionem
(cientiz poteit in(tari ;. À Tum quia fi (cientia eft per caufam , da- retur
procefsus io infinitum, nà hzc. cau- fa deberet per aliam caufam (ciri , &
illa — - peraliam,: Tam 2. quia non re&à poni- tur ly quoniam illius eff
cau(a,mam (i ad cogmtionem conclufioais requititur co- gnitio propriz cau(z ,
quatenus eft cau- fa , tunc omnis conclafiofc retar. fub ra- tione
relariua vt.(. caufata, &
effe&us cau(z. Tum 3.quia nou re&é dicitar uod non contingat aliter fe
babere,nam Us corcuptibilibus vt fic datur fcientia, vt patet in Phyücis,&
in Poft, Arift.demon ftrat eclypfim de Luna ; qua non femper cóuenit Lunz,
& de cflc&ibus per acci- dés, & e; ew philofophia.Tà uia g» eft
mutabile; & cótingens, nequit arr alig» immurabile ,& aec ^ entia
creata funt con ingentia, & mutabi- lia,ergo nequeüt caufarc fcicatiam
neccí- fatiam,& Pee TUM $«quia intelle- €tus e(t mutabilis, ergo nequit
e(Sc (ubie- &um alicuius immutab:lis, ergo non re« quiritur ad (cientiam
nece ffitas. Tandem cuidentia non affignatut ab Arift. inter conditiones
(cientiz;qua ratione Thcolo ia noftta, etfi cuidens non fit, dicitur à
San&is Patribus (cientia, quia talis habi- tus nequit redaci, nii ad
habitum fciétiae inter omnes habitus inte T1 9 Reíp.ad 1. ex dictis in 2. p.
In(tit. trac. t.c. 4.caufas (citi nó per alia fcietià, fed per apprehenfionem
terminorum, & per habitü;qui dicitur intellectus . Ad 2« concluíio
cogaofcitur fub propria ratio ne,(cd dependenter à pramifsis, quod e(t
cognofcere abíoluium cum relatione cf- fectus (altim virtualiter ; &
implicité » q» non implicat . Ad 3. iam diximus non tc- quiri
incorruptibilitaté fimpliciter quam alij vocant incomplexamyfed comlcxà » &
ticde corruptibilibus ; quatenus (unt corrujxibil;a y datur fcientia , quia. vt
fic süt incortuptibilia incorru ptibiliate cà* plexa propter necefsaiiam
habitudintin repertam iater hoc predicatum eotraptis | bile; ] - . *"A e
pem Wi. : , Quafi. I. Quid (it Scientia - üitio veritaus y fed vel demonttratur
ecylp(is ó adapcitudinem , vel eclyp(is a&ua- lisde Luna in tali (itu,
& ordine di(po(ita quemodo conficiuntur propofitiones ne cefsariz ; non
tamen cau(antes fcientiam perfe&ilsimam » vt difp.feq. q. 2. art. 3.
effe&us ctià per accidens habent (aa prze- dicata císentialia,&
paísiones de ipfis de- monftrabiles , & vt tic pofísunt dici entia
neceísaria ; & à (cienria contemplantur . Ad 4.refp.Do&tor in 1.d. 3.
q. 4. L,obiez €um non quatenus mutabile caufare no- titiam immutabilem (ui ,
fed potius qua- tenus natura , & quia natura obiecti mu- tabilis habet
immutabilem habitudinem ad aliud; poterit gignere notitiam fui ip- fius
immutabilem. Ad $.refp.DoGor lit. L. duplicem mutabilitatem eíse in intelle
€&u, vna eít ab affirmatione in negationé, & e conttà,. (à non
intelle&ione ad intel lc&ionem; & é conucrfo, alia quafi à có-
trario im contrarium , putaà rectitudine in errorem à veritate in falütatem ,
pri« ma femper incít intelle&ui , nec impedit fcientiam , quia opponitur
immutabilita- ti fimpliciter parum n. refert, quód fcié- tia dcflrua:ur quo ad
entitatem ; Íccun- da conucnit ill; circa complexa, quz non habent cutdentiam
ex. terminis , at qua babent cx terminis cuidentiam , poísunt cau(are notitiam
immutabilem in intcl- lcétu , itaut non pofsità (cicntia ad cr- rorem mataris&
hoc (fufficit. Ad vlt. cui- dentia datu: intelligi ab Arift. vcl per cer
titudinem,vt diximus, vel pet ly quoniam illius efl caufa , am fi
intelle&us perci- pit abitadinem cauíz ad cffe&u , & ne- Cefsitatem
illationis vnius ex altero , ha- bebit dc illo cuidentiam, & fatis declara-
uitipfam, cum definiens demonflrationé dixit ex notioribus, & immediatis
con- ftare. Theologia noftra improprie, & la- tiori vocabulo dicicur fc
ientiancq; pro- prié ad vaumex quinq; habitibus intelle- €tus reducitur » fed
ad alium alterius or- dinis ; nili velimus dicerc cum Scoto ad: f1pientiam
aliquo modo fpcctare, quate- nus cft de pe imo; fumio ente, is. 833 D c^t TT
" b » z x m bile Sra phyficts Luna nó demó. i 0000 frator eclypfis fi ter;
nam non fie. AM o. UC fi jer necefsaria , & f(empiternz De Ostetto
$cientia. 10 (^V afciétia relatione trá(cédé&ali referatur ad (cibile ,
vtad obie- &um;,onon pofsumus exactam habete co- gnitionem naturz , &
quidditaris fciétiar, nii naturam y & conditioncs obic&i de- claremus;à
quo císétialiter fpecificatue , & proprias (umit denominattones, & có -
ditiones;vt autem di(tincté in hac re pra cedamus,(upponendum ex dicend's in»
fta (cientiam fiu a&ualem, fiie hibituas: lei diftingat intotalein , &
vartialem; fcientia actualis. pariialis eft. cognitio. vnius conclufionis invna
demonfttratios ne demonttratz , vt cognitio hu:uscon. clationis homo eft
rifib:lis,dic:tur fcien- tía actualis partialis de homine; cognitio huius conclufionis
, corpus sint a ett mobile ; cít (cienua a&ualis partialis de corpore
naturali ; (cienria habirualis par- ualis eft habitus cuiuslibet conclufionis.
generatus ex frequentatis a&ibus circa il lam conclu(ioné,.ui fant (cientiz
a&ua- les partiales , vt liquis fiepius conficerce hanc demóflrationem ,
omne habens. na* turam c(t mobile, omne corpus naturale e(t habens naturam ,
ergo omne corpus naturale c(t mobile
acquireret habitum quendam in intellectu inclinantem ad eli* citionem
liuius conclu(ionis tantum, non alterius , quia cx iftis adibus c(sct geni-
tus,non cx alijs. Scientia. actualis totalis cit ex pattialibusactualibus
coflata, itaut cognitio ómnium pafsionum demonftra tarum de aliquo
(abic&o,puta de homi- no;vel corpore naturali erit fciétia actua* lis
cotalis de homine; vel de corporc natu rali:fcientia totalis habitualis eft
habitus ex fcientia totali aQuali (zepius iterata ge- - neratus inclinans in
conclufiooes (c entig totalis actualissquomodo vcró higcfcien- tia toralis,
fiue a&ualis , tiuà habitualis y dicatur vna , declarabimusq.
feq-Hocpranotato,priusdiuerías acceptioocs fu« bicéti, dcinde conditiones
(ubiecti ades quati & attributionis Ícientiz, quod ne« mine (ubiecti
(cientig datur 1ntelligt y. apcticmus « " * ARD $34 AiR TEICVLVS d... Quid
€ quotuplex fic abietium M un ce feiert MADE '1 C Voicühie mimus non pr fu- -.
«9 bicéto informau onis »(cu inbc (io nis: quo fcnfu paries. dicitur. fübiecium
albedims.& iotelle&us fubie&um fcien- tiz,inque fübic&tatur,
neque pro fübie- &o proponi onis » dequoaliud dicitur ; neq;
pro-inícrioriyin qua accepuone. Io quitac- Arilt. in illa: tegula; atepraidic
uando-alterum de altera predicatup và de fübielo:&c. vcl alia «onfimili
acces tione,(ed profübic&o;circa quod. qui « dibesfticmtiascratan quo.
Aritt..1, oít. 149. ait vDam (cieptiam vnius cle; gena zisfubieéti j &
fubicctum dicitur, vel in otdinc ad paffiones , quz de ipfo demon: ftrantur ,
vel quia quali. fufteatat toram fcientiam, & balis cft ac fundamenrum
ipfius ; (olet ctiam dict obie&um s (um; gia fimilitudine ab.obie&o
potémtizfi c €ut.n.cx eo,quod obijcitur. vna ».di- citur obiectum, ita quia
fübie&tam. quafi fcientie obijcitur 5 vtabip(a cogno(cas turjdacitur
obicctum;appellatar quoque materiacirca quam , ab atte delimpta.a mctaphora;nam
(icut ars circa propriam materíam ita verlatur, vtextra illam noa tendat , ita
fe; habet; fcientia circa, pro priam fub:e&ümiquapropter hi c uomi-, na
idem tignificant,quamuis ab aliquibus erm diftinctioaffigneturs «56,5 : Hoc
fübicdum primà. diuidi. folet in €otaplexum y & inincomplexum., com^
plexurn eft ipfa conclufio. denionftrauo nis coguitàsX Vy tole ibu(dam! obe:
€&um,nam quod fciturseft canücsio prae: dicati cclbieGid ib: denonftetilete
per caufam déoyonfiráta crgo ipfa: con-« utio '&üm fcientia squa eft; no «
titia cóclufionist. reli illud y quad.inéonclui ie ctu A pais fro ác ipfo
demonflratur;& de ifto.iniel-. ligitur communitet cà de (übiccto de,
fcientiz inftitauntar qüzftioncs, pam ex: hoc poftea maaifcflatur , quodnam
fit.o- bicétum complexum fcientiz «| 0c 12 Subic&ü incomplexum.dupliciter:
Accipi neo vcolligturex Sco, q.. 3. Dij; X LL De Qtinl cipitiyueqspa(Bo aliqua pot vete diet iat
folum pt principii, fcd eciam vc fpecics * (ue oci mcg 10;:lis confiderctur: y.
Prol.$.vel comumatiter & fic . qiodàdcicniacó dera Íestiucingr ; di piuca,
Gu paffio pozaitidici reri erp tumida. Aug. 1.de der. J» G!e&tS.Orig nis
doctrina «cl eernauefyyel va $ alio modo proprie, & forenliser, gii illad
quod» &nis (eieyi de habiety ung tiam cuiusegtera coDÁi decandur s; por:
additestitaeeeptiog di. quo Gim:trüs pco fülaiq&to poadiestuo nis » dicitur
ids quod deotnlio fcicna: cona fidexatp pragdicatit oi m MCTaDPMS
phiafophia,quódsàm deor Lip c4 depazeria y formas) caus y. ele. nentis
pradicator,cnsrauonis ;sclfecanda in: — tentio in Logica AtitUfedproprisaceee
—— prio.eftinfecuada.bgmficarione. .,o
Subic&um ineamplexum, süe ptum diüiditarin totale; Gcadequaiumi —
& in pattiale y:primuaxielt. Gn; toris (cicntiz in citius explicauioné rora
(aens eere hei eri e t it j9:9t ipijus conlideran vnde ; Biectum atrii uonin
dics (olet. eo. quia omnia in (cientia coní , att ribürios nea habent ad ipfum
; Gitimin (fe [cis bili 4 quia vcl.(umt (pecícs cius y vel prins Mimi palfioncs
, vire m RO num riordm; aur a ja 1 Lfatiogc; E diciturtotale in ordinc ad
tosalem:(e tiamà:qua refpicixur; dicitur adasquatà y qhia;it cientiam taliter
adequat. vcnon execdaryneque excedatar ab ipía. i i ida MA nidiad
perfe&tam«ogniuos —— nem pettiocr hujus (bier c onfideretub à
(cientia;& nihil eontidereccienzia qi adipfum noriiceducatur« Subicétum
pate: tiale groptiéet i(pecies:aliqua:conrcata; fuliobicéto tetali ;quapropiet
fgientia fiineGtima : partiale s ecfide: illis; peculiares inflitaantuc
era&tatusin;fciene 1 uayná r. Po. ibet (cient ia hace óc: tta diticcüco lub
;palTio , 3 prine: | cipium;quate qu tantum-toncem; ponaipys.vebpaflionis
nunquam. debeo - piro (abiecto pattiali a(licpárt ; iaz (1 nen - | tunc V f
vat. EDS "T" MO 4M "s dift. cofrtirponifabieéta partioles excm:
plugs Depsin8.phyfi foJumniodo confi», dhraiur, vt pryricipiem motus axerois ma
- teBs prima copre ene m tismaruralis y 1d eo ia po(Tant; Eo senspisad, how
prier pbieétum;cxtend Irádsy. ep qua» cynghc mode donGdbratuc à fcicurias: at
cIpmeotà yquinnon folum:fanp principia miktorumsíed-etiam-fpecies«corpausna- p
pesar 4-rererlariotr eod | parvialia Pbilofophiz;Hoe fibie&nn deinde
diaid;ujr in pécncipale y quod erit digniot.fpeciesadaiquarizabiedli y & an
minus jirincipah:s:quod crit fpecies. mia kien $i quod firpet obie&tum
princi: de inielligauitidyd quo, pra cipe: x tr inÍcientiaot videtar Ouuicd,
intellis gerecontrou, 1. óg.pinc.r.am.coincis eic cum übic€toatcribucionis;quod
aduer tendi -c(tne fiia quiuocatioinnaogine, 71:34. Smitinclo in proe Theolq.
1;nui 4Ppugnat iftam diuiion£y ncgac.n.(u bieQtumadquaam formale: potic: diui«
dii plara ptcaliufobicta fed vnicum e(Teaic;& mdiuilibile;to quía per
Scotum Q»3. prol; $.De fecendo dicoy(übie&ü de- bet viraliter primó,&
adequate conti- cte omnes vcticates fcientizr;at (i. diui (i- ile effecin plura
partialia (ubieGa , non adaquaté- cótinétet, virtualiter. veritates
jnfcriorum.Sed pró impuguatione. buius £enrentias (ufficit coómgnis c us Do
-&orm cii Scozo q.3.vriiucr.ad 2. princ. ,&if principio. cuntslibec:
libri Logica; sebidiuesfa a(fignat. parrialia, fabieGa..» fluxta libéorum
vérirauemy& 1« Men qa. i& lib.6.q. x. hà diltidcttonem femper yt -vcrom
(ippoo:t;Sc pluracótra. ipíum di- ,&eiius art api&eleq.. o (082132 bt
£151 ai sHurziditpotLog.fec.r.& difp.r. Met. pit 1f e&t. 3.56 4. quei
(equitun Ar* -ffiága diíp. 2. Loga (cc. z.& Quuted. ab -Anitibdbogitz i
mpuguat diuifionera.
a(-igaamamtanquam»ocabulis ábutentem, -«& :ontufionemi. zigüencem : y».
concedit rn. bbacétadattribur ionis cífe illud 5,ad : quod àmitairedncücury
& auribtiriotiem - habent (quamtisidicreper éc i expliea- ; tione hatüs
aiuriDatipnis, vc infra árt«6. ) ^ fcd négàchoc óbicctam totalc dici» & a-
i125] .II Quid, cn qinefler ft dc io, 1. desptin ARM dplv"! elt agere
gartoomnüium;quajn feienua cognofcum. turspurà fiin Pbilofophiía ;£oum hz pro-
. pofitionescon(idetac& um e[L in», corruptibile; homo cfl riftbilisy
mareria: cfi potentialis;Celum;hómo;, X materia. cfleriradzquatü'fübie&
üs& totale; Dhys lofophigsincortuptibiles t'bilesSe-po tialc praedicará
totale. ynio adz quata ehe. fezticsiconnexiones: itatum propofà ríams&cifta
tria fubic&aytria pradicata yy & tres yhtones cfienr obiectum, MR : umi
(fecundum :n, ipfum fnbicétum difs fcrt ab-obieéto;q» (ubiectum eft, quodam,
conclufione fübrjcituz;obicétnm elt: tora, conclufio):& quodlibet (eorfim
etit pans. tialedübiectum;vnde fübicQum atttibu- tionis etit par$ adzquati
obiecti ; qp aliai nomine obieétum. proptiam.cOmuni(sis murn vocatur ab.ipío.
Quera ctiam dicéà dimodum cx noftris iudicat. probabilem Poncius difp.2.Log.q.
20a inquit (ciés tiam adbuc retinete pofie (uam.voiratemg ex patte , obicéti :
quamuis riulla ynum e(fec.ciusobicétü adzquatams(cd potius aggregátum ex
omhibus., quod e(t manie fcfté contra Scottim q; 3. vniuez(al. & q» g-poloe
li alibi frequente, |. 0n "r4 Hacth opinio-potius immer(a.mg - net in
cófufione illa, & vocabulorü abus (usqué tribuit alijsquam aliquid.
clatitae tiscontineat;etenim ab omuibus fcré Do oribus obieétum'adz quatum ,
.& tota" le cum obiecto attriburionis «afunditür -& códiuones
aísignantut , :& in quz (tio- -nibus de.homine commuhis opinio facit
veritatem; vt notat. Bart. in de »inore .Plurimum;ft.de qusfl. circa finc; pra*
iterquadi qp riegar obiectum adiequacum -& tótalcjà quo fpccificatur
fcientia, vri2 -tatem.aliqua aecefjarià babege » quod ef* - kc
falíam.oftendcemuas qe 43025220 -. | Rurfastolet obiectum diuidi in mates
-riale & formale,qua diuifio cft valde go itanda;nà cx ápía;peadet deci(io
quzitio- mis fequentis ; cd. mirumcíl, quàm ünc— -imtertevarij praeruim recentiores
tàm., ."Thomittz,quá Scocin hus rei explicae :tione;Fuétes q.3«Log-diffa
Act, 1«explt- | cát obicctá formale illud cifeycp cit ícien" | tic
adequatiquia per. [e à (ei&ria attingi tut» ZA 7 $56 tur, materiale vete
effe inadequatüi,quia ingratiam adequati obie&i contempla- £ür à [cientia,
vt color cft obie&um. fot. 1Dale vifas,albedo vero. obiectum matc- xfale ,
citatq; Scotum ini 2. d.2 4. E ; ad 2.
princ. Hanc eandemexplicationem, dant Recentiores przfertim Hurt. Ouuied. &
Ariiagacit. dicüt.n.obiectü formale cffe allad;quodper fe intéditur à potentia,
nó proptct aliud;materiale;p in gratiá obie- &i tormalis cognofcitur , vel
appetitur à potentia , fic inis cft obie&um formale voluntatis , media
obiectum materiale , premiflz funt obic&ü formale fcientiz ,: «onclatio
obie&um materiale; quia con- clufio cogno(citur propter przzmiffas. "
1$ Sedcotra Fuétes eft ipfemet Do&t, 3bi cit. qui ex profeffo explicationem
ill ympugnat , & valde miramar Fuctes pro fc citatle Doctorem,cum aperte ibi
dicat -albediné, quamuis obie&um inadzqua- tum;ciTe formale obie&tam
vifus,nó ma- tcriale, co cuia color in comuni nonvid e tur,& fi nullus
efletinteile&us;qui colo- rem io cómuni abftraheret;adhuc oculus bouis
videret albumj& nigrum. Tà quia tàm adzquitum ob.e&tum, quàm inadz-
quatam cit diuriibile in rónem materias Yem,& formalem , vc corpus naturale
cít Obicétum materiale adzgquatam Phylo- fophiz, vt naturale cft formale
adzqua- tom Celum eft materiale inadaquatum, Quatenus naturam haber. fimplicem ,
cft ánadz quatum formale. Per quod patet ad Huott.quamuis:n. explicatio illa
reété o- :biccto matcriali, & formali voluntatis a- dajtati poffit, non
tamen refpectu intel- Icctus;nam fic folum atttibutionis obie- lum cüiet
obiectum formale. Tum qnia "fi piamitiz c(ient obic&ü formale fcien-
tiz, cum habitus ex obie&to formali fpc- cificentar,nulla effet differentia
inter ha- : "bituto principiorum, qui dicitur intelic- €tus,& habitum
fcientia, & falsó diccre- tur fc. édam efle conclufionis , intellectü
"verb principiorum , nec cft par tó de finc teípcQu mcediorü , &
pram(Tis refpe&u " conclu(ionis , quia vt ait Doétor 3.d, 28. in
fmcyibi e(t vnica bonitas mo'iua y bic «luplex veritas;vt fuo locodicemus. Tum
quia quagnis pramüls (py aula cflici- Di, XILDesdmid i 5 "CSV (ro VERAT
«vH 2» cns conclufionis,non tamen fant finis fed potius conclufio eft finis,
vndeconcedi- turconclufionem cognofci per premifas, negatur verb conelufionem
Aie pos 2 pterpremiffsquialypropterimmuitcaus falitatem finalem,imo
przmiffeafumun ^ n tur in y CEDE Reus conclufionem; 16 Alij Thom. obie&ü
materialedio cunt efle, cp pet accidens à fcientia confiv deratur, ,i.non per
feattingituryfedróne — obie&i formalis,& iftud erit,g perfe, &rónefuiconfideratur,vtlapisróne
füinó videtur;fed rónc coloris, h'nclapisdicie - turobie&tum materiale ,
color obiedunt formalevifus; In hocauté formali obies — Go duas rationes
diftinguunt , rónem f, formalem qu4,& eft res illajqua attingi tuc y &
vt in efle rci confideratur, quz o« bic&um formale quod €t vocatur, &
tae —tionem formalem fub qna, & eft ró illa e^ per q res ineffe rei
cóftituitor in effeos biecti, & fcibilisetenim resaliquapoteft — eflc in fc
ipía confiderata obicdtü diuer- farum fcientiarü, vt patet de homine, qui vt
ens naturale pertinet ad Ph; lofophià ,- vt (anab;lis ad rnedicinà , vt
dirigibilis in - moribusad moralemynataralitas, (anabje — — litas, &
dirigibilitas dicuntur rónes fub quibusynam per ipfas homo fpecificatur, &
determiatut ad hanc. vcl illam fcicn« uam;& folet quoq;appellari obie&ü
for» maleguo; Aljveró hancrónem vocant per quamy(cà propterquam quia eft mo -
uuum affenücndi coclufioaibus , quos fe-- quitur Meuriffein Met.q. 4. proc.
& ra«.— uon fub qua aiunt effe coditioné. quàdá obic&i, tine qua nó
poffet intelligi, vc eft vniuctíalitas,vcl abítra tio à matcria,vel lumen
aliquod ex paite potentiz,quo po- t&tia ad certum determinatur affenfum, talis
eft lux refpeéta coloris, qui.l. ft im — fe viibilisltimaté ch a&uatur
perlucé, — ^ & alij aliter explicant,vt dicemus q. (eq. 17 Expeditiustamen
dicédáà có Do q.3.prol.$.ex bisiuxta expofitioné. Lic. ibi. verioribus
Scotiftis, imó cum ip» [o D. Tho.2.2.q.1.ar.1.vt fatentur Com
plut.difp.14prog.q. 2 .quod obie&um ma stiale fi: res que confi deratur in
(cien* tia, & dicitur materiale obiectü proptet. indiffcrentiamquam habi ,
vc à Seit, c«en- t isdem ceci ^ irs $. II. Quid, ef quaipl. fe biet Sls. o1.
935 fcientijs confiderctur,& à Thomiftis di- £itur ro formalis qu& ;
obieGum formale £ft ratio illa,(ub quà confideratur à (cié- tia, vnde modus
confiderandi dicitur , & fc habet vt differentia cótrahens rem có.
fideratam, & materiale obie&um ad de- finitum, & proprium modam
confiderá- di illius cien , per quem modum vna Ícientia ab altéra diftinzuitur
, quaniuis eandem rem«onfidecent,vt patet in exé- plo addu&o de homine,ita
Acift.z. Phyf. 17. Hictamen eft not.cum Zab. lib. r. de nat.Log.c.8. quód cum
modus contide- fandi có(titaat obie&tum in efse obic&i talis (cientiz,
& confequenter fit ratio €ur paffio demonftretut de re confidera- ta,vt
naturalitas,qua cft modus con(ide- randi corpus naturale à Philofophia , c&
mcdiü ettam demonftrandi pa(fioncs de ipfo corpore : hinc fequitur, q» non
debet modus ifte coar&are rem confideratam lecandum effe; quod habet in fe
, quaá qj res confiderata pluribus inferioribus co- üeniat, quàm modus
confiderandi, ficat babet animal rcfpé&u rationalis , fc folü debet
coar&are in efse (cibilis, qua- tcnus.f. cadem res , quz indifferens cit,
vt (ecundum diuerfa pr dicata contidc- fctür, à modo có(iderandi coar&etor
ad ,& non illam con(iderationé;fed in t€ debent effe zqualiter communia,
itaut dc quo diciturres coafiderata , dicatuc Cc modus con (iderandi,ita fc
habet natura- litas refpc&a corporis naturalis:ratio hu jus eft, nam fi
vnum excederet altcrüm ; iam cómitteretur error ab Arift. a(ligna- tus
1.Pott.c. y. .f.qubd paffiones demó- ftrarentat de fübie&to non primo,
& ina- dzquato ; puta fi aliqua fcientia confide- farct animal quatenus
rationale ; & per tationalitatem de animali demonftraret rifibilitaté;vcl
fi aliqua (cientía per fenfi- tatem de homine demóftraret patfio- uem ipfi
conticnienté,quatenus fen(ibilis «ít , iam pa(Biones demonftrarentur de
fubie&o nop proprio, & inadzquato. Poncius hic difp. 2. 1.0g. conel. 2.
valde infudat; vc affigpact obic&a formalia diz ftinGtiua fcientiarum ,
vnd? ait , quod fi comparentur duz fcientiz diftinctz ha- bitz dc cadem
propo&tione qopplexa: ad (cinuicem , mom diftinguerentur ec parteobic&i
formalis, vefma:erialis vla ratione , fed ex patte principiorum di- ucr(orum,
quibus ofteaderetar illa cadc conclu(io in diuerfis (cientijs.Sed que it. feq.
art. r. n.63. oftendemus hanc ditt in- tionem ex patre. princip. orum noa eíse
primam, 2t radicale , nam ideó diuer(ía 1 funt principia, quia diuería cft
ratio fre malis obic&orü, vnde omnis diftitdkio, & vnitas (cienciz à
diftin &ione,vel vni. tate formalis obiecti trahitorigmem. 18 Quapro
tcetabíec&tim cópletam,. — kno jecificans (cientiam, ips —— famq;
áittiosueas ab alijs fciencijs nom; e(t materiale canculn, vel formale (jlam; *
fed ex vtro |;toattitatam , nam vc notat Didac. à 14i in Log q.3.proce, neqrfa^
nabilitas vt (ic conttitiat med;cindyneq ; dirigibilitas Philofoghiam morale:n,
fed lio;no quatenus fanabilis, vel dirigibili$) & per vtrumq; coaianctm
refi Pond e debemus ad interrogationem , per qua (fubic&um quaeritur
alicuius. fcientie , (ic Corpus naturale quitenus naturale eft fubie&um
Philofophiz , ens in quantam ens eft (abie&om Metaph.vbi ly 22 q43- tim non
fc tenet reduplicatiue , vt aliqui Scotiftz a(serant , quia runc facit fen(am
reduplicatiuum,quando particela;cui ad- ditur, eft caua, vel conditio , cur
przdi- catum conuenit fübiecto, vt diximus t.p. Inft.tract.r.c.12 modó neque
naturalt- ta5,n€q; tatio entis e(t cán(a,cur hoc pre- dicatum .f. efse
fubie&um adzquatuat Philofophi vel Met. conueniat corpo- ri, vcl enti, rion
.n. valet arguete , corpus naturale. eft habens naturam, fcü liabet naturalitatem,
ergo eft fübic&um Philo- fophiz , fcd cana eft , quia hibet omaes
conditionesadzquati (übie&ti ; quaproe ptetly in quantim tenetur
(pecificatiue, quia fpecificat rationem ,fecmdü quam cfse fabie&uni
competit corpori . , Verüm vt clatius páteat , quodnam af- finir debeat pro
fubie&to adequato ,8c Fibutronis in (cientia , debemus condi- tiones
necefsarib" requifitas inqüitere, quz varié à/Do&oribusaffignantur,
ita- utab aliquibus quátuordecim poaantur , irà Bonctus 1«Vkt, 6:3. Fland. jor
ue v 853 Difp. X IE fed communior fententiaelt , quod fint trcs cum $coraq.3.
Vuiu. ad quas cecerae reducuntur inftà n. $ 4.rcfctenda,ad qua- zum intcll;
gentiam faciunt feq. atc, ARTICVLVS II. An de fubietto
debeat pracogno[ci quin cft, fea existentia. 1 Vo quarit quz tionis titulus,an
? D «f. bs (ubiedto in fcientia praz- füpponi debeat , quod habeat exi (tenu;
itant nullo modo poffit in (cientia demó- firari , deinde (i debet pre(upponi,
qua- nam fit ifta, actualis n€ vel aptitudina- lis,anfalimobie&iua. — TE
nid primum , coómmnis eft opinio apud Recentiores exiftentiá (ubie&i non
ofsc demonfirari in [cientia à prioriyfcd ené à poftcriori, ita Io.de S. Tho.
q. 24. art.1. Didac.à Ieíu difp. 16. q. 2.
in finc. Morif.difp. 11.q.2.ar. 2.ex Scotiftis Lich. -3«prol.$. 4d
argumenta alterius qu&« ionis, Barg. ibi. $. $eciido quia per om- né. Ttób.12.Met.q.2. Ant.And. r. Mct. 1, Faber theo. 2.
& alij . Tat. vero 2. ofl.q. 1.dub.3 concedit pofse &t à prio-
ridemonítrari , quem fequitur Amicus traGt.2 $-difp.2. q.3. dub. 4. &
probabile putat Daísol.q.5.ptol. $. /£d rones eori. Alij admittunt de partiali
negant dc tota- lijita Sonc. 1 2. Mct.q.2. Caier. 2. Poft.c. 1.dub.8. &
alij apud Amicum cit, Tan- dem Zab.lib.de trib. pricog. c 9. Suefs. 1. Met.q.
1. Baldu. in proprio queito de hac rc , abfoluté negant fübiectum inia fcicatia
demonttrari poíse,quo ad fi eff , Ícd neceísarió przfupponi . Quo ad
(ccundum;qui affirmát de cn- te tationis dari (cientiam,concedunt (uf- ficere ,
vt de (ubic&o pracognofcatur exiftentia obic&iua ; qui negant dari,de
ente rationis Ícientiam, con(equenter af- ferunt requiri:exiftentiam realem :
Sed ifti (unt. intcr fe diuiti,nà Caict. 1. Poft. €.1, Tol.q.vn. ad 5. Niger in
clyp. q. $« in Porph. a(serunt prz fupponi debere exi ftentiam actualem tcalem,
nó quam fem- . per habca:,fed faltim flatutis à natura té- poribus ,vt quod
roía in Vere exiftar,vel quod aliquando cxtitcrir )fjué in (c, fiue non
habet,nec ad inferiorem ; De $denia. | 5000 [£^ ' - in (ao contineati
virtualiter, Ruuius au- tem 1. Poft.c. 1.4.2. Blanc.in Poft. difp. 3 [c&.4.
Amicus tra&. 27. di(p. 4- q. 2. dub. 1. (uftinent hoc non e(se deratione
fcientie,ad quam fufficir;vt aptitudinalis cxiftentia (ubieGti
prz(upponatur,fed ra- tione noftri intellc&us fen(ibus alligata císe
acccfsarium, vt femel ltim habue- —. rita&ualem exiftentiam. 10 Dicimus
primó, fi (ciétia amatur pro toto proceí(su cognofcendorü in ali- qua
facultate, poterit probare exiftentià ' fubieCü tàm partialis, quám totalis à
po« fteriori,no à priori, faltim pro ftatu ifto. Conclu(io c(t Scot q. 5. prol.
V. 1. Met, P 1. & q. 5. Elench. € primó quod E 1t à pofleriori probare
exiltétiam fübie &i,(iué partialis, (iué totalis, patet; nam Deus cft
totale fübie&um in theologiag quz tamen oflendit Dcü effe, Arift.pro- bat
per raedia phy fica exiftentiam fubie. &orum partialium philofophiz,vt ex
fer ri (ur(um ad extremum exiflétiam ignis, €x unotu circulari cxi ftentià
caeli, per me dia metaphyfica exiftentiam Dei. Tum quia poterit obie&um
aliquod effe !Eno- tum, vcl faltim à proteruo ncgari,& fcic- tia habere
fufficicns medium ad oftendé- dam cxiftentiam, vt patet in exemplis ad- duds,
ergo abfq co,quod recurrat ad fü praem cientiam, ex fe poterit fuü fu
ic&tum firmare . Tum quia metaphyfica cít omnium naturalium fuprema
fciécias ergo ad ipsà pertinebit probate dari pro priam (übie&tum,non ad
fuperiorem,quá avt ar» guit Doctor in prol.cit. hzc (cientia cflct prior
roctaphyíica , ergo fi metaphyfica poterit hoc praftare, ctiam alia (cietiz »
fi propria habebüt media;cü fit eadé ró» . Secüdo quód nó poffit à priori;
prob, uia vel loquimur de exiltenzia actuali , de ifla , cum fit creaturis
przdicatum contingensá caufis contingentcr exitten tibus caufatum nog poterit
confici de- monítratio rigorofa, qua cft cx ncccífa- rijs: tum qui fcienti abit
ab cxifi contia aciuali fu- bicéti; enti veró incrcato quamus fit efz fentiale
pradicatü,non poic(t tame oftc- di à priori nili per dcitaiin, u^ nate klaLter
vt dicemus fcq. concluf. * | 4 D " 1 — bitum, nec repugnans , & hzc
Q.II.c/fn de fubieclo precognofc. quia eff. erlL $39 taliter nocognofcimus ,
ita Doctor in t. d.i. oe vel : uimur X exiftentia apti ijqua fubié&tum eft
ens quod- dn poflibile inrerum natura non prohi quamuis ntce(sarió cóueniat
fubie&to, attamen nó poterit oftendi , nifi concipiendo faltim rationem
explicancé fübie&i nomen nul lam includere fal(itatem , néc vnam par-
ticulà alteri repugnare , vt facit Door in4 d. 1. q» 2. art. 2. oftendendo
Sacra- mentum nos vencer se ia, inquit; nulla particula defcripttonis [menor t
alteri, vnde nullam includit falfitatem , quia ex d: Met. c. de fal(o,nulla
ratio eft in (e falíay nifi partes inter (e contradicant , & per confequens
Sacramentum non erit purum non ens, & impoffibile , quia nihil eft parum
im- poffibile, nifi cuius ratio eft in fe falfa ; ficà pari eei deeie s
poffibilis exi- ftentia fübie&i ex hoc , quod tatio an fius nullam in fe
includit falfitatem ; fed hoc eft procedere à pofterioti , non à priori, quod
pt » quia veritas, vel fa!(itas (unt effe&us poffibilitatis,vel im-
poffibilitatis entis,ex eo .m. quod res eft; vcl nom cft, oratio dicitur veta ,
vel fal- (3, non € contra , erzo &c. z1 Diximus fi (ciétia fumatur pro to-
to proceffu,& c. nam fi rigorosé accipia- tur pro notitia conclufionts
demóftratio- nis potiffimz , inqua paffio de fubiecto ftratur, fic neq; à
priori , neque à ofterioti poterit probarr exiftentia de abiecto, fed
przfupponi debet;quo fen- fü intelligédus eft Arift.cum r. Pott. c.2. dixit de
fuübic&to infcientia przcognofci Civ ds Diximus etiá , quod faltim pro atu
ifto nequeat à priori probari poffi- bilis exitlentiz; quia fi quis diftindté
,& in (e perciperet v.g. animalitatem , & ra- tionglitatem,poffct forcé
concludere pof fibilitaem de homine ; vt ait Doctor de .exiftemtia actnali Dei
in r.cit. Sed contra arg, primó;quod nullo mo- do poilit infciéia. demonftrari
fubieGti exiftentia . Tamex Arift. dicente fübie- €tum fupponi in fcientia , vt
finem, item exittentiamad metaphy ficum perunere » ficut quidditas ab ipfo
cófideratur,qua- ré non poteruntaliz- fcientiz oftendere exittentiam
fubie&i « Tum 2.quia fcien- tia pendet ab obiecto,& fi datur fcietia
datur etíam obie&um 5 ergo (i dubitaruc de exiftentia fubiecti, dubitaretur
etiam de exiftentia (cientiz , quia fübie&ü eft bafis , &
fundamentumícientiz. Tum 5, fabie&tum cft maximé notum omnium , Pi funt in
fcientia,ergo nequit eius exi entia demonfítrati , quia demoaftratio ex
notioribus procedit. Tum 4. fi proba- retur per m , hoc effet in virtute connexionis
effe&us cum caufa , vt li di- ceretur, fumus eft , ergo ignis eft , valet
confeq. propter neceffariam connexioné fumi cum igne , quz debet pracognofci
" ergo ante i(tam demóftrationem (uppo- nitur ignisexiftentia . Tum $.
quattio fi efl ab Acift. 2.Poft.c. r.appellatur que ftio toria uia querit ed
ran vtan homo fit , vbi q(tio qualis fit , dicit quzftio patio red icis fit
albus , nam non quzritur totus bomo, fed aliquid de homine,quare fi quis
fübie&tü (ciétiz ne- gauetit omnia, quz funt im ipfo,auferua- tur, nec
aliquid remanebit ad demóftrar dàexifl&tiamaptum;dicitur&ab Arift.
ibi-quz (tio fimplex,& incoplexa;fed de- monftratio eft complexoram, ergo
&c.- ir Refp.ad:.fubie&um fupponi im demóftrationibus à priori , &
etia in illis à pofteriori ; in quibss concluditur alig» przdicatum (upponens
fabie&i cxiften- tiam, & effe verum ipfius; non tamen eftneceffariü
fupponi intoto proaeffu fcié- tiz in quo debet prius inueftigari,an (ur biectum
(it,fi eft igaotü ,vt poffimusde- inde demonftrare pa (Tiones de ipío;namm
fubiectum,cum fit finis, eft primum pri- mirate intentionis non
executionis,qua- rc poterit prius in (cientia tractari de ali- quibus canquam
medijs quafi inferuiéti- bus ad indagandam ipfius exiftentiam « Nec rerü
cxiltencia, & quidditas in p ticulatiad metaphyficum (pe&at, aliter
deberet ad oia genera de(cendere , & fic milia daretur alia fciétia prater
Met: fed folum in communi . Ad 2. dicimus fciene tiam poífe probare ye (ui
(abie&ti exiftenuiam,quod fufficit,vel atfumptua cffc verum dc (cientia in
rigore , non de toto " €V CBRENMGÉGG h e—— o A OT ANN totoroceffu
fcientiz,in quo poteft. dari aliqua demonftratio , qua fit politio , &
quafi proic&io fundamenxi totius fabri- €2 (cicntialis, vt patet dc domo ,
in cuius adificaucne ctiam fitfundamentü. Ad 5. verum e(t modó fübiccta fcientiarum
cí- fc maxime nota, & regulariter raro pro- batur ipforum exiftentia,
peterit tamerr à pofleriori probari per aliqné effectum. nobis notior&. Ad
4. poterit probari vcl cx non implicantia rónis formalis fubie- Gi,vt diximus
in prob.conclo£ vel ab cí- fc&u,in quo repetiauir aliqua condirio!.
exquainferatur connexio effe&us cum. éau(a; & confcquenter exiftentia.
caufasvtdocctScotus in prol.cit. vbi ex depen- détia;limitatione,&
imperfectione créa-- türz arguit cxiftétiam cause independé- tis ilimitatz
,& perfectifsimz, qualis eft proque fasé,& (übriliter deinde pro-
quitur ín 1.d. 2. q, 2.à litt. G.vel tandé (vt exemplo de fumo addu&o
fatisfacia- 1nus) (i connexio effedtus cum caufa de: ct pracoguofci ante
demonftrationem;: fufficit, vcl quod habeatur cognitio apti- tudipalis
exiftentiz , vel faltim cognitio eonditionalis,putà fi fumus cft pofsibilis,
ignis ett polsibilis, fed fumus cft ens pot- fibile,ergo ctiam ignis. Ad.$.
ctiam( du-biteutc de toto fübiscto adhuc remane- bit aliquod medium à
polterioci ad oflé- dcndam ipfius exi flenciam s icq; dicitur quettio
(implex,& in Icxayqua(i Gt gpurtiendo tecmini (implicis(cd quia. . t per
propotitionem dc z.adiacente , iri epa verbum cfe fimpliciter, & folum pr
&icatur de (ubiccto,vbi in qua ít ione qa Vis fit, fit propofitio de
3.adiacéce, X pr dicacum dillinguitar à fübie&ro,& copus Ta: 5 imó
ratio cítad oppofitum ,quia fi ati fio eft quaflio,erit propofitio dubita-
bilis , ergo'poterit probari: per fyllogif- gnum ,crgo noti erit quid
iacomplexum « vide V. Fabrum loc. cit. 33. Sccundo € conua, qy pofsit à prio-
ti demonftcari Tum quia poteft fcientia à prióri fua: principia demonílrate, vt
cà «x definitione invno genere cau(zé ofteri- dicac definitio in altero genere
, vt facit - Anf; rPolt.vbi definitionem formalem demonfirationis probat pet.
dofimitionó . puum yt prrgioni pit cone Ep 1 - K.& 2;d. 3.9.9.B.& prob.
ab ipfo , quía 1 did Pod materialem,ergo poterit étiam fübicctd . proprium
demonítrare à priori . Tum 2... quia exiftentia aptitudinalis per fe con« uenit
fübiccto in 2.modo, (cd omnis rali. Wopohrio eft à priori demonftrabilis . ,.
Reíp.ad 1.difparem e(Te rationem , nam: cauíz pofíunt cfic. fibi inuicem cau(z
y. & idcirco poteft ynum przdicatum. de- monftrari per aliud notius , at
exifentia aptitudinalis , cum fit modus intrin(ccus: rci, nó nifi à priori per
quidditatem pof- (et oftendi,qua pro ftatuifto nó ita pere fc&é concipitur
, nifi in ordinead com« pofsibilitatem, vel repugnantíam conce pofteriori; cui
accidit quód modus in- tcin(ecus nequit cócipi fine re cuius e(t modus,neq.
poteft apprehendi res aliqua vt verum ne potens exi(tere con cipiatur, quod eff
concipere aptitudina- lem exi(tentiam, quapropter nequit de« duci de tali
cxiftentia vera € Og — cum-conceptus huius cxiftentiz: inclu-- datur in conceptu
premilfarum, & quid — ditatis. Per hoc patet adfecundum. —— 24. Dicimus
z«fi (ciétiam fumamus, v£ communem ad.rcalei , & rationalé, nou: neceffarió
prac(upponit realem cxiften- tiam obic&i, (ed (afficit obie£tina y at (i -
do (ciétia reali (olumeftfetmo ex (c prae fupponit cxiltentiam realem
aptitudi-; naleinactualeai verb alijuando requirit ex parte noftri
intelle&us .. Prima pars de exillentia obic&iua patet. ex di&is q.
pro:-art. 4«& difp.3. vbi vidimusens ra» tionis habere fuo modo entitaté,
exiften- tiam;paísiones,& de ipfo poffe dar: fcic-- tiam,&
propofitiones neceffarias forma ri. Secundo, quód'a&ualis exiftentia noti
requíratursdocetur á Scoto in 4. d. 1.9.2» fcientia abftrahit ab cxiftentia
obie&t- a&ualijaliter poffet quandoque effe , & nandoque noh effe,
vnde de quibus noa unt,nec vaquamfuetuRi , vcl cunt , de monftramus paísiones ,
& fufficit , quód: haBcant vetat effe reale potentiale. T'um qnia poffet
Dets fpecies rcrum infundé- rc,cciarifi non exiftant. Tandem & pró* pter
incellsibim noftrum requiratür , qp aliqiàdo rcs aliquia extiterit, patet, M f
QULA d fa i. mE j L. CAM D ui ad cognitionem f(cientificam requiritur
fpccictobiedt cócurrés ad elicitioné il- dius,ípecies aut ,- ià Dco infundatar
, ab obicáto. Me te produci- turyvt fufiusin lib.de An.crgo requiritur, quod
éxiftat obic&tum ; maximé pro fta- tu ifto,in quo omnis noflra cognitio du-
cit originem à fenfibus . . Ob.probando requiri a&ualem exi- ftentiam; nam
1. Poft. j. gp non eft , non pót fciti. Ncc dicas intelligt de coy nec eft;nec
pót effe. Nam pradicata non af- firmatur de fübiecto dicitor .p. homo eft
rifibilisynon aüt pot elfc rifibil;:s. Tum 2.fcientia realiter re- fcrtur ad
obicétum , at relatio realis eft inter extrema realia. Tum 3.(cientia rea liter
canfatur ab obie&o , vel à fpecie ab obic&o producta , ita vt obiectum
exer- €cre deber a&ualem caufalitat€,ad quam ncceílario requiritur
exiftentia. Tum 4. ab co,quàd rcs efl vcl non eft, oratio eft vera; vcl
fal(a;ergo res debet actu efle. ». Tum 5.fubic&um fi urquo ad as fuel an
fit dicit exittéria aQtualé , ergo & c min. ptob.quia verbum eff de fecüdo
adiacente dicit exiftentiá actualem, vnde non eft verum diccre, Antichriftus
eft. 25 Refjp.ad r.vtibi& ad impugnatio nem patet ex dictis 1. p.
Inftit.traét. 1.c. 11.& track. 2,c.1. videlicet , cp in propo» fitionibus
neceffarijs verbum eff abftra- hit à quacunque temporis differétia , nec dicit
realem inherenciam przedicari infa bie&o;(ed (olum realem connexioné; ita
vt fires illa exifteret,neceffarió tale pra dicatum haberet. Ad 2.patet ex
dictis d. 8.4. art. s. quód illa efi relatio tranícen- dentalis,quz poteft ad
non ens termina- ri, non przdicamentalis. Ad 3. dicimus. fcienuiám à fpecie
caufari , non ab obie- &o immedtaté , cum fit abftra&tiua , id- Circó
probat vltimam partem concl. prz- terquam quod potcft cientia auditu , vcl
le&ione acquiri; poteft ctigm intellectus ex cognitione vnius rei
cognitionem al. terius elicere,vt ex. vifibilibus inurfibilia cognofcere. Ad 4.
per ly efle, & non cffe non intelligi a&ualem ex;fienuam ren &
negationem eiufdem,ícd vel potentiale , vci necelariam conucnizotiam » vcl dif-
Lqgica , tentia,(ed a&u, n conf atur quiae] eT. $41 Mec conucnientiam
pradicati cum rci quid- ditate, Ad 5.cx Sco.in 4.cit. pracoznit o an fit non c&
de efie sagll V fed dc uon repugoantia io effetu;feu de elfe apu - dinali,ncc
femper eff de SIN Mdaccn te dicit aGualem cxiltentia , fed ali do veram
eífchtiam, quo (enfü concede- retur bac propoficio, Antichriftus eft (ed
comuniter ncgatar propter equi: uocationé, quia potc fl dicere exiffentja -
aGualem idcoqueindiget explicatione. Sccüdo obijc. qp nulla rcguiratur exi-
ftentiaobie&i, neq; aptitudinalis, in reas li fcientia, nam Plilolophia cft
fcientia realis,& tamen multa de infinito , de va- cuo ,de priuatione
demonftranerzo &c. Refy. illas non cffe verás demonitratio- nes,nec de
illis dari veram ícienti1m po- fitiuam,fed ncgatinam , quia non habenc veras
cíTentias ; vel dicendum , quód la- bent exiftentiam conditionalem,nà Pbi.
lofophus data hypothcfi , quód detur in- i» »vel oceani. cla deinde paí- 1oncs
, quz conuenirent , darentur à parte rei,quod füfficit, LA " FS & A J
j D ei qucm x 53 VETNES ad de. Ilt. An fubietlum debeat babere quid rei , 16
p)Racognitio quid fit ex dictisz. P In MA EA ira id nominis, & quid rci :
quod (ubic&ü debeat habere quid nominis,ab omnibus conceditur, quia hzc eft
prima oinpiunt cognitio ; quam de re al'qua hábcre potz fumus : folum dubitatur
dequid rci , feu dcfiniuone . Et quidem ex di&is dip, 1, q-4.ar.3 definitio
propri? dicta, & rigo- - rosé competit folum enri pofitiuo,per (e vno,reali
; compofito realiter, vcl (altiun quantum ad conceptus.& vniucrfaliqua
propter fi perquid rei hanc dcfinitioné volumus intelligere y nec entia
rationis , necens reale in communi poterünt effe [ubie&a fcientiarum quod
eft falfüm ; id circó per quid rci hic intelligimus. vcl definitionem iftam ,
velíaltim conccpe aliquem quidditatiuum etam fimplici ter fimplicem;qualis eft
conceptus cntits co quia talis conceptus fufti cit ad demó- ftrandas pafsiones
defuo fubieQo- — Q4 Ex aliquan- - nen s i x 12; 3 A $42 na Ae Besson sg qM v.
ai Ex quibus deducitut ;, quód enti. cogis polsuur, habere Eon re Nu (cientes,
vc ibi diximus difp. 35. M &cauthotitates , quz in contrátium ai e. !
rütitá ib;valenr defciencíarisorola , Suis firer cos ip coi, quod propfiam
quiddita- tuum conceptum haber ; per quem. paf. fioncs demonitcantur de ipfo ;.
inüper Dcusqui etfi ccalitér (mplex fit , eft ta- nica in e€onceptu compofitus
, oni cancc- ftit Vc éd inleruice »oteft ad demo- itràüda atttibura de ile
Deo;qua (c hà- Ei quát atliUncE T ; conceptus ille bali lica gr it ad
Tciedtiam; vt dixi-, diii ug 4. p. Pas 1 |j SibflanLa. fa, cióreih fübie&i
hiabeliit cx iita &onditio-, ne, vnde plares fpecies fu iz ponu tür pao pea
MALA pr a BONIPda AIL 6. Met. 1. fubf SUE demonftráu ior ; non, WIget.,, qu eft
[chfus; : lu à non con, €ludicüt vt praedi ust Oum. clülionc,fed Uere: iectü,
de quo pa fiones Ero ;ageidensex, . ifta cápite poffum t9 Tcienufi-, co vola.
propriam dcfi- Toport qnid. frati deibfo de os evpen in math ijs qua dam accide
uat: Vei ft éns, nl cratur à; leraphyfico js Álex. d Mat. ne Sheer cr Due - um
; ad 20. per o AE t j Seul nidis To jl OlQ ce Fr. L jeff ac pa e pee , (c de
eo, quod fen es eed lau dedere 24 N, jen tur dc accid dilpsss pone a er co. per
philofdj ipe En m cenas spas eit de (ubt ania mam E alia immicgiat, vt exponit
G.non qi ej Pres D agb fd MANIERA facit principa liosipus pis Hs Ad;ationé di
2d. Ben «dcs pria p. tigayctja t: cho puas j9ncs). PfOI ferstopemperleconh
& fi o:dinem dicat Msi peau, an Ícientig fit, quod babes proptiam quid rei
inquirendum cf, an qua: nó ba« bent quid rei fea cócepti qui ditatiuum; poffir
de ipfis cfle (cientia;talia ant. dao, rs inia SAN 1. cit. cos pez accidens, c
Anar einn primá & ootat Dod, Mét.g., X eíl ens per. icerum Reds i spi vugd
dict stan pS ret, ., fespagyfed ex pluri cgatam vel, » fient Facete: m, vel
cum, ish yt exctcitus y vel'eumal:-, Gmasiong » Yt homo, E r) um cí cp ,accis,
met ndum , quá, Aie pe Mi, Ti à s 1 [ [s "TR ini cipaz €» YR us Mm ar eie
maius E Wufyergo ^h coliderar Vra n Tauricx fof. tij, Relp. la 1 pco Arift. non
loqui de: dene en iptépote cinicula » óc cidenre à lübfagria contradifüncto ».
npa : duphcizer (uai, fed dc e. : aceigets qua raro » Mi insi yt alij dicum. ,
fore, tn Cy EHE ved ace c & Pris tí M R d E LES, aped x: pese: y i ieleanl
íecundo.. 5o dn adiu 3 s d E—- b uu t Nz IQ 12 2 ar dab eec ET Er. aai ores
cepto viium fares pi ones démón, ftcábilés vt qu ue pa: bricdererim ach eau:
Ern Lue (fionefrijséc: fie E fceindum quid. Ex u is onec osod u r4. Ae - it te
3 fcfentíari: ali &. jn cete de par étéalbó y [^ * Dente per accidens
ereridltist s t5 accidetitalitate caufar abr cene diis i titar nor dari
fcientiam cum Met. 4: fi redüplicátiue (limatüt i. vi ka f accidés eft (nà ti
ab(olàre cófidereüut y quatenüs eft tale ens ;. quig vt lic hábet propriam
emitgtem viang,& veram; po- terit ad aliquat (centia .fpettate) quod
próbatur, quid Vt fic nó habet vnám caue fai per (é déd tibinatit ti; ed
itidctermi-- fiataum& cón In&eóter cdufütur ab; illo ;. erbo: fion
etit. dé lpfo' [ciétiày ue dej pro: potitionibus pér fej& tecefatif is We
de bet: Dóbiuim eH de ente jtraccid here má teria KerEditós ;&
atCidentalitare rei , Tia Adáittrünt 3tiqu jii dati [aetia. dii Hd I'entesteu
dit diti n ih explis sten qu& feofü detur dé ipfo Moapoti- n$có: 4 tus 6.
2. Ant. Ark e aT Fab dedipois "Yo. 'Otbel. 6; ! ha AC AST d enti! per
accidens "^on dati; leiebtiám AE: uía non eit vnam; T peciés ted
dubój& [eiehtia'ab obiecto T «dtr eár ipfo etünt dox i MI. CmUEr uid fophyt
eo diit etós cuum D nm on au. i po : ; rq ü vedi intu 5 4- ri. , él ratione Meu
memet Wm qd ES | cet i n v ;Brotm. Me QUA rincudun GE" "e es de Dod
cider fcieririam' dati i "o Dye 4 de EET váécides Yt E: $— oM s (Codd f
aep uit. t pn to e; Pd dg nequ Hz ro, after de (ono; poteft ta citata oid
ehietica j n4 náv A -quando objectum ute ptt füb Fe onini CIGUg. e illo d «itu
i liM cite genetica j mo dar 1 Und 2M táliquod vnum óbiet luynicb: d noh ibile;
nàm nümerüs (onorgs ot aridam proportionem. h uS I : y poteft ad lico ge u,noti
fi lon » t Ji 1e nr : nu 2 C1 ue ue VE U- ! us y nitate e ia e dc din pud per acid
2 bs) B dupliciter ra ne exte ari d 1c non da. una nUnis € pafionis dem illoa -
ert dionsun ipie cau Mii Ara E ia 4. blan Eo Pod. fe ir Rauius, Log. P né P dE
n 3339: ie ih P e pet áccidens concedunt. cientiam. y r caius partes ordinantur
; Tiri ye termipans. p demi e; &ip harc: opin. incidunt Maf. .Pofi €: 10.
(ed. 2. LA md cns per accidense(fe ypü pec [45 ens cipis dur ips T3 et. T Me EY
L4. Aucría q:26.Log, (ect. 4. Mo ni.difp. 12 d: 1« Beadacrio alij ablolod
negant de aliquo. €nic per accidens dará: « pote (cientiamyita Alenf- * 6. Mit,
teXsjae: Sonc. 4: 13, Suarez dif. is Mele. Je
1:4, Io. dc S. Tho: 0.26, att.2.ad me plat.djp- A9.2« 8,6 Scorifljs ig. n
3-prol.$. Secundo quia atis tjs Circa, 2-faiétur omaes de. fingolapiogs:
ina&u eXeicito per fe fecundo dari feien: damas pa(liones,qua per. (e.
primà; dez- .monil(tur.de [pecie Per fc fecundo. de- mon(tzantur d de
indiüiduis , lic.de Cir fto inthieologià demoaltraatur,v t homo Q4Q4. x ci, WD
CEA E al $44. Dif». XILDe tft , paffiones humanz naturz ; Ex quo rurfus patet
neq.huic parti quafiti bené atisfacece Poncium dip. cit. n. 13. dum affirmat
dari fcientiam de indiuiduis , E paffioncs [pecifice poflant. per € [ecundo de
illis demonftrari ;quia neq. in hoc fen(u concrouertitur quzfitum,cü omncs ita
concedant de fingularib.fcicn- zià dari. Qaare dubii cft de ipiis ; vt (fn-
gularia funt,an poffit dati p fe primo fcié i13, & commontor fentétia ef
negatina , iDcü excipiendo ,de quo datur perfíc&if- fima fcientia, uon fit
Wc eise * €Xcipit quoq; Vafq. 1 p.d.4.c.7.fingularia snédhopabit Mrs, Quibus
tic pole ipie 1c&ü falimex matura potenuz. fcientia acquirere, quod didum
Blanc.& Morif. dens, €it.cxtendunrad omnia fingularia, — — 30 Dicimusprimó
de ente per accidés mulio modo dar: fcientiam vnà; hac con- latio colligitur ex
Sco.in 2.d.3 4.4.fup. €.& 3. d. 7* q. 1I. D.& d. 22. . & 4d.
11.9.3. FF: i qubl. r3: A A. quibus in. locisaffcritquod quidosliquidef vium !
caliqüo dici - pct fene de ipfó poterit aliquod praedi- fct accidensin(e , nequit.
«atum per (c enonciati vt diximus 2. p. Xuftit. tra&. 1.c. 3. fed fcientia
qualibet «il de propofitionibus pet fe; ergo nulla gropolitio fcientifica de
ente pcr accidés gpoterit formati de meote Doót. & proba tur rationc ;
[cientia vna eft cognitio in- dharenue vnius paflionis per caufam,can- t medii
(quod ett ratio, & quid- icéti) in conclutioné demou- iftratze de vno
iubiecto , (ed cns per acci- iens; ticam le (pe&teuur , tué in cffc (ci-
ibis, trae in ordinc ad paffiohcm demon dficabilem,fiué vt ordinatum ad
aliquerà vfinem,fia vt conftans cx patcibus deter n Phsbili&
determunantenon habet vnà eV Tenuam , pér quam paísio demonftre- fut ,noni cft
ynam per fésnec vnaca potcft liabere paísiomem , étgo &tc. Ma. patet, xni,
prob. quod imrinfecé , & formaliter €onuenit alicai femper 1lli conueniet,
cui €ung; comparer ,nàai comparatio non sutcrt; quod per fc, &formalitét
com- peut coimparato s fed cife vnum per acci- den5,non habere vnum pet (c
conceptum jouinfecé conucme enu per accidensscr- ptos CMS o ais s j à A RAPI M.
LL prr , Maro AU. . *, "t goquocu ; modo tonfiderettr, rtr rit vnum
fübic&um, fed duo , nunq babebit vnam per fe rationem , fed duas , nec
vnicam paísionem, nam hzc ab vni- caeílentianatacftdimanare , & vaiper — fc
fubie&o conuenire,non duobus. Tum quia,vt aliquid fit vnum pet fe ex plari-
bus conftitutum;requiritur, vt partes fe habeant per modum per fe a&us ,
& per Íc potentiz ; fed nunquam talis habitudo erit inter partescomponentcs
ens per ac- cidés;aliter e(set ensper fe, ergo sép erit duo, & duas habebit
quidditatcs , nec ab. ip(ovna poteit fluere paísio ipfi inhetés, aliter
idemaccidens in duobus fubie&is. — j zin Ls 31. Dices,folü fequi de ente
per- va q:2.Centrà, tunc datur vna gencre fcien- - ta cx dicendis q. feq»
quando ex- &is (pecificis, hec doctrina eft à Scoti- ftis accepta , vt
videbimus q. fequ. (ed à. partibus componentibusensperaccidens nonabftrahiturtale
genus , quia nume- t0 fonoro v.g.quod eft muficz obicctü y non datur aliquod
commune genus , qy latum obie&um fit mu(icz y cua numeras, X fonas (iot
diuer(orü predi- —— camentorum. Trm quia habitus (pecifi- €i; qui de
partibusentis per accidens hi bentur , non pertinent ad candem fciea-
tiamtotalem, vt liabitus de numero , 84 babiius de fono , quz fünt partes
numeri fonori, non pertinent ad muficà fed pri- mus ad Aciuhincucam;fecundus ad
Philo- Íophiam ; ergo non datur vnus habitus gcnericus continens (ub fe babitam
A:i- thinctice,& Philofophiz, aliter mon mu« fica arithmetica , (ed ani
initiea maíi- éz fübalternareturs — Sed coma ob. 1. ex Scoto in 6. Met.
cit.oppofitam bi concedit (cientiam (ubaltcrparam ef- fe dc ente peraceidens .
Tum 2. quia res naturalesiniegré poflunt coattiaere v4 nam " slc deente
peracci- — Rodi ven [edé fientiam nO oftendi ,neq. dari poffevnam fcientiam —
qgenerejta Scotida ct eà Scoro 6. Met. p te5& q.5.prol.I. v» . T / Acceptz
conuenire alterne fnt. de ente ^ » Qr. en de. fabietlo pracognofc.quid rei. cr $aí gar caufam totalem
per fe alicuius effc. Aus ,quz quidem , licet in genere entis fit quid per
accidens aggregatum , at in generc cau(z eft quid per (c vnum ; er- £o de ifto
ag. o vt Caufa poterit de. monftrarie ab
ipío proucuiens. .& fic illudaggregatü erit fübiectü fcien- tiz ; nam vt
fic habebit quzdam pradi- cata, paffiones,que nulli parti fcorlim ynuenire
poffunt , & vnà actum Tum 3. quía fciétia (ub- accidens , nam ipfarum
obie&a addunt accidentales ifferentias (upra obiecta [übalternátiii : eium
rat hominem vt fanabi - lem, ethica hominem vt dirigibilem in fuis actionibus ,
arithmetica numerum ; politica rempublicam s artes mechanicae «cs
artificialesnó (olum vt habentralem;veltalemfiguram , fed etiam vt ex tali ;
vcl s GR C tant, verfatur circa folam figuram nauis , (ed iam circa pateriam 5
fic ctiam dc arte fabricaroria domus, & de alijs dicédum ; . infuper
phariachRi iore heri »& tadicibus compofita dicuntur apta ad (a- nandos
peeuliares morbos; quar tu- diné qualibet illarü herbarü (cor(im non
habet,& iíta omnia süt entia per accidés. 32 Kefj.authoritate cx 6. M ctnÓ vr- gcre,c& oppofitum habear
Do&or in lib, fent.vt vidimus in probaeconcl. ad auth. €x prol. re[pondec
Barg. ibi Doctorem loui conditionaté att. ndeo fi fcientia fubalternata (i$ de
4liquo vno per acci- Alens pre [uppouit duas tract antes de par tibus illius
totius feparatinyimo codem modo cx ponit, locum 6. Mct,
& potcít ieduci ex $. Quod. fi. dicatur lineam vi- fualem y vbi
dubitatiuéloquitar de hac xe. Ad 2.rcíp.ex Scot. 1 .d. 3.9.7. M. & N. quod
cum ylures caule partialcs ad. .vnü dicum producendum concorrant , CX iplis.ne
vna pec (c cauía conflituiur in entitate,nec in ione cauíandi, quia quzli- bet
feorlim babet propriau) fationent.es «au(andi
& folum dicitar vna cauía. per fe va itate otdinishinc negatur dc
illo ag gr«g ato demonftrari effectum , vc dc v- nic au(a fimpliciter 5 fod vx
de phiffbus Lof$icay- vnitis; fic cum Sol,& homo zenerant ho: minem, tàm
Solquàm homo rctinct pro- prias rationes ij, &vnacauía fit folum vnitate
ordinis , & ficut vna dici« tur caufa hac vnitateyfic ratio caufandi
praedicata, & paffiones , quz de illoag- ] eregato demonftrantut;non funt.
vnam , Toup ura .f.plures rationcs cau(andi, plu- rapradicata,, & plures
paífioncs atin eri ein dh ebcie Odd RED
ia etiam 1 ordinis v. pee ;vnde non cít vna demonftratio y fed plures fimul
ordinate, & voit ^j e9 vel maxime quod falíam eft illud azgrea vnico actu
intelligi propter diuer^ taté obie&torum fpecificam , & fi vnus eflet
actus in re, virtualiter tamen cíTet multi c vni (cd plures habitis cau faret;yt
fufius dicctor io libros de Anini; - 33 Ad s.defcientijs (ubalternis dice- màs
infra q.4. Medicina , & Moralistion habét pro obic&to i fed vt notant
Zerb.st Bargic it. aliquando v« lens , puta ag« Fio poppe ue Dt timur aliquo
ente per acc £regato ex fübiccto , & p pecden cd fpeciem i nie. pct
piffionem innaimus ptincipiu ipüns,co modo , quo Thomiftz dicunt , ens mobile
efTc fübic&um philofophiar vbi per. mobilitatem circum(cribunt na9
turam,quz eft illiws paf; onis principii fic (anabilitas, & gal ipium dant inte].
ligere principia à quibus emanant , quar fant de hominis eifentia , & vnum
pet fe faciunt cum homine, Arithmetica confi- derat numerum , non. quidem
materiali. ter pro fübttracto , & ina&u exercito , fcd formaliter ;
& in actu fignato. ,quo« modo eft vnus pcr fe conccptus;vt de eqs te pet
accidens in communi diximus , & de 1pfo poffunt proportioges quzdà. de«
monítrari canquam pafTiones , vt docuis mus difp.7.q.2.art. 1. Politica.non
eftve — per £c hibius; fed plurcs aliquo ota ine conercgati , co quia vno: ' -o
Mi nat re man e tionem plurium,& quicquid de ipfa de- monftracyr, nen
cfbvnum per fe: predi- catüs(ed aggrcgatione illis pluribus im« mcediaié
cowacniens 5 idem de arte. belli« ca re/peétaexetcirus dicendum , & de Qia
3 aie -—n 846 artibus mechanicis, ficut.n. obie&a fcic- tiarü
fpeculatiuarum maioré vnioné ha- bent inter (cy nam vnum cífentialiter. fub:
altero continetur , quàm obie&ta artium, & labituum mora!iumyita
maiorem vni- taté habebüt fciétiz fpeculatiuz , quàm alij habitus,vt q: feq.
dicemus, Tandem: pharmaca ant aggregatum quoddam ex: diaté demonftr: luribus
caufisnon vnum, fed plures ef- :&us caufantibus nam morbus aliquan do, et(i
vnus:dicatur , re veratamen cfi quens plaribus defectibus; indifpofitionibus,ad
quorum curatio- nem plura remedia requiruntur , ex quo- rum aggregatione
pharmaca conficiun- cur, vnde cognitio alicuius medicinz pro- prie non cft vna;
fed plures demonfiran- tes plures paísiones vnitas de pluribus fubicctis vnitis
, ità notat Amicuscit. 34. Dicimus 2. de fingularibus,dépto' i JDeo;per (c
primó nom dari (cientiam; ita Doctor q.3. prol.R,& 2:d.3-9 6. M, &
cumco Scotifta omnes , Auecfa quoque Ruuius,, & Amic. cit. & probatur
ex I« Poft.45.& y. Met. 5 3. &alibi (ap? y vbi Aift.ex profeffo ncgar
scientiam de (in- gularibus;.& vnicum fuadamentum hu- 1us conclu(.eft,quód
tetigit DoGor in 2. cit. quia (ingularia vt fic non habent dc- finicionem,quat
vt medium: pofsit. infcc- vire ad'demon(trapdaspaísiones ,ncque paísiones
pcculiaresipás vt fingularibus sonuenientcs,ergo nequit , euam ex: na tura
potcaitize con(iderando intellectum, Bàberi de :pfis (cienzis antec. quó'ad
pri« "fam partem probarum fuit difpi r«q.4- anj. quo ad. pactem oftélum
fuic diíp.- $«qupar. r.cuardíiximus projrictatem ef Íp
(peciei;)nonindiuidui,& adliuc proba- mr,quiapafsiories propri funt-quzdam:
aptitudines ad operandam: ex opcratio* nibus s po(leríoricopnitasfed
ríülla'opc- ratio cxpcritur in aliquo indiaiduo;qua or poísic cíle inalio
eiu(dem fpeciei,er-. go nulla aptitudo' , & proprietas fluic à differentia'indiurduali
, (ed'omnes ab: cf- fcpcia-dimanant y. & per confequens (unt omnibus
indiuduiscommüuncs -. Tam.» quia fimgularitas-nonctt ratio'agédi y fed potins
conditio agentis y (olim: effentia: ei pcincrpiuas& ratio agédi ; ac
cfíentia Difp. X TH. De Scientia - de fe comunis eft,'& indifferens
omnibus: indiuiduis pofsibilibus illius fpeciei Ex. qiio patet rG&cutrde
Dce: ifsimo: pofsit dati (cientia;quia ipfiuse(fentia e(t de (c hzc,neceft
platibus comunicabilis: cirfui io cs dete iic area cea pafsiones de ipfo per [e
primo; & imme-- i atur 5 quz ratio militat ét de Intelligentijs in
fententia! Arift. po nentis illas neceffe effej& de (c hatc. — emonftraz-
tiones conficitur de fingularibus, vt (in-. — latíafant , nam demonftratur
eclypfis: - Luna;& Sole; vt equos: quia: oftenditur yt liic& müc,&
in i udiuiduali differemtia prouenit;ergo iu*- tclietus concipiens hzcceitatem
| Petri lantc vnitaté& hanc diftinctioné nume- ralem. Tum 3. quia
colle&io accidétiuav conuenit i vt (ic ex Porpl;c. de* fpecic;ergo mos ipfo
demonftrari -« Tü 4«ex 2. Met. rr. hibetit nó: poffe fci- rrantequamad
indiuidua veniatur.. —— Refp. 1 : " ? quamuis: imnümero finzulari
conficiantut ,ccuera: e(fe de fpecicbus Lunzt, & Solis,nam etfi: alia'Luna
,.& alitct Sol. nameto eífent. in! - illis(icibus, S can illisa(jwet bus;
ijdc prouenirent effe&us;& eclypfis) Ad 2: ve nitas numerica! ia
vniuerfati- demonttta'- tut de fingulari ineife gnato y-qüo in-- duit róné
(pecici mec eft vera vni — Petcused idem (bi ipfi. ab' alio dittin&us, ita
neceffarió: ab hacceie tate Petri prouenire y vt. alia conGmilis: nof potuerit
caanare,fed (olum à prima: caufa dererminatur ad lianc nuimeto vni - taté,vt
diximus in Phyf.difp:&q: as art. 5 .- Ad 3.colle&tio illaveté noneft
patfsio ,cü' fic plora pratdicataynonvnü; df t6 paf sio' large, quatenus pet
ipfaat circüfccibiamus' hzcceitatein', & éreperiri pot. in alioindiuiduo.
Ad 4. exponit Doct. in' Met.ly indiuidu5quód non intelligantur pi. mie [ed'vel
(pecies fpecialilstma y» quatenus nonett amplius per i" c- 7! T rodidon 3
— gTLeAbfi nquode inalia priora, - "c propofitie 1 A . !Ex his s deducas
habere quid — ote rini ex prz- ci $ CÓ E " L . a iy ia. & Pi Mae noni
(übers quod moónhabct,excluditurab ipfa. Mn [ubiettum debeat primà continere .
virtualiter omnes veritates fcientie. 6 Q'Cotus q.3.prol.D, dcfiniens (ubie a
eu tatem gir orti lud effe, quod continet in fe primó vittua liter omnes
veritates illius habitus , cuius eft (übie&um;pro cuius notitia aduertüt
Scoti(tz, quod ly primé idem fignificat ac adequaté,& id adzquat?
cótinct,quod in continendo nop dependet ab alijs ; (cd €ontinentia,alia
effentialis , qua vnáü coa- tinet alterum in primo modo dicendi per fesalia eft
potentialis,qua fuperius conti- net inferiora, alia eft victualis , qua vnum
continet aliud in e(le producibili ab ipfo; & quia duplex cft e(fe .(.
reale , & coeoi- tum,hinc duplex cft virtualis cotinentia , vna, qua
aliquid poteftaliud in effe reali prodacere , altera ; qua poteft producere in
effe cognito;& tandem quia effe reale cft duplex; Phyficum,& yficum,
primum cít res à (ua eau(a realiter diftin Ga;fecundi eft formalitas pul-
lulans ab alia ; fic duplex eft conrinentia virtualis in effe reali,vel
Phyfica,vel Me- taphyfica;modó fubie&um nequit conti- fiere proprias
paffiones continentia vir- tuli in effe reali Phyfico , nar à fübie- 2225.54.
4.ar. 1,realiter non diftin Suuntur,ícd cotinétia Metaphyfica, quia veré ab
effentia fübic&i pullulant ex di- Gs in| is dip. 7.4.2.quzritur ergo an
pres debcat —À — ter in ee cognito omnes pa(Tiones dc i lo demonftrabiles in
(cientia;vbi nio quimur de obic&to materiali, (cd dccom - revtfupta diximus
lieBum com hvirtualitey ép, o D" $47 : pofito ex eiateriali, &
formali, quz vn «ompletum -fubie. fcientie intezra- rt lupra diximus art.1. (vt
obic&tioncs Caict. diluamus tribuentis Scoto , ipfum loqui de materiali
obie&o) non quód ca - le obic&tum eocaliter fine Dei, & intelle-
«&us cencur(ü caufet ex fe notitiam paf- fionis in intelle&u,vc malé
interpretarur Atimq.a4.prol.Do&orem noftirüs(ed par. tialiter,& in
rationc obie&ti,nim intelle- €tio cx obic&to,& potentia
gignitur;füpe pofito diuino cócurfü ex Sco. 1.d.3. q.7. 37 Ochácü
(nisnomipal'bus in prol. feot.negat fubic&tumsontinere virtuali- , tet paffiongs
in c(fe. cognito (mb ncgat etiam in cfle rcali, (zd proccdit ex co , qp agens
PhyGicam cum Mexapbyico «gca- tc confundit;putatq;ad quamlibceccond- nentciam
requici diftinclionem realem gy quod etl fallum) Comunis fenteatia | eft
affitmatiua ctim Scoto cit fcd ett diTidi- um apad Scotiftas,fi hzc conditio
debe- at conuenire (ulü (übie&of pecificoyque , €fifpecies fpecialitbma, an
etiam fübic- &o generico. quod e(t penus quodlibet , vel diaabdtchciic
cades; cei aliqui. in- diflin&é loquentes videntur vniaertali- ter loqui
tàm dc (pecifico , qui de .gcnc- rico)ira Can. 1. Phy(.q.1. Tar.q.
3.proae;Log.Otkbellusinprinc. Phy(: Smi inch q. 1.proé. Tkcol.n 47.ex coy Quod
ncgatía biectum zenericum, & dac folum (pccifi- cum;fed prfertim Bra(au.q.
3. Vn. & q. 1.qtiol, dc menre $cori allerit definitio- nem in prol. allatam
conucoire vti; fu« bie&o,licét poftca folü in modo loqucn* di differat ab
alijs Scot;(tis ; qui volüt hàé definitionem, vcl coadirionem a(Tignata efle
(abie&i (pecificinó generici, n (i re- fpc&u ptopriarum paffionum ,
quas vir- tualiter continet , pa(fioncs vcro fuoram inferiorü, nonnifi
potentialitec; ita Barg« lüper q. 3.prol.qui Paulum eitac , & Lí Faber
Theor.5 .Zetb. 1. Mct.3.2.c(tq; Au rcol.in prol.q.de fübiccto Theol. ar. t.&
Amic.tradt.27. difp.a.q. z.dub.7. 38 oe mn an i loquédo virtualiter continet in
etlecognito tanc paffiones de ipfo fmediac£, & primo dc - monftrabiles in
fcientia fiué gencricum. fit fiue [pecificam ,& per có; c quens cm-3n illis
continetur cauía in inferiorum nonnifi potentialitet, quo ad primam partem cft
Dott, cit. & alijs in locis adducédis,& probatur ab ip- fo,quia
propoticiones,qua in demonflra tione a(fumuntur, aliz (ünt immediata" , vt
principia,alig mediate, vt conclu(io , herentiz : paí- fionis in
fabie&o,que eft definitio fübie- &i;inilta continetur 1pfa paífio de
(ubie- &o demontlrata , ergo fübie&tü cft cau- fa cur ille veritatcs
cognofcantur ab. in- telle&tu;patet;quía per (uà fpecié repra- fencat
dcimtionem,q cffentialirer conti net ; hac cft caua , cur paffig cogaolca -
tur;ergo virtualiter in e(Ie cognito cóti- net omucs veritates fcientiz,nam
defini- tioton cfl ró qu« continendi,fed ró qua fubic&um continet. Tum quia
(ubiectü ett cau(a adzquata habitus, qa eft primü 1n fcicntia primitate ada'quationis
; ergo dcbet virtualiter in effe cognito o£s veri- 1atcs cótinere de ipfo i
fci&tia cófideratas, Secundo , quód (ubic&um genericum paffiones
inferiorum potentialiter tantü contineat; eft Scoti 6. Met.q. 1. & proba-
tur euidenter, virtualiter primó contine- rc veritates jn fcientia cft per.
quodquid eft polTe f(ubic&um caufare notitiam vc- ritatis cocluGonis, &
habitudinis paíTio- nis ad proprium fabic&um; fed genericü Íubicctum per
fuam definitionem nó pót eíse cau(a,cur paffiones ioferiorü de ip- fis
demonftrentur ; ergo , &c, malor pa. tct cx Scotoin ptol. cit. vbi ait
contine- ac primo virtualiter cft ita independens effc in continendo, vt
circumfcipto omni alio adhuc contincat, & nihil aliud conti- ncat,ni(i per
tooem cius, vt corpus nattt- ralc ita cocinet mobilitatem,vt circüfcri- pta
quac 'ccic corporis naturalis,Ct omnibus Pn kA ote xcr fud dcfiniiion&.
poterit de ip(o demonítrari , & infcriora, nonnifi per rationem corpo rjs
naturalis continenr. mobilitatem in, Communi; minor patet , quia per ronem
Corporis naturalis vt fic nequit circula- ris mobilitas v.g» de, Cclo
demonftrati , aliter omnibus corporibus conoeniret. - 39 Tucbé cüaliquibus
Scoufus,veram esc. genus pojentialiter concre paffio- Difp. XIL Be Semis. 0
000- resveritates illius (cientiz , at paffiones. 1 ncs inferiori (ed vt (ic
mom tribu taté habituisfed folü vt continet inferioribus, " ne Smifi
&i in torale,& pactiale,li.m.(cientia cófi haber cum 1lla;ficut nec
obieda , nullum crit partiale obie&tü ,vndé non re&té cor- »us naturale
dicetur fiibie&üin tota Ph jocos: ens in tota Metaph.nec Git. logiímusin
tota Lozica,neq; Pylofoph. aut Meraphy fica, vel Lo MT rre tica , &
vniuerfaliter qualibet (ci&tía di- ceretur vna fciétia; & male in
initio Phy- lofophiz, Logica e toas due in« Ítituetetut quz (Lio de fubiecto
ipfarum, fed (olum M per iesra (fübie&um illo- rum librorüvelillius libri,
qui primó ex« plicandus occarrit contra omnes Do&o^ res,yt ét dicemus
q.feq.quapropter eoi d rmm: cae genas aliquod pro (b- bie&to in aliqua totali
fci&tia,debemus ét alferere de ratione (übie&i f(cientiz non effc
continere virtualiter omnes verita« tes illius fcientiz., (ed virtualiter. pro-
prias ,potentialiter illas inferiorum . Poluimus in COC),ly proprid loquendi ,
nam fi velimus extendere continentiam viruualem, & illam diniderc in
immedia« tam;& in proxi Are motam; hanc (umete pro. ijvt facit Dass viderür
& , in 3. d. 2.4. q:2«C.& d. 36.q. vn.L vbi contmentian virtuale hioc
[cafa tribuit (abiecto: ge». nerico,& citat fe in 6. Met;q.1.quo loco
continentiam gencrici fubie&i ait eíse virtualem, & potencialem, fic
nulla erit; ni(i de nomine diísentio . "sai Mit 40 .Obijc.1, oítédendo
fubie&tü non contünete virtual:ter notitiam patfionü . . Tüquiacntia
tationis-circa fuas. paíl;o- nes non]iabentac&ttuitatem aliquam , vt potat
illas producere 1.effe cognito, vel , reali;codem modo te babet: relatio reas .
lis,qua: nó cft dc generc acbiuorü , vndc , REQuit concurrere ad.
productioné.pro* priarüm paflionü neq; 1d earum noricdià y cum non fit obicétum
etium: inieliee: Hzcrefpoofiocoinciditcum opinios — adi, negantis. diuiionem
fubie- | - derans (pecie aliqua generisnon cit pas —— fcientiz de gencre ,
necifta connexione. — th à Luna E continetu » ^ vit- *üaliter, quia ad
cognitionemeclyp(is re- pu ) tert quie vc caufa ad. eclypfim concurtit , ac
terra notitia nea eótinctur virtualiter in Lana: efe quoq; beatificabile
cft-pafsio hominis ; & tame 'ex quidditate hominisnon cognofcitur, aliter
poflet viribus nature cognofci ip- fe Deus , qui cft cerminus hutus patlio-
nis, nequit in, cogaofci relatio aliqua; ai- fi cogno(caur terminus i
p(iusrelationis, Tum 5.euidentia vetitatis concl.non fo- tà pendet à
fübie&to, fed ét à pradicato , & à przmiffis, erzo —— primo , & a-
tiaté conunceti in fübie&to. Tii 4. fe- queretar in demonftratione à
pofteriori effe&um eísc (ubie&ü , quia cft id , quod
virtualitet-contipet verizates . Tum . fi ek hoc; q»cauía virtualiter continet
effe- &um in císc rei,coritinet etiá in ese co- gnito , ergo cx/notitia
Solis incóplexa pa- terit baberi» notitia omnium etfectaum à Sole
prodacibiliü,cp cft falfüm. Tum 6. fubié&tfi cóparatur ad (ciériá ficut
obice &um ad potétiá, fed hoc ponirat primi y & adg juatum penes.
primitaté cóitatisy non continentia» virtualis; vb patct/de co» lote refpectu
vifüs, qui-de onmibus obie &is viiibilibus praedicatur) & ens dem.
nibus obic&is intellectus, ergo &cc.quod' etiam fcruatur non (oluti'in
obicétis poz tenciarü , fed &vin (ubic&is-(ci&iat us ni in
Gconiecia cft lined5-in Acidamenea numerus, in Mecaphy(caxths, qua dc có«
fideratis in illis(ciemjsplü&iicahams - ^. - 41. Kefpzad 1; patet ex
difpi5. qp entia rinonis (uo-modo lisbent caufalitacé er- ga proprias
paf&iones,reuera tf fundamé tum entis ronis ctt , quod caufat notitiá entis
rónis, & harc notitiam pa(sioris ip- fius,qua ratione dicitur, ens rOnis,
vt CO-/ guitum cauf(ate nocitiam patfionis : rcla- tto realis noocft a&tiua
phyticé , (ed me- tà ?,ac non catfat nocittam paíSios ni$ gropriz, ni(i yt
coznita, vc de ente ra- tienib digg co quia non eft obiectuni motiuü
incelle&us;(ed terminatiuum. A d 2, cclypfabilitas;, (icut continetur
virtua- liter in Lun quoad efse tcale , xa quoad císc cogn;tugn, attamen quia
ordincm di- cit ad tétram, vel'aliud corpus opacum im eise reuli, ità quoque in
e(se cogn:to de: pédet ab illo, ex quo folum (e u;tur, 1... nam non esc caulim
ade quat cogni - tionis illius (ed requi cognitionem tcr- r£ , nontamen
deducitur in Luna virtua- liter aca contineti,vt infubiedto, quam» uis iaterta
contigeatur can quá in caufa y fion tanquad ia fübie&o : beatificabili*
tasnequit cognolci cognita homiais ef fentia, eo uia ordinem dicic ad Dei
,v& ad terminum , qa ratione nó contineat fub obiecto naturalis atcinzentiz
intelle- &kas creatisquod eft eos initum, cuius teg miaus non ett Deus,ex
Sco. quol. 14. Ad. 5:neg.confeq. non.n. d cimus (abie&um eise caufani
cotülem coz ainioois conclu* fionis, aà pra dicium, practise cona cu:tüat , fed
dicimüs fuübicétam pruay continere , quia on (luni eft cau.a- ve- ritatis
conclutioais ; (ed ét véritaris prin cipiorum;quace dus vitimaré omia cou tinet
tàm- preedicatam coal. qtiam prin- cipia. Ad 4- neq. Pane cHectus-in illa:
demontiratione non ett (abiccétiin j fed. rhedium ; & princi pium Ong
.cogaoícens di. Ad y. cac ex cognitione tdo( a deue- nimus-ta cogoicionem effe&uas
virtuali ter itiilla inclüti , quando effectus. fe bet vi paísio cdlz, nam tunc
cft Conuers tibilis càviean(: à principijs iptius ema-: nat; ficein dltero
pocélE/repetiri , bili 1n fud casís, quate exemplum Solis uon vrz ge, qiio f
habet vr (übie&tum cess IT. dn fabieibemtinen suirtaaliter g)e t L1 $49
[pettu cffeQuum àb iplo producibiligrr & alie concaulie-tcquicuncur-,
etfeGtus: nofi ih-Solé7 (cd' extra ceperiamuir , nec neceffarió à principi js
luti 1plius; quá. uis (i quis perciperet victütem 1nicrnam Solis prodiletiuim
effe&tuum pofset quo- que'incogaicioaem cffectuum deuenire, : * Ad 6.
Do&or in prol.cit. ncgat omtti- rtiodam partcatérilicér «in. cougeniancim
hoc; quód aeibo teeiniodüta ctus potena- . tiz, & faentig, &ihialijscondiuonibusy
: ytett videreapud. Bafsol. attamen diffez rütin hoc,quód proportio ob:ecti ad
po^ tentiatn ctt anociui-ad mobile, (eyagca-- ti$ ad patsum , at fübicétum (c
haber vt cauí4 ad ícjentiam vt ad cfle&pum: hinc: quodlibet obicét
iuclufurn.in. obicéta : pugio ,primo ,.& adzequato poterit agere inp o-
tentiam, quia quando agens poteít agere in aliquod pafsum, quodlibet agens
ciuí- dcm rationis potcrit in illud. pa[sum age- - re,& iftud à.quolibet
agenze eiufdem ca- tionis potefi pati: at non fcquitar idé de fubic&to,
quód fi fübie&um eft caufa ha- bitus , quodlibet inclusü in fubie&o
pof- fit cau(are eundem habitum : ad exempla addué&a, dicimus illa
obie&ta efsecóma- nia obic&is partialibus, & non folum yt fic
dicuntur fabie&ta , (ed etiam vt alia confidcrata m Ícientijsad illa
reducürur, wt (unt paf;ones , & principia , quapro- ter aflignantur
fübiecta nontantam; vt jme illam predicatienem communem adinferiora, - vt Mice
virtuali- tet proptias paffioncs, & icata; vi« dc 3 Fabrum theor. $. iur -
41 Secundo obijc. oftendédo deme- te Scoti , quodlibet fübie&tum
virtualiter contincre deere omnes veritates Due tiz,& non aliquas
potentialiter . Tü quia in 3.d.14.q.2. H, habentur haec verba.» , Ifiud ét
confir.per Phylof.-Poft.25.»bi vult , quod oportet maxim cognofcere de fubietlo
quid e$t; & ratio efl quia in vóne , c? quidditate [ubietti virtualiter
dncluditurtotaro fcientie,tüc fic, quic- &juid eft ró, propter q aliquid
infit alteri, conuenit omni illicui illud ineft, €t quic- quid cft ro
diuifibilitatis, ineft formali- ter illi , g cf tali i D 2.d,5.q.4.G, fed ró ,
propter quà debc- mus dc (übic&to precognofcere quid eff, €ft inclafio sb
armar i t in obie&o, ergo. de quocung; verificatur , quód de illo fit prc
uid cj dc illo ct ellumubie ,.G virtaslirr includat totà (cicntiam, fed ifta
gnitio de quocunq. fubi fid ipesi- fcosfiué generico, fiue enti ve-
rificatur,ergo,&c. Tum 2n 1d. 3. q. 8 infine, ait pori yas [cienti af-
fignatur penes M penes 9, Jcientie diflinguuutur, uon pe- nes fnielleum, ce D
modo diftingui- do fcieptias, illa efl vna, pos »nius Jubietii primi , quatenus
obietium pri- mutp-babet contiuere fcientid illá. vir- tpaliter : idcm habet q-
7, ciufdé dift. in diuifione diuifibile, ex. um; quia illud efl, d fine,&
(upra L.ergo fi vnitasfcientig pe ncs virtualemcontinentiam fübic&i at-
tenditur, cum tribuere dittin&ti vnitatem fcientizcópetatetiam(ubiedo — —
generico, iftud on. ialierfed vir — tualiter omnia cótinebit : idem docet 5,
d.2 5.9.2, C, Tum 5. quia quol.7. N, do« cet primam principium cotinere virtuae
liter, & eminéter vctitates omniü pofte- riorü,non t&roportet, poflit
e(le caufa immediate seiolied quadcunq. po- fterius; & p.d.3. qu.2. in
primoexrra in- quit; quod quicquid tur de Dcoin Met. continetur virtualiter
primó inra- tionc entis;& q.3.$. Quantum ad 2. art, ait ens virtualiter
continere paffion« vltimas diffcrentias,& lit.M, exemplifi- cát de colorc,
qui virtualiter includitur in diffetentijs , & pa(li onibus coloris . ,43.
Refp.ad 1. 9 ficut ró icifü- biecti precoguo(ci debet refpectu paf- fionis
1pfius tübiecti ici tanquam mediü adequatum ad demonlftrandam paffionis
inbzrentiá , at rcípe&u paísio- misalicuius fpecici folüm debet przco-
guofci vt medium inadequatum , quate nus eft pars definitionis illius (peciei ;
fic alia , & alia debet cffc inclufio rica y fpecifice pallionis , illa Veeuis. ; hzc
potentialis; Doctor itaq; vel (amit vir- tualem continentiam large, vel &
meliuss ibi loquitur de fciétia vaius pafsionis in» herenus fübie&o , vt.
fe declarar; quare loquitur de (übíc&o f(pecifico, vel de ge- ncrico in
ordine vi rope pafsiones. Ad z.eodé mado reíp, nám precipue $ 7: Cit. in fine
loguitur de (peciefpecialif- Ífima,quz nonnili virtualiter cótinet paf fiones ;
& habitus iftius (pecici (amit ab ipía vnitaté sr virtualem continentiam fi
fübie&um €t genericum muluplex,pi Thcolegiá , qu c(t de- obie&o
insulardiidto »vtarguimuss eo Tp nequit virtualiter paísiones iorum coütifere:
Quod magis pater exlocisadduétis ip 3. róuc, nati 10 quol, 7. aequit intcllist
yt notat Zero. ci de o | Qr. en biet Scientia debeat effenteefscolot. IU. 851
éotitinentia virtuali propria, quia fic pof- feat per primum principium
immediate €ogno(ci poflctiora y ficut pcr qui ditate eciéi immediaté
coghoícitur paílio pecifica,.nam proprie in illa virtualiter continetur; quapropter
heevirtualiscótinentiaapud Doé&torem aliquando fu- miicur pi ru t rp vt
comunis ad dien proprié,& ad potentialem , & i ' quia ró generis faltim
fienes ; Hinc concludendum definitione datam á'Sco; prol.q. 3. effe fubic&i
(peci- fici, nam vt colligitur ex texta , loquitur de continentia virtuali:
propria : quód. etiam patebit in q.feq.- Sed noui(fi - Poncius diff. 1. Log.
1/.12.& 18.vt oftendat definitione fübie Gi ex Scoto'addu&tam , quod
virtualiter €ontincat omnes veritates (cientiz;ctiam' genetico.competere;ait
fenfum illius nc- quaquam effe; quod (ecandum (e ,. & fc- ü faam'rationé
pracisé contineat ve ritatestotias (cientiz; neque enim fecü- dum (e foli debet
illas continere virtua- liter ita y vt (e' folo cum intelle&u poffit omnes
illascaufare ,.impoffibile .n.'ett,. (inquit) quod ens, vt fic; quod ponitur
obiectum adaquatum Metaph. cótineat omncs veritates metaphyficas , pratfertim
illas, Ty de Angelis.; fenfus ergo illius eft, vt magis explicat n. 18. g»
obiectum. adaquatum: debeat continere virtaaliter omnes veritates fcientiz ,cu*
ius eft obie&am, non fecandumfe;X (ua: praedicata intrinfeca, fed (ecundum
(e,& emniaillaquz funt ad ipfura reducibilia Cómode :'Ceterum expoltirio
ifta: contrá' Do&toris incentionem, & literam palam müilitar,nam
loc.cir.explicans quid intel- ligat per continere primo virtualiter ;in- 1
fignificare, quod comtinere in- . dtpendenter ab alijs rn. (ciencia coniide-
ratis, & (ecundnm (uam rationem praeci- sé; & adequaté y. (ic quodin
continendo: non dependet ab'alijs,(ed alia ab1pfo;ita- ut per iimpoflibile
circüfcript o omni alio adbuc conti nere tt diecbamus ab initio CN Sdarticuli
iuxtà.cómunemomniü. Sco:ifta- rum expofitionem ; non ergo rccedendiá cít à
fententia no(Era, quam etiam tradi- derunt politiores Scotiftz, quod Doctor ibi
fübie&um fpecificum defiaiuit , non: genericum,licet extendendo continentia
virtualem poffit etiam quoquo pado illa défiitio applicari fubie&o
generico'mo: do infinatofupra num. 39. Kn fubieGium debeat eJe neceffarium;.
(44 Irimus q. *" D &4 vel ced. explicando 2; irioné (cientiz,debe- tc
fcientiá effe neceífarià non necc(firate: fimpliciter; qua(i quod ipfa (emper
repe riri debeat in recü natura;& nunquá cora rumpi, (cd neccffi tate
fecundum quid, .f. quó ad veritatem, vt nó poffit vllo pacto: in fal(am mutari,
quam nece(fitatem có- plexam appellauimus, quia eft nece lita s: propotitionis,
& habitudo neceülaria in. ter íübiectum,& przdicatum conclu(io« nis demonítrarz
. Attamen quia fcientiz omnem conditionem fumit à proprio fu biecto, (equitur
fubie&um quoq; debere dici necelTarinm;inuariabile, & tncorru- ptibile
, qua ratione cóiter aíleritur de cotruptibilibusnó dari fciéciáex 1. Po(t.
c.7.& 6; Euh. c.5 hanc nece(litatemfubie: Gi, & inuariabilitaté
explicare debemus, quanam fit ;. certum eft.n: c(fc dittin&tá à necelfitatc
Íciétiz, hzc.n. caufatur ab: illa,eft. ; alicuius cóplexi .f. (ciencia, illa
yeró eft incóplexi,qualisentitas [ubiedtie , Mirum ett, quàm varié lequantur
Do» Gres in re tàm cuidenti, vt notat Auer fa: 4.26. Log. fe&. 4. Quidam.n.
dicunt fubicctum.fcientiz debere eífe neceísa- rium, & incorcoptibile in
vniuer(ali , nom in particulari, vel per fe,non per accidése yci inpotentia,
nonina&u , vel in-acta. fignato, non exercico y vel quo adcelfen- tiam ,
noa-quo ad exiftentiam ;. quapro» prer ír fübiectum deindc íit corruptibile n
particulari , per accidens... ad' corru puonem fingularüsm ,in a&u:
excreito y & quo ad exiftentiam, vt fe habent natu» tz communes rerum
creatarurm , non de ftruit neceffi MR 4; Ite 852 fag. Ite ditin&ioncs in
hoc deficiüit, prima facic videntur loqui de incortge Subilitate fimpliciter,
& corruptibilitae te illi oppo (itayiraut fübic&ü ex (ua toe formali
non debeat per fe incipercyX de- "finerc,& (i quandoque incipit »vel
definit cífe , hoc fit per accidens ad corruption alterius, vt patet in exéplo
de naturisre- rum in vniuci falis que ad inczptionem , & dettra&:oncm
fingulariü dicuntur ge- neracty& cortmmpi, quod exemplum ad- duci (olet pro
explicatione harum diftin €iionum.Hoc autem eft falfumyquia nat- lis creatarum
rer. naturis quocuque mo do infpe&tis comperit hac let pea litasfcd
qualibct efl corraptibilis, & de- firu&ibilis etiam in vniucríali , per
fe, in atu, & quoad cffentiam, Tü quia fi cor- &opribilitas
fubic&ti; quó ad císe fufficit; yt.cognitio ni dicater neceísaria, fed va-
tiabijis, & falla, quamuis non per fe; fc fperaccidens, vel alio modo illi
ccuemat, fofficiet quoq; vt ccccm modo competat cognitioni, & lic (ciéua
f;ltim per acct- dens, vcl quando coiroptibilitas fübiccto compctet, poterit
mutari infalíam, quod efl copira rationem fcieniz, vt q-praced. diximus, al ter
igitur explicari debet baec ncce(litas.ecl faliialigd aliud deber addi. Flcrig;
quos fequi, Amice aet «17- dilj. 4.4. 2. dub 6. alia via incedüt; difuin- guát
.n«de néccflitateyquod alra fit ccm- plexa, qua teperituc. in propofitione nc-
Ge(saciá, quia nequit per quamcumqs po- tentiam mutari infálíam , ajia cfi
incom- plexas qua rcbus incomplexis conuenit & cft duplex, vcl quo ad
eísentià , & bec conuenit rcbus cx. (e ipiis babentibus cf- fcntiam,ro cx
noftro libero arbitrio , ifti opponiur concbgenua. incomplcxa cü À. tes non ex
proptia-natura*fed exlibc- ro homingm arbitrio habet císentiam,vt veftis elt
hoc, vcl illo odo £ormata. de- penden:er ab bominum. placito s alia cft
neccílitas incomplexa quo. ad exiftétiá , «quz dupliciter. explicari poteftavel
poli, tiu£ , quando (sentia rei verà neccísar €xillit, vt posee: nonéxiftere,
& jor v.0do compeut. à vel negaciue , fea przcfiuéyjuango..f. are rei non
có- iidcra;ur iB ordinc ad. habendam cxi- a; ^" - Difp. X IT. De Scieytido
007 ftentiam,fed vt ab ea pre(cindit?huic nez ce(Titat: opponitur contingentia
incom- plexaquó a tiam,vel quia. eísen. tia rei exiftit contingenter à parte
rei y vt fant omnes rescreatz , vel quia etiam ia eíse intelligibili non
preícindit ab exifté« tia contingenti, talia (ant omnia agibiliay &
(a&tibilta, qua ab habi radicis con(iderantur in ordinc ad exiftentiam
Veiineseenir erpet qrass t tem "t funt po iad ex- tra, & fecundumc
itcüftanties fant illisà parte rei conuenire , ett codiuinnpe biete P DNE tiam;
Tunc ad quet. r ',Obie- oup fcientia debere dope neceísariü m ceffitate
complexa , & incomplexa , quo ad e(senuam ,quàm quó ad exi(len- 4 eds
pofitiué, (cd praeci tiué Qua rationc agibilia pofsc císc dien mum fiot, &-
con(equnenter morales (cientias - & practicase(se veré (cientias, ^ 46
Dicendum eft, obicdtà dcbere ef- fc ncecísarium neceíTitate veritatis obiee
&iug in (ua efsentias(cü vt alij dicantnee ce(Titate coplexa
obic&iua,vei nece(firae te incomplexa quo ad eísenuam nonre« qairere taraca
noce(ltatem iucomplexá quó adcxiflenos, (iac pofitiué, fiue praeses ciliue
explicesur , e(teomimunis y quie dem, quod id fe debeat haberc Bur n 1€
veritatis obicáinà , colligitur ex Seoe 1.d.3.. 4 L& fcq. &. patet quia
fcientia requirit banc ncceffitatem ; vc formaliree ita lit vera ; quod nallo
modo poffit c[set fala ergo obie&um ità (c debet habere in fe, vt dicat
neceisariam habitudiné ad illa pr dicata,qugd nó poflit illa non re»
(picere;fi.n.potfet aliter c habere,& alia piadicata oppofita contincre;
iam (cien tia poíset elsc fala formalitevs & hec ine trineca necc(Tius que
ceperirur in obies &o;& ex genua propriorum | jcatos ram dicicur
neceflitas »quatenüs cadi: inter, przdi Ísenci E dicituf nccefli qas inco;lex:
ig , quiaobies €umin fua «uidditate eff quid vnum in- complexam;s dicitur euam
comple X4 as, vel obicctiué , vel virualitec , quatenus ft rario, cuz de vali
quidditaie formetur AER S pto- ta5 incomplexg quó ad exiftétiam,liquet ex hoc
jquod hzc neceffitas pofitiué ex- plicata folum Deo conuenit; & tamen de
alijs rebus habetur fcientia,cü poffint de illis formari propofitiones atctna
veri- tatis, quod (afficit ad fcientiam : neq; re- quiritur quod qualibet
fcientia ab ftrahat .'&b obici exiftétia, nà fcientiz practicz nó
ab(trahant,& tamen funt (cientiz,vt «um Sco.q.4.prol. dicemus q. 5. Tü quia
medicina;quicquid docet;dirigitad opus, & res agam in vniuer(ali quidem,
fed vt potentes exiftere & in ordine
ad cxi- Ttentiá poffibilem , & tamen in medicina inultz conficiuntur
propofitiones zter- nz veritatis, qua:perveras caufasdemóo- ftrátur , ergo vt
fic poffunt effe obicétum Ícicntiz : confeq. patet » quia illud debet dici
fcientic obic&um; quod pót caufare notitiam fuarum paffionum veram , cer.
tam,cuidentem, neceflariam; & per cau- Íam , hecomnia habct medica
fcientia. - 47 Inoppof. obijc. preter authori- tates illas , quibus conantur
Aducrfarij oftendete cum Arift. facultates practicas tion c(ic (cientificas, de
quibus q. 5. Tum quia (cientia c(t ab(tra&tiua cognitio y de cuius rationc
cfl , qy ab(trahat ab exiflen- tia obiecti , per quod differz ab intuitiua
coguirione, ergo debct habere nece (Fita. té incomplexam quà ad ext(tentá
abftra- &iué, Tum 2; obiectum fcientiz debet efle inuatiabile , quod aliter
fe habere no pollet; (cd omne tale nece(larió debet ab ftrahere ab exittencia
,probatur;quia exi- ftentia eft variabilis ; ergo quod dicit or- dinem ad
ipfam;vt fi€ cric quoq; variabi- e. Kefp.cxiftenuam rei nó toluin 1ntuiti- ue,
fed ét abfiractiué cognofci polfe, vt libet Scot2/d.3. 9.9. & 11. F. &
quol. 13. L. quando. (.non cít ratio cognoicen- motiua; (cd volun fe habet:vc
resco- pons pars obicéti ; led quicquid (x de OC, dicimus ad acg. (cienuiam
necetffa zio debereabitiahere ab cxiflencia rerü in particulatis & vc
actualiter exiitunt à parte tei, don ab ynisecfalr, & vt pofsum exiitere ,
nam vt fic vecé de iplis rebus poriunciorn Migncs ncccísarig iratur nece(Ti- «
IO, & per (fente. 3$5 complesz;vt concedit etiam Amicus: e* quo euidenter
fequitur res ipfas bibere nece(Titaré obiectiua veritatis; yt quoq. concernun:
aliquo exiftentiam,nà termini in propofitione non effent necef fario connexi,
nifi infeiplis haberent nc- ceffarià habitudiné ; per quod patet ad 2. Diccs;ex
1. Poft.181.& 6. Mer. (ciens tig (unt de ijs, quz f eueniunt;aut vt
plurimum , ergo obie&tam non cft ne« ceffe , vt fit inuariabile , &
perpetuum.« Refp. non intelligere ibi Arift.res vt actu exiftentes,vel (emper,
vel vt plurimü, fed vt porentes exiftere , nam cum videmus cx pofitione
alicuius caufz fequi aliquem. effe&um faltim vt in plurimum, argui- mus à
pofteriori virtutem inilla caufa s producendi talem effe&um, quomodo fit
vniueríalis propofitio , & ab exiftentia a&uali ab(trahitur ; De
dexonnnn à pofteriori non potett fieri in his, qug ra» Milos cueniunt ; de quo
di« fpat. (cq. q-1, atta. uA GOTILON DA SOY. Quo fenfu fubietium ve[piciat
omnia. confiderata in Scientia. ^ 48 Vidam ex Thomiftis docent fu- Q bie&tü
(cie debere omoja in illa cótenta infpicere tanquam inferiora, de quibus
efsentialiter przdicctur, quam przdicarionis communitatem vt preci puam , imó
vt adzquatam fübic&i códf«- tionem (tatuunt . Sed hunc dicendi mo^ dum
refutauimusgrt. 1, nam 1. Poft, 2. fcientia de tribus agit, de (ubiecto, quo
pa[sionem demonttrac,de pafsione s quam demonf(lrat , & de principis, pet
uz demonftrat , que tria (unt incer fe difindta, nec poísüt coincidere, ergoeft
— contra rauonem fübie&i,quod przdices —— tur de omnibus in fcientijs
conlideratiss & inillis includatur: quandocunque igi« - M MT tur eft
aliquid , uod ldetd PR DEEU dealioytanuam de (ub fe eócento , quod tamen non
pót. habercin iliafcientia rae tionem fubie&i, (altim parrialis, quia .f
fic vel vt paísio , velfolum vt principium confideratum ab illa, illud cóc
ftatui non poieru fubic&tum , quia qued cóuenit (u« ETT Si IR SDec fiio d
oA Q. spetiorisfaltira fecupdacio debet iáferiori xoüitnirey& fi 1n fericr)
repugpary figni ,ulllens, non:eperizi im fuperioriy erae fi ze(fe per.íc
conódrracü.i án fcientia: vxparft )eílsinijafulue Quos nsc (equndario eo- TO —
quod eíbede (uhia- &fnoryusqialoys rgo née primdtió ; nec(o-
«undoxiNopueniEfüprciéri;»vide att, 4.- anicípiad 6confin p | xu
Gommnnis:opinfoeft(ubicótuni.de- bero; re(pieote ,o3a in ia co nténta axnonam
ftem .illosmjita vt adipsi bd- lbéant.azuábutioncysqua sons fabiedinm
*atribatienis appcllart (6lct:j de: non e(t eadeni oium fentenziasex quo capise
de- bear bac attributio:attendz i! nomiblátt, xdif p.v. Met.fcót. 3» quito
doGvinamper xotámillam difpi£epe ues pr adifo iJog.lrca ! ao unicdiibud zl
ánícnora cüesé penobicóta:stitibutionis án (cien js, eomentorawarór fieobicóta
"ttccibutagqgatenusimferiorzfuntintiuoe i ià gratiá cófiderantur
Jupcrigra,nó àcóe tra, ac proinde attriburionisobie d SC« pen Per (jecit
cafptcikliffim&m .- 39: Dicendü efecum Sioriy. omnia in fcientia confidér
we ordi- nem;,& attribuc Press tanquam ad finem» Scftopti vorius
(cientifica h- b:icas.q; vonmeceffarib sópcr. dtbct cífe infcriuss& fpecies
pecial E anayingo (2- Viuset.aliqu Biasiam interiora con(idczé ntpr.in. aet LS
ot 3yn-& qsà «prol. & 6 M cte rs probaturg & rà cal ei rio copa
tocdis:cit vnumqueddam anie fiat» cue» tundamenro: in rebusipfig £esnitis,
vediccmus d- feq» exgo o6s «ius Parere cites (&connexa.s Ead 'ardinata qui
finis: "n € Xàe ilie fiuit icéti;. Aeetiias.ergo Quas: qeípicient obiedtim
um (cient eene ihren guaua;: Me ce c ela spiele i NOn. Lr nga sonitu v Qa Gi
pia ápíius4 Pr ie ile m od cóc genericunry in cuius ubic&lsvel yt;partes
eompa- «afines; velar prmoipia: t pri neqiie ulpa: ai fibicdiiasuis nóu mm n lÉ
ce iorsingtis m cons yir au n l 52:58 Prebatuc aütemi mem aor rare reote ád
ayagamen is3lcuyr nocdem fb con e (cicntian dam Min eit eedFanedemllotim iamen
fape- riora, & ihtceioras in quibus inclàdunchir iilay Bo confeqüentcé fa
eo: vois ad:infoa- riorà dicant otdincin ; axtti mem meta: illa: ab
voitier(alierfibus dcaomina: tiorem (amu, diéicor. ti» praedicamen tum
fubftanrizz y predica mencari:]dantiz- tatisiqualitau, &cc, cx? intentione:
arz- tifiéisy.& diuidentis illa (uperids«eft rina cipalitcrintentum ; vnde
fiidecem fcien- tie de pr&dicamétis inttituerentury quas- libec gro
(ubie&o adésquato;à quo friecis- ficaretur , refpiceret: i propriam:
necalift iamum ,& in gratiam ipfius: mferiora có - fideraret, vc
explicaretpotenialitatéipe- fiusad interiora;non vero refpiceret (pee cic
speciali (Himas;.alitét non vna! fcien-- tiaodaretur de [ubitantia y. (ed!
pldres ; &- piutcs iuxta. fpeciécü: infimarume nàme-- rua: ficut igitur nom
obffaate-imclatids ne fapttiotis in'inferioribas; inet iora t4*
macn:dicuntur:ad'idempgesdioamegnm perninere,cagdeniq;: retuiti Coordinatioe-
mem con (tituere frepter;conuioontiá poc teutialém jy: hsbot-senetanffi mum
óto' iliorum j/adquod'dicunt-actrib sionem: A riasaziong:engpjtiaidtorum auge |
quot ad vnius pcadicamenticenititatio; -oinq ám;j&6 Miietisodciaci ce (cii
ü prem TETUEE Mision gai inim e erat reis: erc fcientia: IEEE ped premio peer
rnc rig Curio allà Béiniseex dibus prob; noflruaraffer: tritíi, fino (pdties
quáuislTint ominino dis Fparatg ititér fuy dicuntur càmen viii iri fu 6s
dicebas Perphic.de [pecide lis mires Dopnines participatioe n Vp? Vus
bómo-),&cf vnitate t didetéinasyprincipalius. Pw eed iei éxomrà fi BN qe
pmi nee bi vifit Bue cies y Sendo bei bei ditbdum; quddíekcetie(pccifice 5
quamuisinret tenonprdia nentur; visitiatat zanemin fciera ix dOrmiao hi geh
licag&«quigicaüfa viciis eb vni tas eWétis, Idorreo: erincipalitrinténzü iy
illatotahrfcieniporiógencticamajlsia &ütn ;»&tatenas caufa principalisi
corius fcietifici ardificijy N percóléquehisfjic cies habebuntcic effe
fabilpagribunioné ad genus uta fi genus no cfleb; quod fua vitate
congregarecdifper(agmoidarciur vni fticüciacroalis: ex: nex con: fatayvideq
feQsioi e : , "Norah vétó di&um eftin rdclichifio- né tion neceflató
imfcienga femper dez bere effc inferius, velfpecrem (peciali(n- rham obiectü
atrribationis;(ed fapius cf- fc'aliquod' comune genericumjin caius gratiam
interiora confideramur ip fcicnz ua j'fioraheer ( inqdam) id dictü eft ;quig
oppolitum quoq; interdum accidere poz teft quod nimirum in (ciencia (aperius
cófideretur in Bratiá inferiorisyad rllad1]; redacaturytüm tn effezci;tàm ;n
efTe (ct- bilis, & "en preterm aceidit cü iu Ície- echa ineiusgrafiür
eo: : ttiodo dependet faenriaide a cognitio pet. 68 aiftiiocenditur; in Phyfic
ens mobile &c.adicor pás m poté cuis: riavüral per fa, & bd odii Ls lis
expl poses i Bs veras heri in tui militantcontra fecunda | clatiódié'; &'
Fortes cl aic, ptus füperiótes rti fcientia QUerie M à tiàm interiorum có
fiderarrdébete 5. élithaión eftvaiued'alcec veram yoliceg ree it&potlit
accidere, vt dictücfty es etfuifetieffe Ponci ij: conclus MA i t3: in Aetas aid
enim tob. tum agriburionis jitadt: f mU dent. oppótitm conftat iiexeiiplis is
de Lógica, fic; qui quidem d fc iti fie cór TOI HEOD RI QUEM M addu
éityediindetin ds fclenti js aliquid eó* niens Gua v Ha (psties infia at
fionart probie o add jlato- Quiodquidé verü emy Rp Ue ide Seneca là
itithisfcteno je cenfideratisg te ptus quordáim nagis fi perióres: aun (t
ifitid'eórtiane y quód irretepto: pido affistiaturg Vr inL MEN eritis
Piciónisecun dz (übel tion Wohga mefita- tíoris &c/ in PhytiédicOCe
priis'entis tuas sétialisjentis t6obitis&e: ceptis ettülfinc cótititores
oihibi is c: fi detacis Sii sll 9 fedémeijey mon o slo nang eis'pro' obicttis
adi fed conitidekántàr in sfddaeh iles maii eómurnt Rid f eiramdeqs ve eda
étécity qualise id Pevopenqio: loziüsgia "ere Miri n MEAS d 1 Contra aret
siortindts vt fir BERI HAR xe] libe vohen fidis uode fe^ As ARE perfectis
actióosRétddaicndonf aitc- quiquide conz — D Rau SC T - B. e. I $56 Difp, X IT.
alterins; illud vcró eft medium, quod eft ignobilins,imperfectius, &
confert ad af- fecutionem finis ; fed in fcientia füperio- 'ris,&
inferioris cognitiones funt ita ordi patz , & cognitio fuperioris eft
ignobi- lior, & impetfectior;quia confufa,& ob- fcura , & cófert ad
cognitioné inferioris, nam bac ncquit haberi fine illa, cognitio infcrioris eft
perfe&tiorsclarior, & magis determinata, nec cófert ad cognitione fü
petioris, cum poffit fnperius cognofci nó Cognito inferiori , ergo inferioris
cogni tio crit finis, füperior:s veró medium, & confcquenter inferius crit
obiectum at- tributionis, fuperius obie&um attcibutü, Tum 2. (icut pars
effcnualitéc ordinatur ad totum, vt imperfe&tum , & incomplc- tum ad
perfectum,& completam,ita co- gnitio partis ad cognitionem totius nam Ecs
petunt cogno(ci cüimea propottionc, qua (unt, fed fupecius eft eflentialis pars
inferioris,quod eft torum,ergo,&c. Tum 3 matetia, & forma , quia (unt
e(lentiali- tcr pattes, non funt in Philofophia fübic- &um, fed conftitutim
ex eis, ergoidcm de (aperiori refpe&u inferioris dicendü. Dices,(uperius
effe quoddá torum e tétiale, cuius partes funt inferiora, & hac rónc
inferiora reduci ad fuperius, vt pat» tes ad cotum. In(tat Hurt.probando fupe
rius, ét vt totum potéiale, & vniuerfale, tcferriad inferiora , nam
vniuerfale vt fic eít pars petens cótrahiad cópofitionem ici fed vt
pars,rcfertur in cogni tionc ad totü, quod cóponit,ergo, &c. tü quia zenus
ideo dicitur totum, potétíale, quia refpicit inferiores fpecies, in quibus
clauditur, & de quibus przdicatur, (ed vt fic eft c(Tentialiter
parsfpeciei, nam clau ditur vt quid potétiale, & przdicatur per modum
partis pocentialis, ergo vt fic or- dinabitur ad cognitionem Ípecicrum. $2
Refp.hec argumenta procedere in efle rei; & quádo in doctrina feruatur idé
Ordo naturz,non veró in elfe (cibilis , &c quando ordo do&ttinz eft ab
ordine na- türz diuer(us; dixirnus.n.in q. proem. & difp.1.3.6. non femper
ícientifcum fcr- uare inttadenda aliqua facultate cundem ordinclo, quem res
(eruant inter fe nam À parte rei cognitio caufa ordinabilis cík ad coghitioné
cffe&hus , quia liec mequit haberi fineilla, non tamen cotta, & ta» men
quis poffet ordinare cognitioné ef» cai d co gutenE caufz, cames inde-
monf(tratione à non2 contra,verum fi quis przfigeret bi —— cognitioné medij
táquam nc vlumü,& — intrinfecum fuz (ciencig , tunc cognitio finis
infetuiret cognitioni mediorum , in. effe (cibilis, vt patet in-frznefa&ina
, in qua dirc&tio equi,quz cft finis, reducirur ad franum ; neq; hoc cft
repugnans natüs ris reramsquia licét non fit mutua depene dentia ine(le tci ,
pot tamen dari in eíie fcibilis quatenus vna res eft à priori. pec cauías ,
& à pofterioti p cffe&us cogno- (cibilisimó & à cócomitantibus :
poterit r quis ex fuo arbitrio cü méao tà inre,vt dicemus q.feq.atlumere aliqua
rerü (eriem declarádam, fi nis iftius obice Giuus erit res ilz , no quidem vt
(unt dif- fitz fed vt vnitz,& in vni compa&ta,nà vnionc
ageregationis.(ed cópofitionis,&c vinculo reali,quatenus in vnu cóe conue-
niunt effentialiter ,q» per differentias poft ea diuidunt,& coníequenter,g»
habet r6». ncm totius, & principalis in eíse fcibiliss erit illad cóe
conne&tens inferiorayque vt partes continet, & refpicit) ac diffcrétias
vt aliquid ipfius : finis veró formalis erit cognitio iftius cóis, qp
refpicitur ab infc- rioribus tanquà includeus ipía in eí(le fci"
bilis,& à differentijs vt diuifinis illius, & pet confequens erit hoc
cómune princi" paliter intentum à fcientifico, nà fol vt eft totü quoddá
aétualc;(ed ét potétiale, quia vt fic dat vnitaté omnib.teb.v: pof- fint vnam
materiam fcibilem, integrare $3 Ad 1. igitur dicimus maior, císe ve ram in cffe
rei, non in cffe fcibilisex fine & arbitrio (cientifici , quomodo non rc-
quiruntur illz conditiones, vt aliquid (it principaliter intétum ab attifice,
fcd (ut- ficit vt potens fit darevnitatem n atcri& y quam declarare
intédit; fac fe habet (opes rius cx dictis, ad quod inferius dicet ordi nem,
& confert ad cognirioné ipfius , fi cut connexa conferunt ad cognitionem
conncétentis, inferiora in ellc cibil:s süt conexa in vnum obicétü fcibile
adazqua- fteriori; medium ex. — E proptia natura elt ad finem — Mon tum, fur
erias eft cóne&tens tribuens illis vaitatem Obrectiuam, Ad 2. faperius im
efc rci eft parsat in efle (cib iliseft cotü y inferiora fant partes, nà (icut
partes vniü tur jn toto, ita inferiora in e(Ie ob:e&iua lifcibili vniütur
in illo comuni, fine quo non cífem mena im fcd plnra us $ta,que proportioy&
cónexio habet fun- damentum in rebus ipfis propter conae- nientiam in illo
comuni, vt diximas . Ad 3. (i quis vellet inftituere fcientià de ma- teria,
cognitio cópofiti in effe (cibili or- dinaretur ad cognitione materiz, quàuis
hzc fit pars; nó eft tà paritas omnino in- tec materiam, & genus cóe, nam
materia non c habet vt fuperius refpectu c ti nec vt totum quoddá potentiale ,
vt fe habct genus. Ad rámpugnat. illius refp. dicimus hoc,g eft ec parté
potentialem (pecierum,quamuisin efie re: fit ró ordi- nans genus ad (pecies ,
in e(Te fcibilis ta- men c(t ro, cur (peciesordinentor, & at- tributioné
dicant ad genus, quia per hanc communitaté generis (pecies interueniüt ad
conflituioné vnius obiecti adzquati Ícibilisab artifice inéti; per idem ad 2.
f4. Ex hucu(q; dictis liquet, quá re&te aflignauerit Doctor q.3. vniu.
conditio- ncs (ubic&ti fcientig ; quatum primaeft , om deipfoprz(upponantur
quod cft , quid e(L, vt vidimus art.2.& 3.Secun- da;gp per eius quodquíd
eft. demonfiren- tur de ipfo patlioncs , quod cft continere pafliones
demonttrabiles de ipfo,vt vidi- mus ar.4. & tertia,vt ad ipfum omnia alia
in (cientia confiderata reducantur , & at- ttibutionem dicant, vt in
praíenti often- dimus ; nec aliz códitiones requicuntur y nam qua ab alijs a
fignantut , vcl (ugt íu- peifluz, vcl reducuntur ad iflas ; nam qp fubicétum
non debeat effe prohibituni, hoc cft aliquod impoffibile,noo a:4uiuo- €tmnon
ens per accidens, non corrupti- biley.[cd necc[irium, non demoatlribi- fed pra
(uppofitum,pcluduntur in pri- conditione, nà li de tubic&o przíup- potiràc
quod cft , iam non demontiratur an (cientiayim(en(u tamcn expo ato arta. j.
habet. quid c(t serit dc finibile;& per co- !equa9s-poflibiltmon prohibii
om; vniuo* f) snon ge quiuocuimg per (e; ncn pcr ac- Logica n £I. c 4n ad
oliefl. debeat m nitio przdicatur de terne veritatis. Quoc habere principia,
pet. monftrentur,op fit prius; iam incladantur in primae ditione, per principia
.n.nó tellizi debét principia effendi,vt st f intrinfecé componentcs,fed intell
d!,quales (unt pramiffe demonftrarionis inquibus definitio ME mediam.Quod
dicunt ali eed tia, nam fromniaz ad ipfum reducuntur, id non excedit, neq;
exceditut à fcientia. ' Deinde , q (übie&um debeat cífe ent reale, non eft
neceffarium , quia de ente TOnis pót effe (cientia: Ln yniuer(ale y Deo
fiogulari (fi- nor requiritur , quia d: mo eft (cientia; catur, ion de f »
tandem, quód ommun iffi mt ly 1c c communitate attributionis ex plicatui vera
conditio , & e(t tertia afi ignata ,ü de communitate pra-dicationis, eft
faifag & contrarationem fuübie&ti « s De Fnitate $cientit. $5 On cft
hic fermo de actuali fei& tiayhzc.n.cü fit cognitio cóclu« fionis
demonttratz, multiplex erit, ficut plares funt cóclufiones in (cientijs,&
" pote(b ab; alia (ciri,vt patet,licéc de hi: actualibus (cientijs videbimus,
quomodg vnam integtéz totalem; fed loquimur de . fcientia habitualiquàm ex
dicedisinlibe de An.(upponimus qualitatem quandam ele de prima fpceie ab
actibus productás inclinantem in fimilesaétus, nó auté eg fjecics terü
intelligibilesinter fe ordinas tà$, vt perperá quidá dixerunt ; & de ifta
habituaii fciétia quarrimus vnitatem y.quag 1anquam preprictas fequicur
entitarema ' Ant. Mirand.ib. 13. de cuer(Aing.cer« tamíect.6.X 7. lalius
Syrenusopufc, de obice«Mct.icét.3 c $ 64x 7. alij fuftieXX " Difp. X 4 ifi
viam fcienri totalé rep tct ex partialibus fciéjs- cópo- m id, & folü
Doctoià atbitrio,& volütate plures fciécias totales cíÍe "cnr Nou
doccre debent, qui Met yü- cam (latuun ita cómuné. vt ad paruicu- lariam entiua
effentias conüdcrádas de- fcendere tencatur;nam fic omncsaliz fcié tie (altim
(peculatiuz fupetfluccen: ,quia omnia ad FM Metapbyficam ertincrent.Ex aduerfo
quamplures hane [Remis de vanitate Biene vanam , fpeobsbikny & fam refpuumt
, itas m Corfimb.g. 1:proem.Phyf. $6 Media via &, uod quàuis fientar faltim
fpeculatiuará vnitas de E sani e A; fed ex funda- ipcsao. TT ibilibus reperto ; ) 1.in fin.ajditio, vbi n lis rc
nis (ciet im có- p ox [ ios ade jd Mat. "— conc i7. imgam inqui(i non
vidco bs diuifioms h. ffi- iam per ali. ire neec(J actam $off e ffe oci fed
lacuit diuer[is auci oi- &ns circa diner[a fabiecla [peculari, U 4 10t fu.
ojideationi [ubdereyquat v bantar aliquá conuenientiam in prürci- vein 12 modo
confiderddi lbere;ui- dua$ noftit dici parces inmr c; & quod fciétiz
totalcs e auctorum pla-eitis ditinpaamur, X contéqueater,quod tat dari vo
totalis icien: 145 vt dice- uus di(p, 1. Mcr. q« 1. $€ quód noa me- géà
acbitririé fuerit fada. hzc diuifio , fcd propier conuenientiam. retum (cibi-
lum:n Neue ipijs.& modo eoafiderandi ; dpfüm fequuntur Meur. ia Met.:3. 6.
proe. & omncs feré Receotiorcs . Primü exph- «attir 02m vnicas íctenrie
de(umitur ab " vnitate obicChi fcibilis. (cut ergo omnia Kcibiliain ence
conucniuaz, & vnum 05:c i&um totale, ad; quacum imt egeace di- €untur
fub quo omaia ran juam. partíalia €ontincmuuc , ità poxerit dari vna
feiendatocalis «ns i22 quà obie&tum coa- fuderans, qua plurcs
partiilcsteróiias in- e am nit merci ait Mcaphyficiconiderieent, ve ety quam
partem eritis , nofT.m. a Ua. ior ratio;cur ofa (cibilia po(fint in vnum
obie&um conuenire, nom aut. (cientiae in vnam communem ; & fi.veliscum
Tho« mitis fciérias necefarió dittingui ex di- uer(a abftractioric 1 materia,
itavt fcien« tia non ex rebus,vt fic,(ed vt abttraótio- ni (ubftat à materia,
diftinguatur, de d mox art. 1. faltim ficut abítradtiones di-- uerfz à materia
cóueniunt in abítra&tios ne in communi, qua poltea im tres diai- j ames de
fcientia dici poíkr, quód de- tur vna totalis res abftractas inaeftigansy alias
partiales continens iuxta diuecüca» temabítra&ionisrerum ; hinc 3. de Aa.
38.[cientia fecati dicitue y ficuc & rese Tum quia fcientia in commoni
cítge- nus ad omncs (cientias, erpo vasa totalis generica potett dari . $7
Auamé,quia vant cátum ponere rerum omnium magnam con- fafione.n patere poterat
; & multip'icare fcientias tocalcs, juot fpecies catiuds, cljet in ii
initum progretin lapreoti com factum clt;vt omncs [cientiae ad cec trm ngmcruim
reducerentar yq i2 corales 6«].1.qua$ dicütur genera s na [écundée qui d;ftáte
illa Kamota díuifiooe im deceax leries rerum claritatis gratia adinuenta, Non
cftautem hec fcicaciacaar diuiz necat Doctor volarkacte facta , vt de ipfa
verifigetar dictu sad fat. pro voluntatscd habaic fundaayzntír in rebus
ipüisyita vc ticuc. pradicamento- rdm diui(royac dittriburié ex condenien ortam
duxi:,ita de fcientijs diéendumy mul de c.juoy& Angelo, quia mulla pro-
gotrüxibilibus,ali jus de '1aymobi- libas,aliqua de iomarefralibus,&ce -
tépdeit diio Anius, Mille ceteras vero fcientias abícindere fibi ali«.— 1 a ,
maxime quiaceterz (cientiz (uper- fluerent ,ergo infent, ipfius ab(urdum eft.
«o vnam (cientiam. Refj. av totales,& vnam ponebat.(. Mc- caph.contiderare
fübftantias ; ceteras ac* cidentia.; vel reprobat , quia (cientificus debet
prazcipue claritatiyordini, & facili- tati incumberein tradendis
facultatibus , & con(ufionem , tü poterit,cuitare : vehandél ardel
Mcert.non proat tra- di poterat,(ed vt fait ab. Arift.intbiruta . aq igitur E
dentur (cientiz to- tales, quarum quelibet propriam rerum (eriem ab altera
diftinctà. pra(cribit (ibi ,quarimus, vnde fumenda erit hzc vnitas (cientiz ,
& à quo habeat fpecificari (ciétia;& tria examunabimus., perfe&té
Mecca s aree tet plex qualitas,& candem qualis (1t .vnitas, quam accipit à
proprio fpecificatiuo , IL tio
fcienti& . libetalio habit , allignat po- tet vaitas,intrinfecayquz propciá
conte. altera, quà ex obie&o dicitar. defumere , à quo (pecificatur, &
cífentialiter depen. det, vnde & obiedtiua dici folet; prima , quia non ita
facilé cognofcitur , innotc. ck nobis pet (ecandam,& de iftaloqui- fit vna
à ceteris diltin&ta, co vel maxi- mé quod idemobie&um videmus à plu.
Primaopimo (quz adamullim eft ex. quoniam celebris ctt apad Tho .) atferit
diuerfitatem fcienciatü fu- j quam (ententiam fus cxplicant ter,& in effe
rei (cd oeinaliten 8c i fcibili con(iderato , quz ratio (cibilitatis flic in
hac , vel illa abítra&ione à mace- ; pro quis . OSTEQIME ab(tra&ione
fit potenrialius , & mi- nusi i 1 quia abftcahit ad actua litatibus
fpecificis .(. ijs » actus. aüc e(t notior ia; & de ita nonet fermo ; alia
eft formalis; qua forma ab- ftrahitar à materia,(eu quod e(t a&u, ab: €oQ
cft potentiale; ná forma eft aas , materia potentía ; & cófequenter fic al
- ftractum c(t magis imellig;bile, quia de- pucacüc 2 materialibus, &
potéimtinis quz impedium inrellisibilitatem, & quia ttiplex eft materia ,
prima eft fingalaris - iquiequid pertinet ad fingularitaté res rum fenübilium,
vt hac caro, hic calor hoc os, &c.(ecunda fea(ibilis , & (unt oés
fenfib:les qualitates, vt calor, frigus , co- loc ,&c.& tertia
icelligibilis,que ett (ab- ftantia corporca,feu matería prima;hinc triplex
gcnus (cientiz daturloquendo de Ípeculatiuis, prima (cientía abftrahit à
fiogalari, & cft , qae confiderat res feníibiles,vt fcafibiles (unt, no in
pat- fophia ; fecanda qux abftrahit à materia fingulari, & fenüibili , vt
Mathematicazas, que quantitatem coofiderat, non vt al- ;vcl nigram, calidam;
vel frigidà; non tamen abftrahit à míatecia inrelligibili uia &ó confidcrat
quantitatem fine. (ab- ftantia matcriali,cui ined ,& à qua depé- dct in
e(fe, & in cognofti , tertia tandem: abí(trahit ab intelligibili
materiayquae ta lis diciiur qa folo mteNectüpercipi pót ; & hzc cit
Metaphyticas queres à. aate- ria abtlrictas concemplatucvt funt , quae vel non (unt
in materia, vt fubQancig fe parata, vcl e(fe poffunt ab(que materia y (übflantie y quiltatis;a&tus, po- ca, xc.
Hec igitut immaterialicas eft Rrt z Fa. qe er di immaterialiras crit. . diuer(z
intclligibilitatis , & quia ti -telligibilitas , & triplex genus
fcientiz fpeculatiuz, Addunt tandé per hanc ab- actionem non intelligi d
enominatio- iem extrinfccam ab actu iotellc&us ab- firahentis
proucnientemyfed immateria- litatem illam obie&iuam , & radicalem , qua
£n Íiq vel fic cft hos intelligi . ...6o Ruuq.4.proc.Log.aliter explicat bác
sóné (cibi fub "ia. C quod il- Yacft vna (ciétia ab alijs
diftin&ta,qua ,p- de habet principia;quibus vtitur ad pro- bandas Pace
peque prine (e ha- * ex diuerfitate luminis (eu principiorum - eritur
(ciétiarum diuerfitas, quam expo- amplc&untur Complur. & Io. de S.
Th.& Amic.trac.27.dif.4..3. ad- - litas , nonnifi ab immaterialitatc
obic&ti ót proucpirey& confequenter tota ratio Joecificarionis erit
immatcrialitas . Alij hanc rationem (cibilis, (cu abftra- tioncm dicunt efle
diuetíum lumé , quo &um cft ccgnofcibile ; nam obie- €um materia
fcnlibiliimmer(um cft co- per fcnfus externos , a quibus oruim ducit Phyfica
fcientia ; ebicóium materja intelligibili cognofcitur ab abftraGücft ab
intelleétu fcibile : dta Ban. Lp.Q. 1-2r.3. Zum. q. 2. Alb. 1. Ehyf.tex.1.apud
Am;c.cit. Alij hanc - abftractionem declarant , coquiainprimo gradu quadam
intclli- (unt, nec rc, nec ratione
abfiracta à materiayvt funt rcs phyficz ; in (ccun- quedam (unt abficaéta
rationencn rc, yt mathematica-obicéta : in 3. tandcm apud multos . in Met. cit.
& alijs locis addu- cndis in art, feq. hanc [pecificationé de- Íumit à
diucrfirate obic&orum adzqua-,& totaliumsitavt illas £c diftim& ee
fticntiz,qua diuerfa obiecta;nullo modo. immatcrialitas;triplesquoqueeritin gra
E . Eo T ieda aliquo culo, o ad confiderationem colirgata ; intc- re vnam
totalem fcientiam : ipfum fe- (cé. 11 :Fonf.5.Met.c.7. q. 5 fe&. 2. Hur« f
difp. 1. Met. (c&. 6. & 7. Auctía q. 27« fc& 9. Wie ipn pna Met j
.q.3. Blác.difp.vlt.fec. $.& 7, & alij » 61 Dicendü eft;prima (entéia
de tri- plici abftra&ione (i explicetur, vtà Sco« ti (cntentia diuer(a, eft
omnino falía, ve- ta cft vt cüifta coincidit, non tamé cla difficultatem
explicat, vc declarat modus Scoticus . Prima pars huius con- prob.difcurrendo
circa explicationcs ad- dutas: nà primó fal(um omnino eft (pe- cificationem
fcientiz (umi ex co, gp qua dam (int entia fenübilia, quzdam 1magi- nabilia,
& quedam mcré intelligibilia « Tum quia obic&a (cientiz , nou cadunt
(ab (cníuycum fint vniuerfalia , ergo om- nia funt meré intelligibilia. Tum
quiae imaginab:lia funt ctiam (enfibilia per (en fus cxternos,à quibus
dcriuantur in phane tafiam. Tum quia dittinctio fcientiz , & vnitas debct
fumi ab co » quod per fe pet* tinet ad Ícientiam,quod autem obiectum fit pet
(enfus cogno(cibile ; per accidens fe habet, nam fi intelleótus à (enfibus nó
penderet , adhucin ipío (cienci& éflent diftin&z ,vt eft in
intelle&u (cparato. Sccundo falíam e(t abflractionem à materia , prout
przecilionem dicit, f peci« ficare [cientias, nam hac pracifio vcl di- citactum
intelle&us abftrahentem , & hic nequit dare vnitatem fcientie, cum à (cientia
non attingatur X folum fc ha- bet,vt approximatio obiecti ad (cientiá vcl dicit
denominationem. prouenienté 1n obicétum ab a&u ab(trahenie ; & hac cum
(it mera denominatio extramfeea, ens rónis matetialc ; non potcrit rcaliter
fpecificate (cientias; vel dicit ab lt rahibi litatem obic&iuam,quatenus
obicétü cft t conceptibile nó concepta bac ,vcl illa ra- tiobe in ipfo
contenta: & nequc hec po- tens eft fpecificacefcicovias , quia vclue
formaliter folum dicit conccpium quepe : 4m Quel HLod quo fcitniid fpecifiemtur.
efr L 36g *. dam negatiuum f. pegationem affocia- , tionis alteríus rci , vel
realitatis in intelle- &ione;hoc.n.cft pra(cinderc.i, non intel ligere
przecifum cum eo , à s fit przci- fio hzc aüt negatio non cft fpecificati-
.Waícientie. Tum quia illud poni debet 16 formalis (pecifi catiua fcientiz ,
quod eít ró,cur obiectum fit (cibile,& cogno- (cibile à fcientia,fed talis
non cít ifla pre ci(io, nam illud eft ró fcibilitaris in obie- , €o, quode(tró,
cur de obiecto demon- ftreur paífio in demóflratione, talis non et przci(io à
materia, non .n. per hoc , quod homo c(t ab indiuiduis abftra&us , ideo cít
rilibilis(ed quiae(t ronalis. Tü quia hzc abí(tractio potius fe habet vt
conditio intellgibilitatis obie&i , quàm - tó formalis , immo nec
eftneceffaria ad fcicntiàm,vt videbimus in folut.arg. Tà - demin rebus (ic
abítra&is ab:omni ma- teria adhuc di(tinguenda eft ró materia- lis,& tó
formalisobie &i , nam fj yllogit- mus v.g.in Logica abftrahit ab omni ma
teriaycum fit ens ronis, & tamé in fe có-
fidcratus eft obiectum materiale logicz, non formale,ergo logica non
habet fpe- €ificari ab obie&to vt ab(lra&to : corpus nitucale in
communiabftrahit à materia fiogulari ; quantitas in (e à materia (enfi-
bilii(ubftantiz feparatz, & tran(cenden- tia ab omni materia , non ob id
tamé (unt completé obicóta fcientiaram imo à plu- xibus (cientijs po(Tant
cenfiderari , ergo ab(tra&io non crit ratio formalis: fpeci- (cientias. mericam conftituentem obiectum in
ra- tione obieéti (cientie generice comple- t€ , coniinere tamen diueríos gradus,
ad quos per alias rónes. formales contrahi- turconftituitq. cum illis diuer(as
ícien- Has , Contra;ró fpecifica: diltinguens di- uer(as (ciencias contentas
(ub iila ratione iaceo (cientiz per abflractionem có- itütg: deberet in (e
cocimere abí(tractio- nemillam coumunem tanquam genus , -8. corpus huimanü yc
abitractuimm. à ma- teria i.eft quid confidcrabile à NC abflractionem illam
tanquam genus aj : ipfis contrahibile,vt fe habeat natural in communi ad hanc,
& iliam. det : tem,vnde valet dioere naturalita: , nó valer, uod fit a nec
fanabilicas eft abftra&tio muner phy(icz , & medicinz noi abftradtió à
materia fingulari. — Vel tandem per hanc. ab datur intelligi ro formalis pofiti
Gijquatenus ex füi natura includ tiz paflionis in fübic&to,vt explicat .
ui. & adhzrent Complat.& Io de S. & hzc ctt fententia Scoti;que
adhucma: là explicatur per abítra&ion m à mata* ria. Tumquiaabftractio
fotmaliter dí« cit,quod non habet res;non quod habet» Tum quia non
(ufficienter, necre&à pet.— has abítra&ioncs diuiduntut fciétiz (pe-
culatiuz totales , nam logica abftrahit agitde numero , et communi thmetica 1
ad res materiales, & fpirituales: qua eft abítractio metaphyfica,& tamé
fub Ma« z thematica collocatur; Aftrologia quoqs mufica, & perípe&iua ,
quia matliemart« (unt , pertinent ad 2.
abítra&ionenr » & tamé aftrologia'cft de corporibus cos-
leftibus,eorumq.motibus,afpectibus , & influxibus , mu(ica de numero vt
fono- rosperfpectiua de linea vt vi(bili , ? ett marcriam fenfibilem concernere
; fciea« tía tandem moralis abftrahit à materia 2s fingulari , quia resin
vniuer(asli contidee rat,non tamen à materia fenfibili , nam - contemplatur
humanas actiones vt diris gibi lcs, & per confequens in ordine ad circum
(tàtias corporales , & materiales s diftincta: qua ratione impuenatar
vltima expofitio huius triplicis- abftra&ionis v Conplut. & Io. de S.
Tho. cit. multum laborant, vt fuflicicntiam huius diuiffo« rónibus ficmata. non
cft immorandum 2 eo vcl maxime q» Metaphifica ip(a mule confiderat, quaáin
Phy(ica quo. tra Gantur agi: ,.n.de principijs,de cautis ae 34 — fin
pe&tetur,cum habeat pro obie&o' o fubftàtiam finitam , communé ingclis
, vt [(tatuimus q. procem. iam aget de rebus abftragentibus ab "Omni
materia quam róné fuse proícqui- tuc Aucría qur. philof. (ec. 6. ottendens Phy
icam à Metaphy(ica non di(tingui. — — 6$ Praftat igitur dicere cü Scoto di- —.
flin&ionem fcientiz , & vnitaté fumi ex —— * . nitate, vcl diftinctione
obie&i forma- —— lisiuxta explicationé tradità q. prac.ar. 1-qui modusett
ipfius Arift. 3.de An. 57. 4&38.& z.
Metz. & 4.& r. Poft. 45. v- bi Aritt. docct ynitacem fcieptiz cx. vni-.
"tate obici inueftigandam .. Tum gnia à quo re$ accipitentitatemyabco
(umir. v- . mitatemy& fpecificationem , (cienua ve- roin fua entitate
dependet al obie&o ; ( sgnapropter
illa erit vna fcienua , dug v- c cum lnbebit obicétum formale.i, qua |... "gem
aliquam contiderat fub proprio mo- do contemplandi, quo nonattingicur ab .— alijs(cientijs, quamuisrces illa
confidere- |— e 7 mw obalijs (crenrijs (ed (ub diuer(o mo- do confiderandi. Qui
modus, cü (it mc- dium cócludendi pa(Tones de fübic&o ;: erit principale
ingrediés im principis de- monftrationis , & confequenter. diucríz omnino ,
& difparata fcieptiz- habebunt. diucría principia , & modos procedendi
ad deuvotiftradas paffiones; & hino eft y quodaliqui vt. Aureol: affignant
dinerti- tacé (ciontiz cx diuerffrate. principiorü y. vcl modi procedendi ad
probandas con- clufiones;hiac aute diftinctio nou cft pri- ma;:&
radicalis,. mmvidco principia funt: dicería: , quia:diaerfa eft ratio formalis
obiectorumsideod; omnis diftin&tio; vcl vnítas (cicnus trahit origineny ab
vnita- tc, vcl dittin&ione obiecti . Ec hasc can- dcm fententiam de vnitate
,& diftinctio- ne ícientiarum nuper (ecutusc(t Oüuicd;. - contour, Log.
pun& 5.$ 4. & Poncius dilp.zz. Log-q: vlt. — — , Cctrerum atlignare
diflin&ionem om- Wiü(cientiavü non eft prafenris negouj y ficut nec.
obicéta omnium: feientiarü. ve- ftigare y quorum cognitio reqniticur y vt ys
det.ynitatem;, vel ditGinétionem (cientiarum: dogno(camus. Solum addimus, vt
opti- j mé notae Auerfa q,27. Logs (c&. 9: qnod E M uu Difr. XII. De
S$dentia .- n 354 v nó quzibet formalis ratio obiecti debet" totales
fcientias multiplicare,nimis;n.có: intelle&us;quia tot e(Tent (cic ti2 ,
quot naturz retum;, de quibus pof- fent paffioncs demon(trari; vt igitur cet--
to numero,& ordine procedatur in (cié- tijs,zationcs illa formales aliqua.
natura- li proportione; & vinculo'colligatz, & imn vna commun: róne
cObenientes in vnum: colle&s ad eandén fpeGtabunt fcientia totalem; que
veró funt inter fe diffitz , nec aliquam habent affinitatem , & pro- .
portione; diffitas,& diuerfas conflituent fcieatias;fic ien entia
materialia, vt funt fc ipfisincludunt ,habcent magnam: cóne- xioaem y.&
naturale vincülum inter fe ,: ^hacoccafione Do&oresde liis omuibus: vnam
totalem [cientiam comttruxerunr 5: idé de rebus pra&icis dicendá , de
rebus: mathematicis, & metaphy ficis , nimis .n.- longum cílet obiecta
omniu fcientiaram: rece(ere,vide Auerfam cit. fe&.7.& 8. :64. Inoppot.
arguant Cóplat.& To.de S.Tho.primó,quod'nottralententia non! fati sexplicet
punétum difficultatis ; naar cum dicitur, quod licéc eadcm res mate- rialiter
infecta poffit ad plurcs attinere' fcienas , non autcm formaliter propter
diucrfüm modum de&inichii in vna- tcié- tia,acimalia ;ceftat adhuc
explicandum in quo'con(rttat hzc diucritasin definr& do: & ex
alio'capite nequit. prouenire y ni(i cx diuer(itatetmmarerialitatis, & ab -
ftrattionis; quia. f. ex diuerío-modo' ap-- picliendédi, fequitur diueríus
modus de- finiendi Cont. non potcít in noftra (en-- tentia redd» ratio; cur tot
definitionesa(- fignata in vna (ciéria ad illam pertincát nifi ad dineríum mmn
modu:n de- uenratur znam fi dicatur lioc e(fe , quiazs omnes illa!
dcfinitionesab vno fübie&to habent coordimationem,& deperdenciá;.
explicandüm rein anct , vnde fümaetar i (La coordinatioyquz vnitatem iftam:
confti- - tuat:fi pro radice affi diucríus nio dus definiendi,iam'iffe ex
d:ucría abflra- €tione ortà ducits(i dicatur hoc e(Te quía" omnes definiiones
paraculürcs: vnian- tur,& continentur f. b vpó cómmuni ge- ncré. Gontza
cft; quia hac vn1o, & ri i Euef IL. equo fieiie fpetfientir. o. 983 dinatio
nonni(i ab abftractione , & im. amaterialitace poteít prouenire:cergo lim.
pliciter re(pondere , ideo fcientiam effe vnam quia in ea confiderata vn:untuc
in vna rationc formali ob:e&i , e(t petitio principij;& nugatio,huius
.n. ratio inqui- ritur, Accedit tcádem;quod fi vnio in yno communi (ufficeret
ad vnitatem (cientie, jam omnium yna daretur (cientia, oec ct- fet ratio, cur
omnes mathematicz: [cien- tiz non (int vna fcientia genere, Refp. ex di&is
fatis futhc enter ex ra« tione formali obiecti explicari ynitatem fcientig,
neq: abttra&ionemaliquid có- ferte , ni(i pro ipfamet ratione formali ,
& contiderandi modo explicetur : decla- rare autem, in quo hic peculiaris
definié- di, & confiderandi modus cuiufcüq.fcien« tiz conftutnon pertinct
ad Logicam,(ed ad vnamquamq.Ícientiam in particulari z fic Phyfica docet fiaem
eius effc conli- derarc entia naturalia yt in hac commue ni rat;one
naturalitatis ;-& habendi prin« Cipium motus;& quietis conüeniunt (ub
qua deinde ratione defcendit ad inferio- ra contemplando illa, vt propriam
natus ralitatem fub naturalitate :n comuni .có- tentam h bent : M i(ica dozet
fiaem ip. fius oífe con(iderare numerum, vt fono- rum , & ip gratiam buius
varias propor- tiones, & atfe&iones ponderát «-Mathe- niauica in cómuni
babet confiderare quá - titarem fub rarione meníurab:lis , Meta- pbyíica
contemplatur omnia entia (ecun- rationcs quaídam generalcspradti- ca fciétia
operationes vt dirigibiles in ma teria morali;& fal(um eft bas diuer(as ra-
tiones formales originari à diuería ab- ftra&ione;nà preterquamquod bac ab-
ftra&io,vt communiter explica:ur non fatis explicat di(tin&ionem
(cientiarum ., tum multa vnius ab(tra&ionis confide- rentur ab alijs
fcienrijs : adhac tame hac cauf(alis non eft vcra,ideo corpus natura- "
leet conlidcrabile vt naturale quia ab- ftrahit à mareria fingulari,ncc ifla ,
idco . quantitas e(t men(urabilis , quia abftrahit à materia fingulari, &
(cnlibili; ergo hc abítractio nonerit radix fcibilitatis obic- cti : fed
radixerit. propria nauxa cuiot- cunq. obiecti: petere autein , «ur aliqua
"res ít iot:lligibilis in juaniü eft obic&ahabeantmaturasconüimiles,&
af» — faes,aliquanon, aliaratio adiuci ue — quit.nifiquia boc efthoc,
&illus c(t il. — lud.E: his liquet ad 1.confir. Ad 2. con» cedimus feq.
attamen claritatis on- moditatis gratia hanc fciéN tct totalem ín plures fecund
tales diuifam fuiffe,vc fupra 6$ Secundo quód immatei 1à di(tinctiaa, prob.
Tumquía i tia fepatabilis, eo qp intelligibile: ac fpiritpales& fp
riualitatis pr eft à materia denudatio, ergo intant eft (cibilis hoc, velillo
modo ; inquanté c(t ducr(imodé à matcria abftrah:bilis radix (c.bilitaus rei
hoc , velillo — hs modo erit diuct(aimmaterialitas : & fig." — uando
diucríz definitionesíüb eadé ab. — ra&ionc procedunt jlicét diuerías quid»
ditatcs definiant io e(fe rei ; dicuntur ta« e 4 men ciufdem fpeciei,vt
definitiones ph v fice,quiaomnescodem modo procedüt — T includendo materiam
(enübilem motui & fabie&am , omnes erunt eiuídem (pcciei- ia effe
(cibilis propter cófimilem definiés. dimodum. Tum 2.Ari(t. 6. Mct.c, t. (cié-
tiam (peculatiuam per triplicem abftra. &ionem in tres fcientias diui it T
efp.ad 1.ncg.affumptum,nam & ip» : fa indiuidua materialia (un
intelligibilia: imó per ip(a imelligimus fpititualia , vn» de itaamuc pro flatu
ito. in cognitione À rebus materialibus; & quamuis in scien tijs debca:
fieri abílraétio ab indiuiduis hoc non eft , quia indinidua finc proríus
inimelligibilia, nà adus iplelibttraótio « nis non prefupponit obieétum
abítraótüs fed quia (centia eft. tátuif vaurerfaliumy vndc hzc abftra&io
erià io. (piritualibus fieti debet ; & proprie eft abtkractio fu- petioris
ab inferior;:fal(um etiam ctt ine telligibile idem eífe;ac (pirituale 4 nà ens
tía materialia , cum finte(lcniialiter ta» lia,non potfunt vt
fpititualiaconcipi:fal- fum cít quoq, definitiones diucc(icü quid ditatum in
cilc (cibiliseiafde clie |pceiely vt att.fcq.Sed vt penitus hac rauo lolua-
tur,not.quàd cum áiferitur rcs. materiae lcs non cadere (ub fcientia; hac.
fnuna- 1crialitas requitita;vel dicit. cond:ioc€ KRrt 4 E — pradicatü
obie&i,& eft falfum , quia ?.
rehendi;neq; materialitas obiecti cft ra jo cótingentie iptius quó ad
fcibiliraté y — "quia etiam in (piritualibus dantur propo- |. Bitioncs contingentes,vt Angelus moue- —— *
"fur,intelligit,& c. vel (e tenct cx parte. » (00 porenagzsquarenus
dicit modum , & me- - ... dmm cogoofcendi, eo quia intellectus nó 3 —
materialis non poteft vt immaterialis ap- EC — prch: — —.. percipic materialia
materiali modo .i. por ^ fpccies materiales, vt fen(us,fed 1mmate- |» — —
rialiter.i.per fpecies immatetiales ; & in D hoc fenfu vere (unt ille
propotaiones, E, ; te5 materiales nó cadunt fab (cientia, ma 1erialias ;impedix
intelligibilitatetm , & — . fimiles. Ad Arift. dicimusa(fignare fu£- ;
ficientiam (cientiaram penes obiecta , & diueríos definiendi modos ,quos
circuin- fcribit per abftra&ionem à materia , re wera tamen intendit.
af[;gnare rauoncs Kormales obie&torum .. rut fcientia fit vna fimplex
qualitas, 46 q[ Oquimaur de (ciétia roxali,& ci- L pu habituali ; fatemur
auté hanc difficulta.em e(fe. potius animafticam , «um fit communis omnibus
habitibus , prafüpponatq; cognitionem , quomodo fiat intcnfio qualitatum ;
veram quia in quazi!.procm,cuiuícüq;fci£tiz quzri fo- let;an illa fciétia fit
vna; & quá vniraté ha bcat,nequcat explicari,niti fim plicitas ha b/tialis
(cientiz inucftigetur;idcirco hàc mo cmus-dubitationé,gr noftro inflitu- &»
iat erit,reliqua ad li.áe an.remjttimus, Prima extrema opinio docct (cicntiá
e(ic-vnum-(implice babitüi per primà de- mon(üratiopem illius (cientiz
acquifitü facilitantem intellectum, .nonfolum cir- caillam. demon(rationem ,
fed ét circa emncs,quibus perficitur per quàdam ex- tenfionem,ita D. Tho.p.2.q.
$4. ar.4. vbi Caict. Med. Vafq.difp. 80. Val.q.6.de ha-. bit.pun. 3.
Salastract. 10. diíp..$. fcG. 1. Rua-q.4.proc.Log-Celeft. difj. 1. Log.
fc&.4. Compluc. difp. 19.2.4.10.dc S. T. q.17.ar.2.Dfferunt aücquo pato
babi- tus ille dicaturexcendi ad. alias conclu(: poftquam (ccundum cífenriam
per p rimá Difp. XI LDe $dentia. 55^ demóftrationé fuit acquifitus; iet. ,quód
in intellctu cf peret "n re, primam,(ecundá, tertiam , & czterig
conclu. cam habitus acquititur » perficit intclle&tum quó ad primam
potentiam , per 2. demonf(lrationem extenditar. ad perficiemdum intelledum quà
ad 1 poté- ;& fic deinceps, fiu? fint plures ifla: potentig in intelleóta ,
(íu&vpa formáli- tet &
virtualiter multiplex ; hoc modo igitur dicitur exiédi;quatenus :nrelle&us
non remanet interminatus erga 2.demon- ftrationem,fed terminatur per. hibitum ;
cut (abijcitur. Io de S. Th.ait extehdi non per
acquifitionem nove entitatis;fed per acquifitioné novarum (pecieram . Vafq. & Salas admittunt nouam entitaté in ha- bitu
per 2.demonflrationem,que tamen non fit eiufdem rationis cum ent:tate há-
bitusyfed modus quidam. uu. & Czrleft. quód fit omnino eiu(dem rationis ,
(icut intenfione acquititus. eft eiu(dem 467 Scecüda sécextrema eft «coti mul-
tiplicanris habitus ad mulcip'icationem conclufionum;& demon (fl rationü in
(ci€ ;itaut quot funt conclufioncs demone flratiestot finc hab.tus genersti
fpecie di . Met.q. 1.& q.3. prol.D,& T & 1.d.3.9.7.àd 2.
princ.& 3 .d.25. q.2.in fin.& d.31.D,& d. 56.L,ip(um (equücar omnes
Scoüftz. vt Lich. & Tar. in prol, cit. BaíTol.q.6. Ant And.6. Met.q.1. Zer.
. 3-Faber difp. 3. Mcur.q.6. prog. Met. Pari q- 1. prog. Log.&
r.poft.q.vlt.Ca- merar«q.16. Log. Fuent.q.4.Log. diff. 5, art. 2, Canon. 1.
Phyf.q.1.tem Nominales omnes, & ex recentioribus Conimb. 1,
Poft.c.25.q.vn.ar.4.Suar. difp. 44. Met. fcét.1 i. Hart.difp; 16.de An-fec.a.
Arria, difp. 1-Log.fec.5 -Aucría q.49. Phil. fe&. 7. Morif.dilp-1 2. Log.q.
4.Blác.difp. vlt. fect. 8. Amic-trac. 27. d. 4. q. 1. dub. 2.& 3:
Tol.q.7.progm.Log.& alij. Rabion.q. 7.prol.a(ferentium coclu(io- ncs in
fcientia demonftratas c(íc dupli- gencris ; vcl n. demonll rint. diucrfas
paílioncs de diuerfis partialibus. 4obie- , &-harü dantur hab;tus (pecie
diftio- Ci,vdl demonficát diucrías paílioncs de codcm Quefi.IT. c/An fit «Una
fmplese qualitasc./frei 1T..— 863 £odé (übic&o ,& hoc dupliciter, vel
fuc- €c(fiu& & diftin&is demonflrationibus , & de itis dantur
habitus fpecie dittincti partiales;vel fimul;& eode actu demóftra tiuoti
.[. de oibus paffionibus fieret vna propotitio deprzdicato copulato, vt om nis
homo ef rifibrlissadamratiuus , difci- plinabilis,&c. & tüc concedit
deiftis om nibus dari vnumhabitum fpecie infima . '* 68 Dicimus tamen ad
multiplicatione conclufionom in fcientia , (cà proprieta- tum, fiue
pluribus,fiué vnica demon(tra- tione demonftrertur , multiplicari habi- tus
(pecie ditlindtos,& cófequenter (cien tiam totalem non effe vni (pecie ,
& fim- plicem habitum,fed plures; ita Do. cit. & prob.ab ipfo duabus
praecipue rationi- bus 6. Met.:]-4.quibus tàm Nominales, q R ccentiores vtuntur
, vt e(t videre; maxi- mé adud Ccg.4. 5 .prol.art. 1. Prima ró/; aé&us
circa iilas concluf.fpecie diftinguü - tur,crgo habicus inillas 1nclinates ,
& ab yWllis actibus produé&i erant [pecie diftin- Gt isantec.
prob.actus rHi;qui funt fcientie actuales partrales, habcnt diuer(a (pecie :
c&t:, ergofpecie dittinguuntor,nà vt €um Arift.art. przced.dixunus ex
diftin- &ionc obicctorum valet. ioferre fpecifi- €am d ftinctionem actuum;
ancec. prob. actas(cientifici ; vcl (unt de pallionibue diuer(orum
fubte&toram,vel de pa flioni - bus ciufdem fübiedty, primi iam differunt
quo ad pa(fioncs,fubie&ta,mcdia, & prin ,vt cá de celo demonítratur
incor - :litas propter carentiam materiz, & contrariorum , de füublunaribus
corru- pribilitaspercompofitioné ex. materia , & coacrarijs nó. n.apparet,
quomodo ia &ibus cadere poffit vnitas fpecifi- €2, fi obic&a genere
differunt. , fimiliter principia, quibus demon(ítrantar paffio- nes illa,
(ccundi ii demon(trant pafTiencs illas eodem medio, .f. definitione fubie-
&i, adhuc obic&a proxima differant. fpe cieynam principia integrantur
ex medio , & paffionc, & contcquencer (i paffio eft diuerfa, principia
complexa erunt diuer- , quia. habent veritates euiden uas, & ioncs;idem dc
conclu(io- nibus i doce Do&.5.d. 28 , multó magis quando mcdium cft Arg.
princ. prob. Tum quia idem ebicCtum a&tus ,. Schabitusab illo pco* : : vode
actus ab obicé&tis fpecific in- tur, habitus ab actibus. Tü quia,fi actus
fpecie. diftin&ti eundem fpecie habitum poffenc caufare,non etiec ró, cur
iniurcl- le&u vnos$tantum habitus non admitte- retur. Tuin quia babitascíft
quoddamfe- men actus, in quem inclinat potentiám femina aüt (jcie differunt fi
rllorum fra Gus fan: (pecie diuerfi, Tum quiaactus illi product habitus, vt
(unt omnino di« ftin&i,& non vt in aliqua formalitate fal tim
virtualiter affimilantur , quomodo duz caufz aquiuoce ciu(dcm cffectus
affimiliari, crgo habitos produ- &i erunt fpecie diüerfi . : Refp.
Thomif.a&us illos fpecie dittin gui in efie rei ; & quó ad ronem fübic&t
tormalem qnoa in effe fcibilis , & ra- tionem fub quasquz eft vel abfractio
à maretía,vcl ratio formalis obie&i, vcl vt ait Ruu.connexio,&
dependentia princi piorum eiufdem (cientiz adinaicem:aam. licét infcientia
totali fint diuerfa, fe inui cem tamen fupponunt , & vnum ab alio
dependet,vt in Philofophia principia lib; de ccelo fa pponunt effentialiter
principia communia corporis naturalis: ,principia hb.de gen. dependent à
principijs lib. de celos& fic de alijs sidem in Losca appa- ret,nà
principia lib.prio.praeexigüt prin- cipia lib. przdicab, praedica. &
petierm. C Tb.top.clenc. & poft. dependét principijs .b.prio.& propter
hanc depé ,quamtiis in e(Te rci (int diucriay: non tamen tn cffe fcibilis. ü ;
* 69 Sedi art. priced: hasrefponf. ceie éimus : namarg. proceditde obicct's in
effc (cibilihoc.n. non eft'aliud , quà co« gnofcibilitas obie&i,non quz
cüque ; fed. modo illatiuo,feu vt per demonítratione eft (cibile, ergo (i
obiecta, vtin demon ftratione famuntur,(unt diaerfa , erüc ine efic (cibili
dinerfa. Tumquia etfi hóc efz tcibile c(ler
abitra&tioà materia , ad- huic non foluitur argoméntudi ; nam ab-
fira&io,licét fi confideretár in ordine. 9 ad terminum;à quo fit , vr süt
fingulatia in prima a ;,, materia gs cse iníc^ m, $66 tia;pof(fet dici eiu(dem
rationis zattamé fi fp«&tetur terminus ad qu£, f. res abílra- à, c(t omnino
diucríz rations, ficut res ille fpecie dilinguantur , diucrfafq; paíliones,
& media includunt , ac verita- tes complexas ; (pecificat;o autem fcien-
tig nó dcbet (umi ab abftractiones vt. re- Kpicit terminum à quo , nam fic clt
cóce- pius negatiuus , fed vt refpicit terminum Ad quem; Si veró per rónem fub
qua in- 1elligatur ratio formalis obie&i, & mo- dus cófiderandi ipfius
, adhuc vrget arg, quia hzc ratio formalis eft tantum ynaz genere in fcientia
totali, vt patet in natu- ralitate ; quz genus eft ad naturam caeli
&lement, mixti; &c. Tumquia etti ea- dem fit, tamen in demonftrationc,
vt fu. ftituit diuer(a principia, & complexas ve ritates, faltim
partialiter , vt dicebamus, ergo concluliones deduce crunt diuer- fz fpecici.
Tandem connexio illa princi- non infert identitatem fpecifica, alitcr fcientia
(ubaltérnans , & fubalter- natà cílent vna fpecie fcientia , quia funt
connexa quoad principia ; tum quia ma- jor dependentia reper ituc in caulis effen-
tialitcr fabordinatis, vt (unt caufa prima, & fccunda, quaminter principia
commu nia, & particularia, at illa dependétia po tius arzuis
diftin&ionem fpecificayquam identitatem ; idem cuenit inter affenfum
conclufionis, & affenfam principiorü , & inter habitum concluf. qui
dicitur fcien- tia, & habitum principiorum, qui voca- tur intellectus;
inter primam , & fecun- dam operationem intel|eQtus , .. 7o Secunda ratio
princi. defumitur à Scoto ex Rewariomc oun rico, 9 po terit quis habere primam
concl. fcietie , & confequenter babitum facilitantem E tentiam €rga illam
conc]. non tamen erga alias, (icut habet; qui perfe&té acqui fiuit totalem
fcientiam ;imó progreíiutempo tis poteít haberi habitus circa decimam ; vel
centefimam concl. & amitti habitus circa primam, non e(t idem habitus
facilitans potentiam circa omnes cóclnf. Refp.concedendo in princ. habitum
illum non inclinare potentiam ad omncs fiones Dif». XIl.De$dmin, 0
.conclufioncs (cientiz , vel propter &am Jpecierum reprz(entancium — illas,
&& defectà applicationis , (ea exctcicij ipiius poientia ; yel quia
nouis ills a& bus pecficitur habitus , qua tóne Adem eijencialiter prius
erat ympo«ens ad ,concurrendum , poftea fit potens: ; qua: perfect o poreuc
prouenire,vel quia de- terminat intellectum fecü dum aliam, & aliam
potendiam, vt Carec.vel quiaacquí- rit de nouo mod. m qucadam diuerfe ta-
tion;sà (ciplo, vt Va q. vel tandea quia perficitur per &ddiconem entitas
ciuf- dem rationis, vt Czlefít, Jte re(ponf.non uaac. Tum quia fal-. fum eft
habitum intrinfecé habere via facilitandi porentiam ctga omncs concl, nà
habitus ex primo actu (ciétifico pro- da&us , quicquid habet virtutis ,ab
illo a&u recipit, (ed nequit a&us ille includes ite perfectionem omnium
actuum (ciens tit , ergo nequit producere habitum in« cludeatem yim facilitandi
porcenuam in omncs actus . Tum quia poteft quis poft 4» vel 6. concl. elicere
erroneum actum cítca obic&üícientiz , ergo (i vnicus cf. Íet habitus omnium
conci. idem habitus. elfet timul fcientia, & error ,quod repu gnat . Nec
valet reípó(. Caiet. quam etia approbat Arriag. non (equi repugnanià , uia non
cít reípe&u eiufdem concl. fed iuer(z. Non valet, quia error, & fciétia
funt diuerfa fpecies efscatia) iter diuidé- tes habitum in cómuni,ergo non
pofsunt eidem habitui conuenire ; fiue in ordine Ad idem obiectum,
fiugre(pe&u diucr- forumyaliter idem habitus in duabus fje- Cicbus j tum
quia vt notat Greg. cit, ad-. huc eset error, & (cicotia xefpecku eiuf-
dein ; nam fiille ralis elicuifiet loco er- ronei atus actum oppoltitü
(cientific » vcl fi pott clicitionem erroris , mutaret. fentétiam , idem
babitus inclinaretin illa oppofitam concl.vera.n, & (ic in fe c(ser
fcientificus babitasjllius concl.& tamca Ademoino incliaabat in a&tü
erroris op- . politum,ergo eífet habitas etroncus , Ácientificus rc(pe&u
eiufdem ; tua quia 5 admitteretur folum refpedtu diucr[o- ruayadhuc fequitur
jntep:um, nam error 1;coixl, eft compollibilis. cum fcientia. pr- od anth —
ueft.L. Au fit ha fuplow qualitas fir. 15. $67 rima ; incompoffibilis cari (cientia
fc- cunda, ergo: habitus (cientificus primae non eft idem cum: habitu fcicritifico fe- tificus prima eft
compoffibilis c habi- tu erroneo fecunda , cum quocít incom- liabitus
fcientificus (ecunda .- "à prima nó valet , quia etiá (i acquireré- tur
(pecies de nouo' , non ftatim rédditur facilis intellectus , fed difficulter
afentit nouz conclufioni, quz difficultas tol- litur pet exercitium, fignum
euidens dari nionum habitum im intelle&tu , nam habi- quadam facilitas
potétig erga ali- quod obiectum ex frequentatis actibus dcquifira , vrinlib.de
An. dicemus. Nec re(p. Caiet.(atisfacit » impercéptibile .n. eft , quo pato
habitus detétminet intcl- le&um fecüdum vnam potentiam, & nor fécüdü
aliam, (i.n. habitas potéseft per- funt fimul vnita ; qüo ipfum intelle&um
tion perficiet fecüdü vltimum fuz: poteni- tiz? & qüo deinde omninó'
immutatus perficit de nouo; & redditur potés,& per fc&us ? aliqua
ergo mutatio erit in habi tu.Qd' fi admittatur noua entitas moda- lis,nó
cuitatar difficultas, nam actus pro- ducens modum: poterat. primó acquiri ,.
& tunc produxiflet habitum; non modd, - tamen eft diaer(üs abalio actu,
ergo non poterit babere vim producendi cir- dem habitum, féd ali dinerfum 5 t
quia poterit quis obhuifci prima concluf. & Confequenter amittere habitum
circa il lam; retinere tamen cognitionem , & fa- eilitaré crga alias , ergo
hac facilitas erit verus habitus;nón entirasmodalis,de cu ius ratione cft, o
nompollit effe (ine re y «uius cft modus. Nec poteft dici, grillud additum (it
entitas ciu(dem rónis ,quia fi $rius noff inclinabat potemiam ad. os, Tit poíL
ea, caa fit eiufdem rationis, & vircutis, & folum difcrimen fit ex
parre : tum quia fi quis eliceret actür vt 4- Citca primam cocl. alius
veró'cl'ée- 4. a6tus circa. 4. concluGiones, quorü quitibet Btynem, ifti
habebant aequale tá in 5 ftameifta opinione &ta menbhabitus primi
foláinclimaret in - tónes formata contra ptiimá; primam concluf.habitus
(ecuridi in 4. && tionis non fufficit; vt plura, & diuerfa re-
fpiciat obie&a, fed'noua entitas , & alte Ex quibus ; dia fententia
ponens habitum illi ex vai« ca demonílrarione de przdicatocopu generatum :
n& praterquamqt traiftam; magisadhac refellitur, paffiones illa , vt Mcr -€
fcuntüt; fifnt diueríz rationis , & polfünt- habitus fpecie diftin&os
producere, ex — ,quod ynitz' cognofcerentur ynó müe — — tareht naturam,
fedomninocedée(fenty — ergo non vnum, fed diueríos producent — — habitus ; tam
quia falfum cft poffe vnico' a&u cognofci, vt dicemus . Soluuntur.
Qbiettiones Z YNoppof. arguunt r. à fimili , nam 4 I habitus PON: nom eft ab:
habitu (cientiz diffin&tus, vnde Arift.6. Eth.c.7. fapientiam ait efTe
fcientiam, &c iatelle&um . Prudentia; quamuis fit circa plurima diuerfa
, & fpecie diftin&a , eft vna gx Arif.cit.c. vlt.fidesinfu(a e(t vnus
habites ,, quamuis articuli crediti fint diuerfi, Temperátia eft vna, & ram
sinis qais habere temperantiam circa ci4 um;noncirca potum, aut res vcnereas s:
idé de iuftitia, & ceteris virtutibus mo- talibus, tiué infufis, (iu&
acquifitis dicen-- dum. Charitas inclinat. inamorem Dei y & proximi;in
dile&ionem amici, & inni- miciy & e(lo (it maior difficultas circa
amerem inimici ;non ob id nouus, & di- ftinétashabitus charitatis ponitur.
Potée tia cft vna, & tamé fertac 1n diuerfa fpe- cie obieéta. Vnica vitionc oculus fertur in imaginem , & (i.
fpecies colorum fint: diaerize -. Vnico' actu videntur fénfibile , &
cómune, vt quantitas, & al-- bedo; illa ett sénbile cómanerefpectu vi-
fus,quiaett à ta&upercexibilis, ifta eft proprium;& tamen differunt . In
An9cks admittant 1 hcologí fpecics vni- ueríales rcrum fpecie diftinQrarum;
iofit- afferunt cadem vifione beatifica vj- dere Deum ,& creaturas m Verbo
, per riouun manet etiam reprobata mez- »pouum te(pe&tum terminationis . Et
tan- . demeadem rclatio extenditur ad plures &crminos,ergo idem dicendum dc
habigu ' Écientiz, .(. quod diuerfitas obic&torum , & concluf. non
inferat diftin&tionem fpe &ificam habituum, nam fufficit vt aliquo
amodo conueniaitt in vna rarionc fcibilis . 73 Refp. hasrationcs petere longiore
diíputationé in lib. de An. velin Theol. dií(catiendam, & pracipué an
habitus , & a&us[pecificentür ab obiectis, tam for- malibus, tà
materialibus, vt docét Hurt. & Arríag. an (olum ex formalibus , vcaf- ferit
cómunis cum Sco.cit. pro nunc igi- ut brcuiter dicimus, fal(um effe,habitum
principiorum cífe idem cum habitu con- clu. nà ficut a&us princip.e(t cau(s
actus .oncluf. ita habitus priaci p.mediáte actu «ít cau(a liabitus conclaf.
Aritt, autem ; de fapientia pro qualibet fa- eultatc initellectiua,vel pro
Metaphy(.cu- Aus munus eft principia aiiarum (cientia- fum probare,quo fenfü
dici potett fciért- tia, & intellectus eminenter , non torma- fiter,&
quocun3; modo fumatur , nüqua vnum habitum fotmaliter , fed pla- zCS, vnü-veró
vnitate generica, vt art. [e]. Prudentia dicitur vna ab Arift. non fpc- €ificé,
(ed genericé, vc explicat Sco. 3. d. :36.L. Fidcsinfafa ; ia3u/t Do&or 5.
d. 23. D.clt vna fpecie, quia vnica fpecie elt ratio formalis a(fentiendi rebus
fidei 'F. authoritasreuelantis Dci; non .n« a(- fentitur eredibilibus ex
proprijs ratio- nibus illorum, fed vt lunt à Deorcue- "fata, at (cieicía
tendit in concl. non taa- Xüm propter principia lecundum propria
"ycrítatem, quam principia habent ex cec- inis, fed ét (ecundum
propciamverica- em; quam ipfa conclufio habet ex cermi- misalià à veritate
princip illa. n. e(E. ve- Aita$ mediata , biéc immediata ; ideo ad.
amultiplicationé conc]. maltiplicaut fpe- €ie (ciencia ? Meurif: camen docet
fidem infufam et:à (pecie diítingui ad maltipli- &ationeurcredibilium, contra
DoE.ctr, ^ Temjpecantia, (i libet vnamrationeam fotmaln fpee (cam honeltatis,
elt via cie & Gavplex qualitas, quamuis o5íe- maéecialia fiat diucr(a ; nec
noua dif- ficolas, qa cicca ali juod: obicdiuaf. , XI. Dé Sena 2.0000 eirca
potum experitur dip di- ftin&um habitum in Nollicasey ed folum in potentijs
fenfitiuis ;. nam obiecta ifta point dupliciter con(iderari , vel inot- dine ad
potentias rationales , & (ic meré materialia funt,quia ha potentiz (olà ra-
tienem formalem: virtutis in'ip(is confi- derant, & appetunt, parücurando
de di-. terfitate fpecifica inter fe, velitiordine -ad potentias fentitiuas,
& hoc modo (unt obiea formalia, propter diuer(am (pe- cie
dele&tabilitatem,quam habent, & fic diucrfos a&us , & habitus fpecie
caufa- bunt; quare habituatus circa temperátiá Cibi pot adhuc habete
difficultatem cir» ca potum; quia nouo indiget habitay nom in volicate »fed in
potécia apprehen(iuas & appetitida (enübili . Vel dicendo tem- 'erátiam
-&-ceteras virtutes morales ere vnitatem genericam,nó (pecificá,vt-
priíertim de iaftitia docet Scot.3. d.31« D.& idem de infufisdicendum , que
«à Scotiftis negari f(oleut . Charitas eft vaa fpecie,
quia c(t vaius ob:c&i formalis.f. amoris Dei pp (e ,-Sc amor proximi. fiue
amiciyfiuz taimnict non differt niti mate- rialitecab amore Dci ,vt o(lendit
Sco-3« d.28. & licét aliqaa di tüiculzas fentiatuc y hocelt propter potenti
un: fcafitiuamce iracibilem ; vt de cibisd ximus. 74 Potétia e(t vas, quia. non
(pecificae tur à quolibet obte&o inadze juato . fedi ab obiecto adz juato,
cá (it vniueríalory. & vniucr(alius refpicirt obiecti, non (ig habitus;
aliter vnus da zctur rcípectuom- n:ü adbud, ficuc vna potentia , vade mc-
diaarrenet vià inter potentiam, & a&tü z nam potentia eadem numero
poteit ini plures-actus (pecie tendere ; aétus ideor numero in vnum. nuincro
obiectum , at habitus idem numero ; & Gmplex io pla- res con(iniles: actus.
Oculus nonvnicaLus viüone attingit colores
imaginissfed plu- ribus,tigaum eaidens,quó plutesfunt co digeteyvt imaginem:
pro fpiciat. Quanti- tas ab oculo non vidctur propria tpecie. (pecie coloris , vnde (e haber qua obiectum
materiale.Species illa yoiuere 1o [i adactezentur non valeret patie lass Nara
85, quia (peciesille cllenrà Dco infufez, at habicus quia generatar ex actibus,
nó nifi in fimilcsa&us à quibus producitur, potelt inclinare, & quia
a&tus/pecie di- ftin&i habét diuer(as fpecie a&iuitaces , vtiam tam
eft , idcirco non poffunt dati habitus ifti vniuerfales. Beati (i ten-
a&ibus , vt probabiliter docet Scotus 3. d.14.q.2.argumentum non vrget ; fi
ve- to vnico a&u, vt ibid. afferit Do. & q. 3. prol. Y.& 1.d. t.q.
2.ar. 2. dicimus crea turas effe obie&a (ecundaria, & materia- ,non
primaria, motiua, & formalía, co- gnofcunturj.n. non fecundü proprias cui-
, & in (eipfis , fed (ceundum cla. ritatem diuine cfsentiz , idco nen eft
pa. ritas nam loquimur de obic&isformali- fpecie diertis ; & fi valeret
, proba- tct etiam vnicum habitum eíse omnium crum , ficut vnica vifione beata
videri pofsunt omncs creaturz po ffibiles. Tan- dem eee de rclatione eft
falfum, yt diximus difp;S.q.6. art.2. —€— anat ratione; T quia fcictia cft vna
fpecies qualitatis;fed nulla fpecies eft cx plutibus fpecicbus cóftitu- ta,crgo
nec (cientia, ma.patetyquia re&e infertur babitus cft vna [cientia,ergo vna
qualitas. Tum 2. fcquererur, babitum.de ente cteato poíse perfc&tiorem efse
ha- bita de Dco,namiíte Git vt decé;illecon- tincat viginti habitus
particulares , quorü quilibet lit perfc&us vt vnii, includet vi» inti
gradus perfcüionis, ergo pfectior, Tum 3. qui acquifiuit habitum circa. pri-
mam concluf. facilius deinde cognofcit fecunda, ficut (ciens vnà cantioné,
faci- lius canit caeteras , ergo idem habitus. in- clibat ad actus dineríos ,
nam habitus eft Lacilitas. Tü 4» per rónem formalé fübie- &i demóftrantur
omnes paffiones de ip- foscer2o vnicus habitus harum paffionü , quia vnicum
obiectum motinum, & for- male, Tü 5. habitus ifti (ecundü nos (unt diuer(z
qualitatis ípecies, ergo séper etit verum dicere (cicntià c(se vnam fimplice
qualitaté . Tum 6. fi (cientia totalis efset quid cx plütibus aggregatum , ergo
for- maliter eíset relatio, & ordo; quod eft fal (um. Tandem eadé (cientia
eit contrario- 1 na. V: de fcientia par tiali, & vnius concluf.& de
vnitate i: ecin.- fccay& dc iftare&é infertur,quod iit vna qualitas
(pecificé,non detotali,& vnica - tcobie&iua, qua folam dicitur vna gene
ricé vt art.(eq, Ad 2.habitue de ente crea to femper crit imperfe&tior
obie&iué,li- «cé intenfiud vel extentiué fit pei qp non implicat; tum quia
illi viginti ha«- bitus non conficiunt vnü thin bitum,vt viginti, fed (unt
plures habitus, vt infra. Ad 3.qui acquifiuit habitum pris. mz
conclauf.tacilius cogaofcit ceteras ná pet facil icatem incli, in ad cogni quo
modo cófimiles proprijs atibus , nà- idé habitus per concomitantiá iurat po«
tentia ad cliciendos actus alterius ronis, quatenus i (ti conueniunt in rónc
generi- cum atibus proprijsillius habitus, &c quó magis actus ifti
conueniunt , có ma« gis habitus iuuar ; icur exercens actum vnius virtatis ,
facilius exercet actü ales riusyquia per primum affucfit obed;re re- &z
roni, & bonum honcftum amare, in róne actus illi conueniunt ; & cómit.
tens vnuni peccatum,promptius aliud cà- mittit, iuxta illud J45y(Jus abyftum
inua cat,quia per primum peccatum fic proua« prior ad afpernendum rectum
dictamen, 4. iam diximus fupra, in cafu quamuis fit vnum: obicéctum formale
rcmotüai s . f. definitio fubie&i, proximum tamen.f; principia
demonflrationis, funt. diucría ; tum quia ipfamet definitio aliter fumi- turin
vpa,ac inaliademonfiratione,.f.in vna , vt eli cau(a virtualiter cotinens vnà
paffionem inalia vt virtualiter continés
aliá , bg eft aliquo modo diueríaratio — a formalis caufandi-Ad $.non negamus
has bitus formales , & partiales eí1c timplices qualitates fcd habitus
totales, & genecis cos. Ad 6.1i per (i tit agaregatio , & ordo
patualiuim habi« tuum concedimus (equelamyattamen cá« muniter vel füritue. pto
habitibus ipfis , velpro habitu generico coti» nente partiales , vc
explicabunus att. fcq. idcirco ncg«(eq. Ad vlt, oppofita Peut bY t
uantur,etgo,&c- 1 deerminaà — tionem illatum, fed perfacilitae.
indeterminate adactusalis — I2 x ad candem fcientiam, non quia cadé fpe- cie
". ri fic qum » (cd quia (cietia i$ habet explicare omnia, quz adia- arcem
aliquo pa&o funt connexa, przci- " pué in cognitione, qualiter fe
habent op. pofita nam vnius cognitio iuuat ad co- ghitiomemalterius. —— - 26
Tertiopro media fent. arg.pofsüt vnico a&u omncs paffiones fubiecti per
definitionem demonftrari , ergo (i fzpius iterctur actus ile , generabituc v-
pius hsbitus inclinans n omnes paffio- ncs (ubie&i ; coníeq. patet , Quia
fi vnica eft cauía, vnicus quoq; erit effe&tus ; an- tcc, prob. ficut pot
deomnibus przdica- tis quidditatiuis confici vnica propofitio de prz-dicato
copulato; dicédo, homo cft fübftaritia corporea, animata , (enfjtiua y rationalis,
quz vnico a&u cognofcetur , ita poteit de omnibus predicatis in qua- le
accidentale infeparabiliter, vt fuot paí fiones, confici vnica propofitio
conftans .ex prz dicato copulato, & demonflrari nitionem de (übie&o,
v.g. omne ani- mal rationale cft rifibile , difciplinabile admiratiuum,&c.
homo eft animal ratio- nale ergo eft rifibilis difciplinabilis ad- miratiuus,
& c. patet paritas, quig nó mi- nus pre dicata Lomderi Um noftra (en-
tentia diftinguuntur à (ubiecto , quàm paffiones .f. formaliter.
Refp.neg.antec.& ad probat. neg. pa- ritas,quia etfi przdicata quidditatiua
for- maliter diftinguantur à (ubieGto, attamen funt talis natürz, vt integrent
vnam rónc formalem completam ; hinc quamuis fc- iunctim confiderata explicentur
a&u fpe cic diftin&o , non tamen vc in vno fubic- &o vnita
intelliguntur;non (ic pa(Ti oncs, quz mogis formaliter diftíngauntur à
fubie&to, quàm przdicata quidditatiua ; etenim pulos fimul fumptz non fa.
ciunt vnam tealitarem completam,& có- fcquenter non poffunt vaico a&u
conct- piyfed potius plurib? a&ibus ficnul, vndé non cft vna demonftzatio,
fed plures,nec vicus gencrabitor habitus, fed diuerfi. | ARTCVIVLS Ill. /.
Qualis fit vnitas Scientie totalis. 177 auimus hatufq;dari diuer. fas totales
cientiasyq * fint | died vnas (imple habit res, quot funt concluf. :n vna
cotali (ciétia demoltratz ; videndumre(tat, quo pacto ííti partiales habitus
cóflituent.voá fcientiam totalem. Aliqui, intet quos citàtur Nominales, docept
partiales habitus v. £g. Logicales vnam Logicam conftituere tolum vnita- tc
agaccgauonis, ficut plures lapides vna cumulum faciunt . Ab his parum diftat
Hurt.difp.1. Met. $. 190. & (eq. afferens in (ciétia aptali dari tot
habitus omninó difpatatos, quot (unt fpecies fpecialiíTi- meg in ipfa
coliderauz,& omnes i(tos ha- bi:us tntegrare (cientiam totalem per ag«
regationem. Quidam vero fuftinét hos »abitus vnam [ciedam totalem fpecie in-
fima componere vnione per fe, vel in eí- fe Phyfico, vel in eífe artificialium
, quo- modo lapides,& ligua , quis in effe Phy- fico fint diuerfarum
fpccierum , attamca vnam domum coa»ponunt , quz in gene. re artificialium erit
vnum | per (c artifi- €iale in fpecie infima, Dicendum eft, fcientiá quamlibet
to- tal& cffe vná,non aggregationc, aut vnio- ne per fe Fhyfica, fcd artificiali,
quz ta- men non erit dicéda vnitas fpecifica , (ed potius generica»ita
Scot.cit, & pracipué 6. Met.q.1.cum Scotiftis; prob.primó, gp yna dicatur
non per aggregationem; tum quia partialia non conueniunt in obie&o rorali,
& adequato, vt lapides in cumulo,fed aliquo nexu per fe, ergo fcien tiz
ipforum non conttituent fcientiá to- taléjque efl de obic&o adzquato , vt
a2- grcgatione quadam vnitz. Tum quia non daretur ró,cur v. g. primo
Metaphyfica, vel Theologia ante ceteras fcientias non addifcatur , & cur
Pbylofophia ex coclue fionibus naturalibus , & logicalibus , vcl non
integretur (icut pas rum refert , qy cumulus ex his, vcl allis la- confiruatur,
co quód (unt accidé- taliter ordinati. Accedunt
fpecialiter có- tra Hurt. tationesquibus q. prz cart. vir, eftendimus inferiora
in eile (cibilis po- tius ad (apcrioga reduci , quàm € contra. 78 Secundo, quàd
nó vniaotur vniore pet fe Phy(ica,prob. quia lec vnto velt fct ex au; &
potétia, & hzc n6 ca Itin ter qualitatis fjecics perfcétus j« có, le- l5;
WX «UV. A: LE T Wu [nag ^M. MO nd proe e 879 . — Dif.XHL. De Seintia. 000
"Y (rir id E quiliber,velfalim maior pacs habituum - poffint prias, vel:
ius'alio acquiri ;& quando vna conclufio ab alia pendet, non: eft
dependétía i ages cauíz rmateria- lis, & fubie&iuzs, fed potius in
genere cau fz eéfficientis,ergo idem de illarum habi- tibus dicendum. Vcl hec
vhio effet inten- fiua ,& hoc non, quia lícét poflit.qualitas:
intcndi,nó'tamen per gradus alterius fpe: cici vt calor non intenditur per
albedinc, fed per aliam calorem'eiufdem fpeciei ; ifti habitus (pecie
diftinguuntur. Vcl tà- dé cffct vnio cxtentiua que nequit admit- ti in
rebusfpiritualibus, quz partibus ex- tenfiuiscarentytum quia partes extéfium
$üt ciu(dem fpeciei; & candem prob.quia actus, cx quibus geserantar ifti
habitus y non (unt enione per fe phyfica vn ti . Tertio ; quód hibéant vnionem
per fe in genere artificialium ; patet ex füpradi- étis , nam predicamenta
rerum dicuntur quadam opera artifieiof1,co qu'a (é bu- bent vt man(rones quada
, in quibus fpe- eiiles rerum feries fao ordine collosan- tur, non totaliter
hominany arbitrio , fed fundamento, & occafione ex rebus ipfis defumpta,
ita de (cientijs dicédum, quód Logica v.g. dicitar vna totals (cienria , quia
ex illis partialibus habitibus confla- tur debito ordine dilpofitis naturis
obie- étorü Logicalium fpetaris, (i cat domus efl vnum artificiofüm opus, non
tozaliter hominum arbitrio confita ctu ed habi- to fe[pectu ad conditiones
partium , ex quibus conflat , vt grauiora deor(ui, le- uiora furfum difponantür
, qua ratione ncxtt quodà naturali dicumtar inter fe. » vnita« Ceeterum non
dcbet haic vnitas im £eueie arcificialiem fcbiliomy dici fpecie ttim totius
[cientiz dicitur vnum, & opus quoddam artificiofam in gcnere (cibiliü,
& tame noncíl voum vt hic vmtate. » f; ceifieagfed potius ecaericaynée
obiccta parcalia ingeaere Icibiliüm (e babent vc numero di laj ergo idem «de
hibi. tatem ab obicéto defüpiat ; quanuris boc po [Tit reduci ad qutt. de
nominc. fas;necpoteritaWi gnari, quinamhabius ^ 7 sheer ii, cm a&us, cum:
7, mam fit fundamen ifti vniri d tia, & due pacto! , vel fpecie. Sco.in
Met. cit. quodi fcientia, ita fe habent; cmd esee ipfius poffunt ill i ele babA
paffioied cel fübiecti; aliqua veró potenti in vno communt , & € uidditatem
iplius non poffunt : emonítrari paffiones, (ed bene continctur potentialiter
ratio ad demonflrandi paffkoncs illas dc, fubiecto; ita fc habet genus, qu
liter cótinet proprias patfiones,qe de ipfo per fuam quidditatemd , tamen
palliones inferiorum 4 cierum nonnifi porenrialiter , v. g. rifibi tinct , quía
fic cóntinet füb: fe quidditat , per quam rifibilitas eft dem , quz continentia
veré habet f damentum inre. S. PRO 8o. Q.ioniam auté ex cominentia ali- quorum,
yt diximus, fub aliquo coma;uni fumitur vnitas (cientiz ;(equitur, inquit
Do&tot, quód triplex habitüs pót inali- qua fciétia affigoari, vnuseft
habitusfor malis, & veré (Cicniüticus , qui formalit inclinat in
cognitionem alicuius cont tualis , qui folam virtualiter ett fcientifi. cus,
quia formaliter nó inclinat in cognig tionem conclut. fcd alicuius virtualiteg
continentis paffiones de ipfo demonlt ra- bilcs, qualis cfl habitus cognitionis
quida duatisfubie&ti . Terrius tandem dicituc potcixialis quia
porencial;ier inchoat &g in cognitioncin fciéuficam, naa torma- liter
inclinat in cognitioné alicuius quide ditatis , & cx hoc virtualiter
inclinat im Cogu;tiontm proptiasum pa(fionum , & ۟ hoc poteniialiter quoq.
irklnar 10 co 2. gniuonem paztitonum inferiori de ipfis Ter proprias rationes
deimonfirabilium , formal, feu concluhionis dici- tuc vnos vaicate
fpecifica;tàco inuin(ccas quam cx trinlcea ,& obicctiua : licüt vna Ipccic
471 0 Dig XII De. ie eft conclufío (cibilis:at habitus vir- 'tualis dicitur
vnus vnitate fpecifica intrin fece ,obic&iue tamen, quia obiectü vir-
qualiter continet plurcs cognitione fpe- &ic diítin&tas, quamuis in (c
eet. (pecies jnfima , dici poterit vnus vnitate generis ; & tandem habitus
potenuali quia communior e(t jccit minus vnus .f. vnitate generis remoti non
dicetur auté ynus vaitatc generis per pr2dicationem , itant fit genus de illis
przdicabile in gd y quia habitus quidditatis (ubiecti eft omni- nó fpecie
diftin&us ab habitibus cócluf. fed folum per virtualem continentià plu.
rium (pecie diftin&dorumquó ad cogno- ijitalcolligitur etia ex. 1.d.5.q. 7.
in fin. Dices,ti obie&um eft vnü [peciequo modo fcientia ip(ius potc(t elf.
má gu faliffimo, puta de ente folam, non dcícé- dendo ad infcrioragquo pacto
fcientiaip- fias erit vna genere proximo; fi obicctü xft remotiffimum ,&
communi flimam ? 7Refp. ex Sco. r. cit. quod (pecies fpecia- fif[ima;quamuis
fit vna fpecie infima , ta- men virtualiter includit plura fuo: modo .
iftin&a fpecie,& con(cquenter fe habet caufando veluti qnoddam geaas
:idcir- «o habitus quiddicatis illius poterit dici "?nus vnitatc. gencris
próximi incaufan- do, & virtaaliter continendo plata fpecie dillin&a .
Ad 2. fi valeret , concluderct €ognitionem vnüierfalis non debere cíle Hen
fpecie , & numero, fed gencre , vel ecie tantum; quaré diciinus , vnitatem
obieGiuam,quam habitus umit ab obic. &o,non effe inttinfecam, fed
exccin(ecá tnde non neceíTarió cade dcbet effe vni - tas (cientia,S&
obiecti fed fufficit, vt ali- quomodo fpecificetur ab obiedo : & ia in
cótinendo virtualiter proprias paf ones codé modo fe habent omnia obte- €, fiue
fint communi (Tima, tiu fpecies infima ,vel mediz , eodem modo quoq.
fpecificabumt vnam (cientiam , quod (it vuiüsgemeris proximi: tum quia vnitas
genetica obicGi eft vnitas gencris in prat- dicando;at vnitas (ciecig eft vnitas.
per ContiDen:iadse mere eese & li crit dealiquo vniuet-— &o 1 atn
VASTI( dána t 1 /— De fubalteratione fcientiarum ; 61 Antur aliquz labordinatz,
aliz verb omninm. difpatate , it dignofcentur ex declara tione illarà ,quie
.n.nó habét códiciones fabordinatarum, di(parata dicétur : hzc. igitur
(abordinatio nuncupari folet (ubal ternatio , qua vnam fcientiam fubalter«
nantem denominat, illam .f. fub qua nitür alia fcientia, akera denominat. (ub«
alternatam , qug fubalternanti fupponi« tur , Ad hocautem vt aliqua fcientia teri
(ubalternata dici poffit,tres requirí tur conditiones fecundam communioré
fcntentiá, prima , vt fubalternata habeat proobiecto aliquid contentum füb
obie- fübalternancis : fecanda vt fupra hoc obic&tam addat differentiam
accidenta- lem: tertiavt fua principia demon(tcen- tar in (cientia
fübalcermnte. Si vero alie a(fignantur conditiones y velad itas reducuatut , vt
quod (cientiai fubalternans demonítret propter quid y fübakecnata demonttret.
qui4, quod fus bic£tam (ubalternata (it partim-idé, pat tin diuer(um cum
fub:eéto fubalternanz tis, & limilia:vel non (unt neceffacie có- diciones:
, talis elt conditio aí[ignata. & Dur.q.7. prol. n. t t. quod .(. finis:
(ubal- ternata peadeat X fine fübalternátis, haeo proprié veci (icatur. in
fci&dijs pra&icis,quando fubiectum vnius fc ha- bet vc initrumencum »
vel vt mcdium ce- Ípe&u (ubieéti alterius ,vt £rz num c(t fus bie&tum ,
& finis iniin(ecus frznctaóbi- ue, quz (übordinatat eque(tri , cuius finis,
& fübicétum cít cqui dire&io , ad. quam fcenum inferuit ; at i
(peculatiuis non nccetlario requiriturjnam inufica eft fci&tizad inuicem |
arithimcaeg fubordinata ,& ramen obic-... &um illius nó eft propter
obic&tüilt ius 'olíct tamen hzc conditio ad bonum (ea. :. um redaciy*fi per
ipfam dependétia prins cipiorum fubaltermarg à principife fübalternamcis detuc
intell gi .. * dHas ergo tres conditio | nes declatare de "tt M , beuw$e c
vs uaf T. De fulalurnatofe fete. ednL $15 .ARTICVLVS Explicantnv prima du&
conditiones. Sa £^ Ítca primam conditioné nor eft 4 multun aer X arae ora
conueniunt obie&um (abalternate debe- recontineci fub obie&o
fübalternantis, quatenus fi fubalte tcicm aliquam mi comtenplandi up gehe fub-
ernantis , tanquam fpecies fub genere contincbitur,ve] fi idé omnino obiectum
detat , quia tamen (apra illad addit differentiam ali acccidentalem ,. vt
dicemussadhuc cotirteri dicetur fub obic- fi Yr Re o bus, v.g. vt fic , erit ub
homine contentum ; & hac conditio afi gnatur ab Ariltor. I, Poít. 10. &
30. vbi docct Arift. obie&tü fuübalternantis debere aliquo pacto effc idem
cum obíc&o (ubalternatz ; & ratio ipfa (aadet;quia omnis conditio
fcientie pracipué ortum ducit ab obiecto , ergo fj vna (cientia altecí
(ubalternatur , & a5 i det y neceffe erit obic&a illarü vt [ubalternata
adinuicem , & ordínata. » fe habcant , qua rationc vt notat Amic.
tra&t. 27. difp. 4,3. f.dub. t. cotra Ca- ict. bec conditio nó erit
accidétalis fcié- tiz fubafterne,fed de per fc requi (ius, fi- €ut ab obiecto
principalius fcientia fpeci ficatar«Nec eft poffib;le,cy affecit Caiet, dari
polTe (ciencias fubalternas ratione principiorum , co quia principia vnius à
principijs alterius pédeát, & quod dcinde rion adír (ubordinatio
obie&orum ; erc- fim principia (cientiz in obiecto includü tur, vt diximus
queff. preccd.ergo depé- dentia principiorum, a dependentia oble €torum trahít
originem « Soldm dubitaci poffet , an ficut obic- Cum /fabalteraz incóplexum(de
quo Io eti fumus) debet effe aliquo modo idem €um obicéto (ubalternamus,idem
lit di- &endum de obicctis.complexis.(. de con- Clufionibus;itayt tài
fubaltetnans,quani ubalternata (int de 1j(d& omnino conc. fubalternantem,
& fubalternatam in hoc morifiratione quid hec vcro de- mon(trarione quia,
Lopes * 83 Oppefitü eft verius cum Scot.q. 3; Brobim nc, & 3.d,24.0. 1. A.&
H.quem cr omncs imitantur .f, quód necctla- rió diuer(e debent effe concl.
viriu(qac quM probat ;quía,vt dicemus , principia ubalternatz fumuntur à.
rnancc , quoniam ab ipfa gre ea clafionesipfius , & vbi delinit fi - nans ,
ibi incipit fübalternata , onu queunt iftz (cientiz de ij(dem effe con- cl. Tum
quia eadem fclentía poterit füas concl. vtraque demonftratione demon- ftrare,vt
docet Arif. 1, Poft. 30.ergo hec differentia non confliruit(cientiam (ub.
alternantem; & fubalternatam , si ponit inter has (cientias ; quod exemplis
confirmat , nam fcientia maualis a(trolo- gia (ubalternatur, quia illa per
experiene tiam nofcit coniunctiones Stellarü in fi- gnum tépeflatis,vel
ferenitatis , hzc ves rÓ per proptiam caufam,& à priori; Ma« chinatiua
ctiam Stercometriz (ubordi- naur,quz .f. agit de corporibus. folidis s &
taincnilla experimento percipit con- ftrü&ionem zdificiorum , hec per caa
fas. Kefp.etiam Arilt.ibi docere hic dif- ferentiá in cadé rotali (cictia
reperiri pof fe; ideoq;neg. cófcq.& art.(cq«magis ex- plicabimus,quo pacto
intelligatur ibi A« rift.& Q fit huius conditionis intclligétia, Secundam
conditionemaliqui negát alTecentes differentiamgquam addit (übe alcecnata (ipia
fabalternancisobie&tums debere effe effentialem , aut faltim paf* fionem
infeparabilem , citataé. przcipuà Sonc«4. Met.4. 9.ex his vero, qui hác có-
ditionem adimittunt,eft Zab. lib, de trib, .c. 12. Smigle.difp.17.3.8. do-
centes. banc accidenialem diffescotiam
faperaddiam non habere rationza pat- tis formaits fübicétis Kid materialis; v«
gs eikc toaoc.um,qua cit diercaria à muli- ca füpra nuaerum addita , inquiunt
non clic rationem formalem obieósi mufi« €x. , [cd materialem «. - .. 84. Diédü
eft cam eommuni diffecé» tim (apcradditaa non elTe etientialem , nec pa(Iioné.n
; fed meré accidentaleimn , & (c habete vt rationem £ormalem , non
materialem 5 ita coliguog ex —- £ite 5 c og2à Coo Dif X HEC DE Sentia C pas
rima par, quod fit accidentalis d;fferé pee ex cif. fa pecit. vbi habct , gy
obiectum fuübaltermatz: debet effe ake- füm ; quod cft accidentaliter differre
ab obiecto (ubaltermantis,ná differentia ef- fentialis facit aliud ,
accidentalis facit al« terum, vt dicitur cap. de differ.idemy col- kgitur'
adductis exemplis ab Ariflot. düs 'Fum quiapequit effe c(fentialis ; nam (ic
omnes Ícientiz. deberent dici fübalter- nace Metapbyfica ; tum eriam quia füb-
akernata non depeaderet à fübalternan- te,nam baberet propria principia imme-
diata , & per (e rota , abíqueeoquód à fübalernantc rectpiat , quia
paffiones de illo obiecto demóftrabies adasquaté dc- penderem abillo cum tali
differentia, v. g-Ieicntiade homine habet propria prin- eipia immcdrata,non
probata in alia fcié 1i2, ni nifibilitas adaquaté , & primó ob :s«uidditate
fluit; confequens au- tem ett talípm,quia fubalternata ita pen- det à (ubalternante,vt
bac praciía non ha: beret, vnde (üasconcl. probaret , nec cf- fet (ientia *
& tandem non cffet (cientia diftin&ta à fübaltermante , (cd potius cum
jlla vnam totalem con (titueret fcicntiamy ficut (cientia de fpccie; v.g. de
demólra- tionc vnam logicam totalem integrat cü: fcientia de (yllogifmo, &
fcientia de celo: eim (ciencia de corpore naturali. Neq; poteft ce patio, nam
vt notant Compl. & au. hicad: candem (cient fpe&tac fubie&um
con&deraze & pa(fiones fu- biedti , ccgo fubalternans: coniiderabit
Obicctum. vt. ft (ub illa pa(lione fupcc- addita. à (ubulernata , & ficnon
dittin- guercarur; cürquia ideo'Sonc.a(Terit hoc, wt Áaluarct vanitatem per fc
obiecti fub- it, cmt paffio (it magis minteca (ubiectoyqua aecidentalis dif-
fecentiayadhuc non facit vmm. per fc, » «um lubic&o: , quia eft cxtra
ciusquid- ditatem , crgo ftüflra eecedit. Sonc. à €ommur (enient. iod 85 Secüda
pars;quód fe habeat vt pare formalis, nom materiulis; pcob.d P. Fabro: Thcor. 1
2.quia quód fe habet vt contta- Kns,& alteri aducmens iamiconftituto,
"mequit e(le pars mater ali$, fed formalis, »9»oXcadinus dip. 6.q-3.
differentia à fübaltetnara füperaddita vi 2/ effe fono rum refpecbu numeri
contrahit numer fpecialem co(iderationem, vbiab A-. rith. vniderfalia$ contemplabatur
, & ity toto.f. ininumero fonoro , non'nu« meru$ intelligitar
adueniréfonoco ; (ed^ foriorum trumero;ergo &t. T ü quia mo- iderandi (e
habet vt pars forma-- lisjnon materiális:hzc differentis fe ha-- bet vt modus
confiderandi , (ub quo (ub alternata speculatar obiectum subalter-- maotis,
er$0 &c. — a» Contra t parten toncl, arguitur , eo quia diWerentia illa cum
obie&to facit vnuni per accidens, & accidentaliter di- citur de
obieGto;at q. 2.art. 5. fuse oten-- dimus non pofle dari scientiam de ente. per
accidens,nam przmi(fz demonttra-- tionis debét eife per se, & propofitiones
de ente per accidens formatz: nori sunt perse cx dictis ibid.&
2.p.Inftit.traQ. 1. c.2. T quia scientia subalternans;& sub- alternata non
nifr accidentaliter differ- rent, ficut obie&um illius accidentalitet-
differtet ab obie&o i (tius. 86
Mesp.cóiter à DDünegatibus scié- tiam de ente pec accidens. quam respósz optime
declarant Compl. disp. 9. q.. 1 qobiedtum, & difícrentia accidenta- lis
superaddita poffunt müftiplicitet su- mi, vel vt vtruamque' in recto, & z
qué có- ftietunt aliquod tertium , & lioc modo. aom pertinent. ad scientiam
; quia non fa- ciunt vnum per sc ; vel quia vnum fit pec sc conlideratum;alítid
vcro per accidens,. & ncque taliter spe&anr ad. scienti sub akernatam :
nam vtrümqne per $e consi- . deratucab illa , aliter quta quod eR. per
sc,potctt c(fe ine co' , qdod eftper acci denis, poterit dari sciéuia
subalternata (- néaliquo illorum: qirod per accidés con- fideratur , vt v. g.
mufíca fine mumero' , vel (ine sonorojquod ett fatsij, cü vtr üq.. per sead
muficaem pertineat; tertio pos- $unt confiderar? , quatepus vmm ctt dc ratione
alterius,non imrecto, scd mobli- quo, & lioc modo e^ nie con. templari2]uód
exéplo manifcttacur:nau vui ducc se, vt cindir ab Bar - rhonia ,spe&at ad.
P6 ys. fic nuincrus se- candum sc ad Atícdlnet.ac 1i contidere- [2 D » »* Tyr
Quai IP. De Suba lternatione fcientiarüm.cofrt.I.— 873 &ui (onus inordine
ad harmoniá, & cen- «eatum;fic dependet à numcro, qui fc ha bet vt principium,
& radix ralis concen- t0s,& in hoc fenfu vtrumque confidera- turagufica
; quo pa&o obicctum fub- alrernatz eft entm per fe quia vnum per fe in
rc&o confiderat , f mufica fonum larmonicü, numcrum in obliquo vt prin-
.Cipium,cau(am , & radice (onus harmo- anici ; poffuntque de ipfo formari
ptopo- fationes per fe& paffioncs demonftrari ; A& cum diffarentia
füperaddita pradica- tur de obie&o (übalternantis ; vt fonorü barmonicé de
nnmero fit propofitio per fc [altimin quarto modo , quatenus cffc- 4&us per
fe. pradicatur de fua cau(a per fe,vt cum dicitur volütas vult;quod fuf- ficit
ad rationem (ciemiz faltim mon ri- otofz. Ad 2. dicimus, nó cadem diftin-
&ionc diftingui debere fcientias. inter Ícsac obie&a,nam fcientia de
fubftantia, pin icm genetis » &« tamen. op iffeiüc plufquam senere ; ratio
uia non inerinfec ,edextcinleee ciétie pe- nes. obicet: DUM MDUA. 3 suamuis cr-
So obie&ailla in efleretper accidensdi- fi, álioguantur ,.atramen in effe
[cibilis , (cu wt per (e conliderantur à. fcientia , (uffi- «funt ad caufandas.
[ricos pecie clen- talon feditlndtas Ex quibus egui- tur, non quamcunque
aceidentalear di£- ferentiam fü prem cuicungne obie- io fufficere'ad
conttitiendam fubalter- najám [cienuam, , alitcr dareter fcientia de namcezo
colorato, de linea alba &c, [olm
illas qua: pé: e rejicit obie- m fubaltcen vt principium, ra- icemyalicuius
effectus, Idem quogj di- cent *. ira y. cec di v vx | * £p TOUS AS OREEMI De
alternata evt fic pertinet E Aa 5 Dam yea evo gf phyf. fed En » Yt fit per
angulos ie&tat ad per(pectiuam,qua ratione de- pendetà linca , quia anguli
cx lineis tan- h ex principijs conflituüntar , 9 contra fccunda parte arg.
ierentia illa cflct pars fore ternatio fcientiarum ab 1pfà ficut à
principaliori ,& fic xinctar füb rc naturali, fi- cut & viína us vero,
& linca (u b re Mathematica , (cientiz de ipiis potius Fhyficz , quàm
Mathem. (ubaltetnaicc - tur, Tum 2. quia. fübalternata diff.cc 5 fubalternante,
quiailla applicat ift ius co - «lufiones alteri materizvt v. g. uia demonftrat
partes circuli difficilius copulari , quia maximé mter e diflapt hanc eandea
demonttrationem confici chitugia, led inalia materia , quia confiderat
cizculare vulnus , non quem cunq; citculum , cum ergo ratione mate- riz
nbalternata diíferat à fubalternan- tc, differentia, quam addit;erit pars mate-
tialis . Tum 5. quia fübakernata nonde- monftra: pa(loncs cx natura , &
princi- pis illus diffecentiz, fcd potius ex natu- ra, & principijs
obic&i dubalternantis , nam principia à fübalternante defümit er go potius
obicctum ctit ratio formalis , uàmillud additum, Tum 4. idcm docct ift. 15.
Met. fum. 1.c3. diccas eadem Obicela 7atjode barmonica C7 per[petiiua eft s
entra namq. prout »i[us velpro wt vox
[pecalatur , verum prout. linca f nugneri at bac propri lorum paf- ut. pouunc,
mixti generis inter mathémati- gas Vnpowitnaeies tois ia $; di- cumur amen
potius ernatz aem. Ja (abiectumapapetial c eft ides cum pbic&o iftius, €
(ubic&tum formale osuem ut sies miutetr rae vrá fubiccto, materiali.
tauquam ipio "Leiénris mper enda e icis Acientjs,vt caum principia [RAN
(rimi y S 3 patebit ex feq, art. Ad 4» Arift. (olum 1b: docere muficam non
conti vocem vt fic , (ed vt applicatam » Ícd wt dcpendentem à numero tanquam à
prmcipio ; vade docet voecm , & . ya tic paffioncs numeri , & quod
potius mofWam íent. quamais oppofita (uam habcat proba- bilitaem.o . "Hr T
ET 876 Difp. X II. ARTICVLVS IL Tertia conditio declaratur, $8 Egàt aliqui hác
cenditioné cf- N Íc Secifra quía putác füb- etTternantem, & fabalternatà
efie de. 1jsdé concluf.& folüm differre;quód (ibuler- nans iilas demóftrat
demóftratione pro- pic? qid , fobahernata veró demonftra- tione quia.
Communiter tamen concedi- tur bzc conditio , quód fubalternata (u- mat
principia à fübalrernante ; fed diffc- «unt DD. nam aliqui volunt effe omnino
eadem principia vtria(q,yt Mirand.com. Log.ícc.4.ali; vcró docét effe diuería,
ita «t principia fübalternatz fint conclafio- ncs demonflraue in fübalternante
, inter quos eft adhuc diffidium , nam quidam putant non efie ncceffarium, vt
principia fubalternatz (int cognita vi fübafternan- tis,fed (afficere fi
experientia cogaofca - tur, & quod fübalternata fcíat refoluere fuas
coneluf.in principia caenite per fen- fum; citantur Dur.q. t. prol.n.
f2.Gillios lib.1.trac. 6. Alij dicunt fatiseffe, vt ha- bens (übal tornei
cognofcat illa princi- ia per fidem, & ex au&oritate habentis
ubalternantem, qui euidenter cogno (cit illa principia ; quare in fent. i(torum
, fi quis non haberet (cientiam fubalternan- tem , & confequenter nefrírer
euidenter concluf. quz funt. principta fübalterna- t2, crederet tamen illa
principia yt vera ropter authoritatem docentis, vel rene- cuidenter fcientijs
illa per veram fcientiam fübaltegnantem , adhuc ille di- «cremr habere
fübalternatam fcientiam , licet fubalternante careret ; ita yeriores
"Llomif: vt eft. videte apud Complut. ry art Io.de den 16, dtti.3. andem
alij requirunt. vt he princi- pia fint nota habéti rol bui ere alrerpantis in
eodem intelle&tu exiften- ' &is& fi nom haberet fübalternantensnul-
le pacto cognitio concluf. fubalternatz poffet in.illo dici fübalternata
fciétía , (cd potus T ita cxpre(fé- Do&or q. 7. prolin fin.&
3.d.24.5.ad 1: pro 1. opin. quem prater Scot. fequütur Aur. Greg. Gab.Dur.
Argent.in prol. fent. Vafq. 1.p. difp,4.c. $e 6. Val. ifp. 1s q. 1, pun. 3«
" X ooet (GE. T De Sentia. 2705 - Mol.ibíd.q.
1.72.0114. Met.q. 9. Suas tez d. 1. Mct.fec. $.Coaim.Morcif. Blanc, Auer(a,
Amicus, Ruuios hic & alij. $9 Dicédü eft,neceffarió fubalcerna- tá debere e
id Íuà principia a fubal- termante cuius für conclafiones demon- flratz , &
in eodem iniclle&u conacnire debere vtramq;(cientiag) aliter fubalter- nata
non cliet fubalterna fcientia , pc primó quod principia à fübalternante fü-
(cipiat,tum quia dependétia Ícientire ró- ncobiedtiarguit dependentiam tn
primn- cipijs, quz virtualiter in ob/e&is centi- nentur. Tum quía fi
fubatterrans ,& (ub- alternata effent de :jsdem conclution. fed ab illa à
priori demonltratis , ab tfta folüm demonftratione quia , fruftra dae rctur
fübalternata fcientia,fi de cadem te haberetur alia
perfc&tior.F.fübalternans, — qua procedit demonftraione propter quid ; imó
omnis Gcomera effet perfe- &é per(pe&tíaus , & omnis arithmeticus
perfecte maficus , abf; eo quod petípe- Guam, vel muficam addi(cat.f.
(ctenti&m illam à pofteriori. Tum quia (ubaltet- nans,& fübalternata
differunt obiedtis ergo,& conclafionibus. Tum quia fubal- - ternata quó ad
cognitionem quia,& per fenfam non pendetà (übalternante ergo nulla ctit
fubotdiatio . "m Secundó quod hzc principia fübalter- nata fint
concluionés fubaltermanris , non cadem omnino vttiu(4; prob.ex di&o Scoti
ab omnib.fere recepto,quod vbi definit (ubalternans , incipit fübal« ternata ,
fcientia verb quacunq. delinit in concluf. ergo conclufiones fubalternan tis
erant principia (übalternac. Tà quii fi eflent cadem príücipía,ergo cardé come
claf. ergo nnlla Pies tias. Tum quia hoc pater exemplo , ftrt Perpeáida
v.g.demon(trat remà - minotem apparere, qüám fit jn fe ipfa, hac
dcmonftracione, res vifa (üb an* gulo magis ptotracto videcur füb angulo
minori,& minorapparet,resá longe vie a videtur (ub anguió magis
protra&to.» ergo &c. principia Büius demonttratio" nis nàfunt
principia Geónetria', imó po tilis concluJiones, nàm Geomerría démó fitat maio.
quia fincz ab cadcm báfi pro. tacta o inter bas fcíeme e . i E) IV."De
jubaliernatione [cientiavum. c/frt.11, 4fractz quà priusconiunguntur, efficiunt
maiorcm angulum; quo msgis protrahü - tur, có minorem cauíant angulum , res. à
longe vifa videtur per lincas magis pro- tractas , ergo per minorem angulum vi-
detur, ecce quo fübalternans probat , & demonftra: principia fübalternaiz .
Hoc aürnon eft neceflario intelligendum de omnibus erincipijs, ficut ncc
fufficit , vt vnum , vcl alterum principiom demon- ftrctur à fubalternante ,
fed requititar quód principia fubalternatz pro maiori patte dependcant à
fübalternante ; hinc "quamuis, Chirbrgia quà ad hanc. conclu- psuux » quód
vulnus circulare difficile eucetur,depédeat à Gcometria,cuíus cau fam à priori
atras eodqna partcs circu Ii inter omncs figuras maximé inter. fe diftant ,
quoniam circulus ex angulis non conítat: non ob id tamen chirurgia dici- tur
geometriz fubalternata fimpliciter » fcd tantum fecundum quid' , nam in al;js
principijs nonpendetabilla. /— ^. 90 Teruó,gp fübalternás, & fübalter- mata
debcát in codem intellectu reperiri continuari;ita quod perfpe&tiaus. non
babens geometriam , (ed folü cognoícat perfidéà Magiftro;non habeat . veram
fcientia perfpectiug , prob. à Sco. cit.de rónc fcientia cft,quod fit notitia.
2 certa,& cuidens,ex pr incipijs certis , cui- denubus,& immediatis
cau(ata , notitia concluf. fubalternatz in no habéte fubal- tcrnanté nó cft
huiufmodi, crgo &c. Ma. patet cx q. 1. huius difp.& ex Ari. 1. Poft. €.
I.»bi docet non habere demonftratio- tiem,ncq.fcientiam , qui nefcit. concluf.
refolucte in principia vfq. ad prima ; & immcdíata, Mi.Prob.omné
certítudin£ , & enidentiam habet conclufio à certitq- dinc,& cuidentia
principiorum , cx quo iofert Arift. principia elTe certiora , & , scd
principia in nó haberte (ub- aliermantem. | non babent certitudinem , '&
cuidenuiam;quia non sant immediata , & cx terminorum apprchentione nosci-
bind per principia subaltecnanis de- monftrabilia ,. qua tamen igno(aritir ab
illo,ergo nequeunt certitudinein , & cdi- d:nuam conclafioni tribuere ;acmo
.n« dat H quod non habct * ):icav 873 Resp.1.nó effe de ratione scientiz eui-
dentiam, sed certitudiné,quia fin:s scien- ti cftaffecotioveri , scu firma
adhafio: ad yerum qua per certitudinem habcturz at euidentia , & claritas
requititur vt al« teri deseruiens , quatenus obie&um cui- dens firmiorem caufat allensum : modó
fides bumana aliquando talé certitudiné causat vt omné hzffitationé excludat,
vt fine hz fitationc credimus Indos e(fejaut Romá: hac certitudine credit non
habés metrià principia perspe&tiug in atte* tione Magiftri; maximé quia non
cre» dit Magiílro, vt homo eft;sed vt geome. ter,& consequenter vt habens
fiimitaté ,. & cuidentiam illoram principioróm. — . 91 Scd in primis fals
cflcuidéiià n& effe conditionem per fe ad scientiam re» quifitam,vt
probanimus q. 1. cit.& disp, $Cq*q. 3.art. 2.diccmus, nam claritas ina
cognitione non solü cxigitur propter cer titudinem, sed propter seipsam , quia
cft intrinseca io cognitionis,vnde in- trinsccé perfectior cfl cognitio
clarayqua obscura,quamuis vtraq.certa : quod non: elTet verum , fi effet tantum
accidentalis conditio:quod.n.cít de per accidens,non diftinguit
ctlentialiter;at euidcntia e(fen- taliter facit diflinguere sciétiam à fidc ,
Tum quia hzc certitudo non excedit. li» mites fidei ,quantumuis maxima ,.crgo'
non poterit causare certitudinem scienti ficam , ad quam aliquid plus
requiritur , Tandem fj cognitio conclus.sabalterne erit scicntia , dummodo
ipsarum princi- pia apprchendantut vt vera ; idem dc qua: libet scientia dici
poterit, f. quod fa prine cipia alicuius conclus.crcdantur finc for- midine
cognitio conclus.erit fcientificay non crgo peculiariter de subalterna hec
clict affereodum 1 Resp. 2, notitiam hanc radicalitet ,.&. sccondam
subftantiam clle cerrà ,. & cute dentemynam ex sc aptitudinem habet, &
inclinat onem resoluédi sua principia in. subalternantisy qeamun de fap €to non
rcsoluat propter defcétum subie-- é&i. (intellectus, 1n quo non adeft
subal- acrnaos, cai pollit continuari , hac rà» cone hatent illam non tcibuit.
denomi- nationem fcicutifici TA » V cuidenter 3 c ALME Es. Lu $78
cogro(centisi»d tcientiam 26: $c condum' fe iufficit eid dentia cidicsbDs, nonautem
&d fciem iam [ecuodum fta üperfedtom. |$1 COÓt!aarg. cognito principtorürit
£aíu € radicalicer connderata! non liabet Certiudinem,& eatdentiani feiéüt
ficá y: quia (pe&at ad fi em , ergo rion poterit €aufare notitiam conclu(.
fecundum füb- ftantiam cerctam,& euidentemyriam cffe- élus non excedit füam
caufam in perfe- €tione conclu. eft etfectus principiotum« Tua quia qozlibet
vera opino effet fe- cündum fübftantiam fcientifica quia li- €é non ptobetur
per propriaj& euidétia principia;eX fe (amen ettec demon(trabi- lis, ham
proprias cau(as habet à. parte rei beh qe W Tum quia (icut hog atur
cognirióaliqua y quá fic radicaliter €értay& non aGuilitcrqdia ftatim ac nó
(t actualiter ێria , e(t etlentiabiter du- bia,& opinio yita neq.
dabiliseft cogni- tto radicalitér euiden$,& non a&tualicery
parita$patet , quia non minuscertitudo €ft effenualis differentia eognitisais
quá euidentia Tandein fequitur y od cum
principia (ubalter&arZ. ex fe (int refola- bifia it princ pía
(ubalterfiantis quamuis tion biabetis fobulternantem a&tu non co- gno! cat
ila cienufica cognitioà: forma fitér,cogaofcet catét cognitione fcienti fica
tadicahierjimó notitia cuiuslibet có- &Iohióris,quauis ró habeatur per
praimmf- Qa, potict aaliuc diet feietiria vadicatiter y quia eftcaliter illa conclufio
copaolcib: lis; & quicquid éórra iftud diétà: affcriec "Ehomufla
;poteft cótraipfosrerorqueri, CORéb p. 3. principia fubakernaug in Ca- fü ;
quamuis nori e(ferít euidentia à prio vij à per principia (ubakecdaptis ,'
effent timen eurdéria 4 polterióti j& perindu- tionem à fingularibus vt
chirurgüs;ls. «ét tion babeat ptirícipium illud gcomc- eri£s;partes circuli
qaximie mcer (e ditta: &cyqqa cácec 3ngulis , pot«tit camen fci- te
créCülate vulnus dificilé fanati à po- ffriorij& perexpertentiam.— Sed lizc
tcípólio roni facit ad rem, lo- *quimuf «mde fcientia fubalternata , vc td- lis
cft;quo pacto dependencia dicit à füb- aftcrminte in cogartiorc principiorum à
Wuacunisfabalcccgantus ) cognido vero d un cU EGET A Bep WU qc auf à Er. Difp.
X 1 I- De Sent e Me I" à pofl:cioriy & per ekperieatiam nequit - dici
fcientia fubalterta, cum non depen- dcat Z (abalternaritejita Dó&.io 3.cit.
T. 93 Obijc.r.g;(übalternas; & fubaket nata (int de ci'dé conclof; Tü quia
Atift. 1. Poft.c.7.te*. 29: ait mufícü , & perfpes &iuutm polfe
demoaffrare , quz ad'gco« inecram,& acictimeticon pédtigi ; Ac. 1o tex.
5o.in hoc,ait, differre (ubalternan' teni à (ubalternata; cp illa demonttrat gp
quid, hac verb'quia, (.gpez dem concluf. áb vna demoniflrantur $ priori y ab
altera: à potlettoriy & via ferias, vc feipfam' ibi dcclarit; vnde videmus
multos mufica pollere (ine arichirmietica y nanmrilld'acqui- - fuot pcr
experientiam. Tum 2.quia vt di- cebamus art.prac.in 2. arg: princ. in' 2.&
3.Confir.m'oppof.(abalternata ealdé de- monttr.t concluf.fabakernantis , &
fold ditfert, quàd vbi fübalternás demóftret iri vniuerfali' y fabalternata
illas applicat determinata imaterig; vnde priacipijs v« utut eifdem, fed appl
catis proptiat mate ri , ergo nulla eft differentiamter con- cluf. vn:us,&
alteriusynihi cxrtibfeca: , 8 materialis (icut albedo à (ub:e&to abflra
&i non d. ffect e(feniiatiter à feipfa vt im fubiecto , Tum x. conclufio
pertinet ad illü habitd, ad qué (»cctat me tiastermíi- nas (ed'medius teret
205,910 fübalterna- tà vtitur,perunct ad (abalternaneim y er- go»Xc. Tandem ab
Aritt. hazlciétiz vni uoc dicuntar,ctgo nó diffecunt if&er [t Kefp.ad t.
Arii. in tcx. 20' non doce- re mufrcum & arithivieticum eie de eit- deti
conclut. (ed folum qvó4 qualite fcientia debet procedere ex proptijs, aec
licere traníceadere de genere im genus y ptaterquam quod in- fübalrermatis
iciemtijs,in quibus fapeciot quati defcendit ad genus inferioris, & rp(ius
conclu(; demó- frat faltas in vmiuc£ati, quia affiarcat habetis pencs
obic&z , vnde eognat di- ci (oleni:in tex. 30. quamuis mültum va- rient
intcr fc Do&t. breüitet dicimus. A- rift. ibi loqui dc (ubal:etnata ;ton
(olm vt dicit habitam cónclu(: dé nonit atari principia à fabalernáte accepta ,
fed 913 vt fgmBcat tibt eonchut: via , & ex peticnicia péobitaciar, &
lire 1Gac dixit [ubalternatà demó:trore quias Q.V. Te f ubalternatione
Scientianum. efl $79 iX per (en(umyn& mufica v g.cft duplex , pn
experimentalis , & hec potcft ha- iberi tinc aridhimetica cui proprie nó
füb. alteraatur; alia fcienufica, quz fuas pro- bat conclüf. per principia in
arithmetica probata , & bec proprie ctt 'fübalterna ; .cum igitur ait
Arift. 'fübalternà demon- flrare quia, & per s&(um , koi de ex-
perimétali,qua vt fic non cft reduplica- .tiue f'übaltetna, fcd folum
4pccificatiué ; fciétifica quoq; dicitar demóflrare quia mam vt dicemus difp.
(eq. duplex .eft de- .monftratio,vna propter quid, qua: habec . emnes
conditiones in definitione. po(i- tas altera qui 4, cui aliqua ex illis deficir
Coo ditioni bug uod. ubalterna,non dc. monftcat ex immediatis , nam (ua princi-
pia demonftrantur in fubalternante,idcir :€ó non demonftrat propter quid, (cu
po- tiffima demonftratione ; vt facit (ubalter» ,Dans, (ed. demonftrat quia .
94. Ad x.tefp.cx dictis in przced.art. Kalfum elTe has (cientias aateríaliter
folü diffeccey ia eft palTio in fbalterna- ta dem ata, & aliain
fubalternante , vt patet ia exemplo addu&to ibi; geoine- ter -n.folii
deimonftrat partes circuli ma* ximé ditare, quia caret angulis at. chi- rurgus
ex hoc deinde concludit vulnus circularc ferius curari , quia partes cius
maxim? diffant, qua erat concluíio gco- metra; vndc falíum eflconclutionces
viti ftra&a à lubiccto, & vc ibas in (übic- &Xo;tum quia femper eft
alia pa(Tio à (üb Alternata demonttrata , quz aliquádo có- tinetur. füb
pa(fione à (ubalternante de- .monftrata; qua rone videtur cade , & [o- lum
matecialiter differens; ncq.cx hoc;qp principia fumit à (ubalternaie , debemus.
' arguere identitatem illarum,nam tantum fequitur vnà abaltera dependere, co
quia uio demonftrata dependet vt à caufa fubie&o (ubalternanus, nec eadem
om- Aino principia def(umit in fua communi- tate accepta , (cd ad propriam
matetiam fubalternatg contracta, vt dicemus, (ignü enam additam fubiccto
fubalternantis (ie pcr íc con(ideraram à fubalternata , & paíliones ab
iptius fluc- rc quidditate ; à qua € de(umuntur adaz- .quemli .muficas purus
arit flrari;ergo non i ufa; differre inter fe, ficut albedo vt ab- p ime o
quate prissivebaliemaa Ad j.medi. ,umà (ubalternata ; contca&um atfumi-
.tür ad propriam m materiam, qua rónc non (peat proprie MED Ad 4 dicuntur
vniuocz aai Tinitatem,& cognationem, quam hab&t.obie&orü , &
principiorü,nó propter/détitaté intcr fc, Secundo, quàd non polit fubalternàs
femonfirate peioapie ubilteraatae (cd .hac à prjoti deujóftret proprias
concluf, ,prob. Tumquia.fubaleruantis concluf; abf(trabunr à materiafenfibili,
quam co« (55$ BinisenCromeri ede 1nea à materia ili abftra, &iua de linea
viuali, f. de linca vt n bili,ergo concluf. fubalternantis neque. ,unt effe
principiafübalternatz. Tum 2. fubaltetnata.demoftrar propciss concla, Pet
caufam proximam,;fubaliernansinon- ALDEA COH ergo illa.demonl rabie peste: vetà
quia , & con(equenter pédet ab ifta. Tum 2. .fequeretur Arithmeticum effe
maficum , .quia ille muficus dicitur, qui (cit conclu - fioncs muficas
demóftrare ergo fi arith- metica demóltrat propter quid , conclu, icus dicetur
etiam muficus. Tum 4.(übie&um fübalteinau, ficut habct proprias paffioncs,
ita quoq; habct propriam quidditatem;per quá po» terunt pa(Tiones ilJz propter
quidydemó- *t fubálternante.in do. Jandem.conclu(- (ubal. ternaue
nondemonflrantur propter quid à fübalternante,vt patet,ergo à (ubaiter»
natasergo nlla fubordipatuio ad (übalter- nantem,prob prima conícq.nam funt als
aliqua Ícieuia. demonftrabiles copter quidyicut prepritm ts it.caufam . -95
.Relp.ad 1.cócluf fabalternatis sür principia (ubaltetnatz,non.quidem vt in
vniuerfali demonitrantur, (cd vt ad mace riam fubalteroatz applicantur .0:odo
exe plicato in praced. (oluc, Ad 2. caufa re» mora cft duplex, vna; gue gon
cauíat c£. fedumail "er aliquas iens con ttales contrahatur yt aniajal. iu
ti. fibilis ; altcra, quz non caufat Wm 7 nifi determinatg aaterig appliceiur ,
vt , mf carpi vulneratae applice- SIT € 980
- ma cum differentia addita fscit vnam per fe caufam, & immediata ,
& ideo hac ce- gn'ta;nó e(t neceffe vlterius progredi de
monftrando;fecunda;quia non conft cuit vnum pcr fe cumillo addito , ideo nó có-
ficit cà. illa materia;cui ap| licatür,pro. pofitionem indcmonftrabilem,&
immce- diátam , quapropter neceffe ett vlcerius denióflrare medium a(fumptum
per alia principiain fuperiori (cientia; vt patet in fzpe adducto de vulnere
circu- firare per caufam proximam, qua ci non fit vnum per fe,& cffe&us
dependeat rc- , & mcdiaré ab obie&to fübalrernan- tis, non procedit ex
principijs immedia- tis,& per confequens nó demonftrat pro pter quid:
fubalternans autem dicitur de- moniftirarc propter etgreni procedit ex
immediatis ad probandas proprias con- clu(. Ad
5. ncg. feq. nam fimplex arith- meticus , quamuishabcat proprias con- xcluf. hz
tamen non funt concluf.. mufi- €z , & licét
(int principia requiritur ta- , vt determinentur,& applicentur fo no qui
eft obie&um mufice , vt deinde inferantur concluf.quod fine mufica fie-
rincquit. Ad 4.peculiare eft obie&i sub- altcrnatz , quód ficuc conftat ex
rebus vnum pcr (e nó conficientibus modo ex - plicato art.prgced,ita per
propriá quid- ditatem pracisé ton funt paífiones ille dcmonttrabiles , ficut
nec eaufantur ab illa quidditate praecise stimpta , sed vt ia tali matcria ,
& ab obie&o subalternantis depédet:quare hoc habét paffiones ift, vt
non fint ab vna scientia demottrabiles propter quid sed à pluribus, vna
subalter sante quafi descendendo, & suppeditan- do principia ,quz sunt
ipfius conclutio- ncsalia subaltctnata ; qua(i ascendendo, & proponendo
suas conclufiones;vt pro- bénturà subalternante; in qua continua- tione,&
coniunctione principiorum con- fiftit scientiarom subaltcrnatio: vade di- ci
poffet subalternatam ptoprijs viribus , & intra proprios limites non
demonflra- te propter quid, at viribus à subalternan- mutgatis, & ipfius
auxilio demon(lca- re propter quid. Hinc pacet ad 4. à 96 Tettio qp nó
requiratur nccoffarió Dif. XI IDe Scientia: 00V coniunctio subaltermantis,&
subaftern&? tz in eodem intelle&u , grob. Tum quia de ratione conclus.
eft , quod fit euidens in principijs,& ex principijs,non in fede rationc
quoq.subalternatz cft quód nou habeat proptia ptincipia, sed sumat illa: à
subaltetnáte,ergo nó cfi de ratiogc sub alternatz,quod conclus.in ipsa
subalter- fint caidétes,ergo fi effer fine subal- ternante, adhuc eflet
sciétia, T 2. A ftro. logia plurima demonftrat ex principjs creditis sola
fide,nà coniun&tio, & aspe- Cus syderum, numerus orbium, ex mo- tul
maxime diuer(itate demonftranturg qua nonn:(i longa expetientia à pluribus
succe(Tiué obseruata poteft haberi , ex quibus principijs fide creditis
scientificd reliqua demoniítrantur, ergo &c. Tam 3. mufíicus vc muficus cft
sciens , sed mufí- cus vt muficus non eft arithmeticus,ergzo vt non
arithmeticus eft sciens,ergo nó ha bensarithmeticam adhuc habebit müti- Cam
scientiam,hzc .n, etiam vt diftin&ta* abarithinetica ett scientia. Tum
4.scien- tía subalterna vt fic supponit,non probat gua principia , & vt fic
eft scientia , ergo de ratione subalterne scieatiz non eft; gj sciatsua
principia in priora resoluere quare separata à subalternante erit quoq.
scientia. Tum f. ifti habitus rcaliter di- ftinguuntur, ergo poffet Deus in
aliquo conseruare su balternatam fine subalter- nante , qua poffet procedere ad
proban- das cóclus. vt prius,ergo ficut antea actus eliciti dicebantur
scientifici , qula ab ha- bitu scientia causati, etiam poft scpara- tionemtales
erunt; quia habitus solum ia confimiles a&us inclinant. Tum. subs -
alternata quant cft cx se inclinat in có- clus.cuidentem vitibus
subalternanmtis, er go fi aliquando acquiritar per fidem; hoc cft pcr
accidens,qua rationc non eric ine- uidens,& obscura,sed cx se euidés;proB:
scq. quia fides subftituiturToco subalter- nantís non ratione obscutiratis ,
sed pro- pter certitadinem; qaam babet;ergó non communicat sciencia
obscuritatem, scd certitadinem. Tandem babitus subaltec; natg ex se pctit
continuari cum subglicr nante ctia quádo cft separatus, ergo ti non cocinuatur
atu ,ctb.ce pec accidens & QV. De fubalternatione feientiarim. efl 88i
I& quia confctuat apti tudinem , ctit (cm- iper idem habitus (cientifi cus;
hinc Acíít. 6:E:h.c.4.loquens de notitia principio- rumait, Cram -n.
aliqualiter cognita , credita: funt ipfa principia, C7 c. 797 Refp.ad1.cex
Sco.in 3 cit. de rone fubaitermatz eft, quod habeat principia noia in
l'übalternaate, & (i -non e(Tent no- ta in fübalterpante, ipía non
effctícien- . tia, ficut fi coriclufio in quaeung; fcientia non cílet euidens
per principia , non cflet ftiencfica , ergo intelledui non lsbenti
fübalternátem faebalternata-non erit fcié- tia, quamuis frin fe fpcétetur,fit
[Cientia, ficut nec cóclufio demoflrabilis eft fci&& wfica nefcientr
illam demon(lrare . Ad 2. -. multa afftologi propria experiétia cogno fcunt;nam
licet nó viuant tot annis , quot vna circulatio completur, attamen ex ob-
feruatione iam habita poterunt. calculan- do deducere durationem celcftis
circu- lationis , cum cceli vniformtter mouean- tur; iii his veró, in quibas
fide procedit , non habent fcientiam , Ad 5. neg. conícq. vlt.etenim nec
ícientia eft habitus princi- piorum; vt fcientia. c(l, & ramen non po-
tcftabillofeparari; concedimus itaq; di- fiin&ionem interbas fcientias ,
non camé feparabilitetem malice , vt (ciétia eft; ab Arithmer.in codé
intellectu ; Ad 4. fub- alterna fapponit f&a principia probata in
fubalternante;non autem probat, & ideo dicitur fübalterna y fi non effent
proba- ta inilla, tunc fübakernamon eflet fcicn- tia, fic fi in aliquo hc
principia non (unc probata, & cuideniia ,1n ipfo fubaiterna non erit
(cientia ; (icut de conclut. fcibili apud intcllectü nefcientem principia di-
ximus non eflc (cientiam . Ad $. admiflo «a(u habitus ille non inclinaret in
pofte- riores fyllogifmos ; quia concluf. obate pertinerent ad fidem ; vcl íi
ad ientiam, non ad fübalternatà vt fic , (cd ad illam,que principia probat à
poftciio- Tij& per (entum, & dicitur experim:enta- lis,vt diximus . Ad
6.& 7. fübalternata.o fcientia ita per (c peuic à fübalcernáte cau- fari ,
vt fab illanoncaufatur ,.none(let hab (cienuafübalternata; ncq; 1 aétu nó con-
tinuatur, vtdeoncluf. diximus rc(pcétu principiorut; cü dicitur. quod fidcs
(ub- fLicaitury&c« re(».ex hoc ipfo, quod cut- dentià non t£butt , iam
cómunicat obfca. ritaténec tides humana e(t tabce certira- dinis, vt
certitudinem fciertie adzquct . Atift.antem,vt notat Lich.5.d.2 4.logui- tuc de
(ciétia per accidens , & fecundi quid,quod colligit ex ipfo contextu, naim
in fine illiusTitterz addit Arift, Cum .n. fidem quodsmodo adbiber quis cr prin-
cipia fibi nota funt , fiit , mam jt m "n di ctv fie conciufionis per
accidet babebit fc iem iam. p Vnàm éft hic not. quod a(fignara tfes
conditionesconweniunt (cientie füb«Iter- natz fimpliciter; fi ramen daretur
álqua [Cientia, cai yna,vcl duz conucnitéc con- ditiones, diceretur
fübalcernara illi, non fimpliciter, (cd.fecundum quid.. De divifione Scientie
in fpeculatiuam.y € pratiicam . 98 T T £c áiuifio, quinis poffit cogni- H tioni
incómuni adaprari,aut fal tim cogaitioni , prout eft cóunis fecua- de &
tertiz operationi incelledtus ; om- ne .n. judiciü , & omnis diícuríus polfec
dici pra&ticus, vcl fpeculatiums , attamen fpecialius loquemur , vt (cio
codpetit tàmaé&tuali,quam habitusli. Quapropter
noriquód ficut in quolibet habitu tria in- terueniuat ,.f.. habitus
ipfeactus,in quem habitus inclinat, & obiectum atus, cirea quod verfatur 5
fic in fcientia cám practi- 'cayquàm (jeculatiua, nam in (ciencia fpe- culatiua
adeft habitus fpeculatiuus,adef . actus; qui dicicur (peculatio, feu cognitio
fpeculatiua, & tandem eft obicctd (pecu labileja quo tàm actus, quam
habitus de- nominátur (peculatiui; m pra&icis quoq; adeft habitus
pra&ticus , cognitio p cay& obie&tü practicabile, & operabile,
qp praxis appcllari confucuit,praxis.R.e nomé Grscá,& Latiné fonat id€, ac
ope ratio,ctt]; nomcn atftractü,à quo prá- Cticum der1uat ; vndc nó codcm n.odo
(c ent praxis, pracbicü, fpeculatio, & Ípeculabile,nà fpeculatio proprie
dicitur de actu, nó de obicé&to , piox.s € cótiá di- citar dc obiectojnon
de actu, quien ; ea CORN IONS M. $5; -— Difp. XI
I. De Scientia» ^ ,ens denominatur à praxi; hinc praxisdi.— ditionibus, &
an codem modo , vclunt ftinguitur à ccgnitione pra&ica.contra primario,
alicri fecundaréb. JBaccb.q. 4. prol. art.z.oppofirum fufti- —— Prima opinio
folas actiones externas, ncntemj& rario efl cómunis víus]oquen- & tranfcunics ponit effc praxim , non in-
cium tà Ph kfophorü, quàm Theo'ogo- ternas, & immanentes, citatur D. Tho.
1. rum cü At fl. G Eth.c.4. vbigGionem, & — 2.3.5 7.art. 1.ad 1.&
22.q.179.ar. 1. Cós effc&t o6é ponit ob'c&ascirca quz babi-. munis
tamen concedit etiam de a&ibus tus pra&tici verfanur; de quo videre Li-
immancntibus , & internis ,lic&g non de &h q-4. Frol.& P.Fabr.6. Met. difr. 1..—— omnibus, nam
quod (petat ad a&us vo- Com igitur. habitus habeant (pecificari/ Juntatis
Heor. 1.p«ar.8. q.5. ad 3. & Var. abaCtibus.& «Qus ;b cbic&tis , vt
perci-. ro 1b. 1.9.4 negant intentionem finis cf- piaius;quid effe
fpecolatiunm, & pra&i- fe praxim , fed folam ele&ionem medi cum d:
cant in habitu fciétifico, debemos | rü.. Maior lis c(t de a&ibus
intellectus, rius querere de aQu , per quid confli-. namcum poffint dupliciter
contidcrari y in tali , vel talie(ie, quod nequibi- velvcab imperio voluntatis
praícindüt, mus cogno(ccte, nifi obic&ta illorü (cia- — & antecedunt ,
vcl vtà voluntate imperá- mus,per quid differant interíe; ficileau- — tur ,
quidam volunt ét primo modo cop- tem erit cognofcere , quid fitobic&tum |
fideratos e(fe praxim, (1 func dirigibiles ; pie bile,fi prius
inucftgsbimus,quid ita Nominales omnes , vt Ocham,Gabr. It praxis, nam
perncgatonemtalisra- in prolcni.Greg.q. $.ar.1. Rübion.q.10 tionis
conftituenr's praxim explicabimus | art 1. concl. 3.&
uo ac Va- fpeculabilisde illo obic&o. «—— fq.di(p.8. Ale(. 6. M et-initio.
Fo(. 2. Mets ,€3«qu fe8.2. Suarez difp.44. Met.
(cct, "ARTICVLVS 1 eat & ePcete I. jd 3nd $5.3 . - di «II. c An.&
i pz. Log. c 1. Ar- fit "Praxis . oer iim 1. Log. fc&. 4. Morif.difp.
12. 99 V Hfücilem , fimulq; facilem diffi-
Log.q.6. Blanc. difp. 2. (c&.4.Io.de S. Th. culratem aggredimur explican-
— p.2.Log.q. 1.att. 4.Conimb.q. 4. proaeme ,&andam, d.fficilcm, propter
opimionü va- art. f. Kk uu.q.5.jrooem.Auería q. 26. (ect.
fietatem.facilem,quia pun&tuscontrouer | 5. Amic.traGt.2 7-di( p. 4. q« 4»
dub.5. Iau. fiz conflit in Do&orum placitis , cüfit 6.
Met.qt4.& alij. Quidam veró abíolu- fcré Ncminalis quzftio , rà quilibet
pro. té negant vt fic cifc praxim , ita $co« q«4» arbitratu vtitur hoc nomine
Praxis illud prolart.1.vbi Ba(fol. Lich. Barg.Vig. Ta- nimis ampliando , vcl
refi ringendo. tar.& q.2.procm Log, $.$ecundo jcien Vtautemcertaab
incertisfeparemus, dum. Ant Anda, Mti 1, Zerb.q. vlt. concedunt omnes nomine
praxis folum — Fab.in prol.difp.9.& 6. Met.difp. 1. Rad. a&ticnem
intelle&ualis naturz cum Sco. — 1. p.cótr. 3«art.1. Vulp. t.p.
di(p.4.att.1.8c 1.Met.q.7. intelligi debere , necquácun- — difp. 28.ar,
8. Smi(jnc. q- prooem. Theol.n. que, led tantum,qua aliquo pa&tó dirigi-
124.& (eq. Cauel.de An.difp.5./c&t.4.& bil.s cft, vnde
nccactionesbrutales,nec | fuper 1. Met. Scoti q. 7. & q. 4. prol. in
inanimatz,ncque ila, quz in bominibus Schol.Camcerar. te vc & ex Thomi-
paturalcs funt ; & ab imperio voluntatis j fts fequuntur Capr. q. 2. prol.
€oocl. 4» excipiuntur vc funt operationeswegeta- " Sonc. 6. Met. q. 2.
Sowsin prooem q. 4- les, &c. dicuntur praxis, quia nen (unt di- vbi Ma(ius
q.10 Did.à Ieíu q.6. Compl. rigibiles ; idcirco tria funta&tionum ge-.—
difp. 1. q.6.C cele (t. di(p.t.(e&t.a. t6 Dur. nera;quz nomen praxis
forsiri pofient ,— q.6.prol.Suetf. 1. Mct.dilp.
10 & alij. At ^f. a&ioncs intellectus, actiones volunta. y: actus
intelie&us (pe&etur , vt efl à vo- tis,& a&ionesícn(uum ;
necfolüeftdif. luntate impeta:us , adhuc eflc praxim ne. [cníio,an iftz
aCiiones (int praxisverum — gant ex Scouflis Ant. And. Lada , Sai. etiam
anabíoluté ipfisratio praxis con- — finch. Zerb. Tat, Camcrar- Vulp. Bafz ueniat, an vcro obícruatis qmbufdá con-
(ol.cit. adenittunt alij. aliquo modo cugy : «cce- ééetetis Authotibus , vt - Ef quoq;
differentia quó'ad códitio- fiesaliquas,nam Grez. Rub; & Fon. cit. aiunt
non requiri quód (ciens; fcu hibés: nitionem pra&icam lit potens eflice- te
aGionem , que dicitur Praxis j cómu- nior veró exigit poteritiam actiuam (al-
tim remotam in ipfo fcierite ita Va(o. Ac- riag. Mol. Ouaied. Auer. & alij.
Q'aidam addunt deindestalem actionem debere li- beranie(fe;quidam veró
fufficere docent; vt (it ex fc à voluntate dependens, quam- tiis nonliberé
fiatyità Ouuied.controu.1. Lo . punc. Zz- j ; : 1 Tande cft di(creparitia;eo
quia A uería fuftiniet (G5. atum imperatü'primarió efie praxim, imperaneem veró
fecüdarió, oppofitüm docetur à Scotiftis,inter quos mediat Amic. dub: $. nam
actus virtutis morales imperato$ à volüntate inquit e(le fecundatió
praxim;iimporátes vero .f-qui eliciuatur à voluütate imperante alijs po-
tcotijseffe primario ;a&tus ramen artifi- €ialcs,vt font opera artis,€
contra. f impe ratos prímatió y imperante$fecundari .- roo Dicimus primó,nullum
actü pre cédemé voluntati mpcriü efe proprie fraxim ;hec concl.eft Scoti t.
Met. q. 7. & q.4.prolaft. f. & cx parte fuit probata Q.prodei.art. $.
dum Logicam fpeculati- fcientia flaturmus , quamuis (ft ope- fationum
intellectus directiu; & ptob. adbué péimó de operatione intelic&us 4b
alia directa, quia praxis proprie lo-qué do diffett ab obiecto fpeculabiliy
namco Énitio pra&ica di (fcrt à cognitione fpeca latiua.ex hioc,gp illa cft
ad praxim, ifta ad obiectum vc ipcfülibile 4. vc neré con- em plabilc;&
cogimofcibile, vnde non fo- Ium denoayaaót diuertimodé proprias ogriiciones(ed
éc diuerfinodé diatdant áil.s, nam citca obie&tuai fpeculibile co- f»ceulatiui
denom matur veo , 1i €onforin;s eft iili tL t diffoum's; at Cofimtio practica
nó dicitur vera, vcl ral- »fedboria vci mala, ficut praxis alia ctt ofidalta
malas ac fpeculab:le vel verum, vci falfümrdicitur loquendo de veritate, &
(liicateobiectiua ergo omn $ cogni tioqua vera, velfalía proprie denoaiiaa '
&ur aontáamcu bona yel m ala; peccat po- peculabilis,quàm ad genus
praxis", talis eft cophitio: direda abalía cognitione, feu à' regulis
logicis,nà in hac cognitione do: . ere, vel entitatem; vel directionem pa(fiuá.
inxra log;caies régulas,quz eftillatio;& confe- quentia , eiititassctusnoo
dicitur bona y. vel mala,fed vera, vel £ilfa; vt patec,cófe- quentia quoq,
dicitur vera, vel falfa & quamuis aliquando dicatur bona; vel ma. lajhoc
eft improprie, quatenus cam veri - tatej& falfitate confunduntur,quia Doni-
tas proprie dicta pcriinet ad. voluntatis obiectum; non ad obic&um
intelle&us ,. vnde quàdou; qnis perci ses obié&i quid: diratem dieitur
bené difcurrére 4i. verez T quia cognitio direéta, vt Co2nitio eft, fpedtar ad
gcnus (pcculationis quia fol & intendit veritatis obic&tiug attingentiá
y ét vt dircéta ad praximnon fpe&ta- bit,Prob.copfeq. nam illa dice&io
cft ia- ftrumentum ad veritatis indagationé or- dinatum,táquam ad finem y ergo
propri ad grius foi finis reduci debet; nom ad ge nus*finiSoppofiti, qualisc(t
praxis refpe- &u contemplationis veritatis. Accedit : Atift. fcientiam
practicam , fea actinam [cmper detimuit in ordine a1 voluntaré y fiuc appetitum
rónis; ita 6. Eth. c.2.5.de An.46. & 49 6. Met.C. r,& alibi. — Conf.
actio intelle&tus dirigens aliam a&ionem ei uident nó eft. proprie
practi- Ca,crgo actio dire&a non cft praxis , có- Íeq. patet, antec. prob.
cognitio pradt:ca directiua cx (ua hoc hibec » quod fà maturo confilio, &
prudenter frt chicita , citm obic&ó non cóformetur y adliuc bona iudicatur
, £3; fafficiensre- gila actionum ab ipfa ditc&tarum , taut tr iuttz ipfam
eliciendar;'ünt bong, fi trà ipfo, fnt male, & hoc, quia e(t re» ula, &
menfura illartrm , crm actoacs conforaari, nón cum ob.cétoin fc, fed vt à
prudenti iudicio di&arum ,ve patct in habéte coníciéaam imiiacibilé : at
fpeciratiu: omae fuam veritate dc. cipi: ab ob esto , 1ut fi ilbinon. confotz
matur, nanquam erit vera, quanrucumg; mature, & prudeatcr eliciatur i quód
pot deduci ex Att. 6.Eih. c. 2. ted cogn tio ditigensaliain cognicionen
independca- DOM T ido t Me EL. r $82 terà vo e , vt funt regula logicales, fi
non habct contormitatem cum obie- €to, mupquam crit vera , aut rc&a ,. ergo
ipra&tica non erit,(cd fpeculatiua. Acce- dunt et;am ratioocs Ícquentis
conclu(.. Secundo prob. dc alijs actionibus fen- . fuum ;.nam praxis cx comuni
vía dicitur ilia actio, qua regulabilis eft,& dirigibi- lisà cognitione
practica, quam pro incn- fura reípicit , illamq; practicam denomi- nat,& confequenter
prafopponit illà pon per accidens , fed pcr-(e y ficuc vniuerfali- 1cr omnis
men(ura prior e(! menfurato , at qozlibet actio (enlitiua , vt à volunta- tc
praícindit non cíl poílcerior intelle- €ionc, imó per sc cft prior,vt notat
Sco. €it.ergo noneti praxis . 1 101. Dicimus 2. omncs actus cliciros voluntatis
, & impcratos, cuiuscung; fint otcntie,cuia intclicctiugs e(fe praxim in
lore;quo ad 1. partem de actibus clici- fiscít Scoti cit.& prob.ab ipío,
quia oís Guselicitus voluntatis cíl cílcntialiter "poltcrior cognitione
dircétina , eftq, in otcftate cognoscentis , qux. süt condi- tioncs praxis, vt
infra. Tuum quia vt ipse arguit contra primam, & fceuudam vià , »omnis
a&us voluntatisét circa vltimü fi- né cit dirigibilis à rc&ta rónescrgo
cít pra Xis,cOseq, patet; quia praxis hic sumitur , ,vt dicit actum regulabilem
ex hoc , quod poflit bené, vclamnalé ficri; anteced. prob. quia €e circa
vlum.um hé contingit er- fare, & linon in ordine ad obicétum, sal- tim quó
ad circunfiantias ; vnde Thcolo- . Si quaplurcs. docent. dilectione Dei pos- $c
fieri malam in gcnere moris;.fi.s.debi- fo rcmpore non cliceretur, v.g.fiquis
ex - €flicio t ncretur succurrere laboraotiin ."€xuemno periculo, attamen
leuiter puta- zct, & ccronec poflc in a&a dilectionis ; Dei
peraaaere;illudq ;auxili á omittere; , peccaret, qua tóne dicicur atus
dilcétio- mis Dci circumttantionab:lis secundum qualcynon secundum qnantum;ergo
qui- Nbet voluntauisactus elicitus erit praxis . . . Quibus rationibus prob. ét
a&tustr- geracos.ancellectas: ele praxim cócra Sco: iftascit. dam Door
2.d.6.0,2. € d.42. , &diminit
peccatün-cogitacione ergo ali- 9nainzelicétio ; wt à yolüzate imperata y
U-" Dip, XH. De $üemis . zCOMEDV ^ Ha cs 4 wd H $ ! i T erit dirigibilis
in genere móris; vt bené y. vcl.malé fiat ergo eft praxis: & explica- - tur
exemplo nam prudentia di&a: de cir * cumftantijs ftudij quo loco , &
tempore : exerceri t : item judicium credendi B. articulos fidci eft praGicum ,
& spectat E. &d virtuté infusam fidei, babetq.pro obie €&o, nonfolam
volitionem actuscreden- - di,(edetiam actum ipfam , vnde merito- riusc(t, &
füpetnaturalis. —— A Reíp.quidam Scetifte cum Sco. q. 4; prol.art.1.nó
fequi,ergo actus intellectus: ynperatus-eft- praxis ». fed vel cft praxis. vcl
pra&ticus , nam licét omnis praxis tir aus clicitus,vel imperatus,non tamen
contra: ró eft, quia veintelle&us dicatae pra&icus, debet extra (e
teadere ex 5. de An«49.Í. debet aétusaliarum potentiard regulare,vt aix regulat
proprios actusnó* extra fc tendit, Tac. in prol, cum Toleta- no re(pondct
intelle&tionem vt imperatá- non eife a&ü. intellectus, fed.alterius po-
tentia .[. voluntatis imperantis. Barg.ait
e(Ic praxim materialitery.nonformaliter. - 102 Sednullarefpótio fatisfacit: nam
— — actus ccedendi nonett praóticus , cum n^ lic regulay(ed.regulatus;nec (c
priorefsd- —— tialiter. actu voluntatis ,(ed-elfencialiter- pottecior, cum (ic
nnperatus;, crgo fi om. . nis a&us vel e(t praxis, vel e(t pra&ticus.
y» &; actus ille non.ett prackicus;ecir praxis;- Tum quiae(t formaliter bonus
in: gcne- re moris , & oppo(itus formaliter malus, ergo formaliter prxis
quia ifLas funt di£- ferenug praxis, Tum quia fatis«extra. (e tcadic
iatellectas , dà: dtrigit actum illie ,- nont fic, (cd vt à volantace
imperatum, naa primó-dicigit volücatisaótum-. Tom quia non(aluatur cótradicbio,
nam fi nó" elect praxis , non:poflee dici peccati Se« cunda:rc(pon(o
niliauat;-nam (ic nó: fo- lumaótusintelle&tus 5ícd caiufcunq. al« terius.
poten vc impcrati non cifent- actus illarà: potentiarum y. tamen Scot tusadmitciraétus
aliarum potcatiacü e[- fc praxim . Tum quia mon tantum actas » [ed.etiam
potentiz (ubduntar. voluntatis: imperioyimóactusfuübduntar medijs po- tentijs ,
ccgo actus imperatus- dici. dcbet esc ietiiggp i ti impcraue. Ter tia pcígonüuo
y ti ox plicctur quad licmae- teria- " Quafi V. Quid fit Praxisc uA, 1. —
gerialitér praxis 1i fecundario, & depen- | denter,non formaliter.i.
primario, & in- "Acpendenter ; quo pacto a&us voluntatis dicitor
praxis , vt ip fcq. concl. quo fenfu etiam íntelliger eft Scotus in 2.d.42. cít
veta, & noflram confirmat fent; at fi 3y materialiter excluditomné rónem
pra 'Xis ititrinfecamin ipfo actu credendi, cft fálía, & contra Scotum
quol. 18. vbicx groteffo oftendit aGtum
cxtcrioré;.i. im- eratum addere dittinctam bonitaté,vel malitiam actu interiori
, itaut fit duplex 885 eft habitus directiuus correfpondens ia intellectu, ab
Arift. cit. factiuu: nunca- atus; cum isitar hi a&us fint dirigi: ic: rca
ratione , imó quandoq; prz cep:a regulatiua immcediat? cadant fuper tios S,vt
infrasveré dicentur praxis . i& 103 Ex di&tiscolligitur primo de róhc
praxis efle, quàd (it à principtointr nfe- €o cognofccni ex vi cognitionis
rcgulah- tisinipío cxiftentis, non quidé in co fen- fa, quo velie vidétur
Aurcol.q.2. prol.ar, 2. Caict. 1.p.q. 14.art. t6. Molin. 1.p. 9.1.
"bonitas, vna in a&u voluntatis interiori »' art, 4. difj. 1, &
alij Recem. quafi ope- *& imperante, alia m actu exteriori& im- persto
(eer a&um.n. exteriorem intelli- git ibi Do&or omnéactum alterins po-
1entiz à voluntate , vt fc declarat ibid.) 'ergo duplex ró praxis ; quia duplex
diri- wibilfus in gencrc moris,cü aliter fitcir- «umítantionabilis a&us
voluntatis impe- rans , aliter actus imperatus. Accedit. au- 'thoritas cx d ds
Et tandem impu- nantur omnes fimul, quia tora definitio "praxis tradita à
Sco. conuenit a&tui intel- AFetoriiperi odi dicere , 'qüod requi- satur
effe actam alcerius petestiz omní- n0 , videtur petiuo principijshoc.n. eft;
quod quzritat : qnomodo aucem fit cx- plicandus Scotus , dicemus infra. - Éx
bistádem ptob.altera pars de a&ti- "bis aliarum potentiarum; &àm
hi actos , :Xcl (ünrimaanentes , vt fenfationes , vel "tranfeonres;qüz
relinquüt opus poft fe, "yt opera artrficiofa:, & quilibet cft diri-
" gibilis/nam immanentes ; quia fünt epe- ^ ra vittatum moraliudspefunt
ben? , vel malé fieri in penere moris j vt à volunta- '1ei étui ad laudem , vel
vitape- riui "Inputati ,' john de "ipfis im idtelle&u habitus
prudentia: can- uá regula directnia;qui a&titius dici fo. t ab Arift. c.
Mctic. 1, & t£. Met; (am. 3«c, 1.tranfeüntes veró non folum funt di
'tigibiles qàó ad boniratern , vel malitiam in genere moris, (cd etram quó ad.
perfc- &io vclimperfectionem in genere : rust we iramuis fjnt boni in
genere tolli, 1 bfc tepore ; & loco dcbi- rís iux ca nen prudenciee,
poffunt ta- ien elfe imperfcéti in zenere arcis, (i nó fotmatentur [ecuudum cep
ulas art:s,qua ratio exerceri debeat ab illo codem , qui habet ngtitiam
regalàté vt re(pectu eiüs dicatur praxis, quo eciá fenfu Scotifta g- : plures
Do&to. & mtelligantq. 4. prolog. $. dicoigitir ,& $. fecundis
articulus, vbi innuit; praxim debere cffe à pricipio "anuinfcco
cogng(centi .Sané hoc modo imclligi nó debct, quia vriq; poteft vnus ' dirigere
a&t:onem alterius, vt v.g PraTà- tus aCtioncs fübditi , quz non tant (ub-
dito, fcd eriamip(i Przlato pracipienti, & contenti imputantur , atq; ideo
nón atum refpe&u illius , fcd ctiam refpcétu' iftius dicitur
praxís,operatio.n.in eniuct- fum dickat praxis re[pectu eius, cui ali- gue modo
poteft imputari.Et hoc n6 (à Tuneft vcrum; vt aliquidicunt , ae ido opus illud
pote(d críam ab ipfo confuien- tc produci prox:m? , vel faltim remo: ; Quia
Atchite&us manibus truncus po: ditigcre conlalendo actionem fabrorum in
doiho zdificanda, quam tamen ptoxi- mé exercendi facultatem non habet , -&
Angelus per intetnas infpirationes confu lit hominibus actus temperantiz, &
cafti . tatis , Quos ipfe nec proxim? , nec rcmo- té elicere poteft , cum
careat fenfibus, & tamen adhuc a&ioncs ciu(modi Archite - Go, &
Angelo imputátur,vt caulis in ge- nere moris. Debct ergo (ic inicliigi quod
intátum praxis dicitur femper aliqao mo do procedere à principio intrinfeco co-
gnofccnti , quia etium opcratdo d;Qata — 5Ó ab iplo [ci&e exercearut, fed
ab atio , tamen cius voluntas intcrucnit , vcin pe- rang, & applicans
dictan illi, qu€ vulc mioucre ad opus, ádcoquód cms cognitio non folum refpicit
pro obiecto opcrabili actu Li - pet NC . med 386 Difp. XIT. De 4 a&umfi
volütatis prz cipiéis;, fed 1 etiam ager id externum ab alio fa&tü 5 vndé
quia original:ter prouenit à volun- tatc ; rzcipicnts vi regulatiuz cognitio-
nis ciuídem , tdeà opus illud dicitar pro- cedere à principio intrinfcco illi
cogno- fcenti , quantum fufficit , vt etiam refpe- &u cius
dicatuempraxis;& in hoc séfu de- bet intelligi Doctor cit. praefertim in 1.
loc.loquitur.n.de voluntate, quatenus e(t caufa « &us imperati, qualis
effer, etiamfi ab alio produceretur: verum eft tamen»; ibi loqui de praxi
infent, Arift. & vt rc» gulariter in nobis contingit , quo modo operatio
exercetur. vel (altim exerceri potcft abipfomet cognofcéte;& in 2. ar. tc
vcra dif putariaé procedit, & in vtráq; partcm diifcrit Ex his foluantur
argume t& Aurcol, cit.gbus probat rog pra&tici in pra fato a tiuitatis
re[pe&u cófiftcre. 104 Colligitur 2.ad rationé praxis in
rigore requiri liberam cfle,vt poffit fieri, & non fieri ita Sco. q. 4.
prol. M. quam- loquendo,non requiratur hec li bertas proxima, fed (ufficiat
remota; pro cuius intelligentia cft not.ex dicendis in lib.de Ani.quod voluntas
eft potentia cf fentialiter libera, & nonnifi libere poteft agetc;hzc autem
libertas eft duplex ; vcl proxima , vt cam voluntas potell agere , & non
agcrc expedit : vel remota cum voluntas poflet ex fc nó agere, ed ab ex-
trinfcco determinatur ad vnàm contradi- &ionis partem, (ic Bcati süt
determinati adamandum Deum, & Chriftus ad ope- ra precepta exequenda non
habebat vo- luntatem expeditam ctiam ad (ufpenfio- nem a&uum, eo quia Deus
cum.eo habe- bat concutíüm denegatam ad oppofitum a&us, aliter fuiffet
peccabilis.In propoft - toad praxim rigoros? requiritar libertas proxima , qnia
illà actio dicitur praxis , qua efl imputabilisad laudem ; vel vitd- —
affumit,nam actio diciuir pra perium in genere moris, ve] in genere ar- tis, ad
hoc autem requiritur libertas pro. xima,qua e(t fundamentum torius impu
tabilitatis , in his .n. quz neceffaríó agi- mus,nó laudamur,ncc vituperamur.
Vc- rumiia&io neccHaria cft aliquo modo d'rigibilis, (alum retSoté , tunc
minus ri- gerose potlet dici praxis, quia ctiam po- , competere actui interno »
deinde exter- ^ J34 ^N "2 C1 4 AV | "^ . idi Iv "" mio S
cfi efe meriroria, vt videbi dar 9ycuitis a&tioncs necelfariz , &
iemoié liberzfucrunt acceptas à Deo —— ad meritum ex fpeciali difpcenfa:iones
3. mener Scot dri efus? aplica Pie " ber jdilps a4... H E 1 , 10 Did j«
Adi vollratis eic ds tis eft primario praxis , tu$ vetÓ — fecidano ina epe quo
ad exc cutionéjira Sco.g.4-prol.ar.1, & contra — 3. viam, 1d. 42. B.3.d.
73. & quo. 18. quibue in Jocis docet moralitatem primó no;& per
confequéos etiam cfle praxim quz formaliter eft dirigibilitas , prob, db ip(o,
quia fundamentum dirigibilitatis ir a&u cxtetno fiue immanent;,6ué rranfe-
untc eft libertas ex dictis, (ed hzc prim cópctit actui voluntatis deindé actui
ime perato. Tum qaia intelleus non dirigit alias potentias , ni(i media
voluntate , c^ go hzc cft primo diri r,alim potens — tiz media voluntate . Tum
quia fi extere - nus cffet impoflibilis propter alig» impé- dimetum, adhuc
internus effet praxis » probat Sco.cit. nó é cótrà,ergo exter dicitur praxis
dependenter ab interno. —— Refp. Auetfa illam operationem efle - praxim perfc,
que fcquitur, &confor- — matur cognitioni practicz vt obiectü có .gnitum ,
& regulatum, talis c(t a&io exe 'teriorsrationc cuius voluntas « na,vcl
mala. Amicus, licét cocedat . moralcs externos efle fecüdarjó práxim , hoc
tamen negat de actionibus attificia- libus, at[gnat zationem difparitatis; quia
perfeétio moralis,que cft bonitasprimás rió compctit a&ui volíitatis, at
perfe&uo Artificiofa eiae v. 3n exter o., & iplo mediante a&tui
voluntas quicquidfitdelbertae 3»... ., Contra Aueríam vrgctur qut iffum lac
dirigibilis à regula racionis y vt fic autcm noníolum habet ration obic&i,
[ed po- tius &ionis , nam obi iim non dicitur formaliter bonum, velmalum
bonitate » vel malitia formali, fed actis ctt, qui tà- liter denominatur, Tum
quia actio cxte- rior & impcrata cft dirigibilis non fecü- dum cfle natura
(cd vc habet effe voluüe — "
fariüm» ' triam; & liberi, quia vt à libero, & vo- luniatio
pra(cindit , non e(t moraliter di. igibilisat vt fic non habet ration&obie-
(ed'a&ionis , & (ub tali effe ab actu » Amicus veró aquiuo. €át; nam
licét confiderando actus iítos 1neile lizmato , & in potentia, prius ratio:
praxis, & dirigibilitatis conueniat exter- no,quàm interno, attamen quando
à par: te rei exercentur , implicat , quód praxis prius a&uetur &
exerceatur in atu ex- terno, qui pofterius »onitur ; quam in in- tetno, prius
exiltit * to6 Es his omnibus deducitur, opti- mam cíTe definitionem:praxis traditam
à ia ma epe dixit, praxis eff abus a potétie ab intellectu ymaturali- tev
pofferior intelle ione, natus elici co« formis vóni veélead boc vt (it refus ;
in . qua definitione tres poniitur códitiones, : X prima, quod (itaQus alterius
potentia, — quàmintelle&us , quia cum.intelle&us ;. [vt fit
pra&icus, 4l; extra. - fetendere; vt. colligrpoceft ex 3. de An. pL: ——
fitit in cognitione: eti fed vlterius procedit ad apus re- gulande illud , non
quidem quodcunque opus , fed quod eft dirigibile inmatcria morali, & practicabili,
vt excladacut er- . ror practicus;(equitur acti dire&tumon: etfe actum
intelle&us,vt inrellc&us ett ,: fedalterius quati di tincta potentia ,
na: intellectus wt tic diftioguicurà (cip(o:,ve à volantate imperato, &
confequenter actus intclle&us à voltate imperatus nó eft a&us
intelle&us , (ed eft actus. intel- cótus impcrati ,S voluntati (ubiecti.
Sc- cunda conditio e(t , qubd fit naturaliter Ifottcrior intelle&ioncyquia
regulatü, Sc menfuratum; vt eft praxis, cít poiterius xegula, & uenfura,
qualis ett intellcctio: practica. Tertia conditio, quód (it con- formis cg.
ila, quia non quameung, pra- xin definit Doctor, fed re&am , cuius
re&itudo (umirur cx conformitate. cuu regularationis , (icut
irre&titudo ex ca. rentia tális conforaitatis « f hac condi« tione
imcluditur alia conditio «f. (quod tit ftuis inctinfecus ,& per (c
cognitionis: practica ,nam (i á&tus. ex propria natura cit à ratione I$ »
iain rado diri- QJV.dediw. [eientia im prac. eo* fpeeul. - IL 887 gens cx füa
quoque natura refpicit aGum illumiin quem ordinatag; táquam in pro- prium fiaem
; hec omnia magis patebunt: foluendo rationes incontrarium , inqui- bus aliqua
authoritates Arift. adducen- tur pto his conclu. Soluuntur Obieliones . 107
Ationes contra r.coacl. often détes a&ü intellectus dirigibi- lem
praícindendo ab actu voluntatis effe praxim, fuerunt adduétz , & (olutz in
q.- proem.art. j.dum quarcbamus,an Logt« Ca fit fcientia praGtica, vel
(peculatiua . Contra *.concl. arg. r. q»
a&us volun. tatisnon fint praxis; ex Arift. 6. Eth,c.2. habetur ,quód electio
cft cau(a cffe&tiua. aGtionis, quàm praxim appellat , fed cau- fa ett
prior, & diftincta à cau(ato , ergo clc&tio, quz cít voluntatis actus ;
non eft xis fermaliter, (ed tàtum cau(a; vnde Commen. i. Eth.c. r.praxis
definitur, g» fit operatio fecundum electionem. Cont. habitus pra&icus
generatur ex praxibues, fcd habitus praéticus gcacratur ex agti- bus fequent.
cle&ionem, non ex electios ne, nam f; quis nom (e cxerccat cancn- do ,
quamuis f:epius habeat volitionem: addifcendi mpiicam , nunquam babicuny muficz
acquiret , ergo &c. : Relp. Sco. q.4. prol. $. Contrafflud ; corfce dendo
o&x actionem ab electione impceratam cífe praxim,non tamen onmné praxim
effe imperatá aGtioné , nam ibid, fubdit Arif. Elethionis autem appetitus, €
ratio, qua gratia alicnius 4. pra&i- ca; funt ./. ptincipium,& fequitur
,Neqi. fine babita morali eji elettio .(. ré&a s bona atíio .n. fine mo«e
non eit : ex qui- bus patct habitam. virtutis priys clicere clectioner;quam
clectione mcdia actum, imperatum : ende haec authoritas probat actum itopcratum
clie praxim y quis eft. fecunga pars conc]. &
nullu:n actaan,quaí non c(t imperatus, vcl ele&io , cie pra- »im, qua eit.
peima conc. Adiliaa» de- finiionem ex Couim. ait vel nonetíc de- fcriptionem
coDucrtibilcin;vc) hicft con- ucrtibius cum.praxi Ly feendani won di- cete
folum habitudinem effcciuam , (cd etiam £oimalem », V chele AE lu 888 0 Difp
XLI De fdentia 2 mi pro £otentialibera ,& dominatima , velpro elicitione
adtus,no proadu. Ad . cófit. ait , quod in moralibus habitus pra- &icas
virtutis immediaté fit ex clediío- nibus, non ex actibus imperatis y vt. patet
£e non habente pecunias, qui fi nibilomi - nus fapius eliceret volitionem dandi
cle- mofimnr , acquiterechabitum liberalita- v sabíque aliquo imperato atu:
attamé, . inquit DoGtor ;quia eum a&us imperati fant impollibiles , non ita
[requentar cli- ciuntur volitiones, nam ex Aug. 1o. do "Erin.c.1« quod.
non creditur alicui. pof- fibile; aut ipíum non vult. auc tennitcr , vul:: hinc
eft quód non generatur habi. tus;qui-eft virtus moralis in- voluntate fi- . ne
prax busimpcratis ... A irrartificiolis non dantur habitusin voluatate , (ed.
vel folum inintcligsta , quz eritars, vcl. fal- tintin poreatiacxecutiua,
voluotas autem tatum cx fccquécadis actibus acquiritin- clinationem.ad-imperandum
aGius exter- . " nos; & hacrat:one qui fepius: non canit y: non hibet
habitum mufiez--.i,. difpofi- tiobeiiliaminpotentiaekterna , acc Ts
*clinationem y: qniaminus fcequenter clicit: volitionescanendi , ; &a$-
Secundo arg« quà a&usintello- us ve imoeratasno fic praxis,auth, Sco- ti 4:
prolart. v, vbt pofiquá docuit pra- xim cilc actam cligum,vcl impetratum,
obijciccótra fc quia tuac fequereturadtür intejlectus cfe: praxim y quia
aliquis pót clc imperata volantate,contra primá partionlà dcfinitionis praxis ,
gy (it actus alterins potentiae ab intellectu cc(podet nullam, intellectionem:
e(fe praxim y (u- menda ptaxim pro illaoperationey ad q. debeuexcédi
intellectus , fed (olü* ex hoc Tepipieioi Mino Impcidcese elt praxisvcl
praóticas & hoc. sin concedit - :-Refp. Faber cit. Do&oré loqui de in-
téllcstioncy vr intellcétio elt ,.non'yt ctt imperata, Ditg« a inicliccbionem
vt im- parat cile praxim mareeialiter, noo for- mater, vc Do&ot elavé docet
in 2.d.42. &cidconegauic à Scoto hic elfe praxim *ormalueruQaucllus.
iaquit., intelloctio- -méntdcirco ncgazr effe praxim. quia vr in placita noni
operati à voluurate » igi pamccdics vcl;quta non immediafé di- x tem imperatis
efl tantum materialite ORC volent. ó te[pon(to (atisfacit; non prima,q . rà
patet Scot ibi fatal do dnte one vt imperata , de qua vt fic, ait, (oli eic
practicam , vel prazim , vt re&é- ade uertit Smifinch. Non fecunda quia
cum. Door in2.cit. ait intel cíIe mas - tcrialiter peccatum, nonformaliter,
pet; — — ly materialiter intelligit (ecundatió per^ — ly formaliter intelligit
primarió;que do- . Grinacf communis ommbus actibus im - atis " ipfemet
docet in. prol. cit«; .Contra iftud ,aic nv, coiter mon. genevas: tur babitus
pratbicus:, quieft-virtus. praxibus imperatis; [equentibuseletlioo .— né,non
tamé genevatur ex illis fequenti — pu ex eletionibu:,imquibusefefor — iter
bonitas moralis, in praxibusd cumdig:tur quilibet. actus imperacus: ma
terialiter, hooefiflpunda ib Dogs is f ex hoc capiteibi negat Do&tor.
intelle €tionem effe praxim ,, debcbat Gtid aeg re: dé oíbus imperatis . &-
taraeo de alij: concedit prater ifitellecti ons, INec tam dem folaittertia, nam
Scotuüsibi cxpref^ sé ait nullam intellcétionegy imperata cfic praxim, nod vt
in plocigumy& fi tio haius e(ict y quiarimmediaré mon dii gitur etiam hoc
vrget de'alijs impetge tis'aétibus, ergo voiucr(aliter.negaredes bebatimperatos
ele praxim «525 109 Quapropter quamuis fic difficili - 1ruslocus , attamé
quoniam in alijs locis: cit. aperté concedit intelleGbioné cile pec- catum, vel
bonam; & con(equenter prae xim, debemus hunclocum explicare , .q» nequit
melius fieti y qnàm. expolitionea Lich:ta&a;vi delices,qynó'loqustur $co-
tus de omn: inrellectione imperata yf dc ilia, quat. fimt eft cegulatiua operas
: tionum; poteft.n. voluntasimperare in« tclic&tai, vt cogitet &
quzrrat de medijs rcquifitis ad, fincm, Qaod perfi cim inquifitioncy&
cogitatione qua co» gnitio,etia vt imperatajpotius cit practie Ca, qua praxis »
quia e(treculatiuay de his cogn«tionib9s. dixit nullà 1ntelMectios nem e(Te
praximsque cxpofirio colligi tur cx iplo textua:t mn. Doctor, Gís igitur
dicitur intelleciio el imperata à Polar ' fatesergo ef? tres "on foni, fed
fe- [ Iur, ergo v axi, vel prattica, qe Cd pleri ai ipe. n. nata 8. denominari
quafi. accidentaliter d praxi, ad quam exten(ibilis eft , nonau- tem efl
terminus talis extenfionis, ecce loquitar itione , quz eft cxten- Fo 4.
dire&iua, & tcgulatiua, que vt fic nequit effe dirc&ta , non de
illa , quz ton cít exten(bilis, (cd terminus, |. quz eft dizc&a mediaté .
Quomodo auté in- i fit authoritas. illa inzeilecius telligenda e xtenfione fit
pra&licus , diximus fi exponcndo deliaiioums praxis $ed comer Log. n. 80.
quamuis no- us —— i mm ixelie- pofie effc praxim , tamen no- Éitram non tecipit
expolitioncm , & ali- tet Ls apap dg Ripe o ae itur i pet *. Meta. n. 74. v
oftendi- —— Rigcedam, eius vcrà expofiionem lacri 15 non . o oo. 410 Terto
arg.qp a&osaliarum pot£- /— wianumnd t y vt fant . «on (nc praxis, quia Acift.6. Met. c.r. & Ae
Mcrfam. 2c 1. i (— Git vcrfari circa agibile.f. circa elcGioncs, 9t (c declatac
ibi , f;&iuum vcró. circa. /* &Gioncs tranícuatce. ergo quia praxis
efty R denomias intellectum. praccicum , iym 3Gus tran(euntcs non cfle pra- ín
y (cd cffc&tionem , ficuc dift nx« 6. Kth.c. 4. vbi praxim,(cu actionem
docuit €fic aliam ab cffcGtione - . Refp. praxim inultipliciter accipi. ab
Ktitt.vt notat Vaf.cic. quandoque etum fumitar vc Áfia3nificat a&ioncm
eicétiuami tan um , quz aGceptio cft eaxia e. 1igo- toía,& ;n hoc
(cn(uloquicur locis cit. uádoque vcró nó:ta in r'gore, (cd vt di- eon à
fcculitiones quo pacto coim tün;s cft a&iont, & eticcueni , & in
hoc £cniu.nos bic loquimur » quia quzrimus dc obiecto cognitienis praece vc à
(pe- eulatina duttinguitur ;. in hoc (cafu. 1o- quutus elt 24 Mcr. 3. dum dixit
fiac t pe- eulatiug: elfe veriatem , pracuca veró opus, nà fi per ly opus
intellexiilct actio- nem firicté (mptam , noo probattet ia- acniuim , quod etat
oftendere Mctophyu- , Logs intellc&om pe2&icü - (0 QV dedinf.flenein
pratl. v foe. s. 889 cam practicam non effc , fcd (peculari- am, vnde ex
negatione , quàd cflet pra- ctica, non pofset inferri e(se fpeculatiuá, nam
poísct dici eíse factiuam j.& 6. Eth. | €.3.dixit tationé (peculatiná nó
mooere, fed practicam , pet quam inxellexit facul- tatcm commonemactiuz, &
factiuz . Quarto conttacortolaria deducta ar- guit Arriag. Tumquia fi
nonrequicete« tur,quod principium praxis fit in cogno- fcente , (equeretur o€s
(cicntias e(se pra- €ticas , excepta Theologia , quia omnc funt de, rcbos
abí(oluté factibilibus ; imb €ognitiónem , quam habemus de diuini
product;on;bus, effe practicanr, quia e(- fet de re operabili; gy cft
falfum,quia oul- 1; cognitio alicuius ocdinatot ad inpof- fibile ibi. Tum 2. (i
neccfiarió requires i vedo t Minn e poffit errare , queretur fcientiam Dc:,
itioncmg uam Angelus habet de m. uc, dictamen prodentir »quam Chriftus ha»
bebat inhac vita,vifionem Dei in Bcacit mon eíse practicas (ed (pecolatiuas ,
quia ncc Deus poteft errare nec Angclus,nc- que Chriftus, aut Beatiqui non (olum
n6 oÍsunt errare, imó necefsario agunt, cedit , quod licet po(fit ertoc contis
gereante cosmtionem d:tectiuam,ta pot directionem voluntas. pofsct deteta
minari ad ncccísatrib agendum ex ——X tionc dirccrioa prius habica, quz ex (c cf
practica,quiadirig t serpo illud opus nee ccísarium eísct praxis. Tandem
ainentes non funt liberi, & tamcn. quaadoq; cftie €;unt recte artificialia,
11 Redp.ad 1. ncg.(cq. nam vt notat Scot q-4. prel Mead coznicioné practic&
tequiritur,nó (olüm quod fic oflentiua 9» peris , Icd et diteccua , itaut opus
fiat ex vi iliius dircctionis, quod nó accidit in ile liscognitionibus ,qua
(onc mere oftenfi- uz, & ico (peetifatinz; & Éalíum eft nat- lam
cogaitionem ordinariad impoflibie le nbi , nam vt monct Scot. ia. prel. cie.
$.Conira tfi ud, 1.d.6. q. 1. impollibile potcft císe obicccü volentotis ; cum
quia licet tit fibiimpotlibile,non cft camé ab- (oluté ii poflibile, quin
poflit cadcte (ub pracc,:to, vcl cótil;o, vt diximus de An- geld nobis
confolcnte quídam acus Ttt virtu Ht $96 sirtutisci fnipo (ibiles .. Ag 2. de
ratione graxis efic ; vt opus illud fiat ex vi cogni» stionis non fimpliciter
oftendéus; fcd di- &gigentis fimul; quare requirituryquód vo Juntas t:c
dirigibilis, qua rationc negatur a Scc.cum verioribus Scotiflis (ciétiam Dei
practicam eífe q«4. prol&-r. d. 38. quia d'u'na volunras eft inobliquabilis
;. & prima rcgela in fuisoperationibus, de eogmiionibus Anacii Chrift i,
& Beato- rum concedimus practicas eife, licét vo* Juntatesnon poíIint
errare,nec actus ipr« farum hint praxis in tigore y quia vc dice- mus
art.Ícq.de rüne (cieotie pra&ice nó eitactualisdire&ia , (cd
aptitudinalis , €ü iguur.cogaitiones ill ex (eiptis- (mt "ditcétiue y
crunt practice, quamuis voi Juntetcs fint. ab exttinfeco determinat adactionem
rectam, hoc ar. cft peraccis dens; & ab extrinfeco .. Perltoc patet, ad
acont. ram quía »mfenténtiá: noftra vo» Iuhtas nunquam ab intellecta «determi
matur,vi nccefficetur ad agendi, [cd feni ger ranetiatrinfceelibera ; vto lib.
de 4áAn.dicimus. Ad 3.conf.ex ibid. diccadis oluntas inamentib, eft
edenrialitcr lrbe xa libertate nacurali,ua polsüt ageres & nonegerc,non
libertate morali, quz. fa- pra illam addit aduettentiam touiscire xa matcríam
moralem viruis, vitij j «um igitur per
amentiam fit pertütbae aus rationis víus , vt.nequeat adueriere « cognolcare ,
quanam fintopcra mo» aliut bona,«clmalay carent regula diri- qiia ibero(équener
libertate morali um hoc tamcn ftacguód quàndo; nó gercarbstur rónis víüs circa
res artificia- des, & ideo potfunt iuxta artis: precepta *opcrari quia
habé&t libertatem artificio Xamjqua dicit libercatem nataralem cua
aduertentia ad rcpulas artis. 112. Quares,sth Sco.4.d.6.3. 10.O; & 2. d. 4
1.iín calce corporis quaríiti dan- tur actus indifferentes; qui nec boni süt y
ncc mali,vt icuarc fcftucam,fticatio bar- be, &c.an ifti a&us fint
praxis. Re(g.aflir anatiué, quia cum (int deliberati, & inge erc moris,
ertic iuxta regulam 10nis nom porycu precipieniem, aut confulentem y
d.permittencem ,qua ratione a&us ifti »dicuntur impuzabiles ad laudem ;
quate- SN oo Difp; X TEDe een vo 15. "T AM P nusoperans per ipfos,
licetmof agat usc ta re gufam rationis precipienterm , tame & ron violat
illam , qua eft minimi ri - genere motis ;fed de his latius in trac, « actibus
humanis. 'à» b^ "d ^ Contra — arguít Auerfa . uia praxis eft,que
regalatarj& ad ! motitiz pratica Brincipalicateedistur) fed talis cft
a&us imperat Piddimegne Ice, & praecepta artis;v.g.(cribendi,
di,&c.tradunrur de a&uali (criptione; " 'cántu,non de-volitioné
fcriptiems; & cá: «£03; & ad hos'aQtus im feribendi & canendi ats
iptori. eft obi siith dicitur 'attica per ordinem ad bier à peril ed
attdéimpetiam , (t obieótum notitia i uficazatcis: en s P ad hoc vt notitia dicatec
practican ufficit: y vr itd ipfam (equátur 'aGds ali nis vi is: pef mo turali |
quclat(ed ek igicar,vefequatuma fforitid* cognitus, Gc tepre(ent i
GiuésraliScftactusimperarus, oomimperans. Tui 4:ex Amic.perfectio ,& impefcttio
voluntatis eít boniras velsavalitim — moralis,nóartificialis;beé.m primó ców —
petit rer aruficiali inde independentem a? voluntate, volüntati veró.
dependencer? à re artificiali , ergo primatiozótus ex termus erit praxis - 113.
Refj.actü&externürdupliciter pot fc cótiderari,primó gebe rali hoc cí],srh
fpecie fua , & ex obie&o, a tcquz ab aliquo homine ffat y in cuius
tífir ! porettate et vt fit vel non tit. z. quafi im 4 actu
exercitosquatenus.f. imperatur a vo- , & applicatur ab ipfa porétia exc- i
cutiua ad operandi; primo niodo fundat- bonitaté vel malitia obiectiua in
genere attis,feu fundamental quiad fpccificas tioné, & porentialé, fecundo
modo fuse dat bonicaté,vel malitiá formalC,& actuar lem,& quó ad
exercitium; tunc ad r.die cimus concludere dc praxi, & dirigibili- tátc in
potétia & quo ad fpecificationé* non de praxis& dirigibilitate — Pos.
quo — Q.V. de diu [cientien pracLep peu. del. 89i. qub àd exercitium,
cum.n.prius fi volun tatis actus,quam adus extcrior,& vterq; fit
dirigibilis a róne, quia przerequiritur applicatio potétia tali,vcl tali
modo;im- plicat , quod ratio praxis prius exercea- tür in actu externo, quàm in
interno, E- xemplum cft in moralibus,nam actus ex- ternas: homicidjj primario
prohibctur:, & fupcr ipfum ipmediaté cadit probibi- tio, & fupra
volitionem auc (ecundarió y Quia idco volitio homicid;j eft mala , &
prohibita,quia homicidium eft malum , & prohibitum; qu caufalis cft vera ;
& hoc (i-contiderantur in cífe potentiali , & obicétiuo;quáaquáwt fic
libertas prius conueniat interno quàm externo , nam primitas malitiz non
attenditur penes primitatem libertaris,qua eft fundamen- 1um,(ed penes primitatem
prohibitionis, attamen in effe exercito volitio bomici- dij eft primo mala ,
quàm homicidium. Quia primo exetcerur. , &.in externo
dc- indc exercetur depgendenter. abinterno . : mptü valet de praxi in effe.obie
,& poteatiali; non incíle cx ercito, actuali, Ad 2.pcr idem; nam inob;ecto
mufica includituz aliquo pa&o applica* . fio potentiz executiue . Ad 3.
dicimus a- &um voluntatis non fcqui per modü na» turali fequela- ; immo
efie per fc inten- mytáqui neceflarió & per fe primo in exercitio regalatum.
Ad 4.illa perfectio artificialis in: efle potentiali primo «om^ petit rei
artificiali, nonin effe exercito , d: dependenter à voluntatc , qua cít «aua
illius aGus . *a414 Dices,eüdé ordiné (eruat actus internus, & extetnus;
dum fiunt n atu , quem feruant,dum funt in: potétia,vt pa- tet decffe libero,
quia. n.efíe liberü prius competit inrernoquàm externe in co fi* £16,1n quo
ambo func in petentia , idco iacu prius compxtit incerno,quà m cx-« teffio
,€rgo quia ró praxis prius compe» tit externo , quàm interno in effe potcen-
tialiji cendi, dá (unt ina&u. Tum quia ft ideo actus exterior , vt dicatur
forma is exercice , folum prze- xigit ioteriotem, vt ab co liberzaté par-
ticipet,non erit fiinpliciter verom; quod ratio praxis abactu interiori dc- riuatur
in exteriorem;(ed hoc tantum ds libertate verificabitur. Rep. non (cmpee
feruati eundem ordinem inten.ione , & executione , quando .(. talisordo cít
execationi iacompoffibilis ; vt patet da fiac, & medio ia intentione, &
executios nojibi.n. finis eft prior, hic pofterior, ita €It in propotito,vt
dixiaus;pracipué in generc moris;quia ad hoc vcaliquid pro liibeatur primatió,
fufficit quod fit libe rum, (iue primarió, fiue fecüdarió , proe hibitio .n.
pendet a voluntate legislatos fis ; at in a&u exercito nece(farió priug
ponitur jaternus quàm externus, Ad a- líad dicimus in effe. exercito externum
non (olum accipere libertatem fed ctiaas dirigibilitatem; quia non eft a&u
dirigi bilis,nifi medio actu voluntatis hoc, vel. illo modo applicantis; &
maximé loqués do de praxi imn genece moris , nam vc ait Door 2.d.42. B. quia
voluntas cít pri mus motor in regao anime, & omnia illi: obediant, tenetur
dace re&titudinem,norr folüm fuisaétibus , fed etià-a&tibus alias rü
potentiarum; vnde bzc caufalis e(t vea rayidco potentia exteriot deficit
operane do, quia voluntas deficit imperando , dine. Quid fit, c vnde [umenda
ratio grás &ici , c fpeculatiui - ^. 11j Iücrécize pratici, &
(peculadiuk D nó (olt applicant habitibus fed ét actibus, cü hoc difcrimine,
quod a loquamur dc a&ibus; tantü.de intel lectja uis dcbet intelligi ,
ratio cft , quianullug potentiarum. ab intcile&td potcft dici practicus,
quamuis fit praxis 5. nom n:eí(t dirigens ,;& tegulansy ícd di- rectussat
fidc habisiuseit füsmosic [à- tio faltim practici nó (o]um tribuitucha- bitibus
iatellectualibus,(ed etianyvoluns tatis ,virtatcs namq; moxales.appellaatur
habitus practici , & ratio huius cft., quia: tàm ifti; quam illi ordimantu£
ad. praxim: Em diuetíintodé ,nà PAPAE 05 , vt prüdenta: , & ars ,refpicingr
pra« xim dircctiué, noo.-n.habcrit aum con ad actus altarum porentiarum, vc cx
dicendis in lib.de deduptgnimumpen tC à i- E9:z Tabitus voluntatis refpiciunt
praxim elici tiue,quia phyficé concurrüt ad proprios acus ; cum crgo fit
diueríus ordo in his, & illis habia us, diucrfía quoq. erit ratio practici.
Verum quia communiter pra- €üicum fumitur vt diffcreniia condiftin- £ta à
(peculatiuo, & hzc nonnifi bab;ti- bus intellectus poteft cóuenirc;hux ctt,
quód de practico, quod cum fpeculat;uo diuidit hakitum intellectualem in comu
ni,loquemur;& dao quzrimus,quid for- maliter dicant , & vnde fümanuur ,
anf. à fine , anab obiecto , Prorcfolutione primz partis quafiti not. quàd ces
à nobis cognofcibiles (unt dupl:cisgeneris, qngdam ,o. funt produ- €ibiles,
quzdam improducibiles , faltim i nobis,hec non poflunt cognofci nifi (c- cüdum
propria predicata in primo, X fe- cundo modo,ac quidditates ipforum; il - la
dupliciter pogunt cognofci primó quà ad coram eílencias,&
prazdicata,prefcin- dendo ab exiftentia , fecundo etiam quà ad exiftentiam/f.
quatenus (unt produci- biles inreram natüra,con(iderando mo- dum,&
circumftantias productionis illo- füm,vt recté,& congrue fant;ptima co-
goxto dicitur fpeculatiuaquia fiftit in có tc mplatione veritatisnec vltra
progredi- tur,ciufq; finis eft (cire ; Secunda cogni- tio eít practica,quia fe
extendit ad opus; iudicat.n. hoc effe profequendum , illud
fugiendum;ciufa.finis eft opus ; qnapto- quer racio practici (ccundum cemmun£
in cognüionc dicit ordinibilitatem ad opes , quod eft praxis . An . 1316
Scotusanté q.4.prol.art.z.dilige tjus explicans quid fit ifta ordinabilitas,
vcl exteníio ry ig qua confiftit ra- tio practii; ait dicere duplicem rclatio-
ncm aptitudinalem priotitaris naturalis » & conformitatis; quod practica
cognitio dcbcat effe prior naturaliter praxi » pro- bat ex 6. Eth. c.3.vbi docet
Arift.electio- nem rectam , qua eft praxis , neceflarió Iequirerc rectam
rauonem , cui confor- rpatur;& patet ex dictis, nam omnis pra- xi$ s vc]
cit actus clicitus , vel imperatus voluntatis , vterq. aoté prarfapponit acc
intellectus ; tom quia regula elt prior na- turaliter regulato. Quod deinde
dcbcat Dif. X11. De Sentia. cc conformis , probat ex eodem Arift. ibid.docente
quód veritas confideratio- nis practicz eft confe(sé .. conformitet Íc habens
appetitairecto : duplex autem cít conformitas, vna paffina, & hzc con-
uenit appetitui » & praxi, alia actiua , & hac cfi propria cognitionis
practice, ga eft regulaiudicans , & dirigens quomo- do gerere (c debeant
aliz potétiz inpro* ptijs actionibos. Quare illa erit practioa cognitio,cui ex
propria natura cóueni&t haz duz relationes aptitudintlcs, Notan- ter dixit
Doctor has relationcs effc aptie tadinales,non actuales, quia per accideng eft
, quod ad rectam rationem fequatur praxisrecta : cum.n. voluntas fit e(lene
tialiter potentialibera, poteft non agc- re propofito fibi obiecto à recta
ratione practica,vel non conformitcr agcre; noa ob id tamen cognitio directiua
, & tegü- latiuá non erit,cum.n.fit ex fe talis , nom pendet in hocá
pofteriori,& effectu. Ex quibus colligitur, male à recentio- tibus referri,
Scotá fen(i (Tc illà effe pra cticam cognitionem, ad q fequitur quos o operatio
aliqua,vt amor, vali delectatio : Nunquam .n. hoc affcrit, vt. - patet intuenti
textum, imà oppofitü do cuit, dum dixit cognitioné illam c(le pra" cticam
, quz ex ín; natura cft regulatiua praxis , inter qua fit relatio dircctiui ad
directum,& regulatiui ad rcgolatum, taz lis auem non eft qualibet actio
quo* £anq;modo fequens cognit;onemyfcd i- la,quz elicitur vi cognitionis
directiua ad Fen cognitio rc . , -oll gitur 2. ad cognitionem practicá
nó(oflicere;g verfetur circa rem opera" bilé,hoc.n.conuenit &
fpcailatiuz ;tà uie Phy:ofophia,quàm moralisfcientia yet» fantur circa
act;ioncs no(trz. voluntatis » qua (unt res operabiles;ícd adbuc reque ri,gp
verfetur operabili dictck modü,& circü(tantias acuonisfaciéda Col igitur 3.
cognitionem practicam illà ciic,quae cx (ui natura et ad. praxim extcnhbilis,
ad opus oidinabilis, hice re(pectus conformitatis actiuz , cum aptitud:nalis,e
(t ccaliver idéuficacus; qua propter non.cft códitio neceffaria , Vt fit
ordinabilis cx intentione fcientis» Vc lale . 59 aft. AE " V ris RET nS
shui rinqoit Do&oryea- Faélu iltá eon ordinare, 1 quig cé pisi: xinfocus
fcientia qula pé- feictijs acbitrids erit quoqs acciden is ipe untmerumcqaine
on Bi 79417 fiin phus proc maios, netta pra- idi dmt nc Qd c 1 praccidis &
vci tpeculariuo diltinguirur «oucr piat hábicui gk aceai im tellect uali»
alitcr i lieercodiiipetituhabitus .n- in tácuqo dicitur dirigere ; ingnaptli
.eftipzoducti- n&sacios pracrics qual niediare dirigit , f$ in hàbiam cx fc
attiggis obiectum, fed pyédioatus xqui eft. imoediaté direct: Bisp; ioc
verbapuluplicitct cantingits.vr toMisicár moSco.q 4 prókarguédo corra ita qiam, Soin fn, ad fóncs
opin. nà üg aliqui poodici practicus siii dire & viftüáliter, rj: &
eft. coghiuo princir j raetiey xc quo dedugitar omclul i icétiboreieqeci inna
ilr rd fidinizeipcactici: jn ga feionti Mr MA EPDIA ME iebdigitur Piscis
ibedirecbinus fp squiliter x qi Ecxpeétse dirigg in-praxi m,sa-ef oouni dio
concitifhinis practicas hos dup iei i6H5 eb roxime er eum diétag in parts
EütorMijés Gi tu hcielfo rali eL talimode A GNMGE CL qudbdiditum UR. rit [o
iineisrin foa biles tit ats , éLiciihaghienimdhibiivsdadindg p
áctüspátt&icolirczwekt dios ,enm.die ctàtim vente: li liba ede; pnofequende
m» iid opns bgodirecao itoagibis fibsserie córhufto Ycientiei monilia fa
cybilibuscéndluto aruis,oqnetjunthebi- tisinetitiancos ádcopus in yniüesfali
No- £at infupécDoctórs dift habisesypiacr falcs diti folemápec 'y:v&ide
medii, ni diuldétut inuheocica ani, £peculazià y & iti praccicámiyndmquód
farmalirer ünt T indc ji«d quoniamxquáddo funt ali- (duo cx:tema.oppofiuà
«quanto alig d reé&dirabyho. oppobronfm , tanrp acce- dit adaliid, modo
confi decauo a paru - culari,quia eft immediate. du «cua. gra- xis à
particulari proxime habet xónem prátuci;& quántà aliquid recedic ab 1lias,
tantó magis acceditad fpcculutiuum.s &. an. Logicae Vnde [umnátwizatia
hraSh Jgecal. ii. 835 haciónzhabiususvniuer(alis pot dici -/e :culatiuus yin
quanpun-recedic ab jactu. in particulari ; yndeagaab(olute c.t culis;
fédcompataiud4:, 56s. Tx his deducit Scotus, quid dicar, (ic - eulatiuum.s. gam
cutmopgonatur praet: - 0, dicit carcntiam illius otdip.stionis- 3i ópus;uaur
goguitieispesulacua Grilla, q dd cócciplatigng propri). obiecri f thc, S vitra
non procedit s. hinc. LIZIO a. Meg c zl aéciatpeculatiuadicituclibera, pra-
SINCROIIA WELHMUENUA TIER EE Anis [peculatigae cll weritas yqacticae vero «0
püsynam jlla-ci.proprerde shax proccn Alin1,;cum: miaitira aliacü poxenuarí)
-ox18:Sedeorm arzdicca i0flajuc, quia practica & fieculaeivum: funt d;
ffcrentig chuifrdüz (cieotig ja cochmuni » ar. ku relpcctusy wel'pulvatieposet
cde. diife- rétta alicuis eeálisabloluti, qnalis eft fciée tlaergo praceicu
anon dicit illos re(pe- &rüsguccfperalarisum-cátengarb illerü. Sic(paprateicisb
s Sie ealaiguo dupli cicer pollboan i decanb wel Kecuridum id y. 4pst patze cei
d; cuntsvelikecug dam id; &.à nobisexplicintur y primémedo fuüt di ig;
e(onctales Iiontiz y fecunda mootio.dscont refpectes Bocacentià jp (ah fd
OAjlicato, (ant; potius; pafsiónes Gon? (equentes, quàm ciencals diffctentge y
iftesah circ utolfaribuntsvthotar Sao: eit, zilChrca ai preen) difficultátis
aducrten; dhm.g dex Sco,cis, ifia vod, notitia » &ohabitus pracucis
Scfpeculaciut dicürit &alcs ineran(ecég (4 forcgddireri per propa» dis
nijas cffenciales yX.de hoa non eft quaiíbio, Ccáiusrin-bs) vndocau(ali- xo
otiginausé:iesepiantifte di wd peii acpibus ve|habidbusser.quo (tqdfi- ayrnon
foutfaccrequaficoyqui re[pades habitósidia: practicos cl (pecilauuos » iquiagh
actibus pidcticisa)& (Qeculat uis icaufantutqhamuisín. actus ftat eaula;har
bituumsátcamen;:vt 00; aCdDoqier lit: E y &tactüs)fbi funt prácticiy i
fpeculuuuig xrgo bibentiauías) 4.curscaies com ineng idiffetepvias
x&icontequencec ifla xNular etant; originatiue .cawíagtes. diiérotiig illas
; d habiibussqutsre;ab sodG lhabiwig: y &actusdbabcbuntipné practici , vel
(pea culayiuiy& deiffo qe ciens qiedipi UU 3j n 394 ' in qua difficultate
certum eft intellectum ton poffe effe talem caufam, quia intelle- &us efl
cauía comunis vtriq; tàm pradti- : co,quàm ípeculaciuo,crgo mon potefl effe.
caufa dift inctiuasaliquid aliad igitar affi - gnari dcbcbt , quod (it proprium
vnius , & non alterius. Prima opinio eft Henr.quol.4.q. 1-qué fcquitur
Grcg.in prol.q. .ar. 3. Fland. 6. Mct.q.2.2r.2,& ex parte Amic.ttac. 27.
difp.4 q. 4.dub.6.fcientiam.f.dici pra&i- cam,vcl (peculatiuá à fine,nam
finis pra- €t icz cft opus, (peculatiuz vero ipfa ve- ritas,& fcitc
obic&i;quá fent. ex noflris fcquitur Baffo.q.7.prol.ar.3.Secüda (enr. cft
Scoii q-4.prol.ar. 3. & omnium Sco- tiftarum,has differentias nó fumi à
fine , fcd ab obie&o,vcl tiobie&um , & finis coincidunt , non fami
ab illovcfine ;. fed vt obictto,quem modum dicendi fere (c. quitur Rubion.q.
9.prol.art.r. 119 Dicendücfl,aGum,& habitü dici pra&ticum,non à fine
(ed ab obic&to, idé de fpeculatiuo dicatur;ita DoGor cit. & quidem de
habitu patebit, id demóftra- bimus de a&u ; Prob. igitur à Sco. prima
pars,quod à fine non habeat,quod fit pra- &icus. Tum quia ró pra&ici
formaliter fumitur ab aliquo intrinfeco aui , có fit effentialis illi cx
dicédis art. (eq.crgoori- ginatiué erit ab. aliqua caufa extrin feca &
przfappofita illia&ui , fed talis caufa nequit cffe finis,ctgo
&c.mi.prob. finis vt finisnon cft caufa, nifi vt amatus, quia zx di&tis
difp.7.Phyf.e.8 .art.3. intà tum finis caufat, tn quantum mouct agés ad
agcndum, (ed r6 pra&ici conuenit a- &ui iue finismoucat agens; fiue
non, & conf:quenter fiué fit actu cau fajfiue nó quia (ufi cit dirc&io
aptitudinalis, ergo noncaufatur à fine ; non .n, amabilitas , & potentia ad
cau(andum fufficit quia cf fc&us, p we tecipit,à causahabct, quia cauía
actu caufat;no quia poteft caufarc . Tum quia vcl finis cft ceusa , vt eft
extra productus,vcl vt confidcratms,vel vt inté tus & amatus ;non primi,
quia vt fic cft poftcrior a&u practico, & aliquo modo Aus;faciens aüt
diftinguere dcbet cf- fe prius; (i pe ose vt ficnon cau- fat vt finis, (cd vt
obicttum , quia vt fic PMEANEDLSS iL Dip. De Sdemia. Lo ATE T sb 4. jnon babe: rationem finis 5 ad
qi quititur , vt fit amatus, fed potiu né obic&ijnec tectum, vt iam oftési
R eíp.Baffo.notitiam przcedé.é ame rem finis non c(fe pra&icam,íed fpeculatiuam,quia
non cit à prax: vc à fuo prin- Spas cit intentiofinis , vnde fol mittit
pra&ticá notitià polt finis amorem,non crga finem, fed erga media, Per -
hocad a.ait finem vt inicnium, sea incer tionem finis caularc notitiam
practicam; & in hoc fcníu cx plicat; limitat do&ri namtradiamde praxi. M
.. Contrajintério finis eft praxis regulas bilis ex di&is art.pracced.ergo
refpicit re gulam priorem, ergo non przcedit noti« tiam practica (cd
fübfequitur. Tum quia contingit quandoq; agerc contra atualedi&amenrónis,
vt cumquis peccando habet confcientiam remurmuranté, quod dictamen eft
pra&icum,yt patet,nà au dirigit adopus, &attinetadscientiamfal tim
moralem,& tamen non eftab intentionc finig,quia hax potius cft illi oppofita,
Tum quia preícindendo à quocunq; a&u volütatis hoc iudicium, Deus efl se —
- mà diligendus,non eft ípeculatiuus,quia non fiflitinfola contemplatione
vetitatis, ergo pra&ticus,ergonó eft deratione notítiz pra&ticze
a&tualis cóformitascum praxi. Tandem je a&usbonusmoraliter dicitur
taliscx conformitate cum — regula rónis, vt cómuniter docent Theo * logiin
ttac. de aG.ham,(ed intentio finis cft bona formaliter , (i cftcirca conuc-
niens obiectum, ergo habet regulá prz- uiam,cui conformatur, quz pradtica crit»
quía dircétiua operationis teta. ) Amic.reíp.rónem praébici habere efTe à
fine,non caufatiué,sed terminatiué , nà vt a&u cxiftente fed vt potente
cxiftere uia effe&tus pot terminare d uz cau(z tàm vt producibilis , quàm
vt produéctus.Hac refponfio non cft ad pro potitum , nam diftiactio per.
effe&us c(t diftin&io à pofteriori,nosautem quati- mus diítin&ionem
per priora, per cau. (as,à quibus
originatur 120 Secunda pars,g fumatur ab ob:c-. &o;prob.à Sco.nam actus
(ciéua pracri- H ca cau(atur ab intellectu à pra miffis 5. 1 intcl- Qu. Pale fu
Tatelle&us non eft ratio diftinguendi, vt diximus,ergo erunt przzmi(I, quia
vt di- «emus di(p.feq.concluf. (cientifica debet elTc ex proprijs, non cx
cómunibus, cam igitur alie (int pramiffae cóclu(. practice, km cóclu(-f;
tiuz,diftinctio à prio ri ex premiffis fumi debebit » praemia: aüt non funt
cauíz originariz huius difti €tionis,quia & ipfz virtaaliter includun- tur
inaliquo priori , tale aüx eft fübiectü €x di&is q.2.ergo caufa diftinguens
pra- &icum, & am latiuum erit obic&ü pro prium vniufcuiu(q;
exemplum : hzc con- clufio practica, Dcus eft (ammé diligibi- lis, deducitur ex
his przmitfis , (ummam bonü cft fumme diligibile;Dcus eft (um- mum bonumyin
quib.vircualiter continerur,premi(Tz immediaré continent con- clu(ionem rone
medij, qp eft caufa conne &ens extrema , medium aüt vitimaté có- tinetur
virtualiter in fübie&o; inquo etià virtualiter continetur predicatum.(.(um.
mé diligibile. Quandoq. aüt medium eft à e o diftin&i, vt eft reip: refpe-
minis,quz ponitur finis medicin uctamen in [pens obie&um ^w qp virtualiter
primó,& vltimaté cótiner, non ille finis, nam 1ntantum hzc, vcl illa
fanitas concluditut de homine, quia ho- mo cft tali, vel tali temperamento
cófti- tütus;& in fcientia morali fzlicitas poni - tur finis,fed
demóftratur de homine per proprià róné,quia idco fzlicitas talis có- petit
homini, quia cft talé animàá habens; ynde fubie&um eft faltim finis remotus
fcientiz,& idco ab ipfo (umi debét prin- €ipia,licét non in quatü finis ,
fed vt obie €um.Conf.ex Arift.6.Mer. 2. & 6. Eth. € 1.& 3.de An.5 r.vbi
practicü à (pecula tiuo diftinguit penes obiecta ; clarius 1. Magn. Mor.c. 35.
Notat tamé Do&or, q» cü ró pra&ici dicat duplicem reípactam prioritatis
, & €onformitatis a&iuz , (cu dire&iuitatis , primam rc(pcctum
proprie m6 habet ab abordine potétiarü, eo quia voluntase& regulabilis ,
& poíterior in- rece eu o) pe MN accipit ab Obiectosquia ideo inccllecuis
cecté di- etat eee eiie (umme diligibilem , quia D cus iníe vci contine:
ycjicascan iluus hir pratLep fpteul. ert. 1. 85; propofitionis,&
rectitudine il!à. Vbi ad- Uertit duplicem effe rectitudinem praxis eliciendz
vnam neceffariam , quando .f. indepédenter a quacunq voluntate obic- cram natum
eft terminare aliquà actio- nét patet inexéplo allato, & vniueríaliter ip
illis omnibus , quz funt intrinfecé bona,vel mala,& ideo przcepta,vel pro-
hibita;quia fant bona, vel mala;altera rg- ctitudo eft contirigens,cum
.f.obicctum eft bonum bras à ab actu alicujus voluntatis,vt fant apre on funt
bona, vcl mala,quia praccpta vel prohibita, vt fa- crificium miffz innoua lege
cft bonum , veteri lege nonerat bonum ex ordina tione voluntatis diuinz , &
in his vltimig notitia dicitur practica refpectu illius vo luntatis, quz non
e(t deterininatiua recti tudinis,nó aüt refpectuilliusquz deter. minat
rectitudinem ,& bonitaté obiectis hzc.n.non depédet ab intellectu tanqua à
regula dictante, quia eft caufa rectitu- dinis obiecti, & prima radix omnis
obic- ctiug bonitatis, Inoppof.arg. t. q iftz differentiz ra mátut à finc; Tum
ex Arift.qui 3.dc An, 49. aitintelle&à exten(ione ficri practi- cum.i.qui
cft fpeculatiuus, per ordinatio nem ad finem fieri practicum , & 1. Met.
C-I.practicam fciétiam docet ignobilios rem c[Te (pcculatiua quia eft gratia
víusy ergo vfus eft per fe finis practicz, er diitinctio (umitur à fine ;
clarius hoc ha- bet 2. Met.c.5. vbi inquit finem fpecula- tiuz cíIe veritaté,
practice autem opus. Tum 2.quia actus dicitur prascticus, quia cft moraliter
bonus, vcl malus, fed boni- tas, & malitia conueniunt actui ex circum
ftantijsjincer quas principalior eft finis ; Tum 3. obiectum , fi eft caufa
actus , eft effectiua, erzo non e(t prima radix difti ctionis, prob. conítq.
nam omne agens agit)quia mouctur à fine , ergo finis cft prima cau(a,&
radix omnis diflinctionis, Tum 4.principia practica femper fumum tur à
fine,crgo finis eft qui virtualiter in- «ludit rone repete x: 121 helíp.cs Sco.
Cit.ad arg. pro. opin. g dug triplex gradus iniclectue fecundu Arilt.primus;cum
percipi fpe- &ulabilia ; Secundus cum cogitat agiblie 3 Tit 4. bu £9&
Xinh DÓpXEEE «Be eionih. DESEE Ín vniaecfáli i6/diccado de redijsimpar
'eieutbris Tercioscum de medijsanpavri- culatteófalit propter finis
afecutioner. Hine fecüdam prit gradum intellecras eit fpeculaciuds;qui deinde
extéditur:ad copnitionem' practicam in vnime(ali, & &ptitudinalem, qua
non refpicit finear vt amatum/f(cdvécogiritum ;fecundurftter- Sum gradum
refpicit irem amarum & voliróm & voluntate; quarencgatuy intel» Teccom
extendi ad'practic grins optér finem A did de r, et. cel p, Sco ad ire; primc.o«q:
collar. qus víG£^y. feroperario ti eft obiectum enti practicas tanceftper
fediRin- I criubfeios vt obiectum cógitieim 5 mon: Mises fa finalis fi vero
nori eft'obiecum ,. Lo Deque edu slBabeat hibitudinéad vfam;bom ded vcad perfe
fusca tncaee(t'obic- pun & quia liübitadiiémhicitad vfurri,. Vicecve ur
graclátiraltedos«óliueraram:, xRoBicéti; adlitic éóteladiuit henoliilicas
fcientia practicae. Ad id dea Met sit Tip itorh pevalátiaümprofihe iamédia- 4v
Tübere [pet ulàcionen quat d'ciuiva- "rais qui virer rton rebidit;habiui
pta- xicürmproa né: imtnediato Ttabere opus «b hosdami praceicam 3q6d diciiur:
opus; "Quis refpicit tlüd'regütandoguard: Arif. «a(Benaaie diffremiam
babiaiuiispenes: 10s os iweethid drefpiélanr) inp ra ü- witadiitinaiononidtprma
& origmh Aisgesdixirias Ad 1l $ oxcetloqridb - rudis rn: fidmerátur: AQUA
EDIT Bus ud didit Fw; d reor y s eni ons. sdproStiimtrisenrmanrd- cite *titfe
fp dueloaviuE propier "fineniyqtt meer trice de- tcr nij icone] nonc
pioréyaub vp - uer dàdine gltum: DIET ayaoudít inudofeca fudismriab: Ti.
neyoticunebiectó coirici : 5i noue dibvtoisehytialipay: -deinoritw patet t8,
tus quiz Rire Obiciti aene ipt s vopnitióy efi valérec tet,d actüs tu&. Ad
4. 2(tmpr defever(í steicdaco (eiécoe qdiefobi S piá &n6v quaa iren ice
datum tuifiüsigoprob.cóvla On& C422 cor ineróres eit BaiseQ uie Pih mre m
Mood cát Eel o B dee ER A meri esa M aee erit | oem ecrire val riae uta, Scpr
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A ers »* esa c T6 zat e ' a minus dependet, 6i b 2 Eier vem irae i eimi iic
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xobie&o:dantar riotitial m 1 tíot $5 ipu E iotiarrície iz pru&tiez At
da nd eal onis ^nRetpad c ; cite quandóccau; 3 diftin&ar funt. viiuóce ci
(uis ffe fimiles, rom vrimocatio: ey c fümilirudino satum tor diérpcucs formas.
M groducic calorens,faltiti Bifihwitutibe Fire uf detti uab adefl;ccffeCtas eft
milis fuicaw» — - fron forone; fed'aomfa modoeeadifor: qmi; c cü domusc Xa
fidum ia radar (téles:adeft timaktadoin-for. e cà ta:id inflacilhus f, (ed, non
(mo id! si icavdomes: extcai Bupeioeit yii es domi.sonceà dabec:cfíe-d.
ivilligicir: iri eios? Gocogricum:juandougiat edid ctus (hot fim ies:afiqua fim
dicunt Bllarah*; uitio cdsfareffictenies (pee di- qun aova
lentioForcechiecltatenm aeorf- «tnhvetieótaulh fic ro mbec obibetare-
fipcistmraua« A dz: imeufüree (pea ae forkarabrobtectis; nd caufarentult:à Hab:
ve gerft vicessillorum «' tom qnaeónda &osditumurfpezincare prac Agatif: s
y (Gdiqwiatiabentrax mae mco AMineqiKipC i$4q. wa dpi diaBhcum, er a quias
ilpon em (he nó pendét ioh (it cauía rea- c oo ceca pof- HEN pta iic c
fpcilhtum, fioi ation formali; qua fv nitur fj» atlb4 GEM bimE wea) Miet ee
scares d fica. Mairena vary ecc p Yes e ee luimveotfideal. nem. fátioneny
continet I fpeeatátias , & dicitur virtualiter v y féciindüraliam cotuinet:
cort cas eee «onfi deracut [ 53 vtopOtediteife termi MOM OBLURID V. fts th
atcur ids penis vitàllb quomodo: Doas vil &fririim boruim: dicivit^terminus
dile» &iórks; & diligibilis ;& hoc modo dici eit^Sirunliver
practica « !s E 262131 5125: biiolo20).44 12:1... 3 SR TIPCV Lv 8 FT
"fiecibuonin conie ib git [ott s? hama cR pm rs AY defueiufic j qui
negarüealy latas-differéntias: praótici., i colunt fcieniz'in cóiconnenire , cg
quiaoéax(ciéiá fpeculariuà elled. xerity. i$ Sancixo:r Log. qrz; Valiiusaslo i»
dip. p-y/q. 4- adlyeret Amic. traót; 27» acoDey difppq.z.dab.6: cócl y. qui
Aléficital (v Mótantox.77T Ire uer, Zabs &: Bal, ; - Oppotira (ententis e(t
communis & traditar& $co:3. 4jproliad arg.pcinc« qud.
probacexAnft.& Met;c. t. vbv (cienciany diniditin practicám y & f
peculatiuam, q etiam docuit y 1-M ccm; 3:6. 1 «& li. 14 cz & lib:
sa6Xiye Gs Ei. initio. Tug quia irlibiPott.-vbrGr exaCte naturam: etplicat
(Cicntizr, mun quae excludit notis tiam praéticam a ratio fiicnsiay do oiiies-códiciones-;
quas adducic notitia racticaradaptari potlüm ipro* buius (upra. i;arG^ fi
magis: mad ipit ex-éolurjone obiefterum oii .* 115 en(tant ,namcAz for) icr;
6:2. adründ féientiavidetucéxigere y qo fir 5ratia fut. atur alterius;
vtieftpraxj ica noct . tas fedipeciiliet.ó- ih. boc allcrissnam - Gc, 1s
diuidit faculvatesantcljceun «an tacul- tatem fciendi, qua res confiderat,
quarü patrz aliter fc habere nonpoffunt,& in facultatem ratiocinandi
confiderantem, que aliter haberi poffunt;primam in c.2. vocat contemplatiuam;
& c.3. diuidit in fcientiam, fapientiá, & intelle&tü, fecun- dam in
prudentiam , & artem, fcientiam di (tinguit à prudétia,& arte quia illa
e(t. «irca obicttam ncceffatium , quod aliter haberi non potcft, ifle verfantur
circa obiectum contingens , quod aliter poteft eflc , nam opetabile dicit
ordiné ad exi- flentiam , & per confequens eft variabi- lc, non ateroü,cum
igiur de ratione om- nis(cicntie fit habarc obie&um neceffa- rium, &
hzc ad contemplatiyam fpectet facultatem , notitia verà practica fitcir- «a
córingens pertinens ad ratiocinatiua , fcu a&iua, non potctit cogniio
pratica feb Icientia tanq. (ub genere contineti , 125 E efp.in 1. loco [olà
decere feien- tiá (peculatiuá5quia eft gratia fui, perfe- tiorem e(fc
pra&ica quz eft gratfa al- Meriusnomtf negare (ciétiá cffe, imó fi onctc
háx diuifionem ; & hoc modo e antellizeadus Acift.dum 2. Mct.5.
ait pra «&icanrnon confidcrare cauías per fe y .?. gratia fuisfed in ordine
ad aliud. Ad 2.di- «€eimu$ cum Sco, q-4«cit. quód (ub. nomt- anc (cientiz
comprehendit etiam moralé y» quia fae diftin&tionem. affignat ex hoc, we
fcientia eft de re demóftrabili , nà alt pradenia, at habitus vpiaeríakam. clt
de £e demonttrabili poffunt .n. de epcrabiibus in. vniacr(ali confideratis
fieri pro* potitioncsnecellariz ; & (olum de parci- «ularibusnequit fieti
demófkcatiosde g.- bas e(t prudétia; nec obftat obiecti cóua- itiaynam
a&tus,qui contingenter elici- zür , concluditur neceffarióy debere cfTe sar
MANN dn ic&tus; inquic r de ipfo contingenti eít (cientia quaniirad conel.
demonftra- tam ncoc (facióper aliquod. C neccffaci à conueniens contingenti ..
Vocauit auiem Arift. hanc facultacé contemplatiuaia, nó Quia (it propri
fpevulatiua » fed quia eit vniuet(alium , vbi prudentia eft finsula- 1:0m ade
modi, qao medicina diuidi folet infpecalatiux, quar eft vniuerfaliü , Difp. X
IH. De faentia. e Twp 2 E - acquiritur ; quatenus nom proxime diris git , &
in particulari. Quam i Aucría q. 16.(et. 4. cófirmat ex 1.m mor.c.32, & 33.
vbi facultatem intelle- &tiuam diuidit: ex. duplici obiecto intel-
ligibili& séfibili , primumait effe obie- &ü contemplatricis, srà
obie&um confuf tricis , per primum intelligit vniuer(ale, á per si
particulare, & 6. Eth. c. 7. & 8, n clare afferit pradétiam effe
parriculariü ,. Dices 6.Eth.cit.prudentia definitur fit habitus cum reGta
ratione a&tiuus, fd hoc conuenit cuicunque notitiz pra&i- €z,crgo
qualioct (ub prudentia, non fub fcientia continetur. Tum quia c.7.ait pra
dentiam c(fe vniuer(alium ;. qnod-de arte docuit 1, Met.c.t.ergo (icut fub atte
co- tinentat habitus voiuerfalinm,& particu- lariam fa&ibiliü, ita füb
prudentia vtrü- er habitum agibilium dac intelligere b id multi cocedunt rónes
iítas, & re ndent Arift, pec fcientiam intelligere olas (peculatiuas ; quia
ift» procedüt dea monftrationibus rigorofis, nonficfciem- tiz practice , quz
(unt de minus perfc&& cegno(cibilibus in fey minnfq; eertisqu&
(peculatiug ,vt notat Doctor cit qua rez fponfio cf expeditior.
Attamenjdicimus. adhuc fuftipendo priusallatam y ad 1. ex- Sco. cit. qp
definiuo prudentig debet in telliai de babitu a&tiuo proximo, qualis: c(t
habitus acquifitus ev a&Gibus , non de remoto; quaks c(t (cientia. Ad.a.in
1». co idcirco ait prudentia cffe yniuerfaliis, quia in e(fe perfecto
prasfüpponit fcien- tià moralé vniuer(aiit in eodcm intelle- &u .
Noncurauit autem diftinguere ar- tem ab experientia » ficat feeit de pruden tia
(ciétia quia artes vt in plurimü ac —quirütur experimétis, && gui ione
fius principale crat explicare babicus: 1c 6tiuos crga agibilia, nó erga
fa&tibilia .Cum igirur practicum , & fpecu- latiuü (int differét:g
diuidentosfciéam y videndum remanet , qüo illi conuen;ant y circa quod süt duo
dis imum ett,am fint differentie ynmediaté diuidétes (ci tiam in communi itavt qualibet fcientia fit vel practica, vcl
specolatiua , & nulla detur media; (ecunidü an (nt differentia &
practicày qoa ex vía fingulari aéiud ciipntiales, ap Yel aceidentalcs « Ec QUIA
Qum. pratl.erfpec [ope diuid ant crt.ll $39 Etquidem circa primü dubium nil oc-
€urreret dicendá, cfl.n.quaftio de nomi. ne nà pédct ex diuct(a acceptione
pra&i ci & fpcculatiui , de quibus iam detctmi- nauimus quód
pra&icum dicat extétio» nem ad opus , (peculatiuum carentià talis . extenfionis
, inter quz nullum cadit me- dium, ergo omnis Ícientia , vcl e(t pra- Gica,vel
fpeculatiua , vt cü Sco q.4.prol. art. 1, & $ Quarta viadocuimus o. prog.
art. f. oftendendo falum ec Logicá nec e&c pra&icam , nec fpcculatiuam
, ^ Verü cftó bac quaftio fit de folo no- mine, vt diximus, Ferchius tamen
nupertimé veftig. o. valde. infüdat, vt probet mon cffc diuifionem immed atam,
fcd da- Ti medium pct abnegationem extremorü »f.[cientiam fa&tiuam , qua
nec practica, ncc [peculaciua cfl; totum cius fundamé- um partim ex Arift.
auchorit. defumptü tft , qui (cientiam diuidens (emper vtitur tripartita
diuifione , népé infpeculatiuá, actiuá, & fatiuà, vt ex varijs locis —
oftcadit popup tim ex rationesquia (cié- tia pra&ica , & (cientia
actiua funt pror- fus idcm, & folum diffcrunt idiomate,ná ptacticum eft vox
grca, a&tiuum latina, €rgo non bxné diuiditur (ci&tia inpra&ti-
cam, & fpcculatiuamy& curfus pra cea Ls ina&tiuam,& fa&iuam
; quia nihil poteft tanquam cómunc diuidi 4n (cmctipfum , & inoppoficumünm,
nec.n. poteft ho- . imo diuidi tatiquam aliquod communc ad hominem; &
brutum , tunc..n. idem effet communius fcipío , & vnü oppofitum ef-
fctcómune alieri oppofito;& de illo prae- dicaretur , Nec reípondere valet,
inquit ip(e, pra&ica limi communiter, vel pro- priéipra&ica proprie eft
fcientia a&tiua, & di inguina: contra facti commu- niter veró
fignificat omnem fcientiam, qua non cft fpeculatiua, & non eft gratia
vetitatis,& cognitionis folum, fed gratia operis. Nam contra inftat;probans
id cí- fcabuti vocabulo pratica , & in Schola petipatetica a qiuocatioge
ludere , quia Arift. femper accepit practicum; vt con- tradiftinguitur à
(peculatiuo, & fa&tiuo , ergo nonlicetalhjs in eius Schola accipe- rc
pta&t;cum , vt quidcommuue ad a&i- cmom,&factiuum.s 127 Sed 'tota
huius viri concertatio manifc(lé demonftrat ipfum có:cxcre li» t€ de
(olonomine; & de folo vocabulorü víu cfe (oMicitü;idcirco, cü de re có ict,
communis modus diuidendi fcientiam ia pra&icam , & fpecalatiuac,
non:eít deferendos , & rurfus in a&iuam, & factiuam , quia effc ad
finem extra in« telicétum e(t commune ad (ciétiam a&i uam,;& factiuam;
ergo ficut [cientiayquae nonhabe: talen finem, fed folam verita. tem;dicitur
(peculatiua fic é contra que hibet talem fincm, dici poterit pra&ica vcl fi
hoc vocabulum eft fa(peGum, alio cói nomine potcrat appellari v.g. operae tiua;
& ficut operatio diuiditur in a&io« nem;& f:&tionem.i.
immanenté, & trá« feuntem, fic fcientia operatiua in activa , &
factiuam fobdiuidcetur. Ruríus tal intruditur mcdium per aboegationé exz
tremoram inter Ícientiam, quz cxtebdi- tur ad Py qualiseft, qug ponitar cis ad
actiuá; & fa&tiua,& illam, quz nó ex« tenditut ad opos, qual:seft
(peculat iua y quia femper vrget ratio DoGoris , quod 1nter extendi, & non
extendi dati nequic mcediumyetiam per abacgationem extcemorum , cü fint
contradiétoria. At ref p. Ferch. c.5. ad 14. potle daci medium in; tcr
contradictoria, fi "er NE iocti pliccaturjalioquio mirabilia paralog zare
poffemus, vt v.g. quod inter bipatium, 8c. millenarium non eft oumetàs medius,
(ic arguendojintet primum;& nó ptimü nort cft medium , numerorum autem
b:narius eft ptimus , millenarius non cft prin us etgo &c. Vcrombac (olucio
probat (opi quod iater extrema contradictionis po« teft dari mediüm , fi
matcerialicer (amans tür,nonaütem vt ftantlüb membris con. tradict;ionis
formaliter , vt i pfe ibi fate- tuc,& ex eius exeplo deducitur,quia inter
binarium , & millenarium numerum da« tür vtiq; medius numerus, denarins,
qui« narius, c. qui tamcn numcri confidera. ti, vt funt oon primi , non median
inter. millenacium & binarium, alioquin pco« bare policmus intct numerum
binatiumg & qüiinarium non dari medium (ic para- logizando,intcr parem
,& unparcm non datur mediü , oumctorü binarias eft. pary qui- , eo6 Xi sto
Dip aoo Den feadtaon acu. quinariusimpets crgo Ko. fie; dn gropc- fito. £a£ti0a
enédiace: porch. marecialier intér a&imamwX (pcouladiuáfadforgislis ter; vt
flacfib illo, exttenocoMuadiétio, ji fisgquad.cft ex teofio ad opusimó modia.
fcd.ctbmebrü inadequatá bos essen INec fundatuoot in oppot. C mu cfquia. paw
aee posce Mi uidat tripartita djuiftone» Bon tamcn.id fem fecitbipartita:s
Y&.€x: multis locis calligicaz, quos. pe adducit €; 4.- &flà ibi
cóenéat.nán. facere weram: diuifjonem » (cd potius comparatione. 4 qnod an
oninie pófi verom, itd Airernei iet pde quia de hac xe apxij nolumus ele:
certum eft patte fcientiam diuidi B bie partita, G tripartita; , dinifiome
zque:be- né, quia yc. diximus di(p.i«q A iart.psud- ido gcnus patcas/fi le haie
pecies,vcin pofito eft de. cientjaJcommodü eft ac vtile illnd immediate
diuiderein fingu las, & hoc fuit, an £apfa y: quod. Arift. £re-
quentius.tripartità diuifione fucrit v (so TNec etiam ratio; qua.
affercbatnpafatis vrget » imóper dift fin&Goncm ibiallaram fufficicntér
diluitur;,qnag £t de.m&- tc Ari(t..diximus (upra arte ad 3 «neque nouumcfd.
in fpecies diuidi appropriato cuidam illaru ipfo;nomipe gend- ris,fic motus
diuidi (olet inmoti proprie i&ums& mutátionem, pomum Áigni €a oinne
genus: Samen pd «ialiter maUs Ap osDe » Jic ergo inpro- gofitoj pradtica:
fignificat promifcué om- né notitiamy qua ad opus cxtepditur.ex-
£taintelle&üu xta, mad lequédiArif, m $.Mct. 3v fpeculat ipe fimis
»exttas., pra- ti autewi opus, pcculiarieramterb pos — amu eim (olet. jenhenm
Ad. iur tli am fpeciem (cicntias qua a 5 & qa: «acabulum.practies. t gc
notitig, remped adtjnam, & fa» A illamaatitiam; qperatius quia, de
nominibus rixam no pinus,: 1428 At inflazFercha«1a.nullonomi- nc: poe. . hane ;
mnoriuá —' um aput, quod probat cx Ar agn. mor«e-vir. vbi prse quadnon ener nii
tas tàm.ad fa on MM ? s i lup ifi^ (tia, quàmde habatuali diniioncna (ic tice R
eT pe Arif folum iznnudte velle iquodinon f j xz facultas dc fa&o. qué agat
pice pie pari rry m m nun rum avsdicau porta prd qid alti ashoc an ceriom elis,
fc concediun 4G. eid audnem. £xWa » amti cBba nid iere Quid copimiibr ia aet
«uam; &cfaétiuamby mulae ihincifincgjvb ticin ab Td niunis varias amt
pcEREAUSA QE itiarum fpeciesannqaratas concede , Trew iun pr pter e Iv Pura npe
site mde NE Ci uerb nom fpcétár ; uia. £u
itnctn,noatejontun adf d ,diftinctam, quater] dati&zmyar iple: di acts T
-pradicagw vt soin ins;cld y. -nomon oftendit, aí wuiehor »D.. em iquodamór y
eo-ántemiplo T ,amoré Sei , - ders epa tius practicam laptt ; 4:€E: péculat
Pale ffo man tij & poteft exagitan iris totali; nondoquimur: autem de. ic
ípecnladaio,ptóut ànobis mamvt fic nequennt peer re unt cled Eun CIE T
uicum &, fp vt Caiet, yel
formaliter, vt fe dra quifuftinent Theologiam, & ke qe dici practicam,
& fpeculasaga Y uü d H QJ Qumprali. c) fptc. feient.dinidam. efr.II.. 901
gimus q.proarm. cit. quod alij exteadunt - etiam ad a&um, ita Amic.
tradt.27. difp. 4.q.4.dub. 10, Auería q. 27. (c&t. 4. ad. dunt Hurt.difp.1
1. de An. fcct.4. & Ac- tiag.difp.1. Log. (c&.4.cundem act fal. tim
diuinitus poffe fücceffiue dc fpecula- fiuo ficri pra&icum. 119 Dicendum
eft nullum a&á ,neq; habitum fcientificum, fiue pattialem, tiué 4otalem
poffe cfíe pra&icum , & (pccu- Jatiuum, tàm fimul , 4 fuccetfiué ,
& pet confequens has differentias effe quiddita tiuas, & effentiales;
ita Do&tor q. 4. prol, art.2. & arguendo córà Gocfr. & D. Th. quem
fequantur Scotiflz omncs , & vc- tiorcs Thomiflz,faltim loquédo de íci£-
tijs naturaliter acquifitis , quoscitant , & fcquuntur Did. à Iefa difp. 1.
9.6. & Có plut. ibid, prob. ex Arift. qui 3. de An. e gj Mct.4.& 6 Met
c 1.& 6. Erh ci. & feq & 1. Magn.mor.c.3 1. & 35. ex di-
ucrütate obicctorü arguit i diftinguit Écicntias in (peculatiuam ; &
praGicam, & cx hoc, quod vna non cft practica , iu- fcrceffe (peculatiuam ,
& fi e(t pradtica, quod nó (it (peculatiua, quod verum non €(iet , (i cadem
fcientia. fimul effe poffet Gica , & fpeculatiua, Nec faumsfacit
Vafa.1.p-dif -9.dicens in his locis Arift. &on atrendiffe (pecificam
diftin&ionem otenuarum; ed varietatem opcrationü. on valet, hoc.n. intendimus,
quód ex varietate obiecti (peculabilis, vckoperabitis lee diftin&io
[pecifica pra&i- ez, & fpeculatiug co;nitionis. ' "Deinde prob.
róne, & primo dc actu , nam ratio pra&tica, & fpeculatiua funt op
poftitz differenuz, quz contradi&toriam oppofitionem infcrunt, vt notat
Scor.cit. cognitio .n. pra&tica fcrtur in obiectum wt opcrabile,ex fe eft
directiua operatio- mis, rcípicit obic&um in ordinc ad exi- ftcatiam:
(peculatiua veró ex propria na- «ura refpicit obic&um mfe, non:n ordi- m*«
ad opus, nó cft dire&iua operis, & ab exiftentia prz (cindit , ergo eidem
actui nequeunt conuenire , conieq. prob. quia idem a&us tenderct , &
non tenderet in 4,5, dirigeret, & non dirigcrct ; antec. £yood attributa
illa conucpiant ex proprijs naturis, prob. quia qu& conueniunt a&tul
rationc obiecti formalis, competunt illi efientialiter, nam actus ab obiectis
(pcci- ficantur, ifla vcró attributa cóucniüt acti- bus cx obiectis proprijs
formalibus, cffe -n. practicabilc cft rat:o formalis con(ti- tuens Ícientiam
practicam , ficut fpecula. bile conftituit fpeculaciuam, vnde diuer: fz
paffiones omnino dcmóftrátur de quo libet per diaerfa media, & principia ,
& fi ab iliis auferatur ratio [peculabilis , vel operabilis , non amplius
remanent obic« cta pra&cz, aut (peculaciuz fcientize. 130. Mukapliciter
re(pódét primó his rationibus fold probari no poíTe dari acti formaiiter
practicá & fpeculatiuum , noa tamcn eminenter , Sed hzc refpon(io ab
omn:bus feré reijcitur , quia quzlibet co- ghicio vel fcrtur in obice in ordine
ad opus, & fic eft formaliter practica, vel in ordinc ad fe, & fic
e&t formaliter fpecula- tia , & ficut nequit dari obiectum, g» fie
con(iderabile ab intellectu ; (ed nullo ex his modis, ita ncquit dari coguitio
, qua non fit formaliter practica , vel (peculas tiua o. : ^ Alij refp. «y
practicum , & fpeculatiuü poffunt dupliciter cófiderarlprimó adz- quaté,
.i. fecundü oés conditioncs;penes quas opponuntur, quomodo practicé di- Cit
cogaitionem cum relatione ad opus , fpeculatioum cogn:tioné veritatis cünc-
gitione relationis ad opus ;fecüdo inadz- quate, quarenos dicüt perfectiones
(inzu- loram finc mutua repugnácia, v.g. fpecue latiuum dicit cognitionem
ob:ccti fccon dum propriá naturá, & pa ffiones,non ex- cludendo fimpliciter
relationem ad opus, fed fecundum quid, .(.vt obiectum (pecu- latiug modo
confidcratur; practicü dicit cognition directiuá non excludédo (im. pliciter
róné. [peculatiai , feu cognitioné naturz,& pa(fionum , (ed fccondu quid in
primo fenfu i(tz differentia funt incó- poflibites , & conucniunt vc fic
actibus , quorum quilibet cef icit obiectim tora- liter pracicab e , vcl
cotaliter fpccatabi- le qua róac dicuntur obiecta adzquata * at íccundo modo
(unt cópoffibilia in eo- dem actusquia ille accus tunc refpicit plu- ra obiecta
vnü practicabile,aliud tpecula- bile inadz quate proptec — ; 90L : Difp. X11.
vel peifcetioné obiccti : adeft exéplü de znim: rationali,in qua vniütur
petfcctiori modo formaliter gradus vegetadi ,& fcn» tiédi in plátis, &
inbtutis difperfi;& obie «ta sé(uum externorü adaquaté proprias potentias
rcfpiciunt , vt obiectum vnius non fit alterius , at quia fenfus communis
inadzquaté refpicit omnia fenfibilia , ifta [ofiunt od vnam potentiam fpectare
. 131 Contrályreeturquia róncs practi- cab:iis,& (peculabilisnon pofsunt
inadz- quaté refpici ab codé actu , nà actus vnus non nifi «nicum pot cefpicere
obiectum, à quo fpecificatur , & nequit in plura o- biccta formalia
tendere, vt in lib. de An. dicetar,& fi plura refpicit hzc erunt ma-
terialia obiccta,non formalia , aliter non eflet ma ior ró,cur vnus a&tus
plura, & plu ranon refpiciat :quare femper inobiccto vnica formalis
róterminandi corrcefpondere dcbet, ergo idem actus nequit refpi- ccrcinadzquaté
obiectum practicabile, & (peculabile . Ncq. dicas refpicere illud obiectum
(ub aliqua cómuni ratione, Tü quia hzc communis ratio effet obiectum illius
actus, non tóncs inferiores practica bilis ,& fpeculabilis : ficut actus
attingens animal praícindens à rationali ,& irratio- nali,non ob id
attingit hominem, & equü fub proprijs formalibus rationibus. Tum quia hzc
ró adzquata ncceflarió deberet e(sc vel ptacticabilis , vel fpeculabilis , vt
contra prec. refponf. arguebamus : Nec exépla adducta faciunt ad rem , nam gra-
dus vegetandi, fentiendi , & ratiecinandà €x proprijs rationibus formalibus
in com. muni non funt oppofíiti , nec fc habent vt diffctentiz diuidétes
commune genus, (i- cut fant practicum, & fpeculatiuü in or- dine ad
fcientià . Similiter obiecta (cnfuü externorum pofsunt inadzquaté. refpici à
fenfu communi , qui c(t potentia tcípi- ciens pro obiecto adzquatofenfbile (ub
rationc aliqua fuperiori , & communi fcn- fibilibus externis : at lata
differentia cft intec potentiam, & actum, eadem .n, potcntia pót plura
refpicere inadequaté, vt intellectus omnia intelligibilia , & fenfus
communis oia fenfibilia , non aüt cadem intellectio ompía intelligibilia, aut
plura, ncc cadem (enfació pluta e£(ibilia, (cq qd De Seientid. "oue. 0 :
TI multiplicatione obiectorum. particulertü | multiplicátur aus;vt fafius ia
lib.de An, 132 Ex his manct probata fecüda pat de habitibus partialibus: ná
caen actus fp cie diuer(i gencréc habitus (jecie diucr- fos , nec poilit
id& habitus concuttere a actus fpecificé di (tin&os ex di&is
q.3.(c« quitur,quód ficut actus pra&bcus, & fpc» "
calatiuusfpeciedifferun:itahabituscors rcípondentes.Tandem probaturdeíciene — -
tijs cotalibus , (cientia .n. totalis dicitur : vna ex f'nitate babitus
alicuius quidditatis vt includeniis vel virtualiter, vcl potétías litet
veritates demon(rabiles de co cui eft quidditas, & de inferioribus (ub co
cá. tenus, itant o1a con(iderata in totali (ci tiaconucniant invna
róneíormaliconfií. — derandi;, vc! genetica , velípecifica,vtqe 3. fuse
explicauimus ; (ed nequit dari vna cognitio alicuius quidditatis , qua refpis
ciat illam (ab rGne praCticabilis,& fpecüe labilis fimul, vel (ub rone
aliqua ES ci déte, yt probatum cft, ergo neq; babicus fimilis poterit dari , ex
cuius vnitatefüs — matur vaitas totalis fcientiz . Tum qu vnátas (cientiz
totalis pendet ex vnitat principiorum , fed nequeunt dari p ia comunia fcientiz
practicz , & fpe atiuz, fed omnino fünt diucr(a,vnc c [ gnitio principiorum
fpeculatiuz dicun tur ad habitum intelleus pertinere, cipiorum veró praGica. ad
fj xt aducrtunt Compl.cit. m Cum igitur quilibetactus, velhabitus. — ex propria
natura habeat , quód fit pra» . &icus , vel (peculatiuus , &
efleatialiter 2.fcquitur has differentias efle quidditati-. uas, &
cífentiales fcientiam 1n communi. diuidentes;& con(equenter nec €t diuinis:
tüs cundem actum , vel habitum pofi de, fpeculatiuo fieri practicum , quia |
Deus cffentias rerum igummtare. E qua. adhoc vt fiat talis mutatio in au, debe
rct etiam mutari obiectum, aliter non cf; Íet maiorratio , curantea erat
(jcculati. uus, modó pra&ticus,ad mutationem aü E. obiecti mutatur €t
actus,quó ad entitat&sc 133 ln oppo[-sgenis idéipteliectug |— efi practicus
, & (peculauuus, etg &ha- bius. Tum 2. fidcs eft iul Mos fpzcujatiua,
nam inclinat ad a(tus praétáe v E gotics | gtet perfc&tionem obie&i,vt
Th .- .* wel ptopter vniuerfalitatem eiufdem ; vc Agr oprijs obiettis 9T.
Quom.praci ev fpec. fcienr., diuidant. odrtIll. 9035 €0s;vt qubd Deus (it
colendus, & ad fpe. eulatinos, vt cp Deus fit vnus, indepédés, &c.que
funt concluf.metaphyficales, & pm iuz. Tum 5. operabilitas, & non
perabilitas in obiecto nó funt effenria- ksj&' ita diffetentig, ergo neq;
in acu; vel habitu; Tum 4. habitus f pecula:i- tius concurrit ad directionem ,
qua fit à pra&ico; ndm metaphyficus oftédit Deü e(Te (ummum bonum , primum
ens, infi- fiitum,&c. qua omnia rudant ad dirigen» dá voluntaté in Dei
amorem; Phy(icacó- fiderat naturam anime , & palfionü eius, faturam
herbarum, & corporis humani ; ow cognitioies inferuiunt morali y &
dicinzimó funt principia, quibus me "dicus fuas demonftrat conclufiones
pta- €icas, ergo pra&ticum, & fpeculatiuam nonfünt oppofite differenti
, vnum .n. oppofitumnon concatrit ad conftitutio- alterius oppofiti « Tum f.
virtutes its idferioribus dilperfe repetiantur vni fuperioribus, vt de gradibus
fen- E anima rátionali;et pra&ticum, & fpeculatiuüib (cien is ordinis
fpecie diftinguan- fut , tamcn in scientia fuperiori, vel prolicologia, Losica;
poffunt vniri, Tum G.diximus (u« pra).3. dati poffe vnam fcientiam totalé emniü
rerü , crgo hc non erít practica, sictpecohidhd fed vtrunr]; formaliter »
"Fandem íi quis haberet cognitioné pro- dü&tionis rofz v.g.hzc
cognitio e(fet fpe eulatiua, vt patct ; fi tamen hoc actu per- manente
communicaret illi Dens poten- tiam produé&tiuam co(z , tüc euaderet illa
€ognitio practica, quia etfet de aliquo o- tabili, ergoidem actus potcft. dc
fpe- &üflatiuo ficti practicus fuccetfiué . *x34 Relp.ad i.neg.paricaten, idé
.n. jnteli e &us eil fciencificus, opinariuus, & erroneus, & ramen
idem a&us, vcl babi- gus nequit cíie fcientia, opinio) & error, nec
fimul, ncc (ucceffiué ; ratio eft quia diffcrentig: itae accidentaliter
conaeni- unc intelle&ui,& inadz quaté propter fui sli mitationemyat
a&ibus, & hab:tibuscf fcm i aliter competunt 5quia [ümuntur cx
fouvalibus. Ad 2. neg. antec. nam atus noh fpeci ficanturex à- bic&tis
materialibus,fed folum ex formalibus, qua ratione diximus q. 3. oésactus fidci
effe eiu(dem fpeciei; & confequcn- ter vcl pra&icos , vel fpeculatiuos
, quia vnicum habent motiuü affenticndi.f. au- thoritatem reuclantis Dci. Ad 5.
diximus etiam q.cit.differentias accidétales obie» &iin effe rei quandoq;
effe e(fentiales in cffe fcibilis,& in ordine ad actus, vnde co guiriones
ri fibilitatis, rationalitatis, & a« - nitnalitaris fpecie, &
cffentialiter diffe. runt,nomi tamen obiecta in effc cei, Ad 4- folum fequi
habitum fpeculstiuum ette virtualiter pra&icum, no formaliter : nec
repugriat vnum, & idem effc formaliter fpecülatiuum, & virtualiter
pra&ticum » ficut aqua calida cft formaliter calida y viraaliter frigida,
vinum virtualiter cali- dum, formaliter frigidum ; tum quia noa eft cau(à
adzquáta a&us pra&tici , ad có: clutionem.n. practicam requiruntur duae
pramiffz , quarum vna ct oftenfiuabo- nitatis obfecti,alia directiuo in
gencrali y vt (ümmum bonum cft diligendum, Dcus *eft fummum bonum; ergo
d:ligédus, ma- ior eft dire&iua in genctali, remote, & formaliter
practica , minor tm fe cft for- maliter fpeculatina , at in tali fyllogifmo eft
virtualiter practica « Ad s. aifumptum non et vpiucrfaliter verum » precipue
quando di(perfía funt oppofita inter (c & imbibun: contradidtociam oppofiti
nem : vnde nec fcientia diuina , quz emi nenter continet omnes perfectiones
po(- fibiles actium intelle&us, dicitur formas liter,vel eminenter
pra&tica,& fpeculati« va fed ctt formaliter (peculatia2, vel pra
Gicaiuxta varias op:niones, Ad G.affum- ptum etfe verum de (cienajs
(pecuiatiuisg non de fciemia in communi , quamuis .ne per precifi;nem detur
fcientia tanquam genus pra(cindens à differenüijs pra&ticiy &
fpceulat.ui, non tamen à parte rei datur" hac lcientia,led femper eft in
fais fpecie- bus inclu(a. Ad rai ose cómunicaret Deus virtutem productinam
rof& alicuís habet de productione ro(a fcieptiá (je- culatiuam , quia (olum
cogno(cerct mo- dum, quó à caafis nawralibus eft produ- €ibilis non p
fà&ticám , quia licét lt de te opc-
€ C o € —A oA c wx €€m]R 904 Difp. XII. opcrabill, non tamen operabili
modo, .i. non vt à (c opcrabili,& dirc&iuo iudicio; pof con
n.unicationcm virtutis , adbuc ille actus efict (peculaciuus , quia nulla c(-
fctinipío tfa&a mutatio , necefiet rega- Wariuus, vcl applicatiaus propriz
volunta- gis, & virtutis; & per confequens deberet alter atus produci
omninó à primo di- uerfus: fic plyficus contiderat ,quo pa- €to 3&tus lint
ab anima elicibiles, contem plaur ipforum dependentiam, non tamen e(t cognitio
pra&tica , quia non confidat opcrabili modo, & in ortine ad circam-
cunflantias morales produ&ionis, Pl'oncius died q.8. à n. g t. licet «um
alijs Scoriftis dcfendat eandé fcien- tiam partialem non pofte effc timul pta-
eiicam,& fyeculatiuam, oppofitü tamen tenct de fcientia totali
comple&éte mul tasparticulares fcientias habentes diflin- &anumero,
& (pecie obiecta, quia in bu- aofinodi fcicotia potiet vna pars dirigere
praxim,& confcquenter e(le pra&tica , & Alia pars per fc non
dirigere, & con(equé- fcr cile fpeculauua zargumentum veró cx DISPVTATIO
DECI MATERTIA Defomé.. 020007 DoGore adductum q. 4. prolog. art. s. D: ait
concludere de (citu aliqua partialis -— de (cieotia vna Coral WERE illud
(olucre , prout procedit cons tra (cientiam totalem. Verüm ioc Pearl placicü
reijcitur à nobis di(p.1. Met. q n.71. vt expreísé Scoto contrarium, taiosudem
& Sem argumentum be né ponderctur,nedam de (cientia partiae li probar
effenon poffe fimul SE IU. & (peculatiuam , fed etiam de totali , v&
fatis conftat ex di&is n. 152. tàüm quite Do&tor loc.cit.dum negat
eandem fcien- tiam císc po(se (imul practicam, & fpecue latiuam , ocdum
loquitur de fcientia. a partial , (ed ctiam dc tocali ; eius etiam. folutioncs
& inftantias ad Scoti argumée -refutamus; & quidem fi i nedum
concluderenc. de quod poffit e(se (imul pra&kica ,.& (pec
laiua » fed ctiam de partiali , wt difcuge " genti patebit ;. vide dif. 1«
cic. M num, 71. De "Demonflra tionc. *» zz "Iter partes fubictié
Logic Mtrifl. principe locum obtlo. Ai met demanfiratio, vt.q. proam. tetigimus
, Quapropter bae Di[putatio inter cateras logicales principalior erit corree
fpondcns libris Pofl. in quibusde Demofiratione agit ye ipfam vefoluendo in
principisysr conclu[ionem ; vnde bi Li- rirejolutori injcribuntur yvefolutio
.n.eft totius in pare tesy[eu principia folutiogqua duplex cfl, alia realis, qu
P oa J veali atbioneyalia perintelicéiumy quse diuiditur in pr je amy»t cám
propofito fine inquirimussscdia Cr in fpeculatiuam y'vt cum a conclufione principiaycir
cau[as inuefliganus : qus refolutio ad logicalem coe tratta efl Plant is
partes, 9 principia felatiot € quia principia fyllogi m$ alia [unt jio e[fe m
modosdr in figuray que magis commumia Junt , alid asaterialiay quales [unt
premisa fécundum debitas códitiones yf. quod fmt per fe» immediate, priores c.
binc libriyin quibus formas figu gotà de magis communibus, dicuntue.libri
Befolutory Priorumyi ra declaratur , v& : lli veróyin quibut agitur de
materia hece[jariaque minus communis eftyimfcribuntur Re[oluiorg oe Bteriorum. Iatentum igitur Arift. in bis libris eft. naturam y €
La rper pes | saonfirationis insefligdrey * confequentev firomentum. [cicnd»
commune demonfivationi, defimibioniyhae 4m in 1. ib tum, vt militat contra
(cieotiam totalem, quas ibi affert cont illud, validé foente fnbietium erit
Demonfiratio mon ine — 20 Suef. De effemia;eo fpecieb.Demonflr.e/t.T.— 90$
fideratnr vi medium,Cr pars Demonflvationis, nom vt pars fubieWiua ex ditlisq.
eit. c difp.1.q. 4. ita colligitur ex $c0.q-3.F niu. C fuse oflédit P.Faber
tbeor.19, dn Bot; quid ibi videtur cnm. Zab. docere e rationem pop quid , ,
efte fubietium, non dcmonflrationem in communi ad propter quid agit Jrifl.
inbis lib. vt patet ex progre[Ju ope- autem efi falfumyquia de vtr. quia ; boe
V LAT M mini qmd 0o0QyESTIO L..- - De e[fentia , €" fpeciebus Demon- f
vationis .: , ii Vm Demonflratio fit fyllo- eh giímus faciens fcire, ipfius NUN
cxiftenria, & poffibilitaspé det ex poffibilitate, & cxité tia
fcientia, quapropter quód fit poffibi- s Demonftratio asia probari, vt ofté
dimus (cientiz exiftenciam a.p. Inft.trac. 1. €. 1, non negamus tamen
difficulter cf. formati poffe, ficut valde rarum cft (cie. tiam propriá
reperiri, co quia proximas , Popma z vt I eRcle gamus; at difficultas, &
raritas non infe- runt impo ffibilitatem: vt autem nacoram, & quidditatem
demonftrationis eiuf. fpecies inue(tigemus, prius declarare de- bemus vulgaram
illam d emonftrationis diuifionem in propter quid, & quia , de- inde an hzc
diuifio fit ad quata , an vc- t aliz dentur demonftratioais (pecies , ARTICVLVS
I Quid fit Demonflratéo proptet quid , € quia. 3 py Écoléda funt,quz diximus de
De- monflrationc pore quid 2. p. Ánfi.traét 1.c.4.. f qp Dewonfiratio pra- fier
quid, üt illa, qua per caufam proxi- tham, & ada datam procedit ad proban-
clam cócluf. quod cx Sco. « ailigitur quol. 7:1. & quol.14. M. vbi docet
tunc concla. fionem demoníliari. propter quid , eum pz Ptopriaui immediata
Causá pro- atut;leu propofit onem, qu& mota tüt ex teémidi$ cuius dc
nontlcatiod s duas af- fignaut Acitlidcfini: ncs 1. Pofl. é 2. Prim; defin t:0
e(t , quod üt fj/logi mis feiennaus (ens fcires vs per fcieptiá,vt ibi
notauimus;'intelligit Arif; proprij(fimam;X per caufam, q prius de- finierat;aliter
hzc definitio comueniret demó(trationi quia . Dubitari
tamen po- teft circa hanc definitioné,quomodo de- monftratio dicatur cau(arc
(cientiam, cá demonítratio aliud non (it , quá difcuríus Ícientificus, feà ipía
fcientia . Pro cuius refolutione pramitzenda e(t doctrina tra- dita
difp.11.3.1.de(yllogifmo , qui mal- tiplicitet fumi pót, vel idealiter, vel
exer- cité,& tunc vel formaliter,vel obicctiué; infuper vel yt dicit
przmiffas , & conclu- fionem,vcl pramifTas folum,ve! concluf, folam, etiam
de ftrarionc di- ci — Rurfus, quód (cientia , vcl cft actualis , vel habitualis
, vt difp. praced. q.r.motauimus: his przacceptis. Dicimus.g fi cum'quibufaá
(u(tine- te velimus demonfttationem hic definiri idealiter captam, tunc dicetur
caufa (cien tiz in(trumerkalis, quia vt fc dicit vnum ex in(trumeniis fciendi
dire&iaumtertig opetationi$,& con(equenter,quia denó- ftraro dirigit
cognitionem intelle& uà non quáci que,Mf(cd (Ciérifi cam, erit caufa illias
inftrumétalis. Si vero cá alijs dicas mus demonflrationem exercité fümptam
dc6airi, fed formaliter , tunc lj. per (cien- tiá intelligimus a&ualé, quz
eft cozmtio cencí. cü d:citar demó(tratio caufa fcientiz, dcbet (aci pro
przmniffis (olum,quae funt caufa effe&tiua coclex dict difp.t1. q.3 Si veró
intelligamus habitualé fcien- tiam, fic demóltratio definiri poterit y vel pro
cÓ.Lfola, vel vc é prmitfas sigmificat,ná habitas Íc.étiz. can(atur ab actu .[.
cóclutione formali, & (altsmtemote érà emifis. Arramé h demóftratio dicatar
bie dcfinita obied ué fumpta, fic quia nó femper obie&tum phylicécócurcit
ad cogniuiocem (ui, póx cxpl.cari,gp fit (ylogif- 3uu5 faciens [circ .i,
includcas fcientiam Vuu ob.e- meo X oNEGRM. Vellesnfiveilve iA Jg E m. Bd Me
RBS Cea Ne E MA eit dciérmecónedortiilé ife WEfRPR "Sea EHflisn i Foriiha
lens Yi; qued vide uci is esr mc WE? X az en &ni: riis. PoRcS dit udzd abe
Mie iohi ii MIRO Rrécsis £Mertorico à 654198 JDrENII de: KOPUOA- pMend
quid'dàtot ped difereiwiamt flratione,e7 ferenti bor di, HM brpa ordin phap ima
dinem els ISO GC cft cfic&us; alia ité nu- zn. [int ; vcl dicatur , &
melius demon: ficuti osé idealo ub: ici Toga Arittieti rici esdhiitetyl re
sapit! rajtdarum qo loritw eo ctt ieTt ra aed: eeiidiyte fpe2 (unt matetia domm
ans ciiam naci oseiicé eoi sl iur demóttrario proprer quid. fttiehomatiónefoq
Sou eg ; C Imi EdR * üodact debe dee Wages proceda Abravienedoc ical datei lé
efie pa j mur p $nvenuóipfiuraod ex ei s v cityted cie facitafus operi efto
-ignsecüdv deni eli i es Gcfi)llo ifo ze pum dep PHI: iuris prior dnpntievr
efte elifem sy egewfiseqdedde ra riscenui Pa peni eem immi LIT neewdà dirt ipe;
: fontis oim Rórdod idem ROREM noráie delihironaiti dedion trad md y: n
"Euer a fed folucf qüaadaiagaferitiodrp oho Ww e. s Sd to 5i j diidie n,
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Zab.cit.c.$.vcl cum ex vnorclatuuo alccrü infertur. Et quam - u sexprcíse non
atTigaetur ab Aci; tamé fatus dedoci poterit ex. ipfo contextu in princ.a
(Ienans .n.diffetétias, quibus de- monftrauo quia differt à propter. quid. ,
ait, no quidem medojfi non per imme- diata efficiatur fllogi fmus,non.n, acci-
piur prima caufa y [cientia veró ipfius £roprer quid fecundum primam causá y ut
modus vt diftin&tus ponitur ab. Aci- dora tribus enumcratis , vt pátet
legenti textum,quando ergo non ecipitur pri- ma, & immediata caufa, fit
démonoftratio quia , in dcmonftratione autem à (igno non fumitur taliscaufa . 9
Ex hisomnibus paret non recté ab aliquibus demóftrarionem propter quid
di(tin&am poni à demonítranone quia per hoc,quod illa fit sper à prioriyhec
à pofteriori, qucmodo vidctur loqui Did. à Ic(u difp. 17.3. 1. & Faber
Theorc. ro. c. 1. Nam lizc quandoque à cauía procc- dit,quód eft à priori
demonflrare . Dices Scot,u0l.7. A.ponens differen tiá inter has
demonftrationes,ait demon ftrationé propter quid císe pct caufam ,
demonftrationem qxia cfee pec effect , quód deinde probat quia omne demon-
ftrabilc per aliud dicit ordinem ad illud , vcl " ad Puce vel vt siete y
et- o demóftratio propter quid c(t (emper i priori, desire acce fteriori.
Refp-iotentum Scoti ibi efsc,(o- ]um oftendcre duobus modis aliquid de-
monftrari poíse per aliud, .(. per cau(am, & per cilc&um, bunc modü
vocauit de - gaonftrationem 44a , nam vcré cft talis eere dixit Cic demól(tra
tionem propter quid, non quód ceníctet oémi demonfirauonem pe rnm - opier
Quid,nà in quol. i. PM. de docct ad demonligaticenh pure quid requiri, vt fit
per causá vit- iter cótinenrem ctfle&tü proxime , & adzquaté , fed
loqunur antonomaíticé , & (eccundum vulgarem loquédi modum, enus ofs
demonftratio propter. quud €(t per cau(am,& à pr:ori , & omnis de-
monftratio per e in , & à poíteriori io quia,, & demonirauo -- o -9--
Difp.De DemopBratipe ^ "e *t] à figno pót dici per cffe&um , nam vnus
cítcó&us ddisenican pcr alium, Tandé ex his deduci poterit definitio
demóítrationis in có; ad propter quid , & quiajquà alli pnaui Ariít. 1.
Toy.C.t. vt nocauimus in [nítit.cit.c.4. quàd .t. fit fyiigifews ex veris,
& primis , aut eX talibus,que per aliqua prima , 7 vera eius,qua circa tpfa
e(rscognitionis prine cipium [umpfertt,breuius dici pótsquod fic fyllogifmus
verus, certus,C? eutdés y verus ad difterentià fophiftici certus ad differentiarh
topici, euidens ad : tiam thcolog ici,vt de fcientia di(p. prz» €ed.q. 1,
docuimus,Quot [int demonflrationis fpecies . 10 q-Xtriplici capice affignari
poísüt (pecies demóftracionis, ficut crie pliciccr diuidi poteft,vel ex parte
formas vclex parte materizex qua , vclex parte.— materiz circa quam, vt de
fyllogi(mo im cói notauimus r.p. Inftit. trac. j.c. 11.1 — przíenti aon e(t
(crmo de prima& fccum da diui(ionc,& dc (pccrebus ex his capi"
tibus prouenientibus,idé.n.dicÉdá,quod dc (yllogi(mo docuimus, (ed detcrtia dio
— uifone, qua demóf(tratio.eft vna (pccicg efsencialiter à copico , X clécho
iyliogit- o diftincta propter matcriá ncccísariá, Circa quà ycrfatuc bic.n.
differentia non facit (olum accidentaliter differri acc e»yt af- fcrunt
Compluc.hic fed efsentialiter , vt cum Tat. oftendimusloc. cit. & (caiug
quzfiti c&,an demoaftratio rationc mà- teri, circa quam verat y Gt diuiübilis&
quiz Gat, ^00 o5. : Prima ama pn folam dcmons rationem propter qyid admittit,
ncgats c demonflvationem quia cís& veram oft racionis (pecicm , ita Auic-
Alex» Thcm.Simpl. & cx recent. Co- pl.di(p.18.4,4. Ma(- 1. Poft.cur0-fec.
1,» t.Coniab.q.1.art. 3. Ab lusparum zcco dit Soto 1. Pofl. q. $. qui licet
concedat; dat demóflrationes Ipecic d.ft ngui, nie gat tàmen gencrare aíscn(us
couc). ipee €ie dincríos, quando pecunent ad cadcm Ícisntiam totalem;alij veró
admit ge nose * 2 bad | QT. Deifontiai t) fptcieb. demonfhat.et. I. 909
.geerare affeníus (cientificos diueríos, non tamen diftinétos babitus, fed
eundcpi a fpecie . Secunda. fentent. excrerna eft Aucrr.1.Poft.com.95.&
96,Zim. theor. pra regreliu demonftr.Tetrel. tb.6. difp.Log.c.7.tres fpccies ,
demon- ftrationisadmitté5, .f. demonítrationem iaydemonflrationem propter quid
, & ftrationem fimpliciter (cà porif- fimà.prima oftendit, quód res fit,
(ccun- a oftendit caufam, propter quid res fit, fepvonctiem efle, vt quando
(cimus dié c,vcl Lunam eclyp(ari,attamé demon- ftratur pet pop caufas , cur fit
dies, vel eclypfetur Lunajin bis.n. caibus fci- tur an (it,& tantü queritur
propter quid fit ; Tertia vtramq;demonttrat;& quod ves fit,& propter
quid fit , vt (i quis 1gno* faret,& Lunz cclyphim,& cauíam ecl7- pis,
& per interpofitionem terra: inter Solem , & Lunam demonftre: Lunam
*eclyp(arishac demóftrarione fcirer ax fir, & propter quid [ityidcoq;
dicitur poufli- ma, fimpliciter demófttratio. Inter has «uas vltimas
demóftrationcs ab aliquib. liz affignancur differentia , vc tefert P. Faber
theor, 10«cx Zab. lib.de fpcc. dc- mon.nam demon(itatio propter quid,inuiant,hsbet
pro medio quamlibet cauaam praster formalem;non conftat cx ter minis
conuertibilibus,pramifíg (unt no- tz folum natura,non nobis, & fiunt no- tz
per dcmonftrationem $444; at demon ftrario potiffima hibet pro: medio (olü
cau(am formalem; cóflat cx terminis re- €iprocis, & ipfius piaemifía font
nota na tuta , & nobisimiediaté pcr enum, & fine demontiratronc q«ta«.
Media fent. duas ponit inmediaias fpecics dea.ollra- tionem quias& propier
quid, licec diffe. rant authores y. an imt fpecics (pecialifli- fug , an vctó
lübalternz , & priorcm.a pauca videtur afferere Faber eit -S ad.
Diccndücft;duascíle veras demó Iyationis (pec es 'ubalternas fa propter - quid
S quiayita Sco «juol7. Ad 2. Po- H.q- 56.
cta; cómunisnam prater Sco- tifLas ipfam fequuntur Aoctla q« 28. fec. 1.lo.de
S. Th« 1$ art 4. Blanc.diip.$. dc demó.lec.2;& e j Ruu-1« Potl.c.10. q. 1.
Did.à Y-íadifg.ag.a. 1e 2 ybi tà- Logica. mé demóft rationem propter quid (pecsé
infimam ponit. pco Ha dip. 2. q. 3 dub. 2. & 3. prob. primo, quod dcmon-
ftratio quia fit vera fpecies demonftra- T10ni$ T alijs diftincta,nà Arift. 1.
Poft. 3o. de ipía loquitur tanquam diftincta à propter qn tex.17.& 18.viramq.ait
ex necellarijs cop aieo:: dum quia duplex (cientia af gnatur ab. Arift. 1 ,Poft
42. & 2. Poft.2 5.quia 5 & propter quidrer demonfratio quia crit vcra.
:monítratio . Tüquia fuit origo omnis
fcientia: propter quidnam vt ait Arift. 1, Met.c.1.cx effcctuü cognitione
philofo- phati ceperunt homincs ; qui modus eft. nobis conaturalis ex t Pbyba.
Tum quia cognitio genita pcr hanc demonftrationem eft certa, cuidens &
pecclfaria ab opinione cflentialiter diftincta , crgo cít fcientifica,quáuis nó
fit p causà » non .n. sd pm qua nam fpecie intelle&ualis habitus poni
poflet,nifi in [pecie (ci&tig» cum qua maiorem babet Aieiem : 11 Ex
quib.exploditur re(»ófio Co- nim. atictétiü ad (ciétiá nece(larió rcgi
cognitioné c(fe pct causá ; Quod eft til-. séyn& Arift.ciclaré hác
coynitioné ab efic&tu Ícientificam sdmifit;neq;ad róné fciétiz in communi
videtur hec condi- tio noceffaria, m fi fat quaflio de nomi- nc;cxploditur é
refpontio Comyplet.ad- mittentii quidé pcr hàc demontirationé gencrari fcientia
fed valde imperfectam; nó in róne hàbitus,(cd difpofitionis, nec fpecic
diftinctà à (cientia pex. demóftra- tioné propter quid product ,qua cit per
fecti fcientia habitus habet ront . Re- fellitar quidés nà Arift;de his locus
eft tád de fpecic diocrüis,nà iHam ait proce- dcre ex nó imediats,ncc proximis;
iflam ex immcdiaus;& adaquaus caufis; cum ergo cx diueriis procedant
wiscipijta & quádoq; fint ét concluliones diuería y 6t in codem totali
[cientia, fpecie differens ex dictis difj.praced. q. 4. confcquéter fi
a&cníus ecunt f; ccificé diuerfi, ctià ha- bias ex ills geniti, nà cx
dicendis in lib. de An.actus fpecie diucifidiucrfos habi tus (pecie producunt.
Tà quia habirus, Bc ditpolitio cx dictis dilp. 3.9. 3.ar. 2.difTe- rix pencs
graduü iniéGonc;vel remiffio- Vuu j mcam $id i o5Digokaddio Tledlgytofaaidiha
v. .Q. nc;tant capéqtatieae mé diciarhabis tus, quie prius téati fax dicebaum
xdifpoft tio;erpe Halemotfl rac uit; fiegiataroia ceraretor;it denetafct qa
lidatd secéfaat & tofcquétethabi cófab(tfy sedo mit taziaa ric bPaprér uid
Fé-quia ursgisidiflirang dersóftra offa fraprei-quédyquans ft düe demon vaaents
propter quad, tedio eciaatintadem(cimia -fpecieiiffesnt ex di puit iieiedscfici
Roo S ilgrsos: y 5célido:dy RO deturaliadpecieepre tet bis dodf;orobicxzAri[t.
cite fbioduss t20tü zllionáie dumóq rationis fpeciesi Füréifa Enitrnart
Jiesiapus i duci dcbee,erzo eui demótflrstiogpter quid, & potilh ma (pecie
diffevceno 4 Biz t6 in hic cóimimi-racionccóue nfümeg damgns fitét
peansirprokiaasScimanedista Bebityrad« (a tionis fpcciv sabítrae eatit.
(icucqasgiscderméftratio-gaí4 fit diti plex fpecie y xadxa mem ponitur
táqu&irirediaa fpeéicssfobsherna fuly démottratioriein coi & iux
diuidit Acif. tcx. 30.«pet Hiocygs eft demoaftiare prim rnediata s- 8
dcmonftrace nom pez cime rüiediüta;hàgc dermortt ratione qut a, vel: uod
appelisuit jillim vevópropter qaid, Fü quia diffzréisbaffignztarvel:si fl «i
fryvel nó (itis probát inétü «IN i prima: differétia, q» demonttratio propter
quid: e flcadar proprer qutd [it potiüliava veró eit fie, A [4 Cei rit fft yct
vanz , nam. oi demontratio priori oft édir an fitu: Yicét loc faeric cogmitü
pcxperientia, vt : «ect Scé: T. d. 3.q.4. E. má p' demonftra- cienc a priori a1
fit cffcébas certius & p: féGtias cosno(citut, quà pexperiéuà (o2 ki,
tümqttia fi caufa remoca facic faite gs ent juiultomagis:cau(a proxuiyz; tü'qui
Vaccidésett ad-demontltation£ , qp etfes fus prinécoguofcatur; vel.n6, (i codemy
f&cdio demóttracar: Sectida ditfarengza y &t(i vct fits vtcdicemus,
auaménommte siio differt oacfs focmalis: à céterisicauv d caue ince r fe,
ergo'fi caus fa focmalis-(utiicientcr diit uvguit;demod fuation& potilli
mna; mulsiplicat(pee ics dedoflrauonis,étalia ctia cau(arum gencra debebuns;
fpecies inulriplicare y & csi iecindantemipqupnb (ut. sidera & vU y
iecwie ics fis es gramen dier vibteeatxerorinis c6m exbil: reci hücajondüUan Ro
qo bici (vmbemdiarusf OU PETEREERDUE tiené pro "peroa tà, ibik& XQ
fari etirper, aceti dehsteinbec af demoni caionecnd dai inediinvai Poffecc(Tes
aótius: )-piiemout ftrajionó uf, alcoriecó seni dor &ápprelienfronE-, Sc c
demaorfs edges rti vdd qiidyiigho soatávia Axa UI TUE notiores; di tto Perprai
gid 5v. nod emigy csewdd sifeóta diobis, Gc natura £o no'reqafitdhiee'cadicio 1
vide Fabel. iD Tertdojg hes fiacípecas n&,probquadaertat ptinciprorü eifice
nete (perficit achat Aq ftrácioni;at primo pia sroccdétia abre: Cb veli cru romorit
y velascocomiati i? dcinóftriioncigó 4 &oqug prócedüng c& dsaeg(rs
cau(arG zcricrznnsp n dingnoni« dica qur, f aeciosti otov patet et di&ts
diprarced. quip iotger£r de móttrarionesab'illisacotkit nes gicrgo dea
mólttatio-«puria; & propter quidyerüt (par cies (batterie (abr
demónlrariong tm €6i có émar tanqua- fub azenerecvniuactr iri
quid:doilissxzilicabilislecaobam'ali» Qatamalosia zhac uv; non tolliz vnmo»
eauionemex di&is.dil; p.m oqe$earcu: dii oppcf. arg. r.-quodxiemonttraiar
ir ho (t vera:dismofficatie z; Tàauth. Ji: Naz«-orat,q.digenzis'di feuríuax al
cf &a mo tio iciemtids (ed com:ccturams "Tr rex Arift, qur xo Poft
cans pott defia tioné (eic demonitranon saddi,. $i dutcruofsTozias Srre
iHiscanditi Yibus;góicifedemóftrationé; *détnenft rac (on qurenar T 1eriés
illasa (lignatas«s mit cog: pec hic, demottcaxionemacquidi; c
Gciéviamsirpurabetdcfi niii t apart Lr . peccáufam pxaptiam,& a.
;«próbariim- dora gotlibiranc ca cadsqjua val dd ao 9.1. Drm noie eor. ARIA 1L
pi 3tlpotierioribiquod, Piicheo, Veni err vada ti:a demon(aa Ra eR remet aile
io & tek.15,l; juo ficura wen caufam DAY m Xlatetipetisióné eben de T. UR
eerie cnc «dapi du X53 "eii imc perder Mrd t áuo-iliá ad den: iieniioné
pite itipliéitetude Es dlojtieriritcogaitlosq a Re ta" laocidersqoo
iptelicsizAritempbis ipnecíor., quid 9uinis me pe ex notioribas;gpooeedefe
ignótionbas ; Yr] z-quà c Scomdosid dang y EE cR Jong diiénace subdi cuc ee en
n mondi uio gufa on quíctat intelleztü, vidi umiis ats prasccit, Bus 2x pitdp-har
hien alcat ibnccàu(adrz dos ali xdcbot d . d »s]ez c pricdientio mnátutalis$,
icr &atriacon ea « Tua» $ aon our propptiiótgays nod, agr Aetius e
393x];:xichov Uatiaao, de; Eu. daniuh3ituní gg can s.s X c baie mit Bind] dr
noci qauopalis per.r iles debonins fg) ro tilbile eogupgl. €lliatiquali, 3 cu
ine 6ecellorio, quod faará nsqua «o Su MAN SDRUtD dL iifRoy eo Rielcem;niaubdo:
pot ac. ipKerttaulo mylicquaBa Wifeien effe, vopcrewel ads iodund enqpvoupcas
Vei sem 2d EÀeiren it pa MRem dneoskteegrbaidojs; Üiepigcan *iaiovenipite ne
peratut: - 49,8 er rey is epe ted prex méds ins cud. M HL ganUH (00
"fspliciteccpsy aticlud ad jo E: Afi sini ^a uie imt P ka mec La;eng Bb P
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ied. Sensu t dd ilaedcoscr £A ed Re ILLE e steonRlfileiek: $33 p Kade Woienvis
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E ll. 4m RR fc&um, (cd inter terminos (e habentes , vel vt fopccins , &
infecius , vel yc fübie- &uin, & formam ichzrentem. Ad
5.9» magis vrget ,dicimusex Seo. 1. d. 5, 4. 4.E. vbi doce: Do&tor,quo pa-.
€&o per cxperiériam poffimus habere de aliqua propofitiove infallibilé
cognitio- ncimyinquit , quódlicét experientia non habea:ut de cmnibug
fingulatibus , fed dc plur bus,rcc quód (emper,fed pluries, tamcn expertus
infallibiliter nouit, quod ita fit vniuerfaliter , puta quod. effedtus aliquis
conueniat omnibus indiniduis,& sépcr,& hoc per hác propofitioné,quic-
uid euenit vt in pluribusab aliqua cau ja non liberay fl effelus naturalis.
illius ci «f£ , quia cau(a non libera mon poteft producere vt in pluribus
cffe&tum;ad cu- ius oppofitam ordinatur,vcl ad quem ex forma (ua non
ordinatur; & fubdit, quod quandoq; per experiétiam (citur effc&ü
congcnire (übie&to , quo (uppofito dein- de intclle&us pergit ad
indagandá causá via diuifionis , qua reperta potcft illa có- clufio à priori
cognoíci;tádé addit,quod vt habeatut coguitio (cientifica, non de- bet (ciri
a&ualis vnio extremorum , fed aptitudinalis , quia paffioncs (unt aptitu-
dincs rerum. Tota hec do&trina pót huic rationi applicari,qüo.Cpoffit
intelle&us cognofcere"prami(fas demonflrationis ab cffedtu effe
neccflarias,fi non cogno- fcithabitudinem cauíg ad effc&um,& fi hanc
cognofcit , cur non etit cognitio à priori,cum fit per caufam . 17 Dupliciter
aüc pót p effe&tà demó flrari caufam effe,vcl propolitionc de 2. adiacente
,cdm demon(tratur ex effz&tus exiflétia caufam exi (tere, ycl propofitio- .
ne dc 3,2diacente , cü demonftratur cau - fam alicui conuenire , quia ilii
conuenit etfeQtüs;iprimo modo faciliter probatur y nam poteft y.g.
intelle&us ex multiplici cxperictia infallibiliter cognofcere fumü rati ex
igne; ex hoc inferre cxifte tiam ignis, quem non vider,ex cxifLentia fumi ,
qucm videt; at [ccundo modo fi üt notz przmi(lz,co quia in vna ipfarum. f. in
maiori caufa przdicatur de effectu ,.f. ' rationale dc rilibili,in min.
effc&us ; feü paffio przdicatur de (ubie&o ; vt rifibile Difp. DeDemoifratpe:
de hominc, & dcinde in conclaf, caufa.fz tat onaile conciudiur cife ia
fübic&o, & in homine , minor crgo poceft (cici expes tientia inodo cx
plicato,& vt nat propoe fiio (oienuslisyintelledtus ab acta proce dit ad
apt tudinem, uam concipit nece (at:ó cOucnire lüubictto propter expcer;é- tiam
plurics habitam ,non.n. a&tus vt plu rimum conuenit alicui, maxime (i nó ab
exitinfeco prouenit , n fiiailla re efe apt tudo ad talem actum; Poteít ctià
co» gno(ci praedicatum aliquod conucaire fa bic&o necefTarió,quando prz
dicati ne» quit concipi fine illo ubic&o, t par, & impar rc(pe&tu
numeri; maior autem co- gnó(ci poi,vel yia diuinonis,vel etiá ex- perientia,fi
vt plucimum experiantur ter mini illi coniun&i , quamuis non fe ha« bcant
vt caufa,& cffc&us , (ed porius vt duz paíliones ; vel quia effc&us
cft ralis naturz , quod nonnifi ab intrioíeco prov ucnire potcft . A Ex his
dicimus ad 5.neg.antec.cam x. prob.nam poteft accidens (ciri conueni- re
neceffarió alicui, & li ignoretur. cate fa, f. per experientiam;tü quia in
demás ftratione quia ignoratur;nó quidem caus fa fimpliciter, (ed causá ineffe
f(übie&to 7 quod (citur in conclu(.at in pramiffis (ci- tur cau(am cóiungi
cum pafTione,& paí- fionem cum fubiccto. Ad z.probat.neg. feq. nam ad
demó(trauioné propter quid nó (ufficit fcire,quod paffio fit à tali cau fajfed
requiritar quod per caufam demo firetur fübic&o conuenire, quod non accidit
in demonftratione quiayin qua folü fcitur caufam paffionis conucnite fübic-
&o per paaaionem, & in hoc fenfu intel- ligi debet di&ü coe, quod
demonttcatio quia nO expriait causa paflionis.i.06de móftrat paffionem virtute
cau(z , vt per medium Ad 3.probat.neg. ta nüquam in przmilfis explicatur caulam
Ptfiocis incf[e fubicGto, vt fit in cocluf. fed (olum e(fe cum paffione
coiunctam 5 & paffionem cum labiedto, f. rifibilitate proucnire à
rationalitaté,& homini con- ucnitcc;de quo iterü dicemus q.vlt.cóc. Tertio
drg.quod hz demon(tratioocs non (int c(fencialiter dittinétz ; quia can dem
fcientiam tjm a&ualem, tuin babi - walem 9 De effentia e fpecie. demonfirat
e det.17. | 914 taalem generagt quando (unt de codem Obic&to a&ualé
quia prz mig vtriuíg; funt (ub cadem ra&ionc à matctia & et ciu(dé (pecici in efle [ct bilis, vcl
(1 panàtar diuer(z fpecici ; cum fiot cau(z quiuocg , poterunt eundcm fpecie
ati n(um fci&tificum caufare, cur D& ignis cüdem pecie calorem pra-
ducunt; habitaalem, quia LIZIO hic do- cet quando: has demon ftrarioncs ad cádé
(cientiá (pe&are,quod intelligitut có- muniter de habitual : Tü 2. vna
fpecies, nó fic alia fpccics., at demonflratio 44ia poc fieri propier. quid cx
1. Poft.c.10. Reíp.neg.affumprum; ad prob. prime partis negamus pramitlas in
e(fe fcibili (se eu(dem fpeciei, cum nà fpecificétur ababítractione à materia
ex diGtis difp. prazced.q. 5.negamus etiam poíse cundé affenfum producere,
& probatio valet de caufis :uiuocis inadequatis , & illimi- tatis, vc
(unc Sol, & ignisrefpe&tu caloris, nen dc adequate vt süt mi(szt; ad
Prob. 2-partis dicimus(cié- bo habitaalem EROR e(se vnam fpeciesled genere, vt
difp. cit.oftédimus, idcirco non vrget arg. Ad 2. non serere bi Arifl.candcm
demontirationem con- fantem ex jjfdem premiflis ex quia fieri propter quid, (ed
mutato medio, & conclutione in alteram premilsarum 5 vnde nop cit eadem
dewonftrado. 19 Quarto arg.quod dentur aliz [pe- cies. Tü ex Arif.1.
Pott.42.vbi docet P ftátior£ císe (cientià qua fcimus 9 efl, propter quidyquà
lt casqua (cimus quod eft ,vcl propter quid; & 1. Poít.8.docet , quod
diquado cü cognouerimus r£ c(se, quarimus propter quid vm aliquando ve tó
vtrüg;fir nobis manifeftü ; & 1. Pott. à tex.5. ví. ad 30. agit de
demonflratio- ne;qua facit fcire fimpliciter, in tcx. ve- fO 30.diftinguit
demonttrationé in propter quid, & quia, vbi & (ubiungit hanc petrinere
ad fubalternatam illam ad fub- altemantem, & quod contingit lubalter- náté
fcite propter quis ignorare gel & 2. Poft. 2 . declarat qo demonttratio pro
per cauías ctficiéce, B na. ;& materialem, i non meointr. formalis,qua ad
poxitfimà fpcctat ; ex qui- bus omnibus de mente Atift.videtr de- monfílratio
propter quid à poc (liia vt fpecies diftincta posenda. Tu m 2. uia 5 Afecunx
tam ex medijs,tum ex przimi[- Éis,vt vidimus recitando opin. Auer. Tum |A D ie
quz fica,an (it, gd (ir, qua- e ity propter quid ht, duo viima [pe- Gant ad
demonftrationes quia,. & pro- prerquid,ctgo alig dug dari debent pri- mis
duobus corrcfpondentes. Tum 4.da- tur demon(tratio ducens ad impoffibile; item
cum ex przedicato fupcriori concla ditur aliquid fupctius cOucnite inferiori,
vt cumper viucns oítenditur fübftantía dc bonae; rur(as cum ex aliqua vniuer-
(ali necefiaria infertur. fingularis propofitio: tandem cum quiddixas
demonflra- tur de re,& nó per cfi c&tü fed per aliud medium,nG eft
demonftrat;o q4i4, acq. eft demonftrario propter quid , nà quid- ditas nó haber
cau(aim:crgo ali dart de- bé: demóftrationis (pecies ab ittis duab. . 40 Ad
r.neg.in tex. 42. Aci[.ccs illos modos atligaare,verba.n. sür ciétta aur. €fl
certior dr prioryque ip[ius qnc pro- pter quid efl eadem, ed non cayque [eor
fim 1piusquod ab £ayqu« propter quid, quibus vcrbis (olà docet certioté cffc
fciG uáqua (cimus quod efl, & propter quid. quàm eà, qua (cimus quod efl,
(rociim à proprer qu1d,nam vt dixiruus , quod eft , poteft (crei Gne propter
quid, noo é con- trà.In tcx. £.docetquód aliquádo fcimus quod, quarimus propter
quid;-aliquan do veró quzcimus quod, & in a&uali inquiftione vcniajus
jn cognitionem ipfi- us quod, propter quidyvt.n. notar Zab. cit.aliud eft loqui
dc qua (itis, prout ante demonftrationem qua cü:ur ,. & aliud de. ij(dem,vt
per demonftrationem (ciuntut, nam vgacantumqugítio poc demonttra. tionem przcedere,quia
nüquam duo fi - mul quzrimus;fed vnam quaftioné poft aliam;at per demonftt
ationein duo fimul, notificati pofsunt: quarc nó datur demonftratio folum
norificans propter quid , X. non 40d c£], (cd (cmper vurumq, ooufi- cat,licét
aliquàdo pcefseric notitia quod; cfl aljquandonon. Ju tex.3 o. diftinguit à
demonítracione quta , demon(trationem,; propier quidydc qua faerat outs à tese.
$.Cum 9g Movspifcderr PA bÉDÉus inp.. «Cute viri fabditifubaltavamem uli-
quándo neftire qvod eflsquáuts fciatogrg- pierquid, leQuituribi qe9; efi experi
tÀli;& feti cuo, AX, Peraog nttioné eni d- é labio; quar e&di:
iazaliqqmod fikeuld- re-j noh dp co /quód hálic éivcimcelieQrida "Cog
niltiórt s & per demonttietipm j qi eft vifuor faliii qaqait aser tt pc
euis [cre muera kt, 9i mplsnolra tire £l rid wefciác quia tion aduertit. Exen.
2 5:Lolüm deducit demonfttationépro- pter quidydo ctícifpecieinfimü/Ad $;pli-
ict quómodo entis àlfigoate uión faciadt ad ré ex dict iiyprob. conico Ad 3 o€s
ias quacttiones pertinerd'adhás itr. demonftrationés y dá fi dertón(lrávar per
ropríá cali(áthy [peBátad detótt ratio- Fate foem di Ord. simi (Bi det Efe
Tero, feierte Mod AA Su onn Vue eed F3pefte v Vebefe&basiv dl er ed Ue EM
Es riq? geihdnfraeiónii d Sh fciam eol Cx fn ixedeRi Wieauiiyc gehen üe-
biccto' friei^ yidctà (- no&it Auerfa qi-18: (bct. 5 dola j&il&is
cfe deiderosfcationg iguiu» aite ü13b1u:» 2213 é propre? qii, fi ien ratur QE b
X3 $i132& & onvidoriflds de ad dcchófpracie 35au eR T/QCWSESN 5I
tio:duéens ad impii diosa ri "y dio D 1C P T ng is detmóftratio quis vnà.
bpoqué. M Area T n6 ichidis eedieitiradiias wtdblinsus ken 2 p Taft ira Gir 6.
Prardichtatn ple aa 1 imme traut el rius i per ptókiinás &adequd fitsése
ybiay]tod ila pt Kar ve d rárut de esperti De jn dias qua ftnfibile de
hoailüc;cft demó ft tatio próv id dcionftrasronis, propter tid yfi wo
per.ptopri& cánfüimy vein EUN bieih 'adaquact& exéplo dc (ubftacia pér
viuens, eft demóe firatjo q8j2 . Cur de: fintulata demon: ft ratur aliqtia
paffió; quamuis noo fitis 12,8: Íciencifica démenftrarioy cft ramen fuo
niodoad- hás demonflrationes redue cibilis.. Et tandém q. feg.dicemus 5 - pacto
iip poffit s: í í uiunxup t 3v ob Qv 4 /5-T4p-Q.v Hyocoup p ?u E cimi
Benonltibiis, s PNG ode fyl zd tno t proximas Téteritré priedicavi c (ubteóto
jfeumds toriensimiinrao qimori y prie rien tquodiibet genusc poRig D e imi ems
ne,& fi Uie eia m fit ddtequaue Psy hat vus em ie làroá actione siis
cfcdoseididhsi Prid d dem cox ppm ldemóftra- € dil icitiorren cau(gs f yr eme
em i; müléoieffidiensemóc gu»;v 63 igo. Alb; pofitiotibus; quía &$ftaeg oQirtuprimaaoque fiet par. RUIT feeeafun
fanidpede lem pubis tfonis part ériii ed emon p prean(- n andres. ci&ucmul
rait Hel fh erre im Propeteden téià lem fblamq: tor. Gir fn Site etr ir au
foedera afia 71:08 lev oiaDPE ra ) ua á bei alib fyltosif mo. ftmaior caufarum
pene adinticit: dimus: i aci. pa etes predetto tetri Auetr. fiere'i-oflcoms i6.
pof eadtee raesent [zr rata na rer idein Vin ómcdimjor qui quiddide riget p
streftit, med demóric: V doctstoplosapp clair si$ s rii cámirátum e(fc UÍ
caufam piorima, dedans nc eUe t reg ed onftcationeYo*oper Qros « Ob po- kal
gium hmmm em Sca-siteo 22] bonae e quai vagtidy urtíica Q n: £yg- Sont» im guns
oli pude pn clafienem démoftcatoita;D9 Gs cie.-Pri- An PBi Aia octtik qtu de
Eos Rc vta jr aliter eme] :coaelquoq &t per.o1a gene» sa depooftrabijlís,.
vj pr hien aufà e fheiens fit apta raliquindo: Caufa éotraalissSe».ncs
iacelligi ur de qua Viber-caufact. per; acaidens x (ed descasfa er. (es &
eum e(Te Gu enmuertibilis.& fie plicata prob/prim anth Ati. nam 2, hy[.22«doget
xquód tunc (eimus vad- quad; cum «ogne/Giqus ? quid ; hoc aüt:iccidia qnando
sccipimos primam eaufauvproximams & 4a) gyediatà;; Sc de»
edcclaratiqaor!inr qsufatum gencras detex«68,coaclüdicqudidiquatuor süg tta
caufarysm ,& qp for maprero, 1p5i& wopter quid comprehendit s &7.
Mato . 49x 60.ait queftion& propter quid mos . gerh& refalai pec oia
geocray & 8. Mets pné rnPhyf.7o. phyiicumait per omnia iatuor gencra
dcmonttrare i clar ius. 2- (l.11- ex profefodioc mouct quaticü, affirmatiué
refpódet, poftqua.n.qua« qugr.gencra numeranjt , addidit, Qmes. tfl a per medii
moffrautnr, n demon, ratione tanquam metiiura ingredi po(- unt,& exc lis
rem oranifeftauindactiug, -, Deinde rpbirónenam ie quolibet Bex pote (t dri
caufa perfey & adaqua- da cinuseffcOtus erguper iplam poflet ecinon&tar
:preprer uid y antec. patet ex nonamplicontias (x jndu&iono nam in
generecayía foynalis poteft. v.aeíl fenti iaa, dpmonflzark per enimag (cn iiam
y. jus qticau(a (eraalis phylca y Be € pallionpar definitiqnem (ubicz "de
3i qua e& fora tietgphy fica; E acce nct conie dg coinpetio phyüso p9s
demondkrari;pet That CHA priam yqua. cit caufa-mte- zialisex quas notat. $0.5.
222 Byitom [tc fpi nale deimelleétione potcit dc- gnon Wrap? pecfptibgalia aem.
& ioi ma- ! ust AjcBesiedieDetvenfitonque. I wpay M MMans eff «au(amatez
-iglitatis; án quain io recipitur qi. muljü m esr uir ca jndpicitua- Ji;
ficeriispotctit demóflrari vitalitas de actibus liberis, quod fc effenalis
ipfis, «ex hoc, quód à principi )svitalibusprodu cuntur; & liberas
eficptialis de actuyg- imas Quin principi iMAvepitlfique, iiam principium
vitale non*poteft opeca- xi nonc üalitet y. nec priecipium liberugv
haturaliter; tandem de cau(a finaji pacetynam domus y,g«ideo eft lapidibus, him
eps cen(iracta y.vt. pe (lit aes à plu- yia; & tempe ftatibus dctendere,
deagbu datio fic proptct (apitatem ; büc (pe&anr ftrationesAnIt«do.eclypli
Lune propter terea interpoljtionem.igter Sot lemy& Lünam;quatinterpofitio
(«haber vclutizcaufzcfhciens;& de illuminati'ong Lunz.psulatiai facta
propter: (phericam figatá qua.rcduci-poterit ad genus nríatée rialis cane,
quatenuseit conditio quedé fabiecti illuminati v Accedit, quod cut cX
hisefíe&ibus à pofteriori demonl(tgas ri poffunt ipforü caufas ctgo.a- priori
pes caufás poterit talcs effectus demóliteri.. coSecüda pars manet cx his
probata n ficut non iinplicar eiufdem efTc ctus daa ri plires cauf25 diuerfi
genoris, à quibus pet fe dependcat,nec implicab r per.illag 06s démontlrar.t
hinc Acifk.1. py. rait. bat. Twncputamusz ognofcere.yniq. CWcaufasprinas
eogpouerimusst?; pei cipia prima v(qyad elementa: exquola «oaliqui deducunt ad
pecfcétá(cienuiamy requiéi, quód per ocs can(as dean tecti Qy:dictá intelligi
dcbet de. (ciévia períe«- 6a (amplicitcty at fatficit ad (cienam im aliquo.
genere perfectam »quód demons fitct peraliquàacau(am s vtcoitce doceat
Expo(rtorcsirca illum tesiüjco yel max ximcsquod vnadetpóüratjo vpico«nedig,
Conttáre debct, vari deg: dicemus; fx wng cagí(a,& quie libet cáu(ak
propriéetenta pecícQtà natoo:gcnere; quod-oxprelline ducttri Poft. 45- Exéplo:
quos] ;-potres Mlaftzati, vcoocat;Aucifa ctiloók.3 «nan pron acie e age RUNI M
' rlicitinaactuitmoralium , &. cuta € beauusl;acmotdinatasX quia cft azens
hberés ae ctam alijscxempls adiu " on- NU WA WR 916Contra primam partem
concluf. arg. Tum quia non poteft ex fine demonftra- tijbac.n. cau(a non
praecedit effíectü , nifi intentionalitcr, quo pa&to non dicic ve fa
caufa,nec realiter proprie cffe&tus ab afa dependet,vt diximus difp.7.Phyf.
q. $.ari. 5. Tà z.quianec ex lente, quia sion adelt inter cfficientem caufam,
& cf- fc&um neceffaria connexio, nam pate(t e[Iiciés cile fine
effe&tu,vt adificator fi- nc domo:accedit, juod medium debet cf fc
intriníccum , quta demonftrat o eft ex proprijs quae funt intrinfeca, at
efficiens eft exccinfecum, (cur finis. Tum 3. neq; €x agatertali, qura medi cft
necetfariü , materia cft caufa contingétia & corcupti bilitatis,& eft
in potentia contradictio; ni$ ad cífc,& non effesitem pallio nonc greditat
à materia, fed à totocopolito, aut faltim rone for. ng ex Sco«.3 1. vni. «CÍr à
materia pallu'at (quod nó videiur verum, quia materías& efficiens nó coin.
cidunt )nó (c habebit vc caufa materialis , fed potius vc efficiens metaphyücé
. De €aufa formali dicemusart. (e. z$ Refp.ad r.finé co modo pote, vt
mediuma(fumi,& demóllrationé cx co fotmari, quo pa&o inter cau(as
numera- t0t,cam igitur finis, quamuis meraphoci- €8 caufetyadbuc imer caufas
phy(icas co £ineaturs quecenus eft radix ois aCtionis ag&usyquod allieit,Sc
mouet; vt ex plicai tnusq.ci.art. y.ad zin hoc (enfa poterit admxti ex iplo
contici po?e deimonftra- tioncs, Ad 2.cócl. ioteligi debere de cau ft
efficiente it a&u, qüo ncceífarió con- Xingitur ctn cffectu, vcl fr de
cfhciene in poteriia ctit fermo; evi de cffie&ta. in nee lo jui debemas, ia
quo feníu la ét ti&ceilariam comexionem, vt diximus 1.p. [attic.irac.
2.6.3. Neque requi ritur mediire(fe wrin(ecuny rci,4uamuis dicatur elfe propriu
mynó.n. imriafeci , & ptopríiam conwertücur «; Ad 3« materia eft cauía
corraptions , & contingencia zcalis,& imcomplexancü hoc ramen ttaty
quód (it caufa nece ffitatiscompkexz, & fitionmis (empketnz veritatis,
etiam cit íiccau(a , nam vceté demronitiacut €octaptibilitas de cópotito , vt
dimus 6i y. przc.q.2, arts j.adalud dicumus gai- — Difj. DeDemonfiratime,
fiones o£s totius compofiti ab ipfius na tura immediate fluere aliquas tamen
fóe nc Xlliquas róne materiz,refi quarum matctia erit caufa metaphylica
radicaliter (hànc.n. caufalitatem nog repugnare materiz oftédimus difp.z. Phyf,
q. 8 ar. f.) dicitur tamen demonfiratio procedere ex caufa materiali , quatenus
caaíalitasquam erga fübie&tum demone. ftrationts exercet materia , eft
inpenere materialis caufie , & medium ponitür ia demonftratione , non folam
vt refpicit paffionem, fed etiam fübieGü,vt art.(equ Gftendemus; cum dicitar
aüt à Sco. iA fion conuenite fpecici rone forma, pet tormam ibi non intelligit
cam | v i nas à materia diftinguitur, fed indifferenter pro principio
intrinfeco ; & quacunque. parte definitiomis,ná vt ait Atift, 2. Phy(z 27.
& $. Mct. c. de caafis,omnes partes: definitionis funt forma ,
cuimsrationemy H-quiaomni$ affi gnat Sco.z. d. 3. q. 6. realitas fpeciftca,
quales fant definitio« nis partes,coftituit in cfTe formali,fcü in elle
quidditatiuos& realitas indiaidut.có- ftituic peecisé im effe materiali scu
come tra&o,tleoqsilla entitas
dicitac formalisg — hzc matctialis,& quiz materia cft parsef. fenti& y
poterit in hoc (enío dicj forma « 16 Secumdoarg.contfa z. parcem; má Atill. 1.
Poft. f.ícientiam defimuit. pet caufam per qdam rcs e(t. y nomrper cau(as- vt
[ignificaret vnius rei vnicá cffe caufam propriam,quod a(lerere videtur 2.
loft. 25. Tum quia medii tanc eflyt quid pei accidensaggregaterm. Refpébi.
Ariit:af- figoare quod ctt fimpliciter necelfarir- ad acquirendam fcientiam
perfe&ti , faba - &m in aliquo genet, f;quod decr falcimr vna pct fe
caula , nom negare tamen quiae plutes poffiat dare eiufdem eonela. m £y
Poltidoccre idem pradicaià de vm fjyc ^ €ic demonilratum per certam caufam. y
pole de ais per eandear. demonftrari irtahscaufa ill:scóuematy vt patet dc
frtiuo per znimal demontitabile ton (o. Id de homine fed étde equo. Ad 2.dicia
thus conchit.. inm non demonftzari yni* ca demótbiatio nc pet itlas caufas; fed
pl. ribus; ioqaimur aü: de concluf. non fora imáluer, windudiordiniad jnmopeg —
| -— qnem certam , i cui tam vt Gic diderfificator «d diuerfitatem *
principiorum, fed d« cencluf. materiali- "ter vt eft vna propofiuio
demonttrabilis. ARTICVLVSII. ' De medio demonftrationis pot ifm. 4 Emóftratio
poti(fima maltipli- » Dae accipi folet à DD. primo ipro fpecie cód;ftin&ta
à demonflratione quia, y propter quidsquo sé[u loqucba- tut Aucrr, & hanc
acceptioné abiecimus q. prccd.fecundo prout à demonflraiio. nc quia leceroitur
» & vt fic conuertitur Cü demóftratione propter quid,& nos lo cati
famus in 2.p-Infl.tertio prout efl fpe -€ieslub dew Oftratione propter quid,
có- tenta ; cflq; dem óllratio propier quid , Aimpliciter,&
perfc&iffima,& in hoc sé- fu ipsà accipimus in przséti nà cü dc- -monitratio propter quid ,dicat
cognitio- idcatem habitam per caufam in quocüq; gencre cau(z yeró nó inferant
cerütudinem, eaiden- tiam,&
nece(fitatem, quia vnacít intrin | fec; & effentialis alia extrinleca,vna
in- fcrt certitudinem phificam, altera certitu dinem mctaphy ficá iüxta dicta
difp,pc- ccd. q. 1« idcirco per demonfirationem potifimáinteliisimus , quz
perfcétffi- Tam parit fcientiam.f. ia maxima certitudine, & nece(Titate,
& cui fpeciali mo- do conditiones ab rye rl conue niunt: & 1mus , an
quodliber genus caue fit donc mediü ad p à talé (cientia ; verum eft tamé, cy
P. Faber theor. 10. videtur loqui de deinóftracio- ne hac, prout cü propter
quid couertium, poti ífimá a » quz. procedit à eol dliaoaiicaciont quia, quie
per cffa €tum concludit;at in zheor. 14. & 15. alit- qualem videtur
ttatuere diueclitatem "Pro rcfolutione noc.caufam cfficienté alià cffc
cxiinfccá;squa agit actione trá- fcumtes.ian fuoicéxü diftinatü, alá incrin
Éccáyqua «alis dicitur, quia agit in (erpsa » & bac cile duplice,
vclun.azic actione phy fica, cum;níc producit cffectü rcalitec diitin&tü,vt
caua in fe caulat frigus y vc] aQtiooc inctaphy (ica , quando .!. pcr Fchaitastiaq
act pyficam: ab 1pla cmja- Queft.11. De
medio Demonflationis ofri-3T.— 917 nat aliquid folum formaliter diaer(uns , vt
fant paffiones rerum;& hzc cau(a non erit nifi elientia , &
quidditasfübicáti , quz in ordine ad pifTiones dicitar cau(, efficicns
metaphytica, in ordine ad (ubie &ü dicitureau(a formalis ; quatenus cft
quodqu:deft ipfius; pó: €t inotdine ad paffioncm dici caufs formalis , vt notat
Aucría q.23.(c&. 7.quia eft ró prima fore malis,qua t4lis paffio cóuenit
fübiecto ; infuper dici pót materialis caufa , quia à fubic&o, in quo
paffio recipitur, non eft realiter diftinéta,& tádé dicetur finals, nam
paffioncs ad comp lementü,& perfe - &ionem eflnriz fubie &i
ord'nantur. ' . 48 Infüper not. de paffione triptic& dari pofle
dcfinitioné, prim& formal£, in ua ponitur gcnus; & differentia circum
"an finé per (übie&tum , fiue per terminum , vt c lyp(is eft priuatio
luminis in Lunaà sole recepti : fec dá caulalé,in qua ponitur tantücaufa
propria, & ade - quata illius patfionis,vt eclypfis cft inter pofitio
retcez inter folem, & luná : terti ex vtraq. integratam , &ab Arif.
dicitur differre à demoofirstione fola termino- rum pofitione,& ficu,
includit .n. totum id,quod habet demonftratio , vt eclyp(s eft priuatio
luminisin lona à fole tcce- pti caafata per iaterpolitioné rcere. Tà- demex
dicendis art. (eq; in hac decion- flrationc: proprié. concludi. patlionerü de
(ubie&o: bis preacceptis. Mirücít,qui varij (inc intec fc Do&t. in hac
matecia.INos principuliores rc «cc mus fententias,Zab. lib. 2. den edio c. -
móftr.(u(tinet glibcr genus caofz dui - fit proximü , (uificere pro medio
demóltrationis pociffime: Fab riheor; 15«folam cau(atmformzitem adauttit pro
medio,qvá thcor. i4. dixit elle definitio- né fübiecti, nó quidem fecendam
omncs partes , fed (ccuodumn vlimam differcn- tiam:alij pouunt pro medio
defiaitionerá totjnalcin patlionis ,quod probabile pa- tatur ab Aucría cit,
aij. intcgratam ex viraq. ita prz(eruim Caiet. & approbant Conmnb hic; alij
dcoiq.dcfini conem cia falem pafliojis quz noa üt defiiitio lu^ bic&i, vcl
fi cíi valisynon pc nator inediü, quatenus cft(ubieétt defipit.o , (cd fold
VUfpo X ef De dieviüinfiraeiafi XA aa, e(t cauía patfionis, ita. Tjald.:
AgnitatFase auo €x 2)Poft. 61,52 e AM 16.dilpp. 49-3 dub.2-.: 5001 g33 329, d
1a o-us pus non: dcfitiienem fora.a'tm paf(licnisjam ex caufaliy Sdes- mali
»:cgratae , fcd. caulolem saptifi med Bde n. oflrationisqiaufbu;ite Sc. gl
oilig-56. Tatsgpepnl Trpeb.ó: Mer. G1. Sonc qr 8 Amie cit alij; prob. «pri- n0.
«qucd tormalisdet nitiopaflionis, fi1, m, cdxum cx Seo, «im quiaillud aon. Hn
medii im d«monftreuone pofi ma;qiue £ogni.o «ontingiqugrere propier. qu i5 t
ubieóiosl d cognua paffiopedcío- bn &o, ge 3 «ips Íotmalcm
dcfinirion&yte- flatasfhug inquigepdaycerinfit(ubie Glo, qi quia. iia e
;eit caufa inkaren «uz paffionis n Sc. nator patctaquía, pr: & demot een
peediliee Ufl ma: dcbeptex cantis proctdtres SX; €x immcdiats;« Tum quia
definivio: palier e (ubie to sion. pizdicatur immedias vt necipía pafíos fed
mediate,-er- aonrqut ad :Ipiedipm 4 (Tarn qeia.pete» [s Principi me — — au
Smacmefp ub s imb apium ad Jridcodum eme foxmal;s. jMins pa(iotiss 3Turn qu jor
cflct inpatural soma in dila. tom dicretgr de definiiont »:cu iq ; secundo
quod; PNDAMNA FxionpMA renis ib dta ip gisdium s Prob; quia Arift, 22Po(o. Sx
(Poft. 224 defini» tionem diüiigit in illamspug ft principii) (eu aiedifi jin
Mani que.cit cóncinfia,& in cim que (o! a pohitiant. dificttà detuó
Dirauung ; (ed dcfinisiopoffioniscex fokr mali» & canfali intcgráta;continerat:
tub Los tto ébros£I g8 no £c medium» terxerun dcfniso «oincrderet ctum pti»
$92. Tum quia;oó cft yra;per frd dux medium au m.dclicuef]c ger; ác ynum, Tom
quialicét.yngm defidiv tioncm tonficc regt; uimcp — € medium futiopesuiul
Tationc definitionis (otmalisgkk wem fe.cliet medium s (ed per aci perd Quod
Aoiutertstdebeikio cus Gl UniconeuD tudiem Me ect atr quidycn 2 dole n
Ígd.pex.eaplaax paflionis (arisfis buic quae Ldsia mquatir caus, «ur Mp
Aoqumeigpua que vltrà querit,crgo caufa, feü s Cau- "m rhe pi rtiediptp.
qu. de 2. irse gary Cu EU Np pas di ; baee &afrfiti qiiacersusoft Nu, cur
quiliofbta dubicéio: ^T. patet uffici eri I$ dft, prae UiBoiteodr vip cx jd scd
sbto endisse demoAftrae uomis! seen d ociuulie utm demi Ee de itátiua oni ta:
iod; ( ÁTATTT t'gaufa pafl cs : itio fübieGti cócutrit edet re een dp M83 dx
Mur se orutarmg cec priinó: réocaralr-fulbin&á sri btadaui nari ue iab can
excrinfocae nori conficiufio pcopofitionty vniueríales; pec e iai irm nm RÁÀÓ99
0 fum; quia etfi e 'perícícquatu cáofamiscaufa tamen non (empor s Vel ale
qarerdeaeryo slug cae patet derit onet fa-ecly fido di deamers laris eít-cauía
niis ;& fusd otteiidie PidlFabor citston» 1704) iiio cüaíce mon r ifice-
peo medi poaífis mae y paiccconfeqi quia perianc- mellis imoedermotidra 5 d.a
dus &iflinsa eft ocium désec qu ftio . predi toad apeirdig yero c nir
Jiexef vein eie cd fput, praeced qiie t alibi Mem horae men g debere etfi
m-5312 Scgutido; : Med eren erem dran chifal ftia Ar igchiedidtus cav intimt
paf fsótie&(ablv£toi; quiacali pfá vanquar ab ada mice gu X a a &
taauferütumy cdi ees $»/TGquia ai anllüd; ep . ck j aliori voe dn Cz deer eie
[t] caüfd; Qiccalia fiit éa ida; ipfe e(t maxime cilia da r inécis;fed des Ee
Gift calfay cub áli (iat mes eirióftra actedüc ad defiaitio ás habencrónem Schoeqa
Ubrtipiéi accade ad ideni onttibie£ti qum 12iux* demonttracio ratió Mert i atió
né a diehutieius bct effc maxiihé deavsplicatanidi &o per qienseále crit
fübicéri defiaitiocAc dicaucor í uu rs&ude An. riScacde Anis. clare docet
quideft fübitétic(le caufüdydetmodfkrarius om- t ionis; Sc hàc catione in-27PoQ
gie Ufifiionc:, quia: f eff medium. o0» iodewmi pol- Zee uc tio H$ país ;
(Icinedium huiasdemon(tricionss,év £r prior Gt alteraeffencizlicer y vt optimi:
nó'ac PcFabet contra Zabu& atioyréeeg« tiótos , (uRincnces inc pafsionibus
elséniai: Wet osdisiatis: ciae polle péo medios affümi indeaion(tiaione:
pon(ssma ced fpeétu fechinddi y Fas ibshaiase(] quia'ta Ldetnónitvatio neoeller
pep verga cau» fa aciudleqBiiedaeisydamo pafsio pripro sc? ulasitet norbctkaautopof
aas 1d; -nzincer iptisctturdaet£e ctuaav.ab6sdé cüifa tvofi ond Qoi 3A
cflrGpvs| necpri) mb palsio cà Wibincto tacivcpróporio:» rici oiriediviuvy vt
(»cxet/xtno- tan dium ty quio d haseruetiomtiaqo fic pogtsi-! mid 86d poca
tiodt «ion d radioqureo Aptipcc do Nec valed aeree aee aconolta liio p iab, tgo
d'onlggn a PNE iode v giai govib june r 7 Sus tisDelsioDoünfrMoni dI. ocn
fideméon fequitsr illa doaion(lracio. Not valet j:quia Arift; definicns
demonttrz, dixitexqm iata prmiffa tonftarcyéed excimmediatis ; de vtraq; id prm
peniuepaa aetates conca 12 mam pafsionc$ à:tota rei dnida dit ty perbom fola e
osa fcd etiath chéngtoria! conflitüitüc bx. diy &is difis Py qi
rz:arirzidátcó- defi nitióo4übie&tzponrtar mediam-fccundamr omticdy partem!
quamuis: ràdicaliter we plartata ntarformz vt dixis mus-dtticopresedd,-o 1:0 6m
419 ^31 Taodetn g non folür fie medii, vt eft'édfá pafsionis , verum:£c vt
definitio: futic&; Drobimedimm ermediünonfos lunid cere debet coumexionem:
neceffal riain t6 predicate y (elieum puísiono fed q*o«quc cam (tib ecto-y quia
ideo fübied etum necetTinio vai cüm país;onc ii cócle(ione cóclüditur,quiaambo
itprara rhifsis-o(teridüur cám mcdio enita, erga fieut eps ara" cago —
ter, vt eft caua pafsidnis yj quia. fàb- ratione'e(É neceffa rio cónmiex e f$
pavifonmüer vt dofihitio: roe i mlfter modiam hommaterialitervcafo [éri A
cdiciquiauiqo nif fiu ha 6 rome dis cic oicuioncam mollaiamrcafatie Qro Coutrà:
primoóy:x det:mio Bere irn. amnem dempnz fuarionépóti(sima ; Jum quia! LIZIO la
Poltzcomis 17a: nwdiümre e doBinsiod netilpeinhi xiremi.iopatsionisc Tüm 22
defiai ci ofóran ilis. paísiomis. c [b. proxiitya] catüía cónexiotispalsiómis\\cabubic&taye
quoa hat ccoünon x wtiedidius prouiaims cx ríaédtapafsión jd trauy: (abi ecbi
crgox dcbevepoanódiü.Tà y:: pa(sto romodiad &wic tb proppíte dbfiniioor y:
& ipfa mest. d-anke^nettdefiaitiom fübicGti; ccaodllar dothontdvarié» e"
inedia o6 ifta zqhia ex ume diaus; Ippabdius, — ma debcteetse oiaiduns
beneris;s fed: pa ficie(t dcgremote: roo: dedi cri ipísas defimigio-fürmatis
;unz):e( id cod eui genere 5 nó disfiri pub Hectavas aliuucius. T dapgzenédri
iq metet qw t eA ne ae 0e axcdyis.n (jacit pottettas fub:e&rog, élus
pafitong y voc autéxb Dmm finitio pafTionis,quz cit prior paffione, &
poftcr:ór fübicito, definitio aüt fübie &i eft prior ipfo (ubie&o, Tum
6.defiai. £:0 paíficn;scft notior paffione. , facit propolitioncs necclarias ,
de omni , per fe,sin qipfum,& per caufam,ergo habet oés condiciones medij.
Tum?7. ex 1. de An. 11. habetur ipfam quodquideft cf- fc vtile ad aoi enda
cauías accidé ziü fübítandia quibus verbis videtur. significari definitionem
fübictti c(le cau- fam primamnan tamen proximamyergo «aufa proxima crit
definuio accidentis , & paffionis, fed dcmonftratio potiffima e(t cx medio
proximo, ergo &c. Tandem non poteft demonftrari animal rationa- Je cfic
hominis definition, quz cft pra- dicatum,nili per definiuonem ipfius de-
finitionisdicendo omne explicans quid- ditatem rci cíl definitio rei;animal
ratio- nale cft buiufmodi,ergo &cumó ti quz- ratur , cur animalrauonale fit
hominis definitio: oprimérefpondetur , quia ex- plicat hominis quidditatem. 33
Refp.ad 1.loqui ibi Acift, de defi- mittone cau(ali ,nó tot. mali:yel inquic Do
4torsonon loqui de potiíf;ma demonftra- tionc, Ad 2.ncg affumptum aliud .n. c(t
aliquid eíIe extremü conexionis , & e(Te; «auíam connexionisjpa(fio, &
ip(ius de- finitio sür extrema cónexa cü (ubiecto , fcd caufa hiius cóncxionis
eft definitio qu£ &t cft cau(a cnticatis paffio- «is s &
conícquentecomnis habicudiuis gaffionis ad (ubie&tum. A d 2. ncgat Sco,
amcec. nam defiaitü nó inelt definitioni , ende tám paíTio y quam definttio
paílio- inis immcdiaté míunt fübiccto , licet de- fünitio notius inf1.:v raque
tamen per de- itionem fubieóti. Ad 4. neg. min. nam ptio non eft in
predicamento diítia- €oà ex dió " 'iq-4.art. «Ad f.ex Tat; ma.quia ad.
Sidon iemontraionia flic een wi aedi in róne cognofcibilitaus ii. q fit
cau(acur cogno(catur inhatrécia pra dicati ín (ubicéto,non aur requiritur vt
fit medium quó ad ordin priorwaus , & policcioritaus » aliter ncc cff:
ctus.q ci. , potiet e(fc mediumin deine:ira Difp. De Demonflratione 2... tio
non dicit frente quidy& caufam ine hzrentiz in (ubiecto, vnde fieret
petitio ijynam cadé cít queftio, an Luna eclypfetur , & an Luna priuetur
lumine s. an! fic rifibilis& an tit aptus ad rie. dendum,jAd 7. folum (equitur
defiaitiee nem (übie&i non cfe cau(am proximam uoad ordinem , nontamen
quoad cau. litatem , quiaab ipfa omnia emanant £ . vcl per accidétia intelligit
accidétia com munia,per caufasaccidentium acciden- tia propria , quz à
definitione. fübic&i caufantur. Ad vlt.illam non e(le demons: flrationem
poti(fimam , nam cffe definitionem formaliter dicit fecundam inten» tionC,quz
non conaenit e(fentialiter mali rationali , fed accidentaliter , vel Auería
effe quoddam catum quidditatiuü , adhuc non eílet di monftratio in rigore ,
quia non demone ftraretur pa(sio(ed potius pradicatü fue - petias de inferiori
,vt cü oftenditur ho« minem effe animal per eífe viuens feníi« tiqum, in E
przinifsz non fant coner. tibiles: & (ecundum quod ipfum, vt pa«. tet;vide
art.(eq.ad 1,contra 2.conc 34 Secundo, q definitio pafsionis ex. formali, &
caulali integrata fit medium; prob.quia Arift. 1. Poft.c. a. docecidem cse
quidefl , & propter quid , crgo me- dium debet v pie quid e, peine ,&
ter quid y crgo cx vcaque definitio« La 6rd iq ex m ib:d.me- debet eíse cauía ,
vt pafsio fit (im- piu & init (ibieCto , prim praíta - it definitio
formalis, fecüdum definitio caufalis. Tam 2.medium eft adaequata s €au(à
cónexionis paísionis cum (ubiedtog ergo vicam |« definiuonem continebit s prob.
eon(eq. connexio pendet à (ubies Go, X pa(sione vtab extremis, ergo de« finiuo.
fubie&i , & definitio palsionis erunt cauía huius conncxionis, Tum 3,
mcdiü buius demon(tcationis debet. caa fare perfcótam paísionisnotitiam , crgo
omné cau(àim , tum formalem , tum eHh- cientem includere debet ; quia cognitia
perfecta cft ex omnibus caulis. Tandeua praeaniísat huius demonttrationis
debeng . elsc maxipé ; & immediatg, ers Conc quia Adé.dcheirquia hec defini
go. A eo deber pro me«- ERES 4" E' u 7? — mss ] Q. I Demedio
Demopfirationissefrt; I.9t. dio;nam fi foláe(fet definitio fubic&i e( fent
maxime propriz lubie&o ; non paf- fioni,(i dcfinitio paffionis tantum,
efsét - myaximé proptia paffioninon fübiecto . Rd in Primoloco Arif. b era de d
(abie&i, er quid pa(fionis , v ue o definitioni fübie- &í,vel 6i
loquitur de qxid paísionis , non eft fermo de quid formali, fed caufali, &
tandem fi loquitur de quid formali, non intelligitur de medío pczcisé fumpto ,
fed vt in demonftratione cápto, & de to M igawraj e dope deis omi tcícit
que (tio pro CO EN Y verum ctiam qua "^ Sour, faior M ?es, per quae 1o er
qui pcd vela in 2. loco es car " de finitione (übiecti,qua eft caufa
vcriuf- a(sione vt ab extremis, fed à dcfinitio- ic ubie&i pédet,vtà cá,nó
à definitione pafsionis,mediam autem fedebct habe- re vt cauía imexiftentize
effecutiua. Ad 5. cau(a m notitiam in fimpliciter,vt diximus vel &Giorem,
quà aliz caufa , quia quietat sntellectá , & quia defiaitio fübie&i
aliquo modo &(tin omni genere caufz . Ad vlc.debent (fe maxime propriz
quoad. caufalitaté, -&d quod (ufficit, vt m praemi(sis accipia- tut proxima
caufa inhzrentiz , non verà quoad formalitarem, itavt mediü fit for- malitas
pafsionis ; rmó dinerfum c(fe de- bet,cim fe habeant vt caufa, &
cffe&us. 3$ Cotra 2,cócl.arg 1. qp dlibet cau- fi proxima etiam externa
poisit effe me- dium in demonftratione potiísima. um quia illa dcbet dici
pots(sima demoaftra tio,quz perfecti(simain parit (cienciams itavt de re ni!
amplius quar; poísic , fed qualibz cauía proxima nara ett calé pa- terc (cicntiam
, ergo qualibet poteft eí- fe mediü;mi.prob.ex Arift.2.Pott.c, r. vbi docet per
caufam farisfacienté quz ftionsproprer quid (atisficri omnib, alijs
qugrftionibus, & patet exemplo, nam gu interpolitionem tecrz inter Sole,
& Lu- nam poceft fatisücri omnibus quzttiotibus dc eclypfi an (it. quid üt
, qualis fit, & propuec quid tác, idcm de alijs de. mon(trationibus 4uàsaddacic Acitt, 2. Pott. T um 3.qua
cclygus dc Lunaj& ti. Lew milia accidétia fant per caufam propriá demonftrabilia,
propter quà rcs e(t, fed caufa eclypis, propter quam eft, cít interpofitio terr
, ergo per hanc ccit de- monftrabilis demonttratione potifsima. Tum 3.
demonftrationes mathematicae fant certiísimz, & poufsime, & tamen vt
plurimam procedunt ex atficcedente iam probato,nó ex defiaitione fübie&i
non enim ex definitione quantitatis pro». tar mathematicz conclufiones.,
Refp.ad 1.ma. effe infafficientem,nà vltra hoc requicitar' vt'quietet
intelle&ü per caufam proximam, & neceffariam neceísitate metaphyfica,
quam fola caufa formalisin fenfu explicato continet y ideoque nezari debet
demonttrationes , quas conficit Ari(t.in 2. Poft.efle potif- ftmas , vt fusé
oftendit P. Faber cir, Pec idem ad 2.nam eclypfis,K accidécia externa (unt
demonfítrabilia per proprias cauías,non tái demon(lratione porifsima ern
afsignatá róné. Similiter demon rationes mathematicg à multis negátuc e(Te
potiísimz quáuis fint certiísimz,qa nó habent omnes conditiones requititas , 36
Secundo.g defin tio fübie&: non fir mediam ,oftenditur ; Tum quia com-
mitteretur petitio procu j; nam defini- tio non eft quid diftin&umà
definito, er o (i paffio demonftratur conuenire (u« biedo definito,quia
conuenit definit/o- ni;probaretur jdem per idem;hinc. Arif, 2, Prio. c. $.ynum
modi ponit petitionis principij, quando probatur defiaitum per
definitionem,velé contra. Tum 2.(eque- retur demonitrationem non effe ex pro«
prijs» quia oés pafsiones ab cadem e(fen- tía flientes per eandem defiitioné
pro- barentur , & ic non demon(traré&ur per caufam, quz vnicuiq;tanquà
propria có petatíed ex cómuni , Tum 3-fequeretur maio. & cólu(. effe in
codem modo dicé di pe: fe,..in fccundo modo, gp e(t falsü, Tum 4.fequeretur
definitione cífe cx me diacis, nà Plio conucnit d. finitioni fu. bicóti nó
imedraté,fed media propria de finitionc;X (ecü4a paísio axcd.áre prima. Reíp.ad
1.nó peti principiü , quia de» fiiio, dcfiaitum diltmguncur,vt dixi- n»is di(
p. 1. q. 4 arta. & paísio potiuscouenit dcfiniioni, quàm dcrinitoj Arif.
aus Xxx iem tém loqoituryquando dcfnitio, & defini- tum fant 2qué nota
refpondenti , vt ex- plicaima$ 2.p. Inft.trac.3.c.3. Ad z. de- monftrationem
cífe ex proprijs non in- telligi de principi js sIteri non Couuenier tibus,(ed
de princtpijs conuertibilibus, & quia idem medium póx cum pluribus paf-
tionibus conuctti , idco potcft dici pro« riam refpe&tu illarü , Ad 5. neg.
faltitas equei« fa fficit. n.quàd pa(Iio notius có- neritat defiaitioni « Ad 4.
dicimus paffio- n€,& propriam definitionem itmediaté conuenire fubiecto
immediatione (übic- €i, licét definitio notius conueniat; feeit da paffio
dicitar etiá (abiecto immedia- té conutnite immediatione cauíz , nam caufa eius
nó cft prima paffio ; fcd quid- ditas (obiEGi; vide Tromb. c;t. 37 Tertio,gr
non fit mediam vt dcfi- mitio,f(ed folum vt caufa, prob. cx Sco.q.
$.prol.S.docerte non oportere principia fcibiliseffe principia in
[eipfrusTubiecti y fed efTc principia lolum, per quz ftremur paífiones de
ipfo.Tà z. demon: ftratio dirigitür (olum ad cádendá (ciem tiam maioris
extremi, non minoris,ergo per accidens eft, uod medium fit defmi- tio (übicéti
. Tam 3. medi quandoq; cft etatio, jtádoq:(cla di&io, fed dictio nc- Qui
dici det nicio,qua sépét eft oratio , ergo cífe definitioné cft acidemtale me:
dio. Tum 4. medium vt medium e(t cau- fa ,quia fcire eft rcm per caufam eogno-
fcere , ergo per aceideos cft definitio vc mnedium. T um 5. definito
(nbie&ti , vt fic dicit causà inhzrétiz nec propter quid , at de ratione
medi eft, quod (it caufa inhatentiz,& dicat propter quid. Refp. ad
1.fufficere, vt medium fit ró qtridditatiua fübie&ti, & caufa virtualis
$ vc ducas ia z.p. Intt trac. t. c.4. Scotus adc loquituc de caufa forumliter.
Ad 2. demonltrarioné dutrzi ad cogioícemdá , rion quidcay p:ffioncai vt fic,
fed paffro- q mem in (ubicéto,idcirco requiri vt mcdi- um cognoícatur vt:dé cum
paffione , X fübic&o. A4 5. id fempcr medium debct cíle tota o, quandoq;
veró vtimüt vna pacte, (iue araccrialt, iuc formah , qc vei matctia fat
ridicaliter , & otiginátiue caufa. paísio- ds. ^d 4. cdi vt inediam nó cil:
cau- "Difp. X 1L. DéDenaonfratioge 2 ^. fam vt fi(ed caufam connexionis
predia cati cam fübie&o, nec cumfc xionis,(cd ilhus, qu e(t neceífatia meta
a iin quod exigitur, vc iit effentia- c lubiocto , idcoq; medium demonftra-
tionis poti (fima vt medii debet effc de- finitio fübiedtis & caufa pa
(ionis. Ad (». definitio fubiedti vt (ic precise noa di cit cattsá
inhzrétizsnec proper quidsfed.vt definitio fübicdt, & vt efl caua. paíse. De
maiori extremo demonftrationis, " 38 ia st, d poffnt habere rónem - vasi
Me , tione propter ys (nà de d ratige - nie quia nula eft difficultas,vt (upra
dixis — müs).Caccidés cómuneyaccidés propriüy rss AGO Set eui e vel
adzquata,& ex oí parte , flc continet omues caufas jac xri demon: cas,(iué
extrinfecas;à quib. res per fe pendet im effe; eclincompleia,& inadazquata,
vt cunr datur pcr vni, vel duo ge« nera caufaramt , ec fi daretur per caufam
marerialem,vel formalem , apt fimilem s vel cfficieatem, vcl pet ambas caufas
in- trinfecas,materialem, & formialeaz , find fint phyticzt; (iue
metaplyyticgr. Hiec aüt difficukas intelligi potcft cà de posto tione poti
(Tiam , T aud demon(lcatione propter quids(icut (upra ditt iaximus, ci medium
demóítratioms imuire $. Zab.Gtpé cic. fathine: tit accidens pro- priumyquám
accidés có nume poffe pro" maii exccemo inferuire eug inrdemom- ftratione
par De dcftm cione vec? comunis fententia ncgat poffe à priori, Sc
deinontlcauone propter quid ti de finito , quategus definitio e foralner
capias. vt eft efscatiali s. mto, lic&; ixcerialiter inmnpta dz: vtc(t prt
dicium abfolucé acceptá polit dcmottrari,ts [X mada juata, puta dcfnitio per
causa. matcrijalé poterit có» cladt pec defimiconé fimilis, vcl fotavalis
cauíg, ta videtur séure Sco». Polt.q.5 € 39 Dicimus priino, accidens comune
foli ingredi poísc pro maiori Medis in demótcauóne nC ade tein : tiia,
pailioncmi vcrOun demon:trauionié .11. De maiori exiremo demonitar etri. I. 913
potilTim: bec concluC fequizur ex didtis art. priced, i prob.primo,quód accidés
comune fir demóflratione propter quid dAemonfirabilc de inbie&to, nam art.
1. - 'Oltendimus quà bct caufam in guocung; . gencre aisum! poíse pro medio in
hac :dcmonttratione , fcd i(lz aliquando ciu- font aliquod accidenscommune , vt
pa- ^et ip exemplis ibiallaus quando .f. ac- "iden s aliquod per fe
confequiwi, & fcm (o5 pet ad pofitionemcaufz., Deinde. quàd ncqucat efse
maius ex- tremii in demonfl ratione potiffima, patetex di&tis art, przced.
vbi folam causa formalem poíurmus pro medio. Tü quia «onclutio demonítrationis
potiffimz de « bet císc fimpliciter neccísaria, per fe, dc «cat acr ipfum, vt
q- feq. dicc- gus , fed accidens commune non'confi- - €it cumfübicé&o
propofiionem cum bis tóditionibus , quia ex (ua ratioge forma- Iipotcft ade
fse,& abeísc, ergo non ncccf farió
conucni incft omni tcmpore L-- epa cfl
de omni pc flcrio- fiflico ; non przdicawr per [e in primo, vcl fecundo modo ,
crgo non efl pcr fe , qucmodo ad dcmófl raticnum exigitur ; ncc tandem
ncceísarió copucttitur cum fubiz&csitaut conueniat c mni, toli, & sc
per»nam hoc cft peculiare accicéus pio- prij, vt docet Porpb.c.de prop.ergo non
eft quatenus ipfom . Ncc valet relpontio Zab.hac accidentia. dici [| oísc
ncceísa. ria neceffirace cauf z , quatenusad poti- tionem talis cauíz (equuntur
talia acci- dentia; licét non tini neccísaria nece(Tita te übiecti . Non valct;
quia iam conce- dit vt hc non conficere dcmonfliationé potiffimam, &
fimpliciter, ad quam re- € poufli ma necc(Titas , & certitu- o
propofitionum , vr diximusart. prz- €cd.qualis non efset hzc necefísitas; tum
quia ncc neccísario iequütür ad. pofitio- nem ralis cauíz , nam ab alia caula
natu- rali contraria ,& maioris viriutis,aut fal- um à Deo poísent
impediri, ergo bac pc €císitas caufg non erii implioter necef- fitas,vide P.
mtheot, 14. 1$... 49 Ex hismanet probaia alia pacs cÓ- cl.quod poísimus vti in
demouftratione potiisima pro maiori Mo palsione lub.cétismam hzc jt popelione
fimpliciter necefsariam, pe fe,de omni X
quatenus plam, cum «óucniat omni, Íoli,& femper,nec pcr poiétià D -; pof-
lit à fübicéto fciungi , & confeq cnier non cótinget (ubicckam alter ie
aaberc , Conia obijc. quod accidens commu- anc fit maius cxtreavá in
demon(tratione poiísima; Tü quia per se in secundo mo ;do dicitur
de.subie&o , nam illud przedi- catur in secundo modo,quando subie
iogreditur definitiooem ill us, accidés ay rem py Subiectu m hibet definiti. Ti
2.vel accidcos commune per se conuen subic&to,& habctur intcotumjyel
peraccidens..s. rationc alterius, idenMuzrrit dc ifto alio an per se,vcl pec
accidens d ucniat,& lic vel dabitür subic&áà, cui ine rit per sc, vcl
procederctur in infinitum Tum 3. (i perse non incífct,nó magis vai sub c&to
cóueniret, quam «lieri cuicunqg quod c(t falsum quia non quodlibet cít An
quolibet Tandem LIZIO 1. Poft, 22.do cct de eclyp(i dati scientiam;ait n.
Eoriz, que [ape fiunt, demonfirationes cz Jeé ti&yvt Lone dcfctlus, nep
him, uod fecundum quoa quidem tales fuut, f. m per funtieclypfis atem c(t
accidens cóc; & 1. Poft.his demontl
rationibus de ac. «identibus commuo:bus accommodat, & declarat cond tiones
in 1.lib. (signatas, quz funt demonfirationis potilsi e,Retp.ad
1.neg.alsumprum,quia vt di- ximus m 2,p. Tot traét. 1,c 3. ad ptopofi tionem
per (c (ecüdi nodi prater boc o fubic&um ingrediatur definitionem prae
dicati requiritur necesaria habitudo cau [a cfhc cntis mctapliyicz ad effeótum,
quz (olum ctt inier (ubicctum 5 & acci- .dens proptium., Ad a.dicitur per
fe con- ucnire Hj. imiediaté , non veró per fe .i, neccísarió,quod requiritur
ad demófltaetionem. Ad 5.adhoc vt cuilibct nó infit , fufficit, vt per (e
cópetat (ubiecto im quar 10 modoy,quatenus dator in aliquo (übiee &o caula
1otrin(cca accidentis có s , hoe aui€ nà fvfhcit,fed requiritur ilia neccf-
faria babitudo ad poti(simá. deu oftratig nem , vt non coung «c lubic tam
aliter fe habere , Ad 4-tolum probat. daride bis accidétibns demóttrationé
propter quid, nou potilsimam;nec Ault.2.loft. oa ncs €Quditauncs adaptar illis
demon(tcatigs TOC A EEUU nibus , (tibus, [ed foli illis exeplis declarat, quo
pacto mediam fit cau(a maioris extremi. Dicimns z.defininanem: non habé rem
aliam cau(am prioré nó poffe de dc- finito demótrari à priori, (eu effe maius
extremü 1n demóflratione propter qutd i at dcfiniuonem habentem aliam caufam
priorem poffe cffe maius extremum, & à priori dcinonftrari de definito per
illam Cau(am, etiam vt. effentialis e& definito ; talis autem demóftratio
probabiliter vi- detur cfe propcer quid non potilli an3;ita "Tat.2.Lolt.q
2. dub. 3. quem fequuntuc Auería q.2 8.(c&t. 6. & Amic.2. Poft.trac.
vlcq. $.dub.1. nec aliud inédit Do& cir. fivc&é perpédatar; Prima pars
probatur, uia fi carct cauía,à qua dependeat ip ct- e non habebit medii
fafficiés, quo poffit demó(trari à priori de definito. Tales aüt definitiones
(unt precipue adeguata, & vndequaq; perfe&a, que.(. datur per emncs
cau(as;à quibus res pendet in elfe, € .n. omnes includat caufas, nulla rema-
net accipienda, qua vti poffimus pro mc- dio,& (i aliqua cx illis
acciperetur ,cü hzc fit quoq; demonftrata in concluf. idem demonit raretur per
idé . Similiter eadem tónc definitio cótinens omnes cauías cffentialcs, putà
propriü genus, & proprià differentia , non poterit per aliam cau(am
e(lentialé demóftrari, vt probat ibi Sco- tus,nà quidditas (ubiecti effet
quzftio, & prz fuppof(itü (imul, & femel, cet quzftio, quia
demonftrarctur in tondaf! de dcfinito, effet pre(uppofitüyquia affümeretur vt
medium, faltim fecundum parté, 41 Secunda pars, q definitio aliá prio rem Lr
isti tanquam caufam pli à priori demonftrari,ctiam vt cft quiddita- tiua
definito, cft Arif, vt infra videbimus; & prob. quia illa eft
demonftrabilis pro- politioà priori, qua habet cau(am proxi- mam conncxionis
przdicati cum (übie- &o, calis cffet ita itio, etiam vt cít cifenualis
defiaito, erbo &c. Vt au! co- gnofcamus; quz nam tint rftz definitio- nes,
agen in(picere ordinem caufarum inter (c ; nam in primis, quia nulla caufa
adequata in (uo genere alià (apponit prio rem 1n eodem generc; aliter non cílet
coe talis,fed partiaiis, ideo nulla definitio ma tecialis, v.g. poterit
demontlrari per align Difp. De Danopfiatine, definitionem material£. Et quia
finis dicitur prima caufa,idcirco per definitione finalem poterit demonf(trari
dere definitio tàm materialis, quàm formalis, vt ex hoc, quod domus eft
ordinata ad defcne dendam nos à pluuia, & tempeflaribus, optimé concludere
poífumus debere ex tali determinata matcria, & fpe-iali for- ma confttui,
quod eft probare definitio- pem materialem, & formalem domus,&
con(cquenter etiam vt fuountur effenria liter; & quidditariué , rá eo i pfo
quà pro» batur aliquid efle materiam, vcl formam alicuius, oftenditur adhuc
eiie de c(jentia iliius , quia materia, & forma funt partes eífentiales,fic
de lanterna prob. quod de- beat ex materia pcrípicua cótlarc ex fiae y quod eft
illuminare ; & ex hoc, quod ho. mo eft ád beatitudimem ordina us, dedu-
citut effe füb(tantiam inrclicéuslé , qua folum efl beatitodin s capax; quod
przdicatum concluditur vt eifenniale homiie ni,(icut homo sin (uam e(fcntiam
refpicit beatitudinem vt f. nem. Caufa cff ciés LT f efi neceffaria,
determinata, & cóucris Dilis caufa alicuius prad.cati effentials of
fc&us, q. (e h:bcbit vtcau(a formalis ipe fius cf diusyin tali cafu poterit
cócludere definitioné formalé cffe&tus,vt quod pto- ucnità principio
effentialiter libero » cft indifferens intrinfecé , & e(fencialitcr »yt
poffit cflc, & nó cffe, volitio prouenit à volü:ate,q eft princi pió
effentialiter libe- tüy crgo volitio eft indifferens efTenciali- ter &c. in
hoc fyllogi(mo maior extrem? tas cft definitio libertatis acus in genere caule
formalis, medi c definitio ciuídé libettatis data per caufam cffcdiiuà Tandem
quia materia, & pacto süt fibi inuic& caufe ex ditis d! p 8. Phyf. q.1.
att. t. potetit dcfinitio formalis pec matcrialé demóftrari& e cóccá ; vt
omne conflans ex corpore organizato contact Éc cx anima, que cft atus calis cor
poris, equos cótlat ex corpore organiza o» crgo &c.& é conucrio; ité
definitio materialis dcmóti rationis probatur p alicrà formas lé, qu ab alijs
dicitur quo juc filialis. 43 Tanié,g; he dcmóttrationes pro- babiliter reduct
debcát ad propier quud» non ad potiffimam , probati pot, non «n. faris
coidanter faluangur conditiones m: Q .IT. De siaio. esteem. Denonfivab. tiffime
in illisquia premiíTz non videntur cífe de es "nra fec&dum quod
ipíumyaut faltim non omncs i(tz demon- tiones,& fi oppofitum velis
(uftinere, nil contra no$. oholsm ^, In contrarium obijc. qp quzlibet dcfinitio
poffit à priori probati, & adgquata. T quia poterit probari perreguias
logi- €ales.f.per definitionem definitionis, ficut cü volumus oftédere alique
fyllogi(mum efc in modo, & in figura,vtimur regulis logicalibus de
(yllogifmo traditis, ic A- ift.2. Poft. 17. ottendit dcfinitionéter- narij,g
lit numerus impar primus,efíc ve ram, & quidditatiuam definitione p re-
logicales,& definitionem definitionis. Tumquia bec definitio, eclypfis eft priuatio
luminis folaris propterobic&io- fiemtertg,eít adzquacayX tamen demónflratur,
vt quod priuatur lumine folari ropter obicétionem terra , eclypfatur,
priuatur.&c. crgo echyp(atur. Refp.ad 1.ex Arift. a. Poft.8, vbi negat
probationem illam effe veram demó(tra- tionem, rà cít, quia 4T. logicales non
fant caufa in cffendo , (ed folam rationes cognoícendi;& notificádi, quare
nó procedit cx cau(is concluf. tum quia procedit ex cómunibus , nam illz
cegulzcuili- bet definittoni adaptari poffunt, & tandé nonoftenditur per
illas definitionem de definito proprie loquendo,fed rantü. de- finitionem
adzquatam habere codi tiones optime definitionis. Ad
2.nec illadcfioitio cít adzquata, quia deficit caufa materialis,que ett
Luna,nec demooftratur de definito.f. de eclypfi,(ed de Luna,que cft fupieum, in
quo recipitur cclyplis . 44 Contra z.parté opponitur 1. autho ritas LIZIO ui 2.
Pott, à c,2. oftendit quodquid. (eu definitionem no potse dc. mofirarià priori
de definito, & 1rali]uá- do dcmonitratu: ; illam non e(Te dco:on-
firauionem fed logicum syllogilinü; ide t6. Met.tcx. 1. Scot.etiam 2. Fofr.q. 5
-&x profcí[so oltendit quodquid Lorma- liter non poísc demonítrari neq; à
prior! . neq; à po fterio.i, at ab(olué fumptü
& materiali &er poíse à potteriori demóftra- Ti,À jxio rit mnc »
ied aligp non. n. vnlt de6 nitioné formale poíse per mate- rialé de moftxari,
(ed & contra materialem per fotmalem,& finalé;idem docet fü tex.
Met.cit.& 6. Met. q. 1.ad e princ. i . Vtadzquaté fatisfaciamus bk obie4
&ioni, diligenter indagáda eft més Ari(t. inillis tcx.& quo pacto
procedit ; primà igiturin tex. 2.quarit; an def nitio, & de» monflratio
(int de cadem re ; & negati refoluit ; quia demonftratio eft accidéc
complexi, & affirmatiué, vel negatiué cludit, definitio eft efsentiz,
incomple: nccaffirmat,aut negat ,immo pro princi pio inferuit demonítrationis .
Deinde à tex, 3. vía; ad 8.difputatiué quzrit,an des finitio fit
demopftrabilis; & pro parte ne& gatiua arguit ;.tum quia nó cít
demoftrae bilis (yllog;(mo reduplicante (.f. inquo medium alsumatur m przmi
(fis cum hae reduplicatióne /7 jui »«p requiritur, vt poffit deinde concludi in
quid maius extremum de minori ) nam in min. petcre- tur principium y quatenus
medium dice- retur 17 Quid de fub:cGo , cuiustamen idditas quzritur, ncc mcdium
císet ig emonfirabile dc (ubie&o; tum quia ne- gue demonftrari diuifionc,
nam ifte mo- us difcurrendi non eft à priori, ncc ne- celsario illatiuus ,
& minor eíset probart- da, quare ille fyllogifmus non cfset dema ftratio;tü
quia nó cít demófirabilis per de finitioné dcfinitionis , vt oratio indicans
hominé per císétialia cít. defiuitioillius y animal ronale exprimit hominé per
efsen tialia, ergo &c. nà in min. petitur p'inci- pi ,idé.n. elt e(se
definitione, & expri. mcre ré per cílentialia ; cum quia n*qaig oftendi per
definitioné contrar!j, nà jro- cederet ex zquc ignotis,& poffit dar: cit
culus ; & alias rónes adducit. pro bac ray 4$ Deindc à tex. 8.incipit
propriá ape rire lenient& inillo tcx. ;t'mó diírina guit dc caufa, uod
quzdà elt cadé;quadam cft alia,i. quada e(tintrin(cca, quze dam cxtrinfeca,
& hzc vcl eft demonitea-. bilis.i. poteft demó(trationi infecüire,
&& fic poterit eíse medium; quo demonfire- tur quid efl feu dek;nitio,
& fobdir,quod hac nó eít deu óftrauo, fed fyllogilimus topicus, fübiungit
poftea alium modum, quo contingit [cire quid efl , ncmpcc ab cffc&u per (c
demonitrando fi cfl, à» mul deuepiimus in cognitionem quid eff, yt omnc afirum
patiens interpolitionem ferrz celypfatur, Luna patitur interpo(i- tionem
teirz,ergo eclypíatut, quo , logiímo fcitur / ei plis & quid eit, & gn
ttid; in fine deinde huius textus, k initio fequéeluti epilogat;quz do-
tuerat,& quod nó poffit oftedi quid eft, uando non habet caufam alià 4.
extrin- cam,quando tamen ipfam habet, poffit dcmóftrari,fed logico syllogi(mo;
addit vIterius diuifiones quafdam definitionis , & pracipué in tex. 10. ait
, quod quzdam dcfinitio eft principi demonftrationis, quzdam conclafio,quzdam à
demóftra: tione fola pofitione terminorá differens: & tandé in finc
huiustex. concludit, M - Wifeli igitur ex ditis, C" quomodo eft fius quid
eft demon[lratio, &r quomo- o nó eft," quorum efl C* quorü non eft, 46
Ex his colligitur primo; Ari(t.quid eJ] accepi(Te, prout eft qaid complet ex
pmnib. caufisintrin(ccis:2 fi hibet cau. fam cxtriníccá;po(fe demo (trari; 5
.hunc syllogi(mum appellatfé lózicum
& de- monítrdtionem,quod debcr etponi com- garatiué .f. in ordine ad
potiffimam de. monftrationem dicitur syilogi(mas logi. cus , fed quia eft
fyllogifmus certas , cui- dens,& per causá,crit demonttratio pro- pier quid
, cx quo magis confir. vltima pars noftrz conclu(. in hoc fenfu explica- £i
potcít in 6. Mct. Nec aliad voluit Sco. afscrere,(amptit.n. quodquid
cfl;redupli- Catiue .1, vt perfe&é explicat quiddicaté fei [fecundum omnia
przdícata e[sentia- lia, & hoc pado negat. pofsc probati à priori per alias
caufas intrin(ccas , & de- mon(tratione potiffima;in qua;in ju't,sé i cít
(appolitum, & medium, Vetü ett ibi Scot. potius recitare. feot. Expotitoris
, quam fuppre(so nomine authoris ibi innuit, quam propriam mentem dectara- te,
vnde nezar mateciam císe caufam for- , X conleqoenter quo 1qtid tormale Toti:
de.nontt;ari pet. quo4quid matc- ziale; & tainen potius oppolitum eft vegum,
vt cum codem Sco. ofteadimus di- fpar.5.Dhyf.3.3.aft,2. & 5. eodein mo- ds
exponi poceft in Mer. cir. .. Secundo ad idem atg. ratione. Tam qiiia petercur
principium, dad m m.a9- . ri medium debcrei dé (u3is&o pradicani inquid,
noa.a. quod [uid efl pot pet ihi- Difp. X I1. DeDemorfain, 5 qüaritur in
cóclu(. peteretur ét principii. in maiori,quia maius extremü icare- 1 tur de
medio inquid, & tüc vt fit vera pre dicatio»medium debet supponere pro sa-
bicóto cócl.& fic maior nó differret à c6- cluf.quz ró eft Arift. Tü2.
predicarüin. cócluf.demóftratiua debet efsc accidens ex. Poft.c.1. ergo nequit
efse definitio. Tum 3.dcfinitio hon poteft predicari,ni« fi de dcfinito;at (i
demon(ttraretur, deberet de medio praedicari. Tü 4. omnis des finitio immediate
cópetit definito , ma« xime fi datur per cau(as intrinfecas, crgo. quzlibet e(t
indemonftrabilis; Tandése- quitur hanc demon t rationem, per quam scitur
sabítantia , nobiliorem cfse potif- fima , perquam (citur accidens . cot 47
Re(p.neg.(eq.a0n.n.in mia. peti-- tur principium;quia nó eft eadem d. finistio,qu£
cft medium, & quae concludi n€q.1n tmaio.nam ih maiori medium ponit pco
(ubie&o diltincké cognito, feu pro dcfinitioae ipiius, in conclutione ves
to fubie&am fwpponit pro secontusé ca - gnito, (icut vniuersaliter
definitio, & definitam differunt ,non .n.sunt termini sy« nonimi,& hzc
differcacia suflicit, vt (nc diftin&icerimint, & nc principium peta-
tur, vt diximus disp. 1.q.4. art.2.. nec
aus thoritas Acilt. vrget, nan ibi disputatiué loquitur, vt i pscaict se
declárat. Ad a. ibi eft setmo de demon (ratione potillima, i0 qua $cipet paíTio
eft maius exccemü ; Ad 5 .neg.alfumptum, nam vna dcfinitio póx de alcera dici,
vc syllogismus conttis €x veris, primis; & rimaediatcs,Xc. eft tas Ciens
scire. Ad 4. aísuinptum eft veram in eodcm genere ; vt dcfiaitio materialis eft
immediaca in gencee macerialis caus. y vel vt att Doctor hi, quatlibec eft
iame« diata imme atioaesabiccti , quia inter ipsa & definicd acdhil mediat,
cui peius conueniat d-fini'to ; nontamen qualibet cíl iimnnediataiaynediatione
causa. Ad $. jua mu S ex to capite po(fic pee fectior dci demonitratio
conciudens de iri is nna concludés pa(Tionem 3 tainetr óbiccu n sciencig ett
conclutio "tà pciaciprjs depeadens; hinc quia prim. eipià potilfing nata
sunt gigaere certioa en, Qu «fr. 1I. De premiffs Damnfirationis.tAtyt.III. 912,
r&, & magis neceísariá notitiam , d prin- cipia demóftrationis propter
quid, idcit- «o abíolut illa erit demonftratio pori ffi ma. quz facit fcire
pa(fionem De pramiffis Demonflvationis. T premiffas Demóltrationis declaremus,
ipfarü códitiones etüt expendendz. LIZIO 1. Poft. c.2. quafdam conditiones
aísignat pra mi(larum, quaf- dam veró cap.4. & pracipué locutus eft de
demonftratione propter quid ; condi- tiones funt ifte, vt fint verz primg, & immediata ,priores,notiores,
cauíz con- clufiohis, propriz, neceffariz , de omni ; per fe, de przdicato
vniuerfali, fecundum quàd ipfum, & primo;de quibus multa di- ximus 2.
p.Intt. tra&. 1. idcircó quz fatis ibi expohita fuerunt; bic precermittemus;
fic fe habet prima conditio, quod fint ve t2; Íccundatamen conditio cxa&iüs
erit .. ámueftiganda;quapropter in duos arc. bác gítioné diutdemus , ia primo
agemus depinipia & immediatione pribmiffarum, in 2. de ceeteris
conditionibus. Sed prius interim corrigendus e(t patentiffi- mus error
Ouuied.cotrou. 10. Lóg. punc. 4,n.6.vbi aitopus non cííe demonflrationem
conílare (emper propofitionibus, y funt pet fe , vt patet; inquit , in
emonítrationc: Omne progreífiuam cft viuens,omnis homo eft progre(fiuus, crgo
omnis homo cft viuens , in qua minor non przdicatur per fe de (ubic&o ;
quia progtrcffiuü non eft propta paffio homi- nis, ed animalis. Profe&o
inhoc puncto omninó hallucinatur Ouuied. nam Arift. 1 .Poft.cap. 4. diferté
docet períciratem elic q neccísitatis gtadum, qui re- periti debet. in
propotitionibus demonftrationem inttantibus, adcoquod fi propofico non fit in
aliquo dicendi mode ex quatuor,quos ibi afsignat, fit prot(us inc- pta
onítrationeimn. cóltitaendam, vt fatis probatum eft 2 part. Inft. tract. 1.
& in demonflrarione, quam Ouuicd. ad. ducit; falfum eft illam minorem non
effe propofiuionem per (e, & przdicacum eius ncn per fe de fübie&o
piadicari .f. progrc(siuum de homineynam pcr primá rc- fitio per (e nota;qug
difficultas re vera fab dccem pun antepredicamenralé quicquid pes € predicatur,
de fuperiori » de inferiori Le. neceffe eft pradicari , vndé (i pro- greíliuum
de anim,li przdicatur. per fe, vt cius adzquata paífio , etiam de homi nc per
(c praedicati debet, licet nó primàg & adzquaté,íeü (ecandum quod ipfum;
itaq; hoc exéplum minime probat i inorem non eí(Ie propofitionem per f ed
probat tantüm non efle f. um d» ipíum; qui erat v timus gradus nece(fitas. tis
in propoficionibus loc.cit.ab Arift. a fignatus, neq; cum gradu períeitatis
corte fundi debet, licez enim omnis propofitio fecundum quod ipfum fit quoq;
per fe, nó ramcn € contrà, narm dati poteft pro- pofitio, qua fit per fe, licet
non fecandà quod ips, & talis cft omnis propofitio s inqua paífio
(uperioris praedicatur de in- teriori . Explicatur primitas , € immediatig
pramifjarum ywbi de propofitione períemota.
Vpponimus cx 2. pini RN E S primitatem,& immediationem nó ef- fe
duas códitioncs preemiffarum , (ed vná, & nilaliud fignificare 3 przmiífas
de- bcre cífe indemonftrabiles per aliud me- à CUATRO E mis | Mee &ter qp
(ipfis cá&nofcarur , vnde pec. (eoo dci ét; hinc orta eft celebris illa
difficultas intet veteres tá Scoti(tas , Thomiftas,tü Nominalcs,quid fit nomine
, vt Recétiores. eb ietdan pria ia B RERNN crit rius. fit propofie am nota in
Bacxh Scoti , deinde. uo hzc conditio competat pre. ae oy pd. im X t cc 49
Circa primam parté difficult. not, ex Lich. 1.d.2.3.2. qp in propofitione per
fc notaly per fe nó lumitur, vt diftinguie tur cotra per accidens ,quafi quod
cffe no tü dicatur de aliqua jppofitione in aliquo modo dicendi e , (ed vt
diftingunur contra per aliud itaut illa
fi propofito per fe mota , qua non habct evidéuam ab alio; hinc defimtur à Sco.
1.d.2.q.2. A t8 clle, qua cx terminis proprijsy. qui. [ung XXX 4 ali- aliquid
eiusyvt funt es, babét cuidenté yeritatem;ex quo dcducitug non excludi
cognitionem terminorü quia inquit Do- &or, impoísibile eft, aliquá
propofitioné nofci terminis illius ignoratis , nà fe- &unda operatio
intelle&us prarfupponit primá,vndé dicebat Arift. 1. Foft.6. prin- €i, ia
cognofcimus,inquantü terminos co gno'cimus; & multà minus excludi debet
étía intelle&ma pet ly pus quía no- titia nece(larió efl ab intcllc&u;
quare qp excluditur,cft omne aliud, per quod tan- quiam per mediü moucatur
intelle&us ad €liciendum affenfum in propofitioné illá; fed ttatim ac
apprehendit terminos illius htionis, vi talis apprchenfionis cognofcat euidéter
cónexioné inter illos, & idcirco ait habere euidentià ex terminis
proprijs;addit,» funt eius,.i.quando có- cipiuntur in co fenfa,in quo ponuntur
in- ' &egrare propofirioné illam ; nam termini poflunt diuetfimodé eandé
rem fignifica- £c. f.copfusé, vel diftin&?, vt (unt dcfini. to,&
dcfinitum,definitio.n.diflin&é G- ificat qp definit cófuse repra(entat cx
diis &is difp.1.q«4-art.2.vult erge Doctor, 2 fit propofitio per fe-noxa,
cui affen- t intelletus vi apprchéfionis terminorü ipfius cognito co modo, quo
propofi- £ioncm cópo itaüt (i terminus cofusé zcpraentat, ex cognitione confuía
iphus enoucatar intelle ad, áffeníum , vc ia pw eroi: Doe rs totum eft n L4 e,
li i ] ex cognitione i- nta eliciat iudicium ; non autcm erit fitio per fe
notayfi ex cermino con- use sigmficantc conflatct,ramen vt afsctitet
intellectus, effet neceffe,g diftin&e conciperet fignificatum illius
termini; vt: ptzdicatiá cuidenter concipiatur coouenire (ubic&to cx
cognitione diftinGa écfinitionis, non (officeret aotem cognitio confufa
definiti, propofito, in qua przdicatum diceretur de definito, nó Het per (c
nota;quia indigeret, vt euiden ter petciperetur,alio termino.f.definitio-
nc;qui non effet terminus ipfius, cum fit diuerfus à definito,ex diGis
difj.cit. contra AQUINO (si veda), e(fct4; per aliud nota . $0
Hinc nó re&é Fofnan.afierit in séc, Dot requiri ad projotitioné pct fe no-
VÀ, vi [emper ex coguittonc dittuidia tct- Dif. XIII. De Demenftratione; 5.
mínorü dcbeat moueri: intelle&usad affeníum propofitionis; itaut nulla tit
pofitio pet fe nota, qua ex terminis cóft sé fignifi cantibus conftet.
Hoc.n.eft contra ipíum Scot.cit. & córra Scotiftas feré oés,vt Lich.
Tat.Barg.Fabrum, Sti tinch. Vulpes, & alios, claté.n. DoGor ibi ait
propofitioné illam effe pet fe nota, (i ex cognitione confuía terminorü
ftatimcui« denter apparcat illor( c manév s de quód diftindté cognofcantur ;imó
[ubdir quód propofitio,quz eft fe nota
terminis confusé conceptis, eft é períe nota ter« minis diílinQté cognitis,nó
tamen é cone ttà necefíum cft propo(itionem pet se notam,terminis dillindte
perceptis;effe tale, fi confuse accipiantur.Hzc tamen doris na clarior
apparebit, ft dubia, & obicétips ncs adueríariorum diffoluerimus. Primó
igitur dubitari poteft ex Caiet. dicente , quód cum prima paísio pradicae tur
de definito, quamuisilla. io poísit per definitioné probari ; erit. pet fe
nota;faltim fecundum fe , licét non quó ad nos;quia definitio ,& definitum
, i uamui$ quoad nos differant, non tamé ceundüm rem. Attamen hzc opinio.ex
plo(a manct e& di&is difp. cit. vbi oftendimus definitionem, &
dcfinitü nó diff:rre folum rationc ratiocinante (ed ex. fündamcnto in re, &
pet coníequens nec fccundum rem erit pcr íe nota y fed demopftrabilis
demonflratione potiffima que cft à priori,& per caufam, nóquidc in
cognoícendo tantum, fed etiam in e(- (endoscrgo nonfolum quoad nos erit dc
móltrabilis,(cd ctiam in fe (pc&araynan ordo cauíz in cífendo non
attenditur fo- lam pencs noftrum'concipiédi modum; vt cft ordo cau(z in
endo,quiin -demonftratione à pofteriori reperitur verum etiam in rebus ipfius;
vade prinet- e immediata dicuntur indemonflrabi- ia (ccundum rem, & à
prioriquamuts à pofteriori , & quoad nos ficétur» ergo quzlibct propofitioà
priori demonflrabilis erit (ecundü rem demóitrab;lise S1 Secüdo dubitari poteft
ex. Mayr- coquia dàuur. mult propotiiiones inde- montirabiles,&
contequcnter per fc no" tz; & tamcn non ex appreheniione. tere
minorumyvt (unt propoficiones cogat :Q.1LesDepnpifitionper fewua.od.]. -sper
fenfum vc nix eft alba, ignis eft cali- : dus;Sed teíp.faciliter has
propofiuones " proprié nec cíicindemonftrabiles , quia vcré inniue datur
cauía per (e alb«dinis, - & in igne caufa caloris, pcr quam dcrmo-
ftratione propter. wd luo modo poterit calor de igne, « albedo dc niuc dcmon-
/ffraci ; ncc iflas propobtiones cí!e per fc 'motas;quia non ex apprchentione
terminorum cognofcuntur, (cd cognitione (ca ficiua; & cxperimentali, &
confequenter: peraliud, nonper fe; vnde communiter ut propofitionem aliquam
contia- ' gentem eflc per fc moram, quia ex cognitione terminorum non
percipitur ipío 'tü cónexio, fcd per aliud extrinfecü: nifi "velimus
diccre e(fe per (e notas,quatenus ^o "primoà (entibus percipiuntur, vt
iofra. . Tertio dubitatur ctrca diuifioné pro- ; pofitionig per fe notz, nà
Thowitla ipsam diuidüt in propofitionem pcr fe no- -tam,& per fe
nofcibilem;vclin propofitionem per (cnoram in fe ; & notam no» bisgnotain
fe eft , quz nullum habct mc- - dium; quo polit probari conexio termi
morum,tamen à nobis non cognofcitur e nifi per aliquod mediü cxtrinfccum;nota
nobis '& in (c eft, cum nos apprchendi- mus conntxionem illam vi
terminorum.g dupléx;vel.n; eft nota omsibus tàm in (ipientibus; :quàm fapienti-
E "bus; vel fapiétibus folü, qua pacto Boct. ánliebdom. diuiit cómnné
animi conce- . | gtis&c Acif. x. Top,c. 5:diu'tic problema. $i Iftz
diufiones nó approbantur à - Sco.cit.ná prima nó cft bona diuifio,0g " ex
membris omninà diftin&tis conftarc 'debet, cadem autem propotitio dici poterit
per fe nota,cum cft actu cogoitas & pet fe nofcibilis, cum a&u non
cognolci- tur, qug cognitio accidit propofittoni Sccunda vetó; vt ibi
explicatur, nec va. let, quia propofitionon folum tormalis, fed ét obiecta , vt
propofitio eft, dicic ordine ad intelleciósergo hi ternum,cx buscóttar,no funt
apt: ad caufandürafse sü,non erit per fe noca in (e$ quaproprec ois propofitio
in (c nota pet (c erit & no ta nobis,feu poft;bilisà nobis coguolci fi
termini cóciperétur; acl) nosc ognitis terminis nó cognoícimur eu:déetcr cóne-
x:on€, figni cuidens no- (ufficcre cogut« tionem illam,quam babemus de illis
ter minis , (cd requiri cognitione pertectio- r6 d eric diftincta , illaiaüt
etit cófu(a , & có(cquéter propolitioné illà ex fe no cíic' perfeDone Món:
i rit noriuá alterius propolitionisex vermit ni$d; (tincté fignificantibus
coftáce, fi» cut.n.tecminus confuse: significas eft di ueríus à dittincté
ijgnificate candérem y ita propoficioncs ex illis compoti e Nec c(t cade ro dc
coi concepiu,& problema-: teni ifia nO dic ür,nitr propoficioncs proa
babilcs,d nó ex terminis immed:até poi plütor,fed ex motiuis & rónib?
probabili bus, ende re&:. qdà süt not« oibus, dà fapiéübus try prout
magis,vel midus Có- uincüt róncs:at propdfiuo p fe ngta dicitut talis c
apprehélione terminorü, 8c I tàa fapié! esq infipientes,yt cognocant
illà;nccctlarie apprchédere debent: terminos, qui-ftatim caufant aijenfum,
fequituromnem. propofitionem pcr. (e: notà elfe tàié (ap tibus ,& ipli
piencibus; | ld entiores INcotherici, vt A « uet(a , &:Ruuios hanc.
diuitionem alice: explicant; .f. quód rra rt per fe no.: ta in fe;eft; qua
conttat teriimis notioribus natura ; per (c nota nobis; quz ex: terminis nobis
notioribus omar $i & dicti. coincidere: cdm diu:üone illi: LIZIO .dc
notiéribüs nataray& nóbis tra dita 1.i^oft, ac8 P hy.cir Sed quáuis: recte
diuidat Ariinotiora nobis; & natu ra; quia quzdam ordine natutg prius ma«
ta funt concipisquedam veroordine do- &rinz d:cuntur nociora nobis, quia
facilus percipiuntur , et íuacfenfibiiora ex: di&t.s difp.1.q.6. tamcnin c
goreloquen do propofitio per fe notanun poteft cÓ- ftarc ex netioribus nobis,
quiay vt contt4. Mayr. dix:mus;non funt apti ad caufan- dum aticnfum cx
propr:js rationibus, gouus ex cognitione (enuiiciua » & cxpes turcntali
inteilectus afienut , vt in hàc nix cft alba. d toph Aduerfari] re(puüt. à rónc
propeütionis p (e pora lcet des indc 1lià admruát. ; hae latis de pro; ofitione
per fe nota , vide Fabr. theor.7. &^ 1: fent. d. 14. ci 1. & alios
Scoriftas cit. 3 Circa à crà qugiiti partem;an pre mif[z ácnionttiraucn:s d
cbeant efe 1m« mediatg , loquendo ac acmonftrecione po: ITE. 9030 propter quid,
eft vna opinio, quod amba pramiffa: debeant e(se immediatz ,& in-
demonftrabiles, non folum virtualiter , fcd ctiam formaliter, demonftratio veró
ex folum virtualiter immediats fic demo flratio quía . Alia eft opinio , quód
(uffi- ciat ad demonítrationé pa quid y cx virtualiter immediatis
conftare,dummo do dcmon(lrans fciat refoluere principia virtualiter immediata
in formaliter inde- monftrabiliajita docet Do&or 1.Polt.q. 11. in fin.
quamuis non (e declaret ex: preísé, an prima demonftratio fit propter quid, vcl
quia . Rcs eft facilis eie ji primó .n. cer- tum eft ad demonítrauionem
poti(simá requig quod conítet ex formaliter im. mediatis, & per fe notis,
cü.n. inbac dcmonstratione cócludatur paísio dc (ubie- &o per definitionem
fübie&i ex di&is q. przccd.iam ràm maior , quà minor erunt immediata,
in maior. namq; pafsio dici tur dc defioiwone , & in min. definitio de
definito, quz pradicara immediaté conuenignt proprijs fübie&tis. Tam quia
habere liec principia dicit perfe&ionem .f. independentiam , ergo huic
demonftra- tioni competer, At loquendo de demon- flratiónc propter quid , in
comuni vtraq; Opinio cít probabilis; prima videtor ha- bere fundamentum in LIZIO.nam
1. Poft, C.2. probans hanc códirioné principiorü ait ex primis autem
indemonflrabilibus, quoniam non fciet non babens demó(lva- tionem
ip[orumyfcire.n. quorum demonfiratic cfl, non [ecundum accidens babere
demonflrationem efi, quibusverbis videtur innuere principia nó per accidés
fciri debere;hoc eft non per aliud, (ed (c- ipfis,& tex. 30. docet
(ubaltetnatam ícié- ,, uam demonftrare quia ex hoc ; quod pet . principia folü
virtualiter immediata pro- " &edit, vt explicuimus dif». przced.q. 4«
att.2. ad 1. princ. quo feníu declarauimus definitionem demouftcationis traditá
ab LIZIO 1. Top.(üpra q. 1. art.1. in fin.& 2, » In(t.trac. 1.6.4. Secüda
veró opinio e(t is probabilis ,habetq;(ugm fundamentí) in Atitt. nà in fine
cap. 2. docct aut om- nia, aut quzdà pri ncipia mclius cognoci cóclufione,
quia.f.quzdà dantur, quz de- .déta&u non cócurrerét. Dubiüigitur Difp. De
Demonfiratüna j^ fio& talia erunt principia virtualiter iaz- mediata , nec
obícucé colligitur ex verbis cit.pro altera opin. dum ait non [ciet nom babens
demonflrationem ipforum i... principia erunt mediata, oportet de ipfis habcre
demonfttrationem, aliter nulla ef- fct fcientia; quà opinionévt mag s Scori-
cà, & ccm fecuti tamus 2. p.Inft; tra&. 1. € 4.iixtà quà dici deberet
definiuonem traditam 1. Top. nó cíle demonitrationis in cómunifed propter quid
fold vc innai« mus fupraq 1.att.2- ad 1. priac. fimiliter fcientiam fubalternam
vt fic nomdemon- ftraresquia, (ed propter quid, quod etiam tetigimus
di(p.praced.q.4.art.2. refpon- dendo ad 1. princ. in fine ; inillis .n. fen-
tenuis. in quibusnon adíant rationes có- uincentes , non dcbemus determinat alteram
: partem fequi . e : $ ubium tamen clie. j,an prim. dpi refolutio debeat i
víqrad prima principia vniuer(alifsima., vt síít prine cipia mietaphy ficalia
quae p polus folent , itant demonftrans non (9- reíolucte (uas eui hadas vfq;
incipia propria in- determinato inne, Br immedíata, fed etiam v(que ad
ima,& noti(sima , an verà fi cc- aer e principia pr » & determi- nata.
E t quidem quód neceffarió babens demonftrationem ex principis virtuali- ter
immediatis , debeat habere notitiam tincipiorum formaliter ymmediatorum, quibus
illa eflentialiter dependent , iam fuse oftédimus diíp.preced.q.4.art.2. T uia
in cau fis eísétialiter fi natis; iri» Hos nO operatur, nifi a&u cócurrat
(ü- petiorg ergo principia virtualiter 1 ia tà Honemom cau(are (ci&tificá
cóclufioné, fi principia formaliter immediata ,à qui- bus in hac caufationc
eísétialiter cp de ptimis, & vniucr(ali(simis principijs » ná &gid. Vcn.intext.
19. & alij át. Oppolitum tamen ett verius , nam ct fü formaliter ignoraret
aliqui ilia princi- pia , poffet adhuc habere demonttrationé peculiaris
conclaf. fi propria, & immedia- ta principia ilius cognotecrct« Tum quia
vnica , vel alim pauciisimge eíscnt de- montiraciones pocilsima, tot .f. quot
cf- fcnt ilta vniucríali(sima principia Ma 9. 111. De promifis Demonfiratianis.
Aet. 1. 933 emnia alia ab iftis dependent , ergo non polfent conítituere
demonftrationé potifsimà , de cuius ratione eft habere prin- cipia
indcpendentia quó ad caufationem concluf. Tü quianec conclufio,nec prin. cipia
peculiaris demonftrationis quà ad cognof(ci pendent cx illis. Dices dignitatem efTe vnü ex prz- itis antcnftratione
"pm. 1. Tü quia explicanstex. $. qua fint principia Das: tomg viae vcio
di- uidit in dignitates & pofit:oncs . ergo v- trag; cognofci debent ante
demóflratio- nem. Tandemquia veritas omnium prin- €ipiotü pendet à veritate
d'ignitatuch,er- go ad quamlibet demonftrationé cócurt te debet ét vniuer(ali(sima
pricipia. Refp. quidam per dignitatemibi exponunt prin M propria, &
immediata, vt diximus 5. p. Inft.traét. 1. c. 1.61 veró intelli gáturvni-
uer(ali(sima principia ; vcl cítíermo de - precognitis ante omnem (cientiam,vél
(i de peculiati demonf(tratione loquatur Precognofc debent nó formaliter,fed
ha- itualiter,vt f. nà ad(ic rodea oppofita inintelle&u ; vel ti adhuc
formalis cogei- tio ipforü praexigatur ad demoaftratio- nom, hoc crit, noa quia
requicantur ad cauíandam conclufionem fed rantü quia fià proteruo negarentur.
propria princi. pia, nonnifi per iila vniucríaliisima proba rentur
demóftrationc ducente ad impo(- fibile; tum quia éc in proprijs principijs
includuntur contraGa , nam fi verum ceít quodlibet aut effeyaut non e(Je,verü
quo- que erit homine vcl efse, vel non c(seani- tnal rationale, &
eonfequenter,li quis fcit hominem eísc rationaleim (sc vecà , (cit quoq;
oppofitü císe £ilfum,& hoc ettyg» ali. ui dicüt principia vaiucríalifsuma
includi virtualiter in qualibet demonítta- tionc. Ad
1.ibi loquur de dignitate lac- 6, vt dicit principia cuiuslibet (cienue, in qua
dantur proprie dignitates , vt eitlo- Catus ccxt.a $» vcl l»quaur dedemonttrationibus
a4: hcioacicis quarum mola ex talibus prac. Js integrantur: veltandé qe
dignitages. Ingredruntur quamlibet emonitcauiogem contra&tz. pcr terini-
nos (peciuics; Ad 3 .parec ex dictis. $6 Hiac vmnediacioné hacu(; expli- €1tam
congcnite. dixigus demonitcauo - nià priori, & per caufam ; cceterum fide.
demonftratione quia, & ab cffc&u loqui velimus, ipfa quoq; debet habere
fua im- mediata principia, quibus coguitis quic« tatür in ,nec vltra editur in-
quirendo in tali ordine cognitionis, al;ter vcl daretur proceffus in inünitum;
vel có clu(io nó cflet (cientifica; hzc aüc imme diatio nó e(t eiufdé ronis cum
przcedéti, ná que conuenit demon(trationi à priori dcbet reperiri in principijs
(e ipfis cuiden tibus, & nó per alia priora; at immediatio f£equifia ad
demóftrationem à pofteriori dcbet ineffe in principijs euidétibus nó p alia
principia in ordine cognitionis à pg- fteriori;aliter nó effent immediata,
& ta- lis eft immediatio illar propofitionü , q à cognitione sé (itiua
dependet;à fenfibus n. omnis noftra cognitio origine ducit» uz propofitiones,
quàuis fint mediata, & demóftcibiles à priori,funt t à poítc- riori
indemóftrabiles, vt cü Sco.in 1.d.3- q«4. E diximus fupra q. 1.art.2.ad 2.&
(i A de (enía Thomiftg intelligüt propofi- tioné per fenotam quo ad nos, por
admi ti ipforam opinio, vt fupra oftendimus, AJMAETIGVLYVS. IL Cater£
conditiones dilucidantur ^ $7 Értia cólitio eft, quód (int prio- , "ES rts
,qua Senn i5 ec ad conciuuone:, nà aliquid dicitur primum ps nega:toné
priocis,dicitur prius per ha itadinein ad pofterius , vade aliqua pro- policio
eit priina, quia nà habet aliá prio rem , non ob i] tamen erit prior rcí(pectu
alicaius cóclufionis, vt notat Sco. 1.Poft, q-1. Ac Omme totum ej] maius. [id
para te, dicitur prima , non c(t ramen prior re- fpe& huius coaclaf, ois
homo e(tcifibi- lis,quia non dicit habitudiné ad illam tá- quam ad (uum
pofterius. Dicuntur etiam praemii priores , quia cum caufent cons cluiioné ,
przcedunt ipíam ex d,&is difp. 1140*4..jü2 conditio uic explicata conucnit
etiá pramilTis demoaftrationts quia nam itlz quoq; dicuntur cauíz concluf, in
cognolcendo. LIZIO autem intelligit dc prioritate cauíz ctiam in eíIcodo, quo
pacto folum premiflis demon(irationis propter qu id; conucuiz. Quac- 632 oS
Difp X ETT. De Deiopfiratidie . "Qyiuartáconditio eft, quàd fint notiores,
occafione hu'us oritur dubii; an pre mifit debeat effe notiotes natura,vel no
bis;folet.n.diitingui, quód aliquid cft no "tius natarasquia in fe cft
perfectas, & independens, & confequétet prius; aliquid «ft notius
nobis, quod .f. facilius cogho- fcitur à nobis;quia propinquius cftfenfi-
bus,vel áliqua'alia €aufa citcaqnamdi- vifionem dequa vide d. s. Met;q Siart:z-
«(t nor.cp quis Acift.r. Poft. 5. dicat rion eile cade notanobis,& natura,
tf hocaf- écrit, quia plerüg;id accidiz,verü poteft iucnire,yt quod eit notius
natura ficetiá rotios nobis cam .f, facilius cognofcitur «au(a, 4] cffc&tus , et e(t de Sole
refpectu anflsétiarü. CU igitur pmiflie dicüturdotiores, quia loquitur Ari(t.de
demoftratione propter quid , qua cx caufis proce- «lit, intcll.gi debet
denotioribus natara » "€] quá doq ;süc notiora vobis ; demóttra- x10 aüt
qriaycü Lolü proccdit ab cffe&u ; xft es notioribuscobis ad notiora natura.
' $8 Rurfus aduertédü, quod pramiff per hinc conditionem dicuntur: notiores
concluliode:i.magis& perfe&ius nor quz maior perfectio tripliciter pot
con- tingerc,vel.in cerütadine, v3] ifícuidentia,vcl ingraduum inten(ione ;
certitudo «t fima adhafio intellectus oppofita o "formidmi jemdétia cft
claritas im cogno- Xcendo oppotita obfcuritat!, graduum in *tenlio cft duplex
propria, feu gradual , quz atteriditut penes plurcs ecadus ciuf- ^dcm'rónis.pecifice
, vtalbum vt tria cft *intenius albo vc verüs vcl c(t impropria ; (cu
lubttantialis, quz fumstur i ordine ad plurcs gradus (pecificos ; quo pacto
Angclas dicitür- immaterialior anima rationali, vt notant Con:m. ex Tar. bic. Dubium
igitor eft an przmila quà -ad hac cria Gnt noriores conclu(one ; upponimus aüc cum cómuni ràm certi4udinem,quàm
cuideniram. füfcipere ma *gis,& miaus,patet dc cecasadinc,qua cü
"dicat firmam adhz tionem iaiclleétas cü «xclutione totali
tormidinis,potcrit intel as magis, vel minus ficaxiter adhereze, ficat magis,
vel arünoc poteft effe im- osnurabilitàs obici. propter plures , vel 3pauxiores
caulas immutabilitatis , & ma- gin d minus neceüatiz pofignt efie ra-
tióncs cflentiendi;cumquo magis,veFmi nus ftat totalis exdlufio lormidinisde op
pofito; vt Angelus cft altero immateriá« fior, quamuis vterq. excladat omné mas
tctiam,& amot eft magis, vcl minus in« iten fas,licet totaliter careat odio
«Idem. multo magis patet de euideatia, nam idé obicétum poteft magis, vel minus
claté videri j itemrecolenda funt quz diximus devetitate dif p.10: 7490; finc.
Hurt.diíp. 1 t. Log.fec.5 . Ouuied. có trou. 10, negát pra miffas effe magis
cere tas; & euidétes conclu(ionc. A rriag.difp. 16.Log.fec.3. quem hic feq.
Ponc.quáai adntittat quamlibet przmiffam polfc.effe Certiorcm,&
cuidentiorem concla(ioney iiie effc eaidentioréjnedat ramen ambas effe
certiores. Alij apud Ruuium concedunt
immediatas przemiffas efTe cet tiores,& cuidentiores,nó mediatas. Cóis
opinio cü Sco. q.11. & 13; Poft.admittit przmiffas fimul,vcl fcorfim
acceptas oo tiorcs e(Te in his ttibus ip(a cócl. ita rece tiores oés , quos longum
effet recenfere $9 Dicendum sgitur,praemi(sas fimul vel üngillatim captas
eísecertiores, eute deoiiáres,& perfc&iores m ge Von fico ipía
cócluüone; lo uimuc atit de có clufione,quaccnus conclufio eítnó qua- tenus
propotitio,.i. vt e(t deducta ex pr cipijs, & ad tertiam (pectat operatione
Q 10d (int certiores probat LIZIO cap. 2. ccicicudo concl. caufacur ,& cft
propier certitadiné premilsarumsergo maror cercitudo przmifsar(t, antec- prob.
quia certitudo propohtionis prouenit ex ve- ritate obiecti ;& ncccfitate,at
veritas S6 neccffivas conclut. eft,& caulatur à verte tarc,&
mecc(litate premilsarumyconfeq. patet ex illo axiomate Propter quod vni
quodq.tale, C iliud ragisy]uod efse ve» rum aliquibus conditionibus ob(cruatis
oftendimus z;p.In(t.trac: 1.c. 4.qua: con- ditiones adfuntin prafénti. vcintuc patebistum quia quod cx fe eft
raleyper- tcétius habet formam, quam quod pcr ali ud elt talc, quia illud
immedianius , hoe n.ediatius;qua ró de quibuícüq. pramnif. fis concludit libet
coftderaus. Refp.Hurt.quem fequitur Ouuied.cis axioma illud folum valere io
cau(a finali tefpeétu mediorum, no 1n alijs a -fion idco ignis cfl calidior
aqua ; quia ex fec cali, 5 aqua veró ab ignc, fcd quia nulla qualitas aque
operatur intensé , ac ipfa cft; ad aliam probar.ait valere de, » agentibus per
gradus intcn(ionis , non dc ' agentibus, vt dant efle (ubtlancialiter, (ic (0 7
potett efie, quod premit (int certiores - €etticud:ne graduali, noo vcró.
fub&tin- ' tiali; & adducit mnftantias,qua (olcnc af- fertr coniraillud
axioma. Sed verum effe axioma illud non folam. $nfinc,& medijs, verüm ctia
in alijs cau- o 7 fisibioftendimus, & praccipué ex cócef- fis arguitur ,nzm
1dco plusamator finis, - quàm mcdia, quia boniias finis mouet vo Juntarem Contain pc - fedaffen- fus pra
mifiarü n.ouct imelle&ü ad affensum cócluiionis, crgo magis affencitur in-
tellcétus praemaffis,& firmius,quàm con- - clufioni, patet conícq. quia 6
finis;quia | €lt caula motiua,magis amatur,ctià pre- 'mifie,cum fint caufa
motiug , magis crüt «crig , Quodaddit de alijs caufis ; primó "ef dabis an
qualitas poflit producere ef- - fe&ü fibi e'qualem,de quo in lib. de Gcn.
Deinde hoc adnifl o,deducitur veritas il- 'Jius axiomatis, nam poffctalia reddi
ra- tio,cur qualitas non producat cffectü z- qualem, nifi quia qualitas eít
talis (cipía, -etic&tus veró babet entitatem, abilla, & CÓfcquenict
dcficere aliquo modo debet. - Tandcm fi axioma illud valet de agétibus rh
gradus intentionem, valere dcbct de "agétbus, vt dant ctie
fübflantialequando Sut caulz zquiuoca, nam li praetuifize süc
&citiorcscertitudine gradgali, multó mageeeioner fübtlàialihzc.p.(ccundü
AHuit.fequitur fubftantia a&Gus;fcd (ubílà- tiaa&tus prz miliarum cft,
petfe&ior actu conci. quia huius eft caufa zquiuoca;quz "sCpcr eftiuo
cffc&u perfectior, crgo «c. "quod fint przaiiz cauts zquinocz, pater,quia
vcl prai(lz lunt immediaia, & "fic cognoicuocut habitu intelleétus ,
qui fpceie aifrguitur ab habitu conclu(. cíi- ?que efenuialicer perfcctior;ti
lunt mcdiaur, cornofcuniur bapiur [cientiz (pecie | t; men diltincto ab
habituconcl.fed quo- | niam habitus: conc]. ab ilio dependet, dc- bcmusin iio
arguere maioié pcucétio- xé,quàmin ;fto,quiá pluribus dependet. co Hancioncm
decaufis uotis AC- Queft.1H. De premifsis Domonfirat: &rt.II.. 955
riag.cit. ait cGcludere ad hominem có:ra Hutt. nó abíoluté, quia inquiz, non
id: o media minus amantur quia propter fiuc appetuntur, nam Deus amat juftum
pro- pter gratiam, nó tamé magis diligit gra- tiam, quam inftgm, fed quia media
non haben: bonitatem d:gnam amorc fic inten(à; at obicitum concluf. hibet.
capa- citatem tctminandi tàm certü affenfum, ficut premilTarum obic&um;
& fic vniuerfaliter videtut iliad axioma negate. Scd ex ij(dem principijs
rcfellitur- hzc teíponíio , nam obie&um conclutionis,, cum babeat incdiatam
veritatem ,& nc- ccffitatem, non erit capax tante certiu- dinis, ficut
obieé&tum przmiflarum, quod immediatam cótinet veritatem, & nccef-
fitatem indcpendentem, hzc .n. deca dentia in concluGone arguit ininorcin ca
pacitatem cettitudinisficut in medijs dependentia ad fnemargu't. miporcin ca-
acitatem amoris , € minorem bon:ta:e, um quia fiquis diligeret Petrum, quia cít
filius Pauli, quamuis Petrus (it eioídé bonitatis cum Paulo;attamé quia motiuü
amoris cft relatio ad Paulum, quia .f. cít aliquid Pauli, remiífior ctit amor
Fctri, quàm Pauli; quia intcllcétus ideo atsc. tit conclufioni, quia cft
aliquid przmit- farum , minus afientire debebit coclulio,- ni, qoàm przmilTis.
Exemplum de $tàt;a non cft ad propolitum; quia gratia nó c(t cauía amoris Dci
erga iutltuim, fed potius fe habet vt. cffe&us, in quaniii Dcus oc- dinauit
hominem; uftum habitu füperna- tural! gratie condecorare, aon .n. gratia
iuttificat hominem ex fuinaiura ,fed cx ordinatione diuina, vt docent Scouflz .
Accedit principaliter, quod euidentia ctt cauía certitudinis natucalis,non quad
ht adzquata , nam datur certitudo (ine cu; - dentia, (ed inadzquata, itaut
quindoad- cit, concutrit ad caufandam ccrcitudné , nà ficmius adhzremus ij$, qua
videmus , quam qua non videmus, lhcut facilius itta ncgaremus, quam ilia » (ed
premiiize (unt eutdenriorcs conclulione, vt conccdic Ar riga ,-& mox
ptobabumus » crgo func cuam ccraorcs, Sccundo q, fint euidcnt ores; Prob.
ijídem ratiombus, quia ouinem clirita ix cuidéuià coaclufio recipit à
premullis, Mdb 934 Tum quia przzmiflz babent perfc&iorem nofcibilitarem .f.
per (c; & immediata , cóclufio imperfcütiorem, quia per aliud, &
mediatam , ergo euidentius przmitla cognofcuntur , Tum quia illa propofitio eft
cuidentior ,quz vcl cft intgitiua, yel magis ad ità accedit,euidentia ,n.cft
cla. ta obie&i y: deoria, & inuito, vnde cla. rius cognofci mus rcs
fen(ib:]es, qua notiores nobis di cuntur; quàm infenfibiles, & falsó
negatur ab Hutt, quia res fcnfi- biles nemo negauit, Deum autem aliqui
neg:uerunt , quamuis ex fenG bilibus 1pfius cxiftentia concludatur , qua
ratione hzc propofitio Deus efl nà dicitar per fe nota nobis yiatoribus,
quamuis euidenter fciamus res (cnfibiles cffe;ergo quia principia funr per fe
nota, vcl faltim accedunt immediatius principijs per (e noris,quam
conclufio,erpnt euidenuora conclufione, Tandem de. perfc&tione. eflentiali
ma- net cx dictis probati quia przzmi(Iz funt cau(z zquinocz conclufionissde
quarum ratione eft, quód fint perfc&iores effen- tialicer cffe&ibus,
quos virtualiter con- tinent; nec obftat , quód fint partiales ex concuríi
intelle&us ; quia contideramus ipfas inordinc ad obiedia » nam obic&tü
premifarym, quod cft vnio medij cum extremis , eft caufa obiecti conclutionis,
^f: vnionis exipemorum , ergo obiectum conclufionis erit imperfeckius
obic&o przmifiarum, Tum quia intelle&us quic quid cau(at ip
concluf;caufat vttoscundatus przmiffis, De perfectione graduali etiam
oftenditür, quia regulariter caufa zquinoca non caníat. cffíe&tum in inten.
fiori graduquà (it ipfa, vt lux vt tria non cauíar caiorem yt quatuor, Ícd
potius vt duo ergo fiafenías przmiffarum cft vt duo, conclufionis ailenfus erit
minor. Vc rum cft autem , quód aliunde poterit af- fco(üs conclufionis
imendi.f. ex maiori conata intelle&us;cx imperio voluntatis; hoc autem eft
de per accidens , In oppof. arg.1, quod. aon fintertio- res , aut cuidentiores;
Tum quia eodem modo vniütur extrema cui mcdto in premiflis, ac inter fe
inconcluGone, imó ea- dem vaione , quia vniuntur inter (c virtute illius
principrj Qué funt eadé vui ter- tioy[ uni cadem inccr (e, at vbicít cadem Difp.
X 1 1I. DeDemonflranoge, vnio, &
idem obic&um, eft cadem certi- tudo, ergo &c, Tum a. vn:cü eft motui,
& obicétum formàle in fy!logifmo; & conclufto,inquit Atriag. refpicit
pro obie &onó folum extrema càncxa inter fe,fed ttiam cum medio, ergo
nullum difcrimen certitudinis. Tum 3.nequit affignati caus fa haius maroritatis
, fi ,n, pomtur ;enmee diata connexio. tciminorum , fit peutio principij,hoc-m.
quaritur anex ea orias tar maior cctpitodo, vcl euidendaas 6 pas nitat minor
dittatia à lumine int ett filtum, quia lumenintelle&uale no fe habet vt
corporcü , minus illuminat obiectum remotü . Ti 4.tam eft certum Chri (tum efle
tibilem, quàm ine efie ritibilem; quia illa eft conclutio Theolo- ica , quz cft
certior principio naturali , um 5, cóclufío ex princip;js fidci dedue €&ta
no cít incertior ipfisprincipijs aliter non eflet de fide , de cuius rat/one
e(t, babeat fummam cettitudinem, et go idcm dicendum de conclufione matoralt, Refp.ad
r.ncg. codem modo, & eadem vnione vniri exicema cum medio, ac inter fe,vt
aduertit-Amic. tra&. 26.di- fp... q. g.dub.s. art.7. nam ynio cinmedii eft
immediata, X 1 cft mediata, & dependens;neci cipium oppofitum docet , imó f
cum medio affignarur pro caufa vnionis extremoruminter íc, deducitur effedi- —
ueríam ynionem. Ad 2. diximus difp. €ed.q.3.art.2.cum Sco.in 3.d. 28 inh. d.23.
D. aliud efe obie&ü formale con- clutionis, & przmi(farü , quamuis
obie- &um concl. quc conclu(ionem includere uma doner xps vt vem d mus
41/0. 2. Ad 3«caufam císe 1m- very gh As .conncxío- ' nem terminoram, nec ob id
peti cipium , quia iam a([ignantur plores-ra- tiones, cur lec immediatio caufct
maio» rem ceruindinem, & cuidentiam, vc fuse diximusin prcb. conclu: zum
«uia. licét lumen intelle&us non 6t corporeum, tà» men negati ncquic , quin
difficilius attin» Bets qua magis diftátà primis principtjss quàm «quz
magisaccedunt , vc patet exe perienua , & ideo. Ic habet quati EX sd quia
vnto — ndeat àprgmiffis; ne» laca a €orporcun»Ad 4-fi lo-;uimur dc ifia —
gom mjfteria fidei : non » diuerfis
actibus (pec ificis s (ed ciu(dé peciciy
quia idet ltsbent obic&utn for. M. -- "f reaelationerm diaibam,at
conclus . Dé peemifiis Demonfrationisss4r.1T. 9 3$ fofitione Chrift us e(t
£iübilis, quatenus e(t conclufio. eX illo ptinci- pio naturali horno eft
tiüibilis , c(t minus €erta;at fi confideretut,vt e(t propolitig fimplex de
fide , potetit ec cettiot , fed fil ad rcm,yloquimur. n.de ptopolitione s
vréonclufio cft , non vt propotitio , , Ad $.tieg.paritás ex Scot.3.d. 13. D.
quia 4 i i feticlata non cognofcan- ones liaberic. diüerfum obic&urn e
trialc à priticipijs, nam principijs iotcl br er Y tetminoram apprelicns fione;conclafroti
vetó ex ynione cxtre- füiorüm cum medio táguarm ex tnotiuo , & cx ip(a
vnione formiali cxitemorum anquam ratione formali Que; turti quia tion implicat
liabere minorem certitudi- | erm de conclufionibus dcdu&is cx pria €ipijs
reulatisyac de ips ptincipijs nam de iftis [iab í € ittimetio per . diaté , de
illis liabetüc cogeitio difcarti- uentef à fide irtimediaté nó €auíata, (cd
mediaié , & vi luminis nata- ralis intclfe£tusjvnde petriniét nod ad fi.
dem;fed ad (cientiam theologicam, Sccüda ad idem ex Artiag. iffa má fat
certitudo iti premiffis , & nonin có- elaticaa fic poffet explicari s vt fi
«num € duobus effet negandum , potias ncga- tctur Condafio, quàm aliqua
prschitia- tum, quía deilla minofem hiabemas cer- fitodincm ; fed hoc nequit
teperitr inter affenfuim pramiffarum, & coocl. etgo equalis eft cetcirudo
in oibus ; mia. prob, obus cxcinplis,ptimum cft, in hoc f51- logifmo Deus «jl
Jumma veritas, jed Deus reuclauit je e[Je fmmam verita- demyergo efl jumma
veritassocqait dicis pe (1 neganda elíet aliqua verita ex illispotius negarctar
cóclufto j quia bac €fl eadé cum maio. sfn efl in (yi ogifmo partieulari,ná
fiin. premis (citur oés homines eic rationalescx quo deducitut Fetrit eife
ratiogié videtur impoffibi le tino € habete ceccitudiné de cocl. ac de
remiíltsyitavt potius ncgareiut. cóclu« f»yquam pramiffz,ca.n.1, 'o,gs quis cft
Ccctu5 ones homines etie rationales , & Pes á (ub ly omn, includisenuscf
cua eodem tnodo Pettameffe catíonalem. . Refp. nó tecté maioritatem illam EXPLICATI
pet pole vcl non potfe negari , repugnat eniai conclufionem negari , (i €x
premi ffis veris tete infertur , melius dcclatabitur. ex maiori ncceffitate,
& itnrüediata tetminorom Conncexióne, at fi velimus loqui ex hypothc(ü
impolfibi« li, & tanquam pet fignuar à potlctiori y pofsumus admittete
modum ill à loquen- di;quátenus minor cetüitudo e(t in con- clutionesquàc in
ptarmiffis; non quidem vt propoitiones ill fur in modo, & fi- gura
di(pofia, (cd vt confiderantar in (e ipfi$ 5 vide minor cettitudoeft in hac
ptopofitione Petrus cft rationalis, quàm in ilta eft rationalis ; quia mitior
nece(fitas.( atediaia, (cd vt (unt in fyllo- gi(ito difpo(itz, ncquit negari
coclutio , quia (imul fiegarentut ptzmiísz cx hoc, quód fe liabent vt caufa
4& effectus ; nec inferasergo eadern neceffitate (unt ne- Ce(sariz jquia
adliuc (lat, quód veritas có cl.fit mediata, & mitius ticce(saria ; (icut
pofito decreto Deisquód nác fit Petrus $ necefsatió exiftit nec potctit negati
De- trum efse, quim etiam negetut diuinung decretüm , & tarnen non eft
eadem nc- ceffitas immuabilitatis li:c , & ibi : (imi litet ex
omriipotentia Dei infertur polli bilitas creatura ,etfi hzc negarctat , au-
feretur ét Dei otpotétia,ex quo falso de duccs cádé aeceifitaié, &
obicétiuà certi tudiné cíle in antccedétis & cófeqnenti . 6$. Tertio Arif.
1.Po(L.c.2.in fait e( fc magis credédum, aut omnibus pfifici- pijssaut
quibutdá,ergo nó omnta süt cer tora. Tum 2.conclutio aliquádo eft (en- fu nora,
vel pluribus denmonilrauionibus, €tgo in his catibus exceder. Tum jiprz- milse
demougttrations propter. quid (ci trt demon(t catione quia , etgo impeifc-
Gius,mam pcrfectior eft fcientia propter qid quàm fci&ia quia. Tàm 4.fi
minüs cuidenter conclufio (circtut, ita vt ad di- mimutionem certiudimis pre
milsatà mi nuatur certitudo concltandem e(sct de- uerieadum ad conclaf.millius
certitudi. ni5 uia f fittum pecsblationé fmiti cort faivitut. Tam $.poíset
conclutio ptobabilis císe inteüfior feientifica, fi ex inten fionbus przuiffis
dcducereiur, & fic peces 936 erfedtior. Tandem
axioma illud nóvale in caufis zquiuocis , premisa fant caufi z:quidocz
conclutionis, ergo &c. Reíp. LIZIO ibi loju: de perfe&iori afsen(u ,
quj dicitur intelle&tus , quo folü afsenti mur princip: js immediatis, nó
ne- sauittamé principia mediata etiam per- fctturs cognofci » qui1
mdependentius , quim conclafio, licét cognitione fcien- tifica altcrius
fpetiei. Ad z. patet ex di&is nos loqui de conclufione, vt. pendet à pra m
(His; tum quia non císcet eadé for maliter conclofio,fed materialiter , quia al
variationem mediorum variatar. Ad 3.cum principia à pofteriori fciütury ha-
bent rationem concl.quomodo auté pof- tiat dcinde afsumi pro principijs in de*
monftratione propcer quid dicemus q; ftq. Ad 4. non magisconcludit , quàm (i
tormarétur contra oppofitam ferr. fiué alit minor certitudo concluf. (iue zqualis,pofset
minui,ergo veniemus ad nou.» Ccrtitadiné; quaré dicimüs talé diminu- tioné
ticri p partes proportionales, ficuc ;n. diminacione certitudinis pmilsarum
nóperuenitut ad nó cerritudinem;neq;in diminur/'cne certitudinis conclufionts ;
nam in diminutione datur. procefsus in infinitum ex diclis in Phyf.difp.
g.& 10. tam in gradibus etafdem rónis, quam di- Qeriz rois, Ad f.eísct per
accidens pet fcét:ior, (cd efsenualiter imperfe&ior,fi- cut cogniuo
fübftancz, vt duo,elt acci» dentaliter imperfé&ior , & c(sentialitet
perfcétior cognitione accidentis, vt tf1a, Ad 6.refpodct Sco, qi 13. Poft«quod
quà iis sib proprias,& fpecil:cas rónes nó fint [Xoprié cóparabilia
principia, K cóclulio nes, quia conclufío eft (cita (ciécfice prin cipia vecó
per hab tà fiaperioré,attamen vt conttentunt in c6muni cognitione cec ta,&
cuidenti, pofsunt comparari, € de ipiis vc (ic verificatur illad axioma. Hac
do&rina euià fao modo applicati pót przmi(fis demonttrationis ab effe.
&u, nà quáu siuxta ordiné obic&orü p- fc&iot àt cóclufio , a'tamé
in ordine ad noftrá cogaitioné € contra tes fc habet , ne tüc perfe&tius
cogaofcüur effectus, * & ! s Btreuiter igitur de hoc nouorcs dicaatur
refpectu noftri 65' Quin conditio dy Gcex caufis fa "ire cs licata 2p.
Init. tfac- T.C 4 tbi * * Difp.XIT. De Demovfrating s 7^ contra
Adtic.o(teridimus l'ufficere caus fas virtuales, quod poteft colligi ex Sco.
ros 7. A. & I. vbi demonftrationes co vocat propter quid;idem habet q« 3»
prol.& alibi;fusé et & fupra oftendimus s quomodo cau(z potlint effe
medium de* monftrationis pro viseniM ibas inlocis declarauimus fextam
coaditionem .« od lit ex proprys , Reliqoge quo3.co* ditiones (aus dilueidarz
manent in à« pe cit;c. 3.& 4. vbi fecandum co; opin. mentam Acift.
patcfecimus , nee occurrunt niti difficultates qued aioris momenti,quz paffim
apa Do&k; videri pofsunt , f« eft aot. quod (icut dantur propofi tiones de
omni. poíterio« rifticocum/f. praedicatum e om« niibus contentis (ub
fübiecto,& feimperg ita dantur titiones de nullo rioritico,quando
praedicatum nulli cone tento fu» fubieco, & nunquam tit, quz
demonftrationi-negatiua: uiunt. Rurías ad demon(crationem potifsimam primus ,
& 15 modus (a« lainmodo n erp tioni
propter quid,vel quia ctià alij mo» di prt Polsuntj& ren modo intelli*
gendus cít Atifc. cum r. Poft. 10. nega dlios modos prater primum, &
fecundü eíse demonftratiuos, & Scotus q. 164 Poft. car idem docet in fent.
Lincon. | QvAsTIO-V. De circulo Q^ regre[fademonjivatiuo « 66 (^1 circilusin
digore (amatur;efc fije S cies fyllog:(imi à regrefsu. diftins &a,at (i
fafa acceptione, (ic erit genas ad circalürigorosü ,& regrefsá, vodc (yllo»
ifmus citcalaris dici folet, dequo. Arif. 2.Ptio c. .& Sco.ibi q. 4.
diciturque «ir^ culát;s nó ablolucd, fed in. habi ad aliqu prioré fyllog fmt,
co quód reuet- titur ad aliquá premifsá , à quapror e logi(nus proce(sit ,
ficut motus circula» tis,qui fit reuertédo ad illud, vnde venit tnobile ; quare
q; huic circulari fyltogi(* m9 cóuenit tahquá gencriserit m ci tigorofo,&
regrefs. can qaam fpe pendemus;dcindefpeciesaperiemus. ' $yllo $ lnosita ue circularis
indt Duafr LV. De cireulo, t vegre[fu demonflrat. — 937 Scor.cit, éft ex
conclufione, «y conuer- fa vnius premijiarum alterius pramif- f illatio 5 ex
quo elicitur duphcem pro- €cfsum, feu fyllogifmum interuemre, cá circulariter
blogs » & fecundus (71- logifraus eft , qui circularis dicitur in or- dine
ad primum, in hoc primo arguitur à przmiffis difpofitis in modo , & figura
1n fecundo à conclu(tone primi cum pro. pofitione conuertente alterius.
premi(sas ad inferendam aliam premi(sam in co- dcm modo, & figura. Hinc
notat Arift, ibid. vt ex veris procedere poffit ifte fyllogifímus, &
concludere , debere fieri ex terminis conucrtibilibus; rat;o eft , quia wiia
przmiíssrum debet. conuerti conuerlione fimplici (non alia conuerfione, aliter
mutaretur quantitas , vel qualitas propotitrionis, & fic non eser in eodem
modo ) vnde fi termini non cfsent conuertibiles, propofitio conuertens non cí-
fet vera: exemplum , omne rationale. eft tilibile, omnis homo eft rationalis,
ergo |. emnis homo eft cifibilis, fit fyllogi(mus «ircularisin Barbara hoc modo,omnce rifibile
cft rationa!e, omnis homo eft rifi- bilis, ergo, &c, in quo concluditur
min, r conclufionem, & conuertentem maAoris primi fyllogifmi; vel omnis
homo cít rilibilis, omne rationale cft homo,crgo omnc rationale cft rifibile,
concludi- tur maior per conclufionem , & conuertentem minoris
primifyllogi(mi . Deinde docet Arift, an poísit in qualibet. fizura
circulariter fyllogizari, & in quolibet modo, & dat has regulas, prima
eft, quod in modis particularibus pr mifsa vniuer(alis on pót circulariter (y
logizari, quia non concludnur vniueríalitcr, nift exambabus prami(sis
vntuerfalibus,& cx puris parricularibus nihil poteft inferi; .. Secunda eft,
in modis negatiuis pramiísa afficmatiua non pót circulariter €oncludi; quia
przmifsa affirmatiua infer tut ex ambabus affirmatiuis , illa: autem in cafü
ambz císent negatiug, ex quibus nil re&é lequitur , vide Tar, m expofitio-
nc textus :& hac fatis de genere... 67 Corculus, & regre(sus dcmonftra-
tiuus fuat [pecies itus (yllogi(mi , diffe- runt inter fc , quia circulus
proccdit seper 3n codé demoniirand. genere ,.f.à priori rs roo de t &
propter quid , feu per causà; quod pát primó contingere vel in diuerfo genere
cauíz, vt cum ex caufa finali o(tendimus. caufam efficientem, & deinde ex
cau(a cf- ficienti probamus finem, fiu? cum ex for ma inferimus materiam, &
ex materia 2» formam; vel (ecüdo euenire poteft in coenerecaufz, vt cum ex
cau(a mate« riali infertur effe&us, deinde afsumimus effc&uin pro medio
à priori in genere » materialis caufig, & concladimus caufam materialem;qua
prius erat medii, & hoc dupliciter , vcl .n. concluditur eadem om- nino
numero caufa,vel cadem (pecie. e» grcfius autem non procedit in codem ge nere
demonftrandi, fed diucrfo, nà ynus [yllogiímus eft demonftratio quia , altct
demonítratio propter quid. Vterq; aüt tàm circulus , quàm regret- fus poteft
dupliciter fieri , vt aduertunt Conimb, Aucría; Blanc. & Io. de S. Tho. ycl
quód cenclufio afsumpta pro przmif- [a nonaliter fit nota;nifi ex vi prioris fyllogifmi,
in quo ex pramifsis fuit illatay&£ hic difcar(us dicitur circulus, vel
regref- (us vniformis,formaliter, & proprié; vel uód non folum fit cognita
per priorem yllogi(mum, fedt alia via, itant cum loco przmi(sz fubftituitur,
fit alijs modis magis nota, ac quando erarconclufio,&c hic difcuríus
dicitur circulus , aut regre(- fus difformis, matctialiter, & improprie
quia non rcucctitur Dn pero notitia , ad uam per priorem ogiimum perueti- Ua es
; fcd ab alia perfc&tiori apugr dari Circulam admiferünt. Antiqui LIZIO
1.Poft. c.3. ponentes omni demonftrationem, & (cientiam,itaut ide re[pectu
eiufdem eíset cau(a, & effeQus, notius, & ignotius. Ex oppofito Niphus
1. Poft. com. 3 j. referente Amico tract, 16.diíp.1.q.4. dub. 1. omnem refpuit
cir- cularem demonf(trationem , fiué in code, fiué in diuerío genere caufz .
fent. admittitin diuerfo genere cau(z ; at Alex.3-q.nat.c.5. Apollin.q.18. Poftar, 2. & Aic. cit. in aliquibus
ealibus concedunt in codem rc, nontamen ine ki ror Sere uàáplures , aut lale
Fesler neta 2M qu Dir im tanquam e vt Neri- & Vgo Senenfisin open A d We Yn
Lt 95$ Cal. Communis fenfus tüm veteram; tei rccentioram a flirmat dati
regreffum,; 8 viilem effe in fcientijs;licét fit aliquod di fcrimen,nam quidam
volunt;tunc vtilem efic regre(fum, (i demonftratio quiz precedit , dcmonftratio
propter quid (abfe2 quitter jit Caiet. Bald.& Aric. quidam, vt Auctía,
docent (erbper vcilem effeyqüa lifconq. Precedatdemíonftraro. Dicimus primó;
nequit c: rcules in oibusadmitti,fed in a!iuibus, ram in di: ucrfo gcnere, cuam
in eodem gcneresnotf tamen in ijfdem numero rcbus. Prob. r. qp non dctur
circulus in omnib. ex Atiff. 1, Polt.c. 3.& 2. Prio.c. 4. vbi Scotasq. 4.
nam fi de omnibus poffet dari circulus, iám quelibet prz mi(fa e(fet
circularitet demonftrabilis,quod effe fal(am oftendi mus (pra cum de
fyllogifino circulari'loquercmpur, & przíertimimn Ferro mulla pramiffa
poteft circulariter demonftra- ri, nón maior, quia vniuerfalis non infertur ex
patticulari, qualis ett minor , neq; poceft minór inferti,quia affirmatida noa
deducitur ct négátida , qualis eft maior y folu ergo ia Barbara, & cum
tetmini süt €onüertibilcs,poffant amba pramitle cir «ulariter deduci. Tum quia
nó quodlibet eit prius, & pofterius natura,caufa, & cf- fe&us ,
notius , & ignotiusmatura reípe- &tu eiuldenm,etiam in diuerfo genere
cau- fz,quod efTet néceffarium, ti de ócmibás darctut circulus, ha in ifto
femper proce. ditur demonttrarione propter quid , & «on(equeuter à priotibüs
, & notiotibus tura,& à caufis, - . 69 Sccundo, d poffit admitti
circulus m diuerío gcuere caufit, patet exdidbis -14rt.3-vbi cüm
Arift.o(tendimus pof- c vnam definitionem vnius pericris de- snonflcari pet
aliam altérius genctis de. 5 dcfinito, & é contra; X findamentü ha- bct
indicto Arift. 2.Phyf.5o quód caufg fünt (ibiiauicem cau(z, quod, quomodo fit
intelligendam, fuse explicuimus difp. S. Phyf.q. t.ar. 1. vbi hanc mutuam
caula- litatem, licét non fecundü exiíttentià cau- fatum , (ed (ccuridum
diucr(as cones po: fuimus non(olunin diacrío genere. caa- Mz (cd &in code,
dux12do aoa fiat ez 1é rp rods geacte caulz mate- ia generar vaporj& ex a-
Difp. XT TT. De Demonfraitohe 5. pore pluüia, vt ait Arift. s. Poft. 1$. &
£7 de gen. 68.:tem a&us in genetc efficiétis caufz caufant habitum, qui
effe&iué cot currit ad proda&tionem alioram a&uum: in eodé ét
genere piper calefacit ftoma- cum; & à ttomaco per alium aumero calorem
calefit; ex quibus manet-probata u vItima pars concluf; Qaod autem aliqui .
ref; ree ini his non efe perfc&um cic- b calum, uia non regreditur ad eandé
tu- mero caufam,& in eodem genere; parunt refert,quiz ficconficiunt
queftionem de nomine; fufficit , vt vterq. proccílus fit Ld ad quid,: L Dices démonftratie eft vniuer(alium , €afas
addu&i dé caufis ad inuicem in eo- dem 'éfubt particularium, mp ^3 queant
de illis cónfici mds NE LZ circularcs.Refp. etia de illisca s
ficiunturvniüer(ales propoütiones, nan cum vaporeft medium ad inferemdá pluuiam
. füpponitpro ommibusvaporibus, ex quibus fic ; vel eft generata plouia -
generabitur , & plutrià fupponit pro illis, quz ex vaporibus funt: tg
,velges — nerabuntut; idem é coatrà dicendam, cüt. vtimut pliuiapromedio s 0 9 7o
Dicimus fecundóyrégretfuseft pof fibilis,& vcilis (ciccijs;ita Soda iA
&q.;.prol.ad 3;primc.vtmocat P. Faber tlieor. 9.claris z.Prio. qu4t &
prob.ex Ae— "rift. 1. Poft.c/re.vbi dit duplicem demorm flrationetn quía ,
& propter quid , & ait tp quando tetmimi fant reciprocispóvfie- tt
rrantitus de vri ad aliam; affett exeunte plum de aofí feintillatione
planetarum y qua à priori probatur per effe prope nos, & à pofterioti
demonilrat plametarum — | Wesen maiden cioe n D atim
Luünz,&ipfiusfphernwafügurajdé docet c. 5.& 1;
PhyCc. 1. vbi dat modum 1 inaeftigandi ex. tiotioribus nobis notio- ranatura
quando fizé (unt immanifeltio- raj& 8. Phyf.5 2. ex motu zterno probar ,
&teroiratem motoris, & tex. $3. €x 2ternirate mótoris oftendit miotttm
ccecnum; T.dé Áa.1 t .docecex notitia e(lenciz nos deuenire in cogniciónem
accidentium y & ex cógaitione accidentium in motidam eifentiz; r.
Phyf.6i.ex reram corrüptibis Ditate deasonttrát exiftentiam materte y, 0 &
rdiGewcr.exmuteriaà priosde- m ^v ca(cow. dre Quéfe.
Decireuloseregrefudemonfratiuo. 912 monftrat corruptibilitatem. Tum quia a
poflibile c(t Bra epe nobis notiores uam fint propriz cauíz ; crgo poterunt
posa cus ani quia inferce. (uas cau(as ; dcinde caufas cíle.notiores natura
cogni-, tione diftin&ta: , ergo per ipfas poterunt propter quidconcludi
eHiedus.Efl etiam vtilis, quia hac yia ab. effc&tu. ad cauíam
eftnobisinnata à natura, vtait LIZIO 1, Phyf.c.1.& 1,Met,c.1.& nonnifi
hac via ex notioribus nobis fuerunt adinueniz Ícientiz ; quare.fi deinde non
liceret 1e- uerti à caufa ad effc&um,nullz, vc] paueiffimz darentur cienuge
propter quid. Tum quia per regrefíum à cauía ad. effe- Gam, vbi. prius crat
cffc&tus nobis.con- fusé notus, & per fen(um,fit cognixus di- ftindé,
& (cientifice, vnde alias proprie- tates poffumus deinde de effe&u inucfti-
garc; qua prius 1gnorabanuur.vt. clarius €x concl, feq. patebit, (155 hn. 04
^71 Dicimus 3.neque citeulus , neque reflus vniformis, formaliter ,&
proprie potlibilis ; fed difformis, mateyialiter, & improprié;ita
colligitur ex Sco.1.Prio, ] 24. vbi vt vct fupponit fyllogifa cirtula tem
debere procedere. ex. przini (Tis megis nous, gn primü fyllogi(miü fue- tint
cogniig;& al:js locis iofta cit, Prima pars,quod non íufficiat in circulo
vcl re- grcítu,quod procedat ex cóclíolü cogni» tà ivi prioris (yllogifini, cft
Acitt y. Pott. €:3. hocin.probát rónessquas coutra circu Wü adducit; Tum quia
idem edet nouus, & ignotius relpectu ciu(dem,;& per (cipfum pede ndaMís
prise not Pai prima conicq;- prob. natn quiliber (ylio- gimus: dcbet; procedeie
ck iae cud cx dictis q. prac. att« 2, crgo conc], primi fyllogifa erit iguotior
, & qualibet pra» mila cec nonior, (i autemin circulo; vel regre(su aliqua.
przmiffarum probare tur per conclufione;n (olam vt cognita vi ptioris fyllogumi
siam crit notiory& prz» mifsa iila 1gootior. , &. hoc eadcm. ous nino
notiria;qua prius nosccbarur n. tam intensés Secunda conícq.et;à patet , quia
fi prziniísa illaa in rcgreisu noiceretug a concl.primi fyllogiin: tà:ju3 per
cau im faltim in cognolcendo, qua conc. in p imo iyllogifmo cognofcitur per.
eandé [ rzmifsam tan uam per cauíam i pco» baretur in fecundo fyllozifmo. per
feip- fam, eísetq; (eipfa ite nod oUd. »n.cft cau(a caulz ef lo... » Ncc valet
illa refpófio,quod poffit idc efie ser prieneii rius, & poflerius in
diuer(o gencre cau Mig tius. , Sc ignouus in diuerío ordine c cendi , notius
v.g. nobis, ignotius natüra.Non va lec, hoc .n. impugnatur quod nó poffit in
hoc caíu idem habere rationem cff:&us, & caufz: pam fi conclufio vr
cognita p primum fjyliogi(imum non habct maioté - cognitioné,non potcft c(sc
cauía cogna» fcendi aliquam. przmifsarum, nec in co- dem, nec in diuerfo gencre
caufz,quia vt fic eft minus nota, & vt poíset demóllrarey deberet perfcéius
cognolci, quà prae- miísa demon(lrabilis, Tum quia cogni tio,quam
habet«onclufio pcr primà de- monftrationem, cft cogn tio mediata, & à
pofteriori fi (citar demóftratione guias ergo vt Bic cognita non potcft in
rcgressu vckcirculo propter quid.
inferuire vi pra mifsa,quia pramifse in hae dcmoftzas tiont dcbent cogno(ci
cognitione immediata; fi vero prios (citur demonflrauonc propter quid,
cogoofcitut cognitione. dittinéa,& minus, quàm prznfsz , er- go vt fic
cognita non pór aísumi vt prg- mna in demonít ratione quia,in qua P mifiz.fünt
pot;orcs conclufione cog tionc cónfufaj& quo ad nos, . ou 3 - Ex lispatet
probatio. fecunda partis conclu(.f; quód concl a(sumpta in circus lo,vcl
cegtcísu, debet perfcétius,& aliun- dc cognoíci, quàm fit per prioré demons
ftrationécognita - Scd valde difficile eft explicare , quo pacto conciu(io.illa
mas gis fciatur ;. duo tamen modi poterunt a(; gnari ambo «x Scoto deducti,qui
fe» ré in vnum coincidint. Primus mocus docetur à Sco, 1. d dias E. vbi
dechiás,quo pacto (ciátur €oclufioncs, nquit;quod pót baberi expe riétia de
cócl."(.quod eclypfetur Luna, & tunc per yiam diuifionis » &
refolutionig inquiritur caufa, qua via dcuenitur. qfüq. ad princi pia nota cx
termjgis, & tunc ex tali principio potcft conclulio prius tia experientia
nota ceruus cognofci.f. icien- Hhcé : fÉcinquirendo causam eclypis potcft
dcucniri ad hoc principium pet. sc au edd ue, M 940 gotum,g opacum interpofitum
inter lumino(üm, & perípicuuim impedit luminis mulciplicationem ad
perfpicuii, & (à pcr tzcíolutionem inuétum fucrit, gj terra cft tale corpus
interpo(icum inter Solem, & Luná;cclyptis (cictuc non folum cxper:é tia,(ed
é pp quid.Ex qua doctrina clici- tur hic proccifus in regreilu, vt prius co»
gno(catur confuse effc&tus.(. ex periécia, quod exiftat. Secundo
re(olutorié inucnia tur caufaabitrahendo ab hoc , quod «tfc- us (it, vcl son
fit in tali (ubic&o. Tertio demon(tr.«ione qua pec effc&tum
demonftratur caufam efle in tali (übieéto, & totushic proceilus ett
coafulus, Qam cffc étus cunc dittincté cogno(citur, uando per cauíam fit nctus,
coufusé vc- cum via feníus percipitur; caufa etiam confusà ccgnolciuur quia
(olüm (citur , qued iit, non quid t, Tandem poflea à priori & diftin&é
ctfe&tus dcioonftratur Cauíam , qui regretlus e(l necetlarius y «t habeatur
cerifBiina cogniuo,& (cien- €'fica de rebus. 73 Secundus modus innuitur à
Sco, quo!,7. A .vt oprimé aduettit P. taber cir, explicans .n. quomodo poflit
aliqua vert- €4s de cíe&Gu c(fe euidens ab(q; eo, quód cognof(catur propter
quid;inquit, quia propter quid mon babetur. a fenfu mfi me diante viieriori
cognitione y quibus ver- bis infinuaui , quod fuse poftea delaravit Zab. I.b.
de regreiiu cap.4-& 6. vide- - licet, quod primó demonttracione quia
probetur cauía : fecundó non ftam fiat pem. fed paul;sper iux«a maiorem , vel
minorem inrclleétus petípicacitatem (0 Wtlatur in cognitione diiin&ta cauíz
in oct Ee ei igando viterrori cognitione, & alijs ijs quid fit caula, &
«qualis üt conacxio €um cffc&u,que cognitio ent perfectior, quam illa
babita per. demooftrationem qua j & tandem poft hanc axcntis nego tiationem
fit demonftrauo propier q:4d; quito voluit fignificare 5cot. cum P- cit. dixic
per diuftonem quandoq; ledeniri ad principia nora cx terminis si. inuenta cauía,
& circa (p(am negotian- Difp- X 11 I. "De Demonftvatione ... 3 ta.
Hunc modum obfetasuit Arift. nam t. lhyf. ex generatione inucfliga- uit.
exifteatiam materiz , deinde aijs inedijs perfe&ius aperuit naturam mate-
riz mulcas patlioncs declarando, vt quód 4 fit (afceptiua contrarioruin ,
quorum na« tura eft mutuó (cexpellereab eodem (ü« bie&to, qua rationc
materia modo ett (ub. formaunodo fub priatrone, qua candem ^s dittincta
cogmuonefupoficad prio: de I montirac? de Gen.matcriam cilc cau(am *3
tran(iutabilitacis |. Et quonia: v. pluris mum praecedit cognito effcctes
contu(a,, idcirco regularicec regreius fica dcinous ftatione qui 2 ad
demonftiauonem pros pier quid 6 vcró prior citet d: movft a« tio propter quid ,
& deindc ctlcctus co» gnofccretuc non (olum ilia ácmonit; aio ne,íed e*
periencia, & contuccodimc, nom erit improbibile poüc tunc nci rcgref- (um
ad dcmonftrauoném quia, vamus prior ut frecuenaor,& potitzccgniaeni acconiodatior
, X 3 74 Quoddi&á cft de cauía & effc in tegreijuydic endum cc de
duabus inute cem cau(is in dirculo f-.quód caufa aiiume pia pro media in
cir.ulo prius «hijs vije- perfc& us cognofcacur , aat habetur de ar
cognicio immediata,nam caula vt c a immediate debet cogaofu, licét vt ef»
fc&usiwmmeédiaiécognofcatur. Ex liis patet; quomodo rationes Ari contta
circulüm non ofliciant noftre fent. non.n ie-uitur idem eodem modo cogat tum
eflc notius , & ignotus, prius, & po- flerius,aut per (eip(um probari
eademta* tionc, vt dedgcebatur ex regreffu vaitor- miy& totm.liter, (ed
íolü idem vno actu cognitum etle norias cognicam alio actu, & vt fic potte
efle prius,vel pofterius, c, qua ratione hic dilcuríus diciiur circus lus,yci
icgrefsus maucrialis , quia. rcuere titur ad eandem matcriam , ille verà di-
citur formalis,quia eíset flio non (o lumad candem rem,íed etiamad eandcca
cogniioncm formalem , videte Ll. Fa- bium cit. qui rationes in contrarium foluit
ex profeíso , j ad »B. wes Zi Urt at *x Q
To AY De Syllogifimo Topito , €) Elencho. "e^ rllogifmüm in Communi [epius
docuimtsvatione materia. 6o diuidi. intres fpecies, Demonflratiuum «J. Topicum,
C Elé- vbuia:sy de Peu fatis egimus án duabus precedenibus di[p. tàm quà ad
effeium, quem parit, qu« efl Scientia , quàm quà ad inatcri amy ex qua confici
debet 5 roflat pro complemento buius operis de Topico y C Elencbo. pertratiare
, quüd in bac f^ vica difp. abfoluemus correjpódene libris Top. Q Elench. Pt
autem exatla babeatur cognitio de bis fyllegifmus, duo effent inue[ligandayma-
feria ./. ex qua componuntur? cffe£lus quos producunt; de materia fuse diximus
vir peri e domne uis vt aliqua de ejeiibus Jubiungamus seffetlus ela $yllogimi
Topici,eft o inio, $yliogi[mi Elenci y v pparentis esl error; quorum, vognitio
maxime confert ad cogmtionem fcienti& ,cui opponunt uryerror p.ex à -
pofito.contrariatur. fcientiey opinio veró ( cum mediet iater errorem, G*
fcientia), erit oppofita vtriqs ficut colores medij comtrarij dicumur extremis»
dnm sa Qy£ZsTIO L AR ait C'quomodo à frien- (ferat. s Ari habitam opinionis am-
IA Y bigit nemo,& probat Arift. d A iplc r.Pott.c.24. quia pee- a.ter.
propofitiones. necetfa- rias dangr età contingentes , fcd he oon poflunt
cogaofci per (cientiam, vel habi- tum principiorum » cum obicc&ta horum habicaum
(int propofitiones neceffariz,. vt in (uperioribus vifum ett, ergo cogno«
cantut per alium habiti » qui dicitur opi- - io; claré aucem apparebit.
difcrimen inter (cientiam, X opinionem, cam cxpli- catum fucrit , quid tit
opinio , &in quo cius formalitas contiftat: Arift .cit. text. 44.cam
definiens. inquitquod cft exifli- matio.i« affcnfns immediata propofitio- nis ,
€ nonnece[Jari&; procuiusdefini- tionis intcll;gentia sciendum ex
Arift.ibi, quód (icut in propolitionibus necellarijs duplex a(fignatur habirus,
vnus, qui dici- tut intellectus , & verfatur circa propofitiones i
iimediatas;alter, qui verfatur cir- «a mediatas, & dicitur (Ícicntia,ita
etià in propofitionibus contingentibus duplex ali znari debet habitus opinionis,
vnus, qui cicca mediatasalter, qui circa lme- diatas propo(itiones ver(etur.
Rat: eit, vt norat Io.de Mag. 1.Poít. q.vlt, quiae Logéa. ficut datur ftatus in
przdicatis effentialIbus, ita & in accidentalibus, & ideb cum 1n carum
probatione non deueniatur ad. propofitioncs nece(farias , quia cx necef- fario
non fequitur contingens , peruenie- mus vtiq; ad aliquas contingétes primas y
ac immcediaras, quibus affentiamur ex probabili connexione tetminorum, qualis
eric hzc, Omnis mater diligit filium y ifla n. in (crie contingentium ab omnibusacceptatur,
vt vera; aliud exemplum affert Io. dc Mag. fed nos commune adduximus. [taq; iba
defin tio cfl opinio- nis fime difcuríu, non aüc illius, quz cum diícurfu.
habetur, qua rurfus eft duplex ; vt ait ibid. Io. de Mag. propter qui, 8€ quia
, ficut,n. notitia alicuius ncceffati accepta per propofitiones neceffatias inmmediatas
dicitor (cictia propter quidyac- cepta verà per mediatas dicitur quia , fic
ctiá notitia alicaius vcri contingentis ac- cepta per propofitiones immediatas,
SC contingétes dicitur opinio propter quid y accepta pcr mediatas dicitur quia
. 3 Vtigitur. prafata definirio poffit ap plicari opinioni per difcursü
habitae, quae [cientia corcefpondet , loco propofitio- nis immediate ponenda
eft mediata , vt in fumma dicatar , quód opinio di(curfiua cfl acceptio
propofitionis mediate " nece(fari&» mà (i non (pecificetur, quà
propoliuo ft mediata, vel immediatacss Xyy 3 942 Difp. XIV. De Syllog.Top. em
Elec: d cfinitio conueniet ojinioni io commu- niad vtramq, & folet (ic
pa(imab Au- €oribus explicari, quód Opinio fit cogui tio, fex ajJcn[us
determimaims alrevius partis contrad.Clionis cum | formidine alterius, per hocs
quód dicitur cognitio, vcl ailen(us,conuenit cum fcientiay& alijs noiitijs
neceffar;js, per hoc, quod dicitur determinatus; fecernicur à dubio, & fuf
pt €ione , quia dubitans in neutram partem dcclinat fed manet anceps,vt notat
S. Th, 2.2«0:4»art. 1. füfpicans vero, cto mags in vnam parté propendeat, quàm
in aliain, quia tamen Icuibus mouetur inditijs, & conic&uris,ideó non
aifentirur li detecminaté , at vcró opinans, vt poté innixus magis vrgentibus,
alter! part! determina. 1& adhzercr Quia tamen adhuc ilta deter. minata
adhazi;o non cit ita fixa, & (Labi- lis, vt fit (inc vlla formidine
alterius par- tis, pet hoc fecerniturà (cienria, que ett finc vlla prorius
formidine; cuius ró cft , quia & «x natura obicéti , circa quod vet-
fatur,quod eft necetfarium, ac impoffibile aliter (c habcre , & etiam cx
modo, quo &irca illud verfatur nimirum cum certica- diac, & cuidentia
atfeofus fcienuficus ita fe habet, vt inuoluatar in eo virtualiter in lufüm
iudicium de impoflibilitate (ui oppotiti & idco eit adha(io detecminata ad
alteram partea fine focmidine ; é contrà veró quia Opinio, aut verfatur €ir-
caobiectum variab:le, vt fic , ac potens 4l ter (c habere, aut (i ver(atur
circa obie- étum nece(farium , non tamen modo ne- ccetfario quia vtitur ad.
illud medio pro- bibili, & dialeQtico , quod potcft in pro- batione
deficere , ideo formidini (em, ec obnoxia efl, aut cx vno , aut cx alio capite,
itaucib alfenfü opinatiuo faltim vit- tualiter, inaoluatur iudicium , quod vcl
€ius obicctum poteft aliter (e habere, vel mediü quo vtitur a probatione
deficere, 4 Scd hic dubitari folet,anj& quomo- do dcrauione opinionis fit
tormido de parte oppotita. Katio d ibitandi ettjquia propofirionibus
conctingenubus imme- diaus aifcotunar abkque. vlla formidine, &c ctiam
quibulda.« hittotijs, rmó quida fuis opinion bis ita firmier adhrcnr, vt
Dppotias proifus falías exittiment., vc cucai ier .1ta5, & Scoullas, atqi
ita notauit Ari(bipfe 7.Ethic;c;3« Aces - dit , quod formido auferre wA eee
minatronem ad alteram partem ,fi ergo talisdcterminatio cft de cílentia opinionis
nequit eífe formido. Hac de caufa li- cé Io.de Mag.loc.cit.& Tat.ibid.
tencát formidinem cffe de clTentia opinionis, c Camerar. nuper q.14. Log.alij
tamen Sca; titt, vt Mair, 344.24. q.vn.arc. 6. X Bat. . fol.q. 1. Prolog. quos
fequuntuc Recen. tiorc$ quamplures, oppofitum docét, a(- fecentes. formidinem
per accidens. intcte dum aliquam opinionem comitani 4 ormia rum vcl cx
difpoticione recipientis mcd. fic non adhzrendo ficaitec , vel ex aqua. litate
rationua ad partes opiqatas. à aliquo alio accidenti , ait Biol. addi .
Mutr.fotmidinem cffe derauoucopinioe nsfaíe,nonauwemwetg. A ( Ceicrüm, fifi
Scotiflz (revera velle videniut) intendant négste de rationc opin'onis cífe,vt
vel at ack | ter anncxà, vel (alti aptitudi ) midinem de pacte oppolita , (ané
audien. di non (aac ; quia ita deít
difer i inter certicudioem (cienaz, & proba tutem opinton s,quod
certé alio m ignari nequit , nili dicendo, quod fciéti; ctt cozn tio quz ex (uo
genere, & cX m * tura obicÓbi circa juoiverfaur, SXxmo«do, quocirca Mad
vecfatar ; eft i A x falficatis , ac proinde etiam formidi partfoppofita ,
& op. mo contra e gmrio ex (uo geusre , cui potett fubetfe
tallum,quodcóftit etiam de ipfaopinios nc vera, fi , n.talis opinio. verfatur
circa Obic&tum coningens, cfto quatenus vera includat conformitatem cum eo
hic, & nunc, tàmen quia obiectum eft in fe variabile, poterit illa cognitio
ex genere. » fuo, & ex obie&o eísc falfa, etiam vere fccur circa
obiectum neceffarium proce« dendo ad illad per mediam probabile. s eiiamli
dicat conformitate cuin co , ad- huctamenex modo procedendi Fr c(se falfa, uia
inedium, cui innititur, licec. (t probabile;non tamen neceísario vecum $ ergo
opinio efttalis cogmtio ex gencre fuo, vt (i nG ictu (emper habeat anncxim r
formidinem, illam tamen babere potcits quia «um cx obiecto fuo , tum ex moto
procedendi poct illa [ubc[sc fius Nc€ valet) MN LEE. Sf L Quid fic qalet, qnod
a:t Ba(sol. fyllog:(mam topi- €um cx genere (ü0 non generare opinio- nem cum
formidine , (cd cum adhzrentia conclaüoni opinatz, quátum fieri poteit ipfum.
Non valet, nam pcrconramur, prie (ic hec Grmitas adhz ionis ,vel.n. 'aciagit
neceffitatem,vel non,fi primum, :ergo à scientia non diflert , fi fecundum ,
ergo abfo'uré loqnendo, & ex genere fuo potett illi flübe(se £alütas , atq;
1deó fyllo- gi(imus topicus generat opimienem cum a&uali- formidine , vel
(altim cum apti- £udinali. 6 Exhis ergo concludimas formidine 'aptitudinalem
efse paffionem opinionis, qus oritor ex nacura afscníus opinatiui, qui ex (uo
genere calis e(t, vc nunquam at tingat certitudinem , & firmitatem actus
fcientifici;per quam dütaxat tollitur omnis formido.V erum tamen cfthanc apti-
tudinem impediri poíse ne exeat in aCtü | ^e E va capitibus M: inge- r ex ici
tamen poteft przíerbo oh »quia licét fandame- tum a(sensus (t cx (ua cond.tione
incertum; & fallibile , tamenquia multis experienajscomprobatum chenditut,
ac vt verü in plurimum, idco acceptatur fineformidine,hac ratione abfa; vila fafpicione
deoppofito alsentimus propofi tionibus contitigentibus immediatis, vt quod
macer dligit filum, ac ctiá antiquis liitorijs, quiavt notat Doé&or quol.
«4. $.De primo , licét humanum teftimoniü ex (ua conditione fit fallax mediü ad
a(- fentiendum , etie tamen portet tot homi- wm autoritate firmat, vt in nobis
pa- fiat certitüdinem- quandam morale , qua de cau(a inquit Aug. 1$. de-
Trinit. c. 12. & t2.à Doctore ibi relatus abfir, vi fcire nosnegemus,
qu& tefiimonio didicimus aliorum , alioquin nefciremus effe Qceanum ,
nejciremus effe terras, at wibes qua celeberrima fama cómendats eadem racione
prudens Scotifta, vel Tho milta poteft tàm validisfundamentis (uà ftabilire
fententiam , vt moraliter fibi fc- carus ir de fua opinione, nec cimeat de
oppofita. Porcít ctiam hoc in'erdum accidere, vt notat Tat.cit. cx temeritate ,
& m tte fgpius videm? quof dam indo&tos finc (afficienti , ac (ol, -- e
inia . fundamento ita pertin1citer fiis
a1hzre- re opinionibus , vc non opinari, fed vec fcire przfamant, &
oppofitum :d:ccnt proríus impoffibile, quod certé procedit, aut ex ignorantia ,
aut ex voluntatis pertinacia, cuius indolis funt Haretici , qui fua fal(a
dogmata tàm vera cxiftimant, ac ipfas fidei vecitates,yndc potius ex tam.»
pertinaci adhz(ione dicuntur Haretici , quam cx co, quod haiitenc in fide :
talis quoq; iudol;s erant Philoíophi, de quibus Acift.loqucbatur 7.Eth:c.c.;.
& hicopi- nandi modus non tàin dici debet opima, dues temeritas, &
przsiiptio, vt inquit atar. Quamuis autem formido modo redeclarato (it de.
ratione opinionis inc tamen non fcquitur tolli in opinione determinationem ad
alteram partem,eti& Quando interuenit aGualis ipía formido, quia hoc eft
proprium dumtaxat da- bitacionis , vel (ufpicionis, vt diximus hoc igitur folum
efficit formido , quod quia a(sen(us determinatus alterius par« tis non eít cum
euidcntia, & certitudine, fic afscntitur determinaté intellectus pae ti illi,vt
iudicet formaliter, vcl virtuali tcr ob.ectum illud probabile pofse aliter fe
haberc, vnde proprie formido tollit firmitatem afseníus , non yeró determi
nationem. 7 Inoppot. obijc.quod formido nihid per featcincat ad opiaionem, Turn
quia pót e(se opinio de aliqua corlufionc nccefsariacum nimirum proceditur ad
ca.m per medium topicum, (ed in tali opinio. .ne nequit efse formido, quia
talis conclufio nequi císe fal(a,ergo,&c. Tuin 2.crià in probanda
conclufione contingent: elt aliquis actus , quo incclI:ctus coafidzrat ise
fitionem efsc veram , nom Daikdusndo ccsdiqoi un & talis eit fine íormidine
, quia nonrefpicitoppofi- tam efse poffibile, & calisactus cfl opipatiuus, cum
ex ipfo generctur opinio, Tum 3. poteft angcti opjnio non a:igmé« tata
formidine , multiplicaus .n. rationibus probab;libus augetur opinio, & mi-
nuitor formido;ac incertiiudo , e: 9» hzc ad illam non attinet . Tum 4.
a&us opi- natiui noà. corrumpunt fcicotia* , nam Arift. zpé eandem probat
conc iio- nei rationibus p ilibusf, & n cef- Yyy 4. bj» 9 44 farijs,ergo
funt fine formidine, quia for- mido non flat cum fcientia . Tum tan- dem;quia
negatio certitudinis , & euiden tiz,quz cft origo formidinis , non ctt de
eísentia actus opinatiur, quia nul'aas negatio eft de efscntia alicuius
pofitiui qualis cft actus ille . 8 Refpondet ad hzc omnia Tatar. cit. dub.2. ex
Greg.q. 2. Prolog. art. 4.(ed valdé perplexé , conuictus .n. argumentis
admittit quendam habitum medium innominatum inter opinionem, & fcicn- tiam,
quem nec ipfe intelligit, nec. dcclarat. Ad r.icaque dicitur poíse efse opinionem
vtiq; de cenclofione necefsaria, non tamcn cognita vt talis, quia per medium
probabile non poteft attingi, vt neceísa- xia » fed attingitur vt vera ,
abflrahendo à conacxione neccísatia , vel contingenti; & quia medium non
c(t necefsatio yerum , ideó licét per illud afsentiamur -;Obic&o in fe
nece(sario , non tamen cum tanta firmitate , quanta requirit obiectü, &
hinc relinquitur locus formidini : tum etiam quia licétconclutioni in (e nequeat
fübefse fal(itas, poteft tamen fubefse. » ex cocapite; quo deducitur ex medio
probabili, vc in fümma fit dicere opinio- nem de conclu(fione necefsaria pose
talfitatem fubire non cx natura obic&i , fed ex modo procedendi ad eius
probationem, vt ditam eft ,' Ad 2, probat tan- tum pofse opinionem reperiri
fine a&ua- liformidine, quod concedimus, non tamen fine radicali , &
ayritudi;ali . Ad 3^ parner conclud.t de formi ine a&uali quz co mapis
minuitur, quo plurcs affz runtut rationcs probabiles , radicalis ta- men fcmpcr
inuariata manet, ncc tolli potcft per multipli cationem tationum., ,
probabilium , (ed (olam magis , ac magis impediri, ne exeat in actum. Ad 4. pendet
cius folutio ex fcq. art. pro nunc di- catur probare cantum de a&ual.
formidi- nc. Ad vit. illa negatio circumfcribit nobis differentiam quandam
potitipam , vt, pa(Tim in alijs multis euenit , 9 Quia cum opinione magnam
habet affinitatem , non crit abs re. aliqua dc fide 1n fine huius art. (ubtexere . Fiaes igirur cfl ajfenfus determinatus
alierins parus propier auclorkatemycz teitimo- ese" Vt Difp. X I1. De
Syllog/Top.eo Elenc. P "adhuc tamen deficit quoad euidentiam, nium
dicentis; quia veró duplex potett effe ceftimonium, cui creditur, diuinum s vel
humanum, feu cteatum, vt etiam Angelus compleGtatur;duplex quoque fides
diftingui (olet , humana .f. & diuina, (cu alio nomine naturalis, &
fupernaturalis , aut etiam infufa , & acquifita, vt loquitur Scotus qnol.
14.6. De primo intet quas efto plura ponat difcrimina , hoc tamen potiffimum
eft, quod quia Deus eft tee. ftis infallibils, ideo diuine fidei nequit fabe(se
falfum , vndé quoad certitudinem accedit ad (cient ram, imó ipfam fupetat &
claritatem, vndé cam definit. Paul. ad 4 Heb.11. Fides est [perandzrum fubflantiarerum
argumentum nonapparentilé, ob certitudmem crgo. infallibi - diuma fecernitur ab
opinione, o fcuritatem annexam à fcientia L^ * ks A vcrà é contra humanum
teftimonium. falli poteft, & fallere, ideó huma dci poteft tubeíse falfum ,
v oi maiorem habet cum opinione affinitatem, quàm d'uina, quade caufa Arift.
fidem hanc (diuinam cnim non agnovit) frequenter vocat opinionem, & ! cum
alio cófundit 2.de An.157. t. cap.1. 4. Top. loc.67.
& lien: ca, quz ad opinionem deferuiuni fctlocum ab su&oritate. Hoc
tame huc difcrimen netatur inter nàe nam;,& opinionem,quodlicét vttag; imnitatur
motiuo probabili , 5d tamen inter | c(t, quod opinio innititur motiuo intrine /
feco, .(. conpexocum obiecto , fides vero extrin(eco.f. teftimonio ali ho modo
conftitaunt- duo genera, vel.fpes cics habitus formidolofi . 10 Sed obijt
nónullus fidem huma ná nó pofsc proprie opinionem dici, quia hamana fides
poteit attingere phy ticam certitudinem , aut metapbylicam, curnee quit fubcffe
falfum, nunquam tamen opinio, Frobatur a(sumptua»nam alseníus y quem pra bemus
lute propa eni dac jU € fl, videtur certus euam phy «ce; &. nontantum
moraliter , eo quia non po«- tüérant ; etiam pbyfcé loquendo, tot ines, touuc
Geculis affiramace ; quod Roma cft, li cc, vcra nou císec. Ac 1ftud ditum bcae
rcfclht Arrag.in fioe Logs cQa4- Quat. I. Quid fit. opinio ; e» fides. €onftat
.n. omnem a(senfüm humana fi- dcnitentem, etiamfi omnium hominum au&oritatc
fulcitetur naturaliter ,& phy- ficé efse fallibilem,cfto moraliter fit ccr-
tus,quor .o. hiftoria ntur in vna re- ione certiílimz , qua tamen negantur ab
alijs? imo quot hiftoriz ab omnibus fcriptoribus traduntur vt certi(Timaz:,
quas tamen nullam prorfus habere (pe. Ciem vcritatis demenftrat ingeniose, Sc-
cundus Lancellotus. Abbas Oliuetanus in (uo opufculo Italice con(cripto Farfa/
loni de gli anticbi Hi(lorici ; qug magis trita, ac decantata , quàm illa de
Hotatio Coclite, quod folus fapra pontem totius
Etrafci exercitus impetum füftineret,vn- de Petrarca cecinit Horatio
fol. contro To[cana tutta , & tamen meram faba- là císc oftédic (edulo
loc.cit.idé Au&or. BL "S QE SLiO lI. | Wn fcientia, € opinto poffint
e[fe ap wl de Acces 0. If "Y T omnes hic térà no:át pro intel ^oc V
digétia;quefiti difficultas mouctur non dc folo obic&to incomplexo, &
-remo:o, quale eft fubicé&um conclutionis , fic .0. conftat. dc codem
(übiccto . pofle fimul haberi (cieniam , & opinio- nem fecundum diuería
pizdicata: , qui dc illo ottenduntur, (ed de complexo,& propinquo 4.de
eadem conclylione, & difficultas eft, tum de atibus , tum dc... habitibus
ipíisifcientiz , ac opinionis . autem in hac cclebti contro- ueríia mulie
foleant. recitari fententiz , celebriores tamenad quas cater: redu- cuntur.
funt duz ; Prior acgat tam de actu,- quàm de h:biwu , quz communis cít inter
homittas:, & Scotiftas cumza corum Magif(lr:syid.n.aperté docuiíse .»
videntur D. Tho. q. 14. de. verit. art. 9. ad 6.& i. Poft.lec. 44.&
Scotus in 4. d, n. A epi cxpreísa Arift. [cotentia 1 -cap- quai proindé
(equanrur Themift,. poit.ca.4s.ibilop. com. 13 y. Auerr. Com, 201. Albert.
Lincon. Ve- nct. zgid. Fundamentum huius fent, íu- mutur cx ipfa repugnantia
iater cuidca- tiam & ineuidentiam, cecucidiaem; & Incerüitudiaem circa
candein vericatem, t oT 945 quia aísenfus (cientificus eft iudicium » quod rcs
non potett aliter fc habere, «ur natiuus verb iudicat. eandem poísc ali* teríc
habere; perillam plene, & perfe- &é determinatur intelle&us; &
manct omnino: conui&us circa veritatem propofitidnis , pcr iftum veró non
conuin- citur;catione iliius eft omnino certus, & firmiter adhzret
conclu(fioni, rationc. » Alius e(t incertus , & formidat deilla &
tandem alter cft euidens, & alter ineuidens: & quia illi habitus
iauicem repu- gnant , quorum actus funt re pugnantes , idcó ex tali a&uum
repugnanaa deducit hzc (cotentia etiam repugnantiantas habituum , non. (olum
naturaliter , fed etiam fupernaturali:cr, & de porentia ab- folutazità
videre eft apad Cóplut.qui pro hac fent. ciraét omncs Thoiniftus d. 20. Log. q.
4. X apad Cametar Log. pro cadé omacs Scoriftas (upponit ,
12.^Alcrasétédáaffirmat per diuecía media vnum ,(. demonflratiuum , aliud vero
probabile pofse de cadem conclu- fione ri fimulfcientiam , ac opinio- nem,ita
Alen(.3.[.q.75. meinb.3. D. Bo- nau.3.d.2
4.art;1.q. 3. Ricar.5.d 25. q.. 1, Argent.q.5. prolog. att. 2. Mar lil.art.3.
& alij Vctercs, & Recentiores quamplures recipiunt Hurt. difp. 10. de
Anim. fec. Atriag.l.(p.6. fec. 6.
Ouuied.. conu. f de Anim, punc. 3. Amic. trac. 27. Log. di(p.2.2.7.dub.$ .&
ex noftris Balsol. Mair.(upracit. imó & Tatar. ipfequam» uis priorem
proficeatur featentiam y ait tamencx itla non fequi contradi&orium illud, qubd
aliquis tii;ul afscntiatur cum formidine , & (ine formidine , nam pct
[cientiam: afsenutur (ine formidine , & per opinionem cum formidine, hac autem
duononrepugnant , quia id fit per diueríos actus, non per cundcm. Funda:
mentium poti thium huius (eut, ett. ipfa experientia , & confucta praxis
proban- diconciufioncs , ex qua (c argnit. Mair. cit. imos faic lhiloiophorum
d.fci;ulog in(tcucre per auctoritates. j X dici aliorum, SB is per cacioncs
probabiles, ad que poft modum ad tidcrun: rariones de- inonilraUua$: &
ccr.umett, quod per auctoritates , & rauoncs probabiles non pratcndcbant
facere cuidens,. quod «o. cbant , 946 Cebant, fed tantum creditum, & proba-
bile, & poftea pedetentim ar&ius imprimere pcr rationem demonflratiaam;
(cd nunquid (ait Mair.) per demonftracioncs deflrucbant fidem, & opinignem,
quam antea diícipuli conceperant de eodem a(- fero? nequaquam, quia tunc
fcuftra , & in vanum illas adduxi(sent , ergo (cien tia, € opin o non folum
de poilibili, (ed et am de facto, & regulariter (e compa- tiuntur in codem
intelledha. 1; Dicimus tamé, a&tü opinionis non
poíse fimul haberi cum a&u fcientia de eodem obiecto. Hanc conclufionem
tenemitis cum priori fent. licét non cum tanta rigere, (icut ip(a, vt cx
probatione conftabit, quz vt facilius deducatur, no - tandum opinionem pofíse
(ami dupliciter, Vt conftat ex di&tis quat, prec. vel vt hibet
contingentiam ex parte obieti, Circa quod verfatut , & tunc cft, cum verfatur
circaobiectum , quod in fe eít va- riabile: wcl pracisé ex parte modi , quo
citca obiectum verfatur, & tunc cft, €um veríatur circa obiectum necefsa-
riam procedendo ad illud medio proba- bili , non necefsario : & in hoc
fenía rurfus attendi poteft , vel vt connexa-cum a&uali formidine, vel vt
cft fine illa , iam 4n. diximus pofse interdum ab. actuali formidine feparari,
quocunque aucé mo- do (amatur ex his , inueniemus non bene fc compati cum
(cientia citcaidem obie- Quin: vt patebit di(currenáo per fingula. 14 Sieaim
primo modo fumatur, vt ni mirá contingétiam habet ex. parre obie- €ijomncs
fatentur, & fateri tenétur pror fus IMPLICATE, quód (imul cum (ciencia fit
dc codem obie&o. Ratio eft, quia fcientia petit obie&um neceísarium,
& inuariabile » ergo cum opinio? hoc modo fupponatur haberc obicétu m
continges , & variabile , plané repugnant in codem intelleétu refpcétu
eiu(dem obie& is quia tunc idem obicétum eíset, & non efset nece(s rium,
&intelle&us simul, & sc- mel affirmatrct contradictoria de codem,
ham pcr aísensum scientificum iudicaret catum cum subiéCto neceísarià ba-
conaexioneun, per opinarijum non habere neceifariam, sed coacingenté, & hac
cit ratio qua probauut Azüt, 1. Loft. Am Difp. XIV... De Syllog. Top. ex Eleme.
cap.vlc.opinionem in hoc sensu not. efse cum fcientia compaubilem , quia tunc
(inquit ipíc) idem intelle&us (imul exi» (tiaviret, quód resalitec le
h«berc em & quód ron poreft aliter fe babere. INec tuat dicere, porsc
intelle&um vtrumq. affirmare per diuerfa media, & per hac tol:
coatradi& oae n. Non iuda! , quia iuàd à parte rei prasdicatuin ft. neceísatió
conncxum cum fübiesto, vel noa ac- ccísar.ó co nexum , nà pendet ex med'a
cognof(cendt, (ed ex med o efsendi, talis namque vel taiiscoanex:o. jxaedicati
cum fabie&o no» pendet ex med.o, quo ca- gnofco, sed ex ip(a intrinfeca
caufa inhzrcnti vnius cum alo , cum igitur fit femper rna, & eadem, nequit
pet vid medium modo contingentem oít modo neceísariam per aliud, Accedit, quàd
opinio accepta hoz primo madd tendit inobicctum ex narura füa con:ingens, &
variabile, ergo nequit intelle&us. ad tale obic&tum procedere
ncceifarium, quia conclufio contingens tali medio nequit oftendi , nam hoc. modo
capiendo opinionem; obie&um opis nabile non cít (cible. 2. I ro Lr opinio n
alio ii pro afíseníu obic&i neceísarij per medii probabile cum annexa ioi,
nimirum non penctratur neceflicasobie- &:o per illud enedium, fic etiam IMPLICAT
opinionem cum fcientia con(iftere de codem obiccte, fi enim intellectus rem
eu:denter pouit ita císe , & eft o certus per afseníum (cientificum ; qe
modo formidare timul poteítae ita (iC 2 Ruríus de rationc (cientiz eft , vt
tollat ab intelle&u omnoem focmidinem, & trepidationem, ergo nequit
fimul cum €à coníittere opin'o. cum à&uali formidi- nc 1 Ncc bere dicebat
Tarar, nullam ex hoc fequi contradi&ioné,quia pet fciene tiam aísenticur
(inc formidine, per opie nionem cum formidine, atque 4$ noo eundem atum. Naus
formido , &c ecuritas , fcu certitudo intet Íe ocn terrepugnant,
quantumcunque ex diuerssis actibus vei it ergo opin:o habens. annexam actualem
formideea nequic císz cum fciencra, quz fecum: as defert (ccurita.emiz
Acceditquód Taur. LE Quéktliodo Jui) gdspw]mefml. oar Tatar. inuenta (00d
plures aceeptant Recentiores 1. xn ad (aluandam contraditionem de cffs&bus
repugoanti- busin eodem (übie&o pet folam forinatum pluralitatem elfet
idoncum, poffe- mus diccre non repugnare ctiam nata- taliter contraria in (ummo
:n codem fü bic&o, vt v.g. calorem,& frigus in aqua, a(ien(um , &
dilfenfum in iniclle&u ; & velle, ac no!le in volantate rc(pectu eiuf-
dem obiecti ; (i .n. hinc inferatur contradiio ex repugnantia effectuum in co-
dem (ubic&to ab ils formis: procedcatium ; ftatim dicetur non cffe contradi&ionem,
quia illi cffe&tus (unt ad ucrfisformis, & quód voluntas amplcótitar
'Obie&tum per volitioneim, refpuit il lud idem per nolitionem. &c. quz.
ceicé do&tina totam cuertit ph lotophiam , nà ex cffeGibus rep igaancbas in
codem fa- bie&o confueaetunt Ph lofophi: deduce: ibilitareim formarum , va-
e pr j Si Tatac. ergo admittere volebat fcientiam , & opinionem eife de
eodem obic&o compo(lib lem , pouus debcbat dicere fcientiam in cali caíu
im- pedite actualem forinidinem ab opimiome6ob quamzepugaare videntur ; &
de opinione in hoc , vel primo (en(u proce- rationes r. fentent. 16. Si alio
candé modo fuma'uc opinio nempé abfoluté , pro affeniu probabili, pracilo
actuali form dine, :n quo da nta- xat fenfu docent A actorcs 2. tent. poife
confi t-re fimul caa fcientia ,. probacur adhuc, falin naturaliter , X
regulariter non poe ttace jiinul, nam vt in uic Do- étor cit. 3. d. 34. nol. ad
3. princ. cum idocuntar nicdium. probable , & de- monítratiuuim ad
cantemconclafionem, fi bcne percipiatur v.s med;j demonttra tiui, nuilum
affcn'u«m gcacrac aiiud ine- diuin, & vcait Doctorsdulecticum nibil faciec
unpeditaim à demonftiratiuo, vclut à cau( for: 0:1 , & longe efficacius
fua- dcnie Vi& conuincence ; quod etiam no taut Tarar, cic in boc. quart;
quam rati0a€ bzaé pro(cquitur Auerta dilp. Log.(ec. 4. dux m. inceilectus cordc n rau one
conainc;ruran cognolceenda ali- qu: veritit eneg git potlca raüoncs pro
bioiss,& poacouupeentes, nccab eis LE * UU "^ TA. moueri dignatur;
ficut fi quis ad al.quod Obie&tum vidcn um poffet vi lumine» Solis, vtique
e. iguz cand-lz luincn contcuncret ; & qu: dem conflat, quód ti ad aliqua
per fe. nota rationes inducantur prob.ib:les , nullum in nob:s caufant affcnfu
, ecgoidem dicendum cr.t ictuata proportione, fi inducantur ad füadédam
vertaccm jam dcomonítratam, & hoc etiam notauit Greg.q.2 prolog. art. 4-ad
3. Qui et am ratione probaiur. conira Qul:os non po(fe in rali cafa ex medio
opinat.uo , & (ciencifico elici vnum , & eundem a&um, ftante en:m
cuidentia teiv-lex ipfistermin s, vcl ex medio de- monftraciuo, prob.bile non
mouet intel lectam, nec ad cundem a&um affenfus, nec ad dittiactun . Ln fi
mnoueret, prz- ftaret. dicerc moucre ad. diftiactos fi. mulco npo(fib les ,
quàm ad vaum, & cundem, (»ecic, & nunero, quia afsenfus fzient ficos.
& opinatiaus d.ftinguuncut f»ecie cx tuerfa ratione af(senueod: , er» £^ fi
intel Sus refpicit intali cafa duas rarioncs afsentiend. diftin& s , &
ab v- tri; mouctur, cl'ciet daos actus fpecie diftin&os, & non vnum,
ficut oculus vi. dens fimul album, & nigrum , elicit duas vifione[pecied
(tinctas, & non vnam ; quarc malé fibi confulunt illi AQUINO (si veda)
Temistio, . qui in tali cafu, cum adhibetur medium ncceísarium , &
probabile , né concede- rent actum opinionis, & fcientiz císc &- mul,
concetserunc mcdium probabile , li. cét fe (olo nequeat aísenfum (cientificum
producere pofse tamen cum confortio neccfsarij ficut qui fe (olo nequit
atcol'e« rc pondus eus vircs excedens , potcit ta- mcen aitcrius conforuio,
& licéccalor vt quatuor ncqucar producere ignem, po« tcft tamcn iunctus cum
calore, vtocto, Mala dottin. peiori exemplo confirma t4 nam virtus caloriS,vt
quatuor; & vt o- &o.non dff.r .nt fpecie, fed tantum fes cundum ;nag
5,& minus, ac etiam vftrag €ieuaiua tant ponderis, vel tanti, vndé li
intendatar talis virtus per gradus eiafz dcm rationis, tandem cffc&um
attinget ; at motiuum probabile, quantumcungs crcícat m ethcac à, nunquam tamcn
pere tingit encrziam dea dire: iy: , cut Opinio, quan umcun.; in: endatur jet
ra» EH * Uopcs$ 3e. " mde 949. Difp X IV.. De Syllog.T'ep. eo Elené
"Á tioncs probabiles , nunquá attingit (cientiz certitudinem. Scd vnum,
& cundem a&tum;qui (imul 6it fcientia, & opinio, ex sumedijs (ciegti fico, & opinatiuo fimul concurrentibus
elici non pofse , adhitc magis "€onftabit cx dicendis di(p.6. de Anim. q.
:9.contra Hurt. Artiag, Ouuied. & alios ARecenttores, 17 Mancat ergo nihil
efficere rationes probabiles poft demonftrationem, nec quicquam moucre
intellectum ad di ft in- «&um,vcl cundem a&tum, nec magis cor-
:xoborare eandem fcienttam, vcquidam aiunt; tum quia innullo gradu pofsunt
atungere cerütudipem fcientiz : tuns uia cum cx fuo genere fit noutia certa ,
& Í rma, non po:cfl ex motiuo probabi- j (uapte natura labili, & fluxo
maiorem fünerc foliditatem poteft quidem in1elicctus. demonflratione imbutus cogno(cere
qualis, & quanta fit probabi- Ditis niedij topiei ad candem conclufionem
inducti, tamenab ca non mouebitur, vndéincali caf. hibcbit rationém probibilem
pro obicéto praecisé , non promotiuo, Vcrum tamen cfl, vt notat idem. Aucría
cit. quod cim non bene percipitur vis medij demonftratiui , eft n.faus
abfcondita, & ab(trufa, vt. LIZIO .Andicauita Met. tex.1 .& (ec.2 8.
Probl. 3.tunconültm iuuant ad eiusvim | pet- cipicadamrationes probabiles,
& (api- entum auctoritates ; & quia ita corxingit , Vt plurimum,
hinceft ; quod in coa- fudto modo probandi concluiioncs etia fi dcmonfliatio
(uppetat, vlicrius inducuntur rationes probabiles , & auctoritates, quz
vcluti viam difponunt ad percipiendam demonflrauonem;& hoc eft, quod
probat-C£1ndamentum 2. fear, per- cepta aucem femel, ac penetrata vi mce «lij
denionüiratiui , concedimus vltró. deflrui fidem, & opinionem; quam antea
difcipulus conceperat de eodem afserto ex rationibus, probabilibus, &
aliorum teftimonijs , vt exprcísédocuit Sco. cit. »d.24.ad 3. prinillis verbis
, fialiquis abeat prima opinionem de aliquo Wperueiat demon[lratio y
corrumpitur opinio, neq. hoc cít ioconucoiens,vt in- fetcbant Auctotes 2. fent.
immó | potius nec esarium;quia vt ipquit Adagium, vii BR APR. maior,
ceffet'minor y ita eft in propofi« B to quod aduenienre energia conuincen« tis demonftrationis
ceísat períuafio fa» &a anteà. per medium probabile, non Qnia a&u
pofitiuo eam refpuac intelle- &tus , & quafiab ea. difsentiat , (ed
quia de illa amplius non curat , & in hoc .fen(a dicitur corrampi opinio a
fuperaeniens te demonfltrarione , neq. ob id dicendus, erit Magifter antea
fcuttra laboraíse in- ducendo rationes probabiles,v: Mair. vt- E ebat , per
illas. n. di(pofuit incellectam , dircipal & veluti mags promptum red-
didit ad petcipicodam demoaitracionem, cuius vim ab initio non 1llico.
penetraf- fet ob eius difficultatem, aciogen:;j imbecilliratem: ficut nec
agensmacarale frutlra dicitur laboraíse inducendo. di- (pofitiones in materia
ad f^rmam fub ftantialem , etiamfi in. eiu(dem adueo illz corrumpantur in
coinmuni fent, AQUINO (si veda) o Temistio & Scout. NEED. 748 Quares,an
faltim "n luté- do, & de potentia Dc! opinio'hoc. fumpta pro lnplici
aísensa probab nc actuali formidine. annexa. poffit scicncia conlillere, cam
eadem con fio probatur medio topico, & d ftcatiuo ?. Resp. etse fatis
probat quod ctiam Foac. hic defendi men non eít ex eo capite probar qtio pa!lim
vtuntur Auctores £.sen nimirum non sequitar cótradictio, quod E intclle&us
de eadem rc fic fimul certus; & incertus,vt inferebát Auctoresz.sent, co
quia id non fit,nec pereundem atm, nej. per idem mcdium , nam per actum
opinionis flu&uat, ac trepidat, per actü scientiz firmiter adharet: per
medium demonitrativum est certus, per topicum incertus, quz non est contradictio,
cum 21 non fitdecodem pgr idem, H«c ratio: non valet , & plus probat,
quàmvelint. Au&toresilli; non valet, quia vt supra 3 contra Tatar.
argucbamus ; non. Semper formatum pluralitas collit contraditios nem
denominatiuumi eidem (ub:eóto repugnantiumjimó cum oppolitz denominationcs -
ab vna torma sumantur s sed semper à digcríis ;poísent semper có»
tradi&oria enünciari do. pocos DPA Go abíq. tepugaantia, quia id fierez rae
y 223 uox x 2. in * à E HEN Ny. dd E s - 070 v 27^ €»221^ Qua[l. H. en
Scientia, epopinio ftem fimul. 949 (übic&o cxiitentium; non ergo formatiué
incerta, quatenus non affert ceriiu- rum pluralitas fufficit ad tollendam con-
traditionem, quandó tales producunt cffcétus formalesqui inuicem repugnant,
& vnus in codem fubic&o poftulat neceílario negacionem alterius; neq;
eadem sarione (uthcit diuerfiras caufarum oppo ficos cffcétus inducentium , nam
regula- rircr loquendo cffe&us oppotiti ,non ni- fi à diuertis caufis oriri
foleat, vndé. hac taione nunquam oftendi poífet repugnintia effectuum in eodem
subiecto, uia (emper aflignarentar diuctfz cauíz illorum, non ergo efficientia
diuerfarum . cau(aram fufficit ad collendam formalem "effcdtuum
repugnantiam, quia ipti in fubieé&o repugnant ex fuis rationibus for-
malibüs à quibufcunq; inducantar causis; quate (i medium probabile, & necessacium
1oferunt in codem intellectu cffe- &us icpugnantcs, vc certitudinem, &
in- €crtitudinem, evidentiam, & ineuiden- tiam, fane. non vidcrur
diuerfitas mediorum fuflicicns ad contradictionem rollE- dam, al:oqu.n cx
d'uer(is motiuis pofie- n.o$ (mper de codem à parte rei contradict.itia ver
ficare pradicata, ctiam quod dficix non iti desctam probat, quam ye lint ra
fata ratio, quia i diuecfitas actu» ua» & mediorü i ufficit ad
£contradictio- nem tellendam, poteri. d: fendi opinioncm flare cum Icientia nó
tantum in h. c teruo [eniu , vt eft une actuali, forniidi- ncjicd etiam in
primo, & secundo, quod tamcn 1pfi quoq; renuüunt, nam fcmpcr faluabutur
contradictio ex mediorum diversitate, & actuum pruralitate , imo. de- I
poicrit eaden: racione polle etie fi- mulin codem intellcétu atlenfum scientificum,
& erroncum eiuldem conclufionis; quia vtiq; talcs atien(us ex. diuei fis med;js
procederent. 19 Kauo igituryqua id probari debet, €a cíl, quia ratio , cur
opinio foro alter opponatur (ciéug,eft 1pla actual.s formido deo, ponto, &
poliuainceititado dc uo hec D. 1bcerctado; à for- n: LGt€ opponitur certitudinr,
fccutitati , qua per (cienuam hbctor; fcd opinio vitio modo fumpta ctt lunc
actuali tormidine , & fioe j oficina inccr- Gcud.nc, quia ees cs folum
ncga- dinem inrelle&tui, sed folum probab.lita- temyergo nil obflac, quin
cum (cientia 2» compaciatur; Patet maior; Probatur, & explicatot. minor ;
cum ad probandum hominem cífe rifibilem aTumitur medium nece(facium , &
probabile, poteft in- tclie&tus vti. probabili dupliciter , vel vt cxpreísé
indicet ex vi talis medij aon efse ncccífariam connexionem inter (übie&tü,
& przdicatum, vel vt abfolaté iudicet ez vicalis mcdij hominem effe rifibilemab-
ftrahendo a neceífaria connexione , vcl non neceffaria; primo modo affen(usopi-
natiuus cft poficiue incertus, quia adeft iudicium expre(fum de variabilitate
obie &i, & fic ettincompoffib lis cum fcientifico, qui oppofitum
formaliter iudicat, nempe przdicatum effe cum fübic&o ne- ceflario conncxum
; fecundo modo cft tantum negatiue incerrus, quia iudicat t&- tum pte
dicatum eflé com (ubie&o conne xum praícindendo a necessitate, et contingentiía
connexionis, et sic est cum scientifico compofDibilis, Et hocaffertü concedunt
etiam multi Au&ores t. fent. vn- de Greg.ex illis q.2. prolog. art. 4. ad
3. inquit , quód habentes fciétiam, vel fidem dc aliqua conclufione, licét
vtantur ra- tionibus probabilibus , non tamen ytütur a€tibus formidolofis, feu
adtibus atfentie di cum formidine,qui (oli proprié dicuntur actus opioatiui (cu
opinionis, ira ille. Ex quibus patet, ipfum concedere aiTensum probab:lem tinc
formidine cà (ciens tia compoffibilem, l.cét pottca nolit pro prié vocari
opin;oncm; idem voluit Ta- tar, hgnificarey cum ad.;ittit potfe generati
habitum quendam ex s&ibus proba- bil.bus íinc toraudine , quem nec ipse,
vult opinionem appellare, qoa lis ctt de folo nomine, us eft, quód oobiícü conucniant
dc re. Nec etiam Scotus ipie voluit hoc negare loc, cit. nam ratio, quam
adducit cx contiadiétorijs de ceruicudine, & incer tiiudine,procedic de
opinione "primo, & lccundo modo accepta, & pre- Ícitim prmomodo,
vt.f. auenditur cx patte obiecti variabilis ; & contimgcatisi infcrius veró
in fol, ad 3. vbi de opinionc loquitur ex. parte. medij. prebibiliss cito ctiam
neget effe in hoc gcc fcicntia compoffibilcm, co quia diale&i- cumnihil
facetet impediuim d medio demonfiratiuo, vt fupra deductum cft, fatis tamen
conftat eam rationem non probate, mfi nawrál:ter ,& regulariter loquendo, impoffib:lem
efle ralem fimulta- tem , non autem de potentia abíoluta. Quod diximus de
opinione in ordinc ad scientiam , parizer dicendam eft de fide humana; quid
veró iit de duina dicédi, noncít przícntis ncgotij determinare, potiet tamcn
feruara. proportione idem quoquc de ipfa dici, & iuxta allaram do-
&tipam Scotus loc.cit.explicari; quód (i obscuritas positiva ponatur de
ratione fidci iuxta. d: finitionem eius ab Apoft, traditam ad Hebr.1 1. tunc
foret neganda arias, sed huius exacta difcuflio ad "[bcolcgum fpe&tat.
Sed conira nunc dicta obijcies T quia ctiam loquendo de opinione pro solo
a&entu probabili; adhuc eft e« zenere fuo capax lormidinis, scientia vero
inca- pars ergo adhuc in. hoc (enfu repugnant, um 2 «via adhuc, vt sic, est
incerta, per hoc .n. a scientia distinguitur; quod (i dicas, e(fc tantum negative
incertam .i, non ecttam; adhuc probatur intentum, quia scientia est certa;
opinio non certa, quz duo contradicunt. Tum 3. quia adhuc ex scientia, et
opinione (ic (umpta ; 6i simul eficnt, sequuntur duo iudicia repugnantia, vnum
formale, quód res nequit. aliter se habere, alterum falcim virtuale ex per
opinionis quod possit aliter se ha- re. Tum 4. quia adbuc non cuirantur omnia
contradictoria, qug ex hoc inferebat r, fent, nam per affcníum scientificum manet
convictus intellectus, per opinati» pum nop est copui ctas, et cetera. T um
tandem quia videtur proríos superflucre actus opinionis, vbi est actus scientiae,
sicut rzcxiftente lumine Solis fruftra adhi- tür J.:men candelz , i 21
Refp.ncg. conseq, nam calor v.g. composlibilis est cum (iccitate; humiditas vero
incomposssubilis, et tamen stant simul calor, et humiditas; iudiciü ctl falüitatis
capaX » apprchensio incapax » X tamen stant si mui n codem intellectus et de eodem
obiecto; solum ergo inde deducitur, quod scientia cum opinione con- [Difp. De Syfog. Top. e» Elenc. iun&ta impedit
formidinem , ne in adum erumpat. Ad 2.0pinio tertio (ume pia dicitur incerta
negatiué quatenus abftrahit à ceratudine
, & incertitudine pofitiua , & per hoc adhuc fufficienter à. (cientia
diftinguitar , quz eft. pofitiud certa*ficuc inquit Dobor 2.d.3 q. 1 1. F.
& 5 d. 1449.3. B.& 4d. 45.02. D.& alibi (zpe notitiam abstractinam,
etiamfi interdum pertingat rei exiftentiam , ade huc tameo fufficienter ab
intuitiua. distingui., quia. non necessario alligatut exiftentg tei, sicut illa
led indifferen- ter reprzíentac rem » (iuecxiftat , (iue non , & idco
dicitur abitrahcre ab exi- ftcpuia rei ; Neque per hoc , quod opinta dicitur
non certa, et scientia certa, ralis infertur contadiduo, quz arguarcorum incompoffibilitatem
, quaquelbetfore ma disparata dicit negationem alterius in hoc sensu vt albedo negationem
dulcedinis, et dulcedo negationem albedinis, et tamen sunt in codcm diae ficut
non repugnat in Phyficis vinum e e formaliter frigidum, et virtualiter calidum,
et in moralibus, qui cum aliqua imdebita circumstantia elicit. adtum diles
&ionis Dei, etle formaliter ad Deumcó veríum, et virtualirer ab eo aueríum
; nonrepugnant duo iudicia, quorum vnd — dicat formaliter rem ita; be on kai ud
dicat oppolitum non formaliter y Er virtualiter tantum , Accedit, quodinprósfito
iudicium factum ex pronto ! ili idem affirmat, quod fa&um ex nccel» faro .
hominem etle rifibilem abftra- hendo à. necessaria vel non necessaria
connexione. Ad 4. quia conuinci intel» lc&um , & nop conuici pendet
praciíe ex conditione med j » nullum videtur. in- conueniens dicere , quod.
conuincatut per vnum medium , & mon per aliud, sicut inconuenicns crat quod
efiet cettus » & incertus dc cadem conclufione ; nam duo contradictoria
councngr de. incellectu respectu d:uerlotam 3 ilta veró teípectueiuidem; absoluié
in. co casu 1intelicctus dici debct conuiccus ,; tum quia. denominatio funi
debet à medio: nobiliori &
cfficaciori stunts t1 diceretur non conuictus fiae addito , cum. negatio fic
mali; nanus natura, et pras. x dr. ec- o7 Qul. IL $dfrémr. de(traat ,
füdicaretur intellectum non ef- fe conuictam per medium neceffarium , Ad vlt.
quamuis cognitio demonftrati. ua clarius, & cerríus rem ofteadat ; quàm
probabilis , adhuc tamen ifta non fuper. fluit, quia eft diact( rationis ab
illa, && faltim diuerfo modo tem oftendit: sic in Beatis simul
admittütur cognitio vefper- tina, & matutina de cadem re, & à $coto
praefertim notitia abstractia, ac intitiva in Angelo respecta füi ipsius 2. d,
3. 9. 8. quamuis per matutinam, ac intuitivam longe clarius res ostendantur, quam
per vespertinam, et abstractinam; et etram ndo esset frustra, adhuc non probat
ntenthm de potenria absoluta. Ex dictis facile eft refolaere quefi- tum de
fimultate fcientiz; & opinionis, vt habitus important, nam fi (amatur opinio,
vt specificatur ab obiecto,quod eft contingens, & vatiabile, sic habitus scientie,
et opinionis directé opponuntur;atq; id poterunt elTe simul, nifi ad in- SP
Motu habitum contrarioram ; quatenus .[; ab initio non illic vnus al- terum
deftuit , (cd paulatim :. si autem opinio fümarur pro afenfu probabili absoluté
pracifa formidine, tic poterit con- fiftere perfectus habitus opinionis cum
acto, & habitujfcientig , ac etiam actus o- piniont$ cum habitu fcientig ,
& hoc e- tiam naturaliter,& regulariter loquendo, quia ratio, qui loc
prohibebar de actibus , non eque militat de habitibus , vt diícurrenti
conftabit , QVASTIO It. Quid fit error, C" quomodo à fcientia; o €
opinione differat. 21 ER proptié fignificat falsü qd , AZ & ficut filsü
proprié reperitur in a&ibus intelle&us , e quia veritati oppouitttr ,
quz cognitioni tribui folet ; ita errot proprié Ipe&ar ad. intelle&tam
ia fuis opetatrom bus:tot modis autem contingit errare y dicere falsum, qvot mo
discontingit dicere veru ; quare ficut veritas speciali modo cribuitur (ccundz
,. &terig erac ctm error , os f.llum, errot igicur proprié eft cogn fula
rcalexplicias ahter ds :j d -. di 9jt simplex est iudicium erit secunda operac
tio falsa y& correspondebit babitu: principiorum in syllogismo demonstrativo,
vel topico:(i verà erit a(Tenfus falsus alicuius propofitiot's ex vi alterius
causatus, erit discursus falsus, et verus efíc&tag syllogismi fali, scientiz,
et opinioni oppofitus. Sed pro maiori dilacidatione not. gj fufficit ad errorem
, fi quis proferret folum pro potitionem falíam , nifi quog; ita iudicet, et
affentiat per imelicctum itaeffe , (icut tali propotitione enuncia- tur.
Hicaffentus potest. quandoque; esse cumformid'né, quando; cum certitudine,
experientia .n. constat, aliquos ita falis dogmatibus aóbarere, vt mortem
fübire non dubitent; ratio autem huius est, qu:a radix erroris in intellecu
oritur ex hoc, quod id, quod in (e non est verum, apparer inte!lectu: verum,
quz veritas apparens, et exiflimata est daplex, vel probabil;s apparens, vel
necessaría, fi. my quod non est probabile, potest apparere probabile, etiam uod
est probabile, potest apparere necessarium, minus m. hac dis ftant , quàm illa
; (i veritas est appareng probabilis, causat atfensum falsam cum formidine, si
est apparens necessaria, causat aíIenfum falsum cum firmitate; vnde tàm potest
errare intellectus, ti qnod non est probabile, iudicat vt probabile, quàm fi
iudicat necetTarium, qued in fe et probabile, vel falsum; requicitur au em hzc
veritas apparens, quia intellectus a 1'a(- fenfum (o!ummodo movetur a vero, non
a falso, et si vcritasnon esset apparens, et cxiftimata, sed exi(lcns, aflenfus
nom elTet falsus, sed verus; qua ratione LIZIO, 1. Elenc.c. t. definit syllozifinum capties fum dicens, quod iit. syllogismus
appaerens, atque non exi[lens « 24 Ruríüs est not. quod qnaudoq; oapi« hio cit
dc re apparenter vera , & i níc falsa, noa ob'td camen illa opinio dicetur
er» roneasled pro5ib:lis, € vera, non.a.quz« libec verici$ appatens causat errorem;
sed (folum illa veritas, quz apparet probasbilis, in (c tamen eit improbabilis;
quae -:tamenan ic est probabilis, licéc mon. ita beat à partc rei, causat
opinionem abiliter veram; rano haius c(t, vt ^ D 2 e o t 952 notat Auerf. q. feci.
6. quia ex LIZIO cit. probabile illu4 dicitor, quod creditur ab omnibus sapientibus,
aut pluri - mis, aut quibuídam in scientijs excellentibus; improbabile est,
quodà sapientibus.f:lfum ceofetur, licet rudibus appareat verum, vc quod Sol, et
astra sint exiguz quanttat;s; quando igitur aliquid cen(ctuc verüyaut ab
omnibus, aut ab aliquibus sapienubus, quamuis aon ita fc habeat à parte rei; afséíus
circa illud non dice tu: erroneus, sed opinat uos, et probabilis, neg; hac
apparentia excludit probabilitatem; quando vero apud omnes sapientes cit Fil(um,
et solum rudibus videcut verum, tunc aífenfus erit error, quia quod est
improbabile apparet probabile. Quod diximus de errore circa propositionem, dicendum
quoque; erit de errore io discursu-, nam tunc proprie discursus dicitur
erroneus, quando non recte consequens deducitur ex antecedenti, quamuis infe
(it verum, veritas .n. conclutionis, vt propositio quedam simplex est, de per
accidens quali (e habet ad recitudinem discursus; dupliciter autem potest
conclusio male deduci, vel proptet defectum in forma syllogistica, et dc hoc
diximus 1.p. Intt. trac. 3. dum regulas bonz argumentationis a(lignauimus; vel
propter defectum in materia, quando. f. conclusio vt probabilis, vel necessaria
deducitur ex motivo improbabili, vel non necessario. Ex his manifeste apparet
diftinio inter errorem ex yna parte, et scientiam, et opinionem ex altcca; Scientía . n. cít co-
itio vera veritate necessaria, cui nequit übefie falsum, certa, et cuidens;
1fti accedit opinio; quz est cognitio vera veritate obabiliter apparente;
habetq, aliquam cuidcotiam-(altim probabilem; error tamen tanquam aliud
extremum est cognitio omnino falsa, quia nec necessario nec probabiliter
apparet vera, vnde veró proveniat deceptio intellectus nofiri pro statu ifle ;
tetigimus éifp. 10. € Sat Difp. De Syllog. Top. e» Elenc; Sed dubitabis; de
ratione difcur(us cft, vt conlequens inferatur vi antecedens Us , fed hoc folum
interuenit in re&o di- f-urfa, ergo nullus difcur(us eric falfus y Min.
prob. quia quando confequens in« fertur vi antecedentis,recte infertur , vn» de
dicebat. Arift, cit. fyllogifmum dcfi- cientem in formanonefífe verum fyllo.
gifmum , quia in ipfo concluiio non ne- cetfario infertuc ex premiffis. Item
vnum non nili vni contrariatur , ergo error ne« quit c(fc fícientig, et
opinioni contrarius. Refp. neg. min. Ad prob. dicimus veram eife , ti
antecedens in (e (pecta- tum habet vim illativam consequentis, at quando CONSEQUENS
deducitur, non quia sic ex (c deducibile, sed quia intellectus concipit in.
ancec. vim illatam coníeentis, quia iudicat ANTECEDENS eíse cau- am iftius,
tunc infertur consequens, f. non recté. LIZIO autem loquitur de syllogismo
peccante in forma non est syllogismus illativus, quia non recté deducitur.
conclusio ex pramissis, etiam veris, sicut recté infertur, qu est in forma,
quamuis praemisse sint fal. [2 , positis. n. his premissis, “Omnis eit lapis,” “Petrus
est homo”, rite infertur s ergo est lapis, nam illz praemissz sic. disposita
habent VIM ILLATIVAM, quamuis non habeant vim probariam, cua (int falsa, non
loquitur autem de syllogismo, . prout cum quocun3. discursu conuettitur, vt
fic.n. dicitur de syllogismo etiam peccaate informa, quamuis zquiuacé 5 quia
potest intellectus aliquis aíseníum conclaf. elicere ex a(sensu pramissarum, im
non recté disposit sint in forma, vt i(pofitg camen sint apprchen(z , qui a-
Gus císet cectia operatio intellectus, et discursus, non tamen rectus, sed
falíus, Ad 1.(atis diximus difp. 9. q. t. attats cud hanc concratiorum
proprietacem explicavimus $S, Et hac fatis de facultate Logica 1 Quz omnia
cedant in laadem D; Anto- ni] , in cuius Sacra Domo moramur, et fab eiuídem auspicio
has elaboravimus lucubrationes, WUMTRBCCCSUS ETE DB "aum TONS Wv Ee M Vis
tenti Artisest ?TT NEPTIS dnbie a Ha Ile rtAticCETET HIS TEMbirticwie v Aperi
Cen Au "I $2601 )ís Cm d - 4n - pls 15) 3 ] Nec Qe ey i ovoien Quo CURE E,
oU yit xb ratrtutt T Fir. TWPWPPEUMOy P NTC T Y YcPEM. Bartolomeo Mastri.
Mastri. Keywords: implicatura, Categories and De Interpretatione, segno,
segnare, segnans, segnato, notare, nota, notans, notatum, notatura, segnatura,
signifare conceptus animae, res significata, “Amo” aequivalet “Ego sum amans” –
Homo albus aequivalet “Omne homo est albus” – Homo currit aequivalet Aliquis
homo currit, signum artificiale, ad placitum, significare naturaliter – baf,
bif – definizione di signo, tratta d’Agostino. Aquino. CICERONE. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastri” –
The Swimming-Pool Library.
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